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Full text of "Biblioteca Italiana"

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BIBLIOTECA  ITALIANA 


GIORNALE 


LETTERATUKA   SCIENZE   ED   ARTI 

COMPILATO 

DA     VARJ     LETTERATI. 


TOMO    XVIIL 
AiSTNO    QUINT O 

Aprile ,  Maggio  e  Qiugno. 
1820. 


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MILANO 

PRESSO    LA    DIREZIONE    DEL    GIORNALE 
Contrada  del  Monte  di  Fieta  n.'  12$^ 
Casa  Caj  dirimpetco  al  £o>go  Nuovo. 


lill'lLRlALE    REGIA    STAMPEUIA. 


//  prcscntc  giornalc,  con  tutti  i  volumi  precedenti,  e 
posto  sotto  la  salvo guardia  della  Legge  ^  esscndosi 
adcmpinto  a  quaiito  essa  prescrive. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 

cA?ptii^    71020. 


PARTE    I. 

LETTERATURA   ED    ARTI    LIBERALI. 


Saggio  suit  Uomo.  Epistole  dt  Alessandro  Pope  tra- 
dotte  da  Micliele  Leoish.  —  Parma  ,  1819  ,  coi 
tipi  Bodoniani  ,  in  8.''  di  pag.  xvi  e  it^o  {splen- 
dida  edizione  in  carta  vcUna ). 


J_JA.  parte  poetica  in  cui  T  Italia  e  plu  povei'a  di 
cose  oiiginali  e  certamente  la  didascalica  filosoHca. 
I  Frances!,  gF  Ingle  si ,  i  Tedeschi  sono  piu  dovi- 
ziosi  di  noi.  Dobbiamo  quindi  sapere  bnon  grado  a 
quegli  scrittori  Italiani ,  die  trasportando  nella  no- 
stra lingua  le  ricchezze  straniere  ,  vengono  cosi  in 
quaU'he  nianiera  ad  accrescere  il  tenue  nostro  pa- 
triinonio.  II  Saggio  sulV  Uomo  di  Pope  e  uno  dei 
piu  distinti  pocmetti  di  questo  gcnere  die  vanti  la 
letteratura  di  tutte  le  nazioni:  «  la  piu  sublime 
filosolia ,  e  la  poesia  piu  nobile  si  danno  in  quel 
poenia  amiclievolmente  la  mano ,  e  in  disusato  vin- 
colo  graziosamente  s'  uniscono  a  tessere  una  ^loriosa 
corona  alP  immortale  Pope.  L'  estro  e  il  favore  della 
poesia  mal  soflrc  i  ritegni  e  le  tiniide  cautele   della 


^  SAGCIO    SULl'oOMO,    DI    POPE, 

sevrra  metafisica  ,    ania  tli  spaziavsii  e   di  volare  li- 
l)<i;inicnte  ,    e    noti  piio  alTarsi  alia  flemina  e  niisu- 
iMtc/za  tli   ijuella :   ondc  rare  volte,    o    non    uiai    si 
wniscono  tlleno  ielii  emente  a  spargere  in  nn  poema 
tutti   p;Ii  oniaiuenti  poetiri  colla    lilosoiica    giustezza 
e  prt  loiuljta.  Era  riserbato  alia  gloria  del  Pope  Tot- 
tenere    questa    difllcile    unione  e  darci  un  tilosofico 
poenia  che  contentasse    il   genio    dei    lilosoti    e    dei 
pocti  ».  —  Cosi  ne  discorre  T  abate  Andres  nella  sua 
storia  di  tiitte  Ic  letterature  ,  e  noi  abbianio  prcfe- 
rita  la  sua   autorita  ag!i  clogi  che  ne    la    il    tradut- 
tore  nella    sua    pretazione  ,    perrhe    tali    elogi  sono 
a  ragione  senipre   sospetti   di  cieca  parzialita.   L'au- 
toriia  poi  di  un   alunno   di  Loyola    puo    bastare    ad 
acquietare  la  tiniorata  coscienza    di    que'  scrupolosi 
che  credono  ravvisare  in  questo  poenia  dclle  niassime 
contrarie  alia  religione  cattolica  professata  dal  Pope 
niedesimo.   «  L' assunto   di  Pope  fu  in  quest' opera, 
dice  il  sig.  Lconi ,  meraniente  lilosofico ,  quelle  cioe 
di  ronsiderar    P  uomo    dcntro    e  fuori   di   lui ,   d'in- 
clacnnie  le  forze  motrici,  le  relazioni ,   e  per  mezzo 
del   rnziocinio   deterniinarne  gli  affetti.   Guidato   dal- 
r  amore  del    vero    penetro    nel    piu    profondo    del- 
r  uman  cuore ,    e    con  occhio    imparziale    prese    ad 
esaminare  Pirapasto  <li  questo  mostro  di  grandezza 
e  di  miseria,  d'oscurita  e  di  luce:  e  cio  colla  niira 
di    far2,li    conoscere    qual    grado    egli    occupi    nella 
rreazione,   ed  a  qual   Hue  sia  destinato,  Coinbatte  la 
stolta  vanita  di  (juelli  die  oltre  ai  confini  della  ra- 
gioue  sollevar  vorrebbono  Pintendimento  ad  oggetti 
o  del  tutto  inutili    o    impossibili    a    sapersi ;    e  con- 
dauna  daltra  parte  coloro,  che  reputando  virtuosa 
rassegnazione  Pignavia,il  piu  coniodo  e  il  piia  vpl- 
gare  de*  vizj ,  non  si  curan    neppure    di    percorrere 
il  ]>roprio  canipo  anclie    la    dove    non    e    sparso    di 
spine  ».  Avrenimo  desiderate  che  il  traduttore  nella 
pua     prefazione    non    lasciassc    ignorare     ai    lettori 
lorigine  di  questo  poema,    P  amicizia    di  Pope  col 
celebre    lord    Bolinibroke ,   il    quale    somniinistrd   i 


TRADUZIONE    DI    MICHELE    LEONT.  5 

materiali  al  poeta ;  avremmo  anche  desiderato  di  qui 
trovir  riportaio  il  ^iudizio  del  celebre  Johnson,  la 
cni  autorita  ha  tanto  peso  in  questo  2;enere  di  la- 
vori  letterarj ,  e  il  trad.ittore  pnteva  farlo  tanto  piii 
volenti  ri,  in  qnanto  che  noi  gli  sarebbe  vStato  dif- 
firil'^  di  ribattere  molte  critiche  fitte  da  quel  cele- 
bre letterato,  animate  sempre  dal  pregiudizio  e  dalla 
passione  dove  si  trattava  di  opere  d'  uomini  di  re- 
ligione  diversa  da  quella  professata  da  lui.  Abbiamo 
trovata  poi  soverchiame;ite  modesta  la  reticenza 
del  tradnttore  intorno  alle  traduzioni  di  qnesto  poe- 
ma  pubblicate  prima  della  sm.  Certamente  e»h  non 
poteva  lodarle,  e  piuttosto  che  biasimarle  ha  pre- 
ferito  il  silenzio.  In  fatti  se  sospette  sono  ne'  tra- 
duttori  le  lodi  del  loro  originale  ,  niolto  pin  so- 
spetto  dcv'  essere  il  biasirao  delle  traduzioni  che 
precedettero  la  loro  propria.  Noi  suppliremo  al  si- 
lenzio del  sig.  Leoni  dicendo  che  ne  conosciamo  gia 
cinque.  Due  in  prosa  italiana  e  tre  in  versi  sciolti, 
cioe  una  del  Castiglioni,  un'altra  del  Gerretesi  e  la 
terza  deirAdami.  II  Castiglioni  (Giovanni)  era  un 
professore  di  matematica  nelF  Universita  di  Utrecht ; 
la  sua  traduzione  e  letteralissima ,  anche  troppo  ,  e 
verso  per  verso  ;  ma  manca  d'  ogni  sorta  di  nuniero 
e  di  eleganza  poetica.  Quella  del  Gerretesi  e  al- 
quanto  pin  libera  ,  ma  niente  piu  elegante.  Quella 
dell'Adami  e  soverchiamente  ridondante  e  proUssa, 
e  devesi  piuttosto  chiamax-e  una  parafrasi  che  una 
traduzione.  Essa  pare  anzi  fatta  piuttosto  dalla  tra- 
duzione francese  che  dair  originale  inglese.  Quella 
del  sig.  Leoni  tiene  la  via  di  mezzo  tra  Tarida  bre- 
vita  della  prima  ,  e  la  frondosa  ridondanza  della 
terza  ,  e  possiamo  con  verita  asserire  esser  quella 
la  sola  nella  quale  si  possa  ad  un  tempo  gustare 
le  bellezze  della  poesia  e  la  recondita  filosofia  del- 
r  autore.  Abbiamo  gia  dato  uno  squarcio  della  tra- 
duzione del  sig.  Leoni  nel  torn.  Xll  ,  pag.  339  ,  di 
qupsta  Biblioteca  prima  ch'  essa  traduzione  fosse 
fatta  di  pubbiica  ragione;  chiuderemo  questo  breve 


6  s.VGOio  sttll'uomo,  di  pope, 

articolo  olVrendone  nn  akrn  srfnaroio  a'  nostri  let- 
ton.  Scegliamo  il  princi|»io  della  epi«tola  IV  che 
tratta  della  felirita.  1/  autore  cominria  con  un'  apo- 
stiofe  sommnmente  poetir a  ;  espone  le  false  idee 
che  molti  si  f.iiino  flella  felirita;  mostra  che  essa  e 
fatta  per  tiitti  ;  che  noa  puo  consistere  ne'  beni 
CRteini  ,  e  che  se  pure  ipiesti  contrlbiiissero  alia 
tlisua.iia2.1ianza  ilella  contcntczza ,  la  speranza,  fc- 
drlc-  c(iinpa:Mia  del'.a  jxnerta,  e  il  timore  insepaia- 
bile  dalle  rirch^'zze  scivirebbero  a  restituirne  le  jui- 
librio.  La  feli<i  a  ronsiste  nella  Siinita  del  corpo  e 
nella  rontentczza  dello  spirito.  La  virtu  e  madre 
della  pace,  la  temperanza  (che  e  pure  una  virtu) 
produce  e  mantienc  la  salute  ;  le  ricchezze  non  ren- 
dono  contenti  i  viziosi.  Vcdiamo  come  il  poeta  ha 
saputo  dar  anima  a  queste  massinie  abbastanza  ri- 
petutc  ,  e  come  il  traduttore  ha  saputo  adornarle 
dei  colori  della  pocsia. 

O  tu  FcUcita ,  dcW  esser  nostra 

O!:£etto   e  meta  !  Ben  ,  contcnto ,  gioja , 
Biposo  ^  od  oltro ,  quid  che  sia  tuo  nome ; 
Veil'  uoin  sospiro  eterno ,  onde  la  vita 
Sopporta ,  e  morte  sfida :  a  not  vidua 
Oisnora ,  eppur  sempre  da  noi  riinossa ; 
Fuor  di  tun  sede  iiivon  cercata,  e  at  folle 
Nonmen  che al sagi^io  tal,  chedoppia  assembri  (i). 
Di'umi,  deh,  pianta  di  celeste  seme, 
Se  quflCfji'u  mat  cadesti ,  in  qual  piu  eletta 
Parte  del  mortal  suol  crescer  ti  degni? 


(l)    1!    vrr-;o   di  Pope  ^    questo  : 

«  0 'er-look'd  ,  seen  ilouble,  by  the  fool ,  and  wise  ;  » 
clofe  letteraluiente  : 

Guaidata  al  di  la  del  suo  punto  ,  o  veduta  in  doppio 
aspetto  dallo  stolto  e  dal  saggio  ; 
arcennando  con  cio  1'  en-ore  del  volgo,  il  (juale  ripone  la  feli- 
cita  in  alrra  cosa  clie  nella  virtu  ,  e  T  errore  de'  filosofi  gi-eci  e 
lafrui  ,  r'.e  la  riponevano  nella  virtii,  unita  perA  ad  aim-  cose. 
Sono  celebri  su  questo  propos'to  le  varie  opinioni  deMilosofi 
•tare  conibattute  da  Cicci'oue  nelle  Tusculaiie,  e  ne'  libii  dc'  fini 
fie'  tern  e  de'  mati. 


TRADUZIONE    DI    MICHELE    LEONI. 

jRidi  tu  forse  di  propizin  carte 

Alio  splcndido  rags.io ,  o  colle  gemme 

In  fiammaiiie  minicra  occulta   ozi/ci  ? 

Sei  tu  fra  i  lauri  del  Parnaso  awinta 

O  sulle  glebe  daW  acciar    mietuta  ? 

Dove  ,  dove  ti  stai ?  Se  vano  e  il  nostto 

Faticar ,  del  culto<- ,    non  del  terreno 

La  menda  e  sol.  FeUcitd  sincera 

Certo  loco  non  ha :  libera  sernpre , 

Non  si  camhia  ,  ne  merca ;  e  in  niuna  parte 

Nasce ,  o  dwunque  :  dai  monarchi  fu<ise , 

O  Bolingbroke  :   ella  con  te  diinora. 

La  via  ne  chiedi  al  saggio  ?  II  saogio  e  cieco. 
Servi  aWunrno,  dice  que sti;  all' iiom  t'invola, 
Quegli  risponde :  altri  nelV  ozio  intera 
Felicita  ripone ,   altri  nell'  opra  ; 
Chi  nella  volutca ,  chi  nel  contento  , 
O  nella  fuga  d'  ogni  pena ,  a  belva 
Siinil,  a  novo  onnipossente  nume 
La  virtu  stessa  a  vanita  riduce  ; 
O  indifference  alia  piii  strana  idea  , 
Stassi  di  tutto  in  forse,  o  tutto  crede. 
Solo  per  tai  giudicj  alfin  si  mostra , 
Cli'  e  la  felicita  P  esser  felice  fi). 

Di  IVatura  il  sender  prendi ,  e  V  insana 
Opinion  discaccia.   Ojnuno  puote 
Av^r  felicita  che  a  liii  convegna , 
E  concepirla  ognun.   Ovvj  ne    sono 
J  beni ;  ai  soli  estreini  invan  fien  cerchi  • 
Hetto  giudicio  hasta  e  ones  to  core. 
Delia  diversa  dote  all'  uom  concessa 


(i)  I  filosofi,  de' quali  Pope  iatende  accennare  i  differenti  sl- 
stenii ,  erano  ugualineute  in  inganno.  QuelU  che  faceau  consistere 
la  felicita  nell'  azione  cluamaudola  piacere  ,  eran  da  prima  con- 
dotti  ai  piaceri  seusuali  ,  e  quindi  al  dolore  :  ovvrr  s'  iuipeena- 
vano  nella  ricerca  di  alcune  perfezioni  iiuinagiaarie  ,  pocoall* 
loro  natura  e  al  loro  stato  conformi;  e  non  ne  raccoglievano 
se  non  vanita.  Tutti  costoro  cadevano  nello  stesso  sofisnia,  cioe 
di  non  deteruiinare  in  che  veranieute  consistesse  la  felicita  del- 
r  umatia  natura;  cio  che  appunto  si  richiedeva  :  ma  ponevano 
avanti  solameate  quelle,  in,  che  ciascuu  di  ioro  facea  consister 
la  propria. 


S\CGIO    SULL    COMO,    DT    POtt!, 

Ti  la^na  pur,  qual  ti  talenta  :  in  tutd 
iV  e  il  comun  senw  cd  il  riposo  w,uale. 
Ti  rimembra ,  o  mortal,  che  al  tiitto  estesc 
I.e  les^i  ^o'*  delta  Cagion  primiera. 
Quel  che  felicita  per  noi  si  noma  , 
Non  sur  un  solo  ,  ma  su  ciascun  diffusa 
Ella  voile  (i).   Non  e  perfe.tto  appieno 
D'  lino  il  godrr  che  suit'  intcra  massa 
Jndiritro  non  sia :  ne  di  se  pngo 
Esul  feroce  e  mai,  non  rio  tiranno 
Fazzamrnte  supcrbo  ,  o  al  inondo  ascoso 
Jncavernato  anacoreta.  In  cerca 
D' aiiimiratore  ,  ovvr  d'  amico  move 
Chi  pill  si  fu2,pe  ,  e  uman  consorzio  abborre. 
Qual  che  il  pcnsier  ne  sia  d'  altri  diver  so , 
Osni  dilftto  e  da  languor  compreso , 
Denisrata  03:ni  gloria    Ha  ognun  sun  parte, 
E  non  compensa  del  piacer  V  eccesso 
Ncppur  nuta  che  ne  costb  di  pena  (2). 


(1)  M  Ceux  qui  ea  ont  le  plus  a;  pi"och6 ,  out  considere  ,  qu'il 
est  necessaire  (lue  le  bieii  universel  que  tous  les  homaies  desi- 
rent  ,  et  ou  tous  doiveiit  avoir  part  ,  ne  suit  dans  aucime  des 
choses  pai-ticulieres  qui  ne  peiivent  etre  pose^dees  que  par  ua 
eeul ,  et  qui  etant  partagees ,  affligent  plus  leur  possesseur  par 
le  manijue  de  la  partie  qu'il  n'a  pas  ,  quVlles  ne  le  contenent 
par  la  iouissance  de  celle  qui  lui  appartieut.  lis  ont  conipris 
que  le  vrai  bien  devoit  etre  tel  que  tous  pussent  le  posseder 
a  la  fois  sans  diminution  et  sans  envie ,  et  que  personne  ne  le 
put  prrdre  contre  son  gre.  »  Pascal,  chap,   xxi,  p.    l36. 

(2)  Si  d'un  cot6  cette  £;iu!}se  gloire ,  que  les  hommes  cher- 
chent ,  et  une  grande  marque  de  leur  uiisere  et  de  leur  bas- 
sesse-  e'en  est  aussi  de  leur  excellence.  Car  quelques  posses- 
•ions  qu'il  ait  sur  la  terra  ,  de  quelque  sante  et  coniniodite  es- 
sentielle  (lu'il  jouisse,  il  n'est  pas  satisfait ,  s'il  nVst  dans  Testirae 
des  lionunes.  II  estime  si  grande  la  raison  de  riiomnie,  que 
quelque  avantage  qu'il  ait  dans  le  nionde  ,  il  se  croit  nialheu- 
reux  ,  s'il  n'est  plac6  aussi  avantageusement  dans  la  raison  dc 
riiomme.  C'est  la  plus  belle  place  du  nionde  :  rien  ne  peut  le 
di'*tourner  de  ce  d^sir,  et  c'est  la  qualite  la  plus  ineGFacable  du 
recur  de  riionnne.  Jusque-la  que  ceux  qui  meprisent  le  plus 
les  homnies,  et  qui  les  egalent  aux  betes,  en  veulent  encore 
f  tre  admires  ,  et  se  contredisent  a  eux-uiemes  par  leur  propre 
•entiment  ;  leur  nature,  qui  est  plus  fort  que  toute  leur  raison, 
les  convainquant  plus  f(n-tement  de  la  grandeur  de  rtiomme  , 
que  la  raison  ue  les  convainc  de    sa  bassesse.   « 

Pascal,  chap,  xaiii,  p.  146,   147. 


TR^DrZTONE    DI    MICHEL£    LEONI.  9 

L' ordine  eji  e  del  del  sovrana  legge  (i).- 
Perb  convien  che  V  un  erandeggi ,  o  sia 
Jticco  piii  d'  altri  di  sciensa  o  d'  oro  (2) 
Ma  la  raiione  ofende  e  il  ver  chi  crede 
Pill  GiV^nturosi  cotestor  del  resto. 
Vuol  tutd  il  del  felici  in  loro  stato , 
E  a  oznwi  suo  ben  con  equa  man  dispensa  : 
Solo  il  mutuo  bisogno    il  bene  accresce. 
La  difftrenza  ,   onde  nutura   e  sparsa  , 
Concordia  ii  mantien.  Nan  cal  d'  eventi 
O  di  condizion.  Del  par  felici 
Sono  il  difeso  e'l  difensore ;  il  prence, 
E  'I  suddito ;  I'  amico ,  e  chi  lo  troiu. 
Spirb  d^l  tutto  in  ciascun  membro  un'  aura 
Di  comun  bene  il  Ciflo;  ahna  comune. 
Se  in  srado  pare  di  fortuna  i  doni 
Ciascun  sodesse,  qual  saria  contrasto? 
Or  se  a   felicita   fu    I'  uom  creato , 
Porla  ne'  heni  esterni  Iddio  nan  puote. 

Varia  dispensa  i  doni  suoi  la  sorte ; 
Onde  mis  ro   V  un  ,  V  altro  beato 
Appellor  s'  ode  :  ma  pjrra  ben    giusta 
La  bilancia  del  del  ,  mentre  la  speme 
Quella  accompasna  ,  e  questo  ognor  la  tema. 
Non  e  il  bene  presence,  and'  uom  si  allep-a, 
E  non  il  mal ,  ond'  ei  si  duol ,  ma  il  tristo 
O  lieto  andceder  dei  di  futuri  (3). 

(1)  Cioe  la  prima  legge,  che  Dio  ha  fatta  e  relativa  all' Or- 
dine ;  allueione  belliisinia  a  quel  luogo  dell'  Istoria  sacra  ,  ove 
il  Creatore  ,  incomijiciando  a  riparare  alia  confu»ione  deiCaos, 
separo  la  luce  dalle  tenebre. 

(2)  Vuol  dire  che  la  differenza  esistente  fra  gli  uoniini  iu 
fatto  di  poiseisi  esterni  terreni  ha  per  oggecto  Y  arinonia  ed  il 
ben  essere  della  societa ,  per  la  ragione  che  la  niancanza  o  pe- 
nuria  di  lai  beni  negli  uni ,  e  la  loro  sovrabbondanza  negli  aliri 
servono   a  stringer  vie  piu  i  legami  tra  T  obbligaute  e  I'obbligato. 

(3)  «  Nous  ne  tenons  jamais  au  present.  Nous  anticipons  I'ave- 
nir  comme  trop  lent ,  et  comme  pour  le  hater ;  on  nous  rap- 
pellons  le  passe  ,  pour  Tarreter  comme  trop  prompt.  Si  impru- 
dens  ,  que  nous  errons  dans  les  tems  ,  qui  ne  sonc  pas  a  nous  » 
et  ne  pensons  point  au  seul  qui  nous  appartient  ;  et  si  vains  , 
<pie  nous  songeoEs  a  ceux  qui  ne  sent  point ,  et  laissous  echaf- 
p-^r  sans  reflexion    le    seul  qui  siibiiste.    C'est    que    le    pregeat 


5\GtJIO    SULL'  UOMO,    UI    POPE  , 

O  ch'Ua  terra  fidH  aiicor  si  aspira 

Di  moiite  ill  niontt  nd  assalir  le  stelle  ? 
Guata,  I'  sorrUis  arvano  sforzo  il  Cieloi 
E  sotto  I' alte  swrapposte  rupi 
Lo  stolto  oriiop;lio  inabissato  oppriine. 

Happi ,  die  'I  bene  ,  o  sia  d'  induscria  parto 
O  all'  uoni  largico  da  naturu  e  Dio  , 
JE'l  placer ,  cut  rati^ion  mini  sir  a  o  senso , 
Pace  addlnianda  e  sanitate  ,  e  quanta 
Fia  delta  vita  necessario  all'  uso.   (i) 
Di  sanita  la  teinpernnza  e  niadre ; 
E  In  pace ,  oh   Virtii !  la  pace  e  tutta 
Propria  di  tf  {2)    Piiote  il  ribaldo  e 'I  giusto 
Favori  trar  dalla  fortuna  ainica  ; 
Ma  ne  scema  il  goder  V  indegno  acquisto  : 
Di' :  qiial  e  del  piacer ,  qual  di  I  gundagno 
La  pill  sicura  via  ?  giustizia  0  fraude? 
Chi  prii  dispregio  o  maggior  pieta  inspira  ?  • 
Vizio  o  virtii ,  sien  dessi  0  no  felici? 
Tutti  del  vizio  fortunato  gU  agi 
Numera  ed  i  piacer  :  quelli  rifiuta 
O  sdrnna  la  virtii.    Colina  I'  iniquo 


tV  ortlinaii'e  nous  blesse.  Nous  le  carbons  .1  notre  vue  ,  parcc 
([ull  nous  ainige  ;  et  s'il  nous  est  agirable  ,  nous  regrettons  de 
Ic  voir  t'clia|ipei".  Nous  trichous  tie  le  souteuir  pour  ravenir  , 
et  jieusoiis  a  disposer  les  choses  qui  ue  sont  pas  en  norre  )iuis- 
sance  ,  pour  un  teiiis  ou  nous  ii'avoas  aucune  assurance  d'arn\  er. 
>i  Que  cliacun  examine  sa  pensee.  II  la  trouvera  toujoars  oc- 
cupee  au  passe  et  a  I'avenir.  Nous  ne  pensons  presque  point 
au  present;  et  si  nous  y  pensons,  ce  n'est  que  pour  en  p'-en- 
dre  des  luniieres  pour  disposer  I'avenir.  Le  present  n'est  jamais 
noti'e  but ;  le  passe  ex  le  present  sont  nos  moyens  ;  le  seul 
avenir  est  notre  objet.  Ainsi  nous  ne  vivons  jamais  ;  mais  nous 
c'Sp^rong  de  vivre;  et  nous.^isposant  toujours  a  eti'e  heureux  , 
il  est  indubitable  que  nous  ne  le  serous  jamais ,  si  nous  n'aspi- 
rons  a  une  autre  beatitude  qu'a  celle  dont  on  peut  jouir  en 
cette  vie.  » 

Pascal,    chap,   xxiv,  p.    103,    i53. 

(l)  Bella  perifrasi  per  significare  la  felicita  ,  stante  che  tutta 
quella,  di  cui  siamo  capaci ,  consiste  in  sensazloni  o  riilessioai 
particolari. 

(a)  La  virtii  igaorata  procura  a  chi  la  possieJe  im  interna 
pace;   e,  conosciuta,  concilia  una  pace  csterna  cosli  aliii  uoinlni. 


TnAPTTZIONE    m    MICHKLE    LEONI.  II 

D' ogni  ben  ch' ei  desia:  fia  (he  gl  manchi 
Sempre  il  bene  migUor ,  di  buono  il  nonie  (iV 

Nel  dare  un  saggio  della  traduzione  abbiama  vo- 
luto  aggiugnere  anche  le  note,colIe  -niali  il  tradut- 
torc  ha  rrediito  bene  di  corredarla,  perclie  i  nostri  Itt- 
tori  possano  concepire  un'idea  giusta  del  modo  col 
quale  e  fatto  questo  lavoro.  Non  nianca  ora  die  di 
dare  nn  saggio  delle  tre  altre  traduzioni  da  noi  ac- 
cennafe,  perrhe  si  possa  fore  un  confronto  tra  esse 
e  quella  del  sig.  Leoni. 

Traduzione  del  professore  Qlo.  Castiglioni.  (2) 

Felicitade !   Oh  nostra  scopo  e  fine ! 

Ben  ,  contento  ,  piacer  ,  qual  sia  suo  name  , 
Oh  nnn  sn  che  di  piii  ,  che  tragsi  etcrnt 
Sospiri  ;  ondp  soffriani  la  vita ,   osiamo 
Morir  ;  senpre  vicin,   sempre  ohre  a  noi. 
Visto  o  doppio  o  mal  note  al  folk ,  al  saggio. 
Pianta  cel^stp !  Se  quaggiii  cadesti , 
Dinne ,  in  qual  suol  mortal  crescer  ti  degni  ? 


(i)  «  Tous  ]es  homines  sont  niembres  de  ce  corps;  et  pour 
etre  heuveux ,  il  faut  qu'ils  confoniient  leur  volonte  particuliere  ii 
la  volonte  universelle ,  qui  gouvenie  le  corps  entier.  Cependant  il 
anMve  souveut  que  Ton  croit  etre  un  tout  ,  et  que  ne  se  voyant 
point  de  corps  dont  oa  depende  ,  i'on  croit  ne  dependre  que 
de  SOI  ,  et  Ton  veut  se  faire  centre  et  corps  soi-meine.  Mais  on 
se  trouve  en  cet  ^tat  conime  un  nienibre  sepai'e  de  son  corps, 
qui  n'ayaat  point  en  sol  de  principe  de  vie  ,  ne  fait  que  s'e- 
garer  et  s'etonner  dans  Tincertitude  de  son  etre.  Enfia  quand 
on  commence  a  se  connoitre  ,  Ton  est  comnie  revenu  cbez  soi ; 
on  sent  que  Ton  n'est  pas  corps  ;  on  comprend  que  Ton  n'est 
qu'un  membre  du  corps  universel  ;  qu'ctre  nienibre  est  n'avoir 
de  vie,  d'etre,  et  de  mouvement  que  par  I'esprit  du  coi'ps,  et 
pour  les  corps  ;  qu'un  membre  s^par6  du  corps  auquel  il  ap- 
parrient ,  n'a  plus  c[u'un  etre  perissant  et  mourant ;  qu'ainsi  Ton 
ne  doit  s  aimer  que  pour  ce  corps  ,  ou  plutot  quon  ne  doit 
aimer  que  lui ,  parce  quVn  I'aimant  on  s'aime  soi-meme  ,  puis- 
qu'on  n'a  d'etre  qvi'en  lui ,  par  lui ,   et  pour  lui.   » 

Pascal,  chap,   xxix,  p.   222,  223. 

(2)  Saggio  suir  Uomo  ,  di  Pope ,  tradotto  \n  cinque  linguc 
Suasbourg,  chez  Konig  ,  1761,  in  8." 


li  S.VGGIO    SULL    UOMO,    DI    TOPE 

Sbocci  tu  d'  un  i  corf  ai  rai  propizj  ? 

S'i  tu  in  le  min-  colle  ^einne  asci^staf 

Sei  tu  d'  iillnr  feheo  fra  i  serti  intesta  ? 

O  colta  nclla  fprrea  innrzial  mfsse? 

Dove  crcsce  ella?  .  .    Ah  dove  non.  cresce  ella* 

S?  i'ann  e  nostra   inchicsta ,  la  cultura 

S'  incolpi ,  non  il  suol  ;  fisso  ad  un  sito 

II  vera  ben  non  e  ;  per  tutto  trovasi  , 

O  in  niun  loco  ;  non  e  venale  ,  e  libera 

E  i  Re  schivando ,  ainico ,  abita  teco.  — * 

Tradazione  del  Cerretesl.  (i) 

O  gran  felicita  lo  scopo  e  il  termine 

Dell'  esser  nostro!  Ben  ,  placer c  e  requie  , 
Dolce  contento  ,  e  alfin  qualunque  siasi 
11  nome  tuo  ;  quel  non  so  che  ,  cut  suscita 
J  sospiri,  che  son  nei  cor  perpetui. 
Per  la  qual  sopportiamo  il  nostro  vivere  , 
Ne  si  teine  il  morir  ;  sempre  a  noi  prossiina, 
,  O^nor  da  noi  d'stante ;  di  continuo 

Cercata  piii  lontan  di  quel  che  sianc  ; 

Al  savLO  e  al  pazzo  oscurainente  cognita; 

Pianta  d' un  seme,  ch' ha  dal  del  I' origine  3 

Se  discesa  qua  sei  fanne  conoscere 

Qual  e  quel  suol,  dow  ti  degni  crescere  ? 

Ti  mostri  tu  animata  dai  piii  lucidi 

Ra^gi  di  qualche   Corte  favorevole , 

O  sei  si'polti  tra  mctalli  e  gioje  ? 

Coronata  vd  tu  d'  allor  poetico , 

O  ti  troncb  V  acciar  dclle  battaglie  ? 

Dov'  e  che  cresci,  o  dove  non  puoi  crescere? 

Quando  sia  mai  la  pena.  nostra  inutile  , 

^  la  cultura  non  il  suol ,  che  mancane 

Quella  felicita  ch'  e  sol  veridica 

Jn  verun  lujgo  im  nune  non  ascondesi  , 

IVon  e  in  niun  sito ,  e  da  per  tutto  trovasi  ; 

Comprarla  non  si  pub;  e  meitre  e  libera, 

Luniii  dai  troni  in  Boli.nbrok   ell'  abita.   — ■ 


(l)  Saggif>  8uir  Uorao  tradnto  dall' inglese  in  versi  italiani  da 
Giuseppe  Cerretesi  de'  Pazzi  Sigaori  del  Val  d'  Arno  di  sopra 
in  Toscaiia.  MiUao  pressu  Malitesta ,   ijSb  ,  iu  8." 


TRADUZIONE    DI    MICHELE    LEONT.  l3 

Traduziotie  dell'  Adami.  (i) 

Bella  felicita,  tu  set  di  ogni  Ente , 
Che  respira  quaggiii,  mobile,  e  fine : 
Quul  nomc  io  potrb  darti  ,  onde  ciascuno 
Ti  ricerchi ,  ti  siegua,  e  ti  ravvisi  ? 
Tranquillita  ,  piacer  ,  pace,  dolcezza 
Un  non  so  die  ti  dirb  in  fin  di  grata , 
Di  pregevol,  che  ogni  uoni  dentro  al  suo  cuore 
Con  perenne  desio  chiama ,  e  sospira. 
Tu  set  ,  la  cui  speranza  adulatrice 
Forge  lena ,  e  riitoro  ai  petti  umani 
Contro  i  colpi  di  morte ,  e  del  destino  : 
Fisso  e  cangiante  oggetto ,  a  cui  son  usi 
Rivolgersi  a  vicenda ,  e  saggi  e  stolti 
Con  formarne  ciascun  quella  confusa 
Iinmagine  ,  che  a  lui  sembra  piii  vera. 
Tu  sempre  a  not  vicina ,  in  quel  momenta 
Ch' altri  crede  fermarti ,  allor  ti  involi: 
Fianta,  che  avesti  origine  nei  deli, 
Se  qui  posta  tra  noi  da  man  divina 
Degni  di  possederti  anche  i  mortali 
Tu  credi ,  addita  lor  in   qual  Regione 
Debbanti  rintracciar ,   sotto  qual  clima  , 
Forse  tra  I'  opulenza  adulatrice 
D'  una  corte  con  brio  siedi  fastosa  ? 
Dalle  di  gemme,  e  di  or  ricche  miniere 
Forse  snrtisti  ad  abitar  il   mondo  ? 
Forse  sul  margin  di  scoprirti  e  d''  uopo 
Del  chiaro  Fiume,  che  il  Parnaso  irriga, 
Tra  quel  saper,  che  incbria  la  focosa 
Immagi name  fantasia  dd   Vati? 
O  all' ombra  degli  allori,   pnde  la  fama 
Fregiar  promettc  il  crin  d'  Eroi  guerritri  ? 
Qual  e  il  Regno  felice ,  ov'  hai  la  cuna , 
O  quello  in  cui  di  comparir  paventi  ? 
Ah  die  qualor  la  nostra  industria  e  vana, 
Onde  tra  noi  fdicita  germogli , 

(I)  I  principj  della  morale,  ossia  Saepio  sopva  1' «on;o ,  tia- 
dfitto  in  versi  sciolti  italiani  rial  cav.  Anton- Filippo  Adami. 
Veoezia,   1790,  in  ^°,  presso  Pezzaua. 


b\GG10    SULL    UOMO  ,  DI  POPE    CCC. 

V  arte  accnsar  si  dee ,  non  il  terrcno  ; 
11  piu  orribil  sogginrno ,  il  p'u  giocondo 
Posson  di.  I  pari  a  lei  servir  d'  asilo  : 
O  gia  inai  non  si  gusta  ,  e  non  si  vede  , 
O  si  trova  egualmenTe  in  ogni  lato. 
L'  oro ,  quel  seduttore   onniputcnte 
Non  ha  sopra  di  lei  forza ,  ed.  impero  ; 
Virtu,  r  aitrae  ,  del  merto  si  compiace  ; 
E  se  le  spnlle  volge  disdegnosa 
D(i  Regi  alle  pompose  altere  corti , 
Nel  tuo  soggiorno ,  amico  ,  ella    si  cela 
Per  godervi  in  amabile  ritiro 
Jl  suo  stabil  ricetto ,  il  suo  riposo. 


15 


Intorno  al  mo  do  di  dipingere  aW  Encausto  degli  an- 
tichi.  Memoria  del  sig.  marchese  Haus  di  Palermo  y 
comwiicata  ul  Direttore  di  qiiesto  Qiornale, 


E 


NCAUSTO  pingendi  duo  fuisse  antiquitus  genera 
constat,  cera,  et  in  ebore  cestro ;  donee  classes  pingi 
cepere  hoc  tertium  accessit ,  resolutis  igni  ceris  pe- 
nicillo  utendi ^  quae  pictura  in  navibus  nee  sole,  nee 
sale^  ventisve  corrumpitur.  Plin.  Hist.  Nat.  XXXV. 
Queste  poche  notizie  ci  vengono  sonimiiiistrate  da 
Plinio  intorno  ai  tre  modi  di  dipingere  air  encausto , 
dei  quali  i  due  primi ,  gia  adoperati  anticamente  , 
forse  non  eran  piu  in  uso  al  tempo  suo  ,  il.  terzo 
rertaraente  ancor  si  praticava.  Ma  perduta  che  fu 
in  fine  la  memoria  di  tutt'  e  tre  ,  alcuni  letterati  , 
desiderosi  di  far  rivivere  un'  arte  ,  che  meritava 
piuttosto  d'  essere  considerata  come  curiosita  anti- 
quaria  ,  s'  impe2;narono  d'  indovinarla  ,  e  ad  essi  si 
unirono  alcuni  artisti ,  producendone  de'  saggi  non 
del  tutto  infelici.  Ora  se  io  da  nuovo  imprendo  a 
trattare  quest'  argomento  ,  lungi  dal  voler  richia- 
mare  in  uso  un  genere  di  pittura  poco  o  niente  a 
noi  giovevole  ,  non  altro  ho  per  iscopo  che  di 
distinguere  un  po'  nieglio  di  cjtiel  che  si  e  fatto  fin 
ora  r  un  genere  dall'  altro  per  assegnar  poi  a  cia- 
scuno  il  suo  vero  posto. 

Dovettero  senza  meno  gli  antichi  al  par  di  noi 
sentn-e  il  bisogno  di  procurar  alle  loro  pitture  a 
tempera  una  qualche  difesa  ed  una  durata  maggiore  ^ 
e  crederono  di  ricavare  questi  vantaggi  dalla  cera; 
invenzione  comunemente  ad  Aristide  attribnita ,  seb- 
bcne  Plinio  la  giudichi  alquanto  piu  antica  ,  chia- 
mando  in  testimonio  le  diverse  opere  tatte  da  Po- 
licleto  ,  da  Nicanore  e  da  Antenore ,  e  prinripal- 
mente  quelle  di  Lisippo  in  Egina  cui  iscrisse  il  suo 
nome  colla  parola  £i'£xav<re. 


1 6  INTOr.NO    AL    MODO    DI    DlPINCr.Rr! 

Oiirslo  primo  ge:ierc  vien  a  noi  accennato  da 
riimo  con  una  sdia  parola,  rioe  di  ceraj  e  sarebbe 
stato  meglio  inteso,  e  ili  inolto  sarebbero  stati  abbre- 
viati  i  tentativi  a  riprodurlo  ,  se  in  canibio  di  coii- 
fondere  insieme  la  prima  e  la  terza  nianiera ,  si 
fosse  posto  mente  alia  diffcrenza  notata  dal  me- 
desinio  Pliiiio  tra  Ic  due  anticaniente  usate  ,  e  la 
terza  sopravvenuta  ,  servendosi  egli  di  cjueste  pre- 
cise espressioni:  iiisino  a  che  comuiciatosi  a  pingere 
le  navl  da  giierra^  il  terzo  vi  si  agginnse^  cioe  di 
adoperare  il  pennello^  sciolte  le  cere  col  fiioco :  dalle 
quali  parole  nianifcstamcnte  rilevasi  che  tanto  la  pri- 
ma quanto  la  seconda  manicra  il  pennello  eschides- 
sero.  Quindi  tra  i  niolti  lodevoli  esperimenti  con 
particolare  zelo  istituiti  dal  celcbre  conte  Cayliis  , 
poscia  inseriti  nel  48  volume  delle  nieniorie  del- 
rAccadeuiia  delle  isrrizioni  e  belle  lettere,  edizione 
in  8.°,  r  ultimo  solo  e  degno  di  commcndazione 
come  qucllo  die  risponde  alia  mente  di  Plinio;  ed 
eccone  il  metodo  da  lui  usato.  Orizzonlahncnte  posta 
su'  carboni  accesi  ed  egualmente  distribuiti  in  giu- 
sta  distanza^  la  tavola  destinata  a  dipingersi,  dopo- 
che  t"u  suHicientemente  riscaldata  ,  cgli  la  stroHno 
con  cera  bianca  e  purissima  a  segno  ,  che  piena- 
mt'nte  in  ogni  sua  parte  se  ne  fosse  imbevuta ,  la- 
sciando  pur  anche  al  di  sopra  una  tenue  crosta , 
non  pill  grossa  d'  una  carta  da  giuoco.  Sparse  poi  su 
di  essa  ,  quando  non  era  anco  ben  rappigliata  ,  uir 
le^igie '  issimo  strato  di  biacca  di  Spagia  ridotta  in 
polvere  sottile,  acciocclie  con  questo  mezzo  piii  facil- 
meiite  ricevesse  i  C(dori  a  tempera,  coi  qiiali  dipinta 
che  fu  la  mise  di  nuovo  sopra  un  fnoco  piu  mo- 
derate del  primo.  E  quest'  ultima  operazione  pro- 
duss  >  r  elletto  che  senza  smovere  i  colori,  la  cera 
"vi  s'  introducesse  ,  e  rendesse  ad  un  tempo  la  pit- 
tura  pin  liicida  e  piu  capace  a  resistere  alT  umido, 
o  a!tra  offesa  del  tempo.  Sarebbe  qui  inutile  Fav- 
Vf'i  tire ,  che  sebbene  il  pennello  si  adoperasse  pei 
colon ,    non   di    mono    V  eucausto   sia    dovuto    alia 


all'  ENCAUSTO    L.EGLI    ANTIGHI.  17 

sola  cera.  Per  non  avere  bisogno  di  biacca ,  e  to- 
gliere  alia  cera  quella  viscosita  che  non  fatilinente 
ammette  i  colori  a  tempera  o  a  miniatnra,  un  altro 
artista  ancor  vivente  crede  piu  opportuno  di  ag- 
giungere  alia  cera  una  resina  parimente  bianchis- 
sima,  e  solcata  in  poi  con  sottilissime  linee  ondeg- 
gianti  la  sua  piastretta,a  quel  niodo  che  chiamano 
i  Francesi  guillocher  ^  la  pose  sopra  un  discreto 
fuoco,  dopo  che  T  aveva  dipinta  in  miniatura;  ed  io 
stesso  vidi  poscia  che  immersa  piu  volte  nelT  acqua 
punto  non  ne  pati.  Or  se  air  uno  o  alV  altro  luetodo 
sia  state  simile  quello  tenuto  dagli  antichi  ,  molti 
altri  accorgimenti  e  molte  cautele  uopo  e  di  sup- 
porre  che  da  lore  si  osservassero  ,  le  quali  cose 
non  potevano  essere  suggerite  che  da  una  lunga 
pratica. 

Percio  dopo  Aristide  vicn  nominato  Prassitele  da 
Plinio  ,  come  qiiegli  che  raiglioro  V  invenzione.  E 
forse  mai,  fuorche  da  pochi,  si  seppe  scansare  ogni 
sorta  di  pericolo ;  e  quindi  avvenne  che  non  tutti 
i  pittori  in  tempera  si  servissero  ancora  delP  en- 
causto  ,  siccome  tra  noi  dopo  P  invenzione  della 
pittura  ad  olio,  quella  di  semplice  tempera  non  fu 
abbandonata. 

Passando  ora  all'  altro  encausto  che  sulP  avorio 
eseguivasi  col  cestro  ^  ossia  pezico/o ,  molto  rnaggior 
ditlicolta  si  presenta  innanzi  a  clii  pretende  spie- 
garla ,  essendo  pienamente  sconoscinto  questo  stru- 
mento  ,  il  cui  nome ,  sebbene  ricevuto  ne' nostri 
lessici  ,  non  vien  interpretato  da  alcuno  scrittore  , 
e  suir  autorita  sola  di  Plinio  si  appoggia.  Che  ncp- 
pur  qui  sia  intervenuto  il  pennello  e  stato  avvertito 
di  sopra,  e  altresi  chiaramente  si  dimostra  da  uii 
altro  luogo  di  Plinio  ( XXXV ,  40 )  ove  noniina  , 
forse  per  la  rarita  del  latto  ,  una  pittrice  chiamata 
Lala  di  Cizico  ,  che  liori  in  Roma  al  tempo  di 
Varrone  ,  ed  uso  a  dipingere  tanto  col  pennello  , 
quanto  sulP  avoiio  col  cestro  :  ct  peniclllo  piiixit^ 
et  ill  eborc  cestro.  In  un  luogo  sovente  citato  di 
-.  Bihl.  Ital.  T.  XV III.  2 


l8  INTORNO   AL    MODO    DI    DIPlNGERE 

Plntarco  de  Sera  vindicta  Numinis  vien  rlferita  la 
storia  d'  un  uomo  di  mala  vita  ,  che  precipitato  a 
caso  dalFalto  d'una  fabbrica  cadde  in  deliquio,  du- 
rante il  quale ,  trasportato  quasi  neir  altro  ninndo  , 
jvi  cbbe  a  ved:  re  i  varj  castiglu  che  soffronn  le 
anime  ree  e  nnlvage ,  dal  quale  spettacolo  volen- 
do&i  sottrarre  fa  rattenuto  da  una  donna  di  stu- 
penda  iigura  e  grandezza.  che  gli  si  avvento  contra 
portando  in  roano  una  bacchetta  infocata  ,  come  si 
nsava  da'  pittori  di  storie  (  pa^^LOV  tl  QffTrep  pi 
^oypa(pOL  ^laTTvpov)  per  imp^imergli  maggioinnente 
]a  licordanza  delle  cose  vedut--.  Al  nruno  aspetto 
sembra  poiersi  ricavare  qualihe  lume  da  qucsto 
gtrumento  addoito  come  famigliare  ai  pittori  ,  ma 
io  stimo  (he  altro  non  fosse  <  he  una  stecca  abbru- 
stolita  uella  sua  estremita,  colla  (juale  pur  oggi  so- 
ghono  disegnarsi  i  cartoni ,  cjo  che  per  cevto  non 
produce  ima  pittura  all'  encausto  ;  e  cosi  questo 
luo2;o  ci  las'ia  uella  medesim  \  oscurita. 

Rivolgendo  per  altro  i  nostri  sguardi  ai  pochi 
avanzi  antirhi  d'avorio  troviamo  una  tavoletta  con- 
servata  in  Roma  presso  mnnsignor  Casali  ,  ove  si 
veggono  diverse  figure  intagliate  ,  ed  i  cavi  del- 
r  intaglio  riempiti  di  vario  colore  quasi  a  tpiel 
modo,  the  si  facevano  una  volta  le  opere  di  Niello 
che  diedero  origine  alle  nostre  stampe.  Non  parlero 
di  molte  tavole  di  bronzo  ,  che  dairantichita  ci  ri- 
niangono,  e  sulle  quali  veggonsi  incise  le  leggi  ed 
i  decreti  de'  Magistrati ,  ne  di  alcune  altre  con  in- 
tagli  di  ligure ,  le  quaU  tutte  mostrano  che  il  bu- 
lino  agli  antirhi  non  fu  sconosciuto  ,  sebbene  mai 
ecstrum  o  verlculum  lo  chiamassero.  Ne  potrebbe 
negarsi  a  questi  intagU  il  uome  di  pittura  che  pro- 
pnamente  ypapixij  e  nominata  da'  Greci ,  e  che 
denota  egualmente  i  disegni  fatti  a  soli  contorni,  e 
le  opcre  colorite,  siccome  anro  in  latino  i  primi  sono 
detti  da  Plinio  linrarum  ylctaros.  Ma  comuoque  siasi, 
niancando  in  quelle  opere  il  fuoco,  primo  requisite 
deir encausto,  ncppm'  esse  soddisfanno  al  nostro  in- 
ttiuo.  .  .  _ 


ALL*  ENCA.USTO    DEGLI    AKTICHI.  Ip 

Potrebbe  forse  immagin^irsi  da  talano  che  gli  an- 
tirhi  si  fossero  serviii  di  stili  d'  arciajo  infocati 
per  punu'ggiare  sail' avorio  i  contorni  delle  figure, 
e  cosi  purr  per  ombrt-ogiarle,  come  si  fa  colla  puuta 
del  pennillo  nelle  musiature;  e  questi  punti  avreb- 
bero  ve:  amente  lasciate  tracce  indelebili ,  e  meritato 
il  nome  d'  encausto  :  ma  per  tacere  che  Y  acciajo 
avrebbe  perduto  la  sua  tempera,  raffreddandosi  ogni 
niomento  lo  stile,  e  dovendosi  cambiare  con  un  al- 
tro ,  si  sarebbe  certamente  ratYreddata  anche  la 
fantasia  delP  artefice,  e  V  opera  sarebbe  in  tine  riu- 
scita  si  tediosa,  languida  e  stentata  che  aiuno  T  a- 
vrebbe  intrapresa  per  la  seconda  volta. 

Blolto  piu  lontano  dal  vero  anderebbe  chi  per 
ispiegare  il  secondo  genere  d' encausto  volesse  ri- 
correre  ai  lavori  di  tarsia^  ovvero  de'  legni  di  vario 
colore,  commessi  insienie  ,  t  quali  fo  mestieri  tal- 
volta  di  tenere  neir  arena  infocata  per  far  loro  pren- 
dere  una  tinta  piu  scura,  ed  adoperavU  cosi  per  le 
ondire.  In  tai  lavori  interviene  bensi  accidentalinente 
il  fuoro,  ma  non  vi  ha  luogo  uno  struraento  che 
cestrum  potesse  chiamarsi  E  cosi  all'incontro  nelle 
opere  di  sgraffito^  le  cpiali  nel  secolo  XV  e  XVI  , 
di  artefici  in  02;ni  2;enere  fecondissimi,  solevano  ese- 
guirsi  sulle  facciate  delle  case  e  de'  paiazzi ,  un  si- 
mile strununto  viene  adoperato ,  mancando  pero  il 
fuoco.  Cio  non  ostante  non  vogliam  interaniente  la- 
sciare  iiidietro  lo  sgraffito,  nia  piuttosto  addurne  un 
nuovo  metodo  che  cadde  ,  non  sono  molti  anni ,  in 
raente  ad  un  forestiere  in  Roma  ,  non  tanto  artista 
che  amatore  delT  arte.  Essendosi  egli  proposto  di 
fare  disegni  simili  a  quelli  a  fuliggine ,  ma  piu  dii- 
revoli  assai,  uuse  una  tavola  d'avorio  con  un  ccrto 
grasso,  il  quale,  posta  poi  sopra  il  fuoco  la  tavola  , 
impedi  che  qucsta  potesse  bruciarsi  ,  e  al  tempo 
5tesso  si  cano;i6  in  una  tinta  scura  non  perfetta- 
mente  nera  ,  che  coprendo  tutta  la  superfioic  della 
stessa  tavola  passo  pure  alquanto  indentro.  Ivi  con 
un  ago    dilineo    prima  i  coxitorui ,    e   poi   con    altri 


aO  INTOKNO    AL    MODO    DI    DIPINGERE 

ferri  radendo,  ossia,  sgraffiando  ov'era  uopo,  tolse  via 
pill  o  meno  la  tinta  scuia,  al  line  di  produri'e  le  ne- 
cessarie  embie  e  le  mezze  time,  ma  scopri  intera- 
niente  il  bianco  d'avoiio  per  serviisene  pei  lumi ;  e 
per  tal  niodo  fece  nascerc  piccole  pitture  a  chiara 
sciuo  Jiraziosissinie  e  iudeK  bill.  Sono  debitore  di 
questa  iiotizia  alia  gontdezza  del  sig.  cav.  Gh  rardo 
de' Piossi ,  nome  eorualmeute  caro  alle  IMuse  clie  alle 
arti  belle ;  e  se  convicn  confessare  che  tal  sorta  di 
pittura  adempisca  tiittc  Ic  condizioni  che  V  encausto 
sulPavorio  potesse  ricliiedere  ,  conviene  avvertire 
aiicora  che  il  suo  autore  non  vi  fn  indotto  dalla 
lettura  di  Plinio  ;  ne  allora  si  trovo  ia  Roma  chi 
r  avesse  considerata  come  xm  arte  praticata  antica- 
mente ;    e  percio  egli  forse  non  ebbe   imitatori. 

Or  sia  che  le  congetture  finora  proposte  intorno 
iii  due  piu  antichi  modi  d' encausto  non  del  tutto 
s'  accostino  al  vero ,  sempre  resta  indubitato  che  il 
sccondo  ,  praticato  sulV  avorio,  non  era  adatto  che 
a*"  piccoli  lavori  in  chiaro  oscuro,  e  il  primo  selibene 
applicabile  ad  ogni  sorta  di  pitture  in  tavola ,  ser- 
\iva  solo  a  difesa,  ossia  lorica  della  medesima.  Resta 
a  considerarsi  il  terzo  rnodo  che  ric  hiede  pcnncUo 
e  colori  nieschiati  con  cera  ,  e  disciolti  dal  fuoco. 
Ebbe  questo  la  sorte  di  attirarsi  di  prefercnza  Tat- 
tenzione  de'  moderni  ,  e  il  maggior  impegno  a  ri- 
produrlo  con  saggi  ,  dei  quali  pero  piu  felici  eran 
quei  che  in  altro  modo  aveano  liquefatta  la  cera 
<  he  col  fuoco,  onde  neppure  propnamente  potevano 
chiamarsi  encausti.  Ma  appunto  un  tal  geuere  d' en- 
causto il  piu  da  iioi  ricercato  e  stato  presso  gli  an- 
tichi tenuto  in  pochissimo  conto,  cio  che  pure  vieii 
dimostrato  dalla  sua  origine,  dovendo  essa  scrvire 
di  un  debole  riparo  contra  Y  azione  del  sole  ,  e 
del  sale  marine  per  le  grossolane  pitture  delle  navi 
da  guerra  ,  e  piu  ancora  perche  a'  tempi  di  Plinio 
fu  dcgradato  fino  alle  navi  da  trasporto :  (  Cerce^  dice 
Plinio  in  un  altro  luogo ,  tingwitur  eisdem  colorlbus , 
ftltcnu  iHuledbus  gciierc^   sed  clussibiLs  familiaii ,  nunc 


all'  ENCAUSTO    PKGLI    ANTICHt.  21 

edam  onerariis.  H.  N.  XXXV ^  3i).  Ma  a  qual  segno 
sia  stato  stimato  ignobile  e  rueschino,  sopra  tutto  ap- 
parisce  da  quel  clie  egli  narra  di  Protogene  e  cli  Era- 
elide  celebri  pittori  deli'  antichita  ,  i  qiiali  prima  di 
accjuistarsi  fama  con  altrc  opere ,  dalla  necessita  fu- 
rono  costretti  ad  impiegarsi  in  qaesto  vile  mestiere. 
Varrone  nel  libro  III ,  cap.  penultimo  de  R.  R.  pa- 
ra<»"ona  le  grandi  piscine  che  avevano  i  nobili  a  siio 
tempo,  divise  in  tanti  ripartimenti  quante  erano  le 
diverse  sorti  di  pesci  che  vi  si  conservavano,  coUe 
casse  di  questi  sordidi  pittori  in  egual  modo  ripar- 
tite  secondo  la  varieta  de'  colori ;  ed  io  m'  immagino 
che  i  colori  tratti  di  la,  e  disciolti  in  caldaje,  si  ado- 
perassero  con  pennelli  grossissimi  a  guisa  di  scope , 
per  tingere  piuttosto  che  dipingere  navi  e  navicelle 
d'ogni  sorta;  e  se  occorreva  di  aggiungere  su  quel 
campo  qualche  figura  grottesca,  o  di  colorire  i  tu- 
telari  Dei ,  che  scolpiti  si  affiggevano  alle  prne ,  e 
percio  D'u  pied  sono  chiamati  da  Giovenale  ,  cio 
egualmente  con  grossi  pennelli  di  setole  si  eseguiva. 
A  che  pro  adanque  tal  sorta  di  pittnra  cui  siicnes- 
sero  il  catrame ,  e  la  fasciatura  di  rame ,  vorrebbe 
oggi  applicarsi  a  gentili  opere  in  tavole  piccole , 
con  discapito  di  quelle  dolci  velature  e  di  que'  pas- 
saggi  di  tinte  che  producono  1'  accordo  ,  e  sono 
il  raaggior  pregio  del  colorito ,  non  permettendo 
quella  pittura  grossolana  altro  che  tocchi  larghi  e 
forti  ? 

Dal  primo  genere  d'encausto,  come  sul  priacipio 
fu  da  noi  descritto,  nac({ue  molto  piu  tardi  un  altro 
nuovo  genere  che  potrebbe  dirsi  il  quarto,  e  in  tanto 
diffensce  dal  primo  che  al  di  sopra ,  non  al  di  sotto 
si  stendeva  la  cera  liquefatta.  Fu  introdotta  questa 
nuova  maniera  per  difendere  contra  i  venti,  il  sole 
e  Tumidita  le  parcti  delle  fabbriche  poste  in  luoghi 
aperti  ,  particolanncnte  quando  queste  pareti  eraa 
tinte  di  minio.  Vitruvio,  il  quale  sembra  esser  stato 
il  primo  a  su2:2,erirla  ,  cosi  ne  ragiona:  Itaque  cum 
alii  muln  ,    turn    eUam  Fabricius  Scriba  in  Aventiuu 


23  INTORNO    At   MODO    DI    mPlNGERE 

vuliiissrt  habere  domum  clegaiiter  expolitnm ,  peri- 
stylii  parietes  omiies  indaxit  minio ,  qui  post  dies 
triginta  facti  sunt  invciiusto  varioquc  colore  ,•  itaqiie 
prima  locavit  iiiducendos  alios  colores.  At  si  quis 
subrilior  fuerit^  et  volaerit  miniuceum  suum  colorem 
retinere^  cum  paj-ics  cxpolitus,  et  aridns  fuerit  ^  tunc 
cernm  punicarn  pfutllo  olio  tcmperatam  seta  inducat; 
deindc  postca  carbonibus  in  ferreo  vase  compositis 
earn  ceram  apprime  cum  parietc  calefacicndo  sudarc 
cogat ,  fiafqiic  ut  perseqactur ;  postea  cum  candila 
linteisque  puris  subigat ,  \iti  sigua  marmorca  uite- 
scunt.  De  Arcliitct.  VIII  ^  9.  Piu  brevemente  ,  ma 
coHa  stessa  chiiirezza  ne  parla  Plinio  (XXXSll,  7). 
Sol's,  atquc  lance  contaci.us  inimicus  ;  reined' nm,  ut 
paricti  siccato  cera  punica  cum  olio  liqurfucta  setts 
itiducatur ,  iternmque  admotis  gallos  carbonihus  adu- 
ratur  ad  sudor  em  usque  ^  postea  candelis  suhigutur  ^ 
ac  deincep^  linteis  puris ,  sicut  et  marmora  nitescunt. 
Da  ambedue  questi  lLiosi,hi  si  rileva  che  una  cosa 
simile  gia  precedentemente  era  in  uso  per  dar  lu- 
stro  ai  lavori  di  marino  ;  ed  e  questo  il  solo  ge- 
nere  d'encavisto,  del  quale  abbiamo  una  piena  e 
precisa  descrizione.  11  vaso  contenente  i  carboni 
dovca  avere  una  sua  propria  forma  per  dirigere 
orizzontalmente  verso  la  parcte  il  calore.  Percio 
viene  riferito  sotto  il  nome  di  cautcriwn  tra  gli 
strumenti  pittorici  uel  sesto  libro  delle  sentenze  di 
Paullo,  e  ne' Digesti.  L,  17  De  instructo  ^  vel  in- 
strumento  legato, 

Parlandosi  da  Vitruvio  e  da  Piinio  di  quest' ultima 
specie  d'  cncausto  come  utdissiina  ne'  luoghi  esposti 
all' inclemenze  dclP  aria  ,  e  sopra  parcel  tiute  d' na 
solo  colore,  non  dovrebbe  credersi  che  cosi  fosscro 
trattate  le  pitture  Ercolanesi  e  Pompejane  esistcnti 
in  luoghi  chiusi ,  ove  non  ve  ne  era  alcuna  neces- 
sita.  Quantunquc  io  sappia  che  in  quel  modo  siano 
state  ravvivate  due  di  quelle  pitture  starcatc  dal 
muro,  e  che  con  loro  danno  si  ravvivino  aiicora 
€on  ispruzzarvi  delP  acqua  o  col  verniciarle  ,   pur» 


all' Ii!NC\oalo    JJJiii>Ll    Ai-iTIOHT.  2^ 

glwdlco  esser  mnlto  pericolosa  una  t.^Ie  operazione 
in  an  muro  posto  vertiraliiiente  ,  obbligato  con  la 
replicata  applirazione  cli  un  fiioco  vivo  a  sndare  ed 
a  soffrire  lunglie  stiofinazioni,  specialmeiite  quando 
le  figure  sul  campo  dipinlo  a  fresro  soprapposte 
fossero  a  secco,  Molto  meno  mi  sembra  probabile, 
cssere  state  esegiiite  quelle  pitture  con  colori  misti 
a  cera  ,  cio  die  Pliuio  espressamente  chiama  alie~ 
num  parietibus  genus.  Oltre  a  cio  cli  sopra  si  e  os- 
servato  clie  questa  pittura  non  ammette  altro  che 
tocchi  forti  e  larghi ,  ed  assolutaruente  ee -hide  i 
dolci  passaggi  di  tinte.  Or  scbbene  c^vielle  di  Pom- 
pei  e  di  Ercolano  niostrino  i  loro  principali  lumi 
e  le  ombre  con  larghe  peunellate ,  sono  non  di 
meno  le  raezze  tinte  apposte  con  lunghi  e  sottilis- 
sinii  tratti,  onde  non  saprei  intendere  come  i  colori 
a  cera,  ancorche  non  senza  grave  pcricolo  di  alte- 
razione ,  e  non  senza  grande  inibarazzo  si  fossero 
tenuti  di  continuo  sopra  i  carboni  accesi,  non  potes- 
sero  subito  rappigliarsi  quand'  erano  coki  con  pic- 
coli  pennelli  ,  o  certamente  allorche  toccavano  il 
muro  freddo. 

Tali  passaggi  di  tinte  die  poi  non  si  sfuma- 
vano  con  altro  pennello  largo  c  piu  tenero,  come 
tra  noi  si  usa  ,  molto  a  proposito  vengono  da  Plinio 
(XXXII,  y)  nominati  incisnrce,  e  tali  vcramente  ap- 
pariscono.  Servivano  essi  ad  umhras  dlvidendas  a 
lumiiie  ^  e  percio  di  prcfcrenza  vien  citato  un  az- 
zurro  d' India,  cui,  per  le  carnagioni  principalmente, 
abbiamo  noi  sostituito  V  okremare.  Se  siamo  in 
vero  al  maggior  grado  obbligati  a  Plinio  per  le  piu 
anipie  memorie  clie  degli  antichi  artcli^i  e  de'  loro 
lavori  piii  rinomati  ci  ha  lasciato  egli  pressoche 
solo,  dobbiarao  parimeiite  ammirare  la  grand' intelli- 
genza  cliVgli  sopra  altii  llomani  da  a  vedere  nelParte. 
Di  questa  intdlioenza  sono  chiare  prove  non  podii 
vocaboli  tecniei  che  fu  costretto  quasi  a  creare 
perche  mancavano  nel  sue  idioma  ;  e  come  ne  ab- 
biamo gia  veduto  poco  prima  un  esernpio ,    egli    lo 


34  INTORNO    AL    MODO    DI    DIPINCEIIE 

seppe  fare  ron  particolare  aggiustatezza  e  preci- 
sione.  Nc  citcro  un  altio  die  pure  fa  al  nostro  pro- 
posito.  Ragionando  del  perfezionamento  dclT  arte 
presso  i  Greci ,  cosi  egli  si  esprime  nel  libro  XXXV  : 
Tandem  se  ars  ip^a  distinxit  ^  et  invenit  lumen ,  atqiie 
umbras  ,  differentia  colorum  alterna  vice  sese  exci- 
Tante  ;  delude  adjectus  est  splendor  ,  alius  hie  quam 
lumen  ^  qnem ,  quia  inter  liunc  ct  lumen  esset  ^  appcl- 
laveruiit  tonon  ,  commissuras  vera  et  transitus  har- 
nio2;en.  Ci  voleva  un  delicato  senso  nelF  arte  per 
accorj^ersi  quaiito  una  massa  di  lume  posta  a  fianoo 
d'  un'  altra  di  ombra  vaglia  ad  entrambe  per  iiivi- 
gorirsi  scambievolmente  ,  sirche  pin  acceso  paja  il 
iunie  ,  c  piu  scura  V  ombra  ;  e  generalmente  ,  quanto 
un  colore  smorto  faccia  piu  vivo  comparir  quelle 
clie  gli  e  posto  a  canto.  Quel  che  di  piu  aggiun- 
sero  gli  artisti  quasi  come  un  tuono  intermedio  al- 
r  armonia  dei  colori  ,  e  percio  tonos  chiamato  dai 
Greci  ,  splendor  da  Plinio  ,  non  e  da  riputarsi  giu- 
stamente  posto  in  mezzo  tra  il  lume  e  T  ombra , 
ma  piuttosto  come  un  effetto  prodotto  dal  primo 
suir  altra.  Comparando  insieme  la  greca  e  la  latina 
denominazione  ,  forza  e  di  pronunziare  che  vi  sia 
inteso  il  rijiesso  della  luce ,  ben  diverse  dal  lume 
generale  ed  originario  ,  il  quale  percio  deruatiio  e 
detto  dal  Vinci ,  cioe  quelle  che  imbattendosi  in  un 
corpo  onibroso  vien  ripercosso  da  questo  con  tanto 
piu  di  splcndore  quanto  piu  densa  e  levigata  e  la 
sua  superficie.  Quindi  la  bdla  unione  delle  tinte  , 
con  altra  voce  tratta  dalla  musica  ,  harmoge  nomi- 
nata  da' Greci,  come  appunto  ancora  da  noi  accor- 
damento  y  si  ottiene  per  la  massima  parte  da  quei 
sottili  trattolini  di  vario  colore  ,  sopra  norainati  ia- 
cisurac  ,  ossia  tugli  da  Plinio  ,  e  che  riguardo  al 
loro  elTetto  diconsi  passaggi  e  commettiture.  Non 
posso  astenermi  dalF  addurre  ancora ,  per  con- 
cludere ,  un  altro  esempio  di  felicissime  esprcssioni 
del  nostro  Plinio  ,  quand'  ci  parla  del  modo  di  di- 
staccar  una  ligura  dal  sue  canipo  ,  e  dice,  le  linee 


all'  ENCAUSTO    DtGLI    ANTICHI.  25 

esteriori  benclie  la  oircoscrivano  e  la  termlnino  , 
sembrar  devono  di  aggirarsi  addietro  della  medesima, 
e  mostrare  ,  a  cosi  dire  ,  quello  stesso  che  vanno 
occultando.  In  qiiesta  parte  iion  poco  diflicile  in 
cjuei  tempi,  che  lo  sfuniare  non  troppo  conobbcro, 
cita  Parrasio  come  sommo  :  confessione  omnium  in 
lineis  extremis  palmtm  adeptus.  Hocc  est ^  prosiegue, 
in  pictnris  sunima  subtllltas :  corpora  enim  pingere^ 
et  media  reritm  est  qaldem  magni  operis ,  sed  in  quo 
multi  laudem  tulerint;  extrema  corporum  facere ,  et 
desinentis  pictures  modum  includrre  rarum  in  sue- 
cessu  artis  :  ambire  enini  se  debet  extremltas  ipsa , 
et  sic  desiuere  ut  promittat  alia  post  se ,  ostendataae 
etiam  quae  occultat.  Lib.  XXXV ,  36. 


36 


jyionifi,  Alicarnassco ,  dello  stile  c  di  altri  modi  proprj 
di  Tncidide,  dal  greco  per  la  prima  volta  in  ita- 
liano  recato  da  Pietro  Manzt,  con  iin  discorso  del 
mrdcsimo  sail  arte  Istorica. — Roma,  1819, /?rZZcf 
stampcria  «le  Romanis,  in  4.°  {  A  BlUano  si  veiide 
dal  slgnori  Fusl  ,  Stella  c  Comp.  in  contrada  di 
S.   Margherlta. ) 

T  ' 

J.^  opera  di  Dionigl  clie  contiene  la  critica  di  Tu- 
cidide ,  per  gli  importantissimi  precetti  che  rarchiude, 
mcritava  certaineutc  una  tradazione  italiana,  sir- 
come  atta  a  promuovere  i  progrcdimenti  de'  giovani 
amatori  drlla  storia  e  della  erudizione.  La  versione 
del  sig.  Manzl  occupa  solo  88  pagine  ,  mentre  iic 
ne  comprende  \\  discorso  di  Itii  su  Parte  istorica.  Noa 
potendo  noi  che  commendare  la  traduzione  per  la 
esattezza  e  per  la  purita  dello  stile,  faremo  alciina 
parola  di   rpiel  lango  discovso  preliminare. 

Delinisce  cgli  T  istoria  «  narrazlone  piu  che  mai 
»  si  puo  veritiera  di  cose  meniorevoli  che  soiio 
■»  accadiue  .  .  .  narrazione  che  coutiene  la  niemo- 
3>  ria  delle  azioni  de2:li  iiomini  55;  con  che  esclude 
egli  la  storia  del  moiido ,  della  natura  e  di  tiute  le 
cose  naturali ,  che  pure  quel  nome  ottenne  presso  i 
Greci  ed  i  Latini,  presso  Arlstotile^  Teofrasto  e  Plinio, 
e  che  scmbra  a  huona  ragione  meritarlo.  Poco  buena 
si  trovera  la  scusa  ch'' egli  adduce  ,  perche  ,  die' egli, 
«  S:;  volessi  appropriarla  (  la  definizione  )  a  tutte 
»  altre  cose,  mi  parria  di  toglierle  gran  parte  di 
sua  dignita  »  ,  come  se  non  dignitosa  fosse  la  sto- 
ria  del  mondo  e  dtlla  natura. 

Divide  cpiindi  I'A.  la  storia  in  due  parti  princi- 
pali ,  in  materia  cioc,  cd  in  parole.  Egli  ha  ben 
ragit  nc  di  dire,  che  la  storia  si  vuol  fornire  dj 
materia  nobilissima  ,  evitando  la  narrazione  di  cose 
volgari  e  !e2;;riere  che  ne  detiirpino  la  maesta  cd 
il  decoro  •,    che    spczzare  non  si  dcbbe  il  cor»o    di 


DIONIGI    ALICABNASSEO  ,    ecc.  2f 

Hna  interessantissima  narrazione ,  ampl'tficando  og- 
getfi  o  incoiicludenti  o  non  relativi  al  sostanziale 
de'racconti,  e  the  le  cose  bnsse  e  volgari ,  (jualoia 
sieno  indisgiugnibili  dalla  intelligenza  degli  avveni- 
nienti ,  narrare  si  debbono  colla  discrezione  ,  che  la 
cognizione  deir  arte  suggerisce.  Ma  una  avvertenza 
ci  scmbra  essere  stata  dal  sig.  Manzi  obl^liata  \  e  que- 
sta  e  che  molte  c<^sc  basse  e  volgari,  sebbene  sem- 
brino  in  alcnn  modo  allontaiiarsi  dalla  dignita  del- 
Tistoria,  importaatissimc  riescono  tuttavia,  rnassimc 
nelTistoria  aiitica ,  per  far  conoscere  ed  illustrare 
i  costumi  delle  eta  e  delle  nazioni,  lo  spirito  pubblico 
dei  diversi  periodi ,  in  una  parola  per  apnre  il 
canipo  alia  filosofia   della  storia. 

Fondamento  principalissinio  deir  istoria  e  la  ve- 
rita,  e  qui  dottameute  1' A.  si  fa  a  mostrare  come 
la  verita  si  guasti  per  ignoranza ,  per  adtdazione , 
per  odio ,  o  aiicora  per  una  specie  di  malignita 
sortita  per  cosi  dire  da  natura.  L'istorico/dee  lo- 
dare  la  virtu,  biasimarc  i  vizj.  Pecca  egli  non  solo 
dicendo  il  falso,  ma  anche  omniettendo  di  dire  il 
vero.  Si  propone  la  quistione,  se  lecito  fosse  il  di- 
vnlgare  eziandio  i  piu  abboniinevoli  eccessi,  e  quelii 
in  ispecie  che  nuocono  al  costume.  Opina  V  autore 
che  air  istorico  vietato  non  sia  il  palesare  le  altrui 
rnalvagita  •,  raccomanda  pero  saggiamente  la  discre- 
zione ,  qualora  si  tratti  di  scelleraoigini  di  cosi 
turpe  oscenita,  che  nuocere  pos^a  il  palesarle  senza 
freno  di  verecondia  ,  al  quale  proposito  riprende 
severamente  Svetonio. 

11  fine  deir  istoria  e  quella  utilita  ,  che  dalla  sola 
verita  si  concilia.  Per  giugnere  all'  ottenimento  di 
quel  fine  conviene  dare  opera  priiicipalmcnte  alia 
filosofia  ,  le  di  cui  ])arti  piu  necessarie  all'  istoricp 
sono  quelle  che  versano  sulla  politica  e  sulla  mo- 
rale. La  prima  considera  il  bene  di  molti,  la  se- 
conda  il  bene  di  un  solo  ;  quella  £i  conoscere  i 
mezzi ,  per  i  quali  un  popolo  acqiiista  la  felicita  ; 
questa  fornisce  una  piena  cognizione  dill'  umana 
natura.  Le  sentenze    adoperate   con    severita    sono 


28  DTONIGI    ALICAP.NASSEO  , 

utilissime  alF  istoria ;  sono  qiieste  detti  non  di  cosa 
particolare  ,  ma  di  materia  universale,  nella  quale 
cousistono  le  azioni  dep;U  iioniini.  Le  sentenze  pero 
in  persona  propria  debbono  profferirsi  con  cautela 
e  parsiinonia.  L'  invcstis^azione  delle  cagioni  dejili 
avvenimenti  non  e  propria  del  solo  filosofo,  ma  si 
appartiene  e/iandio  air  istorico. 

Passa  cjuindi  V  A.  a  discorrere  di  tre  studj  nc- 
cessarissinii  alP  istorico ,  la  cronologia  ,  la  geogra- 
fia  e  r  astronomia.  Si  domanda,  se  sia  lecito  all'istn- 
rico  digredirc  dalla  materia  proposfa  e  andar  facendo 
dcgli  episodj ;  T  A.  e  d' avviso  die  si  debbano  pcr- 
mcttere  queste  digressioni ,  siccome  necessarie  per 
rendere  pin  chiare  quelle  cose,  che  altrimenti  po- 
trieno  rimanere  oscure.  Parlando  delle  concioni  ., 
tratta  pure  la  quistione  se  disdicevoli  sieno  o  no 
agli  storiri;  e  nfcrendo  le  ragioni  che  si  adducoiio 
per  escluderle ,  viene  partitamente  a  confutarle ,  e 
dice  che  vitupcrare  non  si  debbono  per  cio  ne  Livio 
ne  Dionigr,^  sebbene  Tacidide  le  concioni  abbia  om- 
messo  iieir  ottavo  libro  della  sua  istoria  ,  scritto  in 
eta  pill  niatura  e  guuliziosa  ,  mentre  alcun  dubbio 
si  e  susritato  perfino  sulF  autenticita  di  quel  libro. 
EgU  e  d'  avviso  die  porre  si  debbono  le  concioni 
neir  istoria ,  ma  in  que^  soli  casi  nei  quali  dubitare 
not!  si  possa  che  sieno  state  prolTerite.  Raccomanda 
q»iindi  come  utile  e  sostanziale  air  istoria  la  descri- 
zione  de'  caratteri  ;  ed  indicate  cosi  tutto  quello 
che  appartenere  possa  alia  materia ,  passa  a  discor- 
rere della  clocuzione. 

Per  iscrivere  con  eleganza  I'istoria,  necessario  (' 
prima  di  ogni  altra  cosa  lo  studio  della  purita  c 
candidezza  della  favella  ;  al  quale  proposito  parla 
TA  deir  origine  della  lingua  italiana  ,  della  genti- 
lezza  alia  quale  la  portarono  Dante ^  Petrarca  c 
Boccaccio,  ed  insiste  perche  lo  storico  la  loruzionr 
ap;)renda  nc'Villaid^  nt'  Macchiavelli^  ne  Guicciai 
dlni  ^  nc  Nardil  ne'  Farcld  ^  ne  Bemho ,  ne'  Segiu  , 
ed  in  altri  somiglievoli.  Non  ci  senibra  pero  ch; 
tutti  quegli    scrittori    possano    egualmeutc   propors; 


DELLO    STILE   DI    TUCIDIDE,  29 

come  modelli,  cui  lo  storico  debba  conformarsi. 
Avverte  quiadi  giudiziosamente  di  cansare  negli 
scritti  que' riboboli,  motteggi  o  proverbi,  o  akri 
idiotisnii  ,  che  disdicono  nella  traduzione  di  Tacito 
del  Davanzati.  Per  ultimo  raccomanda  di  atteneisi 
alle  resole   della   "ir^'niniatica. 

Riguardo  alio  stile,  avverte  che  questo  confondere 
non  si  dee  colle  parole ,  perche  queste  essere  possono 
conveuevoli,  e  tuttavia  abbondare  lo  stile  di  difetti. 
Ln  stile  riceve  in  gran  parte  la  sua  forma  dalle  idee. 
L'  istorico  dee  procurare  d'  esser  chiaro ,  sfuggire  le 
ainbiguita  ,  non  fare  i  periodi  di  troppa  lungliezza, 
e  non  essere  generalmente  ne  troppo  breve ,  ne 
troppo  dilTuso.  Quattro  sono  le  forme .  di  ragiouare 
pioprie  air  istorico ;  la  niagnifica  ,  la  tenue  ,  la  ve- 
imsta  e  la  grave.  Dj  tiitte  e  quattro  puo  valersi 
con  eloquente  uiistnra ,  ma  dee  far  prevalere  la 
magnifica  ,  che  secoudo  Demetrio  Falereo  consiste 
in  dir  cose  e  concetti  nuignifici,  proporzionati  pero 
sempre  alia  cosa  che  si  rappresenta.  Puo  ancora 
usare  lo  storico  di  parole  straordinarie,  come  sono 
le  metaforiche;  puo  servirsi  del  ragionare  periodico 
e  non  disciolto,  al  quale  proposito  loda  T  autore  il 
C.  Alfieri ,  e  mettere  si  debbono  in  ultimo  le  cose 
pill  signiticanti  ed  espressive. 

Le  hgure  sogliono  sempre  gencrare  magnificenza, 
tanto  quelle  de'  concetti,  quanto  quelle  delle  parole. 
Loda  r  A.  tra  queste  P  antipallage ,  le  mutazioni  di 
caso  ,  alcune  ripetizioni  inserite  a  proposito ,  le  al- 
leiiorie  che  non  de'>;enerauo  in  enii>:nu  ,  le  interro- 
gazioni ,  gh  iperbati  ,  t  pohpteti  ed  akre  sunili  ii- 
gure ;  e  quindi  con  Lougino  raostra  come  giugnere 
SI  possa  al  sublime,  Nota  pure  quali  siend  i  vizj 
contrarj  al  niagnifico  ed  al  subhm:?  ,  cioe  la  gran- 
dezza  vana  e  puerile  ,  il  fieddo  e  V  affettazioae  di 
grazia  e  venusta. 

Al  genera  tenue  dice  convenlenti  la  chiarezza  e 
la  faciUta  ,  alle  quali  si  oppone,  die' egli ,  la  nota 
vii-.iosa ,  che  e  V  arida  o  gretta.  Del  genere  o  sia 
della  nota  giaye  e  severa  abbisosLnano    talvolta  eli 


30  DELLO    STILE    OI    TUCIDIDE  ,    CCC. 

storlri  per  riprendere  e  biasimarc  le  cose  viziose  e 
disoneste ,  tiel  rhe  gnindi  csempj  diede  Tucidide  \ 
a  ([iiesta  nota  si  oppone  il  suo  contrario ,  che  e 
r  inderoro. 

Passa  cpiindi  F  A.  a  ragionare  di  alcuni  principali 
storici  greci  ,  latini  e  italiani,  come  ^i  Erodoto ,  di 
Tucidide^  di  Seiiofonte^  di  Pulib'io  e  di  Plutarco^  tra 
i  primi ;  di  T.  Llvlo  ,  di  Tacito  ,  di  Sallustio  tra  i 
se'oiidi ;  dri  Vlllaiii ,  di  Gidcciardud  ,  di  Macchia- 
vello  ,  di  Davila  ,  del  cardinale  BeutivogUo  tra  gli 
Italiani  ;  e  tra  i  viventi  annovera  un  sommissimo 
storico  ,  die  per  alciine  viccnde  niena  sua  vita  ia 
terra  straniera.  Questi  tutti  dice  egli  degni  di  essere 
imitati  ,  e  qiiindi  si  fa  strada  a  parlare  delP  imita- 
zione,  la  qu  le  dee  essere  fatta  in  modo,  che  imi- 
taziono   non   a|)|>arisca. 

Alcune  osserv  azioni  adduce  per  ultimo  suIVutilita 
deir  istoria,  sulVauiore  della  medesima,  projirio  della 
uniana  natura  ,  e  siil  vantaggio  che  alia  civile  so- 
cieta  ne  ndorida.  DalT  istoria  imparano  gli  uomini 
tatitamentt,  come  sojyo-etti  sieno  a  moke  s venture, 
e  come  riposare  non  si  puo  nel  tran([uillo  corso 
dellc  cose  del  moudo.  L' istoria  serve  altresi  a  pur- 
gare  Tanimo,  e  sradicare  quelle  false  opinioni  che 
proprie  sono  di  quasi  tutte  le  nazioni ;  in  una  pa- 
rola  i  pregiudizj  nazionali.  Pretcnde  V  autore  che 
r  istoria  possa  supplire  ai  difetti  delT  esperienza  , 
iacc  ndo  conoscere  le  caginni  ,  gli  effetti  ,  il  princi- 
pio  ,   il   mezzo  e  la  fine  d'  ogni  cosa. 

Le  ultime  pagine  di  questo  lungo  discorso  ver- 
sano  intorno  la  traduzione  flitta  dalF  autore  della 
critica  di  Dionigi  sopra  Tucidide;  recano  alcune 
belle  notizie  di  quelT  illustre  storico,  siccome  pure 
di  Dionigi.^  ed  un  paragone  tra  quei  due  prestan- 
tissimi  scrittori;  e  linalmente  dichiara  T autore,  che 
il  mctodo  da  esso  tcnuto  nolla  traduzione  e  stato 
([uello  di  rappresentare  il  senso  piu  che  le  parole. 
Egli  non  ha  parafrasato,  ma  si  e  studiato  d'imnie- 
desimarsi  con  fedelta  religiosa  ed  esatta  ne'  modi  di 
dire  dell'  origiuale. 


Zi 


III  morte  di  un  Parrocchetto.  Traduzioae  deW  Elegia, 
VI  del  lib.  II  Amorum  d"  Ovidio. 


Al  sig.  Direttore  della  Biblloteca  Italiana. 


u. 


N  mio  dottisslmo  amico ,  di  grave  eta,  ma  di 
me'ite  ancor  tVrvida  e  robusta ,  ha  volgaiizzata, 
giorni  sono ,  T  Elegia  VI  del  lib.  II  Amorum  d' Ovi- 
dio, In  Morte  di  un  Parrocchetto.  E  perche  non  e 
a  mia  uotizia  die  alcun  Italiano  ne  abbia  mai  fatta 
la  versione,  e  perche  parmi  clie  si  trovino  in  questa 
gli  essenziali  pregi  dellu  fedelta  e  delT  eleganza  ,  ho 
creduto  ch'  esser  iioa  le  possa  discaro  di  coacederle 
un  piccol  luogo  ncl  suo  giornale ,  singolarmente  iti 
un  tempo,  nel  quale  un  simile  uccello  e  pressoche 
diventato  di  moda  in  Europa.  Oltre  di  die  si  fanno 
tutto  di  tanti  elogi  ed  elegie  ed  epitaffj  a  p;ip;igalli 
moderni  (  bendie  forse  mancanti  de'  pregi  di  qiiello 
d'  Ovidio  ) ,  die  ha  colore  di  glustizia  e  di  cortesia 
il  resuscitar  la  mcmoria  di  uno  ,  il  qual  merito  il 
lamento  di  quel  tenero  e  immaginoso  poeta. 

Firenze  6  aprile   1820. 

Morto  e  r  augello ,   oime ,  degV  Iiidi  eoi ; 
II  parrocchetto  imitatore  e   niorto. 
Gite,  o  pietosi  augei ,  gite  frequenti 
Al  fnnereo  conipianto ,  e  con  le  penne 
I  petti  pcrcotete ,  e  il  tenerello 
Capo  seguate  coUa  rigid'  unghia. 


Psittacus  ,  Eois  imitatrix  ales  ab  Iucli« , 
Occidit  :  exsequias   iie   freqi  enter  ,   aves. 

Ite  ,  piae  volucres ,   et  ilangiie  pectora  peaai»  i 
Et  rig«io  teoerds  uiijue  uutate  genae. 


3a  ,0         IN    MORTE     --:    T(7 

Quasi  mesti'  <;npei  sien  1'  irte  piume  -nd  ttt 

DiveKe^  e,  in  vece  dclla  hinga  tuba,     *> 

Siioain<^  i   vostri  carnii.  A  che  ti  lag^ni      'T 

Piu  ,  o  Filomena ,  del  rrudele  oltraggio 

DelV  Ismario  tiranno  ?  Ebbero  i  iai  , 

Col  fin  d<  gli  anni  suoi,  lor  giu-ia  meta.-»> 

Grande  e  pur  hi   di  dolor  cagione  ,  T 

Ma  antica  omai.  Del  raro  avigi  1  venite 

Alia  fiint'bre  miseranda  pompa  , 

Voi ,  clie  librate  in  liquid'  acre  il  volo ; 

Si,   voi  tutti,   venite;   e  agli  altri  avante 

Geihi ,  o  tortore  amico.  In  voi  Concorde 

Fix  di   vita  il  tenor  ;  lunga   e  tenace 

Sin  ilV  ultimo  di  la  fede  alterna. 

Tale  a  te ,  o  parrocchetto  ,  il  tortor  era 

(  ]\Tentre  il  concesse  incsorabil  fato  )  , 

Quiil  fn  ad  Orcste  il  giovane  Foceo. 

Che  pero  questa  fede ,  e  che  ti  valse 

Raro  color  ,  ed  ingegnosa  voce 

Ne'varj  suoni?  e  che,   dal  primo  istante,. 

L' esser  d' amor  alia  mia  ninfa  oggetto  ?    1 

Gloria  infelice  de'  pennuti  or  giaci. 


Horrida  pro  nioestis  lanietur  pluma  capillis  ; 

Pro  longa  resonent  caruiina  vestra   tuba. 
Quid  scelus   Ismarii  quereris  ,  Philomela,  tyrauni  ' 

Expleta  est  annis  ista  querela  suis. 
Alitis  in  rars  miserum  devertite  fuuus. 

Magna  ,  sed  antiqui ,  causa  doloris  Itys. 
Oiuaes  qia  liquido   Iibratis   in  aere   cursus  ; 

Tu  taaien  ante  alios ,   turtur  aniice  ,  dole. 
Plena  fuit  vobis  oirrai  coucordia  vita, 

Et  stetit  ad  iinem  longa  teuaxque  fides. 
Quod  fu't  argolico  juvenis  ,    Phoceus  Oreslae  . 

Hoc   tibi,   dum  licuit,  Psittace  ,   turtur  crat. 
Quid   tanien  ista  fides'   quid  rari  forrua  colorisi 

Quid   vox  mutandis  ingeniosa  sonis  ? 
Quid  juvat  ,   ut  datus  es ,   nostrce  placuisse  paellas  | 

Infelix  avium  gloria  ,  neuape  j^ces,  \    ^^ 


'  DI    UN   PARROCCHETTO.  S3 

Tu  ben  potevi  i  fragili  smeraldi 
Col  bel  veide  oscurar,   del  rosso  croco 
Tiato  il  punico  rostro.  In  terra  fabro 
Di  pid  simili  voci  a  voci  umane 
Augello  noil  fu  mai  :  si  ben   torniti 
Con  bleso  suono  proroinpean  gli  acceatil 
L'invidia  ti  rapi  :  non  aspre  guerre 
Movevi  tu  ,  d'  una  tranquilia  pace 
Garrulo  amante  ;   e  lunghi  giorni  intanto 
E  infin  spess'  anco  alia  stagion  piu  tarda 
Vivon  le  cotornici  in  fra  le   pugne. 
Sazio  il  poco  ti  fea  ;  ne  ingorda  voglia 
Di  molti  cibi  in  te  vincea   V  amore 
Del  sermon  nostro  :  esca  porgean  bastante 
Soporoso  papavero  e  la  noce  ; 
E  ne  spegnea  semplice  umor  la  sate. 
Vive  edace  sparviero  ,  il  nibbio  vive  , 
Che  per  V  aria  volteggia  ;  e  della  piova 
Presaga  pica  ,  e  la  cornacchia  in  ira 
Air  armigera  Pallade  ,  ed  appena 
Dopo  la  nona  eta  preda   di  morte. 
Estinto  e  quel  loqiiace  parrocchetto  , 
Di  mortal  voce  immago  ,  elctto  dono, 
Dono  ,  che  dall'  estrenio  orbe  n'  e  dato. 

Tu  poteras  virides  pennis  hebetave  Zinaragdos, 

TiQcta  g»".ren3  rubro  punica  rostra  croco. 
Men  fuit  in  ten-is   vocum  siniulautiur  ales  : 

Reddebas  bl»80  tani  bene   verba  soao. 
Raptus  es  invidia  :  noa  tu  fera  bella  movebas : 

Garrulus ,  et  placid.-e   pacis   aniator  eras. 
Ec^e   coturnices  inter  sua  proelia  vivunt: 

Forsitau  et  liiint  inde  frequenter  aims. 
Plenus   eras   luiniiuo  :  nee  pras  sermouis  amorc 

In  niuUos  poteras   era  vacare  cibos. 
Nux  erat  esca  tibi  ;  causssque  papavera  somni  j 

Pellebatque   sitim  simplicis   liuuior  aqiise. 
Vivit  edax  vultur  ,  ducensque  per  aera  gyroa 

Miluus  ,   et   pluviae  graculus  auctor  aquK. 
Vivit  et  arniifera;  coinix  invisa  Minerva  ; 

lUa  quideni   seclis  vix  moritura  novem. 
Occidit  ille  loquax ,   huuijuaa;  vocis   imago , 

Psittacus,  extreiuo  munua  ab  orbe  datum. 

mOl.  Jtal.  T.  iVill.  3 


IN    MORTE 

Mano  avnra  anzi  tempo  i  buoni  invola , 
E  rompion  tutto  il   vitiil  corso  i  rci. 
Di  FiLicida  il  i'm  vide  Tcrsite  ; 
Ed  era  polve  Ettor  ,  vivi  i  fratelli. 
A  chc  mai  della  timida  donzella 
Ridir  per  lo  tuo  scampo  i  caldi  voti , 
Che  procelloso  Noto  in  mar  disperse  ? 
II  settimo  volgea,  che  il  di  seguente 
Non  avria  mostro :  e  gia  per  ie  la  Parca 
Inoperosa   senza  ill  si  stava  : 
Ke  istnpidiron  sulP  ignava  gola 
Le  ust^te  voci  in  pria  :  poiche  la  lingua 
IMoribonda   grido :   Coriuna,  addio. 
S'  erge  frondnsa  iu  sull  Elisio  colle 
Di  noreggianti  lecci  aha  foresta  , 
E  d"  erba  eterna  ovunque  il  suol  verdeggia. 
La  sede  e  cpiesta  (   se  alia  lama  credi  ) 
De'  volanti  aniniai ,  che  mansueti 
Niitron  2.1i  spirti  ,  onde  i  rapaci  han  bando. 
L'  innocuo  cigno  e  V  unlca  Fenice 
Si  longeva  ,  spaziando  ivi  si  pasce  : 
Deir  ale  variopinte  il  vanto  spiega 
L'  au2;ello  di  Ginnone  ;  e  baci  porge 
Dolce  coloniba  al  ciipido  consorte. 

0]itinia  prima  f«;re   uianibus  rapiuntur  avansf 

Implcntur  minieris  deteriora  suig. 
Trisria  rinllacyrla:  Tlievsites  fimera  vidit  : 

Jamrjue  cinis  ,   vivis  fra'ribus  ,  Hector  erat. 
Quid   lefrr.ini  tiniidae  pro   te   pia  vota  puellae  ; 

Vota  ,   procellcso  per  mare  rajua  Koto? 
Septiiiaa  lux  aderat  .  non  exiiibitura  sequentem  -• 

Et  sictbat   \acua  jam  tibi  Parca  colo. 
INec  tanien  ignavo  stupuerunt  verba  palate. 
Clau.avit  ni(<riens  lingua  ,   Corinna  ,  vale. 
Colle  si'b  Elysio  nigra  nemus  ilice  frondens  > 

Udaque   perpetuo  tranirne   terra  viret. 
Si   (jua  fides   dubiis  ;   volucruni   locus  ille  piaruu- 

Dicitur,    obscenie  quo  prohibentur  aves. 
Illic  innorui  late   pascuntur  olores  , 

Er  vivax   Plicenix  ,   unica  seiiiper  avie. 
Ex|jll<af  ipsa  suas   ales  Junonia  pennas  ■ 
Obcula  dat  cupido  blaada  coluniba  usari 


DI    UN    PARR0Cr,IIETTO.  35 

Tra  loro  accoko  neir  ombrosa  cliiostra 
II  parrocchetto  ,   ad  ascoltare  intento 
Le  sue  parole  quel  pio  stuol  rivolge. 
Copre  il  tumulo  Tossa;  e  quple  a  salma 
Esile  si  conviea  ,  tumulo  angusto, 
E  titol  a  se   pare  ha  il  picciol  sasso. 
a  Che  a  Madonna  esso  piaccjue  a  me  palesa 
»   Questo  sepolcro :  e,  nel  parlar,  la  hugua 
»   Ben  mi  si  feo  di  tale   augel  piii  dotta.  » 

Psittacus  hag  inter  ,  nemorali  eede  receptus  ; 

Converrit  volucres  iu   sua  verba  pias. 
Ossa  tegit  tmuulus  :  tumulus   pro  corpora  parvus  : 

Quo  lapis  exiguus   par  sibi  carmen  habet. 
Ca4ligor  ex  ipso  douiinis  placuisse  sepulcro. 

Ora  fuere  uiiiu  plus  ave  docta  loqui. 


S6 


Osscrvazioni  snpra  un  fnmmento  anfico  di  bronzo 
di  greco  kaoro  rappi  esentante  Vemre ,  puhblicate 
^„^n  occasions  delle  iiozze  fans  issime  drlla  inarckesa 
.^^Crlstina  TriVllzjo  cul  coiitr  Cuisrppc  Abcuinti. — 
^^M'donoy  iiSiQ,  dalV  I.  R.  stumper la y  dipugiue  ^S^ 
^i/i  4.°  gr.,  con  due  figure. 


I 


L  sig.  Cattaneo^  sempre  iiitento  ad  arriccliire  Tar- 
cheologia  di  nuove  Jiiiportiinti  ossej  vazioni  ,  in  oc- 
casiouc  d'illustri  nozze  alcmie  ne  produce  sopia  un 
fjaniuiento  antico  di  iDronzo  da  csso  fortunataniente 
acquistato  nella  ( iita  di  Post  durante  il  di  lui  viag- 
gio  Gernianieo-Ungaiico.  Qucsto  prczioso  moniniiento 
ha  egli  fatto  elegantcmcnte  incidere  in  due  tavole 
dal  valentissinio  Anderlotd^  ollercndone  per  tal  modo 
la  duplice  immaginc. 

Nota  egli  da  principio  die  difficile  sarebbe  lo  ag- 
giugnere  alcuna  cosa  di  ni'ovo  a  quanto  intorno  a 
Vencre  fu  raccolto  ed  esposto  dai  signori  Larchcr  e 
La  Chan;  tuttavia,  ritenendo  eoli  che  questo  frani- 
lucnto  Venere.  stessa  rapprcscnti  ,  si  fa  a  provare 
essere  il  medesimo  greco  lavoro  ,  anziche  roniano, 
notando  la  caratteristira  semplicita  delF  attitndine, 
e  rinarnvabile  venusta  dello  stjle.  Non  tanto  ini- 
portante  ci  senibra  T  indagine  fatta  dalF  autore , 
tome  mai  un'  opera  di  gre(  a  niano  e  di  tanta  bel- 
lezza  siasi  potuta  rinvenire  ne!  cuore  della  Panuo- 
liia.''  Si  potrebbe  forse  dubitare  clie  I' israelita  vendi- 
tore  del  frammenta,  per  lo  esteso  traffico-  di  quella 
nazione  acquistato  lo  avesse  da  altro  collettore  e 
forse  da  alcun  possessore  di  tutt'altra  nazione;  ma 
supposto  ancora  die  trovata  sx  fosse  in  uno  scavo 
ungarico  quella  statuetta  ,  non  riusci-ebbe  punto 
6trano  quel  ritrovamrnto  per  i  niolti  ^"fratti  di  eru- 
dizione  riferiti  dall"  autore,  per  la  devozione  parti- 
eolare  da   molti    antichi    proftssata    a    Venere  ,    per 


O85ERVAZI0N1  SOPRA  UN  FRAMMENTO,  CCC.         3^ 

r  nso  comune  de'  Lararii  e  per  quello  di  portare 
gV  idoletti  ne'  piu  lunghi  viaggi ,  alle  quali  cose 
avi'ebbe  potuto  aggingnersi,  die  dopo  le  guerre  coi 
Daci  sostemite  da  7>«/a//o^  I'imperadore  M.  Aurelio 
ando  prA  volte  coU'armata  romana  e  con  numeroso 
seguito  di  persone  iliustri  nelP  Uiigheria,  dove  sog- 
giorno  lungamcntte  e  mori.  Poteva  dunque  essere 
cola  portato  quel  monamento  dalla  Grecia ,  o  da 
Roma,  come  lo  furono  tant'altri  delle  migliori  epo- 
che  e  dei  migliori  stdi  deir  arte  ,  che  nelF  Uagheria 
SL  ritrovarono. 

Converremo  f.icilmente  coir  autore",  clie  picciole 
statuette  mefa'liche  si  usassero  come  lari  o  penati  ^ 
come  arredi  sacerdotali  o  domesti«^i,  ed  an-^ora  che 
alcune  se  ne  dedicassero  nei  sacrarj ,  v\AV  interno 
dei  templi ,  nei  sacri  luchi  o  boschetti,  talvolta  an- 
cora  come  statuette  votive.  Passa  egli  a  descrivere 
il  frammento,  il  qn.ile  pero  confessa  egli  stesso  man- 
care  di  ronnotati  archeologici  ,  tutti  forse  essendo 
questi  dall"  edace  tempo  di^triitti.  La  testa  e  mal- 
concia  dalla  ruggine  dei  secoli  ,  la  destra  mano  e 
monca  di  tutte  le  dita,  la  sinistra  gamba,  non  che 
quasi  tutta  V  unita  coscia ,  fu  stacrata  dal  tronco 
della  fi^ura  ;  ed  a  questa  suppone  Tautore,  gratui- 
tamente  pero  ,  che  annesso  fosse  alcun  simbolo  ca- 
ratteristico  della  sua  rappresentazione.  La  sola  msno 
sinistra  ,  vezzos'amcnte  atteggiata  ,  offre  un  simbolo., 
cioe  nn  fiore  o  piuttosto  il  calire  di  un  fiore ,  svelti 
essendo  i  petali ,  e  questo  T  autore  crede  xin  sim- 
bolo tra  i  moiti,  coi  quali  Tantichita  distinse  la  di- 
vinita  di  Venerc.  Loda  egli  ben  con  ragione  la  squi- 
sita  be'lezza  delle  forme,  la  venusta  del  carattere, 
la  moUezza  inarrivabile  de'  coutorni  ^  la  grazia  no- 
bilissima  delP  attitudine,  e  tutti  que'  pregi  che  le 
opere  onorano  degli  artefici  greci,  giunti  felicemente 
a  trovare  il  punto  sino  al  quale  e  lecito  alfumano 
ingegno  di  epignere  T  imitazione  della  natura ,  no- 
biiitandola. 


iSa  05SERVAZ10NI    SOPRA    UN    FRVMMENTO 

11  capo  e  adorno  di  utia  ricca  capellatura  bipar* 
tita  sulla  frontc ,  ed  arinodata  negligenteniente  alia 
nuca ,  il  die  convieue  ad  alcuna  descrizioiie  di  Ve- 
nere  degli  aiuirhi  poeti ;  e  da  questo  Tantore  si  fa 
strada  a  dedaniare  un  istaute  contra  la  inoda  del 
crine  reciso  ed  irto  ,  che  le  nostre  belle  per  alcua 
tempo  adottarono. 

Torna  ei  quindi  al  fiore  ,  e  sebbene  rari  sieno  i 
monunienti  in  cui  Venere  si  vegga  effigiata  con  quel 
simbolo  ,  alcuni  tuttavia  ne  rammcnta  ,  e  tra  gU 
altri  unVirna  del  palazzo  liarberiid  di  Roma,  o  Tan- 
tichissima  Bocca  dt  pozzo  del  museo  Capitolino ,  in 
j)ioposito  della  ({uale  vediamo  con  piacere  inserita 
una  nota  erudita  e  giudiziosa  suUo  stile  detto  Egi- 
netlcoj  e  finalmente  un  candelabro  di  marmo  dello 
•tcsso  musco  Burberinl^  ed  un' ara  Gabina  del  mu- 
seo Chiaramontl ,  non  che  alcune  gemme  del  museo 
di  Firenze. 

DiHicile  riesce  Tindicare  la  qualita  o  la  specie  del 
iiore  che  la  statuetta  tiene  nella  sinistra  ;  ne  I'  au- 
tore  riesce  a  dirne  cosa  alcuna  di  concludente  ,  se 
non  rintracciando  nelF  antica  mitologia  i  fiori  asse- 
Snati  alia  dea  della  bcllezza ,  tra  i  quali  trova 
principalmcnte  posta  sotto  la  tutela  di  quella  la 
rosa,  benche  dedicati  le  fossero  anche  il  papavero, 
il  ^iglio  ed  il  pomo.  Ncl  fraramento  tuttavia  crede 
egli  non  potersi  ammettere  se  non  la  })resenza  di 
un  tiore  ,  mentre  il  papavero  si  da  in  mano  a  Ve~ 
nere  solo  in  istato  di  fiutto  o  di  capsula  ;  e  per 
rio  e2;li  stabilisce  che  quel  tiore  sia  una  rosa  ,  fa- 
ceudosi  strada  per  tal  modo  a  supporre,  che  forse 
il  greco  statuario  alludesse  alia  sfida  tra  Amove  e 
Vcncre ,  da  alcuno  scrittore  antico  rifcrita  ,  a  clii 
colto  avesse  maggior  copia   di  rose. 

Studiasi  egli  per  ultimo  di  determinare  a  quale 
dei  moltiplici  simulacri  di  Venere  riferire  si  possa 
il  frammento  illustrato.  Dugonto  quarant'otto  nomi 
o  epiteti  di  Venere  rarrolse  con  incredibile  studio 
Larcher^  piu  di  cento  quattro  statue  e  sette  piituie 


ANTIGO  R\PPRESENTA.NTE  VENERE.  "S^ 

egli  giunse  a  distinguere  nelle  opere  degli  anticlii 
classici.  Tra  tutti  que'' moaumenti  alcuno  noa  se  ae 
trova,  che  richiami  Videa  del  presente  fraramento , 
per  il  che  egli  diibita  che  o  di  tutte  le  fogge  ,  nelle 
quali  gli  artefici  etGgiarono  le  varie  diviaita,  non  siasi 
fatta  menzione  dagli  scrittori,  o  perdute  si  sieno  le 
opere  loro ,  che  ad  una  foggia  particolare,  e  forse 
a  qnesta  si  riferivano.  Parla  per  ultimo  dell'  antica 
doratura  di  cui  la  statuetta  conserva  tuttavia  mani- 
festi  vestigt,  deir  uso  e  deir  oggetto  della  doratura 
presso  gli  antichi ;  e  conchiude  essere  forse  quest«> 
un  antico  lare  o  penate ,  o  nn-^he  piu  probabilaiente 
ua  idoletto  votivo  ,  lavoro  di  greca  mano  ,  rappre- 
sentante  la  dea  della  bellezza  con  attributo  presso 
che  insolito.  > 

Degna  di  lode  e  certaniente  questa  illustrazione, 
dalla  quale  moke  notizie  possono  raccogliersi ,  uti- 
lissime  non  solo  per  la  scienza  antiquana  ,  ma  an- 
cora  per  la  storia  deir  arte.  Non  dissiraula  1  autore 
nelle  ultime  pagine,  che  il  di  lui  opuscolo  potrebbe 
dar  luogo  ad  alcune  osservazioni  e  disamine.  La 
prima  cadrebbe  forse  sulla  attribuzione  fatta  di  que- 
sto  monumento  a  Vcncre  ,  cui  non  viene  aggiudi- 
cato  da  alcuu  attributo,  quello  eccettuato  del  fiore 
che  a  moke  divinka  ed  a  molti  akri  personaggi 
mitologici  riferire  si  potrebbe  ,  anzi  che  a  Venere 
stessa.  La  fjg-nra  e  nnda  iiiteramente,  e  la  s;amba 
sinistra  mancante  sembra  dover  essere  rialzata ,  co- 
me lo  mostra  akresi  la  piegatura  del  corpo,  il  che 
farebbe  supporre  un'  attitudme  di  ninfa  scherzosa  , 
di  danzatrice  o  di  baccante  ,  alle  quali  tutte  non 
disconverrebbe  Tavere  nelle  maninn fiore.  Ma  aquesta 
osservazione  potra  facilmente  rispondere  T  autore  col 
soncorso  deir  estetica ,  accennando  che  solo  a  Ve~ 
nere  converrebbe  la  inarrivabile  veausta  della  figura 
medesiraa. 


40  ^?i-»-v-^ jT^i  T"rn'>r?T'>^T.T-'?rTO'--- 

— -  ■  ■   i       • •  ■  ■"      ■  'I'" 

Tt<i     «  ii   »>ifK»-;  oiinivj   onnR  Jl<  i(>       -.'..airrr, 

Memorie  sc'ientifiche  e  letterarie  aelf4i^neg  di  Tj'e^^ 

viro.   Vol.  II    in    4.°  di    pag.    lxxxiv.  e  3ia,-— 

,f^e/iezia  ,   1819,  presso  Fra.icesco    Aiidreola^y^U' 

ppografo  della  proviiicia  di  Treviso.  ;    _.       , 

p  .-.-^-,- 

VjoMiTsrcT^.  il  volume  con  un  dixcorso  pronunziato 
dal  segretario  perpetuo  Ghirlanda  nella  sediita  straoi'- 
dinaria  del  di  i3  liiglio  1819,  alia  quale  inter- 
vemie  il  socio  onorarlo  lo  scidtore  Canova.  In  esso 
si  pari »  (lella  crezioiie  e  de'  ])rogrcssi  di  quel  corpo 
arcademiro,  e  si  acrennano  i  graadi  menti  dei  so- 
ci ,  detti  concittadini  ,  Canova ,  Mengotti ,  e  Scarpa. 
Sejjne  la  relazione  di  parte  dei  lavori  fattl  dii' 
rante  V  anno  accadcmico  i'6\6-\^\'j  del  prof.  Pezzl. 
Si  acrennano  due  memorie  mediche,  Tuni  sal  tifo 
del  dott.  Fabris  ,  1'  a'tra  sulV  attuale  tratramento 
dei  pellagrosi  del  dolt.  Zava.  Nella  classe  delle  let- 
tere  P  arcademico  Bianchetti  tratto  deila  eloquenza 
ctemporauea  dei  libri  ,  e  delF  entiisiasnio ,  ben  di- 
stinto  dal  fanatismo  ;  il  socio  Bastasini  prese  a  di- 
scutere  se  gli  scrittori  italiani  debbano  prendere  ad 
imitare  nella  locrtzione  e  nello  stile  le  voci  c  le  ma.' 
niere  dei  classici  del  secolo  XIII. ,  come  e  d'  avviso 
il  Cesari ,  oppure  quelle  de  classici  piu  vicini  a  noi  , 
come  pensa  Francesco  Maria  Zanotti  ?  e  si  mostro  del 
partito  del  secondo;  il  conte  Amalteo  in  una  disserta- 
zione  della  libertd  concessa  alia  locuzione  italiatia  da^ 
gli  accademici  della  Crusca^  credette  d'imporre  silen- 
zio  a  tutti  i  contendenti ;  V  ab.  Tavani  presento  una 
traduzione  in  versi  della  111  Satira  del  11  libro  di 
Orazio  ,•  rarciprete  Dnlmistro  nn  sermone  sulla  scou' 
venienza  d"lle  azioni  di  pareccJd  col'e  loro  dottrine\ 
il  mnrch.  Bernardi  alcnm  Quadri  Virglltani  ,  cioe 
passi  piu  luminosi  di  Virgilio  ,  ropiati  rol  penneUo 
del.  Tasso.  Nella  classe  delle  arti  una    dissertazione 


MEMORIC  SCIENTIFICHE  E  LETTERARIE  ,  CCC.        ^t 

^ola  storicb-filo'solfica  sul  teatro  italiano  vedesi  pre^ 
sentata  dal  co;ite  Allegri.  Di  altri  lavori  fatti  nel 
cors  >  di  cjueiranno  reiide  conto  il  segretario  per 
le  scieaze  signer  Amalteo  ,  cioe  di  alcunfe  osserva-i' 
zioni  mediche  istittiite  dal  dolt.  Liberali  sidV  indu- 
ramenfo  del  tessuto  ccllulare ;  di  altrc  fatte  dai  me- 
dici  Qhirlanda  e  Pasqnali  sul  tif) ;  delle  esperlenze 
dair  ab.  Costantini  istituite  siilla  pretesa  manaa 
caduta  8U2.1i  alberi ,  die  eg!i  riferisce  al  Cherme^ 
del  Linneo ;  di  altre  sulF  ingrasso  dei  terreni  tlel-- 
r  arciprete  Crico  ^  il  quale  ha  pure  aanuaziato  Tin- 
gegnosa  industria  di  un  suo  villano  nA  sorprendere 
e  distruggere  i  toiii  di  caaipagna  ;  dei  cenni  stati- 
stic! ed  economici  sopra  Li  proviacia  di  Treviso 
del  d  tt.  Arrigoni ,  e  di  ua  n  lovo  metodo  per  ri- 
solvere  le  equazioai  deteraiinate  di  3.°  e  4.°  grado 
proposto  d  il  prof.  Cardinali.  Si  accenaano  pure  sgttQ 
gli  anui  1817  e  1818  un  discorso  sulla  fantasia  del- 
r  arciprete  5oZc?afi  ,  "altro  del  signor  Fregonese  sul 
modo  di  rendere  piii  accostumati  e  piu  probr  i  ser- 
vitori;  una  dissertazioae  del  prof.  Racchetti  suUa 
cansa  priacipalissima  del  ritardo  posto  ia  Italia  alia 
riforma  del  codice  penale  ;  altra  deir  ab.  PoUaii" 
zani  sulla  situazione  della  citta  di  Betulia ;  un  com- 
pendio  di  parte  della  storia  Veneta  del  cav.  barone 
Porro  e  una  dissertaziime  del  canonico  Rossi  in- 
torno  ad  alcuni  titoli  malamente  attribuiti  ai  Vescovi 
di  Treviso.  Per  ultimo  si  accenna  1'  artifizio  col  quale 
certo  Balbi  si  occupa  di  togliere  dai  muri  i  dipiuti 
a  fresco,  e  riportarli  ia  tela,  il  che,  dicesi,  ese- 
guisce  egli  coa  somma  facilita,  con  esattezza  e  con 
poca  spesa,  operando  anche  sulle  superficie  curve; 
notizia  che  puo  riuscire  iniportante  a  chi  si  occupa 
ora  in  Milaao  di  questo  non  nuovo  artifizio.  Una  no- 
vella nella  favella  antica  di  Fiesole  less^e  il  conte 
Tomitano  ,  ed  i  socj  Crico^  Lazzari  ^  Soler  e  Buffo 
gU  elogi  prescntarono  di  letterati  o  di  artisti  ni- 
zionali;  della  pellagra  tratto  ancora  in  qnest'  ultimo 
periodo  il  Marzari;    della  inutilita  delle  suiliimiga- 


I^j,  MFMORIK  JCIENTiriCHE  E  LETTEU.VRIE 

zioni  il  dott.  Meiieghetti;  del  contagio  petecchiale 
trattarono  i  medici  Pasquali  e  Carretta  ;  il  dott. 
Beiwenisti  parlo  di  una  febbre  da  esso  detta  go- 
nalgica^  o  sia  iiitermittente  ad  un  ginocchio  ;  pre- 
sento  il  prof.  Pezzi  i  suoi  elementi  di  Antropologia 
coniposti  per  gli  ediicatori  e  per  i  loro  allievi  ;  si 
occupo  di  naovo  1  Arrigoni  della  popolazione  della 
pr  >vincia  di  Treviso  considerata  nelle  sue  relazioni 
coUa  statistica  ;  tratto  della  nioueta  il  conte  Revedln, 
e  dei  mezzi  oade  evitare  la  sproporzione  della  mo- 
neta  erosa  alia  liua  ,  coiitraddetto  ne'  suoi  divisa- 
meiiti  dairaccademico  Ferro ;  scrisse  U  signor  i'Va/z- 
cesco  Negri  uaa  dissertazioiie  sopra  Dionisio  Ferie- 
gcte  e  sopra  il  suo  poema  sul  giro  della  terra  ;  tra 
i  letterati  alcum  iinpugno  Y  opiiiione  del  conte 
Perticari  che  la  favella  tramutisi  eternamente;  Tab. 
Barjiardi  canto  le  glorie  delF  architettvira,  e  i  pro- 
digi  di  Dio  Fola  alcuni  versi  consacro  alia  malin- 
conia  ,  e  \  arciprete  Moaico  railegro  la  societa  coa 
un  rapitolo  intitolato  il  Queriio  ,  poeta  cortigiano  , 
e  builbne  di  Leone  X;  alcuni  altri  elogi  si  presen- 
tarono ,  ed  il  dot  tor  Bianclietti  quello  intraprese 
del  Filangeri. 

II.  Sulla  intelligenza  d'  un  passo  di  Vincenzo  Sca- 
mozzi.  Memoria  del  signor  Francesco  AmaUeo.  II 
passo  illustvato  trovasi  alia  pag.  827  della  edizionc 
di  Venezia  (\c\\'  Albrizzi  1714,  e  versa  sulla  pian- 
tagione  degli  alberi  in  quincunce.  II  ragionamento 
deir  autore  sembra  giusto  ed  ingegnoso  ;  ma  non 
puo  farsi  ben  conoscere  senza  il  soccorso  delle  fi- 
gure unite  alia  memoria. 

IV.  Sopra  il  disboscatnento  dei  monti.  Memoria 
del  signor  Jacopo  Filiasi.  Si  oppone  egli  al  princi- 
pio  ,  che  le  piene  fluviali  sieno  divenute  pin  tre- 
quenti,  piu  alte  ,  piii  celeri  dopo  il  disb  »scamento 
de'  monti ,  e  la  distruzione  dellc  eelve  ;  dice  che 
per  quest©  inverso  non  trovasi  V  ordiiie  delle  sta- 
gioai  ,  e  su  questo  si  estende  con  erudizioiie  gran- 
dissima ,    rimQataado    sjno    a    Scimno    Chio  e  agU 


DETX'  ATENEO    DI    TREVISO.  43 

altrl  anticlii  geografi:  mostrasi  poco  persuaso  della 
creduta  g;^"!!^^'*'^  estirpazione  dei  Ijoschi  Alpini ,  e 
forse  troppo  persua'^o  si  fa  vetlere  del  rapido  in- 
crcmento  degli  alberi.  Molto  dottamente  discorre 
deli'  antica  condizione  del  Po ,  della  fbrmazione  an- 
tica  delle  pianure  ,  della  sminuita  altezza  delle  raon- 
tagne,  del  rialzamento  del  fondo  dei  fiumi  italici,  e 
specialmente  di  quello  del  Po,  deirOlio  e  deirAdige, 
e  della  poca  o  nissuna  relazione  che  il  disboscamento 
de'inonti  puo  avere  col  lore  ingrossamento.  In  una 
appendice  tuttavia  arrera  alcuna  limitazione  alle 
massime  esposte ,  e  sembra  far  voti  per  la  conser- 
Vazione  de'  boschi  •,  accennando  altresi  che  il  mo- 
vere  la  terra  sui  monti  o  il  tagliarne  i  boschi  puo 
far  nascere  alcuna  alterazioae  nelF  acque  da  quelli 
provenienti  ,  e  conchiude  che  non  si  deggiono  era 
toccare  le  selve  sui  monti  ,  e  nemmeno  nelle  pia- 
nure ,  sebbene  impugni  che  questo  recato  abbia 
alcun  danno  ai  fiuini. 

V.  Della  agricoltura  Trivigiana.  Secondo  saggio 
storico  del  signor  dott.  Agostino  Fappani.  Ella  e 
questa  la  continuazione  di  uno  scritto  molto  esteso, 
e  che  puo  riuscire  di  grandissima  utilita  a  quella 
provincia  •,  in  questo  secondo  saggio  Pautore,  dopo 
avere  esposto  alcuni  principj  e  regole  generali  della 
coltivazione,  tratta  della  cokura  de'  grani,  de'prati  e 
de'foraggi,  degli  armenti ,  delle  viti  e  dei  vini, 
delle  coUine  e  dei  monti ,  dei  boschi  e  degli  alberi, 
dei  bachi  da  seta  e  dei  gelsi ,  degli  stromenti  ru- 
rali ,  dei  georgici  di  vario  argomento,  e  finalmente 
dei  promotori  delP  agricoltura  trivigiana.  I  primi 
articoli  sono  trattati  non  solo  coi  lumi  agronomici, 
ma  ancora  con  molta  erudizione  ,  e  si  fa  spesso 
ricerca  degli  scrittori  agrarj  trivigiani  ed  anche  ita- 
liani  in  generale,  dei  quali  si  annunziano  altresi  al- 
cune  opere  manosciitte. 

XI.  Dell'  iiso  presso  gli  nntichi  di  legare  i  marmi 
col  legno  nelle  grandi  fabbriche.  Memoria  del  pro- 
fessore  Giani,   Si  combattuno  in  questa  due  propo- 


44  MEMOTIE  SCIENTIFICUB  E  LETTEIIVKIE 

sizioni  del  coate  Cicognara,  V  una  die  al  sig.  Dodwell 
sia  dovuta  la  scnperta  del  modo  con  cui  gli  antichi 
connettevano  alle  volte  le  pietre  con  pei'ni  di  lea;no 
piuttosto  che  di  metallo  ;  T  ultra  che  dagli  antichi  da- 
vasi  la  preferenza  al  legno ,  perche  i  fulmini  non  fos- 
sero  attratti  dai  metalU;  e  T  autore  della  memoria  si 
studia  di  provare  che  ben  conosriuta  era  la  pretesa 
scoperta  del  sig.  D idwell  ^  perche  la  cosa  viene 
dilFusamente  esposta  nt;)!'  architettura  AqW  Alberti  ^ 
e  che  d  legao  al  ferro  dagli  antichi  si  preferiva , 
percjie  fosse  piu  durevole ,  scegliendosi  sovente  il 
cedro  ,  come  qnt^lo  che  godeva  faraa  di  eternita. 

XII.  Cenni  statistici  sulla  provincia  di  Treviso. 
Blemoria  del  sig.  dott.  Renato  Arrigoni.  Memoria 
bella  e  pieaa  altresi  di  dotte  ricerche  5  importan- 
tissima  per  que'la  provincia. 

XIII.  Osservaziorii  intoriio  ad  una  iscrizioiie  greca 
del  mmeo  veroneie.  Memoria  del  sig.  Francesco  Ne- 
gri. Questa  iscrizioae  era  gia  stata  pubblicata  da 
Maff'ei^  e  da  piu  di  sei  altri  -ivanti  di  esso  ,  seb- 
bene  egli  ne  citi  sei  soli.  II  Negri ,  in  occasione  di 
questa  iscrizione  posta  in  venJita  da  un  antiquario 
in  una  lamina  spuria  di  piombo,  ne  riassume  Tesa- 
me,recando  tutte  le  opinioni  d  \i  detti  scrittori  por- 
tate  sulla  medesima  .  ed  aggiugnendo  le  sue  osser- 
vazioni.  Parlasi  in  essa  di  rerto  Teofilo  Aatiocheno, 
Melanoforo ,  che  alcune  pitture  fatie  anche  alF  en- 
causto,  ed  in  alfro  modo,  che  l.iti.iamente  i\  Maffei 
ha  tradotto  paxillos,  dedica  a  Serapide,  I  side  ^  Aiuibl 
ed  Arpocrate.  Dice  T  autore  in  'erto  a  quale  p:iese 
1'  iscrizione  appartenesse  ;  spiega  il  pastoforio  per 
abitazione  de"  pastofori  o  tcdamiferi  ,  che  il  talanio  . 
o  tabernacolo  di  una  dea  portavano  nelle  proces- 
sioni -,  piu  difficile  trova  a  spiegirsi  il  signiticato  dei 
melanofori  .,  portatori^di  cosa  nera  ,  che  egli  crede 
forse  coperti  di  nere  graniagl.e  o  di  vesti  tene- 
brose.  Parla  quindi  delF  intonaco  ,  che  dalla  iscri- 
zione vieue  rammeutato  come  prepar  \torio  alia  pit- 
tura ;    deir  encausto ,    degli    artisti    che    iu    qnesto 


DELL^ATENEO    DI    THEVISO.  46' 

genere  di  lavoro  si  occiipavano ,  e  delle  cure  date  ia 
questi  ultimi  tempi  al  rianovamento  di  queir  arte  ; 
traduce  la  parola  atpofio^^yt;  per  measole  ,  male 
interpretata  dal  Mnffei  per  paxillos  ^  e  da  alrri  per 
uncmi-,  per  ultimo  propone  ui;ia  piu  corretta  ver- 
sione  italiana  della  iscnzione  medesima. 

XIV.  Sit  alcuni  tltoli  malamente  attribuiti  ai  t'e- 
scovi  di  Treviso.  Memorla  del  caiioiiico  Rossi ,  ar- 
clprete  della  cattedrale  di  Treviso.  Versa  qucsta  me- 
moria,  iu  gran  parte  diplomatica,  sui  titoli  mala- 
mente a  que' vescovi  aitribuiti  di  Duca^  Marchese 
e  Conte. 

XV.  Elogio  a  Gaetano  Filangeri  di  Giuseppe  Bian- 
chetti.  Sembra  scritto  con  molta  accuratezza,  ed  in 
uno  stile  elegante  ,   che  si  accosta  all'  oratorio. 

XVI.  latoriui  alia  lingua  italiana.  Epistola  di  An- 
gela Dalmistro  al  dott.  Mnrzari.  Noti  sono  1  talenti 
poetici  del  Dalmistro  ,•  e  qucsta  epistola  tende  al- 
qunnto  a  scuotere  il  giogo ,  che  allu  Italia  si  vor- 
rebbe  imporre  dalla  Crusca  e  dal  Cesari.  I  trecen- 
tisti  si  veggono  in  queUa  molto  maltrattati ;  assai 
lodato  e  il  Monti  .^  e  si  fanno  voti ,  perche  un  nuov^ 
tesoro  della  lingua  si  componga  ;  si  vorrebbe  che 
ancora  vivesse  Lamberti.,  escludere  non  si  vorrebbe 
il  Cesari.,  ed  associati  si  bramino  al  lavoro  un  il/i- 
ckele  Opitergino  assente  .  Lumpredi  ,  Pindemonte  ^ 
Valeriani  traduttore  di  Tacito .,  Botta.,  Giordani  e 
Francesco  Negri ^  si  augura  a  questa  impresa  il  fa- 
vore  de'regnanti,  con  che  certaniente  T  opera  riu- 
scirebbe  inunortale.  Per  ultimo  Y  autore  consiglia 
air  aniico  di  tenere  una  strada  di  mezzo  in  puato 
di  stile,  cioe  tra  la  svcnevole  rozzez/a  e  T  orgo* 
glios:i  lirenza  ,  e  chiude  con  questi  versi  che  sono 
tra  i  migliori   deir epistola: 

Oh!  se  nel  mezzo  si  reggea  Fetonte 
Mai  destro  auriga  del  pater  no  carro , 
Che  il  di  recando ,   rccb  a  se  V  estremo ; 
No  che  I'  onde  del  Po ,  dal  fuhnin  arso 
*  "      E  in  gill  travoltb,  ei  non  fendea  d' un  tonfo; 


46  Bfr.TVrORIR  SCrENTlFIRITF   K  LETTER  VUIF,   CCC. 

No  che  V EliacU  non  sarien  pioppe  ''  ' 

Ainhra-geinenti.  in  riva  al  real  fiume  , 
Che  fu  Invacro  al  fu.niyante  corpo 
DdV  incouto  frctel,  ne  tra  le  fronde 
State  gia  chioine  fischiercbbe  il  vento. 

XVn.  Saff'o  in  Lesbo.  Cantata  del  prof.  Fieri. 
Bella  e  la  scelta  rle'l' argomento,  e  nei  recitativi  si 
trovano  versi  assai  lelici. 

la  altro  articolo  si  accenneraaiio  gli  scritti  di  me- 
dico arffomento. 
o 


4f 


P  A  R  T  E    11. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE, 


Prospetto  eke  contiene  i  risultamenti  ottenuti  nella 
clinica  inedica  della  regia  Unlversitd  degli  studj 
di  Napoll  nel  cor  so  delt  anno  1819  sotto  la  di- 
rezione  del  professore  Giuseppe  Antonucci.  -— 
Napoli,   18 19,  in  4.°,  presso  il  Porcelli.    . 


N, 


ell' introduzione  all' opera  parlast  dall' autore  del- 
r  importanza  del  fatti  e  delle  osservazioni  ia  medicina, 
onde  conseguire  i  veri  progress!  di  quell'  arte  che  noo 
conosce  altri  principj.  Egli  disprezza  percio  ogni  sistema 
che  sopra  queste  basi  non  sia  stabilito,  ed  encomia  il 
metodo  ippocratico  ,  come  quello  che  intieraroente  si 
appoggia  sopra  di  esse.  Ma  quanto  e  mai  difficile,  esclama 
egli  ,  di  rettamente  vedere  in  medicina  I  tutti  i  aaedici, 
coloro  medesimi  che  piu  sono  ligi  delle  teorie  e  de'  «i- 
stemi ,  ostentano  e  questi  fatti  e  queste  esservazioui  ia 
confenna  delle  piu  bizzarre  opinion!  :  niuno  ve  n*  ha  il 
quale  voglia  opporsi  all'  espeiienza ,  che  tutti  protestano 
di  rispettare  ,  uia  che  in  realtk  pochi  sanno  debitamente 
apprezzare.  Chi  vede  a  una  foggia ,  e  chi  altrimenti,  gU 
stessi  oggetti  sono  in  vario  modo  osservati ,  e  dai  me- 
desimi fatti  si  traggono  diversissime  ed  opposte  conse- 
gupiize.  Tanto  e  vero  che  liavvi  in  medicina,  come  in 
tutte  le  altre  cose,  una  vera  ed  una  falsa  esperienza,e 
che  il  ben  distiiiguere  V  una  dall'  altra  non  e  facile  im- 
presa  ,  come  ha  ben  dimostrato  il  Zimermann  in  quella 
sua  opera  Dell'  esperienza  in  medicina  ,  che  da  tutti  i 
giovani  medici  dovrebbe  essere  letta  e  ponderata.  Onde 
scliivare  gli  abusi  e  i  disordini  che  derivano  dall'  osservare 
malamente^  propone    1' auture  an    mezzo    che    potrebbe 


4^  RrSULT\MENTr    OTTENUTl 

forse  essere  utile  se  fosse  imlicato  con  niaggiore  chlnreiza* 
poiclie  quelle  parole  cosi  come  staniio  ,  sentono  troppo 
deir  oracolo.  La  natura ,  die' egli  ,  dcbbe  essere  inter' 
pretata  per  la  natura. 

Premesso  questo,  passa  egll  ad  accennare  rutilita  delle 
tcuole  cliiiiclie  ia  geoerale  come  ottiuii  foati  di  osser- 
Vazioiii  e  di  fatti  utili  alia  medicina  ,  ma  nelle  quali 
ecuole  potrelibe  insinuaisi  talvolta  V  ainore  del  sistema  , 
come  vi  «i  e  iosinuato  pur  troppo,  e  percio  propone  che 
si  formiiio  delle  ta'nclle  comparative  circa  i  metodi  delle 
cure  ,  e  l'  esito  di  quoste  nei  diversi  climi ,  e  presso  i 
diveisi  popoli.  Imperocche  inoko  egli  insiste  suUa  ne- 
cessita  di  variare  i  metodi  curativi  a  norma  dclla  difFe- 
renza  de'  paesi  e  delle  nazioni.  Ma  questa  verita  potreblje 
di  leggicri  convertirsi  io  grave  errore  ove  noa  fosse  la 
proposizione  ristreita  entro  i  debiti  confiiii  ,  potendo  fin 
anche  fav  credere  inutile  e  pernicioso  lo  studio  delle 
opere  degli  antichi  niedici  greci  ed  arabi  ,  non  che 
quello  del  nioderni  inglesi,  tedeschi ,  fiancesi  e  italiani  , 
se  dovesse  la  mediciaa  essere  essenzialmente  diversa  nei 
diversi  climi,  e  presso  i  diversi  popoli.  Sunt  certi  deni- 
qup  fines ,   Quos  ultra   citraque  nequit  consistere  rectum. 

Venendo  ora  alia  sostaaza  del  libro,  dichiara  1' autore 
die  nei  clinico  istituto  di  Napoli  si  ricevettero  durante 
Tauno  1819  soli  qnaranta  infernii  ,  e  questi  assaliti  da 
malattie  ie  piii  {)opolari  o  proprie  del  paese ,  come  quelle 
che  pill  importa  a  quei  medici  di  conoscere  e  di  curare 
so  il  possono.  Non  piu  di  quattro  furono  i  morti  tra 
questi  infermi  ,  ed  alcri  quattro  soltanto  uiigliorarono  , 
Vale  a  dire  ue  guarirono,  ne  morirono  in  quel  tratto  di 
tempo.  La  serie  di  queste  40  malattie,  come  appare 
dalla  tabfUa  aggiunti  al  libro,  e  in  tre  orJiui  ripartita; 
f-bbri,  infiammazioni ,  cachessie.  II  prirao  ordine  e  sud- 
diviso  in  due  goneri ,  in  quello  cioe  di  febbri  continue 
gastriche,  e  flelT  altro  di  continue  nervose.  II  secondo 
lo  e  in  altri  due  generi  ,  che  meriterebbero  piuttosto  il 
nome  di  specie  ,  quili  soao  una  infiammazione  del  pan- 
creas ed  ua'  altra  del  polmone.  II  terzo  fiaalmente  si 
suddtvide  in  varj  generi  e  specie  di  morbi  cronici ,  come 
per  esempio  T  idrotorace  ,  la  tabe,  la  tisi  polmonare, 
il  profluvio  di  oriue ,   ecc. 

Le  febljri  piii  comuni  nei  regno  di  Napoli  sono  le 
gaatriche  cosi  intitolate    dalle   iinpuriu   del  veutricolo,  e 


NELL  A.   CUNIC\    MEDIC  4.    DI    NAPOLI.  49 

d«lle  iiitestlna ,  donde  esse  provengono.  L'  autore  le 
coiisi  lera  endemlche  di  que"  paesi ,  e  le  distingue  in  piii 
specie  a  norma  della  diversita  delle  lordure  gastriche 
die  le  producono  ,  come  sai'ebbe  iii  liiliose  ,  steicoracee , 
VermiQose  ,  ecc,  ^d  a  norma  delle  diverse  loro  coinpli- 
caztoni  ,  tra  le  quali  f'eqaeatissima  e  la  reumatica.. 
Q'lanto  alle  febbri  nervose,  sembra  assai  sensato  quanto 
egU  espone.  In  queste ,  egli  dice,  ei  rawisatio  fenomeni 
iudicaati  Tassalto  del  sistema  nervoso  ,  die  ora  sembra 
tocco  da  siagolare  torpilezza  e  da  stupore  ,  ora  da  m'>tL 
pill  o  lueuo  irregnlan.  Percio  ne  addiviene  che  le  febbri 
nervosa  poss.i.io  vestire  qualunqiie  diatest,  poicbe  sono 
accompagnate  talvoka  dal  massimo  languore  ,  altre  fiate 
fra  lo  stupore  delle  sensazioni,  e  lo  squibbrio  del  siste- 
jna  de'  nervi  si  ravvisano  feaomeni  iadicaati  ua  esalta- 
mento  del  siscema  sanguigno ,  in  guisa  tale  che  per  re- 
primerlo  fa  mcstieri  ricorrere  ad  uii  esatto  regime  anti- 
flogist'co.  Noa  di  ndo  accade  che  uella  niassima  pro- 
strazioae  di  forze  sorge  una  locale  infiaromazione ,  che 
alia  foggia  lU  uii  fuoco  di  paglia  consuma  in  breve  tempo 
Jl  residuo  di  una  languida  vita  senza  che  si  possa  pre- 
stare  verua  soccorso.  In  quelle  feijhri  curate  nella  scuola 
i  siutomi  predoiuinnati ,  secondo  I'  autore  ,  furono  gli 
irritativi,  quelli  cio.e  che  iiidicano  uno  stato  di  esal- 
ramento  nel  sistema  vascolare  sanguigno  ,  ed  una  irrita- 
zione  Bella  macchiaa  ,  e  nulla  ostante  che  siasi  in  alcuni 
infermi  osservata  una  notabile  depressione  di  forze  , 
tmtaviji  in  questl  casi  si  e  costantemente  sperimentato 
nocivo  il  metodo  eccitante  ,  ed  all'  opposto  con  un  re- 
gime antiflogistico  siffatte  feblori  furono  condotte  a  feli- 
rissimo  esito.  Tra  questi  rimedj  il  tartaro  stibiato  fa 
fec.uido  di  ottimi  effetti,  somininiscrato,  come  dices!  ,  epi- 
craticaniente ,  ma  nella  dose  di  pochi  grani  sciolto  nel-' 
r  acqua  di  tiori  di  sambuco  ,  ed  unito  alle  volte  coa 
V  acetato  ,   altre   volte   col  muriato  di  ammoniaca. 

Le  vere  intiammnzioni  ,  dice  1' autore ,  sono  rarissime 
nel  rejiao  di  Napoli  ;  non  per  tanto  dichiara  clie  la  co- 
Stituzione  boreale  dominante  in  quell'  anno  sitcome  fn 
cagione  di  raolte  malattie  reumatiche  ,  cos'i  sveglio  in 
t«luai  nel  petto  un  dolore  della  stessa  natura  ,  dolore 
che  in  alcuni  forse  piu  predisposti  si  paleso  con  tutti  i 
.amtteri  della  vera  pleuritide  infiammatoria,  Confessa 
/ilbl.   Iced,   T.   XV  III.  4 


bo  ■    RISULT.\MENTI    OTTKNCTI 

in  oltre  che  le  febbii  petecchiali  vollero  aiic'ie  nel  regao 
di  NapoU  uii  metodo  aiit'fl  ij!;istico  ,  singolanueute  nei 
primi  gionii  del  loro  coiso,  e  uiuu  uieilico  ne  auche  tra 
i  [nil  smoderaii  coiitrostiniidisti  conol  be  in  alcnn  paesc 
la  necessita  di  coinl'atterle  con  un  metodo  enuaenteiueiite 
antifloglstico  ,  quale  sarebbe  coiiveniente  ad  una  vera 
iufninmaziono   di   petto  o   di   go'a. 

Nella  cura  de'  niorlji  cronici  o  delle  cachessie  loda 
niolto  r  autore  la  digitale  purpurea  come  idouea  a  cac- 
ciare  le  ritenzioai  sierose  ,  a  calmare  le  irritazioui  del 
sisicma  snaguigiio,  a  freaare  i  motl  irregolari  del  cuore, 
e  (juiiuii  a  riordiuare  1' azione  de'  vasi  linfatici ,  e  ad 
aprire  le  vie  ordinarie.  Aggiunge  alcuni  utili  avvertimenti 
ai  giovaai  medici  per  la  ciua  di  cotali  malattie,  Qiost.rando 
clie  essa  si  puo  otteuere  sola  in  principio  ,  giacche  a 
niorlio  invecchiato  e  giunto  agli  ultimi  stadj  tutto  b 
niutlle  e  forse  ancbe  daiinoso  ,  dovendosi  ristringere  il 
medico  ad  addolcire  i  sintoini  piu  molesti  delia  malattia 
se  non  vuoie  aljbreviare  i  giorni  dell'  infermo  con  un 
metodo    di   cura   soverchiameate    energico. 

Nella  fine  del  libro  havvi  una  taliella  col  nome  di 
Quadro  Jiosografico-cUnico  ove  s'  indicano  le  malattie 
trattate  nella  scuola  ridotte  ai  loro  ordinl ,  generi  e 
specie  ,  1'  eta  e  la  sorte  degli  ainmalati  ,  la  stagione 
dominante  ,  e  le  classi  de'rimedj  adoperati.  Nella  colonoa 
degl'  iiifenni  sanati  o  migliorati  manca  un  individiio  per 
compiere  la  souima  di  36,  il  quale  sara  stato  omesso 
per  inavvertenza ,  poiclie  si  ripete  piii  volte  nel  libro 
che  di  40  infermi  soli  4  raorirono.  Nella  colanna  della 
stagione  dominante  ,  bencUe  fatta  ad  imitazione  di  quella 
del  prospetto  clinico  deiT  ospitale  di  Roma,  nulladimeno 
poco  concludenti  sono  le  indicaziom  d' inverno ,  inverno- 
primavera,  ecc.  Imperocclie  o  e  I' indole  della  stagione 
clie  si  voleva  accennare  ,  ed  allora  era  meglio  dire  se 
fosse  umida,  fredda,  variabile,  calda,  asciutta,  ecc,  o  si 
voievano  indicare  i  mesi  dell' anno ,  e  conveniva  farlo 
coi  proprj  loro  nomi  f,  dall' altro  canto  il  far  dominare 
ad  un  tempo  1'  inverno  e  la  primavera  e  cosa  che  urta 
non  poco  il  senso  comune.  Nella  classe  de'rimedj  ado- 
i»rati  si  specificano  in  generale  i  toaici  ,  gli  antiflogistici 
i  deostruenti,  gli  espettoranti  ,  i  diaforetici  ,  ecc.  Ma  ia 
tanta  vertigine  de'  medici  sulle  virtu  de'  rimedj  megljo 
tor.iuva  d' individuare   le    sostanze    usate ,    piiutosto    cUe 


NELL4.    CLINICV    MEDICA.    T)I    NAPOLI.  5l 

jndicare  i   riniedj     stessi    per    le   pretese  loro   virtu,  sog- 
getto   di   tante  dispute    presso   gli  innovatori  dell'  arte. 

L'  autore  cosi  in  questa  ,  come  in  cjualche  altra  opera 
di  medicina  da  lui  publilicata  ,  e  di  ciii  abbiamo  dato 
ragguaglio ,  non  repnto  necessaria  una  certa  lindura  e 
correzione  di  stile.  Sono  termini  assal  bizzarri  ]e  nvdele t 
gli  attrassi  della  respirazioiie  ,  la  cura  eradicaciva  ,  la 
lingua  conspurgata,  come  e  cosa  poco  elegante  il  man- 
dare  ua  Ubro  alia  j)Osteriorita. 


5a 


Osservazioni  gcologichc  fatte  nella  terra   d'  Otranto. 
Memoria  ( inedita  )  del  sig.  Brocchi. 

^(uella  proviiici.T  del  regno  di  Napoli  intitolata  Terra; 
di  Otranto ,  e  che  anticameiite  si  chiamava  Messajjia  ,  e 
una  luuga  e  stretta  peals  )la  aonessa  a  qiiella  grandissiiaa 
che  CDStiiuisce  il  continente  d"  Italia ,  e  di  GUi  debit  es- 
sere  risj;uardata  come  una  pirticolare  diramazione.  Coiora 
che  nella  coafigurazioae  dell'  Italia  inedesima  veggono  la 
forma  di  nno  stivale,  ravvisano  il  calcagno  in  questa  pe- 
nisola  «  come  si  puo  a  qualche  fogjiia  ricouoscere  lo  spe- 
rone  in  quel  !i.ran  promoutorio  della  Daunia  altraversato 
dal    nioiite    Gargano. 

Era  prezzo  dell'  opera  d'  investigare  la  geognostica  co- 
«tituzione  del  suolo  di  questa  provincia,  che  e  il  punto 
deir  Italia  piu  prossimo  alle  terre  trasmarine.  Un  tratto 
dell' Adriatico  di  sole  trenta  miglia  geografiche  all' iocirca 
di  larghezz^  la  divide  dagli  Acrocerauni  o  monti  della 
Chimera,  che  le  giganteggiano  a  fronte ,  di  inodo  che  al 
capo  di  Leuca  ,  e  meglio  ancora  sulla  costa  di  Otranto  si 
possono  discernerc  in  tempo  di  notte  i  fuochi  accesi  sul- 
le  niontagne  dell'Epiro, 

Coloro  che  giungessero  in  questa  regione  dopo  di  avere 
altraversato  il  suolo  salvatico  e  montuoso  delle  limitrofe 
provincie,  sarebbero  compresi  di  maravi2;lia  \edendo  il 
nuovo  teatro  che  si  presenta  loixi  dinanzi,  e  potendo 
dominare  con  lo  sguardo  un'  aperta  e  deliziosa  pianura. 
Gli  Appennlni  della  Basilicata  appena  qui  si  disteudono  con 
qualche  debole  ramificazione,  e  sdegnando  per  cosi  dire 
qucsto  angolo  di  terra  maestosamente  procedono  verso 
la   Calabria. 

La  Terra  di  Otranto  adunque  considerata  in  complesso 
puo  stimarsi  una  vasta  pianura,  ed  e  una  continuazione 
di  quella  che  lungo  la  marina  dell'  Adriatico  si  stende 
per  la  Peucezia  o  Terra  di  Bari ,  e  inette  termine  alle 
radici  del  Gargano.  Ma  slccome  sembra  che  la  natura  ab- 
hia  seinpre  gradatamente  proceduto  in  ogni  sua  opera, 
cosi  dall.i  gran  catena  degli  Aiipennini  che  ingombrano  tanta 
parte  deila  Basilicata  non  passo  ex-abrupto  a  formar  qucsto 
pi  no ,  essendo  esso  di  lunga  mano  preparato  da  una  se- 
rie  d'iutermedie  colline  piu  e  pivi  decrcsceati  in  altezza. 


OSSERVAZTONI    GEOLOCICHE,    eC(?.  53' 

Tali  sono  dal  lato  della  Peucezla  le  emlnenze  di  Altatuura, 
di  Turrito,  di  Andria,  ecc,  e  tali  qaelle  di  INIassafia  ,  di^ 
Motola  ,  delle  Grottnglie  ,  di  Moaopoli  ^  laddove  la  Mes- 
sapia  incomincia  a  prendere  la  forma   peninsolare. 

Se  Don  che  avendo  parlato  qui  di  pianura,  non  dee 
■[uesto  termine  essere  preso  in  istretto  e  rigoroso  signi- 
ficato.  Ill  parecchi  luoghi  9' incontrano  gioghi  piu  elevati 
del  piano  propriainente  detto,  ma  la  cui  falda  e  dolce- 
itiente  incUnata,  e  assai  mediocre  I'altezza.  Ne  queste 
sono  colliae  confoinii  alle  ordinarle,  non  particolari  emi- 
nenze  diSgiunte  da  valli ,  sparse  senza  ordine,  di  difle- 
rente  mole  ^  dissimili  nella  forma,  il  cui  vertice  sia  di- 
viso  in  varie  punte  piii  o  meiio  acuminate  ed  ottuse. 
Sono  j^ioghi  come  gli  ho  intitolati ,  che  scorti  sotto  un- 
eerto  punto  di  vista  hanno  semhianza  di  argini ,  i  quali 
formano  una  iinea  continuata  senza  interruziojie  di  valli, 
e  ciie  non  ofFrono  nel  loro  profilo  molio  apparenti  irre- 
golariia.  E  nel  vero  poco  frequeniemente  occorre  di 
vedere  in  essi  punte  eminenti  che  isolatamente  grandeg- 
gino,  tuttoche  qualche  esempio  ve  n' abbia.  Due  se  ne 
scorgono  sul  ciglio  di  quel  giogo  che  passa  presso  Pra- 
sicce,  1' una  quasi  rimpetto  al  paese  di  questo  nome,  I'al- 
tra  piu  lontana  verso  1' estremo  promontorio  della  penisola, 
e  questa  e  quella  appajono  a  guisa  di  monticelli  di  forma 
couica.  Alcune  altre  di  cosi  fatte  protuberanze  si  veg- 
gono  eziandio  nel  giogo  su  cui   e  posto  il  paese   di  Oria* 

Non  tutti  gl'  indicati  gioghi  sono  in  modo  tal  confor- 
mati  che  stando  sul  vertice  si  possano.  dominare  le  due 
opposte  faUle.  Molti  fra  essi  si  dilatano  sul  colmo ,  e  cO'* 
stituiscono  degli  alti-piani  notabilmente  estesi ,  quale,  a. 
cagion  d' esempio,  sarebbe  quello  che  da  S.  Gioi'gio  a 
12  miglia  da  Taranto  continua  fino  a  Manduria ,  e  va 
lentamente  declinando  verso  Lecce  da  unlato,  e  dail' al- 
tro  verso  Gallipoli.  Ne  addiviene  cos'i  che  la  superficia 
di  quel  suolo  abbia  caratteri  suoi  proprj  ed  alFatto  par- 
ticolari, poiche  ne  palesa  la  nojosa  u.nformita  delle  vera 
pianure,  ne  e  tampoco  cosi  trinciato  e  interrotto  come 
d'  ordinario  lo  sono  i  paesi  di  collina  i  ma  le  parti  ele- 
vate armonizzando ,  per  cosi  dire ,  coi  frapposti  piaai 
vanno  insensibilmente  a  dileguarsi  in  questi^  1' occhio 
tranquillampnte  spazia  all' intorno  senza  vimanere  scosso 
da  forti  contrasti,  e  meiitre  e  diVertito  dalla  varieta,  puo 
agevolmente  abbracciare  tutto  il  con^plesso.   L'aspetto  di 


$4  0<SERVA.ZTONr    CTZOrOCTCHE 

tjnesta  contr.ida  inrliicc  nelP  animo  dell' osservatore  Una 
calina,  ed  una  tiaaquillith  die  di  rado  altrove  si  prova, 
come  8ono  d"  avviso  clie  esso  molto  inflnisca  suU' indole 
dolce  e  gentile  degli   abitanti. 

La  mancanza  di  valli  in  f[ii*>' dorsi ,  die  pure  assai  si 
prolungano ,  e  ua  fenomeiio  die  ha  faccia  di  novua,  e 
Sorge  tosto  alia  mente  V  opinione  di  que'  fisici  i  ijnali 
vogliono  die  le  valli  tutte  dei  monti  sim  opera  dei  tor- 
venii  e  dei  fiuini ,  die  abliiano  lentamente  corroso  il  ter- 
leno  su  cui  trascorrouo.  Ora  siccome  niuu  liutne  e  in 
questa  pemsola  ,  cosi  foverebbero  in  cio  la  mgione  del 
lion  esservi  tampooo  valli,  e  citerebbero  questo  esempio 
in  appoggio  al  loro  supposto.  Tauto  secco  e  di  fatto  quel 
suolo  die  non  havvi  in  verun  luogo  una  vena  d'  acqua 
perenne  atta  a  inettere  in  g'ro  un  inulino,  i  quali  sono 
mossi  per  forza  di  uomini  o  di  bestie  ,  e  T  acqua  neces- 
earia  ai  bisogni  della  vita  si  attinge  da  sraturigini  sot- 
terranee.  Non  so  poi  se  questo  fatto  particolare  sia  di 
tanto  momenta  die  possa  fiancheggiare  un  sisteina  a  cui 
si  oppongono  altri  fatti  non  lievi  ,  ne  stinio  die  sia  qui 
opportono   di    agitare   una  cosi  intricata  controversia. 

La   depress! one  di  questa  terra  vieta   die  si  possa  discer- 
nere   dai   naviganti    die    veleggiano    presso  la  spiaggia   del- 
1' Albania,    6   prosso   P  isola    di    Corfii,     come    aU'oppostO' 
coloro   die   radono   la   costa   di  Otranto  distintamente  scor- 
gono  le   montagne   d' ambedue   que'paesi.    Una    tal    circo- 
stanza   fu  avvertita   da  Virgilio,  die  e  poeta  uiligentissimo 
nelle  cose    geograficUe ,   poiclie    flicendo    solcare    ad   Enea 
quelle   acque   si   esprime   ne' seguouti  termini: 
Provehiniur  pchigo  vicina   Cernunia  jiixtn, 
Unde  iter  Jtaliain ,  cursusque  brei'issimus  undis 

Cum  procul   obscuros  colics  humilcmque.   videmus 
Itnliam.  Aen.   lib,  3. 

Poclii  oggetti  meritevoli  di  considerazione  troverebbe 
il  mineralogista  nella  Terra  di  Otranto,  ma  il  geognosta 
VI  si  potreVjbe  piacevolmeiite  trnttenere  ,  ed  avrebbe  ezinn- 
dio  di  the  fantasticare  yier  lo  scioglimento  di  qualche 
problema.  La  roccia  calcaria  secondaiia  o  stratificata  co- 
stituisce  la  massa  dei  mentovati  gioglii  :  essa  Iia  un  colorp 
per  lo  piu  bianco  e  talvolta  grigiastro,  e  opaca ,  di  frat- 
tura  liscia  e  concoide,  e  si  conforma  a  quel'a  delle  mon- 
tagne appenuine  della   B.isilicata  ,  talche  ri»ulta  dal    pro- 


TATTE    NELL  A.    TERP.  V    B*OTRlNtO.  55 

lungamento  di   questo   stesso   deposito.    Una  cost  fatta  cal- 

caria,    clie  forma   F  ossatura  della   provincia ,  si  mnnifesta 

non  solatnente  ne' siti  clevati,  ina  eziandio  a  fioi-  di  tsfra  in 

molte   parti  della  vera  pianura,   come  sarelihe   poco  Inngi 

da  Taranto   dalla   parte  di  Palagiano  ,   fra  Taranto    e    Fraii- 

caviila  nella  strada  da  Erindisi    a  Lecce ,    in    quella    clie 

da  quest'  ultimo  paese  coaduce    ad    Otranto     ed    ia    varj 

altri   luoglii.   La  stessa  cosa  si  osserva  ed  assai  piii    comune- 

mente   uella  Pencezia   o  Terra   di   Bari  ove   gli    strnti  soli 

di  calcarei  appajooo   alio  scoperto,  o  si  trovano  alia  pro- 

fondita   di   pochi    piedi   sotto    la    terra    vegetaljile ,    circo- 

stanza  insolita    nelle     pianure    d' Italia ,    di    nianiera    die 

per  piautare  un   albero  £a    mestleri    col    palo     di    ferro    o 

con  la  mazza  stritolare    la    roccia.    Di    qiiesta    calcaria    e 

forinata  la  costa  clie  da  Otraato    si   stende    al  promontorio 

di    Leuca ,  la  quale   verticalmente   sovrasta    a    quel    mare 

di   perigliosa  navigazione,   essendo  privo  di  spiaggia    e  di 

porto.   Quaatunque   abbia   nome   di  porto  quello   di    Castro 

e  r  altro  ivi  prossimo    detto    di  JMuiano^  altro    in    realta 

non  sono  se   non   che    piccioli    seni    attorniati    da    baize , 

ed   assai  mal  sicuri  quando  spiri  p.irticolarmente  scirocco. 

Mo'ite   caverne  gi  spalancano  in  qucsta  roccia  sulla  men- 

tovata  costa,  come  parimente  si  avvera  nella  calcaria  delle 

montagne   appennine,   ma  non  sono  patenti  clie  dalla  parte 

del  mare,  ed   lianno   accesso   per  barca.   Tali  sono   quelle 

di  S.    Cesarea,   la   Solfjraca,   la  Palombara,  la  grotta  Zin- 

zolosa,   ed  alcnne  altre  piiianguste,  senza  fare   menzione 

dei  grandi   crepacci   cbe   s'internano    nelle    rupi.     La    spe- 

lonca    di  S.   Gesarea,    cosi    denominata    da    una    prossima 

cappella,  e    poco   lungi   dil  picciolo   piese   di   Certignaao  , 

e   sitmta  suir  estremo  lembo  di   un    lito    tutto    sparso    di 

nude  baize   e  di  macigni    calcarei  disordinatamente    acca- 

vallati   gli   uni   sngli   altri ,   il   quale     ofTre    V  aspetto     della 

pill   desolante   sterillta.    II    mare    qnando    singolarmente    e 

commosso   da' venti ,    spinge    i    flutti     in    questo    sotterra- 

neo ,  e  fligellandono  i  tianchi ,   e   rodendo  la  roccia  ne  an- 

menta  di   continuo  la  capacita.   t.  cosa  notabile    che    una 

vena  d""  acqua   idrosolfurata   scaturisce  da    qae'recessi,    ia 

quella  gulsa  che  ho   veduto  presso   Cassano   nella    Calabria 

Citeriore,   ove   una  consimlle    fonte    spiccia  dalla  calcaria 

solida,   che  e  per    altro   in  que' monti    calcaria    di   transi- 

zione.   Le  pareti  delTantro    sono    intonicate    di    fiariture 

di   zolfo  provenience  dalla   deftomposijiane   del    gas    idrc— 


56  OSSEUVVZIONl    GEOLOGTCHE 

geiio  solfarnto  ;  e  siccome  quelle  acque  giovano  ai  morhi 
cutanei ,  cosi  in  certe  st.tgioui  vi  accorre  stuolo  di  ijenie, 
e  per  procacciaie  uu  accesso  dalla  parte  di  teria  si  pra- 
tico  nil  foro  neU'alto  della  giotta  ,  da  cui  si  discende 
per  una  lunga  scala  i  piuoli :  malagevole  discesa  1  ben- 
che  il  luogo  ineritereblie  per  certo  di  avere  e  un  piu 
facile  iiigresso  e  maggiori  comodita,  taiito  piii  die  ai 
bagni  sulfurei  si  potrebbero  unire  nel  medesimo  sito 
quelli   di   acqua    marina. 

E  moko  probabilf  che  la  fonte  di  cui  si  tratta  sia 
qnella  indicata  da  Strahone,  clie  egli  dice  favoleggiarsi  es- 
sere  dcrivata  dal  s.ingue  de' giganti  stappati  da  Flegra, 
ed  ivi  uccisi  da  Ercole ,  e  da  cui  sgorga  un'  a<  cjua  fe- 
teiite  (  ^DCtoJii  ),  non  gih  calda,  come  mal  tradusse  il 
Cluverio.  Strabone  dice  che  queila  sorgeate  additavasi  a 
Leuca,  jna  Aristotele ,  o  qualunque  sia  l' autore  del  bbio 
de  MirabilihiiSf  che  parhuente  ue  pari  a  ,  piii  esattainente 
raccenna  iiitorno  (  s'Sp'  )  a  quel  promoutorio ,  da  cui  e 
appunto   lontana   sette   miglia  all' iiicirca. 

Presso  S.  Cfsarea  e  T  ultra  caveraa  detta  Solforaca , 
perclie  spiccia  da  essa  un' acqua  della  stessa  natura^  e 
perclie  e  del  pari  incrostata  di  zolfo.  Sotto  Castro  alia 
sponda  del  mare,  che  e  cosi  rovinosa  quanto  I'altra,  sta 
la  grotta  Zinzolosa  piu  celebre  per  le  bugle  che  ne  sono 
state  dette  ,  che  per  quello  che  realnieate  prestnta.  Una 
capricciosa  descrizioue  ne  fu  pubblicata  nel  giorn  .le  ea- 
ciclopedico  di  Napoli  ( gennaro ,  1807)  ove  per  primo 
si  sbaglia  nel  aoiue  chiain.indosi  la  grotta  della  Zinzanu$p, , 
qaaado  realmeate  s'intitola  cosi  come  ho  scritto ,  essendo 
quello  uii  epiteto  derlvato  dal  sostaativo  z'uiZ'di  che  nel 
dialctto  del  paese  signiiica  cenci ;  epiteto  che  fu  sugge- 
rito  dalle  stalaititi  pendent!.  Monsignore  del  Duca ,  ve- 
scovo  di  Castro,  estinto  da  pochi  anni  fa,  voile  in  sia- 
golar  moilo  nobilitare  questa  caverna  immaginando  ch© 
in  essa  fosse  il  tempio  di  Minerva  iabbricato  da  Idomc- 
neo.  II  huon  vescovo,  coine  fui  accertato,  non  penetro 
mai  in  quel  sotterraneo,  ma  in  sua  vece  invio  due  ca- 
uonici  onde  esplorassero  il  luogo ,  i  quali  lo  ragguaglia- 
rono  delle  graadi  cose  ivi  vedute.  S'iaimaginarono  quei 
messaggieri  di  vedere  tronchi  di  colonne ,  e  capltelli,  e 
cornici  nelle  stalattlti  naturaltnente  lormate  dall' acqua, 
e  d' altro  non  fu  mesti(!ri  per  trrisformare  queila  caverna 
in  un  tempio  J   e  nel   teaiplo   di  Minerva. 


F4TTE    N^LLV    TFRR\     d'oTRAMTO.  5f 

Conviene  pur  credere  clie  sia  questo  uii  luogo  fatale 
riga.irdo  alle  ImgJe  ,  poiclie  oltre  a  queste  che  sono  stain- 
pate,  alire  a  me  ne  spacciarono  gli  abitauti  di  que' paesi. 
In  Otranto  Cut  assicwrato  che  trovasi  cola  gran  co{)ia  di 
testacei  impietriti ,  quando  iiou  ve  n' ha  il  menoino  ia- 
dizio.  A  Minervino  mi  si  disse  che  potevasl  seaza  sussidio 
di  fiaccole  spaziare  per  la  caverna,  essendo  bastevolmeate 
rischiarata  da  alcuiii  alti  spiragli,  quando  ivi  tutto  e  hujo 
e  soltanto  in  i\n  luogo  v' ha  un  pertugio  donde  trapela 
un  iilo  di  luce.  A  Cerfignano  fui  ragguagliato  essere  es^ 
distante  tre  niigUa  e  mezzo  da  Castro  ,  e  che  e  forza  di 
fare  questo  tragitto  per  mare,  quando  la  loatananza  noa 
e  che  di  nie7zo  niiglio  all' incirca ,  e  se  il  mare  sia  tur- 
bato  si  puo  caiare  abbastanza  agevolmente  da  una  rupe 
coatigua  ,  ed  essendo  ivi  pronta  una  barca  col  tragheito 
di  cinquanta  passi  piii  o  nieno  si  approda  all'  imboccatura. 

Questa  grotta  adunque  e  riposta  in  ua  curvo  seno  del 
mare  di  Castro,  dove  la  rupe  calcaria  incavata  a  guisa 
di  mezza  cupola  o  di  padigUone  sovrasta  ad  un  basso 
fondo  in  cui  vegetano  sott'  acqua  molte  piante  marine. 
Copiosissima  e  1'  Ulva  umbilicalis  che  con  le  sue  frondi  V)i- 
gie  accartocciate  a  guisa  d' inibuto  diguazza  in  quelle 
onde  ,  nientre  la  Corallina  cristata  copre  di  un  rubicondo 
tappeto  le  pareti  degli  scogli  cuxostantl.  Arrampiccandosi 
per  una  via  non  difficile  su  per  li  greppi  si  giuage  ad 
una  prima  speloaca,  che  puo  essere  risguardata  come  il 
vestibolo  dell*  altra  piii  interna.  Moke  stalattiti  pendono 
dalla  sua  volta  formate  di  calcaria  lamellare  e  spatosa , 
ed  hav'vi  nel  piano  uiio  sprofondamento  che  era  in  quel 
tempo  ricolmo  d' acqua.  Girando  intorno  al  margine  di 
quel  baratro  ,  e  poco  piii  su  montando  trovasi  noa  stretta 
apertura  la  quale  conduce  in  altri  reconditi  penetrali  che 
non  tutti  ho  visitato  ,  dove  di  maggior  mole,  ed  in  mag- 
gior  quantita  sono  le  stalattiti  ;  esse  potranno  avere  sor- 
preso  chi  vide  per  la  prima  volta  simili  sotterranei ,  ma 
riescono  pressoclie  inditferenti  a  coloro  che  si  sono  in- 
ternati  in  tante  altre  piii  magnifiche  grotte  negli  Appen- 
nini ,  fra  le  quali  certamente  primeggia  quella  di  Colle- 
pai-do  ne'  monti  degli  Ernici.  II  sig.  Mooticelli  che  pub- 
blico  per  compiacimento  un  transuato  della  niemoria  del 
vesc.-vo  di  Castro,  non  erasl  recato  sul  luogo  ,  altrimenti 
quciroculato  naturalista  ne  avrebbe  sommiuistrato  una 
pill   veridica  descrizione. 


58  ossrnvAzioNi  ceologichG 

Nulla  til  singolare  cffre  il  capo  di  Leuca  formato  delis 
stessa  calcaria  appenniiia,  e  non  potrebbe  avei' pregio  se 
jion  che  agli  occhi  de' filolo;;i ,  clie  fossero  vaghi  di  ve- 
dere  il  luogo  dove  Eaea ,  come  narra  Virgilio ,  pose  la 
prima  volta  picde  in  Italia,  e  dove  adocchio  que' due 
cavalli  bianchi  da  cai  il  veccliio  Aocliise  trasse  lieti  e 
funcsti  anguij.  Ne  e  puoto  vero  che  esso  sia  stato  visi- 
tato  da  Cicerone,  come  disse  il  Cluverio,  citando  iin  pisso 
delle  Epistole  famigliari  (^  lib.  i6,  ep.  9.),  ed  avendo 
«tjuivocato  con  Leucade ,  donde  queir  oiatore  parti  av- 
viandosi  ad  Azzio,  a  Corfu,  a  Cassiope,  ad  Otranto,indi 
a  Briniiisi.  Virgilio  cosi  descrive  il  sito  dove  Enea  aveva 
approdato   (  Aeii.   lib.   IIJ.  )  : 

Partus  ab  Eoo  fluctu  curvatur  in  arcwn 
Objectce  salsa  spumant  aspergiiie  cautes , 
Ipse  latet:  gemino  diinittunt  brachia  inuro 
Turriti  scopuli  refuptque  a  licore  templum. 
11  porto   indicato  dal    poeta  e  ora     una  baja ,  ove  non 
potrebbero   dar  fondo  i  nostri   vascelli ,    e    dove    si    rico-~ 
vrano    soltanto    alcnne    bardie   pescherecce.   I  due   scogU 
clie  terminano  I'arco,   sarebbero   T  uno  quella   pnnta  ove 
e  la  torre  ImbriacheUi,   e   faltro   il    capo   stesso  di  Leuca, 
Sulla  cui  sommita  era    il  tempio  di  Minerva.  Ora  v'ha  ua 
santuario  con  un  cattivo  ospizio  per  albergare  i  divoti  pel- 
le2;rlni ,   non  gia   un   oppidam,   come   dice   il  Cluverio. 

Del  rimaneate  se  nii  sembra  di  situare  Ivi  quel  tempio 
e  non  gia  a  Castro  ove  e  da  molti  supposto,  lo  argomento 
dalle  topiclie  circostanze  da  Virgilio  accenaate,  senza  va- 
lernii  deirautorith  di  una  moderna  Iscrizione  clie  e  nel 
sintuario  ,  tuttoclie  possa  essere  fondata  sulla  tradizione, 
ed  accostiimnssero  sovente  i  Cristiani  di  trasforinare  ia 
chiese  i  delubri  pagani.  Non  si  contendera  gia  che  I'o- 
dierno  paese  di  Castro,  misero  paese  che  non  conta  che 
circa  cento  abitanti,  fosse  I'aiitico  Castrwn  Minervcc  ,  ma 
rio  non  vieta  che  il  tempio  della  Dea  non  potesse  essere 
pill  da  lungi  sulla  punta  della  penisola ,  dove  era  vie 
iiicglio  esposto  alia  vista  de' navi^anti.  La  descrizione  del 
porto  fatta  da  Virgilio  semlira  che  possa  competere  alia 
spiaggia  di  Leuca,  poiche  sotto  Castro  quello  con  tal 
nome  chiamato  non  e,  come  ho  detto,  clie  un  aafratio 
tortuoso  capace  di  jjoche  barchette,  e  percio  e  da  cre- 
dere clie  Dionigi  di  Alicarnas?o  abbia  immagloato  che 
parte   delle   navi  di     Enea    avesse '  approdato    al    Casiran 


y-ATTE    NFLL\    TEURA.    p'oTRATSTO.  St) 

Minerv(B,   e  parte  al  proinontorio  Japigio.  ?5a  questa  qui- 
stioiie    potra   essere   nieglio   trattata   dagli   eruditi. 

La  calcaria  di  ciii  alibiamo  favellato  fin  ora  noii  e  la  sola 
varieta  di  questa  roccia  clie  9' iiicoiitri  in  Terra  di  Orraiito. 
Havvene  ezinndio  un' altra  die  I'orma  pure  estesi  de- 
posit!, ed  e  qUella  volgariuente  nota  sotto  la  denonii- 
nazione  di  pwtra  di  Lecce,  ia  quaato  che  comunemente 
in  quel  parse  si  adopera  per  la  costruziooe  degli  edifizj  ; 
uso  a  cui  serve  in  molti  altri  luoglii.  Cotale  calcaria  ha 
una  grana  affatto  terrosa  ,  qndndo  si  trae  dalla  cava  e 
umida  ,  molle  ,  di  colore  gialliccio,  asi  iugandosi  imbianca 
ed  acqnista  pia  durezza,  talciie  percossa  con  un  corpo 
solldo  si  inanifesta  alqiianto  sonora.  Nelle  petraje  si  scava 
tagliandola  con  T  accetta,  e  con  tale  ordigno  si  riduce 
in  pez/i  parrilellcpipedi  in  forma  di  mattoni  ,  clie  iii  cani- 
Lio  di  questi  si  niettono  in  opera  nelle  fabbriclie.  Si  la- 
vora  del  pari  con  la  sega  e  con  la  pialla  dentata,  giac- 
clie  con  quest'  ultima  si  spianano  le  facciate  dcgli  cdi- 
lizj.  Al  buon  prezzo  di  questo  materiale  che  si  paKa  alia 
cava  un  grano  (  poco  piii  di  4  centesimi  moneta^italiana  ) 
al  palmo  cubo  (  il  palmo  napoletano  ha  9  polbci  e  8 
lin.  del  pie  di  Parigi  )  ,  ed  alia  fncilita  di  firne  qualun- 
qne  opera  di  scalpello ,  va  Lecce  debitrice  della  grandio- 
sith  delle  sue  fabbriche,  che  la  costiluiscouo  dopo  Na- 
poli  la  pill  sontuosa  citta  del  regno.  Per  la  causa  mede- 
sima  anche  le  case  de'  villaggi  hanno  un  aspetto  decente 
COS!  poco  comune  in  quelle  tante  bicocche  che  nell' Italia 
meridionaie  si  fregiano  del  titolo  di  citta  e  sono  citta  ve- 
scovili.  Vero  e  bensi  che  si  fci  almso  della  agevolezza 
con  cui  cede  alio  scalpello  e  alia  lima  ,  poiche  in  Lecce 
le  facciate  degli  edifizj  presentano  intnglj  e  frastagliature 
in  basso  rilievo  cosi  bizzarre,  che  io  non  so  se  v'abbia 
in  vcrutia  parte  esempi  di  architettura  piu  barba'-amente 
elegante.  La  facciata  del  palazzo  di  prefettura,  e  quella 
del  tempio  contiguo,  non  che  gli  altari  della  chiesa  del 
Ilosario   sono   capi   d' opera   di    questo   stile. 

Sarebbe  cosa  assai  lunga  di  annoverare  tutti  i  luoghi 
ove  in  Terra  di  Otianto  trovasi  questa  calcaria,  tanto  ge- 
neralniente  e  estesa.  Si  rinviene  oltr^  a  Lecce  ne'con- 
torni  di  Tarnnto,  di  S.  Giorgio,  dcUe  Groltaglie,  di  Fran- 
cavilla,  di  Brindisi  ,  di  Olranio,  ecc.  Quel  gran  tratto  di 
paese  compreso  fVa  Tarauto  e  Brindisi,  e  T  altro  che  e 
fra     quest'  ultima     citta     e    Lecce     la    jiiani^estaco     quasi 


6o  OSSFRVAZIONi    CEOLOCICHE 

ovnnqiie.  E  altresi  comunissinia  fia  Lecce  ed  Otranto  ,  e 
circonJa  il  porto  c!i  quella  citta ;  appare  presso  il  capo  di 
Lenca,  e  si  ravvisa  qua  e  la  ne'terreui  frapposti  a  quel 
protnontorio  e  Gallipoli.  Ne  essa  e  gla  circoscritta  alia 
penisola  della  Messapia ,  ma  si  stende  eziandio  piu  ad- 
dentro  terra,  incontrandosi  a  Massafra ,  a  Palagiaao ,  a 
Ginosa ,  alia  Terza,  come  plii  oltre  si  scorge  presso  Ma- 
tera  e  Gravina  dove  i  tagli  f.itti  per  estrarla,  ed  i  grandi 
niassi  paralellepipedi  che  rimangono  in  piedi  fra  un  ta- 
glio  e  1' altro  presentano  da  lungi  una  bizaarra  prospet- 
tiva.  Da  Gravina  I'ho  seguitata  fino  a  Spinazzola  .  terra 
poche  miglia  lontaoa  da  Venosa ,    patria  di  Orazio  Flacco. 

La  siratificazione  di  questa  roccia  e  poco  apparente 
nelle  cave  di  Lecce  quantunque  abbiano  tagli  verticali  di 
80  in  90  piedj  parigini  di  profondita;,  e  si  vede  soltanto  in 
grossissinu  banchi  orizzdntali  atiraversati  da  naturali  fen- 
diture.  Ma  presso  Gravina  fuori  della  porta  per  cui  si  va  a 
Spinazzola  havvi  un  vallone  sulle  cui  falde  mostrasi  a 
nudo  questa  calcaria ,  e  compare  dalT  imo  al  sommo  re- 
golaraiente  disposta  a  strati  orizzontali  di  varia  gros- 
sezza.  la  Terra  di  Otranto  costanteniente  si  trova  nella 
pianura,  ma  non  vuolsl  percio  inferirne  che  cosi  sia  da 
per  tutto,  imperocche  da  Palagiano  a  Matera  ,  e  di  qui  a 
Gravina  costituisce  la  massa  di  colline  uoiabilmente  ele- 
vate. 

Non  si  pub  uiettere  in  dubbio  clie  questa  calcaria  non 
sia  di  piu  recente  data  dell'altra,  che  ho  cliiamato  appea- 
nina^  e  manifestamente  lo  dichiara  T  essere  essa  sovrap- 
posta  a  quest'  ultima  ,  la  quale  in  piu  luoghi  vedesl 
spuntare  di  sotto,  come  sarebbe  fra  Taranto  e  Franca- 
villa,  ed  assai  spesso  nelle  colline  fra  Palagiano  e  la 
Terza.  Ma  volendo  con  piii  precisione  stabilire  il  periodo 
in  cui  ha  avuto  origiue,  a  quale  dovremo  noi  riferirla  ? 
Forse  al  periodo  terziario ,  die  e  l'  ultimo  nella  forma- 
zione  delle  rocce  ,  e  nel  quale  hanno  avuto  luogo  quei 
tanti  e  cosi  estesi  depositi  di  sabbione  e  di  niarna  ,  che 
occupano  si  grande  spazio  d'  Italia  al  pie  delle  montagne 
appennine  ? 

Ora  se  si  consi^era  che  sifFatti  depositi  terziarj  sono 
Sieneralmente  composti  di  materie  polverose  e  incocrenti, 
tranne  qunlche  parziale  eccezione  ,  e  che  la  calcaria  di 
cui  Si  rugiona ,  costantemente  ed  uniformemente  ha  un 
grado    dl  solidita  che  non  si  compete  a  quelle  altre  rocce 


FATTE    NELLA    TERRA.   d''oTRANTO.  6 1 

formate  da  meccanici  sedimenti ;  se  rifletteremo  inoltre 
che  essa  e  regolannente  disposta  a  banchi  o  a  strati 
orizzontali)  potiemmo  agevolniente  essere  indotti  neU'  opi- 
nioiie  die  piii  da  vicino  si  accosti  alia  calcaria  seconda- 
ria.  E  qui  e  da  dire  che  qiianiuiique  mediocre  sia  la  sua 
durezza  ,  nou  pertanto  racchiude  quantita  di  nocciuoli 
assai  piii  sulidi  dtlla  massa  che  p;li  contiene  ,  come  st 
pua  maaifestamente  vedere  aelle  pietre  poste  iii  lavoro 
Met;!!  editizj  di  Lecce ,  ove  le  paiti  piii  tenere  essendo 
corrose  ,  riraangono  superstiti  questi  uocciuoli  d' irregolaie 
iii^ora  i  quali  forniano  alia  superficie  de'iuassi  curiosissimi 
arabeschi  iu  rilievo,  Questa  pietra  leccese  e  pariniente 
abhoiiJaiUe  nelia  parte  meridioaale  della  Sicilia  ,  segna- 
tamente  ne'  coatoriii  di  Siracusa ,  di  Noto  e  di  Palaz- 
zolo  ,  e  tuttoche  si  lavori  del  pari  con  l'  accetta  e  coa 
la  soga,  e  nulla  di  meno  piii  conslsteiite  ,  piii  sonora  ed 
assai  piii  resiste  alle  ingiurie  dell'  atmosfera.  Piii  solida 
ancora  e  quella  di  Malta,  poiche  si  rinviene  eziandio  in 
queir  is(  la ,  ed  e  percio  a  preferenza  adoprata  per  la- 
stricare  i  pavimenti  delle  staiize  ,  al  qual  uopo  corre  in 
commercio  per  la  costa  della  Sicilia  fiiio   a  Messina 

Di  gran  momento  nella  presente  quistione  debb' essere 
Tesanie  e  il  confronto  delle  specie  de'testacei  marini  rac- 
chiusi  in  questa  roccia,  i  quali  potrauno  fare  testimonio 
della  sua  eta,  atteso  che  quelli  sparsi  ne''depositi  terziarj 
sono  in  generate  diversi  dagli  altri  coatenuti  nella  calcaria 
appennina.  In  Sicilia  presso  Melilli  ne'  colli  Iblei  ho  fre- 
quenteniente  in  cotal  pietra  adocchiato  amuioniti  del  dia- 
metro  di  quasi  mezzo  pollicc ,  e  non  e  a  mia  coiitezza  che 
cotal  razza  di  testacei  si  trovi  di  tanto  volume  ne'  ter- 
reni  terziarj  ove  non  ve  n'ha  che  di  microscopici.  Ma 
dalPaltro  canto  a  Palagiano  presso  Taranto  ho  in  questa 
ruccia  medesiuia  ravvisato  parecchie  di  quelle  conchigli<J 
descritte  nella  mia  conchigliulog,ia  fossile  subapeanina, 
che  sono  owie  ne'  depositi  terziarj  ,  e  molte  delle  quali 
tuttavia  vivono  ne' nostri  mari :  tali  sono  V  Ostrea  edulis, 
il  Cardiuni  echinaium  ,  la  Venus  verrucosa  ,  VAnomia  am- 
pulla. In  quella  delle  cave  di  Lecce  ho  scorto  valve  di 
pettini,  e  denti  di  Squalus  carcharias  e  di  Squalus  canicula. 

I  gusci  di  cotali  testacei  sono  non  gia  impietriti  o 
compenetrati  da  un  succo  lapidifico  ,  ma  semplicemente 
ealcinati  ,  non  altrimenti  che  quelli  che  ttaggonsi  dalle 
Oiarae   e  da'  sabbioai  terziarj.  In    Taranto    presso    alcuni 


6a  OS?ERVAZIONI    GEOLOGIC  HE 

venditoii  di  cariosita  natural!  ho  veduto  huona  copia  di 
simili  iiicclij  di  sqnisita  conservazione  dell'  iJeiuiua  specie 
di  cjuelli«da  me  registrati  nell'  indicato  lil)io  ,  t-ioe  Area 
antiquata  ,  Buccinum  tyrrhenum.  ,  Buccmum  arrnla,  Voluta 
pliaituln.,  Stronihus  fasciatus ,  Pa'clla  hiinganca^  Di'iitaliain 
elcpkantinum^  Murex  ohlon-^us ,  e  cio  die  piii  mi  sorprese, 
Ijellissinu  eseiiiplaii  di  Cardiuin  Jiians;,  ma  da  qiial  ter- 
feiio  sieno  stnti  tratti  non  ho  sapiuo  av.erne  contezza , 
ne   per  indagiai   da    me  fatte   mi   riusci  di   scoprirlo. 

Non  si  debbe  iti  questo  ragionaineiito  tacere  che  la 
pietra  lecccse  e  inetta  a  fame  calce,  lo  che  iiidica  essere 
eterogenpa  la  sua  composizioiie  ,  econteuere  qnantita  di 
altra  terra  che  probabilmente  e  aUumiiia.  Presso  Lecce 
essa  ha  talvolta  filoricelli  di  certa  creta  l^ianchissima, 
finissima  e  polverosa,  ma  questa  stessa  e  impura  ,  la- 
sciando  uu  abbondaute  residuo  se  si  sciolga  iieU'  acido 
nitrico. 

Venendo  ora  alia  conclusione,  poiche  la  roccia  di  cui 
si  ragiona  si  accosta  per  alcuni  suoi  caratteri  alia  calca- 
ria  secondaria  ,  vale  a  dire  per  ua  certo  grado  di  soli- 
dita  ,  e  per  le  ammoniti  che  essa  contieae  i  e  per  altri 
caratteri  e  conforme  ai  deposit!  terziarj  ,  cioe  per  la 
qualita  delle  conchiglle  cretacee  o  calcinate  in  essa  rac- 
chiuse  ,  io  sarei  di  avviso  che  debba  avere  avuto  origiae 
ill  un'  epoca  intermedia  a  questi  due  periodi;  laonde 
dovra  necessariamente  partecipare  degli  attributi  delle 
rocce  spettanti  a  qnesto  ed  a  quello.  Ne'  questo  iriio 
pensamento  dovra  reputarsi  vago  e  fantastico  •,  concios- 
siache  se»i  geologi  accordano  che  v' abbia  una  simil 
classe  di  rocce,  che  chiamano  di  transizione  intermedin 
al  periodo  priniitivo  ove  le  molecule  terrose  si  univano 
sotto  semljiaiizi  cristallina,  ed  al  periodo  secondario  ove 
«'sse  obbedendo  alia  mera  e  semplice  forza  di  adesione 
costituivano  soltanto  masse  so'ide  e  uon  cristalline,  non 
snprei  perche  un  tale  passaggio  cosi  consentaneo  al  con- 
sueto  andamento  della  natura  non  si  debba  eziandio  ani- 
mettere  tra  le  rocce  solide  seconuarie  ciiimitamente  for- 
mate, e  le  altre  o  poco  cocr^nti  o  polverose  meccani- 
camente  deposte  per  essere  venute  meno  le  circostanze 
che  favorivano  la  chimica  unione  ,  e  queste  sono  le  ter- 
aiarie. 

In  cotal  guisa  con  venendo  die  la  pietra  leccese,  la 
i^uale  per  amplissimi  spazj  si  dilata    nella    PugUa  ,    tiella 


FATTE    NELLA.    TERUA.    d'  OTIIA.NTO.  63 

Sicil'ia  ,  nell'isola  di  Malta,  sia  una  roccia  di  translzione 
ioriuata  tra  il  periodo  secondario  e  terziario ,  essa  si  aii- 
nodera  all'  uao  de'  due  estremi  cou  la  calca?ia  ap^Jeauina, 
ed  air  altro  coi  terreni  sabbioiiusi  e  inarnosi.  Delia  cal- 
caria  alibiamo  gia  favellato  ^  r.igiouereuio  ora  di  questi 
ultiini   poiche   uoii  mancano  nelJa   Messapia. 

E  iacominciaudu  dalla  luania  ,  essa  coiiiosaiueiite  si 
trova  nelle  vicinanze  di  Taranto ,  e  potei  a  luio  bell'  agio 
esaminarne  i  depositi  aell'  occasioae  die  ad  Uii  niiglia 
circa  della  citta  si  scavava  ua  lungo  e  profoiido  caiiale 
pei'  asciugare  la  palude  di  S.  Biagio.  E  dessa  una  niarna. 
argillosa  ceneiina  zeppa  di  testacei  fra  i  quali  ricoiiobbi 
la  Tellina  fra^ilis  ^  il  Cardiwn  edule,  il  Murcx  trunculus^ 
il  DentaUum  entulis  ,  ma  siugolarniente  predoniina  in  ma- 
ravigliosa  quautita  la  TeUiiia  lactea  i  conchiglie  tutte  che 
trovaasi  auche  oggigiorno  in  quel  mare.  Siuiili  terie  inar- 
nose  esistono  eziandio  in  molti  altri  iuoghi,  e  soauuinisirauo 
un  ottimo  materiale  per  le  stoviglie  conmni.  Alle  Grot- 
taglie ,  paese  12  migUa  lontaao  da  Taranto  ,  se  ne  iab- 
bricano  di  eccellente  qualita,  e  sopra  tutto  smisuraii 
Uolj   ove   couservasi   il   vino   giusta  1'  uso  degli  aatithi. 

I  salibioai  terziarj  coateuenti  gran  nuuiero  di  aicchi 
marini  sono  ovvj  del  paro.  Si  puo  vederae  presso  Ta- 
ranto, e  per  averae  uaa  esatta  idea  giovera  recarsi  alia 
riva  del  Mare  Grande,  nel  luogo  detio  S.  Vito ,  ove  la 
ripa  e  verticabueate  tagliata.  Si  vedrii  ivi  la  sezione  di 
uu  grosso  baaco  alto  da  20  a  a5  pie  parigini  dall'  at- 
tuale  livello  del  mare  composto  di  un  sabbione  giallo- 
gnolo ,  il  quale  posa  sopra  la  maraa  turcbiaa  contenente 
ciottoli  calcarei.  £sso  e  tutto  sparso  di  coachiglie  die 
vivono  nel  Mare  Grande  e  Piccolo  di  Taranto  ,  qualL 
sarebbero  :  Tellina  lactea — fragilis — rostraUi  ,  Cardium  €~ 
dale — rustlcwn  ,  Ostrca  edulis — jacohma  ,  VeriUs ,  Chioiie  , 
.irca  barbata — pilosa  ,  Spondylus  gcederopus  ,  Turbo  ru- 
gosus — Cerebra  ,  Conus  MfdiUrruncus  ,  Murex  aluco — cor- 
neas— trunculus.  Un  consimile  sabbione  siliceo-calcario 
stcso  pariaiente  sopra  la  niarna  ridoadaate  di  giisci  di 
pettini  e  tramezzato  da  straterelli  pietrosi  e  ne'  con- 
torai  di  Brindisi ,  noaiinatamente  presso  la  porta  detta 
di  Lecce ,  oltre  ad  ua  ponte  il  quale  attraversa  un  fiu- 
iuicello  ,  che  mette  foci;  in  uao  de'  bracci  del  porto.  Lo 
jtesso  sabbione  iioperfettaiaente  consolidnto  vedesi  altresi 
4  i,ecce  ,  e  fra  gli  aUri  luo^bi  cUiaramente    si    palesa  iu 


^4  OSSEUV\ZIOXl    CEOLOCTcitr 

tin  laro  esterno  del  circuito  delle  mm  a  ilella  citta,  le 
qiiali  sono  eilijic.ite  sopra  una  tale  roccia  zeppa  di  pet- 
t'.ai  di  balaiii  ,  di  Murcx  aluro ,  di  serpule  e  di  aitre 
cone  iglie  iQsieine  con  madrepore  e  con  la  Mill  pora 
pwnicosa. 

II  Sabliione  terzlario  conchigliaceo  di  cm  ho  parlato, 
iudicandone  eoliaiuo  alcune  piiucipali  situazioni ,  e  simile 
a.  quello  die  sopra  la  mama  si  riuviene  in  tanti  luoghi 
d  Italia  al  pie  degli  Apennini,  11  quale  spesso  e  incoe- 
rerite  ,  e  talvolta  deholinente  congiutiuato,  ma  quasi  mai 
Tiniforniemente.  lo  peuderei  a  credere  die  alia  mv'desiraa 
foruiazione  appartenga  la  roccia  su  cui  e  roscnuto  Gal- 
lipoli  ,  e  die  si  adopera  cola  come  pietra  da  i'lbbnca  a 
guisa  di  qaella  di  Lecce.  E  dessa  una  sorta  di  tofo  piil 
solido  della  pietra  leccese,  ma  di  grana  ruvida  e  grosso- 
lana  ,  il  quale  esplorato  con  lente  preseiita  un  impasto 
di  particelle  areuacee  calcarie  ,  ed  e  pieno  di  minuti  rot- 
t.inii  di  conchiglie.  lo  portO  opinione  che  le  divisate 
particelle  anzi  che  essere  frainmepti  granulari  di  una 
calcaria  che  abbia  anteriorniente  esistito ,  sieno  concre- 
zioni  formate  sul  luogo  e  specie  di  pisoliti.  Poco  fuori 
di  GallipoU  questa  roccia  e  coperta  da  uuo  strato  di 
altro  tofo  men  consistente  che  ha  gran  quantita  di  valve 
di  Ostrea  Jacobcca,  ed  esso  si  vede  altresi  ai  G.isini  a  7 
miglia  da  GaUipoli  ove  e  impastato  con  nicchi  marini  fra 
i  quali ,  oltre  alia  teste  accennata  ostrica,  ho  ravvisato 
r  Ostrea  edulis,  il  Cardiwn  aculeatum  e  Iccvigatwn  ,  la 
Venus  islndica  e  la  Venus  Chione.  Questo  strato  continua 
sino  a  Veiraaa  a  3o  miglia  da  Gallipoli  stesso  e  contiene 
le  medesime  conchiglie  ^  seguita  plu  oltre  verso  Manda- 
ria  ,  e  si  mostra  eziandio  in  vicinanza  di  Taranto  ,  ove 
Vacchiude    gran   copia   di   gusci   di   pinne. 

Tuttoche  i  teiTeni  terziari  sieno  d'  ordinario  composti 
di  parti  sciolte  e  incoerenti,  non  dee  sembrare  straiio 
che  questo  tofo  spetlante  ,  per  quanto  ne  giudico,  a 
tale  periolo  abb'a  un  grade  di  solidita  e  di  compattezza 
niaggiore  talvolta  di  quello  della  pietra  leCcese,  che  ap- 
p.irtieue  a  piii  antica  epoca.  Siccoine  esso  risulta  da  una 
tinioiie  e  da  uh  impasto  di  concrezioni ,  le  rocce  che 
sono  snte  in  simil  guisa  formate ,  anche  le  modernissime, 
olfrono  sempre  una  uiassa  solida ,  come  lo  veggiamo  in 
que'  medesiini  toti  ,  e  in  que"  travertini  che  traggono 
wn^'iiP  dalle  acque  fluviatili.   Ua  altro  tofo  ruyido  c  gros- 


FATTE    NEIiXA    TERRA.    d'oTRANTO.  6S 

sohno  ,  che  in  mo'lo  ancora  piii  evutente  ha  1'  aspetto 
di  concrezioiie  ,  si  rinviene  in  aliri  1  logln  della  terra  di 
Otrsato  dove  e  chiamato  carparo  ,  ed  a  prefeienza  si 
adopra  nella  costrnzione  delle  volte  per  essere  leggiero 
€  poroso  nel  tempo  inedesimo  che  ha  un  sufficiente  grado 
di  sohdita,  Trovasi  poco  luagi  da  Castro  presso  la  spiag- 
gia  del  mare  in  un  sito  detto  T  Arcara  ,  e  T  ho  incon- 
tr.ito  in  tutta  la  pianura  che  si  stende  dal  paesetto  di 
Pepressa   fin  presso   Leuca. 

Nel  tofo  conchigliaceo  a  Manduria  e  scavato  vin  anti- 
chissimo  pozzo  rainmentato  da  Pliaio  ,  e  di  cui  si  spac- 
ciano  maraviglle.  Esso  e  stato  a  lungo  descritto  in  una 
jmeinoria  inseriia  nel  Giornale  eiiciclopeJico  di  NapoU  (  Di- 
cenihre  1807),  e  Plinio  cosi  lo  acceana  :  in  Salentino  juxta 
oppidwn  Manduriam  lacus  ad  tnnrgines  pUnus ,  neque  ex 
huustis  aquis  minuitur ,  ii^que  infusis  ougetur  {lib.  11, 
cap.  io3  ).  Questo  pozzo  e  situato  a  mezzo  miglio  circa 
da  MaiKluria  presso  la  strada  che  va  a  Lecce  ,  e  vi  si 
atfinge  1"  acqua  ciie  necessita  ai  bisogni  del  paese  ,  di 
niaaiera  che  e  itna  dolle  pochissime  antiche  opere  che 
serva  tiUiavia  a  quell'  uso  a  cui  t'u  destinata  dappriina. 
Per  una  gvadinata  tortuosa  e  molto  nialconcia  scavata 
nella  descritta  roccla  si  discende  in  una  grotta  di  forma 
presso  che  circolare  ,  la  cui  volta  incavata  a  cupola  ha 
nel  centro  una  grande  apertura  quadrangolare  che  da 
luce  alio  speco.  Dill' un  de"  lati  sgorga  una  picciola  fonte 
di  cui  non  si  ode  che  il  mormorio  ,  essendo  occultata  da 
una  niurnglia  ,6  1'  acqua  per  un  sotterraneo  canale  e 
condotia  nel  mezzo  della  grotta  ove  sgorga  in  una  fossa 
stavata  a  fine  di  procacciare  un  sufficiente  spazio  ai  re- 
cipienti  che  si  sottopongono  alia  doccia  onde  rlempierli. 
Da  questa  fossa  passa  poi  con  breve  tragitto  ad  un  pozzo 
clie  verticalmente  corrisponde  alT  apertura  superiore  della 
volta.  Ora  (juesto  pozzo  che  non  ho  potuto  scandagliare 
per  essere  m  parte  nstrutto  da  sassi',  ma  clie  mi  fu 
detto  avere  la  profondita  di  pochi  piedi,  e  circondato  da 
un  parapetto  di  pLetre ,  e  forma  lo  spezioso  della  fon- 
tana  in  quanto  che  1'  acqua  clie  incessantemente  entra 
rimane  sem|jre  alio  stesso  livello.  E  naturale  a  credersi 
che  essa  ahbia  esito  per  qualche  pertugio  piii  stretto  tli 
quello  della  sorgente  ,  e  che  per  questa  via  continui  a 
Uuire   sotierra  i   ma  jiccnme   i  sassi   che  stauno  nel  fond» 

mhl.  Jtal.  T.  XV  111.  5 


66  OSSEUVAZIONI    GEOLOGICHE 

vietano  che  si  possa  scorgere  quel  ineato,  cosi  si  vanna 
jdeando  cose  maravigliose.  E  probabile  che  la  speloiica 
fosse  naturale ,  e  che  essendosi  anlicamcnte  trovaia  quella 
sorgente  sia  stato  scavato  il  pozzo  ,  onde  radnoaie  una 
sullicieiite  quautita  di  acqua ,  doveadosi  attii:gf're  una 
vidta  dal  p^izzo  stesso.  Di  fatto  se  si  fosse  ricevuli  dalla 
doccia  J  coire  oia  si  usa  per  connodita ,  ma  cou  maggiore 
perdita  di  teutipo  ,  poiche  e  una  povera  vena,  sa)eb1.*e 
stato  ill  tal  ciso  inutile  quel  serbatojo ,  e  si  sarebbe  la- 
sciata  scorrere  1'  acqua  per  le  naturali  sue  vie.  Qucsto 
luogo  e  volgaruiente  detto  lo  scci^no  ,  vocabolo  che  io 
credo  derivalo  di  sccsnere  ,  che  nella  pronunzia  di  cjuel 
dialetto  si  usa  in  cambio  di  scendcre,  e  ne  fu  natural- 
niente   suggerita  V  idea  dal  cammino   che  ivi   conduce. 

Un  moderno  scrittore  in  una  operetta  intitolata  Cenni 
geohgici  suUn  prcmncia  di  Tfrra  di  Otranto  {Napoli,  i8i5) 
narra  essersi  trovati  in  molti  luoghi  ciottoli  di  lava  litoide 
porosa.  Io  non  sono  stato  cosi  fortunato,  e  credo  che  in 
quel  paese  non  vi  sia  traccia  alcuna  di  vulcani  locali  i 
che  se  qualche  pezzo  di  lava  e  stato  pur  r'invenuto  , 
debb'  essere  avventizio  e  proveniente  o  da  rottami  di 
macine  giunte  d'  altrove  ,  o  da  lava  parimente  straniera 
che  abbia  servito  ad  altri  usi  :  cost  a  Taranto  alcuni 
traggono  da  Napoli  il  piperno  che  ho  veduto  po^to  in 
opera  nelle  scale  di  qualche  abitazione.  II  sopra  citato 
scrittore  soggiunge  che  presso  il  lido  fra  Otranto  e  Castro 
»i  rinvengono  pomici  ;  ne  e  cosa  straordinaria  ,  poiche 
THolte  se  ne  veggono  eziaudio  lungo  la  spiaggia  del  golfo 
di  Cioja  nella  Calabria  ulterlore  ,  ed  al  capo  Peloro 
presso  Messina  in  Sicilia ,  dove  non  sono  vulcani;  ma 
sifF.nte  pomici  hanno  in  quei  luoghi  approdato  dalle  isole 
Eolie   galleggiando  sulle   acque   del  mare. 

Benciie,  a  parer  mio,  non  siavi  speranza  di  trovare  in- 
'dizj  di  vulcanismo  nella  Terra  di  Otranto ,  gioverebbe 
bensi  che  per  altri  esami  fosse  quel  suolo  accuratamente 
esplorato  dai  geologi ,  impresa  che  incorainciata  dall'  autore 
di  quel  saggio ,  potrebbe  essere  condotta  a  Imou  termine 
dal  sig,  Costa  professore  di  fisica  in  Lecce ,  e  nelle  scienze 
naturali  versatissimo.  Ne  i  geologi  solamente,  ma  i  bota- 
nici  aacora  troverebbero  cola  ampio  compenso  alle  loro 
•faliche  ,  se  fatica  pub  essere  1'  aggirarsi  per  quelle  po- 
polate  e  Jeliziose  pianure.  Io  non  conosco  di  fatto  ve- 
Tun  altro    luogo     ove    piii  comoUauiente     si    possano  in*^ 


FVTTE  NELL\  TERRA  T>*  OTRANT©.        67 

traprendere  sifFntte  peregrtnazioni:  maravigliosa  ^  Ijf 
quaatith  de'  paesi  sparsi  per  la  Terra  di  Otranto  ,  e 
prossitni  1'  uno  all'  altro ,  segnatamente  vprso  il  promon- 
torio  di  Leuca ,  di  niauiera  che  il  viaggiatore  poco  dee 
curarsi  di  stabilire  ove  debba  prendere  ristoro  ,  e  dove 
possa  ricovrarsi  alia  notte.  Ne  io  so  tsaipoco  quale  altra 
sduazione  ia  Italia  possa  meglio  corrispoadere  a  quaato 
i  poeti  ci  narrano  della  felicissima  Arcadia  ,  che  certo 
non  inancano  ivi  ne  il  dolce  cliiua  e  salubre ,  tiegli 
ubertosi  pascoli ,  ob  le  campagne  vestite  di  rostnarino  , 
di  timo  e  di  niille  altre  piaate  odorose  ,  e  cio  che  piu 
importa,  noa  mauca  il  candor  de' costutni ,  e  I'  esteriore 
decenza  ncgli  abitanti. 


68 


Ragionamcnti  chimict  letd  nella  Uiiwersitd  di  Bolo^ 
gna  da  Prllrgrino  Salvjgni  nel  corso  di  vc/rj  anni 
per  cnnfcrlmcnto  di  lanree ,  con  una  nota  impor- 
tante  in  fine,  —  Bologna,^  1816,  tipograjia  Ram- 
p  )ni ,  di  pag.  126  in  8.°  (con  tre  tavole  in  rame 
coiitenciiti  gli  opparati  di  Giovanni  Mayow ,  di  Lv~ 
dovico  Barbicri  e  di  Lavoisier }, 


o 


TTlMO  avvisamento  e  quello  certament?  di  alcuni  pro- 
fessor! (Idle  pill  reputate  Universita  di  trattare  in  occa- 
sione  delle  lauree  alcun  argomento  scieiitifico,  iuvece  di 
tessere ,  come  era  costume  ne'  tempi  antichi ,  il  nudo 
elogio  de' candidati  ,  degli  antenati  lore,  delle  loro  pa- 
trie;  ed  il  prof.  Salvigni  si  e  in  questa  pratica  distinto, 
sceglieiido,  per  ai'gomento  dei  di  lui  ragioiiameiiti  materie 
iinportantissime ,  e  quistioni  dair  esame  delle  quali  molto 
onore    viene   a  riflettersi  suU'  Italia. 

Qnattro  sono  i  ragionainenti  ia  questo  volume  conte- 
nuti ,  dei  quali  il  primo  versa  sopra  alcune  dottrine  chi- 
jniche  di  Giovanni  Mayow  e  di  Lodovico  Barhieri ,  con- 
frontate  col  moderno  sistema  di  Lavoisier ,  e  de'  chimici 
pneumatici;  il  secondo  sopra  il  quesito :  Se  Lavoisier  ^ 
Priestley  e  Scheele  avessero  contezza  dell'  opera  di  Gio, 
Mayow  avanti  di  pubbl'care  le  lore  esperienze  intorno 
air  aria ,  alia  combustione  ,  e  ad  altri  siinili  argomenti  i 
il  terzo  tratta  dell'  attitudine  chimica^  fisica,  economico- 
politica  dell'  oro  ,  dell'  argento  e  del  rame  alia  moneta- 
zioiio  ;  il  quarto  finalmente  sopra  le  esperienze  della 
chimica. 

II  primo  ragioiiamento  si  annunzia  in  una  nota  letlo 
pubblicamente  fino  dal  mese  di  giugiio  dieU' anno  1806; 
importante  riesce  questa  data ,  perche  gia  da  varj  anni 
si  parla  della  convenienza  di  alcuna  delle  dottrine  clii- 
miche  di  Lavoisier  coi  principj  di  Mayow,  e  quella  data 
medesima  farebbe  nascere  il  dubbio  clie  prima  d'  ogni 
altro,  almeno  in  Italia,  ne  avesse  pubi)licanieiite  ragio- 
nato  il  Salviani.  Certo  e  che  Mayow  parla  del  salnitro  e 
dollo  spirito  nitro-aereo  ,  parla  della  respirazione ,  ed  in 
que'  tratCati  sviluppa  una  serie    d'  idee    cuviose    suU' uso 


RAftlOTstAMENTI    CHlMTCt    CCO.  fff) 

^ielraria  tiella  cotnbnstione  e  nella  respirazione  ,  sulla 
dimhiuzioue  e  sulP  assorbimento  dell'  aria  in  qnesti  due 
fenomeni ,  sulla  soniiglianza  dell"  aria  e  del  nitro  nella 
attitvidine  a  mantenere  le  infiamniazioai  ^  e  sulla  foriua- 
Sione  deiracido  del  nitro  mediante  vin  principio  speciale 
da  quel  chimico  supposto  nell'aria  atinosferica,  e  da  esso 
andicato  col  noipe  di  spirito  igneo-aereo  o  nitro-acreo. 
tjuesto  principio  riguardava  egli  nelTaria,  come  atto  a 
jnautenere  la  combustione^  la  fiammaj  la  vita,  e  ad  esso 
luolte  proprieta  accordava  souiiglianti  a  quelle  del  gas 
ossigene  dei  moderni.  Conobbe  pure  quello  scrittore  che 
dell'  aria  permanente  ne'  polmoni ,  il  sangue  ue  assorbiva 
una  parte,  da  esso  detta  aria  vitale ,  e  che  per  quelle 
assorbimento  il  sangue  diveniva  calJo  e  rosso ,  e  cain- 
liiavasi  ancora  da  venoso  in  arterioso.  Queste  dottrine^ 
dice  V  autore  ,  sono  divenute  verita  diaiostrate  ,  da  che 
la  chimica  ha  determinato  i  veri  eiTetti  dell' aria  atmo- 
sferica ,  e  del  gas  ossigene  nella  composizione  degli  acidi, 
nelle  calcinazioni  nietalliche ,  ed  in  tutti  i  tenopieai  della 
combustione.  Altro  non  niancava  se  non  che  Mayow  avesse 
separato  dall'  aria  atmosteiica  quell'  aria  vitale ,  ed  esa- 
minato  avesse  questo  corpo  gasoso  spoglio  di  altre  com- 
hinazioni  e  mescolanze ;  egli  avreblie  allora  stabilito  il 
primo  i  fondamenti  delle  nioderne  teorie  pneumatiche. 
L' autore  espone  altresi  alcuae  delle  esperienze  di  BlayoiV^ 
e  fa  vedere  che  altro  non  mancava  ai  risultamenti  del 
chimico  iaglese,  il  quale  scriveva  verso  la  meta  del  se- 
colo  XVII ,  se  non  di  cambiare  il  nome  di  partlcelle  ni~ 
tro-neree  in  quello  di  particelle  ossis,cnce,  di  sostituire  alia 
canfora  da  esso  sperimeatata  il  fosforo,  allora  non  cono- 
sciuto  in  Ingliilterra ;  e  singolare  e  pure  che  quel  chi- 
mico si  valse  di  alcuai  api)arecchi  e  modi  di  sperimen- 
tare  idropnenmatici  somiglianti  a  qaelli ,  di  cul  fecero  use 
cinquaat'  anni  dopo  T  autore  della  statica  dei  vegetabili, 
e  pill  di  un  spcoIo  dopo  Priestley   e   Lavoisier. 

Non  dissimula  pero  I' autore  ,  che  Mayow,  volenJo  net 
succpssivi  traltati  readere  ragione  di  alcuni  altri  reconditi 
fenomeni  della  natura,  si  aViliandoaa  a  molte  altre  ipotesi, 
o  appoggiate  a  deboli  fatti ,  o  nianifestauiente  erronee, 
o  anche  opposte  ai  di  lui  medesimi  priacipj.  Passa  quindi 
a  ragioaare  di  altri  Ojiera  non  conosciuta  e  rarissima  , 
inipressa  in  Bologna  nel  1680  da  Lolovico  JBurhieri,  illut 
stre  medico  di  quella  proviacia.   Questi  il  pFiiu9  ugii  solo_ 


7©  R\GIONAME\TI    CUIMICI 

ammise  le  pnemnatiche  clottrine  di  Muyow ,  non  seginte 
tla  alcuii  aliro  tliiiiiico  ;  nia  le  rischiai  6  e  le  coniptovo 
con  iiuove  espericnze  ,  e  le  estese  alia  spiegazior.e  di 
niolti  fenoineiii  dell'  animalc  economia  ,  adottaiidole  sce- 
■vre  dalle  vane  ipotesi  ,  colle  quuli  erano  fraiumiste  nel 
libro  del   medico   inglese. 

A  questo  piimo  ragionamento  si  rifeyisce  la  nota  im- 
portante  ,  die  trovasi  in  fine  del  volume,  e  clie  noa  lu 
a  sno  liiogo  stampata  ,  pevclie  anrorn  conipinte  non  eran  si 
le  licerclie  fatte  dell' opera  del  Barbi(-ri  nolle  biViliotecbe 
dellc  principnli  citta  d' Italia.  In  questa  nota  si  da  il  ti- 
tolo  ed  anche  un  indice  soainiarlo  del  libro  del  Bnrhieri, 
die  propi'ianiente  versa  in  parte  snlle  operazioni  dello 
jjpirito  nitro-aereo  nel  microcosino.  Si  allegano  quindi 
jilcuni  dei  piii  notabili  passi  di  qnell' opera,  da  una  dei 
quali  si  raccoglie  ,  come  il  Barhii^ri  Iten  conosceva  cbe 
I'aria  entrava  nel  sangue,  non  pero  tutta ,  ma  una  parte 
ntta  a  produrre  la  combustione  ,  la  vita  degli  animali  , 
la  sanguiiyazione  ecc. ;  da  altro  che  1' animale  cessava  di 
vivere  per  niancanza  dello  spirito  nitro-aereo  o  igneo- 
aefeo  ,  o  sia  dell"  aria  vitale  ,  die  con  altri  termini  avrebbe 
pofuto  dirsi  aria  del  fuoco,  del  gas  ossigeue  o  termossigene; 
da  altro  che  nel  nitro  era  lo  spirito  nitro-aereo  ,  cioe 
con  altra  voce  1'  ossigene  niedesimo  ^  da  "altri  ancora  che 
1' antimonio  cresceva  di  peso  coniliinandosi  colT ossigene  ^ 
che  il  calore  vitale  e  il  calore  animale  pi'ocedevano  da 
uila  combustione,  il  die  prova  che  Barbieri  conosceva 
la  combustione  lenta ,  e  la  combinazione  dell' ossigene 
coUa  parte  combustibile  ossigenalnle  del  sangue ,  cioe  col- 
1'  idrogpne  e  carL>onio  del  inedesimo ;  che  la  perfezione 
c  la  colorazione  del  sangue  eraao  opera  della  combina- 
zione di  quello  spirito  nitro-aereo  ,  o  sia  dell'  ossigene  « 
e  che  finalinente  nella  opiaione  che  per  mezzo  dell'  os- 
sigene si  iilieri  il  sangue  dal  carbonic  e  dall' idrogene, 
ed  in  quelle  della  influenza  dell'  ossigene  sulla  moliilita 
muscolare,  sulla  digestione,  sulla  fecoadazione  dell* novo 
e  sulla  germinazioue ,  ^ar?)/er/  prevenute  aveva  non  solo 
ie  teorio  dei  moderni  chimici  pneumatic!  ,  ma  le  opi- 
nion! ancora  di  Girtanner ,  di  Darwin,  di  O.nander ,  di 
Saussure  e  dl  altri  moderni  fisiologi.  Eppure  manca  que- 
st'opera  nellc  primarie  citta  d' Italia ,  e  I'autore  ha  dato 
in  quella  nota  il  ragguiglio  dei  pochi  esemplari  che  $4 
as  conQBCOno, 


I'e'tTI   NELLA    nNH^KRSITA    DI    BOLOGNA.  7I 

In  alti'o  ragionameato  analogo  al  prlmo  tratta  I'autore 
la  quistioue,se  nota  fosse  1" opera  di  Mayow  ai  nioderni 
clilmici  pneumatic!.  Lavoisier  alia  descrizioiie  dcUe  sue 
esperienze  premise  una  storia  delle  ricerche  degli  antichi 
cliimici  sul  medesimo  argoinento  ,  ed  i  lavori  descrisse 
niinutamente  de' fisici  e  cliiuiici  d' ognl  paese ;  di  Mayow 
pero  noa  fece  alcuna  meiizione,  e  suppose  inventorc  Hales 
di  apparecchi  e  di  macchine  che  Mayow  aveva  da  prima 
indicate  ,  e  Hales  divolgate  senza  nominare  il  prime  au- 
tore.  Giudica  aduncjue  il  Salvigni ,  die  Lavoisier  o  letta 
non  avesse  T  opera  di  3TajO(^  ,  o  mallgnaniente  laciuto 
ne  avesse  il  noma  oude  appropriarsene  la  gloi'ia  ',  della 
quale  secoiida  ipotesi  alcuno  non  sara  persuaso  di  tutti 
coloro  ,  die  persoaahnente  conolsbero  T  infelice  diiniico 
francese.  II  eel.  £^rf/joZ/et,  che  tauto  aveva  con  Lavoisier 
contribnito  ai  progressi  della  novella  cbiniica,  neirenco-' 
miare  i  talenti  dell'  estinto  amico ,  piu  di  ogni  altra  cosa 
Jodava  la  di  lui  ingeuuita.  E  di  fatto  ancbe  il  Salvigrli 
non  si  niostra  persuaso  ,  die  sensi  cosi  vili  capire  po- 
tessero  in  anima  cosi  graude  e  generosa.  Mostra  egli  per 
fine  die  Lavoisier  non  avrebbe  potuto,  tacendo  di  Mayow, 
farsi  credere  autore  dei  di  lui  ritrovamenti ,  e  molti  ap- 
parecchi ,  e  inolte  macchine  pigliate  aveva  da  Hales  e  da 
Priestley.  Se  egli  avesse  conosciuto  il  libro  di  Mayow  3 
nouiinato  lo  avrebl^e,  e  passandolo  nializiosamente  sotto 
sileuzio ,  non  avreljbe  potuto  fiirsi  credere  autore  dell* 
macchine  e  degli  esperimenti  del  chimico  inglese.  Quauto 
alle  teorie  ,  osserva  V  autore  che  nelle  prime  sue  opefe 
Lavoisier  non  amuiise  quelle  di  3Iayow ,  e  probaliilmente 
non  le  conobbe  ,  e  cjuindi  non  le  usurpo  uegli  scrittL 
posteriori;  il  die  tauto  e  piii  facile  a  credersi ,  quanto 
che  r  opera  del  chimico  Inglese  era  stata  dagll  stessi  di  lui 
contemporanei  negletta,  e  caduta  era  presso  i  posteri  ia 
oblilivione.  Sahicni  si  mostra  persuaso,  che  ne  Lavoisier, 
ne  Sdieele  ,  ne  Priesthy  abbiano  mai  avuto  sett'  occhio 
r  opera  di  Mayow  ,  della  quale ,  o  concordi  o  dlscordi 
dalle  di  lui  opinioni ,  fatta  avrebbero  ouoratissima  ricor- 
dazione. 

L'  argomento  del  terzo  ragionamento  e  di  sua  natura 
tanto  importante  e  vasto ,  che  diHicilmente  in  poclie  pa- 
gine  avrebbe  potuto  racchiudersene  la  trattativa.  L'  au- 
tore pero  ha  preso  ad  esamiiiare  P  argoinento  in  termini 
jencrali .    naostraado    da   prima    1'  attitudine  perfettissima 


73  R\GIO:«A>rENTl    cnuTici 

alia  monetarione  dell'  oro  e  dell'  argeato  ,  nei  quali  si 
riiiveugoiio  coinbiiiati  i<  pregio  rcale  ed  iiitrinseco,  pre- 
"  gio  ugiiale  t.auto  nelle  masse  divise ,  qnanto  nelle  in- 
"  divise,  piegio  stabile,  prezzo  d' in9eiisil)ile  alteramento  , 
-V  luiiga  conservazioiie ,  difiicile  coutralFacimeuto  ,  facile 
»  ricogaizlone  ed  agevole  trasporto.  >i  Questi  priucipi 
cgli  sviluppa  bieveinente  con  chiuiiche  dottrine  ^  e  colle 
nozioni  chimico-mineralogiche  e  coi  priiicipj  della  poli- 
tica  economia  diiiiostra  mal  fondato  essere  il  dubV)io  di 
alcuiii^  clie  col  lungo  volgere  dei  secoli  si  deliba  avere 
in  commercio  una  s'tirniia  "tanto  enonue  da  far  perdere 
a  que'  inetalli  quasi  interamente  il  prezzo  ,  e  renderli 
inetti  alia  monetazione.  Col  soc'corso  della  mineralogia 
prova  che  qne'  inetalli  preziosi  non  si  rinvengono  nella 
Jiatura  in  masse  considerabili  puri  o  in  istato  di  regolo  ; 
e  soggiugne  in  una  nota  la  politica  osservazione,  che  se 
di  sovercliio  si  aumentasse  la  quantita  dell'  oro  e  del- 
1'  argento  e  se  ne  diniinuisse  il  prezzo  ,  verrelibe  ne- 
cessariamente  a  diminuirsi  o  a  cessare  la  escavazione  di 
molte  miniere  ,   principalmente   deile  nieno  ricclie. 

]>ai  raetalli  preziosi  passa  1"  autore  a  ragionare  del  ra- 
me ,  e  nota  che  la  chimica  metallurglca  venne  opportu- 
namente  a  soccorso  deglt  umani  bisogni ;,  discoprendo  ed 
insegnando  a  liherare  dalle  estranee  combinazioni  un  me- 
tallo  dotatQ  delle  qualitii  di  inerce  monetabile ,  fornito  di 
tenue  pregio  in  niolto  volume  ,  e  per  cid  acconcio  alia 
costruttura  di  monete  rappresentanti  i  piccioli  valori. 
Riesce  doloroso  che  non  tutto  siasi  pubblicato  questo 
ragionamento,  nel  quale  parlavasi  delle  Cagioni  trsiche  ed 
ccouoraiche  ,  per  cui  altri  corpi  lucidi  non  avrebbono 
jjotuto  ottenere  presso  gli  uoniini  il  pregio  dell'  oro  e 
tleir  argento;,  dei  niotivi  pei  quali  le  masse  di  quei 
metalli  hanno  attitudine  a  diveni)e  di  bonta  uaiforme  in 
tutte  le  loro  parti;  della  forma  piii  convenevole  all' oro 
-ed  air  argento  monetato  ,  acciotche  una  moncta  sotto  la 
atessa  massa  abbia  niinore  superticie  posslblle  ,  e  sia 
quindi  meno  suggetta  agli  sfregamenti ,  ed  alia  diminu- 
zione  di  peso;  dell' effetto  che  prodotto  avrebbe  1' arte 
<li  contraffare  l' oro  e  I'largento,  se  gli  alchimisti  scoperta 
r  avessero ,  quelle  cioe  di  far  perdere  per  molti  riguardi 
r  attitudine  di  que'  metalli  alia  monetazione  ;  delle  nia- 
niere  chimiche  atte  a  far  conoscere  le  monete  falslficate, 
•  finalmente  delle  leghe  ,    delle  teorie  chimiche  die  ris- 


LETTI    NELLA.    T5T<IV1:RSITA.    DI    BOLOGNA.  78 

Sfuardaao  quesd  composti  metallici ,  e  de' principj  econo- 
inici  die  seguire  si  debboao  ,  acciocclie  le  inonete  di 
lega  non  riescano  pregindizievoli  alle  popolazioiii. 

Nel  quarto  raglonameuto  si  e  proposto  l'  aatore  d'  in- 
vestigare  il  modo  die  teuere  debboiio  i  giovani  stiuUosi 
della  chimica  per  meglio  apprenderla ,  e  per  portarla  an- 
cora  ,  ove  possibile  riesca,  ad  alcun  grado  di  periezione 
e  di  luigliorainento.  E  siccome  tre  sono  gli  oggetti  della 
chimica  ,  le  espevieiize  ,  i  ragionanienti  ,  i  vocaboU  e 
cosi  prende  a  irattare  delle  prime  ,  considerando  da 
principio  quelle  che  potrebboao  dlrsi  esperienze  d' im- 
mcdiata  o  quasi  iinmediata  illazione  ,  che  egli  mostra  es- 
sere  altrcsi  di  breve  durata  ,  esegulbili  e  ripetibili  a 
talento  dello  sperimentatore,  dal  che  trae  la  conseguenza 
avere  la  chimica  una  esseuziale  attltudiiie  ad  acquistare 
lodevole  grado  di  esattezza  e  di  perfezionc.  Accenua  bre- 
vemente  le  aberrazioni  degli  alchimisti  ,  V  analisi  non 
ancora  teatata  di  alcune  sostanze  chimiche  ,  i  grandi 
passi  fatti  dalla  scienza  merce  i  lavori  di  Volta ,  di  Davy 
e  di  Berzelius,  ed  alia  illustrazione  del  uome  di  quest' ul- 
timo avrebbe  potato  aggiugaere  la  nuova  chimica  ato- 
inistica  ^  se  all'  epoca  4ella  stampa  di  quel  ragionameato 
fosse  stata  conosciuta. 

In  queste  dissertazioai j  oltre  lo  zelo  per  la  gloria  del 
nome  italiauo  ,  si  ravvisano  raolta  chiarezza  d' idee,  una 
critica  giudiziosa,  uu  costante  attaccameuto  ai  buoni  prin- 
cipj  ,  ed  una  grandissinia  sollecitudine  per  la  istruziona 
de' giovani  studiosi,  ai  quali  que'  ragionanienti  sono  par- 
ticolarmeute  indirizzati.  Stampati  essendo  quelli  gia  da 
^uattro  anni  in  circa,  come  appare  dalla  data  del  libro , 
noi  ne  avremmo  da  prima  fatto  menzione  ;  nia  abbiamo 
ragionevole  niotivo  di  dubitare^  che  sebbene  stampati  ia 
queir  epoca ,  non  siano  stati  mai   tino  ad  ora  publjlicati. 


74 


Prodromo  della  grande  ahatomia^  seeonda  opera  po- 
stiuna  di  /^rto/o  1M\sc\gn:,  posta  la  or  dine  e  piih- 
blicata  a  spese  di  una  societd  innominata  dct  Fran- 
cesco AsiOTtiylARCm  ,  disscttore  anatomico  nell  I.  e 
R.  arcisped'de  S.  M.  N.^  e  socio  dl  varie  accadc- 
mie.  —  Firenze  ^  1819,  tip.  Marenigh.  in  f'>gii'^> 
di  peg.  194,  con  altre  paglne  102  contenenti  la 
spiegazione  di  vend  tavole  in  rame. 


K 


ION'  si  puo  lodare  abbast.'^nza  1"  esecuzione  tipografica 
e  calcografica  di  quest' opera  dedicata  ,  come  abbiamo  no- 
tato  uel  (lostro  Proemio  pag.  8,  a  S.  A.  R.  il  priiicipe 
reggente,  or  divenuto  Giorgio  IV  re  d' lughilterra.  L' in- 
defesso  e  beneraerito  anatoiiiista  D.  Paolo  Mascagai  lasclo 
dietro  di  se  tre  opere  postuiue:  i."  V  Anatomia  per  iiso 
dev,li.  studiosi  di  scultiira  e  pittura;  a."  il  Prodromo  della 
grande  anatomia;  3.*  la  grande  anatomia.  La  prima  di 
queste  opere  vide  alcuni  aniii  soao  la  luce;  la  secoiida 
e  la  terza  sono  quelle  die  una  societa  ianominata  si  e 
assunta  di  pubblicare.  II  prodromo  che  abbiamo  fra  le 
mani  fii  vivaniente  desiderare  die  il  pubblico  nou  rest! 
deluso  delta  terza  opera  j  ma  pur  troppo  il  prof,  che  era 
incaricato  della  compllazioue  ed  edizlone  de'  maiioscritti 
lasciati  dal  defuato  anatomico,  trovasi  attu-dmente  loa- 
tano  d'Europai  e  non  sapremmo  dir  quando  gli  stuJiosi 
di  questa  scienza  potrauno  coa  fondamenio  sperare  di 
vederia  fatta  di  pubblica  ragioae.  Tutti  i  rami  erano  gia 
terminati  prima  die  il  Mascagai  maacasse  ,  ina  i  maao- 
scritti  si  trovavano  in  ua  certo  disordine  da  abbisognare 
una  persona  die  fosse  stata  allievo  del  grand' uomo ,  die 
conoscesse  il  nietodo  del  suo  insegnamento ,  che  sapesse 
indovinarae  i  pensieri  e  deciferarne  perfino  le  ab!)re\'iaiure 
onde  trarre  dalle  sue  carte  quel  prolitto  per  I'  arte  che 
pii  si  poteva.  La  societa  innominata  che  acqu.sto  dagli 
eredi  tutti  i  rami  e  tutte  le  carte  lasciate  dal  defunto 
autore  gimdico  che  la  persona  piii  capace  a  qupst'uopo 
sarebbe  stato  il  sig.  Antoninarchi  ,  siccome  quegli  die 
eontinuamente  fa  dissettore  sotto  di  lui  per  molti  anni. 
Ma  grandissimo   errore  fu,  a    nostro  awiso.   il  confidare 


MASCAGXI,    CCC.  fi 

nilesti  manoscrltti  alia  stessa  persona  dopo  ch^-  fii  invi- 
tata  a  passare  i  inari  eel  assistere  come  chirurgo  un  il- 
lustre  prigioniero  sopra  uii'  isola  in  luetzo  all'  Atlantic© 
austiv.le. ' 

Qual  fosse  il  merito  del  sig.  Antommarchl  come  dis- 
settore  non  e  in  nostra  facoha  il  giudicarlo  i  poiremmo 
hensi  dire,  da  quanto  abbiamo  sotto  gli  occlii  in  questo 
Ijel  volume  ,  ch'  egll  non  seuilna  aver  troppo  il  talento 
ne  della  esposizione  ,  ne  della  oruinazione  delle  materie. 
Oltrcche  la  lingua  vi  e  quasi  sempve  cattiva,  le  ripeti- 
y.ioni  e  gii  andirivieni  vi  sono  frequenti  fino  alia  nausea. 
Qiiesti  difetti  non  tolgono  pero  nulla  alia  massa  de'  |umi, 
e  alia  solidita  della  scienza  clie  distingue  quest"  opera, 
unica  nei   sue   genere. 

Ai  piu  non  sembrera  ne  natnrale  ne  plausibile  V  or- 
dine  tenuto  nella  disposizione  delle  materie  ,  coraiuciando 
dai  vasi  liufatici  aaziclie  dalla  osteologia^  ma  vogUauio 
credere  che  il  sig.  Antommarchi  non  avra  in  questo  die 
olibedito  al  pensiero  dell'autore,  il  quale  avra  forse  avuto 
le  sue  buone  ragioni  per  fare  cosi  :  rincresce  solaniente 
non  veder  acceunate  tali  buone  ragioni,  e  il  non  veder 
giustiticato  uno  sconvolgimetito  che  puo  di  leggieri  essere 
attribuito  al  capricciojO  alia  inesattezza  dell' editore.  Co- 
munque   siasi  ,   ecco  Tordinamento   di  quest'opera. 

Incouiincia  dai  vasi  linfatici  o  assorbenti,  e  passa  di 
mano  in  mano  a  descrivere  i  vasi  sanguigai ,  arteviosi  e 
Tenosi ,  i  nervi  ,  i  muscoli,  i  ligamenti ,  le  caitdagini  e 
gli  ossi.  Parlando  dei  linfatici,  e  piu  specialinente  de' ca- 
pillari,  precede  I'autore  ad  esporre  coin'' entrino  essi  nella 
struttura  di  tutte  le  membrane  semplici,  delle  composte, 
e  delle  piu  composte  o  sensibili ,  facendo  con  mirabile 
rbiarezza  conoscere  rapporto  a  quelle  stesse  membrane 
la  particolare  lore  orgauizzazione  o  primordial  tessitura  , 
e  passando  a  dire  come  quei  vasi  capUlavi  compongano 
primitivamente  i  peli ,  i  capelli ,  i  crini  e  lor  bulbi , 
ed  in  qual  altro  niodo  le  unghie ,  T  epidermide  o  cuti- 
cola,  la  cute,  1' epltelion  ecc. ;  le  quali  ultiiiie  parti  or- 
ganicbe  appartengono  alia  classa  delle  mendjrane  sem" 
plici  suddivisate,  e  finalmente  le  glandule  Untaticbe  cosi 
dette.  Sf'guono  poscia  a  des.riversi  gli  attorcipllanienti , 
le  svolte  e  rivolte  ,  le  diraniazioni ,  le  maglie  piii  o  meno 
aperre  in  cui  si  dispongono  ,  principiando  dni  prinii 
stami  ,  i  canalini  tubulari  degli   assorbeuti    ali'oggetto    di 


76  MASCAGT9I, 

compor  reti  di  varia  grandezza,  le  loro  picoole  l«Qume»- 
revoli  boccncce  jnalanti  ,  la  loro  azinae  nttrattiva  per 
tirare  a  sfe  conforme  alle  leggi  dell' afTniita  chimica  le  par- 
ticelle  dei  liquidi  e  del  fluidi  aerif'ormi ,  e  piii  presto 
r  une  die  le  altre  molecule  c!ie  vi  5' accostino.  Dei  vasl 
sanguigiii  Tarterie  godono  d' una  elasticith  in  alto  grado 
jnvece  della  forza  contrattile  accordata  loro  dai  fiSiologi;. 
dalle  vene  assai  piu  che  dall'arterie  si  prova  che  na- 
scono  tutte  le  secrezioni  recrementizie  ed  escrementizle  : 
le  arterie  si  mostrauo  sempre  piix  attenuate  nel  cnrso 
loro  siiio  al  segno  che  quaado  ritorconsi  senzi  niuna  in- 
terruzione  di  canale  ,  si  trasforinano  in  vene  :  vedonsi 
distintamente  le  varie  fogge  di  trecce ,  di  plessi  ,*  dl  tes- 
suti  a  stoja  ed  a  spina,  le  papille,  i  villi,  i  canalini  ce- 
re brali  componenti  il  cervello  ,  il  cervelletto,  la  midulla 
allungata ,  la  midulla  spinale ,  e  concorrenti  alia  forraa- 
cione  de'  garjglj ,  e  dei  cllindretti  nervosi,  i  cilindrettl 
priaiitlvi  della  fibra  carnosa  ,  la  stvuttura  primoruiale  dei 
filamenti  tendinosl,  ligamentosi,  cartilagiaei ,  ossei ,  tutti 
in  somma  gli  elementi  piii  esili  e  •fuggevoli  ad  occhio 
Volgare  fan  parte  delle  cospicue  scoperte  dell' iusigne  ana— 
touiico ,  e  confermano  sempre  piii  quanto  nei  minimi  suoi 
lavori  sia  raassimo  il  inagistero  della  natura.  Oltre  alia 
composizione  speciale  e  alle  funzioni  proprie  dei  viscerk 
e  dei  varj  organi  della  vista,  dell' udito  ,  dell' odorato  c 
del  gusto  ,  ecc.  generalmeute  ed  in  particolare  conside- 
rate, egli  alia  dlstinzione  cliiarissima  delle  [glandule  scm- 
plici  aggiunse  quelle  delle  congregate,  delle  conglobate 
e   delle   conglomerate  del  corpo  animale. 

Queste  materle  sono  contenute  in  nove  .  separati  arti- 
coli  ,  i  tre  ultimi  dei  qnali  trattano  dei  polmoni  ,  del 
fegato,  delle  vie  alimentari.  Ma  cio  che  vi  e  di  piii  ma- 
raviglioso  in  quest'  opera  sono  le  tavole  con  la  spiega- 
zione  di  esse.  Tutto  \i  e  circostanziato  e  distinto  con 
una  precisione  indicibile,  e  quando  si  possede  quest'  opera 
si  puo  quasi  dire  di  possedere  il  corpo  uiunno  in  tante 
prepai'azioni  anatocuiche  distinte  ,  e  della  grandezza  na- 
tural e. 

Dimostransi  nella  I.  tavola  il  quarto  inferiore  ed  esterno 
deir  antibraccio  ,  e  il  dorso  della  mano  coi  tronchetti 
maggiori  dei  vasi  sangnigni  ,  arteriosi  e  venosi  ,  coi  vasi 
linf.itici  e  nervi  succutanei  ,  che  vaano  a  distriliuirsi  ai 
comuni  intcgumeati  che  la  ricoprono,  ed    alle  parti  cir- 


PROPnOMO    BELLA.    GCAT^DE    ANATOMIA.  77 

convicine.  Si  dautio  nella  stessa  tavola  altre  figure  espri- 
inciiti  le  masse  pingueiiinose  ,  le  pustule  del  vajuolo 
aiabo  ,  la  struttura   delle   ungliie  ,  dei  criiii  ,   ecc. 

Nella  tavola  II  diiiiostransi  il  terzo  inferioie  ed  in- 
terno  dell'  antibraccio  e  la  pauiia  della  niano  coi  rispet- 
tivi  vasi  saiiguigni  arteriosi  venosi  e  nervi  superficial!  o 
succutanei  maggiori ,  oltre  parecchie  altre  osservazioni 
microscopiche  iisp,uardanti  alcune  parti  organiche  animali. 
Nella  tavola  ill  si  da  la  coiJigurazioue  e  struttura 
speciale  di  alcune  diverse  parti  organiche  aiiimali  esa- 
niinate ,  sottoponendole  al  microscopio  Dollondiano  foriiito 
delle   sue   varie   lenti  amplificaiive. 

Nella  tavola  IV  si  ottrono  i  resultati  di  uaa  serie  di 
osservazioui  niicroscopiche  ,  le  quali  si  raggirano  suUa 
strnttura  della  cuticola^  della  cute,  dei  bulbi  ,  de' ca- 
pelli  ,  dei  peli  ,  dei  criai  ,  ecc,  e  dello  sviluppiuiento 
delle  pene  nou  meno  clie  dei  deiiti  nel  feto  vaccine, 
sull'  organizzazione   dei  polmoui   dell'  aliusta  ,   ecc.    ecc. 

Nella  tavola  V  si  da  la  struttura  particolare  di  alcune 
diverse  cuticule  e  d"  altre  membrane  organiche  si  animali 
clie    vegetabili. 

Nella  tavola  VI  dimostrasi  per  me/.zo  delle  lenti  ocu- 
lari  del  solito  microscopio  Dollondiano  l' organizzazione  e 
struttura  primitiva  di  alcuni  visceri  umani  ,  e  d'  altrl 
animali   comparativi. 

Nella  tavola  VII  si  rappresentano  le  parti  genitali 
estenie  virili  e  muliebri ,  non  meno  che  i  laammelloai 
appartenenti  all'  utero  gravido   vaccino. 

Nella  tavola  VIII  comprendonsi  varie  figure  clie  mo- 
strano  V  organizzazione  particolare  del  tendini  ,  dei  liga- 
ment! ,  non  meno   che  delle  liorse   mucose  ,   ecc, 

Nella  tavola  IX  trovasi  la  conformazione  esterna  ed 
interna  dei  varj  ossi  component!  lo  scheletro  umano  , 
cioe  dei  lunghi  ,  dei  largh!  e  dei  globosi ,  dei  coperti  e 
non   coperti    del   rispettivo   periostio   esterno    ed    interno. 

Nella  tavola  X  contenente  diverse  parti  organiche 
risgnardate  col  mitroscopio  dimostrasi  V  organizzazione 
pr  iDitiva  di  alcune  cartilagini  che  incrostaao  le  facce 
articolari  di  certi  ossi  deilo  scheletro  umano  e  dei  fila- 
meiui  ossei  clie  li  compongono  ,  o  particolarmente  di 
quell!  che  sono  morbosaraente  afFetti  dalla  gotta  e  dalla 
liie   venerea,   ecc. 


78  MVSCACNI, 

Nella  tavola  XI  si  fa  conosceie  nieJiaiite  una  serie 
tli  fij,nre  il  priucipio  di  1  disviliippaiueuto  del  denti,  il 
procedere  siicressivo  della  dentizioae  e  P  oigiiiizzazioae 
«   stiuttura  sppci;ile  dei  desiti, 

Nella  uvula  XII  rappresentnsl  l'  organizxizione  pri- 
mitiva  della  fi})ra  caniosa  o  musculare  ,  e  coitie  i  vasi 
sangii  j;ni  arterlosi  ,  venosi ,  plI  i  vasi  linfatici  insieme 
coi  aervi  si  portino  ai  muscoli ,  e  vi  si  distribuiscano, 
non  raeno  che  la  strmtma  priniitiva  delle  tuniche  dei 
vasi    sangiiigni   arterlosi  ,   ere. 

Nella  tavola  XIII  dimostragi  la  struttura  primordial^ 
delle  varie  tuniche  delle  vene ,  dei  vasi  linfatici,  delle 
guaine  membranose  che  iuvolgono  i  cordotii  nervosi,  ed 
oltre  a  cio  1' organizzazione  delle  glandule  conglobate,  ecc. 

Nella  tavola  XIV  rappresentasi  1'  occhlo  umano  e 
quello  di  alcuni  altri  aniiuali  coraparativi ,  non  che  ^fr 
membrane  e  gli  umori  concorrenti  alia  sua  intera  coiii- 
posizione,  oltre   poi   la  lore   particolare   struttura. 

Nella  tavola  XV  vedesi  espresso  V  organo  dell'  udito 
umano  e  la  sua  particolare  costruzione,  nOn  meno  che  i 
vasi  sanguigni  ed  i  nervi  i  quali  diffondonsi  per  le  mem- 
brane che  foderano  le  diverse  sue  cnvith  ed  i  vaij  ca- 
nali  ossei  e  cartilaginei  ;  e  si  ofTre  una  serie  o  corredo 
d'  osservazioni  microscopiche  risguardanti  alcuni  altri  corpi 
organic!    animali. 

Nella  tavola  XVI  si  oflfre  la  priraitiva  struttura  dei 
neivi,  de*  lore  gangij  e  dei  loro  fiiamenii  primitivi  uoa 
meno  che  le  rispettive  guajne  che  T  invilui?pano,  con  piii 
una  serie  di  successive  osservazioni  microscopiche  risguar- 
danti   altri    oggetti    organic!    animali. 

Nolla  tavola  XVII  dimostrasi  la  primordiale  struttura 
ed  orgaiizznzione  speciale  del  ce'rvello  ,  e  delle  mem- 
brane'Clie  lo  involgono  ,  non  meno  che  il  risultamento 
di  un  certo  numero  d'  altre  osservazioni  microscopiche 
r<;l:itive   al   soggetto. 

Nella  tavola  XVIII  sono  disegnate  alcune  consegucnze 
di  particolari  osservazioni  eseguite  col  microscopio  ,  le 
quail  raggiransi  sopra  soggetti  diversi  organici  animali, 
«  special mente  sopra  certe  parti  del  feto  umano  e  sulle 
meitdirane   dell'  novo   impulcinato,    ecc. 

Nella  tavola  XIX  rappresentansi  lo  sviluppamento  del 
pulcino,  la  struttura  e  composizione  primitiva  delle  mem- 
brane   d2lle    seconding    che    1'  involeono    e  ima  serie    d'i 


VRODROMO    DELL4    OR\NDE    ANA.TOMIA.  79 

altre    particolarl    microscopiche    osservazloni  risguardaati 
oggt'tti  aiiflloghi. 

Nella  tavola  XX  ed  ultima  si  conteagono  varle  figure 
rilevaie  coll'  ajuto  del  nucroscopio  ,  coucertieali  1'  orga- 
nizzazione  e  particolare  struLtura  di  pr.iecchie  parti  or- 
gauicUe  dei   vegetabili. 


8o 


APPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


^abrfeucftcr  K  ,  cioe  Annali  delTI.  R.  Institato  poli- 
tecnico  di  Vienna  pabbllcati  dal  Diiettore  Giovanni 
Giuseppe  Prechtl  ,   Consigliere  ecc.  ecc. 

V. 

^  affifflC  ^CttKffmtiKtt  2C.,  o  sia  Osaervazioni  praticke 
snpra  Ic  diinensioni  e  le  azioni  delle  macchine  a 
vapore  di  Watt  e  di  Woolf.  Del  sig.  Consigliere 
Prechtl.  —  Estratto. 


D. 


'opo  r  introduzione  delle  macchine  a  vapore  se  ne  Tolle 
misuvare  il  loro  efi'etfo  nieccanico  col  paragone  delle  forze  del 
eavallo  ,  perche  quelle  sottentraroao  a  questo.  Per  conoscere  tala 
effetro  fa  mestieri  esprimere  il  moineuto  lueccanico  ,  e  la  quan- 
tita  del  peso  che  la  uiacchina  e  in  caso  di  gollevare  in  un  de- 
terniinato  tempo  e  a  data  altezza. 

Boulton  e  Watt  supposero  che  la  fovza  del  cavallo  che  la- 
▼ora  ocio  ore  al  giorno ,  arrivi  per  ogni  minuto  a  33,ooo  lib- 
bre  o  sia  a  5oo  libbre  per  ogni  secondo,  sollevate  un  piede  (i). 

Questa  niisura  della  forza  del  cavallo  e  troppo  abbondante , 
poiche  a  seconda  degli  esperimenti  a  tal  uopo  eseguiti  non  h 
che  per  poco  tempo  che  il  cavallo  il  piii  forte  sia  in  istato  di 
sostenere  siSatto  sforzo.  Smeaton  provo  che  la  forza  del  cavallo 
dee  geaeralmcnte  stimarsi  a  libb.  2a,ooo  invece  delle  accennate 
3?,oco,  o  sia  a  dibb.  366  per  ogni  secondo  e  per  un  piede; 
d'  altezza  ;   la  qual   forza  equivale  a  quella  di  sei  uomini. 


^)  ^   P<=*')  '«   m»su/c   soao  inglcii,  ee  piir«  uon  si  specificano  di  Vionni. 


APp.    PARTE    STR4NIERA.  8l» 

Volendo  determinare  la  forza  di  una  macchina  a  vapore,  biso- 
gna  jd-endere  in  cousiderazione  la  misiira  superliciale  della  stan- 
tuffo  ,  cux  pieme  il  vapore  ,  cioe  Y  anipiezza  del  cilindro  ,  1'  al- 
tezza  deir  alzata  dello  etantuffo,  il  nuniero  delle  alzate  la  uii 
Diinuto  ,  e  1'  elasticita  del  vapore  ,  per  la  quale  lo  stantuffo  vieae 
abbassato.  L'  altezza  dell'  alzata  dello  stantuffo  in  ragione  di 
piedi ,  moltiplicata  col  numero  delle  alzate  in  ciascun  niiuuto  , 
e  rad<ioppiata  nelle  macchine  doppie  ,  da  la  celerita  dello  stan- 
tuffo; moltiplicata  questa  colla  presslone  del  vapore  sullo  stan- 
tuffo ,  81  ha  r  azioae  meccanica  ,  o  sia  il  nuinero  delle  llbbPe  , 
che   la  macchina  entro  ciascun  minuto   puo  alzare  per    piede. 

Supponghiamo,  per  eseinpio,  che  una  niaccLina  doppia  di  Watt 
abbia  un  cilindro  di  24  pollici  nel  diametro  interno  ,  che  T  al- 
zata sia  di  5  piedi ,  che  se  ne  facciano  20  in  un  minuto  , 
R  che  la  pressione  del  vapore  siillo  stantuffo  sia  di  libb.  7,3  per 
ogni  pollice  quadrato  ;  in  simii  raso  la  iiiisiira  superliciale  dello 
stantuffo  h  =  452  pollici  quadrat! ,  consesuentemente  la  pres- 
sione sul  medesimo  =  j\S2  X '"','5  =  i'^oo  libbre  ;  la  celerita 
tlielio  stantuffo  e  20  X  2  X  5  =  200  jiiedi.  Per  ogni  minuto  adun- 
que  movonsi  con  tal  maccliina  33oo  libbre  per  200  piedi,  e  in 
conseguenza  vengono  alzate  di  un  piede  33rc  X  200  o  sia  TiGoooo 
libbre  in  un  minuto.  Questo  nnmero  diviso  per  33ooo  da  20 , 
o  sia  la  quantita  dei  cavalli  alia  cui  forza  corrisponde  1'  azioue 
della  maccliina. 

Qual -ra  la  macchina  fosse  semnlice,  cioe  non  agisse  die  da  una 
sol  parte ,    e  per   se  chiai'o  che    V  azione    resterebbe  dimezzata. 

La  pressione  dello  stantuffo  dipende  dalla  elasticita  del  va- 
pore ,  e  dalla  piu  o  nieno  perfetta  fonnazione  del  vuoto  dal- 
r  opposfa  parte  non  che  dairattrito. 

L'  annessa  tavola  contiene  i  dati  uecessarj  per  valiUare  1'  ef- 
fetto  delle  macchine  a  vapore  ,  aon  die  la  quantita  del  coni- 
biistibile  necessario  in  litontrace  inglese  (newcastle  coals).  Questa 
tavola  e  tratta  dalle  osservazioni  fatte  sopra  ua  g»'an  numero 
di  macchine  a  vapore  di  Watt  di  diverse  dimension!.  In  tali 
c.alcoli  vien  supposto  che  T  animella  da  sicurezza  del  calderone 
sia  caricata  di  4  libbre  per  ogni  pollice  quadrato ,  o  sia  chje 
r  elasticita  del  vapore  nella  caldaja  stia  entro  i  confini  di  2  a 
4  libbre  di  pressione  per  ogni  pollice  quadrato  sopra  quelU? 
dell'  armosfera. 

mi.  itai.  T.  xvm.  6 


H 


APVENDICE 


TAVOLA   sopra   le    dimensioni    del    cilladri  .id 
del  loro   effetto^  avato  rigm 


NUMERO 

E 

I  M  E  N  S  I  0  N  I 

P  RESSIO  NE 

delle   foize 

dello 

dello 

da  cavallo 

presso 

stantuffo. 

Stantuffo. 

le   niaccliine 

^             -            -^r' 

die  antscono 

in  dopiuo 

Diimetro 

Sopeific.le 

de.  pollici 

PrM.ioae 
per    pollice 

Pr.,„. 

seuso. 

pollici. 

q«J»... 

,u.rtr>t, 

per  cia.cun. 

l;?i   d.i   civallo. 

qu«drj'o 
ill  Ubbre. 

I 

6.0 

28 

280 

7- 

I9CII 

2 

8.3 

S4 

27.4 

7.a 

395II 

4 

11.6 

ic6 

26.5 

7.3 

77;« 

1              o 

13.9 

102 

25.4 

7.0 

107(1 

1            8 

15.9 

199 

24.9 

6.9 

i38t» 

lO 

17.7 

245 

24.5 

7- 

171^11 

12 

19.2 

288 

24.0 

7-1 

2o6jj| 

14 

20.6 

332 

23.7 

7-1 

2  35^1) 

i6 

3T.75 

373 

23.3 

7-1 

366q, 

i8 

33.0 

413 

22.9 

72 

3oo(|, 

30 

24.0 

453 

22.6 

7.3 

33o(l 

23 

25.1 

493 

33.4 

7.35 

363t| 

24 

26.1 

533 

22.2 

7,4 

396(j 

26 

36.9 

569 

21  9 

7.5 

429'lf 

38 

27.8 

6c5 

21.6 

7.6 

4'''2(|1 

3o 

28.7 

645 

3  1.5 

7.6 

489, 

32 

29.5 

683 

21.3 

7.59 

57< 

34 

3o.3 

721 

21.2 

7-49 

S5o<i 

36 

3i. 

756 

21.0 

7-7 

58231 

3R 

3 1.8 

^94 

20.9 

7.6 

6c28| 

40 

326 

«32 

20.8 

7-6 

6346! 

42 

33.3 

869 

20.7 

7-65 

66631 

44 

34 

906 

20.6 

7-7 

698CI 

46 

34.7 

943 

30.5 

7-7 

729?! 

48 

35.3 

9-9 

30.4 

7-7 

7543 

5o 

3fi. 

I030 

20.4 

7-7 

7857 

52 

.16.6 

io55 

20.3 

7.75 

8 171 

H 

3^3 

109 1 

20.3 

7.77 

8485! 

56 

38. 

ii36 

20.3 

7-79 

8800 

58 

38.8 

1173 

2C.3 

7-79 

9114 

PABTE    STRANIERA. 

thine  a  vapore  di  Watt ,  e  sopra  la  quantitd 
tquaiititd    del    combustihde. 


as 


C  E  L  E  n  I  T  a" 

Effetto  meccanico 

COSSUMO 

dello 

ossia  peso  , 
snllevato   iu    I   ininuto 

del  carbon  e 
per  eiascun'  ora 

stantuSb. 

air  altezza    di   I   piede. 

a  libbre. 

iit> 

Numero 

Ctleriti 
lltllo   .t.ntoffo 

cubic! 

Pf.o 

P^r 

Per 

W.ii. 

per  minmo. 

per  miuuto 
\b  pleJi, 

in  libbr«. 

d- 

ClT>ll0. 

'h 

5o 

166  Y3 

528 

33,000 

2C'.-7 

20 

42 

168 

1 ,006 

66,coo 

1 5.6 

27 

■■'[. 

34 

170 

2,112 

i3a,ooo 

i3.8 

55 

3i 

i85 

3,168 

198,000 

12.2 

73 

;A 

27 

190 

4,224 

264,000 

10.5 

84 

24 

192 

5,280 

j3c',cco 

10.0 

lOO 

24 

192 

6,336 

396,000 

9.8 

117 

% 

23 

1^6 

7,392 

462,000 

9.0 

126 

■'f. 

22 

198 

8,443 

528,000 

8.7 

140 

■■/. 

22 

790 

9,.-.c4 

594,000 

8.5 

i53 

1 

20 

2CO 

ic,56o 

66c,cco 

8.3 

166 

20 

2CO 

I], 61 6 

726,000 

80 

176 

"A 

18 

200 

12.6-2 

792,000 

^.8 

187 

'■/". 

18 

200 

13,-28 

858,coo 

7.6 

")7 

■/. 

18 

2CO 

14.-84 

924,000 

-•4 

207 

17 

204 

1.5.840 

999, oco 

216 

17 

204 

16,896 

i,o56,ooo 

7.1 

227 

17 

204 

17,952 

1,122,000 

7.0 

238 

17 

204 

19,008 

1,188,000 

6.q 

240 

•A 

16 

208 

20,064 

1,254,000 

6.8 

258 

'f. 

j6 

2C8 

21,120 

1,320,000 

6.7 

268 

•/; 

16 

208 

22,176 

1,386,000 

6.6 

279 

'/. 

16 

203 

23,232 

1,452,000 

6.5 

286 

'A 

16 

208 

24,288 

i,5i8,ooo 

6.4 

294 

i5 

210 

25,344 

1, 584,0*0 

6.3 

3o2 

i5 

210 

26,400 

i.65o,oco 

6.2 

3io 

i5 

210 

27,456 

1,716,000 

6.1 

3l-r 

i5 

210 

a8.5ia 

1,782,000 

61 

320 

y 

i5 

210 

29,568 

1,848,000 

6.0 

336 

I'A 

14 

210 

30,624 

1,914,000 

6.0 

348 

^4 


APPENDICE 


Continu(iM. 


Nb-MEliO 

D 

I  M  E  N  S  I  0  N  I                             1 

PRESSlONEf 

delle   fMi-ze 

dello 

dello 

da  cavallo 

stantuffo. 

Stantuffo.      1 

presso 

^ 

^-^^_- 1 

le   maccliine 

che  aniscoiio 
in  doppio 

Diareetro 
pol'uci. 

Superficie 

Qaan.i.i 

<le,  pollici 

quacl,M, 

per  ciasmna 

Pretsionr 

p,=r    p,.ll.ce 

quadriico 

ill   libbre. 

Pressifl* 

senso. 

60 

39.3 

I  306 

30    I 

7.3 

';■-• 

63 

39.8 

1346 

20.1 

7.8 

<}^' 

64 

40.4 

1380 

20.0 

7.85 

lt,( 

66 

41. 

l330 

20.0 

7-9 

lev- 

68 

41.6 

1 3  60 

2r.o 

7-9 

ied 

70 

43. 

i386 

19.9 

8.0 

11,1  - 

73 

43.7 

1433 

19.9 

8.0 

1 1,/ 

74 

43.3 

14-3 

19.9 

8.0 

1^7 

76 

43.7 

i5c5 

19.8 

8.0 

12,C 

78 

444 

1 544 

19.8 

8-0 

13,3 

80 

45. 

1590 

19.8 

8.0 

I2,( 

85 

46.3 

16^4 

19.7 

8.2 

i3,7 

90 

47.5 

1773 

19.7 

83 

i4>' 

95 

48.7 

1863 

19.6 

8.2 

i5,; 

100 

5c. 

1963 

19.6 

8.3 

i6,ii 

io5 

5i. 

3043 

19.5 

8.3 

i6,s 

1 10 

52.2 

2145 

19.5 

8.5 

18,2 

ii5 

53.4 

3343 

,95 

8.5 

i(),i 

120 

54.7 

2340 

19.5 

8.5 

20,C 

126 

56. 

2463 

iq.5 

8.5 

2I,C 

l33 

57 

2553 

194 

8.5 

22,cJ 

1 36 

58 

3643 

19.4 

8.6 

23,6 

140 

59^ 

3734 

19.4 

8.6 

23,5 

145 

60 

2827 

19.4 

8.6 

24,4 

i5i 

61 

2923 

19.3 

8.6 

35,4 

1 56 

63 

3019 

19  3 

8.7 

26,3 

161 

63 

3i  17 

19.3 

8.7 

27,2 

166 

64 

3317 

19.3 

8.7 

28,0 

173 

65 

33i8 

19.2 

8.8 

29,2! 

178 

66 

3421 

ig.2 

8.8 

3c,4l 

189 

68 

3632 

19.3 

8.9 

32,4 

200 

70 

3848 

19.3 

8.9. 

3,,.-. 

213 

4071 

19.2 

90 

3r,,?. 

PARTE    STRANIERA.. 


85 


iFcw 

O/ft. 

c 

elerita'              I 

Effetto 

MECCANICO 

CONSU.MO 

dello 

oasia 

peso  , 

del  carbone 

aollevato  ia   I   ininiito     | 

per  ciascun  ora 

stantuffo. 

Celeriti 
ilfllo  funruffo 

air  altoEza 

cuhici 

di   I    piede. 

Pelo 

a  libbre. 

Namero 

Per 

ciiscuna 

Per 

[i. 

per  minmo. 

ia  pie.+i. 

d,    acqua. 

forza 
da   cavallo. 

14 

3IO 

3 1,680 

1,980,000 

5.9 

354 

-; 

14 

210 

33,736 

2,046,000 

5.9 

366 

■• 

14 

210 

33,792 

2,1  13,000 

5.9 

378 

\ 

14 

310 

34,848 

2,178,000 

5.8 

382 

r 

14 

210 

35,904 

2,244,000 

5.8 

394 

i3 

308 

36,960 

2,3lO,CCO 

5.8 

406 

i3 

2C8 

38,oi6 

2,376,000 

5.7 

410 

i3 

208 

39,072 

2,443,000 

5.7 

422 

i3 

3C8 

40,128 

2,5o8,ooo 

5.7 

433 

i3 

208 

41-1^4 

2,574,000 

5.6 

437 

i3 

208 

43,240 

2,604,000 

5.6 

448 

r. 

12 

204 

44,f<8o 

2,8o5,coo 

56 

476 

A 

13 

204 

47,020 

2.9-'C,000 

5.6 

504 

A 

12 

304 

5o,i6o 

3,1 35,000 

5.5 

522 

A 

13 

204 

52,800 

3,3oo,OGO 

5.5 

555 

T  I 

198 

55,440 

3,365,000 

S.S 

577 

S 

]  I 

198 

58,o8o 

3i63o,ooo 

5.5 

6c5 

9 

I  I 

198 

60,720 

3.795,000 

5.5 

633 

« 

1  I 

198 

63.36o 

3,960,000 

5.5 

660 

S 

I  I 

198 

66,528 

4,]58,oco 

5.5 

693 

( 

II 

19,^ 

69,696 

4,356,000 

5.5 

726 

10  Va 

197 

71,808 

4,488,000 

5  5 

748 

10  y^ 

197 

73.920 

4,620,000 

5.5 

770 

10 -A 

196 

76,560 

4,785,000 

5.5 

797 

> 

lo-A 

196 

79,728 

4,983,000 

5.5 

83o 

i 

10  'A 

196 

82,368 

5,148,000 

5.5 

858 

> 

lO  % 

195 

85,oo8 

5,3 1 3,000 

5.5 

885 

) 

10 

195 

8-.648 

5,478,000 

5.5 

913 

i 

9V4 

194 

90,816 

5,676,006 

5.5 

946 

9^A 

193 

93,9^^4 

5.874,000 

5.5 

979 

9'/". 

192 

99,^92 

6,237,000 

5.5 

1039 

9  "A 

191 

io5.6rio 

6,600,000 

5.5 

TICO 

t 

9  -/a 

190 

111,936 

1    6,996.000 

5.5 

1166 

ai 

86  APPENDIGE 

I  niatpriali  per  (juesta  tavola  trovnnsi  ne' raggnagli  mensiiafi 
degl'  iepettori  delle  niacchine  a  vapore  nellc  niitiiere  di  Cnvnwall. 
Fiuo  al  l8ll  con  uu  buscliel  (  88  libb.  )  tlL  carbone  non  s'  innal- 
zavano  chc  l3  'f,  uiilioai  di  libbre  di  acqua  all' altezza  di 
an  piede :  nia  dopo  die  gli  esperci  ingegneri  Tliomas  e  Gio- 
Tanni  Lean  iie  cbbero  la  direzione  ,  I'effetto  del  carbone  si  au- 
niento  ;  cosicche  dal  ragguaglio  nieiisuale  di  giugno  l8l8  1' azione 
media  di  a4  macchine  a  vapore  di  Watt,  tanto  semplici  clie 
doppie ,  li  a^aerisce  essere  stata  di  23,836654  libbre  d'  acqtia 
per  ogni  bu»chel  (  88  libbre  )  di  cai-l)one  inualzate  di  un 
piede. 

I  datj  della  tavola  lervono  anclie  per  le  macchine  semplici 
Jier  Ic  quali  fa  d'  uopo   della  raeta  del   carbone. 

Quanto  fe  piii  grande  la  macchina,  tanto  minore  e  il  consumo 
del  carbone  ;  ii  osserva  per  alti-o  clie  non  si  ha  piii  guadagno 
di  carbone  ove  la  macchina  arrivi  alia  forza  di  loocavalli,  cioe 
quando  il  diatnetro  del  cilindro  eia  di  5o  poUici ;  il  chc  sembra 
dipendere  dalla  niaggiore  difficolta  di  combaciainento  dello  stan- 
tuffo  col  cilindro ;  •  verisimilmente  pure  da  soverchia  gran- 
dezza  del  focolare. 

Paragonando  V  effetto  meccanico  colle  quantita  del  carbone 
viensi  a  conoscere  che  una  macchina  a  vapore  della  forza  di  4  *^3" 
valli  messa  in  azione  da  lOO  libbre  di  litontrace  solleva  14.400,000 
libbre  d'  acqua  all'  altezza  di  i  piede ;  che  una  della  forza  di 
30  cavalli  ne  solleva  ig, 800,000  •  una  della  forza  di  48  cavalli 
ne  solleva  3  1,680,000;  una  di  70  cavalli  ne  solleva  34,620,000  ? 
ed  una  di  qo  cavalli  ne   solleva   35,640,000. 

La  macchina   a  vapore  pin  grande,   esistente    in    Lighilferra  , 

composta  giusta  i  principj   <<i  Watt ,   k  la  macchina  di    Stoddart 

Bella  cava  dell'  unione   di  Cornwall  ;    h   dessa  doppia  ed  ha  un 

cilindro  del  diametro  di  63    poUici  ;    il    peso    dell'  acqua    delle 

sue    pompe    importa    82,000    libbre  ;    con    tal    peso    fa   esaa  ia 

ciascun    minuto    6  '/l  alzate    di    stantuffo  ,    ed  ogni  alzata  h  di 

piedi  7  ^f^  ;  ossia  e.ssa  solleva  tal  peso  l3  X  7  Y^  =    100  ^/^  piedi 

\f)er  minuto..  In  conseguenza  essa  ha  la  forza  di 

82000  X   100  ¥4  -       .  „. 

il  =  a5o  '/j  cavalh. 

3  3  000 

Conglunte  a  questa  sonovi  tre  altre  macchine  di  egual  dimen- 

fione  «  di  doppia  azion«  ,   le  quaU  servono    ad    estrai-    1'  acqu* 


ilalla  pava  ,    e    tutte  uaite  haiino  la  forza  di  83t    cavalli  ;    cisc 
»OQo  le   seguenti  : 

f.>rr«  a>  ov.lkj 

Macchina  di  Stoddart ,    col  cllindro  di  poUici     63  ■ aSo  '/i 

detta  di  William 65  200 

delta  di  Sim 63  l85 

detta  di  Poldorey      ........     63  196 

La  diversita  deU'effctto  di  tali  niacchine  di  egual  diniensione 
"♦ien  prodotta  dalla  diversita  dell'  effettiva  pressione  del  va- 
pore  sullo  stantuffo  ,  la  quale  dipende  dall'  attivita  della  foraa 
espansiva  del  vapore  nella  caldaja ,  la  quale  pure  dipend* 
dalla  maggiore  superficie  da  ecaldarsi  della  caldaja  istessa.  Que- 
•te  circostanze  faano  differenziare  I'  azlone  del  vapore  in  modo 
tale  ,  che  a  dimciisioni  eguali  si  ottiene  talvolta  un  ruolto  mi- 
nore  effetto  ;  infatti  la  macchina  a  vapore  doppia  di  63  poUici 
di  diameti-o  esistente  nella  cava  Wheal  Alfred  in  Coruwallis 
■on  ha  che  la  forza  di  80  cavalli ,  ed  un'  altra  nella  cava  di 
Dalovath  della  stessa  dimensione  ha  la  forza  di   i3a   cavalli. 

Nella    macchina    di    Stoddart    la    pressione    del    vapore   sullo 

_     ,  ....  82000  .  ,.,  , 

Stantuffo   e  per  ogni  pollice  =  -^ =  20 ,  4  libore. 

3117 

La  quantlta  del  vapore  necessaria  a  muovere  la  macchina  si 
•onosce  dalla  celerit.\  dello  stantuffo  moltiplicata  colla  superfi- 
eie  quadrata  del  medesimo.  In  tal  guisa  secondo  i  dati  della 
tavola  sono  in  una  macchina  a  vapore  di  20  cavalli  neces- 
sarj  462  X  200  X  12  pollici  cubi ,  ossia  628  piedi  cubici  di 
Tapore  per  minuto  della  stessa  elasticita  dell'  atmosfera  ed  an- 
•he  piu  ,  ossia  libbre  2  J  di  acqua  debbono  cangiarsi  eutro  ua 
minuto  in  vapore,  e  tale  quantita  di  vapore  debbe  nello  atesso 
tempo  venir  condensata. 

II  calorico  che  si  sprigiona  durante  la  condensazione  del  va^ 
pore  acqueo  al  lOO  gr.  del  termomerro  centigr.  in  acqua  della 
stessa  temperatura  e  ,  a  norma  delle  spcrlenze  di  Clement  e 
Desoi-mes  ,  sufficiente  per  portare  dal  grado  di  congelazione 
fino  a  quello  di  ebullizione  5  volte  e  mezza  un'  eguale  quan  • 
tita  di  acqua.  Per  condeusare  pertanto  perfeitamente  una  libbra 
di  vapori  acquei  di  ico"  cent.,  ove  il  riinanenre  dell' acqu^ 
conserva  il  grado  di  ebulhzione  ,  v'  abbisognano  libbre  6,5 
«li  acqua    di    li"    cexit.  (12  R. ).    Oude    abbassar*    pui    quettc 


88  APPENDICB 

libbre  y.S  di  acqua  bollente  fino  al  40°  cent,  v'  abbiaogna  lib- 
bre  18  di  acqua  di  l5*  cent.  Conseguentfuiente  la  quantita  di 
acqua  necessana  alia  condeiisazione  dei  vapori  acquei  nel  rife- 
rlto  caso  supposti  giunge  a  6,5  X  18  =  a4'>5  libbre  per  rui- 
nuto  ,  Je  quali  uiohiplicate  per  le  libbre  21  di  vapori  acquei 
portano  la  quantita  dell'  acqna  di  condensazione  necessana  a 
libbre    164  per  uiinuto. 

E  da  osservai'si  che  la  quantita  del  vaporr  arqueo  ^  bene 
calcolaria  meno  del  giusto  percbA  o  ne  va  perduta  una  parte  , 
o  vien  condensate  in  acqua.  Presso  le  macchine  di  Watt  e  ne- 
cessario  per  ogni  alzata  di  staniuffo  'f^  di  vapore  di  piu  del  bi- 
xogncvole   a  riempierne   il  cilindro. 

L'  evaporazione  dipende  anche  dalla  grandezza  della  super- 
ficie  tocca  dal  fuoco  :  vieae  comunemente  amniesso  clie  uua 
ealdaja  di  una  supci-ficie  di  20  piecfi  quadrati  dia  per  ogni  nii- 
jauto  secondo  un  piede  cubico  di  vapore  acqueo  sotto  la  pres- 
aione   dell'  atmosfera  o  poco  piu. 

I  vajiori  di  una  forza  espansiva  niaggiore  abbisognano  di  un. 
aunjento  proporzionale  della  superficie  svaporante  ,  joirlie  la 
su)^prficie  riscaldata  ,  la  quale  per  ogni  niinuto  serondo  da  2 
piedi  cubi  di  vapore  di  100° ,  non  produce  nello  stesso  tempo 
piu  di  I  piede  cubo  socto  una  pressione  doppia  dell'atmosferica. 
In  quest!  ultiuii  tempi  le  macchine  di  Woolf(Woolfs  double- 
cylinder  Expansion-Engines)  ottennero,  relativamente  alio  spa- 
ragno  del  couibustibile,  la  preuiinenza  su  quelle  di  Watt.  Woolf 
ottenne  nel  1804  ,  e  poi  nel  iHo5  e  1810,  le  patenti  d' inven- 
zioni  sopra  i  niiglioranicuti  di  tali  macchine.  Woolf  ado]ira  , 
come  altra  volta  Hornblower  ,  due  cilindri  dei  quali  1'  uno  ha 
wn  maggior  diametro  dell'  altro.  Nel  cilindro  piii  piccolo  il  va- 
pore esercita  una  forza  d'  espansione  piii  grande ;  entrato  poi 
nel  piu  gi-ande  vi  opera  per  la  sua  dilatazione.  Codest'  effetto 
puo  per  altro  ottenersi  anche  coUe  macchine  di  Watt  ,  ma  in 
quelle  di  Woolf  rl  principio  di  dilatazione  ha  un  maggior  eflFetto 
perche  vi  si  traggono  a  profitto  dei  vapori  di  una  espansibilita 
niaggiore,  e  vi  si  ebbe  maggior  riguardo  ad  impedirne  I'uscita; 
il  che  esegui  egli  coll' olio  ,  co'la  cera,  col  mercurio  o  con  un 
metallo  solubile ,  i  quali  trr>vansi  sopra  lo  stantufFo  ad  un'  altezza 
proporzionata  alia  elasticita  del  vapore  ,  come  pure  coll'  impe- 
dire  elie  questo  agisca  direttameute    sullo    stantuffo  ,    ma    bensi 


PARTE    STRM^flERA.  89 

sopra  uua  colonna  interiuedia  dei  fluidi  anzidettl.  Tali  fitiidi  tvo- 
vansi  in  un  vaso  sepai-ato  coruuaicante  colla  parte  inferioi-e  del 
cilindro.  per  mezzo  di  una  canna,  yiev  la  quale  il  vapore  entra 
e  ne  icaccia  il  fluido  eutro  il  cihndro.  Quest'  artificio  osta  ad 
ogni  perdita  di  vapore  per  lo  itantufFo  ,  ma  reade  piii  conij^li- 
eata  la  macchina, 

Nel  i8i5  si  eressero  due  grandi  macchine  di  Woolf  nelle  cave 
di  Cornwall;   e  dopo  tal  cpoca  se  ne   introdussero   delle   altre. 

La  macchina  di  Woolf  nella  cava  Wheal  Abraham  ha  il  ci- 
lindi-o  maggiore  del  diametro  di  4$  pollici  ,  1' alzata  di  7  piedi, 
e  ne  eseguisce  8,4  per  minuTo.  Per  ciascnn'  alzatd  solleva  essa 
il  peso  di  24060  libbre  a  7  piedi  di  altezza.  Con  un  buschel 
(  88  libbre  )  di  litontrace  sollevava  questa  maccliina  nel  marzo 
del  1816  libbre  5o,00O,C0O  all' altezza  di  I  piede  ,  nell'  ajiBile 
5o,9o8,oCc  ,  nel  maggio  56. 917,312,  e  nel  giugno  5i,5oo,cco. 
Quest'  e  r  effetto  massinio  che  ,  relativamente  al  consumo  del 
combustibile  ,  siasi  os«ervato  ia  una  macchina  a  vapore.  Da  tal 
epoca  ne  ando  diminiiendo  1'  azione  ^  ma  dopo  le  riparazioni 
fattevi  ritorno  quasi  alio  etato  di  prima  ,  poiche  nell'  agosto 
del  1818  sollevava  libbre  45.5io,4i9  e  nel  settenibre  47,540,653. 

In  quel  tempo  le  34  macchine  di  Watt  in  Cornwall  davano 
libbre  2  3,000*000. 

Considerando  che  la  massinia  azione  della  macchina  di  Watt 
per  ogni  buschel  di  carbone  fu  di  3o,00C,cco ,  e  che  quella 
della  macchina  di  Wolf  e  di  56,900,000 ,  e  che  1'  azione  media 
della  prima  e  di  20,000,000  ,  e  quella  della  seconda  ,  dopo 
tatti  gli  esperimenti  eseguiti  ,  h  di  3o,coo,oco ,  viensi  a  cono- 
acere  che  la  pi-oporzione  dell'  azione  delle  macchine  di  Watt 
sta  a  quella  della  macchina  di  Woolf  come  20  :  3o;  e  che  trat- 
*andosi  di  estremi,  le  macchine  di  Woolf  danuo  quasi  un  dop- 
pio  effetto  delle  macchine  di  Watt. 

Questo  maggior  effetto  delle  macchine  woolfiane  dipende  dal-. 
Farplicazione  dei  vapnri  dotati  di  maggior  forza  di  espansione, 
i  quali  per  la  formation  loro  abbisognano  proporzionatamentc 
di  minor  calorico;  dalT  applicazioue  del  principio  di  espansione, 
niediante  il  quale  ,  senza  ulterior  consumo  di  vapore  ,  ottieusi 
ana  parte  dell'  effetto  col  mezzo  della  semplice  espansione  del 
vapore  conservato  in  una  inedesima  temperatura  j  come  pure 
dair  armatura  di  cuojo  piii  perfettamente  corabaciante  ,  per  la 
«[uale  visa  ^isparajiato  quasi  '/,,  della  quaatita  del  vapoie. 


go  APPETMrtTCF, 

AfRne  di  cJare  una  complefa  idea  dell'  eOFt'tto  ,  «he  presto  le 
inarchine  a  vapore  produce  1'  applicafione  del  principio  di 
espansione  relafivaruentc  alia  diniiuuzionc  del  eombustiblle,  I'au- 
tore  fa  il  segiiente   calcolo. 

Supposto  rhe  m  sia  il  numero  indicante  Is  quaatita  dell«  volte 
che  il  vapore  li  dilata  iiel  cilindro  fino  al  terminare  delF  alzata 
fliello  staatuSb  ;  dal  pnragone  dell'  cA'atto  dell.i  ma€«hina  ,  nel 
easo  in  cai  il  cilindru  ^  solo  per  parte  riempiuto  di  vapore 
e  per  V  akra  parte  dello  spazio  dello  stantuffo  ,  viene  spinto 
medianfe  1'  espansione  a  tciuperatura  eguale  ,  c  nel  caso  id 
cui  il  cilindn)  e  tutt''  aft'atto   ripieno   di    rapore  ,    ue    siegue  che 

JVeW  espansione 
per  la  quanrita  dei  vaport  =   1,1'  azione   e  =  log.  not.  m. 

Neir  inticro  empimenio 
per  la  qnantita  dei  vapori  =  7H,  1' azione  e  =  /«  —   I. 

Conseguentemente ,  a  quantita  eguale  di  vapori ,  1'  azione  e 
durante  1' espansione  paragonata  all' azione  durante  rempimento 
intiero  sta  come 


Ad   azione  eguale  ,    la  quantita  dei  vapori    ad  empiinento  totale 
sta  alia  quantita  dei  vapori  nella  espansione   come 


D  -.d  = 


—   I       log.   nat.  ?n 
fet  esempio :  A  dilatazione  decupla  e  d  =  0,392   D. 
A    dilatazione    ti-ipla    e  J  ==  0,607  ^' 
Qiiindi  a  dilata-zione   decupla  si  sparagnano  circa  y,o»  ed  a  dila- 
tazione tripla  presso  a  ''/it>  '^^^  vapore  ,   e  percio   del  combusti- 
bile    necessario    a    produrre    im'  azione    eguale    ad    empimento 
totale. 

Per  ottenere  un'  azione  eguale  debbesi  nondiinent>  ,  nell'  ap- 
plicazione  del  pi-incipio  di  espansione  ,  impiegare  un  cilindro 
piu  grande  che  non  per  1'  intiero  empimento.  Qualora  la  ca- 
pacita  del  cilindro  da  vapore  ad  empimento  intiero  sta  alia  ca- 
pacita    del    medesimo    nella    espansione    come  r  :  R,    ad   azion* 

eguale,  in  tal  caso  si  ha  iJ  :  r  = 


log.  nac.  in 

A  dilatazione  decupla  e  quindi  R  =  3,91   T 
A  dilatazione  tripla  R  =   1,83  r. 


Tale  considerablle  jngrandimeuto  del  cillndro  rende  pressa 
.Biacchine  grandi  necesiarj  ,  come  Woolf  ha  creduto ,  due  cilin- 
dri  invece  di  «no  ;  a  cio  •!  aggiugne  che  al  cilindro  minore  » 
ia  cui  il  vapore  tsercita  una  niaggior  forza  di  e?paiisione  ,  puo 
piu  faolmente  darsi  e  niaggior  consistenza  e  luiglior  amia- 
tura,  capace  a  resistere  a  sifl^jtta  elasticita  de'  vapori  ,  cosicchi 
jper  talc  motivo  1' aruiatura  dello  staatuffo  del  cilindro  maggioi-e 
non  ha  d'  uopo  die  di  poter  resisrere  ad  una  densita  e  frizione 
•guale  a  quella  drlla  seniplice  pressione  atmosferica  ;  special- 
meate  ie  si  fa  principiare  1'  espansione  del  vapoi'c  nel  piccolo 
cilindro  ,  oppure  si  periuette  1'  afilusso  del  vapore  nel  mede-^ 
si«o  pvinaa  cU«  It   staatuftb  lo  abbia  perfcttamente  percorso- 


Cf2  ArPENDlCR 


JDe  Veconomie  publique  et  rnrale  des  Perses  et  des 
Pheiiiciens.  Far  L.  Bkynier.  —  Geneve^  1819, 
/.  /.  Paschoufl ,  iinpiimeur  lihraire.  ( Continuor 
zioiie  e  fine  dell'  estratlo.   V.  tumo   17,  p.  2^5 ). 


R 


1  ON  si  £a ,  se  V  India  ne'  tempi  piii  antichi  forinasse  un  va- 
st© iiupero  ,  0  66  divisa  fosse  in  separati  governi ;  gl' imniensi 
cdifizj  peio  ,  di  cui  tuttora  esistono  le  mine  ,  danno  a  credere 
©he-,  se  divisi  erano ,  tutti  considei-abili  essere  dovevano  quei 
governi.  Nei  tempi  storici  1' India  era  certatnente  in  piu  governi 
divisa  ,  alcuai  repuLblicani  ,  alcuni  jnonavchici  ,  gebbene  il  re- 
gime repubbUcano  di  que'  popoli  possa  credersi  una  oligarchia 
militare  ,  quale  ^  quella  di  alcune  nazioni  odierne  dell'  India. 
L'  influenza  sacerdotale  e  pei'o  stata  eguale  in  tutti  i  governi , 
ed  i  re  ancora ,  eletti  dai  sacerdoti  ,  noa  erano  che  uno  stru- 
luento  del  sacerdozio  niedesimo.  Non  contenti  i  sacerdoti  di 
eomporre  il  consiglio ,  aniministi-avano  altresi  le  rendite  dello 
atato  ,  e  questo  avveniva  ancora  sotto  il  regime  oligarchico ; 
ricevendo  essi  le  contribuzioni  impaste  sulle  varie  classi ,  ne  ave- 
■vano  esentata  la  propria.  Senibra  confermato  dalle  uiemone  in-f 
diane  quello  die  gli  antichi  scrissero  del  suolo  dell'  India  ,  che 
al  re  apparteneva  ,  non  accordandosene  ai  y>rivati  se  non  il 
solo  godimenTo ;  ignorasi  pero  1'  epoca  in  cui  adottato  siasi 
quel  sistema ,  che  1'  autore  iuclina  a  credere  assai  recente  ,  forbe 
ancora  piu  del  regime  teocratico.  L'  agricoltura  tuttavia  vcdesi 
sempre  protetta  riell'  InJia  anche  sotto  la  teocrazia  medesima  ; 
cd  i  sacerdoti  stess: ,  isolando  la  nazioue  e  paralizzandone  cosi 
il  commercio ,  dovetfero  comprendere  la  necessita  di  ricavave 
dal  suolo  onde  pi-ovvedere  ai  loro  ed  agli  altrui  bisogni.  Quindi 
^  cht  i  coltivatori  tranquilli  lavoravano  i  cainpi  loro  accanto 
alle  arniate  combattenti  ,  ne  alcnna  casta  o  classe  aveva  il  di- 
ritto  di  portare  armi  a  riserva  dei  soli  guerrieri.  Gli  antichi 
lianno  parlato  ancora  dei  magistrati  iiicaricati  del  riparto  delle 
acque ,  del  grado  di  perfezione  al  f[uale  portata  era  1'  agricol- 
tura ,  dei  piccioli  elefanti  che  si  attaccavano  all' aratro  ,  di  una 
specie  di  miglio  che  cresceva  in  que'  paesi ,  che  si  faceva  cuo- 
ccre  coUa  sua  scor/a ,  e  clie  alcuui  male  a  piopoiito  Lanuo 
«uppo«co  essere  il  rieo. 


PARTE    STR\NIER\.  9^ 

Un  centro  di  autica  civilizzazione  piii  victno  all'  Europa  e 
posto  sotto  la  zona  teniperata  ,  per  il  che  il  toro  equinozialc 
era  ricevuto  nel  suo  culto  come  il  dispensatore  delle  piogge 
della  primavera ,  necessane  alia  fercilita,  si  suppone  dall' autore 
indicato  dal  corso  dei  fuiuii  Indo  ed  Eufraie,  nel  quale  tratto 
di  paese  domiwarono  successivaiuente  gli  Assirj  ,  i  Medi  ed  i 
Perai  ,  donde  passarono  piu  numerose  le  notizie  in  Europa, 
moltiplicati  essendo  i  punti  di  contatto ,  e  da  questo  si  fa  strada 
alia  seconda  parte  del  volume  ,  nella  quale  si  sviluppa  1'  eco« 
nomia  pubblica  e  rurale   dei  Persi   medesimi. 

Comincia  egli  a  trattare  della  organizzazione  politica  e  delle 
istituzioni  di  un  iuipero  che  ne'  tempi  piu  remoti  stendevasi 
tra  1' Indo  e  TEufrate,  il  mar  Caspio  ed  il  golfo  Persico.  Non 
bene  si  conosce  1'  epoca  in  cui  quell'  impero  avesse  pi-iucipio  ; 
i  Galilei  pero ,  specie  di  sacerdoti  che  tra  gli  Assirj  trovavansi 
e  concentrati  avevano  i  lumi  per  brama  di  dominio ,  le  loi-o 
osservazioni  astrononiiche  facevano  risalire  ad  una  antichita  pro- 
digiosa.  Le  storie  Europee  non  comiuciano  se  non  dall'  epoca 
in  cui  gli  Assirj  quell' impero  gia  possedevano;  ma  i  libri  orieu- 
fali  parlano  di  epoche  piu  I'emote  ,  ed  incerta  ^  quella  in  cui 
Zoroastro  opero  una  rivoluzione  religiosa  ,  benche  da  alcuni 
voglia  farsi  credere  contemporaneo  a  Pitagora  . . . .  O  dunque  con- 
verrebbe  supporre  Zoroastro  vivenie  alcune  migliaja  d'  anni  avanti 
Pitagora  ,  o  supporre  ainieno  che  egli  avesse  consultato  libri  sacri 
molto  di  esso  pui  antichi.  Quel  libro  parla  ancora  di  una  dinastia 
anteriore  a  quella  degli  Assirj  detta  dei  Peischdadiani.  In  altro 
libro  posteriore  ,  il  Boundehesck,  vedesi  la  costcllazione  dell'ai-iete 
neir  equinozio  di  primavera,  ed  ancora  si  parla  in  esso  di  quella 
dinastia.  I  Perslani  stessi  pero  accordano  rhe  la  storia  di  quella 
dinastia  e  coperta  da  una  notte  impenetrabile ;  luughe  guerr*  si 
accennano  di  que'  re  contra  i  re  deU'Ourau  ,  paese  situato  suUe 
rive  del  fiume  Oxus  ;  ma  que'  fatti ,  forse  veri ,  sono  sparsi  di  al- 
legoric cosmiche  e  di  emblematiche  tradizioui  ,  nelle  quali  I'in- 
verno  incatena  la  state,  e  questa  a  vicenda  riprende  1' impero; 
in  somma  si  descrive  l'  alternativa  delle  stagioni.  II  piii  antico 
di  que'  libri  parla  del  rispetto  dovuto  ai  magistrati,  ne  mai  ac- 
cenna  un  re  ,  dal  che  pu6  congetturarsi  che  il  popolo  allora 
fosse  soggetto  ad  un  governo  aristocratico  sotto  Y  influenza  sa- 
cerdotale;  il  piu  receute  parla  dei  re  come  di  una  schiatta  auiv 


"94  APPENDICE 

luata  da  un  fboco  piu  puro  che  il  riuiaiiente  degli  uomini ,  no» 
dcpendente  die  dalla  suprema  divinita,  e  capace  a.  trasmettere 
le  qualita  medesiine  a  tutta  la  3ua  descendenza  ,  d  che  da  luogo 
a  credere  che  la  nazlone  allora  soggiacesse  al  dispotismo.  Uua 
antica  dinattia  della  Persia  e  pure  menzionata  ia  alcune  storie 
indiaue  e  porta  il  noma  di  re  Moabediani  ;  ma  auclie  queste 
•toric  Bono  piene  di  favole  euiblematiche  ,  le  quali  noa  sem- 
brano  punto  relative  al  culto  di  Zoroastro ;  coaverrebbe  adun— 
que  supporre  quella  dinastia  anteriore  a  quel  cuho  medesimo. 
Se  non  si  volessero  distinguerc  le  epoche  ,  converrebbe  sup» 
porre  quelle  due  dinastie  stabilite  in  un  impero  niedesttno  ia 
due  separati  govenii.  Euselio  aacora  e  Gregorio  Sincello  hanno 
conservato  la  tradizione  di  una  dinastia  aral>a  preesistente  a 
Belo  ,  ma  questa  pure  non  era  che  un'  aliegoria  del  sole.  Be- 
roso  fa  giugnere  per  la  via  del  golfo  persico  an  mostro  anfibio, 
meta  uouio  e  meta  pesce ,  che  ogni  ■^iorno  si  portava  sulla  riva 
del  mai'e  per  insegnare  agli  uomini  V  agricoltura  e  le  arti  ,  • 
lornaYa  la  notte  a  tuffarsi  nelle  onde  ;  si  era  voluto  9piegar© 
questa  favula  col  mezzo  di  uavigatori  giunti  a  quel  lido  a  di- 
rozzarne  i  selvaggi  abitatori  ;  ma  Dupids  ha  mostrato  che  quel 
pesce  era  la  costelKzione  celeste  del  pescc,  che  levandosi  nelle 
corte  notti  della  state  indicava  ai  popoli  le  epoche  dei  lavori 
agrarj. 

Venendo  ai  tempi  meno  oscuri ,  o  sia  all' impero  degli  Assirj, 
pochi  sono  ancora  i  monumenti  storici ,  e  questi  pure  ingombri 
dalle  favole  ;  il  piii  certo  e  che  realmente  gli  Assirj  fondarono 
un  grande  impero  ,  il  quale  dopo  un  periodo  di  prosperita  ia 
rovesciato  ,  perche  la  sua  forza  proporzionata  non  era  alia  sua 
•randezza;e  quindi  1' autore  si  fa  strada  a  mostrare  che  quella 
deDolezza  dipendeva  dalla  sua  intei-na  organizzazione.  Specioso 
e  il  di  lui  ragionamento  ,  ma  a  dir  vero  sembra  egli  atterersi 
troppo  davvicino  alia  organizzazione  presentanea  de»r  imperj 
deir  Europa.  Vero  h  che  etenie  sono  le  massime  della  sanit 
politica  ,  e  che  eguuli  debbono  esserne  stati  in  ogni  tempo  i 
risiiltainenti.  Osserva  egli  che  gli  Assirj  ,  i  Medi  ,  i  Persi  ed  I 
Parti  nci  periodi  del  loro  dominio  ravvicinarono  per  quanto  era 
possibile  la  capitale  al  punto  die  essi  occupavano  nell'  impero  ; 
quindi  gli  Assirj  stabilirono  il  centro  del  governo  a  Babilonia 
«d  a  ^iiniv«  ,    i   JJiIedi ,    Caucasiaui  in  ori^iue  ^   ad  £cbaUa4  ;  i 


PAUTE    STRANIERA.  9^ 

Persi,  pid  meridionali ,  a  Susa  ed  a  Persepoli,  i  Pai'ti  a  Ctesifonte, 
Siccome  non  si  coiiosce  il  priucipio  del  douiiuio  Assii-o  ,  cosi 
ignoti  80U0  aucora  i  mezzi  per  cui  ei  svilupjpo  il  suo  potere  - 
ebbe  pero  io  epoca  incei'ta  quella  nazione  un  saggio  regginiento, 
un  coiuuiercio  molto  esteso ,  un'  agricoltura  protetta  dalle  leggi, 
I  lettevati  tedeschi  suppongpao  una  invasione  del  Caldei  nomadi 
nei  paesi  piii  meridionali  sotto  la  condotta  di  Nabuccodonosor  ^ 
che  avrebbe  fondato  1' injpero  ,  e  la  capitale  detta  Babilonia;  e 
quesco  earebbe  avvenuto  un  secolo  avauti  la  fondazione  delU 
dinastia  dei  Peroi  ,  il  che  dareb'be  a  quella  degli  Assirj  la  du- 
vata  solo  di  nn  secolo  ,  e  favebbe  sparire  quella  dei  Medi ,  che 
tutti  gli  autichi  classici  stabiliscouo  intermedia  ;  n6  in  questo 
oisteuia  si  vedrfbbe  aiicora  come  il  noma  di  Caldei  jiassasse  alia 
casta  sacerdotale,  che  in  quel  paese  esisteva  iivauti  la  invasione. 
L' autore  rigetta  questa  opinione  su  la  origine  degli  Assirj.  Egli 
trova  nei  tempi  piii  remoti  in  quello  impero  ii  diapotismo  piu 
a^soluto ,  e  pvomove  la  quistione  se  un  tale  governo  potesse 
essere  utile  o  dannoso  alia  nazione  ?  Condillac  si  h  dichiarato 
per  r  utiljta  di  quel  governo  ;  ma  I'  autore  si  mostra  di  con- 
trario  avviso;  ne  a  uoi  e  dato  di  seguirlo  in  quesfa  dilicata  di- 
scussioue. 

Poche  notizie  sulla  organizzazione  politica  degli  Assirj  ;  sem- 
bra  che  anche  tra  easi  esistessero  caste  o  class!  d'  individui  ; 
che  la  prima  ,  quella  dei  sacerdoti  ,  esercitasse  moUo  potere  « 
ma  dubbio  ancora  e  se  alcuna  influenza  esercitasse  sul  capo 
deir  impero.  Secondo  Diodoro  ,  gcuoie  vi  avevano  per  la  istru- 
zione  dei  giovani  delle  faiuiglie  piu  distiute  nei  mestiero  dellc^ 
guerra  ;  si  aununziaiio  pure  alcuni  graudi  lavori  eseguiti  dal 
governo  per  a=sicurare  la  fertilita  delle  terre-,  che  altri  rappre- 
sencanu  come  opere  oostrutte  sokauto  ad  oggetto  di  munue  lo 
Btato  contra  le  mvasioni  dei  Medi.  L'  autore  non  si  mostra  per- 
•uaso ,  che  quella  mouarchia  cadesse  solo  per  il  lusso  e  la  mol- 
lezza  degli  ultimi  re  ;  egli  sembra  piuttosto  attribuire  quella 
caduta  alia  mancaaza  di  istitwzioui  atte  a  conservarla.  Quell'  im- 
pero, die'  egli,  aveva  niaggiojre  estensioqe  che  noa  forza  reale; 
gli  elementi  che  lo  componevano  ,  non  erano  cimentati  da  al- 
cuna istituzione  comune ;  non  era  P  impero  etesso  che  uoa  sem- 
plice  agglomerazione  di  corpi  eteroggaei ,  e  la  meaoioa  scossa 
poteva  discioglierla. 


C)6  A  1'  T  B  N  D  I  0  E 

Ren  diversa  era  la  condizione  dei  Medi  dotati  di  usi  e  di 
eostunii  tutti  naziouaii  e  semi'Iicissimi  ,  bellicosi  e  gelosi  delU 
loro  indpf-endenza  ,  formauti  tra  di  loro  una  sjipcie  di-  aristo- 
crazia  arinata  ,  e  sparsi  su  di  una  vasta  superficie  ,  non  con- 
teutiati  in  grandi  citta.  I  Medi  da  prima  tribuiarj  dei  Persi  scos- 
flero  il  gfogo,  e  forse  per  avere  conservato  qnelle  citta  diedero 
luogo  alio  sviluppamento  di  nuove  viste  ambiziose,  e  qiiindi  di 
interne  diseensiooi.  Fu  pure  una  sciagui-a  per  essi  Tavere  scelto  un 
re  conquistatpre  ,  che  il  suo  dominio  eetese  su  i  diversi  ponoli 
compoueuti  T  impera  degli  As-i>'j.  I  Medi  oooservarono  tuttavia 
alcune  prerogative  durante  la  loro  dinastia  ,  che  in  qiiella  degli 
Assirj  non  si  erano  maritenute ;  si  videro  quindi  le  satrapie 
ineniovibili  ,  e  le  asseniblee  nazionali;  ma  in  epoca  posteriore 
il  disi'otismo  si  rafforzo ,  e  que'  privilegi  spai'irono.  Alcune 
provincie  degli  Assirj  conservarono  per  alcua  tempo  una  spe- 
cie di  mdependenza ,  e  per  que»to  ei  veg^ono  i  re  di  Babi- 
lonia,  de' quail  non  bene  si  couoscono  le  relazioni  coll' im— 
pero  Medo.  Ma  i  Medi,  adottarado  inseiisibilmeiue  le  costunianz* 
degli  Assirj  ,  perdettero  1'  antica  loro  energia  ,  e  quindi  la  di- 
■nastia  loro  fu  rovesciata  dai  Persi,  altre  volte  soniniessi  all' im«> 
pero  medesimo.  Su  I'lmpevo  di  quest! ,  sicconie  piu  recente  , 
-abbiaino  maggiori  notizie  ,  tanto  piu  che  alcune  relazioni 
«bbero  coi  Greci.  Erodoto  e  Ctesia  ci  hanno  trasmessi  alcuni 
racconti  niescolati  coUe  favole.  Senofonte  che  guerreggio  nella 
Persia  ha  scritto  la  storia  della  sua  celebre  ritirata.  Ma  la  di 
lui  Ciropedia  da  alcuni  rigiiardasi  come  un  roiuanzo  politico, 
siccome  l'  A.  lo  crede  uii  quadro  artificiosamente  abbellito.  Ua 
fatto  certo ,  die' egli ,  e  1' esistenza  de' Persi  formauti  un  corpo 
di  nazioneavanti  1' epoca  in  cui  I'impero  tolsero  ai  Medi;  essi 
abitavano  allura  V  Azerbydian  ,  provincia  corrispondente  al  set- 
teutrione  della  Media;  e  dalla  posizione  e  dalla  situazione  di 
qnella  provincia  trae  1'  A.  alcuni  argomenti  per  istabilire  talunt 
caratteri  di  rassomiglianza  tva  gli*  antichi  P*rsi  ed  i  Germani. 
Secondo  gli  storici  greci  L  Persi  si  sarebbono  portati  a  foiinare 
il  loro  iinpero  nelle  regioni  piu  meridionali  in  conseguenza 
tlelle  conquiste  di  Giro  ;  secondo  i  Persiani  quell'  avvenimento 
avrebbe  avuto  luogo  in  epoca  anteriore.  Sembra  che  1'  orga- 
nizzazione  sociale  priniiriva  dei  Persi  fosse  un'  aristocrazia  dei 
jicbili ;  Zoroasiro    stabilisce  ancora  tra  di  essi   le  quattro   classi 


PARTE    8TRANIERA,  ^7 

del  jacerdoti ,  dei  gueriieri ,  degli  agricoltori  e  degli  artigiani  } 
e  puo  dubitarsi  che  aatico  fosse  1'  Uio  tuttora  sussHtente  presso 
i  moderni  Persiani ,  per  cui  il  giovane  eceglie  la  classe  ,  alia 
quale  intende  di  appartenere.  Gli  antichi  Persi  erano  pure  sem- 
plici  ne' costumi  loro,  sprezzatori  del  lusso  ,  dei  coinodi  della 
vita ,  e  bellicoai ;  1'  A.  non  aiumette  V  asserzione  di  Senofonte  , 
che  cavalleria  non  jjvessero  ,  vedendo  che  al  cavallo  si  da  gran- 
dissimo  valore  nello  Zendavesta,  e  che  una  specie  di  cavalleria 
si  aaimette  anche  m  aopresso  da  Senofonte  niedesinio.  Non  ai 
conoscono  con  precisione  le  cause  della  caduta  dell'  impero  dei 
Wedi ;  dee  j)er6  questo  essersi  iudebolito  per  i  vizj  del  suo 
governo  ,  e  quiadi  disciolto ;  e  si  puo  credere  che  Ciro  abbia 
coudotto  la  nazione  ad  uno  slancio  generoso,ma  conviene  altresi 
aoimettere  cli'  egli  abbia  trovato  i  mezzi  di  moltiplicarne  le  forze> 
il  che  egli  forse  ottenne  amnlgaraando  i  nobili  col  popolo  ,  ed 
aumentando  per  tal  modo  le  sue  armate  ;  riesce  tuttavia  un 
fatto  singolarlisuDO,  cli' egli  abbia  ad  un  tratto  ottenuto  il  con- 
sentiuiento  dell'  ordiue  privilegiato  ,  ed  abbia  operato  nella  so— 
cieta  una  rivoluzioue  che  altrove  non  e  stata  condotta  se  non 
lentamente  dalla  forza  delT  opinione ,  ed  accompagnata  soveuta 
da  risse  tumultuose.  Questa  innovazione  dee  avere  preceduto  le 
conquiste  di  Ciro  ;  ma  la  conseguenza  di  queste  fu  1'  aboUzione 
deile  assemblee  nazionali ,  e  di  altre  antiche  istituziooi  dei 
Persi.  Ciro  ebbe  da  principio  alcuni  consigheri;  poscia  il  mezzo 
rinvenne  di  renderli  inutili,  e  di  conceutrare  tutta  rautorita  ia 
un  solo  ,  attribuendo  pero  agli  uomini  investiti  del  sovrauo 
polere  una  premlnenza  immaginaria  e  sopraunaturale  su  tutta  la 
I'azza  umana.  Lo  sviluppameuco  pero  di  queste  idee  e  deli'  iui- 
pero  de'  Persi  si  e  fatto  in  epoche  progressive  ;  e  dei  molti  po- 
poli  che  sotto  quell'  impero  si  sono  riuuiti  ,  alcuni  hanno  con- 
servato  le  loro  costumauze ,  ed  un  certo  grado  di  liberta  inter- 
na ,  mentre  ad  altre  non  rimaneva  se  non  la  facolia  di  ubbidire. 
Alcuni  re  vinti  divennero  i  Satrapi  del  loro  paese  ;  e  le  provm- 
cie  non  dominate  dai  Satrapi  alcuno  spii'ito  d'  independenza 
conservarono  ;  i  loro  tentativi  di  rubellione  non  venivano  tuttavia 
compressi  se  mcuiifestati  non  erano  cogli  atti  piii  violenti,  in 
caso  diverse  erano  dal  goveruo  trascurati.  Alcune  disposizion' 
limitavano  il  potere  e  le  facolta  dei  Satrapi  affine  d'  impedire 
joro  di  rubellarsi ;  una  specie    di  segretaiio    avevauo  esji ,  cbc 

Bill.  Jtal.  T.  XVUI.  7 


9^  A  i>  1'  K  N  D  I  C  li 

il  primo  posto  dopo  dt    essi    occupava  ;  le    loio   fimzioui    linii- 

tavansi  alia  sola  auiniixaistrazione ,   e  non  mai    al    rouiando    delle 

triippe ;  ed  invece  di  rass^mbiaie  sotto  il  regginiento  di  un  solo 

le  provincie  vicine  ,  si  davaiio  lore  a  governare  distietti    sepa- 

rati.    Due    Ispettori    scorrevano    ogni  anno    le  provincie ,  V  uno 

civile ,    r  altro    militare ,    e    questi    pure   scrvivano  a    tenere  in 

freno  i  Satrapi.  Ben  diversa  era  la  forma  priniitiva  di    governo 

de'Pevsi,  parlaudosi  nello  Zendavesta  di  varj  uiagistrati,    alcuni 

de'  quali    governavano    una    provincia ,  altri    una  citta  ,  altri  un 

quartiere  della  cltta    niedesima  ed    anche  una  casa  ;  ma   si  puo 

dubitai-e  con  ragione  che    conservate    fossero    quelle  forme    nel 

regginiento    instituito    da  Ciro.  Nelle    autiche  leggi  persiane  in- 

giunta    era  la  monogamia ,  ne  pennesso  era  V  assumere  una  se- 

conda    sposa    se    non  nel  caso  di    provata  sterilita.    Gli  anticLi 

scrittori  tuUavia  liauno  supposto  i  Persi  poligami ,  il  che  prova 

che    niolti    canibiameiiti  sono  avvenuti   nel    passaggio    fatto   dai 

Persi   dal    ioro  stato    primitivo    a  quello    di  un  grande    iinpero. 

Tutto  tendeva  nelle  leggi   anticlie    a   favoreggiare    V  increuiento 

della  popolaziont; ,  ed  il  nukuero  della  figliuolanza   era   reputato 

:m  nieazo  per  evitare  qualunque    punizione  in  una   vita  futura ; 

per  la  qual    cosa  si    dava  una    giovane  in    nioglie  ad  un  uomo 

colla  condizione,  che  i  primi  di  lei  figli  appartenere  dovessero 

ad  un  alti'o  morto  nel  cehbato  ,  e  procreati  questi ,  quella  donna 

contraea  un  nuovo  matrimonio  col  marito,   al    quale  si    aggiudir 

cava  la  prole    successiva.    lucoi'aggiaio    era  pure  il    matrimonio 

tra  i  pavcnti ,   e  specialniente    tra  i  cugini  ,   come    grato  ed  ac- 

tetto  alia  divinita  ;  vietato  era  tutravia  tra  i  fratelli  e  le  sorelle, 

«  solo  concesso  era  ad  una  domia  di    potere    sposare    successi- 

Taniente  due  fratelli.  Alcuna  traccia  non  si  trova  nello    Zenda- 

vesia  delle  congiunzioni  tra  padre  e  figlia,  che    i    Greci   hanno 

riufacciato  ai  magi  di  quella  nazione. 

L'  impero  de'  Pers:  ,  divenuto  un  colosso  imponente  per  la 
sua  massa,  era  tale  tuttavia  che  cedere  doveva  al  piu  piccolo 
sforzo.  AgesUao.se  di  Sparta  se  ne  era  avveduto  avanti  AIes~ 
sandro ;  e  non  tanto  la  forza  e  1' impeto  con  cui  questi  lo  at- 
tacco ,  quanto  i  principj  distruttori  che  portava  nel  suo  seno 
contribulrono  a  rovesciarlo.  Alessandro  conquisto  quell'  impero 
senza  jsapere  in  qual  modo  potrebbe  couservarlo  ,  e  mori  di- 
cendo  che  suscitato  aveva  im  grande  incendio   senza  additaie  i 


PARTE    STRMaiERA.  99 

mezzi  di  estfngiievlo  ;  laoncle  ,  dice  V  A.  con  rnolta    aocortezza  , 
tnori  a  tempo  per  la  sua  gloria.  La  di  lui  armata  divi«a  in  par- 
titi  acquisto    una   nuova    euergia  ,  e  quindi  sulie  ruine  di    qu«l- 
r  impero  sorgere  si  videro  irrolti  regui  ,   che  si  indebolirono   dap- 
poi  per  effetto  delle    lore    gelosie   e   delle    lore    rivalita.    Alcuni 
satrapi  e  re  tnbutavj  conservati  da  Alessandro  si  mautennero  oscd- 
ramcate  iudipendeuci  da' di  lui  successoi-i ;  uia  approfitraie   sep- 
pero    essi    dell'  indeboliniento    di    questi    per    estendere    il  loro 
potere  ,  e   quindi  per   renders!    forniidabili    ai    loro    viciui.    Tali 
furono  i  Parti,  i  quaii  scosso   avendo   il  glogo  dei  Persi  ,   fonda- 
rono  un  regno  potenre  ;   dubbio  essendo  ancora  se  Sciti  fossero 
di  origLue  o  usciti    dalla    Battriana.    Noti  sono  cssi    nella    storia 
per  le  loro  guerre  coi  Romani ,    ma  nulla  ci  e  rimasto    intorno 
alle  istituzioni  loro.   Si  racco;ilie  solo  da  Giusdno  che  inolte  re- 
lazioni  essi  ebbero  coi  Medi  ;   ma  non  si  puo   da  questo  inferire  , 
die  al  pari  dei  Medi  cambiassero  di  costumi  coll'  ingrandiniento 
della  loro  potenza.  Forse  occupati  da  continue  guerre  ,   conser- 
varono  le  loro    costuuianze    primitive ,   ed  una  specie   di    aristo- 
crazia  armata.  I  nobili  ed  i  sacerdoti  dividevansi  tra  loro  il  po-> 
tere  ,  e  da  questi    sceglievasi  il  re  ;    talvolta  si    sceglieva    alcua 
principe  della  famiglia,  ma  si  detronizzava    tostoche    dispiaceva 
alia  nazione.    Tutte    le    loro    istituzioni    erano    militari ;  nel  che 
ravvisa  T  A.  alcuna  relazione    coi    Germani  e  coi  Sarmati  ;  nek- 
r  ozio  dei  militari  csercizj   davansi  alle  gozzoviglie  ;   luuglie  chio- 
xae.  nutrivauo    come    segnale    di    liberta ;   il  cavaliere  stimavano 
piu   di   qualunquc   altro  soldato ,   e  questo   solo  genere   di  milizia 
alia  nobilta  attribuivasl ;   1'  ordine  sacerdotale  non  aveva   presso 
di  essi  lo  stesso  potere  di  cui  godeva  tra  i  Persi ;   i  capi   delle 
milizie    esercitavauo    soli    una    influenza.    I  Parti    perdettero    la 
fbrza  loro  e  la  loro  potenza  per  cagione  delle  loro   discordie  « 
delle  loro  frequenti    rivoluzioni ;  i  Persi  che  uel  silenzio  si  aa- 
davano  rafforzaudo ,  -trovarono  alia  fine   il   mezzo    di   riprendere 
sopra  di  essi  la  sovraniia ,  di  formare  un  nuovo  impero  ;  e  questo 
h  quello  che  1' A.  non  appella  gia  piii  dei  Persi,  ma  bensi  dei 
Persiani.    Tra  questi  crebbe  T  influenza  dell' ordine  sacerdotale; 
il  dispotismo  assoluto  di  Ciro  e  dei  di  lui  successor!    cedette  il 
iuogo  ad  una  mouarchia    liniitata    dalla   inflaeBza  dei  nobili.  Si 
videro  assemblee    riunite    per  coUocare  i  re  sul  ti"ono ,  bench^ 
il  figlio  succedesse  al  padre.   II    primo    clie    al    trono    sali,    fn 


100  ArrENDIOE 

Ardeschyr  Bahegan  figlio  di  un  soninio  sacerdote  ;  e  d'  indi  in  poi 
nou  si  riconobbe  legitrimo  alcim  atto  del  governo  ,  se  ajiprovato 
non  era  dai  uiagi.  Sapore  avrebbe  superati  gP  iuiperadoii  Costaiizo 
e  Giuliano  ,  se  non  fosse  state  in  mezzo  alle  sue  vitrorie  tratte- 
nuto  dai  sacerdoti.  Egli  e  ,  dice  T  A.  ,  perche  schiavi  erano 
dell'  ordine  sarerdotale  ed  indeboliti  dalle  fazioni  rivali  dei  no- 
bili ,  che  i  Persiani  non  si  sono  ingranditi  malgrado  lo  snerva- 
mento  dell'  impero  di  Costantinopoli. 

Trattasi  nel  secondo  capitolo  delle  relazioni  della  religione 
colla  pubblica  economia,  e  con  niolta  ei'udizione  T  A.  va  rin- 
tracciando  le  cause  e  gli  effetti  dell'  influenza  sacerdotale  presso 
gli  Assirj  ,  i  Medi  ed  i  Persi.  Parla  egli  de'  Caldci ,  che  erano 
proprianiente  i  sacerdoti  degli  Assirj ,  del  Sabisino ,  o  sia  del  culto 
astrononnco  esistente  nell'  Assiria  ,  rovesriato  dai  dommi  di  Zo- 
roastro  ;  dell'  epoca  e  del  modo  in  cui  Y  astronomia  ha  cessato 
di  essere  tra  que'  popoli  una  scienza  naturale ,  e  si  ^  trasfor- 
mafa  in  astrologia ,  forse  per  la  perdita  delle  notizie  positive 
o  per  un  calcolo  della  casta  depositaria  del  potere  ;  della  lingua 
eacra  di  que'  popoli  ,  e  dell'  artifizio  col  quale  i  sacerdoti  si  sono 
studiati  di  celare  al  popolo  non  solo  i  loro  calcoli  astrinomici 
ed  i  misteri  del  culto,  ma  ancora  le  altre  scienze ,  e  la  medi- 
cina  stessa,  divenuta  un  enipirismo  semi-religioso;  di  altre  divi- 
hazioni  aggiunte  alle  astrologirhe  ;  del  tenipio  di  Belo  ,  e  delle 
immense  sue  rendite  ;  della  identita  del  cnlto  de'  Medi  e  dei 
Pevsi  ;  del  potere  sacerdotale  limitato  nel  tempo  dell' aristocra- 
zia,  divenuto  grandissimo  sotto  i  re;  delle  leggi  civili  che  con- 
fuse erano  presso  i  Persi  colle  religiose,  e  delle  pene  eguai- 
mente  confuse  sotto  un  regime  teocratico ,  fi'a  le  quali  tvovavasi 
una  specie  di  sconiunica  o  di  separazione  dai  corpo  sociale  ;  di 
alcnni  limiti  imposti  forse  al  potei'e  sacerdotale  nell'  impero  di 
Ciro  1  sotto  il  quale  i  sacerdoti  non  seuibrano  essere  stati  se  non 
i  depositarj  e  gl' interpreti  delle  leggi,  ma  non  giudici  ;  delle 
ricchezze  straordinarie  dei  sacerdoti  medesimi,  derivanti  in  parte 
auche  daH'  esercizio  dell'  astrologia  e  della  niedicina  ;  dell'  ob- 
bietto  primario  della  religione  dei  Persi ,  che  costituivasi  dai 
quattro  elementi  e  dalle  fasi  annuali  della  natura ;  dei  riti , 
delle  offerte ,  dei  eacrifizj  e  degli  ^Itri  culti  che  nell'  impero 
esistevano.  II  fuoco ,  principio  vivificante  della  natura ,  leneva 
il  primo    grade    tra  gli    elementi ,  ed  ogni  citta  aveva   cui-a  di 


TARTK    STRANIERA.  lOI 

accendere  e  luantenere  uii  fuoco  puro  e  non  contaminato  da 
materie  animali.  Quel  fuoco  dicevasi  Orsinud,  ed  avt-va  per  rap- 
preientante  visibile  Muhra  o  il  Sole  che  alia  priinavera  tornava 
moiitato  sul  toro  celeste  ,  sinibolo  ne'  tempi  piii  antichi  dell'  equi- 
nozio.  Nimico  di  queeto  era  Ahriman,  principio  malefico  ,  cioe 
r  inverno  che  colle  lunghc  sue  notti  sospendeva  i  benefizj  di 
quel  fuoco  vivificatore.  L' acqtia  godeva  del  maggiore  rispetto  e 
del  maggior  culto  dopo  il  fuoco  ;  quel  rispetto  vietava  persiao 
ai  Persi  qualuuque  navigazione  ,  che  riguardata  era  come  pro- 
fanazione  di  quell' elemento.  Veniva  in  seguito  la  terra,  che 
pei-6  meno  si  temeva  di  contaminare  che  1'  acqua ;  si  riguardava 
tuttavia  come  una  profanazione  lo  seppellire  nella  terra  i  cada- 
veri.  I  cani  entravano  in  molta  jaarte  nelle  cerimonie  religiose  y 
e  nei  funerali  un  cane  poteva  rimpiazzare  un  sacerdote ,  il  che 
r  A.  attribuisce  al  riguardo  che  gli  antichi  avevano  per  la  co- 
etellazione  del  cane.  Ma  il  culto  degli  elenienti ,  die'  egli ,  era 
troppo  semplice  per  essere  lucrativo  :  quindi  s'  introdussero  i 
sacrifizj  ,  sebbene  T  A.  non  si  niostri  affatto  persuaso  che  vittime 
umane  si  ofFerissero.  II  culto  del  fuoco  celebravasi  in  pubblico  $ 
il  sacerdote  riceveva  le  offerte  e  le  deponeva  suU'  altare.  Fra  i 
culti  amraessi  nell'  inipero  de'  Persi  si  annoverano  quelli  di  Ci- 
bele  e  di  Venere  ;  ignoto  h  ,  quale  culto  avessero  i  Parti ,  che 
pure  al  pari  dei  Medi  sacrificavano  cavalli  ai  fiumi. 

Non  seguiremo  1'  A.  nell'  esame  che  egli  fa  delle  rendite  ,  o 
come  egli  dice,  delle  finanze  di  que'  popoli ;  egli  ne  trova  presso 
gli  Assirj  il  sistema  difettoso  e  non  unifonue  ,  perch^  diverso 
in  tutte  le  provincie  ;  non  perfetto ,  sebbene  migliore  presso  i 
Wedi ;  e  vizloso  ancoi'a  presso  i  Persi  per  1'  eccessivo  poterc 
dei  satrapi ,  per  la  mancanza  di  amm^uistrazionc  centrale  ,  per 
r  ineguale  ripartizione  delle  iniposte  che  il  governo  faceva  solo 
tra  le  provincie  ,  ed  i  satrapi  eseguivano  tra  gl'  individui  ;  per 
r  U80  finahiiente  di  convertire  il  prodotto  delle  imposte  in  ver- 
ghe  d'oro  e  d' argento  ,  conseguenza  del  quale  era  necessaria- 
xnente  la  sottrazione  successiva  de'  metalli  alia  circolazione.  L'  A. 
osserva  che  in  generate  gli  antichi  non  si  prendettero  graudi 
cure  delle  finanze  ,  riguardate  senipre  come  una  pratica  dei  di- 
versi  governi ,  e  non  mai  assogeettate  a  costauti  priucij-j  ed  a 
regole  dettate  dalla  egperienza. 


102  ArPENDIOE 

Trattando  nel  capitolo  tjuarto  del  comniprcio  e  dell'indu- 
sfria,  prova  1' A.  che  i  Peisiani  (-bbero  seinpre  il  gusto  delle 
arti ;  che  in  molte  delle  loro  citta  fiori  1'  industria  ;  che  tele 
fabbricavauo  di  lino  e  dl  canapa ;  die  inventori  furono  della 
pcr2,aniena ;  che  molti  panni  ancova  fabbricavauo  ,  e  la  lana  im- 
piee,avano  ed  il  pelo  dei  canonielli ,  noa  meno  che  il  lino  ed  il 
eotone  ;  che  eccellenti  erano ,  come  ancora  lo  sono ,  nella  fab- 
bi'icazioue  de'  tappeti  ;  cTie  1'  arte  conoscevano  del  feltro  ;  che 
il  ft-n-o  lavoravano  e  lo  convertivaao  in  acciajo,  nieutre  uei  II- 
bri  sacri  piii  antichi  si  annovcrano  ancora  opeve  in  oro ,  in  ar- 
gento,  in  ranie,  in  istagno  ed  in  piombo.  Due  epoche  distingue 
egli  ingegnosamente  nel  commeicio  di  quegli  antichi  ^opoli ; 
r  una  anteriore  ,  nella  quale  la  navigazioue  non  era  compressa 
da  alcuna  opinione  i-eligiosa ;  T  altra  posteriore  ,  nella  quale  la 
superstizione  porto  grandi  ostacoli  al  traflico.  Per  questo  gli 
Assiri  possono  credersi  navigatori ,  ed  i  Persi  all'  incontro  chlu- 
sero  pei'sino  i  loro  fiuini  con  ripari  ,  che  solo  furono  tolti  da 
Alessandro.  Sembra  tuttavia  che  sul  finire  del  doniinio  del  Persi 
il  governo  tentasse  di  scuotere  que'  pregiudizj  isolatori.  Se  i 
Persi  non  navigai-ono ,  ebbero  tuttavia  mercati  frequentati  da 
popoli  navigatori  ;  quindi  i  loro  mercati  marlttimi  divennero 
intermediarj  del  commercio  dell' India  e  dell' Arabia;  e  mentre 
da  quelle  provincie  si  ricevevano  anche  per  versarsi  nelT  Europa 
legni  preziosi ,  come  1'  ebano  ,  rame  ,  spezierie  ,  incenso  e  perle  , 
si  spedivano  cola  panni  ,  vesti  di  porpora ,  vino,  datteri ,  oro 
«  schiavi.  Anche  i  Feuicj  frequentarono  le  coste  della  Persia, 
e  stabilimenti  piantai-ono  cola  niolto  anteiiori  a  quelli  de'  Greci. 
Alcune  citta  floridissime  ,  e  tra  le  altre  PaUnira  ,  non  furono 
create  se  non  dal  solo  commercio.  I  Persiani  della  seconda  di- 
nastia,  sebbens  essi  pure  tratteuuti  dagli  antichi  pregiudizj  in- 
torno  alia  navigazione,  con  maggiori  cure  promossero  la  pro- 
sperita  del  commercio ;  quindi  e  che  soli  per  lungo  tempo  eser- 
oitaiono  il  commercio  della  seta,  sia  che  dai  Cinesi  la  rlceves- 
sero,  o  essi  pure  i  bachi  educassero.  Osserva  a  questo  proposito 
I'  A.  che  ueir  isola  di  Cos  si  educavano  anticamente  que'  bachi , 
e  si  traevano  dai  loro  bozzoli  tessuti  preziosi ;  e  solo  attribuisce 
alia  trascuranza  dell'  esercizio  di  alcune  arti  tra  i  Greci  ,  e 
niassime  all'  essere  la  tessitura  lasciata  solo  al  domestico  uso 
delle  femiuiiie  J  la  cagione  per  cui  piii  pveeto  uon  si  clilati/ quel 


PARTE    STRANIERA.  loS 

ramo  prezioso  d'  iudustria  a  tutta  la  Grecia  ,  e  qumdi  all"  Europa  ; 
sripeazione  che  a  nostro  avviso  non  eembra  Bufficieutemente 
•ciogliere  quel  problema. 

11  capitolo  quiuto  e  tutto  consacrato  all'  agricoltura.  Questa 
ti  fa  vedere  incoraggiata  con  niolte  istituzioni  nella  Persia ;  fa- 
vorita  dall'  antico  culto  di  qiiella  regione  ;  alcuaa  volta  attra- 
versata  da  politiche  disposizioni  ,  couie  dalla  proibizione  asaoluta 
del  comniercio  de'  grani  ;  vietata  interamente  alia  casta  sacer- 
dotale  i  antichissima  nell'  Assiria,  se  pure  si  puo  prestar  fede 
alle  asserzioni  di  Beroso.  Del  resto  tra  i  Persiani  vedesi  radicato 
r  uso  deir  aratro  e  dell'  erpice,  e  coltivate  veggonsi  inolte  piante 
cereali,  il  frumeijto  di  vaiie  specie,  1' orzo  ,  la  segale,  1' avena, 
il  miglio  ed  il  riso.  Veggonsi  pure  coltivate  molte  erbe  pratensi, 
lo  zaffierano  ,  il  cotone ,  le  viti ,  le  palme  ,  i  ccdri  ,  i  noci ,  i 
pistacchi ,  i  peschi  che  a  noi  veunero  da  quella  regione  ,  le  giug- 
giole  ed  alni  alberi  fruttiferi,  e  trascurati  gli  ohvi.  I  famosi  orti 
o  giardini  pensili  di  Babilonia  non  erano  se  non  teri-azze  prati- 
cate  sui  tetti ;  e  1'  essersi  trovato  uelle  ruine  di  quella  c'\ttk 
tronchi  di  alberi  esotici ,  prova  secondo  Y  A.  il  gusto  di  quel 
popolo  nella  coltivazione  delle  piante  forestiere.  Si  aveva  gran- 
dissima  cura  tra  i  Persi  almeno  del  bestianie  ;  la  loro  educazione 
era  raccomandata  dal  culto  niedesimo  ,  il  quale  si  opponeva  al 
tempo  stesso  alia  loro  distruzione  ;  i  paganienti  si  eseguivano 
spesse  volte  con  un  numero  stabilito  di  bestianii  ;  bellissime 
razze  di  buoi  u-ovavansi  presso  i  Persi ,  accostumate  ne'  paesi 
marittimi  a  nutrirsi  di  pesci  secchi ;  pecore  vi  si  trovavano  pure 
di  lana  finissima  ;  ai  cavalli  ;i  attribuiva  ua  valore  niolto  supc- 
riore  a  quelio  de'buoi,  consaci-ati  erano  al  sole ,  ed  cdcune  pro- 
vincie  ne  nutrivano  razze  copiose ,  e  pagavano  in  cavalli  i  loro 
tribnti.  I  cavalli  pero  uon  si  applLcavano  mai  al  lavoro  delle 
terre,  nh  ad  altro  uso  destinavansi  fuori  che  alia  equitazione  ; 
grandissime  cure  prodigavaiio  ad  essi  i  Persiani,  alcune  delle 
quali  si  veggono  ancora  praticate  nell'  Orlente,  e  non  si  taglia- 
vano  i  crini  a  quegli  animali  se  non  in  segno  di  duolo.  Anche 
i  poUi  trascurati  non  erano  dai  Persi,  ed  una  legge  religiosa 
esigeva  che  un  gallo  si  trovasse  in  qualunque  abitazione  ;  il  che 
crede  V  A.  derivato  dalla  costcllazione  del  cigno ,  che  press* 
gli  antichi  portava  il  nome  di  gallo  ;  ma  questa  opinione  cosmica 
contribuiva  senza  dubbio  alia  luoltiplicazione  degli  animali  utiU 
air  uotno. 


104  APPENDtOH 

La  tevzB  parte  del  volume  tratta  dell'  economia  pubblica  e 
rurale  dei  Fenicj  ,  della  loro  origins  e  del  piinio  periodo  della 
loro  esistenza,  della  loro  organi/zazione  polirica,  del  loro  com- 
Tliercio  ,  delU  loro  industria  e  della  loro  agj-icoltura.  Que' popoli 
non  60110  dair  aatore  creduti  autottoai  ;  veunero  essi  dalle  rive 
deir  Eritreo  ;  non  ebbero  caste  ;  praticarono  bensi  la  circonci- 
eione  ;  visnti  dall'  Africa,  furcno  iu  tutt' i  secoli  trafficanti,  e  noa 
ebbero  giauiniai  iaclinazioni  bellicose  ;  legati  noa  furono  da  al- 
cun  patto  federale  ;  il  loro  culto  fu  sanguinario  ;  ai  aacerdoti 
pero  non  accordarono  grandissima  influenza,  e  solo  confidarono 
ad  essi  gli  archivj  e  1'  educazione  dei  fanciulli  ;  ebbero  re  ,  nia 
la  loro  costituxione  piego  nella  loro  decadenza  verso  1'  oligar- 
chia.  Si  estende  1'  A.  aulle  loro  ardite  navigazioni  ,  guile  cause 
della  loro  prosperita  e  su  quelle  della  loro  decadenza  ,  tra  le 
quali  annovera  le  guerre  esterne  non  solo  e  la  fondazione  di 
Alessandria,  ma  ancora  lo  svilupianiento  dt-lla  oligarchia  ,  che 
la  rivalitu  stabili  tra  le  famiglie  pivi  facoltose  ;  prova  che  i  Fe»- 
nicj  lavorarono  le  niiniere  di  Taso  ,  fecero  il  giro  dell'  AfricA , 
moltiplicarono  le  loro  colonie  ,  bench^  lutte  non  avessero  per 
inotivo  il  commercio;  molte  arti  coltivarono  ed  anche  1' agricol- 
tura  ;  ebbero  ecrittori  agronouiici ,  e  giardinieri  grandemente  ap- 
prezzati  in  Roma. 

Trattenuti  essendo  noi  dal  dovere  della  necessaria  brevita ,  ci 
troviamo  con  dolore  vietato  il  seguire  1'  autore  in  tutte  queste 
erudite  ricerche,  e  non  possiamo  che  commendare  altamente  il 
metodo  col  quale  egli  progredisce  animoso  nello  sviluppamento 
delle  politiche  istituzioni  degli  antichi  popoli  ,  ed  espriniere  il 
voto  nostro ,  perche  egli  possa  compiere  soUecitamente  la  pub- 
blicazione  di  quest' opera  grandiosa,  e  specialniente  1' edizione 
del  volume  nel  quale  egli  parlera  ancora  delle  origini  italiane. 


PARTE   ITALIANS.  I05 

PARTE   11. 

SCIENZE  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


OPERE    PEKIODICHK. 


REGNO    LOMBARDO-VENETO. 

G'lornale  dl  fisica  ,  chimica ,  storiti  naturale ,  medi- 
ciiia  ed  aiti  di  Pavia^  de  signori  P.  Configliac- 
CHi ,  membro  delV  I.  R.  Istitnto  ;  e  Gaspare  Bru- 
GNATELLT ,  dottorc  iiella  facoltd  fisico  matematica, 
Bimestre  VI  (1819). 


PARTE  PKIMA. 


Me 


.EMOBIA  sofra  lo  stabilimento  di  una  relazione  tra  le  densita 
e  dilatabtlitii  de'  liquidi  e  la  densita  dei  vapori  che  essi  for- 
maao  ,  del  sig.  cavaliere  Aiuadeo  Avogadro.  —  Nuovo  sistema 
di  mineralogia ,  di  G.  G.  Barzelius .  secondo  estratto.  —  Me- 
luoria  sul  pes  J  specifico  delle  acqne  del  niare  nelle  diverse 
parti  dell'  0.;eaLio  e  in  alcuiii  niai'i  particolari,  con  qualche  esame 
delle  matene  s-dine  cli'  esse  contengono  ,  del  dottor  Alessandro 
Marcet  v  estratto  dalla  Bibl.  univers.  ).  —  Osservazioni  intofno 
al  tetano  dietro  quattro  cure  fatte  in  quest'  anno  nell'  ospedale 
di  Pavia.  —  Lettera  del  professore  T.  A.  CatuUo  al  profesBore 
sig.  Scipione  Breislak  sopra  alcuni  uiinerali  osservati  nel  co- 
mune  di  Agordu  e  ne'  paesi  adjiceiiti.  — .  Sulla  brucina,  nuova 
base  salificabile  organica  riti-ovata  nella  falsa  iuigustura,  de'  si- 
gnori Pelletier  e  Caventou. 

PARTE    SECONDA. 

Osservazioni  e  scoperte.  i."  Osservazioni  sulla  fortnazione  della 
nebbia  in  situazioni  particolari.  —  2.°  Sui  volcani  ed  i  basalti 
deir  Alvernia.  —  3."  Intorno  all'  azione  dell'  acido  nitrico  sul- 
r  acido  urico.  —  4.°  Estratto  di  lettera  del  sig.  professore  G.  B. 
"Van-Wons  al  dottor  Gaspare  Brugnatelli  intorno  ad  una  pioggia 
rossa.  —  5.°  Lettera  del  gig,  Pietro  Waragchini  ad  uo  anuco.  — ^ 


l06  A  !•  P  IL  N   D  I  n  r. 

6."  Articolo  di  letteia  del  uiaicliese    C.    Ridolfi    al    dottor   Biu- 
gnatelli. 

Necrologia  di  Fattori  e  Dandolo.  —  Osscrvazioiii  ineteorolo- 
giche  del  4.°   triuiestre    1 8 if). 

Idem.  Decade  II.   Tomo  III.  Prirno    bimestre    1820. 

I'AUTE    PIUMA. 

Catullo.  Fine  della  dissertazinne  sopra  la  soda  solfata  di 
Agordo.  —  Marcet.  Fine  deila  rueinoria  sul  peso  specifico  delle 
acque  del  luare  nelle  diverse  parti  dell'Oceano  e  in  alcuni  rnari 
particolari ,  con  qiialrhe  esanie  delle  niaterie  saline  clT  esse 
contengouo.  —  Morelti.  Continuazione  dell'  appendice  all'  elenco 
delle  piante  spontanee  del  Vicentino.  —  Avogadro.  Memoria 
sulla  legge  della  dilatazione  del  uiercurio  dal  calore.  —  Jaquin. 
Sopra  il  gingko  (  salisburia  adiannfolia.  Wild.  ).  —  Drapiex. 
Sulla  prsparazione  del  tartaro  emetico.  —  Effetti  dell'  acqua 
del  mar  niorto.  —  Bellani.  Nuova  ipotesi  sulla  coda  delle  co- 
mete.  —  Varese.  Dell'  influenza  della  luna  ae'  cauibiaroenti  del 
tempo,  e  nella  yegetazione. 

PARTE    SECONDA. 

Estratti  delle  radunanze  dell'  I.  R.  Istituto  di  scienze ,  lettere 
ed  arti,  —  Processo  per  fissare  sulla  lana  ,  la  seta ,  il  cotone  , 
la  canapa  eoc.  un  bellissiuio  color  giallo  minerale,  del  signor 
Braconnoi.  —  Eleinenti  della  cometa  scoperta  a  Lucca  dall'  astro- 
nomo  Pons  nel  diceiubre  1 819.  Articolo  di  lettera  del  cliiarig- 
simo  astrononio  di  Milano  sig.  Carlini  al  P.  Configliacchi.  — • 
Annunzio  di  uoa  cometa  riniarclievole  ,  che  e  ritornata  nel 
nostro  sistema  negli  anni  1786  ,  1795,  1801  ,  i8o5  e  1818-19. 
■- —  Nuovo  uuguento  luercuriale.  —  Articolo  di  lettera  del  signor 
-Bartolomeo  Bizio  di  Venezia  sulla  materia  coloraate  dei  grani 
del  caie.  Annunzj  di  libri  nuovi. 

STATI    PONTIFIGJ. 
OpuscoUIetterarj  di  Bologna.,  fas  cicolo  XII.  (  1819) 

Del  Rosso.  Rilievi  architettonici  sopra  i  disegni  di  due  monu- 
menti  sepolcrali  dell'  antica  Orcla.  —  CardinalL  Iscrizioni  antiche 
inedite.  —  Fava  Ghisi^lieri.  Sulle  emt-ndazioni  alia  storia  delle 
belle  arti  (  Lettera  seionda  ).  —  Mezzofanti.  Discorso  in  lode 
del  padre  Emanuele  Aponte  della  compagnia  di  Gesu.  —  Orioli. 
Annotazioni  alia  suddetta  memoria  su  due  sepolcri   d'  Orcla. 

Opuscoll  scientifici  di  Bologna  ,  fascic.  XVII.  (  1819) 

Raddi.  Synopsis  Filicum  Brasiliensium.  Alessandrini.  Su  gi'  in- 
viluppi  del  feto  della  Piioca  bicolor.  —  Tommasini.  Quistion* 
fisiologico-legale  intoruo  alia  vitabilita  di  un  feto  settimestre 
estratto  coU'  operazioue  cesarca.  —  Termonini'  Delia  sUuazione 
del  f«co  n^r  utero. 


PARTE     ITALIANA.  IO7 

Giornale   Arcadico  di  Roma  ^  fascicolo    ii°  (anno 
1819). 

Letteratura, 

Lettera  del  sig.  Labus  sopra  lui  antico  epitaffio.  — •  Callimachi 
hymni  in  latina  canniua  conversi  et  selectis  variorum  interpretum 
enarrationit-v  illusti'ati  a  Josepho  Petrucchio.  —  De'  segni  nu- 
nierici  degK  anticlii  Egiziaui  ,  con  tavola  in  ranie.  —  Istoria  di 
Tivoli  ,  art.  4.°  ed  ultimo.  —  Delia  volgare  eloquenza  ,  del 
cavalieve  Angelo  Waria  Ricci.  —  Lettere  inedite  del  card.  Pietro 
Benibo  ,  e  di  Bernardino  Baldi.  — 1  Delia  vera  definizione  del 
rouianticismo ,  del  sig.  S.  S.  —  Versi  latini  de'  cavalieri  Dionigi 
Strocchi  ,  e  Vincenzo  Berni  degli  Antonj. 
Scienze. 

Sopra  im  nietodo  proposto  da  Sir  William  Congreve  per  ridurre 
a  meta  il  consumo  del  conibustibile  nella  niaggior  parte  delle  opc" 
razioni  delle  arti.  —  Lettera  di  Francesco  Puccinotti  al  professore 
Domenico  Morichini  sopra  Tazione  dinamica  de' veleni.  —  Sulla 
uatura  dell'  infiammazione  ,  art.  II  ed  ultimo.  —  Analisi  di  alcuni 
mineralij  del  sig.  Barzelius  (  Annal.  de  chiui.  et  phys.  ). 
Belle  arti. 

L'  Eueide  di  Virgilio  del  Caro ,  figurata.  —  Descrizione  della 
villa  di  Papa  Giulio  III.  Lettera  inedita  di  Bartolommeo  Aman,- 
nati ,  architetto.  —  Osservazioni  meteorologiche  di  novembre  e 
dicembre   1819. 

Idem^  fascicolo   i3.°  (primo  del  1820). 

Il   Diretfore  ai  discreti  lettori. 

Sciefize. 

Venturoli.  ElemeAti  di  meccanica.— Sulla  pietra  volgarmente 
detta  lavagna ,  memoria  del  sig.  mai-chese  D.  F.  Analisi  della 
niedesima  fatta  dal  fr.  Giuseppe  Airenti.  —  Riflessioni  intorno 
le  notizie  scientifiche  e  letterarie  di  Abruzzo  ecc.  di  Giuseppe 
del  Re  ,  fatte  dal  dottor  Agostino  Cappelli.  —  Osservazioni  sulla 
formazione  delle  nebbie  in  particolari  situazioni ,  del  sig.  Onofrio 
Davy  (  tradotte   dalle  Transazioni  filosofiche    di  Londra    per    il 

1819  ).  —  Element!  di  zoologia  dell' abate  Camillo  Ranzani. 

Notizia  suUe  scoperte  ed  utili  invenzioni  fatte  negli  scorsi  anni 
(  estr.  dalla  Bibliotheque  universelle  ).  —  Sebastiani.  Novum 
systema  ethices. 

Letteratura. 

Eusebii  Pamphili  chronicorum  canonuni  libri  duo;  art.  1.*  — . 
Ritratto  di  Torquato  Tasso  ,  fattosi  da  se  medesimo  in  un'sonetto 
(  inedito  ).  —  La  divina  Commedia  di  Dante  Alighieri  con  tavole 
in  rame  (  edizione  di  Bologna  ).  —  Ulphilae  fragmenta  a  Majo. 
—  Prolusione  del  marchese  Giuseppe  Antinori.  — .  Gravina. 
Prologhi  ,  inediti.  —  Lapidi  recentemente  scoperte. 
Belle  arti. 

Pittura  di  paesi,  di  Rebell  Viennese.  —  Tavcla  mrteorologica 
di  gennajo. 


I08  XrPENDlCE 


BIBLIOGRAFIA. 
— ^^-^flft*-*^ — 

REGNO  LOMBARDO-VENETO. 

Di<!corso  sopra  Shakespeare  ed  il  sig.  di  Voltaire  dl 
Giiisrppe  BxRi-TTi,  segretario  ere.  ecc.  Versione 
d  I  francese  di  Girolamo  PozzoLi.  —  Milano  , 
1820,  per  Gio.  Pirotta,  in  o."  di  pag.   i3i. 

«  Adenipiendo  ,  dice  Y  editore  ,  alia  promessa  fatta  col  mio 
xnanifesto  del  di  20  giugno  i8i8.di  dare  cioe  la  continuazioue 
delle  opere  del  Baretti  secondo  T  edizione  cominciata  iu  questa 
citta  dal  tipografo  Mussi  iielT  anno  181 3  ,  presento  al  pubblico 
questo  disrorso  ,  che  ei'a  rarissimo  e  quasi  igaoto  in  originale , 
e  che  fu  rradotto  01a  per  la  prima  voka».  I  nostri  lettori  tro- 
■veranno  in  qnesto  opiiscolo  moke  cose  pensate  originalmente 
ed  espresse  senipi'e  con  niulta  vivacita.  Tutte  le  sue  opinioni 
noil  saranno  abbracciate  da  tutti  ,  ma  qual  e  quell'  autore  che 
in  argonienti  letteravj  s'  accord!  ooUe  opinioni  di  tutti  '  —  Al 
discorso  suddetto  V  editore  ha  aggiunte  alcune  poesie  inedite 
del  Baretti  niedesimo  ricavate  da  autografo  inanoscritto  ,  ed  ha 
posto  a  qiieste  dei  nunieri  separati  ,  arciocche  ,  volendo  ,  si 
possano  far  legare  col  volume  (jiiar  o  della  raccolta  contenente 
le  jiopsie  dello  stesso  autore.  Qiieste  poesie  cousistono  in  ua 
capitolo  e    i3  sonetLi  bern  s'  iu  la  luaggior  parte  coUa  coda. 


Nuovo  Atlante  unii;ersnlr  delV  antica  e  moderna  geo- 
grafiff  d^i  sig-mri  Ai  row<:mith  ,  Poirson  ,  Sotzmann 
ed  altri  pia  accrcdlinti  rtitori  ^  e  per  la  parte  an- 
tica, dei  sign- -ri  d^ Aaville  e  Bonne,  nuovomente 
tradotto  e  ricorretto  a  norma  dei  niiovi  vinggi  e 
delle  piit  rerci'ti  scoprrte  ,  dfgli  nltimi  trattnti  S, 
pace  e  d^llr  iniove  divisioni  politiche .  ad  uso  delle 
scuole  d  Italia,  con  una  introdaziove  alia  geogra- 
fit  general''  antica  e  moderna.  —  Mile/ no  ^  1819, 
presso  Pietro  e  Giuseppe  Vallardi,  in  foglio. 

Sono   usciti  alia   luce  fiuora  5  fascicoli  di   questo  Atlante  con- 
tcnenti  due  carte  ciasciuio ,  e  sono  le  aeguenti;    i."  Sigtemi  del 


PARTE    ITALtANi.  lo9 

Bjondo;  2.*  Planiefero  o  mappaniondi;  3-°  Regno  di  Francia  di- 
viso  in  dipartimenti;  4.°  Carta  della  Monarcliia  augtriaca;  5  °  Stati 
Uniti  deir  America  settentrionale  (  carta  di  Arrowsiuith  );  6.°  Mon- 
do  conosciuto  dagli  antichi  (carta  d'Anville.  );  7.°  L' Euro- 
pa  (  d'  Arrowsniith.  )  ;  8  "  Svezia  e  Danimai-ca  (  d'  Arrowsmith  ); 
5.°  Isole  Briiaimiche  di  I.  B.  Poirson  ;  I0.°  Ital'a  antiqua. 
Questo  Arlante  si  va  pubblicando  ron  uiolta  puntuahta  eJ  esat- 
tezza  ,  e  nel  render  giustizia  alio  zeL)  dell'  editore .  facciaino  co- 
noscere  volontieri  anclie  le  sue  proniesse.  «  Esso  Atlante  ,  dic'egli, 
non  coniprendera  meno  di  3o  carte  geografiche  ,  ne  pm  di 
40 ,  neile  cjiiali  saranno  corupi'ese  "  tiitre  le  piii  iuiportanti  e 
le  principali ,  ed  in  esse  si  raccliiuderanno  tutte  le  rrovincie 
accessorie  e  meno  coasiderabili ,  cosicclie  si  avra  una  compiuta 
rajjpresentazione   di   tutta   la   terra.   » 

«  Coiuinciando  dal  luese  di  nokenibre  l8ig  se  ne  pubblichera 
m  ciascun  mese  un  fascicolo  contenentf  due  carte  ,  le  q  iali  si 
pagheranno  dagli  associati  al  prezzo  di  una  lira  d' ItaUa  per 
ciaseuna. 

■t  Alia  fine  dell'  opera  si  distribuira  gratnitamente  agli  associati 
il  testo  della  intruduzione  nlla  ceosrafia  antici  e  moderna  ,  il 
quale  coniprendera  non  nieno  di  4  fogli,  ue  pni  di  5,  della 
forma   dell'  atlante   medeBiino. 

«  Le  associazioni  ricevonsi  in  Milano  da  Pie'^ro  e  Giuseppe 
Vailardi  editori ,  e  firesio  la  societa  dei  Lljssioi  I'aliani  (  Fusi , 
Stella  e  Comp. )  ;  e  nelle  altre  citta  d' Iialia  dai  principali  libi-aj 
e   niercanti  di  stampe ,  distributori   del  presente.  » 


ZiC  Filippiche  di  M.  Tallio  Cicerone  trndntte  in  idioma 
polgare  da  Pietro  GioTgio  Bivn'cih,  di  Vigevuno  ^ 
col  testo  latino.  — AlUuno ^  1819,  vol.  2,  presso 
la  tipografia  P.igliani. 

Lodevole  e  stato  ceriamenfe  il  pensiera  del  s'g.  Bianchi  di 
tradurre  le  Filipyiche  A\  (uerone ,  delle  qi  .>li  alcnno  nou  a.  eva 
iutrapresa  una  ci)Ui|  leta  ir.iluzi.nie ,  se  non  il  fiandiera ,  die  ora 
pill  non  SI  potrebbe  leggere.  Egli  si  e  pure  stiidiato  m  )lro  a 
proposito  di  acccmottaie  lo  stiL-  dell-i  tradu?ioue  a  quello  del 
testo,  servendosi  uei  gi'avi  seriuoni  di  uno  side  so'le^ato  e  di 
una  locuzioue  spleudida.  Deesi  pure  a  cp  esto  traduttore  alcuna 
lode  per  le  note  is  oriclie  ,  colle  quaii  alcana  vtlta  si  e  dato 
ad  illusirare  il  testo. 

A  .  oiiiniendazioiie  della  versi.me  bastera  la  lettera  die  si 
■vede  in  froiite  all'  opera  del  cavaliere  Luiei  RoiSi  .  il  quale  loda 
la  scelta  delle  parole  e  delle  frasi ,  e  1' assicura  del  suffragio  dei 
buoni  letterati.  Le  note  suno  brevi  e  concise,  e  per  la  uiaggior 
parte  si  veggono  attinte  ai  buoni  fonci  della  classica  erudizione,. 


rtO  API'ENDICE 

L'  edizionc  potrebbe  essere  piu  nitida  ed  eseguita  in  carta  ini- 
gliore  ;  troviamo  pero  comniendcvole  ,  die,  secondo  1' uso  in- 
trtidotto  di  recente  presso  le  nazioni  oltrauioiiiane ,  il  teslo 
Vedesi  costanteuiente  posto  a  pi^  di  pagina ,  onde  possa  stabi- 
lirsi  un  perpetuo  confronto  colla  traduzioue. 


Tohlne  Maycrl  tabula  sele  no  graphic  a  —  in  usitni  ffalo- 
rum  novlssimo  edendatn  cwavit  Ubaldas  Villa.  — 

Medioiani,  anno  HfDCCCXX.  R.  S. 

• 

Evelio  ,  Riccloli  ,  Cassini  ed  altri  insigni  astronomi ,  in  se- 
gnito  alle  piu  esatte  osservazioni  lelescopiche  si  erano  scudiati 
di  delineare  una  carta  selenografica  ,  ossia  un  prospetto  delle 
principal!  maccliie  die  nel  disco  luiiare  si  veggouo  ,  e  die  di- 
stiute  con  diversi  noini  di  nionti  ,  di  valli  ,  di  laghi  ,  di  uiari  , 
di  stag,ui  o  paludi,  di  piaaure  ,  di  deserti ,  ecc. ,  costituiscono, 
per  cosi  dire  ,  la  topografia  di  quell'  emisfero  della  liaia  die  a 
noi  e  visibile.  Tobia  Mayer  ,  tanto  benemerito  dell'  astronomia 
lunare  ,  lascio  morendo  una  carta  accuratissinia  della  luna  pub- 
blicata  poi  nelle  sue  opere  inedite  (i)  ,  la  quale  a  giudicio  del 
celebre  Schroeter  supera  per  la  piecisione  ,  per  la  nettezza  ,  e 
per  la  caratteristica  fedeltii  delle  rappresentazioni  tutte  quelle 
in  prima  delineate  ,  non  esclusa  la  grande  carta  cassiniana.  Ora 
il  sig.  Ubaldo  Villa  die  dagli  studj  musicali  passa  talvolta  alia 
dillgente  esecuzioue  di  niacchine  e  ili  stronienti  geogralici  ed 
astrononiici,  e  die  e  gia  conosciuto  per  )a  costruzione  di  globi 
eelesti  e  terrestri  ,  di  sfere  ai'inillari  e  di  planetarj  secondo  i 
diversi  sistemi  ,  lia  creduto  di  far  cosa  grata  alia  sua  nazioue 
riproducendo  a  comodo  universale  la  tavola  selenografica  di 
Mayer.  Ne  si  e  egli  accontentato  di  niaterialmeiite  ricopiarla , 
ma  prevalendosi  delle  minute  e  particolari  descrizioni  delle 
provincie  lunari  che  in  yS  tavole  si  trovano  nelT  msigne 
opera  del  succennato  sig.  Schroeter  (a)  ,  ha  aggiunto  quelle 
piccole  variazioni  di  foruia  ,  e  quell'  aumento  di  segni ,  die  le 
piu  recenti  osservazioni  ,  e  la  niaggior  forza  de'  nioderni  tele- 
scopj  hanno  fatto  riconoscere  ,  e  che  rendono  la  carta  modcsiiut 
assai  pin  pregevtde.  Essa  e  stata  con  grandissima  cuia  intagliata 
dal  valente  sig.  Stucchi  ,  e  tanto  per  la  nitidezza  de'  contorni , 
quanto  per  la  forma  de' nunierosissimi  cai-attcri  delle  indicazioni 
che  nelle  colonne  laterali  compreudono  la  doppia  noiuenclatura 

(1)  Oper.i  ineJita  ,  comnicntationcs  societ.iti  regiae  scienti.Truiu  oblalas  , 
quje  integrx  supersuut  cum  tabula  silenographica  complectentii.  Gothng2ie 
1775. 

(2)  Sclenotopop;raphiscli€  Fragmenke  lur  gcuauern  Kenntniss  der  MoikJ- 
flache  V  n  Johaun  Hierouimas  Schroeter.  Gottingen  , -vol.  ^  in  4.°,  1791 
•   1 80a. 


PARTE    ITALIANA.  Ill 

secondo  Evelio  e  secondo  Riccioli  ,  trovasi  di  molto  superiore 
alia  carta  gemiaaica ,  della  quale  ei  souo  altresi  euiendati  alcuni 
eriori  di  scrittura  o  di  staiupa.  La  detta  carta  in  mezzo  foglio 
reale  velino  trovasi  vendibile  presso  il  detto  Villa,  abitaute  ia 
WiJano  sulla  piazzetta  della  Waddalena  ,  n."  4i5l,  ove  si  vede 
ancora  il  copioeo  di  lui  deposito  di  globi  e  di  sfere. 


Dizionario  etimologico-scientifico  d'wlso  in  due  parti. 
La  prima  comprr.nde  le  voci  usate  in  lettera- 
tura ,  ill  nietafisica  ed  in  giiirisprudenza ,  e  la 
seconda  i  termini  della  fisica  ^  cliimica,  matema^ 
tica,  astronomia  ^  botanica  e  geografia.  —  Ve- 
rona, 1819,  dalla  Societa  Tipogratica,  ia  12,  di 
pag.   242. 

Oltre  le  suddette  cose ,  qnesto  volumetto  contiene  ancora  in 
fine  le  rispettive  greclie  radici  e  la  Batracomioniai,hia  d'  Oniero 
ad  USD  della  scuola  privata  di  lingua  greca  stabilita  a  Verona 
in  S.  Luca.  A  qualcuno  potra  sembrar  piccolo  questo  volumetto 
per  contener  taute  cose  ,  ma  giustizia  ne  obbliga  a  far  osser- 
vare  die  il  compilatore  non  si  e  iuteso  di  dare  gia  un  dizio- 
nario di  tutte  le  voci  tecniche  delle  succennate  scienze ,  ma 
soltanto  di' quelle  voci  che  provengono  dal  greco  ,  e  cio  luas- 
simaniente  a  profitto  degli  studiosi  di  questa  lingua  ,  come  pure 
ad  uso  di  qnelli  che  la  ignorano.  Un  tal  lavoro  forma  parte 
de'  materiali  che  si  prepai-ano  per  la  conipilazione  del  gran  di- 
zionario che  si  fara  un  giorno  in  Italia  ,  quando  in  Italia  i  let- 
terati  avranno  iniparato  ad  unirsi  in  bella  concordia  ,  e  a  la- 
vorare  di  concerto  pel  vant'aggio  di  tutti  inseparabile  da  quelle 
della  loro  gloria.  Sarebbe  a  desiderarsi  che  il  tentativo  che  si 
fa  attualmente  in  Bolog<«a  si  sospendesse  per  un  anno  o  due , 
onde  dar  tempo  a  raccogliere  maggiori  matei-iali ,  e  dar  canipo 
d' invitare  i  diversi  letterati  d' Italia  a  concorrere  a  cosi  vasto 
progetto.  Sotto  questo  punto  di  vista  crediamo  che  sia  sempre 
a  lodarsi  ogni  sforzo  quantunque  imperfetto  ,  il  quale  cooperi 
alia  produzione  di  un  dizionario  enciclopedico  altamente  chla- 
niato  e   desiderato   dal  progresso   de'  lumi  in  Italia. 


L'  Universo.  Teoria  del  caiaUere  Natale  Beboaldo  , 
tenente-colonnello  deW artiglieria  austriaca.  —  Mi- 
lano,  1820 ,  dalla  tipografia  di  Giuseppe  Borsani , 
corso  di  porta  Oriciitale.  Un  volume  in  8.°  di 
pctg.  i38. 
Quest' opera  contiene  i  seguenti  articoli ;  k  Parte  prima.  Delle 

cause  prime ;  Confutazione  dell' ipotesi  dell' atb'azioae  uuiversale 


112  APPENDICE 

considerata  come  qnalita  inerente ,  od  einanata  dai  coi'pi  ;  della 
reriprora  azioue  e  reazione  universale  ,  corollarj  ;  della  Iiuia 
e  del  jilobo  terrestre  ;  delT  azione  costaate  della  terra  e  reci- 
proca  delle  niolecole  ;  dell'  azione  dei  tubi  capillari.  —  Parte 
Sfconda.  Deir  armonia  universale;  della  luce;  dei  colori  prisnia-r 
tici  ;    dellc  frange  colorite    esterne    ed  interne.  » 

GRAN  DUCATO  DI  TOSCANA. 

Opnscoli  morall  d'l  Pi.ut\rgo  volgarizzatl  da  3Iar- 
ccllo  Adrian  I  il  giovlne.  —  Flrenze^  1819,  ddla 
stamperia  Piatti.  Tom.  I  in  8.°  di  pag.  463  e  xxiv 
di  pref azione  {A  Milano  si  vende  dal  sig  Gio- 
vanni Firotta  in  contrada  di  S.  Radegoada  ). 

Assai  comuiendevole  dee  trovarsi  certamente  il  di8P2,no  di 
dave  air  Italia  una  versione  compiuta  delie  opere  di  Plutarco  , 
inipor»autissiiue  tanto  per  la  srona  ,  quanta  per  gV  in»e^namenti 
filosofici  ,  e  niassiiue  }ier  il  tesoro  della  scienza  ujoraie  che  esse 
contengono.  Degua  di  lode  troviaiuo  pure  ,  al  coiu)janre  di  questo 
pnuio  volume  degli  opnscoli  ,  la  edizione  che  ne  vieue  fatta  dal 
sig.  Piatti  con  buoai  caratteri  e  bi<ona  carta.  Si  e  con  otauio 
avvisamento  adottata  per  gli  opuscoli  la  ver-ioiie  di  Marcello 
Adriaid  che  dicesi  fatta  gia  da  oltre  a  due  secoli;  e  sicconie  uella 
prefazione  si  fa  cenno  delTeccellenza  degli  scritti  inurali  di  Plutar- 
co, cosi  SI  parla  pure  dei  meriti  del  traduttore  AJriani  ,  che  iiao 
dal  1497  (  dunque  gia  da  tre  e  piii  secoli  )  onorava  la  cattedra 
stessa  la  cui  avevano  acquistata  fama  gli  Argirnpili ,  i  Calcundili , 
i  Crisolori ,  i  Poliziani ,  i  Landiiii  ,  i  Poggi  ed  i  Filelfi, ,  e  che 
da  Varchi  dichiarato  fu  /'  uonio  il  piu  eloqueiite  de  suoi  tempi. 
Gli  opuscoli  stessi  letti  da  MnrceHo  in  pubblira  accademia, 
furono  giudicati  in  quelT  epoca  tradotti  con  iiurabile  felicita  Pur- 
gato  di  fatio  e  naturale  e  lo  stile  di  Marcello  ,  che  forse  teuipero 
in  alcun  modo  una  specie  di  durezza  e  di  crudita,  che  Pier 
Vettori  con  altri  diceva  trovarsi  alcuna  volta  uegli  scruti  del 
cherouese  filosofo.  Tradusse  probabihiiente  Marcello  tutro  Plu- 
tarco ,  sfbbeue  nella  prefazione  non  si  aimnetta  cosl  di  leggieri  ; 
lua  dei  settant'  otto  opuscoli ,  che  a  noi  sono  pervenuti  di  quel 
greco  illiistre ,  diciassette  ne  niancano  nei  codici  riccardiani 
della  traduzione.  A  questa  mancauza  propongousi  gli  editori  di 
supplire  colT  esibire  i  volgarizzanienti  degli  opuscoli  dalT  ^f/ria7ii 
non  tradotti  o  perduti ,  scegliendoli  tra  le  traduzioni  fin  ora  co- 
nosciute  come  le  niigliori. 

Contiene  questo  priiuo  volume  gli  av\>ertiinenti  intorno  al 
matrimonio  ,  che  portano  in  questa  versione  il  titolo  di  avverti- 
vienti  di  maritaggio  ;  gli  opuscoli  dell'  allevare  i  figlluoli ,  e 
dell'  amnre  naturale  verso  la  prole ;  la  lettera  di  consolazione 
»lla  moglie  ;   gli   opuscoli   dell'  udire ,    e    come  debba  il  giovane 


I'AftTE    ITALIANA.  11 ZJ 

udlre  le  poesie ;  il  discorso  di  consolazione  ad  ApoUonlo  ,  quell' 
delta  virtii  e  del  vizio ;  — •  della  virtii  morale  —  che  la  virtu 
si  pud  insegnare  —  come  I'  uomo  possa  accorgersi  di  far  profitto 
nclla  virtii  —  dell' avere  iiwltitndine  di  ainici ,  —  coiite  si  pnssa 
dist'nsuere  I'  amico  dall'  adulatore  —  come  si  potria  trarre  gio- 
vamento  da  niiiiiri  ,  e   finalmente  gli  insegnamenti  civili. 

Ad  alcun  vizio  de^  codice  dovra  certaniente  attribuirsi  uu 
verso  di  dodici  sillabe  che  ti-ovasi  alia  linea  17  della  pag.  408  ; 
come  a  seuiplice  inavvertenza  di  clii  invigilo  alia  staiupa  ,  1' iu- 
versione  fatta  in  capo  a  molte  paglne  dei  titoli  degli  opuscoli  , 
leegeiidosi  per  T  obbliato  trasporto  dall'  una  all'  altra  faccia  : 
Si  pub  insegnare  =  c/ie  la  virtu ,  invece  di :  che  la  virtu  st  pud 
insegnare  —  ad  Apollonio  =  discorso  di  consolazione ,  invece 
di :  discorso  di  consolazione  ad  ApoUonio  —  udir  le  poesie  ==. 
come  dcbba  il  giovine  ecc.  Una  sola  avvertenza  oserenio  propone 
intorno  a  questa  lodevolissiiiia  edizione  ,  ed  e  clie  gli  opuscoli 
morali  possono  beusi  pubblicarsi ,  come  si  e  fatto  in  questo 
priuio  volume  ,  senza  alcuna  annotazione ,  ma  che  queste  ,  sparse 
3e  si  vuole  sobrianiente  ,  utilissime  e  ,  quasi  diremmo  ,  necessarie 
riuscirebbono  nelle  vite  ,  e  nelle  altre  opere  istoriche  ,  nelle 
quali  aiouni  jiassi ,  e  specialmente  alcuni  nonii  di  persone  ,  o 
Ai  Iiioglii,  abbisognano  di  alcun  breve  rischiaramento. 


Compnidln  di  un  trattato  elementare  di  chimica  ge~ 
jierale  ed  applicata  specialmente  alia  farmacia , 
del  prof essore  G,  Gazzerj,  — Firenze  ^  1019,  "^^^<^ 
stamperia  Piatti. 

I  libri  di  chimica  elementare  hanno  in  genere  il  difetto  di 
essere  oscuri  ,  intralciati  ,  e  soltanto  intelligibili  ,  in  niassima 
parte  ,  per  coloro  che  sono  o^ia  iniziati  in  cjuesta  scienza ,  riuscendo 
difficili  e  misreriosi  per  quelli  che  desiderano  di  apprendejla. 
Non  cosi  si  puo  dire  dell'  opera  die  anuunzianio ,  la  quale  , 
oltre  di  essere  scritta  con  istile  facile  e  con  lingua  purgata , 
precede  con  bell'  ordine  dalle  cognite  alle  incognite  cose  ,  dalle 
idee  jiiu  semplici  e  coniuni  alle  pin  composte  ,  e  cio  senipre  con 
ammirevole  chiarezza  e  precisioue  di  dottrina ;  sicche  lo  studioso 
con  questa  guida  viene,  per  una  via  plana  e  spedita,  quasi 
insensibilmente  condotto  alia  meta  desiderata.  II  chianssimo  A. 
di  questo  compeudu)  ,  nientre  ha  dato  a'  suoi  scolari  una  per- 
fetta  norma  nelle  sue  lezioni  ,  ha  prestato  un  servlgio  segnalato 
alia  scienza  chimica,  sopra  tutto  in  Italia,  dove  a  parer  nostro , 
mancava  aiicora  un  libro  elementare  come  questo  ben  conce- 
pito  ,  ed  ottimamente  eseguito. 


Jiibl  Ital.  T.  XVIII. 


114  APPENDIGE 

STATI    PONTIFICJ. 

Dissertazlo/ic  fpistohtrc  dl  Francesco  Cancellieri 
sopra  due  iscrlzionl  dellc  inartlri  Simplicla^  inadre 
di  Orsa ,  e  di  ui€  ultra  Orsa ,  tr.ovate  con  le  loro 
spoglic  c  CO  vasi  di  sangue  /ze'  cinutcrj  di  S.  Ci- 
riaco  e  dl  S.  Agncse ,  con  varic  notizie  intorno  ai 
nomi  delle  fiere  e  del  briiti  usatl  dagll  aiiticJd 
Romani ,  non  meno  chc  dagli  aiitichi  Cnstianl ,  ed 
ai  segni  die  dlstinguono  le  tomhe  dc  martiri  da 
quelle  de'  semplici  fedcli.  —  Roma ,  1819,  pel 
Bourlie  ,  in   12." 

L'aigomento  e  trattato  con  quclla  moltiplice  erudizione  che 
qualifica  1' A.  pel  VaiTone  de' nostvi  tempi,  e"pu6  esaere  ope- 
retta utilissiuia  per  coloro  che  danno  opera  alio  studio  delle 
{intichita  cristiane.  In  una  delle  due  iscrizioni  illustrate  leggesi 
Ursa  in  pace  ,  e  neir  altra  Simplicie  Urse  matuis.  L'  autore 
da  quest' ultima  parola  argulsce  che  (piella  Siniplicia  fosse  ma- 
dre  di  Orsa,  e,  potrebbe  essere  ;  nia  taluno  chiederebbe  se 
r  appellatlvo  di  mater  non  fosse  piuttosto  un  epiteto  onorevole 
date  a  Simplicia  Orsa  come  nello  stesso  significato  si  usava  dai 
prinii  cristiani  quello  di  pater ,  nonie  che  rimane  fra  i  claastvali 
anche  ai  nostri  giorni  la  dove  sono  claustrali. 

In  una  delle  aggiunte  inserite  nelT  indice  coglie  occasione 
\\K.  di  ragiouare  del  trattato  de  Republica  di  Cicerone,  di 
cui  una  gran  parte  e  stata  non  ha  guari  sco])erta  da  monsignor 
Mai  nella  biblioteca  del  Vaticano.  Anno  vera  niolti  antichi  scrit- 
toi'i  clje  raninientano  quest'  opera  ;  niostra  che  esisteva  nei  mo- 
uastero  di  Bobbio  ai  tenq:>i  di  Gerberto ,  abate  di  quel  luogo , 
poi  Silvestro  II;  narra  die  il  cardinale  Bessanone  niesso  in  lu- 
singa  che  potesse  rinveuirsi  in  Polonia  spesc  a  tal  iine  niille 
scudi  d' ore  ,  e  che  T  altro  cardinale  Bcglnaldo  Polo  ne  im- 
piego  per  lo  stesso  oggetto ,  e  senza  frurto  altri  due  niila.  II 
Petrarea  niedesimo  si  rammarica  in  una  delle  sue  episfole  5c- 
nitl  di  non  avere  potuto  trovai'e  ([uesto  libro  nella  biblioteca 
pontificia  di  Avignone. 

Non  dubitiamo  che  per  la  nnmificenza  del  somnio  Ponte- 
fice  ,  a  cui  spetta  la  gran  suppellettile  di  codici  del  Vaticano  , 
sara  sollecitamente  fatta  di  pubblic  a  ragione  Y  importante  sco- 
perfa  del  sig.  Mai  ,  di  cui  deploriamo  V  assenza  da  queste  no- 
6tre  contrade. 


PARTE    ITALIAMA.  >  IIP 

REGNO  DELLE  DUE  SICILTE. 

Osservazioni  snlla  topografia  dl  Palermo  e  dr  siioi 
contornl  di  Tomniaso  B.  Esq.  Traduzwne  dcdV  in- 
glese.  —  Nnpoli  ,  iBu;,  presso  Angela  Nobile, 
in  8.°,  di  pag.  55. 

Quest'  opuscolo  e  una  diatrlba  contro  1'  opei'a  del  professore 
Sciua  intitolata  Topografia  fisica  di  Palermo  ,  di  cui  noi  abbiamo 
reso  conto  nella  nostra  BiJilioteca  torn.  16.°,  pag.  56.  La  tradii- 
zipne  e  affatto  supposta,  e  1'  opuscolo  e  stato  scritto  da  qualche 
siciliano  .  nemico  del  celebre  professore.  E  chi  non  ha  de'  neuiici 
e  t'egl' rnvidioii,  e  dei  detrattori?  E  dove  non  sussistono  brighe 
lette.aric  ,  tortuosi  raggiri ,  odj  laceratori  dell'  alrrui  fauia  ? 
Gettiamo  un  velo  sopra  queste  niiserie  die  tanto  disonorano  la 
noEtra  pejiisola  L' opera  del  prof.  Scina  non  e  senza  mende  ; 
ma  non  nieritava  certauiente  di  essere  trattata  oosi  scurrdnieute. 
Egli  ha  accusato  i  Sicilian!  di  pigrizia,  di  indiflFerenza  per  gli 
etudj  naturali.  Ebbene  questo  non  e  un  delitto.  E  sembrato  alia  sua 
attivita ,  clie  non  si  faccia  abbastanza.  Questo  riniprovero  parte 
da  amore  di  patria  ,  da  desiderio  di  senipre  pin  risvegliare  la 
emulazione  ,  il  puntiglio  di  fare.  Isoi  sentianio  questo  stesso  de- 
siderio,  e  da  esso  solaniente  derlvano  quegli  stimoli  clie  ci  per- 
mettiaiuo   talvolta  d'  espriuiere  in  questa  nosti-a  Biblioteca. 

CORRISPONDENZA. 

Sui  tentativi  fatti  in  Napoli  dal  sig.  Davy  per  la 
svolgimento  de""  Papiri  d'  Ercolano.  Lettera  addriz- 
zata  al  direttore  delta  Biblioteca  italiana. 

X  oiche  nel  Giornale  enciclopedlco  di  Napoli  si  sono  pubblicate 
alcune  notizie  intorno  a'  Papiri  ercolanesi  (  n.°  2,  1820,  pag.  282)  , 
le  qiiali'  seiubrano  piuttosto  raccolte  dalle  voci  popolari ,  che 
appoggiate  alia  verita  dei  fatti  ;  non  le  sark  disaggradevole  di 
Icgeerle  accurataniente  descritte  da  chi  ne  e  stato  testinione 
oculare. 

Parlo  de' tentativi ,  cui  il  sig.  cavaliere  Davy,  socio  onorario 
deir  Accademia  delle  scienze  ,  ed  assai  benemerito  delV  odierna 
chiniica,  ha  iiupreso  non  ha  guar!  a  fine  di  agevolare  lo  svoi- 
gimento  de'  Papiri  rinvenuti  uegli  scavi  di  Ercolano  ,  intorno  a 
che  mi  si  pernietta  di  ripetere   la  cosa  dal  suo   principio. 

Avendo  questo  chimico  trovato  una  sostanza,  la  quale  valeva 
ad  alterare  le  altre  ,  ma  non  gia  il  carbone ,  e  pensando  di  farae 
1'  applicazione  a  qualche  oggetto  iniportante  iJeo  di  adoprarla 
verso  quest!  Papiri.  Sperava  che    e$8a    mentre  avesse    tolte  via 


II 6  Al'PENDTCL 

tutte  le  sostanze  etei'ogenee  ,  le  quali   ne  inipefJivMno  lo  svolgi- 
inento  e  la  lettura,   iiixi  avrebbe   piuito    allerato  il    Papiro    lue- 
desimo  ,   che    o  pei*  essere   stato  sottoposto   all'  azione  del  fuoco 
vulcaiiico ,    o  per  essere  stato  chiitso    taiiti  secoli    sotterra    si   e 
carbonizzato.   Manifesto  adunqiie  qiiesta   sua  speranza  a  S.  A.  R. 
il   Prinripe   di  Galles,   ora  rei;nante ,    il   quale   dopo   di   avei'e,  per 
gl' infclif  issinii  sforzi  del  sig.   Sicklcr  ,  j'^vduti  ben  sette    volumi 
di   que' Papiri  che  aveva  avuto  da  Mapoli,  non    voile    in    conto 
alcr.no   esporre  i  rimanenfi   a  uuovi   pericoli.   Gli  suggerl   percio 
di  vecavsi  piuttosto   in   questa  citta  ,   ed  ivi   eseguiie   i   supi   spe- 
riinenti,  ed  in  fatti  nel   gennajo    dell' anno  scoiso    -/enne    qui.il 
eig.  Davy,  uientre    il   PrinCipe    fece    a    tal  uopo    i    convenienti 
uffi7J   verso   questo  Monavca  il   quale   ingiunse    al   soprintendente 
deir  oificina  de'  Papiri  ,  che  ne  consegnasse  a  quel  chinii^o  qual- 
che   fjezzetto  per  miprendervi   un  saggio.  Gli  fu  dato  da  principio 
iin  frammento  creco  facillssiuio  ad  aprus;.   Egli  allesti  una  piccola 
anipolla  conieneute   una  sostanza  ,    che    non    niostro ;     e   poi  in 
altro   tubo   di  vetro  aperto   da  ambe   le   parti  situando  il  papiro  ,• 
pose   tutto  cio   in  un  tubo   di  rame   turato  con  uiolta    ferniezza  ; 
!'  apparecchio   fu  avvicinato  ad  un   leiuissimo  fuoco  ,  che  grada- 
tamente  s' accrebbe ,  e   dopo    un' ora    e    mezzo  in  circa,   auche 
gradatamente  si   diminui :   la  quale  lentezza  serviva  ad    iiupedire 
qualche   guasto  ,   che  la   sostanza  gasosa  pel  suo  elaterio  potesse 
produrre.   Cio  fatto  ,  si  vide  che  penetrando   quel    gas    tra'  fogli 
del  Papiro   coniinciava  a  distaccarli  ,  e  che  la  sua  azione  disper- 
deiido   in  parte  la  polvere  sparsa  sulla  superficie  ,    faceva    com- 
parire  alquEuito  piu  visibili  i  greci  caratteri.  Suscitandosi  qulndi 
qualche   speranza,  si  voile  provare   quale   cfletto    si  ottenesse   iu 
un  pezzo   di  Papiro  latino  piii    diiio  ;    ma    essendo    stato    posto 
col  niedesimo  processo  sul  fuoco  ,    e  non   potendo  il    sig.  Davy 
trattencrsi  ivi  piii    di    mezz' ora ,    ne    consegui    un    risultamento 
insensibile.   Promise   di  ritornare   dopo   sei  settiniane  ,  ma  venne 
finalmente  nel    dicembre    flel    meclfsimo    aiiuo  ,    iuijjlorando    da 
questo  sovrano  la  faci  Ita  di   far    V  analisl    chimica  di    cinque    o 
sei  pezzetti  inservibili  di  Papiro  ,    e    di    tentare    lo    svolgimento 
di  cinque  o  sei  buoni.    Comunicati  gli  ordini  opportuni  al  soprin- 
tendente  deir  officma,   nulla  gli  fu  negaio  di  quanto  avea  chiesto. 
Fece  r  analisi  sopra  i  framnienti  inutili  ,   e   vide  che  in  molti  di 
essi  oltre   al  carbone   vi  era  cziandio  della  terra,  e  propriamente 
del  tufo.   Scorse   ancora  che  Y  antico   inchiostro  non  avea  alcana 
parte  aietallica    o    minerale  ,  ma  solamente   era  un  miscuglio    di 
carbone  molto   diviso  ossia  del  cosi  detto /ie»'0 /uwo,  con  un' altra 
sostanza  vegetabile  come  ne  siauio  pure   ammaestrati   da  Plinio. 
Nel  tempo  medesimo  ,  e  propriamente  nel  giorno  ventisette  dello 
scorso   dicembre  egli    voile    far    proseguire    col    metodo    antica- 
mente   qui  usalo  lo   svolgimento  di  due  Papiri ,    clie   trovo  sulle 
niacchine  che  servono  a  tal  uopo.   Si  avvide  che   i  fogli  non   si 
ttaccavaao  con  facilita  gli  uni    dagli    altri,    e    pero    impediyano 


PARTE    ITA.HANA.  II7 

Ja  regolarita  dell'  opevazione.  Quindi  bagnn  col  peunello  inzup- 
paro  neir  erei'e  solforico  la  superficie  del  Papiro  ,  e  lascio  asciu- 
garla.  Questo  fluido  esscndo  sonimamente  peneti-ante  ed  espan- 
sibde  entrava  nelle  parti  interiori  del  Papiro  con  iiioita  celenta  , 
e  distaccava,  e  vero  ,  i  foj.li',  ma  ne  distaccava  moid  iusieme  , 
ed  impediva  in  consesuenza  die  si  fosse  jiraticato  tuiio  cio  , 
ch'  era  convenieute  per  ottenere  1'  inteuto.  Indi.  imniaginando 
che  i  Papiri  latini  fossero  foiii|>osti  di  un  doppio  foglio  ,  e  che 
in  conseguenza  per  istaccarlo  uitero  ,  e  svolgerlo  cDinpiutaiiiente  , 
fosse  necessana  una  colla  pin  forte  di  quella  qui  adoperata,  e 
che  meglio  prorurasse  V  adesione  di  esso  con  la  pelle  di  bat- 
tiloro  ,  invece  dell'  irtiorolla  die  a  tal  uopo  si  e  sempre  usata  , 
voile  mettervi  una  soluzione  di  resina  ,  e  propi'ianience  di  gomma 
di  ulivn;  ina  sventuratamente  non  era  qu€6to  un  glutine  capace 
di  uniie  pelle  e  Pa|iiro,  onde  fu  tantosto  abbandonato.  Ricorse 
poscia  ad  una  soluzione  di  cloruro  di  jodio  fatta  nelT  etefe,  ne 
bagniS  la  superficie  del  Papiro  ,  e  poi  subito  vi  atracco  le  pelli 
col  soliro  metodo ;  e  quindi  con  1' aria  calda ,  di  cui  or  era 
parlereiTio  ,  s' ingegn^  di  accelerare  lo  sviluppo  de'  fogli.  Quaato 
poco  abbia  questo  giovato  ail'  intento ,  si  conobbe  dal  non  essersi 
messo  in  opera  piu  die  una  o  due  volte  ,  e  senza  effetto. 
Perdie  investiti  da  esilissime  )>articelle  di  tufo  trasportate  dalle 
acqur  ,  taluni  volunii  senibrano  piuitosto  pietre  ,  che  carboni. 
Egli  ue  situo  un  solo  in  un  tuljo  di  ranie  bucato  da  aiiibe  le 
parti ,  ad  una  delle  quali  adatto  1'  orifizio  di  una  storta.  In  essa 
niescolo  una  certa  dose  di  calce  ,  ed  un'  altra  di  idroclorato  di 
aiumoniaca ,  ed  avvicino  1'  apparecchio  al  calore  di  una  latnpada. 
II  rotoio  fra  questi  sulFuiuigj  divenne  quasi  inetto  alio  svolgi- 
lueuto ,  si  tolse  dal  tube  ,  e  si  lascio  esposto  all'  aria.  Nel  di 
seguente  si  trovo  ridotto  in  tanti  pezzi  a  foggia  di  schegge:  voile 
bagnarli  con  una  soluzione  di  goniina  elastica ,  fatta  coll' etere 
solforico;  gli  fece  foderare,  indi  gU  asciugo  con  1' aria  calda. 
Tutro   fu   vano  ,  ne  si  pote  leggere   una  sola  riga. 

Altri  Papiri  che  sembravano  poco  carbonizzati  ,  cd  in  con- 
seguenza refrattai-j  alia  solita  operazione  si  avviso  per  carljoniz- 
y.arii  anche  piu  di  porre  uno  di  essi  in  un  tubo  di  rame  aperto 
da  una  parte  ,  e  dall'  altra  chiuso.  V  infuse  un  poco  di  etere 
muriatico  ed  il  riscaldo  fino  ad  una  temperatuva  molto  elevata, 
Cio  reco  nocumento  ,  lua  riteiitandosi  poi  l'  esperienza  eon  inag- 
gior  lentezza  e  precauzione  ,  si  vide  qualche  giovaiuento ,  se 
non  per  la  iettura  dello  scricto  ,  almeuo  per  lo  svolgimento 
de'  Papiri  mal  carboni^zati. 

La  niaggior  parte  de'  volunii  die  egli  sagaio ,  quantunque» 
esibissero  l' interna  superficie  dtl  foglio,  non  uianifestavano  piu 
il  caratcere  ,  il  che  proveniva  dail'  essersi  disciolto  ,  steniprato, 
e  consunto  o  per  1'  iugiuria  del  tempo  ,  o  per  1'  etfetto  del 
fuoco  ([iieir  inchiostro  di  cui  si  servivano  gli  antichi.  Lusin- 
gandosi  questo  chimico,  che  le    lettere    meglio    potessero  risal- 


I  1 8  A  P  V  F  N  D  I  C  E 

tai'e  V  qualora  il  foglio  si  fosse  ingiallito,  mescolo  cloruro  di 
joclio  ed  etere  solfoiico  ,  e  col  pennello  ne  unse  la  snperficie. 
]Ma  con  questo  tentativo  ,  ne  si  vide  alterato  il  colore  ,  nfe 
comparvero  i  sospirati  caratteri.  Sembi'6  piuttosto  j>iu  favore- 
vole  il  c,ns  cloi'o  all'  azioae  del  quale  essendosi  posto  un  fram- 
lueutiuo  di  Pa|>iro  ,  vi  traluce^ano  alquanto  meglio  le  lettere  : 
ma  ben  si  scoi-se  ,  che  questa  agevolazione  noa  era  praticabile  in 
grande ,  ne   seuibrava  di  norabile  interesse. 

Dopo  tutto  CIO  rirornossi  al  nietpdo  antico ,  e  questo  si  esegui 
sino  air  ultimo  giorno  delta  sua  diniora  in  Nnpoli  Solamente 
talvolta  in  vece  di  uiettere  acqua  nell' ictiocolla ,  vi  si  infuse 
un  tantino  di  etere  ,  clic  acrelerava  il  distaccaniento  de'  fogli , 
anco  quantlo  seuibravano  a  cio  nluttaiiti.  Si  corse  anrora  all'  espe- 
diente  di  soffiiire  sulla  supcrlicie  del  Papiro  coll'  aria  calda , 
cioe  coir  aria  atuiosferica  ,  clie  pa>si  da  una  vescica  j>er  un 
tube  metallico  riscaldato  ,  nia  si  conobbe  die  cio  non  dee  farsi 
coil  sovercliio  impeto  ,  perche  porterebbe  via  la  materia  pajii- 
racea  troppo  delicata,  e  perclie  farebbe  corrugare  la  jielle,  e  la 
staccherebbe  dal  suo  Uiogo.  Questo  ajuto  serve  solamente  ad 
aiuujollire  la  colla  quando  per  essersi  troppo  iuduriia  rendesse 
iucomoda  o  diHicile  1'  apertura.  Tutto  il  lin  qui  detto  e  il 
risultauieuto  auche  di  altri  siggi  di  ininore  nllevo  che  io  tras- 
curo  di  uoverare  ,  e  di  cui  fiu  da'  primi  monieun  si  conobbe 
r  inutilira.  Tali  sono  la  resina  di  leguo  santo  ,  ed  il  mas  lice  che 
si  sciolsero  nell'  alcool  ;  la  gomma  elastica  scioha  uell'  etere 
solforico  ;  la  soluzione  alcoolica  di  potassa  pura  mescolata  a 
quella  di  goinnia  elastica,  il  cloro  asciutto ,  il  gas  atnmonia- 
cale  ecc,  delle  quali  cose  fu  fatta  prova  niente  nieno  ,  die  sopra 
ventisei  Papiri ,  che  il  sig  Davy  a  suo  talcnto  ha  scelti,  nia 
ventidue  gli  ha  lasciati  a  uiezza  via  senza  coiu]iirne  lo  svolgi- 
mento  ,  alKdando  alle  persone  df  U'  olFicina  1'  incarico  di  pi-ose- 
guirlo.  Dopo  tanta  liljeralita  e  sofi'erenza  parti  assai  scontento  , 
e  pid  volte  si  lagno  che  gli  erano  dati  Pajiiri  senza  cai'atteri. 
Fraiimienti  teniu  ,  ed  aflatto  inutili  si  ottennero  si  da'  gveci  , 
coii.c  da'  latini  voluini;  se  ne  sono  ricavati  sessantasette ,  de'  quali 
soltauto  trentuno  si  conservano  nella  olhcina  ',  luentre  cgli  avendo 
prome=iso  di  ivi  lasciarli  tutti,  nondiiiieno  porto  seco  gli  altri, 
bench^  ne  avea  fatto  fare  le  copie  a  penna  riuuendole  in  un 
libro   per  presentarlo   a  Londra. 

Era  pero  uiirabile  la  felicita  di  un  grecista*,  che  seco  reco  , 
neir  intendere  di  che  trattasse  il  Pajiiro ,  aiiclie  daila  lettura  di 
pochissiiue  parole  Cosi  per  esempio  in  uii  fraifiiuento  di  Papiro 
iatino  avendo  letto  dixit ,  capi  che  questo  contenesse  una  storia  j 
in  un  greco  gli  ruisci  di  leggere  (pvaiv  il/vxriS  aysX'""  >  ^  si  as- 
sicuro  ,  che  era  o))era  iiloootira ;  in  un  ahro  riti-ovando  alcune 
paroline ,  die  potevano  ridursi  a  porzione  di  versi  gianibiri 
imiiuri ,  asseri  che  era  un  componinieuto  dramiuatico  ;  sebbem; 
per  la  contmuazione^  delle  righe  dovcsse  ricono.3cervi8i  piuttosto 


TAKTE    ITA.LIA.NA.  II9 

una  prosa.  Lesse  altrove  le  parole  7ni  axa,  e  volea  trovarvi 
un'  accademia ,  ne  depose  mai  il  suo  pensiero  ,  coiueclie  fosse 
aiumonito  che  la  lettera  la  quale  segulva  ad  axa  non  era  cer- 
taniente  ua  3.  Avrebbe  parimente  desiderato  di  avere  una  colonna 
di  ciascun  Papiro  ,  che  coaserv<isi  gia  svolto  nella  officina  ,  per 
dedurne  un  catalogo  degli  argomenti  di  cui  tratcano  ,  ma  questi 
essendo  stati  gia  letti  da  qiiegli  interpreti  coii  maggior  agio  , 
potranno  essi  dire  piu  sicuraiuente  clie  cosa  contengouo ,  e 
qualora  bisogni   darne  ragguaglio. 

Del  runaiiciite  ,  clie  che  sia  di  cid  ,  deesi  certauiente  lodare 
il  valeute  chiiuico  ,  che  riuui  tutti  i  suoi  sforzi  per  rendere  alia 
repubblica  letteraiia  le  opere  antiche  ,  di  cui  )3iangianjo  la  perdita. 
Se  poco  migboraiuento  egli  ha  recato  al  metodo  aiidco ;  e  se 
non  gli  e  ruiscito  di  far  leggere  alcuua  pagina  nuova  ,  non  e 
derivato  da  mancanza  d'  impegno  ,  ma  solauience,  come  crediamo  , 
dair  infelice   condizione   di   que'  raanoscritti. 


Sqnarcio    di    lettera    in    data    di   Blantova  20  aprile 
1820  al  direttore  delta  Biblioteca  Italiana. 

Neir  Appendice  al  suo  proemio  di  quest'  anno  non  lio  veduto 
accennata  la  scuola  di  mutuo  inseguamento  qui  stabdita  dal 
nostro  sig.  conte  Gio.  Arrivabene ,  gia  numerosa  a  xjuest'  ora  di 
iSo  fanciulli  di  povere  fauiiglie  ,  oltre  tutti  quelli  dell'  Orfano- 
trofio  de'  maschi  presso  cui  e  attivata.  La  nostra  gazzetta  ne  ha 
fatta  menzione  nel  suppleniento  sotto  il  numero  12.  L'  artico- 
letto   steso   con  bel   garbo  teruiina  con  c[ueste   parole  : 

u.  Noi  intauto  fai'emo  plauso  alia  filosoila  di  queUi  che  non 
invaniti  dalF  aura  di  fortuna  che  li  circonda,  intendono  Tauiiuo 
ad  utili  occupazioni  e  steudono  provvida  la  niano  a  chi  ha  tanti 
diritti  alia  nostra  beneficenza ,  e  dimostrano  ,  per  quanto  e  da 
loro  ,  non  esser  ultimo  affetto  la  carita  della  Patria  ,  nome  pre- 
zioso ,  che  non  scende  cuai  senza  palpito  di  commozione  nel 
more   de'  buoni. 

Ho   V  onore   di   essere  ,  ecc. 

A.  B. 


liiO 


APPliNDICE 


Flora  Italioe  superioris 


Collectio   stirpiuni  in  Italia  superiore  sponte  nascentium. 


Centuria  1. 


A, 


.DEMPTENDO  quanto  abbiamo  promesso  neiraaiiunzio 
<li  detta  tlora  ,  insei-ito  ia  cjaesto  Gioraale  tomo  lo.", 
pac'.  287  ,  riportiamo  i  iioiiii  delle  piante  della  prima 
centiiria  della  Tlora  pubblicata  dal  sig  Giorgio  Jan, 
professore   di  botanica  iiell'  Uiiiversita  di  Parma. 


Salicoenia  herbacea  L. 

fruticosa  L. 

SvF  FRENi  Afiliforinis'?>^\\a.vA'\.. 
Veronica  orchidea  Graatz. 

• serpfllifolia  L. 

. chamoedris  L. 

lati folia  L. 

" agrestis  L. 

• filiforms  Smith. 

■ arvensis  L. 

■ hederccfolia  L. 

ScHOENUS  mucronatus  L. 
SciRPVs  palustris  L. 
•  mucronatus  L. 

anruius  Allioai. 

FhalARIs  arenaria  Willd. 

utriculata  L. 

Alopecurus  agrestis tL. 
PoA    niesastuchjia    Koeler. 

festucccforinis    Host. 

Festvca  ciliata  Link. 

heterophyila  Host. 

£  ROM  us  mudritensis   Vahl. 
Lagurus  ovatus  L. 
Globularia  cordifolia  L. 


LiMNETis  punzens.  Persoon. 
Galium  rotundifoliwn  L. 
Plantago  cynnps  L. 

arf-naria  tVaklst.     Kit. 

Valantia  glabra   L. 
Myosotis  sparsiflora  Miknn. 
Cynoglossum  pictuin  Aiton, 
Androsace  maxima  L. 
Primula   elatior  Jacq. 

acaulis  Jacq. 

Lysimachia  punctata  L. 

ncmorum  L. 

Campanula  bononiensis  L. 
Phyteuma  orbicularis  L. 
LoN'CERA  caprifolium  L. 
ZizYPHUs  paliurus  Lam.      «, 
Viola  montana  L. 

■ lactea  Smith. 

Afocynum  venetuin  L. 
Salsola  trigyrta   Willd. 
Pvpleurum  odontites  L. 
ToRDYLivM  maximum  L. 
Selinum  cordifolia  L. 
Sesexi  selinoides  Besser. 
CRITHMV14  maritimuin  L. 


PARTE    ITALIANA. 

Thlaspi  alliceum  L. 
perfoliutuin  L. 


121 


Seseli  elatttm  L. 
Tamarix  cermanica  L. 
4^  SINE  media  L. 
D  BY  PIS  spinosa  L. 
LiNVM  viscoswn  L. 

hirsutum  L. 

i ^allicuin   L. 

-^ strictwn  L. 

G^i^A'Tift's  nwalis  L. 
Leucojum  vernuin  L. 
JuNCVs  acutus  Scopoli. 

capiCatus  Willd. 

LvzuLA  CiWipestrisWi  Id.'En. 
Chlora  perfoliata  L. 
PoLiGONUM    arenarium    Kit. 

Waldst, 
SiLENE  sericea  AUioni. 
Arenaria  serpyllifolia  L. 

marina  Smith. 

Cerastivm  manticum  L. 
— —     brachjpetalum     Des- 

portes. 
POTENTILLA    hirta    L. 
Adonis  miniatus  Jacq. 
Ranuncvlvs  hulbosus  L. 

falcatus  L. 

Helleborvs  hyemalis  L. 
Myagrvm  perfoliatum  L. 

E  pure  uscita  la  prima  centuria  dell'  Erbariwn  portatile  : 
e   ne   sono  in  pronto  alcune   altre. 

Ora  ehe  e  scaduto  il  tempo  prefisso  per  le  associazio- 
ni ,  il  prof.  Jan  ne  ha  accrcsciuto  il  prezzo  ,  stante  le 
molte  ricerche ,  per  cui  pochi  esemplari  rimat)gongli  an- 
cora  disponibili. 

Ogui  centuria  della  Flora  costa      .        .  lir.   25.  co 

dell'  Erharium  portatile  .  v  3o.  oo 
Iileni.  tecnicum  georgicum.  .  "26.  00 
/lie,//,  toxico-medicum        .       .      >»    36.   00 


Iberis  unihtllata  L. 
Alyssvm  montanum  L. 
Cardamine  hirsuta   L. 
Sisymbrium  poly ceratium  L, 
Arabis   Thaliana  L. 
Genista  diffusa  Willd. 

sylvestris  Scopoli. 

■ germanica  L. 

Ulex  europceus  L. 
Orobus  tuberosus  L. 
HippocREPis  comosa  L. 
Er    um  utraspermum  W.. 
Cytisus  sessilifolius  L. 
CoRONiLLA  coronata  L. 
AsTRAGALVsmonspessulanus'L. 
Trifolivm  incarnatuin  L. 
Medicago  marina  L. 
Crocus  lineatus  M:hi. 
Centaurea  rupestris  L. 

solstitialis  L. 

Cyperus  flavescens  L. 
Drab  A  verna  L. 

muralis  L. 

Alsine  media   L. 
Valantia  Glabra  L. 


laa  APPENDICE 


Al  sig.  Direttore  della  Bibliotcca  Italiaiui. 


N, 


el  numero  49  della  vostra  Biblioteca  Italiana  trovansi 
le  segnenti  sentenze  (  pag.  7  )  :  "  Gia  da  qnalclie  tempo 
'I  1  niigliori  poeti ,  i  niigliori  prosatori  italiani  tioii  sono 
•/  di  Toscana  •»  (i).  II  popolo  di  Toscana  e  qiiello  che 
»  in  Italia  parla  meglio ,  i  letterati  qneili  che  scrivono 
•'  peggio  »  (2).  Indi  per  prova  di  queste  cortesie  ri- 
portasi  una  dedica  di  tale  Francesco  Antonmarchi ,  corso 
di  nascita,  chirurgo  di  professione ,  e  di  tal  nltro  Fran- 
cesco Mattei,  tiitore  degU  eredi  Mascagni;  e  couchiu- 
desi   roU'assionia;    a   Non   esser   vero   adunque 

';    Clie   quattr' occhi   assai   piu   veggon   di   due  »    (3). 
Per  terminare  una  volta  queste    annuali  provoc:izioni  ,  pre- 
govi  a  dare  un  momento  di  udienza  ad  un  Anonimo  Toscaiio, 
che   se   non  sara  tanto  dotto,    sara  per  la  Dlo    grazia  piii 
educate   ed  urbano  deW  Anonimo   vostro  Fiorentino    (4). 

(1)  Non  ci  sl.imo  acci.iti  a  scr'iTcrlo  prima,  di  averne  ben  ponderata 
la  materia.  Abbiamo  scorsa'  rol  pensiero  la  storia  letteraria  della  Toscana 
e  del  rimaiiente  dell' Italia  nel  secolo  XVIII  e  XIX,  e  dal  confronto 
dc'  fatti   abbiamo   troTato   che    la  cosa     e     veramcnte     cOii.   Xoccava    a    voi 

Vesporre    i  fatti   che    smentisccro    le   niie   asserzioni. 

(2)  Me  ne  appcllo  al  s;ludizio  d'  tuttj  i  ietler<iti  d'  Italia  e  de'  pocbi 
buoni   scrittori   delJa  stessa   Toscana. 

(3)  Ho  fatto  prima  1'  analisi  degll  Atti  dell'Accademia  della  Crusea  e 
della  Lettera  dedlcatoria  del  sig.  Arcicouiolo  di  cssa  ,  la  (juale  siccome 
fattura  del  Prcsldcnte  del  corpo  legislativo  della  lingua,  dovea  es?ere  un 
capo  d' opera  di  elegania  toscana  o  italiana.  Che  pol  1' Antoramarchi  sia 
corso  di  nascita  cio  poco  importa  ,  giacche  come  vol  confessate  ,  non  e 
corso  il  Mattei  sottoscritto  alia  dedlcatoria  delle  opere  del  Mascagni  ;  e 
un  fiorentino  dovea  avere  buon  naso  per  fiutare  le  sconcordanze  ed  i 
madornali  spropositi  ond'  e  ingeinmata  quella  "dedlcatoria  al  Principe  reg- 
gente  d'  inghilterra  posta  in  frente  ad  un  volume  stampato  con  tanto 
lasso   ed  abbellto    di   tante   e   si   magnlfiche   incisioul. 

(4)  Parlate.  Sono  tutto  orecchl  per  ascoltarvi ;  ma  non  dimcnticate  che 
il  secolo  de'  parolai  e  passato  ,  e  die  oggi  non  si  hanno  per  buonc  clif 
le  cose  cd  i  fatti. 


PARTE     ITALIA.NA.  123 

TPoiche  io  faccia  di  tutta  Italia  ,  ed  in  uii  giornale , 
ch«"  merce  dei  vostri  talenti  e  della  protezione  di  cotesto 
Governo  e  divenuto  il  priino  d"  Italia,  si  altamente  ac- 
cusate  la  uitera  nazione  Toscaiia,  noii  dubitiamo ,  che 
dellf  accuse  vostre  riferir  una  volta  vorrete  ,  come  disse 
TAlfieri,   dimostrntivamcnte  il  perche  (i). 

Le  semplici  asserxioui  non  giovano.  Voi  pronuuzlaste 
quel  PegG'O,  il  quale  contenendo  in  se  mala  qualita , 
ragion  vuole  che  proviate  quali  sono  i  vizj  de'  nostri 
scnttori,  paragonati  coi  pregi  de' vostri.  Assai  tempo  sia- 
mo  siati  pazienti  j  e  pur  forza  che  questa  causa  sia  decisa  , 
ed  il  tribunale  esser  debbe  quelle  della  ragione ,  ed  il 
vostro.  E  con  Gducia  ci  presenteremo  a  quest' ultimo  , 
secondo  1'  esempfo  di  quella  donna  Maf  edone  che  a  Fi- 
lippo  si  appello  di  un  giudizio  di  Filippo  stesso  i  storia 
assai   nota ,   si  che  basta  il  ricordarla   (a). 

Ma  prima  di  tutto  permettete  che  vi  faccia  una  di- 
nianda.  Credete  voi  che  sia  pregio  di  gentil  animo ,  e 
prova  di  buona  fede  il  rimproverare  ai  Toscani  quelle 
dieci  frasi  male  infilzate  nella  DedICa.  AL  PrincIPE  Reg- 
GENTE  del  prodromo  del.Mascagni ,  e  scritta  ,  per  quanto 
mostrano  i  nomi ,  da  un  corso  trinciator  di  cgdaveri ,  e 
da  un  tutore  di  pupllli  ,  che  mostrasi  la,  meno  per  la 
gloria   del   morto ,  che    per    la    speranza    del     dono ;,     che 


( 1 )  Doiuaudo  perJono.  L'  accu=a  pccca  di  calunn'a.  La  intera  nazione 
Toseana  e  anzi  rispettata  e  lodata.  Ho  detto  a  pag.  7  del  mio  proemio  — 
Sono  nondimcno  infinitl  i  vantagg!  che  rimangono  alia  Toseana  per  mante- 
nerc  in  fatto  di  lingua  la  prirnazia  che  a  lei  si  vuol  confrastare  da  alcuni, 
Gli  errori  del  suo  vocaholario  non provano  nulla  conlro  di  essa  .  .  .  e  a  pag  8. 
Tiitti  gf  Italiani  avranno  hisogno  di  ricorrere  alia  Toseana  ece.  .  .  I  nostri 
dialetti  non  sono  per  lo  piii  che  sforpiature  del  bel  linguagglo  toseana  ece.  .  . 
La  lingua  scritta  ,  la  lingua  de'  letterali  d'  Italia  si  jiarla  pin  comvnemente 
e  meno  corrotta  dal  popolo  di  Toseana  che  da  qualimque  aliro  popolo  di 
questa  penisola,  Il  popolo  di  Toseana  e  quelle  che  in  Italia  parla  meglio  ,  i 
lelterati  quelli  che  scrivono  peggio  ece.  —  Chiatnate  voi  questo  accusare  la 
intera  nazione    Toseana  ? 

(2)  Giacche  le  semplici  asserzioni  non  gioyano  ,  perche  non  niettete  voi 
innanzi  che  delle  asslrzioni  ?  Ma  se  mancate  di  ragioni  ,  non  maneaCr 
di  urhanita  ,  e  questa  mi  obbliga  ad  ascoltarvi  fine  alia  fine  ,  e  giacche 
mi   scegliete  per   giudic*  ,   mi   nicritero     la     vostra     fidncia    rnlla  mia    gin. 

stizia 


'1^4  A  1'  1*  E  N  D  I   C  E 

dal  Mecenate  si  attendono  i  vivi?  (i)  Che  direste ,  se 
noi  rimproverassimo  ai  Loinbardi  certo  soiietto  di  quiti- 
dici  versi  di  certo  avvocato  inllanese,  fra  i  quali  nan 
era   il   ineno  famoso 

/(   Che   se   Acliille    vinse   li   Giii'lei    (2)  ?  " 

Pens  ite  voi  die  Italia  tutta  si  ristringa  a  Milano  ,  o 
nel  cci-cliio  de'vostri  cooperatori  edamici?  e  sperate  voi 
che  cliiari  non  appariscano  gli  artifizj  di  certi  coopera- 
tori i]nl  liipsiiTio,  come  cliiare  sono  le  vostre  reticenze 
ne!le  Indi  ?   (3) 

Voi  ricordaste  (  pag.  no  )  il  Paoli ,  a  cui  deste  il  ti- 
tolo  di  rinoinato ,  e  conosciuto  dentro  e  faori  d' Italia ; 
ma  forse  noti  sapete  che  il  suo  corso  di  algebra  e  det- 
tato  con  rara  purezza  di  lingua  ;  e  che  ,'  secondo  i  pre- 
cetti  dei  grandi  maestri ,  lo  stile  si  mostra  da  per  tutto 
simplex  munditiis  ?  (4) 

Voi  ricordaste  il  Franchini,  ma  olibliaste  il  Fossom- 
broni,  die  per  esser  divenuto  segretario  di  Statu  non 
ha  perduto  la  qualita  d' uno  fra  i  matematici  piii  grandi 
d' Italia;  e  quel  che   e   piu  uno  degli    scrittori    piii  sobrj 

(1)  Alto  1^  Come  jjiiidice  dcbbo  subito  esercitare  la  mia  autorita  e 
concetlere  al  sig;.  Antnmmarchi  e  al  sig.  Mattel  nn  atto  dl  accnsa  per 
Icsa  gentilczza.  Un  corso  trlnciator  di  cadaver!  non  e  fra*e  die  suoni  bene 
c  soddi.far  possa  1'  allicTO  prediletto  del  grande  Mascagni  stato  prescelto 
da  una  socicta  fiorentina  per  pubbllcarc  i  manoscritti  del  suo  maestro. 
Voi  fate  pol  del  sig.  Mattel  una  specie  di  pajtpamosche  che  ha  buttato 
1'  amo  al  Principe  reg}|;ente  d'  Ingbllterra  per  rnttrappargli  nn  anello  o 
una   scatula,   Perche    offendere    chi  non    vi    offesc  ? 

(2)  Tl  paragone  non  e  degno  del  vostro  discernimento.  Confrontare 
una  voluminosa  op*ra  con  un  sonetto  volante  !  Con  un  sonetto  d'  alma- 
nacco  '  La  dedica  di  una  gravide  opera  ,  scrltta  ad  un  grandissimo  prin- 
cipe  snole  c  deve^e^sere  lo  sforzo  maggiore  che  facciano  J' autore  o 
1' editore  per  meglio  raccoraandarsi  a  lui  ed  al  pubblico.  Quindi  e  che 
la  cr'tica  eiusfa  piu  facilmente  puo  concedere  un  errore  ,  una  negligenza 
all'  opera  che  non  alia  dedica.  Sono  certo  che  voi  sentite  la  verita  di 
qneste  osservazionl  c   che   arrossitc   del   vostro   confronto. 

(3)  Se  nnn  vi  spiegate  piu  cbiaro  ,  per  verit.!  non  v'  -ntendo.  Forse 
quel    che   vien    dopo    porti-r-i    qualrhe    luce.    Vedlanio. 

f/j)  Olicurum  per  obscuritis  !  Che  volete  dire  con'cio?  Se  avesn  biasi- 
Diato  il  Paoli  come  toscano  ,  avreste  motivo  dl  firraene  carico  ;  ma  non 
fu  egli  da  me  lodato?  Forse  vi  sembro  parca  la  lude  ?  —  Ah  ad  Empoli 
si  taglian  le  cose  assal  per  sottile  ! 


PAKTE    ITALIANA.  125 

e   purgaii ,  come   tede   ne   fanno  le  sue    opere :    e    d't    cut 
canto   non   senza  ragione   iin   sun  celehre  coarittaciino : 
Vittorio ,  a  cui  con   man  profliga  diede 
II   Clelo   «.r  acroppiar  con   rara    unlone, 
fi   insiem  gustar  Virgilio  eel  Aichiraede  ;     (  Pign.) 
Ma     di     scienziati     parlar    non     vuolsi  ;    parlisi    di    lette- 
rati.  (i) 

Voi  mostraste  di  spregiare  altamente  11  Baldelli  (  per 
una  dedica  di  cui  non  (lebbo  per  molti  conii  favellare  ), 
nia  r  Italia  sa  che  1' elogio  del  Maccliiavelli  ,  il  Iibro  sul 
Pctrarca,  e  quelle  sul  Boccaccio,  scritti  con  eleganza  c 
purezza  ,  sfidano  i  viventi  vostri  piu  famosi  scrittori  di 
vite.   E   me  ne   appello  al   Peiticari   (2). 

.  Voi  non  ignorate  (  e  pure  passaste  sotto  silenzio  ) 
che  vantasi  la  Toscana  di  quelia  donna  famosa,  a  cui 
fu  date  (  auspici  un  Aliieri  ed  un  Monti  1 1  )  di  sruotere 
gli  animi 

II  Ai   severi  difficili  Nipoti 
'I   Di   Curio   c  di  Cammillo  1 
di  quelia   donna  ,  dalla  cui  bocca  uscendo 

"   Piu   che  niel  dole!   d'  eloquenza  i  fiumi  " 
fece  invidia  airAstigiano  medesimo,   clie  dcsidero 

n   De'suoi   carmi   impensati   andarne  onusto  : 
di  quelia  donna  ,  che   spargeva  a    man  piena    i  fieri    piii 
freschi  di  Parnaso,   si  die  suonino   per  anco  nella  memo- 


(i)  Ohliaste  il  Fossombroni  ?  Volcte  dire  che  1' obbliai  t  pag.  iiO  ;  ma 
mettttevi  gli  occhiali  che  lo  troverete  a  pag.  108.  Cosi  m' espriiuo.  Basti 
accennare  il  name  di  S,  E.  il  cav.  Vittorio  Fossombroni ,  name  cnro  alle  Idt" 
!ere  ,  tUle  scienze  ed  alle  arti.  Chiamate  ■voi  questo  obbliare  ?  Vero  e  che 
io  potera  nopiiuarlo ,  anzi  avrei  dovuto  nomiuarlo  anche  fra  i  primi 
materaatici  ,  e  vcleva  farlo  ,  ma  peni^ai  in  quel  moraento  'p'"  .11' uomo 
di  Staio  che  alio  ecienziato  ,  e  mi  tratlenne  il  pensiero  che  le  lodi  date 
ai  ministri  sono  sospelte  di  adulazioue.  Se  questa  e  culpa  ,  io  mc  ne 
confesso   e   voi   perdonatela.    11   caso    non   e  de'  riservaii. 

(2;  La  vostra  rcticeiiza  intorno  alia  dedica  del  Baldelli  e  cento  volte 
piii  ingiuriosa  delle  mje  critiche  fatte  con  lealta  ed  all*  aperto  II  diffi- 
cile fta  nel  combinare  qnesta  stoccata  colle  moiiie  che  vengono  dopo. 
In  ogni  modo  voi  convenite  coUa  giastezza  delle  niio  critiche  sulla  de- 
dica e  suite  C05e  del  Baldelli  contcnule  negli  Atti  dell' Accademia  della 
Crasca.  Le  altre  cose  del  Baldelli  che  voi  qui  nominate  con  lode  sa- 
ranno  sttipende,  e  me  ne  rallegro  ,  ma  esse  non  entrano  no' jnlsi  giudizj. 


2.6 


APPENDICE 


rla  di  chi  li   uJi    dalle  sue    labbra    ispirate    quel    versi , 

uella  dlscesa   d'Eiiea  all' inferno: 

ti  Clii  sei  tu,  grido  Caronte , 
>i   Che   vestito  d' ossa   e   polpe , 
»   Entrp   a\   Regno   delle  colpe  , 

»   Osi   ardito   penetrar? 


'I  Per   la   livida   palude 

>;    Alternando   al   petto   il   renio, 

>t   II  iiocdiier  del  guado  estienio 

>>   La    pigi"'  onda    valico  : 
E  nell'addio  di  Ettore  ad   Andiouiaca,  con  rara    e  felice 
imitazione   del   Tasso  , 

,(   Balbettando  il   uome   d' Ettore 

<>   Con   la  lingua   ancor  di   latte, 

y>   Piange   il  misero  Astianatte , 

»    Ed   aucor  non  ,sa   perche ! 
E  nel  giuramento   d' Annibale  : 

i<   Sin   da   bambino   appresi 

>;   Giacer  sul  terren   nudo  ^ 

»   Mi   fn  origlier  lo  scudo  , 

))  E  mi  fu  tetto  il  ciel: 
c  cento  e  cento  altri,  che  mostrano  a  clii  ha  cnore  ed 
orecchi  il  suo  rarissimo  valore  :  di  quella  donna  in  fine  , 
che  nelle  sue  RlM£,  di  cui  pubblico  due  volumi ,  nulla 
ha  da  invidiare  alle  Vittorie  Colonna,  alle  GaSpare  Stampa : 
e  mi  fa  guarentigia  di  questo  giudizio  Tale  fra  i  Lom- 
Ijardi ,  il  cui  nome  non  si  ricorda  senza  riverenza  ed  os- 
sequio   (i). 


(l)  A  co^i  bello  5qnarcio  di  oratorin  cloqucuza  ri^pondero  rinicttendomi 
a  tutto  cio  che  si  e  detfo  siiU'  argomento  degl'  impro»visatori  alja  jiag  365, 
torn.  IV  della  nostra  Eiblloteca.  fla  giacche  voi  considerate  cosi  gran 
tesoro  gl'  iniprovvisi ,  io  daro  alia  vostra  Bandettini  un  compagno  che 
sari  degno  di  lei  ,  e  1'  autrlce  della  Teseide  non  isdegneia  di  salire  sul 
rarnaso  coll' autore  della  Monteide ,  il  celcbre  objte  Lorenzi  ,  decano  e 
principc  degl' iniprovvisatori  vivenii.  Aggingnero  che  abbiamo  scmpre 
avnti  insigni  iniprovvisatorj  lombarili  ,  e  che  per  noi  e  di  doppio  me- 
rito  il  poetare  estcmporaneo,  perche  voi  imparate  dalla  balia  la  lingua  f 
e  noi  coi  libri ,  come  s'  imparano  le  lingue  morte.  I  maggiori  improv- 
Tisatori  di  questo  e  del)' ultimo  secolo  sonO.fioriti  fuor  di  Toscana  ;  e 
M  Toi  aveste  -il  Perfetti  ,    \x  Fantastic!,    la    Corilla ,    il     rimanente     del- 


PAKTE    ITALIAN  A.  IS^ 

Voi  stesso  (  N.  47  pag. )  confessate  che  dura  vi  parve 
la  critica  suU' Anguillesif,  ed  io  vi  aggiungo  che  fu  in' 
giuta  e  malis^na:  inginsta,  perclie  liiasinio  qnelio ,  che 
siill"  eseuipio  dei  Clflssici  Scrittori  oon  potea  biasimarsi : 
maligna,  perche,  iiunendo  con  strano  accozzo  immagini, 
prese  di  sopra  e  di  sotto  in  una  Stanza,  fa  dire  all' Autore 
quello  che  aon  dice  ^  il  quale  non  ricusera  di  xispondere 
quaodo  il  Critico,  nominaudosi ,  mostri  coUa  fama  del 
suo  nome  di  esser  tale,  quale  non  lo  dimostrano  quelle 
male   avvisate  benclie  ariificiose  censure    (i). 

La  giovinezza  del  Benedetti,  Tingegno  che  scorgesi 
nelle  sue  Hinie,  dettate  forse  con  troppa  fretta ,  meri- 
tavano  qualche  indulgenza  (2).  Ma  no  :  il  Ghirardelli 
morto  gia  provetto,  peiche  Lnmbardo  fu  lodatissimo  :  il 
Beiieiletti  giovine  ,  perche  Toscano  biasimatissimo  (3). 
E  poiche  siamo  in  questo  proposito  ,  poiche  sembra  a 
Voi  (  benche  modifirata  con  un  forse  )  «  ingiusta  la  pre- 
/<  ferenza  data  al  De-Luca  ( pag.  43. )  in  confronto  del 
"  castigato,  del  cultissimo  Cav.  Pindemonte  »  sappiate  che 
per  ogai  dove  e  in  Toscana  ,  e  fuori  di  Toscar.a  ,  fu  ad 
una   conchiuso ,  che  lo    ^crittore    di    quell'  articolo    potrk 


r  Ilalii  ebbe  un  Ferroni  ,  "un  Lorcnzi  ,  un  Gianni  ,  il  ducn  Mollo  ,  il 
Serio  di  cui  si  raccontano  niiracoli  nella  Revue  Encyclopedique  ,  yascicolo 
<li   settembre. 

(i)  Aclag:o  ,  signor  mio.  Voi  qui  la  f.ite  da  giudice  ,  e  dimenticata  di 
non  efser  che  parte.  Quel  giiidizio  fa  rigoroso  ,  ma  giusto.  Io  I'ho  mo- 
Jerato  nel  ra  o  proemio  ,  e  vol  anzichc  darmenc  merito  nic  ne  fate  ca- 
rico  ?  Esser  dura  una  critica  non  e  dire  die  fosse  ingiusta.  Del  merito 
Jel^AnffuilIe^i  come  poeta  decidera  1'  Italia  ,  *  gli  stabilira  il  posto  che 
ileve    occupare   fra'  poeti   'vivcnti. 

(2)  Souo  un  po'  lontano  per  leggere  la  fcde  di  battesimo  del  Bene- 
detti ,   ma   igno   assicurato    che    ahbia     3o     anni     =ionati  ,     e     la   giovinezza 


a   |Cno   a?si 
li   so   anni 


poetica  di  3o  anni  e  giovineiza  matura.  Io  non  er.i  poi  obblii^ato  a  fa- 
pere  die  egli  avesse  il  coltello  alia  gola  per  iscriver  versi  ,  e  biscgnava 
dirlo  alia  prima  prtgina  delle  «ue  poesie.  Voi  nvete  poi  una  maniera  sn- 
golare  di  servire  ■  vostri  amici:  ti  lagnate  di'miei  giudizj  e  confesfatc 
la  trojipa  frelta  dctl»  loro  composizioni  ,  e  \a  poea  efa ,  e  Y  indulgenza  di 
cui   abbisognano  ,  die   e   qn  into   cDnvcnirc   nella  loro  med  ocrita. 

{')  A  -no  tempo  vi  si  mostferi  come  siete  in  contraddizione  con  voi 
racdcsimo  su  (jnesta  enpposta  wiia  animosita  contra  i  Tascani.  II  pa==o  c 
notabilissimo.  —  - 


'f^B  APPENDICE 

dettar    precettJ    di    gusto    e    di  stile    qaamlo   gU  Spartant 
avranno  la   prefereaza  sugli   Ateuiesi    (i). 

Dando  conto  del  Libro  del  Niccolini  sulla  Lingua  , 
chiamate  I'Autore  (N  44  pag.  i85)  uoiik)  ili  graiide  in- 
gegno :  ma  cio  non  basta.  Atteiulendo  il  giuclizio  vostro 
sulla  niaiiiera  sua  di  scrivere  in  prosi,  aivlitaineiite  asse- 
risc'o  esser  egli  ia  versi  uuo  de'  huoiii  scrittori  che 
abbia  T  Italia  :  ed  Italia  ci  asr.olta  ,  proiita  a  smentire  il 
mio  giudizio,  dove  aiidassi  errato.  Voi  per  altro  col  vostro 
sileiizio  pare   che   lo   abliinte   posto   in   quel  Peggio    (a). 

E  linalmente  ,  in  quel  vostro  Pfggio  eiitra  un  Poeta , 
che  tenta  di  cogliere  un  alloro ,  intatto  ancora  snl  Parnaso 
Italiano ,  con  un  poeiiia ,  del  gcnere  delle  Metaaiorfosi , 
a  quelle  che  sento  dire  :  lavoro  di  venti  e  piii  anui  ,  e 
che  forse  vedra  prima  del  nuovo  inverno  la  luce.  Dico 
che  entra  in  quel  vostro  Peggio  ,  e  come  Accademico 
della  Crusca  ,  e  come  scrittore  di  tarie  Stanze  ,  ove 
molto  castigata  si  trova  1' elocuzione ,  grande  la  copia  e 
I'armonia,  di  modo  che  generalmente  appresa  fosse  a 
memoria  quella,  ove  in  un  Poemetto  consacrato  alle  lodi 
deir  Agricoltura  ,  cos'i  si  descrive  il  rispeito^  che  si  con- 
serva   pei   Vecchi    iielle   cainpagne  : 

»   E   la  senil  Virtu  ^  che   per  cittade 

"   Mai   si  sorregge   suile   incerte    piante^ 

»'   Fra   rinsoienza' della   fresca    etade , 

•'    E   gli    urti    dello   stuol   romoreggiante  •, 

"   Appoggiata  al   ba-ton  l' erme   comrade 

»  Discorre  ;   e   spesso  all'  ombra  delle  piante 

»    De'costumi  di   pria  parla   e    ragiona 

"    Al    popol   rozzo,  che   le   fa   corona   (3). 

{  Bagnoli ,  poemetto   suU' Agricoltura  ) 

(i)  Ditemi  di  gr.izia  ,  qual  e  V  ogpetto  <li  questo  vostro  scritto?  Quello 
di  lodare  ,  oppur  quelle  di  biasiniare  11  mio  proemio  ?  Fin  mii  pare  che 
facciate  1'  apoteosi  de'  niiei  giudizj :  la  differeuza  non  coiisiste  che  nei 
piu   e  ttel   uiPtio^, 

(a)  La  esprcsiione  granJe  ingfgwy  non  vi  basta?  Voi  sicte  inconten- 
*abile.   Sono   certo    che   e   troppo   per  la  modestia   del   sig.   Niccolini. 

('^)  Questa  e  nuova  e  non  me  1'  aspettava.  Perdonate  5  ma  a  me  par* 
cli*  un  poeta  il  quale  tenta  di  cogliere  un  alloro  e  non  1"  abhia  ancor 
colto  sla  tra  le  co^b  future  conllngenti ,  le  quali  ragion  vuole  che  non 
si  confondano  colle  presenti  e  colic  passate.  Voletc  voi  biasitnarmi  dri 
non  aver  compreso  fra' buoni  scrittori  un  poeta  ch«  non  conoscete  finora 


PARTE    ITAHANA.-  129 

Or  concludcndo ,  siatemi  cortese  di  rlsposta  alia  se- 
guente  diaianda :  Se  n' eccettuiamo  il  Monti  e  il  Pinde- 
iiionte  (  i  quali  e  per  le  loro  opere ,  e  per  la  loro  eta 
appartengono  al  secolo  XVIII  ed  ai  quali  avrommo  da 
opporre  il  Fantoni  si  elegante,  si  arnionioso ,  e  morto 
si  giovine  ),  credete  Voi  d'  avere  in  Lombardia  a  dozzine 
e  dozzine  Poeti ,  tanto  lontani  in  altezza  di  merito  dall'An- 
guillesi,  dal  Bagnoli  e  dal  Niccolini  (  e  fra  i  giovani 
dal  Benedetti),  si  che    stiano    in    cima  dei    colli  ridenti 

II  Tra  i  fiori  assisi  alio  spirar  dell'  aure  •, 
mentre  questi  avete  cacciati  in  fondo  dei  pantani  ■  a 
gracidar  coUe  ranocchie  ?,  tale  essendo  la  diflferenza  che 
pnssa  fra  il  Meglio  e  il  Peggio  da  voi  si  stranamente, 
e  quasi  direi  poco  urbananiente  pronunz'ato  ?  E  ben  dissi 
a  dozzine  I  Poiche  non  ofFrendo  la  Toscpna  che  un  decimo 
di  popoiazione ,  correspettivamente  ai  Jlegni  e  Ducati  di 
Piemonte,  Lombardia,  Venezia,  Parma,  e  Modena  ,  coUe 
Tre  Legazioni ,  ne  viene  per  semplice  e  indubitata  con- 
seguenza  ,   che   quando   avrete   mostrato   di    avere 

1.  Dieci   scrittori  di   scienze  come  il  Paoli  i 

2.  Dieci   altri   come  il   Fossombroni  \ 

3.  Dieci  Prosatori  come   il  Baldelli  ; 

4.  Dieci  Poetcsse   come   la  Eandettini  ^ 

5.  Dieci  Poeti  ( per  mediocri  che  siano  secondo  il 
parer  vostro  )   come   il  Benedetti   e  1' Anguillesi ; 

6.  Dieci  altri  ^  che  abbiano  date  prove  di  scrivere 
poeticamente  come  il  Niccolini  e  come  il  Bagnoli,  e  che 
come  quest'  ultimo  abbiano  ciascuno  un  Poema  preparato, 
di  Circa  20  Canti,  per  vedere  la  luce  (  e  qui  gt-nerosa- 
mente  vi  dono  per  giunta  il  vostro  Anonimo  Fiorentino ), 
quando  cio  mostrerete  in  faccia  ad  Italia  tutta  ,  con 
I'Elenco  di  ottanta  Scrittoi'i  Lombard!  ben  conti  .  .  .  , 
allora  ....  allora  saremo  del  pari :  e  vi  converra  pro- 
vare    di     averne     altrettanti    migliori,    onde     venire     alia 


che  voi  ,  e  tli  non  aver  nomiiiaU>  un  poema  tennto  chiuso  ed  inetlito 
nello  scrlgno  del  suo  autore  ?  Sarebbe  lo  stesso  come  se  io  ponessi  in 
couto  (leir  attiviti  de'  miei  capitali  il  guadagno  di  un  terno  al  lotto  ,  clie 
uscira  all'  eitrazione  della  settimana  ventora.  Quando  il  pr.emetto  del 
sig.  Bagnqji  suir  agricoltnra  avra  veduta  la  luce  ne  parlercmo  ;  Cnora 
nou  possiMn  giudicare  che  dell' ottava  da  voi  rlportata,  la  quale  e  de- 
bole  prova   del   prono5ticato    portento. 

Bill.  itai.  T.  xvin.  0 


l3o  A   P  1'  E  N  D  I  C   E     , 

tprril)il  tlimostrazione  di  quel  vostro  mal.inguratissitno  Pec- 
GIO  (i). 

Ma  qui  gi;i  nnn  fiulsce ,  aiizl  til  qui  comincia  por  Vol 
la  bisogiia  (2).  Iiinanzi  per  altra  di  darle  piincipio ,  per- 
niettete  che  lichiami  ad  esame  un' altra  vostra  seiitenza. 
Trovasi  essa  alia  pag.  7  d<>l  vostro  N.  49.  «  II  privilegio 
»  (  (li  giudicar  della  lingua  )  e  omai  scappato  di  niano 
»   alia    Crusca    vivente ,    e    qiiesto    non   gia  per  nequizia 

t>   de"  tempi ran   per  colpa  UNICAMENTE  de'suoi  let- 

t>  terati ,  e  sopra  tutto  pel  lungo  sonno  delTAccade- 
»  mia  (3).  )>  Se  alcuno  far  vi  volesse  11  pedante,  non  so 
come  uscireste  da  quell'  espressione  di  Crusca  vivente  , 
perche  la  Ciu&ca ,   propriamente    e  la  buccia  delle    blade 

(1)  Chi  t'  ha  in.ej:nnto  a  conf  jndere  i  morti  coi  vivi  in  cosi  strana 
maniera  ?  Avete  voi  cotl  pre  to  dimenlicato  che  i  colpi  spietati  Jel 
cav.  Monti  contra  il  vostro  tribunale  della  Crusca  Jatano  del  i  f  1 7  ? 
Ignorate  voi  che  la  traduzione  dell"  O  lissea  del  cav.  Pindeiuontc  ,  il  piii 
gran  lavoro  ch'  egli  abbia  fatto  ,  e  giunto  appena  al  sao  termine  e  sara 
puijblicato  in  que-t'  anno  se  1'  incontentabile  svia  lira^  non  vi  porra  ul  — 
tcrlore  ritardo  ?  E  co-i  alia  buona  voi  fjte  qoesti  due  illustri  poeti  ap- 
partcnere  al  liecolo  passato  ,  mentre  vivono  tuttora  ,  e  mentrc  il  secolo 
in  cui  siam  >  ha  gia  percorsi  rjuattro  Itistri  ?  E  lutta  questa  siiraechia- 
««ra  per  contrapporre  a  questi  due  vivmtl  11  vostro  Fanton;  ,  il  quale 
jier  giunta  non  e  toscano  ,  ma  di  Massa  Carrara?  Qiiesto  svela  troppo  la 
vostra  miseria.  Ma  se  adoperate  il  Fantoni  per  far  contrapposto  a'  no- 
stri  viventi  ,  chl  vi  re-tera  da  contrapporre  a'  migliori  poeti  d'  Italia 
gia  morti  in  qiiesto  seculo  o  nel  passato?  Chi  contrapporrete  ai  Savioli, 
ai  Stilandri ,  ai  Frugoni  ,  ai  Rolli  ,  agll  Spolverini  ,  ai  Maiclieroni  ,  ai 
Varano  ,  a  Mazza  ,  e  segnatamente  al  Pariiii  ?  Ma  c  dove  lasciate  fra 
poeti  viventi  I'Arici?  Contrapporri-te  voi  alia  sua  Pastorizia  ,  al  suo  Ulivo 
"«  poema  preparato  da  circa  30  canti  per  vedere  la  luce  ?  Prima  di  slan- 
ciare  queste  asserzioni  bisognava  dare  un'  occhiata  alia  sturia  nioderna 
della  letteratara  d' Italia.  O  voi  siete  piu  giovane  del  Benedetti,  o  voi 
scrivete  con  pin  fretta  ancora  di  lui.  Qiianto  al  voitro  computo  di  tanti 
diecl^  esso  pute  un  po'  troppo  di  calcolo  decimale  ,  ma  voi  ne  troverete 
la   risposta   alia   fine   di    queste   postille. 

(a)  E  tempo  che  cominci,  perche  finora  veramente  m'  a^ete  poco  per- 
suaso.  V  a'colto  con  desiderij  d'esser  convinto  e  di  presentarvi  io  stesso 
la   palma   della    vittoria. 

(3)  Vi  riconfermo  questo  mio  giudizio  al  quale  ha  fatto  cca0a  questa 
ora  tutta  Italia.  Per  non  interrompervi  rimettero  le  mle  prove  alia  fine 
di   queste   postllle. 


PARTE    ITALIAN  A.  l3l 

ftiacinate  i  viventi  sono  i  Weinbri  di  quell' Accademia  , 
die  drtlla  Crusca  preade  noine  \  ma  queste  sono  inezie , 
e  veiigo  al  s.ibietto  (i).  Siete  verameate  certo  the  tutta 
Italia  la  pensi  come  Voi?  (2)  lo  ne  ho  qualche  duljljio;, 
e  cosi  prendo  a  r.igionare.  Niuuo  in  Italia  potra  certo 
vantarsi  di  saper  lingua  quanto  il  Sannazzaro,  e  molto 
meno  quanto  1' Ariosto  :  e  bene,  aprite  1'  Apologia  di 
Dante  di  Cirlo  Lenzoni,  e  leggetevi  poste  in  bocca  al 
Gelli  le  seguenti  parole  (  pa^.  aS.  26.  ):  «  1'  uao  in 
"  Najioli  aveva  tanto  piicere  e  giMzia  quanto  egli  poteva 
)>  godersi  la  «;oaversazioae  e  i  ragionaiiieiiti  de' Fioreniini , 
>>  da' quail  trasse  iiiialmente  non  poca  utilita,  e  molto 
'/  oaorata  :  1'  altro  in  Firenze  ,  dr)ve  egli  steitt  DUE  ANNI 
i>  a  questo  fine  (  di  bene  appi'endere,  udeiidola  parlare  , 
;'  la  lingua) ,  se  ne  dolse  piii  volte  con  Francesco  Gui- 
»  detto  amicissiiuo  suo  e  nostro ,  e  pero  invito  lui  e 
"  molti  altri  de  nostri  Toscani  alia  correzione  delle  oppre 
»  sue  !  0  E  cio  faceva  ua  Ariosto  1  e  dcU'  affetto  suo  , 
della  sua  stima  pel  Guidetti  lie  son  prova  quei  versi  del 
Furioso  : 

<i   E  Renato   Trivulzio  e   il  mio   Guidetto, 

))   E  il  Molza  al   dir  di   voi  da   Febo  eletto.  >»  (3) 

(1)  Voi  vnbreste  farmi  insuperliire  coll' jmlui-nu  a  creJei-e  cli'  io  sla 
un  buono  scrittore.  Iinperciocehe  se  un  ciiiico  niinuto  come  voi  siete 
tnlla  sp.id.t  sfujerata  contra  il  luio  proemio  noii  vi  ha  trovata  che  que- 
sts maccliia  ,  forza  e  credere  che  il  mo  proemio  in  punto  di  lingua  sia 
un  modello  di  pcrfczione.  Questn  e  la  consec;iienza  che  ue  tira  il  mio 
amor  proprio ;  ma  la  ragionc  me  ne  bi-biglia  due  altre  all' orecchio  , 
cioe  ,  o  che  voi  siate  in  falto  di  liiigna  ancor  giovaue  ,  oppure  che 
siate  di  una  urhanita  e  di  una  indulgenza  maggiore  a  tutle  le  inJulgeuze 
pleuarie.  Prima  di  scrivere  crusca  vivente  cl  ho  pensato  ,  e  1'  assioma  che 
la  brevita  unita  alia  chiarezza  sia  il  prim  >  prcgio  ,  come  il  primo  biso«i 
,gao  ,  uelle  lingte,  iii'  ha  fatto  preicindere  dall'  esattezza  meta&ica.  Scri- 
vendo  e  parlando  ugl' Italian!  prefcriro  sempre  1' espre.-.sione  Ja  me  adot— 
tata  ,  ma  quando  scrivero  a  un  Toscano  di  Empoli  ,  invece  di  dire  la 
erutca  vivente,  vi  prometto  di  profittare  delta  vostra  definizione  e  di  dire 
j»  menthri  viventi  )dell'  Accademia  delta,  buccia  delle  biade  macinate. 
;.  (2)  Ho  gia  un  fascio  di  lettere  da  ogni  angolo  d'  Italia  che  mi  com— 
prova  esser  tale  V  opiaiuue  generate.  Desidero  di  udre  da  voi  delle 
buone  ragioni  e  dei  fatti  die  mi  mostriuo  esser  io  c  1'  It.ilia  In  errure- 
,  (3)  Non  m' aspattava  1' autorita  dell'Ariosto  a  propn^ito  della  crusca 
^wivente  c    del    suo    lungo  sonno  uel  secolo   XVUI     e    XIX.   L' Ariosto     a'  mit' 


l3a  •  APPKNBICE 

11  gran  LodoVico  aclunque  non  sdegnava  di  sottoporre  i 
«uoi  inirabili  versi  ad  un  Toscano  ,  clie  sarebbe  presso- 
che  ignoto,  se  dato  nome  ei  non  gli  avesse  nel  Furioso  ! 
E  pure  questo  Toscano  (  ammettendo  che  i  present! 
Accademici  della  Crusca  donnano  )  non  era  desto  allora 
Me  piii  ne  mono  di  essi  1  E  perche  dunque  ?  Per  la  ra- 
gione  che  vi  arreco ,  onde  convalidar  questo  esempio : 
perche  nei  libri  non  ci  e  tutto ;  che  se  tutto  ci  fosse ,  un» 
de'  vostri  piii  gentili  e  dotti  cooperatori  non  avrebbe 
chianiato  Dante  fazionario ,  in  vece  di  fazioso ,  tratto 
in  errore  dalla  derivazione.  Ne  cib  vi  noto  per  iniputarlo 
come  gran  colpa  a  quello  scrittore  ^  anzi  egli  e  uiio  di 
quegli ,  che  i  Toscaai  amar  debbono  piii  d' ogni  altro 
^  ed  egli  intende  il  perche  )i  lo  noto  solo  perche  1' Ita- 
lia vegga  che  veniam  damusque  pftinmsque  vicissini.  (i) 
Sicche,  tornanilo  al  propositi.),  non  credo  che  Italia  pen- 
sera  di  togliere  alia  Toscana  la  supremaria  della  lingvia, 
di  qualunque  merito  siano  i  letterati  di  essa  ,  finche  la 
lingua  itaiiana  sara  vivente ,  e  vivente  e  parlata  soio  ia 
Toacaaa  (2). 


tempi  avrebbe  detto  lo  stesso  di  me  ,  ed  io  nel  secolo  XVI  avrei  detto 
lo  stesso  di  lui.  Ma  se  le  cose  fosiero  oggi  come  allora  ,  voi  avreste 
fra'  viventi  un  Leon  X  ,  un  Ruccellai  ,  un  Guicciardiui  ,  un  Macchiavelli  > 
tin  monsi'inor  Della-Casa  ecc.  ecc.  ,  e  fra  gli  uomin'  jllustri  del  secolo 
poc'  anzi  scorso  avreste  avuto  un  Pantlolfini  ,  un  Poliziano  ,  un  Polci  , 
un  Amer'co  Vespucci  ,  un  Leon  Battista  Albert!  ,  un  Leonardo  da  Vinei 
c  tanti  alfri.  Dove  sonn  nel  pre*ente  e  nel  passato  sftcolo  i  nomi  che 
richiedano  la  stessa  riverenza  dal  rimanente  d'  Italia  ?  Avete  voi  sapnto 
«o<ten»re  la  vostra  ripotazione?  Perche  non  provare  co' fatti  e  cogli 
^sempj  che  il  lungo  sonno  iniputatoTi  da  me  era  una  calunnia  ?  Io  vi 
provero    invece   che  fu   ed  e   una    verita   incontrastiibile. 

(i)  Dite  veniam  petimtisque  damusque  vicisslm  ,  altrimenti  il  verso  non 
r*gge   al  martello   della   prosodia. 

(2)  Che  a  bene  imparare  la  lingua  itaiiana  giovi  dimorare  in  Toscana 
e  addimesticar;!  col  popolo  di  Toscana  ,  1'  ho  detto  io  prima  di  voi  in 
piii  luoghi  e  1'  lio  ripetuto  nello  stesso  mio  proemio  alia  pag.  8.  L'Alfieri 
non  solame.^te  lo  ha  detto  ,  nia  lo  ha  fatto  ,  I'Alberti  di  Villa-Nova  e 
"venuto  auch'  egli  a  stabilirsi  in  Toscana  per  dare  opera  al  suo  gran 
Tocabolario  J  e  se  io  avessi  in  animo  di  consacrare  il  resto  de' mjei  giorni 
alia  prefessione  tumultunsa  delle  letterc  piutfpsto  che  al  silenzio  paciCco 
di  una  vita  ritirata  ,  Tcrrei  a  studiare  in  Toscana  ed  a  cogUere  sal  labbra 


PARTE    ITALI\NA.  l53 

Ma  veniamo  liaalmente  all'  oggetto  il  piu  prlnclpala 
di  questa  mia  » tteruccia.  Assidetevi  flel  tribuuale ,  tt 
spogliandovi  per  uii  momeiUo  degU  antichi  paani  i  e  bea- 
che  armato  di  quell' autorita  ,  che  vi  danno  i  vostri  ta- 
leoti  ,  le  vostre  nozioni ,  ed  arinato  soprattutto  della  ne- 
cessita  di  difendere  quel  Peggio  (  che  in  vero  potevate  , 
se  noa  altro,  per  atto  di  cortesia ,  ritenere  aaco  un  po* 
nella  strozza  )  ascoltatemi.  Solo  ed  inerme  al  vostro  tri- 
buuale io   mi   piesento,   se   non   che 

<(  Sotto  I'usbergo  delle   vostre  carte.    » 

L'  udieuza  incomiacia :  gli  spettatori  son  molti :  i  buo, 
ni   uditori  son  pochi :   niuno  fra  gli    avvocati  mi  e  cortese 

del   suo   ministero e   veramente  non    hanno  graa 

torto ,  perclie  nelle  cause  dei  letterati ,  non  v'ha  da  gua- 
dagnare,  come  cantava  I'Ariosto,  tanto  da  rifarsi  la  toga 
quando   ragna    (i). 

Esposta  adunque  raccusa,  quale  si  e  veduta,  ne'pre- 
cisi  termini   vostri  = 

Il  popolo  di  toscana  £  quello  che  ik  italia  par- 
la    MEGLIO,    I    LETTERATI    QUELLI     CHE    SCRIV05I0  PEGGIO  j 

Jo  coi  2  0  ultimi  numeri  della  Biblioteca  Ttaliana  alia 
inano,  per  ordine   dl  tempi,   apro ,  e    leggo : 

N.  XXV.  pag.  X.  «  Merltano  di  esser  distinte  fra  le 
»  produzioni  del  iSiy  le  satire  del  cav,  d'EIci ,  le  quali 
n  se  lasciano  desiderare  alquanto  piix  di  fluldita  nella 
»  versificazione  ,  sono  pero  animate  da  un  certo  frizzo 
»  sentenzioso  ed  epigrammatico,  che  le  fara  sopravvi- 
»  vere  ai  morsi  dell'invidia,  e  le  fara  giungere  alia  po- 
>/  sterita :  —  e  nel  n."  27  (  pag.  5i  )  «  Satire  adorne 
>/  di  tante  bellezze ,  che  sarebbe  villana  ingiustizia,  e 
»  illaudabile  indifFerenza  il  non  averle  per  degne  di  es- 
n   sere  particolarmente   commendate. 

N.  XXVIII.  pag.  59.  «  Pensa  modestamente  (  il  Ro- 
»   sini  )   che  non   si    possa  oramai  con  sonetti,    capitoli  e 


del  popolo  i  fieri  della  toic.ina  favella.  Ma  c!o  non  iscasa  ,  an2i  rentle 
piu  colperole  il  li/ngo  snnno  ile"  letterati  toscani  ,  e  specialmente  ilegli 
Accademicl  viventi  della   iuccia   delle  Hade  maciaate. 

(i)   Per  amor     del     cielo    spicciatevi.     Finora    non  furOBO   die    prirole ; 
Ptrha  ,   rerba  ,  pratereaque  nihil.   Veni«mo   ai   fitti. 


l34  •  ,\  P  P  E  N  D  1   G  E 

»  canzoni  passare  alia  postenth  ....  mji  cio  stesso  toi- 
*/  na  ad  elogio  del  sig.  Rosiiii,  al  quale  i  due  volumetti 
»  di  srelte  pnesie  consentuno  urr  alloro  fors'  anclie  iiii- 
»  mortale.  »  E  pag.  91.  "  Noljilissnno ,  imniaginoso  ar- 
»;  gomento  (La  gara  d' Omero  e  d'Esiodo)  svolto  coa 
>/  rara  felicita  ed  eleganza  in  uu  mcti'o ,  ncl  quale  po- 
>/   clii   sono    eccellenti,    e   il    sig.    Rosini   e   fra   i   pochi.    i> 

Cammiu  facendo  m'  imliatto  negli  Accademici  della 
Crusca;  e  poiclie  ad  essi  attrihuite  la  causa  della  nostra 
decadenza ,  ognua  s'imagina  che  i  giudizj  ,  so  non  ia- 
giusti  ,   saraiino    almeno   d' un    estremo  rij;ore.    Udiamo. 

XLI.  pag.  167.  (I  Tra  le  memorie  (  degli  Accademici 
/;  della  Crusca  )  alcune  son  DTGNE  VERAMENTE  di  quel 
31  corpo  di  savj,  e  della  Toscana  (  nota  elogio  1  )  o  coin- 
»  mendar  si  voglia  la  purezzi  del  liuguaggio  e  T  elegante 
>>  semplicita  dello  stile,  o  I'esattezza  delle  ricerche  e 
>>  rutilita  dello  scope,  u  E  quelle  aZcune  pare  che  siano 
le   seguenti. 

XLTI.  pag.  SaS.  n  Sono  in^rito  interamente  suo  (  del 
Sig.  Zannoni  )  1'  ordine  col  quale  11  discorso  di  lui  e 
»  disposto  ....  la  disinvolta  maniera  dell'  esporre  ,  e 
)/  la  purgatezza  della  lingua  e  dello  stile ,  sciolte  amen- 
»  due  di  qualunque  afTettazione  .  .  .  Tutta  sua  ne  sia 
»    dunque  la   lode  ,    e   noi    volentieri    gliela    tributiamo.   » 

—  pag-  335.  i<  La  giustezza  del  criterio  e  del  ragio- 
»  nare  (  del  Sarchiani  )  si  mostra  compaguo  alia  purezza 
»   della   lingua    e   alia   fluidita   dello   stile. 

—  pag.  329.  "  Essa  (la  Memoria  del  Sig.  Ferroni )  e 
»   breve  5   EEN   distesa ,   e   a    parer   nostro   giustissima. 

XLIIL  pag.  29.  "  L*  Autore  (  delT  Elogio  del  Cocchi 
r  or  or  raancato  alle  lettere  ed  agli  aniici  ,  D.  Giovanni 
Lessi  )  mostra  in  esso  uiolta  perizia  di  lingua  ,  bella 
/(   disinvoltura   di   stile. 

—  pag.  3o.  /(  Questa  e  due  altre  lezioni  (  del  sig. 
»  Fiacchi  )  sono  tra  le  piii  NITIDE  e  sensate  scritture  del 
»  present e  volume  .  .  .  E  lo  stile  e  la  lingua  di  lui 
n  sono  eleganti  senza  afFettazione,  e  seniplici  senza  scur- 
>/  rilith.  II  .sig.  Fiacchi  e  uno  dei  pochi  odierni  Scrittori 
»  della  Toscana  ,  le  opere  del  quale  saranno  lette  e  gu- 
"   state    anche    aliorquando   avra   finito   di   scrivere.    >> 

Terminati   gli   Accademici  ,   vengono  altri. 
N.   XLIX.    pag.    22.    «   La    piu    diflicile  ,   e   nel     tempo 
"  stesso  la    piii    ardita    fra   le     traduzioni    d'  Omero    ia 


P\RTE     ITALIANS.  l35 

.;    ottava   lima  del  sig.   Mancini  ,  e  per  molti  titoli   prege- 
)>    volissirua. 

—  ib.  «  Quella  di  Anacreoate  e  di  SatFo  del  sig.  Ca- 
i;  selli  splende  a  un  tempo  per  elegaiiza  poeiica,  e  per 
»>    venusta  tipogralica. 

—  pag.  58.  "  Con  disceruimento  (a  proposito  del- 
>i  V  Angeloni  hiasimato  )  scrisse  il  inarchese  Lucchesini  la 
)t   Storia   delta    Confederazione    Renana. 

—  pag.  26.  «, Venusta  (quella  di  scrivere  iii  versi 
latini  del  Gagliuffi  1  )  f'elicemente  emulata  dalla  tradu- 
»  zione  italiana  (dell'idillio  Navis  Bagusina  )  del  aigaor 
31  Lazzaro  Papi  ;  "  Elogio  trascendente ,  riflettendo  al 
raro   nierito  del  Gagliuffi. 

0<Tnuii  sa  clie  i  nominati  fin  qui  non  sono  i  soU 
scrittori  (  giacche  manca  fra  gli  altri  il  Pananti  ,  agli 
Epigrammi  del  quale  non  so  che  cosa  avreste  da  op- 
porre  )  o  buoni  o  mediocri  di  Toscana ;  ma  poiclie  soa 
pur  queste  le  vostre  parole ,  debbono  essi  soli  formare 
i  Documeati  d'  un  Processo,  die  si  Tigita  dinanzi  al  Tri- 
bunale    di    Voi   stesso.    (i) 


(i)  Che  cosa  iiiteudete  che  proviiio  le  voitre  citazioni  tolte  d.iUa  mia. 
Biblif'teca  ?  Una  cosa  sola  ,  a  mio  avviso  ,  cioe  ,  che  ne  io  ^  ne  i  miel 
collaborator!  fummo  auimati  $;iammai  da  alcuna  sorta  ili  rivalita  nozio- 
nale  contro  de' Toscani  ,  ma  che  auzi  compartimmo  lore  la  lode  quaa— 
tunque  fossero  Toscani  ,  ed  aggiugnero  Toler  io  senipre  che  si  pecchi 
piuttosto  neir  allargare  che  nel  ri,tringere  la  mano  ^  appuuto  per  allun— 
tanare  ogiii  soipetto  di  animo^ita.  Ma  dopo  tutte  queste  lodi  tolle  dalla 
mia  Biblioteca  in  f<tVor  dt-oli  scrittori  toicani  ,  come  uscirete  voi  da] 
laccio  che  vi  siete  teso  da  voi  stes?o  ,  diceudo  sotto  la  pag.  5  del  vo- 
stro  opuscolo  —  (7  Chirardelli  perche  lumkardo  fu,  ludathsimo  ,  //  Lenedetli 
perche  toicano  hiastniatisslmo?  Eccovi  la  soleniie  contraddizione  che  ho 
promesso  di  mostrarvi  colla  mi.i  noia  3  alia  pag.  lay.  Non  fu  dunque 
la  patria  del  Benedctti  ,  ma  la  sua  nicdiocrita  ,  o  secondo  voi  ,  la  sua 
fretut, ,  die  fu  da  noi  censurata.  Veneudo  poi  all' analisi  delle  vostre  ci- 
tazioni, credete  voi  che  i  letterati  d'  Italia  e  di  fa"ri  nellc  cui  mani  sta 
la  Biblioteca  Italiana  vi  pas-eranuo  per  buoui  alcuni  brani  di  lode  stac- 
rati  dal  loro  contrapposto  di  censura?  Credete  voi  oneste  cotestc  astuzie 
letteraric?  Dclle  satire  del  D'EIci  si  e  dettn  il  bene  e  il  male,e  voi  non 
riportate  che  il  bene. —  Intorno  al  Bosini  voi  fingete  di  non  intendere 
quel   eORsn   anche  immortalr.    —  L'anaUsi  degli  At:i    deW  Accademia     dellu- 


l36  APPENDICE 

Or  dltemi  francaniente ,  e  coa  quella  imparzialita  di 
cui  taate  e  taiite  volte  nel  progresso  di  49  inesi  siete 
nndato  vantandovi;  saro  forse  temerario  se  dopo  aver  di 
nuovo  considerati  i  vostri  giudizj ,  e  trovato  In  essi 
giungere  alia  posterita  ,  alloro  forse  anche  immortale ,  esser 
fra  i  pochi  eccellenti,  purezza  di  linguaggio  ,  purgatezza 
di  lingua  f  venusta  di  scrivere ,  ecc.  ecc.  concludero  che 
chi  pronuiiziava  quel  giudizj  ammetteva  che  gli  Scrittori 
cos'i  lodati  scrivessero  ,  se  non  eccelleiUemeate  ,  almeno 
Bene.  E  siccome,  salendo  su  su  dal  Peggio  ,  passar  bi- 
sogoa  per  tre  gradi  alineuo  ,  c  toccare  il  male  ,  il  meno 
malet  ed  il  meno  bene,  onde  giungere  al  Bene  positive  i 
ne  verra  per  legittima  conseguenza,  e  per  regola  stretta 
di  quella  proporzione  sopra  notata  ,  che  per  i  DIECI 
NOSTRi  BUONt  Scrittori  ,  ne  annoveriate  per  lo  meno 
CENTO  degli  Eccellenti  fra  i  vostri  ,  onde  poter  di- 
fendere  la  vostra  sentenza.  Cento  ugualmente  EUONI  non 
bastano.  Per  mostrar  che  giusto  e  quel  Peggio  ^  convien 
che   siano   ECCELLENTI. 

E  che  voi  li  abbiate  tutti  in  pronto  io  non  dubito. 
Senza  cio  ,  avventurato  forse  vi  sareste  al  cospetto  di 
tutta  Italia  ,  e  quasi  d'  Europa  ,  a  dare  una  si  vergo- 
gnosa  guanciata  ad  una  colta  Nazione  ,  che  non  ha  mai 
sofFerto  di  lasciarsi  avvilire'?  Ne  attendiamo  dunque  I'Elen- 
co  nel   prossimo  Numero  della  Bibhoteca. 

Intanto  per  altro  che  attendiamo  e  questi  CENTO  , 
e  gli  altri  OTTANTA  richiesti  di  sopra  ,  e  quei  di  piu 
necessarj  ;,  poiche  son  tanto  gofFo  da  ignorare  ove  in  tal 
quantita  e  qualita  si  ritrovlno,  permettet«  che  goda  Tusura 
della  mia  stolta  ignoranza. 

Empoli  ,  Martedi  ,  ultimo  del   Carnevale  del   1820. 

Un  Toscano. 


Crusca  ha  f.itto  ridere  tutla  Italin  per  non  dir  tutta  Europa  ,  e  dalle  vo- 
Stre  citazioni  pare  che  io  ne  abbia  fatta  I'apotcosi. —  II  Mancini  reclamo 
pubblicamcnte  coutro  le  censure  della  Biblioteca  ,  e  voi  non  riportate 
che  una  frase  staccata  di  elogio.  E  niettete  due  parole  sul  Caselli  ,  due 
6ul  Papi  ,  due  sul  Lucchesini  ,  e  loJnte  voi  solo  il  P.inanti  a  proposito 
di  stile  ,  quando  io  dissi  tutto  il  contrario  parlando  del  suo  viaggio  in 
Barberia  ,  che  Dio  glielo  pcrdoni  ,  pcrche  pare  proprio  tutta  fatlura  di 
B«o  <lc'  tre  jtessimi  ierittori  di  £mpoli. 


L. 


PA.RTE     ITALIANA.  iSj 

Signor  Toscano  cli  Empoli, 


JA  vostra  apologia  de'  letterati  toscani  ha  tradita  la  mia 
aspettazione ,  e  debbo  aggiugaere  i  miei  desiderj.  Perche 
metteadomi  vol  iananzi  d»lle  ricchezze  che  io  ho  igno- 
rate  ,  e  che  tutta  Italia  ignora  con  me  ,  avreste  accre- 
sciuto  il  patriiuonio  della  nostra  patria  comuae.  Noi  ab- 
biamo  comuni  con  essa  gF  interessi  e  le  soUecitudini. 
Cio  che  torna  a  vostro  discapito  torna  aache  a  danno 
dell'onor  nazionale,  pel  quale  dee  essei*  tenero  ogni  buon 
Italiano.  Vedete  percio  quanto  increscevole  ufficio  sia  per 
me  il  confatarvi  e  1'  addur  prove  che  nuocano  alio  splen- 
dore  di  Toscana,  che  forma  cosi  bella ,  cosi  illustre  parte 
di  questa  penisola.  Se  non  che  mi  coaforta  il  pensiero, 
che  mostrandovi  esser  noi  saliti  a  quel  grado ,  e  piii  ol- 
tre ,  dal  quale  voi  siete  discesi,  1' onore  della  nazione 
anziche  perdere  ci  proiitta,  o  almeno  non  si  fa  che  to- 
gliere  da  un  lato  cio  che  si  aggiugne  con  usura  dall*  al- 
tro.  L' Italia  nel  XVIII  e  XIX  secolo  ha  superati  di  gran 
lun^a  i  secoli  precedeitti  in  ogiii  ramo  di  utili  discipline, 
raa  la  Toscana  non  prese  in  tale  innalzamento  quella 
parte  cui  ebbe  un  tempo  ^  e  cui  prendere  dovea  per  con- 
servare  il  diritto  a  quella  primazia  a  cui  sembra  ch'  essa 
o  la  sua  Accademia  voglia  tuttavia  pretendere.  —  La  To- 
scana pare  che  sia  rimasta  stazionaria  in  mezzo  at  progressi 
delle  altre  provincie  d'  Italia  ,  e  rnassimamente  delle  setten- 
trionali.  Gia  da  qualche  tempo  i  inigliori  poeti  ,  i  migliori 
prosatori  italiani  non  sono  di  Toscana;  e  questa  verita,  dura 
a  intendersi  per  i  Toscani ,  dee  aver  molto  contribuito  a  far 
perdere  anche  al  tribunale  della  Crusca  quell' autorita  di  cui 
godea  oi  tempi  del  Magalotti ,  del  Salvini  e  del  Redi  .... 
II  popolo  di  Toscana  e  qudlo  che  in  Italia  parla  meglio , 
i  letterati  quelli  che  scrivono  pegsio.  —  Ecco  le  mie  as- 
serzioni.  —  Esse  hanno  per  fondaniento  la  storia  lette- 
raria  moderna.  La  rapidita  dell'  aiidamento  del  mio  proe- 
mio  non  mi  permetteva  di  entrare  in  circostanze  piu  mi- 
nute. Voi  mi  ci  forzate  ;  veniamo  ai  fatti.  Diamo  un'  oc- 
chiata  rapida  alia  storia  letteraria  d'  Italia  a  cominciare* 
dal  1700  sino  al  1820.  Un  seoolo  e  quattro  lustri  formano 
un  bel  tratto  di  tempo,  ed  a  chi  dorme  120  anni  non  dee 
sembrare  calunnia  il  dire  che  ha  dormito  un  lungo  sonno. 

Ove   crebbe   il  fiore  d'ogni   sapere  in  tutto  questo  pe- 
riodo?  Per  tutta  Italia  fuorclie  in  Toscana.    Quali  furono 


t33  A  P  P  K  N  n  1  C  E 

i  priini  ,  i  maggiori  eniJitr'  Un  Gravian,  ua  Muratori , 
«a  MafFei  «  ua  Corvini  ,  nii  Pacciaudi  ,  uii  Saverio  Mat- 
tel, ecc.  ecc.  nessmi  de' quali  e  toscano.  C!ii  fu  il  prin- 
Cipe  degli  aiitiquarj  ?  Eunio  Quirino  Viscoati  ,  romano. 
Chi  e  il  principe  degli  arrlieolof;;!  e  do*  lapiHnrj  viventi? 
L'  abate  IMorcelli  proposto  di  Cliiari.  Chi  sali  al  iiiaggior 
grido  come  scrittore  di  storia  politica  nell' accennato  pe- 
riodo  ?  Nomineraniio  i  Toscaoi  il  loro  Gillnzzi ,  il  loro 
Camtiiaso  ,  il  loro  Pigiiotti  ?  M.i  che  possono  questi  no- 
mi  coi  primi  luminari  della  storia  ,  col  Binnchiiii  ,  col 
Giairtaone,  col  Mnratori,  col  Denina  ?  —  E  qual  e  lo 
storico  vivente  proclamato  il  piii  illustre  dal  voto  di  tutta 
la  nazioae  italiana  ?  E  desso  forse  uii  toscano  ?  Con  vo- 
stra  pace  e  un  piemontese  ,  il   Botta. 

Per  iino  la  storia  delle  arti  che  in  Toscana  vanto  gia 
tempo  iin  Vasari  ,  un  Bildinucci  ,  un  Dati  ,  giacque  di- 
menticata  e  negletta  ,  e  questa  corona  si  ottenne  in  piii 
luoghi ,  ma  tutti  fuor  di  Toscana.  La  storia  della  pittura 
deir  abate  Lanzi ,  le  cose  del  Milizia ,  le  Lettere  senesi 
del  P.  Delia  Valle  ,  ch'  era  piemontese,  il  Ccnncolo  di 
Leonardo  del  Pittore  Bossi  ,  milanese  ,  la  storia  ^ella 
scoltura  del  Cicognara  ,  V  encichpedia  metodica  critico-ra- 
gionata  dell' abate  Zani,  fidentino,  ecco  le  maggiori  e  le 
piu  insigni  opei'e  di  questi  tempi.  I  Toscani  non  haailo 
che  il  Gori  Gandellini,  accrescinto  dal  padre  De  Angelis ,  e 
alcune  cose  del  sig.  canoniro  Moreni,  il  cni  maggior  rae- 
I'ito  non  e  nello  stile  ,  ma  nella  sua  tenerezza  pel  santo 
Uflizio  deir  Inquisizione :  a  queste  opere  noi  avremmo 
da  opporne  assai  piu,  come  quelle  del  Signorelli  ,  del 
Foscarini,   del  Ticozzi  ,  del  INLxyer   e   di   tauti   altri. 

E  giacche  parliamo  di  belle  arti  ,  di  chi  e  la  sola  sto- 
ria della  miisica  che  vanti  fin  ora  I'ltiaUa  e  uscita  in  qi\e- 
sto  periodo?  Di  un  bolognese  ,  del  padre  Martini.  —  E 
chi  e  I'autore  di  quelle  Lettere  (  Haydine  )  sulla  estetica 
niusicale  che  si  fanno  leggere  da  capo  a  fondo  con  tanto 
diletto  ?  Di   un  nostro   milanese  ,   di   G.    Carpani. 

A  chi  spetta  di  pieno  diritto  il  primato  fra  gli  scrit- 
.tori  della  storia  letteraria  d'  Italii  ?  Nessun  toscano  ar- 
dira  contenJcrlo  al  Tirabosclii ,  bergamasco.  E  tutte  le 
altre  opere  migliori  che  precedettero  e"  seguirono  quella 
del  Tirabosclii  ove  nacqnero  ?  A  Macerata  pel  Crescim- 
beni;,  nella  Valtellina  pel  Qaadrio ;  a  Mantova  pel  Bet- 
tinelli  ;  a  Napoli  pel  Signorelli  ;  a  Venezia  pel  Foscari- 
ni; a  Brescia  pel  Mazzucchelli  e  il  Corniani  i  a  Bergamo 


I    , 


PARTE    ITALIANA.  189 

pel  Serassi  ;  e  cosi  dicasl  di  tante  altre  opere  che  per 
Jjrevita  omettiamo. 

Clie  se  v^olgasi  lo  sguardo  alia  filosoiia ,  si  trovera  che 
i  primi  pensatori  cveobero  tiitti  fuor  di  Toscana  •,  e  basti 
per  tutti  nominare  il  Vico  ,  senza  mettere  in  conto  il 
Genovesi ,  lo  Stellini  ,  Pietro  Verri  e  tanti  altri.  E  se 
alia  filosoiia  vogUamo  congiugaere  la  politica  e  la  legisia- 
zione,  cjual  e  quel  nome  in  Toscana  che  poasa  stare  al 
coiifronto  di  un  Gravina ,  di  un  Niccola  Spedalieri ,  ai  un 
Filangeri  ,  di  un  Beccaria?  Nella  economia  politica  nes- 
suno  scrittore  italiano  cguaglio  il  Genovesi,  il  Galiani  . 
Pietro  Verri  ,  e  nessun  toscano  puo  inisurarsi  col  nostro 
Gioja.  Questa  parte  dcUe  filosofiche  discipline  e  prima  e 
dopo  Pompeo  Neri  fu  intieramente  alibandonata  e  iiegletta 
in  Toscana,  mentre  tutto  all'  opposto  fu  con  successo  e 
con  onore  coltivata  presso  di  noi  dal  Mengotti  ,  dal  Va- 
leriani ,  dal  Cagnazzi^  dal  BoseUiiii ,  dal  Ressi,  dal  Be- 
retta ,  dal  Padovani   e  da  niolti   altri. 

L'  eloquenza  sacra  iion  vanta  un  solo  scrittore  di  fama 
in  Toscana.  Tutti  quelli  che  si  distinscro  nel  periodo  di 
cui  parliamo  soiio  stranieri  alle  rive  deirArno.  Tornielli 
e  novarese  ^  Quirico  Rossi  e  vicentino;  GrancUi  e  geno- 
vese ;  Venini  e  comasco  ;  Pellegiini  e  Veronese;  Turchi 
e  parmigiano.  E  se  i  Toscani  vantano  un  Orsi  fra  i  Car- 
dinal! ,  si  ricorderanno  che  nostri  sono  un  Bentivoglio , 
un  Alberoni ,  un  Gerdil,  e  che  dopo  Leon  X  nessun  to- 
scano congiunse  alio  -splendor  del  triregno  quello  delle 
lettere ,  e  che  i  Papi  ch'elibero  nome  di  letterati  e  di  po- 
litici  furono  o  bolognesi  ,  come  Benedetto  XIV  ,  o  Rimi- 
nesi   come   Cleinente  XIV  ,  o  cesenati  come  Pio  VI. 

Pill  andiamo  innanzi ,  piii  crescono  gli  argomenti  in  fa- 
vore  delle  niie  asserzioni.  La  poesia  drammatica,  la  tra- 
gica  ,  la  comica  presentano  in  Toscana  una  lacuna  im- 
mensa.  Tutti  i  riformatori  del  Teatro  Italiano  ,  tutti  i 
piii  grandi  scrittori  ,  i  capisruola  fiorirono  fuor  di  Tosca- 
na. Apostolo  Zeao  fu  veneziano  ;  l'  unico  ISIetastasio  fu 
romano  :,  1'  autor  della  ]\Ierope  ,  il  Maffei ,  fu  Veronese  ^ 
il  massimo  Alfieri ,  astigiano  ;  il  IMolIere  d' Italia,  il  Gol- 
doni ,  veneziano;,  Temulo  del  Goldoni,  j1  Gozzi ,  anch' egli 
vene/iano;  il  primo  tra'viventi,  I'avvocato  Nota,  e  pie- 
montese  ;  il  suo  emulo  ,  il  Giraud  ,  e  romano  ;  anche 
1*  Albergati  fu  holognese  ,  il  Federici  fu  di  Torino.  Ed  e 
da  compiangere  che  la  commedia  ,  la  qvtale  poteva  attin- 
gere    tante    grazie     dal    labbro    del    popalo     toscano     per 


140  APPENnrcE 

abbellime  il  dialogo  fmnigUai-ej  sia  stato  uti  campo  mietuto 
solaniente  fuor  di  Toscana ,  e  cola  dove  la  lingua  scritta 
non   e  che   nella  peana  de'  letterati. 

P  issiamo  ai  poeti  lirici  di  qnesto  e  dell*  ultimo  secolo. 
e  ditcmi  qual  e  il  poeta  die  potete  contrapporre  a  un 
Maufredi  holognese,  a  un  Frugoni  genovese ,  a  un  Varano 
romagnolo ,  a  un  Agostino  Pftradisi  regginno  ,  a  un  Bondi 
mantovano ,  e  sopra  tutto  a  un  Parini  luilanese?  Parlerete 
voi  ^l  vostro  Pignotti  ?  II  vostro  sig.  abate  Cardella  pro- 
fpssore  del  Seminario  di  Pisa  vorra  annoverai*  fra  i 
luiglioii  il  Battacchi  ed  il  Casti ,  nomi  che  il  pudove  ri- 
fiuta  i  e  che  gli  abati  institutori  di  glovinetti  non  dovreb- 
bero  mai  ricordar  dalla  cattedra? 

Ma  se  voi  mettete  in  conto  il  Pignotti,  chi  vi  rimarrk 
da  pareggiare  al  Savioli  bolognese,  a  Gherardo  de  Rossi 
rouiaiio  ,  al  Salandri  mantovano,  al  Minzoni  ferrarese , 
al  Rolli  romano ,  al  Mascheroni  bergamasco ,  al  Bertola 
rimi'iese,  al  Cerretti  inodonese,  al  Lainberti  reggiano , 
al  Mnzza  parmigiano ,  al  Cesarotti  padovano  e  a  cento 
altri  ?  E  quali  poeti  toscani  viveiiti  opporrete  voi  a  un 
Pindeiuonte  Veronese,  a  un  Aricci  bresciano  ,  a  un  Foscolo 
delle  isole  Jonie ,  a  un  Paradlsi  (  Giovanni  )  reggiano, 
a  uu  Torti  ,  ad  un  Matizoni  milanesi ,  e  singolarniente 
al  pill  illustre   concittadino  dell' Ariosto ,  a  Monti? 

Voi  avete  fra'  traduttori  in  v'eisi  un  Mirchetti  ;  ma 
ignorate  forse  che  appartiene  a  quest' epoca  il  traduttore 
di  Stazio ,  il  Porpora ,  e  tutti  poi  v-i  appartengono  asso- 
lutaniente  i  migliori  dei  tempi  a  noi  piu  vicini  ,  come 
il  Manara ,  il  Bondi,  il  Vincenzi  ,  il  Solari,  il  Gherar- 
dini  ( Gio.) ,  il  Leoni,  il  Pindemonte ,  il  Foscolr*  ,  lo 
Strocchi  ,  il  Venini ,  il  Bellotti  ,  il  Monti?  (i)  Perfin 
nella  satira  in  cui  aveste  un  Menzini,  giacche  il  Settano 
scrisse  in  latino,  non  avete  in  questo  periodo  un  poeta 
da  pareggiare  al  Parini  ed  al  Zanoja^  e  cio  sia  detto 
con  pace,  del  D'Elci,  il  quale  pero  de' viventi  e  certa- 
meate   fra'  bvioni. 


(1)  Stimo  sapcrAuo  avvisare  clie  1*  ripetirione  di  alcuni  nomi  in  di- 
verii  luoghi  nasce  dal  diverso  genere  di  lavori  die  h.inno  trattato.  Co^ 
il  BonJi  va  citato  come  poeta  originate  e  come  traduttore  ,  e  lo  stesso 
dicasi  del  Monti,  del  Pindemonte,  del  Foscolo  e  di  altri.  Giuslizia  Tuol'e 
ehc  si  nominl  fra'  liicchesi  Lazzaro  Papi  ,  ottim)  ingegnn  e  traduttore 
del  Miltun.    Del  Maucini  si  v   gia  parlato  iitlla  Elblieteca   Italian.1. 


P\RTE     IT\LI4.TMA.  I4I 

Nella  poesia  didascalica  poi  noininar  notx  potete  ne  gli 
©ttimi  5   ue  i  Imoni  ,   ne  i   medioci-i ,   e 

Quclln   cetra  gentil  che  sulla  riva 
Canto  di  Mlncio  Dcifne  e  MelibeOf 


Poiche  con  voce  piu  canora  e  viva 

Cfltbrato  ibbe  Pale  ed  Aristeo 
tolta  dal  vostro  Alamanni  e  dal  Ruccellai  dalla  querela 
annosa  ov'  era  appesa ,  da  n'mn  altro  poeta  dopo  di 
que' dne  ,  fn  pure  toccata  in  Toscaaa;  ma  al  solo  Spolve- 
rini  non  rispose  disdegnosa ,  anzi  non  suono  mai  piu 
dolcemeiite  quanto  nelle  maiii  di  lui,  Essa  tanto  si  com- 
piacqne  de'  versi  che   cantarono 

II  dono  almo  del  del  candido  riso 
che  piu  non  abbandono  questa  settentrionale  parte  d'  Ita- 
lia ;  e  dalle  mani  dello  Spolverini  passo  in  quelle  del 
Betti  cantore  del  baco  da  seta  •■,  poi  del  Lorenzi  die  di 
quel  suono  tece  echeggiare  i  monti  del  Veronese  unen- 
dovi  il  canto  de'  suoi  precettl  per  coltivarli:,  poi  del 
Tiraboschi  che  di  versi  orno  1'  autuunale  trnstullo  dei 
Bergamaschi,  1' uccellagionei  poi  del  Ghirardelli  che  ce- 
lebro  i  giardini  ^  poi  dell'Arici  che  canto  la  pastorizia  e 
I'ulivo,  e  poi   di  tanti  altri  non  toscani. 

Ma  giacche  di  prosatori  vi  ho  accusato  di  gran  penu- 
ria  ,  vediamo  se  calunnioso  sia  quest'  accusa-  II  Salvini  , 
il  Cocchi ,  il  Lami,  il  Giglj  ,  ecco  i  vostri  luminari.  l\la  sono 
que^ti  i  piix  bei  nomi  onde  si  onora  la  italiana  letteratura 
nel  pt'riodo  che  noi  discorriamo  ?  L'  Italia  va  altera  di 
niaggiori  dorizie,  e  la  stessa  vosti-a  Accademia  Fiorentina 
e  forza  che  pieghi  la  fronte  ai  nomi  delPompei,  dell'Al- 
garotti ,  del  Bianconi  ,  dei  due  Gozzi ,  dei  tre  Zanotti  , 
del  Rezzonico,  delMaffei,  del  Mattei,  del  Bettinelli,  del 
Cesarotti  ,  del  Yannetti ,  di  Alessandro  Verri ,  ecc.  ecc, 
delle  cui  opere  senza  numero  crebbero  le  edizioni  per 
tutta  Italia  e  in  Toscaiia  stessa.  Che  se  dai  morti  passar 
vogliamo  ai  viventi ,  e  chiedere  quali  sieno  i  prosatori 
oggidi  saiutati  da  tutta  Italia  come  i  piii  leggiadri ,  i  piii 
pari,  i  piu  castigati ,  niuno  verra  certamente  in  Toscana 
a  cercarli,  nia  a  Verona,  a  Milano ,  a  Piacenza,  a  Parma, 
a  Pesaro,  a  Faenza,  a  Roma,  a  Napoli ,  a  Palermo  ed 
altrove.  E  cio  che  piii  accresce  la  vostra  povei-ta  e  quella 
niassimamente  dcUa  vostra  Accademia  si  e  che  la  tosca- 
na favella,  il  vostro  patrimonio  per  cosi  dire  esclusi- 
vo  ,  anzi  lo  stesso  vocabolario    della  Crusca ,  non  fu  ne 


14'-^  APPENOICE 

illnstrnto  nb  accresciuto  tla  voi,  ma  danoi;  e  velo  pro- 
■\aiio  i  iiiolti  c  molti  lavod  e  i  piii  voluiiiiuosi  su  questo 
proposito  usciti  alia  luce  e  coinpilati  tutti  tutti  fiior  di 
Toscina.  Tale  In  il  Gran  Dizionario  critico-cnciclopedico- 
linivcrsalc  d':lla  lingua  itaUiimt  compilato  Jail' All )erti  pie- 
niontese  ;  talc  ii  grau  Vocabolario  del  Bergaiithii,  pado- 
vano,  e  tali  tiitte  In  sue  giunte;  tale  il  Gran  Vocabohirio 
delta  Cruscu  accresciuto  da  5o  e  piii  uiila  articoli  dal 
padre  Ccsavi  dl  Verona ;  tale  il  Dizionario  di  Marina  ia 
tre  Ungue  del  coiite  Stratico  padovano  i  tale  il  ^ran  Vo- 
cabolario die  si  sta  nttualineute  compilaado  da  una  so- 
cieta  di  letterati  a  Bologna.  P.erfiao  il  Rimario  toscano  di 
voci  piane  silrucciule  e  tronche  «  opera  tanto  utile  ai  cul- 
tori  della  volgar  poesia  "  siccome  dice  il  vostro  pisano 
professoie  Cardella  ,  per  fino  il  Kimario  stesso  toscano 
fu  compilato  da  un  piemontese^  il  Rosasco;  e  tutti  i  iiii- 
gliori  Vocabolarj  itnliani-latini,  italiani-francesi ,  italiani- 
inglesi  ,  italiani-tedeschi  ,  fnrono  compilati  fiior  di  To- 
scana  ,  dal  Facciolati  e  dal  Forcellini  padovani ,  dall'  Al- 
bert! e  dal  Baretti  pieuiontesi  ,  dal  Borroni  e  dal  De 
Filippi  lombardo ;  di  itiodo  clie  ne  i  vostri  accademici, 
ne  i  vostri  letterati  seppero ,  diro  cosi,  essere  utili  ai 
tempi  infelici  della  vostra  servitu ,  cioe  quando  un  duro 
decreto  trapianto  ne'  vostri  dicasteri  ed  affisse  sugli 
angoli  della  Jjella  Firenze  i  proclami,  gli  avvisi  e  le 
leggi  in  francese  anziche  nel  natio  vostro  linguaggio. 
Parea  qucllo  il  momeato  opportune  pe"  vostri  filosofi 
di  penetrare  nell'  indole  de'  due  linguaggi  ,  pei  vostri 
accademici  d'  istituir  de'  confront!  ed  approfittar  dei 
iavori  clie  i  Francesi  lianno  gik  da  gran  tempo  nelle 
arti  ,  «ui  mcstieri ,  sulle  manifatture ,  e  proAvedere  1' Ita- 
lia di  un  Vocabolario  clie  le  servisse  di  guida  nella  no- 
menclatura  degli  arnesi,  degli  utensili  meccanici,  degli 
stromenti  e  delle  loro  parti:  lavoro  che  raanca,  che  voi 
ci  dovete  ,  e  di  cui  gli  scrittori  non  toscani  sentono  ogni 
giorno   il  bisogno. 

]\Ia  chi  crederebbe  clie  neppure  un  libro  elementare  di 
qualclie  valore  sulla  lingua,  neppure  una  buona  gramma- 
tica  ab!)ia  veduta  la  luce  in  Toscana  in  tutta  quest'  epoca? 
Iinperciocclie  la  miglior  opera  sui  verbi  e  del  Mastrolini 
romauo ,  la  piu  bell'  opera  sulla  filosofia  delle  Hague  e 
del  Cesarotti  padovano,  e  la  grammatica  della  lingua 
toscana  tanto  lodata  e  di  cui  si  sono  fotte  centinaja  d'edi- 
zioni,  e  del  Corticelli    bolognesej    il    quale    n  ad  istanza 


PARTE    ITALIANA.  14^ 

degli  Accademlci  della  Cmsca  ( souo  parole  del  vostro 
toscano  professoie  Cardella  )  clie  applaudirono  somma- 
niente  a  questa  sua  opera  ,.  coinpilo  pure  il  libio  conte- 
iiento  Cento  discorsi  sopra  la  toscana  tioquenza  » -^  di  ua 
loail)ardo,  del  Soave ,  e  la  Giaiiiatica  ragjonata  delle 
due  liijgue  italiana  e  latiaa.  Per  la  qual  cosa  pare  die 
i  vosti'i  accadeniLci  ne'  passati  120  aiini  siensi  limitati 
unicaineate  ad  cipplaudire  e  ad  ordinart ,  anzklie  a  fare 
e   couipilare   essi  iiiedcsiu'i   (i). 

Ma  e  ormai  tempo  di  porre  un  teriniae  a  qucste  que- 
rele  neile  quali  e  difficile  non  off'eiadere  T  amor  pro- 
prio  di  molti;  A  uie  basti  1'  avervi  mostrato  die  quella 
mia  sentenza  aoii  fa  seiiza  fondamento  e  senza  verita^  e 
che  quantunque  stretto  dal  tempo  ed  obbligato  a  un  la- 
voro  periodico,  die  e  quanto  dire  impaziente  di  lima  , 
se  non  mi  fi  dato  dalP  ingegno  di  aspirare  ai  pregi  del- 
r  eleganza ,  cerco  almeno  di  non  tradir  quelli  dell' im- 
parzialita  e  della  giustizia.  A  meno  che  dunque  con  fatti 
(  e  non  con  vane  declamazioni  )  vol  non  proviate  il  con- 
trario,  rimarra  sempre  vero  — Che  gia  da  quaJclie  tempo 
i  migliori  poeti  ,  i  mii^liori  prosatori  italiani  non  sono  di 
Toscana.  Che  questa  verita  ,  dura  ad  intendersi  pei  Tosca- 
ni,  dee  aver  niolto  contribuito  a  far  ptrdere  anche  al  tri- 
bnnale  della  Crusca  quella  autnrita  di  cut  godeva  ai  tempi 
del  Magalotti ,  del  Redi  e  del  Salvini ,  ultimi  sostegni  della 
vostra  fania  fondata  dall'  Aligliierl,  dal  Boccaccio  e  dal 
Petrarca.  —  II  popolo  di  Toscana  e  qucllo  che  in  Italia 
parla  meglio^  i  lettcrati  qw  Hi  che  scrivono  peggio. —  Che 
se  quest"  vdtiina  seatenza  fosse  quella  che  meno  vi  garba, 
sappiate  che  non  e  tutta  mia ,  ma  che  e  uscita  gia  gran 
tempo  dalla  penna  di  un  vostro  famoso  toscano  ,  di  uno 
de' fondatori  medesimi  della  vostra  Accadeuiia,  del  celebre 
Lasca.   Vedete  com'  egU  si   esprime: 

La  lingua  nostra  e  ben  da  forestieri 
Scritta  assai  piu  corretta  e  regolata  ; 
Perche  duiili  scrittor  puri  e  sinceri 
L'  hanno  leggendo  e  studiando  iinparata. 
Era  difficile  dir  cosa  pli  opportuna ,  piii  vera  in   peg- 
giori  A'crsi. 

Ho   I'  onore  di   essere  Vostro  dii'otissimo  servitore 

Castelgoffredo  i5  aprile  1820.  Giuseppe  Acerbf. 

(1)   Si   sono   ommessi   per  brevita     gli    Scrittori    <li     scienze.     Fnchi     ne 
vanta  la  Toscana  ,  mohis^imi  la   Lombardia   ed  il   rimaueute  dell'  Italia. 


Osservazioni  meteor ologiche  fatte  all'I.  It.  Osservatorio  di  Bi  em. 


i8ao    A  P  R  I  L  E. 

1 

M  A  T  T  I  N  A. 

Sera. 

'a 
o 
O 

d 

S  — 1     4< 

^-S  5 

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~-Z  9 

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Oi 

S  3 

V  6 

U 

Stato 
del  cielo. 

rj 

N 
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6 

n 

J2 

11 

D   d 

§  £ 
S5 

Stato 
del  cielo. 

poll,    lln 

0 

poll 

.    lia. 

0 

I 

37   11,2 

+  7,7 

0 

Sereno.                  37 

IC,8 

+  14,4 

S  0 

Sereno. 

2 

37  11,3 

+  7,6 

N  E 

Ser.  annebb.        27  10,1 

+  l5,3 

0  S  0 

Ser.  annebb. 

3 

27   9,0 

+  9,5 

0* 

Nebbia   ser.         37 

8,6 

+  16,3 

so* 

Nebbia  ,  ser.    ' 

4 

27  10, c 

+ 10,0 

E* 

Nuvolo  rotto. 

^7 

9,0 

+  i3,8 

0 

Sereno.              1 

37   9,3 

+   7.b 

E 

Sereno. 

27 

8,9 

+  14,0 

0 

Ser.  nuv.  ser. 

27   8,5 

+  9'0 

E 

Nuvolo   rotto. 

^7 

6,9 

+  i3,6 

SOS 

Po.goc.nuv.se. 

n 

27    6,4 

+   9,3 

E 

Ser.  .  •  .  nuvolo 

V 

5,0 

+  Il-O 

E 

Nuv.  pioggia. 

8 

27   3,6 

+    6,7 

NO 

Nuvolo    piog. 

27 

3,0 

+   6,7 

N'O 

Nuvolo   rotto. 

Q 

27    5,3 

+   5,0 

E 

Sereno  ....  nuv. 

27 

7,0 

+  10,5 

E 

Nuv.  pioggia. 

IC 

37   8,3 

+   7^0 

N  E 

Nuvolo. 

27 

8,9 

+ 10,6 

E 

Foe.  piog.  nuv.t 

11 

37   9,5 

+  9,0 

N  E 

Ser.    neb.  nuv. 

37 

9,6 

+  i3,c 

SOS 

Sereno. 

12 

37  10,0 

+   7,5 

N  0 

Sereno. 

27 

9,7 

+  M'O 

0 

Sereno.               ' 

j3 

37  10,0 

+   8,0 

NO 

Sereno. 

27 

9,a 

+ 16,0 

0 

Ser.  neb.  ser. 

14 

27  10,0 

+   9,0 

N  0 

Sereno. 

27 

9,0 

+  16,6 

S 

Ser.  neb.  nuv. 

iS 

27    8,7 

+  11,6 

NE 

Nuvolo  rotto. 

27 

37 

5^,7 

9,5 

+  i5,5 

s 

Nuv.  pioggia. 

16 

27    9,2 

+  10,4 

S  0 

Nuv.  neb.  rotto 

+  i5,3 

N   E 

Nuv.  neb.  rotto 

17 

27     9,D 

+   9,5 

0 

Ser.  neb.  ser. 

27 

9,0 

+  16,1 

E 

Sereno. 

18 

27  9,9 

+  13,0 

N  E 

Sereno,  nebbia 

27 

9i7 

+  i7'4 

S 

Ser.  neb.  ser. 

iq 

27  10,7 

+  i3,o 

E 

Nebbia,  sereno 

27 

10,7 

+  17,7 

£ 

Sereno. 

20 
21 

27  11,0 

+  12.0 

N 

Sereno. 

^7 

10, c 

+  17,41     s 

Sereno. 

37  9,5 

+  13,5 

SO 

Sereno. 

^7 

8,6 

+  19,5 

NEN 

Sereno. 

22 

37  9,0 

+  i3,o 

ENE* 

Sereno. 

27 

10,7 

+  16,6 

e" 

Sereno. 

33 

37  11,8 

+   7,0 

N  E 

Sereno. 

37 

10,3 

+  14,0 

S 

Sereno',  nuv. 

24 

37  10,3 

+   8,0 

N  0 

Sereno,  nuvolo 

27 

«,7 

+  iS,5 

S  0 

Sereno,  nuv. 

25 

37  9,2 

+    8,3 

N 

Sereno. 

27 

94 

+  i3,6 

s 

Nuv.    (liovoso. 

36 

^7    8,7 

+   9,0 

N 

Nuvolo  rotto. 

27 

7,9 

+  10,5 

N  E 

Poca  piog.  nuv. 

27 

27    7,6  +    7,4 

N  EN 

Nuv.  ser.  nuv. 

27 

6,9 

+  12,5 

so. .. 

ON   Poc.go.nu. 

28127   5,8{+   Q,3 

E* 

Piog  tuon.  nuv. 

27 

8,0 

+  II,C 

s      Nuv.piov.  rott. 

2027   0,0 

+   7,8 

ON  0 

Nuvolo  roito. 

27 

8,7 

+  i3,o 

0     Nuv.  sereno. 

3o 

^7    9'0 

+   8,c 

E 

Sereno. 

27 

8,8 

+  14,5 

s  0    Sereno. 

Alcezza  mass,  del  bar.  j 

3oll.  27  lin  11,8 

Altezza   mass,  del  term. +19,5 

. »   27    »      3,6 

minima +  5,o 

»  27   »     8  866 

Quant 

ita  di  pioggia  poll 

0  lln.  43,83. 

^ 

! 
1 

1 

BIBLIOTECA  ITALIANA 

eilloaidaio   VI 820. 


PARTE    I. 

LETTERATURA    ED    ARTI    LIBERALI. 


Memorie  che  ebbero  i  preinj  e  V  access! t  in  risposta 
al  quesito  =  «  Qual  sia  il  mezzo  migliore  ed  it 
)>  pill  economico  di  pro'vi^edere  alia  sassistenza  ed 
»  alia  educazione  de'  figli  abbandonati ,  senzaag- 
»  gravio^  o  col  jninore  possibile  ^  delle  pubblichs 
5)  amministrazLoni ,  e  col  maggior  possibile  van- 
i)  taggio  dello  Stato  ,  calcolandone  il  presumibile 
y  niimero  in  4600  individid  »  =  pubblicato  dalla 
sezione  centrale  del  C.  R.  Istituto  di  scienze ,  let- 
tere  ed  arti  in  Padova  il  16  luglio  1818,  n.°  248. 
Seconda  Edizione.  —  Venezia,  1819,  per  Fran- 
cesco Andreola.  Un  vol.  in  8.°  di  pag.  ig'j.  ,  con 
alcune  tavole. 

X^Ai  torcln  deir Andreola  di  Venezia  e  uscita  la  se- 
conda edizione  delle  tie  Memorie  o  Disseriazioni,  che 
riportarono  nel  p.  p.  anno  1819!  premj  &\  accessit 
fra  le  3/  Memorie  che  vennero  insinuate  a  quel- 
r  eccelso  I.  R.  Governo ,  in  risposta  al  succennato 
quesito  proposto  da  un  Anonimo  ,  e  pubbhcato  dalla 
Bibl.  Ital.  T.  XVIII.  10 


146         MEMORTE  CH*  BBBERO  I  PRKMJ  E  tJ  ACCESSlt 

se/.ione  cent  rale  del  Cesareo  Regin  Istitnto  delle 
scienze  ,  Ictiere  ed  arti ,  residente  in  Fadova  ,  con 
9UO  avviso   18  la«>lio    18 18,  num.  248. 

Non  abbiamo  potato  es[)orre  il  nostio  sentimento 
sopra  Li  prima  edizione  di  quest*'  opera  ,  uscita  qual- 
che  mese  prima  dai  torchi  della  Minerva  in  Pado- 
va ,  perche  i  pochi  esemplart  che  ne  vennero  stam- 
pati  furono  per  la  piu  parte  distribuiti  ai  p-abblici 
dicasteri  ed  ufiizj  ,  cosiccbe  pochissimi  ne  circola- 
rono,  ed  in  fatfi  a  noi  giiinsero  ad  un  tempo  stes- 
so,  e  solo  in  questi  ultimi  giorni,  ambedue  le  edi- 
zioni. 

Soddisfacendo  quindi  al  dovere  che  ci  incumbe 
di  portare  a  pubblica  conoscenza  questo  lavoro  di 
politica  economia  ,  dobbiamo  premettere  un  giusto 
tributo  di  rispettosa  ammirazione  verso  il  Governo 
di  S.  M. ,  i  cui  salutari  eccitameiiti  valsero  a  pro- 
mnovere  tanto  filantropismo  ,  quanto  ne  manifesta 
e  r  Anonimo  rlie  ha  proposto  il  quesito  ed  of- 
ferti  i  premj ,  ed  il  concorso  di  87  ingegni  che 
all'  onore  aspirarono  di  cogUere  questa  palma. 

E  vero  che  la  pubblica  voce  e  fama  ravvisa  sotto 
r  aspetto  di  questo  anonimo  un  tratto  del  cuore 
jreneroso  ed  esimio  di  S,  E.  il  sig.  conte  di  Goess , 
allora  governatore  delle  Venete  provincie  ,  ed  at- 
tuale  Aulico  Caiicelliere  del  Regno  Lombardo-Vene- 
to  ;  ma  quand'  anche  questa  opiaione  non  fosse 
figlia  che  dell'  alta  stima  universale  che  queir  ot- 
timo  raitiistro  ha  saputo  conciUarsi  ,  ridonderebbe 
sempre  a  gloria  del  Sovrano  augustissimo ,  che  dei 
suoi  consigli  si  giova,  e  del  Governo  al  di  lui  pre- 
sidio aflidato. 

Fra  questo  numero  ci  assicura  la  Sezione  centrale 
delV  Imp.  Regio  Istituto ,  che  sette  Memorie  ven- 
nero coiiosciute  degne  di  particolare  attenzione , 
due  delle  quali  meritarono  i  proposti  premj ,  una 
r  accessit ,  e   quattro  la  menzione  onorevole.  , 

Noi  parleremo  soltanto  delle  tre  prime  ,  giacche 
cpieste    sole    si    puliblicarono    colic     stampe.     Non 


SUL  MEZZO  DI  PROV.  At  FIGLI  ABB.\NDONATI.     I  4T 

essend.o  ufficio  nostro  il  pi-onunziare  sul  merito  di 
queste  Meniorie  ,  giacche  il  giudizio  e  stato  ema- 
nato  ,  ci  limiteremo  ad  osservare  ,  che  avendo  il 
Governo  comandata  la  stampa  di  tutte  tre  assieme, 
convien  dire  che  la  Commissione  incaricata  di  stabi- 
lirne  il  merito  risp^ttivo  ,  abbia  in  esse  riscoatrate 
delle  particolari  circostanze  valevoli  a  tenere  inde- 
cisa  la  preferenza  ,  ed  abbia  essa  Commissione  cre- 
duto  giusto  ,  che  se  da  un  canto  era  suo  dovere  di 
determinare  il  rango  di  dette  Memorie  tra  loro  , 
dovesse  pero  lasciarsi  libero  corso  al  giudizio  del 
pubblico  sopra  di  tutte  tre ,  e  particolarmente  de- 
gli  uomini  profondamente  periti  nella  difficile  ma- 
niera  di  sostenere  la  pubblica  amministrazione,  che 
si  trovano  sparsi  in  diiVerenti  paesi, 

A  cosi  pensare  ci  persuade  il  Decreto  governativo 
24  febbrajo  1819,  N."  63i  p.p.,  che  ne  ha  coman- 
data la  complessiva  stampa ,  il  quale  dichiara  essere 
quella  disposizione  diretta  non  solo  a  far  conoscere 
i  tre  Progetti  premiati  ,  ma  ad  ottenere  altresi  un 
risidtato  forse  ancora  pile  soddisfacente  doll  attrito 
delle  opinioni ,  che  i  dotti  porteranno  sopra  le  me- 
desime. 

Per  quindi  secondare  lo  spirito  sempre  benefico 
delle  governative  intenzioui ,  e  nostro  dovere  di 
esporre  con  brevi  cenni  il  contenuto  delle  tre  Me- 
morie in  discorso ,  onde  offerire  alle  opinioni  dei 
dotti  opportuna  occasione  di  svilupparsi ,  come  de- 
sidera   col  suddetto  Decreto  T  I.  R.   Governo. 

U  primo  premio  di  lir.  600  italiane  fu  accnrdato 
alia  Memoria  portante  V  epigrafe :  Delicta  majorum 
immeritus  lues^  di  cui  si  conobbe  autore  il  siguor 
dottor  Pvenato  Arrigoni ,  I.  R.  Aggiunto  presso  la 
R.  Delegazione   di  Vicenza. 

11  secondo  premio  di  lir.  400  italiane  venue  con- 
cess  o  alia  Memoria  contrassegnata  dalP  epigrafe : 
Quod  superest  date  paupcribus ,  di  cui  si  scoperse 
autore  il  sig.  Antonio  Ouadri,  I.  R.  Segretario  del- 
r  eccelso  I.  R.  Governo  di  Venezia. 


148      MKMORIE  CH'  BBBERO  I   PREMJ  E  L    ACCESSIT 

Finalmente    si   riconobbe    degna    deir  acccssit    la 
Memoria  portante  1'  epigrafe  :  Nihil  est  turpias,  quam 
co^nitioni  et  peiceptioni  asscrtionem ^  approbationem- 
que  proenurcre ,  della  tjuale  si    rilevo  autore  il  sig.      j 
Liiif'i  Ca^ariiii ,    Segretario  prcsso  la  Congrogazione     | 
centrale  in  Venezia. 

Seonircmo  dmiqup  I'ordine  sopraddetto,  e  la  stam- 
pa  della  seconda  edizioue  ,  per  otierire  al  [)ubbli- 
co  ,  com'  e  nostro  ufficio  ,  la  compilazione  dei  ri- 
spettivi  Piogetti. 

II  siw.  Arrigoni  comincia  dal  mostrare  la  necessita 
di  provvedere  ai  fanciulli  indigeiiti  che  si  trovano 
abbindonati,  lo  clie  appanto  e  Y  oggetto  del  que- 
sito  e  de'  prenij. 

Divide  poi  la  sua  Dissertazioue  nei  punti  segiienti : 
1.°  Oii<Tine  e  stato  dei  figli  o  fanciuUi  abbandonati ; 
f2,.°  IMisurc  niorali  ,  politiche  ,    civili   e  penali  per 
diminuire  e  prevenire  il  loro   abbandono  ; 

3.°  CoUocamento  e  mantenimcnto  dei  medesimi; 
4."  Mezzi    utili    o    aiiclie    necessarj    per  lo   stesso 
loro  collocamento  ,    e   per  supplire   alle  spese  della 
sussistenza  ed  educazione  loro; 

5/'  Diversi  vaiitaggi  di  tali  provvedimenti. 
Ci  duole  che  \  ingcgno  del  nostro  autore  siasi 
inutdmentc  impiegato  per  tre  quinti  deir  opera ,  e 
precisamente  per  49  delle  88  pagiue  di  questa  I\Ie- 
moria,  trattando  con  raolta  diflusione  gli  articoli  i ', 
2  e  5  1  i  quali  niente  contemplano  la  soluzione  del 
quesito ,  e  che  se  fossero  piu  brevi  e  coacisi ,  po- 
trebbero  tutto  al  piu  considerarsi  i  due  primi  co- 
me introduzione  ,  e  1'  ultimo  conie  la  chiusa  di  qite- 
sto  discorso. 

11  quesito  prcsenta  4600  fanciulli  da  provvedere  -, 
uon  vi  e  quindi  luogo  ad  indagare  la  loro  origiae 
e  condizione  ,  ne  ad  impedirne  T  esistenza ,  giac- 
che  csistono  ;  meno  puo  occorrere  d'  investigarne 
il  numero  ,  quando  questo  ci  e  dato  nella  precisa 
quantita  di  45co  individui ;  i  vantaggi  poi  di  que- 
sta provvidenza  sono  tanto  evidenti,  che  non  vi  e 
bisogno  di  un  apposito  articolo  per  assicurarcene. 


90L  MEZZO  DI  PROV.  AI  FIGLI  ABB\NDONA.TI.    1 49 

Lasriando  ai  lettori  il  piacere  cli  gustare  le  eru- 
dizioni  sparse  nei  suddetti  tre  articoli  ^  stranieri  alia 
soluzione  del  qiieslto ,  noi  ci  limiteremo  ad  analiz- 
zare  gli  articoli   3  e  4  che  teudono  a  questa. 

Si  propone  col  ter^o  articolo  la  maniera  di  col- 
locare  e  inantenere  i  fanciulli  abbandonati.  Percio 
]i  divide  in  due  classi,  cine  =:  idonei  a  qualche 
occupazione  o  lavoro ;  =  ed  assolutamente  inablli. 
In  tre  forme  si  pensa  al  loro  collocaniento  e  nian- 
tenimento  :  esse  sono  le   seguenti : 

i.°  Per  quanto  sia  possibde  verranno  collocati 
press:)  famiglie  di  villici   o  di  artigiani  ; 

2."  Gr  infermi  si  passeranao  ajili  ospita!i; 

3."  Gli  altri  verranno  ricoverati  in  appositi  ospizj 
o  depositi  da  erigersi  nei  capi-luoghi  delle  pro- 
vincie. 

Le  spese  ncf^essarie  per  le  suddctte  tre  sorte  di 
coUooamento  saranno  snstenute  secondo  i  principj 
gcnerali  stabiliti  dalle  m^issime  vigenti  relative  alia 
diversa  condizione   dei  bisognosi,  cioe  : 

i.°  Le  casse  comunali  provvederanao  al  mante- 
nimento  dei  fanciulli  abbandonati ,  che  saranno  co- 
nosriuti  di  appartenenza  dei  rispettivi  comuni  ; 

2."  Le  casse  provinciali  sosterranno  il  manteni- 
mento  di  quelli,  la  provenienza  dei  qu:\li  fosse  dub- 
biosa  od  ignota ; 

3.°  II  Regio  Tesoro  concorrera  per  le  spese  dei 
ligli  d' impiegati ,  dei  militari ,  dei  carcerati,  degli 
esteri ,  e    simili. 

L'  autore  determina  secondo  le  eta  anche  la  mi- 
sura  delle  pemioni  da  corrispoadersi  alle  famiglie 
che  accoglieranao  alcuni  di  questi  fanciulli,  ma  non 
fa  parola  del  modo  di  provvedere  a  quelli  ,  che 
dopo  essere  passati  alP  ospitale  pome  infermi  ,  si 
fossero  risanati;  e  ci  lascia  pure  ignorare  la  maniera 
e  la  spesa  pei  depositi ,  che  vuole  istituire  in  ogni 
capo-lnogo  di  provincia,  e  pei  quali  non  accenna 
il  modo  di  erigerli,  di  sistemarli,  disciplinarli,  prov- 
Tcderli  d' effetti ,  d' utensili  e  di  rnezzi  d' istruzione. 


'l^O      MEMORIl!  CIl   EBBEBO  T  PREMJ  E  L    ACCESSIT 

Egli  dice  bensi  che  tali  depositi  potrebbero  aprirsi 
in  nil  quarto  degli  attnali  orfaiiotrofj  od  ospitali , 
ma  noil  ci  assicura  clie  esistano  tali  qunrti  dispo- 
nibili,  ne  si  fa  cariro  delle  prime  spese  necessarie 
per  appUcarli  a  qnesta  miova  istituzione. 

Passando  poi  al  (juarto  articolo ,  cioe  ai  mezzi 
coi  (juali  supplire  a  tutte  le  spese  che  dovranno 
essere  la  conse";uenza  delle  trc  forme  di  coUoca- 
mento  indicate  nel  precedente  articolo  ,  V  autore  li 
divide  come  segue: 

I.''  Distinzioni,  onori ,  encomj  ,  esenzioni  di  tas- 
se,  di  contributi,  di  servigio  militare  e  di  coscri- 
zione ,  di  boUo ,  registro  ed  altri  diritti  a  favore  di 
quelli  che  accoglieranno  gratuitameute  qualche  fan- 
ciullrt  abbandonato  ; 

2.°  Prcmj  ai  parrochi,  impiegati  ed  altri  che  con- 
tribuiranno  a  tale  collocamento ; 

3.°  Tasse  da  imporsi  ai  trafficanti  a  benefizio  dei 
suddetti  fanciiiUi ; 

4.°  Sovvcnzioni  e  soccorsi  a  vantaggio  dei  raede- 
simi ,  ed  a  carico  delle  ordinarie  amministrazioni 
di  pubblira  beneficenza  ; 

5/  Obblazioni  spontanee  ed  elemoslne  da  procu- 
rarsi  anche  con  periodiche   sottoscri/ioni  ; 

6."  Cessioni  dei  crt^diti  iaesigibili  dei  privati ,  che 
verranno  fatte  al  Pio    Istituto  ; 

7."  Finalmente  in  qujnto  e  per  quanto  i  suddetti 
mezzi  non  fossero  sufficienti  ai  bisogni ,  sara  sup- 
plito   dalle  pubbUche   tasse, 

Qnest'  ultimo  sussidio  resta  suddiviso  a  tenore 
della  respettiva  appartenenza  degl'  individui  sopra 
tre  fonti  diverse  ,  come  si  e  detto  nel  precedente 
articolo  ,  cioe  : 

8.°  SuUe  casse  comunali ; 

9.*  Su'le  casse  provinciali; 

io.°  Sul  Regio  Tesoro. 

Considerando  attentamente  la  natura  di  queste 
dieci  qualita  di  mezzi  proposti ,  si  riducono  tutti 
sotto  le  tre  seguenti  categoric  : 

■   ■       / 


SUL  MEZZO  m  PROV.  AI  FIGLI  ABBANDONATI.    l5l 

Obblazioni  spontanee  ; 

Pubbliche  imposte  ; 

Esenzioni  dal  servizio  /nilitare. 

Di  fatti  i  prodotti  contcmplati  dagli  articoli  5  e  6 
appartengono  unicamente  alia  prima   categoria. 

Tutti  gli  altri  poi  alia  seconda,  mentre  anche  le 
esenzioni  ,  i  premj ,  le  immunita  ,  ed  i  soccorsi  di 
vario  genere,  clie  vogliono  dedicarsi  a  questa  uuo- 
va  f.tndazione  ,  non  possono  che  produrre  nelle 
pubbiirlie  casse  e  nelle  ordinarie  amministrazioni 
dei  vunti  e  delle  deticienze  ,  per  sanare  le  quali 
converra  acrrescere  le  solite  imposte  e  regalie  , 
COS!  esigendo  il  regolare  andamento  della  pubblica 
ecoaomia,  la  quale  non  puo  procedere ,  so  le  ren- 
dite  non  sono  in  equilibrio  con  le   spese. 

Finalmente  parlando  delle  esenzioni  dal  servigio 
»:nilitare,  che  il  nostro  autore  vuole  concedere,  non 
possiamo  dispensarci  di  riflettere  die  queste  verreb- 
berocolte,  almeno  iu  gran  parte ,  da  quelli  appun- 
to ,  che  per  la  legge  coscrizionale  dovrebbero  es- 
sere  i  primi  a  marciare ,  e  che  percio  il  vantaggio 
di  tale  immunita  dovrebbe  poi  necessariamente  ri- 
cadere  ad  aggravio  delle  altre  classi ,  cioe  di  quelle 
appunto ,  che  interessa  di  sollevare  dalla  requisi- 
zione  militare. 

Non  entreremo  ad  esaminare  quanto  poco  calcolo 
possa  farsi  delle  obblazioni  spont^^nee ,  e  quanto  no- 
civo  sarebbe  aache  alia  stessa  nuova  pia  I&tituzione, 
che  si  tratta  di  erigere  ,  T  applicare  quegli  espe- 
dienti  ,  che  sotto  qualsiasi  forma  e  denominazione 
appartengano  alia  categoria  delle  pubbliche  impo- 
ste ,  mentre  questa  fatica  ci  venne  risparmiata  dalla 
susseguente  Memoria  del  sig.  Quadri ,  che  ottenne 
il  secondo  premio ,  coUa  quale  compiutamente  dimo- 
stra  rinsufficienza  di  que&ti  due  mezzi  per  provve- 
dere  alia  cosa. 

Non  occorre  del  pari  mostrare  gV  inconvenienti , 
che  r  esenzioni  dal  militare  servigio  in  favore  dei 
raccoglitori  degli  abbandonati  porterebbero  alle  classi 


102      MEMORIE  OH   EBBEUO  1  i'REMJ  EL   ACCESSIT 

privilcgiate  dalla  coscriziono.  Dal  nostro  canto  ci 
basta  osporre  cio  che  vciine  proposto  ,  ed  entraa- 
do  nelLi  saviezza  delle  iii^pazioni  del  Govenio  che 
comando  la  stampa  coniplessiva  delle  preininte  Dis- 
sertazioni  ,  lasceremo  al  criterio  del  pubblico  il 
ginditare  ,  se  col  progettare  di  acorescere  le  pub- 
Bliche  imposte,  e  di  rcndere  piu  grave  la  legge  di 
coscrizione  ,  siasi  corrispn&to  ad  un  quesito ,  die 
ha  per  oggetto  prinrip;de  di  provvedere  al  biso- 
gno  senza  aggravio^  o.col  niinoi  e  possibile  ^  delle  pi ih- 
biiche  amTviiiistrazioid ,  e  col  maggiore  possibile  vaa- 
taggio  dello  Stato. 

11  sig.  Qiiadri  ,  autore  della  seconda  IMeraoria , 
non  si  occnpa  ad  indagare  Torigine,  la  condjzio- 
ne ,  ne  il  numeto  degli  abb?nd<>nati  ,  poirhe  tali 
investigazioni  sarebbeio  inutdi  ,  nientre  il  quesito 
glie  ne  consegna  4600  ,  tutti  bisognosi  egualmente 
di  provvedimeato. 

Comiiicia  egli  col  mostrare  le  somme  difficolta 
che  si  presentano  alia  erezione  di  pubblifi  ospizj 
o  depositi ,  gV  inconvenienti  che  ne  risultiino  ,  la 
grandenza  dt- He  spese  di  prima  istituzione ,  e  di 
quelle  occorrenti  per  T  annuo  ordinario  manteni- 
niento  dei  ricoverati ,  e  ct  ntessa  di  non  connscere 
da  ((ual  fonte  possano  trarsi  i  niezzi  necessarj  per 
sostenerie  ,  senza  disapnunto  delle  altre  ])ubbliche 
amministrazioni ,  lo  die  si  deve  e\  itare  ,  quando  vo- 
glia  sciogliersi  il  quesito. 

Goir  autorita  d'inveterata  esperienza  espone  egli 
quanto  sia  facile  di  collocare  questi  fanciuUi  presso 
■villiche  famiglie ;  espediente  quesro  che  allontana 
ogni  spesa  di  prima  istituzione ,  e  modera  rjuella 
dell' annuo  mantenimento.  Quindi  conchiude  col  pri- 
mo  articolo  ,  doversi  adnttare  la  massima  di  col- 
locare i  45co  fancinili  abbandonati  presso  famiglie 
agricole  contro  una  conveniente  pensione  o  com- 
penso ,  che  dietro  un  bene  ragionato  calcolo  am- 
rnonta  in  coniplesso  ad  annue  lir.  280,000  ,  com- 
preso  anche  un  fondo  di  riserva  di  lir.   10,000. 


SUL  MEZZO  Dl  PROV.  AI  flGLI  AEBAISIDONATI.    l53 

II  secoiido  articolo  di  questa  Memoria  versa  suUa 
m  niera  di  tiovare  queste  lir.  28c, ooo  annue,  sen- 
za  orgravare  alruna  pubblica  cassa  o  amniinistra- 
zione,  lo  che  in  sostanza  e  Toggetto  esscnziale  del 
quesito. 

II  nostro  autore  desrrive  le  varie  fonti  dalle  quali 
porrebbf  sor2;ere  questa  somma ,  e  dimostra  che 
non  sarebbe  coiivenienie  agsravare  le  pubbliche 
casse,  perche  rjo  retideiebbe  necessaria  un''  agjiiunta 
d'  imposta  a  fa-,  ore  dei  poveri ,  il  che  sarebbe  piii 
daniioso  che  utile  al  nuovo  Istituto  ,  ed  a[)rirebbe 
r  adito  a  dei  mali  forse  piu  grandi  di  quclli  che  si 
tratta  di  allontanare  :  che  niiin  sussidio  potrebbe 
darsi  ai  n  stri  fi^nciuUi  dalle  altre  amininistrazioni 
ordinarie  di  pubblica  beneliceiiza ,  perche  le  mede- 
sinie  si  trovano  in  un  continuo  rilevante  sbilancio: 
c  che  fmalmente*  non  si  puo  far  conto  di  nuove 
spontanee  obblazioni  ,  atteso  che  la  dove  queste 
lianno  potuto  ottenersi  vennero  applicate  al  bando 
della  niendicita  ,  e  cpiindi  una  diversione  a  fiivore 
degli  abbandonati  sarebbe  una  mina  che  farebbe 
crollare  un  edificio  giii  sussistente ,  e  forse  piu  in- 
teressante  di  quello  che  si  vorrebbe  istituire. 

Dietro  questi  fondati  ragionamenti,  conclude  pro- 
ponendo  tre  mezzi ,  F  uno  o  V  altro  dei  quali  po- 
trebbe impiegarsi  per  oBeriro  un  adeguato  conipenso 
alle  famiglie  presso  le  quali  verranno  collocati  i 
4800  fanciuUi.  Questi  tre  mezzi  sono  i  seguenti: 

i.°  Ottcnere  mediante  il  Regio  Lotto  le  annue 
lir.  280,000  necessarie  al  coUocamento  di  questi 
fanciulli ; 

2.°  Applicare  la  coltivazione  dei  beni  comunali  a 
soUievo  dei  p<iveri  ,  e  particolarmente  a  \antaggio 
dei  suddetti  fanciulli ; 

3.°  Comblnare  uno  con  Y  altro  gli  accennati  due 
mezzi  onde  nieglio  assicurare  la  loro  riuscita. 

Sul  primo  osserva  Y  autore  che  il  Lotto  non  e 
urj"  imposta  ,  ma  una  tassa  puramente  volontaria  , 
che  viene  soddisfatta    da    chi    di  buoa  grado  vi  si 


l54      MEMORIE  CHEBBERO  I  1»UEMI   E  I.'  ACCESSIT 

sottopone  :  che  nello  provincie  Venete  si  verificauo 
aniiuahnente  doclici  niilioni  e  mezzo  di  giiii>chi,  e 
che  quindi  an,giuiigeudo  due  soli  centesimi  ad  ogni 
giiioco  inferiore  ad  una  lira ,  e  5  centesimi  per  ogni 
giuoco  di  una  lira  ,  o  superiore  a  qnesta  somina  , 
si  rarcoglierebbero  appunto  con  ipiePt;-  aggiunte  le 
annua  Ur.  280,000,  necessarir  per  soddisfarc  le  pcn- 
sioiii  dei  nostri  4600  abhandonati.  Fa  egli  cono'.ccre 
clie  questo  espediente  n  >n  portn  i  caratteri  delF  im- 
polite, ne  r  incertezza  delle  obblazioni  spontanec  , 
e  che  la  sua  attivazione  niente  toghe  a  qualsiasi 
pubblica  cassa  o  amministrazione  ,  e  nori  porta  il 
menomo  irabarazzo  ,  ne  la  menoma  spesa. 

Non  possiamo  infatti  rifiutare  un  giusto  encomio 
al  sig.  Quadri ,  rhe  ha  saputo  procurarsi  in  qucsta 
guisa  le  ocrorrenii  lire  280,000,  senza  aggravare 
alcuna  pubblica  cassa ,  o  amministrazione ,  senza 
accrescere  od  alter  are  le  ordinarie  pubbliche  im- 
'poste,  e  senza  obbl!«;are  i  particolari  ad  alcun  nuovo 
'dovere.  Chi  di  buon  grado  vuole  azzardare  al  lotto, 
per  esempio,  80  centesimi,  ne  dovra  invece  az- 
zardare 82 ,  e  chi  arrischia  per  esempio  lire  So , 
dovra  invece  arrischiare  lire  5o ,  e  centesimi  cin- 
que: r  aggiunta  e  obbligatoria  ,  ma  non  e  doveroso 
il  giuocare. 

Questo  ritrovato,  quanto  semplice,  altrettanto  sti- 
mabile,  manifesta  certamente  anche  pel  modo  ra- 
gionato ,  con  cui  venne  esposto  nella  premiata  Me- 
mnria  ,  un  ingcgno  molto  versato,  e  profondo  nei 
ditl'erenti  rami  della  pubblica  economia. 

Ma  se  noi  siamo  contenti  di  questo  savio  espe- 
diente,  non  lo  e  il  sig.  Quadri,  il  quale  per  sod- 
disfare  a  tutte  le  parti  del  quesito  non  si  limita 
a  collocare  i  4600  fanciulli,  e  ad  assicurar  lore  le 
annual!  pensioni,  ma  vuole  altresi  che  la  sua  so- 
luzione  si  estenda  anche  alle  ultime  parole  del  tpie- 
sito ,  cioe  che  la  cosa  si  faccia  col  maggiore  pos' 
sihile  vantaggio  dello  Stato. 

C<)nosce  r  autore ,  che  nel  Voneto  territorio  esi- 
fitono    326,835    tornature    di     beni    comunali,    che 


SUL  MEZZO  DI  PROV.  AI  FIGLI  ABBANDONATI.    l55 

producono  una  tcnuissima  rendita ,  calcolabile  tutto 
al  piu  in  annue  lire  229,302.  Mostra  egli  quaato 
interessa  pel  bene  geuerale  dello  Stato  di  rendere 
fecondi  questi  terreni ,  e  quindi  comincia  col  dedi- 
carne  sei  tornature  a  favore  di  ciascheduno  dei  no- 
stri  4500  fanciulli ,  concedendo  questo  fondo  ad  uso 
perpttuo  di  quella  famiglia  agricola ,  che  assumera 
la  ciLStodia^  il  mantenimento  ^  e  la  educazione  dinxi 
abbaiidonato.  Questa  distribuzione  ridurrebbe  a  col- 
tura  27  mila  tornature  dei  suddetti  beni  comunali, 
era  (|iiasi  del  tutto  sterili,  e  tenderebbe  a  piantare 
la  prima  radice  di  un  piano  ,  che  deve  interessare 
le  viste  sovraue  e  governative,  air  oggetto  di  con- 
seguire  ua  conveniente  profitto  dal  copioso  numero 
del  fondi  comunali  di  quasi  niuna  rendita  ,  che  oc- 
cupano  quasi  la  quinta  parte  della  totale  superficie 
delle  provincie  venete. 

L'  autore  provvede  a  tutte  le  cautele  necessarie 
alia  conser\  azione  dei  suddetti  fondi ,  onde  non  so- 
laniente  sieno  utili  al  coUocaniento  degli  attuali 
4000  fanciulli ,  ma  costituiscano  in  certa  guisa  4600 
pii  stabilimenti  sparsi  nelle  varie  parti  del  Veneto 
territorio  ,  e  sempre  aperti  all'  accoglimento  di  qual- 
che  fanciullo  raeritevole  dei  soccorsi  della  pubblica 
beneficenza ,  quando  anche  i  nostri  4600  individui 
fossero  morti ,  o  resi  adulii ,  od  in  qualunque  altra 
raaniera  alloiitanati  dal  loro  collocamento  primitivo. 

Dubita  pero  T autore,  e  con  ragione,  che  questi 
assegni  di  terreno,  senza  il  contemporaneo  ajuto  di 
qualche  sovvenzione  in  danaro,  non  riportino  tutto 
quel  buon  successo  che  il  bene  dello  Stato  richiede, 
mentre  egli  non  solo  contempla  di  collocare  i  45oo 
abbandonati,  ma  le  sue  mire  si  esteiidono  ancora 
a  rendere  agiate  4600  faniiglie  villuhe  di  quelle 
appunto  che  marciano  sulf  orlo  deirindigenza,  e 
di  arricchire  il  Veneto  territorio  coi  prodotti  di  27 
mda  tornature  di  superticie ,  ora  sterile  ed  incolta, 
onde  aumentare  in  tal  guisa  la  massa  delle  indigene 
produzioni,  ed  il  numero  dei  possidenti ,  e  quindi 
porgere  anche  soUievo  agli   attuali   censiti,    poiche 


l56     MEMORIE  GH"  EBBERO  I  PREIMJ  E  L  ACCESSIT 

allora  le  imposte  prediali  potrebbero  ripartirsi  so- 
pra  4800  dittc  iK  estimo  cU  uuova    aggreg;izione. 

Sull'esempiv)  adiinque  deir  Inghiltcrra  ,  e  coUa  ri- 
spettabile  autorita  di  Artiiro  Joung,  il  sig.  Quadri 
propone  ,  oliB  a  qucsti  niiovi  possidenti  si  consrgni 
col  suddi'tto  terreiio  anclie  un  sussidio  di  lire  5oo 
itali:ine  |)er  ciaschediino  ,  il  quale  debba  impirorarsi 
per  erigere  su!  foudo  siesso  una  capanua,  e  per 
i'acquisto  di  una  vacca  ,  d' un  m^'jale  ,  di  alcune  se- 
menti  ed  attrezzi. 

Coereite  sempre  a  se  stesso  T  autore  nel  tencr 
lontane  le  imposte  ,  rombina  ingegnosamente  la  sua 
prima  proposizioiie  sul  lotto  con  questa  della  distri- 
buzione  dei  beni  comunali ,  e  provvede  ai  4600 
sussidj  di  lire  5co  per  ciascliednno ,  medianteTag- 
giunta  di  un  solo  centesimo  sopra  ciaschedun  giuoco 
del  lotto  di  qualunque  snmma  esso  sia  ,  coila  (juale 
percezione  compone  egli  un  annuo  prodotto  suiH- 
ciente  a  porgere  nel  giro  di  pochi  anni  il  suddetto 
sot  corso  di  lire  5oo  a  tutte  le  famiglie ,  che  fino 
dal  prirao  anno  avessero  ricevuto  un  fanciuilo,  e 
con   questo  il  rispettivo  terreno. 

Ea^li  determina  saviamente  le  norme  da  seguirsi 
nella  distnbuzione  successiva  del  suddetto  sussidio, 
e  trova  anche  la  maniera  di  diminuirne  possibil- 
raente  la  somma. 

Cosi  compiuta  che  sia  Y  operazione  proposta ,  ri- 
sultera  il  pieno  coUocaniento  dei  4600  fanciuUi,  e 
si  avra  provveduto  con  sicurezza  alia  costante  sus- 
sistenza  non  solo  di  essi,  ma  anche  di  4600  fami- 
glie di  poveri  villici  componenti  air  incirca  20  mila 
individui,  i  quali  senza  di  cio  sarebbero  sempre 
nel  pericol'j  di  cadere  in  miseria,  11  territorio  ve- 
neto  si  arricchira  di  nuovi  prodotti ,  e  le  imposte 
si  ripartiranao  sopra  una  piu  estesa  superficie  frut- 
tifera,   e  sopra  un  maggior  numero  di  censiti. 

Fiualmente  nel  terzo  capo  il  nostro  autore  assi- 
cura  con  un  pratico  regolamento  V  esecuzione  del 
suo  progetto.  Egli  descrive  tutto  cio  che  far  de- 
vono    Ic    diverse    autorita    amministrativo-polttiche 


SUL  MEZZO  DI  PROV.  AI  FIGLI  ABBANDONA.TI.     iS? 

interessctte  in  questo  proposito :  prescrive  i  doveri 
cd  I  diritti  tanto  dei  fanciulli  che  si  colloclieranno 
presso  le  famiglie  agricole,  quanto  qiiclli  delle  fa- 
miglie  medesime;  determina  V  ingerenza  e  la  sor- 
vegiianza  dei  parrochi  rispettivi ,  ed  assegna  ai  fan- 
ciulii,  i.lle  famifflie  ed  ai  parrochi  quei  premj ,  che 
essci  devono  la  finale  ricompensa  delT  adenipimento 
del  loro  rispettivi  doveri  ,  senza  pero  trascurare 
a- cho  1  indirazi' ne  di  quei  rispannj ,  che  si  ren- 
(1>  n>  ncecssarj  per  preparare  i  fondi  a  detti  premj 
tor)i'^()('ndenti  ,  i  quali  entr?no  nella  massa  delle 
provvidenzf  f-uogerite  nel  secondo  capo,  eviiando 
seinpre  V  autore  tiitto  cio  che  puo  recar  danno  alle 
altre  arr.ministraziotii,  od  aggravare  qualunque  pub- 
bhca  cassa  ;  avvertenze  tiitte  che  provano  aver  egli 
esibita  la  soluzione  completa   del  proposto    quesito. 

La  terza  memoria ,  che  e  quella  del  sig.  Luigi 
Casarini,  ha  riportato  Y  Accessit.  Questo  progetto 
coiisiste  nel  raccogliere  i  4600  fanciulli  in  alcuni 
depositi ,  che  vuole  istituire  nei  capi-luoghi  delle 
piovincie  ;  nel  collocate  presso  villiche  famiglie 
quelli  dei  detti  fiinciulli  che  fossero  in  tenera  eta 
per  lasciarveli  fino  aH'ottavo  anno,  dopo  il  quale 
debbano  rientrare  nei  depositi  per  esservi  educati 
ed  istruiti.  Le  femmine  verranno  educate  e  dirette 
in  nianiera  da  diventare  utili  madri  difamigha,  ed 
i  maschi  saranno  iniziati  in  alcune  arti  piu  neces- 
sarie  ai  bisogni  della  vita  e  nei  militari  esercizj, 
pr^r  divenire  abili  soldati  quando  attingano  lanno 
18."°  deir  etci  loro. 

Per  r  espCLizione  di  queste  provvidenze  T  autore 
distingue  primieramente  le  spese  di  prima  istitu- 
zione,  da  cjuelle  occorrenti  per  T  annuo  nianteni- 
njcnto  dei  fanciulli, 

Soddisfa  alle  prime  coUa  speranza  che  il  Governo 
sia  per  sommniistrare  i  locaU  pei  proposti  ospizj ,  e 
sia  pure  disposto  di  anticipare  le  sonime  necessarie 
alle  spese  di  prima  istituzione,  le  quali  egli  sup- 
pone  che  potranno  indi  rifondersi  nel  tesoro  cci 
prodotti  della  prima  annata  delle  rendite  ordinarie, 


l58     MEMORIE  oh' EBBERO  I  PREMJ  E   h   ACCESSIT 

che  applica    a   qiiesta   naova    fondazione ,  come    si 
dira  in  appre«;so. 

Parlaiido  poi  deir  annuo  mantenimeuto  ,  T  autore 
lo  fa  asretidere  a  lire  779,926,  centesimi  37,  per 
suppUre  al  (juale  dispendio  propone  i  trc  seguenti 
mezzi: 

i.°  La  tassa  di  lire  4  italiane  per  ciasclieduno 
di  quei  coscritti  ,  i  quali  nou  venissero  re.juisiti 
nella  leva  militare. 

a.°  II  ricavato  dei  lavori  dei  fanciulli  d' ambo  i 
sessi,  che  verranno,  come  sopra^  raccolti  negli 
ospizj  destinati  al  loro  coUocamento  ed  educazione. 

3.°  L'  imposta  di  3  millesimi  per  ogui  scudo  cen- 
suario. 
L'  autore  calcola  per  approssiraazione  di  conseguire 

dalla  tassa  sni  coscritti  annue    .  lire  504,000.  — • 

Dal  prodotto  dei  lavori »      55,5co.   — 

E  fiiialmente  dall' imposta    sul    censo  »   260,216.  35 


In  tutto  lire  819,716.  35 
e  quindi  lire   39,791.  08    di  piu  del  bisogno, 

Mentre  si  encomia  V  ingegno  del  sig.  Casarini ,  e 
la  saviezza  delle  sue  viste  nel  preparare  ai  corpi 
militari  de»r  individui  die  desidera  educare ,  ed 
istruire  per  ([uesto  molto  importante  servigio  dello 
Stato,  non  possiamo  dispensarci  dalle  seguenti  os- 
servazioni. 

Primieramente  non  vi  e  alcun  fondamento  per 
supporre  che  il  Governo  sia  in  grade  di  sommi- 
nistrare  i  locali ,  e  di  anticipare  le  spese  di  pri- 
ma istituzione  pei  progettati  depositi. 

Inoltre  deve  rimarcarsi ,  che  le  tasse  a  carico 
dei  coscritti  caderebbero  sopra  individui,  i  quali 
appunto  per  questa  loro  condizione  e  pei  tanti  do- 
veri  cui  sono  necessariamente  chiamati  onde  sod- 
disfare  alle  discipline  coscrizionali,  sarebbero  i  meno 
atti  a  sosteneile. 

D'  uopo  e  riflettere  ,  che  circa  3  quarti  dei  co- 
scritti appartengono  a  faraiglie  viUiche  e  povcre,  e 


SUL  MEZZO  DI  VROV.  AI  FIGLI  ABBANDONATI.     iS^ 

die  percio  la  piu  parte  di    essi    avrebbe    il  mezzo 
di  mostrare  la  niiserabilitJi ,  per  esserne  esentati. 

L'  autore  prevede  cpiesto  caso  ,  e  propone  che 
la  tassa  dei  miserabili  sia  supplita  per  meta  dalle 
casse  comunali,  e  per  T  altra  nieta  dalla  massa  dei  co- 
sffitti  esenti  dalla  leva.  Questa  misiira  ridonderebbe  a 
2;rave  carico  delle  casse  comunali,  Ic  quali  per  sod- 
disfarvi  dovrebbero  aumentare  le  loro  imposte ; 
lo  che  sarebbe  in  opposizione  al  quesito,  e  dall' al- 
tro  canto  infliggerebbe  una  ripetuta  tassa  sopra  i 
roscritti, 

Il  prodotto  dei  lavori  dei  ricoverati  si  considera 
rertamente  il  mezzo  meglio  adattato  per  supplire 
a  questa  natura  di  spese,  ma  attenendosi  anche  al 
calcolo  del  nostro  autore ,  il  suo  prodotto  consiste 
i  in  uua  somma  di  poca  entita  ,  e  corrisponde  circa 
alia  quattordicesima  parte  delle  spese  che  annaal- 
mente  abbisognano. 

Finalmente    V  imposta  di    tre    millesimi   per    ogni 
i   scudo  censuario  e   uno    di    quei    suggerimenti ,    pei 
1    quali  coaviene  ripetere  quanto    abbiamo    osservato 
I    siilla  memoria  del  sig.  Arrigoni ,  cioe    che  la  parte 
!    essenziale  del  quesito    consiste    nel   provvedere    al 
biso£;no  seuza  aggravio  delle  pubbliche  amministra- 
zioni ,    e    quindi    senza    obbligare    lo  State  ad    au- 
mentare le  pubbliche  imposte. 

Questa  e  V  esatta  compdazione  delle  tre  premiatc 
IMemorie  ,  come  ognuno  potra  riscontrare  dalla  let- 
tura  delle  medesime,  ormai  date  al  pubblico  con 
tlue  successive  edizioni. 

La  prima  e  T  ultima  progettano  degli  ospizj  o 
depositi ,  ma  senza  calcolarne  la  spesa  e  senza  prov- 
vedere al  niodo  di  sostenerla. 

L'  uno  spera  che  gli  ospitali ,  Y  altro  che  il  Go- 
verno  accorrera  a  questo  articolo,  e  su  qxieste  spe- 
ranze  si  erigono  i  due  progetti. 

II  sig.  Quadri  esclude  assolutamente  gli  ospizj,  e 
per  dar  ragione  della  sua  negativa ,  ne  calcola  con 
fondamento   il    dispendio    della    prima    istituzione . 


t6o  MEMORIE    CH'  FEBERO    I    PREMJ  ,    CCC. 

chr  a«:cenclc    a  quasi    tre    niilioni    di    lire  italiane  , 
ch'  pgli  non  sa  ora  dove  trovare. 

II  sio;.  Arrigoni  ed  il  sig.  Casarini  piovveggono 
air  annuo  in^ntenimento  dei  nostri  fauciulli  con 
iiiolti  mezzi  i  <(uali  si  ridurono  quasi  tuUi ,  diret- 
tamente  o  indirettamente  ,  a  carico  dello  publ)liche 
casso  ,  e  die  devono  necessariamente  immernare  le 
pubbliche  imposte,  e  reudere  piu  grave  la  logge  di 
coscrizione. 

II  sio^.  Quadri  vieta  qualim  (ue  imposta  per  questo 
o^getto  ,  e  ti  ova  nelle  spontanee,  ma  slcure  otierte 
che  vengono  fatte  periodicanif^nte  agli  uffizj  del 
Regio  Lotto ,  un  espediente  ,  che  gli  somministra 
qu  into  abbisogna  per  V  esecuzione  del  suo  ben 
calcolato  progetto. 

E^li  non  trasciira  parte  veruna  del  proposto  que- 
sito  ,  poiche  ingegnosameite  combine  ed  intreccia , 
col  provvedimento  degli  abbandonati  fancinlh,  anche 
la  coltivazione  dei  fondi  sterili,  ed  apre  con  questa 
una  nuova  sorgente  di  nazionale  ricchezza.  Cosi 
assicura  la  sussistenza  a  circa  20,000  individui  oltre 
li  4500  contcmplati  nel  quesito  ,  e  prepara  un  col- 
locamento  perpetuo  a  quelli  che  succederanno  a 
questi  primi  indigent!.  Finahnente  rendendo  ubertosi 
nuovi  terreni,  migliora  la  condizione  di  tutti  1  pos- 
sidenti ,  mentre  p-.tranno  piu  comodamcate  distri- 
buirsi  le  imposte  prediali ,  che  ora  si  trovano  cir- 
coscritte  ad  una  meno  estesa  superficie.  Rispettando 
sempre  il  giudizio  che  ha  lissato  il  raiigo  delie  co- 
ronate memnrie,  lasceremo  alia  saviezza  dei  lettori 
il  dccidcre,  quale  delle  trc  abbia  sciolto  il  quesito 
in  tutte  le  sue  parti ,  le  quali  consistono : 
i.°  Nel  provvedere  a   4600  fanciulli ; 

2.*    Neir  eseguire    questo    provvedimento    senza 
aegravio  •, 
/     "3.°   Ovvero   col  minore  possibile    deile    pubbliche 
amministrazioni: 

4."  E  nel  combioare  quanto  sopra    col    maggiore 
possibile  vantaggio  deilo  Stato. 


idT 


Zi€  Odl  di  PiNDVRO,  tradotte  ed  illustrate  da  Anto- 
tojiio  M'ezz.^noite  ,  professore  di  lettere  greche 
neW  17/ liver  seta  di  Per  agin.  —  Pisa.  i!&i(),  presso 
Niccolo  Capturo  co  caratteri  di  F.  Didot.  Tomo  1° 
in  8.*\  di  pag.  dog  e  \\\v  di  prefazione^  in  carta 
veliiia^  e  col  ritratto  di  Piadaro  a  contorni. 


X^UESTO  volume  fa  desiderare  il  secoado,  e  quando 
sara  uscito  potiemo  dire  di  avere  mi  Pindaro  fatto 
it^liano  da  mettere  in  mano  a  tutti  coloro  che  de- 
siderano  conoscere  il  prin;Mpe  de'  lirici  greci.  Cosi 
vanno  trattati  i  Classici  antichi :  prima  il  testo:  poi 
la  tradiizione  letterale  in  prosa;  quindi  le  note, 
e  finalmentp  la  tradiizione  poeiica.  In  tal  guisa  ven- 
gono  conteiitati  gli  elenisti  di  professione ,  gPiiii- 
ziati  nel  greco ,  e  quelli  aucoia  die  sono  di  u\\e 
studio  digiuni.  Dianio  conto   di  questo  lavoro. 

Si  da  principio  con  una  prefazione  nella  quale  si 
annoverano  succintamente  le  migliori  edizioni  e  i  piu 
pregiabdi  conimenti' del  2;t'eco  poeta  clie  il  traduttore 
lia  avuta  occasione  di  vedere  e  consultare.  Dopo 
quelli  di  Tommaso  Magistro ,  di  Deinetrio  Triclinio  e 
deir  Ofelimo  ^  TA,  accenna  quelli  di  Gio  Loniccro ,  di 
Francesco  Porta,  di  Benedetto  Aretino ^  di  3Iichele 
Reardo^  il  lessico  Pindarico  dello  stesso  Porta  (edi- 
zione  di  Hannover  1606):  Toperetta  suUa  geaea- 
logia  de  principi  uominati  e  lodati  da  Pindaro  nelle 
sue  odi  (  edizione  di  Piostok  169.'),  lihro  raro )  ;  il 
Pindaro  del  Becchio  ,  Lipsia  i-qa  ;  Y  edizione  di 
Gottinga  del  179B  ;  le  qu.utro  odi  rommentaie  dal 
Pfctff  del  1787  ;  quella  dlustrata  d.d  Camenz  del 
i8co;  le  osservaz.ioni  del  Jacob  ^  delU/rio ,  del- 
\  Hriiirichio  ;  P  edizione  d'  Enrico  Stefano  :  i  lavori 
dello  Schmidio  ed  i  rerenti  del  Beckio  ,  e  la  Si- 
nopsL  di  Alessandro  Adimari  ,  e  Jinalniente  P  ultima 
edizione  di  Londra  del  1814  del  si 2:11^1'  Enrico 
Bibl.  Ital.  T.  XV ill.  "ij. 


l62  Lt    ODI    DI    I'lNDARO    TR ADOTTE 

Hniitmg:ford^  edizlone,  dice  rautdrr,  elegante,  ac- 
ciir;ua   t-d  arricchita   delle  note   della   lleiniana. 

Dopo  i  <  ommentatori  <>  scoliasti  FA.  passa  a  rasse- 
gna  i  tr;i<liiitori  itahani  e  li  distingue  in  di^e  classi; 
cioe  di  i[u<  :li  clu"  tiaf'nsscro  solamtnte  ali  line  odi,  e 
di  fju.lli  clie  tradussero  Pindan*  tiitto  intiero.  Nella 
prima  clas&e  »nnovera  Aiitonmaria  Salvini,  Saverio 
Mattel^  il  P.  Evangelj,  Glrolamo  Tagliazucchi,  Y  abate 
Viscoatj  ,  V  abate  Ceriitl,  il  P.  Stelliiii ,  il  rnarchesd 
Cesare  Laccliesiiii  e  il  professore  Qiovaimi  Rosini. 
E  (jui  r  autore  ne  tare  dne  ch''  egli  non  ha  forse 
fonosciuti  ,  che  sono  1  abate  Bianchi  di  Brescia  e 
il  prof.  Bellini  di  Coaio.  Nell.i  seconda  classe  ac- 
cenna  Gio.  Battista  Gautier,  Alessandro  Adimari  e 
r  abate  Antonio  Jerocades. 

II  Gautier  pubblico  corredata  di  alcune  note  una 
intiera  versione  che  il  sis;.  Rnbbi  per  la  niaggior 
parte  inseri  nel  sno  Parnaso  de  tradattori^  e  di  cui 
da  breveniente  il  giudizio  in  questi  termini  =  Gau- 
tier c  facile  e  naturale  ,■  da  lid  s'  intende  Pindaro 
cjual  deve  essere  in  greco  ,  beriche  sempre  la  veste 
italiana  nol  mostri  in  giorno  di  pompa  e  di  maestd.  = 

L^ Adimari.,  ad  onta  di  una  grandee  lodevole  fa- 
tica ,  ha  errato  nello  scono ,  ed  i  pochi  square!  che 
ne  cita  Y  autore  mostrano  ch'  egli  era  fatto  per  tutto 
altro  che  per  tradurre  Pindaro. 

Delia  tradnzioae  del  sis:,  abate  Antonio  Jeroca- 
des  .^  Y ^.  accenna  in  una  nota  di  averla  veduta  ci- 
ta ta  in  un  Saggio  sopra  i  giuochi  solenni  di  Grecia 
del  sig  D.  Gactano  Ancora  come  stampata  a  Napoli 
nel  J  790,    ma   di  non  averla  mai   potuta  rinvenire. 

Pal'^'e  dunque  alP autore  che  vi  fosse  ancora  qual- 
che  fronda  d'  alloro  da  cogliere  in  quest'  arduo  ci- 
niento  e  s'  accinse  alT  opra. 

cc  La  traduzKtne  letierale ,  dice  egli,  in  prosa 
che  fa  lavorata  sul  te«t.)  corjettissiiuo  di  Enrico 
Stef.no  (  E(Uz.  V.  greco  latina  )  ,  al  quale  e  umta 
oella  presenie  edizione ,  ha  due  fini.  il  primo  e  di 
rappresenuirc  coila  uiaggior    esattezza    \  originale , 


D\I.   PROF.    ANTONIO    MEZZANOTTE.  l63 

per  quelli  ancora  clie  i^ioi-ano  ,  o  profo'idamente 
ntn  coa'^scono  il  greco  ,  e  sara  essa  pcrcio  fedel- 
iue;ite  servile.  II  secondo  fine  riguarda  me  stesso  , 
conu;  tr  iduttore-pocta  ,  e  qiulli  che  desiderano  di 
giistare  questo  lirico  in  verso  italiano  ;  poiche  tra- 
di)tte  una  volia  lettendniente  le  odi  di  lui  con  fedelta 
scrupolosa ,  sara  nella  versione  poetica  per  lue  al- 
qu^nto  piu  libero  il  campo,  ed  il  gcnio  degli  ama- 
tori  di  Pindaro  incontreia  minori  ostacoli  per  se- 
giiitarne  i  rapidi  voli.   » 

Passa  PA.  a  rend<'r  ragione  delle  sue  annota- 
zioni.  Sono  queste  fUologiche ,  istoriche  e  filosofi- 
che ,  e  circa  poi  alia  versione  poetica  egli  non 
ha  se2;uita  la  forma  greca,  e  la  spe/>zaaua  delle 
strofe^  antistrofe  ed  epodo.  GPItiiliani  debbono  ora 
Jeggere  Pindaro,  non  cantarlo,  e  non  accompjgnaie 
colla  danza  il  canto  fra  le  giravolte  del  coro.  Cosi 
hanno  fatt;>  per  lo  piu  i  tradattori  moderni  clie 
lianno  sentita  la  inutdita  d'  imj)orsi  una  scliiaviiu 
tutta  a  puro  danno  dcdla  poesin.  Le  odi  souo  dun- 
que  tradotte  in  altrettante  canzoni  italiane,  e  il  tra- 
duttore  si  estende  a  far  conoscere  le  molte  cure 
che  si  e  date  di  non  aj/giugnere,  di  non  tralasciare, 
di  evitare  le  maniere  viziose  de' parafrasti,  in  sorama 
di  rendere  il  suo  lavoro  meno  imperfetto  al  possibde. 

(c  flla  ad  onta  di  tante  cure,  continua  egli,  andro  io 
esente  dalle  importune  domande  di  censori  preve- 
^uti  e  dil  dileggio  di  certuni ,  che  per  vanita  let- 
teraria  sono  caldi  amatori  di  cio  che  e  nuovo  ,  ed 
cre;o£fliosi  disprezzaton  degli  antichi ,  piu  per  zelo 
maiinteso,  che  per  intinia  p-rsuasione  ?  Non  vi  saru 
forse  alcuno  che  m  intuoni  alP  orecchio  :  Pindaro 
ha  poi  quel  nierito  sublime  che  ci  dipingi?  Saresti 
tu  per  avventura  un  commentatore  visionario,  preso 
dair  ordinaria  malattia  dei  grecisti  dalla  fatalc  ar- 
cheomania  ,  per  cui  tutto  vdi  in  bene  ,  e  cangi  i 
dllViti  in  bellezze  ?  Gf  It  diani  [)otraiino  2;ustare 
Pindaro  ?  Sara  utdc  la  sua  0])cra  alia  poesia  ed 
■dXi  Italia  ?  » 


1/ antore  risponrle  a  queste  interidgazioni  ,  ma 
delle  sue  rispost  •  vogliamo  dispensairene  ,  pi-rclie 
o  i  iio&tri  lettori  sono  di  <(nelli  che  non  liannc  te- 
iierezza  per  Piml.iro  ,  e  le  risposte  non  l>iistcreb- 
bero  a  farneli  cajmri  ;  o  sono  di  qucUi  clie  haiino 
di  Pindaro  Y  opinione  che  ne  aveva  Orazio  e  gli 
antichi  tutti  ,  e  sarebbero  inutili  La  mi^lior  rispo- 
sta  ,  a  nostro  avviso  ,  era  cpelta  di  una  bella  tra- 
du/lone. 

Seguita  la  Vita  di  Pindaro  compilata  dallo  stesso 
traduitore.  Ei  nacque  a  Tebe  nella  Bcozia :  in  quale 
anno,  e  cosa  rontrovcrsa  e  dubbiosa ,  e  1  autore 
si  sforza  ernditanipnte  a  cliiarirla,  e  propende  per 
Fopinione  d.-l  Corsini  che  stabJisre  la  sua  nasrita 
air  uscire  delPanno  terzo  delT  Olimpiade  LXV .  e  la 
sua  morte  ntlj' anno  terzo  dell"  Olinipiade  LXXX , 
essendo  in  Atene  Arconte  Bione.  Le  favole  e  i  sup- 
posti  prodigi  snila  sua  nascita  non  provano  altro 
che  la  credulita  degh  antichi  o  la  grande  estima- 
zione  in  cui  fu  tenuto  il  poeta.  II  g(  nitor  suo  se- 
condo  r  ardente  mciinazione  del  iiglniolo  per  la 
musif^a  e  per  la  poesia.  fjoriva  allora  nella  lirica 
Jjaso  Ermioneo  ,  ed  era  in  grido  anche  una  poe- 
tessa  n'^mua  Mirtide:  aniendue  ebbero  Pnidaro  a 
discepolo  neiParte  pnetica,  ed  ambedue  furono  ben 
presto  superati  da  Ini.  Attese  j)uie  con  inipegno 
al!e  scieiize  tilosofiche.  Sroi  tato  da  questi  studj  egli 
iisci  a  celcbrare  le  trionfali  corone  degli  eroi  di 
Olimpia  ,  di  Corinto  ,  di  Delfo  e  di  Ncmea  ;  e  il 
suo  nome  corse  farnoso  per  tutta  Grecia  e  fra  le 
estere  nazioni  ,  e  non  vi  fu  inai  uomo  al  pari  di 
liii  colmat-o  di  onori.  Tanti  onori  gli  svegliarono  con- 
tra r  invidia  di  Bacchilide  e  di  Slmonide.  Pindaro 
li  })ixni  col  disprezzo  ;  corse  amrnoso  la  carriera 
ini>apie?a  ,  e  tacendo  ne  trionfo.  E  fama  che  Co- 
ri/ina  Tanagea.  poetessa  sua  emula,  lo  vincesse  nel 
canto  cin-[ue  volte,  n:a  dicesi  che  i  giudici  pecca- 
X-Mio  di  parziaiita.  Psn'.laro  sposo  Timossena  ^  fan- 
ciuUa  tebana  di  lamiglia  assai  distinta ,  e  n'  ebbe  tre 


DAL    PROF.    ANTONIO    MEZZANOTTE.  l6&. 

figli.  Non  sappiamo  nulla  deila  sua  famiglia,  tranue 
il  iiome  de'  suoi  tigliu  >li.  In  mezzo  alle  care  doair- 
stiche  non  cessava  peio  di  coltivare  i  Ijegli  sfudj 
delle  muse  ,  ed  abbiamo  a  deplorare  la  peidita  di 
molte  opere  in  versi  e  in  prosa  aunoverateci  da 
Suida  e  da  altri.  Avendo  egli  lodato  Atene  ,  i  Te- 
buni  suoi  coucittadini  lo  multarono  di  mille  dram- 
me  ;  gU  Ateniesi  peru  pas2;arono  la  muKa  c  ne  do- 
narono  al  poeta  altrettante.  AUorche  gli  Spartani 
posero  a  ferro  ed  a  fuoco  la  Beozia  ,  sfando  iiel 
punto  di  distrugger  Tehe ,  spedirono  clii  scrivesse 
sopra  la  casa  di  lui  Xiivddf)y  ry  ^yaoTrois  rap 
eriyav  /li]  xaisrs.  —  Non  ardete  la  casa  di  Pin- 
daro  poeta;  segno  air  avido  soldato  di  rispettare 
quel  sacro  asilo  delle  muse.  E  il  grande  Alessandro, 
nelFeccidio  di  Tebe,  ordino  die  si  salvassero  i  suoi 
discendenti,  e  le  sue  case,  die  Pausania  afferma  aver 
vedute  presso  alia  porta  Neitide.  Nulla  di  certo  ci 
lasciarono  gli  anticlu  ,  dice  1'  autorc ,  suU  estenore 
aspetto  e  sulle  foime  di  Pindaio,  Si  sa  solamente 
che  la  natura  non  Tavea  dotato  di  petto  robusto, 
giacche  neppure  poteva  da  se  stesso  cantare  i  suoi 
versi ,  come  costtimavaao  gli  altri  lirici ,  attesa  an- 
cora  Tesilita  della  voce,  ed  una  certa  non  piacevole 
maniera  di  porgere  ;  ond'  e  che  istruiva  a  tale  ettetto 
delle  abili  persone.  In  pivi  luoghi  parla  con  tras- 
porto  dei  b^-ni  pi  odotti  da  una  florida  salute ,  e  piu 
voile  ne  diic^de  il  prezioso  dono  agli  Dei :  scarse 
notizie,  sulBcienti  pero  a  farci  credere  ch'' egli  fosse 
d'abito  gracile  e  delicate.  In  sua  raemoria  fu  eretta 
in  Tebe  un  superbo  nionumento,  passato  lo  stadio 
di  Jolao,  in  un  luogo  cospicuo  e  tVequentato  detto 
Ippodiomo  ,  vif  ino  alia  porta  Frctide^  ed  Antipatro 
gli  fece  la  iscrizione  sepolcrale. 

Prima  di  venire  alia  traduzione  delle  odi  Olim- 
piclie  il  nostro  traduttore  da  un  estratto  della  Dis" 
sertazione  agonistica  del  Corsini  Vui  giuochi  olimpici  , 
iiella  cpiale  si  discorre  della  dignita  ed  eccellenza 
Ji  (piesti  giuochi ,   delle  varie  ragioni  di  tal  dignita. 


J  66  LE    ODI    DI    l>IND\UO    THADOTTE 

(leir  oriojine  de'giuochi,  dclle  varie  epoche,  di'quella 
in  ciii  otteiine  vittori  i  C<n-ebo ;  e  ([ui  si  tissa  la 
serie  costante  delle  Olimpiadi.  Si  stabilisce  il  sol- 
stizio  estivo  pel  tempo  della  ceiebrazione  de'  2;iuorhi 
iiel  plenilnnio,  colT  autorita  di  Pindaro  e  di  Scali- 
gero.' Si  propone  T  ordine  con  rui  i  varj  s^iuochi  e 
tiitta  r  Olimpica  solennita  si  conipiva  nello  spazio 
di  cinque  2,iorni  :  si  discorre  del  Pancra/.io  ,  del 
Pentatlo,  dello  Stadio  e  d' altri  giuochi  che  avevaao 
luogo  nei  jn'imi  giorni.  Si  tratta  dela  Corsa,  del 
Pngillato  ,  di  1  Ce'ete  ,  del  Cocchio  da  mula ,  del 
Cario  ,  d( I  Tetrippo  o  quadriga ,  della  loro  istitu- 
zione  ,  vai  ieta  ,  dilVerenze  ;  dei  sacrifizj  e  finalmente 
dei  giuoclii  olimpici  celebrati  in  altre  citta  della 
Grecia  ,  in  Smirne ,  in  Alessandria  ,  in  Aiene. 

Ci  rir^iane  ora  a  presentare  qualche  escnipio  di 
traduzione.  Koi  preferiamo  di  attcnerci  alia  prima 
ode  e  di  darla  tutta  iiitiera  tradotta  letteralmente 
in  prosa  e  poi  in  versi.  Non  e  che  in  questo  niodo 
che  si  puo  formare  un  giudizio  fondato  sul  luerito 
dcUa  traduzione  poetica;  noi  contiamo  fare  di  piu, 
vo2:lianio  aggiungervi  il  confronto  della  traduzione 
del  Bellini ,  e  sottoporremo  ad  anibedue  alcune 
note  critiche  ,  dalle  quali  i  nostri  lettori  potranno 
scorgere  in  qual  conto  teniamo  si  T  una  che  F  altra 
di  queste  poetiche  traduzioni. 

O  D  E      P  R  I  M  A. 

Traduzione  letterale  in  prosa. 

Strofe  I.  Ottima  e  V  acqna  e  Y  ore ,  come  fuoco 
ardente  di  notte  ,  riluce  aliamente  fra  le  ricchezze 
che  rendono  gli  uomini  superbi.  Ma  se  brarni  di 
lodare  i  giuochi  ,  o  niio  cuore ,  non  contemplare 
altro  piu  del  sole  luminoso  astro  ,  che  di  giorno 
splenda  per  V  aere  vote ;  ne  canteremo  altro  agone 
piu  nobile  deir  Olimpico  (i).  Ond'e  che  un  inno    di 

(l) II  proemio  e  formato  da  tre  coinparazioni ,  uelle 

quail  il  poeta    ^lette    a    confroato    I'  Olimpico    agoue  con    tie 


OA.L  PROF.  ANTONIO  MEZZ  \NOTTE.      l(>^ 

^olta  celebrita  si  ra2;2,ira  intnnio  alle  nienti  dei 
saorjii ,  accio  cantino  il  lio;lio  di  Saturno  ,  vetiendo 
alia  ricca  e  beata  casa  di  Geione, 

Aiitistrofe  I.  Che  2;insto  scettro  regge  nella  Sicilia 
rifca  di  greggi ,  roglieiido  le  «ime  da  tutte  le  virtu, 
rit'iilgc  anche  iiel  lioie  dolia  nnisica;  ed  Sio  come  noi 
sovente  scherziamo  iufoino  all"  arnica  sua  mensa ! 
Ma  togli  dal  chiodo  la  Dorica  cetra,  se  il  favoro  di 
Pisa,  e  di  Ferenico  assojia-etto  la  tua  mente  a  dol- 
cjssimi  pensieri  ,  quando  egli  si  movea  rapido  presso 
TAIfeo,  mostrando  nella  corsa  il  corpo  non  punto 
da  s;)rone  ,  e  consegno  il  suo  signore  alia  vittoiia, 

Epodo  I.  II  Siracusano  Re  ,  che  ha  diletto  di  de- 
stijeri.  Ma  la  jrloria  di  hii  splende  presso  la  valo- 
rosa  rolonia  del  Lidio  Pclope  ,  a  cui  porto  aniore 
il  poientissimo  Nettuno  che  racchiude  l.i  terra,  dope 
che  Cloto  lo  trasse  fuori  dal  puro  pajnolo,  avendo 
adorno  d'  avorio  il  nobile  omero.  Molte  cose  sono 
in  vero  maravigliose,  e  le  favole  sparse  di  varie 
meiizogne  seducono  la  mente  degli  uomini,  piti  cbe 
nn  verace   discorso  ; 

nobili  oggetti  ,  Tacqua,  F  cio  ed  il  sole.  Talete  Milesio  riputcj 
r  acqua  origiae  delle  cose  tutte  ,  e  Oiiiero  canto  che  1'  Oceauo 
k  padre  di  tutti  ;  il  iiostro  Lirico  ,  chiamando  T  acqua  ottima , 
racchiude  in  un  sol  detto  tutti  i  suoi  pregi;  ond' e  che  Y  apiSTiv 
ftiv  v^itio  Optima  quideiu  aqua  addivenne  in  Grecia  un  pi-overbio , 
clie  diceasi  quando  ad  una  cosa  lodata  si  voleva  anteporre  un.a 
cosa  niia;liore.  Ma  cominciare  un' ode  dalT  encomio  delT  acqua 
(  diranno  forse  alcuni  lual  prevenuti  )  non  saia  per  avventura 
un  fnvolo  concetto  ,  iudegno  dell'  aha  Lirica  ?  L'  abate  Cesa- 
rotti  in  una  delle  sue  relaziojii  arcademirfie  scrive  :  «  ottima  b 
Y  acqua  »  disse  Pindaro  a  pvoposito  dei  giuochi  olinipici  :  il 
detto  parve  un  po'  strano  pel  proenilo  d'  un  canzoniere  ;  ma 
ognuno  r  avrebbe  trovaro  convenieatissiino  alia  testa  degU  a£o- 
risuii  d'  Ippocrate.  »  Questo  motto  sjiritoso  punge  tioppo  sco- 
peiiaineute  per  non  essere  indizio  di  maligna  ceusura  Puo  dirsi 
pero  che  1'  accademico  di  Padova  parlando  del  bagno  e  del- 
l^acfjua,  tenti  per  ischerzo  di  niordere  il  nostro  poeca,  perchft 
non  sarebbe  coerente  al  bnon  senso  se  il  facesse  da  senno  ia. 
quella  relazione  :  ed  in  fatti  1' acqua,  per  la  sua  nobilta  ,  puo 
in  qualclio  modo  essere  da  Pindaro  paragonata  ai  nobilissimi 
jiuoclii  olimpici  ,  lua  PiuJaro   uoii  ha  cli.e   fare   col  bngni. 

(No'a  del  TradM'ore) 


l68  LK    ODI    DI    PINDARO    TR/VDOTTE 

Strofe  II.  E  Ic  grazier  della  Poesia  <lie  ,  appor- 
tamio  oaore  ,  tutto  rendono  piacevole  ai  mortali , 
sovenfe  f.-cero  con  industrla  arldiv^nir  credibile 
anche  V  iticredd)de  :  ma  i  g,iorni  dei  post^Ti  ne  sono 
Si^pientissimi  testimonj.  Coavicn.'  ad  uoino  d  fav«d- 
lare  d'  oiieste  cose  intorno  aji^li  Dei ,  imperocche  il 
parlariie  cosi  e  min  ir  c(>l|,a.  0  t^iglio  di  Tan'alo, 
io  d  lodero  al  contr;irio  (U'i  precede'iti />oe.^i.  Qr.aiido 
il  padre  tuo  chiamo  i  Nnmr  a  quel  giiistissimo  con- 
vito  nella  cara  Sipil  >,  i-pj  arec  hiando  alternatamente 
cene  ao^li  Dei,  allora  io  dico  cbe  Nettuiio  illastre- 
per-lo-tiid(  ntc, 

Aiitistrofe  II.  vinto  nell'animo  da  desiderio  amo- 
roso, ti  rapisse  sopra  avirei  cjvalli  ,  onde  traspor- 
tarti  air  altissima  casa  dell'  ampia -mcnte-onorato 
Giovo.  Ivi  ia  alno  tempo  venue  a  Giove  anche  Ga- 
nimede  ,  per  Io  stesso  ministero.  Poi'^lie  fosti  invi- 
siijile,  ne  ti  ricondussero  alia  madre  quelU  die 
ni' Ito  cercarono,  tosto  quaknno  degF  invidi  vicini 
occultamente  disse  ,  clie  intorno  a  veemenza  d'acqua 
bollente  per  fuoco  ta2,liarono  c*.l  ferro  a  brano  a 
brano ,  e  distribiuioiio  suile  mense  in  minuussime 
parti  !e  tm  carni,   e  ne  ferero  pasto. 

Epodo  II.  Ma  per  me  assurda  cosa  e  il  chiamare 
alcuno  degli  Dei  crapulono ;  da  cio  mi  astingo ; 
sovente  il  danao  tocra  in  snrte  ai  maledici.  Clie  se 
S,li  Del  custodi  dell'  Olimpo  onorarono  nn  uomo 
mortale  ,  egli  fn  qnesto  Tan;al;i;  ma  non  pote  di- 
gerire  la  grande  felicita.  Superbo  per  la  sa/ieta 
d'  ogni  bene ,  ebbe  un'  i/nmensa  pena ,  che  sopra 
di  lui  sospese  Giove  padre  ,  nna  poderosa  pietra; 
e  bramando  sempre  di  torsela  dal  capo ,  e  lontano 
da  letizia. 

Strofe  III.  Ha  qnesta  vita  priva-d'-ogni-conforto 
c  unita  alle  tre  questa  qiiarta  pena  angosciosa  , 
perche  avendo  rapito  il  nrttare,  e  1  ambrosia  degli 
immortali  ,  in  cui  essi  riposero  I  incorruttibilita  ,  li 
dispense  ad  ugnali  convitati.  Ma  se  nn  uomo  spera 
di  occiikare  checchc  opcri  aDio,  s'inganna!  Pcrcio 


DAL    PROF.    ANTONIO    MEZZANOTTT;.  169 

^V  immortali  mmdarono  nuovamente  il  fij^lio  suo 
fra  !a  stirpe  cle2,li  uoinini  so2:c^etta-a-rapi.ui-morte. 
Nella  iiorente  eta,  quarido  la  prima  lamigine  gli 
copriva  il  negro  mento,  egli  ravvolgeva  neir  animo 
le  prefisse  nozze , 

Antistrofe  III.  onde  ottenere  dal  Piseo  padre  Fin- 
clita  Ippodamia.  E  venendo  presso  il  mare  biancheg- 
giante ,  solo  fra  T  orror  de!!a  nntte,  invocava  il 
gravi-sonante  Nettuno  insigne-per -lo-tridcnte  ;  e 
questi  gli  apparvc  dappresso,  duianzi  al  piede.  Al- 
lora  Pelope  gli  disse:  cc  O  Nettuno  ,  se  caro  a  te  sono 
i  soavi  doni  di  Venere  ,  rattieni  T  asta  di  bronzo 
d'Eiiomao,  e  su  velocissimi  cocchi  conducimi  ia 
Elide,  e  danimi  in  braccio  alia  Vittoria;  imperocche 
avendo  colui  uccisi  tredici  giovani  amanti,  differisce 
le  nozze 

Epodo  III  della  figlia.  Un  gran  pericolo  non  am- 
mette  imbelle  iiorco.  Perche  fra  coloro  a  cui  e  ne- 
cessario  il  morire,  alcuno  consnmera  indarno  una 
iguobile  vecchiezza,  giacendo  fra  le  tenebre,  ignaro 
d'  ogni  bella  impresa  ?  Ma  io  dobbo  soggiacere  a 
questo  agone;  tu  pero  concedimi  un  gradito  suc- 
cesso  ».  Cosi  parlo ,  ne  a  lui  rivolse  vane  parole. 
Imperocche  il  Dio  onorandolo ,  gli  diede  un  aureo 
cocchio  e  cavalli  infati^abili  nelle  ali. 

o 

Strofe  IV.  Domo  Pelope  la  fcrza  d'Euomao  ,  e 
sposo  la  ver2;ine,  die  sei  Duci  gli  partori,  figli  die 
nelle  virtu  riposero  le  cure  loro.  Ed  ora  giacendo 
presso  la  corrente  dellAifeo,  e  onorato  di  magnifi- 
che  esequie,  avendo  ivi  una  touiba  che-sovente- 
«-visitata,  presso  iin'ara  che-molti-stranieri-fre- 
quentano.  ]\Ia  la  gloria  dei  giuodii  d'  Olimpia  si 
vede  splendere  da  lungi  nelle  corse  di  Pelope,  ove 
combatte  la  velocita  dei  piedi ,  e  lo  sfor/o  estrcmo 
della  fortezza  audace  -  nolle- f.itidie  ;  e  il  vincitore 
ha  nella  vita  rimanente  una  dolre  tranquil'itii  , 

Antistrofe  IV  per  lo  premio  -  della -vittoria.  Quel 
bene  die  giornalmente  si  £ode,  e  sempre  il  sonuno 
per  ogni  mortale.    Ma    coavieue    clt'  io    coroni  quel 


170        LB  Oni  DI  PINDARO  TRADOTTE 

vincitore ,  per  equestre  legge ,  con  Eolico  canto :  t- 
spoio  che  niiin  altro  dei  poet/,  ora  vivcnti,  il  piu 
illustre  per  due  pregi ,  e  per  bella  sapienza ,  e 
per  Urlco  valore ,  ornera  al  pari  di  me  di  nobili 
mtrecciainenti  d'  inni  T  anii^'o  Gerone.  Un  Dio  ,  cu- 
stode  de^r  inni  miei ,  sollecito  cosi  provvede ,  (» 
Gerone,  alle  tne  cure;  e  se  presto  il  Dio  noa  mi 
abbandoui  ,  spero  anrora  di 

Epodo  IV.  doverti  celcbrare  col  veloce  cocchio 
rinvencndo  adjatrice  via  di  piu  snavi  parole,  giuiKo 
al  Cronio  aprico  :  per  me  duaque  lu  musa  niidrc 
di  forza  un  potontissimo  strale.  Altri  sono  grandi 
per  altre  cose,  ma  lo  strenio  r/egZi  o«o/7  giunge-al- 
sommo  nei  Re.  Non  mirare  pin  lungi.  Avvenga  che 
tu  passi  questo  tempo  di  vita  in  sublime  stato  ,  e 
ch'  io  conservi  con  vincitori  cosi  insigni  ,  ovunque 
per  sapienza  chiaro  fra  i  Greci. 

Versions  poetica  del  Mezzanotte, 

Sovran  dono  di  Giove 
E  la  hencfic'  onda  : 

E  come  fiamma ,  onde  gran  luce  moi^e 
In  fosca  notte  ch'' ampio  orror  diffonda, 
Vivido  e  puro  splende 
U  incorruttibil  oro  , 
Che  re  d'  ogni  tesoro 
I  cuor  d' orgoglio  accende:  (i) 
Ma  se  nudri  desio 

m  lodar  gli  Achei  Ludi,  o  Genio  viio , 
Qual  astro  in  del  sfolgoreggiar  vedrai  , 

(i)  II  tracluftore  ha  illanguidlto  1'  effftto  clelle  pintiaiiche  cumpara- 
zloni  stemperanilole  oltre  mijura.  Che  I'  acqiia  sia  un  sofiano  dmo  it i 
Clove  e  un  sovra  piu  clie  affibljiasi  gratuitaniente  al  testo  in-ie<iie  alia 
notte  che  tJiffonde  ampin  orrore  ed  al  vivido,  puro  e  incorruttibil  oro:  tutte 
Oiiosaggini  che  ritardano  la  raphUta  lir  ca  e  d'lstrufgono  il  pre'tigio 
della  isplrazione.  E  tante  parole  non  valgono  una  del  poeta  11  chianiar 
ultima  1'  acqua  c  as?ai  piu  che  dirla  beneiira  e  dono  di  Ginve  ;  con 
queir  aggiunto  si  compendiano  tutte  le  sue  huone  qualita  ,  col  serondo 
se  ne  inJ'ca  una  sola.  Attribuire  poi  purczza  e  incorruttihilith  all'  oro 
»el  momento  che  viene  tacciato  di  corroinpere  i  noitri  cuorl  ,  non  ^ 
solamente  aggingnergli  un  cOBcrtto  non  sue  ,  ma  macchiarlo  di  una 
siancanza  di   giisto. 


DAL    PROF.    ANTONIO    MEZZANOTTB. 

Che  del  sol  vincn  i  mi?  (i)    • 

£  quale  canureni  nobile  agone , 

Che  pnreggi.  il  fulgor  d'Elee  coronet  {2) 
Or  voli  Inno  sonante ,  (3) 

Che  scota  il  sacro  ingegno 

Dei   Vati,  onde  VEgioco  altitonante 

Faccian  d'^incliti  cartni  clctto  segno, 

Giunti  al  palagio  augusto 

Del  niio  Geron ,  c/ie  tiene 

Placido  scettro  e  giusto 

tfelle  sicule  arene :  (4) 

Egli  e  de""  suoi  I'  ainore , 

D'  osni  virtit  cogliendo  il  piii  hel  fiore;- 

D' Euterpe  a  lui  le  prime  rose  dona 

L' nrnionico  JLlicona  j   (5) 

E  oh  come  fra  le  mense  a  lui  da  canto 

Scherziamo  alV  aura  dl  soave  canto  I 
Ma  la  Dorica  cetra 

Si  tolga  omai  ,  se  alteri 

Serti  ad  Olimpia  sacri  oggi  ergo  all'  etra  , 

E  se  gia  pur  fra  i  dolci  ascrei  pensieri 

L^  alma  ondeggiar  mi  fea 

Ferenico  veloce , 

Che  sulla  riva  Alfea 

(  Ne  il  toccb  spron  )  feroce 

Corse,  e  di  gloria  pieno 

Jl  Sir  portb  della   Vittoria  in  seno. 

Plause  a  Gerone  il  suol  dell'  invocato 


(i)  E  qui  dimentlcata  una  bellezza  ,  il  sole  che  di  giorno  fa  del  cielo 
un  deserto. 

(2)  Un  agone  che  pareggia  il  fulgor  di  corone '■'-  —  E  che  dircmo  po'i 
ilella  strana  copia  dl  Toci  conformi  ,  <li  cui  ridonda  qoesta  prima  stroia? 
Fiamma  ,  luce,  splende  ^  astro  ^  sfolgoreggiare  ,  sale,  rat  ^  fulgore  ,  e  tiuto 
questo    ncl    »iro    di    soli    14  ver-i! 

(3)  Snnante  non   vorra   mai   pigulfi'-are   di  molta  eclebrit'a. 

(4)  Bicca  di  greggi  pareva  al  traduttore  indicazione  iantile  per  la 
Sicilia? 

(5)  Ne  dl  Eu'erpe  ,  ne  di  rose,  tie  di  Elicona  ha  parlato  il  poi-ta.  Clir 
non  e  famigliarizzato  ad  una  elegante  seniplicita  ricorre  rolentieri  alia 
fra'icologia   drlle   scuole. 

Eartino  quere  poche  note  per  sappio  del  nostro  sentire  intorno  a 
(jnesta  piiittosto  parafrasj  che  traduzionc.  Tuftn  il  resto  e  dello  stcsso 
teno.e,  come  potranno  facilmeilte  aTVeder^  i  Uttori  coU' attciito  esanie 
<lclle  strefe   che  segnono. 


172  LE    ODI   DI   PINTO A.RO    TRADOTTE 

Lidio  Pelope.  Alato 

Strale  or  vihrinm  di   Tnntalo  alle  prole  ^ 

Che  pill  desne  otterra  Dircee  parole. 

Alls  nettunie  hrame 

Tenero  ohbietto  un  giorno 

Pelope  fu ,  poi  che  all'  ondoso  rame 

Tolsel  Cloto ,  d'eburno  omero  adorne. 

Portenti  udiam  ;  suvente 

Seduce  un  lusinghiero 

Fdvolegsiar  la  mente  ; 

D' ombre  riveste  il  vero , 

Per  vezzi  il  canto  audace  : 

Poster ita  ma  e  testimon  sagace: 

Dee  hell'  opre  di  Dei  narrare  il  saggio  j 

Cost  minore  oltraggio 

N'avran;  poi  che  a  smentir  la  pUsca  etate, 

Pelope,  io  venni  non  infido  vate. 

Quando  in  Sipilo  offriva 
Pure  agli  Dei  convito 
II   Padre  tuo ,  dirb  che  un  di  rap'iva 
Te  d'Amfitrite  il  tridentier  Marito , 
Che  del  rettor  del  mondo 
Te  addusse  all'  aurea  sede , 
E  in  del  fosti  secondo 
Al  vago  Ganimede. 
Occulta  ad  ogni  sguardo 
Eri ,  tolto  alia  mudre ,  e  allor  bugiardo 
Grido  s'  udi;  ma  in  luttuoso  scempio 
Ch'  io  d'  onda  infame ,  o  d'  empio 
Acciar  favelli?  e  di  te  in  brani,  e  guast» 
Fatto  in  orribil  cena  orribil  pasto  ? 

^on  io  potrb  un  dti  Numi 
Chiamar  d""  umane  membra 
Crudele  voratnr  ^  da  tai  costumi 
JJ  alma  rifugge  pavida  ,  e  riinembra 
Che  maledico  labbro 
In  tristi  giorni  rei 
Air  uom  di  danni  h  fahbro ' 
Se  d'  Olimpo  gli  Dei 
Voller  gia  che  sulV  ale 
y  ergesse  d'alto  onor  lieto  un  mortale , 
Tnntalo  ei  fu;  ma  somma,  e  non  perenn^ ; 
Felicitade  otcenne , 


I 


r>\L    PROF.    4NTONIO    lilEZZANOTTE.  IjS 

Colmo  di  beni ,  e  in  suo  poter  superho  j 

Provb  di  Qioiie  alfin  la  sdegno  acerbo. 
Per  utroce  tormento , 

Sospese  un  sasso  enorme 

Giove  sovr'  esso;  e  mentre  agogna  a  stento 

Quell'  inftlice  in  disperate  forme 

Di  tor  dal  capo  il  grave 

Pondo ,  in  angosce  estreme 

Non  mai  conforto  egli  have, 

E  quarta  ptna  il  preme 

Vindice  all'  altre  unita 

La  dura  pietra ,  ond'  ha  crucciosa  vita  ; 

Poiche  gia  osb  con  rapitrice  mano 

Porgere  a  labhro  uinano 

L' ambrosia  e  il  nettar  sacra,  in  cui  la  pura 

Posero  i  muni  non  mortal  natura. 
Chi  spera  a  Dio  veggtnte 

L' opre  occukar  J  ddira. 

Ahi   Tantalo! Ed  ahi  Ptlope  innocente , 

Che  dal  del  spinto  in  bando,  e  a  Giove  in  iroj 

Turnb  con  umil  sorte 

Jnfra  color  che  mena 

A  Stige  avida  morte! 

La  nereggiante  appena 

Sul  mento  gli  fioria 

Lanugin  prima ,  ed  ei  d'Ippodamia 

L' ambito  imen  gict  gia  in  pensier  volgea; 

Ma  I'  ira  ne  temea 

Del  genitor.  Come  inmdzar  le  piume 

A  tanto  vol,  se  non  reggealo  un  nuine? 
L'  ardente  giovinetto 

In  riva  al  mar  spumoso, 

Di  notte  fra  I'  orror  venia  soletto 

Con  amore ;  e  invocava  il  fragoroso 

Dio  scoiitor ,  che  innante 

Gli  apparve ,  e  a  lui  ii  volse 

Con  amico  sembiante, 

Questi  Pelope  sciolse 

Accenti  allor,  u  Se  piacque 

»  Di  Venere  alcun  donu ,  o  Re  dtW  acque  , 

il    Un  giorno  anche  al  tuo  cor,  fuusto  ne  vieni, 

»  E  d' Enomao  rattleru 


1^4      -       i^'E  ODi  m  viNn\uo  tkadotte 

)/  L'asta,  e  sovr' agil  cocchio  iinnicnsa  gloria 

»  Dammi  in  Elide,  in  braccio  uUa   Vittoria. 
II  A  Dite  il  R'-ge  crudo 

„  Ben  died  e  tre  v,ia  spinse 

»  Ddusi  amanti.  Jo  corro  alV  arduo  ludo. 

'I  Fup.ga  i  piTigli  chi  d' acciur  non  cinse 

II   L' uudace  cor.  Mort'ili, 

»  Pcrche  trar  tencbrosi 

»   Giorni  ,  e  poltrir  ni'i  mali. 

It  Ne  por  mano  aniinosi 

,1  Ad  opre  illustri,  e  alfine 

II  Senza  lode  mirar  sia  bianco  il  crine? 

If   Or  me  la  voce  drU'onore  invita , 

II  E  d'  Enoinao  in'  addita 

>,  La  indomit' asta.   Ah  tu,  Nettun,  che  it  vedi, 

i>  Propizio  evtnto  all' ardir  mio  concedi.   » 
Pregb  ,  ne  invan ,  che.  dono 

GU  fe    d'  un''  aurea  biga 

II  divo  Enosigeo ;  pronti  gid  sono 

GU  alipedi  corsier;  gid  il  Lidio  Auriga 

II  carro  ascende ,  e   send 

Tremor  d' Elide  i  campi, 

Ove  il  pie  del  frementi. 

Destrier  I' arena  stanipi. 

Ei ,  trasvolando  ,  spinse 

Il  fcrro Enomao  giacque!  Alfin  si  strinse 

L'  alma  vergine  al  sen  Pelope ,  e  fiori 
'  '       Dier  pronubi  gli  amori ; 

E  in  bel  valore  usci  drappello  eletto 

D"  eccelsi  figli  dul  fecondo  letto. 
Or  presso  il  sacro  lito 

D'Alfco  r  Eroe  riposa ; 

I  fanciulli  d'  Olimpia  in  mesto  rito 

Onorano  la  sua  tomba  famosa  : 

E  dl  stranier  devoti 

Sovente  nccoglie  un"  Ara 

Ivi  le  offer te,  e  i  voti. 

Jda  bella  ovunque  e  cliiara, 

Ove  il  vcdor  si  spande, 

Splende  la  gloria  dell"  Elee  ghirlande; 

Chi  move  in  duro  agon  fulmineo  pieder, 

Jvi  pugnar  si  vede  j 


DAL    PBOF.    ANTONIO    MEZZ\NOTTE. 

Ivi  combatte  indomita  fortezza, 

Estreme  a  tollerar  fatiche  awezza. 
E  vita  ottien  tranquilla 

II   Vincitor  pel  serto, 

Che  largo  premio  a  lui  sul  cr'm  sfaviUa. 

Sommo  ai  mortali  e  il  ben  presente ;  e  incerto 

Futuro  ben.   Che  braml , 

Geroa  ,  se  rie'  suoi  Ludi 

Onor  Pisa  te  chiami  ? 

Ma  lodar  tue  virtudi 

Or  con  Eotio  canto 

lo  deggio :  e  qual  mat  cetra  aver  pub  vantQ 

Di  tessfr  inni ,  e  di  te  degni ,  o  Prode, 

Se  mia  non  e  la  lode  ? 

Veslia  un  Dio  su  i  miei  carmi^  io  mi  consiglio 

Col  tuo  valore,  e  col  CUlenio  figUo, 
Da  me  se  il  Nume  amico 

Non  parta,  io  ben  prometto 

Di  celbrarti  ancor  sul  Cranio  aprico 

Seguitando  il  tuo  carro  ,  e  il  grido  eletto 

Levar  d'  inno  piit  bello: 

Per  me  Calliope  augusta 

Tempra  uno  stral  novello 

D'  invitta  forza.   Onusta 

Altii  la  nobil'  alma 

Hun  d'  altri  pregi;  ma  la  cccelsa  palma 

E  nei  lie.   Qeron,  busti.   A  te  baato 

Serbia  sublime  stato 

J  Numi  ognor :   Grccia  tra  i  vati  suoi 

Onori  me  cantor  di  tanti  Eroi! 

Tradazionc  del  Bellini. 

Ottima  e  I' acqua  ;  e  I' aura, 

Come  lucida  face  in  del  notturno,  (i^ 
Tra  i  superbi  lainpeggia 
Ttsauri  di  fulgore 


(l)  Face  in  cielo  notturno  siiona  lo  ste;;o  che  Stella  ,  e  PinJaro  Tolls 
dire  che  1' »ro  splemle  fra  Ic  altre  ricchezze  come  fiamma  di  notte- 
teiiipo.  Kon  era  egli  facile  evitar  1'  ecjuivoco  traducendo  —  Come  jiarnn^a 
che  iflcnde  a  del  notturno? 


■1'~'6  LE    ODI    DT    PINr)\RO    TRiDOTTE 

Cui  nullo  altro  pareggia.   (i) 
Ma  s'  e  in  tc  brama,   o  core  , 
D'off'ir  luf.de  a'  cirtami,   (a) 
Siccoine  altro  n>'l  die  (3) 
Pi4  deserto  dcU'ttra 

Non  miri  al  par  di  Fcbo  astro  fiammante 
Tal  nullo  delV  Olimpico  si  vante 
j4gon  piii  generoso  ;   (4) 
Glide  si  tisse  it  celcbcrriin' inno  (5) 
Dallo   spirto  de'  Vati  ^ 
Pcrclte  il  Suturnio  germe 
Nell' opulenta  esaltino  magione 
Beata  d'  lerone. 
Jl  gmsto  scettro  ei  regge 

E  a  somino  coglie  o;j,ni  gentil  virtute 
Nel  siculo  terrrn  ricco  di  grenae ; 
E^li  sill  fior  de'  musici  bidciia  (6) 
Quando  scherziam  scvente 
Tra  le  ihense  gioconde. 


(i)  Lampeggiar  di  fitlgore  tra  i  superbi  tcsori  e  vizioso  per  molte  ra- 
glonl.  Prima  di  tutto  quanf'o  dicesi  lampegglare  e  Tano  apgiugnere  (It 
fulgore  La  voce  tcsori  uim  e  qui  acconcia  ad  esprimcre  ogni  cupia  di 
ben'  ,  e  T  oro  puo  ben?i  priineggiare  fia  le  altre  ricchezze  ,  non  cosi 
fia  gl  altii  tes  ri.  E  poi  dov'e  la  sentenza  di  Pindaro  cite  le  fortune 
im'annconn   gli  iiomiai  ? 

(2)  Offrir  laud:'  a'  certami  e  maniera  di  cattivo  gusto.  Potrebbesi  forsa 
npplicar  a  per  ona  ,  non  mai  a  cosa.  E  chi  direbbe  aver  offerta  lode 
alia    niagnific<'n?a    di   nn    tempio   anziclia   lodara? 

(3)  II  sig  Bellini  ha  qui  senza  uopo  di  rima  pcrduta  una  gemma  chfe 
poteva    consfrTare    pe'  suoi    improvvisi, 

(4)  L' Olimpico  e  il  piii  nobile  fra  tutti  '  giuoclii,  non  il  piii  generoso.. 
la  generosila  e  un'  affezione  morale  die  raal  ii  cunvienc  agli  oggetti 
in  en  iljili. 

(5)  (^uesto  celeherrimo  senfe  un  po'  troppo  di  prosa  per  trovar  grazia 
in    un'  ode. 

(6)  Balt'iiare  sul  fore  de*  musici  e  frase  iV  inijiura  lega  ,  e  non  da  coa 
osatiezza  I'  idea  ,  cbe  Gerone  fornito  delle  piii  elette  virtu  primeggiassc 
■ancbe    nel    fior    della    mu^ica, 

Ci  faebbe  cnra  Iroppo  milesta  il  proccdere  di  tal  passo  slno  alia 
£ne  dell'  ode.  Ba  tl  il  breve  cenno  che  ne  abbiam  dato  a  persuadere  i 
nosti  leit.iri  quanto  sicno  quete  recenti  versioni  di  cosrc  dall'  origi- 
nalc.  Non  e  [ia  die  vogli,i;i  inieraniente  accajilunarne  il  difetto  de'  tra- 
duttori  ,  mentre  dee:  j  pur  confes^are  cbe  Pindaro  e  tal  lirlro  da  non 
po'ersi  eon  felicita  co  taute  voliare  in  alrra  lingua.  E  poiche  Angdo 
Mazza  penetrato  di  que'i'o  vero  rommi«e  alle  funiino  la  sua  traduziiine» 
riMiaiie  ancora  .1^1'  llalianl  una  p,i!m*  the  Bulliiii  e  Jlezzanotte  lion. 
Viaiuio    colta. 


D\L   PROF.    ANTOmO   MEZZANOTTE,  I/f 

5m  su  la  cetra  Dorica 
Or  dal  chiovo   dissoU  j , 
Se  a  te  soave  suscitan  pensiero 
E  Pisa  cd  il  Fert^nico  Destriero , 
Cite  vicinn  all'  Alfco 
Proruppe  veloassiino , 
Ne  sUviwlii'O ,  il  fianco  offrendo  al  cor  so  y 
Dicde  al  si(::nor  vittoria 
Di  corridori  aniante 
Siracusan  regnantc 
Folgorn  la  sua  gloria  appo  V  inslgne 

Colonia ,  pr  gli  eroi ,  del   Lidio  Pelope , 
Un  di  cura  d'  amor  del  chiaro  in  forza 
Ndtuno  Ennosigeo , 
Poscia  che  trasse  Cloto 
Fuor  da  I  lebete  puro 
Lui  d^ir  eburnea  spalla 
Mirnbihnente  ornnto. 
Molte  opre  son  di  maraviglia  obbietto  : 
E  le  mcnti  niortali 
Pill  che  a'  drtti  vcraci 
Alia  varia  sogi>iacciono  testura 
Di  fiivole  mendaci. 
Ma  pur  di  poesia  grazia  che  rende 

7  utte  opre  all'  uom  gradite  ,  onor  n'  arreca  5 
E  fe  sovf-nte  all'  incredibil  pone  , 
Chi;  de'  futuri  giorni 
S'.pif'ntissvno  il  corso  e  testimnne. 
Onesta.  I'  uom  p^'  JVumi  ahbia  fuvella , 
Che  unco  in  mtntir  la  colpa 
Lieve  allor  fora.    O  a   Tantalo 
Fii\lio ,  ber\  te  altramente 
Caiitcrb  che  non  fe'  inai  vate  in  pria  j 
Quando  a'  celesti  il  padre 
La  cena  rese  ,  e  invito 
Feati  alia  car  a  Sipilo , 
E  ulle  mense  legittime  t'offria, 
E  il  prode  pel  tridente 
Ncttuno  ti  rupia. 
Per  te  il  domb  desir  di  trarti  aW  ardua 
Mdgion  dell'  in  onore  inclito  Giove 
Cogli,  aurati  destrieri  ^ 
Bibl.  ItaL  T.  XVllI.  12 


LE    ODI    DI    P1NDA.ro  ,    CCC. 

Lit  dove  poscia  Ganiinede  veime 
E  pari,  a  qucllo  ottenne 
Ministcrio  appo  il  Nwne. 
Poiche  non  piii  apparisti 
Ne  te  alia  maJrt  rescro 
Gli  anelanti  nell' opra  esploratori  , 
Taiuno  de'  propinqui  invidi  occulta 
Disse  che  alia  bollentc  acqua  d'  intorna 
T  avean  dwiso  con  V  acciaro  a  hrani , 
E  le  cami  sniembrate , 
Ai  Niiiiii  furo  in  pasto 
Sulle  mense  locate. 
Me  stesso  affreno ,  onde  non  sia  ch'  i'  appelli 
Largamente  de'  Nwni  alcun  voracc. 
Spesso  labbro  maledico 
JDanno  a  se  merca.    -^e.  agli  Olimpii  Numi 
Unqua  mortal  gradia. 
Pen  fu   Tantalo.  A  lungo  irsene  appieno 
fortunato  concesso  a  lui  non  era. 
Dal  mat  sazio  deslo 
Immensnmente  crudo 
Affanno  ei  conseguio , 
Che  sulla  teita  a  lui  Ciove  sospese 
Vuro  sasso.  Ei  y'  affanna  eternamente 
Vai  capo  a  rovesciarlo ,  alma  dolente. 


^7<>. 


Sullc  caicse  deW  avvilimento  delle  no^tre  granaglie ^  e 
sidle  i.ichiifrie  agrarie  rlparatrici  del  danni  che 
lie  derlvuiio.  Oprri.  postnma  del  conte  Danpolo.  — • 
Milaiio  ^     1820,    dallu    tipografia    di  Giambatdata 


Soazog:no. 


T, 


u TTi  quelli  che  connscono  con  die  indcfesso  zelo 
il  conte  Dandolo  si  occupisse  di  varj  anni  intorno 
ai  niii  gravL  oggetti  de'reconomia  caii][)estre  ,  e 
che  s.inno  i  grandi  eccitamenti  ch  egli  ha  dati  in 
tiitta  Iti'lia  a'  niigUorainenti  agrarj  d'  ogni  genere 
c<dle  sue  opere  e  col  siio  escmpjo  ;  considerando 
coin''  egli  e  improvvisamente  mancato  in  una  eta, 
in  ciii  pieno  a;icora  di  tutte  le  sue  forze  fisiche  e 
intellettuali  poteva  sperare  di  spinger  oltre  gli  utili 
suoi  stud),  conipiere  Ja  bclia  opera  della  Enologia, 
di  tui  noil  abbiamo  che  le  prime  due  parti  ;  an- 
nuizi.ue  sulla  coltivazione  de'  g;elsi  i  risultati  delle 
esperieuze  ed  osservazioni,  die  da  otto  anni  in  qua 
andava  accumulando  nel  suo  gelspto  sAV Annunziata 
di  Farese ;  e  quelii  delle  molte  cure  ed  investiga- 
zioni  sue  intorno  alle  Jpiy  argomenti  tutti  e  tre,  che 
pel  valor  suo  nelle  scienze  tisiche  ,  e  per  la  conti- 
nua  sua  pratica  sarebbero  stati  di  per  se  interes- 
santissinii,  hanno  giustainente  riguardata  la  perdita 
sua  conic  una  pabblica  cal;nnita.  iinoerciocche  nis- 
suno  pu6  niettere  in  dulibio,  die  cssendo  T  arto  della 
riproduzione  delle  nostre  natarali  ricchezzc  la  pivi 
eniinenteinente  impartante  di  tutte  le  altre,  le  quali 
o  a  tpiclla  si  rifenscono,  o  in  ipiella  hanno  il  loro 
fondaniento,  eniinentemente  iniportanti  non  fossero 
gli  stud)  snoi  ,  e  preziosissiini  i  risultati  ch'  egli 
traeva  dalle  rombinate  forze  della  scienza  e  della 
pratica:  particolarita  ch'egli  aveva  comune  con  as- 
sai  poclii  scrittori ;  e  che  rende  quclli ,  in  cui  si 
veritica,  classici,  e  veramente  benemeriti.  Ma  se  il 


l8o  SULLE    CAUSE    DELL*  AVVILIMENTO 

ronte  Dandolo  in  tante  5ue  opere  sviUippando  le 
ragioni  e  i  prccetti  della  buoaa  coltivazione  in  varj 
rami  di  cose  agrarie  pote  esser  utile  ,  come  lo  e 
stato  di  fatto  ;  utilissinio  va  ad  esserlo  singolarmente 
per  (piesta  rh' rgli  ha  lasciata  inedita .  e  il  <  ui  ar- 
gomento  altissinuimente  iateiessa  noa  la  sorte  degli 
agriroltori  e  de'  pos?idf>riti  ,  non  (jucHa  della  Lora- 
bardia  sola ,  ma  la  fbrtuna  deW  iiitera  nazioue  ita- 
luma. 

II  tvansnnto  di  <[iiest'  opera  sta  in  qunlche  niodo 
nella  conclusioue^  con  cui  T  antore  T  ha  terniinata; 
e  nox  il  riierirenio  qui  ,  giacche  questa  e  V  ultima 
volta ,  in  cui  luliamo  la  sua  "voce. 

cc  Non  ho  dissinmliti  ,  dic'egli,  i  danni  ,  da  cui 
e  minacciata  la  nostra  agricoltura  a  cagione  del 
crescente  vcrsiiniento  sui  merc;'ti  d' Italia  e  d' Eu- 
ropa  delle  granaglie  del  Mar-Nero ;  versc'mcnto , 
del  quale  venti  o  trent'  anni  addietro  non  aveasi 
il  piu  leggiero  sosjietto  (i),  IIo  indicato ,  come  rotto 
ogni  equilibno  tra  il  prezzo  di  quelle  granaglie  e 
dtlle  nostre  ,  per  questo  singolare  avvpnimenio  va 
ad  essere  ilnitxi  per  noi  02;ni  utile  nostra  esporta- 
ziono,  e  a  nascere  1'  estremo  avvilim'i-nto  delle  me- 
desinie  (2).  Ho  accennato  ,  siccome  eifetto  morale 
funestissimo  di  tale  avviliniento,  lo  scoraggiarsi  dei 
piccoli  possitlentj ,    i  quali  veggoao  sconcertati  per 


(i)  Nel  ioo3  air  aura  di  una  pace  generale  nial  sicura  usci- 
rono  del  Mar -Nero  1,482,666  moo;gia  di  graoi ,  niisura  milanese  , 
e  dopo  la  pace  generale  di  Pangi ,  nel  1816  e  nel  18 17  usci- 
10110  di  la  2C00  navi  clie  ne  iraspoitaroQo  4,000, COO  di  uioggia. 
JC  (lee  calcoijrsi  di  \<m  i  grani  ilell'  Egitto  ,  delli  Grecia  e  del 
Baltico  ,  e  !e  farine  dell  America  sectentrionale  ;  e  dee  aggiun- 
gersi,  clie  durante  la  si  hiiiga  guerra  di  mare  molti  pnpoh  che 
compravauQ  grani  dagli  esteri,  e  specialniente  dalT  Italia ,  lianno 
pi'eso  a  promoverne  net  loro  paesi  la  coltivazione. 

(2)  A  noi  uii  moggio  di  frumento  costa  per  termine  medio  , 
calcolati  gl' interessi  del  fondo  capicale,  i  cariclii  pubblici,  ecc. 
lire  33  lucirca  di  jNlilano.  Ai  poi>oli  che  mandaao  i  loro  dal 
Mar-Nero ,  non  costa  nenimeno  lire  6.  Gome  sostenerne  diinque 
ia  concoriT nz£>  Biii  mercati  ? 


DELLE    NOSTRE    GRANACLIE,    CCC.  l8i 

oo;rii  parte  i  loro  bisogni  econoinici.  Ho  ricordato 
finalnieiite  che  in  mezzo  a  tanta  diminuzione  di 
valore  ne' prezzi  de' nostri  prodotti,  non  puo  farsi 
astrazione  dai  carichi  per  le  spese  dello  Siato  .  e 
dai  bisogni  particolari  di  oggetti  stranieri  ,  iiidi- 
spensabili  agli  aiiauali  nostri   consiimi  (i). 

»  Conosciutaei  questa  disastrosa  nostra  situazione, 
mi  e  parnto  venirne  la  giusta  conseguenza  di  do- 
vere  noi  investigare  quali  sussidj  potessimo  opporre; 


(l)  «  Cadiito  in  g»*nerale  avvilimento  il  prezzo  delle  gvana- 
glie  ,  dice  l'  autore  al  cap.  I ,  il  possidente  non  trova  piii  una 
readita  proporzionata  a'  suoi  capicali  e  a'  suoi  bisogni.  Miile  ti- 
niori  lo  occupano  ,  e  quand'  anclie  jaol  sia  di  fatto )  egli  decide 
d'  essere  iuipossibilitato  a  costruire  ,  a  luighorare  ,  a  i-iparare  , 
a  spendere  quanto  da  prima  S|iendeva  ,  e  &  sosteuere  1'  agia- 
tezza  piiaiiera  della  faiiiiglia  ecc.  L'  avai'o  ,  cogliendone  V  op- 
portuuita,  vorrebbe  sospeudere  tutto  ,  e  nulla  spendere.  L' uom 
saggio  tempera  le  sue  spese  ,  ed  anch'  esso  attende  tempi  nii- 
gliori     onde     soddisfare   ai  molti  suoi  bisogni   e   desiderj  ,    a    cui 

da  prima  soddisfaceva.   Cos! ovunqiie    diminuisce  1'  ali- 

mento  all' industria  ,  il  travaglio  all' operajo  ,  lo  smercio  al  fab- 
bricante  ,  ia  consumazione  in  tutti.  —  II  colono  dai  canto  sucj 
non  tarda  ad  accorgersi  che  la  quaatita  auclie  magaiore  delle 
granaglie  prodotte  non  corrisponde  alia  diminuzione  del  lor 
valore.  Vede  clie  un  mezzo  moggio  di  formt-ntone  non  basta 
per  ottenere  un  pajo  di  scarpe  ,  ne  un  moggio  per  avere  un 
cerchio  di  una  ruota  da  cai-ro.  Vede  che  quamita  notabile  glie  " 
ne  vuole  ,  onde  soddisfare  alia  tassa  pcitonale  e  al  giornaliero 
consume  di  sale  in  un  anno  ,  per  jsoco  che  la  sua  famiglia  sia 
numerosa.  Si  accorge  allora  clie  1'  abbondanza  stessa  ,  di  che 
prima  si  era  rallegrato  ,  non  giova  a'  suoi  bisogni  ,  e  perde 
r  energia  e  si  affanna  in  mezzo  a  mille  occorrenze  ,  a  cui  non 
puo  provvcdere  quantunque  non  gli  mauchi  il  pane.  E  guai 
quando  il  reggitore  di  una  famiglia  colonica  si  accorge  che  il 
travaglio,  la  sobrieta  ,  d  buon  costume  non  valgono  jiiu  onde 
farlo  vivere  trauquiUamente  e  contento  !  .  .  I  due  estremi  ,  del 
troppo  cioe  ,  e  del  minimo  prezzo  delle  granaglie  ,  anrhe  in 
questo  caso  si  toccano  ;  e  souo  cgualmente  funesti,  ecc  ».  Tra 
i  popoli  agricoli  le  granaglie  ,  dopo  T  oro  e  I'argento,  sono  per 
cosi  dire  la  moneta  conente  e  circolaate  ,  coUa  quale  possi- 
denti  ,  ailittajiiuli  e  coloni  ottengono  quanto  va  loro  abbiso-' 
gnando  tutto  T  anno.  Troppo  quindi  importa  ch'  esse  non  di- 
nuuuiscano  ,  se  non  lino  ad  un  cert'j  punto  del  loro  valor  caai'* 
merciale,  altrmieuti  tutti  ne  so&irebbero. 


1 82  SULIE    C.4.1TSE    DELL*  AVVILIMENTd 

c  poiflK""  1e  nostre  terre  ,  e  I'  indiistria  nostra  pos- 
sono  somn)ini8tra!rene  di  niolte  spe/.ie ,  ho  ar^o- 
mentaio  che  dovremmo'  pur  anrhe  connsrere  qual- 
"ineate  non  dipcii^le  che  da  noi  stessi  il  tri*rre,  per 
COS!  dire  ,  did  ninle  medcsimo  ample  sorsremi  di 
])eae  ,  aniiiiando  c  niig^Horando  a  sicnro  snpplimento 
e  compenso  altri  rami  d'  industria  rainpcstre  dovi- 
ziosissinia. 

»  Su  di  che  veniva  a  confort;irci  rosservazione, 
che  r  essere  st:Uo  il  male  prevedato  fra  noi  sino 
tlal  1804  e  pill  vivamenre  anaiiiiziato  nel  1806  ,  avea 
accertati  gia,  merce  lo  zelo  d' illuminati  coltivatori, 
nuincrosi  inielioranienti  nelle  nostre  campaa;ne.  Cosi 
la  produzione  dclla  seta,  vera  ancora  di  sicurezza 
nelle  angustie  nostre,  fu  incredibilmeatc  af^cresciuta  ; 
e  fu  di  conse2;uenza  estesa  la  piantagione  de'gelsi; 
intcso  mefflio  il  lore  governo  ;  ed  ainpliati  i  se- 
menzai  e  vivai  di  questc  piante  preziose.  Cosi  venne 
perfezionandosi  Varte  di  fare  e  conserrare  i  nostri 
vini,  Cosi  veune  studiata  e  portata  ad  alto  grado 
la  pastorizia  ;  la  quale  ,  mentre  per  disgrazie  non 
prevedute  improvvisamente  decadde  ,  ora  ha  potenti 
ajuti  per  iiinalzarsi  prospera  quanto  voglianio.  Cosi 
finalmente  si  e  diffuso  per  le  cose  agrarie  uno  spi- 
rito  d'  indagine  ,  ed  uno  zelo  tra'  possidenti ,  che 
sono  il  pill  sicnro  garante  di  ogni  buono  incremento 
della  priVata  e  pubblioa  fortuna. 

»  Ma  le  cose  non  sono  ancora  elevate  al  piinto 
corrispondente  al  male  che  viiolsi  superare ;  e  gli 
effetti  d' esso  ci  si  faniio  pin  vicini.  Importa  adunque 
sommaniente  che  i  piu  fervidi  amici  del  bene  attin- 
gano  dal  loro  corag<r,io  e  dalla  cognizione  delle  cir- 
costanze  nuovc  forze  ,  onde  non  solo  escludcre  il 
pericolo  ,  ina  assicnrare  con  pronto  cangiamento  di 
raezzi  se  stessi  e  la  nazione  dall' impoverimento^ 
a  cui  akrimcKti  andrenmio  soggetti. 

5)  lo  ho  presentatl  tptesti  mezzi  nel  rispetto  il 
pill  ovvio,  che  le  terre  nostre  ci  olfrono. 


DELLE    NOSTRE    GRANA.GLIE  ,    CCC.  l8q 

»  Chi  di  fatti  uou  vede  ia  uaa  sem  )re  plu  ere- 
scente  e  reeolare  juantawiotic  di  gelsi  raiimento  di 
valore  dei  iondi ,  e  quelle  dc!!a  materia  prima  the 
soinmmistra  la  sera  ;  nei  revolari  piccoli  avvicen- 
damenti  nuove  <[uantita  di  utilissimi  prodotti  per  la 
sussistenza  di  maggior  numero  di  auiir^ali  a  noi 
maticanti,  se  in  fbraggi  •,  e  se  ne'la  sottrazione  di 
uaa  parte  di  foudo  ora  sovercliia  alio  granaglie  ne- 
cessarie,  in  piu  lino,  in  piu  canapa,inpiu  sementi 
oleifere  ,  in  piu  semeazai  e  A'ivai  ?  Chi  non  vede 
iiclla  pill  estesa  applicazione  dei  buoni  metodi  co- 
pia  masigioi  e  di  vini  eccelleiiti  e  durevoli  :  e  di 
vini  anche  atti  a  contendere  con  moki  de'  forestieri 
piu  pregiati ;  in  alrunc  sollecltndini  per  le  api  niolta 
dovizia  di  cera  ;  nel  passaggio  di  nnova  quantita  di 
beni  comunali  a  niani  private  ,  ampliazione  mag- 
giore  di  coltiira  ,  e  di  prodazione  con  vantaggio 
notablle  per  migliaja  di  possidenti  ?  Chi  nel  tutto 
insieme  di  queste  cose  non  vcde  infiue  nnovo  nioto , 
nnova  vita,  nnava  riccliezza,  nnova  garanzia  pel 
nostri  pin  cari  interessi ;  nuovi  mezzi  in  somma  di 
soddisfare  ai  nostri  bisogni;  e  nuovi  foadi  per  as- 
sicurarc  la  sussistenza  a  crescente  popolazione  ? 

55  Indicando  tulte  qneste  cose  agli  uornini  buoni 
e  prcmurosi  del  bene  della  patria  ,  oiide  prendano 
mosse  utdi  e  sicure  ,  io  non  poteva  procedere  che 
con  rapidi  cenni  ;  e  cosi  ho  fatto.  Non  era  que- 
sto  il  caso  di  dar  lezioni  di  agricoltura  o  di  civile 
economia  ,  ma  di  far  valere  e  di  dirigere  ad  uno 
scopo  conosciuto,  sentito  e  gravissimo,  quante  buo- 
nc  intenzioni  ,  quanti  lumi  ,  quanta  esperienza  e 
pratica  puo  supporsi  ne'  possidenti  ,  e  nei  coloni 
cccitati  e  ben  diretti  dai  possidenti.  Le  nostre  pas- 
sivita  colFestero,  che  prcsi  a  con^iderare,  debbono 
essere  uno  spronc  fortissimo  ,  onde  animarc  ad  in- 
traprendere  questo  o  ([UcUo  ,  o  tutti  insieme  i  pro- 
posti  miglioramenti.  Non  la  mia  oi)inione  deve  per- 
euaderne  T  utilita ,  ma  T  urgenza   dellc  circostanze. 


184  SULLE    C/VUSE    DEXl' AVVTLIMENTO 

»  In  mllle  guise  forse  possono  essere  diflerenti  i 
iiiiei  risultati  di  quelli,  die  aliri  (jiia  e  la  oflen- 
nero  od  ottenanno ;  poiclie  diil'erenti  possono  essere, 
o  sai\intio  iti  piu  Inoglii  i  modi  e  le  eireostanze : 
cio  poco  Jm porta.  Cio  <lie  iniporta  si  e  ,  ehe  dai 
dati  da  me  olVerti  possa  ocnuno  ])rendere  moto  per 
operare  ;  e  possa  modirieaie  o  rettilieare  i  giudi/j, 
e  trai'si  sicuro  a  buon  elletto  ,  che  e  il  sommo  fine 
che  mi  sono  propo«to.  lo  ho  tratto  tutto  dalla  niia 
propria  esperienza.  Cosi  ho  parbno  per  uitima  con- 
vinzione  ,   non  per  alcana  probahilita 

)>  In  piu  luoghi  ho  pur  dovnto  f.a*  eonoscere  , 
che  senza  migiiorare  la  eondizione  econoniiea  e 
morale  de'  eoloni,  non  migliorera  m.ti  durevolnjente 
la  eondizione  generale  liella  nostra  a2;rico!tura  E2;li 
e  questo  un  argoniento ,  di  cui  sono  profondamente 
convinto,  non  per  sola  forza  di  ragione ,  ma  per 
quella  piu  potente  dellesperienza.  lo  lo  raccomando 
al  cuore  e  alT  interesse  de'  possidenti:  1  inn'ivazio- 
rie  ,  che  ho  proposta  ne'  contratti  (T  afiit.o  Ae  pic- 
coli  poderi  ,  e  lorse  il  secreio  fondanieritale  della 
prosperita,  che  quest''  opera  e  diretta  ad  assicurare 
all  agricoltura   del  nostro  paese  !  .  .  .   . 

»  Cresca  dunqiie  Tanimo  a  raddnppiare  gli  sforzi 
nella  grave  considerazione  delle  circostanze  pre- 
sent!; nelle  quali  non  posso  dissimnlare,  cpialmente  il 
sense  degli  elTetti  niorali  che  possono  denvare  da  un 
insistente  ribasso  de'  nostri  cereali ,  m'  impt  ne  anche 
piu  di  qucllo  che  niai  ni  imponga  il  timore  stesso 
di  non  poterci  mettere  a  livelio  di  qualunrpie  altro 
danno  ,  che  per  la  si  funesta  diminnzicne  deile  espor- 
tazioni  delle  nostre  grannglie  all'  estero  possa  ve- 
nirci.  E  in  cio  sta  qucsto  mio  pensiero  ,  che  Fabbon- 
danza  di  un  prodoito  proprio  ,  consnmabile  nell  in- 
terno,  scfmpre  trne  seco  un  ribasso  di  prezzo  tanto 
maggiore  qiinnto  pin  la  quantita  del  medesimo  e 
eccedente  il  biso2;no  ;  e  siccome  nel  caso  nostro  il 
timore  di  sempre  maggior  ribasso  non  potrcbbe 
non   agitare  lo  spirito  di  ogni  possidente ,   i  piccoli 


DELLE    NOSTRE    GR\NA.GLIE,    CCC.  l85 

possitlenti  specialmente  die  costltuiscono  si  gran  nu- 
mero,  sarebbero  in  istato  quasi  abituale  di  vendere 
i  loro  prodotti  con  una  perdita  al  di  la  d'  ogni  pro- 
porzione;  e  questo  f.nto  stesso  aumenterebbe  an- 
cora  1  aI)bassaniento  de'  prezzi.  Laonde  s'  intarche- 
rebbero  i  caj^it  .li ,  le  piccolo  fortune  sparirebbe- 
ro  ,  le  niaggiori  diniinuirebbero;  cd  anthe  prima 
che  r  accennata  cagione  producesse  i  consegurnti 
reali  effccti  disastrosissimi  ,  gli  animi  di  tutti  reste- 
rebbero  funestamente  percossi  dal  sentito  disordine, 
le  cui  conses^nenze ,  si  per  V  apprensione  ,  che  per 
la  verificflziDne ,  verrebbero  a  spaudersi  in  tutia  la 
massa  de' cittadini ,  sconvolgendo  T  econoniia  2;ene- 
ra'e  ,  e  togliendo  a  molte  classi  in  seno  alia  stessa 
abb ondanza  i  mezzi  di   sussistere  »    .  .   . 

Fin  (jui  r  autore.  In  quanto  agU  speciali  oggettl 
da  lui  trattati ,  e  alF  ordiiie  in  quest' opera  tenuto , 
per  darne  cpialche  idea  aggiungorcnio  noi  i  seguenti 
cenni. 

La  seta  e  Voggetto  fondamentale  e  sicuro  della 
nostra  riccbezza.  Non  e  meravigUa ,  se  dopo  VArte^ 
e  do;>o  le  Storie  del  govcvno  de'  bachi  dal  i8i5  al 
i8i(}  r  autore  ritorna  su  questo  argomento  ,  con. 
nuovi  cenni  sui  bachi  da  seta  ,  suUa  malattia  del 
segno  e  del  calcinaccio,  snlle  bigattiere  ^  stufe  e  sc- 
menti;  e  sugli  ogtiora  pni  crescenti  progress!  per 
omai  tulta  Italia  de  nuovi  metodi.  Dimostra  poi  , 
come  nella  ragione  composta  dell'  aumeuto  di  quan- 
tita  ,  e  del  crescente  miglioramento  della  seta  sta 
r  infallibile  secreto  di  vibrare  a  poco  a  poco  colpi 
sicuri  e  mortaii  alia  concorrenza  di  tutte  le  sete 
asiatiche  sui  mercati  d'Europa  e  d'America.  Che  se 
anche  il  prezzo  d(4la  seta  venisse  a  notabi]nien>e 
diminuire  ,  !a  crescenre  qiiantita  di  ottiuia  seta  che 
otrerreino,  riparera  ad  ogn  inconveniente ;  e  in  due 
tabeile  esponc  il  coufiutante  prospetto  del  valore 
delie  sete  esportate  dal  solo  re^no  d'  Itnlia  dal  1 808 
al  18 1 3  nella  soniina  di  420,000,000,  e  delToro  ed 
argento  dalla  Nuova  Spagna  dal  1814  al  1817  nella 


l86  SULLE    CA.USE    DELL'  WVIMMENTO 

somma  di  370^^^0,000 ,  c  furouo  aiuii  per  V  Ame- 
rica copiosi.  Questo  e  rargomeiito  del  rap.  II. 

II  cap.  Ill  c  consacrato  alia  dimostrn/ionc  com- 
parativa  dclla  rendita  do'  canipi  a  cerealc  —  a  ce- 
recUi  e-  a  g^lsi.  — ■  a  cereali,  gelsc  e  viti  —  a  prato 
e  a  gclsi.  Tatto  v  trattato  con  calroli  fondati  sul 
fatto,  e  che  essendo  sotto  le  main  di  ogiUino,  noa 
possono  non  prodiirre  convinrimcnto  pei  niiglioja- 
nienti  proposti  attesa  V  cvidenza  de'  risult  .ti. 

Nel  cap.  IV  propone  gli  avvicnidamenti  '  di  col- 
tiira  che  nellc  attnall  nostre  clrcostanze  viegllo  coii- 
vengono  ai  piccoli  poderi.  E  cpii  pure  con  diaio- 
strazioni  pratiche  dimostra  i  risiiltati  compirativi 
deir  avviccndamento  di  5,  di  4,  di  3  anni;  il  pro- 
dotto  di  ciascheduno  e  la  valutazione  comparata 
del  veccbio  e  nuovo  sisteina  di  prodiizione. 

Nel  cap.  V  parla  degli  animali.,  e  della  necessita 
di  aunientare  il  nuniero  de  biioi^  delle  pccore  e  dei 
majall ,  onde  diminuire  le  nostre  passivita  rispetto 
a  questi  articoli.  Noi  siamo  passivi  in  animali  bo' 
vini  per  pin  milioni.  La  grande  officina,  in  cui  deb- 
bono  moltiplicarsi  questi  animali ,  e  quella  dei  pic- 
coli poderi.  Ivi  nascono  e  si  allevano:  passano  poi 
alle  grandi  tenute  ,  e  ritornano  ai  piccoli  poderi 
per  ingrassarsi.  I  piccoli  poderi  nel  regno  Lom- 
bardo-VeuciO  sono  pin  di  cinquanta  mila.  Due  soli 
animali  per  ognuno  di  questi  poderi  in  pochi  anni 
possono  saldare  la  nostra  passivita.  Gli  avvicenda- 
jnenti  somministrano  le  materie  alimeutarie.  Gli  ani- 
mali domestlci  somminlstreranno  i  m:iteriali  alle  no- 
stre manifotture  di  prima  necessita :  daranno  lavoro 
a  tutte  le  braccia,  che  F  aumento  della  popolazione 
rende  ,  e  rendera  sempre  piii  sproporziotiata  al- 
r  uopo  dcir  agricoltura.  Sono  di  singolarc  impor- 
tanza  i  bilanci  che  Tautore  fa  sidl' allevaineuto  del 
buoi  ne'  piccoli  poderi  ,  e  sul  prodotto  in  letami. 
In  quanto  alle  pecore ,  dimostra  come  non  potendo 
occorrere  per  ogn'  individuo  meno  di  ima  libbra 
di    lana   lavata  per  tutti  i    blsogni,  e  montaado  la.. 


I>ELLB    WOSTRE    CRANAGLIE,    CCC.  187 

popolazione  del  regno  a  qualtio  milioni  ,  cl  vorreb- 
bero  altneno  due  milioni  di  pefore  Jidulte.  Rcnde 
poi  couto  (lei  danni  deile  tiniffe  vcccbie  e  dei  van- 
ta2;2;i  delle  niiove.  hi  niajnli  noi  si;:mo  passivi  per 
due  milioni  e  meirzo.  Le  circostanze  possono  aver 
diniir)iiita  alfun  pnco  ([ucsta  somma.  Le  ragioni  e 
i  mezzi  di  toj^lierla  aflatto ,  e  di  renderci  anzi  at- 
livi  ,  sono    chiaramente  dimostrate. 

11  Cap.  VI  cdncerne  i  vini.  V  avitore  espone  le 
consegtieuze  delTavvilimento  dei  nostri  vini ,  le  ca- 
gioni  per  cni  restiamo  passivi  per  qiiesto  genere 
senza  necessita  ,  e  i  rimedj  die  piio  prestare  lAm- 
niinistrazione.  In  qiiesto  capo  liavvi  quidche  siipple- 
menro  utile  alia  Eiiologia. 

li  Cap.  VII  tratta  del  lino  ,  della  canapa  ,  della 
macerazione  ^  e  delFuso  deWix  maecJiina  di  C/iristian. 
Se  sono  preziosi  i  calcoli  comparativi  cli'  egli  fa  sul 
prodotto  di  questi  generi ,  e  V  increniento  che  puo 
avere  la  loro  coltivazione  ne""  piccoli  poderi  ,  non 
meno  prezio^e  e  nnove  sono  le  sue  osservazioni 
sulle  macerazioiii ,  materia  non  ben  esaminata  an- 
cora  tra  noi.  Es^li  non  <onosceva  la  maroliina  del 
nostro  valentissimo  meccanico  Catlinetti.  Se  1  avesse 
conosciuta  ,  si  sarebbe  risparmiate  le  lunghe  ospe- 
rienze  intraprese  con  quclla  di  Christian  ,  di  cui 
pero  ha    dato  un   ginsto   giudizio. 

Mel  Cap.  VUl  parla  delle  piaiite  oleifcrc.  II  regno 
d' Italia  dal  )8c6  al  181 1  era  stato  passivo  in  olj  , 
un  anno  per  T  abro ,  di  24  niilioni  ;  e  di  400,000 
lire  anniie  in  sementi  oleifere.  11  regno  Lombardo- 
Veneto  e  compar^tivamente  piii  aggravato  in  que- 
sta  passivita  de!  regno  d'  Italia.  11  riparo  puo  esscre 
pronto  (  lasciando  da  parte  le  piantagioni  di  olivi 
e  noci  ,  che  esigono  tempo  ,  ma  che  pero  produ- 
cono  assai  )  merce  una  coltivazione  ne'  piccoli  po- 
deri, che  dia  olio  di  liiio^  di  colzat  e  di  ravettone. 
Calcoli  comprendenti  tutti  gli  elementi  opportuni  , 
dimostrano  T  ampiezza  del  prodotto  che  se  ne  puo 
«perare. 


i88  sULLE  cvcrsE  pellVwyiluiento 

E  maravi2;lioso  il  proclotto  che  coniiinrativamente 
al  terreno  impici^ato,  e  alia  spesa  put)  trarsi  dai 
semenzai  e  vivai ,  die  sono  F  oggetto  tlel  Cap.  IX 
e  clie  ri2;uarclano,  non  tanto  i  gelsL  e  le  vid^  quanto 
oj^ni  altra  })ianta ,  come  castagni  cedui  e  da  palo , 
querce  ^  cerri  e  altre  legne  da  fuoco.  Parlindo 
delle  qiierce  e  de'  ccrri ,  1  autore  dimostra  I'  utilita 
che  piio  trarsi  dalla  loro  corteccia ,  che  serve  per 
vallonea :  parlaudo  degli  onici^  non  lascia  di  far 
seutire  la  facilita  di  fame  g;randi  piantajiioni,  che 
rendono  fruttuosissimo  uii  terreno  per  lo  piu  ab- 
bandonato.  In  quanto  ap;h  alberi  da  friitta,  ha  cal- 
colato  sulla  esperienza  il  risparmio  di  cereaU,  che 
per  alcuni  mesi  delTannofa  una  famigha  colonica , 
che  si  trova  averne  in  certa  qnantita. 

E  iioto  che  il  conte  Dandolo  da  alcun  tempo  si  oc- 
cnpava  del  governo  delle  Api,  di  cai  sono  si  pochi 
quelli  che  tra  noi  aljbiano  esatta  cognizione,  o  che 
avendone  ,  sieno  presi  da  zelo  di  comanicarla  agli 
altri.  La  prematura  sua  mancanza  ci  ha  privato  delle 
utili  istruzioni  ch'  egli  preparava  ;  ina  nel  Cap.  X  dice 
abbastanza  per  diri2;ere  i  ddigenti  coltivatori  a  dar 
opera  a  questo  ranio  Uicrosissimo  di  economia  cam- 
pestre ,  sottraendo  la  nazione  alia  pass,  vita  in  cera, 
di  cui  e  ag2;ravata ,  e  che  e  notabilissinia.  Le  cose 
ch' esiU  dice  qui  intoriio  a\V  indole  del  ricovcri  delle 
api,  intorno  i\\V  incostaiiza  dcllc  stagioni,  al  difctto 
di  mitriinento  ne  jnomc(iti  piu  importanti ,  e  ai  mo- 
tivl  per  cui  non  si  sono  gcneralizzati  gli  alveari 
ne  pic  coll  poderi,  e  le  direzioni  che  vi  aggiunge, 
dimostrano  con  che  facilita  possa  aggmg  lersi  un 
nuovo  ramo  di  ricchezza  ai  tanti  sngg  riti. 

II  Cap.  XI,  che  tratta  dei  beni  comunali^  interessa 
la  politica,  r  economia  (ivde,  Tecononua  agraria  e 
la  morale.  G!i  abusi,  e  i  danni  positivi  d'  ogui  manie- 
ra,  che  producono  i  beni  comunali  (piali  egli  rnnsi- 
dera,  e  che  consistono  in  boschi,  prati,  pascoli  e  fondi 
atti  a  diventar  piati,  bosrhi  o  campi  aratorj,  sono 
da  luL  posti  in   massiiua  evidenza  •,   e    cosi  del  pari 


DELLE    NOSTRE    GRA.NAGLIE  ,    CCC.  189 

I  vantagg;i  die  produrrebbe  una  nii2,liore  disposi- 
zione ,  per  la  quale  dallo  esterminio  di  tutti  fossero 
condotd  a  passare  in  qualunque  maniera  sotto  la 
salvaguardia   di  proprietarj  indivului. 

jl  Cap.  XII  e  consacrato  a  diniostrare  le  impor- 
tazionl,  o  passivitd  nostre  in  fatto  di  generi  proprj 
del  nostro  ^uolo ,  e  di  jnaiiifatture  derivaiiti  da  tah 
generi ;  e  in  fatto  di  oggetti  procedenti  da  suoli , 
climt,  ed  indnstrie  straniere.  Esso  solo  questo  quadro 
ben  meditato  basta  a  mettere  in  plena  convinzione 
ogni  Lonibardo  della  necessita  di  adottare  pronta- 
niente  ne'  proprj  t";;ndi  canipestri  quelle  tra  le  misiire 
dal  coiite  Daudolo  suggerite,  clic  possono  nieglio 
convenjre  alle  circostanze  sue  particolari.  Donde 
sokanto  puo  crearsi  poi  quel  generale  consenso , 
clie  solo  e  atto  a  f'ondare  il  sistema  di  preserva- 
zione  e  di  prospei  ita  della  pubblica  fortuna ,  che 
€  state  r  oggetto  degli  studj  del  benemerito  autore. 
I  Di  cui  vogiiamo  qui  riportare  un  passo ,  die  ripu- 
I  tianio  di  singular  gravita  nelle  special!  circostanze 
nostre. 

«  La  nostra  situazione  attuale ,  dicVgli  in  questo 
.  cap.  XII  ,  e  soniuiaaiente  niigliorata  da  quv  Ho  che 
I  era  djanzi,  in  tutto  cio  che  ha  relazione  con  varie 
iniportanti  nianjfatture ,  e  le  materie  prime  di  che 
sono  tatte.  Non  solo  presentemente  n  ii  uon  abbiamo 
contrarieta  alcuna  in  qualunque  sviluppamento  nostro 
industriale  ;  ma  siamo  ,  diro ,  quasi  forzati  a  diven- 
tare  nianifattori,  mediante  il  sistema  ado|fato  di 
respingere  da  nni  con  forti  dazj  tntte  le  manifatture 
estei'e  di  seta,  di  lana ,  di  cotone,  ecc.  La  quale  circo- 
stanza  e  tanto  piu  per  noi  animatrice  ,  quanto  che 
ill  addietro  pei  trattati  indicati  gia  (  tra  il  Regno 
d' Italia  e  Tlmpcro  Francese )  eravamo  dalle  trop^io 
favorite  manifatture  francesi  op[)ressi  in  modo,  die 
non  c'  era  per  alcun  modo  permesso  di  poterne 
sostenere  la  concorrenza.  Or  T  attuale  sistema  non 
solo  ci  apre  libero  campo  a  fabbricazioni  nazionali, 
i  cui  prodotti  vengauo  in  coacorreuza  vantaggiosa  \ 


190  SULLE    CA.USE    DELL    AWILIMENTO 

mn  qiiesto  bonefizio  trae  seco  neressarlameate  anchc 
raiimcnto  tli  ojiii' unliistria  nostra  caiipestre ,  ia 
cjuaiito  essa  ha  aperta  la  via  ad  aumentare  la  pro- 
tluzioue  clei  geneii  proprj  alle  mauifatture  cU  ciii 
ragioniamo.  Ne  alcuii  uomo  di  retto  criterio  potrebbe 
dissiinulare  il  manifesto  toito  che  avremnio  ,  rite- 
neiidoci  dcdT  appiotittare  di  uri  cuigiamento  di  cose 
61  notahilc  pei  nostii  vantaggi.  E  certamente  la  ra- 
gioiie  alza  fra  noi  altissimo  it  grido ,  e  ci  mostra 
da  ogtii  parte  ove  collocarc  tanti  cipit;Ui  giacenti 
per  dar  moto  alle  arti  manifattrici  I'^tto  libere  ,  e 
alia  creazioiie  di  nuovi  valori,  rendendo  piu  pro- 
<luttive  le  nostre  terre  ,  e  taqte  braccia,  die  nelle 
ftiniiglie  villcrecce  per  piu  mesi  dell'  anno  poco  o 
nulla  aggiungono  presentemente  alia  rnassa  delle 
cose  utili.  I  contrabbandi  potrebbero  an -ora  in  varj 
oggetti  porre  ritardo  al  pronto  svolgitnento  della 
nostra  industria;  ma  resteramo  inline  repressi  dalla 
pubblica  vigilanza  ,  o  verranno  al  certo  minorati 
dalla  forza  di  an'  opinione  tondata  sul  generale  in- 
teresse  de'  miglioramenti  delle  nostre  iadiistrie  tjia- 
nifattrici  ,  sostenuti  dal  complesso  di  (jnelli  della 
nostra  iudustria  campestre,   ecc.   » 

Noi  non  abbiaaio  data  die  una  leggiera  indica- 
zionc  deir  ossatura  e  dello  scopo  di  quest' opera , 
la  pill  grave  certamente  che  potesse  pubbhcarsi 
nelle  attuali  circostanze  nostre,  e  d' Italia  tutta, 
giacche  a  tutte  le  provincie  ita'iane  puo  essa  pro- 
porzioiTptamente  essere  applicata.  Del  resto  ogai 
capitolo  di  essa  merita  una  seria  e  profonda  attea- 
zione  per  T  importauza  del  soggetto,  per  lo  svi- 
lupparaento  nelle  moltipUci  sue  rclazioni ,  per  la 
semplicita  ed  evidenza  che  T  autore  ha  portate  in 
ogni  niinuta  parte,  per  la  sicurezza  degli  elemeati 
presi  a  base  udle  luminose  dottriiie  pratiche  prc- 
sentate ,  pci  continui  paragoui  e  calcoli,  c  per  Tescur- 
sioni  inFine,  die  in  diverse  note  si  trovano  sopra 
articoli  accessor)  di  somriio  iflteresse  nci  rispctti 
economici. 


DELLE    NOSTRE    GRA.NACLIE ,    CCC.  I9I, 

Quest'  opera  puo  considerarsi  come  il  compeiidio 
di  tutta  la  sua  scienza  agronomica  considerata  nelle 
iinportanti  viste  tanto  del  coUivatore,  quanto  del- 
r  uomo  di  Stato:  nc  alcuna  pote  mai  pretendere  ad 
un  titolo  si  deciso  di  geueralc  benemerenza. 

Essa  e  pieceduta  da  alcune  Memorle  storiche  re- 
lative al  conte  Vincenzo  Daiidolo  ,  e  a'  suoi  scritti^ 
compilate  dal  cavaliere  Compagnonl ,  le  quali ,  se 
per  avventura  fanno  onore  alP  amicizia ,  maggiore 
ne  fanuo  ancora  alia  verita ,  essendo  esse  scritte 
con  singolare  sobrieta  e  semplicita ;  e  die  percio 
dipingono  il  conte  Dandolo  qual  era  veracemente, 
e  quale  restera  nella  storia. 


19a 


Q,  Horatii  Flaccl  de  arte  poetica  lihritm  cam  nods 
Joanids  Baptistce  Vici  Icti  Antonius  Can.  Gior- 
dano BUdlotkecariiLS  Reg'ue  Dibl.  Borboiurce  nunc 
primum  ed'idit.  —  Neapoli ,  typis  Bibliotliecoe  Ana- 
liticoi ,  dl  pag.  46,  ill  ii.'' 


I 


L  dotto  bibliotecaiJo  GiO/vfe«o ,  trovato  avendo 
alcuno  polverose  scliede  autografe  del  nostro  cele- 
bre  Vico .,  ha  creduto  di  potere  coUa  pubhlicazione 
dl  qaeste  non  solo,  coitie  egli  dice,  far  rivivere  il 
di  liii  iiome ,  ma  aticora  readere  utiiissiino  servigio 
alia  Ictteratui-a.  Con  rara  ingenuita  dichiiira  pero 
di  essere  debitore  della  racolta  di  pabblicare  quello 
scritto  a  Tom.  Frammarino  ^  nepote  del  diica  di 
questo  nomf,  e  gioviuie  di  ottime  sperasize. 

Gontengono  quelle  schede  le  note  perpetue  del 
Vico  8uir  arte  poetica  di  Orazio  ,  il  di  cui  testo  il 
Giordano  ha  riprodotto  sail'  edizione  romana  del 
jFt'rt  deli' anno  1 8 1 1  ,  modcllata  sti  i  codici  Vaticani, 
Ghigiani,  Ang  lici ,  Barberuii,  Gregoriani,  Vallicel- 
lani  ed  altri  niolti. 

Non  sono  le  note  del  Vico  disposte  solo  mecca- 
nicamente  soito  il  testo  ,  ma  queste  collo  scritto 
Oraziano  sono  ridotte  ad  ordine  ed  a  nietodo  ,  e 
distinte  in  varj  capitoli ,  nei  quali  metodicamente 
si  tratta  delT  unita  del  poema,  della  uecessita  del- 
I'artc  ,  deir  ordine  delle  cose  che  fingere  si  dcb- 
bono  o  inventare,  della  poetica  elociizione,  dei  varj 
generi  di  versi,  del  decoro  poeiico  e  di  quello  dello 
stile  poetico,  della  scelta  del  suggetto  della  trage- 
dia  ,  della  proposizione  o  del  disegno  ,  e  delT  or- 
dine del  pocuia  eroico ,  del  decoro  di  ciascuna  eta, 
di  alcuni  generali  precctti  intorno  alia  poesia  drain- 
matica ,  delP  origme  della  tragedia  ,  dei  inetri  dei 
dramrai,  della  storia  della  dranimatica  poesia ,  degli 
istrumcnti  della  facolta  poetica,  del  line  della  poesia 


«J.  HOR\TII  FLA.CCI  DE  AllTE  POETIC. \  CtC.         19$ 

mcdesima ,  della  critira  poetica ,  clelle  lodi  della 
poesia  ,  ancora  de^V  istrumenti  deir  arte  poetica  , 
dello  studio  di  quelTarte,  e  flnalnieute  della  stelta 
e  tleir  uBicio  di  an  censore. 

Akune  cose  veg^onsi  in  queste  note,  che  invano 
cercherebboiisi  ne2,li  altri  numeiosi  cominentaton  , 
e  che  aiifiuiiziaiio  la  scienza  protonda  e  l  acuta  pe- 
netiazione  del  celebie  Vico.  Per  esempio  lad(iove 
jl  poeta  coniincia  dalla  parabola  di  un  pittore,  che 
una  cervice  di  cavallo  aggiutiga  ad  un  capo  umano , 
trova  il  nostro  dotto  italiatio  una  coniparazione  che 
far  voile  \\  Venosino  della  poesia  colia  pittura ,  di- 
cendosi  questa  un  poema  muto,  (juclia  alTincontro 
una  poesia  loquare,  il  che  conferraa  colla  frase  che 
trovasi  nei  \eisi  successivi  : 

pictoribus  atque  ppetls 

Qiddlihet  andendi  semper  fact  cequa  potestas. 
Da  questo  si  fa  strada  ad  accennare  i  niostri  ele- 
ganti  t'orniati  talvolta  dai  nostri  pittori,  che  diconsi 
pitture  di  rabesco  ,  e  tra  i  poemi  giocosi  ed  in  al- 
cun  modo  traji,ico-conuci  aunovera  il  Satirico  di 
Petroiiio  e  la  Secchia  raptta  di  Tassoni.  Nel  Reno 
di  Orazio  crcde  Vlco  indi<"ato  non  cjucllo  che  la 
Germauia  separa  dalle  Galiie,  ma  il  Bolognese  che 
egli  ap[)ella  fiiime  amenissimo.  —  Dalle  pugne  dei 
gladiatori  e  dal  ludo  gladiatorio  crede  venuto  agli 
Italiani  il  vocabolo  di  gluocare  di  scJierma.  —  I  par- 
tigiaiii  del  hello  ideale  troveranno  niolto  favorevole 
air  intento  loro  la  nota  applicata  alia  pag.  14  al 
detto  Oraziano  :  poiicre  totum  nesciet  ^  nella  quale 
si  ripete  il  tiito  rarconto  deir  Elena  dei  Croto- 
niati  dipinta  da  Zeiisi  ,  composta  delle  parti  piu 
belle  di  dodiri  t'anrinlle.  ISou  trae  pero  il  Vico  da 
questo  altra  conse^uenza ,  se  non  che  il  falso  poe- 
tico  puo  essere  alcana  volta  vero  mctalisico,  e  come^ 
die'  egli  ,  era  chianierebbesi  d'  idea  ,  senza  punto 
trasportare  qnesta  niassinia  alf  ideale  dellc  arti , 
annunzJando  all  incontro  che  un  coniplesso  di  cose 
,Tere  tisiche  puo  oHerire  un'  apparenza  di  talsita. 
J^ibl.  hal,  T.  XVIU.  i3 


194         <2'    H0RA.T1I   VhS.CGi    DE    ARTE    POETICS 

Nella  pagina  medesima  in  proposito  della  facondia 
si  fa  un  ardito  confionto  dei  poemi  di  Omero^  e  delle 
pittiire  di  Nicomaco  col  poenia  dell'  Ariosto  e  colle 
slorie  del  Gidcciardinl;  ed  il  lucidus  ordo  Oraziano 
dal  comineiitatore  benche  latino  ,  si  traduce  nella 
naturalezza  e  proprietd  degV  Italiani.  —  11  cinctutis 
applicato  ai  Cetesr;i  ,  crede  il  Vico  un  vocabolo  an- 
tiquato  ,  scelto  a  belia  posta  ,  perche  si  parla  di 
antidii,  e  quindi  non  giudica  alludersi  punto  al 
Cetego  nominato  da  Cicerone  tra  gli  oratori.  —  Ri- 
prende  altrove  Orazio  ,  perche  falsamente  abbia 
supposto  Omero  inveutore  deiresametro  uei  poemi 
eroici,  ed  osserva  poco  dopo  che  la  tragedia  nacque 
assai  prima  della  commedia ,  sebbene  da  Orazio  pos- 
posta.  —  Nel  verso  96.  Teleplius  et  Peleus,  cum 
pauper  et  exul  uterque ,  cambiare  vorrebbe  il  cum 
in  cur ,  con  che  ,  die'  egli  ,  riuscirebbe  piu  acuta 
la  sentenza  e  piu  acconcia  la  latina  elocuzione.  — 
Qnello  (he  Orazio  dice  della  iracondia  ed  inesora- 
bilita  di  Achille  ^  proposta  da  Omero  come  esempio 
ai  Greci  ,  spicga  il  Vico  colla  sua  Scienza  nuova  , 
dicendo  che  Omero  ai  Grcci  ancora  feroci  le  gcsta 
di  Achllle  cantava,  le  qnali  oggetto  di  amniirazione 
fnroao  al  ritorno  della  barbaric  sotto  il  nome  Ita- 
liano  di  bravure  dl  duellanti.  —  Tutti  i  commen- 
tatori  si  sono  discervellati  neir  interpretazione  del 
verso   128: 

Difficile  est  proprie  communia  dicere  ;  .  .  . 
Vico  lo  spiega  nel  senso  che  difficile  dee  riuscire  il  ■ 
formare  con  generi  filosofici  oeneri  poetici,  cioe  le  ■ 
personc  ideaU  delle  tragedie  ,   ed  ancora  ricorre  ai 
principj   della   di  lui  Scienza  naova  ^    nella    quale  si 
dimostra  che  i  primi    foiidatori    dei    Greci    e    delle 
altre  aazioni  furono  di  natura  loro    poeti ,    i    quali 
non  potendo  per  la  rozzezza  loro  intendere    i   ge- 
neri filosofici  ,  ne  farsi  strada  alle  scienze ,    finsero 
illustri  esempj  ,    ai    quali   come    a    generi    primiti*vi 
ridurre  si  potessero    le    cose    ad    alcun    genere   ap- 
partenenti.    Qiiindi  la  fortezza   di  Achille ,   V  astute 


CUM    COMM.    VICI.  195 

avvedlmento  dl  Ullsse  ecc. ,  le  quali  cose  al  senso 
comune  applicate  ,  formavaiio  il  poetico  decoro.  Al 
^ernpo  di  Socrate  si  studiarono  i  geaeri  dei  costumi , 
e  (juindi  nacquero  da  poi  i  caratteii  di  Teofrasto. 
Nel  terzo  verso  dopo  il  citato  ,  crede  il  Vico  sotto 
il  nome  di  puldica  materles  indicata  la  favola  Onie- 
rica  ,  il  clie  noti  era  state  in  addietro  d'  alcun  in- 
terprete  avvertito.  S'  ingaiinarono  pure  ,  die'  egli , 
gli  anticl.i  commentatori,  iiiterpretando  nel  seguente 
verso  il  vilem  patulumque .  . . ,  orhem  per  un  lungo 
episodic  ;  Cf  ne  reca  in  prova  i  bellissimi  episodj  , 
benche  luno^hi ,  del  Tasso  suUe  delizie  de2;li  orti  di 
Armida  ^  e  sulla  felicita  della  vita  rustica  da  un  pa- 
store  descritta  ad  Erminia.  Invece  degli  episodj  crede 
egli  censurate  da  Orazio  le  parafrasi  ,  o  forse  me- 
glio  aucora  le  leggende  dei  poeti  circonforanei,  detti 
in  Italia  Cantafavolc. 

Parlando  deirordine  del  poema    eroico ,  riflette  il 
Vico  niuno  avere  mesrlio  del  Tasso  osservato  I  Ora- 

o 

ziano  precetto: 

et  quce 

Desperat  tractata  nitescere  posse  ,  relinqidt , 
non  avendo  egli  mai  descriiti  gli  eroi  del  suo  poema 
a  prauzo  o  a  cena.  —  Opportiinamente  distingue 
tra  le  parti  del  dramma,  scolasticaniente  dette  quan- 
titative^ e  le /ormaZj,  cioe  la  protasi  che  costitiiisce 
r  argomeruo ,  la  epitasi  die  lo  annoda  ,»  e  la  cata- 
strofe  che  lo  scioglie.  —  Al  passo  Oraziano  che 
concerne  la  musica,  inventata  da  principio  per  can- 
tare  le  lodi  degli  Dei,  nota  il  Vico  che  era  consul- 
tare  si  dovrebhe  T  oracolo  del  sommo  pontefice  a 
fine  di  unire  al  sacro  canto  detto  Grcgoriai/o  quello 
che  ora  dicesi  fignrato.  —  In  proposito  della  tra- 
gedia  ricorre  ancora  ai  principj  della  Scienza  nnova ^ 
ed  osserva  che  sebbene  alcun  esenipio  dalT  antichita 
non  ci  sia  stato  trasmesso  della  satira  draniniatica , 
questo  genere  di  dramma  vicne  chiaramente  indi- 
cato  da  I  testo  Oraziano.  Le  parole:  pene  forenses  ^ 
traduce  ia  questo  luogo  itaiianamcnte  del  vil  mercato^ 


T()6  Q.    HORA.TII    FLACGI    DE    ARTE    POETICA 

c  cosi  nei  versi  susseguenti,   i  teneri  versi  di  Orazi» 
tratluce  per  lascivi  ,  gl'  iinmondi  per  sordUli. 

Laddove  trattn  dclla  storia  dclla  poesia  dramma- 
tica ,  accenna  Vico  serbarsi  ancora  nella  Campania 
un  antico  costume,  analogo  forse  ai  carri  draiiuna- 
tici  di  Tespi^  che  i  vindemmiatori,  detti  volgarmente 
cornuti ^  nel  recare  le  uve  al  toitliio  ,  per  ischerzo 
festivo  con  procaci  detti  insultano  gli  uoimni  e  le  feni- 
nune  oueste.  Gogli  stessi  principj  della  sua  grande 
opera  spic*2;a  egli  il  ditlicile  problenia,  come  inai  nata 
esscado  la  tragedia  da  rozzissimi  principj,  potesse 
Omero  molto  prima  salire  alia  fama  di  eroico  poeta 
jncomparahile  ?  Omero ^  die' egli,  giunse  nella  terza 
eta  dei  pocti  eroici ,  e  nobilito  (|uclVarte,  il  che  in 
ultiir.a  analisi  ad  altro  non  si  ridurrcbbe ,  se  non  a 
comcliiudere  die  di  2;ran  lunga  anteriori  furono  le  vi- 
cende  dellVpica  poi-sia,  clie  non  cpielle  dclla  drani- 
matica.  —  Al  pioposito  degVistrumenti  dclla  facolta 
poetica ,  ricliiama  il  Vico  il  sue  grande  principio 
che  la  poesia  dalla  sola  natura  ebbe  Y  esistenza , 
che  alcun'  arte  inventata  non  era  da  prima ,  e  che 
le  arti  tutte  nacquero  dalla  sola  poetica.  Al  propo- 
sito  deirimitazione  e  del  dotto  irnitatoje  di  Orazio ^ 
ricorda  egh  a2;li  artisti  che  non  le  opcre  degli  altri, 
ma  la  natura  stessa  debbono  studiarsi  d'imitare, 
come  fecero  Buonarroti  nel  2;enere  sublime  ,  T  Ur- 
binate  nel  tenero .,  Tiziano  nel  temperato.  —  11  prime 
fine  dclla  poesia  nel  suo  nascere  ,  die'  egli  ,  fu  la 
iitdita,  venne  in  a|)presso  il  secondo,  cioe  il  diletto. 
Grandissima  lode  dclla  poesia  e  qiiella  di  avere  fon- 
data  r  iimana  societa,  giacche  tutti  i  popoli  da  alcun 
Die  o  eroe  ripetono  la  loro  origine,  e  i  primi  sa- 
rerdoti  dei  popoli  furono  i  poeti.  CT  interpreti  degli 
jddii  diccvansi  misti^  e  cjuindi  i  primi  misterj  dclle 
nazioni  furono  le  favoie  dei  poeti,  e  mist/ en  si  disse 
la  prima  teologia.  La  prima  sapienza ,  soggingne  il 
commentatore  ,  fu  la  poetica  ,  e  dalla  sola  storia 
})oetica  dedurre  si  debbono  le  origini  dclle  repub- 
bliche,  dei  regni,  di  tutte  le  arti  e  le  scienze  che 


CCM    COMM.    VICT.  1 97 

lo  mcivlUmento  perfezlonarono;  e  quiiidi  egli  lia 
,ra£^ione  di  conchiudeie ,  die  il  di  lui  libro  della 
Scienza  nuova  e  un  perpetiio  commentario  degli 
ultimi  versi  della  poetica  di  Orazio. 

Degno  di  moltissinia  lode  e  stato  il  dotto  biblio- 
tecario,  che "  questo  inedito  commentario  ha  fatto 
di  pubblica  ragione.  Due  sole  cose  noi  ci  permet- 
teremo  di  osservare ;  la  prima  e  che  opportuna- 
mente  si  sarebbono  niimerizzati  i  versi  Oraziani, 
il  che  avrebbe  portato  un  grandissimo  comodo  nella 
applicazione  delle  note  poste  a  pie  di  pagina  ;  la 
seconda  che  Tedizione  di  un' opera  classica  insigne, 
e  di  un  commentario  inedito  di  un  illustre  Italiano 
meritava  maggiori  cure  ne'la  correzione  dei  tipo- 
grafici  errori,  ed  anche  maggiori  cure  dei  tipografi 
stessi  nella  disposizione  materiale  delle  pagine,  che 
veggonsi  per  la  maggior  parte  mal  formate,  trascu- 
rata  essendosi  interamente  la  rettilineazione  nella 
ioipaginatura. 


198 


PARTE    11. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Jstoria  deltbicend'O  d.'WEtna  del  mr.se  dl  maggio  1819. 
Di  Carmelo  Marafigma  ,  praf.  di  chimica  ecc,  nd- 
V  Uiiwerslni  dl  Cata'iia^  ecc.  —  Cataaia^  18  (q  ,  dai 
torchi  dell Uidversitd^  in  ^f  pice,  con  2  tav.  in  raine. 

JLj  Etna  daU'epoca  deila  raaestosa  eruzione  succeduta  il 
di  27  otlobre  dell'anao  181 1,  e  die  daro  iitio  al  giorao  3i 
aprile  del  segueate  anno,  nan  voimto  nuove  corie.iti  di 
lava  finciie  noii  si  squarciaroao  nuovamente  i  suoi  ficiiichi 
nella  notte  27  inaggio  dell'  aaiio  prossi.maient.e  scaduto. 
In  qiiesto  iatervallo  di  tempo  si  lUAiiifestaroiio  soltanio  o 
fumi  nella  soinmita  del  moiite,  o  terremoti  nella  sua  su- 
prema  e  mezzana  regione ,  i  cjiihU  furoiio  assni  gagliardi 
neir  ottobre  del  1817,  e  nel  precedeate  anno  ael  di  i3 
agosto  crollo  con  infinita  roviaa  porzione  del  labbro  del 
ci'atere  superiore.  L'incendio ,  clie  ebhe  iacominciamento 
in  quella  notte  27  maggio ,  continuo  piu  o  ineuo  intenso 
fino  al  5  di  agosto,  e  T  aatore  ne  presenta  una  circo- 
stanziata  descrizioae  die  divide  in    sette  capitoli. 

11  primo  coiuprende  il  giornale  dell' eruzione,  vale  a 
dire  r  esposizione  de'fenoraeai  die  ebbero  luogo  ia  cia- 
sclip<lun  giorno  in  cui  essa  si  mantenne  in  vigore.  Di- 
chiara  die  oltre  a  quattro  crateri  die  si  aprirono  in  vi- 
cinauza  della  valle  del  Bue  ,  tre  de'  quali  eruttarono 
fuiDO ,  lapillo  e  pezzi  di  lava  pastosa ,  e  dall'  altro  sca- 
turi  ua  piccinlo  torrente  di  lava  che  indi  a  poco  si  sost6» 
un  p'm  ampio  cratere  si  spalaiico  nel  slto  detio  la  con- 
trada  di  Giannicola  da  cui  sgorgo  una  gran  corrente,  che 
ne' successivi  giorni  si  avvio  al  piano  del  Tnfoglietto, 
indi  si  precipito  in  quelle  sottoposto  di  Calanna  ,  alia 
distanza  di  sei  miglia  circa  dalla  sorgente.  La  minuta 
arena  ed  il  lapillo  slanciati  in  alto  dalle  lipetute  esplo- 
sioni  furono  assni  da  lungi  dispersi  airintoriio  dell  Etna, 
e  perfino  alia  diitanza  di  i5   miglia  dal  cratere  ignivomo. 

Nel  secondo  capitolo  epeciiica  i  prodotii  di  questo  in- 
cendio,  die  sono  lava,  scorie,  arena,  ceneri  e  sali.  Quanto 
alia  lava^  i  suoi  iugredienti   visibiii  consistoao   in    ^liccioli 


ISTORIA    DELL    INCENDIO    riiELL   ETNA.  I99 

frattimenti  di  feltspato,  e  talvolta  iasieme  coa  quest!  vcg- 
goasi  esigae  lainineite  di  mica.  La  pirosseaa  e  rarissiraa, 
in  guisa  tale  die  1' autore  ne  adocchlo  soltanto  in  due  o 
tre  pezzi  di  lava  una  particella  per  ogni  uno,  ma  nello 
stato  di  alterazione.  Molto  rara  eziandio  e  rolivina,  os- 
sia  11  peridotto  ;  ina  si  e  egli  bene  accertato  che  la  so- 
stanza  che  egli  chiama  con  questo  nome  sia  veramente 
olivina?  qaali  sono  i  caratteri  per  mezzo  de' qnali  giunge 
a  distinguerla  senza  eqnivoco  dalla  pirossena  gialloguola, 
con  cui  si  pntrebbe  di   leggier!   confondere  ? 

Delia  stessa  natura  quanto  alia  compos  zione  sono  le 
lave  scoriacee,  e  queste  erano  per  lo  piu  pesantl ,  e  so- 
lamente  porose,  di  rado  cellular!  e  leggiere.  Cosi  queste, 
eorae  le  lave  compatte  ,  furono  trovate  imVjianchlte  ,  ed 
esternamente  decomposte  intorno  ad  alcune  fumnjuole  me- 
diante  I'azione  del  gas  acido  solforoso  e  solforico,  e  forse 
dell'acido  idro-clorico ,  perloche  alitatidovi  sopra  davano 
odore  argilloso  ,  si  attaccavano  leggennente  alia  lingua  , 
e  presentavano  ,  a  detta  sua,  tutti  i  caratteri  di  transi- 
zione  alio  stato  di  ossido  di  alluminio.  Le  lave  vera- 
mente  scoriacee  furono  in  piccioli  gran!  slanciate  dal  cra- 
tere ,  e  disperse  da  lung!  ,  e  queste  esplarate  con  lente 
mostrarono   nella  superftcie  una  specie  di  vernice  saialtina. 

L'  arena  non  e  aliro  che  lava  ridotta  in  piu  piccoU 
frammenti,  in  cui  I' autore  vide  la  mica,  ma  il  feltspato 
•ra  alteratissiino.  La  cenere  caJuta  poco  dopo  I'  Incendio 
avea,  dice  egli,  il  colore  stesso  deU'  arena,  ma  era  di  sot- 
tigliezza  somraa  ;  vi  scopri  la  mica  ,  ma  non  pote  osser- 
varv!  il  feltspato.  I  prodotti  salin!  dl  qaesta  eruzione 
furono  il  soUato  di  allumina  ,  il  solfato  di  soda  ,  il  sol- 
fato  di  ferro  ,  il  muriato  di  ammoniaca  o  bianco  o  colo- 
rato  in  giallo  dall'  ossido  di  ferro,  e  questo  in  maggior 
quantita  che  altrove  fu  rinvennto  nel  cratere  della  Sciara 
del  Filosofo.  Ivi  !  pezzi  di  lava  erano  quasi  tntti  into- 
nacati  di  queste  sostanze  saline,  oltre  alio  zolfo  ,  dice 
r autore,  che  del  pari  fu  ivi  rinvenuto.  Ma  poiche  cosi 
transitoriameate ,  e  per  incidenza  r^minenta  questa  so- 
stanza  ,  ne  le  assegna  un  luogo  particolare  fra  i  prodotti 
deir  eruzione  ,  senibra  che  non  fosse  cbe  in  picciol'SSiMa 
quantita.  Sarebbe  stato  desiderahile  che  egli  in  questa 
enumerazione  avesse  parimente  incluso  i  divprsi  g'^s;  che 
se  di  volo  accenna  i!  gas  acido  solforuso  e  solforico,  cow« 


200  ISTORIV    DELl'iNCENDTO 

abbinmo  veJuto,  in  modo  dubitativo  rnmmenta  il  niuriatico 
o  idro-clorico ,  e  questo  duI)bio   meritava  <li  essere  sciolto. 

II  terzo  raj>itolo  e  il  piii  lungo  di  tiUti  ,  ma  raolti 
potrebbero  essere  d"  avviso  cbe  dovesse  all'  opposto  es- 
sere il  piii  succinto ,  e  nioltissiini  saranno  peisuasi  che 
jiieglio  snreljbe  tomato  di  soppriinerlo  per  iiitiero.  Esso 
unicaiiiente  si  aggira  iiitorno  alia  teoria  vulcanica  di  Pa- 
trin,  cbe  l' autore  pazientemente  si  toglie  la  briga  d'im- 
pugnare.  Ideo  questo  scrlttore  die  gl'  incendj  vulcanici 
deiivino  dall'  azione  dell'  acido  mnriatico  ,  cbe  egli  sup- 
pone  libero  nelle  acqiie  del  mare  ,  il  quale  sia  assorbito 
dagii  schisri  dove  incontraado  ossidi  metallici  diveoti  acida 
mnriatico  snpraossigenato.  Questo  acido  decoinjione  gli 
zoifuri  di  ferro  cbe  abliondano  negli  scbisti,  donde  si 
produce  sviluppo  di  calorico,  firir.azione  di  acido  solfo- 
rico  ,  e  si  deconipone  1'  acqua  medesima.  Una  porzione 
dell'  idrogeno  di  questo  fbiido  condiinandosi  col  carbonio 
e  con  un  po'  di  ossigeno  forma  dell"  olio:  1"  acido  solfo- 
rico  uneudosi  a  questo  olio  forma  del  petrobo ',  questo 
petrolio  ridotto  in  gas  ,  e  1'  altra  porzione  d'  idrogeno 
s' iiifinnimano  per  I' azione  di  nuovo  gas  acido  muriatico 
sopra-ossigenato  :  il  flnido  elettrico  con  le  copiose  sue 
sc.iricbe  mantiene  questo  incendio :  lo  zolfo  non  e  che 
fluido  elettrico  coiicreto  ,  ecc.  ecc.  L'autore  partitamente 
A'a  comliattendo  tutte  queste  chimere  ,  quando  avrebbe 
dovuto  serbare  le  sue  armi  a  migbor  tenzone  ove  po- 
tesse   conseguire   onore   dalla  vittoria. 

Confutata  la  teoria  di  Patrin,  espnne  la  sun  {^cap.  4). 
Stabilisce  per  principio  cbe  V  acqua  sia  indispeiisabile 
per  alimentare  i  fuocbi  vulcanici,  ed  essa  sara  1' acqua 
del  mare  in  vicinanza  del  quale  sono  situati  tutti  i  vul- 
cani.  Questo  fluido  dovra  decomporsi  nel  focolare  del 
Tulcani  medesimi,  e  dalla  combustione  del  gas  idrogeno 
tleriverh  la  massima  parte  di  quelle  immense  fiamme  cbe 
s' innalzano,  die' egli,  dal  cratere.  Qui  dobbiam  dire  cbe 
alcuni  moderni  che  furono  spettatori  dell"  ern/ione  di  cui 
si  tratta,  e  dell' ultima  del  Vcsuvio ,  negano  cbe  fiamme, 
propriamente  dette  ,  si  sollevino  o  dalla  bocca  ignivoma, 
o  dalle  lave  incandefcenti  de'  vulcani.  Ma  quale  e  il  pro- 
cesso  chimico  per  cui  si  reca  ad  efFetto  la  decomposi- 
zione  dell' acqua?  L'  autore  inclina  a  credere  cbe  nelle 
])iu  interne  parti  della  terra  esistano  il  silicio,  1' allumi- 
nio  5  il   calcio    ed  il   magnesio  iu  pitio   stato    nietallico ,   e 


DELL    ETNA.  201 

die    1'  acqna  mettendosi  con    cssi    in    contatto    ceda    loro 

I'  ossiweno  ^    e    T  idrogeno    rhe     si   sviluppa   espanilendosi 

in    virtii   del    suo    claterio    generi    i   treinuoti  ,    e     qmlora 

accada  the  sia  inolto  compresso    e    si   m<*scoU  con   1"  aria 

atmosferica   clie   penetra  in  que' rccessi,  allora    si   accenda. 

II   calonco   die    se   ne   svolge   produce  la  fusione    di   quegli 

ossidi   die   nello   stato   metallico    decomposero    I' acqua  ,   e 

quindi  hanno  origine   le   lave   le   quali   altra   cosa  non  sono 

se    non    die   gli   ossidi    fusi    di    silicio  ,    di    allumlnio ,    dl 

calcic   e   di   niagnesio.    II   gas    acido    inuriatico  ,    prosegue 

esli  ,   non  ha  influenza  veruna  suUa    formazione    de'  vul- 

°  .       .  ...  I- 

cani ,    e    se    fra    i    prodotti    di    questi    si    rinvengono   sail 

jnuriatici ,  e  se  V  indicato  gas  si  riconosce  fra  quelli  erut- 
tati  dair  Etna  (prima  per  altro  ne  avea  parlato  con  dub- 
bio) ,  esso  deriva  dalla  decomposizione  de'nnuriati  portati 
dalle  acque  del  mare,  o  die  sono  neU' interno  della  terra, 
e  gli  indicati  s^ili  traggono  origine  dalla  subliifiazione  di 
questi  stessi  muriati.  II  carbon  fossile ,  ed  il  petrolic  a 
cui  taluno  strananiente  concede  una  grande  influenza  sugU 
incendj  vulcanici,  quando  questi  pure*  si  rinvengano,  non. 
€  die  per  uiera  casualita.  Lc  zolfo  e  esso  raedesimo  un 
agente  secondario ,  benche  non  si  possa  mettere  in  dub- 
bio  ,  dice  egli  ,  die  non  abbia  esercitatc  ,  e  non  eser- 
citi  la  sua  influenza  in  tutti  i  vulcani  del  mondc.  Ri- 
niane  da  sapersi  per  quali  niotivi  dope  di  avere  1'  au- 
tore  considerati  come  casuali  il  carbon  fossile  ed  il  pe- 
troHo,  s' induca  poi  ad  accordare  questa  influenza  alio 
zolfo,  e  su  quali  fondamenti  asseveri  die  essa  si  stende 
su  tutti  i  vnlcani  del  niondo  ,  e  die  si  cstese  eziandio 
ne' preterit!  tempi.  Se  cio  fosse  realmente ,  la  quistione 
si  ridurrebVje  a  determinare  il  grado  di  questa  influenza: 
a  lui  piace  di  crcderla  secondaria  ,  altri  potrebbero  giu- 
dicarla  principale ,  e  questi  in  tal  caso  trovere1)bero  su- 
perflna  T  altra  ipotesi  delP  autore  ,  giacche  senza  molti- 
plicare  gratuitamente  le  cause  bastercbbe  il  solo  zolfo 
onde  spiegare   P  origine   delle  accensioui   vulcaniche. 

La  teoria  dall'  autore  adottata  non  e  gia  nuova  :  essa 
da  qualdic  anno  fa  fu  accennnta  dal  sig.  Davy,  e  se  e  in 
'questo  libro  ingegnosamente  svolta  ed  amplilicata,  avreb- 
besi  dovnto  trattenerla  entro  i  limiti  di  una  consjbiettura. 
Troppo  francamente  per  avventura  e  troppo  tnagistral- 
nieiite  si  decide  die  sonosi  molto  discostrti  dol  vero 
quel    naturalist!   die    hanno    considerate   le   lave  coine    il 


aon  isToniv  dell  incenoto 

risultato  (lella  fiisione  delle  rocce  primitive,  e  chc  erronf.a 
e  la  cHssiticazione  tit  esse  lave  tiatta  dalli  roccia  die  ne 
forma  la  bdSf ,  le  quali  ultlme  parole  haano  un  sigoifi- 
cato  molto  ambigtio ,  imperocche  non  hene  apparisce  co-i 
me  possa  chiatnarsi  erronea  una  classificazione  appo^giata 
a  que'  fondatnetiti.  Non  nega  egli  gia  che  le  lave  non 
manifostino  una  rassomiglianza  con  alcune  rocce  non  vul- 
canichc  ,  ma  cio  non  diinostra  ,  die' eg!!,  che  esse  sieno 
rocce  fnse ,  e  la  riflossione  e  ginstissima^  precipitata  al- 
I'opposto  ed  oltre  modo  rischievolc  e  la  couseguenza  che 
ei  ne  deduce:  «  cio  prova  tsoltanto  che  il  tnezzo  impie- 
»  gate  dalia  natura  nella  fortnazione  delle  rocce  primt- 
»  live  fu  qnello  stesso  che  essa  inipiega  per  la  forma- 
»  zione  delle  lave,  T  azioue  cioe  del  termico  [calorico) 
u  e  non  inai  qnella  dell'acqna  >> :  ed  eccolo  inviluppato 
in  un'  altra  teoria  in  genernle  ,  che  e  quella  che  am— 
mette  di  origine  ignea  tutte  le  rocce  che  diconst  primi- 
tive ,  benche  egli  in  hrevi  cenni  se  ne  shrlghi,  avver- 
tendo  soltanto  in  una  nota  chc  pende  molto  ad  abbrac- 
ciare   il   sistema  geologico   di   Hutton. 

Tuttoche  r  autore  con  molta  coniilenza  dichiari  chc 
bisogna  essere  prrsnasi  che  la  massa  principale  che  forma 
le  lave  risnlta  dalla  fusione  degli  anzidetti  ossidi,  si  sta- 
dia nulladimeno  di  dare  la  spiegnzione  di  un  fatto  che 
sagacemente  jia  preveduto  essere  di  non  lieve  inciampo 
alia  snr.  ipotcsi,  giacche  con  questo  nome  non  esiteremo 
dl  chiamarla.  E  nel  vero  supponendosl  provenirc  le  lave 
dalla  fusions  di  purl  osstdi  rnetallici  ,  donde  addiviene 
<;he  esse  rare  volte,  o  a  meglio  dire,  non  niai  sono  omo- 
genee  ,  e  contengono  intieri  e  perfetti  crlstallt  di  varie 
sostanze  ,  di  amfigena,  di  pirossena  ,  di  feltspato^  e  la- 
mine  di  mica  ?  Con  buone  e  salde  raginni  combatte  egli 
la  sentenza  di  alcnnl,  i  quali  voUero  dare  ad  intendere 
che  siffatti  cristalli  slensl  formati  nelle  lave  medesirae 
mentre  erano  fluide.  A  questa  opinione  sostitucndo  la  sua 
e  di  avviso  che  essi  sieno  alF.itto  accidentali  ,  ed  appar- 
tengano  a  rocce  di  origine  anteriore  ai  vulcant,  e  stima 
che  le  lave  liquefatte  avendoli  incontrati  nell'  i.)tern» 
della  terra  gU  abbiano  seco  strascinati  avvilupp.indoU  nella 
loro  sostanza.  Concependo  questa  idea  sembra  che  egli 
abbia  avuto  soltanto  sott'occhio,  o  presenti  alia  mente, 
le  moderne  lave  dell'  Etna,  e  singolarmente  quella  del- 
r  eruzione    che    ei    va    clescriveado  ,  ove    disse    trovarsi 


DELL    ETNA.  20o 

■Icnnl  piccioU  frammenti  ell  feltspnto,  e  rare  sqiinme  di 
mien.  Ma  che  direbbe  egli  scorgendo  sterminate  correnti 
di  altre  lave  auticlie  e  nioderne  ove  le  pirossene  e  le 
ainfigene  sono  ia  taata  straboccUevole  copia  che  superano 
la  massa  della  pasta  ove  sono  racchiuse ,  e  dove  cjuesta 
pnsta  niedesima  .esplorata  con  lentc  vedesi  constare  dl 
un  infinite  numero  di  picciolissimi  cristallini  delle  stesse 
sostanze  ?  E  coins  ragionerelibe  egli  osservando  eerie  al- 
tre lave  sonimamente  carlclie  di  feltspati ,  e  la  cui  ranssa 
visibilmente  si  scorge  nulla  altro  essere  se  non  che  felt- 
spato   amorfo? 

Quella  stessa  teoria  con  cni  si  va  industriando  1' autore 
di  dare  x'agione  degT  incendj  vulcaaici  e  da  esso  lui  ap- 
plicata  a  quelle  esplosioni  di  gas  idrogeno  ,  e  di  argllla 
stemperata  nell"  aequa  che  succedono  in  alcnni  terreni  , 
come  sarebbe  ne""  contorni  di  Sassnolo ,  nelle  Maccalube 
di  Sicilia  ,  ecc.  {cap.  5).  EgU  da  loro  il  titolo  di  vul- 
cani  idro-argillosi ,  e  convenendo  che  quell'  argilla  non 
e  puro  ossido  di  allnniinio  ,  ma  che  covitiene  inoltre  os- 
sidi  di  silieio,  di  calcio,  di  ferro ,  ecc,  fa  riflettere  ch» 
queste  sono  le  stesse  sostanze  che  formano  le  lave.  Se 
egli  pretendesse  percio  di  conchindere  che  esse  parimeate 
vengono  dagU  imi  peaetrali  della  terra,  troppo  lungo  tra- 
gitto  sareblje  questo ,  poiche  quell' argilla  che  rigurgitano 
silFatti  bulicami  trovasi  ne'contorni  alia  superficie,  e  co- 
stituisce  la  massa  del  suolo  circostante.  Se  questl  tall 
vulcani  idro-argillosi  ,  come  egli  gll  chlama  ,  non  sono 
igaivomi,  cio  addiviene,  a  sua  delta,  perche  essendo  ia 
Inoglii  mediterranei  non  hi  ivi  accesso  I'acqua  del  mare, 
e  penetrandovi  soltanto  quella  delle  piogge  o  de'ruscelli, 
poca  quantita  di  questo  fluido  si  decompone  sugli  ossidl 
metallici ,  ne  la  piessione  e  sufliciente  per  ridurre  il  gas 
alia  corabustione ,  se  non  che  in  tempi  di  gagllardo  pa- 
rossismo.  Siccome  per  altro  le  Maccalube  di  Girgenti,  per 
quanto  alcuni  dicono  ,  sono  piu  prossime  al  marc  dl 
quello  che  I'Etna  lo  sin,  megllo  avrebbe  sostenuto  I'au- 
tore  il  suo  assuato  dicendo  che  1'  acqua  del  mare  noa 
puo  avere  accesso  in  que'  bulicami  perche  non  sono  ab- 
bastanza  profondi  ,  se  non  che  dl  molta  profondita  ab- 
bisogna  egli  per  trovare  nella  sede-  loro  que' metalU  di 
alluminio  ,  di  calcio   ed   altri   siffatti. 

Tali  sono  i  pensainenti  dell'  autore.  Pieno  la  mente 
del    suo    soggetto ,     egli    ha    Yohito     for?e   t*tenderli    di 


104  ISTORIA.    DKLl'iNCEMDIO    DELl'eTNA.. 

sovcrcliio,  eil  annnuzlarli  con  uu  tono  che  potrebbe  apps- 
rire  talvolta  uii  po'  troppo  dogmatico.  Seinl>ra  che  egli 
avrebbe  piii  efllcacemente  favorito  la  sua  causa  se  si  fosse 
ristretto  ad  iiiiiiiagluare  che  il  fuoco  vulcanico  deriva 
dall'  acceasioiie  del  gas  idrogeno  sviluppato  dall'  acqua 
decoaiposta  da  que'  luetalli  ,  e  quauto  alle  lave  ammet- 
tere  in  buoaa  pace  die  proveiigoao  dalla  fuslone  delle 
rocce  che  compongono  la  massa  del  siiolo  ,  lasciando  la 
briga  ai  geologi  di  fantasticare  a  loro  talento  sal  uiodo 
con  cui  possono  essere  state  formate.  Gio  nulla  ostante 
tnolta  lode  deesi  attribuirgli  poLclie  ha  tentato  di  appli- 
care  le  moderne  scopeite  chimiche  alia  spiegazione  del 
piu  stupeiido  e  forse  del  piu  misterloso  fenoraeno  della 
iiatura,  ed  il  sao  libro  di  gran  lunga  emerge  dilla  folJa 
di  tanti  altri  che  sono  stati  in  varj  tempi  pubblicati  in- 
torno  ai  nostri  vulcani.  Una  non  picciola  biblioteca  si 
potrebbe  allestire  riunendo  tutti  quelli  che  sono  stati 
scritti  sul  Vesuvio:  in  iscarso  numero  ne  conta  I'Etna, 
ina  esso  non  dee  con  tutto  cio  invidiare  la  sorte  di  quel 
sno  emulo,  imperocche  tutta  qaesta  farragine  di  trattati 
"Vesuviani,  eccettuati  pochissimi  ,  meriterebbero  di  es- 
sere consegnati  in  preda  a  quel  vulcaao  di  cui  cosi  male 
ragionano. 


200 


Aivwtazioni   pratiche  alle  mnlattie  degll    occhi^   rnc- 

colte  e  ordinate  da   Qio.  Battista   Quadri  ,  dottnre 

■  in  medicina  e  chirurgla ,  prof es sore  neW  Uiiiversitd 

di  Napoli  ,  direttore  della  scaola  clinica    di  Ottal- 

Tniatria  ,    ecc.  —  Napoli    1 8 1 9  ,    nella    stamperla 

■  franccse^  torn.  /,  la  4.°,  con  fig. 


I 


N  questo  prlmo  volume  si  da  principalmente  ragguaglio 
de'  lavori  clinici  dell'  aaiio  1816  ,  e  si  espone  un  coin- 
piuto  trattato  salla  trichiasi  cigliaie.  Mostra  1' autore  die 
in  due  generali  classi  uello  siabilimento  da  lui  diretto 
si  dividono  coloro  die  abbisogiiano  di  cura  per  malattie 
degli  occhi ,  in  ottalmici  auibulanti  cioe ,  ed  iu  ottal- 
;  mici  clinici.  I  primi  recansi  ia  quel  luogo  in  una  data 
ora  del  giorno »  sono  niedicati^  e  tornano  alle  loro  fac- 
I  cende  ;  i  nomi  di  costoro  sono  scritti  in  ua  libro  •,  ia 
J  ogai  otto  giorni  diligenteniente  si  esamina  il  loro  stato, 
e  si  registrano  sotto  il  titolo  di  osservazioni  i  piu  no- 
tabili  cangiamenii  die  il  male  presenta  ,  ad  alta  voce 
dettandoli  ia  presenza  degli  allievi,  e  facendoli  veriJi- 
I  care  da  qucsti.  Quanto  agli  ottalmici  clinici,- essi  riman- 
gono  neir  ospizio  oiide  essere  cnrati  ,  e  per  questi  , 
I  principalmente  per  gli  operati,  e  aperto  un  altro  registro 
I  ia  aggiunta  alle  tavolette  conteoenti  la  storia  del  morbo, 
le  «[uali  rimangono  sospese  al  letto  dell'  infermo.  In 
cotesto  registro  sono  notati  il  carattere  della  malattia  ed 
il  pronostico ,  die  vengono  altresi  dettati  ad  alta  voce 
in  pubblico  prima  d'intraprendere  T  operazione^  facendo 
avvertire  agli  astanti  quei  segni  da  cui  si  ricava  la  na- 
tura  del  male,  e  pe' quali  si  determina  il  pronostico  » 
indi  si  viene  all'  operazione.  I  giornalieri  feiioineni  die 
succedono  a  qnesta  si  scrivoiio  nel  niedesimo  libro,  e 
terniinata  la  cura  ,  si  registra  cosi  suUe  tavolette  ,  come 
suir  indicato  libro  l'  esito  dell'  operazione  medesima. 
Ciiiamasi  ftlice  allorche  si  conseguisce  quel  tanto  die 
potevasi  sperare  ;  huono ,  quando  l'  operazione  sia  riu- 
scita  all'  infermo  di  qualclie  giovamento  :,  inutile  se  non 
ne  abbia  ricevuto     vant?igii,io    alcuno^    infelicc  ,    se  abbia 


2r6  A?fNOTAZIONl    PRiTICIlB 

fofferto  gravi  dolori  ,  o  sia  terminata  la  cosa  con  Impre- 
veduta  distruzione   della  forma  del  globo   dell'  occhlo. 

Esposte  queste  cose,  passa  I'autore  a  ragguagliani  del 
sistema  di  ecouomia  di  quell' ospitale  ,  de' regolamenti  col 
quali  e  diretto  ,  del  vitto  che  si  sominiuistra  agli  ottal- 
iiiici  operati  ,  ecc.  Indi  esiliisce  il  prospetto  delle  lezioai 
che  egli  fa  dalla  cattedra  a"  suol  discepoli  ,  scoitandoU 
iiella  teoria  ,  ed  insegnando  loro  quaiito  vuoisi  sapere  da 
uii  oculista  die  voglia  riuscire  eccellente  nella  sua 
professione.  II  testo  di  cui  si  vale  ne'  suoi  cattedratici 
ragioiiamenti  sono  le  Lezloni  suite  malattie  degU  occhi  com- 
poste   dal  sig.   Troja, 

II  trattato  sulla  trlchiasi  e  il  piu  compluto  di  qnanti 
ne  sieno  stati  pubblicati  fiiiora.  Chiatnasi  con  questo 
nooie  il  rivolgiinento  de' peli  {  trichi  in  greco )  contro 
r  occhio,  e  la  piu  ovvia  di  qneste  malattie  e  qui-lla 
prodotta  dai  peli.  della  palpebra,  e  chiamasi  trichiasi  ci- 
gliare.  Lo  sviluppo  e  V  irregolare  dire/.ione  de'  peli  della 
caruDcula  lagrimaie  dicesi  trichiasi  carunculare ,  e  tri- 
chiasi della  congiuntiva  quella  derivata  da  peli  che  na- 
scono  sulla  congiuntiva  degli  occhi,  ma  questo  caso  e 
assai  raro.  La  cigliare  puo  essere  o  parziale  o  totale  ,  ed 
a  norma  che  i  peli  rivolti  presentano  due,  tre ,  o  piu 
serie  si  ha  la  districhiasi,  la  tristrichlasi  ,  ecc.  Allorche 
r  or!o  delle  palpebre  e  rivolto  all'  indentro  ne  proviene 
r  entropio ,  il  quale  pud  essere  uuito  con  la  trichiasi 
cigliare  ,  ma  questa  puo  apparire  bensi  senza  qnello. 
Ora  I'  azioue  de'  peli  contro  l'  occhio  travaglia  a  se- 
gno tale  ,  ed  irrita  questo  organo  ,  che  ,  senza  gU 
opportuni  sussidj  ,  ne  deriva  una  ribelle  ottahma',  si 
offusca  la  cornea,  si  gonfia  I'estremo  suo  tegumento  , 
si  produce  uno  stafiloma  che  occupa  la  pupilla  ,  la  cor- 
nea fiaalmeate  si  spezza  ,  gli  uniori  si  vuotano  ,  e  1' oc- 
chio  e  perduto. 

L'  autore  non  si  trattiene  che  sulla  trichiasi  cigliare  di 
cui  ebbe  in  clinica  sedici  cnsi ,  non  essendo  state  per 
anche  da  lui  osservate  in  quell'  ospitale  la  trichiasi  della 
caruncula  lagrimaie  ,  e  quella  della  congiuntiva. 

La  trichiasi  cigliare  ,  quando  sia  totale  ,  e  in  tal  caso 
chiamasi  falangosi,  riconosce  per  sua  cagion  prossima  la 
cute  che  lussureggia.  Questa  si  gonfia,  si  distende,  perde 
la  contrattilita  ,  e  svaneado  il  gonfiore  formansi  alcune 
rughe  air  esterno,  e  vengono  s^^iute  in  dentro  le   radici 


ALI.E    MA.tA.TTlE   DEGLI    OClftHT.  2O7 

de'  ppll.  Se  poi  sia  parziale  e  adJivenga  che  a!cuni  peli 
soltanto  SI  rivol-;aao  contro  Toccliia,  il  vizio  allora  e  nei 
bulbi  di  cotesti  peli  ,  impefocclie  il  saague  o  la  liufa 
die  e  fra  il  margine  della  palpebra  ed  i  bulbi  niede- 
simi  riniuove  questi  ultimi  dal  proprio  sito ,  ed  allora  i 
peli  si  torcono  contro  1'  occhio.  L'  entropio  ha  luogo  al- 
lora che  la  cute  delle  palpebre  gonfiala  e  distesa  noa 
puo  tornare  al  primiero  sue  stato  quando  3ono  dissipaii 
gli  unori,  per  lo  che  corrugaiidosl  sospinge  tutti  i  peli 
aW  iiidentro,  e  puo  provenire  eziaadio  ne'  vecchi  seaza 
gonfiaineato  preliminare  delle  palpebre  dalle  grinze  che 
naturaliuente   si  forinano   nelle   palpebre   medesime. 

Si  crederebbe  che  il  nietodo  piu  semplice  cade  prc- 
veriire  i  disordiui  che  la  trichiasi  cigliare  cagioua  sul- 
rocchio  fosse  di  strappare  i  peli ;  ma  questa  pratica  e 
inutile,  imperciocclie  ripullulano  piii  grossi  e  piii  rigidi  , 
e  r  esperienza  ha  fitto  conoscere  che  noa  giova  tampoco 
passare  sulle  loro  radici  la  pietra  iiifeniale.  Noa  occorre 
dire  ch'  e  peggio  mozzarli  ,  poiche  riuascono  muaiti  di 
grosse   punte   troncate,  che  vie   piu  irritano    l'  occhio. 

Per  guarire  la  trichiTsi  sara  iudispensabile  adunque  di 
raccorciare  la  cute  palpebrale  in  proporzione  del  vizioso 
suo  alluugameiito.  Allora  i  peli  sono  stabilmente  rivolti 
all'  infuori  ,   e   rimangono  scostati  dairocchio. 

L'  autore  dice  di  avere  seguito  fiuo  al  gennajo  del 
1816  il  metodo  indicato  da  Celso  {  lib .  "VW ,  cap .  8),  il 
quale  consiste  nel  tagliare  una  porzione  della  cute  della 
palpebra  ,  iadi  si  accostano  i  lembi  della  ferita  con  tre 
punti  di  cucitura  ,  che  sono  necessarj ,  poiche  facendone 
seaza  non  si  conseguisce  talvolta  1'  inteato.  Descrive  a 
luago  questa  operazione  in  tutti  i  suoi  particolari ,  per 
quanto  spetta  la  inaniera  di  tagliare,  di  cuclre  e  di 
coprire  la  ferita,  al  quale  oggetto  adopra  soltanto  uu 
fascetto  di  tilaccica  sostenuia  da  liste  di  drappo  gomnioso 
e  sbandisce  le  fasce  e  i  cerotti.  Se  la  trichiasi  e  parziale 
tagliasi  una  particola  di  cute  corrispondente  al  gruppetto 
di  peli  mal  disposti  ,  giacche  poco  adattato  a  lui  sem- 
bra  il  metodo  di  Celso  ,  il  quale  suggerisce  di  applicare 
xxn  ferro  infocato  suUa  radice  di  que'  peli  i  metodo  che 
spaventa  1'  infermo  ,  ed  imbarazza  1'  operatore. 

Qaantunque  questa  maniera  di  procedere  ottenga  una 
guarigione  sicura  e  solleclta  ,  nulladimeno  e  barbara 
e  dolorosa,  per  la  qual  cosa  delibero  T  autore  di  mettera 


2o8  ANNOT.VZIONC    I'RVTIGHE 

in  pratica  nil  nuovo  metodo  iiiventnto  in  Berlino  dal 
sigiior  IlolUng  Questo  consiste  nell"  applicare  un  po' 
d' acido  sollonco  coucentrato  sulla  palpebra  difettosa,  il 
quale  cagioiia  un'  escira  gangrenosa  ,  la  cute  •  cicatriz— 
zaudosi  si  contrne  ,  e  la  palpelira  si  raccoicia.  Ma  le 
uotizie  die  egli  cblje  a  voce  iiitorno  a  questa  metodo 
da  un  medico  viaggiatore  furono  molto  scarse  ,  laonde 
doveite  molto  rlilelicie  e  niolto  es|jeiimeniare  onde  ri- 
durlu    a   perfezioae.    Ecco    ia    sua   maniera   di   operare. 

Primierainente  disteude  lungo  il  maigine  della  palpe- 
bra una  itstina  di  cerotto  in  guisa  die  si  agglutlni  ai 
peli  ,  onde  impedire  la  caduta  delP  acido  suU'  occhio.  do 
latto ,  porta  sulla  palpebra  stessa  con  uno  stecco  uaa  goe- 
ciolina  del  doito  acido,  e  la  distende  per  uno  spazio  poco 
piu  luiigo  di  quel  tratto  su  cul  sono  i  peli  difeitosi  ,  e 
largo  circa  tre  luiee.  Passati  died  rainuti  second!,  asciuga 
Tacido  coil  ua  pezzetto  di  tela  lina,  non  die  le  lagrime 
e  il  sudore  die  f  )Ssero  iie'  contorni  del  luogo  ove  fu  posto 
J'  acido  ste^S'j,  allinche  non  iscorra  oltre  al  debito  con- 
line.  Ne  stende  poscia  un'  altra  goccioliua  in  guisa  che 
giunga  lino  a  toccare  quasi  il  lembo  su  cui  sono  pian- 
tate  le  ciglia.  Lo  asciuga  di  nuovo  ,  e  se  dopo  queste 
due  appUc;izioni  non  ottiene  il  desiderato  elTetto  ,  ne  fa 
una  terza  e  una  quarta  linclie  Vegga  i  peli  tutti  alloa- 
tanarsi  dall"  occliio  per  mezzo  della  contrazione  della 
palpebra.  AUora  lega  i  suddetti  peli  in  tre  o  quattS^o 
gruppi  mediante  altrettanti  capi  di  seta  rossa  ,  die  rac- 
colti  insieme  attacca  alia  fronte  con  una  listiiia  di  drappo 
gonmiato. 

Avverte  1'  aut-ore  die  usando  le  debite  precauzioni  si 
possono  garantire  gli  occhi  dali'  acido  anclie  senza  il  ri- 
paro  delle  strisce  di  cerotto;  die  le  palpebre  notabil- 
iiieate  si  accorciano  senza  1'  incomoda  legatura  de'  peli  ; 
.clip  dopo  la  prima  operazione  si  puo  repllcare  la  seconda; 
die  se  la  largliezza  di  tre  linee  o  quattro  per  lo  spazio 
ove  si  applica  I'  acido  non  e  sufliciente  ,  conviene  o  re- 
plicare  1'  operazione  ,  o  distendere  T  acido  sopra  un  pill 
largo  tratto  di  cute  {,  die  ia  cambio  di  stecco  si  puo 
usare   ua  penntllino. 

AlP  esposizione  di  questo  metodo  aggiunge  quella  di 
sedici  casi  di  tricliiasi  da  lui  curata  ,  e  ciasclieduna  storia 
■va  accompagnata  da  una  iigura  incisa  in  rame  ,  ove  si 
rappiesenta.rocchio  deirinfeimo  ,  e  T  operazione  maauale 


ALLK    MA.LATT1E    DEGLI    OCCHI.  209 

eseguita  dall'  oculista.  Queste  storie  ofFioao  casl  parti- 
colaii  o   varieta   ilella   tricliiasi  cigliare. 

II  discorso  di  questa  malattia  termina  con  uii  supple- 
mento  istorico  ove  si  riferiscono  i  processi  tenuti  dai. 
medici  e  chirurghi  delle  vaiie  eta,  e  delle  vaiie  nazioiii 
da  Ippocrate  fiiio  ad  Helling  onde  condurla  a  guarigione. 
Segue  il  sommario  dei  trattati  che  publ^lichera  ia  pro- 
gresso  r  autore  suUa  tigna  palpebrale  ,  sail'  entropio, 
suir  ecantide  ,  suUo  ptengio  ,  sul  tagUo  de'  vasi  varicosL 
delta  congiuntiva  che  hanno  cotnunicazione  col  panno 
della  cornea  diventato  cronico,  sullo  stafiloma  ,  sulla  pa- 
pilla artifiziale  ,  e  suUe  operazioni  della  cateratta.  Nor 
presenterenio  T  estratto  di  questi  sommarj  riserbandoci  di 
dare  quello  de' trattati  allorche  saraniio  pubblicati,  giac- 
che  e  crediarao  e  desideriamo  die  i'  autore  per  avere 
esibito  quegli  eplloghi  noii  si  distorra  dal  riduire  I'  opera 
ad   iotiero  compimento. 

II  sommario  o  annotazione ,  come  egli  la  intitola  ,  in- 
torno  air  operazione  della  pupilla  aitifiziale  merlta  di 
essere  letto  anche  da  chi  non  e  cliirurgo  esponendosi  molte 
ottime  riflessioni  iutorno  ad  un'  invenzione  affatto  mo- 
derna.  Trattasi  di  fare  nella  membrana  del!' iride  un  foro 
artifiziale  per  cui  possano  passare  i  raggi  della  luce  ,  e 
sostituirlo  a  quel  foro  naturale  detto  pupilla,  in  caso  che 
questo  per  cagioni  morbose  sia  chiuso.  Queste  cagioni 
possono  essere  o  la  cateratta  spuria  sviluppata  ne"^  con- 
torni  della  pupilla ;  o  quando  la  pupilla  medeslma  e  offa- 
scata  per  macchia  indelebile  della  cornea,  che  puo  essere 
o  cicatrice  o  stafiloma  della  cornea  stessa ;  o  quando 
non  e  per  intiero  offuscata  ,  ma  buona  porzioae  di  essa 
e  impedita  da  cicatrice  ,  da  stafiloma  o  da  cateratta  spu- 
ria i  o  quando  un  panno  morboso  occupi  la  pupilla  sol- 
taato,  e  non  tutta  V  estensione  della  cornea.  II  vantaggio 
di  questa  operazione  e  tale  che  dati,  secondo  1' autore  , 
due  occhi  poco  veggenti  ,  ma  di  cui  uno  vegga  piii  del- 
r  altro  f,  se  nelf  occhio  che  vede  raeno  si  apre  una  spa- 
ziosa  pupilla  artifiziale,  si  ristaura  in  esso  la  vista  a  grado 
tale  che  eccede  di  grao  lunga  quella  dell'  altro  occhio 
che  prima  meglio  vedeva.  Riferisce  egU  di  avere  nella 
sua  clinica  aperto  la  pupilla  artifiziale  a  ventidue  indi- 
vidui,  ed  oppone  e  fiiti  e  ragioui  in  contrario  all'  asser- 
zione  di  coloro  i  qnali  dicono  che  la  visia  ri«juperata  con 
Bibl.  ItaL  T.  XVIII.  14 


3IO  ANNOTAZIONI    PRA.TIGHE  ,    CCC. 

la  pupilJu  artifiziale  e  men  perfetta  di  qucUa  che  ottiensi 
niediante  V  operazione  della  cateratta.  Le  ragioni  sono 
ovvie ,  iinperocche  coloro  che  hauno  soggiaciato  a  questa 
ultima  operazione  mancano  del  sitssidio  della  lente  crl- 
stallina  ,  e  pcrcio  la  forza  visiva  debbe  esseie  in  essi 
imperfetta.  Ii  sistema  dell'  occhio  noti  e  all'  opposto  per 
nulla  alterato  negU  altii  su  cui  viene  praticata  la  pu- 
•pilla  artifiziale ,  i  quali  per  conto  almeno  dell'  operazione 
noa  abbisosinano  di  occhiali. 


211 


Memoria  sopra  una  lacca  verde  ottenuta  dal  caffe , 
con  alcune  nuove  osservazioni  sulla  natura  e  pro- 
prietd  della  materia  coloraute  dl  cotesta  semenzct 
di  Bartolomeo  Bizio.  —  Venezia  ,  1819,  stam.' 
perla  Picotti  ,  di  pcig.  94  in  8.° 


OuLLA  materia  colorante  del  cafife  institulte  aveva  molte 
belle  esperienze  aiiche  il  celeljie  prof.  Brugnatellt ;  que- 
ste  il  sig.  Bizio  ha  ripetute  e  contiauate ,  ed  e  giunto 
per  questo   mezzo  ad  ottenere   dal   cafFe   la   lacca  verde. 

Espoae  egli  uel  pcimo  articolo  qiiello  die  di  utile  alle 
arti  trovaroQO  i  ciiimici  fin  ora  colle  loro  ricerche  speri- 
mentali  sul  cafFe.  Chenevix  scopri  in  esso  ua  nuovo  pria- 
cipio  vegetabile  ■,  ottenne  aiicora  colle  soluzioni  di  ferro 
un  precipltato  verde,  ina  noii  pose  me  ate  ai  cambia- 
meiiti  clie  quel  precipitato  poteva  subire  ,  veiieado  in  con- 
tatto  coU'atmosfera  Cadet  irovo  pure  che  il  catFe  •11  fre- 
sco raccolto  comunicava  alia  boUuura  ua  verde  bellissimo 
smeraldinoi  previde  die  se  ne  poteva  ricavare  una  lacca, 
ma  non  aado  piii  avanti,  ne  forse  utile  sarebbe  rioscito 
il  di  lui  proccsso ,  qualora  non  si  fosse  potuto  operare  se 
non  sul  frutto  appena  raccolto.  Paysse  scopri  ancora  an 
acido,  die  servire  poteva  di  un  nuovo  mordeate  nel- 
I'arte  tintoria.  Dnbita  I'autore  che  non  si  sia  progredito 
pill  oltre  in  queste  licerche  ,  e  nell'  applicazione  del 
nuovo  mordente  per  quello  sciagurato  principio  di  molti 
pratici  artisti  che  null'  altro  reputano  utile  e  humo  se 
non  quello  che  praticato  era  dai  loro  avi.  Scguin  aveva 
«gli  pure  osservato  il  color  verde  del  caffe,  e  risultante 
lo  credette  da  una  combiuazione  deiralbumiaa  colla  so- 
stanza  da  esso  nominata  principio  amaro ,  che  Brugnatelli 
trovo  non  eslstente  nel  catfe  Quel  chunico  francese  as- 
seri  pure  che  se  in  una  soluzione  di  caffe  non  abbru- 
stolato,  fatta  a  freddu ,  si  versava  della  soluzione  di  al- 
lume  ,  produce vasi  un  precipitato,  o  sia  una  vera  lacca 
composta  di  allumii)a,di  principio  amaro  e  di  albumina. 
Ma  quel  precipitato  non  e  una  lacca  verde  ,  bensi  di 
colore  castagno  i  esso  non  e  di  alcun  pregio,  ricavas;  in 
tcnuissima  quaatith,  e  lacca  non  potcebbe  appellarsi  nel 


212  MEMORIA    SOPRA.    UNA    LVCC.V    VEKDE 

linguaggio  del  pittore.  Biugnatelli  si  lascio  indietro  Scguirt 
nelle  sue  ricerclic ,  perche  il  priino  ua  metodo  addito 
onde  avere  la  materia  colorante  preparata  in  modo  che 
la  pittura  poiesse  in  alcun  niodo  giovarsene.  Semhro  tut- 
tavia  air  autore  che  la  pittura  non  avesse  ancora  con- 
seguito  tutto  quello  che  ripromettere  si  poteva  dal  verde 
bellissimo  uel  cafFe  contenuto  ,  ed  anche  si  potesse  so- 
stituire  un   processo  piii  semplice   ed   economico. 

L'  articolo  secondo  contiene  la  sposizione  di  alcuni 
nuovi  fenoineni,  il  risultamento  dei  quali  e  che  la  putre- 
fazione  non  ha  una  parte  esclusiva  nella  produzione  delle 
tiute  e  delle  macchie  formate  sui  pannilini  colla  infu- 
sione  dei  grani  del  caff^  ,  e  suUa  formazione  di  un  cir- 
colo  verde  sul  lemho  delle  macchie  medesime  giallognole. 
Qnesto  da  luogo  a  supporre  nella  infusione  due  sostanze 
dotate  di  fluidita  difFerente,  delle  quali  la  piix  fluida  e 
quella  suscettibile  di  tingersi  in  verde.  Scopri  pure  T  au- 
tore che  il  caffe  disposto  in  modo  da  trovarsi  al  tempo 
stesso  in  contatto  dell'aria,  ed  umettato  dall'acqua,  in- 
verdisce  tutto,  il  che  non  avviene  pero  se  non  a  pu- 
trcfazione   innoltrata. 

Nell'  articolo  terzo  si  propongouo  alcune  ricerclie  a 
fine  di  deterralnare  la  natura  della  materia  verde.  Sem- 
bra  consistere  questa  nelP  olio  aromatico  del  caffe.  II 
principio  che,  combinandosi  con  quest' olio  ,  lo  colorisce 
in  verde,  e  il  gas  ossigene ,  il  che  1' autore  prova  con 
molte  belle  osservazioni ,  escludendo  le  ipotcsi  di  Se- 
guin.  —  Nel  quarto  articolo  rende  conto  degli  sperimenti 
fatti  a  fine  di  fissare  la  materia  colorante.  Inutili  riuscL- 
rono  a  tal  uopo  i  solfati  o  gli  ossisolfati  di  ferro ,  ed  an- 
che alcuni  altri  sali  metallici  ;  egli  rinsci  finalmente  col 
solfato  di  rame  ,  il  quale  produsse  un  precipitato ,  che 
sottoposto  all' azlone  si  degli  alcali  che  dei  carbonati  al- 
calini ,  si  fece  piu  abbondante  e  si  colori,  passando  per 
diverse  degradazioni  di  tinte.  La  pura  soda  e  il  mezzo 
piu  acconcio  onde  avere  un  elegante  precipitato.  — Nel 
quinto  articolo  &i  espongono  A'arj  saggi  per  determinate 
il  modo  piu  vantaggioso  onde  ottenere  la  lacca  verde. 
Sembra  che  maggiori  vantaggi  present!  la  soluzione  sa- 
lina  adoperata  in  eguale  quantita  della  decozione  tratta 
dal  cafFe.  Si  puo  nella  preparazione  di  questa  lacca  ado- 
perare  anche  il  caflfe  che  abbia  alcun  dif'etto  neil'  odore 
c  nel  sapore ,  che  sia  stato  inzuppato  di  acqua    marina  f 


OTTENUTA    DAL    CAFFE.  215 

«  alti'imenti  guastato  nel  tiasporto.  La  lacca  utnettata 
leggennente  sopra  ua  marmo  levigaio  ,  e  rimescolita 
cioque  o  sei  volte  al  giorno  per  il  corso  di  giorui  sei  o 
sette  ,  a  fine  che  tuite  le  particelle  di  materia  vengano 
in  contatto  coll'  aria  ,  acquista  nuova  vivacita  di  colore. 
Non  contento  I'autore  di  avere  ottenuto  questa  lacca, 
si  e  anclie  accinto  a  provare  I'azione  clie  sopra  di  essa 
esercitano  i  varj  reagenti  cliiinici ,  a  fine  di  determinare 
a  quale  grade  giugnesse  1'  inalterabilita  della  luedesima. 
L'  acqua  non  la  scioglie ,  ne  vi  produce  alcun  cambia- 
mento  ,  come  alcuno  non  ne  producono  I'alcool  purissimo, 
1' etere  ed  i  carbonaii  di  soda  e  di  potassa.  L'ammo- 
niaca  purissinia  la  discioglie  e  la  cauibia  iii  azzurro ;  la 
potassa  caustica  ne  forma  una  soluzione  di  un  verde  ca- 
rico  ;  la  soda  non  ne  toglie  se  non  una  leggerissima 
tinta  verde  \,  il  latte  di  calce  in  parecchi  giorni  non  ha 
detratto  punto  alia  sua  tinta  ,  il  che  da  luo2;o  a  sup- 
porre  che  quella  lacca  potrebbe  adoperarsi  nella  pittura 
a  fresco.  L' acido  saccarico  non  toglie  il  color  verde,  ma 
tieae  in  sospeso  una  polvere  biancastra ,  che  sembra  una 
parte  della  lacca  imbianchita ;,  I'  acido  beuzoico  non  la 
discioglie  e  non  la  altera  _,  piuttosto  la  avviva ;  1' acido 
citrico  scioglie  la  lacca ,  ma  non  ne  altera  il  colore  ; 
r  aceto  comune  distillato  la  discioglie  interamente ,  ma 
non  la  scolora  ;  T  acido  acetico  scioglie  la  lacca  e  da 
una  soluzione  di  un  verde  bellissimo  ,  riraanendo  indie- 
tro  una  sostanza  di  colore  cilestro ;  I'  acido  idroclorico 
lascia  sussistere  il  verde  ,  ma  lo  altera  riducendolo  ad 
una  tinta  piu  chiara,  e  cosi  ancora  I' acido  nitrico  e 
r  acido  solforico  \  solo  questo  concentrato  decompone  la 
lacca  interamente  ,  ne  lascia  piu  vestigio  del  colore  pri- 
mitivo.  Risulta  dunque  questa  lacca  inalcerabile,  esposta 
a  molti  reagenti ;  e  riguardo  agli  efFetti  che  in  essa  pos- 
sono  prodursi  col  tempo  ,  V  autore  asssrisce  sulla  fine 
del  suo  libro  di  avere  applicato  gia  da  sedici  mesi  della 
lacca  stemperata  in  acqua  di  gomraa  sopra  carta ,  la  quale 
esposta  air  azione  della  luce  ed  a  tutti  i  cambiamenti 
deir  atmosfera  ,  non  ha  lasciato  scorgere  alcuna  minima 
perdita  nella  primitiva  vivacita  del  colore.  Egli  ha  pure 
aggiunto  altro  articolo  sulla  maniera  di  cavare  dalla  lacca 
altro  color  verde,  ed  alcuni  brevi  cenni  intorno  alia  sua 
applicazione  alia  pittura ,  ed  una  nota  finale  sulla  pre- 
paraxioae  della  lacca.    Una    virtuosa    signora    con    quella 


314      JSITiMOniA    SOPR.V    UNA    LACCA    VERDE,    eCC. 

sola  lacca  ha  copiato  esattanientc  1' acanzia ,  1' acptosella 
e  r  aglio ,  piaiite  tratte  dalla  Flora  mcdica  A^W Alberti. 
Un  pittore  ,  marito  della  medesima,  ha  assicurato  T  au- 
tore  che  il  nuovo  colore  rispondeva  henissimo  agli  usi 
della  pittura  ,  e  poteva  cssere  in  niolti  casi  proficuo. 
Sarebbe  desiderabile  che  noii  da  un  solo ,  ma  da  diversi 
artisti  si  applicasse  questo  nuovo  colore  ripetutamente 
ai  diversi  usi  della  pittura  ,  cioe  taiito  nella  maniera  a 
fresco,  quanto  in  quella  a  olio  ed  a  tempera,  e  si  avrebbe 
forse  nuovo  argoraento  per  coinmendare  V  avvedutezza  e 
la  diligenza  deir  autore ,  che  di  questa  nuova  produzione 
ha  arricchito  le  arti.  E;;li  avrebbe  altresi  potuto  aggiu- 
gnere  un  calcolo  approssimativo  del  prezzo  della  sua 
lacca,  che  pero  si  puo  desuinere  dalle  quantith  delle 
materie  prime  da  esso  esposte  ,  e  non  puo  riuscire  ec- 
cessivo  ,  ritenuta  principalmente  1"  osservazione,  che  il 
verde  e  forse  il  colore  relativamente  al  quale  I'  arte 
pittorica  abbisogna  di  maggiori  sussidj. 


2l5 


Elementb  di  Algebra  e  Qeometria  ricavati  dal  migliori 
scrittori  di  Matcmaticn  per  opera  del  cavaliere 
Brunacci  5  ad  uso  delle  Unwersctd  e  de'  Licei. 
Quarta  edizione  riveduta  ed  illustrata.  —  Mda- 
no  ,  MDCCCxx  ,  dair  I.  R.  Stumperia,  di  pag.  358 
in  8.° ,  con  5  tavole  in  rame.  Prezzo  fisso  di  ven' 
dita  italiane  lir.   4. 


J.L  novello  editore  di  qnesti  eletnenti  pieno  di  amore  e 
di  riconoscenza  verso  il  suo  maestro  ,  scusa  il  cavaliere 
Brunacci  per  le  inesaltezze  e  per  gli  errori  che  si  tro- 
vavano  nelle  precedenti  edizioni.  Noi  rispettiamo  il  me- 
rito  sommo  del  professore  di  Pavia  ,  ma  non  lo  possiamo 
pero  scusare  d'avere  ommesso  quelle  rettificazioni  nella 
seconda  e  nella  terza  edizione  ,  che  venivano  ricercate 
dalla  prima  :,  ed  annunciamo  con  vera  soddisfazione  la 
quarta  edizione ,  la  quale  finalmente  non  solo  porta  la 
rettificazione  di  tutti  gli  errori  delle  precedenti ,  ma  e 
arricchita  di  molte  aggiunte  nel  testo  e  di  molje  note 
importantissime.  Noi  ci  fermeremo  a  confrontare  questa 
edizione  coUe  tre  precedenti  ,  onde  si  conosca  il  lavoro 
del  novello  editore  ,  e  si  possa  valutare  in  tutta  la  sua 
estensione. 

Nel  trattatello  di  aritmetica  s'  introdussero  poche  va- 
riazioni.  £  cambiata  la  regola  per  trovare  i  divisori  com- 
posti  di  un  numero  qualunque ,  e  la  prescelta  e,  non 
v'  ha  dubbio ,  piu  chiara  e  piii  semplice  di  quella  che 
si  aveva  nella  prima  edizione.  La  sezione  che  tratta  degli 
altri  rotti  ,  dopo  gli  ordinarj  ed  i  decimali  conslderati  in 
astrattOj  e  scemata  dl  varj  paragrafi  che  poco  importa- 
Vano ,  e  in  vece  si  e  arricchita  dl  piii  estese  cognizloni 
suUe  nuoA'e  misure  metrlche ,  e  sopra  altre  di  maggiot 
uso.  Chiarissime  pol  sono  le  regole  ed  espresse  col  mag- 
giore  laconismo ,  che  servono  per  le  operazloni  aritme- 
tiche  intorno  ai  rotti  di  diversa  specie  decimali  e  non 
decimali. 


ai6  BRUNACCl,    ELEMENTl 

La  regola  per  la  rlcerca  del  inassiino  coinuu  divisore 
algebrico  e  ora  convenientemente  dimoslrata ,  e  non  lo  era 
uelle  precedent!  edizioni.  Avremino  pero  desiderato  che 
si  fosse  reso  piu  facile  quel  passo,  ove  si  dice  che  per 
tale  ricerca  dei  due  termini  del  rotto  si  puo  moltiplicare 
o  dividere  P  uno  per  qualunque  quantita  che  non  abbia 
alcun  fattore  coniune  colP  altro^  poiche  in  esso,  a  nostro 
parere  e  per  nostra  esperienza,  sta  la  maggiore  difficolta 
a  sujjerarsi  dai  priiicipianti.  Era  poi  oscuramente  trattata 
la  nascita  dcUe  frazioni  continue,  e  qui  appare  assai  chiara: 
iieir  esposizioae  delle  quali  frazioni  credo  bene  di  no- 
tare  ,  sebbene  cosa  diro  cosi  materiale ,  che  il  novello 
editore  ha  stimato  conveniente  di  levare  tutte  quelle 
lettere  segnate  a  piii  apici,  le  quali  generavano  conftt- 
sione.  E  giacclie  ho  qui  notata  questa  mira  di  tipografica 
chiarezza,  notero  per  tutto  il  resto  dell"  opera  che  parti- 
colare  pregio  di  questa  edizione  e  pure  l"  intelbgenza 
con  cui  sono  scritti  i  diversi  calcoli ,  i  quali  si  presen- 
tano  vantaa;giosanicnte  anche  air  occhio  ^  essendo  io  per- 
suaso  che  cio  possa  niolto  influire  suila  mente  de'giovani* 
onde   pill   facilmente  li   apprendano. 

Giunto  il  nostro  editore  alia  fine  del  capo  IV  ,  nel 
quale  sviluppasi  la  teorica  delle  equazioni  del  primo  grado, 
trovossi  in  istato  di  diinostrare  la  regola  a  suo  luogo 
proposta  per  la  conversione  delle  frazioni  decimali  pe- 
riodiclie  in  frazioni  ordinarie  di  cui  non  parlavasi  nella 
prima  edizione  ,  e  die  pare  non  potersi  ommettere  pel 
compimento  di  quel  trattato. 

Alcune  operazioni  intermedie  eseguite  nella  dimostra- 
zione  della  formola  del  Binomio  Newtoniano ,  senza  il 
soccorso  deir  analogia  ,  rendono  ora  questa  dimostra- 
zione  plii  facilmente  intelligibile  di  quelle  che  prima 
noQ  fosse.  E  del  tutto  cambiato  e  il  capo  in  cui  si 
tratta  deir  estrazione  per  ap|>rossimazione  delle  radici  di 
qualunque  grade  coll'  uso  del  detto  Binomio.  I  profes- 
sori  giudicheraiino  sul  confronto  di  questo  capo  colle 
altre  edizioni  ,  e  certamente  troveranno  la  conveaienza 
del  candjiamento.  Intanto  io  osservero  che  in  esso  com- 
pare per  la  prima  volta  ridotta  all"  algebra  elementare 
una  S£rie  utilissima  all"  inieato  di  queste  approssima- 
zioni  data  da  Eulero  nel  capo  IV  del  toiuo  a.*'  del  suo 
calcolo  differenziale. 


DI    ALGEBRA.    E    CrOMFTBI^.  217 

'  II  capo  de'logaritmi  era  una  materia  molto  male  di- 
gerita  nella  prima  edizione.  I  membri  che  dovevano  for- 
mare  un  bel  corpo  non  manravano  ;  ma  erano  qua  e  la 
sparsi  fuori  di  quel  luogo ,  cui  il  naturale  orduie  delle 
idee  li  destinava.  II  nostro  editore  vide  questa  specie  di 
mostruosita  ,  raccolse  il  raateviale,  V  ordinOj  e  n'  esci 
non  v'  ha  dubbio  un  piccolo  trattato  molto  beu  disposto 
e  sufficientemente  esteso.  Non  avrebbe  pero  il  medesirao 
fatto  male  se  avesse  uii  po' piii  diffusa  rapplicazione  dei 
logaritmi    alia    risoluzione    dell'  equazioni   esponenziali. 

Nella  dottrina  delle  alligazicmi ,  dottrina  taato  utile  e 
tanto  poco  studiata  ,  si  trovano  molte  addizioni  dirette 
in  particolare  maniera  a  far  conoscere  distintamente  la 
natura  delle  diverse  question!  ed  a  dimostrare  rigorosa- 
meiite  le  regole  che  servono  alia  loro  soluzione.  Parlando 
delle  false  posizloni  si  e  ommessa  l' applicazione  del  me- 
todo  ad  una  equazione  di  a."  grado^  della  quale  ommis- 
sione    si   rende   ragione  in  un'  apposita  nota. 

Co)ne  nascessero  le  altre  due  radici  uell'  equazione 
del  5."  grado ,  sciolta  colla  formola  Caidanica  ,  oltre  la 
radice  data  direttamente  da  questa  formola ,  non  era  ben 
dichiarato  dapprima,  e  la  loro  esistenza  viene  ora  dirao- 
strata  con  tutta  T  esattezza.  Nel  caso  irreducibile  si  ret- 
tifico  un  errore  ben  visibile  delle  tre  antecedent!  edizioni 
nelle  quali  si  replicava  sempre  che  distruggevansi  i  radi- 
cali  ;  ed  i  radical!  non  si  distruggevano ,  ma  bensi  gli 
immaginarj,  avendo  mostrato  il  novello  editore  sussistere 
per  le  fatte  moltiplicazioni  1' espressione  p/3.  E  nell' ap- 
plicazione di  un  esempio  alle  formole  di  Eulero  per  le 
equazioni  del  4.°  grado  si  rettifico  un  altro  errore  piit 
grossolano  del  primo  ,  che  non  ammetteva  scusa  ,  e  per 
cui  si  diceva  che  quelle  quattro  radici  erano  tutte  im- 
maginarie  i  mentre  sono ,  e  qui  vengono  dimostrate  due 
reali   e   due  immaginarie. 

Non  era  bene  spiegata  I' indole  di  un  problema  inde- 
terminato ,  ed  in  questa  edizione  essa  e  resa  assai  mani- 
festa  dalle  osservazioni  coUe  quali  si  comincia  il  capo  XV. 
Qui  si  dimostra  la  bella  le^ge  che  seguono  i  valori  delle 
incognite  formanti  delle  progression!  aritmetiche ,  le  cui 
differenze  sbno  date  da!  coefficient!  delle  incogiiite  stesse: 
e  si  estende  il  metodo  di  soluzione  ad  un' equazione  che 
abbia    tre    incognite.    II    problema    di    applicazione    della 


2l8  BRUNACOI,    ELEMENTI 

data  teoiica  riferito  al  Caleiidario  e  reso  per  la  prima 
volta  inteUig;ibile  a  tutti ,  se  nelle  altre  eclizioni  non  lo 
era  forse  clis  pei  soli  profcssori.  In  cfuesto  capo  ci  sa- 
rebbe  asisradita  maggiore  parsimonia   di   lettore   greche. 

Sul  priocipio  del  capo  delle  equazioni  nuincriche  sL 
sono  iiitvodotte  delle  giudiziose  osscrvazioni  tenflenti  a 
render  piu  chiara  e  piii  esatta  Tesposizione  del  uietodo 
die   si   tiene  per  iscioglierlc. 

Nossuna  varlazione  fi  lalineiite  abbiamo  riscontrata  nel- 
l'  ultimo  cipo  dell"  algebra  die  tratta  della  ricerca  delle 
radici  per  approssimazione  col  metodo  di  Newton.  Vi 
trovammo  pero  una  iiota ,  tolta  da  Lagrange,  in  cui  si 
fa  vedere  die  qualche  volta  il  metodo  e  fallace  j  e  s"  indi- 
cano  i  confini  entro  cui  va  ristretto. 

Varie  note  ,  die  sono  tutte  del  nostro  editore ,  ac- 
compagnano  le  fatte  variazioni  alia  prima  parte  ilel  teste. 
Noi  qui  accenneremo  solamente  quelle  chc  ci  sembranO 
le  piu  importanti  ,  quale  sarebbe  quella  posta  alia  pa- 
gina  34  snl  salire  die  noi  facciaaio  dai  nnnieri  alia  ge- 
neralita  delle  qv\antita  algebrlche  ,  passo  che  a  tutta  ra- 
glone  si  chiama  uno  de'piu  arditi  cbc  abbia  fatti  umana 
mentei  Taltra  alia  pag.  36  sulla  giusta  idea  della  quan- 
tith  negntiva;,  e  T  altra  alia  pag.  i3o  sull' uso  della  re- 
gola  del  tre,  che  ci  pare  giudizioslssima  e  che  dovrebbe 
essere  letta  da  tutti  gli   aritmetici. 

Piu  importante  e  il  lavoro  che  il  nostro  editore  ha 
fatto  uel  disporre  la  seconda  parte  di  questi  elementi. 
Kei  primi  quattro  llbri  della  geometria  non  introdusse  che 
piccole  rettificazioni  e  podie  note  contenenti  delle  defi- 
nizioni,  le  quali  mancavano  nelle  altre  edizioni  e  che 
non  potevano  essere  negate  al  principiante.  Egli  ha  adot- 
tato  la  parola  equivalente  invece  di  egiiale  ,  quando  trat- 
tasi  di  esprimere  delle  figure  eguali  in  superficie ,  ma 
con  angoli  e  lati  diseguali,  o  eguali  in  solidit.a  con  di- 
seguali  superficie  ed  angoli  solidi  ^  distinzione  ,  dopo  Le- 
gendre ,  accettata  da  tutti  i  geometri  e  utilisslma  per  la 
chiarezza  delle  idee.  Nel  4.°  libro  trovammo  mutate  di 
slancio  le  esposizioni  delle  due  proposizioni  per  cirroscci- 
vere  ed  inscrivere  ad  un  cerchio  un  pentagono  regolare, 
che  nelle  precedenti   edizioni   erano  scritte   male. 

Nel  5."  libro  si  sono  fatti  de'  cambiamenti  di  posizio- 
ne    per    alcunc     proposizioui     lichiesti    dalla    connessione 


DI    ALGEBK\    E     GEOMETRIA.  219 

rigorosa  delle  dimostrazloni  stesse ,  ed  il  processo  dl  molte 
di  esse  venne  interamente  rinnovato  per  portai'vi  rnag- 
gior  pxecisione  e  insieme  maggiore  nitidezza  di  razlocinj. 
Le  proposizioni  XX  e  XXII  segnatameiite  soiio  ora  1  ese 
agevolmente  intelligibili  a  tutti.  Di  varie  note  il  nostro 
editore  ha  conedato  questo  lihro ,  sempre  colla  lodevole 
intenzione  di  far  conoscere  a'  principianti  il  veto  stato 
delle   cose. 

Merita  d'  cssere  letta  e  ponderata  dallo  studioso  la 
prima  nota  die  trovasi  al  iibro  6.°  unitamente  all'  altra 
posta  alia  pag.  278,  onde  si  tolgano  i  dulsVii  che  taluno 
potesse  avere  sulla  contrastata  deliiiizione  X.  E  pure  ri- 
marcabile  la  Aariazione  fattasi  alia  dimostrazione  delta 
proposlzione  XXIII.  la  questo  Iibro  s"'  inseri  la  proposi- 
zione  XXVII  che  avevasi  in  Euclide  e  che  era  stata  di- 
nienticata  nelle  altre  edizioni ,  lasciandovi  un  vuoto  ah- 
bastanza  visibile.  La  XXIX  e  ora  diniostrata :  essa  por- 
tava  nelle  altre  edizioni  un  coroUario  che  in  tal  luogo 
non  poteva  intendersi  ,  e  che  qui  si  trovera  trasferito 
dopo   altre   tredici   proposizioni. 

La  proposizlone  II  del  7.°  Hiiro  meritava  degli  schia- 
rimenti  ,  e  il  nostro  editore  si  e  fatto  un  dovere  di  of- 
frirceli  e  di  esporre  assai  meglio  il  coroUario  2.°  della 
proposlzione  suddetta  ,  che  da  un'  idea  del  metodo  di 
Esaustione.  Mancava  ,  e  ci  venne  qui  data  la  dimostra- 
zione del  teorenia  che  i  prismi  e  le  piramidi  di  basi  equi- 
valenti  sono  fra  loro  in  ragione  delle  rispettive  altezze. 
Quanto  poi  fosse  necessario  di  stendere  diversamente  la 
dimostrazione  del  teorema,  che  il  cono  e  sempre  la  terza 
parte  del  cilindro  alia  medesima  altezza  eretto  sopra  la 
stessa  base  circolare  ,  lo  sanno  i  professori  di  geometria 
elementare  .  e  questi  potranno  giudicare  del  lavoro  che 
Ti  ha  fatto  il  novello  editore.  Un  coroUario  di  questa 
proposlzione  che  in  tal  luogo  non  poteAa  essere  dinio- 
strato  ,   si  trovera  dopo   altre  dodici  proposizioni. 

Ma  il  pregio  della  nuova  rlforma  precipuaraente  dee 
Talutarsi  da  quanto  e  stato  fatto  nel  Iibro  7.°  La  notji 
alia  pag.  297  fissa  la  vera  dlstinzione  fra  i  due  metodi 
di  esaustione  e  dei  limiti,  e  dopo  qunnto  il  nostro  edi- 
tore vi  dice,  ora  in  obbligo  di  compiere  la  dimostrazione 
della  proposlzione  I.^  provando  che  le  accennate  difterenze 
rendevansi  realitiente  minor!    di    qualuuque    assegnabile  : 


aaO  BRUNACOI,    ELEMENT! 

il  che  ha  dovuto  pur  fare  in  altre  delle  proposlzioni 
seguenti  ,  alle  qu.ili  ha  saputo  dare  tutto  quel  grado 
di  chiarezza  di  cul  erano  suscettibili.  lutrodotti  ancora 
quest!  soccorsi ,  noi  siamo  d"  avviso  che  il  7."  libro  sia 
troppo  per  uuo  studeiite,  che ,  secondo  I'attuale  sisteina, 
si  appliclii  al  corso  filosofico  elementare  :  ci  seinbra  oscuro 
ancora^  e  il  professore  ohbligato  a  spiegarlo  ,  sebbene 
ne  intenda  egli  chiaraiiientc  le  veritii,  trovera  pochi  sco- 
lari  capaci  di  teiier  dietro  alle  sue  lezioiii.  Questi  modi 
di  diinostrazione  si  sogliono  ainmirare  come  arditi  slanci 
del  gran  genio  d'Archimede^  e  come  preteadere  che  una 
mcnte  giovanile  abbia  tanta  forza  da  correre  di  pari  passo 
col  primo  geometra  deirantichita? 

II  libro  9."  e  stato  arriccUito  delle  formolette  analitiche 
rappresentanti  le  varie  superficie  e  solidita  ,  che  vi  si 
determinano.   , 

La  trigonometria  venne  rifusa  interamente  ed  ordinata, 
secondo  noi,  con  raolta  intelligenza.  Essa  e  qui  partita 
in  due  sezioni.  La  prima  si  aggira  unicamente  sulle  pro- 
prieta  delle  linee  trigonometriche.  La  seconda  contiene 
I'applicazione  della  teorica  alia  soluzione  de'  triangoli  : 
e  questa  seconda  sezione  e  suddivisa  in  due  capi.  Nel 
I."  si  espongono  i  teoremi  che  servono  all' applicazione : 
nel  a."  risolvonsi  i  triangoli  rettangoli  e  gli  obliquaa- 
goli.  Nel  problema  V  della  I  sezione  abbiamo  ritrovate 
aggiunte  di  nuovo  alcuae  formole  di  grande  uso.  I  due 
problem!  per  la  costruzione  delle  tavole  contenenti  gli 
archi  e  i  seni,  coseni,  tangenti  ecc.  espressi  in  parti  del 
raggio  corrispondono  al  bisogno  che  avevano  nelle  prece- 
denti  edizioni  d'  essere  trattati  nn  po'  meglio.  Molte  defi- 
nizioni  e  principj  che  dapprima  si  erano  ritenuti  veri, 
dietro  la  semplice  iuspezione  della  figura ,  vengono  qui 
confermati  in  appositi  scolj ,  mediante  T  esame  delle  di- 
mostrate  formole  ;  seaza  voler  parlare  di  due  interes- 
santi  teoremi  aggiunti  al  capo  I  della  II  sezione. 

Neir  avvertimento  del  novello  editore  si  accenna  il 
particolare  impegno  ch'egli  ebbe  per  la  correzione  della 
stampa.  Ad  onta  pero  d' ogni  diligenza ,  anche  in  questa 
edizione  noi  abbiamo  trovati  cinque  piccoli  errori.  Ve  ne 
potranno  essere  forse  altri :  ma  pochi  certamente.  La  pri- 
ma edizione  aveva  nella  sola  seconda  parte  ,  cioe  nella 
geomctria,  settaiita  errori  da  noi  riscontrati  appena  veime 


DI    ALGEBRA    E    CEOMETRIA.  221 

pabblicata.  Gli  errori  qui  osservati  e  corretti  sono  i  se- 
guenti:  pag.  H^,  l'"-  3o,  al  priino  rad.cale  cubico  in  al- 
cuni  esemplari  maaca  V  indice  3  ,  e  a  luogo  del  segno 
meno  pon.  in  tutti  il  piu  preposto  al  secondo  radicale 
cubico,  e  quindi  alia 
Pag.    i6i   lin.    i5      |,  ?  A  leggi  I  ,  5.  ^ 

„    1 65       »    37      ad  y  »   ad  X 

,/   246       »    22     JJE  »  ^C 

„   321       „     6     7r=i4i5...        „  TT  =  3,1415 

Dall'esame  che  noi  abbiamo  fatto  di  questa  edizione  pos- 
siaino  lusingarci  che  non  ci  verranno  apposti  a  preven- 
zione  per  V  editore  quegU  encomj ,  di  cm  gU  fummo  ge- 
nerosi  per  tributare  un  sincero  oraaggio  al  suo  merito  :  e 
potremo  asserir  francamente  aversi  in  questi  elemenU 
un  ottimo  libro  che  lascia  ancora  carapo  ai  professori 
d'impie<xar  utllmente  il  loro  sapere  per  la  gioventu,  ed 
assicura^allo  studente  una  retta  via  per  arnvare  al  pos- 
sess© deila  piu  sublime  fra  le  scienze  umane. 


Sulla  restltazione  del  naso.  Rapporto  fatto  a  S.  E. 
il  sig.  capitano  generalc  conte  Laval  de  Nugent 
comaiidaiite  in  capo  degli  eserciti  di  S.  M.  il  Re 
del  i-egno  delle  due  Sicilie ,  ecc.  dal  cav.  Alberto 
de  Schonbe.bg.  —  Napoli.,  1^195  dalla  Reale  ti- 
pografia  della  guerra ,  con  fig. 


L 


Ik  rcstituzionc  del  naso  e  ua' operazione  cViirurglca  die 
ne'  diversi  snoi  modi  la  praticata  fiao  dall'  incomiacia- 
meiito  del  XV  secolo  nclle  provinoe  meridionali  del  re- 
gtto  di  Nipoli  ,  e  di  la  propagata  ad  altre  parti  d"  Ita- 
lia e  d'  Euiopa.  Era  hen  giusto  perclo  clie  volendosi 
stenderc  a"*  giorni  nostri  ua  trattato  sopra  questo  argo- 
mento  dovesse  essere  composto  e  pubblicato  in  NapoU, 
e  pill  op^>ortnno  ancora  sirebbe  stato  die  uti  napoletano 
ne  fosse  1'  autore.  La  maggior  facilita,  e  il  maggior  agio 
die  haiiao  i  nazionali  di  prendere  contezza  delle  cose 
patrie  farebbero  presumere  die  piu  esatta  fosse  per  riu- 
scire  I'operi,  quantuuqtie  assai  couimendevole  sia  quella 
di  cui  diamo  ragguiigllo  ^  scritta  da  uno  straniero  laeusi, 
ma   die   esercita   la   medicina   in   Napoli  con  molto  credito. 

lacoinincia  TA.  con  una  succinta  istorica  esposizione 
delle  varie  inaniere  poste  in  uso  per  la  restituzione  del 
naso  J  e  le  riduce  a  due  nietodi  principali  ,  die  in  con- 
siderazionc  delle  nazioni  a  cui  se  ne  attribuisce  la  sco- 
perta,  cliiaina  Indiano  I' uno  ,  e  I' altro  Italiano.  II  prirao, 
usato  dai  cliirurghi  Maratti  nelle  Indie  orientali,  consiste 
nello  staccare  un  lenibo  di  pelle  dalla  fronte  per  appli- 
carla  sugll  avanzi  del  naso  niozzo  preparato  a  riceverla 
e  ad  innestarsi  con  essa  ine'-'.iaate  pre  vie  scarificazioni. 
Questo  nietodo  annunziato  all' Italia  fiao  dal  1804  coa 
1'  operetta  del  sig.  B.ironio  5H£;Zi  Innesti  onimali  e  stata, 
secondo  I'A.j  conosciuto  e  praticato  iti  Europa  negli  ul- 
timi  tempi  per  le  cure  del  diirurgo  inglese  Carpue.  No- 
tabili  miglioramenti  furono  indicati  dal  sig.  Graefe ,  dii- 
rurgo prussiano ,  per  1''  esecuzione  di  questo  inetodo  ,  al 
quale  ha  per  altro  stiniato,  per  giuste  ragioni,  di  pre- 
ferire  1' Italiano.  Consiste  questo  nello  sticcire  la  pelle 
dalla  superficie  interna  del  hraccio    per    innestarla    sulle 


i;ULL\    RESTITUZIONE    DEL    NASO.  223 

parti  residue  e  scarificate  del  naso  ,  e  chiamasi  a  buon 
dritto  Itahano  ,  perche  inventato  dal  Branca  ,  siciliaao  , 
iudi  accreditato  da  Gaspare  Tagliacozzi  di  Bologna,  e  da 
altri  che  lo  insegiiarono  e  lo  piaticarono  posterionnente. 
Pareva  iniauto  diiiicuticato ,  noa  creduto  ,  e  deriso  ezian- 
dio ,  quaiido  surse  in  pensiere  al  sig.  Grt-.efe  di  richia- 
marlo  dall'  obblio  a  cui  era  stato  indegnamente  condan- 
nato ,  e  lo  miglioro  d' assai.  Questi  miglioramenti  seni— 
brauo  all'aiuore  di  tanto  inon)»-nto,  che  si  avvisa  doversi 
caugiare  uome  a  quel  uietodo  ed  intitolarlo  quinci  lOr- 
uanzi  Tedesco   anzi   che   Italiaao. 

O  Tedesco  o  Italiano  o  con  qualsivoglia  altro  nome 
piaccia  di  chiamarlo ,  importerebbe  alia  storia  deirarie  di 
sapere  a  quale  de'  due  Branca  se  ne  deViba  la  prima  in- 
venzione.  L"  A.  non  soinministra  intorno  a  cio  veruna 
notizia ,  e  non  dice  se  al  padre  o  al  figlio  debbasi  at- 
tribuire  1'  onore  della  nuova  e  miglior  maniera  di  ripri- 
stinare  i  nasi  uiozzi ,  e  molti  altri  scrittori  ci  lasciano 
nella  incertezza  niedesima.  Stimiamo  percio  prezzo  del- 
V  opera  di  riunire  insieme  e  di  ponderare  gli  scarsi  do- 
cuuienti  che  ci  rimangono  intorno  all'  origine  ed  ai  pro- 
gressi   di    tale   operazione. 

Noi  sappiamo  adunque  che  aaibidue  i  Braijpa  risarci- 
"vano  i  nasi ,  ma  non  ambidue  alio  stesso  modo.  Sembra 
che  il  padre  seguisse  1' antico  raetodo  indicato  da  parec- 
chi  scrittori  di  chirurgia  latini ,  greci  ed  arabi ,  e  che  il 
figho  Antonio  aUro  ne  tenesse  che  era  sconosciuto  fino 
a  quel  tempo ,  e  che  fu  da  lui  immaginato  staccando  con 
miglior  consiglio  da  parti  remote  e  che  si  possono  copri- 
re ,  come  sarebbe  dal  braccio  ,  la  pelle  da  saldarsi  sul 
naso  mutilato.  Ne  siamo  accertaii  da  Bartolomeo  Fazio  , 
il  quale  scrisse  l'  istoria  degU  uomini  illustri  del  suo 
tempo,  e  parlando  della  maravigliosa  abilita  dei  Branca 
suoi  contemporanei ,  distingue  coi  seguenti  termini  la  ma- 
niera del  padre  da  quella  del  figlio  :  Prccterea  quod  car- 
nis  pater  secabat  pro  suffLcitndo  naso  ex  ilUus  ore  qui  mu- 
tilatus  essct ,  ipse  [filius  )  ex  ejusdem  lacerto  et  in  eo  vul- 
nere  infixis  mutiluti  nasi  reliquiis ,  Usque  arctissime  constrictis 
adeo  ne  mutilato  commovendi  quopiam  capitis  potesta^  es- 
set  ,  post  quintwndecimuin ,  interdum  vigesinlum ,  diem  car- 
nunculam  quae  naso  cohaserat  desectam  pnulatim  cultro  cir- 
cumcisam  in  nares  refornmhat  tnnto  artificio  ut  nx  discerni 


224  SULLA.    RE6TITUZI0NE    DEL    NASO. 

oculis  June  tarn  posset  omni  oris  drforinitats  pcnitus  sublata. 
{De    Vir    iUustr.  pag.   38.) 

II  Tirahosclii  ed  il  Morelli  ,  che  non  erano  ne  anato- 
mici,  tie  cliiiurg  ,  lessoro  questo  passo  del  Fazio  coq  qnal- 
che  varieta,  parendo  loro  di  noo  trovai'lo  abbastanza 
chiaro  ,  nia  sembra  essere  questa  la  sua  vera  e  giusta 
lezione ,  dalla  quale  nianifestainente  appare  essere  stato 
Branca  il  figlio  ,  o  Antonio  ,  colui  che  si  scosto  dal  vec- 
chio  metodo  di  risarcirc  i  nasi  ,  e  che  invento  e  praticb 
r  altro  pill  opportuno.  Vuolsi  credere  che  di  Antonio  in- 
tenda  di  pariare  Calenzio,  poeta  napolitano  ^  contempo- 
raneo  ed  aniico  di  Saanazzaro  e  di  Pontano  alia  cui  fa- 
Kiosa  accadomia  era  ascritto.  Invita  costui  ua  suo  amico 
per  nome  Orpiano,  che  aveva  periluto  il  naso,  a  recarsi 
a  Napoli  ,  ove  il  siciliano  Branca,  uomo  di  alto  ingegno, 
sa  ,  die'  egli ,  mirabilmente  innestare  i  nasi ,  risarcendoli 
con  la  pelle  del  braccio  del  paziente  ,  o  con  quella  di 
qualche   servo. 

Questo  nuovo  metodo  inventato  dal  glovlne  Branca  fu 
particolarraente  adottato  in  alcuni  paesi  della  Culabria , 
ove  furono  fauiiglie  che  acquistarono  fama  per  tale  ope- 
razione  ,  esercitaiidola  quasi  per  dr.ttO  eieditario.  La  fa- 
miglia  di  Vianco  {  Barrius ,  dc  antiq.  et  situ  Calab.  )  ,  g 
quella  di  Bojano  in  Tropea  al  du-e  del  Cortesi  (  V.  Mi- 
scell.  med.  Dec.  Ill,  pag-  83  )  si  segnalarono  in  questa 
carriera ,  non  altrimenti  die  varie  famiglie  di  Nurcia  si 
distinsero  in  tempi  non  niolto  lontani  p>?r  un'  abilita  af- 
fatto  diversa  ,  anzi  opposta ,  quale  e  quella  di  togliere 
invece  di  aggiungere  ;  abilita  che  vogliamo  credere  noa 
metteranno  piu  in  pratica  negli  Stati  della  Chiesa ,  ove 
quegli  ojieratori   erano  dianzi   assai   affaccendati, 

Del  rimanente  se  i  clue  citati  scrittori  attribuiscono  alle 
stesse  famiglie  norcine  1'  iuvenzione  deir  appiccare  nasi, 
furoao   assai   male   inforniati,   e  non  meritano  alcuna  fede. 

Ora  se  il  vecchio  Branca,  seguendo  Tantica  maniera, 
staccava  la  pelle  dalla  faccia  e  forse  anche  dalla  fronte  , 
ex  ore,  per  applicarla  sul  naso,  sembra  che  il  cosi  detto 
metodo  indiano  non  debbasi  credere  ne  intieramente  iii- 
diang  ,  ne  afFatto  sconosciuto  in  Europa  prima  die  fosse 
accreditato  dal  chirurgo  inglese  Carpue.  Malgrado  I'oscu- 
rita  con  la  quale  si  esprimono  gli  antichi  scrittori  di  chi- 
rurgia ,  e  particolarraente  Celso  ,  sembra  che  la  inaniera 
piu  comune  in  allora  quella  fosse  di  togliere  la  pelle  da 


SULL.V    RESTITUZIONE    DEL    NASO.  225 

inuestarsi  dalle  parti  piii  prossime  al  naso ,  ossia  dalla 
stcssa  faccia  in  cui  e  compresa  senza  dubbio  e  piinci- 
palmente  la  fionte^  lua  utilissima  fu  1'  imiovazione  in- 
trodotta  dal  Bianca  prima  della  uieta  del  secolo  XV ,  im- 
perocche  otteneva  V  intento  senza  prodiirre  nuove  e  de- 
fornianti  cicatrici  snl  volto.  Qiiando  il  Tagliacozzi  verso 
la  meta  del  scguente  secolo  si  spaccio  in  Bologna  per 
r  inventore  di  un  nuovo  metodo  di  restituire  i  nasi  , 
pubblicando  intorno  a  cio  varj  libri  a  cui  aggiungeva  le 
pompose  parole  di  arte  fin  ora  ignota,  o  A^  invenzione  pe- 
regrina  e  maravigUosn,  non  poteva  con  piu  franchezza  men- 
tire.   Egli  nomina  appeua  il    siciliano    Branca  ^    quasi  che 

10  stinii  soggetto  favoloso  ,  e  disprezzando  tutti  color© 
die  avevano  prima  di  lui  indicato  il  novello  metodo,  il 
Vesalio  ,  il  Pareo,  il  Courmeleno  ,  lo  Sckenckio  ,  ecc.  , 
conchiude  doversi  a  lui  solo  il  vanto  di  una  cosi  impor- 
tante  operazione  chirurgica ,  come  apertamente  dice  in 
quel  suo  libro   de  Curtorwn  chirurgia  (   lib.  I ,  cap.    19   ). 

11  distintivo  di  un  naso  posto  in  mano  della  statua  eretta 
in  suo  oiiore  nell'anfiteatro  anatoniico  di  Bologna  non  gll 
conviene  adunque  come  ad  inventore ,  ma  sibbene  come 
a  primo  espositore  ed  illnstratore  di  siffatto  metodo,  poi- 
che  tanto  ne  scrisse,  die  fu  anche  troppo  ,  avviluppan- 
dosi  in  teorie  generali  ,  e  in  poco  utili  discussioni.  Cbe 
se  egli  pratico  qucsta  operazione,  non  lo  fece  con  quella 
fcequenza  die  taluno  potrebbe  a  prima  giunta  supporre. 
G.  B.  Cortesi,  die  fu  suo  successore  nell'  Universita  di 
Bologna,  candidaniente  dicliiara  cbe  il  Tagliacozzi  aveva 
raolto  illustrato  e  quasi  perfezionato  il  metodo  di  riuiet- 
tere  nasi  ,  ma  soggiunge  coa  lo  stesso  candore  die  vi 
riusci  con  I'  ajuto  de'  raedici  di  Tropea  della  famiglia 
Bojana. 

Se  il  Tagliacozzi  non  fu  il  primo,  ne  tampoco  e  stato 
r  ultimo  a  praticare  questo  metodo  ,  come  sembra  asse- 
rirsi  dall'  A-  allorclie  scrlve  che  /(  esso  metodo  si  perde 
if  totalmente  con  quel  diirurgo  (  Tagliacozzi  )  ,  e  die  di 
»»  poi  si  e  solamente  nominata  questa  operazione  o  co- 
»/  me  una  curiosita  ,  o  piii  sovente  colla  satira ,  creden- 
tt  dosi  impossibile  J  e  die  solo  nell' anno  18 14  fu  ripro- 
"  dotta  dal  sig.  Graefe  ».  Ma  il  Cortesi  il  quale  visse 
fino  intorno  alia  meta  del  secolo  XVII  continue  a  prati- 
carla  e  ad  insegnarla,  come  si  ha  dalle    sue   miscellanee 

Bibl.   Jtal.    T.   XVIII.  1 5 


326"  SULLA    RESTITtTZIONE    BEL    NASO. 

meJiche  ,  ed  il  Molinetti,  per  tacere  di  aitri  ,  afferma 
di  essere  stato  testimonio  oculare  di  una  felicissima  ope- 
razione  di  tale  fatta  eseguita  da  suo  padre  nell'  acno 
1625  sopra  ua  Polacco.  (  Diss.  Anat.  ec,  de  Sens.  cap. 
12,  pag.    174.    ) 

In  tanto,  clie  che  ne  sia  di  tali  ricerche  istorlche,  certo 
e  die  il  sig.  Graefe  inimagino  degli  utili  cambiamenti  , 
come  si  puo  vedere  nt^lla  recente  sua  opera  intitolata 
de  Rhinnplastice  ,  e  pnbblicata  in  Berlino  nell' anno  1818  , 
le  tavole  della  quale  sono  state  riprodotte  nel  libro  del- 
1'  A.  Egli  adopra  una  previa  misura  per  la  quantita  e  la 
forma  della  pelle  da  staccarsi  dal  naso  ;  non  iudugia  si 
lungo  tempo  ad  innestarla  sul  naso,  come  il  TagliacozzL 
faceva;  ha  inventato  stromenti  atti  a  dare  al  nuovo  naso 
una  forma  naturale  ,  ed  ha  ideato  una  tal  manidra  di 
legare  o  fasciare  il  braccio  con  la  testa  da  noa  permet- 
tere  afFatto  che  1'  una  si  mnova  senza  1'  altro  ,  o  vice- 
versa.  Oltre  alle  restituzioni  praticate  da  questo  profes- 
sore  in  Berlino,  giusta  il  cosi  detto  metodo  indiano  mi- 
gliorato  da  lui  ,  una  ne  esegui  con  quello  semplice  del 
Tagliacozzi,  ed  altre  due  con  le  modiiicazioni  da  lui  in- 
trodotte. 

Fortnnataraente  i  nasi  a'  giorni  nostri  sono  meno  espo- 
sti  a  rovina.  Non  si  recidono  piu  essendo  cambiate  le 
leggi  e  i  supplizj ,  e  quel  male  contagioso  che  tanti  ne 
mieteva  al  suo  primo  apparire  in  Europa ,  si  e  alquanto 
piu  mansuefatto.  Fuvvi  un  tempo  in  cui  col  naso  mozzo 
fu  veduto  fin  anche  regnare  ua  greco  Iraperatore  detto 
porcio  Rhmotmcte. 

il'Iulladiraeno  potrebbe  pur  esservi  alcuno  sventurata- 
Jttiente  privato  del  naso  per  violenza  esterna ,  e  noi  cre- 
diamo  che  a  restituirglielo  sia  da  preferirsi  a  tutti  gli 
altri  raetodi  I'italiano  perfezionato  dal  sig.  Graefe.  Dubi- 
tiamo  pero  assai  che  questo  o  qualunque  altro  possa 
giovare  quando  un  veleno  interno  avesse  distrutto  il  naso, 
poiche  le  cause  che  hanno  fatto  perdere  il  primo  v' ha 
giusta  ragione  di  teinere  che  minaccerebbero  rovina  anche 
al  nuovo. 


227 


Cenni  sidla  teoria  dclla  Luna. 


'.JL  OICh£  in  quest!  giornl  si  e  molto  parlato  Jella  teoria 
della  luaa  alT  occasioue  del  premio  aggiudicato  dall'Ac- 
cademia  di  Parigi  a  due  astronouii  italiani ,  e  dei  fa- 
vori  ai  medesimi  gencrosamente  compartiti  da  S.  M. 
il  Re  di  Sarde^na ,  noii  dispiacera  forse  ai  nostri  lettorl 
che  qui  si  faccia  in  brove  la  storia  di  questo  famoso 
problema  e  si  accennino  le  difficolta  che  nella  solu- 
zione  di  esso  hanuo  fin  ora  incontrato  i  piu  grandi 
geometri. 

Allorche  nel  sistcma  newtoniano  noa  si  considerano 
che  due  corpi  mossi  nello  spazio  ed  attraentisi  fra  di 
loro  ,  la  ricerca  del  Inogo  clie  occupano  in  un  tempo 
dato  qualunque  conduce  ad  un'  equazione  trascendeate^ 
clie  noa  pud  veraniente  risolversi  in  geometria  colla 
sola  riga  e  col  compasso  ,  od  in  analisi  col  mezzo  di 
espressioni  finite  ed  algehriche ,  ma  che  pero  in  tutti 
i  casi  ammette  una  soluzioue  facile  ad  ottenersi  e 
prossima  al  vero  quanto  si  vuole. 

Ma  la  cosa  e  ben  diversa  allorche  i  corpi  che  si 
attraggono  e  si  perturl^ano  sono  tre  od  in  numero  mag- 
giore,  come  accade  realmente  nel  sistema  mondano.  II 
Newton,  contento  di  aver  aperta  la  strada  ,  lascio  ai 
suoi  posteri  la  soluzione  di  questo  piu  complicato  pro- 
blema, conosciuto  comunemente  sotto  il  nome  di  pro- 
bifma  dei   tre  corpi. 

Esso  fu  facilmente  ridotto  a  tre  equazioni  difi"er8n- 
ziali  di  secondo  ordine  ,  per  la  soluzione  delle  quali  , 
tolta  Ir.  speranza  d'  integrarle  in  termini  fiaiti  ,  si  ebbe 
ricorso  aile  approssimazioni;  erauo  queste  naturalmente 
suggerite  dalla  costituzione  del  sistema  planetario,  ove> 
le  eccentricita,  le  inclinazioni  e  le  forze  perturbairici 
sono  quantita  piccolissime  e  sj  prestano  alio  svolgi- 
mento   in   serie. 

II  problema  generate  dei  tre  corpi  venne  allora  a. 
suddividersi   In   due  rami  principali  ;  il  prime  fu  quello 


aa^  CENNl    SULLA.    TEORIA.    DELL\    LUNA. 

delle  perturbazloni  de' piaaeti ,  pei  qiiali  le  forze'per- 
turbatrici  sono  si  piccole  ,  die  coniuneiuente  basta 
considerarne  le  prime  diuiensioni  ,  ed  in  pochi  casi  il 
«jiiadrato  ;  ed  il  secondo  fii  la  teoria  della  luna  ,  ocl 
in  gcnerale  de'  satelliti  ,  nella  quale  la  forya  pertur- 
batrice  provenienie  dal  sole  e  niolto  jjiu  considerabile ,  j., 
ma  puo  ia  corapenso  riguaidan.i  come  qnantita  molto  ■ 
piccola  la  sua  distanza  dalla  tcna  comparata  alia  JLj- 
stanza    della   terra   dal   sole. 

La  teoria  de'pianeti  fa  in  breve  tempo  condotta  ad 
un  grado  di  perfezione  corrispondente,  anzi  snperiore 
a  quella  delle  stesse  piii  esatte  o^serva2;'loni ,  e  potrebbe 
dirsi  quasi  compjiua  ,  non  rimanendo  a  desiderarsi  che 
Mn  piii  generate  svolgimento  dell'  equazioni  secolari  , 
se  i  pianeti  Pallade  e  Ginnone  recentemente  scoperti 
colle  loro  grandi  eccentricita  ed  iaclinazioni  non  fos- 
sero  venuti  a  far  eccezione  alia  regola ,  rendendo  ne- 
cessaria  una  nuova  trattazione  del  problema  ,  intorno 
al  quale  gia  si  esercitarono  gl'  ingegni  de'  celebri  cal- 
colatori   Oriani   e   Gauss. 

La  luna  poi  soggetta  ,  come  si  dlsse  ,  ad  una  forza 
perturbatrice  assai  considerabile,  presento  maggiori  dif- 
ficolta  ne'ila  lentezza  con  cui  procedono  le  successive 
approssimazioni.  I  sommi  geometri  Clairaut  ,  d'Alem- 
bert  ed  Eulero  clie  pei  primi  si  occuparono  d'  un  tale 
problema,  appuoio  per  non  avere  spinto  avanti  quanto 
*ra  necessario  le  approssimazioni ,  caddero  nella  strana 
conclusione  d'un  moto  del  perigeo  lunare  che  non  era 
che  la  meta  di  quelio  mostrato  daU'osservazione.  L' er- 
rore  sarebbe  da  se  stesso  scpmparso  ,  se  essi  avessero 
avuta  I'avvertenza  di  prolungare  la  serie  tanto  da  po- 
tersi  assicurare  della  sua  convergenza  ,  ma  in  quel 
primi  tentntivi  i  calcolatori  erano  in  certo  niodo  uti 
po'  limidi  e  si  spaventavano  della  lunghezza  de'  cal- 
coli;,  ed  in  fatti  il  solo  cercare  in  quella  serie  le  qnan- 
tita di  terzo  e  quarto  ordine  avrebbe  richiesto  un  la- 
•voro    di   qnalclie    niese. 

Quesla  falsa  conclusione  di  quei  geometri ,  che  venne 
attribuita  da  niolti  a  difetto  del  sistcma  newtoniano , 
non  fu  dunque  che  una  semplice  inavvertenza  che  ri- 
conobbero  essi  stessi  poco  tempo  dopo.  Avvenne  loro 
rio  che  avverrebbe  ad  un  computista  ,  il  quale  fa- 
cendo   compendiosamente  il  conto    della  sua  cassa    col 


CENNI    SULLA.    TEORIA    DELL.V    LUNA.  229 

co.nsiderare  soltanto  le  piii  grosse  partite ,  trovasse 
poi  uii  notaliile  diftalco  a  motivo  deile  piccole  spese 
trascurate,  clie  accumulandosi  producessero  una  noa 
lieve  somnia. 

Ma  il  non  felice  successo  di  questo  primo  tentativo 
ebbe  una  influenza  nociva  sui  lavori  clie  con  piu  esten- 
sione  si  fecero  dai  matematici  posteriormente.  Persuasi. 
essi  che  V  espressione  del  moto  del  perigeo  dato  dalla 
teoria  non  potesse  aversi  che  per  mezzo  d'  una  pro— 
gressione  di  lentissima  coavergenza  ,  presero  il  partito 
d'  introdurre  nel  calcolo  il  valore  nuinerico  di  questo 
moto  quale  e  dato  dalT  osservazione  e  di  valerseae  nella 
deterniinazione  delle  ineguagllanze  della  luna  ,  accon- 
tentandosi  di  verificarlo  indirettamente  per  mezzo  dL 
equazioni  prossimamente  identiche.  Con  cio  rinuncia- 
rono  essi  alia  generalita  della  soluzione^la  quale  noa 
fu  piu  vera  die  pei  valori  particotari  della  distanza  e 
del  moto  medio  lunare,  e  per  conseguenza  non  appll- 
cabile  agli  altri  satelliti ;  e  si  privarono  di  quelle  fe- 
lici  riduzioni  ,  e  di  quelle  piii  estese  cognizioni  sulla 
natura  dei  risultati  del  calcolo  ,  che  1'  analisi  sommi- 
uistra   allorclie   e   trattata   con   tutta   la  generalita. 

Un' altra  grave  difHcolta  nasceva  dalla  immensa  estea- 
sione  del  lavoro  die  va  sempre  piii  crescendo  quanto 
piu  si  progredisce  nelle  approssimazioni ,  e  dalla  faci- 
lita  con  cui  un  lieve  errore  di  cifra^ouimesso  in  prin- 
cipio  poteva   guastare  1'  opera  intera. 

II  celebre  Eulero ,  dopo  aver  assal  faticato  da  solo 
intorno  a  questo  problema  ,  senti  la  necessita  di  gio- 
varsl  del  concorso  di  molti  calcolatori  per  dividere  In 
fatica  <lei  coniputi  ed  assicurarne  1'  esattezza  ^  percio 
quarant'  anni  dopo  le  sue  prime  ricerche,  gia  quasi  cieco 
ed  in  eta  molto  avanzata  ,  si  valse  dell'  opera  di  tre 
illustri  accademici  Alberto  Eulero  suo  figlio ,  Kraft  e 
Lexell  ,  e  prestando  ad  essi  la  sua  assistenza,  gli  iiu- 
pegno  a  riprendere  dai  suol  principj  ed  a  spingere  piu 
oltre  che  ancora  non  era  state  fatto  la  teoria  della 
luna.  Frutto  di  questa  illustre  associazione  fa  1' opera 
impressa  a  Pietroburgo  nel  1772  col  titolo'  Theoria 
motuuni  luncc  nova  metliodo  pertiactata,  etc. 

Chi  non  avrebbe  creduto   che   dalle    forze   rlunite   di 

uomini   si  dotti   e    si   agguerriti  nei    calcoli,    il    proble- 

•  ina  non  dovesse  essere  iateramente  soggiogato?  Eppure 


i3o  CENNI    SULLA    TEOKIA    DELLA    LUNA. 

I'Enlero  stesso  coa  quella  sua  natiirale  ed  ammiraLiie 
candidczza  giuiito  nl  calcolo  dei  termini  piii  conipii- 
tati  e  recoiiditi  della  teoria ,  non  dubito  di  concliiu- 
dere  dicendo  :  Evolutio  liariim  ceqnationuin  tain  ob  mid- 
titudineni  terininonini, ,  qiinin  ob  ipsani  earuin  compli- 
cationttn  sine  dubio  immensum  labortm  requireret ,  quern 
vix  sine  iillo  calculi  crrore  expedite  liceret;  minimus  au- 
teni  error  in  lioc  calculo  comrnissus  totuin  negotiuni  irri- 
tum  asset  redditurus ,  quani  ob  causam  hunc  laborem 
iuscipere  merito  pertimescimus.  E  nella  prefazione  avea 
detto  :  Talis  autem  labor  miilto  niagis  erit  molestus  et 
operoius,  ac  fortasse  vix  intra  anni  spatium  absolvi  po- 
test; atque  hcec  etiam  est  causa  quod  nos  his  ,  quos  in 
hoc  opere  expedivimus,  calculis  iam  tnntopere  defatigati 
tani  immensum  laborem  suscipere  non  sumus  ausi ;  qui- 
libet  enini  qui  omnes  calculos  hie  expositos  vel  leviter 
perpendere  I'oluerit,  facile  agnoscct  ,  vix  ullani  adhuc 
quaistionem  analyticam  esse  pertractatam  ,  quce  tarn  in- 
tricatas  calculi  discussiones  ,  et  tam  prolixos  calculos 
postulaverit. 

Anche  il  celebre  IMayer  cinque  anni  prima,  intento 
a  perfezionare  colle  osservaziont  le  tavole  della  luna, 
per  le  quali  divise  coll'  Eulero  il  cospicuo  premio  pro- 
posto  dair  nfficio  delle  longitudini  di  Londra ,  ebbe 
ricorso  alia  teoria  ;  il  sno  scopo  pero  era  piuttosto 
di  conoscere  col*sussidio  di  essa  la  forma  degli  argo- 
nienti  da  paragonarsL  poi  colle  posizioni  della  luna 
osservate  ,  die  di  iledurre  col  calcolo  il  precise  valore 
de'  coefficient!  :  hahet  enim  ,  die' egli  ,  theoria  hoc  in- 
commodi  ut  plures  inde  incequalitates  accurate  deduct 
nequeant ,  nisi  quis  forte  calculum  hunc ,  in  quo  jam 
omnem  fere  patientiam  meani  exhaust,  longe  adhuc  cu- 
ratius  persequalur  ;  sed  hoc  salttm  ostendam  ,  nullum 
ex  theoria  argumentum  contra  honitatem  tabularun 
mearum  peti  posse. 

Le  equazioiii  le  piii  ritrose  .a  sottomettersi  alle  ri- 
cerche  di  tjuesti  infaticabili  calcolaiori  erano  quelle 
the  piccole  in  se  stesse  ,  risiiltavano  dalla  differenza 
di  nuDieri  nioUo  considerabili  ,  e  ([uelle  die  acquista- 
vano  nelle  intt  grazior.i  un  piccolLssimo  denoiuinatore  ; 
per  esse  i  valori  nmnevici  finali  ,  sebbene  calcolati 
con  gran  aiuniero  di  deciniali  ,  risnltavano  spesso  o 
assai   piii  gi-andi   o   assai  piu  plccoU  del   vero  a  niotivo 


/  CENNI    SULLA.    TEORIA.    DELL  A    LUNA.  23  £ 

deir  iiiesattezza  die  noa  poteva  evitaisi  del  tutto  sulle 
ullinie   cifie. 

II  profondo  geometra  Laplace  che  nella  sua  opera 
classica  della  Meccanica  celeste  traccio  con  uiano 
maestra  e  ridusse  ad  iia  sol  corpo  di  scienza  tutto 
il  calcolo  deir  attrazione  ,  ja  un  capitolo  particolar- 
inente  destinato  alia  teoria  luiiare  niostro  pel  priiuo 
con  luminosi  metodi  1'  arte  con  cuL  questi  termini  cre- 
scenti  nelle  integrazioni  dovevano  essere  analizzati ;  eJ. 
insegno  come  si  potesse  con  sicure  noruie  valutare 
1'  ordine  di  diniensione  proprio  di  clascuno  ,  seguen- 
doli,  per  cosi  dire,  col  pensiero  in  tutti  i  ioro  diversl 
avvolgimenti  e  notando  gli  aumenti  e  le  diminuzionl 
di  ordine   che   dovevano   subire.  • 

La  teoria  della  luna  dei  sig.  Laplace,  sebbene  trat- 
tata  in  modo  compendioso,  fu  quella  iufatti  che  me- 
glio  si  ac«cost6  alle  osservazioni  ;  egli  pose  i  prelimi- 
nari  ,  ed  invito  i  giovani  calcdlatori  a  porre  V  ultima 
mano  al  sue  lavoro.  11  seroit  utile  ,  cosi  uell'  opera, 
su  citata,  pour  la  perfection  des  theortis  astronomiq^ues , 
que  toutes  Its  tables  derivassent  du  seal  principe  de  la 
pesanteur  universelle,  en  n' einpruntant  de  I' observation, 
que  les  donnees  indispensables.  J'ose  croire  que  I' analyse 
suivante  laisse  peu  de  choses  a  faire  pour  procurer  cec 
avantage  aux  tables  de  la  lane,  et  qu'  en  portariC  plus 
loin  encore  les  approximations ,  on y  parviendra  bientot. 

E  pero  da  noiarsi  che  il  sig.  Laplace  teune  anche 
esso  la  comune  opinione  che  la  teoria  della  luna  nou 
possa  esser  trattata  in  modo  generale  e  puramente  ana- 
litico  senza  prendere  in  prestito  dall'  osservazlone  il 
valore  numerico  del  movimento  del  nodo  e  del  peri- 
gee. Egli  infatti  nella  sua  Meccanica  celeste  ora  si 
valse  del  valore  in  numeri  di  questo  movimento  ,  ed 
ora  alia  sorama  di  tutti  i  termini  della  serie  che  lo 
esprime  analiticamente ,  sostitui  il  doppio  del  primo 
termine  ,   trascurando  i  seguenti. 

Ma  frattanto  che  i  geouietri  sudavano  intorno  alia 
.soluzlone  di  questo  problema  ,  non  rimasero  gia  gli 
astronomi  privi  di  tavole  abbastanza  esatte  con  cui 
calcolare  le  posiziorii  lunari;  essi  le  costrussero  e  le 
perfezionarono  col  sussidio  delle  immediate  osservazioni, 
deducendo  dalle  diverse  teorie,  sebbene  ancora  im- 
perfetie  ,  la  torra.i  degli  nrgomenti.  1  celebri  astroaomi 


a32  CENNI    SULLA.    TEORtA.    BELLA    LDNA. 

Biirg  e  Biirckhardt  si  distinsero  ia  siaiil  genere  di  ri- 
cerche ,  e  le  loro  tavole  soiio  altualiuente  le  migliori 
a  cui   possano   aflidarsi  gli  astronomi   e   i  navigatori.  (i) 

Era  cio  nuir  osiaate  cosa  poco  oiiorevole  pei  inate- 
luatici  die  dopo  taiiti  pi'ogresbi  faili  neiranalisi,  dopo 
die  le  teorie  de'  pianeti  eiano  stale  perfezionate  al 
segno  di  non  aveu  piii  bisogiio  di'Ue  osservazioui  die 
ill  qiiaiito  servono  a  deterniinaie  le  sel  costanti  arbi- 
iraiie  del  jMobleiiia  ,  si  dovesse  poi  riconere  a  tnelodi 
cinpirici  per  deteriuinare  1  iiioviiiienli  della  luna  , 
laiito  necossarj  a  conoscersi  pei  progress!  principal- 
inente   delln   navigazione. 

Queste  considerazioni  niossero  nell' anno  1818  la  K. 
Accaileiuia  di  Papigi  a  proporre  pel  premio  niateniatico 
del   successivo    1820   il   sogucnte   programuia. 

=  Former  per  la  seule  theorie  de  la  pesantcur  uni- 
verstlle  et  en  n'emprantatit  des  observations  que  les  ele- 
inens  arbitraires ,  des  tables  du  inoiweineat  de  la  lune 
tiussi  precises  que  nos  nieilleures  tables  actuellcs.  = 

(1)  II  sig.  Delambr*  nel  siio  trattato  d'  astronomia  da  in  po- 
rlic  parole  iin' idea  molto  cbiara  del  due  nietodi ,  T  uno  teorico, 
r  altro  pratico  ,  coi  qnali  si  sono  cercate  l«  ineguaglianze  della 
luna,  e  delle  difficolla  particolari  a  ciascuno.  Ecco  come  si 
esprime  alia  pag.    3i3  ,  toni.   II. 

On  ne  connaicra  probahlement  jamais  toutes  les  iiiegalltes  de  la 
lune  ;  il  fnudrait  ,  pnur  les  dcvelopper  uiie  patience  plus  qu  liu- 
maine  X  elles  se  tiouvent  par  I'  integration  des  for  mules  diffe- 
rentielles  du  mouveinent ;  cette  integration  sc  fait  terine  a  teriue; 
I' important  est  de  demeler  dans  le  noiuhrc  infini  des  terines  ,  ceux 
Old  peuvent  acauerir  par  /'  integration  des  coefficiens  sensihles. 
.Mais  quand  on  a  ainsi  demele  les  terines  qui  peuvent  meriter 
attention,  on  a  rccours  aux  observations  pour  determiner  les  coef- 
ficiens. La  thcorie  prouve  la  possihilite  de  ces  equations .,  f  obser- 
vation les  constate  d'une  maniac  qui  nest  pas  a  I'  alri  de  tout 
sovpcon  ;  on  pent  quelque  fois  etre  incertain  entre  deux  argumens 
differens  qui  satisfcraicnt  a.  peu  pres  egaleiuent  aux  plienomenes. 
■Voila  oil  nous  en  somines  encore  pour  le  present ';  les  astronomcs 
futurs  leveront  ces  doutes  ,    etc. 

Possianio  dunque  felicitarci  clie  cio  clie  nelT  anno  1K14  i' 
dotto  segietavio  tiella  rcale  Accadeiuia  non  osava  (luasi  sperare, 
p  tr<ivedeva  appeiia  come  possibile  nel  loiitano  avvenire  ,  sia>i 
in  81  breve  tempo  congiunto  a' nostri  giorni  ,  e  che  i  nietodi 
empirici  e  le  diibbiezze  cIjc  gli  accoinpag^aauo  stcno  per  esserv 
linalmente  tolti  anclif  dnli'  n-itrononiia  liinare. 


CENNI    SULLA.    TEORIA    DFLLA.    LUNA.  a33 

Prima  pero  della  pubblicazione  di  questo  programraa 
<•  fin  dall'anno  i8i3i  i  sigaori  Plana  e  Carlini  ave- 
vano  foruiata  una  societa  per  condurre  a  ternilne  di 
concerto  questo  ardiio  lavoio  ,^  ad  essi  si  erano  pure 
associati  i  signori  Santini  astronomo  di  Padova  ed  In- 
ghirami  di  Firenze.  I  movimeiiti  guerreschi  succeduti 
poco  appiesso  coll' impedire  per  lungo  tempo  la  libera 
comunicazione  delle  diverse  parti  d' Italia  privarono 
la  societa  del  soccorso  di  qucsti  due  ultimi  collabora- 
tori;  e  sebbene  dopo  ristabilita  la  pace  il  P.  Inghirami 
abbia  continuato  per  qualche  tempo  a  prender  parte 
aU'impresa,  ne  fu  presto  distolio  da  un  importante 
Invoro   topografico   in  Toscana  di   cui  fa  incaritato. 

L'  opera  non  era  ancora  condotta  alia  perfezione  , 
allorche  scadendo  il  teroiine  prefisso  al  concorso ,  i  si- 
gnori Plana  e  Carlini  si  affrettarono  a  spedirne  ,  in  una 
Meraoria  diretta  alia  R.  Accademia  delle  scienze  di 
Parigi,  un  transunto.  E  noto  che  questo  saggio  ottenne 
Tapprovazione  delTAccaderaia  suddetta  (i)  sul  giudizio 
d'  una  commissione  coraposta  de'  signori  Laplace  ,  Le- 
gendre  ,  Delambre  ,  Burckhardt  e  Poisson  ;  ma  il  ra- 
^ionato  rapporto  clie  questi  sommi  uomini  ne  avranno 
fatto  ,  non  e  ancora  giunto  a  nostra  notizia.  Tosto  che 
lo  sia ,  ci  faremo  solleciti  di  pubblicarlo  in  questo  stesso 
giornale  ,  onde  compiere  la  stona  d"  un  si  faraoso  pro-- 
blema,  che  abbiamo  procuraro  di  brevemente  delineare. 


(i)  Rileviauio  dai  fogli  francesi  che  1' Accademia  abbia  accor- 
dato  altro  premio  ,  e  coronata  in  pai"i  tempo  la  citata  iiieruona 
ed  un'  altra  sullo  stesso  soggetto  presentata  al  concorso  dal  sig. 
DaiRoiseau ,  ufficiale  del  genio  francese  ,  e  gia  noto  anche  iu 
Italia  per  uno  tcviuo  preuiiato  olcuai  ^aci  sjnti  dsll'Accadua.ti 
di  Torino. 


a34 


APPENDICE, 


PARTE   I. 

SCIENZE  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


3rtbt'tn'id)Cf  K  ,  cioe  Annali  delVI.  R.  Institute  poU- 
tecnico  di  Vienna  piibblicati  dal  Direttore  Giovanni 
Giuseppe  Prechtl  ,   Consigliere  ecc.  ecc. 

XVI. 
tlcK't*  H^  ^Gorfommcn  JC,  cioe   Sul  prosperamento  e  i 
vantaggi    che    trctggonsi    in  Dulmazia    dal  Corhez- 
zolo    albatro.    Del  signor  Consigliere    Precht^L. 
(   Traduzione.  ) 

Xl  sig.  Kletti ,  direttore  della  spedizione  e  della  registratura 
presso  ri.  R.  Governo  della  Dalmazia,  coa  sua  del  12  febbrajo 
loi8  mi  partecipo  da  Zara  varie  notizie  sul  prosperamento  del 
Corbezzolo  albatro  (  Ar/mtus  wiedo.Ij.  )  (i)^  i  cui  frutti  vengorib 
detti  in  italiano  fragolini  o  corbezzoli,  ed  in  illirico  magni- 
che  o  planiche  1  e  suU' attuale  utllizzazione  dei  niedesimi  ,  Ic 
quali  mi  seoibrarono  tanto  piii  interessanti  ,  in  quanto  che  il 
dirigere  le  contemplazloni  nostre  sopra  un  albero  il  quale 
fuori  della  Spagna  noa  sembra  esser  proprio  ad  altro  paese  d'Eii- 
ropa  (a)  ,  noa  puo  riuscir  privo  di  utili  conseguenze  per  una 
regioue  la  quale  noa  ha  abbondanza  alcuaa  di  mezzi  d'  industria. 

(1)  O   noil   piuttosto   sorbus   ancuparia  ? 

(2)  Presso  Nizaa  ,  sulle  colline  del  Friuli  e  della  Carniola  ,  attorno  al 
lago  <li  Como  ,  nella  Toscana  ed  iu  altrl  siti  d'  Italia  e  frequentissimo 
quest' albero  ,  il  quale  suohi  piantare  presso  le  ragnaje  ,  Roccoli,  Pas- 
sate,  Bressanelle  ,  ecc.,  su  terreni  calcari,  in  siti  meno  alti  e  solcggiati, 
onde  attirarvi  gli  uarelli.  (  Note  del   Trailtittore.  J 


AFP.    PARTE    STR\NIRRA.  2o5 

I  frutti  di  questo  Corbezzolo,  o  sorbo  ,  del  quale,  com'  k  aoto, 
ve  n'  ha  molte  specie  ,  s'  assomigliano  alle  piu  belle  fragole  ,  ma 
sono  il  doppio  e  il  triplo  piu  gi-osse  (i)  ;  (-ssi  hanno  un  sapor 
dolce  alquanto  acido  ,  e  sono  percio  insipide.  La  pianta  ciesce  a 
modo  di  cespuglio  ,  e  giugne  all'  altezza  di  20,  3o  piedi.  Conserva 
csso  anche  d'  inverno  le  foglie  e  non  le  perde  che  al  ritoinare 
dell'  altre  di  primavera.  Nel  mese  di  novembre  i  frutti  dell'  anno 
antecedente   (2)  maturano  ,   ed  in  allora  sono  piu  zuccherosi. 

Questo  Corbezzolo  cresce  in  Dalmazia  sclvaggio  e  vi  e  fre- 
qnentissimo  ,  massime  suUe  isole  disabitate  ,  dove  quest'  arbo- 
scello  forma  de'  cespugli  e  delle  prunaje  quasi  impenetrabili.  La 
quantita  immensa  di  tai  frutti  rimase  fin  ad  era  inutilizzata, 
e  non  fu  che  nel  1817  che  s'  intraprescro  i  primi  sperimenti 
onde  prepararne  dell'  acquavite  :  essi  pero  riuscirono  si  bene  , 
che  nello  stesso  primo  anno  se  ne  pote  ottenero  piii  di  lOOO  , 
e  nel  susseguente  2000  barili   di  acquavite   di   i6  gradi. 

Siffatta  acquavite  era  di  bonissiaia  quahta  ;  fu  essa  venduta 
a  Trieste-  per  100  lire  (  di  12  carantani  Tuna)  al  barile,  mentre 
le  spese  per  estraila  non  giungevano  a  lire  3o.  Lo  spirito  di 
vino  di  tai  frutti,  del  quale  io  ne  ebbi  un  saggio  di  3o  gradi, 
e  purissimo  ,  di  grato  odore  e  di  sapore  privo  d'  euipireuma  e 
di  flemma  ,  cosicche  ^  adattatissimo  per  la  fabbrica  del  liquori 
fini  :  la  ricerca  parimente  di  tale  alcool  aumentossi  in  Trieste 
.  eonsideralailmente. 

In  tai  guisa  i  frutti  del  Corbezzolo  aprono  agli  abitanti  delle 
coste  della  Dalmazia  uii  nuovo  ramo  d'  industria  ,  il  quale  e 
tanto  piu  importance  quantoche  ,  a  norma  dell'  esperienza  ,  la 
.  fruttificazione  di  tai  pianta  riesce  piu  abbondante  in  quegli  anni , 
ne'  quali  ando  fallito  il  raccolto  dell'  uva  e  dell'  olio  ;  prodotti 
precipui  del  paese. 

Ui.  R.  Capitano  del  circolo  invito  i  suoi  amministrati  alia  rac- 
colta  delle  bacche:  ©gli  fece  distribuire  una  istruzione  per  la  prepa- 
razione  dell'acquavite  dalle  bacche  del  corbezzolo,  scritta  in  lingua 
italiana  ed  iilirica ,  la  quale  in  sostanza  coutienc  quaato  siegue  ; 
I  frutti  vengono  raccolti  alia  perfetta  uiaturiLit  loro,  in  al- 
lora cioe   quando  incominciano  a  diventar  niolli ,    e    si   staccano 

(I)  Nell*  Itali»  superiore  son  essi  men  grass i ,  e  non  eguagliana 
le   avcllane,    cai  certamente   superano   in   grandezza   le   fragoln   ananasse. 

(•■i)  Nella  Toscana  fiorisce  d' aulunno  o  di  febbrajo  e  matura  le  bacche 
nelV  ago>t»  e  seitembre  seguents.  (   JVo;»  dtl  Tradut'.are.  ) 


236  APrUNDICE 

faciltuenfe  dal  picciuolo.  I  frutti  vaccolti  si  scliiacciano  e  rlcluconsi 
in  poltiglia  della  quale  si  rienipiono  de'  caratelli  ,  ove  ferniea- 
tare.  Ordinariamente  le  bacche  haniio  tanto  sugo  die  la  ruafra. 
ne  \ien  copevta  ;  qualora  pcro  cio  iion  fosse  ,  in  tal  caso  vi  ti 
ajigiunge  tant'  acqua  di  mare  da  coprirne  la  supcrficie  ,  e  cio 
per  varj  motivi ,  cioe  per  preservare  dall'  inacidimento  la  massa 
esposta  all'  aria  aperta ,  per  promiiovere  la  fermeatazione  me- 
diante  la  presenza  di  un  sufficiente  liquido ,  non  che  per  favo- 
rii"e  la  dissoluzione  delle  particelle  zuccherine  ,  al  qual  uopo  con- 
viene   agitare   la  massa  due  Volte  il  giorno  con  un  pezzo  di  legna. 

Allorquando  e  gia  incominciata  la  fennentazione ,  debbesi 
ogni  giorno  ,  durante  la  niedesima  ,  estrarre  da  una  chiave  po- 
sta  rasente  il  suolo  del  caratello  due  tinozze  di  sugo  e  versarle 
sopi'a  la  massa  che  fermenta ,  afFuiche  la  fermentazione  succeda 
e  siegua  egualuiente  ne'  diversi  strati  della  niedesima. 

Terniinata  la  fermentazione  ,  lo  che  viene  indicate  dalla  ces- 
sazione  del  boUimento  ,  si  estrae  il  liquido  dal  caratello  ,  e  si 
sottopone  alia  distillazione  :  si  ottieue  da  esso  la  quarta  parte 
del  volume  del  liquido  in  tanta  acquavite  forte  senza  odore  e 
sapore  eterogeneo  :  la  sua  forza  e  ordinariamente  di  ]  8  a  20 
gradi ,  nientre  che  quella  estratta  dal  vino ,  a  distillazione  con- 
eimile  ,  non  lia  comunemente   che  la  forza  di    .14  gradi, 

Sopra  la  massa  restaate  nel  caratello  isi  versa  una  decima 
parte  del  suo  volume  di  acqua  di  mare :  si  antepone  questa 
air  acqua  fontana  o  di  cisterna  ,  poic'ie  le  si  ascrive  la  proprieta 
di  dividere  e  far  precipitare  dalla  dissoluzione  le  parti  mucose, 
coaicclie  il  fluido  puo  per  essa  venir  estratto  pii'i  puro  e  piu 
ohlaro.  Pei  luoghi  quindi  piu  lontani  dal  mare ,  i  quali  non 
possono  adoprare  clie  acqua  dolce  ,  vien  raccomandata  1'  ag- 
giunta  di  una  piccola  quantita  di  sal  mariiio. 

La  massa  Inumidita  coll'  acqua  marina  viene  spremuta.  II  li- 
quido ottenuto  vien  distillato  o  da  se  solo  ,  oppure  si  versa 
9ul  liquido  da  pi-Ima  ottenuto.  Nel  jorimo  caso  si  ottieue  natu- 
ralmente   un'  acquavite   piii  debole. 

In  generale  da  mille  libbre  di  frutti  del  Corbezzolo  si  ottiene 
un  barile  dibuona  acquavite   di    16   gradi. 

Nel  44.°'"  volume  degli  Annales  des  arts  et  manufactures  i8i3, 
sotto  il  titolo  «  Notizie  sopra  un  albero  zuccherino  scoperto  in 
Ispagna  •>  contiensi  una  Memoria  del  sig.  Armesto  ,  relativa  agli 
gpcriiuouti  da  lui  eseguiti ,  co'  quali   egli  ottenne  dello  zuccheio 


PARTE    STRANIEKA.  2.3'^ 

dai  fi-utti  Ael  corbezzolo  albatro  da  lui  trovafo' sulle  colline  di 
Navia  nella  Spagua.  Egll  assicura  di  avere  ottenuto  dalle  bacchc 
di  tal  pianta  una  quinta  parte  del  suo  peso  in  sciroppo  cristal- 
lizzabile,  dal  quale  si  ebbe  pure  uno  zucchero  duro  e  cristal- 
lizzato.  Arniesto  scliiacciava  le  bacche  ,  vi  aggiungeva  una  terza 
parte  del  peso  in  acqua  di  mare  ,  poiche  I'impetto  aUe  parti 
mucose  contenevano  troppo  poco  sugo  per  venir  con  vaataggio 
spremute  ;  mischiava  a  siffatta  poltiglia  ua'  oncia  di  cenere  lisci- 
viata  per  ogni  libbi'a  onde  saturarne  Y  acido  libero  ,  e  sepai-ava 
con  una  flanella  la  parte  fluida  dalla  solida  ,  per  ultimo  colla 
spremitura.  II  sugo  ottenuto  veniva  miscbiato  con  deir  albume 
d'  uovo  ,  poi  cotto  e  schiumato  ;  quindi  tolto  dal  fuoco  e  lasciato 
in  quiete ;  poi  schiarito  e  ridotto  colla  cuocitura  a  sciroppo  cri- 
Stallizzabile. 

Consapevole  io  del  sopra  menzionato  favorevole  successo  ,  a 
Sieconda  del  quale  codeste  bacche  somministrerebbero  qucisL 
altrettanto  zuccliero  quanto  la  canna  da  zucchero  ,  I'isultato 
questo  ,  il  quale  non  contrasta  colla  quantita  di  spirito  di  vino 
ottenuto  dalle  bacche  ed  indicata  nel  sunnominato  rapporto  pf- 
ficiale,  io  ne  diedi  notizia  all' I.  R.  Governo  della  Dalmazia,  il 
quale  si  compiacque  d'  incaricare  il  sig.  Bignami ,  medico  del 
circolo  di  Spalatro,  ad  intraprendere  un  tentativo  di  estrazione 
dello  zucchero  da  siffatte  bacche ,  su  del  die  ne  fece  F  1 1 
febbrajo  del  corrente  anno  rapjjorto  all'  eccelsa  I.  R.  Commis- 
sione  aulica  di  commercio. 

II  signer  Bignami  raccolse  le  bacche  al  finir  di  novembre  dello 
scorso  anno  dalla  parte  meridionale  dell'  isola  di  Lesina.  Venti 
]ibbre  di  peso  fanuaceutlco  vennero  schiacciate  e  ridotte  in  pol- 
tiglia. Siffatta  poltiglia  onde  poter  essere  spremuta  dovette  venir 
pill  volte  sclolta  nell'  acqua.  11  sugo  spremutoiie  venne  esposto 
ad  un  fuoco  mite  in  un  vaso  , .  e  vi  si  ando  durante  il  rimesco-' 
lamento  aggiungendo  calce  carbonata  polverlzzata  finacche  diede 
segno  di  fermentazione;  dopo  del  che  si  accrebbe  il  fuoco  e  si 
fece  bollire  il  liquido  :  tolto  il  vaso  dal  fuoco  e  lasciato  in  quiete 
il  liquido  venne  decantato  ;  quindi  di  nuovo  coll'  aggiunta  della 
chiara  d'  uovo  rlscaldato  e  schiumato  e  fatto  svaporare  fino  alia 
consistenza  di   29  gradi.    (  1,25  peso  spec.  ) 

Lo  sciroppo  peso  libb.  5  once  Q  farmaceutiche.  Da  una  pai'tc 
del  medesimo  tento  il  sig.  Bignami  di  ottenere  Io  zucchero  col 
mezzo  di  una  continuata  e  placida  evaporaziooe  all"  aria  ajierta, 


238  APPENDICE 

ma  non  ottenne  piii  di  once  3  e  diamine  2  di  solido  e  cristai- 
lizzato  zucchero  per  hbbra.  Veiisinulinente  lo  sciroppo  non  era 
stato  sufficientemente  chiarito  ,  poiche  aveva  tuttora  ua  color 
rosso  bruno  ,  e  fu  costretto  a  fenuentare  di  nuovo  per  la  sua 
diuturna  esposizione  all'  ai'ia  in  uno  stato  d'  ispessimento  minore 
del  bisognevole.  In  fatti ,  se  quel  sciroppo  fosse  stato  delT  egual 
natura  di  quello  che  ottiensi  dal  sugo  della  barbabietola ,  dalle 
cinque  libbre  ed  oncie  nove  di  sciroppo  dell'  indicato  peso  spe- 
cifico  61  avrel'vbe  dovuto  ottcnere  due  libbre  e  nove  once  di 
3olido  e  puro  zucchero  (i),  il  che  darebbe  quasi  14  libbre  di 
zucchero  per  ogni  centinajo  di  libbre  di  bacche.  E  tale  risultato 
sarebbe  consonante  coll'  asserzione  di  Armesto  ,  poich^  le  lib- 
bre 5  ,  once  9  di  sciroppo  di  i,35  peso  specifico  ispessite  fixio  all* 
consistenza  di  sciroppo  cristallizzabile  granulare  diminuiscono  di 
libb.  4,  once  2  '/j  ,  e  danno  in  conseguenza  la  quinta  pavte 
air  incirca  del  peso  delle  bacche  adoperate  ,  siccome  vien  ac- 
cennato  da  Armesto  ne'  suoi  esperimenti.  Cio  sembra  dimostrare 
che  le  bacche  dell'  albatro  sono  nella  Dalmazia  tanto  zucche- 
rine  quanto  quelle  colle  quali  il  sigoor  Armesto  fece  in  Ispagna 
i  snoi  tentativi. 

Tanto  dallo  zucchero  quanto  dallo  sciroppo  ,  i  quail  vennevo 
ottenuti  dalle  bacche  del  Corbezzoli) ,  veaaero  iaviate  a  Vienna 
delle  mostre.  Lo  zucchero  h  seraibianco ,  assai  compatto ,  ed  la 
nessun  modo ,  tanto  pel  sapore  quanto  per  la  struttura,  distin- 
guibile  dallo  zucchero  di  canna.  II  sciroppo  ha  un  sapore  pu- 
rissimo. 

SiflFatti  risultati  preliminari  c'  inducono  a  desiderare  che  ai 
istituiscano  degli  ulteriori  sperimenti ;  tanto  piii  che  siffatta  pro- 
duzione  dello  zucchero,  qualora  potesse  concorrere  nel  prezzo 
•olio  zucchero  araericano  ,  puo  accoppiarsi  coUa  produzione 
deir  acquavite  per  mezzo  dei  rimasugli  delle  bacche  spremute 
e  della  nielassa ;  e  in  tal  caso  1'  industria  si  arriccliii'ebbe  di 
due  nuovi  prodotti,  sul  cui  smercio,  anche  a  quantita  illimitata  , 
non  potrebbe  giammai  sorger  dubbio. 

(i)  Sfconilo  Achard  looo  libbre  di  barbabietole  danno  96  '/,  libbre  d« 
sciroppo  perfcttameute  puro  del  peso  specifico  di  1,348  :  sei  libbre  df 
^aesto  sciroppo  perdono  coUa  evaporazione  fino  alia  cristallizzazione 
granulare  una  libbra  ed  un  qaarto  di  peso  ;  dieci  libbre  di  zucchero 
graauUre  danoQ  libbre  6  •/,  di  puro  zucchero  e  libbre   3  '/i  'U  melassa. 


PARTE    STRANIERA.  JSSp 


SulV  Iscrizione  di  Rosetta. 


,1  J 4  speranza  di  poter  interpretare  i  caiatteri  sacri  degli  Egizj  , 
i  geroglifi  de'  quali  sono  adorni  i  loro  obelischi  ,  e  gli  avanzi 
di  teiupj  e  sepolcri  die  si  auimirano  sulle  sponde  del  Nilo , 
parve  divenlre  certezza ,  allorche  ,  saraa  1 8  auni,  fu  scoperta 
a  Rosetta  una  pietra ,  sulla  quale  si  videro  non  solo  que'  cai-at- 
teri ,  tua  due  altri  al  di  sotto  di  quelli ,  1'  uno  che  sembro  analogo 
al  coptico ,  e  greco  evidentemente  T  altro  ,  coUa  dichiarazione  j 
che  tutti  tre   esprimevano   gli  stessi  seasi. 

Due  classi  di  dotti  festeggiarona  la  scoperta ,  quelle  cioe  degU 
astronomi   e   de'  iilosofi. 

Gli  astronomi  ricordarono  die  gli  Egiziani  scolpivano  sulle 
pietre  (  Steli,  Thoich  ,  Hermeti  )  le  loro  osservazioni  sul  corso 
del  sole  e  della  luna  ,  onde  forse  saranno  astronoiuici  i  porfidi 
figurati  di  Diospoli  ed  Eliopoli.  Priuii  gli  Egizj  divisero  il  giorno 
in  13  mesi  di  3o  giorni ,  e  vi  aggiunsero  i  5  compleuientarj  , 
e  il  bisestile.  Essi  conobbero  che  la  terra  e  sferica  rotonda ,  e  sep- 
pero  predire  le  eclissi  del  sole  e  della  luna  ,  avendone  osservate 
con  giusta  proporzione ,  del  primo  SyS ,  e  della  seconda  832. 
Vuolsi  che  avessero  anche  scoperto  il  nioto  de'  pianeti  ,  e  mi- 
surata  la  grandezza  del  circolo  che  percon"ono  i  corpi  celesti. 
Si  deve  agli  Egizj  la  cognizione  che  Mercurio  e  Venere  girano 
intoi'no  al  sole.  Essi  usarono  le  clepsidri  e  i  gnomoni  per  de- 
terminare  il  diametro  del  sole.  Nel  sepolcro  del  loro  re  Osi- 
niandua  girava  intorno  alia  volta  una  corona  di  metallo  divisa  la 
cubiti ,  e  dedicata  all'  indicazione  del  sorgere  e  trainontare  degli 
astri.  Questa  corona ,  che  avea  74  piedi  di  raggio  ,  fu  creduta 
favolosa  ,  ma  si  trovo  poi  che  gli  Arabi  aveano  istrumenti  con- 
simiti ,  e  nell' India  orientale  esistono  ancora ,  sebben  guasti  dal 
tempo,  i  grandi  osservatorj  di  Bangalore  e  Delhi;  quest'  ultimo 
si  vede  in  lorma  di  un  gran  seuiicircolo  scavato  tutto  pel  lunga 
in  uu'  alta  rupe  ,  ed  e  tagliato  alia  meta  da  una  muraglia  coa 
scala  di  pietra.  Talete  die  conobbe  la  sfera  fu  istrutto  in  Egitto. 
Ivi  lo  fu  egualniente  Pitagora  ,  quegli  che  insegno  la  pluralita 
de'moadi  ,  la  natura  planetaria  delle  comete,  il  movimento  della 


240  Ari'ENDICE 

terra  intonio  al  sole,  la  necessiia  tlegli  antipodi ,  e  la  tcovia 
della  -inusica  ,  ossia  cic'  sctte  toni  corrispori'lenti  all'  armonico 
movimento  degli  astri.  Metonc  visito  pare  1'  Egitto  ,  ed  ti  aseai 
piu  probabile  clie  di  la  traesse  11  suo  ciclo  di  19  anni  solari  , 
detti  nuiuero  d'  oro ,  anzichfe  il  recasse  di  Grecia  in  Egitto. 
Democrito  studio  anch'  esso  sulle  rive  del  Nilo  ,  visitate  pure 
da  Platone,  da  Eudosso  e  da  Pitea.  Alessandria  fmalmente  di- 
▼enne  il  ceatro  di  tutte  le  piu  belle  cognizloni ,  e  alia  sua 
scuola  si  devono   i  piu  grand i  progressi  dell'  astronomia. 

I  fdosoli  si  rallegrarono  nan  meno  degli  astronomi  all'  apparive 
deir  iscrizione  di  Rosetta  ,  immaginando  tosto  ,  clie  sui  monu- 
nienti  degli  Egizj  ,  non  solo  si  dovessero  scoprire  le  ossei'vazioni 
celesti  ,  ma  auche  le  memorie  istoriche  di  quel  popolo  niaravi- 
glioso  ;  cosicche  venissero  in  luce  colla  spiegazione  de' gerogllfi 
le  progression!  successive  di  quelle  leggi ,  dalle  quali  emanarono 
le  cognizioni  politiclie  de'  Greci,  coUe  colonic  che  uscirono  dalle 
foci  del  Nilo ;  poiche  da  quanto  fu  scritto  suU'  Egitto  si  pui> 
argomentare  ,  che  ivi  la  religione  si  unisse  strettamente  al  com- 
mercio  ,  facendo  centro  delle  carovaiie  ne'  niaggioi-i  tempj ;  clic 
la  monarchia  si  confondesse  ,  e  qiiindi  si  temperasse  non  sola- 
niente  roll' aristocrazia  ,  ma  anche  colla  teocrazia  ,  e  colla  per- 
■petuita  di  alcune  caste  ;  che  le  arti  poi  dovessero  alzarsi  a  molta 
perfezione,  ove  lottar  dovevano  colla  natura,  sia  per  le  perio- 
diche  feconde  escrescenze  del  Nilo  ,  sia  per  le  sabbie  serajore 
piu  vicine  dei  deserti ,  a  traverso  de'  quali  si  osarono  scavcU" 
canali  e  forniar  laghi ,  col  doppio  oggetto  di  fertilizzare  la  Libia, 
e  di  estendere  le  comunicazioni.coU'  interno  dell' Africa  e  dell' Asia. 
Alcuni  de'  piu.  audaci  antiquarj  pensarono  che  si  potesse  trovare 
ne'  maruii  geroglifici  1'  origine  de'  misteri  d'  Eleusi  e  dei  Druidi  ; 
altri  ne  sperarono  le  teorie  di  Platone  ,  altri  persino  i  libri  di 
Mose  ,  e  moke  sacre  dottrine   della  moderna  Europa. 

Queste  immense  lusinghe  non  furono  fortunate.  Del  marmo 
di  Rosetta  non  si  trovarono  intere  che  1' iscrizione  greca,  e 
pseudo  — coptica ;  la  geroglifica  era  spezzata  nelle  prime  sue 
linee  e  qnindi  anche  per  cio  il  conte  Pahlin  sudo  iuvano  nel 
trovai-e  la  corrispondeuza  de'  caratteri  sacri  coi  greci.  Appeua 
Akerblad  pote  stabilire  qualche  relazione  fra  il  coptico  ,  e  il 
rarattere  scolpito  in  mezzo  al  greco  e  all'  ieratico  ;  ma  Silvestrt- 
de    Sacy  ,    il    celebre    inventore    del    carattere   Sassaaideo    e    il 


P\RTE    STR\NIER\.  2^1 

prlnclpale  degli  ovientalisti ,  non  pote  eottoscrivere  alle  interpre- 
tazioni  die  gli  furono  conuinicate  ,  sebbene  gli  sembrassero  indu- 
stviose  ,  e  dichiaro  noa  senza  grave  dolore  degli  archeologi ,  che 
anziche  sperare  dal  greco  carattei-e  o  dal  pseuducoptico  ,  os-ia 
epistolare  egizio  ,  di  giungere  alia  spiegazione  de'  gerogliQ ,  gi 
dovea  tuttavia  aspettare  dalT  iuterpretazione  de'  gerogliti  quella 
del  carattere   epistolare  o   encoriale   degli  Egizj. 

L'  opinione  di  Sacy ,  die  la  pietra  di  Rosetta  dimostri  tre 
caratteri  di  diverse  nazioni  ,  e  che  pero  1'  egizio  epistolare  nun 
abbia  alcuna  dipendeuza  dall'  ieracico  ,  merita  un'  attenzione  par- 
ticolare.  Ragiouando  suUe  iiivasioni  alle  quali  fu  soggeito  T  Egitto  , 
e  non  sulle  passeggiere  ,  ma  su  quelle  de'  Barbari ,  o  Berberi  , 
ossia  pastori  ,  i  quali  vi  si  stabilirono ,  si  puo  congetturare 
die  il  carattere  ieratico  appartenga  ai  primi  Etiopi,  che  f.ibbri- 
carono  Tebe  ,  e  il  secondo  al  popolo  invasore  ,  il  terzo  ai  Greci 
venuti  coi  Tolomei ;  se  non  che  il  carattere  dell'  Egizio  encoriale 
ha  una  lontana  rassomighanza  ,  in  alcune  lettere  evidcntissiuia , 
col   carattere   persepolitano. 

L'  Egitto  non  avea  un  solo  culto  ,  e  non  era  abltato  da  un 
solo  popolo.  Qual  maraviglia  che  piii  lingue  ivi  esistessero  ! 
Non  vediamo  noi  in  questi  tempi,  in  molte  parti  d'Euroj:a  ed 
Asia,  iscrizioni  diverse  nella  stessa  citta,  greche,  turche,  ebraiclie, 
latine?  Non  si  appeudono  su  gli  angoli  delle  strade  editti  stani- 
pati  in  piu  lingue  ?  Se  Bruce  avesse  potuto  fermarsi  fra  le  ro- 
vine  di  Meroe ,  forse  ci  avrebbe  date  delle  maggion  notizie  su 
questo  argomento  ;  ora  non  resta  che  a  spedire  in  Egitto  molti 
fac-simUe  d»;U'  iscrizione  di  Rosetta ,  e  pregare  que'  Consoli 
e  que'  negozianti  di  rintracciare  ed  acquistare  altre  pictre  con 
eguali  caratteri  ,  onde  fame  oggetto  di  nuove  indagiui  e  para- 
goni.  Ne  h  a  credersi  che  sia  difficile  il  rinvenirne.  La  pieti^a 
di  Rosetta  appartiene  al  regno  di  Tolon.eo  Epifane ,  cioe  al 
quinto  de' Tolomei,  cominciando  da  Lago  ,  cui  successe  Fiia- 
delfo ,  cui  Evergete  ,  cui  Fdopatore  ,  cm  Ejjifane.  La  politica 
de'  Tolomei  sostenne  il  culto  de'  numi  Egizj  ,  e  tutti  pero  eb- 
bero  onori  divini ,    quindi    probabilmente  e    statue   e   iscrizioni. 

Ecco  la  traduzione  dal  greco  di  quella  dedicata  a  Toloiueo 
Ejiifaue  ,  monumento  singulare  della  \ile  adulazione  ,  con  cui 
i  Sacerdoti  Egizj  cei'cavaiio  di  ottenere  dai  Re  i  maggiori  pos- 
sibili    vantaggi.    La    data    dell'  iscrizione    puo    dirsi     del     191    0 

BibL  Jtal.  T.  XVIII.  16 


242  ATTENDIOE 

103   innauzi    1'  era    dl    nostj-a    salute.    Ejnfane    avea    allora     i3 
anni  circa.  ■ 

«  Rcnaiiilo  il  giovane  moiiarca  (i),  il  successore  del  padre, 
il  Re  dei  Ke  ,  il  ^lonosissiaio ,  restuutore  dell'  Eguto  e  degli 
Dei,  pio  ,  viiici  or  de' neaiici ,  ristauraiore  del  vivere  uinano  , 
Signore  della  Tnaf onietcruie  (2),  siuiile  al  gran  Re  Vulcauo  (3), 
paii  al  solt-  (4)  ,  il  graa  Re  delle  superiuri  e  infenori  regioni 
(  deir  Eg\it(>  )  .  il  briit-Mso  dj  Vulcuno  ,  al  ([uale  il  sole  diede  la 
vittoria  ,  vneme  iiiinnfLUie  di  Gir)\e  (5),  liglio  del  sole  ,  Tolocneo 
eteruo  ,  1"  inn- to  d:i  Fta  '6  nel  n.ino  anno;  essendo  saoer- 
dotp  Aeto  tli.1  o  d'Aeto  sacerdore  d'Alessandro  (7),  degU  Dei 
Sal.  aii^ri  (I*),  degli  Dei  Fratelli  ^9) ,  degli  Dei  Evergeti  (10), 
degli  Dri  Filapatoii  (n)  e  del  Die  Eptfaiie  (12)  il  graziosissauo  ; 
essendo   Pirra  fjglia  di  Fdino    Athlofora  (i3),   di  Berenice   (14) 


(1)  ToloTieo  Epfaic  dovefe  In  prima  prospcrita  ilel  suo  regno  ad 
Arist.omeue  ,  che  Roiua  gli  dietle  per  tutore.  Ma  UiCj  appena  di  tutela  , 
che   lo   fece   avvelenare  ,  .ibbjiidonandosi   tjii'ncli   ad   ogni   dis5olutezza. 

(2)  Triaconteteride  ,  fefteggiavasi  probabilmente  ogni  39  anni  com- 
piuti  jl   ciclo    solare  ,   che   Metone   stabili  in  Grecia. 

(3)  Volcano.    Hephae-^to'.   II    fuoco   in    genere. 

(4)  Sole.  Qui  non  s'  intende  il  pa'"agone  di  Tolomeo  col  sole  ,  se  dop» 
e   detto    che    il    >ole    gl'    diede    la    vitroria 

(5)  Giove.  Qdi  fur=c  acceunato  per  adulaiione  ai  discendenti  d'Ales- 
sandro. 

(6;    Fta.    Mercurio  ,     1    Dio    operatore  ,    perfezionatove. 

(7)  Alessandro.    Eoco    divinii^ato    I' eroe    da   cai  ebbero  regno  i    Tolomei. 

(8)  Dei   Salvatori.    Tolomeo   Lago   o   Sotero. 

(9)  Dei  f.a'el'i  Dcve  dire  Filadelfi  ,  fome  poi  dice  Filopatori.  L'lnscri' 
z'one  greca  e  sparsa  di  errori  ,  sia  perche  lo  scuUore  egizio  non  fo3se 
ben  dSrelto  o  sia  anche  per  la  non  molta  pcrizia  de'  saeerdoti  ai  quali 
appartcneva   il    dirigere. 

(10)  Dei   Evergeti.   Tolomeo   Evergete.   Benefattore 

(11)  Dei  F.lopatori.  Tolomeo  Filopatore.  Amator  de' parenti  ,  ruerito 
qnesto  titojo  truc'dando  la  raadre  ,  il  fralello  e  la  sposa ,  forse  anche 
avvelenando    il    padre. 

(12)  Do   Ep  fane.   Apparso   per   la    felicita    de'  popoli. 

(13)  Atlofora.    Sacerdotc-sa   che   portava    le   insegne   della    vittoria. 

(14)  Berenice  spoa  dl  Tolomeo  Evergete;  sacrifice  la  sna  ohioma  »gli 
Del  per  la    vitlotia  del  marito.  Veggasi  il  bell'  inno  di  Callimaeo. 


PARTE    STRANIERA.  ^43 

Evergete;  Aria  figlia  t)i  Diogene  Cauefora  (i)  d!  Arsinoe  (a) 
Filadelfa,  e  Ireue  figlia  di  Toluiiieo  sacerdotessa  di  Arsiuoe  (3) 
Filopatora  ,  nel  quarto  gionre  del  uiese  di  Xantico  (4)  ,  e  il 
diciottesimo  dell' Kgizio  Wechir  ^5)  ,  i  Pontefici  ,  i  Pr  iferi  ,  e 
quelli  che  penetrano  il  Santuario  (6)  per  vestire  gU  Dei  e  £,li 
Pterofori  (7) ,  e  i  sacri  scrivani ,  e  gli  altri  sacerdoti  tutti  rac- 
colti  dai  tempj  all' iutorno  di  Menfi  alia  preseaza  del  Ke,  ]jer 
la  festivita  ,  allorche  Toloiiieo  1'  imniortale  ,  1'  aiuato  da  Fta  , 
il  Dio  Ejiifane  graziosissiiuo,  assunse  la  corona  patei-na  nel 
terupio  diWenfi,  liauuo  io  quel  giorno  stesso  pronunciato. 
".  »  Siccouie  il  re  Tol)iueo,  imiuortale,  auiato  da  Fta  ,  il  Dio  Epi- 
fane  ,  graziosissiiuo  disceadente  dal  re  Tulomeo  e  dalla  regiua 
Arsinoe  dei  Filopatori,  fu  generoso  ia  moke  cose  ,  cosi  ai  teuipj  , 
che  a  quelli  che  gli  abitano  ,  e  a  tutti  i  posti  sotto  il  suo  re- 
gime ;  Dio  disceso  da  Dio  e  Dea  ,  come  Oro  (8)  il  figlio  d'  Iside 
e  Osiride  ,  difensore  del  padre  Osiride  ;  fu  ligio  al  culto  degli 
Dei  ;  assegno  ai  tempj  provvisioni  di  danaro  e  di  gvanaglie  ; 
sopporto  gravi  spese  per  ricondurre  la  serenita  (())  all'  Egitto  e  ri- 
staljilirne  i  tempj  ;  mostrossi  a  tutta  possa  umano  con  cLi  che  sia; 
dei  tributi  esistenti    in    Egitto   alciini  soppresse  ,    altri    diminul  , 

(1)  Canefora ,   portatrice   delle    ceilc    colle    sacre    otVcrte. 

(2)  Arsinoe ,  fi^'ia  di  Seleaco  re  <li  Macedonia  ,  vedova  di  Cersun* 
fratello   di   Tolomeo   Filadelfo   e   sposa   di   quest'  ultimo. 

(3)  Arsinoe  ,  sorella  e   moglie   di   Tolomeo    Filopatore. 

(4)  II  quarto  giorno  del  mese  Xaniico  ,  corr  spouderebbe  al  26  feb- 
brnjo   secondo   il   calendario  romano. 

(5)  II  18  del  mese  Mcchir  ,  potrebbe  Talere  11  16  febbrnio.  Calco- 
lando  pero  anche  i  cinque  glorni  epagonieiii  la  ditferenza  e  TOolto  sen  i- 
bile  ,  essendo  ancora  di  cinque  giorui  :  non  si  saprebbe  come  conciliare 
la   coincidenza  sincrona  del  giorno  18.°  di   Mecbir  ,   col  4  del  me  e  Yatilco. 

(6)  II  santuario,  iv  TJ/J  a.SvTOts  ne'  penetiall  del  tcmpio  non  accei- 
sibili    ai   profani. 

(7)  Pterofori.  Portatori  di  ali  ,  forse  del  globo  alato ,  siml  olo  dells 
divinita. 

(8)  Oro,  r  Apollo,  il  giorno.  E  difficile  1'  avere  un'  idea  cbiara  degli 
Dei  eg  zj.  E  verisimile  che  1'  astronomia  desse  loro  la  prima  origine,  e 
cbc  i  popoli  col   tempo   personificassero  e  divinizzassero  i   fenomeni  celesti. 

(9)  Serenita  d' Egitto.  Goiighin  tende  per  la  seren'.t.i  (Icll'Egitlo  otle- 
nnta  da  Epifane  una  maggior  salubrita  del  cli<iia  :  piu  ragionevolmenle 
•  pina  Schlifhtegroll ,  che  si  pirli  di  serenita  pol.tica. 


i44  APPKNDICE 

acciocch^  il  sno  popolo ,  e  tiuti  nel  suo  ivgno  vivev  potee- 
sero  nell'  abbondanza  :  le  tasse  residue  tlovute  al  Re  dagli 
abicaati  dell' Ej;itto  e  altre  parti  del  regno,  sebben  numerose', 
perdono  al  popolo  ;  i  carcerati  e  gF  inseguiti  dalle  leggi  liber<i 
dalle  angustie  ;  coiiferuio  i  privilegi  sulle  reudite  dei  tempj,  le 
annue  coutribuzioni  ad  cssi  di  graiio  e  danaro  ,  e  le  porzioni 
de'  vigneti  ,  orti  e  altri  oggetti  clie  al  tempo  di  suo  padre  fu- 
fono  asseguati  agli  Dei ,  ordinando  che  tutto  fosse  repristinato  , 
e  clie  di  cio  che  riguarda  i  Sacerdoti  ,  qnesti  non  contribui- 
scano  piu  di  quello  facevaao  nel  primo  anno  del  I'egno  di  8U0 
padre  ;  esento  gl*  individui  del  sacro  ordine  sacerdotale  dall'  ob- 
bligazione  deii'  annuo  viaggio  per  acqua  ad  Alessandria;  li  sol- 
levo  dalia  tassa  per  d  servizio  di  luarc  (l)  e  condono  loro  due 
terzi  delle  tt-le  di  cotone  che  i  lempj  dovevauo  soniniinistrare  al 
tesiiro  regio  ,  riiuettendo  in  ordine  le  antiche  cose  neglette  ,  e 
assicurando  le  sohte  oti'erte  agli  Dei;  sulT  esempio  d' Eruiete  (a) 
il  grande  e  grande  distribui  a  tutti  la  giustizia  ;  decreto  che 
quelli  i  quali  al  tempo  de'  civili  tumulti  aveano  preso  le  aroii 
contro  le  leggi  ,  e  poi  abbandonati  i  loro  seduttori  erano  ritor- 
nati  in  paese  ,  rimanessero  n-anquilli  ne' loro  possedimenti;  pro- 
vide che  fanti,  cavalli  e  navi  fossero  spedite  conti^o  colore  che 
per  mare  e  per  terra  aveano  invaso  1'  Egitto ;  sostenne  grandi 
spese  di  danaro  e  grani  ,  onde  i  tempj  e  tutti  gli  abitanti  del 
paese  fossero  salvi ;  ando  quindi  a  Licopoli  nel  distretto  Busiri- 
tico  ,  citta  cli' era  circonvaUata  e  fortiificata  in  niodo  da  reggere 
ad  uu  assedio  ,  perche  provvista  piexiainente  d'  armi  e  alrre 
cose,  come  potea  aspettarsi  da  luuga  precedente  ribellione  che 
gran  danno  face  ai  tempj  ed  agli  abitanti  delT  Egitto  ,  pose  il 
caaipo  innanzi  alia  citta,  e  la  circondo  di  fosse  e  mura,  oppo- 
nendij  forti  argiui  alle  bocche  delle  fosse  medesime  contro  la 
grande    inondazione  del    Nilo   (3)  ,    ch'   ebbe    luogo    nell'  ottavo 

(I)  Servizio  di  mare.  11  testo  dell' iscrizione  dice  chiaramente  fJ.OLV7i.lOLV. 
Cough    1'  ommette. 

(j.)  Ertnete.   Ristauratore   della   reliqone   e   delT  astrooomia   in    Egitto. 

(3)  La  grande  inondazione  del  Nilo.  Le  piogge  equinoziali  dell'Abis- 
»inla  durano  ogni  anno  piu  niesi  ,  e  prccipitano  nel  Nilo,  clie  al^an- 
do;  bulle  sponde  le  impingua.  Licopoli  sebben  ultima  ritta  della  Tebaidc 
fu  pure  soggetta  all'  inondazione  ,  e  i  ribcUi  ne  avrebbcro  tratto  pro- 
£tto  ,  se  i1  generate  del  re  che  I'assediava,  non  avesse  impedlto  all'  ac({ua 
di   circondarl.i  ,  c   di  roviaar  Ic-   o2>ere    di  circonvallazione. 


PARTE    STRVNXERA.  2^S 

nnno  del  suo  regno ,  e  che  allago  ,  come  al  sollto  ,  tutta  la  pla- 
nur'a  ;  pose  a  guardia  degli  argini  o  dighe  cavalleria  e  faateria  ; 
espug,\6  in  breve  la  citta  e  uccise  i  ribelli  ,  come  Enuete,  e 
Oro  L;lio  d'  Iside  e  Osiride  aveano  anuicliilato  i  rivoltosi  nello 
stQiso  luogo ;  recandosi  a  Menfi  per  1'  incoronazione ,  come 
vendicatore  di  suo  padre  e  della  propria  corona ,  puni  come 
uieritavano  i  capi  della  ribellione  ,  che  softo  il  regno  del  padre 
desolavano  il  paese  e  oltraggiavano  i  tempj  ;  dono  ai  tempj  i 
rilevanti  tributi  in  grano  e  danaro  ,  di  cui  erano  debitori  per 
otto  anni  alia  cassa  reale  -,  accordo  1'  esenzione  dalla  consegna 
de' cotoni  (i)  ,  che  non  furono  dati ,  o  gia  consegnati  non  cor- 
rispondevano  al  canipione  ;  le  terre  dei  tempi  e  i  vigneti  di- 
chiaro  immuni  dall'  arraba  e  ceraniio  (2)  per  1'  imposizione  ia 
grani  e  vini ;  fece  raagnifici  regali  ad  Api  (3)  e  Mnevi  (4)  ,  e 
agli  altri  sacri  animali  dell'  Egitto  ,  mostrandosi  premuroso  piii 
di  qualsiasi  dei  re  precedenti ,  pel  servizio  di  questi  sacri 
animali ;  e  per  la  loro  festiva  sepoltura  ed  altri  caori  assegno 
ampie  entrate  ;  gavanti  esattamente  secondo  le  leggi  i  diritti  dei 
tempj  d'  Egitto  ;  ingrandi  con  sontuosi  fabbricati  il  tempio 
d'  Api ,  e  percio  impiego  gran  quantita  d'  oro  e  d'  argento  e 
pietre  di  graa  valore  ;  innalzo  tempj  ,  cappelle  e  altarl ;  ristauro 
quelli  che  abbisognavano  di  riparo ,  dimostrando  cosi  i  senti- 
menti  d'  un  beaefico  DIo  riguardo  alia  Religione  ;  indago  lo 
stato  degli  oggetti  preziosi  ne'  tempj  e  li  ristabili  ovunque  nel 
suo  regno  :  pero  gli  Dei  gli  diedero  in  guiderdone  salute  ,  vit- 
toria  ,  forza  e  ogni  altro  bene  ,  cosi  ad  esse  che  a'  suoi  fieli  ,  e 
in  tutti  i  tempi  avvenire.  Sia  egU  benedetto  e  felice!  Cosi  hanno 

fl)  Sclilichtegroll  traduce  una  voha  cotone  ,  c  «n' altra  Ijuo  alia  parol* 
fivcatviv  :   <leve    dlr   sempre    cotone. 

(a)  Artaba  e  Ceramio.  Misure  de'  solidi  e  Ilqnidi  per  le  imposizioni 
in  natura.  Si  put)  congetturare  ,  che  1'  Egitto  si  reggesse  piu  facilmente 
eon  questo  sistema  ,  dividendosi  i  terreni  con  infiniti  canali.  II  doreroi 
pero  uniformare  le  qualita  de' cotoni  ad  un  campione  o  modello  regio, 
non  da  grandc  idea  dell'  amminiitrazione  eg'zia  e  del  suo  siitema  moue- 
tario. 

(3/  Api  e  Mnevi.  Api  bue  sacro  ili  color  nero  ,  ma  bianco  in  froute 
•  in   altre   parti   del   corpo.    Mnevi   bue   nero. 

(4>  Gli  Egizj  aderavano  nell' Egittsi  sup»ri«r«  il  Mnevij  *  I' Api  aol. 
Delta,  J 


2  4<1  A  V  P  K  N  IJ  I  U  E 

i  sacercloti  di  tutti  i  tempj  del  paese  tlccret-ato  ,  die  deLha 
farsi  ancora  piu  di  quello  c]\c  ora  si  fa  per  onorare  il  n'?8tro 
re  Tolouieo  ,  1'  inimortale  ,  T  amato  da  Fta  ,  il  Dio  Ep*.'*ne  , 
il  graziosifisiuio  Re  e  tutti  i  suoi  parenti ,  Dei  Filopatori  ^''e  gll 
avl  Dei  Evcrgeti,  Dei  Filadelfi  .  Dei  Salvatori.  Si  dovra  porre 
IQ  op,ni  teinpio,  nel  luogo  piu  risplendente  una  statua  dell'  im- 
movtale  re  Tolomeo,  il  Dio  Ejifane  ,  graziosissimo  ,  e  questa 
sfatiia  si  dira  imagine  di  Tolomeo  i\  vendicatoi-e  dell'  Egitto  ;  e 
presso  questa  statua  verra  collocato  il  maggior  Dio  ( 3  xv^uotxtois 
^sas)  del  tempio  ia  atto  di  offi-irgli  le  armi  della  vittoria ,  e 
tutto  cid  sara  fatto  nel  miglior  niodo  ,  e  il  piu  ai'tificioso;  i  sa- 
cerdbtl  tre  volte  il  giorno  ufficleranno  presso  il  simidacro  ,  il 
vestiranno  de'  sacri  ornamenti  ,  e  gli  faranno  nelle  grandi  fe- 
stivita  tutti  quegli  onori  clie  agli  altn  Dei  si  convengono.  Oltre 
cio  sara  dedicata  ne'  priacipali  tempj  un'  imagine  e  un  taberna- 
colo  (i)  d'  ore  al  nostro  i-e  Tolomeo  il  visibile  Dio  ,  il  grazio- 
iiissimo ,  il  figlio  del  re  Tolomeo,  e  della  regina  Arsinoe,  dei 
Filopatori ,  e  questo  tabernacolo  ,  al  pari  degli  altri ,  sara  collo- 
cato nel  Santuario;  e  nelle  grandi  festivjta  allorche  gli  altri  ta- 
bei-nacoli  sono  portati  alia  vista  pubblica  con  pompa  solenne, 
dovra  anche  il  tabernacolo  di  questo  Dio  visibile  portarsi  fuori 
coQ  essi.  Perche  pero  questo  tabernacolo  dedicatorio  si  possa 
facilniente  distinguere,  si  porranno  sopra  di  esso  le  dieci  corone 
di  oro  del  Re,  alle  quali  verra  annessa  una  serpe  ,  secondo  la 
forma  delle  corone  serpentine  su  gli  altri  tabernacoli,  e  nel 
mezzo  delle  dieci  corone  verra  collocato  il  reale  diadema  dett'o 
PscheaC  (2),  quale  il  Re  lo  porto  ,  quando  fece  il  suo  ingresso 
nel  tempio  a  Menfi  per  farsi  ivi  consacrare  e  incoronare  con 
tutte  le  prescritte  solennita.  Al  qua;lrato  sul  quale  poggia  questa 
corona    verranno   infisse  delle  tavolette  d' oro'  (3)   coll' iscriziorie 

«  QUESTO    E    IL    TABERNACOLO    DEDtCATORIO  DEL  Re  CHE   RESE    ILLU- 

STRE  l'alto  e  BASSO  PAESE  dell'  Egitto  » ,  e  giacche  il  trentesimo 


(1)  T.ibernacolo   d' oro    od     eflirola ,     come    quelle     cVie   si    vedono    co- 
miinementi;   portjle    da    molte    fii;ure    ill    Sacrdoli    ^cnlpite    o    dipintc. 

(2)  P^chcnt.     Corona      pcrsiana.      I     Tolomei     fore     I' inlrodassero     ia 
Egitto. 

(?)    Tavolelte    d' oro.  Goiiph  dire  amulet!    per  ©/XaXTf  p/3t ;  ma    l*amulet# 
HOD  K  seinpre  cosa   su  cui  si  Ecriva.  Oiova  servirsi  di  piu  cliiara   perifrasi. 


PARTE    STUANIERA.  247 

^iorno  del  mese  Mesori  (i)  uel  i|Liale  si  festeaaia  V  annlvpi- 
sario  della  nascita  del  Re  ,  e  il  giorno  nel  ^uale  assnnse  la 
corona  paterna  ,  saao  gia  legalmente  uouiinaci  ne'  tetii|  j  col  suo 
noiue  ,  come  clie  siaao  il  principio  per  tutti  di  molriplice  ivli- 
cita  :  cosi  tali  giorni  ,  ognuao  nel  suo  mese  ,  saranno  fcstegaiati 
come  giorni  solenni  in  tatti  i  tempj  d'  Egitto  ,  c  in  que'  gi'vruL 
si  faranno  sacrificj  e  libazioui  e  ogni  altro  rito  festivo,  couie 
nelle  alti-e  grandi  festivita.  In  ciasruu  anno  si  terra  iuolrrf  una 
festa  e  una  grande  solennita  j>opolare  in  onore  delT  iumiortale 
amato  da  Fca  ,  il  re  Tolomeo  ,  il  Dio  Epifane  ,  il  graziosissimo, 
e  questa  festa  sara  celebrata  in  tutto  1'  alto  e  bisso  Egitto  per 
cinque  giorni  nel  mese  Thouth  (2)  priucipiando  colla  nuova 
luna ,  e  in  tali  giorni  coloro  che  fanao  i  sacrillcj  e  le  liba- 
zioni  saranno  adorni  di  coroae  ,  e  aggiungeranuo  alle  altre  de- 
nonilnazioni  divine  onde  si  fregiauo ,  secoado  gli  Dei  ai  quali 
servono  ,  anche  il  nouie  di  sacerdoti  del  Dio  Epifaue  ,  il  gra- 
ziosisBiiuo  J  e  riceveranno  oltre  gli  altri  j  roventi  anclie  quello 
che  puo  essere  necessario  pel  nuovo  Sacerdozio.  Anclie  ai  pri- 
vati  sara  peruiesso  di  festeggiare  i  detri  giorni  e  alzare  il  taber- 
nacolo,  come  si  e  detto,  e  di  possedere  tutto  cio  cii' e  d' uopo 
per  quest'  annua  festivita.  E  perclie  sia  uuiversalmeate  cono- 
sciuto  il  perche  gli  Egizj  ouorano  e  festeggiano  legalmente  il 
Dio  Epifaue  ,  il  graziosissimo  Re ,  sara  il  pi'esente  decreto  scol- 
pito  su  di  una  colonna  di  pietra  dura  (3)  in,  lingua  sacra  ,  in 
lingua  del  paese  e  in  lingua  green ,  e  questa  colonna  sara 
eretta  in  tutti  i  tempj  ,  cosi  principali  clie  di  secondo  rjiigo  » 
Qui  finisce  V  iscrizione  ,  per  uiolti  titoli  interessante.  La  tra- 
iluzione  che  di  essa  si  presenta  alio  studio  dei  dotti  Italiani  h 
fatta  coir  utile  confronro  di  quelia  di  Gough  inserita  nel  musfo 
critico,  o  Classiche  ricerche  di  Cambridge  N."  VI,  mnggio  1816,  e 
di  quelia  di  Federico  Schlichtegroll  pubblicata  a  IMoaaco  nel  1818. 


(1)  Mesori.     11     3o     di    questo    mese    egizio     conispomlerebbe    al     24 
agofto. 

(2)  Thouth.  Mese  che  eqaivale  al    ^ettembre. 

(i)  Cough  d'^i  pi«tra  n«ra  ,  ma  «ia  itoa  si  legg«  nclT  jicrizion* 


24H  APPF,  NniCE 


Feriae.  Varsavicnsrs  slvc  quae  varans  ab  acadcmicis 
lectionlhns  scrihehat  mcnse  Ang:i^to  anni  1819  Se- 
hnstiau.ii's  Ciampi  ,  doctor  pliilosophiae  ,  etc.  — 
Varsailae  t    18 19,  in  i\.°  fig. 


E 


GLI  ^  questo  il  secondo  volume  o  pluttosto  il  secondo  rasci- 
colo  delle  Ferie  Varsavlensi  del  Ciampi  ,  e  cotitiene  due  sole 
dissertazioni ,  1'  una  latiua  diretra  ad  un  illustre  Polacco  su  di 
uua  spada  dei  bassi  tempi  ,  della  quale  quel  magnate  aveva 
chiesto  la  spie^azlone ;  T  altra  italiana,  portaate  uti  sagglo  di 
illustrazioni  Glologico-critiche  eopra  Pausania. 

La  spada  e  probabilmente  del  secolo  Xll  o  XIII ;  vedendo- 
visi  il  segno  della  croce  con  isrrizioni  cristiane  inserite  ,  le  quali 
rozzamente  scritte  ,  1'  A.  si  sforza  d'  interpretare.  Nella  faccia 
aateriore  ,  dopo  di  avere  corretto  i  nouii  dei  due  evangelisti 
5.  Matteo  e  5.  Giovanni ,  crede  egli  di  potere  spiegare  una  in- 
tralciata  leggenda  colle  parole  :  Christi  rectoris  figura  traliet  ad 
ainorem  regain.  Judical  me  et  principuiii  iras.  Altra  piu  oscura 
interpreta:  Conditor  mundi  Deus  servabit  ab  rebellione.  Nella  fac- 
cia posteriore  ,  dove  vedesi  una  picciola  aquila  sovrastante  ad 
altri  due  Evangelisti  ,  la  iscri;?ione  e  piu  facile  a  leggersi  ,  c 
viene  dalTA.  espressa  nel  uiodo  seguente  :  Quicumque  hxc  Chri- 
sti n^nina  Dei  secwn  tulit  ei  omnino  non  dabit  victoria  ulluin  pe- 
riculaiii  in  Christi  nomine. 

Non  v'  ha  dubbio  che  questa  spada  servii-e  non  dovesse  ad 
un  cristiano  ,  forse  nelle  guerre  coi  Turclii  o  altri  niaiici  della 
cristiana  fede.  Propone  il  Ciampi  il  dubbio  se  ad  alcuno  ser- 
visse  dpi  soldati  delle  crociate ,  o  pure  doaata  fosse  da  un  im- 
peratore  o  da  un  re  ad  alrun  guerriero  come  preniio  di  fedelta 
e  di  valore.  Osserva  egli  die  mnlti  ordini  equestri  di  sacra  mi- 
lizia  istitniti  furono  in  qtiei  tempi  ,  ai  qaali  la  spada  serviva 
come  insegna  ;  paria  dell'  ordine  dei  fratelli  di  Altopascio  ,  che 
gia  esistevano  nel  secolo  XI  ;  dell' aquila ,  insegna  imperiale  ,  e 
deir  aquila  bianca  ,  vessilio  della  repubblica  Polacrn;  e  quindi 
conchiud  e  die  (piella  spada  appartenere  dovesse  ad  alcun  I'olac- 
€0  ,  uaata  forse  da  un  le,    o    da    esse    pmttosto    donata  ad  ua 


PARTE    STRANIER^.  249 

«omanclante  degli  eserciti.  Nelle  note  si  paria  per  incidenza  di 
ua  cadavero  trovato  nel  rifare  il  paviuiento  della  chiesa  di 
S.  Anibrogio  di  Milano  ,  nel  di  cui  dito  era  ua  anello  con  figura 
d'  iiomo  pileato  e  vestito  di  lorica  coUe  parole  :  Mavche  Ba- 
dusuiu  ,  e  presso  il  quale  si  erano  trovate  insieme  coUa  croce 
Una  spada ,  una  lanria ,  uqo  stocco  ed  un  pettine ,  potendosi 
dubitare  clie  all'  ordine  ap)5artenesse  quello  dei  frati  Gaudenti. 
Assai  piu  imporraate  e  la  secnnda  dissertazione  ,  contenente 
alcune  illustrazioui  del  capo  X,  lib.  V  della  descrizione  della 
Grecia  di  Pausania  ,  opera  che  gia  da  otto  auni  TA.  dice  avere 
preso  a  tradurre  in  italiano  ,  sviluppando  nelle  note  le  materia, 
non  solo  a  beoefizio  degli  eruditi  ,  ma  anche  a  coniodo  degli 
artisti  di  pitrura  e  di  scultura.  Pubblicando  ora  parzialmente  le 
sue  illustrazioni  siil  cap.  X  suddetto  ,  che  versa  snl  teinpio  di 
Giove  Olimpio  su  V  Aid  ,  I'A.  ha  voluto  rivendicare  la  priorita 
di  alcune  sue  o^servazioni  fatte  fino  dall' anno  181 1  ,  coUe  quali 
prevenuto  aveva  quelle  del  sig.  Gail  ^  e  quelle  del  sig.  Qwarre- 
viere  ,  esposte  da  quest'  ultimo  nel  suo  libro  sopra  il  Giove 
Olimpio^  del  quale  oggetto  gia  si  era  fatto  cenno  nel  torn.  XI, 
pag.  140  di  questa  Biblioteca.  La  prinripale  osservazione  versa 
8ulla  non  esistenza  di  una  citta  di  Olimpia  ,  che  invece  fu  un 
distretto  della  provincia  dell'  Elide  ;  e  molte  cose  aveva  pure 
esposto  il  Ciainpi  intorno  alia  starua  di  Giove  Olimpio  ed  alia 
toreutica  degli  antichi ,  che  quegli  scrirtori  pubblicaveuo  come 
nuove.  Nelle  note  a  quel  capo  mette  egli  in  chiaro  la  sua  tesi 
della  non  esistenza  della  citta  di  Olimjiia  ,  e  quindi  si  fa  strada 
ad  esaminare  T  idea  della  restituzione  proposta  dal  sig.  Quatre- 
mere  del  tenipio  e  del  siniulacro  di  Giove  con  trono  del  mede- 
simo  lavorato  da  Fidia.  Opina  et;li  che  quel  tenipio  fosse  di 
pietra;  che  non  il  solo  ordine  Dorico  fosse  in  quella  costru- 
zione  inipiegato  ,  ma  anche  il  Corlntio  ed  il  Jonico  ;  clie  1' epoca 
della  costruzione  di  qnello  fosse  piii  antica  deli'  eta  di  Fidia,  e 
rlferibile  forse  alia  Olimpiade  L.  o  ad  un  periodo  da  quella 
noil  lontaoo.  Col  testo  di  Pausania  alia  mano  escUide  dal  tem- 
pio  le  gallerie  o  i  colounati  sovrapposti  in  giro  ,  ammessi  da 
Quatremere  ,  ed  anche  la  lanterna  o  ajiertura  del  tetto  a  fog- 
gia  di  ipetr^)  .  da  quello  scrittore  imniaginata.  Riguardo  poi 
air  altezza  del  trono  e  del  simulacro  ,  egli  la  deduce  dall'  al- 
tezza  del  tenipio  medesimo ,  appoggiato  ad  un  passo  di  Stra- 
bone  ,  e  cosi  stabilisce  nel  tempio  medesimo  1'  esistenza  di  un 
soffitto  piano  ,  e  non  a  botte ,  come  ha  creduto  Quarremere. 
Egli  ha  pure  in  altre  note  illustrara  la  sforia  dell'  arte ,  pro- 
vando  che  Bizza  e  non  Evergo  figlio  di  Bizza  fu  autore  delle 
statue  di  Nasso  ,  ed  inventore  delle  tegole  di  marmo  ,  e  Ic 
niemorie  lischiarando    di   Feonio  Efeiio  ,  scultore  ed  architetto. 


2  DO  X  V  V  V.  s  rt  \  C.  T. 


CORRISPONDENZA. 


Lettere  dl  wi  vinspjatore  in  Barheria  al  sis.  Giu- 
seppe AcERBl  dirett'^re  delict  Biblioteca  ItaVand 
uitoriio  il  cotumerrlo  di  Tripoli  cu  paesi  litnitrofi 
€  coll'  interno  deW  Africa. 

LettetxA    Prisia. 

\  /UANTUNQUE  sieno  gia  tre  anni  clie  ho  lasoiate  le  coste  cU 
Barberia ,  pure  il  mio  lungo  soggioruo  fatro  a  Tripoli  ,  le 
mie  indagini  per  isti-uirmi  intnrao  al  commei-cio  di  quella  citta 
coll' interno  dell'  Africa,  i  frequenti  miei  rapporti  con  tutti  i 
CoDsoli  europei  stabiliti  presso  quel  governo  ,  la  luia  conoscenza 
delle  linaue  araba  e  turca  ,  le  ripetute  mie  corse  ueir  interno 
del  paese  per  oggetto  d'  istruirmi  sugli  usi  ,  costunii  ,  a>  ti  c 
manifatture  di  quelle  regioni  mi  mettono  in  grade  di  poter 
soddisfare  alia  dotta  sua  curiosira  ,  principahnente  intorno  a 
coramercio  di  Tripoli,  e  cosi  supjjlire  in  qualclie  modo  alii  la- 
cuna che  in  questa  parte  presenta  il  viaggio  ultimamente  pub- 
blicato  a  Geneva  dal  sig.  Delia  Cella ,  e  di  cui  si  e  dato  un 
estratto  alia  pag.   356  torn.   XVII  della  sua  Biblioteca  (i). 

II  ramo  piu  interessante  del  coinniercio  di  Trij'oli  e  senza 
dubbio  quelle  che  si  fa  coll'  interno  dell'  Africa  col  mezzo  delle 
carovane  di  Fezzan  e  di  Ghedemes  ;  ed  e  pure  il  cemniercio 
coir  interno  clie  alinieata  in  gran  parte  quelle  che  si  la  coll'  Eu- 
repa  e  eel  Levante. 

(l)  L' autore  di  qaeste  letfere  ,  che  per  modestia  vuol  rinianersi  celato, 
ma  clic  sta  preparando  un  bel  lavoro  ,  al  quale  porra  a  siio  tempo  il  su» 
taome  ,  appunto  •■ul  comni' rcio  ,  *ui  costumi  e  sulla  gef^grnfia  dell' Africa 
•ettentrionale  e.  dell'  Egilt>  ,  mi  fa  <-orte<e  di  queste  lettere  cedendo  alia 
reiterate  mie  i-tanze ,  e  per  clo  mi  trovo  in  ohbligo  di  manifcrtargh 
pubblicameate  la  mia   gratitudine.  (  Nota  del  Direttore  di  questo  giornale.) 


PARTE    STRANIERA.  2.5 1 

II  Fezzan  governato  da  un  capo  ,  i  cui  sudditi  gli  daniio  il 
titolo  di  Sultano  ,  e  tnbutario  di  Tripoli  e  paga  annualinento 
un  tributo  di  3c>00  mitacali  ossia  480  once  di  polvere  d'  oro. 
La  capitale  del  Fezzan  e  Moursouk  ,  assai  piii  importante  per 
la  sua  posizione  che  pe'  suoi  prodotti,  i  quali  si  riducoao  alia 
sena,  di  una  qualita  inferiore  ,  e  al  sale  natrone.  II  Fezzan  serve 
di  entrepot ,  di  luogo  di  deposito  o  di  scala  a  tutte  le  mercanzie 
deir  interne  delT  Africa  e  delP  Europa.  Questo  gran  mercato  e 
particolariuente  aniiuato  nel  mesi  di  dicembre  e  gennajo  per  le 
carovane  di  Gat ,  di  Bouinon  e  di  Soudan  che  ne  dipendono  , 
e  il  cui  capo  luogo  e  Khasna  ,  e  di  Tombuctu  donde  viene 
la  polvere  d'  oro  ,  la  piii  srimata  che  si  raccolga  suUe  rive 
del  Niger  franimezzo  a  mille  pericoli ,  a  niotivo  delle  bestie 
feroci. 

E  da  Tripoli  che  il  Fezzan  riceve  tutti  i  diversi  oggetti  di 
conituercio  provenienti  dall'  Europa  e  dal  Levante.  II  Soudan 
soniministra  alia  sua  sussistenza  del  riso  ,  del  niiele  ,  del  co'tone 
di  una  bella  qualita  ecc.  Bisogua  notare  che  le  monete,  di  qua- 
lunque  sorta  esse  sieno  ,  non  hanno  corso  al  Fezzan  ,  ma  che 
tutto  vi  si  fa  per  cambio  ,  e  clie  1'  oro  lu  polvere  supplisce  allc 
mercanzie  nella  ruisura  del  peso  di  Tripoli. 

Ghedemes  situato  al  sud-ovest  di  Tripoli  e  un  piccolo  stato 
governato  quasi  a  foggia  di  repubblica ,  i  cui  menibri  sono 
settarj  zelantis^imi  di  Muhanied  (  Maometro  ).  Questa  popola- 
zione ,  p  colonia  che  voglia  cliiamarsi  ,  era  altre  volte  sotto  la 
douiinazione  di  Tunisi  da  cui  si  e  emancipata.  Essa  paga  un 
picciol  tributo  al  Bascia  di  Tripoli  in  polvere  d'  oro  di  Tom- 
buctu ;  e  sicconie  essa  e  sempre  in  guerra  coi  Noagli  ,  tribu  la 
piu  tui-bf»lenta  e  la  piii  rapace  di  questa  reggenza  ,  cosi  le  caro- 
vane ne  sotfi-ono  di  nmlto,  ed  il  Bascia  6  obbligato  di  assicurar 
loro  il  passaggio  se  devouo  passar  per  di  Ja.  II  commercio  di 
Ghedemes  con   Tripoli   differisce   poco  da  quelle   del  Fezzan. 

Le  carovane  di  Ghedemes  e  del  Fezzan  portano  a  Tripoli , 
Negri  circa  a  i5oo.  Oggptto  principale  di  commercio  di  Tripoli 
col  Levante ,  oltre  un  piccolo  numero  che  resta  a  Tri- 
poli ad  uso  de'  Mori  ,  i  quali  si  servono  di  schiavi 
Negri  per  domestici. 
Polvert  d' oro.  Circa  10,000  mitacali,  la  cui  meta  serve  a  Tri- 
poli per  la  moneta ,  e  T  altra  meta  si  asporta. 


252  APPENDICE 

Natron.  T)i  cui  si  gervono  nelle  tintorie    per    lavare  le  lane  ,  e 

cui  niescolaiio  col  tabacco  onile  renderlo  piu  piccante. 

Tripoli  ne   asporta  annualmente   circa  5oo  quinrali     in- 

dipendentemeate  da  quello  clip   si  consuraa  nel  paese. 

Tutto   11  natron  viene  dal  Fezzan  e  si  puo    computare 

in   totale   a  700   quintali. 
Sena.  Circa   1600   quintali. 

Piuiiie  di  Struzzo.  Per  16000  piastre   di  Spagna. 
Cera.  Da  qualche  tempo  non  e  stata  portata. 
Avorio.  Arriva  di  rado. 

Oltre  inolti  altn  articoli  di  niinore  importanza ,  come  parroc- 
clietti  o«sia  pappagalh  grigi ,  dattevi  secchi  di  una  qualita  infe- 
riore  ,  ecc. ,  le  quali  produzioni  delT  interno  dell'  Africa  sono 
carubiate  a  Tripoli  col  rame  di  Levante  mlsto  al  piombo  ,  che 
noi  cliiamianio  ottone,  e  la  cui  lega  si  fa  a  Tripoli  stesso  e  serve 
per  fare  la  nioneta  a  Bouanon ;  con  sciabole  ed  altre  armi",  coa 
perle  di  vetro  colorate  provenienti  da  Venezia  e  Trieste;  coa 
panni  ordinari  di  Napoli ,  i  quali  servono  per  le  coperte  dei 
cavalli ,  e  pel  vestito  delle  persone  comuul ;  con  varie  chlnca- 
glierie  ,  ecc.  ecc. 

II   prezzo  corrente  degli  oggetti  principal!  di  commercio  pro- 
venienti dsir  interno   dell'  Africa  monta  a  Tripoli  come   segue: 
Gli  Eunuchi    costano    dai   35o   a  400    zecchini    zunnabubi,  cioi 

di  una  piastra  e  un  terzo  di  Spagna  1'  uno. 
I  negri  maschi  costano  dai  60  ai  70  zecchini. 
Vn  fanciidlo  al  di  sotto  dei   10  anni ,  40  a  4S  zecchini. 
Una  donna  negra  80  a   100  zecchini. 

Una  fanriulla  al   di  sotto  dei    lO  anni,   70  a  75   zeccliini. 
La  polvere  d'  oro  al  niitacal  due  piastre  e  un  quarto  di  Spagna. 

Bisogna  notare  che  d  mitacal  col  quale   si    pesa  1'  oro 

in  polvere  e  piu   piccol)   di    un    ottavo   dell'  ordinario. 

II  mitacal  ordinario   e  di   24  canubi  o   grani ,    e  quello 

deir  oro   solaiuente  21    ranubi. 
Za  pelle  dello  Struzzo  maschto  20  a  25  piastre  di  Spagna,  queila 

della  femmina  ,  la  nieta. 
La  Sena,   10  a  12,  e  fine  a  17  zecohim  il  quiatale.   Ve    n' h» 

di   tre   qualita. 
Un  Cammello  aS  a  3o  zecchini, 


PARTE    STRANIERA.  iSdt 

Za  Rohlia  (  Garanre  de'  Franc.  )  costa  8  a   10  piastre  di  Spagna 

il  quintale. 
Le  spugne  5  piastre  il  quintale. 

Tutte  queste  mercanzie  si  trasportano  col  mezzo  di  cam- 
melli.  Voi  conoscete  V  eccellenza  di  questo  aniuialc ,  e  come 
eali  sia  adattato  al  cliina  del  paese  ed  ai  bisogni  dell'  uouio 
che  lo  abita ;  come  esiga  poco  nutrimento  e  si  contenti  di 
quello  rifjutato  dagli  altri ,  come  possa  starsene  alcuni  giorni 
senza  niangiar,  senza  here.  II  carico  di  un  cammello  e  all'  ordi- 
nario  di  quattro  quintali.  I  dromedarj  non  servono  die  per 
mandar  de'  niessaggi  che  richieggono  della  celerita  ;  posseggono 
la  ^  irtii  dell"  astinenza  a  un  grado  ancor  plu  eminente  che  il 
camuiello  uiedesimo,  di  cui  per  altro  forma  uua  specie.  Andando 
giorno  e  notte  di  un  trotto  rapidissimo  ,  gli  Arabi  preienJono 
ch'  ei  faccia  otto  volte  piii  viaggio  in  un  fiato  di  quello  che  far 
possa  un  cavallo.  Cio  che  e  vero  si  e  che  il  cavaliere  attaccato 
alia  sella  e  obbligato  coprirsi  la  bocca  per  non  perdere  la  re- 
spirazione;  tanta  e  la  rapidita  con  cui  fende  1'  aria,   (i) 


(i)  Con  tntto  il  rispetto  del  dottissimn  mio  corrispondente  io  diflido  assai 
di  (juesta  opini^ne  volgare  che  il  corso  di  un  Dromedario  posia  glu- 
pnere  a  tale  da  lerare  il  re-piro.  Mi  si  diceva  lo  stesso  in  Lapponia  dei 
Rangiferi  ,  ed  io  1'  ho  trovato  faIsi:«imo.  Non  vi  e  corso  che  superi  la 
velocitd  de'  cavalli  inglesi  addestrati  alle  corse  di  gara  ,  eppure  i  cava- 
lieri  non  hanno  d'  uopo  della  precauzione  di  coprirsi  la  bocca  e  non 
soffrono  alcuna  difficolta  di  respiro.  Ci  ha  in  oltre  ana  ragione  ovvia  e 
assai  naturale  a  cai  non  rifiettono  i  parcigiani  della  sappo'ta  velocita. 
Se  ha  bisogno  il  cavaliere  di  coprirsi  la  bocca,  perche  no  il  Dromedario  ? 
Non  respira  egli  coi  polmoni  e  colle  narici  i:ome  nol?  Non  ha  egli  anzi 
bisogno  di  nn  maggior  volume  d'  aria  atteso  il  frequente  batter  de'  fian— 
chi  reso  piii  celere  quanto  maggiore  e  la  violenza  del  corso  ?  Io  mi 
ricordo  che  contraddicendo  in  Norvegia  la  supposta  velocita  de'  Rangiferi 
che  toglie  il  respiro  ,  si  voile  cola  farmi  credere  che  di  tale  difficolta 
soffrivano  coloro  che  correvano  sulle  slitte  tirate  dall'Alce.  Considerando 
la  ftrnttura  dell'Alce  c  prtragonandola  a  quella  del  Dromedario  sarei  incli— 
nato  a  credere  che  maggior  fosse  la  celerita  del  primo.  Gli  Alci  trano  in 
qu  dche  uso  in  Norvegia  ed  in  Isvezia  circa  due  secoli  sono  ,  e  corrc  opi- 
nione  in  quei  paesi  che  coU'Alce  si  potessero  fare  cento  miglia  (  itnliane)  in 
Hu  nat  ;,  senza  bi;ogno  di  riposo  intermedio,  e  con  una  incredibile  velocita. 
Una  legg*  fu  fatta  sotto   Carlo  XII  che  proibira  i' uso  degli  Alci  appunto 


254  APPENDICE 

II  commercio  coll'  intcrno  dell'  Africa  esige  rlelir  ant'cipazioni 
a  lungo  tempo ,  e  bisogtia  abbandonarsi  alia  bnoua  fede  dei 
coiumissionieri.  I  mercanti  del  Fezzaa  e  di  Gliedenies  vengono 
a  Tripoli  per  preudervi  dellc  luercauzie  a  credenza ,  ch'  essi 
flmerciano  poscia  al  Fezzan  stesso  e  negli  Stati  piu  lontani , 
donde  rirornaao  dopo  un  anno  d'  assenza ,  e  pagano  con  pol- 
vere  d' oro ,  ecc.  ecc. ,  qualche  volta  con  considerabilissimi 
vancagiii.  Ordinariaineute  noii  ei  corre  altro  viscluo  clic  quello 
degli  accidcnti  della  strada. 

Alrre  voire  iion  v'  era  clie  una  strada  sola  ji.el  Fezzan  al  nord 
ed  ei'a  quella  di  Tripoli ;  iiia  1'  indolenza  del  governo  ha  per- 
iiiesso  die  se  ne  apriasero  delle  alire  ,  cioe  per  Tunisi  ,  pel 
Cairo  ,  ecc. 

La  carovana  va  da  Tripoli  a  Fezzan  in  tre  settimane  circa  , 
piu  presto  o  piii  tardi  di  ([ualche  gioi-no  secondo  la  strada  che 
piglia.  II  ritorno  k  piii  leuto  di  qualche  giorno  ,  perche  la  ca- 
rovana e  ritardata  dalla  niarcia  a  piedi  de'  IMegri  che  si  inenano 
•chiavi  al  inercato. 

Sotto  i  rapporti  del  commercio  le  carovane  del  Fezzan  e  di 
Ghemedes  sono  le  piu  interessanti ;  uia  la  piu  considerabile  pel 
nuuiero  delle  persooe,  de'  cavalli  e  de'  cammelli  che  la  com- 
pongono  e  senza  dubbio  quella  che  viene  da  Marocco  a  Tripoli 
colla  destinazioae   per  la  Mecca. 

perche  potevasi  con  essi  in  un  batter  d'  occhio  sottrarsi  dalle  mani  della 
eiusti^ia  dopo  aver  coinmesso  un  delitto  ;  e  si  dice  ancora  perche  erano 
suUe  strade  postali  cagione  dl  frequenti  malanni  atteso  lo  spavento  che 
i  cavalli  ne  avevano  all'  incontro  con  essi.  Tutle  queste  notizie  ch'  io  ho 
raccolte  sul  Inogo  ,  merit.ino  di  passare  pel  vaglio  della  critica  ,  prima 
rhe  vi  si  conscnta  senza  rcstrizione.  11  fatto  sta  che  gli  Alci  non  sono  ora 
piii  in  uso,  anzi  -sono  divenuti  rarissimi  ed  anche  selvaggi"in  Norvegia  , 
e  si  puo  pronosticare  con  molta  probabilita  che  i  progress!  dtll'  agricol- 
tura  di'^truggeianno  fra  poco  interamente  questa  specie  in  Europa.  I 
^antaggi  die  la  societa  iocivilita  ha  saputo  trarre  ilalla  generosa  docilita  , 
dalla  obbediente  pazienza  del  cavallo  ha  resi  inntili  i  servigi  dell'  Alee 
e  del  Ranjifero  Quest'  ultimo  animale  rimarra  necessario  alia  sola  razza 
de'Lapponl  finche  vivra  la  vita  notnada  e  mezzo  selvaggia  ;  giacche 
porta'a  la  civilta  anche  sotto  il  polo  .irtico  ,  formate  delle  strade  di 
eomunicazione  ,  stabiliti  degli  albcrghi  ,  de'lnoghi  di  rieambio  ,  i  cavalli 
tfaranno   sempie   preferiti   e   potranno    scrvirc   sntto     ogni     latifudine. 

(  Ifota  ttel  Direttore  ii  questo  giornale.  ) 


P4RTE    STR^NIERA.  255 

Lo  scopo  pri'nclpale  delle  persone  che  sono  cli  qneste  carovane 
deve  esser  quello  di  socldisfare  all'  obbligazione  di  tutti  i  Mu- 
sulinani;  quello  cioe  di  andare  alnieno  una  volta  in  vita  loro  alia 
Mecca,  dove  sono  stabiliti  tanti  oggetti  del  loro  culto ,  piu  antichi 
degli  scessi  oracoli  del  loro  Profeta  ,  ma  ai  (juali  quel  celebre 
legislatore  ha  saputo  dare  una  niaggiore  iinportanza.  Questo  pel- 
legriuaggio  di  precetto  h  uno  stiiuolo  per  far  viaggiare  i  jMusul- 
luani.  Nod  ci  voleva  niente  meno  che  la  religione  per  trioufare 
della  stupida  iuerzia  clie  li  tiene  cosi  sedentarj.  II  puugolo 
deir  interesse  non  basterebbe  punto  a  far  sormontare  gli  osia- 
coli  che  rendono  V  accesso  della  Mecca  e  di  Medina  cosi  diffi- 
cile ,  sopra  tutto   agli  abitanti  della  Barberia  e   di  Marocco. 

La  citta  di  Tripoli  ne  jirofitta  ;  essa  vede  due  volte  1'  auno 
avanti  le  sue  niura  i  pellegrini  o  Hagi  destinati  alia  Mecca  ,  o 
che  ne  ritornano  ,  e  questo  passaggio,  che  non  e  ne  devastatore  , 
ne  rapido  ,  vi  lascia  alcune  volte  delle  mercanzie  preziose  e  delle 
monete  di  ottima  lega. 

La  carovana  parte  daJMarocco,  passa  lungo  le  coste  d' Africa , 
si  ferma  a  Tripoli  per  passare  in  seguito  o  per  mare  ad  Ales- 
sandria e  di  la  al  gran  Cairo ,  o  per  terra  a  quest'  ultima  citta. 
Sono  per  Id  piii  i  pellegrini  o  infermi  o  i  meno  agiati  che  pi- 
gliano  la  via  del  mare  e  che  ritornano  per  lo  stesso  mezzo.  Dal 
Cairo  la  carovana  si  reca  alia  Mecca  affinchc  tutti  i  viaggiatori 
poEsano  trovarvisi  al  Courban  Beirain  ossia  alia  festa  de'  montoni, 
solo  tempo  dell'  anno  in  cui  siano  ricevuti  come  pellegrini  e 
che  ottener  possano  il  titolo   di  Hagi  tauto   glorioso  per  essi. 

Alia  Mecca  si  tiene  una  fiera  consideiabilissima  ,  forse  la  pii\ 
grande  del  mondo  ,  che  dura  cinque  mesi ,  e  linisce  pochi  giorni 
dopo  il  Beiram. 

I  Musulmani  delle  tre  parti  del  mondo  si  riuniscono  alia 
Mecca  per  divozione  e  per  commercio.  Non  v' ha  mercanzia  che 
non  vi  si  trovi  durante  la  fiera.  Dopo  non  vi  si  trova  piii  nulla. 

Nel  tempo  delle  feste  del  Beirain  i  pellegrini  adempiscono 
agli  obblighi  religiosi  che  loro  prescrive  il  Corano  ;  qualche 
giorno  dopo  si  mettono  nuovamente  in  viaggio  per  ritornare 
ciascuno  alia  patria  loro. 

Passando  per  Tripoli  per  andare  alia  Mecca  la  carovana  di 
Marocco  porta  con  se  della  polvere  d'  oi-o  ,  della  cera  ,  delle 
penne  di  struzzo  ed  altri  articoli  dell'  interno    dell'  Africa  ;    dei 


a56  APPENDICE 

Baracan  o  lungbe  coperte  die  fanno  parte  del  vestimento  loro 
e  nelle  quali  s'  imbacuccauo  a  foggia  di  mantello  ,  e  sono  o  di 
seta  ,  o  di  baiubage  o  di  lana  ,  fabbricati  a  Marocco  ;  de'  maroc- 
cbini,  de'  profumi ,  del  Turme  per  tingere  gli  occlii  o  le  unghie  » 
dello  Zocl  per  tingere  le  labbra  ;  dell'  antiuionio  e  moke  altre 
droglie  luedicinali ,  e  diverse  monete  clie  si  cerca  cambiarle  coa 
de'  Thalaris  ,  e  delle  piastre  di  Levante  che  coavengono  me- 
glio  pel  commercio  della   Mecca. 

La  carovana  porta  sovente  delle  manifattnre  europee  e  perfiao 
delle   stoffe   delT  Indie. 

A  Tripoli  i  pellegrini  dispougono  di  una  piccola  quantita  dt 
queste  luercanzie  ia  cambio  delle  den-ate  cbe  i  Tripoliai  hanno 
allora  la  perinissione  di  vendere  come  possono  e  di  che  fanno  il 
loro  principale  vantaggio.  La  cera  e  le  piuine  di  struzzo  restano 
ordinariaaienre  a  Tripoli  per  passar  poscia  in  Europa ;  ma  in 
generale  tiUte  le  famiglie  Tripdline  si  provvedono  di  cio  che 
loro  e  necessario  pel  vestire  e  per  rornaniento  delle  donne  loro. 

Circa  un  anno  dopo  la  carovana  ripassa  per  Tripoli  e  porta 
con  se  le  diverse  stoffe  dell'  Indie  orientali ,  delle  perle  fine  , 
del  muschio ,  del  legno  d'  aloe  ed  altri  profumi ,  del  caffe  e 
in  generale  tutti  i  prodotti  dell'  Asia.  Ma  siccome  i  negozianti 
di  Marocco  speculano  segnatamente  sullo  sraercio  di  queste 
derrate  nei  loro  proprio  paese  ,  cos)  ricusano  tante  volte  di 
vendere  a  Tripoli  ,  anche  per  non  iscompaginare  i  loro  ballotti 
che  dilKcilmente  potrebbero  riaccoaiodare  nello  stato  in  cui  erzuio. 

Nel  tempo  che  i  Fraacesi  occupavano  V  Egitto  non  passavano 
puiito  le  carovaae  di  Marocco  alia  Mecca.  Dopo  che  1'  Egitto 
fu  sgombrato  dai  Fraucesi,  la  prima  carovana  passo  per  Tripoli 
nel  niese  di  dicembre  del  1802  e  ripasso  un  anno  dopo.  Ma 
la  guerra  che  il  nuovo  profeta  Abdul  Wechab  avea  suscitata  in 
Arabia,  era  cagione  che  la  fiera  non  fosse  visitata  che  da  pochi 
negozianti  dell'  Oriente ,  e  la  carovana  di  ritorno  ccrcava  a, 
Tripoli  stessa  diversi  articoli ,  che  non  avea  potuto  procurarsi 
ne  alia  Mecca,  ne  al  Cairo.  Parlo  come  testimonio  oculare  di 
tutto  questo. 

E  probabile  che  ristabilita  la  calma  nelle  regioni  ove  ]Muliamed 
chiama  cogi  iiuj:  eriooamente  i  suoi  seguaci,  le  persone  illumi- 
nate di  tutte  le  parti  del  globo  non  mancheranuo  di  recarsi 
alia  Mecca,  e  Tripoli  vedra  come  altre  volte  regolai-nieute  tutti 
gU  anni  le  due   carovane  avanti  le  sue  porte. 


P\RTE    STR\NIER\.  Q.Sj 

I  Musulmaui  cliianiaci  alia  Mecca  uieno  per  divozione  che  per 
interesse  cercano  di  precedere  di  niolto  la  carovana  .  la  quale 
non  arrivaiido  alia  Mecca  che  poclii  giorni  prima  della  festa  del 
Beirain  e  alia  fine  della  fiera  trascura  alquanto  di  piii  i  suoi 
iiiteressi  teni|5orali.  I  Pellegrini  i'aDuo  per  questa  ragione  il  loro 
ruaggior  coiumercio  al  Cairo  ritornaudo  dal  pellegrinaggio  ed 
iTi   fanao   un   soggiorno  di  uiolci  mesi." 

V  Pare  dunque  die  il  principale  vantaggio  che  Tripoli  ritrae 
dalla  carovana  di  Marocco  e  dal  ricaiubio  delle  sue  provvigioni 
colla  polvere  d' oro  ,  collacera,  colle  piume  di  scruzzo  ed  altri 
articoli  di  minor  valore  ,  e  coa  alcune  manifatture  di  Marocco 
e  deir  Indie  per  la  sua  propria  consumazione  durera  ancora. 
Ma  questo  ricanibi.)  non  essendosi  quasi  effettuato  negli  ultimc 
aoni ,  tall  articoli  non  sono  di  nessuna  iiuportanza  nel  cora- 
metcio  di  Tripoli  coll'  Europa  e  col  Levaute  ,  del  quale  com- 
mercio  intendo  di  fare  argoiuento  di  un' alrra  lettera ;  quantuu- 
que  propriauiente  parlaudo  non  e  facile  il  determinare  con  pre- 
cisione  la  quantita  di  tanti  oggetti,  i  quali  non  pagando  alcua 
dazio  air  entrata  della  citta,  non  vanno  percio  soggecti  alia 
controlleria  della  dogaua. 

Lettera    seconda 

sul  commercia  di   Tripoli  coll'  ester o ,  cioe  cogli  Stall 
di   Tunisi ,  coll'  Europa  e  col  Levatite, 

Gli  articoli  che  il  commercio  dell'  interno  dell'  Africa  somnai- 
nigtra  a  Tripoli  con  alcuni  prodocti  del  proprio  suolo  servono 
a  procurargli  i  prodotti  c  le  manifatture  dell'  estero  ,  come  sa- 
rebbe  di  Tunisi ,  d'  Europa  e  del  Levante  ,  che  servono  un'  altra 
volta  poi  di  cambio  per  le  mercanzie  che  le  carovane  portano 
dair  interno   dell'  Africa. 

II  quadro  qui  aonesso  del  commercio  di  Tripoli  fa  vedere 
quali  siano  presentemente,  prese  in  monte  a  ragguaglio  di  annate 
comuni  ,  le  sue  asportazioni.  Ci  ha  ancora  degli  altri  articoli 
abbastanza  importanti  che  Tripoli  potrebbe  fornire  e  che  ha 
somministrati  ne'  tempi  passati ,  ma  che  nun  sono  gtati  dimandati 
come  altre  volte  ,  attesa  la  gituazioue  in  cui  furono  posti  alcuni 
Stati  Europei  ,  massimameute  nel  tempo  dell' ultima  guena. 

Blbl.  Ital  T.  XVm.  17 


258  ArrENDlCE 

Facciamo  un  riassunto    degli  articoli  che  Tripoli  puo  mettere 

sulla  bila.icia    del    commercio,    Esso   fara  conoscere  i  principali 

prodotti  del  suo  euolo. 

Delle  Lane.  Tripoli  altre  volte  ne  ha  asportati  piii  di  3,oco 
quintah  per  anno.  II  prezzo  variava  dai  3  ai  4  zee— 
chini  il  quintale  ,  il  c)ie  costituiva  la  somma  di  circa 
l8,OCO  piastre  di  Spagna,  o  di  i3,5oo  zeccliini.  Ma 
dappoiclie  una  stranrdmana  siccita  clie  duro  tre  o  quat- 
tro  inverni  consecutivi  face  mancare  i  pascoli  ,  e  lascio 
niorire  di  fame  molte  niigliaja  di  pecore,  la  lana  luanco 
c  il  prezzo  sali  fino  a  25  piastre  di  Spagna  il  quintale. 
Egli  e  probabile  che  questo  articolo  riconiparira  poco 
a  poco.  Le  lane  a  Tripoli  sono  sporchissime  e  niiste 
di  sabbia ;  ei  perde  piii  del  40  per  cento  lavandole, 
e  dilBcilmeate  si  puo  liberarie  interauiente  da  detta 
sabbia  la  quale  si  attacca  fortemente  all'  untume.  I 
Tripohni  pretendono  ch'  essa  preserva  la  lana  dalle 
tignuole  I  panni  di  Napoli  detti  di  S.  Pous  erano 
fabbricati  colle  lane  di  Bougasi ,  capoluogo  di  un  di- 
partiiiiento  degli  Stati  di  Tripoli  all'  altra  parte  del 
golfo  della  Sidra ,  die  ne  somministrava  altre  volte 
la  iTiaggior  copia  e  che  trasportavansi  fuori  di  Barberia 
per  la  via  di  Livorno  e  I^Ialta. 

Tele  grossolane  di  lino  d'  Egitto.  Se  ne  asportava  altre  volte 
pel  valore  di  1000  piastre,  ma  anche  questo  oggetto 
h  diminuito   d'  assai. 

Tapped  di  Mesurate  capo  luogo  dl  un  uipartimento  sul  golfo 
dtlla  Sidra  governato  da  un  Aga  Vi  si  fabbrica  una 
grande  quantita  di  tappeti  di  un  lavoro  ordinario  e  co- 
lorati,  che  si  portano  a  Tripoli  e  che  lianno  un  grande 
smercio  pel  lor  basso  prezzo,  specialuiente  negli  Stati 
di  Tunisi.  Ve  n'  ha  un  buon  consumo  aache  nel  paese, 
e  r  asportazione  puo  calcolarsi  a  circa  looo  tappeti  , 
che  al  valore  di  i5  piastre  rune  formauo  i5,000 
piastre  di  Spagna. 

Cuoi  di  bue  e  di  viiello  per  circa  100  quintal!  per  1' asporta- 
zione. 

Marrocchini  sopra  tutto  tintl  ia  rosso  colla  cocciniglia.  Si  cou- 
taao  ciica  5coo  pelli  di  capra  conciate  a   Tripoli. 


PARTE    STR\NIER4.  25g 

Olio  d'  ulivo.  I  contorni  di  Tx-ipoli,  le  inontagne  di  Galalan  ed 
altri  luoghi  pill  lontani  daano  un  olio  d'  ulivo  della 
miglior  fpjallta.  Vi  sono  degli  anni  in  cui  si  asporta 
deir  olio  pel  valore  di  iS  o  16  mila  piastre  di  Spa- 
gna  ,  ma  in  alcuni  anni  la  raccolta  basta  appena  pel 
consumo  interno  del  paese.  Non  si  pud  dunque  rigo- 
rosanieiite  risguai^dar  questo  pi-odotto  come  un  oggetto 
di  commercio  roll'  estrro  da  dove  viene  qualctie  Volta 
eomministrato  a  Tripoli  stessa.  Si  puo  dire  aUrettanto 
del  graao ,  dell'  orzo ,  del  grasso  di  castrato  salato. 
Di  quest'  ultimo  se  ne  traea  da  Derne,  dipartimento  vi- 
clno  all'Egitto,  una  quantita  clie  ba«ava  ai  bisogni  ia- 
terni  e  ne  rimaneva  una  parte  per  i'  asportazionc  ;  ma 
cio  non  ha  piit  luogo. 

Della  cera  e  del  miele.  Derne  somministrava  anche  questa  der- 
rata  ,  ma  la  vicinanza  d'  Alessandria  e  le  carovane  che 
vi  passano  portanO  in  Egitto  moici  arcicoli  che  veni- 
vano  a  Tripoli.  Dei  bastimeati  maltesi  vanno  di  tempo 
in  tempo  a  Mesurate  ,  Bengazi  e  Derne  i  soli  borglii 
posti  suUa  costa  del  mare  tra  I'Egitto  e  Tripoli,  e 
que' bastimeuti  vi  cercano  sopra  tutto  delle  provvigioui 
fresclie. 

Dei  datieri.  Tripoli  produce  una  graiide  quantita  di  datteri  che 
si  .mangiano  freschi  verso  1' autunno ;  ma  siccome  il 
sole  non  ha  abbastanza  forza  per  dare  a  questo  frutto 
una  perfetta  maturanza  ,  bisogna  staccarne  la  polpa  dal 
nocciuolo  e  metterli  in  macero  per  conservarli.  Egli  e 
in  questo  stato  e  coiiipressi  in  bariletti  o  panieri  che 
,  passano  nel  Levante  e  a  Malta.   Un   anno  coll'  altro  si 

puo  asserlre  che  se  ne  asjiortano  1 3oo  quintal!  valutati 
a  circa  looo  zecchlni.  Vi  sono  degli  anni  in  cui  1'  aspor- 
tazionc monta  fino  a  3ooo  qulntali,  ma  in  altri  que- 
sta den-ata  manca  intieramente.  Egli  e  propriamente 
a  Tunisi  dove  si  procacciano  dall'  interao  i  buoni  dat- 
teri secchi  e  in  grappoli. 

Buoi.  Si  puo  contare  die  ne  sortano  ,  un  anno  coll'  altro  ,  circa 
2CO  ;  ma  per  favorire  il  governo  di  Malta  si  e  ultiiua- 
meute  otcenuta  ua  asportazione  moUo  luaggiore. 


260  APPENDICE 

Zafferano,  II  zafferano  cresce  particolarniente  sullc  niontagne  di 
Gahrian.  Qualche  anno  se  ne  raccoglie  fino  a  3o  quin- 
tal!, ma  si  puo  contare  un  anno  coll' altro  che  se  ne 
asportino  ao  quintali  che  costano  13,000  zecchini.  La 
guerra  in  queste  niontagne  e  il  saccheggianiento  che 
la  segui  ha  distrutta  una  gi'an  parte  delle  piantagioni 
di  zafferano ;  ma  la  pace  le  ristabilira.  In  Europa  il 
zatferano  di  Tripoli ,  che  e  di  ottinia  qualita ,  sarebbe 
as^ai  piii  stimato  se  non  si  alterasse  mischiandolo  coa 
farina  ed  olio. 
L'  Alyzani  o  sia  Rohbia  (  La  Garance  de'  Fran. )  e  un  articolo  raolto. 
importance  del  commercio  di  Tripoli  coU'  Europa  ,  spe- 
cialmente  con  Livorno ,  e  qualche  volta  con  IMarsiglia. 
Non  e  molto  che  la  coltivazione  di  quesfa  radice  e 
stata  introdotta  a  Tripoli,  ed  h  riuscita  benissimo.  Le 
sementi  vengono  dal  Levante  ,  e  bisogna  riiinovarle 
ogni  due  auni. 
Le  spugne.  II  mare  che  bagna  le  coste  di    Tripoli    ne    fornlscc 

di  una  qualita  inferiore. 
Le  stiioje ,  le  ceste ,  i  panieri  ecc.  che  servono  a  contenere  la 
rohbia  ,  la  sena  ed  altre  derrate  ,  si  fanno  a  Tripoli  di 
foglie  di  palma  e  di  giunchi.  Questi  articoli  uniti  alle 
spugne  possono  montare  a  circa  1200  zecchini. 
La  soda  e  it  sale  non  entrano  piii  da  qualclie  tempo  in  com- 
mercio. Essi  appartengono  al  Bdilir ,  cioe  al  Bascia. 
Egli  e  a  Soara  o  sia  al  vecchio  Tripoli  ,  circa  48  o  5o 
miglia  all'  ovest  di  Tripoli  che  si  ritrae.  La  soda  e  di 
una  qualita  inferiore  a  quella  che  viene  di  Spagna. 
II  Bascia  la  vende  a  ragione  di  ^/j  di  piastra  il  quin- 
tal e  ,  e  se  ne  puo  calcolare  il  prodotto  fino  ic,000 
quintali ;  cio  che  farebbe  piii  di  6000  piastre  all'  an- 
no Marsiglia  ne  tirava  buona  quantita  e  serviva  spe- 
cialinente  per  le  saponerie.  Del  sale  Soara  puo  som- 
ministrarne  qualunque  quantita.  I  Veneziani ,  gli  Sve— 
desi  e  gli  Olandesi  ne  hiniio  fatta  successivacnente 
r  asportazione.  I  Veneziani  hanno  continnato  a  tirarlo 
di  la  fino  alia  fine  della  loro  repubblica.  I  basti- 
menti  vanno  sulla  costa  a  caricarlo.  Questo  sale  e  stato 
riconosciuto  di  una  qualiti  troppo  attiva  per  salare  le 


PARTE    STRANIERA.  261 

carni  ,  ma  purgato  dalle  raffinerie  fe  ottimo    per  la  sa- 

lanioja  tlelle  avinghe.  E  tuisto  assai  di  sabbia.  L'  aspor- 

tazione    e    stata    una  volta  appaltata  ai  Veaeziani  per 

ICOO  zeccliini  veneti ;   questo  privilegio  e  cessato.   Ora 

jl  Ba8Cia  rilascia  il  sale  franco  a   bordo  de' bastimenti 

per  4  piastre  il   Caffis    di    32  quintali.    II    carico     non 

costa  duDcjue  clie  il  prezzo  del  sale  ;  le  spese  delT  im- 

barco   sono  addossate   al  venditore. 

Eccole  ,  sig.  Direttore  ,  i  principal!  oggetti   del  commercio   di 

Tripoli  co' paesi  stranieri.    Se    tutto   cut   che    richiede    diligenza, 

ardore  ,   perseveranza  non    fosse    al   disopra    delle    viste   di     ua 

governo  nioresco  ,  Tripoli  potrebbe  considerabilniente  accrescere 

il  prodotto  di  moiti  di  questi  oggetti  ,   ed  anzi    aggiungerne    di 

nuovi.   Gli   ulivi  potrebbero  essere   di  niolto  moltiplicati ,  e  quelli 

clie   vi  sono,    nieglio    coltivati.    II    suolo   e  il  cliiua    di    Tripoli 

ammettono  beiiissimo  la  coltivazione   del  bambage  ;   i    gelsi  rie- 

scono  a  meraviglia  e  vi  si  potrebbe  introdurre  la  coltivazione   dei 

bachi   da   seta  ;    ma    farehbe    inestieri     di  un   concorso   di   circo- 

Btanze  straordinarie   per  animare   un  paese  cosi  povero  d'  uomini 

e  di  mezzi.   Piii   della   meta  della  citta  non  offre    che  ruderi,   e 

case  che  minacciano  rovina. 

II  commercio  piu  lucrativo  di  Tripoli  si  fa  cogli  Stati  del  gran 
Signore  ,  che  offre  un'  uscita  per  la  vendita  dei  negri.  Se  ne 
ritraggono  i  diversi  articoli  indicati  sul  qaadro.  I  Tripolmi 
fanno  essi  medesimi  questo  commercio ,  e  si  vedono  di  rado 
negozianti   turchi  a  Tripoli. 

I  negozianti  Tripolmi  e  sopra  tutto  gli  Ebrei  hanao  delle  cor- 
rispondeuze   a  Livorno  ,  a  Trieste  ,   a  Venezia. 

II  cambiamento  avvenuto  nella  bilancia  politica  d'  Europa  ha 
portato  de' cambiameuti  anche  nel  commercio  degli  Siati  di 
Barberia  ;  quello  di  Tripoli  non  puo  occupare  niolti  bastiiueati 
e  il  cabottaggio  non  puo  essei'e  di  grande  nlievo.  Quaudo  esi- 
steva  Tordine  di  Malta  era  im  po'  piu  importante ,  perch^ 
i  corsari  di  quell'  isola  impedivano  ai  Gerbini  e  ai  Tunisini  <  t 
trasportare  essi  medesimi  le  loro  mercanzie  a  Tripoli ;  ma  que- 
sto non  ha  piii  luogo  ;  bastimenti  sotto  baudiera  moresca  vanao 
•ino   in  Levante ,   e  Tripoli  ne  manda  al  pari  degli  altri. 

(  La  III  ed  ultima  lettera  pel  prossimo  fascicolo.  Si  dara  in  quella 
il  quadro  del  commercio  di  Tripoli  piu  volte  accennato  in  questa. ) 

?.  .  .  .    B 


262  APPENUIOE 

Estratto   rV  una  lettera  da  Losanna, 

II  foglio    d'  Agricoltura    e    d'  Economla    delLi    nostra 

citta  coniiene  ,  come  voi  avrete  piu  volte  potuto  notare  ,  uiolti 
articoli  di  un  grande  interesse ,  e  la  cui  niaggior  p^rte  e  stata 
letta  nella  nostra  Societh  <V  Istori.a  Naturale.  Essa  ne  lia  pub- 
blicaro  non  ha  gnari   uqo  gIic  pud  attirare    rattcnzione  generale. 

Gl'  inconvenientt  che  emergono  dai  gas  che  ai  sviluppano  dal 
vino  in  fermentazione  ed  i  periculi  stcosi  ai  quali  si  va  esposti 
allorche  le  cantine  non  sono  disposte  di  luaniera  a  ricevere 
facilmente  la  circolazione  dell'  aria  esterna  ,  avevano  iiupegnato 
molte  persone  per  cercarvi  un  riinedio.  Esse  vi  erano  riuscite 
adattando  all' apertura  delle  botti  dei  cilindri  di  latta  ricurvi,  i 
quali  venivano  a  finire  in  alcuni  vasi  d'  acqua  che  si  cambiava 
di  mano   in  mauo  cli'  essa  pareva  satura  dei  gas  accennati. 

II  sig.  Bischoff ,  cliiniico  distinto  di  Losanna,  si  e  impadronito 
di  questa  prima  idea  ed  ha  sentito  che  si  poteva  trar  profitto 
di  questi  gas,  Gli  ha  fafti  passare  a  traverso  di  diversi  vasi  ,  la 
cui  acqua  teneva  in  dissoluzione  del  sal  niarino  e  della  potas- 
sa  ,  ed  ha  ottenuto  con  questo  processo  del  biscarbonato  di 
soda ,  che  mediante  di  una  leggiere  calcinazione  poteva  essere 
facilmente  ridotto  alio  state  di  carbonato  seniplice.  Questo  me- 
todo  assai  economico  e  semplicissimo  e  stato  gia  quest'  anno 
esej^uito  molto  in  grande  nci  paesi  abbondanti  di  viti  ,  e  coa 
successo  pel  vantaggio  delle  arti  ;  e  tanto  il  biscarbonato  che 
il  carbonato  semphce  sono  stati  riconosciuti  della  maggiore 
purezza. 

Se  il  sig.  Direttore  Acerbi  crede  potere  questa  notizia  inte- 
ressare  1' insigne  suo  giornaie  Biblloteca  Iialiaua ,  sara  grato  di 
vedervela  ingerita  anche  al  suo  a&ezioaatiesiiuo  ecc.   ccc. 


PAItTE    ITV1IA.N4..  263 


PARTE   II. 

SCIENZE ,  LETTERE  ED  AKTI  ITALIANE. 


OPERE    PEUIODICHE. 


REGNO  LOMBARDO-VEMETO. 

Giornale  dl  fisica,  chimica^  storia  nntarale,  medicina 
ed  arti  di  Pavia ,  de  signori  P.  Configljacchi  , 
memhro  deW  I.  R.  Istitiito  ,  e  Gaspare  Brugna- 
TELLi ,  dottore  nella  facultd  fisico-matematica,  Bi' 
mestre  II. 


PARTE    PRIMA. 


N.. 


I  tovi  alcali  vegetabili.  —  Varese.  Segulto  della  memoria 
deir  iufluenza  della  luna  ce'  caiubiainenti  del  tempo  ,  e  nella 
Tegerazione.  — •  Gratognini.  Esempio  di  ecciraniento  diretto  ad 
escludere  dalla  scienza  nieccanica  il  metodo  Leibniziano.  — 
Landriani.  Dell'  igronietro  a  capelio  del  sig  De  Saussure  die 
in  asienza  dell'  osservatoie  indita  il  uiassiuio  ed  i\  niinimo  d'  u- 
midita.  — .  Portal.  Riflessioni  sopra  una  singolare  eruzione  pe- 
tecchiale.  —  De  Laplace.  SuU' interna  costituzione  della  terra, 
e   sulla  di  lei  temperatura. 

PARTE    SECONDA. 

Osservazioni  e  scoperte.  Sopra  una  nuova  sostanza  scoperta 
nella  stcinheilite ,  del  sig.  Gadolin.  —  Sopra  certi  indizj  per 
cui  81  possono  argoiuentare  le  iuipurita  di  alcuai  nietalh  dai 
feuonieiii  della  lore  dssidazione  ,  del  sig.  Chaudet.  —  Usi  della 
lega  di  d'  Arcet.  —  Sostanze  da  sostituirsi  con  protitco  all'  ar- 
eeaico  nella  preparazione  deila  pelle  degli  aniniali,  del  sig.  Dra- 
piez.  —  Nuovo  acido.  —  Sulla  couversione  della  nia'eria  le- 
gnosa  in  gomma  ,  in  zucchero  e  in  un  acido  di  particolar 
aacura  ,  luediante  V  acido  tolforico.  — ^  Sulla  radice  d'.  rataoliia, 


a64  APPENDTCE 

e  scoperta  Hi  im  nuovo  acido.  —  Ptialismo  spontanert  acCom- 
pacnato  da  cliniiiiuita  secrezione  di  orina ,  del  dottor  Prout.  — 
Sill  cas  illiuiiiii.uifi.  —  Nuova  specie  dfl  ge:iere  Phyteuina.  — 
Aiticolo  di  lettera  scritta  dall'  isola  di  S.  Maura  il  28  marzo 
1820  inforno  ai  terrenioti  ai  qnali  soggiacque  (jiieir  isola  nei 
trc  niesi  ora  scorsi  <li  gennajo ,  febbrajo  e  inai-zo.  —  Estratto 
delle  adunaiize  dell'  I.  R.  Istiruto  di  grienze  ,  lettere  ed  arti 
tenute  in  JMilano.  —  Libn  nuovi.  —  Necrologia  dell'  abate 
Francesco  Veuiui.  —  Osservazioai  meteorologiche  del  pnuio 
triuiestre    182c. 

STATI    PONTIFICJ. 
Opuscoli    scic/itiflct    (It    Bologna  ,    fascicolo    XVIII. 
(  iB'9) 

Masetti.  Rirerche  analiticfie  di  alcune  fDrmole-  atte  a  deter- 
minare  le  dinieiisioni  de'  muri  che  sostengono  |a  spinta  delte 
terre.  —  Cantri.  Sj  erienze  ed  osseivazioni  intoruo  alF  uso  della 
macchina  proposta  dal  sig.  Christian  per  preparare  la  canapa 
seuza  niacerazione.  —  Mondini.  Osservazinni  intorno  agl'  invi- 
lu|.pi  del  feto  umano.,  e  di  alcuni  feti  di  altri  aniiuali  uiatnmi- 
feri.  —  Rodaci.  In  prwparationes  Myo-patJiologicas  Musei  Bono- 
uiensis  animadversioues.  —  Bertoloni.  Descnzioue  di  alcune 
piante  del  Brasile. 

Qiornnle  Arcadico  di  Roma,  fascicolo   14.° 

Scienze.  Annotazioni  di  medicina  pratica,  del  dottor  fisrco 
Enrico  Acerbi.  —  Buffa.  Della  fehbre  epidemica  petecchiale.  — 
Stabilimenro  ostetricio  regionano  di  Roma.  —  Lettera  siii  pro- 
graniiiii  proposti  con  preniio  dair.Accadeuiia  Farigma  d' inco- 
ragciauiento  per  gli  anui  I020  e  1821  — Barbantini.  Del  taglio 
reito  vescicale  per  V  estrazione  di  grosso  calcolo.  —  Anaiisi  del 
nikel  arsenicale  e  del  nikel  arseniato  (  estratto  dagh  Annal.  de 
Uiin.    1819.   ).   Piccoli.   Delle    servitu    prediali. 

Letteiatura.  Eusebii  Pauiphili  Clironicorum  canouum  etc.  Con- 
tinuazione.  —  Versi  inediti   d' Andrea  da  Vagliarana  ,   Faentino. 

. Anuali  d' Italia  dal    1809    al     ]8i5    di  A.   Coppi.  —  Venu^ 

glioli.  Di  uno  scritto  autngrafo  di  Pietro  Perugmo.  —  Delia 
felicita  degli  uomini  e  delle  donne.  —  Dionigi  d'  Alicarnasso. 
Dello  stile  ecc  di  TuciHide,  tradotto  da  Pietro  Manzi;  ait.  I.* 
—  Scavo  di  Villa   Paufilj. 

Belle  arti.  Franimeuto  di  una  Venere  in  bronzo.  —  Un  cena- 
colo  con  ventidiie  inijiiaclie  Domenicane  di  S.  Careniia  di  Siena , 
assise  a  niensa.  Pittura  di  Fiiipyio  Boiiibelli ,  Koiuauo  — i  Biblio- 
grafia.  —  Tabella  meteorologica  di  febbrajo. 


PARTE   ITALIANA.  205 

Qlornale  Arcadlco  dl  Roaia^  fasclcolo   i5.° 

Scienze. 

Ranzani.  Element!  fli  Zoologia  ;  ai-t.  2."  ed  ultimo.  —  Tonelli. 
Rflessioni  sulla  diuiiale  purpurea.  —  Nuovo  osservatorio  di 
Marlia  nel  ducato  di  Lucca.  —  Analisi  della  8tafisagria  (  estratto 
dagli  Annal.  de  chim.  et  phys.).  —  Aaalisi  di  due  miiieralL 
zincifen  ilegli  Stati  Uaiti  d' America  (esrratco  dagli  Annal.  des 
min.).  —  Sulla  guarigioiie  di  uu  fanciullo  rachitico  ,  curaco  coa 
luezzi  meccauici  e   fanuaceutici. 

Letteratura. 

Eusebii  Chronicorum  canonum  etc.  ,  art.  3.°  ed  ultimo.  — • 
Scelra  di  Poesie  Castigliaiie  del  secolo  XVI  ,  tradotte  da  G.  B. 
Conri ;  ed  opere  oriiiinali  del  niedesimo.  —  Mezztfanll.  Discorso 
in  lode  del  P.  Emanuele  Apoute  (estratto  dagli  Opuscoli  lette- 
rarj  di  Bologna).  —  Cancellieri  Dtlle  niartiri  Siiuplicia  ed 
Oria,  ecc  — .  Gagliuffi.  Isavis  Ragusasa ,  idylliuni.  —  Notizie 
iiuoino  il  reanie  degli  Asantei ,  nelT  inferno  delT  Africa;  ar- 
ticolo    1."   —  Cassitli.   Saggio   di  sacra  poesia  latina. 

Be  He   arti. 

Del  Rnssn.  Pvilievi  architettonici  sopra  i  disegni  di  due  sepol- 
cri  deir  antica  Orcla.  —  Intorno   ad   un  quadi"0  del  cav.    Vicar. 

Varieta. 

Iscrizioni  pei  funerali  di  monsignor  Carlo  Rovelli,  Vescovo  di 
Conio ,  scritte  dal  sig.  abate  Morcelli,  Proposto  di  Chiari.  — .  An- 
nuuzj   dl  libri  nuovi.  —  Tavole  meteorologiche   di  marzo. 

REGNO  DELLE  DUE  SICILIE. 

Giornale  enciclopedico  di  Napoli^  fascicolo  I  (anno 
1820). 

Opuscoli  scelti. 

Belle  arti.  Le  arti  dipendenti   dal   disegno  ne'  luoghi  che  oggi 
formano  il  regno   di  Napoli.   Continuazione. 
Libri  dii-ersi. 

]\Iatematiche.  Gli  elpm"nti  della  stereonietria  degli  antichi,  o 
eia  i  tre  libri  de'  8C)lidi  di  Eurlide  e  due  d'  Archiniede  sulla 
sfera  e  snl  cilindro  ,  dail'  original  greco  linguaggio  traslatati  e 
rnnientati  da  Antonio  I\laria  Oliva.  —  Istoria  Letteraria.  Atti 
•lella  veale  accademia  delle  scienze.  Vol  I  ,  articolo  prinio.  — • 
Filolosiia-.  Proposta  di  alcnne  aggiunte  e  correzioni  al  vocabo- 
lario  della  Crusca ;  vol.  II.  parte  prima.  Lettera  VI.  Continua- 
zione del  dialogo.  •—  Medicina.  Osservazioui  pratiche  iU  F  uso 
delle  fumigazioni  solforose  ;   di   C.  de  Carro. 


266  A'PPENDICB 

IVotizie  letterarie. 
(  Estratfe  da'  giornali  iiiglesi  ).  Nuovo  oseervatorlo  di  Cam- 
bridge. —  Passaggio  Siipposto  di  una  oometa.  —  Alcali  degli 
steli  delle  parafe.  —  Arido  tungsriro  —  Rame  sciolto  nell'  idro- 
geno.  —  Tiiiia  gialla  dalle  patare. —  Paese  nativo  delle  patate. 
Vaigasito  ;  u.uierale  nuovu  —  Aiinunzj.  —  Cornspouduuza. 
Lettera  iatoruo   al  paese  in  rilievo. 

^  Idem  ,  fwicicolo  2." 

Ojiusroli  srehi. 

BclJc  orti.  Le  arti  dipendenri  dal  dlsegno  ne' luoglii  clie 
oggi  fni-mano  il  regno  di  Napoh.  Continuazione.  —  Arti  mec- 
caniche.  Rapjiorto  della  Coajin'ssione  della  camera  de'  comuai 
inr.)rno  alle  niecnaniclie  per  manifuturare  il  Imo  (  esrrarto  dai 
giornali  iuglesi  ).  —  Rotanua.  Osservazioni  intornn  alia  faiuiglia 
iiaturale  delle  piante  graminacee  ,  di  Alessandro  Humboldt.  — 
Mateinntirhe.  JMetodi  pratici  per  conoscere  i  fattori  ed  estrarre 
le  radlci  quadrate  e  cube  (  tradiizione  dalP  ingle>e  ).  — <  Mine- 
ralogin  Sul  platino,  rame  e  mercurio ;  osservazioni  del  signer 
Brande  (  traduzione  dall'  inglese  ).  —  Fiska.  Osservazioni 
sopra  i  raggi  ciie  compongono  lo  spettro  solare.  —  Letteratura. 
II  Roniantici^nio.  Lettera  di  U.  L.  al  sig.  D.  Giuseppe  de 
Medici. 

Libri  diversi. 

Letteratiira.  Corso  analitico  di  letteratura  generale  ;  del  signor 
Lemercier  —  Istoria  Letteraria-  Atti  della  reale  arrademia  delle 
scienze.  Vol.  I  ,  articolo  secondo.  —  PoUrica.  Sulle  cause  ed 
effetti  della  Coufederazione   Renana.   Lettera  al  sig.   U.   L. 

Notizle  letterarie. 
Sciuarcio   di  lettera  del  sig.  professore  de  Mattlieis    di    Roma 
intorno    ad   alcune  nuove    scojertt;    del   signor    Mai.  —    Notizia 
de'  processi  del   Cav.  Davy  per  facditare  lo   svolgimento  de'  pa- 
piri  ercolanesi  del  R.  Museo  Borbonico.   —  Aiinunzj. 

Idem^  fa^cicolo  3.° 

Opuscoli  srelii.  —  Belle   arti. 

Le  arti  dipendeuti  dal  diseguo  ne'  luoghi  die  oggi  foriuano 
il  I'egno  di  Napoli.  Cr)iitin  lazioue.  —  Paleografia.  Sidle  tre 
iscrizioni  scoverte  presso  Roserta  in  Egitto  ,  lettera  di  Francesco 
Gianpietri.  —  Geografia  e  Viaggi.  Norjzia  del  viaggio  in  Pale- 
stina,  in  Arabia,  in  Siria  el  a  Paloiira ,  fatto  dal  sig.  Legk 
nella  primavera  del  i8i3  (  es'ratto  dal  Weekly  Repertory). 
Libri  diversi. 

Asricoltura.  Tratrato  teorico-pranco  completo  suU'ulivo,  del 
sig.  Tavanti  (esrrarto  dalli  BdjUoieca  Italiana  ).  —  Farmacoloi>ia 
del  medico    EinidJio    Cassese.  —  Medicitia.    Metodo  di    guarire 


PARTE    ITALIAN4.  ^67 

le  malatiie  sifilitiche  inveterate,  del  sig.  E.  Saint  Marie,  — 
Toposrafia.  Indicazione  del  piu  riiiiarcabile  in  Napoli  e  contorni, 
del  cauoiiico  D.  Andrea  De  forio.  —  Istoria  letleraria.  Atti 
del!a  Societa  Pontaniana  di  Napoli;  ter?;o  ed  ultimo  articoio. — ■• 
Fifo/ngia.  Delia  prima  e  principale  allegoria  del  poema  di  Dante, 
discorso   di   G.  Marcltetti. 

Notizie  Istterarle, 

Estratto  degli  Atti  delle  sessioni  della  Reale  Accademia  delle 
Bcienze  di  Napoli;  dal  18  noveiubre  1819  al  10  gennajo  1820. 
Fenomeni  osservaci  sul  Vesuvio  ,  del  sig.  cavaliere  Mondcelli. 
Invenzioni  del  sig.  De  la  ViUette  pel  bagxii  caldi.  Hauyua  della 
Java  di  Welfi  ,  del  sig.  Brocchi.  Gas  idrogeno  zinato ,  del  sig. 
cavaliere  Sementini.  Osservaziooi  sul  rob  autisifilitico ,  del  sig. 
cavaliere  Savjiresi.  Azione  del  muriato  di  stagno  su  quello  di 
platino  ,  del  sig.  cavaliere  Sementini.  Visita  di  S.  A.  R.  il  Prin- 
ci>  e  Pieaie  di  Danimarca.  Deposito  delle  acque  termali  di  Lucca, 
del  sig.  cavaliere  H  Davy.  Miir'ato  di  scda  iielle  lave  di  Quarto, 
del  sig.  cavaliere  Monticelli.  Soluzione  analitica  di  sei  problenu 
delle   tazioni,   del  sig.   Saiigro. 


BIBLIOGRAFIA. 


REGNO    LOMB  ARDO-VENETO. 

Elavil  Crescon'd  Corippi  Johannidos  sen  de  bellis 
Libycis  libri  VII ,  edtl  ex  Codtce  Mediolanensi 
Musei  Trivalt'u,  opera  et  studio  Petri  Mazzuc- 
CHELLI  .Collegii  Am/.rosiani  doctoris.  —  Mediolani,, 
ex  Imp,  ac  Reg  Typographco  ^  1820  ,  di  pag.  444 
in  4.° ,  oltje  la  prcfazione. 
.  .  ♦. 

Ci  facciamo  solieciti  di  annunziare  1'  edizione  di  ua'  opera 
classica ,  non  mai  finora  pubblicata  ,  clie  gia  da  alcuui  anni  at- 
tendevasi  per  le  cure  del  dotto  editore.  Di  quest'  opera,  e  spe- 
cialniente  delP  eruditisBiii>a  prefazione  di  72  j  agine  che  la 
accompagna,  e  delle  coj-iose  note  dall' editoie  apposte  all.i  Cto- 
vannide  si  pailera  piti  diffusaniente  nei  ventuii  fascicoli. 


i68  A  r  p  E  N  «  I  c  K 

Dizionario  ethnologic o  di  tiitti  i  voraholi  u<;nti 
nelle  scienzr  ,  arte,  e  mcstifrl  die  tnigg(nio  orioine 
dnl  grcco  ,  compilato  du  Bonavilla,  coltasusteiiza 
del  professore  di  lingua  grec.a  abate  D.  Marco 
Aarelio  Mahchi.  Tom.  II,  C-D.  — ■  Milatio  ^  1820, 
nella  tipografia  Pirola ,  di  pag.   460,  in  8." 

Gli  editori  di  questo  dizionario  progredisrono  aniuiosanicntc 
nella  loro  luipresa  ,  e  seguono  il  luetodo  da  essi  adoitato  di 
italianizzare  qualunque  vooabolo  greco  ,  clie  ne  s:a  suscetribde  , 
ri-salendo  quiadi  alia  origine  di  quel  nome  come  se  ifaliaao  fosse 
per  6^  stesso.  Degna  di  lode  e  cerramente  la  loro  fiiira,  tanto 
pii'i  rhe  inolti  articoli  si  veggono  trattati  con,  atcuno  sfosigio  di 
erudizione.  Ci  fa  alouna  maraviglia  di  non  trovjire  in  questo 
\olume  la  parola  Camiiieo ,  die  pure  ad  origine  greca  poteva 
megho   di  altrc  molte   rifcrirsi. 


Studio  di  lingua  pel  fancinllo  Italiano.  Cenni  del- 
l'  avvocato  Qiambattista  Faustiiio  de  Filippi  — 
3Iilano ,    1820,  tipografia  Silvestri. 

Diseguo  deir  A.  ^  di  presentare  in  qiiesta  grauiniatira  (  ohe 
rale  puo  dirsi  di  fatto ,  anziclie  uno  studio  di  Lingua)  vanraggi 
niaggiori  di  f[uelli  che  dalle  altre  fin  ora  conosciute  ottengousi , 
di  abbracciare  maggiore  copia  di  oggetti  senza  oinmettere  quei 
principj  clie  nelle  piii  pregevoli  oi  trovano  ;  di  giovare  agli 
intlotci  senza  annojare  chi  e  gia  provetto  negli  studj;  di  darci 
in  soiuuia  una  grainmatica  piii  precisa  ,  piii  analitica,  piii  chiara  , 
e  piii  copiosa  nelle  regole ,  la  quale  piii  agevolmente  conduca 
alio  studio  delle  lingua  straniere  ,  piii  facile  renda  il  coufronto 
colle  niedesime  ,  e  piu  conseutaaea  trovisi  alia  iiioderna  uaeta- 
fisica  del  parlare.  Egli  si  e  studiato  certauiente  di  conforniarsi 
agli  odierni  nierodi  d'  iuse^namento  ,  non  intendendo  nui  cliia- 
raniente  cio  cfie  egli  voglia  dirci  per  metodi  di  esecuzione  ;  ed 
un  ordine  ed  una  distribuzione  ha  introdotto  nelle  marerie  ,  che 
le  fa  proceders  naturalniente  ,  e  luette  V  istitutore  in  grado  di 
discendere  alia  uiencale  situazioue  di  cl»lui .  al  quale  l'  istruzione 
si  vuole  coniunicare.  Egh  si  lusinga  nullanieno  che  di  potere 
introdurre  col  suo  libro  a  sensata  criticn  ,  robusta  logica  ed 
vbertosa  eloquenza.,  il  che  qual;>ra  avvenga,  noi  ci  congratuleremo 
ben  di  cuore  colP  A.  Duolci  solo  il  vedere  che  nel  proemio 
alcune  parole  nuove  s'  incontrino  ,  nella  crusca  e  nei  niigliori 
vocabolarj  non  registrare  ,  come  quella  per  eseinpio  di  trasentire 
c  quella  ancora  pe^gtore  di  sagomisti.  Altri  neologisiui  ci  e 
•euilirato  di  ravvisare  |)er  enrro  al  libro  ,  come  il  seiuplicizzare 
e,  siiaiU ,   eU  alcuni  modi  di  dire  non  usitaci ,  come  per  esciiipio 


PAKTE    ITALIANA.  269 

che  !a  scrittufa  e  un"  orma  della  parola ;  il  tuono  ser'io  opposto 
cl  hufo  e  saltellante ;  il  tuono  di  elocuzione  tondeggiance  ecc.  E 
ci  clie  V  A.  noa  lia  onimesso  un  lungo  articolo  sul  iiei)li)gismo , 
nel  quale  converrenio  ben  volootien  con  esso ,  che  scrupoleg- 
giare  non  si  clebba  sui  vocab.>li  di  pistore  e  di  follone-,  che  si 
trovano  anche  uella  crusca ;  uja  uon  cosi  facihiiente  ammetterenao 
i  vocaboli  di  hulco  ,  di  romia  ,  di  teinpnrito  ,  di  inessora ,  di 
meda  ,  di  penagrria  ,  di  mocnaga  e  di  mnggiostra  ,  e  niolto  meno 
quello  di  Ae//ero  per  noiiie  generico  di  giojelli ,  cioodoU  ,  ti-astuIlL 
puerili  e  rose  siniili.  Vediann)  con  piacere  su  la  fine  del  iibro 
alcune  buoue  osservazioni  sui  sinoninii  e  sugli  epiteti ,  snlle  voci 
poliloghe,  sui  linguaggio  poetico,  sugli  arcaismi,  barbarismi  ed  • 
idintisnii ,  sulle  lingue  straniere  ,  sulle  lingue  niorte  ,  sulla  lingua  , 
universale,  sulla  stenografia ,  sulT  alfabetu  geometnco ,  e  sui 
linguaggio  di  azione  ,  sotto  il  qual  nouie  egli  iutende  T  espres- 
iioue  di  qualuatjue  nioviuiento  delT  aniino  fatra  per  mezzo  di 
un   gesto ,    di  ua  sospiro  ,  di  uno   sguardo  ,  interpreti  del  cuox'e. 


Raccolta  delle  m's^Uori  fabbriche  ^  monumentl  ^  ville , 
autichitd  di  3Illano  e  suoi  dintorni.  —  Milano , 
1820,  presso  Paolo  C;avalletti  e  Comp.  in  ^.°  fig. 

Abbiamo  sott'  occhio  due  fascicoli  di  quest'  opera  ,  con  savio 
avvisamento  uirrapresa  da  un  illustre  nostro  patrizio  ,  zelante 
del  patrio  onore  ,  e  ben  persuaso  ,  come  nel  discorsa  prelimi- 
nare  si  accenna  ,  che  mentre  la  tradizione  suona  per  lo  piii 
incerta  ,  e  le  memorie  scritre  facilmente  penscono  ,  i  monu- 
menti  soli  ci  porgono  le  piu  solenni  ed  irrefragabili  testimo- 
nianze  delle    istorie   dei  tempi. 

Egli  dice  ben  con  ragione  essere  Milano  una  delle  prime 
tra  le  citta  d'  Europa  ,  che  vantano  monumenti  di  eta  diverse, 
•ebbene  con  tutto  il  rigore  della  storica  verita  non  possa  aui- 
niettersi  la  di  lui  tesi  assoluta,  che  qui  Diocleziano  traspor- 
tasse  la  sede  del  romano  inipero,  divenuta  esseudo  Milano 
sede  imperiale  solo  allorche  l'  impero  niedesinio  comincio  rnise- 
ramente  a  dividersi ,  e  Massiiniano  stabiii  in  questa  citta  la  sua 
residenza.  Egli  osserva  pure  con  ragione  ,  die  alcuni  monumenti 
«opravanzarono  all'  orrida  devastazione  de'  barbari  ,  e  che  sparso 
essendo  degli  editizj  de'  Vlsconti  il  suola  Loiubardo  ,  non  che 
delle  opere  dell'  arte  protette  dagli  Sforza  ;  monumenti  si  ri- 
trovano  di  tutte  le  eta  ,  i  (juali  meno  illustraii  veagonsi  per  av- 
ventura  che  quelii  di  altre  citta  dall'  arte  del  disegiio  e  della 
inrisione.  Egli  si  e  dunque  acrinro  a  riprodurre  coll'  intaglio  i 
inagiiifici  colonnati  dell'  antichita ,  le  rozze  sciilture  dei  tempi 
barbari,  i  magnifici  edifizj  dei  secoli  XIV  e  XV,  le  e'eganti 
facci.ite  di  Bramante ,  Brauiantino  ,  Pellegrino  ecc.  ,  i  niausolei 
innalzati  agli  illustri  principi  s  guerrien  o  letcerati  ,    e  le  opere 


370  APPENDIOE 

de'  prodi  nostri  arcliitetti  moderni ,  che  nella  grancHBsita  e  nella 
elegaiiza  spesso  si  accostarono  agli  ancichi,  e  tiualmente  alcune 
dpile  piu  vaglie  e  pittoresche  ville  che  adornano  i  colli  ed  i 
laghi   del   IMdiUiese. 

Lodevole  e  certaniente  questo  disegno  ,  e  da  quaiito  fin  ora 
e  stato  publ)licaco  degua  di  lode  si  riconosce  pure  la  esecu- 
zione  delT  opera.  Ben  disegnare  ed  accurataiiieiite  incise  sono 
le  stanipe  ;  chiare ,  succinte  ed  erudite  talvolta  sono  le  illu- 
strazioni  die  le  accoiiipagnano  ;  il  teste  e  impresso  in  buoua 
carra   e   con   bellissinii   raratteri. 

Conipaiono  nel  piinio  fascicolo  il  nionumento  I^Iedioeo  clie 
trovasi  nella  catredrale  ,  il  juoauniento  Birnghi  esistente  nella 
cliiesa  della  Passione  ,  il  nionumento  Carelli  pure  nella  catte- 
drale  ,  e  quello  di  La/iriiiio  Curzio  ,  die  dal  cliiostro  di  S.  Marco 
e  stato  trasportato  nelle  gallerie  dell'  I.  R.  Accadeiuia  delle  belle 
arti.  Nel  secondo  si  veggono  i!  bellissimo  tempietto  ad  uso  di 
sagrestia  in  S.  Satire  ,  disegnato  dal  eel.  Bramante  ,  del  quale 
si  sono  esposti  la  jiianta  ,  lo  spaccato ,  ed  in  una  terza  tavola, 
come  si  dice  nel  resfo  ,  i  dettigli  ,  le  sagome ,  gli  ornati  ,  e 
parficolanuente  i  bassi  rilievi  del  eel.  niellatore  e  scukore  Ca~ 
radosso   Foppa  ,  finalniente  il  nionumento   di  Gabricle   Sforza. 

Zelante  del  patrio  decoro  ,  1' autore  di  quest' opera  non  solo 
lia  attribuito  a  Bramante  la  sagrestia  di  S.  Satiro  ,  ma  sembra 
anclie  insinuarc  tlie  inilanese  fosse  quell' architetto,  il  die  crede 
e^li  provato  coU'  epitalio  del  Casio  di  lui  contemporaneo  ;  ina 
sarebbe  forse  stato  opportuno  1'  introdurre  in  questo  luogo  la 
distinzioue  tra  i  diversi  Bramanti.  die  in  quel  tempo  fiorirouo  , 
e  dei  quali  uno  fu  certaraente    Urbinate. 

Una  sola  cosa  potrebbe  fonnare  argomento  di  alcuna  osser- 
vazione  ,  ed  e  die  proposto  essendnsi  il  vatente  editore  di  que- 
sta  raccolta  il  lodevole  fine  di.  servire  all' illustrazione  della  sto- 
ria  patria  e  di  quella  insieme  dell' arte ,  sembra  die  egli  avrebbe 
Tiotuto  dare  ai  monumenti  da  csso  esposti  un  ordine  approssi- 
mativaniente  cronologlco  ,  inconiinciando  dai  piii  antidii  ,  pas- 
sando  quindi  alie  opere  dei  bassi  tempi,  ed  in  seguito  a  quelle 
venute  dopo  il  risorgimcnto  deli'  arte  ed  alle  pui  recenti  ,  il 
die  niostrato  avrebbe  piu  cliiaraniente  le  memorie  de' secoli  di- 
versi e  le  vicende  dell'  arte  medesima  in  tutte  le  eta.  Inter- 
pret! noi  alcuna  volta  dei  pubblici  desiderj  ,  nel  tributare  al- 
1' editore  la  lode  ben  nieritata  per  la  convenevolezza  del  disegno, 
direrao  altresl  die  niolti  avrebbero  desiderate  1'  edizione  in  piu 
ampia  forma,  onde  maggiorniente  oampeggiassero  i  prolili  delle 
ardiitettui-e  ;  die  si  branierebbe  nella  rappresentazione  di  alcuni 
monumenti  un  maggior  numero  di  figure  ,  aOSnclie  piii  chiara- 
inente  esposti  fossero  le  piante,  i  laterali  ed  alcuni  dettagli ;  che 
altri  finalniente  vedrebbero  con  compiacenza  il  teste  dichiarativo 
piii  ricco  in  alcuni  articoli  di  quelle  erudite  notizie,  che  servono 
direttaaiente  all'  illustrazione  della  storia  dell'  arte. 


r^RTE     1T\LIANA.  U'Jl 

Volgarizzamento  delle  tre  prime  Pistole  dl  Skneca  : 
testo  di  lingua.  —  Venezia  ,  1820,  nella  tipogra- 
fia  Picotti. 

L'  editore ,  sig.  Giuseppe  Lazz.ri,  ha  voluto  onorare  nobili 
nozze  colla  pubblirazioiie  di  quesro  volgarizzamenco ,  che  e  uno 
del  liljri  sacn  della  Crusca  ,  piuttosto  die  di  alcuna  couiposl- 
zione  sua  propria;  e  merita  plauso.  Questo  volsarizzaiiieiito  fu 
fatto  prima  del  iSiS;  e  sopra  una  tradu^ione  provenzale  :  ra- 
gione  noa  osservata  ,  lua  certa  ,  della  introduzione  in  esso  di 
jiarole  e  frasi  ,  die  nei  Trecentlsti  si  rigiaavdano  rouie  ore  pret- 
tcj  ,  e  ne'  nioderni  come  moneia  falsa.  Souo  celebri  presso  i  To- 
scani  due  Codici  di  questo  volgarizzamento ,  uno  della  Lauren- 
xiaiia  ,  r  altro  de'  Guicriardmi  ;  e  uionsignor  Bottari  stampo  il 
prime  nel  1717.  Ma  qiiesta  edizio  .e  e  stata  fiitta  sopra  unCo-* 
dice  trovato  in  Udine  ,  e  die  e  una  copia  di  quello  de'  Guic- 
ciardini;  poi  regolata  supra  due  Codici,  che  sono  uella  Biblio- 
teca  di  S.  Marco.  II  sig.  Eiiianuele  Cicofna  e  quegli  ciie  lia 
jiresa  questa  cura ;  ed  egli  ha  d<l  Codice  udinese  tolto  il  Pro- 
logo  e  Je  tre  prime  lettered oniie  per  la  stampa  di  questo  sag- 
gio  possa  giudicarsi  ,  se  due,  od  uno  si  possano  credere  i  vol- 
garizzamenti  antichi  di  Senecn  ,  siccome  per  certe  dilTerenze  si 
e  da  alcuno  disputato.  Egli  in  olrre  ha  corredato  questo  volga- 
rizzamento di  alcune  note  di  confronto  ,  e  di  voci  e  modi  di 
dire  mancanti  nel  Vocabolario  del  Cesari  ,  e  che  ,  die'  egli  , 
sarebl^ero  da  inserire  per  maggior  dovizia  della  lingua.  Ecco 
quelle  voci  e  que'  modi  mancanti.  Metter  pregio  per  avere  in 
precio  :  ablracciare  tutte  le  ore  per  iiufjiegare :  tanto  sia  ,  o  lanto 
eke  sia  per  benche  sia  ,  o  per  quanta  sia  :  di  tutto  in  tutto  :  dar 
molestia  :  dar  travaglio :  tutte  lueniere  :  schifalta  per  ripugnanza : 
abbominazione  per  nausea:  al  piii  tosto  awerbialmeute  :  andar 
fuora  ,  o  fuori  della  via  figuratamenre  :  deliberare  il  ttio  consiglio 
per  consultare  :  neghitezza  per  negHgenza ,  ecc.  11  sig.  Cicogna 
ha  pur  corredato  questo  volgarizzamento  di  alcune  vai"ianti  tolte 
dai  due  Codici  di  S.  Miirco  ,  mettendo  in  onore  voci  e  modi 
che  ha  trovati  in  essi ,  e  non  in  altri  ,  p.  e.  non  per  quanta  in 
vece  non  per  questo:  molestare  invece  di  molestarsi  ,  e  simili.  Se 
con  cio  il  sig.  Cicogna  voglia  dire  ,  che  tutte  le  parole  che  veg- 
gonsi  in  cjuesra  sorta  di  libri  sono  da  usarsi  ;  e  che  non  puo 
usarsi  ne  parola  ,  ne  frase  ,  che  non  sia  registrata  nel  vocabolario  , 
e  secreto  ch'  altri  dicifrera  a  comodo  suo.  Koi  ci  hmitiamo  a 
riferire  il  Prologo  di  questo  anoninio  ,  giacche  il  miglior  mezzo 
di   conoscere    una    persona   e   quello   di   udirla  parlare.   Eccolo. 

«  Seneca  fu  uno  uomo  savio,  discepolo  di  uno  hlosofo  ch'  eb- 
be  nome  Stocion  della  setta  delli  stociani  i  cjr.ali  diceano  che 
virtude  e  sovrano  bene  ,  e  che  neuno  puote  essere  ben  avven- 
turato  e  beato  senza  virtude ,  e  non  jier  cjuesto  egli  mette  c 
mescola  spesse  volte  tra  li  suoi  detti  le  sentenzie  di  uno  lilosofo 


aya  appendice 

rli'  ebbe  nome  Epicuro  ,  clie  dicea  die  diletto  e  sovrauo  bene, 
tuttavia  in  tale  niodo  clie  tornasse  ad  onestade.  E  si  fu  questo  Epi- 
curo uomo  di  niolta  graude  astiaenza,  e  nel  piii  dell.i  sua  vita  non 
luani^iava  altro  die  pane  e  acqua  ed  erbe  crude.  Qu<*sto  Seaeca 
fu  aato  di  Spagna,  d' uaa  citta  die  si  diiauiava  Corduba,  e  fu 
zio  di  Lucauo  il  poeta ;  uomo  di  graude  litteratura  e  alta,  e  di 
grande  astiaenza  ,  e  maestro  di  Neroue  il  crudele  iiiiperadore 
di  Roaia  ,  e  die '1  fece  poscia  occidere.  Questo  Seneca  avea  uno 
grandissiino  suo  aiuico  ,  il  quale  avea  nouie  Lucillo  ,  e  fu  d'  uua 
contrada  la  quale  allora  si  chiamava  Campagna ,  e  adesso  e 
cliiamata  TeiTa  di  Lavoro  ,  d'  una  cittade  cti'  ebbe  noiue  Poiu- 
pei  posta  assai  appresso  di  Napoli  ,  la  quale  nabisso  ,  sicconie 
Seneca  uiedesiiiio  racconta  nel  libro  delle  questioni  natuiah. 
Questo  Lucillo  era  procuratore  del  Senato  e  del  popolo  di  Ro- 
iiia  neir  isola  di  Cicilia,  al  quale  Seneca  tiiaudo  piu  e  piii  let- 
tere  e  pistole  pieue  di  buoni  iiisegnanienti  e  addottrinaiuenti  ,  i 
quali  seguitano  qui  sotto.  Le  quali  pistole  e  insegoaiuenti  e  ad- 
dottrinauienti  fece  translatare  in  lingua  fiorentina  Riccardo  Petri 
cittadiuo  di  Fiorenze  ad  utilitade  e  correzione  e  bene  di  tutti 
coloro  cli'  in  questo  libro  leggerauno  cosi  translatato  ,  nel  quale 
le  dette  pjistole  con  suoi  lusegnauienti  ed  addottrlnamenti  per 
ordine  sono  scritte ,  sicconie  nello  originale  del  detto  Seneea 
furon   U'ovate.  » 


P  I  E  M  O  N  T  E. 

Versio  hebraiccK  Poeseos  Sepher  Thelim  sen  liber 
psalmorain  juxta  novain  jnethodiim  legeiidi  sine 
piiiictis.  Auctore  Francisco  Ricardi  Unelieiisi.  — 
Genuce  ,  ex  typographia  Hy  acinthl  Bonaudo ,  di 
pag.    184  ill   12.° 

Parafrasi  del  3."  capitolo  del  profeta  Ab  vcuc  e  del 
salmo  61S  exurget  Deus  ,  fatta  snlla  versione  let- 
terale  latiiia  del  sig.  Francesco  Ricardi^  da  esso 
esegiiita  sul  testo  ebreo^  giiista  il  suo  metodo  di 
leggere  senza  punti.  —  Genoi>a  ^  1S17,  stamperia 
Bonaudo,  di  pag.    12  in   12.° 

Dissertazione  sul  libro  di  GioB  di  Francesco  Ri- 
cardi fu  Carlo  di  Oneglia.  —  Torino.,  18 18, 
tipografia  Favale  ,  di  pag.    16  in  8.° 


PARTE    ITALIANA.  Ji'S 

La  Cantica^  ossia  Dramma  profetico  rigaardante  i 
fatti  eke  appartengoiio  alia  Redeiizione ,  tradotta 
letteralmente  in  latino ,  e  fedclm<  nte  in  italiano , 
coll'  aggluuta  della  spicgaztoue  complcta  del  re- 
si.hio  di  lingua  punica  conscrvato  nel  Penolo  di 
Plauto,  ed  an  progetto  di  pasigrafia  e  ncomo- 
gi-afia  di  Francesco  Ricardi  fa  Carlo  di  One- 
glla.  —  Genova^  1818,  stampcria  Bonaudo ,  di 
pag,  74.  in   i:l:' 


JBcthomi ,  ossia  la  prima  distrazione  di  Gerusalemme 
sotto  iVabiiCCodouosor ^  ed  insieme  piofezia  della  se~ 
conda  sotto  Tito  Vcspasiano  V  anno  settanta  del- 
t  era  volgare.  Dramma  ricavato  dal  testo  ebraicOy 
e  compros^ato  dalla  qui  ann.es 'sa  traduzione  Iptte- 
rale  dei  Treii  del  profeta  GEKEMi\,c?i  Francesco 
MiCAJiDi  fu  Carlo  di  Oneglia.  —  Qenova ,  18x9, 
staniperia  Bonaudo,  di  pag.  60  in   12.° 

Saggio  snlV  antica  poesia    degli    Ebrei    e    sail'  inter- 
prctazione  di  una  lapida  ebrcdca  esistente  nell'atrio 
'  dcU  Universitd  di    Torino  non  intesa   fin  ora,  di 
"  Francesco    Ricardi  fa  Carlo  di  Oneglia.  —    To- 
rino ,  stampcria  Reale  ^  di  pag.  3 2  in   ix" 


Abrege  de  la  vraie  methode  de  lire  ct  comprendre  Vhe- 
breu  qui  a  etc  perdue  pendant  la  derniere  captivite 
des  Jaifs  d  Babylone  et  maintenant  recouvree  par 
Francois  Ricardi^  feu  Charles  d'Oneille.  —  Genes ^ 
imprimerie  Bonaudo  ,  di  pag.  28  in   12.° 

Cominceremo  tlall' ultimo  di  questi  scritti  del  sig.  RirarJi,  il 
quale  sebbeue  senza  data  ,  puo  rendere  ragione  ui  alciini  altri 
di  lui  lavori.  Cvede  egli  di  avere  rinvenuto  li  vero  nietodo  di 
leggere  e  d'  iiitendere  il  testo  ebraico  ,  o  sia  1'  antica  liiipua 
ebraica  senza  il  soccorso  de'  puuti  clie  rappreseurauo  le  vocalf. 
Tutta  r  aacLcliica  lia  nconosciuto  che  sei  vocali  dovcvauo  avervi 
a,  e ,  u  ,  f  ,  £,  o ;  gli  ebrei  masoreti  bauno  inrrodotto,  coirap- 
poggio  della  ragione  e  del  testo  ,  die  ad  ogni  cousonaute  si 
dovesse  sottinrendere  apposto  iino  sceva  o  sia  « ;  quaiora  \.er() 
Hon  fosse  quella  seguita  inimediatameute  da  una  vocale  espressa 

Bibl.  Ital.  T.  XVm.  18 


2^4"  aptendtce 

o  sottintesfi ,  e  qiialora  non  fosse  finalp.  L' nutove  cscludendo 
come  spurj  ed  ingufficienti  all.i  i-etta  intelligcnza  i  punti  ma- 
soretici  ,  crede  di  siipplire  roll' apposizione ,  secondo  i  geue- 
rali  modelli  delle  deciinazioni  e  delle  conjugazioni  di  tutfe  le 
huone  grammaticlie ,  rettificate  ancora  ove  occoiTa ,  dei  tre  ac- 
cent! o  sia  apici  detti  tnghim  ,  rappresentanti  le  tre  vocali  e, 
u  .  s.  Con  questo  luezzo  egli  crede  di  avere  scoperto  la  ra- 
gione  deir  antica  pocsia ,  fin  ora ,  come  egli  dice,  inutilniente 
ricercata  dagli  ebreizzanti ,  e  di  essere  giunto  a  dare  connes- 
sione  ortodossa  a  tutti  i  libri  della  sacra  scrittura.  Egli  si  e 
niosso  ad  intra)irendere  cpiesta  fatica  sul  riflesso  clie  i  ti'adut- 
tori  non  sono  soveute  d'  accordo  ,  e  persino  i  nomi  proprj  pre- 
sentano  con  vocali  dift'ereati,  n>entve  soritti  sono  originariamente 
colle  stesse  lettere ;  die  essi  lion  lianno  atrribuito  lo  stesio 
suono  alle  vocali  medesime  ,  leggeudo  V  aleph  per  a  ,  per  e  , 
per  i,  per  o  e  per  u;  che  essi  hanno  anrhe  abusato  degli  ac- 
cent! aggiunti  in  nianiera  vaga  e  non  uniforme.  Egli  si  e  dun- 
que  studiato  di  regolarizzare  V  apposizione  di  quegh  accenti,  e 
di  scoprirne  il  valore  coll'  esanie  della  declinazione  dei  nomi  e 
degli  articoli. 

Egli  ha  spedito  aile  principal!  accademie  d!  Europa  il  suo 
metodo  ,  e  per  quanto  ci  e  noto,  ancora  ne  attende  il  giudizio. 
l>loi  ci  guaidt-renio  dunqiie  dal  pronunziare  anticipataniente  su 
questo  argonieuto  ,  tanto  piii  che  note  ci  sono  le  contraddizioni 
sostenute  dallo  stesso  Masclef,  autore  di  un  metodo  di  leggere 
senza  punti  ,  che  dalT  autore  veggiaino  seguitato  nella  disposi- 
zione  delle  consonant!  ,  ed  il  poco  favore  che  ottenne  tra  di 
no!  coUa  proposizione  di  un  consiniile  metodo  il  P.  Giovenale 
Sacchi  ,  al  quale  si  opposero  con  erudite  dissertazioni  il  signor 
Gallizloli  ed  il  cav.  Bossi  ,  dato  allora  alio  studio  delle  lingue 
oriental!. 

Farenio  intanto  parola  di  alcune  version!  bibllche  die  1'  au- 
tore ha  fatte  seguendo  il  suo  metodo  ,  e  non  serveudosi  che 
dei  significat!  coniuni  in  tutti  i  buoni  vocabolarj  ebraici  ,  atte- 
nendosi  nel  riniaiiente  al  testo  colla  maggiore  fedelta  ed  esaC- 
tezza  letterale. 

La  prima  e  quella  della  Cantica  die  egli  nguarda  come  dramma 
profetico  ,  conrernente  i  fatti  che  appartengono  alia  Redenzione. 
Egli  ne  ha  indicati  !  personaggi ,  e  ne  ha  distiuto  gli  atti  e  le 
scene.  La  prima  versione  e  poetica,  ed  in  alcune  ariette  tro- 
viamo  alcun  poco  di  mecastasiana  dolrezza.  Seguono  una  ver- 
sione letterale  latina,  e  quindi  un  artirolo  di  lettera  suU' antica  |i 
poesia  e  buW  arte  dramiuatica  degli  Ebrei  ,  nella  quale  s'  in- 
serisce  una  parafras!  italiana  lirico-dranimatica  del  canto  di  De- 
hora.  Per  tdtimo  si  di  un  progetto  di  pasigrafia  e  neoinogralia , 
che  ci  spiace  di  vedere  per  errore  uel  frontispizio  detta  not' 
vtografia. 


t    I 


1*A.RTE    ITALIAN  A.  27u' 

Anche  del  libro  cli  C'iahbe  egli  ha  voluto  formare  iin  diamnia , 
e  dopo  averne  distinti  i  ])eisonaggi  ,  ne  espoue  nella  sua  dis- 
sertazione  su  quel  libro,  1' argomeiito  ,  la  coiidotta  e  lo  eciogli-- 
inento  ,  indicando  ancora  i  corollarj  che  ne  enifrgano.'  Siccome 
delta  Cantica  egli  aveva  fatto  uua  rappresencazione  della  lle- 
denzione  ;  cosi  in  Giobbt  trova  la  figuia  dtl  Redentoie,  e.  nel 
can.o  del  profeta  Abacuc  una  fedele  descrizioue  del  giudizio 
universale. 

Egli  ha  pure  dato  una  parafrasl  in  versi  del  terzo  capitola 
di  quel  ])rofeta  e  del  sahuo  68:  Exurget  Deus ,  ed  una  ver- 
eione  letterale  latina  di  tutti  i  ealmi  ,  le  quali  cose  tutte  , 
I  come  egli  dice,  servouo  di  confenna  al  di  lui  nietodo  di  leg- 
gere  senza  punti.  Parlerenio  per  ultinio  della  Bethomi  ,  o  sia 
della  prima  distruzione  di  Gerusaleunne  sotto  Nabuccodonosor. 
Questo  e  im  drauinia  clie  egli  ha  con  grandissiuia  faiica  rica- 
vato  dal  testo  ebreo ,  ed  in  prova  ha  egli  aggiunta  nel  volume 
medesiuio  la  ti'aduzione  letcerale  dei  treui  del  pi-ofeta  Geremia. 
Altra  prova  ne  ha  egh  fatto  nel  saggio  suU'  antica  poesia  degli 
Ebrei  ,  esponendo  il  quinto  ed  ultimo  capitolo  dei  treni  sud- 
'  detti  neir  originale  ,  e  nducendolo  in  poesia  coll' inserire  tra 
le  lettere   ebraiche  le  vocali  nostre   infranimezzate. 

L'  iscrizioue  ebraica  esistcnte  nell'  atno   dell'  Universita  di  To- 
rino   sembra    Ictta    ed    mterpretata    ingegnosamente  ;    ne    altri- 
nictiti  potrebbe  leggersi,  non   trovaudosi  a  tutta  prima  ebraiche 
I     le  parole  per  essere  scntte   scnza    distinzione    tra   una  ed  altra 
I     voce.  Se  1'  interpretazioue  e  la  parafrasi  delT  autore  potesse  am— 
I     niettersi,  risulterebbe   essere  questo   1' epitafio  di  un  iiomo  detta 
[     irhffet ,  virtuoso   e   peniteute,   il  quale  in   vecchiezza  si   lascio   se- 
durre   ed   abuso     della    »ua    dottnna    per    pubblicare    1'  empieta. 
i     Noi  abbiamo  piu   volte   veduta  quella  laj^ida,  eadii'vero,  come 
molt'  alfre  di   quella  nazione  che  nei  lapidarj  s'  incoutrano  ,  non 
I     ei  e  sembrata    jjtr  la   iorma    de'  carattcri    molto    antica ,    cume 
1'  autore  stesso  ha  in  line  riconosciuto  ,    ne   meriievole  di  niolti 
Studj   per  otienerne  1'  interpretazione.  Alcune  consimdi  iscnzioni 
in  uiarmo  trovansi  nell'  ospedale  di  Lodi,  cola  ridotfe  per  cura 
deir  egregio  sig.  Cavezzali  ,    e   queste  pure  non    contengono  se 
ron  epitafj  strani ,  talvolta  ancora  capricciosi    ei   sempro   incou- 
cludenti   per   la  storia   egualmenre   die   per  la  fitologJa. 

Koi  desideriamo  die  il  sig.  Ricardi  ,  il  quale  mentre  appn«- 
siouato  vedesi  jier  la  letterdtura  ebraica  ,  e  degno  per  (ji:esto 
di  lode,  iutimamente  mosrrasi  persuaso  della  rettiiudine  e  della 
genuinita  del  di  lui  metodo  di  lei:gere  senza  piuiti  ,  octenga  il 
sutlragio  dei  dotti  onentalisti  d' Italia  e  d' i)lfrenionti ;  giacclie 
confermato  dill' autorita  loro  ,  potrebbe  quel  nietotlo  nuscire  dr 
grandissima  utdita,  e  facilitare  e  promuovere  lo  studio  di  un.i 
lingua  aotiohissima  ed  iniportantissini:\ ,,  siicome  (jtiella  in  cui. 
^  scntto  01  iginalaiente  il  resto  dei  libri  sacri  dell'  aiilico  testa- 
Jjiento. 


27^  APPENDICE 

STATIPONTIFICJ. 

JS'otizle  della  vcnuta  in  Roma  d'l.  Caiinto  TI  e  dl 
Cri-tiano  I  re  dl  Dtudmarca  negli  aniil  1027  e 
14^4,  e  dr.  Fcderigo  IV,  giunto  a  Firrnze'  eo/i 
anirho  dl  venlrvl  nel  I'-cS,  niccolte  da  Francesco 
Canceluepi  ,  ia  occadone  dclla  faustls.iima  per- 
manenza  in  Roma  delle  A  A.  RR.  il  prlndpe  ere- 
ditarld  di  Danimctrca  Crista  no  Federlco  e  Caro- 
lina Anialia  sotto  II  nome  dl  conte  e  contessa  dl 
Oldemburg^  con  la  hibllotcca  degll  scritlorl  delle 
cose  Danesl.  —  Roma,  182,0,  In  4.^,  presso  il 
Bourlie. 

Con  quella  profondita  cli  erudizioue  di  cui  ba  daro  taute  pvove 
r  A.  nelle  iuoUi])lici  sue  opere  e  in  questa  illustrato  1'  avveni- 
meuro  dell'  arrivo  in  Koma  de'  re  Danesi  Canuto  il  e  Ciisiiauo  I. 
Caoiito  parti  d' lughilterra,  soggetta  al  siio  luijierio,  si  trasferi  iu 
Daiiiuiarca,  iiidi  si  reco  a  Roma  lu  peliegriiiagaio  (oh  b«au  teiupi !  ) 
per  laredenzione  de'  suoi  peccati  ,  a\eodo  iuteso  dire  daisapienti, 
come  egli  sresso  dichiara  m  una  lettera  addrizzata  agl'  luglesi  , 
clie  S.  Pietro  apostolo  ricevette  da  Pio  il  potere  di  iegare  e  di 
sciogliere  ,  e  che  tiene  le  cliiavi  del  regno  celeste;  cluvigeruin- 
que  esse  resni  caslestis.  Soddisfatto  questo  desiderio  ,  e  toruaio 
ue'  suoi  doujinj  cooiando  ai  suddiii  di  pagai-e  le  deciuie  ,  e  di 
speUx'e  a  Pvonia  il  soldo  .  che  gl'  luglesi  so'evano  annualpiente 
pagare  sotto  il  titolo  di  denaro  di.  S.  Pietro.  L'  A.  coglie  qui 
occasione  di  ragiuiiare  a  lungo  in  una  uota  intorno  a  questo 
tributo  ,  e  mostra  clie  in  antico  oliVi\aiisi  alia  Chiesa  vouiaua  in- 
tieri  regni  e  priucipati  ,  e  clie  s'  iui)iedivano  con  questo  espe- 
dieate  giieme  ed  invasioni  faceudosi  soveute  scrupolo  i  sovrani 
d'invadere  ftiadf  del  pontefice.  Cio  lu  praticato  piti  volte  dal- 
r  Ingliilterra. 

Soao  discordi  gli  scrittori  mtorno  all'  anno  in  cui  quel  Canuto 
venue  in  Pionia :  alcuni  dicono  nel  io33,  ahri  uel  1027.  L' A. 
doj  o  uiulie  cntiche  disquisizioui  si  attiene  a  quest'  uliiuia  sen- 
teiiza. 

Quanto  a  Cristiano  I ,  questo  monarca  fu  niosso  ad  intrapren* 
dere  lo  stesso  viaggio  nel  1474  da  un'  luteuzioue  egualmente 
pia  ,  per  soddisfare  cioe  ad  un  suo  vote :  i  costuuii  non  es-> 
senJo  alloia  cosi  seuiplici,  se  ue  venue  in  gran  trrno  ,  e  coa 
njagmlicenza  fu   ricevuto. 

Essemiosi  canibiari  i  tempi  e  le  circostauze  da  motivi  di  re- 
li^ioiie  non  pote  essere  sriuiolato  Federico  IV  di  trasferirsi  iu 
KoAia  uel  1708.  jy.a  quesia  gita  non  fu  recata  ^d  efi'etto,,e 
giunto  a  Firenze  volto  strada  e  ritorno  ne' euoi  Stati,  Dices!  che 


r\RTF.    ITALIAN. \.  277 

HP  fa  persuaso  dai  cortigiani  ,  i  qiiali  temevano  clie  la  sua  co- 
Bcienza  potesse  essere  niessa  a  qnalclie  forte  sTetta  in  quella 
rapiialt;  d'el  niondo  cattolico.  Solaiuente  na  persoiiaggio  della 
famiglia  reale  prose&,ui  LI  viaiigio  ,  e  si  condusse  in  Roma  nel 
cai-jiovate  del  I709.  Sul  proposito  del  cavnovale  steude  l' autore 
una  nota  Ovve  dichiara  l' ovigiae  della  masclieva  del  Pulcinella  j 
ed  tinBovera  gli  scritrori  die  ne  haano  parlato.  A  questi  poteva 
aggiLuigere  Giacojiio  Vitrorelli ,  poeta  ancora  viveate  ,  che  com- 
pose' un  grazioso  poeinetto  in  ottave  sdrucciole  intitolato  i  3IaC' 
Caroni ,   di   cui   il   Pulcinella  h  protagonista. 

L'  opera  tennina  con  uno  '^pedinen  hibliothecae  scrlptorum  re- 
rum  Danicaruin  ordine  chronolosico  digestae ,  o\'e  con  moltissimo 
studio  si  vegistraao  da  circa  200  opere  ,  le  quali  illustraao  la 
storia,  le  leggi  ,  la  letteratura  ,  la  biografia  della  Danunarca. 
Neir  articolo  della  boraaica  doveva  easere  rammentata  la  Flora 
Danica  dell'  Oeder. 


REGNO   DELLE  DUE  SICILIE. 

Ritratti  poetici  di  Agatino  Longo  ,  catanexe.  Parte 
seconda  che  comprende  gli  oratori  e  i  filosofi.  — • 
Catania,  1819,  in  ^°  piccolo^  dai  torch]  dell  U- 
niversitd. 

La  prima  parte  ,  di  cui  a  suo  luogo  abbiamo  gia  dato  ragguaglio 
(t.  VII,  p.  346)  contiene  i  ritratti  de'  poeti.  Gii  oratori  e  1  filosofi 
sono  in  altrettanti  sonetri  drlineati  in  questa  secouda  ,  e  riduconsi 
ai  seguenti  :  Aleiubert ,  Archiniede,  Anstotile  ,  Bacone  ,  Bonnet  , 
Bossuet ,  Buffon  ,  Cartesio  ,  C'cerone  ,  Coperuico  ,  Deiuostene  , 
Emj'edocle  ,  Filangieri  ,  Franklin,  Galilei,  Kant  ,  Leibnitz  ,  Lin- 
neo,  Jlacchiavelli  ,  Malebraiinhe  ,  Massilon  ,  Newton,  Platone  , 
Rousseau  G.  G.,  Socrate  e  Spallan?ani.  Sotto  due  aspetti  vo- 
gliousi  cocsidecare  couiposizinni  di  siniil  fatta  ,  sotto  quelio 
cioe  della  soniiglianza  del  ritratto  ,  il  quale  debb'  essere  tale , 
clie  senza  indicazione  di  nouie  ,  di  patria  ,  e  senza  vcruna'glo- 
ga  ,  si  raffiguri  di  botto  da  clii  conosce  la  stovia  letterana  ii 
soggetto  che  rappresertta  ,  altrimenti  6i  f  areggerebbe  alle  ]iitture 
di  colui  che  scriveva  sotto  ai  suoi  quadri  questo  e  un  altera  , 
questo  e  un  cavallo.  L'  altro  aspetto  sotto  cui  debbono  essere 
esaminare  siSFatte  opere  e  quelio  del  uierito  poetico  ;  e  questo 
non  puo  andare  disgiunto  dal  priiiio  quando  \ool,asi  fare  una 
coniposizioiie  istruttiva  iusieme  e  ]/iare\  ole.,  Se  si  dovesse  usare 
indulgenza  verso  il  difetto  cfi  una  di  queste  due  prerogative, 
siauio  di  avviso  che  per  voto  gener^ile  non  si  Ubevebbe  verso 
la  poesia ,  poiche  uial  si  soilVono  L  cattivi  o  i  niediocri  versi  , 
qualun que  siano  i  aentiuienti  che  essi  raccLiudonp  ,  i  quali  uon 
appajono    belli  se  uou  cbe  in   quauto  che  souu  bene  esposti. 


178 


APPENDICE 

-     ■^■-  Hill 


Kispetto  alLi  verita  de'  rirratrl ,  I'A.  lia  saputo  niolte  volte  af- 
ferrare  i  tiatti  cniattPiMstiri  de' siioi  protagonisti ,  ronie  sarebbe 
in  qiipllo  ili  Alembpvt  ,  di  Bacone ,  di  Buffon  ,  del  Galilei,  ma 
in  alcuni  aitri  potreblte  taluno  avvisavsi  clie  siasi  usata  uua  ma- 
niera  troppo  vaga  e  generale ,  e  talvolta  anche  iufedele.  Di 
qupste  raende  potrebbero  essere  singolarniente  tacciati  i  ritratti 
di  Platone  e  di  Rousseau.  Dell' eloquente  paradossista ,  e  del 
niisautropo  di  Ginevra  appena  viene  acrennato  il  vigore  dello 
stile  ,  e  oonie  di  un  distruttore  delta  fede  si  conchiude  che  la 
i-eligione ,  la  virtu,  la  coscienza  e  1' onore  vietano  che  si  ab- 
bia  a  versare  una  stilla  di  pianto  suUa  sua  touiba ,  cose  tuttf? 
clip  si  potrpbl)pi-o  egualmpnte  dire  di  qualunque  scrittore  che  si 
volessp  rappreseutare  ribaldo.  Platone  e  raffigurato  come  uno 
che  travede  la  verita  fra  le  tenebre ,  ma  che  ideando  a  suo 
niodo  uno  state  civile  combatte  la  natura  ed  atterra  il  pudore. 
rcichi  a  questi  tratti  saprebbero  riconoscere  quell' antico  filosofo 
che  fu  tanto  raeditato  ed  encomiato  da;  padri  della  Chiesa. 

Per  quanto  spetta  al  merito  poptlco,se  i  versi  non  sono  stm- 
pve  sostenuti  ,  se  le  frasi  Don  riescono  sempre  di  scelta  elegan- 
za  ,  se  qualche  volta  lo  stile  e  languido  e  sparuto  ,  non  si  potra 
dire  alnieno  che  sia  contor.to  e  ricercato.  Immune  da  qupsti  di- 
fetti ,  e  nello  stesso  tempo  fedele  ci  sembra  il  ritratto  di  Kant , 
autore   di  quella  filosofia  che  chiaraano  trascendenlale, 

Nel   Borussico  ciel  dove  sovente 

Stride  di   nembi  indomita    procella , 

Sorger  veggo  un  vapor  ,  che  ognor  novella 

Forza  acquista  da  lurida  sorgente. 
L'  Orizzontc   teutonico  repente 

Cuopre  ,   ed  ingombra  region  si  bella, 

Si  che  io   gia  uiiro  iu  questa  parte  e  in  quella 

L'  articlie  stelle  ottenebrate   e   spente. 
Fioca  luce  talora  ed  indistinta 

Da  quel   nembo  traspare  ,  abbenche   sia 

Dalle   dense  teuebre   oppressa  e  vinta. 
Ox-  fia  che  Italia  per  suo   turpe  scorno 

Voglia  niai  preferir  notte   si  ria 

A  f^uel  clie  su  lei  splende  amico  giorno  ' 


PARTE     STR\NIERA.  279 

..>     -•    ^  CO  RRISPONDENZA. 

Leitera  del  sig.  pro/essore  G.  A.   Giobert  al  signor 
AcERBi,  direttore  della   Biblioteca  Italiana. , 

In  uu  gloraale  francese  ( Revue  Enciclopedique  ,  torn.  3  , 
pag,  583)  io  leggo  il  segueiite  articolo,  clie  certaiueiite  e  stato 
esrratto  da  qualche    giornale    italiano  ,    ch'  io    non    lio    veduto. 

^..Vtrone  —  Metalluugie i  JMonsieur  Bariuossi  a  decouvert  Tart 

de  readre  aux  cloches  felees  leur  premier  son,  sans  avoir  besoin 
de  les  refondre.  Dans  differents  endroits  d'lfalie  il  a  deja  eu 
roccasion  d'appliquer  tres  Iieureusement  le  proced^  dont  il 
est  Vinventeur  ».  Se  qutlli  i  quali  si  destinaiio  a  una  professione 
cominciassero  ,  come  Io  debbono  fare  ,  dallo  studiare  T  origine , 
i  progressi  ,  la  storia  della  loro  arte  ,  niolte  cose  a  trovarle 
quali  si  affaticano  ,  sarebbero  loro  notissime.  Cosi  i  fonditori  dt 
cauipane  ,  saprebbero  tutti  come  senza  rifarle  ,  si  possa  rendere 
ad  esse  il  suono  primitivo  ,  e  clie  quest'  arte  praticata  da  niolti 
secoli  non  piii  rimane   a  discoprire. 

La  descnzione  di  questa  maniera  si  trova  in  un  libro  troppo 
dimenticato  e  dai  dotti  e  dai  letrerati  ,  nia  che  pure  e  uno 
de' piii  oaorevoli  per  1' Italia,  perciie  oltre  le  altre  cose  di  cui 
tratta  e  il  primo  in  cui  le  cose  tutte  di  metallur^ia  e  di  doci- 
mastica  sono  state  sistematicamente  trattate  ;  poiche  cjuesto  libro 
e  anteriore  a  quello  che  abbiauio  sul  proposito  da  Giorgio  Agri- 
cola.  Io  sono  stupito  che  non  sia  stato  coiiipreso  da  codesto  Si'lve- 
etri  nella  Biblioteca  scelta  di  opere  italiane  ,  classe  di  scienze  ed 
arti  ,  nella  quale  poteva  far  corpo  con  V  arte  vetrai-ia  del  Neri. 
Questo  libro  e  la  Pirotecnia  di  Vaauccio  Biringoccio  Sanese , 
opera  che  a'  suoi  tempi  ottenae  il  titolo  di  divina,  e  ch'e  il 
piii  complcto  trattato  delle  arti  chiaiiche  che  si  agglrano  scpra 
i  metalli. 

Ecco  cio  che  a  riguardo  dell'  arte  di  rendere  alle  caiupane 
rotte  il  suono  di  prima ,  si  legge  nel  libro  sesto  ,  al  capitolo 
XV  che  vi  i   destinato   e  che  e  cosi  intitolato. 

Ordine  et  luodo  di  saldare  le  campane   sfesse. 

a  Appresso  alle  sopradette  niaterie ,  per  parermi  cosa  ffoco 
usata ,  ingeniosa  e  di  molta  utilita,  vi  vo'  dire  il  modo  del  saldare 
le  campane  sfesse  per  le  percosse  del  troppo  gran  battaglio  ;  o 
per  Io  straordinano  e  sforzato  suonare  ;  quali  spesso  nell'  orlo  , 
nel  core  o  in  altro  tuoco  si  vanno  sfendendo  ;  et  per  tali  sfen- 
diture  perdono  il  suono  ;  anzi  non  altrimenti  il  fanno  ,  che  ceriL 
tegolacci  di  terra  percossi  -,  che  e  vcraiiiente  uua  pieta  a  vedei' 


280  A  P  I'  K  N  D  r  C  E" 

qualrhe  volta  una  c.iitipana  bella  er  buona  anzi  pevfftta  ,  faUa 
con  raato  travaglio  ec  spesa ,  ec  per  si  piccola  cosa  ,  doversi 
pordere  e  per  volerla  di  niio\o  rifave  jnuhe  voI'.k  v'  ha  duppio 
danuo-,  sen/a' avere  r-amiiana;  anzi  bene  S)iesso  li  patron!  d' esse 
per  tal  tiaiore ,  o  per  ounsulerare  alia  graudezza  della  spesa  , 
o  per  Qpn  aver  da  possere  soj  |  lir  ai  cal  ,  et  alia  guai-dia  ,  ec 
a  uiolre,altre  cose  (he  vi  btBOgnano  ,  molie  volte  )'er  aban- 
donate  le  lassano  ;  er  con  cpiesia  via  del  saldar  si  sicuri  d'  haver 
la  cainpana  niedesima  ,  et  diminuiscouo  T  im-.)niodita  et  la  spesa 
e  possono  anche  sperar  ,  che  la  ntorni  nel  suono  alia  perfettione 
di   prima. 

»  Hora  a  voler  far  qiie?to  havete  da  forniar  dentro  la  campana 
di  vantacsio  dove  e  '1  sfesso,  e  fatta  questa  forma  grossa  quanto 
vi  par,  et  fortificata  per  ognt  caso  con  tre  o  quattro  verghette 
di  fexTo  ,  e  ricotia  la  metterete  al  suo  iuogo  dentro  stuccaudo 
bene  ogni  estreaio  con  terra  uiolle  ,  di  poi  i'  einpirete  deila 
campaua  tutto  il  vano  di  terra  trita  alquanto  humida  ben  cal- 
Cata ,  e  la  metterete  in  una  f.issa  cosi  actoncia  a  jacere  soiter- 
rara  ,  lassaiido  solo  seoperto  la  sfenditura  60i>ra  della  quale  si 
adatta  una  maiiica  che  pigh  le  fiamnie  d'  una  fornacetta,  e  che 
la  porti  di  sorte  die  battiuo  sopra  alia  sfenditura  di  j  iiuio  ;  « 
tanto  ve  le  continiierete  ,  che  iion  splo  scaldino  la  campana  in 
quel  luoco  ,  uia  la  uiollifichino  ,  facendoli  sopra  alia  sfendiiur  a 
una  volnciuola  et  uno  spiracolo  a\anti  che  sia  volto  in  su, 
dove  le  fiamnie  eschino  ,  e  cosi  con  questa  via  essendo  la  cam- 
pana condorta  dal  fnoro  in  bianco  ,  e  disposta  in  quel  luoco  , 
dove  le  fiamme  batreno  ,'  a  liquefarsi  ,  con  un  ferro  la  toccarete 
et  rrovando  ch'  entri  nel  metailo  la  jionta  ,  pigliarete  alquanto 
di  liietallo  fuso  in  uno  crociuolo  o  in  una  cassetta  ,  e  per  la 
borca  della  uscita  delle  fiamme  della  manica  v'  el  gittarete  sopra, 
e  di  nuovo  lassarete  li  due  meralli  ben  scaldare,  e  bene  unirsi 
insieme.  Di  poi  c[naiido  vi  jjarra  farere  allrntar  il  fuoco  ,  et  a 
poco  a  poco  la  lassarete  freddar  ,  et  fredda  trovarete  la  vostra 
campana  salda.  Ma  quel  luoco,  che  avrete  saldo ,  sara  alquanto 
piu  grosso  rispetto  ai  piu  del  nietallo  che  vi  meiteste  ,  del 
quale  con  la  forza  di  scarpelli  levarete  il  superfluo  ,  e  la  re- 
durrete  a  buona  forma;  et  cosi  haverete  ritomata  la  campana 
de  uu  jjezzo  non  alrnmecti  sara  che  se  regittata  fosse,  et  dt 
suono  nella  bonta  di  pi'iuia,  come  la  ragione  et  la  sperienza 
\i   dimosti'era  »  . 

La  mauiera  non  puo  essere  piu  chinramente  espressa;  se  non 
che  nella  edizionCi  che  ho  sort'  orclao  (  ch'  ^  ima  delle  ultime  , 
e  di  Vinee.ia  }.er  Comin  da  Trino  di  ]Mnnferr;ito  iSSg)  ,  aggiunge 
alia  chiarezza  ima  elegante  no,  ma  esatta  tavola  innsa  in  legno, 
che  ben  rappresenta  e  la  fornacetta,  la  manica,  e  la  cauipaua. 
Torino  il  24  m^rzo   182.0. 


.Jl'-iV.t 


PAETE    ITALIANA.  28 1 

Lettera  di  un  dilettante  dl  teatro  al  Dircttorc  della 
BibUoteca  Italiana. 

Signore  , 

L'  urbanira  ron  la  quale  mostiMfe  nel  vostro  proeuiio  per 
r  anno  1820  di  volere  acco£;licre  gli  avvei'tliiienti  til  quelle  in- 
voloufarie  oniiggloni  clie  vi  sono  sfiiggne  in  qae'l  lavoro ,  mi 
rencle  arclito  fer  suggerirvene  appimto  una  che  riguarda  F  arti- 
colo  del  Teatro  —  Voi  avete'  detto  clie  la  niusa  coniica  del 
C.  Giraiid  tare  da  qualcbe  tenipo  ,  e  che  fta  le  di  lui  pro- 
duzioui  reatrali  si  puo  riguaidare  come  la  niigliore  quella  che 
porfa  1  er  titolo  I'/^jo  jieW  iwbarazzo  ;  foioe  voi  ignoi'avate  che  uel 
decorso  auno  1819,  di  cui  appiinto  compilaste  1  fasti,  il  C.  Gi- 
raud  eiasi  riprodotto  al  imbhlico  cou  una  novissiiiia  comiuedia 
inntolara  La  lotteria  di  Culnbuono  ,  la  quale  fu  pei-  la  prima  ed 
ultima  volia  rappreseutata  in  Firenze  sotto  la  loggia  delta  dei  Lanzl 
con  molta  soddisfazlorre  deti'  autore ,  che  la  puo  riguardare  a 
giusto  motivo  come  il  siio  Capo  d'  Opera.  Non  parlo  del  modo 
con  cui  fu  accolta  dal  pubblico,  giacclie  nelle  commedie  di  que- 
sto  nuovo  genere  fatte  per  piacei'e  piii  ai  comici  che  agli  ascol- 
tauti  ,  il   pubblico  noa  puo   esaere   giiidice  couipetente. 

Voi  ignnravate  al  certo  tulto  questo,  perclie  altrimenti,  tacendo 
deir  Ajo  neir  imbarazzo  ,  avreste  trovato  nella  Lotteria  di  Col- 
tibuono  un  soggetto  piu  degno  del  vostro  stile ,  e  della  vostra 
cloqiieaza. 

Sono  ,   ecc. 

Il   priuio  niarzo    1820. 


A  N  N  U  N  Z  J. 

II  sig.  Giorgio  Jan,  professore  dl  botanica  neU'Uni- 
Tersita  di  Paraia  ha  puV)])licato  la  seconda  centiiria  della 
s«a  flora  Itnlice  supcrioris,  e  le  due  prime  deW Hr^rbarium 
portatile  Piiportianio  i  nomi  delle  piante  in  esse  centu- 
rie   contenute. 

Rerbariam  teclinico-georgicum.  —  Plantce  tinctorice. 

CzNTVRIA    I. 

,  TuEGHiNO.  LiTHosFESMUM   officinale  L. 

CoRONiLLA  emerus  L.  Valantia  cruciata  L. 

Croton  tinctoriuni  L.  Pbunvs  padus  L. 

Mercurialis  perennis  L.  Hieracivm  pilosella  L. 

Meljxpybum  anense  L.  Coreopsis,  vertieillnta  L,       ' 

Rosso.  Ep^onymvs  eurnpcea  L. 

■iifQVSTRVtt  vulture  L,  Asperula  cjnunchica  L. 


28a 


APP£NDIOE 


AsPEnvLA  tinctoria  L. 
Galium  verwn  L. 

mollu'^o  L 

sylvaticwn  L, 

borcale  L. 


CBiVT^t7«ii<  yacea  L.         '• 

Othonna  cheirifolia  L. 

Carpi N  us  betulus  L. 

CoATrJtiy^Bf^  polygonatumL. 

Cljnopodivm  vulgare  L. 
Evs'A  tinctoruin  L.  Tmlaspi  bursa  pastoris  L. 

LiTiiosPERMVM  arvmse  L.        Erysimum  barbarea  L. 
OiV05jV^  fchioides  L.  Geranium  snnguinewn  L. 

Staphilea  pinnata  L.-     -^^  .*i'  Genista  tinctoria  L. 

Co;!iVC7s  inascula  L.  -  /.i^MM-M pilosa  L. 

Nero.         avw  tK^Mi\'Tirri£/s  vulneraria  L. 
Lycopus  europceus  Ll'.'i^'v,'''  riLAr,o  arv^nse  L. 


Daphne  Cneorum  L. 
SpiRJEA   uhnaria  L, 
Scorzonera  humilis  L. 
PoTEXTiLLA    argentcu  L. 
Melia  uzedarach  L; 
Scutellaria   gaiericulata  L. 
Lathy Rus  aphaca  L. 

GlALLO. 
PffiLLYREA  media  L. 
Circjea  luteliana  L. 
Crocus  sativus  L. 
Prunvs  avium  L. 
Cratmgus  monogyna  Jacq. 
Pyrus  communis  L. 
Leonurus  cardiaca  L. 
Lepidium  latifolium  L. 
Amorpha  fruticosa  L. 
Lotus  hirsutus  L. 

' corniculatus  L. 

JJiERAciuM  umbellatum  L. 
Serratula  tmctoria  L. 
Br  DENS  tripartita  L. 
SoLiDAco  semporvirens  L. 
Ci7JT,«Gtrs  oxyncantha  L. 
Anemone  nemorosa  L. 

C  ALT  HA   pulustris    h.'-^i     '^"l 

T^jv/^/?/x  gallica  L.  JOV.'JV.i*' 
Ty^jtftrs  communis  L.   k-xr-fe-Ai 
Spartium  junccuin  L.^vsv,  iv. 
ScANDix  pcctm  L.     sfHiisn. 
Antjiemis  tinctoria  Ll'iR'jt^ 


Aster  amellus  L. 
SoLiDAGO  canadensis  L. 
RiNANTHus  crista  galli  L. 
Vitex  agnus  castus  L. 
Trifolium  agrariwn  L. 
C^z,xt7Ar^  vulgaris  Salisb. 
CoRYLLus  avellana  L. 

Verde. 
B ROM  us  secalinus  L. 
Rhamnus  frangula  L. 
Chxrophtllum    sylvestre  L. 
Prunella  vulgaris  L. 
Rhamnus  catharticus  L. 
Pulsatilla  vulgaris  W.  Ea. 

Bruno. 
RuBus  fruticosus  L. 
Frag  aria  vesca  L. 
Ballota  nigra  L. 
Senecio  jacobcea  L. 
PvLMONARiA  angustifolia   L. 

i officinalis 

Philadelphus  coronarius  L, 
PiNQUicuLA  vulgaris  L. 
Polygonum  aviculare  L. 
Inula  dysenterica  L. 
Thuja  orientalis  L.  a     • 
Hippophe  rhamnoides  li. 
Sancuisorba  officinalis  L. 
Lysimachi A  vulgaris  L. 
V I  BURN  UM  ■  lantana  L.  •  -  j  • 

i opulus    Lj  ,,j\;f4 Ai^»r 


PARTE    ITALIANA. 


KelampybuM  nemorosum  L.    Phvnvs  mahaleb  L. 
Thlaspi  atvense  L.  ""        '  ^ 

OjfONis  natrix  L. 


aSc 


ceraiui  L. 


SoLiDAGO  virgaurea  L 


Herbarium  j}ortatile.  —  Plantoe  Alpince. 

CT    u.l:,C^NTURJA    I. 
Vkronica  aphylla'Jj¥^^ 

saxatilis  L.  >    uiu/. 


Valzbiana  tripteris  L. 
Veronica  alpina  L. 
VALERiAifA  montana  L. 

• saxatilis  L. 

Eriophorum  alpinum  L. 
Nardvs  stricta  L. 
Agrostis  alpina  Leyss. 
Phleum  alpinum  L. 
Po><  alpina  L. 
>tr£;.v^  scheuchzeri  AlUoni. 
G^L/c; iif  austriacuin  Jacq. 
JiV^Dflos^CE  chamaejasme 

Wulfen. 
Mrosor/s  alpestris  Hoppe. 
Androsace  villosa  L. 
— -  lactea  L. 
Primula  auricula  L. 

farinosa  L. 

— —  integrifolia  L. 
Campanula  barbata  L. 
TsEsiuM  alpinum  L. 
Viola  bifiora  L. 
Gent  I  AN  a  acaulis  L. 
verna  L. 

Amarella  L. 

— —  nivalis  L. 

pumila  L. 

utriculosa  L. 

BuPLEURUM  angulosum  L. 
Athamantha  cretensis  L. 
Lasebpitium     peucedanoi" 

des  L. 
pHELLANDRivM  mutelluia  L. 
JuNCUS  Jacquini  L., 


Vacciniom  vltis  idaea  L. 
ToFlELDiA  palustris   Willd. 
Erica  herbacea  L. 
MoEHRiNoiA  muscosa  L. 
Daphne  alpina  L. 
FiHODODENDRON  ferrugi- 
neum  L. 

hirsutum  L. 

PoLiGONUM  yiviparum  L. 
Pr^oiyJ  uniflora  L. 
Saxifraga  mutata  L. 

aizoon   Jacq. 

stellaris  L. 

caesia  L. 

rotundifolia  L. 

autumnalis  L. 

androsacea  L. 

SiLENE  acaulis  h. 
Saxifraga  muscoides  Wulfen. 
Saponabia  ocymoides  L. 
AbenabiA  ciliata    AUio;ii. 

laricifolia  L. 

Silene  quadrifida  Jacq.        > 
Abenaria  austriaca  Jacq.      ^ 
Rosa  alpina  L. 
Dbias  octopetala  L. 
PoTENTiLLA  aurea  L. 
Geum  montanum  L. 
i?^A^  i/ivcyi.  t/s  montan/^i  Willd. 
Helianthemum    oelandicum 

Willd.   En. 
Pediculabis  verticillata  L. 
Ranunculus  alpestris  L. 
Lin  ARIA  alpina  Willd.    Eii,  v 
Thymus  alpinus  L.        iTHw^d 
Stachys  alpina  h.       .!--.<» 


trifidus  L.     .!l»i<\j Satureja  r.upeitrii  WulCea,^ 


284  A  P  P  E  N  U  I  O  Ji 

ScvTELLARiA  alpina  L.  .  Senecio  abrot.anifoliiis  L. 

KebiVEba    mya^roidcs    MeJi-     Gnaphalivm   IcoiUopodium 

cits. 
Lepidivm  alpinwn  L. 
Drab  A  ajziuiles   L. 
AiiABJH  nlpnia   L. 
Hedyi^arom  ohscurum  L. 
Thlaspi  alpcstrc  L. 
AsTUAGALus  montnnus  L. 
HiERACiUM  idp  'Stre  Jacq. 
• aureiiiii  Villars. 

aurantincuni  L. 

Jiicqutni  Villars. 

TusfiLAGO  alpina. 
Aster  alpinus  L. 


Lam. 
DoRiONtcuM  niistriacuin  Jac. 
Erigeroiv  alpiiiuii  L. 
Achillea  ClawnncE  L. 

■ atrata   L. 

Pybethrvm  alpinwn   Willd. 
Orchis  niij^ra  W. 

.  albida  Swavtz. 

Ophrys  monurchis  L. 

odoratLsslina  L. 

Betula  ovnta  Schrank. 
Salix  herbacea  L. 

retusa  L. 


Herbarium  por tattle.  —  Plaatce    Vcrnales. 
Centvria  II. 


Veronica  proecox    Schmidt. 

• prostrata  L. 

PiNQVicuLA  vulgaris  L. 
PoLYPOGON    monsprliensis 

Desfontaines. 
FisTVRA  ciliatn   Link. 
ScHOENVS  niiiricans  L. 
Crocus  lineatus  Mihi. 
Valantia  glabra  L. 
Valeriana  dioica  L, 
Plant  AGO  cynops  L. 
PuLMONARiA  ans^asti folia. 
VAiLLANTiApedemontunaBel- 

lardi. 
PvLMONABlA  officinalis. 
Lr  cop  SIS  pulla  L. 
Primula  ucauhs  Jacq. 

veris  L. 

Viola  hirta  L. 

lactca  Smith. 

persicifolia   Roth. 

• rupfstns  Sch^nitlt. 

Andro-^ace-  tnaxiina.  L; 
LoNicERA  caprifoUuni  L. 


Vinca  minor   L. 
Staphylea  pinnata  L. 
Viburnum  opulus  L. 

lantana  L 

Ornitiiogalum  villosum  Bie- 

bersteiii. 

sylvaticum  Willd. 

CoNVALLAjJiA  pofygonatum  L, 
SciLLA  bi folia  L. 
Erythronivm  dens  rnrnis  L. 
MuscARi  roTianum  W 

rucemoswn  Willd. 

luzuLA  camp^stris  W.   Ea, 
Narcissus  pr>et,icus  L. 
CONVALLARIA   inaydis   L. 
Chlora  pcrfoluira   L 

CONV  ALL  ARIA    blfjU.l    L. 

D  PHNt  laurenli  L. 
Avoxa    noschatrlh na,   L. 
Saxipbaga  tridartylites   L. 
CALtuNA   vul'oris  Salisb. 
Saxtfbaoa  pulbif  rn. 
Cerastivm  iirvffist'  L. 
bracliypctaluiuD  fsportes 


»6Jt3J9i:Cl  ,iiaa.}/. 


PARTE     ITALIAN  A. 


185 


CerAstivm  vuljatum  L. 

viscoswn  Smith.  —  C. 

ovale   Pers. 
SiLENE  italica  Pers. 

viridifl^ra  L. 

Arenabia  trinervia  L.. 
StellAb: A  lulo'tea  L. 
EuFBORBiA  peplus  L. 

fragifcra  Mihi. 

Philadelphus    coronarius  L. 
ToTENTiLLA  vema  L. 

opaca  L. 

-^ oZ6n  L. 

Cow^flPAf  framrioides  Roth. 
Pulsatilla  vuharis  W.  En. 

■ pratensis  W.  Ea. 

Anemone  nemorosa  L. 

■ ranuiLculoides  L. 

HsLLEBORVs  viridis  L. 

fcetidus  L. 

hyeinalis  L. 

FlAnoncvlvs  ficaria  L. 
■ parviflorus  L. 

■  falcatus  L. 

Adonis  virnalis  L. 
C ALT  HA  palustris  L. 
AjuGA  rtpmns  L. 

genevensis  L. 


Digitalis  lutca  L.  _ 

Lamivm  aiiipl  xicaule  L. 
u^xrsspiif  montimum  L.      — 
Thlaspi  pirfcliatwn  L. 

alii  actum  L.  **' 

5/srjv/5if/f7Af  polyceratium  L. 
C^/fOv^jif/A'^  hirsuta  L. 
Ababis  tha liana  L. 
Dbaba  verna  L. 

muralis  L. 

TuBBiTis  patnla  Ehrhart. 
Thlaspi  saxutile  L. 
Ababis  turrita  L. 

■£■£/'  DivM  pctrcewn  L. 
LoTvs  corniculatus  L. 
Astbagvlvs  monspessulanus  L. 
Polygala  arnara  L. 
t/i£x  europcEus  L. 
Obobus  vernus  L. 
Genista  gerniunica  J+. 

■ f/#u5a  Wild.  . 

F/c/yi  lathyroides  L. 

sordida  Wahlst.  et  Kit. 

■ segetalis  Thuill. 

TussiLAGO  petasites  L. 

far  far  a  L. 

Obchis  pallens  L. 
■ vurifoata  L. 


ERRATA.  —  Tomo  17.° 

Pag.    423    Ijn-    l3-)4    Pernicotti        ....      Premarti 

«       ivi      »      J  7.    Pietro    Montani        .      .      .      P  erluigi    Mont.-marl 
»    424      >>      S''.   il   cav.    d'Assincourt     .      .      il    rav.    d'Ag-noouT-t 
»    461      »      3l.    neir  urero    dell'Auqua        .      iiell'  nrto    rlell'acqua 
j>    470    dopo    r  articola   necrologico    del   ra.v.   Seka~tianc>  Canierzani  le;- 
ga«'  :    Bnrroni  Paolo    di   Voghera  cavallere  ilelln  Speron  d"  -.ro 
pilture   riuomato.    Egli   era    I'en.-ioaato   da   S.  M.    il    Re  >ii  ?ar— 
degna.    Mori  il  25   .nposto    l8ii),   nell' eta  d' a*ui  70  e  niesi  8- 

Tomo    l'6° 

»  40  liu.  17.  Bianchetti  ttaxta  AkWh.  rl.,-  Bianchetti  detto  esempUre  d'e- 
r|uenzvi  e-teinporanea  del  li-  /oqiienia  estennicran^a  dci  li- 
bri    e   dell'  entuf  lasmo     .       .      bri  tratto    dell'  eotoriasimi 

»  4a  »•  II.  Invece  delle  parole:  contradrleifo  ne' svoi  diviiamcn'i 
daW  accademico  Eerro  ,  si  legjja  :  P  accademico  CioVunni 
Ferro  tratto  il  qneiito  :  se  la yindemmia  doveise  ossiiggctiarsi 
a.  Ugge  di  tempo  ,  e  sostenne  contra  il  parere  di  a'.tri  acca- 
demiri  V n^'emutiva, 

Milano,  daW  I,  K.  Sfainperia,  G.  AcsEEl »  Direttoie. 


Ossen'azioni  mateorologiche  fatto  aW I.  /?.  Osservatorio  di  Brera. 


1820    MAGGIO. 


M  A  T  T  1  N  A. 


N  —  Oj 
4)     U     - 

^     is 

J3 

ponriin 
27  9,0 
37      9,7 

27  10,8 
27   9,3 

27  7,c 


27  5,8 
27  8,0 
27  9,0 
27  10.6 
711,8 


28   0,0 
27  11 
3710,4 
9.8 
_9,8 

37   9 
27    9,3 
27    9,0 
37   9,7 
27  ii,S 


27  I  ],5 
27  10,(1 
27  10,2 
27  10,8  + 

27  10,7,+ 


«  a 


Stato 
del  cielo. 


9,0 

9,0 
6,0 

9,8 


37  10,3  + 

27      9,0;  + 

27    7,5  + 
27   6,6 
27   5,o 
27'  5,8 


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O 
£ 

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N  O 


Nebbia,    ser. 
Neb.  ser. .  nuv. 
Sereno. 
Nebbia  ,   eer. 
Nu.  poc.pio.pr. 


Nu.ne.po.pi.pr. 
Sereno. 
Nebbia  ser. 
Nuvolo,    ser. 
Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Nuvolo  ,  ser. 
Nuvolo  ,    ser. 
Ser.la.e  pio.pr 


Sereno.  . .  nuv. 
Ser.  nebb.  ser. 
Ser.  nebbioso. 
Sereno. 
Nuvolo  ,  piog. 


Piov.  nuv.  roll. 
Nebbia,  sereno 
-E   Piov. nu. ser. 
Ser.  nuv.  ser. 
Sereno. 


Sereno. 

Ser.   nebb.  ser. 

Nuvolo  ,   ser. 

Nu.se.po.piog. 

Nuv.  neb.  rote. 

Sereno. 


Sera. 


{.oil.    lin. 

37  8,8 
27  10,0 
27    9,2 

27    6,3 

~6;6 
27  8,c 
27  9,8 
27  11,0 
27  11,8 


27  11,6 
27  10,2 
27  9,6 
27  9,0 
37    9,2 

27  8,9 
27  9,0 
27  8,8 
27  10,3 
27  10,6 

27  10,9 
27  jo.c 
37  10,3 
27  io,6 


9,2 
8,c 
6,8 

4.7 

5,3 

6,8 


+ 16,2 
+ 11,3 

+  i3,o 

+  141O 
+  11,7 


+  '4,o 
+  i4i3 
+  iG,8 
+  17,3 

+  17,7 


+  19,0 

+  20,5 
+  21,3 
+  21,3 
+  21 


+  20,6 

+  19/J 

4-  18,6 
+  19,6 

+  Ml*"' 


+  17,6 

+  18,8 
+  18,5 
+  19,2 
+  19 


+  20, S 
+  31,0 
+  20,5 
+  18,0 
■i  18,4 
+  18,1 


Stato 
(lei  cielo. 


s  O 

N  E 


E 
S  O 

s  o 
o 

SOS 


S  £  S 

s  o 

S  E   S 
S    E 


S0..0 
S  O 


N  E 
N  E 


S  E 
S  E 


S  E 

O 

S  O 

N  o 


Sereno  \  nebb. 
Nuvolo,  sereno 
Sereno. 
Ser.  nuvolo. 
Nuv.  piovoso 


Nebb.  sereno 
Ser.  nuv.  ser. 
Sereno.  .  .  nuv 
Neb.    nuvolo, 
Sereno. 


Sereno. 
Sereno ,  nebb. 
Sereno. 
Ser.  nuv.  ser. 
Sereno. 


Teni.  nuv.  ser. 
Neb.  nuv.  aer. 
Sereno  ,  nebb. 
Ser.  nuv.  p. got. 
Nu.  teni.  piogg. 


Nu.  ro.poc.goc. 
Nu.  se.  teuii  pv 
Nuv.  ser.  nuv-, 
Nuvolo,  ser. 
Ser.  nuv.  ser. 


Ser.  nuv.  ser. 
S'^r.  nuv.  ser 
Ser.  nu.  ro.  tu. 
Poc.  pio..  .  ser. 
Nu.  ser.  te.  pio. 
Sereno. 


Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  lin.    c,o 

minima »  ^7    "     47 

media    -  • "  27    »     9,11 

Quantita  di  pioggia  poll.  4  lin.  5,33 


Altezza  mass,  del  term.  +21,3 

minima +  6,0 

media +i5,li 


BlBjQiPXJBC: A  IT AtlANl 


liElirERAT^RA   ED   ARtl   LIBERALI* 


graiS-Or  de1t,.Semmario.,  Vol.  2  i/i  4.°   grande  fig. 

•ft...    .      -;jj.  ■  :'    i        ■ 

X-'  4  lungo  tempo  si  aspettava  in  Italia  una  edizioiie 
del  sublime  eaniore  di  Zawa,  che  degna  fosse  di 
queir  esimio  poeta ,  e  degna  ancora  delia  patria 
che  egli  aveya.  tanto  onorata  co'' suoi  scritti ;  e  gia 
da  alcuni  anni  parlavasi  dellardua  impresa  assunta 
dal  prof.  Antonio  Marsand  di  formarne ,  illustrarne. 
ed  adornarne  nnia  edizione  ,  che  soddisfare  potesse 
r  aspettaziftne  dei'liettefati.-  Questa  e  liaalmente  ve- 
nuta  in  luce,  e  sebbene  diphiarata  gia  siasi  a  favore 
della  rnedesima  la  comune  opinione  dei  letterati  e 
degli„uoraini..dotati  dibuon  gusto ',  tuttavia  crediamo 
del  dovere  nostro  di  fame  speciale  menzione  ,  onde 
renderla  jjiii  nota  agli  amatori  del  vero  bello  e  darne 
altresi  iin*^  idea  a  coloro,  che  abbastanza  fortunati 
non  fossero,  per  poterla  acquistare  ed  averia  libe- 
ramente  alle  niani ,  essendo  la  rnedesima  di  xm  prezzo 
proporzionato  alia  raagaificenza  della  esecozione. 


■A'    i''*i  . 


a88  LE  i!n\n<; 

Sotto  due  aspetti  dehbono  consuleiarsi,  a  nostro 
avviso  ,  le  cdiziom  di  questo  geiicre  :  sotto  quello 
del  materiale  ,  o  sia  della  niecciinica  eseruzkme 
deir  opera ,  e  sotto  quello  del  formale,  o  sia  delle 
cure  ingegnose  che  costituiscono  il  merito  intrinseco 
deila  ristampa. 

Dal  lalo  del  materiale  presentasi  questa  edizione 
con  tutti  i  carattcri  di  splendidezza  e  di  lusso.  For- 
ma grandiosa,  carta  sctltissima,  bianchissinia,  ci- 
lindrata ;  caratieri  nnovi ,  bella  disprsizione  delle 
pagine,  margini  aniplissinii ;  questi  sono  i  pregi  che 
si  ravvisano  al  primo  aprire  diel  libro.  Ma  questo 
non  e  tutto  ancora.  L'  edizione  e  arriccliita  di  al- 
cune  tavole  in  rame,  preziosissime  tanto  per  i  sog- 
getti  che  rappresentano  e  gli  originali  dai  quali  sono 
pigliati,  quanto  jser  Y  intaglio  eseguito  da  cclebri 
artisti ,  e  solo  saiebbe  desiderabile  che  tutti  fosscro 
«tati  intagliati  a  bulino  ,  siccome  lo  sono  i  ritratti 
di  Laura  e  del  Pctrarca.  11  primo  di  questi,  tolto 
da  un  oris;inale  ce'ebre  di  Sitnone  Blenimi ,  e  stato 
con  somnia  cura  inciso  dal  valentissimo  Raffaello 
Morghen ,  il  di  cui  nonie  solo  basta  a  mostrare  1'  al- 
tissiHiO  prrgio  dell'  opera.  Bellissimo  e  pure  il  ri- 
tratto  del  Petrarcu ,  dipinto  da  Guarienti  fin  era 
inedito,  e  con  molta  franchczza  pittorica  inciso  da 
Mauro  Gandolfi.  In  fronte  alia  parte  prima  delle 
rime  trovasi  il  disegno  della  solitudine  di  Valchiu- 
sa  ;  precede  la  seconda  parte  del  canzoniere  la  so- 
litudine di  Selva-piana ,  perche  non  lungi  da  quella 
il  poeta  ricevette  I'annunzio  della  morie  di  Laura\ 
in  fronte  alia  terza  parte  ,  che  contiene  i  trionH  , 
e  collorala  la  vedata  della  solitudine  di  Arqua,  per- 
che il  Petrarca  la  maggior  parte  ne  compose  in 
quella  solitudine  \  la  veduta  di  quella  di  Linteriio 
presso  Milano  precede  la  parte  quarta ,  per  essere 
il  poeta  nel  tempo  che  cola  abitava  pervenuto  alia 
mago^iore  altezza  della  fama  sua  chiarissima;  e  final-s 
mente  innanzi  al  trionfo  della  morte  trovasi  il  mo- 
Rumeuto ,  che  e  in  Arqua ,  ed  innanzi  a  quello  deUa 


DEL    PETRARCA.  S89 

fama,  il  monumento  che  e  ia  Padova.   Tutti  questi 
disegtii  di  vedute  e  moaumenti    sono    opera  di  va- 
lenti  artefici,   e  sono  stciti  incisi  ad  acqna  tinta^   uno 
dal   defunto  Bigatti  ^    g,li    alcn    da   Federico  Lose  in 
Milano ;     la    veiluta    de'la    solirudine    di    Linterno   e 
stata  ron  molta  cnra   disegnat.t    dall  impares^giabile 
nostro   Gio.   Migliara  ,  cosicche  .pao  Milann  glnriarsi 
di  aveie  contribuito  alia  splendidezza   di  ;jue&ta  no- 
bihssinia  edizioiie.    II   fac  simile   che    si    trova    alia 
pag.   358   del  pnmo   volume,  e  che  presenta  le  otto 
linee  scritte    dal    poeta    nel    codice    \  irgiliaao  della 
Biblioteca  Anibrosiaiia ,    e    stato    diligeutementf"  co- 
piato  da  Emaiiuele  5coffJ ,  sotto  rispezione  delTedi- 
tore  niedesimo.  Non  rimane  aduncjue  cosa  alcuna  a 
desiderare  da  questo  lato,  esst-ndosi  adornata  qae-ria 
edizione  ,  sicconie  conveniva,   di  que'le  sole    tiouie 
che    un    interesse    imnudiato    destare  potevano   nei 
leggitori ,  e  non  con  atUtt..ta    profusione  ,    cosircjie 
r  eieganza    e    T  utilita  non  vengnno  in  airun  niodo 
pregiudicate  dalla  sobrteta  e  dalla    discrezione.  In- 
terpret! noi   delle  pnbbliche  brame  ,  non  dissiniule- 
remo  che    alcuno  avrebbe  deskierato    piu   pon'p'isa 
la  parte  tipogratica ;   qn<^sta  pcro  non  puo  djrbi  del 
tutto  inelegante,  ne  si  puo  impugnare    la    bel!e7za 
e  la  proporzione  dei  diversi  caratteri ,    sebbene  al- 
cuna maggiore  dihgenza  sarebbe    stata    opportuna- 
mente    impiegata    negli    spa?]    o   nelle  distanze  dei 
caratteri  niedesimi  ,   delle  quali  si  e  spesso  trascurr.ta 
la  eguaglianza ,   il  che  s;:lta  agh    occhi    a    dirjttura 
nella  parola  adornata   della    prnna    faccia    dnpo  il 
frontispizio.  Ma  cjuesti  pic(  loli  nei,  se  tali  possono 
pur  dirsi ,    sono    grandiosaineate    conipensati    dalla 
corrozione  del  testo  di  tutta   T opera,  procurata  non 
dalP  editore  solo ,    nia   da    una    coramissione    di  tre 
valenti  correttori,  cosicche  pno  assicuiarsi .  rhe  al- 
cun  errore  non  trovasi  in  quii"  due  grossi   volutin,   e 
questo  libro  potra  annoverarsi  tra    i    tre  o  qiiattro 
che  a  notizia  dei  bibliografi  esistono  scevri  da  qua- 
lunque  erroie  tipograbco.    Questo   niento ,  grande 


per  se  stesso,  diventa  anrora  mnggiore  ove  si  ri- 
Betta  ,  die  questa  e  V  edizione  di  un  celebre  clas- 
tico  italiano. 

Venendo  ora  alle  cure  letterarie  che  Teditorelia 
postn    a    f(uesta    edizione,    nc'.la  quale  per  molti  e 
mt'lii  anni  si  nuo   diie    avere    egli    occupatn  tutti  i 
suoi  stud)   e   tutto  V  uonio  ;    coniinceremo    dal    fare 
alrun  ccnno  della   prefazione ,    siccome    quella    che 
indica    il    nietodn    da  esso    trnnto  neila   esecuzione 
di  questa  grande  impresa.  Moki  errori  eransi  intro- 
dotti  nelle   edizioni  del  Fetrarca  o  per  V  ignoranza 
dei  copisti,  o  per  la  negligenza   df' tip ograli,  o  per 
r  arbitrio     (  e    si    sarebbe    pure    potuto    in    questo 
luogo    aggiugnere  e  talvolta  per    V  Ig^noranza   o    la 
trascuratezza  )    degli    editori ;  e    sebbene    emendate 
fossero  alquanto  quelle  del   Volpl^  del  Bandini^  del 
Serassi  e  del  Morelli^  pure  ritrovati  aveva  il  Mar- 
sand  in  esse  aicuni  passi,  che  a   lui    non    parevano 
del    tutto    proprj    di    si   eccellente    poeta.    Si    volse 
egli  al  confronto  delle  prime  che  erano  state  date 
in  luce,  secondo  che  si  leggeva  ne' manoscritti  au- 
tograti    del    Fetrarca    medesimo    allora    esistenti,    e 
cominciando  dal  noto  verso  del   sonetto  2o5 

Arbor  vittoriosa  trionfale 
trovo  clie  anche  gli  nltinii  pin  accurati  editori  stac- 
cati  si  erano  dalla  sincerita  della  primitiva  lezione. 
Bestitui  egli  per  questo  mezzo  molti  passi  alia  loro 
primitiva  integrita ;  e  questi  egli  presenta  in  fine  della 
prefazione  niedestma  colla  lezione  comune  a  fronte , 
onde  concesso  sia  ai  lettori  il  discoprirne  e  consi- 
derarne  le  ditferenze.  Non  ns6  manoscritti,  perche 
non  potendosi  abbastanza  provare  essere  essi  imme- 
diataniente  copiati  da  autografi,  allora  solo  potreb- 
bero  servire  ,  qualora  mancando  o-li  autoo-i-afi  me- 
oesimi  o  anche  la  copia  iijimediata  di  questi,  non 
vi  avesse  neppure  edizione  alcuna  fatta  su  di  un 
autografo.  I  codici  altronde  non  tratti  da  autngrafo, 
pongono  senipre  in  dubbio  V  autenticita  della  loro 
lezione ,  ed  il  pericolo  fanao  nascere  akresi  che  si 


DEL    PETR\RCA.  29I 

icelga  la  lezione  al  giu:lizio  dell' editore  piubella, 
e  tioa  la  piu  vera  e  genuina  ,  il  die  il  Marsand 
diinostra  con  buone  ragioni  e  con  esempj. 

Tre  crede  egli  essere  le  edizioni,  che  da  autografo 
o  da  scritti  d.  1  poeta  stcsso  rivedud,  tratte  fuioiio  e 
pubblict^ite;  qadla  di  Padova  di^l  1472  per  Martino 
de  septem  arboribus  ^  la  prima  di  Aldo  del  i5oi  , 
c  quella  delio  Stagiiino  stampata  in  Venezia  nel 
i5i3,  delle  qaali  T  ultima,  sebbene  caduta  in  to- 
tale  dini'^nticatiza  ,  conserva  tutta  la  sua  natia  pu- 
rita.  Egli  prova  il  merito  loro  ,  o  sia  la  loro  deri- 
vazione  dai  testi  origlrtali  ,  coUe  sottoscrizioni  che 
stanno  in  fine  di  ciascheduna;  colla  buona  fede  con 
cui  manifestamente  vedesi  in  esse  ricopiata  la  pri- 
mitiva  scrittura  ,  e  coll'  ammirabile  conformita  di 
Iczioni  ,  che  quasi  sempie  tra  di  esse  si  riconosce, 
non  potendosi  neppure  sospeLtare  che  V  una  sia 
8tata  ricopiata  dalP  altra.  Dubito  bensi  il  Marsand 
a  quale  delle  tre  dovesse  appigliarsi  ,  ed  in  questo 
dubbio  debbero  di  ritenere  la  lezione  comune  , 
sebbene  non  conforme  se  non  se  ad  una  delle  edi- 
zioni sopra  dette  ,  e  trovandola  difforme  da  quelle 
tre ,  di  esse  fece  uso  per  restituirla  alia  primiera 
sua  integrita. 

Non  credette  egli  opportune  d'  illustrare  con 
comenli  le  cose  gramma ticali  ,  ne  le  storiche  o  le 
poetiche ;  ma  pose  animo  a  mettere  in  luce  una 
cdizione  delle  rime  del  Petrarca  per  quelli  che  gii 
ne  comprendono  le  bellezze  tutte  anche  piii  recon- 
dite. Non  ommise  tuttavia  di  apporre  a  ciascun  so- 
netto  ed  a  ciascuna  canzone  un  breve  ar^omento , 
e  pose  in  tutto  il  testo  le  virgole  e  i  punti  in  tale 
maniera,  che  abbiasi  a  discoprire  le  bellezze  della 
poesia,  ed  a  comprendere  la  forza  tutta  dei  con- 
cetti che  si  contengono  in  ciascuna  parte  dei  com- 
ponimenti.  Le  ommissioni  dei  punti  e  delle  vir- 
gole in  alcuni  luoghi  ,  i  quali  sembrauo  in  tutto 
consimili  ad  altri  ai  quali  si  sono  apposti ,  non 
serve  che  ad  indicare    la  ditiereuza  di  un  passo  e 


a()2  rE    RIME 

tlell'viltro;  e  non  solo  con  qnesio  mezT^o  si  spieG;a 
la  mente  del  p  eta,  ma  si  danao  a  vedeie  altresi 
Ic  pii!i  {ine  ed  arcane  hellezze  del'a  composizione. 
Trovasi  t;\lv'>lta  ia  ([u^sta  edizione  la  parola  mede- 
sima  in  vnrio  modo  scritta  ,  come  virtu  e  vertii  , 
tiene  e  yene ,  pen^iero  e  pensero ,  iiifiammare  ed 
enfiammare ;  oosi  voile,  dice  re<lit'>re,  il  poeta, 
e  rosi  dobbiamo  volere  ancor  noi  ;  e  qui  si  muove 
a  rombattere  V  opinione  di  quelli  die  soglioiio  ri- 
gcttnre  le  voci  da  essi  dette  antiquate  ^  e  solo  in- 
trodotte  le  credono,  perche  la  nostra  lingua  a""  quel 
tempi  non  era  salita  a  quelT  alto  grado  di  per- 
fezione,  al  quale,  come  essi  credono,  e  pervenuta 
ai  di  nostri.  Osserva  egli  ,  che  il  poeta  scrisse  in 
alrnn  luogo  pensiero  e  virtu;  sapeva  egli  dunque 
scrivere  come  ora  si  scrive  ,  e  se  diversamente 
scrisse  in  altro  luogo,  egli  non  lo  ftce  a  caso,  ma 
con  particolare  avvedimento  ,  forse  per  la  dolcezra 
e  la  2;razia  del  verso.  Questo  conferma  egli  con 
alcuni  esempj ;  e  probabilmente  non  trovera  se  non 
pnchi  Tosrani  per  avventura,  die  non  si  conformino 
al  di  lui  awisamento. 

Chiude  egli  la  sua  preCizione  col  rendere  conto 
dclle  cure  die  si  e  piglinto  per  la  parte  bibliogra- 
fica,  calcografica  e  tipografica,  e  per  arricdiire  altresi 
questa  edizione  con  una  nuova  vita  del  Fetrarca , 
raccogliendo  solo  ed  ordinando  in  breve  conipendio 
tutti  que'  pnssi  principali  delle  opere  latine  del 
poeta,  ne' quali  favelia  di  se  medesimo  ;  anzi  quei 
passl  mcdrsimi  egli  tradusse  in  volgare,  studiandosi 
tli  avvicinarsi  a  quella  semplicita,  dignita,  gravita 
e  quasi  andie  non  ispiacevole  ruvidezza ,  di  die 
e  fatta  la  nviniera  dello  scrivere  latino  del  Pe- 
trarca  medesimo. 

Segnono  le  lezioni  die  in  questa  nuova  edizione 
sono  rimesse  nel  canzoniere  secondo  il  testo  delle 
tre  lodate  edizioni  1472,  i5oi  ,  l5i3,  sotto  a 
ciascuna  delle  quali  si  rontengoao  le  lezioni  comu- 
ni    &  quasi    comujii ,  cioe    quelle    che  s'  incontrano 


DEL    l^feTRARCA.  298 

nelle  edizioni  del  Volpi^  del  Bandiiii^  del  Serassi 
e  del  Morelli.  Queste  lezioni  sono  al  numero  di 
quarantadue ,  ed  assai  opportuna  troviamo  la  loro 
collocazione  in  questo  luoo^o,  perche  una  edizioae 
spleadidissima  quale  e  qnesta,  noii  viene  per  tal 
modo  imbarazzata  o  deturpata  da  variant!  al  piede 
delle  pagine. 

Le  postjile  Petrarchesche  chp  i  fatti  riguardano  del 
poeta ,  compajono  sotto  il  titolo  di  Mernorie  della 
vita  di  Francesco  Petrarca  cK  egli  stesso  ci  la<icid 
scritte  nelle  opere  sue  latiiie.  Queste  sono  tratte 
dalla  edizione  delle  di  lui  opera  di  Basilea  dell' an- 
no 1554,  dalle  lettere  famdiari  di  lui  stampate  in 
Lione  nel  1601  ,  e  vi  si  trova  pur  anco  quella 
tratta  dal  odice  Virgiliano  deirAmbrosiana.  La  tra- 
duzione  e  fatta  con  tale  studio,  die  si  puo  credere 
di  udire  le  cose  narrate  dalla  bocca  medesinia  del 
Petrarca. 

Contiene  il  primo  volume  la  parte  prima  del 
canzoniere  con  un  indice  a^fabetico  delle  Fame 
scritte  in  vita  di  Madonna  Laura  ^  che  quella  prima 
parte  compongono.  Seguono  quindi  le  dichiarazioni 
ed  illustrazioni  storico-crltiche  de'  ritratti,  delle 
vedute  e  delle  altre  opere  d'  intaglio,  che  si  con- 
tengono  nel  primo  e  nel  secondo  volume.  L'  editore 
si  e  fatto  perfiao  scrupolo  di  non  esporre  Tor  dine, 
con  cui  sono  collocate  le  stampe  delle  opere  d'  inta- 
glio, e  le  ragioni  die  a  tale  ordine  lo  determi- 
narono.  S'  impara  da  queste  illustrazioni  essere  il 
ritratto  del  poefa  tratto  da  una  pittura  a  fiesco  di 
una  casa,  dov'egli  soleva  al^itare  in  Padova,  nella 
quale  era  egli  dipinto  colle  mani  giunte ,  in  atto 
di  orare  innanzi  la  Vergine ,  so  non  da  Qaarienta 
medesimo  ,  che  pero  era  di  lui  coniernporaneo , 
almeno  da  alcuno  di  quella  scuola,  Essendo  stata 
quella  casa  nelle  successive  vicende  demolita ,  passo 
quel  pezzo  di  muro  nel  palazzo  Selvatico  ^  e  quindi 
per  dono  fattone  dalP  ultimo  possessore,  nella  sala 
del   Vescovi   di  Padova,   ove   trovasi    decentemente 


2()4  '"*■  ^'*i^ 

riposfa  con  una  iscrlzione  relativa  al  dono.  II  ri- 
tratto  pure  di  Laura  puo  dirsi  tin  ora  inedito ,  per- 
che  tratto  da  una  tavola  della  casa  Piccolornini  Bel- 
lanti  di  Siena ,  della  quale  solo  alcuni  coiitorni 
erano  stati  pubblicati  dal  cav.  Cicognara.  Cou  buoni 
ara^omcnti  prova  T  editore  essere  quest'  opera  di 
Simone  3Iemmi ,  ed  essere  il  vero  ritratto  di  Laura. 
Chiunque  ha  veduto  la  miniatura  sopra  pergamena 
fiittane  da  Emaiiuele  Scotti ,  non  ha  potuto  che 
tributare  a  quell'  opera  grandissime  lodi ,  e  mold 
la  dissero  quasi  miracolosa  -,  e  questa  ha  servito  di 
escmplare  al  nobilissimo  intaglio  di  Morghen.  II 
dises^no  della  solitudine  di  Valchiusa  e  stato  toko 
dal  vero  ,  e  rifatto  poi  con  estrema  finitezza  e  con 
molto  spirito  dal  sig.  Migliara.  II  fac  simile^  oltre 
jl  presentare  la  forma  genuina  del  carattere  del 
porta  ,  serve  altresi  a  provare  ,  che  mai  quelle 
poche  linee  scritte  nel  Codice  Ambrosiano  non  fu- 
rono  nelle  edizioni  riferite  genuinamente  quali  sono 
neir  orig^inale.  La  veduta  della  solitudine  di  Linter- 
no  (the  per  verita  poteva  dirsi  un  casale  anziche 
«n  villa2;2;io  )  destera  alcun  interesse  ne'  Milanesi ,  i 
quali  in  quel  nonie,  adottato  forse  da  Petrarca  per 
alruna  riniembranza  della  villa  di  Scipione.,  ravvi- 
Beranno  (\ue\  luogo  basso  ed  umido  detto  dai  con- 
tadini  Lnterna^  luverna  o  anche  Lnferna^  come  sotto 
il  nome  d'  Inferno  trovasi  in  alcuna  carta  antica. 

11  secondo  volume  contiene  la  parte  seconda  del 
Canzonicre ,  o  sia  i  componimenti  del  Petrarca  in 
morte  di  Madonna  Ijuura;  la  terza  parte  delle  rime, 
cioe  i  trionfi ,  ai  quali  si  premette  un  breve  prologo  ; 
finalmeute  la  quarta  contenente  i  sonetti  e  !e  can- 
zoni  del  Petrarca  sopra  varj  argomenti.  Dopo  Tindice 
alfabetico  dei  componimenti,  come  nella  parte  prima, 
trovasi  la  Biblioteca  petrarchesca,  cioe  un'  accurata 
e  diligente  notizia  delle  edizioni  tutte  del  Canzo- 
nicre di  Francesco  Petrarca ,  la  quale  non  e  uno 
dei  pill  pircioli  ornamenti  di  questa  edizione.  11  cata- 
logo,  omle  evitare  \^  nojose  ripetizioni,  presentasj. 


DEL    PETRARCA,  3^5 

ingegnosamente  in  nn  quadro  di  sci  colonne,  la 
prima  delle  quali  indica  Fanno,  la  seconda  il  luo- 
go,  la  terza  lo  stanipatore ,  la  qiiarta  la  forma, 
la  quinta  il  carattere ,  la  sesta  il  comento  o  sia  il 
nonie  del  comentatore.  II  catalogo  suddetto  e  di- 
stinto  a  secolo  per  secolo ,  e  comincia  coll'  edizione 
Vindelininjia  del  1 470 ,  e  finisce  con  quella  del  Mav" 
sand  del  1820.  Segue  la  descrizione  bibliografica  e 
critica  delle  edizioni  medesime  con  tre  appendici, 
lavoro  di  grandissiraa  fotica,  e  die  grato  dee  riuscire 
a  tutti  i  bibliografi ;  nella  prima  appendice  si  espone 
la  serie  alfabetica  di  tutti  gli  spositori,  che  solo  alcuna 
parte  del  Canzoniere  comentarono ;  nella  seconda  il 
catalogo  parimente  alfabetico  delle  opera  di  varj 
scrittori  nelle  quali  si  parla  o  del  Petrarca  stesso 
O  del  suo  Canzoniere;  nella  terza  finalmente  la 
noti/ia  della  traduzione  in  diverse  lingue  di  tutto 
il  Canzoniere  o  di  qualclie  sua  parte. 

Da  questi  brevi  cenui  si  potra  facilmente  racco- 
gliere ,  che  nulla  piu  si  sarebbe  potuto  desiderare 
da  un  uomo ,  che  solo  coi  proprj  mezzi  ha  iutra- 
presa  un'  edizione  cosi  sontuosa ,  ed  a  quella  ha 
consacrato  per  lungo  tempo  tutti  i  suoi  studj  e  le 
sue  cure,  ed  a  questa  specie  di  nave  petrarchesca 
commesso  tutto  il  suo  patrimonio.  Noi  non  dubi- 
tiamo ,  che  compiuta  sia  Taspettazione  ,  nella  quale 
erano  da  gran  tempo  gritaliani;  che  i  letterati  gli 
sapranno  buon  grado  di  questa  sua  fatica  -,  che  tutte 
Ic  insigni  biblioteche  e  tutt'i  collettori  di  scelti  li- 
bri  si  faranno  un  pregio  di  acquistare  questa  splen- 
dida  edizione ,  e  che  trovandosi  cosi  pienamente 
avverata  la  predizione  fatta  nel  nostro  proemio  di 
quest'  anno ,  il  Petrarca  di  Marsund  sard  il  piic 
hello  che  esist(k. 


2C)6 


Due  Errata  Corrlge  sopra  nii  Testo  class ico  del  h  ion 
secolo  dclla  llns^iia.  —  MilanOy  1820,  i/i  8.°,  dalloL 
societd  de  Classici  Italiani. 


V. 


EDiAMO  con  piacere  il  cavalier  Monti  tornare  ia 
campo    e    I'iprendere  i  siioi  lavori   sulla  lingua. 

Qucsta  operetta  e  indirizzata  ad  Urbano  Lam- 
predi  con  una  lettera  scritta  con  tanto  buon  garbo 
che  crediam^  ornarne  la  nostra  Biblioteca  ripor- 
tandola  per  intiero.  Essa  non  parra  lunga  a  chi  sa 
gnstare  le  grazie  dello  stile  condite  dalla  venusta 
delle  parole  e  dalla  eviden:'-a   de'  pensieri. 

II  buon  circonciso,  a  cui  filasti  la  prima  delle  tue  let- 
tere  critiche  al  sigaor  Petroai  ititorno  la  mia  Proposta  , 
e  stato  SI  diligeiite  a  firae  il  recapito,  che  io  il  pensava 
gia  ito  alia  valle  di  Mimbre  a  visitare  l'  ara  d'  Abraino. 
Pur  quando  Tddio  voile,  finalraeate  ei  comparve ;  ma 
cosi  tardi  ,  cV  io  noti  curai  di  avvisarne  subito  la  rice- 
vuta ,  e  ringraziarteae ,  aspettaado  di  farlo  all'arrivo  della 
seconda.  Ora  che  non  pur  la  seconda ,  ma  anche  la  terza 
sono  in  mie  mani,  e  che  tutto  il  mio  desiderio  e  adem- 
pito,  comincero  a  saldar  teco  la  mia  ragione.  E  premesso 
che  molte  sono  state  in  ogn'  incontro  le  prove  della  tua 
leale  amicizia ,  diro  che  quest'  ultima  del  combattermi 
apcrtamente  ne' luoghi  della  Proposta,  dove  a  te  pare 
«lV  io  sia  andato  in  errore  ,  va  innanzi  a  tutte.  Percioc- 
che  r  impugnare  con  urbana  franchezza  le  opinioni  del- 
I'amico,  e  tenersl  slcuro  non  solo  di  non  ofFenderlo  , 
ma  di  piacergli  ,  e  argomento  di  stima:  ed  essendo  tu 
cima  di  letterati ,  io  m'  allegro  di  aver  ottenuta  la  tua 
per  questa  via.  Non  sono  un  granile  teologo  come  tu  * 
ne  gran  moralista:  nondimeno  anch'io  lessi  una  voka  il 
tuo  dottor  Agostino;  e  ini  si  scrisse  fin  d' allora  nell' a- 
nimo  una  sua  bella  sentenza ,  che  al  presente  nostro  caso 
torna  assai  bene :  Le  ferite  dell'  amico  sono  migliori  che  i 
had  dell'  inimico.  De'  quali  baci  ,  insej^.iati  gia  da  colui 
che  tradi  il  Maestro  nell'  orto  ,  e  poi  s'  irapicco  brava- 
mente  ad  un  fico ,  e  gran  cortesia  anche  al  di  d'  oggi : 
ii\a  la  pianta  di  quel  benedetto  fico   e  perduta. 


DUE    ERRVT.l    COKRICE.  H^f 

E  qui  a  proposito  di  sleali  am'ici  bisogna  che  per  de- 
bito  di  coscienza  io  ti  levi  del  capo  un  errore  in  cui 
una  falsa  voce  ti  ha  conJotto :  acciocche  ,  datasi  1"  occa- 
tioae,  tu  possa  onoratamente  porvi  riparo  ;  esseudo  cosa 
troppo  divisa  dal  candido  ttso  costume  V  affliggere  ia 
cambio  de'  rei  gl'  iniiorenti.  Nella  prima  delle  tue  lettere 
tempestando  de'  tuoi  disdegiii  rAnoaimo  die  ha  terape- 
stato  me  delle  sue  critiche  villanie ,  tu  1'  hai  spactiato 
uomo  lombardo.  Or  sappi  ch'  egli  e  veramente,  quale 
si  vanta  ,  uomo  toscano.  Sappi  ch'  egU  e  tuo  concittadi- 
no,  come  gia  coacittadino  e  parente  di  Diomede  fu  quel 
Tersite  di  cui  fa  vivo  ritratto  il  maledico  che  inteiidia- 
mo;  sa'vo  che  quelle  era  zoppo  e  gobbo  ,  e  questo  va 
diritto  della  persona  ,  come  fuso  ;  e  colla  difFerenza  che 
il  Greco  vomitava  alia  scoperta  le  sue  maldicenze ,  e  il 
tuo  Toscau'i  le  vomita  cheto  cheto  e  nascoso.  Sappi  final- 
mente  ch'  egli  e  un  quondam  nostro  carissimo,  di  quelli 
cioe  a  cui  I'  u'nana  prudenza  ,  secoodo  la  formola  degli 
antichi  dIs  MANrnrs  ne  nocsant  ,  e  tuttogiorno  costretta 
a  far  sacrifizj  col  rito  dell'  amicizia  E  quanti  io  ne  ab- 
bia  fatti  a  cestui  per  piu  anni  con  una  pazieuza  a  tutti 
maravigliosa ,  ma  senza  pro,  come  vedi  ,  e  soverchio  il 
centarlo.  Cio  ti  basti  a  tua  norma;  e  non  cercare  del 
resto.  II  fatto  e  si  laido  e  si  fuori  deU'cnesta,  che  tecca 
i  confini  della  briccenerla. 

Ripigliando  era  il  discorso  delle  censure  ,  onde  ti  placque 
onorarmi ,  ricevine  i  miei  sinceri  ringraziamenti.  Non  e 
questo  il  memento  di  separare  le  buone  dalle  non  bue- 
ne  ,  e  di  darti  io  pure  una  prova  della  mia  stima  col 
redarguir  le  seconde ,  e  provarti  che  la  Filosofia,  che  pur 
t'  ha  faite  priore  del  sue  collegio  ,  non  ti  ha  per  anclie 
perfettamente  guarite  di  carte  preoccupazioni  che  anneb- 
biano  il  bel  sole  del  tue  giudizio.  Ma  questi  vapori  spi- 
rati  da  un  eccessive  zelo  di  municipio  si  dilegueranno , 
Io  spero ,  alia  poaderata  lettura  del  qnarte  volume  della 
Proposta  che  si  va  stampando  a  gran  fretta.  Egli  e  tutto 
lavoro  del  figlio  dell' amor  mio  ,  cioe. del  mio  Perticari , 
alia  cui  forte  e  nobile  penna  due  gravisslmi  assunti  ho 
commesso.  L'uno  di  vendicar  Dante  delT  oltraggio  fatto- 
eli  da  colore  che  hanne  cuer  di  pens?ire  aver  egli  per 
odio  contra  Firenze  scritto  il  Trnttato  della  Volgar  Elo- 
quenza  ;  oltraggio  assai  piii  crudele  di  quelle  ch'  ei  gia 
vivo    sostcnne.     Forciocche    il    dannarlo    immeritamente 


SQS  due    errata.    CORr.IGE. 

all'esilio  fu  per  certo  gran  colpa  :  ma  graiulissima  il  tor- 
gli  iio[JO  morte  T  oaore  ,  e  predicaiulolo  neniico  alia  pa- 
tria,  gravarlo  del  piu  odioso  dei  noiui  e  hifamailo.  E  chi 
gli  la  questo  ?  chi  lo  pulililica  uii  pazzu ,  uii  fiinatico  , 
assereiido  ch'  egli  scrisse  qnel  libro  con  giudizio  osriirato 
dalla  passione?  I  dotti  del  suo  paesc  :  memre  da  ci.ujue 
secoli  r  miiverso  tutto  lo  giida  miracolo  di  sajjieaza  ,  e 
petto  santissimo.  E  quelT  atroce  ingiaria  perche  ?  Mi  ri- 
inango  dal  dirlo  ,  perche  tra  i  fautori  di  quell'  inoaesta 
accusa  e  forse  qualcuao  da  cui  non  voglio  ne  posso  ri- 
tirare  la  stiina  che  per  altri  bei  titoU  gli  professo.  Ben 
piacerai  di  veJere  die  quella  ingiustlssima  imputazioiie  a 
te   pure  ha  fatto  moiitar  al  naso   la  senapa. 

L'  altro  assunto  si  e  di  mostrar  vera  ,  incoacusse ,  ir- 
repugiiabili  le  dottrlne  di  quel  Tractato,  dichiarando  noa 
gia  con  metafisiche  sottigUezze  ne  con  ciance  ventose , 
ma  co'  inonumenti  e  co'  fatti  le  origini  e  la  storia  della 
commie  italica  lingua,  della  cui  usuroazione  e  giunto 
finalmente  il  tempo  di  render  conto,  e  di  nietter  fine 
all'  ignominia  della  nazione. 

Accorti  e  valentissimi  iiigegni ,  quali  ognuao  vl  sa ,  e 
fatti  audaci  dal  Bembo ,  da  voi  detto  il  balio  del  volgar 
fiorentino  (  quantunque  sia  fama  che  il  balio ,  tornato  in 
seano,  pentissi  di  quella  sua  vana  fatlca,  e  pria  di  mori- 
re  ne  dimando  perdono  alle  IMuse  )  ,  voi  Toscani  vi  siete 
arditamente  costituiti  assoluti  arbltrl  della  flivella.  E  noi  ^ 
reputati  armento  non  degno  di  essere  consultato  ,  noi 
Tllmenie  modesti,  e  scioccamente  creduli  all' infallibilita 
del  FruUone  ,  contra  il  grido  dell'  onore  e  della  ngione, 
sostenemmo  per  lungo  tempo  1'  obbrobrio  di  andar  ligi 
al  decreti  d'  un  codice  prepotente  ,  che  al  popolare  dia- 
letto  di  pochi  facendo  scluava  la  lingua  illustre  di  tutti, 
incatenava  in  ceppi  municipali  l'  universale  eloquio  ita- 
liauo.  Di  che  poi  venne  spessissimo  the  i  piu  profondi 
ed  utili  pensamenti  della  filosofia  per  una  frase ,  per  una 
parola ,  italiaaa  s\,  ma  sventuratamente  esclusa  dalla  Tra- 
moggia ,  riaiasero  poa  curati  o  derisi ;  uientre  le  piu  mi-» 
serabili  inezie  spruz7.Rte  della  sacra  firina  audavano  cla- 
morosamente  alle  stelle ,  e  i  pedanti  ballavano  per  alle- 
grezza  :  e  gridavano  a  tutta  gola  esser  cosa  piii  ardua  il 
cucire  quattro  eleganze  di  messer  Giovanni  dentro  iin 
periodo,  che  il  farsi  un  Oriani  ed  un  Volta  scoprendo  in 
cielo  ed  iu  terra  i  segreti  della  natura.    Ma  la  sprezzata 


DUE  ERRATA.  CORRIGE.  299 

Filosofia ,  soUevato  il  tnodesto  velo  che  la  copriva,  h« 
final  nieate  inostra  la  faccia  e  represso  quell' insolen' e 
triiiudio.  Finalmente  ,  malgrado  di  tutti  gli  oflTuscamenti 
delle  passioni  ,  1'  Italia  nell'  alto  della  menie  va  riponen- 
do  la  graa  verith  ,  che  ua  Vocabolario  essendo  la  tavola 
rappreseatativa  di  time  le  idee  d"  una  nazione,  alia  na- 
zione  intera  ,  e  non  a  qual  siasi  delle  sue  tante  frazioni, 
appartiensi  il  saacirne  la  conipiluzioue  e  T  a^jporvi  il  si- 
gillo  del  generale  consentimento.  E  questo  vero  sfaville- 
ra,  mio  buon  amico ,  a'  tuoi  occhi  in  tutta  la  luce  quaudo 
correlate  di  perpetui  incoutrastabili  fatti  (  e  dove  parlano 
i  fatti,  le  metafisiche  teorie  soiio  delirj  )  vedrai  la  Storia 
e  la  Critica  dimostrarti  die  questa  lingua  che  si  contra- 
sta ,  non  e  di  privato  ma  di  comune  diritto  ■■,  e  che  Dante 
e  il  Petrarca  I'abbellirono  ei  si,  e  la  crebbero,  e  la  le- 
varono  ad  alto  grado  di  perfezione  ,  ma  noa  la  crearo- 
no  ,  ma  noa  1'  appresero  nelle  scuole  toscane ;  ne  gia 
toscana  ,  ma  italica  seinpre  la  nominarono  ;  ne  per  due 
secoli  interi  dope  la  lor  morte  fu  mai  mosso  liti2;io  sa 
questo  tltolo  Che  s'  ella  nou  fu  vostra  al  tempo  di  quel 
gran  lumi  della  favella,  ne  uoaio  si  ardi  di  fiatare  contra 
quel  titolo  ,  vorrete  voi  avere  la  fronte  di  vantarla  e 
crederla  vostra  nel  secolo  dell'  Ariosto  e  del  Tasso  ?  So 
bene  esservi  stato  in  Toscana  chi  ponea  il  Morgante,  il 
Giron  Cortese  e  rAvarchide  sopra  il  Furioso  e  il  GofFredo: 
ma  quel  matte  giudizio  appeiia  nato  mori ,  ue  di  lui  ri- 
masero  che  le  befFe.  E  tornando  a  Dante  e  al  Petrar- 
ca ,  essi  non  erano  ancora  nati ,  e  1'  italica  lingua  era  gi» 
nelle  corti  ,  ne'  tribunali ,  nelle  cattedre  ,  ne' parlamenti 
e  negli  scritti  adulta  ed  illustre ,  e  in  florido  stato  gia 
sparsa  e  ben  coltivata  per  le  contrade  tutte  della  peni- 
sola  ,  e  gia  separata  da  quel  corrotto  parlare  della  plebe, 
che  voi  altri  ,  per  onor  delle  Crezie  Can^aldolesi ,  avete 
poscia  consacrato  nel  Vocabolario.  E  verita  cost  vere  chi 
ve  le  caata?  Quel  Petrarca  che  mai  non  iscrisse  liusua 
toscana  ,  ma  tutta  italiana  ;  perche  nscito  fanciullo  di  sette 
anni  della  terra  natia ,  meno  tutto  il  resio  della  sua  vita 
sott'  altro  cielo,  ne  fermo  mai  piede  suirArno  che  di 
momentaneo  passaggio ,  e  visse  diciott'  anni  Lombardo , 
e  Lombardo  voile  inorire.  Di  che  si  conchiude  ch'  egU 
ebbe  si  dal  suolo  toscano  e  l' ossa  e  le  polpe,  cioe  la 
vita  mortalcj  ma  non  l'  immortale,  Teducazione  dell'in- 
gegno ,  ne  quella  lingua  celeste  che,    per    usare    le    sufi 


30O  DUE    EP.RVTA    CORRtGE. 

parole,  trae  T  iiom  del  sepolcro  ;  qaella  lingua  di  cui 
egli  apprese  le  prime  leggiadrie  ,  nou  gia  fra  le  trecche 
di  Mercato  veccliio,  ina  nel  consorzio  del  gravi  filosofi 
di  Bologna,  illusire  seggio  a  quei  tempi  della  sipienza 
italiana:  il  che  nrnplissimamente  raccontasi  da  lui  siesso 
ilella  seconda  1.  X  delle  Semli.  E  piu  ve  le  cauta  quel 
Dame,  che  pregiavisi  di  aver  avuto  a  maestri  dell  eletto 
parlare  noa  gia  i  Toscarai,  ma  i  Siculi  e  i  Bolognesi ;  e 
per  guanrvi  ,  siccome  dice  egli  stesso ,  dflla  pazzia  di 
arroisantcniPnte  attrihuirvi  il  titolo  d'l  vol^arr  illustre ,  scrisse 
quel  Trattato :  il  quale,  fiache  il  aome  della  loquela  ita- 
lica  durera,  snra  T  eienio  immobile  scoglio  al  cui  piede 
tntte  quelle  arroganze  municipili  si  spezzeranno.  E  cio 
clie  Dante  per  morte  non  poie  fiaire  di  mostrare  ,  il  mo- 
strera  Perticarl  con  tale  e  taata  furza  di  prove  che  ,  ovua- 
que  la  ragione  tien  fpontej  fara  calaie  le  ali  per  sempre 
alia  contrjria  opinioiie :  percio  alia  riposata  leitura  di 
quella  Daiitesca  difesa   io  t'  aspetto. 

Pochi  avranno  V  altezza  di  animo  di  coiifessarsi  vinti 
dal  vero;  ma  tu  l' avrai  ,  se  male  non  ti  ho  couosciuto 
fill  era  5  o  se  pure  non  hai  mutata  natura :  die  tuo  idolo 
fu  sempre  la  verita ,  e  sempre  ti  festi  befFe  della  luise- 
ra'^le  greggia  di  quei  meschini  che  stimano  turpe  cosa 
quee  imberbes  didiccre ,  series  perdenda  fatcri.  E  allora  mi 
rendo  sicuro  che  farai  a  quelle  tue  toscane  dottrine  ua 
piccolo  Errata  Corrige. 

Eccone  intanto  due  altri  d'  altra  natura  :  1  quali  nel 
presente  conflitto  delle  opinioni  intorno  alia  supremazia 
della  Crusca  non  saranno  afFatto  disutili  a  determinare  il 
grado  di  fedc  che  alia  sua  autorita  dohbiamo  concedere. 
Cadono  essi  sopra  un  testo  di  lmg«a  magnificato  dal  SaU 
viati  ,  citato  dagli  Accademici  ,  pubblicato  da  uno  dei 
Dodici  ,  col  segno  di  tutta  purith ,  IL  Piu'  BEL  FlOR  NE 
COG  LIE,  in  mezzo  alia  fronte  :  sopra  uu  libro  cioe  che 
nscito  tutto  fresco  del  tempio  in  cui  si  couserva  il  rapito 
Pilladio  de  la  favella  /  si  fa  indizio  sicuro  della  religiosa 
attenzione  con  cui  quel  sacro  deposito  e  (  ustodito  ^  e  ci 
porge  a  ua  tempo  medesimo  la  misura  delle  speranze  su 
le  quali  dobbjamo  promeiterci  ben  condotta  la  nuova  Ri- 
fornia  del  Vocabolario,  Tu ,  valente  cntico  e  mateinati- 
co  ,  saprai   meglio  di  me  calcolarle. 

latanto   Italia   tuita   fa   plauso    al    senno    degli   Accade- 
•uci  che  a  conforto  della  lore  nobile  iinpresa  han  saputo 


DTTE    ERRATA    CORRICE.  3oI 

nierltarsi  I'onore  di  aver  a  collega  il  Reale  Eiede  del  tro- 
no  toscano.  La  prima  prosperita  delle  lettere  venne  seiii- 
pre  dal  padrocinio  lor  conceduto  dall' illuminata  sapienza 
de'  Principi  \  come  della  vera  gloria  de'  Frincipi  fu  seni- 
pre  tntrice  e  propagatrice  la  peuna  dtgli  scrittori  ^  t 
quali  da  un  polo  all'  altro  parlando  a  lulie  le  geuti  go- 
.\eruano  I'opmion  pubMica,  e  preparano  i  documenti  su 
cui  la  giusta  jiosterita  coiupila  gl' iiiesorabili  suoi  processi. 
"Verita  cui  niostra  di  ben  intendere  1'  angusto  Sapieiite 
die  or  ia  lieata  del  sue  dolte  governo  la  teira  toscana , 
e  che  favorendo  i  nobili  ingegni  di  che  1' Etruria  e  seui- 
pre  feconda,  non  avra  bisogno  dello  splendore  del  trono 
ond'  essere    glorioso, 

Nel  porre  la  niano  a  questo  critico  esame  ml  andava 
pel  capo  la  fantasia  di  guidarlo  a  legge  di  dialogo  tra  noi 
due,  e  di  assegoarti,  cone  Tcscaiio  ,  la  pane  di  difen- 
sore.  Ma  vedendo  che  avrei  posta  a  troppo  duro  cimento 
la  carita  del  nutio  loco ,  mi  prese  compassione  del  mio 
Lampredi  ,  e  mi  tolsi  giu  di  quel  pensiero.  E  piu  sgo- 
memomml  la  diflicolta  di  metterti  in  bocca  parole  degne 
di  te  con  quel  lepore ,  con  quella  naturale  tua  grazia  di 
motteggiare  che  un  di  rendea  si  saporiti  i  dialoghi  del 
Poligrafo.  E  tuito  Ijrio  e  scaltrezza  e  anche  quelle  che 
fra  L.  e  M.  fai  seguitare  alia  terza  delle  tue  lettere.  Ne 
attendo  la  continuazione.  Ma  bada  :  non  fare  che  M.  meni 
buona  a  L.  la  sentenza  che  Fisicoso  sucni  lo  stesso  che 
Fisico :  perche  se  I\I,  si  presenta ,  fa  conto ,  a' suoi  ono- 
randi  colleghi  "Volta  e  Breyslak,  e  lor  dice:  Vi  saluto , 
prestantissimi  lisicosi ,  ei  corre  pericolo  d'  aver  in  capo 
quattro   lamine   della  pila   e   un   catollo  di  stalattite. 

Abbiti  dunque  in  persona  tutta  mia  li  due  Errata  Cor- 
rige  sopraddetti;  e  nell' offerta  che  te  ne  fo  abbiasi  il 
pubblico  una  solenne  tesiimonianza  della  schietla  amicizia 
che  mi  ti  lega.   Sta  sano. 

L'  operetta  che  e  prcsa  di  mira  da  quella  del 
nostro  autore  e  il  Volgarizzamento  delle  Pistole  di 
Ovidio^  Testo  del  biion  secolo  della  lingua  citato 
dagli  Accademici  della  Crusca  —  11  piu  bel  fior  ne 
coglie.  —  Firenze ,  3819,  presso  Angiolo  Garinei. 
Ecco  come  V  autore  si  fa  strada  a  trattar  1"  argo- 
mento  prima  di  \enire  di  pavticolari  tielle  sue  cri- 
tiche .  ^ 


30*  DUE    ERnA.TA    CORRIGE. 

Di  qaesto  Volgailzzameato  ,  il  cui  autore  vuolsl  fiorito 
•irca  il  i35o,  il  S.ilviati  parla  cosi  —  Le  Pistole  cCOvi- 
dio  crediamo  che  dal  latino  fosser  volgarizznte  ,  e  anclie 
molto  mesilio  che  non  coscwnavano  in  quell'  eta.  Sono  di 
tintica  €  pura  favella,  rfficacissima  e  di  gran  vivczza.  Con- 
isentaaea  a  cosi  niagnifioa  lode  e  la  stiina  che  ne  i\x  fatta 
dagli  Accademici  della  Crusca ,  i  quali  piii  die  dugeato 
ciiiqaauta  volte  il  citaroao  nel  Vocabolario.  SuH'autorita 
di  giu  lici  St  revereiidi  si  fa  duiique  degna  di  molta  com- 
meiiJazione  la  cura  dell'egregio  lore  collega  il  sig.  dottor 
Luigi  Rigoli  nel  danie  sopra  un  testo  citato  dagli  Acca- 
demici uaa  nuova  edizioae,  onde  cessar  il  raramarico  delle 
clue  pessime  antiche  che  n' abbiamo ,  e  fortunatauiente 
rarissime. 

E  nel  vero  molta  fama  degli  scrittoi-i ,  che  int)anzi  al- 
r  invenzione  della  stampa  fnrono  in  fiore ,  giacendo  im- 
raeritamente  sepolta  fra  la  polvere  delle  biblioteche  \  e 
nella  nostra  mortal  condizione  null'  altra  cosa  riraanendo 
viva  di  noi  che  il  pensiero  per  la  virtu  dell'  ornata  pa- 
rola  che  lo  racchiude,  e  rende  immortale  nelle  scritture 
il  nostro  nome  e  l' altrui  ;  a  noi  pare  che  adempiano 
quTsi  ollicio  di  creatore  e  facciano  opera  generosa  e  in- 
sieme  pietosa  quel  dotti ,  die  involando  alle  teuebre  della 
dimenticanza  questo  prezioso  patrlmonio  dell'  umano  in- 
telletto ,  in  bella  luce  il  producono,  e  con  accurate  edi- 
zioiii  nvocano  le  morte  carte  alia  vita. 

Ne  tra  queste  alcuno  vorra  che  non  sia  da  tenersi  in 
pregio  anche  il  presente  Volgarizzamento,  se  dal  lato  il 
consideri  della  lingua.  Perciocche,  fatta  separazione  degli 
nrcaismi  e  degl' Idiotismi,  de' quali  e  abbondantissimo  (c 
conviene  considerarli  come  frutto  proprio  di  quell'  eta, 
nella  quale  il  piii  degli  gcrittori  non  ungues  ponere  curat, 
Non  ba  bam ....  et  balnea  vitat)  ,  nel  resto  e  da  confes- 
sarsi  che  piano  e  soave  e  il  procedere  della  sintassi,  sin- 
cera  la  proprieta  delle  parole ,  naturale  la  loro  conimet- 
titura,  qualche  volta  scelta  la  frase  ,  e  felice ,  general- 
meate  parlando ,  la  condizione  dello  stile.  Ma  fatta  ra- 
gioae  a  tutte  le  sue  lodevoli  qualita  ,  rimane  a  ved&re 
se  I'oro  che  in  codesta  tniniera  potrebbesi  razzolare  valga 
I'afFanno  di  purificarlo  dal  molto  loto  in  che  si  ravvolge. 
Di  pivi  se  quest'  oro  sia  sofficiente  a  pagare  la  nausea  e 
r  indignazione  degl' infiniti  grossolani  spropositi  del  vol- 
garizzatore  nell'iuterpretaziond  del  testo  latino,  «  scusai^e 


DUE    FRRATA   CORRIGE.  3o?> 

i*  ablto  vile  In  che  di  continuo  ei  traveste  i  piu  no- 
bili  sentinienti,  cosi  vile^  cosi  pleheo ,  che  quella  lode 
superlativa  del  Salyiatt  si  trova  ad  ogiii  voliar  di  fogUo 
buginrda. 

Prima  adunqiie  di  raccomandarlo  ai  bramosl  del  Vjello 
ecrivere  sia  peiniesso  1' esaminario.  II  Rigoli  giurando  sulla 
parola  di  quel  grande  avvocato  del  volgar  fiorentino,  non 
dubito  di  gridarlo  superiore  a  tutti  gli  altri,  Wa  se  per 
avventura  a  noi  verra  fatto  di  ])en  dimostrare  che  co- 
testo  suo  principe  degli  antichi  volgarizzatori  e  uii  idiota 
dei  piii  solenni ,  lasceremo  al  discrete  lettore  il  decidere 
fin  a  qual  punto  gl'  idioti  si  debbono  prendere  a  sicuri 
maestri  di  bella  lingua.  E  poiche  nelle  opere  di  ainena 
letteratura  e  da  procurarsi  precipnamente  la  grazia  e  il 
diletto ,  pregheremo  che  ci  venga  insegnato  il  segreto  di 
rendere  graziosa  all'  animo  nostro  la  lettura  delle  gofFag- 
gini  e  dilettevole  quella  degli  spropositi ;  e  tali  che  se 
cadessero  di  bocca  ai  fanciulli ,  la  frusta  d'  Orbilio  tem- 
pesterebbe.  Vedremo  appresso  se  il  Rigoli  ahbia  saputo 
ben  leggere  il  testo  noruiale  della  sua  edizione.  Ei  dice 
di  essersi  impegnato  a  farvi  dei  lavori ,  spianando  ogni  dif- 
ficolta  con  quella  diligenza  quanto  ha  potuto  maggiore :  pa- 
role della  sua  prefazione,  ne'la  quale  gli  esimii  censori 
deU'Accademia  attestano  non  aver  trovata  cosa  alciina  con- 
traria  alle  regole  delta  lingua:  e  il  piccolo  brano  che  ne 
abbiamo  or  ora  spiccato ,  attesta  bastantemente  la  gene- 
rosita  del  giudizio.  Ma  se  qui  del  pari  ci  awerra  di  ino- 
strare  che  il  Rigoli  anzi  che  nettar  le  stalle  d'Augia  ne 
ha  cresciuto  lo  stabbio  ,  mirabilmente  ingannandosi  nelle 
lezioni  del  testo ,  non  ci  verra ,  speriamo,  disdetto  di  ca- 
varne  alcune  conseguenze  che  risguardando  la  correzione 
del  Vocabolario  inculcata  nella  Proposta ,  si  troveranno 
assai  opportune  ,  e  scopriranno  ai  lettori  la  fonte  dei  tanti 
errori  in  quella  grand' opera  insinuati.  Coll' onesta  liberta 
adunque  che  in  si  fatte  materie  e  necessario  sempre  con- 
cedere  alia  ricerca  del  vero,  in  due  Errata  Corrtge  di- 
videremo  il  nostro  critico  esame  :  e  1'  uno  sara  dedicato 
agli   errori   del  volgarizzatore  ,  l' altro  a  quelli  dell"  editore. 

E  prima  di  metier  la  falce  in  questa  doppia  gran  mpsse, 
giovi  il  conoscere  la  fisonomia  del  nostro  Bocca  di  Lam- 
pana  (che  cosi  l'  autore  del  volgarizzamento  si  nomina 
nel  prologo  della  Fedra)j-  e    T  avremo    naturale    in   dvie 

£ibL  Jtal  T.  XVIII.  ao 


3C4  DtTE    EKP.A'tV    COT^BTOE. 

trattt,  o*sia  in  clue  picci)le  niostie  della  sua  manicra  di 
traslat.iie :  conosciuta  la  quale,  si  ftirh  piu  credibile  la 
incredibile  stranezza  de'  suoi  abbagli.  E  acciocche  ne 
riesca  lucida  e  plena  la  dinioslrazioue  (  amaiido  noi  di 
peccare  nel  soveichio  della  chlarezza  piu  presto  che 
cercar  lode  di  brevita  col  pericolo  che  Orazio  ne  mi-' 
naccia  di  cader  nell'  osciiro )  terremo  questa  via  di  con- 
frovito.  Porreino  primierame-ite  ,  come  pietra  di  paragone, 
il  resto  latino:,  indi  la  sua  letterale  versione  seguita  tal- 
volta  dalla  poetica  ,  onde  allegrare ,  se  sark  possibile  , 
di  alcun  fiore  1"  alpestre  cummino  in  cui  ci  mettiamo. 
Rischiarnto  cosi  il  testo  latino  ,  recheremo  il  testo  del 
Yoignrizzaiuento ,  in  cui  giace  la  colpa  che  deesi  porre 
iu   veJuta. 

Noi  non  segiiiremo  in  tutti  i  loro  partict>lari  quc- 
ste  coriezi'iii,  ma  ci  limileiemo  a  dire  che  sono 
tutte  ragioiievoli,  evidetiti .  e  che  srnprono  ad  ogni 
pagina  e  qnasi  ad  ogni  hnea  orrendi  strafalcioni  , 
noil  tanto  di  bassa  grammatica ,  quanto  di  senso  c 
d'iiiterpretazionc  o  per  nie2;lio  dire  di  senso  coniune. 
Dopo  di  che  1'  autore  conchiude  questo  primo  Er- 
rata  corrige  con  queste  animate  parole : 

Ognuno  che  dritto  guardi  alle  cose  dette  e  mostre  fill 
qui  ,  se  non  vorra  uscire  del  giusto  ,  confessera  che 
noi  annunziaiido  in  cotcsto  volgarizzatore  ua  idiota  di 
gi'osso  pelo ,  non  alibiamo  fatta  frode  alia  verita.  Ne  si 
creda  che  il  sacco  siasi  voto  pe' pelliccini :  perche  le  no- 
tate  stolidita  a  petto  delle  ommesse  sono  zero.  Clii  noi 
crede ,  apra  il  libro,  e  con  Ovidio  aiia  inano ,  esamina- 
tolo  passo  passo  ,  si  accorgeih  noi  essere  stati  censori  di 
larga  manica.  Se  taluno  poi  di  colore  che  per  odio  della 
cansa  migliore  stan  pronti  senipre  ad  assumere  ia  difesa 
della  peggiore  ,  sorgera  a  Ijiasiraarci  dell'  aver  noi  nel 
corso  di  questo  esame  usato  parole  di  troppo  spregio  e 
dis'Jegno  contra  il  Vdlgar.zzatore  non  meno  che  contra  il 
iuo  grande  panegirista-,  rispctto  al  primo  faremo  una  con- 
versione   rettorica   al   rijirensore  ,   e   direnio: 

Enirate  ,  signore,  nel  santuano  dell'AccadeHiia ,  che  si 
e  costitnita  assoluta  legisiairice  dell' universale  idioma  ita- 
liano.  Mirate  la  numerosa  e  venerabile  schiera  dei  santi 
padri  della  favella  ,  lia  i  quali  un' inlinita  moltitudine  di 
scoaosciuli  volgaiizzatori ,  sul  cui  nome  e  miita  la  fama; 


DUE    ERRATA.    CORTtlGE  3c5 

perche  in  vita  noa  levaroao  di  se  ttessi  alcun  grido  che 
valesse  a  trarli  fuor  dell'  oblilio  ,  e  a  racconiandarli  alia 
scima  de'  poster!.  II  Ijisogtio  che  fa  I'accolta  di  timo,  qnel 
potente  e  sempre  vivo  bisogno  die  uato  dalP  avtdica  di 
imparare  rendeva,  avanii  all' invenzione  della  stani()a, 
preziose  tutte  le  carte,  tiiio  i  quaderni  degli  apoticaii  e 
le  liste  della  cuciiia,  saho  dalle  fiaimne  e  dal  cesso  gtaa 
parte  eziandio  di  quei  iniserabili  volgarizzameati  :  del 
quali  non  sarebbero  adesso  igaoti  gli  autori,  se  Tumana 
generazione  in  mezzo  a  cni  vissero  ,  gli  avesse  onoraii 
di  quella  pubblica  stima  che  sopravvive  imitiortale  alia 
morte  degli  scrlttori.  E  nondiuieiio  queste  soao  le  cai"te 
dalle  quali  a  larghi  rusceli  e  colato  iiel  Vocabolario  il 
cosi  detto  ore  della  favella.  E  capitauo  e  priaclpe  di 
cotesta  niandra  d' incogiiiii  coiuemplate  il  vostro  Lam- 
pana ,  cjuel  Lampana  che  volgarizzando  moho  mesUo  che 
non  costumavano  in  quell'  eta  ,  non  distiTTgue  dalle  foglie 
di  vite  le  beade,  ed  unisce  i  nominativi  del  meno  coi 
dativi  del  piiif,  quel  Lampaua  che  asciuga  col  dito  grosso 
le  lagrirae  delle  fanciuUe  ;  che  offerisce  a  uccclli  disveiv- 
turati  la  virginita  delle  principesse  i  che  caugia  in  isole 
le  citta  e  le  province  del  continente  ;  e  in  monache  le 
Baccanti  ^  e  1"  adultero  di  Clitenuestra  in  un  prete  colla 
painicia  senza  -tapezzale :  quel  Lampaua  in  somina  nel  cui 
scemo  cervello  si  genero  quelle  stranissirao  Minotauro  , 
che  imbestiato  per  lungo  ha  mezza  bocca,  mezzo  naso  , 
mezza  fronte  e  un'orecchia  da  uomo,  e  I'altra  orecchia 
sorniontata  da  un  conio,  coll' altro  mezzo  di  questi  mem- 
bri  da  hue;  e  movendosi  dalla  parte  sinistra  con  piede 
e  braccio  da  uomo  ^  cammina  alia  diritta  con  zampe  da 
bue.  Miraie  il  degno  padre  di  questo  mostro  emiaente- 
mente  sedersi  accauto  a  Dante  e  al  Petrarca,  e  al  pari 
di  quei  due  divini  far  testo  di  lingua  piu  d'  assai  che 
quell' altro  divino  cba  canto  Le  dnnne ,  i  cavalier ,  V armi^ 
gli  aniori :  le  cui  Rime  e  Commedie  nei  reggiinenti  della 
prima  compila/.ione  del  Vocabolario  reputate  indegae  di 
starsi  con  quelle  gemme  del  volgar  fiorentino  ,  escluse 
rimasero  dal  libro  d'oro,  e  tuttora  vi  rimarreljbero  se 
il  senno  dei  successor!  dell'  Tnfarinato  e  dell'  laferigno 
non  ne  avesse  emendate  1'  errore.  Ma  remanent  V( stigia 
ruris ,  le  orme  cloe  dell'antica  pedanteria :  la  quale  grida 
che  innanzi  a  tutii  gli  'scrlttori  di  nou  toscana  famiglia 
comparsi  ne'  secoli  della  ciyilta   a    far    glorioso    il    nome 


3o6  DUE    EKRATA,    COBRIGE. 

italiaao,  debbonsi  veneraxe  quei  tenebrosi  volgarizzatori , 
e  baciare  con  devozioiie  le  lorde  loro  pantotole.  Ed  e 
per  questo  ciie  il  Lampana  ,  slillaiite  tutto  tiel  nettare 
di  CamaKloli  ,  siede  maestro  di  lingua  purissinia ,  fffica- 
cissiinu  e  pitna  di  ;^ran  vivczza  ct>l  pje  iioieuiliio  trioiifaU 
meate  pos  ito  sulla  lombarda  testa  del  Tass  > ;  il  qwale , 
consapevole  della  sua  grindezzi  ,  freme  di  nobile  indi- 
giiazioiie  (  e  con  lui  fieme  lutta  V  Italia  ) ,  al  vedere  di- 
"Votaniente  riposte  suU"  altar  maggiore  dell  V  C  adeuiia  tante 
veccbie  carte  insensate ;  e  tuttavia  giacenii  nel  fango  i 
suoi  subliini  dialogbi  splendenti  di  eloqueaza  si  decorosa  » 
e  gravi  di  aUissiina  filosofia.  Mirate  adunque  in  tanto 
dispregio  le  nobilissime  prose  del  nostro  grand' Epico,  e 
in  tanta  altezza  d' onore ,  con  tanti  peccaii  addosso  e  di 
logica  e  di  granimatica ,  cotesto  Lampana  sciap^uratoi  mi- 
ratelo  ,  e  condannate,  se  il  potete,  il  poco  rispetto  con 
cui   alibiamo   parlato  delle   sue   colpe. 

Quanto  al  suo  panegirista  ,  risponderemo,  die  come 
in  letteratura  non  sappiamo  demenza  cbe  eguagli  quella 
di  vituperare  gli  scrittori  che  1'  uuiverso  pul'blico  onora 
della  sua  stima ,  cos\  crediamo  viltiv  il  parlar  gentilezza 
ai  superbi  loro  vituperatori  •,  tra'  quali  messrr  Lionardo 
tenne  la  ciina.  E  mise  egli  stesso  i  posteri  fuori  dell' ob- 
bligo  di  norainario  con  riverenza,  allorclie  bestemmiando 
vlUanamente  il  Goffredi ,  oltraggio  tutia  Italia  ,  anzi  totte 
le  genti,  e  stampo  in  fronte  alia  sua  Accadeinia  una  mac- 
chia  ciie  appena  dopo  un  secolo  di  pertinacia  fu  cancel- 
lata,  e  al  ricbiaiuo  di  tutta  Europa ,  espiata  (i).  Aggiun- 
gerenio  «  che  se  i  mani  di  Torquato  sono  in  parte  pla- 
cati  ,  il  dispregio  ivi  che  tutiora  si  lasciano  le  altre  sue 
opere  maravigbose  ,  palesamente  dimostra  che  lo  spirito 
delle  pedantescbe  dottrine  cbe  partorirono  quella  graa 
colpa  ,  non  e  ancora  inoito  del  tutto  ^  perche  gli  oracoli 
di  rjueir  audacissinio  solista  nel  secreto  di  qualclie  petto 
sono  ancor  venerati.  Protesterenio  finalraente,  che  dove 
vuolsi  parlare  di  soprafFazioni  e  imposture,  noi  non  ab- 
biaiuo  appresa  ancor  1  arte  di  essere  mansuetl  e  graziosi, 
E   iinpostura  e  soprafFazione  non  tolleranda  si   e  quella  di 

(i)  Ma  questa  espiazione  fu  ella  volontaria ,  come  doveasi  ? 
Fu  ella  fatta  per  iiitiuio  sentiinento  di  stima?  Vedi  le  Lettere 
di  Ottavio  Faloonicri  e  del  MagaJotti  ,  riportate  alia  line  di 
questo  scritto. 


DtJE    ERRVT\    CORRIGE.  807 

messer  Lionardo  venuto  in  toga  di  gran  giudlce  a  ven- 
derci  per  V  ottimo  de'  volgarlzzatori  uno  stolto ,  e  come 
a  fonte  di  purissinia  lingua  invitarci  a  spegner  la  sete  ad 
una  spntina  di  spropositi  da  orecchio  utnano  mai  non  in- 
tesi.  Che  se  il  Messere  ,  o  taluno  de'  suoi  devoti  dira  che 
anclie  gU  spropositi  poniio  essere  ornati  di  bella  lingua 
e  farsi  utili  a  chi  vi  studia,  risponderemo  di  nuovo  che 
r  andare  a  scuola  di  bella  eloquenza  sotto  la  disciplina 
di  maestri  a  lunghi  orecchi  non  pub  essere  proponimento 
che  d'uoniini  accostantisi  alia  natura  del  precettore.  Di- 
remo  che  l'  abbassar  la  ragione  a  pescar  in  cosi  fatte  poz-r 
zanghere  1'  eloquenza  t  rna  lo  stesso  che  T  affannarsi  a 
mortificare  1'  ingegno  ,  e  a  tirpargU  le  all.  Per  che  va 
bene  che  da  noi  pongasi  dlligenza  ed  amore  a  conoscere 
le  ottime  qualita  della  nostra  lingua,  onde  ben  vestire  i 
nostri  pensieri ;  va  bene  che  si  combatta  e  si  atterrl 
1'  errore  di  coloro  che  senza  dar  opera  alio  studio  del 
Classici  si  persuadono  di  poter  giugnere  al  pieno  conse- 
guimento  della  pura  favella  da  quegli  antichi  fondata,  dal 
generale  consenso  appi'ovata,  e  che  sola  nelle  arti  del- 
l'  eloquenza  fa  vivere  cari  e  immortali  gli  scritti  Ma  il 
corso  della  vita  essendo  si  breve,  e  il  tempo  cosi  pre- 
zioso ,  egli  e  senno  il  cercare  I' acquisto  di  quella  pura 
favella  negli  scritti  ,  che  insegnandoci  con  diletto  a  ben 
parlare  ,  ci  insegiiano  ad  un  medesimo  tempo  a  ben  ra- 
gionare  e  a  pens  ir  altamente.  Mi  qnal  diletto  ,  qual  utile, 
quale  severita  di  discorso  ,  quali  spiriti  di  eloquenza  si 
possono  sperare  da  liWri  che  in  lingua  tutta  lorda  d'idio- 
tismi  ti  presentano  d'  ogni  parte  errori  s'l  nauseanti  ,  si 
mostruosi  ?  Non  e  egli  questo  il  medesimo  che  studiarsi 
di  far  passaggio  dalla  classe  de'  rngionanti  a  quella  dei 
bruti ,  segneudo  la  natura  del  porco ,  la  cui  volutta  prin- 
cipale  e  il  voUolarsi  nel  brago?  Aggiunginmo  per  ultimo 
quest'  altra  considerazione.  La  gentile  favella  che  rende 
bello  uno  scritto  non  e  natura  ,  ma  arte  ;  ed  arte  tutta 
plena  di  giudizio  e  sapere.  Qual  sia  11  sapere  ,  quale  il 
gludizlo  di  cotesto  autore  ,  Il  vedemmo.  Perclo  ferml  nel 
credere  che  la  ruggine  degli  hne  e  hne  e  dei  fae  e  farbe 
impastata  coll'  acqua  che  scende  di  Falterona  non  e  suf- 
ficientp  a  far  buon  inchiostro,  daremo  fine  al  priniA  JSr- 
rnta  Corrigp  con  una  dimanda  e  un  dilemma.  Se  l' autore 
di  questo  Volgarlzzamento  ,  da  noi  mostrato  si  pecora, 
volgarizza  moho  me^Uo  che  non  costumavano  in  queW  eta , 


3o8  DUE    EKRATA.    CORRICE. 

in  quale  grado  di  stima  si  avra  a  tenere  la  sconosciuta 
e  classica  gveggia  del  luiuori  volgarizzanti  ?  L'una  adiin- 
qne  delle  due.  O  il  Salviati  vide  quell' imnienso  cuinulo 
di  spropositi,  o  pure  nol  vile.  Se  il  primo ,  ei  s'efatta 
una  crudele  befFa  di  noi  coll'  esaltarne  a  cielo  1'  autore. 
Se  il  secondo,  egli  e  forza  die  ?nesser  Liouai'do  caschi 
dal  tripode  ,  e  in  com /agnia  dell' esaltato  converrebbe 
failo  camininare  ancor  esso  su  quatt.ro  piedi.  Ma  cio  ri- 
pugna  al  suo  sottile  ingegao  e  sapcre.  Onde  conclude- 
reino  piuttosto  cli''  cgli  tnagnifico  questo  classico  macche- 
rone  con  lo  stesso  torto  giuuizio  con  cui  luise  sotto  il 
calcagno  del  Morgante  il  Goffrclo,  e  sbandi  dalla  lingua 
italiana  gU  Dei  pcnati  per  istaljilirvi  il  culto  degli  Dei 
Casalinghi  nati  iielle   colombaje   Camaldolcsi. 

Nella  seconda  parte  del  suo  libro ,  o  per  dir  tne- 
c:;1io ,  nel  siio  secoado  Errata  corrige  F  autore  piglia 
ill  esame  le  correzioni  fatte  al  teste  dal  sis:,  dottor 
Liiigi  Rigolt,  attuale  accademico  della  Crusca  ed  edi- 
tore  drl  vantato  Volgarizzameiito  ,  e  per  verita  noi 
rintinreremmo  voleatieri  alF  onore  di  anpartenere 
a  cosi  nobil  consesso  piuttosto  che  gravarci  la  co- 
scienza  di  tanti  abbagli  cosi  grossolani ,  e  di  una 
superstiziosa  venerazione  per  idiotismi  cosi  sperti- 
cati  e  plebei.  Facciam  pero  eco  all'  autore  che  cosi 
termina   il  sno  lavoro. 

Or  quando  i  piu  scaltriti  nelle  materie  della  lingua, 
e  i  crcduti  piii  abili  alia  rifonna  del  Vocabolario  si  pa- 
lesaiio  ignari  delle  leggi  coUe  quali  ei  fu  comfilato  e  or- 
dinato,  il  pubblico  potra  egli  fi  larsi  del  lavoro  che  vi 
fara  rAccadeniico  riformatore  che  piglia  per  noini  proprj 
niitologici  gU  awerbi  e  le  partioelle  ,  e  nianda  Giasone 
a  conquistare  il  vllo  d' oro  neW  Isola  di  Lenno  ,  e  inena 
via  i  cavalli  di  Reso  per  U  acque  delV Ismaro?  E  in  opera 
di  tanta  lena  e  pericolo  ,  in  opera  che  (Jiaianda  il  con- 
corso  di  tanti  ingegni  e  tant'  ocelli  ,  verra  egli  lodato  il 
rifiuto  dell'  auiichevole  confederazione  a  cui  I'  Istituto 
Italiano  sotto  ahi  auspicj  invitava  i  reverend!  custodi 
della  favella  ?  Certo  la  fidncia  di  poter  soli  cio- che  in 
tanta  varieta  di  linguaggi  il  saper  collettivo  di  tutta  Italia 
a  stesito  potrebhe,  e  firlmia  di  aniini  valorosi  ,  e  delle 
proprie  forze  ben  consapevoli  ,  la  filucia  insorama  dei 
fortiche  sdegnano  la  compagnia  dei  deboli.  E  noi  deboli 


DUE    EUR4TA.    CORRIGE.  30() 

veramente  amiarao  di  credere  che  i  ritrosi  a  confederarsi 
non  avran  bisogno  d'  ajuti  ,  onde  condurre  a  lieto  porto 
1'  impresa.  Nulladimeno  pensaiido  che  la  piu  importaiite 
parte  della  riforiua  del  Vocahoiarlo  riguarda  la  parlatura 
scieiiiifica ,  per  la  quale  uscendo  dei  fioriti  campi  del- 
1'  amena  letteratura  coiivien  mettersi  nei  rigorosi  sea- 
tieri  della  filosofia  e  al  tutto  divldersi  dal  parlave  della 
moltitudine ,  ei  parea  che  T  ossequi.so  ,  libetale ,  sincero 
e  fratellevole  invito  di  tali  che  da  questo  lato  ,  senza 
nota  d'orgoglio,  potrehbero  reputarsi  piix  atti  a  dar  legge 
che  a  riceverla  ,  non  fosse  da  gittarsi  dopo  le  spalle.  E 
che?  L' Istituto  Italiano  aspirava  egli  forse  con  torte  mire 
anibiziose  a  sopraffare  gli  Accademici?  Oltraggioso  so- 
spetto  !  e  non  degno  di  hen  sicure  coscienze  1  L"  Istituto 
non  chiedea  che  fratelli  e  consoiti  alia  no'oile  sua  fatica. 
Per  adimarli  forse  e  balzarli  dal  prime  scanno?  Anzi  per 
confermarveli,  e  senza  disputare  se  quelle  scanno  a  dritto 
o  a  torto  fosse  occupato,  al  cospetto  di  tutta  la  nazione 
onorarli  come  capitani  ,  e  quasi  servirli :  purche  T  alto 
fine  di  emendare  i  vizj  del  Vocabolario ,  e  ferniare  il 
linguagglo  delle  scienze  e  delle  arti  si  conseguisse :  la- 
sciando  al  supremo  intendimento  del  pubblico  il  gludicare 
se  il  governo  della  lingua  convengasi  a  chi  meglio  la 
parla  o  a  chi  meglio  la  scrive  ;  a  chi  la  prende  corrotta, 
irregolare ;,  variabile  dalla  boeca  del  volgOj  o  a  chi  pur- 
gata,  ilhistre,  sicura  la  raccoglie  nel  consorzio  e  nelle 
carte  immortali  degli  uomini  addottrinati  e  civili.  Che 
dovea ,  che  potea  egli  dunque  fare  di  piii?  Con  abbiette 
frasi  di  servll  dipendenza  disonorar  quell' invito?  II  sen- 
timento  della  propria  dignita  a  chi  lo  fece  nol  concedea,  ne 
il  comportava  la  gentilezza  degl'  invitati.  E  al  presente 
chi  ha  scorsi  gli  Atti  deil'Accademia,  non  ha  bisogno  gU 
si  spiani  a  qual  fine  si  toccano  di  necessita  queste  cose. 
Dirk  il  resto  1'  Errata  Corrige  che  abbiamo  ardito  di 
stendere  sopra  un  libro  con  tanta  solennlta  fatto  classico 
dalla  Crusca.  NeU'avvisare  gli  altrui  errori  non  abljiamo 
dimenticato  che  altri  pub  fare  larga  messe  dei  nostri  ^  e 
la  faccia.  Ov'e  T  iutelletto  che  non  ne  pigU?  E  chi  vorra 
disperarsene ,  e  gittarsi  nel  pozzo  per  la  vergogna  quando 
vm  Fontani  abbassa  i  pond  co'  trochei,  e  circoada  di  grandl 
fossi  i  rifiuti''.  Cio  valga  a  consolazione  di  noi ,  non  mei  o 
che  dell'  egregio  Accaderaico  che  ha  dato  la  corona  renle 
ai  Tritoni ,   e  parla  alle  camex'iere  di  Elena  colle  unjj^hie. 


6io 


Flavii  Cresconii  Corippi  Johannidos  sen  de  bellis 
Libycis  libri  VII  editi  ex  codice  Mediolanensi 
Mnsei  Trwultit  opera  et  studio  Petri  Mazzvcchelli  , 
Collcgd  Ainbrosiani  Doctoris.  —  Mediolani  ^  182c, 
ex  imp.  ac  reg.  Typographeo.  Di  pag.  444  e 
LXXii  di  pref. ,  in  4." 


A, 


LL'illustre  possessore  del  codice  e  di  tanti  altri 
preziosi  inonumenti  dell'  aiitichita  e  della  erudizio- 
ne  intitola  il  dotto  bibliotecario  Mazzacclielli  que- 
sta  prima  accuratissinia  edizione  della  Qiovannide  di 
Corippo.,  ed  in  lunga  prefazione  conipenetrata  nella 
dedicatoria  medesiitia  prende  a  ragionare ,  1/  della 
esistenza  di  quel  poema  composto  da  Corippo.,  2."  dei 
codici  nei  quali  scritta  trovavasi  quell'  opera  e  del 
Trivulziano^  ora  solo  superstite ;  3.°  delF  argomento 
di  quel  poema ,  e  delF  utilita  die  dal  medesinio  puo 
ricavarsi  per  V  illustrazione  della  storia ;  4.°  final- 
mente  del  metodo  da  esso  osservato  in  questa  no- 
bilissima  edizione. 

Corippo  stesso  aveva  parlato  di  questo  suo  lavoro 
in  altro  poema  in  lode  delF  imperatore  Giustiiio  mi- 
nore,  del  quale  un  frammento  si  e  conservato.  iMa 
da  altri  ancora  era  stato  annunziato  che  quel  poeta 
in  versi  esametri  cantato  aveva  le  guerre  Libiche, 
sebbene  alcuno  avesse  supposto  argomento  del  poe- 
ma le  vittorie  ripnrtate  da  Giovanni  Patrizio  sotto 
Leonzio  contra  i  Saraceni  dtir/ifrica,  mentre  piut- 
tosto  indicare  doveva  le  lunghe  guerre  Africane , 
che  ebbero  luogo  sotto  Qiustiniano.  Confuso  ave- 
vano  altresi  alcuni  quel  Ciesconio  Corippo  con  altro 
di  egual  nome ,  che  una  collezioiie  di  canoni  com- 
pilo.  Vissero  bensi  T  uno  e  F  altro  sotto  Giustinior- 
no ,  ma  il  canonista  non  fu  vcscovo  certamente , 
questo  raccogliendosi  dalla  stessa  di  Ini  lettera  ad 
un    vescovo    indirizzata,    e    forse    lo    fu    il    poeta 


rLAVII    CRESCONII    CORIPPI ,    CCC.  3ll 

secondo  V  opinione  del  Morcelli  ,  discordante  pero 
da  qiiella  del  Foggini ,  nulla  trovaiidosi  in  tiitto  il 
poeraa  che  sconvenevole  dire  si  possa  ad  nn  cri- 
stiano  e  ad  iin  vescovo.  L'  editore  sembra  dcfe- 
rire  alia  opinione  del  Foggini^  anziche  a  quella  del 
Morcelli ,  3a  vescovi  trovandnsi  in  Africa  sotto  il 
noma  di  Cresconio  ,  oltre  un  Crisconio,  il  che  mag- 
giormentc  incerta  dee  rendere  1'  applicazione  del 
noma.  Sni  pranome  di  Flavio  osserva ,  che  coinune 
era  qir  llo  in  Roma  a  nelF  inipero  dope  il  secolo  di 
Costantino  ^  nientre  affatto  particolare  vedesi  il  co- 
gnome  di  Corippo  ,  altro  non  trovandosene  meazio- 
nato  negli  scrittori,  e  non  inopportunamente  cre- 
dendosi  derivato  dal  greco. 

Di  due  codici  del  poema  delle  guerre  Libicha  si 
aveva  notizia  dagli  eruditi ,  non  del  terzo  che  e  il 
Trivulziano  ,  rimnsto  tin  ora  presso  che  ignoto.  Uno 
Tie  esisteva  nella  biblioteoa  di  Monte  Cassino,  chef^ 
consarvato  fu  in  quella  badia  dal  secolo  XI  lino  al 
XVI;  altro  codica  si  conservava  a  Buda,  dal  quale 
Cuspiniano  trascrisse  i  primi  cincjue  versi  del  poe- 
ma medesinio  nel  sue  libio  dei  Cescui  e  degli  Im~ 
peratori.  Si  ignora  il  fato  di  que'  due  codici,  che 
reputare  si  possono  periti,  giacche  nulla  per  loro 
mezzo  e  uscito  alia  luce.  II  Budense  che  veduto  fa 
da  Cuspiniano  tra  Tanno  i5ioedil  i5i5,  peri  forse 
nella  espugnazione  di  Buda  fatta  ne!l  anno  j  626  da 
Solimano  II  imperatore  de'  Turchi.  Dispersi  furono 
allora  i  codici  di  quella  biblioteca,  e  del  loro  pas- 
saggio  in  varie  biblioteche  italiane  parla  il  dottis- 
simo  editore  ,  il  quale  avrebbe  pure  potato  accen- 
nare  i  codici  Gorviniani  praziosissimi  di  quel  com- 
pendio  ,  che  trovavansi  in  Venezia  nella  biblio- 
teca de'  Santi  Giovanni  e  Paolo  ,  c  dei  quali  si  e 
fatta  sovente  raenzione  negli  opuscoli  del  Calo- 
gerd ,  ad  in  alcuni  scritti  dell'  eruditissimo  Morelli. 
Di  questi  codici  tre  se  ne  conservano  pure  in- 
signi  nel  museo  Trivulziano ,  i  quali  portano  lo 
(Kemma    di    Mattia    Corvino  ,    quale    vedevasi    nei 


Sra  FLWII    CRESCONII    COEIPPI 

codici  vcneti  de''  Santi  Qiopanni  e  Paolo ,  e  que'  libri 
crede  non  iaopportimamcute  V  editore  scritti  in  Fi- 
renze ,  dove  il  re  Illatcia  quattro   copisti  a    graiidi 
spese  manteneva,  afflnche  i  migliori  autori  greci  e 
latin!   trasrrivessero.    Non    venue,    die' egli ,    certa- 
meiite  da  Buda  il    codice  Trlvidziano  ,    per    mezzo 
del  ([iiale  esce  ora  alia  pubblioa    lure    il    poema  di 
Corippo  ,•  qiiesto    viene    prov  ito    dal  confronto   dei 
prinii  versi  del  codice  con  quelli  dal  Cuspiiiiano  tra- 
scritti ,   e    quel   codice  otto    interi  libri  conteneva  , 
mentre  il  Trlvidziano  non  ne  porta  che  sette.  Que- 
sto  fa  scritto  in  Milano  nel    secolo  XIV  ;    e    quindi 
Milanese  pud  dirsi  a  buona  ragione ,    a    distinzione 
del  Cassinense  e  del  Budeuse.  Che  scritto  sia  in  quel 
secolo ,  r  editore  lo  desume    dal  carattere  semi-go- 
tico  die  tiene  il  luogo  tra  il  latino  ed  il  teutonico, 
e  dalla  carta  assai  densa  che  in  quel  secolo  princi- 
palmeute  si  adoperava.  In  quel  secolo  medcsimo  ag- 
giunti  furono  al  codice  altri  fogli  ,  nei  quali  versi  si 
scrissero  di  altri  poeti  con  carattere  non  diverse  da 
quello   del    copista    di    Corippo.  Singolare    riesce    il 
vedere   che  in  alcune    di    dette  carte    V  insegna  del 
fabbricatore ,  o  come  volgarmente  dicesi  la  filigranay 
porta  lo  stemma  dei  Visconti^   o  sia  la  biscia,   senza 
il  fiinciullo  pero,   die  solo  comparve  frequente  nelle 
carte  milanesi  del  secolo  XV.  Alcune  note  nelle  quali 
si  rammenta  la  mortalita,  prodotta  forse  dalla  pesti- 
lenza,  che  ebbe  luogo  nelP  anno  1348  ,  ed  in  Milano 
neir  anno   i36o,  anoora    piu   chiaramente   compro- 
vano  il  tempo    ed    il   luogo    nel    quale  il  codice  fa 
scritto.  Esso  passo  forse  avanti^  la  meta  del   passato 
secolo  nel   Trividziano    rnuseo    per    vendita    fattane 
dagli    amministratori    della    fabbrica    del    Duomo    al 
marchese  Alesiaiidro   Teodoro   Trividzio.  Si  inganna- 
rono  il  Qnadrio ,    il  Zaccaria    ed   il  conte  Mazzuc- 
chelli  ^  i  quali  il  poema  delle  guerre  d' Africa  e  delle 
vittorie  di  Giov(inni  attribuirono  a  Giovanni  de  Bo- 
nis  di  Arezzo  ,  come  a'  ingannarono  pure  suUa  etk\ 
del  codice  medesimo;   e  piu  singolare    e   ancora  il 


JOHANNIDOS    SEU    DE    BELLIS    tIBYCIS.  3l3 

vedere  come  i  due  primi  clie  lo  videro ,  pnnto  non 
si  accorgessero  delF  esistenza  del  poenia  inedito  di 
Corippo.  Maggiore  lode  ne  risulta  al  Mazzucchelll 
nostro ,  il  quale  i  codici  Trwulziani,  rivolgendo  per 
tesserne  un  catalogo ,  al  solo  leggere  alcuni  versi 
di  quel  poenia  si  avvide  che  appartenere  non  po- 
tevano  ad  uao  scrittore  del  secolo  XIII  o  XIV ,  ma 
bensi  all'  eta  dell"  imperatore  Giustiniano.  Eccitato 
da  questa  prima  scoperta ,  meglio  esamino  lo  stato 
interno  ed  esterno  del  codice ,  e  scopri  fortmiata- 
mente  intissa  coa  ferrei  chiodi  nella  coperta  un  psz- 
zetto  di  membrana  ,  nel  quale  scritto  era  ,  benche 
difficilmente  riconoscibile ,  il  nome  di  Cresconio.  Com- 
prese  egli  allora  T  errore  del  Qnadrio ,  e  non  du- 
bito  che  quello  scritto  non  fosse  la  Giovunnide  de- 
siderata di  Corippo.  Quel  codice  contiene  altresi  un 
frammento  acefalo  di  un  poeina  italiano  anonimo  in 
terzine ,  nel  quale  si  parla  di  Urbano  VI  ^  ed  e 
opera  probabilmente  del  nominate  Giovanni  de  Bo- 
nis  di  Arezzo.  In  esso ,  forse  non  diverse  da  ua 
poema  susseguente  dello  stesso  autore  sulla  guerra 
e  sulla  vittoria  delle  virtu  contra  i  vizj  ,  si  norai- 
nano  tra  i  grammatici  Goro  o  Geri  di  Arezzo,  tra 
i  dialettici  Ocamo ,  tra  gli  oratori  Famino  ,  tra  i 
giurisperiti  Azone ,  Goffredo  (  die  necessario  non 
sembra  di  correggere  in  Odofredo  )  ,  ed  Accursio  ; 
tra  i  poeti  Gercooeo ,  forse  il  Geri  sunnominato , 
Pet?  area ,  Dante  detto  Alcglrrio  e  Fazio  ^  T  autore 
certamente  del  Dittamondo.  Quel  Geri  Aretino  si 
suppoae  con  ragione  quello  essere  ,  di  cui  trovasi 
tra  gli  scrittori  delle  cose  italiche  una  cronaca  Are- 
tini  dair  anao  i3io  al  1874,  srritta  in  terza  rima 
sotto  il  nome  di  ser  Gorello  d' Arezzo.  Si  dilfoude  in 
questo  luogo  T  editore  a  ragionare  de'  diversi  poe- 
metti  di  quel  de  Bonis  ,  il  cpi  le  nou  il  nome  S(do 
portava  di  Giovanni.^  nia  quello  fors' anrhe  di  Lo~ 
dovico^  indicate  dalla  lettera  L.  Barbari  pero  sono 
quegli  scritti  poetici  tanto  italiani,  quanto  lati- 
ui,   e   solo    servono    a    provare  T  eta  del    codice  , 


3 14  FLVVII    CRESCONri    CORIPPl 

osservandosi  pero  die  il  poema  di  Corippo  letto  aveva 
il  de  Bonis,  o  forse  trascritto,  ghcche  molti  versi 
o  emlstichii  ne  usurpo  nella  snaRomulea^  o  sia  nel 
suo  poemetto  di  Romnlo  ,    della   fondazi  n\e    di  Ro- 
ma ,  dei  ve  ,   della  morte  di  Lucrezia  ,    e    del  prin- 
cipio  del  consolato.   In  .iltio  codice  trovansi  le  Bu- 
colichc  dello  stesso  de  Bonis  ^  in  una   delle  quali  si 
parla  della  niorte  del  Petrarca^  e  si  descrive  il  Par- 
naso;  ma  con   altissimo    stupore    vedesi    il  Petrarca 
trattato  da  suo  consimile  da  queir  infelicissimo  poe- 
ta,   il  quale  altrove  non  teaie  di  paragonarsi  a  Vir- 
gilio  e  ad  Orazio.  Altra  di  qur*lle  egloghe  si  intitola 
Milano ,    e    si    descrive    in   essa  la  creazione  di  un 
Duca,  che  quella  debb' essere  di  Galeazzo  Visconti^ 
di  quel  titolo  investito  nelV  anno  i385.  Dope  quelle 
egloghe  trovansi  3o  lettere  ai  re  ,    al   pontefice,  ai 
santi  del  cielo,  a  tutta  la  chiesa  per  la  distruzione 
dello  scisma ,  ed  una  ve  n'  ha  pure  al  re  d'  Unglie- 
ria  in  pessimi  versi ,    dalla  quale    si   ra^coglie    che 
scritta  fu  nelP  anno    iSSB.    In  essa   vedesi  la  parola 
Biiqidnis ^  che  tolta  sembra  senza  dulibio  d.dla  Gio~ 
vanidde  di  Corippo.    Da    altra   lettera  scritta  ad  ua 
condnttiero  delf  armi  del  duca  di  Milano,  forse  Qia- 
cotno  dal  Verme^  si  vede  la  presu-izione  ad  un  tempo 
e  la  miseria  del  de  Bonis  ^    il    quale    tanto    povero 
era  di  sostanze,  qnanto  d'ingea;no-,  egli  aveva  tut- 
ta via  osato  di  dar  tiato  all'  epira    tromba  ,    ed    un 
poema  aveva  coniinriato  sotto  d  titolo    di   Visconti- 
na^   nel  quale  le   !odi  o  piuttosto  la   vita    esponeva 
di  Galeazzo   Vi<;conti.    Ommetti  uno    1 1   menzione  di 
altri  di  liii  scritti ,   rh:;  dilig  Mitem 'nte  hi  registrati 
r  editore  del    Conppo^    ed    a-iche    della    tavola    dei 
libri   metrici    delT  a  irore    mide^imo    che    trovasi  in 
altro  codice ,   nel   qua'e   ve  lesi  altresi  un  tristo  poe- 
ma del  Paradiio  e    d.^lP  Inferno    con    in    fronte    la 
rozza  miaiuura    di    uia  <>rigioie  ;    ([U<'ir  inferno  si 
riferisce  alia  esp  dsi)  le   fata  di   mo!ti  finciulli  e  di 
moltc  doni'  da  Are/'.o,  .ne  itre  cola  dominava  certo 
Carlo  dl  Dirrachio  oDurazzo.  Sembra  faor  di  dubbio , 


JOH.VMNIDOS    SEU    DE    BELLIS    LIBYCIS.  3l5 

die  quel  mescliino  poeta  lun:^amente  soggiornasse 
in  Milano,  e  f.)rse  vi  morisse  ,  per  il  che  o  in  via 
di  legato  o  ia  altro  modo  poterono  i  di  lui  coJici 
passare  alia  f.ibhrica  del  Duomo,  prcsso  la  quale 
una  bibliote^a  altrevolte  esisteva,  benche  non  men- 
zionata   tial  Sassi. 

L'  argnmcnco  del  poema  che  ora  per  la  prima 
volta  si  p.ibblica,  trovasi  chiaramente  cipres&o  da 
Procopio  nel  libro  11  ,  cap.  XXVIll  delle  Guerre  Van- 
daliche.  Qiustiniano  richiamato  avendo  certo  Arta- 
baiio  ^  creo  solo  maestro  o  comandante  delle  truppe 
nelTAfrica  Giovanni  fratcllo  di  Fappo  ^  il  quale  giuuto 
in  queila  provincia,  e  venuto  a  battaglia  con  Antala 
ed  1  Mauritani  Bizaceni,  riporto  grande  vittoria,  e 
le  insegne  di  Salomone  che  c|ue'  b.ubari  conquistate 
avevatio ,  spedi  ail  imperatore  ,  gU  altri  cacciando 
assai  lungi  dai  confiiii  del  Romano  inipero.  Tornati 
essendo  que'  barbari  con  forze  grandiose ,  e  riuniti 
con.  Antala  ^  Giovanni  undo  di  nuovo  ad  incontrarli, 
ma  con  grave  perdita  fuggire  dovette  a  Laribo ;  ed 
i  nemici  scorrendo  lino  a  Cartagine,  grandissime  cru- 
delta  esercitarono  cogli  Africani.  Riunite  avendo  pero 
Giovanni  le  sue  forze,  pugno  di  nuovo  coi  Mauritani 
guidati  da  Cutzina  ed  altri  niolti  con  essi  confederati, 
e  gli  sgomino ;  grande  strage  fece  dei  fuggitivi  ,  e 
gli  spmse  bno  agli  estremi  lidi  delT  Africa.  Paolo 
Diacono  nel  libro  de  Gesiis  Longobardorum  accen- 
na  in  poche  parole  ,  che  Giustiniano  con  mirabile 
valore  distrusse  {protrivit)  i  Mauritani  die  1' Africa 
infestavano  ,  ed  il  re  loro  Antala  o  Attila  vinse 
per  mezzo  di  Giovanni  ex-console  o  proconsolo. 
Questo  e  dunque  Targomento  del  pcema;  quel  Gio- 
vanni non  sembra  esserc  stato  mai  consolo ;  e  forse 
proconsolo  potc  dirsi ,  perche  solo  rcsse  T  Africa 
alcun  tempo ,  non  altrimenti  che  gli  antidii  pro- 
consoli  Romnni.  Procopio  non  lo  dice  che  fra telle 
di  Pappo  o  Pampo  ,  del  quale  altro  non  e  noto 
se  nou  die  nelT  Africa  trovossi  comandante  prima 
soito  Belisario ,   poi  sotto  Germano.    Giovanni   una 


3x6  FLA VII    ORESCONII    CORIPPI 

sposa  ottenne  di  sangue  reale,  cioe  Giustina  figlia 
tli  Germano  ^  nipote  di  Giustinicmo  Aiigusto^  se  pure 
non  e  que^ti  diverse  da  un  Giovanni  nipote  di  Fi- 
tnliano  dal  lato  di  una  soiella,  come  duuitare  sein- 
bia  il  doitissimo  editore.  La  oriierra  Africana ,  di  cui 
tratta  Lorippo  ,  avveniie  circa  V  anno  53o  ,  il  die 
Feditore  prova  con  varj  testi  di  Corippo  meJesinio 
e  di  Procopio  contra  V  opinione  del  Morcelll  e  del 
Foggini. 

Molta  ntilita  reca  ccrtamente  alia  storia  questo 
pnema  ,  pcrche  in  alcuna  parte  puo  supplire  alia 
jnancanza  di  Procopio^  che  non  tiitte  espose  le  im- 
prese,  che  fatte  fiirono  in  Africa  sotto  Glustinlano^ 
ma  quelle  sole  che  si  riferiscono  alia  spedizione 
contra  i  Vandali ;  cosicche  una  grande  lacuna  viene 
con  questo  poeina  a  riempiersi  della  stona  Africana 
del  seco'o  VI.  Trovansi  pare  nelV  opera  luedesima 
alcuni  fiitti  parziali  della  Persia  ,  essendo  stato  da 
qudla  regione  richiamato  Giovanni  da  Giustiniano  ^ 
a  ii.irl'.e  >ie',!  Africa  si  recasse  contra  i  Mauritani 
ral»Ciii.  Puo  ;>!tresi  giovare  il  poema  Gorippiano  a 
ri-ichiarare  la  ge'^gralia  delP  Africa,  sebbene  molti 
nonii  proprj  veiigaasi  ntl  codice  per  imperizia  o 
per  iticuria  d  11  am  niuense  corrotti.  L'  autore  della 
Giovanidde  era  altronde  stato  dal  Foggini  lodato 
come  elegante  e  degiio  del  poetico  lauro;  ed  i  libri 
di  CoripDo  .  Barchio  iioaiinati  aveva  iili  ultirrsi  sforzi 
del!a  r;:mana  eloquenza.  Certo  e  che  quello  scrit- 
toie  si  e  studiato  di  emulare  i  migliori  poeti ;  che 
sempre  vedesi  eguale  nella  sua  elocuzione,  e  niolte 
cose  in  quel  poema  sembrano  piu  felici  die  quella 
eta  forse  non  permettcva.  Raccoglie  in  questo  luogo 
r  editore  le  testinionianze  di  diversi  scrittori  intorno 
a  Corippo ,  tra  le  quali  noi  ameremmo  di  attenerci 
alie  frasi ,  che  non  indotto  paeta  lo  indicano,  e  non 
mancante  d'  ing."gno  ;  giacche  di  lodi  amp>)llose  o 
esagerate  non  fa  d'  uopo  per  provare  die  grande 
servizio  si  e  renduto  alia  letteratura  ed  alia  erudi- 
zione  coUa  pubblicazione  di  questo  poema  incdito , 


JOHANNIDOS    6EU    DE    BELLIS    LIBYCIS.  Si/ 

da  lungo  tempo  desiderato.  Piii  difficde  opera  sa- 
rebbe  il  liberare  interaraente  quel  poeta  dada  tac- 
cia  di  adulatore,  al  che  pure  si  e  arcinto  Telitore, 
imnugnan  !o  le  asserzioni  di  Alemaiino  e  di  Baillet^ 
ai  ijuali  non  puo  risparmiarsi  la  qualibcazione  di 
troppo  rigidi  ceasori. 

Passa  egli  quindi  a  parlare  del  metodo  col  quale 
ha  intraproso  qu^^sta  edizione.  Voile  egli  da  prima 
stampare  la  Qiovannide  tal  quale  trovavasi  nel  co- 
dice  Trivulziano  col  testo  a  fronte  da  esso  corretto; 
ma  tanto  o;uasto  e  corrotto  trovo  il  testo  del  co- 
dice  che  mostruoso  paruto  sarebbe ;  si  avviso  quindi 
di  presentare  addirittura  il  testo  corretto  ,  espo- 
nendo  nelle  note  i  vizj  del  codice  stesso,  di  qua- 
lunque  genere  essi  fossero.  Al  vedere  queste  note 
adunque  potrebbe  chicchessia  accomodare  il  testo 
come  mcglio  a  lui  piacesse  ,  scegliendo  tra  le  le- 
zioni  viziate  quelle  che  per  avventura  cfcdesse  di 
conservare.  la  quelle  note  registro  pure  Y  editore 
i  passi  di  Virgilio ,  di  Lucaiio  ,  di  Claudiano  e  di 
altri  poeti,  dalT  autore  della  Giovannlde  imitati  ,  e 
tutte  esamino  le  parole  di  qiiegli  scrittori  confroa- 
tate  con  quelle  di  Corippo  ,  onde  conciliare  una 
maggiore  autorita  alia  correzione  del  testo.  Nelle 
note  critiche  moke  cose  iiiseri  parimente  che  ser- 
vono  air  illustrazione  della  storia  ed  al'a  piu  facile 
intellig,enza  del  poema ,  e  non  ommise  neppure  al- 
Cune  glnsse  ed  annotazioni  marginali  delle  quali  al- 
cune  scritte  furono  dallo  stesso  de  Bonis ,  probabd- 
mente  copista  del  codice.  Ed  affiiiche  quest'  opera  di 
Corippo  collocate  si  possa  nelle  Bibliotcche  accanto 
agli  altri  di  lui  versi,  a  questa  edizione  ha  dato  la 
duplice  forma  in  foglio  ed  in  4.°,  la  prima  onde 
unire  si  possa  alT  appendice  romana  de2;li  scrittori 
della  storia  Bizintina ,  la  seconda  oule  formar  possa 
il  secondo  volume  delle  opere  di  Flavio  Cresconio 
Corippo. 

Non  trovandosi  alcuna  immagine  di    quel   poeta  , 
r  editore  ad  ornamento  della  pagiua  posta  di  contra 


3t8  FLAviT  cnrscoNii  CORTPPI 

al  ffontispizio  espose  uii  frammento  di  una  bellis- 
sima  agata  ilello  stesso  miiseo  Trivulziano ,  nella 
qu:)le  TAfiica  vedesi  davanti  ad  ua'ara,  alia  quale 
sacrilica  Gordiano  il  padre  o  il  vecchio  ;  e  questo 
frammento  c  stato  aocuratamente  dclttieato  d;:lla  li- 
glia  mij:"^,! ore  delT  illiistre  |)Ossessore  medcsnno,  ora 
lalta  sposa  del  conte  G.aaeppe  Arcliititi.  Questo  mo- 
numento  rra  stato  con  doita  disserlazione  illiistrato 
dal  celcbre  antiquario  D.  Carlo  de'  Marchesi  Tri- 
viilzi  ,  clie  r  editore  ha  voliata  in  (piesto  luogo  in 
latino  ;  ed  aQ'inrhe  nulla  mancasse  alF  ornamento 
ancora  del  frontispizio,  1' editore  medesimo  vi  inseri 
inta2;liate  in  rame  due  medaglie  incdite  dello  stesso 
museo ,  rappresentanti  1'  iniperatore  Giustiniano  e 
spettanti ,  come  dal  rovesclo  si  pu6  raccogliere ,  a 
Cartagine.  In  una  di  queste  medaglie  e  notato 
r  anno  XIII  dell'  impero  di  Giustiniano  ,  corrispon- 
dente  air  anno  539  delf  era  volgare ,  V  altra  manca 
di  data,  e  forse  coniata  fu  in  Cartngine,  allorche  "' 
Belisario  V  Africa  al  romano   doniinio  recupero. 

Segue  dopo  la  prefazione  il  testo  intero  della 
Giop«;777J(/e,  distribuito  in  VII  libri ,  ai  quali  e  pure 
premessa  una  breve  prefazione  del  poeta  in  versi 
elegiaci  ,  mentre  il  poema  ,  come  gia  si  e  detto  ,  e 
composto  di  esametri,  Mutilo  vedesi  pero  il  libro  VII 
verso  la  fine,  ed  altre  lacune  in  quel  libro  si  rav- 
visano.  Non  rimane  die  a  parlare  brevemente  delle 
note ,  che  ubertose  sono  ,  occupando  esse  solo  piu 
di  aSo  pagine.  Non  sono  esse  soltanto  grammaticali 
o  relative  alle  varie  lezioni  e  voci  corrotte  del  co- 
dice  ,  ma  piene  sono  di  vasta  erudizione  ,  e  di  un 
perpetuo  confronto  delle  voci  e  delle  frasi  Corip-  ' 
piane  con  quelle  non  solo  di  molti  antichi  scrittori, 
ina  eziandio  di  Corippo  stesso  nel  poema  delle  lodi' 
di  Giustino.  L' editore  ne  esamina  talvolta  anche  la'  ' 
poetica  elocuzione,  ne  nota  i  costmni  relativamente 
alia  misura  dei  versi  e  delle  sillabe ,  non  trascura 
i  neologisini  o  le  parole  degne  di  alcana  osser-  * 
vazione,   come  quella  per  esempio  di    Vatibus   per 


JOHANNIDOS    SEU    DE    BELLIS    LIBYCIS.  Sl^ 

Episcopis^  sebbene  ommessa  dal  Forcellini ;  quella  cli 
indrciis ^  qunlora  leo;gere  iion  si  debba  indicas  ^  qu^Ila 
di  harenas  sostitiiita  alia  paroia  A«6eraa5  del  codice, 
ii  nome  di  Pampo  sostituito  a  Pappo  ,  quella  di 
Marzace  o  Mazace ,  applicafa  ad  un  popolo  del- 
J' Africa  ,  non  gia  della  Ccippadocia  ed  altre  simili, 
che  solo  nelle  note  al  prinio  libro  s'  incontrano. 

Preziose  per  la  geografia  antica,  massime  delF  Afri- 
ca e  deir  Oriente,  frouo  tra  queste  note  quella  alia 
pag.  169,  nella  quale  si  parla  di  Nitzibe  o  sia  Nisibe, 
da  Corippo  nominata  alia  maniera  degli  Orieatali  ; 
quella  alia  pag.  161  e  segg.  intorno  a  Teodosiopoli 
deir  Armeviia ,  due  vedendosene  ramnieatatc  da  Pro- 
copio^  ed  a  Dara ,  altra  citta  posta  presso  Nisibe  ; 
quella  alia  pag.  16"  su  i  popoli  Mauritani  detti  Lan- 
guanti ,  e  poscia  Lebanti  o  Levaiiti  ;  quella  alia. 
pag.  178  intorno  ai  coniini  delf  Adriatico  ;  quella 
al'a  pag.  176  intorno  al  porto  Caucano  d:dla  Sici- 
lia;  quella  alia  pag.  189  sui  campi  Antoniani,  detti 
Castra  Antoida^  rettamente  collocati  nella  provincia 
Bizarena  ;  quella  alia  pag.  209  intorno  la  citta  di 
Macunia  posta  tra  le  due  Sirti  ,  donde  la  gente 
Macumiaiia ,  ecc.  Alia  storia  pure  ed  alia  critica 
erudizione  ha  renduto  il  MazzuccheUt  grandissimo 
servigio  colle  sue  lUustrazioni  delV  epoca  in  cui  Be- 
lisario  approdo  al'e  coste  delP  Africa  ,  cioe  negU 
anni  533  e  534  '■>  ^^1  ni>nie  del  re  Qelimero  da  Co- 
rippo detto  Qcdamlr  e  della  di  lui  cattivita  ;  del 
Pappo  fratello  di  Giovanni^  e  delle  cariche  da  esso 
•ostenute  ;  del  principe  dei  Mauritani  Bizaceni  detto 
Antala  che  a  Salomone  rubellossi :,  della  nazione  Afri- 
cana  dei  IMassili ,  da  alcuni  supposti  nella  Numidia, 
da  altri  nelL^  Libia,  e  confusi  alcuua  volta  coi  Mau- 
ritani ;  di  quel  Salomone  o  Solomone  duce  degli  Afri- 
can! gia  nominato  ,  che  rifuggitosi  dopo  le  sue  per- 
dite  a  Siracusa  jn  Africa  ,  torno  nell'  Africa  stessa  coa 
Beli<:ario\  di  aitro  popolo  deir  Africa  detto  Ilasgua 
o  Ilagua  ;  dei  Mazaci ,  popoli  dell'  Africa  n(in  della 
Cappadocia  ;  di  Sergio  nipote  <U  Sidomone  ^  princjpale 

Bibl.  Iiul.  T.  XVIII.  21 


3aO  FLWII    CUESCONII    CORTPI'I  ,    CtC. 

cagione  della  nibellione  tlei  Mauritani  ;  dei  Ma- 
cari ,  abitatnri  tlella  Mauritania  Sitifeiise ,  dri  Silza- 
cti  e  del  Cauni,  siipposti  vitini  iiUAtlante.  e  dei  Zer- 
(juili ,  f'Mse  lion  di\ei"si  dai  Za2;ili  di  Toloineo  ;  del 
Dio  Gnrzil,  rmnie  dei  b  rbari  delT  Afi*i<a  ,  non  mai 
da  iilruno  menzionato  avanti  Corippo ;  del  popolo 
Ifurac  o  Ifarac  .  pure  AtVictino,  oi  a  affatto  ignoto; 
del  regno  dei  Vandali  nOT  Africa,  e  dill  i  durata 
del  me  lesiino;  del  re  Ildiincro  tiglio  di  Ilderico  re 
dei  Van  lali  ;  deMe  due  vittone  riportate  dal  sud- 
detto  Salomone  contra  i  rib;'lli  nell'  anno  535  \  di 
German  i,  ni;).'te  deU'nnoeratore  Qiitstciiiano  e  siio~ 
cer>  d'll  eroe  del  poenia;  del  nome  e  dei  fatti  di 
Cusina,  Ciitina  o  Cutzina.  duce  dei  Mauritani  ru- 
belli ,  del  nome  di  Quntarich  o  Qoiitarl ,  celebre 
gu- rriero  dei  p  u'tito  di  Sulomone  ^  (\i  Iinerio^  altro  1 
dnce  dei  Bizaicni  ,  di  altro  Giovanni  nglio  di  Slsin^ 
niolo ,  altro  duce  dei  snddetti :  di  Ariobindo  genero  di 
Olibrio  c  marito  di  una  nip  te  di  Giustiniano  ^  del 
nome  di  Senatore  applicato  a  persona,  come  avvenne 
in  u:io  de'  nostri  arcivescovi  ;  dell"  organo  rausico 
ptieumatif^o ,  da  Corippo  acr.-^nn^iro  per  via  di  simi- 
litudine  ;  della  parola  timpora  anj)Ucabile  alle  tem- 
pi i .  dei  multni  odierni  degli  Arabi  iiidicati  da  Co- 
rippo nel  verso  1076-7  del  lib.  IV;  dell' epoca  delle 
guerre  di  Giustiiiiano  coi  pnpoli  di  Albi  e  del  nome 
di  Ginstiniana  data  a  Gart<igi;ie;  delF  antico  mode 
di  divide. e  il  giorno  e  la  notte  nelTinverno  e  nella 
St 'te  in  \-2  parti  egnali ;  del  monte  Aurasio  della 
Numidia  .  e  degli  ab-tatori  di  ([uello,  dei  campi  Mam- 
inensi  posti  ai  c  'ni-ni  della  Bizacena  Meditcrranea, 
dei  ca  npi  di  Catone  presso  Utica  ,  e  di  moiti  altri 
ogc,et(i  o  di  m  lie  altre  persone,  di  cui  rara  trovasi 
la  men/.i>.n"  ^dtr  >ve  ehe  in  qiiesto  poema.  Vediamo 
pure  con  pi'^  ere  lUustrati  alcuni  vocaboli  ed  aticlie 
prop'ist-  da  aggiugs'ersi  I'T  oitiiiio  lessico  Forcelli- 
niano,  come  insafnr'is ,  facellu^  adpropiare  o  adprO" 
pians .  imdlvngos  ^  acfpptabiles  ^  ecc  D  ipo  uacipioso 
ed  accurate  mdice  trovaasi  le  perioche  o  postille  di 


JOIIVNNIDOS    «EU    DE    BELLIS    LIBYCIS.  021 

osservazioni  trovate  nello  stesso  codice  Trivulziano, 
rontenenti  in  gran  parte  gU  argomenti  tU  diversi 
libri  del  poema.  Queste  sono  scritte  in  latino  assai 
barbaro  ,  ed  in  esse  veggonsi  introdotte  le  parole 
fortditia  ^  attare  per  aptare  ^  scarainociare ,  rissa^ 
refortiarc  ^  seriosius ^  victioriaie  ^  nichilandurn,  exen- 
tia^  che  numca  in  tutti  i  glossarj  ,  lotare  martus  , 
voce  pure  mancante  nei  glossarj  dell'  intima  latini- 
ta  ,  prodimenta  ,  ecc. 

Meritava  egli  ,  diranno  alcnni ,  nn  autore  semi- 
barbaro  ed  un  poeta  certaniente  non  felice ,  nialgra- 
do  le  cose  dette  a  di  liii  lode  da  alouni  critici  , 
tante  cure  e  tanta  fatica  onde  adornarne  una  splen- 
didissima  edizione  ?  Si  ,  noi  risponderemo  ,  perche 
preziosi  sono  gli  antichi  fraiumenti  di  qualunque 
natura  ,  che  sussidj  portauo  alia  storica  e  critica 
erudizione,  clie  illustrano  i  fatti  e  le  loro  epoclie  , 
le  guerre,  i  popoli,  i  costumi ,  e  per  fino  le  fasi 
della  lingua  e  della  letteratura  di  que'  tempi.  Molto 
pill  dee  riuscire  gradita  e  vsntaggiosa  la  pubblica- 
zione  di  questo  {>oema  inedito  ,  perche,  come  gia 
accennamnio  ,  riempie  una  grande  lacuna  nella  sto- 
ria  di  que' tempi;  perche  serve  di  complemeuto  alia 
storia  Bizautina,  o  sia  alia  appendice  latina  di  quella 
faniosa  collezione ;  perche  giova  nel  tempo  stesso 
alia  integrazione  delle  opere  di  Corippo ,  alcune 
delle  quali  erano  gia  state  pubblicate  ed  illustrate 
coir  opera  di  uoniiiii  eruditissimi.  Nuova  gloria  dec 
dunque  risultarne  alia  patria  nostra ,  giacche  non 
solo  dai  nostri  torch)  esce  uobilmente  stampato  que- 
sto scritto  inedito ,  ma  tratto  e  altresi  da  ua  codice 
Milanese  -,  al  possessore  del  niedesimo  che  la  pub- 
blicazione  ne  promosse  ,  al  dottissnno  editore  ,  che 
alcuna  cura  r>on  trascuro  per  rendere  quella  pub- 
blicazione  per  ogni  via  piu  adorna ,  piu  conipiuta, 
_piu  vantaggiosa. 


D22 


IPOCRISIA    FEI\IMINILE, 

■NOVELLA. 


I, 


N  Torino  ,  bella  e  simmetrfca  citta ,  ma  di 
astnzie  feruniinili  e  (V  ipocrisie  e  di  altri  vizj  piena 
quanto  02,111  altra  d'  Italia  ,  era  agli  anni  passati  , 
anzi  sul  linire  dello  scorso  dn-iinottavo  secolo  una 
giovane  donna  ,  la  quale  ,  men  per  rispetto  di  lei , 
die  per  debiti  riguardi  all'  onestissimo  parrntado 
suo  .  chiameremo  Ernestina  :  grande  e  bella  e  di 
ben  proporzionate  forme  ,  con  gli  ocrlii  azzurri  e 
le  labbra  vermi2;lie ,  alle  quab  facevan  corona  bian- 
chi  e  iucidi  denti ,  ed  avente  per  siiigolare  orna- 
inento  una  lungliissima  cajjellatura  di  leggiadro 
colore  tra  il  biondo  ed  il  cenerogaolo,  e  cosi  pie- 
ghevole  ,  che  ad  ogni  leggier  tocco  la  s'  increspavi 
graziosaniente  ;  il  che  unito  ad  una  spaziosa  fronte 
suole  signiHcare  prontezza  di  mente;  dove  una  fronte. 
ristretia  e  rapelli  osciiri  e  distesi  vogliono  spesso 
indicare  dappochezza  di  cervello  e  di  sentimenti. 
Era  Diarito  di  costei  un  ser  Geronimo  dalli  Bran- 
colini,  mercatante  ricchissimo  c  bancliiere ,  e  pos- 
sessore di  case  e  di  poderi ,  che  gli  fruttavano  di 
buoae  entrate.  Ma  erano  le  ricchczze  il  piii  bel 
corredo  di  lui ,  siccome  quegli  die  gia  avanzato 
negli  tjoni  e  sucido  nella  persona  ,  e  grossolano 
nei  modi  incresceva  ad  ognuno  che  il  trattasse, 
non  che  alF  avvenente  nioglie.  Oltre  che  egli  era 
avido  di  danari ,  e  pronto  a  far  gabbo  altrni,  ezian- 
dio  per  un  picrol  guadagno  ,  come  assai  merca- 
tanti  fanno  ,  ed  in  ispezialita  coloro ,  i  qnali  (  come 
ap[)unto  era  ser  Geronmio)  di  bassissinia  estrazione 
hati  ,  vengono  in  Piemonte  da  una  valle  denominata 
di  Barcellonettc  ,  che  trovasi  sui  conliiu  di  Fran*  ia , 
e  01  giungoiio  con  piccolo  botteghiii  dietro  le  spalie 


IPOCRISIA.    FEMMINILE,     NOVELLA..  SsS 

a  vender  nastri  ,  fettucce  e  spille  ,  e  ritag;li  di  tele 
niussole  e  {jercalle  ,  e  simili  donueschi  cioiidoli  e 
bagattclle ',  e  rorrono  sii  e  giu  per  le  vie  e  sotto 
ai  portici  della  tiera  e  del  Po.,  e  si  fanno  incontro 
co!i  le  parole  di  buon  mercato  alle  inesperte  con- 
tadiiielle  e  alia  o;ente  meno  accorta  ;  quindi  pigliano 
a  pigione  uii  canton  •in  di  strada ,  e  mano  niano 
contentandosi  d''  un  vil  pane  e  d'  una  cattiva  mi- 
ly^stra  ,  e  accrescendo  i  l'>ro  traffici  ed  usureggiando 
si  progrediscono  in  pof  hi  d'  anni  che  si  veggoiia 
poi ,  come  tanti  ne  abbiani  vednti  e  veggiamo  ,  di— 
ventar  ricchissimi  negozianti  e  di  quei  di  banco  , 
ed  acquistar  possessioni  e  comprare  palazzini  su 
colli  piesso  Torino,  ed  ivi  grandeggiare  la  dom§- 
nica  ne'  conviti  e  ne'  festini  ,  e  prender  quelle  arie 
(li  non  eri  e  sei ,  eh'  egli  e  una  cosa  nojosissima  a 
sopportarsi  da  og'.ii  educata  e  gentile  persona.  U 
nostro  ser  Geronimo  pero  di  quest'  ultima  qualita  -, 
cioe  del  grandeggiare,  non  penava  no  certo ,  come 
abl^iarao  gia  avvertito.  Ma  a  rincontro  egli  era 
cosi  geloso  e  pieii  di  sospetti  verso  la  moglie  ,  cho 
avvisando  non  poterla  abbastanza  gnardare  con 
r  o|)era  della  fantesca  e  dei  famigliari,  propose  ti- 
nalmente  di  trasportare  banco  e  magazzini  nella 
stessa  casa  da  lui  abitata,  e  cosi  fece ,  ignorando 
il  buon  Alf  ssere  che  in  si  fatte  bao-attclle  d'  amore 
apche  la  pin  sciocca  ,  se  le  ne  viene  il  destro  ,  sa 
pettinare  il  cinffetto  al  piu  vigilante  marito.  Con 
tutto  cio  la  suggi'zione  per  madama  Ernestina  si. 
era  fatta  grandissima  :  avvegnache  per  \  un  canto 
il  marito  stava  molto  in  casa  ,  e  ad  ogni  tocco  di 
Canipanillo,  ad  ogni  muovcre  di  porta  usciva  del 
suo  scrittojo  ;  dalf  altro  e2,li  aveva  rigorosainente 
vietato  all.i  nioglie  qualuu(|ue  passatcnipo  di  teatri , 
di  festini  c  di  vegUe ;  e  poichc  in  casa  di  qualche 
auiica,  o  per  via  erasi  talora  accontata  con  qnalcha 
garbato  uomo  che  le  piacesse  ,  non  poteva  piu  oltre 
spinger  la  cosa  ;  e  la  meschinella  era  riilotta  a  di- 
torare  entro  se  i.proprj  desideri,   Fiaalmente  dopo 


.'324-  ll'OCRISIA    FEMMINILE  , 

tante  inutili  prove  ,  non  veggendo  di  presente 
alouna  via  da  poterne  iiscire,  delibcro  esscr  niiglior 
consiglio  di  assicurarsi  atlatto  d^  ogni  sos[)(tt<)  del 
geloso  niarito ,  faceudo  la  monnonesta  c  la  divota, 
e  di  aspcttare  dal  ttnipo  sna  buoua  ventiua.  Cosi 
tleposto  ogui  oniamento  di  liisso  (  il  cpiale  nulla 
aggiiingcva  alia  naturale  avvenenza  di  lei),  si  pose 
Tiiadama  Ernestina  a  frequentar  le  chiese  di  niattina 
c  di  sera  ,  ed  a  condurvi  seco  le  figlinole  sue  gia 
grandicriue  e  bellucce ,  e  sempre  col  velo  bene 
avanti  snl  viso  ,  e  con  1'  uffitiuolo  fra  Ic  mani  :  di 
modo  che  le  pinzochere ,  i  crediili  c  gli  sciocchi 
ne  rimancvano  edifirati  ,  e  andavano  dicendo :  vedi 
la  in  tanta  corruzione  di  costumi  quelia  bella  e 
matronal  donna  come  veste  modestarnente  ,  e  con 
qual  divozione  dice  il  suo  paternostro ,  e  con  qual 
raccoglimento  ascolta  i  sermoni  e  le  prediche  !  oh 
bene  avventurato  Geroninio;  oh  fortunata  famiglial 
E  il  marito  a  cui  pervenivano  tali  voci  ,  tntto  de- 
llziava ,  avendo  per  t'ernio  lui  solo  col  suo  esempio 
e  col  suo  rinore  aver  la  mosilie  a  cosi  santamente 
vjvere  ed  operare  educata :  e  per  inantenerla  in 
cosi  bnoni  proponimenti  soleva  ogni  sera  farle  la 
lezione  di  morale,  or  raccontandole  i  miracoli  della 
iMadonna  ,  or  discorrendo  le  vite  dei  Santi  del  leg- 
gendario  ;  di  che  tutto  quanto  piacere  ne  venisse 
alia  moglie  ,  ciascnno  sel  puo  pensare. 

Accadde  che  in  quel  torno  ,  a  fuggire  le  orribili 
catastroli  dalle  quali  era  straziata  la  Francia ,  ri- 
patrijsse  uno  strettissimo  parente  delE  Ernestina , 
di  lei  pill  giovane  d'  anni  ,  detto  per  nomc  Eraldo, 
stato  educato  in  uno  dei  piu  rinomati  coUegi  di 
quel  floridissimo  reame.  Era  costui  bello  di  sua.  per- 
sona ,  artettatuzzo  ne'  modi  e  curante  l'  attillatura : 
oltraccio  esperto  ne'giuoehi,  destro  nel  cavalcare, 
e  sino-olarmente  ao^ile  e  svelto  in  o2:ni  mamera  di 
danze ,  piii  assai  die  non  fosse  ammaestrato  nei 
.sevcri  snidj  della  fjlosofia  e  delle  lettere  ,  de' quali 
pero  aveva  tale  tintura  ,  onde  fare  di   se    bella  ed 


NOVELLA.  SaS 

■onorevole  niostra  nelle  conversazioni  e  nelle  bri- 
gate,  dove  soleva  reritare  i  bei  versi  del  Rarine  e 
e  del  Voltaire ,  e  piu  spesso  trattenere  g;U  astanti 
ispiegando  loro  le  cosi  dctte  Sciarade  o  diciferando 
logngrifi  e  iiidoviiielli  ed  altri  si  fatti  francesi  iion- 
nulla.  Con  li  ([uali  appareati  pre2ii  ,  essendo  egli 
inoltre  grandissinio  vagh<  ggiatore  ,  era  sommameute 
«;rato    al    bel    sesso. 

Ora  manrando  airErnestina  una  migliore  e  piu 
comoda  opportunita  ,  e  piacendoli'  sommament^ 
Eraldo  ,  ed  essa  a  lui  ,  messo  da  banda  OiL'ni  saiu- 
tare  ntegno  ne'  rispettati  legami  del  sangiie  .  fuiouo 
entrambi  presto  d'  accordo  per  vedersi ,  frei[uen- 
tarsi  e  darsi  bel  tempo :  nel  che  servavano  ptro 
la  massima  circospezione  ,  non  tanto  per  la  temiita 
gelosia  di  s^r  Geronimo  ,  il  quale  di  si  fatta  mac- 
chia  appeaa  avr<^bbe  osato  di  sospettare  la  nioglie , 
quanto  perche  qiiesta  voleva  presso  i  parenti  e  nel 
pubblico  conservar  illesa  la  riputazione  di  savii  ed 
onesta  ,  sapendo  benissimo  che  a  Torino  ,  come 
altrove  ,  non  V  esser  buona  ma  il  parerhi ,  da  e 
mantiene  la  buona  fama  :  e  cosi  duro  la  bisogna 
per  ben  due  aimi. 

Ma  siccome  avviene  che  le  cose  da  prima  desi- 
derate e  gradite ,  qiiindi  lungamente  e  senza  con- 
trasto  possedute  sogliono  bene  spesso  venire  a  noja 
e  dar  luo2;o  a  novelli  pensieri ;  e  d' altra  parte 
quando  una  donna  fa  tali  beife  al  marito  ,  piu  noa 
le  costa  mancar  di  fede  all*'  amante  ,  il  che  cgni 
uom  di  senno  che  s' iunamori  dee  tener  per  feimo 
onde  non  dia  soverchio  pascolo  a  gran  sentimcnti , 
i  quali  ad  un  nubile  e  sensitivo  ammo  sono  p«  r  lo 
piu  ca2,ione  di  tristezza  ed  affanni;  cosi  mad.ma 
Erncslina  a  cui  per  un  altro  canto  iucrcscevano 
certe  trequenti  scappatine  di  Eraldo  ,  penso  doversi 
procacciare  un  secondo  amante ,  e  pose  1'  oc<  hio  al 
primo  ragioniere  del  banco  di  suo  marito  per  nome 
Giarmto :  uomo  di  tVesca  eta  ,  scrio  ,  di  poche 
parole  ,  tutto  dedito  alia  sua  professiouc  ,    e    pcro 


oaG  ipocnisj-i  femminile  , 

tenuto  caro  da  ser  Geronimo ,  benche  da  poco 
tempo  r  avese  preso  a  suoi  stipesid).  A  Giacinto 
lion  dispiareva  la  donna  ;  e  sebbene  di  qnando  in 
qnando  andasse  scamhiando  con  lei  le  furtive  oc- 
chiatine  ,  tuttavia  stava  ee:li  niodt-sto  e  contesnoso 
non  lanto  per  propria  scelta  ,  die  io  non  vo'  di- 
chiararlo  pin  casto  di  (jnel  die  per  avventura  ei  si 
fosse  ;  ma  pinttosto  perdie  egli  ,  siccome  avveduto 
ed  accorto ,  aveva  conosciute  le  secrete  e  doppia- 
mente  biasimevoli  tresrhe  della  modestissima  donna ; 
ondc  aveva  al  tutto  ddiberato  di  abbandonar  tal 
pensiero. 

Se  non  die  nelle  donne  il  non  osser  curate  j^e- 
iiera  dispctto  ed  accresce  lo  stimolo  del  desiderio: 
il  perche  madama  Ernestina  volendo  ad  o2;ni  mode 
_2;nadagnare  Tainore  di  lui ,  presa  f  opportunity  che 
il  marito  per  suo  bisogno  trovavasi  in  Isvizzera  ^ 
cntro  un  giorno  nel  banco  ove  solo  era  Giacinto  ; 
e  d'una  cosa  in  altra  avvedutamente  trapassando-, 
con  affettnosc ,  sebben  velate  espressioni,  T  animo 
sno  gli  discoperse  ;  e  ne  aspettava  rpiel  cli''  ei  sa- 
prebbe  risponderle.  Alia  qnale  Giacinto  senza  punta 
niostrarsi  isnbarazzato  cogli  iadugi  e  co'  pretestj  , 
ma  sei'iamente  secondo  il  suo  costume  e  con  molta 
nobilta  cosi  disse  :  madama  ,  i  sentimenti  die  con 
tanta  bonta  e  gentilezza  vi  piace  di  proferirmi 
60110  piu  onorevoli  per  me  di  quel  ch'  io  potrei 
nieritarli ;  e  certamente  e  per  la  bellezza  vostra  , 
per  la  grazia  e  lo  spirito  e  per  altri  pregi  moltis- 
simi  non  vi  dovrebbe  cader  diibbio  die  il  niio 
cuore  non  fosse  per  far  lor  grata  acroglienza;  e 
romeche  al  niarito  vosfro  io  sia  debitore  della 
presente  mia  condizione  e  di  prossime  speranze  di 
migliorarla  ;  e  percio  a  secondare  nn  tale  intendi- 
rnento  non  possa  Y  aninio  nuo  riconoscente  senza 
nna  qnaldie  ripuo;nanza  disporsi  :  tuttavolta  essendo 
il  marito  vostro  attcmpato  e  sdiiftiso ,  e  voi  giovane 
ed  avvenente  ,  oltraccio  vees;*  ndovi  sopportar  con 
pazienza   le  noje    e    le    privazioni    d'  ogni    maniera 


NOVELLA.  3^27 

di  clie  egli  vi  e  cagione ,  sarei  appareccliiato  ad 
amarvi  e  ad  amarvi  con  saklo  e  costante  affetto  , 
ove  del  simsgliante  potessi  ripromettermi  per  canto 
vostro.  Come,  ripiglio  la  donna  ^  die  dite  voi  mai? 
QtiHifli  continuan'lo  con  queVolori  e  quegli  artilizj 
die  son  rosi  faniiliari  alle  femmine ,  allorche  si 
atreiitano  di  v-.ler  coprire  le  verita  eziandio  le  piii 
evideiiti:  e  <Tedete  voi  ch' io  potrei  dire  d' amarvi 
se  veramente  cosi  non  v' amassi  come  io  il  dico  , 
e  vol  solo ,  e  pur  troppo  e  da  lungo  tempo  ,  anzi 
dal  primo  momento  ,  ahi  misera ,  die  vi  conobbi  ? 
Voi  vedete  qua!  e  il  mio  tenor  di  vita  col  fcisti- 
dioso  marito  :  fla  me  non  pratica  vivente  nessuno  : 
attendo  indefessamente  alle  cure  domesticlie,  alia 
educazione  delle  figliuole  ,  a'  pii  doveri  die  la 
isanta  religione  mi  prescrive.  Ed  in  vero ,  alii  lassa  , 
fconosco  esser  troppo  grave  mancanza  cotesta  niia  : 
e  sebbene  io  prego  di  e  notte  Domeneddio  onde  mi 
liberi  da  si  fatto  pensiero  chc  e  pure  il  primo  die 
isia  venuto  a  bruttarnii  la  mente  da  die  son  ma- 
rit^ta  ;  con  tutto  cio  V  immawine  vostra  mi  sta 
Sempre  davanti  in  ogni  luogo,  in  ogni  ora  e  nol 
sonno  e  nella  ve2;!ia  ;  ed  essendo  si  tattamente  cre- 
scinto  questo  crudel  fiioco  die  per  voi  mi  consiima, 
ogni  forza  e  vennta  tinalmente  meno  ,  ho  dovnto 
cedere ,  ed  arrosseado  e  tremando  ,  tutto  farvi 
palese.  Giacinto  die ,  quantunque  mercante ,  era 
tuttavia  di  schiettissimo  animo  e  leale ,  udendo 
cotali  lusinghiere  juoposte  in  bocca  alia  donaa  ; 
ne  sentendosi  da  tanto  di  volerne  fare  suo  pro  , 
siccome  molti  altri  di  meno  dilicata  natura  e  a 
maggiore  scorno  delia  falla*  c  Ernestina  avrebbero 
adoperato  ,  dopo  averle  piu  e  piii  volte  dctto  die 
ei  non  poteva  cliiamarsi  convinto  ;  insistendo  sem- 
pre  la  donna  ,  e  facendosi  rossa  ,  e  facendo  cadere 
cotali  las^rimuzze  ,  a  cui  gli  sciocchi  danno  tanta 
credenza  ;  fattosi  piu  animoso  a  parlare,  cosi  ripi- 
glio. Or  bene  ,  madama  ,  poiche  di  tanto  m'  assi- 
curate  ,  cosi  sara  :  ma  a  pienamcnte    convincerrai ; 


SaS  IPOCRISIV    FFRntlNILK  J 

una  grazia  sola  vi  chieggo ,  ed  abbiatela  per  sol:i 
jrrevocabile  condizione  ,  ed  e  cjuesta  :  io  voglio 
die  assolutamcnte  d'  ora  in  poi  ,  ed  a  ("omiuciare  da 
quest'  oggi  I  ill  non  bazzic  hi  per  rasa  vostra  ne  punto 
ne  poco  il  signer  Eraldo.  Eraldn ,  interruppe  alte- 
rata  la  donna,  Eraldo!  xin  mio  pareute ,  e  cosi 
stolto  !  .  .  .  ed  io  potrei  ...  oh  nequizia  degli 
uoiiiini  !  e  non  arrossite  di  oltraggi  ire  coii  tale  ca- 
liiniiia  il  mio  candore  e  la  niia  oiicsta  ?  e  come 
potrei  ragionevolmente  .  .  .  e  con  ([iial  fronte  ar- 
dirci  di  vietargli  ch'  cgli  non  venisse  una  qiialche 
volta  in  mia  casa  ?  Egli  ci  viene  troppo  spesso 
( rispose  senza  punto  scomporsi  il  rao;ioniere  )  ;  e 
ci  viene  ad  ore  indebite  e  sospette.  So  che  sul 
balcon  delta  piazza  e  tali  hltre  volte  snlle  finestre 
sono  da  voi  a  quando  a  quando  avvedutamente 
posti  i  necessarj  segnali  a  significar2;li  la  oomoda 
opportunita  di  vedervi.  So  di  piij  ,  che  quando 
vostro  marito  e  in  villa  od  altrove  in  giro  pe'  suoi 
traffici,  allora  andate  alia  hbera,  e  si  (,\  da  voi 
doppia  la  fosta.  E  rosi  pur  f.sse  che  solo  a  me 
fosser  note  coteste  ed  altre  si  fatte  cosereile  che 
ne  sareste  avventurosa  troppo;  pen  he  per  nes- 
sun  motivo  non  m'  indurrei  mai  a  disvelarle  o 
fame  motto  ,  ed  esser  ciiginnc  al  marito  vostro  di 
tanto  cordogUo,  e  a  voi  di  pubblu  a  vcrgi-gjia.  Ma 
gia  talun  ne  va  mormorando  ,  e  vi  basti  <  h'  altro 
non  mi  rimane  a  dirvi  — .  La  donna  sentendosi  a 
pugnere  cosi  sul  vivo  e  in  un  argomento  per  lei 
poco  onorevole  ,  e  cosi  inaspettatameute  e  con  tali 
risoluti  detti ,  quali  suole  espnmerli  un  cuor  dritto 
e  sincero  ,  dopo  avere  inutilmt  ntc  tentato  di  per- 
suadere  il  contrario,  lasrio  bruscamente  Giacinto  , 
dicendosli  la  maggior  viliania  ;  e  tutto  il  sno  aniore 
e  le  premure  converse  in  'odio  ed  in  ardeute  brama 
di  vendicarsi. 

E  quest'  odio  5  quosta  sete  di  vendetta  sempre 
pivi  si  facevan  maggiori ;  conciossiache  ,  se  per  Io 
annanzi  poteva  bastare  a'  suoi  divisamenti  Io  alloii- 


NOVELL  \.  829 

tanare  i  sospettl  dalT  anirno  del  geloso  marlto  ; 
poj- he  fii  convinta  die  Giacinto  era  di  tiitto  con- 
sapevole  ;  e  tcmendo  inoltie  e  delle  F^gliuole  e 
delle  faiiti  e  dei  vicini  ;  e  parendole  (  siccome  co- 
loro  cui  la  cos':ienza  rimorde  )  dovere  nello  sguardo 
di  tutti  lega^ere  le  sue  colpe ,  andava  piu  guardinga 
nel  ricevere  Eraldo.  Onde  tra  per  la  tenia  di  non 
poter  coiiservare  l'  antica  amicizia,  e  il  dispetto  di 
non  ne  aver  potuto  stringere  una  nnova,  e  sfor- 
zandosi  ad  una  era  di  voler  mantcnere  a2;li  occlii 
del  niarito  e  del  pubblico  ini^orrotta  la  foma  di 
mog'.ie  onesta  e  di  esemplare  niadre  di  faniiglia  , 
il  rhe ,  per  le  cose  anzidette ,  le  pareva  oggi  mai 
difficile  ad  ottenersi  ,  la  sua  vita  si  turbo  forte, 
ed  in,  vece  di  tranquillar  Y  animo  suo  col  rientrare- 
in  se  stessa  e  fare  delle  parole  del  ragioniere  un 
virtuoso  profitto  ,  siccome  per  la  umana  debolezza 
pur  troppo  avviene  die  quando  comincia  a  tra- 
viarsi  il  nostro  intelletto ,  sempre  piii  si  confonde 
e  si  perde,  e  clii  ha  fatto  il  piu  fa  il  meno;  cost 
madama  Ernestina,  niesso  in  non  cale  ogni  princi- 
pio  di  ra2;ione  e  di  onesta  ,  penso  non  potersi  pro- 
curare  uaa  vita  queta  e  felice  ,  salvo  coir  allonta- 
nare  dal  niarito  il  povero  Giacinto  come  testimonio 
per  lei  troppo  pericoloso  ed  inf^sto :  e  cosi  ferma- 
mente  delibero. 

Intanto  ser  Geronimo  tornava  dalla  Svizzera ,  ed 
esaminati  i  suoi  conti  ,  trovo  die  la  sollecitudine  e 
Tantiveggenza  di  Giacinto  nel  profittare  delle  vi- 
cende  de'  cambj  ,  massime  a  fronte  della  carta 
fignrativa  ,  la  (juale  in  tanta  copia  e  con  tanto 
danno  della  pubblica  e  privata  prosperita  correva 
a  que'  tempi  in  Pienionte  ,' avev.ino  in  breve  ac- 
cresciuto  c[uasi  del  doppio  i  capitali  effettivi  del 
banco :  per  la  qunl  cosa ,  siccome  uonio  chu  non 
era  total niente  sprovveduto  di  buoni  sentimenti  , 
sub  i to  gli  corse  al  pensiero  di  voler  dare  a  Gia- 
cinto una  prova  della  sua  gratitudine  e  della 
»ua    confidenza,     concedendogli     una     ragione     nel 


33o  IVOClUhl.V    FEJIMINMLK  , 

banco  ,  e  farendolo  sozio  (V  una  teiiue  porzion^ 
de'  prolitti  senza  .alqufva  iuvposizione  di  fondi  :^  ^^ 
con  questa  idea  calda  calda  nel  capo  tiitto  lip,tq 
u'  ando  alia  moglie,  e  glie  la  partecipo.  La  quale 
sfoaando  con  an  gran  respiro  Timprovvisa  gioja 
die  intoriiaiuente  sentiva  per  csser  giunto  il  mo- 
mento  l^ivorcvole  a'  snoi  perversi  divisamenti  •,  e 
quindi  rattenendosi  e  vclando  con  ipocritc  espres- 
sioni  tutto  il  suo  m\ltalcnto,  cosi  dissc :  mai  noa 
piarcia  a  l<ldio  ,  caro  marito ,  ch'io  voglia  iiige- 
rirmi  m  '  tuoi  traffici  o  nelle  tue  ragioni ,  che  so 
benissimo  nial  cio  convenirsi  ad  una  donna  :  come 
nep|)ur<'  ch'  lo  pensi  ad  allontanaiti  dal  dimostrare 
co'  bencfiz)  la  tua  gratitudine  a  chi  t'  abl)ia  e  con 
r  opera  e  con  buoni  suggeriniL-nti  giovato  a  far 
niigUorc  la  tua  fortuna  :  nia  a  fronte  di  qiialsivoglia 
riguardo  il  mio  dovere  e.  la  religione  mi  co- 
inandano  di  oppormi  quanto  so  e  posso  a  che  tij, 
niostri  ale  una  liberalita  verso  un  malnato  corrottis^- 
simo  uomo  ,  il  quale  si  e  dichiarato  nemico  all'  onoi"^ 
tuo,  alia  mia  onesta  ,  alia  pace  drlla  mia  fam  glia. 
II  marito  a  quests  parole  tutto  istupidi,  ne  sapendq 
ancor  bene  a  rhe  volesse  la  casta  mo^iie  riuscire , 
radd(^p]J!6  V  attenzione  nelT  ascoltarla  ,  ed  essa  con- 
tiauo  .  si,  Geroniiuo  mio,  nidnato  e  corruttissimo 
uonio  e  cotosto  tuo  Giaciato,il  (piale  dopo  il  mal- 
auiLurato  giorno  die  il  ricevcsti  ragioni^re  nel  tuo 
banco  mtii  non  cesso  e  con  le  parole  e  co' ceuni  e 
con  all  ^auardi  di  farmi  accorta  delP  amor  suo  e 
dell  liUemto  di  veairne  a  capo  ,  ed  insinuarsi  nel 
mio  cnore  ed  ottenere  pprrispondenza.  lo  credei 
suUe  prime  <:he  il  mio  contegno  e  le  severe  dimo- 
straziom  di  sprezzo  e  le  costanti  rii)ulse  avreobefo 
bastato  per  fa.'<i.li  abbandonare  la  stonsigliata  im- 
presa  ,  e  ncluamarlo  al  df bito  rispetto  verso  tua 
moglie;  ma  oime  ch  egli  contmuava  tutravia  ad 
iuiportunarmi  ccrcando  sempre  iiuove  occasioni  ed 
op[)ortnnita  ;  aiizi  dopo  che  tu  ti  partisti  di  Tori- 
no   per  qaest'  ultima    tua  gita ,    c    lui    lasciasti    al 


NOVELLA,  33 1 

governo  tie'  tnoi  affari,  osava  perfino  Tinlqiio  uomo 
d'  introdursi  nolle  inie  camerc  quaiido  ei  mi  sapeva 
sola  per  nnnovarmi  le  disoneste  proposte  :  a  segno 
tale  che  a  nulla  giovando  le  animonizioni ,  i  con- 
sigli  e  perfjh  le  minacce  ,  fui  costretta  per  metter 
r  onor  inio  in  salvo  da  qualche  insidia ,  di  pregar 
il  nostro  caro  Eraldo ,  come  piu  prossimo  mio , 
di  venir  spesso  in  nostra  casa  onde  porgermi  al- 
r  nopo  assistenza  e  ditVudcrmi  ,  fiache  piacesse  al 
cielo  di  consolarmi  coi  mo  presto  ntorno.  Or  ec- 
doti  il  bel  soirgetto  cui  vorrebbe  la  tua  buona  fede 
cbsi  largamente  g:inderdonare.  Vedi  a  rhe  t'  avrebbe 
egli  tratto  se  d'aloun  poco  fosse  vacillata  la  raia 
cbstan/a  ,  e  so  io  non  avessi  le  mille  vulte  piu 
caro  r  onor  mio  die  la  mia  stessa  vita. 

Dopo  uu  simil  discorso,  appena  pote  il  credulo 
marito  rattenersi  dal  non  correr  di  subito  alia  casa 
di  Giacinto  per  malmenarlo  e  prenderne  tiera  ven- 
detta. Ma  r  arcorta  moglie  che  vedeva  benissimo 
di  qiiali  conseguenze  anche  per  lei  sarebbe  state 
dagione  nn  tale  partito  ,  gettatasi  a'  pie  di  Geronimo, 
ah  mai  non  sia,  mio  dolce  compagno  ,  elia  esclamo, 
rnai  non  sia  che  da  te  si  facciano  sconvenevoli  piib- 
blicita ;  a  queste  cose  si  vuol  rimediar  con  pru- 
denza :  ti  scone^iuro  per  quell' amore  che  porti  alia 
tua  Ernestina  ,  e  piu  ancora  per  qiiella  fede  che  a 
te  presente  e  lontano  e  in  ogni  tempo  e  circostanza 
da  ben  sedici  anni  (  e  mi  pajono  giorni )  serbai  mai 
sempre  incorrotta  e  costante;  deh  per  dona  a  quel- 
r  incauto,  a  quello  scostumato  ,•  pcnsi  il  Cielo  a  pu- 
nirlo  qual  merita  ;  a  me  basta  che  gli  sia  tolta  ogni 
occasione  di  piu  tormentarmi.  Or  bene  ,  interrom- 
pendola  rispose  il  marito  ,  cosi  si  faccia  ,  come  sa- 
viamente  avvisi :  ti  prometto  che  quinci  innanzi  non 
ne  avrai  piu  rincrescimento  o  molestia.  In  fatti  il 
mattino  seguente  ,  di  bonissnif  ora  ,  egli  mando 
per  un  suo  messo  una  lettera  a  Giacmto  in  un  col 
danaro  della  dovutagli  mercede  ,  e  gl"  impose  , 
senz'  ahro    du'gli ,    di    mai     piu    non     comparirgU 


332  Il'OCRISIA.    FEMMINILE  , 

davanti,  e  cli  neppure  saUitare  per  via  nc  lui  ne  la 
moo'lie,  conic  se  mai  noa  si  fosser  ne  conosciuti 
ne  visti.  Da  si  ioaspettato  annunzio  quaiito  rima- 
nesse  contristato  il  cuor  di  Giacinto ,  noii  e  mestieri 
il  clescriv<'rlo.  Ora  non  avendo  egli  nulla  a  ninpro- 
vtrarsi,  ne  potcndo  credere  cosi  in2;rato  o  strava- 
gante  il  sno  principale  da  usargli  simil  tratto  senza 
r  impnlso  di  una  f[ualclie  calunniosa  accusa ,  conobbe 
di  leffcieri  che  il  colpo  da  altri  non  poteva  essere 
stato  diretto,  fuorche  da  madama  Ernestiua ,  negli 
occhi  e  pel  contegno  della  quale ,  dope  la  fattale 
sincera  dichiarazioiie  aveva  sempre  ossorvato  uii 
non  so  clie  di  maligno  e  di  sinistro.  Pero  il  sue 
primo  nioviniento  fa  di  recarsi  da  Geronimo  onde 
chiamarali  ragion  delT  affronto  e  giustiticarsi.  Ma 
considerando  quindi  che  per  ottenere  una  piena 
satisfazione  gli  sarebbe  forza  svelare  il  cattivo  animo 
della  donna,  ed  essere  in  tal  modo  cagione  di  scan- 
dalo  e  di  vcrgogna  alle  figluiole  di  lei  cd  al  paren- 
tado  ,  vinto  da  un  sentimento  di  pieta  sempre  T  ul- 
timo ad  estinguersi  in  un'  aninia  ben  nata ,  benche 
crrandemente  offesa,  delibero  di  darsi  pace,  di  non 
ismarrirsi  di  coraggio  e  di  tacere.  E  siccome  e  nelle 
vendite  e  ne'  canibj  ed  in  ogni  cosa  appartenente 
alia  mercatura  egli  era  conosciuto  da  tutti  i  com- 
mercianti  e  scnsali  di  Torino  come  uomo  destro  e 
di  gran  ricapito ,  e  per  cui  tanto  s'  erano  accresciuti 
il  credito  e  la  ricchezza  di  Ser  Geronimo ;  cosi  non 
istette  guari  a  trovare  onorato  e  convenevole  col- 
locamento  presso  un  altro  ricchissimo  mercatante; 
il  quale  tutta  la  sua  iiducia  pose  in  lui,  e  ne  fu 
cosi  soddisfatto  e  contento  ,  che  dopo  un  anno  gli 
diede  in  nioglie  la  sua  stessa  figliuola  unica,  bella 
e  virtuosa,  con  li  quale  passo  sempre  e  passa  tut- 
ta\ia  lietissima  la  sua  vita.  Cosi  operava  la  provvi- 
denza  in  favor  di  Giacinto  per  una  certa  legge  di 
eompeusazione ;  mentre  alia  vendicativa  Ernestina 
pendeva  sul  capo  il  meritate  gastigamento. 


NOVELLA,  333 

E  di  gia  neir  animo  di  Geronimo  agrimpulsi  tlella 
gelosia  erano  su  cedute  altre  considerazioni.  Vedeva 
egli  con  gran  rammariro  clie  esseadogli  mancoto 
Gia'into,  gli  aHari  del  banco  non  andav  mo  piu  cosi 
prosperi:  gU  pareva  alhira  (  e  gli  pareva  giusta- 
mente  )  ciie  una  donna  savia  ed  avveduta  avrebbc 
potuto  difi  nd«'re  di  per  se  la  propria  onesta ,  senza 
doniandarr'  T  altrui  soccorso,  e  tanto  meno  flire  in- 
discreti  riohiami  al  inai  ito ,  niassime  trattandosi  di 
un  uonio  ,  tpial  era  il  ragioniere ,  probo  d' altronde, 
fidato  e  curante  ^1'  interessi  del  principale.  Cosi  di 
pensiero  in  pensie'  o  e'  si  traeva  a  maledire  la  fetta 
risoluzione  come  insensata  e  precipitosa  :  tanto  6 
vero  rhe  tra  1p  diverse  passioni  dalle  qiiali  siamo 
talvolta  agitati  ,  or  cpiesta  or  qutlla  prevale ,  si  fa 
piu  forte  e  detta  il  partito.  Osscrvava  finalniente  il 
messere  che  non  ostante  il  congedo  dato  a  Giatinto, 
il  parente  continuava  tuttavia  le  sue  visite  in  casa 
e  con  maggiore  assiduita  e  frequenza ,  or  col  pre- 
testo  di  esercitar  le  fancinlle  in  qualche  novella 
maniera  di  danza,  or  con  altri  e  via   via. 

11  perclie  accresoiutasi  in  lui  la  biliosa  irritazio- 
ne  cou  un  mal  viso  disse  alia  nioglie  che  essendo 
le  zitelle  oggi  mai  da  niarito,  ed  Eraldo  troppo 
gnvane  e  brioso ,  e  non  piacendogli  tanta  frequenza 
che  dava  motivi  al  moiido  di  morniorare ,  era  percio 
assoluto  sno  intendiniento  ,  rhe  qucgli  non  avcsse 
piu  adito  in  casa  ne  punto  ne  poco  ;  e  cosi  le  im- 
pose die  fosse  eseguito.  La  donna  benche  punta  al 
vivo  ,  non  oso  far  motto  a  questa  intimazionc;  anzi 
finse  d.  acconsentirvi  di  buona  voglia:  e  temendo 
die  per  cpialrhc  arridente  si  venissero  un  giorno 
o  Taltro  a  scoprire  i  snoi  andimpnti,  in  guisa  ado- 
pero  con  Eraldo  che  gli  abboccanienti  e  le  visite 
fossero  pui  rade  e  piij  circospette.  Cosi  passavano 
le  cose  ,  quando  la  sera  d'  un  sabato  fa  recata  a 
Geronimo  la  novella ,  die  il  gastaldo  d'  una  sua 
possessiine  sei  miglia  distante  da  Torino  era  il 
di  stesso    sgraziatauiente    caduto  d'  una  loggia ,  per 


334  IPOCRISIA    ^fimflNlLE  , 

la  (^odlfe  c!i'(^iVth' gli  ^l' era  rbtfa  una>8stotr/,' e  §8r- 
reva  rischio  tli  nioriie.  II  perclie  ser  Geroniiuo  clic 
nn  tal  uomo,  siccoine  antico  e  ildato,  aveva  molto 
carrt,  delibcio  di  partir  subito  a  qilelTa  volta  con 
la  speranza  di  poterlo  soccorrere  e  serbare  in  vita. 
E  mandato  per  un  buon  chirurgo  siio  amico,  e  preso 
a  nolo  un  calessetto,  signilico  alia  rrioglie  questo 
suo  divisarAento ,  e  dissele  che  siao  al  venture  lu- 
nedi  e'  non  sarebbe  stato  di  ritorno.  La  quale , 
commeridata  la  caritatevol  premura  dA  manto ,  il 
consiglio  a  non  fiapporre  diniora :  e  datagli  una  ca- 
migiuola  di  lana,  e  postogli  in  testa  un  doppio 
berrettin  di  seta,  onde  Tuniido  deila  notte  nou  gli 
fosse  cagione  d'  una  infrcddatura ,  gli  poise  mano 
a  scender  le  scale  ed  a  moutare  in  calesso  :  e  poi. 
messo£;li  un  buon  pastrano  sulle  gambe,  e  datogh' 
il  buon  viaggio  con  niille  baciozzi,  il  racromanclo 
al  chirurgo  che  ne  avesse  cura ;  e  pregatili  entrambi 
di  andare  adagio  per  evitar  disgrazie,  e  di  tornare 
alio  indiniani,  se  mai  fosse  possibile ,  e  non  aspet- 
tare  al  luuedi,  con  un' aria  di  alTcttuoso  conjugale 
rammarico  cosi  bene  dissimulato,  e  cosi  bene  cre- 
duto  smcero ,  gli  lascio  avviare  per  la  porta  di  Susa. 
Quindi,  parendole  mille  anni  di  non  aver  piu  vt-duto 
Eraldo ,  corse  prontamente  al  magazznio  di  lui,  e 
fattolo  consapevole  della  sospirata  felicissima  oppor- 
tiinita,  dissegli  che  lo  aspetterebbe  a  cena  in  casa 
sua  alle  dieci  della  sera  stessa :  di  che  Eraldo  fu 
lietjssinio  e  promise  di  venire.  E  dato  ordine  ad 
os^ni  cosa ,  ed  apprestata  nella  propria  camera  senza 
saputa  d' alcuno  della  famiglia,  una  p  ccola  ma  sa- 
porita  cenetta,  e  mandate  prima  del  solito  a  dormire 
le  figliuole  e  le  fantesche ,  e  serrato  ben  bene  ogni 
nscio  che  dalle  altre  stanze  potesse  dare  adito  nel 
suo  appartamentino  ;  aperta  una  segreta  porticina, 
della  quale  da  tanti  anni  il  marito  credeva,  lui  solo 
aver  la  chiave,  quando  batterono  le  dieci  alia  tori'c, 
di  la  cheta  cheta  introdusse  lamico,  e  con  esso  si 
pose  allegramente  a    cenare.  Ma  non  prevedeva  la 


KOVKLLA.  335 

donna ,  die  Infra  poclii  nionienti  si  sarebbe  intor- 
bitlata  la  festa ,  e  che  Domenedtlio  non  salda  seni- 
pre  i  conti  alia  donieuica. 

Itifatti,  appena  ser  Gerouimo  ed  il  cerusico  s' eran 
di  due  luiglia  avanzaii  sulla  strada  che  conduce  a 
Rivoli,  ecco  farsi  loro  incoutro  frettoloso  un  faniiglio 
il  quale  disse  die  il  gastaldo  era  spirato  in  qnelTora 
stessa  nolle  niani  di  nicsser  lo  ))arroco.  Ailora  av- 
viso  il  cliirur^o  essere  luig^lior  consiglio  il  tornare 
a  Torino,  tanto  piu  ch' egli  era  numito  d'  un  ordine 
del  governatore  per  farsi  aprirc  le  porte  i[uatunque 
ora  della  notte  si  fosse :  e  cosi  fu  fcUto.  Intanto 
delToccorsa  disgrazia  si  andava  Geronimo  consoianda 
al  pcnsare  quale  e  quanto  sarebbe  il  piacere  della 
sua  donna  in  veggendolo  cosi  inaspettataniente  li- 
tornare  a  casa  :  e  della  divozione  e  della  t'edcka  di 
lei  ineravigliose  cose  raciontava  al  chiruigo;  ed 
entrati  in  •  itta  ,  scese  cjncsti  di  calesso  e  ando  pei 
fatti  suoi.  E  Geronimo,  restituito  il  calesso  al  luogo 
ove  I'aveva  noleggiato ,  s' incaniniino  a  casa  sua. 
E  salita  la  scala  niaestra,  ed  appressatosi  alia  porta, 
non  veggendo  lunie ,  ne  sentendo  niuover  persona, 
ebbe  per  fenno  che  la  moglie  fosse  a  letr.o;  e  non 
volendo  sonare  il  campanello  per  non  destar  ru- 
niore ,  e  svegtiar  la  faniiglia,  poirhe  aveva  presso 
di  se  la  chiave  delP  altra  portitina,  si  reco  nella 
contrada  ed  alzando  gli  oc<lu  cosi  per  una  cotal 
curiosiia,  parvesli  per  Tapertura  delle  impostc  vcder 
del  lunie  nelie  sue  camere  :  capist  o,  esclamo  ailora 
il  niessere ,  la  povera  Ernestina  ha  paura  de' niorti 
a  dorniir  sola  e  tiene  accesa  la  lanipadina:  quuidi 
ent^ato  in  una  piccola  cone  della  casa  e  salita 
un'^altra  scala,  plan  pi.^iniuo  apcrse  la  porticina  so- 
vrac^ennata  ,  e  s'  iutrodusse  sulla  j)ur.ta  de'  piedi  in 
uno  strtttJssimo  corri<lojo,  in  capo  al  cpiale  era 
r  us(;io  che  incttcva  nella  camera  iviaritalc.  Ma  tpial 
fu  la  sua  soiprcsa  nello  intendere  due  distintissime 
ivoci,  r  luia  di-  masi'hio ,  1' altra  di  feuuiiina  che 
^michevolnicntc    andavano    dialogizzando?   Tutto  il 

Bibl.  Ital.  T.  XVIII.  22 


336  IPOCRISIA    FEMMINILE  , 

sangne  gli  si  rlniescolo  eiitro  le  vene;  ma  volendo 
meglio  acrertarsi  qiiali  alTari  si  trattassero  la  entro 
in  sua  contumacja ,  pose  V  orecchio  alP  uscio  che 
sottilissinio  era^  ed  intese  la  nioglie  chc  diceva 
airamlco:  or  via,  Eraldo  rnio,  bcvi,  a  che  te  ne 
stai  pensoso  ?  sou  tre  anni  che  t'  amo  e  con  saMo 
e  costante  affetto  :  e  non  ho  io  prociirato  sempre 
di  far  il  piacer  tno  ed  in  ogni  cosa?  non  ti  sov- 
viene  che  per  acquctare  T  ingiustissima  tua  gelosia 
ho  fatto  dar  congedo  a  quel  nieschinel  di  Giacinto, 
bent  he  una  sola  parola  e'  non  m'  avesse  niai  detta 
d'araore?  Pensiamo  a  starcene  alle2;ramcnte  iilsieme 
e  questa  sera  e  tntta  doniane ;  il  cuor  mi  dice  che  cfuel 
vecchio  increscevole  dimio  inarito  non  verra  neppure 
ad  intorbidarci  il  lunedi.  Che  tristo  il  fliccia  Iddio! 
ma  gia  i  suoi  inconiodi  van  crescendo  ogni  di;  fe 
per  certo  e'  nou  ilee  piu  durarla  di  moho  :  infatti 
quando  gli  saltano  in  capo  certi  giovanili  caj)fibci, 
per  una  buona  quindicina  non  puo  piu  reggersi  in 
piedi,  e  par  un  ritratto  di  sepoltura.  Via ,  benamo, 
accostati,  cuor  mio,  evviva  T  amor  nostro  per  nriUitf 
annil  Cio  detto ,  e  mentre  apprcssavano  i  bicchieti 
alia  bocca,  non  potendo  Geronimo  piii  frenarsi,  date 
lin  2:rand' urto  nelT  uscio  entro  con  tale  iiv.peto  nella 
Camera  che  la  moglie  ed  Eraldo  sbigottiti  si  lasciaton 
cader  le  tazze  di  mano  e  rimasjro  taciti  e  tremanti 
dallo  spavento,  tlnche  appigliandosi  al  prirno  partito 
Tuna  ando  a  chiudersi  in  un  viciuo  stanzino,  Taltro 
aperta  la  porta  ,  senza  neppur  preudere  il  suo  cap- 
pello ,  precipitoso  corse  le  scale  e  fuggissi  a  casa  sua. 
Geronimo  si  getto  pieno  di  cordoglio  sopra  un 
cana[)e,  e  quivi  passata  la  trista  uotte ,  cpiaado  fu 
giorao  ,  senza  nulla  dire  a  persona  ,  si  ando  dall'  ar- 
civ^scovo,  ogni  cosa  gli  racconto  e  cliiesegli  la 
grazia  di  fc;r  chiuder  la  moglie  in  un  monistero  pel 
resto  de'  suui  2;iorni.  Ma  monsisinore  die  uomo  savio 
e  prudente  era  .  dopo  avere  pazientemente  ascokato 
Geronimo,  gli  fece  le  seguenti  interrogazioni  Quanti 
anni  avete?  —  sessantadue,  monsiguore — ■  e  vostra 


NOVELLA.         -, ,  33;? 

ai02;lie?  —  trentasei.  —  avete  Jfigliuole-  da  marito?  — • 
due,  monsignore.  —  Desiderate  di  coUocarle  bene? 
Monsjgnor  si;    nia    tenio    che    allorquando   si  sapra 

dal   pubblico —  qui  io  vi  aspettava ,  ripiglio 

interrompendolo  T  arcivescovo ;  se  volete  mantener 
la  riputazioiie  alia  vostra  famiglia  e  coUocare  con- 
venientemente  le  vostre  zitelle,  non  vi  con\ien  far 
motto  dcll'accaduto,  ran  beiisi  dissimulare  ed  aver 
pazienza.  Se  (juel  che  mi  avete  detto  venisse  a  ri- 
sapersi ,  altri  darebbe  il  tofto  alle  ruvide  e  tiran- 
niche  vostre  mariiere ;  altri  vi  riilerebbe  in  faccia 
ed  approverebbe  la  vostra  dunna :  e  quando  anche 
la  riputazione  di  lei  fosse  perduta  ,  che  ci  potreste 
guadagnare  voi  stesso  ?  consolatevi,  ser  Geroaimoi 
avveninienti  simili  al  vostro  ne  succedono  di  molti 
in  Torino ;  ed  il  piu  de'  mariti  soghono  usar  prii- 
denza  e  tacere  :  a  tanto  vi  consiglio  pe'  vostri  stessi 
vantaggi  :  intahto  la  lezione  di  jeri  sera  e  il  mag- 
gior  rimprovero  per  vostra  moglie  e  per  V  ardito 
j)arente:  voi  non  dovete  aggiungervi  neppure  una 
sillaba  del  vostro ,  e  sara  qucsto  il  piu  terribil  ca- 
stigo  ,  e  col  tempo  ne  ranarrete  contento.  Geronimo 
si  niostro  persuaso  alle  ragioni  del  savio  prelato  , 
e  cosi  fece  come  questi  gli  sugq;eri.  Gonobbe  la 
pmcesso  di  tempo  segni  di  vera  cmendazione  nel- 
I'Ernestina,  e  alia  prima  Pasqua  le  perdono  il  fallo. 


-ji.i  s[oi£ff    9Js*op    aHa    non    se    aiamaagib   ojuj 

doij     ufiij,'  )    !5ini\0  U'  •'    ,■•—>,? oj£if|a3  oil   alrisin 

X  £>r/  kIj   OJRrDtolJ>;iiiA'   T>    rp   Tjlt   naTuTijJnoa   Ofioe  .irrton 
.  .        "I  nil    iiTi    u\v  M/i    i'>if  AKisruIuaij-i-:-.'   oJBiigr.J 

SCIENZE  ED  ARirio#M]GAt^K;;3^E.uwoim 

Jill    iioiO    i    6fijoni^    ^  oas'iO    m/   saeoi 

— •«gn«»~-<»-g>'*-iJw«'iu  n.I    ni   or;j3vcJjai989 

iiron  one   fi  aiisJtiamogiB 

Considerazioni  sopra  un  antic o  zodiaco  dis1^^tff^tfif{\ 

isL    6ct    fiaofdansj    ilonsg    onp    Jb    oJerjg  omieaaq   If  driBS 
i(i  jjii'if.  .  )!.'  1  .",    ;   9i{;>  ijjsgooe   i'lnfoaiJ'iBq 

Iella  cnttnidrale  di  OtrantOi  i9(^iba  riAWd  iftiatiflj^l^jiwb- 
saico  ,  il  quale  occupa  buon  tratto  Jel  pavimeato  cWiif 
cliiesa  ,  e  raffigura  ua  wraradissimo  albero  da  cui  «  ftgr 
gia  di  lamificazioni  si  spiccano  molti  compaitiiueau  svji 
quali  soiio  effigiati  fatti  storici  del  vecchio  e  del  nuiivfo 
testatnento.  Entro  dodici  S|iazj  circolaii  disposti  a  certj 
intervalli  veggonsi  espressi  ia  via  luogo  i  dodici  oie^l 
dell'  anno  indicati  col  proprio  loro  no  me  in  linfuaggV* 
latino  ,  e  caratterizzati  dall'  emblema  di  vina  costellazio^* 
zodiacale  ,  al  che  si  aggiunge  la  rappresentazione  ^i^itf 
opere  villerecce  ,  o  delle  domcsticlie  occupazioni  (SSfi%%t 
tanti  a  ciaschedun  mese  lo  do  il  jiome  di  zodia«B8o9 
questo  lavoi'o,  quantunqne  le  figure  delle  costeUaziStfti 
non  sieno  collocate  ia  ciicolo,  ne  schierate  in  Recife  joie? 
tinua.  .  ,.j   Ifj-s 

II  mosaico  di  ciii  si  tratta  conta  un'  anticliita  di  piij 
di  sei  secoli  e  mezzo,  esseado  stato  fatto  nell'  anno  ii6S 
per  cura  di  Gionata  arcivescovo  di  Otranto.  Cio  si  ,id©f 
sume  da  un'  iscrizione  paiimeiite  sciitta  in  mosaico, 'ia 
quale  f'u  letta  iitiera  da  moasign.  d' Aste  arcivescovo  di 
quella  citta ,  ed  e  da  lui  i-ifcrita  nell'  operetta  3Itinoriai 
Hjdruritincc  ecclcsice  inscrita  nel  Thesaurus  aiiti(j.  et  liistofl 
Jtalice  compilato  dal  Grevio  (Tom.  IX,  pars  8).  Ess£V;i;^ 
del   seguente    tenore:  ti'U'.fJf'-i  >  'looit 

Anno  ah  incarnatione  doinini  nostri  Jesu  Christi  MCLK.y 
indit.  XIII  reiynantf.  domino  nostro  W.  rege  nuiiinifico  luiri 
milis  sfivus  Jesu  Christi  Jonathas  Hydruntinus  archicpi&cO'y 
pus  jussit  hoc  opus  fieri  per  manus  Fantakonis  Pri,    ,umo 


CONSIDER.VZ.  SOPR\  UN  iVNTICO  ZODIACO  CCC.    339 

^'^"Iscmloue  e  ora  molto  malcoiicla^  talclie  iion  ho  po- 
tato disceruere    se    non    che    (jueste     parole    clic    esatta- 

niente   lio  copiato servus  J<  su  Christi    ( questi    due 

nomi  soao  scritti  jCOn  uq  moiiogramma  formato  da  uu  X 

tagliato  verticalinerite  pel   mezzo    da    uia  I)   Jonat 

Hydruntinus  archiepiscopus  jiissit  hoc  opus  fieri.  Manus  Pan- 
taleanis  prcshyteti.  £  probabile  che  questo  Pantaleone 
fosse  ua  Greco,  giacche  i  Greci  molto  a  que'' tempi  si 
esercitavauo  irt  lavori?  di  siinil  fatta ,  e  lo  da  eziandio  da 
argomeiitare  il  suo  iiome  ,  e  I'  essere  stata  Otranto  chiesa 
Greca  tino  ai  tempi  di  quel  Gionata  che  fu  il  primo  ad 
iutrodlirri  il  rito  latino.  lo  non  mi  tratterro  a  ragioiiare 
ne  dello  stile  ne  del  disegao  delle  figure ,  le  quali  pale- 
saiio  il  pessimo  gusto  di  qae""  secoli  tenebrosi ,  ne  dei 
particolari  soggetti  che  rappresentano.  Gli  emblemi  delle 
costellaziorti  non  differiscono  puato  dagli  ordinar) ,  se 
non  die  qnello  dello  scorpione  in  cambio  di  offrire  1'  iin- 
magine  di  questo  aniuiale.  Via  piuttosto  sembianza  di  una 
4ocertola  con  la  coda  cosi  vitorta  che  forma  uu  giro  di 
splrale.  Potrebbesi  credere  che  V  artefice  abbia  voluto 
sostituire  alio  scorpione  la  Lacerta  stdlio  ,  comunissima 
in  que'  paesi  ,  ed  erroneamente  reputata  dal  volgo  ve- 
nefica  ,  ovvero  la  Lncerta  scincus  ,  che,  quantunque  in- 
nocente ,  ha  fama  di  essere  piu  micidiale  ,  e  che  chia- 
masi  tira-fiato  in  Sicilia.  Ma  siccome  T  animale  ivi  deli- 
neato  mostra  sei  zampe ,  mal  si  saprebbe  indovinare  che 
cosa  abbiasi  voluto  rappresentare.  Piacemi  di  notare 
che  sotto  il  mese  di  ottobre  e  effigiato  un  villanp  che 
solca  la  terra  con  un  aratro  affatto  simile  a  qtiello  di 
cni  tuttavia  si  fa  uso  in  Terra  di  Otranto  ,  il  quale  ha 
«iia  sola  stiva  ,  e  di  sempUcissima  strnttura  ,  e  cosi  leg- 
giefo  che  puo  agevolmerite  essere  portato  in  coUo  da  ua 
womo.  lo  ho  vednto  arare  que'  poJeri  con  ua  solo  asi- 
ncUo  attaccato  ad  uno  di  cotesti  aratri.  Sotto  il  mese 
di  luglio  vedesi  un  contadino  che  batte  il  grano  ncU'  aja 
eon  un  coreggiato  simile  a  quello  che  adoprasi  neU'  alta 
Italia  ,  ma  con  due  mazzafrusti.  Questo  stromento  ^  og- 
»igiorno  sconoscinto  in  que'  paesi ,  solendosi  in  cambio 
ricorrere  alia  trebbiatara  ;  e  siccome  esso  non  puo  es- 
^^•e  vantaggiosaniente  usato  se  non  che  ove  si  iratti  di 
battcre  una  mediocre  quantita  di  grano,  si  potrebbe  forse 
eonghietturaie  da  cio  che  nel  secolo  XII  o  le  proprieta 
eraiio   piii  divlse  fra  gU  abitaatl  moUo    agricoli    auche  a 


340       CONSIDERAZ.    SOrR\    UN    ANTICO    Z<1iDt\CO 

^  •■     C  ''.       J    r.J    "!;;'. J'i    t    ,£.-.  ",-1..      ■'.,    .i'.y>*>.<isJ^ 

.quel  tempo,  o  ch«  illavoro  della  c^mpag.ia  fossf  aC^ 
dato  ad  un  luaggior  numero  cli  faaiigl;e  lustiche  per  ey- 
-sere   piii  al>l)Oiiclaiit€  la  }mpolazione.  ^  .    t      .  .tn 

Ma  cio  cho  particolarniente  ho  avvet-^ito,,jn-  qiiesto  zq- 
.diaco  e  V  iiisoUta  <ligtriliu7ioii<^  delle  cost}v^lazioni.  Niiinp 
-ignoia  clie  tutti  i  mesi  deiramio  raecUuiiIono  una  poij- 
Zione  di  due  segni  dell' eclittica,  a  ciascJieduno  de'quali 
coiTisponde  o  corrispondeva  una  voHa  quella  costellazioae 
da  cui  rsso  segno  ha  vicevuto  il  noipe.  Volendosi  aduii- 
que  insciivere  ne'  uiesi  le  rispcttive,  ccstcUnzioal  zodia- 
cal!, uopo  sarehbe  di  mettenie  due  accaiito  ad  ognuao  , 
«ia  qualova  si  voj!;lia  una  soppiiiuenie,  per  lo  piu  si  la- 
gcia  quella  nel  cui  segno  entra  il  sole  in  quel  dato.,mef- 
se  ,  la  quale  e  in  certa  guisa  il  distintivo  del  jiiese  uv9j- 
desinio.  Cosi  per  parlare  Jci  quattro  princlpali  pPin^y 
deU'ecUttica ,  che  sono  i  dye  cquinozj  ed  i  due  solgti^i^^ 
X  Ariete  simboleggia  il  raaizo  ,  la  Libra  il  settenibrp  ,  ,i^ 
Cancro  il  giugno  ,  il  Capriporno  il  deceaibre  ;  mai;^ier|L 
che  fa  singolarmente  faiuiliare  agU  antichi ,  cotne;,,jpipf' 
trebbesi  mostrare  con   V  autorita  di  parecchi  scrittoriv,  .,\, 

Cio  posto,  sembrera  alquanto  strano  di  trovai'e  zP.d'fifi* 
in  cui  siasi  tenuto  su  questo  particolare  un  metodo  ;ifj- 
fatto  opposto  ,  e  tale  e  quello  di  Otranto.  Le  costel(li)- 
zloni  sono  disposte  in  guisa  die  quella  de'  Pesci  viene 
esclusivamente  assegnata  al  niaizo  ,  e  TArietc  e  r^spinto 
all'aprile  :  il  mese  di  settembre  non  e  sind>oleggiato  dalla 
Libra  ,  ma  dalla  Vergine  :  quello  di  giugno  mostra  i  G,§- 
melli  non  il  Cancro  ,  che  passa  nel  luglio  ,  e  diceml)}'^ 
ta  il  Sagitt^rio  ,  nientre  il  Capricorno  appare  in  gsn- 
najo   (*). 

Sarebbe  un  punto  curioso  di  erudizione  quello  d'io- 
,  Vestigare  in  quale  tempo  ,  e  per  quale  motivo  si  idea. di 
escludere  in  queste  rappresentanze  la  costellazione  de|- 
r  Ariete  dal  mese   di  marzo  ,  che    in    questo    discou'so  ,  si 


{*)   Benche   comunemente  si   ?appia   in   fjiirtl   seguo   entp!    il    sole   ne'  di- 
vers!  mesi   (leir  anno   j;iii«ta  J  nosiri   calendarj  ,   pure  a   sollisvo  della   lil^- 
•  moria   sai  a   opportuno  rf' ind'^ci^rlo  ; 
. ;  ,  In   Gennajo    entra  il   5ole  in   Aqiiario  Luplio  Leone 

Febbrajo  Pesci  Aposto  Yorgine 

M,ir70  Ariete  Setlenihio  Lihra  '"■* 

Aprile  ToTO  Ottot.re  Scorpione   rj 

]\I.if;gio  .     ,  GeinelU,.       Novenibre  Pa(;ittar;o     ,^^ 

Cingno  Oancro  Bicembrc  Capricorno. 


DELL4    CATTEDR\LB    DI    OTRA^NTO,  841 

prenderk  per  norma,  e  lasciare  ia  cambio  quella  de' Pe- 
tpii  ,  giacche  noti  e  un  uaico  fatto  quello  dello  zodiacO 
di  Otranto.  Ne  qixeste  indagini  soao  cosi  sterlli ,  quanto 
aitri  a  prima  giuiUi  potrebbe  supporre ,  giacche  es3en* 
■rfosi  vedute  in  alcuni  vetiisti  zodiaci  simili  traspt)sizioni, 
ed  argoinentaiido  alcani  che  ai  riferissero  ad  i\a  certo 
Itato  del  cielo  uell'  epoca  in  cui  furoiio  costrutti,  ne  de- 
dussero  conseguenze  che  fecero  risalire  a  piu  migliaja  di 
anni  V  antichlta  di  quelle  opere  ,  mentre  altri  le  giudi- 
carono  apocrife   e  assurde, 

Ora  e  gia  noto  che  le  costellazioiii  da  lungo  tempo 
non  corrispondoao  piu.  a  quo'  punti  in  cui  furoao  vednte 
nella  prima  istituzione  dello  zodiaco  da  noi  adottato. 
"Esse  vi  si  soao  allonta.iate  iiiohrandosi  lungo  reclittica 
da  occidente  in  oriente  ,  talche  I' equinozio  di  primavera 
succede  ora  circa  trenta  giorni  prima  che  il  sole  abbia 
Taggiuuto  la  prima  stella  della  costellazione  dell'  Arietcf , 
4a  quale  corrispondeva  una  volta  al  nodo  dell'  eclittica', 
b  sia  a  quel  punto  in  cui  cssa  e  tagliata  dall'  eqnatore , 
fenomeno  che  viene  indicato  con  la  frase  di  precessiohe 
degli  equinozj..  L'  epoca  in  cui  la  mentovata  Stella  si  ri- 
feriva  a  quel  punto  risale  vei'so  T  anno  338  prima  del- 
r  era  volgare^  e  siccome  il  suo  movimento  e  di  circa  5o" 
TBiir  anno ,  cosi  si  avanza  in  72  anni  a  un  dlpresso  per 
'lo  spazio  di  un  grado.  Al  tempo  d'Ipparco,  che  fioi-i  circa 
iSo  anni  prima  dell' era  nostra,  I'allontanamento  di  que- 
sto  astro  dal  punto  dell'  ec[uinozio  doveva  essere  abba- 
stanza  vislbile ,  poiche  eccedera  oramai  tre  gradi ,  ma 
piu  manifesto  apparve  agli  ocelli  de' posteriori  astronomi 
della  scuola  Alessandrina.  Nell' anno  Ii65  in  cui  fu  fatto 
lo  zodiaco  di  Otranto,  la  sua  distanza  era  di  circa  ai 
■gradi  e  mezzo  un  po'  piu,  ed  ora  la  longituJine  dell'ac- 
cennata  stella,  glusta  i  dati  somministrati  dalle  tavole  di 
Berlino,  e  di  gradi  3o ,  40*,  i3",  vale  a  dire  tatta  la 
costellazione  e  gia  uscita  dal  se^^no,  che  per  serbare  vm 
.antico  uso   s'  intitola  ancora  col  nome  di   Ariete. 

Deggio  qui  d  re  ,che  per  agevolare  rintelligenza  e 
per  maggiore  comodita  ho  ragguagliato  la  precessione 
delle  fisse  a  5o"  all' anno,  come  vien  detto  da  alcuni 
astronomi;,  e  ad  un  gndo  in  7a  anni;  quantuaque ,  se- 
condo  altri  ,  sia  di  So"  '/,„,  ed  allora  un  grado  sara  corso 
in  anni  71  ,  giorni  3ia,  ed  ore  i3  all' incirca.  Ma  ho 
etimato  opportuno  di  trascurare  questf:    fraxioni,    giacche 


342       CONfilDERA^..  SOPRA    UN    ANTICO    KOOIiCO 

sarebbe  snpfifluo  t\\   dai'e  ai  poclii  coinpnii  cbe  occoi'ronc 
una  precislone  maggioi'e  di  quella  cUe  rargouieiito  richietle. 
Kiatracciaiiilo  aciuaque   11   luotivo   per  cni   vollero  alciini 
eliiiiiiiare   negli  Z')diaci   Jal   mese  di   marzio  la  costellazioae 
tleirAriete,   ed  appi"0[>riarlA  esclusivatnente  airaprile,  po*- 
trebbe  opinare   taluiio   cUe   silFatta  iaaovaziaiie  fosse*  stata 
ideata  dopo  che   rAriete    tanti   gradi    r!ibe  corso    cbe  ol- 
trcpasso    il    confine     del  mese.   In  cotal ,  gjxiga  si    avrclibe 
preso  norma  dal  sito  della  costellazi<>,*T<^  ,     senza  piii    cu- 
rare il  segiio,     il  quale  difatti    era  fi,l;Vi?<io,     non    avendo 
pin  im'  esatta  corrispondenza    con  la  costellnziont:    mede- 
siuia.     Questo,  caiTi)jiamento    pov    introdiitto    nel  ine«e   di 
marzo    doveva    necess|u:iaii,ieai;e  ^fjec^;  eatesoiiaitmitti  1§B 
altri  raesL  dell' anno. ,,,  ;if.}/ oj^jjo:^  l^jn  cjo/q-ij  iaro  eilDfoq 
Per  veder  cbiaro  in  que&ta' quistioqiQi  fgftrclbbenmestFfeiif 
di    conoscere    la    particolave    fornja     de'U'anao  ■  di    qnelle 
naziom  cbe  si  volessero  addurre  in  esempio ,   e   di   3aperc 
quale   esteasioae  di  giorni  davasi  ,al  iilcse  in  cui   saccedc 
r  equinozio  ,   ed  a  qual  gionio  facevasi  questo    corrispon-: 
dere.   E  cosa  abbastaaza   evidente  cbe  se  un  popoloj  piei* 
supposto ,     dando   al    suddetto    iriese    quel  nnmero    di^-3i 
giorni   cbe  ba  il  nostro  inarzo,   ne    avesse    datato  I' inco-»f 
minciamento   dall' equinozio ,    e  il  y  deU'Ariete  ,     ossia.i;l«T 
prima  sua  Stella  ,   si  fosse  allora  trovata  nel  quarto  gradoB 
del  segno ,  sarebbe   stata  lontana  27    gradi   circa  dal  coosfs 
line  del  mese ,  da   cui  non  saveltbe  uscita  cbe  nello  spaziM 
di    1944-  anni.   Se  altri  all' incontro  avesse  riferito  il   purilbr 
equinoziale   al  giorno   a8  ,    l"  indicata    stella    non    sareliibe0 
stata  distante  da  quello  stesso  contine   se   non  che  di  tt-e*/ 
gradi,    a  un  di  preseo  ,     cbe    essa    avrebbe    trascorso    irrr 
316   anni,  e  cosi  via  discorrenuo.     E   necessirio   adunqne' 
di  limitare  le  ricercbe  a  quelle   nazioai  di   cui  conosconsi 
i  calendar'!,   e   noi   nell' argoiueiito   nostro  ci  ristringeremo  ■ 
ai  Romani.   Ma  questi  mpiesiiui   aA'evano  nelle   varie  epo-h 
cbe  una  differente  ripartizione   delF  anno  ,     e   per    lo  fWMr, 
complicata  ed  incerta.   Gli  al>itanti   di  Lavinia  ,   per  e6"em""» 
pio ,  avevano  certi  anni  di    1 3   mesi  ,   il  xnarzo   presso   gli 
Albani  contava   36  giorni,   ecc. ;   per  la  qual  cosa  facendo 
una    nuova    restrizione    conrerra     riferirsi    all'  epoca     die 
eegui  la    riforma    del    calendario  fatta    da  Giubo    Gesare, 
percbe  di    quel    calendario     conosciama     bealsslino    i    dnti 
sui  quali     e  stato  formato ,     e    |ierclie    i    mouunieati     che   • 
sarenio  per  citare  sono   posteriori   a  quel  tetnpoj  rb  9TiBiJf 


''^'•DELLA    C\TTrT)nALfi    Dl    OTRANTO.  ^43 

• '  Allorche  adunque  piibblico  Cesnre  quella  nnova  rifor-- 
*na  neir  anno  46  iiiuanzi  all^era  volgai'ie ,  il  vero  ecjttt*' 
mozio  ,  secondo  il  ^icc'ioM  {  ChroHolog.  refbrm.  I.  90), 
ttccadde  '\'erso  il  a3  cli  marzo  ^  cioe  lief  gibfno  23,  oi*e 
a5  ,  rtiinnti  5i  ,  qnantunqne  per  particolari  niotlvi  ci^ 
vilmente  si  registrasse  ne\  2 3  del  detto  niese  (  YIII  kdh 
aprilig  ).  Oi'a  dal  giorno  23  (  die  partitemo  da  qtiesta 
tnitoche  non  cotnpinto  )  al  primo  di  aprile  si  fiappontrono 
etto  giomi  ,  i  qOali  suUa  graduazione  dell'  eclittita '^ 
arrendo  in  quel  tempo  il  sole  un  moto  medio,  impot- 
tano  cii'ca  otto  gradi  ;,  che  dovreiibero  essere  oorsi  dalla 
prima  Stella  dell' Ariete  per  nscire  dal  mese.  AH'epoca 
del  calendario  ne  ave^^a  gia  passati  4  *fj  a  tin  dipresso,' 
poiche  erasi  trovata  nel  cokiro  delF  eqrtiHoziO  A'erso  P  auflty 
388  prima  di  Gristo  ,  e.il'  Mlo  viaggio ,  cOftve  ahlyiain 
<i^tto  ,  e  di  un  gk-a\<o  in  '7i  anni'.  Ne"  riiiianevan6'  Adurt-' 
<fne  altri  3  '/",,  per  varcare  il  cotifiile  del  mese  j' e  qne^m 
trhgitt<^  iniporiaVa  la  durata  di  234  anni,  nel  qu£.le  sf>d' 
zio  di  tiempo  porseverava  a  mostravsi  in  qdella  pofzio'rfe"' 
del  seg"no  inclnsa  nel  mese  di    marzo.  '   ' 

Se  dagli  astrononii  di  Cesare  fosse  stata  regolata  a  do- 
vere  la  correzione  delF  anno ,  onde  V  eqniiiozio  si  fosse 
mintenuto  sempre  invariahile  rtspetto  al  giorno  in  cui 
succedeva,  potrernmo  nelle  attuali  ricerche  francaraente 
spaziare  senza  altri  calcoli  per  quel  periodo  di  234  anni. 
Ma  siccome  per  cause  gia  note  ,  e  che  non  giova  qui 
r.ddurre ,  dopo  il  corso  di  i32  anni,  secondo  Bailly  e 
Biot,  precedeva  sempre  di  un  giorno  ,  cosi  anclavasi  via 
xin  successivamente  prolungando  il  litnite  del  mese  di 
marzo  suUa  graduazione  dell' eclittica.  Per  evitare  adun- 
que gli  equivoci  dovrassi  prima  conoscere  in  qual  giorno 
veiiiva  a  cadere  P  equinozio  di  primavera  quanJo  fa  for- 
mato  ciascheduno  di  qne' calenlarj  o  di  quegli  zodiaci 
di  cui  fosse  accoucio  di  parlare  ,  ond'e  riscontrare  in  ap- 
ppe«80  se  sieno  stati  composti  prima  o  dopo  che  qnesta 
coatellazione  svanisse  dal  tenimeiito   del  detto   mese."    -  " 

Quanto  agli  zodiaci,  parecchi  ne  rif^risce  il  MontfliUcoii' 
(  Supplem.  mix  antiq.  expliq.  torn  IT  )  ,  ed  uno  ne  e  st.^to' 
trovato  a  Gahio  presso  Roma  ,  e  descritto  da  Ertnio  "VJ- 
sconti  ,  ma  oltre  «  <Iie  se  ne  ignora  I' epoci  ,  niuno  in-» 
dica  sotto  le  costell.izioni  il  nome  de'mesi.  Per  lostesso 
motivo  niuu  buon  costrutto  snl  nnstro  argomento  si  puo 
iSn"arre  da  quegli  ztodiaci  rappreseutati    iq    raolte    graadi 


344       C0N5II>ER\Z.    SOTPnX.    UN     \NTICO    Z0.DI4CO 

medaglie  .raccoUe  dal  Blanchini  (  Oe  kqh  et  cyclo  Co^sa- 
Tis  ,  tab.  1  ).  Alcune  ve  u' lia  bensi  jr  ,  cui  si  veJe  u^ 
solo  nsterisaio  J  o  T  Arietc  ,  o  il  Canprp.r,  o  11  Capric9,i^r 
no,  ed  ill  qaeste  noa  vi  sarel)iie  pni^tp,  di>7<Tlo  dal,  cp- 
ynane  metodo  ,  secoa  que' simboli  si  ;»vea^e  voluto.ii^ 
4icare,  come  sembra  ,  T  equinoiio  di  prifjoavera  ,  il  sol- 
stizio  di  estate  ,  e  quelle  d'  iiiyenio.  Tale  *  parimeat.e 
uaa  statua  di  Mitra  ,  che  si  conserya  rjella  biblioteca 
Vaticaaa  ia  Roma,  sii  cui  soni  effigiati  TAriete  ,  la  Li- 
bra ,  il  Caiicro  ed  il  Capricoruo  ,  esprinieiiti  al  cevtoj  due 
•equinozj  ed  i  due  Solstizj.  Queste  cpiattro  medesiine  ^g<j(p 
stellazioni  ho  veduto  ia  una  pregevole  araatista  .dL,.^^ 
tico  lavoro  posseduta  dal  signoi*  cav^lieire  Ciccolini  pcar 
fessore  di  Astronomia  ,  ed  e  cosa  assaX  rara  che  tutte  8 
quattro  appajaao  unite  in  una  pietra,  4'  a.iello  ,  gi(^- 
che  neir  opera  de  Genrnis  astriferis  puJjbUcata  dal  jCJj^lfJI 
noa  ve   ii' ha  alcua  eseiapio,  .       r,M_  .(  >u,iui  o«no 

Veaeado  ai  calendarj  romaai ,  n\can\pg^,^t^T^\^,^^ga^^ 
chevoli  furoao  raccoUi  dal  Grevi'?,  (  Tlief,  av^iq.  \JRqn[i. 
"Horn.  VIII )  ,  ed  ia  maggior  numero  ne  reca  il  Foggi^|| 
ia  quel  li'nro  ove  iniprese  ad  iHustrare  il  caleadario^,jf^ 
Verrio  Fiacco  ,  ma  uoii  tutti  registraao  le  costellazipfii 
zodiacali  del  mese.  Coasultaado  quelli  che  per  questjo 
rispetto  soao  piii  compiuti ,  aoa  e  prezzo  deir  opera  ch,« 
ci  tratteniaaio  iatoruo  ai  caleadarj  che  nella  coUocazione 
delle  costellazioai  nulla  esibiscono  di  suigolare.  Tale,. ,e 
quello  premesso  negli  aaticlii  libri  ai  Fasti  rli  Ovi^io", 
ove  ai  22  di  raarzo  (  XI  kal.  aprilis  )  auuuoziasi  IfrW? 
gresso  del  sole  ia  Ariete  ;  tali  gli  altvi  compilati  suUe 
traccii  degli  aatichi  autori  dal  Gasseado  ,  dal  Petavio  e 
dal  Dempstero  ,  ove  si  acceaua  catrarc  :l  sole  nel  dettp 
segao  al  18  di  rnarzo  (XV  kal.  aprilis);  lie  meritano 
tampoco  uel  caso  nostro  considerazioue  due  Iramraenti  di 
caleadarj  riaveauti  T  uao  ad  Aazio  ,  c;  T  altro  presso  Ye-- 
^»osa  ,  il  priaio  de'  quali  mette  ia  maggio  il  sole  ia  Ge- 
» melli  ,  ed  in  giugao  nel  Caacro  ,  ed  il  secondo  coUoca 
_^n  novenibre  questo  astro  nel  Sagittario  ,  doade  per 
•conscguenza  ne  vieae  che  in  questo  ed  in  quello  doveya 
in  marzo  essere  notato  1' Ariete.  Virgilio  medesimo  a  cio  3|i 
uniforma  ,  poiche  in  uu  verso  del  primo  libro  delle  Geor^ 
giche  assegnaado  il  Toro  air  aprile,  da  a  divedere  che  cou- 
'♦iderava  PAliete  come  caratteristico  del  mese  precedejjt^. 
.    Candidas  auratis  o^erit  cum  cornuhus  annum  TaUKU,^^ . , 


iTlflA    CATTEDRALE    Ul    OTR\NTO.  846 

'Non  istimo  molto  probabile  il  sentitrrento  del  Bailly  il 
T^ale  si  aT^'isa  che  questo  verso  alftVrfa  al  mese  ili  niai*- 
zb  ,  ed  all'  incominciamento  dell'  anno  tlatato  dall'  eqni- 
"iiozio  di  prima v era ,  ove  in  tempi  molto  remoti  trovavasi 
la  prima  Stella  del  Tore  in  congiunzione  col  sole,  e  crede 
che  il  poeta  in  guella  guisa  esprimendosi  ahbia  volnto 
segnire  un*  antica  tradizione  (  Hist,  cle  I'astr.  mod.  III. 
S»89i  astr.  one.  74).  Ma  troppo  antica  ella  era  per  verita, 
*  troppo  inopportnna  per  essere  rammentata  al  sno  tem- 
po, rimontando  ad  un  periodo  di  ben  venticinque  setvoli. 
Anche  I'Usserio  male  si  appose  supponendo  che  quel 
Vtirso  si  riferisca  a  non  so  quale  anno  Macedonico,  che 
«f^  (ihiama  Georgico  ,  e  di  cni  vien  fatto  cenno  in  iih 
frjflTtelento  di  opera  di  Giovanni  Damasceno,  ove  si  dice 
cHe  il  primo  mese  dell'  anno  presso  i  MaceJoni  partivH 
tfStla  costellazione  del  Toro  (  Vsser.  dp  Macd.  et  Asionof. 
anno  solari  ).  Ma  fatto  sta  che  attri!n\endo  Virgilio  a  qtie- 
8?(5'4inlmale  zodiacnie  1'  nffizio  di  aprire  1' anno,  nan  voile 
^iS  alludere  all'  incominciamento  delfannata,.  nia  a  qnello 
Hehsi  della  vegetazione ,  e  contrassegnare  co-si  il  mese  di 
a^rile.  Qnesto  mese  di  fatto,  a  senso  di  Varrone ,  di  Ovi- 
dio ,  di  Macrobio  e  di  altri  antichi  scrittori ,  era  con  tal 
home  chiamato  perche  apre  la  primavera  ,  onde  nel  ca- 
J^ndario  di  Verrio  Flacco  rinvennto  presso  Anzio  e  cosl 
^nnttnziato  :  frames  ,  flares  nnimaliaque  ac  maria  et  terroe 
%phriuntur. 

■  Tntti  gli  accennati  calendar]  come  qnelli  che  sono 
eonformi  agli  ordinarj  non  meritano  nel  caso  nostro  con- 
«iderazione,  ma  giova  bensi  di  trattenersi  alcuii  poco  su 
quello  di  Columella  (  Dereiiistica  lib.  xi ,  cap.  2  ).  Questo 
Sutore  registra  al  solito  Tequinozio  di  primavera  nel 
^iorno  VIli  kal.  aprdis-.,  e  siccome  lo  colloca  nell'  ottavo 
grado  col  segno  di  Ariete,  dice  non  igaorare  egli  i  cal- 
coli  d'Ipparco  ,  il  quale  fissa  gli  eqiiinozj  ,  ed  i  solsti^j 
Tael  primo  grado,  ma  che  per  co  ifonnarsi  all' antica  usanza 
8t'  contadini  ed  alio  stde  de'  vecclii  calendnrj  seguita  a 
i&ettere  (juesti  punti  nelP  ottavo ,  giusta  i  fasti  di  Me- 
torie  e  di  Endosso  (  ld>.  ix  ,  cap.  14).  II  tempo  in  cai 
■la  prima  Stella  deirAriete  ,  donde  incominciava  la  gra- 
dtiazione  del  segno ,  precedeva  di  otto  gradi  quell'  equi- 
jiozio ,  rimonterebbe  a  790  anni  prima  di  Cristo  se  la 
posizione  delP  astro  fosse  stiti  determinata  dalla  sun 
asceasione  retta.    come  si  ac90stuiuava  fins  ad    Ippareo^ 


346     coNstbitrtiaSOsWR^  trw  antico  tobikco 

ovrero  fli    '964^^^'J§»M  (J^i***!!     otto  gi-acU    fossero    statJ'fll 
longitnilinft.  I\Ia  comunqnf  cio  sia,  id  trfedo  che    EUdwsifcl' 
presso  i  Romani    facesse   autorita  ,    n6rt"'tanto  per  hv^nf^- 
annuiizinto  che  1' cquiuozio  di  prima vWa  ^ccAde   nell' ot-^ 
tfivo  grado ,    perche     cio    poco    importfiva^  thi   non  e)^' 
astronoino,     quatito    per    avcre    determirinto    U  giorno  ?»t 
cui   esso  snccedeva  al  tempo  suo,    e    coh*isp6hdeva  ^    s6- 
condo  il  compnto  del  Riccioli   {op.   cit.   I.   gS),    al  2S    di 
marzo  ,     ossia  al    "Vlll    kal.   aprilis;    determinazione    presa 
per  norma  dai  Romani  ,  e  per  lunghissimo  tratto  di  tempo 
conservata  iie'  lore  calendar].  Cos\  veggiamo  che  in  qnelli 
compil;iti  dal  Dempstero  _,   dal  Petavio  e  da  nltri  si   segn* 
reqninozio   di   primavera  in   qnel   giorno  (  vtli  kal.'tipriUs' 
(rquinoctium) ,   mentre   I'entvata   del  sole  in   Ariete   britt^ 
tata  al   17   (tv  kal.  aprilis :  sol  in  Arifte  )  ,  in  cni  dl  fatta 
accadeva  una  volta    precedentk)'  di  otto    gradi   all' ilicJrdii? 
r  equkiozio  suddetto.     Ma  con  T  andare    degli  anrii    taiil!6^ 
cammino  aveva  fatto  la  costellazione,  che   rerso  i  t^W]^ 
d'Ippar<:o  giuase  a  coincidere  la  prima  sua  stella  tol  nOadf 
eqtiinoziale  i   e   siccome  da  cotcsta  aveva  origin e  il   seg^o, 
cosi   potevasi  allora  dire  a  buon  dritto  che   tnnto  Y  ^qpif-^ 
nozio ,    quanto    T  ingresso    del  sole    nel  segno     uiedosittrtf^ 
succedevano   al   principio   del   piimo  grado.    Questa   e   \Ha^' 
novazione   che,    seguendo   Ipparco,  si    sarebbe  intrrtd<)(^fti^ 
lie' fasti  Romani,   e   a  cui   voile  alliidere  Columella.    '^''^'^ 

Tali  cose  semplici  come  sono  sembra  che  fosseiT)  i^n3-_ 
rate  dal  Pontedera,  il  c(iiale  non  avendo ,  o  diafenticaridti 
qneste  notizie,  si  studio  a  tutta  possa  dl  discreditare  iiti- 
antico  calendario  ,  che  torna  molto  in  acconcio  a  dilrtti'-^ 
dare  il  nostro  argomento,  ed  a  mostrare  non  essere  tf!^' 
ti'imenti  vei'o  che  negli  zodiac!  o  in  altri  simili  opere  s'l'i-' 
stata  esclusa  dal  marzo  la  costellazione  deirAriete  ,  sfei 
non  dopo  ch'  essa  usei  per"la  sua  pteefessitine  dai'  cWh'-* 
iini  del  niese.  .i,..if.''l   :.   tW..'      .  .         ■  :■  >    ads 

Tl   calendario     di    cui  favello,     che    e    al  tempo    stesW' 
calendario   e  zodiaco  ^     e  scolpito    sulle    qttattro    facce   dJ' 
un  cippo  quadraugolare ,     che    era    nella    raccolta  Farne^-*' 
siana  in  Roma,   e  che  illustrato  da  Fulvio  Orsini    e   rift-* 
rito    nel    Thesaurus    antkpiitatn-n    Romanani'ti    del  Grevi'6^ 
(  torn.  VIII  )   sotto   il   noiiie  di  calendario  riistico.   In  tVoliC^ 
ad  ogni     mese  e    scolpita     una    costellazione ,     inli   ne   e 
sci'itto  il  nome  ,  e  tutte  sdno  distribuite  cosi    come   veg- 
gonsi  nello  zodiaco  di  Otfaiito.    I  Pesci    si    registrano  in 


--,    IVELLA    CATTEWIALE    DI    0TRA.NTO.  Si^ 

ihar74) ,  TAriete  in  aprlle,  e  tauto  pecnliari  furono  ere— 
dute  queste  costellaxioui  al  mese  a  eui  si  attriliuirono  o' 
<j)iaato  era  il  Diq.  Consente  die  preseileva  al  mese  lue- 
d^simo,  e  il  cui  aouie  e  associato  a  {juello  della  costel- 
I^^o^^,'^  sol  ,Pi$cibu^,  r,ut.'ki  MiifnoR;  ^ul  Arictc ,  tutelA 
J{qner^^  e  co&\,\\\  appresso.  \Jn  altro  siaiile  caleudarid 
(Sou  pochissiuie  diirei-enze  nella  scrittura  e  scolpito  sii  di 
ua  cippo  da  tie  iaccc  era  in  Roma  in  casa  della  Yalle. 
.  Tuttoche  nou  »i  possa  cun  precisioue  definire  in  quale 
eppca  sia  st,ato  fatto,  nulla  ostante  dal  anmero  de'giunii 
{j^^guato  a  ciasdiedixn  mese  si  fa  manifesto  essere  po- 
s^erivie  aila  coriczioae  ordinata  da  Giulio  Cesare.  Dall'al- 
ti-jo'  q^nta  i  tej-UNnjl.con  cui  sor.o  scritti  i.  precetti  agrarj 
4*i?:iiC|  a  i^ivedi^jre.ciie  e  del  tempo  della  buona  laiinita, 
^^(Siemdp  <;jqe|,lf  njeilesjini  die  s''  incontrauo  in  Varrone  e4 
ia,  ;Col»i'nellf« ,i  e  r,«ctografia  sente  talvoka  di  ai'caismo  , 
qppie  saa,"ebbe  allora  quanJo  si  9cii\'e  aquitur  per  acuituiy 
J^ana  per,  XXian^.^  viniq.-y^^  vinea  ,  dolea  in  cambio  di 
4^W:W  ecc,f[^,,  BOS  r.nn  r-   :'  '^n^lln.vo      _  T   F" 

_  J^  Ppn;te4era,.|Goa,molta,  stizza.  isi  seaglia  contro  questa 
C£f^it^iidario  reputaudolo  una  goffa  impostura  de''  secoli  bai- 
i^Vi  (  Aiitiq.  latin.,  ecc,  pag.  394  ) ,  quasi  che  vi  fosse 
a  que' tempi  dii  si  togliesse  la  l?riga  di  contraftbre  gli 
anticiu  monnmenti.  Ma  di  gramlissimo  peso  e  la  contraria 
seiitenza  di  Fulvio  Orsini ,  dello  Siviezio  ,  del  Fabrizio  , 
dpL ,jQrutero ,  di  Dauiele  Huet  nelle  note  a  Manilio  ,  del 
l^g^ij^j^  qaella  a"  tempi  nostri  del  Morcelli,  il  quale  so- 
^^pup,;p,§sere  quell'  opera  geuuina  ,  e  confuta  tutte  le 
CTJl^il?  risgaarJaoti  la  lingua  e  T  erudizione  {  De  styla 
in^ript.ipig.  5o  ).  Qaali  sono  quelle  che  spettano  airastro- 
ijOiiTia ?  11  Pontedera  singolarmente  si  maraviglia  che  i 
p^nti  cardinal!  sieuo  eegoatial  Vlll  kul.,  e  siccome  la  stessa 
C9ga  incontrasi  in  Plinio,  0d  i«  altri  autichi  calendar)  ^ 
che  riferiscoao  inolire  1' entrata  del  sole  ne'  segni  al  XV 
j%^.  .giuJica  coiTotto  il  testo  di  Plinio ,  e  decide  cssere 
jgpocrili  tutti  que' calendar) ,  Non  sa  egli  qu;il  nuova  razza 
di  astronomia  sia  quella  di  mettere  il  inarzo  in  Pesci  & 
I'aprile  in  Ariete,  di  maniera  che  se  avesse  veduto  lo 
j^odiaco  di  Otranto  ,  I' avrehbe  spacciato  per  opera  di 
qualche   ignorante. 

Benche  manchino  sufiicienli  dati  per  deterujinare  giu-v 
stamente  T  epoca  del  calendario  rustico  Farucsiaao,  sti-, 
werei   nulladimeno   die   aon  si  possa    audare  inolto    Inng^i, 


548       CONSIDBRVZ,    9«>PR\.    CT^    ANTICO    Z0OIA.C0 

dal  vero  op'mando  che  sia  stato  composto  verso  Ijv  metk 
del  jiriino  secolo  dell' era  nostra,  suppoaiaiuo  iieirautio- 
5o.  La  longitudiiie  del  y  delPAriete  doveva  essere  allora 
di  gradi  6,  h' ;  e  se  il  calendario  di  Ciulio  Cesare  fosse 
stato  regolato  in  mauiera  die  V  equiuozio  costantemeiite 
accadesse  al  di  23  di  marzo,  sai'ebbero  ancora  rimasti  alia 
costellazione  circa  due  gradi  da  scorrere  prima  di  uscire 
dal  mese.  Ma  siccome  nello  spazio  di  anni  i3a,  come 
dicemmo ,  aaticipava  sempre  di  ua  giorno ,  lo  che  die 
motiv'O  alia  nuova  riforma  Gregoriana,  e  per  consegueuza 
vie  pill  si  allontanava  da  quel  puiito  il  limite  del  mese , 
cosi  in  que'  98  anni  clie  corsero  dall' epoca  del  calendariq 
Giuliauo  questo  limite  er.isi  gia  prolungato  di  circa  tre 
quart!  di  grado.  Tale  alternativa  tra  la  Stella  clve  col  suo 
moto  progressivo  si  avaazava  verso  T  estrerao  confiap, 
del  mese  ,  e  questo  couluie  die  di  mano  in  mano  si  al-^ 
lontaaava  dall'  astro  per  raiiticipazione  dell'  equinozio 
noa  ebbe  termine  se  non  che  dopo  la  meta  del  secolo 
V  ,  allorehe  tutta  la  costellazione  guadagnando  con  piu 
vantaggio  cammino  si  sottrasse  per  intiero  al  dominio  di 
marzo. 

Del  rimanente  io  stimo  superfluo  di  assottigUare  que- 
st! computi ,  imperocche  nou  e  da  credersi  che  vi  fos- 
sero  allura  astronomi  cosi  scrupolosi  e  cost  e«3ttl  osser- 
vatori  che  preadessero  per  not'iua  il  vero  punto  della. 
stazione  dell'  astro  ,  oade  deterrainarsi  ad  elimiaare  da 
quel  mese  negli  zodiaci  o  nei  caleaJarj  la  costellazione 
deir  Ariete.  Se  questa  novita  cosi  contraria  all'  uso  co- 
miine  fosse  stata  foadata  sopra  siffatti  priacipj,  e  suppo- 
nibile  che  non  si  sarebbe  introdotta  se  uon  che  quando 
r  allontananieato  della  costellazione  dall'  indicato  limite 
era  gia  molto  seasibile^  ed  allora  couverrebbe  riferire 
il  calendario  Faruesiano  ad  uu'  epoca  cosi  bassa  che  noa 
gU  si  potrebbe  in   verua  modo  competere. 

Apparendo  cosi  priva  di  foddamento  la  supposlziooe 
che  i  Pesci  sieno  stati  esclusivamente  attribuiti  al  marzo  j 
allorehe  1' Ariete  si  ritrasse  ue' gfadi  di  aprile  ,  per  dare^ 
a  qualche  foggia.  ragione  di  questa  pratica  lui  seinbra  che,, 
si  potrebbe  cosi  ragioaare.  Allorehe  fu  posto  mente  che  la- 
prima  Stella  di  quest'  ultima  costellazione  coincide va  cott-, 
r equinozio  di  primavera,  fu  stimata  un  punto  fisso  e  in-., 
variabile  il  quale  contrassegnasse  quel  tempo  quando  ess* 
trovayasi  in  coagiuuzioae  col  sole,   NiuAO<l/>veva   itilf^Ar 


DHLL\    CiTrEDRVLR  TfV  t)l'R\NTO.  3^9t 

rittts&re  di  metiere  il  fnai^zo  Sotto  gU  auspizj  di  una  co- 
stellazione,  diremo  cosi  ,  tanto  classica  la  cui  prima  stelia 
era  1' iudice  di  mlo  dtj"  quatiro  puiiti  pl-iilcipali  dell' an- 
no ,  il  quale  cadeva  ia  quel  mese.  Ma  poiche  col  pra- 
cedere  de2;lt  aiiiii  si  fe'palese  il  coutirario  ,  e  videsi  chfr 
essa  c•al^glava  posto  ,  scemo  ia  certa  guisa  d'  importanza 
e  di  credito  :  alcaai  ,  e  qnesti  in  maggior  numero  ,  se- 
gaitaroiio  a  risguardarla  come  1'  auspice  di  inarzo  per 
uiiiforiiiarsi  all'  aatico  stile .,  ed  aliri  accordarono  questo 
onore  alia  costellazione  de'Pesci  col  principalc  riflesso 
che  si  stendeva  per  maggiov  quautita  di  gradi  in  quello 
spazio  del  clelo  clie  trascorre  il  sole  in  tal  mese.  Venne 
uti  tempo  in  ciii  questa  pratica  pote  semhraie  vie  piu 
A'alidamente  giustiftcata  da  una  speziosa  circostanza  ,  e 
fii  allora  quaado  si  vide  l'  ultima  bella  Stella  de'  Pesci 
corrispoadere  al  punto  equiuoziale  ,  e  tenere  il  luogo 
occupato  una  volta  dalla  prima  dell'  Ariete.  Questa  sa- 
rebbe  r  a  de'  Pesci  ,  la  quale  concorse  con  1' equinozio 
II 4  anni  prima  di  Gristo. 

E  da  credersi  per  altro  che  dovette  generalmente  es- 
servi  stata  molta  renitenza  a  risolversi  di  trascurare  quella 
steTlA  di  Ariete  presso  coloro  medesimi  che  avevano  gia 
arvertito  la  sua  precossione.  Ne  abbiamo  un  esempio  in 
queir  aatico  ulobo  celeste  ,  noto  sotto  il  nome  di  Atlante 
Famesiano  ,  di  cui  rimaoe  un  modello  in  gesso  nella  bi- 
bliote'ca  Vaiicana  in  Roma.  In  questo  monumento  sono 
delineati  due  cifcoli  uiassimi  ,  i  quali  a  prima  glunta  si 
cfederebbero  i  coluri  degli  equ'aioz)  e  dei  solsti?]  .  ma 
rigorosamente  nol  sono  ,  benche  il  Passeri  cosi  gli  a1d)ia 
chiamati  (  Dt  Atlante  Fames.,  pas-  55),  e  benche  fosse 
per  avventura  intendimento  dell'  artefice  che  Hvesjero 
tsle  rappresentanza.  Ei  voile  condurre  uno  di  questi  cir- 
coli  per  la  prima  Stella  dell*  Ariete,  a  fine  di  unifor- 
niarsi  a  quanto  fu  statuito  dagU  astronomi  anteriori ,  die 
c<)ilocarono  V  equinozio  di  primavera  nel  prinio  grado  del 
segno  di  Ariete.  Nel  tempo  in  cui  fu  costrutto  quel 
globo  non  erasi  forse  incominciato  per  anche  a  risguar-' 
dare  come  due  cose  distinte  il  segno  e  la  costellazione  , 
e  siccome  quell'  astro  in  allora  erasi  gia  allontanato  dal 
punto  equinoziale  ,  cosi  il  circolo  di  cui  jjarliamo  preci- 
samente  non  passa  ,  come  far  dovrebbe  il  coluro  ,  pel 
luogo  ove  r  eclittica  e  intersecata  dall'  equatore.  La  dif- 
ferenza  «  di  alcuni  gradi  ,   c   chi  ha  dirett©    quel    lavoro 


35o       r.OKSIDEKVZ.    SOPRA.    UN    4NTiaO    ZODIACO 

avra  stiinato  che   rssr\  non  sia  di  tanta  iiiiportanza    onde 
introvlurre   innovazloni  su   tale   articolo. 

La  distril)uzione  delle  costellazioui  rispetto  ai  mesi 
quale  si  vede  nello  zodiaco  di  Otranto  e  stata  eziandio 
adottata  da  aitri  ne'  hassi  tempi.  Se  si  consultiiio  i  mar- 
tirologj  ed  i  calendar]  di  quelle  eta  raccolti  dal  Martene 
(  Thfs.  ncv.  ane.cdotor.  Tom.  Ill),  dallo  Ximenes  (Del 
gnoinone  Fiorent.  Introduz.  )  ,  e  siiigolarmente  dal  Giorgi 
in  un'  opera  dove  illustra  il  uiartirologio  di  Adone  com- 
po8to  verso  raniio  85o,  si  vedra  che  la  massima  parte 
si  uiiiforraa  nel  punto  di  cui  si  tratta  ai  calendar]  co- 
muai.  Ma  quello  ricavato  dal  monastero  di  Fulda,  e  cora- 
posto  nel  X  secolo  ha  in  fronte  a  ciaschedun  mese  ua 
verso  latino  iiidicante  la  costellazione  del  mese  luedesi- 
mo  nel  seguente   tenore  ; 

Prucedunt  dupUccs  in  Mart/a  tempora  pisces. 
Respicis  apriles  aries  Frixee  calendas. 
Majus  Ageiiorei  miritur  cnrnua  tauri. 
Junius  cequatos  cceIo  vidit  ire  Laconas  ,  etc. 

Questo  caleadario  non  si  scosta  per  altro  dal  metodo 
comune  ove  si  specifica  il  giorno  in  cui  entra  il  sole  nei 
segni  in  ciaschedun  mese  ,  ma  e  da  avvertlre  che  i  V£rsi 
citati ,  ed  eziandio  tutti  gli  altri ,  furono  posteciormente 
aggiunti  ,  come  nota  il  Giorgi,  ed  io  gli  veggo  ripetuti 
nel  calendariwn  Vaticanwn  scritto  circa  un  secolo  dopo  , 
ed  in  un  altro  esistente  nelT  archivio  della  cattedrale  di 
Firenze  ,  e  pubblicato  dallo  Ximenes.  Essi  debliono  es- 
sere  stati  tratti  da  qualche  piii  autico  libro  ,  e  si  adat- 
tavano  in   quelle   eta  a  qualunque   calendario. 

Ma  io  stile  di  simboleggiare  il  marzo  con  la  costella- 
zione de*  Pesci  non  ha  eseaip]  soltanto  o  ne' bassl  tem- 
pi ,  come  Io  indica  Io  zodiaco  di  Otranto  ,  o  nel  primo 
seco'.o  dell'  era  comniae ,  come  si  vede  nel  calendario 
Farnesiano ;  esso  rlsale  ad  epoche  aiicora  piii  remote, 
ed  era  seguito  dagii  Egiziani  ,  come  ne  fa  fede  Io  zo- 
diaco  di  Esneh  a  cui   ora   tende  il  niio  ragionamento- 

Questo  zodiaco  osservasi  in  uno  degli  anticlii  templi  » 
di  cui  riinangono  le  reliquie  in  quella  citta  dell'  Egitto  , 
e  fu  fatto  la  prima  volta  conoscere  in  Europa  da  circa 
40  anni  fa.  Io  ne  ho  veduto  un  fedele  disegno  presso 
I'inglese  signor  Barry,  che  fu  sul  luogo ,  e  questo  viag- 
giatore  mi  riferi  essere  scolpito  in  una  pietra  calcaria 
sotto  il  soffitto    del    tenipio  ,    non    gia  in   incavo  ,  came. 


nftfcA.    C4TtEDRAtE    DI    OTR^NTO.  35t 

sbno  la  pivi -'^arte  de*  gerogfific!!  ,  ma  in  basso  tiUevo. 
Appnjono  su  di  essb  i  gi'uppi  delle  "stelle ,  e  le  figure 
delle  dbdici  costellazioili  zodiacali  disposte  in  due  linee, 
1'  una  superlore ,  e  1'  altra  infeviore  ,  a  cui  si  frappoa- 
gouo  altrc  figure  situboliche  espiimenti ,  per  quanto  sem- 
bra ,  divinitii ,  le  'quali  fanuo  torse  T  uffizio  degli  Del 
Consenti  de'  zodihci  Romani.  Quelle  delle  costellazioili 
soiio  collocate  nel  seguente  ordine  sulle  due  acceunate 
linee. 

Leo.ie  ,  Cancro  ,  Gemelll  ,  Toro  ,  Ariete  ,  Pesci ,  Ver- 
gine.  Libra,   Scorpione,   Saglttario,  Capricorao  ,  Aquario. 

Questo  zotliaco  ha  somministrato  aro;omento  a  molte 
discussipni  ,  e  fa  proclainato  da  alcuni  come  un  slngola- 
rissimo  monrimento  il  quale  attesta  T  anticliita  di  ben 
sessanta  secoli  Si  stabili  clie  debba  essere  letto  inco- 
miiiciando  dalla  seconda  riga  ,  e  proseguendo  alia  foggla 
ordinaria  dalla  manca  alia  destra  ,  vale  a  dire  dalla  Ver- 
gine  successivaniente  passare  all'  Aquario  ;  ma  la  riga 
auperiore  si  leggera  in  ordine  contrario  dalla  destra  alia 
nfahca  ,  ed  incoininciando  dai  Pesci  si  teruiinera  col  Leo- 
ne. Si  stabili  ancora  die  la  prima  costellazione  jndica  il 
6olstizio  estivo  ,  punto  da  cui  dee  partire  lo  zodiaco  ,  e 
siccome  questa  e  la  Vergine  ,  cosi  V  eqninozio  autunnale 
avra  il  Sagittario,  il  solstizio  d'  inverno  i  Pesci  ,  1' equi- 
nozio  di  primavera  i  Gemelli.  Queste  costellazioili  sono 
ora  lontane  tre  segni  dagl'  indicati  punti ,  e  si  conchiuse 
che  non  potevano  essere  nel  posto  die  occupano  in 
quello  zodiaco   se  non  clie   6480   anni  fa. 

Monsign.  Testa  impugno  le  consegueoze  cronologiche 
cbe  si  ritraggono  da  questo  monumento  in  una  disserta- 
zione  snpra  due  zodiaci  novellamente  scoperd  in  Egitto  ,  e 
concedeudo  che  debbasi  incominciare  dalla  Vergine,  so- 
stiene  che  questa  non  indica  gia  il  solstizio  estivo  ,  ma 
bensi  I'  equinozio  autunnale  il  quale  cade  in  settembre , 
e  che  questo  mese  era  presso  gli  Egizj  il  prinio  dell'  an-, 
no,  allorche  que'  popoli  adottarono  1'  era  Aziaca  o  Ales- 
«andrina.  Cosi  quella  scultura  non  potrebbe  essere  piu 
antica  dell'  epoca  di  Augusto. 

Arguti  ed  ingegnosi  sono  i  raziocinj  con  cui  questo 
sclenzlato  si  studia  di  provare  il  suo  assunto  <,  uia  seui- 
]ira  che  si  possa  attingere  il  medesimo  scope  dando  a 
questo  zodiaco    una    piii    semplice    e    forse    piu   naturale 

Blbl.  Ital.  T.  XVllI.  a3 


352     coNsinrnAz.  sotrv  tjn  a.ntico  zodivco 

interpretazione.  Esso  noii  cUftVrisce  punto  da  quello  di 
Otraiito  ,  ne  dal  caleudario  Faniesiauo,  ue  dagli  altri 
monu  ncnti  citaii  quamU)   sia  rettamente  letto. 

Sarebbe  ccito  una  bizzarra  foggia  di  scrivere  quella 
d' iocomlnciare  dalla  riga  inferiore ,  e  dnl)ito  cbe  la  pa- 
leon^vafia  aiibia  eseiiipj  di  simil  fatta.  Se  nltri  dicesse  che 
essendo  qnosto  zodiaco  scolpito  sotto  un  soflltto,  quella 
die  noi  chianiiamo  scconda  riga  divevrebbe  la  prima 
qnando  F  osservatore  si  coUochi  nell' opportuna  situazione  ,• 
non  occorrcrebbe  rispondere  cbe  le  figure  comparirebbero 
in  tal  caso  capovolte  ,  ne  questo  al  certo  sarebbe  il  loro 
Tero  pnnto  di  vista.  Ma  se  poco  naturale  e  forse  inusi- 
tata  e  quella  manirra  di  scrivere  sin  con  lettere  o  con 
s;ero2;lifici  ,  o  con  figure  einbleniaticlie  ,  praticata  beasi 
era  queir  altra ,  delta  dai  Greci  hustrophedon  ,  eve  la 
prima  rii^a  va  dalla  destra  alia  manca^  la  seconda  in 
verso  contrario  ,  e  tutte  le  altre  procedono  cosi  alter- 
nando.  In  siffntta  guisa  leggendosi  lo  zodiaco  di  Esneli,  la 
prima  costellazione  sara  quella  de'  Pesci  ,  e  indichera  il 
marzo  ,  1'  ultima  I'Aquario  die  corrispondera  a  febbrajo. 
Non  liaA^vi  difficolta  a  credere  che  il  mese  in  cui  succede 
r  oqniiiozio  di  pi'imavera  fosse  in  qualclie  epoca  presso 
gli  E^^izj  il  primo  dell'  anno  o  civile  ,  o  religioso ,  o  ru- 
rale,  che  su  di  cio  non  vorro  decidere  ,  come  lo  fu  un 
tempo  presso  i  Romani  ;  Martis  erat  primus  mensis ,  Ve- 
nerisque  secundus  (  Ovid.  Fast.  lib.  I  )  ,  e  febbrajo  per 
conspguenza  sarebbe  1'  ultimo.  Macrobio  dice  che  presso 
que'  popoli  lo  zodiaco  incominciava  dal  primo  grado  di 
Ariete  ,  e  cosi  sara  stato  una  volta;  ma  se  Tanno  avesse 
inrominciato  del  pari  nel  mese  a  cui  facevasi  presedero 
quella  costellazione,  non  sarebbe  improbabile  che  avendo 
sostituito  ad  esSa  ne'  calendar)  quella  de'  Pesci  ,  questo 
cambiamento  per  associazione  d' idee  non  s'introducesse 
cziandio  negli  zodiaci.  Ho  gih  esposto  le  mie  conghletture 
intorno  ai  motivi  da  cni  pote  avere  tratto  origine  quella 
sostituzlone  ^  e  se  si  trovassero  ammissilnli  le  ragioni 
addotte,  lo  zodiaco  di  Esneh  dovrebbe  essere  posteriore 
•  all'  anno   388   prima  dell'  era  nostra. 

Che  esso  non  sia  di  remotissima  data  lo  comprovano 
le  figure  dei  dodici  segni  ,  le  quali  sono  simili  alle  nostre 
ed  a  quelle  dello  zodiaco  de' Greci  di  Alessandria ,  tranne 
la  Libra,  che  si  vede  in  quello  di  Esneb ,  ed  in  luogo 
di  cui  mettevano    q[ue'  Greci    le  forbici    dello   Scorjpione. 


DELLA.    eATTFDR4LE    DI   OTRVNTO.  355 

Cevto  e  che  in  piu  lontani  tempi  gli  Egiziaiii  avevano 
zodiaci  dissimili  da  qnesto ,  quale  e  quello  riferlto  dal 
Moatfaucon   (op.   cit.   II  202). 

Negli  orti  Barlienni  ia  Roma  havvi  ana  graa  tavola 
Egizia  di  granito  rosso  scolpita  dalTuna  e  dall'altra  faccia, 
ed  e  collocata  alia  line  di  ua  viale  coatlguo  alia  palestra. 
Ia  una  di  queste  facce  sono  effigiate  alcune  figure  di  cui 
la  principale  e  sedente ,  e  sotto  di  questa  sta  un  ceatauro 
che  teiide  1' arco  in  quell' attituline  in  cui  si  rappresenta 
il  segno  del  Sagittario,  die,  come  ognan  sa,  e  raezz^uo- 
mo  e  mezzo  cavallo  ,  e  come  si  vede  in  una  gemma  ri- 
fer'ta  dal  Gori  (  Thes.  s;eni.  astrifer.  ,  tab  84  ).  Se  quella 
figura  sedente  fosse  il  simbolo  del  solstizio  d'inverno, 
esseadosi  attribuito  al  mese  in  cui  questo  succede  la  co- 
stellazione  del  Sagittario  in  cambio  di  quella  del  Capri- 
corno  ,  si  ripcterebbe  qui  quanto  veggiamo  uello  zodiaco 
di  Esneh,  e  quanto  fu  fatto  in  quello  di  Otranto,  e  nel 
caiendario  rustico  Farnesiano.  Reco  innanzi  questa  con- 
ghiettura  per  quanto  puo  essi  valere  ,  poJche  malameate 
si  puo  far  1'  iadovino  sui  simboli  Egizj. 


354 


Annotazioni  di  Medicina  pratica  del  Dott.  F.  En- 
rim  AcEBBi.  —  Blllano  ^  1019,  presso  Silvestri. 
Vol.  ill  8."  ,  di  pag.  280.  ■ —  Anno  priino. 


K 


EL  compilare  il  primo  anno  di  pratica  del  suo  maestro 
dichiara  l''antore  di  liuon' ora  quale  sia  stata  la  sua  inten- 
zione  nel  farlo ,  e  dice:  Ho  contemplato  le  malattie  e  gli  <  f- 
fetti  dei  reinedj  scnza  odio  e  senza  ainore  di  parti ,  e  volli  eleg- 
gere  a  inio  soinmo  prectttore  la  natiira.  Tenersi  saldo  sulle 
onue  additate  dalla  natura  senza  presumere  di  travolgerla 
a  sua  fantasia,  esponendo  per  tale  mode  le  vite  degU  uo- 
mini  ad  un  incerto  sistema,  egli  e  mostrare  fior  di  senno. 
Segue  r  A.  neir  indicare  le  malattie  la  Nosologia  del 
Cuilen ,  e  nel  primo  capitolo  da  principio  al  suo  assunto 
col  discorrere  delle  febbri  periodiche.  Ivi  fa  parola  del 
salasso  ,  e  lo  crede  nelle  medesime  inopportuno.  Ne  pub 
esser  utile ,  egli  scrive ,  che  in  qualche  caso  di  cura  sinto- 
matica ,  ricordo  utile  a' nostri  giorni ,  in  cui  piii  la  nioda, 
che  la  ragione  spinge  a  pi-aticar  salassi  ove  i  salassi  sono 
di  soverchio.  I  medici  della  maggiore  ci  hanno  in  tutti 
i  tempi  avvisata  la  stessa  cosa ,  eppure  la  dominante 
teoria  consistente  in  un  buon  motto  esige  sangue  e  pur- 
gagioni  perpetue  in  presso  che  ogni  maniera  di  mali, 
L-  A.  ha  messo  in  considerazione  clie  nel  bollore  delle 
suddette  febbri  rosseggia  la  congiuntiva:  rossore  effimero 
che  sparisce  col  dileguarsi  dell'  accesso  febbrile.  Cosi  pure 
ha  fatto  delle  diligenti  e  miuuzzate  osservazioni  sulle 
variazioni  delle  urine  che  lianno  luogo  nelle  medesime. 
Le  urine  piii  o  meno  cariche  e  giallastre ,  dette  latteri- 
zic ,  sono  in  fatti  siatomo  caratteristico  di  tale  maniera 
di  febbri.  Ammette  per  cagione  delle  medesime  un  miasma 
che  sgorga  dalle  acque  stngnauti ,  e  1' arcana  influenza 
che  esercita  sui  corpi  umani  la  costituzione  deiratmosfera. 
Si  veste  tal  volta  il  dominio  d' una  costituzione  alle  fog- 
ge  della  doininante  teoi'ia ,  e  si  crede  cosi  di  spiegare 
wna  cosa  che  si  conosce  poco ,  per  un'  altra  che  si  cono- 
sce  meno.  Voglio  dire  con  questo  che  prevalendo  in, 
certi  uni  la  teoria  di  cc.itro-stimolare  ,  teoria  che  sup- 
pone  sempre  e  poi  sempre  eccesso  di  stimoll  e  di  forze  ; 
dunque  si  debbe   in    virtu    di   essa    teoria    levar    sangue 


ANNOTAZIONt  DT  MEDICINA  PR4TICA.  etC.        355 

perpetuamente.  Per  iscusare  poi  appo  gP  idioti  tanta  pro- 
fiisione  tli  sangne ,  si  allega  il  dominio  di  una  si  fatta 
costituzione  d'  atinosfera  che  lo  esige.  Finora  pero  souo 
per  me   arcane  e  la  teoria,   e   la  citata  costituzione   aerea. 

L'  A.  per  dare  un'  esatta  nozioiie  della  maniera  di 
pratica  dell'  egregio  Professore  espone  le  storie  de'  ma- 
lati  tal  quale  egli  gU  osservo  seguendo  il  sue  maestro. 
La  prima  storia  e  di  una  remittente  cotidiana  complicata 
a  male  di  fegato  ribelle  alia  china  somraiaistrata  in  piii 
volte  a  generose  dosi  ,  quando  la  febbre  risorgeva  ;  cio 
che  accadeva  spesso  fra  l"  anno.  Trattata  nello  spe  lale 
COQ  qualche  salasso  e  ripetuti  purgaati  di  cremor  di  tar- 
taro  e  tartaro  stibiato  ;  e  poscia  con  gorama  gotta  e  ca- 
lomelauo,  che  continuato  per  alcuni  giorni  suscito  una 
copiosa  salivazione ,  che  si  esperiniento  indarno  di  to- 
gliere ,  siccome  alcuni  pretendono ,  con  le  frizioni  mer- 
curiali.  Sospeso  il  mercuric  dolce  per  bocca,  si  continuo 
la  cura  col  sal  catartico  ,  latte  ecc.  ,  e  l' ammalato  guari 
bello   e  bene  in  meuo   d' itn  mese. 

Giovi  di  mettere  qui  in  considei'azione ,  i.°  die  il 
rossore  fugglasco  della  cougiuntiva  solita  a  comparire 
nelle  vere  periodiche ,  uelP  ammalato  in  discorso  non  ap- 
parve  ;  a."  che  i  mali  di  fegato  afFettano  per  lo  piu  ua 
periodo  ;  3.°  essere  verisimile ,  cio  che  appo  gli  antichi 
rilevo  I'itatiano  Valcarenghl  ,  che  il  miasma  delle  iater- 
mittenti   agisca  particolannente   sul   sistema   epatico. 

La  seconda  storia  ofFre  un  caso  di  remittente  cotidiana 
in  conseguenza  di  calcoli  epatici ,  nel  quale  1'  ammalato , 
non  ostante  un  acconcio  trattamento  ,  come  ad  ua  di 
presso  fa  praticato  nel  priino  caso  ,  pure  ebbe  necessa- 
riamente  a  soccumbere  ;  ne  altrimenti  era  possibile  di 
levare  con  medicina  la  causa  meccanica  del  male.  Nella 
terza  storia  ci  si  porge  un  esempio  di  quartana ,  nella 
quale  rluscendo  inutile  1'  uso  del  Rhus  cotinus ,  fu  vinta 
con  la  china  unita  a  due  scrupoll  di  clcuta  olTicinale  di- 
visa  in  otto  dosi  ,  ritenuta  anche  questa  come  calefa- 
cieute.  La  quarta  storia  ci  mette  sott'  occliio  una  febbre 
cotidiana  remittente  itterica ,  clie  apparendo  con  sintomi 
di  flogosi ,  si  prescrissero  quattro  salassi  senza  profitto ; 
fu  vinta  poi  con  V  uso  della  corteccia.  In  vece  la  storia 
quiuta  ci  porge  un  caso  di  cotidiana  remittente  superata 
con  undici  grossi  salassi  ,  d'  alcuno  de"  quali ,  secondo 
I'autore,  s'  avreblje  potato  fare  tU  ujeoo  j  cos'i  egU  park: 


356  ANN0TA2T0NT    DT   MF.DTCTNl    TUVTICV 

M'^ItP  volte  si  ottribuiscono  alia  inedicina  i  cowpensi  mnra" 
viilliosi  delV  aniniale  econoinia  ^  chn  se  iin  aminalato  si 
snlvn  a  dispctto  di  un  metodo  eccrssivo  ,  cento  oltri  vanno 
a  prrire  per  questo.  La  storia  sesta  e  di  nn  contacUno 
assalito  da  piii  giorni  da  cotidiana  vemitteiite  per  aver 
fatto  nso  di  pane  contaminato  di  lolio  ;  tollero  quattro 
salassi,  e  guari  poscia  ineliaiite  china  e  viiio.  Nella  set- 
tinia  storia  si  lia  uu  esenipio  di  un  contadino  assalito  da 
qiiartana ,  il  qnnle  non  approfittando  dei  vlgoi'osi  pur- 
ganti ,  ricupevo  la  salute  con  la  china  e  1' oppio.  L' ottava 
*  la  nona  storia  soiiuninistraiio  due  fatti ,  1'  uno  di  una 
terzana  die  si  e  cercato  di  superare  con  1'  arseniuro  di 
potsssa  somministrato  a  niiiiutissiine  dosi,  che  peri;,  1' al- 
tro  di  una  cotidiana  rcnattente  curata  in  quattordici  giorni 
con   felice   esito   al'a  stessa  maniera. 

L' arsenico  s' e  esperimentato  da  molti  ,  il  prime  a 
fame  nienzione  fu  Avicenna.  Wepfer ,  MuUcr  ,  Wolf » 
Ettmulero  ,  Schal ,  Foresto  ,  Sprogel,  Morgagni ,  cd  altri 
assai  ne  condannano  assolutamente  T  uso.  Wirth  ,  My- 
repsus ,  e  Slevogat  piu  d' ogni  altro  mania  alle  stelle  il 
Vantaggio  che  ne  torna  dal  sno  uso  nelle  intcrmittenti. 
Al  contrario  Hildano,  Amato  Lusitano  ,  Diemerbroeck  e 
Sproegel  ne  ntrassero  de'  cattivi  effetti  anche  dal  solo 
nso  del  medesimo  esteriore.  Dunque  fa  senno  chi  scliiva 
dallo   adoperarlo   si  nell'  una  che   nell'  altra  maniera. 

II  secondo  capitolo  verte  sulle  febbri  continue,  delle 
qnali  di  sessantacinque  individui  occupati  dalle  stesse  nc 
perirono  cinque.  Quattordici  di  essi  non  furono  salassati; 
il  resto  lo  fu  piii  o  meno  a  tenore  della  gravezza  del 
male  e  della  supposta  flogosi  :  Ho  veduto ,  riilette  T  A.  , 
o  mi  senibrb  di  v^dtre  alcuna  siiioca  p-ggiorare  di  mano 
in  mano  che  si  ripetevnno  i  salassi.  Poco  dopo  soggiunge  ; 
Qufsti  nudati  mi  presmtavuno  V  immagine  di  una  lucirnn 
cui  vrnga  a  poco  a  poco  sottratto  V  alimento  E  malage- 
"vole  assai  di  determinare  il  vero  punto  riguarJo  alia  mi- 
sura  delle  missioni  di  sangue ;  in  quanto  a  me  sto  a  lato ' 
dell' A.  ;  e  penso  che  sia  miglior  partito  quello  di  ado- 
perare  nel  levar  sangue  una  misurata  econoniia  ,  sugge- 
rita  dalla  esperienza  di  venti  e  piii  secoli,  piuttosto  che 
di  abbandonarsi  cosi  alia  ventura  di  una  moda  d'  incerta 
■e  non  provata  teoria  che  ne  richiede  una  eccessiva  pro- 
fusione.  Nel  resto  la  cura  e  tutta  appoggiata  a  pnrghe 
e    riiifreschi.    Fa   V  A.    una   bella    osservazione  ,    ed    e ; 


DI    F.    ENniCO    ACERT5I  35/ 

clie  ill  simlli  febbri  ha  liiogo  ingrossameuto  cd  opila- 
zione  della  milza ,  che  vitne  con  la  inalattia ,  e  svanlsce 
col  finire  della  medesinia  ^  a  diiFereaza  di  quella  die  si 
vede  nelle  periodiche  ,  che  siiole  essere  persistence  ed 
incurabile.  Espoiie  poscia  con  molta  diligenza  i  sintomi 
comuni  a  tali  nianiere  di  febbri  ,  e  ci  mette  in  consi- 
derazione  che  il  rossore  degli  occhi  in  cotesti  malati  suol 
essere  pennanente  ed  accoinpagnato  da  tumidezza  e  da 
maggior  ardimento  di  vista  ;  a  differenza  parimente  di 
quello  che  occorre   nelle  intermittenti. 

Non  s'  e  avveduto  1'  A.  che  nelle  felibri  in  discorso 
la  natura  niantenesse  una  strada  costante  per  le  critiche 
evacuazioni ,  come  tutti  gli  anticlii  venendo  fiiio  alia  meta 
del  secolo  XVIII,  hanuo  comunemente  creduto.  Non  sa- 
rebbe  per  Ventura  essa  natnra  soventi  A'olte  stata  distor- 
nata  dal  solito  caramino  delle  sue  operazioni  per  lo  sover- 
chio  uso  de' salassi ,  e  dalle  mai  rifinite  purgagioni  che  si 
fanno  con  tanta  molestia  ingojare  ogni  ora  ai  poveri  infer- 
mi?  Siami  in  quest!  tempi  ahneno  permesso  di  sospettarlo. 
In  qiianto  alle  urine  critiche,  dice  l'  A.  che  nelle  iafiam- 
mazioni  particolarmente  de'  vlsceri  del  petto  si  da  bensi 
a  divedere  in  esse  ua  seclimento  bianco,  piu  o  nieno 
copioso,  ordinariamente  di  buono  augurio ,  ma  in  queste 
febbri  la  varieta  delle  medesime  non  lascia  luogo  a  de- 
durne  alcuna  sicura  prognosl.  Anche  dal  saugue  estratto 
non  se  ne  puo  cavave  do'  certi  indizj ,  se  non  cosi  al- 
Tingrosso.  Passa  T  A.  a  favellare  della  durata  di  queste 
febbri ,  che  varia  a  tenore  di  molte  circostauze  che  le 
accompagnano,  ed  in  fine  va  Indagando  quale  essere  possa 
la  causa  di  tali  malattie  ,  ch'  ei  colloca  nella  intemperie 
delle   stagioni  ,   negli   abusi   di   vitto   e   d'  ogni   altra   guisa. 

Sei  stotie  espone  V  A.  delle  snccitate  febbri.  La  prima 
h  d' una  contadina  soggetta  ad  accessi  d'epilessia,  che 
assalita  da  sinoca  reumatica  venne  trattata  con  medica- 
menti  purganti  diversi ,  e  con  otto  salassi  per  cui  teme 
r  A.  che  quella  semplice  sinoca  reumatica  si  fosse  can- 
giata  in  sinoco  per  le  molte  cacciate  di  sangue.  La 
seconda  e  d' una  contadina  d' anni  17  che  trattata  a  tutta 
prima,  come  se  essa  fosse  una  sinoca,  e  fattigliele  quat- 
tro  salassi,  s"  cbbe  a  guarire  ,  fu  mestleri  di  sonixnini-^ 
strarle  generose  dosi  di  china.  Piu  felice  fu  l'  uscita  di 
otto  salassi  praticati  col  soggetto  della  terza  storia,  affet- 
to  da  sinoca  accoaipaguata  da  grave  dogUa   di  testa.    La 


35S        ATJisroT\2tONi  ni  medtcin.v.  pr^ttci 

malatt'ia  iluro  quasi  nil  inese;  si  puo  egli  presumei-e  cotll'A. 
clie  il  teuijio  abbia  servito  d'ajuto  a  coin|jierc  i!  processo 
morlioso?  Si  potrebbe  egli  siipporre  che  tauti  salassi  sieno 
stati  piu  toUerati  che  necessarj?  La  qnarta  storia  e  di  grave 
siaoca  accompagnata  da  forte  doloie  di  testa,  onde  fu  assa- 
lito  uu  gioviue  uiuratore  d'auiii  22  ,  il  quale  guarlto  due 
nnni  prima  da  consinule  malattia  tnediante  dieci  salassi  ; 
si  curb  con  salassi  e  sanguisuglie  anche  in  qnesta  volta, 
ma  la  si\ioca  col  sangue  ])ar  che  si  cangiasse  in  tifo ,  e 
r  ammalato  peri  speditaiuente  in  12  giorni.  Nella  quinta 
storia  si  tratta  di  sinoca  complicnta  ad  antiche  magagne 
de'  visceri  del  petto,  per  cni  1'  ammalato  salassato  piii 
Tolte  peri  idropico.  La  sesta  storia  ci  olTre  un  caso  di 
febbre  tif'oidea  onde  fu  assalita  una  contadina  d'  anni 
17  ,  conosciuta  per  tale  anche  a  tutta  prima,  pure  le 
si  levo  sangue  al  solito.  Nel  vigesimoterzo  giorno  di 
malattia  le  si  eniio  una  parotide  ,  che  suppuro  imperfet- 
tameate,  e  nel  sessantesimopvimo  della  stessa  perdette 
la  vita.  Le  enfiagioni  delle  parotidi  sono  pur  troppo  ua 
segno  fatale  di  morte  in  tutte  le  consimili  malattie.  la 
cjuanto  a  me,  se  riconosco  un  tifo  mi  risolvo  ben  mal 
Tolentieri  a  levar  sangue.  L'  A.  cita  il  sig.  Robert  ,  che 
scrisse  ove  nello  stesso  caso  convenga  o  no  il  trar  san- 
gue. Die  buono  !  Mille  autori  parlarono  su  di  tale  argo- 
mento  prima  di  lui ,  e  particolarmente  nel  caso  di  tifo , 
ma  che?  Ognuno  segue  il  suo  costume,  ed  il  sig.  Pro- 
fessore  ha  il  diritto  di  proseguire  11  suo. 

Nel  terzo  capitolo  si  tratta  delle  infiammazioni,  ed  in 
ispecie  della  peripneumonia,  giacche  di  lyS  malattie  di 
tale  natura  che  sono  occorse  in  quell* inverno ,  14.2  furono 
le  peripneumonie ,  ed  il  restante  furono  iufiammagioni 
diverse  de'  visceri  appartenentl  jtl  capo,  alio  addoraine. 
Qui  e  dove  veramente  i  salassi  sono  utili ,  anzi  neces- 
sarj. Crisippo ,  Erasistrato ,  ed  in  tempi  plii  a  noi  vicini 
Paracelso ,  Elmonzio ,  Lixca  Tozzi  ,  Scala  ed  altri  assai 
cercarono  indarno  con  mal  augurate  teorie  di  abolire  in- 
teramente  l' use  delle  missioni  di  sangue  f,  I'esperienza 
ci  ha  insegnato  che  tale  pratica  non  era  da  segulrsi ,  e 
quelle  teorie  in  un  con  la  pratica  loro  caddero  neU 
r  oblio  \,  ma  perche  giova  il  trar  sangue  ne'  mali  d'  in- 
iiammazione,  sara  egli  utile  di  profonderlo  fmo  all'  ultima 
stilla?  Odio  mortalmente  j,  dice  Lancisio  (  Consulti  Me- 
dici a  Yenezia    1747  pag.    87),  quel  tesco    quanto  utile  ^ 


DI   r.    ENRICO    ACERBT.  359 

nltrettanto  pericoloso  di  Galeno :  <•  Suluberrimum  est  in  fe~ 
hribus  venaiii  incidcrc  <i ,  con  quel  die  segne.  Odio  altresi 
quel  ti  neinini  phmritico  sanzuinem  mitto  »  di  Elmonzio, 
perche  odio  cli.  eccessi ,  e  credo  d  piii  fune.sto  metodo  di  medi- 
care essere  il  medicare  colla  gencralita  de'  precdti.  Con 
tutto  questo  voglio  dire  clie  so  infelice  era  la  teoria  die 
aboliva  il  trar  sangue  ne'  mali  di  petto,  non  ostante  i 
molti  esempli  di  cure  fortunate  die  i  seguaci  della  me- 
desima  teoria  ci  recano  innanzi,  come  intoncusse  prove 
della  lore  buona  pratica:  potrebbe  egualmente  non  essere 
da  imitarsi  la  doiuinante  moda  di  svenare  gli  ammalati, 
non  ostante  qualche  esempio  di  alcuni  individui  sottratti 
miracolosameate  alia  morte  dopo  essersi  con  esso  loro 
praticati  tanti  salassi.  Senza  cJl'  io  stia  a  dare ,  scrive  il 
valoroso  autore  ,  minuta  ragione  del  nwnero  de'  salassi 
che  si  fecero  nelle  persone ,  le  quali  ricuperarono  la  salute, 
mi  bastfra  di  dire,  che  in  142  pcripneumonici  trenta  e 
pill  ebbero  da  died  fino  a  venti  cacciate  di  sangue ,  di  ben 
dodici  once  per  ognuna.  Poco  dopo  soggiunge  :  Se  ad  un 
pratico  il  quale  si  vantasse  di  simili  cure ,  io  ponessi  sot~ 
t'  occhio  la  storia  di  un  egual  numero  di  peripneumonie , 
colla  stessa  proporzione  tra  morti  e  salvati ,  ma  in  cui  non 
si  fosse  sparso  un  terzo  del  sangue  ch'  egli  ha  versato  ,  ver- 
rei  in  certo  modo  a  dimostrargli ,  ch'  egli  e  stato  del  pari 
fortunato ,  ma  non  egualmente  ritenuto  nel  sua  metodo  di 
medicare.  Ed  in  fatti  cita  1'  A.  alcuai  valentissiini  pratici 
che  adoperando  nella  loro  pratica  itn  po'  piii  d'  econoraia 
di  sangue  furono  ,  al  pari  del  sig.  Professore ,  avventurati  j 
ed  io  soggiungo  che  Io  furono  di  piu.  Gombatte  il  va- 
lentissimo  autore  la  costituzione  cui  si  appigliano  tena- 
cemente  i  sanguinarj ,  e  scrive  niolto  opportunamente 
iutorno  ad  essa  costituzione  cosi:  Temo  che  la  parola 
costituzione  sia  per  risolversi  in  vane  parole  ,  e  che  s'  ab- 
hia  a  confessare  la  pertinacia  nelle  opiniani ,  I'  abuso  di 
sistema  e  per  fino  una  specie  di  moda  che  conduce  gli 
uomini  ad  una  servile  imitazione ,  ancJie  neW  arte  di  medi- 
care, essere  le  piii  funeste  tra  Ic  costituzioni  morbose.  Se  molti. 
valentissimi  medici  e  fuori  di  paese  ,  e  nel  nostro  paese 
istesso  non  credettero  utile  di  accomodarsi  a  cosi  sfrenata 
licenza  di  trar  sangue,  e  furono  seguiti  da  pari  ed  anche 
maggior  fortuna  de'  vogliosi  di  sangue,  noii  ha  egli  ra- 
gione r autore  di  resistere  a  tale  sanguinosa  pratica?  Si 
declamo    a'  aostri    giorni    coati'o  Gianaini ,    contro    Prato 


36o         \N\"OT\zioNi  or  medicinv  pratica. 

ed  altri  valentissimi  medlci,  ma  moderati  nel  sottrarre 
sangue ,  ma  neinici  de;;U  ccccssi;  si  declamo ,  dissi,  ma 
non  si  ragiono.  Ainei'ebbe  l"  autore  die  per  mcttere  ia 
tutta  la  sua  evidenza  ua  argoineiito  di  tanta  iiiipoi'tanza, 
s'  avesse  a  formare  una  storia  fedele  dell'  uso  del  salasso 
di  tutti  i  tempi.  Eccola  con  un  solo  getto  di  penna  ac- 
cennata  cosi  alia  sfuggiia. 

Le  missioni  di  sangue  erano  da  secoli  gla  praticate 
avanti  d'  Ippocrate.  Podalirio  guari  la  piincipessa  Syrna 
con  un  salasso  a'  tempi  della  guerra  di  Troja.  Soleva 
Ippocrate  levar  sangue  con  T  intenzione  di  togliere  prin- 
cipalmeute  le  pletore  a  norma  della  sua  teoria  de'  qua- 
drupli  umori  peccanti  od  in  quantita  od  in  qualita.  Di 
rado  repUcava  il  salasso  piu  volte ;,  ma  lasciava  talvolta 
aperta  la  vena  fino  al  deliquio,  o  fino  a  clie  esso  san- 
gue cangiasse  di  colore,  ed  altre  volte  pungeva  contem- 
poraneamente  la  vena  in  due  latl,  a  fine  di  rivellere  ;  la 
teoria  delle  rivulsioni  fu  in  gran  voga  appo  tutti  i  vec- 
chi  medicl.  Esimeva  dalle  missioni  di  sangue  i  fanciuUi 
minori  d' anni  14,  le  donne  gravide  ed  i  vecchi.  Hallero 
dice  che  esso  Ippocrate  non  tirava  sangue  in  quelle  in- 
fiammazioni   nelle  quali   non   esisteva  un  dolore  alle  parti; 

10  stesso  asserisce  Freind.  Anzi  Rotari  riflette  che  Ip- 
pocrate ne'  suoi  scritti  delle  malattie  popolari  ,  in  no- 
vanta  e  piii  storie  di  febbri  infiammatorie  non  fa  men- 
zione  di  levar  sangue.  Pare  che  Ippocrate  non  ponesse 
attenzione  ai  polsi  per  giudicar  delle  pletore  ;  ma  liensi 
al  calore  ed  all'angusto  respiro.  Due  secoli  dopo  Ippo- 
crate fiori  Grisippo  di  Gnido  seguace  d' Asclepiade,  ed 
egli  aboli  come  nocivo,  od  almeno  come  inutile  Tuso 
di  toglier  sangue.  Erasistrato  scolare  di  lui  sostenne  va- 
lorosamente  fmo  a'  tempi  di  Galeno  T  opinione  del  suo 
maestro.  Themisone  autore  dello  strictwn  et  laxwn,  ed. 
in  conseguenza  della  fazione  de'  solidisti  introdusse  il 
primo  Tuso  delle  mignatte  per  sottrarre  il  sangue.  I  me- 
todici  con  Asclepiade  capo  di  essi  non  si  curxvano  del- 
r  eta  per  cavar  sangue,  ma  bensi  delle  forze  de'loro 
malati  eccessive.  Non  solevano  replicare  il  salasso ,  e  nel 
case  di  bisog.io  di  mover  sangue  nuovamente  ,  supplivano 
con  r  applicazione    delle    sanguisughe     Non    approvavano 

11  salasso  fino  al  deliquio ;  ed  avevano  per  costume  di 
non  levar  sangue  se  non  dopo  il  terzo  giorno  di  malat- 
tia ,    per    cui    furono     per    dileggio    chiamati    Diutritarii. 


Dl    F.    ENRICO    ACEEBT.  36l 

Celso  clie  visse  ai  tempi  d' Angusto ,  scrisse  nn  nureo  ca- 
pitolo  iiitorno  alle  nilssioiii  di  saiigue ;  il  quale  lo  in- 
coniincia  col  lagnarsi  die  a'  suoi  tempi  si  levi  sangue 
per  ogai  malattia^  non  approva  che  cio  si  faccia  lino 
alio  sliiiimeato  dl  core;  ma  se  il  bisogiio  lo  richiegga , 
ama  che  non  si  risparmi  di  giovare  con  tale  presidio 
alle  donne  incinte ,  ai  vecchi  ,  purche  le  forze  lo  com- 
portino ,  ed  in  questo  caso  replicava  il  salnsso  tutt' al 
pill  quattro  volte.  Galeno  fu  alquanto  piii  proclive  al 
saniiue  d' Ippocrate  e  di  Celso;  sirisse  contro  Erasistrato 
per  provare  i  vantaggi  delle  cacciate  di  sangue,  ed  esige 
clie  si  lasci  pure  alcune  volte  aperta  la  vena  fino  al 
deliquio ,  o  fino  a  che  il  sangue  cangi  di  colore,  Anch'esso 
replicava  tre  o  quattro  volte  il  salasso  ,  non  esenta  i 
vecchi  dal  medesimo  se  le  forze  lo  permettono  ,  nel  qual 
caso  non  si  cura  che  si  eseguisca  od  a  principio  od  al 
mezzo  od  in  fine  del  maleistesso:  prescrive  che  ne"  cast 
violenti  e  di  grande  l<isos;no  si  levino  cinque  emiuine  di 
sangue ,  cio  che  corrisponde  a  cinquant'  once  delle  no- 
stre.  Odbasio,  Ti'alliano,  Areteo,  Paolo  Eginetta  si  ten- 
nero  attaccati  a'  precetti  d' Ippocrate  e  di  Galeno,  colla 
sola  differenza  che  disapprovavano  di  lasciar  la  vena  apeita 
fino  al  deliquio  :  avvegnache  Galeno  istesso  abl^ia  ri- 
portati  tre  casi  che  svenati  fino  al  deliquio,  dal  deliquio 
passarono  i  niispri  nialati  di  lesigieri  alia  morte.  Gli  Arabi 
furono,  al  dire  di  Freind  ,  alqvxanto  piii  temperati  nel 
prevalersi  di  questo  rimedio;  del  resto  si  tennero  esat- 
tamente  sulle  tracce  de'Greci.  La  teoria  umorale  domino 
con  poche  varlazioni  per  venti  e  piii  secoli ,  e  per  venti 
e  pill  secoli  si  segui  la  pratica  antica  di  mettere  sangue. 
Paracelso,  svizzero  di  nascita,  fiori  sul  bel  principio  del 
secolo  XVI;  s' attiro  Todio  de'medici,  perche  si  pre- 
«umea  di  avvllire  il  metodo  di  medicina  di  Galeno ,  a 
cui  intendeva  di  sostltuirvi  la  teoria  de'  sail ,  come  ca- 
gione  delle  diverse  alterazioni  d"  umori ,  per  emendare  i 
quali  non  faceva  me-Jticil  di  svenar  tanto  gli  ammalati. 
Anche  Ehnonzio  fu  del  partito  di  Paracelso  ;  anzi  esso 
affidandosi  alia  spina'  sua  ed  al  suo  Arclieo  voleva  abo- 
iire   del  tutto   T  uso  del   salasso. 

Dopo  la  scoperta  fttta  della  circolazlone  del  sangue  a 
principio  del  secolo  XVII  da  Arveo  indicatagli  dalP  Ita- 
liano  Cisalpino ,  vi  furono  alcu-ni,  come  mette  sott'oc- 
cliio  GiOjanis  5  che  6«  diedero  a  far  sangue  nn  po' piii  del 


362  ANNOT4ZIONT    DI    MEDTCINA    PU\TIC.l 

consueto.  Botalli  fu  uno  dl  quest! ,  ma  Botalli  porge  per 
modello  di  buoiia  cura  eseguita  col  sangue ,  quella  di 
una  pleuvitide  in  cui  si  fecero  sette  missioni  di  saague,  e 
non  tutte  di  lihbra.  Alquanto  piu  incliuati  a  fai-  angue  fu- 
roiio  i  Booraviaai  per  la  teoria  da  essi  adottata  dell' errore 
di  loco  degli  umori.  La  teoria  dell'  irritabilita  del  grande  Hal- 
lero  fece  rivolgere  gli  occhi  de' piii  cosplcui  naedici  aU'azio- 
ne  de'  solidi  esercitata  suU'  economia  animale.  Da  questa 
sbuccio  fuora  la  clamorosa  teoria  di  Brown,  e  Taltra  subal- 
terna  e  uiisteriosa  teoria  del  coiitrostimolo  col  divario , 
che  emergendo  anibedue  dalla  stessa  fonte,  quella  paventa 
e  scbiva  i  iTioltiplicati  salassi ,  e  questa  esige  che  si 
stnunga  tutto  fino  all' ultima  stilla  11  sangue  umano,  a  line, 
siccome  essi  presumono ,  di  aimnorzare  le  forze ,  scmpre 
a  loro  detta  eccedenti.  In  fine  e  forza  di  confessare  che 
I'esperienza  maestra  delle  cose  trovo  utile  I'uso  del  sa- 
lasso ,  e  clie  la  moda  condusse  gli  uomini  al  doppio  ec- 
cesso  o  di  prlvarsi  di  una  vantaggiosa  medicina ,  o  di 
adoperarla  con  una  sfrenatezza  tale  da  Incutere  orrore  a 
chi  ne  ode  la  strabocclievole  pi'atica.  Ne  vale  il  recarci 
innanzi  le  novellette  di  alcuai  eseaipj  di  venti ,  trenta 
salassi  toUerati  da  psrsone  che  risaaarono  poi.  lo  nol 
credo,  e  saviaineate  nol  crede  1' autore  che  si  degaiia 
spargere  tanto  sangne  per  riavere  la  salute,  come  oggidi 
e  di  moda  il  fare  :  altro  e  aver  le  forzp  di  sostenere 
tante  cacciate  di  sangue,  altro  essere  cio  necessario  per 
il  buono  esito.  L'  esperienza  ci  ammaestro  esser  utile  il 
moderato  uso  de'  salassi  ■,  e  gli  antichi  castigavano  aspra- 
mente  que'medici,  che  deviando  dalla  esperienza  gia 
comprovata  si  pigliavano  la  liberta  di  cimentare  le  vite 
degli  uomini  con  nuovi  e  noii  mai  praticati  veementi 
modi.  A  buon  conto  i  De  Haen,  i  Mead,  i  Boeravi,  i  Svie- 
teni,  i  Sarconi,  i  Baglivi ,  i  Tissit,  i  Becari,  gli  Az- 
zoguidi ,  i  Valcarenghi ,  i  Pasta,  i  Torti .  i  Lancisi,  i  Mor- 
gagai,  i  Franck  ,  i  Stoll ,  i  Selle,  i  Quarini,  i  Borsieri, 
ed  altri  raille  celeberrimi  medici  felicissimi  nella  loro 
pratica,  erano  ben  lontani  dal  profonder  sangue  con  tanta 
leggerezza,  come  a'  nostri  giorai  e  divenuto  di  moda  il 
fare. 

Mettiamci  di  nuovo  salle  tracce  del  valoroso  autore. 
Egli  e  del  parere  con  Sarcone ,  i  Franck,  i  Stoll,  i  Tissot, 
che  il  miglior  piano  di  cura  nelle  peripneumonie  perio- 
diche    e   nervose    sia    nessaii    salasso    e    V  uso  per  bocca 


DI   T.    ENRTCO    ACERBI  363 

d\  cliina ,  poligala,  sei'pentaria  ,  muschio  ;  cni  \i  si  ag- 
giunga  la  canfora,  conunendaia  assai  da  buoni  pi'atici.  Una 
tale  peripneumonia  si  conosce  iiieglio  sotto  al  nome  di 
peripneumonia  nota,  della  quale  ne  favellarono  tanto  Sy- 
denam,  Vansvleten ,  Huxam.  Imperciocche  nelle  indicate 
peripneunionie  il  foniite  morboso  si  suscita  dall' addoniine, 
per  cui  gli  antichi  le  chiamavano  peripneumonie  iuf'e- 
riori,  nelle  quali  essi  solevano  preterire  al  salasso  le  pur- 
gagioni,  come  appo  Ippocrate  praticarono  i  Greci  e  gli 
Arabi  •,  alcuni  de' quali  si  mostrarono  dillicili  al  par  de'me- 
todici  a  levar  sangue  anche   nelle   vere   peripneumonie. 

I  polsi  nelle  lutiammazioni  del  polmone  si  daniio  a 
vedere  depressi,  si  rialzano  coi  salassi ,  ma  se  si  ecceda 
in  essi  non  s''abbassa  Tarteria,  ma  si  gonfia  come  se  fosse 
zeppa  d'aria  ;  e  cliiama  I'A.  pueumatici  tai  polsi.  Tutti  i 
classic!  autori  asseriscbno  die  nella  peripneuiiionia  il  polso 
si  sente  molle  :   die   poi  il   polso   talvolta   sotto   V  uso   dei 

'  replicati  salassi  si  faccia  sempre  piii  ardito  e  verissimo. 
E  pure  egli  e  ordiaariamenLe  dal  polso ,  eleinento  inii- 
dissimo  ,  die  i  novelli  Esculapj  traggono  la  indicazione 
di  trar  sangue. 

II  flnsso  di  ventre  e  ne'  niali  di  petto  d' infausto  au- 
gurio,  lo  dissero  gia  gli  antichi,  lo  sostiene  TA.  ,  ed  io 
lo    confermo. 

Delle  orine  asserisce  d'  avere  fatta  1"  osservazione  die 
esse  orihe  fossero  varie  in  quanto  al  colore ;  Ma  quasi 
tutte  erano  torhide ,  con  posatura  (HynuffTajT/i)  subcmerea 
o  hianca  sottile  come  poker e ,  od  in  fiocchi  leggieri  Piii 
abbasso  soggiunge :  Ho  ripetutatnente  ossen^ato  che  la  quan- 
tita  del  sediinento  corrisponde  spessissiino  al  £rado  deW  in- 
Jiammazione  ed  alia  densita  della  cotcnna  che  si  forma  sul 
sangue  ,  e  che  le  qualita  di  quella  posatura  rassomigliano 
alia  qualita  del  catarro  che  si  sprigiona  dal  petto.  Dal 
che  ne  deduce  il  chiaro  A.  che  V  espulsioue  de'  catarri 
si  eseguisca  dalla  uatura  j  e  T  arte  sussidii  la  natura  col 
sottrarre  il  sangue  inopportuno  ed   abboudante. 

Mille  cose  s'  aArebbero  qui  a  citare  suUa  crosta  pleu- 
ritica  o  cotenna  del  sangue.  L'A.  e  del  parere  che  la 
cotenna  sia  validisstmo  argomento  dell'  infiammazione ,  e  da 
Valutarsi  tra  i  principali  indizj  della  sua  presrnza.  Non  crede 
pero  che  si  deggia  prosegiiire  a  levar  sangue  lino  a  che  la 
medesima  scompaja  del  tutto.  Sydenani  osservo  svanire 
la    coteaua   per   la    $oIa   di  versa   puutura  della  vena.  La 


364  ANNOT\ZIONr    DI   MEDICINA.   prattov 

cotcnna  si  dissipa  infoiideiido  del  nitro  o  qniilclie  altro 
sale  qaaluiiqae  e  riinescolandola  col  sangnc  inentre  sbiic- 
cia  dalla  vena.  Talvolta  in  una  proiiunciata  iafianuuazione 
non  evvi  cotenna  ,  e  si  lascia  vedere  poi  dopo  le  pri- 
me mosse  del  saiigue.  In  ogni  modo  pcro  anche  Oi'ibasio 
iiisegao  clie  il  color  plumbeo  del  saiigue  signilicasse  vi- 
geiite  1'  infiamniazioiie  ,  e  prescriveva  di  torre  s.uigue 
fiao  alia  niutazione  di  colore  del  iDedesimo.  Di  rado  si 
osserva  cotenna  nel  sanpue  de'  fanciuUi  avanti  i  quattor- 
dici  aiini ,  ed  coco  il  motivo  per  cui  tutti  gli  aatichi  ri- 
spettarono  quest' eta ,  avanti  la  quale  non  sole\ano  mai 
toccare  il  sangue.  II  sangue  si  osserva  slegato  e  fracido 
nelle  malattie  di  cachcssia.  Tale  diventa  il  sangue  nel 
quale  vi  s'infonda,  quando  spiccia  dalla  vena,  od  arsenico 
o  suhliniato,  od  altro  veleno,come  1' aconito.  Col  sot- 
trarre  molto  sangue  non  si  menoma  per  nulla  I'  afflusso 
sanguigno  a'  polmoni.  II  celebre  Mascagni  non  puo  ca- 
pirla  che  in  Italia  s'  al>lna  a  fare  tanto  sciala'  quo  come 
e  di  moda  il  fare  del  sangue  umano  ;,  s""  aggiunga  al  sen- 
titnento  del  suUodato  autore  il  non  dvibbio  ed  autorevo- 
lissimo  sentimento  degli  abbastanza  chiari  Scarpa ,  Pallet- 
ta ,  Moriggi,  Moscati ,  Cera,  Cerri,  per  tacere  d' altri 
assai  die  colla  parola  e  coll"  opera  condannano  la  smisu- 
rata  foga  delle  inissioni  di  sangue ,  e  la  riguardano  come 
causa  principale   d'  una  serie  di  mali  ci'onici  mai  piu  finita. 

Riporta  e  parla  I'A.  delle  osservazioni  da  lui  fatte  sui 
cadaveri  degli  estinti  di  mai  di  petto  che  sono  esittamente 
descritte,  e  quali  d'ordlnario  sogliono  rinvenirsi  in  simili 
circostanze.  Propone  I'A.  die  in  alcuni  casi  di  efFusioni 
di  linfe  non  sarelibe  male  di  esperiraentare  la  paracentesL 
del  petto,  che  si  potrebbe  tentare  ne' casi  dubbj  v  ma  chi 
sa  s'ella  fosse  per  arrecare  del  sollievo,  Piii  sopra  ci 
ha  pure  proposte  le  inspirazioni  di  decozioni  cmoUienti 
come  attissime  a  soUecitare  lo  spurgo  del  polmone :  cosa 
raccomandatlssima  da  Boerave  ,  Van-Svieten,  e  general- 
niente  da'  Tedeschi. 

Discorre  in  seguito  della  cagione  delle  infiamniazioni  , 
ne  mette  sott'  occhio  le  comuni ,  e  poscia  tocca  di  volo 
le  teorie  correnti  intorno  alle  medesime.  Non  e  contento 
delle  teorie  su  tale  argomento  di  Sthal  ,  di  Brown,  di 
Hasori ;  e  pare  ciie  gli  vada  piii  a  grade  quella  di  Car- 
rere  consistente  nel  supporre  un  intasamento  di  sangue 
lie'  minimi    vasi    che    nelle    infiammazioni    $i    faccia    all« 


DI    F.    EXRieO    ACERBI.  365 

[5nrti  dalle  stesse  attaccate.  Una  tale  dottrina  od  e  la 
stessa ,  o  per  lo  ineno  s' avviciua  assai  a  quella  dell"  tr- 
rore  di  loco  di  J?oerave ;  ma  a  dir  vero  e  anche  qiiesta 
soggetta  a  noa  poclie  difficolta.  11  sig.  Scavini  ammette 
r  intiammnzlone  astenica ;  ammessa,  non  sa  poi  come  in 
essa  si  possano  far  giuocare  gli  stimoli  ^  ma  tale  sia  di 
Ini  s'  egli  e  sistematico  i  io  non  ho  cci'to  per  questo  a 
beccarmi  il  cervello. 

Scgaono  ciuque  storie  ,  che  VA.  espone  con  molta  dili- 
genza,  e  nelle  quali  lascia  travedere  il  libero  suo  sen- 
timento  con  qnella  franchezza  ,  che  e  degna  de'  bravi 
pratici.  Nella  prima  ci  i"'ca  innanzi  il  caso  di  un  con- 
tadino  assalito  da  peripneumonia  di  40  anni,  che  tvattato 
al  solito  col  tartaro  stibiato  e  con  venti  salassi ,  se  ebbe 
a  guai-ire  ,  gli  si  somrainistro  la  cortcccia  ,  e  gli  si 
accordo  un  vitto  piu  lauto.  Si  dovra  qui  supporre  che  la 
diatesi  siasi  cangiata  ,  e  che  le  niissioni  di  sangue  fossero 
seguite  di  troppo?  Nella  seconda  storia  ci  si  descrive  un 
giovane  d'  annl  22  anch'  esso  p«ripneumonico ,  che  niori 
tlelirante  dopo  i5  salassi.  Si  rinvenne  nel  suo  polmone 
inciso,  il  tessuto  del  medesimo  indurato  per  eftusione  di 
linfa  giallastra  rappresa.  Epptire  si  moltiplicano  i  salassi 
per  tenia  che  i  polmoni  non  si  epatizzino !  11  sig.  Rezia 
celebre  anatomico  ha  dimostrato  sul  campo,  che  le  ostru- 
zioni  de'visceri  addominali  provenivano  da  lassezza  dei 
vasi  sanguigni  che  li  compoiigono.  Ora  io  dico  nelle  pie- 
tore  sia  ad  vasa ,  sia  ad  vires,  non  v'ha  dubbio  che  le  giuste 
e  temperate  missioni  di  sangue  torneranno  a  gran  pro- 
fitto  i  avvegnache  il  troppo  sangue  empie  soverchiamente 
i  vasi  ed  inceppa  a  se  stesso  il  cammino  pe'  medesimi 
canali ,  pe'quali  esso  s' aggira.  Al  contrario  se  si  amraorza 
piu  del  dovere  la  vitalita  del  viscere  affetto  ,  p.  e.  del 
polmone,  non  poti^ebbo  egli  accadere  ,  che  ne' medesimi 
s"  intoppasse  il  circuito  del  sangue  per  relassazione  dei 
Vasi  ,  per  cui  ne  il  consueto  impeto  del  cuoie ,  ne  la 
dovuta  contrattilitii  de'vasi  istessi  bastassero  a  spinger  oltre 
tutti  i  circolanti  fluidi  che  in  essi  polmoni  si  rivolgono?  La 
terza  storia  ci  mette  sott' occhio  I'andamento  Felice  di 
grave  peripneumonia  superata  con  dodici  salassi  in  un 
robusto  contadino ,  in  cui  i  salassi  non  turbarono  le  solite 
critiche  escrezioni ,  che  d'  ordinario  hanno  laogo  in  con- 
simili  raalattie.  Nella  qnarta  storia  si  tratta  d'  un  giovane 
d'anni    16    curato  a    tutta   prim.^   con    otto    salassi   e    24 


366      ANNOTAZTONI  DI   MEDTCINA.   PRiTICA.,  CCC. 

saiigulsuglie  ,     e    guarito    in    seguito    coa    la   cluna.     Fa  .1 
qiiesto     proposito    il   dotto   autore   una    buoiia    riflessioiic  , 
ed  e  die  la  china  non  altera    per  nulla    1'  orgasuio  dclla 
vitalita  aaclie  soinniiiiistrata  iielle  couoseiute  iaiiainniazioni. 
Prov:ii  la  inedesiina  cosa  su  di  me  stesso  ,  per  cui  io  clico 
essere   uii  grossolano  errore   quello  d'  alcuni  clie  voglioao 
sostenere  die    cotcsto     fannaco   o  riscaldi  ,    o  provodii  e 
pi-omova  gli   effetti  degU  iufianimanienti.   La  quinta  storia- 
e  degna  di  considerazione  :  una  giovane  donzella  assalita' 
da  peripneumonia     trattata  al  solito  col    tartaro   stihiato  , 
cui   si   ag^^iunse   e    nitro  ,   e   digitale ,   e  T  acido    solforico, 
e  la  gialappa ,  e  mercurio  ,  accompagnando    come  di  co- 
stume   tali  medicine    con  otto  salassi   e   24  mignatte ,  fini  j 
r  ammalata  per  diveuire  croaica    e  s'  iavio  altrove    come  '. 
incurabile  ,  dove  per  buona  ventara  lasciate  da  parte  tutte 
le   medicine,    e  posta  a  lauto   vitto  rlcupero  la  salute.    A 
ragione    qui   I' A.    dice:    Furb    osservare    chc   a  non,  meno- 
faCale  eslto  possono  condurre  i  dehoU  vestigi  di  una  flogoii , 
se  V  arte  si  ostina  nello  indcholire    la  macchina  ,    togliendo  i 
cosl  qwi'  mirahili  compensi  die    sono    esclusivamente    proprj  \ 
dtW  ccononiia  animalf.   I   prodighi    di  sangue   sogliono  ap-„ 
pendersi  al  collo  alcuni  casi  di   aS  o   3o     salassi  di  indi- j 
vidui  die  risanarono  ,    e    die   ora    menano    buona     vitai.i 
ma  oltre  die  a  questo  si  pno    rispondere  ,  che  non  vale 
r  allegare    un    fatto    per    farsi    strada    a    procurare    mille  ^ 
sventure  ;  diro    collo    schietto    A,    Io    metto  grande  diffe-  ■. 
renza  tra  la  sottrazione  mcessaria    del  sangue  e  quella  che 
sempliceinnnte   viene  toller ata  da'soggetti  di.  buona  e  robusta  : 
coinplessione.  (  Sara  continuato.  ) 


36/ 


Pomona  italiana,  ossia  Trattato  degli  albert  frutti- 
feri.  Opera  di  Giorgio  Gallesio  ,  autore  del  trat- 
tato del  Citrus  ,  e  della  teoria  della  riprodazione 
vegetale.  —  Pisa  ,  presso  Niccolo  Capuiro. 


X  INO  <lal  1818  le  gaz.zette  di  Torino  e  di  Miiano  aa- 
nuaziaroQO  quest' opera ,  la  quale  ci  parve  incomia- 
ciata  uiagnificaraeiiie  ia  modo  da  farci  sospeitare  per- 
fiao  che  fosse  (come  pur  troppo  spesse  volte  addiviene) 
ua"  esca  lusinghiera  per  attirare  associaii,  e  poi  caiu- 
biare  a  mezzo  cammitio  registro  e  sistema  nelT  adempi- 
mento   alle   promesse   date   nel   programma. 

Ora  pero  questa  intrapresa  comiiicia  a  presentare 
qualche  cosa  di  positivo.  La  parte  die  contieiie  le  fi- 
gure e  le  descrizioui  conta  omai  quattro  fascicoli  ,  e 
I'ultiino  di  qucsti  e  accompagnato  da  un  voluaietio  di 
testo ,  coQteneate  il  Trattato  del  fico  ,  che  puo  consi- 
derarsi  da  se  solo  come  una  specie  di  mooogralia  in- 
teressaute  per  la  poraologia  e  la  botanica  ,  e  che  puo 
meritare   nii   articoletto    a  parte. 

Noi  crediamo  percio  di  poter  dare  a'  nostri  lettori 
an  ragguaglio  di  quanto  si  e  pubblicato  fia  ora  di  que- 
st' opera ,  e  di  anticipare  ua  giudizio  non  solamente 
intorao  al  piano  annuiiziato  nel  prospetto,  ma  aucora 
suir  aspettativa  che  si  puo  formare  intorao  alia  sua 
esecuzioue. 

«  Tutte  le  uazioni  civilizzate  ,  dice  l'  autore  ,  ave- 
vaao  una  pomona,e  T  Italia  sola  ancora  ne  mancavaj 
era  percio  del  decoro  della  iiazione  il  riempire  que- 
sto    voto   i>. 

Tutti  i  buoni  Italiani  faranno  plauso  a  questo  ge- 
neroso  pensiero  ,  e  sapranno  buon  gra<io  all'  autore 
della  cura  che  si  da  di  t'arci  conoscere  i  frutti  nazio- 
nali,  S|)ecialmente  in  un  montenlo  ia  cui  il  gusto  per 
questa  bella  parte  d'industria  agraria  si  va  risvegliando 
in  maniera  che  in  ogni  loco  si  formaao  raccoUe  delle 
vane  specie  di  frutti,  e  si  fanno  con  grave  dispendio 
venire   di   Francia   e   di   Savoja  piante   di  frutti    d'  ogni 

Bibl.  Ital.  T.  XVill.  34 


368  fcALLKSIO, 

maaiera  ,  qnasiche  ncl  nostro  felicissimo  clima  la  mi- 
tura  e  T  iiidustria  non  ci  avessero  favoriti  abbastanza: , 
ed  avessimo  a  mendicare  dagli  stranieri  riccliezze  pe- 
regrine ancbe  dipenderiti   dal  suolo   e   dalle  stagioni.*' 

Uno  d^"  slngo'ari  piegi  di  qnest'  opera  e  apiiiJato 
quelle  di  farci  conoscere  i  mohi  doni  che  la  iiatura 
ha  compartiti  in  tante  diverse  provincie  d'  Italia  ,  di 
invogliarne  gli  amatoii  a  tntti  raccoglierli  in  una 
sola,  commettendooe  1' invio  degl' individui  ,  offerendo 
in  concambio  de'  lontani  gl'  indigent  del  proprio  pae- 
se  ,  e  cosi  promovere  un  utile  e  dilettcvole  com- 
mercio  che  le  uiense  rallegrl  di  frutti  non  conipri,  ed 
animi  gli  ameni  studj  della  natura  ,  ed  incoraggi 
I'industria  a  j)ert"ezionare  sempre  i  tnezzi  da  rendere 
piu  dolce  e  piii  cara  la  vita  semplice  ed  innocente 
della   campagna 

L' autore  ha  diviso  il  suo  lavoro  in  tre  parti,  cioe  : 
J."  scientificn ,  a."  descrittiva  ,  3."  figurativa  da  liii  chia- 
mata  anche  nriistica   con   qualche   licenza   di    lingua. 

La  parte  figiirativn  uuita  alia  descrittivn  deve  essere 
divisa  in  36  fascicoli  da  pubblicarsi  in  nove  anni  , 
cioe  quattro  fs'^cicoli  all'  anno  ;  e  la  scitntifira  cnni- 
ponente  i  quattro  iiltinii  fascicoli  uscira  nell'  nltitno 
anno. 

Le  due  prime  piirti  conterranno  le  figure  delle  mi- 
gliori  Varieta  dei  frutti  italiani  Jisegnaie  dal  vero  ,  e 
la  loro  descrizione  ^  e  la  terza  parte  conterra  un  trat- 
tato  elementare  di  pomologia  ,  con  un  trattato  com- 
pleto   di   ciascuna  specie   de'  frutti   compresi  nell'  opera. 

E  siccome  le  dne  prime  parti  restavano  ,  per  cosi 
dire  ,  impcrfette  hno  a  che  non  fossero  accoinpagnate 
dairultima-,  co.>i  per  accelerare  ai  lettori  dell' opera  il 
comodo  di  vederne  insieme  tatte  le  parti  ,  1'  autore  si 
propone  di  pubhlicare  anticipatamente  anche  l'  ultima 
in  una  edizione  provvisoria  da  distribuirsi  gratis  a"  suoi 
associati.,  e  cambiarsi  poi  in  edizione  di  lusso  nell'  ul- 
timo anno.  E  tutto  questo  dispendio  I' autore  dichiara 
di  farlo  per  nvere  il  couiodo  e  il  tempo  di  accrescere 
e  migliorare  1' opera  sua,  prohttando  in  questo  inter- 
vallo  delle  criticlie  doi  dotti  ,  delle  osservazioni  degli 
amici   e  delle   ulteriori  sue    indagini. 

Sarebbe  crudelta  scoraggiare  cosi  nobili  intenzioni  , 
ed  ingiustizia  il  non  farvi    plauso;    e    noi    limitandoci 


POMONA    ITALIAN  A.  869 

per  ora  a  dar  conto  delle  parti   Cm  ora  pubblicate  ,  cL 

permetteremo   di   secondare   i    virtuosi  desiderj     del    no- 

stro   autore   ogiii   cjiialvolta  ci   verra   il    destro    di    farlo 

cou   vantaggio   dell'  opera   sua  ,  8peraiido   ch'  egli   pobsa 

accogliere    con   gratitudine   1   nostri  deboli  siiggerimenti.. 

La   parte  scientifica  e   certamente   la    piii    iinportante 

e   deve    essere   la   prima   ad   essere  aiializzata.     Non   ab- 

biamo  fin  ora  veduto  di  essa  die  un  lascicolo  di  pag.  laS, 

(^oatenente    i    tjuattro    priuii    tapitoli    del    Trattato  del 

fico ,    e    che     ne    annunzia    tre    altri    pel  fascicolo   die 

-ficve   succedpre. 

t,  -  II  lavoro  e  diviso  in  sette  capitoli.  11  prlmo  e  con- 
,$acrato  alia  stona  natiirale  del  lico.  II  secondo  alia  sua 
iClass  ficazione.  11  terzo  ai  feuouieui  che  in  esse  pro- 
e^uce  il  cosi  detto  iiiulismo.  U  quarto  agl'  insetii  del 
fico.  II  quinto  alia  storia  del  lico.  11  sesto  alia  sua  cul- 
tura  ed  a'  suoi  usi.  11  settiuio  al  quadro  delle  sue  va- 
^eta    in   Italia. 

II  primo  ca[Htolo  e  saJdiviso  in  due  articoli.  In  uao 
#i  tratta  del  Fico  tipo  o  sia  del  Fico  selvatico  .  1'  altro 
ha  |5er   oggetto  il  Fico  mostio  o  sia   il  Fico    domestico. 

.  L'  autore  coiiiincia  col  dimostrare  che  il  Fico  tipo 
essendo  il  prototipo  della  specie  ,  e  anche  il  solo  che 
possa  servir  di  base  ad  una  dassilicazione  ,  e  possa 
determinare  i  caratteri  botanici  che  ne  sono  gl'  indizj 
e  la    chiave. 

In  seguito  a  cio  egli  passa  a  descrivere  questo  tipo 
Ijpminciando  dalla  sua  nascita  ,  seguendolo  in  tutto  il 
cei'so  della  sua  vita  vegetale  ,  esaminandone  tutte  le 
parti  e  tutti  i  fenomeni:  e  dopo  di  aver  passate  a  ras- 
«egna  le  opinion!  dei  botanici  intorno  al  niedesiino,  ter- 
taina  collo  stabilire  il  posto  ch'  egli  crede  dover  que- 
sta  pianta  occupare  nel  sistema  della  vegetazione ,  as- 
segnandole   quello   della  Monoecia   triandria. 

11  secondo  anicolo  e  consacrato  al  Fico  inostro.  L'au- 
tore  chiama  con  questo  nonie  tutte  quelle  varieta  i  cui 
caratteri  non  combiuano  con  qaelli  del  tipo.  Egli  ne 
fa  due  classi  :  nell.i  prima  vi  pone  i  inostri  ch'  egli 
chiama  per  aborto  :  nella  8«>coada  quelli  ch'  ei  distingue 
col  nonie  di  niostri  per  mulisnio.  Indi  espone  i  diversi 
fenomeni  della  mostruoslta  per  aborto  ,  dei  quali  de- 
termina  i  caratteri  e  stabilisce  le  divisioni  ,  e  passa  poi 
ni  Qiostri  per  mulismo  ,  nella  cui  classe  pone  tutte  le 
ficaje  che  conosciamo  soito   il  nome  di  fichi  domestici. 


la 


Prenclerta^^'|*i?i*"*b«8e  il  si^tema  del  mull smo,  stabilrtbi 
dairantore  hpI  suo  opuscolo  della  riproduzione  vegetale," 
pvli  paosa  a  dimostrare  che  il  ric*>ttacolo  del  lico,  di  sua 
natnra  magro  ,  ascimto  e  cartilaginoso  ,  non  acquistn; 
il  polposo  ed  il  miele  dei  fichi  domestici,  che  niediantei 
il  muHsmo  ^  o  *ia  la  soppressione  delle  parti  sessuali. 
E"li  esainina  poi  i  diversi  feiiomeni  di  questo  mnlisino, 
la  sua  graduazione  ,  i  snoi  caratteri  ,  i  suoi  eft'etci  ,  e 
finisce  con  dare  la  storia  naturale  di  questa  sorta  di 
fichi  ,  che  esamina  al  momento  del  loro  primo  svi- 
Inppo  ,   e  che  segue  fiao   alia   loro   fruttiiicazione. 

La  classiticazione  forma  I'argomento  del  secondo'Ca- 
j'^itold^ -,  e  ill  qnesto  1' antore  ha  spiegato  profonda  60- 
gniziotte'  della  scienza  ,  e  spirito  di  osservazione  e  di 
njetodo. 

Diffieilissimo  sicnramente  si  preserttava  il  progetto 
di  disporre  la  famiglia  indefinita  dei  fichi  in  un  qtiadro 
tnt-todico.  Le  loro  varieta  sono  cosi  nnmerose  ,  i  loio 
caratteri  cosi  vaghi  e  complicati,  che  sembrava  impos- 
sibile  il  poterli  ridurre  ad  un  sistema.  Eppure  il  no- 
stro  autore  e  riuscito  ad  otteiiere  tale  intf  iito.  Ne  si  e 
servito  per  questo  di  caratteri  superficiali  e  indeter^ 
tniua  ti. 

Egli  ha  fondata  la  sua  classificazione  sopra  i  carat- 
teri i  piii  decisi;  e  le  sue  divisioni  sono  cosi  semplici 
«  cosi  marcate,  che  non  vi  e  clii  possa  negare  che  esi- 
stano   nella   natura. 

Troppo  lungo  sarebbe  il  dare  qui  nn'  idea  di  qaesta 
parte  delT  opera  ,  ne  si  potrebbe  fare  con  chiarezza 
senza  co])iare  quasi  tutto  1'  articolo.  Bastera  solo  rt9- 
servare  che  la  classificazione  e  tenninata  da  un  quadro 
sinottico  ,  nel  quale  si  vedono  distribuite  con  sempli- 
cita  tuite  le  moilificazioni  coUe  quali  la  natura  ha  va- 
riato  lo  stato  del  fico  ,  ed  in  cui  per  conseguenza  qua- 
lunque   varieta  trova  a  colpo   d'  occhio   il  suo   posto. 

II  terzo  capitolo  e  consacrato  ai  tre  singolari  feao- 
meni  ,  conosciuti  sotto  il  norae  di  caprificazioriei  d'w* 
gallazionp.   e  di   oliazione.  :  >  1 1  >ie^  '  \. 

La  caprificazione  era  riguardata  dai  naturalisti  mo- 
derni  come  un  pregiudizio.  L'  autore  conibatte  questa 
opinione.  Egli  pnncipia  con  esporre  il  fenorneno  ,  e 
col  dame  la  teoria.  Passa  poi  ad  esaminare  quanto  e 
stato  opinato  sopra  di   essi   dagli  scritiori  che  ne  hanno 


I'OMONA.-  ITAldANA.  871 

trattato,  incomiaciaado  da  Erudoto  e  terminando  coi  na- 
tural isti  piu  recenti  della  Frauciaj  e  dopo  di  avere  «ta^ 
I^iliti  coll'  autorila  di  tutti  quesii  ^critloti  i  faiti  che 
servono  di  base  alia  sua  teoria  ,  «6pone  i  fatti  paiti^ 
colari  da  esso  osservati  ,  la  cui  scoperta  scioglie  le 
diilicoha  che  iiubarazzavaao  i  botanici  ,  e  dissipa  i 
duhbj   stilla  spiegazioae   data   al  feuoQieno.  3 

L'lngallazione  era  stata  adottata  da  molti  naturalistV^ 
come  la  vera  causa  della  aiaiurazioae  doi  fichi  capri— 
iicati  ;  e  si  appoggiava  questa  op  nioae  coireserupio 
dell'  oliazione,  a  cui  noii  si  contrasta  la  virtu  di  pro- 
dmre    un   simile   effetto. 

U  autore  esamitia  questi  due  fenomeiii  ,  e  dopo  df, 
averne  esposte  le  pratiche  .  e  spiegata  V  azioae  ,  dir 
mostra  die  essi  non  hauiio  alcutia  analogia  colla  capri,t 
iicazione ,  la  quale  agisce  iodipendeutemeate  da  essi 
p«r   la   sola  forza   della  fecoadazioiie.  .    ,     ,t,,y   ,f^ 

oil  quario  capitolo  e  liservato  agTinsettl  del  £i;CA*i^ 
{^itfto  a  preseniarsi  e  naturalmente  il  Chalcis  Psenes. 
Qtt<esto  insetto  e  quello  clie  ueir  isole  delTAicipelago, 
tiscendo  dai  capritichi  (  liclii  salvatici  )  nei  quali  vive 
e  si  riproduce ,  va  a  portare  la  raaturita  nei  fichi  do- 
niestici ,  iatroducendosi  ia  essi,  e  spargenJovi  la  pol- 
v«re  fecondatrice  di  cui  si  cuopre  le  ali  nelT  uscire 
dal  fico  salvatico.  La  sua  storia  era  quindi  della  mas- 
sinia  imporianza  in  ua   trattato   del  fico. 

L'autore  di  fatti  vi  consacra  uik  articolo,  nei  quale 
incofuinciando  dalla  deposizioue  dell'  ovo  dell'  insetto 
nei  grani  del  caprifico  ,  lo  segue  nei  suo  sviluppo  ,  nei 
sue  crescimento  ,  nella  sua  uscita  ,  e  nella  nuova  de- 
posizione  dell'  ova  nei  fico  domestico  ,  ove  si  opera  la 
caprificazione  ,  e  fiaisce  col  presentare  osservazioul 
auove  sopra  una  ninfa  che  si  trova  nei  granelli  del 
caprifichi  ,  e  che  egli  supponc  essere  il  maschio  di 
quest'  insetto. 

~  La.  descrizioue  dei  due  individui  chiude  T  articolo  ^ 
«He  gli  entomologi  troveranno  interessante  e  per 
I'esattezza  con  cui  e  esteso  ,  e  per  le  osservazioni  nuo- 
Mfi   clie  esso    contiene. 

K  Dopo  del  Psenes  l'autore  passa  ad  esaminare  nn  Ini- 
ifienoctero  che  e  appena  imperfettamente  accennato  uel- 
I'enciclopedia  metodica  ,  seljbene  scoperto  ,  e  descritia 
fine  dal   1782   dal  sig.   Cavolini  di  Napoli 


372  C\I,LES10  , 

Efli  pretende  die  questo  tia  lo  stesso  mdlcato  ^ia 
da  Teofrasto  sotto  il  nome  di  Culex  Ctiitrinus,  e  che 
ei'a  stato  perduto  di  visia  dni  naturalist! ;  ed  Observa 
con  sorpresa  che  quest"'  inseito  ,  egualmente  che  la 
nirifa  rossa  descritta  nell' articolo  antecedente  rappre^ 
sentata  dal  sig.  Bernard  e  Gorcur  come  una  loio  s«.o- 
perta  ,  erano  stati  descritti  e  figurati  molti  anni  prima 
dal  sig.  Cavolini  in  una  memoria  btampata  negli  Opu- 
scoli  di  Milano  nel  178a  ,  la  quale  e  stata  ignorata  o 
dissimnlata  non  solo  dai  due  naturalist!  predetti  ,  mai 
ancora  dalT  eiiciclo|  edia  metodica  ,  ove  non  si  tro- 
vano  che  cenai  imperfetti  sopra  di  essi ,  e  dubbi  che 
il  sig.   Cavolini  aveva  gia  rlschiarati. 

Erano  questi  gP  insetti  viventi  nel  frutto  del  fico. 
Quelli  che  sono  proprj  alia  pianta  si  ridncono  seconds 
r  autore  ad  un  solo  ch'  egli  chiaina  col  nome  di  Cw- 
ciniglia  del  fico,  e  che  rappresenta  come  il  piii  grande 
neniico    di   quest'  albero. 

11  terzo  articolo  del  sopraccennato  capltolo  contieri* 
la  desc!*izione  e  la  storia  di  questi  ani!nali  ,  e  Id  ma- 
niera   di    preservarne   le  piante. 

L'articolo  quarto  tratta  degrinsptti  del  fico  in  Ame- 
rica. L'  autore  fa  vedere  che  il  tico  tipo  puo  e  deve 
trovarsi  in  quel  continente  ,  malgrado  die  gli  Europei 
non  vi  abbiano  portato  che  delle  piante  di  fichi  dome- 
stici  i  ma  crede  che  non  vi  si  possano  trovare  gP  in- 
setti die  vivono  nel  fico  in  Europa:  egli  finisce  colia 
descrizione  di  tre  insetti  indigeni  di  quel  paese  che 
hanno   scelto   il  fico   per  lore  soggiorno. 

Questo  capitolo  chiude  il  fascicolo  primo.  I  tre  altri 
capitoli  annunziati  nel  somraario  si  promettono  pel 
secondo.  Noi  desiderianio  che  1'  autore  continui  a  spie- 
gare  in  essi  qnello  spirito  di  analisi,  e  quella  dottrina 
che  emerge  net  primi ,  e  che  compisca  cosi  questo  in- 
teressante   trattato. 

La  parte  descrittiva  succede  alia  parte  sclentifica,  e 
sebbene  non  sia  ne  cosi  interessante ,  ne  cosi  estesa, 
non  lascia  di  essere  importante  ,  perche  si  pres  nta 
sotto  un  doppio  aspetto  che  riguarda  insieme  e  la 
scienza  e  le  arti  ;  la  prima  sotto  il  rapporto  della  ma- 
teria che  contiene  ,  e  del  !nodo  con  cui  e  trattata  ^  b 
Je   seconde   sotto  1'  aspetto  tipografico.  ""' 


POMONA    ITALIANA.  3^3 

li  gran  Duhamel  e  stnto  il  priiuo  in  Europa  a  for- 
uiare  una  Pomona  ,  ed  e  stato  il  solo  fin  ora  che  Tab— 
bia  £acto  con  raetoclo.  Le  sue  descrizioni  ,  precedute 
da  uii  discorso  generale  sulla  specie  ,  otFroao  uq  ino- 
delio  d'  ordioe  e  di  precisione,  Nessuno  di  colore  che 
lo  haano  se^uito  lia  iniiiato  il  sue  esemp'io.  Le  descri- 
zioai  del  niiovo  Duhamel,  quelle  di  Knoop  ,  e  della 
pomona  austriaca,  e  quelle  delle  due  pomoiie  iiiglesi  , 
non  soiio  che  schizzi  imj)erfetti,  i  cjuali  ben  Inngi  dal 
dare  « a' idea  ben  precisa  del  frutto,noa  fanno  in  ge- 
nerale che  niettere  della  conluaione  nelle  idee  che  se 
ne   avfvano. 

II  nostro  autore  si  e  regolato  con  princlpj  migliori. 
Noa  solo  ha  imitato  V  ordme  e  la  precisione  di  Duha- 
inel  ,  cominciando  col  dererrainare  i  caratteri  della- 
pianta  ,  e  passando  pnl  a  quelli  delle  geuime  del  fiori 
e  del  frutto  ,  ma  ha  fatta  V  istoria  delle  varieta  ,  ne 
lia  data  la  sinoniniia  italiana,  e  laceadone  il  paragone 
colle  varieta  egua'i  o  analoghe  delle  altre  nazioni  o 
vedute  da  csso  in  natura,  o  descritte  nelle  diverse  po- 
nione  .  ne  ha  deterrainata  la  natura  ed  il  pregio,  e  ne 
ha   £ssato   il   carattere. 

.  Gosi  la  sua  Pomona  nel  pre^entare  le  frutta  italiane, 
ha  dato  insieme  l'  aualisi  e  il  qnadro  di  quelle  delle 
altre  nazioni  ,  e  sotto  questo  rapporto  e  diveniata  un'  o- 
pera  europea. 

Poche  opere  possiede  sinora  I*  Italia  che  gareggino 
con   questa  nel  lusso   dell'  edizione. 

La  parte  descrittlva  e  stampata  in  foglio.  La  carta 
e  magnifica  ,  e  supera  tuite  le  carte  veline  oltramontaue 
in  iorza  ed  in  bianchezza.  I  caratteri  sono  bodoniani  , 
essendo  geitati  dai  fratelli  Amoretti  ,  e  la  ioro  eleganza 
risalta  assai  vantaggiosamente  per  la  nitidezr.a  con  cui 
sono  stati  usati  nella  tipograiia  Capurro  di  Pisa  ,  gia 
nota  per   altre   opere   di   questo   genere. 

La  parte  figurativa  e  qnella  che  compisce  e  che  co- 
rona questa  bell'  opera.  Essa  e  al  disopra  di  quanto 
si   conosce   ancora   di   bello    in   questo   genere. 

Duhamel  aveva  accompagnata  la  sua  Pomona  colle 
figure  dei  frntti  che  descriveva  ,  e  certaniente  i  rami 
che  essa  contiene  sono  tutti  assai  bene  intesi  ,  disegnali 
con  gusto  ed  incisi  con  esatiez7a  ,  ma  mancano  del  co- 
lore ,  e   per  consesiuenza  sono   senz'  anima. 


^^^74  /MAKiC\LLE8I0, 

«"<    i   pomologi  l'che>4rfl  hnnao    seguitato    harnu)  setitito 
r  iniportanzjv    del    colorito  ,  ed    hanno  aggiunto   questo 
pregio    alle    loro  poDione  ;  ma  non  sono  siati  in  geoe- 
-.rale   niolto   felici.  .  i  •■^"i-^Mi 

i'jji    Le    figure    deHa -Pomona  belgica  sono  meschija^  per 

ibdi4egao  e   pei'  iocisione  ,   e   pessmic   pel  colorito. 

Poco    migliori    sono   quelle   della  Pomona   austriaca   e 

aodella  Pomona  franconica.  La  Pomona  bvitannica  prt-senta 

'■imolto  his>o  per  la  carta,  ma  le  sue  figure  sono  d'una 
esecuzione  cattiva  ,  e  perdoiio  del  loro  efFctto  poiiifoadi 
coloriii    in   cui   sono  state   po&te.  .    j 

^j       II     nuovo    Dnhamel    e     superiore    a   queste    tutte.  pei 

oudisegnL  ,  ma  le  sue   tinte  sono   tutte  false  e  non   hanno 

veritn.  r--.^:    'jioiB^iun!    g-iu/fi 

'■      Le    sole    eke    facciano   dell' illusittnfc  cjoU'ieiFettl)  del 

colorito,    sono     quelle  della  Pomona    londinense,     Esse 

sono    incise   con   molta    finezza  ;   tiia   i  disegnl    sono   per 

£i]o     piu    manierati.    11    colorito  e  spesso   veritiero   ncdla 
"imitazione    del    verde  ,  e   per   eouseguenza  spicca   assai 
nelle    foglie  ,  ma    nei    frutti  non  e  sempre   egualmente 
felice.  j  i    ii\    - 

9  La  Pomona  italiana  ha  forse  superato  tutte  lepjre- 
cedenii  sotto  tutti  i  succennati  rapporti.  Quattro  sono 
finora  i  fascicoli  che  si  sono  pubbticati  ,  e  ciascuno 
contiene  quattro  figure  coUa  rispettiva  loro  descrizione. 
■  La  prima  rappresenta  la  Mela  Carla.  E  un  frutio 
vernino  esclusivo  all'  Italia  ,  e  clie  pnmeggia  sapra 
tutte   le  mele. 

La   seconda   rappresenta   la   Pera   Spina.  Anclie   quQSta 

■''3  e   particolare  alia    nostra   penlsola  ,  e  si  puo   dire  I&  mi- 

9   gliore  delle   pere   vernine   che  si   conoscono. 

or      La   terza  contiene   la  Pesca  Vagaloggia.    E    una  pesca 

siiioce  duracina  a  polpa  gialla  sconosciuta  agU  oltramon- 
tani ,  e   di   un  profunio  delizioso.    j!:.:       j  >.      r!:> 

oJ.'     La  quarta    rappresenta   il  Caprifi;Go-(  fico  salvaticd  ). 

iicVi    si     vede    un    ramo    da    cui    pendono   due  fichi ,   uno 
.(lacerbo  e  Taltro   mature.  Piii  basso  si    vede   il   suo  spac- 

-iicato    conteneote   i  fiori  maschili   e   i   fiori   femminei  ,   e 

5  tutte  le  parti  deali  organi  della  fruttificazione  che  non 
si   trovano    nei   fichi   domestici.   Vi   si    vedono   inolire   il 

A^-;  famoso    insetto    che    opera    la     caprificazione   nella   sua 
grandezza  naturale,  e   ingrandito   col    m  croscdpio,  non 
'   meno    che    una  ntnfa  poou  conosciuta  finora  dai  natu- 
ralisti. 


POMONA    ITALIA  NA.  SyS 

OJiJ.'La  quinta  rappresenta  la  Pesca  Maddaleaa.  £  una 
oJ|sB»ca  spiccagnola  a  polpa  bianca  ,  conosciuta  aache  in 
-dtt^Q-amonti    sotto  quesio  noine.  La   verita  coa  cui  e  rap- 

presentato   qiiesto   frutto  non   lascia   nulla  a  desiderare. 
t3n  i,a    sesta    e   la  Ciiiegia   gialla.    E   ua  fi  uito   noto   agli 

oitramontani  ,  e    die    merita    di    e^'Serlo.  II    gruppo  di 
s    qnesca   figura   e   pittoret.co. 

KSasija  ^eitiina  e  ia  Pesca  Albf-rges.  E  uaa  pesca  noce 
Bojipiccagnola  asaai  graziosa  ,  e  che  pare  noia  aoche  ia 
/ibi^tramomi. 

L'ottava  e  I'Albicocca  di  Geimania.  Questo  bel  frutto, 
«'■  noto  anche  oltrainonti  sotto  il  ooine  di  Ahricot  Peche, 
•^'P resell ta    in    questa    tavola    uno   spaccato  die   non   puo 

a\  ere   inaggiore   verita. 
<  j^    La  nona   e  il  Fico   S.  Piero.  Questa   fignra   e   cosi  evi- 
92<ifcnte  che   colpisce  al   primo    vederla. 

i-jq  La  decima  e  la  Ciiiegia  Visciolina.  E  questa  TAiua- 
^/irusca  degP  Italiani  ,  e  la  Cerise  dei  Francesi.  Tutta  la 
ifiil^roia  e  ben  disegnata  ,  e  ,  il  colore  del  frutto  e  natu- 
o'vaUssimo.  a   lUrii) 

L' undecima  e  la  Pera  perla.  E  una  varleta  preziosa 
-jfier  la  sua  bonta  e  per  la  sua  bellezza  ,  e  che  non  e 
ci  conosciuta  oltramonti. 

^'  La  dodicesima  e  la  Pesca  Carola  ,  o  sia  la  S  mguigna 
-p'degr  Italiani  e  la  Sangurnole  dei  Francesi.  Non  si  puo 
o  Tedere  nulla  di  piu  bello  di  questa  figura.  La  lanugine 
K    che    copre     la    buccia   e  cosi  naturale   che   pare   che   se 

ne     senta    la    morbidezza.  Lo     spaccato  speciahuente  e 
B^HJaraviglioso. 
-1'      La  tredicesima   e  il  Fico  dottato.  Esse  e  rappresentato 

in     tutti     i    gradi    della   sua  maturita  col    suo   fiorone   e 

co'  suoi  spaccati ,    e  si   vede  die   gli   editori   non   hanno 

risparniiato    spesa    per    rendere   le  tavole    piii    coiupite 

che  fosse   possibile. 

La   quatiordiceiima   e   la  Pesca   violetta.     E    un  frutto 

coijosciuto   in  oltramonti  ,    ne   mai   e   stato   figurato  con 

tanta   varicta:   il   sno  colorito   e  sopratiutto  bellissimo. 
La   quindicesima  e   rAibicocca  susiua  ^  frutto   rarissi- 

mo    e    forse    iguoto   alle  altre  Poiuone.  Anche   questa   e 

una   figura   assai    graziosa. 

La    sedicesinia    e    la    Mandorla    del  Diavolo.  Questo 

frutto    e     di    una   grossezza  straordlnaria  j    vi  e  rappit- 

eentato     attaccato     al     suo     ramo    in     un    principio     di 


376  GALLESIO, 

niaturlta,  ed  e  accompagnato   dal   suo  spaccato  in  cui  si: 
vede    la   uiandorla   pt-rfettaniente    niatura. 

Ecco  fiiiora  quanto  si  e  veduto  di  questa  bell"  opera*. 
se  sara  portata  al  suo  conipinieato  ,  ceriainente  essa 
costituira  una  delle  opeie  classiche  iu  qnesto  genere  >, 
e  riempira  coa  onore  un  voto  die  restava  nella  lette- 
ratura   italiana, 

Noi  desideriaino  poter  avere  V  occasione  di  render 
conto  ai  nostri  lettori  della  sua  coiitinuazione  ,  e  di 
jioterlo  fare  coir  istessa  compiacenza  ,  con  cui  I'  ali- 
biamo  fatto  questa  volta.  Una  s^ola  lagnanza  ci  resta  da 
fare  ed  augurianio  che  la  nostra  severita  usata  in  prin- 
cipio  dell'  opera  giovi  al  rimanenie  che  dovra  vedere 
la  Ince.  Questa  lagoanza  risguarda  il  solito  argouiento 
cotanto  trascurato  in  Toscana,  vale  a  dire  la  gramatica 
della    liaoua  ,    la    correzione    della   stampa  e   lo   stile. 

L'autore  ha  trascuraie  queste  tre  cose  in  un  modo 
ignoto  aHatto  alle  opere  che  vedono  la  luce  in  Loni- 
bardia  ^  e  se  ranimosita  che  regna  per  le  recenii  qui- 
stioni  tra  i  Toscani  e  i  Loiubardi  non  facesse  sospetta 
di  calunma  questa  nostra  criiica,  ci  dispenseremaio  vo- 
leniieri  dalT  obbligo  di  provarla  con  esenipj  stucchevoli. 
Noi  Lombardi  restiamo  maravigliati  in  vedere  come  si 
scriva  e  si  stampi  in  Toscana  oggidi.  Con  si  bella  carta  , 
con  si  bei  caratteri ,  con  si  esatta  esecuzione  tipogra- 
fica  s'  infilzano  spropositi  gramraaticali,  che  nel  paese 
naiio  della  lingua  scritta  dovrebbero  venire  corretti 
non  dai  proti  ,  ma  da'  torcolieri  e  dai  rimestatori  dei 
mazzi.  Diamone  pochi  esempj  per  non  annojare  so- 
vercbiamente   i   nostri   lettori. 

L'  autore  alia  pagina  V  parlando  degli  artisti  da  lui 
incoraggiati  aggiugne  :  —  ^'  ho  avuta  la  cura  di  far 
venir  d'oltremonte  espressamente  dei  modelli  e  dei  sag- 
gi  ,    che  gli   hanno    servito  di  eccitamento  e  di  esempio  v 

—  quel  gli  riierendosi  agli  artisti  e  uno  sproposito 
grammaticale  ,  e   bisogna   dir  loro. 

Alia  pagina  VI  —  parlando  della  sua  opera  e  della 
lentezza  colla  quale  essa  ha  progredito  aggiunge  — 
>i  Ora  pero  essa  e  incamminata  e  non  puo  piii  retrocedcre  t 

—  Kitrocedere  non  e  la  voce  propria  Un'  opera  comin- 
ciata  si  atresia  per  intoppi  ,  ma  non  rctrocede.  Cio  che 
e   fatto   resta   senipre   faito. 

Alia  pagina  ai.  L'autore  comiucia  un  periodo  col 
dire  —   "  Noi  si  limiterenio,  ecc.  //  —  In  Toscana  questo 


POMONA.   ITAUANA,  877 

sproposito  e  comunibsinio  ed  e  piu  coniune  ne'  libri 
che  nel  lingnaggio  del  popolo,  il  quale  piu  spesso  dice 
ci  liniiteretno. 

Alia  paginn  38  parlando  del  fico  noniina  —  <(  i  modi 
di  essere  che  le  sono  proprj  »  —  e  il  fico  essendo  di 
genere  mascolino   bisogiiava   dire  gU  sono   projirj. 

Alia  pagiaa  84.  L'  autore  dice  —  u  disponendo  le  cose 
in  maniera  che  mai  niaachi  lore  ove  conservare  un 
cPrto  nuniero  di  individui  ,  ecc  »  —  1' autore  ignora 
dunque  che  mai  noo  e  negativo  quando  e  usato  isola- 
taufienie  ,  e   bisognava   dire,  cfee  mai  non  manchi  loro. — 

Aila  pagina  09.  L'autore  dice  —  *.  I^elT  ipotesi  del 
signer  Tournefort  esse  (  uova  )  dormond  per  circa  cin- 
que inesi ,  e  in  quello  del  sigaor  Gavolini  esse  resta- 
no  ,  ecc  »  —  Ipotesi  essendo  di  genere  femminile,  bi- 
sognava  dire  e  in  quella.  Sono  a  dozzine  gli  spropositi 
grammatical!    di   questo   calibro. 

Gli  errori  di  stampa  poi  sono  a  centinaja.  Perigoso 
per  perigonio  a  pagina  9.  —  Tavala  per  tavola  a  pa- 
gina 35.  —  Fiori  femmini  per  femniinei  o  femminini  a 
pagina  41.  —  Moscini  per  moschini  o  inoscherini  a  pa- 
gina 44.  —  Longo  per  lungo  a  pagina  89.  —  Accogliene 
per  accoglierne   a  pagina   88  ,   ecc.   ecc.  ecc.    ecc.  ecc. 

I  neologism!  sono  infiniti  ed  inutili  senipre,  e  tutto 
il    testo   anderebbe   quasi   rifuso. 

A  pag.  V  —  "  Ho  avuto  il  coraggio  di  dispendiarmi 
per  lungo  tempo  in  una  successione  di  spese  »  — 
L'autore  ha  voluto  dire  d'  intraprendere  luiighe  spese  y 
di   spendere  lungamcnte ,  d'  incontrar  lunghe  spese. 

L'  autore  usa  poi  in  cento  luoghi  V  inutile  frauce- 
s^ismo  di  maniera  di  essere  di  una  pianta  ,  e  lo  va 
spesso  variando  con  inodo  di  essere  5  in  vece  di  usare 
o  portanientn,  o  (jualitci  ,  o  stato  od  altra  voce  che 
spieghi  il  suo  pensiero  in  un  raodo  meno  incerto  ed 
equivoco.  —  Alcnna  volta  poi  egli  ha  sotto  la  penna 
il  termine  e  nol  sa  usare,  e  si  vale  di  circollocuzioai 
e  neologism!  inutili  e  lontani  e  di  dubV)io  sensn.  Dia- 
mone  ua  esenipio  appunto  dove  entra  il  niodo  di  essere, 
—  L'autore  dice  a  pag.  35:  "  II  fico  presenta  come 
le  altre  piante  due  modi  di  essere  different!  ,  che  si 
conoscono  sotto  le  diverse  denominn/.ioni  di  stuto  di 
seh'cttichezza  e  di  stato  di  domesticitd  »  —  Quanto  piu 
breve  e  piii    chi.iro    non    sarebbc  stato    il    dire  1    —  II 


378  GALLESIO,    POMONA    ITALIANS. 

fico  presenta  come   le  altre   piante  due  stati  differeati, 

uno  di  selvatichezza  ,  V  altro  di  dome  s  tic  it  a. 

A  pag.  41.  L' autore  dice:  «  Esso  (  frutto  )  e  aa 
aborto  die  non  chiude  di  liore,  o  e  ua  mulo  die  con- 
tiene  soltanto  dei  fiori  femininei  ,  ecc.  »/  —  L'  autore 
jion  usa  quasi  mai  il  quarto  case  senza  il  del^  la 
qual  cosa  fa  cattivo  suono  e  seate  di  i^allicisino  — • 
qui  ne  renferme  point  dc  fiear  ....  qui  contieiit  seule- 
ment  des  fieures  [eminints  —  Un  italiano  avrebbe  scritto 
piu  elegantemente.  —  E  ua  aborto  die  con  chiude 
fiore ,  o  e  un  mulo  che  contieae  soltanto  fiori  fetn— 
niinei. 

Qnesti  pochl  ceniii  bastino  pel  nostro  autore.  L' opera 
del  sig.  Gallesio  e  tanto  bella  nelle  altre  sue  parti,  die 
inerita  questa  critica  perdie  sia  fatta  degna  per  I'  av- 
venire  deli'amiuirazione  degritaliani  anche  nella  lingua, 
che  e  quel  tal  patrimoaio  di  cui  i  Toscani  fanno  tanto 
romore  e  cosi  cattivo  uso.  Sappiamo  che  il  sig.  Gallesio 
non  e  toscano ,  ed  appiinto  per  questo  noi  siamo  coa 
lui  piii  rigorosi ,  perche  un  forestjero  dovrebbe  in  To- 
scaria  cogliere  le  grazie  della  lingua ,  ma  noa  imitalrne 
le  negligenze  e  i  difetti.  ">»  »w«3  ^^Wic^woa  on^ts 

vOOCvVv         ,-,.«\;A         .^♦•.rv<,        ^^         :^  -     v .  . .,  oj-^^j^       ^^jjy 


AWAIJ/TI    AVfOHO?    fOnaJJAO  '^' ^ 

00   ^    (^ttivi))    oi'«a  >     .  — »   - «w  >^      .,      -i,v,  ,. 

-noo  sHa  olwrn  na  9  o  ,9ioil  ib  obuifla  noa  srfa  oJ-iodii 
910J11B 'd  ■—    M  .oaa^jsniinnis'i  iiuA    .lab,  aiiiB.rioB,.a<iau 

el  ,5>!^   *      ssnse    o?bo    oj^Birp    Fi    i^m     isEup    R-m     noa 

—  n"  'T  ib  sJase  e  -o.  ,.,  ..,,t.,,  -^  ^  ,  ,,.^, 
-3\a  JM^  .  .  .'  .  y. 

^^'TAVOLE  NOSOLOGICHE 

— m^i    I  !■'-•     •  ■■.■  t).' 

JBi9qo'iPII9W    S?Ep\LI    ED    ALTRE    INFERMEKIE  _^  ^^  ^ 

9ri3    ,  inisq  sjiTEitW  PROVINCIE   LOMBARDtif.^*'^^    gfa  Isfc 

-VB  'I  i9q  BDg^b  Kjjfci  Bii:  rMioi-i'^  s:-.jii;>  ejesop  iJrieai 
«Bri:sntl  sllaa  arfaae  iaBilBJl'];^9b  ^aorsBiimoiB'lIab  siins'f 
oJOBt  onnei}  iDsaejjXJMMVVvs'^B^^^-^l&il  1^''  ^^np  9  ads 
oiesJlBO  .§18  !i  sdo  om;  bt  f>03  9  "nomoi 
n03    oroB!?    ion    oje^r.ip    T .     /    .     , 

sati^HK  '^^^^^^  ^^^°^?  Nosologiche  quando  che 
sieno  compilate  colla  dovuta  accuratezza  e  abbastanza 
nota ,  e  riescono  sommamente  preziose  non  solamentc 
ai  medicl^  ma  a  tutti  color o  principalmente  che  fanno 
della  statistica  il  loro  studio  gradito.  Le  Tavole  che 
noi  offeriarno  a  iiostri  lettori  devoiio  essere  tanto 
pin  bene  accolte  in  quanto  che  dalla  passata  ammi- 
nistrazionc  non  furono  mai  pubblicate  ,  e  noi  pos- 
siamo  farci  mallevadori  della  loro  autenticitd  cd 
esattezza. 


aso 


Speccbio  degli  ammalati  negU  Spcdali  ed  altri  Stabilimenti  pubblicm 

dell" 


S  P  E  D   A  L  I 

."a 

I'rovincia 

Co  rail  ni 

ill    ciii 

scno  sitiiati 

gli    spedali. 

Denomimzione 
degli  Spedali. 

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1  "  2 

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M  lano     ... 

Ospedal    Magoiore 

74>> 

12734 

10713 

l8o 

1761 

821 

13475 

1 

Idem.  ... 

Id.  del  Fatebenefratelli 

a6 

991 

905 

14 

58 

40 

1017 

Monza 

Id.  di  S.  Bernardo 

Melzo 

Id.  diS.  M.  delleStelle 

J9 

5io 

435 

16 

54 

24 

529 

j 

Vimercate.  . 

Id.   de*  poveri 

i6 

245 

2J  I 

4 

29 

17 

26 1 

1 

Pavia 

Ospcdale   di   S.   Matteo  . 

3o2 

4S28 

3535 

178 

655 

262 

463o 

COTIIO    .  .       .   . 

Ospcdalc    di  Sant'Anna.  . 

1 393 

II23 

14 

193 

63 

J393 

i 

V.irese 

Id.  diS.  G.  Evangeli5ta 

2a 

:i84 

224 

2?. 

34 

25 

3c6 

w 

Lodi 

f       87 

258f) 

2195 

63 

295 

123 

2676 

1 

V.iilatc 

1         ^ 

249 

237 

'- 

8 

6 

25l 

Codogno.     . 

^OipeJal    civico /      1 5 

aSi 

208 

5 

32 

21 

266 

Rivolta  .... 

f      " 

248 

225 

1 

21 

I 

248 

- 

Crema 

'      9^ 

1270 

IO?2 

5? 

142 

90 

1371 

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1 

38i 


MbV  compilato  sopra  i  risultamenti  delle  Tavole  nosologiche  annuali 


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AlTRI  STABILIMENTI  PUBBLICl  AVENTi 

APPOSITE  LNFEilWEPJE. 

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a    S    c 

3    0    ^ 

liilimenti     a- 
venil  apposi- 

degli Stabilimenti. 

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te  infernieiie 

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''Ospiz.de'pazzi  alia  Sena  v. 

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/(/.  delle  grav.  in  S  Cat. 

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1      Id.  degli  esp.  in  S.  Cat. 

67 

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2l5 

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21 

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Ricovero     Je' vecchi    al 
L.    P.    Trlvulzi 

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162 

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83 

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MJ.iao  ....  (Orfauotrofio    de'  tuaschi. 

» 

32 

28 

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4 

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32 

Id.   (telle   fenimine  .  .  . 

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83 

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98 

^  ~86 

\              fCarc'  del  pal."  ili  giust.* 

1            *  1 

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124 

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3 

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j              1 

i                      Id.  politiche  in  S.Ant." 

'■ 

137 

114 

I  I 

3 

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137 

4 

7  778 

85 

^^       Id.  della  cafa  dj  corr.<' 

25 

226 

197 

16 

22 

16 

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TOspizio    dcUe    gravide  .  . 

I 

I  2 

1 1 

•• 

2 

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Pavia }       Id.    degli    esl^osti  .... 

I  i 

1  JO 

124 

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143 

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fRicovero     de'   mendichi 

85  _4^ 

63 

in    S."  Croce 

7 

90 

9 

34 

54 

97 

Abl.iategr.". 

Id.   degli    incuiabili.  . 

Pavia 

Career!    polit.'    e   crini.' 

ao 

461 

464 

1  J. 

2 

i3 

491 

175 

Como 

Ospizio    degli   esposti,  . . 

- 

141 

87 

" 

52 

2 

141 

''4; 

Lod, 

Ospizio   degli   esposti.  .  . 

,, 

5i  I 

I  J 

30 

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5i 

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Ciema 

Ricovei-o  degli  incurabili 

1  ji 

118 

3 

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6 

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20  _*^ 
1 

332 


Segvito  dello  Specchio  4egU-.anwxa\ 


Spedatt  ed  altri  Stabitimenti  pubbtici ,  ecc. 


mi 


ALTRI  STABlLIMEiNTI  PUBBLICI  AVENTI  APPOSITE  INFERMERIE. 


£CT)niune  in 
tui  jono  si- 
luall  gli  3ta- 
bilimenti  a- 
eoti  apposi- 
te infermcrie 


DenominazioDe 
flegli  Slaliiliineuti 


o  —    o 


*^ 


4,    .- 

I 

Manto'  a 
Cremona, 


I,0>liizt0  idegli   espojti.  ,  . 

I;   Jd.ielle   graviJe.  ... 

I  I 

|0#fani(Aro£4 '<le'  niasefai. 

■^  :/(/.{ tUlU   femmine  .  .  . 


Ifiasa  di   pens. 


I  Career!  criintnali 


iOsplzio   delle   gifavide  .  . 
JJ.  degli   e=p05ti  .... 
Orfanotrofio    de'  niaschi. 

.  .  \      Id-  delle  femmine  . .  . 
Ricovero  de*  poveri  im- 


i      potent! 

I  Carceri   criminali. 

V      Id.    politicbe 


ierga 


'Oipizio    dcgli   esposti.  .  . 

Id.    de'  paz2.i 

Id.   delle   gravide.  .  .  . 

lOrfanotrofio   de'  mascbi. 

Id.     delle     femmine 
ncl   convento j 

jCasa    del   soccorso  .... 

iRicovcro  de*  poveri  im- 
potent!   

Carceri    criminali 

Id.   politichc  ....  , . 


aS 


17 


387 


5 
683 
188 


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12 
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36 

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1 67 
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100   _ 
35 


384 


Segvito  dello  Spccchio  degli  amma^^ 


S  P  E  D  A  L  I 


Milaao  . , 
Pavla  .  . 
Como  . 
LocU .  . 
Blaniova, 
Cremona 
Bergamo  , 
Brescia  . 
SonJrio 


Comutii 

in    ciii 

sono  $itiiati 

gli   special 


Brescia.  .  . 

I  (Urn. 

Salo 

Orzlnovi.  . 
Palazzolo  . 
Verolanova 
Bovegno.  . 
Castrezzato 

Chiari 

Rovato  . .  . 
Lonato  .  .  . 
Desenzano 
Carpenedol 
Morbegno. 
Chiaveuna 


Denomiuazlone 
dcgli  SpeJali. 


Ospetlale  degli  ueniinl  . 
/(/.  delle  femmine.  .  . 
Jd.  de'  poveri   inferini 

Idem    

Idem 

Idem    

Idem    

Idem    

Idem 

Idem    . 

Idem 

Idem    

Idem    

Osped."  de'  poveri  inf." 

Idem    

Spedali n.        5 

Idem »      I 

Idem »>       2 

Idem '•      5 

Idem    »      6 

Idem    »      5 

Idem.    3>    II 

Idem 1'    i3 

Idem    r>      2 

Totale  degli  fped.  n.°    5o  [ 


■  -  -o 

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39 
41 


3535 
1347 
3947 
945 
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4584 
3707 
68 


232 
334 

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178 

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126 

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98 
233 
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17 
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227 
498 

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419 

596 

9 


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88 

241 

97 
29 1 
240 


2369 

1570 

180 

191 

82 

207 

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79 
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16 
61 


463o 
1699 
4812 
1289 
5674 
5476 
53ii 
81 


29 


335 


Spedaii  ed  altri  Stahiliinenti  jyubblici  ecc. 


ALTRI  STABILIMENTI  PUBBLICI  AVENTI  APPOSITE  INFERMERIE. 


Coniuiii  in 
cui  souo  si- 
tuati  gli  sta- 
biriineiiti  a- 
venti  apposi- 
te inferruerie 


Deuoniinazione 
clegli   Stubilimentl. 


JS  s  = 
2  E  !; 


■  -    c    ■- 


(  O.-pizlo   degli   espostl. 
e:cia  •  •  •     ? 

(J      7i/.   delle    graviile.  . 


Sondiio.  .  .  . 

la. 

Career!  politic,  e  crimin, 

Stabiliiuenti n."  9 

Idem »  5 

I  Jem "  I 

Idem »  2 

Idem »  6 

Idem »  7 

Ideal »  9 

Idem »  2 

Idem »  1 

Tot,  de-;'.!  st.ibilim.'n."  .'ti 


a65 
99 


59. 


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PART  E*' f.*^^  *  ^^""^^^  ^'^' 

'  SCIENZE  LETTERE  ED  ABTI  STKANIERE: 

Sa^ttn'lC^cr  U.r  cioe   Annali   d^lJ^/y,^^,uIf^titutQ  p<di~ 
.n,  tecnico  dl  Vleiiria  pahblicati  dcd  Direttore  Giovoaini 

•        '05  ill  3j*Iti)Ji  oncgnav  amil  aI  .onii££fi  Isa  ib  etuIeb  anoisul 

Osservazioni  sa  la  tcinpra  delV  accia]6\  e  Id  cotn^o'st- 
zione  di  metalli  dl  facde  fusione  per  regolare  il 
grado  del  calore  superficiale  nel  dar  la  tempfa 
air  acciajo  e  per  altri  usi.  Del  slgnor  consigliere 
Prechtl.  (Estratto).  "    ^,  .J' 

^  '  '.no  3iebl£'j8ii  9oaO 

J.JE  cautele  c  le  cure  necessarie  per  la  tempra  dell'  acclajo 
sono  ben  note  agli  artefici,  com' e  noto  che  per  mancanza  delle 
cognizioni  ed  abilita  necessarie  T  acciajo  il  mfgliore  ,  nel  tem- 
prarlo  ,  puo  venir  guastato.  La  difficolta  la  piii  graiide  giace 
Tiel  riscaldare  uniforniemente  il  pezzo  ,  e  cio  mhssimamente  riel 
caso  in  cui  esso  ha  dellfe  parti  or  grosse  ed  era  sottili,  poiche , 
durante  T  ordinario  scaldamehto  nel  fuoco  da  carbone  prima  di 
sniorzarlo  ossia  tufiarlo  nelF  acqua  ,  le  parti  sue  plu  sottili  di— 
ventano  piu  calde  delle  piu  grosse  ,  per  cui  la  tempra  fassi 
disuguale  :  talc  e  il  casO  de'  rasoj  e  delle  lime.  La  destrezza  e 
1^  cura  nel  riscaldaniehto  uniforme  e  nella  tempra  dell'  acciajo 
sono  il  motive  principale  della  preferenza  delle  lime  inglesi 
sopra  le  tedescbe. 


APP.    PARTii    STRANIERA.  387 

Quaado  una  lima  vien  posta  nel  fuoeo  pei'  liscaldarla  e  tttn- 
.^taiia  V  i  &uoi  deati  preudouo  fuoco  pui- dell' intiera  massa; 
quindi  si  coprono  in  jiarte  di  ossido  ,  e  1'  acciajo  perde  perciu 
la  sua  qualita  e  fassi  dolce.  In  Inghiltena  ii  fa  iiso  di  niezzi 
diversi  per  preaervare  i  denti  delle  liuie  uella  tempra  tanto 
dali'  abbruciamento   quanto   dal  soverchio   scaldaineuto. 

In  alcune  fabbriclie  si  compone  una  misceJa  di  sal  niarlno  e 
polvere  di  ossa  bruciate  con  sedimento  di  birra.  Con  tale  nii- 
scela  dotata  di  bastevole  Coneistenza  vengoao  coperte  le  lime  , 
quindi  si  collocano  V  una  presso  1'  altra  sopra  vergelle  di  ferro 
inigiantate  nelle,.pareli  del  forao  ,  e  col  mezzo  di  un  £uoco  di 
carbone  vengono  scaldare"  fino  ad  un  grado  che  basti  ad  indu- 
rare  in  niodo  il  cemeiito  ila  non  cadere  in  allora  che  le  lime 
vengono  riscaldate  at  fuoco  del  carbone.  Dopo  cio  si  fanno  esse 
uniformemente  arroventare  e  col  tuffarle  perpendicolariueate 
'J^Racqna'Vengonb'  sm&r4^fe.  '^f^"i^^-      >■''"       •  ;.-.'>-,■ 

**^^efla'pliu-alita  delle  flibbricWe^^d!*-\Si*  preseutemente  la  favina 
di  segala  sciolta  e  ridotta  a  thSliVistenia  di  siroppo  con  una  so- 
luzione  satura  di  sal  marino.  Le  liine  vengono  tuffate  in  codesta 
tenue  poltiglia  e  tractate  come  di  sopra  fu  detto.  Con  tal  mezz» 
gi  sparagna  tempo  e  sale.  Temprate  le  lime  si  lavano  nell' acqua 
,«  si  spazzettano  ,  poi  s' immergono  nell' acqua  di  calce ,  si  asciu- 
gano  prestamente  al  fuoco ,  e  ,  tuttor  calde ,  vengon  unte  di 
olio  d'  ulivo  misto  ad  un  poco  d'  olio  di  trementina.  Le  lime- 
inglesi  constano  di   acciajo  ceinentato  due  yoke   scaldato. 

Onde  riscaldare  uniformemente  le  opere  d' acciajo  ,  p.  e.  gU 
atromenti  da  taglio  fini  ,  i  quali  anthe  dopo  la  tempra  vengono 
-per  un  dato  temjio  riscaldati,  si  usa  il  bagno  metallico :  .  ordi- 
.  uariamente  si  adopera  quello  di  pionibo  :  i  pezzi  d'  acciajo  la- 
vorati  si  pongonp  sopra  una  lastra  di  ferrp,  la  quale  nuota  sul. 
piombo  fuso,  c  dopo  qt^«,  vi jOUfiuneyp  ,1' ^ccoloramento  che  si 
tiesidera ,  si  smorzano.   ,,;;a,0    ,.    _,,,,,j,,,, 

:  Noto  essendo  il  grado. la  cul  si  fondono  le  diverse  niiscele 
5i  metalliche  ,  massiuie  .di  jziaco  >  jyoipbo.  e  bisiouto  ,  si  tr«sero 
„,ess?  a,  profitto  onde^ccertarsi.  del  grada  di  calore  di  cui.abbi- 
sognaao  i  pezzi. d' ^^ccia jo  per  venlr  risqaldati.  a  dovere,  e  tale 
Hietodo  ,  siccomc  sicujro,  mexita  di  essere  emulate)  e  seguito 
,,,Anclie  dai  nostil  artefici.  Le  aanesse  tiijVqle  di,^»rlf,fj  ^^hicniical 
..^Lssnys  T.  Y)  gevviciijnc  all' nopo,  .        .       .     .,     „  ^ 


38^  APPENDICE 

T.   I. 

Stromend  ed  opere.  Miuda.  ihetallUa.    ''^'"/"'■«'"''* 

'■  Fahrenheit. 

Xancotte ,     .      .      .     7    piotnbo  4  stagno    420. 

Altri  stromenti  cliiiurgici      .     .     .     7  '/",    »       4       >•  43o 

Kasoj 8  »        4       "  44a 

Temperini o  '/,    »       4       »         4S0 

Coltellini ,  ecc 10         »        4       »  470 

Forbici ,  scarpelli 14         »        4       "  490 

Accette,    ferri    da  pialla  ,    colcelli 

da  tasca 19  »       4       >•  609 

Coltelli  da  tavola ,  forbicloai    .      .  3o  »       4       »  53o 

Lame  da  spada ,  ruolle  da  oriuolo  48  »        4       »  55o 

Lame  da  sega Olio  di  lino  bollente    600 

Pezzi  clie  abbisognaao  di  riscald.i- 

mento  maggiore Piombo  fuso  6 12 

Posti  i  pezzi  d'  acciajo  che  debbonsi  riscaldare  sopra  la  mi- 
scela  raffreddata  o  rappresa,  si  da  il  fuoco  sotto  il  vaso  di 
fciTO  che  la  contiene ,  e  qualora  incomincia  a  sqiiagliaisi,  ne-vea- 
gon  tolti  e  si  smoi'zano. 

A  Scheflield  si  da  alle  lame  da  sega  il  caloie  da  riscaldo  per 
niezzo  dell'  abbruciatura :  si  ungono  esse  da  prima  con  sego  e 
poi  si  teagono  al  fuoco  fiiio  a  die  incomiiv^iano  a  bruciare.  Sif- 
fatto  calore  e  =  600°  Falir. 

T.  n. 

La  tavola  seguente  contiene  le  miscele  di  bismuto  ,  stagno  e 
piombo ,  non  che  di  piombo  e  stagno  per  le  temperature  dal 
202.""°  grado  F.  fino  al  6ia,  che  e  quelle  in  cut  si  liquefa  il 
piombo. 

Miscele  di  bismuto ,  piombo  e  stagno. 

Farti.  Parti.  Parti.  Gradi  di' Fahrenheit. 

8  bismuto  5  piombo  3   stagno  si  squagliano  al  2,02, 

8  ,.  6  >.  3  »  »  ao8 

8  »  8  >>  3  »>  -        »  226 

8  »•  8  «  4  «  >>  a36 

8  »  8  »  6  >>  »  243 

8  '»  '  8  p.  8  >.  5.  -  254 

8  >i^ '  1  o  j>  8  »  >'  266 

8  »  ^  12  3>  8  »  >•  270 

8  »  16  «  8  •>  »  3oo 


PARTE    STRANIERA.  389 

Parti.  Parti.  Parti.  Gradi  di  Tahrenhtit. 

8  bismuto  16  piombo    10  stagno  ei  squagliaao  al   804 


•Ui/gi: 


» 

16 

» 

12 

« 

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294 

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16 

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14 

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28 

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322 

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32 

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40 

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» 

324 

Miscele 

di  piombo 

e  stagno. 

Parti. 

Parti. 

Cra 

di  di  Fahrenh 

4  piombo 

e    4  stagno 

St 

squagliano 

al   372. 

4 

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5 

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367 

390  Ay  P  E  NT  b  I  O  E 

fan!.  Parti.  Grniti  di  Fahrenheit^ 

4  piombo  «  17  stagno  si    sfjuaigliano  al    370  i^ 

4  »  18  »  n                  37a' 

4  )i  20  «  *                 378 

4  »  22  »  »•                 38o 

4  3>  24  »  >»  38a  • 
4'  '  »  4  »  »                372 

5  '  »  4  "  '*               39P 

6  »  4  >•  >»  41a 
.  7   -  »  4  *  "                4^** 

9^r  »  4  ^  ^               44^ 

^'^'^^  »  4  »  »>               460 

jH''-^  »  4  »  »                 470 

"   If'?'  »  4        >  P»  ■^      476 

li<J<'  »  4  »  |4»            '^       48a 

jjid  „  4  J,  'h^u-p^  jn  olo-j       486      '-'oi*I 

14  31  4  »  »                 490 

J  5  »  4  *  **                 494 

16  J.  4  »  ;iir  3:>i5r     49^ 

^7  «  4  >•  p^iTJv'otj  .7      5oa 

38  5>  4  »  sr  5o5 

39  s>  4         »  ,;'Bb»»«»iJnf,.       509       >3'Cf 
io  w-iJ'tswipinthr^jK^jnoi  oeivifa  oi>j  5i2         f    >889 
31  »  ■<  '    ^4'-  li  -■•?    6  *nf.8B/  5i5         slfi   io 

22  »  4  »  3<)3«|W  t  -         5i7        Jssanr 

23  »  4         »  »*6  Sill    .7.^18-1^'"  anoa 

24  »  4            »  ■       •33^8,    »UJii;i5l$f      JMaiaBS 

""4  t.    aS-'  »  4  »  "jw   '^3f!        Sao        '  ^rf» 

a6  «  4         »  •  «-)*J«£«i  523         -V»/nti 

11-           07  »  4  »  3i«Jfc.)83    c.           52S- 

iTL-,                    38  »  .         4                     »  ;         ""^^      -^            -                 527 

-too  fil  jkip  soiiitMS'  If  ii^^p  3ttbt>  ,  33iJii«#:   o}li>&a  /Si:gar^u.iu-3CfC 

-iau  stcl^i^iu  it,*'  fri  14/^ iiiioicnccae  orojiabaai  -V' 53<»>- 

»ti3   9    ,S(|t>dtL,    »   .      .      4  .:03  :Ji  fi%OflinT  fit   oe«?           532 

34\  ■'l^  >>  4             »  oa^    filDiJ  ;  ;  533 

■5>lwd     ,v3l&';«l'      »  4            >•  -U"    3'->»£    3a61»Io/533 

38  H.  4        >.  .      ».  01,,.   ;    540 

40  M  4  »  J'  *  542 
/ja  «  4         »i  »  644 


PARTE    STRANIEflA.  391 

;^»-.^K»>*tfl,  J*-  ttiTU.  Parti.  Crddi  di  Tahrenheit- 

44  pioinbo  Q     4  etagno    si  squagliano    al  846 


46  , 

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4 

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545 

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se  solo 

si  sqi 

laglia  al  . 

...... 

.  .  6ia 

Sopra  un  mantice  da  La  Forge   migUorato   in   Pa- 
rigi.  Del  sig.  consigllere  Prechtl  (  Estratto  ) . 

Difierisqe  tal  mantice.  dagli  ordlnarj  mantici  doppj  per  esser 
esso  fornito  di  fondo  diviso  longitudinalmente  in  due  ,  i  quali 
si  alzano  e  e' abbassano  a  vicenda,  npn  che  per  avere  il  tra- 
mezzo  del  mantice  ,  in  conseguenza  di  tale  divisione  del  cas— 
sone  inspijratore ,  due  aperture  invece  di  una.  Per  siffatto  mec- 
canismo  il  cassone  superiore  ha  una  doppia  corrente  dr  aria- 
she  lo  riempie  ,  per  cui  1'  aria  che  n'  esce  ha  un  corso  piu 
uniforme  che^nei  mantici  ordinarj. 

A  Vienna  furono  eseguite  dall'  I.  R.  uflBcio  superiore  de'  can- 
noaieri  e  dall'  I.  R.  Comaiido  del  corpo  de'  carriaggi  delfe 
Sperienze  con  siffatto  mantice,  daile  quali  si  evince  che  la  cor- 
xente  d'  aria,  dal  luedesimo  somrainistrata  ba  una  uiaggiore  uni- 
fonuita  che  (ton  esso  si  minora  il  consume  del  carbone,  e  die 
il  feiTo   vi  si  brucia  nieno. 

Qualora  si  ^olesse  avere  una  corrente  minore  di  aria,  basta 
ten  ere  in   azione   uno  solo   dei  casacui  inspirator!. 


3^2  APi'ENbict; 


Lcttere  dl  un  vlaggiatore  in  Barberia  al  sig.  Qiti*^ 
seppe  Ace  RBI ,  direttore  dclla  Bihlioteca  Italiana 
intorno  il  commercio  dl  Tripoli  co*  pacd  lirnitrofl 
e  coll  interno  deW Africa  {Fedi  qiiesto  tomo  p.  a5o). 

Letter. V    teuza. 

Sid  pes i  e  misnre ,  sidle  monete  ^  sulle  doganc  e  sidle 
rendite  del  Bascid  di  Tripoli,  (if  "'    '»Aa»_- 

Il  quintalc  cU  Tripoli  e  di   lOO   rotuli;  il  rotuh  e  di     16  once. 

L'  ocka  e  di  due  rotuli  e    mezzo.   II    mitacal  h  il  peso 

deir  oro  e    dell'  ai-gento  ,  e     ci    voglirino    6  mitacali    e 

un  terzo    per   fare   un'  oncia.  II    initdcal  di  cui  si  ser- 

vono  i  luercanri  deir  interno  per  pesar  I'orS  in  polvere 

e    di  21   carubi  ossia  grani ,  quello  di  Tripoli  e  di  24. 

id  misura  del  grano  si   chiama   ouiba ,  e  serve  per  niisurar  tutti 

im"  i  graoi ;   il    auo    peso    ordinarianieute    pel    fruiueato  e 

di   160  rom/i  dope  die  si  usa  colmar  le  misure  ,  giac- 

clie  prima  non  era  che  di    120. 

If  olio  si  luisura  per   Arbaye   di    18  rotuli:  esso  era  altre  volte 

di   l5.  Una  caraffa  d' olio  ha  il  peso   di  un' ofila,  ,_   .^-^ 

ic^  nic/t  .Araba,  ossia  pick  corta  di  cui  si  serve  per  misurare  \i 

seta,  e  circa   Ic  poUici. 

II    Bascia    di    Tripoli    batte    moneta    sempre    col    conio    del 

Gran'  Signoi-e.    Non    si    h    conservato    che    il    norae    di    alcune 

nionete  del  Levante,   mentre  il   valore  intrinseco   c  sempre  andato 

in    degradazione     per    1'  abuso     della    composiziooe    della    lega 

inetallica.  Si  conta  per  piccole  piastre  ,  ma  la  nioneta  che  serve  , 

per  cosi    dire  ,  di  misura  -generale    e   la  piastra  di  Spagna  e  lo 

zecchino  del  Cairo ,  ossia  Zennaboub. 

Ad  ogni  nuova  fabbricazione  di  moneta  il  titolo  di  essa  de- 
grada;  il  Basci^  ne  fissa  il  valore  in  piccole  piastre  che  il  po* 
polo  e    bensl    obbligato    di    accettare,  ma  non  e    costretto   per' 

(1)  Noi  abbrevieremo  aIr[u,iiito  <(ue5tci  leltei-.i  I.»  quale  cntra  in  notizie 
sul  pesi  c  inlsure  ,  salle  meuete  e  suUc  dogane  uii  po*  troppo  minute 
l)er  mn    giorii.ile.  Non   ometteremo   per>>    nulla   di   oio   ''he   piu   iiftercsSP. 


PARTE    STJiANIEU.V.  OQO 

tfnesto  di  dare  pia9t»-e  di  Spagna  o  zecohwi  colla  steftsa  pro- 
porzione  di  prima  io  cambio  di  una  moneca  di  tuolo  piii  de- 
gi-adato.  Questa  e  la  ragione  per  cui  le  piastre  di  Spagna 
che  una  volta  valevano  43o  piccole  piastre  ,  ora  ne  valgono  piu 
di    l3oo,  e  anderanno  montando   sempre  piu  di  valove. 

Le  monete  di  Tripoli  soiio  attualmeate  in  rame  e  in  argento. 
Esse  souo   le  seguenti : 
Bourbos  ( in  rame )  di  a  piccole  piastre 
Paras  detio  4  detto 

e  si  noti  die  le    piccole  piastre  sono    ora  una  moneta 
ideale.   —  Le  monete  d'  argento  sono  le  seguenti  : 
Fezzi  di  a5   piccole  piastre 

»        5o  »  chiaiuati  Euckamini  » 

«      160  »  »  Grecchi 

yt     45o  »  »  vecchi  Tusseliky 

y      5oo  »  »  nuovi   Tusseliki. 

In  ore  non  VI  sono  che  i  scert'/  di  2400  piccole  piastre,  aventi 
lo  stesso  titolo  di  quellt  che  <)  anni  fa  il  Bascia  avea  fissati  a 
2000  piccole  piastre. 

II  vecchio  zecchino  di  Tripoli ,  e  il  mahboub  di  Tripoli ,  il 
primo  a  1800  piccole  piasti'e,  il  secondo  a  i3oo,  non  si  trovano 
ormai  piii. 

Le  principal!  monete  straniere  in  corso  a  Tripoli  sono  le 
seguenti : 

Piastra  di  Spagna  i35o  piccole  piastre 

Tallero  l3co  " 

Scudo  di  Francia  di  6 

franchi  1 3oo  >• 

Zecchino  di  Venezia  3coo  » 

Zecchino   del  Cairo  i65o  >• 

Quadrupla  di  Spagna      19200  »   ossia  8  scerij, 

La  maggior  parte  di  queste  monete  va  aumeutando  ogni  giorno. 
Si  possono  dunque  risguardare  le  pisstre  di  Spagna  e  lo  zec- 
ehino  del  Cairo  come  le  sole  monete  di  uno  stabil  valore  e 
che  servono  di  campione  a  quelle  del  paese.  II  Bascia  pu6  cam- 
biare  il  valor  nominale  ed  intrinseco  delle  sue  monete  tra  di 
loro  ,  ma  degradandole  abbisogna  un  maggior  numero  di  esse 
per  e^uipararle  al  valore  di  una  piastra  di  Spagna. 

Pochisshne  persone  {anno  a  Tripoli  il  commercio  della  Bancax 
e  perciti  i  mercanti.  louo  Ui  fcalia    di  uai*  «  due  banchieri.  clic 


3()4  APPENDIOE 

saano  trar  |->rofitto  dalle  occon'enze  ,  e  si  perde  il  i6,  ilao 
efino  il  25  p«"  ceiitrt  negoziando  dellp  tratte  «npra  1' Eiu'ops, 
taiito  piu  che  il  roninievcio  dt  Tripoli  di  rado  eaige  fli  far  qu^^tp 
giro.  L' iateressc  del  danaro  quantunriue  pioibito  dalla  legge  di 
Mohamed  (Maometto)  e  sempie  del  3  per  cento  al  luese  pev 
W  meno^  •e'spcsse  fvolte  del  5  per  cento  al  mese  coa  pegno 
in  niano.  ,, 

Nel  i8oi  la  Grande  Dtigana  di  mave  fu  data  in  appalte  agli 
Ebrei  per  5o  mila  zeccliini ;  ma  avendo  uiostsato  al  Bascia  la 
loro'perdita  ,  fu  rldotto  a  5o  uiila  piastre  di  Spagna.  Dopo  la 
pace  conchiusa  cogli  Stati  Uniti  d'  America  la  dogana  fu  appal- 
tata  per  40,000  piastre  di  Spagna  a  contare  dal  primo  gennajo 
IfSoS  siilo  al  primo  genuajo  del  1806,  e  per  lo  stesso  valore 
fil  appaltata  anche  di  poi.  In  questp,  apg^^Jlp  ^opj9, j^9,mjpjije|i 
melti  aim  appaiti  inferiori ,  .eoi«?,j>^,^,   ,,^^g  notr  i^asH   e.a  o 

La  pesa  delle  mercanzie  volumiaose  .  .  lOOO  piastre  ^i  Spa&oa 

La  misura  de'  grani.   .   > • --s  .,-^0O,„0iSM-,?c^(.,->  J 

-  ia  pesadeU'oro  ed  argento,  e  la  misu-    .y  i  onsgEqanBl  oj 

ra  de"  tessuti  diversi  di   (i\o  e  cotoue,      -fePsg^^  g^g  ^j 

:.=cLa  permissione  eaclusiva  di  cuocere  le    ^^,j^,^^^  imisRn  'si 

'''■      fave  e   venderle  per  le  strade  .   .  .   •   ^9<?,.,„^,^',»  ^^jj 

L'  appalto   delle  pelli i5oo  »      _^, 

La  proprieta  di  tutte  le  pelli  e  cuoi  a  jielo  provenienti  dalle 
macellerie  di  Tripoli  e  devoluta  al  Bascia  die  la  da  poi  all'^ap- 
paltatore  --.      ,,  ,^        ,-^   . 

La  vendita  \de' vini  e  le  distilleries ,  4' acguavite  e  appaltata 
per  moQopolio  per  18000  piastre  di  Spagna  all' anno.  Sono  le 
distillerie  de'  dattQri  die  danao  ua  profitto  bastante  a  poter 
pagar  questa  somma. 

"  II  commercio  del  tabacco  in  polvere  e  appaltato  per  600 
piastre   di  Spagna  all'  auno.  ^^         ■    'T 

II  eistema  degli  appaki  e  delle  dogane  e  soggetto  a  contjnHe 
variazioni :  easo  dipende  iatieraniente  dalla  volonta  del  Bajcia 
e  dalle  viste  del  momento. 

I  divieti  generali  d' introduzione  per  mare  montano  alia  do- 
gana  pei  sudditi  del  Bascia  al  dieci  per  cento  del  valore  del 
carico ,  e  al  ?>  per  cento  per  le  nazioui  estere  die  hanno 
trattati  col  Bascia.  Le  aruji  ed  i  legnl|4i  jQQstruzione  sono  pey 
•  lo  piiJ  fraiidii  di  (do&ana.  ,  jj,  ,jO,,. 


PARTE    STRANIERA.  39» 

-■Gli  stranierl  sono  obblipati  di  vendero  agU  appaltatori  tutti 
qUi^glrAiricoli  la  cw  vetidita  4.  ioro  appaliata  esdusivamente  , 
cdnie  vino,  acquavite,  sapone  >  ecc.  Gli .  af  paltaton  solamentc 
possono  venderli  od  accordare  ad  altri.il  petme^BO  di:  vendpFfe 

nella  citra.  ' 

I  coinmestibili  soho  ordlnariamente  esenti  di  dogana  sopra  tutto 
qnando   la  carestia  ne  rende  necessana  1' introduzione. 

r  introduzione  per  terra  ha  ariGh'  «sa  Ic  sue  gabelle.  I  Negri 
condotti  per  ^afovaoa  dal  Tezzan  pagano  il3per  cento,  e  quelli 
di  Ghemede*'i-1  2"pi^er  ceuto  sul  prezzo  deUa  vendita=,,  ma 
se  il  propnerar.6  paasa  di  segu.to  al  Levance  ,  e.  gade  del  ie;^^- 
ficio  di  transito         '  '  .?^ 

Le  piume  di  eti^izzt)  pagano  il  lo  per  lOO  6«nza  pregmdm<^ 
deRA  gabella  d' nscita;  L^  mercanzie  incrodotte  dai  peUegrisj. 
o  sia  Haggi  uon  sono  sottomesre  ad  alcun  dazia   eatrando  neWa 

'  i3;i t  I '    '  L)  ■=»"' '^^-0    '  '  y  :    .11-,  ;'.->.   ■:       >:■.•     - '■  ii     .;J:,i)    Li^q   tj 

Cifta.  ^  .  '    • 

L' aJi>()rrflzio/i«"il^ga  ancV  essa  dei- diritti,  gravosisii.sim  eJ 
Le  lane  pagano  3  -/j  per  cento  d.  piastre  di  Spagna  al  quintale. 
La  sena  paga  uno   zecchino   zomb.  il  quintale. 
Le  nazioni  europee  che  banno  trattati  pagano  il  3   per   lOO. 
Non  81  asportano*  provigioni  di  nessuna  sorte   senza    un    per- 
messo  o  sia   Tosquere  che  si  paga  semndo  le  circostanze. 

II  sale   e  la  soda  venduta  dal  Bascia  non  pagano    alcuna    ga- 

\qm  il  nostro  manoscritto  presenta  un  circostanzlato  bilancia 
-del  commercio  d' importaz.one  ed  asportazione  di  Tripoh,  il  quale 
%evU  sua  eetensione  non  puo  aver  liiogo  in  questi  nostri  fogli. 
^l3iretno  soltanto  che  emerge  da  detto   bUancio    essere    il    com- 
mercio in  vantaggio  di  Tripoli,  >^t 

', .                 -                 ,.  „4^  ^                             .       2OC>,Q0O  zecch.  z. 
L  esportazione  montando  a ^v   ,y 

T,.  „  •  104,000       »         » 

L  importazione  a ■'-r 

Entra  poi  il  nostro  manoscritto  in  alcune  congetture  intorno 
.Ue  rendue  del  Bascii  di  Tripoli,  al  numero  de' corsart  e  de. 
le<.ni  di  guerra.  Noi  daremo  fedelmente  i  r.sukat.  delle  sue 
no'tizie  valendoci  quasi  sen.pre  delle  stesse  sue  parole.  ) 
^■^E  sempre  difficile  stabtlire  il  totale  delle  vendue  d.  una  po- 
tenza  qualunque  ,  difficilissimo  fissare  quelle  del  Basc.a  d.  Tn- 
poli.  11  fatto  eta  ch'  egli  propriamente  non  ha  rendite  hsse. 

La  corsa  in  tempo  d.  guerra  coUe  potenze  Europee  che  haan«? 
bastimeuti  mevcantili  uel  nieduen-aneo  ,  e  i  re.ali  che  si  fanno 


396  A  p  r  u  N  1)  I  t:  E 

ai  Bascia  alia  eonclusioue  o  al  rinnovamento  della  pace  soin» 
le  pnncipali  sorgenti  di  tali  rendite.  Vi  soao  delle  potenze  die 
p'agaao  un  annuo  tributo,  di  cai  dovrebbe  ovmai  arrossire  la 
civilta  europea ,  e  clie  il  progi'esso  de'  lumi  coaipagno  eenipve 
della  superiorita  e  della  forza  non  tardera  molto  a  riiiutai-e. 
••  Se  gli  Stati  di  Tripoli  deesero  al  Bascia  una  rendita  propor- 
zionata  alia  sua  estensione,  non  potrebbe  essere  chc  consldcra- 
^■+>dissinia.  Si  contano  piu  di  3i2-.leglie  dai  confini  di  Tunisi  a 
qtielli  dell' Egitto  ,  c  dalla  parte,  nveridionale  la  catena  dell' A- 
tlante  e  de'  deserti  di  sabbia  non  peniiettono  di  stabilire  i  li- 
miti  di  una  esatta  demai'cazionc.  Atiche  la  popolazione  oOn  e 
facile  a  stabilivsi  ,  molto  meno  poi  il  numero  de'  Bedovini  no- 
madi  che  aon  hanno  altro  tetto  che  le  loro  tcnde  e  die  abitano 
cli  Stati  di  Tripoli  per  lo  piu  Indipendenti ,  e  spesse  volte 
ancoya  in  aperta  giierra  contro  il  Bascia. 

Per  procacciarsi  de'  partigiani  nplle  guerre  contro  suo  padre 
e  contra  i  suoi  fratelli  il  Bascia  attuale  ha  sciolte  da  ogni  gabella 
molte  orde  e  molti  villaggi ,  e  quclli  che  tuttavia  pagano  qual- 
che  tributo  pagano  la  decima  parte  annuale  in  natura.  Ma  una 
prova  che  un  tale  contributo  non  e  considei-abile  ,  »i  e  che  il 
Bascia  e  obbligato  a  far  co;nperare  del  grano  e  dell'  orzo  pei 
bisogni  del  suo  palazzo  e  del  suo  servizio  consistente  in  3o(» 
uotnini  e  circa  300  cavalli. 

I  principali  governi  del  suo  Stato  sono ,  quello  di  Tripoli 
che  il  Bascia  governa  in  persona ;  di  Mesurate  governato  da  un 
Aga  ;  di  Bougasi  governato  da  un  Bey  ;  di  Derne  governo  vi- 
cino  air  Egitto  e  con  un  Bey  anch'  esso  ,  e  quello  d' Angela' 
( die  nelle  carte  scrivesi  anclie  Andjelah )  a  quattro  giornate  da 
Derne   e  situato  nell'  iaterno. 

Eccettuato  il  governo    di    Tripoli  e  quello    di    Mesurate  ,    git  ' 
altri    governi    pagano  poco  o  quasi  nulfa.  11  Bey  trincerato  nel 
suo  castello ,  armato  di   qualche  cattivo   cannone  ,    non  ha  altra 
autorita  chc  quella  proporzionata  alia  forza  ;  egli  e  il  solo  com- 
nierciante  nel  borgo  ;  egli  c   ogni  cosa. 

II  Bey  di  Bougasi  passa  aunualmente  al  Bascii  iO,coo  zec- 
diini.  Gli  altri  governi  piii  lontaai  noa  danno  nulla,  tranne  cid 
»;be  in  qualche  occasione  si  ti'ova  modo  di  estorquere  dagli 
abitkriti  con  esa~ioni  forzate,  il  cLe  non  si  puo  ripeter  sovente 
e  divienc  molto  precario. 


rA.RTE    5TRA.NIE11A.  SoV 

La  sola  pitta  di  Tripoli  e  de'  suoi  contorni  h  quells  che 
souiministra  le  maggiori  rendite  al  'Baspia.  Non  h  facile  cono- 
sc^rne  tqtti  i  rami,  iiia  sono  abbastanza* palesi  i  principali  ,  c 
quelli  che  s'  ignorano  non  nieritano  per  cosi  dire  giaode  coDsi- 
derazione ,   e  sono   i  meno   important!, 

L'appalto   della  dogana  con  qualclie  piccolo  appalto 

dipendente   da  annualniente piastre      5o,6oo 

—  Piii  r  aniiiiontare  di  cio   che  pagano   alcuni    og- 

getti  alia  1  iro  entrata  come   i  Negi'i    .^ »        6,OQO 

L'appalto  del   vino   e  acquavite »      i8,coo 

II  governo   di  Bougasi »      14,000 

II   governo  di  Mesurate »      14,000 

Tributo  di  Fezzan »        6,75© 

Tnbuto   degli  ebrei  di  Tripoli «        5, 000 

Imposizioni    ed    iniposte    dcUe    niontagne    ed    alu'i 
luoghi »      i5,65o 


Totale  ....  piastre   i3o,000 


Si  pu6  assicurare  che  le  rendite  fisse  annuali  del  Bascia  unite 
alle  contribuzioni  in  natura  di  cui  61  e  gia  parlato  uon  oltre- 
passauo  le    i5o,000  piastre   di  Spagna. 

Vediamo  ora  cio  che  la  corsa  di  mare  ha  dato  al  Bascia  negli 
ultimi   quattro   anui. 

In  questo  frattempo  i  corsarl  del  Bascia  (  giacch^  non  ve  ne 
furono  punto  di  particolari  )  hanno  preso  aS  bastimenti  napo- 
letani,  tra  grandi  e  piccoli  ,  de'  quail  ao  con  carico  d'  olio  , 
provigioni ,  ecc.  —  17  Bastimenti  svedesi  grandissimi  .  9  dei 
quali  carichi  di  zucchero,  fernambucco,  vini,  olio,  ferro,  ecc. — 
Un  basfimento  americano  con  carico  di  Marsiglia.  —  Un  bwti- 
mento  sardo  con  carico  di  sardine.  In  tutto  44  bastimenti  e 
34  carichi. 

Di  piu  si  sono  presi  sotto  diversi  pretesti  2  bastimenti  im- 
pei-iali  con  ricco  carico.  —  2  Ragusei  carichi  di  blade.  — 
3  Grecl  carichi  come  sopra ,  ma  questi  furono  rilasciati  col- 
r  equipaggio  ed   ogni  cosa. 

Ora  non  e  facile  il  dire  con  esattezza  qucinto  abbia  il  Bascia 
ricavato  dalla  vendita  di  queste  prcde,ma  a  giudizio  di  chi  Jia 
qualche  praticji  nella  cosa  >  il  tutto  puo  esser  montato  a  l6o,000 
piastre  di  Spagna. 


'igS  APTENDIGB 

In  que«ti  stcssi  quattr6  ultimi  anai'il   Bascia   n- 

cevette    dalla   Danimarca    per  la  riutfovazlone  dellA"     "«^"»'**''"' 

pace piastre  di  Spagna  35,000 

Daila  Svezia  per  lo  etesso  oggetlo  e  per  la  libe- 

razione  de'  prigionieri »  170,000 

Dalla  repubblica  Batava »  80,000 

In  doni  consolari »  5, 000 

0  ^90,000 

Che  ia  tutto  poi  fanao piastre.  480,000 

E  mancavano  tuttavia  gli  StatI  Uniti  ch«  aon  avevano  fatta 
ancora  la  pace  e  riscattati  i  loro  prigionieri  di  guerra.  E  biso- 
gna  ancora  aggiugnei^e  die  gli  uLtimi  quattro  a'ani  di  cui  si-pai'la 
non  furono  de'  piii  favorevoli.  Tripoli  fu  quasi  sempre  bloccato 
dagli  Americani ,  e  i  suoi  corsari  non  potevano  mai  uscire.  Si 
puo  quindi  asserii'e  che  il  prodotto  delle  corse  sia  la  maggior 
rendita  e  la  piu  importaate  pel  Bascia. 

Per  dare  un'  idea    per   quanto  si    piio  esatta  delle    forze  dei 
Corsari  del  Bascia  di  Ti'ipoli,   eccovi   la  nota  de'  suoi  bastimenti 
ehe  avea  in  corso  nel   1801  ,  nel  mese  di  giugno. 
I   Fregata  di     28  Cannoni 

T,  .         .   .  \    »      20         » 

3  Urjeantmi  { 

^  ^    "      14  « 

4  Polacche.  <  " 

/  »       6        « 

I   Corlangis       >•      18  »  -   O 

I   Corvetta        »  .  16  >.  liat 

3  Sciabecchij  *'      ^^         "  '  ♦^^^ 

I    »         10  J>  «  .:,/, 

3  Galeotte.  j   »       ^         >.  .,^y 

f  »      4        >•  7^q 

3  dette  .  .   <  >•        4          >'  ,  -i 

f  »       6         »  ,^ 

. Jib 

lu  tutto    16    Corsari    con   171     caauoai ,  oltre    alcuufg 

sclaluppe  cannoniere. 

Molti  di  questi  bastimenti  in  corso  furono  perduti  di  pof 
e  molti  vendutij  di  luodo  die  il  Bascia  non  ha  attualmente 
che  una  fregata  di  28  cannoni  la  quale  trovasi  a  Tangeri  , 
uuo    sciabecco  di   12  che  trovasi  a  Tunisi.  Undici    nltvi    piccoU 


PARTE    STRANIERAi!«wr/   v?,'  ,  899 

bashnicnti    ia    ristauro    nel    porto  ;    16     scialuppe    obnnoniere  ,- 
e  nel  caiitiere   due   scialuppe  e   un  piccolo  schooner. 

Neir  ai'seaale  del  Bascia  lavoca  tra  i  prigfoijierL  di  guerra  un 
niastro  capo  di  costruzione  spaguuolo  del  servizio  del  JRc  di 
Spagna  ecu  dieci  altri  spagauoli  falegaanii  fabbri  ferrai  ,  ecc. 
tutti  appartenenti  all'avsenale  di  Cartagena.  Di  piii  16  Make3i 
e  varie   persone  del  paese. 

11  Basciu  passa  a  tutti  gli  Spagnuoli  una  piastra  di  Spagna  al 
giorno,  oltre  cio  che  essi  ricevono  di  paga  dal  Re  di  Spagna.  I  Mal- 
tesi  ed  i  Mori  non  ricevono  che  la  loro  piastra.  II  eapo  costrut- 
tore  e  assai  ben  pagato   e   riceve  continuaiuente   qualche  regalo. 

Aggi-adite  ecc.  ecc-  P.  B 


iDarfidluttfl  t)ci5  ^a[H'ifi'5iinD  (Bcmcrb-Jivcfcny  :c. ,  cioe 
RagguagUo  delle  fabbriche  e  manifatture  delV  Ini' 
pero  Austriaco^  pubblicato  da  Stef.  E.  von  Kebss, 
primo  commissario  delX  I.  R.  ispezione  delle  fab- 
bridle  ueW  Austria  iiiferioie.  Parte  seconda.  — 
Vleima^  1820 ^  presso  A.  Strauss,  am  Peter  im 
Aug  Cottes  11."^  6o3  ,  e  presso  C.  Ceroid  ,  am 
Stephansplatz  n°  666  {prezzo  1  fior.  con  carta 
senza  colla,  e  2  fior.  e  24  car  ant.  con  carta  con 
colla ). 

Quando  la  prima  parte  di  quest'  opera  comparve  alia  luce  ' 
tale  fu  r  accoglienza  del  pubblico  da  non  lasciar  duLbio  su 
buon  esito  della  seconda  parte.  Presenta  questa  un'  importanza 
ancor  niaggiore  ;  poichf'  essa  contiene  la  descrizione  di  tutti  gli 
oggetti  fabbricati  che  si  fanno  nelle  diverse  provincie  dell'  Im- 
pero  Austriaco,  con  una  compiuta  tecnologia,  e  le  pin  recenti 
♦coperte  ,  e  i  diversi  luetodi  de' loro  processi  ,  e  i  privilegi  di 
invenzione  conipartiti  nell'  interno  ,  la  storia  di  tutti  i  rami  di 
industria  compilata  all' appoggio  de'  rlocunienti  piii  sicuri,  1' in- 
dicazione  de'  principali  luoghi  delle  fabbriche,  il  ncniie  e  il 
pregio  di  ognuna  di  esse,  le  piii  recenti  date  e  notizie  sul  com- 
niercio  esteruo  ed  interno  ,  le  ultime  vigeuti  tariffe  doganali  per 
ogni  articolo  ,  il  prezzo  di  tutte  le  uiercanzie  ecc.  ecc.  Questa 
opera  e  urilissiiua  pe'  fabbricatori  e  couuuercianti ,  pegli  specu- 
latori  non  meno  che  per  tutti  coloro  che  si  occupano  dt-Uo 
studio  della  politica  economia.  Si  vende  presso  Fusi  ,  Stella  c 
Compagui  ,  e  presso  Paolo  EmiLio  Giusti. 

mL  Jtal.  T.  XVIII.  26 


40O  .1,  A  T  P  E  N  D  I  C  E 

»»«^»— i^— "^i— M^— ^i^— ^■^— °— — 


PARTE    11. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARlTI  itALIANE. 


OPERE    PEKIOBICHE. 


AnnaU  geograficl  e  de  vlaggi.  contenenti  V  estrcUto 
o  r  f(nalisi  delle  migliori  opere  di  geografia  ,  jdi- 
statistica  e  di  viaggi ,  con  carte  geografiche  ed_^al- 
tre  iiicisionl,  piibhllcati  da  Salvdtore  Bertolotto  ^ 
genovese.  Tonio  primo  ,  numero  I.  —  Genova  , 
1820,  stamperia  di  Q.  Bonaudo.  In  8.°  di  pag.  160. 

XiNNUNCtAMO  con  ))iacere  questo  pi-imo  fascicolo  cli  un'  opera 
che  va  ad  acrrescere  fra  noi  il  numero  delle  produzioni  perio- 
diche.  Augui-ianio  buoaa  fortuna  al  sno  compilatore.  Non  v'  ha 
dubbio  ciie  il  suo  tenia  e  il  piu  aaieao  ed  il  piu  iateressante 
pel  gusto  doiiiinante  del  tempi.  II  sig.  Bertolotto  lia  lunii  ed 
attivita  bastante  per  adempiere  con  onore  a'  suoi  impegni  ,  e 
Genova  e  in  una  posizione  favorevole  per  procurarsi  inateriali 
e  notizie  da  arricchire  il  suo  lavoro.  II  sistenia  che  ci  siamo 
prefisso  di  non  dare  estratti  delle  opere  periodiche  ci  terra  nei 
limiti  del  puro  indizio  delle  materia  contenute  anche  nellapresente. 

Parte  prima. 

Rclazio?u  e  Mernorie.  —  Kotzebue :  Vtaggio  fatto  dai  Russi 
iatorno  al  inondo  nt-gli  anni  i8i5  al  i8i8.  Mac— Leod  :  Viaggio 
alle  isole  di  Lieu-Kieu  uegU  anni  18.16-1817,  con  una  tavola. 
Balbi  (  Adnano  )  :   Delia  popolazione   dell'  Europa. 

Parte  scconda. 

Estratti  ed  Anallsi.  — .    Di    una    coloijia    d' origine   Europea, 

esistente  in  un'  isola  del  mar    Pacified.     Prospetto  fisico-politico 

.»  dello  stato  attuale.del  globo  ,  conipiiato  da  Adnauo.  Balbi ,  ecc. 


PARTE  -ITALIANA.  40  I 

•UejmHdne  JpHp  anticliira  recenteraente  scoperte   dal  sig.  Bank? 
in  Arabia  ,  ecc. 


11 


Parte  terza. 


Varieth.  —  Viaggio  in  Oriente  del  cav.  Enegilcio  Frediani.  Sopra 
il  c«dro  del  Libaoo ,  di  Gaetarjo  Savi.  Breve  notizia  sopra  il 
viaggiatore  Burckhardr.  Antichita  osservate  nella  Nubia  dal  sig. 
Bauks.  Viaggio  del  sig.  Moiliea  alle  sorgenti  del  Senegal,  ecc. 
Annunzj  bibiiogi-afici. 


STATI    PONTIFICL 
Opuscoll  letter  or j  di  Bologna  ,  fascicolo   i3.* 

Veriniglioli.  Elogio  di  ignazio  Danti  ,  perugino  ,  delP  ordine 
de' predicatori ,  niatematico.  —  Marsiglj.  Dissertazione  proble— 
matica  se  la  geoinetria  ed  il  suo  metodo  applicato  a  tutti  i 
rami  dell'  uniano  sapere  abbia  giovato  o  pregiudicaco  ai  pro- 
gres»i  delle  scienze.  — >  Tognetti.  Alcune  pgesie  di  Accademici 
Felsinei  recitate  nel  casino  di  Bologna  la  sera  del  3 1  diceiubre 
l&;g(  coQ  pt^fazion*  del  Raccoglitore. 

REGNO  DELLE  DUE  SICILIE. 
Giornale  Enciclopedico  di  Napoli ,  fascicolo  IV. 

Opuscoli  scelti. 

Belle  arti-  Le  arti  dipendenti  dal  disegao  ne'  luoghi  die  oggi 
forinano   il  regno  di  Napoli.   (Contintiazione  ).  —  Veterinaria.  No- 
tizia sopra  i  cavalli  arabi ,  del    sig.  coute  Venceslao  Rzewushy. 
Libri  diversi. 

Istoria  letteraria.  Arti  della  Reale  Accademia  delle  scienze  , 
vol.  1  (  terzo  articolo  ).  —  Archeologia.  La  epifania  degli  Dei 
.appo  gli  anticlii.  Letcere  del  cav.  Arditi.  —  Fllologia.  Opuscoli 
di  Gio.  Battista  Vico  raccolti  e  pubblicati  da  Carlanronio  de 
Rosa.  —  Q.  Horatii  Flacci  de  arte  Poetica,  ecc.  Aut.  Can. 
Giordano  edidit.  —  Miscellanee.  L' Ermete  classico,  Gioruale 
filologico.  —  Arti  chiiaicke.  Istituzioni  di  Pirotecnia. 
Notizie    letterarie. 

Estratto  delle  sessioni  deirAccadeniia  Reale  delle  scienze  di 
Parigi  ,  dal  niese  di  Inglio  l8i8  a  luglio  1819. —  Istoria  natu- 
rale.  Opera  di  Bridel  sopra  i  luusclii.  Analisi  di  alcune  sostanzc 
minerali.  Ricerche  sulla  cristallizzazione.  —  Chimica.  Cai-iiiinia. 
Acido  delfinico.  Neve  rossa.  Acido  nitrico  ossigenato.  Acido  idro- 
clorico  ossigeaato.  Nitrati   ed  idroclorati    ossigenaci    di     potassft> 


Acqua  ossigenaita.  Stricnina.  —  Fisica  inorganiia.  Polarity ^ella 
mica.  ]Meiiir)na  snlle  atmosfere  liqmde.  Rtoercbe  sul  caloripo.  — 
Geologic.  Mnro  naturale  della  Caroliua.  C.olpo  d'  occhio  geolo- 
gico  delle  viciiiauze  lU  Nizza. '—  Fisica  org(inica.  BLolopia  'tini~ 
jiirJe.  Forme  del  regiio  oi'gamco.  Larin2,«  degli  ucreHi.  Allissia 
de' Batracii.  Ricevche  sugh  Gove.rt\'ioai.  Ziologi<n>cge!obiU,  Galore 
della  vegerazione.  Zontomia,  Meiubrana  pupdlare.  Vasi  liufatici 
degli  uccelli  —  Scienze  applicate.  Medirinn.  Egtirpazioiie  di  un 
cancro  al  seno  Rumina^ione  uinatia-  EtFetti  dfUa  musica.  Osser- 
va-'ioni  sniriride.  Os»erva/i'jm  sulla  lig.itiira  deile  arterie.  Cho- 
lera morlius  osservata  nel  Beagala.  —  St(itlstua.  Osservazioni 
sopra  Parigi. 

Eetratto  delle  sesg'toai  della  Societa  Reale' d!  Londra,  da  aprile 
j8i8  a  luglio  1819.  —  Chimira.  Combmazioni  del  fosfora  col- 
r  ossigeno  e  col  olorn.  Ricerche  snl  oaloticoi  Ossidi  di  u»ei"Curio. 
Scomposizioiie  deir  amido.  Foruiazioue  della  uebbia.  —  Fisica 
inorganica.  Pularita  della  luce.  Declinaziuiie  della  bussola.  Os- 
6ei"vazioni  suUa  luce.  Proprieta  del  tabasheer.  Direzione  del- 
r  ago  niagnetico.  —  Fisica  organica.  Orgaai  orinarj  degli  am^tibj. 
Ragazzo  torchino.    Ricerche    sul  Jegno  di  quercia 

.\ 

B  I  B  L  I  O  G  R  A  F  I  A.  -^ 

.    ,         "T 

REGNO    LOMBARDO-VENE TO. 

Medlclna  legale  e  polizia  medica  di  P.  A.  O.  M\hon, 
traduzione  dal  francese ,  terza  edizioiie  corretta  , 
accresciuta  di  annotazioiii ,  ed  adattata  ai  vigenti 
codici  pel  regno  Lomhardo-Veiicto  da  Giuseppe 
CniAPPARiy  professore  di  chirurgia  nel  grande  Spe- 
dale.  —  Milano^  1820,  per  Giovanni  Pirotta ., 
vol.  4  in  8.°  .;; 

Di  quest'  opera  non  gono  usciti  finora  che  i  primi  due"*^©- 
lumi.  I^on  parliaiuo  della  sua  eccellenza  ,  che  e  gia  abbastanza 
riconosciuta  e  confei'inata  dal  voto  de'  scienziati  di  tutta  1'  Eu- 
ropa.  Farenio  piuttosto  osservare  ,  che  la  conia  del  srelti  co- 
nienti  onde  venue  arricchita  questa  terza  edizione  dal  cbiaro 
tr.idiittore ,  e  sopra  tutto  1'  applicazione  giusta  ed  estesa  che 
di'lle  dottriiie  coiitenute  egli  fa  alle  leggi  presenti  del  regno 
Lombardo-Veneto  ,  readono  questa  edizione  uiedesinia  di  uiolta 
siiperiore  alle  ante.ceJenti ,  e  la  raccouiandano  ai  uiedici  ed  ai 
chirurghi  ,  noa  menu  che  ai  giurecousulti. 


I'AKTE    ITALIANik.  403 

Nuovo  Galateo  di  Melchiorre  Gioja  ,  autore  del 
■  '"Tratratb  del  merito  e  delle  rkompense.  Seconda 
~  edizione  ^  corretta  ed  accresciiita.  Milano  ^  i8io, 
j^^j^pr^e ,  per  Qlo.  Pirotta  m  Santa  Radegoftda^ 
amV^l.  2-t/*,r^°i,  fl,.ji/;ipio  di  pag.  a68,  ed  il  seconds 

j^nfi'         ■.  V-     -,.<tii!,%^,„   ■-,.■"  '  ■-'' 

Traite  elementaire  tlteorlqiie  et  pratique    de  I  art  d'e 
'    la  danse\,  conteiiaiit  les   developpemens  et  les  de- 
monstrations   des   priiicipes    ge/teraux    et  particu- 
,l..jlf.eff,  ^  .  qiji,l  -  doiveni.    guider    le    danseur^    par   Ch. 
'Blasts  ^  premier  .dans  ear.  — ■  Milan  ^    1820,   chez 
Joseph  Beat!  «f  Aatoiae  Teacnti ,  rue  de  S.  Mat- 

_\^i.vol€  ill  rame  a  contorni.  -i  ,(,!.  t    4^,,-^^,,, 

.j^^^gt^atA  e  cley.'i>perajprecedente  parlerenio  ne'prossimi  fascicoli.) 

JDe'  giudizj  criniinali  pel  Regno  Lombardo-Veneto 
istituiti  dal  Codice  peiiale  Auitriaco.  Istruzi^ni 
teorico-praticlie  dell  avvocato  Giuseppe  K  e  s  T  i 
Fkbraki,  R.  Consigliere  iieW  I.  R.  Tribunale  pro- 
vinciale  di  prima  Istanza  in  Mantova ,  ecc. 
Tamo  I  e  II.  —  Muntova  ,  1 8 1 9 ,  dalla  tipografia 
Virgiliana    di   L.  G  iraaenti ,    in    8.°  di  pag.    32v 

v:rfii'I  vol.^  senza  V  introduzione,  e  di  pag.   455  il  if. 

*    V  Quest' opera  ,  che  nel    i8l6  comincio  a  veclere  la  luce    in 
^-Wilaao  sotto   diverse  ticolo  ,   e  che  fa   per    vane    vicende   iater- 
-,.fotta,   vieue   01a   pe'  luiei   tipi   (  osl    si    esnrime    I   editore   man- 
.tovauo  )   riprodotta,  luigliorara  e  rettificata  ove  fu  d'  uopo  dalT  au- 
tore ,  non    che    arricchita    di    moite    utihssinie    aggiunte.  11  solo 
'  titxAo    che    porta    in  froute ,   basterebbe,   a  niio    credere,   onde 
interessare  tutti   que'  faazionaij  ,  i   cjuah  destiiiati    sono   dall'  Au- 
.,gusto    Sovrano    ad    aniministrare    la    giuscizia    crinunale  ,   da  cui 
,.,  dipeadono  la  sicurezia  dell' accusato  e  la  pubblica  salute.   Un'o- 
_,  pera  infitti  ,    la  quale   aiializzt  la  vigente   leg,ge  j^euale,    spieghi 
^ual    debb.1    esserue    T  applicazione ,   ed    oftVa    in    una  regolare 
inquisizioue  gli  esemplari  dei   varj   atti  occorreati  ,   dovra   certa- 
uiente   esserf   di    soaiiuo   vantaggio   non   aolaiuente   a  tutti  coloro 
che   si   dedicaiio   all)   studio   della  crioiinale    guirisprudeu/a,    aia 
.a   quelli  non  meno  che   gia   appartengono   all'  ardine   giudiziano. 
,,   fale.e  appuaco    lo    ecopo    di  questa  coniuieadevole    upeia  die 


404  APl'ENDICE 

r  autore ,  pu'ifco  nelia' scienza,  delle  leggv,  ha  saputo  ezi4>uii<|, 
render  proficua  agl'  iudividuL  die  iacuiubouo .  alia  giurisdiziopi;,, 
delle   niaterie   pnlitiche.  >•  loi. 

Cosi  si  esprime  V  editore  ;   ascoltiamo  ora  1'  autore,  nella   sua;! 

Introduzione «  Molteplici  riflessioni  nell'  svol^eve  la  nuovii    . 

legislazione  mi  si  doveaao  naturalmente  afFacciare  ;  ed  a  copiose 
annotazioni  aiialitiohe  mi  porsero  le  stesse  largoinento.  Te.ndono  . 
queste  ad  ispiegai'e  ,  dove  me  ne  ap])aja  T  oppoituiiita,  la  legge, 
luedesiiTia  ,  a  combinare  le  prescri-zioni  ,  a  diiuostrarne  V  appli- 
cazione  al  caso  ,  e  poiche  ml  parve  talvolta,  clie  il  tutto  dalla 
sua  lettera  non  si  espnuia  ,  ho  osaro  d'  iiivestigarae  lo  spirito. 
Riputai  anclie  opportuno  uii  ragiouaco  ]n'ospetto  della  giurisdi- 
zione  criminale ,  eppero  lo  estesi ,  coiue  l'  ordine  e  la  connes-  , 
sion  delle  idee  mi  suggerivano  ,  in  uti  disroj-so  preliiuiuare,  clie 
anche  i  principal!  motivi  contiene  ,  i  qaali  luii  ,dii:es5et"|0 1  pe,lla 
luia  inquisizione ,   ecc.  ecc.  »  r.  j     .j^vi,-;      igt  a     ,      m/ ti.  .•■■< 

Nel  succeanato  Discorso  preliminare  ,  che  .ftegjue  .  Siql^if^o  dq|^p,,. 
r  introduzione,  I'aucore  entra  di  fatci  a  parjar  di  proposito  della,. 
legislazione  penale  ,  della  sua  necessita  e  suo  use;  delle  aziotjl- 
per  le  quali  proceda  legitriiuanieote  la  pena;  del  delitto  e.  «ua 
definizione  ,  delle  azioai  iotrinsecaiuciite  male,  e  clie  non  dehr 
bono  essere  il  soggetto  della  legge  penale;  della  divisione  delle 
violazioni  sociali  in  delitti  e  gravi  irasgressioni  politlclie  ;  quindl 
de' g'udizj  criminali  e  di  poLzia;  della  giurisdizione  criminale, 
suo  soopo  primario  ed  accessario ;  dei  caratteri  delle  due  ob- 
bligazioni  derivanti  dal  delitro  ,  pena  ed  indeiinizzazione ;  degli 
effetti  deir  azione  del  danneggiato  nel  gludizio  criminale  ;  dei 
niasistrati  clie  esercitano  la  giurisdizione  criminale  e  loro  rap- 
porti ;  delle  parti  della  giurisdizione  ,  cioe  inquisizione  e  giu-> 
dizio  ;  della  inquisizione  alfidata  alia  prima  istauza  e  della  vigi- 
lanza  delle  altre  ;  della  competenza  per  la  inquisizione  ;  delle 
eccezu)ai  ,  1."  per  delicto  ne'  limiti  dei  due  giudizj  ;  a.°  per  la 
([ualita  della  yjorsona;  3.*  per  lo  stato  militai-e;  4.°  per  rapporti 
diplomatici  ;  5."  per  la  qualira  del  delitto;  6."  per  T  insegui- 
mento  del  fuggitivo;  7.°  pel  concorso  di  dt-litto  e  di  grave 
trasgressione ;  8.°  pel  concorso  di  piii  delitri,  ma  in  vane  giir- 
risdizioui ;  9.°  pel  concorso  di  piii  imputati,  ma  arrestati  in 
diverse  giurisdizioni.  Passa  indi  a  parlare  ilel  conflitti)  per  com- 
petenza ;  di  una  particolare  disposizione  nella  competenza  pel 
Regno  Loinbardo-Veneto ;  delle  cause  per  cui  il  giudice  e  gli 
altri  individui  del  consesso  debbono  astenersi  dal  loro  ufficio. 
L'  inquisizione  si  esercita  dal  giudizio  per  mezzo  di  un  giudice 
delegato;  delTatfuario  o  suo  ufficio  ;  degli  assessori ,  loro  requi- 
siti  e  funzioni  .  .  .  Scogli  della  giurisprudeiiza  rriiuinale  ;  impu- 
nita  del  delinqnente  e  pericolo  dell'  imiocente ;  quinJi  necessita 
e  vantaggio  delle  forme  di  procedura  ,  la  quale  dee  niauifestare 
la  colpa  o  r  imiocenza.  Difesa  ai'cordata  dalla  legge.  Prova  del 
fatto.  Imputazione  legale  c  suo  fondamento.  Pruva  legale  voluta 


PARTE    ITALIANA.  4o5 

per  la  condanna.  Proceduia  ed  atti  che  la  compongoao.  Difetti 
os3ervati  aella  pratica.  Protocoili  o  quadt-rni  coateiieati  la  pro- 
cedura,  loro  fji'ma  e  fede  ai  medesimi  accribuita.  Difetto  di 
motivi  a  giustiHcazioae  degli  atti;  difetto  per  iaconvolgiiuento 
di  tempo  nelli  disposizioae  degli  atti.  Giornale  dell'  iuquisizioae, 
8LIO  oggptto  e  *ua  f  n'lna.  Fascicolo  ed  eleuco  degli  atti.  Sussidio 
delle  aiitorita  cri.niaali  fra  loro  ed  anche  delle  poliiicLe,  Pro- 
cedure straordiuiirte  ,  i.°  edittale  coatro  il  contuniace  ;  2."  pro- 
cedi>ra  coatro  il  veo  ignoto  ;  3.°  coatro  V  tMseate  a:jn  faggitivo  ; 
4.°  salvaroadotto ;  5."  impuaita  e  sua  concessione ;  6.°  giudi- 
zio  statario. 

Passa  qiiiadi  a  ronsidcrare  la  seconda  parte  della  giurisdi- 
zione ,  cioe  il  giudizio,  ed  ecco  T  argomento  de' seguenti  para- 
grsfi.  Sessione  coilesiale  per  giudicare.  Prineipio  geuerale  per  la 
conipeteflza.  Difetto  nel  prescritto  iiuiuero  de'  gu.dici.  Termiue 
e  niodo  per  la  trattattva  della  causa.  Sent"aza ;  assolutoria  d^ 
condftnna  o  sospensiva.  Rispettiva  competeiiza  delle  trc  ist^ngf;. 
nella  decisioue  delle  caise.  Ricorso  contro  le  sentcnze  e;-eiutiv«. 
Riassuuzioiie  clelT  iuquisiziL>iie.  Riassanzione  provocata  dal  on- 
datinato  e  da'  suoi  congiunti.  Estiaguoao  la  pubblica  azione  , 
l.^'la^pteriav  2.'' -la  morte  delT  iinputato  ;  3.°  la  grazia  ;  4?  la 
pfescriirione  Scopo  d''!  presente  discorso.  Osservazioai  relative 
ai  xle'itti'  ed  alle  peiie  del  Codice  attuale.  Peua  di  m'>rte ;  i,ie- 
f-e^'slta  c  giustizia  della  stei?a.  Quanto  raro  debba  eisere  i"  estre- 
nio  supplizio.  Come  perci!^  debba  aver  luogo  la  pena  di  luorte. 
Disposizioui  della  legge  attuale  nell'  estiemo  supplizio.  Delle 
pene  attuali  uella  loro  applicazioue  e  nel  coafrooto  di  quelle 
della  legge  precedente.  Di'ficolta  delT  iuvestigizione  e  conse- 
guente  iiecessaria  sollecitutluie.  Di-i  doveri  del  giudice  criminale. 
A  questo  discorso  seguita  il  giornale  ossia  formulano  di  un 
processo  crimiaale  dove  sono  lutrodotce  tutte  le  possibih  cir- 
costanze  atte  a  faoilitare  la  pratica  di  uii  simil  lavoro.  L'  opera 
presenta  una  utilita  decisa  per  clii  professa  la  giudicatura.  Essa 
e  stampata  con  ottimi  caratteri  e  bellissima  carta.  Due  voluuii 
sono  usciti  finora,  e  1' opera  sara  compiuta  col  III  che  e  aotCo 
i  torch j.  ■'■: 

Sopra  la  ternperatnri  dell  aria  osservata  in  Verona 
nclV  anno  18 ig.  Discorso  di  Gio.  Federico  Mayer 
membra  attuale  c  osservatore  mneorologico  della 
Accademia  di  agricoltara^  commerrio  ed  arti  di 
Verona.  —  Vero'ia^  i<!>io ^-tijjografia  Raraarizini, 
di  pag.   20  in  8.° 

Accenna  sul  prineipio  il  di'igente  osservatore  due  essere  le 
eause  che  possono  tiarre  in  errore  nella  ricerca  della  tempe- 
rsitura  dell'  aria ,   cioe     i    difetti    di    coetruzione    degl'  istronienti 


4o6  APPENDICE 

chp  si  adoperano  per  riconoscerla  ,  e  la  vai'ia  loro,  coUocazionc 
e  posituva.    Noii    ciede    egli    potere    in  qaesta  indagine   portarc 
niolta  dift'erenza   P  crrove   cagioiiato  nella  costruzione   di   un  ter- 
mouiPtro  ,  e  neppure   il  inasslmo  dpgli  eri'ori,   cioe   quello  d'ella 
positura   de'  punti  fissi   della  scala  ,   il  che  crede  egli   di   provare 
colla  osservazione   che  ncl   rlima  di  Verona  la    tnas»itua    tempe-f; 
rarura    dell'  aria    noa    giupae  niai  ad  un   terzo  di   tutta  la  scala 
del   termounptio   di  Reaumur  ,   cosirche  se  T  errore  fosse  cagionato 
nella  positura  del   puato   della  ebollizione   dell'  acqua  ,  il  difetto 
produrrebbe  nei   gradi    cbe    soao    presso  al   terzo  della    scala  il 
terzo  circa  delT  errore  corso  nello   stabilimento   del  punto  supe- 
riore  ;   e  se  T  errore  provenisse  dalla  positura    del    punto  infe- 
riore,   cioe   di   quello   della  cougelazione  ,  T  errore  sarebbe  doppio 
J5erch^  si  dividerebbe  tra  tuttr  i  gradi  superior!;  non  avveoeodcii 
pero    qiiesto     nello    stabilire    il    niaggior    freddo    dell'  inverno  , 
perche  essendo     la  minima    teinperatura    di  quel  clima  di  circai, 
5°  sotto   a  zero,    cadrebbe  questa  interamente    fuori  di  tutta  la 
scala  compresa  tra  i  due  punti  tissi ,    e    r[uiildi     1'  errnre     coVso 
nello  stabilire  il   punto   della  ebolliziooe  non  porter^bbe   alcUna 
ditferenza  ,  o  tutto   al   piu  la  portereiibe  assai  .piccola  nellail^i- 
nima   temperatura.   Piantaci  questi    prmci|i>j ,    che    nou    taotn   far? 
ciluieate  si  aumietterebbono     dai    modevai    ti»ici    piu    diligeixti  f,. 
iiiassimo   potendosi  reputare   qualunque.  errore  di  questa  natuj-a^ 
ed   aumentandosi    in    ragione    della    distanza    dal   punto;     tr<iva 
r  autore   molto   piu  imporiante    la     posuiira  o    collocazione  i{le-gJi> 
stroiuenti    medesuui ,    potendo    questa   cagionare     gravissiuii:  .etr-^ 
rori  nello    stablluuento    della    temperatura.    Dalle    diverse    jUfrfe 
zioni  del  calorico   verso  i  corpi ,   e  dall'  aumento   o  duumuiiou^ 
della  temperatura   dell'  ana   che   ne   riceve   le   impressioai  ,    cuunf; 
le  ricevono  ancora  gli  stromeati  adoperati  ,  nasce,   die' egli,   tuita. 
la  difficolta    di  osservare    esattamente     ia    temperatura    dell'  avti*t 
medesima.  ,.;:  ;;jp 

Descrive  egli  quindi  il  suo  istromeato  ,  nel  quale  Qwdp  (4ti 
avere  riunito  niolte  circostaaze  oade  readere  meao  difettosa  !«■ 
osservazione.  Loda  egli  il  tennometrografo  di  Six  migliorato  dal; 
nostro  caaonico  Bellani ,  ed  iusinua  che  V  istromeuto  gi  tenga 
in  aperta  campagna  disfpsto  da  terra,  cd  in  luogo  ove  alcuua 
eminenza ,  o  alcuna  fabbrica  non  possa  portare  alterazione 
air  aria  circostante  Egli  pero  prescelse  una  tinestra  al  aecoudo 
piano,  e  ad  otto  metri  di  elevazione  dal  terrene,  volta  a  mae- 
8tro-tramoutana  ,  e  libera  da  qualunque  impressione  di  calorico 
cbe  ricevere  possa  il  termometro  dai  corpi  esteriori.  Con  quested 
cure  osservo  egli  la  temperatura  dell'  aria  ,  che  preseutata  aveva 
all*  Accademia  negli  anni  antecedejiti  ;  e  quindi  si  fa  strada  a 
ragioaare  della  cagione  per  cui  si  trovo  alcuna  differenza  in 
ala-p  osservazioni  fatte  in  Verona  medesima  ,  consistente  per  la 
magijor- parte  nelle-varie  circostanze  della  positura  degli  stro- 
meati.   La  maBsima    tetiiperatara    da    esso    osservata    in  Verona 


PARTE    ITALIANA.  407 

iMf*  Mino '^Sigi  fu  di  gradi  aS  ,  08,  .meiitre  jjtri  la  por- 
tarono  a  gradi  29  e  3o  ,  oS.  Nelle  note  si  accenna  il  risulta- 
mento  delle  osservazioai  di  84  aoai  fatte  ia  Wilano  ,  clie  ua 
c'alore  simile  a  cj^ucllo  dell' anno  jgj^  si  trova  sokanto  due  voice 
in  quel  periodo  ,  iu  a^ostp  deli'  anno  1784  ed  in  luglio  del- 
Pan  no    179^. 

La  piibblicazlbue  cdnteiuporanea  di  lutti  questi  opuscoli  prov« 
se 'hon"  altio  le  ciire  clie  ottimi  cittadiui  si  pigljano  in  Verona 
per  le  osservazioul  nieteorologiclie,  agrarie  e  medico -statisttche, 
e  X  incoragfiiatuento  clie  prest.t  a  questo  genera  di  studj  quella 
beotemerita  Accademia  di  a"iicoJtura,  commercio   ed  «irti. 


Osservazioul     meteor ologiche    fatte    in     Verona    net 

1&19.   —   Verona^   1820,  tipografia  Ramanzini ; 
OssPTvazioni  mediche  fatte    in    Verona   nel   1819.  -W 
]f^i^rQua,   1,826,  tipogrpfia^^a^cc^i^nziiiiin  ^diiqpag.iiildt 

^iiifi^i'&°  edite  tavole.  ..liods  ill^b  umuq  h  aiihd/ne  oilsri 
•^Softb^il  pfittK*  frontispizio  non  si  "presenta  se' iiohi  uri  quaan? 
c#ntWJ«Wte  le  altezze  del  barouietro  ,  la  temperatui'a  dell'  arla^^ 
«  t*'^tb  dtl  riek) ,  scanipato  pey  commissione  dell' Accademla^ 
d*  agricokura  ,   commercio  ed   arti. 

Sotto  il  secondo  compajuno  le  osservazioni  medlche  mensuali 
dfel  dotiore  Matteo  Barbieri,  d.Ole  quali  risulta  che  quell'  anno 
b  proceduto  nelT  accrescere  la  popolazione  della  citia  piii  del 
doppio  di  quello  che  awenuta  era  nelT  anno  anteeedente. 
Questa  fu  calcolata  al  prinio  gennajo  1819  in  Verona  e  ne'  aob- 
borglii  annessi  ,  di  50,297  individui ;  e  coll'  aumento  facto  ia 
quest'  anno  si  e  trovata  al  primo  gennajo  1820  di  5o,557,  seb- 
bene  I'  aumento  del  secondo  semestre  non  abbia  corrisposto  a 
quello  del  primo  ,  morti  essendo  nel  secondo  SaS  impuberi  ,  c 
uel  primo  soli  891.  Ci  spiace  il  vedere  in  queslo  secondo  se- 
mestre ,  malgrado  le  provvide  cure  del  govern©  ,  estinti  49  in- 
dividui per  la  sola  influenza  del  vajuolo  ,  sebbene  suppongasi 
da  estranea  persona  introdotto.  Termina  1'  opuscolo  con  un 
quadro  statiscico  del  corso  ed  esito  delle  malatcie  in  genere,  c 
delle  morti  succeduce  in  Verona  in  tutco  1'  anno  1819  ,  coin- 
presi  gli  stabilimenci  di  prbblica  beneficenza  e  le  carceri.  Le 
morti  accadute  in  varie  eta  ascendono   al  numero  di   I7i8.  ' 

Osservazioni  agrarie  fatte.  in  Verona  nel  1819.  — *o 
Verona,  i8uo,  tipografia  Ramanzini,  di  paging 
14  in  8."   ed  una  tavola. 

Queste  osservazioni  agrarie  mensuali  sono  state  fatte  per 
commissione  dell' Aceademia  suddetta  di  agricoltura ,  commercio 
ed  arti  dal  dottor  Ciro  Pollini  vantaggiosamence  conosciuto  per 
altri  di  lui  lavoii  agrarj   e  botanici.     Cominciando    dal    mese  di 


408  APPENDICE 

febbrajo  e  coiitinuando  fino  a  quello  di  giugno  ,  egli  lia  dito 
la  niinenclatara  botanica  delle  piaate  Sjionranee  ,  die  dischiuso 
jiiostvavano  ilfiore.  Alle  notisie  agvarie  delmese  di  settembre 
egli  ha  aggiuato  altre  JO  ,  variefa  d'  Uive  y^rqnesi  alle  63  chc 
descritte  aveva  nelle  osservazioai  delP  aiiab  pvecedente.  Soiio 
queste  tra  le  iips-p",  1'  aleitico  ,  tl  IcaflajoTo  ,  la  ma/zf se  ,  li 
pioinhina  o  di  Cipro  ,  il  I'efosco  ,  le  uve  S.  BavtolouTeo'fe 
S.  Petronio  ,  le  prime  tre  venute  dalla  Toscana ,  la  qiiavta  da 
Ciprf)  ,  le  tre  ultiuie  dalT  Istria  :  tra  le  bianclie  i'  arzi.)li  ,  la 
civilliaa  ed  il  monteiuoro  ,  venute  dalT  Isrria  c  di  Gorizia  Al 
fioe  si  e  aggiuuta  una  tavola  del  prezzo  medio  dei  grani  e  del 
fieno  in  Verona  nelP  anno  i8ic),  la  quale  piii  utile  sarebbe 
riuscita ,  se  in  una  nota  apposta  si  fosse  la  Velazione  die  pftsja 
tra  Ir.  uiisure  di  capacita  Veroriesi  «  '<juelFe  'di  al^i^  Wglofii**!*" 
anche    della  capitale. "  "^^    in;,cl*i<:Jv^iaf.  >     ,'  .     sscr     ^^     i  ,«■  v  T>-n.  . 

•j!.;-_-...  :::><  ,y.  ,,.^1  61  .^  :  <Liili  fe  .,  -» [^nsB  tot  \»r  ir^imi  -lOw 
,  iolefH    '  iai'i:[-i  !»-■   «   _^«.b    •)Ui:rf)    .f>  'I,   <»i.  v   no.   ,  [/I     ^I- .f  omf- 

Le' ' lOpetei ''di  JEnicmno --  volgarizzate  ^ <ia  Gri^lielm/a , 
'MATtr^f.'  Vol.  tre  in  ottavo  iS\^\  'tSao,  stampati' 
a  Vericzid  colla  data  dl  Losarina.'^ 

(  Noi  parleremo  in  altro  faicicolo  di  questa  ottnua  tradyw^Afi, 
e   dei   pregi  di  questa  edizione.  )      ^.o-kj.  fit      ^•  ^i■^(\^yH   f 

'•'TMTi    E'  iCJO*    -•••li. 

♦■  noo  « 

PIEMONTE.  -^n-^ 

Quadro  croiiologlco  istorico  del  vecchio  e  wi.ov6''^tr- 
stanicuto  corredato  di  sp'ipgazioni  ricavate  '  djii  ^ 
Santi  Padrl  ,  con  an  appeadlce  salla  cronologui^ 
del  conte  Laigi  Capello  di  Sanfranco.  —  To- 
■rino,  1820,  dalla  stamperia  Re  ale  ^  e  vendcsi 
*dal  librajo  Gaetano  Balbiao  in  Dora  grossa  al, 
prezzo  di  lir.    i.  70. 

Lo  stes30   autore  ha  pubblicato   anche   il 

Trattato  di  gcografia  astronomica  con  una  carta. 
-Ruranografica. —  Torino,  1820,  per  Cliiro  e  Mina. 
^Vendesi  presso  il  librajo  Pietro  Giuseppe  Pic  sotto 
Hportici  d'llap/^ra  in  Torino  al  prezzo  di  lir.  i.  6c. 

<Oogetto  di  questo  libro  si  e  Tinsinuare  ai  lettori  che  lo 
studio"  della  sfera  e  di  tutta  necessita  ,  e  preferibile  a  ogni 
altro  ne'  rami  analoghi  d'  istruzione  ;  ch'  esso  e  alia  portata 
de' giovanetti  ,  e  die  sia  la  sfer  i ,  sia  T  astronomia  jiratica  pos- 
sono  impararsi  anche  senza  V  ajuto  dflla  geonietrla  e  delle 
matematidie.  La  carta  unita  al  libro  ,  ed  incisa  non  somma 
csattezza,  puo  tener  luogo  di  globo  celeste  e  di  sfera  armiilai-e. ) 


PARTE     1TALIA.NA.  409 

DUCATO  DI  PARMA. 
Opere  di  Angela  Mazza^  —  Parma  i8 16-1 820,  dalla 
stamperia  di  Gius.  Paganino.  Vol.  5  in  4."  ed  in  8." 

Dai  torchj  di  Giuseppe  Paganino  sono  uscici  in  Parma  dal 
1816  al  20  cinque  voluuii  delle  opere  del  celebre  Angelo 
Wazza  ,  nei  quali  sono  coatenute  le  poesie  tutte  di  quel  sommo 
scrittore,  Fatica  del  tutto  vana  sarebbe  il  voler  noi  tessere  lodi 
a  qupsti  classici  couiponimenti.  Chi  non  conosce  il  merito  so- 
vi-ano  del  sublime  Cantore  dell'  annonia  ?  Se  jl  Mazza  non 
avesse  dettato  clie  il  Sonetto  i  Capelli  (vol.  i.",  pag.  8o ) ; 
r  Oda  all'  Aura  armanica  (  vol.  5.°,  pag.  69  )  ;  le  Stanze  sdruc- 
ciole  a  Cesorotti  (  vol.  .5.°,  pag.  37  )  e  gli  Sciolti  V  Inno  all'  ar- 
monia  (  vol.  3° ,  pag.  5  )  ,  basterebbero  anche  soli  questi  capi- 
lavori  ,  unici  nel  loro  genere  ,  a  reudere  la  fama  di  tant'  nouio 
immortale.  Ma  non  potendo  far  parole  deg«e  di  questo  Risto« 
rator^*  della  ^/oyo^Cfl  e  teologica  poesia  in  Italia,  gia  dali' Ali*^ 
ghierr  creata  ,  e  da'  posteriori  o  per  tioiore  abbandonata  ,  o 
per  niancanza  di  forze  mal  seguita  ,  direnio  dell'  edizione  par- 
niense  in  8.°  e  in  4  °  »  ragguardevole  per  nitidezza  di  caratteri , 
finezra  xJi  carta  ed  ordirre  di  disti-ibnzione.  Possiamo  assicnrare 
il  Pubblico  ,  secondo  la  |irotesta  delP  Editore  ,  die  qualiinque 
altra  composizione  ,  la  quale  corresse  sotto  il  nome  del  Mazza 
e  non  fosse  couipresa  in  questi  volumi ,  fu  dall' illustre  autore , 
mentre  vivea ,  gia  rifiutata  ,  e  che  le  impresse  nella  presente 
raccolta  ebbero  tutte  qnante  dal  medesimo  T  ajiprovazione  , 
benehe  sgraziatamente  non  del  pari  l'  ultima  manu.  Duole  as» 
•aissimo  di  non  ritrovarvi  la  maravigliosa  traduzione  latina  det 
magnitici  Canti  deW  Addolorata  fatta  dal  sig.  Benedetto  Del 
Bene  ,  della  quale  tanto  era  1'  aspettazione.  Noi  torncremo  forse 
con  un  ariicolo  apiiosito  su  queste  poesie  ,  discorrendo  del 
merito  loro  caratteristico  ,  p  determinando  il  posto  rhe  Angelo 
Wazza  deve  tenere  sul  parnaso  italiano.  Giovi  intanto  T  aver 
qui  poste  queste  poche  righe  piuttosto  come  un  annunzio  bi- 
bliogi-afico  che  come  un  articolo.  Ma  forse  dovrenio  avere  per 
isci*  ato  r  Editore  di  questa  ommissione  ;  sendo  quel  lavoro 
non  compiuto  per  eonto  del  4-*  canto  di  poi  dall'  autore  ag- 
giunto  ,  ne  dall'  esimio  traduttore  latinizzato.  Possiamo  ancora 
proxiiettere  di  seguito  le  Opere  di  prosa  colla  Vita  di  questo 
Genio  ,  che  nuovo  lustro  accrebbe  alia  nostra  letteratura ,  e 
ottenue  meriramente  dalla  concorde  voce  dei  dotti  il  glorioso 
nome   di   Pindaro   italiano. 

I  prezzi  dell'  edizione  sono  come  segue  :  edizione  in  4.° 
volumi  cinque,  in  carta  velina  cilindrata  e  legata  alia  Bodo- 
niana  con  ritratto  ,  franclii  42  ;  idem  in  carta  azzurra,  fr.  Sa  ; 
idem  in  carta  real  fina  legati  in  brochure,  fr.  26.  5o.  Edizione  in 
8.",  in  carta  velina  legata  alia  Bodoniana  con  ritratto,  fr.  21  ; 
idem  in  carta  azzuiTa  ,  fr.  26.  So  :  idem  in  real  fina  legata  in 
broc/iure,  fr.    i3. 


^m  A.P¥fc,NDXCi. 

-  '--^''^^orAnducato  m  tosgana.^  ^notBiam-, 

Sopia  wi  linovo  Antidoto  pel'srihlimato  cannaUv.tL  'A 
0,  per  le  altre  preparazioni  venefiche  del  mirrurOo'^ 
,i:ricerc/ie  cldmico-mediche  del  dnttore  GinachiifS 
^'^  Taddei  ,  R.  prof,  dl  farmacologia  nelV  I,  R.  Ar- 
ci^pcdale  di  S.  Maria  Nuova  e  Bonifazio  in  Fiz 
reiize.  —  Fireiize  ^    1020,   in  8."  di  pag.    i©^.       ;> 

ij.In  questo  interessanre  opuscold  "si- (Jimosira  i^'i^«f'n'«tft>riinato 
corrosivo  congiuoto  al  glutine  di  frulnerito',  nella'  proporziotoe 
di  .1  a  4,  SI  decijmpoiie  ,  pcrdeiid  »  una  quatitlta  di  ossigeiifc^ 
aicche  di  uq  deutossida  die  era  ,  si  forma  uq  protossido  mer^ 
ciinale.  II  sublimatoj  cosi  coiubiaato  e  di  poco  o  niuno  nottfi 
ineato  a.quegLi  steaei  aniuiali  cui  reca  la  inarte  ,  se  si  dia  lt>fo 
puro  aocUe,  ,iu  dose  di  due  o  tre  graiii  ,  coiiii!  I'  \,  ha  prdvfTO 
con  lipecute  sperienze  di  coufrontt)  fitte  sutle  gallin-e  e-iifii  '<;*i- 
nigli.  L' A.  ha  dato  a  diverst -ammali  d  subliuiato,  ed  alrre  pre- 
parazioni nievcariali  veapli'^he,  noa  sqIo  d.jpo  cbfi  eraiio  di^ 
state  combiaate  e  covretre  dal  glutiae  ,  ma  le  aiumtaisft-ry  ntiyVc 
sole,  faceiidovi  succedere  T  uso  del  gl^tiae  come  antidoto.  "»Da 
quelle  sue  prove  risulta ,  che  i  detti  veleni  mercuriali  Uanuo 
una  leggerissiuia  azione,  se  siano  stati  prima  conglimci  col  siKi- 
tine  ;  hanno  azione  rnediocre  ,  e  non  sempre  senza  pertcolo  di 
grave  dauny,  se  il  glutine  sia  fatto  inghiottire  anche  pooi)  tJ-fjja 
del  veleno.  Quindi  e  che  i  niedici  debbono  ntenere  che  ,  i^l'tU 
la  prontezza  con  cui  il  subliniato  produce  i  suoi  micidiaii  eff^tji 
negli  auiiuali,  ed  avuto  rigiiavdo  al  tempo  che  vi  abbisogna'  p*^- 
r  operazione  cliiuiica  del  glutine  sal  mercurio  ,  1' eHFicacia  di 
questo  antidoto  non  e  mai  tanto  estesa  e  valevolc  coine  allor- 
che  si  possa  darlo  imniediatainente  ,  o  brevissimo  tempo  df»pt» 
r  accaduto  avveleuamento.  Appunto  per  questo  1' A.  insegna  il 
modo  dl  preparare  il  glutine  ,  e  di  averne  sempre  una  quanti6a 
pronta  all' urgeute  bisogno.  Non  essendo  il  glutine  soUibile  nt-l- 
Tacqua,  suggerisce  di  stemprarlo  in  una  soluzione  acquosa  di 
sapooe  di  potassa  nella  proporzioue  di  r  su  10  di  liqmdu  in- 
circa,  agitando  d  miscuglio  dentro  di  un  mortajo  di  pietra,  (in 
che  si  forma  una  emulsions  glutlnota.  Tan  servire  a  questa  pr^- 
parazione  anche  il  sapone  di  soda  ,  awertendo  che  vi  vuole 
piii  lunga  nianipolazione.  L'emulsljiie  glatinosa  cosi  preparata 
ei  agita  piii  vglte  nel  corsa  di  34  ore,  e  poi  si  espone  al  ca- 
loye  della  stufa  in  piatti  od  in  altri  vasi  vetriati  di  larga  super- 
ficie ,  e  si  riduce  a  secchezza ,  indi  si  distacca  e  si  polverizjsa 
agevoiiiiente.  In  tale  statu  si  pua  conservare  inalterablle  in  ca- 
raffe  di  vetro  questa  polvere ,  che  I'  A.  denoni-na  emulslva  di 
gU-finc ;    i;np,«rocche    agitandola    nell'  acijua    forma    subito    una 


PARTE    ITAtlAIiJA.  4II 

emulsione  sinfite  a  quella  che  si  prepara  col  glutioe  fresco  e 
col  sapone  ,  ed  ^  otriuio  autidoto  ai  dt-tti  veleni  niercunali. 
l>'  A.  diniostra  con  sakle  ed  ^ideati  ragiouL ,  cLe  tjuesto  auii- 
d(*to  da  esso  scopeito  e  prefeubile  all'  albimnna  d  novo  iiidi- 
c.^a  dair  Orfila  couie  rimedio  il  j.iu  efficace  contro  il  subliniato 
corrogj^o.  A  quesie  licerche  ue  aggiugne  alcune  altre  accessorie, 
n6ir  iu'«*no  iiupovtanri  ed  urili ,  sul  niodo  di  agiie  del  sublinjato 
coAroaivo  nei  tessuci  ovganjci.  degii  aaimali  viventi ,  e  sull'  uso 
e  gli  efi'etri  della  stesEa  )>rppaiazioiie  nella  ciira  delle  nialartie 
veneree.  E  iutorno  a  questo  ultimo  argonieuto  eglt  sostiene , 
che  il  BubJiaiaco  ,  bene  e  prudenteuiente  aniaiinistrato  ,  ser oudo 
i.j3re<;etti  del  Boerhaave  ,  del  Barone  Van-S\vieten  ,  e  del 
0ft  .Haen  ,  debbe  essere  ancora ,  come  e  stato  le  mille  volte  , 
llj.piii  eaergico  e  pronto  rimedio  della  sifiliile.  Isell' ajijilaudire, 
Q$>i^e  e  debjto  ,  a  questo  lavoro  j  regevolissinio  del  prof.  Tad- 
^i|,  ^ccitiamo  i  medici  a  valersi  in  pratica  dei  niiovi  lumi  e 
rilftivfia-\j  .owg^rioienLi  Del  medeaimo  contenuti ,  aflrinch^  tie-dli^ 
■fis^  j?ya-  "Juautta  tutto  il  vantaagio  cLe  essi  promettono.     ■"'-'^ 

-3-iq   3111b  bt,  ,03£auldoc  h  ikuiiii/;   itJJv;b   k   vuA>  «d   .A '  J   .ifgm 

^j^^coti  llordti  'dc  V'LvikRGo  'volganzzdil  di,'  Mdri 
Mcello  Adriani  il  gioviiie.  —  Fir  raze ,  1820  ,  dalld 
'^'^'stamperia   Fiatti  ,  torn.  II,  di  pag.  494.    torn.  III , 

;;:''ttf  pag.  552 ,  in  8° 

!      Progredisce    questa    edizione    con    quel  lustro  con  cui    si   era 

;intrapresa  ,    e   del    quale   si   e  da  noi  fatta  menzione  nel  tomo  I  8.% 

pag.    112.   Contiene  il  2.°  volume    altri  opuscoli    morali  di   Plu- 

tarco     volgarizzati     da    Marcello   Adriani ;     e  sono   questi    1'  opu- 

ecolo   del  non   adirarsi  ;  qucllo  se  fu,    ben  detto  :  naScondi  la  tua 

~i>ita  i   altro   quali   passioni    sieno    peggiori  0  quell;    deW  amino  o 

^quelle  del  coipo,   e  T  altro  che   non  si  pub     vivere     lielame?iie  se- 

[condo   la  dottrina   di  Epicuro.   Seguono   gli  scritti   diversi   di  quel 

^filosofo     del    lodarsi    da    se  stesfo    senza    Invidia  ;   dell'  invidia   e 

AeVt  odio;   di-Ila  curiosita;    della  versos'ia    biasiiuev'ile  \    della  /o- 

,quaciia  ;   dell'   avarizia,  e   del  non  convenirsi    pigliare  ad    usura. 

Trovansi   quindi  gli  nvvertimenti  di  sanita  .   disposti  in  un  dialogo 

;  tra  Moscliione  e  Zeusippo ,   uel   quale  si   uarta  delle  relazioni  che 

-passano   tra  la  filosofia  r   la  salute  umana.  Mtri  opuscoli  vengono 

^ancora   in   seguito  ,   e   quelii   sono   della  fortune  .  dell'  esilio,  della 

-tranquillita  deW  animo  ,  AeV^  amor  fraterno  ,  dei   puniti   tardi  da 

Dio  e   della  super stizione. 

Contiene  il  3."  vohime  il  Convita  dei  sette  savj  ,  1'  opuscolo 
se  gli  Aieniesi  furono  piu  faiuosi  in  arme  o  in  lettere ;  le  cagioni 
d' usanze  e  costuini  Greet,  e  cosi  pure  Romani;  il  parallelo  aei 
falii  Hreci  e  Romani  ;  gli  opuscoli  della  fortuna  de'  Romani ,  e 
della  fortuna  e  virtu  tT  Jlessandro  ,  quest' ultimo  diviso  in  due 
trattati ;  gli  apofiegmi  e  detti  memorcbili  de'  Greci ,  de'   Romani , 


412  APPENUICK 

de'  Lacedemoni ;  varj  apoftegmi  di  privmi  ed  oscuri  Spartani  ;  e- 
cli  antichi  ordtnamenti  e  costumi  del  Lacedemoni.  Le  donne  al- 
tresi  troveranno  pascolo  in  cjuesto  volume,  giacclii-  si  chiude 
cogli  apoftegmi  o  dctti  fainosi  di  donnc  Spartane  ,  e  roll'  opusoolo 
delle  viTtii  delle  doiuie.  La  pubblicazione  di  questi  opuscoli 
tradotti  in  buona  lingua  italiana  crediamo  noi  dovere  riuscire 
di  grandissimo  vantaggio  ai  buoni  studj  ,  e  massiine  alia  gio- 
Tentii ,  perche  meiitre  colla  letttira  di  quegti  aurei  scritti  essa 
i'  imbeve  delle  massiuie  della  piil  sana  morale  e  delle  Jilosoli- 
clie  vei-ita,  essa  apprende  al  tempo  stesso  una  maaiera  di  scri- 
Tere  colta  ed  elegante  ,  egualmente  lontana  da  qualunque  vizio 
d'  impurita,  quanto  da  qualunque  studio  di  aflFettazione.  Riceviamo 
avviso  dair  Editore  che  anche  il  IV  vol.  6  uscito  da' suoi  torcbj. 


Grammatica  inglese  ad  uso  dfgV  Italiani ,  dl  Vergani  , 
sempliclzzata  e  ridotta  a  XXI  Lczioni.  Seconda  Edi- 
zione  intierameiite  rifiisa ,  corretta  ed  accresciuta 
si  nclle  regole  della  prominzla  che  nelle  lezioni  e 
nei  temi  da  C.  A.  Vanzon.  Livoriio,  1820,  presso 
Glauco  Masi ,  in   i6.°  dl  pag.   296. 

Questa  e  la  piii  comoda  ,  la  piu  tascabile  ,  e  per  quartto  ab- 
biamo  osservato  ,  anche  la  piu  corretta  delle  Grammatiche  In- 
glesi  ad  uso  degP  Italiani.  Giovi  qui  riportar  V  indice  delle  ma- 
terie  per  far  conoscere  T  ordine  col  quale  e  trattata,  e  coglianio 
questa  occasione  per  animare  gl'  Italiani  ad  imparare  una  lingua 
cosi  bella  ,  cosi  ricca  d'  insigni  scrittoi-i  in  tutti  i  rami  dell'  a- 
mena  e  della  profonda  letteratura. 

«<  Definizioni;  Introduzione  alia  pronunzia  inglese;  Regole 
generali  della  pronunzia  delle  vocali ,  dei  dittonghi ;  Lisia  delle 
parole  che  si  alloutanano  dalle  regole  generali  della  pronunzia; 
Pronunzia  delle  consonanti;  Regole  generali  sull' acceuto  ;  Degli 
articoli ;  Dell'  articolo  indefinito  ;  Dell'  articolo  partitivo  ;  Plurale 
dei  noiui ;  Del  genitive  possessivo  ;  Degli  addiettivi ;  Dei  couipa- 
rativi  e  superlativi  ;  Coiitiuuazione  delle  ossevvazioni  sui  com- 
parativi ;  Dei  nonii  di  nuaiero ;  Dei  pronouii  personali ;  Modo 
di  esprimere  in  inglese  le  particelle  jie  •,  vi  ,  ri.;  Del  prononie 
possessivo  ;  Del  pronome  relative  ;  Del  prononie  dimostrativo  ; 
Dei  pronomi  indeterniinati ;  Gonjugazione  dei  verbi  ausiliari  j 
Conjugazione  d'  un  verbo  principale  per  servire  di  modello  a 
tutti  i  verbi  regolari ;  Tavola  alfabetica  di  tuttti  i  verbi  in-ego- 
lari ;  Dei  verbi  passivi ,  riflessivi  reciproci,  difettivi  e  imperso- 
nali ;  Delle  negative  ,  delle  interrogazioni  ed  esclamazioni  ;  Dif- 
ferenti  maniere  di  n-adurre  in  inglese  il  pronome  generale  si ; 
Avverbj ,  congiunzioni ,  preposizioni ,  intei-jezioni ;  Lista  delle 
principali  abbreviazioni  ,  e  dei  diminutivi  dei  nomi  proprj  della 
lingua  inglese;   Osservazioni  sulla  maniera  di  tradurre  in  injlese 


PARTE   ITAtlANA.  4^^ 

le  par6le  itallane  si^nore ,  signora  ;T)e\U  v^rslficazione  inglese; 
Irttroa«zioae  alia  conversaz.one  .nglese ;  Eserczio  su.  veib>  .r- 
reg.,l.«-i  Che  SI  usaao  il  p™  sovente  nella  conversazione;  tias. 
faittiliari.  » 

"W.'c^Qltd  del  piu  sccltl  monumenti   dl   helle    Am ,  si 
ll'-^di  pittura  e  sraltiira  ,  come  cf  architettura  e  d'  or- 
''."^ooiato  ,  che  esistono  nella  cittd  di  Siena. 
-■'Tino   dal   ras^^to    anr.0     1819    erasi    con    uarrltno  manifesto 
^i!«-ome8sa   rrnest'  opera  ,   nella  quale  proponevas.  la  p.bbhcazione 
dipreziosi     monumenti    per    la    niassin.a    parte  inedm  e  scono- 
sciuti,  ciiseenati  da  espertissimi  attisti  colla  p>u    scrupolosa  ac- 
cLtezza,    e    col    p.u    franco  e  ..goroso   tocco  d:  buhno   mc.s. 
Le   tavole   di   architettura    prouiettevansi    a"°'^P^g"^%'    °'^^,;/ 
bAsogtiolo  rich.edesse,   di  piama,  alzato  e  n-"^'"'.  ^,  ^^"^ .=;"■: 
-^r/ed  trrnati    sr  imendeva    d.    dare    m    f'''°^f.  '  '^^"^.f  '  ,f, ," 
•importanti.  rrami  dovevano     essere    corredat.    d.  analog!  e   .11,- 
strazioni  in  lingua  kal.ana,   8tesa  dal    pofessore   di  quella  ut.^- 
TersTciuseppe  Pohri,   e   tutta  1' opera  doveva  essere    esegu.  a 
■^Sna   assi.tei?  del  sig.   Giuseppe   CoUg.cn,    dn.uore    dt  cpje  la 
I    R.   Accadenua  di  belle    Arti  ,    perit.ssuno    dell   a.te    p.ttouca. 
Con    un     secondo    n,anifesto    di    quest"  anno    niedesimo    si    e 
pubbUcato   un  saggio   di  due   tavole  ,  annnnziandosi  el>e  net  rami 
auccess.vi   si  ac!;iugncranno  masse   d'  ombre  piu  forti  ,    onde  ot- 
tenere  maegiore   efletto,   massime   nei   quadri    compUcatiss.mi  di 
fiaure     Uno   di  que' due  rami  ,  che    abbi.mo    sot.   occhio  ,    rap- 
prelenta  parte   di  un   quadro   de.    d.ec.    famos.    d^egnat.    ed   m 
pLte   dipnti   a  fresco   da  Rafaello   e  dal    i>,,nmnc,/.o       es.stemj 
Slblteria   dl   quella  n-.etropor,tana ;   1'  aUro   una    spaUetta  del 
coro   della  metropohtana  medesuna  ,  che   forma  una  be'la  "rva, 
lavoro   complicatissimo   e   bene   mteso  ,   ese^gutto   da  ^^^^''^enico 
ncdeuo  d.   Giovanni  da  Montepulc-ano   e    da    Maes.n,    ^o..«    o 
di  FUippo  Fioreutino  con  disegno    di  Bartolomeo     Ncrom    detto 

''  Quete   tavole,  sebbene   mancant.  di   o.nbre  ,  no,;   l-;-^;b-« 

essere  meglio  eseguite  ,  ed  U  --&6:'-«  ^-^  r^'^S'"  ! '  ,tV>de^ 
massime  del  quadro  compos.o  di  cnciue  f.gure  ,  V  -;":;\  ^^'^^ 
mente  tutto  .1  carattere  dell' or.g.nale  ,  ^".-'^'-7°"  -X'^;  ^.po! 
disegno  se  ne  puo  acquistare  una  gmsta  '^f^^-.L^^  /^^^e  r 
losa'fedehi  vedesi  osserva.a,  massune  nell  ar.a  delk  ^  e  e 
nelle  pie^he  armon.che  de'  vestm>ent..  Lo  stesso  ?"«  j''^^  ^'^^'^ 
V  altra  tavola,  nella  quale  oltre  ,  bell.ssu.u  ^^ttagl  del  cu,a  o 
si  vede  ancora  bene  espressa  I'  mtenz.one  dello  ^-^^'^j;^^ 
nnita  Cgura.  1  pi^  valent.  profess:.,  hauno  applauduo  a  q  e.o 
primo  sagg.o;  e  non  resta  a  desiderare  se  no n  che  I  p 
Lntiuuatr colla  eguale  accuratezza  e  d.l.genza  pel  l^^^^^^^, 
oi-tisri  diseguatori  ed  incicori.  F.nora  noa  c.  r  state  conce.so 


414  APPENDtOK 

■vedere  alcun  saggio  delle  illustrazioni ,  le  qaali  Hcbbono- eSsere 
etampati  ia  cai'attere  palcstina  ,  ed  in  cai'ta  veliiia  all'  ueo  In- 
glese  ,  che  e  la  niedcsima  dflle   tavole. 

Tanto  pill  e  desiderabile  la  continuazione  di  quest'  opera  « 
qnanto  che  si  promettono  d.ipo  i  qiiadri  sucrennati  nella  biblio- 
teca  capitolare ,  quelli  di  Pietro  Perugino ,  di  Luca  SigiwrelU  , 
del  Genga  di  fra  Bartolomeo,  di  G-uido  Reni  ,  c  coa  ordine 
cronologico  le  opere  di  tutti  gli  artisti  e  jtittori  di  Siena  ,  che 
dal  secolo  XII  slno  ai  nosiri  giorni  fiorirono  cola  e  forniarono 
una  celebre  scuola.  Si  aiinuuziaiio  pei-  ultiuio  tie  graiidi  rami , 
»ei  quali  sara  inciso  il  paviuieuto  della  luetroj^olitaiia  ,  degno 
per  il  fiore  dell'  arte  e  la  uiaestria  del  disegno  che  vi  rlsplen- 
dono ,  di  essere  conosciuto  qiianto  1  piu  bei  uioiiumenfi  dell' an- 
tica  Grecia  e  di  Roma  ;  esso  rappresenta  vai"j  fatti  della  Sacra 
scnttura  disegnati  da  Domenico  Beccafuml  detto  Merherino.  Quei 
rami  81  distribuiranno  al  fine  dell'  opera  giatuiramente  agli  asso- 
ciati  ,  ai  quali  1'  opera  e  j5ropo3ta  al  j  re/!i;o  assai  uioderato  di 
paoli  5  Fiorentini  per  ciascuna  tavola  accuuipagiiata  dalla  rela- 
tiva  ilhistrazione. 


STATI    PONTIFICJ. 

Le  Fisiche  rivolnzionl  della  Natura^  o  la  Palinge- 
nesi  filosofica  di  Carlo  Bonnet  convinta  di  err  ore, 
Dissertazione  teologico-filosofica  del  P.  M.  Fdippo 
Anfossi  delV  ordine  de^  Predicatori.  Roma  pel  Mor- 
dacchini    1820,  in  8.° 

Carlo  Bonnet  nel  suo  libro  della  Palingenesi  iiniuagino  una 
fierie  di  luetamorfosi  alle  quali  ha  in  parte  sDggiaciuto  il  nostro 
mondo,  ed  in  parte  soggiaceru  per  1' avvenire  :  esso,  die' egli, 
e  stato  un  tempo  sotto  forma  di  verme  o  di  bigatto  ,  ora  e 
«otto  figura  di  crisalide  ,  e  1'  idtima  rivoluzione  lo  ridurra  a 
quella  di  farfalla.  In  questo  mondo  cosi  rifatto  gli  uomini  re- 
Busciteranno  piu  inteliigenti,  e  tutte  le  loro  facoUa  avranno  un 
maggior  grado  di  perfezionc  :  qucsta  resurrezione  si  rechera  ad 
effetto  mediante  lo  stJluppo  di  un  corpicciuolo  incorruttibile  che 
tutti  abbiamo  enti-o  il  cervello  ,  e  che  egli  chiania  germe  di 
restituzione  ,  in  cai  rimane  1'  aniiua  ,  poiche  il  corpo  c  discioko, 
Trasportato  1' uomo  a  nuova  vita,  gli  elefanti  e  le  scimie  rap- 
presenteranno  suUa  Terra  queila  parte  che  rappresenta  cjuesti 
fra  gli  aniujali  bruti ,  giacclie  essi  niedesimi  iono  capaci  di  un 
gvado  illiniitato  di  perfettibilita  ,   ecc. 

II  Bonnet  die  era,  come  ognun  sa  ,  uomo  dabbene  s'  indu- 
stria  di  provare  che  questo  suo  sisteina  aon  e  in  opposizione 
con  la  Biblia,  lua  comparve  fin  da  principio  cosi  stravagante  e 
bizzarre  che  non  fece  mai  fortiina  ,  e  pochissiuii  ebbero  ed  hanno 


PARTE    ITAIIANA.  4l5 

ia  BoffersnsA  <Ji  leggerJo.  Un  gran  servigio  all'  autore  ven  Je  ora 
il  Padi'e  Maestro  reguscitaodolu  dopo  tanti  anni  dall'  obblio  ,  e 
e  uiettendolo  in  pin  ciiiara  luce.  Questa  ^  una  palingenesi  o 
una  rigenerazione  di  <fuell'  opera ,  ma  dall'  altro  canto  noti 
luanca  d'  ioipugnarla  con  niolto  zelo  e  con  molta  veemenza  ap- 
popgiandosi  suli' autorita  delle  Sacre  carte,  dei  gautt  Padri  c  dci 
teologi.  Egli  chiama  qnesto  gistema  empio  e  sacrilega  (  pas.  8l  ), 
ed  ereticale  (  pag.  48),  pieno  zeppo  di  massiiue  condannatft 
gja  negli   Origenisti. 

II*  libretto  termina  con  una  nota  relativa  ad  una  contestazione 
•ucceduta  fra  esso  l^i  ed  il  professore  Settele,  e  di  cui  lianno 
gia  pariato  alcune  gazzette  di  Germania  e  di  Fi^ancia.  Qiiesto 
professore  volendo  pubblicare  i  suoi  Elementi  di  astronomia  ne 
fu  iuipedito  dal  Padre  Maestro  ,  il  quale  allega  qui  i  niotivi 
che  lo  hanno  deieruiinato  a  negare  la  licenza  della  stauij^a. 
Trascriveremo  tutta  intiera  la    nota. 

«  E  compreso  in  queste  parole  un  certo  scritto  a  cui  il  P. 
3>  IVIaesvro  del  Sacro  Palazzo  nego  V  Imprimatur ,  perch^  s'  in- 
»  segna  in  esso  non  come  ipotetica,  ma  come  posidva  la  mobi- 
»  lita  della  terra  ,  e  P  immobilita  del  sole.  E  siccome  taluao  lisi 
»  avuto  la  nialinconia  di  render  pubblico  questo  fatto  faceudolo 
»  inserire  in  un  foglip  periodico  di  Parigi  (  Journal  des  debats 
»  1  mars  )  ,  e  di  ricorrere  contro  di  lui  a  cui  solo  appartiene 
»  dopo  r  Em.  Card.  Vicario  di  accordare  la  stampa  dei  libri  , 
»  come  si  puo  vedere  presso  il  Catalani ,  De  masistro  Sac.  Pa~ 
»  lalii,  Apostolic i ,  cap.  rii »  cosi  e  bene  cbe  tutti  sappiano  i 
»  niotivi  per  cui  non  ha  voluto  pennettere  the  ei  stampr,  e 
»   sono  i   seguenti  : 

»  I.  Le  chiare  e  manifeste  espressloni  della  Scrittura  in  cui 
»  si  asserisce  costantemente  il  moto  del  sole  ,  e  1'  immobilita 
51  della  terra.  Eccl.  I.  vers.  4-  Generatio  proeterit ,  et  generatlo 
»  advenii ,  Terra  autein  in  ceternum  slat.  Oritur  sol  et  occldit , 
»  et  ad  locum  suum  revertitur ,  ibique  renascens  girat  per  meri~ 
j>  diem,  et  flectitur  ad  aquilonem. 

■a  II.  L'  unaniiiie  conseiiso  dei  Padri  riferiti  da  Natale  Aies- 
»  sandro  (  Hist.  eccl.  Veter.  Testain.  Dis.  xui  prop,  unica )  ,  i 
j>  quail  hanno  inteso  letteraluiente  i  testi  della  Scrittura  su  que- 
»  sto  punto  ;  dal  cLe  ne  siegue  che  era  questo  il  sentimeuto 
3)  del  a  Cliiesa  cattohca  ,  come  dice  il  Melcliior  Cano  (lib.  7 
3>  «fe  locis  Theolog.  cap.  3.)  Non  enim  aliud  viri  illi  omnes  tanto 
»  consensu  sensisse  credendi  sunt  quain  quod  coinmuniter  ecclcsia 
)>   cathohca  sentiebat. 

»  III.  II  giudizio  clie  si  e  formato  della  contraria  scntenza 
»  nella  causa  famosa  del  Galileo  ,  cbe  il  P.  Waestio  non  poteva 
»   ignorare. 

»  IV.  I  libri  che  sostennono  come  dottrina  posiiiva  ,  e  non 
»  come  ipotesi  la  mobilita  della  terra  soao  stati  inseriti  neU'  iu- 

Bibl.  ItaL  T.  :X.VIII.  27 


4»n  A  !>  j*wdyie'K 

»   dl'^e  de*  protl^ifi,  «  avvt-bbe    dovuto    {n¥«i'rtrvi«i  «ttcIiA'^^6'i!Tii 
»    del   sij.    pr-ifes^  )!•«• ,    se    fi    fissp   ]ifrmes80    tli  stmnparln. 

»  V.  I  due  deci'i-'ti  dflla  Sacra  rnngreiia/iDae  dell'  Indicp  ,  di 
»  cui  tl  P.  I^Inesrm  del  Sncr>  ralazxi)  ^  pro  trinpore  A.ssisrfuie 
»  perMcturi  ,  e.  conitt  tale  deve  )irrteuraVne  T  e^ecuzione  Uno-fe 
»' del  5  m^rzo  i6l6,  «  T  alCro  del"  1620,  e  veden-e  «i  possont> 
it  presso  il  F.  Salvatove  M.  Roselli  ;  2.  2.  pattis  Physicce  pal'- 
»  ticufnris ,  petg.   188  e  aoi.  '   " 

»  Qaestr  soao  i  motivi  per  cui  il  P.  Miesrro  del  Sacro  Pai 
»  lizz)  non  ha  voluto  pennettere  che  si  staiupi.  Ej;li  peralrrr* 
»  ^  per3u;iso  die  o  siasi  gia  stampatrj-,  o  sia  per  atainparsi 
»  senza  il  suo  penijesso  ,  come  gli  e  arvertuto  altre  volte,  "e 
»  l\i  avviene  oontiuuamenre.  E  pera  si  crede  ia  dovere  di  far 
»  noto  a  tutti  il  decreco  di  Benedetto  XIV  1  sectembre  1744, 
»  in  cui  anpTova  e  conferma  i  decreti -^ de'  iaoi'-~predecessorr; 
a   quibus  rautuiii   est  etc.   »  —  '   ' ' 

OniettiaiHo  la  citazione  delle  parole  di  qnesto  decrcto  in  cui 
si  proibisce  di  8taui|  are  Ubri  senza  licenza  del  Maestro  del  Sacro 
Palfizzo,  o  del  S'icario  sotto  pena  di  anateiua ,  della- cofBbaK 
»tioT.ie  de' libri ,   e  della  multa  centum  ducatorum  auri.  ■" 

Cici  nou  potra  mai  addivenire  al  iiostri  A.,  giaccli^  *gli  we- 
desiiin  rilascia  firinalaieTite  la  licenza  dell'  iiupruiiatur  alle  pro- 
prie  opere  ,  coiue  si   vede  ia  quella  di  cui  diaino  ragguaglio. 


NOTIZIE  LETTERARIE  COMUNICATECI. 


L" 


abate  Amedeo  Peyron  ,  professore  di  lingne  m-ientali  nella 
R.  Uiiiversira  di  T'lrini  scopri  frammenti  di  Cicerone  in  un 
palirapsesfo  gia  appartenenre  al  Monastero  di  S.  Colonibano 
di  Bobbin.  Oirre  a  raolti  foeli  de'le  orazioni  gia  note  pro  Cluen- 
tio  ,  Caecina  ,  Coelio  ,  in  Pisonem  ,  ecc.  ,  i  ((uali  ci  danuo  note- 
voli  variantl  ,  e  confermano  lezioni  irragionevolirente  tormentate 
d.i  intern,  eranti  critici  ;  il  1  alinipsesfo  contiene  altresi  franniienti 
delle  inedite  orazioni  pro  Scaurn  ,  pro  M.  Pulho  ed  m  Clodiuin. 
Di  queste  alcune  parti  ne  ave^^a  gia  pubblicite  Tab.  Mai  da 
nn  co'licc  resrri  to  bobbiese  conservato  nella  biblioteca  anibro- 
eiana  ,  tantocli^  a  prima  giunta  parrebbe  die  i  figl'  rescritri 
toinesi  e  gli  ambrosiani  appartenessero  ad  imo  stesso  rodfce 
bobbiese  ;  iua  una  leggiera  differenza  nella  scrittura  ,  il  mnss:tao 
divario  nella  qualita  della  pergamena  ,  1'  esseve  T  ambrosiano 
icritto  in  tre  colonne  ed  il  torihe^e  in  due  ,  e  fiualmente  la 
coincidenza  di  alcune  parti  dei  framinenti  torlnesi  cogli  ambro- 
siani, cosi  che  e  ne  emendino  la  lezione  ■  e  ue  riempiano  pa- 
recchie  laoune  ,  tutto  aperta.iiente  dimostra  die  due  diver^i 
'codici  delle  Orazioni  di  Cicerone  si  consevvavano  nel  uiooa- 
jtero  bobbiese,  oltre  al  codice  di  Asconio' Ped  ano  ed  a  quello 
de  Repuhlica.  Se  noa  clie  la  stoiia  c  le    ricdiezze  -deir  iusij^ue 


b^liotecadi  S.  Colcunbaao  verranno  discorse  dallo  tte«so  Pro- 
fessore  Peyroxi  ,  il  quale  dicesi  die  abbia  trovati  paiecchi  mo- 
nuiuenci  che  lo  concei-nono,  e  segnataniente  il  catalogo  che  i 
j\Iouaci,  ne  dctcarono  assai  accurauimente  nell' anno  146 1.  II 
codice  rescritca  phe  ora  appartiene  alia  R.  biblioteca  di  Torino 
era  svanito  per  uiodo  ,  che  la  soluzioae  di  gaila  orientale , 
•olito  mezzo  per  ravvtvare  le  smorte  scritture  ,  appena  ne  vi^ 
vificava  poclie  Unee  ,  ma  il  signor  Giubfjrt  ,  professore  di  Chi- 
mica  suggeri  all'  ab.  Peyron  tal  iiquitlo  efficacissimo  ,  per  cai 
lo  scolorato  ferro  torno  a  luostrarsi  insigne.  Lo  stesso  liquido 
fu  pure  proposto  in  Roma  dal  celebre  Davy  al  signer  ab.  Mai; 
e  prima  di  quesri  era  stato  nella  meta  dello  scorso  serolo  tro- 
vato  e  descritto  dalT  inglese  Blagden  nelle  Transactions.  Cosi  i 
•ommi  ingegni  convergendo  verso  V  assoluta  ed  unica  veriest 
dauno  eeuza  alcun  sospetco  di  plagio  o  d'  imicazione  gU  »tes»i 
risultati  uelle  stesse  cose.  ,     ^^ 

-      <    ib   -jli-i'iii  I      •]'  I   ■'  0 

'--   Credianio  fare    Cofea    grata'    ar    nostvi  leggitori  col  pubblicare 

'la  seguenre  iscnzione  clie  dalla  lettvira  tleil  opera  ultiiuauiente 
comjiosta  dal  signor  conte  Perticari  venne  ispirata  ad  un  dotto 
•Virroriese. 

-ti  .  IVllVS    •    PEETICAr.IVS  "' 

■-  INNOCENTIA    •    DANTIS    •    ALIGHERi  ' 

i»=^  ET    •    FAMA    •    VINDICATA 

ITALICI    •    SEBMOKIS    •    ORIGIITE 
AMPLITYDINE    •    LIBEKTATB    •    ASSERTIS 

jUj.  rVRFVKEORVM    •    INSGITIA    .    PATEFACTA 

jg^.  TIRANNIDE    •    EVERSA 

c.jii  VOTVJI    •    MERITO    •    MINERVA 

C  O  K  R  1  S  P  O  N  D  E  N  Z  A. 

Sig.  Direttore , 

Brescia  lo  giugno  1820. 
Puo  esser  degna  del  vostro  Giornale  la  notizia  che  il  signor 
Luigi  Moutesanto ,  uiantovano ,  ha  oou  e  guaii  qui  tei-minat» 
ua  organo  per  la  basilica  dl  S.  Giovanni  ,  il  quale  fa  1'  amnii- 
razione  di  tiuti  i  veri  intelligenti,  e  la  delizia  di  chi  concorre 
-ad  udirlo  ,  quando  pero  e  sonato  da  persone  capaci ,  che  qui 
per  mala  venciira  non  sono  in  buon  nuuiero.  II  sig.  Montesanto 
i  senza  dubbio  imo  de'  piii  esperti ,  de'  piii  ingeguosi  fabbrica- 
tori  che  conti  ora  il  nostro  regno  ;  egli  e  conoscitore  tilosofo 
deir  arte  sua  e  nieccanico  soccilissiiuo  Per  cajjire  fino  a 
quale  luaj^ica  illuslone  possa  giugnere  questo  sublime  istromento, 
o  piuttosto  cjuesta  artificiosa  riunione  di  tanti ,  bisogna  udirl* 
gonato  da  un  altro  bel  genio  mantovano  che  voi  pur  conoscete. 
Voi  vedete  suhito  che  voglio  alludere  al  sig.  Coiuencini.  Pochi 
sonacori  i*  Italia,  ed  ai'direi  dire  in  Europa,  canoscoua  uiegli* 


4l8  APPENDICE 

di  lui  il  sonar  1' ora;aao  nel  genere  de' concetti,  dando  a  quc- 
sto  stroinpnto  tutta  quella  vaneta  di  conibiuaiiioui  di  cui  e  ca- 
pace  ,  e  tutto  quel  brio  e  quel  seiitimento  di  chiaio-sciu'o  che 
parpva  pi-opvia  soltanto  dell'  orcliestra.  II  eig.  Montesauto  poi 
allonranaadosi  ne'  suoi  organi  da  tutte  quelle  puerilita  clie  haano 
fatto  ne"  tempi  passati  la  fortuna  degli  organi  e  de'  fabbricatori, 
oouie  il  canto  della  quaglia  ,  della  parussola ,  del  fringuello  , 
la  voce  puerile  o  nasale  ,  ed  altre  eofisticherie  tbe  due  eecoli 
fa  parevaao  iniracoli  ncir  organo  di  Trento  e  di  Utrech ,  ecc. 
si  e  particolariiiente  occiipato  a  dare  a'  suoi  organi  un  maggioro 
cqiiilibrio  nella  forza  degh  acuti  e  dei  bassi ,  una  ceria  pro- 
porzione  fra  lutte  le  voci  de'  suoi  istromenti  ,  uiaggiore  roton- 
dita  in  quella  delle  sue  trombe ,  una  uaitazione  cIjc  lilude  nel 
su.)  Ilauto  traversa  ,  nella  sua  viola,  nel  suo  corno  inglese,  ixel  suo 
violoncfllo  ,  di  nianiera  che  ti  pare  seatire  o  il  fischiare  del 
labbro  nel  prime ,  o  lo  strisciare  delT  arco  del  secondo  ,  o 
il  suono  nasale   e    caratteristico   del   terzo,   e   cost   discorrendo. 

Da  per  tutto  dove  il  sig.  Montesanto  ha  fabbricati  organi  ,  i 
poeti  (  aliueno  dove  vi  erano  poeti )  gli  hanuo  tnbutate  lodi 
cpii  versi  stanipati.  La  nostra  citta ,  che  ,  come  voi  sapete  ,  non 
maaca  di  buoni  poeti  ,  non  e  stata  in  questa  occasione  niinore 
delle  altre  ,  e  il  sig.  Montesanto  ha  avuto  il  suo  sonetto  stam- 
pato  per  Niccolo  Bettoni  e  socj.  —  Si  accusa  auior  del  sonetto 
iin  profeasore,  che  pero  non  e  Cesare  Arici,  il  quale  e  tuttora 
inconsolabile  per  la  perdita  di  uca  amabilissima  sposa.  II  sonetto 
non  mi  par  degno  de'  vostri  fogli ,  ma  voi  e  come  Direttor  di  un 
Giornalc  di  tanto  gi-ldo  ^ici-  la  aana  sua  critica,  e  come  uian- 
tovano  coinpatr-iotta  di  Virgiho  ,  non  dovete  ignorai-e  la  chiusa 
di  questo  sonetto  ingiuvioso  ,  a  mio  avviso  ,  a  iMantova  ,  a  Vir- 
giho ,    a  Wontesanto  e   al  buon  se^iso, 

Dopo  aver  chiesto  il  nostro  poeta,  cioe  il  nostro  professore, 
nelle   due   prime    quartine    donde    il    sig.   Montesanto     ha    presa 
Un'  arte   cosi  portentos*,  dopo  aver  detto  nella  prima  terzina  che 
Nuova  I'  arte  non  e  che  insiem  congiunge 

Piii  canne  armonizzate  a  tuon.  concorde , 
Ma  dove  arrivi  tu  ,   quella  non  giugne  i 
Conchiude  con   questa  bestemuiia  : 

Jjen  a  ragioii^   chiara  citta  di   Manto 

Per  due  tuoi  figU ,  invidia  ogni  altra  morde. 
Uiio  primo  nel  suon,  V  altro  nel  canto. 

Cosi  il  nostro  professove  confonde  un'  arte  liberale  con  un'  arte 
rncccanica ,  cosi  paragona  un  cantore  con  un  fabbricator  di 
fitrojuenti ,  cobi  avvilisce  1' arte  sua,  cosi  confonde  e  rimescola 
If  idee  piu  disparate.  Virgilio,  il  goave  Vu-gilio  che  fece  pian- 
gere  A'-igusto  e  sveoire  Ottavia  cogl'  inarrivsibili  suoi  versi  .... 
paragonato  al  sig.  Wontesanto  che  ha  fabbricato  1'  organo  di  S. 
Giovanni  ,  il  quale  non  fa  pianger  nessuno  fino  a  che  il  signer 
Wontesanto  non  preglii  qualche  bel  genio  che  il  sappia  eouare 
in  inodo  da  for  piangere  M  !  S 


PARTE    ITA.LIANA.  4Itt 

Chiarisslmo  slgnor  Direttore  delta  Blblloteca  italiana. 

'^'^Ila  si  eompiacque  di  dare  nel  suo  giornale  V  esrratto  d'  ua 
inio  libricciuolo  intitolato  =  Disrorso  in  cui  si  ricerca  qual 
parte  aver  possa  il  popolo  nella  forniazione  d'  una  lingua ,  e 
Considerazioni  ecc.  =  Ho  qiiiiuli  ragione  di  sperare  cli' ella  vo- 
glia  inserire    nella   Biblioteca    Italiana  questa  mia  protesra  coUa 

?uale  intendo  scolparmi  da  un'  ingiusta  accusa  datami  dal  Conte 
erticari ,   e  ripetuta  dal  Cav.  Monti.  E  mi  creda 
Di  Firenze  9  giugno   i8iO. 

Sno  devotisslino  servo 
L' AUTORE. 
II  sig.   Conte  Giulio  Pertlcari  alia  pagina  Sao   delta  sua  Apo- 
logia di  Dante,  dopo   aver  notato   essere  il   Ubro   intorno  al    Fb/- 
gare  EloquLo  1' ultima  opera  scrltta  dall' Alighieri ,  pone  a  schia- 
rlmento   del  suo   teslo  apologetico   questa  ctiiosa  : 

«  E  questo  sia  testimonio  clie  disingaaui  quel  gentilissinio  no- 
jStro  avversario ,  che  compose  un  bel  discorso  ,  dove  penso  di 
^provare  die  Dante  scrivesse  il  Convito  per  confutare  i  proprj 
Jibri  del  Volgare  Eloquio  :  couie  se  gli  fosse  piaciuto  di  proi- 
jiunciar  prima  egU  stesso  l.i  sua  condanna ,  e  poi  di  com- 
Hjettere  la  col  pa.  E  cosi  darebbesi  a  Dante  il  titolo  di  (lazzo 
per  salvarlo  dal  titolo  d'  iracondo.  Concediamo  poi  a  quel  dotto 
jcensoi-e  eh'  egli  conosca  la  Divina  Commedia  meglio  che  noa 
siasi  conosciuta  dal  Tnssino  e  da  noi.  Ma  non  possiamo  con- 
cedergU  di  non  avere  iuteao  Dante,  quaudo  facendolo  parlare, 
abbiamo  usato  alcune  sentenze  ed  alcune  parole  da  lui  adoperate 
ad  alO'i  bisogni.  Sapevaraolo.  Ma  credemnio  che  le  generals 
sentenze  dette  da  Un  autore  non  cangiaasero  natura  pe'  luoghi 
dove  sono  collocate  :  credemmo  che  il  raccogliere  i  suoi  vari 
pensamenti  intorno  le  lingue  fosse  un  mostrare  1'  intero  int<>l- 
letto ,  o  come  or  dicesi ,  lo  spiflto  dell'  autore  :  credemmo  che 
fosse  riverenza  debita  a  quello  scrittore  non  imitabile  il  far 
ch'  ei  parlasse  coUe  sue  voci  niedesime  il  piii  che  potevasi  : 
credemmo  che  si  dovesse  conoscere  che  molti  di  que''  passt 
erano  posti  a  congiungere  alcuni  de'  principali  luoghi  fra  loro 
disparatissimi.  Che  se  tutte  queste  credence  ci  toruarono  vane  , 
non  vorremo  tiu'barcene ,  ma  fame  senno  ,  e  riferirne  grazie  a 
quel  cortese  e  nobilissimo  Fiorentiuo.  » 

Protestlamo  che  coutro  ad  ogni  giustizia  ci  viene  attribuita  la 
foUe  intenzione  di  provaie  che  Dante  scrivesse  il  Convito  per 
confutare  i  proprj  libri  del  Volgare  Eloquio  :  nh  alcuno  troveri 
nel  nostro  Discorso  le  prove  di  quel  grave  errore  che  il  genti- 
lissimo  avversario  ha  in  animo  di  rimproveravci  ,  e  dal  quale 
egli  intende  levarci.  Che  il  Trattato  della  Vulgare  Eloquenza 
fosse  scritto  dopo  1'  opera  del  Convito  ,  sapevaniolo  :  ma  per  que- 
sto si  toglie  che  dai  principj  metafisici  in  esso  Convito  ricouo- 
sciuti  per  veri  cl«dV  Alighieri  diacendere  non  possauo  conseguenze 


d2<>  APPENDICE 

del  tutto  opposte  a  cpiell*,  dott^e"'cIie  nell'  ultimo  sno  rrijrn 
e<;li  lia  sosteniue  ?  Ptj6,darsi  che  in  questa  uostia  ci-edenza  ab- 
biamo  enato.  Ma  se  pore  la  ragione  fosse  dalU  nusn-a  partf; , 
non  ppiisianio  d'  avfr  dato  a  Danre  il  titolo  cli  pazzo.  La  slorijk 
iplla  filosofia  ne  iiiaegna  die  intelletci  valorow  a.1  pari  di  quell ^ 
deir  altisaiiuo  Ponta  noa  hanno  talvolta  previsro  gU  uluini  co- 
toUarj  delle  lovo  premesse.  E  cio  fn  il  pif»'  d^Ue  voice  notato- 
da  cbi  non  oedptte  ad  alcnno  in  venefarli ,  e  gll  se  ne  seppe 
buou  grado  se  disse  vei'o,  e  se  'ne  and'S  Uiogi",  non  gli  fu  mai 
dato  il  biasimo  ,  e  la  mala  voce  di  pubblicare  per  pazzi  quei 
•arri  infeg^ni.  Amicus  Plato,  amicus  Aristnteles  ,  sed  iiiagis  arnica 
Veritas  fu  la  divisa  di  chiunque  stiaio  clie  fra  noi  niortali  non 
possa  esservi  alcuno  co«\  scioko  da  tatte  le  uniane  qualita  che 
il  sir)  amino  divenga  inaccessibile  all'  errpre  e  alia  passione. 
In  nessuua  ijartc  del  nostio  tenue  lavorr)  ci  siaino  arrogati  i! 
vanro  d' inteiidere  la  Divina  Commedia  uieglio  del  Trissino ,  e 
dc\  cortese  e  nobilissimo  Pcsarese  :  nia_^ex.  gr.  nelle  tegueatt- 
•♦raino  di  Dante,   Par.   c.   XXVI  ,':'-'^    -"^   iiosasWiq    mhl 

0  Frate  disse  qnesti  eh' io  tj' 8C*rttoP"SoIoS  nf  'noR^ 
oi^pU  .Liu- 'Ca\  dito  .  e  addito  iino  spii'to  innariziinoijel  ollsb 
■•0I4  oibjjj<Fu  miglior  fabljro  del  parlar  inatcmQ),afl97  £,^£3  j£j 
at  fidcOTjVersi  d' aiuore  ,  e  prose  di  vomanzi.  ,iji2,  ih  oodos 
9-f»Tjf.'>fj'  Soverchio  tutti ,  e  Idscia  dir  g,li  ^stclflij  j^.j^  jOnRliM 
j      "  Che  quel  di  Limosi  credon  die  ,a.vaiizi.y      '. 

A  voce   pill  die  al  ver  drizzan  lor  volti    ^  ''\  ^* 

E  cosi  ferman  sua  ojnnione  :  .uamfinuiq 

Prima  che  arte ,  o  ragion  per  lor  s'  ascoUi^^'sfl   ib 

Cosi  ffr  iiiolti  autiehi  di   Guittoue  f    ■j'/ng 

Di  gvido ,   in  grido  per  lui  dando  pregio  (ju. 

Finclie  r  ba  vinto  il  ver  con  piii  persone.  j. 

tton    credemmo    che    fosse    coinpresa    questa    sentenza  ( Davann 

questo  pregio   a  Guittone   senza  conoscere   che  iu  colui  non   era 

ne  ragione,  ne    arte.    Perticari ,    Degli    Scrittori    del    treceiito  , 

.cap.  III.   p.  9.  ).   Ne  credemmo    che    al    c.  XXIV  si   alludesse    al 

pjalvagio  stile  del  Poeta  Aretino  :    ci'edemmo    finalmente    diviso 

r  intelletto  o  spirito  di  tutri  i  passi    di    Dante  che   riportauimo. 

'3VIa  non   potea    entrare    nelF  animo    nostro    neppure  il  pensiero 

'■d' ingannare   il  lettoi-e ,   giacche  avendo    egli   davanti   agli  occhi 

■bn  coritinuo  e    fedele    confronto  del  testo  e  della    citaziooe,    ei 

-■ben  potea  nell'  istante  conoscere  se  quelle    che    per   noi  asseri- 

,  vasi  era  vero.  Nou  inteiidiamo  con  questa  protesta  di  rinnovai'e 

col  dotto  sig.  Conte    Perticari    una    disputa    che    agl'  imparziali 

soltanto  tocca  di  decidere  :  ma  ragion   volea   che  ci  togliessinini 

la  brutta  macchia  d' aver  dato   in  forza  del  nostro  ragioaaiuent(> 

titolo  di  pazzo  al  massiino  dei  Poeti  Italiani. 


L, 


»vrtb   itali^na.  421 


NEGROLOGJA." 


;uiGl  Maria  Ferfitrt  ffglicr  di  Dionigt  Maria  (i)  e  di 
Anna  Miiria  Castiglibni ,  oaorevoli  cittadini  milaiiesi ,  nac- 
que  in  Milaiio  il  5  giugao  1747.  Apprese  le  ])elle  lettere 
nelle  scnole  ArchubolJe ,  ed  ebbe  a  maestri  di  rettorica 
il  Brnnda,  nolo  pei'  le  sue  letterarie  coutese,  ed  11 
Bcirelli  pel  poema  De  Rtlgianp.  Nel  28  di  ottobre  del  1764 
vesti  Tabito  rcligioso  nella  Gongregqzioae  de'  Barnabiti  , 
e  assunse  il  nome  di  Bartoloiueo  ,  sotto  cui  e  coaosciuto 
nella  rppu!)blica  letleravia.  Nel  gsorno  29  ottobre  del*. 
I' anno ,  snssegviente  fece  ia  Monza  la  solenne  professione 
de'  voti.  Axtese  agli  stuJ.j  fdosofici  ia  Milano  sotto  i  ce- 
lebri  professor!  De  Regi  e  Recagiil :  coniincio  quello  dei 
sacri  ia  Bologna,  elo  compi  ia  Roma,  approfittahdo 
delle  lezioni  de'  rinomati  teologi  Ugo  ed  Alpruni.  Dopo 
di  che  venne  subito  «Jlestinato  a  dirigere  uello  studio  filo- 
sofico  gli  Studtntl  Barnnbiti  nel  coUegio  di  S.  Baraaba  in 
Milano,  dal  quale  impiego  presto  fu  chiamato  a  percorrere 
la  carriera  del  pubblico  Insegnaraento.  Nelle  scnole  di  Lodi 
primamente  lesse  filosofia  \,  e  pnsso  quindi  alia  cattedra 
di  fisica'ia  quelle  di  S.  Alessindro  in  Milano,  quando 
grave  malattia  costi'inse  il  pi-ofcesoro  Recagni  a  sospen- 
dere  le  sue  lezioni.  Resnsi  vacante  dopo  qualcUe  tempo 
anche  la  cattedra  del  niatematico  De  Regl  ,  il  nostro  Fer- 
rari occupo  contemporaiieamente  le  due  cattedre  di  ma- 
tematica  e  di  iisica  j  e  su  di  esse  diffondendo  collo  zelo 
piu  puro  e  piu  costante  i  tesori  del  profoado  suo  sipere 
pel  corso  di  ben  trent'anni,  cioe  fino  al  1810,  In  cui  ven- 
nero  aholiti  tutti  i  Corpi  religiosi  del  cessato  Regno  d' Ita- 
lia ,  si  rese  egli  sommairente  bcnemerito  della  patria  e 
de"  suoi  coiicittadiui.  Da  quest' epoca  visse  ritirato  nello 
stesso  collegio  di  S.  Alessandro,  tuttoiuimerso  ne'suoi  studj, 
fino  al  1816;,  quando,  erettasi  in  ogni  Liceo  imperiale 
la  cattedra  d' istruzione  religiosa ,  fu  dal  conte  Scopoli , 
in  allora  direttor  generale  della  publilica  istruzione,  invi- 
tato  a  coprire   provvisoriamente    quella    dell'  I.   R.   Liceo 

(i)  Figlio  deir  ngfgnpre  idraol  CO  Di.in  (;i  e  pure  il  T'rente  inge- 
gncie  arch'tetto  I3ernar<lino  Francesco  n^to  {lar  moU»  prcgiatc  opere 
'apattitiati    all'  archteuuia   trl   all'  idraulica. 


"422  APPENDICE 

di  S.  Alcssamlro  :   alii  quale   cattcdra    venne    poscia  no-r 
ininato    in    moilo    stabile     da    S.   M., ,  Jj^e^ .  scttembre    deX, 

1817.  _       -^njl'hsq  '?  _ 

II  P.  Ferrari  in  mezzo  a'  suoi  studj  ed  alle  molteplipi- 
sue  occupazioni  si  mantcnne  seinpre  osservatore  esatto 
di  tutte  le  regole  di  qaell'Istituto ,  cUe  ne' suoi  verd'annl- 
aveva  professato.  la  altissima  stima  appresso  tutti ,  egU 
solo  era  quello  che  poco  coiito  facesse  di  se.  II  solo  suo 
merito  lo  elevo  alle  piii  onorevoli  cariche  della  sua  Con- 
gregazione,  nella  quale  si  vide  Proposto  e  Consultorc 
proviuciale  :  e  pel  solo  suo  merito  ,  che  non  contenevasi 
neir  angusto  circolo  de'  Baruabiti ,  ma  si  diffondea  per 
tatta  la  dotta  Italia,  spontanee  a  lui  oftrirono  il  grado  di 
socio  rAccademia  di  Religione  di-  Roma,  e  quelle  delle 
scleiize  di  Torino  e  di  Bologna.  II  suo  liuguaggio  pieao 
di  circospezione  e  di  sensatezza,  facile  aJla  lode  e  seov- 
pre  lontaao  dal  biasimo  intempestivo  e  dalla  bassa  adu- 
lazione,  palcsava  la  bonta  e  la  rettltudine  del  suo  cuoret 
e  si  puo  dire  ,  ck'  ogni  payola  ed  ogni  azlone  di  lui  fosv- 
sero  un  armonioso  accordo  della  virtu  e  del  talento.  Che 
se  il  carattere,  come  scrlveva  un  antlco  filosofo ,  d«lla 
verace  grandezza  dell' animo  e  la  semplicita  de"' costumi  , 
chi  pill  del  Ferrari  merito  questa  lode  ,  e  seppe  raeglio 
accoppiarla  all'  altra  della  scverita  nella  sua  morale  irre- 
prensiblle  condott.T  '>  Llmltato  ne'  suoi  bisogni  ,  ed  incli- 
nato  seinpre  al  soccorso  de'  miserl  pote  in  morte  procac- 
ciarsi  lo  squisito  piacere  di  essere  tra'  benefattori  del- 
1'  ospedale  maggiore  di  Milano  ,  lasclando  al  medesimo 
r  onesto  peculio ,  di  cui  trovavasi  possessore.  Plena  la 
mente  in  fine  dei  piu  sublimi  concetti  di  quella  Religio- 
ne, alia  cui  gloria  e  difesa  consagro  gli  esempj  della  vita 
«  il  valor  della  penna,  da  una  peripneumonia  cancrenosa 
il  giorno  19  dell'  ora  scorso  maggio  venne  in  quattro 
jgiorni  rapito  all' ediucazione  del  sacerdozio  ,  airornamento 
della  patria  ,  alia  tenerczza  degli  amici ,  ed  alia  venera- 
zione  e  gratitudine  di  un  numero  immenso  di  persone 
che  nel  giro  di  5o  anni  furono  pvlvatamente  e  pub- 
blicamente  da  lui  guidate  nella  carriera  delle  piu  ardue 
discipline.  Gli  stuJ^nti  dell'  I.  Pi.  Llceo  di  S  Alessnndro 
«d  i  professor!  coUeghi ,  accompagnandolo  con  dolentr 
porhpa  al  clmitero ,  gli  diedero  l'  estremo  uflicio  della 
loro  stima  e  del  loro  amore  ,  e  presentarono    alia  patria 


?ARTB    ITALIAT?A.  423 

il"Aorc^°sjiettafe6lo  degli    allievi    die    g^regglano  col  loro 
lAaipstri  rieir  escrcizio   della  virtii.   (i) 

Varie  opere  pubblicate  dal  professore  Ferrari  faranno 
certament^  che  si  conservi  sempre  cara  e  venerata  la 
sua'  memoria.  L'  angnstia  dello  spazio  accordatomi  in  que- 
st! fogli  non  mi  perniette  clie  di  accenuai-le.  Dedito  il 
Ferrari  alio  studio  in  particolare  della  matematica ,  tutte 
Hdpercorse  le  parti:  equantunqne  possenteuente  ciascnna 
lo  allettasse  ,  pure  intese  alle  miste  piu  die  alle  altre ; 
o  il  traesse  la  maggiore  lUilita  cl;e  quelle  promettono,o 
il  maggior  bisogno  cbe  lianno  di  essere  favorite  ed  ac» 
cresciute.  Limitossi  pgli  percio  alio  studio  deiridraulica, 
nella  quale  si  mostVo  versatissimo  coUe  <1issert?.zioni  pul>- 
blicate  in  tre  tomi  negli  anni  1793,  1797,  1811.  Un*. 
dici'  sono  questc  dissertazioni  esposte  con  soir.ma  cbia'- 
reZSia,  e  corredate  di  opportune  spericnze  ,  per  quanto 
il  TomportavaAo  le  forze  di  un  privato  religioso.  Tratta  in 
esse  1."  della  percossA  de' flnidi  ^  x."  della  velocita  delle 
acque  sgorganti:,  3.°  della  contrazione  della  vena  e  della 
formazione  de'vortici;  4.°  dell' allargamento  della  vena 
prodotto  dai  tubi ;  5^  del  tubi  di  coadotta  •,  6."  delle 
acque  in  corso  libera  ^  >,.'  de'  varj  strumenti  per  misurarc 
le  velocita  delle  acque  correnti  ,  nella  quale  memoria 
uno  ne  propose  di  sua  invenzione  per  supplire  in  qual- 
che  modo  alia  dimostrata  insufficienza  degli  altvi:,  8."  del 
rnoTimento  attuale  delle  acque  correnti;  9.°  del  sistem* 
lie' fiumi -,  10.*  del  rigurgito  delle  acque;  ii.°  del  cilin- 
dro  a  pendolo ,  che  contiene  per  esteso  la  teorlca  del 
8U0  nuovo  stromento  e  le  risposte  alle  olibiezioni  clife 
Valenti  idraulici  gli  fecero  ,  quaudo  la  prlmi  volta  suc- 
cintamente  il  propose  alia  fine  della  settima  dissertazlone. 
Un  altro  lavoro  importante  per  la  scienza  clelle  acque 
esegui  il  Ferrari  e  pubblico  T  anno  1804  in  vi?.  di  supple- 
mento  nella  ristampa  della  famosa  operetta  del  professore 
De  Regi  suU'uso  della  tavola  parabolica  per  le  bocche  d'ir- 
rigazione.  In  questo  supplement©  egli  prende  a  sciogliere 
per  analisi  il  ^iroblema  generale  di  assegnare  I'espressione 

(l)  Gli  stu<lenti  dell' I.  R.  Liceo  di  S.  Ales?amlro,  con  ifpontanee 
obbUrioni  forniata  una  soddiifaccnte  somma  ,  stanno  per  erigere  ua 
Jnonumfnto  al  defunto  loro  Prifestort  Ferrari  ,  del  quale  a  compimeut* 
per  COS!  dire  di  queito  attkolo  ci  faretaio  un  doTere  di  f»r  parola  tosW» 
che  sari  ttltimato. 


424  APPBNDIOi; 

della  quantita  d'jaccjua  sgorgante  da  qualstV02;Iia  se«lon« , 
problema  trattato  dal  suo  maestro  cdlla  sola  siiitesi  ia 
alcuni  casi  particolari.  La  fonnnla  iiitCj^rale  che  trova  il 
Ferraj-i  vleae  dal  medesuno  applicata  a  inolti  esemp).  Ia 
segnito  tiene  discorso  della  velocita  metlia*,  di  cui  trova 
pure  la  formola,  diviJendo  Phnegrale  esprimente  la  quaa* 
tita  d' acqua  erogata  per  qnello  delfa  sezioae.  Inverts 
poscia  il  problema,  e  invece  cli  cercare  la  quaatiia  il' e- 
rogazione ,  aveiido  nota  Tnltezza  preineate  e  la  sezioiiej 
dalla  snpposizioae  di  quella  pTSSi  1  deterininare  gli  aliri 
dementi.  Tratta  in  fine  della  ileclivith  del  leto  e  del 
rigu'.-gito  che  soao  due  canse  ,  niia  di  n"crescimeiito  e  I'aW 
tra  di  dinainuzioae  nella  qnaatita  d' acqua  sgorgante.  Nello 
-Stesso  snpplemeato  il  P.  Ferrari  estese  T  applicazlone 
della  tavola  parabolica  ,  che  il  De  Rpgi  limito  alle  sole 
provincie  di  Mdano  e  di  Mantova,  a  tutti  que'  diparti- 
menti  del  cessato  Regno  d'  Italia ,  ne' quali  sopra  solid© 
basi  era  regolata  la  distribuzioae  delle  acque.  Varj  ina- 
noscritti  lascio  pure  apparteaeati  a'  suoi  studj  .  idr.Tulici  , 
tra'  quali  ricorderb  una  Meinoria  presentata  alia  Societa 
Italiaaa  dclle  Sr.ienze  in  risposta  al  suo  qu.esito:  «  Quale 
fra  le  pratiche  usate  in  Italia  per  la  dispeusa  delle  acque 
e  la  pill  convenevole:  e  quali'  precauzloui  ed  artifizj  do- 
vrebbero  aggiugnervisi  per  interamente  perfezionarla.  »» 
La  quale  Mon^i"!  »«•  uon  otteane  il  preaiio  assegnato 
invece  a  quella  presentata  dall'  insigne  professore  di  Pa- 
via  Cav.  Brunacci,  fu  nuUadimeno  onorata  della  dovutagli 
lode.  Tre  altre  opere ,  frutto  di  quegli  studj  sacri,  che 
noQ  solo  noa  diuientico  per  atteudere  alle  scienze  umane, 
ma  coltlvo  sempre  con  trasporto ,  vldero  la  luce  negli 
anni  1799,  1816,  1819.  La  prima  ha  per  oggetto  la 
Mlssione  di  Mose ,  e  vi  fe  unita  una  Dissertazione  sul 
Peatateuco  Sainavitano.  La  secouda ,  dedicata  al  nostro 
Augusto  Sovrano,  contiene  due  libri  sulla  verita  della 
Religioae  Cristiana  ed  uq'  Appeadice  sopra  i  Misteri. 
La  terza  porta  per  titolo  :  «  Introduzione  alio  studio 
della  Religione  rivelata  >i  ,  e  compreiide  il  covso  delle 
pub])liche  sue  lezioni  d'istruzione  religiosa.  In  tutte  qupste 
opere  la  rettitudine  del  raziocinio,  la  profondita  e  la  so- 
lidita  delle  dottriae  manifestano  V  uomo  che  ha  appreso 
a  ragioaare  nella  scuola  della  geometria  :  ma  piu  di  tutto 
le  raccomanda  quel  caldo  afFetto  per  la  religione,  die 
sgorga  da  un  cuore  intimamente  persunso  e  comiuosso 
dalle  verita  che  cerca  d'  iastillare  negli  alu'i. 


PARTE    ITiLlWi.^  4^5^ 

olor-«o,a  s^prei  meglio  dar  Jme^a  cjupsto  breve  articolo, 
atesp.  coil  sem[)lici  pav9l^  e,  se^za  .oratQij  oniaineuti ,  ma 
deflate  dalU  veuei:az|.9ae ,  dahlia  rtcoaoscefiza  ie  dall' aitiore 
v^rsQ  U,  maestCQ  ^,  il  jSUlJeriore,  il  collega  e  1  amico, 
cU«  A'pudfiudo  pubblica  T  iscrizioiie  cortese  111,6 ate  iinnata- 
ii^'-tlialr  sigiior  coasijlieve  De  Herra ,  del  quale  in  questi^ 
fogli  si  e  fatta  altra  vqlta,  oiioreyole^  menzipae.'   ^ 

^5Milaao,,,il  ,7  ;Siiiig^o,,i8,;^9i^„    .     ^.,„  '   r    ^      '     '  "? 

«j1s  dg  snrntfT  i6j9b   r  "r.sa.ci    .      ^"''"'^  RoviBA  , 

l-'b   9    p.^^r    hh    nmiluBh   /:?f^.^-  ^^•'^f-  «i^  Matematica. 

^J;']    s  oj.     '.   I ;  : .  •^V  JgTt  ..IT  •  memoriae 

'^^^^^^nti^maWt  ilEflOHTftlJJ.  JIAGEUJATOKU.-  B.,,^^PAK|,,    ,  ,, 

—BUJ     ilKF       .c,ie-Vl,.    fJpifiSQPHIAJI    ..IS    .    FATRL^i  .„^.j-  ^^g     .        , 

<  ';>fitff.ltjX»I(ioLlaGIAllii  1«    .  iVBBE   .PROBE   .    DOgf^|i.f    j,    "      . 

diSian8.Bih     c  yitt^si^.^lVVlUiKXSyS   .    SODALlVlrf  T0"->  -f    Ur 
SIF.hO    i'     -OTO-^r.,        ■,.?      ■.       .    ,- 

MEDIOLASr   .   IN    .    COT-LEOIO    .    EATxNAEAE 

3JfpOA        ^  .,  .  ,  ,n.  ,,  .  - 

-oI>-W?  -  jCniBVS    .    LAVDE   .    rO:\IP£IA    .    TRADIDIT    .   PVELICE 
U    .rJ-iIPWI^V*  4-fR,«  .CATHEDRAM    .    DECESSORVil    .   CLAittSS. 
OiZCI^ti^^'-  fiVCCEDERE    .    ivoeve 

"SHlh    •-  5T   ^   EOKTM   .    VIRTVTEM   .    ADEPTVS 

'^^^'^'     MATHESIN    .    ET    .    PHYSICEfT    .    PER    .    ANNOS    .    XXX. 
^,  XN    .    LYCEO    .    MEWOLANENSI     .     AiEXANDRIANO    .    PP.OFESSVS  ' 
j(VA9    .   ELERASQVE  .  BISCIPLINAS  .  ET    .    HTDRAVLICAM    .    PRAECIPVE 
Ki     .     '  >-  6¥IV«o,I»r£LUGENTIAM    .    MAXIME    .     CALLEBAT 

Lif     '•■■     M'J-(e?Si(T     -SCRIPTIS   .    INLYSTKAVIT 

111    ? 

rLVRlVMQVI    .    AVCTOR    .    FVIT    .    EDITORVM    .    OPERVM 

KEDOLENTIVM    .    BELIGIONEM    .    EITS 

^KIQVE  .  SEXeMIO  .  POSTQVAM  .  CONGREO.  A  .  S.  PAVLLO  .  ESSE  .  DE^IT 

<\^  .  SCHOLAS  .  ARCailEOLDIIS  .  SVGCEDANEAS  .  ITEHVM   .  ARCESSITVS 

CATECHESI    .    CHRISTIASAB   .    ENVCLEANDAE    .    STVDVIT 

PROPINQVI    .    ET    .    AMICI    .    VETERES 

TITVLVM    .    OFFICI    .    CA/SSA    .   IN3CRI3ENDVM    .    CVRAVBRTNT 

OJiKT  ,  SUPTVACBNARIO  .  MAIOR  .  XIV.   KAL.    iVN.   A.   M.    D.   CCC.    XX. 


OiusxFPS  AcF.nni ,  dircttnre  ed  editore. 


426 

I  N  D  I  G  E 

(telle  maierie  contenute  in  questo  diciottesimo  volume. 


PARTE  I. 

LETTERATURA.    ED    ARTI   LIBERALI. 

IJjccro  suir  uomo.  Epistule  di  Alessandro  Pore  ,  tradotte  da  Michele 
Leoni  ..........     pag.        3 

Intorno  el  modo  di  -dipingere  all'  encausto  degli  antichi.  Memorla,  (  ine- 
difa  )   del  sig.   mttrchese  HaC9  .  •  •  .  •  .  n       i5 

Dlonigi  Alicarnasseo  ,  dcllo  stile  e  ^i  allri  modi  proprj  di  Tucidide  ,  dal 
gi'eco  recato   in  ilaliano   da   Pieira   Manzi         .  .  .  .  »       SO 

In  morte  di  un  Parroccketto  Traduzione  (  inedita  )  delF  elegia  VI  del 
lib.  II  Amorum  <!' Ovidio     ...  .  .  •  .  •  >.      3 1 

Osservaiioni  lopra  utt  framinento  antico  di  bronio  di  greco  lavuro  rap- 
presentanfe    Venere        ......•■»      30 

Hemorie  scicntifiche  e  letterarie    delVAteneo   di    Trevita.    Vol.    II    .  1.      40 

Memorie  che  ebbero  il  premio  e  faccessit  in  risposla  al  quesito  «  Qual 
sia.  il  mezzo  migliore  ed  il  piii  economlco  di  provi^dere  alia  sussi- 
stenza  ed  alia  educaZione  de  figli  abbandonati ,  eec.  »      .  .  »    145 

te   Odi  di  Pindaeo  tradt\tn-  fJ   '•llitttrate   da   Antonio   Mezzanotte  »    161 

Suite  fax:  dell'  avvilimento  delle  nostre  granagtie ,  e  suite  inditstrie 
agrarie  riparatrici  dei  datini  clie  ne  derivano.  Opera  postuma  d<l 
conte   Vincenzo  Dandolo        .  .  .  .  .  .  .  ■•    I79 

Q.  Horat'ti  Placet    de     arte    poetica  lihrum  cum    notis  Joannis  Baptistte 

Vioi ,  Icti  Anronius  Can.  GionDANo         ......    192. 

Le  rime  dil  Vavih.v.ak.  ,  stamp  ate  per  ciira  del  prof.   Antonio  MAiiSAND  »   387 

Due  Errata  corrige  del  sig.  eavaliere  Vincenzo  Monti  sopra  un  testo 
'  classico   del  buon  secolo   delta  lingua        ......    ago 

Tlavii  Cresconii  Corippi  Johannidos  seu  dc  bellis  Libycts  Itbri  VII  editi 
ex  codice  Mediolahensi  Musei  Trivultii ,  opera  et  studio  Petri  Maz- 
zvocHELti  Cutlegii  Ambrosiani  Doctoris   .  .  .  .  .  »   3io 

Ipocrisia  femminile.- Novella  {  inedita  i      •  .  .  .  .  »   3aa 

PARTE  IL 

SCIENZE    ED    ARTI    MECCANICHE. 

fro^petto  de'  risnltamentl  oitenuti  nella  clinica  medica  delta  il.  Univer- 
sitti  degli  studj  di  Napoli  nel  18J9,  diretta  dal  professore  Giuseppe 
AnioNvcoi P^g-     47 


I  N  D  I  C  E  427 

Osserfaiioni  geolegkhc  {  inedite )  fatie  ntl/a  terra    d'Otranto    dal  sigitor 
Bkocchi        .  .........      pag.      5» 

Ra^bnomerni  ehirnici  litti  nelF  Vniversici  di  £ologrta  da  PeVegr'mo  Sal- 
vicNi  .  .  .  •  .  .  .  .  .  .  >.      6§ 

Prodromo  della  grande  anaiomia,  seconda   opera  postuna  di  Paolo  Ma- 

SOACNI  pasta  in  ordine    da  F.  AiiToUMAncHi       .  .  .  .  >>      74 

Istoria   dell'  incendio   delt  Etnt   del  mete   di  maggio    1819  ,     di    Carmela 
MAhAVicNA  .  .  .  .  .  .  .  .  .  019s 

Armotazioni  pratiche  alU  nalattie   degli  occli! ,    raccolte     e     ordinate    da 

Gio.  Battitta  Qpadm  ,  professore   di  Napoli     .  .  .  .  ■    ao5 

Memoria     sopra     una     lacca     verde  oltenuta   dal  caffe  ,     di    Bartolommeo 
Bjzio  .  .  .  •  •  •  •  .  .  .  »3ii 

Slemenii  di  algelra   e  geometria  ,   del  eavalierc    Efvkacci.     Quarto    edi- 
zione  riveduta   ed   illustrata   .  .  .  .  .  .  .  >.    2l5 

^ulla  restiiuzione  del  naio.   Rapporio  del  cav.   Alberto  de  Schokbefc      »    aaa 
Cenni  sulla   teoria  delU  luna     .  .  .  .  .  .  .  »    227 

Cbnsideraiioni    (  inedite )     sopra    un    antico    zodiaca    della  cattedrale  di 
Otranto  ,  del  sig    Bgoccbi      .  .  .  .  .  .  »    338 

Annotation!  di  medicina  pratica,  del  dollar  F.  Enrico  AcErsi,  Anno  primo  »    354 
Pomona   italiana  ,   ossia    lyattato   degli  alberi  fruttijeri.   Opera  di  Giorgio 
Callesio     .....>....»    367 

Tavole  nnsologiche   degli  ospitali  ed  altri  statilimenti  di  pvliblica     leneji- 
cenza^el  Goi/erno   di  Milano  pel   1819  ...  .  >>    879 

AFPENDICE. 


PARTE    I. 

SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI    STRANIERE. 

Annali  dell'  I.   R.  Istiluto  poUtecnico   di   Vienna ,  puiBlicati  dal  direttort 
Giovanni  Giuseppe  PrECHTi. ,  conslgliere  di  Governo  ,   ecc.  ecc. 

Osservazioni  pratiche  sopra  le  dimensioni  t  le  azioni  delle  macchirtc 

a   vapore  di   Watt   e   di  W^oli".   Estratto  .  .  .     pag.      Sp 

Sul  prosperamento  e  i   vantaggi  che  traggonsi  in  Dalmazia   dal  Cor- 

bezzolo   aliatro  ,   del  sig.   conslgliere   Pekchtl.    Traduiione  .  »    aS^ 

Osservazioni  sulla  tempra   delf  acciajo  ,  e  tomposiiione  di  metalli  di 

facile  fuslone  per   regolare   il  grado   del  colore  luperjiciale  net  dar 

tempra  all'  acciajo  e  per  altri  usi ,    del  tig.   contigliere  Ptecbtl. 

Estratto         .  .  .  .  .  .  .       ■    .  .  »    386 

Sopra  un  mantice  da  La  Foccb  migliorato  in  Parigi.  Del  sig.  con- 

siglicre  VctOBth.  £tlraU9 k    391 


4a8  .      1 N  D  I  G «. 

J)e  I'economie  puhti^ite  et  ruraie  Jes  Penes  et  des  ^f[fi/fictens  ,  jiii)  L^^av- 

'    jiiEit    (2.°   ed  ultimo  eslrulto )  ......     pag.      9s 

So7/'  Ifcrhione  di  Bosetla  .  .  .  .  .  .  »   «3^ 

ferite    Varsavinnses   etc.  Selastianus   Ciamti  •  .  ...  »    2^8 

Hagguaglio   delle  fabbriche  e  manifaUure    dell'Impero   ^uslQa^o  ^  .        ;.  >>  ^^99 

CoB^IH•o^■PH^i\         .  ■  .  .  •  ■        .   j    •  t    .      *  .  »•   a3» 

Letteie  di  un  viaggiatore   in  Barberia    al  %ig.    Ciu^eppe  AcEMi ,   di- 

rettore  del/a   Biiilioteca   Italiana  ,    Inlorno  il  commeicio   di   Tripoli 

CO   vaesi  linifrofi  e   coll'  intariio    delfJfriCa.  Lettera   I         .  »•      ivj 

Jdem  ,   lettera   II       .  .  .  .  .  .  .  .  »    '.  ,1 7 

Idem  ,   lettera    III     ........  t>    $92 

Squarcio    di  lettera,  da  Lo^anna   sul  profitto    tratto     dai    gas    the    si 
iviluppano   dal  vino  in  fernuntatione       .  .  ,  ,  p    aia 

■XXi:".  ...  i     „^     r>n«>»io\     ^\  \b 

v^ii^ireas  tl    MsV.\.:r  P  A  R  T-Ba^li.  K  :©   .»V»    ^. 

:2'  SCIENZE,  iETTERJE    ED    ARTI    ITALI^NE. 

OrSBT  ISEI^DICHE    ..  ..     ■        >         j^^.'/    »4      ;   ,t5  •  •  •       P*5'    *°* 

>'**    "Giornale  di  fisica  ,  chimiea  ,  storia  natur4h\^   medicina    ed  arti  di 
'      Pavia,    dVligHori    P.'K:nii)r\Gi.i£ixat    i^'  Gttijiare  'Bli oiuxctlr. 

JSimestre    T/  (1819)      ...     .       *^  ,   .     . .      ,^ -^   w    •    .  >  .•          "  "' 

Jdem,   bimestre  I  (1820)         '  <-        .-■....          •         .-,-    »  »oo 

/(/em  ,  bimestre  II ..'»  M.* 

Ofuscoli  letterarj   di  Bologaa  y^  fascicolo  XII  (lZl<))      .           .      •  »■  loi 

Idem ,  fascicolu   XIII  (iZlo)                i.  401 

Opuscoli  ^rJ^^ciyLct  at  Jiologna,  faicicolo  XVII   (1819)           .           »•  106 

Idem  ,  fascicolo  XVIII     .           .           .           .           .           .           ,           "  ^6tf. 

Giornale  Arcadico  di  Roma,  fascicolo  XII  (liig)     •.          .          »  107 

Jdem  ,  fascicolo  XIII  fiSao^     ....,.»  i-^i 

Jdem  ,  faicicolo   XIV         .           .          .           .           .           .           .           »"  264 

Idem,  fasclcofo  XV           .           .  '       ~      7^         i          ;           i           »'  2<>5 

Giornale  Encicloptdico  di  NapoU  ,  fascicato  f  ^1^0)           .          »  ivi 

Jdem,  fascicolo  77  ........          «•  a6i 

Jdem, ,  fascicolo  III      ^.  ..  ._»  .  •  .n      xfi 

'  ■    ■■->a  .  »:u4   ,    i   «  ,rro-*s':T^.»     .. -.S    ^5     , 

i</,.m,  /as<:,co/o   7f-,,i    .,u».,3to  *  ,' j,.^.6,>.f  .a,i  5  ,,<^  ,„..   »   40^ 
Annali  geogrupci  e  de' viaggijpulhh'cati^da  Sa!v. 'BetTOLono.  I^.  I.  »  400 

SiZLlOGEAPIA  .  .  .  .  .  ,  .  .  .  .  r>     loS 

Segno   Lombardo-Veneto  .,.,..■.•»      >''» 
Jdem .  .  .  »    267 

'''''«        • ,„*  ,,   £.^y.     •  •  '  .'^°=' 

Cran  Ducato  di  Toscana  .  .  .       ...,«.\!;  .a»i..  ■  .   .  •  »    Iia 

Jdem       .  .  .  .  .  ,  ,  (•410 

Stati  Pontificj  .  .  ,  .  .  .  .  »ii4 

Idem       ,  .  .»         ,  .  ,  ,  .  »   %'jb 


.i^ii\\*\li; 


Idtm       .         .         ^tiii'*   l»U       ...         .         .         >.  414 


I  N  D  I  C  E. 


tii^koB. 


Soiiii 


tte^na  itlU  Sxu  ShiVie     .  . 

^         idgm      ...... 

S-_i    jPifnioJlte      .      .  .  »  .  ■ 

-  Irfem       .  •  .  .  . 

Dueato  d'l  Parnm         " .        '     ,  .  .  . 

'^britiE  teTTECAME      *   ••'^^^<•iy.. 

•    '     Codici  g!a  appartenent'i  at  moniitera   dl  S    Coloiiiiano     di 

j»  seoperti  dal  tig     /""of-    ■A.medco  Peteon   .  .  .  .  v 

Jitcrizinne   di  un  dolto    f^eivnese  lull'  opera    del    conte    PiBticaM    in 

difesa   di  Dante  A'lghieri        ....,,» 

CPritllPOXDEBZA  .......  .  .  >■ 

•$■«;'  trn'.at'vi  fatri  in   I^'apoli  da!  slg.  Davv   per    to  svo/gimenfo   dei 

papiri   d' ErcnUno     Lfttira    nl   Direttore   deVa  Biilio^eca  Ita/iana  » 

Sciipla   di  niiitvo   insegnamento  instituila    a   Man'ova      .  .  » 

Letiera     di    un     ToS'ano    da    Empoli    al  Direttore   della  Biblioteca 

Italiana        ...,.....» 

itifpns'a  al  tig    Toscano   da   £'/ipt,li    ....,»' 

LetK-ra     del    tig.  0-  A    Ciobeut    tut  modo     di    saldsre    le  eampane 
sfrsfe  ,■  . ;         .  .  .  .  .  •  .  «  " 

Za  to'reria    di  Cohlbuono     Commcdla    del  C.   Gt»ACD       .  •  •> 

^         dr'gano  f<i::o  dal  tig  Luigi  Mosteiasto  di   Muntuva  per  la  baiilica 

HiSCifivanni  di  Brncia        .  .  .  .  ."         .  «> 

ftalTtia    d^H'  antore    del     •'   Di^corto     in    eui  ti  rlcerr.a   qual  pnrte 

,,j  avr  poitu    il  popolo    nplla    formazione     di    vna     lingua     t>     culla 

quale   in-rnde   senlpart:    da    una    ing.'uila    aecusa    datagli   dal  conte 
PetLt  CACi  e  ripetuta   dal  eav.   Mokti        .  « 

'ASKCKXJ  .  .  .  .  .  .  ... 

4  Flura    I'alice  tuperiorit     Centuria   I     .  .  •  . 

Berlarium    technico-grorgicum.  '—    Planttt    tinctotice       • 
JJerl/arium  por'ntile.    —    Plantw  a/jiince  •  .  • 

Idem.    —    P'nnta;    vcrnalet  ..... 

TiEcitnLociA.    Luigi  Maria   FErEABi  ,   ex   barnabita  ,  profcssure 

labclla    meforologica    di  aprile  .  .  .  . 

Jderi    di  maggio       ........ 

Idem  di  glugno         ........ 


429 

■pof.    ilS 

"  a?? 


27% 
408 
409 
416 


116 


119 


12a, 
137 


379 


4>7 


4«9 


aS3 
2B4 
4ai 

a86 

^3o 


ERR.lTA    CORRIGE. 
Tomo   i7.° 

fag.    ia4  lin.    i    Caeerotti   e   Fracastor  .      .      Bert!  «   Guj;erotti     Fraea.tor 
•>       ifi  noia  i  lin.  4  Gageroeti  e  Frac»=tor       Berti   e   Gugerotti   Fracastoi 

Tomo   18.' 

»       68  lin.     6    apparati ritratti 

»     141      s  24  calunuioiO caluiiuiosa 

B     167      »      6   ed    lio ed    oh 

»  a34  in  una  nola  bi  mette  in  'luhbio  se  il  CurXiezzaXa  Albatro  si» 
X'A'liutus  iiliedu,  a  piuttoito  il  Soriut  aucupariu  L.  Si  toigs 
un  tal  ilulibio  pronioiso  d.il  iraduttorc  ,  e  ;i  riieu{;a  che  e 
I'Arbutiis  unedu  come  lo  dichiara  il  sig.  Prechil ,  nulore  del- 
1'  articulo. 

Milano ,  dalV  Imp.  Megia  Stamperia. 


Osservazioni  rrr^(e6¥hlo^Uhkftitte-^0lH4,'-Mi  '^Osstr^mbKiA^Hi  Jirem. 


f***?- 


E  M'^4'"^'' 


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i7    9,0 
?7    i>,4 

ICJ27    (),'! 


11^7   6^ 
lab?  .6,9 
i3'i^7.  *' 
14127.    8,2 
1 5:^7    9,6 


+  )5,r 


+  J  2,0 

+  ii,'3 
+  i3,5 

+  14. ' 


+.14,0 
+  i3,5 
4- 1 3,0 

+  13,4 

+  i3,3 


i6!27    8/,  +  i:,7 
17,37    H,^|+  I4i<^ 

18:27      8,9   +  12,5 

i9'37  io,2J+  13,5 

20,27     9,'7j+   J^if" 


al;27       l<,'f'|+   ,14,C 

a|jl27   9,2i+i''.,i- 

23  27  11,2;+  I  3,^1 

2,4,27  ic/a+  14,5 

25|27  12 


27, 

28   37    11,61+    '5^<^ 


N  £ 
N 


N  E 
N  E 

N  E 


Serenh. 

Niiv.nebb.  rott. 

Nuv  neb.  p.sp. 

Sertno. 

Ser  nuv.  s«»rj 


S^-'  "7,ft 


r^'  * 

■■■—n'M 

-^ 

„     ,Stato 

1..    r—'j 

^  del  cielo. 

a4> 

27'  /8,e.U-.i8,,7- 


Serevu). 
IS'iivoIo,  piogg 
Seretio  "^ 

Ser:  'iTeK    sill'; 
Niiv^np'b.  gef.'^ 


Sareuo,,  u,i,iy, 
Kuv,  rptto,:^!- 
tiuv.^qv.  pi,og 
Kuvolo,  ser. 
Sereao. 


S  E  jNeb  iliiV.  piov. 
O    jSfr    nuv. ser 
js  E  tNel;b  Bfreno. 
N  E  jNijv;  st-reno. 


jNuvolo  rotro. 
jSer  ueb.nu.ser 
iSeieuo. 
I  Nuv.  rotto. 
jNuv.  rotto,  ser. 


a9!a7>o,6^ 


Sereno.. 

_    I  Sereno., 

N  E  .jSeieno, 


+  i..S,6  OMO  Sereno. 


§©iii7SiovB>bi'6,5   «o  ,S.ei:fno, 


■+  19." 

?r8;o 
+^9,0 

27    6,6}+  ao'.S 


+*t«^ 


^7  .^^^.igi'f 

?-7..  7,0;+  i<),,5 

27    7,0  +  i5,c 


+  19,3 

+  I7,C 
+  30,3 
+  19,0 

+  10,5 


Ser^noi 

Nuv.  ser.  nebb 

8er.mi,,teuip.]i 

SereijQ. 


T'efiiji/fpiogi^ia. 

6e»'en0. 
8er.  litltv.  ser. 
S^r.  te   pio.  £r. 

'-—^71! ^- 

Nuv.^ireno 
S<-r.  nuv.  piog. 
Temp.  pi.  eer. 

Ser.  neb.  ser. 

c        ■   -I 
oer.nu.  po.  goc. 

Sereao,  nuvolo 
Nuv.  flier,  nuv 
Ser. ..-nuv.  neb. 
Ser.  neb.  nuv. 
Nu.  te)p<ic  pio, 


Tenip?poc.pio 
Sereno. 
Sercuo. 
Ser.  niiv.  ser. 
Sereno. 


Ser.  neb.  nuv. 
Sereno, 
Sen;no. 
SereriQ- 
Sereno,  nebb. 


AUczza  mass,  del  bar.  poll.  28  lln.    0,7     Aftez'za  mass,  del  term.  +24.4 

minima «   27    »      6,6  ,       minima +io,5 

media >>27    «     9,o3  '"  media. ..;.. .    +16, ni 

^,      ,,^  ,  .    Quantita  della  pip'ggia  lin.  25,63. 


III  Hill       J   ,     .P     l.^l   III 

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