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BIBLIOTECA ITALIANA
GIORNALE
LETTERATUKA SCIENZE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
TOMO XVIIL
AiSTNO QUINT O
Aprile , Maggio e Qiugno.
1820.
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MILANO
PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE
Contrada del Monte di Fieta n.' 12$^
Casa Caj dirimpetco al £o>go Nuovo.
lill'lLRlALE REGIA STAMPEUIA.
// prcscntc giornalc, con tutti i volumi precedenti, e
posto sotto la salvo guardia della Legge ^ esscndosi
adcmpinto a quaiito essa prescrive.
BIBLIOTECA ITALIANA
cA?ptii^ 71020.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Saggio suit Uomo. Epistole dt Alessandro Pope tra-
dotte da Micliele Leoish. — Parma , 1819 , coi
tipi Bodoniani , in 8.'' di pag. xvi e it^o {splen-
dida edizione in carta vcUna ).
J_JA. parte poetica in cui T Italia e plu povei'a di
cose oiiginali e certamente la didascalica filosoHca.
I Frances!, gF Ingle si , i Tedeschi sono piu dovi-
ziosi di noi. Dobbiamo quindi sapere bnon grado a
quegli scrittori Italiani , die trasportando nella no-
stra lingua le ricchezze straniere , vengono cosi in
quaU'he nianiera ad accrescere il tenue nostro pa-
triinonio. II Saggio sulV Uomo di Pope e uno dei
piu distinti pocmetti di questo gcnere die vanti la
letteratura di tutte le nazioni: « la piu sublime
filosolia , e la poesia piu nobile si danno in quel
poenia amiclievolmente la mano , e in disusato vin-
colo graziosamente s' uniscono a tessere una ^loriosa
corona alP immortale Pope. L' estro e il favore della
poesia mal soflrc i ritegni e le tiniide cautele della
^ SAGCIO SULl'oOMO, DI POPE,
sevrra metafisica , ania tli spaziavsii e di volare li-
l)<i;inicnte , e noti piio alTarsi alia flemina e niisu-
iMtc/za tli ijuella : ondc rare volte, o non uiai si
wniscono tlleno ielii emente a spargere in nn poema
tutti p;Ii oniaiuenti poetiri colla lilosoiica giustezza
e prt loiuljta. Era riserbato alia gloria del Pope Tot-
tenere questa difllcile unione e darci un tilosofico
poenia che contentasse il genio dei lilosoti e dei
pocti ». — Cosi ne discorre T abate Andres nella sua
storia di tiitte Ic letterature , e noi abbianio prcfe-
rita la sua autorita ag!i clogi che ne la il tradut-
tore nella sua pretazione , perrhe tali elogi sono
a ragione senipre sospetti di cieca parzialita. L'au-
toriia poi di un alunno di Loyola puo bastare ad
acquietare la tiniorata coscienza di que' scrupolosi
che credono ravvisare in questo poenia dclle niassime
contrarie alia religione cattolica professata dal Pope
niedesimo. « L' assunto di Pope fu in quest' opera,
dice il sig. Lconi , meraniente lilosofico , quelle cioe
di ronsiderar P uomo dcntro e fuori di lui , d'in-
clacnnie le forze motrici, le relazioni , e per mezzo
del rnziocinio deterniinarne gli affetti. Guidato dal-
r amore del vero penetro nel piu profondo del-
r uman cuore , e con occhio imparziale prese ad
esaminare Pirapasto <li questo mostro di grandezza
e di miseria, d'oscurita e di luce: e cio colla niira
di far2,li conoscere qual grado egli occupi nella
rreazione, ed a qual Hue sia destinato, Coinbatte la
stolta vanita di (juelli die oltre ai confini della ra-
gioue sollevar vorrebbono Pintendimento ad oggetti
o del tutto inutili o impossibili a sapersi ; e con-
dauna daltra parte coloro, che reputando virtuosa
rassegnazione Pignavia,il piu coniodo e il piia vpl-
gare de* vizj , non si curan neppure di percorrere
il ]>roprio canipo anclie la dove non e sparso di
spine ». Avrenimo desiderate che il traduttore nella
pua prefazione non lasciassc ignorare ai lettori
lorigine di questo poema, P amicizia di Pope col
celebre lord Bolinibroke , il quale somniinistrd i
TRADUZIONE DI MICHELE LEONT. 5
materiali al poeta ; avremmo anche desiderato di qui
trovir riportaio il ^iudizio del celebre Johnson, la
cni autorita ha tanto peso in questo 2;enere di la-
vori letterarj , e il trad.ittore pnteva farlo tanto piii
volenti ri, in qnanto che noi gli sarebbe vStato dif-
firil'^ di ribattere molte critiche fitte da quel cele-
bre letterato, animate sempre dal pregiudizio e dalla
passione dove si trattava di opere d' uomini di re-
ligione diversa da quella professata da lui. Abbiamo
trovata poi soverchiame;ite modesta la reticenza
del tradnttore intorno alle traduzioni di qnesto poe-
ma pubblicate prima della sm. Certamente e»h non
poteva lodarle, e piuttosto che biasimarle ha pre-
ferito il silenzio. In fatti se sospette sono ne' tra-
duttori le lodi del loro originale , niolto pin so-
spetto dcv' essere il biasirao delle traduzioni che
precedettero la loro propria. Noi suppliremo al si-
lenzio del sig. Leoni dicendo che ne conosciamo gia
cinque. Due in prosa italiana e tre in versi sciolti,
cioe una del Castiglioni, un'altra del Gerretesi e la
terza deirAdami. II Castiglioni (Giovanni) era un
professore di matematica nelF Universita di Utrecht ;
la sua traduzione e letteralissima , anche troppo , e
verso per verso ; ma manca d' ogni sorta di nuniero
e di eleganza poetica. Quella del Gerretesi e al-
quanto pin libera , ma niente piu elegante. Quella
dell'Adami e soverchiamente ridondante e proUssa,
e devesi piuttosto chiamax-e una parafrasi che una
traduzione. Essa pare anzi fatta piuttosto dalla tra-
duzione francese che dair originale inglese. Quella
del sig. Leoni tiene la via di mezzo tra Tarida bre-
vita della prima , e la frondosa ridondanza della
terza , e possiamo con verita asserire esser quella
la sola nella quale si possa ad un tempo gustare
le bellezze della poesia e la recondita filosofia del-
r autore. Abbiamo gia dato uno squarcio della tra-
duzione del sig. Leoni nel torn. Xll , pag. 339 , di
qupsta Biblioteca prima ch' essa traduzione fosse
fatta di pubbiica ragione; chiuderemo questo breve
6 s.VGOio sttll'uomo, di pope,
articolo olVrendone nn akrn srfnaroio a' nostri let-
ton. Scegliamo il princi|»io della epi«tola IV che
tratta della felirita. 1/ autore cominria con un' apo-
stiofe sommnmente poetir a ; espone le false idee
che molti si f.iiino flella felirita; mostra che essa e
fatta per tiitti ; che noa puo consistere ne' beni
CRteini , e che se pure ipiesti contrlbiiissero alia
tlisua.iia2.1ianza ilella contcntczza , la speranza, fc-
drlc- c(iinpa:Mia del'.a jxnerta, e il timore insepaia-
bile dalle rirch^'zze scivirebbero a restituirne le jui-
librio. La feli<i a ronsiste nella Siinita del corpo e
nella rontentczza dello spirito. La virtu e madre
della pace, la temperanza (che e pure una virtu)
produce e mantienc la salute ; le ricchezze non ren-
dono contenti i viziosi. Vcdiamo come il poeta ha
saputo dar anima a queste massinie abbastanza ri-
petutc , e come il traduttore ha saputo adornarle
dei colori della pocsia.
O tu FcUcita , dcW esser nostra
O!:£etto e meta ! Ben , contcnto , gioja ,
Biposo ^ od oltro , quid che sia tuo nome ;
Veil' uoin sospiro eterno , onde la vita
Sopporta , e morte sfida : a not vidua
Oisnora , eppur sempre da noi riinossa ;
Fuor di tun sede iiivon cercata, e at folle
Nonmen che al sagi^io tal, chedoppia assembri (i).
Di'umi, deh, pianta di celeste seme,
Se quflCfji'u mat cadesti , in qual piu eletta
Parte del mortal suol crescer ti degni?
(l) 1! vrr-;o di Pope ^ questo :
« 0 'er-look'd , seen ilouble, by the fool , and wise ; »
clofe letteraluiente :
Guaidata al di la del suo punto , o veduta in doppio
aspetto dallo stolto e dal saggio ;
arcennando con cio 1' en-ore del volgo, il (juale ripone la feli-
cita in alrra cosa clie nella virtu , e T errore de' filosofi gi-eci e
lafrui , r'.e la riponevano nella virtii, unita perA ad aim- cose.
Sono celebri su questo propos'to le varie opinioni deMilosofi
•tare conibattute da Cicci'oue nelle Tusculaiie, e ne' libii dc' fini
fie' tern e de' mati.
TRADUZIONE DI MICHELE LEONI.
jRidi tu forse di propizin carte
Alio splcndido rags.io , o colle gemme
In fiammaiiie minicra occulta ozi/ci ?
Sei tu fra i lauri del Parnaso awinta
O sulle glebe daW acciar mietuta ?
Dove , dove ti stai ? Se vano e il nostto
Faticar , del culto<- , non del terreno
La menda e sol. FeUcitd sincera
Certo loco non ha : libera sernpre ,
Non si camhia , ne merca ; e in niuna parte
Nasce , o dwunque : dai monarchi fu<ise ,
O Bolingbroke : ella con te diinora.
La via ne chiedi al saggio ? II saogio e cieco.
Servi aWunrno, dice que sti; all' iiom t'invola,
Quegli risponde : altri nelV ozio intera
Felicita ripone , altri nell' opra ;
Chi nella volutca , chi nel contento ,
O nella fuga d' ogni pena , a belva
Siinil, a novo onnipossente nume
La virtu stessa a vanita riduce ;
O indifference alia piii strana idea ,
Stassi di tutto in forse, o tutto crede.
Solo per tai giudicj alfin si mostra ,
Cli' e la felicita P esser felice fi).
Di IVatura il sender prendi , e V insana
Opinion discaccia. Ojnuno puote
Av^r felicita che a liii convegna ,
E concepirla ognun. Ovvj ne sono
J beni ; ai soli estreini invan fien cerchi •
Hetto giudicio hasta e ones to core.
Delia diversa dote all' uom concessa
(i) I filosofi, de' quali Pope iatende accennare i differenti sl-
stenii , erano ugualineute in inganno. QuelU che faceau consistere
la felicita nell' azione cluamaudola piacere , eran da prima con-
dotti ai piaceri seusuali , e quindi al dolore : ovvrr s' iuipeena-
vano nella ricerca di alcune perfezioni iiuinagiaarie , pocoall*
loro natura e al loro stato conformi; e non ne raccoglievano
se non vanita. Tutti costoro cadevano nello stesso sofisnia, cioe
di non deteruiinare in che veranieute consistesse la felicita del-
r umatia natura; cio che appunto si richiedeva : ma ponevano
avanti solameate quelle, in, che ciascuu di ioro facea consister
la propria.
S\CGIO SULL COMO, DT POtt!,
Ti la^na pur, qual ti talenta : in tutd
iV e il comun senw cd il riposo w,uale.
Ti rimembra , o mortal, che al tiitto estesc
I.e les^i ^o'* delta Cagion primiera.
Quel che felicita per noi si noma ,
Non sur un solo , ma su ciascun diffusa
Ella voile (i). Non e perfe.tto appieno
D' lino il godrr che suit' intcra massa
Jndiritro non sia : ne di se pngo
Esul feroce e mai, non rio tiranno
Fazzamrnte supcrbo , o al inondo ascoso
Jncavernato anacoreta. In cerca
D' aiiimiratore , ovvr d' amico move
Chi pill si fu2,pe , e uman consorzio abborre.
Qual che il pcnsier ne sia d' altri diver so ,
Osni dilftto e da languor compreso ,
Denisrata 03:ni gloria Ha ognun sun parte,
E non compensa del piacer V eccesso
Ncppur nuta che ne costb di pena (2).
(1) M Ceux qui ea ont le plus a; pi"och6 , out considere , qu'il
est necessaire (lue le bieii universel que tous les homaies desi-
rent , et ou tous doiveiit avoir part , ne suit dans aucime des
choses pai-ticulieres qui ne peiivent etre pose^dees que par ua
eeul , et qui etant partagees , affligent plus leur possesseur par
le manijue de la partie qu'il n'a pas , quVlles ne le contenent
par la iouissance de celle qui lui appartieut. lis ont conipris
que le vrai bien devoit etre tel que tous pussent le posseder
a la fois sans diminution et sans envie , et que personne ne le
put prrdre contre son gre. » Pascal, chap, xxi, p. l36.
(2) Si d'un cot6 cette £;iu!}se gloire , que les hommes cher-
chent , et une grande marque de leur uiisere et de leur bas-
sesse- e'en est aussi de leur excellence. Car quelques posses-
•ions qu'il ait sur la terra , de quelque sante et coniniodite es-
sentielle (lu'il jouisse, il n'est pas satisfait , s'il nVst dans Testirae
des lionunes. II estime si grande la raison de riiomnie, que
quelque avantage qu'il ait dans le nionde , il se croit nialheu-
reux , s'il n'est plac6 aussi avantageusement dans la raison dc
riiomme. C'est la plus belle place du nionde : rien ne peut le
di'*tourner de ce d^sir, et c'est la qualite la plus ineGFacable du
recur de riionnne. Jusque-la que ceux qui meprisent le plus
les homnies, et qui les egalent aux betes, en veulent encore
f tre admires , et se contredisent a eux-uiemes par leur propre
•entiment ; leur nature, qui est plus fort que toute leur raison,
les convainquant plus f(n-tement de la grandeur de rtiomme ,
que la raison ue les convainc de sa bassesse. «
Pascal, chap, xaiii, p. 146, 147.
TR^DrZTONE DI MICHEL£ LEONI. 9
L' ordine eji e del del sovrana legge (i).-
Perb convien che V un erandeggi , o sia
Jticco piii d' altri di sciensa o d' oro (2)
Ma la raiione ofende e il ver chi crede
Pill GiV^nturosi cotestor del resto.
Vuol tutd il del felici in loro stato ,
E a oznwi suo ben con equa man dispensa :
Solo il mutuo bisogno il bene accresce.
La difftrenza , onde nutura e sparsa ,
Concordia ii mantien. Nan cal d' eventi
O di condizion. Del par felici
Sono il difeso e'l difensore ; il prence,
E 'I suddito ; I' amico , e chi lo troiu.
Spirb d^l tutto in ciascun membro un' aura
Di comun bene il Ciflo; ahna comune.
Se in srado pare di fortuna i doni
Ciascun sodesse, qual saria contrasto?
Or se a felicita fu I' uom creato ,
Porla ne' heni esterni Iddio nan puote.
Varia dispensa i doni suoi la sorte ;
Onde mis ro V un , V altro beato
Appellor s' ode : ma pjrra ben giusta
La bilancia del del , mentre la speme
Quella accompasna , e questo ognor la tema.
Non e il bene presence, and' uom si allep-a,
E non il mal , ond' ei si duol , ma il tristo
O lieto andceder dei di futuri (3).
(1) Cioe la prima legge, che Dio ha fatta e relativa all' Or-
dine ; allueione belliisinia a quel luogo dell' Istoria sacra , ove
il Creatore , incomijiciando a riparare alia confu»ione deiCaos,
separo la luce dalle tenebre.
(2) Vuol dire che la differenza esistente fra gli uoniini iu
fatto di poiseisi esterni terreni ha per oggecto Y arinonia ed il
ben essere della societa , per la ragione che la niancanza o pe-
nuria di lai beni negli uni , e la loro sovrabbondanza negli aliri
servono a stringer vie piu i legami tra T obbligaute e I'obbligato.
(3) « Nous ne tenons jamais au present. Nous anticipons I'ave-
nir comme trop lent , et comme pour le hater ; on nous rap-
pellons le passe , pour Tarreter comme trop prompt. Si impru-
dens , que nous errons dans les tems , qui ne sonc pas a nous »
et ne pensons point au seul qui nous appartient ; et si vains ,
<pie nous songeoEs a ceux qui ne sent point , et laissous echaf-
p-^r sans reflexion le seul qui siibiiste. C'est que le pregeat
5\GtJIO SULL' UOMO, UI POPE ,
O ch'Ua terra fidH aiicor si aspira
Di moiite ill niontt nd assalir le stelle ?
Guata, I' sorrUis arvano sforzo il Cieloi
E sotto I' alte swrapposte rupi
Lo stolto oriiop;lio inabissato oppriine.
Happi , die 'I bene , o sia d' induscria parto
O all' uoni largico da naturu e Dio ,
JE'l placer , cut rati^ion mini sir a o senso ,
Pace addlnianda e sanitate , e quanta
Fia delta vita necessario all' uso. (i)
Di sanita la teinpernnza e niadre ;
E In pace , oh Virtii ! la pace e tutta
Propria di tf {2) Piiote il ribaldo e 'I giusto
Favori trar dalla fortuna ainica ;
Ma ne scema il goder V indegno acquisto :
Di' : qiial e del piacer , qual di I gundagno
La pill sicura via ? giustizia 0 fraude?
Chi prii dispregio o maggior pieta inspira ? •
Vizio o virtii , sien dessi 0 no felici?
Tutti del vizio fortunato gU agi
Numera ed i piacer : quelli rifiuta
O sdrnna la virtii. Colina I' iniquo
tV ortlinaii'e nous blesse. Nous le carbons .1 notre vue , parcc
([ull nous ainige ; et s'il nous est agirable , nous regrettons de
Ic voir t'clia|ipei". Nous trichous tie le souteuir pour ravenir ,
et jieusoiis a disposer les choses qui ue sont pas en norre )iuis-
sance , pour un teiiis ou nous ii'avoas aucune assurance d'arn\ er.
>i Que cliacun examine sa pensee. II la trouvera toujoars oc-
cupee au passe et a I'avenir. Nous ne pensons presque point
au present; et si nous y pensons, ce n'est que pour en p'-en-
dre des luniieres pour disposer I'avenir. Le present n'est jamais
noti'e but ; le passe ex le present sont nos moyens ; le seul
avenir est notre objet. Ainsi nous ne vivons jamais ; mais nous
c'Sp^rong de vivre; et nous.^isposant toujours a eti'e heureux ,
il est indubitable que nous ne le serous jamais , si nous n'aspi-
rons a une autre beatitude qu'a celle dont on peut jouir en
cette vie. »
Pascal, chap, xxiv, p. 103, i53.
(l) Bella perifrasi per significare la felicita , stante che tutta
quella, di cui siamo capaci , consiste in sensazloni o riilessioai
particolari.
(a) La virtii igaorata procura a chi la possieJe im interna
pace; e, conosciuta, concilia una pace csterna cosli aliii uoinlni.
TnAPTTZIONE m MICHKLE LEONI. II
D' ogni ben ch' ei desia: fia (he gl manchi
Sempre il bene migUor , di buono il nonie (iV
Nel dare un saggio della traduzione abbiama vo-
luto aggiugnere anche le note,colIe -niali il tradut-
torc ha rrediito bene di corredarla, perclie i nostri Itt-
tori possano concepire un'idea giusta del modo col
quale e fatto questo lavoro. Non nianca ora die di
dare nn saggio delle tre altre traduzioni da noi ac-
cennafe, perrhe si possa fore un confronto tra esse
e quella del sig. Leoni.
Traduzione del professore Qlo. Castiglioni. (2)
Felicitade ! Oh nostra scopo e fine !
Ben , contento , piacer , qual sia suo name ,
Oh nnn sn che di piii , che tragsi etcrnt
Sospiri ; ondp soffriani la vita , osiamo
Morir ; senpre vicin, sempre ohre a noi.
Visto o doppio o mal note al folk , al saggio.
Pianta cel^stp ! Se quaggiii cadesti ,
Dinne , in qual suol mortal crescer ti degni ?
(i) « Tous ]es homines sont niembres de ce corps; et pour
etre heuveux , il faut qu'ils confoniient leur volonte particuliere ii
la volonte universelle , qui gouvenie le corps entier. Cependant il
anMve souveut que Ton croit etre un tout , et que ne se voyant
point de corps dont oa depende , i'on croit ne dependre que
de SOI , et Ton veut se faire centre et corps soi-meine. Mais on
se trouve en cet ^tat conime un nienibre sepai'e de son corps,
qui n'ayaat point en sol de principe de vie , ne fait que s'e-
garer et s'etonner dans Tincertitude de son etre. Enfia quand
on commence a se connoitre , Ton est comnie revenu cbez soi ;
on sent que Ton n'est pas corps ; on comprend que Ton n'est
qu'un membre du corps universel ; qu'ctre nienibre est n'avoir
de vie, d'etre, et de mouvement que par I'esprit du coi'ps, et
pour les corps ; qu'un membre s^par6 du corps auquel il ap-
parrient , n'a plus c[u'un etre perissant et mourant ; qu'ainsi Ton
ne doit s aimer que pour ce corps , ou plutot quon ne doit
aimer que lui , parce quVn I'aimant on s'aime soi-meme , puis-
qu'on n'a d'etre qvi'en lui , par lui , et pour lui. »
Pascal, chap, xxix, p. 222, 223.
(2) Saggio suir Uomo , di Pope , tradotto \n cinque linguc
Suasbourg, chez Konig , 1761, in 8."
li S.VGGIO SULL UOMO, DI TOPE
Sbocci tu d' un i corf ai rai propizj ?
S'i tu in le min- colle ^einne asci^staf
Sei tu d' iillnr feheo fra i serti intesta ?
O colta nclla fprrea innrzial mfsse?
Dove crcsce ella? . . Ah dove non. cresce ella*
S? i'ann e nostra inchicsta , la cultura
S' incolpi , non il suol ; fisso ad un sito
II vera ben non e ; per tutto trovasi ,
O in niun loco ; non e venale , e libera
E i Re schivando , ainico , abita teco. — *
Tradazione del Cerretesl. (i)
O gran felicita lo scopo e il termine
Dell' esser nostro! Ben , placer c e requie ,
Dolce contento , e alfin qualunque siasi
11 nome tuo ; quel non so che , cut suscita
J sospiri, che son nei cor perpetui.
Per la qual sopportiamo il nostro vivere ,
Ne si teine il morir ; sempre a noi prossiina,
, O^nor da noi d'stante ; di continuo
Cercata piii lontan di quel che sianc ;
Al savLO e al pazzo oscurainente cognita;
Pianta d' un seme, ch' ha dal del I' origine 3
Se discesa qua sei fanne conoscere
Qual e quel suol, dow ti degni crescere ?
Ti mostri tu animata dai piii lucidi
Ra^gi di qualche Corte favorevole ,
O sei si'polti tra mctalli e gioje ?
Coronata vd tu d' allor poetico ,
O ti troncb V acciar dclle battaglie ?
Dov' e che cresci, o dove non puoi crescere?
Quando sia mai la pena. nostra inutile ,
^ la cultura non il suol , che mancane
Quella felicita ch' e sol veridica
Jn verun lujgo im nune non ascondesi ,
IVon e in niun sito , e da per tutto trovasi ;
Comprarla non si pub; e meitre e libera,
Luniii dai troni in Boli.nbrok ell' abita. — ■
(l) Saggif> 8uir Uorao tradnto dall' inglese in versi italiani da
Giuseppe Cerretesi de' Pazzi Sigaori del Val d' Arno di sopra
in Toscaiia. MiUao pressu Malitesta , ijSb , iu 8."
TRADUZIONE DI MICHELE LEONT. l3
Traduziotie dell' Adami. (i)
Bella felicita, tu set di ogni Ente ,
Che respira quaggiii, mobile, e fine :
Quul nomc io potrb darti , onde ciascuno
Ti ricerchi , ti siegua, e ti ravvisi ?
Tranquillita , piacer , pace, dolcezza
Un non so die ti dirb in fin di grata ,
Di pregevol, che ogni uoni dentro al suo cuore
Con perenne desio chiama , e sospira.
Tu set , la cui speranza adulatrice
Forge lena , e riitoro ai petti umani
Contro i colpi di morte , e del destino :
Fisso e cangiante oggetto , a cui son usi
Rivolgersi a vicenda , e saggi e stolti
Con formarne ciascun quella confusa
Iinmagine , che a lui sembra piii vera.
Tu sempre a not vicina , in quel momenta
Ch' altri crede fermarti , allor ti involi:
Fianta, che avesti origine nei deli,
Se qui posta tra noi da man divina
Degni di possederti anche i mortali
Tu credi , addita lor in qual Regione
Debbanti rintracciar , sotto qual clima ,
Forse tra I' opulenza adulatrice
D' una corte con brio siedi fastosa ?
Dalle di gemme, e di or ricche miniere
Forse snrtisti ad abitar il mondo ?
Forse sul margin di scoprirti e d'' uopo
Del chiaro Fiume, che il Parnaso irriga,
Tra quel saper, che incbria la focosa
Immagi name fantasia dd Vati?
O all' ombra degli allori, pnde la fama
Fregiar promettc il crin d' Eroi guerritri ?
Qual e il Regno felice , ov' hai la cuna ,
O quello in cui di comparir paventi ?
Ah die qualor la nostra industria e vana,
Onde tra noi fdicita germogli ,
(I) I principj della morale, ossia Saepio sopva 1' «on;o , tia-
dfitto in versi sciolti italiani rial cav. Anton- Filippo Adami.
Veoezia, 1790, in ^°, presso Pezzaua.
b\GG10 SULL UOMO , DI POPE CCC.
V arte accnsar si dee , non il terrcno ;
11 piu orribil sogginrno , il p'u giocondo
Posson di. I pari a lei servir d' asilo :
O gia inai non si gusta , e non si vede ,
O si trova egualmenTe in ogni lato.
L' oro , quel seduttore onniputcnte
Non ha sopra di lei forza , ed. impero ;
Virtu, r aitrae , del merto si compiace ;
E se le spnlle volge disdegnosa
D(i Regi alle pompose altere corti ,
Nel tuo soggiorno , amico , ella si cela
Per godervi in amabile ritiro
Jl suo stabil ricetto , il suo riposo.
15
Intorno al mo do di dipingere aW Encausto degli an-
tichi. Memoria del sig. marchese Haus di Palermo y
comwiicata ul Direttore di qiiesto Qiornale,
E
NCAUSTO pingendi duo fuisse antiquitus genera
constat, cera, et in ebore cestro ; donee classes pingi
cepere hoc tertium accessit , resolutis igni ceris pe-
nicillo utendi ^ quae pictura in navibus nee sole, nee
sale^ ventisve corrumpitur. Plin. Hist. Nat. XXXV.
Queste poche notizie ci vengono sonimiiiistrate da
Plinio intorno ai tre modi di dipingere air encausto ,
dei quali i due primi , gia adoperati anticamente ,
forse non eran piu in uso al tempo suo , il. terzo
rertaraente ancor si praticava. Ma perduta che fu
in fine la memoria di tutt' e tre , alcuni letterati ,
desiderosi di far rivivere un' arte , che meritava
piuttosto d' essere considerata come curiosita anti-
quaria , s' impe2;narono d' indovinarla , e ad essi si
unirono alcuni artisti , producendone de' saggi non
del tutto infelici. Ora se io da nuovo imprendo a
trattare quest' argomento , lungi dal voler richia-
mare in uso un genere di pittura poco o niente a
noi giovevole , non altro ho per iscopo che di
distinguere un po' nieglio di cjtiel che si e fatto fin
ora r un genere dall' altro per assegnar poi a cia-
scuno il suo vero posto.
Dovettero senza meno gli antichi al par di noi
sentn-e il bisogno di procurar alle loro pitture a
tempera una qualche difesa ed una durata maggiore ^
e crederono di ricavare questi vantaggi dalla cera;
invenzione comunemente ad Aristide attribnita , seb-
bcne Plinio la giudichi alquanto piu antica , chia-
mando in testimonio le diverse opere tatte da Po-
licleto , da Nicanore e da Antenore , e prinripal-
mente quelle di Lisippo in Egina cui iscrisse il suo
nome colla parola £i'£xav<re.
1 6 INTOr.NO AL MODO DI DlPINCr.Rr!
Oiirslo primo ge:ierc vien a noi accennato da
riimo con una sdia parola, rioe di ceraj e sarebbe
stato meglio inteso, e ili inolto sarebbero stati abbre-
viati i tentativi a riprodurlo , se in canibio di coii-
fondere insieme la prima e la terza nianiera , si
fosse posto mente alia diffcrenza notata dal me-
desinio Pliiiio tra Ic due anticaniente usate , e la
terza sopravvenuta , servendosi egli di cjueste pre-
cise espressioni: iiisino a che comuiciatosi a pingere
le navl da giierra^ il terzo vi si agginnse^ cioe di
adoperare il pennello^ sciolte le cere col fiioco : dalle
quali parole nianifcstamcnte rilevasi che tanto la pri-
ma quanto la seconda manicra il pennello eschides-
sero. Quindi tra i niolti lodevoli esperimenti con
particolare zelo istituiti dal celcbre conte Cayliis ,
poscia inseriti nel 48 volume delle nieniorie del-
rAccadeuiia delle isrrizioni e belle lettere, edizione
in 8.°, r ultimo solo e degno di commcndazione
come qucllo die risponde alia mente di Plinio; ed
eccone il metodo da lui usato. Orizzonlahncnte posta
su' carboni accesi ed egualmente distribuiti in giu-
sta distanza^ la tavola destinata a dipingersi, dopo-
che t"u suHicientemente riscaldata , cgli la stroHno
con cera bianca e purissima a segno , che piena-
mt'nte in ogni sua parte se ne fosse imbevuta , la-
sciando pur anche al di sopra una tenue crosta ,
non pill grossa d' una carta da giuoco. Sparse poi su
di essa , quando non era anco ben rappigliata , uir
le^igie ' issimo strato di biacca di Spagia ridotta in
polvere sottile, acciocclie con questo mezzo piii facil-
meiite ricevesse i C(dori a tempera, coi qiiali dipinta
che fu la mise di nuovo sopra un fnoco piu mo-
derate del primo. E quest' ultima operazione pro-
duss > r elletto che senza smovere i colori, la cera
"vi s' introducesse , e rendesse ad un tempo la pit-
tura pin liicida e piu capace a resistere alT umido,
o a!tra offesa del tempo. Sarebbe qui inutile Fav-
Vf'i tire , che sebbene il pennello si adoperasse pei
colon , non di mono V eucausto sia dovuto alia
all' ENCAUSTO L.EGLI ANTIGHI. 17
sola cera. Per non avere bisogno di biacca , e to-
gliere alia cera quella viscosita che non fatilinente
ammette i colori a tempera o a miniatnra, un altro
artista ancor vivente crede piu opportuno di ag-
giungere alia cera una resina parimente bianchis-
sima, e solcata in poi con sottilissime linee ondeg-
gianti la sua piastretta,a quel niodo che chiamano
i Francesi guillocher ^ la pose sopra un discreto
fuoco, dopo che T aveva dipinta in miniatura; ed io
stesso vidi poscia che immersa piu volte nelT acqua
punto non ne pati. Or se air uno o alV altro luetodo
sia state simile quello tenuto dagli antichi , molti
altri accorgimenti e molte cautele uopo e di sup-
porre che da lore si osservassero , le quali cose
non potevano essere suggerite che da una lunga
pratica.
Percio dopo Aristide vicn nominato Prassitele da
Plinio , come qiiegli che raiglioro V invenzione. E
forse mai, fuorche da pochi, si seppe scansare ogni
sorta di pericolo ; e quindi avvenne che non tutti
i pittori in tempera si servissero ancora delP en-
causto , siccome tra noi dopo P invenzione della
pittura ad olio, quella di semplice tempera non fu
abbandonata.
Passando ora all' altro encausto che sulP avorio
eseguivasi col cestro ^ ossia pezico/o , molto rnaggior
ditlicolta si presenta innanzi a clii pretende spie-
garla , essendo pienamente sconoscinto questo stru-
mento , il cui nome , sebbene ricevuto ne' nostri
lessici , non vien interpretato da alcuno scrittore ,
e suir autorita sola di Plinio si appoggia. Che ncp-
pur qui sia intervenuto il pennello e stato avvertito
di sopra, e altresi chiaramente si dimostra da uii
altro luogo di Plinio ( XXXV , 40 ) ove noniina ,
forse per la rarita del latto , una pittrice chiamata
Lala di Cizico , che liori in Roma al tempo di
Varrone , ed uso a dipingere tanto col pennello ,
quanto sulP avoiio col cestro : ct peniclllo piiixit^
et ill eborc cestro. In un luogo sovente citato di
-. Bihl. Ital. T. XV III. 2
l8 INTORNO AL MODO DI DIPlNGERE
Plntarco de Sera vindicta Numinis vien rlferita la
storia d' un uomo di mala vita , che precipitato a
caso dalFalto d'una fabbrica cadde in deliquio, du-
rante il quale , trasportato quasi neir altro ninndo ,
jvi cbbe a ved: re i varj castiglu che soffronn le
anime ree e nnlvage , dal quale spettacolo volen-
do&i sottrarre fa rattenuto da una donna di stu-
penda iigura e grandezza. che gli si avvento contra
portando in roano una bacchetta infocata , come si
nsava da' pittori di storie ( pa^^LOV tl QffTrep pi
^oypa(pOL ^laTTvpov) per imp^imergli maggioinnente
]a licordanza delle cose vedut--. Al nruno aspetto
sembra poiersi ricavare qualihe lume da qucsto
gtrumento addoito come famigliare ai pittori , ma
io stimo (he altro non fosse < he una stecca abbru-
stolita uella sua estremita, colla (juale pur oggi so-
ghono disegnarsi i cartoni , cjo che per cevto non
produce ima pittura all' encausto ; e cosi questo
luo2;o ci las'ia uella medesim \ oscurita.
Rivolgendo per altro i nostri sguardi ai pochi
avanzi antirhi d'avorio troviamo una tavoletta con-
servata in Roma presso mnnsignor Casali , ove si
veggono diverse figure intagliate , ed i cavi del-
r intaglio riempiti di vario colore quasi a tpiel
modo, the si facevano una volta le opere di Niello
che diedero origine alle nostre stampe. Non parlero
di molte tavole di bronzo , che dairantichita ci ri-
niangono, e sulle quali veggonsi incise le leggi ed
i decreti de' Magistrati , ne di alcune altre con in-
tagli di ligure , le quaU tutte mostrano che il bu-
lino agli antirhi non fu sconosciuto , sebbene mai
ecstrum o verlculum lo chiamassero. Ne potrebbe
negarsi a questi intagU il uome di pittura che pro-
pnamente ypapixij e nominata da' Greci , e che
denota egualmente i disegni fatti a soli contorni, e
le opcre colorite, siccome anro in latino i primi sono
detti da Plinio linrarum ylctaros. Ma comuoque siasi,
niancando in quelle opere il fuoco, primo requisite
deir encausto, ncppm' esse soddisfanno al nostro in-
ttiuo. . . _
ALL* ENCA.USTO DEGLI AKTICHI. Ip
Potrebbe forse immagin^irsi da talano che gli an-
tirhi si fossero serviii di stili d' arciajo infocati
per punu'ggiare sail' avorio i contorni delle figure,
e cosi purr per ombrt-ogiarle, come si fa colla puuta
del pennillo nelle musiature; e questi punti avreb-
bero ve: amente lasciate tracce indelebili , e meritato
il nome d' encausto : ma per tacere che Y acciajo
avrebbe perduto la sua tempera, raffreddandosi ogni
niomento lo stile, e dovendosi cambiare con un al-
tro , si sarebbe certamente ratYreddata anche la
fantasia delP artefice, e V opera sarebbe in tine riu-
scita si tediosa, languida e stentata che aiuno T a-
vrebbe intrapresa per la seconda volta.
Blolto piu lontano dal vero anderebbe chi per
ispiegare il secondo genere d' encausto volesse ri-
correre ai lavori di tarsia^ ovvero de' legni di vario
colore, commessi insienie , t quali fo mestieri tal-
volta di tenere neir arena infocata per far loro pren-
dere una tinta piu scura, ed adoperavU cosi per le
ondire. In tai lavori interviene bensi accidentalinente
il fuoro, ma non vi ha luogo uno struraento che
cestrum potesse chiamarsi E cosi all'incontro nelle
opere di sgraffito^ le cpiali nel secolo XV e XVI ,
di artefici in 02;ni 2;enere fecondissimi, solevano ese-
guirsi sulle facciate delle case e de' paiazzi , un si-
mile strununto viene adoperato , mancando pero il
fuoco. Cio non ostante non vogliam interaniente la-
sciare iiidietro lo sgraffito, nia piuttosto addurne un
nuovo metodo che cadde , non sono molti anni , in
raente ad un forestiere in Roma , non tanto artista
che amatore delT arte. Essendosi egli proposto di
fare disegni simili a quelli a fuliggine , ma piu dii-
revoli assai, uuse una tavola d'avorio con un ccrto
grasso, il quale, posta poi sopra il fuoco la tavola ,
impedi che qucsta potesse bruciarsi , e al tempo
5tesso si cano;i6 in una tinta scura non perfetta-
mente nera , che coprendo tutta la superfioic della
stessa tavola passo pure alquanto indentro. Ivi con
un ago dilineo prima i coxitorui , e poi con altri
aO INTOKNO AL MODO DI DIPINGERE
ferri radendo, ossia, sgraffiando ov'era uopo, tolse via
pill o meno la tinta scuia, al line di produri'e le ne-
cessarie embie e le mezze time, ma scopri intera-
niente il bianco d'avoiio per serviisene pei lumi ; e
per tal niodo fece nascerc piccole pitture a chiara
sciuo Jiraziosissinie e iudeK bill. Sono debitore di
questa iiotizia alia gontdezza del sig. cav. Gh rardo
de' Piossi , nome eorualmeute caro alle IMuse clie alle
arti belle ; e se convicn confessare che tal sorta di
pittura adempisca tiittc Ic condizioni che V encausto
sulPavorio potesse ricliiedere , conviene avvertire
aiicora che il suo autore non vi fn indotto dalla
lettura di Plinio ; ne allora si trovo ia Roma chi
r avesse considerata come xm arte praticata antica-
mente ; e percio egli forse non ebbe imitatori.
Or sia che le congetture finora proposte intorno
iii due piu antichi modi d' encausto non del tutto
s' accostino al vero , sempre resta indubitato che il
sccondo , praticato sulV avorio, non era adatto che
a*" piccoli lavori in chiaro oscuro, e il primo selibene
applicabile ad ogni sorta di pitture in tavola , ser-
\iva solo a difesa, ossia lorica della medesima. Resta
a considerarsi il terzo rnodo che ric hiede pcnncUo
e colori nieschiati con cera , e disciolti dal fuoco.
Ebbe questo la sorte di attirarsi di prefercnza Tat-
tenzione de' moderni , e il maggior impegno a ri-
produrlo con saggi , dei quali pero piu felici eran
quei che in altro modo aveano liquefatta la cera
< he col fuoco, onde neppure propnamente potevano
chiamarsi encausti. Ma appunto un tal geuere d' en-
causto il piu da iioi ricercato e stato presso gli an-
tichi tenuto in pochissimo conto, cio che pure vieii
dimostrato dalla sua origine, dovendo essa scrvire
di un debole riparo contra Y azione del sole , e
del sale marine per le grossolane pitture delle navi
da guerra , e piu ancora perche a' tempi di Plinio
fu dcgradato fino alle navi da trasporto : ( Cerce^ dice
Plinio in un altro luogo , tingwitur eisdem colorlbus ,
ftltcnu iHuledbus gciierc^ sed clussibiLs familiaii , nunc
all' ENCAUSTO PKGLI ANTICHt. 21
edam onerariis. H. N. XXXV ^ 3i). Ma a qual segno
sia stato stimato ignobile e rueschino, sopra tutto ap-
parisce da quel clie egli narra di Protogene e cli Era-
elide celebri pittori deli' antichita , i qiiali prima di
accjuistarsi fama con altrc opere , dalla necessita fu-
rono costretti ad impiegarsi in qaesto vile mestiere.
Varrone nel libro III , cap. penultimo de R. R. pa-
ra<»"ona le grandi piscine che avevano i nobili a siio
tempo, divise in tanti ripartimenti quante erano le
diverse sorti di pesci che vi si conservavano, coUe
casse di questi sordidi pittori in egual modo ripar-
tite secondo la varieta de' colori ; ed io m' immagino
che i colori tratti di la, e disciolti in caldaje, si ado-
perassero con pennelli grossissimi a guisa di scope ,
per tingere piuttosto che dipingere navi e navicelle
d'ogni sorta; e se occorreva di aggiungere su quel
campo qualche figura grottesca, o di colorire i tu-
telari Dei , che scolpiti si affiggevano alle prne , e
percio D'u pied sono chiamati da Giovenale , cio
egualmente con grossi pennelli di setole si eseguiva.
A che pro adanque tal sorta di pittnra cui siicnes-
sero il catrame , e la fasciatura di rame , vorrebbe
oggi applicarsi a gentili opere in tavole piccole ,
con discapito di quelle dolci velature e di que' pas-
saggi di tinte che producono 1' accordo , e sono
il raaggior pregio del colorito , non permettendo
quella pittura grossolana altro che tocchi larghi e
forti ?
Dal primo genere d'encausto, come sul priacipio
fu da noi descritto, nac({ue molto piu tardi un altro
nuovo genere che potrebbe dirsi il quarto, e in tanto
diffensce dal primo che al di sopra , non al di sotto
si stendeva la cera liquefatta. Fu introdotta questa
nuova maniera per difendere contra i venti, il sole
e Tumidita le parcti delle fabbriche poste in luoghi
aperti , particolanncnte quando queste pareti eraa
tinte di minio. Vitruvio, il quale sembra esser stato
il primo a su2:2,erirla , cosi ne ragiona: Itaque cum
alii muln , turn eUam Fabricius Scriba in Aventiuu
23 INTORNO At MODO DI mPlNGERE
vuliiissrt habere domum clegaiiter expolitnm , peri-
stylii parietes omiies indaxit minio , qui post dies
triginta facti sunt invciiusto varioquc colore ,• itaqiie
prima locavit iiiducendos alios colores. At si quis
subrilior fuerit^ et volaerit miniuceum suum colorem
retinere^ cum paj-ics cxpolitus, et aridns fuerit ^ tunc
cernm punicarn pfutllo olio tcmperatam seta inducat;
deindc postca carbonibus in ferreo vase compositis
earn ceram apprime cum parietc calefacicndo sudarc
cogat , fiafqiic ut perseqactur ; postea cum candila
linteisque puris subigat , \iti sigua marmorca uite-
scunt. De Arcliitct. VIII ^ 9. Piu brevemente , ma
coHa stessa chiiirezza ne parla Plinio (XXXSll, 7).
Sol's, atquc lance contaci.us inimicus ; reined' nm, ut
paricti siccato cera punica cum olio liqurfucta setts
itiducatur , iternmque admotis gallos carbonihus adu-
ratur ad sudor em usque ^ postea candelis suhigutur ^
ac deincep^ linteis puris , sicut et marmora nitescunt.
Da ambedue questi lLiosi,hi si rileva che una cosa
simile gia precedentemente era in uso per dar lu-
stro ai lavori di marino ; ed e questo il solo ge-
nere d'encavisto, del quale abbiamo una piena e
precisa descrizione. 11 vaso contenente i carboni
dovca avere una sua propria forma per dirigere
orizzontalmente verso la parcte il calore. Percio
viene riferito sotto il nome di cautcriwn tra gli
strumenti pittorici uel sesto libro delle sentenze di
Paullo, e ne' Digesti. L, 17 De instructo ^ vel in-
strumento legato,
Parlandosi da Vitruvio e da Piinio di quest' ultima
specie d' cncausto come utdissiina ne' luoghi esposti
all' inclemenze dclP aria , e sopra parcel tiute d' na
solo colore, non dovrebbe credersi che cosi fosscro
trattate le pitture Ercolanesi e Pompejane esistcnti
in luoghi chiusi , ove non ve ne era alcuna neces-
sita. Quantunquc io sappia che in quel modo siano
state ravvivate due di quelle pitture starcatc dal
muro, e che con loro danno si ravvivino aiicora
€on ispruzzarvi delP acqua o col verniciarle , pur»
all' Ii!NC\oalo JJJiii>Ll Ai-iTIOHT. 2^
glwdlco esser mnlto pericolosa una t.^Ie operazione
in an muro posto vertiraliiiente , obbligato con la
replicata applirazione cli un fiioco vivo a sndare ed
a soffrire lunglie stiofinazioni, specialmeiite quando
le figure sul campo dipinlo a fresro soprapposte
fossero a secco, Molto meno mi sembra probabile,
cssere state esegiiite quelle pitture con colori misti
a cera , cio die Pliuio espressamente chiama alie~
num parietibus genus. Oltre a cio cli sopra si e os-
servato clie questa pittura non ammette altro che
tocchi forti e larghi , ed assolutaruente ee -hide i
dolci passaggi di tinte. Or scbbene c^vielle di Pom-
pei e di Ercolano niostrino i loro principali lumi
e le ombre con larghe peunellate , sono non di
meno le raezze tinte apposte con lunghi e sottilis-
sinii tratti, onde non saprei intendere come i colori
a cera, ancorche non senza grave pcricolo di alte-
razione , e non senza grande inibarazzo si fossero
tenuti di continuo sopra i carboni accesi, non potes-
sero subito rappigliarsi quand' erano coki con pic-
coli pennelli , o certamente allorche toccavano il
muro freddo.
Tali passaggi di tinte die poi non si sfuma-
vano con altro pennello largo c piu tenero, come
tra noi si usa , molto a proposito vengono da Plinio
(XXXII, y) nominati incisnrce, e tali vcramente ap-
pariscono. Servivano essi ad umhras dlvidendas a
lumiiie ^ e percio di prcfcrenza vien citato un az-
zurro d' India, cui, per le carnagioni principalmente,
abbiamo noi sostituito V okremare. Se siamo in
vero al maggior grado obbligati a Plinio per le piu
anipie memorie clie degli antichi artcli^i e de' loro
lavori piii rinomati ci ha lasciato egli pressoche
solo, dobbiarao parimeiite ammirare la grand' intelli-
genza cliVgli sopra altii llomani da a vedere nelParte.
Di questa intdlioenza sono chiare prove non podii
vocaboli tecniei che fu costretto quasi a creare
perche mancavano nel sue idioma ; e come ne ab-
biamo gia veduto poco prima un esernpio , egli lo
34 INTORNO AL MODO DI DIPINCEIIE
seppe fare ron particolare aggiustatezza e preci-
sione. Nc citcro un altio die pure fa al nostro pro-
posito. Ragionando del perfezionamento dclT arte
presso i Greci , cosi egli si esprime nel libro XXXV :
Tandem se ars ip^a distinxit ^ et invenit lumen , atqiie
umbras , differentia colorum alterna vice sese exci-
Tante ; delude adjectus est splendor , alius hie quam
lumen ^ qnem , quia inter liunc ct lumen esset ^ appcl-
laveruiit tonon , commissuras vera et transitus har-
nio2;en. Ci voleva un delicato senso nelF arte per
accorj^ersi quaiito una massa di lume posta a fianoo
d' un' altra di ombra vaglia ad entrambe per iiivi-
gorirsi scambievolmente , sirche pin acceso paja il
iunie , c piu scura V ombra ; e generalmente , quanto
un colore smorto faccia piu vivo comparir quelle
clie gli e posto a canto. Quel che di piu aggiun-
sero gli artisti quasi come un tuono intermedio al-
r armonia dei colori , e percio tonos chiamato dai
Greci , splendor da Plinio , non e da riputarsi giu-
stamente posto in mezzo tra il lume e T ombra ,
ma piuttosto come un effetto prodotto dal primo
suir altra. Comparando insieme la greca e la latina
denominazione , forza e di pronunziare che vi sia
inteso il rijiesso della luce , ben diverse dal lume
generale ed originario , il quale percio deruatiio e
detto dal Vinci , cioe quelle che imbattendosi in un
corpo onibroso vien ripercosso da questo con tanto
piu di splcndore quanto piu densa e levigata e la
sua superficie. Quindi la bdla unione delle tinte ,
con altra voce tratta dalla musica , harmoge nomi-
nata da' Greci, come appunto ancora da noi accor-
damento y si ottiene per la massima parte da quei
sottili trattolini di vario colore , sopra norainati ia-
cisurac , ossia tugli da Plinio , e che riguardo al
loro elTetto diconsi passaggi e commettiture. Non
posso astenermi dalF addurre ancora , per con-
cludere , un altro esempio di felicissime esprcssioni
del nostro Plinio , quand' ci parla del modo di di-
staccar una ligura dal sue canipo , e dice, le linee
all' ENCAUSTO DtGLI ANTICHI. 25
esteriori benclie la oircoscrivano e la termlnino ,
sembrar devono di aggirarsi addietro della medesima,
e mostrare , a cosi dire , quello stesso che vanno
occultando. In qiiesta parte iion poco diflicile in
cjuei tempi, che lo sfuniare non troppo conobbcro,
cita Parrasio come sommo : confessione omnium in
lineis extremis palmtm adeptus. Hocc est ^ prosiegue,
in pictnris sunima subtllltas : corpora enim pingere^
et media reritm est qaldem magni operis , sed in quo
multi laudem tulerint; extrema corporum facere , et
desinentis pictures modum includrre rarum in sue-
cessu artis : ambire enini se debet extremltas ipsa ,
et sic desiuere ut promittat alia post se , ostendataae
etiam quae occultat. Lib. XXXV , 36.
36
jyionifi, Alicarnassco , dello stile c di altri modi proprj
di Tncidide, dal greco per la prima volta in ita-
liano recato da Pietro Manzt, con iin discorso del
mrdcsimo sail arte Istorica. — Roma, 1819, /?rZZcf
stampcria «le Romanis, in 4.° { A BlUano si veiide
dal slgnori Fusl , Stella c Comp. in contrada di
S. Margherlta. )
T '
J.^ opera di Dionigl clie contiene la critica di Tu-
cidide , per gli importantissimi precetti che rarchiude,
mcritava certaineutc una tradazione italiana, sir-
come atta a promuovere i progrcdimenti de' giovani
amatori drlla storia e della erudizione. La versione
del sig. Manzl occupa solo 88 pagine , mentre iic
ne comprende \\ discorso di Itii su Parte istorica. Noa
potendo noi che commendare la traduzione per la
esattezza e per la purita dello stile, faremo alciina
parola di rpiel lango discovso preliminare.
Delinisce cgli T istoria « narrazlone piu che mai
» si puo veritiera di cose meniorevoli che soiio
■» accadiue . . . narrazione che coutiene la niemo-
3> ria delle azioni de2:li iiomini 55; con che esclude
egli la storia del moiido , della natura e di tiute le
cose naturali , che pure quel nome ottenne presso i
Greci ed i Latini, presso Arlstotile^ Teofrasto e Plinio,
e che scmbra a huona ragione meritarlo. Poco buena
si trovera la scusa ch'' egli adduce , perche , die' egli,
« S:; volessi appropriarla ( la definizione ) a tutte
» altre cose, mi parria di toglierle gran parte di
sua dignita » , come se non dignitosa fosse la sto-
ria del mondo e dtlla natura.
Divide cpiindi I'A. la storia in due parti princi-
pali , in materia cioc, cd in parole. Egli ha ben
ragit nc di dire, che la storia si vuol fornire dj
materia nobilissima , evitando la narrazione di cose
volgari e !e2;;riere che ne detiirpino la maesta cd
il decoro •, che spczzare non si dcbbe il cor»o di
DIONIGI ALICABNASSEO , ecc. 2f
Hna interessantissima narrazione , ampl'tficando og-
getfi o incoiicludenti o non relativi al sostanziale
de'racconti, e the le cose bnsse e volgari , (jualoia
sieno indisgiugnibili dalla intelligenza degli avveni-
nienti , narrare si debbono colla discrezione , che la
cognizione deir arte suggerisce. Ma una avvertenza
ci scmbra essere stata dal sig. Manzi obl^liata \ e que-
sta e che molte c<^sc basse e volgari, sebbene sem-
brino in alcnn modo allontaiiarsi dalla dignita del-
Tistoria, importaatissimc riescono tuttavia, rnassimc
nelTistoria aiitica , per far conoscere ed illustrare
i costumi delle eta e delle nazioni, lo spirito pubblico
dei diversi periodi , in una parola per apnre il
canipo alia filosofia della storia.
Fondamento principalissinio deir istoria e la ve-
rita, e qui dottameute 1' A. si fa a mostrare come
la verita si guasti per ignoranza , per adtdazione ,
per odio , o aiicora per una specie di malignita
sortita per cosi dire da natura. L'istorico/dee lo-
dare la virtu, biasimarc i vizj. Pecca egli non solo
dicendo il falso, ma anche omniettendo di dire il
vero. Si propone la quistione, se lecito fosse il di-
vnlgare eziandio i piu abboniinevoli eccessi, e quelii
in ispecie che nuocono al costume. Opina V autore
che air istorico vietato non sia il palesare le altrui
rnalvagita •, raccomanda pero saggiamente la discre-
zione , qualora si tratti di scelleraoigini di cosi
turpe oscenita, che nuocere pos^a il palesarle senza
freno di verecondia , al quale proposito riprende
severamente Svetonio.
11 fine deir istoria e quella utilita , che dalla sola
verita si concilia. Per giugnere all' ottenimento di
quel fine conviene dare opera priiicipalmcnte alia
filosofia , le di cui ])arti piu necessarie all' istoricp
sono quelle che versano sulla politica e sulla mo-
rale. La prima considera il bene di molti, la se-
conda il bene di un solo ; quella £i conoscere i
mezzi , per i quali un popolo acqiiista la felicita ;
questa fornisce una piena cognizione dill' umana
natura. Le sentenze adoperate con severita sono
28 DTONIGI ALICAP.NASSEO ,
utilissime alF istoria ; sono qiieste detti non di cosa
particolare , ma di materia universale, nella quale
cousistono le azioni dep;U iioniini. Le sentenze pero
in persona propria debbono profferirsi con cautela
e parsiinonia. L' invcstis^azione delle cagioni dejili
avvenimenti non e propria del solo filosofo, ma si
appartiene e/iandio air istorico.
Passa cjuindi V A. a discorrere di tre studj nc-
cessarissinii alP istorico , la cronologia , la geogra-
fia e r astronomia. Si domanda, se sia lecito all'istn-
rico digredirc dalla materia proposfa e andar facendo
dcgli episodj ; T A. e d' avviso die si debbano pcr-
mcttere queste digressioni , siccome necessarie per
rendere pin chiare quelle cose, che altrimenti po-
trieno rimanere oscure. Parlando delle concioni .,
tratta pure la quistione se disdicevoli sieno o no
agli storiri; e nfcrendo le ragioni che si adducoiio
per escluderle , viene partitamente a confutarle , e
dice che vitupcrare non si debbono per cio ne Livio
ne Dionigr,^ sebbene Tacidide le concioni abbia om-
messo iieir ottavo libro della sua istoria , scritto in
eta pill niatura e guuliziosa , mentre alcun dubbio
si e susritato perfino sulF autenticita di quel libro.
EgU e d' avviso die porre si debbono le concioni
neir istoria , ma in que^ soli casi nei quali dubitare
not! si possa che sieno state prolTerite. Raccomanda
q»iindi come utile e sostanziale air istoria la descri-
zione de' caratteri ; ed indicate cosi tutto quello
che appartenere possa alia materia , passa a discor-
rere della clocuzione.
Per iscrivere con eleganza I'istoria, necessario ('
prima di ogni altra cosa lo studio della purita c
candidezza della favella ; al quale proposito parla
TA deir origine della lingua italiana , della genti-
lezza alia quale la portarono Dante ^ Petrarca c
Boccaccio, ed insiste perche lo storico la loruzionr
ap;)renda nc'Villaid^ nt' Macchiavelli^ ne Guicciai
dlni ^ nc Nardil ne' Farcld ^ ne Bemho , ne' Segiu ,
ed in altri somiglievoli. Non ci senibra pero ch;
tutti quegli scrittori possano egualmeutc propors;
DELLO STILE DI TUCIDIDE, 29
come modelli, cui lo storico debba conformarsi.
Avverte quiadi giudiziosamente di cansare negli
scritti que' riboboli, motteggi o proverbi, o akri
idiotisnii , che disdicono nella traduzione di Tacito
del Davanzati. Per ultimo raccomanda di atteneisi
alle resole della "ir^'niniatica.
Riguardo alio stile, avverte che questo confondere
non si dee colle parole , perche queste essere possono
conveuevoli, e tuttavia abbondare lo stile di difetti.
Ln stile riceve in gran parte la sua forma dalle idee.
L' istorico dee procurare d' esser chiaro , sfuggire le
ainbiguita , non fare i periodi di troppa lungliezza,
e non essere generalmente ne troppo breve , ne
troppo dilTuso. Quattro sono le forme . di ragiouare
pioprie air istorico ; la niagnifica , la tenue , la ve-
imsta e la grave. Dj tiitte e quattro puo valersi
con eloquente uiistnra , ma dee far prevalere la
magnifica , che secoudo Demetrio Falereo consiste
in dir cose e concetti nuignifici, proporzionati pero
sempre alia cosa che si rappresenta. Puo ancora
usare lo storico di parole straordinarie, come sono
le metaforiche; puo servirsi del ragionare periodico
e non disciolto, al quale proposito loda T autore il
C. Alfieri , e mettere si debbono in ultimo le cose
pill signiticanti ed espressive.
Le hgure sogliono sempre gencrare magnificenza,
tanto quelle de' concetti, quanto quelle delle parole.
Loda r A. tra queste P antipallage , le mutazioni di
caso , alcune ripetizioni inserite a proposito , le al-
leiiorie che non de'>;enerauo in enii>:nu , le interro-
gazioni , gh iperbati , t pohpteti ed akre sunili ii-
gure ; e quindi con Lougino raostra come giugnere
SI possa al sublime, Nota pure quali siend i vizj
contrarj al niagnifico ed al subhm:? , cioe la gran-
dezza vana e puerile , il fieddo e V affettazioae di
grazia e venusta.
Al genera tenue dice convenlenti la chiarezza e
la faciUta , alle quali si oppone, die' egli , la nota
vii-.iosa , che e V arida o gretta. Del genere o sia
della nota giaye e severa abbisosLnano talvolta eli
30 DELLO STILE OI TUCIDIDE , CCC.
storlri per riprendere e biasimarc le cose viziose e
disoneste , tiel rhe gnindi csempj diede Tucidide \
a ([iiesta nota si oppone il suo contrario , che e
r inderoro.
Passa cpiindi F A. a ragionare di alcuni principali
storici greci , latini e italiani, come ^i Erodoto , di
Tucidide^ di Seiiofonte^ di Pulib'io e di Plutarco^ tra
i primi ; di T. Llvlo , di Tacito , di Sallustio tra i
se'oiidi ; dri Vlllaiii , di Gidcciardud , di Macchia-
vello , di Davila , del cardinale BeutivogUo tra gli
Italiani ; e tra i viventi annovera un sommissimo
storico , die per alciine viccnde niena sua vita ia
terra straniera. Questi tutti dice egli degni di essere
imitati , e qiiindi si fa strada a parlare delP imita-
zione, la qu le dee essere fatta in modo, che imi-
taziono non a|)|>arisca.
Alcune osserv azioni adduce per ultimo suIVutilita
deir istoria, sulVauiore della medesima, projirio della
uniana natura , e siil vantaggio che alia civile so-
cieta ne ndorida. DalT istoria imparano gli uomini
tatitamentt, come sojyo-etti sieno a moke s venture,
e come riposare non si puo nel tran([uillo corso
dellc cose del moudo. L' istoria serve altresi a pur-
gare Tanimo, e sradicare quelle false opinioni che
proprie sono di quasi tutte le nazioni ; in una pa-
rola i pregiudizj nazionali. Pretcnde V autore che
r istoria possa supplire ai difetti delT esperienza ,
iacc ndo conoscere le caginni , gli effetti , il princi-
pio , il mezzo e la fine d' ogni cosa.
Le ultime pagine di questo lungo discorso ver-
sano intorno la traduzione flitta dalF autore della
critica di Dionigi sopra Tucidide; recano alcune
belle notizie di quelT illustre storico, siccome pure
di Dionigi.^ ed un paragone tra quei due prestan-
tissimi scrittori; e linalmente dichiara T autore, che
il mctodo da esso tcnuto nolla traduzione e stato
([uello di rappresentare il senso piu che le parole.
Egli non ha parafrasato, ma si e studiato d'imnie-
desimarsi con fedelta religiosa ed esatta ne' modi di
dire dell' origiuale.
Zi
III morte di un Parrocchetto. Traduzioae deW Elegia,
VI del lib. II Amorum d" Ovidio.
Al sig. Direttore della Biblloteca Italiana.
u.
N mio dottisslmo amico , di grave eta, ma di
me'ite ancor tVrvida e robusta , ha volgaiizzata,
giorni sono , T Elegia VI del lib. II Amorum d' Ovi-
dio, In Morte di un Parrocchetto. E perche non e
a mia uotizia die alcun Italiano ne abbia mai fatta
la versione, e perche parmi clie si trovino in questa
gli essenziali pregi dellu fedelta e delT eleganza , ho
creduto ch' esser iioa le possa discaro di coacederle
un piccol luogo ncl suo giornale , singolarmente iti
un tempo, nel quale un simile uccello e pressoche
diventato di moda in Europa. Oltre di die si fanno
tutto di tanti elogi ed elegie ed epitaffj a p;ip;igalli
moderni ( bendie forse mancanti de' pregi di qiiello
d' Ovidio ) , die ha colore di glustizia e di cortesia
il resuscitar la mcmoria di uno , il qual merito il
lamento di quel tenero e immaginoso poeta.
Firenze 6 aprile 1820.
Morto e r augello , oime , degV Iiidi eoi ;
II parrocchetto imitatore e niorto.
Gite, o pietosi augei , gite frequenti
Al fnnereo conipianto , e con le penne
I petti pcrcotete , e il tenerello
Capo seguate coUa rigid' unghia.
Psittacus , Eois imitatrix ales ab Iucli« ,
Occidit : exsequias iie freqi enter , aves.
Ite , piae volucres , et ilangiie pectora peaai» i
Et rig«io teoerds uiijue uutate genae.
3a ,0 IN MORTE --: T(7
Quasi mesti' <;npei sien 1' irte piume -nd ttt
DiveKe^ e, in vece dclla hinga tuba, *>
Siioain<^ i vostri carnii. A che ti lag^ni 'T
Piu , o Filomena , del rrudele oltraggio
DelV Ismario tiranno ? Ebbero i iai ,
Col fin d< gli anni suoi, lor giu-ia meta.-»>
Grande e pur hi di dolor cagione , T
Ma antica omai. Del raro avigi 1 venite
Alia fiint'bre miseranda pompa ,
Voi , clie librate in liquid' acre il volo ;
Si, voi tutti, venite; e agli altri avante
Geihi , o tortore amico. In voi Concorde
Fix di vita il tenor ; lunga e tenace
Sin ilV ultimo di la fede alterna.
Tale a te , o parrocchetto , il tortor era
( ]\Tentre il concesse incsorabil fato ) ,
Quiil fn ad Orcste il giovane Foceo.
Che pero questa fede , e che ti valse
Raro color , ed ingegnosa voce
Ne'varj suoni? e che, dal primo istante,.
L' esser d' amor alia mia ninfa oggetto ? 1
Gloria infelice de' pennuti or giaci.
Horrida pro nioestis lanietur pluma capillis ;
Pro longa resonent caruiina vestra tuba.
Quid scelus Ismarii quereris , Philomela, tyrauni '
Expleta est annis ista querela suis.
Alitis in rars miserum devertite fuuus.
Magna , sed antiqui , causa doloris Itys.
Oiuaes qia liquido Iibratis in aere cursus ;
Tu taaien ante alios , turtur aniice , dole.
Plena fuit vobis oirrai coucordia vita,
Et stetit ad iinem longa teuaxque fides.
Quod fu't argolico juvenis , Phoceus Oreslae .
Hoc tibi, dum licuit, Psittace , turtur crat.
Quid tanien ista fides' quid rari forrua colorisi
Quid vox mutandis ingeniosa sonis ?
Quid juvat , ut datus es , nostrce placuisse paellas |
Infelix avium gloria , neuape j^ces, \ ^^
' DI UN PARROCCHETTO. S3
Tu ben potevi i fragili smeraldi
Col bel veide oscurar, del rosso croco
Tiato il punico rostro. In terra fabro
Di pid simili voci a voci umane
Augello noil fu mai : si ben torniti
Con bleso suono proroinpean gli acceatil
L'invidia ti rapi : non aspre guerre
Movevi tu , d' una tranquilia pace
Garrulo amante ; e lunghi giorni intanto
E infin spess' anco alia stagion piu tarda
Vivon le cotornici in fra le pugne.
Sazio il poco ti fea ; ne ingorda voglia
Di molti cibi in te vincea V amore
Del sermon nostro : esca porgean bastante
Soporoso papavero e la noce ;
E ne spegnea semplice umor la sate.
Vive edace sparviero , il nibbio vive ,
Che per V aria volteggia ; e della piova
Presaga pica , e la cornacchia in ira
Air armigera Pallade , ed appena
Dopo la nona eta preda di morte.
Estinto e quel loqiiace parrocchetto ,
Di mortal voce immago , elctto dono,
Dono , che dall' estrenio orbe n' e dato.
Tu poteras virides pennis hebetave Zinaragdos,
TiQcta g»".ren3 rubro punica rostra croco.
Men fuit in ten-is vocum siniulautiur ales :
Reddebas bl»80 tani bene verba soao.
Raptus es invidia : noa tu fera bella movebas :
Garrulus , et placid.-e pacis aniator eras.
Ec^e coturnices inter sua proelia vivunt:
Forsitau et liiint inde frequenter aims.
Plenus eras luiniiuo : nee pras sermouis amorc
In niuUos poteras era vacare cibos.
Nux erat esca tibi ; causssque papavera somni j
Pellebatque sitim simplicis liuuior aqiise.
Vivit edax vultur , ducensque per aera gyroa
Miluus , et pluviae graculus auctor aquK.
Vivit et arniifera; coinix invisa Minerva ;
lUa quideni seclis vix moritura novem.
Occidit ille loquax , huuijuaa; vocis imago ,
Psittacus, extreiuo munua ab orbe datum.
mOl. Jtal. T. iVill. 3
IN MORTE
Mano avnra anzi tempo i buoni invola ,
E rompion tutto il vitiil corso i rci.
Di FiLicida il i'm vide Tcrsite ;
Ed era polve Ettor , vivi i fratelli.
A chc mai della timida donzella
Ridir per lo tuo scampo i caldi voti ,
Che procelloso Noto in mar disperse ?
II settimo volgea, che il di seguente
Non avria mostro : e gia per ie la Parca
Inoperosa senza ill si stava :
Ke istnpidiron sulP ignava gola
Le ust^te voci in pria : poiche la lingua
IMoribonda grido : Coriuna, addio.
S' erge frondnsa iu sull Elisio colle
Di noreggianti lecci aha foresta ,
E d" erba eterna ovunque il suol verdeggia.
La sede e cpiesta ( se alia lama credi )
De' volanti aniniai , che mansueti
Niitron 2.1i spirti , onde i rapaci han bando.
L' innocuo cigno e V unlca Fenice
Si longeva , spaziando ivi si pasce :
Deir ale variopinte il vanto spiega
L' au2;ello di Ginnone ; e baci porge
Dolce coloniba al ciipido consorte.
0]itinia prima f«;re uianibus rapiuntur avansf
Implcntur minieris deteriora suig.
Trisria rinllacyrla: Tlievsites fimera vidit :
Jamrjue cinis , vivis fra'ribus , Hector erat.
Quid lefrr.ini tiniidae pro te pia vota puellae ;
Vota , procellcso per mare rajua Koto?
Septiiiaa lux aderat . non exiiibitura sequentem -•
Et sictbat \acua jam tibi Parca colo.
INec tanien ignavo stupuerunt verba palate.
Clau.avit ni(<riens lingua , Corinna , vale.
Colle si'b Elysio nigra nemus ilice frondens >
Udaque perpetuo tranirne terra viret.
Si (jua fides dubiis ; volucruni locus ille piaruu-
Dicitur, obscenie quo prohibentur aves.
Illic innorui late pascuntur olores ,
Er vivax Plicenix , unica seiiiper avie.
Ex|jll<af ipsa suas ales Junonia pennas ■
Obcula dat cupido blaada coluniba usari
DI UN PARR0Cr,IIETTO. 35
Tra loro accoko neir ombrosa cliiostra
II parrocchetto , ad ascoltare intento
Le sue parole quel pio stuol rivolge.
Copre il tumulo Tossa; e quple a salma
Esile si conviea , tumulo angusto,
E titol a se pare ha il picciol sasso.
a Che a Madonna esso piaccjue a me palesa
» Questo sepolcro : e, nel parlar, la hugua
» Ben mi si feo di tale augel piii dotta. »
Psittacus hag inter , nemorali eede receptus ;
Converrit volucres iu sua verba pias.
Ossa tegit tmuulus : tumulus pro corpora parvus :
Quo lapis exiguus par sibi carmen habet.
Ca4ligor ex ipso douiinis placuisse sepulcro.
Ora fuere uiiiu plus ave docta loqui.
S6
Osscrvazioni snpra un fnmmento anfico di bronzo
di greco kaoro rappi esentante Vemre , puhblicate
^„^n occasions delle iiozze fans issime drlla inarckesa
.^^Crlstina TriVllzjo cul coiitr Cuisrppc Abcuinti. —
^^M'donoy iiSiQ, dalV I. R. stumper la y dipugiue ^S^
^i/i 4.° gr., con due figure.
I
L sig. Cattaneo^ sempre iiitento ad arriccliire Tar-
cheologia di nuove Jiiiportiinti ossej vazioni , in oc-
casiouc d'illustri nozze alcmie ne produce sopia un
fjaniuiento antico di iDronzo da csso fortunataniente
acquistato nella ( iita di Post durante il di lui viag-
gio Gernianieo-Ungaiico. Qucsto prczioso moniniiento
ha egli fatto elegantcmcnte incidere in due tavole
dal valentissinio Anderlotd^ ollercndone per tal modo
la duplice immaginc.
Nota egli da principio die difficile sarebbe lo ag-
giugnere alcuna cosa di ni'ovo a quanto intorno a
Vencre fu raccolto ed esposto dai signori Larchcr e
La Chan; tuttavia, ritenendo eoli che questo frani-
lucnto Venere. stessa rapprcscnti , si fa a provare
essere il medesimo greco lavoro , anziche roniano,
notando la caratteristira semplicita delF attitndine,
e rinarnvabile venusta dello stjle. Non tanto ini-
portante ci senibra T indagine fatta dalF autore ,
tome mai un' opera di gre( a niano e di tanta bel-
lezza siasi potuta rinvenire ne! cuore della Panuo-
liia.'' Si potrebbe forse dubitare clie I' israelita vendi-
tore del frammenta, per lo esteso traffico- di quella
nazione acquistato lo avesse da altro collettore e
forse da alcun possessore di tutt'altra nazione; ma
supposto ancora die trovata sx fosse in uno scavo
ungarico quella statuetta , non riusci-ebbe punto
6trano quel ritrovamrnto per i niolti ^"fratti di eru-
dizione riferiti dall" autore, per la devozione parti-
eolare da molti antichi proftssata a Venere , per
O85ERVAZI0N1 SOPRA UN FRAMMENTO, CCC. 3^
r nso comune de' Lararii e per quello di portare
gV idoletti ne' piu lunghi viaggi , alle quali cose
avi'ebbe potuto aggingnersi, die dopo le guerre coi
Daci sostemite da 7>«/a//o^ I'imperadore M. Aurelio
ando prA volte coU'armata romana e con numeroso
seguito di persone iliustri nelP Uiigheria, dove sog-
giorno lungamcntte e mori. Poteva dunque essere
cola portato quel monamento dalla Grecia , o da
Roma, come lo furono tant'altri delle migliori epo-
che e dei migliori stdi deir arte , che nelF Uagheria
SL ritrovarono.
Converremo f.icilmente coir autore", clie picciole
statuette mefa'liche si usassero come lari o penati ^
come arredi sacerdotali o domesti«^i, ed an-^ora che
alcune se ne dedicassero nei sacrarj , v\AV interno
dei templi , nei sacri luchi o boschetti, talvolta an-
cora come statuette votive. Passa egli a descrivere
il frammento, il qn.ile pero confessa egli stesso man-
care di ronnotati archeologici , tutti forse essendo
questi dall" edace tempo di^triitti. La testa e mal-
concia dalla ruggine dei secoli , la destra mano e
monca di tutte le dita, la sinistra gamba, non che
quasi tutta V unita coscia , fu stacrata dal tronco
della fi^ura ; ed a questa suppone Tautore, gratui-
tamente pero , che annesso fosse alcun simbolo ca-
ratteristico della sua rappresentazione. La sola msno
sinistra , vezzos'amcnte atteggiata , offre un simbolo.,
cioe nn fiore o piuttosto il calire di un fiore , svelti
essendo i petali , e questo T autore crede xin sim-
bolo tra i moiti, coi quali Tantichita distinse la di-
vinita di Venerc. Loda egli ben con ragione la squi-
sita be'lezza delle forme, la venusta del carattere,
la moUezza inarrivabile de' coutorni ^ la grazia no-
bilissima delP attitudine, e tutti que' pregi che le
opere onorano degli artefici greci, giunti felicemente
a trovare il punto sino al quale e lecito alfumano
ingegno di epignere T imitazione della natura , no-
biiitandola.
iSa 05SERVAZ10NI SOPRA UN FRVMMENTO
11 capo e adorno di utia ricca capellatura bipar*
tita sulla frontc , ed arinodata negligenteniente alia
nuca , il die convieue ad alcuna descrizioiie di Ve-
nere degli aiuirhi poeti ; e da questo Tantore si fa
strada a dedaniare un istaute contra la inoda del
crine reciso ed irto , che le nostre belle per alcua
tempo adottarono.
Torna ei quindi al fiore , e sebbene rari sieno i
monunienti in cui Venere si vegga effigiata con quel
simbolo , alcuni tuttavia ne rammcnta , e tra gU
altri unVirna del palazzo liarberiid di Roma, o Tan-
tichissima Bocca dt pozzo del museo Capitolino , in
j)ioposito della ({uale vediamo con piacere inserita
una nota erudita e giudiziosa suUo stile detto Egi-
netlcoj e finalmente un candelabro di marmo dello
•tcsso musco Burberinl^ ed un' ara Gabina del mu-
seo Chiaramontl , non che alcune gemme del museo
di Firenze.
DiHicile riesce Tindicare la qualita o la specie del
iiore che la statuetta tiene nella sinistra ; ne I' au-
tore riesce a dirne cosa alcuna di concludente , se
non rintracciando nelF antica mitologia i fiori asse-
Snati alia dea della bcllezza , tra i quali trova
principalmcnte posta sotto la tutela di quella la
rosa, benche dedicati le fossero anche il papavero,
il ^iglio ed il pomo. Ncl fraramento tuttavia crede
egli non potersi ammettere se non la })resenza di
un tiore , mentre il papavero si da in mano a Ve~
nere solo in istato di fiutto o di capsula ; e per
rio e2;li stabilisce che quel tiore sia una rosa , fa-
ceudosi strada per tal modo a supporre, che forse
il greco statuario alludesse alia sfida tra Amove e
Vcncre , da alcuno scrittore antico rifcrita , a clii
colto avesse maggior copia di rose.
Studiasi egli per ultimo di determinare a quale
dei moltiplici simulacri di Venere riferire si possa
il frammento illustrato. Dugonto quarant'otto nomi
o epiteti di Venere rarrolse con incredibile studio
Larcher^ piu di cento quattro statue e sette piituie
ANTIGO R\PPRESENTA.NTE VENERE. "S^
egli giunse a distinguere nelle opere degli anticlii
classici. Tra tutti que'' moaumenti alcuno noa se ae
trova, che richiami Videa del presente fraramento ,
per il che egli diibita che o di tutte le fogge , nelle
quali gli artefici etGgiarono le varie diviaita, non siasi
fatta menzione dagli scrittori, o perdute si sieno le
opere loro , che ad una foggia particolare, e forse
a qnesta si riferivano. Parla per ultimo dell' antica
doratura di cui la statuetta conserva tuttavia mani-
festi vestigt, deir uso e deir oggetto della doratura
presso gli antichi ; e conchiude essere forse quest«>
un antico lare o penate , o nn-^he piu probabilaiente
ua idoletto votivo , lavoro di greca mano , rappre-
sentante la dea della bellezza con attributo presso
che insolito. >
Degna di lode e certaniente questa illustrazione,
dalla quale moke notizie possono raccogliersi , uti-
lissime non solo per la scienza antiquana , ma an-
cora per la storia deir arte. Non dissiraula 1 autore
nelle ultime pagine, che il di lui opuscolo potrebbe
dar luogo ad alcune osservazioni e disamine. La
prima cadrebbe forse sulla attribuzione fatta di que-
sto monumento a Vcncre , cui non viene aggiudi-
cato da alcuu attributo, quello eccettuato del fiore
che a moke divinka ed a molti akri personaggi
mitologici riferire si potrebbe , anzi che a Venere
stessa. La fjg-nra e nnda iiiteramente, e la s;amba
sinistra mancante sembra dover essere rialzata , co-
me lo mostra akresi la piegatura del corpo, il che
farebbe supporre un' attitudme di ninfa scherzosa ,
di danzatrice o di baccante , alle quali tutte non
disconverrebbe Tavere nelle maninn fiore. Ma aquesta
osservazione potra facilmente rispondere T autore col
soncorso deir estetica , accennando che solo a Ve~
nere converrebbe la inarrivabile veausta della figura
medesiraa.
40 ^?i-»-v-^ jT^i T"rn'>r?T'>^T.T-'?rTO'---
— - ■ ■ i • • ■ ■" ■ 'I'"
Tt<i « ii »>ifK»-; oiinivj onnR Jl< i(> -.'..airrr,
Memorie sc'ientifiche e letterarie aelf4i^neg di Tj'e^^
viro. Vol. II in 4.° di pag. lxxxiv. e 3ia,-—
,f^e/iezia , 1819, presso Fra.icesco Aiidreola^y^U'
ppografo della proviiicia di Treviso. ; _. ,
p .-.-^-,-
VjoMiTsrcT^. il volume con un dixcorso pronunziato
dal segretario perpetuo Ghirlanda nella sediita straoi'-
dinaria del di i3 liiglio 1819, alia quale inter-
vemie il socio onorarlo lo scidtore Canova. In esso
si pari » (lella crezioiie e de' ])rogrcssi di quel corpo
arcademiro, e si acrennano i graadi menti dei so-
ci , detti concittadini , Canova , Mengotti , e Scarpa.
Sejjne la relazione di parte dei lavori fattl dii'
rante V anno accadcmico i'6\6-\^\'j del prof. Pezzl.
Si acrennano due memorie mediche, Tuni sal tifo
del dott. Fabris , 1' a'tra sulV attuale tratramento
dei pellagrosi del dolt. Zava. Nella classe delle let-
tere P arcademico Bianchetti tratto deila eloquenza
ctemporauea dei libri , e delF entiisiasnio , ben di-
stinto dal fanatismo ; il socio Bastasini prese a di-
scutere se gli scrittori italiani debbano prendere ad
imitare nella locrtzione e nello stile le voci c le ma.'
niere dei classici del secolo XIII. , come e d' avviso
il Cesari , oppure quelle de classici piu vicini a noi ,
come pensa Francesco Maria Zanotti ? e si mostro del
partito del secondo; il conte Amalteo in una disserta-
zione della libertd concessa alia locuzione italiatia da^
gli accademici della Crusca^ credette d'imporre silen-
zio a tutti i contendenti ; V ab. Tavani presento una
traduzione in versi della 111 Satira del 11 libro di
Orazio ,• rarciprete Dnlmistro nn sermone sulla scou'
venienza d"lle azioni di pareccJd col'e loro dottrine\
il mnrch. Bernardi alcnm Quadri Virglltani , cioe
passi piu luminosi di Virgilio , ropiati rol penneUo
del. Tasso. Nella classe delle arti una dissertazione
MEMORIC SCIENTIFICHE E LETTERARIE , CCC. ^t
^ola storicb-filo'solfica sul teatro italiano vedesi pre^
sentata dal co;ite Allegri. Di altri lavori fatti nel
cors > di cjueiranno reiide conto il segretario per
le scieaze signer Amalteo , cioe di alcunfe osserva-i'
zioni mediche istittiite dal dolt. Liberali sidV indu-
ramenfo del tessuto ccllulare ; di altrc fatte dai me-
dici Qhirlanda e Pasqnali sul tif) ; delle esperlenze
dair ab. Costantini istituite siilla pretesa manaa
caduta 8U2.1i alberi , die eg!i riferisce al Cherme^
del Linneo ; di altre sulF ingrasso dei terreni tlel--
r arciprete Crico ^ il quale ha pure aanuaziato Tin-
gegnosa industria di un suo villano nA sorprendere
e distruggere i toiii di caaipagna ; dei cenni stati-
stic! ed economici sopra Li proviacia di Treviso
del d tt. Arrigoni , e di ua n lovo metodo per ri-
solvere le equazioai deteraiinate di 3.° e 4.° grado
proposto d il prof. Cardinali. Si accenaano pure sgttQ
gli anui 1817 e 1818 un discorso sulla fantasia del-
r arciprete 5oZc?afi , "altro del signor Fregonese sul
modo di rendere piii accostumati e piu probr i ser-
vitori; una dissertazioae del prof. Racchetti suUa
cansa priacipalissima del ritardo posto ia Italia alia
riforma del codice penale ; altra deir ab. PoUaii"
zani sulla situazione della citta di Betulia ; un com-
pendio di parte della storia Veneta del cav. barone
Porro e una dissertaziime del canonico Rossi in-
torno ad alcuni titoli malamente attribuiti ai Vescovi
di Treviso. Per ultimo si accenna 1' artifizio col quale
certo Balbi si occupa di togliere dai muri i dipiuti
a fresco, e riportarli ia tela, il che, dicesi, ese-
guisce egli coa somma facilita, con esattezza e con
poca spesa, operando anche sulle superficie curve;
notizia che puo riuscire iniportante a chi si occupa
ora in Milaao di questo non nuovo artifizio. Una no-
vella nella favella antica di Fiesole less^e il conte
Tomitano , ed i socj Crico^ Lazzari ^ Soler e Buffo
gU elogi prescntarono di letterati o di artisti ni-
zionali; della pellagra tratto ancora in qnest' ultimo
periodo il Marzari; della inutilita delle suiliimiga-
I^j, MFMORIK JCIENTiriCHE E LETTEU.VRIE
zioni il dott. Meiieghetti; del contagio petecchiale
trattarono i medici Pasquali e Carretta ; il dott.
Beiwenisti parlo di una febbre da esso detta go-
nalgica^ o sia iiitermittente ad un ginocchio ; pre-
sento il prof. Pezzi i suoi elementi di Antropologia
coniposti per gli ediicatori e per i loro allievi ; si
occupo di naovo 1 Arrigoni della popolazione della
pr >vincia di Treviso considerata nelle sue relazioni
coUa statistica ; tratto della nioueta il conte Revedln,
e dei mezzi oade evitare la sproporzione della mo-
neta erosa alia liua , coiitraddetto ne' suoi divisa-
meiiti dairaccademico Ferro ; scrisse U signor i'Va/z-
cesco Negri uaa dissertazioiie sopra Dionisio Ferie-
gcte e sopra il suo poema sul giro della terra ; tra
i letterati alcum iinpugno Y opiiiione del conte
Perticari che la favella tramutisi eternamente; Tab.
Barjiardi canto le glorie delF architettvira, e i pro-
digi di Dio Fola alcuni versi consacro alia malin-
conia , e \ arciprete Moaico railegro la societa coa
un rapitolo intitolato il Queriio , poeta cortigiano ,
e builbne di Leone X; alcuni altri elogi si presen-
tarono , ed il dot tor Bianclietti quello intraprese
del Filangeri.
II. Sulla intelligenza d' un passo di Vincenzo Sca-
mozzi. Memoria del signor Francesco AmaUeo. II
passo illustvato trovasi alia pag. 827 della edizionc
di Venezia (\c\\' Albrizzi 1714, e versa sulla pian-
tagione degli alberi in quincunce. II ragionamento
deir autore sembra giusto ed ingegnoso ; ma non
puo farsi ben conoscere senza il soccorso delle fi-
gure unite alia memoria.
IV. Sopra il disboscatnento dei monti. Memoria
del signor Jacopo Filiasi. Si oppone egli al princi-
pio , che le piene fluviali sieno divenute pin tre-
quenti, piu alte , piii celeri dopo il disb »scamento
de' monti , e la distruzione dellc eelve ; dice che
per quest© inverso non trovasi V ordiiie delle sta-
gioai , e su questo si estende con erudizioiie gran-
dissima , rimQataado sjno a Scimno Chio e agU
DETX' ATENEO DI TREVISO. 43
altrl anticlii geografi: mostrasi poco persuaso della
creduta g;^"!!^^'*'^ estirpazione dei Ijoschi Alpini , e
forse troppo persua'^o si fa vetlere del rapido in-
crcmento degli alberi. Molto dottamente discorre
deli' antica condizione del Po , della fbrmazione an-
tica delle pianure , della sminuita altezza delle raon-
tagne, del rialzamento del fondo dei fiumi italici, e
specialmente di quello del Po, deirOlio e deirAdige,
e della poca o nissuna relazione che il disboscamento
de'inonti puo avere col lore ingrossamento. In una
appendice tuttavia arrera alcuna limitazione alle
massime esposte , e sembra far voti per la conser-
Vazione de' boschi •, accennando altresi che il mo-
vere la terra sui monti o il tagliarne i boschi puo
far nascere alcuna alterazioae nelF acque da quelli
provenienti , e conchiude che non si deggiono era
toccare le selve sui monti , e nemmeno nelle pia-
nure , sebbene impugni che questo recato abbia
alcun danno ai fiuini.
V. Della agricoltura Trivigiana. Secondo saggio
storico del signor dott. Agostino Fappani. Ella e
questa la continuazione di uno scritto molto esteso,
e che puo riuscire di grandissima utilita a quella
provincia •, in questo secondo saggio Pautore, dopo
avere esposto alcuni principj e regole generali della
coltivazione, tratta della cokura de' grani, de'prati e
de'foraggi, degli armenti , delle viti e dei vini,
delle coUine e dei monti , dei boschi e degli alberi,
dei bachi da seta e dei gelsi , degli stromenti ru-
rali , dei georgici di vario argomento, e finalmente
dei promotori delP agricoltura trivigiana. I primi
articoli sono trattati non solo coi lumi agronomici,
ma ancora con molta erudizione , e si fa spesso
ricerca degli scrittori agrarj trivigiani ed anche ita-
liani in generale, dei quali si annunziano altresi al-
cune opere manosciitte.
XI. Dell' iiso presso gli nntichi di legare i marmi
col legno nelle grandi fabbriche. Memoria del pro-
fessore Giani, Si combattuno in questa due propo-
44 MEMOTIE SCIENTIFICUB E LETTEIIVKIE
sizioni del coate Cicognara, V una die al sig. Dodwell
sia dovuta la scnperta del modo con cui gli antichi
connettevano alle volte le pietre con pei'ni di lea;no
piuttosto che di metallo ; T ultra che dagli antichi da-
vasi la preferenza al legno , perche i fulmini non fos-
sero attratti dai metalU; e T autore della memoria si
studia di provare che ben conosriuta era la pretesa
scoperta del sig. D idwell ^ perche la cosa viene
dilFusamente esposta nt;)!' architettura AqW Alberti ^
e che d legao al ferro dagli antichi si preferiva ,
percjie fosse piu durevole , scegliendosi sovente il
cedro , come qnt^lo che godeva faraa di eternita.
XII. Cenni statistici sulla provincia di Treviso.
Blemoria del sig. dott. Renato Arrigoni. Memoria
bella e pieaa altresi di dotte ricerche 5 importan-
tissima per que'la provincia.
XIII. Osservaziorii intoriio ad una iscrizioiie greca
del mmeo veroneie. Memoria del sig. Francesco Ne-
gri. Questa iscrizioae era gia stata pubblicata da
Maff'ei^ e da piu di sei altri -ivanti di esso , seb-
bene egli ne citi sei soli. II Negri , in occasione di
questa iscrizione posta in venJita da un antiquario
in una lamina spuria di piombo, ne riassume Tesa-
me,recando tutte le opinioni d \i detti scrittori por-
tate sulla medesima . ed aggiugnendo le sue osser-
vazioni. Parlasi in essa di rerto Teofilo Aatiocheno,
Melanoforo , che alcune pitture fatie anche alF en-
causto, ed in alfro modo, che l.iti.iamente i\ Maffei
ha tradotto paxillos, dedica a Serapide, I side ^ Aiuibl
ed Arpocrate. Dice T autore in 'erto a quale p:iese
1' iscrizione appartenesse ; spiega il pastoforio per
abitazione de" pastofori o tcdamiferi , che il talanio .
o tabernacolo di una dea portavano nelle proces-
sioni -, piu difficile trova a spiegirsi il signiticato dei
melanofori ., portatori^di cosa nera , che egli crede
forse coperti di nere graniagl.e o di vesti tene-
brose. Parla quindi delF intonaco , che dalla iscri-
zione vieue rammeutato come prepar \torio alia pit-
tura ; deir encausto , degli artisti che iu qnesto
DELL^ATENEO DI THEVISO. 46'
genere di lavoro si occiipavano , e delle cure date ia
questi ultimi tempi al rianovamento di queir arte ;
traduce la parola atpofio^^yt; per measole , male
interpretata dal Mnffei per paxillos ^ e da alrri per
uncmi-, per ultimo propone ui;ia piu corretta ver-
sione italiana della iscnzione medesima.
XIV. Sit alcuni tltoli malamente attribuiti ai t'e-
scovi di Treviso. Memorla del caiioiiico Rossi , ar-
clprete della cattedrale di Treviso. Versa qucsta me-
moria, iu gran parte diplomatica, sui titoli mala-
mente a que' vescovi aitribuiti di Duca^ Marchese
e Conte.
XV. Elogio a Gaetano Filangeri di Giuseppe Bian-
chetti. Sembra scritto con molta accuratezza, ed in
uno stile elegante , che si accosta all' oratorio.
XVI. latoriui alia lingua italiana. Epistola di An-
gela Dalmistro al dott. Mnrzari. Noti sono 1 talenti
poetici del Dalmistro ,• e qucsta epistola tende al-
qunnto a scuotere il giogo , che allu Italia si vor-
rebbe imporre dalla Crusca e dal Cesari. I trecen-
tisti si veggono in queUa molto maltrattati ; assai
lodato e il Monti .^ e si fanno voti , perche un nuov^
tesoro della lingua si componga ; si vorrebbe che
ancora vivesse Lamberti., escludere non si vorrebbe
il Cesari., ed associati si bramino al lavoro un il/i-
ckele Opitergino assente . Lumpredi , Pindemonte ^
Valeriani traduttore di Tacito ., Botta., Giordani e
Francesco Negri ^ si augura a questa impresa il fa-
vore de'regnanti, con che certaniente T opera riu-
scirebbe inunortale. Per ultimo Y autore consiglia
air aniico di tenere una strada di mezzo in puato
di stile, cioe tra la svcnevole rozzez/a e T orgo*
glios:i lirenza , e chiude con questi versi che sono
tra i migliori deir epistola:
Oh! se nel mezzo si reggea Fetonte
Mai destro auriga del pater no carro ,
Che il di recando , rccb a se V estremo ;
No che I' onde del Po , dal fuhnin arso
* " E in gill travoltb, ei non fendea d' un tonfo;
46 Bfr.TVrORIR SCrENTlFIRITF K LETTER VUIF, CCC.
No che V EliacU non sarien pioppe '' '
Ainhra-geinenti. in riva al real fiume ,
Che fu Invacro al fu.niyante corpo
DdV incouto frctel, ne tra le fronde
State gia chioine fischiercbbe il vento.
XVn. Saff'o in Lesbo. Cantata del prof. Fieri.
Bella e la scelta rle'l' argomento, e nei recitativi si
trovano versi assai lelici.
la altro articolo si accenneraaiio gli scritti di me-
dico arffomento.
o
4f
P A R T E 11.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE,
Prospetto eke contiene i risultamenti ottenuti nella
clinica inedica della regia Unlversitd degli studj
di Napoll nel cor so delt anno 1819 sotto la di-
rezione del professore Giuseppe Antonucci. -—
Napoli, 18 19, in 4.°, presso il Porcelli. .
N,
ell' introduzione all' opera parlast dall' autore del-
r importanza del fatti e delle osservazioni ia medicina,
onde conseguire i veri progress! di quell' arte che noo
conosce altri principj. Egli disprezza percio ogni sistema
che sopra queste basi non sia stabilito, ed encomia il
metodo ippocratico , come quello che intieraroente si
appoggia sopra di esse. Ma quanto e mai difficile, esclama
egli , di rettamente vedere in medicina I tutti i aaedici,
coloro medesimi che piu sono ligi delle teorie e de' «i-
stemi , ostentano e questi fatti e queste esservazioui ia
confenna delle piu bizzarre opinion! : niuno ve n* ha il
quale voglia opporsi all' espeiienza , che tutti protestano
di rispettare , uia che in realtk pochi sanno debitamente
apprezzare. Chi vede a una foggia , e chi altrimenti, gU
stessi oggetti sono in vario modo osservati , e dai me-
desimi fatti si traggono diversissime ed opposte conse-
gupiize. Tanto e vero che liavvi in medicina, come in
tutte le altre cose, una vera ed una falsa esperienza,e
che il ben distiiiguere V una dall' altra non e facile im-
presa , come ha ben dimostrato il Zimermann in quella
sua opera Dell' esperienza in medicina , che da tutti i
giovani medici dovrebbe essere letta e ponderata. Onde
scliivare gli abusi e i disordini che derivano dall' osservare
malamente^ propone 1' auture an mezzo che potrebbe
4^ RrSULT\MENTr OTTENUTl
forse essere utile se fosse imlicato con niaggiore chlnreiza*
poiclie quelle parole cosi come staniio , sentono troppo
deir oracolo. La natura , die' egli , dcbbe essere inter'
pretata per la natura.
Premesso questo, passa egll ad accennare rutilita delle
tcuole cliiiiclie ia geoerale come ottiuii foati di osser-
Vazioiii e di fatti utili alia medicina , ma nelle quali
ecuole potrelibe insinuaisi talvolta V ainore del sistema ,
come vi «i e iosinuato pur troppo, e percio propone che
si formiiio delle ta'nclle comparative circa i metodi delle
cure , e l' esito di quoste nei diversi climi , e presso i
diveisi popoli. Imperocche inoko egli insiste suUa ne-
cessita di variare i metodi curativi a norma dclla difFe-
renza de' paesi e delle nazioni. Ma questa verita potreblje
di leggicri convertirsi io grave errore ove noa fosse la
proposizione ristreita entro i debiti confiiii , potendo fin
anche fav credere inutile e pernicioso lo studio delle
opere degli antichi niedici greci ed arabi , non che
quello del nioderni inglesi, tedeschi , fiancesi e italiani ,
se dovesse la mediciaa essere essenzialmente diversa nei
diversi climi, e presso i diversi popoli. Sunt certi deni-
qup fines , Quos ultra citraque nequit consistere rectum.
Venendo ora alia sostaaza del libro, dichiara 1' autore
die nei clinico istituto di Napoli si ricevettero durante
Tauno 1819 soli qnaranta infernii , e questi assaliti da
malattie ie piii {)opolari o proprie del paese , come quelle
che pill importa a quei medici di conoscere e di curare
so il possono. Non piu di quattro furono i morti tra
questi infermi , ed alcri quattro soltanto uiigliorarono ,
Vale a dire ue guarirono, ne morirono in quel tratto di
tempo. La serie di queste 40 malattie, come appare
dalla tabfUa aggiunti al libro, e in tre orJiui ripartita;
f-bbri, infiammazioni , cachessie. II prirao ordine e sud-
diviso in due goneri , in quello cioe di febbri continue
gastriche, e flelT altro di continue nervose. II secondo
lo e in altri due generi , che meriterebbero piuttosto il
nome di specie , quili soao una infiammazione del pan-
creas ed ua' altra del polmone. II terzo fiaalmente si
suddtvide in varj generi e specie di morbi cronici , come
per esempio T idrotorace , la tabe, la tisi polmonare,
il profluvio di oriue , ecc.
Le febljri piii comuni nei regno di Napoli sono le
gaatriche cosi intitolate dalle iinpuriu del veutricolo, e
NELL A. CUNIC\ MEDIC 4. DI NAPOLI. 49
d«lle iiitestlna , donde esse provengono. L' autore le
coiisi lera endemlche di que" paesi , e le distingue in piii
specie a norma della diversita delle lordure gastriche
die le producono , come sai'ebbe iii liiliose , steicoracee ,
VermiQose , ecc, ^d a norma delle diverse loro coinpli-
caztoni , tra le quali f'eqaeatissima e la reumatica..
Q'lanto alle febbri nervose, sembra assai sensato quanto
egU espone. In queste , egli dice, ei rawisatio fenomeni
iudicaati Tassalto del sistema nervoso , die ora sembra
tocco da siagolare torpilezza e da stupore , ora da m'>tL
pill o lueuo irregnlan. Percio ne addiviene che le febbri
nervosa poss.i.io vestire qualunqiie diatest, poicbe sono
accompagnate talvoka dal massimo languore , altre fiate
fra lo stupore delle sensazioni, e lo squibbrio del siste-
jna de' nervi si ravvisano feaomeni iadicaati ua esalta-
mento del siscema sanguigno , in guisa tale che per re-
primerlo fa mcstieri ricorrere ad uii esatto regime anti-
flogist'co. Noa di ndo accade che uella niassima pro-
strazioae di forze sorge una locale infiaromazione , che
alia foggia lU uii fuoco di paglia consuma in breve tempo
Jl residuo di una languida vita senza che si possa pre-
stare verua soccorso. In quelle feijhri curate nella scuola
i siutomi predoiuinnati , secondo I' autore , furono gli
irritativi, quelli cio.e che iiidicano uno stato di esal-
ramento nel sistema vascolare sanguigno , ed una irrita-
zione Bella macchiaa , e nulla ostante che siasi in alcuni
infermi osservata una notabile depressione di forze ,
tmtaviji in questl casi si e costantemente sperimentato
nocivo il metodo eccitante , ed all' opposto con un re-
gime antiflogistico siffatte feblori furono condotte a feli-
rissimo esito. Tra questi rimedj il tartaro stibiato fa
fec.uido di ottimi effetti, somininiscrato, come dices! , epi-
craticaniente , ma nella dose di pochi grani sciolto nel-'
r acqua di tiori di sambuco , ed unito alle volte coa
V acetato , altre volte col muriato di ammoniaca.
Le vere intiammnzioni , dice 1' autore , sono rarissime
nel rejiao di Napoli ; non per tanto dichiara clie la co-
Stituzione boreale dominante in quell' anno sitcome fn
cagione di raolte malattie reumatiche , cos'i sveglio in
t«luai nel petto un dolore della stessa natura , dolore
che in alcuni forse piu predisposti si paleso con tutti i
.amtteri della vera pleuritide infiammatoria, Confessa
/ilbl. Iced, T. XV III. 4
bo ■ RISULT.\MENTI OTTKNCTI
in oltre che le febbii petecchiali vollero aiic'ie nel regao
di NapoU uii metodo aiit'fl ij!;istico , singolanueute nei
primi gionii del loro coiso, e uiuu uieilico ne auche tra
i [nil smoderaii coiitrostiniidisti conol be in alcnn paesc
la necessita di coinl'atterle con un metodo enuaenteiueiite
antifloglstico , quale sarebbe coiiveniente ad una vera
iufninmaziono di petto o di go'a.
Nella cura de' niorlji cronici o delle cachessie loda
niolto r autore la digitale purpurea come idouea a cac-
ciare le ritenzioai sierose , a calmare le irritazioui del
sisicma snaguigiio, a freaare i motl irregolari del cuore,
e (juiiuii a riordiuare 1' azione de' vasi linfatici , e ad
aprire le vie ordinarie. Aggiunge alcuni utili avvertimenti
ai giovaai medici per la ciua di cotali malattie, Qiost.rando
clie essa si puo otteuere sola in principio , giacche a
niorlio invecchiato e giunto agli ultimi stadj tutto b
niutlle e forse ancbe daiinoso , dovendosi ristringere il
medico ad addolcire i sintoini piu molesti delia malattia
se non vuoie aljbreviare i giorni dell' infermo con un
metodo di cura soverchiameate energico.
Nella fine del libro havvi una taliella col nome di
Quadro Jiosografico-cUnico ove s' indicano le malattie
trattate nella scuola ridotte ai loro ordinl , generi e
specie , 1' eta e la sorte degli ainmalati , la stagione
dominante , e le classi de'rimedj adoperati. Nella colonoa
degl' iiifenni sanati o migliorati manca un individiio per
compiere la souima di 36, il quale sara stato omesso
per inavvertenza , poiclie si ripete piii volte nel libro
che di 40 infermi soli 4 raorirono. Nella colanna della
stagione dominante , bencUe fatta ad imitazione di quella
del prospetto clinico deiT ospitale di Roma, nulladimeno
poco concludenti sono le indicaziom d' inverno , inverno-
primavera, ecc. Imperocclie o e I' indole della stagione
clie si voleva accennare , ed allora era meglio dire se
fosse umida, fredda, variabile, calda, asciutta, ecc, o si
voievano indicare i mesi dell' anno , e conveniva farlo
coi proprj loro nomi f, dall' altro canto il far dominare
ad un tempo 1' inverno e la primavera e cosa che urta
non poco il senso comune. Nella classe de'rimedj ado-
i»rati si specificano in generale i toaici , gli antiflogistici
i deostruenti, gli espettoranti , i diaforetici , ecc. Ma ia
tanta vertigine de' medici sulle virtu de' rimedj megljo
tor.iuva d' individuare le sostanze usate , piiutosto cUe
NELL4. CLINICV MEDICA. T)I NAPOLI. 5l
jndicare i riniedj stessi per le pretese loro virtu, sog-
getto di tante dispute presso gli innovatori dell' arte.
L' autore cosi in questa , come in cjualche altra opera
di medicina da lui publilicata , e di ciii abbiamo dato
ragguaglio , non repnto necessaria una certa lindura e
correzione di stile. Sono termini assal bizzarri ]e nvdele t
gli attrassi della respirazioiie , la cura eradicaciva , la
lingua conspurgata, come e cosa poco elegante il man-
dare ua Ubro alia j)Osteriorita.
5a
Osservazioni gcologichc fatte nella terra d' Otranto.
Memoria ( inedita ) del sig. Brocchi.
^(uella proviiici.T del regno di Napoli intitolata Terra;
di Otranto , e che anticameiite si chiamava Messajjia , e
una luuga e stretta peals )la aonessa a qiiella grandissiiaa
che CDStiiuisce il continente d" Italia , e di GUi debit es-
sere risj;uardata come una pirticolare diramazione. Coiora
che nella coafigurazioae dell' Italia inedesima veggono la
forma di nno stivale, ravvisano il calcagno in questa pe-
nisola « come si puo a qualche fogjiia ricouoscere lo spe-
rone in quel !i.ran promoutorio della Daunia altraversato
dal nioiite Gargano.
Era prezzo dell' opera d' investigare la geognostica co-
«tituzione del suolo di questa provincia, che e il punto
deir Italia piu prossimo alle terre trasmarine. Un tratto
dell' Adriatico di sole trenta miglia geografiche all' iocirca
di larghezz^ la divide dagli Acrocerauni o monti della
Chimera, che le giganteggiano a fronte , di inodo che al
capo di Leuca , e meglio ancora sulla costa di Otranto si
possono discernerc in tempo di notte i fuochi accesi sul-
le niontagne dell'Epiro,
Coloro che giungessero in questa regione dopo di avere
altraversato il suolo salvatico e montuoso delle limitrofe
provincie, sarebbero compresi di maravi2;lia \edendo il
nuovo teatro che si presenta loixi dinanzi, e potendo
dominare con lo sguardo un' aperta e deliziosa pianura.
Gli Appennlni della Basilicata appena qui si disteudono con
qualche debole ramificazione, e sdegnando per cosi dire
qucsto angolo di terra maestosamente procedono verso
la Calabria.
La Terra di Otranto adunque considerata in complesso
puo stimarsi una vasta pianura, ed e una continuazione
di quella che lungo la marina dell' Adriatico si stende
per la Peucezia o Terra di Bari , e inette termine alle
radici del Gargano. Ma slccome sembra che la natura ab-
hia seinpre gradatamente proceduto in ogni sua opera,
cosi dall.i gran catena degli Aiipennini che ingombrano tanta
parte deila Basilicata non passo ex-abrupto a formar qucsto
pi no , essendo esso di lunga mano preparato da una se-
rie d'iutermedie colline piu e pivi decrcsceati in altezza.
OSSERVAZTONI GEOLOCICHE, eC(?. 53'
Tali sono dal lato della Peucezla le emlnenze di Altatuura,
di Turrito, di Andria, ecc, e tali qaelle di INIassafia , di^
Motola , delle Grottnglie , di Moaopoli ^ laddove la Mes-
sapia incomincia a prendere la forma peninsolare.
Se Don che avendo parlato qui di pianura, non dee
■[uesto termine essere preso in istretto e rigoroso signi-
ficato. Ill parecchi luoghi 9' incontrano gioghi piu elevati
del piano propriainente detto, ma la cui falda e dolce-
itiente incUnata, e assai mediocre I'altezza. Ne queste
sono colliae confoinii alle ordinarle, non particolari emi-
nenze diSgiunte da valli , sparse senza ordine, di difle-
rente mole ^ dissimili nella forma, il cui vertice sia di-
viso in varie punte piii o meiio acuminate ed ottuse.
Sono j^ioghi come gli ho intitolati , che scorti sotto un-
eerto punto di vista hanno semhianza di argini , i quali
formano una iinea continuata senza interruziojie di valli,
e ciie non ofFrono nel loro profilo molio apparenti irre-
golariia. E nel vero poco frequeniemente occorre di
vedere in essi punte eminenti che isolatamente grandeg-
gino, tuttoche qualche esempio ve n' abbia. Due se ne
scorgono sul ciglio di quel giogo che passa presso Pra-
sicce, 1' una quasi rimpetto al paese di questo nome, I'al-
tra piu lontana verso 1' estremo promontorio della penisola,
e questa e quella appajono a guisa di monticelli di forma
couica. Alcune altre di cosi fatte protuberanze si veg-
gono eziandio nel giogo su cui e posto il paese di Oria*
Non tutti gl' indicati gioghi sono in modo tal confor-
mati che stando sul vertice si possano. dominare le due
opposte faUle. Molti fra essi si dilatano sul colmo , e cO'*
stituiscono degli alti-piani notabilmente estesi , quale, a.
cagion d' esempio, sarebbe quello che da S. Gioi'gio a
12 miglia da Taranto continua fino a Manduria , e va
lentamente declinando verso Lecce da unlato, e dail' al-
tro verso Gallipoli. Ne addiviene cos'i che la superficia
di quel suolo abbia caratteri suoi proprj ed alFatto par-
ticolari, poiche ne palesa la nojosa u.nformita delle vera
pianure, ne e tampoco cosi trinciato e interrotto come
d' ordinario lo sono i paesi di collina i ma le parti ele-
vate armonizzando , per cosi dire , coi frapposti piaai
vanno insensibilmente a dileguarsi in questi^ 1' occhio
tranquillampnte spazia all' intorno senza vimanere scosso
da forti contrasti, e meiitre e diVertito dalla varieta, puo
agevolmente abbracciare tutto il con^plesso. L'aspetto di
$4 0<SERVA.ZTONr CTZOrOCTCHE
tjnesta contr.ida inrliicc nelP animo dell' osservatore Una
calina, ed una tiaaquillith die di rado altrove si prova,
come 8ono d" avviso clie esso molto inflnisca suU' indole
dolce e gentile degli abitanti.
La mancanza di valli in f[ii*>' dorsi , die pure assai si
prolungano , e ua fenomeiio die ha faccia di novua, e
Sorge tosto alia mente V opinione di que' fisici i ijnali
vogliono die le valli tutte dei monti sim opera dei tor-
venii e dei fiuini , die abliiano lentamente corroso il ter-
leno su cui trascorrouo. Ora siccome niuu liutne e in
questa pemsola , cosi foverebbero in cio la mgione del
lion esservi tampooo valli, e citerebbero questo esempio
in appoggio al loro supposto. Tauto secco e di fatto quel
suolo die non havvi in verun luogo una vena d' acqua
perenne atta a inettere in g'ro un inulino, i quali sono
mossi per forza di uomini o di bestie , e T acqua neces-
earia ai bisogni della vita si attinge da sraturigini sot-
terranee. Non so poi se questo fatto particolare sia di
tanto momenta die possa fiancheggiare un sisteina a cui
si oppongono altri fatti non lievi , ne stinio die sia qui
opportono di agitare una cosi intricata controversia.
La depress! one di questa terra vieta die si possa discer-
nere dai naviganti die veleggiano presso la spiaggia del-
1' Albania, 6 prosso P isola di Corfii, come aU'oppostO'
coloro die radono la costa di Otranto distintamente scor-
gono le montagne d' ambedue que'paesi. Una tal circo-
stanza fu avvertita da Virgilio, die e poeta uiligentissimo
nelle cose geograficUe , poiclie flicendo solcare ad Enea
quelle acque si esprime ne' seguouti termini:
Provehiniur pchigo vicina Cernunia jiixtn,
Unde iter Jtaliain , cursusque brei'issimus undis
Cum procul obscuros colics humilcmque. videmus
Itnliam. Aen. lib, 3.
Poclii oggetti meritevoli di considerazione troverebbe
il mineralogista nella Terra di Otranto, ma il geognosta
VI si potreVjbe piacevolmeiite trnttenere , ed avrebbe ezinn-
dio di the fantasticare yier lo scioglimento di qualche
problema. La roccia calcaria secondaiia o stratificata co-
stituisce la massa dei mentovati gioglii : essa Iia un colorp
per lo piu bianco e talvolta grigiastro, e opaca , di frat-
tura liscia e concoide, e si conforma a quel'a delle mon-
tagne appenuine della B.isilicata , talche ri»ulta dal pro-
TATTE NELL A. TERP. V B*OTRlNtO. 55
lungamento di questo stesso deposito. Una cost fatta cal-
caria, clie forma F ossatura della provincia , si mnnifesta
non solatnente ne' siti clevati, ina eziandio a fioi- di tsfra in
molte parti della vera pianura, come sarelihe poco Inngi
da Taranto dalla parte di Palagiano , fra Taranto e Fraii-
caviila nella strada da Erindisi a Lecce , in quella clie
da quest' ultimo paese coaduce ad Otranto ed ia varj
altri luoglii. La stessa cosa si osserva ed assai piii comune-
mente uella Pencezia o Terra di Bari ove gli strnti soli
di calcarei appajooo alio scoperto, o si trovano alia pro-
fondita di pochi piedi sotto la terra vegetaljile , circo-
stanza insolita nelle pianure d' Italia , di nianiera die
per piautare un albero £a mestleri col palo di ferro o
con la mazza stritolare la roccia. Di qiiesta calcaria e
forinata la costa clie da Otraato si stende al promontorio
di Leuca , la quale verticalmente sovrasta a quel mare
di perigliosa navigazione, essendo privo di spiaggia e di
porto. Quaatunque abbia nome di porto quello di Castro
e r altro ivi prossimo detto di JMuiano^ altro in realta
non sono se non che piccioli seni attorniati da baize ,
ed assai mal sicuri quando spiri p.irticolarmente scirocco.
Mo'ite caverne gi spalancano in qucsta roccia sulla men-
tovata costa, come parimente si avvera nella calcaria delle
montagne appennine, ma non sono patenti clie dalla parte
del mare, ed lianno accesso per barca. Tali sono quelle
di S. Cesarea, la Solfjraca, la Palombara, la grotta Zin-
zolosa, ed alcnne altre piiianguste, senza fare menzione
dei grandi crepacci cbe s'internano nelle rupi. La spe-
lonca di S. Gesarea, cosi denominata da una prossima
cappella, e poco lungi dil picciolo piese di Certignaao ,
e sitmta suir estremo lembo di un lito tutto sparso di
nude baize e di macigni calcarei disordinatamente acca-
vallati gli uni sngli altri , il quale ofTre V aspetto della
pill desolante sterillta. II mare qnando singolarmente e
commosso da' venti , spinge i flutti in questo sotterra-
neo , e fligellandono i tianchi , e rodendo la roccia ne an-
menta di continuo la capacita. t. cosa notabile che una
vena d"" acqua idrosolfurata scaturisce da qae'recessi, ia
quella gulsa che ho veduto presso Cassano nella Calabria
Citeriore, ove una consimlle fonte spiccia dalla calcaria
solida, che e per altro in que' monti calcaria di transi-
zione. Le pareti delTantro sono intonicate di fiariture
di zolfo provenience dalla deftomposijiane del gas idrc—
56 OSSEUVVZIONl GEOLOGTCHE
geiio solfarnto ; e siccome quelle acque giovano ai morhi
cutanei , cosi in certe st.tgioui vi accorre stuolo di ijenie,
e per procacciaie uu accesso dalla parte di teria si pra-
tico nil foro neU'alto della giotta , da cui si discende
per una lunga scala i piuoli : malagevole discesa 1 ben-
che il luogo ineritereblie per certo di avere e un piu
facile iiigresso e maggiori comodita, taiito piii die ai
bagni sulfurei si potrebbero unire nel medesimo sito
quelli di acqua marina.
E moko probabilf che la fonte di cui si tratta sia
qnella indicata da Strahone, clie egli dice favoleggiarsi es-
sere dcrivata dal s.ingue de' giganti stappati da Flegra,
ed ivi uccisi da Ercole , e da cui sgorga un' a< cjua fe-
teiite ( ^DCtoJii ), non gih calda, come mal tradusse il
Cluverio. Strabone dice che queila sorgeate additavasi a
Leuca, jna Aristotele , o qualunque sia l' autore del bbio
de MirabilihiiSf che parhuente ue pari a , piii esattainente
raccenna iiitorno ( s'Sp' ) a quel promoutorio , da cui e
appunto lontana sette miglia all' iiicirca.
Presso S. Cfsarea e T ultra caveraa detta Solforaca ,
perclie spiccia da essa un' acqua della stessa natura^ e
perclie e del pari incrostata di zolfo. Sotto Castro alia
sponda del mare, che e cosi rovinosa quanto I'altra, sta
la grotta Zinzolosa piu celebre per le bugle che ne sono
state dette , che per quello che realnieate prestnta. Una
capricciosa descrizioue ne fu pubblicata nel giorn .le ea-
ciclopedico di Napoli ( gennaro , 1807) ove per primo
si sbaglia nel aoiue chiain.indosi la grotta della Zinzanu$p, ,
qaaado realmeate s'intitola cosi come ho scritto , essendo
quello uii epiteto derlvato dal sostaativo z'uiZ'di che nel
dialctto del paese signiiica cenci ; epiteto che fu sugge-
rito dalle stalaititi pendent!. Monsignore del Duca , ve-
scovo di Castro, estinto da pochi anni fa, voile in sia-
golar moilo nobilitare questa caverna immaginando ch©
in essa fosse il tempio di Minerva iabbricato da Idomc-
neo. II huon vescovo, coine fui accertato, non penetro
mai in quel sotterraneo, ma in sua vece invio due ca-
uonici onde esplorassero il luogo , i quali lo ragguaglia-
rono delle graadi cose ivi vedute. S'iaimaginarono quei
messaggieri di vedere tronchi di colonne , e capltelli, e
cornici nelle stalattlti naturaltnente lormate dall' acqua,
e d' altro non fu mesti(!ri per trrisformare queila caverna
in un tempio J e nel teaiplo di Minerva.
F4TTE N^LLV TFRR\ d'oTRAMTO. 5f
Conviene pur credere clie sia questo uii luogo fatale
riga.irdo alle ImgJe , poiclie oltre a queste che sono stain-
pate, alire a me ne spacciarono gli abitauti di que' paesi.
In Otranto Cut assicwrato che trovasi cola gran co{)ia di
testacei impietriti , quando iiou ve n' ha il menoino ia-
dizio. A Minervino mi si disse che potevasl seaza sussidio
di fiaccole spaziare per la caverna, essendo bastevolmeate
rischiarata da alcuiii alti spiragli, quando ivi tutto e hujo
e soltanto in i\n luogo v' ha un pertugio donde trapela
un iilo di luce. A Cerfignano fui ragguagliato essere es^
distante tre niigUa e mezzo da Castro , e che e forza di
fare questo tragitto per mare, quando la loatananza noa
e che di nie7zo niiglio all' incirca , e se il mare sia tur-
bato si puo caiare abbastanza agevolmente da una rupe
coatigua , ed essendo ivi pronta una barca col tragheito
di cinquanta passi piii o nieno si approda all' imboccatura.
Questa grotta adunque e riposta in ua curvo seno del
mare di Castro, dove la rupe calcaria incavata a guisa
di mezza cupola o di padigUone sovrasta ad un basso
fondo in cui vegetano sott' acqua molte piante marine.
Copiosissima e 1' Ulva umbilicalis che con le sue frondi V)i-
gie accartocciate a guisa d' inibuto diguazza in quelle
onde , nientre la Corallina cristata copre di un rubicondo
tappeto le pareti degli scogli cuxostantl. Arrampiccandosi
per una via non difficile su per li greppi si giuage ad
una prima speloaca, che puo essere risguardata come il
vestibolo dell* altra piii interna. Moke stalattiti pendono
dalla sua volta formate di calcaria lamellare e spatosa ,
ed hav'vi nel piano uiio sprofondamento che era in quel
tempo ricolmo d' acqua. Girando intorno al margine di
quel baratro , e poco piii su montando trovasi noa stretta
apertura la quale conduce in altri reconditi penetrali che
non tutti ho visitato , dove di maggior mole, ed in mag-
gior quantita sono le stalattiti ; esse potranno avere sor-
preso chi vide per la prima volta simili sotterranei , ma
riescono pressoclie inditferenti a coloro che si sono in-
ternati in tante altre piii magnifiche grotte negli Appen-
nini , fra le quali certamente primeggia quella di Colle-
pai-do ne' monti degli Ernici. II sig. Mooticelli che pub-
blico per compiacimento un transuato della niemoria del
vesc.-vo di Castro, non erasl recato sul luogo , altrimenti
quciroculato naturalista ne avrebbe sommiuistrato una
pill veridica descrizione.
58 ossrnvAzioNi ceologichG
Nulla til singolare cffre il capo di Leuca formato delis
stessa calcaria appenniiia, e non potrebbe avei' pregio se
jion che agli occhi de' filolo;;i , clie fossero vaghi di ve-
dere il luogo dove Eaea , come narra Virgilio , pose la
prima volta picde in Italia, e dove adocchio que' due
cavalli bianchi da cai il veccliio Aocliise trasse lieti e
funcsti anguij. Ne e puoto vero che esso sia stato visi-
tato da Cicerone, come disse il Cluverio, citando iin pisso
delle Epistole famigliari (^ lib. i6, ep. 9.), ed avendo
«tjuivocato con Leucade , donde queir oiatore parti av-
viandosi ad Azzio, a Corfu, a Cassiope, ad Otranto,indi
a Briniiisi. Virgilio cosi descrive il sito dove Enea aveva
approdato ( Aeii. lib. IIJ. ) :
Partus ab Eoo fluctu curvatur in arcwn
Objectce salsa spumant aspergiiie cautes ,
Ipse latet: gemino diinittunt brachia inuro
Turriti scopuli refuptque a licore templum.
11 porto indicato dal poeta e ora una baja , ove non
potrebbero dar fondo i nostri vascelli , e dove si rico-~
vrano soltanto alcnne bardie pescherecce. I due scogU
clie terminano I'arco, sarebbero T uno quella pnnta ove
e la torre ImbriacheUi, e faltro il capo stesso di Leuca,
Sulla cui sommita era il tempio di Minerva. Ora v'ha ua
santuario con un cattivo ospizio per albergare i divoti pel-
le2;rlni , non gia un oppidam, come dice il Cluverio.
Del rimaneate se nii sembra di situare Ivi quel tempio
e non gia a Castro ove e da molti supposto, lo argomento
dalle topiclie circostanze da Virgilio accenaate, senza va-
lernii deirautorith di una moderna Iscrizione clie e nel
sintuario , tuttoclie possa essere fondata sulla tradizione,
ed accostiimnssero sovente i Cristiani di trasforinare ia
chiese i delubri pagani. Non si contendera gia che I'o-
dierno paese di Castro, misero paese che non conta che
circa cento abitanti, fosse I'aiitico Castrwn Minervcc , ma
rio non vieta che il tempio della Dea non potesse essere
pill da lungi sulla punta della penisola , dove era vie
iiicglio esposto alia vista de' navi^anti. La descrizione del
porto fatta da Virgilio semlira che possa competere alia
spiaggia di Leuca, poiche sotto Castro quello con tal
nome chiamato non e, come ho detto, clie un aafratio
tortuoso capace di jjoche barchette, e percio e da cre-
dere clie Dionigi di Alicarnas?o abbia immagloato che
parte delle navi di Enea avesse ' approdato al Casiran
y-ATTE NFLL\ TEURA. p'oTRATSTO. St)
Minerv(B, e parte al proinontorio Japigio. ?5a questa qui-
stioiie potra essere nieglio trattata dagli eruditi.
La calcaria di ciii alibiamo favellato fin ora noii e la sola
varieta di questa roccia clie 9' iiicoiitri in Terra di Orraiito.
Havvene ezinndio un' altra die I'orma pure estesi de-
posit!, ed e qUella volgariuente nota sotto la denonii-
nazione di pwtra di Lecce, ia quaato che comunemente
in quel parse si adopera per la costruziooe degli edifizj ;
uso a cui serve in molti altri luoglii. Cotale calcaria ha
una grana affatto terrosa , qndndo si trae dalla cava e
umida , molle , di colore gialliccio, asi iugandosi imbianca
ed acqnista pia durezza, talciie percossa con un corpo
solldo si inanifesta alqiianto sonora. Nelle petraje si scava
tagliandola con T accetta, e con tale ordigno si riduce
in pez/i parrilellcpipedi in forma di mattoni , clie iii cani-
Lio di questi si niettono in opera nelle fabbriclie. Si la-
vora del pari con la sega e con la pialla dentata, giac-
clie con quest' ultima si spianano le facciate dcgli cdi-
lizj. Al buon prezzo di questo materiale che si paKa alia
cava un grano ( poco piii di 4 centesimi moneta^italiana )
al palmo cubo ( il palmo napoletano ha 9 polbci e 8
lin. del pie di Parigi ) , ed alia fncilita di firne qualun-
qne opera di scalpello , va Lecce debitrice della grandio-
sith delle sue fabbriche, che la costiluiscouo dopo Na-
poli la pill sontuosa citta del regno. Per la causa mede-
sima anche le case de' villaggi hanno un aspetto decente
COS! poco comune in quelle tante bicocche che nell' Italia
meridionaie si fregiano del titolo di citta e sono citta ve-
scovili. Vero e bensi che si fci almso della agevolezza
con cui cede alio scalpello e alia lima , poiche in Lecce
le facciate degli edifizj presentano intnglj e frastagliature
in basso rilievo cosi bizzarre, che io non so se v'abbia
in vcrutia parte esempi di architettura piu barba'-amente
elegante. La facciata del palazzo di prefettura, e quella
del tempio contiguo, non che gli altari della chiesa del
Ilosario sono capi d' opera di questo stile.
Sarebbe cosa assai lunga di annoverare tutti i luoghi
ove in Terra di Otianto trovasi questa calcaria, tanto ge-
neralniente e estesa. Si rinviene oltr^ a Lecce ne'con-
torni di Tarnnto, di S. Giorgio, dcUe Groltaglie, di Fran-
cavilla, di Brindisi , di Olranio, ecc. Quel gran tratto di
paese compreso fVa Tarauto e Brindisi, e T altro che e
fra quest' ultima citta e Lecce la jiiani^estaco quasi
6o OSSFRVAZIONi CEOLOCICHE
ovnnqiie. E altresi comunissinia fia Lecce ed Otranto , e
circonJa il porto c!i quella citta ; appare presso il capo di
Lenca, e si ravvisa qua e la ne'terreui frapposti a quel
protnontorio e Gallipoli. Ne essa e gla circoscritta alia
penisola della Messapia , ma si stende eziandio piu ad-
dentro terra, incontrandosi a Massafra , a Palagiaao , a
Ginosa , alia Terza, come plii oltre si scorge presso Ma-
tera e Gravina dove i tagli f.itti per estrarla, ed i grandi
niassi paralellepipedi che rimangono in piedi fra un ta-
glio e 1' altro presentano da lungi una bizaarra prospet-
tiva. Da Gravina I'ho seguitata fino a Spinazzola . terra
poche miglia lontaoa da Venosa , patria di Orazio Flacco.
La siratificazione di questa roccia e poco apparente
nelle cave di Lecce quantunque abbiano tagli verticali di
80 in 90 piedj parigini di profondita;, e si vede soltanto in
grossissinu banchi orizzdntali atiraversati da naturali fen-
diture. Ma presso Gravina fuori della porta per cui si va a
Spinazzola havvi un vallone sulle cui falde mostrasi a
nudo questa calcaria , e compare dalT imo al sommo re-
golaraiente disposta a strati orizzontali di varia gros-
sezza. la Terra di Otranto costanteniente si trova nella
pianura, ma non vuolsl percio inferirne che cosi sia da
per tutto, imperocche da Palagiano a Matera , e di qui a
Gravina costituisce la massa di colline uoiabilmente ele-
vate.
Non si pub uiettere in dubbio clie questa calcaria non
sia di piu recente data dell'altra, che ho cliiamato appea-
nina^ e manifestamente lo dichiara T essere essa sovrap-
posta a quest' ultima , la quale in piu luoghi vedesl
spuntare di sotto, come sarebbe fra Taranto e Franca-
villa, ed assai spesso nelle colline fra Palagiano e la
Terza. Ma volendo con piii precisione stabilire il periodo
in cui ha avuto origiue, a quale dovremo noi riferirla ?
Forse al periodo terziario , die e l' ultimo nella forma-
zione delle rocce , e nel quale hanno avuto luogo quei
tanti e cosi estesi depositi di sabbione e di niarna , che
occupano si grande spazio d' Italia al pie delle montagne
appennine ?
Ora se si consi^era che sifFatti depositi terziarj sono
Sieneralmente composti di materie polverose e incocrenti,
tranne qunlche parziale eccezione , e che la calcaria di
cui Si rugiona , costantemente ed uniformemente ha un
grado dl solidita che non si compete a quelle altre rocce
FATTE NELLA TERRA. d''oTRANTO. 6 1
formate da meccanici sedimenti ; se rifletteremo inoltre
che essa e regolannente disposta a banchi o a strati
orizzontali) potiemmo agevolniente essere indotti neU' opi-
nioiie die piii da vicino si accosti alia calcaria seconda-
ria. E qui e da dire che qiianiuiique mediocre sia la sua
durezza , nou pertanto racchiude quantita di nocciuoli
assai piii sulidi dtlla massa che p;li contiene , come st
pua maaifestamente vedere aelle pietre poste iii lavoro
Met;!! editizj di Lecce , ove le paiti piii tenere essendo
corrose , riraangono superstiti questi uocciuoli d' irregolaie
iii^ora i quali forniano alia superficie de'iuassi curiosissimi
arabeschi iu rilievo, Questa pietra leccese e pariniente
abhoiiJaiUe nelia parte meridioaale della Sicilia , segna-
tamente ne' coatoriii di Siracusa , di Noto e di Palaz-
zolo , e tuttoche si lavori del pari con l' accetta e coa
la soga, e nulla di meno piii conslsteiite , piii sonora ed
assai piii resiste alle ingiurie dell' atmosfera. Piii solida
ancora e quella di Malta, poiche si rinviene eziandio in
queir is( la , ed e percio a preferenza adoprata per la-
stricare i pavimenti delle staiize , al qual uopo corre in
commercio per la costa della Sicilia fiiio a Messina
Di gran momento nella presente quistione debb' essere
Tesanie e il confronto delle specie de'testacei marini rac-
chiusi in questa roccia, i quali potrauno fare testimonio
della sua eta, atteso che quelli sparsi ne''depositi terziarj
sono in generate diversi dagli altri coatenuti nella calcaria
appennina. In Sicilia presso Melilli ne' colli Iblei ho fre-
quenteniente in cotal pietra adocchiato amuioniti del dia-
metro di quasi mezzo pollicc , e non e a mia coiitezza che
cotal razza di testacei si trovi di tanto volume ne' ter-
reni terziarj ove non ve n'ha che di microscopici. Ma
dalPaltro canto a Palagiano presso Taranto ho in questa
ruccia medesiuia ravvisato parecchie di quelle conchigli<J
descritte nella mia conchigliulog,ia fossile subapeanina,
che sono owie ne' depositi terziarj , e molte delle quali
tuttavia vivono ne' nostri mari : tali sono V Ostrea edulis,
il Cardiuni echinaium , la Venus verrucosa , VAnomia am-
pulla. In quella delle cave di Lecce ho scorto valve di
pettini, e denti di Squalus carcharias e di Squalus canicula.
I gusci di cotali testacei sono non gia impietriti o
compenetrati da un succo lapidifico , ma semplicemente
ealcinati , non altrimenti che quelli che ttaggonsi dalle
Oiarae e da' sabbioai terziarj. In Taranto presso alcuni
6a OS?ERVAZIONI GEOLOGIC HE
venditoii di cariosita natural! ho veduto huona copia di
simili iiicclij di sqnisita conservazione dell' iJeiuiua specie
di cjuelli«da me registrati nell' indicato lil)io , t-ioe Area
antiquata , Buccinum tyrrhenum. , Buccmum arrnla, Voluta
pliaituln., Stronihus fasciatus , Pa'clla hiinganca^ Di'iitaliain
elcpkantinum^ Murex ohlon-^us , e cio die piii mi sorprese,
Ijellissinu eseiiiplaii di Cardiuin Jiians;, ma da qiial ter-
feiio sieno stnti tratti non ho sapiuo av.erne contezza ,
ne per indagiai da me fatte mi riusci di scoprirlo.
Non si debbe iti questo ragionaineiito tacere che la
pietra lecccse e inetta a fame calce, lo che iiidica essere
eterogenpa la sua composizioiie , econteuere qnantita di
altra terra che probabilmente e aUumiiia. Presso Lecce
essa ha talvolta filoricelli di certa creta l^ianchissima,
finissima e polverosa, ma questa stessa e impura , la-
sciando uu abbondaute residuo se si sciolga iieU' acido
nitrico.
Venendo ora alia conclusione, poiche la roccia di cui
si ragiona si accosta per alcuni suoi caratteri alia calca-
ria secondaria , vale a dire per ua certo grado di soli-
dita , e per le ammoniti che essa contieae i e per altri
caratteri e conforme ai deposit! terziarj , cioe per la
qualita delle conchiglle cretacee o calcinate in essa rac-
chiuse , io sarei di avviso che debba avere avuto origiae
ill un' epoca intermedia a questi due periodi; laonde
dovra necessariamente partecipare degli attributi delle
rocce spettanti a qnesto ed a quello. Ne' questo iriio
pensamento dovra reputarsi vago e fantastico •, concios-
siache se»i geologi accordano che v' abbia una simil
classe di rocce, che chiamano di transizione intermedin
al periodo priniitivo ove le molecule terrose si univano
sotto semljiaiizi cristallina, ed al periodo secondario ove
«'sse obbedendo alia mera e semplice forza di adesione
costituivano soltanto masse so'ide e uon cristalline, non
snprei perche un tale passaggio cosi consentaneo al con-
sueto andamento della natura non si debba eziandio ani-
mettere tra le rocce solide seconuarie ciiimitamente for-
mate, e le altre o poco cocr^nti o polverose meccani-
camente deposte per essere venute meno le circostanze
che favorivano la chimica unione , e queste sono le ter-
aiarie.
In cotal guisa con venendo die la pietra leccese, la
i^uale per amplissimi spazj si dilata nella PugUa , tiella
FATTE NELLA. TERUA. d' OTIIA.NTO. 63
Sicil'ia , nell'isola di Malta, sia una roccia di translzione
ioriuata tra il periodo secondario e terziario , essa si aii-
nodera all' uao de' due estremi cou la calca?ia ap^Jeauina,
ed air altro coi terreni sabbioiiusi e inarnosi. Delia cal-
caria alibiamo gia favellato ^ r.igiouereuio ora di questi
ultiini poiche uoii mancano nelJa Messapia.
E iacominciaudu dalla luania , essa coiiiosaiueiite si
trova nelle vicinanze di Taranto , e potei a luio bell' agio
esaminarne i depositi aell' occasioae die ad Uii niiglia
circa della citta si scavava ua lungo e profoiido caiiale
pei' asciugare la palude di S. Biagio. E dessa una niarna.
argillosa ceneiina zeppa di testacei fra i quali ricoiiobbi
la Tellina fra^ilis ^ il Cardiwn edule, il Murcx trunculus^
il DentaUum entulis , ma siugolarniente predoniina in ma-
ravigliosa quautita la TeUiiia lactea i conchiglie tutte che
trovaasi auche oggigiorno in quel mare. Siuiili terie inar-
nose esistono eziandio in molti altri iuoghi, e soauuinisirauo
un ottimo materiale per le stoviglie conmni. Alle Grot-
taglie , paese 12 migUa lontaao da Taranto , se ne iab-
bricano di eccellente qualita, e sopra tutto smisuraii
Uolj ove couservasi il vino giusta 1' uso degli aatithi.
I salibioai terziarj coateuenti gran nuuiero di aicchi
marini sono ovvj del paro. Si puo vederae presso Ta-
ranto, e per averae uaa esatta idea giovera recarsi alia
riva del Mare Grande, nel luogo detio S. Vito , ove la
ripa e verticabueate tagliata. Si vedrii ivi la sezione di
uu grosso baaco alto da 20 a a5 pie parigini dall' at-
tuale livello del mare composto di un sabbione giallo-
gnolo , il quale posa sopra la maraa turcbiaa contenente
ciottoli calcarei. £sso e tutto sparso di coachiglie die
vivono nel Mare Grande e Piccolo di Taranto , qualL
sarebbero : Tellina lactea — fragilis — rostraUi , Cardium €~
dale — rustlcwn , Ostrca edulis — jacohma , VeriUs , Chioiie ,
.irca barbata — pilosa , Spondylus gcederopus , Turbo ru-
gosus — Cerebra , Conus MfdiUrruncus , Murex aluco — cor-
neas— trunculus. Un consimile sabbione siliceo-calcario
stcso pariaiente sopra la niarna ridoadaate di giisci di
pettini e tramezzato da straterelli pietrosi e ne' con-
torai di Brindisi , noaiinatamente presso la porta detta
di Lecce , oltre ad ua ponte il quale attraversa un fiu-
iuicello , che mette foci; in uao de' bracci del porto. Lo
jtesso sabbione iioperfettaiaente consolidnto vedesi altresi
4 i,ecce , e fra gli aUri luo^bi cUiaramente si palesa iu
^4 OSSEUV\ZIOXl CEOLOCTcitr
tin laro esterno del circuito delle mm a ilella citta, le
qiiali sono eilijic.ite sopra una tale roccia zeppa di pet-
t'.ai di balaiii , di Murcx aluro , di serpule e di aitre
cone iglie iQsieine con madrepore e con la Mill pora
pwnicosa.
II Sabliione terzlario conchigliaceo di cm ho parlato,
iudicandone eoliaiuo alcune piiucipali situazioni , e simile
a. quello die sopra la mama si riuviene in tanti luoghi
d Italia al pie degli Apennini, 11 quale spesso e incoe-
rerite , e talvolta deholinente congiutiuato, ma quasi mai
Tiniforniemente. lo peuderei a credere die alia mv'desiraa
foruiazione appartenga la roccia su cui e roscnuto Gal-
lipoli , e die si adopera cola come pietra da i'lbbnca a
guisa di qaella di Lecce. E dessa una sorta di tofo piil
solido della pietra leccese, ma di grana ruvida e grosso-
lana , il quale esplorato con lente preseiita un impasto
di particelle areuacee calcarie , ed e pieno di minuti rot-
t.inii di conchiglie. lo portO opinione che le divisate
particelle anzi che essere frainmepti granulari di una
calcaria che abbia anteriorniente esistito , sieno concre-
zioni formate sul luogo e specie di pisoliti. Poco fuori
di GallipoU questa roccia e coperta da uuo strato di
altro tofo men consistente che ha gran quantita di valve
di Ostrea Jacobcca, ed esso si vede altresi ai G.isini a 7
miglia da GaUipoli ove e impastato con nicchi marini fra
i quali , oltre alia teste accennata ostrica, ho ravvisato
r Ostrea edulis, il Cardiwn aculeatum e Iccvigatwn , la
Venus islndica e la Venus Chione. Questo strato continua
sino a Veiraaa a 3o miglia da Gallipoli stesso e contiene
le medesime conchiglie ^ seguita plu oltre verso Manda-
ria , e si mostra eziandio in vicinanza di Taranto , ove
Vacchiude gran copia di gusci di pinne.
Tuttoche i teiTeni terziari sieno d' ordinario composti
di parti sciolte e incoerenti, non dee sembrare straiio
che questo tofo spetlante , per quanto ne giudico, a
tale periolo abb'a un grade di solidita e di compattezza
niaggiore talvolta di quello della pietra leCcese, che ap-
p.irtieue a piii antica epoca. Siccoine esso risulta da una
tinioiie e da uh impasto di concrezioni , le rocce che
sono snte in simil guisa formate , anche le modernissime,
olfrono sempre una uiassa solida , come lo veggiamo in
que' medesiini toti , e in que" travertini che traggono
wn^'iiP dalle acque fluviatili. Ua altro tofo ruyido c gros-
FATTE NEIiXA TERRA. d'oTRANTO. 6S
sohno , che in mo'lo ancora piii evutente ha 1' aspetto
di concrezioiie , si rinviene in aliri 1 logln della terra di
Otrsato dove e chiamato carparo , ed a prefeienza si
adopra nella costrnzione delle volte per essere leggiero
€ poroso nel tempo inedesimo che ha un sufficiente grado
di sohdita, Trovasi poco luagi da Castro presso la spiag-
gia del mare in un sito detto T Arcara , e T ho incon-
tr.ito in tutta la pianura che si stende dal paesetto di
Pepressa fin presso Leuca.
Nel tofo conchigliaceo a Manduria e scavato vin anti-
chissimo pozzo rainmentato da Pliaio , e di cui si spac-
ciano maraviglle. Esso e stato a lungo descritto in una
jmeinoria inseriia nel Giornale eiiciclopeJico di NapoU ( Di-
cenihre 1807), e Plinio cosi lo acceana : in Salentino juxta
oppidwn Manduriam lacus ad tnnrgines pUnus , neque ex
huustis aquis minuitur , ii^que infusis ougetur {lib. 11,
cap. io3 ). Questo pozzo e situato a mezzo miglio circa
da MaiKluria presso la strada che va a Lecce , e vi si
atfinge 1" acqua ciie necessita ai bisogni del paese , di
niaaiera che e itna dolle pochissime antiche opere che
serva tiUiavia a quell' uso a cui t'u destinata dappriina.
Per una gvadinata tortuosa e molto nialconcia scavata
nella descritta roccla si discende in una grotta di forma
presso che circolare , la cui volta incavata a cupola ha
nel centro una grande apertura quadrangolare che da
luce alio speco. Dill' un de" lati sgorga una picciola fonte
di cui non si ode che il mormorio , essendo occultata da
una niurnglia ,6 1' acqua per un sotterraneo canale e
condotia nel mezzo della grotta ove sgorga in una fossa
stavata a fine di procacciare un sufficiente spazio ai re-
cipienti che si sottopongono alia doccia onde rlempierli.
Da questa fossa passa poi con breve tragitto ad un pozzo
clie verticalmente corrisponde alT apertura superiore della
volta. Ora (juesto pozzo che non ho potuto scandagliare
per essere m parte nstrutto da sassi', ma clie mi fu
detto avere la profondita di pochi piedi, e circondato da
un parapetto di pLetre , e forma lo spezioso della fon-
tana in quanto che 1' acqua clie incessantemente entra
rimane sem|jre alio stesso livello. E naturale a credersi
che essa ahbia esito per qualche pertugio piii stretto tli
quello della sorgente , e che per questa via continui a
Uuire sotierra i ma jiccnme i sassi che stauno nel fond»
mhl. Jtal. T. XV 111. 5
66 OSSEUVAZIONI GEOLOGICHE
vietano che si possa scorgere quel ineato, cosi si vanna
jdeando cose maravigliose. E probabile che la speloiica
fosse naturale , e che essendosi anlicamcnte trovaia quella
sorgente sia stato scavato il pozzo , onde radnoaie una
sullicieiite quautita di acqua , doveadosi attii:gf're una
vidta dal p^izzo stesso. Di fatto se si fosse ricevuli dalla
doccia J coire oia si usa per connodita , ma cou maggiore
perdita di teutipo , poiche e una povera vena, sa)eb1.*e
stato ill tal ciso inutile quel serbatojo , e si sarebbe la-
sciata scorrere 1' acqua per le naturali sue vie. Qucsto
luogo e volgaruiente detto lo scci^no , vocabolo che io
credo derivalo di sccsnere , che nella pronunzia di cjuel
dialetto si usa in cambio di scendcre, e ne fu natural-
niente suggerita V idea dal cammino che ivi conduce.
Un moderno scrittore in una operetta intitolata Cenni
geohgici suUn prcmncia di Tfrra di Otranto {Napoli, i8i5)
narra essersi trovati in molti luoghi ciottoli di lava litoide
porosa. Io non sono stato cosi fortunato, e credo che in
quel paese non vi sia traccia alcuna di vulcani locali i
che se qualche pezzo di lava e stato pur r'invenuto ,
debb' essere avventizio e proveniente o da rottami di
macine giunte d' altrove , o da lava parimente straniera
che abbia servito ad altri usi : cost a Taranto alcuni
traggono da Napoli il piperno che ho veduto po^to in
opera nelle scale di qualche abitazione. II sopra citato
scrittore soggiunge che presso il lido fra Otranto e Castro
»i rinvengono pomici ; ne e cosa straordinaria , poiche
THolte se ne veggono eziaudio lungo la spiaggia del golfo
di Cioja nella Calabria ulterlore , ed al capo Peloro
presso Messina in Sicilia , dove non sono vulcani; ma
sifF.nte pomici hanno in quei luoghi approdato dalle isole
Eolie galleggiando sulle acque del mare.
Benciie, a parer mio, non siavi speranza di trovare in-
'dizj di vulcanismo nella Terra di Otranto , gioverebbe
bensi che per altri esami fosse quel suolo accuratamente
esplorato dai geologi , impresa che incorainciata dall' autore
di quel saggio , potrebbe essere condotta a Imou termine
dal sig, Costa professore di fisica in Lecce , e nelle scienze
naturali versatissimo. Ne i geologi solamente, ma i bota-
nici aacora troverebbero cola ampio compenso alle loro
•faliche , se fatica pub essere 1' aggirarsi per quelle po-
polate e Jeliziose pianure. Io non conosco di fatto ve-
Tun altro luogo ove piii comoUauiente si possano in*^
FVTTE NELL\ TERRA T>* OTRANT©. 67
traprendere sifFntte peregrtnazioni: maravigliosa ^ Ijf
quaatith de' paesi sparsi per la Terra di Otranto , e
prossitni 1' uno all' altro , segnatamente vprso il promon-
torio di Leuca , di niauiera che il viaggiatore poco dee
curarsi di stabilire ove debba prendere ristoro , e dove
possa ricovrarsi alia notte. Ne io so tsaipoco quale altra
sduazione ia Italia possa meglio corrispoadere a quaato
i poeti ci narrano della felicissima Arcadia , che certo
non inancano ivi ne il dolce cliiua e salubre , tiegli
ubertosi pascoli , ob le campagne vestite di rostnarino ,
di timo e di niille altre piaate odorose , e cio che piu
importa, noa mauca il candor de' costutni , e I' esteriore
decenza ncgli abitanti.
68
Ragionamcnti chimict letd nella Uiiwersitd di Bolo^
gna da Prllrgrino Salvjgni nel corso di vc/rj anni
per cnnfcrlmcnto di lanree , con una nota impor-
tante in fine, — Bologna,^ 1816, tipograjia Ram-
p )ni , di pag. 126 in 8.° (con tre tavole in rame
coiitenciiti gli opparati di Giovanni Mayow , di Lv~
dovico Barbicri e di Lavoisier },
o
TTlMO avvisamento e quello certament? di alcuni pro-
fessor! (Idle pill reputate Universita di trattare in occa-
sione delle lauree alcun argomento scieiitifico, iuvece di
tessere , come era costume ne' tempi antichi , il nudo
elogio de' candidati , degli antenati lore, delle loro pa-
trie; ed il prof. Salvigni si e in questa pratica distinto,
sceglieiido, per ai'gomento dei di lui ragioiiameiiti materie
iinportantissime , e quistioni dair esame delle quali molto
onore viene a riflettersi suU' Italia.
Qnattro sono i ragionainenti ia questo volume conte-
nuti , dei quali il primo versa sopra alcune dottrine chi-
jniche di Giovanni Mayow e di Lodovico Barhieri , con-
frontate col moderno sistema di Lavoisier , e de' chimici
pneumatici; il secondo sopra il quesito : Se Lavoisier ^
Priestley e Scheele avessero contezza dell' opera di Gio,
Mayow avanti di pubbl'care le lore esperienze intorno
air aria , alia combustione , e ad altri siinili argomenti i
il terzo tratta dell' attitudine chimica^ fisica, economico-
politica dell' oro , dell' argento e del rame alia moneta-
zioiio ; il quarto finalmente sopra le esperienze della
chimica.
II primo ragioiiamento si annunzia in una nota letlo
pubblicamente fino dal mese di giugiio dieU' anno 1806;
importante riesce questa data , perche gia da varj anni
si parla della convenienza di alcuna delle dottrine clii-
miche di Lavoisier coi principj di Mayow, e quella data
medesima farebbe nascere il dubbio clie prima d' ogni
altro, almeno in Italia, ne avesse pubi)licanieiite ragio-
nato il Salviani. Certo e che Mayow parla del salnitro e
dollo spirito nitro-aereo , parla della respirazione , ed in
que' tratCati sviluppa una serie d' idee cuviose suU' uso
RAftlOTstAMENTI CHlMTCt CCO. fff)
^ielraria tiella cotnbnstione e nella respirazione , sulla
dimhiuzioue e sulP assorbimento dell' aria in qnesti due
fenomeni , sulla soniiglianza dell" aria e del nitro nella
attitvidine a mantenere le infiamniazioai ^ e sulla foriua-
Sione deiracido del nitro mediante vin principio speciale
da quel chimico supposto nell'aria atinosferica, e da esso
andicato col noipe di spirito igneo-aereo o nitro-acreo.
tjuesto principio riguardava egli nelTaria, come atto a
jnautenere la combustione^ la fiammaj la vita, e ad esso
luolte proprieta accordava souiiglianti a quelle del gas
ossigene dei moderni. Conobbe pure quello scrittore che
dell' aria permanente ne' polmoni , il sangue ue assorbiva
una parte, da esso detta aria vitale , e che per quelle
assorbimento il sangue diveniva calJo e rosso , e cain-
liiavasi ancora da venoso in arterioso. Queste dottrine^
dice V autore , sono divenute verita diaiostrate , da che
la chimica ha determinato i veri eiTetti dell' aria atmo-
sferica , e del gas ossigene nella composizione degli acidi,
nelle calcinazioni nietalliche , ed in tutti i tenopieai della
combustione. Altro non niancava se non che Mayow avesse
separato dall' aria atmosteiica quell' aria vitale , ed esa-
minato avesse questo corpo gasoso spoglio di altre com-
hinazioni e mescolanze ; egli avreblie allora stabilito il
primo i fondamenti delle nioderne teorie pneumatiche.
L' autore espone altresi alcuae delle esperienze di BlayoiV^
e fa vedere che altro non mancava ai risultamenti del
chimico iaglese, il quale scriveva verso la meta del se-
colo XVII , se non di cambiare il nome di partlcelle ni~
tro-neree in quello di particelle ossis,cnce, di sostituire alia
canfora da esso sperimeatata il fosforo, allora non cono-
sciuto in Ingliilterra ; e singolare e pure che quel chi-
mico si valse di alcuai api)arecchi e modi di sperimen-
tare idropnenmatici somiglianti a qaelli , di cul fecero use
cinquaat' anni dopo T autore della statica dei vegetabili,
e pill di un spcoIo dopo Priestley e Lavoisier.
Non dissimula pero I' autore , che Mayow, volenJo net
succpssivi traltati readere ragione di alcuni altri reconditi
fenomeni della natura, si aViliandoaa a molte altre ipotesi,
o appoggiate a deboli fatti , o nianifestauiente erronee,
o anche opposte ai di lui medesimi priacipj. Passa quindi
a ragioaare di altri Ojiera non conosciuta e rarissima ,
inipressa in Bologna nel 1680 da Lolovico JBurhieri, illut
stre medico di quella proviacia. Questi il pFiiu9 ugii solo_
7© R\GIONAME\TI CUIMICI
ammise le pnemnatiche clottrine di Muyow , non seginte
tla alcuii aliro tliiiiiico ; nia le rischiai 6 e le coniptovo
con iiuove espericnze , e le estese alia spiegazior.e di
niolti fenoineiii dell' animalc economia , adottaiidole sce-
■vre dalle vane ipotesi , colle quuli erano fraiumiste nel
libro del medico inglese.
A questo piimo ragionamento si rifeyisce la nota im-
portante , die trovasi in fine del volume, e clie noa lu
a sno liiogo stampata , pevclie anrorn conipinte non eran si
le licerclie fatte dell' opera del Barbi(-ri nolle biViliotecbe
dellc principnli citta d' Italia. In questa nota si da il ti-
tolo ed anche un indice soainiarlo del libro del Bnrhieri,
die propi'ianiente versa in parte snlle operazioni dello
jjpirito nitro-aereo nel microcosino. Si allegano quindi
jilcuni dei piii notabili passi di qnell' opera, da una dei
quali si raccoglie , come il Barhii^ri Iten conosceva cbe
I'aria entrava nel sangue, non pero tutta , ma una parte
ntta a produrre la combustione , la vita degli animali ,
la sanguiiyazione ecc. ; da altro che 1' animale cessava di
vivere per niancanza dello spirito nitro-aereo o igneo-
aefeo , o sia dell" aria vitale , die con altri termini avrebbe
pofuto dirsi aria del fuoco, del gas ossigeue o termossigene;
da altro che nel nitro era lo spirito nitro-aereo , cioe
con altra voce 1' ossigene niedesimo ^ da "altri ancora che
1' antimonio cresceva di peso coniliinandosi colT ossigene ^
che il calore vitale e il calore animale pi'ocedevano da
uila combustione, il die prova che Barbieri conosceva
la combustione lenta , e la combinazione dell' ossigene
coUa parte combustibile ossigenalnle del sangue , cioe col-
1' idrogpne e carL>onio del inedesimo ; che la perfezione
c la colorazione del sangue eraao opera della combina-
zione di quello spirito nitro-aereo , o sia dell' ossigene «
e che finalinente nella opiaione che per mezzo dell' os-
sigene si iilieri il sangue dal carbonic e dall' idrogene,
ed in quelle della influenza dell' ossigene sulla moliilita
muscolare, sulla digestione, sulla fecoadazione dell* novo
e sulla germinazioue , ^ar?)/er/ prevenute aveva non solo
ie teorio dei moderni chimici pneumatic! , ma le opi-
nion! ancora di Girtanner , di Darwin, di O.nander , di
Saussure e dl altri moderni fisiologi. Eppure manca que-
st'opera nellc primarie citta d' Italia , e I'autore ha dato
in quella nota il ragguiglio dei pochi esemplari che $4
as conQBCOno,
I'e'tTI NELLA nNH^KRSITA DI BOLOGNA. 7I
In alti'o ragionameato analogo al prlmo tratta I'autore
la quistioue,se nota fosse 1" opera di Mayow ai nioderni
clilmici pneumatic!. Lavoisier alia descrizioiie dcUe sue
esperienze premise una storia delle ricerche degli antichi
cliimici sul medesimo argoinento , ed i lavori descrisse
niinutamente de' fisici e cliiuiici d' ognl paese ; di Mayow
pero noa fece alcuna meiizione, e suppose inventorc Hales
di apparecchi e di macchine che Mayow aveva da prima
indicate , e Hales divolgate senza nominare il prime au-
tore. Giudica aduncjue il Salvigni , die Lavoisier o letta
non avesse T opera di 3TajO(^ , o mallgnaniente laciuto
ne avesse il noma oude appropriarsene la gloi'ia ', della
quale secoiida ipotesi alcuno non sara persuaso di tutti
coloro , die persoaahnente conolsbero T infelice diiniico
francese. II eel. £^rf/joZ/et, che tauto aveva con Lavoisier
contribnito ai progressi della novella cbiniica, neirenco-'
miare i talenti dell' estinto amico , piu di ogni altra cosa
Jodava la di lui ingeuuita. E di fatto ancbe il Salvigrli
non si niostra persuaso , die sensi cosi vili capire po-
tessero in anima cosi graude e generosa. Mostra egli per
fine die Lavoisier non avrebbe potuto, tacendo di Mayow,
farsi credere autore dei di lui ritrovamenti , e molti ap-
parecchi , e inolte macchine pigliate aveva da Hales e da
Priestley. Se egli avesse conosciuto il libro di Mayow 3
nouiinato lo avrebl^e, e passandolo nializiosamente sotto
sileuzio , non avreljbe potuto fiirsi credere autore dell*
macchine e degli esperimenti del chimico inglese. Quauto
alle teorie , osserva V autore che nelle prime sue opefe
Lavoisier non amuiise quelle di 3Iayow , e probaliilmente
non le conobbe , e cjuindi non le usurpo uegli scrittL
posteriori; il die tauto e piii facile a credersi , quanto
che r opera del chimico Inglese era stata dagll stessi di lui
contemporanei negletta, e caduta era presso i posteri ia
oblilivione. Sahicni si mostra persuaso, che ne Lavoisier,
ne Sdieele , ne Priesthy abbiano mai avuto sett' occhio
r opera di Mayow , della quale , o concordi o dlscordi
dalle di lui opinioni , fatta avrebbero ouoratissima ricor-
dazione.
L' argomento del terzo ragionamento e di sua natura
tanto importante e vasto , che diHicilmente in poclie pa-
gine avrebbe potuto racchiudersene la trattativa. L' au-
tore pero ha preso ad esamiiiare P argoinento in termini
jencrali . naostraado da prima 1' attitudine perfettissima
73 R\GIO:«A>rENTl cnuTici
alia monetarione dell' oro e dell' argeato , nei quali si
riiiveugoiio coinbiiiati i< pregio rcale ed iiitrinseco, pre-
" gio ugiiale t.auto nelle masse divise , qnanto nelle in-
" divise, piegio stabile, prezzo d' in9eiisil)ile alteramento ,
-V luiiga conservazioiie , difiicile coutralFacimeuto , facile
» ricogaizlone ed agevole trasporto. >i Questi priucipi
cgli sviluppa bieveinente con chiuiiche dottrine ^ e colle
nozioni chimico-mineralogiche e coi priiicipj della poli-
tica economia diiiiostra mal fondato essere il dubV)io di
alcuiii^ clie col lungo volgere dei secoli si deliba avere
in commercio una s'tirniia "tanto enonue da far perdere
a que' inetalli quasi interamente il prezzo , e renderli
inetti alia monetazione. Col soc'corso della mineralogia
prova che qne' inetalli preziosi non si rinvengono nella
Jiatura in masse considerabili puri o in istato di regolo ;
e soggiugne in una nota la politica osservazione, che se
di sovercliio si aumentasse la quantita dell' oro e del-
1' argento e se ne diniinuisse il prezzo , verrelibe ne-
cessariamente a diminuirsi o a cessare la escavazione di
molte miniere , principalmente deile nieno ricclie.
]>ai raetalli preziosi passa 1" autore a ragionare del ra-
me , e nota che la chimica metallurglca venne opportu-
namente a soccorso deglt umani bisogni ;, discoprendo ed
insegnando a liherare dalle estranee combinazioni un me-
tallo dotatQ delle qualitii di inerce monetabile , fornito di
tenue pregio in niolto volume , e per cid acconcio alia
costruttura di monete rappresentanti i piccioli valori.
Riesce doloroso che non tutto siasi pubblicato questo
ragionamento, nel quale parlavasi delle Cagioni trsiche ed
ccouoraiche , per cui altri corpi lucidi non avrebbono
jjotuto ottenere presso gli uoniini il pregio dell' oro e
tleir argento;, dei niotivi pei quali le masse di quei
metalli hanno attitudine a diveni)e di bonta uaiforme in
tutte le loro parti; della forma piii convenevole all' oro
-ed air argento monetato , acciotche una moncta sotto la
atessa massa abbia niinore superticie posslblle , e sia
quindi meno suggetta agli sfregamenti , ed alia diminu-
zione di peso; dell' effetto che prodotto avrebbe 1' arte
<li contraffare l' oro e I'largento, se gli alchimisti scoperta
r avessero , quelle cioe di far perdere per molti riguardi
r attitudine di que' metalli alia monetazione ; delle nia-
niere chimiche atte a far conoscere le monete falslficate,
• finalmente delle leghe , delle teorie chimiche die ris-
LETTI NELLA. T5T<IV1:RSITA. DI BOLOGNA. 78
Sfuardaao quesd composti metallici , e de' principj econo-
inici die seguire si debboao , acciocclie le inonete di
lega non riescano pregindizievoli alle popolazioiii.
Nel quarto raglonameuto si e proposto l' aatore d' in-
vestigare il modo die teuere debboiio i giovani stiuUosi
della chimica per meglio apprenderla , e per portarla an-
cora , ove possibile riesca, ad alcun grado di periezione
e di luigliorainento. E siccome tre sono gli oggetti della
chimica , le espevieiize , i ragionanienti , i vocaboU e
cosi prende a irattare delle prime , considerando da
principio quelle che potrebboao dlrsi esperienze d' im-
mcdiata o quasi iinmediata illazione , che egli mostra es-
sere altrcsi di breve durata , esegulbili e ripetibili a
talento dello sperimentatore, dal che trae la conseguenza
avere la chimica una esseuziale attltudiiie ad acquistare
lodevole grado di esattezza e di perfezionc. Accenua bre-
vemente le aberrazioni degli alchimisti , V analisi non
ancora teatata di alcune sostanze chimiche , i grandi
passi fatti dalla scienza merce i lavori di Volta , di Davy
e di Berzelius, ed alia illustrazione del uome di quest' ul-
timo avrebbe potato aggiugaere la nuova chimica ato-
inistica ^ se all' epoca 4ella stampa di quel ragionameato
fosse stata conosciuta.
In queste dissertazioai j oltre lo zelo per la gloria del
nome italiauo , si ravvisano raolta chiarezza d' idee, una
critica giudiziosa, uu costante attaccameuto ai buoni prin-
cipj , ed una grandissinia sollecitudine per la istruziona
de' giovani studiosi, ai quali que' ragionanienti sono par-
ticolarmeute indirizzati. Stampati essendo quelli gia da
^uattro anni in circa, come appare dalla data del libro ,
noi ne avremmo da prima fatto menzione ; nia abbiamo
ragionevole niotivo di dubitare^ che sebbene stampati ia
queir epoca , non siano stati mai tino ad ora publjlicati.
74
Prodromo della grande ahatomia^ seeonda opera po-
stiuna di /^rto/o 1M\sc\gn:, posta la or dine e piih-
blicata a spese di una societd innominata dct Fran-
cesco AsiOTtiylARCm , disscttore anatomico nell I. e
R. arcisped'de S. M. N.^ e socio dl varie accadc-
mie. — Firenze ^ 1819, tip. Marenigh. in f'>gii'^>
di peg. 194, con altre paglne 102 contenenti la
spiegazione di vend tavole in rame.
K
ION' si puo lodare abbast.'^nza 1" esecuzione tipografica
e calcografica di quest' opera dedicata , come abbiamo no-
tato uel (lostro Proemio pag. 8, a S. A. R. il priiicipe
reggente, or divenuto Giorgio IV re d' lughilterra. L' in-
defesso e beneraerito anatoiiiista D. Paolo Mascagai lasclo
dietro di se tre opere postuiue: i." V Anatomia per iiso
dev,li. studiosi di scultiira e pittura; a." il Prodromo della
grande anatomia; 3.* la grande anatomia. La prima di
queste opere vide alcuni aniii soao la luce; la secoiida
e la terza sono quelle die una societa ianominata si e
assunta di pubblicare. II prodromo che abbiamo fra le
mani fii vivaniente desiderare die il pubblico nou rest!
deluso delta terza opera j ma pur troppo il prof, che era
incaricato della compllazioue ed edizlone de' maiioscritti
lasciati dal defuato anatomico, trovasi attu-dmente loa-
tano d'Europai e non sapremmo dir quando gli stuJiosi
di questa scienza potrauno coa fondamenio sperare di
vederia fatta di pubblica ragioae. Tutti i rami erano gia
terminati prima die il Mascagai maacasse , ina i maao-
scritti si trovavano in ua certo disordine da abbisognare
una persona die fosse stata allievo del grand' uomo , die
conoscesse il nietodo del suo insegnamento , che sapesse
indovinarae i pensieri e deciferarne perfino le ab!)re\'iaiure
onde trarre dalle sue carte quel prolitto per I' arte che
pii si poteva. La societa innominata che acqu.sto dagli
eredi tutti i rami e tutte le carte lasciate dal defunto
autore gimdico che la persona piii capace a qupst'uopo
sarebbe stato il sig. Antoninarchi , siccome quegli die
eontinuamente fa dissettore sotto di lui per molti anni.
Ma grandissimo errore fu, a nostro awiso. il confidare
MASCAGXI, CCC. fi
nilesti manoscrltti alia stessa persona dopo ch^- fii invi-
tata a passare i inari eel assistere come chirurgo un il-
lustre prigioniero sopra uii' isola in luetzo all' Atlantic©
austiv.le. '
Qual fosse il merito del sig. Antommarchl come dis-
settore non e in nostra facoha il giudicarlo i poiremmo
hensi dire, da quanto abbiamo sotto gli occlii in questo
Ijel volume , ch' egll non seuilna aver troppo il talento
ne della esposizione , ne della oruinazione delle materie.
Oltrcche la lingua vi e quasi sempve cattiva, le ripeti-
y.ioni e gii andirivieni vi sono frequenti fino alia nausea.
Qiiesti difetti non tolgono pero nulla alia massa de' |umi,
e alia solidita della scienza clie distingue quest" opera,
unica nei sue genere.
Ai piu non sembrera ne natnrale ne plausibile V or-
dine tenuto nella disposizione delle materie , coraiuciando
dai vasi liufatici aaziclie dalla osteologia^ ma vogUauio
credere che il sig. Antommarchi non avra in questo die
olibedito al pensiero dell'autore, il quale avra forse avuto
le sue buone ragioni per fare cosi : rincresce solaniente
non veder acceunate tali buone ragioni, e il non veder
giustiticato uno sconvolgimetito che puo di leggieri essere
attribuito al capricciojO alia inesattezza dell' editore. Co-
munque siasi , ecco Tordinamento di quest'opera.
Incouiincia dai vasi linfatici o assorbenti, e passa di
mano in mano a descrivere i vasi sanguigai , arteviosi e
Tenosi , i nervi , i muscoli, i ligamenti , le caitdagini e
gli ossi. Parlando dei linfatici, e piu specialinente de' ca-
pillari, precede I'autore ad esporre coin'' entrino essi nella
struttura di tutte le membrane semplici, delle composte,
e delle piu composte o sensibili , facendo con mirabile
rbiarezza conoscere rapporto a quelle stesse membrane
la particolare lore orgauizzazione o primordial tessitura ,
e passando a dire come quei vasi capUlavi compongano
primitivamente i peli , i capelli , i crini e lor bulbi ,
ed in qual altro niodo le unghie , T epidermide o cuti-
cola, la cute, 1' epltelion ecc. ; le quali ultiiiie parti or-
ganicbe appartengono alia classa delle mendjrane sem"
plici suddivisate, e finalmente le glandule Untaticbe cosi
dette. Sf'guono poscia a des.riversi gli attorcipllanienti ,
le svolte e rivolte , le diraniazioni , le maglie piii o meno
aperre in cui si dispongono , principiando dni prinii
stami , i canalini tubulari degli assorbeuti ali'oggetto di
76 MASCAGT9I,
compor reti di varia grandezza, le loro picoole l«Qume»-
revoli boccncce jnalanti , la loro azinae nttrattiva per
tirare a sfe conforme alle leggi dell' afTniita chimica le par-
ticelle dei liquidi e del fluidi aerif'ormi , e piii presto
r une die le altre molecule c!ie vi 5' accostino. Dei vasl
sanguigiii Tarterie godono d' una elasticith in alto grado
jnvece della forza contrattile accordata loro dai fiSiologi;.
dalle vene assai piu che dall'arterie si prova che na-
scono tutte le secrezioni recrementizie ed escrementizle :
le arterie si mostrauo sempre piix attenuate nel cnrso
loro siiio al segno che quaado ritorconsi senzi niuna in-
terruzione di canale , si trasforinano in vene : vedonsi
distintamente le varie fogge di trecce , di plessi ,* dl tes-
suti a stoja ed a spina, le papille, i villi, i canalini ce-
re brali componenti il cervello , il cervelletto, la midulla
allungata , la midulla spinale , e concorrenti alia forraa-
cione de' garjglj , e dei cllindretti nervosi, i cilindrettl
priaiitlvi della fibra carnosa , la stvuttura primoruiale dei
filamenti tendinosl, ligamentosi, cartilagiaei , ossei , tutti
in somma gli elementi piii esili e •fuggevoli ad occhio
Volgare fan parte delle cospicue scoperte dell' iusigne ana—
touiico , e confermano sempre piii quanto nei minimi suoi
lavori sia raassimo il inagistero della natura. Oltre alia
composizione speciale e alle funzioni proprie dei viscerk
e dei varj organi della vista, dell' udito , dell' odorato c
del gusto , ecc. generalmeute ed in particolare conside-
rate, egli alia dlstinzione cliiarissima delle [glandule scm-
plici aggiunse quelle delle congregate, delle conglobate
e delle conglomerate del corpo animale.
Queste materle sono contenute in nove . separati arti-
coli , i tre ultimi dei qnali trattano dei polmoni , del
fegato, delle vie alimentari. Ma cio che vi e di piii ma-
raviglioso in quest' opera sono le tavole con la spiega-
zione di esse. Tutto \i e circostanziato e distinto con
una precisione indicibile, e quando si possede quest' opera
si puo quasi dire di possedere il corpo uiunno in tante
prepai'azioni anatocuiche distinte , e della grandezza na-
tural e.
Dimostransi nella I. tavola il quarto inferiore ed esterno
deir antibraccio , e il dorso della mano coi tronchetti
maggiori dei vasi sangnigni , arteriosi e venosi , coi vasi
linf.itici e nervi succutanei , che vaano a distriliuirsi ai
comuni intcgumeati che la ricoprono, ed alle parti cir-
PROPnOMO BELLA. GCAT^DE ANATOMIA. 77
convicine. Si dautio nella stessa tavola altre figure espri-
inciiti le masse pingueiiinose , le pustule del vajuolo
aiabo , la struttura delle ungliie , dei criiii , ecc.
Nella tavola II diiiiostransi il terzo inferioie ed in-
terno dell' antibraccio e la pauiia della niano coi rispet-
tivi vasi saiiguigni arteriosi venosi e nervi superficial! o
succutanei maggiori , oltre parecchie altre osservazioni
microscopiche iisp,uardanti alcune parti organiche animali.
Nella tavola ill si da la coiJigurazioue e struttura
speciale di alcune diverse parti organiche aiiimali esa-
niinate , sottoponendole al microscopio Dollondiano foriiito
delle sue varie lenti amplificaiive.
Nella tavola IV si ottrono i resultati di uaa serie di
osservazioui niicroscopiche , le quali si raggirano suUa
strnttura della cuticola^ della cute, dei bulbi , de' ca-
pelli , dei peli , dei criai , ecc, e dello sviluppiuiento
delle pene nou meno clie dei deiiti nel feto vaccine,
sull' organizzazione dei polmoui dell' aliusta , ecc. ecc.
Nella tavola V si da la struttura particolare di alcune
diverse cuticule e d" altre membrane organiche si animali
clie vegetabili.
Nella tavola VI dimostrasi per me/.zo delle lenti ocu-
lari del solito microscopio Dollondiano l' organizzazione e
struttura primitiva di alcuni visceri umani , e d' altrl
animali comparativi.
Nella tavola VII si rappresentano le parti genitali
estenie virili e muliebri , non meno che i laammelloai
appartenenti all' utero gravido vaccino.
Nella tavola VIII comprendonsi varie figure clie mo-
strano V organizzazione particolare del tendini , dei liga-
ment! , non meno che delle liorse mucose , ecc,
Nella tavola IX trovasi la conformazione esterna ed
interna dei varj ossi component! lo scheletro umano ,
cioe dei lunghi , dei largh! e dei globosi , dei coperti e
non coperti del rispettivo periostio esterno ed interno.
Nella tavola X contenente diverse parti organiche
risgnardate col mitroscopio dimostrasi V organizzazione
pr iDitiva di alcune cartilagini che incrostaao le facce
articolari di certi ossi deilo scheletro umano e dei fila-
meiui ossei clie li compongono , o particolarmente di
quell! che sono morbosaraente afFetti dalla gotta e dalla
liie venerea, ecc.
78 MVSCACNI,
Nella tavola XI si fa conosceie nieJiaiite una serie
tli fij,nre il priucipio di 1 disviliippaiueuto del denti, il
procedere siicressivo della dentizioae e P oigiiiizzazioae
« stiuttura sppci;ile dei desiti,
Nella uvula XII rappresentnsl l' organizxizione pri-
mitiva della fi})ra caniosa o musculare , e coitie i vasi
sangii j;ni arterlosi , venosi , plI i vasi linfatici insieme
coi aervi si portino ai muscoli , e vi si distribuiscano,
non raeno che la strmtma priniitiva delle tuniche dei
vasi sangiiigni arterlosi , ere.
Nella tavola XIII dimostragi la struttura primordial^
delle varie tuniche delle vene , dei vasi linfatici, delle
guaine membranose che iuvolgono i cordotii nervosi, ed
oltre a cio 1' organizzazione delle glandule conglobate, ecc.
Nella tavola XIV rappresentasi 1' occhlo umano e
quello di alcuni altri aniiuali coraparativi , non che ^fr
membrane e gli umori concorrenti alia sua intera coiii-
posizione, oltre poi la lore particolare struttura.
Nella tavola XV vedesi espresso V organo dell' udito
umano e la sua particolare costruzione, nOn meno che i
vasi sanguigni ed i nervi i quali diffondonsi per le mem-
brane che foderano le diverse sue cnvith ed i vaij ca-
nali ossei e cartilaginei ; e si ofTre una serie o corredo
d' osservazioni microscopiche risguardanti alcuni altri corpi
organic! animali.
Nella tavola XVI si oflfre la priraitiva struttura dei
neivi, de* lore gangij e dei loro fiiamenii primitivi uoa
meno che le rispettive guajne che T invilui?pano, con piii
una serie di successive osservazioni microscopiche risguar-
danti altri oggetti organic! animali.
Nolla tavola XVII dimostrasi la primordiale struttura
ed orgaiizznzione speciale del ce'rvello , e delle mem-
brane'Clie lo involgono , non meno che il risultamento
di un certo numero d' altre osservazioni microscopiche
r<;l:itive al soggetto.
Nella tavola XVIII sono disegnate alcune consegucnze
di particolari osservazioni eseguite col microscopio , le
quail raggiransi sopra soggetti diversi organici animali,
« special mente sopra certe parti del feto umano e sulle
meitdirane dell' novo impulcinato, ecc.
Nella tavola XIX rappresentansi lo sviluppamento del
pulcino, la struttura e composizione primitiva delle mem-
brane d2lle seconding che 1' involeono e ima serie d'i
VRODROMO DELL4 OR\NDE ANA.TOMIA. 79
altre particolarl microscopiche osservazloni risguardaati
oggt'tti aiiflloghi.
Nella tavola XX ed ultima si conteagono varle figure
rilevaie coll' ajuto del nucroscopio , coucertieali 1' orga-
nizzazione e particolare struLtura di pr.iecchie parti or-
gauicUe dei vegetabili.
8o
APPENDICE.
PARTE I.
SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE.
^abrfeucftcr K , cioe Annali delTI. R. Institato poli-
tecnico di Vienna pabbllcati dal Diiettore Giovanni
Giuseppe Prechtl , Consigliere ecc. ecc.
V.
^ affifflC ^CttKffmtiKtt 2C., o sia Osaervazioni praticke
snpra Ic diinensioni e le azioni delle macchine a
vapore di Watt e di Woolf. Del sig. Consigliere
Prechtl. — Estratto.
D.
'opo r introduzione delle macchine a vapore se ne Tolle
misuvare il loro efi'etfo nieccanico col paragone delle forze del
eavallo , perche quelle sottentraroao a questo. Per conoscere tala
effetro fa mestieri esprimere il moineuto lueccanico , e la quan-
tita del peso che la uiacchina e in caso di gollevare in un de-
terniinato tempo e a data altezza.
Boulton e Watt supposero che la fovza del cavallo che la-
▼ora ocio ore al giorno , arrivi per ogni minuto a 33,ooo lib-
bre o sia a 5oo libbre per ogni secondo, sollevate un piede (i).
Questa niisura della forza del cavallo e troppo abbondante ,
poiche a seconda degli esperimenti a tal uopo eseguiti non h
che per poco tempo che il cavallo il piii forte sia in istato di
sostenere siSatto sforzo. Smeaton provo che la forza del cavallo
dee geaeralmcnte stimarsi a libb. 2a,ooo invece delle accennate
3?,oco, o sia a dibb. 366 per ogni secondo e per un piede;
d' altezza ; la qual forza equivale a quella di sei uomini.
^) ^ P<=*') '« m»su/c soao inglcii, ee piir« uon si specificano di Vionni.
APp. PARTE STR4NIERA. 8l»
Volendo determinare la forza di una macchina a vapore, biso-
gna jd-endere in cousiderazione la misiira superliciale della stan-
tuffo , cux pieme il vapore , cioe Y anipiezza del cilindro , 1' al-
tezza deir alzata dello etantuffo, il nuniero delle alzate la uii
Diinuto , e 1' elasticita del vapore , per la quale lo stantuffo vieae
abbassato. L' altezza dell' alzata dello stantuffo in ragione di
piedi , moltiplicata col numero delle alzate in ciascun niiuuto ,
e rad<ioppiata nelle macchine doppie , da la celerita dello stan-
tuffo; moltiplicata questa colla presslone del vapore sullo stan-
tuffo , 81 ha r azioae meccanica , o sia il nuinero delle llbbPe ,
che la macchina entro ciascun minuto puo alzare per piede.
Supponghiamo, per eseinpio, che una niaccLina doppia di Watt
abbia un cilindro di 24 pollici nel diametro interno , che T al-
zata sia di 5 piedi , che se ne facciano 20 in un minuto ,
R che la pressione del vapore siillo stantuffo sia di libb. 7,3 per
ogni pollice quadrato ; in simii raso la iiiisiira superliciale dello
stantuffo h = 452 pollici quadrat! , consesuentemente la pres-
sione sul medesimo = j\S2 X '"','5 = i'^oo libbre ; la celerita
tlielio stantuffo e 20 X 2 X 5 = 200 jiiedi. Per ogni minuto adun-
que movonsi con tal maccliina 33oo libbre per 200 piedi, e in
conseguenza vengono alzate di un piede 33rc X 200 o sia TiGoooo
libbre in un minuto. Questo nnmero diviso per 33ooo da 20 ,
o sia la quantita dei cavalli alia cui forza corrisponde 1' azioue
della maccliina.
Qual -ra la macchina fosse semnlice, cioe non agisse die da una
sol parte , e per se chiai'o che V azione resterebbe dimezzata.
La pressione dello stantuffo dipende dalla elasticita del va-
pore , e dalla piu o nieno perfetta fonnazione del vuoto dal-
r opposfa parte non che dairattrito.
L' annessa tavola contiene i dati uecessarj per valiUare 1' ef-
fetto delle macchine a vapore , aon die la quantita del coni-
biistibile necessario in litontrace inglese (newcastle coals). Questa
tavola e tratta dalle osservazioni fatte sopra ua g»'an numero
di macchine a vapore di Watt di diverse dimension!. In tali
c.alcoli vien supposto che T animella da sicurezza del calderone
sia caricata di 4 libbre per ogni pollice quadrato , o sia chje
r elasticita del vapore nella caldaja stia entro i confini di 2 a
4 libbre di pressione per ogni pollice quadrato sopra quelU?
dell' armosfera.
mi. itai. T. xvm. 6
H
APVENDICE
TAVOLA sopra le dimensioni del cilladri .id
del loro effetto^ avato rigm
NUMERO
E
I M E N S I 0 N I
P RESSIO NE
delle foize
dello
dello
da cavallo
presso
stantuffo.
Stantuffo.
le niaccliine
^ - -^r'
die antscono
in dopiuo
Diimetro
Sopeific.le
de. pollici
PrM.ioae
per pollice
Pr.,„.
seuso.
pollici.
q«J»...
,u.rtr>t,
per cia.cun.
l;?i d.i civallo.
qu«drj'o
ill Ubbre.
I
6.0
28
280
7-
I9CII
2
8.3
S4
27.4
7.a
395II
4
11.6
ic6
26.5
7.3
77;«
1 o
13.9
102
25.4
7.0
107(1
1 8
15.9
199
24.9
6.9
i38t»
lO
17.7
245
24.5
7-
171^11
12
19.2
288
24.0
7-1
2o6jj|
14
20.6
332
23.7
7-1
2 35^1)
i6
3T.75
373
23.3
7-1
366q,
i8
33.0
413
22.9
72
3oo(|,
30
24.0
453
22.6
7.3
33o(l
23
25.1
493
33.4
7.35
363t|
24
26.1
533
22.2
7,4
396(j
26
36.9
569
21 9
7.5
429'lf
38
27.8
6c5
21.6
7.6
4'''2(|1
3o
28.7
645
3 1.5
7.6
489,
32
29.5
683
21.3
7.59
57<
34
3o.3
721
21.2
7-49
S5o<i
36
3i.
756
21.0
7-7
58231
3R
3 1.8
^94
20.9
7.6
6c28|
40
326
«32
20.8
7-6
6346!
42
33.3
869
20.7
7-65
66631
44
34
906
20.6
7-7
698CI
46
34.7
943
30.5
7-7
729?!
48
35.3
9-9
30.4
7-7
7543
5o
3fi.
I030
20.4
7-7
7857
52
.16.6
io55
20.3
7.75
8 171
H
3^3
109 1
20.3
7.77
8485!
56
38.
ii36
20.3
7-79
8800
58
38.8
1173
2C.3
7-79
9114
PABTE STRANIERA.
thine a vapore di Watt , e sopra la quantitd
tquaiititd del combustihde.
as
C E L E n I T a"
Effetto meccanico
COSSUMO
dello
ossia peso ,
snllevato iu I ininuto
del carbon e
per eiascun' ora
stantuSb.
air altezza di I piede.
a libbre.
iit>
Numero
Ctleriti
lltllo .t.ntoffo
cubic!
Pf.o
P^r
Per
W.ii.
per minmo.
per miuuto
\b pleJi,
in libbr«.
d-
ClT>ll0.
'h
5o
166 Y3
528
33,000
2C'.-7
20
42
168
1 ,006
66,coo
1 5.6
27
■■'[.
34
170
2,112
i3a,ooo
i3.8
55
3i
i85
3,168
198,000
12.2
73
;A
27
190
4,224
264,000
10.5
84
24
192
5,280
j3c',cco
10.0
lOO
24
192
6,336
396,000
9.8
117
%
23
1^6
7,392
462,000
9.0
126
■'f.
22
198
8,443
528,000
8.7
140
■■/.
22
790
9,.-.c4
594,000
8.5
i53
1
20
2CO
ic,56o
66c,cco
8.3
166
20
2CO
I], 61 6
726,000
80
176
"A
18
200
12.6-2
792,000
^.8
187
'■/".
18
200
13,-28
858,coo
7.6
")7
■/.
18
2CO
14.-84
924,000
-•4
207
17
204
1.5.840
999, oco
216
17
204
16,896
i,o56,ooo
7.1
227
17
204
17,952
1,122,000
7.0
238
17
204
19,008
1,188,000
6.q
240
•A
16
208
20,064
1,254,000
6.8
258
'f.
j6
2C8
21,120
1,320,000
6.7
268
•/;
16
208
22,176
1,386,000
6.6
279
'/.
16
203
23,232
1,452,000
6.5
286
'A
16
208
24,288
i,5i8,ooo
6.4
294
i5
210
25,344
1, 584,0*0
6.3
3o2
i5
210
26,400
i.65o,oco
6.2
3io
i5
210
27,456
1,716,000
6.1
3l-r
i5
210
a8.5ia
1,782,000
61
320
y
i5
210
29,568
1,848,000
6.0
336
I'A
14
210
30,624
1,914,000
6.0
348
^4
APPENDICE
Continu(iM.
Nb-MEliO
D
I M E N S I 0 N I 1
PRESSlONEf
delle fMi-ze
dello
dello
da cavallo
stantuffo.
Stantuffo. 1
presso
^
^-^^_- 1
le maccliine
che aniscoiio
in doppio
Diareetro
pol'uci.
Superficie
Qaan.i.i
<le, pollici
quacl,M,
per ciasmna
Pretsionr
p,=r p,.ll.ce
quadriico
ill libbre.
Pressifl*
senso.
60
39.3
I 306
30 I
7.3
';■-•
63
39.8
1346
20.1
7.8
<}^'
64
40.4
1380
20.0
7.85
lt,(
66
41.
l330
20.0
7-9
lev-
68
41.6
1 3 60
2r.o
7-9
ied
70
43.
i386
19.9
8.0
11,1 -
73
43.7
1433
19.9
8.0
1 1,/
74
43.3
14-3
19.9
8.0
1^7
76
43.7
i5c5
19.8
8.0
12,C
78
444
1 544
19.8
8-0
13,3
80
45.
1590
19.8
8.0
I2,(
85
46.3
16^4
19.7
8.2
i3,7
90
47.5
1773
19.7
83
i4>'
95
48.7
1863
19.6
8.2
i5,;
100
5c.
1963
19.6
8.3
i6,ii
io5
5i.
3043
19.5
8.3
i6,s
1 10
52.2
2145
19.5
8.5
18,2
ii5
53.4
3343
,95
8.5
i(),i
120
54.7
2340
19.5
8.5
20,C
126
56.
2463
iq.5
8.5
2I,C
l33
57
2553
194
8.5
22,cJ
1 36
58
3643
19.4
8.6
23,6
140
59^
3734
19.4
8.6
23,5
145
60
2827
19.4
8.6
24,4
i5i
61
2923
19.3
8.6
35,4
1 56
63
3019
19 3
8.7
26,3
161
63
3i 17
19.3
8.7
27,2
166
64
3317
19.3
8.7
28,0
173
65
33i8
19.2
8.8
29,2!
178
66
3421
ig.2
8.8
3c,4l
189
68
3632
19.3
8.9
32,4
200
70
3848
19.3
8.9.
3,,.-.
213
4071
19.2
90
3r,,?.
PARTE STRANIERA..
85
iFcw
O/ft.
c
elerita' I
Effetto
MECCANICO
CONSU.MO
dello
oasia
peso ,
del carbone
aollevato ia I ininiito |
per ciascun ora
stantuffo.
Celeriti
ilfllo funruffo
air altoEza
cuhici
di I piede.
Pelo
a libbre.
Namero
Per
ciiscuna
Per
[i.
per minmo.
ia pie.+i.
d, acqua.
forza
da cavallo.
14
3IO
3 1,680
1,980,000
5.9
354
-;
14
210
33,736
2,046,000
5.9
366
■•
14
210
33,792
2,1 13,000
5.9
378
\
14
310
34,848
2,178,000
5.8
382
r
14
210
35,904
2,244,000
5.8
394
i3
308
36,960
2,3lO,CCO
5.8
406
i3
2C8
38,oi6
2,376,000
5.7
410
i3
208
39,072
2,443,000
5.7
422
i3
3C8
40,128
2,5o8,ooo
5.7
433
i3
208
41-1^4
2,574,000
5.6
437
i3
208
43,240
2,604,000
5.6
448
r.
12
204
44,f<8o
2,8o5,coo
56
476
A
13
204
47,020
2.9-'C,000
5.6
504
A
12
304
5o,i6o
3,1 35,000
5.5
522
A
13
204
52,800
3,3oo,OGO
5.5
555
T I
198
55,440
3,365,000
S.S
577
S
] I
198
58,o8o
3i63o,ooo
5.5
6c5
9
I I
198
60,720
3.795,000
5.5
633
«
1 I
198
63.36o
3,960,000
5.5
660
S
I I
198
66,528
4,]58,oco
5.5
693
(
II
19,^
69,696
4,356,000
5.5
726
10 Va
197
71,808
4,488,000
5 5
748
10 y^
197
73.920
4,620,000
5.5
770
10 -A
196
76,560
4,785,000
5.5
797
>
lo-A
196
79,728
4,983,000
5.5
83o
i
10 'A
196
82,368
5,148,000
5.5
858
>
lO %
195
85,oo8
5,3 1 3,000
5.5
885
)
10
195
8-.648
5,478,000
5.5
913
i
9V4
194
90,816
5,676,006
5.5
946
9^A
193
93,9^^4
5.874,000
5.5
979
9'/".
192
99,^92
6,237,000
5.5
1039
9 "A
191
io5.6rio
6,600,000
5.5
TICO
t
9 -/a
190
111,936
1 6,996.000
5.5
1166
ai
86 APPENDIGE
I niatpriali per (juesta tavola trovnnsi ne' raggnagli mensiiafi
degl' iepettori delle niacchine a vapore nellc niitiiere di Cnvnwall.
Fiuo al l8ll con uu buscliel ( 88 libb. ) tlL carbone non s' innal-
zavano chc l3 'f, uiilioai di libbre di acqua all' altezza di
an piede : nia dopo die gli esperci ingegneri Tliomas e Gio-
Tanni Lean iie cbbero la direzione , I'effetto del carbone si au-
niento ; cosicche dal ragguaglio nieiisuale di giugno l8l8 1' azione
media di a4 macchine a vapore di Watt, tanto semplici clie
doppie , li a^aerisce essere stata di 23,836654 libbre d' acqtia
per ogni bu»chel ( 88 libbre ) di cai-l)one inualzate di un
piede.
I datj della tavola lervono anclie per le macchine semplici
Jier Ic quali fa d' uopo della raeta del carbone.
Quanto fe piii grande la macchina, tanto minore e il consumo
del carbone ; ii osserva per alti-o clie non si ha piii guadagno
di carbone ove la macchina arrivi alia forza di loocavalli, cioe
quando il diatnetro del cilindro eia di 5o poUici ; il chc sembra
dipendere dalla niaggiore difficolta di combaciainento dello stan-
tuffo col cilindro ; • verisimilmente pure da soverchia gran-
dezza del focolare.
Paragonando V effetto meccanico colle quantita del carbone
viensi a conoscere che una macchina a vapore della forza di 4 *^3"
valli messa in azione da lOO libbre di litontrace solleva 14.400,000
libbre d' acqua all' altezza di i piede ; che una della forza di
30 cavalli ne solleva ig, 800,000 • una della forza di 48 cavalli
ne solleva 3 1,680,000; una di 70 cavalli ne solleva 34,620,000 ?
ed una di qo cavalli ne solleva 35,640,000.
La macchina a vapore pin grande, esistente in Lighilferra ,
composta giusta i principj <<i Watt , k la macchina di Stoddart
Bella cava dell' unione di Cornwall ; h dessa doppia ed ha un
cilindro del diametro di 63 poUici ; il peso dell' acqua delle
sue pompe importa 82,000 libbre ; con tal peso fa esaa ia
ciascun minuto 6 '/l alzate di stantuffo , ed ogni alzata h di
piedi 7 ^f^ ; ossia e.ssa solleva tal peso l3 X 7 Y^ = 100 ^/^ piedi
\f)er minuto.. In conseguenza essa ha la forza di
82000 X 100 ¥4 - . „.
il = a5o '/j cavalh.
3 3 000
Conglunte a questa sonovi tre altre macchine di egual dimen-
fione « di doppia azion« , le quaU servono ad estrai- 1' acqu*
ilalla pava , e tutte uaite haiino la forza di 83t cavalli ; cisc
»OQo le seguenti :
f.>rr« a> ov.lkj
Macchina di Stoddart , col cllindro di poUici 63 ■ aSo '/i
detta di William 65 200
delta di Sim 63 l85
detta di Poldorey ........ 63 196
La diversita deU'effctto di tali niacchine di egual diniensione
"♦ien prodotta dalla diversita dell' effettiva pressione del va-
pore sullo stantuffo , la quale dipende dall' attivita della foraa
espansiva del vapore nella caldaja , la quale pure dipend*
dalla maggiore superficie da ecaldarsi della caldaja istessa. Que-
•te circostanze faano differenziare I' azlone del vapore in modo
tale , che a dimciisioni eguali si ottiene talvolta un ruolto mi-
nore effetto ; infatti la macchina a vapore doppia di 63 poUici
di diameti-o esistente nella cava Wheal Alfred in Coruwallis
■on ha che la forza di 80 cavalli , ed un' altra nella cava di
Dalovath della stessa dimensione ha la forza di i3a cavalli.
Nella macchina di Stoddart la pressione del vapore sullo
_ , .... 82000 . ,., ,
Stantuffo e per ogni pollice = -^ = 20 , 4 libore.
3117
La quantlta del vapore necessaria a muovere la macchina si
•onosce dalla celerit.\ dello stantuffo moltiplicata colla superfi-
eie quadrata del medesimo. In tal guisa secondo i dati della
tavola sono in una macchina a vapore di 20 cavalli neces-
sarj 462 X 200 X 12 pollici cubi , ossia 628 piedi cubici di
Tapore per minuto della stessa elasticita dell' atmosfera ed an-
•he piu , ossia libbre 2 J di acqua debbono cangiarsi eutro ua
minuto in vapore, e tale quantita di vapore debbe nello atesso
tempo venir condensata.
II calorico che si sprigiona durante la condensazione del va^
pore acqueo al lOO gr. del termomerro centigr. in acqua della
stessa temperatura e , a norma delle spcrlenze di Clement e
Desoi-mes , sufficiente per portare dal grado di congelazione
fino a quello di ebullizione 5 volte e mezza un' eguale quan •
tita di acqua. Per condeusare pertanto perfeitamente una libbra
di vapori acquei di ico" cent., ove il riinanenre dell' acqu^
conserva il grado di ebulhzione , v' abbisognano libbre 6,5
«li acqua di li" cexit. (12 R. ). Oude abbassar* pui quettc
88 APPENDICB
libbre y.S di acqua bollente fino al 40° cent, v' abbiaogna lib-
bre 18 di acqua di l5* cent. Conseguentfuiente la quantita di
acqua necessana alia condeiisazione dei vapori acquei nel rife-
rlto caso supposti giunge a 6,5 X 18 = a4'>5 libbre per rui-
nuto , Je quali uiohiplicate per le libbre 21 di vapori acquei
portano la quantita dell' acqna di condensazione necessana a
libbre 164 per uiinuto.
E da osservai'si che la quantita del vaporr arqueo ^ bene
calcolaria meno del giusto percbA o ne va perduta una parte ,
o vien condensate in acqua. Presso le macchine di Watt e ne-
cessario per ogni alzata di staniuffo 'f^ di vapore di piu del bi-
xogncvole a riempierne il cilindro.
L' evaporazione dipende anche dalla grandezza della super-
ficie tocca dal fuoco : vieae comunemente amniesso clie uua
ealdaja di una supci-ficie di 20 piecfi quadrati dia per ogni nii-
jauto secondo un piede cubico di vapore acqueo sotto la pres-
aione dell' atmosfera o poco piu.
I vajiori di una forza espansiva niaggiore abbisognano di un.
aunjento proporzionale della superficie svaporante , joirlie la
su)^prficie riscaldata , la quale per ogni niinuto serondo da 2
piedi cubi di vapore di 100° , non produce nello stesso tempo
piu di I piede cubo socto una pressione doppia dell'atmosferica.
In quest! ultiuii tempi le macchine di Woolf(Woolfs double-
cylinder Expansion-Engines) ottennero, relativamente alio spa-
ragno del couibustibile, la preuiinenza su quelle di Watt. Woolf
ottenne nel 1804 , e poi nel iHo5 e 1810, le patenti d' inven-
zioni sopra i niiglioranicuti di tali macchine. Woolf ado]ira ,
come altra volta Hornblower , due cilindri dei quali 1' uno ha
wn maggior diametro dell' altro. Nel cilindro piii piccolo il va-
pore esercita una forza d' espansione piii grande ; entrato poi
nel piu gi-ande vi opera per la sua dilatazione. Codest' effetto
puo per altro ottenersi anche coUe macchine di Watt , ma in
quelle di Woolf rl principio di dilatazione ha un maggior eflFetto
perche vi si traggono a profitto dei vapori di una espansibilita
niaggiore, e vi si ebbe maggior riguardo ad impedirne I'uscita;
il che esegui egli coll' olio , co'la cera, col mercurio o con un
metallo solubile , i quali trr>vansi sopra lo stantufFo ad un' altezza
proporzionata alia elasticita del vapore , come pure coll' impe-
dire elie questo agisca direttameute sullo stantuffo , ma bensi
PARTE STRM^flERA. 89
sopra uua colonna interiuedia dei fluidi anzidettl. Tali fitiidi tvo-
vansi in un vaso sepai-ato coruuaicante colla parte inferioi-e del
cilindro. per mezzo di una canna, yiev la quale il vapore entra
e ne icaccia il fluido eutro il cihndro. Quest' artificio osta ad
ogni perdita di vapore per lo itantufFo , ma reade piii conij^li-
eata la macchina,
Nel i8i5 si eressero due grandi macchine di Woolf nelle cave
di Cornwall; e dopo tal cpoca se ne introdussero delle altre.
La macchina di Woolf nella cava Wheal Abraham ha il ci-
lindi-o maggiore del diametro di 4$ pollici , 1' alzata di 7 piedi,
e ne eseguisce 8,4 per minuTo. Per ciascnn' alzatd solleva essa
il peso di 24060 libbre a 7 piedi di altezza. Con un buschel
( 88 libbre ) di litontrace sollevava questa maccliina nel marzo
del 1816 libbre 5o,00O,C0O all' altezza di I piede , nell' ajiBile
5o,9o8,oCc , nel maggio 56. 917,312, e nel giugno 5i,5oo,cco.
Quest' e r effetto massinio che , relativamente al consumo del
combustibile , siasi os«ervato ia una macchina a vapore. Da tal
epoca ne ando diminiiendo 1' azione ^ ma dopo le riparazioni
fattevi ritorno quasi alio etato di prima , poiche nell' agosto
del 1818 sollevava libbre 45.5io,4i9 e nel settenibre 47,540,653.
In quel tempo le 34 macchine di Watt in Cornwall davano
libbre 2 3,000*000.
Considerando che la massinia azione della macchina di Watt
per ogni buschel di carbone fu di 3o,00C,cco , e che quella
della macchina di Wolf e di 56,900,000 , e che 1' azione media
della prima e di 20,000,000 , e quella della seconda , dopo
tatti gli esperimenti eseguiti , h di 3o,coo,oco , viensi a cono-
acere che la pi-oporzione dell' azione delle macchine di Watt
sta a quella della macchina di Woolf come 20 : 3o; e che trat-
*andosi di estremi, le macchine di Woolf danuo quasi un dop-
pio effetto delle macchine di Watt.
Questo maggior effetto delle macchine woolfiane dipende dal-.
Farplicazione dei vapnri dotati di maggior forza di espansione,
i quali per la formation loro abbisognano proporzionatamentc
di minor calorico; dalT applicazioue del principio di espansione,
niediante il quale , senza ulterior consumo di vapore , ottieusi
ana parte dell' effetto col mezzo della semplice espansione del
vapore conservato in una inedesima temperatura j come pure
dair armatura di cuojo piii perfettamente corabaciante , per la
«[uale visa ^isparajiato quasi '/,, della quaatita del vapoie.
go APPETMrtTCF,
AfRne di cJare una complefa idea dell' eOFt'tto , «he presto le
inarchine a vapore produce 1' applicafione del principio di
espansione relafivaruentc alia diniiuuzionc del eombustiblle, I'au-
tore fa il segiiente calcolo.
Supposto rhe m sia il numero indicante Is quaatita dell« volte
che il vapore li dilata iiel cilindro fino al terminare delF alzata
fliello staatuSb ; dal pnragone dell' cA'atto dell.i ma€«hina , nel
easo in cai il cilindru ^ solo per parte riempiuto di vapore
e per V akra parte dello spazio dello stantuffo , viene spinto
medianfe 1' espansione a tciuperatura eguale , c nel caso id
cui il cilindn) e tutt'' aft'atto ripieno di rapore , ue siegue che
JVeW espansione
per la quanrita dei vaport = 1,1' azione e = log. not. m.
Neir inticro empimenio
per la qnantita dei vapori = 7H, 1' azione e = /« — I.
Conseguentemente , a quantita eguale di vapori , 1' azione e
durante 1' espansione paragonata all' azione durante rempimento
intiero sta come
Ad azione eguale , la quantita dei vapori ad empiinento totale
sta alia quantita dei vapori nella espansione come
D -.d =
— I log. nat. ?n
fet esempio : A dilatazione decupla e d = 0,392 D.
A dilatazione ti-ipla e J == 0,607 ^'
Qiiindi a dilata-zione decupla si sparagnano circa y,o» ed a dila-
tazione tripla presso a ''/it> '^^^ vapore , e percio del combusti-
bile necessario a produrre im' azione eguale ad empimento
totale.
Per ottenere un' azione eguale debbesi nondiinent> , nell' ap-
plicazione del pi-incipio di espansione , impiegare un cilindro
piu grande che non per 1' intiero empimento. Qualora la ca-
pacita del cilindro da vapore ad empimento intiero sta alia ca-
pacita del medesimo nella espansione come r : R, ad azion*
eguale, in tal caso si ha iJ : r =
log. nac. in
A dilatazione decupla e quindi R = 3,91 T
A dilatazione tripla R = 1,83 r.
Tale considerablle jngrandimeuto del cillndro rende pressa
.Biacchine grandi necesiarj , come Woolf ha creduto , due cilin-
dri invece di «no ; a cio •! aggiugne che al cilindro minore »
ia cui il vapore tsercita una niaggior forza di e?paiisione , puo
piu faolmente darsi e niaggior consistenza e luiglior amia-
tura, capace a resistere a sifl^jtta elasticita de' vapori , cosicchi
jper talc motivo 1' aruiatura dello staatuffo del cilindro maggioi-e
non ha d' uopo die di poter resisrere ad una densita e frizione
•guale a quella drlla seniplice pressione atmosferica ; special-
meate ie si fa principiare 1' espansione del vapoi'c nel piccolo
cilindro , oppure si periuette 1' afilusso del vapore nel mede-^
si«o pvinaa cU« It staatuftb lo abbia perfcttamente percorso-
Cf2 ArPENDlCR
JDe Veconomie publique et rnrale des Perses et des
Pheiiiciens. Far L. Bkynier. — Geneve^ 1819,
/. /. Paschoufl , iinpiimeur lihraire. ( Continuor
zioiie e fine dell' estratlo. V. tumo 17, p. 2^5 ).
R
1 ON si £a , se V India ne' tempi piii antichi forinasse un va-
st© iiupero , 0 66 divisa fosse in separati governi ; gl' imniensi
cdifizj peio , di cui tuttora esistono le mine , danno a credere
©he-, se divisi erano , tutti considei-abili essere dovevano quei
governi. Nei tempi storici 1' India era certatnente in piu governi
divisa , alcuai repuLblicani , alcuni jnonavchici , gebbene il re-
gime repubbUcano di que' popoli possa credersi una oligarchia
militare , quale ^ quella di alcune nazioni odierne dell' India.
L' influenza sacerdotale e pei'o stata eguale in tutti i governi ,
ed i re ancora , eletti dai sacerdoti , noa erano che uno stru-
luento del sacerdozio niedesimo. Non contenti i sacerdoti di
eomporre il consiglio , aniministi-avano altresi le rendite dello
atato , e questo avveniva ancora sotto il regime oligarchico ;
ricevendo essi le contribuzioni impaste sulle varie classi , ne ave-
■vano esentata la propria. Senibra confermato dalle uiemone in-f
diane quello die gli antichi scrissero del suolo dell' India , che
al re apparteneva , non accordandosene ai y>rivati se non il
solo godimenTo ; ignorasi pero 1' epoca in cui adottato siasi
quel sistema , che 1' autore iuclina a credere assai recente , forbe
ancora piu del regime teocratico. L' agricoltura tuttavia vcdesi
sempre protetta riell' InJia anche sotto la teocrazia medesima ;
cd i sacerdoti stess: , isolando la nazioue e paralizzandone cosi
il commercio , dovetfero comprendere la necessita di ricavave
dal suolo onde pi-ovvedere ai loro ed agli altrui bisogni. Quindi
^ cht i coltivatori tranquilli lavoravano i cainpi loro accanto
alle arniate combattenti , ne alcnna casta o classe aveva il di-
ritto di portare armi a riserva dei soli guerrieri. Gli antichi
lianno parlato ancora dei magistrati iiicaricati del riparto delle
acque , del grado di perfezione al f[uale portata era 1' agricol-
tura , dei piccioli elefanti che si attaccavano all' aratro , di una
specie di miglio che cresceva in que' paesi , che si faceva cuo-
ccre coUa sua scor/a , e clie alcuui male a piopoiito Lanuo
«uppo«co essere il rieo.
PARTE STR\NIER\. 9^
Un centro di autica civilizzazione piii victno all' Europa e
posto sotto la zona teniperata , per il che il toro equinozialc
era ricevuto nel suo culto come il dispensatore delle piogge
della primavera , necessane alia fercilita, si suppone dall' autore
indicato dal corso dei fuiuii Indo ed Eufraie, nel quale tratto
di paese domiwarono successivaiuente gli Assirj , i Medi ed i
Perai , donde passarono piu numerose le notizie in Europa,
moltiplicati essendo i punti di contatto , e da questo si fa strada
alia seconda parte del volume , nella quale si sviluppa 1' eco«
nomia pubblica e rurale dei Persi medesimi.
Comincia egli a trattare della organizzazione politica e delle
istituzioni di un iuipero che ne' tempi piu remoti stendevasi
tra 1' Indo e TEufrate, il mar Caspio ed il golfo Persico. Non
bene si conosce 1' epoca in cui quell' impero avesse pi-iucipio ;
i Galilei pero , specie di sacerdoti che tra gli Assirj trovavansi
e concentrati avevano i lumi per brama di dominio , le loi-o
osservazioni astrononiiche facevano risalire ad una antichita pro-
digiosa. Le storie Europee non comiuciano se non dall' epoca
in cui gli Assirj quell' impero gia possedevano; ma i libri orieu-
fali parlano di epoche piu I'emote , ed incerta ^ quella in cui
Zoroastro opero una rivoluzione religiosa , benche da alcuni
voglia farsi credere contemporaneo a Pitagora . . . . O dunque con-
verrebbe supporre Zoroastro vivenie alcune migliaja d' anni avanti
Pitagora , o supporre ainieno che egli avesse consultato libri sacri
molto di esso pui antichi. Quel libro parla ancora di una dinastia
anteriore a quella degli Assirj detta dei Peischdadiani. In altro
libro posteriore , il Boundehesck, vedesi la costcllazione dell'ai-iete
neir equinozio di primavera, ed ancora si parla in esso di quella
dinastia. I Perslani stessi pero accordano rhe la storia di quella
dinastia e coperta da una notte impenetrabile ; luughe guerr* si
accennano di que' re contra i re deU'Ourau , paese situato suUe
rive del fiume Oxus ; ma que' fatti , forse veri , sono sparsi di al-
legoric cosmiche e di emblematiche tradizioui , nelle quali I'in-
verno incatena la state, e questa a vicenda riprende 1' impero;
in somma si descrive l' alternativa delle stagioni. II piii antico
di que' libri parla del rispetto dovuto ai magistrati, ne mai ac-
cenna un re , dal che pu6 congetturarsi che il popolo allora
fosse soggetto ad un governo aristocratico sotto Y influenza sa-
cerdotale; il piu receute parla dei re come di una schiatta auiv
"94 APPENDICE
luata da un fboco piu puro che il riuiaiiente degli uomini , no»
dcpendente die dalla suprema divinita, e capace a. trasmettere
le qualita medesiine a tutta la 3ua descendenza , d che da luogo
a credere che la nazlone allora soggiacesse al dispotismo. Uua
antica dinattia della Persia e pure menzionata ia alcune storie
indiaue e porta il noma di re Moabediani ; ma auclie queste
•toric Bono piene di favole euiblematiche , le quali noa sem-
brano punto relative al culto di Zoroastro ; coaverrebbe adun—
que supporre quella dinastia anteriore a quel cuho medesimo.
Se non si volessero distinguerc le epoche , converrebbe sup»
porre quelle due dinastie stabilite in un impero niedesttno ia
due separati govenii. Euselio aacora e Gregorio Sincello hanno
conservato la tradizione di una dinastia aral>a preesistente a
Belo , ma questa pure non era che un' aliegoria del sole. Be-
roso fa giugnere per la via del golfo persico an mostro anfibio,
meta uouio e meta pesce , che ogni ■^iorno si portava sulla riva
del mai'e per insegnare agli uomini V agricoltura e le arti , •
lornaYa la notte a tuffarsi nelle onde ; si era voluto 9piegar©
questa favula col mezzo di uavigatori giunti a quel lido a di-
rozzarne i selvaggi abitatori ; ma Dupids ha mostrato che quel
pesce era la costelKzione celeste del pescc, che levandosi nelle
corte notti della state indicava ai popoli le epoche dei lavori
agrarj.
Venendo ai tempi meno oscuri , o sia all' impero degli Assirj,
pochi sono ancora i monumenti storici , e questi pure ingombri
dalle favole ; il piii certo e che realmente gli Assirj fondarono
un grande impero , il quale dopo un periodo di prosperita ia
rovesciato , perche la sua forza proporzionata non era alia sua
•randezza;e quindi 1' autore si fa strada a mostrare che quella
deDolezza dipendeva dalla sua intei-na organizzazione. Specioso
e il di lui ragionamento , ma a dir vero sembra egli atterersi
troppo davvicino alia organizzazione presentanea de»r imperj
deir Europa. Vero h che etenie sono le massime della sanit
politica , e che eguuli debbono esserne stati in ogni tempo i
risiiltainenti. Osserva egli che gli Assirj , i Medi , i Persi ed I
Parti nci periodi del loro dominio ravvicinarono per quanto era
possibile la capitale al punto die essi occupavano nell' impero ;
quindi gli Assirj stabilirono il centro del governo a Babilonia
«d a ^iiniv« , i JJiIedi , Caucasiaui in ori^iue ^ ad £cbaUa4 ; i
PAUTE STRANIERA. 9^
Persi, pid meridionali , a Susa ed a Persepoli, i Pai'ti a Ctesifonte,
Siccome non si coiiosce il priucipio del douiiuio Assii-o , cosi
ignoti 80U0 aucora i mezzi per cui ei svilupjpo il suo potere -
ebbe pero io epoca incei'ta quella nazione un saggio regginiento,
un coiuuiercio molto esteso , un' agricoltura protetta dalle leggi,
I lettevati tedeschi suppongpao una invasione del Caldei nomadi
nei paesi piii meridionali sotto la condotta di Nabuccodonosor ^
che avrebbe fondato 1' injpero , e la capitale detta Babilonia; e
quesco earebbe avvenuto un secolo avauti la fondazione delU
dinastia dei Peroi , il che dareb'be a quella degli Assirj la du-
vata solo di nn secolo , e favebbe sparire quella dei Medi , che
tutti gli autichi classici stabiliscouo intermedia ; n6 in questo
oisteuia si vedrfbbe aiicora come il noma di Caldei jiassasse alia
casta sacerdotale, che in quel paese esisteva iivauti la invasione.
L' autore rigetta questa opinione su la origine degli Assirj. Egli
trova nei tempi piii remoti in quello impero ii diapotismo piu
a^soluto , e pvomove la quistione se un tale governo potesse
essere utile o dannoso alia nazione ? Condillac si h dichiarato
per r utiljta di quel governo ; ma I' autore si mostra di con-
trario avviso; ne a uoi e dato di seguirlo in quesfa dilicata di-
scussioue.
Poche notizie sulla organizzazione politica degli Assirj ; sem-
bra che anche tra easi esistessero caste o class! d' individui ;
che la prima , quella dei sacerdoti , esercitasse moUo potere «
ma dubbio ancora e se alcuna influenza esercitasse sul capo
deir impero. Secondo Diodoro , gcuoie vi avevano per la istru-
zione dei giovani delle faiuiglie piu distiute nei mestiero dellc^
guerra ; si aununziaiio pure alcuni graudi lavori eseguiti dal
governo per a=sicurare la fertilita delle terre-, che altri rappre-
sencanu come opere oostrutte sokauto ad oggetto di munue lo
Btato contra le mvasioni dei Medi. L' autore non si mostra per-
•uaso , che quella mouarchia cadesse solo per il lusso e la mol-
lezza degli ultimi re ; egli sembra piuttosto attribuire quella
caduta alia mancaaza di istitwzioui atte a conservarla. Quell' im-
pero, die' egli, aveva niaggiojre estensioqe che noa forza reale;
gli elementi che lo componevano , non erano cimentati da al-
cuna istituzione comune ; non era P impero etesso che uoa sem-
plice agglomerazione di corpi eteroggaei , e la meaoioa scossa
poteva discioglierla.
C)6 A 1' T B N D I 0 E
Ren diversa era la condizione dei Medi dotati di usi e di
eostunii tutti naziouaii e semi'Iicissimi , bellicosi e gelosi delU
loro indpf-endenza , formauti tra di loro una sjipcie di- aristo-
crazia arinata , e sparsi su di una vasta superficie , non con-
teutiati in grandi citta. I Medi da prima tribuiarj dei Persi scos-
flero il gfogo, e forse per avere conservato qnelle citta diedero
luogo alio sviluppamento di nuove viste ambiziose, e qiiindi di
interne diseensiooi. Fu pure una sciagui-a per essi Tavere scelto un
re conquistatpre , che il suo dominio eetese su i diversi ponoli
compoueuti T impera degli As-i>'j. I Medi oooservarono tuttavia
alcune prerogative durante la loro dinastia , che in qiiella degli
Assirj non si erano maritenute ; si videro quindi le satrapie
ineniovibili , e le asseniblee nazionali; ma in epoca posteriore
il disi'otismo si rafforzo , e que' privilegi spai'irono. Alcune
provincie degli Assirj conservarono per alcua tempo una spe-
cie di mdependenza , e per que»to ei veg^ono i re di Babi-
lonia, de' quail non bene si couoscono le relazioni coll' im—
pero Medo. Ma i Medi, adottarado inseiisibilmeiue le costunianz*
degli Assirj , perdettero 1' antica loro energia , e quindi la di-
■nastia loro fu rovesciata dai Persi, altre volte soniniessi all' im«>
pero medesimo. Su I'lmpevo di quest! , sicconie piu recente ,
-abbiaino maggiori notizie , tanto piu che alcune relazioni
«bbero coi Greci. Erodoto e Ctesia ci hanno trasmessi alcuni
racconti niescolati coUe favole. Senofonte che guerreggio nella
Persia ha scritto la storia della sua celebre ritirata. Ma la di
lui Ciropedia da alcuni rigiiardasi come un roiuanzo politico,
siccome l' A. lo crede uii quadro artificiosamente abbellito. Ua
fatto certo , die' egli , e 1' esistenza de' Persi formauti un corpo
di nazioneavanti 1' epoca in cui I'impero tolsero ai Medi; essi
abitavano allura V Azerbydian , provincia corrispondente al set-
teutrione della Media; e dalla posizione e dalla situazione di
qnella provincia trae 1' A. alcuni argomenti per istabilire talunt
caratteri di rassomiglianza tva gli* antichi P*rsi ed i Germani.
Secondo gli storici greci L Persi si sarebbono portati a foiinare
il loro iinpero nelle regioni piu meridionali in conseguenza
tlelle conquiste di Giro ; secondo i Persiani quell' avvenimento
avrebbe avuto luogo in epoca anteriore. Sembra che 1' orga-
nizzazione sociale priniiriva dei Persi fosse un' aristocrazia dei
jicbili ; Zoroasiro stabilisce ancora tra di essi le quattro classi
PARTE 8TRANIERA, ^7
del jacerdoti , dei gueriieri , degli agricoltori e degli artigiani }
e puo dubitarsi che aatico fosse 1' Uio tuttora sussHtente presso
i moderni Persiani , per cui il giovane eceglie la classe , alia
quale intende di appartenere. Gli antichi Persi erano pure sem-
plici ne' costumi loro, sprezzatori del lusso , dei coinodi della
vita , e bellicoai ; 1' A. non aiumette V asserzione di Senofonte ,
che cavalleria non jjvessero , vedendo che al cavallo si da gran-
dissimo valore nello Zendavesta, e che una specie di cavalleria
si aaimette anche m aopresso da Senofonte niedesinio. Non ai
conoscono con precisione le cause della caduta dell' impero dei
Wedi ; dee j)er6 questo essersi iudebolito per i vizj del suo
governo , e quiadi disciolto ; e si puo credere che Ciro abbia
coudotto la nazione ad uno slancio generoso,ma conviene altresi
aoimettere cli' egli abbia trovato i mezzi di moltiplicarne le forze>
il che egli forse ottenne amnlgaraando i nobili col popolo , ed
aumentando per tal modo le sue armate ; riesce tuttavia un
fatto singolarlisuDO, cli' egli abbia ad un tratto ottenuto il con-
sentiuiento dell' ordiue privilegiato , ed abbia operato nella so—
cieta una rivoluzioue che altrove non e stata condotta se non
lentamente dalla forza delT opinione , ed accompagnata soveuta
da risse tumultuose. Questa innovazione dee avere preceduto le
conquiste di Ciro ; ma la conseguenza di queste fu 1' aboUzione
deile assemblee nazionali , e di altre antiche istituziooi dei
Persi. Ciro ebbe da principio alcuni consigheri; poscia il mezzo
rinvenne di renderli inutili, e di conceutrare tutta rautorita ia
un solo , attribuendo pero agli uomini investiti del sovrauo
polere una premlnenza immaginaria e sopraunaturale su tutta la
I'azza umana. Lo sviluppameuco pero di queste idee e deli' iui-
pero de' Persi si e fatto in epoche progressive ; e dei molti po-
poli che sotto quell' impero si sono riuuiti , alcuni hanno con-
servato le loro costumauze , ed un certo grado di liberta inter-
na , mentre ad altre non rimaneva se non la facolia di ubbidire.
Alcuni re vinti divennero i Satrapi del loro paese ; e le provm-
cie non dominate dai Satrapi alcuno spii'ito d' independenza
conservarono ; i loro tentativi di rubellione non venivano tuttavia
compressi se mcuiifestati non erano cogli atti piii violenti, in
caso diverse erano dal goveruo trascurati. Alcune disposizion'
limitavano il potere e le facolta dei Satrapi affine d' impedire
joro di rubellarsi ; una specie di segretaiio avevauo esji , cbc
Bill. Jtal. T. XVUI. 7
9^ A i> 1' K N D I C li
il primo posto dopo dt essi occupava ; le loio fimzioui linii-
tavansi alia sola auiniixaistrazione , e non mai al rouiando delle
triippe ; ed invece di rass^mbiaie sotto il regginiento di un solo
le provincie vicine , si davaiio lore a governare distietti sepa-
rati. Due Ispettori scorrevano ogni anno le provincie , V uno
civile , r altro militare , e questi pure scrvivano a tenere in
freno i Satrapi. Ben diversa era la forma priniitiva di governo
de'Pevsi, parlaudosi nello Zendavesta di varj uiagistrati, alcuni
de' quali governavano una provincia , altri una citta , altri un
quartiere della cltta niedesima ed anche una casa ; ma si puo
dubitai-e con ragione che conservate fossero quelle forme nel
regginiento instituito da Ciro. Nelle autiche leggi persiane in-
giunta era la monogamia , ne pennesso era V assumere una se-
conda sposa se non nel caso di provata sterilita. Gli anticLi
scrittori tuUavia liauno supposto i Persi poligami , il che prova
che niolti canibiameiiti sono avvenuti nel passaggio fatto dai
Persi dal ioro stato primitivo a quello di un grande iinpero.
Tutto tendeva nelle leggi anticlie a favoreggiare V increuiento
della popolaziont; , ed il nukuero della figliuolanza era reputato
:m nieazo per evitare qualunque punizione in una vita futura ;
per la qual cosa si dava una giovane in nioglie ad un uomo
colla condizione, che i primi di lei figli appartenere dovessero
ad un alti'o morto nel cehbato , e procreati questi , quella donna
contraea un nuovo matrimonio col marito, al quale si aggiudir
cava la prole successiva. lucoi'aggiaio era pure il matrimonio
tra i pavcnti , e specialniente tra i cugini , come grato ed ac-
tetto alia divinita ; vietato era tutravia tra i fratelli e le sorelle,
« solo concesso era ad una domia di potere sposare successi-
Taniente due fratelli. Alcuna traccia non si trova nello Zenda-
vesia delle congiunzioni tra padre e figlia, che i Greci hanno
riufacciato ai magi di quella nazione.
L' impero de' Pers: , divenuto un colosso imponente per la
sua massa, era tale tuttavia che cedere doveva al piu piccolo
sforzo. AgesUao.se di Sparta se ne era avveduto avanti AIes~
sandro ; e non tanto la forza e 1' impeto con cui questi lo at-
tacco , quanto i principj distruttori che portava nel suo seno
contribulrono a rovesciarlo. Alessandro conquisto quell' impero
senza jsapere in qual modo potrebbe couservarlo , e mori di-
cendo che suscitato aveva im grande incendio senza additaie i
PARTE STRMaiERA. 99
mezzi di estfngiievlo ; laoncle , dice V A. con rnolta aocortezza ,
tnori a tempo per la sua gloria. La di lui armata divi«a in par-
titi acquisto una nuova euergia , e quindi sulie ruine di qu«l-
r impero sorgere si videro irrolti regui , che si indebolirono dap-
poi per effetto delle lore gelosie e delle lore rivalita. Alcuni
satrapi e re tnbutavj conservati da Alessandro si mautennero oscd-
ramcate iudipendeuci da' di lui successoi-i ; uia approfitraie sep-
pero essi dell' indeboliniento di questi per estendere il loro
potere , e quindi per renders! forniidabili ai loro viciui. Tali
furono i Parti, i quaii scosso avendo il glogo dei Persi , fonda-
rono un regno potenre ; dubbio essendo ancora se Sciti fossero
di origLue o usciti dalla Battriana. Noti sono cssi nella storia
per le loro guerre coi Romani , ma nulla ci e rimasto intorno
alle istituzioni loro. Si racco;ilie solo da Giusdno che inolte re-
lazioni essi ebbero coi Medi ; ma non si puo da questo inferire ,
die al pari dei Medi cambiassero di costumi coll' ingrandiniento
della loro potenza. Forse occupati da continue guerre , conser-
varono le loro costuuianze primitive , ed una specie di aristo-
crazia armata. I nobili ed i sacerdoti dividevansi tra loro il po->
tere , e da questi sceglievasi il re ; talvolta si sceglieva alcua
principe della famiglia, ma si detronizzava tostoche dispiaceva
alia nazione. Tutte le loro istituzioni erano militari ; nel che
ravvisa T A. alcuna relazione coi Germani e coi Sarmati ; nek-
r ozio dei militari csercizj davansi alle gozzoviglie ; luuglie chio-
xae. nutrivauo come segnale di liberta ; il cavaliere stimavano
piu di qualunquc altro soldato , e questo solo genere di milizia
alia nobilta attribuivasl ; 1' ordine sacerdotale non aveva presso
di essi lo stesso potere di cui godeva tra i Persi ; i capi delle
milizie esercitavauo soli una influenza. I Parti perdettero la
fbrza loro e la loro potenza per cagione delle loro discordie «
delle loro frequenti rivoluzioni ; i Persi che uel silenzio si aa-
davano rafforzaudo , -trovarono alia fine il mezzo di riprendere
sopra di essi la sovraniia , di formare un nuovo impero ; e questo
h quello che 1' A. non appella gia piii dei Persi, ma bensi dei
Persiani. Tra questi crebbe T influenza dell' ordine sacerdotale;
il dispotismo assoluto di Ciro e dei di lui successor! cedette il
iuogo ad una mouarchia liniitata dalla inflaeBza dei nobili. Si
videro assemblee riunite per coUocare i re sul ti"ono , bench^
il figlio succedesse al padre. II primo clie al trono sali, fn
100 ArrENDIOE
Ardeschyr Bahegan figlio di un soninio sacerdote ; e d' indi in poi
nou si riconobbe legitrimo alcim atto del governo , se ajiprovato
non era dai uiagi. Sapore avrebbe superati gP iuiperadoii Costaiizo
e Giuliano , se non fosse state in mezzo alle sue vitrorie tratte-
nuto dai sacerdoti. Egli e , dice T A. , perche schiavi erano
dell' ordine sarerdotale ed indeboliti dalle fazioni rivali dei no-
bili , che i Persiani non si sono ingranditi malgrado lo snerva-
mento dell' impero di Costantinopoli.
Trattasi nel secondo capitolo delle relazioni della religione
colla pubblica economia, e con niolta ei'udizione T A. va rin-
tracciando le cause e gli effetti dell' influenza sacerdotale presso
gli Assirj , i Medi ed i Persi. Parla egli de' Caldci , che erano
proprianiente i sacerdoti degli Assirj , del Sabisino , o sia del culto
astrononnco esistente nell' Assiria , rovesriato dai dommi di Zo-
roastro ; dell' epoca e del modo in cui Y astronomia ha cessato
di essere tra que' popoli una scienza naturale , e si ^ trasfor-
mafa in astrologia , forse per la perdita delle notizie positive
o per un calcolo della casta depositaria del potere ; della lingua
eacra di que' popoli , e dell' artifizio col quale i sacerdoti si sono
studiati di celare al popolo non solo i loro calcoli astrinomici
ed i misteri del culto, ma ancora le altre scienze , e la medi-
cina stessa, divenuta un enipirismo semi-religioso; di altre divi-
hazioni aggiunte alle astrologirhe ; del tenipio di Belo , e delle
immense sue rendite ; della identita del cnlto de' Medi e dei
Pevsi ; del potere sacerdotale limitato nel tempo dell' aristocra-
zia, divenuto grandissimo sotto i re; delle leggi civili che con-
fuse erano presso i Persi colle religiose, e delle pene eguai-
mente confuse sotto un regime teocratico , fi'a le quali tvovavasi
una specie di sconiunica o di separazione dai corpo sociale ; di
alcnni limiti imposti forse al potei'e sacerdotale nell' impero di
Ciro 1 sotto il quale i sacerdoti non seuibrano essere stati se non
i depositarj e gl' interpreti delle leggi, ma non giudici ; delle
ricchezze straordinarie dei sacerdoti medesimi, derivanti in parte
auche daH' esercizio dell' astrologia e della niedicina ; dell' ob-
bietto primario della religione dei Persi , che costituivasi dai
quattro elementi e dalle fasi annuali della natura ; dei riti ,
delle offerte , dei eacrifizj e degli ^Itri culti che nell' impero
esistevano. II fuoco , principio vivificante della natura , leneva
il primo grade tra gli elementi , ed ogni citta aveva cui-a di
TARTK STRANIERA. lOI
accendere e luantenere uii fuoco puro e non contaminato da
materie animali. Quel fuoco dicevasi Orsinud, ed avt-va per rap-
preientante visibile Muhra o il Sole che alia priinavera tornava
moiitato sul toro celeste , sinibolo ne' tempi piii antichi dell' equi-
nozio. Nimico di queeto era Ahriman, principio malefico , cioe
r inverno che colle lunghc sue notti sospendeva i benefizj di
quel fuoco vivificatore. L' acqtia godeva del maggiore rispetto e
del maggior culto dopo il fuoco ; quel rispetto vietava persiao
ai Persi qualuuque navigazione , che riguardata era come pro-
fanazione di quell' elemento. Veniva in seguito la terra, che
pei-6 meno si temeva di contaminare che 1' acqua ; si riguardava
tuttavia come una profanazione lo seppellire nella terra i cada-
veri. I cani entravano in molta jaarte nelle cerimonie religiose y
e nei funerali un cane poteva rimpiazzare un sacerdote , il che
r A. attribuisce al riguardo che gli antichi avevano per la co-
etellazione del cane. Ma il culto degli elenienti , die' egli , era
troppo semplice per essere lucrativo : quindi s' introdussero i
sacrifizj , sebbene T A. non si niostri affatto persuaso che vittime
umane si ofFerissero. II culto del fuoco celebravasi in pubblico $
il sacerdote riceveva le offerte e le deponeva suU' altare. Fra i
culti amraessi nell' inipero de' Persi si annoverano quelli di Ci-
bele e di Venere ; ignoto h , quale culto avessero i Parti , che
pure al pari dei Medi sacrificavano cavalli ai fiumi.
Non seguiremo 1' A. nell' esame che egli fa delle rendite , o
come egli dice, delle finanze di que' popoli ; egli ne trova presso
gli Assirj il sistema difettoso e non unifonue , perch^ diverso
in tutte le provincie ; non perfetto , sebbene migliore presso i
Wedi ; e vizloso ancoi'a presso i Persi per 1' eccessivo poterc
dei satrapi , per la mancanza di amm^uistrazionc centrale , per
r ineguale ripartizione delle iniposte che il governo faceva solo
tra le provincie , ed i satrapi eseguivano tra gl' individui ; per
r U80 finahiiente di convertire il prodotto delle imposte in ver-
ghe d'oro e d' argento , conseguenza del quale era necessaria-
xnente la sottrazione successiva de' metalli alia circolazione. L' A.
osserva che in generate gli antichi non si prendettero graudi
cure delle finanze , riguardate senipre come una pratica dei di-
versi governi , e non mai assogeettate a costauti priucij-j ed a
regole dettate dalla egperienza.
102 ArPENDIOE
Trattando nel capitolo tjuarto del comniprcio e dell'indu-
sfria, prova 1' A. che i Peisiani (-bbero seinpre il gusto delle
arti ; che in molte delle loro citta fiori 1' industria ; che tele
fabbricavauo di lino e dl canapa ; die inventori furono della
pcr2,aniena ; che molti panni ancova fabbricavauo , e la lana im-
piee,avano ed il pelo dei canonielli , noa meno che il lino ed il
eotone ; che eccellenti erano , come ancora lo sono , nella fab-
bi'icazioue de' tappeti ; cTie 1' arte conoscevano del feltro ; che
il ft-n-o lavoravano e lo convertivaao in acciajo, nieutre uei II-
bri sacri piii antichi si annovcrano ancora opeve in oro , in ar-
gento, in ranie, in istagno ed in piombo. Due epoche distingue
egli ingegnosamente nel commeicio di quegli antichi ^opoli ;
r una anteriore , nella quale la navigazioue non era compressa
da alcuna opinione i-eligiosa ; T altra posteriore , nella quale la
superstizione porto grandi ostacoli al traflico. Per questo gli
Assiri possono credersi navigatori , ed i Persi all' incontro chlu-
sero pei'sino i loro fiuini con ripari , che solo furono tolti da
Alessandro. Sembra tuttavia che sul finire del doniinio del Persi
il governo tentasse di scuotere que' pregiudizj isolatori. Se i
Persi non navigai-ono , ebbero tuttavia mercati frequentati da
popoli navigatori ; quindi i loro mercati marlttimi divennero
intermediarj del commercio dell' India e dell' Arabia; e mentre
da quelle provincie si ricevevano anche per versarsi nelT Europa
legni preziosi , come 1' ebano , rame , spezierie , incenso e perle ,
si spedivano cola panni , vesti di porpora , vino, datteri , oro
« schiavi. Anche i Feuicj frequentarono le coste della Persia,
e stabilimenti piantai-ono cola niolto anteiiori a quelli de' Greci.
Alcune citta floridissime , e tra le altre PaUnira , non furono
create se non dal solo commercio. I Persiani della seconda di-
nastia, sebbens essi pure tratteuuti dagli antichi pregiudizj in-
torno alia navigazione, con maggiori cure promossero la pro-
sperita del commercio ; quindi e che soli per lungo tempo eser-
oitaiono il commercio della seta, sia che dai Cinesi la rlceves-
sero, o essi pure i bachi educassero. Osserva a questo proposito
I' A. che ueir isola di Cos si educavano anticamente que' bachi ,
e si traevano dai loro bozzoli tessuti preziosi ; e solo attribuisce
alia trascuranza dell' esercizio di alcune arti tra i Greci , e
niassime all' essere la tessitura lasciata solo al domestico uso
delle femiuiiie J la cagione per cui piii pveeto uon si clilati/ quel
PARTE STRANIERA. loS
ramo prezioso d' iudustria a tutta la Grecia , e qumdi all" Europa ;
sripeazione che a nostro avviso non eembra Bufficieutemente
•ciogliere quel problema.
11 capitolo quiuto e tutto consacrato all' agricoltura. Questa
ti fa vedere incoraggiata con niolte istituzioni nella Persia ; fa-
vorita dall' antico culto di qiiella regione ; alcuaa volta attra-
versata da politiche disposizioni , couie dalla proibizione asaoluta
del comniercio de' grani ; vietata interamente alia casta sacer-
dotale i antichissima nell' Assiria, se pure si puo prestar fede
alle asserzioni di Beroso. Del resto tra i Persiani vedesi radicato
r uso deir aratro e dell' erpice, e coltivate veggonsi inolte piante
cereali, il frumeijto di vaiie specie, 1' orzo , la segale, 1' avena,
il miglio ed il riso. Veggonsi pure coltivate molte erbe pratensi,
lo zaffierano , il cotone , le viti , le palme , i ccdri , i noci , i
pistacchi , i peschi che a noi veunero da quella regione , le giug-
giole ed alni alberi fruttiferi, e trascurati gli ohvi. I famosi orti
o giardini pensili di Babilonia non erano se non teri-azze prati-
cate sui tetti ; e 1' essersi trovato uelle ruine di quella c'\ttk
tronchi di alberi esotici , prova secondo Y A. il gusto di quel
popolo nella coltivazione delle piante forestiere. Si aveva gran-
dissima cura tra i Persi almeno del bestianie ; la loro educazione
era raccomandata dal culto niedesimo , il quale si opponeva al
tempo stesso alia loro distruzione ; i paganienti si eseguivano
spesse volte con un numero stabilito di bestianii ; bellissime
razze di buoi u-ovavansi presso i Persi , accostumate ne' paesi
marittimi a nutrirsi di pesci secchi ; pecore vi si trovavano pure
di lana finissima ; ai cavalli ;i attribuiva ua valore niolto supc-
riore a quelio de'buoi, consaci-ati erano al sole , ed cdcune pro-
vincie ne nutrivano razze copiose , e pagavano in cavalli i loro
tribnti. I cavalli pero uon si applLcavano mai al lavoro delle
terre, nh ad altro uso destinavansi fuori che alia equitazione ;
grandissime cure prodigavaiio ad essi i Persiani, alcune delle
quali si veggono ancora praticate nell' Orlente, e non si taglia-
vano i crini a quegli animali se non in segno di duolo. Anche
i poUi trascurati non erano dai Persi, ed una legge religiosa
esigeva che un gallo si trovasse in qualunque abitazione ; il che
crede V A. derivato dalla costcllazione del cigno , che press*
gli antichi portava il nome di gallo ; ma questa opinione cosmica
contribuiva senza dubbio alia luoltiplicazione degli animali utiU
air uotno.
104 APPENDtOH
La tevzB parte del volume tratta dell' economia pubblica e
rurale dei Fenicj , della loro origins e del piinio periodo della
loro esistenza, della loro organi/zazione polirica, del loro com-
Tliercio , delU loro industria e della loro agj-icoltura. Que' popoli
non 60110 dair aatore creduti autottoai ; veunero essi dalle rive
deir Eritreo ; non ebbero caste ; praticarono bensi la circonci-
eione ; visnti dall' Africa, furcno iu tutt' i secoli trafficanti, e noa
ebbero giauiniai iaclinazioni bellicose ; legati noa furono da al-
cun patto federale ; il loro culto fu sanguinario ; ai aacerdoti
pero non accordarono grandissima influenza, e solo confidarono
ad essi gli archivj e 1' educazione dei fanciulli ; ebbero re , nia
la loro costituxione piego nella loro decadenza verso 1' oligar-
chia. Si estende 1' A. aulle loro ardite navigazioni , guile cause
della loro prosperita e su quelle della loro decadenza , tra le
quali annovera le guerre esterne non solo e la fondazione di
Alessandria, ma ancora lo svilupianiento dt-lla oligarchia , che
la rivalitu stabili tra le famiglie pivi facoltose ; prova che i Fe»-
nicj lavorarono le niiniere di Taso , fecero il giro dell' AfricA ,
moltiplicarono le loro colonie , bench^ lutte non avessero per
inotivo il commercio; molte arti coltivarono ed anche 1' agricol-
tura ; ebbero ecrittori agronouiici , e giardinieri grandemente ap-
prezzati in Roma.
Trattenuti essendo noi dal dovere della necessaria brevita , ci
troviamo con dolore vietato il seguire 1' autore in tutte queste
erudite ricerche, e non possiamo che commendare altamente il
metodo col quale egli progredisce animoso nello sviluppamento
delle politiche istituzioni degli antichi popoli , ed espriniere il
voto nostro , perche egli possa compiere soUecitamente la pub-
blicazione di quest' opera grandiosa, e specialniente 1' edizione
del volume nel quale egli parlera ancora delle origini italiane.
PARTE ITALIANS. I05
PARTE 11.
SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE.
OPERE PEKIODICHK.
REGNO LOMBARDO-VENETO.
G'lornale dl fisica , chimica , storiti naturale , medi-
ciiia ed aiti di Pavia^ de signori P. Configliac-
CHi , membro delV I. R. Istitnto ; e Gaspare Bru-
GNATELLT , dottorc iiella facoltd fisico matematica,
Bimestre VI (1819).
PARTE PKIMA.
Me
.EMOBIA sofra lo stabilimento di una relazione tra le densita
e dilatabtlitii de' liquidi e la densita dei vapori che essi for-
maao , del sig. cavaliere Aiuadeo Avogadro. — Nuovo sistema
di mineralogia , di G. G. Barzelius . secondo estratto. — Me-
luoria sul pes J specifico delle acqne del niare nelle diverse
parti dell' 0.;eaLio e in alcuiii niai'i particolari, con qualche esame
delle matene s-dine cli' esse contengono , del dottor Alessandro
Marcet v estratto dalla Bibl. univers. ). — Osservazioni intofno
al tetano dietro quattro cure fatte in quest' anno nell' ospedale
di Pavia. — Lettera del professore T. A. CatuUo al profesBore
sig. Scipione Breislak sopra alcuni uiinerali osservati nel co-
mune di Agordu e ne' paesi adjiceiiti. — . Sulla brucina, nuova
base salificabile organica riti-ovata nella falsa iuigustura, de' si-
gnori Pelletier e Caventou.
PARTE SECONDA.
Osservazioni e scoperte. i." Osservazioni sulla fortnazione della
nebbia in situazioni particolari. — 2.° Sui volcani ed i basalti
deir Alvernia. — 3." Intorno all' azione dell' acido nitrico sul-
r acido urico. — 4.° Estratto di lettera del sig. professore G. B.
"Van-Wons al dottor Gaspare Brugnatelli intorno ad una pioggia
rossa. — 5.° Lettera del gig, Pietro Waragchini ad uo anuco. — ^
l06 A !• P IL N D I n r.
6." Articolo di letteia del uiaicliese C. Ridolfi al dottor Biu-
gnatelli.
Necrologia di Fattori e Dandolo. — Osscrvazioiii ineteorolo-
giche del 4.° triuiestre 1 8 if).
Idem. Decade II. Tomo III. Prirno bimestre 1820.
I'AUTE PIUMA.
Catullo. Fine della dissertazinne sopra la soda solfata di
Agordo. — Marcet. Fine deila rueinoria sul peso specifico delle
acque del luare nelle diverse parti dell'Oceano e in alcuni rnari
particolari , con qiialrhe esanie delle niaterie saline clT esse
contengouo. — Morelti. Continuazione dell' appendice all' elenco
delle piante spontanee del Vicentino. — Avogadro. Memoria
sulla legge della dilatazione del uiercurio dal calore. — Jaquin.
Sopra il gingko ( salisburia adiannfolia. Wild. ). — Drapiex.
Sulla prsparazione del tartaro emetico. — Effetti dell' acqua
del mar niorto. — Bellani. Nuova ipotesi sulla coda delle co-
mete. — Varese. Dell' influenza della luna ae' cauibiaroenti del
tempo, e nella yegetazione.
PARTE SECONDA.
Estratti delle radunanze dell' I. R. Istituto di scienze , lettere
ed arti, — Processo per fissare sulla lana , la seta , il cotone ,
la canapa eoc. un bellissiuio color giallo minerale, del signor
Braconnoi. — Eleinenti della cometa scoperta a Lucca dall' astro-
nomo Pons nel diceiubre 1 819. Articolo di lettera del cliiarig-
simo astrononio di Milano sig. Carlini al P. Configliacchi. — •
Annunzio di uoa cometa riniarclievole , che e ritornata nel
nostro sistema negli anni 1786 , 1795, 1801 , i8o5 e 1818-19.
■- — Nuovo uuguento luercuriale. — Articolo di lettera del signor
-Bartolomeo Bizio di Venezia sulla materia coloraate dei grani
del caie. Annunzj di libri nuovi.
STATI PONTIFIGJ.
OpuscoUIetterarj di Bologna., fas cicolo XII. ( 1819)
Del Rosso. Rilievi architettonici sopra i disegni di due monu-
menti sepolcrali dell' antica Orcla. — CardinalL Iscrizioni antiche
inedite. — Fava Ghisi^lieri. Sulle emt-ndazioni alia storia delle
belle arti ( Lettera seionda ). — Mezzofanti. Discorso in lode
del padre Emanuele Aponte della compagnia di Gesu. — Orioli.
Annotazioni alia suddetta memoria su due sepolcri d' Orcla.
Opuscoll scientifici di Bologna , fascic. XVII. ( 1819)
Raddi. Synopsis Filicum Brasiliensium. Alessandrini. Su gi' in-
viluppi del feto della Piioca bicolor. — Tommasini. Quistion*
fisiologico-legale intoruo alia vitabilita di un feto settimestre
estratto coU' operazioue cesarca. — Termonini' Delia sUuazione
del f«co n^r utero.
PARTE ITALIANA. IO7
Giornale Arcadico di Roma ^ fascicolo ii° (anno
1819).
Letteratura,
Lettera del sig. Labus sopra lui antico epitaffio. — • Callimachi
hymni in latina canniua conversi et selectis variorum interpretum
enarrationit-v illusti'ati a Josepho Petrucchio. — De' segni nu-
nierici degK anticlii Egiziaui , con tavola in ranie. — Istoria di
Tivoli , art. 4.° ed ultimo. — Delia volgare eloquenza , del
cavalieve Angelo Waria Ricci. — Lettere inedite del card. Pietro
Benibo , e di Bernardino Baldi. — 1 Delia vera definizione del
rouianticismo , del sig. S. S. — Versi latini de' cavalieri Dionigi
Strocchi , e Vincenzo Berni degli Antonj.
Scienze.
Sopra im nietodo proposto da Sir William Congreve per ridurre
a meta il consumo del conibustibile nella niaggior parte delle opc"
razioni delle arti. — Lettera di Francesco Puccinotti al professore
Domenico Morichini sopra Tazione dinamica de' veleni. — Sulla
uatura dell' infiammazione , art. II ed ultimo. — Analisi di alcuni
mineralij del sig. Barzelius ( Annal. de chiui. et phys. ).
Belle arti.
L' Eueide di Virgilio del Caro , figurata. — Descrizione della
villa di Papa Giulio III. Lettera inedita di Bartolommeo Aman,-
nati , architetto. — Osservazioni meteorologiche di novembre e
dicembre 1819.
Idem^ fascicolo i3.° (primo del 1820).
Il Diretfore ai discreti lettori.
Sciefize.
Venturoli. ElemeAti di meccanica.— Sulla pietra volgarmente
detta lavagna , memoria del sig. mai-chese D. F. Analisi della
niedesima fatta dal fr. Giuseppe Airenti. — Riflessioni intorno
le notizie scientifiche e letterarie di Abruzzo ecc. di Giuseppe
del Re , fatte dal dottor Agostino Cappelli. — Osservazioni sulla
formazione delle nebbie in particolari situazioni , del sig. Onofrio
Davy ( tradotte dalle Transazioni filosofiche di Londra per il
1819 ). — Element! di zoologia dell' abate Camillo Ranzani.
Notizia suUe scoperte ed utili invenzioni fatte negli scorsi anni
( estr. dalla Bibliotheque universelle ). — Sebastiani. Novum
systema ethices.
Letteratura.
Eusebii Pamphili chronicorum canonuni libri duo; art. 1.* — .
Ritratto di Torquato Tasso , fattosi da se medesimo in un'sonetto
( inedito ). — La divina Commedia di Dante Alighieri con tavole
in rame ( edizione di Bologna ). — Ulphilae fragmenta a Majo.
— Prolusione del marchese Giuseppe Antinori. — . Gravina.
Prologhi , inediti. — Lapidi recentemente scoperte.
Belle arti.
Pittura di paesi, di Rebell Viennese. — Tavcla mrteorologica
di gennajo.
I08 XrPENDlCE
BIBLIOGRAFIA.
— ^^-^flft*-*^ —
REGNO LOMBARDO-VENETO.
Di<!corso sopra Shakespeare ed il sig. di Voltaire dl
Giiisrppe BxRi-TTi, segretario ere. ecc. Versione
d I francese di Girolamo PozzoLi. — Milano ,
1820, per Gio. Pirotta, in o." di pag. i3i.
« Adenipiendo , dice Y editore , alia promessa fatta col mio
xnanifesto del di 20 giugno i8i8.di dare cioe la continuazioue
delle opere del Baretti secondo T edizione cominciata iu questa
citta dal tipografo Mussi iielT anno 181 3 , presento al pubblico
questo disrorso , che ei'a rarissimo e quasi igaoto in originale ,
e che fu rradotto 01a per la prima voka». I nostri lettori tro-
■veranno in qnesto opiiscolo moke cose pensate originalmente
ed espresse senipi'e con niulta vivacita. Tutte le sue opinioni
noil saranno abbracciate da tutti , ma qual e quell' autore che
in argonienti letteravj s' accord! ooUe opinioni di tutti ' — Al
discorso suddetto V editore ha aggiunte alcune poesie inedite
del Baretti niedesimo ricavate da autografo inanoscritto , ed ha
posto a qiieste dei nunieri separati , arciocche , volendo , si
possano far legare col volume (jiiar o della raccolta contenente
le jiopsie dello stesso autore. Qiieste poesie cousistono in ua
capitolo e i3 sonetLi bern s' iu la luaggior parte coUa coda.
Nuovo Atlante unii;ersnlr delV antica e moderna geo-
grafiff d^i sig-mri Ai row<:mith , Poirson , Sotzmann
ed altri pia accrcdlinti rtitori ^ e per la parte an-
tica, dei sign- -ri d^ Aaville e Bonne, nuovomente
tradotto e ricorretto a norma dei niiovi vinggi e
delle piit rerci'ti scoprrte , dfgli nltimi trattnti S,
pace e d^llr iniove divisioni politiche . ad uso delle
scuole d Italia, con una introdaziove alia geogra-
fit general'' antica e moderna. — Mile/ no ^ 1819,
presso Pietro e Giuseppe Vallardi, in foglio.
Sono usciti alia luce fiuora 5 fascicoli di questo Atlante con-
tcnenti due carte ciasciuio , e sono le aeguenti; i." Sigtemi del
PARTE ITALtANi. lo9
Bjondo; 2.* Planiefero o mappaniondi; 3-° Regno di Francia di-
viso in dipartimenti; 4.° Carta della Monarcliia augtriaca; 5 ° Stati
Uniti deir America settentrionale ( carta di Arrowsiuith ); 6.° Mon-
do conosciuto dagli antichi (carta d'Anville. ); 7.° L' Euro-
pa ( d' Arrowsniith. ) ; 8 " Svezia e Danimai-ca ( d' Arrowsmith );
5.° Isole Briiaimiche di I. B. Poirson ; I0.° Ital'a antiqua.
Questo Arlante si va pubblicando ron uiolta puntuahta eJ esat-
tezza , e nel render giustizia alio zeL) dell' editore . facciaino co-
noscere volontieri anclie le sue proniesse. « Esso Atlante , dic'egli,
non coniprendera meno di 3o carte geografiche , ne pm di
40 , neile cjiiali saranno corupi'ese " tiitre le piii iuiportanti e
le principali , ed in esse si raccliiuderanno tutte le rrovincie
accessorie e meno coasiderabili , cosicclie si avra una compiuta
rajjpresentazione di tutta la terra. »
« Coiuinciando dal luese di nokenibre l8ig se ne pubblichera
m ciascun mese un fascicolo contenentf due carte , le q iali si
pagheranno dagli associati al prezzo di una lira d' ItaUa per
ciaseuna.
■t Alia fine dell' opera si distribuira gratnitamente agli associati
il testo della intruduzione nlla ceosrafia antici e moderna , il
quale coniprendera non nieno di 4 fogli, ue pni di 5, della
forma dell' atlante medeBiino.
« Le associazioni ricevonsi in Milano da Pie'^ro e Giuseppe
Vailardi editori , e firesio la societa dei Lljssioi I'aliani ( Fusi ,
Stella e Comp. ) ; e nelle altre citta d' Iialia dai principali libi-aj
e niercanti di stampe , distributori del presente. »
ZiC Filippiche di M. Tallio Cicerone trndntte in idioma
polgare da Pietro GioTgio Bivn'cih, di Vigevuno ^
col testo latino. — AlUuno ^ 1819, vol. 2, presso
la tipografia P.igliani.
Lodevole e stato ceriamenfe il pensiera del s'g. Bianchi di
tradurre le Filipyiche A\ (uerone , delle qi .>li alcnno nou a. eva
iutrapresa una ci)Ui| leta ir.iluzi.nie , se non il fiandiera , die ora
pill non SI potrebbe leggere. Egli si e pure stiidiato m )lro a
proposito di acccmottaie lo stiL- dell-i tradu?ioue a quello del
testo, servendosi uei gi'avi seriuoni di uno side so'le^ato e di
una locuzioue spleudida. Deesi pure a cp esto traduttore alcuna
lode per le note is oriclie , colle quaii alcana vtlta si e dato
ad illusirare il testo.
A . oiiiniendazioiie della versi.me bastera la lettera die si
■vede in froiite all' opera del cavaliere Luiei RoiSi . il quale loda
la scelta delle parole e delle frasi , e 1' assicura del suffragio dei
buoni letterati. Le note suno brevi e concise, e per la uiaggior
parte si veggono attinte ai buoni fonci della classica erudizione,.
rtO API'ENDICE
L' edizionc potrebbe essere piu nitida ed eseguita in carta ini-
gliore ; troviamo pero comniendcvole , die, secondo 1' uso in-
trtidotto di recente presso le nazioni oltrauioiiiane , il teslo
Vedesi costanteuiente posto a pi^ di pagina , onde possa stabi-
lirsi un perpetuo confronto colla traduzioue.
Tohlne Maycrl tabula sele no graphic a — in usitni ffalo-
rum novlssimo edendatn cwavit Ubaldas Villa. —
Medioiani, anno HfDCCCXX. R. S.
•
Evelio , Riccloli , Cassini ed altri insigni astronomi , in se-
gnito alle piu esatte osservazioni lelescopiche si erano scudiati
di delineare una carta selenografica , ossia un prospetto delle
principal! maccliie die nel disco luiiare si veggouo , e die di-
stiute con diversi noini di nionti , di valli , di laghi , di uiari ,
di stag,ui o paludi, di piaaure , di deserti , ecc. , costituiscono,
per cosi dire , la topografia di quell' emisfero della liaia die a
noi e visibile. Tobia Mayer , tanto benemerito dell' astronomia
lunare , lascio morendo una carta accuratissinia della luna pub-
blicata poi nelle sue opere inedite (i) , la quale a giudicio del
celebre Schroeter supera per la piecisione , per la nettezza , e
per la caratteristica fedeltii delle rappresentazioni tutte quelle
in prima delineate , non esclusa la grande carta cassiniana. Ora
il sig. Ubaldo Villa die dagli studj musicali passa talvolta alia
dillgente esecuzioue di niacchine e ili stronienti geogralici ed
astrononiici, e die e gia conosciuto per )a costruzione di globi
eelesti e terrestri , di sfere ai'inillari e di planetarj secondo i
diversi sistemi , lia creduto di far cosa grata alia sua nazioue
riproducendo a comodo universale la tavola selenografica di
Mayer. Ne si e egli accontentato di niaterialmeiite ricopiarla ,
ma prevalendosi delle minute e particolari descrizioni delle
provincie lunari che in yS tavole si trovano nelT msigne
opera del succennato sig. Schroeter (a) , ha aggiunto quelle
piccole variazioni di foruia , e quell' aumento di segni , die le
piu recenti osservazioni , e la niaggior forza de' nioderni tele-
scopj hanno fatto riconoscere , e che rendono la carta modcsiiut
assai pin pregevtde. Essa e stata con grandissima cuia intagliata
dal valente sig. Stucchi , e tanto per la nitidezza de' contorni ,
quanto per la forma de' nunierosissimi cai-attcri delle indicazioni
che nelle colonne laterali compreudono la doppia noiuenclatura
(1) Oper.i ineJita , comnicntationcs societ.iti regiae scienti.Truiu oblalas ,
quje integrx supersuut cum tabula silenographica complectentii. Gothng2ie
1775.
(2) Sclenotopop;raphiscli€ Fragmenke lur gcuauern Kenntniss der MoikJ-
flache V n Johaun Hierouimas Schroeter. Gottingen , -vol. ^ in 4.°, 1791
• 1 80a.
PARTE ITALIANA. Ill
secondo Evelio e secondo Riccioli , trovasi di molto superiore
alia carta gemiaaica , della quale ei souo altresi euiendati alcuni
eriori di scrittura o di staiupa. La detta carta in mezzo foglio
reale velino trovasi vendibile presso il detto Villa, abitaute ia
WiJano sulla piazzetta della Waddalena , n." 4i5l, ove si vede
ancora il copioeo di lui deposito di globi e di sfere.
Dizionario etimologico-scientifico d'wlso in due parti.
La prima comprr.nde le voci usate in lettera-
tura , ill nietafisica ed in giiirisprudenza , e la
seconda i termini della fisica ^ cliimica, matema^
tica, astronomia ^ botanica e geografia. — Ve-
rona, 1819, dalla Societa Tipogratica, ia 12, di
pag. 242.
Oltre le suddette cose , qnesto volumetto contiene ancora in
fine le rispettive greclie radici e la Batracomioniai,hia d' Oniero
ad USD della scuola privata di lingua greca stabilita a Verona
in S. Luca. A qualcuno potra sembrar piccolo questo volumetto
per contener taute cose , ma giustizia ne obbliga a far osser-
vare die il compilatore non si e iuteso di dare gia un dizio-
nario di tutte le voci tecniche delle succennate scienze , ma
soltanto di' quelle voci che provengono dal greco , e cio luas-
simaniente a profitto degli studiosi di questa lingua , come pure
ad uso di qnelli che la ignorano. Un tal lavoro forma parte
de' materiali che si prepai-ano per la conipilazione del gran di-
zionario che si fara un giorno in Italia , quando in Italia i let-
terati avranno iniparato ad unirsi in bella concordia , e a la-
vorare di concerto pel vant'aggio di tutti inseparabile da quelle
della loro gloria. Sarebbe a desiderarsi che il tentativo che si
fa attualmente in Bolog<«a si sospendesse per un anno o due ,
onde dar tempo a raccogliere maggiori matei-iali , e dar canipo
d' invitare i diversi letterati d' Italia a concorrere a cosi vasto
progetto. Sotto questo punto di vista crediamo che sia sempre
a lodarsi ogni sforzo quantunque imperfetto , il quale cooperi
alia produzione di un dizionario enciclopedico altamente chla-
niato e desiderato dal progresso de' lumi in Italia.
L' Universo. Teoria del caiaUere Natale Beboaldo ,
tenente-colonnello deW artiglieria austriaca. — Mi-
lano, 1820 , dalla tipografia di Giuseppe Borsani ,
corso di porta Oriciitale. Un volume in 8.° di
pctg. i38.
Quest' opera contiene i seguenti articoli ; k Parte prima. Delle
cause prime ; Confutazione dell' ipotesi dell' atb'azioae uuiversale
112 APPENDICE
considerata come qnalita inerente , od einanata dai coi'pi ; della
reriprora azioue e reazione universale , corollarj ; della Iiuia
e del jilobo terrestre ; delT azione costaate della terra e reci-
proca delle niolecole ; dell' azione dei tubi capillari. — Parte
Sfconda. Deir armonia universale; della luce; dei colori prisnia-r
tici ; dellc frange colorite esterne ed interne. »
GRAN DUCATO DI TOSCANA.
Opnscoli morall d'l Pi.ut\rgo volgarizzatl da 3Iar-
ccllo Adrian I il giovlne. — Flrenze^ 1819, ddla
stamperia Piatti. Tom. I in 8.° di pag. 463 e xxiv
di pref azione {A Milano si vende dal sig Gio-
vanni Firotta in contrada di S. Radegoada ).
Assai comuiendevole dee trovarsi certamente il di8P2,no di
dave air Italia una versione compiuta delie opere di Plutarco ,
inipor»autissiiue tanto per la srona , quanta per gV in»e^namenti
filosofici , e niassiiue }ier il tesoro della scienza ujoraie che esse
contengono. Degua di lode troviaiuo pure , al coiu)janre di questo
pnuio volume degli opnscoli , la edizione che ne vieue fatta dal
sig. Piatti con buoai caratteri e bi<ona carta. Si e con otauio
avvisamento adottata per gli opuscoli la ver-ioiie di Marcello
Adriaid che dicesi fatta gia da oltre a due secoli; e sicconie uella
prefazione si fa cenno delTeccellenza degli scritti inurali di Plutar-
co, cosi SI parla pure dei meriti del traduttore AJriani , che iiao
dal 1497 ( dunque gia da tre e piii secoli ) onorava la cattedra
stessa la cui avevano acquistata fama gli Argirnpili , i Calcundili ,
i Crisolori , i Poliziani , i Landiiii , i Poggi ed i Filelfi, , e che
da Varchi dichiarato fu /' uonio il piu eloqueiite de suoi tempi.
Gli opuscoli stessi letti da MnrceHo in pubblira accademia,
furono giudicati in quelT epoca tradotti con iiurabile felicita Pur-
gato di fatio e naturale e lo stile di Marcello , che forse teuipero
in alcun modo una specie di durezza e di crudita, che Pier
Vettori con altri diceva trovarsi alcuna volta uegli scruti del
cherouese filosofo. Tradusse probabihiiente Marcello tutro Plu-
tarco , sfbbeue nella prefazione non si aimnetta cosl di leggieri ;
lua dei settant' otto opuscoli , che a noi sono pervenuti di quel
greco illiistre , diciassette ne niancano nei codici riccardiani
della traduzione. A questa mancauza propongousi gli editori di
supplire colT esibire i volgarizzanienti degli opuscoli dalT ^f/ria7ii
non tradotti o perduti , scegliendoli tra le traduzioni fin ora co-
nosciute come le niigliori.
Contiene questo priiuo volume gli av\>ertiinenti intorno al
matrimonio , che portano in questa versione il titolo di avverti-
vienti di maritaggio ; gli opuscoli dell' allevare i figlluoli , e
dell' amnre naturale verso la prole ; la lettera di consolazione
»lla moglie ; gli opuscoli dell' udire , e come debba il giovane
I'AftTE ITALIANA. 11 ZJ
udlre le poesie ; il discorso di consolazione ad ApoUonlo , quell'
delta virtii e del vizio ; — • della virtii morale — che la virtu
si pud insegnare — come I' uomo possa accorgersi di far profitto
nclla virtii — dell' avere iiwltitndine di ainici , — coiite si pnssa
dist'nsuere I' amico dall' adulatore — come si potria trarre gio-
vamento da niiiiiri , e finalmente gli insegnamenti civili.
Ad alcun vizio de^ codice dovra certaniente attribuirsi uu
verso di dodici sillabe che ti-ovasi alia linea 17 della pag. 408 ;
come a seuiplice inavvertenza di clii invigilo alia staiupa , 1' iu-
versione fatta in capo a molte paglne dei titoli degli opuscoli ,
leegeiidosi per T obbliato trasporto dall' una all' altra faccia :
Si pub insegnare = c/ie la virtu , invece di : che la virtu st pud
insegnare — ad Apollonio = discorso di consolazione , invece
di : discorso di consolazione ad ApoUonio — udir le poesie ==.
come dcbba il giovine ecc. Una sola avvertenza oserenio propone
intorno a questa lodevolissiiiia edizione , ed e clie gli opuscoli
morali possono beusi pubblicarsi , come si e fatto in questo
priuio volume , senza alcuna annotazione , ma che queste , sparse
3e si vuole sobrianiente , utilissime e , quasi diremmo , necessarie
riuscirebbono nelle vite , e nelle altre opere istoriche , nelle
quali aiouni jiassi , e specialmente alcuni nonii di persone , o
Ai Iiioglii, abbisognano di alcun breve rischiaramento.
Compnidln di un trattato elementare di chimica ge~
jierale ed applicata specialmente alia farmacia ,
del prof essore G, Gazzerj, — Firenze ^ 1019, "^^^<^
stamperia Piatti.
I libri di chimica elementare hanno in genere il difetto di
essere oscuri , intralciati , e soltanto intelligibili , in niassima
parte , per coloro che sono o^ia iniziati in cjuesta scienza , riuscendo
difficili e misreriosi per quelli che desiderano di apprendejla.
Non cosi si puo dire dell' opera die anuunzianio , la quale ,
oltre di essere scritta con istile facile e con lingua purgata ,
precede con bell' ordine dalle cognite alle incognite cose , dalle
idee jiiu semplici e coniuni alle pin composte , e cio senipre con
ammirevole chiarezza e precisioue di dottrina ; sicche lo studioso
con questa guida viene, per una via plana e spedita, quasi
insensibilmente condotto alia meta desiderata. II chianssimo A.
di questo compeudu) , nientre ha dato a' suoi scolari una per-
fetta norma nelle sue lezioni , ha prestato un servlgio segnalato
alia scienza chimica, sopra tutto in Italia, dove a parer nostro ,
mancava aiicora un libro elementare come questo ben conce-
pito , ed ottimamente eseguito.
Jiibl Ital. T. XVIII.
114 APPENDIGE
STATI PONTIFICJ.
Dissertazlo/ic fpistohtrc dl Francesco Cancellieri
sopra due iscrlzionl dellc inartlri Simplicla^ inadre
di Orsa , e di ui€ ultra Orsa , tr.ovate con le loro
spoglic c CO vasi di sangue /ze' cinutcrj di S. Ci-
riaco e dl S. Agncse , con varic notizie intorno ai
nomi delle fiere e del briiti usatl dagll aiiticJd
Romani , non meno chc dagli aiitichi Cnstianl , ed
ai segni die dlstinguono le tomhe dc martiri da
quelle de' semplici fedcli. — Roma , 1819, pel
Bourlie , in 12."
L'aigomento e trattato con quclla moltiplice erudizione che
qualifica 1' A. pel VaiTone de' nostvi tempi, e"pu6 esaere ope-
retta utilissiuia per coloro che danno opera alio studio delle
{intichita cristiane. In una delle due iscrizioni illustrate leggesi
Ursa in pace , e neir altra Simplicie Urse matuis. L' autore
da quest' ultima parola argulsce che (piella Siniplicia fosse ma-
dre di Orsa, e, potrebbe essere ; nia taluno chiederebbe se
r appellatlvo di mater non fosse piuttosto un epiteto onorevole
date a Simplicia Orsa come nello stesso significato si usava dai
prinii cristiani quello di pater , nonie che rimane fra i claastvali
anche ai nostri giorni la dove sono claustrali.
In una delle aggiunte inserite nelT indice coglie occasione
\\K. di ragiouare del trattato de Republica di Cicerone, di
cui una gran parte e stata non ha guari sco])erta da monsignor
Mai nella biblioteca del Vaticano. Anno vera niolti antichi scrit-
toi'i clje raninientano quest' opera ; niostra che esisteva nei mo-
uastero di Bobbio ai tenq:>i di Gerberto , abate di quel luogo ,
poi Silvestro II; narra die il cardinale Bessanone niesso in lu-
singa che potesse rinveuirsi in Polonia spesc a tal iine niille
scudi d' ore , e che T altro cardinale Bcglnaldo Polo ne im-
piego per lo stesso oggetto , e senza frurto altri due niila. II
Petrarea niedesimo si rammarica in una delle sue episfole 5c-
nitl di non avere potuto trovai'e ([uesto libro nella biblioteca
pontificia di Avignone.
Non dubitiamo che per la nnmificenza del somnio Ponte-
fice , a cui spetta la gran suppellettile di codici del Vaticano ,
sara sollecitamente fatta di pubblic a ragione Y importante sco-
perfa del sig. Mai , di cui deploriamo V assenza da queste no-
6tre contrade.
PARTE ITALIAMA. > IIP
REGNO DELLE DUE SICILTE.
Osservazioni snlla topografia dl Palermo e dr siioi
contornl di Tomniaso B. Esq. Traduzwne dcdV in-
glese. — Nnpoli , iBu;, presso Angela Nobile,
in 8.°, di pag. 55.
Quest' opuscolo e una diatrlba contro 1' opei'a del professore
Sciua intitolata Topografia fisica di Palermo , di cui noi abbiamo
reso conto nella nostra BiJilioteca torn. 16.°, pag. 56. La tradii-
zipne e affatto supposta, e 1' opuscolo e stato scritto da qualche
siciliano . nemico del celebre professore. E chi non ha de' neuiici
e t'egl' rnvidioii, e dei detrattori? E dove non sussistono brighe
lette.aric , tortuosi raggiri , odj laceratori dell' alrrui fauia ?
Gettiamo un velo sopra queste niiserie die tanto disonorano la
noEtra pejiisola L' opera del prof. Scina non e senza mende ;
ma non nieritava certauiente di essere trattata oosi scurrdnieute.
Egli ha accusato i Sicilian! di pigrizia, di indiflFerenza per gli
etudj naturali. Ebbene questo non e un delitto. E sembrato alia sua
attivita , clie non si faccia abbastanza. Questo riniprovero parte
da amore di patria , da desiderio di senipre pin risvegliare la
emulazione , il puntiglio di fare. Isoi sentianio questo stesso de-
siderio, e da esso solaniente derlvano quegli stimoli clie ci per-
mettiaiuo talvolta d' espriuiere in questa nosti-a Biblioteca.
CORRISPONDENZA.
Sui tentativi fatti in Napoli dal sig. Davy per la
svolgimento de"" Papiri d' Ercolano. Lettera addriz-
zata al direttore delta Biblioteca italiana.
X oiche nel Giornale enciclopedlco di Napoli si sono pubblicate
alcune notizie intorno a' Papiri ercolanesi ( n.° 2, 1820, pag. 282) ,
le qiiali' seiubrano piuttosto raccolte dalle voci popolari , che
appoggiate alia verita dei fatti ; non le sark disaggradevole di
Icgeerle accurataniente descritte da chi ne e stato testinione
oculare.
Parlo de' tentativi , cui il sig. cavaliere Davy, socio onorario
deir Accademia delle scienze , ed assai benemerito delV odierna
chiniica, ha iiupreso non ha guar! a fine di agevolare lo svoi-
gimento de' Papiri rinvenuti uegli scavi di Ercolano , intorno a
che mi si pernietta di ripetere la cosa dal suo principio.
Avendo questo chimico trovato una sostanza, la quale valeva
ad alterare le altre , ma non gia il carbone , e pensando di farae
1' applicazione a qualche oggetto iniportante iJeo di adoprarla
verso quest! Papiri. Sperava che e$8a mentre avesse tolte via
II 6 Al'PENDTCL
tutte le sostanze etei'ogenee , le quali ne inipefJivMno lo svolgi-
inento e la lettura, iiixi avrebbe piuito allerato il Papiro lue-
desimo , che o pei* essere stato sottoposto all' azione del fuoco
vulcaiiico , o per essere stato chiitso taiiti secoli sotterra si e
carbonizzato. Manifesto adunqiie qiiesta sua speranza a S. A. R.
il Prinripe di Galles, ora rei;nante , il quale dopo di avei'e, per
gl' infclif issinii sforzi del sig. Sicklcr , j'^vduti ben sette volumi
di que' Papiri che aveva avuto da Mapoli, non voile in conto
alcr.no esporre i rimanenfi a uuovi pericoli. Gli suggerl percio
di vecavsi piuttosto in questa citta , ed ivi eseguiie i supi spe-
riinenti, ed in fatti nel gennajo dell' anno scoiso -/enne qui.il
eig. Davy, uientre il PrinCipe fece a tal uopo i convenienti
uffi7J verso questo Monavca il quale ingiunse al soprintendente
deir oificina de' Papiri , che ne consegnasse a quel chinii^o qual-
che fjezzetto per miprendervi un saggio. Gli fu dato da principio
iin frammento creco facillssiuio ad aprus;. Egli allesti una piccola
anipolla conieneute una sostanza , che non niostro ; e poi in
altro tubo di vetro aperto da ambe le parti situando il papiro ,•
pose tutto cio in un tubo di rame turato con uiolta ferniezza ;
!' apparecchio fu avvicinato ad un leiuissimo fuoco , che grada-
tamente s' accrebbe , e dopo un' ora e mezzo in circa, auche
gradatamente si diminui : la quale lentezza serviva ad iiupedire
qualche guasto , che la sostanza gasosa pel suo elaterio potesse
produrre. Cio fatto , si vide che penetrando quel gas tra' fogli
del Papiro coniinciava a distaccarli , e che la sua azione disper-
deiido in parte la polvere sparsa sulla superficie , faceva com-
parire alquEuito piu visibili i greci caratteri. Suscitandosi qulndi
qualche speranza, si voile provare quale cfletto si ottenesse iu
un pezzo di Papiro latino piii diiio ; ma essendo stato posto
col niedesimo processo sul fuoco , e non potendo il sig. Davy
trattencrsi ivi piii di mezz' ora , ne consegui un risultamento
insensibile. Promise di ritornare dopo sei settiniane , ma venne
finalmente nel dicembre flel meclfsimo aiiuo , iuijjlorando da
questo sovrano la faci Ita di far V analisl chimica di cinque o
sei pezzetti inservibili di Papiro , e di tentare lo svolgimento
di cinque o sei buoni. Comunicati gli ordini opportuni al soprin-
tendente deir officma, nulla gli fu negaio di quanto avea chiesto.
Fece r analisi sopra i framnienti inutili , e vide che in molti di
essi oltre al carbone vi era cziandio della terra, e propriamente
del tufo. Scorse ancora che Y antico inchiostro non avea alcana
parte aietallica o minerale , ma solamente era un miscuglio di
carbone molto diviso ossia del cosi detto /ie»'0 /uwo, con un' altra
sostanza vegetabile come ne siauio pure ammaestrati da Plinio.
Nel tempo medesimo , e propriamente nel giorno ventisette dello
scorso dicembre egli voile far proseguire col metodo antica-
mente qui usalo lo svolgimento di due Papiri , clie trovo sulle
niacchine che servono a tal uopo. Si avvide che i fogli non si
ttaccavaao con facilita gli uni dagli altri, e pero impediyano
PARTE ITA.HANA. II7
Ja regolarita dell' opevazione. Quindi bagnn col peunello inzup-
paro neir erei'e solforico la superficie del Papiro , e lascio asciu-
garla. Questo fluido esscndo sonimamente peneti-ante ed espan-
sibde entrava nelle parti interiori del Papiro con iiioita celenta ,
e distaccava, e vero , i foj.li', ma ne distaccava moid iusieme ,
ed impediva in consesuenza die si fosse jiraticato tuiio cio ,
ch' era convenieute per ottenere 1' inteuto. Indi. imniaginando
che i Papiri latini fossero foiii|>osti di un doppio foglio , e che
in conseguenza per istaccarlo uitero , e svolgerlo cDinpiutaiiiente ,
fosse necessana una colla pin forte di quella qui adoperata, e
che meglio prorurasse V adesione di esso con la pelle di bat-
tiloro , invece dell' irtiorolla die a tal uopo si e sempre usata ,
voile mettervi una soluzione di resina , e propi'ianience di gomma
di ulivn; ina sventuratamente non era qu€6to un glutine capace
di uniie pelle e Pa|iiro, onde fu tantosto abbandonato. Ricorse
poscia ad una soluzione di cloruro di jodio fatta nelT etefe, ne
bagniS la superficie del Papiro , e poi subito vi atracco le pelli
col soliro metodo ; e quindi con 1' aria calda , di cui or era
parlereiTio , s' ingegn^ di accelerare lo sviluppo de' fogli. Quaato
poco abbia questo giovato ail' intento , si conobbe dal non essersi
messo in opera piu die una o due volte , e senza effetto.
Perdie investiti da esilissime )>articelle di tufo trasportate dalle
acqur , taluni volunii senibrano piuitosto pietre , che carboni.
Egli ue situo un solo in un tuljo di ranie bucato da aiiibe le
parti , ad una delle quali adatto 1' orifizio di una storta. In essa
niescolo una certa dose di calce , ed un' altra di idroclorato di
aiumoniaca , ed avvicino 1' apparecchio al calore di una latnpada.
II rotoio fra questi sulFuiuigj divenne quasi inetto alio svolgi-
lueuto , si tolse dal tube , e si lascio esposto all' aria. Nel di
seguente si trovo ridotto in tanti pezzi a foggia di schegge: voile
bagnarli con una soluzione di goniina elastica , fatta coll' etere
solforico; gli fece foderare, indi gU asciugo con 1' aria calda.
Tutro fu vano , ne si pote leggere una sola riga.
Altri Papiri che sembravano poco carbonizzati , cd in con-
seguenza refrattai-j alia solita operazione si avviso per carljoniz-
y.arii anche piu di porre uno di essi in un tubo di rame aperto
da una parte , e dall' altra chiuso. V infuse un poco di etere
muriatico ed il riscaldo fino ad una temperatuva molto elevata,
Cio reco nocumento , lua riteiitandosi poi l' esperienza eon inag-
gior lentezza e precauzione , si vide qualche giovaiuento , se
non per la iettura dello scricto , almeuo per lo svolgimento
de' Papiri mal carboni^zati.
La niaggior parte de' volunii die egli sagaio , quantunque»
esibissero l' interna superficie dtl foglio, non uianifestavano piu
il caratcere , il che proveniva dail' essersi disciolto , steniprato,
e consunto o per 1' iugiuria del tempo , o per 1' etfetto del
fuoco ([iieir inchiostro di cui si servivano gli antichi. Lusin-
gandosi questo chimico, che le lettere meglio potessero risal-
I 1 8 A P V F N D I C E
tai'e V qualora il foglio si fosse ingiallito, mescolo cloruro di
joclio ed etere solfoiico , e col pennello ne unse la snperficie.
]Ma con questo tentativo , ne si vide alterato il colore , nfe
comparvero i sospirati caratteri. Sembi'6 piuttosto j>iu favore-
vole il c,ns cloi'o all' azioae del quale essendosi posto un fram-
lueutiuo di Pa|>iro , vi traluce^ano alquanto meglio le lettere :
ma ben si scoi-se , che questa agevolazione noa era praticabile in
grande , ne seuibrava di norabile interesse.
Dopo tutto CIO rirornossi al nietpdo antico , e questo si esegui
sino air ultimo giorno delta sua diniora in Nnpoli Solamente
talvolta in vece di uiettere acqua nell' ictiocolla , vi si infuse
un tantino di etere , clic acrelerava il distaccaniento de' fogli ,
anco quantlo seuibravano a cio nluttaiiti. Si corse anrora all' espe-
diente di soffiiire sulla supcrlicie del Papiro coll' aria calda ,
cioe coir aria atuiosferica , clie pa>si da una vescica j>er un
tube metallico riscaldato , nia si conobbe die cio non dee farsi
coil sovercliio impeto , perche porterebbe via la materia pajii-
racea troppo delicata, e perclie farebbe corrugare la jielle, e la
staccherebbe dal suo Uiogo. Questo ajuto serve solamente ad
aiuujollire la colla quando per essersi troppo iuduriia rendesse
iucomoda o diHicile 1' apertura. Tutto il lin qui detto e il
risultauieuto auche di altri siggi di ininore nllevo che io tras-
curo di uoverare , e di cui fiu da' primi monieun si conobbe
r inutilira. Tali sono la resina di leguo santo , ed il mas lice che
si sciolsero nell' alcool ; la gomma elastica scioha uell' etere
solforico ; la soluzione alcoolica di potassa pura mescolata a
quella di goinnia elastica, il cloro asciutto , il gas atnmonia-
cale ecc, delle quali cose fu fatta prova niente nieno , die sopra
ventisei Papiri , che il sig Davy a suo talcnto ha scelti, nia
ventidue gli ha lasciati a uiezza via senza coiu]iirne lo svolgi-
mento , alKdando alle persone df U' olFicina 1' incarico di pi-ose-
guirlo. Dopo tanta liljeralita e sofi'erenza parti assai scontento ,
e pid volte si lagno che gli erano dati Pajiiri senza cai'atteri.
Fraiimienti teniu , ed aflatto inutili si ottennero si da' gveci ,
coii.c da' latini voluini; se ne sono ricavati sessantasette , de' quali
soltauto trentuno si conservano nella olhcina ', luentre cgli avendo
prome=iso di ivi lasciarli tutti, nondiiiieno porto seco gli altri,
bench^ ne avea fatto fare le copie a penna riuuendole in un
libro per presentarlo a Londra.
Era pero uiirabile la felicita di un grecista*, che seco reco ,
neir intendere di che trattasse il Pajiiro , aiiclie daila lettura di
pochissiiue parole Cosi per esempio in uii fraifiiuento di Papiro
iatino avendo letto dixit , capi che questo contenesse una storia j
in un greco gli ruisci di leggere (pvaiv il/vxriS aysX'"" > ^ si as-
sicuro , che era o))era iiloootira ; in un ahro riti-ovando alcune
paroline , die potevano ridursi a porzione di versi gianibiri
imiiuri , asseri che era un componinieuto dramiuatico ; sebbem;
per la contmuazione^ delle righe dovcsse ricono.3cervi8i piuttosto
TAKTE ITA.LIA.NA. II9
una prosa. Lesse altrove le parole 7ni axa, e volea trovarvi
un' accademia , ne depose mai il suo pensiero , coiueclie fosse
aiumonito che la lettera la quale segulva ad axa non era cer-
taniente ua 3. Avrebbe parimente desiderato di avere una colonna
di ciascun Papiro , che coaserv<isi gia svolto nella officina , per
dedurne un catalogo degli argomenti di cui tratcano , ma questi
essendo stati gia letti da qiiegli interpreti coii maggior agio ,
potranno essi dire piu sicuraiuente clie cosa contengouo , e
qualora bisogni darne ragguaglio.
Del runaiiciite , clie che sia di cid , deesi certauiente lodare
il valeute chiiuico , che riuui tutti i suoi sforzi per rendere alia
repubblica letteraiia le opere antiche , di cui )3iangianjo la perdita.
Se poco migboraiuento egli ha recato al metodo aiidco ; e se
non gli e ruiscito di far leggere alcuua pagina nuova , non e
derivato da mancanza d' impegno , ma solauience, come crediamo ,
dair infelice condizione di que' raanoscritti.
Sqnarcio di lettera in data di Blantova 20 aprile
1820 al direttore delta Biblioteca Italiana.
Neir Appendice al suo proemio di quest' anno non lio veduto
accennata la scuola di mutuo inseguamento qui stabdita dal
nostro sig. conte Gio. Arrivabene , gia numerosa a xjuest' ora di
iSo fanciulli di povere fauiiglie , oltre tutti quelli dell' Orfano-
trofio de' maschi presso cui e attivata. La nostra gazzetta ne ha
fatta menzione nel suppleniento sotto il numero 12. L' artico-
letto steso con bel garbo teruiina con c[ueste parole :
u. Noi intauto fai'emo plauso alia filosoila di queUi che non
invaniti dalF aura di fortuna che li circonda, intendono Tauiiuo
ad utili occupazioni e steudono provvida la niano a chi ha tanti
diritti alia nostra beneficenza , e dimostrano , per quanto e da
loro , non esser ultimo affetto la carita della Patria , nome pre-
zioso , che non scende cuai senza palpito di commozione nel
more de' buoni.
Ho V onore di essere , ecc.
A. B.
liiO
APPliNDICE
Flora Italioe superioris
Collectio stirpiuni in Italia superiore sponte nascentium.
Centuria 1.
A,
.DEMPTENDO quanto abbiamo promesso neiraaiiunzio
<li detta tlora , insei-ito ia cjaesto Gioraale tomo lo.",
pac'. 287 , riportiamo i iioiiii delle piante della prima
centiiria della Tlora pubblicata dal sig Giorgio Jan,
professore di botanica iiell' Uiiiversita di Parma.
Salicoenia herbacea L.
fruticosa L.
SvF FRENi Afiliforinis'?>^\\a.vA'\..
Veronica orchidea Graatz.
• serpfllifolia L.
. chamoedris L.
lati folia L.
" agrestis L.
• filiforms Smith.
■ arvensis L.
■ hederccfolia L.
ScHOENUS mucronatus L.
SciRPVs palustris L.
• mucronatus L.
anruius Allioai.
FhalARIs arenaria Willd.
utriculata L.
Alopecurus agrestis tL.
PoA niesastuchjia Koeler.
festucccforinis Host.
Festvca ciliata Link.
heterophyila Host.
£ ROM us mudritensis Vahl.
Lagurus ovatus L.
Globularia cordifolia L.
LiMNETis punzens. Persoon.
Galium rotundifoliwn L.
Plantago cynnps L.
arf-naria tVaklst. Kit.
Valantia glabra L.
Myosotis sparsiflora Miknn.
Cynoglossum pictuin Aiton,
Androsace maxima L.
Primula elatior Jacq.
acaulis Jacq.
Lysimachia punctata L.
ncmorum L.
Campanula bononiensis L.
Phyteuma orbicularis L.
LoN'CERA caprifolium L.
ZizYPHUs paliurus Lam. «,
Viola montana L.
■ lactea Smith.
Afocynum venetuin L.
Salsola trigyrta Willd.
Pvpleurum odontites L.
ToRDYLivM maximum L.
Selinum cordifolia L.
Sesexi selinoides Besser.
CRITHMV14 maritimuin L.
PARTE ITALIANA.
Thlaspi alliceum L.
perfoliutuin L.
121
Seseli elatttm L.
Tamarix cermanica L.
4^ SINE media L.
D BY PIS spinosa L.
LiNVM viscoswn L.
hirsutum L.
i ^allicuin L.
-^ strictwn L.
G^i^A'Tift's nwalis L.
Leucojum vernuin L.
JuNCVs acutus Scopoli.
capiCatus Willd.
LvzuLA CiWipestrisWi Id.'En.
Chlora perfoliata L.
PoLiGONUM arenarium Kit.
Waldst,
SiLENE sericea AUioni.
Arenaria serpyllifolia L.
marina Smith.
Cerastivm manticum L.
— — brachjpetalum Des-
portes.
POTENTILLA hirta L.
Adonis miniatus Jacq.
Ranuncvlvs hulbosus L.
falcatus L.
Helleborvs hyemalis L.
Myagrvm perfoliatum L.
E pure uscita la prima centuria dell' Erbariwn portatile :
e ne sono in pronto alcune altre.
Ora ehe e scaduto il tempo prefisso per le associazio-
ni , il prof. Jan ne ha accrcsciuto il prezzo , stante le
molte ricerche , per cui pochi esemplari rimat)gongli an-
cora disponibili.
Ogui centuria della Flora costa . . lir. 25. co
dell' Erharium portatile . v 3o. oo
Iileni. tecnicum georgicum. . "26. 00
/lie,//, toxico-medicum . . >» 36. 00
Iberis unihtllata L.
Alyssvm montanum L.
Cardamine hirsuta L.
Sisymbrium poly ceratium L,
Arabis Thaliana L.
Genista diffusa Willd.
sylvestris Scopoli.
■ germanica L.
Ulex europceus L.
Orobus tuberosus L.
HippocREPis comosa L.
Er um utraspermum W..
Cytisus sessilifolius L.
CoRONiLLA coronata L.
AsTRAGALVsmonspessulanus'L.
Trifolivm incarnatuin L.
Medicago marina L.
Crocus lineatus M:hi.
Centaurea rupestris L.
solstitialis L.
Cyperus flavescens L.
Drab A verna L.
muralis L.
Alsine media L.
Valantia Glabra L.
laa APPENDICE
Al sig. Direttore della Bibliotcca Italiaiui.
N,
el numero 49 della vostra Biblioteca Italiana trovansi
le segnenti sentenze ( pag. 7 ) : " Gia da qnalclie tempo
'I 1 niigliori poeti , i niigliori prosatori italiani tioii sono
•/ di Toscana •» (i). II popolo di Toscana e qiiello che
» in Italia parla meglio , i letterati qneili che scrivono
•' peggio » (2). Indi per prova di queste cortesie ri-
portasi una dedica di tale Francesco Antonmarchi , corso
di nascita, chirurgo di professione , e di tal nltro Fran-
cesco Mattei, tiitore degU eredi Mascagni; e couchiu-
desi roU'assionia; a Non esser vero adunque
'; Clie quattr' occhi assai piu veggon di due » (3).
Per terminare una volta queste annuali provoc:izioni , pre-
govi a dare un momento di udienza ad un Anonimo Toscaiio,
che se non sara tanto dotto, sara per la Dlo grazia piii
educate ed urbano deW Anonimo vostro Fiorentino (4).
(1) Non ci sl.imo acci.iti a scr'iTcrlo prima, di averne ben ponderata
la materia. Abbiamo scorsa' rol pensiero la storia letteraria della Toscana
e del rimaiiente dell' Italia nel secolo XVIII e XIX, e dal confronto
dc' fatti abbiamo troTato che la cosa e veramcnte cOii. Xoccava a voi
Vesporre i fatti che smentisccro le niie asserzioni.
(2) Me ne appcllo al s;ludizio d' tuttj i ietler<iti d' Italia e de' pocbi
buoni scrittori delJa stessa Toscana.
(3) Ho fatto prima 1' analisi degll Atti dell'Accademia della Crusea e
della Lettera dedlcatoria del sig. Arcicouiolo di cssa , la (juale siccome
fattura del Prcsldcnte del corpo legislativo della lingua, dovea es?ere un
capo d' opera di elegania toscana o italiana. Che pol 1' Antoramarchi sia
corso di nascita cio poco importa , giacche come vol confessate , non e
corso il Mattei sottoscritto alia dedlcatoria delle opere del Mascagni ; e
un fiorentino dovea avere buon naso per fiutare le sconcordanze ed i
madornali spropositi ond' e ingeinmata quella "dedlcatoria al Principe reg-
gente d' inghilterra posta in frente ad un volume stampato con tanto
lasso ed abbellto di tante e si magnlfiche incisioul.
(4) Parlate. Sono tutto orecchl per ascoltarvi ; ma non dimcnticate che
il secolo de' parolai e passato , e die oggi non si hanno per buonc clif
le cose cd i fatti.
PARTE ITALIA.NA. 123
TPoiche io faccia di tutta Italia , ed in uii giornale ,
ch«" merce dei vostri talenti e della protezione di cotesto
Governo e divenuto il priino d" Italia, si altamente ac-
cusate la uitera nazione Toscaiia, noii dubitiamo , che
dellf accuse vostre riferir una volta vorrete , come disse
TAlfieri, dimostrntivamcnte il perche (i).
Le semplici asserxioui non giovano. Voi pronuuzlaste
quel PegG'O, il quale contenendo in se mala qualita ,
ragion vuole che proviate quali sono i vizj de' nostri
scnttori, paragonati coi pregi de' vostri. Assai tempo sia-
mo siati pazienti j e pur forza che questa causa sia decisa ,
ed il tribunale esser debbe quelle della ragione , ed il
vostro. E con Gducia ci presenteremo a quest' ultimo ,
secondo 1' esempfo di quella donna Maf edone che a Fi-
lippo si appello di un giudizio di Filippo stesso i storia
assai nota , si che basta il ricordarla (a).
Ma prima di tutto permettete che vi faccia una di-
nianda. Credete voi che sia pregio di gentil animo , e
prova di buona fede il rimproverare ai Toscani quelle
dieci frasi male infilzate nella DedICa. AL PrincIPE Reg-
GENTE del prodromo del.Mascagni , e scritta , per quanto
mostrano i nomi , da un corso trinciator di cgdaveri , e
da un tutore di pupllli , che mostrasi la, meno per la
gloria del morto , che per la speranza del dono ;, che
( 1 ) Doiuaudo perJono. L' accu=a pccca di calunn'a. La intera nazione
Toseana e anzi rispettata e lodata. Ho detto a pag. 7 del mio proemio —
Sono nondimcno infinitl i vantagg! che rimangono alia Toseana per mante-
nerc in fatto di lingua la prirnazia che a lei si vuol confrastare da alcuni,
Gli errori del suo vocaholario non provano nulla conlro di essa . . . e a pag 8.
Tiitti gf Italiani avranno hisogno di ricorrere alia Toseana ece. . . I nostri
dialetti non sono per lo piii che sforpiature del bel linguagglo toseana ece. . .
La lingua scritta , la lingua de' letterali d' Italia si jiarla pin comvnemente
e meno corrotta dal popolo di Toseana che da qualimque aliro popolo di
questa penisola, Il popolo di Toseana e quelle che in Italia parla meglio , i
lelterati quelli che scrivono peggio ece. — Chiatnate voi questo accusare la
intera nazione Toseana ?
(2) Giacche le semplici asserzioni non gioyano , perche non niettete voi
innanzi che delle asslrzioni ? Ma se mancate di ragioni , non maneaCr
di urhanita , e questa mi obbliga ad ascoltarvi fine alia fine , e giacche
mi scegliete per giudic* , mi nicritero la vostra fidncia rnlla mia gin.
stizia
'1^4 A 1' 1* E N D I C E
dal Mecenate si attendono i vivi? (i) Che direste , se
noi rimproverassimo ai Loinbardi certo soiietto di quiti-
dici versi di certo avvocato inllanese, fra i quali nan
era il ineno famoso
/( Che se Acliille vinse li Giii'lei (2) ? "
Pens ite voi die Italia tutta si ristringa a Milano , o
nel cci-cliio de'vostri cooperatori edamici? e sperate voi
che cliiari non appariscano gli artifizj di certi coopera-
tori i]nl liipsiiTio, come cliiare sono le vostre reticenze
ne!le Indi ? (3)
Voi ricordaste ( pag. no ) il Paoli , a cui deste il ti-
tolo di rinoinato , e conosciuto dentro e faori d' Italia ;
ma forse noti sapete che il suo corso di algebra e det-
tato con rara purezza di lingua ; e che ,' secondo i pre-
cetti dei grandi maestri , lo stile si mostra da per tutto
simplex munditiis ? (4)
Voi ricordaste il Franchini, ma olibliaste il Fossom-
broni, die per esser divenuto segretario di Statu non
ha perduto la qualita d' uno fra i matematici piii grandi
d' Italia; e quel che e piu uno degli scrittori piii sobrj
(1) Alto 1^ Come jjiiidice dcbbo subito esercitare la mia autorita e
concetlere al sig;. Antnmmarchi e al sig. Mattel nn atto dl accnsa per
Icsa gentilczza. Un corso trlnciator di cadaver! non e fra*e die suoni bene
c soddi.far possa 1' allicTO prediletto del grande Mascagni stato prescelto
da una socicta fiorentina per pubbllcarc i manoscritti del suo maestro.
Voi fate pol del sig. Mattel una specie di pajtpamosche che ha buttato
1' amo al Principe reg}|;ente d' Ingbllterra per rnttrappargli nn anello o
una scatula, Perche offendere chi non vi offesc ?
(2) Tl paragone non e degno del vostro discernimento. Confrontare
una voluminosa op*ra con un sonetto volante ! Con un sonetto d' alma-
nacco ' La dedica di una gravide opera , scrltta ad un grandissimo prin-
cipe snole c deve^e^sere lo sforzo maggiore che facciano J' autore o
1' editore per meglio raccoraandarsi a lui ed al pubblico. Quindi e che
la cr'tica eiusfa piu facilmente puo concedere un errore , una negligenza
all' opera che non alia dedica. Sono certo che voi sentite la verita di
qneste osservazionl c che arrossitc del vostro confronto.
(3) Se nnn vi spiegate piu cbiaro , per verit.! non v' -ntendo. Forse
quel che vien dopo porti-r-i qualrhe luce. Vedlanio.
f/j) Olicurum per obscuritis ! Che volete dire con'cio? Se avesn biasi-
Diato il Paoli come toscano , avreste motivo dl firraene carico ; ma non
fu egli da me lodato? Forse vi sembro parca la lude ? — Ah ad Empoli
si taglian le cose assal per sottile !
PAKTE ITALIANA. 125
e purgaii , come tede ne fanno le sue opere : e d't cut
canto non senza ragione iin sun celehre coarittaciino :
Vittorio , a cui con man profliga diede
II Clelo «.r acroppiar con rara unlone,
fi insiem gustar Virgilio eel Aichiraede ; ( Pign.)
Ma di scienziati parlar non vuolsi ; parlisi di lette-
rati. (i)
Voi mostraste di spregiare altamente 11 Baldelli ( per
una dedica di cui non (lebbo per molti conii favellare ),
nia r Italia sa che 1' elogio del Maccliiavelli , il Iibro sul
Pctrarca, e quelle sul Boccaccio, scritti con eleganza c
purezza , sfidano i viventi vostri piu famosi scrittori di
vite. E me ne appello al Peiticari (2).
. Voi non ignorate ( e pure passaste sotto silenzio )
che vantasi la Toscana di quelia donna famosa, a cui
fu date ( auspici un Aliieri ed un Monti 1 1 ) di sruotere
gli animi
II Ai severi difficili Nipoti
'I Di Curio c di Cammillo 1
di quelia donna , dalla cui bocca uscendo
" Piu che niel dole! d' eloquenza i fiumi "
fece invidia airAstigiano medesimo, clie dcsidero
n De'suoi carmi impensati andarne onusto :
di quelia donna , che spargeva a man piena i fieri piii
freschi di Parnaso, si die suonino per anco nella memo-
(i) Ohliaste il Fossombroni ? Volcte dire che 1' obbliai t pag. iiO ; ma
mettttevi gli occhiali che lo troverete a pag. 108. Cosi m' espriiuo. Basti
accennare il name di S, E. il cav. Vittorio Fossombroni , name cnro alle Idt"
!ere , tUle scienze ed alle arti. Chiamate ■voi questo obbliare ? Vero e che
io potera nopiiuarlo , anzi avrei dovuto nomiuarlo anche fra i primi
materaatici , e vcleva farlo , ma peni^ai in quel moraento 'p'" .11' uomo
di Staio che alio ecienziato , e mi tratlenne il pensiero che le lodi date
ai ministri sono sospelte di adulazioue. Se questa e culpa , io mc ne
confesso e voi perdonatela. 11 caso non e de' riservaii.
(2; La vostra rcticeiiza intorno alia dedica del Baldelli e cento volte
piii ingiuriosa delle mje critiche fatte con lealta ed all* aperto II diffi-
cile fta nel combinare qnesta stoccata colle moiiie che vengono dopo.
In ogni modo voi convenite coUa giastezza delle niio critiche sulla de-
dica e suite C05e del Baldelli contcnule negli Atti dell' Accademia della
Crasca. Le altre cose del Baldelli che voi qui nominate con lode sa-
ranno sttipende, e me ne rallegro , ma esse non entrano no' jnlsi giudizj.
2.6
APPENDICE
rla di chi li uJi dalle sue labbra ispirate quel versi ,
uella dlscesa d'Eiiea all' inferno:
ti Clii sei tu, grido Caronte ,
>i Che vestito d' ossa e polpe ,
» Entrp a\ Regno delle colpe ,
» Osi ardito penetrar?
'I Per la livida palude
>; Alternando al petto il renio,
>t II iiocdiier del guado estienio
>> La pigi"' onda valico :
E nell'addio di Ettore ad Andiouiaca, con rara e felice
imitazione del Tasso ,
,( Balbettando il uome d' Ettore
<> Con la lingua ancor di latte,
y> Piange il misero Astianatte ,
» Ed aucor non ,sa perche !
E nel giuramento d' Annibale :
i< Sin da bambino appresi
>; Giacer sul terren nudo ^
» Mi fn origlier lo scudo ,
)) E mi fu tetto il ciel:
c cento e cento altri, che mostrano a clii ha cnore ed
orecchi il suo rarissimo valore : di quella donna in fine ,
che nelle sue RlM£, di cui pubblico due volumi , nulla
ha da invidiare alle Vittorie Colonna, alle GaSpare Stampa :
e mi fa guarentigia di questo giudizio Tale fra i Lom-
Ijardi , il cui nome non si ricorda senza riverenza ed os-
sequio (i).
(l) A co^i bello 5qnarcio di oratorin cloqucuza ri^pondero rinicttendomi
a tutto cio che si e detfo siiU' argomento degl' impro»visatori alja jiag 365,
torn. IV della nostra Eiblloteca. fla giacche voi considerate cosi gran
tesoro gl' iniprovvisi , io daro alia vostra Bandettini un compagno che
sari degno di lei , e 1' autrlce della Teseide non isdegneia di salire sul
rarnaso coll' autore della Monteide , il celcbre objte Lorenzi , decano e
principc degl' iniprovvisatori vivenii. Aggingnero che abbiamo scmpre
avnti insigni iniprovvisatorj lombarili , e che per noi e di doppio me-
rito il poetare estcmporaneo, perche voi imparate dalla balia la lingua f
e noi coi libri , come s' imparano le lingue morte. I maggiori improv-
Tisatori di questo e del)' ultimo secolo sonO.fioriti fuor di Toscana ; e
M Toi aveste -il Perfetti , \x Fantastic!, la Corilla , il rimanente del-
PAKTE ITALIAN A. IS^
Voi stesso ( N. 47 pag. ) confessate che dura vi parve
la critica suU' Anguillesif, ed io vi aggiungo che fu in'
giuta e malis^na: inginsta, perclie liiasinio qnelio , che
siill" eseuipio dei Clflssici Scrittori oon potea biasimarsi :
maligna, perche, iiunendo con strano accozzo immagini,
prese di sopra e di sotto in una Stanza, fa dire all' Autore
quello che aon dice ^ il quale non ricusera di xispondere
quaodo il Critico, nominaudosi , mostri coUa fama del
suo nome di esser tale, quale non lo dimostrano quelle
male avvisate benclie ariificiose censure (i).
La giovinezza del Benedetti, Tingegno che scorgesi
nelle sue Hinie, dettate forse con troppa fretta , meri-
tavano qualche indulgenza (2). Ma no : il Ghirardelli
morto gia provetto, peiche Lnmbardo fu lodatissimo : il
Beiieiletti giovine , perche Toscano biasimatissimo (3).
E poiche siamo in questo proposito , poiche sembra a
Voi ( benche modifirata con un forse ) « ingiusta la pre-
/< ferenza data al De-Luca ( pag. 43. ) in confronto del
" castigato, del cultissimo Cav. Pindemonte » sappiate che
per ogai dove e in Toscana , e fuori di Toscar.a , fu ad
una conchiuso , che lo ^crittore di quell' articolo potrk
r Ilalii ebbe un Ferroni , "un Lorcnzi , un Gianni , il ducn Mollo , il
Serio di cui si raccontano niiracoli nella Revue Encyclopedique , yascicolo
<li settembre.
(i) Aclag:o , signor mio. Voi qui la f.ite da giudice , e dimenticata di
non efser che parte. Quel giiidizio fa rigoroso , ma giusto. Io I'ho mo-
Jerato nel ra o proemio , e vol anzichc darmenc merito nic ne fate ca-
rico ? Esser dura una critica non e dire die fosse ingiusta. Del merito
Jel^AnffuilIe^i come poeta decidera 1' Italia , * gli stabilira il posto che
ileve occupare fra' poeti 'vivcnti.
(2) Souo un po' lontano per leggere la fcde di battesimo del Bene-
detti , ma igno assicurato che ahbia 3o anni =ionati , e la giovinezza
a |Cno a?si
li so anni
poetica di 3o anni e giovineiza matura. Io non er.i poi obblii^ato a fa-
pere die egli avesse il coltello alia gola per iscriver versi , e biscgnava
dirlo alia prima prtgina delle «ue poesie. Voi nvete poi una maniera sn-
golare di servire ■ vostri amici: ti lagnate di'miei giudizj e confesfatc
la trojipa frelta dctl» loro composizioni , e \a poea efa , e Y indulgenza di
cui abbisognano , die e qn into cDnvcnirc nella loro med ocrita.
{') A -no tempo vi si mostferi come siete in contraddizione con voi
racdcsimo su (jnesta enpposta wiia animosita contra i Tascani. II pa==o c
notabilissimo. — -
'f^B APPENDICE
dettar precettJ di gusto e di stile qaamlo gU Spartant
avranno la prefereaza sugli Ateuiesi (i).
Dando conto del Libro del Niccolini sulla Lingua ,
chiamate I'Autore (N 44 pag. i85) uoiik) ili graiide in-
gegno : ma cio non basta. Atteiulendo il giuclizio vostro
sulla niaiiiera sua di scrivere in prosi, aivlitaineiite asse-
risc'o esser egli ia versi uuo de' huoiii scrittori che
abbia T Italia : ed Italia ci asr.olta , proiita a smentire il
mio giudizio, dove aiidassi errato. Voi per altro col vostro
sileiizio pare che lo abliinte posto in quel Peggio (a).
E linalmente , in quel vostro Pfggio eiitra un Poeta ,
che tenta di cogliere un alloro , intatto ancora snl Parnaso
Italiano , con un poeiiia , del gcnere delle Metaaiorfosi ,
a quelle che sento dire : lavoro di venti e piii anui , e
che forse vedra prima del nuovo inverno la luce. Dico
che entra in quel vostro Peggio , e come Accademico
della Crusca , e come scrittore di tarie Stanze , ove
molto castigata si trova 1' elocuzione , grande la copia e
I'armonia, di modo che generalmente appresa fosse a
memoria quella, ove in un Poemetto consacrato alle lodi
deir Agricoltura , cos'i si descrive il rispeito^ che si con-
serva pei Vecchi iielle cainpagne :
» E la senil Virtu ^ che per cittade
" Mai si sorregge suile incerte piante^
»' Fra rinsoienza' della fresca etade ,
•' E gli urti dello stuol romoreggiante •,
" Appoggiata al ba-ton l' erme comrade
» Discorre ; e spesso all' ombra delle piante
» De'costumi di pria parla e ragiona
" Al popol rozzo, che le fa corona (3).
{ Bagnoli , poemetto suU' Agricoltura )
(i) Ditemi di gr.izia , qual e V ogpetto <li questo vostro scritto? Quello
di lodare , oppur quelle di biasiniare 11 mio proemio ? Fin mii pare che
facciate 1' apoteosi de' niiei giudizj : la differeuza non coiisiste che nei
piu e ttel uiPtio^,
(a) La esprcsiione granJe ingfgwy non vi basta? Voi sicte inconten-
*abile. Sono certo che e troppo per la modestia del sig. Niccolini.
('^) Questa e nuova e non me 1' aspettava. Perdonate 5 ma a me par*
cli* un poeta il quale tenta di cogliere un alloro e non 1" abhia ancor
colto sla tra le co^b future conllngenti , le quali ragion vuole che non
si confondano colle presenti e colic passate. Voletc voi biasitnarmi dri
non aver compreso fra' buoni scrittori un poeta ch« non conoscete finora
PARTE ITAHANA.- 129
Or concludcndo , siatemi cortese di rlsposta alia se-
guente diaianda : Se n' eccettuiamo il Monti e il Pinde-
iiionte ( i quali e per le loro opere , e per la loro eta
appartengono al secolo XVIII ed ai quali avrommo da
opporre il Fantoni si elegante, si arnionioso , e morto
si giovine ), credete Voi d' avere in Lombardia a dozzine
e dozzine Poeti , tanto lontani in altezza di merito dall'An-
guillesi, dal Bagnoli e dal Niccolini ( e fra i giovani
dal Benedetti), si che stiano in cima dei colli ridenti
II Tra i fiori assisi alio spirar dell' aure •,
mentre questi avete cacciati in fondo dei pantani ■ a
gracidar coUe ranocchie ?, tale essendo la diflferenza che
pnssa fra il Meglio e il Peggio da voi si stranamente,
e quasi direi poco urbananiente pronunz'ato ? E ben dissi
a dozzine I Poiche non ofFrendo la Toscpna che un decimo
di popoiazione , correspettivamente ai Jlegni e Ducati di
Piemonte, Lombardia, Venezia, Parma, e Modena , coUe
Tre Legazioni , ne viene per semplice e indubitata con-
seguenza , che quando avrete mostrato di avere
1. Dieci scrittori di scienze come il Paoli i
2. Dieci altri come il Fossombroni \
3. Dieci Prosatori come il Baldelli ;
4. Dieci Poetcsse come la Eandettini ^
5. Dieci Poeti ( per mediocri che siano secondo il
parer vostro ) come il Benedetti e 1' Anguillesi ;
6. Dieci altri ^ che abbiano date prove di scrivere
poeticamente come il Niccolini e come il Bagnoli, e che
come quest' ultimo abbiano ciascuno un Poema preparato,
di Circa 20 Canti, per vedere la luce ( e qui gt-nerosa-
mente vi dono per giunta il vostro Anonimo Fiorentino ),
quando cio mostrerete in faccia ad Italia tutta , con
I'Elenco di ottanta Scrittoi'i Lombard! ben conti . . . ,
allora .... allora saremo del pari : e vi converra pro-
vare di averne altrettanti migliori, onde venire alia
che voi , e tli non aver nomiiiaU> un poema tennto chiuso ed inetlito
nello scrlgno del suo autore ? Sarebbe lo stesso come se io ponessi in
couto (leir attiviti de' miei capitali il guadagno di un terno al lotto , clie
uscira all' eitrazione della settimana ventora. Quando il pr.emetto del
sig. Bagnqji suir agricoltnra avra veduta la luce ne parlercmo ; Cnora
nou possiMn giudicare che dell' ottava da voi rlportata, la quale e de-
bole prova del prono5ticato portento.
Bill. itai. T. xvin. 0
l3o A P 1' E N D I C E ,
tprril)il tlimostrazione di quel vostro mal.inguratissitno Pec-
GIO (i).
Ma qui gi;i nnn fiulsce , aiizl til qui comincia por Vol
la bisogiia (2). Iiinanzi per altra di darle piincipio , per-
niettete che lichiami ad esame un' altra vostra seiitenza.
Trovasi essa alia pag. 7 d<>l vostro N. 49. « II privilegio
» ( (li giudicar della lingua ) e omai scappato di niano
» alia Crusca vivente , e qiiesto non gia per nequizia
t> de" tempi ran per colpa UNICAMENTE de'suoi let-
t> terati , e sopra tutto pel lungo sonno delTAccade-
» mia (3). )> Se alcuno far vi volesse 11 pedante, non so
come uscireste da quell' espressione di Crusca vivente ,
perche la Ciu&ca , propriamente e la buccia delle blade
(1) Chi t' ha in.ej:nnto a conf jndere i morti coi vivi in cosi strana
maniera ? Avete voi cotl pre to dimenlicato che i colpi spietati Jel
cav. Monti contra il vostro tribunale della Crusca Jatano del i f 1 7 ?
Ignorate voi che la traduzione dell" O lissea del cav. Pindeiuontc , il piii
gran lavoro ch' egli abbia fatto , e giunto appena al sao termine e sara
puijblicato in que-t' anno se 1' incontentabile svia lira^ non vi porra ul —
tcrlore ritardo ? E co-i alia buona voi fjte qoesti due illustri poeti ap-
partcnere al liecolo passato , mentre vivono tuttora , e mentrc il secolo
in cui siam > ha gia percorsi rjuattro Itistri ? E lutta questa siiraechia-
««ra per contrapporre a questi due vivmtl 11 vostro Fanton; , il quale
jier giunta non e toscano , ma di Massa Carrara? Qiiesto svela troppo la
vostra miseria. Ma se adoperate il Fantoni per far contrapposto a' no-
stri viventi , chl vi re-tera da contrapporre a' migliori poeti d' Italia
gia morti in qiiesto seculo o nel passato? Chi contrapporrete ai Savioli,
ai Stilandri , ai Frugoni , ai Rolli , agll Spolverini , ai Maiclieroni , ai
Varano , a Mazza , e segnatamente al Pariiii ? Ma c dove lasciate fra
poeti viventi I'Arici? Contrapporri-te voi alia sua Pastorizia , al suo Ulivo
"« poema preparato da circa 30 canti per vedere la luce ? Prima di slan-
ciare queste asserzioni bisognava dare un' occhiata alia sturia nioderna
della letteratara d' Italia. O voi siete piu giovane del Benedetti, o voi
scrivete con pin fretta ancora di lui. Qiianto al voitro computo di tanti
diecl^ esso pute un po' troppo di calcolo decimale , ma voi ne troverete
la risposta alia fine di queste postille.
(a) E tempo che cominci, perche finora veramente m' a^ete poco per-
suaso. V a'colto con desiderij d'esser convinto e di presentarvi io stesso
la palma della vittoria.
(3) Vi riconfermo questo mio giudizio al quale ha fatto cca0a questa
ora tutta Italia. Per non interrompervi rimettero le mle prove alia fine
di queste postllle.
PARTE ITALIAN A. l3l
ftiacinate i viventi sono i Weinbri di quell' Accademia ,
die drtlla Crusca preade noine \ ma queste sono inezie ,
e veiigo al s.ibietto (i). Siete verameate certo the tutta
Italia la pensi come Voi? (2) lo ne ho qualche duljljio;,
e cosi prendo a r.igionare. Niuuo in Italia potra certo
vantarsi di saper lingua quanto il Sannazzaro, e molto
meno quanto 1' Ariosto : e bene, aprite 1' Apologia di
Dante di Cirlo Lenzoni, e leggetevi poste in bocca al
Gelli le seguenti parole ( pa^. aS. 26. ): « 1' uao in
" Najioli aveva tanto piicere e giMzia quanto egli poteva
)> godersi la «;oaversazioae e i ragionaiiieiiti de' Fioreniini ,
>> da' quail trasse iiiialmente non poca utilita, e molto
'/ oaorata : 1' altro in Firenze , dr)ve egli steitt DUE ANNI
i> a questo fine ( di bene appi'endere, udeiidola parlare ,
;' la lingua) , se ne dolse piii volte con Francesco Gui-
» detto amicissiiuo suo e nostro , e pero invito lui e
" molti altri de nostri Toscani alia correzione delle oppre
» sue ! 0 E cio faceva ua Ariosto 1 e dcU' affetto suo ,
della sua stima pel Guidetti lie son prova quei versi del
Furioso :
<i E Renato Trivulzio e il mio Guidetto,
)) E il Molza al dir di voi da Febo eletto. >» (3)
(1) Voi vnbreste farmi insuperliire coll' jmlui-nu a creJei-e cli' io sla
un buono scrittore. Iinperciocehe se un ciiiico niinuto come voi siete
tnlla sp.id.t sfujerata contra il luio proemio noii vi ha trovata che que-
sts maccliia , forza e credere che il mo proemio in punto di lingua sia
un modello di pcrfczione. Questn e la consec;iienza che ue tira il mio
amor proprio ; ma la ragionc me ne bi-biglia due altre all' orecchio ,
cioe , o che voi siate in falto di liiigna ancor giovaue , oppure che
siate di una urhanita e di una indulgenza maggiore a tutle le inJulgeuze
pleuarie. Prima di scrivere crusca vivente cl ho pensato , e 1' assioma che
la brevita unita alia chiarezza sia il prim > prcgio , come il primo biso«i
,gao , uelle lingte, iii' ha fatto preicindere dall' esattezza meta&ica. Scri-
vendo e parlando ugl' Italian! prefcriro sempre 1' espre.-.sione Ja me adot—
tata , ma quando scrivero a un Toscano di Empoli , invece di dire la
erutca vivente, vi prometto di profittare delta vostra definizione e di dire
j» menthri viventi )dell' Accademia delta, buccia delle biade macinate.
;. (2) Ho gia un fascio di lettere da ogni angolo d' Italia che mi com—
prova esser tale V opiaiuue generate. Desidero di udre da voi delle
buone ragioni e dei fatti die mi mostriuo esser io c 1' It.ilia In errure-
, (3) Non m' aspattava 1' autorita dell'Ariosto a propn^ito della crusca
^wivente c del suo lungo sonno uel secolo XVUI e XIX. L' Ariosto a' mit'
l3a • APPKNBICE
11 gran LodoVico aclunque non sdegnava di sottoporre i
«uoi inirabili versi ad un Toscano , clie sarebbe presso-
che ignoto, se dato nome ei non gli avesse nel Furioso !
E pure questo Toscano ( ammettendo che i present!
Accademici della Crusca donnano ) non era desto allora
Me piii ne mono di essi 1 E perche dunque ? Per la ra-
gione che vi arreco , onde convalidar questo esempio :
perche nei libri non ci e tutto ; che se tutto ci fosse , un»
de' vostri piii gentili e dotti cooperatori non avrebbe
chianiato Dante fazionario , in vece di fazioso , tratto
in errore dalla derivazione. Ne cib vi noto per iniputarlo
come gran colpa a quello scrittore ^ anzi egli e uiio di
quegli , che i Toscaai amar debbono piii d' ogni altro
^ ed egli intende il perche )i lo noto solo perche 1' Ita-
lia vegga che veniam damusque pftinmsque vicissini. (i)
Sicche, tornanilo al propositi.), non credo che Italia pen-
sera di togliere alia Toscana la supremaria della lingvia,
di qualunque merito siano i letterati di essa , finche la
lingua itaiiana sara vivente , e vivente e parlata soio ia
Toacaaa (2).
tempi avrebbe detto lo stesso di me , ed io nel secolo XVI avrei detto
lo stesso di lui. Ma se le cose fosiero oggi come allora , voi avreste
fra' viventi un Leon X , un Ruccellai , un Guicciardiui , un Macchiavelli >
tin monsi'inor Della-Casa ecc. ecc. , e fra gli uomin' jllustri del secolo
poc' anzi scorso avreste avuto un Pantlolfini , un Poliziano , un Polci ,
un Amer'co Vespucci , un Leon Battista Albert! , un Leonardo da Vinei
c tanti alfri. Dove sonn nel pre*ente e nel passato sftcolo i nomi che
richiedano la stessa riverenza dal rimanente d' Italia ? Avete voi sapnto
«o<ten»re la vostra ripotazione? Perche non provare co' fatti e cogli
^sempj che il lungo sonno iniputatoTi da me era una calunnia ? Io vi
provero invece che fu ed e una verita incontrastiibile.
(i) Dite veniam petimtisque damusque vicisslm , altrimenti il verso non
r*gge al martello della prosodia.
(2) Che a bene imparare la lingua itaiiana giovi dimorare in Toscana
e addimesticar;! col popolo di Toscana , 1' ho detto io prima di voi in
piii luoghi e 1' lio ripetuto nello stesso mio proemio alia pag. 8. L'Alfieri
non solame.^te lo ha detto , nia lo ha fatto , I'Alberti di Villa-Nova e
"venuto auch' egli a stabilirsi in Toscana per dare opera al suo gran
Tocabolario J e se io avessi in animo di consacrare il resto de' mjei giorni
alia prefessione tumultunsa delle letterc piutfpsto che al silenzio paciCco
di una vita ritirata , Tcrrei a studiare in Toscana ed a cogUere sal labbra
PARTE ITALI\NA. l53
Ma veniamo liaalmente all' oggetto il piu prlnclpala
di questa mia » tteruccia. Assidetevi flel tribuuale , tt
spogliandovi per uii momeiUo degU antichi paani i e bea-
che armato di quell' autorita , che vi danno i vostri ta-
leoti , le vostre nozioni , ed arinato soprattutto della ne-
cessita di difendere quel Peggio ( che in vero potevate ,
se noa altro, per atto di cortesia , ritenere aaco un po*
nella strozza ) ascoltatemi. Solo ed inerme al vostro tri-
buuale io mi piesento, se non che
<( Sotto I'usbergo delle vostre carte. »
L' udieuza incomiacia : gli spettatori son molti : i buo,
ni uditori son pochi : niuno fra gli avvocati mi e cortese
del suo ministero e veramente non hanno graa
torto , perclie nelle cause dei letterati , non v'ha da gua-
dagnare, come cantava I'Ariosto, tanto da rifarsi la toga
quando ragna (i).
Esposta adunque raccusa, quale si e veduta, ne'pre-
cisi termini vostri =
Il popolo di toscana £ quello che ik italia par-
la MEGLIO, I LETTERATI QUELLI CHE SCRIV05I0 PEGGIO j
Jo coi 2 0 ultimi numeri della Biblioteca Ttaliana alia
inano, per ordine dl tempi, apro , e leggo :
N. XXV. pag. X. « Merltano di esser distinte fra le
» produzioni del iSiy le satire del cav, d'EIci , le quali
n se lasciano desiderare alquanto piix di fluldita nella
» versificazione , sono pero animate da un certo frizzo
» sentenzioso ed epigrammatico, che le fara sopravvi-
» vere ai morsi dell'invidia, e le fara giungere alia po-
>/ sterita : — e nel n." 27 ( pag. 5i ) « Satire adorne
>/ di tante bellezze , che sarebbe villana ingiustizia, e
» illaudabile indifFerenza il non averle per degne di es-
n sere particolarmente commendate.
N. XXVIII. pag. 59. « Pensa modestamente ( il Ro-
» sini ) che non si possa oramai con sonetti, capitoli e
del popolo i fieri della toic.ina favella. Ma c!o non iscasa , an2i rentle
piu colperole il li/ngo snnno ile" letterati toscani , e specialmente ilegli
Accademicl viventi della iuccia delle Hade maciaate.
(i) Per amor del cielo spicciatevi. Finora non furOBO die prirole ;
Ptrha , rerba , pratereaque nihil. Veni«mo ai fitti.
l34 • ,\ P P E N D 1 G E
» canzoni passare alia postenth .... mji cio stesso toi-
*/ na ad elogio del sig. Rosiiii, al quale i due volumetti
» di srelte pnesie consentuno urr alloro fors' anclie iiii-
» mortale. » E pag. 91. " Noljilissnno , imniaginoso ar-
»; gomento (La gara d' Omero e d'Esiodo) svolto coa
>/ rara felicita ed eleganza in uu mcti'o , ncl quale po-
>/ clii sono eccellenti, e il sig. Rosini e fra i pochi. i>
Cammiu facendo m' imliatto negli Accademici della
Crusca; e poiclie ad essi attrihuite la causa della nostra
decadenza , ognua s'imagina che i giudizj , so non ia-
giusti , saraiino almeno d' un estremo rij;ore. Udiamo.
XLI. pag. 167. (I Tra le memorie ( degli Accademici
/; della Crusca ) alcune son DTGNE VERAMENTE di quel
31 corpo di savj, e della Toscana ( nota elogio 1 ) o coin-
» mendar si voglia la purezzi del liuguaggio e T elegante
>> semplicita dello stile, o I'esattezza delle ricerche e
>> rutilita dello scope, u E quelle aZcune pare che siano
le seguenti.
XLTI. pag. SaS. n Sono in^rito interamente suo ( del
Sig. Zannoni ) 1' ordine col quale 11 discorso di lui e
» disposto .... la disinvolta maniera dell' esporre , e
)/ la purgatezza della lingua e dello stile , sciolte amen-
» due di qualunque afTettazione . . . Tutta sua ne sia
» dunque la lode , e noi volentieri gliela tributiamo. »
— pag- 335. i< La giustezza del criterio e del ragio-
» nare ( del Sarchiani ) si mostra compaguo alia purezza
» della lingua e alia fluidita dello stile.
— pag. 329. " Essa (la Memoria del Sig. Ferroni ) e
» breve 5 EEN distesa , e a parer nostro giustissima.
XLIIL pag. 29. " L* Autore ( delT Elogio del Cocchi
r or or raancato alle lettere ed agli aniici , D. Giovanni
Lessi ) mostra in esso uiolta perizia di lingua , bella
/( disinvoltura di stile.
— pag. 3o. /( Questa e due altre lezioni ( del sig.
» Fiacchi ) sono tra le piii NITIDE e sensate scritture del
» present e volume . . . E lo stile e la lingua di lui
n sono eleganti senza afFettazione, e seniplici senza scur-
>/ rilith. II .sig. Fiacchi e uno dei pochi odierni Scrittori
» della Toscana , le opere del quale saranno lette e gu-
" state anche aliorquando avra finito di scrivere. >>
Terminati gli Accademici , vengono altri.
N. XLIX. pag. 22. « La piu diflicile , e nel tempo
" stesso la piii ardita fra le traduzioni d' Omero ia
P\RTE ITALIANS. l35
.; ottava lima del sig. Mancini , e per molti titoli prege-
)> volissirua.
— ib. « Quella di Anacreoate e di SatFo del sig. Ca-
i; selli splende a un tempo per elegaiiza poeiica, e per
»> venusta tipogralica.
— pag. 58. " Con disceruimento (a proposito del-
>i V Angeloni hiasimato ) scrisse il inarchese Lucchesini la
)t Storia delta Confederazione Renana.
— pag. 26. «, Venusta (quella di scrivere iii versi
latini del Gagliuffi 1 ) f'elicemente emulata dalla tradu-
» zione italiana (dell'idillio Navis Bagusina ) del aigaor
31 Lazzaro Papi ; " Elogio trascendente , riflettendo al
raro nierito del Gagliuffi.
0<Tnuii sa clie i nominati fin qui non sono i soU
scrittori ( giacche manca fra gli altri il Pananti , agli
Epigrammi del quale non so che cosa avreste da op-
porre ) o buoni o mediocri di Toscana ; ma poiclie soa
pur queste le vostre parole , debbono essi soli formare
i Documeati d' un Processo, die si Tigita dinanzi al Tri-
bunale di Voi stesso. (i)
(i) Che cosa iiiteudete che proviiio le voitre citazioni tolte d.iUa mia.
Biblif'teca ? Una cosa sola , a mio avviso , cioe , che ne io ^ ne i miel
collaborator! fummo auimati $;iammai da alcuna sorta ili rivalita nozio-
nale contro de' Toscani , ma che auzi compartimmo lore la lode quaa—
tunque fossero Toscani , ed aggiugnero Toler io senipre che si pecchi
piuttosto neir allargare che nel ri,tringere la mano ^ appuuto per allun—
tanare ogiii soipetto di animo^ita. Ma dopo tutte queste lodi tolle dalla
mia Biblioteca in f<tVor dt-oli scrittori toicani , come uscirete voi da]
laccio che vi siete teso da voi stes?o , diceudo sotto la pag. 5 del vo-
stro opuscolo — (7 Chirardelli perche lumkardo fu, ludathsimo , // Lenedetli
perche toicano hiastniatisslmo? Eccovi la soleniie contraddizione che ho
promesso di mostrarvi colla mi.i noia 3 alia pag. lay. Non fu dunque
la patria del Benedctti , ma la sua nicdiocrita , o secondo voi , la sua
fretut, , die fu da noi censurata. Veneudo poi all' analisi delle vostre ci-
tazioni, credete voi che i letterati d' Italia e di fa"ri nellc cui mani sta
la Biblioteca Italiana vi pas-eranuo per buoui alcuni brani di lode stac-
rati dal loro contrapposto di censura? Credete voi oneste cotestc astuzie
letteraric? Dclle satire del D'EIci si e dettn il bene e il male,e voi non
riportate che il bene. — Intorno al Bosini voi fingete di non intendere
quel eORsn anche immortalr. — L'anaUsi degli At:i deW Accademia dellu-
l36 APPENDICE
Or dltemi francaniente , e coa quella imparzialita di
cui taate e taiite volte nel progresso di 49 inesi siete
nndato vantandovi; saro forse temerario se dopo aver di
nuovo considerati i vostri giudizj , e trovato In essi
giungere alia posterita , alloro forse anche immortale , esser
fra i pochi eccellenti, purezza di linguaggio , purgatezza
di lingua f venusta di scrivere , ecc. ecc. concludero che
chi pronuiiziava quel giudizj ammetteva che gli Scrittori
cos'i lodati scrivessero , se non eccelleiUemeate , almeno
Bene. E siccome, salendo su su dal Peggio , passar bi-
sogoa per tre gradi alineuo , c toccare il male , il meno
malet ed il meno bene, onde giungere al Bene positive i
ne verra per legittima conseguenza, e per regola stretta
di quella proporzione sopra notata , che per i DIECI
NOSTRi BUONt Scrittori , ne annoveriate per lo meno
CENTO degli Eccellenti fra i vostri , onde poter di-
fendere la vostra sentenza. Cento ugualmente EUONI non
bastano. Per mostrar che giusto e quel Peggio ^ convien
che siano ECCELLENTI.
E che voi li abbiate tutti in pronto io non dubito.
Senza cio , avventurato forse vi sareste al cospetto di
tutta Italia , e quasi d' Europa , a dare una si vergo-
gnosa guanciata ad una colta Nazione , che non ha mai
sofFerto di lasciarsi avvilire'? Ne attendiamo dunque I'Elen-
co nel prossimo Numero della Bibhoteca.
Intanto per altro che attendiamo e questi CENTO ,
e gli altri OTTANTA richiesti di sopra , e quei di piu
necessarj ;, poiche son tanto gofFo da ignorare ove in tal
quantita e qualita si ritrovlno, permettet« che goda Tusura
della mia stolta ignoranza.
Empoli , Martedi , ultimo del Carnevale del 1820.
Un Toscano.
Crusca ha f.itto ridere tutla Italin per non dir tutta Europa , e dalle vo-
Stre citazioni pare che io ne abbia fatta I'apotcosi. — II Mancini reclamo
pubblicamcnte coutro le censure della Biblioteca , e voi non riportate
che una frase staccata di elogio. E niettete due parole sul Caselli , due
6ul Papi , due sul Lucchesini , e loJnte voi solo il P.inanti a proposito
di stile , quando io dissi tutto il contrario parlando del suo viaggio in
Barberia , che Dio glielo pcrdoni , pcrche pare proprio tutta fatlura di
B«o <lc' tre jtessimi ierittori di £mpoli.
L.
PA.RTE ITALIANA. iSj
Signor Toscano cli Empoli,
JA vostra apologia de' letterati toscani ha tradita la mia
aspettazione , e debbo aggiugaere i miei desiderj. Perche
metteadomi vol iananzi d»lle ricchezze che io ho igno-
rate , e che tutta Italia ignora con me , avreste accre-
sciuto il patriiuonio della nostra patria comuae. Noi ab-
biamo comuni con essa gF interessi e le soUecitudini.
Cio che torna a vostro discapito torna aache a danno
dell'onor nazionale, pel quale dee essei* tenero ogni buon
Italiano. Vedete percio quanto increscevole ufficio sia per
me il confatarvi e 1' addur prove che nuocano alio splen-
dore di Toscana, che forma cosi bella , cosi illustre parte
di questa penisola. Se non che mi coaforta il pensiero,
che mostrandovi esser noi saliti a quel grado , e piii ol-
tre , dal quale voi siete discesi, 1' onore della nazione
anziche perdere ci proiitta, o almeno non si fa che to-
gliere da un lato cio che si aggiugne con usura dall* al-
tro. L' Italia nel XVIII e XIX secolo ha superati di gran
lun^a i secoli precedeitti in ogiii ramo di utili discipline,
raa la Toscana non prese in tale innalzamento quella
parte cui ebbe un tempo ^ e cui prendere dovea per con-
servare il diritto a quella primazia a cui sembra ch' essa
o la sua Accademia voglia tuttavia pretendere. — La To-
scana pare che sia rimasta stazionaria in mezzo at progressi
delle altre provincie d' Italia , e rnassimamente delle setten-
trionali. Gia da qualche tempo i inigliori poeti , i migliori
prosatori italiani non sono di Toscana; e questa verita, dura
a intendersi per i Toscani , dee aver molto contribuito a far
perdere anche al tribunale della Crusca quell' autorita di cui
godea oi tempi del Magalotti , del Salvini e del Redi ....
II popolo di Toscana e qudlo che in Italia parla meglio ,
i letterati quelli che scrivono pegsio. — Ecco le mie as-
serzioni. — Esse hanno per fondaniento la storia lette-
raria moderna. La rapidita dell' aiidamento del mio proe-
mio non mi permetteva di entrare in circostanze piu mi-
nute. Voi mi ci forzate ; veniamo ai fatti. Diamo un' oc-
chiata rapida alia storia letteraria d' Italia a cominciare*
dal 1700 sino al 1820. Un seoolo e quattro lustri formano
un bel tratto di tempo, ed a chi dorme 120 anni non dee
sembrare calunnia il dire che ha dormito un lungo sonno.
Ove crebbe il fiore d'ogni sapere in tutto questo pe-
riodo? Per tutta Italia fuorclie in Toscana. Quali furono
t33 A P P K N n 1 C E
i priini , i maggiori eniJitr' Un Gravian, ua Muratori ,
«a MafFei « ua Corvini , nii Pacciaudi , uii Saverio Mat-
tel, ecc. ecc. nessmi de' quali e toscano. C!ii fu il prin-
Cipe degli aiitiquarj ? Eunio Quirino Viscoati , romano.
Chi e il principe degli arrlieolof;;! e do* lapiHnrj viventi?
L' abate IMorcelli proposto di Cliiari. Chi sali al iiiaggior
grido come scrittore di storia politica nell' accennato pe-
riodo ? Nomineraniio i Toscaoi il loro Gillnzzi , il loro
Camtiiaso , il loro Pigiiotti ? M.i che possono questi no-
mi coi primi luminari della storia , col Binnchiiii , col
Giairtaone, col Mnratori, col Denina ? — E qual e lo
storico vivente proclamato il piii illustre dal voto di tutta
la nazioae italiana ? E desso forse uii toscano ? Con vo-
stra pace e un piemontese , il Botta.
Per iino la storia delle arti che in Toscana vanto gia
tempo iin Vasari , un Bildinucci , un Dati , giacque di-
menticata e negletta , e questa corona si ottenne in piii
luoghi , ma tutti fuor di Toscana. La storia della pittura
deir abate Lanzi , le cose del Milizia , le Lettere senesi
del P. Delia Valle , ch' era piemontese, il Ccnncolo di
Leonardo del Pittore Bossi , milanese , la storia ^ella
scoltura del Cicognara , V encichpedia metodica critico-ra-
gionata dell' abate Zani, fidentino, ecco le maggiori e le
piu insigni opei'e di questi tempi. I Toscani non haailo
che il Gori Gandellini, accrescinto dal padre De Angelis , e
alcune cose del sig. canoniro Moreni, il cni maggior rae-
I'ito non e nello stile , ma nella sua tenerezza pel santo
Uflizio deir Inquisizione : a queste opere noi avremmo
da opporne assai piu, come quelle del Signorelli , del
Foscarini, del Ticozzi , del INLxyer e di tauti altri.
E giacche parliamo di belle arti , di chi e la sola sto-
ria della miisica che vanti fin ora I'ltiaUa e uscita in qi\e-
sto periodo? Di un bolognese , del padre Martini. — E
chi e I'autore di quelle Lettere ( Haydine ) sulla estetica
niusicale che si fanno leggere da capo a fondo con tanto
diletto ? Di un nostro milanese , di G. Carpani.
A chi spetta di pieno diritto il primato fra gli scrit-
.tori della storia letteraria d' Italii ? Nessun toscano ar-
dira contenJcrlo al Tirabosclii , bergamasco. E tutte le
altre opere migliori che precedettero e" seguirono quella
del Tirabosclii ove nacqnero ? A Macerata pel Crescim-
beni;, nella Valtellina pel Qaadrio ; a Mantova pel Bet-
tinelli ; a Napoli pel Signorelli ; a Venezia pel Foscari-
ni; a Brescia pel Mazzucchelli e il Corniani i a Bergamo
I ,
PARTE ITALIANA. 189
pel Serassi ; e cosi dicasl di tante altre opere che per
Jjrevita omettiamo.
Clie se v^olgasi lo sguardo alia filosoiia , si trovera che
i primi pensatori cveobero tiitti fuor di Toscana •, e basti
per tutti nominare il Vico , senza mettere in conto il
Genovesi , lo Stellini , Pietro Verri e tanti altri. E se
alia filosoiia vogUamo congiugaere la politica e la legisia-
zione, cjual e quel nome in Toscana che poasa stare al
coiifronto di un Gravina , di un Niccola Spedalieri , ai un
Filangeri , di un Beccaria? Nella economia politica nes-
suno scrittore italiano cguaglio il Genovesi, il Galiani .
Pietro Verri , e nessun toscano puo inisurarsi col nostro
Gioja. Questa parte dcUe filosofiche discipline e prima e
dopo Pompeo Neri fu intieramente alibandonata e iiegletta
in Toscana, mentre tutto all' opposto fu con successo e
con onore coltivata presso di noi dal Mengotti , dal Va-
leriani , dal Cagnazzi^ dal BoseUiiii , dal Ressi, dal Be-
retta , dal Padovani e da niolti altri.
L' eloquenza sacra iion vanta un solo scrittore di fama
in Toscana. Tutti quelli che si distinscro nel periodo di
cui parliamo soiio stranieri alle rive deirArno. Tornielli
e novarese ^ Quirico Rossi e vicentino; GrancUi e geno-
vese ; Venini e comasco ; Pellegiini e Veronese; Turchi
e parmigiano. E se i Toscani vantano un Orsi fra i Car-
dinal! , si ricorderanno che nostri sono un Bentivoglio ,
un Alberoni , un Gerdil, e che dopo Leon X nessun to-
scano congiunse alio -splendor del triregno quello delle
lettere , e che i Papi ch'elibero nome di letterati e di po-
litici furono o bolognesi , come Benedetto XIV , o Rimi-
nesi come Cleinente XIV , o cesenati come Pio VI.
Pill andiamo innanzi , piii crescono gli argomenti in fa-
vore delle niie asserzioni. La poesia drammatica, la tra-
gica , la comica presentano in Toscana una lacuna im-
mensa. Tutti i riformatori del Teatro Italiano , tutti i
piii grandi scrittori , i capisruola fiorirono fuor di Tosca-
na. Apostolo Zeao fu veneziano ; l' unico ISIetastasio fu
romano :, 1' autor della ]\Ierope , il Maffei , fu Veronese ^
il massimo Alfieri , astigiano ; il IMolIere d' Italia, il Gol-
doni , veneziano;, Temulo del Goldoni, j1 Gozzi , anch' egli
vene/iano; il primo tra'viventi, I'avvocato Nota, e pie-
montese ; il suo emulo , il Giraud , e romano ; anche
1* Albergati fu holognese , il Federici fu di Torino. Ed e
da compiangere che la commedia , la qvtale poteva attin-
gere tante grazie dal labbro del popalo toscano per
140 APPENnrcE
abbellime il dialogo fmnigUai-ej sia stato uti campo mietuto
solaniente fuor di Toscana , e cola dove la lingua scritta
non e che nella peana de' letterati.
P issiamo ai poeti lirici di qnesto e dell* ultimo secolo.
e ditcmi qual e il poeta die potete contrapporre a un
Maufredi holognese, a un Frugoni genovese , a un Varano
romagnolo , a un Agostino Pftradisi regginno , a un Bondi
mantovano , e sopra tutto a un Parini luilanese? Parlerete
voi ^l vostro Pignotti ? II vostro sig. abate Cardella pro-
fpssore del Seminario di Pisa vorra annoverai* fra i
luiglioii il Battacchi ed il Casti , nomi che il pudove ri-
fiuta i e che gli abati institutori di glovinetti non dovreb-
bero mai ricordar dalla cattedra?
Ma se voi mettete in conto il Pignotti, chi vi rimarrk
da pareggiare al Savioli bolognese, a Gherardo de Rossi
rouiaiio , al Salandri mantovano, al Minzoni ferrarese ,
al Rolli romano , al Mascheroni bergamasco , al Bertola
rimi'iese, al Cerretti inodonese, al Lainberti reggiano ,
al Mnzza parmigiano , al Cesarotti padovano e a cento
altri ? E quali poeti toscani viveiiti opporrete voi a un
Pindeiuonte Veronese, a un Aricci bresciano , a un Foscolo
delle isole Jonie , a un Paradlsi ( Giovanni ) reggiano,
a uu Torti , ad un Matizoni milanesi , e singolarniente
al pill illustre concittadino dell' Ariosto , a Monti?
Voi avete fra' traduttori in v'eisi un Mirchetti ; ma
ignorate forse che appartiene a quest' epoca il traduttore
di Stazio , il Porpora , e tutti poi v-i appartengono asso-
lutaniente i migliori dei tempi a noi piu vicini , come
il Manara , il Bondi, il Vincenzi , il Solari, il Gherar-
dini ( Gio.) , il Leoni, il Pindemonte , il Foscolr* , lo
Strocchi , il Venini , il Bellotti , il Monti? (i) Perfin
nella satira in cui aveste un Menzini, giacche il Settano
scrisse in latino, non avete in questo periodo un poeta
da pareggiare al Parini ed al Zanoja^ e cio sia detto
con pace, del D'Elci, il quale pero de' viventi e certa-
meate fra' bvioni.
(1) Stimo sapcrAuo avvisare clie 1* ripetirione di alcuni nomi in di-
verii luoghi nasce dal diverso genere di lavori die h.inno trattato. Co^
il BonJi va citato come poeta originate e come traduttore , e lo stesso
dicasi del Monti, del Pindemonte, del Foscolo e di altri. Giuslizia Tuol'e
ehc si nominl fra' liicchesi Lazzaro Papi , ottim) ingegnn e traduttore
del Miltun. Del Maucini si v gia parlato iitlla Elblieteca Italian.1.
P\RTE IT\LI4.TMA. I4I
Nella poesia didascalica poi noininar notx potete ne gli
©ttimi 5 ue i Imoni , ne i medioci-i , e
Quclln cetra gentil che sulla riva
Canto di Mlncio Dcifne e MelibeOf
Poiche con voce piu canora e viva
Cfltbrato ibbe Pale ed Aristeo
tolta dal vostro Alamanni e dal Ruccellai dalla querela
annosa ov' era appesa , da n'mn altro poeta dopo di
que' dne , fn pure toccata in Toscaaa; ma al solo Spolve-
rini non rispose disdegnosa , anzi non suono mai piu
dolcemeiite quanto nelle maiii di lui, Essa tanto si com-
piacqne de' versi che cantarono
II dono almo del del candido riso
che piu non abbandono questa settentrionale parte d' Ita-
lia ; e dalle mani dello Spolverini passo in quelle del
Betti cantore del baco da seta •■, poi del Lorenzi die di
quel suono tece echeggiare i monti del Veronese unen-
dovi il canto de' suoi precettl per coltivarli:, poi del
Tiraboschi che di versi orno 1' autuunale trnstullo dei
Bergamaschi, 1' uccellagionei poi del Ghirardelli che ce-
lebro i giardini ^ poi dell'Arici che canto la pastorizia e
I'ulivo, e poi di tanti altri non toscani.
Ma giacche di prosatori vi ho accusato di gran penu-
ria , vediamo se calunnioso sia quest' accusa- II Salvini ,
il Cocchi , il Lami, il Giglj , ecco i vostri luminari. l\la sono
que^ti i piix bei nomi onde si onora la italiana letteratura
nel pt'riodo che noi discorriamo ? L' Italia va altera di
niaggiori dorizie, e la stessa vosti-a Accademia Fiorentina
e forza che pieghi la fronte ai nomi delPompei, dell'Al-
garotti , del Bianconi , dei due Gozzi , dei tre Zanotti ,
del Rezzonico, delMaffei, del Mattei, del Bettinelli, del
Cesarotti , del Yannetti , di Alessandro Verri , ecc. ecc,
delle cui opere senza numero crebbero le edizioni per
tutta Italia e in Toscaiia stessa. Che se dai morti passar
vogliamo ai viventi , e chiedere quali sieno i prosatori
oggidi saiutati da tutta Italia come i piii leggiadri , i piii
pari, i piu castigati , niuno verra certamente in Toscana
a cercarli, nia a Verona, a Milano , a Piacenza, a Parma,
a Pesaro, a Faenza, a Roma, a Napoli , a Palermo ed
altrove. E cio che piii accresce la vostra povei-ta e quella
niassimamente dcUa vostra Accademia si e che la tosca-
na favella, il vostro patrimonio per cosi dire esclusi-
vo , anzi lo stesso vocabolario della Crusca , non fu ne
14'-^ APPENOICE
illnstrnto nb accresciuto tla voi, ma danoi; e velo pro-
■\aiio i iiiolti c molti lavod e i piii voluiiiiuosi su questo
proposito usciti alia luce e coinpilati tutti tutti fiior di
Toscina. Tale In il Gran Dizionario critico-cnciclopedico-
linivcrsalc d':lla lingua itaUiimt compilato Jail' All )erti pie-
niontese ; talc ii grau Vocabolario del Bergaiithii, pado-
vano, e tali tiitte In sue giunte; tale il Gran Vocabohirio
delta Cruscu accresciuto da 5o e piii uiila articoli dal
padre Ccsavi dl Verona ; tale il Dizionario di Marina ia
tre Ungue del coiite Stratico padovano i tale il ^ran Vo-
cabolario die si sta nttualineute compilaado da una so-
cieta di letterati a Bologna. P.erfiao il Rimario toscano di
voci piane silrucciule e tronche « opera tanto utile ai cul-
tori della volgar poesia " siccome dice il vostro pisano
professoie Cardella , per fino il Kimario stesso toscano
fu compilato da un piemontese^ il Rosasco; e tutti i iiii-
gliori Vocabolarj itnliani-latini, italiani-francesi , italiani-
inglesi , italiani-tedeschi , fnrono compilati fiior di To-
scana , dal Facciolati e dal Forcellini padovani , dall' Al-
bert! e dal Baretti pieuiontesi , dal Borroni e dal De
Filippi lombardo ; di itiodo clie ne i vostri accademici,
ne i vostri letterati seppero , diro cosi, essere utili ai
tempi infelici della vostra servitu , cioe quando un duro
decreto trapianto ne' vostri dicasteri ed affisse sugli
angoli della Jjella Firenze i proclami, gli avvisi e le
leggi in francese anziche nel natio vostro linguaggio.
Parea qucllo il momeato opportune pe" vostri filosofi
di penetrare nell' indole de' due linguaggi , pei vostri
accademici d' istituir de' confront! ed approfittar dei
iavori clie i Francesi lianno gik da gran tempo nelle
arti , «ui mcstieri , sulle manifatture , e proAvedere 1' Ita-
lia di un Vocabolario clie le servisse di guida nella no-
menclatura degli arnesi, degli utensili meccanici, degli
stromenti e delle loro parti: lavoro che raanca, che voi
ci dovete , e di cui gli scrittori non toscani sentono ogni
giorno il bisogno.
]\Ia chi crederebbe clie neppure un libro elementare di
qualclie valore sulla lingua, neppure una buona gramma-
tica ab!)ia veduta la luce in Toscana in tutta quest' epoca?
Iinperciocclie la miglior opera sui verbi e del Mastrolini
romauo , la piu bell' opera sulla filosofia delle Hague e
del Cesarotti padovano, e la grammatica della lingua
toscana tanto lodata e di cui si sono fotte centinaja d'edi-
zioni, e del Corticelli bolognesej il quale n ad istanza
PARTE ITALIANA. 14^
degli Accademlci della Cmsca ( souo parole del vostro
toscano professoie Cardella ) clie applaudirono somma-
niente a questa sua opera ,. coinpilo pure il libio conte-
iiento Cento discorsi sopra la toscana tioquenza » -^ di ua
loail)ardo, del Soave , e la Giaiiiatica ragjonata delle
due liijgue italiana e latiaa. Per la qual cosa pare die
i vosti'i accadeniLci ne' passati 120 aiini siensi limitati
unicaineate ad cipplaudire e ad ordinart , anzklie a fare
e couipilare essi iiiedcsiu'i (i).
Ma e ormai tempo di porre un teriniae a qucste que-
rele neile quali e difficile non off'eiadere T amor pro-
prio di molti; A uie basti 1' avervi mostrato die quella
mia sentenza aoii fa seiiza fondamento e senza verita^ e
che quantunque stretto dal tempo ed obbligato a un la-
voro periodico, die e quanto dire impaziente di lima ,
se non mi fi dato dalP ingegno di aspirare ai pregi del-
r eleganza , cerco almeno di non tradir quelli dell' im-
parzialita e della giustizia. A meno che dunque con fatti
( e non con vane declamazioni ) vol non proviate il con-
trario, rimarra sempre vero — Che gia da quaJclie tempo
i migliori poeti , i mii^liori prosatori italiani non sono di
Toscana. Che questa verita , dura ad intendersi pei Tosca-
ni, dee aver niolto contribuito a far ptrdere anche al tri-
bnnale della Crusca quella autnrita di cut godeva ai tempi
del Magalotti , del Redi e del Salvini , ultimi sostegni della
vostra fania fondata dall' Aligliierl, dal Boccaccio e dal
Petrarca. — II popolo di Toscana e qucllo che in Italia
parla meglio^ i lettcrati qw Hi che scrivono peggio. — Che
se quest" vdtiina seatenza fosse quella che meno vi garba,
sappiate che non e tutta mia , ma che e uscita gia gran
tempo dalla penna di un vostro famoso toscano , di uno
de' fondatori medesimi della vostra Accadeuiia, del celebre
Lasca. Vedete com' egU si esprime:
La lingua nostra e ben da forestieri
Scritta assai piu corretta e regolata ;
Perche duiili scrittor puri e sinceri
L' hanno leggendo e studiando iinparata.
Era difficile dir cosa pli opportuna , piii vera in peg-
giori A'crsi.
Ho I' onore di essere Vostro dii'otissimo servitore
Castelgoffredo i5 aprile 1820. Giuseppe Acerbf.
(1) Si sono ommessi per brevita gli Scrittori <li scienze. Fnchi ne
vanta la Toscana , mohis^imi la Lombardia ed il rimaueute dell' Italia.
Osservazioni meteor ologiche fatte all'I. It. Osservatorio di Bi em.
i8ao A P R I L E.
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M A T T I N A.
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27 8,5
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Nuvolo rotto.
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n
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Nuvolo rotto.
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E
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27
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E
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IC
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27
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37
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SOS
Sereno.
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37 10,0
+ 7,5
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Sereno.
27
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j3
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27
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27
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+ 9,5
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27
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Sereno.
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Sereno, nebbia
27
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S
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20
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27 11,0
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N
Sereno.
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+ 17,41 s
Sereno.
37 9,5
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Sereno.
^7
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+ 19,5
NEN
Sereno.
22
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Sereno.
27
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37 11,8
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Sereno.
37
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+ 14,0
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24
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N 0
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27
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Sereno, nuv.
25
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+ 8,3
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Sereno.
27
94
+ i3,6
s
Nuv. (liovoso.
36
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+ 9,0
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Nuvolo roito.
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3oll. 27 lin 11,8
Altezza mass, del term. +19,5
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0 lln. 43,83.
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1
1
BIBLIOTECA ITALIANA
eilloaidaio VI 820.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Memorie che ebbero i preinj e V access! t in risposta
al quesito = « Qual sia il mezzo migliore ed it
)> pill economico di pro'vi^edere alia sassistenza ed
» alia educazione de' figli abbandonati , senzaag-
» gravio^ o col jninore possibile ^ delle pubblichs
5) amministrazLoni , e col maggior possibile van-
i) taggio dello Stato , calcolandone il presumibile
y niimero in 4600 individid » = pubblicato dalla
sezione centrale del C. R. Istituto di scienze , let-
tere ed arti in Padova il 16 luglio 1818, n.° 248.
Seconda Edizione. — Venezia, 1819, per Fran-
cesco Andreola. Un vol. in 8.° di pag. ig'j. , con
alcune tavole.
X^Ai torcln deir Andreola di Venezia e uscita la se-
conda edizione delle tie Memorie o Disseriazioni, che
riportarono nel p. p. anno 1819! premj &\ accessit
fra le 3/ Memorie che vennero insinuate a quel-
r eccelso I. R. Governo , in risposta al succennato
quesito proposto da un Anonimo , e pubbhcato dalla
Bibl. Ital. T. XVIII. 10
146 MEMORTE CH* BBBERO I PRKMJ E tJ ACCESSlt
se/.ione cent rale del Cesareo Regin Istitnto delle
scienze , Ictiere ed arti , residente in Fadova , con
9UO avviso 18 la«>lio 18 18, num. 248.
Non abbiamo potato es[)orre il nostio sentimento
sopra Li prima edizione di quest*' opera , uscita qual-
che mese prima dai torchi della Minerva in Pado-
va , perche i pochi esemplart che ne vennero stam-
pati furono per la piu parte distribuiti ai p-abblici
dicasteri ed ufiizj , cosiccbe pochissimi ne circola-
rono, ed in fatfi a noi giiinsero ad un tempo stes-
so, e solo in questi ultimi giorni, ambedue le edi-
zioni.
Soddisfacendo quindi al dovere che ci incumbe
di portare a pubblica conoscenza questo lavoro di
politica economia , dobbiamo premettere un giusto
tributo di rispettosa ammirazione verso il Governo
di S. M. , i cui salutari eccitameiiti valsero a pro-
mnovere tanto filantropismo , quanto ne manifesta
e r Anonimo rlie ha proposto il quesito ed of-
ferti i premj , ed il concorso di 87 ingegni che
all' onore aspirarono di cogUere questa palma.
E vero che la pubblica voce e fama ravvisa sotto
r aspetto di questo anonimo un tratto del cuore
jreneroso ed esimio di S, E. il sig. conte di Goess ,
allora governatore delle Venete provincie , ed at-
tuale Aulico Caiicelliere del Regno Lombardo-Vene-
to ; ma quand' anche questa opiaione non fosse
figlia che dell' alta stima universale che queir ot-
timo raitiistro ha saputo conciUarsi , ridonderebbe
sempre a gloria del Sovrano augustissimo , che dei
suoi consigli si giova, e del Governo al di lui pre-
sidio aflidato.
Fra questo numero ci assicura la Sezione centrale
delV Imp. Regio Istituto , che sette Memorie ven-
nero coiiosciute degne di particolare attenzione ,
due delle quali meritarono i proposti premj , una
r accessit , e quattro la menzione onorevole. ,
Noi parleremo soltanto delle tre prime , giacche
cpieste sole si puliblicarono colic stampe. Non
SUL MEZZO DI PROV. At FIGLI ABB.\NDONATI. I 4T
essend.o ufficio nostro il pi-onunziare sul merito di
queste Meniorie , giacche il giudizio e stato ema-
nato , ci limiteremo ad osservare , che avendo il
Governo comandata la stampa di tutte tre assieme,
convien dire che la Commissione incaricata di stabi-
lirne il merito risp^ttivo , abbia in esse riscoatrate
delle particolari circostanze valevoli a tenere inde-
cisa la preferenza , ed abbia essa Commissione cre-
duto giusto , che se da un canto era suo dovere di
determinare il rango di dette Memorie tra loro ,
dovesse pero lasciarsi libero corso al giudizio del
pubblico sopra di tutte tre , e particolarmente de-
gli uomini profondamente periti nella difficile ma-
niera di sostenere la pubblica amministrazione, che
si trovano sparsi in diiVerenti paesi,
A cosi pensare ci persuade il Decreto governativo
24 febbrajo 1819, N." 63i p.p., che ne ha coman-
data la complessiva stampa , il quale dichiara essere
quella disposizione diretta non solo a far conoscere
i tre Progetti premiati , ma ad ottenere altresi un
risidtato forse ancora pile soddisfacente doll attrito
delle opinioni , che i dotti porteranno sopra le me-
desime.
Per quindi secondare lo spirito sempre benefico
delle governative intenzioui , e nostro dovere di
esporre con brevi cenni il contenuto delle tre Me-
morie in discorso , onde offerire alle opinioni dei
dotti opportuna occasione di svilupparsi , come de-
sidera col suddetto Decreto T I. R. Governo.
U primo premio di lir. 600 italiane fu accnrdato
alia Memoria portante V epigrafe : Delicta majorum
immeritus lues^ di cui si conobbe autore il siguor
dottor Pvenato Arrigoni , I. R. Aggiunto presso la
R. Delegazione di Vicenza.
11 secondo premio di lir. 400 italiane venue con-
cess o alia Memoria contrassegnata dalP epigrafe :
Quod superest date paupcribus , di cui si scoperse
autore il sig. Antonio Ouadri, I. R. Segretario del-
r eccelso I. R. Governo di Venezia.
148 MKMORIE CH' BBBERO I PREMJ E L ACCESSIT
Finalmente si riconobbe degna deir acccssit la
Memoria portante 1' epigrafe : Nihil est turpias, quam
co^nitioni et peiceptioni asscrtionem ^ approbationem-
que proenurcre , della tjuale si rilevo autore il sig. j
Liiif'i Ca^ariiii , Segretario prcsso la Congrogazione |
centrale in Venezia.
Seonircmo dmiqup I'ordine sopraddetto, e la stam-
pa della seconda edizioue , per otierire al [)ubbli-
co , com' e nostro ufficio , la compilazione dei ri-
spettivi Piogetti.
II siw. Arrigoni comincia dal mostrare la necessita
di provvedere ai fanciulli indigeiiti che si trovano
abbindonati, lo clie appanto e Y oggetto del que-
sito e de' prenij.
Divide poi la sua Dissertazioue nei punti segiienti :
1.° Oii<Tine e stato dei figli o fanciuUi abbandonati ;
f2,.° IMisurc niorali , politiche , civili e penali per
diminuire e prevenire il loro abbandono ;
3.° CoUocamento e mantenimcnto dei medesimi;
4." Mezzi utili o aiiclie necessarj per lo stesso
loro collocamento , e per supplire alle spese della
sussistenza ed educazione loro;
5/' Diversi vaiitaggi di tali provvedimenti.
Ci duole che \ ingcgno del nostro autore siasi
inutdmentc impiegato per tre quinti deir opera , e
precisamente per 49 delle 88 pagiue di questa I\Ie-
moria, trattando con raolta diflusione gli articoli i ',
2 e 5 1 i quali niente contemplano la soluzione del
quesito , e che se fossero piu brevi e coacisi , po-
trebbero tutto al piu considerarsi i due primi co-
me introduzione , e 1' ultimo conie la chiusa di qite-
sto discorso.
11 quesito prcsenta 4600 fanciulli da provvedere -,
uon vi e quindi luogo ad indagare la loro origiae
e condizione , ne ad impedirne T esistenza , giac-
che csistono ; meno puo occorrere d' investigarne
il numero , quando questo ci e dato nella precisa
quantita di 45co individui ; i vantaggi poi di que-
sta provvidenza sono tanto evidenti, che non vi e
bisogno di un apposito articolo per assicurarcene.
90L MEZZO DI PROV. AI FIGLI ABB\NDONA.TI. 1 49
Lasriando ai lettori il piacere cli gustare le eru-
dizioni sparse nei suddetti tre articoli ^ stranieri alia
soluzione del qiieslto , noi ci limiteremo ad analiz-
zare gli articoli 3 e 4 che teudono a questa.
Si propone col ter^o articolo la maniera di col-
locare e inantenere i fanciulli abbandonati. Percio
]i divide in due classi, cine =: idonei a qualche
occupazione o lavoro ; = ed assolutamente inablli.
In tre forme si pensa al loro collocaniento e nian-
tenimento : esse sono le seguenti :
i.° Per quanto sia possibde verranno collocati
press:) famiglie di villici o di artigiani ;
2." Gr infermi si passeranao ajili ospita!i;
3." Gli altri verranno ricoverati in appositi ospizj
o depositi da erigersi nei capi-luoghi delle pro-
vincie.
Le spese ncf^essarie per le suddctte tre sorte di
coUooamento saranno snstenute secondo i principj
gcnerali stabiliti dalle m^issime vigenti relative alia
diversa condizione dei bisognosi, cioe :
i.° Le casse comunali provvederanao al mante-
nimento dei fanciulli abbandonati , che saranno co-
nosriuti di appartenenza dei rispettivi comuni ;
2." Le casse provinciali sosterranno il manteni-
mento di quelli, la provenienza dei qu:\li fosse dub-
biosa od ignota ;
3.° II Regio Tesoro concorrera per le spese dei
ligli d' impiegati , dei militari , dei carcerati, degli
esteri , e simili.
L' autore determina secondo le eta anche la mi-
sura delle pemioni da corrispoadersi alle famiglie
che accoglieranao alcuni di questi fanciulli, ma non
fa parola del modo di provvedere a quelli , che
dopo essere passati alP ospitale pome infermi , si
fossero risanati; e ci lascia pure ignorare la maniera
e la spesa pei depositi , che vuole istituire in ogni
capo-lnogo di provincia, e pei quali non accenna
il modo di erigerli, di sistemarli, disciplinarli, prov-
Tcderli d' effetti , d' utensili e di rnezzi d' istruzione.
'l^O MEMORIl! CIl EBBEBO T PREMJ E L ACCESSIT
Egli dice bensi che tali depositi potrebbero aprirsi
in nil quarto degli attnali orfaiiotrofj od ospitali ,
ma noil ci assicura clie esistano tali qunrti dispo-
nibili, ne si fa cariro delle prime spese necessarie
per appUcarli a qnesta miova istituzione.
Passando poi al (juarto articolo , cioe ai mezzi
coi (juali supplire a tutte le spese che dovranno
essere la conse";uenza delle trc forme di coUoca-
mento indicate nel precedente articolo , V autore li
divide come segue:
I.'' Distinzioni, onori , encomj , esenzioni di tas-
se, di contributi, di servigio militare e di coscri-
zione , di boUo , registro ed altri diritti a favore di
quelli che accoglieranno gratuitameute qualche fan-
ciullrt abbandonato ;
2.° Prcmj ai parrochi, impiegati ed altri che con-
tribuiranno a tale collocamento ;
3.° Tasse da imporsi ai trafficanti a benefizio dei
suddetti fanciiiUi ;
4.° Sovvcnzioni e soccorsi a vantaggio dei raede-
simi , ed a carico delle ordinarie amministrazioni
di pubblira beneficenza ;
5/ Obblazioni spontanee ed elemoslne da procu-
rarsi anche con periodiche sottoscri/ioni ;
6." Cessioni dei crt^diti iaesigibili dei privati , che
verranno fatte al Pio Istituto ;
7." Finalmente in qujnto e per quanto i suddetti
mezzi non fossero sufficienti ai bisogni , sara sup-
plito dalle pubbUche tasse,
Qnest' ultimo sussidio resta suddiviso a tenore
della respettiva appartenenza degl' individui sopra
tre fonti diverse , come si e detto nel precedente
articolo , cioe :
8.° SuUe casse comunali ;
9.* Su'le casse provinciali;
io.° Sul Regio Tesoro.
Considerando attentamente la natura di queste
dieci qualita di mezzi proposti , si riducono tutti
sotto le tre seguenti categoric :
■ ■ /
SUL MEZZO m PROV. AI FIGLI ABBANDONATI. l5l
Obblazioni spontanee ;
Pubbliche imposte ;
Esenzioni dal servizio /nilitare.
Di fatti i prodotti contcmplati dagli articoli 5 e 6
appartengono unicamente alia prima categoria.
Tutti gli altri poi alia seconda, mentre anche le
esenzioni , i premj , le immunita , ed i soccorsi di
vario genere, clie vogliono dedicarsi a questa uuo-
va f.tndazione , non possono che produrre nelle
pubbiirlie casse e nelle ordinarie amministrazioni
dei vunti e delle deticienze , per sanare le quali
converra acrrescere le solite imposte e regalie ,
COS! esigendo il regolare andamento della pubblica
ecoaomia, la quale non puo procedere , so le ren-
dite non sono in equilibrio con le spese.
Finalmente parlando delle esenzioni dal servigio
»:nilitare, che il nostro autore vuole concedere, non
possiamo dispensarci di riflettere die queste verreb-
berocolte, almeno iu gran parte , da quelli appun-
to , che per la legge coscrizionale dovrebbero es-
sere i primi a marciare , e che percio il vantaggio
di tale immunita dovrebbe poi necessariamente ri-
cadere ad aggravio delle altre classi , cioe di quelle
appunto , che interessa di sollevare dalla requisi-
zione militare.
Non entreremo ad esaminare quanto poco calcolo
possa farsi delle obblazioni spont^^nee , e quanto no-
civo sarebbe aache alia stessa nuova pia I&tituzione,
che si tratta di erigere , T applicare quegli espe-
dienti , che sotto qualsiasi forma e denominazione
appartengano alia categoria delle pubbliche impo-
ste , mentre questa fatica ci venne risparmiata dalla
susseguente Memoria del sig. Quadri , che ottenne
il secondo premio , coUa quale compiutamente dimo-
stra rinsufficienza di que&ti due mezzi per provve-
dere alia cosa.
Non occorre del pari mostrare gV inconvenienti ,
che r esenzioni dal militare servigio in favore dei
raccoglitori degli abbandonati porterebbero alle classi
102 MEMORIE OH EBBEUO 1 i'REMJ EL ACCESSIT
privilcgiate dalla coscriziono. Dal nostro canto ci
basta osporre cio che vciine proposto , ed entraa-
do nelLi saviezza delle iii^pazioni del Govenio che
comando la stampa coniplessiva delle preininte Dis-
sertazioni , lasceremo al criterio del pubblico il
ginditare , se col progettare di acorescere le pub-
Bliche imposte, e di rcndere piu grave la legge di
coscrizione , siasi corrispn&to ad un quesito , die
ha per oggetto prinrip;de di provvedere al biso-
gno senza aggravio^ o.col niinoi e possibile ^ delle pi ih-
biiche amTviiiistrazioid , e col maggiore possibile vaa-
taggio dello Stato.
11 sig. Qiiadri , autore della seconda IMeraoria ,
non si occnpa ad indagare Torigine, la condjzio-
ne , ne il numeto degli abb?nd<>nati , poirhe tali
investigazioni sarebbeio inutdi , nientre il quesito
glie ne consegna 4600 , tutti bisognosi egualmente
di provvedimeato.
Comiiicia egli col mostrare le somme difficolta
che si presentano alia erezione di pubblifi ospizj
o depositi , gV inconvenienti che ne risultiino , la
grandenza dt- He spese di prima istituzione , e di
quelle occorrenti per T annuo ordinario manteni-
niento dei ricoverati , e ct ntessa di non connscere
da ((ual fonte possano trarsi i niezzi necessarj per
sostenerie , senza disapnunto delle altre ])ubbliche
amministrazioni , lo die si deve e\ itare , quando vo-
glia sciogliersi il quesito.
Goir autorita d'inveterata esperienza espone egli
quanto sia facile di collocare questi fanciuUi presso
■villiche famiglie ; espediente quesro che allontana
ogni spesa di prima istituzione , e modera rjuella
dell' annuo mantenimento. Quindi conchiude col pri-
mo articolo , doversi adnttare la massima di col-
locare i 45co fancinili abbandonati presso famiglie
agricole contro una conveniente pensione o com-
penso , che dietro un bene ragionato calcolo am-
rnonta in coniplesso ad annue lir. 280,000 , com-
preso anche un fondo di riserva di lir. 10,000.
SUL MEZZO Dl PROV. AI flGLI AEBAISIDONATI. l53
II secoiido articolo di questa Memoria versa suUa
m niera di tiovare queste lir. 28c, ooo annue, sen-
za orgravare alruna pubblica cassa o amniinistra-
zione, lo che in sostanza e Toggetto esscnziale del
quesito.
II nostro autore desrrive le varie fonti dalle quali
porrebbf sor2;ere questa somma , e dimostra che
non sarebbe coiivenienie agsravare le pubbliche
casse, perche rjo retideiebbe necessaria un'' agjiiunta
d' imposta a fa-, ore dei poveri , il che sarebbe piii
daniioso che utile al nuovo Istituto , ed a[)rirebbe
r adito a dei mali forse piu grandi di quclli che si
tratta di allontanare : che niiin sussidio potrebbe
darsi ai n stri fi^nciuUi dalle altre amininistrazioni
ordinarie di pubblica beneliceiiza , perche le mede-
sinie si trovano in un continuo rilevante sbilancio:
c che fmalmente* non si puo far conto di nuove
spontanee obblazioni , atteso che la dove queste
lianno potuto ottenersi vennero applicate al bando
della niendicita , e cpiindi una diversione a fiivore
degli abbandonati sarebbe una mina che farebbe
crollare un edificio giii sussistente , e forse piu in-
teressante di quello che si vorrebbe istituire.
Dietro questi fondati ragionamenti, conclude pro-
ponendo tre mezzi , F uno o V altro dei quali po-
trebbe impiegarsi per oBeriro un adeguato conipenso
alle famiglie presso le quali verranno collocati i
4800 fanciuUi. Questi tre mezzi sono i seguenti:
i.° Ottcnere mediante il Regio Lotto le annue
lir. 280,000 necessarie al coUocamento di questi
fanciulli ;
2.° Applicare la coltivazione dei beni comunali a
soUievo dei p<iveri , e particolarmente a \antaggio
dei suddetti fanciulli ;
3.° Comblnare uno con Y altro gli accennati due
mezzi onde nieglio assicurare la loro riuscita.
Sul primo osserva Y autore che il Lotto non e
urj" imposta , ma una tassa puramente volontaria ,
che viene soddisfatta da chi di buoa grado vi si
l54 MEMORIE CHEBBERO I 1»UEMI E I.' ACCESSIT
sottopone : che nello provincie Venete si verificauo
aniiuahnente doclici niilioni e mezzo di giiii>chi, e
che quindi an,giuiigeudo due soli centesimi ad ogni
giiioco inferiore ad una lira , e 5 centesimi per ogni
giuoco di una lira , o superiore a qnesta somina ,
si rarcoglierebbero appunto con ipiePt;- aggiunte le
annua Ur. 280,000, necessarir per soddisfarc le pcn-
sioiii dei nostri 4600 abhandonati. Fa egli cono'.ccre
clie questo espediente n >n portn i caratteri delF im-
polite, ne r incertezza delle obblazioni spontanec ,
e che la sua attivazione niente toghe a qualsiasi
pubblica cassa o amministrazione , e nori porta il
menomo irabarazzo , ne la menoma spesa.
Non possiamo infatti rifiutare un giusto encomio
al sig. Quadri , rhe ha saputo procurarsi in qucsta
guisa le ocrorrenii lire 280,000, senza aggravare
alcuna pubblica cassa , o amministrazione , senza
accrescere od alter are le ordinarie pubbliche im-
'poste, e senza obbl!«;are i particolari ad alcun nuovo
'dovere. Chi di buon grado vuole azzardare al lotto,
per esempio, 80 centesimi, ne dovra invece az-
zardare 82 , e chi arrischia per esempio lire So ,
dovra invece arrischiare lire 5o , e centesimi cin-
que: r aggiunta e obbligatoria , ma non e doveroso
il giuocare.
Questo ritrovato, quanto semplice, altrettanto sti-
mabile, manifesta certamente anche pel modo ra-
gionato , con cui venne esposto nella premiata Me-
mnria , un ingcgno molto versato, e profondo nei
ditl'erenti rami della pubblica economia.
Ma se noi siamo contenti di questo savio espe-
diente, non lo e il sig. Quadri, il quale per sod-
disfare a tutte le parti del quesito non si limita
a collocare i 4600 fanciulli, e ad assicurar lore le
annual! pensioni, ma vuole altresi che la sua so-
luzione si estenda anche alle ultime parole del tpie-
sito , cioe che la cosa si faccia col maggiore pos'
sihile vantaggio dello Stato.
C<)nosce r autore , che nel Voneto territorio esi-
fitono 326,835 tornature di beni comunali, che
SUL MEZZO DI PROV. AI FIGLI ABBANDONATI. l55
producono una tcnuissima rendita , calcolabile tutto
al piu in annue lire 229,302. Mostra egli quaato
interessa pel bene geuerale dello Stato di rendere
fecondi questi terreni , e quindi comincia col dedi-
carne sei tornature a favore di ciascheduno dei no-
stri 4500 fanciulli , concedendo questo fondo ad uso
perpttuo di quella famiglia agricola , che assumera
la ciLStodia^ il mantenimento ^ e la educazione dinxi
abbaiidonato. Questa distribuzione ridurrebbe a col-
tura 27 mila tornature dei suddetti beni comunali,
era (|iiasi del tutto sterili, e tenderebbe a piantare
la prima radice di un piano , che deve interessare
le viste sovraue e governative, air oggetto di con-
seguire ua conveniente profitto dal copioso numero
del fondi comunali di quasi niuna rendita , che oc-
cupano quasi la quinta parte della totale superficie
delle provincie venete.
L' autore provvede a tutte le cautele necessarie
alia conser\ azione dei suddetti fondi , onde non so-
laniente sieno utili al coUocaniento degli attuali
4000 fanciulli , ma costituiscano in certa guisa 4600
pii stabilimenti sparsi nelle varie parti del Veneto
territorio , e sempre aperti all' accoglimento di qual-
che fanciullo raeritevole dei soccorsi della pubblica
beneficenza , quando anche i nostri 4600 individui
fossero morti , o resi adulii , od in qualunque altra
raaniera alloiitanati dal loro collocamento primitivo.
Dubita pero T autore, e con ragione, che questi
assegni di terreno, senza il contemporaneo ajuto di
qualche sovvenzione in danaro, non riportino tutto
quel buon successo che il bene dello Stato richiede,
mentre egli non solo contempla di collocare i 45oo
abbandonati, ma le sue mire si esteiidono ancora
a rendere agiate 4600 faniiglie villuhe di quelle
appunto che marciano sulf orlo deirindigenza, e
di arricchire il Veneto territorio coi prodotti di 27
mda tornature di superticie , ora sterile ed incolta,
onde aumentare in tal guisa la massa delle indigene
produzioni, ed il numero dei possidenti , e quindi
porgere anche soUievo agli attuali censiti, poiche
l56 MEMORIE GH" EBBERO I PREIMJ E L ACCESSIT
allora le imposte prediali potrebbero ripartirsi so-
pra 4800 dittc iK estimo cU uuova aggreg;izione.
Sull'esempiv) adiinque deir Inghiltcrra , e coUa ri-
spettabile autorita di Artiiro Joung, il sig. Quadri
propone , oliB a qucsti niiovi possidenti si consrgni
col suddi'tto terreiio anclie un sussidio di lire 5oo
itali:ine |)er ciaschediino , il quale debba impirorarsi
per erigere su! foudo siesso una capanua, e per
i'acquisto di una vacca , d' un m^'jale , di alcune se-
menti ed attrezzi.
Coereite sempre a se stesso T autore nel tencr
lontane le imposte , rombina ingegnosamente la sua
prima proposizioiie sul lotto con questa della distri-
buzione dei beni comunali , e provvede ai 4600
sussidj di lire 5co per ciascliednno , medianteTag-
giunta di un solo centesimo sopra ciaschedun giuoco
del lotto di qualunque snmma esso sia , coila (juale
percezione compone egli un annuo prodotto suiH-
ciente a porgere nel giro di pochi anni il suddetto
sot corso di lire 5oo a tutte le famiglie , che fino
dal prirao anno avessero ricevuto un fanciuilo, e
con questo il rispettivo terreno.
Ea^li determina saviamente le norme da seguirsi
nella distnbuzione successiva del suddetto sussidio,
e trova anche la maniera di diminuirne possibil-
raente la somma.
Cosi compiuta che sia Y operazione proposta , ri-
sultera il pieno coUocaniento dei 4600 fanciuUi, e
si avra provveduto con sicurezza alia costante sus-
sistenza non solo di essi, ma anche di 4600 fami-
glie di poveri villici componenti air incirca 20 mila
individui, i quali senza di cio sarebbero sempre
nel pericol'j di cadere in miseria, 11 territorio ve-
neto si arricchira di nuovi prodotti , e le imposte
si ripartiranao sopra una piu estesa superficie frut-
tifera, e sopra un maggior numero di censiti.
Fiualmente nel terzo capo il nostro autore assi-
cura con un pratico regolamento V esecuzione del
suo progetto. Egli descrive tutto cio che far de-
vono Ic diverse autorita amministrativo-polttiche
SUL MEZZO DI PROV. AI FIGLI ABBANDONA.TI. iS?
interessctte in questo proposito : prescrive i doveri
cd I diritti tanto dei fanciulli che si colloclieranno
presso le famiglie agricole, quanto qiiclli delle fa-
miglie medesime; determina V ingerenza e la sor-
vegiianza dei parrochi rispettivi , ed assegna ai fan-
ciulii, i.lle famifflie ed ai parrochi quei premj , che
essci devono la finale ricompensa delT adenipimento
del loro rispettivi doveri , senza pero trascurare
a- cho 1 indirazi' ne di quei rispannj , che si ren-
(1> n> ncecssarj per preparare i fondi a detti premj
tor)i'^()('ndenti , i quali entr?no nella massa delle
provvidenzf f-uogerite nel secondo capo, eviiando
seinpre V autore tiitto cio che puo recar danno alle
altre arr.ministraziotii, od aggravare qualunque pub-
bhca cassa ; avvertenze tiitte che provano aver egli
esibita la soluzione completa del proposto quesito.
La terza memoria , che e quella del sig. Luigi
Casarini, ha riportato Y Accessit. Questo progetto
coiisiste nel raccogliere i 4600 fanciulli in alcuni
depositi , che vuole istituire nei capi-luoghi delle
piovincie ; nel collocate presso villiche famiglie
quelli dei detti fiinciulli che fossero in tenera eta
per lasciarveli fino aH'ottavo anno, dopo il quale
debbano rientrare nei depositi per esservi educati
ed istruiti. Le femmine verranno educate e dirette
in nianiera da diventare utili madri difamigha, ed
i maschi saranno iniziati in alcune arti piu neces-
sarie ai bisogni della vita e nei militari esercizj,
pr^r divenire abili soldati quando attingano lanno
18."° deir etci loro.
Per r espCLizione di queste provvidenze T autore
distingue primieramente le spese di prima istitu-
zione, da cjuelle occorrenti per T annuo nianteni-
njcnto dei fanciulli,
Soddisfa alle prime coUa speranza che il Governo
sia per sommniistrare i locaU pei proposti ospizj , e
sia pure disposto di anticipare le sonime necessarie
alle spese di prima istituzione, le quali egli sup-
pone che potranno indi rifondersi nel tesoro cci
prodotti della prima annata delle rendite ordinarie,
l58 MEMORIE oh' EBBERO I PREMJ E h ACCESSIT
che applica a qiiesta naova fondazione , come si
dira in appre«;so.
Parlaiido poi deir annuo mantenimeuto , T autore
lo fa asretidere a lire 779,926, centesimi 37, per
suppUre al (juale dispendio propone i trc seguenti
mezzi:
i.° La tassa di lire 4 italiane per ciasclieduno
di quei coscritti , i quali nou venissero re.juisiti
nella leva militare.
a.° II ricavato dei lavori dei fanciulli d' ambo i
sessi, che verranno, come sopra^ raccolti negli
ospizj destinati al loro coUocamento ed educazione.
3.° L' imposta di 3 millesimi per ogui scudo cen-
suario.
L' autore calcola per approssiraazione di conseguire
dalla tassa sni coscritti annue . lire 504,000. — •
Dal prodotto dei lavori » 55,5co. —
E fiiialmente dall' imposta sul censo » 260,216. 35
In tutto lire 819,716. 35
e quindi lire 39,791. 08 di piu del bisogno,
Mentre si encomia V ingegno del sig. Casarini , e
la saviezza delle sue viste nel preparare ai corpi
militari de»r individui die desidera educare , ed
istruire per ([uesto molto importante servigio dello
Stato, non possiamo dispensarci dalle seguenti os-
servazioni.
Primieramente non vi e alcun fondamento per
supporre che il Governo sia in grade di sommi-
nistrare i locali , e di anticipare le spese di pri-
ma istituzione pei progettati depositi.
Inoltre deve rimarcarsi , che le tasse a carico
dei coscritti caderebbero sopra individui, i quali
appunto per questa loro condizione e pei tanti do-
veri cui sono necessariamente chiamati onde sod-
disfare alle discipline coscrizionali, sarebbero i meno
atti a sosteneile.
D' uopo e riflettere , che circa 3 quarti dei co-
scritti appartengono a faraiglie viUiche e povcre, e
SUL MEZZO DI VROV. AI FIGLI ABBANDONATI. iS^
die percio la piu parte di essi avrebbe il mezzo
di mostrare la niiserabilitJi , per esserne esentati.
L' autore prevede cpiesto caso , e propone che
la tassa dei miserabili sia supplita per meta dalle
casse comunali, e per T altra nieta dalla massa dei co-
sffitti esenti dalla leva. Questa misiira ridonderebbe a
2;rave carico delle casse comunali, Ic quali per sod-
disfarvi dovrebbero aumentare le loro imposte ;
lo che sarebbe in opposizione al quesito, e dall' al-
tro canto infliggerebbe una ripetuta tassa sopra i
roscritti,
Il prodotto dei lavori dei ricoverati si considera
rertamente il mezzo meglio adattato per supplire
a questa natura di spese, ma attenendosi anche al
calcolo del nostro autore , il suo prodotto consiste
i in uua somma di poca entita , e corrisponde circa
alia quattordicesima parte delle spese che annaal-
mente abbisognano.
Finalmente V imposta di tre millesimi per ogni
i scudo censuario e uno di quei suggerimenti , pei
1 quali coaviene ripetere quanto abbiamo osservato
I siilla memoria del sig. Arrigoni , cioe che la parte
! essenziale del quesito consiste nel provvedere al
biso£;no seuza aggravio delle pubbliche amministra-
zioni , e quindi senza obbligare lo State ad au-
mentare le pubbliche imposte.
Questa e V esatta compdazione delle tre premiatc
IMemorie , come ognuno potra riscontrare dalla let-
tura delle medesime, ormai date al pubblico con
tlue successive edizioni.
La prima e T ultima progettano degli ospizj o
depositi , ma senza calcolarne la spesa e senza prov-
vedere al niodo di sostenerla.
L' uno spera che gli ospitali , Y altro che il Go-
verno accorrera a questo articolo, e su qxieste spe-
ranze si erigono i due progetti.
II sig. Quadri esclude assolutamente gli ospizj, e
per dar ragione della sua negativa , ne calcola con
fondamento il dispendio della prima istituzione .
t6o MEMORIE CH' FEBERO I PREMJ , CCC.
chr a«:cenclc a quasi tre niilioni di lire italiane ,
ch' pgli non sa ora dove trovare.
II sio;. Arrigoni ed il sig. Casarini piovveggono
air annuo in^ntenimento dei nostri fauciulli con
iiiolti mezzi i <(uali si ridurono quasi tuUi , diret-
tamente o indirettamente , a carico dello publ)liche
casso , e die devono necessariamente immernare le
pubbliche imposte, e reudere piu grave la logge di
coscrizione.
II sio^. Quadri vieta qualim (ue imposta per questo
o^getto , e ti ova nelle spontanee, ma slcure otierte
che vengono fatte periodicanif^nte agli uffizj del
Regio Lotto , un espediente , che gli somministra
qu into abbisogna per V esecuzione del suo ben
calcolato progetto.
E^li non trasciira parte veruna del proposto que-
sito , poiche ingegnosameite combine ed intreccia ,
col provvedimento degli abbandonati fancinlh, anche
la coltivazione dei fondi sterili, ed apre con questa
una nuova sorgente di nazionale ricchezza. Cosi
assicura la sussistenza a circa 20,000 individui oltre
li 4500 contcmplati nel quesito , e prepara un col-
locamento perpetuo a quelli che succederanno a
questi primi indigent!. Finahnente rendendo ubertosi
nuovi terreni, migliora la condizione di tutti 1 pos-
sidenti , mentre p-.tranno piu comodamcate distri-
buirsi le imposte prediali , che ora si trovano cir-
coscritte ad una meno estesa superficie. Rispettando
sempre il giudizio che ha lissato il raiigo delie co-
ronate memnrie, lasceremo alia saviezza dei lettori
il dccidcre, quale delle trc abbia sciolto il quesito
in tutte le sue parti , le quali consistono :
i.° Nel provvedere a 4600 fanciulli ;
2.* Neir eseguire questo provvedimento senza
aegravio •,
/ "3.° Ovvero col minore possibile deile pubbliche
amministrazioni:
4." E nel combioare quanto sopra col maggiore
possibile vantaggio deilo Stato.
idT
Zi€ Odl di PiNDVRO, tradotte ed illustrate da Anto-
tojiio M'ezz.^noite , professore di lettere greche
neW 17/ liver seta di Per agin. — Pisa. i!&i(), presso
Niccolo Capturo co caratteri di F. Didot. Tomo 1°
in 8.*\ di pag. dog e \\\v di prefazione^ in carta
veliiia^ e col ritratto di Piadaro a contorni.
X^UESTO volume fa desiderare il secoado, e quando
sara uscito potiemo dire di avere mi Pindaro fatto
it^liano da mettere in mano a tutti coloro che de-
siderano conoscere il prin;Mpe de' lirici greci. Cosi
vanno trattati i Classici antichi : prima il testo: poi
la tradiizione letterale in prosa; quindi le note,
e finalmentp la tradiizione poeiica. In tal guisa ven-
gono conteiitati gli elenisti di professione , gPiiii-
ziati nel greco , e quelli aucoia die sono di u\\e
studio digiuni. Dianio conto di questo lavoro.
Si da principio con una prefazione nella quale si
annoverano succintamente le migliori edizioni e i piu
pregiabdi conimenti' del 2;t'eco poeta clie il traduttore
lia avuta occasione di vedere e consultare. Dopo
quelli di Tommaso Magistro , di Deinetrio Triclinio e
deir Ofelimo ^ TA, accenna quelli di Gio Loniccro , di
Francesco Porta, di Benedetto Aretino ^ di 3Iichele
Reardo^ il lessico Pindarico dello stesso Porta (edi-
zione di Hannover 1606): Toperetta suUa geaea-
logia de principi uominati e lodati da Pindaro nelle
sue odi ( edizione di Piostok 169.'), lihro raro ) ; il
Pindaro del Becchio , Lipsia i-qa ; Y edizione di
Gottinga del 179B ; le qu.utro odi rommentaie dal
Pfctff del 1787 ; quella dlustrata d.d Camenz del
i8co; le osservaz.ioni del Jacob ^ delU/rio , del-
\ Hriiirichio ; P edizione d' Enrico Stefano : i lavori
dello Schmidio ed i rerenti del Beckio , e la Si-
nopsL di Alessandro Adimari , e Jinalniente P ultima
edizione di Londra del 1814 del si 2:11^1' Enrico
Bibl. Ital. T. XV ill. "ij.
l62 Lt ODI DI I'lNDARO TR ADOTTE
Hniitmg:ford^ edizlone, dice rautdrr, elegante, ac-
ciir;ua t-d arricchita delle note della lleiniana.
Dopo i < ommentatori <> scoliasti FA. passa a rasse-
gna i tr;i<liiitori itahani e li distingue in di^e classi;
cioe di i[u< :li clu" tiaf'nsscro solamtnte ali line odi, e
di fju.lli clie tradussero Pindan* tiitto intiero. Nella
prima clas&e »nnovera Aiitonmaria Salvini, Saverio
Mattel^ il P. Evangelj, Glrolamo Tagliazucchi, Y abate
Viscoatj , V abate Ceriitl, il P. Stelliiii , il rnarchesd
Cesare Laccliesiiii e il professore Qiovaimi Rosini.
E (jui r autore ne tare dne ch'' egli non ha forse
fonosciuti , che sono 1 abate Bianchi di Brescia e
il prof. Bellini di Coaio. Nell.i seconda classe ac-
cenna Gio. Battista Gautier, Alessandro Adimari e
r abate Antonio Jerocades.
II Gautier pubblico corredata di alcune note una
intiera versione che il sis;. Rnbbi per la niaggior
parte inseri nel sno Parnaso de tradattori^ e di cui
da breveniente il giudizio in questi termini = Gau-
tier c facile e naturale ,■ da lid s' intende Pindaro
cjual deve essere in greco , beriche sempre la veste
italiana nol mostri in giorno di pompa e di maestd. =
L^ Adimari., ad onta di una grandee lodevole fa-
tica , ha errato nello scono , ed i pochi square! che
ne cita Y autore mostrano ch' egli era fatto per tutto
altro che per tradurre Pindaro.
Delia tradnzioae del sis:, abate Antonio Jeroca-
des .^ Y ^. accenna in una nota di averla veduta ci-
ta ta in un Saggio sopra i giuochi solenni di Grecia
del sig D. Gactano Ancora come stampata a Napoli
nel J 790, ma di non averla mai potuta rinvenire.
Pal'^'e dunque alP autore che vi fosse ancora qual-
che fronda d' alloro da cogliere in quest' arduo ci-
niento e s' accinse alT opra.
cc La traduzKtne letierale , dice egli, in prosa
che fa lavorata sul te«t.) corjettissiiuo di Enrico
Stef.no ( E(Uz. V. greco latina ) , al quale e umta
oella presenie edizione , ha due fini. il primo e di
rappresenuirc coila uiaggior esattezza \ originale ,
D\I. PROF. ANTONIO MEZZANOTTE. l63
per quelli ancora clie i^ioi-ano , o profo'idamente
ntn coa'^scono il greco , e sara essa pcrcio fedel-
iue;ite servile. II secondo fine riguarda me stesso ,
conu; tr iduttore-pocta , e qiulli che desiderano di
giistare questo lirico in verso italiano ; poiche tra-
di)tte una volia lettendniente le odi di lui con fedelta
scrupolosa , sara nella versione poetica per lue al-
qu^nto piu libero il campo, ed il gcnio degli ama-
tori di Pindaro incontreia minori ostacoli per se-
giiitarne i rapidi voli. »
Passa PA. a rend<'r ragione delle sue annota-
zioni. Sono queste fUologiche , istoriche e filosofi-
che , e circa poi alia versione poetica egli non
ha se2;uita la forma greca, e la spe/>zaaua delle
strofe^ antistrofe ed epodo. GPItiiliani debbono ora
Jeggere Pindaro, non cantarlo, e non accompjgnaie
colla danza il canto fra le giravolte del coro. Cosi
hanno fatt;> per lo piu i tradattori moderni clie
lianno sentita la inutdita d' imj)orsi una scliiaviiu
tutta a puro danno dcdla poesin. Le odi souo dun-
que tradotte in altrettante canzoni italiane, e il tra-
duttore si estende a far conoscere le molte cure
che si e date di non aj/giugnere, di non tralasciare,
di evitare le maniere viziose de' parafrasti, in sorama
di rendere il suo lavoro meno imperfetto al possibde.
(c flla ad onta di tante cure, continua egli, andro io
esente dalle importune domande di censori preve-
^uti e dil dileggio di certuni , che per vanita let-
teraria sono caldi amatori di cio che e nuovo , ed
cre;o£fliosi disprezzaton degli antichi , piu per zelo
maiinteso, che per intinia p-rsuasione ? Non vi saru
forse alcuno che m intuoni alP orecchio : Pindaro
ha poi quel nierito sublime che ci dipingi? Saresti
tu per avventura un commentatore visionario, preso
dair ordinaria malattia dei grecisti dalla fatalc ar-
cheomania , per cui tutto vdi in bene , e cangi i
dllViti in bellezze ? Gf It diani [)otraiino 2;ustare
Pindaro ? Sara utdc la sua 0])cra alia poesia ed
■dXi Italia ? »
1/ antore risponrle a queste interidgazioni , ma
delle sue rispost • vogliamo dispensairene , pi-rclie
o i iio&tri lettori sono di <(nelli che non liannc te-
iierezza per Piml.iro , e le risposte non l>iistcreb-
bero a farneli cajmri ; o sono di qucUi clie haiino
di Pindaro Y opinione che ne aveva Orazio e gli
antichi tutti , e sarebbero inutili La mi^lior rispo-
sta , a nostro avviso , era cpelta di una bella tra-
du/lone.
Seguita la Vita di Pindaro compilata dallo stesso
traduitore. Ei nacque a Tebe nella Bcozia : in quale
anno, e cosa rontrovcrsa e dubbiosa , e 1 autore
si sforza ernditanipnte a cliiarirla, e propende per
Fopinione d.-l Corsini che stabJisre la sua nasrita
air uscire delPanno terzo delT Olimpiade LXV . e la
sua morte ntlj' anno terzo dell" Olinipiade LXXX ,
essendo in Atene Arconte Bione. Le favole e i sup-
posti prodigi snila sua nascita non provano altro
che la credulita degh antichi o la grande estima-
zione in cui fu tenuto il poeta. II g( nitor suo se-
condo r ardente mciinazione del iiglniolo per la
musif^a e per la poesia. fjoriva allora nella lirica
Jjaso Ermioneo , ed era in grido anche una poe-
tessa n'^mua Mirtide: aniendue ebbero Pnidaro a
discepolo neiParte pnetica, ed ambedue furono ben
presto superati da Ini. Attese j)uie con inipegno
al!e scieiize tilosofiche. Sroi tato da questi studj egli
iisci a celcbrare le trionfali corone degli eroi di
Olimpia , di Corinto , di Delfo e di Ncmea ; e il
suo nome corse farnoso per tutta Grecia e fra le
estere nazioni , e non vi fu inai uomo al pari di
liii colmat-o di onori. Tanti onori gli svegliarono con-
tra r invidia di Bacchilide e di Slmonide. Pindaro
li })ixni col disprezzo ; corse amrnoso la carriera
ini>apie?a , e tacendo ne trionfo. E fama che Co-
ri/ina Tanagea. poetessa sua emula, lo vincesse nel
canto cin-[ue volte, n:a dicesi che i giudici pecca-
X-Mio di parziaiita. Psn'.laro sposo Timossena ^ fan-
ciuUa tebana di lamiglia assai distinta , e n' ebbe tre
DAL PROF. ANTONIO MEZZANOTTE. l6&.
figli. Non sappiamo nulla deila sua famiglia, tranue
il iiome de' suoi tigliu >li. In mezzo alle care doair-
stiche non cessava peio di coltivare i Ijegli sfudj
delle muse , ed abbiamo a deplorare la peidita di
molte opere in versi e in prosa aunoverateci da
Suida e da altri. Avendo egli lodato Atene , i Te-
buni suoi coucittadini lo multarono di mille dram-
me ; gU Ateniesi peru pas2;arono la muKa c ne do-
narono al poeta altrettante. AUorche gli Spartani
posero a ferro ed a fuoco la Beozia , sfando iiel
punto di distrugger Tehe , spedirono clii scrivesse
sopra la casa di lui Xiivddf)y ry ^yaoTrois rap
eriyav /li] xaisrs. — Non ardete la casa di Pin-
daro poeta; segno air avido soldato di rispettare
quel sacro asilo delle muse. E il grande Alessandro,
nelFeccidio di Tebe, ordino die si salvassero i suoi
discendenti, e le sue case, die Pausania afferma aver
vedute presso alia porta Neitide. Nulla di certo ci
lasciarono gli anticlu , dice 1' autorc , suU estenore
aspetto e sulle foime di Pindaio, Si sa solamente
che la natura non Tavea dotato di petto robusto,
giacche neppure poteva da se stesso cantare i suoi
versi , come costtimavaao gli altri lirici , attesa an-
cora Tesilita della voce, ed una certa non piacevole
maniera di porgere ; ond' e che istruiva a tale ettetto
delle abili persone. In pivi luoghi parla con tras-
porto dei b^-ni pi odotti da una florida salute , e piu
voile ne diic^de il prezioso dono agli Dei : scarse
notizie, sulBcienti pero a farci credere ch'' egli fosse
d'abito gracile e delicate. In sua raemoria fu eretta
in Tebe un superbo nionumento, passato lo stadio
di Jolao, in un luogo cospicuo e tVequentato detto
Ippodiomo , vif ino alia porta Frctide^ ed Antipatro
gli fece la iscrizione sepolcrale.
Prima di venire alia traduzione delle odi Olim-
piclie il nostro traduttore da un estratto della Dis"
sertazione agonistica del Corsini Vui giuochi olimpici ,
iiella cpiale si discorre della dignita ed eccellenza
Ji (piesti giuochi , delle varie ragioni di tal dignita.
J 66 LE ODI DI l>IND\UO THADOTTE
(leir oriojine de'giuochi, dclle varie epoche, di'quella
in ciii otteiine vittori i C<n-ebo ; e ([ui si tissa la
serie costante delle Olimpiadi. Si stabilisce il sol-
stizio estivo pel tempo della ceiebrazione de' 2;iuorhi
iiel plenilnnio, colT autorita di Pindaro e di Scali-
gero.' Si propone T ordine con rui i varj s^iuochi e
tiitta r Olimpica solennita si conipiva nello spazio
di cinque 2,iorni : si discorre del Pancra/.io , del
Pentatlo, dello Stadio e d' altri giuochi che avevaao
luogo nei jn'imi giorni. Si tratta dela Corsa, del
Pngillato , di 1 Ce'ete , del Cocchio da mula , del
Cario , d( I Tetrippo o quadriga , della loro istitu-
zione , vai ieta , dilVerenze ; dei sacrifizj e finalmente
dei giuoclii olimpici celebrati in altre citta della
Grecia , in Smirne , in Alessandria , in Aiene.
Ci rir^iane ora a presentare qualche escnipio di
traduzione. Koi preferiamo di attcnerci alia prima
ode e di darla tutta iiitiera tradotta letteralmente
in prosa e poi in versi. Non e che in questo niodo
che si puo formare un giudizio fondato sul luerito
dcUa traduzione poetica; noi contiamo fare di piu,
vo2:lianio aggiungervi il confronto della traduzione
del Bellini , e sottoporremo ad anibedue alcune
note critiche , dalle quali i nostri lettori potranno
scorgere in qual conto teniamo si T una che F altra
di queste poetiche traduzioni.
O D E P R I M A.
Traduzione letterale in prosa.
Strofe I. Ottima e V acqna e Y ore , come fuoco
ardente di notte , riluce aliamente fra le ricchezze
che rendono gli uomini superbi. Ma se brarni di
lodare i giuochi , o niio cuore , non contemplare
altro piu del sole luminoso astro , che di giorno
splenda per V aere vote ; ne canteremo altro agone
piu nobile deir Olimpico (i). Ond'e che un inno di
(l) II proemio e formato da tre coinparazioni , uelle
quail il poeta ^lette a confroato I' Olimpico agoue con tie
OA.L PROF. ANTONIO MEZZ \NOTTE. l(>^
^olta celebrita si ra2;2,ira intnnio alle nienti dei
saorjii , accio cantino il lio;lio di Saturno , vetiendo
alia ricca e beata casa di Geione,
Aiitistrofe I. Che 2;insto scettro regge nella Sicilia
rifca di greggi , roglieiido le «ime da tutte le virtu,
rit'iilgc anche iiel lioie dolia nnisica; ed Sio come noi
sovente scherziamo iufoino all" arnica sua mensa !
Ma togli dal chiodo la Dorica cetra, se il favoro di
Pisa, e di Ferenico assojia-etto la tua mente a dol-
cjssimi pensieri , quando egli si movea rapido presso
TAIfeo, mostrando nella corsa il corpo non punto
da s;)rone , e consegno il suo signore alia vittoiia,
Epodo I. II Siracusano Re , che ha diletto di de-
stijeri. Ma la jrloria di hii splende presso la valo-
rosa rolonia del Lidio Pclope , a cui porto aniore
il poientissimo Nettuno che racchiude l.i terra, dope
che Cloto lo trasse fuori dal puro pajnolo, avendo
adorno d' avorio il nobile omero. Molte cose sono
in vero maravigliose, e le favole sparse di varie
meiizogne seducono la mente degli uomini, piti cbe
nn verace discorso ;
nobili oggetti , Tacqua, F cio ed il sole. Talete Milesio riputcj
r acqua origiae delle cose tutte , e Oiiiero canto che 1' Oceauo
k padre di tutti ; il iiostro Lirico , chiamando T acqua ottima ,
racchiude in un sol detto tutti i suoi pregi; ond' e che Y apiSTiv
ftiv v^itio Optima quideiu aqua addivenne in Grecia un pi-overbio ,
clie diceasi quando ad una cosa lodata si voleva anteporre un.a
cosa niia;liore. Ma cominciare un' ode dalT encomio delT acqua
( diranno forse alcuni lual prevenuti ) non saia per avventura
un fnvolo concetto , iudegno dell' aha Lirica ? L' abate Cesa-
rotti in una delle sue relaziojii arcademirfie scrive : « ottima b
Y acqua » disse Pindaro a pvoposito dei giuochi olinipici : il
detto parve un po' strano pel proenilo d' un canzoniere ; ma
ognuno r avrebbe trovaro convenieatissiino alia testa degU a£o-
risuii d' Ippocrate. » Questo motto sjiritoso punge tioppo sco-
peiiaineute per non essere indizio di maligna ceusura Puo dirsi
pero che 1' accademico di Padova parlando del bagno e del-
l^acfjua, tenti per ischerzo di niordere il nostro poeca, perchft
non sarebbe coerente al bnon senso se il facesse da senno ia.
quella relazione : ed in fatti 1' acqua, per la sua nobilta , puo
in qualclio modo essere da Pindaro paragonata ai nobilissimi
jiuoclii olimpici , lua PiuJaro uoii ha cli.e fare col bngni.
(No'a del TradM'ore)
l68 LK ODI DI PINDARO TR/VDOTTE
Strofe II. E Ic grazier della Poesia <lie , appor-
tamio oaore , tutto rendono piacevole ai mortali ,
sovenfe f.-cero con industrla arldiv^nir credibile
anche V iticredd)de : ma i g,iorni dei post^Ti ne sono
Si^pientissimi testimonj. Coavicn.' ad uoino d fav«d-
lare d' oiieste cose intorno aji^li Dei , imperocche il
parlariie cosi e min ir c(>l|,a. 0 t^iglio di Tan'alo,
io d lodero al contr;irio (U'i precede'iti />oe.^i. Qr.aiido
il padre tuo chiamo i Nnmr a quel giiistissimo con-
vito nella cara Sipil >, i-pj arec hiando alternatamente
cene ao^li Dei, allora io dico cbe Nettuiio illastre-
per-lo-tiid( ntc,
Aiitistrofe II. vinto nell'animo da desiderio amo-
roso, ti rapisse sopra avirei cjvalli , onde traspor-
tarti air altissima casa dell' ampia -mcnte-onorato
Giovo. Ivi ia alno tempo venue a Giove anche Ga-
nimede , per Io stesso ministero. Poi'^lie fosti invi-
siijile, ne ti ricondussero alia madre quelU die
ni' Ito cercarono, tosto quaknno degF invidi vicini
occultamente disse , clie intorno a veemenza d'acqua
bollente per fuoco ta2,liarono c*.l ferro a brano a
brano , e distribiuioiio suile mense in minuussime
parti !e tm carni, e ne ferero pasto.
Epodo II. Ma per me assurda cosa e il chiamare
alcuno degli Dei crapulono ; da cio mi astingo ;
sovente il danao tocra in snrte ai maledici. Clie se
S,li Del custodi dell' Olimpo onorarono nn uomo
mortale , egli fn qnesto Tan;al;i; ma non pote di-
gerire la grande felicita. Superbo per la sa/ieta
d' ogni bene , ebbe un' i/nmensa pena , che sopra
di lui sospese Giove padre , nna poderosa pietra;
e bramando sempre di torsela dal capo , e lontano
da letizia.
Strofe III. Ha qnesta vita priva-d'-ogni-conforto
c unita alle tre questa qiiarta pena angosciosa ,
perche avendo rapito il nrttare, e 1 ambrosia degli
immortali , in cui essi riposero I incorruttibilita , li
dispense ad ugnali convitati. Ma se nn uomo spera
di occiikare checchc opcri aDio, s'inganna! Pcrcio
DAL PROF. ANTONIO MEZZANOTTT;. 169
^V immortali mmdarono nuovamente il fij^lio suo
fra !a stirpe cle2,li uoinini so2:c^etta-a-rapi.ui-morte.
Nella iiorente eta, quarido la prima lamigine gli
copriva il negro mento, egli ravvolgeva neir animo
le prefisse nozze ,
Antistrofe III. onde ottenere dal Piseo padre Fin-
clita Ippodamia. E venendo presso il mare biancheg-
giante , solo fra T orror de!!a nntte, invocava il
gravi-sonante Nettuno insigne-per -lo-tridcnte ; e
questi gli apparvc dappresso, duianzi al piede. Al-
lora Pelope gli disse: cc O Nettuno , se caro a te sono
i soavi doni di Venere , rattieni T asta di bronzo
d'Eiiomao, e su velocissimi cocchi conducimi ia
Elide, e danimi in braccio alia Vittoria; imperocche
avendo colui uccisi tredici giovani amanti, differisce
le nozze
Epodo III della figlia. Un gran pericolo non am-
mette imbelle iiorco. Perche fra coloro a cui e ne-
cessario il morire, alcuno consnmera indarno una
iguobile vecchiezza, giacendo fra le tenebre, ignaro
d' ogni bella impresa ? Ma io dobbo soggiacere a
questo agone; tu pero concedimi un gradito suc-
cesso ». Cosi parlo , ne a lui rivolse vane parole.
Imperocche il Dio onorandolo , gli diede un aureo
cocchio e cavalli infati^abili nelle ali.
o
Strofe IV. Domo Pelope la fcrza d'Euomao , e
sposo la ver2;ine, die sei Duci gli partori, figli die
nelle virtu riposero le cure loro. Ed ora giacendo
presso la corrente dellAifeo, e onorato di magnifi-
che esequie, avendo ivi una touiba che-sovente-
«-visitata, presso iin'ara che-molti-stranieri-fre-
quentano. ]\Ia la gloria dei giuodii d' Olimpia si
vede splendere da lungi nelle corse di Pelope, ove
combatte la velocita dei piedi , e lo sfor/o estrcmo
della fortezza audace - nolle- f.itidie ; e il vincitore
ha nella vita rimanente una dolre tranquil'itii ,
Antistrofe IV per lo premio - della -vittoria. Quel
bene die giornalmente si £ode, e sempre il sonuno
per ogni mortale. Ma coavieue clt' io coroni quel
170 LB Oni DI PINDARO TRADOTTE
vincitore , per equestre legge , con Eolico canto : t-
spoio che niiin altro dei poet/, ora vivcnti, il piu
illustre per due pregi , e per bella sapienza , e
per Urlco valore , ornera al pari di me di nobili
mtrecciainenti d' inni T anii^'o Gerone. Un Dio , cu-
stode de^r inni miei , sollecito cosi provvede , (»
Gerone, alle tne cure; e se presto il Dio noa mi
abbandoui , spero anrora di
Epodo IV. doverti celcbrare col veloce cocchio
rinvencndo adjatrice via di piu snavi parole, giuiKo
al Cronio aprico : per me duaque lu musa niidrc
di forza un potontissimo strale. Altri sono grandi
per altre cose, ma lo strenio r/egZi o«o/7 giunge-al-
sommo nei Re. Non mirare pin lungi. Avvenga che
tu passi questo tempo di vita in sublime stato , e
ch' io conservi con vincitori cosi insigni , ovunque
per sapienza chiaro fra i Greci.
Versions poetica del Mezzanotte,
Sovran dono di Giove
E la hencfic' onda :
E come fiamma , onde gran luce moi^e
In fosca notte ch'' ampio orror diffonda,
Vivido e puro splende
U incorruttibil oro ,
Che re d' ogni tesoro
I cuor d' orgoglio accende: (i)
Ma se nudri desio
m lodar gli Achei Ludi, o Genio viio ,
Qual astro in del sfolgoreggiar vedrai ,
(i) II tracluftore ha illanguidlto 1' effftto clelle pintiaiiche cumpara-
zloni stemperanilole oltre mijura. Che I' acqiia sia un sofiano dmo it i
Clove e un sovra piu clie affibljiasi gratuitaniente al testo in-ie<iie alia
notte che tJiffonde ampin orrore ed al vivido, puro e incorruttibil oro: tutte
Oiiosaggini che ritardano la raphUta lir ca e d'lstrufgono il pre'tigio
della isplrazione. E tante parole non valgono una del poeta 11 chianiar
ultima 1' acqua c as?ai piu che dirla beneiira e dono di Ginve ; con
queir aggiunto si compendiano tutte le sue huone qualita , col serondo
se ne inJ'ca una sola. Attribuire poi purczza e incorruttihilith all' oro
»el momento che viene tacciato di corroinpere i noitri cuorl , non ^
solamente aggingnergli un cOBcrtto non sue , ma macchiarlo di una
siancanza di giisto.
DAL PROF. ANTONIO MEZZANOTTB.
Che del sol vincn i mi? (i) •
£ quale canureni nobile agone ,
Che pnreggi. il fulgor d'Elee coronet {2)
Or voli Inno sonante , (3)
Che scota il sacro ingegno
Dei Vati, onde VEgioco altitonante
Faccian d'^incliti cartni clctto segno,
Giunti al palagio augusto
Del niio Geron , c/ie tiene
Placido scettro e giusto
tfelle sicule arene : (4)
Egli e de"" suoi I' ainore ,
D' osni virtit cogliendo il piii hel fiore;-
D' Euterpe a lui le prime rose dona
L' nrnionico JLlicona j (5)
E oh come fra le mense a lui da canto
Scherziamo alV aura dl soave canto I
Ma la Dorica cetra
Si tolga omai , se alteri
Serti ad Olimpia sacri oggi ergo all' etra ,
E se gia pur fra i dolci ascrei pensieri
L^ alma ondeggiar mi fea
Ferenico veloce ,
Che sulla riva Alfea
( Ne il toccb spron ) feroce
Corse, e di gloria pieno
Jl Sir portb della Vittoria in seno.
Plause a Gerone il suol dell' invocato
(i) E qui dimentlcata una bellezza , il sole che di giorno fa del cielo
un deserto.
(2) Un agone che pareggia il fulgor di corone '■'- — E che dircmo po'i
ilella strana copia dl Toci conformi , <li cui ridonda qoesta prima stroia?
Fiamma , luce, splende ^ astro ^ sfolgoreggiare , sale, rat ^ fulgore , e tiuto
questo ncl »iro di soli 14 ver-i!
(3) Snnante non vorra mai pigulfi'-are di molta eclebrit'a.
(4) Bicca di greggi pareva al traduttore indicazione iantile per la
Sicilia?
(5) Ne dl Eu'erpe , ne di rose, tie di Elicona ha parlato il poi-ta. Clir
non e famigliarizzato ad una elegante seniplicita ricorre rolentieri alia
fra'icologia drlle scuole.
Eartino quere poche note per sappio del nostro sentire intorno a
(jnesta piiittosto parafrasj che traduzionc. Tuftn il resto e dello stcsso
teno.e, come potranno facilmeilte aTVeder^ i Uttori coU' attciito esanie
<lclle strefe che segnono.
172 LE ODI DI PINTO A.RO TRADOTTE
Lidio Pelope. Alato
Strale or vihrinm di Tnntalo alle prole ^
Che pill desne otterra Dircee parole.
Alls nettunie hrame
Tenero ohbietto un giorno
Pelope fu , poi che all' ondoso rame
Tolsel Cloto , d'eburno omero adorne.
Portenti udiam ; suvente
Seduce un lusinghiero
Fdvolegsiar la mente ;
D' ombre riveste il vero ,
Per vezzi il canto audace :
Poster ita ma e testimon sagace:
Dee hell' opre di Dei narrare il saggio j
Cost minore oltraggio
N'avran; poi che a smentir la pUsca etate,
Pelope, io venni non infido vate.
Quando in Sipilo offriva
Pure agli Dei convito
II Padre tuo , dirb che un di rap'iva
Te d'Amfitrite il tridentier Marito ,
Che del rettor del mondo
Te addusse all' aurea sede ,
E in del fosti secondo
Al vago Ganimede.
Occulta ad ogni sguardo
Eri , tolto alia mudre , e allor bugiardo
Grido s' udi; ma in luttuoso scempio
Ch' io d' onda infame , o d' empio
Acciar favelli? e di te in brani, e guast»
Fatto in orribil cena orribil pasto ?
^on io potrb un dti Numi
Chiamar d"" umane membra
Crudele voratnr ^ da tai costumi
JJ alma rifugge pavida , e riinembra
Che maledico labbro
In tristi giorni rei
Air uom di danni h fahbro '
Se d' Olimpo gli Dei
Voller gia che sulV ale
y ergesse d'alto onor lieto un mortale ,
Tnntalo ei fu; ma somma, e non perenn^ ;
Felicitade otcenne ,
I
r>\L PROF. 4NTONIO lilEZZANOTTE. IjS
Colmo di beni , e in suo poter superho j
Provb di Qioiie alfin la sdegno acerbo.
Per utroce tormento ,
Sospese un sasso enorme
Giove sovr' esso; e mentre agogna a stento
Quell' inftlice in disperate forme
Di tor dal capo il grave
Pondo , in angosce estreme
Non mai conforto egli have,
E quarta ptna il preme
Vindice all' altre unita
La dura pietra , ond' ha crucciosa vita ;
Poiche gia osb con rapitrice mano
Porgere a labhro uinano
L' ambrosia e il nettar sacra, in cui la pura
Posero i muni non mortal natura.
Chi spera a Dio veggtnte
L' opre occukar J ddira.
Ahi Tantalo! Ed ahi Ptlope innocente ,
Che dal del spinto in bando, e a Giove in iroj
Turnb con umil sorte
Jnfra color che mena
A Stige avida morte!
La nereggiante appena
Sul mento gli fioria
Lanugin prima , ed ei d'Ippodamia
L' ambito imen gict gia in pensier volgea;
Ma I' ira ne temea
Del genitor. Come inmdzar le piume
A tanto vol, se non reggealo un nuine?
L' ardente giovinetto
In riva al mar spumoso,
Di notte fra I' orror venia soletto
Con amore ; e invocava il fragoroso
Dio scoiitor , che innante
Gli apparve , e a lui ii volse
Con amico sembiante,
Questi Pelope sciolse
Accenti allor, u Se piacque
» Di Venere alcun donu , o Re dtW acque ,
il Un giorno anche al tuo cor, fuusto ne vieni,
» E d' Enomao rattleru
1^4 - i^'E ODi m viNn\uo tkadotte
)/ L'asta, e sovr' agil cocchio iinnicnsa gloria
» Dammi in Elide, in braccio uUa Vittoria.
II A Dite il R'-ge crudo
„ Ben died e tre v,ia spinse
» Ddusi amanti. Jo corro alV arduo ludo.
'I Fup.ga i piTigli chi d' acciur non cinse
II L' uudace cor. Mort'ili,
» Pcrche trar tencbrosi
» Giorni , e poltrir ni'i mali.
It Ne por mano aniinosi
,1 Ad opre illustri, e alfine
II Senza lode mirar sia bianco il crine?
If Or me la voce drU'onore invita ,
II E d' Enoinao in' addita
>, La indomit' asta. Ah tu, Nettun, che it vedi,
i> Propizio evtnto all' ardir mio concedi. »
Pregb , ne invan , che. dono
GU fe d' un'' aurea biga
II divo Enosigeo ; pronti gid sono
GU alipedi corsier; gid il Lidio Auriga
II carro ascende , e send
Tremor d' Elide i campi,
Ove il pie del frementi.
Destrier I' arena stanipi.
Ei , trasvolando , spinse
Il fcrro Enomao giacque! Alfin si strinse
L' alma vergine al sen Pelope , e fiori
' ' Dier pronubi gli amori ;
E in bel valore usci drappello eletto
D" eccelsi figli dul fecondo letto.
Or presso il sacro lito
D'Alfco r Eroe riposa ;
I fanciulli d' Olimpia in mesto rito
Onorano la sua tomba famosa :
E dl stranier devoti
Sovente nccoglie un" Ara
Ivi le offer te, e i voti.
Jda bella ovunque e cliiara,
Ove il vcdor si spande,
Splende la gloria dell" Elee ghirlande;
Chi move in duro agon fulmineo pieder,
Jvi pugnar si vede j
DAL PBOF. ANTONIO MEZZ\NOTTE.
Ivi combatte indomita fortezza,
Estreme a tollerar fatiche awezza.
E vita ottien tranquilla
II Vincitor pel serto,
Che largo premio a lui sul cr'm sfaviUa.
Sommo ai mortali e il ben presente ; e incerto
Futuro ben. Che braml ,
Geroa , se rie' suoi Ludi
Onor Pisa te chiami ?
Ma lodar tue virtudi
Or con Eotio canto
lo deggio : e qual mat cetra aver pub vantQ
Di tessfr inni , e di te degni , o Prode,
Se mia non e la lode ?
Veslia un Dio su i miei carmi^ io mi consiglio
Col tuo valore, e col CUlenio figUo,
Da me se il Nume amico
Non parta, io ben prometto
Di celbrarti ancor sul Cranio aprico
Seguitando il tuo carro , e il grido eletto
Levar d' inno piit bello:
Per me Calliope augusta
Tempra uno stral novello
D' invitta forza. Onusta
Altii la nobil' alma
Hun d' altri pregi; ma la cccelsa palma
E nei lie. Qeron, busti. A te baato
Serbia sublime stato
J Numi ognor : Grccia tra i vati suoi
Onori me cantor di tanti Eroi!
Tradazionc del Bellini.
Ottima e I' acqua ; e I' aura,
Come lucida face in del notturno, (i^
Tra i superbi lainpeggia
Ttsauri di fulgore
(l) Face in cielo notturno siiona lo ste;;o che Stella , e PinJaro Tolls
dire che 1' »ro splemle fra Ic altre ricchezze come fiamma di notte-
teiiipo. Kon era egli facile evitar 1' ecjuivoco traducendo — Come jiarnn^a
che iflcnde a del notturno?
■1'~'6 LE ODI DT PINr)\RO TRiDOTTE
Cui nullo altro pareggia. (i)
Ma s' e in tc brama, o core ,
D'off'ir luf.de a' cirtami, (a)
Siccoine altro n>'l die (3)
Pi4 deserto dcU'ttra
Non miri al par di Fcbo astro fiammante
Tal nullo delV Olimpico si vante
j4gon piii generoso ; (4)
Glide si tisse it celcbcrriin' inno (5)
Dallo spirto de' Vati ^
Pcrclte il Suturnio germe
Nell' opulenta esaltino magione
Beata d' lerone.
Jl gmsto scettro ei regge
E a somino coglie o;j,ni gentil virtute
Nel siculo terrrn ricco di grenae ;
E^li sill fior de' musici bidciia (6)
Quando scherziam scvente
Tra le ihense gioconde.
(i) Lampeggiar di fitlgore tra i superbi tcsori e vizioso per molte ra-
glonl. Prima di tutto quanf'o dicesi lampegglare e Tano apgiugnere (It
fulgore La voce tcsori uim e qui acconcia ad esprimcre ogni cupia di
ben' , e T oro puo ben?i priineggiare fia le altre ricchezze , non cosi
fia gl altii tes ri. E poi dov'e la sentenza di Pindaro cite le fortune
im'annconn gli iiomiai ?
(2) Offrir laud:' a' certami e maniera di cattivo gusto. Potrebbesi forsa
npplicar a per ona , non mai a cosa. E chi direbbe aver offerta lode
alia niagnific<'n?a di nn tempio anziclia lodara?
(3) II sig Bellini ha qui senza uopo di rima pcrduta una gemma chfe
poteva consfrTare pe' suoi improvvisi,
(4) L' Olimpico e il piii nobile fra tutti ' giuoclii, non il piii generoso..
la generosila e un' affezione morale die raal ii cunvienc agli oggetti
in en iljili.
(5) (^uesto celeherrimo senfe un po' troppo di prosa per trovar grazia
in un' ode.
(6) Balt'iiare sul fore de* musici e frase iV inijiura lega , e non da coa
osatiezza I' idea , cbe Gerone fornito delle piii elette virtu primeggiassc
■ancbe nel fior della mu^ica,
Ci faebbe cnra Iroppo milesta il proccdere di tal passo slno alia
£ne dell' ode. Ba tl il breve cenno che ne abbiam dato a persuadere i
nosti leit.iri quanto sicno quete recenti versioni di cosrc dall' origi-
nalc. Non e [ia die vogli,i;i inieraniente accajilunarne il difetto de' tra-
duttori , mentre dee: j pur confes^are cbe Pindaro e tal lirlro da non
po'ersi eon felicita co taute voliare in alrra lingua. E poiche Angdo
Mazza penetrato di que'i'o vero rommi«e alle funiino la sua traduziiine»
riMiaiie ancora .1^1' llalianl una p,i!m* the Bulliiii e Jlezzanotte lion.
Viaiuio colta.
D\L PROF. ANTOmO MEZZANOTTE, I/f
5m su la cetra Dorica
Or dal chiovo dissoU j ,
Se a te soave suscitan pensiero
E Pisa cd il Fert^nico Destriero ,
Cite vicinn all' Alfco
Proruppe veloassiino ,
Ne sUviwlii'O , il fianco offrendo al cor so y
Dicde al si(::nor vittoria
Di corridori aniante
Siracusan regnantc
Folgorn la sua gloria appo V inslgne
Colonia , pr gli eroi , del Lidio Pelope ,
Un di cura d' amor del chiaro in forza
Ndtuno Ennosigeo ,
Poscia che trasse Cloto
Fuor da I lebete puro
Lui d^ir eburnea spalla
Mirnbihnente ornnto.
Molte opre son di maraviglia obbietto :
E le mcnti niortali
Pill che a' drtti vcraci
Alia varia sogi>iacciono testura
Di fiivole mendaci.
Ma pur di poesia grazia che rende
7 utte opre all' uom gradite , onor n' arreca 5
E fe sovf-nte all' incredibil pone ,
Chi; de' futuri giorni
S'.pif'ntissvno il corso e testimnne.
Onesta. I' uom p^' JVumi ahbia fuvella ,
Che unco in mtntir la colpa
Lieve allor fora. O a Tantalo
Fii\lio , ber\ te altramente
Caiitcrb che non fe' inai vate in pria j
Quando a' celesti il padre
La cena rese , e invito
Feati alia car a Sipilo ,
E ulle mense legittime t'offria,
E il prode pel tridente
Ncttuno ti rupia.
Per te il domb desir di trarti aW ardua
Mdgion dell' in onore inclito Giove
Cogli, aurati destrieri ^
Bibl. ItaL T. XVllI. 12
LE ODI DI P1NDA.ro , CCC.
Lit dove poscia Ganiinede veime
E pari, a qucllo ottenne
Ministcrio appo il Nwne.
Poiche non piii apparisti
Ne te alia maJrt rescro
Gli anelanti nell' opra esploratori ,
Taiuno de' propinqui invidi occulta
Disse che alia bollentc acqua d' intorna
T avean dwiso con V acciaro a hrani ,
E le cami sniembrate ,
Ai Niiiiii furo in pasto
Sulle mense locate.
Me stesso affreno , onde non sia ch' i' appelli
Largamente de' Nwni alcun voracc.
Spesso labbro maledico
JDanno a se merca. -^e. agli Olimpii Numi
Unqua mortal gradia.
Pen fu Tantalo. A lungo irsene appieno
fortunato concesso a lui non era.
Dal mat sazio deslo
Immensnmente crudo
Affanno ei conseguio ,
Che sulla teita a lui Ciove sospese
Vuro sasso. Ei y' affanna eternamente
Vai capo a rovesciarlo , alma dolente.
^7<>.
Sullc caicse deW avvilimento delle no^tre granaglie ^ e
sidle i.ichiifrie agrarie rlparatrici del danni che
lie derlvuiio. Oprri. postnma del conte Danpolo. — •
Milaiio ^ 1820, dallu tipografia di Giambatdata
Soazog:no.
T,
u TTi quelli che connscono con die indcfesso zelo
il conte Dandolo si occupisse di varj anni intorno
ai niii gravL oggetti de'reconomia caii][)estre , e
che s.inno i grandi eccitamenti ch egli ha dati in
tiitta Iti'lia a' niigUorainenti agrarj d' ogni genere
c<dle sue opere e col siio escmpjo ; considerando
coin'' egli e improvvisamente mancato in una eta,
in ciii pieno a;icora di tutte le sue forze fisiche e
intellettuali poteva sperare di spinger oltre gli utili
suoi stud), conipiere Ja bclia opera della Enologia,
di tui noil abbiamo che le prime due parti ; an-
nuizi.ue sulla coltivazione de' g;elsi i risultati delle
esperieuze ed osservazioni, die da otto anni in qua
andava accumulando nel suo gelspto sAV Annunziata
di Farese ; e quelii delle molte cure ed investiga-
zioni sue intorno alle Jpiy argomenti tutti e tre, che
pel valor suo nelle scienze tisiche , e per la conti-
nua sua pratica sarebbero stati di per se interes-
santissinii, hanno giustainente riguardata la perdita
sua conic una pabblica cal;nnita. iinoerciocche nis-
suno pu6 niettere in dulibio, die cssendo T arto della
riproduzione delle nostre natarali ricchezzc la pivi
eniinenteinente impartante di tutte le altre, le quali
o a tpiclla si rifenscono, o in ipiella hanno il loro
fondaniento, eniinentemente iniportanti non fossero
gli stud) snoi , e preziosissiini i risultati ch' egli
traeva dalle rombinate forze della scienza e della
pratica: particolarita ch'egli aveva comune con as-
sai poclii scrittori ; e che rende quclli , in cui si
veritica, classici, e veramente benemeriti. Ma se il
l8o SULLE CAUSE DELL* AVVILIMENTO
ronte Dandolo in tante 5ue opere sviUippando le
ragioni e i prccetti della buoaa coltivazione in varj
rami di cose agrarie pote esser utile , come lo e
stato di fatto ; utilissinio va ad esserlo singolarmente
per (piesta rh' rgli ha lasciata inedita . e il < ui ar-
gomento altissinuimente iateiessa noa la sorte degli
agriroltori e de' pos?idf>riti , non (jucHa della Lora-
bardia sola , ma la fbrtuna deW iiitera nazioue ita-
luma.
II tvansnnto di <[iiest' opera sta in qunlche niodo
nella conclusioue^ con cui T antore T ha terniinata;
e nox il riierirenio qui , giacche questa e V ultima
volta , in cui luliamo la sua "voce.
cc Non ho dissinmliti , dic'egli, i danni , da cui
e minacciata la nostra agricoltura a cagione del
crescente vcrsiiniento sui merc;'ti d' Italia e d' Eu-
ropa delle granaglie del Mar-Nero ; versc'mcnto ,
del quale venti o trent' anni addietro non aveasi
il piu leggiero sosjietto (i), IIo indicato , come rotto
ogni equilibno tra il prezzo di quelle granaglie e
dtlle nostre , per questo singolare avvpnimenio va
ad essere ilnitxi per noi 02;ni utile nostra esporta-
ziono, e a nascere 1' estremo avvilim'i-nto delle me-
desinie (2). Ho accennato , siccome eifetto morale
funestissimo di tale avviliniento, lo scoraggiarsi dei
piccoli possitlentj , i quali veggoao sconcertati per
(i) Nel ioo3 air aura di una pace generale nial sicura usci-
rono del Mar -Nero 1,482,666 moo;gia di graoi , niisura milanese ,
e dopo la pace generale di Pangi , nel 1816 e nel 18 17 usci-
10110 di la 2C00 navi clie ne iraspoitaroQo 4,000, COO di uioggia.
JC (lee calcoijrsi di \<m i grani ilell' Egitto , delli Grecia e del
Baltico , e !e farine dell America sectentrionale ; e dee aggiun-
gersi, clie durante la si hiiiga guerra di mare molti pnpoh che
compravauQ grani dagli esteri, e specialniente dalT Italia , lianno
pi'eso a promoverne net loro paesi la coltivazione.
(2) A noi uii moggio di frumento costa per termine medio ,
calcolati gl' interessi del fondo capicale, i cariclii pubblici, ecc.
lire 33 lucirca di jNlilano. Ai poi>oli che mandaao i loro dal
Mar-Nero , non costa nenimeno lire 6. Gome sostenerne diinque
ia concoriT nz£> Biii mercati ?
DELLE NOSTRE GRANACLIE, CCC. l8i
oo;rii parte i loro bisogni econoinici. Ho ricordato
finalnieiite che in mezzo a tanta diminuzione di
valore ne' prezzi de' nostri prodotti, non puo farsi
astrazione dai carichi per le spese dello Siato . e
dai bisogni particolari di oggetti stranieri , iiidi-
spensabili agli aiiauali nostri consiimi (i).
» Conosciutaei questa disastrosa nostra situazione,
mi e parnto venirne la giusta conseguenza di do-
vere noi investigare quali sussidj potessimo opporre;
(l) « Cadiito in g»*nerale avvilimento il prezzo delle gvana-
glie , dice l' autore al cap. I , il possidente non trova piii una
readita proporzionata a' suoi capicali e a' suoi bisogni. Miile ti-
niori lo occupano , e quand' anclie jaol sia di fatto ) egli decide
d' essere iuipossibilitato a costruire , a luighorare , a i-iparare ,
a spendere quanto da prima S|iendeva , e & sosteuere 1' agia-
tezza piiaiiera della faiiiiglia ecc. L' avai'o , cogliendone V op-
portuuita, vorrebbe sospeudere tutto , e nulla spendere. L' uom
saggio tempera le sue spese , ed anch' esso attende tempi nii-
gliori onde soddisfare ai molti suoi bisogni e desiderj , a cui
da prima soddisfaceva. Cos! ovunqiie diminuisce 1' ali-
mento all' industria , il travaglio all' operajo , lo smercio al fab-
bricante , ia consumazione in tutti. — II colono dai canto sucj
non tarda ad accorgersi che la quaatita auclie magaiore delle
granaglie prodotte non corrisponde alia diminuzione del lor
valore. Vede clie un mezzo moggio di formt-ntone non basta
per ottenere un pajo di scarpe , ne un moggio per avere un
cerchio di una ruota da cai-ro. Vede che quamita notabile glie "
ne vuole , onde soddisfare alia tassa pcitonale e al giornaliero
consume di sale in un anno , per jsoco che la sua famiglia sia
numerosa. Si accorge allora clie 1' abbondanza stessa , di che
prima si era rallegrato , non giova a' suoi bisogni , e perde
r energia e si affanna in mezzo a mille occorrenze , a cui non
puo provvcdere quantunque non gli mauchi il pane. E guai
quando il reggitore di una famiglia colonica si accorge che il
travaglio, la sobrieta , d buon costume non valgono jiiu onde
farlo vivere trauquiUamente e contento ! . . I due estremi , del
troppo cioe , e del minimo prezzo delle granaglie , anrhe in
questo caso si toccano ; e souo cgualmente funesti, ecc ». Tra
i popoli agricoli le granaglie , dopo T oro e I'argento, sono per
cosi dire la moneta conente e circolaate , coUa quale possi-
denti , ailittajiiuli e coloni ottengono quanto va loro abbiso-'
gnando tutto T anno. Troppo quindi importa ch' esse non di-
nuuuiscano , se non lino ad un cert'j punto del loro valor caai'*
merciale, altrmieuti tutti ne so&irebbero.
1 82 SULIE C.4.1TSE DELL* AVVILIMENTd
c poiflK"" 1e nostre terre , e I' indiistria nostra pos-
sono somn)ini8tra!rene di niolte spe/.ie , ho ar^o-
mentaio che dovremmo' pur anrhe connsrere qual-
"ineate non dipcii^le che da noi stessi il tri*rre, per
COS! dire , did ninle medcsimo ample sorsremi di
])eae , aniiiiando c niig^Horando a sicnro snpplimento
e compenso altri rami d' industria rainpcstre dovi-
ziosissinia.
» Su di che veniva a confort;irci rosservazione,
che r essere st:Uo il male prevedato fra noi sino
tlal 1804 e pill vivamenre anaiiiiziato nel 1806 , avea
accertati gia, merce lo zelo d' illuminati coltivatori,
nuincrosi inielioranienti nelle nostre campaa;ne. Cosi
la produzione dclla seta, vera ancora di sicurezza
nelle angustie nostre, fu incredibilmeatc af^cresciuta ;
e fu di conse2;uenza estesa la piantagione de'gelsi;
intcso mefflio il lore governo ; ed ainpliati i se-
menzai e vivai di questc piante preziose. Cosi venne
perfezionandosi Varte di fare e conserrare i nostri
vini, Cosi veune studiata e portata ad alto grado
la pastorizia ; la quale , mentre per disgrazie non
prevedute improvvisamente decadde , ora ha potenti
ajuti per iiinalzarsi prospera quanto voglianio. Cosi
finalmente si e diffuso per le cose agrarie uno spi-
rito d' indagine , ed uno zelo tra' possidenti , che
sono il pill sicnro garante di ogni buono incremento
della priVata e pubblioa fortuna.
» Ma le cose non sono ancora elevate al piinto
corrispondente al male che viiolsi superare ; e gli
effetti d' esso ci si faniio pin vicini. Importa adunque
sommaniente che i piu fervidi amici del bene attin-
gano dal loro corag<r,io e dalla cognizione delle cir-
costanze nuovc forze , onde non solo escludcre il
pericolo , ina assicnrare con pronto cangiamento di
raezzi se stessi e la nazione dall' impoverimento^
a cui akrimcKti andrenmio soggetti.
5) lo ho presentatl tptesti mezzi nel rispetto il
pill ovvio, che le terre nostre ci olfrono.
DELLE NOSTRE GRANA.GLIE , CCC. l8q
» Chi di fatti uou vede ia uaa sem )re plu ere-
scente e reeolare juantawiotic di gelsi raiimento di
valore dei iondi , e quelle dc!!a materia prima the
soinmmistra la sera ; nei revolari piccoli avvicen-
damenti nuove <[uantita di utilissimi prodotti per la
sussistenza di maggior numero di auiir^ali a noi
maticanti, se in fbraggi •, e se ne'la sottrazione di
uaa parte di foudo ora sovercliia alio granaglie ne-
cessarie, in piu lino, in piu canapa,inpiu sementi
oleifere , in piu semeazai e A'ivai ? Chi non vede
iiclla pill estesa applicazione dei buoni metodi co-
pia masigioi e di vini eccelleiiti e durevoli : e di
vini anche atti a contendere con moki de' forestieri
piu pregiati ; in alrunc sollecltndini per le api niolta
dovizia di cera ; nel passaggio di nnova quantita di
beni comunali a niani private , ampliazione mag-
giore di coltiira , e di prodazione con vantaggio
notablle per migliaja di possidenti ? Chi nel tutto
insieme di queste cose non vcde infiue nnovo nioto ,
nnova vita, nnava riccliezza, nnova garanzia pel
nostri pin cari interessi ; nuovi mezzi in somma di
soddisfare ai nostri bisogni; e nuovi foadi per as-
sicurarc la sussistenza a crescente popolazione ?
55 Indicando tulte qneste cose agli uornini buoni
e prcmurosi del bene della patria , oiide prendano
mosse utdi e sicure , io non poteva procedere che
con rapidi cenni ; e cosi ho fatto. Non era que-
sto il caso di dar lezioni di agricoltura o di civile
economia , ma di far valere e di dirigere ad uno
scopo conosciuto, sentito e gravissimo, quante buo-
nc intenzioni , quanti lumi , quanta esperienza e
pratica puo supporsi ne' possidenti , e nei coloni
cccitati e ben diretti dai possidenti. Le nostre pas-
sivita colFestero, che prcsi a con^iderare, debbono
essere uno spronc fortissimo , onde animarc ad in-
traprendere questo o ([UcUo , o tutti insieme i pro-
posti miglioramenti. Non la mia oi)inione deve per-
euaderne T utilita , ma T urgenza dellc circostanze.
184 SULLE C/VUSE DEXl' AVVTLIMENTO
» In mllle guise forse possono essere diflerenti i
iiiiei risultati di quelli, die aliri (jiia e la oflen-
nero od ottenanno ; poiclie diil'erenti possono essere,
o sai\intio iti piu Inoglii i modi e le eireostanze :
cio poco Jm porta. Cio <lie iniporta si e , ehe dai
dati da me olVerti possa ocnuno ])rendere moto per
operare ; e possa modirieaie o rettilieare i giudi/j,
e trai'si sicuro a buon elletto , che e il sommo fine
che mi sono propo«to. lo ho tratto tutto dalla niia
propria esperienza. Cosi ho parbno per uitima con-
vinzione , non per alcana probahilita
)> In piu luoghi ho pur dovnto f.a* eonoscere ,
che senza migiiorare la eondizione econoniiea e
morale de' eoloni, non migliorera m.ti durevolnjente
la eondizione generale liella nostra a2;rico!tura E2;li
e questo un argoniento , di cui sono profondamente
convinto, non per sola forza di ragione , ma per
quella piu potente dellesperienza. lo lo raccomando
al cuore e alT interesse de' possidenti: 1 inn'ivazio-
rie , che ho proposta ne' contratti (T afiit.o Ae pic-
coli poderi , e lorse il secreio fondanieritale della
prosperita, che quest'' opera e diretta ad assicurare
all agricoltura del nostro paese ! . . . .
» Cresca dunqiie Tanimo a raddnppiare gli sforzi
nella grave considerazione delle circostanze pre-
sent!; nelle quali non posso dissimnlare, cpialmente il
sense degli elTetti niorali che possono denvare da un
insistente ribasso de' nostri cereali , m' impt ne anche
piu di qucllo che niai ni imponga il timore stesso
di non poterci mettere a livelio di qualunrpie altro
danno , che per la si funesta diminnzicne deile espor-
tazioni delle nostre grannglie all' estero possa ve-
nirci. E in cio sta qucsto mio pensiero , che Fabbon-
danza di un prodoito proprio , consnmabile nell in-
terno, scfmpre trne seco un ribasso di prezzo tanto
maggiore qiinnto pin la quantita del medesimo e
eccedente il biso2;no ; e siccome nel caso nostro il
timore di sempre maggior ribasso non potrcbbe
non agitare lo spirito di ogni possidente , i piccoli
DELLE NOSTRE GR\NA.GLIE, CCC. l85
possitlenti specialmente die costltuiscono si gran nu-
mero, sarebbero in istato quasi abituale di vendere
i loro prodotti con una perdita al di la d' ogni pro-
porzione; e questo f.nto stesso aumenterebbe an-
cora 1 aI)bassaniento de' prezzi. Laonde s' intarche-
rebbero i caj^it .li , le piccolo fortune sparirebbe-
ro , le niaggiori diniinuirebbero; cd anthe prima
che r accennata cagione producesse i consegurnti
reali effccti disastrosissimi , gli animi di tutti reste-
rebbero funestamente percossi dal sentito disordine,
le cui conses^nenze , si per V apprensione , che per
la verificflziDne , verrebbero a spaudersi in tutia la
massa de' cittadini , sconvolgendo T econoniia 2;ene-
ra'e , e togliendo a molte classi in seno alia stessa
abb ondanza i mezzi di sussistere » . . .
Fin (jui r autore. In quanto agU speciali oggettl
da lui trattati , e alF ordiiie in quest' opera tenuto ,
per darne cpialche idea aggiungorcnio noi i seguenti
cenni.
La seta e Voggetto fondamentale e sicuro della
nostra riccbezza. Non e meravigUa , se dopo VArte^
e do;>o le Storie del govcvno de' bachi dal i8i5 al
i8i(} r autore ritorna su questo argomento , con.
nuovi cenni sui bachi da seta , suUa malattia del
segno e del calcinaccio, snlle bigattiere ^ stufe e sc-
menti; e sugli ogtiora pni crescenti progress! per
omai tulta Italia de nuovi metodi. Dimostra poi ,
come nella ragione composta dell' aumeuto di quan-
tita , e del crescente miglioramento della seta sta
r infallibile secreto di vibrare a poco a poco colpi
sicuri e mortaii alia concorrenza di tutte le sete
asiatiche sui mercati d'Europa e d'America. Che se
anche il prezzo d(4la seta venisse a notabi]nien>e
diminuire , !a crescenre qiiantita di ottiuia seta che
otrerreino, riparera ad ogn inconveniente ; e in due
tabeile esponc il coufiutante prospetto del valore
delie sete esportate dal solo re^no d' Itnlia dal 1 808
al 18 1 3 nella soniina di 420,000,000, e delToro ed
argento dalla Nuova Spagna dal 1814 al 1817 nella
l86 SULLE CA.USE DELL' WVIMMENTO
somma di 370^^^0,000 , c furouo aiuii per V Ame-
rica copiosi. Questo e rargomeiito del rap. II.
II cap. Ill c consacrato alia dimostrn/ionc com-
parativa dclla rendita do' canipi a cerealc — a ce-
recUi e- a g^lsi. — ■ a cereali, gelsc e viti — a prato
e a gclsi. Tatto v trattato con calroli fondati sul
fatto, e che essendo sotto le main di ogiUino, noa
possono non prodiirre convinrimcnto pei niiglioja-
nienti proposti attesa V cvidenza de' risult .ti.
Nel cap. IV propone gli avvicnidamenti ' di col-
tiira che nellc attnall nostre clrcostanze viegllo coii-
vengono ai piccoli poderi. E cpii pure con diaio-
strazioni pratiche dimostra i risiiltati compirativi
deir avviccndamento di 5, di 4, di 3 anni; il pro-
dotto di ciascheduno e la valutazione comparata
del veccbio e nuovo sisteina di prodiizione.
Nel cap. V parla degli animali., e della necessita
di aunientare il nuniero de biioi^ delle pccore e dei
majall , onde diminuire le nostre passivita rispetto
a questi articoli. Noi siamo passivi in animali bo'
vini per pin milioni. La grande officina, in cui deb-
bono moltiplicarsi questi animali , e quella dei pic-
coli poderi. Ivi nascono e si allevano: passano poi
alle grandi tenute , e ritornano ai piccoli poderi
per ingrassarsi. I piccoli poderi nel regno Lom-
bardo-VeuciO sono pin di cinquanta mila. Due soli
animali per ognuno di questi poderi in pochi anni
possono saldare la nostra passivita. Gli avvicenda-
jnenti somministrano le materie alimeutarie. Gli ani-
mali domestlci somminlstreranno i m:iteriali alle no-
stre manifotture di prima necessita : daranno lavoro
a tutte le braccia, che F aumento della popolazione
rende , e rendera sempre piii sproporziotiata al-
r uopo dcir agricoltura. Sono di singolarc impor-
tanza i bilanci che Tautore fa sidl' allevaineuto del
buoi ne' piccoli poderi , e sul prodotto in letami.
In quanto alle pecore , dimostra come non potendo
occorrere per ogn' individuo meno di ima libbra
di lana lavata per tutti i blsogni, e montaado la..
I>ELLB WOSTRE CRANAGLIE, CCC. 187
popolazione del regno a qualtio milioni , cl vorreb-
bero altneno due milioni di pefore Jidulte. Rcnde
poi couto (lei danni deile tiniffe vcccbie e dei van-
ta2;2;i delle niiove. hi niajnli noi si;:mo passivi per
due milioni e meirzo. Le circostanze possono aver
diniir)iiita alfun pnco ([ucsta somma. Le ragioni e
i mezzi di toj^lierla aflatto , e di renderci anzi at-
livi , sono chiaramente dimostrate.
11 Cap. VI cdncerne i vini. V avitore espone le
consegtieuze delTavvilimento dei nostri vini , le ca-
gioni per cni restiamo passivi per qiiesto genere
senza necessita , e i rimedj die piio prestare lAm-
niinistrazione. In qiiesto capo liavvi quidche siipple-
menro utile alia Eiiologia.
li Cap. VII tratta del lino , della canapa , della
macerazione ^ e delFuso deWix maecJiina di C/iristian.
Se sono preziosi i calcoli comparativi cli' egli fa sul
prodotto di questi generi , e V increniento che puo
avere la loro coltivazione ne"" piccoli poderi , non
meno prezio^e e nnove sono le sue osservazioni
sulle macerazioiii , materia non ben esaminata an-
cora tra noi. Es^li non <onosceva la maroliina del
nostro valentissimo meccanico Catlinetti. Se 1 avesse
conosciuta , si sarebbe risparmiate le lunghe ospe-
rienze intraprese con quclla di Christian , di cui
pero ha dato un ginsto giudizio.
Mel Cap. VUl parla delle piaiite oleifcrc. II regno
d' Italia dal )8c6 al 181 1 era stato passivo in olj ,
un anno per T abro , di 24 niilioni ; e di 400,000
lire anniie in sementi oleifere. 11 regno Lombardo-
Veneto e compar^tivamente piii aggravato in que-
sta passivita de! regno d' Italia. 11 riparo puo esscre
pronto ( lasciando da parte le piantagioni di olivi
e noci , che esigono tempo , ma che pero produ-
cono assai ) merce una coltivazione ne' piccoli po-
deri, che dia olio di liiio^ di colzat e di ravettone.
Calcoli comprendenti tutti gli elementi opportuni ,
dimostrano T ampiezza del prodotto che se ne puo
«perare.
i88 sULLE cvcrsE pellVwyiluiento
E maravi2;lioso il proclotto che coniiinrativamente
al terreno impici^ato, e alia spesa put) trarsi dai
semenzai e vivai , die sono F oggetto tlel Cap. IX
e clie ri2;uarclano, non tanto i gelsL e le vid^ quanto
oj^ni altra })ianta , come castagni cedui e da palo ,
querce ^ cerri e altre legne da fuoco. Parlindo
delle qiierce e de' ccrri , 1 autore dimostra I' utilita
che piio trarsi dalla loro corteccia , che serve per
vallonea : parlaudo degli onici^ non lascia di far
seutire la facilita di fame g;randi piantajiioni, che
rendono fruttuosissimo uii terreno per lo piu ab-
bandonato. In quanto ap;h alberi da friitta, ha cal-
colato sulla esperienza il risparmio di cereaU, che
per alcuni mesi delTannofa una famigha colonica ,
che si trova averne in certa qnantita.
E iioto che il conte Dandolo da alcun tempo si oc-
cnpava del governo delle Api, di cai sono si pochi
quelli che tra noi aljbiano esatta cognizione, o che
avendone , sieno presi da zelo di comanicarla agli
altri. La prematura sua mancanza ci ha privato delle
utili istruzioni ch' egli preparava ; ina nel Cap. X dice
abbastanza per diri2;ere i ddigenti coltivatori a dar
opera a questo ranio Uicrosissimo di economia cam-
pestre , sottraendo la nazione alia pass, vita in cera,
di cui e ag2;ravata , e che e notabilissinia. Le cose
ch' esiU dice qui intoriio a\V indole del ricovcri delle
api, intorno i\\V incostaiiza dcllc stagioni, al difctto
di mitriinento ne jnomc(iti piu importanti , e ai mo-
tivl per cui non si sono gcneralizzati gli alveari
ne pic coll poderi, e le direzioni che vi aggiunge,
dimostrano con che facilita possa aggmg lersi un
nuovo ramo di ricchezza ai tanti sngg riti.
II Cap. XI, che tratta dei beni comunali^ interessa
la politica, r economia (ivde, Tecononua agraria e
la morale. G!i abusi, e i danni positivi d' ogui manie-
ra, che producono i beni comunali (piali egli rnnsi-
dera, e che consistono in boschi, prati, pascoli e fondi
atti a diventar piati, bosrhi o campi aratorj, sono
da luL posti in massiiua evidenza •, e cosi del pari
DELLE NOSTRE GRA.NAGLIE , CCC. 189
I vantagg;i die produrrebbe una nii2,liore disposi-
zione , per la quale dallo esterminio di tutti fossero
condotd a passare in qualunque maniera sotto la
salvaguardia di proprietarj indivului.
jl Cap. XII e consacrato a diniostrare le impor-
tazionl, o passivitd nostre in fatto di generi proprj
del nostro ^uolo , e di jnaiiifatture derivaiiti da tah
generi ; e in fatto di oggetti procedenti da suoli ,
climt, ed indnstrie straniere. Esso solo questo quadro
ben meditato basta a mettere in plena convinzione
ogni Lonibardo della necessita di adottare pronta-
niente ne' proprj t";;ndi canipestri quelle tra le misiire
dal coiite Daudolo suggerite, clic possono nieglio
convenjre alle circostanze sue particolari. Donde
sokanto puo crearsi poi quel generale consenso ,
clie solo e atto a f'ondare il sistema di preserva-
zione e di prospei ita della pubblica fortuna , che
€ state r oggetto degli studj del benemerito autore.
I Di cui vogiiamo qui riportare un passo , die ripu-
I tianio di singular gravita nelle special! circostanze
nostre.
« La nostra situazione attuale , dicVgli in questo
. cap. XII , e soniuiaaiente niigliorata da quv Ho che
I era djanzi, in tutto cio che ha relazione con varie
iniportanti nianjfatture , e le materie prime di che
sono tatte. Non solo presentemente n ii uon abbiamo
contrarieta alcuna in qualunque sviluppamento nostro
industriale ; ma siamo , diro , quasi forzati a diven-
tare nianifattori, mediante il sistema ado|fato di
respingere da nni con forti dazj tntte le manifatture
estei'e di seta, di lana , di cotone, ecc. La quale circo-
stanza e tanto piu per noi animatrice , quanto che
ill addietro pei trattati indicati gia ( tra il Regno
d' Italia e Tlmpcro Francese ) eravamo dalle trop^io
favorite manifatture francesi op[)ressi in modo, die
non c' era per alcun modo permesso di poterne
sostenere la concorrenza. Or T attuale sistema non
solo ci apre libero campo a fabbricazioni nazionali,
i cui prodotti vengauo in coacorreuza vantaggiosa \
190 SULLE CA.USE DELL AWILIMENTO
mn qiiesto bonefizio trae seco neressarlameate anchc
raiimcnto tli ojiii' unliistria nostra caiipestre , ia
cjuaiito essa ha aperta la via ad aumentare la pro-
tluzioue clei geneii proprj alle mauifatture cU ciii
ragioniamo. Ne alcuii uomo di retto criterio potrebbe
dissiinulare il manifesto toito che avremnio , rite-
neiidoci dcdT appiotittare di uri cuigiamento di cose
61 notahilc pei nostii vantaggi. E certamente la ra-
gioiie alza fra noi altissimo it grido , e ci mostra
da ogtii parte ove collocarc tanti cipit;Ui giacenti
per dar moto alle arti manifattrici I'^tto libere , e
alia creazioiie di nuovi valori, rendendo piu pro-
<luttive le nostre terre , e taqte braccia, die nelle
ftiniiglie villcrecce per piu mesi dell' anno poco o
nulla aggiungono presentemente alia rnassa delle
cose utili. I contrabbandi potrebbero an -ora in varj
oggetti porre ritardo al pronto svolgitnento della
nostra industria; ma resteramo inline repressi dalla
pubblica vigilanza , o verranno al certo minorati
dalla forza di an' opinione tondata sul generale in-
teresse de' miglioramenti delle nostre iadiistrie tjia-
nifattrici , sostenuti dal complesso di (jnelli della
nostra iudustria campestre, ecc. »
Noi non abbiaaio data die una leggiera indica-
zionc deir ossatura e dello scopo di quest' opera ,
la pill grave certamente che potesse pubbhcarsi
nelle attuali circostanze nostre, e d' Italia tutta,
giacche a tutte le provincie ita'iane puo essa pro-
porzioiTptamente essere applicata. Del resto ogai
capitolo di essa merita una seria e profonda attea-
zione per T importauza del soggetto, per lo svi-
lupparaento nelle moltipUci sue rclazioni , per la
semplicita ed evidenza che T autore ha portate in
ogni niinuta parte, per la sicurezza degli elemeati
presi a base udle luminose dottriiie pratiche prc-
sentate , pci continui paragoui e calcoli, c per Tescur-
sioni inFine, die in diverse note si trovano sopra
articoli accessor) di somriio iflteresse nci rispctti
economici.
DELLE NOSTRE GRA.NACLIE , CCC. I9I,
Quest' opera puo considerarsi come il compeiidio
di tutta la sua scienza agronomica considerata nelle
iinportanti viste tanto del coUivatore, quanto del-
r uomo di Stato: nc alcuna pote mai pretendere ad
un titolo si deciso di geueralc benemerenza.
Essa e pieceduta da alcune Memorle storiche re-
lative al conte Vincenzo Daiidolo , e a' suoi scritti^
compilate dal cavaliere Compagnonl , le quali , se
per avventura fanno onore alP amicizia , maggiore
ne fanuo ancora alia verita , essendo esse scritte
con singolare sobrieta e semplicita ; e die percio
dipingono il conte Dandolo qual era veracemente,
e quale restera nella storia.
19a
Q, Horatii Flaccl de arte poetica lihritm cam nods
Joanids Baptistce Vici Icti Antonius Can. Gior-
dano BUdlotkecariiLS Reg'ue Dibl. Borboiurce nunc
primum ed'idit. — Neapoli , typis Bibliotliecoe Ana-
liticoi , dl pag. 46, ill ii.''
I
L dotto bibliotecaiJo GiO/vfe«o , trovato avendo
alcuno polverose scliede autografe del nostro cele-
bre Vico ., ha creduto di potere coUa pubhlicazione
dl qaeste non solo, coitie egli dice, far rivivere il
di liii iiome , ma aticora readere utiiissiino servigio
alia Ictteratui-a. Con rara ingenuita dichiiira pero
di essere debitore della racolta di pabblicare quello
scritto a Tom. Frammarino ^ nepote del diica di
questo nomf, e gioviuie di ottime sperasize.
Gontengono quelle schede le note perpetue del
Vico 8uir arte poetica di Orazio , il di cui testo il
Giordano ha riprodotto sail' edizione romana del
jFt'rt deli' anno 1 8 1 1 , modcllata sti i codici Vaticani,
Ghigiani, Ang lici , Barberuii, Gregoriani, Vallicel-
lani ed altri niolti.
Non sono le note del Vico disposte solo mecca-
nicamente soito il testo , ma queste collo scritto
Oraziano sono ridotte ad ordine ed a nietodo , e
distinte in varj capitoli , nei quali metodicamente
si tratta delT unita del poema, della uecessita del-
I'artc , deir ordine delle cose che fingere si dcb-
bono o inventare, della poetica elociizione, dei varj
generi di versi, del decoro poeiico e di quello dello
stile poetico, della scelta del suggetto della trage-
dia , della proposizione o del disegno , e delT or-
dine del pocuia eroico , del decoro di ciascuna eta,
di alcuni generali precctti intorno alia poesia drain-
matica , delP origme della tragedia , dei inetri dei
dramrai, della storia della dranimatica poesia , degli
istrumcnti della facolta poetica, del line della poesia
«J. HOR\TII FLA.CCI DE AllTE POETIC. \ CtC. 19$
mcdesima , della critira poetica , clelle lodi della
poesia , ancora de^V istrumenti deir arte poetica ,
dello studio di quelTarte, e flnalnieute della stelta
e tleir uBicio di an censore.
Akune cose veg^onsi in queste note, che invano
cercherebboiisi ne2,li altri numeiosi cominentaton ,
e che aiifiuiiziaiio la scienza protonda e l acuta pe-
netiazione del celebie Vico. Per esempio lad(iove
jl poeta coniincia dalla parabola di un pittore, che
una cervice di cavallo aggiutiga ad un capo umano ,
trova il nostro dotto italiatio una coniparazione che
far voile \\ Venosino della poesia colia pittura , di-
cendosi questa un poema muto, (juclia alTincontro
una poesia loquare, il che conferraa colla frase che
trovasi nei \eisi successivi :
pictoribus atque ppetls
Qiddlihet andendi semper fact cequa potestas.
Da questo si fa strada ad accennare i niostri ele-
ganti t'orniati talvolta dai nostri pittori, che diconsi
pitture di rabesco , e tra i poemi giocosi ed in al-
cun modo traji,ico-conuci aunovera il Satirico di
Petroiiio e la Secchia raptta di Tassoni. Nel Reno
di Orazio crcde Vlco indi<"ato non cjucllo che la
Germauia separa dalle Galiie, ma il Bolognese che
egli ap[)ella fiiime amenissimo. — Dalle pugne dei
gladiatori e dal ludo gladiatorio crede venuto agli
Italiani il vocabolo di gluocare di scJierma. — I par-
tigiaiii del hello ideale troveranno niolto favorevole
air intento loro la nota applicata alia pag. 14 al
detto Oraziano : poiicre totum nesciet ^ nella quale
si ripete il tiito rarconto deir Elena dei Croto-
niati dipinta da Zeiisi , composta delle parti piu
belle di dodiri t'anrinlle. ISou trae pero il Vico da
questo altra conse^uenza , se non che il falso poe-
tico puo essere alcana volta vero mctalisico, e come^
die' egli , era chianierebbesi d' idea , senza punto
trasportare qnesta niassinia alf ideale dellc arti ,
annunzJando all incontro che un coniplesso di cose
,Tere tisiche puo oHerire un' apparenza di talsita.
J^ibl. hal, T. XVIU. i3
194 <2' H0RA.T1I VhS.CGi DE ARTE POETICS
Nella pagina medesima in proposito della facondia
si fa un ardito confionto dei poemi di Omero^ e delle
pittiire di Nicomaco col poenia dell' Ariosto e colle
slorie del Gidcciardinl; ed il lucidus ordo Oraziano
dal comineiitatore benche latino , si traduce nella
naturalezza e proprietd degV Italiani. — 11 cinctutis
applicato ai Cetesr;i , crede il Vico un vocabolo an-
tiquato , scelto a belia posta , perche si parla di
antidii, e quindi non giudica alludersi punto al
Cetego nominato da Cicerone tra gli oratori. — Ri-
prende altrove Orazio , perche falsamente abbia
supposto Omero inveutore deiresametro uei poemi
eroici, ed osserva poco dopo che la tragedia nacque
assai prima della commedia , sebbene da Orazio pos-
posta. — Nel verso 96. Teleplius et Peleus, cum
pauper et exul uterque , cambiare vorrebbe il cum
in cur , con che , die' egli , riuscirebbe piu acuta
la sentenza e piu acconcia la latina elocuzione. —
Qnello (he Orazio dice della iracondia ed inesora-
bilita di Achille ^ proposta da Omero come esempio
ai Greci , spicga il Vico colla sua Scienza nuova ,
dicendo che Omero ai Grcci ancora feroci le gcsta
di Achllle cantava, le qnali oggetto di amniirazione
fnroao al ritorno della barbaric sotto il nome Ita-
liano di bravure dl duellanti. — Tutti i commen-
tatori si sono discervellati neir interpretazione del
verso 128:
Difficile est proprie communia dicere ; . . .
Vico lo spiega nel senso che difficile dee riuscire il ■
formare con generi filosofici oeneri poetici, cioe le ■
personc ideaU delle tragedie , ed ancora ricorre ai
principj della di lui Scienza naova ^ nella quale si
dimostra che i primi foiidatori dei Greci e delle
altre aazioni furono di natura loro poeti , i quali
non potendo per la rozzezza loro intendere i ge-
neri filosofici , ne farsi strada alle scienze , finsero
illustri esempj , ai quali come a generi primiti*vi
ridurre si potessero le cose ad alcun genere ap-
partenenti. Qiiindi la fortezza di Achille , V astute
CUM COMM. VICI. 195
avvedlmento dl Ullsse ecc. , le quali cose al senso
comune applicate , formavaiio il poetico decoro. Al
^ernpo di Socrate si studiarono i geaeri dei costumi ,
e (juindi nacquero da poi i caratteii di Teofrasto.
Nel terzo verso dopo il citato , crede il Vico sotto
il nome di puldica materles indicata la favola Onie-
rica , il clie noti era state in addietro d' alcun in-
terprete avvertito. S' ingaiinarono pure , die' egli ,
gli anticl.i commentatori, iiiterpretando nel seguente
verso il vilem patulumque . . . , orhem per un lungo
episodic ; Cf ne reca in prova i bellissimi episodj ,
benche luno^hi , del Tasso suUe delizie de2;li orti di
Armida ^ e sulla felicita della vita rustica da un pa-
store descritta ad Erminia. Invece degli episodj crede
egli censurate da Orazio le parafrasi , o forse me-
glio aucora le leggende dei poeti circonforanei, detti
in Italia Cantafavolc.
Parlando deirordine del poema eroico , riflette il
Vico niuno avere mesrlio del Tasso osservato I Ora-
o
ziano precetto:
et quce
Desperat tractata nitescere posse , relinqidt ,
non avendo egli mai descriiti gli eroi del suo poema
a prauzo o a cena. — Opportiinamente distingue
tra le parti del dramma, scolasticaniente dette quan-
titative^ e le /ormaZj, cioe la protasi che costitiiisce
r argomeruo , la epitasi die lo annoda ,» e la cata-
strofe che lo scioglie. — Al passo Oraziano che
concerne la musica, inventata da principio per can-
tare le lodi degli Dei, nota il Vico che era consul-
tare si dovrebhe T oracolo del sommo pontefice a
fine di unire al sacro canto detto Grcgoriai/o quello
che ora dicesi fignrato. — In proposito della tra-
gedia ricorre ancora ai principj della Scienza nnova ^
ed osserva che sebbene alcun esenipio dalT antichita
non ci sia stato trasmesso della satira draniniatica ,
questo genere di dramma vicne chiaramente indi-
cato da I testo Oraziano. Le parole: pene forenses ^
traduce ia questo luogo itaiianamcnte del vil mercato^
T()6 Q. HORA.TII FLACGI DE ARTE POETICA
c cosi nei versi susseguenti, i teneri versi di Orazi»
tratluce per lascivi , gl' iinmondi per sordUli.
Laddove trattn dclla storia dclla poesia dramma-
tica , accenna Vico serbarsi ancora nella Campania
un antico costume, analogo forse ai carri draiiuna-
tici di Tespi^ che i vindemmiatori, detti volgarmente
cornuti ^ nel recare le uve al toitliio , per ischerzo
festivo con procaci detti insultano gli uoimni e le feni-
nune oueste. Gogli stessi principj della sua grande
opera spic*2;a egli il ditlicile problenia, come inai nata
esscado la tragedia da rozzissimi principj, potesse
Omero molto prima salire alia fama di eroico poeta
jncomparahile ? Omero ^ die' egli, giunse nella terza
eta dei pocti eroici , e nobilito (|uclVarte, il che in
ultiir.a analisi ad altro non si ridurrcbbe , se non a
comcliiudere die di 2;ran lunga anteriori furono le vi-
cende dellVpica poi-sia, clie non cpielle dclla drani-
matica. — Al pioposito degVistrumenti dclla facolta
poetica , ricliiama il Vico il sue grande principio
che la poesia dalla sola natura ebbe Y esistenza ,
che alcun' arte inventata non era da prima , e che
le arti tutte nacquero dalla sola poetica. Al propo-
sito deirimitazione e del dotto irnitatoje di Orazio ^
ricorda egh a2;li artisti che non le opcre degli altri,
ma la natura stessa debbono studiarsi d'imitare,
come fecero Buonarroti nel 2;enere sublime , T Ur-
binate nel tenero ., Tiziano nel temperato. — 11 prime
fine dclla poesia nel suo nascere , die' egli , fu la
iitdita, venne in a|)presso il secondo, cioe il diletto.
Grandissima lode dclla poesia e qiiella di avere fon-
data r iimana societa, giacche tutti i popoli da alcun
Die o eroe ripetono la loro origine, e i primi sa-
rerdoti dei popoli furono i poeti. CT interpreti degli
jddii diccvansi misti^ e cjuindi i primi misterj dclle
nazioni furono le favoie dei poeti, e mist/ en si disse
la prima teologia. La prima sapienza , soggingne il
commentatore , fu la poetica , e dalla sola storia
})oetica dedurre si debbono le origini dclle repub-
bliche, dei regni, di tutte le arti e le scienze che
CCM COMM. VICT. 1 97
lo mcivlUmento perfezlonarono; e quiiidi egli lia
,ra£^ione di conchiudeie , die il di lui libro della
Scienza nuova e un perpetiio commentario degli
ultimi versi della poetica di Orazio.
Degno di moltissinia lode e stato il dotto biblio-
tecario, che " questo inedito commentario ha fatto
di pubblica ragione. Due sole cose noi ci permet-
teremo di osservare ; la prima e che opportuna-
mente si sarebbono niimerizzati i versi Oraziani,
il che avrebbe portato un grandissimo comodo nella
applicazione delle note poste a pie di pagina ; la
seconda che Tedizione di un' opera classica insigne,
e di un commentario inedito di un illustre Italiano
meritava maggiori cure ne'la correzione dei tipo-
grafici errori, ed anche maggiori cure dei tipografi
stessi nella disposizione materiale delle pagine, che
veggonsi per la maggior parte mal formate, trascu-
rata essendosi interamente la rettilineazione nella
ioipaginatura.
198
PARTE 11.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Jstoria deltbicend'O d.'WEtna del mr.se dl maggio 1819.
Di Carmelo Marafigma , praf. di chimica ecc, nd-
V Uiiwerslni dl Cata'iia^ ecc. — Cataaia^ 18 (q , dai
torchi dell Uidversitd^ in ^f pice, con 2 tav. in raine.
JLj Etna daU'epoca deila raaestosa eruzione succeduta il
di 27 otlobre dell'anao 181 1, e die daro iitio al giorao 3i
aprile del segueate anno, nan voimto nuove corie.iti di
lava finciie noii si squarciaroao nuovamente i suoi ficiiichi
nella notte 27 inaggio dell' aaiio prossi.maient.e scaduto.
In qiiesto iatervallo di tempo si lUAiiifestaroiio soltanio o
fumi nella soinmita del moiite, o terremoti nella sua su-
prema e mezzana regione , i cjiihU furoiio assni gagliardi
neir ottobre del 1817, e nel precedeate anno ael di i3
agosto crollo con infinita roviaa porzione del labbro del
ci'atere superiore. L'incendio , clie ebhe iacominciamento
in quella notte 27 maggio , continuo piu o ineuo intenso
fino al 5 di agosto, e T aatore ne presenta una circo-
stanziata descrizioae die divide in sette capitoli.
11 primo coiuprende il giornale dell' eruzione, vale a
dire r esposizione de'fenoraeai die ebbero luogo ia cia-
sclip<lun giorno in cui essa si mantenne in vigore. Di-
chiara die oltre a quattro crateri die si aprirono in vi-
cinauza della valle del Bue , tre de' quali eruttarono
fuiDO , lapillo e pezzi di lava pastosa , e dall' altro sca-
turi ua piccinlo torrente di lava che indi a poco si sost6»
un p'm ampio cratere si spalaiico nel slto detio la con-
trada di Giannicola da cui sgorgo una gran corrente, che
ne' successivi giorni si avvio al piano del Tnfoglietto,
indi si precipito in quelle sottoposto di Calanna , alia
distanza di sei miglia circa dalla sorgente. La minuta
arena ed il lapillo slanciati in alto dalle lipetute esplo-
sioni furono assni da lungi dispersi airintoriio dell Etna,
e perfino alia diitanza di i5 miglia dal cratere ignivomo.
Nel secondo capitolo epeciiica i prodotii di questo in-
cendio, die sono lava, scorie, arena, ceneri e sali. Quanto
alia lava^ i suoi iugredienti visibiii consistoao in ^liccioli
ISTORIA DELL INCENDIO riiELL ETNA. I99
frattimenti di feltspato, e talvolta iasieme coa quest! vcg-
goasi esigae lainineite di mica. La pirosseaa e rarissiraa,
in guisa tale die 1' autore ne adocchlo soltanto in due o
tre pezzi di lava una particella per ogni uno, ma nello
stato di alterazione. Molto rara eziandio e rolivina, os-
sia 11 peridotto ; ina si e egli bene accertato che la so-
stanza che egli chiama con questo nome sia veramente
olivina? qaali sono i caratteri per mezzo de' qnali giunge
a distinguerla senza eqnivoco dalla pirossena gialloguola,
con cui si pntrebbe di leggier! confondere ?
Delia stessa natura quanto alia compos zione sono le
lave scoriacee, e queste erano per lo piu pesantl , e so-
lamente porose, di rado cellular! e leggiere. Cosi queste,
eorae le lave compatte , furono trovate imVjianchlte , ed
esternamente decomposte intorno ad alcune fumnjuole me-
diante I'azione del gas acido solforoso e solforico, e forse
dell'acido idro-clorico , perloche alitatidovi sopra davano
odore argilloso , si attaccavano leggennente alia lingua ,
e presentavano , a detta sua, tutti i caratteri di transi-
zione alio stato di ossido di alluminio. Le lave vera-
mente scoriacee furono in piccioli gran! slanciate dal cra-
tere , e disperse da lung! , e queste esplarate con lente
mostrarono nella superftcie una specie di vernice saialtina.
L' arena non e aliro che lava ridotta in piu piccoU
frammenti, in cui I' autore vide la mica, ma il feltspato
•ra alteratissiino. La cenere caJuta poco dopo I' Incendio
avea, dice egli, il colore stesso deU' arena, ma era di sot-
tigliezza somraa ; vi scopri la mica , ma non pote osser-
varv! il feltspato. I prodotti salin! dl qaesta eruzione
furono il soUato di allumina , il solfato di soda , il sol-
fato di ferro , il muriato di ammoniaca o bianco o colo-
rato in giallo dall' ossido di ferro, e questo in maggior
quantita che altrove fu rinvennto nel cratere della Sciara
del Filosofo. Ivi ! pezzi di lava erano quasi tntti into-
nacati di queste sostanze saline, oltre alio zolfo , dice
r autore, che del pari fu ivi rinvenuto. Ma poiche cosi
transitoriameate , e per incidenza r^minenta questa so-
stanza , ne le assegna un luogo particolare fra i prodotti
deir eruzione , senibra che non fosse cbe in picciol'SSiMa
quantita. Sarebbe stato desiderahile che egli in questa
enumerazione avesse parimente incluso i divprsi g'^s; che
se di volo accenna i! gas acido solforuso e solforico, cow«
200 ISTORIV DELl'iNCENDTO
abbinmo veJuto, in modo dubitativo rnmmenta il niuriatico
o idro-clorico , e questo duI)bio meritava <li essere sciolto.
II terzo raj>itolo e il piii lungo di tiUti , ma raolti
potrebbero essere d" avviso cbe dovesse all' opposto es-
sere il piii succinto , e nioltissiini saranno peisuasi che
jiieglio snreljbe tomato di soppriinerlo per iiitiero. Esso
unicaiiiente si aggira iiitorno alia teoria vulcanica di Pa-
trin, cbe l' autore pazientemente si toglie la briga d'im-
pugnare. Ideo questo scrlttore die gl' incendj vulcanici
deiivino dall' azione dell' acido mnriatico , cbe egli sup-
pone libero nelle acqiie del mare , il quale sia assorbito
dagii schisri dove incontraado ossidi metallici diveoti acida
mnriatico snpraossigenato. Questo acido decoinjione gli
zoifuri di ferro cbe abliondano negli scbisti, donde si
produce sviluppo di calorico, firir.azione di acido solfo-
rico , e si deconipone 1' acqua medesima. Una porzione
dell' idrogeno di questo fbiido condiinandosi col carbonio
e con un po' di ossigeno forma dell" olio: 1" acido solfo-
rico uneudosi a questo olio forma del petrobo ', questo
petrolio ridotto in gas , e 1' altra porzione d' idrogeno
s' iiifinnimano per I' azione di nuovo gas acido muriatico
sopra-ossigenato : il flnido elettrico con le copiose sue
sc.iricbe mantiene questo incendio : lo zolfo non e che
fluido elettrico coiicreto , ecc. ecc. L'autore partitamente
A'a comliattendo tutte queste chimere , quando avrebbe
dovuto serbare le sue armi a migbor tenzone ove po-
tesse conseguire onore dalla vittoria.
Confutata la teoria di Patrin, espnne la sun {^cap. 4).
Stabilisce per principio cbe V acqua sia indispeiisabile
per alimentare i fuocbi vulcanici, ed essa sara 1' acqua
del mare in vicinanza del quale sono situati tutti i vul-
cani. Questo fluido dovra decomporsi nel focolare del
Tulcani medesimi, e dalla combustione del gas idrogeno
tleriverh la massima parte di quelle immense fiamme cbe
s' innalzano, die' egli, dal cratere. Qui dobbiam dire cbe
alcuni moderni che furono spettatori dell" ern/ione di cui
si tratta, e dell' ultima del Vcsuvio , negano cbe fiamme,
propriamente dette , si sollevino o dalla bocca ignivoma,
o dalle lave incandefcenti de' vulcani. Ma quale e il pro-
cesso chimico per cui si reca ad efFetto la decomposi-
zione dell' acqua? L' autore inclina a credere cbe nelle
])iu interne parti della terra esistano il silicio, 1' allumi-
nio 5 il calcio ed il magnesio iu pitio stato nietallico , e
DELL ETNA. 201
die 1' acqna mettendosi con cssi in contatto ceda loro
I' ossiweno ^ e T idrogeno rhe si sviluppa espanilendosi
in virtii del suo claterio generi i treinuoti , e qmlora
accada the sia inolto compresso e si m<*scoU con 1" aria
atmosferica clie penetra in que' rccessi, allora si accenda.
II calonco die se ne svolge produce la fusione di quegli
ossidi die nello stato metallico decomposero I' acqua , e
quindi hanno origine le lave le quali altra cosa non sono
se non die gli ossidi fusi di silicio , di allumlnio , dl
calcic e di niagnesio. II gas acido inuriatico , prosegue
esli , non ha influenza veruna suUa formazione de' vul-
° . . ... I-
cani , e se fra i prodotti di questi si rinvengono sail
jnuriatici , e se V indicato gas si riconosce fra quelli erut-
tati dair Etna (prima per altro ne avea parlato con dub-
bio) , esso deriva dalla decomposizione de'nnuriati portati
dalle acque del mare, o die sono neU' interno della terra,
e gli indicati s^ili traggono origine dalla subliifiazione di
questi stessi muriati. II carbon fossile , ed il petrolic a
cui taluno strananiente concede una grande influenza sugU
incendj vulcanici, quando questi pure* si rinvengano, non.
€ die per uiera casualita. Lc zolfo e esso raedesimo un
agente secondario , benche non si possa mettere in dub-
bio , dice egli , die non abbia esercitatc , e non eser-
citi la sua influenza in tutti i vulcani del mondc. Ri-
niane da sapersi per quali niotivi dope di avere 1' au-
tore considerati come casuali il carbon fossile ed il pe-
troHo, s' induca poi ad accordare questa influenza alio
zolfo, e su quali fondamenti asseveri die essa si stende
su tutti i vnlcani del niondo , e die si cstese eziandio
ne' preterit! tempi. Se cio fosse realmente , la quistione
si ridurrebVje a determinare il grado di questa influenza:
a lui piace di crcderla secondaria , altri potrebbero giu-
dicarla principale , e questi in tal caso trovere1)bero su-
perflna T altra ipotesi delP autore , giacche senza molti-
plicare gratuitamente le cause bastercbbe il solo zolfo
onde spiegare P origine delle accensioui vulcaniche.
La teoria dall' autore adottata non e gia nuova : essa
da qualdic anno fa fu accennnta dal sig. Davy, e se e in
'questo libro ingegnosamente svolta ed amplilicata, avreb-
besi dovnto trattenerla entro i limiti di una consjbiettura.
Troppo francamente per avventura e troppo tnagistral-
nieiite si decide die sonosi molto discostrti dol vero
quel naturalist! die hanno considerate le lave coine il
aon isToniv dell incenoto
risultato (lella fiisione delle rocce primitive, e chc erronf.a
e la cHssiticazione tit esse lave tiatta dalli roccia die ne
forma la bdSf , le quali ultlme parole haano un sigoifi-
cato molto ambigtio , imperocche non hene apparisce co-i
me possa chiatnarsi erronea una classificazione appo^giata
a que' fondatnetiti. Non nega egli gia che le lave non
manifostino una rassomiglianza con alcune rocce non vul-
canichc , ma cio non diinostra , die' eg!!, che esse sieno
rocce fnse , e la riflossione e ginstissima^ precipitata al-
I'opposto ed oltre modo rischievolc e la couseguenza che
ei ne deduce: « cio prova tsoltanto che il tnezzo impie-
» gate dalia natura nella fortnazione delle rocce primt-
» live fu qnello stesso che essa inipiega per la forma-
» zione delle lave, T azioue cioe del termico [calorico)
u e non inai qnella dell'acqna >> : ed eccolo inviluppato
in un' altra teoria in genernle , che e quella che am—
mette di origine ignea tutte le rocce che diconst primi-
tive , benche egli in hrevi cenni se ne shrlghi, avver-
tendo soltanto in una nota chc pende molto ad abbrac-
ciare il sistema geologico di Hutton.
Tuttoche r autore con molta coniilenza dichiari chc
bisogna essere prrsnasi che la massa principale che forma
le lave risnlta dalla fusione degli anzidetti ossidi, si sta-
dia nulladimeno di dare la spiegnzione di un fatto che
sagacemente jia preveduto essere di non lieve inciampo
alia snr. ipotcsi, giacche con questo nome non esiteremo
dl chiamarla. E nel vero supponendosl provenirc le lave
dalla fusions di purl osstdi rnetallici , donde addiviene
<;he esse rare volte, o a meglio dire, non niai sono omo-
genee , e contengono intieri e perfetti crlstallt di varie
sostanze , di amfigena, di pirossena , di feltspato^ e la-
mine di mica ? Con buone e salde raginni combatte egli
la sentenza di alcnnl, i quali voUero dare ad intendere
che siffatti cristalli slensl formati nelle lave medesirae
mentre erano fluide. A questa opinione sostitucndo la sua
e di avviso che essi sieno alF.itto accidentali , ed appar-
tengano a rocce di origine anteriore ai vulcant, e stima
che le lave liquefatte avendoli incontrati nell' i.)tern»
della terra gU abbiano seco strascinati avvilupp.indoU nella
loro sostanza. Concependo questa idea sembra che egli
abbia avuto soltanto sott'occhio, o presenti alia mente,
le moderne lave dell' Etna, e singolarmente quella del-
r eruzione che ei va clescriveado , ove disse trovarsi
DELL ETNA. 20o
■Icnnl piccioU frammenti ell feltspnto, e rare sqiinme di
mien. Ma che direbbe egli scorgendo sterminate correnti
di altre lave auticlie e nioderne ove le pirossene e le
ainfigene sono ia taata straboccUevole copia che superano
la massa della pasta ove sono racchiuse , e dove cjuesta
pnsta niedesima .esplorata con lentc vedesi constare dl
un infinite numero di picciolissimi cristallini delle stesse
sostanze ? E coins ragionerelibe egli osservando eerie al-
tre lave sonimamente carlclie di feltspati , e la cui ranssa
visibilmente si scorge nulla altro essere se non che felt-
spato amorfo?
Quella stessa teoria con cni si va industriando 1' autore
di dare x'agione degT incendj vulcaaici e da esso lui ap-
plicata a quelle esplosioni di gas idrogeno , e di argllla
stemperata nell" aequa che succedono in alcnni terreni ,
come sarebbe ne"" contorni di Sassnolo , nelle Maccalube
di Sicilia , ecc. {cap. 5). EgU da loro il titolo di vul-
cani idro-argillosi , e convenendo che quell' argilla non
e puro ossido di allnniinio , ma che covitiene inoltre os-
sidi di silieio, di calcio, di ferro , ecc, fa riflettere ch»
queste sono le stesse sostanze che formano le lave. Se
egli pretendesse percio di conchindere che esse parimeate
vengono dagU imi peaetrali della terra, troppo lungo tra-
gitto sareblje questo , poiche quell' argilla che rigurgitano
silFatti bulicami trovasi ne'contorni alia superficie, e co-
stituisce la massa del suolo circostante. Se questl tall
vulcani idro-argillosi , come egli gll chlama , non sono
igaivomi, cio addiviene, a sua delta, perche essendo ia
Inoglii mediterranei non hi ivi accesso I'acqua del mare,
e penetrandovi soltanto quella delle piogge o de'ruscelli,
poca quantita di questo fluido si decompone sugli ossidl
metallici , ne la piessione e sufliciente per ridurre il gas
alia corabustione , se non che in tempi di gagllardo pa-
rossismo. Siccome per altro le Maccalube di Girgenti, per
quanto alcuni dicono , sono piu prossime al marc dl
quello che I'Etna lo sin, megllo avrebbe sostenuto I'au-
tore il suo assuato dicendo che 1' acqua del mare noa
puo avere accesso in que' bulicami perche non sono ab-
bastanza profondi , se non che dl molta profondita ab-
bisogna egli per trovare nella sede- loro que' metalU di
alluminio , di calcio ed altri siffatti.
Tali sono i pensainenti dell' autore. Pieno la mente
del suo soggetto , egli ha Yohito for?e t*tenderli di
104 ISTORIA. DKLl'iNCEMDIO DELl'eTNA..
sovcrcliio, eil annnuzlarli con uu tono che potrebbe apps-
rire talvolta uii po' troppo dogmatico. Seinl>ra che egli
avrebbe piii efllcacemente favorito la sua causa se si fosse
ristretto ad iiiiiiiagluare che il fuoco vulcanico deriva
dall' acceasioiie del gas idrogeno sviluppato dall' acqua
decoaiposta da que' luetalli , e quauto alle lave ammet-
tere in buoaa pace die proveiigoao dalla fuslone delle
rocce che compongono la massa del siiolo , lasciando la
briga ai geologi di fantasticare a loro talento sal uiodo
con cui possono essere state formate. Gio nulla ostante
tnolta lode deesi attribuirgli poLclie ha tentato di appli-
care le moderne scopeite chimiche alia spiegazione del
piu stupeiido e forse del piu misterloso fenoraeno della
iiatura, ed il sao libro di gran lunga emerge dilla folJa
di tanti altri che sono stati in varj tempi pubblicati in-
torno ai nostri vulcani. Una non picciola biblioteca si
potrebbe allestire riunendo tutti quelli che sono stati
scritti sul Vesuvio: in iscarso numero ne conta I'Etna,
ina esso non dee con tutto cio invidiare la sorte di quel
sno emulo, imperocche tutta qaesta farragine di trattati
"Vesuviani, eccettuati pochissimi , meriterebbero di es-
sere consegnati in preda a quel vulcaao di cui cosi male
ragionano.
200
Aivwtazioni pratiche alle mnlattie degll occhi^ rnc-
colte e ordinate da Qio. Battista Quadri , dottnre
■ in medicina e chirurgla , prof es sore neW Uiiiversitd
di Napoli , direttore della scaola clinica di Ottal-
Tniatria , ecc. — Napoli 1 8 1 9 , nella stamperla
■ franccse^ torn. /, la 4.°, con fig.
I
N questo prlmo volume si da principalmente ragguaglio
de' lavori clinici dell' aaiio 1816 , e si espone un coin-
piuto trattato salla trichiasi cigliaie. Mostra 1' autore die
in due generali classi uello siabilimento da lui diretto
si dividono coloro die abbisogiiano di cura per malattie
degli occhi , in ottalmici auibulanti cioe , ed iu ottal-
; mici clinici. I primi recansi ia quel luogo in una data
ora del giorno » sono niedicati^ e tornano alle loro fac-
I cende ; i nomi di costoro sono scritti in ua libro •, ia
J ogai otto giorni diligenteniente si esamina il loro stato,
e si registrano sotto il titolo di osservazioni i piu no-
tabili cangiamenii die il male presenta , ad alta voce
dettandoli ia presenza degli allievi, e facendoli veriJi-
I care da qucsti. Quanto agli ottalmici clinici,- essi riman-
gono neir ospizio oiide essere cnrati , e per questi ,
I principalmente per gli operati, e aperto un altro registro
I ia aggiunta alle tavolette conteoenti la storia del morbo,
le «[uali rimangono sospese al letto dell' infermo. In
cotesto registro sono notati il carattere della malattia ed
il pronostico , die vengono altresi dettati ad alta voce
in pubblico prima d'intraprendere T operazione^ facendo
avvertire agli astanti quei segni da cui si ricava la na-
tura del male, e pe' quali si determina il pronostico »
indi si viene all' operazione. I giornalieri feiioineni die
succedono a qnesta si scrivoiio nel niedesimo libro, e
terniinata la cura , si registra cosi suUe tavolette , come
suir indicato libro l' esito dell' operazione medesima.
Ciiiamasi ftlice allorche si conseguisce quel tanto die
potevasi sperare ; huono , quando l' operazione sia riu-
scita all' infermo di qualclie giovamento :, inutile se non
ne abbia ricevuto vant?igii,io alcuno^ infelicc , se abbia
2r6 A?fNOTAZIONl PRiTICIlB
fofferto gravi dolori , o sia terminata la cosa con Impre-
veduta distruzione della forma del globo dell' occhlo.
Esposte queste cose, passa I'autore a ragguagliani del
sistema di ecouomia di quell' ospitale , de' regolamenti col
quali e diretto , del vitto che si sominiuistra agli ottal-
iiiici operati , ecc. Indi esiliisce il prospetto delle lezioai
che egli fa dalla cattedra a" suol discepoli , scoitandoU
iiella teoria , ed insegnando loro quaiito vuoisi sapere da
uii oculista die voglia riuscire eccellente nella sua
professione. II testo di cui si vale ne' suoi cattedratici
ragioiiamenti sono le Lezloni suite malattie degU occhi com-
poste dal sig. Troja,
II trattato sulla trlchiasi e il piu compluto di qnanti
ne sieno stati pubblicati fiiiora. Chiatnasi con questo
nooie il rivolgiinento de' peli { trichi in greco ) contro
r occhio, e la piu ovvia di qneste malattie e qui-lla
prodotta dai peli. della palpebra, e chiamasi trichiasi ci-
gliare. Lo sviluppo e V irregolare dire/.ione de' peli della
caruDcula lagrimaie dicesi trichiasi carunculare , e tri-
chiasi della congiuntiva quella derivata da peli che na-
scono sulla congiuntiva degli occhi, ma questo caso e
assai raro. La cigliare puo essere o parziale o totale , ed
a norma che i peli rivolti presentano due, tre , o piu
serie si ha la districhiasi, la tristrichlasi , ecc. Allorche
r or!o delle palpebre e rivolto all' indentro ne proviene
r entropio , il quale pud essere uuito con la trichiasi
cigliare , ma questa puo apparire bensi senza qnello.
Ora I' azioue de' peli contro l' occhio travaglia a se-
gno tale , ed irrita questo organo , che , senza gU
opportuni sussidj , ne deriva una ribelle ottahma', si
offusca la cornea, si gonfia I'estremo suo tegumento ,
si produce uno stafiloma che occupa la pupilla , la cor-
nea fiaalmeate si spezza , gli uniori si vuotano , e 1' oc-
chio e perduto.
L' autore non si trattiene che sulla trichiasi cigliare di
cui ebbe in clinica sedici cnsi , non essendo state per
anche da lui osservate in quell' ospitale la trichiasi della
caruncula lagrimaie , e quella della congiuntiva.
La trichiasi cigliare , quando sia totale , e in tal caso
chiamasi falangosi, riconosce per sua cagion prossima la
cute che lussureggia. Questa si gonfia, si distende, perde
la contrattilita , e svaneado il gonfiore formansi alcune
rughe air esterno, e vengono s^^iute in dentro le radici
ALI.E MA.tA.TTlE DEGLI OClftHT. 2O7
de' ppll. Se poi sia parziale e adJivenga che a!cuni peli
soltanto SI rivol-;aao contro Toccliia, il vizio allora e nei
bulbi di cotesti peli , impefocclie il saague o la liufa
die e fra il margine della palpebra ed i bulbi niede-
simi riniuove questi ultimi dal proprio sito , ed allora i
peli si torcono contro 1' occhio. L' entropio ha luogo al-
lora che la cute delle palpebre gonfiala e distesa noa
puo tornare al primiero sue stato quando 3ono dissipaii
gli unori, per lo che corrugaiidosl sospinge tutti i peli
aW iiidentro, e puo provenire eziaadio ne' vecchi seaza
gonfiaineato preliminare delle palpebre dalle grinze che
naturaliuente si forinano nelle palpebre medesime.
Si crederebbe che il nietodo piu semplice cade prc-
veriire i disordiui che la trichiasi cigliare cagioua sul-
rocchio fosse di strappare i peli ; ma questa pratica e
inutile, imperciocclie ripullulano piii grossi e piii rigidi ,
e r esperienza ha fitto conoscere che noa giova tampoco
passare sulle loro radici la pietra iiifeniale. Noa occorre
dire ch' e peggio mozzarli , poiche riuascono muaiti di
grosse punte troncate, che vie piu irritano l' occhio.
Per guarire la trichiTsi sara iudispensabile adunque di
raccorciare la cute palpebrale in proporzione del vizioso
suo alluugameiito. Allora i peli sono stabilmente rivolti
all' infuori , e rimangono scostati dairocchio.
L' autore dice di avere seguito fiuo al gennajo del
1816 il metodo indicato da Celso { lib . "VW , cap . 8), il
quale consiste nel tagliare una porzione della cute della
palpebra , iadi si accostano i lembi della ferita con tre
punti di cucitura , che sono necessarj , poiche facendone
seaza non si conseguisce talvolta 1' inteato. Descrive a
luago questa operazione in tutti i suoi particolari , per
quanto spetta la inaniera di tagliare, di cuclre e di
coprire la ferita, al quale oggetto adopra soltanto uu
fascetto di tilaccica sostenuia da liste di drappo gomnioso
e sbandisce le fasce e i cerotti. Se la trichiasi e parziale
tagliasi una particola di cute corrispondente al gruppetto
di peli mal disposti , giacche poco adattato a lui sem-
bra il metodo di Celso , il quale suggerisce di applicare
xxn ferro infocato suUa radice di que' peli i metodo che
spaventa 1' infermo , ed imbarazza 1' operatore.
Qaantunque questa maniera di procedere ottenga una
guarigione sicura e solleclta , nulladimeno e barbara
e dolorosa, per la qual cosa delibero T autore di mettera
2o8 ANNOT.VZIONC I'RVTIGHE
in pratica nil nuovo metodo iiiventnto in Berlino dal
sigiior IlolUng Questo consiste nell" applicare un po'
d' acido sollonco coucentrato sulla palpebra difettosa, il
quale cagioiia un' escira gangrenosa , la cute • cicatriz—
zaudosi si contrne , e la palpelira si raccoicia. Ma le
uotizie die egli cblje a voce iiitorno a questa metodo
da un medico viaggiatore furono molto scarse , laonde
doveite molto rlilelicie e niolto es|jeiimeniare onde ri-
durlu a perfezioae. Ecco ia sua maniera di operare.
Primierainente disteude lungo il maigine della palpe-
bra una itstina di cerotto in guisa die si agglutlni ai
peli , onde impedire la caduta delP acido suU' occhio. do
latto , porta sulla palpebra stessa con uno stecco uaa goe-
ciolina del doito acido, e la distende per uno spazio poco
piu luiigo di quel tratto su cul sono i peli difeitosi , e
largo circa tre luiee. Passati died rainuti second!, asciuga
Tacido coil ua pezzetto di tela lina, non die le lagrime
e il sudore die f )Ssero iie' contorni del luogo ove fu posto
J' acido ste^S'j, allinche non iscorra oltre al debito con-
line. Ne stende poscia un' altra goccioliua in guisa che
giunga lino a toccare quasi il lembo su cui sono pian-
tate le ciglia. Lo asciuga di nuovo , e se dopo queste
due appUc;izioni non ottiene il desiderato elTetto , ne fa
una terza e una quarta linclie Vegga i peli tutti alloa-
tanarsi dall" occliio per mezzo della contrazione della
palpebra. AUora lega i suddetti peli in tre o quattS^o
gruppi mediante altrettanti capi di seta rossa , die rac-
colti insieme attacca alia fronte con una listiiia di drappo
gonmiato.
Avverte 1' aut-ore die usando le debite precauzioni si
possono garantire gli occhi dali' acido anclie senza il ri-
paro delle strisce di cerotto; die le palpebre notabil-
iiieate si accorciano senza 1' incomoda legatura de' peli ;
.clip dopo la prima operazione si puo repllcare la seconda;
die se la largliezza di tre linee o quattro per lo spazio
ove si applica I' acido non e sufliciente , conviene o re-
plicare 1' operazione , o distendere T acido sopra un pill
largo tratto di cute {, die ia cambio di stecco si puo
usare ua penntllino.
AlP esposizione di questo metodo aggiunge quella di
sedici casi di tricliiasi da lui curata , e ciasclieduna storia
■va accompagnata da una iigura incisa in rame , ove si
rappiesenta.rocchio deirinfeimo , e T operazione maauale
ALLK MA.LATT1E DEGLI OCCHI. 209
eseguita dall' oculista. Queste storie ofFioao casl parti-
colaii o varieta ilella tricliiasi cigliare.
II discorso di questa malattia termina con uii supple-
mento istorico ove si riferiscono i processi tenuti dai.
medici e chirurghi delle vaiie eta, e delle vaiie nazioiii
da Ippocrate fiiio ad Helling onde condurla a guarigione.
Segue il sommario dei trattati che publ^lichera ia pro-
gresso r autore suUa tigna palpebrale , sail' entropio,
suir ecantide , suUo ptengio , sul tagUo de' vasi varicosL
delta congiuntiva che hanno cotnunicazione col panno
della cornea diventato cronico, sullo stafiloma , sulla pa-
pilla artifiziale , e suUe operazioni della cateratta. Nor
presenterenio T estratto di questi sommarj riserbandoci di
dare quello de' trattati allorche saraniio pubblicati, giac-
che e crediarao e desideriamo die i' autore per avere
esibito quegli eplloghi noii si distorra dal riduire I' opera
ad iotiero compimento.
II sommario o annotazione , come egli la intitola , in-
torno air operazione della pupilla aitifiziale merlta di
essere letto anche da chi non e cliirurgo esponendosi molte
ottime riflessioni iutorno ad un' invenzione affatto mo-
derna. Trattasi di fare nella membrana del!' iride un foro
artifiziale per cui possano passare i raggi della luce , e
sostituirlo a quel foro naturale detto pupilla, in caso che
questo per cagioni morbose sia chiuso. Queste cagioni
possono essere o la cateratta spuria sviluppata ne"^ con-
torni della pupilla ; o quando la pupilla medeslma e offa-
scata per macchia indelebile della cornea, che puo essere
o cicatrice o stafiloma della cornea stessa ; o quando
non e per intiero offuscata , ma buona porzioae di essa
e impedita da cicatrice , da stafiloma o da cateratta spu-
ria i o quando un panno morboso occupi la pupilla sol-
taato, e non tutta V estensione della cornea. II vantaggio
di questa operazione e tale che dati, secondo 1' autore ,
due occhi poco veggenti , ma di cui uno vegga piii del-
r altro f, se nelf occhio che vede raeno si apre una spa-
ziosa pupilla artifiziale, si ristaura in esso la vista a grado
tale che eccede di grao lunga quella dell' altro occhio
che prima meglio vedeva. Riferisce egU di avere nella
sua clinica aperto la pupilla artifiziale a ventidue indi-
vidui, ed oppone e fiiti e ragioui in contrario all' asser-
zione di coloro i qnali dicono che la visia ri«juperata con
Bibl. ItaL T. XVIII. 14
3IO ANNOTAZIONI PRA.TIGHE , CCC.
la pupilJu artifiziale e men perfetta di qucUa che ottiensi
niediante V operazione della cateratta. Le ragioni sono
ovvie , iinperocche coloro che hauno soggiaciato a questa
ultima operazione mancano del sitssidio della lente crl-
stallina , e pcrcio la forza visiva debbe esseie in essi
imperfetta. Ii sistema dell' occhio noti e all' opposto per
nulla alterato negU altii su cui viene praticata la pu-
•pilla artifiziale , i quali per conto almeno dell' operazione
noa abbisosinano di occhiali.
211
Memoria sopra una lacca verde ottenuta dal caffe ,
con alcune nuove osservazioni sulla natura e pro-
prietd della materia coloraute dl cotesta semenzct
di Bartolomeo Bizio. — Venezia , 1819, stam.'
perla Picotti , di pcig. 94 in 8.°
OuLLA materia colorante del cafife institulte aveva molte
belle esperienze aiiche il celeljie prof. Brugnatellt ; que-
ste il sig. Bizio ha ripetute e contiauate , ed e giunto
per questo mezzo ad ottenere dal cafFe la lacca verde.
Espoae egli uel pcimo articolo qiiello die di utile alle
arti trovaroQO i ciiimici fin ora colle loro ricerche speri-
mentali sul cafFe. Chenevix scopri in esso ua nuovo pria-
cipio vegetabile ■, ottenne aiicora colle soluzioni di ferro
un precipltato verde, ina noii pose me ate ai cambia-
meiiti clie quel precipitato poteva subire , veiieado in con-
tatto coU'atmosfera Cadet irovo pure che il catFe •11 fre-
sco raccolto comunicava alia boUuura ua verde bellissimo
smeraldinoi previde die se ne poteva ricavare una lacca,
ma non aado piii avanti, ne forse utile sarebbe rioscito
il di lui proccsso , qualora non si fosse potuto operare se
non sul frutto appena raccolto. Paysse scopri ancora an
acido, die servire poteva di un nuovo mordeate nel-
I'arte tintoria. Dnbita I'autore che non si sia progredito
pill oltre in queste licerche , e nell' applicazione del
nuovo mordente per quello sciagurato principio di molti
pratici artisti che null' altro reputano utile e humo se
non quello che praticato era dai loro avi. Scguin aveva
«gli pure osservato il color verde del caffe, e risultante
lo credette da una combiuazione deiralbumiaa colla so-
stanza da esso nominata principio amaro , che Brugnatelli
trovo non eslstente nel catfe Quel chunico francese as-
seri pure che se in una soluzione di caffe non abbru-
stolato, fatta a freddu , si versava della soluzione di al-
lume , produce vasi un precipitato, o sia una vera lacca
composta di allumii)a,di principio amaro e di albumina.
Ma quel precipitato non e una lacca verde , bensi di
colore castagno i esso non e di alcun pregio, ricavas; in
tcnuissima quaatith, e lacca non potcebbe appellarsi nel
212 MEMORIA SOPRA. UNA LVCC.V VEKDE
linguaggio del pittore. Biugnatelli si lascio indietro Scguirt
nelle sue ricerclic , perche il priino ua metodo addito
onde avere la materia colorante preparata in modo che
la pittura poiesse in alcun niodo giovarsene. Semhro tut-
tavia air autore che la pittura non avesse ancora con-
seguito tutto quello che ripromettere si poteva dal verde
bellissimo uel cafFe contenuto , ed anche si potesse so-
stituire un processo piii semplice ed economico.
L' articolo secondo contiene la sposizione di alcuni
nuovi fenoineni, il risultamento dei quali e che la putre-
fazione non ha una parte esclusiva nella produzione delle
tiute e delle macchie formate sui pannilini colla infu-
sione dei grani del caff^ , e suUa formazione di un cir-
colo verde sul lemho delle macchie medesime giallognole.
Qnesto da luogo a supporre nella infusione due sostanze
dotate di fluidita difFerente, delle quali la piix fluida e
quella suscettibile di tingersi in verde. Scopri pure T au-
tore che il caffe disposto in modo da trovarsi al tempo
stesso in contatto dell'aria, ed umettato dall'acqua, in-
verdisce tutto, il che non avviene pero se non a pu-
trcfazione innoltrata.
Nell' articolo terzo si propongouo alcune ricerclie a
fine di deterralnare la natura della materia verde. Sem-
bra consistere questa nelP olio aromatico del caffe. II
principio che, combinandosi con quest' olio , lo colorisce
in verde, e il gas ossigene , il che 1' autore prova con
molte belle osservazioni , escludendo le ipotcsi di Se-
guin. — Nel quarto articolo rende conto degli sperimenti
fatti a fine di fissare la materia colorante. Inutili riuscL-
rono a tal uopo i solfati o gli ossisolfati di ferro , ed an-
che alcuni altri sali metallici ; egli rinsci finalmente col
solfato di rame , il quale produsse un precipitato , che
sottoposto all' azlone si degli alcali che dei carbonati al-
calini , si fece piu abbondante e si colori, passando per
diverse degradazioni di tinte. La pura soda e il mezzo
piu acconcio onde avere un elegante precipitato. — Nel
quinto articolo &i espongono A'arj saggi per determinate
il modo piu vantaggioso onde ottenere la lacca verde.
Sembra che maggiori vantaggi present! la soluzione sa-
lina adoperata in eguale quantita della decozione tratta
dal cafFe. Si puo nella preparazione di questa lacca ado-
perare anche il caflfe che abbia alcun dif'etto neil' odore
c nel sapore , che sia stato inzuppato di acqua marina f
OTTENUTA DAL CAFFE. 215
« alti'imenti guastato nel tiasporto. La lacca utnettata
leggennente sopra ua marmo levigaio , e rimescolita
cioque o sei volte al giorno per il corso di giorui sei o
sette , a fine che tuite le particelle di materia vengano
in contatto coll' aria , acquista nuova vivacita di colore.
Non contento I'autore di avere ottenuto questa lacca,
si e anclie accinto a provare I'azione clie sopra di essa
esercitano i varj reagenti cliiinici , a fine di determinare
a quale grade giugnesse 1' inalterabilita della luedesima.
L' acqua non la scioglie , ne vi produce alcun cambia-
mento , come alcuno non ne producono I'alcool purissimo,
1' etere ed i carbonaii di soda e di potassa. L'ammo-
niaca purissinia la discioglie e la cauibia iii azzurro ; la
potassa caustica ne forma una soluzione di un verde ca-
rico ; la soda non ne toglie se non una leggerissima
tinta verde \, il latte di calce in parecchi giorni non ha
detratto punto alia sua tinta , il che da luo2;o a sup-
porre che quella lacca potrebbe adoperarsi nella pittura
a fresco. L' acido saccarico non toglie il color verde, ma
tieae in sospeso una polvere biancastra , che sembra una
parte della lacca imbianchita ;, I' acido beuzoico non la
discioglie e non la altera _, piuttosto la avviva ; 1' acido
citrico scioglie la lacca , ma non ne altera il colore ;
r aceto comune distillato la discioglie interamente , ma
non la scolora ; T acido acetico scioglie la lacca e da
una soluzione di un verde bellissimo , riraanendo indie-
tro una sostanza di colore cilestro ; I' acido idroclorico
lascia sussistere il verde , ma lo altera riducendolo ad
una tinta piu chiara, e cosi ancora I' acido nitrico e
r acido solforico \ solo questo concentrato decompone la
lacca interamente , ne lascia piu vestigio del colore pri-
mitivo. Risulta dunque questa lacca inalcerabile, esposta
a molti reagenti ; e riguardo agli efFetti che in essa pos-
sono prodursi col tempo , V autore asssrisce sulla fine
del suo libro di avere applicato gia da sedici mesi della
lacca stemperata in acqua di gomraa sopra carta , la quale
esposta air azione della luce ed a tutti i cambiamenti
deir atmosfera , non ha lasciato scorgere alcuna minima
perdita nella primitiva vivacita del colore. Egli ha pure
aggiunto altro articolo sulla maniera di cavare dalla lacca
altro color verde, ed alcuni brevi cenni intorno alia sua
applicazione alia pittura , ed una nota finale sulla pre-
paraxioae della lacca. Una virtuosa signora con quella
314 JSITiMOniA SOPR.V UNA LACCA VERDE, eCC.
sola lacca ha copiato esattanientc 1' acanzia , 1' acptosella
e r aglio , piaiite tratte dalla Flora mcdica A^W Alberti.
Un pittore , marito della medesima, ha assicurato T au-
tore che il nuovo colore rispondeva henissimo agli usi
della pittura , e poteva cssere in niolti casi proficuo.
Sarebbe desiderabile che noii da un solo , ma da diversi
artisti si applicasse questo nuovo colore ripetutamente
ai diversi usi della pittura , cioe taiito nella maniera a
fresco, quanto in quella a olio ed a tempera, e si avrebbe
forse nuovo argoraento per coinmendare V avvedutezza e
la diligenza deir autore , che di questa nuova produzione
ha arricchito le arti. E;;li avrebbe altresi potuto aggiu-
gnere un calcolo approssimativo del prezzo della sua
lacca, che pero si puo desuinere dalle quantith delle
materie prime da esso esposte , e non puo riuscire ec-
cessivo , ritenuta principalmente 1" osservazione, che il
verde e forse il colore relativamente al quale I' arte
pittorica abbisogna di maggiori sussidj.
2l5
Elementb di Algebra e Qeometria ricavati dal migliori
scrittori di Matcmaticn per opera del cavaliere
Brunacci 5 ad uso delle Unwersctd e de' Licei.
Quarta edizione riveduta ed illustrata. — Mda-
no , MDCCCxx , dair I. R. Stumperia, di pag. 358
in 8.° , con 5 tavole in rame. Prezzo fisso di ven'
dita italiane lir. 4.
J.L novello editore di qnesti eletnenti pieno di amore e
di riconoscenza verso il suo maestro , scusa il cavaliere
Brunacci per le inesaltezze e per gli errori che si tro-
vavano nelle precedenti edizioni. Noi rispettiamo il me-
rito sommo del professore di Pavia , ma non lo possiamo
pero scusare d'avere ommesso quelle rettificazioni nella
seconda e nella terza edizione , che venivano ricercate
dalla prima :, ed annunciamo con vera soddisfazione la
quarta edizione , la quale finalmente non solo porta la
rettificazione di tutti gli errori delle precedenti , ma e
arricchita di molte aggiunte nel testo e di molje note
importantissime. Noi ci fermeremo a confrontare questa
edizione coUe tre precedenti , onde si conosca il lavoro
del novello editore , e si possa valutare in tutta la sua
estensione.
Nel trattatello di aritmetica s' introdussero poche va-
riazioni. £ cambiata la regola per trovare i divisori com-
posti di un numero qualunque , e la prescelta e, non
v' ha dubbio , piu chiara e piii semplice di quella che
si aveva nella prima edizione. La sezione che tratta degli
altri rotti , dopo gli ordinarj ed i decimali conslderati in
astrattOj e scemata dl varj paragrafi che poco importa-
Vano , e in vece si e arricchita dl piii estese cognizloni
suUe nuoA'e misure metrlche , e sopra altre di maggiot
uso. Chiarissime pol sono le regole ed espresse col mag-
giore laconismo , che servono per le operazloni aritme-
tiche intorno ai rotti di diversa specie decimali e non
decimali.
ai6 BRUNACCl, ELEMENTl
La regola per la rlcerca del inassiino coinuu divisore
algebrico e ora convenientemente dimoslrata , e non lo era
uelle precedent! edizioni. Avremino pero desiderato che
si fosse reso piu facile quel passo, ove si dice che per
tale ricerca dei due termini del rotto si puo moltiplicare
o dividere P uno per qualunque quantita che non abbia
alcun fattore coniune colP altro^ poiche in esso, a nostro
parere e per nostra esperienza, sta la maggiore difficolta
a sujjerarsi dai priiicipianti. Era poi oscuramente trattata
la nascita dcUe frazioni continue, e qui appare assai chiara:
iieir esposizioae delle quali frazioni credo bene di no-
tare , sebbene cosa diro cosi materiale , che il novello
editore ha stimato conveniente di levare tutte quelle
lettere segnate a piii apici, le quali generavano conftt-
sione. E giacclie ho qui notata questa mira di tipografica
chiarezza, notero per tutto il resto dell" opera che parti-
colare pregio di questa edizione e pure l" intelbgenza
con cui sono scritti i diversi calcoli , i quali si presen-
tano vantaa;giosanicnte anche air occhio ^ essendo io per-
suaso che cio possa niolto influire suila mente de'giovani*
onde pill facilmente li apprendano.
Giunto il nostro editore alia fine del capo IV , nel
quale sviluppasi la teorica delle equazioni del primo grado,
trovossi in istato di diinostrare la regola a suo luogo
proposta per la conversione delle frazioni decimali pe-
riodiclie in frazioni ordinarie di cui non parlavasi nella
prima edizione , e die pare non potersi ommettere pel
compimento di quel trattato.
Alcune operazioni intermedie eseguite nella dimostra-
zione della formola del Binomio Newtoniano , senza il
soccorso deir analogia , rendono ora questa dimostra-
zione plii facilmente intelligibile di quelle che prima
noQ fosse. E del tutto cambiato e il capo in cui si
tratta deir estrazione per ap|>rossimazione delle radici di
qualunque grade coll' uso del detto Binomio. I profes-
sori giudicheraiino sul confronto di questo capo colle
altre edizioni , e certamente troveranno la conveaienza
del candjiamento. Intanto io osservero che in esso com-
pare per la prima volta ridotta all" algebra elementare
una S£rie utilissima all" inieato di queste approssima-
zioni data da Eulero nel capo IV del toiuo a.*' del suo
calcolo differenziale.
DI ALGEBRA. E CrOMFTBI^. 217
' II capo de'logaritmi era una materia molto male di-
gerita nella prima edizione. I membri che dovevano for-
mare un bel corpo non manravano ; ma erano qua e la
sparsi fuori di quel luogo , cui il naturale orduie delle
idee li destinava. II nostro editore vide questa specie di
mostruosita , raccolse il raateviale, V ordinOj e n' esci
non v' ha dubbio un piccolo trattato molto beu disposto
e sufficientemente esteso. Non avrebbe pero il medesirao
fatto male se avesse uii po' piii diffusa rapplicazione dei
logaritmi alia risoluzione dell' equazioni esponenziali.
Nella dottrina delle alligazicmi , dottrina taato utile e
tanto poco studiata , si trovano molte addizioni dirette
in particolare maniera a far conoscere distintamente la
natura delle diverse question! ed a dimostrare rigorosa-
meiite le regole che servono alia loro soluzione. Parlando
delle false posizloni si e ommessa l' applicazione del me-
todo ad una equazione di a." grado^ della quale ommis-
sione si rende ragione in un' apposita nota.
Co)ne nascessero le altre due radici uell' equazione
del 5." grado , sciolta colla formola Caidanica , oltre la
radice data direttamente da questa formola , non era ben
dichiarato dapprima, e la loro esistenza viene ora dirao-
strata con tutta T esattezza. Nel caso irreducibile si ret-
tifico un errore ben visibile delle tre antecedent! edizioni
nelle quali si replicava sempre che distruggevansi i radi-
cali ; ed i radical! non si distruggevano , ma bensi gli
immaginarj, avendo mostrato il novello editore sussistere
per le fatte moltiplicazioni 1' espressione p/3. E nell' ap-
plicazione di un esempio alle formole di Eulero per le
equazioni del 4.° grado si rettifico un altro errore piit
grossolano del primo , che non ammetteva scusa , e per
cui si diceva che quelle quattro radici erano tutte im-
maginarie i mentre sono , e qui vengono dimostrate due
reali e due immaginarie.
Non era bene spiegata I' indole di un problema inde-
terminato , ed in questa edizione essa e resa assai mani-
festa dalle osservazioni coUe quali si comincia il capo XV.
Qui si dimostra la bella le^ge che seguono i valori delle
incognite formanti delle progression! aritmetiche , le cui
differenze sbno date da! coefficient! delle incogiiite stesse:
e si estende il metodo di soluzione ad un' equazione che
abbia tre incognite. II problema di applicazione della
2l8 BRUNACOI, ELEMENTI
data teoiica riferito al Caleiidario e reso per la prima
volta inteUig;ibile a tutti , se nelle altre eclizioni non lo
era forse clis pei soli profcssori. In cfuesto capo ci sa-
rebbe asisradita maggiore parsimonia di lettore greche.
Sul priocipio del capo delle equazioni nuincriche sL
sono iiitvodotte delle giudiziose osscrvazioni tenflenti a
render piu chiara e piii esatta Tesposizione del uietodo
die si tiene per iscioglierlc.
Nossuna varlazione fi lalineiite abbiamo riscontrata nel-
l' ultimo cipo dell" algebra die tratta della ricerca delle
radici per approssimazione col metodo di Newton. Vi
trovammo pero una iiota , tolta da Lagrange, in cui si
fa vedere die qualche volta il metodo e fallace j e s" indi-
cano i confini entro cui va ristretto.
Varie note , die sono tutte del nostro editore , ac-
compagnano le fatte variazioni alia prima parte ilel teste.
Noi qui accenneremo solamente quelle chc ci sembranO
le piu importanti , quale sarebbe quella posta alia pa-
gina 34 snl salire die noi facciaaio dai nnnieri alia ge-
neralita delle qv\antita algebrlche , passo che a tutta ra-
glone si chiama uno de'piu arditi cbc abbia fatti umana
mentei Taltra alia pag. 36 sulla giusta idea della quan-
tith negntiva;, e T altra alia pag. i3o sull' uso della re-
gola del tre, che ci pare giudizioslssima e che dovrebbe
essere letta da tutti gli aritmetici.
Piu importante e il lavoro che il nostro editore ha
fatto uel disporre la seconda parte di questi elementi.
Kei primi quattro llbri della geometria non introdusse che
piccole rettificazioni e podie note contenenti delle defi-
nizioni, le quali mancavano nelle altre edizioni e che
non potevano essere negate al principiante. Egli ha adot-
tato la parola equivalente invece di egiiale , quando trat-
tasi di esprimere delle figure eguali in superficie , ma
con angoli e lati diseguali, o eguali in solidit.a con di-
seguali superficie ed angoli solidi ^ distinzione , dopo Le-
gendre , accettata da tutti i geometri e utilisslma per la
chiarezza delle idee. Nel 4.° libro trovammo mutate di
slancio le esposizioni delle due proposizioni per cirroscci-
vere ed inscrivere ad un cerchio un pentagono regolare,
che nelle precedenti edizioni erano scritte male.
Nel 5." libro si sono fatti de' cambiamenti di posizio-
ne per alcunc proposizioui lichiesti dalla connessione
DI ALGEBK\ E GEOMETRIA. 219
rigorosa delle dimostrazloni stesse , ed il processo dl molte
di esse venne interamente rinnovato per portai'vi rnag-
gior pxecisione e insieme maggiore nitidezza di razlocinj.
Le proposizioni XX e XXII segnatameiite soiio ora 1 ese
agevolmente intelligibili a tutti. Di varie note il nostro
editore ha conedato questo lihro , sempre colla lodevole
intenzione di far conoscere a' principianti il veto stato
delle cose.
Merita d' cssere letta e ponderata dallo studioso la
prima nota die trovasi al iibro 6.° unitamente all' altra
posta alia pag. 278, onde si tolgano i dulsVii che taluno
potesse avere sulla contrastata deliiiizione X. E pure ri-
marcabile la Aariazione fattasi alia dimostrazione delta
proposlzione XXIII. la questo Iibro s"' inseri la proposi-
zione XXVII che avevasi in Euclide e che era stata di-
nienticata nelle altre edizioni , lasciandovi un vuoto ah-
bastanza visibile. La XXIX e ora diniostrata : essa por-
tava nelle altre edizioni un coroUario che in tal luogo
non poteva intendersi , e che qui si trovera trasferito
dopo altre tredici proposizioni.
La proposizlone II del 7.° Hiiro meritava degli schia-
rimenti , e il nostro editore si e fatto un dovere di of-
frirceli e di esporre assai meglio il coroUario 2.° della
proposlzione suddetta , che da un' idea del metodo di
Esaustione. Mancava , e ci venne qui data la dimostra-
zione del teorenia che i prismi e le piramidi di basi equi-
valenti sono fra loro in ragione delle rispettive altezze.
Quanto poi fosse necessario di stendere diversamente la
dimostrazione del teorema, che il cono e sempre la terza
parte del cilindro alia medesima altezza eretto sopra la
stessa base circolare , lo sanno i professori di geometria
elementare . e questi potranno giudicare del lavoro che
Ti ha fatto il novello editore. Un coroUario di questa
proposlzione che in tal luogo non poteAa essere dinio-
strato , si trovera dopo altre dodici proposizioni.
Ma il pregio della nuova rlforma precipuaraente dee
Talutarsi da quanto e stato fatto nel Iibro 7.° La notji
alia pag. 297 fissa la vera dlstinzione fra i due metodi
di esaustione e dei limiti, e dopo qunnto il nostro edi-
tore vi dice, ora in obbligo di compiere la dimostrazione
della proposlzione I.^ provando che le accennate difterenze
rendevansi realitiente minor! di qualuuque assegnabile :
aaO BRUNACOI, ELEMENT!
il che ha dovuto pur fare in altre delle proposlzioni
seguenti , alle qu.ili ha saputo dare tutto quel grado
di chiarezza di cul erano suscettibili. lutrodotti ancora
quest! soccorsi , noi siamo d" avviso che il 7." libro sia
troppo per uuo studeiite, che , secondo I'attuale sisteina,
si appliclii al corso filosofico elementare : ci seinbra oscuro
ancora^ e il professore ohbligato a spiegarlo , sebbene
ne intenda egli chiaraiiientc le veritii, trovera pochi sco-
lari capaci di teiier dietro alle sue lezioiii. Questi modi
di diinostrazione si sogliono ainmirare come arditi slanci
del gran genio d'Archimede^ e come preteadere che una
mcnte giovanile abbia tanta forza da correre di pari passo
col primo geometra deirantichita?
II libro 9." e stato arriccUito delle formolette analitiche
rappresentanti le varie superficie e solidita , che vi si
determinano. ,
La trigonometria venne rifusa interamente ed ordinata,
secondo noi, con raolta intelligenza. Essa e qui partita
in due sezioni. La prima si aggira unicamente sulle pro-
prieta delle linee trigonometriche. La seconda contiene
I'applicazione della teorica alia soluzione de' triangoli :
e questa seconda sezione e suddivisa in due capi. Nel
I." si espongono i teoremi che servono all' applicazione :
nel a." risolvonsi i triangoli rettangoli e gli obliquaa-
goli. Nel problema V della I sezione abbiamo ritrovate
aggiunte di nuovo alcuae formole di grande uso. I due
problem! per la costruzione delle tavole contenenti gli
archi e i seni, coseni, tangenti ecc. espressi in parti del
raggio corrispondono al bisogno che avevano nelle prece-
denti edizioni d' essere trattati nn po' meglio. Molte defi-
nizioni e principj che dapprima si erano ritenuti veri,
dietro la semplice iuspezione della figura , vengono qui
confermati in appositi scolj , mediante T esame delle di-
mostrate formole ; seaza voler parlare di due interes-
santi teoremi aggiunti al capo I della II sezione.
Neir avvertimento del novello editore si accenna il
particolare impegno ch'egli ebbe per la correzione della
stampa. Ad onta pero d' ogni diligenza , anche in questa
edizione noi abbiamo trovati cinque piccoli errori. Ve ne
potranno essere forse altri : ma pochi certamente. La pri-
ma edizione aveva nella sola seconda parte , cioe nella
geomctria, settaiita errori da noi riscontrati appena veime
DI ALGEBRA E CEOMETRIA. 221
pabblicata. Gli errori qui osservati e corretti sono i se-
guenti: pag. H^, l'"- 3o, al priino rad.cale cubico in al-
cuni esemplari maaca V indice 3 , e a luogo del segno
meno pon. in tutti il piu preposto al secondo radicale
cubico, e quindi alia
Pag. i6i lin. i5 |, ? A leggi I , 5. ^
„ 1 65 » 37 ad y » ad X
,/ 246 » 22 JJE » ^C
„ 321 „ 6 7r=i4i5... „ TT = 3,1415
Dall'esame che noi abbiamo fatto di questa edizione pos-
siaino lusingarci che non ci verranno apposti a preven-
zione per V editore quegU encomj , di cm gU fummo ge-
nerosi per tributare un sincero oraaggio al suo merito : e
potremo asserir francamente aversi in questi elemenU
un ottimo libro che lascia ancora carapo ai professori
d'impie<xar utllmente il loro sapere per la gioventu, ed
assicura^allo studente una retta via per arnvare al pos-
sess© deila piu sublime fra le scienze umane.
Sulla restltazione del naso. Rapporto fatto a S. E.
il sig. capitano generalc conte Laval de Nugent
comaiidaiite in capo degli eserciti di S. M. il Re
del i-egno delle due Sicilie , ecc. dal cav. Alberto
de Schonbe.bg. — Napoli., 1^195 dalla Reale ti-
pografia della guerra , con fig.
L
Ik rcstituzionc del naso e ua' operazione cViirurglca die
ne' diversi snoi modi la praticata fiao dall' incomiacia-
meiito del XV secolo nclle provinoe meridionali del re-
gtto di Nipoli , e di la propagata ad altre parti d" Ita-
lia e d' Euiopa. Era hen giusto perclo clie volendosi
stenderc a"* giorni nostri ua trattato sopra questo argo-
mento dovesse essere composto e pubblicato in NapoU,
e pill op^>ortnno ancora sirebbe stato die uti napoletano
ne fosse 1' autore. La maggior facilita, e il maggior agio
die haiiao i nazionali di prendere contezza delle cose
patrie farebbero presumere die piu esatta fosse per riu-
scire I'operi, quantuuqtie assai couimendevole sia quella
di cui diamo ragguiigllo ^ scritta da uno straniero laeusi,
ma die esercita la medicina in Napoli con molto credito.
lacoinincia TA. con una succinta istorica esposizione
delle varie inaniere poste in uso per la restituzione del
naso J e le riduce a due nietodi principali , die in con-
siderazionc delle nazioni a cui se ne attribuisce la sco-
perta, cliiaina Indiano I' uno , e I' altro Italiano. II prirao,
usato dai cliirurghi Maratti nelle Indie orientali, consiste
nello staccare un lenibo di pelle dalla fronte per appli-
carla sugll avanzi del naso niozzo preparato a riceverla
e ad innestarsi con essa ine'-'.iaate pre vie scarificazioni.
Questo nietodo annunziato all' Italia fiao dal 1804 coa
1' operetta del sig. B.ironio 5H£;Zi Innesti onimali e stata,
secondo I'A.j conosciuto e praticato iti Europa negli ul-
timi tempi per le cure del diirurgo inglese Carpue. No-
tabili miglioramenti furono indicati dal sig. Graefe , dii-
rurgo prussiano , per 1'' esecuzione di questo inetodo , al
quale ha per altro stiniato, per giuste ragioni, di pre-
ferire 1' Italiano. Consiste questo nello sticcire la pelle
dalla superficie interna del hraccio per innestarla sulle
i;ULL\ RESTITUZIONE DEL NASO. 223
parti residue e scarificate del naso , e chiamasi a buon
dritto Itahano , perche inventato dal Branca , siciliaao ,
iudi accreditato da Gaspare Tagliacozzi di Bologna, e da
altri che lo insegiiarono e lo piaticarono posterionnente.
Pareva iniauto diiiicuticato , noa creduto , e deriso ezian-
dio , quaiido surse in pensiere al sig. Grt-.efe di richia-
marlo dall' obblio a cui era stato indegnamente condan-
nato , e lo miglioro d' assai. Questi miglioramenti seni—
brauo all'aiuore di tanto inon)»-nto, che si avvisa doversi
caugiare uome a quel uietodo ed intitolarlo quinci lOr-
uanzi Tedesco anzi che Italiaao.
O Tedesco o Italiano o con qualsivoglia altro nome
piaccia di chiamarlo , importerebbe alia storia deirarie di
sapere a quale de' due Branca se ne deViba la prima in-
venzione. L" A. non soinministra intorno a cio veruna
notizia , e non dice se al padre o al figlio debbasi at-
tribuire 1' onore della nuova e miglior maniera di ripri-
stinare i nasi uiozzi , e molti altri scrittori ci lasciano
nella incertezza niedesima. Stimiamo percio prezzo del-
V opera di riunire insieme e di ponderare gli scarsi do-
cuuienti che ci rimangono intorno all' origine ed ai pro-
gressi di tale operazione.
Noi sappiamo adunque che aaibidue i Braijpa risarci-
"vano i nasi , ma non ambidue alio stesso modo. Sembra
che il padre seguisse 1' antico raetodo indicato da parec-
chi scrittori di chirurgia latini , greci ed arabi , e che il
figho Antonio aUro ne tenesse che era sconosciuto fino
a quel tempo , e che fu da lui immaginato staccando con
miglior consiglio da parti remote e che si possono copri-
re , come sarebbe dal braccio , la pelle da saldarsi sul
naso mutilato. Ne siamo accertaii da Bartolomeo Fazio ,
il quale scrisse l' istoria degU uomini illustri del suo
tempo, e parlando della maravigliosa abilita dei Branca
suoi contemporanei , distingue coi seguenti termini la ma-
niera del padre da quella del figlio : Prccterea quod car-
nis pater secabat pro suffLcitndo naso ex ilUus ore qui mu-
tilatus essct , ipse [filius ) ex ejusdem lacerto et in eo vul-
nere infixis mutiluti nasi reliquiis , Usque arctissime constrictis
adeo ne mutilato commovendi quopiam capitis potesta^ es-
set , post quintwndecimuin , interdum vigesinlum , diem car-
nunculam quae naso cohaserat desectam pnulatim cultro cir-
cumcisam in nares refornmhat tnnto artificio ut nx discerni
224 SULLA. RE6TITUZI0NE DEL NASO.
oculis June tarn posset omni oris drforinitats pcnitus sublata.
{De Vir iUustr. pag. 38.)
II Tirahosclii ed il Morelli , che non erano ne anato-
mici, tie cliiiurg , lessoro questo passo del Fazio coq qnal-
che varieta, parendo loro di noo trovai'lo abbastanza
chiaro , nia sembra essere questa la sua vera e giusta
lezione , dalla quale nianifestainente appare essere stato
Branca il figlio , o Antonio , colui che si scosto dal vec-
chio metodo di risarcirc i nasi , e che invento e praticb
r altro pill opportuno. Vuolsi credere che di Antonio in-
tenda di pariare Calenzio, poeta napolitano ^ contempo-
raneo ed aniico di Saanazzaro e di Pontano alia cui fa-
Kiosa accadomia era ascritto. Invita costui ua suo amico
per nome Orpiano, che aveva periluto il naso, a recarsi
a Napoli , ove il siciliano Branca, uomo di alto ingegno,
sa , die' egli , mirabilmente innestare i nasi , risarcendoli
con la pelle del braccio del paziente , o con quella di
qualche servo.
Questo nuovo metodo inventato dal glovlne Branca fu
particolarraente adottato in alcuni paesi della Culabria ,
ove furono fauiiglie che acquistarono fama per tale ope-
razione , esercitaiidola quasi per dr.ttO eieditario. La fa-
miglia di Vianco { Barrius , dc antiq. et situ Calab. ) , g
quella di Bojano in Tropea al du-e del Cortesi ( V. Mi-
scell. med. Dec. Ill, pag- 83 ) si segnalarono in questa
carriera , non altrimenti die varie famiglie di Nurcia si
distinsero in tempi non niolto lontani p>?r un' abilita af-
fatto diversa , anzi opposta , quale e quella di togliere
invece di aggiungere ; abilita che vogliamo credere noa
metteranno piu in pratica negli Stati della Chiesa , ove
quegli ojieratori erano dianzi assai affaccendati,
Del rimanente se i clue citati scrittori attribuiscono alle
stesse famiglie norcine 1' iuvenzione deir appiccare nasi,
furoao assai male inforniati, e non meritano alcuna fede.
Ora se il vecchio Branca, seguendo Tantica maniera,
staccava la pelle dalla faccia e forse anche dalla fronte ,
ex ore, per applicarla sul naso, sembra che il cosi detto
metodo indiano non debbasi credere ne intieramente iii-
diang , ne afFatto sconosciuto in Europa prima die fosse
accreditato dal chirurgo inglese Carpue. Malgrado I'oscu-
rita con la quale si esprimono gli antichi scrittori di chi-
rurgia , e particolarraente Celso , sembra che la inaniera
piu comune in allora quella fosse di togliere la pelle da
SULL.V RESTITUZIONE DEL NASO. 225
inuestarsi dalle parti piii prossime al naso , ossia dalla
stcssa faccia in cui e compresa senza dubbio e piinci-
palmente la fionte^ lua utilissima fu 1' imiovazione in-
trodotta dal Bianca prima della uieta del secolo XV , im-
perocche otteneva V intento senza prodiirre nuove e de-
fornianti cicatrici snl volto. Qiiando il Tagliacozzi verso
la meta del scguente secolo si spaccio in Bologna per
r inventore di un nuovo metodo di restituire i nasi ,
pubblicando intorno a cio varj libri a cui aggiungeva le
pompose parole di arte fin ora ignota, o A^ invenzione pe-
regrina e maravigUosn, non poteva con piu franchezza men-
tire. Egli nomina appeua il siciliano Branca ^ quasi che
10 stinii soggetto favoloso , e disprezzando tutti color©
die avevano prima di lui indicato il novello metodo, il
Vesalio , il Pareo, il Courmeleno , lo Sckenckio , ecc. ,
conchiude doversi a lui solo il vanto di una cosi impor-
tante operazione chirurgica , come apertamente dice in
quel suo libro de Curtorwn chirurgia ( lib. I , cap. 19 ).
11 distintivo di un naso posto in mano della statua eretta
in suo oiiore nell'anfiteatro anatoniico di Bologna non gll
conviene adunque come ad inventore , ma sibbene come
a primo espositore ed illnstratore di siffatto metodo, poi-
che tanto ne scrisse, die fu anche troppo , avviluppan-
dosi in teorie generali , e in poco utili discussioni. Cbe
se egli pratico qucsta operazione, non lo fece con quella
fcequenza die taluno potrebbe a prima giunta supporre.
G. B. Cortesi, die fu suo successore nell' Universita di
Bologna, candidaniente dicliiara cbe il Tagliacozzi aveva
raolto illustrato e quasi perfezionato il metodo di riuiet-
tere nasi , ma soggiunge coa lo stesso candore die vi
riusci con I' ajuto de' raedici di Tropea della famiglia
Bojana.
Se il Tagliacozzi non fu il primo, ne tampoco e stato
r ultimo a praticare questo metodo , come sembra asse-
rirsi dall' A- allorclie scrlve che /( esso metodo si perde
if totalmente con quel diirurgo ( Tagliacozzi ) , e die di
»» poi si e solamente nominata questa operazione o co-
»/ me una curiosita , o piii sovente colla satira , creden-
tt dosi impossibile J e die solo nell' anno 18 14 fu ripro-
" dotta dal sig. Graefe ». Ma il Cortesi il quale visse
fino intorno alia meta del secolo XVII continue a prati-
carla e ad insegnarla, come si ha dalle sue miscellanee
Bibl. Jtal. T. XVIII. 1 5
326" SULLA RESTITtTZIONE BEL NASO.
meJiche , ed il Molinetti, per tacere di aitri , afferma
di essere stato testimonio oculare di una felicissima ope-
razione di tale fatta eseguita da suo padre nell' acno
1625 sopra ua Polacco. ( Diss. Anat. ec, de Sens. cap.
12, pag. 174. )
In tanto, clie che ne sia di tali ricerche istorlche, certo
e die il sig. Graefe inimagino degli utili cambiamenti ,
come si puo vedere nt^lla recente sua opera intitolata
de Rhinnplastice , e pnbblicata in Berlino nell' anno 1818 ,
le tavole della quale sono state riprodotte nel libro del-
1' A. Egli adopra una previa misura per la quantita e la
forma della pelle da staccarsi dal naso ; non iudugia si
lungo tempo ad innestarla sul naso, come il TagliacozzL
faceva; ha inventato stromenti atti a dare al nuovo naso
una forma naturale , ed ha ideato una tal manidra di
legare o fasciare il braccio con la testa da noa permet-
tere afFatto che 1' una si mnova senza 1' altro , o vice-
versa. Oltre alle restituzioni praticate da questo profes-
sore in Berlino, giusta il cosi detto metodo indiano mi-
gliorato da lui , una ne esegui con quello semplice del
Tagliacozzi, ed altre due con le modiiicazioni da lui in-
trodotte.
Fortnnataraente i nasi a' giorni nostri sono meno espo-
sti a rovina. Non si recidono piu essendo cambiate le
leggi e i supplizj , e quel male contagioso che tanti ne
mieteva al suo primo apparire in Europa , si e alquanto
piu mansuefatto. Fuvvi un tempo in cui col naso mozzo
fu veduto fin anche regnare ua greco Iraperatore detto
porcio Rhmotmcte.
il'Iulladiraeno potrebbe pur esservi alcuno sventurata-
Jttiente privato del naso per violenza esterna , e noi cre-
diamo che a restituirglielo sia da preferirsi a tutti gli
altri raetodi I'italiano perfezionato dal sig. Graefe. Dubi-
tiamo pero assai che questo o qualunque altro possa
giovare quando un veleno interno avesse distrutto il naso,
poiche le cause che hanno fatto perdere il primo v' ha
giusta ragione di teinere che minaccerebbero rovina anche
al nuovo.
227
Cenni sidla teoria dclla Luna.
'.JL OICh£ in quest! giornl si e molto parlato Jella teoria
della luaa alT occasioue del premio aggiudicato dall'Ac-
cademia di Parigi a due astronouii italiani , e dei fa-
vori ai medesimi gencrosamente compartiti da S. M.
il Re di Sarde^na , noii dispiacera forse ai nostri lettorl
che qui si faccia in brove la storia di questo famoso
problema e si accennino le difficolta che nella solu-
zione di esso hanuo fin ora incontrato i piu grandi
geometri.
Allorche nel sistcma newtoniano noa si considerano
che due corpi mossi nello spazio ed attraentisi fra di
loro , la ricerca del Inogo clie occupano in un tempo
dato qualunque conduce ad un' equazione trascendeate^
clie noa pud veraniente risolversi in geometria colla
sola riga e col compasso , od in analisi col mezzo di
espressioni finite ed algehriche , ma che pero in tutti
i casi ammette una soluzioue facile ad ottenersi e
prossima al vero quanto si vuole.
Ma la cosa e ben diversa allorche i corpi che si
attraggono e si perturl^ano sono tre od in numero mag-
giore, come accade realmente nel sistema mondano. II
Newton, contento di aver aperta la strada , lascio ai
suoi posteri la soluzione di questo piu complicato pro-
blema, conosciuto comunemente sotto il nome di pro-
bifma dei tre corpi.
Esso fu facilmente ridotto a tre equazioni difi"er8n-
ziali di secondo ordine , per la soluzione delle quali ,
tolta Ir. speranza d' integrarle in termini fiaiti , si ebbe
ricorso aile approssimazioni; erauo queste naturalmente
suggerite dalla costituzione del sistema planetario, ove>
le eccentricita, le inclinazioni e le forze perturbairici
sono quantita piccolissime e sj prestano alio svolgi-
mento in serie.
II problema generate dei tre corpi venne allora a.
suddividersi In due rami principali ; il prime fu quello
aa^ CENNl SULLA. TEORIA. DELL\ LUNA.
delle perturbazloni de' piaaeti , pei qiiali le forze'per-
turbatrici sono si piccole , die coniuneiuente basta
considerarne le prime diuiensioni , ed in pochi casi il
«jiiadrato ; ed il secondo fii la teoria della luna , ocl
in gcnerale de' satelliti , nella quale la forya pertur-
batrice provenienie dal sole e niolto jjiu considerabile , j.,
ma puo ia corapenso riguaidan.i come qnantita molto ■
piccola la sua distanza dalla tcna comparata alia JLj-
stanza della terra dal sole.
La teoria de'pianeti fa in breve tempo condotta ad
un grado di perfezione corrispondente, anzi snperiore
a quella delle stesse piii esatte o^serva2;'loni , e potrebbe
dirsi quasi compjiua , non rimanendo a desiderarsi che
Mn piii generate svolgimento dell' equazioni secolari ,
se i pianeti Pallade e Ginnone recentemente scoperti
colle loro grandi eccentricita ed iaclinazioni non fos-
sero venuti a far eccezione alia regola , rendendo ne-
cessaria una nuova trattazione del problema , intorno
al quale gia si esercitarono gl' ingegni de' celebri cal-
colatori Oriani e Gauss.
La luna poi soggetta , come si dlsse , ad una forza
perturbatrice assai considerabile, presento maggiori dif-
ficolta ne'ila lentezza con cui procedono le successive
approssimazioni. I sommi geometri Clairaut , d'Alem-
bert ed Eulero clie pei primi si occuparono d' un tale
problema, appuoio per non avere spinto avanti quanto
*ra necessario le approssimazioni , caddero nella strana
conclusione d'un moto del perigeo lunare che non era
che la meta di quelio mostrato daU'osservazione. L' er-
rore sarebbe da se stesso scpmparso , se essi avessero
avuta I'avvertenza di prolungare la serie tanto da po-
tersi assicurare della sua convergenza , ma in quel
primi tentntivi i calcolatori erano in certo niodo uti
po' limidi e si spaventavano della lunghezza de' cal-
coli;, ed in fatti il solo cercare in quella serie le qnan-
tita di terzo e quarto ordine avrebbe richiesto un la-
•voro di qnalclie niese.
Quesla falsa conclusione di quei geometri , che venne
attribuita da niolti a difetto del sistcma newtoniano ,
non fu dunque che una semplice inavvertenza che ri-
conobbero essi stessi poco tempo dopo. Avvenne loro
rio che avverrebbe ad un computista , il quale fa-
cendo compendiosamente il conto della sua cassa col
CENNI SULLA. TEORIA DELL.V LUNA. 229
co.nsiderare soltanto le piii grosse partite , trovasse
poi uii notaliile diftalco a motivo deile piccole spese
trascurate, clie accumulandosi producessero una noa
lieve somnia.
Ma il non felice successo di questo primo tentativo
ebbe una influenza nociva sui lavori clie con piu esten-
sione si fecero dai matematici posteriormente. Persuasi.
essi che V espressione del moto del perigeo dato dalla
teoria non potesse aversi che per mezzo d' una pro—
gressione di lentissima coavergenza , presero il partito
d' introdurre nel calcolo il valore nuinerico di questo
moto quale e dato dalT osservazione e di valerseae nella
deterniinazione delle ineguagllanze della luna , accon-
tentandosi di verificarlo indirettamente per mezzo dL
equazioni prossimamente identiche. Con cio rinuncia-
rono essi alia generalita della soluzione^la quale noa
fu piu vera die pei valori particotari della distanza e
del moto medio lunare, e per conseguenza non appll-
cabile agli altri satelliti ; e si privarono di quelle fe-
lici riduzioni , e di quelle piii estese cognizioni sulla
natura dei risultati del calcolo , che 1' analisi sommi-
uistra allorclie e trattata con tutta la generalita.
Un' altra grave difHcolta nasceva dalla immensa estea-
sione del lavoro die va sempre piii crescendo quanto
piu si progredisce nelle approssimazioni , e dalla faci-
lita con cui un lieve errore di cifra^ouimesso in prin-
cipio poteva guastare 1' opera intera.
II celebre Eulero , dopo aver assal faticato da solo
intorno a questo problema , senti la necessita di gio-
varsl del concorso di molti calcolatori per dividere In
fatica <lei coniputi ed assicurarne 1' esattezza ^ percio
quarant' anni dopo le sue prime ricerche, gia quasi cieco
ed in eta molto avanzata , si valse dell' opera di tre
illustri accademici Alberto Eulero suo figlio , Kraft e
Lexell , e prestando ad essi la sua assistenza, gli iiu-
pegno a riprendere dai suol principj ed a spingere piu
oltre che ancora non era state fatto la teoria della
luna. Frutto di questa illustre associazione fa 1' opera
impressa a Pietroburgo nel 1772 col titolo' Theoria
motuuni luncc nova metliodo pertiactata, etc.
Chi non avrebbe creduto che dalle forze rlunite di
uomini si dotti e si agguerriti nei calcoli, il proble-
• ina non dovesse essere iateramente soggiogato? Eppure
i3o CENNI SULLA TEOKIA DELLA LUNA.
I'Enlero stesso coa quella sua natiirale ed ammiraLiie
candidczza giuiito nl calcolo dei termini piii conipii-
tati e recoiiditi della teoria , non dubito di concliiu-
dere dicendo : Evolutio liariim ceqnationuin tain ob mid-
titudineni terininonini, , qiinin ob ipsani earuin compli-
cationttn sine dubio immensum labortm requireret , quern
vix sine iillo calculi crrore expedite liceret; minimus au-
teni error in lioc calculo comrnissus totuin negotiuni irri-
tum asset redditurus , quani ob causam hunc laborem
iuscipere merito pertimescimus. E nella prefazione avea
detto : Talis autem labor miilto niagis erit molestus et
operoius, ac fortasse vix intra anni spatium absolvi po-
test; atque hcec etiam est causa quod nos his , quos in
hoc opere expedivimus, calculis iam tnntopere defatigati
tani immensum laborem suscipere non sumus ausi ; qui-
libet enini qui omnes calculos hie expositos vel leviter
perpendere I'oluerit, facile agnoscct , vix ullani adhuc
quaistionem analyticam esse pertractatam , quce tarn in-
tricatas calculi discussiones , et tam prolixos calculos
postulaverit.
Anche il celebre IMayer cinque anni prima, intento
a perfezionare colle osservaziont le tavole della luna,
per le quali divise coll' Eulero il cospicuo premio pro-
posto dair nfficio delle longitudini di Londra , ebbe
ricorso alia teoria ; il sno scopo pero era piuttosto
di conoscere col*sussidio di essa la forma degli argo-
nienti da paragonarsL poi colle posizioni della luna
osservate , die di iledurre col calcolo il precise valore
de' coefficient! : hahet enim , die' egli , theoria hoc in-
commodi ut plures inde incequalitates accurate deduct
nequeant , nisi quis forte calculum hunc , in quo jam
omnem fere patientiam meani exhaust, longe adhuc cu-
ratius persequalur ; sed hoc salttm ostendam , nullum
ex theoria argumentum contra honitatem tabularun
mearum peti posse.
Le equazioiii le piii ritrose .a sottomettersi alle ri-
cerche di tjuesti infaticabili calcolaiori erano quelle
the piccole in se stesse , risiiltavano dalla differenza
di nuDieri nioUo considerabili , e ([uelle die acquista-
vano nelle intt grazior.i un piccolLssimo denoiuinatore ;
per esse i valori nmnevici finali , sebbene calcolati
con gran aiuniero di deciniali , risnltavano spesso o
assai piii gi-andi o assai piu plccoU del vero a niotivo
/ CENNI SULLA. TEORIA. DELL A LUNA. 23 £
deir iiiesattezza die noa poteva evitaisi del tutto sulle
ullinie cifie.
II profondo geometra Laplace che nella sua opera
classica della Meccanica celeste traccio con uiano
maestra e ridusse ad iia sol corpo di scienza tutto
il calcolo deir attrazione , ja un capitolo particolar-
inente destinato alia teoria luiiare niostro pel priiuo
con luminosi metodi 1' arte con cuL questi termini cre-
scenti nelle integrazioni dovevano essere analizzati ; eJ.
insegno come si potesse con sicure noruie valutare
1' ordine di diniensione proprio di clascuno , seguen-
doli, per cosi dire, col pensiero in tutti i ioro diversl
avvolgimenti e notando gli aumenti e le diminuzionl
di ordine che dovevano subire. •
La teoria della luna dei sig. Laplace, sebbene trat-
tata in modo compendioso, fu quella iufatti che me-
glio si ac«cost6 alle osservazioni ; egli pose i prelimi-
nari , ed invito i giovani calcdlatori a porre V ultima
mano al sue lavoro. 11 seroit utile , cosi uell' opera,
su citata, pour la perfection des theortis astronomiq^ues ,
que toutes Its tables derivassent du seal principe de la
pesanteur universelle, en n' einpruntant de I' observation,
que les donnees indispensables. J'ose croire que I' analyse
suivante laisse peu de choses a faire pour procurer cec
avantage aux tables de la lane, et qu' en portariC plus
loin encore les approximations , on y parviendra bientot.
E pero da noiarsi che il sig. Laplace teune anche
esso la comune opinione che la teoria della luna nou
possa esser trattata in modo generale e puramente ana-
litico senza prendere in prestito dall' osservazlone il
valore numerico del movimento del nodo e del peri-
gee. Egli infatti nella sua Meccanica celeste ora si
valse del valore in numeri di questo movimento , ed
ora alia sorama di tutti i termini della serie che lo
esprime analiticamente , sostitui il doppio del primo
termine , trascurando i seguenti.
Ma frattanto che i geouietri sudavano intorno alia
.soluzlone di questo problema , non rimasero gia gli
astronomi privi di tavole abbastanza esatte con cui
calcolare le posiziorii lunari; essi le costrussero e le
perfezionarono col sussidio delle immediate osservazioni,
deducendo dalle diverse teorie, sebbene ancora im-
perfetie , la torra.i degli nrgomenti. 1 celebri astroaomi
a32 CENNI SULLA. TEORtA. BELLA LDNA.
Biirg e Biirckhardt si distinsero ia siaiil genere di ri-
cerche , e le loro tavole soiio altualiuente le migliori
a cui possano aflidarsi gli astronomi e i navigatori. (i)
Era cio nuir osiaate cosa poco oiiorevole pei inate-
luatici die dopo taiiti pi'ogresbi faili neiranalisi, dopo
die le teorie de' pianeti eiano stale perfezionate al
segno di non aveu piii bisogiio di'Ue osservazioui die
ill qiiaiito servono a deterniinaie le sel costanti arbi-
iraiie del jMobleiiia , si dovesse poi riconere a tnelodi
cinpirici per deteriuinare 1 iiioviiiienli della luna ,
laiito necossarj a conoscersi pei progress! principal-
inente delln navigazione.
Queste considerazioni niossero nell' anno 1818 la K.
Accaileiuia di Papigi a proporre pel premio niateniatico
del successivo 1820 il sogucnte programuia.
= Former per la seule theorie de la pesantcur uni-
verstlle et en n'emprantatit des observations que les ele-
inens arbitraires , des tables du inoiweineat de la lune
tiussi precises que nos nieilleures tables actuellcs. =
(1) II sig. Delambr* nel siio trattato d' astronomia da in po-
rlic parole iin' idea molto cbiara del due nietodi , T uno teorico,
r altro pratico , coi qnali si sono cercate l« ineguaglianze della
luna, e delle difficolla particolari a ciascuno. Ecco come si
esprime alia pag. 3i3 , toni. II.
On ne connaicra probahlement jamais toutes les iiiegalltes de la
lune ; il fnudrait , pnur les dcvelopper uiie patience plus qu liu-
maine X elles se tiouvent par I' integration des for mules diffe-
rentielles du mouveinent ; cette integration sc fait terine a teriue;
I' important est de demeler dans le noiuhrc infini des terines , ceux
Old peuvent acauerir par /' integration des coefficiens sensihles.
.Mais quand on a ainsi demele les terines qui peuvent meriter
attention, on a rccours aux observations pour determiner les coef-
ficiens. La thcorie prouve la possihilite de ces equations ., f obser-
vation les constate d'une maniac qui nest pas a I' alri de tout
sovpcon ; on pent quelque fois etre incertain entre deux argumens
differens qui satisfcraicnt a. peu pres egaleiuent aux plienomenes.
■Voila oil nous en somines encore pour le present '; les astronomcs
futurs leveront ces doutes , etc.
Possianio dunque felicitarci clie cio clie nelT anno 1K14 i'
dotto segietavio tiella rcale Accadeiuia non osava (luasi sperare,
p tr<ivedeva appeiia come possibile nel loiitano avvenire , sia>i
in 81 breve tempo congiunto a' nostri giorni , e che i nietodi
empirici e le diibbiezze cIjc gli accoinpag^aauo stcno per esserv
linalmente tolti anclif dnli' n-itrononiia liinare.
CENNI SULLA. TEORIA DFLLA. LUNA. a33
Prima pero della pubblicazione di questo programraa
<• fin dall'anno i8i3i i sigaori Plana e Carlini ave-
vano foruiata una societa per condurre a ternilne di
concerto questo ardiio lavoio ,^ ad essi si erano pure
associati i signori Santini astronomo di Padova ed In-
ghirami di Firenze. I movimeiiti guerreschi succeduti
poco appiesso coll' impedire per lungo tempo la libera
comunicazione delle diverse parti d' Italia privarono
la societa del soccorso di qucsti due ultimi collabora-
tori; e sebbene dopo ristabilita la pace il P. Inghirami
abbia continuato per qualche tempo a prender parte
aU'impresa, ne fu presto distolio da un importante
Invoro topografico in Toscana di cui fa incaritato.
L' opera non era ancora condotta alia perfezione ,
allorche scadendo il teroiine prefisso al concorso , i si-
gnori Plana e Carlini si affrettarono a spedirne , in una
Meraoria diretta alia R. Accademia delle scienze di
Parigi, un transunto. E noto che questo saggio ottenne
Tapprovazione delTAccaderaia suddetta (i) sul giudizio
d' una commissione coraposta de' signori Laplace , Le-
gendre , Delambre , Burckhardt e Poisson ; ma il ra-
^ionato rapporto clie questi sommi uomini ne avranno
fatto , non e ancora giunto a nostra notizia. Tosto che
lo sia , ci faremo solleciti di pubblicarlo in questo stesso
giornale , onde compiere la stona d" un si faraoso pro--
blema, che abbiamo procuraro di brevemente delineare.
(i) Rileviauio dai fogli francesi che 1' Accademia abbia accor-
dato altro premio , e coronata in pai"i tempo la citata iiieruona
ed un' altra sullo stesso soggetto presentata al concorso dal sig.
DaiRoiseau , ufficiale del genio francese , e gia noto anche iu
Italia per uno tcviuo preuiiato olcuai ^aci sjnti dsll'Accadua.ti
di Torino.
a34
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE.
3rtbt'tn'id)Cf K , cioe Annali delVI. R. Institute poU-
tecnico di Vienna piibblicati dal Direttore Giovanni
Giuseppe Prechtl , Consigliere ecc. ecc.
XVI.
tlcK't* H^ ^Gorfommcn JC, cioe Sul prosperamento e i
vantaggi che trctggonsi in Dulmazia dal Corhez-
zolo albatro. Del signor Consigliere Precht^L.
( Traduzione. )
Xl sig. Kletti , direttore della spedizione e della registratura
presso ri. R. Governo della Dalmazia, coa sua del 12 febbrajo
loi8 mi partecipo da Zara varie notizie sul prosperamento del
Corbezzolo albatro ( Ar/mtus wiedo.Ij. ) (i)^ i cui frutti vengorib
detti in italiano fragolini o corbezzoli, ed in illirico magni-
che o planiche 1 e suU' attuale utllizzazione dei niedesimi , Ic
quali mi seoibrarono tanto piii interessanti , in quanto che il
dirigere le contemplazloni nostre sopra un albero il quale
fuori della Spagna noa sembra esser proprio ad altro paese d'Eii-
ropa (a) , noa puo riuscir privo di utili conseguenze per una
regioue la quale noa ha abbondanza alcuaa di mezzi d' industria.
(1) O noil piuttosto sorbus ancuparia ?
(2) Presso Nizaa , sulle colline del Friuli e della Carniola , attorno al
lago <li Como , nella Toscana ed iu altrl siti d' Italia e frequentissimo
quest' albero , il quale suohi piantare presso le ragnaje , Roccoli, Pas-
sate, Bressanelle , ecc., su terreni calcari, in siti meno alti e solcggiati,
onde attirarvi gli uarelli. ( Note del Trailtittore. J
AFP. PARTE STR\NIRRA. 2o5
I frutti di questo Corbezzolo, o sorbo , del quale, com' k aoto,
ve n' ha molte specie , s' assomigliano alle piu belle fragole , ma
sono il doppio e il triplo piu gi-osse (i) ; (-ssi hanno un sapor
dolce alquanto acido , e sono percio insipide. La pianta ciesce a
modo di cespuglio , e giugne all' altezza di 20, 3o piedi. Conserva
csso anche d' inverno le foglie e non le perde che al ritoinare
dell' altre di primavera. Nel mese di novembre i frutti dell' anno
antecedente (2) maturano , ed in allora sono piu zuccherosi.
Questo Corbezzolo cresce in Dalmazia sclvaggio e vi e fre-
qnentissimo , massime suUe isole disabitate , dove quest' arbo-
scello forma de' cespugli e delle prunaje quasi impenetrabili. La
quantita immensa di tai frutti rimase fin ad era inutilizzata,
e non fu che nel 1817 che s' intraprescro i primi sperimenti
onde prepararne dell' acquavite : essi pero riuscirono si bene ,
che nello stesso primo anno se ne pote ottenero piii di lOOO ,
e nel susseguente 2000 barili di acquavite di i6 gradi.
Siffatta acquavite era di bonissiaia quahta ; fu essa venduta
a Trieste- per 100 lire ( di 12 carantani Tuna) al barile, mentre
le spese per estraila non giungevano a lire 3o. Lo spirito di
vino di tai frutti, del quale io ne ebbi un saggio di 3o gradi,
e purissimo , di grato odore e di sapore privo d' euipireuma e
di flemma , cosicche ^ adattatissimo per la fabbrica del liquori
fini : la ricerca parimente di tale alcool aumentossi in Trieste
. eonsideralailmente.
In tai guisa i frutti del Corbezzolo aprono agli abitanti delle
coste della Dalmazia uii nuovo ramo d' industria , il quale e
tanto piu importance quantoche , a norma dell' esperienza , la
. fruttificazione di tai pianta riesce piu abbondante in quegli anni ,
ne' quali ando fallito il raccolto dell' uva e dell' olio ; prodotti
precipui del paese.
Ui. R. Capitano del circolo invito i suoi amministrati alia rac-
colta delle bacche: ©gli fece distribuire una istruzione per la prepa-
razione dell'acquavite dalle bacche del corbezzolo, scritta in lingua
italiana ed iilirica , la quale in sostanza coutienc quaato siegue ;
I frutti vengono raccolti alia perfetta uiaturiLit loro, in al-
lora cioe quando incominciano a diventar niolli , e si staccano
(I) Nell* Itali» superiore son essi men grass i , e non eguagliana
le avcllane, cai certamente superano in grandezza le fragoln ananasse.
(•■i) Nella Toscana fiorisce d' aulunno o di febbrajo e matura le bacche
nelV ago>t» e seitembre seguents. ( JVo;» dtl Tradut'.are. )
236 APrUNDICE
faciltuenfe dal picciuolo. I frutti vaccolti si scliiacciano e rlcluconsi
in poltiglia della quale si rienipiono de' caratelli , ove ferniea-
tare. Ordinariamente le bacche haniio tanto sugo die la ruafra.
ne \ien copevta ; qualora pcro cio iion fosse , in tal caso vi ti
ajigiunge tant' acqua di mare da coprirne la supcrficie , e cio
per varj motivi , cioe per preservare dall' inacidimento la massa
esposta all' aria aperta , per promiiovere la fermeatazione me-
diante la presenza di un sufficiente liquido , non che per favo-
rii"e la dissoluzione delle particelle zuccherine , al qual uopo con-
viene agitare la massa due Volte il giorno con un pezzo di legna.
Allorquando e gia incominciata la fennentazione , debbesi
ogni giorno , durante la niedesima , estrarre da una chiave po-
sta rasente il suolo del caratello due tinozze di sugo e versarle
sopi'a la massa che fermenta , afFuiche la fermentazione succeda
e siegua egualuiente ne' diversi strati della niedesima.
Terniinata la fermentazione , lo che viene indicate dalla ces-
sazione del boUimento , si estrae il liquido dal caratello , e si
sottopone alia distillazione : si ottieue da esso la quarta parte
del volume del liquido in tanta acquavite forte senza odore e
sapore eterogeneo : la sua forza e ordinariamente di ] 8 a 20
gradi , nientre che quella estratta dal vino , a distillazione con-
eimile , non lia comunemente che la forza di .14 gradi,
Sopra la massa restaate nel caratello isi versa una decima
parte del suo volume di acqua di mare : si antepone questa
air acqua fontana o di cisterna , poic'ie le si ascrive la proprieta
di dividere e far precipitare dalla dissoluzione le parti mucose,
coaicclie il fluido puo per essa venir estratto pii'i puro e piu
ohlaro. Pei luoghi quindi piu lontani dal mare , i quali non
possono adoprare clie acqua dolce , vien raccomandata 1' ag-
giunta di una piccola quantita di sal mariiio.
La massa Inumidita coll' acqua marina viene spremuta. II li-
quido ottenuto vien distillato o da se solo , oppure si versa
9ul liquido da pi-Ima ottenuto. Nel jorimo caso si ottieue natu-
ralmente un' acquavite piii debole.
In generale da mille libbre di frutti del Corbezzolo si ottiene
un barile dibuona acquavite di 16 gradi.
Nel 44.°'" volume degli Annales des arts et manufactures i8i3,
sotto il titolo « Notizie sopra un albero zuccherino scoperto in
Ispagna •> contiensi una Memoria del sig. Armesto , relativa agli
gpcriiuouti da lui eseguiti , co' quali egli ottenne dello zuccheio
PARTE STRANIEKA. 2.3'^
dai fi-utti Ael corbezzolo albatro da lui trovafo' sulle colline di
Navia nella Spagua. Egll assicura di avere ottenuto dalle bacchc
di tal pianta una quinta parte del suo peso in sciroppo cristal-
lizzabile, dal quale si ebbe pure uno zucchero duro e cristal-
lizzato. Arniesto scliiacciava le bacche , vi aggiungeva una terza
parte del peso in acqua di mare , poiche I'impetto aUe parti
mucose contenevano troppo poco sugo per venir con vaataggio
spremute ; mischiava a siffatta poltiglia ua' oncia di cenere lisci-
viata per ogni libbi'a onde saturarne Y acido libero , e sepai-ava
con una flanella la parte fluida dalla solida , per ultimo colla
spremitura. II sugo ottenuto veniva miscbiato con deir albume
d' uovo , poi cotto e schiumato ; quindi tolto dal fuoco e lasciato
in quiete ; poi schiarito e ridotto colla cuocitura a sciroppo cri-
Stallizzabile.
Consapevole io del sopra menzionato favorevole successo , a
Sieconda del quale codeste bacche somministrerebbero qucisL
altrettanto zuccliero quanto la canna da zucchero , I'isultato
questo , il quale non contrasta colla quantita di spirito di vino
ottenuto dalle bacche ed indicata nel sunnominato rapporto pf-
ficiale, io ne diedi notizia all' I. R. Governo della Dalmazia, il
quale si compiacque d' incaricare il sig. Bignami , medico del
circolo di Spalatro, ad intraprendere un tentativo di estrazione
dello zucchero da siffatte bacche , su del die ne fece F 1 1
febbrajo del corrente anno rapjjorto all' eccelsa I. R. Commis-
sione aulica di commercio.
II signer Bignami raccolse le bacche al finir di novembre dello
scorso anno dalla parte meridionale dell' isola di Lesina. Venti
]ibbre di peso fanuaceutlco vennero schiacciate e ridotte in pol-
tiglia. Siffatta poltiglia onde poter essere spremuta dovette venir
pill volte sclolta nell' acqua. 11 sugo spremutoiie venne esposto
ad un fuoco mite in un vaso , . e vi si ando durante il rimesco-'
lamento aggiungendo calce carbonata polverlzzata finacche diede
segno di fermentazione; dopo del che si accrebbe il fuoco e si
fece bollire il liquido : tolto il vaso dal fuoco e lasciato in quiete
il liquido venne decantato ; quindi di nuovo coll' aggiunta della
chiara d' uovo rlscaldato e schiumato e fatto svaporare fino alia
consistenza di 29 gradi. ( 1,25 peso spec. )
Lo sciroppo peso libb. 5 once Q farmaceutiche. Da una pai'tc
del medesimo tento il sig. Bignami di ottenere Io zucchero col
mezzo di una continuata e placida evaporaziooe all" aria ajierta,
238 APPENDICE
ma non ottenne piii di once 3 e diamine 2 di solido e cristai-
lizzato zucchero per hbbra. Veiisinulinente lo sciroppo non era
stato sufficientemente chiarito , poiche aveva tuttora ua color
rosso bruno , e fu costretto a fenuentare di nuovo per la sua
diuturna esposizione all' ai'ia in uno stato d' ispessimento minore
del bisognevole. In fatti , se quel sciroppo fosse stato delT egual
natura di quello che ottiensi dal sugo della barbabietola , dalle
cinque libbre ed oncie nove di sciroppo dell' indicato peso spe-
cifico 61 avrel'vbe dovuto ottcnere due libbre e nove once di
3olido e puro zucchero (i), il che darebbe quasi 14 libbre di
zucchero per ogni centinajo di libbre di bacche. E tale risultato
sarebbe consonante coll' asserzione di Armesto , poich^ le lib-
bre 5 , once 9 di sciroppo di i,35 peso specifico ispessite fixio all*
consistenza di sciroppo cristallizzabile granulare diminuiscono di
libb. 4, once 2 '/j , e danno in conseguenza la quinta pavte
air incirca del peso delle bacche adoperate , siccome vien ac-
cennato da Armesto ne' suoi esperimenti. Cio sembra dimostrare
che le bacche dell' albatro sono nella Dalmazia tanto zucche-
rine quanto quelle colle quali il sigoor Armesto fece in Ispagna
i snoi tentativi.
Tanto dallo zucchero quanto dallo sciroppo , i quail vennevo
ottenuti dalle bacche del Corbezzoli) , veaaero iaviate a Vienna
delle mostre. Lo zucchero h seraibianco , assai compatto , ed la
nessun modo , tanto pel sapore quanto per la struttura, distin-
guibile dallo zucchero di canna. II sciroppo ha un sapore pu-
rissimo.
SiflFatti risultati preliminari c' inducono a desiderare che ai
istituiscano degli ulteriori sperimenti ; tanto piii che siffatta pro-
duzione dello zucchero, qualora potesse concorrere nel prezzo
•olio zucchero araericano , puo accoppiarsi coUa produzione
deir acquavite per mezzo dei rimasugli delle bacche spremute
e della nielassa ; e in tal caso 1' industria si arriccliii'ebbe di
due nuovi prodotti, sul cui smercio, anche a quantita illimitata ,
non potrebbe giammai sorger dubbio.
(i) Sfconilo Achard looo libbre di barbabietole danno 96 '/, libbre d«
sciroppo perfcttameute puro del peso specifico di 1,348 : sei libbre df
^aesto sciroppo perdono coUa evaporazione fino alia cristallizzazione
granulare una libbra ed un qaarto di peso ; dieci libbre di zucchero
graauUre danoQ libbre 6 •/, di puro zucchero e libbre 3 '/i 'U melassa.
PARTE STRANIERA. JSSp
SulV Iscrizione di Rosetta.
,1 J 4 speranza di poter interpretare i caiatteri sacri degli Egizj ,
i geroglifi de' quali sono adorni i loro obelischi , e gli avanzi
di teiupj e sepolcri die si auimirano sulle sponde del Nilo ,
parve divenlre certezza , allorche , saraa 1 8 auni, fu scoperta
a Rosetta una pietra , sulla quale si videro non solo que' cai-at-
teri , tua due altri al di sotto di quelli , 1' uno che sembro analogo
al coptico , e greco evidentemente T altro , coUa dichiarazione j
che tutti tre esprimevano gli stessi seasi.
Due classi di dotti festeggiarona la scoperta , quelle cioe degU
astronomi e de' iilosofi.
Gli astronomi ricordarono die gli Egiziani scolpivano sulle
pietre ( Steli, Thoich , Hermeti ) le loro osservazioni sul corso
del sole e della luna , onde forse saranno astronoiuici i porfidi
figurati di Diospoli ed Eliopoli. Priuii gli Egizj divisero il giorno
in 13 mesi di 3o giorni , e vi aggiunsero i 5 compleuientarj ,
e il bisestile. Essi conobbero che la terra e sferica rotonda , e sep-
pero predire le eclissi del sole e della luna , avendone osservate
con giusta proporzione , del primo SyS , e della seconda 832.
Vuolsi che avessero anche scoperto il nioto de' pianeti , e mi-
surata la grandezza del circolo che percon"ono i corpi celesti.
Si deve agli Egizj la cognizione che Mercurio e Venere girano
intoi'no al sole. Essi usarono le clepsidri e i gnomoni per de-
terminare il diametro del sole. Nel sepolcro del loro re Osi-
niandua girava intorno alia volta una corona di metallo divisa la
cubiti , e dedicata all' indicazione del sorgere e trainontare degli
astri. Questa corona , che avea 74 piedi di raggio , fu creduta
favolosa , ma si trovo poi che gli Arabi aveano istrumenti con-
simiti , e nell' India orientale esistono ancora , sebben guasti dal
tempo, i grandi osservatorj di Bangalore e Delhi; quest' ultimo
si vede in lorma di un gran seuiicircolo scavato tutto pel lunga
in uu' alta rupe , ed e tagliato alia meta da una muraglia coa
scala di pietra. Talete die conobbe la sfera fu istrutto in Egitto.
Ivi lo fu egualniente Pitagora , quegli che insegno la pluralita
de'moadi , la natura planetaria delle comete, il movimento della
240 Ari'ENDICE
terra intonio al sole, la necessiia tlegli antipodi , e la tcovia
della -inusica , ossia cic' sctte toni corrispori'lenti all' armonico
movimento degli astri. Metonc visito pare 1' Egitto , ed ti aseai
piu probabile clie di la traesse 11 suo ciclo di 19 anni solari ,
detti nuiuero d' oro , anzichfe il recasse di Grecia in Egitto.
Democrito studio anch' esso sulle rive del Nilo , visitate pure
da Platone, da Eudosso e da Pitea. Alessandria fmalmente di-
▼enne il ceatro di tutte le piu belle cognizloni , e alia sua
scuola si devono i piu grand i progressi dell' astronomia.
I fdosoli si rallegrarono nan meno degli astronomi all' apparive
deir iscrizione di Rosetta , immaginando tosto , clie sui monu-
nienti degli Egizj , non solo si dovessero scoprire le ossei'vazioni
celesti , ma auche le memorie istoriche di quel popolo niaravi-
glioso ; cosicche venissero in luce colla spiegazione de' gerogllfi
le progression! successive di quelle leggi , dalle quali emanarono
le cognizioni politiclie de' Greci, coUe colonic che uscirono dalle
foci del Nilo ; poiche da quanto fu scritto suU' Egitto si pui>
argomentare , che ivi la religione si unisse strettamente al com-
mercio , facendo centro delle carovaiie ne' niaggioi-i tempj ; clic
la monarchia si confondesse , e qiiindi si temperasse non sola-
niente roll' aristocrazia , ma anche colla teocrazia , e colla per-
■petuita di alcune caste ; che le arti poi dovessero alzarsi a molta
perfezione, ove lottar dovevano colla natura, sia per le perio-
diche feconde escrescenze del Nilo , sia per le sabbie serajore
piu vicine dei deserti , a traverso de' quali si osarono scavcU"
canali e forniar laghi , col doppio oggetto di fertilizzare la Libia,
e di estendere le comunicazioni.coU' interno dell' Africa e dell' Asia.
Alcuni de' piu. audaci antiquarj pensarono che si potesse trovare
ne' maruii geroglifici 1' origine de' misteri d' Eleusi e dei Druidi ;
altri ne sperarono le teorie di Platone , altri persino i libri di
Mose , e moke sacre dottrine della moderna Europa.
Queste immense lusinghe non furono fortunate. Del marmo
di Rosetta non si trovarono intere che 1' iscrizione greca, e
pseudo — coptica ; la geroglifica era spezzata nelle prime sue
linee e qnindi anche per cio il conte Pahlin sudo iuvano nel
trovai-e la corrispondeuza de' caratteri sacri coi greci. Appeua
Akerblad pote stabilire qualche relazione fra il coptico , e il
rarattere scolpito in mezzo al greco e all' ieratico ; ma Silvestrt-
de Sacy , il celebre inventore del carattere Sassaaideo e il
P\RTE STR\NIER\. 2^1
prlnclpale degli ovientalisti , non pote eottoscrivere alle interpre-
tazioni die gli furono conuinicate , sebbene gli sembrassero indu-
stviose , e dichiaro noa senza grave dolore degli archeologi , che
anziche sperare dal greco carattei-e o dal pseuducoptico , os-ia
epistolare egizio , di giungere alia spiegazione de' gerogliQ , gi
dovea tuttavia aspettare dalT iuterpretazione de' gerogliti quella
del carattere epistolare o encoriale degli Egizj.
L' opinione di Sacy , die la pietra di Rosetta dimostri tre
caratteri di diverse nazioni , e che pero 1' egizio epistolare nun
abbia alcuna dipendeuza dall' ieracico , merita un' attenzione par-
ticolare. Ragiouando suUe iiivasioni alle quali fu soggeito T Egitto ,
e non sulle passeggiere , ma su quelle de' Barbari , o Berberi ,
ossia pastori , i quali vi si stabilirono , si puo congetturare
die il carattere ieratico appartenga ai primi Etiopi, che f.ibbri-
carono Tebe , e il secondo al popolo invasore , il terzo ai Greci
venuti coi Tolomei ; se non che il carattere dell' Egizio encoriale
ha una lontana rassomighanza , in alcune lettere evidcntissiuia ,
col carattere persepolitano.
L' Egitto non avea un solo culto , e non era abltato da un
solo popolo. Qual maraviglia che piii lingue ivi esistessero !
Non vediamo noi in questi tempi, in molte parti d'Euroj:a ed
Asia, iscrizioni diverse nella stessa citta, greche, turche, ebraiclie,
latine? Non si appeudono su gli angoli delle strade editti stani-
pati in piu lingue ? Se Bruce avesse potuto fermarsi fra le ro-
vine di Meroe , forse ci avrebbe date delle maggion notizie su
questo argomento ; ora non resta che a spedire in Egitto molti
fac-simUe d»;U' iscrizione di Rosetta , e pregare que' Consoli
e que' negozianti di rintracciare ed acquistare altre pictre con
eguali caratteri , onde fame oggetto di nuove indagiui e para-
goni. Ne h a credersi che sia difficile il rinvenirne. La pieti^a
di Rosetta appartiene al regno di Tolon.eo Epifane , cioe al
quinto de' Tolomei, cominciando da Lago , cui successe Fiia-
delfo , cui Evergete , cui Fdopatore , cm Ejjifane. La politica
de' Tolomei sostenne il culto de' numi Egizj , e tutti pero eb-
bero onori divini , quindi probabilmente e statue e iscrizioni.
Ecco la traduzione dal greco di quella dedicata a Toloiueo
Ejiifaue , monumento singulare della \ile adulazione , con cui
i Sacerdoti Egizj cei'cavaiio di ottenere dai Re i maggiori pos-
sibili vantaggi. La data dell' iscrizione puo dirsi del 191 0
BibL Jtal. T. XVIII. 16
242 ATTENDIOE
103 innauzi 1' era dl nostj-a salute. Ejnfane avea allora i3
anni circa. ■
« Rcnaiiilo il giovane moiiarca (i), il successore del padre,
il Re dei Ke , il ^lonosissiaio , restuutore dell' Eguto e degli
Dei, pio , viiici or de' neaiici , ristauraiore del vivere uinano ,
Signore della Tnaf onietcruie (2), siuiile al gran Re Vulcauo (3),
paii al solt- (4) , il graa Re delle superiuri e infenori regioni
( deir Eg\it(> ) . il briit-Mso dj Vulcuno , al ([uale il sole diede la
vittoria , vneme iiiinnfLUie di Gir)\e (5), liglio del sole , Tolocneo
eteruo , 1" inn- to d:i Fta '6 nel n.ino anno; essendo saoer-
dotp Aeto tli.1 o d'Aeto sacerdore d'Alessandro (7), degU Dei
Sal. aii^ri (I*), degli Dei Fratelli ^9) , degli Dei Evergeti (10),
degli Dri Filapatoii (n) e del Die Eptfaiie (12) il graziosissauo ;
essendo Pirra fjglia di Fdino Athlofora (i3), di Berenice (14)
(1) ToloTieo Epfaic dovefe In prima prospcrita ilel suo regno ad
Arist.omeue , che Roiua gli dietle per tutore. Ma UiCj appena di tutela ,
che lo fece avvelenare , .ibbjiidonandosi tjii'ncli ad ogni dis5olutezza.
(2) Triaconteteride , fefteggiavasi probabilmente ogni 39 anni com-
piuti jl ciclo solare , che Metone stabili in Grecia.
(3) Volcano. Hephae-^to'. II fuoco in genere.
(4) Sole. Qui non s' intende il pa'"agone di Tolomeo col sole , se dop»
e detto che il >ole gl' diede la vitroria
(5) Giove. Qdi fur=c acceunato per adulaiione ai discendenti d'Ales-
sandro.
(6; Fta. Mercurio , 1 Dio operatore , perfezionatove.
(7) Alessandro. Eoco divinii^ato I' eroe da cai ebbero regno i Tolomei.
(8) Dei Salvatori. Tolomeo Lago o Sotero.
(9) Dei f.a'el'i Dcve dire Filadelfi , fome poi dice Filopatori. L'lnscri'
z'one greca e sparsa di errori , sia perche lo scuUore egizio non fo3se
ben dSrelto o sia anche per la non molta pcrizia de' saeerdoti ai quali
appartcneva il dirigere.
(10) Dei Evergeti. Tolomeo Evergete. Benefattore
(11) Dei F.lopatori. Tolomeo Filopatore. Amator de' parenti , ruerito
qnesto titojo truc'dando la raadre , il fralello e la sposa , forse anche
avvelenando il padre.
(12) Do Ep fane. Apparso per la felicita de' popoli.
(13) Atlofora. Sacerdotc-sa che portava le insegne della vittoria.
(14) Berenice spoa dl Tolomeo Evergete; sacrifice la sna ohioma »gli
Del per la vitlotia del marito. Veggasi il bell' inno di Callimaeo.
PARTE STRANIERA. ^43
Evergete; Aria figlia t)i Diogene Cauefora (i) d! Arsinoe (a)
Filadelfa, e Ireue figlia di Toluiiieo sacerdotessa di Arsiuoe (3)
Filopatora , nel quarto gionre del uiese di Xantico (4) , e il
diciottesimo dell' Kgizio Wechir ^5) , i Pontefici , i Pr iferi , e
quelli che penetrano il Santuario (6) per vestire gU Dei e £,li
Pterofori (7) , e i sacri scrivani , e gli altri sacerdoti tutti rac-
colti dai tempj all' iutorno di Menfi alia preseaza del Ke, ]jer
la festivita , allorche Toloiiieo 1' imniortale , 1' aiuato da Fta ,
il Dio Ejiifane graziosissiiuo, assunse la corona patei-na nel
terupio diWenfi, liauuo io quel giorno stesso pronunciato.
". » Siccouie il re Tol)iueo, imiuortale, auiato da Fta , il Dio Epi-
fane , graziosissiiuo disceadente dal re Tulomeo e dalla regiua
Arsinoe dei Filopatori, fu generoso ia moke cose , cosi ai teuipj ,
che a quelli che gli abitano , e a tutti i posti sotto il suo re-
gime ; Dio disceso da Dio e Dea , come Oro (8) il figlio d' Iside
e Osiride , difensore del padre Osiride ; fu ligio al culto degli
Dei ; assegno ai tempj provvisioni di danaro e di gvanaglie ;
sopporto gravi spese per ricondurre la serenita (()) all' Egitto e ri-
staljilirne i tempj ; mostrossi a tutta possa umano con cLi che sia;
dei tributi esistenti in Egitto alciini soppresse , altri diminul ,
(1) Canefora , portatrice delle ceilc colle sacre otVcrte.
(2) Arsinoe , fi^'ia di Seleaco re <li Macedonia , vedova di Cersun*
fratello di Tolomeo Filadelfo e sposa di quest' ultimo.
(3) Arsinoe , sorella e moglie di Tolomeo Filopatore.
(4) II quarto giorno del mese Xaniico , corr spouderebbe al 26 feb-
brnjo secondo il calendario romano.
(5) II 18 del mese Mcchir , potrebbe Talere 11 16 febbrnio. Calco-
lando pero anche i cinque glorni epagonieiii la ditferenza e TOolto sen i-
bile , essendo ancora di cinque giorui : non si saprebbe come conciliare
la coincidenza sincrona del giorno 18.° di Mecbir , col 4 del me e Yatilco.
(6) II santuario, iv TJ/J a.SvTOts ne' penetiall del tcmpio non accei-
sibili ai profani.
(7) Pterofori. Portatori di ali , forse del globo alato , siml olo dells
divinita.
(8) Oro, r Apollo, il giorno. E difficile 1' avere un' idea cbiara degli
Dei eg zj. E verisimile che 1' astronomia desse loro la prima origine, e
cbc i popoli col tempo personificassero e divinizzassero i fenomeni celesti.
(9) Serenita d' Egitto. Goiighin tende per la seren'.t.i (Icll'Egitlo otle-
nnta da Epifane una maggior salubrita del cli<iia : piu ragionevolmenle
• pina Schlifhtegroll , che si pirli di serenita pol.tica.
i44 APPKNDICE
acciocch^ il sno popolo , e tiuti nel suo ivgno vivev potee-
sero nell' abbondanza : le tasse residue tlovute al Re dagli
abicaati dell' Ej;itto e altre parti del regno, sebben numerose',
perdono al popolo ; i carcerati e gF inseguiti dalle leggi liber<i
dalle angustie ; coiiferuio i privilegi sulle reudite dei tempj, le
annue coutribuzioni ad cssi di graiio e danaro , e le porzioni
de' vigneti , orti e altri oggetti clie al tempo di suo padre fu-
fono asseguati agli Dei , ordinando che tutto fosse repristinato ,
e clie di cio che riguarda i Sacerdoti , qnesti non contribui-
scano piu di quello facevaao nel primo anno del I'egno di 8U0
padre ; esento gl* individui del sacro ordine sacerdotale dall' ob-
bligazione deii' annuo viaggio per acqua ad Alessandria; li sol-
levo dalia tassa per d servizio di luarc (l) e condono loro due
terzi delle tt-le di cotone che i lempj dovevauo soniniinistrare al
tesiiro regio , riiuettendo in ordine le antiche cose neglette , e
assicurando le sohte oti'erte agli Dei; sulT esempio d' Eruiete (a)
il grande e grande distribui a tutti la giustizia ; decreto che
quelli i quali al tempo de' civili tumulti aveano preso le aroii
contro le leggi , e poi abbandonati i loro seduttori erano ritor-
nati in paese , rimanessero n-anquilli ne' loro possedimenti; pro-
vide che fanti, cavalli e navi fossero spedite conti^o colore che
per mare e per terra aveano invaso 1' Egitto ; sostenne grandi
spese di danaro e grani , onde i tempj e tutti gli abitanti del
paese fossero salvi ; ando quindi a Licopoli nel distretto Busiri-
tico , citta cli' era circonvaUata e fortiificata in niodo da reggere
ad uu assedio , perche provvista piexiainente d' armi e alrre
cose, come potea aspettarsi da luuga precedente ribellione che
gran danno face ai tempj ed agli abitanti delT Egitto , pose il
caaipo innanzi alia citta, e la circondo di fosse e mura, oppo-
nendij forti argiui alle bocche delle fosse medesime contro la
grande inondazione del Nilo (3) , ch' ebbe luogo nell' ottavo
(I) Servizio di mare. 11 testo dell' iscrizione dice chiaramente fJ.OLV7i.lOLV.
Cough 1' ommette.
(j.) Ertnete. Ristauratore della reliqone e delT astrooomia in Egitto.
(3) La grande inondazione del Nilo. Le piogge equinoziali dell'Abis-
»inla durano ogni anno piu niesi , e prccipitano nel Nilo, clie al^an-
do; bulle sponde le impingua. Licopoli sebben ultima ritta della Tebaidc
fu pure soggetta all' inondazione , e i ribcUi ne avrebbcro tratto pro-
£tto , se i1 generate del re che I'assediava, non avesse impedlto all' ac({ua
di circondarl.i , c di roviaar Ic- o2>ere di circonvallazione.
PARTE STRVNXERA. 2^S
nnno del suo regno , e che allago , come al sollto , tutta la pla-
nur'a ; pose a guardia degli argini o dighe cavalleria e faateria ;
espug,\6 in breve la citta e uccise i ribelli , come Enuete, e
Oro L;lio d' Iside e Osiride aveano anuicliilato i rivoltosi nello
stQiso luogo ; recandosi a Menfi per 1' incoronazione , come
vendicatore di suo padre e della propria corona , puni come
uieritavano i capi della ribellione , che softo il regno del padre
desolavano il paese e oltraggiavano i tempj ; dono ai tempj i
rilevanti tributi in grano e danaro , di cui erano debitori per
otto anni alia cassa reale -, accordo 1' esenzione dalla consegna
de' cotoni (i) , che non furono dati , o gia consegnati non cor-
rispondevano al canipione ; le terre dei tempi e i vigneti di-
chiaro immuni dall' arraba e ceraniio (2) per 1' imposizione ia
grani e vini ; fece raagnifici regali ad Api (3) e Mnevi (4) , e
agli altri sacri animali dell' Egitto , mostrandosi premuroso piii
di qualsiasi dei re precedenti , pel servizio di questi sacri
animali ; e per la loro festiva sepoltura ed altri caori assegno
ampie entrate ; gavanti esattamente secondo le leggi i diritti dei
tempj d' Egitto ; ingrandi con sontuosi fabbricati il tempio
d' Api , e percio impiego gran quantita d' oro e d' argento e
pietre di graa valore ; innalzo tempj , cappelle e altarl ; ristauro
quelli che abbisognavano di riparo , dimostrando cosi i senti-
menti d' un beaefico DIo riguardo alia Religione ; indago lo
stato degli oggetti preziosi ne' tempj e li ristabili ovunque nel
suo regno : pero gli Dei gli diedero in guiderdone salute , vit-
toria , forza e ogni altro bene , cosi ad esse che a' suoi fieli , e
in tutti i tempi avvenire. Sia egU benedetto e felice! Cosi hanno
fl) Sclilichtegroll traduce una voha cotone , c «n' altra Ijuo alia parol*
fivcatviv : <leve dlr sempre cotone.
(a) Artaba e Ceramio. Misure de' solidi e Ilqnidi per le imposizioni
in natura. Si put) congetturare , che 1' Egitto si reggesse piu facilmente
eon questo sistema , dividendosi i terreni con infiniti canali. II doreroi
pero uniformare le qualita de' cotoni ad un campione o modello regio,
non da grandc idea dell' amminiitrazione eg'zia e del suo siitema moue-
tario.
(3/ Api e Mnevi. Api bue sacro ili color nero , ma bianco in froute
• in altre parti del corpo. Mnevi bue nero.
(4> Gli Egizj aderavano nell' Egittsi sup»ri«r« il Mnevij * I' Api aol.
Delta, J
2 4<1 A V P K N IJ I U E
i sacercloti di tutti i tempj del paese tlccret-ato , die deLha
farsi ancora piu di quello c]\c ora si fa per onorare il n'?8tro
re Tolouieo , 1' inimortale , T amato da Fta , il Dio Ep*.'*ne ,
il graziosifisiuio Re e tutti i suoi parenti , Dei Filopatori ^''e gll
avl Dei Evcrgeti, Dei Filadelfi . Dei Salvatori. Si dovra porre
IQ op,ni teinpio, nel luogo piu risplendente una statua dell' im-
movtale re Tolomeo, il Dio Ejifane , graziosissimo , e questa
sfatiia si dira imagine di Tolomeo i\ vendicatoi-e dell' Egitto ; e
presso questa statua verra collocato il maggior Dio ( 3 xv^uotxtois
^sas) del tempio ia atto di offi-irgli le armi della vittoria , e
tutto cid sara fatto nel miglior niodo , e il piu ai'tificioso; i sa-
cerdbtl tre volte il giorno ufficleranno presso il simidacro , il
vestiranno de' sacri ornamenti , e gli faranno nelle grandi fe-
stivita tutti quegli onori clie agli altn Dei si convengono. Oltre
cio sara dedicata ne' priacipali tempj un' imagine e un taberna-
colo (i) d' ore al nostro i-e Tolomeo il visibile Dio , il grazio-
iiissimo , il figlio del re Tolomeo, e della regina Arsinoe, dei
Filopatori , e questo tabernacolo , al pari degli altri , sara collo-
cato nel Santuario; e nelle grandi festivjta allorche gli altri ta-
bei-nacoli sono portati alia vista pubblica con pompa solenne,
dovra anche il tabernacolo di questo Dio visibile portarsi fuori
coQ essi. Perche pero questo tabernacolo dedicatorio si possa
facilniente distinguere, si porranno sopra di esso le dieci corone
di oro del Re, alle quali verra annessa una serpe , secondo la
forma delle corone serpentine su gli altri tabernacoli, e nel
mezzo delle dieci corone verra collocato il reale diadema dett'o
PscheaC (2), quale il Re lo porto , quando fece il suo ingresso
nel tempio a Menfi per farsi ivi consacrare e incoronare con
tutte le prescritte solennita. Al qua;lrato sul quale poggia questa
corona verranno infisse delle tavolette d' oro' (3) coll' iscriziorie
« QUESTO E IL TABERNACOLO DEDtCATORIO DEL Re CHE RESE ILLU-
STRE l'alto e BASSO PAESE dell' Egitto » , e giacche il trentesimo
(1) T.ibernacolo d' oro od eflirola , come quelle cVie si vedono co-
miinementi; portjle da molte fii;ure ill Sacrdoli ^cnlpite o dipintc.
(2) P^chcnt. Corona pcrsiana. I Tolomei fore I' inlrodassero ia
Egitto.
(?) Tavolelte d' oro. Goiiph dire amulet! per ©/XaXTf p/3t ; ma l*amulet#
HOD K seinpre cosa su cui si Ecriva. Oiova servirsi di piu cliiara perifrasi.
PARTE STUANIERA. 247
^iorno del mese Mesori (i) uel i|Liale si festeaaia V annlvpi-
sario della nascita del Re , e il giorno nel ^uale assnnse la
corona paterna , saao gia legalmente uouiinaci ne' tetii| j col suo
noiue , come clie siaao il principio per tutti di molriplice ivli-
cita : cosi tali giorni , ognuao nel suo mese , saranno fcstegaiati
come giorni solenni in tatti i tempj d' Egitto , c in que' gi'vruL
si faranno sacrificj e libazioui e ogni altro rito festivo, couie
nelle alti-e grandi festivita. In ciasruu anno si terra iuolrrf una
festa e una grande solennita j>opolare in onore delT iumiortale
amato da Fca , il re Tolomeo , il Dio Epifane , il graziosissimo,
e questa festa sara celebrata in tutto 1' alto e bisso Egitto per
cinque giorni nel mese Thouth (2) priucipiando colla nuova
luna , e in tali giorni coloro che fanao i sacrillcj e le liba-
zioni saranno adorni di coroae , e aggiungeranuo alle altre de-
nonilnazioni divine onde si fregiauo , secoado gli Dei ai quali
servono , anche il nouie di sacerdoti del Dio Epifaue , il gra-
ziosisBiiuo J e riceveranno oltre gli altri j roventi anclie quello
che puo essere necessario pel nuovo Sacerdozio. Anclie ai pri-
vati sara peruiesso di festeggiare i detri giorni e alzare il taber-
nacolo, come si e detto, e di possedere tutto cio cii' e d' uopo
per quest' annua festivita. E perclie sia uuiversalmeate cono-
sciuto il perche gli Egizj ouorano e festeggiano legalmente il
Dio Epifaue , il graziosissimo Re , sara il pi'esente decreto scol-
pito su di una colonna di pietra dura (3) in, lingua sacra , in
lingua del paese e in lingua green , e questa colonna sara
eretta in tutti i tempj , cosi principali clie di secondo rjiigo »
Qui finisce V iscrizione , per uiolti titoli interessante. La tra-
iluzione che di essa si presenta alio studio dei dotti Italiani h
fatta coir utile confronro di quelia di Gough inserita nel musfo
critico, o Classiche ricerche di Cambridge N." VI, mnggio 1816, e
di quelia di Federico Schlichtegroll pubblicata a IMoaaco nel 1818.
(1) Mesori. 11 3o di questo mese egizio conispomlerebbe al 24
agofto.
(2) Thouth. Mese che eqaivale al ^ettembre.
(i) Cough d'^i pi«tra n«ra , ma «ia itoa si legg« nclT jicrizion*
24H APPF, NniCE
Feriae. Varsavicnsrs slvc quae varans ab acadcmicis
lectionlhns scrihehat mcnse Ang:i^to anni 1819 Se-
hnstiau.ii's Ciampi , doctor pliilosophiae , etc. —
Varsailae t 18 19, in i\.° fig.
E
GLI ^ questo il secondo volume o pluttosto il secondo rasci-
colo delle Ferie Varsavlensi del Ciampi , e cotitiene due sole
dissertazioni , 1' una latiua diretra ad un illustre Polacco su di
uua spada dei bassi tempi , della quale quel magnate aveva
chiesto la spie^azlone ; T altra italiana, portaate uti sagglo di
illustrazioni Glologico-critiche eopra Pausania.
La spada e probabilmente del secolo Xll o XIII ; vedendo-
visi il segno della croce con isrrizioni cristiane inserite , le quali
rozzamente scritte , 1' A. si sforza d' interpretare. Nella faccia
aateriore , dopo di avere corretto i nouii dei due evangelisti
5. Matteo e 5. Giovanni , crede egli di potere spiegare una in-
tralciata leggenda colle parole : Christi rectoris figura traliet ad
ainorem regain. Judical me et principuiii iras. Altra piu oscura
interpreta: Conditor mundi Deus servabit ab rebellione. Nella fac-
cia posteriore , dove vedesi una picciola aquila sovrastante ad
altri due Evangelisti , la iscri;?ione e piu facile a leggersi , c
viene dalTA. espressa nel uiodo seguente : Quicumque hxc Chri-
sti n^nina Dei secwn tulit ei omnino non dabit victoria ulluin pe-
riculaiii in Christi nomine.
Non v' ha dubbio che questa spada servii-e non dovesse ad
un cristiano , forse nelle guerre coi Turclii o altri niaiici della
cristiana fede. Propone il Ciampi il dubbio se ad alcuno ser-
visse dpi soldati delle crociate , o pure doaata fosse da un im-
peratore o da un re ad alrun guerriero come preniio di fedelta
e di valore. Osserva egli die mnlti ordini equestri di sacra mi-
lizia istitniti furono in qtiei tempi , ai qaali la spada serviva
come insegna ; paria dell' ordine dei fratelli di Altopascio , che
gia esistevano nel secolo XI ; dell' aquila , insegna imperiale , e
deir aquila bianca , vessilio della repubblica Polacrn; e quindi
conchiud e die (piella spada appartenere dovesse ad alcun I'olac-
€0 , uaata forse da un le, o da esse pmttosto donata ad ua
PARTE STRANIER^. 249
«omanclante degli eserciti. Nelle note si paria per incidenza di
ua cadavero trovato nel rifare il paviuiento della chiesa di
S. Anibrogio di Milano , nel di cui dito era ua anello con figura
d' iiomo pileato e vestito di lorica coUe parole : Mavche Ba-
dusuiu , e presso il quale si erano trovate insieme coUa croce
Una spada , una lanria , uqo stocco ed un pettine , potendosi
dubitare clie all' ordine ap)5artenesse quello dei frati Gaudenti.
Assai piu imporraate e la secnnda dissertazione , contenente
alcune illustrazioui del capo X, lib. V della descrizione della
Grecia di Pausania , opera che gia da otto auni TA. dice avere
preso a tradurre in italiano , sviluppando nelle note le materia,
non solo a beoefizio degli eruditi , ma anche a coniodo degli
artisti di pitrura e di scultura. Pubblicando ora parzialmente le
sue illustrazioni siil cap. X suddetto , che versa snl teinpio di
Giove Olimpio su V Aid , I'A. ha voluto rivendicare la priorita
di alcune sue o^servazioni fatte fino dall' anno 181 1 , coUe quali
prevenuto aveva quelle del sig. Gail ^ e quelle del sig. Qwarre-
viere , esposte da quest' ultimo nel suo libro sopra il Giove
Olimpio^ del quale oggetto gia si era fatto cenno nel torn. XI,
pag. 140 di questa Biblioteca. La prinripale osservazione versa
8ulla non esistenza di una citta di Olimpia , che invece fu un
distretto della provincia dell' Elide ; e molte cose aveva pure
esposto il Ciainpi intorno alia starua di Giove Olimpio ed alia
toreutica degli antichi , che quegli scrirtori pubblicaveuo come
nuove. Nelle note a quel capo mette egli in chiaro la sua tesi
della non esistenza della citta di Olimjiia , e quindi si fa strada
ad esaminare T idea della restituzione proposta dal sig. Quatre-
mere del tenipio e del siniulacro di Giove con trono del mede-
simo lavorato da Fidia. Opina et;li che quel tenipio fosse di
pietra; che non il solo ordine Dorico fosse in quella costru-
zione inipiegato , ma anche il Corlntio ed il Jonico ; clie 1' epoca
della costruzione di qnello fosse piii antica deli' eta di Fidia, e
rlferibile forse alia Olimpiade L. o ad un periodo da quella
noil lontaoo. Col testo di Pausania alia mano escUide dal tem-
pio le gallerie o i colounati sovrapposti in giro , ammessi da
Quatremere , ed anche la lanterna o ajiertura del tetto a fog-
gia di ipetr^) . da quello scrittore imniaginata. Riguardo poi
air altezza del trono e del simulacro , egli la deduce dall' al-
tezza del tenipio medesimo , appoggiato ad un passo di Stra-
bone , e cosi stabilisce nel tempio medesimo 1' esistenza di un
soffitto piano , e non a botte , come ha creduto Quarremere.
Egli ha pure in altre note illustrara la sforia dell' arte , pro-
vando che Bizza e non Evergo figlio di Bizza fu autore delle
statue di Nasso , ed inventore delle tegole di marmo , e Ic
niemorie lischiarando di Feonio Efeiio , scultore ed architetto.
2 DO X V V V. s rt \ C. T.
CORRISPONDENZA.
Lettere dl wi vinspjatore in Barheria al sis. Giu-
seppe AcERBl dirett'^re delict Biblioteca ItaVand
uitoriio il cotumerrlo di Tripoli cu paesi litnitrofi
€ coll' interno deW Africa.
LettetxA Prisia.
\ /UANTUNQUE sieno gia tre anni clie ho lasoiate le coste cU
Barberia , pure il mio lungo soggioruo fatro a Tripoli , le
mie indagini per isti-uirmi intnrao al commei-cio di quella citta
coll' interno dell' Africa, i frequenti miei rapporti con tutti i
CoDsoli europei stabiliti presso quel governo , la luia conoscenza
delle linaue araba e turca , le ripetute mie corse ueir interno
del paese per oggetto d' istruirmi sugli usi , costunii , a> ti c
manifatture di quelle regioni mi mettono in grade di poter
soddisfare alia dotta sua curiosira , principahnente intorno a
coramercio di Tripoli, e cosi supjjlire in qualclie modo alii la-
cuna che in questa parte presenta il viaggio ultimamente pub-
blicato a Geneva dal sig. Delia Cella , e di cui si e dato un
estratto alia pag. 356 torn. XVII della sua Biblioteca (i).
II ramo piu interessante del coinniercio di Trij'oli e senza
dubbio quelle che si fa coll' interno dell' Africa col mezzo delle
carovane di Fezzan e di Ghedemes ; ed e pure il cemniercio
coir interno clie alinieata in gran parte quelle che si la coll' Eu-
repa e eel Levante.
(l) L' autore di qaeste letfere , che per modestia vuol rinianersi celato,
ma clic sta preparando un bel lavoro , al quale porra a siio tempo il su»
taome , appunto •■ul comni' rcio , *ui costumi e sulla gef^grnfia dell' Africa
•ettentrionale e. dell' Egilt> , mi fa <-orte<e di queste lettere cedendo alia
reiterate mie i-tanze , e per clo mi trovo in ohbligo di manifcrtargh
pubblicameate la mia gratitudine. ( Nota del Direttore di questo giornale.)
PARTE STRANIERA. 2.5 1
II Fezzan governato da un capo , i cui sudditi gli daniio il
titolo di Sultano , e tnbutario di Tripoli e paga annualinento
un tributo di 3c>00 mitacali ossia 480 once di polvere d' oro.
La capitale del Fezzan e Moursouk , assai piii importante per
la sua posizione che pe' suoi prodotti, i quali si riducoao alia
sena, di una qualita inferiore , e al sale natrone. II Fezzan serve
di entrepot , di luogo di deposito o di scala a tutte le mercanzie
deir interne delT Africa e delP Europa. Questo gran mercato e
particolariuente aniiuato nel mesi di dicembre e gennajo per le
carovane di Gat , di Bouinon e di Soudan che ne dipendono ,
e il cui capo luogo e Khasna , e di Tombuctu donde viene
la polvere d' oro , la piii srimata che si raccolga suUe rive
del Niger franimezzo a mille pericoli , a niotivo delle bestie
feroci.
E da Tripoli che il Fezzan riceve tutti i diversi oggetti di
conituercio provenienti dall' Europa e dal Levante. II Soudan
soniministra alia sua sussistenza del riso , del niiele , del co'tone
di una bella qualita ecc. Bisogua notare che le monete, di qua-
lunque sorta esse sieno , non hanno corso al Fezzan , ma che
tutto vi si fa per cambio , e clie 1' oro lu polvere supplisce allc
mercanzie nella ruisura del peso di Tripoli.
Ghedemes situato al sud-ovest di Tripoli e un piccolo stato
governato quasi a foggia di repubblica , i cui menibri sono
settarj zelantis^imi di Muhanied ( Maometro ). Questa popola-
zione , p colonia che voglia cliiamarsi , era altre volte sotto la
douiinazione di Tunisi da cui si e emancipata. Essa paga un
picciol tributo al Bascia di Tripoli in polvere d' oro di Tom-
buctu ; e sicconie essa e sempre in guerra coi Noagli , tribu la
piu tui-bf»lenta e la piii rapace di questa reggenza , cosi le caro-
vane ne sotfi-ono di nmlto, ed il Bascia 6 obbligato di assicurar
loro il passaggio se devouo passar per di Ja. II commercio di
Ghedemes con Tripoli differisce poco da quelle del Fezzan.
Le carovane di Ghedemes e del Fezzan portano a Tripoli ,
Negri circa a i5oo. Oggptto principale di commercio di Tripoli
col Levante , oltre un piccolo numero che resta a Tri-
poli ad uso de' Mori , i quali si servono di schiavi
Negri per domestici.
Polvert d' oro. Circa 10,000 mitacali, la cui meta serve a Tri-
poli per la moneta , e T altra meta si asporta.
252 APPENDICE
Natron. T)i cui si gervono nelle tintorie per lavare le lane , e
cui niescolaiio col tabacco onile renderlo piu piccante.
Tripoli ne asporta annualmente circa 5oo quinrali in-
dipendentemeate da quello clip si consuraa nel paese.
Tutto 11 natron viene dal Fezzan e si puo computare
in totale a 700 quintali.
Sena. Circa 1600 quintali.
Piuiiie di Struzzo. Per 16000 piastre di Spagna.
Cera. Da qualche tempo non e stata portata.
Avorio. Arriva di rado.
Oltre inolti altn articoli di niinore importanza , come parroc-
clietti o«sia pappagalh grigi , dattevi secchi di una qualita infe-
riore , ecc. , le quali produzioni delT interno dell' Africa sono
carubiate a Tripoli col rame di Levante mlsto al piombo , che
noi cliiamianio ottone, e la cui lega si fa a Tripoli stesso e serve
per fare la nioneta a Bouanon ; con sciabole ed altre armi", coa
perle di vetro colorate provenienti da Venezia e Trieste; coa
panni ordinari di Napoli , i quali servono per le coperte dei
cavalli , e pel vestito delle persone comuul ; con varie chlnca-
glierie , ecc. ecc.
II prezzo corrente degli oggetti principal! di commercio pro-
venienti dsir interno dell' Africa monta a Tripoli come segue:
Gli Eunuchi costano dai 35o a 400 zecchini zunnabubi, cioi
di una piastra e un terzo di Spagna 1' uno.
I negri maschi costano dai 60 ai 70 zecchini.
Vn fanciidlo al di sotto dei 10 anni , 40 a 4S zecchini.
Una donna negra 80 a 100 zecchini.
Una fanriulla al di sotto dei lO anni, 70 a 75 zeccliini.
La polvere d' oro al niitacal due piastre e un quarto di Spagna.
Bisogna notare che d mitacal col quale si pesa 1' oro
in polvere e piu piccol) di un ottavo dell' ordinario.
II mitacal ordinario e di 24 canubi o grani , e quello
deir oro solaiuente 21 ranubi.
Za pelle dello Struzzo maschto 20 a 25 piastre di Spagna, queila
della femmina , la nieta.
La Sena, 10 a 12, e fine a 17 zecohim il quiatale. Ve n' h»
di tre qualita.
Un Cammello aS a 3o zecchini,
PARTE STRANIERA. iSdt
Za Rohlia ( Garanre de' Franc. ) costa 8 a 10 piastre di Spagna
il quintale.
Le spugne 5 piastre il quintale.
Tutte queste mercanzie si trasportano col mezzo di cam-
melli. Voi conoscete V eccellenza di questo aniuialc , e come
eali sia adattato al cliina del paese ed ai bisogni dell' uouio
che lo abita ; come esiga poco nutrimento e si contenti di
quello rifjutato dagli altri , come possa starsene alcuni giorni
senza niangiar, senza here. II carico di un cammello e all' ordi-
nario di quattro quintali. I dromedarj non servono die per
mandar de' niessaggi che richieggono della celerita ; posseggono
la ^ irtii dell" astinenza a un grado ancor plu eminente che il
camuiello uiedesimo, di cui per altro forma uua specie. Andando
giorno e notte di un trotto rapidissimo , gli Arabi preienJono
ch' ei faccia otto volte piii viaggio in un fiato di quello che far
possa un cavallo. Cio che e vero si e che il cavaliere attaccato
alia sella e obbligato coprirsi la bocca per non perdere la re-
spirazione; tanta e la rapidita con cui fende 1' aria, (i)
(i) Con tntto il rispetto del dottissimn mio corrispondente io diflido assai
di (juesta opini^ne volgare che il corso di un Dromedario posia glu-
pnere a tale da lerare il re-piro. Mi si diceva lo stesso in Lapponia dei
Rangiferi , ed io 1' ho trovato faIsi:«imo. Non vi e corso che superi la
velocitd de' cavalli inglesi addestrati alle corse di gara , eppure i cava-
lieri non hanno d' uopo della precauzione di coprirsi la bocca e non
soffrono alcuna difficolta di respiro. Ci ha in oltre ana ragione ovvia e
assai naturale a cai non rifiettono i parcigiani della sappo'ta velocita.
Se ha bisogno il cavaliere di coprirsi la bocca, perche no il Dromedario ?
Non respira egli coi polmoni e colle narici i:ome nol? Non ha egli anzi
bisogno di nn maggior volume d' aria atteso il frequente batter de' fian—
chi reso piii celere quanto maggiore e la violenza del corso ? Io mi
ricordo che contraddicendo in Norvegia la supposta velocita de' Rangiferi
che toglie il respiro , si voile cola farmi credere che di tale difficolta
soffrivano coloro che correvano sulle slitte tirate dall'Alce. Considerando
la ftrnttura dell'Alce c prtragonandola a quella del Dromedario sarei incli—
nato a credere che maggior fosse la celerita del primo. Gli Alci trano in
qu dche uso in Norvegia ed in Isvezia circa due secoli sono , e corrc opi-
nione in quei paesi che coU'Alce si potessero fare cento miglia ( itnliane) in
Hu nat ;, senza bi;ogno di riposo intermedio, e con una incredibile velocita.
Una legg* fu fatta sotto Carlo XII che proibira i' uso degli Alci appunto
254 APPENDICE
II commercio coll' intcrno dell' Africa esige rlelir ant'cipazioni
a lungo tempo , e bisogtia abbandonarsi alia bnoua fede dei
coiumissionieri. I mercanti del Fezzaa e di Gliedenies vengono
a Tripoli per preudervi dellc luercauzie a credenza , ch' essi
flmerciano poscia al Fezzan stesso e negli Stati piu lontani ,
donde rirornaao dopo un anno d' assenza , e pagano con pol-
vere d' oro , ecc. ecc. , qualche volta con considerabilissimi
vancagiii. Ordinariaineute noii ei corre altro viscluo clic quello
degli accidcnti della strada.
Alrre voire iion v' era clie una strada sola ji.el Fezzan al nord
ed ei'a quella di Tripoli ; iiia 1' indolenza del governo ha per-
iiiesso die se ne apriasero delle alire , cioe per Tunisi , pel
Cairo , ecc.
La carovana va da Tripoli a Fezzan in tre settimane circa ,
piu presto o piii tardi di ([ualche gioi-no secondo la strada che
piglia. II ritorno k piii leuto di qualche giorno , perche la ca-
rovana e ritardata dalla niarcia a piedi de' IMegri che si inenano
•chiavi al inercato.
Sotto i rapporti del commercio le carovane del Fezzan e di
Ghemedes sono le piu interessanti ; uia la piu considerabile pel
nuuiero delle persooe, de' cavalli e de' cammelli che la com-
pongono e senza dubbio quella che viene da Marocco a Tripoli
colla destinazioae per la Mecca.
perche potevasi con essi in un batter d' occhio sottrarsi dalle mani della
eiusti^ia dopo aver coinmesso un delitto ; e si dice ancora perche erano
suUe strade postali cagione dl frequenti malanni atteso lo spavento che
i cavalli ne avevano all' incontro con essi. Tutle queste notizie ch' io ho
raccolte sul Inogo , merit.ino di passare pel vaglio della critica , prima
rhe vi si conscnta senza rcstrizione. 11 fatto sta che gli Alci non sono ora
piii in uso, anzi -sono divenuti rarissimi ed anche selvaggi"in Norvegia ,
e si puo pronosticare con molta probabilita che i progress! dtll' agricol-
tura di'^truggeianno fra poco interamente questa specie in Europa. I
^antaggi die la societa iocivilita ha saputo trarre ilalla generosa docilita ,
dalla obbediente pazienza del cavallo ha resi inntili i servigi dell' Alee
e del Ranjifero Quest' ultimo animale rimarra necessario alia sola razza
de'Lapponl finche vivra la vita notnada e mezzo selvaggia ; giacche
porta'a la civilta anche sotto il polo .irtico , formate delle strade di
eomunicazione , stabiliti degli albcrghi , de'lnoghi di rieambio , i cavalli
tfaranno sempie preferiti e potranno scrvirc sntto ogni latifudine.
( Ifota ttel Direttore ii questo giornale. )
P4RTE STR^NIERA. 255
Lo scopo pri'nclpale delle persone che sono cli qneste carovane
deve esser quello di socldisfare all' obbligazione di tutti i Mu-
sulinani; quello cioe di andare alnieno una volta in vita loro alia
Mecca, dove sono stabiliti tanti oggetti del loro culto , piu antichi
degli scessi oracoli del loro Profeta , ma ai (juali quel celebre
legislatore ha saputo dare una niaggiore iinportanza. Questo pel-
legriuaggio di precetto h uno stiiuolo per far viaggiare i jMusul-
luani. Nod ci voleva niente meno che la religione per trioufare
della stupida iuerzia clie li tiene cosi sedentarj. II puugolo
deir interesse non basterebbe punto a far sormontare gli osia-
coli che rendono V accesso della Mecca e di Medina cosi diffi-
cile , sopra tutto agli abitanti della Barberia e di Marocco.
La citta di Tripoli ne jirofitta ; essa vede due volte 1' auno
avanti le sue niura i pellegrini o Hagi destinati alia Mecca , o
che ne ritornano , e questo passaggio, che non e ne devastatore ,
ne rapido , vi lascia alcune volte delle mercanzie preziose e delle
monete di ottima lega.
La carovana parte daJMarocco, passa lungo le coste d' Africa ,
si ferma a Tripoli per passare in seguito o per mare ad Ales-
sandria e di la al gran Cairo , o per terra a quest' ultima citta.
Sono per Id piii i pellegrini o infermi o i meno agiati che pi-
gliano la via del mare e che ritornano per lo stesso mezzo. Dal
Cairo la carovana si reca alia Mecca affinchc tutti i viaggiatori
poEsano trovarvisi al Courban Beirain ossia alia festa de' montoni,
solo tempo dell' anno in cui siano ricevuti come pellegrini e
che ottener possano il titolo di Hagi tauto glorioso per essi.
Alia Mecca si tiene una fiera consideiabilissima , forse la pii\
grande del mondo , che dura cinque mesi , e linisce pochi giorni
dopo il Beiram.
I Musulmani delle tre parti del mondo si riuniscono alia
Mecca per divozione e per commercio. Non v' ha mercanzia che
non vi si trovi durante la fiera. Dopo non vi si trova piii nulla.
Nel tempo delle feste del Beirain i pellegrini adempiscono
agli obblighi religiosi che loro prescrive il Corano ; qualche
giorno dopo si mettono nuovamente in viaggio per ritornare
ciascuno alia patria loro.
Passando per Tripoli per andare alia Mecca la carovana di
Marocco porta con se della polvere d' oi-o , della cera , delle
penne di struzzo ed altri articoli dell' interno dell' Africa ; dei
a56 APPENDICE
Baracan o lungbe coperte die fanno parte del vestimento loro
e nelle quali s' imbacuccauo a foggia di mantello , e sono o di
seta , o di baiubage o di lana , fabbricati a Marocco ; de' maroc-
cbini, de' profumi , del Turme per tingere gli occlii o le unghie »
dello Zocl per tingere le labbra ; dell' antiuionio e moke altre
droglie luedicinali , e diverse monete clie si cerca cambiarle coa
de' Thalaris , e delle piastre di Levante che coavengono me-
glio pel commercio della Mecca.
La carovana porta sovente delle manifattnre europee e perfiao
delle stoffe delT Indie.
A Tripoli i pellegrini dispougono di una piccola quantita dt
queste luercanzie ia cambio delle den-ate cbe i Tripoliai hanno
allora la perinissione di vendere come possono e di che fanno il
loro principale vantaggio. La cera e le piuine di struzzo restano
ordinariaaienre a Tripoli per passar poscia in Europa ; ma in
generale tiUte le famiglie Tripdline si provvedono di cio che
loro e necessario pel vestire e per rornaniento delle donne loro.
Circa un anno dopo la carovana ripassa per Tripoli e porta
con se le diverse stoffe dell' Indie orientali , delle perle fine ,
del muschio , del legno d' aloe ed altri profumi , del caffe e
in generale tutti i prodotti dell' Asia. Ma siccome i negozianti
di Marocco speculano segnatamente sullo sraercio di queste
derrate nei loro proprio paese , cos) ricusano tante volte di
vendere a Tripoli , anche per non iscompaginare i loro ballotti
che dilKcilmente potrebbero riaccoaiodare nello stato in cui erzuio.
Nel tempo che i Fraacesi occupavano V Egitto non passavano
puiito le carovaae di Marocco alia Mecca. Dopo che 1' Egitto
fu sgombrato dai Fraucesi, la prima carovana passo per Tripoli
nel niese di dicembre del 1802 e ripasso un anno dopo. Ma
la guerra che il nuovo profeta Abdul Wechab avea suscitata in
Arabia, era cagione che la fiera non fosse visitata che da pochi
negozianti dell' Oriente , e la carovana di ritorno ccrcava a,
Tripoli stessa diversi articoli , che non avea potuto procurarsi
ne alia Mecca, ne al Cairo. Parlo come testimonio oculare di
tutto questo.
E probabile che ristabilita la calma nelle regioni ove ]Muliamed
chiama cogi iiuj: eriooamente i suoi seguaci, le persone illumi-
nate di tutte le parti del globo non mancheranuo di recarsi
alia Mecca, e Tripoli vedra come altre volte regolai-nieute tutti
gU anni le due carovane avanti le sue porte.
P\RTE STR\NIER\. Q.Sj
I Musulmaui cliianiaci alia Mecca uieno per divozione che per
interesse cercano di precedere di niolto la carovana . la quale
non arrivaiido alia Mecca che poclii giorni prima della festa del
Beirain e alia fine della fiera trascura alquanto di piii i suoi
iiiteressi teni|5orali. I Pellegrini i'aDuo per questa ragione il loro
ruaggior coiumercio al Cairo ritornaudo dal pellegrinaggio ed
iTi fanao un soggiorno di uiolci mesi."
V Pare dunque die il principale vantaggio che Tripoli ritrae
dalla carovana di Marocco e dal ricaiubio delle sue provvigioni
colla polvere d' oro , collacera, colle piume di scruzzo ed altri
articoli di minor valore , e coa alcune manifatture di Marocco
e deir Indie per la sua propria consumazione durera ancora.
Ma questo ricanibi.) non essendosi quasi effettuato negli ultimc
aoni , tall articoli non sono di nessuna iiuportanza nel cora-
metcio di Tripoli coll' Europa e col Levaute , del quale com-
mercio intendo di fare argoiuento di un' alrra lettera ; quantuu-
que propriauiente parlaudo non e facile il determinare con pre-
cisione la quantita di tanti oggetti, i quali non pagando alcua
dazio air entrata della citta, non vanno percio soggecti alia
controlleria della dogaua.
Lettera seconda
sul commercia di Tripoli coll' ester o , cioe cogli Stall
di Tunisi , coll' Europa e col Levatite,
Gli articoli che il commercio dell' interno dell' Africa somnai-
nigtra a Tripoli con alcuni prodocti del proprio suolo servono
a procurargli i prodotti c le manifatture dell' estero , come sa-
rebbe di Tunisi , d' Europa e del Levante , che servono un' altra
volta poi di cambio per le mercanzie che le carovane portano
dair interno dell' Africa.
II quadro qui aonesso del commercio di Tripoli fa vedere
quali siano presentemente, prese in monte a ragguaglio di annate
comuni , le sue asportazioni. Ci ha ancora degli altri articoli
abbastanza importanti che Tripoli potrebbe fornire e che ha
somministrati ne' tempi passati , ma che nun sono gtati dimandati
come altre volte , attesa la gituazioue in cui furono posti alcuni
Stati Europei , massimameute nel tempo dell' ultima guena.
Blbl. Ital T. XVm. 17
258 ArrENDlCE
Facciamo un riassunto degli articoli che Tripoli puo mettere
sulla bila.icia del commercio, Esso fara conoscere i principali
prodotti del suo euolo.
Delle Lane. Tripoli altre volte ne ha asportati piii di 3,oco
quintah per anno. II prezzo variava dai 3 ai 4 zee—
chini il quintale , il c)ie costituiva la somma di circa
l8,OCO piastre di Spagna, o di i3,5oo zeccliini. Ma
dappoiclie una stranrdmana siccita clie duro tre o quat-
tro inverni consecutivi face mancare i pascoli , e lascio
niorire di fame molte niigliaja di pecore, la lana luanco
c il prezzo sali fino a 25 piastre di Spagna il quintale.
Egli e probabile che questo articolo riconiparira poco
a poco. Le lane a Tripoli sono sporchissime e niiste
di sabbia ; ei perde piii del 40 per cento lavandole,
e dilBcilmeate si puo liberarie interauiente da detta
sabbia la quale si attacca fortemente all' untume. I
Tripohni pretendono ch' essa preserva la lana dalle
tignuole I panni di Napoli detti di S. Pous erano
fabbricati colle lane di Bougasi , capoluogo di un di-
partiiiiento degli Stati di Tripoli all' altra parte del
golfo della Sidra , die ne somministrava altre volte
la iTiaggior copia e che trasportavansi fuori di Barberia
per la via di Livorno e I^Ialta.
Tele grossolane di lino d' Egitto. Se ne asportava altre volte
pel valore di 1000 piastre, ma anche questo oggetto
h diminuito d' assai.
Tapped di Mesurate capo luogo dl un uipartimento sul golfo
dtlla Sidra governato da un Aga Vi si fabbrica una
grande quantita di tappeti di un lavoro ordinario e co-
lorati, che si portano a Tripoli e che lianno un grande
smercio pel lor basso prezzo, specialuiente negli Stati
di Tunisi. Ve n' ha un buon consumo aache nel paese,
e r asportazione puo calcolarsi a circa looo tappeti ,
che al valore di i5 piastre rune formauo i5,000
piastre di Spagna.
Cuoi di bue e di viiello per circa 100 quintal! per 1' asporta-
zione.
Marrocchini sopra tutto tintl ia rosso colla cocciniglia. Si cou-
taao ciica 5coo pelli di capra conciate a Tripoli.
PARTE STR\NIER4. 25g
Olio d' ulivo. I contorni di Tx-ipoli, le inontagne di Galalan ed
altri luoghi pill lontani daano un olio d' ulivo della
miglior fpjallta. Vi sono degli anni in cui si asporta
deir olio pel valore di iS o 16 mila piastre di Spa-
gna , ma in alcuni anni la raccolta basta appena pel
consumo interno del paese. Non si pud dunque rigo-
rosanieiite risguai^dar questo pi-odotto come un oggetto
di commercio roll' estrro da dove viene qualctie Volta
eomministrato a Tripoli stessa. Si puo dire aUrettanto
del graao , dell' orzo , del grasso di castrato salato.
Di quest' ultimo se ne traea da Derne, dipartimento vi-
clno all'Egitto, una quantita clie ba«ava ai bisogni ia-
terni e ne rimaneva una parte per i' asportazionc ; ma
cio non ha piit luogo.
Della cera e del miele. Derne somministrava anche questa der-
rata , ma la vicinanza d' Alessandria e le carovane che
vi passano portanO in Egitto moici arcicoli che veni-
vano a Tripoli. Dei bastimeati maltesi vanno di tempo
in tempo a Mesurate , Bengazi e Derne i soli borglii
posti suUa costa del mare tra I'Egitto e Tripoli, e
que' bastimeuti vi cercano sopra tutto delle provvigioui
fresclie.
Dei datieri. Tripoli produce una graiide quantita di datteri che
si .mangiano freschi verso 1' autunno ; ma siccome il
sole non ha abbastanza forza per dare a questo frutto
una perfetta maturanza , bisogna staccarne la polpa dal
nocciuolo e metterli in macero per conservarli. Egli e
in questo stato e coiiipressi in bariletti o panieri che
, passano nel Levante e a Malta. Un anno coll' altro si
puo asserlre che se ne asjiortano 1 3oo quintal! valutati
a circa looo zecchlni. Vi sono degli anni in cui 1' aspor-
tazionc monta fino a 3ooo qulntali, ma in altri que-
sta den-ata manca intieramente. Egli e propriamente
a Tunisi dove si procacciano dall' interao i buoni dat-
teri secchi e in grappoli.
Buoi. Si puo contare die ne sortano , un anno coll' altro , circa
2CO ; ma per favorire il governo di Malta si e ultiiua-
meute otcenuta ua asportazione moUo luaggiore.
260 APPENDICE
Zafferano, II zafferano cresce particolarniente sullc niontagne di
Gahrian. Qualche anno se ne raccoglie fino a 3o quin-
tal!, ma si puo contare un anno coll' altro che se ne
asportino ao quintali che costano 13,000 zecchini. La
guerra in queste niontagne e il saccheggianiento che
la segui ha distrutta una gi'an parte delle piantagioni
di zafferano ; ma la pace le ristabilira. In Europa il
zatferano di Tripoli , che e di ottinia qualita , sarebbe
as^ai piii stimato se non si alterasse mischiandolo coa
farina ed olio.
L' Alyzani o sia Rohbia ( La Garance de' Fran. ) e un articolo raolto.
importance del commercio di Tripoli coU' Europa , spe-
cialmente con Livorno , e qualche volta con IMarsiglia.
Non e molto che la coltivazione di quesfa radice e
stata introdotta a Tripoli, ed h riuscita benissimo. Le
sementi vengono dal Levante , e bisogna riiinovarle
ogni due auni.
Le spugne. II mare che bagna le coste di Tripoli ne fornlscc
di una qualita inferiore.
Le stiioje , le ceste , i panieri ecc. che servono a contenere la
rohbia , la sena ed altre derrate , si fanno a Tripoli di
foglie di palma e di giunchi. Questi articoli uniti alle
spugne possono montare a circa 1200 zecchini.
La soda e it sale non entrano piii da qualclie tempo in com-
mercio. Essi appartengono al Bdilir , cioe al Bascia.
Egli e a Soara o sia al vecchio Tripoli , circa 48 o 5o
miglia all' ovest di Tripoli che si ritrae. La soda e di
una qualita inferiore a quella che viene di Spagna.
II Bascia la vende a ragione di ^/j di piastra il quin-
tal e , e se ne puo calcolare il prodotto fino ic,000
quintali ; cio che farebbe piii di 6000 piastre all' an-
no Marsiglia ne tirava buona quantita e serviva spe-
cialinente per le saponerie. Del sale Soara puo som-
ministrarne qualunque quantita. I Veneziani , gli Sve—
desi e gli Olandesi ne hiniio fatta successivacnente
r asportazione. I Veneziani hanno continnato a tirarlo
di la fino alia fine della loro repubblica. I basti-
menti vanno sulla costa a caricarlo. Questo sale e stato
riconosciuto di una qualiti troppo attiva per salare le
PARTE STRANIERA. 261
carni , ma purgato dalle raffinerie fe ottimo per la sa-
lanioja tlelle avinghe. E tuisto assai di sabbia. L' aspor-
tazione e stata una volta appaltata ai Veaeziani per
ICOO zeccliini veneti ; questo privilegio e cessato. Ora
jl Ba8Cia rilascia il sale franco a bordo de' bastimenti
per 4 piastre il Caffis di 32 quintali. II carico non
costa duDcjue clie il prezzo del sale ; le spese delT im-
barco sono addossate al venditore.
Eccole , sig. Direttore , i principal! oggetti del commercio di
Tripoli co' paesi stranieri. Se tutto cut che richiede diligenza,
ardore , perseveranza non fosse al disopra delle viste di ua
governo nioresco , Tripoli potrebbe considerabilniente accrescere
il prodotto di moiti di questi oggetti , ed anzi aggiungerne di
nuovi. Gli ulivi potrebbero essere di niolto moltiplicati , e quelli
clie vi sono, nieglio coltivati. II suolo e il cliiua di Tripoli
ammettono beiiissimo la coltivazione del bambage ; i gelsi rie-
scono a meraviglia e vi si potrebbe introdurre la coltivazione dei
bachi da seta ; ma farehbe inestieri di un concorso di circo-
Btanze straordinarie per animare un paese cosi povero d' uomini
e di mezzi. Piii della meta della citta non offre che ruderi, e
case che minacciano rovina.
II commercio piu lucrativo di Tripoli si fa cogli Stati del gran
Signore , che offre un' uscita per la vendita dei negri. Se ne
ritraggono i diversi articoli indicati sul qaadro. I Tripolmi
fanno essi medesimi questo commercio , e si vedono di rado
negozianti turchi a Tripoli.
I negozianti Tripolmi e sopra tutto gli Ebrei hanao delle cor-
rispondeuze a Livorno , a Trieste , a Venezia.
II cambiamento avvenuto nella bilancia politica d' Europa ha
portato de' cambiameuti anche nel commercio degli Siati di
Barberia ; quello di Tripoli non puo occupare niolti bastiiueati
e il cabottaggio non puo essei'e di grande nlievo. Quaudo esi-
steva Tordine di Malta era im po' piu importante , perch^
i corsari di quell' isola impedivano ai Gerbini e ai Tunisini < t
trasportare essi medesimi le loro mercanzie a Tripoli ; ma que-
sto non ha piii luogo ; bastimenti sotto baudiera moresca vanao
•ino in Levante , e Tripoli ne manda al pari degli altri.
( La III ed ultima lettera pel prossimo fascicolo. Si dara in quella
il quadro del commercio di Tripoli piu volte accennato in questa. )
?. . . . B
262 APPENUIOE
Estratto rV una lettera da Losanna,
II foglio d' Agricoltura e d' Economla delLi nostra
citta coniiene , come voi avrete piu volte potuto notare , uiolti
articoli di un grande interesse , e la cui niaggior p^rte e stata
letta nella nostra Societh <V Istori.a Naturale. Essa ne lia pub-
blicaro non ha gnari uqo gIic pud attirare rattcnzione generale.
Gl' inconvenientt che emergono dai gas che ai sviluppano dal
vino in fermentazione ed i periculi stcosi ai quali si va esposti
allorche le cantine non sono disposte di luaniera a ricevere
facilmente la circolazione dell' aria esterna , avevano iiupegnato
molte persone per cercarvi un riinedio. Esse vi erano riuscite
adattando all' apertura delle botti dei cilindri di latta ricurvi, i
quali venivano a finire in alcuni vasi d' acqua che si cambiava
di mano in mauo cli' essa pareva satura dei gas accennati.
II sig. Bischoff , cliiniico distinto di Losanna, si e impadronito
di questa prima idea ed ha sentito che si poteva trar profitto
di questi gas, Gli ha fafti passare a traverso di diversi vasi , la
cui acqua teneva in dissoluzione del sal niarino e della potas-
sa , ed ha ottenuto con questo processo del biscarbonato di
soda , che mediante di una leggiere calcinazione poteva essere
facilmente ridotto alio state di carbonato seniplice. Questo me-
todo assai economico e semplicissimo e stato gia quest' anno
esej^uito molto in grande nci paesi abbondanti di viti , e coa
successo pel vantaggio delle arti ; e tanto il biscarbonato che
il carbonato semphce sono stati riconosciuti della maggiore
purezza.
Se il sig. Direttore Acerbi crede potere questa notizia inte-
ressare 1' insigne suo giornaie Biblloteca Iialiaua , sara grato di
vedervela ingerita anche al suo a&ezioaatiesiiuo ecc. ccc.
PAItTE ITV1IA.N4.. 263
PARTE II.
SCIENZE , LETTERE ED AKTI ITALIANE.
OPERE PEUIODICHE.
REGNO LOMBARDO-VEMETO.
Giornale dl fisica, chimica^ storia nntarale, medicina
ed arti di Pavia , de signori P. Configljacchi ,
memhro deW I. R. Istitiito , e Gaspare Brugna-
TELLi , dottore nella facultd fisico-matematica, Bi'
mestre II.
PARTE PRIMA.
N..
I tovi alcali vegetabili. — Varese. Segulto della memoria
deir iufluenza della luna ce' caiubiainenti del tempo , e nella
Tegerazione. — • Gratognini. Esempio di ecciraniento diretto ad
escludere dalla scienza nieccanica il metodo Leibniziano. —
Landriani. Dell' igronietro a capelio del sig De Saussure die
in asienza dell' osservatoie indita il uiassiuio ed i\ niinimo d' u-
midita. — . Portal. Riflessioni sopra una singolare eruzione pe-
tecchiale. — De Laplace. SuU' interna costituzione della terra,
e sulla di lei temperatura.
PARTE SECONDA.
Osservazioni e scoperte. Sopra una nuova sostanza scoperta
nella stcinheilite , del sig. Gadolin. — Sopra certi indizj per
cui 81 possono argoiuentare le iuipurita di alcuai nietalh dai
feuonieiii della lore dssidazione , del sig. Chaudet. — Usi della
lega di d' Arcet. — Sostanze da sostituirsi con protitco all' ar-
eeaico nella preparazione deila pelle degli aniniali, del sig. Dra-
piez. — Nuovo acido. — Sulla couversione della nia'eria le-
gnosa in gomma , in zucchero e in un acido di particolar
aacura , luediante V acido tolforico. — ^ Sulla radice d'. rataoliia,
a64 APPENDTCE
e scoperta Hi im nuovo acido. — Ptialismo spontanert acCom-
pacnato da cliniiiiuita secrezione di orina , del dottor Prout. —
Sill cas illiuiiiii.uifi. — Nuova specie dfl ge:iere Phyteuina. —
Aiticolo di lettera scritta dall' isola di S. Maura il 28 marzo
1820 inforno ai terrenioti ai qnali soggiacque (jiieir isola nei
trc niesi ora scorsi <li gennajo , febbrajo e inai-zo. — Estratto
delle adunaiize dell' I. R. Istiruto di grienze , lettere ed arti
tenute in JMilano. — Libn nuovi. — Necrologia dell' abate
Francesco Veuiui. — Osservazioai meteorologiche del pnuio
triuiestre 182c.
STATI PONTIFICJ.
Opuscoli scic/itiflct (It Bologna , fascicolo XVIII.
( iB'9)
Masetti. Rirerche analiticfie di alcune fDrmole- atte a deter-
minare le dinieiisioni de' muri che sostengono |a spinta delte
terre. — Cantri. Sj erienze ed osseivazioni intoruo alF uso della
macchina proposta dal sig. Christian per preparare la canapa
seuza niacerazione. — Mondini. Osservazinni intorno agl' invi-
lu|.pi del feto umano., e di alcuni feti di altri aniiuali uiatnmi-
feri. — Rodaci. In prwparationes Myo-patJiologicas Musei Bono-
uiensis animadversioues. — Bertoloni. Descnzioue di alcune
piante del Brasile.
Qiornnle Arcadico di Roma, fascicolo 14.°
Scienze. Annotazioni di medicina pratica, del dottor fisrco
Enrico Acerbi. — Buffa. Della fehbre epidemica petecchiale. —
Stabilimenro ostetricio regionano di Roma. — Lettera siii pro-
graniiiii proposti con preniio dair.Accadeuiia Farigma d' inco-
ragciauiento per gli anui I020 e 1821 — Barbantini. Del taglio
reito vescicale per V estrazione di grosso calcolo. — Anaiisi del
nikel arsenicale e del nikel arseniato ( estratto dagh Annal. de
Uiin. 1819. ). Piccoli. Delle servitu prediali.
Letteiatura. Eusebii Pauiphili Clironicorum canouum etc. Con-
tinuazione. — Versi inediti d' Andrea da Vagliarana , Faentino.
. Anuali d' Italia dal 1809 al ]8i5 di A. Coppi. — Venu^
glioli. Di uno scritto autngrafo di Pietro Perugmo. — Delia
felicita degli uomini e delle donne. — Dionigi d' Alicarnasso.
Dello stile ecc di TuciHide, tradotto da Pietro Manzi; ait. I.*
— Scavo di Villa Paufilj.
Belle arti. Franimeuto di una Venere in bronzo. — Un cena-
colo con ventidiie inijiiaclie Domenicane di S. Careniia di Siena ,
assise a niensa. Pittura di Fiiipyio Boiiibelli , Koiuauo — i Biblio-
grafia. — Tabella meteorologica di febbrajo.
PARTE ITALIANA. 205
Qlornale Arcadlco dl Roaia^ fasclcolo i5.°
Scienze.
Ranzani. Element! fli Zoologia ; ai-t. 2." ed ultimo. — Tonelli.
Rflessioni sulla diuiiale purpurea. — Nuovo osservatorio di
Marlia nel ducato di Lucca. — Analisi della 8tafisagria ( estratto
dagli Annal. de chim. et phys.). — Aaalisi di due miiieralL
zincifen ilegli Stati Uaiti d' America (esrratco dagli Annal. des
min.). — Sulla guarigioiie di uu fanciullo rachitico , curaco coa
luezzi meccauici e fanuaceutici.
Letteratura.
Eusebii Chronicorum canonum etc. , art. 3.° ed ultimo. — •
Scelra di Poesie Castigliaiie del secolo XVI , tradotte da G. B.
Conri ; ed opere oriiiinali del niedesimo. — Mezztfanll. Discorso
in lode del P. Emanuele Apoute (estratto dagli Opuscoli lette-
rarj di Bologna). — Cancellieri Dtlle niartiri Siiuplicia ed
Oria, ecc — . Gagliuffi. Isavis Ragusasa , idylliuni. — Notizie
iiuoino il reanie degli Asantei , nelT inferno delT Africa; ar-
ticolo 1." — Cassitli. Saggio di sacra poesia latina.
Be He arti.
Del Rnssn. Pvilievi architettonici sopra i disegni di due sepol-
cri deir antica Orcla. — Intorno ad un quadi"0 del cav. Vicar.
Varieta.
Iscrizioni pei funerali di monsignor Carlo Rovelli, Vescovo di
Conio , scritte dal sig. abate Morcelli, Proposto di Chiari. — . An-
nuuzj dl libri nuovi. — Tavole meteorologiche di marzo.
REGNO DELLE DUE SICILIE.
Giornale enciclopedico di Napoli^ fascicolo I (anno
1820).
Opuscoli scelti.
Belle arti. Le arti dipendenti dal disegno ne' luoghi che oggi
formano il regno di Napoli. Continuazione.
Libri dii-ersi.
]\Iatematiche. Gli elpm"nti della stereonietria degli antichi, o
eia i tre libri de' 8C)lidi di Eurlide e due d' Archiniede sulla
sfera e snl cilindro , dail' original greco linguaggio traslatati e
rnnientati da Antonio I\laria Oliva. — Istoria Letteraria. Atti
•lella veale accademia delle scienze. Vol I , articolo prinio. — •
Filolosiia-. Proposta di alcnne aggiunte e correzioni al vocabo-
lario della Crusca ; vol. II. parte prima. Lettera VI. Continua-
zione del dialogo. •— Medicina. Osservazioui pratiche iU F uso
delle fumigazioni solforose ; di C. de Carro.
266 A'PPENDICB
IVotizie letterarie.
( Estratfe da' giornali iiiglesi ). Nuovo oseervatorlo di Cam-
bridge. — Passaggio Siipposto di una oometa. — Alcali degli
steli delle parafe. — Arido tungsriro — Rame sciolto nell' idro-
geno. — Tiiiia gialla dalle patare. — Paese nativo delle patate.
Vaigasito ; u.uierale nuovu — Aiinunzj. — Cornspouduuza.
Lettera iatoruo al paese in rilievo.
^ Idem , fwicicolo 2."
Ojiusroli srehi.
BclJc orti. Le arti dipendenri dal dlsegno ne' luoglii clie
oggi fni-mano il regno di Napoh. Continuazione. — Arti mec-
caniche. Rapjiorto della Coajin'ssione della camera de' comuai
inr.)rno alle niecnaniclie per manifuturare il Imo ( esrrarto dai
giornali iuglesi ). — Rotanua. Osservazioni intornn alia faiuiglia
iiaturale delle piante graminacee , di Alessandro Humboldt. —
Mateinntirhe. JMetodi pratici per conoscere i fattori ed estrarre
le radlci quadrate e cube ( tradiizione dalP ingle>e ). — < Mine-
ralogin Sul platino, rame e mercurio ; osservazioni del signer
Brande ( traduzione dall' inglese ). — Fiska. Osservazioni
sopra i raggi ciie compongono lo spettro solare. — Letteratura.
II Roniantici^nio. Lettera di U. L. al sig. D. Giuseppe de
Medici.
Libri diversi.
Letteratiira. Corso analitico di letteratura generale ; del signor
Lemercier — Istoria Letteraria- Atti della reale arrademia delle
scienze. Vol. I , articolo secondo. — PoUrica. Sulle cause ed
effetti della Coufederazione Renana. Lettera al sig. U. L.
Notizle letterarie.
Sciuarcio di lettera del sig. professore de Mattlieis di Roma
intorno ad alcune nuove scojertt; del signor Mai. — Notizia
de' processi del Cav. Davy per facditare lo svolgimento de' pa-
piri ercolanesi del R. Museo Borbonico. — Aiinunzj.
Idem^ fa^cicolo 3.°
Opuscoli srelii. — Belle arti.
Le arti dipendeuti dal diseguo ne' luoghi die oggi foriuano
il I'egno di Napoli. Cr)iitin lazioue. — Paleografia. Sidle tre
iscrizioni scoverte presso Roserta in Egitto , lettera di Francesco
Gianpietri. — Geografia e Viaggi. Norjzia del viaggio in Pale-
stina, in Arabia, in Siria el a Paloiira , fatto dal sig. Legk
nella primavera del i8i3 ( es'ratto dal Weekly Repertory).
Libri diversi.
Asricoltura. Tratrato teorico-pranco completo suU'ulivo, del
sig. Tavanti (esrrarto dalli BdjUoieca Italiana ). — Farmacoloi>ia
del medico EinidJio Cassese. — Medicitia. Metodo di guarire
PARTE ITALIAN4. ^67
le malatiie sifilitiche inveterate, del sig. E. Saint Marie, —
Toposrafia. Indicazione del piu riiiiarcabile in Napoli e contorni,
del cauoiiico D. Andrea De forio. — Istoria letleraria. Atti
del!a Societa Pontaniana di Napoli; ter?;o ed ultimo articoio. — ■•
Fifo/ngia. Delia prima e principale allegoria del poema di Dante,
discorso di G. Marcltetti.
Notizie Istterarle,
Estratto degli Atti delle sessioni della Reale Accademia delle
Bcienze di Napoli; dal 18 noveiubre 1819 al 10 gennajo 1820.
Fenomeni osservaci sul Vesuvio , del sig. cavaliere Mondcelli.
Invenzioni del sig. De la ViUette pel bagxii caldi. Hauyua della
Java di Welfi , del sig. Brocchi. Gas idrogeno zinato , del sig.
cavaliere Sementini. Osservaziooi sul rob autisifilitico , del sig.
cavaliere Savjiresi. Azione del muriato di stagno su quello di
platino , del sig. cavaliere Sementini. Visita di S. A. R. il Prin-
ci> e Pieaie di Danimarca. Deposito delle acque termali di Lucca,
del sig. cavaliere H Davy. Miir'ato di scda iielle lave di Quarto,
del sig. cavaliere Monticelli. Soluzione analitica di sei problenu
delle tazioni, del sig. Saiigro.
BIBLIOGRAFIA.
REGNO LOMB ARDO-VENETO.
Elavil Crescon'd Corippi Johannidos sen de bellis
Libycis libri VII , edtl ex Codtce Mediolanensi
Musei Trivalt'u, opera et studio Petri Mazzuc-
CHELLI .Collegii Am/.rosiani doctoris. — Mediolani,,
ex Imp, ac Reg Typographco ^ 1820 , di pag. 444
in 4.° , oltje la prcfazione.
. . ♦.
Ci facciamo solieciti di annunziare 1' edizione di ua' opera
classica , non mai finora pubblicata , clie gia da alcuui anni at-
tendevasi per le cure del dotto editore. Di quest' opera, e spe-
cialniente delP eruditisBiii>a prefazione di 72 j agine che la
accompagna, e delle coj-iose note dall' editoie apposte all.i Cto-
vannide si pailera piti diffusaniente nei ventuii fascicoli.
i68 A r p E N « I c K
Dizionario ethnologic o di tiitti i voraholi u<;nti
nelle scienzr , arte, e mcstifrl die tnigg(nio orioine
dnl grcco , compilato du Bonavilla, coltasusteiiza
del professore di lingua grec.a abate D. Marco
Aarelio Mahchi. Tom. II, C-D. — ■ Milatio ^ 1820,
nella tipografia Pirola , di pag. 460, in 8."
Gli editori di questo dizionario progredisrono aniuiosanicntc
nella loro luipresa , e seguono il luetodo da essi adoitato di
italianizzare qualunque vooabolo greco , clie ne s:a suscetribde ,
ri-salendo quiadi alia origine di quel nome come se ifaliaao fosse
per 6^ stesso. Degna di lode e cerramente la loro fiiira, tanto
pii'i rhe inolti articoli si veggono trattati con, atcuno sfosigio di
erudizione. Ci fa alouna maraviglia di non trovjire in questo
\olume la parola Camiiieo , die pure ad origine greca poteva
megho di altrc molte rifcrirsi.
Studio di lingua pel fancinllo Italiano. Cenni del-
l' avvocato Qiambattista Faustiiio de Filippi —
3Iilano , 1820, tipografia Silvestri.
Diseguo deir A. ^ di presentare in qiiesta grauiniatira ( ohe
rale puo dirsi di fatto , anziclie uno studio di Lingua) vanraggi
niaggiori di f[uelli che dalle altre fin ora conosciute ottengousi ,
di abbracciare maggiore copia di oggetti senza oinmettere quei
principj clie nelle piii pregevoli oi trovano ; di giovare agli
intlotci senza annojare chi e gia provetto negli studj; di darci
in soiuuia una grainmatica piii precisa , piii analitica, piii chiara ,
e piii copiosa nelle regole , la quale piii agevolmente conduca
alio studio delle lingua straniere , piii facile renda il coufronto
colle niedesime , e piu conseutaaea trovisi alia iiioderna uaeta-
fisica del parlare. Egli si e studiato certauiente di conforniarsi
agli odierni nierodi d' iuse^namento , non intendendo nui cliia-
raniente cio cfie egli voglia dirci per metodi di esecuzione ; ed
un ordine ed una distribuzione ha introdotto nelle marerie , che
le fa proceders naturalniente , e luette V istitutore in grado di
discendere alia uiencale situazioue di cl»lui . al quale l' istruzione
si vuole coniunicare. Egh si lusinga nullanieno che di potere
introdurre col suo libro a sensata criticn , robusta logica ed
vbertosa eloquenza., il che qual;>ra avvenga, noi ci congratuleremo
ben di cuore colP A. Duolci solo il vedere che nel proemio
alcune parole nuove s' incontrino , nella crusca e nei niigliori
vocabolarj non registrare , come quella per eseinpio di trasentire
c quella ancora pe^gtore di sagomisti. Altri neologisiui ci e
•euilirato di ravvisare |)er enrro al libro , come il seiuplicizzare
e, siiaiU , eU alcuni modi di dire non usitaci , come per esciiipio
PAKTE ITALIANA. 269
che !a scrittufa e un" orma della parola ; il tuono ser'io opposto
cl hufo e saltellante ; il tuono di elocuzione tondeggiance ecc. E
ci clie V A. noa lia onimesso un lungo articolo sul iiei)li)gismo ,
nel quale converrenio ben volootien con esso , che scrupoleg-
giare non si clebba sui vocab.>li di pistore e di follone-, che si
trovano anche uella crusca ; uja uon cosi facihiiente ammetterenao
i vocaboli di hulco , di romia , di teinpnrito , di inessora , di
meda , di penagrria , di mocnaga e di mnggiostra , e niolto meno
quello di Ae//ero per noiiie generico di giojelli , cioodoU , ti-astuIlL
puerili e rose siniili. Vediann) con piacere su la fine del iibro
alcune buoue osservazioni sui sinoninii e sugli epiteti , snlle voci
poliloghe, sui linguaggio poetico, sugli arcaismi, barbarismi ed •
idintisnii , sulle lingue straniere , sulle lingue niorte , sulla lingua ,
universale, sulla stenografia , sulT alfabetu geometnco , e sui
linguaggio di azione , sotto il qual nouie egli iutende T espres-
iioue di qualuatjue nioviuiento delT aniino fatra per mezzo di
un gesto , di ua sospiro , di uno sguardo , interpreti del cuox'e.
Raccolta delle m's^Uori fabbriche ^ monumentl ^ ville ,
autichitd di 3Illano e suoi dintorni. — Milano ,
1820, presso Paolo C;avalletti e Comp. in ^.° fig.
Abbiamo sott' occhio due fascicoli di quest' opera , con savio
avvisamento uirrapresa da un illustre nostro patrizio , zelante
del patrio onore , e ben persuaso , come nel discorsa prelimi-
nare si accenna , che mentre la tradizione suona per lo piii
incerta , e le memorie scritre facilmente penscono , i monu-
menti soli ci porgono le piu solenni ed irrefragabili testimo-
nianze delle istorie dei tempi.
Egli dice ben con ragione essere Milano una delle prime
tra le citta d' Europa , che vantano monumenti di eta diverse,
•ebbene con tutto il rigore della storica verita non possa aui-
niettersi la di lui tesi assoluta, che qui Diocleziano traspor-
tasse la sede del romano inipero, divenuta esseudo Milano
sede imperiale solo allorche l' impero niedesinio comincio rnise-
ramente a dividersi , e Massiiniano stabiii in questa citta la sua
residenza. Egli osserva pure con ragione , die alcuni monumenti
«opravanzarono all' orrida devastazione de' barbari , e che sparso
essendo degli editizj de' Vlsconti il suola Loiubardo , non che
delle opere dell' arte protette dagli Sforza ; monumenti si ri-
trovano di tutte le eta , i (juali meno illustraii veagonsi per av-
ventura che quelii di altre citta dall' arte del disegiio e della
inrisione. Egli si e dunque acrinro a riprodurre coll' intaglio i
inagiiifici colonnati dell' antichita , le rozze sciilture dei tempi
barbari, i magnifici edifizj dei secoli XIV e XV, le e'eganti
facci.ite di Bramante , Brauiantino , Pellegrino ecc. , i niausolei
innalzati agli illustri principi s guerrien o letcerati , e le opere
370 APPENDIOE
de' prodi nostri arcliitetti moderni , che nella grancHBsita e nella
elegaiiza spesso si accostarono agli ancichi, e tiualmente alcune
dpile piu vaglie e pittoresche ville che adornano i colli ed i
laghi del IMdiUiese.
Lodevole e certaniente questo disegno , e da quaiito fin ora
e stato publ)licaco degua di lode si riconosce pure la esecu-
zione delT opera. Ben disegnare ed accurataiiieiite incise sono
le stanipe ; chiare , succinte ed erudite talvolta sono le illu-
strazioni die le accoiiipagnano ; il teste e impresso in buoua
carra e con bellissinii raratteri.
Conipaiono nel piinio fascicolo il nionumento I^Iedioeo clie
trovasi nella catredrale , il juoauniento Birnghi esistente nella
cliiesa della Passione , il nionumento Carelli pure nella catte-
drale , e quello di La/iriiiio Curzio , die dal cliiostro di S. Marco
e stato trasportato nelle gallerie dell' I. R. Accadeiuia delle belle
arti. Nel secondo si veggono i! bellissimo tempietto ad uso di
sagrestia in S. Satire , disegnato dal eel. Bramante , del quale
si sono esposti la jiianta , lo spaccato , ed in una terza tavola,
come si dice nel resfo , i dettigli , le sagome , gli ornati , e
parficolanuente i bassi rilievi del eel. niellatore e scukore Ca~
radosso Foppa , finalniente il nionumento di Gabricle Sforza.
Zelante del patrio decoro , 1' autore di quest' opera non solo
lia attribuito a Bramante la sagrestia di S. Satiro , ma sembra
anclie insinuarc tlie inilanese fosse quell' architetto, il die crede
e^li provato coU' epitalio del Casio di lui contemporaneo ; ina
sarebbe forse stato opportuno 1' introdurre in questo luogo la
distinzioue tra i diversi Bramanti. die in quel tempo fiorirouo ,
e dei quali uno fu certaraente Urbinate.
Una sola cosa potrebbe fonnare argomento di alcuna osser-
vazione , ed e die proposto essendnsi il vatente editore di que-
sta raccolta il lodevole fine di. servire all' illustrazione della sto-
ria patria e di quella insieme dell' arte , sembra die egli avrebbe
Tiotuto dare ai monumenti da csso esposti un ordine approssi-
mativaniente cronologlco , inconiinciando dai piii antidii , pas-
sando quindi alie opere dei bassi tempi, ed in seguito a quelle
venute dopo il risorgimcnto deli' arte ed alle pui recenti , il
die niostrato avrebbe piu cliiaraniente le memorie de' secoli di-
versi e le vicende dell' arte medesima in tutte le eta. Inter-
pret! noi alcuna volta dei pubblici desiderj , nel tributare al-
1' editore la lode ben nieritata per la convenevolezza del disegno,
direrao altresl die niolti avrebbero desiderate 1' edizione in piu
ampia forma, onde maggiorniente oampeggiassero i prolili delle
ardiitettui-e ; die si branierebbe nella rappresentazione di alcuni
monumenti un maggior numero di figure , aOSnclie piii chiara-
inente esposti fossero le piante, i laterali ed alcuni dettagli ; che
altri finalniente vedrebbero con compiacenza il teste dichiarativo
piii ricco in alcuni articoli di quelle erudite notizie, che servono
direttaaiente all' illustrazione della storia dell' arte.
r^RTE 1T\LIANA. U'Jl
Volgarizzamento delle tre prime Pistole dl Skneca :
testo di lingua. — Venezia , 1820, nella tipogra-
fia Picotti.
L' editore , sig. Giuseppe Lazz.ri, ha voluto onorare nobili
nozze colla pubblirazioiie di quesro volgarizzamenco , che e uno
del liljri sacn della Crusca , piuttosto die di alcuna couiposl-
zione sua propria; e merita plauso. Questo volsarizzaiiieiito fu
fatto prima del iSiS; e sopra una tradu^ione provenzale : ra-
gione noa osservata , lua certa , della introduzione in esso di
jiarole e frasi , die nei Trecentlsti si rigiaavdano rouie ore pret-
tcj , e ne' nioderni come moneia falsa. Souo celebri presso i To-
scani due Codici di questo volgarizzamento , uno della Lauren-
xiaiia , r altro de' Guicriardmi ; e uionsignor Bottari stampo il
prime nel 1717. Ma qiiesta edizio .e e stata fiitta sopra unCo-*
dice trovato in Udine , e die e una copia di quello de' Guic-
ciardini; poi regolata supra due Codici, che sono uella Biblio-
teca di S. Marco. II sig. Eiiianuele Cicofna e quegli ciie lia
jiresa questa cura ; ed egli ha d<l Codice udinese tolto il Pro-
logo e Je tre prime lettered oniie per la stampa di questo sag-
gio possa giudicarsi , se due, od uno si possano credere i vol-
garizzamenti antichi di Senecn , siccome per certe dilTerenze si
e da alcuno disputato. Egli in olrre ha corredato questo volga-
rizzamento di alcune note di confronto , e di voci e modi di
dire mancanti nel Vocabolario del Cesari , e che , die' egli ,
sarebl^ero da inserire per maggior dovizia della lingua. Ecco
quelle voci e que' modi mancanti. Metter pregio per avere in
precio : ablracciare tutte le ore per iiufjiegare : tanto sia , o lanto
eke sia per benche sia , o per quanta sia : di tutto in tutto : dar
molestia : dar travaglio : tutte lueniere : schifalta per ripugnanza :
abbominazione per nausea: al piii tosto awerbialmeute : andar
fuora , o fuori della via figuratamenre : deliberare il ttio consiglio
per consultare : neghitezza per negHgenza , ecc. 11 sig. Cicogna
ha pur corredato questo volgarizzamento di alcune vai"ianti tolte
dai due Codici di S. Miirco , mettendo in onore voci e modi
che ha trovati in essi , e non in altri , p. e. non per quanta in
vece non per questo: molestare invece di molestarsi , e simili. Se
con cio il sig. Cicogna voglia dire , che tutte le parole che veg-
gonsi in cjuesra sorta di libri sono da usarsi ; e che non puo
usarsi ne parola , ne frase , che non sia registrata nel vocabolario ,
e secreto ch' altri dicifrera a comodo suo. Koi ci hmitiamo a
riferire il Prologo di questo anoninio , giacche il miglior mezzo
di conoscere una persona e quello di udirla parlare. Eccolo.
« Seneca fu uno uomo savio, discepolo di uno hlosofo ch' eb-
be nome Stocion della setta delli stociani i cjr.ali diceano che
virtude e sovrano bene , e che neuno puote essere ben avven-
turato e beato senza virtude , e non jier cjuesto egli mette c
mescola spesse volte tra li suoi detti le sentenzie di uno lilosofo
aya appendice
rli' ebbe nome Epicuro , clie dicea die diletto e sovrauo bene,
tuttavia in tale niodo clie tornasse ad onestade. E si fu questo Epi-
curo uomo di niolta graude astiaenza, e nel piii dell.i sua vita non
luani^iava altro die pane e acqua ed erbe crude. Qu<*sto Seaeca
fu aato di Spagna, d' uaa citta die si diiauiava Corduba, e fu
zio di Lucauo il poeta ; uomo di graude litteratura e alta, e di
grande astiaenza , e maestro di Neroue il crudele iiiiperadore
di Roaia , e die '1 fece poscia occidere. Questo Seneca avea uno
grandissiino suo aiuico , il quale avea nouie Lucillo , e fu d' uua
contrada la quale allora si chiamava Campagna , e adesso e
cliiamata TeiTa di Lavoro , d' una cittade cti' ebbe noiue Poiu-
pei posta assai appresso di Napoli , la quale nabisso , sicconie
Seneca uiedesiiiio racconta nel libro delle questioni natuiah.
Questo Lucillo era procuratore del Senato e del popolo di Ro-
iiia neir isola di Cicilia, al quale Seneca tiiaudo piu e piii let-
tere e pistole pieue di buoni iiisegnanienti e addottrinaiuenti , i
quali seguitano qui sotto. Le quali pistole e insegoaiuenti e ad-
dottrinauienti fece translatare in lingua fiorentina Riccardo Petri
cittadiuo di Fiorenze ad utilitade e correzione e bene di tutti
coloro cli' in questo libro leggerauno cosi translatato , nel quale
le dette pjistole con suoi lusegnauienti ed addottrlnamenti per
ordine sono scritte , sicconie nello originale del detto Seneea
furon U'ovate. »
P I E M O N T E.
Versio hebraiccK Poeseos Sepher Thelim sen liber
psalmorain juxta novain jnethodiim legeiidi sine
piiiictis. Auctore Francisco Ricardi Unelieiisi. —
Genuce , ex typographia Hy acinthl Bonaudo , di
pag. 184 ill 12.°
Parafrasi del 3." capitolo del profeta Ab vcuc e del
salmo 61S exurget Deus , fatta snlla versione let-
terale latiiia del sig. Francesco Ricardi^ da esso
esegiiita sul testo ebreo^ giiista il suo metodo di
leggere senza punti. — Genoi>a ^ 1S17, stamperia
Bonaudo, di pag. 12 in 12.°
Dissertazione sul libro di GioB di Francesco Ri-
cardi fu Carlo di Oneglia. — Torino., 18 18,
tipografia Favale , di pag. 16 in 8.°
PARTE ITALIANA. Ji'S
La Cantica^ ossia Dramma profetico rigaardante i
fatti eke appartengoiio alia Redeiizione , tradotta
letteralmente in latino , e fedclm< nte in italiano ,
coll' aggluuta della spicgaztoue complcta del re-
si.hio di lingua punica conscrvato nel Penolo di
Plauto, ed an progetto di pasigrafia e ncomo-
gi-afia di Francesco Ricardi fa Carlo di One-
glla. — Genova^ 1818, stampcria Bonaudo , di
pag, 74. in i:l:'
JBcthomi , ossia la prima distrazione di Gerusalemme
sotto iVabiiCCodouosor ^ ed insieme piofezia della se~
conda sotto Tito Vcspasiano V anno settanta del-
t era volgare. Dramma ricavato dal testo ebraicOy
e compros^ato dalla qui ann.es 'sa traduzione Iptte-
rale dei Treii del profeta GEKEMi\,c?i Francesco
MiCAJiDi fu Carlo di Oneglia. — Qenova , 18x9,
staniperia Bonaudo, di pag. 60 in 12.°
Saggio snlV antica poesia degli Ebrei e sail' inter-
prctazione di una lapida ebrcdca esistente nell'atrio
' dcU Universitd di Torino non intesa fin ora, di
" Francesco Ricardi fa Carlo di Oneglia. — To-
rino , stampcria Reale ^ di pag. 3 2 in ix"
Abrege de la vraie methode de lire ct comprendre Vhe-
breu qui a etc perdue pendant la derniere captivite
des Jaifs d Babylone et maintenant recouvree par
Francois Ricardi^ feu Charles d'Oneille. — Genes ^
imprimerie Bonaudo , di pag. 28 in 12.°
Cominceremo tlall' ultimo di questi scritti del sig. RirarJi, il
quale sebbeue senza data , puo rendere ragione ui alciini altri
di lui lavori. Cvede egli di avere rinvenuto li vero nietodo di
leggere e d' iiitendere il testo ebraico , o sia 1' antica liiipua
ebraica senza il soccorso de' puuti clie rappreseurauo le vocalf.
Tutta r aacLcliica lia nconosciuto che sei vocali dovcvauo avervi
a, e , u , f , £, o ; gli ebrei masoreti bauno inrrodotto, coirap-
poggio della ragione e del testo , die ad ogni cousonaute si
dovesse sottinrendere apposto iino sceva o sia « ; quaiora \.er()
Hon fosse quella seguita inimediatameute da una vocale espressa
Bibl. Ital. T. XVm. 18
2^4" aptendtce
o sottintesfi , e qiialora non fosse finalp. L' nutove cscludendo
come spurj ed ingufficienti all.i i-etta intelligcnza i punti ma-
soretici , crede di siipplire roll' apposizione , secondo i geue-
rali modelli delle deciinazioni e delle conjugazioni di tutfe le
huone grammaticlie , rettificate ancora ove occoiTa , dei tre ac-
cent! o sia apici detti tnghim , rappresentanti le tre vocali e,
u . s. Con questo luezzo egli crede di avere scoperto la ra-
gione deir antica pocsia , fin ora , come egli dice, inutilniente
ricercata dagli ebreizzanti , e di essere giunto a dare connes-
sione ortodossa a tutti i libri della sacra scrittura. Egli si e
niosso ad intra)irendere cpiesta fatica sul riflesso clie i ti'adut-
tori non sono soveute d' accordo , e persino i nomi proprj pre-
sentano con vocali dift'ereati, n>entve soritti sono originariamente
colle stesse lettere ; die essi lion lianno atrribuito lo stesio
suono alle vocali medesime , leggeudo V aleph per a , per e ,
per i, per o e per u; che essi hanno anrhe abusato degli ac-
cent! aggiunti in nianiera vaga e non uniforme. Egli si e dun-
que studiato di regolarizzare V apposizione di quegh accenti, e
di scoprirne il valore coll' esanie della declinazione dei nomi e
degli articoli.
Egli ha spedito aile principal! accademie d! Europa il suo
metodo , e per quanto ci e noto, ancora ne attende il giudizio.
l>loi ci guaidt-renio dunqiie dal pronunziare anticipataniente su
questo argonieuto , tanto piii che note ci sono le contraddizioni
sostenute dallo stesso Masclef, autore di un metodo di leggere
senza punti , che dalT autore veggiaino seguitato nella disposi-
zione delle consonant! , ed il poco favore che ottenne tra di
no! coUa proposizione di un consiniile metodo il P. Giovenale
Sacchi , al quale si opposero con erudite dissertazioni il signor
Gallizloli ed il cav. Bossi , dato allora alio studio delle lingue
oriental!.
Farenio intanto parola di alcune version! bibllche die 1' au-
tore ha fatte seguendo il suo metodo , e non serveudosi che
dei significat! coniuni in tutti i buoni vocabolarj ebraici , atte-
nendosi nel riniaiiente al testo colla maggiore fedelta ed esaC-
tezza letterale.
La prima e quella della Cantica die egli nguarda come dramma
profetico , conrernente i fatti che appartengono alia Redenzione.
Egli ne ha indicati ! personaggi , e ne ha distiuto gli atti e le
scene. La prima versione e poetica, ed in alcune ariette tro-
viamo alcun poco di mecastasiana dolrezza. Seguono una ver-
sione letterale latina, e quindi un artirolo di lettera suU' antica |i
poesia e buW arte dramiuatica degli Ebrei , nella quale s' in-
serisce una parafras! italiana lirico-dranimatica del canto di De-
hora. Per tdtimo si di un progetto di pasigrafia e neoinogralia ,
che ci spiace di vedere per errore uel frontispizio detta not'
vtografia.
t I
1*A.RTE ITALIAN A. 27u'
Anche del libro cli C'iahbe egli ha voluto formare iin diamnia ,
e dopo averne distinti i ])eisonaggi , ne espoue nella sua dis-
sertazione su quel libro, 1' argomeiito , la coiidotta e lo eciogli--
inento , indicando ancora i corollarj che ne enifrgano.' Siccome
delta Cantica egli aveva fatto uua rappresencazione della lle-
denzione ; cosi in Giobbt trova la figuia dtl Redentoie, e. nel
can.o del profeta Abacuc una fedele descrizioue del giudizio
universale.
Egli ha pure dato una parafrasl in versi del terzo capitola
di quel ])rofeta e del sahuo 68: Exurget Deus , ed una ver-
eione letterale latina di tutti i ealmi , le quali cose tutte ,
I come egli dice, servouo di confenna al di lui nietodo di leg-
gere senza punti. Parlerenio per ultinio della Bethomi , o sia
della prima distruzione di Gerusaleunne sotto Nabuccodonosor.
Questo e im drauinia clie egli ha con grandissiuia faiica rica-
vato dal testo ebreo , ed in prova ha egli aggiunta nel volume
medesiuio la ti'aduzione letcerale dei treui del pi-ofeta Geremia.
Altra prova ne ha egh fatto nel saggio suU' antica poesia degli
Ebrei , esponendo il quinto ed ultimo capitolo dei treni sud-
' detti neir originale , e nducendolo in poesia coll' inserire tra
le lettere ebraiche le vocali nostre infranimezzate.
L' iscrizioue ebraica esistcnte nell' atno dell' Universita di To-
rino sembra Ictta ed mterpretata ingegnosamente ; ne altri-
nictiti potrebbe leggersi, non trovaudosi a tutta prima ebraiche
I le parole per essere scntte scnza distinzione tra una ed altra
I voce. Se 1' interpretazioue e la parafrasi delT autore potesse am—
I niettersi, risulterebbe essere questo 1' epitafio di un iiomo detta
[ irhffet , virtuoso e peniteute, il quale in vecchiezza si lascio se-
durre ed abuso della »ua dottnna per pubblicare 1' empieta.
i Noi abbiamo piu volte veduta quella laj^ida, eadii'vero, come
molt' alfre di quella nazione che nei lapidarj s' incoutrano , non
I ei e sembrata jjtr la iorma de' carattcri molto antica , cume
1' autore stesso ha in line riconosciuto , ne meriievole di niolti
Studj per otienerne 1' interpretazione. Alcune consimdi iscnzioni
in uiarmo trovansi nell' ospedale di Lodi, cola ridotfe per cura
deir egregio sig. Cavezzali , e queste pure non contengono se
ron epitafj strani , talvolta ancora capricciosi ei sempro incou-
cludenti per la storia egualmenre die per la fitologJa.
Koi desideriamo die il sig. Ricardi , il quale mentre appn«-
siouato vedesi jier la letterdtura ebraica , e degno per (ji:esto
di lode, iutimamente mosrrasi persuaso della rettiiudine e della
genuinita del di lui metodo di lei:gere senza piuiti , octenga il
sutlragio dei dotti onentalisti d' Italia e d' i)lfrenionti ; giacclie
confermato dill' autorita loro , potrebbe quel nietotlo nuscire dr
grandissima utdita, e facilitare e promuovere lo studio di un.i
lingua aotiohissima ed iniportantissini:\ ,, siicome (jtiella in cui.
^ scntto 01 iginalaiente il resto dei libri sacri dell' aiilico testa-
Jjiento.
27^ APPENDICE
STATIPONTIFICJ.
JS'otizle della vcnuta in Roma d'l. Caiinto TI e dl
Cri-tiano I re dl Dtudmarca negli aniil 1027 e
14^4, e dr. Fcderigo IV, giunto a Firrnze' eo/i
anirho dl venlrvl nel I'-cS, niccolte da Francesco
Canceluepi , ia occadone dclla faustls.iima per-
manenza in Roma delle A A. RR. il prlndpe ere-
ditarld di Danimctrca Crista no Federlco e Caro-
lina Anialia sotto II nome dl conte e contessa dl
Oldemburg^ con la hibllotcca degll scritlorl delle
cose Danesl. — Roma, 182,0, In 4.^, presso il
Bourlie.
Con quella profondita cli erudizioue di cui ba daro taute pvove
r A. nelle iuoUi])lici sue opere e in questa illustrato 1' avveni-
meuro dell' arrivo in Koma de' re Danesi Canuto il e Ciisiiauo I.
Caoiito parti d' lughilterra, soggetta al siio luijierio, si trasferi iu
Daiiiuiarca, iiidi si reco a Roma lu peliegriiiagaio (oh b«au teiupi ! )
per laredenzione de' suoi peccati , a\eodo iuteso dire daisapienti,
come egli sresso dichiara m una lettera addrizzata agl' luglesi ,
clie S. Pietro apostolo ricevette da Pio il potere di iegare e di
sciogliere , e che tiene le cliiavi del regno celeste; cluvigeruin-
que esse resni caslestis. Soddisfatto questo desiderio , e toruaio
ue' suoi doujinj cooiando ai suddiii di pagai-e le deciuie , e di
speUx'e a Pvonia il soldo . che gl' luglesi so'evano annualpiente
pagare sotto il titolo di denaro di. S. Pietro. L' A. coglie qui
occasione di ragiuiiare a lungo in una uota intorno a questo
tributo , e mostra clie in antico oliVi\aiisi alia Chiesa vouiaua in-
tieri regni e priucipati , e clie s' iui)iedivano con questo espe-
dieate giieme ed invasioni faceudosi soveute scrupolo i sovrani
d'invadere ftiadf del pontefice. Cio lu praticato piti volte dal-
r Ingliilterra.
Soao discordi gli scrittori mtorno all' anno in cui quel Canuto
venue in Pionia : alcuni dicono nel io33, ahri uel 1027. L' A.
doj o uiulie cntiche disquisizioui si attiene a quest' uliiuia sen-
teiiza.
Quanto a Cristiano I , questo monarca fu niosso ad intrapren*
dere lo stesso viaggio nel 1474 da un' luteuzioue egualmente
pia , per soddisfare cioe ad un suo vote : i costuuii non es->
senJo alloia cosi seuiplici, se ue venue in gran trrno , e coa
njagmlicenza fu ricevuto.
Essemiosi canibiari i tempi e le circostauze da motivi di re-
li^ioiie non pote essere sriuiolato Federico IV di trasferirsi iu
KoAia uel 1708. jy.a quesia gita non fu recata ^d efi'etto,,e
giunto a Firenze volto strada e ritorno ne' euoi Stati, Dices! che
r\RTF. ITALIAN. \. 277
HP fa persuaso dai cortigiani , i qiiali temevano clie la sua co-
Bcienza potesse essere niessa a qnalclie forte sTetta in quella
rapiialt; d'el niondo cattolico. Solaiuente na persoiiaggio della
famiglia reale prose&,ui LI viaiigio , e si condusse in Roma nel
cai-jiovate del I709. Sul proposito del cavnovale steude l' autore
una nota Ovve dichiara l' ovigiae della masclieva del Pulcinella j
ed tinBovera gli scritrori die ne haano parlato. A questi poteva
aggiLuigere Giacojiio Vitrorelli , poeta ancora viveate , che com-
pose' un grazioso poeinetto in ottave sdrucciole intitolato i 3IaC'
Caroni , di cui il Pulcinella h protagonista.
L' opera tennina con uno '^pedinen hibliothecae scrlptorum re-
rum Danicaruin ordine chronolosico digestae , o\'e con moltissimo
studio si vegistraao da circa 200 opere , le quali illustraao la
storia, le leggi , la letteratura , la biografia della Danunarca.
Neir articolo della boraaica doveva easere rammentata la Flora
Danica dell' Oeder.
REGNO DELLE DUE SICILIE.
Ritratti poetici di Agatino Longo , catanexe. Parte
seconda che comprende gli oratori e i filosofi. — •
Catania, 1819, in ^° piccolo^ dai torch] dell U-
niversitd.
La prima parte , di cui a suo luogo abbiamo gia dato ragguaglio
(t. VII, p. 346) contiene i ritratti de' poeti. Gii oratori e 1 filosofi
sono in altrettanti sonetri drlineati in questa secouda , e riduconsi
ai seguenti : Aleiubert , Archiniede, Anstotile , Bacone , Bonnet ,
Bossuet , Buffon , Cartesio , C'cerone , Coperuico , Deiuostene ,
Emj'edocle , Filangieri , Franklin, Galilei, Kant , Leibnitz , Lin-
neo, Jlacchiavelli , Malebraiinhe , Massilon , Newton, Platone ,
Rousseau G. G., Socrate e Spallan?ani. Sotto due aspetti vo-
gliousi cocsidecare couiposizinni di siniil fatta , sotto quelio
cioe della soniiglianza del ritratto , il quale debb' essere tale ,
clie senza indicazione di nouie , di patria , e senza vcruna'glo-
ga , si raffiguri di botto da clii conosce la stovia letterana ii
soggetto che rappresertta , altrimenti 6i f areggerebbe alle ]iitture
di colui che scriveva sotto ai suoi quadri questo e un altera ,
questo e un cavallo. L' altro aspetto sotto cui debbono essere
esaminare siSFatte opere e quelio del uierito poetico ; e questo
non puo andare disgiunto dal priiiio quando \ool,asi fare una
coniposizioiie istruttiva iusieme e ]/iare\ ole., Se si dovesse usare
indulgenza verso il difetto cfi una di queste due prerogative,
siauio di avviso che per voto gener^ile non si Ubevebbe verso
la poesia , poiche uial si soilVono L cattivi o i niediocri versi ,
qualun que siano i aentiuienti che essi raccLiudonp , i quali uon
appajono belli se uou cbe in quauto che souu bene esposti.
178
APPENDICE
- ■^■- Hill
Kispetto alLi verita de' rirratrl , I'A. lia saputo niolte volte af-
ferrare i tiatti cniattPiMstiri de' siioi protagonisti , ronie sarebbe
in qiipllo ili Alembpvt , di Bacone , di Buffon , del Galilei, ma
in alcuni aitri potreblte taluno avvisavsi clie siasi usata uua ma-
niera troppo vaga e generale , e talvolta anche iufedele. Di
qupste raende potrebbero essere singolarniente tacciati i ritratti
di Platone e di Rousseau. Dell' eloquente paradossista , e del
niisautropo di Ginevra appena viene acrennato il vigore dello
stile , e oonie di un distruttore delta fede si conchiude che la
i-eligione , la virtu, la coscienza e 1' onore vietano che si ab-
bia a versare una stilla di pianto suUa sua touiba , cose tuttf?
clip si potrpbl)pi-o egualmpnte dire di qualunque scrittore che si
volessp rappreseutare ribaldo. Platone e raffigurato come uno
che travede la verita fra le tenebre , ma che ideando a suo
niodo uno state civile combatte la natura ed atterra il pudore.
rcichi a questi tratti saprebbero riconoscere quell' antico filosofo
che fu tanto raeditato ed encomiato da; padri della Chiesa.
Per quanto spetta al merito poptlco,se i versi non sono stm-
pve sostenuti , se le frasi Don riescono sempre di scelta elegan-
za , se qualche volta lo stile e languido e sparuto , non si potra
dire alnieno che sia contor.to e ricercato. Immune da qupsti di-
fetti , e nello stesso tempo fedele ci sembra il ritratto di Kant ,
autore di quella filosofia che chiaraano trascendenlale,
Nel Borussico ciel dove sovente
Stride di nembi indomita procella ,
Sorger veggo un vapor , che ognor novella
Forza acquista da lurida sorgente.
L' Orizzontc teutonico repente
Cuopre , ed ingombra region si bella,
Si che io gia uiiro iu questa parte e in quella
L' articlie stelle ottenebrate e spente.
Fioca luce talora ed indistinta
Da quel nembo traspare , abbenche sia
Dalle dense teuebre oppressa e vinta.
Ox- fia che Italia per suo turpe scorno
Voglia niai preferir notte si ria
A f^uel clie su lei splende amico giorno '
PARTE STR\NIERA. 279
..> -• ^ CO RRISPONDENZA.
Leitera del sig. pro/essore G. A. Giobert al signor
AcERBi, direttore della Biblioteca Italiana. ,
In uu gloraale francese ( Revue Enciclopedique , torn. 3 ,
pag, 583) io leggo il segueiite articolo, clie certaiueiite e stato
esrratto da qualche giornale italiano , ch' io non lio veduto.
^..Vtrone — Metalluugie i JMonsieur Bariuossi a decouvert Tart
de readre aux cloches felees leur premier son, sans avoir besoin
de les refondre. Dans differents endroits d'lfalie il a deja eu
roccasion d'appliquer tres Iieureusement le proced^ dont il
est Vinventeur ». Se qutlli i quali si destinaiio a una professione
cominciassero , come Io debbono fare , dallo studiare T origine ,
i progressi , la storia della loro arte , niolte cose a trovarle
quali si affaticano , sarebbero loro notissime. Cosi i fonditori dt
cauipane , saprebbero tutti come senza rifarle , si possa rendere
ad esse il suono primitivo , e clie quest' arte praticata da niolti
secoli non piii rimane a discoprire.
La descnzione di questa maniera si trova in un libro troppo
dimenticato e dai dotti e dai letrerati , nia che pure e uno
de' piii oaorevoli per 1' Italia, perciie oltre le altre cose di cui
tratta e il primo in cui le cose tutte di metallur^ia e di doci-
mastica sono state sistematicamente trattate ; poiche cjuesto libro
e anteriore a quello che abbiauio sul proposito da Giorgio Agri-
cola. Io sono stupito che non sia stato coiiipreso da codesto Si'lve-
etri nella Biblioteca scelta di opere italiane , classe di scienze ed
arti , nella quale poteva far corpo con V arte vetrai-ia del Neri.
Questo libro e la Pirotecnia di Vaauccio Biringoccio Sanese ,
opera che a' suoi tempi ottenae il titolo di divina, e ch'e il
piii complcto trattato delle arti chiaiiche che si agglrano scpra
i metalli.
Ecco cio che a riguardo dell' arte di rendere alle caiupane
rotte il suono di prima , si legge nel libro sesto , al capitolo
XV che vi i destinato e che e cosi intitolato.
Ordine et luodo di saldare le campane sfesse.
a Appresso alle sopradette niaterie , per parermi cosa ffoco
usata , ingeniosa e di molta utilita, vi vo' dire il modo del saldare
le campane sfesse per le percosse del troppo gran battaglio ; o
per Io straordinano e sforzato suonare ; quali spesso nell' orlo ,
nel core o in altro tuoco si vanno sfendendo ; et per tali sfen-
diture perdono il suono ; anzi non altrimenti il fanno , che ceriL
tegolacci di terra percossi -, che e vcraiiiente uua pieta a vedei'
280 A P I' K N D r C E"
qualrhe volta una c.iitipana bella er buona anzi pevfftta , faUa
con raato travaglio ec spesa , ec per si piccola cosa , doversi
pordere e per volerla di niio\o rifave jnuhe voI'.k v' ha duppio
danuo-, sen/a' avere r-amiiana; anzi bene S)iesso li patron! d' esse
per tal tiaiore , o per ounsulerare alia graudezza della spesa ,
o per Qpn aver da possere soj | lir ai cal , et alia guai-dia , ec
a uiolre,altre cose (he vi btBOgnano , molie volte )'er aban-
donate le lassano ; er con cpiesia via del saldar si sicuri d' haver
la cainpana niedesima , et diminuiscouo T im-.)niodita et la spesa
e possono anche sperar , che la ntorni nel suono alia perfettione
di prima.
» Hora a voler far qiie?to havete da forniar dentro la campana
di vantacsio dove e '1 sfesso, e fatta questa forma grossa quanto
vi par, et fortificata per ognt caso con tre o quattro verghette
di fexTo , e ricotia la metterete al suo iuogo dentro stuccaudo
bene ogni estreaio con terra uiolle , di poi i' einpirete deila
campaua tutto il vano di terra trita alquanto humida ben cal-
Cata , e la metterete in una f.issa cosi actoncia a jacere soiter-
rara , lassaiido solo seoperto la sfenditura 60i>ra della quale si
adatta una maiiica che pigh le fiamnie d' una fornacetta, e che
la porti di sorte die battiuo sopra alia sfenditura di j iiuio ; «
tanto ve le continiierete , che iion splo scaldino la campana in
quel luoco , uia la uiollifichino , facendoli sopra alia sfendiiur a
una volnciuola et uno spiracolo a\anti che sia volto in su,
dove le fiamnie eschino , e cosi con questa via essendo la cam-
pana condorta dal fnoro in bianco , e disposta in quel luoco ,
dove le fiamme batreno ,' a liquefarsi , con un ferro la toccarete
et rrovando ch' entri nel metailo la jionta , pigliarete alquanto
di liietallo fuso in uno crociuolo o in una cassetta , e per la
borca della uscita delle fiamme della manica v' el gittarete sopra,
e di nuovo lassarete li due meralli ben scaldare, e bene unirsi
insieme. Di poi c[naiido vi jjarra farere allrntar il fuoco , et a
poco a poco la lassarete freddar , et fredda trovarete la vostra
campana salda. Ma quel luoco, che avrete saldo , sara alquanto
piu grosso rispetto ai piu del nietallo che vi meiteste , del
quale con la forza di scarpelli levarete il superfluo , e la re-
durrete a buona forma; et cosi haverete ritomata la campana
de uu jjezzo non alrnmecti sara che se regittata fosse, et dt
suono nella bonta di pi'iuia, come la ragione et la sperienza
\i dimosti'era » .
La mauiera non puo essere piu chinramente espressa; se non
che nella edizionCi che ho sort' orclao ( ch' ^ ima delle ultime ,
e di Vinee.ia }.er Comin da Trino di ]Mnnferr;ito iSSg) , aggiunge
alia chiarezza ima elegante no, ma esatta tavola innsa in legno,
che ben rappresenta e la fornacetta, la manica, e la cauipaua.
Torino il 24 m^rzo 182.0.
.Jl'-iV.t
PAETE ITALIANA. 28 1
Lettera di un dilettante dl teatro al Dircttorc della
BibUoteca Italiana.
Signore ,
L' urbanira ron la quale mostiMfe nel vostro proeuiio per
r anno 1820 di volere acco£;licre gli avvei'tliiienti til quelle in-
voloufarie oniiggloni clie vi sono sfiiggne in qae'l lavoro , mi
rencle arclito fer suggerirvene appimto una che riguarda F arti-
colo del Teatro — Voi avete' detto clie la niusa coniica del
C. Giraiid tare da qualcbe tenipo , e che fta le di lui pro-
duzioui reatrali si puo riguaidare come la niigliore quella che
porfa 1 er titolo I'/^jo jieW iwbarazzo ; foioe voi ignoi'avate che uel
decorso auno 1819, di cui appiinto compilaste 1 fasti, il C. Gi-
raud eiasi riprodotto al imbhlico cou una novissiiiia comiuedia
inntolara La lotteria di Culnbuono , la quale fu pei- la prima ed
ultima volia rappreseutata in Firenze sotto la loggia delta dei Lanzl
con molta soddisfazlorre deti' autore , che la puo riguardare a
giusto motivo come il siio Capo d' Opera. Non parlo del modo
con cui fu accolta dal pubblico, giacclie nelle commedie di que-
sto nuovo genere fatte per piacei'e piii ai comici che agli ascol-
tauti , il pubblico noa puo esaere giiidice couipetente.
Voi ignnravate al certo tulto questo, perclie altrimenti, tacendo
deir Ajo neir imbarazzo , avreste trovato nella Lotteria di Col-
tibuono un soggetto piu degno del vostro stile , e della vostra
cloqiieaza.
Sono , ecc.
Il priuio niarzo 1820.
A N N U N Z J.
II sig. Giorgio Jan, professore dl botanica neU'Uni-
Tersita di Paraia ha puV)])licato la seconda centiiria della
s«a flora Itnlice supcrioris, e le due prime deW Hr^rbarium
portatile Piiportianio i nomi delle piante in esse centu-
rie contenute.
Rerbariam teclinico-georgicum. — Plantce tinctorice.
CzNTVRIA I.
, TuEGHiNO. LiTHosFESMUM officinale L.
CoRONiLLA emerus L. Valantia cruciata L.
Croton tinctoriuni L. Pbunvs padus L.
Mercurialis perennis L. Hieracivm pilosella L.
Meljxpybum anense L. Coreopsis, vertieillnta L, '
Rosso. Ep^onymvs eurnpcea L.
■iifQVSTRVtt vulture L, Asperula cjnunchica L.
28a
APP£NDIOE
AsPEnvLA tinctoria L.
Galium verwn L.
mollu'^o L
sylvaticwn L,
borcale L.
CBiVT^t7«ii< yacea L. '•
Othonna cheirifolia L.
Carpi N us betulus L.
CoATrJtiy^Bf^ polygonatumL.
Cljnopodivm vulgare L.
Evs'A tinctoruin L. Tmlaspi bursa pastoris L.
LiTiiosPERMVM arvmse L. Erysimum barbarea L.
OiV05jV^ fchioides L. Geranium snnguinewn L.
Staphilea pinnata L.- -^^ .*i' Genista tinctoria L.
Co;!iVC7s inascula L. - /.i^MM-M pilosa L.
Nero. avw tK^Mi\'Tirri£/s vulneraria L.
Lycopus europceus Ll'.'i^'v,''' riLAr,o arv^nse L.
Daphne Cneorum L.
SpiRJEA uhnaria L,
Scorzonera humilis L.
PoTEXTiLLA argentcu L.
Melia uzedarach L;
Scutellaria gaiericulata L.
Lathy Rus aphaca L.
GlALLO.
PffiLLYREA media L.
Circjea luteliana L.
Crocus sativus L.
Prunvs avium L.
Cratmgus monogyna Jacq.
Pyrus communis L.
Leonurus cardiaca L.
Lepidium latifolium L.
Amorpha fruticosa L.
Lotus hirsutus L.
' corniculatus L.
JJiERAciuM umbellatum L.
Serratula tmctoria L.
Br DENS tripartita L.
SoLiDAco semporvirens L.
Ci7JT,«Gtrs oxyncantha L.
Anemone nemorosa L.
C ALT HA pulustris h.'-^i '^"l
T^jv/^/?/x gallica L. JOV.'JV.i*'
Ty^jtftrs communis L. k-xr-fe-Ai
Spartium junccuin L.^vsv, iv.
ScANDix pcctm L. sfHiisn.
Antjiemis tinctoria Ll'iR'jt^
Aster amellus L.
SoLiDAGO canadensis L.
RiNANTHus crista galli L.
Vitex agnus castus L.
Trifolium agrariwn L.
C^z,xt7Ar^ vulgaris Salisb.
CoRYLLus avellana L.
Verde.
B ROM us secalinus L.
Rhamnus frangula L.
Chxrophtllum sylvestre L.
Prunella vulgaris L.
Rhamnus catharticus L.
Pulsatilla vulgaris W. Ea.
Bruno.
RuBus fruticosus L.
Frag aria vesca L.
Ballota nigra L.
Senecio jacobcea L.
PvLMONARiA angustifolia L.
i officinalis
Philadelphus coronarius L,
PiNQUicuLA vulgaris L.
Polygonum aviculare L.
Inula dysenterica L.
Thuja orientalis L. a •
Hippophe rhamnoides li.
Sancuisorba officinalis L.
Lysimachi A vulgaris L.
V I BURN UM ■ lantana L. • - j •
i opulus Lj ,,j\;f4 Ai^»r
PARTE ITALIANA.
KelampybuM nemorosum L. Phvnvs mahaleb L.
Thlaspi atvense L. "" ' ^
OjfONis natrix L.
aSc
ceraiui L.
SoLiDAGO virgaurea L
Herbarium j}ortatile. — Plantoe Alpince.
CT u.l:,C^NTURJA I.
Vkronica aphylla'Jj¥^^
saxatilis L. > uiu/.
Valzbiana tripteris L.
Veronica alpina L.
VALERiAifA montana L.
• saxatilis L.
Eriophorum alpinum L.
Nardvs stricta L.
Agrostis alpina Leyss.
Phleum alpinum L.
Po>< alpina L.
>tr£;.v^ scheuchzeri AlUoni.
G^L/c; iif austriacuin Jacq.
JiV^Dflos^CE chamaejasme
Wulfen.
Mrosor/s alpestris Hoppe.
Androsace villosa L.
— - lactea L.
Primula auricula L.
farinosa L.
— — integrifolia L.
Campanula barbata L.
TsEsiuM alpinum L.
Viola bifiora L.
Gent I AN a acaulis L.
verna L.
Amarella L.
— — nivalis L.
pumila L.
utriculosa L.
BuPLEURUM angulosum L.
Athamantha cretensis L.
Lasebpitium peucedanoi"
des L.
pHELLANDRivM mutelluia L.
JuNCUS Jacquini L.,
Vacciniom vltis idaea L.
ToFlELDiA palustris Willd.
Erica herbacea L.
MoEHRiNoiA muscosa L.
Daphne alpina L.
FiHODODENDRON ferrugi-
neum L.
hirsutum L.
PoLiGONUM yiviparum L.
Pr^oiyJ uniflora L.
Saxifraga mutata L.
aizoon Jacq.
stellaris L.
caesia L.
rotundifolia L.
autumnalis L.
androsacea L.
SiLENE acaulis h.
Saxifraga muscoides Wulfen.
Saponabia ocymoides L.
AbenabiA ciliata AUio;ii.
laricifolia L.
Silene quadrifida Jacq. >
Abenaria austriaca Jacq. ^
Rosa alpina L.
Dbias octopetala L.
PoTENTiLLA aurea L.
Geum montanum L.
i?^A^ i/ivcyi. t/s montan/^i Willd.
Helianthemum oelandicum
Willd. En.
Pediculabis verticillata L.
Ranunculus alpestris L.
Lin ARIA alpina Willd. Eii, v
Thymus alpinus L. iTHw^d
Stachys alpina h. .!--.<»
trifidus L. .!l»i<\j Satureja r.upeitrii WulCea,^
284 A P P E N U I O Ji
ScvTELLARiA alpina L. . Senecio abrot.anifoliiis L.
KebiVEba mya^roidcs MeJi- Gnaphalivm IcoiUopodium
cits.
Lepidivm alpinwn L.
Drab A ajziuiles L.
AiiABJH nlpnia L.
Hedyi^arom ohscurum L.
Thlaspi alpcstrc L.
AsTUAGALus montnnus L.
HiERACiUM idp 'Stre Jacq.
• aureiiiii Villars.
aurantincuni L.
Jiicqutni Villars.
TusfiLAGO alpina.
Aster alpinus L.
Lam.
DoRiONtcuM niistriacuin Jac.
Erigeroiv alpiiiuii L.
Achillea ClawnncE L.
■ atrata L.
Pybethrvm alpinwn Willd.
Orchis niij^ra W.
. albida Swavtz.
Ophrys monurchis L.
odoratLsslina L.
Betula ovnta Schrank.
Salix herbacea L.
retusa L.
Herbarium por tattle. — Plaatce Vcrnales.
Centvria II.
Veronica proecox Schmidt.
• prostrata L.
PiNQVicuLA vulgaris L.
PoLYPOGON monsprliensis
Desfontaines.
FisTVRA ciliatn Link.
ScHOENVS niiiricans L.
Crocus lineatus Mihi.
Valantia glabra L.
Valeriana dioica L,
Plant AGO cynops L.
PuLMONARiA ans^asti folia.
VAiLLANTiApedemontunaBel-
lardi.
PvLMONABlA officinalis.
Lr cop SIS pulla L.
Primula ucauhs Jacq.
veris L.
Viola hirta L.
lactca Smith.
persicifolia Roth.
• rupfstns Sch^nitlt.
Andro-^ace- tnaxiina. L;
LoNicERA caprifoUuni L.
Vinca minor L.
Staphylea pinnata L.
Viburnum opulus L.
lantana L
Ornitiiogalum villosum Bie-
bersteiii.
sylvaticum Willd.
CoNVALLAjJiA pofygonatum L,
SciLLA bi folia L.
Erythronivm dens rnrnis L.
MuscARi roTianum W
rucemoswn Willd.
luzuLA camp^stris W. Ea,
Narcissus pr>et,icus L.
CONVALLARIA inaydis L.
Chlora pcrfoluira L
CONV ALL ARIA blfjU.l L.
D PHNt laurenli L.
Avoxa noschatrlh na, L.
Saxipbaga tridartylites L.
CALtuNA vul'oris Salisb.
Saxtfbaoa pulbif rn.
Cerastivm iirvffist' L.
bracliypctaluiuD fsportes
»6Jt3J9i:Cl ,iiaa.}/.
PARTE ITALIAN A.
185
CerAstivm vuljatum L.
viscoswn Smith. — C.
ovale Pers.
SiLENE italica Pers.
viridifl^ra L.
Arenabia trinervia L..
StellAb: A lulo'tea L.
EuFBORBiA peplus L.
fragifcra Mihi.
Philadelphus coronarius L.
ToTENTiLLA vema L.
opaca L.
-^ oZ6n L.
Cow^flPAf framrioides Roth.
Pulsatilla vuharis W. En.
■ pratensis W. Ea.
Anemone nemorosa L.
■ ranuiLculoides L.
HsLLEBORVs viridis L.
fcetidus L.
hyeinalis L.
FlAnoncvlvs ficaria L.
■ parviflorus L.
■ falcatus L.
Adonis virnalis L.
C ALT HA palustris L.
AjuGA rtpmns L.
genevensis L.
Digitalis lutca L. _
Lamivm aiiipl xicaule L.
u^xrsspiif montimum L. —
Thlaspi pirfcliatwn L.
alii actum L. **'
5/srjv/5if/f7Af polyceratium L.
C^/fOv^jif/A'^ hirsuta L.
Ababis tha liana L.
Dbaba verna L.
muralis L.
TuBBiTis patnla Ehrhart.
Thlaspi saxutile L.
Ababis turrita L.
■£■£/' DivM pctrcewn L.
LoTvs corniculatus L.
Astbagvlvs monspessulanus L.
Polygala arnara L.
t/i£x europcEus L.
Obobus vernus L.
Genista gerniunica J+.
■ f/#u5a Wild. .
F/c/yi lathyroides L.
sordida Wahlst. et Kit.
■ segetalis Thuill.
TussiLAGO petasites L.
far far a L.
Obchis pallens L.
■ vurifoata L.
ERRATA. — Tomo 17.°
Pag. 423 Ijn- l3-)4 Pernicotti .... Premarti
« ivi » J 7. Pietro Montani . . . P erluigi Mont.-marl
» 424 >> S''. il cav. d'Assincourt . . il rav. d'Ag-noouT-t
» 461 » 3l. neir urero dell'Auqua . iiell' nrto rlell'acqua
j> 470 dopo r articola necrologico del ra.v. Seka~tianc> Canierzani le;-
ga«' : Bnrroni Paolo di Voghera cavallere ilelln Speron d" -.ro
pilture riuomato. Egli era I'en.-ioaato da S. M. il Re >ii ?ar—
degna. Mori il 25 .nposto l8ii), nell' eta d' a*ui 70 e niesi 8-
Tomo l'6°
» 40 liu. 17. Bianchetti ttaxta AkWh. rl.,- Bianchetti detto esempUre d'e-
r|uenzvi e-teinporanea del li- /oqiienia estennicran^a dci li-
bri e dell' entuf lasmo . . bri tratto dell' eotoriasimi
» 4a »• II. Invece delle parole: contradrleifo ne' svoi diviiamcn'i
daW accademico Eerro , si legjja : P accademico CioVunni
Ferro tratto il qneiito : se la yindemmia doveise ossiiggctiarsi
a. Ugge di tempo , e sostenne contra il parere di a'.tri acca-
demiri V n^'emutiva,
Milano, daW I, K. Sfainperia, G. AcsEEl » Direttoie.
Ossen'azioni mateorologiche fatto aW I. /?. Osservatorio di Brera.
1820 MAGGIO.
M A T T 1 N A.
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27 9,0
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Ser. nebb. ser.
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Ser. nuv. ser.
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Ser. nebb. ser.
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+ 18,8
+ 18,5
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Ser. nuvolo.
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Neb. nuvolo,
Sereno.
Sereno.
Sereno , nebb.
Sereno.
Ser. nuv. ser.
Sereno.
Teni. nuv. ser.
Neb. nuv. aer.
Sereno , nebb.
Ser. nuv. p. got.
Nu. teni. piogg.
Nu. ro.poc.goc.
Nu. se. teuii pv
Nuv. ser. nuv-,
Nuvolo, ser.
Ser. nuv. ser.
Ser. nuv. ser.
S'^r. nuv. ser
Ser. nu. ro. tu.
Poc. pio.. . ser.
Nu. ser. te. pio.
Sereno.
Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. c,o
minima » ^7 " 47
media - • " 27 » 9,11
Quantita di pioggia poll. 4 lin. 5,33
Altezza mass, del term. +21,3
minima + 6,0
media +i5,li
BlBjQiPXJBC: A IT AtlANl
liElirERAT^RA ED ARtl LIBERALI*
graiS-Or de1t,.Semmario., Vol. 2 i/i 4.° grande fig.
•ft... . -;jj. ■ :' i ■
X-' 4 lungo tempo si aspettava in Italia una edizioiie
del sublime eaniore di Zawa, che degna fosse di
queir esimio poeta , e degna ancora delia patria
che egli aveya. tanto onorata co'' suoi scritti ; e gia
da alcuni anni parlavasi dellardua impresa assunta
dal prof. Antonio Marsand di formarne , illustrarne.
ed adornarne nnia edizione , che soddisfare potesse
r aspettaziftne dei'liettefati.- Questa e liaalmente ve-
nuta in luce, e sebbene diphiarata gia siasi a favore
della rnedesima la comune opinione dei letterati e
degli„uoraini..dotati dibuon gusto ', tuttavia crediamo
del dovere nostro di fame speciale menzione , onde
renderla jjiii nota agli amatori del vero bello e darne
altresi iin*^ idea a coloro, che abbastanza fortunati
non fossero, per poterla acquistare ed averia libe-
ramente alle niani , essendo la rnedesima di xm prezzo
proporzionato alia raagaificenza della esecozione.
■A' i''*i .
a88 LE i!n\n<;
Sotto due aspetti dehbono consuleiarsi, a nostro
avviso , le cdiziom di questo geiicre : sotto quello
del materiale , o sia della niecciinica eseruzkme
deir opera , e sotto quello del formale, o sia delle
cure ingegnose che costituiscono il merito intrinseco
deila ristampa.
Dal lalo del materiale presentasi questa edizione
con tutti i carattcri di splendidezza e di lusso. For-
ma grandiosa, carta sctltissima, bianchissinia, ci-
lindrata ; caratieri nnovi , bella disprsizione delle
pagine, margini aniplissinii ; questi sono i pregi che
si ravvisano al primo aprire diel libro. Ma questo
non e tutto ancora. L' edizione e arriccliita di al-
cune tavole in rame, preziosissime tanto per i sog-
getti che rappresentano e gli originali dai quali sono
pigliati, quanto jser Y intaglio eseguito da cclebri
artisti , e solo saiebbe desiderabile che tutti fosscro
«tati intagliati a bulino , siccome lo sono i ritratti
di Laura e del Pctrarca. 11 primo di questi, tolto
da un oris;inale ce'ebre di Sitnone Blenimi , e stato
con somnia cura inciso dal valentissimo Raffaello
Morghen , il di cui nonie solo basta a mostrare 1' al-
tissiHiO prrgio dell' opera. Bellissimo e pure il ri-
tratto del Petrarcu , dipinto da Guarienti fin era
inedito, e con molta franchczza pittorica inciso da
Mauro Gandolfi. In fronte alia parte prima delle
rime trovasi il disegno della solitudine di Valchiu-
sa ; precede la seconda parte del canzoniere la so-
litudine di Selva-piana , perche non lungi da quella
il poeta ricevette I'annunzio della morie di Laura\
in fronte alia terza parte , che contiene i trionH ,
e collorala la vedata della solitudine di Arqua, per-
che il Petrarca la maggior parte ne compose in
quella solitudine \ la veduta di quella di Linteriio
presso Milano precede la parte quarta , per essere
il poeta nel tempo che cola abitava pervenuto alia
mago^iore altezza della fama sua chiarissima; e final-s
mente innanzi al trionfo della morte trovasi il mo-
Rumeuto , che e in Arqua , ed innanzi a quello deUa
DEL PETRARCA. S89
fama, il monumento che e ia Padova. Tutti questi
disegtii di vedute e moaumenti sono opera di va-
lenti artefici, e sono stciti incisi ad acqna tinta^ uno
dal defunto Bigatti ^ g,li alcn da Federico Lose in
Milano ; la veiluta de'la solirudine di Linterno e
stata ron molta cnra disegnat.t dall impares^giabile
nostro Gio. Migliara , cosicche .pao Milann glnriarsi
di aveie contribuito alia splendidezza di ;jue&ta no-
bihssinia edizioiie. II fac simile che si trova alia
pag. 358 del pnmo volume, e che presenta le otto
linee scritte dal poeta nel codice \ irgiliaao della
Biblioteca Anibrosiaiia , e stato diligeutementf" co-
piato da Emaiiuele 5coffJ , sotto rispezione delTedi-
tore niedesimo. Non rimane aduncjue cosa alcuna a
desiderare da questo lato, esst-ndosi adornata qae-ria
edizione , sicconie conveniva, di que'le sole tiouie
che un interesse imnudiato destare potevano nei
leggitori , e non con atUtt..ta profusione , cosircjie
r eieganza e T utilita non vengnno in airun niodo
pregiudicate dalla sobrteta e dalla discrezione. In-
terpret! noi delle pnbbliche brame , non dissiniule-
remo che alcuno avrebbe deskierato piu pon'p'isa
la parte tipogratica ; qn<^sta pcro non puo djrbi del
tutto inelegante, ne si puo impugnare la bel!e7za
e la proporzione dei diversi caratteri , sebbene al-
cuna maggiore dihgenza sarebbe stata opportuna-
mente impiegata negli spa?] o nelle distanze dei
caratteri niedesimi , delle quali si e spesso trascurr.ta
la eguaglianza , il che s;:lta agh occhi a dirjttura
nella parola adornata della prnna faccia dnpo il
frontispizio. Ma cjuesti pic( loli nei, se tali possono
pur dirsi , sono grandiosaineate conipensati dalla
corrozione del testo di tutta T opera, procurata non
dalP editore solo , nia da una coramissione di tre
valenti correttori, cosicche pno assicuiarsi . rhe al-
cun errore non trovasi in quii" due grossi volutin, e
questo libro potra annoverarsi tra i tre o qiiattro
che a notizia dei bibliografi esistono scevri da qua-
lunque erroie tipograbco. Questo niento , grande
per se stesso, diventa anrora mnggiore ove si ri-
Betta , die questa e V edizione di un celebre clas-
tico italiano.
Venendo ora alle cure letterarie che Teditorelia
postn a f(uesta edizione, nc'.la quale per molti e
mt'lii anni si nuo diie avere egli occupatn tutti i
suoi stud) e tutto V uonio ; coniinceremo dal fare
alrun ccnno della prefazione , siccome quella che
indica il nietodn da esso trnnto neila esecuzione
di questa grande impresa. Moki errori eransi intro-
dotti nelle edizioni del Fetrarca o per V ignoranza
dei copisti, o per la negligenza df' tip ograli, o per
r arbitrio ( e si sarebbe pure potuto in questo
luogo aggiugnere e talvolta per V Ig^noranza o la
trascuratezza ) degli editori ; e sebbene emendate
fossero alquanto quelle del Volpl^ del Bandini^ del
Serassi e del Morelli^ pure ritrovati aveva il Mar-
sand in esse aicuni passi, che a lui non parevano
del tutto proprj di si eccellente poeta. Si volse
egli al confronto delle prime che erano state date
in luce, secondo che si leggeva ne' manoscritti au-
tograti del Fetrarca medesimo allora esistenti, e
cominciando dal noto verso del sonetto 2o5
Arbor vittoriosa trionfale
trovo clie anche gli nltinii pin accurati editori stac-
cati si erano dalla sincerita della primitiva lezione.
Bestitui egli per questo mezzo molti passi alia loro
primitiva integrita ; e questi egli presenta in fine della
prefazione niedestma colla lezione comune a fronte ,
onde concesso sia ai lettori il discoprirne e consi-
derarne le ditferenze. Non ns6 manoscritti, perche
non potendosi abbastanza provare essere essi imme-
diataniente copiati da autografi, allora solo potreb-
bero servire , qualora mancando o-li autoo-i-afi me-
oesimi o anche la copia iijimediata di questi, non
vi avesse neppure edizione alcuna fatta su di un
autografo. I codici altronde non tratti da autngrafo,
pongono senipre in dubbio V autenticita della loro
lezione , ed il pericolo fanao nascere akresi che si
DEL PETR\RCA. 29I
icelga la lezione al giu:lizio dell' editore piubella,
e tioa la piu vera e genuina , il die il Marsand
diinostra con buone ragioni e con esempj.
Tre crede egli essere le edizioni, che da autografo
o da scritti d. 1 poeta stcsso rivedud, tratte fuioiio e
pubblict^ite; qadla di Padova di^l 1472 per Martino
de septem arboribus ^ la prima di Aldo del i5oi ,
c quella delio Stagiiino stampata in Venezia nel
i5i3, delle qaali T ultima, sebbene caduta in to-
tale dini'^nticatiza , conserva tutta la sua natia pu-
rita. Egli prova il merito loro , o sia la loro deri-
vazione dai testi origlrtali , coUe sottoscrizioni che
stanno in fine di ciascheduna; colla buona fede con
cui manifestamente vedesi in esse ricopiata la pri-
mitiva scrittura , e coll' ammirabile conformita di
Iczioni , che quasi sempie tra di esse si riconosce,
non potendosi neppure sospeLtare che V una sia
8tata ricopiata dalP altra. Dubito bensi il Marsand
a quale delle tre dovesse appigliarsi , ed in questo
dubbio debbero di ritenere la lezione comune ,
sebbene non conforme se non se ad una delle edi-
zioni sopra dette , e trovandola difforme da quelle
tre , di esse fece uso per restituirla alia primiera
sua integrita.
Non credette egli opportune d' illustrare con
comenli le cose gramma ticali , ne le storiche o le
poetiche ; ma pose animo a mettere in luce una
cdizione delle rime del Petrarca per quelli che gii
ne comprendono le bellezze tutte anche piii recon-
dite. Non ommise tuttavia di apporre a ciascun so-
netto ed a ciascuna canzone un breve ar^omento ,
e pose in tutto il testo le virgole e i punti in tale
maniera, che abbiasi a discoprire le bellezze della
poesia, ed a comprendere la forza tutta dei con-
cetti che si contengono in ciascuna parte dei com-
ponimenti. Le ommissioni dei punti e delle vir-
gole in alcuni luoghi , i quali sembrauo in tutto
consimili ad altri ai quali si sono apposti , non
serve che ad indicare la ditiereuza di un passo e
a()2 rE RIME
tlell'viltro; e non solo con qnesio mezT^o si spieG;a
la mente del p eta, ma si danao a vedeie altresi
Ic pii!i {ine ed arcane hellezze del'a composizione.
Trovasi t;\lv'>lta ia ([u^sta edizione la parola mede-
sima in vnrio modo scritta , come virtu e vertii ,
tiene e yene , pen^iero e pensero , iiifiammare ed
enfiammare ; oosi voile, dice re<lit'>re, il poeta,
e rosi dobbiamo volere ancor noi ; e qui si muove
a rombattere V opinione di quelli die soglioiio ri-
gcttnre le voci da essi dette antiquate ^ e solo in-
trodotte le credono, perche la nostra lingua a"" quel
tempi non era salita a quelT alto grado di per-
fezione, al quale, come essi credono, e pervenuta
ai di nostri. Osserva egli , che il poeta scrisse in
alrnn luogo pensiero e virtu; sapeva egli dunque
scrivere come ora si scrive , e se diversamente
scrisse in altro luogo, egli non lo ftce a caso, ma
con particolare avvedimento , forse per la dolcezra
e la 2;razia del verso. Questo conferma egli con
alcuni esempj ; e probabilmente non trovera se non
pnchi Tosrani per avventura, die non si conformino
al di lui awisamento.
Chiude egli la sua preCizione col rendere conto
dclle cure die si e piglinto per la parte bibliogra-
fica, calcografica e tipografica, e per arricdiire altresi
questa edizione con una nuova vita del Fetrarca ,
raccogliendo solo ed ordinando in breve conipendio
tutti que' pnssi principali delle opere latine del
poeta, ne' quali favelia di se medesimo ; anzi quei
passl mcdrsimi egli tradusse in volgare, studiandosi
tli avvicinarsi a quella semplicita, dignita, gravita
e quasi andie non ispiacevole ruvidezza , di die
e fatta la nviniera dello scrivere latino del Pe-
trarca medesimo.
Segnono le lezioni die in questa nuova edizione
sono rimesse nel canzoniere secondo il testo delle
tre lodate edizioni 1472, i5oi , l5i3, sotto a
ciascuna delle quali si rontengoao le lezioni comu-
ni & quasi comujii , cioe quelle che s' incontrano
DEL l^feTRARCA. 298
nelle edizioni del Volpi^ del Bandiiii^ del Serassi
e del Morelli. Queste lezioni sono al numero di
quarantadue , ed assai opportuna troviamo la loro
collocazione in questo luoo^o, perche una edizioae
spleadidissima quale e qnesta, noii viene per tal
modo imbarazzata o deturpata da variant! al piede
delle pagine.
Le postjile Petrarchesche chp i fatti riguardano del
poeta , compajono sotto il titolo di Mernorie della
vita di Francesco Petrarca cK egli stesso ci la<icid
scritte nelle opere sue latiiie. Queste sono tratte
dalla edizione delle di lui opera di Basilea dell' an-
no 1554, dalle lettere famdiari di lui stampate in
Lione nel 1601 , e vi si trova pur anco quella
tratta dal odice Virgiliano deirAmbrosiana. La tra-
duzione e fatta con tale studio, die si puo credere
di udire le cose narrate dalla bocca medesinia del
Petrarca.
Contiene il primo volume la parte prima del
canzoniere con un indice a^fabetico delle Fame
scritte in vita di Madonna Laura ^ che quella prima
parte compongono. Seguono quindi le dichiarazioni
ed illustrazioni storico-crltiche de' ritratti, delle
vedute e delle altre opere d' intaglio, che si con-
tengono nel primo e nel secondo volume. L' editore
si e fatto perfiao scrupolo di non esporre Tor dine,
con cui sono collocate le stampe delle opere d' inta-
glio, e le ragioni die a tale ordine lo determi-
narono. S' impara da queste illustrazioni essere il
ritratto del poefa tratto da una pittura a fiesco di
una casa, dov'egli soleva al^itare in Padova, nella
quale era egli dipinto colle mani giunte , in atto
di orare innanzi la Vergine , so non da Qaarienta
medesimo , che pero era di lui coniernporaneo ,
almeno da alcuno di quella scuola, Essendo stata
quella casa nelle successive vicende demolita , passo
quel pezzo di muro nel palazzo Selvatico ^ e quindi
per dono fattone dalP ultimo possessore, nella sala
del Vescovi di Padova, ove trovasi decentemente
2()4 '"*■ ^'*i^
riposfa con una iscrlzione relativa al dono. II ri-
tratto pure di Laura puo dirsi tin ora inedito , per-
che tratto da una tavola della casa Piccolornini Bel-
lanti di Siena , della quale solo alcuni coiitorni
erano stati pubblicati dal cav. Cicognara. Cou buoni
ara^omcnti prova T editore essere quest' opera di
Simone 3Iemmi , ed essere il vero ritratto di Laura.
Chiunque ha veduto la miniatura sopra pergamena
fiittane da Emaiiuele Scotti , non ha potuto che
tributare a quell' opera grandissime lodi , e mold
la dissero quasi miracolosa -, e questa ha servito di
escmplare al nobilissimo intaglio di Morghen. II
dises^no della solitudine di Valchiusa e stato toko
dal vero , e rifatto poi con estrema finitezza e con
molto spirito dal sig. Migliara. II fac simile^ oltre
jl presentare la forma genuina del carattere del
porta , serve altresi a provare , che mai quelle
poche linee scritte nel Codice Ambrosiano non fu-
rono nelle edizioni riferite genuinamente quali sono
neir orig^inale. La veduta della solitudine di Linter-
no (the per verita poteva dirsi un casale anziche
«n villa2;2;io ) destera alcun interesse ne' Milanesi , i
quali in quel nonie, adottato forse da Petrarca per
alruna riniembranza della villa di Scipione., ravvi-
Beranno (\ue\ luogo basso ed umido detto dai con-
tadini Lnterna^ luverna o anche Lnferna^ come sotto
il nome d' Inferno trovasi in alcuna carta antica.
11 secondo volume contiene la parte seconda del
Canzonicre , o sia i componimenti del Petrarca in
morte di Madonna Ijuura; la terza parte delle rime,
cioe i trionfi , ai quali si premette un breve prologo ;
finalmeute la quarta contenente i sonetti e !e can-
zoni del Petrarca sopra varj argomenti. Dopo Tindice
alfabetico dei componimenti, come nella parte prima,
trovasi la Biblioteca petrarchesca, cioe un' accurata
e diligente notizia delle edizioni tutte del Canzo-
nicre di Francesco Petrarca , la quale non e uno
dei pill pircioli ornamenti di questa edizione. 11 cata-
logo, omle evitare \^ nojose ripetizioni, presentasj.
DEL PETRARCA, 3^5
ingegnosamente in nn quadro di sci colonne, la
prima delle quali indica Fanno, la seconda il luo-
go, la terza lo stanipatore , la qiiarta la forma,
la quinta il carattere , la sesta il comento o sia il
nonie del comentatore. II catalogo suddetto e di-
stinto a secolo per secolo , e comincia coll' edizione
Vindelininjia del 1 470 , e finisce con quella del Mav"
sand del 1820. Segue la descrizione bibliografica e
critica delle edizioni medesime con tre appendici,
lavoro di grandissiraa fotica, e die grato dee riuscire
a tutti i bibliografi ; nella prima appendice si espone
la serie alfabetica di tutti gli spositori, che solo alcuna
parte del Canzoniere comentarono ; nella seconda il
catalogo parimente alfabetico delle opera di varj
scrittori nelle quali si parla o del Petrarca stesso
O del suo Canzoniere; nella terza finalmente la
noti/ia della traduzione in diverse lingue di tutto
il Canzoniere o di qualclie sua parte.
Da questi brevi cenui si potra facilmente racco-
gliere , che nulla piu si sarebbe potuto desiderare
da un uomo , che solo coi proprj mezzi ha iutra-
presa un' edizione cosi sontuosa , ed a quella ha
consacrato per lungo tempo tutti i suoi studj e le
sue cure, ed a questa specie di nave petrarchesca
commesso tutto il suo patrimonio. Noi non dubi-
tiamo , che compiuta sia Taspettazione , nella quale
erano da gran tempo gritaliani; che i letterati gli
sapranno buon grado di questa sua fatica -, che tutte
Ic insigni biblioteche e tutt'i collettori di scelti li-
bri si faranno un pregio di acquistare questa splen-
dida edizione , e che trovandosi cosi pienamente
avverata la predizione fatta nel nostro proemio di
quest' anno , il Petrarca di Marsund sard il piic
hello che esist(k.
2C)6
Due Errata Corrlge sopra nii Testo class ico del h ion
secolo dclla llns^iia. — MilanOy 1820, i/i 8.°, dalloL
societd de Classici Italiani.
V.
EDiAMO con piacere il cavalier Monti tornare ia
campo e I'iprendere i siioi lavori sulla lingua.
Qucsta operetta e indirizzata ad Urbano Lam-
predi con una lettera scritta con tanto buon garbo
che crediam^ ornarne la nostra Biblioteca ripor-
tandola per intiero. Essa non parra lunga a chi sa
gnstare le grazie dello stile condite dalla venusta
delle parole e dalla eviden:'-a de' pensieri.
II buon circonciso, a cui filasti la prima delle tue let-
tere critiche al sigaor Petroai ititorno la mia Proposta ,
e stato SI diligeiite a firae il recapito, che io il pensava
gia ito alia valle di Mimbre a visitare l' ara d' Abraino.
Pur quando Tddio voile, finalraeate ei comparve ; ma
cosi tardi , cV io noti curai di avvisarne subito la rice-
vuta , e ringraziarteae , aspettaado di farlo all'arrivo della
seconda. Ora che non pur la seconda , ma anche la terza
sono in mie mani, e che tutto il mio desiderio e adem-
pito, comincero a saldar teco la mia ragione. E premesso
che molte sono state in ogn' incontro le prove della tua
leale amicizia , diro che quest' ultima del combattermi
apcrtamente ne' luoghi della Proposta, dove a te pare
«lV io sia andato in errore , va innanzi a tutte. Percioc-
che r impugnare con urbana franchezza le opinioni del-
I'amico, e tenersl slcuro non solo di non ofFenderlo ,
ma di piacergli , e argomento di stima: ed essendo tu
cima di letterati , io m' allegro di aver ottenuta la tua
per questa via. Non sono un granile teologo come tu *
ne gran moralista: nondimeno anch'io lessi una voka il
tuo dottor Agostino; e ini si scrisse fin d' allora nell' a-
nimo una sua bella sentenza , che al presente nostro caso
torna assai bene : Le ferite dell' amico sono migliori che i
had dell' inimico. De' quali baci , insej^.iati gia da colui
che tradi il Maestro nell' orto , e poi s' irapicco brava-
mente ad un fico , e gran cortesia anche al di d' oggi :
ii\a la pianta di quel benedetto fico e perduta.
DUE ERRVT.l COKRICE. H^f
E qui a proposito di sleali am'ici bisogna che per de-
bito di coscienza io ti levi del capo un errore in cui
una falsa voce ti ha conJotto : acciocche , datasi 1" occa-
tioae, tu possa onoratamente porvi riparo ; esseudo cosa
troppo divisa dal candido ttso costume V affliggere ia
cambio de' rei gl' iniiorenti. Nella prima delle tue lettere
tempestando de' tuoi disdegiii rAnoaimo die ha terape-
stato me delle sue critiche villanie , tu 1' hai spactiato
uomo lombardo. Or sappi ch' egli e veramente, quale
si vanta , uomo toscano. Sappi ch' egU e tuo concittadi-
no, come gia coacittadino e parente di Diomede fu quel
Tersite di cui fa vivo ritratto il maledico che inteiidia-
mo; sa'vo che quelle era zoppo e gobbo , e questo va
diritto della persona , come fuso ; e colla difFerenza che
il Greco vomitava alia scoperta le sue maldicenze , e il
tuo Toscau'i le vomita cheto cheto e nascoso. Sappi final-
mente ch' egli e un quondam nostro carissimo, di quelli
cioe a cui I' u'nana prudenza , secoodo la formola degli
antichi dIs MANrnrs ne nocsant , e tuttogiorno costretta
a far sacrifizj col rito dell' amicizia E quanti io ne ab-
bia fatti a cestui per piu anni con una pazieuza a tutti
maravigliosa , ma senza pro, come vedi , e soverchio il
centarlo. Cio ti basti a tua norma; e non cercare del
resto. II fatto e si laido e si fuori deU'cnesta, che tecca
i confini della briccenerla.
Ripigliando era il discorso delle censure , onde ti placque
onorarmi , ricevine i miei sinceri ringraziamenti. Non e
questo il memento di separare le buone dalle non bue-
ne , e di darti io pure una prova della mia stima col
redarguir le seconde , e provarti che la Filosofia, che pur
t' ha faite priore del sue collegio , non ti ha per anclie
perfettamente guarite di carte preoccupazioni che anneb-
biano il bel sole del tue giudizio. Ma questi vapori spi-
rati da un eccessive zelo di municipio si dilegueranno ,
Io spero , alia poaderata lettura del qnarte volume della
Proposta che si va stampando a gran fretta. Egli e tutto
lavoro del figlio dell' amor mio , cioe. del mio Perticari ,
alia cui forte e nobile penna due gravisslmi assunti ho
commesso. L'uno di vendicar Dante delT oltraggio fatto-
eli da colore che hanne cuer di pens?ire aver egli per
odio contra Firenze scritto il Trnttato della Volgar Elo-
quenza ; oltraggio assai piii crudele di quelle ch' ei gia
vivo sostcnne. Forciocche il dannarlo immeritamente
SQS due errata. CORr.IGE.
all'esilio fu per certo gran colpa : ma graiulissima il tor-
gli iio[JO morte T oaore , e predicaiulolo neniico alia pa-
tria, gravarlo del piu odioso dei noiui e hifamailo. E chi
gli la questo ? chi lo pulililica uii pazzu , uii fiinatico ,
assereiido ch' egli scrisse qnel libro con giudizio osriirato
dalla passione? I dotti del suo paesc : memre da ci.ujue
secoli r miiverso tutto lo giida miracolo di sajjieaza , e
petto santissimo. E quelT atroce ingiaria perche ? Mi ri-
inango dal dirlo , perche tra i fautori di quell' inoaesta
accusa e forse qualcuao da cui non voglio ne posso ri-
tirare la stiina che per altri bei titoU gli professo. Ben
piacerai di veJere die quella ingiustlssima imputazioiie a
te pure ha fatto moiitar al naso la senapa.
L' altro assunto si e di mostrar vera , incoacusse , ir-
repugiiabili le dottrlne di quel Tractato, dichiarando noa
gia con metafisiche sottigUezze ne con ciance ventose ,
ma co' inonumenti e co' fatti le origini e la storia della
commie italica lingua, della cui usuroazione e giunto
finalmente il tempo di render conto, e di nietter fine
all' ignominia della nazione.
Accorti e valentissimi iiigegni , quali ognuao vl sa , e
fatti audaci dal Bembo , da voi detto il balio del volgar
fiorentino ( quantunque sia fama che il balio , tornato in
seano, pentissi di quella sua vana fatlca, e pria di mori-
re ne dimando perdono alle IMuse ) , voi Toscani vi siete
arditamente costituiti assoluti arbltrl della flivella. E noi ^
reputati armento non degno di essere consultato , noi
Tllmenie modesti, e scioccamente creduli all' infallibilita
del FruUone , contra il grido dell' onore e della ngione,
sostenemmo per lungo tempo 1' obbrobrio di andar ligi
al decreti d' un codice prepotente , che al popolare dia-
letto di pochi facendo scluava la lingua illustre di tutti,
incatenava in ceppi municipali l' universale eloquio ita-
liauo. Di che poi venne spessissimo the i piu profondi
ed utili pensamenti della filosofia per una frase , per una
parola , italiaaa s\, ma sventuratamente esclusa dalla Tra-
moggia , riaiasero poa curati o derisi ; uientre le piu mi-»
serabili inezie spruz7.Rte della sacra firina audavano cla-
morosamente alle stelle , e i pedanti ballavano per alle-
grezza : e gridavano a tutta gola esser cosa piii ardua il
cucire quattro eleganze di messer Giovanni dentro iin
periodo, che il farsi un Oriani ed un Volta scoprendo in
cielo ed iu terra i segreti della natura. Ma la sprezzata
DUE ERRATA. CORRIGE. 299
Filosofia , soUevato il tnodesto velo che la copriva, h«
final nieate inostra la faccia e represso quell' insolen' e
triiiudio. Finalmente , malgrado di tutti gli oflTuscamenti
delle passioni , 1' Italia nell' alto della menie va riponen-
do la graa verith , che ua Vocabolario essendo la tavola
rappreseatativa di time le idee d" una nazione, alia na-
zione intera , e non a qual siasi delle sue tante frazioni,
appartiensi il saacirne la conipiluzioue e T a^jporvi il si-
gillo del generale consentimento. E questo vero sfaville-
ra, mio buon amico , a' tuoi occhi in tutta la luce quaudo
correlate di perpetui incoutrastabili fatti ( e dove parlano
i fatti, le metafisiche teorie soiio delirj ) vedrai la Storia
e la Critica dimostrarti die questa lingua che si contra-
sta , non e di privato ma di comune diritto ■■, e che Dante
e il Petrarca I'abbellirono ei si, e la crebbero, e la le-
varono ad alto grado di perfezione , ma noa la crearo-
no , ma noa 1' appresero nelle scuole toscane ; ne gia
toscana , ma italica seinpre la nominarono ; ne per due
secoli interi dope la lor morte fu mai mosso liti2;io sa
questo tltolo Che s' ella nou fu vostra al tempo di quel
gran lumi della favella, ne uoaio si ardi di fiatare contra
quel titolo , vorrete voi avere la fronte di vantarla e
crederla vostra nel secolo dell' Ariosto e del Tasso ? So
bene esservi stato in Toscana chi ponea il Morgante, il
Giron Cortese e rAvarchide sopra il Furioso e il GofFredo:
ma quel matte giudizio appeiia nato mori , ue di lui ri-
masero che le befFe. E tornando a Dante e al Petrar-
ca , essi non erano ancora nati , e 1' italica lingua era gi»
nelle corti , ne' tribunali , nelle cattedre , ne' parlamenti
e negli scritti adulta ed illustre , e in florido stato gia
sparsa e ben coltivata per le contrade tutte della peni-
sola , e gia separata da quel corrotto parlare della plebe,
che voi altri , per onor delle Crezie Can^aldolesi , avete
poscia consacrato nel Vocabolario. E verita cost vere chi
ve le caata? Quel Petrarca che mai non iscrisse liusua
toscana , ma tutta italiana ; perche nscito fanciullo di sette
anni della terra natia , meno tutto il resio della sua vita
sott' altro cielo, ne fermo mai piede suirArno che di
momentaneo passaggio , e visse diciott' anni Lombardo ,
e Lombardo voile inorire. Di che si conchiude ch' egU
ebbe si dal suolo toscano e l' ossa e le polpe, cioe la
vita mortalcj ma non l' immortale, Teducazione dell'in-
gegno , ne quella lingua celeste che, per usare le sufi
30O DUE EP.RVTA CORRtGE.
parole, trae T iiom del sepolcro ; qaella lingua di cui
egli apprese le prime leggiadrie , nou gia fra le trecche
di Mercato veccliio, ina nel consorzio del gravi filosofi
di Bologna, illusire seggio a quei tempi della sipienza
italiana: il che nrnplissimamente raccontasi da lui siesso
ilella seconda 1. X delle Semli. E piu ve le cauta quel
Dame, che pregiavisi di aver avuto a maestri dell eletto
parlare noa gia i Toscarai, ma i Siculi e i Bolognesi ; e
per guanrvi , siccome dice egli stesso , dflla pazzia di
arroisantcniPnte attrihuirvi il titolo d'l vol^arr illustre , scrisse
quel Trattato : il quale, fiache il aome della loquela ita-
lica durera, snra T eienio immobile scoglio al cui piede
tntte quelle arroganze municipili si spezzeranno. E cio
clie Dante per morte non poie fiaire di mostrare , il mo-
strera Perticarl con tale e taata furza di prove che , ovua-
que la ragione tien fpontej fara calaie le ali per sempre
alia contrjria opinioiie : percio alia riposata leitura di
quella Daiitesca difesa io t' aspetto.
Pochi avranno V altezza di animo di coiifessarsi vinti
dal vero; ma tu l' avrai , se male non ti ho couosciuto
fill era 5 o se pure non hai mutata natura : die tuo idolo
fu sempre la verita , e sempre ti festi befFe della luise-
ra'^le greggia di quei meschini che stimano turpe cosa
quee imberbes didiccre , series perdenda fatcri. E allora mi
rendo sicuro che farai a quelle tue toscane dottrine ua
piccolo Errata Corrige.
Eccone intanto due altri d' altra natura : 1 quali nel
presente conflitto delle opinioni intorno alia supremazia
della Crusca non saranno afFatto disutili a determinare il
grado di fedc che alia sua autorita dohbiamo concedere.
Cadono essi sopra un testo di lmg«a magnificato dal SaU
viati , citato dagli Accademici , pubblicato da uno dei
Dodici , col segno di tutta purith , IL Piu' BEL FlOR NE
COG LIE, in mezzo alia fronte : sopra uu libro cioe che
nscito tutto fresco del tempio in cui si couserva il rapito
Pilladio de la favella / si fa indizio sicuro della religiosa
attenzione con cui quel sacro deposito e ( ustodito ^ e ci
porge a ua tempo medesimo la misura delle speranze su
le quali dobbjamo promeiterci ben condotta la nuova Ri-
fornia del Vocabolario, Tu , valente cntico e mateinati-
co , saprai meglio di me calcolarle.
latanto Italia tuita fa plauso al senno degli Accade-
•uci che a conforto della lore nobile iinpresa han saputo
DTTE ERRATA CORRICE. 3oI
nierltarsi I'onore di aver a collega il Reale Eiede del tro-
no toscano. La prima prosperita delle lettere venne seiii-
pre dal padrocinio lor conceduto dall' illuminata sapienza
de' Principi \ come della vera gloria de' Frincipi fu seni-
pre tntrice e propagatrice la peuna dtgli scrittori ^ t
quali da un polo all' altro parlando a lulie le geuti go-
.\eruano I'opmion pubMica, e preparano i documenti su
cui la giusta jiosterita coiupila gl' iiiesorabili suoi processi.
"Verita cui niostra di ben intendere 1' angusto Sapieiite
die or ia lieata del sue dolte governo la teira toscana ,
e che favorendo i nobili ingegni di che 1' Etruria e seui-
pre feconda, non avra bisogno dello splendore del trono
ond' essere glorioso,
Nel porre la niano a questo critico esame ml andava
pel capo la fantasia di guidarlo a legge di dialogo tra noi
due, e di assegoarti, cone Tcscaiio , la pane di difen-
sore. Ma vedendo che avrei posta a troppo duro cimento
la carita del nutio loco , mi prese compassione del mio
Lampredi , e mi tolsi giu di quel pensiero. E piu sgo-
memomml la diflicolta di metterti in bocca parole degne
di te con quel lepore , con quella naturale tua grazia di
motteggiare che un di rendea si saporiti i dialoghi del
Poligrafo. E tuito Ijrio e scaltrezza e anche quelle che
fra L. e M. fai seguitare alia terza delle tue lettere. Ne
attendo la continuazione. Ma bada : non fare che M. meni
buona a L. la sentenza che Fisicoso sucni lo stesso che
Fisico : perche se I\I, si presenta , fa conto , a' suoi ono-
randi colleghi "Volta e Breyslak, e lor dice: Vi saluto ,
prestantissimi lisicosi , ei corre pericolo d' aver in capo
quattro lamine della pila e un catollo di stalattite.
Abbiti dunque in persona tutta mia li due Errata Cor-
rige sopraddetti; e nell' offerta che te ne fo abbiasi il
pubblico una solenne tesiimonianza della schietla amicizia
che mi ti lega. Sta sano.
L' operetta che e prcsa di mira da quella del
nostro autore e il Volgarizzamento delle Pistole di
Ovidio^ Testo del biion secolo della lingua citato
dagli Accademici della Crusca — 11 piu bel fior ne
coglie. — Firenze , 3819, presso Angiolo Garinei.
Ecco come V autore si fa strada a trattar 1" argo-
mento prima di \enire di pavticolari tielle sue cri-
tiche . ^
30* DUE ERnA.TA CORRIGE.
Di qaesto Volgailzzameato , il cui autore vuolsl fiorito
•irca il i35o, il S.ilviati parla cosi — Le Pistole cCOvi-
dio crediamo che dal latino fosser volgarizznte , e anclie
molto mesilio che non coscwnavano in quell' eta. Sono di
tintica € pura favella, rfficacissima e di gran vivczza. Con-
isentaaea a cosi niagnifioa lode e la stiina che ne i\x fatta
dagli Accademici della Crusca , i quali piii die dugeato
ciiiqaauta volte il citaroao nel Vocabolario. SuH'autorita
di giu lici St revereiidi si fa duiique degna di molta com-
meiiJazione la cura dell'egregio lore collega il sig. dottor
Luigi Rigoli nel danie sopra un testo citato dagli Acca-
demici uaa nuova edizioae, onde cessar il raramarico delle
clue pessime antiche che n' abbiamo , e fortunatauiente
rarissime.
E nel vero molta fama degli scrittoi-i , che int)anzi al-
r invenzione della stampa fnrono in fiore , giacendo im-
raeritamente sepolta fra la polvere delle biblioteche \ e
nella nostra mortal condizione null' altra cosa riraanendo
viva di noi che il pensiero per la virtu dell' ornata pa-
rola che lo racchiude, e rende immortale nelle scritture
il nostro nome e l' altrui ; a noi pare che adempiano
quTsi ollicio di creatore e facciano opera generosa e in-
sieme pietosa quel dotti , die involando alle teuebre della
dimenticanza questo prezioso patrlmonio dell' umano in-
telletto , in bella luce il producono, e con accurate edi-
zioiii nvocano le morte carte alia vita.
Ne tra queste alcuno vorra che non sia da tenersi in
pregio anche il presente Volgarizzamento, se dal lato il
consideri della lingua. Perciocche, fatta separazione degli
nrcaismi e degl' Idiotismi, de' quali e abbondantissimo (c
conviene considerarli come frutto proprio di quell' eta,
nella quale il piii degli gcrittori non ungues ponere curat,
Non ba bam .... et balnea vitat) , nel resto e da confes-
sarsi che piano e soave e il procedere della sintassi, sin-
cera la proprieta delle parole , naturale la loro conimet-
titura, qualche volta scelta la frase , e felice , general-
meate parlando , la condizione dello stile. Ma fatta ra-
gioae a tutte le sue lodevoli qualita , rimane a ved&re
se I'oro che in codesta tniniera potrebbesi razzolare valga
I'afFanno di purificarlo dal molto loto in che si ravvolge.
Di pivi se quest' oro sia sofficiente a pagare la nausea e
r indignazione degl' infiniti grossolani spropositi del vol-
garizzatore nell'iuterpretaziond del testo latino, « scusai^e
DUE FRRATA CORRIGE. 3o?>
i* ablto vile In che di continuo ei traveste i piu no-
bili sentinienti, cosi vile^ cosi pleheo , che quella lode
superlativa del Salyiatt si trova ad ogiii voliar di fogUo
buginrda.
Prima adunqiie di raccomandarlo ai bramosl del Vjello
ecrivere sia peiniesso 1' esaminario. II Rigoli giurando sulla
parola di quel grande avvocato del volgar fiorentino, non
dubito di gridarlo superiore a tutti gli altri, Wa se per
avventura a noi verra fatto di ])en dimostrare che co-
testo suo principe degli antichi volgarizzatori e uii idiota
dei piii solenni , lasceremo al discrete lettore il decidere
fin a qual punto gl' idioti si debbono prendere a sicuri
maestri di bella lingua. E poiche nelle opere di ainena
letteratura e da procurarsi precipnamente la grazia e il
diletto , pregheremo che ci venga insegnato il segreto di
rendere graziosa all' animo nostro la lettura delle gofFag-
gini e dilettevole quella degli spropositi ; e tali che se
cadessero di bocca ai fanciulli , la frusta d' Orbilio tem-
pesterebbe. Vedremo appresso se il Rigoli ahbia saputo
ben leggere il testo noruiale della sua edizione. Ei dice
di essersi impegnato a farvi dei lavori , spianando ogni dif-
ficolta con quella diligenza quanto ha potuto maggiore : pa-
role della sua prefazione, ne'la quale gli esimii censori
deU'Accademia attestano non aver trovata cosa alciina con-
traria alle regole delta lingua: e il piccolo brano che ne
abbiamo or ora spiccato , attesta bastantemente la gene-
rosita del giudizio. Ma se qui del pari ci awerra di ino-
strare che il Rigoli anzi che nettar le stalle d'Augia ne
ha cresciuto lo stabbio , mirabilmente ingannandosi nelle
lezioni del testo , non ci verra , speriamo, disdetto di ca-
varne alcune conseguenze che risguardando la correzione
del Vocabolario inculcata nella Proposta , si troveranno
assai opportune , e scopriranno ai lettori la fonte dei tanti
errori in quella grand' opera insinuati. Coll' onesta liberta
adunque che in si fatte materie e necessario sempre con-
cedere alia ricerca del vero, in due Errata Corrtge di-
videremo il nostro critico esame : e 1' uno sara dedicato
agli errori del volgarizzatore , l' altro a quelli dell" editore.
E prima di metier la falce in questa doppia gran mpsse,
giovi il conoscere la fisonomia del nostro Bocca di Lam-
pana (che cosi l' autore del volgarizzamento si nomina
nel prologo della Fedra)j- e T avremo naturale in dvie
£ibL Jtal T. XVIII. ao
3C4 DtTE EKP.A'tV COT^BTOE.
trattt, o*sia in clue picci)le niostie della sua manicra di
traslat.iie : conosciuta la quale, si ftirh piu credibile la
incredibile stranezza de' suoi abbagli. E acciocche ne
riesca lucida e plena la dinioslrazioue ( amaiido noi di
peccare nel soveichio della chlarezza piu presto che
cercar lode di brevita col pericolo che Orazio ne mi-'
naccia di cader nell' osciiro ) terremo questa via di con-
frovito. Porreino primierame-ite , come pietra di paragone,
il resto latino:, indi la sua letterale versione seguita tal-
volta dalla poetica , onde allegrare , se sark possibile ,
di alcun fiore 1" alpestre cummino in cui ci mettiamo.
Rischiarnto cosi il testo latino , recheremo il testo del
Yoignrizzaiuento , in cui giace la colpa che deesi porre
iu veJuta.
Noi non segiiiremo in tutti i loro partict>lari quc-
ste coriezi'iii, ma ci limileiemo a dire che sono
tutte ragioiievoli, evidetiti . e che srnprono ad ogni
pagina e qnasi ad ogni hnea orrendi strafalcioni ,
noil tanto di bassa grammatica , quanto di senso c
d'iiiterpretazionc o per nie2;lio dire di senso coniune.
Dopo di che 1' autore conchiude questo primo Er-
rata corrige con queste animate parole :
Ognuno che dritto guardi alle cose dette e mostre fill
qui , se non vorra uscire del giusto , confessera che
noi annunziaiido in cotcsto volgarizzatore ua idiota di
gi'osso pelo , non alibiamo fatta frode alia verita. Ne si
creda che il sacco siasi voto pe' pelliccini : perche le no-
tate stolidita a petto delle ommesse sono zero. Clii noi
crede , apra il libro, e con Ovidio aiia inano , esamina-
tolo passo passo , si accorgeih noi essere stati censori di
larga manica. Se taluno poi di colore che per odio della
cansa migliore stan pronti senipre ad assumere ia difesa
della peggiore , sorgera a Ijiasiraarci dell' aver noi nel
corso di questo esame usato parole di troppo spregio e
dis'Jegno contra il Vdlgar.zzatore non meno che contra il
iuo grande panegirista-, rispctto al primo faremo una con-
versione rettorica al rijirensore , e direnio:
Enirate , signore, nel santuano dell'AccadeHiia , che si
e costitnita assoluta legisiairice dell' universale idioma ita-
liano. Mirate la numerosa e venerabile schiera dei santi
padri della favella , lia i quali un' inlinita moltitudine di
scoaosciuli volgaiizzatori , sul cui nome e miita la fama;
DUE ERRATA. CORTtlGE 3c5
perche in vita noa levaroao di se ttessi alcun grido che
valesse a trarli fuor dell' oblilio , e a racconiandarli alia
scima de' poster!. II Ijisogtio che fa I'accolta di timo, qnel
potente e sempre vivo bisogno die uato dalP avtdica di
imparare rendeva, avanii all' invenzione della stani()a,
preziose tutte le carte, tiiio i quaderni degli apoticaii e
le liste della cuciiia, saho dalle fiaimne e dal cesso gtaa
parte eziandio di quei iniserabili volgarizzameati : del
quali non sarebbero adesso igaoti gli autori, se Tumana
generazione in mezzo a cni vissero , gli avesse onoraii
di quella pubblica stima che sopravvive imitiortale alia
morte degli scrlttori. E nondiuieiio queste soao le cai"te
dalle quali a larghi rusceli e colato iiel Vocabolario il
cosi detto ore della favella. E capitauo e priaclpe di
cotesta niandra d' incogiiiii coiuemplate il vostro Lam-
pana , cjuel Lampana che volgarizzando moho mesUo che
non costumavano in quell' eta , non distiTTgue dalle foglie
di vite le beade, ed unisce i nominativi del meno coi
dativi del piiif, quel Lampaua che asciuga col dito grosso
le lagrirae delle fanciuUe ; che offerisce a uccclli disveiv-
turati la virginita delle principesse i che caugia in isole
le citta e le province del continente ; e in monache le
Baccanti ^ e 1" adultero di Clitenuestra in un prete colla
painicia senza -tapezzale : quel Lampaua in somina nel cui
scemo cervello si genero quelle stranissirao Minotauro ,
che imbestiato per lungo ha mezza bocca, mezzo naso ,
mezza fronte e un'orecchia da uomo, e I'altra orecchia
sorniontata da un conio, coll' altro mezzo di questi mem-
bri da hue; e movendosi dalla parte sinistra con piede
e braccio da uomo ^ cammina alia diritta con zampe da
bue. Miraie il degno padre di questo mostro emiaente-
mente sedersi accauto a Dante e al Petrarca, e al pari
di quei due divini far testo di lingua piu d' assai che
quell' altro divino cba canto Le dnnne , i cavalier , V armi^
gli aniori : le cui Rime e Commedie nei reggiinenti della
prima compila/.ione del Vocabolario reputate indegae di
starsi con quelle gemme del volgar fiorentino , escluse
rimasero dal libro d'oro, e tuttora vi rimarreljbero se
il senno dei successor! dell' Tnfarinato e dell' laferigno
non ne avesse emendate 1' errore. Ma remanent V( stigia
ruris , le orme cloe dell'antica pedanteria : la quale grida
che innanzi a tutii gli 'scrlttori di nou toscana famiglia
comparsi ne' secoli della ciyilta a far glorioso il nome
3o6 DUE EKRATA, COBRIGE.
italiaao, debbonsi veneraxe quei tenebrosi volgarizzatori ,
e baciare con devozioiie le lorde loro pantotole. Ed e
per questo ciie il Lampana , slillaiite tutto tiel nettare
di CamaKloli , siede maestro di lingua purissinia , fffica-
cissiinu e pitna di ;^ran vivczza ct>l pje iioieuiliio trioiifaU
meate pos ito sulla lombarda testa del Tass > ; il qwale ,
consapevole della sua grindezzi , freme di nobile indi-
giiazioiie ( e con lui fieme lutta V Italia ) , al vedere di-
"Votaniente riposte suU" altar maggiore dell V C adeuiia tante
veccbie carte insensate ; e tuttavia giacenii nel fango i
suoi subliini dialogbi splendenti di eloqueaza si decorosa »
e gravi di aUissiina filosofia. Mirate adunque in tanto
dispregio le nobilissime prose del nostro grand' Epico, e
in tanta altezza d' onore , con tanti peccaii addosso e di
logica e di granimatica , cotesto Lampana sciap^uratoi mi-
ratelo , e condannate, se il potete, il poco rispetto con
cui alibiamo parlato delle sue colpe.
Quanto al suo panegirista , risponderemo, die come
in letteratura non sappiamo demenza cbe eguagli quella
di vituperare gli scrittori che 1' uuiverso pul'blico onora
della sua stima , cos\ crediamo viltiv il parlar gentilezza
ai superbi loro vituperatori •, tra' quali messrr Lionardo
tenne la ciina. E mise egli stesso i posteri fuori dell' ob-
bligo di norainario con riverenza, allorclie bestemmiando
vlUanamente il Goffredi , oltraggio tutia Italia , anzi totte
le genti, e stampo in fronte alia sua Accadeinia una mac-
chia ciie appena dopo un secolo di pertinacia fu cancel-
lata, e al ricbiaiuo di tutta Europa , espiata (i). Aggiun-
gerenio « che se i mani di Torquato sono in parte pla-
cati , il dispregio ivi che tutiora si lasciano le altre sue
opere maravigbose , palesamente dimostra che lo spirito
delle pedantescbe dottrine cbe partorirono quella graa
colpa , non e ancora inoito del tutto ^ perche gli oracoli
di rjueir audacissinio solista nel secreto di qualclie petto
sono ancor venerati. Protesterenio finalraente, che dove
vuolsi parlare di soprafFazioni e imposture, noi non ab-
biaiuo appresa ancor 1 arte di essere mansuetl e graziosi,
E iinpostura e soprafFazione non tolleranda si e quella di
(i) Ma questa espiazione fu ella volontaria , come doveasi ?
Fu ella fatta per iiitiuio sentiinento di stima? Vedi le Lettere
di Ottavio Faloonicri e del MagaJotti , riportate alia line di
questo scritto.
DtJE ERRVT\ CORRIGE. 807
messer Lionardo venuto in toga di gran giudlce a ven-
derci per V ottimo de' volgarlzzatori uno stolto , e come
a fonte di purissinia lingua invitarci a spegner la sete ad
una spntina di spropositi da orecchio utnano mai non in-
tesi. Che se il Messere , o taluno de' suoi devoti dira che
anclie gU spropositi poniio essere ornati di bella lingua
e farsi utili a chi vi studia, risponderemo di nuovo che
r andare a scuola di bella eloquenza sotto la disciplina
di maestri a lunghi orecchi non pub essere proponimento
che d'uoniini accostantisi alia natura del precettore. Di-
remo che l' abbassar la ragione a pescar in cosi fatte poz-r
zanghere 1' eloquenza t rna lo stesso che T affannarsi a
mortificare 1' ingegno , e a tirpargU le all. Per che va
bene che da noi pongasi dlligenza ed amore a conoscere
le ottime qualita della nostra lingua, onde ben vestire i
nostri pensieri ; va bene che si combatta e si atterrl
1' errore di coloro che senza dar opera alio studio del
Classici si persuadono di poter giugnere al pieno conse-
guimento della pura favella da quegli antichi fondata, dal
generale consenso appi'ovata, e che sola nelle arti del-
l' eloquenza fa vivere cari e immortali gli scritti Ma il
corso della vita essendo si breve, e il tempo cosi pre-
zioso , egli e senno il cercare I' acquisto di quella pura
favella negli scritti , che insegnandoci con diletto a ben
parlare , ci insegiiano ad un medesimo tempo a ben ra-
gionare e a pens ir altamente. Mi qnal diletto , qual utile,
quale severita di discorso , quali spiriti di eloquenza si
possono sperare da liWri che in lingua tutta lorda d'idio-
tismi ti presentano d' ogni parte errori s'l nauseanti , si
mostruosi ? Non e egli questo il medesimo che studiarsi
di far passaggio dalla classe de' rngionanti a quella dei
bruti , segneudo la natura del porco , la cui volutta prin-
cipale e il voUolarsi nel brago? Aggiunginmo per ultimo
quest' altra considerazione. La gentile favella che rende
bello uno scritto non e natura , ma arte ; ed arte tutta
plena di giudizio e sapere. Qual sia 11 sapere , quale il
gludizlo di cotesto autore , Il vedemmo. Perclo ferml nel
credere che la ruggine degli hne e hne e dei fae e farbe
impastata coll' acqua che scende di Falterona non e suf-
ficientp a far buon inchiostro, daremo fine al priniA JSr-
rnta Corrigp con una dimanda e un dilemma. Se l' autore
di questo Volgarlzzamento , da noi mostrato si pecora,
volgarizza moho me^Uo che non costumavano in queW eta ,
3o8 DUE EKRATA. CORRICE.
in quale grado di stima si avra a tenere la sconosciuta
e classica gveggia del luiuori volgarizzanti ? L'una adiin-
qne delle due. O il Salviati vide quell' imnienso cuinulo
di spropositi, o pure nol vile. Se il primo , ei s'efatta
una crudele befFa di noi coll' esaltarne a cielo 1' autore.
Se il secondo, egli e forza die ?nesser Liouai'do caschi
dal tripode , e in com /agnia dell' esaltato converrebbe
failo camininare ancor esso su quatt.ro piedi. Ma cio ri-
pugna al suo sottile ingegao e sapcre. Onde conclude-
reino piuttosto cli'' cgli tnagnifico questo classico macche-
rone con lo stesso torto giuuizio con cui luise sotto il
calcagno del Morgante il Goffrclo, e sbandi dalla lingua
italiana gU Dei pcnati per istaljilirvi il culto degli Dei
Casalinghi nati iielle colombaje Camaldolcsi.
Nella seconda parte del suo libro , o per dir tne-
c:;1io , nel siio secoado Errata corrige F autore piglia
ill esame le correzioni fatte al teste dal sis:, dottor
Liiigi Rigolt, attuale accademico della Crusca ed edi-
tore drl vantato Volgarizzameiito , e per verita noi
rintinreremmo voleatieri alF onore di anpartenere
a cosi nobil consesso piuttosto che gravarci la co-
scienza di tanti abbagli cosi grossolani , e di una
superstiziosa venerazione per idiotismi cosi sperti-
cati e plebei. Facciam pero eco all' autore che cosi
termina il sno lavoro.
Or quando i piu scaltriti nelle materie della lingua,
e i crcduti piii abili alia rifonna del Vocabolario si pa-
lesaiio ignari delle leggi coUe quali ei fu comfilato e or-
dinato, il pubblico potra egli fi larsi del lavoro che vi
fara rAccadeniico riformatore che piglia per noini proprj
niitologici gU awerbi e le partioelle , e nianda Giasone
a conquistare il vllo d' oro neW Isola di Lenno , e inena
via i cavalli di Reso per U acque delV Ismaro? E in opera
di tanta lena e pericolo , in opera che (Jiaianda il con-
corso di tanti ingegni e tant' ocelli , verra egli lodato il
rifiuto dell' auiichevole confederazione a cui I' Istituto
Italiano sotto ahi auspicj invitava i reverend! custodi
della favella ? Certo la fidncia di poter soli cio- che in
tanta varieta di linguaggi il saper collettivo di tutta Italia
a stesito potrebhe, e firlmia di aniini valorosi , e delle
proprie forze ben consapevoli , la filucia insorama dei
fortiche sdegnano la compagnia dei deboli. E noi deboli
DUE EUR4TA. CORRIGE. 30()
veramente amiarao di credere che i ritrosi a confederarsi
non avran bisogno d' ajuti , onde condurre a lieto porto
1' impresa. Nulladimeno pensaiido che la piu importaiite
parte della riforiua del Vocahoiarlo riguarda la parlatura
scieiiiifica , per la quale uscendo dei fioriti campi del-
1' amena letteratura coiivien mettersi nei rigorosi sea-
tieri della filosofia e al tutto divldersi dal parlave della
moltitudine , ei parea che T ossequi.so , libetale , sincero
e fratellevole invito di tali che da questo lato , senza
nota d'orgoglio, potrehbero reputarsi piix atti a dar legge
che a riceverla , non fosse da gittarsi dopo le spalle. E
che? L' Istituto Italiano aspirava egli forse con torte mire
anibiziose a sopraffare gli Accademici? Oltraggioso so-
spetto ! e non degno di hen sicure coscienze 1 L" Istituto
non chiedea che fratelli e consoiti alia no'oile sua fatica.
Per adimarli forse e balzarli dal prime scanno? Anzi per
confermarveli, e senza disputare se quelle scanno a dritto
o a torto fosse occupato, al cospetto di tutta la nazione
onorarli come capitani , e quasi servirli : purche T alto
fine di emendare i vizj del Vocabolario , e ferniare il
linguagglo delle scienze e delle arti si conseguisse : la-
sciando al supremo intendimento del pubblico il gludicare
se il governo della lingua convengasi a chi meglio la
parla o a chi meglio la scrive ; a chi la prende corrotta,
irregolare ;, variabile dalla boeca del volgOj o a chi pur-
gata, ilhistre, sicura la raccoglie nel consorzio e nelle
carte immortali degli uomini addottrinati e civili. Che
dovea , che potea egli dunque fare di piii? Con abbiette
frasi di servll dipendenza disonorar quell' invito? II sen-
timento della propria dignita a chi lo fece nol concedea, ne
il comportava la gentilezza degl' invitati. E al presente
chi ha scorsi gli Atti deil'Accademia, non ha bisogno gU
si spiani a qual fine si toccano di necessita queste cose.
Dirk il resto 1' Errata Corrige che abbiamo ardito di
stendere sopra un libro con tanta solennlta fatto classico
dalla Crusca. NeU'avvisare gli altrui errori non abljiamo
dimenticato che altri pub fare larga messe dei nostri ^ e
la faccia. Ov'e T iutelletto che non ne pigU? E chi vorra
disperarsene , e gittarsi nel pozzo per la vergogna quando
vm Fontani abbassa i pond co' trochei, e circoada di grandl
fossi i rifiuti''. Cio valga a consolazione di noi , non mei o
che dell' egregio Accaderaico che ha dato la corona renle
ai Tritoni , e parla alle camex'iere di Elena colle unjj^hie.
6io
Flavii Cresconii Corippi Johannidos sen de bellis
Libycis libri VII editi ex codice Mediolanensi
Mnsei Trwultit opera et studio Petri Mazzvcchelli ,
Collcgd Ainbrosiani Doctoris. — Mediolani ^ 182c,
ex imp. ac reg. Typographeo. Di pag. 444 e
LXXii di pref. , in 4."
A,
LL'illustre possessore del codice e di tanti altri
preziosi inonumenti dell' aiitichita e della erudizio-
ne intitola il dotto bibliotecario Mazzacclielli que-
sta prima accuratissinia edizione della Qiovannide di
Corippo., ed in lunga prefazione conipenetrata nella
dedicatoria medesiitia prende a ragionare , 1/ della
esistenza di quel poema composto da Corippo., 2." dei
codici nei quali scritta trovavasi quell' opera e del
Trivulziano^ ora solo superstite ; 3.° delF argomento
di quel poema , e delF utilita die dal medesinio puo
ricavarsi per V illustrazione della storia ; 4.° final-
mente del metodo da esso osservato in questa no-
bilissima edizione.
Corippo stesso aveva parlato di questo suo lavoro
in altro poema in lode delF imperatore Giustiiio mi-
nore, del quale un frammento si e conservato. iMa
da altri ancora era stato annunziato che quel poeta
in versi esametri cantato aveva le guerre Libiche,
sebbene alcuno avesse supposto argomento del poe-
ma le vittorie ripnrtate da Giovanni Patrizio sotto
Leonzio contra i Saraceni dtir/ifrica, mentre piut-
tosto indicare doveva le lunghe guerre Africane ,
che ebbero luogo sotto Qiustiniano. Confuso ave-
vano altresi alcuni quel Ciesconio Corippo con altro
di egual nome , che una collezioiie di canoni com-
pilo. Vissero bensi T uno e F altro sotto Giustinior-
no , ma il canonista non fu vcscovo certamente ,
questo raccogliendosi dalla stessa di Ini lettera ad
un vescovo indirizzata, e forse lo fu il poeta
rLAVII CRESCONII CORIPPI , CCC. 3ll
secondo V opinione del Morcelli , discordante pero
da qiiella del Foggini , nulla trovaiidosi in tiitto il
poeraa che sconvenevole dire si possa ad nn cri-
stiano e ad iin vescovo. L' editore sembra dcfe-
rire alia opinione del Foggini^ anziche a quella del
Morcelli , 3a vescovi trovandnsi in Africa sotto il
noma di Cresconio , oltre un Crisconio, il che mag-
giormentc incerta dee rendere 1' applicazione del
noma. Sni pranome di Flavio osserva , che coinune
era qir llo in Roma a nelF inipero dope il secolo di
Costantino ^ nientre affatto particolare vedesi il co-
gnome di Corippo , altro non trovandosene meazio-
nato negli scrittori, e non inopportunamente cre-
dendosi derivato dal greco.
Di due codici del poema delle guerre Libicha si
aveva notizia dagli eruditi , non del terzo che e il
Trivulziano , rimnsto tin ora presso che ignoto. Uno
Tie esisteva nella biblioteoa di Monte Cassino, chef^
consarvato fu in quella badia dal secolo XI lino al
XVI; altro codica si conservava a Buda, dal quale
Cuspiniano trascrisse i primi cincjue versi del poe-
ma medesinio nel sue libio dei Cescui e degli Im~
peratori. Si ignora il fato di que' due codici, che
reputare si possono periti, giacche nulla per loro
mezzo e uscito alia luce. II Budense che veduto fa
da Cuspiniano tra Tanno i5ioedil i5i5, peri forse
nella espugnazione di Buda fatta ne!l anno j 626 da
Solimano II imperatore de' Turchi. Dispersi furono
allora i codici di quella biblioteca, e del loro pas-
saggio in varie biblioteche italiane parla il dottis-
simo editore , il quale avrebbe pure potato accen-
nare i codici Gorviniani praziosissimi di quel com-
pendio , che trovavansi in Venezia nella biblio-
teca de' Santi Giovanni e Paolo , c dei quali si e
fatta sovente raenzione negli opuscoli del Calo-
gerd , ad in alcuni scritti dell' eruditissimo Morelli.
Di questi codici tre se ne conservano pure in-
signi nel museo Trivulziano , i quali portano lo
(Kemma di Mattia Corvino , quale vedevasi nei
Sra FLWII CRESCONII COEIPPI
codici vcneti de'' Santi Qiopanni e Paolo , e que' libri
crede non iaopportimamcute V editore scritti in Fi-
renze , dove il re Illatcia quattro copisti a graiidi
spese manteneva, afflnche i migliori autori greci e
latin! trasrrivessero. Non venue, die' egli , certa-
meiite da Buda il codice Trlvidziano , per mezzo
del ([iiale esce ora alia pubblioa lure il poema di
Corippo ,• qiiesto viene prov ito dal confronto dei
prinii versi del codice con quelli dal Cuspiiiiano tra-
scritti , e quel codice otto interi libri conteneva ,
mentre il Trlvidziano non ne porta che sette. Que-
sto fa scritto in Milano nel secolo XIV ; e quindi
Milanese pud dirsi a buona ragione , a distinzione
del Cassinense e del Budeuse. Che scritto sia in quel
secolo , r editore lo desume dal carattere semi-go-
tico die tiene il luogo tra il latino ed il teutonico,
e dalla carta assai densa che in quel secolo princi-
palmeute si adoperava. In quel secolo medcsimo ag-
giunti furono al codice altri fogli , nei quali versi si
scrissero di altri poeti con carattere non diverse da
quello del copista di Corippo. Singolare riesce il
vedere che in alcune di dette carte V insegna del
fabbricatore , o come volgarmente dicesi la filigranay
porta lo stemma dei Visconti^ o sia la biscia, senza
il fiinciullo pero, die solo comparve frequente nelle
carte milanesi del secolo XV. Alcune note nelle quali
si rammenta la mortalita, prodotta forse dalla pesti-
lenza, che ebbe luogo nelP anno 1348 , ed in Milano
neir anno i36o, anoora piu chiaramente compro-
vano il tempo ed il luogo nel quale il codice fa
scritto. Esso passo forse avanti^ la meta del passato
secolo nel Trividziano rnuseo per vendita fattane
dagli amministratori della fabbrica del Duomo al
marchese Alesiaiidro Teodoro Trividzio. Si inganna-
rono il Qnadrio , il Zaccaria ed il conte Mazzuc-
chelli ^ i quali il poema delle guerre d' Africa e delle
vittorie di Giov(inni attribuirono a Giovanni de Bo-
nis di Arezzo , come a' ingannarono pure suUa etk\
del codice medesimo; e piu singolare e ancora il
JOHANNIDOS SEU DE BELLIS tIBYCIS. 3l3
vedere come i due primi clie lo videro , pnnto non
si accorgessero delF esistenza del poenia inedito di
Corippo. Maggiore lode ne risulta al Mazzucchelll
nostro , il quale i codici Trwulziani, rivolgendo per
tesserne un catalogo , al solo leggere alcuni versi
di quel poenia si avvide che appartenere non po-
tevano ad uao scrittore del secolo XIII o XIV , ma
bensi all' eta dell" imperatore Giustiniano. Eccitato
da questa prima scoperta , meglio esamino lo stato
interno ed esterno del codice , e scopri fortmiata-
mente intissa coa ferrei chiodi nella coperta un psz-
zetto di membrana , nel quale scritto era , benche
difficilmente riconoscibile , il nome di Cresconio. Com-
prese egli allora T errore del Qnadrio , e non du-
bito che quello scritto non fosse la Giovunnide de-
siderata di Corippo. Quel codice contiene altresi un
frammento acefalo di un poeina italiano anonimo in
terzine , nel quale si parla di Urbano VI ^ ed e
opera probabilmente del nominate Giovanni de Bo-
nis di Arezzo. In esso , forse non diverse da ua
poema susseguente dello stesso autore sulla guerra
e sulla vittoria delle virtu contra i vizj , si norai-
nano tra i grammatici Goro o Geri di Arezzo, tra
i dialettici Ocamo , tra gli oratori Famino , tra i
giurisperiti Azone , Goffredo ( die necessario non
sembra di correggere in Odofredo ) , ed Accursio ;
tra i poeti Gercooeo , forse il Geri sunnominato ,
Pet? area , Dante detto Alcglrrio e Fazio ^ T autore
certamente del Dittamondo. Quel Geri Aretino si
suppoae con ragione quello essere , di cui trovasi
tra gli scrittori delle cose italiche una cronaca Are-
tini dair anao i3io al 1874, srritta in terza rima
sotto il nome di ser Gorello d' Arezzo. Si dilfoude in
questo luogo T editore a ragionare de' diversi poe-
metti di quel de Bonis , il cpi le nou il nome S(do
portava di Giovanni.^ nia quello fors' anrhe di Lo~
dovico^ indicate dalla lettera L. Barbari pero sono
quegli scritti poetici tanto italiani, quanto lati-
ui, e solo servono a provare T eta del codice ,
3 14 FLVVII CRESCONri CORIPPl
osservandosi pero die il poema di Corippo letto aveva
il de Bonis, o forse trascritto, ghcche molti versi
o emlstichii ne usurpo nella snaRomulea^ o sia nel
suo poemetto di Romnlo , della fondazi n\e di Ro-
ma , dei ve , della morte di Lucrezia , e del prin-
cipio del consolato. In .iltio codice trovansi le Bu-
colichc dello stesso de Bonis ^ in una delle quali si
parla della niorte del Petrarca^ e si descrive il Par-
naso; ma con altissimo stupore vedesi il Petrarca
trattato da suo consimile da queir infelicissimo poe-
ta, il quale altrove non teaie di paragonarsi a Vir-
gilio e ad Orazio. Altra di qur*lle egloghe si intitola
Milano , e si descrive in essa la creazione di un
Duca, che quella debb' essere di Galeazzo Visconti^
di quel titolo investito nelV anno i385. Dope quelle
egloghe trovansi 3o lettere ai re , al pontefice, ai
santi del cielo, a tutta la chiesa per la distruzione
dello scisma , ed una ve n' ha pure al re d' Unglie-
ria in pessimi versi , dalla quale si ra^coglie che
scritta fu nelP anno iSSB. In essa vedesi la parola
Biiqidnis ^ che tolta sembra senza dulibio d.dla Gio~
vanidde di Corippo. Da altra lettera scritta ad ua
condnttiero delf armi del duca di Milano, forse Qia-
cotno dal Verme^ si vede la presu-izione ad un tempo
e la miseria del de Bonis ^ il quale tanto povero
era di sostanze, qnanto d'ingea;no-, egli aveva tut-
ta via osato di dar tiato all' epira tromba , ed un
poema aveva coniinriato sotto d titolo di Visconti-
na^ nel quale le !odi o piuttosto la vita esponeva
di Galeazzo Vi<;conti. Ommetti uno 1 1 menzione di
altri di liii scritti , rh:; dilig Mitem 'nte hi registrati
r editore del Conppo^ ed a-iche della tavola dei
libri metrici delT a irore mide^imo che trovasi in
altro codice , nel qua'e ve lesi altresi un tristo poe-
ma del Paradiio e d.^lP Inferno con in fronte la
rozza miaiuura di uia <>rigioie ; ([U<'ir inferno si
riferisce alia esp dsi) le fata di mo!ti finciulli e di
moltc doni' da Are/'.o, .ne itre cola dominava certo
Carlo dl Dirrachio oDurazzo. Sembra faor di dubbio ,
JOH.VMNIDOS SEU DE BELLIS LIBYCIS. 3l5
die quel mescliino poeta lun:^amente soggiornasse
in Milano, e f.)rse vi morisse , per il che o in via
di legato o ia altro modo poterono i di lui coJici
passare alia f.ibhrica del Duomo, prcsso la quale
una bibliote^a altrevolte esisteva, benche non men-
zionata tial Sassi.
L' argnmcnco del poema che ora per la prima
volta si p.ibblica, trovasi chiaramente cipres&o da
Procopio nel libro 11 , cap. XXVIll delle Guerre Van-
daliche. Qiustiniano richiamato avendo certo Arta-
baiio ^ creo solo maestro o comandante delle truppe
nelTAfrica Giovanni fratcllo di Fappo ^ il quale giuuto
in queila provincia, e venuto a battaglia con Antala
ed 1 Mauritani Bizaceni, riporto grande vittoria, e
le insegne di Salomone che c|ue' b.ubari conquistate
avevatio , spedi ail imperatore , gU altri cacciando
assai lungi dai confiiii del Romano inipero. Tornati
essendo que' barbari con forze grandiose , e riuniti
con. Antala ^ Giovanni undo di nuovo ad incontrarli,
ma con grave perdita fuggire dovette a Laribo ; ed
i nemici scorrendo lino a Cartagine, grandissime cru-
delta esercitarono cogli Africani. Riunite avendo pero
Giovanni le sue forze, pugno di nuovo coi Mauritani
guidati da Cutzina ed altri niolti con essi confederati,
e gli sgomino ; grande strage fece dei fuggitivi , e
gli spmse bno agli estremi lidi delT Africa. Paolo
Diacono nel libro de Gesiis Longobardorum accen-
na in poche parole , che Giustiniano con mirabile
valore distrusse {protrivit) i Mauritani die 1' Africa
infestavano , ed il re loro Antala o Attila vinse
per mezzo di Giovanni ex-console o proconsolo.
Questo e dunque Targomento del pcema; quel Gio-
vanni non sembra esserc stato mai consolo ; e forse
proconsolo potc dirsi , perche solo rcsse T Africa
alcun tempo , non altrimenti che gli antidii pro-
consoli Romnni. Procopio non lo dice che fra telle
di Pappo o Pampo , del quale altro non e noto
se nou die nelT Africa trovossi comandante prima
soito Belisario , poi sotto Germano. Giovanni una
3x6 FLA VII ORESCONII CORIPPI
sposa ottenne di sangue reale, cioe Giustina figlia
tli Germano ^ nipote di Giustinicmo Aiigusto^ se pure
non e que^ti diverse da un Giovanni nipote di Fi-
tnliano dal lato di una soiella, come duuitare sein-
bia il doitissimo editore. La oriierra Africana , di cui
tratta Lorippo , avveniie circa V anno 53o , il die
Feditore prova con varj testi di Corippo meJesinio
e di Procopio contra V opinione del Morcelll e del
Foggini.
Molta ntilita reca ccrtamente alia storia questo
pnema , pcrche in alcuna parte puo supplire alia
jnancanza di Procopio^ che non tiitte espose le im-
prese, che fatte fiirono in Africa sotto Glustinlano^
ma quelle sole che si riferiscono alia spedizione
contra i Vandali ; cosicche una grande lacuna viene
con questo poeina a riempiersi della stona Africana
del seco'o VI. Trovansi pare nelV opera luedesima
alcuni fiitti parziali della Persia , essendo stato da
qudla regione richiamato Giovanni da Giustiniano ^
a ii.irl'.e >ie',! Africa si recasse contra i Mauritani
ral»Ciii. Puo ;>!tresi giovare il poema Gorippiano a
ri-ichiarare la ge'^gralia delP Africa, sebbene molti
nonii proprj veiigaasi ntl codice per imperizia o
per iticuria d 11 am niuense corrotti. L' autore della
Giovanidde era altronde stato dal Foggini lodato
come elegante e degiio del poetico lauro; ed i libri
di CoripDo . Barchio iioaiinati aveva iili ultirrsi sforzi
del!a r;:mana eloquenza. Certo e che quello scrit-
toie si e studiato di emulare i migliori poeti ; che
sempre vedesi eguale nella sua elocuzione, e niolte
cose in quel poema sembrano piu felici die quella
eta forse non permettcva. Raccoglie in questo luogo
r editore le testinionianze di diversi scrittori intorno
a Corippo , tra le quali noi ameremmo di attenerci
alie frasi , che non indotto paeta lo indicano, e non
mancante d' ing."gno ; giacche di lodi amp>)llose o
esagerate non fa d' uopo per provare die grande
servizio si e renduto alia letteratura ed alia erudi-
zione coUa pubblicazione di questo poema incdito ,
JOHANNIDOS 6EU DE BELLIS LIBYCIS. Si/
da lungo tempo desiderato. Piii difficde opera sa-
rebbe il liberare interaraente quel poeta dada tac-
cia di adulatore, al che pure si e arcinto Telitore,
imnugnan !o le asserzioni di Alemaiino e di Baillet^
ai ijuali non puo risparmiarsi la qualibcazione di
troppo rigidi ceasori.
Passa egli quindi a parlare del metodo col quale
ha intraproso qu^^sta edizione. Voile egli da prima
stampare la Qiovannide tal quale trovavasi nel co-
dice Trivulziano col testo a fronte da esso corretto;
ma tanto o;uasto e corrotto trovo il testo del co-
dice che mostruoso paruto sarebbe ; si avviso quindi
di presentare addirittura il testo corretto , espo-
nendo nelle note i vizj del codice stesso, di qua-
lunque genere essi fossero. Al vedere queste note
adunque potrebbe chicchessia accomodare il testo
come mcglio a lui piacesse , scegliendo tra le le-
zioni viziate quelle che per avventura cfcdesse di
conservare. la quelle note registro pure Y editore
i passi di Virgilio , di Lucaiio , di Claudiano e di
altri poeti, dalT autore della Giovannlde imitati , e
tutte esamino le parole di qiiegli scrittori confroa-
tate con quelle di Corippo , onde conciliare una
maggiore autorita alia correzione del testo. Nelle
note critiche moke cose iiiseri parimente che ser-
vono air illustrazione della storia ed al'a piu facile
intellig,enza del poema , e non ommise neppure al-
Cune glnsse ed annotazioni marginali delle quali al-
cune scritte furono dallo stesso de Bonis , probabd-
mente copista del codice. Ed affiiiche quest' opera di
Corippo collocate si possa nelle Bibliotcche accanto
agli altri di lui versi, a questa edizione ha dato la
duplice forma in foglio ed in 4.°, la prima onde
unire si possa alT appendice romana de2;li scrittori
della storia Bizintina , la seconda oule formar possa
il secondo volume delle opere di Flavio Cresconio
Corippo.
Non trovandosi alcuna immagine di quel poeta ,
r editore ad ornamento della pagiua posta di contra
3t8 FLAviT cnrscoNii CORTPPI
al ffontispizio espose uii frammento di una bellis-
sima agata ilello stesso miiseo Trivulziano , nella
qu:)le TAfiica vedesi davanti ad ua'ara, alia quale
sacrilica Gordiano il padre o il vecchio ; e questo
frammento c stato aocuratamente dclttieato d;:lla li-
glia mij:"^,! ore delT illiistre |)Ossessore medcsnno, ora
lalta sposa del conte G.aaeppe Arcliititi. Questo mo-
numento rra stato con doita disserlazione illiistrato
dal celcbre antiquario D. Carlo de' Marchesi Tri-
viilzi , clie r editore ha voliata in (piesto luogo in
latino ; ed aQ'inrhe nulla mancasse alF ornamento
ancora del frontispizio, 1' editore medesimo vi inseri
inta2;liate in rame due medaglie incdite dello stesso
museo , rappresentanti 1' iniperatore Giustiniano e
spettanti , come dal rovesclo si pu6 raccogliere , a
Cartagine. In una di queste medaglie e notato
r anno XIII dell' impero di Giustiniano , corrispon-
dente air anno 539 delf era volgare , V altra manca
di data, e forse coniata fu in Cartngine, allorche "'
Belisario V Africa al romano doniinio recupero.
Segue dopo la prefazione il testo intero della
Giop«;777J(/e, distribuito in VII libri , ai quali e pure
premessa una breve prefazione del poeta in versi
elegiaci , mentre il poema , come gia si e detto , e
composto di esametri, Mutilo vedesi pero il libro VII
verso la fine, ed altre lacune in quel libro si rav-
visano. Non rimane die a parlare brevemente delle
note , che ubertose sono , occupando esse solo piu
di aSo pagine. Non sono esse soltanto grammaticali
o relative alle varie lezioni e voci corrotte del co-
dice , ma piene sono di vasta erudizione , e di un
perpetuo confronto delle voci e delle frasi Corip- '
piane con quelle non solo di molti antichi scrittori,
ina eziandio di Corippo stesso nel poema delle lodi'
di Giustino. L' editore ne esamina talvolta anche la' '
poetica elocuzione, ne nota i costmni relativamente
alia misura dei versi e delle sillabe , non trascura
i neologisini o le parole degne di alcana osser- *
vazione, come quella per esempio di Vatibus per
JOHANNIDOS SEU DE BELLIS LIBYCIS. Sl^
Episcopis^ sebbene ommessa dal Forcellini ; quella cli
indrciis ^ qunlora leo;gere iion si debba indicas ^ qu^Ila
di harenas sostitiiita alia paroia A«6eraa5 del codice,
ii nome di Pampo sostituito a Pappo , quella di
Marzace o Mazace , applicafa ad un popolo del-
J' Africa , non gia della Ccippadocia ed altre simili,
che solo nelle note al prinio libro s' incontrano.
Preziose per la geografia antica, massime delF Afri-
ca e deir Oriente, frouo tra queste note quella alia
pag. 169, nella quale si parla di Nitzibe o sia Nisibe,
da Corippo nominata alia maniera degli Orieatali ;
quella alia pag. 161 e segg. intorno a Teodosiopoli
deir Armeviia , due vedendosene ramnieatatc da Pro-
copio^ ed a Dara , altra citta posta presso Nisibe ;
quella alia pag. 16" su i popoli Mauritani detti Lan-
guanti , e poscia Lebanti o Levaiiti ; quella alia.
pag. 178 intorno ai coniini delf Adriatico ; quella
al'a pag. 176 intorno al porto Caucano d:dla Sici-
lia; quella alia pag. 189 sui campi Antoniani, detti
Castra Antoida^ rettamente collocati nella provincia
Bizarena ; quella alia pag. 209 intorno la citta di
Macunia posta tra le due Sirti , donde la gente
Macumiaiia , ecc. Alia storia pure ed alia critica
erudizione ha renduto il MazzuccheUt grandissimo
servigio colle sue lUustrazioni delV epoca in cui Be-
lisario approdo al'e coste delP Africa , cioe negU
anni 533 e 534 '■> ^^1 ni>nie del re Qelimero da Co-
rippo detto Qcdamlr e della di lui cattivita ; del
Pappo fratello di Giovanni^ e delle cariche da esso
•ostenute ; del principe dei Mauritani Bizaceni detto
Antala che a Salomone rubellossi :, della nazione Afri-
cana dei IMassili , da alcuni supposti nella Numidia,
da altri nelL^ Libia, e confusi alcuua volta coi Mau-
ritani ; di quel Salomone o Solomone duce degli Afri-
can! gia nominato , che rifuggitosi dopo le sue per-
dite a Siracusa jn Africa , torno nell' Africa stessa coa
Beli<:ario\ di aitro popolo deir Africa detto Ilasgua
o Ilagua ; dei Mazaci , popoli dell' Africa n(in della
Cappadocia ; di Sergio nipote <U Sidomone ^ princjpale
Bibl. Iiul. T. XVIII. 21
3aO FLWII CUESCONII CORTPI'I , CtC.
cagione della nibellione tlei Mauritani ; dei Ma-
cari , abitatnri tlella Mauritania Sitifeiise , dri Silza-
cti e del Cauni, siipposti vitini iiUAtlante. e dei Zer-
(juili , f'Mse lion di\ei"si dai Za2;ili di Toloineo ; del
Dio Gnrzil, rmnie dei b rbari delT Afi*i<a , non mai
da iilruno menzionato avanti Corippo ; del popolo
Ifurac o Ifarac . pure AtVictino, oi a affatto ignoto;
del regno dei Vandali nOT Africa, e dill i durata
del me lesiino; del re Ildiincro tiglio di Ilderico re
dei Van lali ; deMe due vittone riportate dal sud-
detto Salomone contra i rib;'lli nell' anno 535 \ di
German i, ni;).'te deU'nnoeratore Qiitstciiiano e siio~
cer> d'll eroe del poenia; del nome e dei fatti di
Cusina, Ciitina o Cutzina. duce dei Mauritani ru-
belli , del nome di Quntarich o Qoiitarl , celebre
gu- rriero dei p u'tito di Sulomone ^ (\i Iinerio^ altro 1
dnce dei Bizaicni , di altro Giovanni nglio di Slsin^
niolo , altro duce dei snddetti : di Ariobindo genero di
Olibrio c marito di una nip te di Giustiniano ^ del
nome di Senatore applicato a persona, come avvenne
in u:io de' nostri arcivescovi ; dell" organo rausico
ptieumatif^o , da Corippo acr.-^nn^iro per via di simi-
litudine ; della parola timpora anj)Ucabile alle tem-
pi i . dei multni odierni degli Arabi iiidicati da Co-
rippo nel verso 1076-7 del lib. IV; dell' epoca delle
guerre di Giustiiiiano coi pnpoli di Albi e del nome
di Ginstiniana data a Gart<igi;ie; delF antico mode
di divide. e il giorno e la notte nelTinverno e nella
St 'te in \-2 parti egnali ; del monte Aurasio della
Numidia . e degli ab-tatori di ([uello, dei campi Mam-
inensi posti ai c 'ni-ni della Bizacena Meditcrranea,
dei ca npi di Catone presso Utica , e di moiti altri
ogc,et(i o di m lie altre persone, di cui rara trovasi
la men/.i>.n" ^dtr >ve ehe in qiiesto poema. Vediamo
pure con pi'^ ere lUustrati alcuni vocaboli ed aticlie
prop'ist- da aggiugs'ersi I'T oitiiiio lessico Forcelli-
niano, come insafnr'is , facellu^ adpropiare o adprO"
pians . imdlvngos ^ acfpptabiles ^ ecc D ipo uacipioso
ed accurate mdice trovaasi le perioche o postille di
JOIIVNNIDOS «EU DE BELLIS LIBYCIS. 021
osservazioni trovate nello stesso codice Trivulziano,
rontenenti in gran parte gU argomenti tU diversi
libri del poema. Queste sono scritte in latino assai
barbaro , ed in esse veggonsi introdotte le parole
fortditia ^ attare per aptare ^ scarainociare , rissa^
refortiarc ^ seriosius ^ victioriaie ^ nichilandurn, exen-
tia^ che numca in tutti i glossarj , lotare martus ,
voce pure mancante nei glossarj dell' intima latini-
ta , prodimenta , ecc.
Meritava egli , diranno alcnni , nn autore semi-
barbaro ed un poeta certaniente non felice , nialgra-
do le cose dette a di liii lode da alouni critici ,
tante cure e tanta fatica onde adornarne una splen-
didissima edizione ? Si , noi risponderemo , perche
preziosi sono gli antichi fraiumenti di qualunque
natura , che sussidj portauo alia storica e critica
erudizione, clie illustrano i fatti e le loro epoclie ,
le guerre, i popoli, i costumi , e per fino le fasi
della lingua e della letteratura di que' tempi. Molto
pill dee riuscire gradita e vsntaggiosa la pubblica-
zione di questo {>oema inedito , perche, come gia
accennamnio , riempie una grande lacuna nella sto-
ria di que' tempi; perche serve di complemeuto alia
storia Bizautina, o sia alia appendice latina di quella
faniosa collezione ; perche giova nel tempo stesso
alia integrazione delle opere di Corippo , alcune
delle quali erano gia state pubblicate ed illustrate
coir opera di uoniiiii eruditissimi. Nuova gloria dec
dunque risultarne alia patria nostra , giacche non
solo dai nostri torch) esce uobilmente stampato que-
sto scritto inedito , ma tratto e altresi da ua codice
Milanese -, al possessore del niedesimo che la pub-
blicazione ne promosse , al dottissnno editore , che
alcuna cura r>on trascuro per rendere quella pub-
blicazione per ogni via piu adorna , piu conipiuta,
_piu vantaggiosa.
D22
IPOCRISIA FEI\IMINILE,
■NOVELLA.
I,
N Torino , bella e simmetrfca citta , ma di
astnzie feruniinili e (V ipocrisie e di altri vizj piena
quanto 02,111 altra d' Italia , era agli anni passati ,
anzi sul linire dello scorso dn-iinottavo secolo una
giovane donna , la quale , men per rispetto di lei ,
die per debiti riguardi all' onestissimo parrntado
suo . chiameremo Ernestina : grande e bella e di
ben proporzionate forme , con gli ocrlii azzurri e
le labbra vermi2;lie , alle quab facevan corona bian-
chi e iucidi denti , ed avente per siiigolare orna-
inento una lungliissima cajjellatura di leggiadro
colore tra il biondo ed il cenerogaolo, e cosi pie-
ghevole , che ad ogni leggier tocco la s' increspavi
graziosaniente ; il che unito ad una spaziosa fronte
suole signiHcare prontezza di mente; dove una fronte.
ristretia e rapelli osciiri e distesi vogliono spesso
indicare dappochezza di cervello e di sentimenti.
Era Diarito di costei un ser Geronimo dalli Bran-
colini, mercatante ricchissimo c bancliiere , e pos-
sessore di case e di poderi , che gli fruttavano di
buoae entrate. Ma erano le ricchczze il piii bel
corredo di lui , siccome quegli die gia avanzato
negli tjoni e sucido nella persona , e grossolano
nei modi incresceva ad ognuno che il trattasse,
non che alF avvenente nioglie. Oltre che egli era
avido di danari , e pronto a far gabbo altrni, ezian-
dio per un picrol guadagno , come assai merca-
tanti fanno , ed in ispezialita coloro , i qnali ( come
ap[)unto era ser Geronmio) di bassissinia estrazione
hati , vengono in Piemonte da una valle denominata
di Barcellonettc , che trovasi sui conliiu di Fran* ia ,
e 01 giungoiio con piccolo botteghiii dietro le spalie
IPOCRISIA. FEMMINILE, NOVELLA.. SsS
a vender nastri , fettucce e spille , e ritag;li di tele
niussole e {jercalle , e simili donueschi cioiidoli e
bagattclle ', e rorrono sii e giu per le vie e sotto
ai portici della tiera e del Po., e si fanno incontro
co!i le parole di buon mercato alle inesperte con-
tadiiielle e alia o;ente meno accorta ; quindi pigliano
a pigione uii canton •in di strada , e mano niano
contentandosi d'' un vil pane e d' una cattiva mi-
ly^stra , e accrescendo i l'>ro traffici ed usureggiando
si progrediscono in pof hi d' anni che si veggoiia
poi , come tanti ne abbiani vednti e veggiamo , di—
ventar ricchissimi negozianti e di quei di banco ,
ed acquistar possessioni e comprare palazzini su
colli piesso Torino, ed ivi grandeggiare la dom§-
nica ne' conviti e ne' festini , e prender quelle arie
(li non eri e sei , eh' egli e una cosa nojosissima a
sopportarsi da og'.ii educata e gentile persona. U
nostro ser Geronimo pero di quest' ultima qualita -,
cioe del grandeggiare, non penava no certo , come
abl^iarao gia avvertito. Ma a rincontro egli era
cosi geloso e pieii di sospetti verso la moglie , cho
avvisando non poterla abbastanza gnardare con
r o|)era della fantesca e dei famigliari, propose ti-
nalmente di trasportare banco e magazzini nella
stessa casa da lui abitata, e cosi fece , ignorando
il buon Alf ssere che in si fatte bao-attclle d' amore
apche la pin sciocca , se le ne viene il destro , sa
pettinare il cinffetto al piu vigilante marito. Con
tutto cio la suggi'zione per madama Ernestina si.
era fatta grandissima : avvegnache per \ un canto
il marito stava molto in casa , e ad ogni tocco di
Canipanillo, ad ogni muovcre di porta usciva del
suo scrittojo ; dalf altro e2,li aveva rigorosainente
vietato all.i nioglie qualuu(|ue passatcnipo di teatri ,
di festini c di vegUe ; e poichc in casa di qualche
auiica, o per via erasi talora accontata con qnalcha
garbato uomo che le piacesse , non poteva piu oltre
spinger la cosa ; e la meschinella era riilotta a di-
torare entro se i.proprj desideri, Fiaalmente dopo
.'324- ll'OCRISIA FEMMINILE ,
tante inutili prove , non veggendo di presente
alouna via da poterne iiscire, delibcro esscr niiglior
consiglio di assicurarsi atlatto d^ ogni sos[)(tt<) del
geloso niarito , faceudo la monnonesta c la divota,
e di aspcttare dal ttnipo sna buoua ventiua. Cosi
tleposto ogui oniamento di liisso ( il cpiale nulla
aggiiingcva alia naturale avvenenza di lei), si pose
Tiiadama Ernestina a frequentar le chiese di niattina
c di sera , ed a condurvi seco le figlinole sue gia
grandicriue e bellucce , e sempre col velo bene
avanti snl viso , e con 1' uffitiuolo fra Ic mani : di
modo che le pinzochere , i crediili c gli sciocchi
ne rimancvano edifirati , e andavano dicendo : vedi
la in tanta corruzione di costumi quelia bella e
matronal donna come veste modestarnente , e con
qual divozione dice il suo paternostro , e con qual
raccoglimento ascolta i sermoni e le prediche ! oh
bene avventurato Geroninio; oh fortunata famiglial
E il marito a cui pervenivano tali voci , tntto de-
llziava , avendo per t'ernio lui solo col suo esempio
e col suo rinore aver la mosilie a cosi santamente
vjvere ed operare educata : e per inantenerla in
cosi bnoni proponimenti soleva ogni sera farle la
lezione di morale, or raccontandole i miracoli della
iMadonna , or discorrendo le vite dei Santi del leg-
gendario ; di che tutto quanto piacere ne venisse
alia moglie , ciascnno sel puo pensare.
Accadde che in quel torno , a fuggire le orribili
catastroli dalle quali era straziata la Francia , ri-
patrijsse uno strettissimo parente delE Ernestina ,
di lei pill giovane d' anni , detto per nomc Eraldo,
stato educato in uno dei piu rinomati coUegi di
quel floridissimo reame. Era costui bello di sua. per-
sona , artettatuzzo ne' modi e curante l' attillatura :
oltraccio esperto ne'giuoehi, destro nel cavalcare,
e sino-olarmente ao^ile e svelto in o2:ni mamera di
danze , piii assai die non fosse ammaestrato nei
.sevcri snidj della fjlosofia e delle lettere , de' quali
pero aveva tale tintura , onde fare di se bella ed
NOVELLA. SaS
■onorevole niostra nelle conversazioni e nelle bri-
gate, dove soleva reritare i bei versi del Rarine e
e del Voltaire , e piu spesso trattenere g;U astanti
ispiegando loro le cosi dctte Sciarade o diciferando
logngrifi e iiidoviiielli ed altri si fatti francesi iion-
nulla. Con li ([uali appareati pre2ii , essendo egli
inoltre grandissinio vagh< ggiatore , era sommameute
«;rato al bel sesso.
Ora manrando airErnestina una migliore e piu
comoda opportunita , e piacendoli' sommament^
Eraldo , ed essa a lui , messo da banda OiL'ni saiu-
tare ntegno ne' rispettati legami del sangiie . fuiouo
entrambi presto d' accordo per vedersi , frei[uen-
tarsi e darsi bel tempo : nel che servavano ptro
la massima circospezione , non tanto per la temiita
gelosia di s^r Geronimo , il quale di si fatta mac-
chia appeaa avr<^bbe osato di sospettare la nioglie ,
quanto perche qiiesta voleva presso i parenti e nel
pubblico conservar illesa la riputazione di savii ed
onesta , sapendo benissimo che a Torino , come
altrove , non V esser buona ma il parerhi , da e
mantiene la buona fama : e cosi duro la bisogna
per ben due aimi.
Ma siccome avviene che le cose da prima desi-
derate e gradite , qiiindi lungamente e senza con-
trasto possedute sogliono bene spesso venire a noja
e dar luo2;o a novelli pensieri ; e d' altra parte
quando una donna fa tali beife al marito , piu noa
le costa mancar di fede all*' amante , il che cgni
uom di senno che s' iunamori dee tener per feimo
onde non dia soverchio pascolo a gran sentimcnti ,
i quali ad un nubile e sensitivo ammo sono p« r lo
piu ca2,ione di tristezza ed affanni; cosi mad.ma
Erncslina a cui per un altro canto iucrcscevano
certe trequenti scappatine di Eraldo , penso doversi
procacciare un secondo amante , e pose 1' oc< hio al
primo ragioniere del banco di suo marito per nome
Giarmto : uomo di tVesca eta , scrio , di poche
parole , tutto dedito alia sua professiouc , e pcro
oaG ipocnisj-i femminile ,
tenuto caro da ser Geronimo , benche da poco
tempo r avese preso a suoi stipesid). A Giacinto
lion dispiareva la donna ; e sebbene di qnando in
qnando andasse scamhiando con lei le furtive oc-
chiatine , tuttavia stava ee:li niodt-sto e contesnoso
non lanto per propria scelta , die io non vo' di-
chiararlo pin casto di (jnel die per avventura ei si
fosse ; ma pinttosto perdie egli , siccome avveduto
ed accorto , aveva conosciute le secrete e doppia-
mente biasimevoli tresrhe della modestissima donna ;
ondc aveva al tutto ddiberato di abbandonar tal
pensiero.
Se non die nelle donne il non osser curate j^e-
iiera dispctto ed accresce lo stimolo del desiderio:
il perche madama Ernestina volendo ad o2;ni mode
_2;nadagnare Tainore di lui , presa f opportunity che
il marito per suo bisogno trovavasi in Isvizzera ^
cntro un giorno nel banco ove solo era Giacinto ;
e d'una cosa in altra avvedutamente trapassando-,
con affettnosc , sebben velate espressioni, T animo
sno gli discoperse ; e ne aspettava rpiel cli'' ei sa-
prebbe risponderle. Alia qnale Giacinto senza punta
niostrarsi isnbarazzato cogli iadugi e co' pretestj ,
ma sei'iamente secondo il suo costume e con molta
nobilta cosi disse : madama , i sentimenti die con
tanta bonta e gentilezza vi piace di proferirmi
60110 piu onorevoli per me di quel ch' io potrei
nieritarli ; e certamente e per la bellezza vostra ,
per la grazia e lo spirito e per altri pregi moltis-
simi non vi dovrebbe cader diibbio die il niio
cuore non fosse per far lor grata acroglienza; e
romeche al niarito vosfro io sia debitore della
presente mia condizione e di prossime speranze di
migliorarla ; e percio a secondare nn tale intendi-
rnento non possa Y aninio nuo riconoscente senza
nna qnaldie ripuo;nanza disporsi : tuttavolta essendo
il marito vostro attcmpato e sdiiftiso , e voi giovane
ed avvenente , oltraccio vees;* ndovi sopportar con
pazienza le noje e le privazioni d' ogni maniera
NOVELLA. 3^27
di clie egli vi e cagione , sarei appareccliiato ad
amarvi e ad amarvi con saklo e costante affetto ,
ove del simsgliante potessi ripromettermi per canto
vostro. Come, ripiglio la donna ^ die dite voi mai?
QtiHifli continuan'lo con queVolori e quegli artilizj
die son rosi faniiliari alle femmine , allorche si
atreiitano di v-.ler coprire le verita eziandio le piii
evideiiti: e <Tedete voi ch' io potrei dire d' amarvi
se veramente cosi non v' amassi come io il dico ,
e vol solo , e pur troppo e da lungo tempo , anzi
dal primo momento , ahi misera , die vi conobbi ?
Voi vedete qua! e il mio tenor di vita col fcisti-
dioso marito : fla me non pratica vivente nessuno :
attendo indefessamente alle cure domesticlie, alia
educazione delle figliuole , a' pii doveri die la
isanta religione mi prescrive. Ed in vero , alii lassa ,
fconosco esser troppo grave mancanza cotesta niia :
e sebbene io prego di e notte Domeneddio onde mi
liberi da si fatto pensiero chc e pure il primo die
isia venuto a bruttarnii la mente da die son ma-
rit^ta ; con tutto cio V immawine vostra mi sta
Sempre davanti in ogni luogo, in ogni ora e nol
sonno e nella ve2;!ia ; ed essendo si tattamente cre-
scinto questo crudel fiioco die per voi mi consiima,
ogni forza e vennta tinalmente meno , ho dovnto
cedere , ed arrosseado e tremando , tutto farvi
palese. Giacinto die , quantunque mercante , era
tuttavia di schiettissimo animo e leale , udendo
cotali lusinghiere juoposte in bocca alia donaa ;
ne sentendosi da tanto di volerne fare suo pro ,
siccome molti altri di meno dilicata natura e a
maggiore scorno delia falla* c Ernestina avrebbero
adoperato , dopo averle piu e piii volte dctto die
ei non poteva cliiamarsi convinto ; insistendo sem-
pre la donna , e facendosi rossa , e facendo cadere
cotali las^rimuzze , a cui gli sciocchi danno tanta
credenza ; fattosi piu animoso a parlare, cosi ripi-
glio. Or bene , madama , poiche di tanto m' assi-
curate , cosi sara : ma a pienamcnte convincerrai ;
SaS IPOCRISIV FFRntlNILK J
una grazia sola vi chieggo , ed abbiatela per sol:i
jrrevocabile condizione , ed e cjuesta : io voglio
die assolutamcnte d' ora in poi , ed a ("omiuciare da
quest' oggi I ill non bazzic hi per rasa vostra ne punto
ne poco il signer Eraldo. Eraldn , interruppe alte-
rata la donna, Eraldo! xin mio pareute , e cosi
stolto ! . . . ed io potrei ... oh nequizia degli
uoiiiini ! e non arrossite di oltraggi ire coii tale ca-
liiniiia il mio candore e la niia oiicsta ? e come
potrei ragionevolmente . . . e con ([iial fronte ar-
dirci di vietargli ch' cgli non venisse una qiialche
volta in mia casa ? Egli ci viene troppo spesso
( rispose senza punto scomporsi il rao;ioniere ) ; e
ci viene ad ore indebite e sospette. So che sul
balcon delta piazza e tali hltre volte snlle finestre
sono da voi a quando a quando avvedutamente
posti i necessarj segnali a significar2;li la oomoda
opportunita di vedervi. So di piij , che quando
vostro marito e in villa od altrove in giro pe' suoi
traffici, allora andate alia hbera, e si (,\ da voi
doppia la fosta. E rosi pur f.sse che solo a me
fosser note coteste ed altre si fatte cosereile che
ne sareste avventurosa troppo; pen he per nes-
sun motivo non m' indurrei mai a disvelarle o
fame motto , ed esser ciiginnc al marito vostro di
tanto cordogUo, e a voi di pubblu a vcrgi-gjia. Ma
gia talun ne va mormorando , e vi basti < h' altro
non mi rimane a dirvi — . La donna sentendosi a
pugnere cosi sul vivo e in un argomento per lei
poco onorevole , e cosi inaspettatameute e con tali
risoluti detti , quali suole espnmerli un cuor dritto
e sincero , dopo avere inutilmt ntc tentato di per-
suadere il contrario, lasrio bruscamente Giacinto ,
dicendosli la maggior viliania ; e tutto il sno aniore
e le premure converse in 'odio ed in ardeute brama
di vendicarsi.
E quest' odio 5 quosta sete di vendetta sempre
pivi si facevan maggiori ; conciossiache , se per Io
annanzi poteva bastare a' suoi divisamenti Io alloii-
NOVELL \. 829
tanare i sospettl dalT anirno del geloso marlto ;
poj- he fii convinta die Giacinto era di tiitto con-
sapevole ; e tcmendo inoltie e delle F^gliuole e
delle faiiti e dei vicini ; e parendole ( siccome co-
loro cui la cos':ienza rimorde ) dovere nello sguardo
di tutti lega^ere le sue colpe , andava piu guardinga
nel ricevere Eraldo. Onde tra per la tenia di non
poter coiiservare l' antica amicizia, e il dispetto di
non ne aver potuto stringere una nnova, e sfor-
zandosi ad una era di voler mantcnere a2;li occlii
del niarito e del pubblico ini^orrotta la foma di
mog'.ie onesta e di esemplare niadre di faniiglia ,
il rhe , per le cose anzidette , le pareva oggi mai
difficile ad ottenersi , la sua vita si turbo forte,
ed in, vece di tranquillar Y animo suo col rientrare-
in se stessa e fare delle parole del ragioniere un
virtuoso profitto , siccome per la umana debolezza
pur troppo avviene die quando comincia a tra-
viarsi il nostro intelletto , sempre piii si confonde
e si perde, e clii ha fatto il piu fa il meno; cost
madama Ernestina, niesso in non cale ogni princi-
pio di ra2;ione e di onesta , penso non potersi pro-
curare uaa vita queta e felice , salvo coir allonta-
nare dal niarito il povero Giacinto come testimonio
per lei troppo pericoloso ed inf^sto : e cosi ferma-
mente delibero.
Intanto ser Geronimo tornava dalla Svizzera , ed
esaminati i suoi conti , trovo die la sollecitudine e
Tantiveggenza di Giacinto nel profittare delle vi-
cende de' cambj , massime a fronte della carta
fignrativa , la (juale in tanta copia e con tanto
danno della pubblica e privata prosperita correva
a que' tempi in Pienionte ,' avev.ino in breve ac-
cresciuto c[uasi del doppio i capitali effettivi del
banco : per la qunl cosa , siccome uonio chu non
era total niente sprovveduto di buoni sentimenti ,
sub i to gli corse al pensiero di voler dare a Gia-
cinto una prova della sua gratitudine e della
»ua confidenza, concedendogli una ragione nel
33o IVOClUhl.V FEJIMINMLK ,
banco , e farendolo sozio (V una teiiue porzion^
de' prolitti senza .alqufva iuvposizione di fondi :^ ^^
con questa idea calda calda nel capo tiitto lip,tq
u' ando alia moglie, e glie la partecipo. La quale
sfoaando con an gran respiro Timprovvisa gioja
die intoriiaiuente sentiva per csser giunto il mo-
mento l^ivorcvole a' snoi perversi divisamenti •, e
quindi rattenendosi e vclando con ipocritc espres-
sioni tutto il suo m\ltalcnto, cosi dissc : mai noa
piarcia a l<ldio , caro marito , ch'io voglia iiige-
rirmi m ' tuoi traffici o nelle tue ragioni , che so
benissimo nial cio convenirsi ad una donna : come
nep|)ur<' ch' lo pensi ad allontanaiti dal dimostrare
co' bencfiz) la tua gratitudine a chi t' abl)ia e con
r opera e con buoni suggeriniL-nti giovato a far
niigUorc la tua fortuna : nia a fronte di qiialsivoglia
riguardo il mio dovere e. la religione mi co-
inandano di oppormi quanto so e posso a che tij,
niostri ale una liberalita verso un malnato corrottis^-
simo uomo , il quale si e dichiarato nemico all' onoi"^
tuo, alia mia onesta , alia pace drlla mia fam glia.
II marito a quests parole tutto istupidi, ne sapendq
ancor bene a rhe volesse la casta mo^iie riuscire ,
radd(^p]J!6 V attenzione nelT ascoltarla , ed essa con-
tiauo . si, Geroniiuo mio, nidnato e corruttissimo
uonio e cotosto tuo Giaciato,il (piale dopo il mal-
auiLurato giorno die il ricevcsti ragioni^re nel tuo
banco mtii non cesso e con le parole e co' ceuni e
con all ^auardi di farmi accorta delP amor suo e
dell liUemto di veairne a capo , ed insinuarsi nel
mio cnore ed ottenere pprrispondenza. lo credei
suUe prime <:he il mio contegno e le severe dimo-
straziom di sprezzo e le costanti rii)ulse avreobefo
bastato per fa.'<i.li abbandonare la stonsigliata im-
presa , e ncluamarlo al df bito rispetto verso tua
moglie; ma oime ch egli contmuava tutravia ad
iuiportunarmi ccrcando sempre iiuove occasioni ed
op[)ortnnita ; aiizi dopo che tu ti partisti di Tori-
no per qaest' ultima tua gita , c lui lasciasti al
NOVELLA, 33 1
governo tie' tnoi affari, osava perfino Tinlqiio uomo
d' introdursi nolle inie camerc quaiido ei mi sapeva
sola per nnnovarmi le disoneste proposte : a segno
tale che a nulla giovando le animonizioni , i con-
sigli e perfjh le minacce , fui costretta per metter
r onor inio in salvo da qualche insidia , di pregar
il nostro caro Eraldo , come piu prossimo mio ,
di venir spesso in nostra casa onde porgermi al-
r nopo assistenza e ditVudcrmi , fiache piacesse al
cielo di consolarmi coi mo presto ntorno. Or ec-
doti il bel soirgetto cui vorrebbe la tua buona fede
cbsi largamente g:inderdonare. Vedi a rhe t' avrebbe
egli tratto se d'aloun poco fosse vacillata la raia
cbstan/a , e so io non avessi le mille vulte piu
caro r onor mio die la mia stessa vita.
Dopo uu simil discorso, appena pote il credulo
marito rattenersi dal non correr di subito alia casa
di Giacinto per malmenarlo e prenderne tiera ven-
detta. Ma r arcorta moglie che vedeva benissimo
di qiiali conseguenze anche per lei sarebbe state
dagione nn tale partito , gettatasi a' pie di Geronimo,
ah mai non sia, mio dolce compagno , elia esclamo,
rnai non sia che da te si facciano sconvenevoli piib-
blicita ; a queste cose si vuol rimediar con pru-
denza : ti scone^iuro per quell' amore che porti alia
tua Ernestina , e piu ancora per qiiella fede che a
te presente e lontano e in ogni tempo e circostanza
da ben sedici anni ( e mi pajono giorni ) serbai mai
sempre incorrotta e costante; deh per dona a quel-
r incauto, a quello scostumato ,• pcnsi il Cielo a pu-
nirlo qual merita ; a me basta che gli sia tolta ogni
occasione di piu tormentarmi. Or bene , interrom-
pendola rispose il marito , cosi si faccia , come sa-
viamente avvisi : ti prometto che quinci innanzi non
ne avrai piu rincrescimento o molestia. In fatti il
mattino seguente , di bonissnif ora , egli mando
per un suo messo una lettera a Giacmto in un col
danaro della dovutagli mercede , e gl" impose ,
senz' ahro du'gli , di mai piu non comparirgU
332 Il'OCRISIA. FEMMINILE ,
davanti, e cli neppure saUitare per via nc lui ne la
moo'lie, conic se mai noa si fosser ne conosciuti
ne visti. Da si ioaspettato annunzio quaiito rima-
nesse contristato il cuor di Giacinto , noii e mestieri
il clescriv<'rlo. Ora non avendo egli nulla a ninpro-
vtrarsi, ne potcndo credere cosi in2;rato o strava-
gante il sno principale da usargli simil tratto senza
r impnlso di una f[ualclie calunniosa accusa , conobbe
di leffcieri che il colpo da altri non poteva essere
stato diretto, fuorche da madama Ernestiua , negli
occhi e pel contegno della quale , dope la fattale
sincera dichiarazioiie aveva sempre ossorvato uii
non so clie di maligno e di sinistro. Pero il sue
primo nioviniento fa di recarsi da Geronimo onde
chiamarali ragion delT affronto e giustiticarsi. Ma
considerando quindi che per ottenere una piena
satisfazione gli sarebbe forza svelare il cattivo animo
della donna, ed essere in tal modo cagione di scan-
dalo e di vcrgogna alle figluiole di lei cd al paren-
tado , vinto da un sentimento di pieta sempre T ul-
timo ad estinguersi in un' aninia ben nata , benche
crrandemente offesa, delibero di darsi pace, di non
ismarrirsi di coraggio e di tacere. E siccome e nelle
vendite e ne' canibj ed in ogni cosa appartenente
alia mercatura egli era conosciuto da tutti i com-
mercianti e scnsali di Torino come uomo destro e
di gran ricapito , e per cui tanto s' erano accresciuti
il credito e la ricchezza di Ser Geronimo ; cosi non
istette guari a trovare onorato e convenevole col-
locamento presso un altro ricchissimo mercatante;
il quale tutta la sua iiducia pose in lui, e ne fu
cosi soddisfatto e contento , che dopo un anno gli
diede in nioglie la sua stessa figliuola unica, bella
e virtuosa, con li quale passo sempre e passa tut-
ta\ia lietissima la sua vita. Cosi operava la provvi-
denza in favor di Giacinto per una certa legge di
eompeusazione ; mentre alia vendicativa Ernestina
pendeva sul capo il meritate gastigamento.
NOVELLA, 333
E di gia neir animo di Geronimo agrimpulsi tlella
gelosia erano su cedute altre considerazioni. Vedeva
egli con gran rammariro clie esseadogli mancoto
Gia'into, gli aHari del banco non andav mo piu cosi
prosperi: gU pareva alhira ( e gli pareva giusta-
mente ) ciie una donna savia ed avveduta avrebbc
potuto difi nd«'re di per se la propria onesta , senza
doniandarr' T altrui soccorso, e tanto meno flire in-
discreti riohiami al inai ito , niassime trattandosi di
un uonio , tpial era il ragioniere , probo d' altronde,
fidato e curante ^1' interessi del principale. Cosi di
pensiero in pensie' o e' si traeva a maledire la fetta
risoluzione come insensata e precipitosa : tanto 6
vero rhe tra 1p diverse passioni dalle qiiali siamo
talvolta agitati , or cpiesta or qutlla prevale , si fa
piu forte e detta il partito. Osscrvava finalniente il
messere che non ostante il congedo dato a Giatinto,
il parente continuava tuttavia le sue visite in casa
e con maggiore assiduita e frequenza , or col pre-
testo di esercitar le fancinlle in qualche novella
maniera di danza, or con altri e via via.
11 perclie accresoiutasi in lui la biliosa irritazio-
ne cou un mal viso disse alia nioglie che essendo
le zitelle oggi mai da niarito, ed Eraldo troppo
gnvane e brioso , e non piacendogli tanta frequenza
che dava motivi al moiido di morniorare , era percio
assoluto sno intendiniento , rhe qucgli non avcsse
piu adito in casa ne punto ne poco ; e cosi le im-
pose die fosse eseguito. La donna benche punta al
vivo , non oso far motto a questa intimazionc; anzi
finse d. acconsentirvi di buona voglia: e temendo
die per cpialrhc arridente si venissero un giorno
o Taltro a scoprire i snoi andimpnti, in guisa ado-
pero con Eraldo che gli abboccanienti e le visite
fossero pui rade e piij circospette. Cosi passavano
le cose , quando la sera d' un sabato fa recata a
Geronimo la novella , die il gastaldo d' una sua
possessiine sei miglia distante da Torino era il
di stesso sgraziatauiente caduto d' una loggia , per
334 IPOCRISIA ^fimflNlLE ,
la (^odlfe c!i'(^iVth' gli ^l' era rbtfa una>8stotr/,' e §8r-
reva rischio tli nioriie. II perclie ser Geroniiuo clic
nn tal uomo, siccoine antico e ildato, aveva molto
carrt, delibcio di partir subito a qilelTa volta con
la speranza di poterlo soccorrere e serbare in vita.
E mandato per un buon chirurgo siio amico, e preso
a nolo un calessetto, signilico alia rrioglie questo
suo divisarAento , e dissele che siao al venture lu-
nedi e' non sarebbe stato di ritorno. La quale ,
commeridata la caritatevol premura dA manto , il
consiglio a non fiapporre diniora : e datagli una ca-
migiuola di lana, e postogli in testa un doppio
berrettin di seta, onde Tuniido deila notte nou gli
fosse cagione d' una infrcddatura , gli poise mano
a scender le scale ed a moutare in calesso : e poi.
messo£;li un buon pastrano sulle gambe, e datogh'
il buon viaggio con niille baciozzi, il racromanclo
al chirurgo che ne avesse cura ; e pregatili entrambi
di andare adagio per evitar disgrazie, e di tornare
alio indiniani, se mai fosse possibile , e non aspet-
tare al luuedi, con un' aria di alTcttuoso conjugale
rammarico cosi bene dissimulato, e cosi bene cre-
duto smcero , gli lascio avviare per la porta di Susa.
Quindi, parendole mille anni di non aver piu vt-duto
Eraldo , corse prontamente al magazznio di lui, e
fattolo consapevole della sospirata felicissima oppor-
tiinita, dissegli che lo aspetterebbe a cena in casa
sua alle dieci della sera stessa : di che Eraldo fu
lietjssinio e promise di venire. E dato ordine ad
os^ni cosa , ed apprestata nella propria camera senza
saputa d' alcuno della famiglia, una p ccola ma sa-
porita cenetta, e mandate prima del solito a dormire
le figliuole e le fantesche , e serrato ben bene ogni
nscio che dalle altre stanze potesse dare adito nel
suo appartamentino ; aperta una segreta porticina,
della quale da tanti anni il marito credeva, lui solo
aver la chiave, quando batterono le dieci alia tori'c,
di la cheta cheta introdusse lamico, e con esso si
pose allegramente a cenare. Ma non prevedeva la
KOVKLLA. 335
donna , die Infra poclii nionienti si sarebbe intor-
bitlata la festa , e che Domenedtlio non salda seni-
pre i conti alia donieuica.
Itifatti, appena ser Gerouimo ed il cerusico s' eran
di due luiglia avanzaii sulla strada che conduce a
Rivoli, ecco farsi loro incoutro frettoloso un faniiglio
il quale disse die il gastaldo era spirato in qnelTora
stessa nolle niani di nicsser lo ))arroco. Ailora av-
viso il cliirur^o essere luig^lior consiglio il tornare
a Torino, tanto piu ch' egli era numito d' un ordine
del governatore per farsi aprirc le porte i[uatunque
ora della notte si fosse : e cosi fu fcUto. Intanto
delToccorsa disgrazia si andava Geronimo consoianda
al pcnsare quale e quanto sarebbe il piacere della
sua donna in veggendolo cosi inaspettataniente li-
tornare a casa : e della divozione e della t'edcka di
lei ineravigliose cose raciontava al chiruigo; ed
entrati in • itta , scese cjncsti di calesso e ando pei
fatti suoi. E Geronimo, restituito il calesso al luogo
ove I'aveva noleggiato , s' incaniniino a casa sua.
E salita la scala niaestra, ed appressatosi alia porta,
non veggendo lunie , ne sentendo niuover persona,
ebbe per fenno che la moglie fosse a letr.o; e non
volendo sonare il campanello per non destar ru-
niore , e svegtiar la faniiglia, poirhe aveva presso
di se la chiave delP altra portitina, si reco nella
contrada ed alzando gli oc<lu cosi per una cotal
curiosiia, parvesli per Tapertura delle impostc vcder
del lunie nelie sue camere : capist o, esclamo ailora
il niessere , la povera Ernestina ha paura de' niorti
a dorniir sola e tiene accesa la lanipadina: quuidi
ent^ato in una piccola cone della casa e salita
un'^altra scala, plan pi.^iniuo apcrse la porticina so-
vrac^ennata , e s' iutrodusse sulla j)ur.ta de' piedi in
uno strtttJssimo corri<lojo, in capo al cpiale era
r us(;io che incttcva nella camera iviaritalc. Ma tpial
fu la sua soiprcsa nello intendere due distintissime
ivoci, r luia di- masi'hio , 1' altra di feuuiiina che
^michevolnicntc andavano dialogizzando? Tutto il
Bibl. Ital. T. XVIII. 22
336 IPOCRISIA FEMMINILE ,
sangne gli si rlniescolo eiitro le vene; ma volendo
meglio acrertarsi qiiali alTari si trattassero la entro
in sua contumacja , pose V orecchio alP uscio che
sottilissinio era^ ed intese la nioglie chc diceva
airamlco: or via, Eraldo rnio, bcvi, a che te ne
stai pensoso ? sou tre anni che t' amo e con saMo
e costante affetto : e non ho io prociirato sempre
di far il piacer tno ed in ogni cosa? non ti sov-
viene che per acquctare T ingiustissima tua gelosia
ho fatto dar congedo a quel nieschinel di Giacinto,
bent he una sola parola e' non m' avesse niai detta
d'araore? Pensiamo a starcene alle2;ramcnte iilsieme
e questa sera e tntta doniane ; il cuor mi dice che cfuel
vecchio increscevole dimio inarito non verra neppure
ad intorbidarci il lunedi. Che tristo il fliccia Iddio!
ma gia i suoi inconiodi van crescendo ogni di; fe
per certo e' nou ilee piu durarla di moho : infatti
quando gli saltano in capo certi giovanili caj)fibci,
per una buona quindicina non puo piu reggersi in
piedi, e par un ritratto di sepoltura. Via , benamo,
accostati, cuor mio, evviva T amor nostro per nriUitf
annil Cio detto , e mentre apprcssavano i bicchieti
alia bocca, non potendo Geronimo piii frenarsi, date
lin 2:rand' urto nelT uscio entro con tale iiv.peto nella
Camera che la moglie ed Eraldo sbigottiti si lasciaton
cader le tazze di mano e rimasjro taciti e tremanti
dallo spavento, tlnche appigliandosi al prirno partito
Tuna ando a chiudersi in un viciuo stanzino, Taltro
aperta la porta , senza neppur preudere il suo cap-
pello , precipitoso corse le scale e fuggissi a casa sua.
Geronimo si getto pieno di cordoglio sopra un
cana[)e, e quivi passata la trista uotte , cpiaado fu
giorao , senza nulla dire a persona , si ando dall' ar-
civ^scovo, ogni cosa gli racconto e cliiesegli la
grazia di fc;r chiuder la moglie in un monistero pel
resto de' suui 2;iorni. Ma monsisinore die uomo savio
e prudente era . dopo avere pazientemente ascokato
Geronimo, gli fece le seguenti interrogazioni Quanti
anni avete? — sessantadue, monsiguore — ■ e vostra
NOVELLA. -, , 33;?
ai02;lie? — trentasei. — avete Jfigliuole- da marito? — •
due, monsignore. — Desiderate di coUocarle bene?
Monsjgnor si; nia tenio che allorquando si sapra
dal pubblico — qui io vi aspettava , ripiglio
interrompendolo T arcivescovo ; se volete mantener
la riputazioiie alia vostra famiglia e coUocare con-
venientemente le vostre zitelle, non vi con\ien far
motto dcll'accaduto, ran beiisi dissimulare ed aver
pazienza. Se (juel che mi avete detto venisse a ri-
sapersi , altri darebbe il tofto alle ruvide e tiran-
niche vostre mariiere ; altri vi riilerebbe in faccia
ed approverebbe la vostra dunna : e quando anche
la riputazione di lei fosse perduta , che ci potreste
guadagnare voi stesso ? consolatevi, ser Geroaimoi
avveninienti simili al vostro ne succedono di molti
in Torino ; ed il piu de' mariti soghono usar prii-
denza e tacere : a tanto vi consiglio pe' vostri stessi
vantaggi : intahto la lezione di jeri sera e il mag-
gior rimprovero per vostra moglie e per V ardito
j)arente: voi non dovete aggiungervi neppure una
sillaba del vostro , e sara qucsto il piu terribil ca-
stigo , e col tempo ne ranarrete contento. Geronimo
si niostro persuaso alle ragioni del savio prelato ,
e cosi fece come questi gli sugq;eri. Gonobbe la
pmcesso di tempo segni di vera cmendazione nel-
I'Ernestina, e alia prima Pasqua le perdono il fallo.
-ji.i s[oi£ff 9Js*op aHa non se aiamaagib ojuj
doij ufiij,' ) !5ini\0 U' •' ,■•—>,? oj£if|a3 oil alrisin
X £>r/ kIj OJRrDtolJ>;iiiA' T> rp Tjlt naTuTijJnoa Ofioe .irrton
. . "I nil iiTi u\v M/i i'>if AKisruIuaij-i-:-.' oJBiigr.J
SCIENZE ED ARirio#M]GAt^K;;3^E.uwoim
Jill iioiO i 6fijoni^ ^ oas'iO m/ saeoi
— •«gn«»~-<»-g>'*-iJw«'iu n.I ni or;j3vcJjai989
iiron one fi aiisJtiamogiB
Considerazioni sopra un antic o zodiaco dis1^^tff^tfif{\
isL 6ct fiaofdansj ilonsg onp Jb oJerjg omieaaq If driBS
i(i jjii'if. . )!.' 1 .", ; 9i{;> ijjsgooe i'lnfoaiJ'iBq
Iella cnttnidrale di OtrantOi i9(^iba riAWd iftiatiflj^l^jiwb-
saico , il quale occupa buon tratto Jel pavimeato cWiif
cliiesa , e raffigura ua wraradissimo albero da cui « ftgr
gia di lamificazioni si spiccano molti compaitiiueau svji
quali soiio effigiati fatti storici del vecchio e del nuiivfo
testatnento. Entro dodici S|iazj circolaii disposti a certj
intervalli veggonsi espressi ia via luogo i dodici oie^l
dell' anno indicati col proprio loro no me in linfuaggV*
latino , e caratterizzati dall' emblema di vina costellazio^*
zodiacale , al che si aggiunge la rappresentazione ^i^itf
opere villerecce , o delle domcsticlie occupazioni (SSfi%%t
tanti a ciaschedun mese lo do il jiome di zodia«B8o9
questo lavoi'o, quantunqne le figure delle costeUaziStfti
non sieno collocate ia ciicolo, ne schierate in Recife joie?
tinua. . ,.j Ifj-s
II mosaico di ciii si tratta conta un' anticliita di piij
di sei secoli e mezzo, esseado stato fatto nell' anno ii6S
per cura di Gionata arcivescovo di Otranto. Cio si ,id©f
sume da un' iscrizione paiimeiite sciitta in mosaico, 'ia
quale f'u letta iitiera da moasign. d' Aste arcivescovo di
quella citta , ed e da lui i-ifcrita nell' operetta 3Itinoriai
Hjdruritincc ecclcsice inscrita nel Thesaurus aiiti(j. et liistofl
Jtalice compilato dal Grevio (Tom. IX, pars 8). Ess£V;i;^
del seguente tenore: ti'U'.fJf'-i > 'looit
Anno ah incarnatione doinini nostri Jesu Christi MCLK.y
indit. XIII reiynantf. domino nostro W. rege nuiiinifico luiri
milis sfivus Jesu Christi Jonathas Hydruntinus archicpi&cO'y
pus jussit hoc opus fieri per manus Fantakonis Pri, ,umo
CONSIDER.VZ. SOPR\ UN iVNTICO ZODIACO CCC. 339
^'^"Iscmloue e ora molto malcoiicla^ talclie iion ho po-
tato disceruere se non che (jueste parole clic esatta-
niente lio copiato servus J< su Christi ( questi due
nomi soao scritti jCOn uq moiiogramma formato da uu X
tagliato verticalinerite pel mezzo da uia I) Jonat
Hydruntinus archiepiscopus jiissit hoc opus fieri. Manus Pan-
taleanis prcshyteti. £ probabile che questo Pantaleone
fosse ua Greco, giacche i Greci molto a que'' tempi si
esercitavauo irt lavori? di siinil fatta , e lo da eziandio da
argomeiitare il suo iiome , e I' essere stata Otranto chiesa
Greca tino ai tempi di quel Gionata che fu il primo ad
iutrodlirri il rito latino. lo non mi tratterro a ragioiiare
ne dello stile ne del disegao delle figure , le quali pale-
saiio il pessimo gusto di qae"" secoli tenebrosi , ne dei
particolari soggetti che rappresentano. Gli emblemi delle
costellaziorti non differiscono puato dagli ordinar) , se
non die qnello dello scorpione in cambio di offrire 1' iin-
magine di questo aniuiale. Via piuttosto sembianza di una
4ocertola con la coda cosi vitorta che forma uu giro di
splrale. Potrebbesi credere che V artefice abbia voluto
sostituire alio scorpione la Lacerta stdlio , comunissima
in que' paesi , ed erroneamente reputata dal volgo ve-
nefica , ovvero la Lncerta scincus , che, quantunque in-
nocente , ha fama di essere piu micidiale , e che chia-
masi tira-fiato in Sicilia. Ma siccome T animale ivi deli-
neato mostra sei zampe , mal si saprebbe indovinare che
cosa abbiasi voluto rappresentare. Piacemi di notare
che sotto il mese di ottobre e effigiato un villanp che
solca la terra con un aratro affatto simile a qtiello di
cni tuttavia si fa uso in Terra di Otranto , il quale ha
«iia sola stiva , e di sempUcissima strnttura , e cosi leg-
giefo che puo agevolmerite essere portato in coUo da ua
womo. lo ho vednto arare que' poJeri con ua solo asi-
ncUo attaccato ad uno di cotesti aratri. Sotto il mese
di luglio vedesi un contadino che batte il grano ncU' aja
eon un coreggiato simile a quello che adoprasi neU' alta
Italia , ma con due mazzafrusti. Questo stromento ^ og-
»igiorno sconoscinto in que' paesi , solendosi in cambio
ricorrere alia trebbiatara ; e siccome esso non puo es-
^^•e vantaggiosaniente usato se non che ove si iratti di
battcre una mediocre quantita di grano, si potrebbe forse
eonghietturaie da cio che nel secolo XII o le proprieta
eraiio piii divlse fra gU abitaatl moUo agricoli auche a
340 CONSIDERAZ. SOrR\ UN ANTICO Z<1iDt\CO
^ •■ C ''. J r.J "!;;'. J'i t ,£.-. ",-1.. ■'., .i'.y>*>.<isJ^
.quel tempo, o ch« illavoro della c^mpag.ia fossf aC^
dato ad un luaggior numero cli faaiigl;e lustiche per ey-
-sere piii al>l)Oiiclaiit€ la }mpolazione. ^ . t . .tn
Ma cio cho particolarniente ho avvet-^ito,,jn- qiiesto zq-
.diaco e V iiisoUta <ligtriliu7ioii<^ delle cost}v^lazioni. Niiinp
-ignoia clie tutti i mesi deiramio raecUuiiIono una poij-
Zione di due segni dell' eclittica, a ciascJieduno de'quali
coiTisponde o corrispondeva una voHa quella costellazioae
da cui rsso segno ha vicevuto il noipe. Volendosi aduii-
que insciivere ne' uiesi le rispcttive, ccstcUnzioal zodia-
cal!, uopo sarehbe di mettenie due accaiito ad ognuao ,
«ia qualova si voj!;lia una soppiiiuenie, per lo piu si la-
gcia quella nel cui segno entra il sole in quel dato.,mef-
se , la quale e in certa guisa il distintivo del jiiese uv9j-
desinio. Cosi per parlare Jci quattro princlpali pPin^y
deU'ecUttica , che sono i dye cquinozj ed i due solgti^i^^
X Ariete simboleggia il raaizo , la Libra il settenibrp , ,i^
Cancro il giugno , il Capriporno il deceaibre ; mai;^ier|L
che fa singolarmente faiuiliare agU antichi , cotne;,,jpipf'
trebbesi mostrare con V autorita di parecchi scrittoriv, .,\,
Cio posto, sembrera alquanto strano di trovai'e zP.d'fifi*
in cui siasi tenuto su questo particolare un metodo ;ifj-
fatto opposto , e tale e quello di Otranto. Le costel(li)-
zloni sono disposte in guisa die quella de' Pesci viene
esclusivamente assegnata al niaizo , e TArietc e r^spinto
all'aprile : il mese di settembre non e sind>oleggiato dalla
Libra , ma dalla Vergine : quello di giugno mostra i G,§-
melli non il Cancro , che passa nel luglio , e diceml)}'^
ta il Sagitt^rio , nientre il Capricorno appare in gsn-
najo (*).
Sarebbe un punto curioso di erudizione quello d'io-
, Vestigare in quale tempo , e per quale motivo si idea. di
escludere in queste rappresentanze la costellazione de|-
r Ariete dal mese di marzo , che in questo discou'so , si
{*) Benche comunemente si ?appia in fjiirtl seguo entp! il sole ne' di-
vers! mesi (leir anno j;iii«ta J nosiri calendarj , pure a sollisvo della lil^-
• moria sai a opportuno rf' ind'^ci^rlo ;
. ; , In Gennajo entra il 5ole in Aqiiario Luplio Leone
Febbrajo Pesci Aposto Yorgine
M,ir70 Ariete Setlenihio Lihra '"■*
Aprile ToTO Ottot.re Scorpione rj
]\I.if;gio . , GeinelU,. Novenibre Pa(;ittar;o ,^^
Cingno Oancro Bicembrc Capricorno.
DELL4 CATTEDR\LB DI OTRA^NTO, 841
prenderk per norma, e lasciare ia cambio quella de' Pe-
tpii , giacche noti e un uaico fatto quello dello zodiacO
di Otranto. Ne qixeste indagini soao cosi sterlli , quanto
aitri a prima giuiUi potrebbe supporre , giacche es3en*
■rfosi vedute in alcuni vetiisti zodiaci simili traspt)sizioni,
ed argoinentaiido alcani che ai riferissero ad i\a certo
Itato del cielo uell' epoca in cui furoiio costrutti, ne de-
dussero conseguenze che fecero risalire a piu migliaja di
anni V antichlta di quelle opere , mentre altri le giudi-
carono apocrife e assurde,
Ora e gia noto che le costellazioiii da lungo tempo
non corrispondoao piu. a quo' punti in cui furoao vednte
nella prima istituzione dello zodiaco da noi adottato.
"Esse vi si soao allonta.iate iiiohrandosi lungo reclittica
da occidente in oriente , talche I' equinozio di primavera
succede ora circa trenta giorni prima che il sole abbia
Taggiuuto la prima stella della costellazione dell' Arietcf ,
4a quale corrispondeva una volta al nodo dell' eclittica',
b sia a quel punto in cui cssa e tagliata dall' eqnatore ,
fenomeno che viene indicato con la frase di precessiohe
degli equinozj.. L' epoca in cui la mentovata Stella si ri-
feriva a quel punto risale vei'so T anno 338 prima del-
r era volgare^ e siccome il suo movimento e di circa 5o"
TBiir anno , cosi si avanza in 72 anni a un dlpresso per
'lo spazio di un grado. Al tempo d'Ipparco, che fioi-i circa
iSo anni prima dell' era nostra, I'allontanamento di que-
sto astro dal punto dell' ec[uinozio doveva essere abba-
stanza vislbile , poiche eccedera oramai tre gradi , ma
piu manifesto apparve agli ocelli de' posteriori astronomi
della scuola Alessandrina. Nell' anno Ii65 in cui fu fatto
lo zodiaco di Otranto, la sua distanza era di circa ai
■gradi e mezzo un po' piu, ed ora la longituJine dell'ac-
cennata stella, glusta i dati somministrati dalle tavole di
Berlino, e di gradi 3o , 40*, i3", vale a dire tatta la
costellazione e gia uscita dal se^^no, che per serbare vm
.antico uso s' intitola ancora col nome di Ariete.
Deggio qui d re ,che per agevolare rintelligenza e
per maggiore comodita ho ragguagliato la precessione
delle fisse a 5o" all' anno, come vien detto da alcuni
astronomi;, e ad un gndo in 7a anni; quantuaque , se-
condo altri , sia di So" '/,„, ed allora un grado sara corso
in anni 71 , giorni 3ia, ed ore i3 all' incirca. Ma ho
etimato opportuno di trascurare questf: fraxioni, giacche
342 CONfilDERA^.. SOPRA UN ANTICO KOOIiCO
sarebbe snpfifluo t\\ dai'e ai poclii coinpnii cbe occoi'ronc
una precislone maggioi'e di quella cUe rargouieiito richietle.
Kiatracciaiiilo aciuaque 11 luotivo per cni vollero alciini
eliiiiiiiare negli Z')diaci Jal mese di marzio la costellazioae
tleirAriete, ed appi"0[>riarlA esclusivatnente airaprile, po*-
trebbe opinare taluiio cUe silFatta iaaovaziaiie fosse* stata
ideata dopo che rAriete tanti gradi r!ibe corso cbe ol-
trcpasso il confine del mese. In cotal , gjxiga si avrclibe
preso norma dal sito della costellazi<>,*T<^ , senza piii cu-
rare il segiio, il quale difatti era fi,l;Vi?<io, non avendo
pin im' esatta corrispondenza con la costellnziont: mede-
siuia. Questo, caiTi)jiamento pov introdiitto nel ine«e di
marzo doveva necess|u:iaii,ieai;e ^fjec^; eatesoiiaitmitti 1§B
altri raesL dell' anno. ,,, ;if.}/ oj^jjo:^ l^jn cjo/q-ij iaro eilDfoq
Per veder cbiaro in que&ta' quistioqiQi fgftrclbbenmestFfeiif
di conoscere la particolave fornja de'U'anao ■ di qnelle
naziom cbe si volessero addurre in esempio , e di 3aperc
quale esteasioae di giorni davasi ,al iilcse in cui saccedc
r equinozio , ed a qual gionio facevasi questo corrispon-:
dere. E cosa abbastaaza evidente cbe se un popoloj piei*
supposto , dando al suddetto iriese quel nnmero di^-3i
giorni cbe ba il nostro inarzo, ne avesse datato I' inco-»f
minciamento dall' equinozio , e il y deU'Ariete , ossia.i;l«T
prima sua Stella , si fosse allora trovata nel quarto gradoB
del segno , sarebbe stata lontana 27 gradi circa dal coosfs
line del mese , da cui non saveltbe uscita cbe nello spaziM
di 1944- anni. Se altri all' incontro avesse riferito il purilbr
equinoziale al giorno a8 , l" indicata stella non sareliibe0
stata distante da quello stesso contine se non che di tt-e*/
gradi, a un di preseo , cbe essa avrebbe trascorso irrr
316 anni, e cosi via discorrenuo. E necessirio adunqne'
di limitare le ricercbe a quelle nazioai di cui conosconsi
i calendar'!, e noi nell' argoiueiito nostro ci ristringeremo ■
ai Romani. Ma questi mpiesiiui aA'evano nelle varie epo-h
cbe una differente ripartizione delF anno , e per lo fWMr,
complicata ed incerta. Gli al>itanti di Lavinia , per e6"em""»
pio , avevano certi anni di 1 3 mesi , il xnarzo presso gli
Albani contava 36 giorni, ecc. ; per la qual cosa facendo
una nuova restrizione conrerra riferirsi all' epoca die
eegui la riforma del calendario fatta da Giubo Gesare,
percbe di quel calendario conosciama bealsslino i dnti
sui quali e stato formato , e |ierclie i mouunieati che •
sarenio per citare sono posteriori a quel tetnpoj rb 9TiBiJf
''^'•DELLA C\TTrT)nALfi Dl OTRANTO. ^43
• ' Allorche adunque piibblico Cesnre quella nnova rifor--
*na neir anno 46 iiiuanzi all^era volgai'ie , il vero ecjttt*'
mozio , secondo il ^icc'ioM { ChroHolog. refbrm. I. 90),
ttccadde '\'erso il a3 cli marzo ^ cioe lief gibfno 23, oi*e
a5 , rtiinnti 5i , qnantunqne per particolari niotlvi ci^
vilmente si registrasse ne\ 2 3 del detto niese ( YIII kdh
aprilig ). Oi'a dal giorno 23 ( die partitemo da qtiesta
tnitoche non cotnpinto ) al primo di aprile si fiappontrono
etto giomi , i qOali suUa graduazione dell' eclittita '^
arrendo in quel tempo il sole un moto medio, impot-
tano cii'ca otto gradi ;, che dovreiibero essere oorsi dalla
prima Stella dell' Ariete per nscire dal mese. AH'epoca
del calendario ne ave^^a gia passati 4 *fj a tin dipresso,'
poiche erasi trovata nel cokiro delF eqrtiHoziO A'erso P auflty
388 prima di Gristo , e.il' Mlo viaggio , cOftve ahlyiain
<i^tto , e di un gk-a\<o in '7i anni'. Ne" riiiianevan6' Adurt-'
<fne altri 3 '/",, per varcare il cotifiile del mese j' e qne^m
trhgitt<^ iniporiaVa la durata di 234 anni, nel qu£.le sf>d'
zio di tiempo porseverava a mostravsi in qdella pofzio'rfe"'
del seg"no inclnsa nel mese di marzo. ' '
Se dagli astrononii di Cesare fosse stata regolata a do-
vere la correzione delF anno , onde V eqniiiozio si fosse
mintenuto sempre invariahile rtspetto al giorno in cui
succedeva, potrernmo nelle attuali ricerche francaraente
spaziare senza altri calcoli per quel periodo di 234 anni.
Ma siccome per cause gia note , e che non giova qui
r.ddurre , dopo il corso di i32 anni, secondo Bailly e
Biot, precedeva sempre di un giorno , cosi anclavasi via
xin successivamente prolungando il litnite del mese di
marzo suUa graduazione dell' eclittica. Per evitare adun-
que gli equivoci dovrassi prima conoscere in qual giorno
veiiiva a cadere P equinozio di primavera quanJo fa for-
mato ciascheduno di qne' calenlarj o di quegli zodiaci
di cui fosse accoucio di parlare , ond'e riscontrare in ap-
ppe«80 se sieno stati composti prima o dopo che qnesta
coatellazione svanisse dal tenimeiito del detto mese." - "
Quanto agli zodiaci, parecchi ne rif^risce il MontfliUcoii'
( Supplem. mix antiq. expliq. torn IT ) , ed uno ne e st.^to'
trovato a Gahio presso Roma , e descritto da Ertnio "VJ-
sconti , ma oltre « <Iie se ne ignora I' epoci , niuno in-»
dica sotto le costell.izioni il nome de'mesi. Per lostesso
motivo niuu buon costrutto snl nnstro argomento si puo
iSn"arre da quegli ztodiaci rappreseutati iq raolte graadi
344 C0N5II>ER\Z. SOTPnX. UN \NTICO Z0.DI4CO
medaglie .raccoUe dal Blanchini ( Oe kqh et cyclo Co^sa-
Tis , tab. 1 ). Alcune ve u' lia bensi jr , cui si veJe u^
solo nsterisaio J o T Arietc , o il Canprp.r, o 11 Capric9,i^r
no, ed ill qaeste noa vi sarel)iie pni^tp, di>7<Tlo dal, cp-
ynane metodo , secoa que' simboli si ;»vea^e voluto.ii^
4icare, come sembra , T equinoiio di prifjoavera , il sol-
stizio di estate , e quelle d' iiiyenio. Tale * parimeat.e
uaa statua di Mitra , che si conserya rjella biblioteca
Vaticaaa ia Roma, sii cui soni effigiati TAriete , la Li-
bra , il Caiicro ed il Capricoruo , esprinieiiti al cevtoj due
•equinozj ed i due Solstizj. Queste cpiattro medesiine ^g<j(p
stellazioni ho veduto ia una pregevole araatista .dL,.^^
tico lavoro posseduta dal signoi* cav^lieire Ciccolini pcar
fessore di Astronomia , ed e cosa assaX rara che tutte 8
quattro appajaao unite in una pietra, 4' a.iello , gi(^-
che neir opera de Genrnis astriferis puJjbUcata dal jCJj^lfJI
noa ve ii' ha alcua eseiapio, . r,M_ .( >u,iui o«no
Veaeado ai calendarj romaai , n\can\pg^,^t^T^\^,^^ga^^
chevoli furoao raccoUi dal Grevi'?, ( Tlief, av^iq. \JRqn[i.
"Horn. VIII ) , ed ia maggior numero ne reca il Foggi^||
ia quel li'nro ove iniprese ad iHustrare il caleadario^,jf^
Verrio Fiacco , ma uoii tutti registraao le costellazipfii
zodiacali del mese. Coasultaado quelli che per questjo
rispetto soao piii compiuti , aoa e prezzo deir opera ch,«
ci tratteniaaio iatoruo ai caleadarj che nella coUocazione
delle costellazioai nulla esibiscono di suigolare. Tale,. ,e
quello premesso negli aaticlii libri ai Fasti rli Ovi^io",
ove ai 22 di raarzo ( XI kal. aprilis ) auuuoziasi IfrW?
gresso del sole ia Ariete ; tali gli altvi compilati suUe
traccii degli aatichi autori dal Gasseado , dal Petavio e
dal Dempstero , ove si acceaua catrarc :l sole nel dettp
segao al 18 di rnarzo (XV kal. aprilis); lie meritano
tampoco uel caso nostro considerazioue due Iramraenti di
caleadarj riaveauti T uao ad Aazio , c; T altro presso Ye--
^»osa , il priaio de' quali mette ia maggio il sole ia Ge-
» melli , ed in giugao nel Caacro , ed il secondo coUoca
_^n novenibre questo astro nel Sagittario , doade per
•conscguenza ne vieae che in questo ed in quello doveya
in marzo essere notato 1' Ariete. Virgilio medesimo a cio 3|i
uniforma , poiche in uu verso del primo libro delle Geor^
giche assegnaado il Toro air aprile, da a divedere che cou-
'♦iderava PAliete come caratteristico del mese precedejjt^.
. Candidas auratis o^erit cum cornuhus annum TaUKU,^^ . ,
iTlflA CATTEDRALE Ul OTR\NTO. 846
'Non istimo molto probabile il sentitrrento del Bailly il
T^ale si aT^'isa che questo verso alftVrfa al mese ili niai*-
zb , ed all' incominciamento dell' anno tlatato dall' eqni-
"iiozio di prima v era , ove in tempi molto remoti trovavasi
la prima Stella del Tore in congiunzione col sole, e crede
che il poeta in guella guisa esprimendosi ahbia volnto
segnire un* antica tradizione ( Hist, cle I'astr. mod. III.
S»89i astr. one. 74). Ma troppo antica ella era per verita,
* troppo inopportnna per essere rammentata al sno tem-
po, rimontando ad un periodo di ben venticinque setvoli.
Anche I'Usserio male si appose supponendo che quel
Vtirso si riferisca a non so quale anno Macedonico, che
«f^ (ihiama Georgico , e di cni vien fatto cenno in iih
frjflTtelento di opera di Giovanni Damasceno, ove si dice
cHe il primo mese dell' anno presso i MaceJoni partivH
tfStla costellazione del Toro ( Vsser. dp Macd. et Asionof.
anno solari ). Ma fatto sta che attri!n\endo Virgilio a qtie-
8?(5'4inlmale zodiacnie 1' nffizio di aprire 1' anno, nan voile
^iS alludere all' incominciamento delfannata,. nia a qnello
Hehsi della vegetazione , e contrassegnare co-si il mese di
a^rile. Qnesto mese di fatto, a senso di Varrone , di Ovi-
dio , di Macrobio e di altri antichi scrittori , era con tal
home chiamato perche apre la primavera , onde nel ca-
J^ndario di Verrio Flacco rinvennto presso Anzio e cosl
^nnttnziato : frames , flares nnimaliaque ac maria et terroe
%phriuntur.
■ Tntti gli accennati calendar] come qnelli che sono
eonformi agli ordinarj non meritano nel caso nostro con-
«iderazione, ma giova bensi di trattenersi alcuii poco su
quello di Columella ( Dereiiistica lib. xi , cap. 2 ). Questo
Sutore registra al solito Tequinozio di primavera nel
^iorno VIli kal. aprdis-., e siccome lo colloca nell' ottavo
grado col segno di Ariete, dice non igaorare egli i cal-
coli d'Ipparco , il quale fissa gli eqiiinozj , ed i solsti^j
Tael primo grado, ma che per co ifonnarsi all' antica usanza
8t' contadini ed alio stde de' vecclii calendnrj seguita a
i&ettere (juesti punti nelP ottavo , giusta i fasti di Me-
torie e di Endosso ( ld>. ix , cap. 14). II tempo in cai
■la prima Stella deirAriete , donde incominciava la gra-
dtiazione del segno , precedeva di otto gradi quell' equi-
jiozio , rimonterebbe a 790 anni prima di Cristo se la
posizione delP astro fosse stiti determinata dalla sun
asceasione retta. come si ac90stuiuava fins ad Ippareo^
346 coNstbitrtiaSOsWR^ trw antico tobikco
ovrero fli '964^^^'J§»M (J^i***!! otto gi-acU fossero statJ'fll
longitnilinft. I\Ia comunqnf cio sia, id trfedo che EUdwsifcl'
presso i Romani facesse autorita , n6rt"'tanto per hv^nf^-
annuiizinto che 1' cquiuozio di prima vWa ^ccAde nell' ot-^
tfivo grado , perche cio poco importfiva^ thi non e)^'
astronoino, quatito per avcre determirinto U giorno ?»t
cui esso snccedeva al tempo suo, e coh*isp6hdeva ^ s6-
condo il compnto del Riccioli {op. cit. I. gS), al 2S di
marzo , ossia al "Vlll kal. aprilis; determinazione presa
per norma dai Romani , e per lunghissimo tratto di tempo
conservata iie' lore calendar]. Cos\ veggiamo che in qnelli
compil;iti dal Dempstero _, dal Petavio e da nltri si segn*
reqninozio di primavera in qnel giorno ( vtli kal.'tipriUs'
(rquinoctium) , mentre I'entvata del sole in Ariete britt^
tata al 17 (tv kal. aprilis : sol in Arifte ) , in cni dl fatta
accadeva una volta precedentk)' di otto gradi all' ilicJrdii?
r equkiozio suddetto. Ma con T andare degli anrii taiil!6^
cammino aveva fatto la costellazione, che rerso i t^W]^
d'Ippar<:o giuase a coincidere la prima sua stella tol nOadf
eqtiinoziale i e siccome da cotcsta aveva origin e il seg^o,
cosi potevasi allora dire a buon dritto che tnnto Y ^qpif-^
nozio , quanto T ingresso del sole nel segno uiedosittrtf^
succedevano al principio del piimo grado. Questa e \Ha^'
novazione che, seguendo Ipparco, si sarebbe intrrtd<)(^fti^
lie' fasti Romani, e a cui voile alliidere Columella. '^''^'^
Tali cose semplici come sono sembra che fosseiT) i^n3-_
rate dal Pontedera, il c(iiale non avendo , o diafenticaridti
qneste notizie, si studio a tutta possa dl discreditare iiti-
antico calendario , che torna molto in acconcio a dilrtti'-^
dare il nostro argomento, ed a mostrare non essere tf!^'
ti'imenti vei'o che negli zodiac! o in altri simili opere s'l'i-'
stata esclusa dal marzo la costellazione deirAriete , sfei
non dopo ch' essa usei per"la sua pteefessitine dai' cWh'-*
iini del niese. .i,..if.''l :. tW..' . . ■ :■ > ads
Tl calendario di cui favello, che e al tempo stesW'
calendario e zodiaco ^ e scolpito sulle qttattro facce dJ'
un cippo quadraugolare , che era nella raccolta Farne^-*'
siana in Roma, e che illustrato da Fulvio Orsini e rift-*
rito nel Thesaurus antkpiitatn-n Romanani'ti del Grevi'6^
( torn. VIII ) sotto il noiiie di calendario riistico. In tVoliC^
ad ogni mese e scolpita una costellazione , inli ne e
sci'itto il nome , e tutte sdno distribuite cosi come veg-
gonsi nello zodiaco di Otfaiito. I Pesci si registrano in
--, IVELLA CATTEWIALE DI 0TRA.NTO. Si^
ihar74) , TAriete in aprlle, e tauto pecnliari furono ere—
dute queste costellaxioui al mese a eui si attriliuirono o'
<j)iaato era il Diq. Consente die preseileva al mese lue-
d^simo, e il cui aouie e associato a {juello della costel-
I^^o^^,'^ sol ,Pi$cibu^, r,ut.'ki MiifnoR; ^ul Arictc , tutelA
J{qner^^ e co&\,\\\ appresso. \Jn altro siaiile caleudarid
(Sou pochissiuie diirei-enze nella scrittura e scolpito sii di
ua cippo da tie iaccc era in Roma in casa della Yalle.
. Tuttoche nou »i possa cun precisioue definire in quale
eppca sia st,ato fatto, nulla ostante dal anmero de'giunii
{j^^guato a ciasdiedixn mese si fa manifesto essere po-
s^erivie aila coriczioae ordinata da Giulio Cesare. Dall'al-
ti-jo' q^nta i tej-UNnjl.con cui sor.o scritti i. precetti agrarj
4*i?:iiC| a i^ivedi^jre.ciie e del tempo della buona laiinita,
^^(Siemdp <;jqe|,lf njeilesjini die s'' incontrauo in Varrone e4
ia, ;Col»i'nellf« ,i e r,«ctografia sente talvoka di ai'caismo ,
qppie saa,"ebbe allora quanJo si 9cii\'e aquitur per acuituiy
J^ana per, XXian^.^ viniq.-y^^ vinea , dolea in cambio di
4^W:W ecc,f[^,, BOS r.nn r- :' '^n^lln.vo _ T F"
_ J^ Ppn;te4era,.|Goa,molta, stizza. isi seaglia contro questa
C£f^it^iidario reputaudolo una goffa impostura de'' secoli bai-
i^Vi ( Aiitiq. latin., ecc, pag. 394 ) , quasi che vi fosse
a que' tempi dii si togliesse la l?riga di contraftbre gli
anticiu monnmenti. Ma di gramlissimo peso e la contraria
seiitenza di Fulvio Orsini , dello Siviezio , del Fabrizio ,
dpL ,jQrutero , di Dauiele Huet nelle note a Manilio , del
l^g^ij^j^ qaella a" tempi nostri del Morcelli, il quale so-
^^pup,;p,§sere quell' opera geuuina , e confuta tutte le
CTJl^il? risgaarJaoti la lingua e T erudizione { De styla
in^ript.ipig. 5o ). Qaali sono quelle che spettano airastro-
ijOiiTia ? 11 Pontedera singolarmente si maraviglia che i
p^nti cardinal! sieuo eegoatial Vlll kul., e siccome la stessa
C9ga incontrasi in Plinio, 0d i« altri autichi calendar) ^
che riferiscoao inolire 1' entrata del sole ne' segni al XV
j%^. .giuJica coiTotto il testo di Plinio , e decide cssere
jgpocrili tutti que' calendar) , Non sa egli qu;il nuova razza
di astronomia sia quella di mettere il inarzo in Pesci &
I'aprile in Ariete, di maniera che se avesse veduto lo
j^odiaco di Otranto , I' avrehbe spacciato per opera di
qualche ignorante.
Benche manchino sufiicienli dati per deterujinare giu-v
stamente T epoca del calendario rustico Farucsiaao, sti-,
werei nulladimeno die aon si possa audare inolto Inng^i,
548 CONSIDBRVZ, 9«>PR\. CT^ ANTICO Z0OIA.C0
dal vero op'mando che sia stato composto verso Ijv metk
del jiriino secolo dell' era nostra, suppoaiaiuo iieirautio-
5o. La longitudiiie del y delPAriete doveva essere allora
di gradi 6, h' ; e se il calendario di Ciulio Cesare fosse
stato regolato in mauiera die V equiuozio costantemeiite
accadesse al di 23 di marzo, sai'ebbero ancora rimasti alia
costellazione circa due gradi da scorrere prima di uscire
dal mese. Ma siccome nello spazio di anni i3a, come
dicemmo , aaticipava sempre di ua giorno , lo che die
motiv'O alia nuova riforma Gregoriana, e per consegueuza
vie pill si allontanava da quel puiito il limite del mese ,
cosi in que' 98 anni clie corsero dall' epoca del calendariq
Giuliauo questo limite er.isi gia prolungato di circa tre
quart! di grado. Tale alternativa tra la Stella clve col suo
moto progressivo si avaazava verso T estrerao confiap,
del mese , e questo couluie die di mano in mano si al-^
lontaaava dall' astro per raiiticipazione dell' equinozio
noa ebbe termine se non che dopo la meta del secolo
V , allorehe tutta la costellazione guadagnando con piu
vantaggio cammino si sottrasse per intiero al dominio di
marzo.
Del rimanente io stimo superfluo di assottigUare que-
st! computi , imperocche nou e da credersi che vi fos-
sero allura astronomi cosi scrupolosi e cost e«3ttl osser-
vatori che preadessero per not'iua il vero punto della.
stazione dell' astro , oade deterrainarsi ad elimiaare da
quel mese negli zodiaci o nei caleaJarj la costellazione
deir Ariete. Se questa novita cosi contraria all' uso co-
miine fosse stata foadata sopra siffatti priacipj, e suppo-
nibile che non si sarebbe introdotta se uon che quando
r allontananieato della costellazione dall' indicato limite
era gia molto seasibile^ ed allora couverrebbe riferire
il calendario Faruesiano ad uu' epoca cosi bassa che noa
gU si potrebbe in verua modo competere.
Apparendo cosi priva di foddamento la supposlziooe
che i Pesci sieno stati esclusivamente attribuiti al marzo j
allorehe 1' Ariete si ritrasse ue' gfadi di aprile , per dare^
a qualche foggia. ragione di questa pratica lui seinbra che,,
si potrebbe cosi ragioaare. Allorehe fu posto mente che la-
prima Stella di quest' ultima costellazione coincide va cott-,
r equinozio di primavera, fu stimata un punto fisso e in-.,
variabile il quale contrassegnasse quel tempo quando ess*
trovayasi in coagiuuzioae col sole, NiuAO<l/>veva itilf^Ar
DHLL\ CiTrEDRVLR TfV t)l'R\NTO. 3^9t
rittts&re di metiere il fnai^zo Sotto gU auspizj di una co-
stellazione, diremo cosi , tanto classica la cui prima stelia
era 1' iudice di mlo dtj" quatiro puiiti pl-iilcipali dell' an-
no , il quale cadeva ia quel mese. Ma poiche col pra-
cedere de2;lt aiiiii si fe'palese il coutirario , e videsi chfr
essa c•al^glava posto , scemo ia certa guisa d' importanza
e di credito : alcaai , e qnesti in maggior numero , se-
gaitaroiio a risguardarla come 1' auspice di inarzo per
uiiiforiiiarsi all' aatico stile ., ed aliri accordarono questo
onore alia costellazione de'Pesci col principalc riflesso
che si stendeva per maggiov quautita di gradi in quello
spazio del clelo clie trascorre il sole in tal mese. Venne
uti tempo in ciii questa pratica pote semhraie vie piu
A'alidamente giustiftcata da una speziosa circostanza , e
fii allora quaado si vide l' ultima bella Stella de' Pesci
corrispoadere al punto equiuoziale , e tenere il luogo
occupato una volta dalla prima dell' Ariete. Questa sa-
rebbe r a de' Pesci , la quale concorse con 1' equinozio
II 4 anni prima di Gristo.
E da credersi per altro che dovette generalmente es-
servi stata molta renitenza a risolversi di trascurare quella
steTlA di Ariete presso coloro medesimi che avevano gia
arvertito la sua precossione. Ne abbiamo un esempio in
queir aatico ulobo celeste , noto sotto il nome di Atlante
Famesiano , di cui rimaoe un modello in gesso nella bi-
bliote'ca Vaiicana in Roma. In questo monumento sono
delineati due cifcoli uiassimi , i quali a prima glunta si
cfederebbero i coluri degli equ'aioz) e dei solsti?] . ma
rigorosamente nol sono , benche il Passeri cosi gli a1d)ia
chiamati ( Dt Atlante Fames., pas- 55), e benche fosse
per avventura intendimento dell' artefice che Hvesjero
tsle rappresentanza. Ei voile condurre uno di questi cir-
coli per la prima Stella dell* Ariete, a fine di unifor-
niarsi a quanto fu statuito dagU astronomi anteriori , die
c<)ilocarono V equinozio di primavera nel prinio grado del
segno di Ariete. Nel tempo in cui fu costrutto quel
globo non erasi forse incominciato per anche a risguar-'
dare come due cose distinte il segno e la costellazione ,
e siccome quell' astro in allora erasi gia allontanato dal
punto equinoziale , cosi il circolo di cui jjarliamo preci-
samente non passa , come far dovrebbe il coluro , pel
luogo ove r eclittica e intersecata dall' equatore. La dif-
ferenza « di alcuni gradi , c chi ha dirett© quel lavoro
35o r.OKSIDEKVZ. SOPRA. UN 4NTiaO ZODIACO
avra stiinato che rssr\ non sia di tanta iiiiportanza onde
introvlurre innovazloni su tale articolo.
La distril)uzione delle costellazioui rispetto ai mesi
quale si vede nello zodiaco di Otranto e stata eziandio
adottata da aitri ne' hassi tempi. Se si consultiiio i mar-
tirologj ed i calendar] di quelle eta raccolti dal Martene
( Thfs. ncv. ane.cdotor. Tom. Ill), dallo Ximenes (Del
gnoinone Fiorent. Introduz. ) , e siiigolarmente dal Giorgi
in un' opera dove illustra il uiartirologio di Adone com-
po8to verso raniio 85o, si vedra che la massima parte
si uiiiforraa nel punto di cui si tratta ai calendar] co-
muai. Ma quello ricavato dal monastero di Fulda, e cora-
posto nel X secolo ha in fronte a ciaschedun mese ua
verso latino iiidicante la costellazione del mese luedesi-
mo nel seguente tenore ;
Prucedunt dupUccs in Mart/a tempora pisces.
Respicis apriles aries Frixee calendas.
Majus Ageiiorei miritur cnrnua tauri.
Junius cequatos cceIo vidit ire Laconas , etc.
Questo caleadario non si scosta per altro dal metodo
comune ove si specifica il giorno in cui entra il sole nei
segni in ciaschedun mese , ma e da avvertlre che i V£rsi
citati , ed eziandio tutti gli altri , furono posteciormente
aggiunti , come nota il Giorgi, ed io gli veggo ripetuti
nel calendariwn Vaticanwn scritto circa un secolo dopo ,
ed in un altro esistente nelT archivio della cattedrale di
Firenze , e pubblicato dallo Ximenes. Essi debliono es-
sere stati tratti da qualche piii autico libro , e si adat-
tavano in quelle eta a qualunque calendario.
Ma io stile di simboleggiare il marzo con la costella-
zione de* Pesci non ha eseaip] soltanto o ne' bassl tem-
pi , come Io indica Io zodiaco di Otranto , o nel primo
seco'.o dell' era comniae , come si vede nel calendario
Farnesiano ; esso rlsale ad epoche aiicora piii remote,
ed era seguito dagii Egiziani , come ne fa fede Io zo-
diaco di Esneh a cui ora tende il niio ragionamento-
Questo zodiaco osservasi in uno degli anticlii templi »
di cui riinangono le reliquie in quella citta dell' Egitto ,
e fu fatto la prima volta conoscere in Europa da circa
40 anni fa. Io ne ho veduto un fedele disegno presso
I'inglese signor Barry, che fu sul luogo , e questo viag-
giatore mi riferi essere scolpito in una pietra calcaria
sotto il soffitto del tenipio , non gia in incavo , came.
nftfcA. C4TtEDRAtE DI OTR^NTO. 35t
sbno la pivi -'^arte de* gerogfific!! , ma in basso tiUevo.
Appnjono su di essb i gi'uppi delle "stelle , e le figure
delle dbdici costellazioili zodiacali disposte in due linee,
1' una superlore , e 1' altra infeviore , a cui si frappoa-
gouo altrc figure situboliche espiimenti , per quanto sem-
bra , divinitii , le 'quali fanuo torse T uffizio degli Del
Consenti de' zodihci Romani. Quelle delle costellazioili
soiio collocate nel seguente ordine sulle due acceunate
linee.
Leo.ie , Cancro , Gemelll , Toro , Ariete , Pesci , Ver-
gine. Libra, Scorpione, Saglttario, Capricorao , Aquario.
Questo zotliaco ha somministrato aro;omento a molte
discussipni , e fa proclainato da alcuni come un slngola-
rissimo monrimento il quale attesta T anticliita di ben
sessanta secoli Si stabili clie debba essere letto inco-
miiiciando dalla seconda riga , e proseguendo alia foggla
ordinaria dalla manca alia destra , vale a dire dalla Ver-
gine successivaniente passare all' Aquario ; ma la riga
auperiore si leggera in ordine contrario dalla destra alia
nfahca , ed incoininciando dai Pesci si teruiinera col Leo-
ne. Si stabili ancora die la prima costellazione jndica il
6olstizio estivo , punto da cui dee partire lo zodiaco , e
siccome questa e la Vergine , cosi V eqninozio autunnale
avra il Sagittario, il solstizio d' inverno i Pesci , 1' equi-
nozio di primavera i Gemelli. Queste costellazioili sono
ora lontane tre segni dagl' indicati punti , e si conchiuse
che non potevano essere nel posto die occupano in
quello zodiaco se non clie 6480 anni fa.
Monsign. Testa impugno le consegueoze cronologiche
cbe si ritraggono da questo monumento in una disserta-
zione snpra due zodiaci novellamente scoperd in Egitto , e
concedeudo che debbasi incominciare dalla Vergine, so-
stiene che questa non indica gia il solstizio estivo , ma
bensi I' equinozio autunnale il quale cade in settembre ,
e che questo mese era presso gli Egizj il prinio dell' an-,
no, allorche que' popoli adottarono 1' era Aziaca o Ales-
«andrina. Cosi quella scultura non potrebbe essere piu
antica dell' epoca di Augusto.
Arguti ed ingegnosi sono i raziocinj con cui questo
sclenzlato si studia di provare il suo assunto <, uia seui-
]ira che si possa attingere il medesimo scope dando a
questo zodiaco una piii semplice e forse piu naturale
Blbl. Ital. T. XVllI. a3
352 coNsinrnAz. sotrv tjn a.ntico zodivco
interpretazione. Esso noii cUftVrisce punto da quello di
Otraiito , ne dal caleudario Faniesiauo, ue dagli altri
monu ncnti citaii quamU) sia rettamente letto.
Sarebbe ccito una bizzarra foggia di scrivere quella
d' iocomlnciare dalla riga inferiore , e dnl)ito cbe la pa-
leon^vafia aiibia eseiiipj di simil fatta. Se nltri dicesse che
essendo qnosto zodiaco scolpito sotto un soflltto, quella
die noi chianiiamo scconda riga divevrebbe la prima
qnando F osservatore si coUochi nell' opportuna situazione ,•
non occorrcrebbe rispondere cbe le figure comparirebbero
in tal caso capovolte , ne questo al certo sarebbe il loro
Tero pnnto di vista. Ma se poco naturale e forse inusi-
tata e quella manirra di scrivere sin con lettere o con
s;ero2;lifici , o con figure einbleniaticlie , praticata beasi
era queir altra , delta dai Greci hustrophedon , eve la
prima rii^a va dalla destra alia manca^ la seconda in
verso contrario , e tutte le altre procedono cosi alter-
nando. In siffntta guisa leggendosi lo zodiaco di Esneli, la
prima costellazione sara quella de' Pesci , e indichera il
marzo , 1' ultima I'Aquario die corrispondera a febbrajo.
Non liaA^vi difficolta a credere che il mese in cui succede
r oqniiiozio di pi'imavera fosse in qualclie epoca presso
gli E^^izj il primo dell' anno o civile , o religioso , o ru-
rale, che su di cio non vorro decidere , come lo fu un
tempo presso i Romani ; Martis erat primus mensis , Ve-
nerisque secundus ( Ovid. Fast. lib. I ) , e febbrajo per
conspguenza sarebbe 1' ultimo. Macrobio dice che presso
que' popoli lo zodiaco incominciava dal primo grado di
Ariete , e cosi sara stato una volta; ma se Tanno avesse
inrominciato del pari nel mese a cui facevasi presedero
quella costellazione, non sarebbe improbabile che avendo
sostituito ad esSa ne' calendar) quella de' Pesci , questo
cambiamento per associazione d' idee non s'introducesse
cziandio negli zodiaci. Ho gih esposto le mie conghletture
intorno ai motivi da cni pote avere tratto origine quella
sostituzlone ^ e se si trovassero ammissilnli le ragioni
addotte, lo zodiaco di Esneh dovrebbe essere posteriore
• all' anno 388 prima dell' era nostra.
Che esso non sia di remotissima data lo comprovano
le figure dei dodici segni , le quali sono simili alle nostre
ed a quelle dello zodiaco de' Greci di Alessandria , tranne
la Libra, che si vede in quello di Esneb , ed in luogo
di cui mettevano q[ue' Greci le forbici dello Scorjpione.
DELLA. eATTFDR4LE DI OTRVNTO. 355
Cevto e che in piu lontani tempi gli Egiziaiii avevano
zodiaci dissimili da qnesto , quale e quello riferlto dal
Moatfaucon (op. cit. II 202).
Negli orti Barlienni ia Roma havvi ana graa tavola
Egizia di granito rosso scolpita dalTuna e dall'altra faccia,
ed e collocata alia line di ua viale coatlguo alia palestra.
Ia una di queste facce sono effigiate alcune figure di cui
la principale e sedente , e sotto di questa sta un ceatauro
che teiide 1' arco in quell' attituline in cui si rappresenta
il segno del Sagittario, die, come ognan sa, e raezz^uo-
mo e mezzo cavallo , e come si vede in una gemma ri-
fer'ta dal Gori ( Thes. s;eni. astrifer. , tab 84 ). Se quella
figura sedente fosse il simbolo del solstizio d'inverno,
esseadosi attribuito al mese in cui questo succede la co-
stellazione del Sagittario in cambio di quella del Capri-
corno , si ripcterebbe qui quanto veggiamo uello zodiaco
di Esneh, e quanto fu fatto in quello di Otranto, e nel
caiendario rustico Farnesiano. Reco innanzi questa con-
ghiettura per quanto puo essi valere , poJche malameate
si puo far 1' iadovino sui simboli Egizj.
354
Annotazioni di Medicina pratica del Dott. F. En-
rim AcEBBi. — Blllano ^ 1019, presso Silvestri.
Vol. ill 8." , di pag. 280. ■ — Anno priino.
K
EL compilare il primo anno di pratica del suo maestro
dichiara l''antore di liuon' ora quale sia stata la sua inten-
zione nel farlo , e dice: Ho contemplato le malattie e gli < f-
fetti dei reinedj scnza odio e senza ainore di parti , e volli eleg-
gere a inio soinmo prectttore la natiira. Tenersi saldo sulle
onue additate dalla natura senza presumere di travolgerla
a sua fantasia, esponendo per tale mode le vite degU uo-
mini ad un incerto sistema, egli e mostrare fior di senno.
Segue r A. neir indicare le malattie la Nosologia del
Cuilen , e nel primo capitolo da principio al suo assunto
col discorrere delle febbri periodiche. Ivi fa parola del
salasso , e lo crede nelle medesime inopportuno. Ne pub
esser utile , egli scrive , che in qualche caso di cura sinto-
matica , ricordo utile a' nostri giorni , in cui piii la nioda,
che la ragione spinge a pi-aticar salassi ove i salassi sono
di soverchio. I medici della maggiore ci hanno in tutti
i tempi avvisata la stessa cosa , eppure la dominante
teoria consistente in un buon motto esige sangue e pur-
gagioni perpetue in presso che ogni maniera di mali,
L- A. ha messo in considerazione clie nel bollore delle
suddette febbri rosseggia la congiuntiva: rossore effimero
che sparisce col dileguarsi dell' accesso febbrile. Cosi pure
ha fatto delle diligenti e miuuzzate osservazioni sulle
variazioni delle urine che lianno luogo nelle medesime.
Le urine piii o meno cariche e giallastre , dette latteri-
zic , sono in fatti siatomo caratteristico di tale maniera
di febbri. Ammette per cagione delle medesime un miasma
che sgorga dalle acque stngnauti , e 1' arcana influenza
che esercita sui corpi umani la costituzione deiratmosfera.
Si veste tal volta il dominio d' una costituzione alle fog-
ge della doininante teoi'ia , e si crede cosi di spiegare
wna cosa che si conosce poco , per un' altra che si cono-
sce meno. Voglio dire con questo che prevalendo in,
certi uni la teoria di cc.itro-stimolare , teoria che sup-
pone sempre e poi sempre eccesso di stimoll e di forze ;
dunque si debbe in virtu di essa teoria levar sangue
ANNOTAZIONt DT MEDICINA PR4TICA. etC. 355
perpetuamente. Per iscusare poi appo gP idioti tanta pro-
fiisione tli sangne , si allega il dominio di una si fatta
costituzione d' atinosfera che lo esige. Finora pero souo
per me arcane e la teoria, e la citata costituzione aerea.
L' A. per dare un' esatta nozioiie della maniera di
pratica dell' egregio Professore espone le storie de' ma-
lati tal quale egli gU osservo seguendo il sue maestro.
La prima storia e di una remittente cotidiana complicata
a male di fegato ribelle alia china somraiaistrata in piii
volte a generose dosi , quando la febbre risorgeva ; cio
che accadeva spesso fra l" anno. Trattata nello spe lale
COQ qualche salasso e ripetuti purgaati di cremor di tar-
taro e tartaro stibiato ; e poscia con gorama gotta e ca-
lomelauo, che continuato per alcuni giorni suscito una
copiosa salivazione , che si esperiniento indarno di to-
gliere , siccome alcuni pretendono , con le frizioni mer-
curiali. Sospeso il mercuric dolce per bocca, si continuo
la cura col sal catartico , latte ecc. , e l' ammalato guari
bello e bene in meuo d' itn mese.
Giovi di mettere qui in considei'azione , i.° die il
rossore fugglasco della cougiuntiva solita a comparire
nelle vere periodiche , uelP ammalato in discorso non ap-
parve ; a." che i mali di fegato afFettano per lo piu ua
periodo ; 3.° essere verisimile , cio che appo gli antichi
rilevo I'itatiano Valcarenghl , che il miasma delle iater-
mittenti agisca particolannente sul sistema epatico.
La seconda storia ofFre un caso di remittente cotidiana
in conseguenza di calcoli epatici , nel quale 1' ammalato ,
non ostante un acconcio trattamento , come ad ua di
presso fa praticato nel priino caso , pure ebbe necessa-
riamente a soccumbere ; ne altrimenti era possibile di
levare con medicina la causa meccanica del male. Nella
terza storia ci si porge un esempio di quartana , nella
quale rluscendo inutile 1' uso del Rhus cotinus , fu vinta
con la china unita a due scrupoll di clcuta olTicinale di-
visa in otto dosi , ritenuta anche questa come calefa-
cieute. La quarta storia ci mette sott' occliio una febbre
cotidiana remittente itterica , clie apparendo con sintomi
di flogosi , si prescrissero quattro salassi senza profitto ;
fu vinta poi con V uso della corteccia. In vece la storia
quiuta ci porge un caso di cotidiana remittente superata
con undici grossi salassi , d' alcuno de" quali , secondo
I'autore, s' avreblje potato fare tU ujeoo j cos'i egU park:
356 ANN0TA2T0NT DT MF.DTCTNl TUVTICV
M'^ItP volte si ottribuiscono alia inedicina i cowpensi mnra"
viilliosi delV aniniale econoinia ^ chn se iin aminalato si
snlvn a dispctto di un metodo eccrssivo , cento oltri vanno
a prrire per questo. La storia sesta e di nn contacUno
assalito da piii giorni da cotidiana vemitteiite per aver
fatto nso di pane contaminato di lolio ; tollero quattro
salassi, e guari poscia ineliaiite china e viiio. Nella set-
tinia storia si lia uu esenipio di un contadino assalito da
qiiartana , il qnnle non approfittando dei vlgoi'osi pur-
ganti , ricupevo la salute con la china e 1' oppio. L' ottava
* la nona storia soiiuninistraiio due fatti , 1' uno di una
terzana die si e cercato di superare con 1' arseniuro di
potsssa somministrato a niiiiutissiine dosi, che peri;, 1' al-
tro di una cotidiana rcnattente curata in quattordici giorni
con felice esito al'a stessa maniera.
L' arsenico s' e esperimentato da molti , il prime a
fame nienzione fu Avicenna. Wepfer , MuUcr , Wolf »
Ettmulero , Schal , Foresto , Sprogel, Morgagni , cd altri
assai ne condannano assolutamente T uso. Wirth , My-
repsus , e Slevogat piu d' ogni altro mania alle stelle il
Vantaggio che ne torna dal sno uso nelle intcrmittenti.
Al contrario Hildano, Amato Lusitano , Diemerbroeck e
Sproegel ne ntrassero de' cattivi effetti anche dal solo
nso del medesimo esteriore. Dunque fa senno chi scliiva
dallo adoperarlo si nell' una che nell' altra maniera.
II secondo capitolo verte sulle febbri continue, delle
qnali di sessantacinque individui occupati dalle stesse nc
perirono cinque. Quattordici di essi non furono salassati;
il resto lo fu piii o meno a tenore della gravezza del
male e della supposta flogosi : Ho veduto , riilette T A. ,
o mi senibrb di v^dtre alcuna siiioca p-ggiorare di mano
in mano che si ripetevnno i salassi. Poco dopo soggiunge ;
Qufsti nudati mi presmtavuno V immagine di una lucirnn
cui vrnga a poco a poco sottratto V alimento E malage-
"vole assai di determinare il vero punto riguarJo alia mi-
sura delle missioni di sangue ; in quanto a me sto a lato '
dell' A. ; e penso che sia miglior partito quello di ado-
perare nel levar sangue una misurata econoniia , sugge-
rita dalla esperienza di venti e piii secoli, piuttosto che
di abbandonarsi cosi alia ventura di una moda d' incerta
■e non provata teoria che ne richiede una eccessiva pro-
fusione. Nel resto la cura e tutta appoggiata a pnrghe
e riiifreschi. Fa V A. una bella osservazione , ed e ;
DI F. ENniCO ACERT5I 35/
clie ill simlli febbri ha liiogo ingrossameuto cd opila-
zione della milza , che vitne con la inalattia , e svanlsce
col finire della medesinia ^ a diiFereaza di quella die si
vede nelle periodiche , che siiole essere persistence ed
incurabile. Espoiie poscia con molta diligenza i sintomi
comuni a tali nianiere di febbri , e ci mette in consi-
derazione che il rossore degli occhi in cotesti malati suol
essere pennanente ed accoinpagnato da tumidezza e da
maggior ardimento di vista ; a differenza parimente di
quello che occorre nelle intermittenti.
Non s' e avveduto 1' A. che nelle felibri in discorso
la natura niantenesse una strada costante per le critiche
evacuazioni , come tutti gli anticlii venendo fiiio alia meta
del secolo XVIII, hanuo comunemente creduto. Non sa-
rebbe per Ventura essa natnra soventi A'olte stata distor-
nata dal solito caramino delle sue operazioni per lo sover-
chio uso de' salassi , e dalle mai rifinite purgagioni che si
fanno con tanta molestia ingojare ogni ora ai poveri infer-
mi? Siami in quest! tempi ahneno permesso di sospettarlo.
In qiianto alle urine critiche, dice l' A. che nelle iafiam-
mazioni particolarmente de' vlsceri del petto si da bensi
a divedere in esse ua seclimento bianco, piu o nieno
copioso, ordinariamente di buono augurio , ma in queste
febbri la varieta delle medesime non lascia luogo a de-
durne alcuna sicura prognosl. Anche dal saugue estratto
non se ne puo cavave do' certi indizj , se non cosi al-
Tingrosso. Passa T A. a favellare della durata di queste
febbri , che varia a tenore di molte circostauze che le
accompagnano, ed in fine va Indagando quale essere possa
la causa di tali malattie , ch' ei colloca nella intemperie
delle stagioni , negli abusi di vitto e d' ogni altra guisa.
Sei stotie espone V A. delle snccitate febbri. La prima
h d' una contadina soggetta ad accessi d'epilessia, che
assalita da sinoca reumatica venne trattata con medica-
menti purganti diversi , e con otto salassi per cui teme
r A. che quella semplice sinoca reumatica si fosse can-
giata in sinoco per le molte cacciate di sangue. La
seconda e d' una contadina d' anni 17 che trattata a tutta
prima, come se essa fosse una sinoca, e fattigliele quat-
tro salassi, s" cbbe a guarire , fu mestleri di sonixnini-^
strarle generose dosi di china. Piu felice fu l' uscita di
otto salassi praticati col soggetto della terza storia, affet-
to da sinoca accoaipaguata da grave dogUa di testa. La
35S ATJisroT\2tONi ni medtcin.v. pr^ttci
malatt'ia iluro quasi nil inese; si puo egli presumei-e cotll'A.
clie il teuijio abbia servito d'ajuto a coin|jierc i! processo
morlioso? Si potrebbe egli siipporre che tauti salassi sieno
stati piu toUerati che necessarj? La qnarta storia e di grave
siaoca accompagnata da forte doloie di testa, onde fu assa-
lito uu gioviue uiuratore d'auiii 22 , il quale guarlto due
nnni prima da consinule malattia tnediante dieci salassi ;
si curb con salassi e sanguisuglie anche in qnesta volta,
ma la si\ioca col sangue ])ar che si cangiasse in tifo , e
r ammalato peri speditaiuente in 12 giorni. Nella quinta
storia si tratta di sinoca complicnta ad antiche magagne
de' visceri del petto, per cni 1' ammalato salassato piii
Tolte peri idropico. La sesta storia ci olTre un caso di
febbre tif'oidea onde fu assalita una contadina d' anni
17 , conosciuta per tale anche a tutta prima, pure le
si levo sangue al solito. Nel vigesimoterzo giorno di
malattia le si eniio una parotide , che suppuro imperfet-
tameate, e nel sessantesimopvimo della stessa perdette
la vita. Le enfiagioni delle parotidi sono pur troppo ua
segno fatale di morte in tutte le consimili malattie. la
cjuanto a me, se riconosco un tifo mi risolvo ben mal
Tolentieri a levar sangue. L' A. cita il sig. Robert , che
scrisse ove nello stesso caso convenga o no il trar san-
gue. Die buono ! Mille autori parlarono su di tale argo-
mento prima di lui , e particolarmente nel caso di tifo ,
ma che? Ognuno segue il suo costume, ed il sig. Pro-
fessore ha il diritto di proseguire 11 suo.
Nel terzo capitolo si tratta delle infiammazioni, ed in
ispecie della peripneumonia, giacche di lyS malattie di
tale natura che sono occorse in quell* inverno , 14.2 furono
le peripneumonie , ed il restante furono iufiammagioni
diverse de' visceri appartenentl jtl capo, alio addoraine.
Qui e dove veramente i salassi sono utili , anzi neces-
sarj. Crisippo , Erasistrato , ed in tempi plii a noi vicini
Paracelso , Elmonzio , Lixca Tozzi , Scala ed altri assai
cercarono indarno con mal augurate teorie di abolire in-
teramente l' use delle missioni di sangue f, I'esperienza
ci ha insegnato che tale pratica non era da segulrsi , e
quelle teorie in un con la pratica loro caddero neU
r oblio \, ma perche giova il trar sangue ne' mali d' in-
iiammazione, sara egli utile di profonderlo fmo all' ultima
stilla? Odio mortalmente j, dice Lancisio ( Consulti Me-
dici a Yenezia 1747 pag. 87), quel tesco quanto utile ^
DI r. ENRICO ACERBT. 359
nltrettanto pericoloso di Galeno : <• Suluberrimum est in fe~
hribus venaiii incidcrc <i , con quel die segne. Odio altresi
quel ti neinini phmritico sanzuinem mitto » di Elmonzio,
perche odio cli. eccessi , e credo d piii fune.sto metodo di medi-
care essere il medicare colla gencralita de' precdti. Con
tutto questo voglio dire clie so infelice era la teoria die
aboliva il trar sangue ne' mali di petto, non ostante i
molti esempli di cure fortunate die i seguaci della me-
desima teoria ci recano innanzi, come intoncusse prove
della lore buona pratica: potrebbe egualmente non essere
da imitarsi la doiuinante moda di svenare gli ammalati,
non ostante qualche esempio di alcuni individui sottratti
miracolosameate alia morte dopo essersi con esso loro
praticati tanti salassi. Senza cJl' io stia a dare , scrive il
valoroso autore , minuta ragione del nwnero de' salassi
che si fecero nelle persone , le quali ricuperarono la salute,
mi bastfra di dire, che in 142 pcripneumonici trenta e
pill ebbero da died fino a venti cacciate di sangue , di ben
dodici once per ognuna. Poco dopo soggiunge : Se ad un
pratico il quale si vantasse di simili cure , io ponessi sot~
t' occhio la storia di un egual numero di peripneumonie ,
colla stessa proporzione tra morti e salvati , ma in cui non
si fosse sparso un terzo del sangue ch' egli ha versato , ver-
rei in certo modo a dimostrargli , ch' egli e stato del pari
fortunato , ma non egualmente ritenuto nel sua metodo di
medicare. Ed in fatti cita 1' A. alcuai valentissiini pratici
che adoperando nella loro pratica itn po' piii d' econoraia
di sangue furono , al pari del sig. Professore , avventurati j
ed io soggiungo che Io furono di piu. Gombatte il va-
lentissimo autore la costituzione cui si appigliano tena-
cemente i sanguinarj , e scrive niolto opportunamente
iutorno ad essa costituzione cosi: Temo che la parola
costituzione sia per risolversi in vane parole , e che s' ab-
hia a confessare la pertinacia nelle opiniani , I' abuso di
sistema e per fino una specie di moda che conduce gli
uomini ad una servile imitazione , ancJie neW arte di medi-
care, essere le piii funeste tra Ic costituzioni morbose. Se molti.
valentissimi medici e fuori di paese , e nel nostro paese
istesso non credettero utile di accomodarsi a cosi sfrenata
licenza di trar sangue, e furono seguiti da pari ed anche
maggior fortuna de' vogliosi di sangue, noii ha egli ra-
gione r autore di resistere a tale sanguinosa pratica? Si
declamo a' aostri giorni coati'o Gianaini , contro Prato
36o \N\"OT\zioNi or medicinv pratica.
ed altri valentissimi medlci, ma moderati nel sottrarre
sangue , ma neinici de;;U ccccssi; si declamo , dissi, ma
non si ragiono. Ainei'ebbe l" autore die per mcttere ia
tutta la sua evidenza ua argoineiito di tanta iiiipoi'tanza,
s' avesse a formare una storia fedele dell' uso del salasso
di tutti i tempi. Eccola con un solo getto di penna ac-
cennata cosi alia sfuggiia.
Le missioni di sangue erano da secoli gla praticate
avanti d' Ippocrate. Podalirio guari la piincipessa Syrna
con un salasso a' tempi della guerra di Troja. Soleva
Ippocrate levar sangue con T intenzione di togliere prin-
cipalmeute le pletore a norma della sua teoria de' qua-
drupli umori peccanti od in quantita od in qualita. Di
rado repUcava il salasso piu volte ;, ma lasciava talvolta
aperta la vena fino al deliquio, o fino a clie esso san-
gue cangiasse di colore, ed altre volte pungeva contem-
poraneamente la vena in due latl, a fine di rivellere ; la
teoria delle rivulsioni fu in gran voga appo tutti i vec-
chi medicl. Esimeva dalle missioni di sangue i fanciuUi
minori d' anni 14, le donne gravide ed i vecchi. Hallero
dice che esso Ippocrate non tirava sangue in quelle in-
fiammazioni nelle quali non esisteva un dolore alle parti;
10 stesso asserisce Freind. Anzi Rotari riflette che Ip-
pocrate ne' suoi scritti delle malattie popolari , in no-
vanta e piii storie di febbri infiammatorie non fa men-
zione di levar sangue. Pare che Ippocrate non ponesse
attenzione ai polsi per giudicar delle pletore ; ma liensi
al calore ed all'angusto respiro. Due secoli dopo Ippo-
crate fiori Grisippo di Gnido seguace d' Asclepiade, ed
egli aboli come nocivo, od almeno come inutile Tuso
di toglier sangue. Erasistrato scolare di lui sostenne va-
lorosamente fmo a' tempi di Galeno T opinione del suo
maestro. Themisone autore dello strictwn et laxwn, ed.
in conseguenza della fazione de' solidisti introdusse il
primo Tuso delle mignatte per sottrarre il sangue. I me-
todici con Asclepiade capo di essi non si curxvano del-
r eta per cavar sangue, ma bensi delle forze de'loro
malati eccessive. Non solevano replicare il salasso , e nel
case di bisog.io di mover sangue nuovamente , supplivano
con r applicazione delle sanguisughe Non approvavano
11 salasso fino al deliquio ; ed avevano per costume di
non levar sangue se non dopo il terzo giorno di malat-
tia , per cui furono per dileggio chiamati Diutritarii.
Dl F. ENRICO ACEEBT. 36l
Celso clie visse ai tempi d' Angusto , scrisse nn nureo ca-
pitolo iiitorno alle nilssioiii di saiigue ; il quale lo in-
coniincia col lagnarsi die a' suoi tempi si levi sangue
per ogai malattia^ non approva che cio si faccia lino
alio sliiiimeato dl core; ma se il bisogiio lo richiegga ,
ama che non si risparmi di giovare con tale presidio
alle donne incinte , ai vecchi , purche le forze lo com-
portino , ed in questo caso replicava il salnsso tutt' al
pill quattro volte. Galeno fu alquanto piii proclive al
saniiue d' Ippocrate e di Celso; sirisse contro Erasistrato
per provare i vantaggi delle cacciate di sangue, ed esige
clie si lasci pure alcune volte aperta la vena fino al
deliquio , o fino a che il sangue cangi di colore, Anch'esso
replicava tre o quattro volte il salasso , non esenta i
vecchi dal medesimo se le forze lo permettono , nel qual
caso non si cura che si eseguisca od a principio od al
mezzo od in fine del maleistesso: prescrive che ne" cast
violenti e di grande l<isos;no si levino cinque emiuine di
sangue , cio che corrisponde a cinquant' once delle no-
stre. Odbasio, Ti'alliano, Areteo, Paolo Eginetta si ten-
nero attaccati a' precetti d' Ippocrate e di Galeno, colla
sola differenza che disapprovavano di lasciar la vena apeita
fino al deliquio : avvegnache Galeno istesso abl^ia ri-
portati tre casi che svenati fino al deliquio, dal deliquio
passarono i niispri nialati di lesigieri alia morte. Gli Arabi
furono, al dire di Freind , alqvxanto piii temperati nel
prevalersi di questo rimedio; del resto si tennero esat-
tamente sulle tracce de'Greci. La teoria umorale domino
con poche varlazioni per venti e piii secoli , e per venti
e pill secoli si segui la pratica antica di mettere sangue.
Paracelso, svizzero di nascita, fiori sul bel principio del
secolo XVI; s' attiro Todio de'medici, perche si pre-
«umea di avvllire il metodo di medicina di Galeno , a
cui intendeva di sostltuirvi la teoria de' sail , come ca-
gione delle diverse alterazioni d" umori , per emendare i
quali non faceva me-Jticil di svenar tanto gli ammalati.
Anche Ehnonzio fu del partito di Paracelso ; anzi esso
affidandosi alia spina' sua ed al suo Arclieo voleva abo-
iire del tutto T uso del salasso.
Dopo la scoperta fttta della circolazlone del sangue a
principio del secolo XVII da Arveo indicatagli dalP Ita-
liano Cisalpino , vi furono alcu-ni, come mette sott'oc-
cliio GiOjanis 5 che 6« diedero a far sangue nn po' piii del
362 ANNOT4ZIONT DI MEDTCINA PU\TIC.l
consueto. Botalli fu uno dl quest! , ma Botalli porge per
modello di buoiia cura eseguita col sangue , quella di
una pleuvitide in cui si fecero sette missioni di saague, e
non tutte di lihbra. Alquanto piu incliuati a fai- angue fu-
roiio i Booraviaai per la teoria da essi adottata dell' errore
di loco degli umori. La teoria dell' irritabilita del grande Hal-
lero fece rivolgere gli occhi de' piii cosplcui naedici aU'azio-
ne de' solidi esercitata suU' economia animale. Da questa
sbuccio fuora la clamorosa teoria di Brown, e Taltra subal-
terna e uiisteriosa teoria del coiitrostimolo col divario ,
che emergendo anibedue dalla stessa fonte, quella paventa
e scbiva i iTioltiplicati salassi , e questa esige che si
stnunga tutto fino all' ultima stilla 11 sangue umano, a line,
siccome essi presumono , di aimnorzare le forze , scmpre
a loro detta eccedenti. In fine e forza di confessare che
I'esperienza maestra delle cose trovo utile I'uso del sa-
lasso , e clie la moda condusse gli uomini al doppio ec-
cesso o di prlvarsi di una vantaggiosa medicina , o di
adoperarla con una sfrenatezza tale da Incutere orrore a
chi ne ode la strabocclievole pi'atica. Ne vale il recarci
innanzi le novellette di alcuai eseaipj di venti , trenta
salassi toUerati da psrsone che risaaarono poi. lo nol
credo, e saviaineate nol crede 1' autore che si degaiia
spargere tanto sangne per riavere la salute, come oggidi
e di moda il fare : altro e aver le forzp di sostenere
tante cacciate di sangue, altro essere cio necessario per
il buono esito. L' esperienza ci ammaestro esser utile il
moderato uso de' salassi ■, e gli antichi castigavano aspra-
mente que'medici, che deviando dalla esperienza gia
comprovata si pigliavano la liberta di cimentare le vite
degli uomini con nuovi e noii mai praticati veementi
modi. A buon conto i De Haen, i Mead, i Boeravi, i Svie-
teni, i Sarconi, i Baglivi , i Tissit, i Becari, gli Az-
zoguidi , i Valcarenghi , i Pasta, i Torti . i Lancisi, i Mor-
gagai, i Franck , i Stoll , i Selle, i Quarini, i Borsieri,
ed altri raille celeberrimi medici felicissimi nella loro
pratica, erano ben lontani dal profonder sangue con tanta
leggerezza, come a' nostri giorai e divenuto di moda il
fare.
Mettiamci di nuovo salle tracce del valoroso autore.
Egli e del parere con Sarcone , i Franck, i Stoll, i Tissot,
che il miglior piano di cura nelle peripneumonie perio-
diche e nervose sia nessaii salasso e V uso per bocca
DI T. ENRTCO ACERBI 363
d\ cliina , poligala, sei'pentaria , muschio ; cni \i si ag-
giunga la canfora, conunendaia assai da buoni pi'atici. Una
tale peripneumonia si conosce iiieglio sotto al nome di
peripneumonia nota, della quale ne favellarono tanto Sy-
denam, Vansvleten , Huxam. Imperciocche nelle indicate
peripneunionie il foniite morboso si suscita dall' addoniine,
per cui gli antichi le chiamavano peripneumonie iuf'e-
riori, nelle quali essi solevano preterire al salasso le pur-
gagioni, come appo Ippocrate praticarono i Greci e gli
Arabi •, alcuni de' quali si mostrarono dillicili al par de'me-
todici a levar sangue anche nelle vere peripneumonie.
I polsi nelle lutiammazioni del polmone si daniio a
vedere depressi, si rialzano coi salassi , ma se si ecceda
in essi non s''abbassa Tarteria, ma si gonfia come se fosse
zeppa d'aria ; e cliiama I'A. pueumatici tai polsi. Tutti i
classic! autori asseriscbno die nella peripneuiiionia il polso
si sente molle : die poi il polso talvolta sotto V uso dei
' replicati salassi si faccia sempre piii ardito e verissimo.
E pure egli e ordiaariamenLe dal polso , eleinento inii-
dissimo , die i novelli Esculapj traggono la indicazione
di trar sangue.
II flnsso di ventre e ne' niali di petto d' infausto au-
gurio, lo dissero gia gli antichi, lo sostiene TA. , ed io
lo confermo.
Delle orine asserisce d' avere fatta 1" osservazione die
esse orihe fossero varie in quanto al colore ; Ma quasi
tutte erano torhide , con posatura (HynuffTajT/i) subcmerea
o hianca sottile come poker e , od in fiocchi leggieri Piii
abbasso soggiunge : Ho ripetutatnente ossen^ato che la quan-
tita del sediinento corrisponde spessissiino al £rado deW in-
Jiammazione ed alia densita della cotcnna che si forma sul
sangue , e che le qualita di quella posatura rassomigliano
alia qualita del catarro che si sprigiona dal petto. Dal
che ne deduce il chiaro A. che V espulsioue de' catarri
si eseguisca dalla uatura j e T arte sussidii la natura col
sottrarre il sangue inopportuno ed abboudante.
Mille cose s' aArebbero qui a citare suUa crosta pleu-
ritica o cotenna del sangue. L'A. e del parere che la
cotenna sia validisstmo argomento dell' infiammazione , e da
Valutarsi tra i principali indizj della sua presrnza. Non crede
pero che si deggia prosegiiire a levar sangue lino a che la
medesima scompaja del tutto. Sydenani osservo svanire
la coteaua per la $oIa di versa puutura della vena. La
364 ANNOT\ZIONr DI MEDICINA. prattov
cotcnna si dissipa infoiideiido del nitro o qniilclie altro
sale qaaluiiqae e riinescolandola col sangnc inentre sbiic-
cia dalla vena. Talvolta in una proiiunciata iafianuuazione
non evvi cotenna , e si lascia vedere poi dopo le pri-
me mosse del saiigue. In ogni modo pcro anche Oi'ibasio
iiisegao clie il color plumbeo del saiigue signilicasse vi-
geiite 1' infiamniazioiie , e prescriveva di torre s.uigue
fiao alia niutazione di colore del iDedesimo. Di rado si
osserva cotenna nel sanpue de' fanciuUi avanti i quattor-
dici aiini , ed coco il motivo per cui tutti gli aatichi ri-
spettarono quest' eta , avanti la quale non sole\ano mai
toccare il sangue. II sangue si osserva slegato e fracido
nelle malattie di cachcssia. Tale diventa il sangue nel
quale vi s'infonda, quando spiccia dalla vena, od arsenico
o suhliniato, od altro veleno,come 1' aconito. Col sot-
trarre molto sangue non si menoma per nulla I' afflusso
sanguigno a' polmoni. II celebre Mascagni non puo ca-
pirla che in Italia s' al>lna a fare tanto sciala' quo come
e di moda il fare del sangue umano ;, s"" aggiunga al sen-
titnento del suUodato autore il non dvibbio ed autorevo-
lissimo sentimento degli abbastanza chiari Scarpa , Pallet-
ta , Moriggi, Moscati , Cera, Cerri, per tacere d' altri
assai die colla parola e coll" opera condannano la smisu-
rata foga delle inissioni di sangue , e la riguardano come
causa principale d' una serie di mali ci'onici mai piu finita.
Riporta e parla I'A. delle osservazioni da lui fatte sui
cadaveri degli estinti di mai di petto che sono esittamente
descritte, e quali d'ordlnario sogliono rinvenirsi in simili
circostanze. Propone I'A. die in alcuni casi di efFusioni
di linfe non sarelibe male di esperiraentare la paracentesL
del petto, che si potrebbe tentare ne' casi dubbj v ma chi
sa s'ella fosse per arrecare del sollievo, Piii sopra ci
ha pure proposte le inspirazioni di decozioni cmoUienti
come attissime a soUecitare lo spurgo del polmone : cosa
raccomandatlssima da Boerave , Van-Svieten, e general-
niente da' Tedeschi.
Discorre in seguito della cagione delle infiamniazioni ,
ne mette sott' occhio le comuni , e poscia tocca di volo
le teorie correnti intorno alle medesime. Non e contento
delle teorie su tale argomento di Sthal , di Brown, di
Hasori ; e pare ciie gli vada piii a grade quella di Car-
rere consistente nel supporre un intasamento di sangue
lie' minimi vasi che nelle infiammazioni $i faccia all«
DI F. EXRieO ACERBI. 365
[5nrti dalle stesse attaccate. Una tale dottrina od e la
stessa , o per lo ineno s' avviciua assai a quella dell" tr-
rore di loco di J?oerave ; ma a dir vero e anche qiiesta
soggetta a noa poclie difficolta. 11 sig. Scavini ammette
r intiammnzlone astenica ; ammessa, non sa poi come in
essa si possano far giuocare gli stimoli ^ ma tale sia di
Ini s' egli e sistematico i io non ho cci'to per questo a
beccarmi il cervello.
Scgaono ciuque storie , che VA. espone con molta dili-
genza, e nelle quali lascia travedere il libero suo sen-
timento con qnella franchezza , che e degna de' bravi
pratici. Nella prima ci i"'ca innanzi il caso di un con-
tadino assalito da peripneumonia di 40 anni, che tvattato
al solito col tartaro stibiato e con venti salassi , se ebbe
a guai-ire , gli si somrainistro la cortcccia , e gli si
accordo un vitto piu lauto. Si dovra qui supporre che la
diatesi siasi cangiata , e che le niissioni di sangue fossero
seguite di troppo? Nella seconda storia ci si descrive un
giovane d' annl 22 anch' esso p«ripneumonico , che niori
tlelirante dopo i5 salassi. Si rinvenne nel suo polmone
inciso, il tessuto del medesimo indurato per eftusione di
linfa giallastra rappresa. Epptire si moltiplicano i salassi
per tenia che i polmoni non si epatizzino ! 11 sig. Rezia
celebre anatomico ha dimostrato sul campo, che le ostru-
zioni de'visceri addominali provenivano da lassezza dei
vasi sanguigni che li compoiigono. Ora io dico nelle pie-
tore sia ad vasa , sia ad vires, non v'ha dubbio che le giuste
e temperate missioni di sangue torneranno a gran pro-
fitto i avvegnache il troppo sangue empie soverchiamente
i vasi ed inceppa a se stesso il cammino pe' medesimi
canali , pe'quali esso s' aggira. Al contrario se si amraorza
piu del dovere la vitalita del viscere affetto , p. e. del
polmone, non poti^ebbo egli accadere , che ne' medesimi
s" intoppasse il circuito del sangue per relassazione dei
Vasi , per cui ne il consueto impeto del cuoie , ne la
dovuta contrattilitii de'vasi istessi bastassero a spinger oltre
tutti i circolanti fluidi che in essi polmoni si rivolgono? La
terza storia ci mette sott' occhio I'andamento Felice di
grave peripneumonia superata con dodici salassi in un
robusto contadino , in cui i salassi non turbarono le solite
critiche escrezioni , che d' ordinario hanno laogo in con-
simili raalattie. Nella qnarta storia si tratta d' un giovane
d'anni 16 curato a tutta prim.^ con otto salassi e 24
366 ANNOTAZTONI DI MEDTCINA. PRiTICA., CCC.
saiigulsuglie , e guarito in seguito coa la cluna. Fa .1
qiiesto proposito il dotto autore una buoiia riflessioiic ,
ed e die la china non altera per nulla 1' orgasuio dclla
vitalita aaclie soinniiiiistrata iielle couoseiute iaiiainniazioni.
Prov:ii la inedesiina cosa su di me stesso , per cui io clico
essere uii grossolano errore quello d' alcuni clie voglioao
sostenere die cotcsto fannaco o riscaldi , o provodii e
pi-omova gli effetti degU iufianimanienti. La quinta storia-
e degna di considerazione : una giovane donzella assalita'
da peripneumonia trattata al solito col tartaro stihiato ,
cui si ag^^iunse e nitro , e digitale , e T acido solforico,
e la gialappa , e mercurio , accompagnando come di co-
stume tali medicine con otto salassi e 24 mignatte , fini j
r ammalata per diveuire croaica e s' iavio altrove come '.
incurabile , dove per buona ventara lasciate da parte tutte
le medicine, e posta a lauto vitto rlcupero la salute. A
ragione qui I' A. dice: Furb osservare chc a non, meno-
faCale eslto possono condurre i dehoU vestigi di una flogoii ,
se V arte si ostina nello indcholire la macchina , togliendo i
cosl qwi' mirahili compensi die sono esclusivamente proprj \
dtW ccononiia animalf. I prodighi di sangue sogliono ap-„
pendersi al collo alcuni casi di aS o 3o salassi di indi- j
vidui die risanarono , e die ora menano buona vitai.i
ma oltre die a questo si pno rispondere , che non vale
r allegare un fatto per farsi strada a procurare mille ^
sventure ; diro collo schietto A, Io metto grande diffe- ■.
renza tra la sottrazione mcessaria del sangue e quella che
sempliceinnnte viene toller ata da'soggetti di. buona e robusta :
coinplessione. ( Sara continuato. )
36/
Pomona italiana, ossia Trattato degli albert frutti-
feri. Opera di Giorgio Gallesio , autore del trat-
tato del Citrus , e della teoria della riprodazione
vegetale. — Pisa , presso Niccolo Capuiro.
X INO <lal 1818 le gaz.zette di Torino e di Miiano aa-
nuaziaroQO quest' opera , la quale ci parve incomia-
ciata uiagnificaraeiiie ia modo da farci sospeitare per-
fiao che fosse (come pur troppo spesse volte addiviene)
ua" esca lusinghiera per attirare associaii, e poi caiu-
biare a mezzo cammitio registro e sistema nelT adempi-
mento alle promesse date nel programma.
Ora pero questa intrapresa comiiicia a presentare
qualche cosa di positivo. La parte die contieiie le fi-
gure e le descrizioui conta omai quattro fascicoli , e
I'ultiino di qucsti e accompagnato da un voluaietio di
testo , coQteneate il Trattato del fico , che puo consi-
derarsi da se solo come una specie di mooogralia in-
teressaute per la poraologia e la botanica , e che puo
meritare nii articoletto a parte.
Noi crediamo percio di poter dare a' nostri lettori
an ragguaglio di quanto si e pubblicato fia ora di que-
st' opera , e di anticipare ua giudizio non solamente
intorao al piano annuiiziato nel prospetto, ma aucora
suir aspettativa che si puo formare intorao alia sua
esecuzioue.
« Tutte le uazioni civilizzate , dice l' autore , ave-
vaao una pomona,e T Italia sola ancora ne mancavaj
era percio del decoro della iiazione il riempire que-
sto voto i>.
Tutti i buoni Italiani faranno plauso a questo ge-
neroso pensiero , e sapranno buon gra<io all' autore
della cura che si da di t'arci conoscere i frutti nazio-
nali, S|)ecialmente in un montenlo ia cui il gusto per
questa bella parte d'industria agraria si va risvegliando
in maniera che in ogni loco si formaao raccoUe delle
vane specie di frutti, e si fanno con grave dispendio
venire di Francia e di Savoja piante di frutti d' ogni
Bibl. Ital. T. XVill. 34
368 fcALLKSIO,
maaiera , qnasiche ncl nostro felicissimo clima la mi-
tura e T iiidustria non ci avessero favoriti abbastanza: ,
ed avessimo a mendicare dagli stranieri riccliezze pe-
regrine ancbe dipenderiti dal suolo e dalle stagioni.*'
Uno d^" slngo'ari piegi di qnest' opera e apiiiJato
quelle di farci conoscere i mohi doni che la iiatura
ha compartiti in tante diverse provincie d' Italia , di
invogliarne gli amatoii a tntti raccoglierli in una
sola, commettendooe 1' invio degl' individui , offerendo
in concambio de' lontani gl' indigent del proprio pae-
se , e cosi promovere un utile e dilettcvole com-
mercio che le uiense rallegrl di frutti non conipri, ed
animi gli ameni studj della natura , ed incoraggi
I'industria a j)ert"ezionare sempre i tnezzi da rendere
piu dolce e piii cara la vita semplice ed innocente
della campagna
L' autore ha diviso il suo lavoro in tre parti, cioe :
J." scientificn , a." descrittiva , 3." figurativa da liii chia-
mata anche nriistica con qualche licenza di lingua.
La parte figiirativn uuita alia descrittivn deve essere
divisa in 36 fascicoli da pubblicarsi in nove anni ,
cioe quattro fs'^cicoli all' anno ; e la scitntifira cnni-
ponente i quattro iiltinii fascicoli uscira nell' nltitno
anno.
Le due prime piirti conterranno le figure delle mi-
gliori Varieta dei frutti italiani Jisegnaie dal vero , e
la loro descrizione ^ e la terza parte conterra un trat-
tato elementare di pomologia , con un trattato com-
pleto di ciascuna specie de' frutti compresi nell' opera.
E siccome le dne prime parti restavano , per cosi
dire , impcrfette hno a che non fossero accoinpagnate
dairultima-, co.>i per accelerare ai lettori dell' opera il
comodo di vederne insieme tatte le parti , 1' autore si
propone di pubhlicare anticipatamente anche l' ultima
in una edizione provvisoria da distribuirsi gratis a" suoi
associati., e cambiarsi poi in edizione di lusso nell' ul-
timo anno. E tutto questo dispendio I' autore dichiara
di farlo per nvere il couiodo e il tempo di accrescere
e migliorare 1' opera sua, prohttando in questo inter-
vallo delle criticlie doi dotti , delle osservazioni degli
amici e delle ulteriori sue indagini.
Sarebbe crudelta scoraggiare cosi nobili intenzioni ,
ed ingiustizia il non farvi plauso; e noi limitandoci
POMONA ITALIAN A. 869
per ora a dar conto delle parti Cm ora pubblicate , cL
permetteremo di secondare i virtuosi desiderj del no-
stro autore ogiii cjiialvolta ci verra il destro di farlo
cou vantaggio dell' opera sua , 8peraiido ch' egli pobsa
accogliere con gratitudine 1 nostri deboli siiggerimenti..
La parte scientifica e certamente la piii iinportante
e deve essere la prima ad essere aiializzata. Non ab-
biamo fin ora veduto di essa die un lascicolo di pag. laS,
(^oatenente i tjuattro priuii tapitoli del Trattato del
fico , e che ne annunzia tre altri pel fascicolo die
-ficve succedpre.
t, - II lavoro e diviso in sette capitoli. 11 prlmo e con-
,$acrato alia stona natiirale del lico. II secondo alia sua
iClass ficazione. 11 terzo ai feuouieui che in esse pro-
e^uce il cosi detto iiiulismo. U quarto agl' insetii del
fico. II quinto alia storia del lico. 11 sesto alia sua cul-
tura ed a' suoi usi. 11 settiuio al quadro delle sue va-
^eta in Italia.
II primo ca[Htolo e saJdiviso in due articoli. In uao
#i tratta del Fico tipo o sia del Fico selvatico . 1' altro
ha |5er oggetto il Fico mostio o sia il Fico domestico.
. L' autore coiiiincia col dimostrare che il Fico tipo
essendo il prototipo della specie , e anche il solo che
possa servir di base ad una dassilicazione , e possa
determinare i caratteri botanici che ne sono gl' indizj
e la chiave.
In seguito a cio egli passa a descrivere questo tipo
Ijpminciando dalla sua nascita , seguendolo in tutto il
cei'so della sua vita vegetale , esaminandone tutte le
parti e tutti i fenomeni: e dopo di aver passate a ras-
«egna le opinion! dei botanici intorno al niedesiino, ter-
taina collo stabilire il posto ch' egli crede dover que-
sta pianta occupare nel sistema della vegetazione , as-
segnandole quello della Monoecia triandria.
11 secondo anicolo e consacrato al Fico inostro. L'au-
tore chiama con questo nonie tutte quelle varieta i cui
caratteri non combiuano con qaelli del tipo. Egli ne
fa due classi : nell.i prima vi pone i inostri ch' egli
chiama per aborto : nella 8«>coada quelli ch' ei distingue
col nonie di niostri per mulisnio. Indi espone i diversi
fenomeni della mostruoslta per aborto , dei quali de-
termina i caratteri e stabilisce le divisioni , e passa poi
ni Qiostri per mulismo , nella cui classe pone tutte le
ficaje che conosciamo soito il nome di fichi domestici.
la
Prenclerta^^'|*i?i*"*b«8e il si^tema del mull smo, stabilrtbi
dairantore hpI suo opuscolo della riproduzione vegetale,"
pvli paosa a dimostrare che il ric*>ttacolo del lico, di sua
natnra magro , ascimto e cartilaginoso , non acquistn;
il polposo ed il miele dei fichi domestici, che niediantei
il muHsmo ^ o *ia la soppressione delle parti sessuali.
E"li esainina poi i diversi feiiomeni di questo mnlisino,
la sua graduazione , i snoi caratteri , i suoi eft'etci , e
finisce con dare la storia naturale di questa sorta di
fichi , che esamina al momento del loro primo svi-
Inppo , e che segue fiao alia loro fruttiiicazione.
La classiticazione forma I'argomento del secondo'Ca-
j'^itold^ -, e ill qnesto 1' antore ha spiegato profonda 60-
gniziotte' della scienza , e spirito di osservazione e di
njetodo.
Diffieilissimo sicnramente si preserttava il progetto
di disporre la famiglia indefinita dei fichi in un qtiadro
tnt-todico. Le loro varieta sono cosi nnmerose , i loio
caratteri cosi vaghi e complicati, che sembrava impos-
sibile il poterli ridurre ad un sistema. Eppure il no-
stro autore e riuscito ad otteiiere tale intf iito. Ne si e
servito per questo di caratteri superficiali e indeter^
tniua ti.
Egli ha fondata la sua classificazione sopra i carat-
teri i piii decisi; e le sue divisioni sono cosi semplici
« cosi marcate, che non vi e clii possa negare che esi-
stano nella natura.
Troppo lungo sarebbe il dare qui nn' idea di qaesta
parte delT opera , ne si potrebbe fare con chiarezza
senza co])iare quasi tutto 1' articolo. Bastera solo rt9-
servare che la classificazione e tenninata da un quadro
sinottico , nel quale si vedono distribuite con sempli-
cita tuite le moilificazioni coUe quali la natura ha va-
riato lo stato del fico , ed in cui per conseguenza qua-
lunque varieta trova a colpo d' occhio il suo posto.
II terzo capitolo e consacrato ai tre singolari feao-
meni , conosciuti sotto il norae di caprificazioriei d'w*
gallazionp. e di oliazione. : > 1 1 >ie^ ' \.
La caprificazione era riguardata dai naturalisti mo-
derni come un pregiudizio. L' autore conibatte questa
opinione. Egli pnncipia con esporre il fenorneno , e
col dame la teoria. Passa poi ad esaminare quanto e
stato opinato sopra di essi dagli scritiori che ne hanno
I'OMONA.- ITAldANA. 871
trattato, incomiaciaado da Erudoto e terminando coi na-
tural isti piu recenti della Frauciaj e dopo di avere «ta^
I^iliti coll' autorila di tutti quesii ^critloti i faiti che
servono di base alia sua teoria , «6pone i fatti paiti^
colari da esso osservati , la cui scoperta scioglie le
diilicoha che iiubarazzavaao i botanici , e dissipa i
duhbj stilla spiegazioae data al feuoQieno. 3
L'lngallazione era stata adottata da molti naturalistV^
come la vera causa della aiaiurazioae doi fichi capri—
iicati ; e si appoggiava questa op nioae coireserupio
dell' oliazione, a cui noii si contrasta la virtu di pro-
dmre un simile effetto.
U autore esamitia questi due fenomeiii , e dopo df,
averne esposte le pratiche . e spiegata V azioae , dir
mostra die essi non hauiio alcutia analogia colla capri,t
iicazione , la quale agisce iodipendeutemeate da essi
p«r la sola forza della fecoadazioiie. . , ,t,,y ,f^
oil quario capitolo e liservato agTinsettl del £i;CA*i^
{^itfto a preseniarsi e naturalmente il Chalcis Psenes.
Qtt<esto insetto e quello clie ueir isole delTAicipelago,
tiscendo dai capritichi ( liclii salvatici ) nei quali vive
e si riproduce , va a portare la raaturita nei fichi do-
niestici , iatroducendosi ia essi, e spargenJovi la pol-
v«re fecondatrice di cui si cuopre le ali nelT uscire
dal fico salvatico. La sua storia era quindi della mas-
sinia imporianza in ua trattato del fico.
L'autore di fatti vi consacra uik articolo, nei quale
incofuinciando dalla deposizioue dell' ovo dell' insetto
nei grani del caprifico , lo segue nei suo sviluppo , nei
sue crescimento , nella sua uscita , e nella nuova de-
posizione dell' ova nei fico domestico , ove si opera la
caprificazione , e fiaisce col presentare osservazioul
auove sopra una ninfa che si trova nei granelli del
caprifichi , e che egli supponc essere il maschio di
quest' insetto.
~ La. descrizioue dei due individui chiude T articolo ^
«He gli entomologi troveranno interessante e per
I'esattezza con cui e esteso , e per le osservazioni nuo-
Mfi clie esso contiene.
K Dopo del Psenes l'autore passa ad esaminare nn Ini-
ifienoctero che e appena imperfettamente accennato uel-
I'enciclopedia metodica , seljbene scoperto , e descritia
fine dal 1782 dal sig. Cavolini di Napoli
372 C\I,LES10 ,
Efli pretende die questo tia lo stesso mdlcato ^ia
da Teofrasto sotto il nome di Culex Ctiitrinus, e che
ei'a stato perduto di visia dni naturalist! ; ed Observa
con sorpresa che quest"' inseito , egualmente che la
nirifa rossa descritta nell' articolo antecedente rappre^
sentata dal sig. Bernard e Gorcur come una loio s«.o-
perta , erano stati descritti e figurati molti anni prima
dal sig. Cavolini in una memoria btampata negli Opu-
scoli di Milano nel 178a , la quale e stata ignorata o
dissimnlata non solo dai due naturalist! predetti , mai
ancora dalT eiiciclo| edia metodica , ove non si tro-
vano che cenai imperfetti sopra di essi , e dubbi che
il sig. Cavolini aveva gia rlschiarati.
Erano questi gP insetti viventi nel frutto del fico.
Quelli che sono proprj alia pianta si ridncono seconds
r autore ad un solo ch' egli chiaina col nome di Cw-
ciniglia del fico, e che rappresenta come il piii grande
neniico di quest' albero.
11 terzo articolo del sopraccennato capltolo contieri*
la desc!*izione e la storia di questi ani!nali , e Id ma-
niera di preservarne le piante.
L'articolo quarto tratta degrinsptti del fico in Ame-
rica. L' autore fa vedere che il tico tipo puo e deve
trovarsi in quel continente , malgrado die gli Europei
non vi abbiano portato che delle piante di fichi dome-
stici i ma crede che non vi si possano trovare gP in-
setti die vivono nel fico in Europa: egli finisce colia
descrizione di tre insetti indigeni di quel paese che
hanno scelto il fico per lore soggiorno.
Questo capitolo chiude il fascicolo primo. I tre altri
capitoli annunziati nel somraario si promettono pel
secondo. Noi desiderianio che 1' autore continui a spie-
gare in essi qnello spirito di analisi, e quella dottrina
che emerge net primi , e che compisca cosi questo in-
teressante trattato.
La parte descrittiva succede alia parte sclentifica, e
sebbene non sia ne cosi interessante , ne cosi estesa,
non lascia di essere importante , perche si pres nta
sotto un doppio aspetto che riguarda insieme e la
scienza e le arti ; la prima sotto il rapporto della ma-
teria che contiene , e del !nodo con cui e trattata ^ b
Je seconde sotto 1' aspetto tipografico. ""'
POMONA ITALIANA. 3^3
li gran Duhamel e stnto il priiuo in Europa a for-
uiare una Pomona , ed e stato il solo fin ora che Tab—
bia £acto con raetoclo. Le sue descrizioni , precedute
da uii discorso generale sulla specie , otFroao uq ino-
delio d' ordioe e di precisione, Nessuno di colore che
lo haano se^uito lia iniiiato il sue esemp'io. Le descri-
zioai del niiovo Duhamel, quelle di Knoop , e della
pomona austriaca, e quelle delle due pomoiie iiiglesi ,
non soiio che schizzi imj)erfetti, i cjuali ben Inngi dal
dare « a' idea ben precisa del frutto,noa fanno in ge-
nerale che niettere della conluaione nelle idee che se
ne avfvano.
II nostro autore si e regolato con princlpj migliori.
Noa solo ha imitato V ordme e la precisione di Duha-
inel , cominciando col dererrainare i caratteri della-
pianta , e passando pnl a quelli delle geuime del fiori
e del frutto , ma ha fatta V istoria delle varieta , ne
lia data la sinoniniia italiana, e laceadone il paragone
colle varieta egua'i o analoghe delle altre nazioni o
vedute da csso in natura, o descritte nelle diverse po-
nione . ne ha deterrainata la natura ed il pregio, e ne
ha £ssato il carattere.
. Gosi la sua Pomona nel pre^entare le frutta italiane,
ha dato insieme l' aualisi e il qnadro di quelle delle
altre nazioni , e sotto questo rapporto e diveniata un' o-
pera europea.
Poche opere possiede sinora I* Italia che gareggino
con questa nel lusso dell' edizione.
La parte descrittlva e stampata in foglio. La carta
e magnifica , e supera tuite le carte veline oltramontaue
in iorza ed in bianchezza. I caratteri sono bodoniani ,
essendo geitati dai fratelli Amoretti , e la ioro eleganza
risalta assai vantaggiosamente per la nitidezr.a con cui
sono stati usati nella tipograiia Capurro di Pisa , gia
nota per altre opere di questo genere.
La parte figurativa e qnella che compisce e che co-
rona questa bell' opera. Essa e al disopra di quanto
si conosce ancora di bello in questo genere.
Duhamel aveva accompagnata la sua Pomona colle
figure dei frntti che descriveva , e certaniente i rami
che essa contiene sono tutti assai bene intesi , disegnali
con gusto ed incisi con esatiez7a , ma mancano del co-
lore , e per consesiuenza sono senz' anima.
^^^74 /MAKiC\LLE8I0,
«"< i pomologi l'che>4rfl hnnao seguitato harnu) setitito
r iniportanzjv del colorito , ed hanno aggiunto questo
pregio alle loro poDione ; ma non sono siati in geoe-
-.rale niolto felici. . i •■^"i-^Mi
i'jji Le figure deHa -Pomona belgica sono meschija^ per
ibdi4egao e pei' iocisione , e pessmic pel colorito.
Poco migliori sono quelle della Pomona austriaca e
aodella Pomona franconica. La Pomona bvitannica prt-senta
'■imolto his>o per la carta, ma le sue figure sono d'una
esecuzione cattiva , e perdoiio del loro efFctto poiiifoadi
coloriii in cui sono state po&te. . j
^j II nuovo Dnhamel e superiore a queste tutte. pei
oudisegnL , ma le sue tinte sono tutte false e non hanno
veritn. r--.^: 'jioiB^iun! g-iu/fi
'■ Le sole eke facciano dell' illusittnfc cjoU'ieiFettl) del
colorito, sono quelle della Pomona londinense, Esse
sono incise con molta finezza ; tiia i disegnl sono per
£i]o piu manierati. 11 colorito e spesso veritiero ncdla
"imitazione del verde , e per eouseguenza spicca assai
nelle foglie , ma nei frutti non e sempre egualmente
felice. j i ii\ -
9 La Pomona italiana ha forse superato tutte lepjre-
cedenii sotto tutti i succennati rapporti. Quattro sono
finora i fascicoli che si sono pubbticati , e ciascuno
contiene quattro figure coUa rispettiva loro descrizione.
■ La prima rappresenta la Mela Carla. E un frutio
vernino esclusivo all' Italia , e clie pnmeggia sapra
tutte le mele.
La seconda rappresenta la Pera Spina. Anclie quQSta
■''3 e particolare alia nostra penlsola , e si puo dire I& mi-
9 gliore delle pere vernine che si conoscono.
or La terza contiene la Pesca Vagaloggia. E una pesca
siiioce duracina a polpa gialla sconosciuta agU oltramon-
tani , e di un profunio delizioso. j!:.: j >. r!:>
oJ.' La quarta rappresenta il Caprifi;Go-( fico salvaticd ).
iicVi si vede un ramo da cui pendono due fichi , uno
.(lacerbo e Taltro mature. Piii basso si vede il suo spac-
-iicato conteneote i fiori maschili e i fiori femminei , e
5 tutte le parti deali organi della fruttificazione che non
si trovano nei fichi domestici. Vi si vedono inolire il
A^-; famoso insetto che opera la caprificazione nella sua
grandezza naturale, e ingrandito col m croscdpio, non
' meno che una ntnfa poou conosciuta finora dai natu-
ralisti.
POMONA ITALIA NA. SyS
OJiJ.'La quinta rappresenta la Pesca Maddaleaa. £ una
oJ|sB»ca spiccagnola a polpa bianca , conosciuta aache in
-dtt^Q-amonti sotto quesio noine. La verita coa cui e rap-
presentato qiiesto frutto non lascia nulla a desiderare.
t3n i,a sesta e la Ciiiegia gialla. E ua fi uito noto agli
oitramontani , e die merita di e^'Serlo. II gruppo di
s qnesca figura e pittoret.co.
KSasija ^eitiina e ia Pesca Albf-rges. E uaa pesca noce
Bojipiccagnola asaai graziosa , e che pare noia aoche ia
/ibi^tramomi.
L'ottava e I'Albicocca di Geimania. Questo bel frutto,
«'■ noto anche oltrainonti sotto il ooine di Ahricot Peche,
•^'P resell ta in questa tavola uno spaccato die non puo
a\ ere inaggiore verita.
< j^ La nona e il Fico S. Piero. Questa fignra e cosi evi-
92<ifcnte che colpisce al primo vederla.
i-jq La decima e la Ciiiegia Visciolina. E questa TAiua-
^/irusca degP Italiani , e la Cerise dei Francesi. Tutta la
ifiil^roia e ben disegnata , e , il colore del frutto e natu-
o'vaUssimo. a lUrii)
L' undecima e la Pera perla. E una varleta preziosa
-jfier la sua bonta e per la sua bellezza , e che non e
ci conosciuta oltramonti.
^' La dodicesima e la Pesca Carola , o sia la S mguigna
-p'degr Italiani e la Sangurnole dei Francesi. Non si puo
o Tedere nulla di piu bello di questa figura. La lanugine
K che copre la buccia e cosi naturale che pare che se
ne senta la morbidezza. Lo spaccato speciahuente e
B^HJaraviglioso.
-1' La tredicesima e il Fico dottato. Esse e rappresentato
in tutti i gradi della sua maturita col suo fiorone e
co' suoi spaccati , e si vede die gli editori non hanno
risparniiato spesa per rendere le tavole piii coiupite
che fosse possibile.
La quatiordiceiima e la Pesca violetta. E un frutto
coijosciuto in oltramonti , ne mai e stato figurato con
tanta varicta: il sno colorito e sopratiutto bellissimo.
La quindicesima e rAibicocca susiua ^ frutto rarissi-
mo e forse iguoto alle altre Poiuone. Anche questa e
una figura assai graziosa.
La sedicesinia e la Mandorla del Diavolo. Questo
frutto e di una grossezza straordlnaria j vi e rappit-
eentato attaccato al suo ramo in un principio di
376 GALLESIO,
niaturlta, ed e accompagnato dal suo spaccato in cui si:
vede la uiandorla pt-rfettaniente niatura.
Ecco fiiiora quanto si e veduto di questa bell" opera*.
se sara portata al suo conipinieato , ceriainente essa
costituira una delle opeie classiche iu qnesto genere >,
e riempira coa onore un voto die restava nella lette-
ratura italiana,
Noi desideriaino poter avere V occasione di render
conto ai nostri lettori della sua coiitinuazione , e di
jioterlo fare coir istessa compiacenza , con cui I' ali-
biamo fatto questa volta. Una s^ola lagnanza ci resta da
fare ed augurianio che la nostra severita usata in prin-
cipio dell' opera giovi al rimanenie che dovra vedere
la Ince. Questa lagoanza risguarda il solito argouiento
cotanto trascurato in Toscana, vale a dire la gramatica
della liaoua , la correzione della stampa e lo stile.
L'autore ha trascuraie queste tre cose in un modo
ignoto aHatto alle opere che vedono la luce in Loni-
bardia ^ e se ranimosita che regna per le recenii qui-
stioni tra i Toscani e i Loiubardi non facesse sospetta
di calunma questa nostra criiica, ci dispenseremaio vo-
leniieri dalT obbligo di provarla con esenipj stucchevoli.
Noi Lombardi restiamo maravigliati in vedere come si
scriva e si stampi in Toscana oggidi. Con si bella carta ,
con si bei caratteri , con si esatta esecuzione tipogra-
fica s' infilzano spropositi gramraaticali, che nel paese
naiio della lingua scritta dovrebbero venire corretti
non dai proti , ma da' torcolieri e dai rimestatori dei
mazzi. Diamone pochi esempj per non annojare so-
vercbiamente i nostri lettori.
L' autore alia pagina V parlando degli artisti da lui
incoraggiati aggiugne : — ^' ho avuta la cura di far
venir d'oltremonte espressamente dei modelli e dei sag-
gi , che gli hanno servito di eccitamento e di esempio v
— quel gli riierendosi agli artisti e uno sproposito
grammaticale , e bisogna dir loro.
Alia pagina VI — parlando della sua opera e della
lentezza colla quale essa ha progredito aggiunge —
>i Ora pero essa e incamminata e non puo piii retrocedcre t
— Kitrocedere non e la voce propria Un' opera comin-
ciata si atresia per intoppi , ma non rctrocede. Cio che
e fatto resta senipre faito.
Alia pagina ai. L'autore comiucia un periodo col
dire — " Noi si limiterenio, ecc. // — In Toscana questo
POMONA. ITAUANA, 877
sproposito e comunibsinio ed e piu coniune ne' libri
che nel lingnaggio del popolo, il quale piu spesso dice
ci liniiteretno.
Alia paginn 38 parlando del fico noniina — <( i modi
di essere che le sono proprj » — e il fico essendo di
genere mascolino bisogiiava dire gU sono projirj.
Alia pagiaa 84. L' autore dice — u disponendo le cose
in maniera che mai niaachi lore ove conservare un
cPrto nuniero di individui , ecc » — 1' autore ignora
dunque che mai noo e negativo quando e usato isola-
taufienie , e bisognava dire, cfee mai non manchi loro. —
Aila pagina 09. L'autore dice — *. I^elT ipotesi del
signer Tournefort esse ( uova ) dormond per circa cin-
que inesi , e in quello del sigaor Gavolini esse resta-
no , ecc » — Ipotesi essendo di genere femminile, bi-
sognava dire e in quella. Sono a dozzine gli spropositi
grammatical! di questo calibro.
Gli errori di stampa poi sono a centinaja. Perigoso
per perigonio a pagina 9. — Tavala per tavola a pa-
gina 35. — Fiori femmini per femniinei o femminini a
pagina 41. — Moscini per moschini o inoscherini a pa-
gina 44. — Longo per lungo a pagina 89. — Accogliene
per accoglierne a pagina 88 , ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
I neologism! sono infiniti ed inutili senipre, e tutto
il testo anderebbe quasi rifuso.
A pag. V — " Ho avuto il coraggio di dispendiarmi
per lungo tempo in una successione di spese » —
L'autore ha voluto dire d' intraprendere luiighe spese y
di spendere lungamcnte , d' incontrar lunghe spese.
L' autore usa poi in cento luoghi V inutile frauce-
s^ismo di maniera di essere di una pianta , e lo va
spesso variando con inodo di essere 5 in vece di usare
o portanientn, o (jualitci , o stato od altra voce che
spieghi il suo pensiero in un raodo meno incerto ed
equivoco. — Alcnna volta poi egli ha sotto la penna
il termine e nol sa usare, e si vale di circollocuzioai
e neologism! inutili e lontani e di dubV)io sensn. Dia-
mone ua esenipio appunto dove entra il niodo di essere,
— L'autore dice a pag. 35: " II fico presenta come
le altre piante due modi di essere different! , che si
conoscono sotto le diverse denominn/.ioni di stuto di
seh'cttichezza e di stato di domesticitd » — Quanto piu
breve e piii chi.iro non sarebbc stato il dire 1 — II
378 GALLESIO, POMONA ITALIANS.
fico presenta come le altre piante due stati differeati,
uno di selvatichezza , V altro di dome s tic it a.
A pag. 41. L' autore dice: « Esso ( frutto ) e aa
aborto die non chiude di liore, o e ua mulo die con-
tiene soltanto dei fiori femininei , ecc. »/ — L' autore
jion usa quasi mai il quarto case senza il del^ la
qual cosa fa cattivo suono e seate di i^allicisino — •
qui ne renferme point dc fiear .... qui contieiit seule-
ment des fieures [eminints — Un italiano avrebbe scritto
piu elegantemente. — E ua aborto die con chiude
fiore , o e un mulo che contieae soltanto fiori fetn—
niinei.
Qnesti pochl ceniii bastino pel nostro autore. L' opera
del sig. Gallesio e tanto bella nelle altre sue parti, die
inerita questa critica perdie sia fatta degna per I' av-
venire deli'amiuirazione degritaliani anche nella lingua,
che e quel tal patrimoaio di cui i Toscani fanno tanto
romore e cosi cattivo uso. Sappiamo che il sig. Gallesio
non e toscano , ed appiinto per questo noi siamo coa
lui piii rigorosi , perche un forestjero dovrebbe in To-
scaria cogliere le grazie della lingua , ma noa imitalrne
le negligenze e i difetti. ">» »w«3 ^^Wic^woa on^ts
vOOCvVv ,-,.«\;A .^♦•.rv<, ^^ :^ - v . . ., oj-^^j^ ^^jjy
AWAIJ/TI AVfOHO? fOnaJJAO '^' ^
00 ^ (^ttivi)) oi'«a > . — » - «w >^ ., -i,v, ,.
-noo sHa olwrn na 9 o ,9ioil ib obuifla noa srfa oJ-iodii
910J11B 'd ■— M .oaa^jsniinnis'i iiuA .lab, aiiiB.rioB,.a<iau
el ,5>!^ * ssnse o?bo oj^Birp Fi i^m isEup R-m noa
— n" 'T ib sJase e -o. ,., ..,,t.,, -^ ^ , ,,.^,
-3\a JM^ . . .' . y.
^^'TAVOLE NOSOLOGICHE
— m^i I !■'-• • ■■.■ t).'
JBi9qo'iPII9W S?Ep\LI ED ALTRE INFERMEKIE _^ ^^ ^
9ri3 , inisq sjiTEitW PROVINCIE LOMBARDtif.^*'^^ gfa Isfc
-VB 'I i9q BDg^b Kjjfci Bii: rMioi-i'^ s:-.jii;> ejesop iJrieai
«Bri:sntl sllaa arfaae iaBilBJl'];^9b ^aorsBiimoiB'lIab siins'f
oJOBt onnei} iDsaejjXJMMVVvs'^B^^^-^l&il 1^'' ^^np 9 ads
oiesJlBO .§18 !i sdo om; bt f>03 9 "nomoi
n03 oroB!? ion oje^r.ip T . / . ,
sati^HK '^^^^^^ ^^^°^? Nosologiche quando che
sieno compilate colla dovuta accuratezza e abbastanza
nota , e riescono sommamente preziose non solamentc
ai medicl^ ma a tutti color o principalmente che fanno
della statistica il loro studio gradito. Le Tavole che
noi offeriarno a iiostri lettori devoiio essere tanto
pin bene accolte in quanto che dalla passata ammi-
nistrazionc non furono mai pubblicate , e noi pos-
siamo farci mallevadori della loro autenticitd cd
esattezza.
aso
Speccbio degli ammalati negU Spcdali ed altri Stabilimenti pubblicm
dell"
S P E D A L I
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I'rovincia
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gli spedali.
Denomimzione
degli Spedali.
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Idem. ...
Id. del Fatebenefratelli
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991
905
14
58
40
1017
Monza
Id. di S. Bernardo
Melzo
Id. diS. M. delleStelle
J9
5io
435
16
54
24
529
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Vimercate. .
Id. de* poveri
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245
2J I
4
29
17
26 1
1
Pavia
Ospcdale di S. Matteo .
3o2
4S28
3535
178
655
262
463o
COTIIO . . . .
Ospcdalc di Sant'Anna. .
1 393
II23
14
193
63
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V.irese
Id. diS. G. Evangeli5ta
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Codogno. .
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Segvito dello Specchio 4egU-.anwxa\
Spedatt ed altri Stabitimenti pubbtici , ecc.
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ALTRI STABlLIMEiNTI PUBBLICI AVENTI APPOSITE INFERMERIE.
£CT)niune in
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Ricovero de* poveri im-
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'Oipizio dcgli esposti. . .
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Id. delle gravide. . . .
lOrfanotrofio de' mascbi.
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Brescia. . .
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Palazzolo .
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Bovegno. .
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Chiari
Rovato . . .
Lonato . . .
Desenzano
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Morbegno.
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Jd. de' poveri inferini
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Spedaii ed altri Stahiliinenti jyubblici ecc.
ALTRI STABILIMENTI PUBBLICI AVENTI APPOSITE INFERMERIE.
Coniuiii in
cui souo si-
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te inferruerie
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PART E*' f.*^^ * ^^""^^^ ^'^'
' SCIENZE LETTERE ED ABTI STKANIERE:
Sa^ttn'lC^cr U.r cioe Annali d^lJ^/y,^^,uIf^titutQ p<di~
.n, tecnico dl Vleiiria pahblicati dcd Direttore Giovoaini
• '05 ill 3j*Iti)Ji oncgnav amil aI .onii££fi Isa ib etuIeb anoisul
Osservazioni sa la tcinpra delV accia]6\ e Id cotn^o'st-
zione di metalli dl facde fusione per regolare il
grado del calore superficiale nel dar la tempfa
air acciajo e per altri usi. Del slgnor consigliere
Prechtl. (Estratto). " ^, .J'
^ ' '.no 3iebl£'j8ii 9oaO
J.JE cautele c le cure necessarie per la tempra dell' acclajo
sono ben note agli artefici, com' e noto che per mancanza delle
cognizioni ed abilita necessarie T acciajo il mfgliore , nel tem-
prarlo , puo venir guastato. La difficolta la piii graiide giace
Tiel riscaldare uniforniemente il pezzo , e cio mhssimamente riel
caso in cui esso ha dellfe parti or grosse ed era sottili, poiche ,
durante T ordinario scaldamehto nel fuoco da carbone prima di
sniorzarlo ossia tufiarlo nelF acqua , le parti sue plu sottili di—
ventano piu calde delle piu grosse , per cui la tempra fassi
disuguale : talc e il casO de' rasoj e delle lime. La destrezza e
1^ cura nel riscaldaniehto uniforme e nella tempra dell' acciajo
sono il motive principale della preferenza delle lime inglesi
sopra le tedescbe.
APP. PARTii STRANIERA. 387
Quaado una lima vien posta nel fuoeo pei' liscaldarla e tttn-
.^taiia V i &uoi deati preudouo fuoco pui- dell' intiera massa;
quindi si coprono in jiarte di ossido , e 1' acciajo perde perciu
la sua qualita e fassi dolce. In Inghiltena ii fa iiso di niezzi
diversi per preaervare i denti delle liuie uella tempra tanto
dali' abbruciamento quanto dal soverchio scaldaineuto.
In alcune fabbriclie si compone una misceJa di sal niarlno e
polvere di ossa bruciate con sedimento di birra. Con tale nii-
scela dotata di bastevole Coneistenza vengoao coperte le lime ,
quindi si collocano V una presso 1' altra sopra vergelle di ferro
inigiantate nelle,.pareli del forao , e col mezzo di un £uoco di
carbone vengono scaldare" fino ad un grado che basti ad indu-
rare in niodo il cemeiito ila non cadere in allora che le lime
vengono riscaldate at fuoco del carbone. Dopo cio si fanno esse
uniformemente arroventare e col tuffarle perpendicolariueate
'J^Racqna'Vengonb' sm&r4^fe. '^f^"i^^- >■''" • ;.-.'>-,■
**^^efla'pliu-alita delle flibbricWe^^d!*-\Si* preseutemente la favina
di segala sciolta e ridotta a thSliVistenia di siroppo con una so-
luzione satura di sal marino. Le liine vengono tuffate in codesta
tenue poltiglia e tractate come di sopra fu detto. Con tal mezz»
gi sparagna tempo e sale. Temprate le lime si lavano nell' acqua
,« si spazzettano , poi s' immergono nell' acqua di calce , si asciu-
gano prestamente al fuoco , e , tuttor calde , vengon unte di
olio d' ulivo misto ad un poco d' olio di trementina. Le lime-
inglesi constano di acciajo ceinentato due yoke scaldato.
Onde riscaldare uniformemente le opere d' acciajo , p. e. gU
atromenti da taglio fini , i quali anthe dopo la tempra vengono
-per un dato temjio riscaldati, si usa il bagno metallico : . ordi-
. uariamente si adopera quello di pionibo : i pezzi d' acciajo la-
vorati si pongonp sopra una lastra di ferrp, la quale nuota sul.
piombo fuso, c dopo qt^«, vi jOUfiuneyp ,1' ^ccoloramento che si
tiesidera , si smorzano. ,,;;a,0 ,. _,,,,,j,,,,
: Noto essendo il grado. la cul si fondono le diverse niiscele
5i metalliche , massiuie .di jziaco > jyoipbo. e bisiouto , si tr«sero
„,ess? a, profitto onde^ccertarsi. del grada di calore di cui.abbi-
sognaao i pezzi. d' ^^ccia jo per venlr risqaldati. a dovere, e tale
Hietodo , siccomc sicujro, mexita di essere emulate) e seguito
,,,Anclie dai nostil artefici. Le aanesse tiijVqle di,^»rlf,fj ^^hicniical
..^Lssnys T. Y) gevviciijnc all' nopo, . . . ., „ ^
38^ APPENDICE
T. I.
Stromend ed opere. Miuda. ihetallUa. ''^'"/"'■«'"''*
'■ Fahrenheit.
Xancotte , . . . 7 piotnbo 4 stagno 420.
Altri stromenti cliiiurgici . . . 7 '/", » 4 >• 43o
Kasoj 8 » 4 " 44a
Temperini o '/, » 4 » 4S0
Coltellini , ecc 10 » 4 » 470
Forbici , scarpelli 14 » 4 " 490
Accette, ferri da pialla , colcelli
da tasca 19 » 4 >• 609
Coltelli da tavola , forbicloai . . 3o » 4 » 53o
Lame da spada , ruolle da oriuolo 48 » 4 » 55o
Lame da sega Olio di lino bollente 600
Pezzi clie abbisognaao di riscald.i-
mento maggiore Piombo fuso 6 12
Posti i pezzi d' acciajo che debbonsi riscaldare sopra la mi-
scela raffreddata o rappresa, si da il fuoco sotto il vaso di
fciTO che la contiene , e qualora incomincia a sqiiagliaisi, ne-vea-
gon tolti e si smoi'zano.
A Scheflield si da alle lame da sega il caloie da riscaldo per
niezzo dell' abbruciatura : si ungono esse da prima con sego e
poi si teagono al fuoco fiiio a die incomiiv^iano a bruciare. Sif-
fatto calore e = 600° Falir.
T. n.
La tavola seguente contiene le miscele di bismuto , stagno e
piombo , non che di piombo e stagno per le temperature dal
202.""° grado F. fino al 6ia, che e quelle in cut si liquefa il
piombo.
Miscele di bismuto , piombo e stagno.
Farti. Parti. Parti. Gradi di' Fahrenheit.
8 bismuto 5 piombo 3 stagno si squagliano al 2,02,
8 ,. 6 >. 3 » » ao8
8 » 8 >> 3 »> - » 226
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8 '» ' 8 p. 8 >. 5. - 254
8 >i^ ' 1 o j> 8 » >' 266
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8 » 16 « 8 •> » 3oo
PARTE STRANIERA. 389
Parti. Parti. Parti. Gradi di Tahrenhtit.
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31 » ■< ' ^4'- li -■•? 6 *nf.8B/ 5i5 slfi io
22 » 4 » 3<)3«|W t - 5i7 Jssanr
23 » 4 » »*6 Sill .7.^18-1^'" anoa
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34\ ■'l^ >> 4 » oa^ filDiJ ; ; 533
■5>lwd ,v3l&';«l' » 4 >• -U" 3'->»£ 3a61»Io/533
38 H. 4 >. . ». 01,,. ; 540
40 M 4 » J' * 542
/ja « 4 »i » 644
PARTE STRANIEflA. 391
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44 pioinbo Q 4 etagno si squagliano al 846
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......
. . 6ia
Sopra un mantice da La Forge migUorato in Pa-
rigi. Del sig. consigllere Prechtl ( Estratto ) .
Difierisqe tal mantice. dagli ordlnarj mantici doppj per esser
esso fornito di fondo diviso longitudinalmente in due , i quali
si alzano e e' abbassano a vicenda, npn che per avere il tra-
mezzo del mantice , in conseguenza di tale divisione del cas—
sone inspijratore , due aperture invece di una. Per siffatto mec-
canismo il cassone superiore ha una doppia corrente dr aria-
she lo riempie , per cui 1' aria che n' esce ha un corso piu
uniforme che^nei mantici ordinarj.
A Vienna furono eseguite dall' I. R. uflBcio superiore de' can-
noaieri e dall' I. R. Comaiido del corpo de' carriaggi delfe
Sperienze con siffatto mantice, daile quali si evince che la cor-
xente d' aria, dal luedesimo somrainistrata ba una uiaggiore uni-
fonuita che (ton esso si minora il consume del carbone, e die
il feiTo vi si brucia nieno.
Qualora si ^olesse avere una corrente minore di aria, basta
ten ere in azione uno solo dei casacui inspirator!.
3^2 APi'ENbict;
Lcttere dl un vlaggiatore in Barberia al sig. Qiti*^
seppe Ace RBI , direttore dclla Bihlioteca Italiana
intorno il commercio dl Tripoli co* pacd lirnitrofl
e coll interno deW Africa {Fedi qiiesto tomo p. a5o).
Letter. V teuza.
Sid pes i e misnre , sidle monete ^ sulle doganc e sidle
rendite del Bascid di Tripoli, (if "' '»Aa»_-
Il quintalc cU Tripoli e di lOO rotuli; il rotuh e di 16 once.
L' ocka e di due rotuli e mezzo. II mitacal h il peso
deir oro e dell' ai-gento , e ci voglirino 6 mitacali e
un terzo per fare un' oncia. II initdcal di cui si ser-
vono i luercanri deir interno per pesar I'orS in polvere
e di 21 carubi ossia grani , quello di Tripoli e di 24.
id misura del grano si chiama ouiba , e serve per niisurar tutti
im" i graoi ; il auo peso ordinarianieute pel fruiueato e
di 160 rom/i dope die si usa colmar le misure , giac-
clie prima non era che di 120.
If olio si luisura per Arbaye di 18 rotuli: esso era altre volte
di l5. Una caraffa d' olio ha il peso di un' ofila, ,_ .^-^
ic^ nic/t .Araba, ossia pick corta di cui si serve per misurare \i
seta, e circa Ic poUici.
II Bascia di Tripoli batte moneta sempre col conio del
Gran' Signoi-e. Non si h conservato che il norae di alcune
nionete del Levante, mentre il valore intrinseco c sempre andato
in degradazione per 1' abuso della composiziooe della lega
inetallica. Si conta per piccole piastre , ma la nioneta che serve ,
per cosi dire , di misura -generale e la piastra di Spagna e lo
zecchino del Cairo , ossia Zennaboub.
Ad ogni nuova fabbricazione di moneta il titolo di essa de-
grada; il Basci^ ne fissa il valore in piccole piastre che il po*
polo e bensl obbligato di accettare, ma non e costretto per'
(1) Noi abbrevieremo aIr[u,iiito <(ue5tci leltei-.i I.» quale cntra in notizie
sul pesi c inlsure , salle meuete e suUc dogane uii po* troppo minute
l)er mn giorii.ile. Non ometteremo per>> nulla di oio ''he piu iiftercsSP.
PARTE STJiANIEU.V. OQO
tfnesto di dare pia9t»-e di Spagna o zecohwi colla steftsa pro-
porzione di prima io cambio di una moneca di tuolo piii de-
gi-adato. Questa e la ragione per cui le piastre di Spagna
che una volta valevano 43o piccole piastre , ora ne valgono piu
di l3oo, e anderanno montando sempre piu di valove.
Le monete di Tripoli soiio attualmeate in rame e in argento.
Esse souo le seguenti :
Bourbos ( in rame ) di a piccole piastre
Paras detio 4 detto
e si noti die le piccole piastre sono ora una moneta
ideale. — Le monete d' argento sono le seguenti :
Fezzi di a5 piccole piastre
» 5o » chiaiuati Euckamini »
« 160 » » Grecchi
yt 45o » » vecchi Tusseliky
y 5oo » » nuovi Tusseliki.
In ore non VI sono che i scert'/ di 2400 piccole piastre, aventi
lo stesso titolo di quellt che <) anni fa il Bascia avea fissati a
2000 piccole piastre.
II vecchio zecchino di Tripoli , e il mahboub di Tripoli , il
primo a 1800 piccole piasti'e, il secondo a i3oo, non si trovano
ormai piii.
Le principal! monete straniere in corso a Tripoli sono le
seguenti :
Piastra di Spagna i35o piccole piastre
Tallero l3co "
Scudo di Francia di 6
franchi 1 3oo >•
Zecchino di Venezia 3coo »
Zecchino del Cairo i65o >•
Quadrupla di Spagna 19200 » ossia 8 scerij,
La maggior parte di queste monete va aumeutando ogni giorno.
Si possono dunque risguardare le pisstre di Spagna e lo zec-
ehino del Cairo come le sole monete di uno stabil valore e
che servono di campione a quelle del paese. II Bascia pu6 cam-
biare il valor nominale ed intrinseco delle sue monete tra di
loro , ma degradandole abbisogna un maggior numero di esse
per e^uipararle al valore di una piastra di Spagna.
Pochisshne persone {anno a Tripoli il commercio della Bancax
e perciti i mercanti. louo Ui fcalia di uai* « due banchieri. clic
3()4 APPENDIOE
saano trar |->rofitto dalle occon'enze , e si perde il i6, ilao
efino il 25 p«" ceiitrt negoziando dellp tratte «npra 1' Eiu'ops,
taiito piu che il roninievcio dt Tripoli di rado eaige fli far qu^^tp
giro. L' iateressc del danaro quantunriue pioibito dalla legge di
Mohamed (Maometto) e sempie del 3 per cento al luese pev
W meno^ •e'spcsse fvolte del 5 per cento al mese coa pegno
in niano. ,,
Nel i8oi la Grande Dtigana di mave fu data in appalte agli
Ebrei per 5o mila zeccliini ; ma avendo uiostsato al Bascia la
loro'perdita , fu rldotto a 5o uiila piastre di Spagna. Dopo la
pace conchiusa cogli Stati Uniti d' America la dogana fu appal-
tata per 40,000 piastre di Spagna a contare dal primo gennajo
IfSoS siilo al primo genuajo del 1806, e per lo stesso valore
fil appaltata anche di poi. In questp, apg^^Jlp ^opj9, j^9,mjpjije|i
melti aim appaiti inferiori , .eoi«?,j>^,^, ,,^^g notr i^asH e.a o
La pesa delle mercanzie volumiaose . . lOOO piastre ^i Spa&oa
La misura de' grani. . > • --s .,-^0O,„0iSM-,?c^(.,-> J
- ia pesadeU'oro ed argento, e la misu- .y i onsgEqanBl oj
ra de" tessuti diversi di (i\o e cotoue, -fePsg^^ g^g ^j
:.=cLa permissione eaclusiva di cuocere le ^^,j^,^^^ imisRn 'si
'''■ fave e venderle per le strade . . . • ^9<?,.,„^,^',» ^^jj
L' appalto delle pelli i5oo » _^,
La proprieta di tutte le pelli e cuoi a jielo provenienti dalle
macellerie di Tripoli e devoluta al Bascia die la da poi all'^ap-
paltatore --. ,, ,^ ,-^ .
La vendita \de' vini e le distilleries , 4' acguavite e appaltata
per moQopolio per 18000 piastre di Spagna all' anno. Sono le
distillerie de' dattQri die danao ua profitto bastante a poter
pagar questa somma.
" II commercio del tabacco in polvere e appaltato per 600
piastre di Spagna all' auno. ^^ ■ 'T
II eistema degli appaki e delle dogane e soggetto a contjnHe
variazioni : easo dipende iatieraniente dalla volonta del Bajcia
e dalle viste del momento.
I divieti generali d' introduzione per mare montano alia do-
gana pei sudditi del Bascia al dieci per cento del valore del
carico , e al ?> per cento per le nazioui estere die hanno
trattati col Bascia. Le aruji ed i legnl|4i jQQstruzione sono pey
• lo piiJ fraiidii di (do&ana. , jj, ,jO,,.
PARTE STRANIERA. 39»
-■Gli stranierl sono obblipati di vendero agU appaltatori tutti
qUi^glrAiricoli la cw vetidita 4. ioro appaliata esdusivamente ,
cdnie vino, acquavite, sapone > ecc. Gli . af paltaton solamentc
possono venderli od accordare ad altri.il petme^BO di: vendpFfe
nella citra. '
I coinmestibili soho ordlnariamente esenti di dogana sopra tutto
qnando la carestia ne rende necessana 1' introduzione.
r introduzione per terra ha ariGh' «sa Ic sue gabelle. I Negri
condotti per ^afovaoa dal Tezzan pagano il3per cento, e quelli
di Ghemede*'i-1 2"pi^er ceuto sul prezzo deUa vendita=,, ma
se il propnerar.6 paasa di segu.to al Levance , e. gade del ie;^^-
ficio di transito ' ' .?^
Le piume di eti^izzt) pagano il lo per lOO 6«nza pregmdm<^
deRA gabella d' nscita; L^ mercanzie incrodotte dai peUegrisj.
o sia Haggi uon sono sottomesre ad alcun dazia eatrando neWa
' i3;i t I ' ' L) ■=»"' '^^-0 ' ' y : .11-, ;'.->. ■: >:■.• - '■ ii .;J:,i) Li^q tj
Cifta. ^ . ' •
L' aJi>()rrflzio/i«"il^ga ancV essa dei- diritti, gravosisii.sim eJ
Le lane pagano 3 -/j per cento d. piastre di Spagna al quintale.
La sena paga uno zecchino zomb. il quintale.
Le nazioni europee che banno trattati pagano il 3 per lOO.
Non 81 asportano* provigioni di nessuna sorte senza un per-
messo o sia Tosquere che si paga semndo le circostanze.
II sale e la soda venduta dal Bascia non pagano alcuna ga-
\qm il nostro manoscritto presenta un circostanzlato bilancia
-del commercio d' importaz.one ed asportazione di Tripoh, il quale
%evU sua eetensione non puo aver liiogo in questi nostri fogli.
^l3iretno soltanto che emerge da detto bUancio essere il com-
mercio in vantaggio di Tripoli, >^t
', . - ,. „4^ ^ . 2OC>,Q0O zecch. z.
L esportazione montando a ^v ,y
T,. „ • 104,000 » »
L importazione a ■'-r
Entra poi il nostro manoscritto in alcune congetture intorno
.Ue rendue del Bascii di Tripoli, al numero de' corsart e de.
le<.ni di guerra. Noi daremo fedelmente i r.sukat. delle sue
no'tizie valendoci quasi sen.pre delle stesse sue parole. )
^■^E sempre difficile stabtlire il totale delle vendue d. una po-
tenza qualunque , difficilissimo fissare quelle del Basc.a d. Tn-
poli. 11 fatto eta ch' egli propriamente non ha rendite hsse.
La corsa in tempo d. guerra coUe potenze Europee che haan«?
bastimeuti mevcantili uel nieduen-aneo , e i re.ali che si fanno
396 A p r u N 1) I t: E
ai Bascia alia eonclusioue o al rinnovamento della pace soin»
le pnncipali sorgenti di tali rendite. Vi soao delle potenze die
p'agaao un annuo tributo, di cai dovrebbe ovmai arrossire la
civilta europea , e clie il progi'esso de' lumi coaipagno eenipve
della superiorita e della forza non tardera molto a riiiutai-e.
•• Se gli Stati di Tripoli deesero al Bascia una rendita propor-
zionata alia sua estensione, non potrebbe essere chc consldcra-
^■+>dissinia. Si contano piu di 3i2-.leglie dai confini di Tunisi a
qtielli dell' Egitto , c dalla parte, nveridionale la catena dell' A-
tlante e de' deserti di sabbia non peniiettono di stabilire i li-
miti di una esatta demai'cazionc. Atiche la popolazione oOn e
facile a stabilivsi , molto meno poi il numero de' Bedovini no-
madi che aon hanno altro tetto che le loro tcnde e die abitano
cli Stati di Tripoli per lo piu Indipendenti , e spesse volte
ancoya in aperta giierra contro il Bascia.
Per procacciarsi de' partigiani nplle guerre contro suo padre
e contra i suoi fratelli il Bascia attuale ha sciolte da ogni gabella
molte orde e molti villaggi , e quclli che tuttavia pagano qual-
che tributo pagano la decima parte annuale in natura. Ma una
prova che un tale contributo non e considei-abile , »i e che il
Bascia e obbligato a far co;nperare del grano e dell' orzo pei
bisogni del suo palazzo e del suo servizio consistente in 3o(»
uotnini e circa 300 cavalli.
I principali governi del suo Stato sono , quello di Tripoli
che il Bascia governa in persona ; di Mesurate governato da un
Aga ; di Bougasi governato da un Bey ; di Derne governo vi-
cino air Egitto e con un Bey anch' esso , e quello d' Angela'
( die nelle carte scrivesi anclie Andjelah ) a quattro giornate da
Derne e situato nell' iaterno.
Eccettuato il governo di Tripoli e quello di Mesurate , git '
altri governi pagano poco o quasi nulfa. 11 Bey trincerato nel
suo castello , armato di qualche cattivo cannone , non ha altra
autorita chc quella proporzionata alia forza ; egli e il solo com-
nierciante nel borgo ; egli c ogni cosa.
II Bey di Bougasi passa aunualmente al Bascii iO,coo zec-
diini. Gli altri governi piii lontaai noa danno nulla, tranne cid
»;be in qualche occasione si ti'ova modo di estorquere dagli
abitkriti con esa~ioni forzate, il cLe non si puo ripeter sovente
e divienc molto precario.
rA.RTE 5TRA.NIE11A. SoV
La sola pitta di Tripoli e de' suoi contorni h quells che
souiministra le maggiori rendite al 'Baspia. Non h facile cono-
sc^rne tqtti i rami, iiia sono abbastanza* palesi i principali , c
quelli che s' ignorano non nieritano per cosi dire giaode coDsi-
derazione , e sono i meno important!,
L'appalto della dogana con qualclie piccolo appalto
dipendente da annualniente piastre 5o,6oo
— Piii r aniiiiontare di cio che pagano alcuni og-
getti alia 1 iro entrata come i Negi'i .^ » 6,OQO
L'appalto del vino e acquavite » i8,coo
II governo di Bougasi » 14,000
II governo di Mesurate » 14,000
Tributo di Fezzan » 6,75©
Tnbuto degli ebrei di Tripoli « 5, 000
Imposizioni ed iniposte dcUe niontagne ed alu'i
luoghi » i5,65o
Totale .... piastre i3o,000
Si pu6 assicurare che le rendite fisse annuali del Bascia unite
alle contribuzioni in natura di cui 61 e gia parlato uon oltre-
passauo le i5o,000 piastre di Spagna.
Vediamo ora cio che la corsa di mare ha dato al Bascia negli
ultimi quattro anui.
In questo frattempo i corsarl del Bascia ( giacch^ non ve ne
furono punto di particolari ) hanno preso aS bastimenti napo-
letani, tra grandi e piccoli , de' quail ao con carico d' olio ,
provigioni , ecc. — 17 Bastimenti svedesi grandissimi . 9 dei
quali carichi di zucchero, fernambucco, vini, olio, ferro, ecc. —
Un basfimento americano con carico di Marsiglia. — Un bwti-
mento sardo con carico di sardine. In tutto 44 bastimenti e
34 carichi.
Di piu si sono presi sotto diversi pretesti 2 bastimenti im-
pei-iali con ricco carico. — 2 Ragusei carichi di blade. —
3 Grecl carichi come sopra , ma questi furono rilasciati col-
r equipaggio ed ogni cosa.
Ora non e facile il dire con esattezza qucinto abbia il Bascia
ricavato dalla vendita di queste prcde,ma a giudizio di chi Jia
qualche praticji nella cosa > il tutto puo esser montato a l6o,000
piastre di Spagna.
'igS APTENDIGB
In que«ti stcssi quattr6 ultimi anai'il Bascia n-
cevette dalla Danimarca per la riutfovazlone dellA" "«^"»'**''"'
pace piastre di Spagna 35,000
Daila Svezia per lo etesso oggetlo e per la libe-
razione de' prigionieri » 170,000
Dalla repubblica Batava » 80,000
In doni consolari » 5, 000
0 ^90,000
Che ia tutto poi fanao piastre. 480,000
E mancavano tuttavia gli StatI Uniti ch« aon avevano fatta
ancora la pace e riscattati i loro prigionieri di guerra. E biso-
gna ancora aggiugnei^e die gli uLtimi quattro a'ani di cui si-pai'la
non furono de' piii favorevoli. Tripoli fu quasi sempre bloccato
dagli Americani , e i suoi corsari non potevano mai uscire. Si
puo quindi asserii'e che il prodotto delle corse sia la maggior
rendita e la piu importaate pel Bascia.
Per dare un' idea per quanto si piio esatta delle forze dei
Corsari del Bascia di Ti'ipoli, eccovi la nota de' suoi bastimenti
ehe avea in corso nel 1801 , nel mese di giugno.
I Fregata di 28 Cannoni
T, . . . \ » 20 »
3 Urjeantmi {
^ ^ " 14 «
4 Polacche. < "
/ » 6 «
I Corlangis >• 18 » - O
I Corvetta » . 16 >. liat
3 Sciabecchij *' ^^ " ' ♦^^^
I » 10 J> « .:,/,
3 Galeotte. j » ^ >. .,^y
f » 4 >• 7^q
3 dette . . < >• 4 >' , -i
f » 6 » ,^
. Jib
lu tutto 16 Corsari con 171 caauoai , oltre alcuufg
sclaluppe cannoniere.
Molti di questi bastimenti in corso furono perduti di pof
e molti vendutij di luodo die il Bascia non ha attualmente
che una fregata di 28 cannoni la quale trovasi a Tangeri ,
uuo sciabecco di 12 che trovasi a Tunisi. Undici nltvi piccoU
PARTE STRANIERAi!«wr/ v?,' , 899
bashnicnti ia ristauro nel porto ; 16 scialuppe obnnoniere ,-
e nel caiitiere due scialuppe e un piccolo schooner.
Neir ai'seaale del Bascia lavoca tra i prigfoijierL di guerra un
niastro capo di costruzione spaguuolo del servizio del JRc di
Spagna ecu dieci altri spagauoli falegaanii fabbri ferrai , ecc.
tutti appartenenti all'avsenale di Cartagena. Di piii 16 Make3i
e varie persone del paese.
11 Basciu passa a tutti gli Spagnuoli una piastra di Spagna al
giorno, oltre cio che essi ricevono di paga dal Re di Spagna. I Mal-
tesi ed i Mori non ricevono che la loro piastra. II eapo costrut-
tore e assai ben pagato e riceve continuaiuente qualche regalo.
Aggi-adite ecc. ecc- P. B
iDarfidluttfl t)ci5 ^a[H'ifi'5iinD (Bcmcrb-Jivcfcny :c. , cioe
RagguagUo delle fabbriche e manifatture delV Ini'
pero Austriaco^ pubblicato da Stef. E. von Kebss,
primo commissario delX I. R. ispezione delle fab-
bridle ueW Austria iiiferioie. Parte seconda. —
Vleima^ 1820 ^ presso A. Strauss, am Peter im
Aug Cottes 11."^ 6o3 , e presso C. Ceroid , am
Stephansplatz n° 666 {prezzo 1 fior. con carta
senza colla, e 2 fior. e 24 car ant. con carta con
colla ).
Quando la prima parte di quest' opera comparve alia luce '
tale fu r accoglienza del pubblico da non lasciar duLbio su
buon esito della seconda parte. Presenta questa un' importanza
ancor niaggiore ; poichf' essa contiene la descrizione di tutti gli
oggetti fabbricati che si fanno nelle diverse provincie dell' Im-
pero Austriaco, con una compiuta tecnologia, e le pin recenti
♦coperte , e i diversi luetodi de' loro processi , e i privilegi di
invenzione conipartiti nell' interno , la storia di tutti i rami di
industria compilata all' appoggio de' rlocunienti piii sicuri, 1' in-
dicazione de' principali luoghi delle fabbriche, il ncniie e il
pregio di ognuna di esse, le piii recenti date e notizie sul com-
niercio esteruo ed interno , le ultime vigeuti tariffe doganali per
ogni articolo , il prezzo di tutte le uiercanzie ecc. ecc. Questa
opera e urilissiiua pe' fabbricatori e couuuercianti , pegli specu-
latori non meno che per tutti coloro che si occupano dt-Uo
studio della politica economia. Si vende presso Fusi , Stella c
Compagui , e presso Paolo EmiLio Giusti.
mL Jtal. T. XVIII. 26
40O .1, A T P E N D I C E
»»«^»— i^— "^i— M^— ^i^— ^■^— °— —
PARTE 11.
SCIENZE, LETTERE ED ARlTI itALIANE.
OPERE PEKIOBICHE.
AnnaU geograficl e de vlaggi. contenenti V estrcUto
o r f(nalisi delle migliori opere di geografia , jdi-
statistica e di viaggi , con carte geografiche ed_^al-
tre iiicisionl, piibhllcati da Salvdtore Bertolotto ^
genovese. Tonio primo , numero I. — Genova ,
1820, stamperia di Q. Bonaudo. In 8.° di pag. 160.
XiNNUNCtAMO con ))iacere questo pi-imo fascicolo cli un' opera
che va ad acrrescere fra noi il numero delle produzioni perio-
diche. Augui-ianio buoaa fortuna al sno compilatore. Non v' ha
dubbio ciie il suo tenia e il piu aaieao ed il piu iateressante
pel gusto doiiiinante del tempi. II sig. Bertolotto lia lunii ed
attivita bastante per adempiere con onore a' suoi impegni , e
Genova e in una posizione favorevole per procurarsi inateriali
e notizie da arricchire il suo lavoro. II sistenia che ci siamo
prefisso di non dare estratti delle opere periodiche ci terra nei
limiti del puro indizio delle materia contenute anche nellapresente.
Parte prima.
Rclazio?u e Mernorie. — Kotzebue : Vtaggio fatto dai Russi
iatorno al inondo nt-gli anni i8i5 al i8i8. Mac— Leod : Viaggio
alle isole di Lieu-Kieu uegU anni 18.16-1817, con una tavola.
Balbi ( Adnano ) : Delia popolazione dell' Europa.
Parte scconda.
Estratti ed Anallsi. — . Di una coloijia d' origine Europea,
esistente in un' isola del mar Pacified. Prospetto fisico-politico
.» dello stato attuale.del globo , conipiiato da Adnauo. Balbi , ecc.
PARTE -ITALIANA. 40 I
•UejmHdne JpHp anticliira recenteraente scoperte dal sig. Bank?
in Arabia , ecc.
11
Parte terza.
Varieth. — Viaggio in Oriente del cav. Enegilcio Frediani. Sopra
il c«dro del Libaoo , di Gaetarjo Savi. Breve notizia sopra il
viaggiatore Burckhardr. Antichita osservate nella Nubia dal sig.
Bauks. Viaggio del sig. Moiliea alle sorgenti del Senegal, ecc.
Annunzj bibiiogi-afici.
STATI PONTIFICL
Opuscoll letter or j di Bologna , fascicolo i3.*
Veriniglioli. Elogio di ignazio Danti , perugino , delP ordine
de' predicatori , niatematico. — Marsiglj. Dissertazione proble—
matica se la geoinetria ed il suo metodo applicato a tutti i
rami dell' uniano sapere abbia giovato o pregiudicaco ai pro-
gres»i delle scienze. — > Tognetti. Alcune pgesie di Accademici
Felsinei recitate nel casino di Bologna la sera del 3 1 diceiubre
l&;g( coQ pt^fazion* del Raccoglitore.
REGNO DELLE DUE SICILIE.
Giornale Enciclopedico di Napoli , fascicolo IV.
Opuscoli scelti.
Belle arti- Le arti dipendenti dal disegao ne' luoghi die oggi
forinano il regno di Napoli. (Contintiazione ). — Veterinaria. No-
tizia sopra i cavalli arabi , del sig. coute Venceslao Rzewushy.
Libri diversi.
Istoria letteraria. Arti della Reale Accademia delle scienze ,
vol. 1 ( terzo articolo ). — Archeologia. La epifania degli Dei
.appo gli anticlii. Letcere del cav. Arditi. — Fllologia. Opuscoli
di Gio. Battista Vico raccolti e pubblicati da Carlanronio de
Rosa. — Q. Horatii Flacci de arte Poetica, ecc. Aut. Can.
Giordano edidit. — Miscellanee. L' Ermete classico, Gioruale
filologico. — Arti chiiaicke. Istituzioni di Pirotecnia.
Notizie letterarie.
Estratto delle sessioni deirAccadeniia Reale delle scienze di
Parigi , dal niese di Inglio l8i8 a luglio 1819. — Istoria natu-
rale. Opera di Bridel sopra i luusclii. Analisi di alcune sostanzc
minerali. Ricerche sulla cristallizzazione. — Chimica. Cai-iiiinia.
Acido delfinico. Neve rossa. Acido nitrico ossigenato. Acido idro-
clorico ossigeaato. Nitrati ed idroclorati ossigenaci di potassft>
Acqua ossigenaita. Stricnina. — Fisica inorganiia. Polarity ^ella
mica. ]Meiiir)na snlle atmosfere liqmde. Rtoercbe sul caloripo. —
Geologic. Mnro naturale della Caroliua. C.olpo d' occhio geolo-
gico delle viciiiauze lU Nizza. '— Fisica org(inica. BLolopia 'tini~
jiirJe. Forme del regiio oi'gamco. Larin2,« degli ucreHi. Allissia
de' Batracii. Ricevche sugh Gove.rt\'ioai. Ziologi<n>cge!obiU, Galore
della vegerazione. Zontomia, Meiubrana pupdlare. Vasi liufatici
degli uccelli — Scienze applicate. Medirinn. Egtirpazioiie di un
cancro al seno Rumina^ione uinatia- EtFetti dfUa musica. Osser-
va-'ioni sniriride. Os»erva/i'jm sulla lig.itiira deile arterie. Cho-
lera morlius osservata nel Beagala. — St(itlstua. Osservazioni
sopra Parigi.
Eetratto delle sesg'toai della Societa Reale' d! Londra, da aprile
j8i8 a luglio 1819. — Chimira. Combmazioni del fosfora col-
r ossigeno e col olorn. Ricerche snl oaloticoi Ossidi di u»ei"Curio.
Scomposizioiie deir amido. Foruiazioue della uebbia. — Fisica
inorganica. Pularita della luce. Declinaziuiie della bussola. Os-
6ei"vazioni suUa luce. Proprieta del tabasheer. Direzione del-
r ago niagnetico. — Fisica organica. Orgaai orinarj degli am^tibj.
Ragazzo torchino. Ricerche sul Jegno di quercia
.\
B I B L I O G R A F I A. -^
. , "T
REGNO LOMBARDO-VENE TO.
Medlclna legale e polizia medica di P. A. O. M\hon,
traduzione dal francese , terza edizioiie corretta ,
accresciuta di annotazioiii , ed adattata ai vigenti
codici pel regno Lomhardo-Veiicto da Giuseppe
CniAPPARiy professore di chirurgia nel grande Spe-
dale. — Milano^ 1820, per Giovanni Pirotta .,
vol. 4 in 8.° .;;
Di quest' opera non gono usciti finora che i primi due"*^©-
lumi. I^on parliaiuo della sua eccellenza , che e gia abbastanza
riconosciuta e confei'inata dal voto de' scienziati di tutta 1' Eu-
ropa. Farenio piuttosto osservare , che la conia del srelti co-
nienti onde venue arricchita questa terza edizione dal cbiaro
tr.idiittore , e sopra tutto 1' applicazione giusta ed estesa che
di'lle dottriiie coiitenute egli fa alle leggi presenti del regno
Lombardo-Veneto , readono questa edizione uiedesinia di uiolta
siiperiore alle ante.ceJenti , e la raccouiandano ai uiedici ed ai
chirurghi , noa menu che ai giurecousulti.
I'AKTE ITALIANik. 403
Nuovo Galateo di Melchiorre Gioja , autore del
■ '"Tratratb del merito e delle rkompense. Seconda
~ edizione ^ corretta ed accresciiita. Milano ^ i8io,
j^^j^pr^e , per Qlo. Pirotta m Santa Radegoftda^
amV^l. 2-t/*,r^°i, fl,.ji/;ipio di pag. a68, ed il seconds
j^nfi' ■. V- -,.<tii!,%^,„ ■-,.■" ' ■-''
Traite elementaire tlteorlqiie et pratique de I art d'e
' la danse\, conteiiaiit les developpemens et les de-
monstrations des priiicipes ge/teraux et particu-
,l..jlf.eff, ^ . qiji,l - doiveni. guider le danseur^ par Ch.
'Blasts ^ premier .dans ear. — ■ Milan ^ 1820, chez
Joseph Beat! «f Aatoiae Teacnti , rue de S. Mat-
_\^i.vol€ ill rame a contorni. -i ,(,!. t 4^,,-^^,,,
.j^^^gt^atA e cley.'i>perajprecedente parlerenio ne'prossimi fascicoli.)
JDe' giudizj criniinali pel Regno Lombardo-Veneto
istituiti dal Codice peiiale Auitriaco. Istruzi^ni
teorico-praticlie dell avvocato Giuseppe K e s T i
Fkbraki, R. Consigliere iieW I. R. Tribunale pro-
vinciale di prima Istanza in Mantova , ecc.
Tamo I e II. — Muntova , 1 8 1 9 , dalla tipografia
Virgiliana di L. G iraaenti , in 8.° di pag. 32v
v:rfii'I vol.^ senza V introduzione, e di pag. 455 il if.
* V Quest' opera , che nel i8l6 comincio a veclere la luce in
^-Wilaao sotto diverse ticolo , e che fa per vane vicende iater-
-,.fotta, vieue 01a pe' luiei tipi ( osl si esnrime I editore man-
.tovauo ) riprodotta, luigliorara e rettificata ove fu d' uopo dalT au-
tore , non che arricchita di moite utihssinie aggiunte. 11 solo
' titxAo che porta in froute , basterebbe, a niio credere, onde
interessare tutti que' faazionaij , i cjuah destiiiati sono dall' Au-
.,gusto Sovrano ad aniministrare la giuscizia crinunale , da cui
,., dipeadono la sicurezia dell' accusato e la pubblica salute. Un'o-
_, pera infitti , la quale aiializzt la vigente leg,ge j^euale, spieghi
^ual debb.1 esserue T applicazione , ed oftVa in una regolare
inquisizioue gli esemplari dei varj atti occorreati , dovra certa-
uiente esserf di soaiiuo vantaggio non aolaiuente a tutti coloro
che si dedicaiio all) studio della crioiinale guirisprudeu/a, aia
.a quelli non meno che gia appartengono all' ardine giudiziano.
,, fale.e appuaco lo ecopo di questa coniuieadevole upeia die
404 APl'ENDICE
r autore , pu'ifco nelia' scienza, delle leggv, ha saputo ezi4>uii<|,
render proficua agl' iudividuL die iacuiubouo . alia giurisdiziopi;,,
delle niaterie pnlitiche. >• loi.
Cosi si esprime V editore ; ascoltiamo ora 1' autore, nella sua;!
Introduzione « Molteplici riflessioni nell' svol^eve la nuovii .
legislazione mi si doveaao naturalmente afFacciare ; ed a copiose
annotazioni aiialitiohe mi porsero le stesse largoinento. Te.ndono .
queste ad ispiegai'e , dove me ne ap])aja T oppoituiiita, la legge,
luedesiiTia , a combinare le prescri-zioni , a diiuostrarne V appli-
cazione al caso , e poiche ml parve talvolta, clie il tutto dalla
sua lettera non si espnuia , ho osaro d' iiivestigarae lo spirito.
Riputai anclie opportuno uii ragiouaco ]n'ospetto della giurisdi-
zione criminale , eppero lo estesi , coiue l' ordine e la connes- ,
sion delle idee mi suggerivano , in uti disroj-so preliiuiuare, clie
anche i principal! motivi contiene , i qaali luii ,dii:es5et"|0 1 pe,lla
luia inquisizione , ecc. ecc. » r. j .j^vi,-; igt a , m/ ti. .•■■<
Nel succeanato Discorso preliminare , che .ftegjue . Siql^if^o dq|^p,,.
r introduzione, I'aucore entra di fatci a parjar di proposito della,.
legislazione penale , della sua necessita e suo use; delle aziotjl-
per le quali proceda legitriiuanieote la pena; del delitto e. «ua
definizione , delle azioai iotrinsecaiuciite male, e clie non dehr
bono essere il soggetto della legge penale; della divisione delle
violazioni sociali in delitti e gravi irasgressioni politlclie ; quindl
de' g'udizj criminali e di poLzia; della giurisdizione criminale,
suo soopo primario ed accessario ; dei caratteri delle due ob-
bligazioni derivanti dal delitro , pena ed indeiinizzazione ; degli
effetti deir azione del danneggiato nel gludizio criminale ; dei
niasistrati clie esercitano la giurisdizione criminale e loro rap-
porti ; delle parti della giurisdizione , cioe inquisizione e giu->
dizio ; della inquisizione alfidata alia prima istauza e della vigi-
lanza delle altre ; della competenza per la inquisizione ; delle
eccezu)ai , 1." per delicto ne' limiti dei due giudizj ; a.° per la
([ualita della yjorsona; 3.* per lo stato militai-e; 4.° per rapporti
diplomatici ; 5." per la qualira del delitto; 6." per T insegui-
mento del fuggitivo; 7.° pel concorso di dt-litto e di grave
trasgressione ; 8.° pel concorso di piii delitri, ma in vane giir-
risdizioui ; 9.° pel concorso di piii imputati, ma arrestati in
diverse giurisdizioni. Passa indi a parlare ilel conflitti) per com-
petenza ; di una particolare disposizione nella competenza pel
Regno Loinbardo-Veneto ; delle cause per cui il giudice e gli
altri individui del consesso debbono astenersi dal loro ufficio.
L' inquisizione si esercita dal giudizio per mezzo di un giudice
delegato; delTatfuario o suo ufficio ; degli assessori , loro requi-
siti e funzioni . . . Scogli della giurisprudeiiza rriiuinale ; impu-
nita del delinqnente e pericolo dell' imiocente ; quinJi necessita
e vantaggio delle forme di procedura , la quale dee niauifestare
la colpa o r imiocenza. Difesa ai'cordata dalla legge. Prova del
fatto. Imputazione legale c suo fondamento. Pruva legale voluta
PARTE ITALIANA. 4o5
per la condanna. Proceduia ed atti che la compongoao. Difetti
os3ervati aella pratica. Protocoili o quadt-rni coateiieati la pro-
cedura, loro fji'ma e fede ai medesimi accribuita. Difetto di
motivi a giustiHcazioae degli atti; difetto per iaconvolgiiuento
di tempo nelli disposizioae degli atti. Giornale dell' iuquisizioae,
8LIO oggptto e *ua f n'lna. Fascicolo ed eleuco degli atti. Sussidio
delle aiitorita cri.niaali fra loro ed anche delle poliiicLe, Pro-
cedure straordiuiirte , i.° edittale coatro il contuniace ; 2." pro-
cedi>ra coatro il veo ignoto ; 3.° coatro V tMseate a:jn faggitivo ;
4.° salvaroadotto ; 5." impuaita e sua concessione ; 6.° giudi-
zio statario.
Passa qiiiadi a ronsidcrare la seconda parte della giurisdi-
zione , cioe il giudizio, ed ecco T argomento de' seguenti para-
grsfi. Sessione coilesiale per giudicare. Prineipio geuerale per la
conipeteflza. Difetto nel prescritto iiuiuero de' gu.dici. Termiue
e niodo per la trattattva della causa. Sent"aza ; assolutoria d^
condftnna o sospensiva. Rispettiva competeiiza delle trc ist^ngf;.
nella decisioue delle caise. Ricorso contro le sentcnze e;-eiutiv«.
Riassuuzioiie clelT iuquisiziL>iie. Riassanzione provocata dal on-
datinato e da' suoi congiunti. Estiaguoao la pubblica azione ,
l.^'la^pteriav 2.'' -la morte delT iinputato ; 3.° la grazia ; 4? la
pfescriirione Scopo d''! presente discorso. Osservazioai relative
ai xle'itti' ed alle peiie del Codice attuale. Peua di m'>rte ; i,ie-
f-e^'slta c giustizia della stei?a. Quanto raro debba eisere i" estre-
nio supplizio. Come perci!^ debba aver luogo la pena di luorte.
Disposizioui della legge attuale nell' estiemo supplizio. Delle
pene attuali uella loro applicazioue e nel coafrooto di quelle
della legge precedente. Di'ficolta delT iuvestigizione e conse-
guente iiecessaria sollecitutluie. Di-i doveri del giudice criminale.
A questo discorso seguita il giornale ossia formulano di un
processo crimiaale dove sono lutrodotce tutte le possibih cir-
costanze atte a faoilitare la pratica di uii simil lavoro. L' opera
presenta una utilita decisa per clii professa la giudicatura. Essa
e stampata con ottimi caratteri e bellissima carta. Due voluuii
sono usciti finora, e 1' opera sara compiuta col III che e aotCo
i torch j. ■'■:
Sopra la ternperatnri dell aria osservata in Verona
nclV anno 18 ig. Discorso di Gio. Federico Mayer
membra attuale c osservatore mneorologico della
Accademia di agricoltara^ commerrio ed arti di
Verona. — Vero'ia^ i<!>io ^-tijjografia Raraarizini,
di pag. 20 in 8.°
Accenna sul prineipio il di'igente osservatore due essere le
eause che possono tiarre in errore nella ricerca della tempe-
rsitura dell' aria , cioe i difetti di coetruzione degl' istronienti
4o6 APPENDICE
chp si adoperano per riconoscerla , e la vai'ia loro, coUocazionc
e posituva. Noii ciede egli potere in qaesta indagine portarc
niolta dift'erenza P crrove cagioiiato nella costruzione di un ter-
mouiPtro , e neppure il inasslmo dpgli eri'ori, cioe quello d'ella
positura de' punti fissi della scala , il che crede egli di provare
colla osservazione che ncl rlima di Verona la tnas»itua tempe-f;
rarura dell' aria noa giupae niai ad un terzo di tutta la scala
del termounptio di Reaumur , cosirche se T errore fosse cagionato
nella positura del puato della ebollizione dell' acqua , il difetto
produrrebbe nei gradi cbe soao presso al terzo della scala il
terzo circa delT errore corso nello stabilimento del punto supe-
riore ; e se T errore provenisse dalla positura del punto infe-
riore, cioe di quello della cougelazione , T errore sarebbe doppio
J5erch^ si dividerebbe tra tuttr i gradi superior!; non avveoeodcii
pero qiiesto nello stabilire il niaggior freddo dell' inverno ,
perche essendo la minima teinperatura di quel clima di circai,
5° sotto a zero, cadrebbe questa interamente fuori di tutta la
scala compresa tra i due punti tissi , e r[uiildi 1' errnre coVso
nello stabilire il punto della ebolliziooe non porter^bbe alcUna
ditferenza , o tutto al piu la portereiibe assai .piccola nellail^i-
nima temperatura. Piantaci questi prmci|i>j , che nou taotn far?
ciluieate si aumietterebbono dai modevai ti»ici piu diligeixti f,.
iiiassimo potendosi reputare qualunque. errore di questa natuj-a^
ed aumentandosi in ragione della distanza dal punto; tr<iva
r autore molto piu imporiante la posuiira o collocazione i{le-gJi>
stroiuenti medesuui , potendo questa cagionare gravissiuii: .etr-^
rori nello stablluuento della temperatura. Dalle diverse jUfrfe
zioni del calorico verso i corpi , e dall' aumento o duumuiiou^
della temperatura dell' ana che ne riceve le impressioai , cuunf;
le ricevono ancora gli stromeati adoperati , nasce, die' egli, tuita.
la difficolta di osservare esattamente ia temperatura dell' avti*t
medesima. ,.;: ;;jp
Descrive egli quindi il suo istromeato , nel quale Qwdp (4ti
avere riunito niolte circostaaze oade readere meao difettosa !«■
osservazione. Loda egli il tennometrografo di Six migliorato dal;
nostro caaonico Bellani , ed iusinua che V istromeuto gi tenga
in aperta campagna disfpsto da terra, cd in luogo ove alcuua
eminenza , o alcuna fabbrica non possa portare alterazione
air aria circostante Egli pero prescelse una tinestra al aecoudo
piano, e ad otto metri di elevazione dal terrene, volta a mae-
8tro-tramoutana , e libera da qualunque impressione di calorico
cbe ricevere possa il termometro dai corpi esteriori. Con quested
cure osservo egli la temperatura dell' aria , che preseutata aveva
all* Accademia negli anni antecedejiti ; e quindi si fa strada a
ragioaare della cagione per cui si trovo alcuna differenza in
ala-p osservazioni fatte in Verona medesima , consistente per la
magijor- parte nelle-varie circostanze della positura degli stro-
meati. La maBsima tetiiperatara da esso osservata in Verona
PARTE ITALIANA. 407
iMf* Mino '^Sigi fu di gradi aS , 08, .meiitre jjtri la por-
tarono a gradi 29 e 3o , oS. Nelle note si accenna il risulta-
mento delle osservazioai di 84 aoai fatte ia Wilano , clie ua
c'alore simile a cj^ucllo dell' anno jgj^ si trova sokanto due voice
in quel periodo , iu a^ostp deli' anno 1784 ed in luglio del-
Pan no 179^.
La piibblicazlbue cdnteiuporanea di lutti questi opuscoli prov«
se 'hon" altio le ciire clie ottimi cittadiui si pigljano in Verona
per le osservazioul nieteorologiclie, agrarie e medico -statisttche,
e X incoragfiiatuento clie prest.t a questo genera di studj quella
beotemerita Accademia di a"iicoJtura, commercio ed «irti.
Osservazioul meteor ologiche fatte in Verona net
1&19. — Verona^ 1820, tipografia Ramanzini ;
OssPTvazioni mediche fatte in Verona nel 1819. -W
]f^i^rQua, 1,826, tipogrpfia^^a^cc^i^nziiiiin ^diiqpag.iiildt
^iiifi^i'&° edite tavole. ..liods ill^b umuq h aiihd/ne oilsri
•^Softb^il pfittK* frontispizio non si "presenta se' iiohi uri quaan?
c#ntWJ«Wte le altezze del barouietro , la temperatui'a dell' arla^^
« t*'^tb dtl riek) , scanipato pey commissione dell' Accademla^
d* agricokura , commercio ed arti.
Sotto il secondo compajuno le osservazioni medlche mensuali
dfel dotiore Matteo Barbieri, d.Ole quali risulta che quell' anno
b proceduto nelT accrescere la popolazione della citia piii del
doppio di quello che awenuta era nelT anno anteeedente.
Questa fu calcolata al prinio gennajo 1819 in Verona e ne' aob-
borglii annessi , di 50,297 individui ; e coll' aumento facto ia
quest' anno si e trovata al primo gennajo 1820 di 5o,557, seb-
bene I' aumento del secondo semestre non abbia corrisposto a
quello del primo , morti essendo nel secondo SaS impuberi , c
uel primo soli 891. Ci spiace il vedere in queslo secondo se-
mestre , malgrado le provvide cure del govern© , estinti 49 in-
dividui per la sola influenza del vajuolo , sebbene suppongasi
da estranea persona introdotto. Termina 1' opuscolo con un
quadro statiscico del corso ed esito delle malatcie in genere, c
delle morti succeduce in Verona in tutco 1' anno 1819 , coin-
presi gli stabilimenci di prbblica beneficenza e le carceri. Le
morti accadute in varie eta ascendono al numero di I7i8. '
Osservazioni agrarie fatte. in Verona nel 1819. — *o
Verona, i8uo, tipografia Ramanzini, di paging
14 in 8." ed una tavola.
Queste osservazioni agrarie mensuali sono state fatte per
commissione dell' Aceademia suddetta di agricoltura , commercio
ed arti dal dottor Ciro Pollini vantaggiosamence conosciuto per
altri di lui lavoii agrarj e botanici. Cominciando dal mese di
408 APPENDICE
febbrajo e coiitinuando fino a quello di giugno , egli lia dito
la niinenclatara botanica delle piaate Sjionranee , die dischiuso
jiiostvavano ilfiore. Alle notisie agvarie delmese di settembre
egli ha aggiuato altre JO , variefa d' Uive y^rqnesi alle 63 chc
descritte aveva nelle osservazioai delP aiiab pvecedente. Soiio
queste tra le iips-p", 1' aleitico , tl IcaflajoTo , la ma/zf se , li
pioinhina o di Cipro , il I'efosco , le uve S. BavtolouTeo'fe
S. Petronio , le prime tre venute dalla Toscana , la qiiavta da
Ciprf) , le tre ultiuie dalT Istria : tra le bianclie i' arzi.)li , la
civilliaa ed il monteiuoro , venute dalT Isrria c di Gorizia Al
fioe si e aggiuuta una tavola del prezzo medio dei grani e del
fieno in Verona nelP anno i8ic), la quale piii utile sarebbe
riuscita , se in una nota apposta si fosse la Velazione die pftsja
tra Ir. uiisure di capacita Veroriesi « '<juelFe 'di al^i^ Wglofii**!*"
anche della capitale. " "^^ in;,cl*i<:Jv^iaf. > ,' . sscr ^^ i ,«■ v T>-n. .
•j!.;-_-... :::>< ,y. ,,.^1 61 .^ : <Liili fe ., -» [^nsB tot \»r ir^imi -lOw
, iolefH ' iai'i:[-i !»-■ « _^«.b •)Ui:rf) .f> 'I, <»i. v no. , [/I ^I- .f omf-
Le' ' lOpetei ''di JEnicmno -- volgarizzate ^ <ia Gri^lielm/a ,
'MATtr^f.' Vol. tre in ottavo iS\^\ 'tSao, stampati'
a Vericzid colla data dl Losarina.'^
( Noi parleremo in altro faicicolo di questa ottnua tradyw^Afi,
e dei pregi di questa edizione. ) ^.o-kj. fit ^• ^i■^(\^yH f
'•'TMTi E' iCJO* -•••li.
♦■ noo «
PIEMONTE. -^n-^
Quadro croiiologlco istorico del vecchio e wi.ov6''^tr-
stanicuto corredato di sp'ipgazioni ricavate ' djii ^
Santi Padrl , con an appeadlce salla cronologui^
del conte Laigi Capello di Sanfranco. — To-
■rino, 1820, dalla stamperia Re ale ^ e vendcsi
*dal librajo Gaetano Balbiao in Dora grossa al,
prezzo di lir. i. 70.
Lo stes30 autore ha pubblicato anche il
Trattato di gcografia astronomica con una carta.
-Ruranografica. — Torino, 1820, per Cliiro e Mina.
^Vendesi presso il librajo Pietro Giuseppe Pic sotto
Hportici d'llap/^ra in Torino al prezzo di lir. i. 6c.
<Oogetto di questo libro si e Tinsinuare ai lettori che lo
studio" della sfera e di tutta necessita , e preferibile a ogni
altro ne' rami analoghi d' istruzione ; ch' esso e alia portata
de' giovanetti , e die sia la sfer i , sia T astronomia jiratica pos-
sono impararsi anche senza V ajuto dflla geonietrla e delle
matematidie. La carta unita al libro , ed incisa non somma
csattezza, puo tener luogo di globo celeste e di sfera armiilai-e. )
PARTE 1TALIA.NA. 409
DUCATO DI PARMA.
Opere di Angela Mazza^ — Parma i8 16-1 820, dalla
stamperia di Gius. Paganino. Vol. 5 in 4." ed in 8."
Dai torchj di Giuseppe Paganino sono uscici in Parma dal
1816 al 20 cinque voluuii delle opere del celebre Angelo
Wazza , nei quali sono coatenute le poesie tutte di quel sommo
scrittore, Fatica del tutto vana sarebbe il voler noi tessere lodi
a qupsti classici couiponimenti. Chi non conosce il merito so-
vi-ano del sublime Cantore dell' annonia ? Se jl Mazza non
avesse dettato clie il Sonetto i Capelli (vol. i.", pag. 8o ) ;
r Oda all' Aura armanica ( vol. 5.°, pag. 69 ) ; le Stanze sdruc-
ciole a Cesorotti ( vol. .5.°, pag. 37 ) e gli Sciolti V Inno all' ar-
monia ( vol. 3° , pag. 5 ) , basterebbero anche soli questi capi-
lavori , unici nel loro genere , a reudere la fama di tant' nouio
immortale. Ma non potendo far parole deg«e di questo Risto«
rator^* della ^/oyo^Cfl e teologica poesia in Italia, gia dali' Ali*^
ghierr creata , e da' posteriori o per tioiore abbandonata , o
per niancanza di forze mal seguita , direnio dell' edizione par-
niense in 8.° e in 4 ° » ragguardevole per nitidezza di caratteri ,
finezra xJi carta ed ordirre di disti-ibnzione. Possiamo assicnrare
il Pubblico , secondo la |irotesta delP Editore , die qualiinque
altra composizione , la quale corresse sotto il nome del Mazza
e non fosse couipresa in questi volumi , fu dall' illustre autore ,
mentre vivea , gia rifiutata , e che le impresse nella presente
raccolta ebbero tutte qnante dal medesimo T ajiprovazione ,
benehe sgraziatamente non del pari l' ultima manu. Duole as»
•aissimo di non ritrovarvi la maravigliosa traduzione latina det
magnitici Canti deW Addolorata fatta dal sig. Benedetto Del
Bene , della quale tanto era 1' aspettazione. Noi torncremo forse
con un ariicolo apiiosito su queste poesie , discorrendo del
merito loro caratteristico , p determinando il posto rhe Angelo
Wazza deve tenere sul parnaso italiano. Giovi intanto T aver
qui poste queste poche righe piuttosto come un annunzio bi-
bliogi-afico che come un articolo. Ma forse dovrenio avere per
isci* ato r Editore di questa ommissione ; sendo quel lavoro
non compiuto per eonto del 4-* canto di poi dall' autore ag-
giunto , ne dall' esimio traduttore latinizzato. Possiamo ancora
proxiiettere di seguito le Opere di prosa colla Vita di questo
Genio , che nuovo lustro accrebbe alia nostra letteratura , e
ottenue meriramente dalla concorde voce dei dotti il glorioso
nome di Pindaro italiano.
I prezzi dell' edizione sono come segue : edizione in 4.°
volumi cinque, in carta velina cilindrata e legata alia Bodo-
niana con ritratto , franclii 42 ; idem in carta azzurra, fr. Sa ;
idem in carta real fina legati in brochure, fr. 26. 5o. Edizione in
8.", in carta velina legata alia Bodoniana con ritratto, fr. 21 ;
idem in carta azzuiTa , fr. 26. So : idem in real fina legata in
broc/iure, fr. i3.
^m A.P¥fc,NDXCi.
- '--^''^^orAnducato m tosgana.^ ^notBiam-,
Sopia wi linovo Antidoto pel'srihlimato cannaUv.tL 'A
0, per le altre preparazioni venefiche del mirrurOo'^
,i:ricerc/ie cldmico-mediche del dnttore GinachiifS
^'^ Taddei , R. prof, dl farmacologia nelV I, R. Ar-
ci^pcdale di S. Maria Nuova e Bonifazio in Fiz
reiize. — Fireiize ^ 1020, in 8." di pag. i©^. ;>
ij.In questo interessanre opuscold "si- (Jimosira i^'i^«f'n'«tft>riinato
corrosivo congiuoto al glutine di frulnerito', nella' proporziotoe
di .1 a 4, SI decijmpoiie , pcrdeiid » una quatitlta di ossigeiifc^
aicche di uq deutossida die era , si forma uq protossido mer^
ciinale. II sublimatoj cosi coiubiaato e di poco o niuno nottfi
ineato a.quegLi steaei aniuiali cui reca la inarte , se si dia lt>fo
puro aocUe, ,iu dose di due o tre graiii , coiiii! I' \, ha prdvfTO
con lipecute sperienze di coufrontt) fitte sutle gallin-e e-iifii '<;*i-
nigli. L' A. ha dato a diverst -ammali d subliuiato, ed alrre pre-
parazioni nievcariali veapli'^he, noa sqIo d.jpo cbfi eraiio di^
state combiaate e covretre dal glutiae , ma le aiumtaisft-ry ntiyVc
sole, faceiidovi succedere T uso del gl^tiae come antidoto. "»Da
quelle sue prove risulta , che i detti veleni mercuriali Uanuo
una leggerissiuia azione, se siano stati prima conglimci col siKi-
tine ; hanno azione rnediocre , e non sempre senza pertcolo di
grave dauny, se il glutine sia fatto inghiottire anche pooi) tJ-fjja
del veleno. Quindi e che i niedici debbono ntenere che , i^l'tU
la prontezza con cui il subliniato produce i suoi micidiaii eff^tji
negli auiiuali, ed avuto rigiiavdo al tempo che vi abbisogna' p*^-
r operazione cliiuiica del glutine sal mercurio , 1' eHFicacia di
questo antidoto non e mai tanto estesa e valevolc coine allor-
che si possa darlo imniediatainente , o brevissimo tempo df»pt»
r accaduto avveleuamento. Appunto per questo 1' A. insegna il
modo dl preparare il glutine , e di averne sempre una quanti6a
pronta all' urgeute bisogno. Non essendo il glutine soUibile nt-l-
Tacqua, suggerisce di stemprarlo in una soluzione acquosa di
sapooe di potassa nella proporzioue di r su 10 di liqmdu in-
circa, agitando d miscuglio dentro di un mortajo di pietra, (in
che si forma una emulsions glutlnota. Tan servire a questa pr^-
parazione anche il sapone di soda , awertendo che vi vuole
piii lunga nianipolazione. L'emulsljiie glatinosa cosi preparata
ei agita piii vglte nel corsa di 34 ore, e poi si espone al ca-
loye della stufa in piatti od in altri vasi vetriati di larga super-
ficie , e si riduce a secchezza , indi si distacca e si polverizjsa
agevoiiiiente. In tale statu si pua conservare inalterablle in ca-
raffe di vetro questa polvere , che I' A. denoni-na emulslva di
gU-finc ; i;np,«rocche agitandola nell' acijua forma subito una
PARTE ITAtlAIiJA. 4II
emulsione sinfite a quella che si prepara col glutioe fresco e
col sapone , ed ^ otriuio autidoto ai dt-tti veleni niercunali.
l>' A. diniostra con sakle ed ^ideati ragiouL , cLe tjuesto auii-
d(*to da esso scopeito e prefeubile all' albimnna d novo iiidi-
c.^a dair Orfila couie rimedio il j.iu efficace contro il subliniato
corrogj^o. A quesie licerche ue aggiugne alcune altre accessorie,
n6ir iu'«*no iiupovtanri ed urili , sul niodo di agiie del sublinjato
coAroaivo nei tessuci ovganjci. degii aaimali viventi , e sull' uso
e gli efi'etri della stesEa )>rppaiazioiie nella ciira delle nialartie
veneree. E iutorno a questo ultimo argonieuto eglt sostiene ,
che il BubJiaiaco , bene e prudenteuiente aniaiinistrato , ser oudo
i.j3re<;etti del Boerhaave , del Barone Van-S\vieten , e del
0ft .Haen , debbe essere ancora , come e stato le mille volte ,
llj.piii eaergico e pronto rimedio della sifiliile. Isell' ajijilaudire,
Q$>i^e e debjto , a questo lavoro j regevolissinio del prof. Tad-
^i|, ^ccitiamo i medici a valersi in pratica dei niiovi lumi e
rilftivfia-\j .owg^rioienLi Del medeaimo contenuti , aflrinch^ tie-dli^
■fis^ j?ya- "Juautta tutto il vantaagio cLe essi promettono. ■"'-'^
-3-iq 3111b bt, ,03£auldoc h ikuiiii/; itJJv;b k vuA> «d .A ' J .ifgm
^j^^coti llordti 'dc V'LvikRGo 'volganzzdil di,' Mdri
Mcello Adriani il gioviiie. — Fir raze , 1820 , dalld
'^'^'stamperia Fiatti , torn. II, di pag. 494. torn. III ,
;;:''ttf pag. 552 , in 8°
! Progredisce questa edizione con quel lustro con cui si era
;intrapresa , e del quale si e da noi fatta menzione nel tomo I 8.%
pag. 112. Contiene il 2.° volume altri opuscoli morali di Plu-
tarco volgarizzati da Marcello Adriani ; e sono questi 1' opu-
ecolo del non adirarsi ; qucllo se fu, ben detto : naScondi la tua
~i>ita i altro quali passioni sieno peggiori 0 quell; deW amino o
^quelle del coipo, e T altro che non si pub vivere lielame?iie se-
[condo la dottrina di Epicuro. Seguono gli scritti diversi di quel
^filosofo del lodarsi da se stesfo senza Invidia ; dell' invidia e
AeVt odio; di-Ila curiosita; della versos'ia biasiiuev'ile \ della /o-
,quaciia ; dell' avarizia, e del non convenirsi pigliare ad usura.
Trovansi quindi gli nvvertimenti di sanita . disposti in un dialogo
; tra Moscliione e Zeusippo , uel quale si uarta delle relazioni che
-passano tra la filosofia r la salute umana. Mtri opuscoli vengono
^ancora in seguito , e quelii sono della fortune . dell' esilio, della
-tranquillita deW animo , AeV^ amor fraterno , dei puniti tardi da
Dio e della super stizione.
Contiene il 3." vohime il Convita dei sette savj , 1' opuscolo
se gli Aieniesi furono piu faiuosi in arme o in lettere ; le cagioni
d' usanze e costuini Greet, e cosi pure Romani; il parallelo aei
falii Hreci e Romani ; gli opuscoli della fortuna de' Romani , e
della fortuna e virtu tT Jlessandro , quest' ultimo diviso in due
trattati ; gli apofiegmi e detti memorcbili de' Greci , de' Romani ,
412 APPENUICK
de' Lacedemoni ; varj apoftegmi di privmi ed oscuri Spartani ; e-
cli antichi ordtnamenti e costumi del Lacedemoni. Le donne al-
tresi troveranno pascolo in cjuesto volume, giacclii- si chiude
cogli apoftegmi o dctti fainosi di donnc Spartane , e roll' opusoolo
delle viTtii delle doiuie. La pubblicazione di questi opuscoli
tradotti in buona lingua italiana crediamo noi dovere riuscire
di grandissimo vantaggio ai buoni studj , e massiine alia gio-
Tentii , perche meiitre colla letttira di quegti aurei scritti essa
i' imbeve delle massiuie della piil sana morale e delle Jilosoli-
clie vei-ita, essa apprende al tempo stesso una maaiera di scri-
Tere colta ed elegante , egualmente lontana da qualunque vizio
d' impurita, quanto da qualunque studio di aflFettazione. Riceviamo
avviso dair Editore che anche il IV vol. 6 uscito da' suoi torcbj.
Grammatica inglese ad uso dfgV Italiani , dl Vergani ,
sempliclzzata e ridotta a XXI Lczioni. Seconda Edi-
zione intierameiite rifiisa , corretta ed accresciuta
si nclle regole della prominzla che nelle lezioni e
nei temi da C. A. Vanzon. Livoriio, 1820, presso
Glauco Masi , in i6.° dl pag. 296.
Questa e la piii comoda , la piu tascabile , e per quartto ab-
biamo osservato , anche la piu corretta delle Grammatiche In-
glesi ad uso degP Italiani. Giovi qui riportar V indice delle ma-
terie per far conoscere T ordine col quale e trattata, e coglianio
questa occasione per animare gl' Italiani ad imparare una lingua
cosi bella , cosi ricca d' insigni scrittoi-i in tutti i rami dell' a-
mena e della profonda letteratura.
«< Definizioni; Introduzione alia pronunzia inglese; Regole
generali della pronunzia delle vocali , dei dittonghi ; Lisia delle
parole che si alloutanano dalle regole generali della pronunzia;
Pronunzia delle consonanti; Regole generali sull' acceuto ; Degli
articoli ; Dell' articolo indefinito ; Dell' articolo partitivo ; Plurale
dei noiui ; Del genitive possessivo ; Degli addiettivi ; Dei couipa-
rativi e superlativi ; Coiitiuuazione delle ossevvazioni sui com-
parativi ; Dei nonii di nuaiero ; Dei pronouii personali ; Modo
di esprimere in inglese le particelle jie •, vi , ri.; Del prononie
possessivo ; Del pronome relative ; Del prononie dimostrativo ;
Dei pronomi indeterniinati ; Gonjugazione dei verbi ausiliari j
Conjugazione d' un verbo principale per servire di modello a
tutti i verbi regolari ; Tavola alfabetica di tuttti i verbi in-ego-
lari ; Dei verbi passivi , riflessivi reciproci, difettivi e imperso-
nali ; Delle negative , delle interrogazioni ed esclamazioni ; Dif-
ferenti maniere di n-adurre in inglese il pronome generale si ;
Avverbj , congiunzioni , preposizioni , intei-jezioni ; Lista delle
principali abbreviazioni , e dei diminutivi dei nomi proprj della
lingua inglese; Osservazioni sulla maniera di tradurre in injlese
PARTE ITAtlANA. 4^^
le par6le itallane si^nore , signora ;T)e\U v^rslficazione inglese;
Irttroa«zioae alia conversaz.one .nglese ; Eserczio su. veib> .r-
reg.,l.«-i Che SI usaao il p™ sovente nella conversazione; tias.
faittiliari. »
"W.'c^Qltd del piu sccltl monumenti dl helle Am , si
ll'-^di pittura e sraltiira , come cf architettura e d' or-
''."^ooiato , che esistono nella cittd di Siena.
-■'Tino dal ras^^to anr.0 1819 erasi con uarrltno manifesto
^i!«-ome8sa rrnest' opera , nella quale proponevas. la p.bbhcazione
dipreziosi monumenti per la niassin.a parte inedm e scono-
sciuti, ciiseenati da espertissimi attisti colla p>u scrupolosa ac-
cLtezza, e col p.u franco e ..goroso tocco d: buhno mc.s.
Le tavole di architettura prouiettevansi a"°'^P^g"^%' °'^^,;/
bAsogtiolo rich.edesse, di piama, alzato e n-"^'"'. ^, ^^"^ .=;"■:
-^r/ed trrnati sr imendeva d. dare m f'''°^f. ' '^^"^.f ' ,f, ,"
•importanti. rrami dovevano essere corredat. d. analog! e .11,-
strazioni in lingua kal.ana, 8tesa dal pofessore di quella ut.^-
TersTciuseppe Pohri, e tutta 1' opera doveva essere esegu. a
■^Sna assi.tei? del sig. Giuseppe CoUg.cn, dn.uore dt cpje la
I R. Accadenua di belle Arti , perit.ssuno dell a.te p.ttouca.
Con un secondo n,anifesto di quest" anno niedesimo si e
pubbUcato un saggio di due tavole , annnnziandosi el>e net rami
auccess.vi si ac!;iugncranno masse d' ombre piu forti , onde ot-
tenere maegiore efletto, massime nei quadri compUcatiss.mi di
fiaure Uno di que' due rami , che abbi.mo sot. occhio , rap-
prelenta parte di un quadro de. d.ec. famos. d^egnat. ed m
pLte dipnti a fresco da Rafaello e dal i>,,nmnc,/.o es.stemj
Slblteria dl quella n-.etropor,tana ; 1' aUro una spaUetta del
coro della metropohtana medesuna , che forma una be'la "rva,
lavoro complicatissimo e bene mteso , ese^gutto da ^^^^''^enico
ncdeuo d. Giovanni da Montepulc-ano e da Maes.n, ^o..« o
di FUippo Fioreutino con disegno di Bartolomeo Ncrom detto
'' Quete tavole, sebbene mancant. di o.nbre , no,; l-;-^;b-«
essere meglio eseguite , ed U --&6:'-« ^-^ r^'^S'" ! ' ,tV>de^
massime del quadro compos.o di cnciue f.gure , V -;":;\ ^^'^^
mente tutto .1 carattere dell' or.g.nale , ^".-'^'-7°" -X'^; ^.po!
disegno se ne puo acquistare una gmsta '^f^^-.L^^ /^^^e r
losa'fedehi vedesi osserva.a, massune nell ar.a delk ^ e e
nelle pie^he armon.che de' vestm>ent.. Lo stesso ?"« j''^^ ^'^^'^
V altra tavola, nella quale oltre , bell.ssu.u ^^ttagl del cu,a o
si vede ancora bene espressa I' mtenz.one dello ^-^^'^j;^^
nnita Cgura. 1 pi^ valent. profess:., hauno applauduo a q e.o
primo sagg.o; e non resta a desiderare se no n che I p
Lntiuuatr colla eguale accuratezza e d.l.genza pel l^^^^^^^,
oi-tisri diseguatori ed incicori. F.nora noa c. r state conce.so
414 APPENDtOK
■vedere alcun saggio delle illustrazioni , le qaali Hcbbono- eSsere
etampati ia cai'attere palcstina , ed in cai'ta veliiia all' ueo In-
glese , che e la niedcsima dflle tavole.
Tanto pill e desiderabile la continuazione di quest' opera «
qnanto che si promettono d.ipo i qiiadri sucrennati nella biblio-
teca capitolare , quelli di Pietro Perugino , di Luca SigiwrelU ,
del Genga di fra Bartolomeo, di G-uido Reni , c coa ordine
cronologico le opere di tutti gli artisti e jtittori di Siena , che
dal secolo XII slno ai nosiri giorni fiorirono cola e forniarono
una celebre scuola. Si aiinuuziaiio pei- ultiuio tie graiidi rami ,
»ei quali sara inciso il paviuieuto della luetroj^olitaiia , degno
per il fiore dell' arte e la uiaestria del disegno che vi rlsplen-
dono , di essere conosciuto qiianto 1 piu bei uioiiumenfi dell' an-
tica Grecia e di Roma ; esso rappresenta vai"j fatti della Sacra
scnttura disegnati da Domenico Beccafuml detto Merherino. Quei
rami 81 distribuiranno al fine dell' opera giatuiramente agli asso-
ciati , ai quali 1' opera e j5ropo3ta al j re/!i;o assai uioderato di
paoli 5 Fiorentini per ciascuna tavola accuuipagiiata dalla rela-
tiva ilhistrazione.
STATI PONTIFICJ.
Le Fisiche rivolnzionl della Natura^ o la Palinge-
nesi filosofica di Carlo Bonnet convinta di err ore,
Dissertazione teologico-filosofica del P. M. Fdippo
Anfossi delV ordine de^ Predicatori. Roma pel Mor-
dacchini 1820, in 8.°
Carlo Bonnet nel suo libro della Palingenesi iiniuagino una
fierie di luetamorfosi alle quali ha in parte sDggiaciuto il nostro
mondo, ed in parte soggiaceru per 1' avvenire : esso, die' egli,
e stato un tempo sotto forma di verme o di bigatto , ora e
«otto figura di crisalide , e 1' idtima rivoluzione lo ridurra a
quella di farfalla. In questo mondo cosi rifatto gli uomini re-
Busciteranno piu inteliigenti, e tutte le loro facoUa avranno un
maggior grado di perfezionc : qucsta resurrezione si rechera ad
effetto mediante lo stJluppo di un corpicciuolo incorruttibile che
tutti abbiamo enti-o il cervello , e che egli chiania germe di
restituzione , in cai rimane 1' aniiua , poiche il corpo c discioko,
Trasportato 1' uomo a nuova vita, gli elefanti e le scimie rap-
presenteranno suUa Terra queila parte che rappresenta cjuesti
fra gli aniujali bruti , giacclie essi niedesimi iono capaci di un
gvado illiniitato di perfettibilita , ecc.
II Bonnet die era, come ognun sa , uomo dabbene s' indu-
stria di provare che questo suo sisteina aon e in opposizione
con la Biblia, lua comparve fin da principio cosi stravagante e
bizzarre che non fece mai fortiina , e pochissiuii ebbero ed hanno
PARTE ITAIIANA. 4l5
ia BoffersnsA <Ji leggerJo. Un gran servigio all' autore ven Je ora
il Padi'e Maestro reguscitaodolu dopo tanti anni dall' obblio , e
e uiettendolo in pin ciiiara luce. Questa ^ una palingenesi o
una rigenerazione di <fuell' opera , ma dall' altro canto noti
luanca d' ioipugnarla con niolto zelo e con molta veemenza ap-
popgiandosi suli' autorita delle Sacre carte, dei gautt Padri c dci
teologi. Egli chiama qnesto gistema empio e sacrilega ( pas. 8l ),
ed ereticale ( pag. 48), pieno zeppo di massiiue condannatft
gja negli Origenisti.
II* libretto termina con una nota relativa ad una contestazione
•ucceduta fra esso l^i ed il professore Settele, e di cui lianno
gia pariato alcune gazzette di Germania e di Fi^ancia. Qiiesto
professore volendo pubblicare i suoi Elementi di astronomia ne
fu iuipedito dal Padre Maestro , il quale allega qui i niotivi
che lo hanno deieruiinato a negare la licenza della stauij^a.
Trascriveremo tutta intiera la nota.
« E compreso in queste parole un certo scritto a cui il P.
3> IVIaesvro del Sacro Palazzo nego V Imprimatur , perch^ s' in-
» segna in esso non come ipotetica, ma come posidva la mobi-
» lita della terra , e P immobilita del sole. E siccome taluao lisi
» avuto la nialinconia di render pubblico questo fatto faceudolo
» inserire in un foglip periodico di Parigi ( Journal des debats
» 1 mars ) , e di ricorrere contro di lui a cui solo appartiene
» dopo r Em. Card. Vicario di accordare la stampa dei libri ,
» come si puo vedere presso il Catalani , De masistro Sac. Pa~
» lalii, Apostolic i , cap. rii » cosi e bene cbe tutti sappiano i
» niotivi per cui non ha voluto pennettere the ei stampr, e
» sono i seguenti :
» I. Le chiare e manifeste espressloni della Scrittura in cui
» si asserisce costantemente il moto del sole , e 1' immobilita
51 della terra. Eccl. I. vers. 4- Generatio proeterit , et generatlo
» advenii , Terra autein in ceternum slat. Oritur sol et occldit ,
» et ad locum suum revertitur , ibique renascens girat per meri~
j> diem, et flectitur ad aquilonem.
■a II. L' unaniiiie conseiiso dei Padri riferiti da Natale Aies-
» sandro ( Hist. eccl. Veter. Testain. Dis. xui prop, unica ) , i
j> quail hanno inteso letteraluiente i testi della Scrittura su que-
» sto punto ; dal cLe ne siegue che era questo il sentimeuto
3) del a Cliiesa cattohca , come dice il Melcliior Cano (lib. 7
3> «fe locis Theolog. cap. 3.) Non enim aliud viri illi omnes tanto
» consensu sensisse credendi sunt quain quod coinmuniter ecclcsia
)> cathohca sentiebat.
» III. II giudizio clie si e formato della contraria scntenza
» nella causa famosa del Galileo , cbe il P. Waestio non poteva
» ignorare.
» IV. I libri che sostennono come dottrina posiiiva , e non
» come ipotesi la mobilita della terra soao stati inseriti neU' iu-
Bibl. ItaL T. :X.VIII. 27
4»n A !> j*wdyie'K
» dl'^e de* protl^ifi, « avvt-bbe dovuto {n¥«i'rtrvi«i «ttcIiA'^^6'i!Tii
» del sij. pr-ifes^ )!•«• , se fi fissp ]ifrmes80 tli stmnparln.
» V. I due deci'i-'ti dflla Sacra rnngreiia/iDae dell' Indicp , di
» cui tl P. I^Inesrm del Sncr> ralazxi) ^ pro trinpore A.ssisrfuie
» perMcturi , e. conitt tale deve )irrteuraVne T e^ecuzione Uno-fe
»' del 5 m^rzo i6l6, « T alCro del" 1620, e veden-e «i possont>
it presso il F. Salvatove M. Roselli ; 2. 2. pattis Physicce pal'-
» ticufnris , petg. 188 e aoi. ' "
» Qaestr soao i motivi per cui il P. Miesrro del Sacro Pai
» lizz) non ha voluto pennettere che si staiupi. Ej;li peralrrr*
» ^ per3u;iso die o siasi gia stampatrj-, o sia per atainparsi
» senza il suo penijesso , come gli e arvertuto altre volte, "e
» l\i avviene oontiuuamenre. E pera si crede ia dovere di far
» noto a tutti il decreco di Benedetto XIV 1 sectembre 1744,
» in cui anpTova e conferma i decreti -^ de' iaoi'-~predecessorr;
a quibus rautuiii est etc. » — ' ' '
OniettiaiHo la citazione delle parole di qnesto decrcto in cui
si proibisce di 8taui| are Ubri senza licenza del Maestro del Sacro
Palfizzo, o del S'icario sotto pena di anateiua , della- cofBbaK
»tioT.ie de' libri , e della multa centum ducatorum auri. ■"
Cici nou potra mai addivenire al iiostri A., giaccli^ *gli we-
desiiin rilascia firinalaieTite la licenza dell' iiupruiiatur alle pro-
prie opere , coiue si vede ia quella di cui diaino ragguaglio.
NOTIZIE LETTERARIE COMUNICATECI.
L"
abate Amedeo Peyron , professore di lingne m-ientali nella
R. Uiiiversira di T'lrini scopri frammenti di Cicerone in un
palirapsesfo gia appartenenre al Monastero di S. Colonibano
di Bobbin. Oirre a raolti foeli de'le orazioni gia note pro Cluen-
tio , Caecina , Coelio , in Pisonem , ecc. , i ((uali ci danuo note-
voli variantl , e confermano lezioni irragionevolirente tormentate
d.i intern, eranti critici ; il 1 alinipsesfo contiene altresi franniienti
delle inedite orazioni pro Scaurn , pro M. Pulho ed m Clodiuin.
Di queste alcune parti ne ave^^a gia pubblicite Tab. Mai da
nn co'licc resrri to bobbiese conservato nella biblioteca anibro-
eiana , tantocli^ a prima giunta parrebbe die i figl' rescritri
toinesi e gli ambrosiani appartenessero ad imo stesso rodfce
bobbiese ; iua una leggiera differenza nella scrittura , il mnss:tao
divario nella qualita della pergamena , 1' esseve T ambrosiano
icritto in tre colonne ed il torihe^e in due , e fiualmente la
coincidenza di alcune parti dei framinenti torlnesi cogli ambro-
siani, cosi che e ne emendino la lezione ■ e ue riempiano pa-
recchie laoune , tutto aperta.iiente dimostra die due diver^i
'codici delle Orazioni di Cicerone si consevvavano nel uiooa-
jtero bobbiese, oltre al codice di Asconio' Ped ano ed a quello
de Repuhlica. Se noa clie la stoiia c le ricdiezze -deir iusij^ue
b^liotecadi S. Colcunbaao verranno discorse dallo tte«so Pro-
fessore Peyroxi , il quale dicesi die abbia trovati paiecchi mo-
nuiuenci che lo concei-nono, e segnataniente il catalogo che i
j\Iouaci, ne dctcarono assai accurauimente nell' anno 146 1. II
codice rescritca phe ora appartiene alia R. biblioteca di Torino
era svanito per uiodo , che la soluzioae di gaila orientale ,
•olito mezzo per ravvtvare le smorte scritture , appena ne vi^
vificava poclie Unee , ma il signor Giubfjrt , professore di Chi-
mica suggeri all' ab. Peyron tal iiquitlo efficacissimo , per cai
lo scolorato ferro torno a luostrarsi insigne. Lo stesso liquido
fu pure proposto in Roma dal celebre Davy al signer ab. Mai;
e prima di quesri era stato nella meta dello scorso serolo tro-
vato e descritto dalT inglese Blagden nelle Transactions. Cosi i
•ommi ingegni convergendo verso V assoluta ed unica veriest
dauno eeuza alcun sospetco di plagio o d' imicazione gU »tes»i
risultati uelle stesse cose. , ^^
- < ib -jli-i'iii I •]' I ■' 0
'-- Credianio fare Cofea grata' ar nostvi leggitori col pubblicare
'la seguenre iscnzione clie dalla lettvira tleil opera ultiiuauiente
comjiosta dal signor conte Perticari venne ispirata ad un dotto
•Virroriese.
-ti . IVllVS • PEETICAr.IVS "'
■- INNOCENTIA • DANTIS • ALIGHERi '
i»=^ ET • FAMA • VINDICATA
ITALICI • SEBMOKIS • ORIGIITE
AMPLITYDINE • LIBEKTATB • ASSERTIS
jUj. rVRFVKEORVM • INSGITIA . PATEFACTA
jg^. TIRANNIDE • EVERSA
c.jii VOTVJI • MERITO • MINERVA
C O K R 1 S P O N D E N Z A.
Sig. Direttore ,
Brescia lo giugno 1820.
Puo esser degna del vostro Giornale la notizia che il signor
Luigi Moutesanto , uiantovano , ha oou e guaii qui tei-minat»
ua organo per la basilica dl S. Giovanni , il quale fa 1' amnii-
razione di tiuti i veri intelligenti, e la delizia di chi concorre
-ad udirlo , quando pero e sonato da persone capaci , che qui
per mala venciira non sono in buon nuuiero. II sig. Montesanto
i senza dubbio imo de' piii esperti , de' piii ingeguosi fabbrica-
tori che conti ora il nostro regno ; egli e conoscitore tilosofo
deir arte sua e nieccanico soccilissiiuo Per cajjire fino a
quale luaj^ica illuslone possa giugnere questo sublime istromento,
o piuttosto cjuesta artificiosa riunione di tanti , bisogna udirl*
gonato da un altro bel genio mantovano che voi pur conoscete.
Voi vedete suhito che voglio alludere al sig. Coiuencini. Pochi
sonacori i* Italia, ed ai'direi dire in Europa, canoscoua uiegli*
4l8 APPENDICE
di lui il sonar 1' ora;aao nel genere de' concetti, dando a quc-
sto stroinpnto tutta quella vaneta di conibiuaiiioui di cui e ca-
pace , e tutto quel brio e quel seiitimento di chiaio-sciu'o che
parpva pi-opvia soltanto dell' orcliestra. II eig. Montesauto poi
allonranaadosi ne' suoi organi da tutte quelle puerilita clie haano
fatto ne" tempi passati la fortuna degli organi e de' fabbricatori,
oouie il canto della quaglia , della parussola , del fringuello ,
la voce puerile o nasale , ed altre eofisticherie tbe due eecoli
fa parevaao iniracoli ncir organo di Trento e di Utrech , ecc.
si e particolariiiente occiipato a dare a' suoi organi un maggioro
cqiiilibrio nella forza degh acuti e dei bassi , una ceria pro-
porzione fra lutte le voci de' suoi istromenti , uiaggiore roton-
dita in quella delle sue trombe , una uaitazione cIjc lilude nel
su.) Ilauto traversa , nella sua viola, nel suo corno inglese, ixel suo
violoncfllo , di nianiera che ti pare seatire o il fischiare del
labbro nel prime , o lo strisciare delT arco del secondo , o
il suono nasale e caratteristico del terzo, e cost discorrendo.
Da per tutto dove il sig. Montesanto ha fabbricati organi , i
poeti ( aliueno dove vi erano poeti ) gli hanuo tnbutate lodi
cpii versi stanipati. La nostra citta , che , come voi sapete , non
maaca di buoni poeti , non e stata in questa occasione niinore
delle altre , e il sig. Montesanto ha avuto il suo sonetto stam-
pato per Niccolo Bettoni e socj. — Si accusa auior del sonetto
iin profeasore, che pero non e Cesare Arici, il quale e tuttora
inconsolabile per la perdita di uca amabilissima sposa. II sonetto
non mi par degno de' vostri fogli , ma voi e come Direttor di un
Giornalc di tanto gi-ldo ^ici- la aana sua critica, e come uian-
tovano coinpatr-iotta di Virgiho , non dovete ignorai-e la chiusa
di questo sonetto ingiuvioso , a mio avviso , a iMantova , a Vir-
giho , a Wontesanto e al buon se^iso,
Dopo aver chiesto il nostro poeta, cioe il nostro professore,
nelle due prime quartine donde il sig. Montesanto ha presa
Un' arte cosi portentos*, dopo aver detto nella prima terzina che
Nuova I' arte non e che insiem congiunge
Piii canne armonizzate a tuon. concorde ,
Ma dove arrivi tu , quella non giugne i
Conchiude con questa bestemuiia :
Jjen a ragioii^ chiara citta di Manto
Per due tuoi figU , invidia ogni altra morde.
Uiio primo nel suon, V altro nel canto.
Cosi il nostro professove confonde un' arte liberale con un' arte
rncccanica , cosi paragona un cantore con un fabbricator di
fitrojuenti , cobi avvilisce 1' arte sua, cosi confonde e rimescola
If idee piu disparate. Virgilio, il goave Vu-gilio che fece pian-
gere A'-igusto e sveoire Ottavia cogl' inarrivsibili suoi versi ....
paragonato al sig. Wontesanto che ha fabbricato 1' organo di S.
Giovanni , il quale non fa pianger nessuno fino a che il signer
Wontesanto non preglii qualche bel genio che il sappia eouare
in inodo da for piangere M ! S
PARTE ITA.LIANA. 4Itt
Chiarisslmo slgnor Direttore delta Blblloteca italiana.
'^'^Ila si eompiacque di dare nel suo giornale V esrratto d' ua
inio libricciuolo intitolato = Disrorso in cui si ricerca qual
parte aver possa il popolo nella forniazione d' una lingua , e
Considerazioni ecc. = Ho qiiiiuli ragione di sperare cli' ella vo-
glia inserire nella Biblioteca Italiana questa mia protesra coUa
?uale intendo scolparmi da un' ingiusta accusa datami dal Conte
erticari , e ripetuta dal Cav. Monti. E mi creda
Di Firenze 9 giugno i8iO.
Sno devotisslino servo
L' AUTORE.
II sig. Conte Giulio Pertlcari alia pagina Sao delta sua Apo-
logia di Dante, dopo aver notato essere il Ubro intorno al Fb/-
gare EloquLo 1' ultima opera scrltta dall' Alighieri , pone a schia-
rlmento del suo teslo apologetico questa ctiiosa :
« E questo sia testimonio clie disingaaui quel gentilissinio no-
jStro avversario , che compose un bel discorso , dove penso di
^provare die Dante scrivesse il Convito per confutare i proprj
Jibri del Volgare Eloquio : couie se gli fosse piaciuto di proi-
jiunciar prima egU stesso l.i sua condanna , e poi di com-
Hjettere la col pa. E cosi darebbesi a Dante il titolo di (lazzo
per salvarlo dal titolo d' iracondo. Concediamo poi a quel dotto
jcensoi-e eh' egli conosca la Divina Commedia meglio che noa
siasi conosciuta dal Tnssino e da noi. Ma non possiamo con-
cedergU di non avere iuteao Dante, quaudo facendolo parlare,
abbiamo usato alcune sentenze ed alcune parole da lui adoperate
ad alO'i bisogni. Sapevaraolo. Ma credemnio che le generals
sentenze dette da Un autore non cangiaasero natura pe' luoghi
dove sono collocate : credemmo che il raccogliere i suoi vari
pensamenti intorno le lingue fosse un mostrare 1' intero int<>l-
letto , o come or dicesi , lo spiflto dell' autore : credemmo che
fosse riverenza debita a quello scrittore non imitabile il far
ch' ei parlasse coUe sue voci niedesime il piii che potevasi :
credemmo che si dovesse conoscere che molti di que'' passt
erano posti a congiungere alcuni de' principali luoghi fra loro
disparatissimi. Che se tutte queste credence ci toruarono vane ,
non vorremo tiu'barcene , ma fame senno , e riferirne grazie a
quel cortese e nobilissimo Fiorentiuo. »
Protestlamo che coutro ad ogni giustizia ci viene attribuita la
foUe intenzione di provaie che Dante scrivesse il Convito per
confutare i proprj libri del Volgare Eloquio : nh alcuno troveri
nel nostro Discorso le prove di quel grave errore che il genti-
lissimo avversario ha in animo di rimproveravci , e dal quale
egli intende levarci. Che il Trattato della Vulgare Eloquenza
fosse scritto dopo 1' opera del Convito , sapevaniolo : ma per que-
sto si toglie che dai principj metafisici in esso Convito ricouo-
sciuti per veri cl«dV Alighieri diacendere non possauo conseguenze
d2<> APPENDICE
del tutto opposte a cpiell*, dott^e"'cIie nell' ultimo sno rrijrn
e<;li lia sosteniue ? Ptj6,darsi che in questa uostia ci-edenza ab-
biamo enato. Ma se pore la ragione fosse dalU nusn-a partf; ,
non ppiisianio d' avfr dato a Danre il titolo cli pazzo. La slorijk
iplla filosofia ne iiiaegna die intelletci valorow a.1 pari di quell ^
deir altisaiiuo Ponta noa hanno talvolta previsro gU uluini co-
toUarj delle lovo premesse. E cio fn il pif»' d^Ue voice notato-
da cbi non oedptte ad alcnno in venefarli , e gll se ne seppe
buou grado se disse vei'o, e se 'ne and'S Uiogi", non gli fu mai
dato il biasimo , e la mala voce di pubblicare per pazzi quei
•arri infeg^ni. Amicus Plato, amicus Aristnteles , sed iiiagis arnica
Veritas fu la divisa di chiunque stiaio clie fra noi niortali non
possa esservi alcuno co«\ scioko da tatte le uniane qualita che
il sir) amino divenga inaccessibile all' errpre e alia passione.
In nessuua ijartc del nostio tenue lavorr) ci siaino arrogati i!
vanro d' inteiidere la Divina Commedia uieglio del Trissino , e
dc\ cortese e nobilissimo Pcsarese : nia_^ex. gr. nelle tegueatt-
•♦raino di Dante, Par. c. XXVI ,':'-'^ -"^ iiosasWiq mhl
0 Frate disse qnesti eh' io tj' 8C*rttoP"SoIoS nf 'noR^
oi^pU .Liu- 'Ca\ dito . e addito iino spii'to innariziinoijel ollsb
■•0I4 oibjjj<Fu miglior fabljro del parlar inatcmQ),afl97 £,^£3 j£j
at fidcOTjVersi d' aiuore , e prose di vomanzi. ,iji2, ih oodos
9-f»Tjf.'>fj' Soverchio tutti , e Idscia dir g,li ^stclflij j^.j^ jOnRliM
j " Che quel di Limosi credon die ,a.vaiizi.y '.
A voce pill die al ver drizzan lor volti ^ ''\ ^*
E cosi ferman sua ojnnione : .uamfinuiq
Prima che arte , o ragion per lor s' ascoUi^^'sfl ib
Cosi ffr iiiolti autiehi di Guittoue f ■j'/ng
Di gvido , in grido per lui dando pregio (ju.
Finclie r ba vinto il ver con piii persone. j.
tton credemmo che fosse coinpresa questa sentenza ( Davann
questo pregio a Guittone senza conoscere che iu colui non era
ne ragione, ne arte. Perticari , Degli Scrittori del treceiito ,
.cap. III. p. 9. ). Ne credemmo che al c. XXIV si alludesse al
pjalvagio stile del Poeta Aretino : ci'edemmo finalmente diviso
r intelletto o spirito di tutri i passi di Dante che riportauimo.
'3VIa non potea entrare nelF animo nostro neppure il pensiero
'■d' ingannare il lettoi-e , giacche avendo egli davanti agli occhi
■bn coritinuo e fedele confronto del testo e della citaziooe, ei
-■ben potea nell' istante conoscere se quelle che per noi asseri-
, vasi era vero. Nou inteiidiamo con questa protesta di rinnovai'e
col dotto sig. Conte Perticari una disputa che agl' imparziali
soltanto tocca di decidere : ma ragion volea che ci togliessinini
la brutta macchia d' aver dato in forza del nostro ragioaaiuent(>
titolo di pazzo al massiino dei Poeti Italiani.
L,
»vrtb itali^na. 421
NEGROLOGJA."
;uiGl Maria Ferfitrt ffglicr di Dionigt Maria (i) e di
Anna Miiria Castiglibni , oaorevoli cittadini milaiiesi , nac-
que in Milaiio il 5 giugao 1747. Apprese le ])elle lettere
nelle scnole ArchubolJe , ed ebbe a maestri di rettorica
il Brnnda, nolo pei' le sue letterarie coutese, ed 11
Bcirelli pel poema De Rtlgianp. Nel 28 di ottobre del 1764
vesti Tabito rcligioso nella Gongregqzioae de' Barnabiti ,
e assunse il nome di Bartoloiueo , sotto cui e coaosciuto
nella rppu!)blica letleravia. Nel gsorno 29 ottobre del*.
I' anno , snssegviente fece ia Monza la solenne professione
de' voti. Axtese agli stuJ.j fdosofici ia Milano sotto i ce-
lebri professor! De Regi e Recagiil : coniincio quello dei
sacri ia Bologna, elo compi ia Roma, approfittahdo
delle lezioni de' rinomati teologi Ugo ed Alpruni. Dopo
di che venne subito «Jlestinato a dirigere uello studio filo-
sofico gli Studtntl Barnnbiti nel coUegio di S. Baraaba in
Milano, dal quale impiego presto fu chiamato a percorrere
la carriera del pubblico Insegnaraento. Nelle scnole di Lodi
primamente lesse filosofia \, e pnsso quindi alia cattedra
di fisica'ia quelle di S. Alessindro in Milano, quando
grave malattia costi'inse il pi-ofcesoro Recagni a sospen-
dere le sue lezioni. Resnsi vacante dopo qualcUe tempo
anche la cattedra del niatematico De Regl , il nostro Fer-
rari occupo contemporaiieamente le due cattedre di ma-
tematica e di iisica j e su di esse diffondendo collo zelo
piu puro e piu costante i tesori del profoado suo sipere
pel corso di ben trent'anni, cioe fino al 1810, In cui ven-
nero aholiti tutti i Corpi religiosi del cessato Regno d' Ita-
lia , si rese egli sommairente bcnemerito della patria e
de" suoi coiicittadiui. Da quest' epoca visse ritirato nello
stesso collegio di S. Alessandro, tuttoiuimerso ne'suoi studj,
fino al 1816;, quando, erettasi in ogni Liceo imperiale
la cattedra d' istruzione religiosa , fu dal conte Scopoli ,
in allora direttor generale della publilica istruzione, invi-
tato a coprire provvisoriamente quella dell' I. R. Liceo
(i) Figlio deir ngfgnpre idraol CO Di.in (;i e pure il T'rente inge-
gncie arch'tetto I3ernar<lino Francesco n^to {lar moU» prcgiatc opere
'apattitiati all' archteuuia trl all' idraulica.
"422 APPENDICE
di S. Alcssamlro : alii quale cattcdra venne poscia no-r
ininato in moilo stabile da S. M., , Jj^e^ . scttembre deX,
1817. _ -^njl'hsq '? _
II P. Ferrari in mezzo a' suoi studj ed alle molteplipi-
sue occupazioni si mantcnne seinpre osservatore esatto
di tutte le regole di qaell'Istituto , cUe ne' suoi verd'annl-
aveva professato. la altissima stima appresso tutti , egU
solo era quello che poco coiito facesse di se. II solo suo
merito lo elevo alle piii onorevoli cariche della sua Con-
gregazione, nella quale si vide Proposto e Consultorc
proviuciale : e pel solo suo merito , che non contenevasi
neir angusto circolo de' Baruabiti , ma si diffondea per
tatta la dotta Italia, spontanee a lui oftrirono il grado di
socio rAccademia di Religione di- Roma, e quelle delle
scleiize di Torino e di Bologna. II suo liuguaggio pieao
di circospezione e di sensatezza, facile aJla lode e seov-
pre lontaao dal biasimo intempestivo e dalla bassa adu-
lazione, palcsava la bonta e la rettltudine del suo cuoret
e si puo dire , ck' ogni payola ed ogni azlone di lui fosv-
sero un armonioso accordo della virtu e del talento. Che
se il carattere, come scrlveva un antlco filosofo , d«lla
verace grandezza dell' animo e la semplicita de"' costumi ,
chi pill del Ferrari merito questa lode , e seppe raeglio
accoppiarla all' altra della scverita nella sua morale irre-
prensiblle condott.T '> Llmltato ne' suoi bisogni , ed incli-
nato seinpre al soccorso de' miserl pote in morte procac-
ciarsi lo squisito piacere di essere tra' benefattori del-
1' ospedale maggiore di Milano , lasclando al medesimo
r onesto peculio , di cui trovavasi possessore. Plena la
mente in fine dei piu sublimi concetti di quella Religio-
ne, alia cui gloria e difesa consagro gli esempj della vita
« il valor della penna, da una peripneumonia cancrenosa
il giorno 19 dell' ora scorso maggio venne in quattro
jgiorni rapito all' ediucazione del sacerdozio , airornamento
della patria , alia tenerczza degli amici , ed alia venera-
zione e gratitudine di un numero immenso di persone
che nel giro di 5o anni furono pvlvatamente e pub-
blicamente da lui guidate nella carriera delle piu ardue
discipline. Gli stuJ^nti dell' I. Pi. Llceo di S Alessnndro
«d i professor! coUeghi , accompagnandolo con dolentr
porhpa al clmitero , gli diedero l' estremo uflicio della
loro stima e del loro amore , e presentarono alia patria
?ARTB ITALIAT?A. 423
il"Aorc^°sjiettafe6lo degli allievi die g^regglano col loro
lAaipstri rieir escrcizio della virtii. (i)
Varie opere pubblicate dal professore Ferrari faranno
certament^ che si conservi sempre cara e venerata la
sua' memoria. L' angnstia dello spazio accordatomi in que-
st! fogli non mi perniette clie di accenuai-le. Dedito il
Ferrari alio studio in particolare della matematica , tutte
Hdpercorse le parti: equantunqne possenteuente ciascnna
lo allettasse , pure intese alle miste piu die alle altre ;
o il traesse la maggiore lUilita cl;e quelle promettono,o
il maggior bisogno cbe lianno di essere favorite ed ac»
cresciute. Limitossi pgli percio alio studio deiridraulica,
nella quale si mostVo versatissimo coUe <1issert?.zioni pul>-
blicate in tre tomi negli anni 1793, 1797, 1811. Un*.
dici' sono questc dissertazioni esposte con soir.ma cbia'-
reZSia, e corredate di opportune spericnze , per quanto
il TomportavaAo le forze di un privato religioso. Tratta in
esse 1." della percossA de' flnidi ^ x." della velocita delle
acque sgorganti:, 3.° della contrazione della vena e della
formazione de'vortici; 4.° dell' allargamento della vena
prodotto dai tubi ; 5^ del tubi di coadotta •, 6." delle
acque in corso libera ^ >,.' de' varj strumenti per misurarc
le velocita delle acque correnti , nella quale memoria
uno ne propose di sua invenzione per supplire in qual-
che modo alia dimostrata insufficienza degli altvi:, 8." del
rnoTimento attuale delle acque correnti; 9.° del sistem*
lie' fiumi -, 10.* del rigurgito delle acque; ii.° del cilin-
dro a pendolo , che contiene per esteso la teorlca del
8U0 nuovo stromento e le risposte alle olibiezioni clife
Valenti idraulici gli fecero , quaudo la prlmi volta suc-
cintamente il propose alia fine della settima dissertazlone.
Un altro lavoro importante per la scienza clelle acque
esegui il Ferrari e pubblico T anno 1804 in vi?. di supple-
mento nella ristampa della famosa operetta del professore
De Regi suU'uso della tavola parabolica per le bocche d'ir-
rigazione. In questo supplement© egli prende a sciogliere
per analisi il ^iroblema generale di assegnare I'espressione
(l) Gli stu<lenti dell' I. R. Liceo di S. Ales?amlro, con ifpontanee
obbUrioni forniata una soddiifaccnte somma , stanno per erigere ua
Jnonumfnto al defunto loro Prifestort Ferrari , del quale a compimeut*
per COS! dire di queito attkolo ci faretaio un doTere di f»r parola tosW»
che sari ttltimato.
424 APPBNDIOi;
della quantita d'jaccjua sgorgante da qualstV02;Iia se«lon« ,
problema trattato dal suo maestro cdlla sola siiitesi ia
alcuni casi particolari. La fonnnla iiitCj^rale che trova il
Ferraj-i vleae dal medesuno applicata a inolti esemp). Ia
segnito tiene discorso della velocita metlia*, di cui trova
pure la formola, diviJendo Phnegrale esprimente la quaa*
tita d' acqua erogata per qnello delfa sezioae. Inverts
poscia il problema, e invece cli cercare la quaatiia il' e-
rogazione , aveiido nota Tnltezza preineate e la sezioiiej
dalla snpposizioae di quella pTSSi 1 deterininare gli aliri
dementi. Tratta in fine della ileclivith del leto e del
rigu'.-gito che soao due canse , niia di n"crescimeiito e I'aW
tra di dinainuzioae nella qnaatita d' acqua sgorgante. Nello
-Stesso snpplemeato il P. Ferrari estese T applicazlone
della tavola parabolica , che il De Rpgi limito alle sole
provincie di Mdano e di Mantova, a tutti que' diparti-
menti del cessato Regno d' Italia , ne' quali sopra solid©
basi era regolata la distribuzioae delle acque. Varj ina-
noscritti lascio pure apparteaeati a' suoi studj . idr.Tulici ,
tra' quali ricorderb una Meinoria presentata alia Societa
Italiaaa dclle Sr.ienze in risposta al suo qu.esito: « Quale
fra le pratiche usate in Italia per la dispeusa delle acque
e la pill convenevole: e quali' precauzloui ed artifizj do-
vrebbero aggiugnervisi per interamente perfezionarla. »»
La quale Mon^i"! »«• uon otteane il preaiio assegnato
invece a quella presentata dall' insigne professore di Pa-
via Cav. Brunacci, fu nuUadimeno onorata della dovutagli
lode. Tre altre opere , frutto di quegli studj sacri, che
noQ solo noa diuientico per atteudere alle scienze umane,
ma coltlvo sempre con trasporto , vldero la luce negli
anni 1799, 1816, 1819. La prima ha per oggetto la
Mlssione di Mose , e vi fe unita una Dissertazione sul
Peatateuco Sainavitano. La secouda , dedicata al nostro
Augusto Sovrano, contiene due libri sulla verita della
Religioae Cristiana ed uq' Appeadice sopra i Misteri.
La terza porta per titolo : « Introduzione alio studio
della Religione rivelata >i , e compreiide il covso delle
pub])liche sue lezioni d'istruzione religiosa. In tutte qupste
opere la rettitudine del raziocinio, la profondita e la so-
lidita delle dottriae manifestano V uomo che ha appreso
a ragioaare nella scuola della geometria : ma piu di tutto
le raccomanda quel caldo afFetto per la religione, die
sgorga da un cuore intimamente persunso e comiuosso
dalle verita che cerca d' iastillare negli alu'i.
PARTE ITiLlWi.^ 4^5^
olor-«o,a s^prei meglio dar Jme^a cjupsto breve articolo,
atesp. coil sem[)lici pav9l^ e, se^za .oratQij oniaineuti , ma
deflate dalU veuei:az|.9ae , dahlia rtcoaoscefiza ie dall' aitiore
v^rsQ U, maestCQ ^, il jSUlJeriore, il collega e 1 amico,
cU« A'pudfiudo pubblica T iscrizioiie cortese 111,6 ate iinnata-
ii^'-tlialr sigiior coasijlieve De Herra , del quale in questi^
fogli si e fatta altra vqlta, oiioreyole^ menzipae.' ^
^5Milaao,,,il ,7 ;Siiiig^o,,i8,;^9i^„ . ^.,„ ' r ^ ' ' "?
«j1s dg snrntfT i6j9b r "r.sa.ci . ^"''"'^ RoviBA ,
l-'b 9 p.^^r hh nmiluBh /:?f^.^- ^^•'^f- «i^ Matematica.
^J;'] s oj. '. I ; : . •^V JgTt ..IT • memoriae
'^^^^^^nti^maWt ilEflOHTftlJJ. JIAGEUJATOKU.- B.,,^^PAK|,, , ,,
—BUJ ilKF .c,ie-Vl,. fJpifiSQPHIAJI ..IS . FATRL^i .„^.j- ^^g . ,
< ';>fitff.ltjX»I(ioLlaGIAllii 1« . iVBBE .PROBE . DOgf^|i.f j, " .
diSian8.Bih c yitt^si^.^lVVlUiKXSyS . SODALlVlrf T0"-> -f Ur
SIF.hO i' -OTO-^r., ■,.? ■. . ,-
MEDIOLASr . IN . COT-LEOIO . EATxNAEAE
3JfpOA ^ ., . , ,n. ,, . -
-oI>-W? - jCniBVS . LAVDE . rO:\IP£IA . TRADIDIT . PVELICE
U .rJ-iIPWI^V* 4-fR,« .CATHEDRAM . DECESSORVil . CLAittSS.
OiZCI^ti^^'- fiVCCEDERE . ivoeve
"SHlh •- 5T ^ EOKTM . VIRTVTEM . ADEPTVS
'^^^'^' MATHESIN . ET . PHYSICEfT . PER . ANNOS . XXX.
^, XN . LYCEO . MEWOLANENSI . AiEXANDRIANO . PP.OFESSVS '
j(VA9 . ELERASQVE . BISCIPLINAS . ET . HTDRAVLICAM . PRAECIPVE
Ki . ' >- 6¥IV«o,I»r£LUGENTIAM . MAXIME . CALLEBAT
Lif '•■■ M'J-(e?Si(T -SCRIPTIS . INLYSTKAVIT
111 ?
rLVRlVMQVI . AVCTOR . FVIT . EDITORVM . OPERVM
KEDOLENTIVM . BELIGIONEM . EITS
^KIQVE . SEXeMIO . POSTQVAM . CONGREO. A . S. PAVLLO . ESSE . DE^IT
<\^ . SCHOLAS . ARCailEOLDIIS . SVGCEDANEAS . ITEHVM . ARCESSITVS
CATECHESI . CHRISTIASAB . ENVCLEANDAE . STVDVIT
PROPINQVI . ET . AMICI . VETERES
TITVLVM . OFFICI . CA/SSA . IN3CRI3ENDVM . CVRAVBRTNT
OJiKT , SUPTVACBNARIO . MAIOR . XIV. KAL. iVN. A. M. D. CCC. XX.
OiusxFPS AcF.nni , dircttnre ed editore.
426
I N D I G E
(telle maierie contenute in questo diciottesimo volume.
PARTE I.
LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI.
IJjccro suir uomo. Epistule di Alessandro Pore , tradotte da Michele
Leoni .......... pag. 3
Intorno el modo di -dipingere all' encausto degli antichi. Memorla, ( ine-
difa ) del sig. mttrchese HaC9 . • • . • . n i5
Dlonigi Alicarnasseo , dcllo stile e ^i allri modi proprj di Tucidide , dal
gi'eco recato in ilaliano da Pieira Manzi . . . . » SO
In morte di un Parroccketto Traduzione ( inedita ) delF elegia VI del
lib. II Amorum <!' Ovidio ... . . • . • >. 3 1
Osservaiioni lopra utt framinento antico di bronio di greco lavuro rap-
presentanfe Venere ......•■» 30
Hemorie scicntifiche e letterarie delVAteneo di Trevita. Vol. II . 1. 40
Memorie che ebbero il premio e faccessit in risposla al quesito « Qual
sia. il mezzo migliore ed il piii economlco di provi^dere alia sussi-
stenza ed alia educaZione de figli abbandonati , eec. » . . » 145
te Odi di Pindaeo tradt\tn- fJ '•llitttrate da Antonio Mezzanotte » 161
Suite fax: dell' avvilimento delle nostre granagtie , e suite inditstrie
agrarie riparatrici dei datini clie ne derivano. Opera postuma d<l
conte Vincenzo Dandolo . . . . . . . ■• I79
Q. Horat'ti Placet de arte poetica lihrum cum notis Joannis Baptistte
Vioi , Icti Anronius Can. GionDANo ...... 192.
Le rime dil Vavih.v.ak. , stamp ate per ciira del prof. Antonio MAiiSAND » 387
Due Errata corrige del sig. eavaliere Vincenzo Monti sopra un testo
' classico del buon secolo delta lingua ...... ago
Tlavii Cresconii Corippi Johannidos seu dc bellis Libycts Itbri VII editi
ex codice Mediolahensi Musei Trivultii , opera et studio Petri Maz-
zvocHELti Cutlegii Ambrosiani Doctoris . . . . . » 3io
Ipocrisia femminile.- Novella { inedita i • . . . . » 3aa
PARTE IL
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
fro^petto de' risnltamentl oitenuti nella clinica medica delta il. Univer-
sitti degli studj di Napoli nel 18J9, diretta dal professore Giuseppe
AnioNvcoi P^g- 47
I N D I C E 427
Osserfaiioni geolegkhc { inedite ) fatie ntl/a terra d'Otranto dal sigitor
Bkocchi . ......... pag. 5»
Ra^bnomerni ehirnici litti nelF Vniversici di £ologrta da PeVegr'mo Sal-
vicNi . . . • . . . . . . >. 6§
Prodromo della grande anaiomia, seconda opera postuna di Paolo Ma-
SOACNI pasta in ordine da F. AiiToUMAncHi . . . . >> 74
Istoria dell' incendio delt Etnt del mete di maggio 1819 , di Carmela
MAhAVicNA . . . . . . . . . 019s
Armotazioni pratiche alU nalattie degli occli! , raccolte e ordinate da
Gio. Battitta Qpadm , professore di Napoli . . . . ■ ao5
Memoria sopra una lacca verde oltenuta dal caffe , di Bartolommeo
Bjzio . . . • • • • . . . »3ii
Slemenii di algelra e geometria , del eavalierc Efvkacci. Quarto edi-
zione riveduta ed illustrata . . . . . . . >. 2l5
^ulla restiiuzione del naio. Rapporio del cav. Alberto de Schokbefc » aaa
Cenni sulla teoria delU luna . . . . . . . » 227
Cbnsideraiioni ( inedite ) sopra un antico zodiaca della cattedrale di
Otranto , del sig Bgoccbi . . . . . . » 338
Annotation! di medicina pratica, del dollar F. Enrico AcErsi, Anno primo » 354
Pomona italiana , ossia lyattato degli alberi fruttijeri. Opera di Giorgio
Callesio .....>....» 367
Tavole nnsologiche degli ospitali ed altri statilimenti di pvliblica leneji-
cenza^el Goi/erno di Milano pel 1819 ... . >> 879
AFPENDICE.
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
Annali dell' I. R. Istiluto poUtecnico di Vienna , puiBlicati dal direttort
Giovanni Giuseppe PrECHTi. , conslgliere di Governo , ecc. ecc.
Osservazioni pratiche sopra le dimensioni t le azioni delle macchirtc
a vapore di Watt e di W^oli". Estratto . . . pag. Sp
Sul prosperamento e i vantaggi che traggonsi in Dalmazia dal Cor-
bezzolo aliatro , del sig. conslgliere Pekchtl. Traduiione . » aS^
Osservazioni sulla tempra delf acciajo , e tomposiiione di metalli di
facile fuslone per regolare il grado del colore luperjiciale net dar
tempra all' acciajo e per altri usi , del tig. contigliere Ptecbtl.
Estratto . . . . . . . ■ . . » 386
Sopra un mantice da La Foccb migliorato in Parigi. Del sig. con-
siglicre VctOBth. £tlraU9 k 391
4a8 . 1 N D I G «.
J)e I'economie puhti^ite et ruraie Jes Penes et des ^f[fi/fictens , jiii) L^^av-
' jiiEit (2.° ed ultimo eslrulto ) ...... pag. 9s
So7/' Ifcrhione di Bosetla . . . . . . » «3^
ferite Varsavinnses etc. Selastianus Ciamti • . ... » 2^8
Hagguaglio delle fabbriche e manifaUure dell'Impero ^uslQa^o ^ . ;. >> ^^99
CoB^IH•o^■PH^i\ . ■ . . • ■ . j • t . * . »• a3»
Letteie di un viaggiatore in Barberia al %ig. Ciu^eppe AcEMi , di-
rettore del/a Biiilioteca Italiana , Inlorno il commeicio di Tripoli
CO vaesi linifrofi e coll' intariio delfJfriCa. Lettera I . »• ivj
Jdem , lettera II . . . . . . . . » '. ,1 7
Idem , lettera III ........ t> $92
Squarcio di lettera, da Lo^anna sul profitto tratto dai gas the si
iviluppano dal vino in fernuntatione . . , , p aia
■XXi:". ... i „^ r>n«>»io\ ^\ \b
v^ii^ireas tl MsV.\.:r P A R T-Ba^li. K :© .»V» ^.
:2' SCIENZE, iETTERJE ED ARTI ITALI^NE.
OrSBT ISEI^DICHE .. .. ■ > j^^.'/ »4 ; ,t5 • • • P*5' *°*
>'** "Giornale di fisica , chimiea , storia natur4h\^ medicina ed arti di
' Pavia, dVligHori P.'K:nii)r\Gi.i£ixat i^' Gttijiare 'Bli oiuxctlr.
JSimestre T/ (1819) ... . *^ , . . . ,^ -^ w • . > .• " "'
Jdem, bimestre I (1820) ' <- .-■.... • .-,- » »oo
/(/em , bimestre II ..'» M.*
Ofuscoli letterarj di Bologaa y^ fascicolo XII (lZl<)) . . • »■ loi
Idem , fascicolu XIII (iZlo) i. 401
Opuscoli ^rJ^^ciyLct at Jiologna, faicicolo XVII (1819) . »• 106
Idem , fascicolo XVIII . . . . . . , " ^6tf.
Giornale Arcadico di Roma, fascicolo XII (liig) •. . » 107
Jdem , fascicolo XIII fiSao^ ....,.» i-^i
Jdem , faicicolo XIV . . . . . . . »" 264
Idem, fasclcofo XV . . ' ~ 7^ i ; i »' 2<>5
Giornale Encicloptdico di NapoU , fascicato f ^1^0) . » ivi
Jdem, fascicolo 77 ........ «• a6i
Jdem, , fascicolo III ^. .. ._» . • .n xfi
' ■ ■■->a . »:u4 , i « ,rro-*s':T^.» .. -.S ^5 ,
i</,.m, /as<:,co/o 7f-,,i .,u».,3to * ,' j,.^.6,>.f .a,i 5 ,,<^ ,„.. » 40^
Annali geogrupci e de' viaggijpulhh'cati^da Sa!v. 'BetTOLono. I^. I. » 400
SiZLlOGEAPIA . . . . . , . . . . r> loS
Segno Lombardo-Veneto .,.,..■.•» >''»
Jdem . . . » 267
'''''« • ,„* ,, £.^y. • • ' .'^°='
Cran Ducato di Toscana . . . ...,«.\!; .a»i.. ■ . . • » Iia
Jdem . . . . . , , (•410
Stati Pontificj . . , . . . . »ii4
Idem , . .» , . , , . » %'jb
.i^ii\\*\li;
Idtm . . ^tiii'* l»U ... . . >. 414
I N D I C E.
tii^koB.
Soiiii
tte^na itlU Sxu ShiVie . .
^ idgm ......
S-_i jPifnioJlte . . . » . ■
- Irfem . • . . .
Dueato d'l Parnm " . ' , . . .
'^britiE teTTECAME * ••'^^^<•iy..
• ' Codici g!a appartenent'i at moniitera dl S Coloiiiiano di
j» seoperti dal tig /""of- ■A.medco Peteon . . . . v
Jitcrizinne di un dolto f^eivnese lull' opera del conte PiBticaM in
difesa di Dante A'lghieri ....,,»
CPritllPOXDEBZA ....... . . >■
•$■«;' trn'.at'vi fatri in I^'apoli da! slg. Davv per to svo/gimenfo dei
papiri d' ErcnUno Lfttira nl Direttore deVa Biilio^eca Ita/iana »
Sciipla di niiitvo insegnamento instituila a Man'ova . . »
Letiera di un ToS'ano da Empoli al Direttore della Biblioteca
Italiana ...,.....»
itifpns'a al tig Toscano da £'/ipt,li ....,»'
LetK-ra del tig. 0- A Ciobeut tut modo di saldsre le eampane
sfrsfe ,■ . ; . . . . . • . « "
Za to'reria di Cohlbuono Commcdla del C. Gt»ACD . • •>
^ dr'gano f<i::o dal tig Luigi Mosteiasto di Muntuva per la baiilica
HiSCifivanni di Brncia . . . . ." . «>
ftalTtia d^H' antore del •' Di^corto in eui ti rlcerr.a qual pnrte
,,j avr poitu il popolo nplla formazione di vna lingua t> culla
quale in-rnde senlpart: da una ing.'uila aecusa datagli dal conte
PetLt CACi e ripetuta dal eav. Mokti . «
'ASKCKXJ . . . . . . ...
4 Flura I'alice tuperiorit Centuria I . . • .
Berlarium technico-grorgicum. '— Planttt tinctotice •
JJerl/arium por'ntile. — Plantw a/jiince • . •
Idem. — P'nnta; vcrnalet .....
TiEcitnLociA. Luigi Maria FErEABi , ex barnabita , profcssure
labclla meforologica di aprile . . . .
Jderi di maggio ........
Idem di glugno ........
429
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408
409
416
116
119
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137
379
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ERR.lTA CORRIGE.
Tomo i7.°
fag. ia4 lin. i Caeerotti e Fracastor . . Bert! « Guj;erotti Fraea.tor
•> ifi noia i lin. 4 Gageroeti e Frac»=tor Berti e Gugerotti Fracastoi
Tomo 18.'
» 68 lin. 6 apparati ritratti
» 141 s 24 calunuioiO caluiiuiosa
B 167 » 6 ed lio ed oh
» a34 in una nola bi mette in 'luhbio se il CurXiezzaXa Albatro si»
X'A'liutus iiliedu, a piuttoito il Soriut aucupariu L. Si toigs
un tal ilulibio pronioiso d.il iraduttorc , e ;i riieu{;a che e
I'Arbutiis unedu come lo dichiara il sig. Prechil , nulore del-
1' articulo.
Milano , dalV Imp. Megia Stamperia.
Osservazioni rrr^(e6¥hlo^Uhkftitte-^0lH4,'-Mi '^Osstr^mbKiA^Hi Jirem.
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28 37 11,61+ '5^<^
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Serenh.
Niiv.nebb. rott.
Nuv neb. p.sp.
Sertno.
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^ del cielo.
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Serevu).
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Ser: 'iTeK sill';
Niiv^np'b. gef.'^
Sareuo,, u,i,iy,
Kuv, rptto,:^!-
tiuv.^qv. pi,og
Kuvolo, ser.
Sereao.
S E jNeb iliiV. piov.
O jSfr nuv. ser
js E tNel;b Bfreno.
N E jNijv; st-reno.
jNuvolo rotro.
jSer ueb.nu.ser
iSeieuo.
I Nuv. rotto.
jNuv. rotto, ser.
a9!a7>o,6^
Sereno..
_ I Sereno.,
N E .jSeieno,
+ i..S,6 OMO Sereno.
§©iii7SiovB>bi'6,5 «o ,S.ei:fno,
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^7 .^^^.igi'f
?-7.. 7,0;+ i<),,5
27 7,0 + i5,c
+ 19,3
+ I7,C
+ 30,3
+ 19,0
+ 10,5
Ser^noi
Nuv. ser. nebb
8er.mi,,teuip.]i
SereijQ.
T'efiiji/fpiogi^ia.
6e»'en0.
8er. litltv. ser.
S^r. te pio. £r.
'-—^71! ^-
Nuv.^ireno
S<-r. nuv. piog.
Temp. pi. eer.
Ser. neb. ser.
c ■ -I
oer.nu. po. goc.
Sereao, nuvolo
Nuv. flier, nuv
Ser. ..-nuv. neb.
Ser. neb. nuv.
Nu. te)p<ic pio,
Tenip?poc.pio
Sereno.
Sercuo.
Ser. niiv. ser.
Sereno.
Ser. neb. nuv.
Sereno,
Sen;no.
SereriQ-
Sereno, nebb.
AUczza mass, del bar. poll. 28 lln. 0,7 Aftez'za mass, del term. +24.4
minima « 27 » 6,6 , minima +io,5
media >>27 « 9,o3 '" media. ..;.. . +16, ni
^, ,,^ , . Quantita della pip'ggia lin. 25,63.
III Hill J , .P l.^l III
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