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Full text of "Biblioteca Italiana"

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rH. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


O    SIA 

GIORNALE 


LETTERATURA,  SCIENZE  ED  ARTI 

COMPILATO 
DA     VARJ      LETTERATI. 


ToMO   XL. 


ANNO    DECIMO 

Ottobre,  Novembre  e  Dicembre. 
1826. 


ijifji. 


MILANO 

PRES8O   LA   DIREZIONE   DEL    GIORNALE 

Contrada  del  Monte  di  Pieta  n.'  1254 

Casa  Cdj  dlrimpetto  al  Borgo  Nuovo, 


IMl'ERIALi;    r.IiGI,V    STAMPERIA. 


II  prescntc  Giornalc  ^  con  tnttl  i  voluml  prccedenti^  e 
posto  sotto  la  saUmguardia  delict  Lcgge,  esscndosi 
ctdcmpiuto  ci  qnanto  cssa  prc^crlve. 


BIBLIOTECA  H  ALIANA 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Storia  dl   Sardegna    del   cav.    D.    Giuseppe   Manno, 
Tom.  I.    —    Torino^    iSaS,  per  AUana  e  Paravia. 

IVxANCAVA  aiicora  alia  Sardegna  una  storia  che 
dire  si  potesse  in  tutte  le  sue  parti  compiuta ,  e 
pill  ancora  niancava  uno  storico  filosofo ,  die  nei 
diversi  pei'iodi  portate  avesse  le  sue  viste  su  lo  stato 
politico,  su  le  lc£;2;i ,  su  i  costiimi,  su  le  scienze  e 
su  le  arti  di  quel  paese,  atto  per  se  stesso ,  per  la  sua 
sitnazione ,  per  le  sue  vicende,  a  destare  il  piii  vivo 
interesse  e  la  curiosita  piu  erudita.  Ai  nunierosi 
storici  di  quell'  isola  che  nella  sua  graudiosa  colle- 
zione  inseri  il  Burmanno,  alcuni  altri  si  aggiunsero 
piu  recenti ,  ma  alcuno  di  essi  non  si  elevo  alia 
grandezza  ed  alia  dignita  deli'  argomento.  Ci  spiace 
di  non  conoscere  il  disegno  del  cav.  Manno  ,•  ma 
dal  primo  volume  che  abbiamo  nelle  mani ,  e  che 
giugue  sokanto  sino  al  roraano  periodo,  possiamo 
con  fondaniento  argomentare ,  che  egli  il  primo  , 
spinto  da  caritd  del  natio  loco^  come  suona  T  epi- 
grafe  tolta  da  Dante ,  possa  dare  alia  patria  una 
storia  degna  dclla  medesima. 

Nel  libro  I  comincia  egli  dallo  acceanare  V  incer- 
tezza  dellc  prime  origini  delle  uaziuuiT    e    si  duole 


4  STOIU.V    DI    SAKDKGNV 

(•.op,li  sciittorl  Sardi,  pcrche  troppo  facilmente  ab- 
bracciatc  al>l)i;\no  Ic  iiotizie  dri  tempi  lavolosi ,  ed 
alcnni  di  essi ,  con  troppa  coriluleriza  airischiando 
stiane  opiiiioni,  abhiano  voliito  la  storia  della  Sai- 
dea;na  incoininciare  sino  dai  tempi  prossimi  al  di- 
liivio.  E2;li  passa  cjuiiidi  rapidaraente  su  la  colonia 
dei  Fcnicj ,  chc  ^iiiuLa  si  asscrisce  nella  Sardegna , 
e  su  le  colonic  oricntali  clie  cgli  crede  non  senza 
(jualclic  foudanicnto  venule  coi  naviganti  della  Fe- 
nicia  ;  c  a  (pieste  cgli  attribiiisce  i  vetnsti  edifizj 
couosciuti  nell'isola  sotto  il  nome  di  Noraghcs ,  clie 
cQStrutti  sono  di  suiisurati  sassi  conimessi  cd  accoz- 
zati  niacstrcvolmente  senza  alcun  coUeganienlo  di 
calce  o  di  cemento  ,  ed  elevantisi  a  foggia  di  torre 
clie  si  restringe  gradatamente  in  un  cono.  Qucsti 
edifizj,  die' cgli,  destinati  erano  a  sepolcri  di  tribii 
e  fauiiglie  ,  c  attribuire  debbonsi  ai  piii  antichi  po- 
polatori  della  Sardegna,  noa  gia  ad  alcuna  delle  co- 
lonic posteriori  greche  ,  spagnuolc  o  libiclic.  Del 
rimancntc  vestigj  durevoli  si  conservano  del  sog- 
giorno  in  Sardegna  di  popoli  accostuniati  alia  vita 
pastorale,  e  le  memorie  se  ne  hanno  specialmente 
nelle  opcre  di  Strabone  e  di  Dlodoro  Siculo. 

Passa  quindi  T  autore  a  ragionare  delle  colonic 
greche ,  e  dopo  un  serio  esame  poco  persnaso  si 
mostra  della  venuta  di  Arlsteo  con  una  colonia  di 
Greci,  nella  quale  al  pin  puo  ravvisarsi  Tepoca  del 
primo  canibiainento  dalla  vita  errantc  pastorale  alia 
vita  pill  agiata  deiragricoltore.  Piuttosto  scmbra  cou- 
tcrmata  dai  nionuinenti  la  venuta  di  una  colonia  di 
Iberi  sotto  il  governo  di  Norace ,  giacche  ne  tras- 
scro  il  nome  la  citta  di  Nora  e  i  popoli  Noresi,  da 
Plinio  annoverati  tra  i  piu  celebri  della  Sardegna ; 
ne  strano  sarebbe  lo  attribuire  ad  un  eguale  prin^ 
cipio  aiiche  il  nome  di  Noraghos,  sebbene  ([ue' mo- 
nunienti  dovessero  crcdersi  piii  antichi ,  e  lorse  dai 
volgo  attribuiti  ad  uno  dei  primi  condottieri  di 
colonic  maggiormente  venerati  nella  Sardegna.  L' au- 
tore esainiiia  anohc   cpialc  fl'dc  prcstare  si  possa  alia 


!>Kt    C\V.    T>.    C.    MANNO.  5 

Siipposta  venuta  nelFisola  di  una  coionia  Ccltica  ca- 
pitaiKita  da  Qalata  figliuolo  A'Olbio  re  dei  Galli.  Esi- 
steva  certamente  per  testinionianza  di  Tolomeo  nella 
parte  orientale  delT  isola  una  citta  detta  01!>ia  , 
menzionata  anche  da  Clandiano  e  nel'l'  itinerario  di 
Antoniuo ;  ma  noi  siamo  in  una  pcrfetta  oscurita  a 
riguardo  de' snoi  fondatori,  e  qualclic  riflessi  >ne  nie- 
rita  il  detto  di  Pausania,  che  la  fondazione  di  quella 
citta  attribuisce  a  Jolao.  Molto  probabile  sembra  Tan- 
tichita  delle  colonie  Toscane  accennate  da  Strabone  ^ 
considerata  la  vicinanza  delie  coste  delTEtruria  e  le 
niolte  isole  intermedia  propizie  allc  pose  dei  navi- 
ganti.  Ma  se  gli  Etruschi ,  potenti  e  gloriosi  molti  sc- 
coli  innanzi  alia  fondazione  di  Roma,  spedirono  colo- 
nie nella  Sardegna,  e  ne  trassero  geueri  di  permuta 
e  copiosi  tributi,  male  a  proposito  si  voile  illustrarc 
quelle  colonie  coi  nomi  di  Forco  e  di  Medusa  sua  figlia; 
asseguare  Tepoca  e  la  durata  del  regno  loro,  ed  in- 
trecciarvi  le  gesta  di  Atlante  e  la  vittoria  di  Perseo. 
Anche  alcuni  popoli  detti  Siculesi  rammeata  Tolomeo 
stabiliti  nella  parte  orientale  delP  isola  net  lato  piu 
opportuno  alio  sbarco  degU  Italiani,  che  per  cio  pos- 
sono  riferirsi  tra  le  piu  antiche  colonie  pervenute  dal- 
r  Italia  ,  tanto  piu  che  i  Siculi  sovra  una  parte  rag- 
guardevole  della  penisola  cstendevano  il  loro  dominion 
Tra  le  colonie  Greclie  merita  di  essere  considerata 
quella  di  Jolao  ^  che  il  Claverlo  rigetto,  spaventato 
dalle  difficoka  che  alio  stabilimento  di  essa  si  op- 
ponevano.  In  mezzo  alio  molte  favole  che  ingom- 
brano  le  narrazioni  degli  aiitichi  storici  ,  sembra 
doversi  tenere  qualche  conto  della  venerazione  sino 
ai  tempi  romani  conservata  per  la  memoria  di  Jolao, 
e  della  frequente  meiizione  fatta  dagli  scrittori  greci 
e  latini  di  popoli,  di  terre  e  di  castella  che  ne  ser- 
bavauo  \\  nome  ,  sebbene  i  popoli  detti  Jolal  o 
Jolei  sieno  stati  talvolta  pi£;liati  in  iscambio  coffli 
Ihesi,  Pausania  che  Jolao  suppose  fondatore  di  Olbia, 
duce  lo  credette  dei  Tespiadi ,  frutto  dei  cinquanta 
talami  di  Ercole  ,  ai  quali  si  associo  una   truppa  di 


6  STORTV    ni    SAnDF.GN.V 

Atenlcsi  (lie  una  citta  iniialzaroiio  cssi  pure,  delta' 
Ogrillc  ;  c  audio  Stjabone  a  Jolao  ed  ai  Tcspiadi 
con  esso  approdati  nelV  isola  riferiva  V  orig,ine  dei 
popoli  John  o  Jolacsi  ,  cliiamati  ai  stioi  tempi  Dla- 
tesbi.  Diodoro  Sicido  poi  paria  dei  barbari  Jolei  , 
desceiidenti  dai  coloni  venuti  con  Jolao  ed  i  Te- 
spiadi ,  ilic  in  Sardegtia  scendettero  ad  occupare 
luiovc  scdi,  nientre /oZao,  diveniito  padrone,  vi  edi- 
lico  ilhistri  citta,  ripaiti  le  campagiie,  c  tcnipli  in- 
nalzo  ed  altri  monumcnti  vantaggiosi  ai  popoli,  die 
anche  a'  tempi  di  quello  scrittore  si  couseivavano. 
In  altro  Uiogo  Diodoro  parla  di  Dedalo  iuvitato  da 
Jolao  a  passare  nelT  isola  e  a  dare  opera  a  magni- 
fiche  costruzioni ,  che  a  di  lui  onore  chiamate  furono 
Dedalee.  Ma  forse  Dedalo  non  fu  che  un  personaggio 
favoloso ,  al  quale  molte  opere  incredibili  o  incon- 
ciliabili  si  attribuirono ,  mentre  Oniero  ed  Erodoto 
tacquero  persino  sul  famoso  labirinto  di  Creta.  II 
Vico^  storico  della  Sardegna,  alle  anticlie  favole  ne 
aggiunse  di  nuove,  attribuendo  a  Dedalo  la  costru- 
zione  di  una  Universita  degli  studj. 

Certo  e  che  le  colonic  greche  nonii  iniposero 
air  isola,  e  se  non  altro  i  Greci  navigatori  la  chia- 
marono  Icnos ,  o  Iscnusa  ,  altri  Saudaliotin  ,  fmche 
nil  nome  piu  durevole  le  fu  dato  dalla  Colonia  da 
Sardo  guidata  ai  suoi  lidi.  Proveniente  qnella  colonia 
dalla  Libia ,  condotta  asserivasi  dal  figliuolo  di  un 
semideo ,  di  Macerlde  cioe  che  dagli  Egizj  e  dai 
Libii  Ercole  nominavasi ,  AcW  Ercole  Libico  adunque 
o  pure  del  Tebano.  Di  Sardo  narrasi  che  approdato 
e  stabilito  nell'isola  ,  gli  abitanti  assnggetti  ad  un 
governo  ,  e  consolidollo  sino  a  rendere  ctcrno  ncl- 
r  isola  il  suo  nomc.  Ne  parlarono  cerfamente  Pan- 
sania^  Silio  Itullco  ed  Isidoro  ^  e  il  primo  pai'lo  di 
nna  statua  di  bronzo  rappresentante  qnelT  eroe , 
<lalla  Sardegna  inviata  come  tributo  di  religionc  al 
tempio  di  Apollo  in  Delfo.  Non  trova  V  antore  suf- 
ficienti  ragioni  per  contrastare  quel  fatto  a  Pausa- 
nia ,  pereiie  troppo    chiara    ne    c   la  esposizione  ;  e 


E)EL    CAV.   r>.    O;    MANiSfO.  7 

ip;nor<lndosene  V  eta ,  potrebbe  qucsta  riferirsi  ai 
tempi  in  ciii  le  arti  erano  in  fiore  presso  i  Greci , 
nel  qual  caso  V  influenza  della  matlre  patria  estesa 
sarebbesi  anche  alle  colonic  greche  delia  Sarde^na. 
Non  mancano  altronde  ancbe  le  medaglie  coniate 
neir  isola  ad  onore  di  Sardo^  e  due  sc  nd  veggono 
nel  Tcsoro  di  Qronovio ,  una  nel  Morelliano  ,  rap- 
presentanti  V  effigie  di  Sardo  accompagnata  dallo 
scettro ,  simbolo  della  dominazione ,  e  col  capo  sor- 
montato  da  alcune  creste,  clie  gli  eruditi  sinora  non 
seppero  abbastanza  riconoscere.  Tolomeo  fa  men- 
zioue  altresi  di  un  tempio  eretto  a  cpiell'  eroe  sn  la 
costa  occidentale  della  Sardegna ,  e  detto  Sardopatoris 
Fanum,  al  quale  proposito  giova  Tosservare  che  in 
due  delle  citate  medaglie  Y  iscrizione  aggiugne  al 
nome  di  Sardo  il  predicato  di  Padre.  Forse  al  prin- 
cipio  della  supposta  discendenza  di  quell'  eroe  da 
Ercole  e  dovuta  la  frequente  menzione  che  sC  ne 
trova  neir  isola  di  Ercole  di  Tolomeo  e  in  quella  di 
Pllnio  ,  nel  porto  d'  Ercole  di  Tolomeo  medesimo  , 
situato  presso  Nora,  e  nella  etimologia  delF  antica 
citta  /li  Torres  ,  chiamata  da  quel  geografo  e  da 
Plinio.,  Turris  Bissonis^  Libissouis  o  Lybisonis  ^  Cio6 
dcW Ercole  Libico.  Tutto  aduncjue  induce  a  credere, 
che  Sardo  fosse  un  personaggio  reale  malgrado  Tini- 
maginaria  di  lui  discendenza ,  come  Romolo  pud 
credcrsi  un  eroe  storico  a  dispetto  della  di  lui  fi- 
gliuolanza   dedotta  da  Marte. 

Ma  anche  una  colonia  trojana  si  accenna  da  Pan-' 
sania  vcnuta  nella  Sardegna  ,  cioe  una  parte  dei 
compagni  di  Enea  ^  che  sbattuti  dalle  onde,  traspor- 
tati  furono  in  quell' isola,  e  strinsero  alleanza  colle 
citta  greche  onde  radorzarsi  contra  agli  altri  abi- 
tanti.  Parla  qucllo  scrittore  del  fiume  Tirsio  inter- 
medio  ,  che  non  pote  da  alcuno  dei  due  partiti  es- 
sere  guadato  ;  di  quella  colonia  fii  menzione  anche 
Silio  Italico ,  ed  a  quella  i  popoli  Ihesi  o  lliaci 
ascrivevano  la  loro  origine ,  antichissinii  detti  da 
Pomponio  Mela  ^    cclcl)errimi  da  Plinio.  Secondo  la 


8  8T0RIA.    DI    SARDEGNA 

stcsso  ruiLsania^  non  tardo  a  giugnere  una  nuovi« 
coloiiia  libica ,  clie  i  Greci  c  i  Trojani  costrinse  a 
fuggire  Sii  le  baize  e  su  i  ciglioni  piu  ardui  dfelle 
loro  montagne,  donde  poscia,  ripia^liato  avendo  essi 
vigorc,  fcccro  rivivere  la  gloria  del  noma  lliese;  po- 
trehh'essere  tiutavia  chc  Pausania  inteso  avesse  di 
parlaic  sotto  il  nome  di  Libici  delle  prime  colonie 
Punichc  clie  alia  volta  della  Sardegna  s'indirizzarono. 
I'lgli  acccnna  pariniente  che  iin  gran  nuniero  di  Corsi 
nasso  dalla  vicina  isola  nella  Sardegna,  onde  sottrarsi 
ai  tnmulti  ed  alle  sedizioni  che  la  patria  loro  infe- 
stavano.  Alcuni  scnttori  eon  deboli  congetture  stu- 
diaronsi  di  aumentare  il  numero  delle  eolonie  pas- 
sate  nella  Sardegna  ,  nientre  quella  dei  Corsi  e  la 
meno  diibbiosa.  Celebre  pero  era  quell'  isola  nei 
tempi  piu  antichi ,  perclie  il  saggio  Biante  persua- 
dere  voile  agli  abitanti  della  Ionia  di  passare  nel- 
risola  stessa,  ed  Istieo  di  Mileto  vantossi  con -Dario 
di  volerne  fore  la  conquista.  Ellano  pure  rammenta 
]e  antiche  leggi  dei  Sardi ,  e  se  diverso  giudizio 
portarono  nel  parlare  della  Sardegna  gli  scrittori 
greci  e  Jatini  ,  V  autorc  ne  assegna  per  motive  che 
i  Greci  scrivevano  con  niaggiore  quiete  di  opinione 
di  un  paesc  per  essi  straniero  ,  mentre  i  Romani 
riguardavano  sovente  con  orgoglio  e  con  dispetto 
ima  nazione  suddita  e  spesse  volte  ribelle. 

Comincia  il  secondo  libro  colla  esposizione  delle 
presunzioni  favorevoli  all'antichita  deir  occupazione 
dai  Cartaginesi  fatta  della  Sardegna;  scguono  alcune 
congetture  su  la  fondazione  di  Cagliari  ,  che  debi- 
trice  sembra,  se  non  del  suo  prime  innalzamento , 
almeno  della  sua  ampliazione  ai  Cartaginesi;  si  ram- 
menta r  ambasciata  dei  Sardi  ad  Alc&sandro  il  Ma- 
cedone  ,  e  si  nota  Y  errorc  dello  storico  Gazano  , 
che  postcriorc  a  quella  ambasciata  ercdette  la  pu- 
nica  occupazione  ,  al  quale  proposito  si  mostra  fw- 
sere  assai  piu  remote  le  testimonianze  certe  del 
dominio  dei  Cartagiuesi  nelT  isola.  Ad  essi  di  fatto 
forni    la    Sardegna    soccorso    durante    la    guerra  di 


DEL    CAY.    D.    G.    MANNO.  9 

Sicilia,  contemporanea  a  quella  di  Serse  nella  Grecia, 
e  ne  forni  ancora  nelle  guerre  successive  contra 
Dionisio  tiranno  di  Siracusa.  Appena  seguita  Y  espul- 
sione  dei  re,  nel  primo  trattato  fra  Roma  e  Carta- 
gine,  compresa  fuvvi  la  Sardegna.  II  giogo  pero  dei 
Cartaginesi  grave  riusciva  ai  Sardi ,  benclie  noii 
molto  verisimili  sembrino  le  Icggi  barbare  attribuite  ai 
Punici,  clie  T  agricoltura  inceppare  dovevano;  vinti 
furono  dai  Sardi  i  Cartaginesi  comandati  da  Macheo^ 
ma  rinnovata  la  s;uerra  sotto  il  comando  di  Asdru- 
bale  e  di  Amilcare  Barca ,  sommessi  furono  quegli 
isolani.  Durante  la  prima  guerra  punica,  tentarono 
i  Romani  d'  impadronirsi  della  Sardegna  ,  e  varj 
stratagemnii  contra  i  Sardi  uso  L.  Cornelio  Scipione 
die  in  Roma  trionfo,  inolte  migliaja  di  schiavi  Sardi 
traendo  dietro  al  suo  carro  ;  rinnovossi  tuttavia  la 
guerra  in  queir  isola  sotto  il  consolo  C.  Sulpicio^ 
insorse  nell'  isola  stessa  ima  ribellione  dei  soldati  sti- 
pendiar-j  di  Cartagine,  che  dai  Sardi  furono  cacciati  y 
ma  i  Romani  si  prevalsero  delle  sventure  dei  Car- 
taginesi per  obbligarli  a  cedere  loro  la  Sardegna. 
Alia  dominazione  romana  non  si  assuggettirono  tnt- 
tavia  i  Sardi  se  non  die  con  grandissima  repugnanza, 
e  soltanto  sotto  il  consolo  Tito  Manlio  Torquato 
tutta  la  Sardegna  fu  sottomessa  coll'  aimi  e  ridotta 
alio  stato  di  provincia  romana. 

Questo  avvenne  nel T  anno  5i8  di  Roma,  e  ben 
presto  i  Sardi  si  rubellarono  contra  la  repubblica  , 
con  che  si  da  principio  al  libro  terzo  delT  istoria. 
Compressi  que'  ribelli  da  P.  Cornelio  e  dai  consolo 
Spujio  Carvilio  ,  ancora  si  sollevarono  ,  e  qui  V au- 
tore  introduce  alcune  considerazioni  sopra  limpor- 
tanza  delle  fazioni  guerresclie  ,  che  seguivano  queste 
rivolte.  I  Romani  una  le2;azione  spedirono  in  Car- 
tagine, onde  accagionare  que'  repubbiicani  di  parte- 
cipare  a  quelle  sommosse,  e  in  Sardegna  passarono 
i  consoli  M,  Emilio  Lepido,  M.  Piiblicio  3Ialleolo  c 
M.  Pomponio  Matone ,  F  ultimo  dei  quah  nel  fare 
la  guerra  maniere  singolari  adopero  ,  giacche ,  quasi 


lO  STOr.TA    ni    S\RT)ECN\ 


cacoiaiulo  per  cjiiellc  montagnc,  Ic  sue  sfpiadie  pre- 
rcdere  faeeva  dai  vcltri,  che  nci  bnrroni  sco]irissero 
le  traccc  dei  fiij^gitivi.  Dopo  la  spedizione  del  con- 
solo  C.  Attillo  Regolo ,  r  isola  2;odette  di  qualche 
quietc  ;  ma  ben  presto  scoppio  la  seconda  gucrra 
punica,  dclla  quale  la  causa  principalc  fii  la  Sar- 
degna  pcrdiita,  Mentre  i  Cartaginesi  studiavansi  di 
impadronirsene  di  nuovo- ,  i  Romani  snperstiziosi 
atterriti  erano  dai  prodigj  ,  clic  avvenuti  neir  isola 
dicevansi  ,  dalla  lancia  die  infiammata  asserivasi  in 
mano  ad  un  cavaliero,  dal  lampeggiare  delle  spiag- 
ge,  dalle  targlie  che  grondavano  san^ue,  da  alcuni 
soldati  colpiti  dal  fulmine  ,  e  dall'  orbita  del  sole 
che  annunziavasi  diminuita.  II  propretore  romano 
pero  Aulo  Conielio  Mamulo  trovavasi  in  grandi  stret- 
tezzc,  e  invano  spediva  messao;gi  al  Senato ;  fu  tnt- 
tavia  assistito  dalla  liberalita  delle  citta  della  Sar- 
degna  ,  associate  in  favore  de'  Romani,  Durante  la 
pretura  di  Q.  Mitzio  Scevola^  una  segreta  legazione 
spedita  fu  dai  Sardi  a  Cartagine,  che  grande  timore 
cagiono  al  Senato  romano ;  nnova  guerra  quindi  ap- 
prestossi  per  comprimere  la  sedizione,  e  T.  Maiilio 
Torquato  trionfo  dei  Sardi  comandati  da  Amsicora^ 
come  dei  Cartaginesi  guidati  da  Asdruhale ^  e  cadde 
in  quelle  pugne  Amsicora  stesso  dopo  la  niorte  di 
Josto  suo  figlinolo.  Centurione  nelle  file  romane  era 
allora  Ennio  ,  il  padre  della  latina  poesia  ,  e  lungo 
tempo  si  trattcnne  nella  Sardegna:  la  pretura  trien- 
nale  di  Scaola  fu  prorogata  ,  e  tra  i  prctori  che 
gli  suecedettero  si  distinse  colle  sue  virtu  il  celebre 
M.  Porcio  Catofic ,  che  ncl  partire  dalf  isola  Ennio 
seco  in  Roma  condusse.  Altri  pretori  si  annoverano 
da  Catonc  sino  a  M.  Flnario  Posca^  e  in  quelf  epoca 
cade  la  iiisurrczione  degli  Iliesi,  associati  coi  popoli 
Balari  ,  per  cagione  della  quale  il  pretore  Ebuzio 
ed  i  Sardi  chiedere  dovettero  soccorso  al  Senato 
Romano;  in  quel  frangente  la  Sardegna  fu  di  nuovo 
dichiarata  provincia  consolare,  e  il  consolo  Tiberio 
Sempromo   Gracco  trionfo  dei  rivoltosi ,  gran  numero 


DEL    GAV.    D.    G.    WtANNO.  I  I 

<ii  schiavi  Sardi  coiitlucendo  nel  suo  trioafo ,  dal  che 
venne  secondo  Livio  il  proverbio  lomano :  Sardi  da 
vendere^  come  per  indicare  cosa  di  malagcvolc  spac- 
cio  •,  benche  Plutarco  quel  proverbio  appliclii  non 
agli  schiavi  della  Sardegna ,  ma  ai  Vejenti  della  To- 
scana,  creduti  coi  Toscani  tutti  derivanti  da  Sardi 
citta  della  Lidia;  il  ricordo  tuttavia  di  (juella  guerra 
fa  afEsso  in  Roma  ncl  tem.pio  della  dea  Mututa. 
Livio  rammenta  altri  pretori  dopo  queir  epoca ,  uii 
nuov^o  passaggio  nell'  isola  di  Sempronio  Gracco,  la 
questura  lodevole  del  di  lui  figliuolo  Cajo  e  V  ar- 
rino-a  da  questi  pronunziata  innanzi  al  popolo  ro- 
mano  nel  suo  ritorno  dalla  Sardegna.  Quanto  com- 
mendevole  era  stata  la  condotta  di  quel  magistrato , 
altrettanto  fu  biasimevole  quella  del  pretore  T.  Albu- 
cio^  che  accusato  dai  Sardi  di  concussione,  fa  condan- 
nato  ed  esiliato  da  Roma.  Non  possiarao  a  meno  di  non 
riferire  alcune  parole  dello  storico  in  proposito  di 
queir  esule,  che  ritirato  in  Atene  «  passo  quietamente 
»  i  giorni  della  sua  condanna,  fdosofando,  dice  Cice- 
»  rone^  e  farneticando ,  dich'io,  che  filosofia  vera  non 
cape  neir  animo  de'  malvagi.  «  Tra  le  due  magistra- 
ture  di  Cajo  Gracco  e  di  Alhucio^  akra  sommossa  iu- 
sorse  neir isola,  per  la  quale  compressa  decrctati  lu- 
rono  a  M.  Metello  gli  onori  trionfali ;  chiude  quindi 
Fautore  il  tcrzo  libro  con  alcune  considerazioni  sopra 
i  motivi  di  quelle  frequenti  rivolte  dei  Sardi,  dei  quali 
il  piu  giusto  era  forse  il  cattivo  governo  dei  Romaui. 
Nel  quarto  vcggonsi  le  guerre  civili  scoppiate 
nella  Sardegna  per  la  parte  da  quegli  isolani  pi2;liata 
nelle  discordie  di  Mario  e  di  Silla;  anche  Lepido 
fus^ge  nella  Sardegna;  cade  in  quell' epoca  la  guerra 
piratica  condotta  da  Pompeo,  che  la  Sardegna  libera 
dalle  frequenti  scorrerie  dei  corsari.  Pretore  fa  di 
la  a  poco  M.  Azio  Bcdbo^  avo  materno  di  Augusto, 
del  quale  fu  grandemente  magnilicata  famministra- 
zione  ,  e  Pompeo  passo  in  quelF  isola  per  T  appro v- 
vigiouamento  delfAnnona  di  Roma,  lasciandovi  suo 
legato  Q.  Cicerone^  fratello  di  M.  Tidlio.  Una  causa 


fa  fSTORIV    DI    SVRDECNA 

tntentarono  i  Sardi  contra  il  loro  pretore  Scanro  y 
padre  del  famoso  Marco ,  il  di  cui  palazzo  fu  de- 
scritto  dal  Mazois,  e  ad  esso  non  basto  la  protezioue 
^iPompeo^  pcrche,  sebbene  patrociiiato  validameiite 
da  Cicerone,  fii  soltanto  a  forza  di  brighe  assoluto 
con  2;rande  costernazione  dei  Sardi,  Nella  giuerra 
civile  iiisorta  tra  Cesare  e  Pompco ,  la  Sardegua  ab- 
braccio  il  partito  di  Cesare ,  e  Cicerone  ebbe  a  ti- 
tubare  sii  la  conservazione  deir  isola  ,  perche  gia 
era  stata  da  Cotta  abbandonata  ai  Cagliaritani ,  ai 
quali  tiitti  i  Sardi  aderivano.  Cesare  giunse  a  rap- 
presentare  a.  Pompeo  la  perdita  della  Sardegna  come 
eccitamento  alia  pace,  ma  a  Pompeo  invece  fu  cou- 
sigliato  di  riconquistarla  ,  e  dopo  la  battaglia  far- 
salica  Cesare  chiese  alia  Sardegna  soccorsi  per  la 
guerra  africana,  e  passo  egli  stesso  neir  isola,  ove 
aspramente  puni  i  Solcitani,  die  ftivorevolmente  ac- 
colto  ed  assistito  avevano  un  capitauo  di  Pompeo, 
Si  videro  tuttavia  Tigellio  e  Famea^  sardi,  famiiiari 
di  Cesare  e  poscia  di  Augnsto  ,  e  siccome  il  primo 
di  qnesti  invitato  cantava  con  subita  inspirazione  , 
si  fa  strada  V  autore  a  raostrare  che  il  verseggiare 
cantando  alT  improvviso  ,  anche  oggidi  frequente  si 
ravvisa  iiellc  persone  di  contado  della  Sardegna. 

Non  parleremo  del  carattere  di  Tigellio  ^  ne  della 
festiva  pittura  fattane  da  Orazio  ,  ne  del  corruccio 
di  Cicerone  con  Tigellio  stesso  e  con  Famea ,  ne 
tampoco  dei  rimproveri  da  Cicerone  fiitti  ai  Sardi 
come  intemperanti ,  nel  die  sono  essi  ben  difesi  dal- 
r  autore.  Nel  triumvirato  la  Sardegna  obbedisce  ad 
Ottaviano  ,  ma  due  volte  viene  occupata  da  Meno- 
doro  per  parte  di  5.  Pompco  ,  e  gravi  turbolenze 
eccita  io  Roma  la  perdita  di  queir  isola  ,  laonde  il 
popolo  obbliga  violentemente  Ottaviano  ed  Antonio 
a  concliiudere  la  pace  con  Sesto.  Si  accennano  i 
tradimenti  ripetuti  di  Meiiodoro  ;  ma  Ottaviano  as- 
sume r  imperio  ,  e  la  Sardegna  viene  annoverata 
tra  le  provincie  sommesse  al  Senate.  Moke  scorrerie 
di  ribaldi  hanno  luogo  nell'  isola  ,   e   sotto  il  regno 


D£L    C\V.    D.    G.    MANNO.  l3 

tli  Tiberio  vi  si  manda  in  esilio  una  frotta  di  Giudei. 
Seinbra  clie  in  quell'  epoca  si  portasse  ncir  isola  il 
lame  della  fede  cristiana,  nia  rantore,  come  di  me- 
iiiorabile  avvenimento  ,  si  riserva  di  trattarne  in  altro 
libro.  Per  Tayarizia  mostrata  nel  governo  della  Sar- 
degiia  viene  sotto  T  imperio  di  Ncrone  condannato 
il  pre.&ide  Vipsanio  Lena^  e  in  quell' isola  veggonsi 
pure  confinati  Aniceto  e  C.  Cassio.  Nei  dissidj  tra 
Ottoiie  e  Vitellio  la  Sardegna  abbraccia  il  partite 
del  primo  ;  ma  qui  manca  la  scorta  delle  storie  di 
Tacito^  e  piu  non  si  trovano  se  iion  clie  i  nomi  di 
alcuni  presidi  e  questori  spediti  nelF  isola.  Si  pro- 
pone il  dubbio  ,  se  la  Sardegna  dopo  T  imperio  di 
Adriano  abbia  cominciato  ad  essere  annoverata  tra 
le  provincie  italiane,  il  qual  punto  istorico  si  lascia 
dall'  autore  indeciso  ;  certo  e  che  nuovo  stabilimento 
fu  dato  alle  provincie  da  Costantino^  e  la  Sardegna 
dicliiarata  provincia  presidiale  ,  e  sottoposta  al  pre- 
fetto  pretorio  dell' Italia.  Da  Costantino  viene  intro- 
dotto  in  Sardegna  il  sistema  dei  Vercdarj  o  delle 
poste  ,  e  da  Ciuliano  veggonsi  in  quelT  isola  sop- 
prcsse  le  poste  dei  cavalli ;  Costantino  mostra  con 
una  sua  Icgge  penale  molta  umanita  verso  i  Sardi 
rei  di  delitti  leggieri ,  mentre  con  altre  leggi  vi  fa 
trionfare  il  culto  cristiano,  e  la  Sardegna  e  la  Sicilia 
c  la  Corsica  vengono  dallo  stesso  imperatore  assug- 
gettate  ad  un  solo  razionale.  Costante^  camminando  su 
le  medesime  vestigia,  abolisce  nella  Sardegna  qualun- 
que  gastigo  personalc  per  causa  di  debito;  Valenti- 
nicuio  altre  leggi  propone  relative  alle  miniere  sarde, 
e  vieta  che  si  ascoltino  le  imputazioni  dei  rei  contra 
i  loro  accusatori ;  da  Teodosio  il  grande  vedesi  seve- 
ramente  punito  certo  Natale  preside  della  Sardegna, 
reo  d' immoderate  estorsioni,  dal  che  si  trae  argo- 
mento  a  credere  che  in  quel  t',.  ipo  la  Sardegna  ap- 
partenesse  all' imperio  d'Oriente.  Si  chiude  il  quarto 
libro  col  nome  di  alcuni  altri  presidi  di  quelFisola. 
Nel  quinto  scorgesi  piu  da  vicino  T  crudizione  e 
lo  ^;pirito  iilosolico-critico    dell'  autore.    Invece  della 


14  STOKTA    DI    SAUDEONA. 

inula  rclazioiu'   di  t'atti.uniti  in  serie ,   o  sleg;iti ,    si 
csainitia  ([uaU;  i'osse  il  sistcma'dei  lloinani  ucl  ridnrre 
le  rogioni  coiKjiiistatc  alia  forma  di  provincia  ,  quale 
la  giiirispnidenza  dellc  provincie    medesiine  ;    (jiiali 
fossero    i   niagistrati    proviuciali ;    ia    cjnal    tempo    i 
primarj  goveniatiti  della  Sardegna  cominciassero  ad 
esseie  qualiticati  prcsidi ,    e    in  qual  modo  si .  cele-- 
brasse  V  arrivo  dei  pretori  o   dei  presidi    nelle  pro- 
vincie. Si  espongono  quindi  le  istruzioni    date  loro 
dal  gimx'consulto  Ulpiano;  le  variazioni  occorse  dope 
la  divisioue   delle  provincie    fra   Ottaviano   ed  il  Se- 
nato,  e  si  ricerca  la  cagione  per  cui  da  alcune  pro- 
vincie si  ambisse  in  preferenza  di  essere  sottoposte 
al  comaudo  dei  Cesarl.  Si  parla  dei  questori  e  degli 
altri  uffiziali  provinciali,  delle  prestazioni  delle  pro- 
vincie a  favore  dei  niedesimi ,    delle    variazioni    av- 
venute  nei  titoli  e  nei  doveri  dei  presidi  dopo    Co^ 
staiitino,  delle  maniere  diverse   di  trattamento  delle 
provincie  riguardo  ai  tributi ,  delle  provincie  stipen- 
diarie ;  e  si  mostra    che    nella    Sardegna    esistevano 
alcuni  paesi  soggetti    ad    essere    in    quella    maniera 
trattati.    Nella  massima   parte  pero  la  Sardegna   era 
sotto   il  sistema  delle  provincie  vettigali ,    e  decinie 
ed  altre  prestazioni  di  frumento  facevansi  alia  me- 
tropoli  e  per  uso  dei  presidi.  Ricerca  altresi  V  autore 
cosa  i  Romani  pensassero  della  proprieta  territoriale 
dei  provinciali ,  e  qui  parla  del  dritto  per  lo  pascolo 
dei  bestianii ,  delle  prestazioni  di  bestiame  in  natura, 
della  gabella  per  V  introduzione  ed  estrazione   delle 
derrate,   del  dritto  su  la  veudita  degli    schiavi,    ed 
accenna  clie  T  imperatore    ValentiniaiLO  teneva  i  suoi 
cavalli  nella  Sardegna ,   aflinche    cola    venissero    ad- 
dcstrati.  In  separato  articolo  si  parla  pure  del  canone 
nietallico    die    pagavasi  per    Tescavazione  delle   mi- 
niere,  e  si  soggiunr  jno  notizie  su  le  miniere  d'oro 
e  d'  argento  ,    die    ne  tempi    romani    si    lavoravano 
nella  Sardegna ;  Sollno  di  fatto   fece  menzione  della 
riccliezza  delle  miniere  d' argento  di  queir  isola;  Si- 
doiilo    Apollinurc    V  argento    noto    iVa    i    tributi   che 


DEL    CAV.    D.    C.    MVNNO.  l5 

(lalla  Sardegiia  portavansi ,  e  argomento  tli  quella 
ricchezza  forniano  i  iiomi  dati  ad  alcune  citta  di 
Metalla ,  di  Ferraria ,  quelli  di  Montiferro  dato  ad 
un  distretto  e  di  Ar^entiera  dato  ad  una  niontagna, 
e  qucllo  iiualniente  di  Capo  di  Logudoro  dato  alia 
parte  sctteiitrionale  dell'  isola.  Vietato  era  alle  navi 
il  trasportare  neila  Sardegna  gli  escavatori  dei  me- 
talli,  forse  perche  in  troppo  numero  noii  passassero 
neir  isola  ,  allettati  da  quelle  ricchezze,  e  accordato 
fu  solo  di  poi  il  passaggio  dalla  Spagna  e  dalle  Gallic 
nella  Sardegna  ai  ricoglitori  delForo.  Trattasi  quindi 
del  dritto  per  il  taglio  delle  pietre  ,  per  la  vendita 
privativa  del  sale ,  per  X  esazione  della  ventesima 
nelle  successioni ,  e  si  fa  vedere  clie  questo  con 
tutti  gli  altri  dritti  si  estese  alle  provincie,  allorche  a 
tutti  i  popoli  indistintamente  fu  conceduta  la  romana 
cittadinanza.  Parlasi  di  altri  dritti  varj  e  minuti,  delle 
prestazioni  dovute  dai  provinciali  agli  edili ,  degli 
omaggi  speciali  tributati  ai  presidi,  e  delF  oro  co- 
ronario  che  dagVImperatori  imponevasi  alle  pro- 
vincie nelle  occasioni  di  speciale  allegrezza  per  le 
riportate  vittorie.  Tra  le  gravezze  aveva  pure  un 
luogo  distinto  1'  alloggiamento  degli  eserciti  e  dei 
personaggi  illustri  •,  una  speciale  menzione  si  fa  dei 
pubblicani ,  delle  inique  lore  esazioni  e  degli  ordi- 
namenti  di  alcuni  virtuosi  iniperatori,  diretti  a  sce- 
mare  le  pubbliche  gravezze  delle  provincie.  Nella 
Sardegna  pero  vi  avevano  citta  privilegiate ,  i  mu- 
nicipii  di  Cagliari  e  di  Solci ,  le  colonic  di  Torres 
e  di  Uselli ;  tratta  quindi  V  autore  della  durata  del 
privilegio  ,  e  della  condizione  di  quelle  citta  che 
ne  godevano. 

Con  niolto  avvedimento  viene  pure  esaminata  I'in- 
fluenza  del  dominio  romaao  nelle  cose  pubbliche 
della  Sardesina;  tollcranti  erano  i  E.omani  in  fatto 
di  cLilto  ;  per  quello  che  riguarda  la  popolazioxie , 
si  rimette  V  autore  al  Gemelli  che  scrisse  del  rifio- 
rimento  della  Sardegna,  il  quale  iSo.ooo  abitanti 
suppose    aeir  isola    a'  tempi    di     Tiberlo    Se/npronlo 


l6  STORIA  Dl  SARDEGN.V  DEL  OAV.  D.  G.  MANNO. 

Cracco  ,•  riferisce  qiiindi  i  nomi  delle  citta  sarde , 
iiicnzionati  da  Tolomeo ,  e  divertcndo  per  alcnn  tratto 
su  Tantica  geogralia  ,  egli  istituisce  un  erudito  con- 
iionto  coi  nomi  odierni  dei  luoghi.  Parla  dell''  opu- 
lenza  antica  dei  Sardi  ,  dclla  loio  agricoltura  ,  e  di 
cpiella  specialmente  delle  vigne  ;  del  niiele  amaro  , 
derivaute  forse  dalF  amarezza  di  varie  erbe,  rara- 
inentata  da  SoUno ,  da  Plinio  e  la  Pausania ;  del 
riso  sardonico,  pianta  velenosa,i''la  alcuni  riferita  al 
raiiuncolo  bulboso  o  alio  scellerato  di  Lirineo ;  della 
pastorizia  dei  Sardi ,  della  loro  industria  e  dei  lore 
monumenti  pubblici,  di  alcuni  dei  quali  esistono  le 
relicpiie  o  almeno  le  meniorie;  delle  vie  pubbliche, 
del  commercio  o  del  traflico ,  della  cultura  dello 
spirito  ,  della  quale  (  o  almeno  della  favorevole  ac- 
coglienza  che  in  Sardegna  trovavano  gli  studj  delle 
bnone  lettere  ),  forma  arsiomento  il  lunjro  soEffiorno 
fatto  da  Ennio  in  quelTisola;  finalmente  del  servigio 
militare  e  della  lingua  de' Sardi.  Questo ,  per  quanto 
a  noi  sembra,  e  il  vero  raodo  di  scrivere  T  istoria. 
Al  proposito  della  lingua  osserva  T  autore ,  che  in 
forza  dello  studio  dc'  Romani  di  propagare  coi  ter- 
rore  delle  armi  loro  anche  la  lingua  ,  la  Sardegna 
anch'essa  abbandono  quel  tramestio  di  yocaboli  pu- 
nici  e  greci,  che  ne'  tempi  precedenti  comporre  do- 
veva  il  dialetto  nazionale,  e  pote  in  breve  parlare 
la  lingua  deir  amico  Ennio  e  del  nemico  Cicerone; 
quindi  e  che  a  malgrado  del  sopraggiunto  barbarismo 
e  della  strana  mescolanza  di  vocaboli  introdotti  dai 
diversi  governi  ,  il  linguaggio  dei  Sardi  e  uno  di 
quei  poclii  che  con  minore  travisamento  ricorda  la 
lingua  madre  del  Lazio. 

Col  libro  quinto  termina^il  primo  volume,  e  noi, 
mentre  otFriamo  alP  autore  un  giusto  tribute  di  lode, 
non  possiamo  che  desiderare  di  vedere  sollecita- 
mente  continuata  la  pubblicazione  di  quest'  opera  , 
giacche  con  questo  primo  volume  non  ci  vediamo  con-. 
<lotti  se  non  die  alia  decadenza  del  Romano  iiuperio. 


17 


Sulla  Mltologia.  Ser/none  del  Cav.  Vlnceiizo  MoxTi.  — r 
M'daiio^  1825,  dalla  Socletd  dpografica  del  da's sicl 
italiaiil. 

Opesse  volte  pensammo  qiianto  sarebbe  njlnore.ii 
numero  delle  unu.ae  calamita,  se  Dio  S[ieo;nesse  Tin- 
gegno  a  chi  il  co^  re  si  fa  perverso.  E  la  storia  e 
sveiituratameute  si  ricca  delle  tlannose  opere  di  co^ 
loro  ai  quali  abbondaroii  del  pari  le  doti  delT  inge- 
gno  e  la  corruzione  del  cuoie,  che  appena  potrebbe 
trovarsi  chi  uoii  si  imisse  coti  noi  nella  brarua  di 
veder  pieno  quel  voto,  Alciini  poi  sanno  teiiersi 
r  aninio  immune  dal  vizio,  non  sanuo  chiadei-  la 
mente  airerrore:  ed  a  costoro  sarebbe  desidoiabde 
che  venisse  tolta  oi^ni  occasione  di  nnocere  colT  in- 
fluenza delle  loro  false  opinicmi.  Le  quali  potino 
essere  per  dir  vero  piu  o  meno  importanti ,  piii 
o  meno  congiunte  colla  prosperita  delle  nazioai , 
ma  non  ponno  mai  essere  inditferenti  ,  no:i  mai 
del  tutto  rimote  da  ogni  pericoloso  elfetto.  Laonde 
il  perverso  che  nella  sua  malvagita  coltiva  e  pro^ 
paga  r  errore  ,  paragonasi  meritamente  alia  belva 
feroce  che  non  depone,  se  non  niorendo,  il  desi- 
derio  delle  stragi  e  del  sangue.  E  quauti  di  baona 
fede  e  forse  con  ottiraa  intenzione  erriamo,  siam 
simili  ad  Orlando  che  ,  perdiito  il  senno  ,  trascina 
dietro  alia  corda  la  mai  capitata  cavalla ,  e  creden- 
dosi  risparmiarle  fatica,  la  fa  miseramente  perire. 
Contro  ai  primi  pertanto  e  da  porre  animosauiente 
in  resta  la  lancia;  e  non  solo  ditendersi,  ma  assaluli 
e  sterminarli  se  ci  vien  fatto  dal  mondo  :  agli  altri 
e  da  portare  compassione ,  e  appressar  loro  al  uaso 
r  ampolla  da  cui  possano  di  bel  nuovo  riavere  il 
senno  perdnto.  Perocche  se  talvolta  T  intendimeixta 
di  chi  erra  e  degno  di  essere  compatito  piu  presto 
che  biasimato  ,  non  vuolsi  pero  Lisciarue  scnza 
iimedio  T  ell'etto  che  ci  puo  nuoccro;  cd  e  ulliciix 
'  BibL   /lid.  T.  XL.  -2 


l8  SULLA    MIloLOCIA. 

(V  uomo  assennato  perdoiunc  airerrante,  ma  non^r 
(I'muMio  sottrarsi  ai  daiini  clie  posson  proccdere  dal- 
r  iiiore.  E  veranicnte  nessuna  virtu,  iiessim  vizio 
si  puo  (iir  solitario  siilla  terra;  quaiulo  tutti,  (jiial 
j)iu  »|ual  iiicno,  siam  destinati  a  trascinare  con  not 
t|uesta  umaiia  lami|;lia,  noii  sempre  dissitnile  alTiu- 
t'eiice  rozza  di  Orlando;  e  forse  qiianto  piu  e  buona 
r  intcnzione  e  poco  T  avvedimcnto,  tanto  piu  siamo 
iatalinente  soUeciti  di  propagare  gli  crrori  dai  quali 
ci   lasciamuio  occupare. 

Noi  ci  c;uardereino  per  certo  dalT  applicare  iu- 
distiiitauuMite  (pianto  fuiora  diccnuno  alia  cjuistione 
di  cui  dohbiamo  parlare  ,  ne  alle  persone  die  vi 
(  oiubaltcrouo  o  vi  conibattono  tuttavia:  pure,  chi 
beu  considera,  nou  pip;liamnio  le  inosse  da  troppo 
lo:itani  oonlini;  clie  sotto  una  sola  bandiera  si  ar- 
rtiolarono  per  avventura  soldati  varj  di  forze ,  di 
luore  e  d' intendimento.  Cost  parimente  nou  ci  cre- 
dianio  sortiti  alT  ulicio  di  tornare  il  senno  ad  Oi- 
l.indo;  ma  speriamo  solo  mostrarci  in  questo  diversi 
da  uioltiakri,  chc  non  condanneremo  siccome  as- 
solutameute  cattivo  uu  ^enere,  perche  siaci  avviso 
di  dare  idV  altro   la   pret'erenza. 

Se  non  clie  talnno  potrcbhe  forse  domandarci  : 
A  (pial  pro  risvegliare  (picsta  tjuasi  addormentaca 
contesa  ?  Perche  allargare  il  discorso  su  tutta  la 
(jiiistione  del  RomanticisniQ ,  quando  il  Seinione  del 
rav.  Monti  parla  sohanto  di  una  parte  di  essa,  cioe 
della  mitolo<i;ia  ?  £  noi  risponderemo,  clie  a  questo 
nostro  discorso  fumnio  recaii  non  solo  dal  Sermone 
del  cav.  IMonti ,  nic\  eziandio  dalle  parole  di  ini 
critico  assai  reputdto  inserite  nelT  Antologia  di  Fi- 
renze  quasi  contemporaneapiente  al  pubblicarsi  del 
Sermoue  niedcsiino.  Oltreche  v'  ha  senza  dubbio 
una  qualclie  utilita  nel  raccoa,liere  di  temjio  in  tem- 
po le  opinioni  e  le  sperienze  clie  si  vengono 
succedendo  intorno  a  quelle  controversie  che  pos- 
80U0  euiinenteuiente  inlluire  sulla  letteratura  nazio- 
U.ile.  iSoi    dirciug    dcllo   opiiiioui  di  (jacl   critico   e 


SEnMONE   DEL    CAV.    T.    MONri.  1 9 

<1e2;r  illiistri  da  lui  difesi  *:uello  c!\e  ne  suo-ffRrlsco 
il  nostro  scai'so  ingegno  ,  senza  nomiiiare  chic- 
cliessia ,  senza  mlnuire  la  stima  clic  a  tatti  pro- 
fessiamo,  senza  volonta  di  olTendere.  .Siamo  poi 
aaclie  in  tale  niezzaniia  di  o})inioai  ,  die  per  so- 
stenerle  non  ci  e  mestieri  oliendere  V  amor  pro- 
prio  di  chi  pensa  altrlmcnti.  Che  se  a  nialgrado 
di  cio  le  nostre  parole  suoneranno  acerbe  a  taliino, 
speriamo  se  ne  debba  recar  la  cagioue  piu  presto 
a  fjnella  specie  di  fato  clie  a  tatt'  i  critici  pone 
in  bocca  qiialche  parola  giudicata  poi  grave  e  su- 
pcrba ,  die  al  niodo  della  nostra  censura  ,  od  a 
nostra  particobire  inclinazione  di  canibiare  in  ni- 
micizie  ed  in  guerre  le  letterarie  diffcrenze.  E  ve- 
ramente  fu  a  buon  dritto  lodata  rinlianiia  ossewata 
da  un  celebre  roniantico  si  neir  esporre  le  proprie 
dottrine,  e  si  nel  difenderle  nelle  sue  produzioni; 
ma  nondimeno  in  (piegli  scritti  l\i  assalito  il  sistema 
contrario,  non  solo  (per  nostro  giudizio)  contro  il 
vero  ,  ma  ben  anclie  senza  necessita  ',  e  il  vaiente 
giornalista  die  lodo  sonimaniente  quella  modera- 
zione  di  parole  troppo  rara  a  trovarsi  in  Italia , 
non  credette  per  avveatura  di  cadere  nel  contrario 
tlifetto,  dccasando  iVi  pov ere  creature  coloro  die  non 
hanno  ammirati  alcuni  articoix  sulle  unita  inseriti , 
gia  tempo,  nel  Conciliatore.  Tanto  e  dificile  im- 
mischiarsi  in  una  controversia  senza  eccedere  i 
giusti  confini  e  dispiacere  a  #{ualcnno  ;  ne  forse  lo 
solFre  la  iiatura  niedesima  delle  cose  :  perclie  il 
vero  non  puo  essere  amato  senza  tjualdie  favilla 
di  entusiasmo ;  ne  in  fatto  di  lettere  e  presumi- 
bile  die  alcuno  pigli  contesa  se  non  per  1'  amore 
del  vero,  o  di  quello  almeno  die  vero  gli  senibra. 
Due  sono  i  punti  principali  conibattuti  da  coloro 
die  si  misero  in  questa  contesa  del  Ronianticismo : 
le  unita  epiche  e  drauimatiche ,  e  V  uso  della  nii- 
tologia.  Quest'  ultimo  viene  comunemente  riputato 
siccome  il  meno  importante  ;  eppure  egli  e  forse 
quello    in    cui  giacc  la  piu  grave    diincolta    per  la 


30  SULLA    MJTOLOCIA. 

rifoima  clie  si  vorrcbbc  operarc.  Pcrocche  in  time 
le  nuitazioni  (|iu-lla  parte  e  graiulissima  ed  occupa 
il  priino  liiogo,  cli'  e  piu  nialagevole  a  nuitarsi;  e 
la  stokia  ci  inostra,  conic  noii  maiico  quasi  a  nes- 
suiia  eta  ijiialche  iiic;egui)  possente  a  tiovar  iiuove 
forme  di  oomponiiiieuci  clic  ci  dilcttiiio ,  ma  iioii 
sappiaino  se  verra  mai  clii  valga  a  creare  tauti 
clemenii,  tanta  ricchezza  poetica  (juanta  se  ne  puo 
trarre  dalla  mitologia.  Pure  iiou  vogliam  dire  im- 
possibile  cosa  alcana  alT  umano  intelletto;  ma  solo 
diciamo  clie  mal  ci  contentano  le  ragioni  per  le 
([uali  si  e  gridato  e  si  grida  contro  la  mitologia, 
e  negUiamo  die,  dove  questa  si  levi ,  alcuno  ci 
abbia  aperto  litiora  un  buon  foiite  di  linguaggio  j)oe- 
tico,  Gia  da  gran  temjx)  si  e  detto  die  la  mito- 
logia ,  priva  com'  c  di  credenti  ,  ha  perduta  la 
in.icglor  parte  del  sue  interesse  ;  e  die  siccome 
i  Greci  e  i  Latini  fondavano  i  loro  componimenti 
poetici  sulle  loio  politidie  e  religiose  credenze  , 
COS!  dovremmo  noi  trarre  dal  cristianesimo  gli  de- 
menti di  una  nuova  poetica  da  sostituire  alT  an- 
tica.  Ma  fa  dortiandato  se  questa  senten/a  venne 
mai  applicata  alia  pratica  con  quella  felicita  di 
successo  die  ne  sperava  clii  la  pose  in  campo.  Se 
una  religionc  qual  e  la  nostra  ,  potra  mai  essere 
fondaniento  alia  poesia,  la  quale  (secondo  die  suona 
il  vocabolo)  non  e  altro  clie  una  perpetua  inven- 
zione.  Noi  ci  ricordianio  di  un' ode  di  Schiller  (  CZ4 
Del  della  Grecia)  die  risponde  negativamente;  ma 
non  vedemmo  linora  nessun  graiide  componimento 
romantico  ,  die  senza  il  soccorso  de lla  mitologia 
avesse  in  se  la  maraviglia  e  il  diletto  delle  antidie 
epopee.  RIa  alcuui  vanno  dicendo  die  il  inondo  \\:x 
mesticri  di  tilosoli ,  non  gia  di  poeti ;  e  quasi  pro- 
fetando  asseriscono  die  dope  il  volgere  di  un  qual- 
clie  secolo  ,  non  saru  piii  poesia  fra  le  nazioni 
jucivilite.  La  qual  senteuza  direnimo  die  fosse  una 
splendida  coperta  sotto  la  quale  si  sforzano  di  na- 
8CQndcie  la  loro  iiisu(iicicnzi\  a  ricostruire  V  edificiv 


SERMONE    DEL    0  \Y.     V.    ISIONTI.  2  1 

ctie  tentano  nilnare ,  se  non  ci  jmresse  ingiiisti- 
zia  rimproverare  a  tutti  quello  clie  forse  e  da 
impiUare  a  pochissimi.  Noi  vorremino  dire  in- 
vece,  clie  (|uando  fosse  pur  necessario  dar  ban  do 
alia  poesia  di  Omero  e  di  VirglHo,  apparterrebbe  al 
filosofo  iiidagare  nell'  ordine  presente  delle  cose  una 
nuova  ragione  poetica,  affiiiclie  non  fosse  speuto  fra 
gli  uomini  questo  fonte  riccliissinio  di  diletcn  nou 
m.eno  clie  di  utilita.  Che  lo  studio  della  filosofia 
era  grande  e  fiorente  in  Grecia  ed  in  Roma ,  nel 
tempo  stesso  che  i  Poeti  vi  erano  sonr.namente 
onorati.  E  FAligliieri,  piano  di  severissima  filosofia , 
compose  in  versi  ([uel  libro  clie  piu  voleva  si  dif- 
fondesse  tra  il  popolo;  e  Socrate  quando  voile  lar 
prova  di  se  medesimo  nella  poesia  volto  in  versi 
le  favole  scritte  in  semplice  prosa  da  Esopo;  tanto 
e  vero  dalF  una  parte  clie  la  poesia  e  in  ogni 
tempo  utilissima  a  propagare  il  vero  fra  il  popolo; 
e  dair  altra ,  clie  alia  poesia  non  si  apparciene 
cantar  nudaniente  il  vero  segnitando  quella  via 
cli'  e  propria  del  filosofo  ,  ma  si  adombrarlo  quasi 
sotto  ingegnose  invenzioni.  Iraperocclie  Plutarco 
dice  clie  Socrate  non  per  alcra  cagione  ,  volendo 
poetare,  mise  in  versi  le  Favole  esopiane ,  se  nou 
perclie  nial  sentivasi  acconcio  a  trovar  di  suo  in— 
gegno  poetiche  fantasie,  ed  era  persuaso  che  dove 
non  e  finzione  quivi  non  e  poesia.  E  veramente 
( seguita  il  filosofo  di  Cheronea)  ben  vediamo  tal- 
volta  alcune  feste  celebrarsi  senza  musica  e  senza 
danza,  ma  non  conosciamo  poesia  senza  finzione: 
e  i  versi  di  Empedocle  e  di  Parmenide  sulla  tisica, 
e  i  precetti  di  Nicandro  intorno  alia  inedicina  ,  e 
le  sentenze  di  Teo2;nide  non  sono  clie  semplici 
discorsi  i  quali  per  evitare  il  pedestre  caniniinar 
della  prosa  ,  tolsero  in  prestito  dalla  poesia  la 
niisura  dei  versi  e  P  abbondanza  dello  stile  ,  qu:isi 
carro  su  cui  conipiere  il  loro  viagsfio.  E  con  queste 
opinion!  di  Socrate  e  di  Plutarco  si  accordano  le 
parole  del  cavalier  Monti  ove  dice:  //  mido-Arido 


2  2  SL'LI.A    MIIOLOOIA. 

icro  die  tic'  vati  c  tomba.  E|)pure  da  queste  parole 
alciini  die  tanto  valgciio  in  letteratura  e  poesia , 
({uaiito  iin  letierato  o  un  poeta  vale  ordinariameute 
in  fatto  di  mcdicina  ,  tiassero  ar^oniento  di  riso, 
dicendo  esser  qiicsta  una  ronfossione  die  la  poesia 
dc-i  rlassici  c  una  riancia  spregevole  e  vana.  Ma  an- 
che  di  costoro  basti  averne  fatto  qnesto  brcvissinio 
cenno ;  gente  die  con  nffettata  gravita  vonebbe 
distinggere  la  poefeia  perche  veste  il  vero  di  al- 
legoric ,  e  il  jiiu  delle  volte  poi  poeteggia  qualora 
pill  credc  filosof'are.  Noi  vorremnio  nomarli  ed  ascri- 
verli  al  numeio  (\A\e  povere  creature^  se  non  cre- 
dessiuio  die  aiiclie  il  vituperio  debbesi  riservare 
alle  occasioni   di  qualdio   utilita. 

Pill  assennati  sono  coloro  i  quali  domandano  se 
le  favole  tramandateci  dagli  ancidii  siano  ancor 
tanto  conosrinte  dal  popolo ,  die  il  poeta  possa 
ragionevolmente  sperare  di  essere  inteso.  E  noi 
conlesseremo  die  qualche  volta  accade  e  deve  di  ne- 
cessiia  accadfie  il  contrario  ;  di  qualita  die  alcune 
albisioui  mitnlogiclie  die  s' incontrano  nel  Savioli  ,• 
nel  Labindo  e  in  alcuni  altri  posson  parere  un 
ger^o  o  iin  lin2:ua<i2;io  di  convenzione  alia  molti- 
tudine  non  erudita  nelle  antidie  credenze.  Ma  per 
rispetto  ?\\:\  popolaritd  e  forza  confessare  die  la  sto- 
ria  non  la  vince  2;ran  fatto  sulla  mitologia  :  e  forse 
tanto  saremo  intpsi  parlando  degli  amnri  di  Venere 
con  Ancliise ,  come  se  parleremo  di  qiielli  di  qnalche 
principessa  de'  mezzi  tempi  con  un  cortigiano  fortu- 
nato  e  indiscreto.  Se  non  die  ,  diranno  i  Roman- 
tici.  e  utile  invitare  la  nioUitudiiie  alio  studio  della 
storia ,  dannoso  o  non  giovevole  almeno ,  F  ecci- 
tarla  a  ronsumare  il  tempo  e  T  inge2;no  nello  stu- 
dio della  mitologia;  e  noi  confesseremo  cue  F  utilita 
e  troppo  piii  grande  dall'una  parte  die  dalTaltra, 
ma  direnio  eziandio  (  e  fu  gia  detfo  per  altri )  che 
non  si  debbe  confondere  1"  uficio  della  poesia  con 
qnello  della  storia.  Oltre  che  giova  ritoccare  X  ar- 
grmiento  di    prima  ,    die    non  si  debbe    distruggcre 


sERMONE  nt^r.   caV.  v.  MONTI.  23 

iiiiinnzi  di  avei*  pensato  a  riedifirarp.  La  mitolop;ia 
ilirittainente  nsata  puo  essere  senza  diihhio  ancht; 
oge,idi  im  campo  dove  mietere  infinite  hellezze 
poetiche  ,  e  il  Sermone  del  cav.  Monti  n'  e  testi- 
nionio  manifestissimo.  Vorremnio  ora  che  cl  di(;esse 
rpialcuno  dohde  mai  si  possono  trarre  tante  Ijelle 
allejTorie,  tante  splcndide  vesti,  sotto  le  cpiali  rap- 
presentare  pneticanii  nte  i  concetti  ,  ([uaiite  ce  ne 
somministra  la  mitologia  dei  Greri  ?  E  senza  questi 
ornamenti  quale  sara  la  dilFerenza  tra  la  poesia  e 
la  prosa  ?  Conosciimo  noii  poche  poesie  romaiitirJie 
piene  di  forti  pensieri ,  calde  di  am'T  di  patria  , 
di  amor  di  gloria;  ma  siaci  lecito  il  dirlo  ,  qilelle 
poesie  molte  volte  non  sono  clie  ma2;iiiticlie  prose 
ordinate  secondo  le  lejigi  del  verso.  Chi  togliesse 
loro  il  nnmero  delle  sillabe ,  chi  le  ridac(S5e  in 
orazione  prosaica  ,  vedrcli'te  che  Teffetto  di  quei 
cornponimenti  e  il  medesimo  ,  tranne  forse  il  di- 
letto  che  viene  dal  snono  del  verso,  di  cni  per 
altro  i  romantici  si  pigliano  pochissima  cura.  Noi. 
ci  asterreaio  per  certo  dal  dire  clie  questa  ma- 
tiiera  di  cornponimenti  si  dehba  abolire,  ma  cre- 
diamo  che  con  mnlto  minor  ragione  si  levino  i 
Romantici  a  proscrivere  1' nso  della  mitolngia,  men- 
tre  non  haniio  sostituita  cosa  alcnna  che  valga  a 
stabilire  un'  essenziale  diversiia  fra  la  poesia  e  la 
prosa.  E  senza  dubbio  i  Greci  stiraarono  che  la 
poesia  non  dovesse  mai  prt  sentare  im  concetto  in 
quel  modo  che  sarebbe  convenuto  alia  prosa;  cioi  clie 
si  puo  vedere  incominciando  dalle  sublimissime  odi 
di  Pindaro,  e  discendendo  fino  a  quell'  estremo  d) 
semplicita  che  si  ravvisa  nelle  canzoni  di  Anacrcon- 
te.  Non  dispregiamo  pertanto  il  desiderio  dei  Ro- 
mantici che  si  trovasse  una  nuova  poetica  tondata 
8ul1e  credenze  e  sulle  opinion!  dei  nostri  tempi  ; 
ma  diciamo  ancor  francamente  che  fiaora  hanno 
eglino  fatto  pochissimo  per  questo  imovo  edifizio. 
Lodiatno  chi  dice  clie  si  coaviene  parlare  al  pop->ln* 
di   cose  utjii  e  yerc,   purcho  non  ci  sforzino  a  dire 


24  SrLI.  \    MITOI-OCIA. 

che  le  poesie  romnnticlie    soiio    esscnzialmetite  piu 
utili  e  pill  vere  tlelle  altre  mile    quali  c  iisata    la 
initoloij;ia.    Gia    soiio    patTCchi    secoli    die    wessuno 
])iu  aspeua  di  veder  soro^ere   alciino  di  que'  [)riini- 
tivi  j)oeti ,    chc    raccolseio    un    tempo    le  mizioui  e 
loro  deltarono  leggi:   i  filosofi  haiino  oia  occupato 
c|ui.l    seg^io ,    e    la    poesia    coutciitasi    di    dilettare 
coil  qualche  utilita.  I  poeti    adiinque   nou  debbono 
inai    dimenticare    die    la    supreiua    loro  legge  e  il 
dileito  ;    ne    alciuio    piio    avvisarsi  di  aver    trovato 
iin  genera  di  poesia  die    valga  quanto  la  classica  , 
se  non    crede  aver    trovato    una    ricdiezza    poetica 
pari  a  qiiella  die  viene    dalla   niitologia.   Ma  il  di- 
leito   poctico    nasce    principalniente  da    quell'  arti- 
lizio  col  quale  si  da  aninia  e  vita    alle    cose  inani- 
mate e   non  esistenti ;  e  in    questa    parte,    come  si 
porra  vincere   la  mi(olo2;ia   dei  Greci    die    di    Numi 
e   di  Genii  popolo  V  universo  ?    Ben  e  il  vero  die 
nessuno  piu  crede  in  quelle  buglarde  divioita  ;   ma 
Teffetto  Ibndasi  forse  tutto  suUa  credenza?   Cicerone 
die  rideva    (juando  s'  incontrava   cogli  Auguri    suoi 
colleghi ,   e  Socrate  accusato  qual   manifesto  dispre- 
giatore   di  que'  falsi  Iddii  die  il  mondo  allora   ono- 
lava ,   credian^o  uoi  die  non  leggessero  con  diletto 
le  produzioni  dei  graiidi  poeti?  -  ]\Ia  il  popolo   non 
e  versato  in  quell'    antica    rdigione  ,     e    quindi   ne 
intende  ,   ne  gusta  le  bellezze  su  quella  fondate.  - 
Neghiamo  che  cio  sia  vero    qnalora    non  parlisi  di 
queir  ultima    classe    del    popolo  ,    die  non  intende 
per  certo  neppure  le  poesie  dei  romantici,   nessuno 
dei  quali  piio  aspirare  al  vanto  di   facile  e  cliiaro. 
Bensi  diremo  die  quanto    meno  si    fa    popolare    la 
cognizioiie  ddla  niitologia  ,    tanto  piu  e    necessario 
ciie   clii  ne  iisa   sia    discreto  ed    accorto  :    e    finclie 
non  surga    (picsto    aspettato    die    fondi  una    nuova 
poetica,    piu    ragionevole  di  alcune    comiiarse  non 
sono    molti    anni ,    dovrenmio    piuttosto    raccoman- 
dare  al  popolo  lo  studio  della  niitologia,  die   proi- 
bire  ai  poeti    di    usarne.    E    forse  nessuna    nazione 


SERMONE    DEL    CAV.    V.    MONTI.  2  5 

potrebbe  pone  ne  piu  gloria  ,  ne  piu  speranza  in 
questo  studio  ,  cU  noi  Italiani  ,  ai  quali  un  grande 
lilosofo  aperse  la  via  ad  una  nuova  interpretazione 
delle  fiu'ole  greclie.  Al  Vico  e  debito  quest' onore; 
e  chiunque  abbia  letto  in  liii  alcun  poco  ,  non 
vorra  certaniente  negare  clie  anche  senza  la  fede 
che  gli  antichi  avevano  in  Giove ,  in  Giunone  e 
in  tutta  la  numerosa  famiglia  degli  altri  Iddii ,  pon- 
no  essere  ancora  ntilissinii  alia  poesia  ,  siccome 
simboli  sotto  i  quali  rappresentare  i  concetti  piu 
acconci   ai  bisogni  delle  presenti  generazioni. 

Pero  o  noi  in  questa  parte  abbiamo  perduto 
ogni  lame  di  raziocinio,  o  a  gran  partito  s'inganna 
clii  disse  clie  la  mitologia  non  puo  oggi  servire  al- 
1'  esprcssione  del  vero  se  non  si  studia  a  piu  alte 
fonti  che  alle  greche  (i).  Concedasi  pure  clie  i  Greci 
r  abliiano  alterata  (come  si  asserisce )  in  piu  parti 
ricevendola  da  popoli  meno  inciviliti  o  meno  atti  al 
bello  :  ma  non  per  questo  si  toglie,  die  quella  mitolo- 
gia la  quale  fu  a  noi  tra.mandata  da  Omero ,  da  Esiodo 
e  dagli  altri  loro  compagni,  coraprenda  un  sistema  di 
simbob  od  alle2;orie  abbastanza  conosciuto  ,  per  ser- 
vire utilmente  alF  adornamento  del  vero.  A  noi  par^ 
impossibile ,  come  eW  scrisse  quest'  obbiezione  non 
abbia  veduto  ,  che  con  questo  suo  argoraento  sicon- 
dannano  del  pari  e  wU  Arcadi  del  secolo  XVIII  e 
quanti  ebbero  vanto  di  poesia  in  Grecia  ed  in  Roma. 
Kon  trattasi  gia  di  esaminare  il  sistema  mitologico 
nella  sua  ori2;inaria  essenza,  ma  soltanto  come  fonte 
di  poesia ;  trattasi  di  stabilire  se  le  favole  tramanda- 
teci  da  Omero  e  da  Esiodo  possono  giovare  anche  og- 
gidi  alia  poesia  nel  suo  ullcio  di  propagare  il  vero 
dilettando.  Che  importa  a  noi  di  sapere  se  queste 
favole  furono  piu  belle  e  piu  evidenti  presso  gl  In- 
diani  o  presso  i  Greci?  se  la  catena  d'oro  (^simbolo 


(i)  Toccliiaaio  qui  alcune  cose  pubblicate  dal  sig.  M.  nell  Asi- 
tologia  di  Firenze  n.°  58  ,  pervenutaci  mtatre  stavaiu  correg» 
gendi)  le   stauipe  di    questo    articolo. 


iO  SUI.L\    MITOLOOIA. 

della  potenza  di  Giovc )  presso  Omero  e  nieno  styii- 
j)licc  ad  im  tempo  e  incno  sublime  della  rollana 
di  peile  clie  trovasi  acceniiata  in  nii  j)oema  iiidiaiio? 
Se  v'  lia  paite  inutile  ncgli  stuclj  ella  c  appuuto  per 
liostro  avviso  questa  erudizione.  Una  simile  ricerca 
poteva  tornar  utile  ai  tempi  uei  quali  la  mitologia 
usavasi  come  credenza ,  non  era  clie  appcna  ce  ue 
serviamo  siccome  allegoria  e  velo  simbolico.  Ptio  darsi 
benissuno  one  i  Greci  non  abbiano  aviito  il  miglior 
sistema  di  mitologia  che  si  conosca,  ma  (piesta  nou 
e  la  quistione  che  debbe  trattarsi.  La  mitologia  dei 
Greci  produsse  ella  una  splendida  poesia  ?  Nessnno 
ardirebbe  negarlo.  Segnitando  questa  mitologia,  non 
come  credenza  ,  ma  come  velo  simbolico  ed  alle- 
gorico ,  possono  le  present!  nazioni  ottenere  ancora 
una  splendida  poesia  ?  Ecco  quello  clie  i  romantici 
negano  a  malgrado  di  tanti  esempli  contrarj.  A  pro- 
gredire  con  queste  domande  dovrebbe  dirsi :  E  egli 
convcniente  e  possibile  clic  si  trovi  una  nuova  poe- 
tica  non  fondata  suUa  mitologia?  -  Si  certo.  I  ro- 
mantici r  hanno  fmora  trovata  questa  poetica  che 
diletti  al  pari  deir  altra  -  Noi  non  crediamo  che 
alcuno  si  adonti,  se  a  cio  ^'ispondiamo  negativamente. 
Ma  la  societa  ,  dicesi ,  progredisce  o  si  muta  ,  e 
si  vorrcbbe  che  la  letteratura  destinata  ad  espri- 
merne  le  idee  e  i  bisogni ,  fosse  immobile  od  im- 
mutabile  ?  —  Questo  e  To  spccioso  are;omcnto  che 
piu  di  ogni  altro  ha  guadagnati  proseliti  al  roman- 
ticismo  :  e  veramente  nessuna  ciira  e  spesa  piu  de- 
gnamcnte  di  qtieila  clie  si  adopcra  per  giovare  V  uma- 
luta  neir  acquisto  del  suo  possibile  perfezionamento. 
Ma  quclla  parte  di  idee  e  di  bisogni  che  ai  nostri 
tempi  si  raccomandano  alia  poesia  ,  ricusaho  dun- 
que  assolutamente  ogni  ornamento  che  le  potesse 
venire  dalle  favole  greche  ?  O  direm  meglio ,  avvi  al- 
cuno che  trovasse  linoca  un  fonte  di  poesia  piu  im- 
maginosa  e  piu  bella?  Si  noti  che  noi  non  ricusiamo 
la  poesia  romantipa  dove  somigli  ad  alcuni  modelli 
ai  quali  corre    senza    dubbio    il    pensiero    de'  nostril 


SERMONE    DEL    CXV.    V.    MONTI.  2f 

lettori  -,  ma  solo  vogliamo  dimostrare ,  come  sona 
errati  coloro  che  credono  incompatibilc  ogni  uso  di 
mitologia  coUa  condizionc  dei  tempi  nei  quali  vi- 
viamo.  !1  critico,  a  cui  soiio  ora  principalmente  ri- 
volte  le  nostre  parole, /a  capi  di  un  era  novella  nella 
poetica  italiana  il  Foscolo  e  il  buon  Pindemonte ,  e 
si  duole  die  non  si  faccia  buon  viso  alia  poesja  de- 
scrittiva,  della  quale  avrebbe  forse  voluto  si  fosse 
valso  il  cav.  Monti  pel  suo  carme  nuzjale.  Ma  not 
confessiamo  innanzi  tutto  di  non  ravvisare  in  che 
parte  si  somiglino  il  Foscolo  ed  il  Pindemonte;  poi 
diciamo  che  la  poesia  descrittiva  non  puo  mai  essere 
se  non  se  una  prosa  composta  secondo  la  misura 
del  verso.  E  una  prosa  sarebbe  pure  il  componi- 
mento  che  quel  critico  suggerisce  al  cav.  Monti  in- 
vece  del  suo  Sermone. 

Abbiamo  udito  piu  volte  ripetere  che  i  migliori 
nostri  poeti  (Dante,  TAriosto,  il  Tasso)  furono  tutti 
romantici;  e  venne  francamente  asserito  che  il  cav. 
I\Jonti  nelle  sue  mi2:liori  produzioni  seguito  le  leggi 
di  questa  scuola.  Ma  poich.e  in  tutti  costoro  e  con- 
tinuo  r  uso  della  mitologia  ,  non  saia  questa  una 
contraddizione  de' nuovi  maestri,  o  piuttosto  una 
prova  che  v' ha  ancora  un  modn  di  usar  della  fa- 
vnla  ,  a  rui  non  ripugnano  ne  la  tilosofia  ,  ne  i 
bisogni  dei  tempi  nostri  ?  Ma  finalmente  il  cav. 
Monti  ha  manifestata  la  sua  opinione  intorno  a 
qucsto  ar^omenta,  e  in  alcuni  versi  che  tutti  dicon 
bellissimi ,  ha  solennemcnte  dichiarato  che  la  poesia 
non  fa  suo  sog^^etto  il  niido  vero  (uficio  del  filosofo), 
ma  il  vero  rappresentato  sotto  belle  immagini  ed 
allegorie;  che  la  greca  mitologia  e  in  questa  parte 
un  fonte  di  vena  si  ricca,  che  non  e  ragionevole 
lo  sperare  di  piu;  e  che  quanto  fmora  i  liomantici 
hanno  snstituito  alia  mitologia  non  e  degno  dj 
starle  a  fronte  : 

Tempo  gia  fa  che  ,  dilettando ,  i  prischi 

Dell'  Apollinco  culto  archiniandriti 

Di  qiianti  la  tiatiira  in  cieh  e  in  terra 


28  St'T.r.V    MITOT.OCTA. 

E  nelP  aria  c.  nel  mar  produce  effetti , 

Ttinti  Nitini  crearo  :  onde  per  tutta 

La  celeste  materia  e  la   terrestre 

Una  spirio ,  una  mcnte ,  una  dh-lna 

Tiamma  scorrea  ,  cite  I'  alma  era  del  mondo. 

Tulio  avea  viM  oUor ,  tutto  animava 

La  hell'  arte  de'  vati.  Entro  la  biiccia 

Di  quella  pianta  palpitava  il  petto 

D'  umi  saltante  Driade  ;  e  ([uel  duro 

Artico  Ccnio  distrtntor  I'  uccise. 

Quella  limpida  fonte  nscia  dell'  urna 

D'  un  innocente  Najade  ;    ed  infranta 

V  urna .  il  crudele  a  questa  ancor  die  morte. 

Oarzon  superho  e  di  se  stesso  amante 

Era  quel  for  ;  quell'  altro  al  sol  converso 

Una  Ninja  a  cut  nocque  esser  gelosa. 

II  canto  che  alia  queta  ombra  notturna 

Ti  vien  si  dolce  da  quel  bosco  al  core , 

Era  il  lamento  di  regal  donzella 

Da  re  tiranno  indegnamente  offesa. 

Quel  lauro  onor  de'  forti  e  de'' poeti  , 

Quella  canna  che  fischia  ,  e  cfiella  scorza 

Che  ne' boschi  Sabei  lagrime  suda, 

Nclla  sarrd  di  Pindo  alta  favella 

Ehhero  un  giorno  e  sentimento  e  iita. 

Or  d'  Qspro  gclo  aquilonar  percossa 

Dafne  mori  ;  ne'  calami  palustri 

Pill  non  geme  Siringa  ,  ed  in  quel  tronco 

Cessb  di  Mirra  I'  odoroso  pianta. 

Ov  e  I'  aureo  tuo  carro ,   o  maestoso 

Portator  della  luce  ,    occhio  del  mondo  ? 

Ove  I'  ore  danzanti  ?  ove  i  destrieri 

Fiamnie  spiranti  dalle  nari  ?  Aid  misero ! 

In  un  immenso  ,  inanimato  ,  immobile 

Globo  di  foco  ti  cangidr  le  nuove 

Poetiche  dottrine ,  alto  gridando  ■■ 

Fine  a'l  sogni  e  alle  fole  ,  e  regni  il  vcro.  — 

Magnifico  parlar !  degno  del  senna 

Che  della  Stoa  dettb  I'  irte  dottrine  , 

Ma  non  del  senna  cite  canto  gU  errori 

Del  figliuol  di  Laerte  ,  e  del  PeUde 

L'  ira  ,    e  fu  prima  fantasia  del  mondtr. 


SERMONE    DEL    C.VV.    V.    MONTI.  ^9 

Senza  portento  ,  senza  mercwiglia 

Nulla  e ,  I'  arte  de  carmi ,  e  tnal  s'  accorda 

La  meraviglia  cd  il  portento  al  nudo 

Arido  vero  die  de  vati  e  tomba. 
E  noi  abbiamo  2.ia  detto  quauto  sia  raiserabile 
ed  iiitempestiva  la  giavita  di  alcuui  di  questi  nuovi 
predicatori  del  Vero ,  i  quali  vorrebbero  clie  il 
poeta  assuinesse  le  parti  tiel  filosofo ,  e  per  im 
false  aiiiore  delta  filosofia  distruggono  senza  avve- 
dersi  la  beir  arte  <.V  Oiiiero.  II  cav.  Monti  procede 
anche  piu  oltre,  assale  gli  avversarj  ne'  loro  trin^ 
ceranienti  ,  e  dimostra  com'  essi  hanno  finora  so- 
stitnito  alia  greca  mitologia  troppo  misere  cose , 
e  pill  false  e  incredibili  delle  favole  antiche. 
»    .    .   .   .   Di  fe  quindi  piii  degna 

Cosa  vi  torna  il  comparir  d'  orrendo 

Spettro  sul  dorso  di  corsier  morello 

Venuto  a  via  portar  nel  pianto  eterno 

Disperata  d'  amor  cieca  donzella  , 

Cite  abbracciar  si  credendo  il  sua  diletto  , 

Stringe  uno  scheltro  spaventoso  ,  armnto 

D'  un  oriuolo  a  polve  e  d'  una  ronca  ^ 

Mentre  a  raggio  di  lima  oscene  larve 

Danzano  a  tondo  ,  e  orribilmente  urlando 

Gridano  pazienza  ,  pazienza  (\). 

La  qual  fantasia,  die  noi  direino  piu  volentieri 
stravagante  che  romantica  ,  ricliianiando  alia  me- 
moria  del  cliiarissimo  Poeta  con  qual  arte  gli  an- 
tichi  maneggiarono  questa  parte  delicatissinia  delle 
apparizioni  ,  e  come  Omero  e  Virgilio  toccarono 
in  questo  la  cinia  della  perfezione  ,   esclama  : 

Ombra  del  grande  Ettorre  ,   ombra  del  caro 

ly  Achille  amico  ,  fiiggite  ,  fuggite  , 

E  povere   d'  orror  cedete  il  loco 

Ai  romantici  spettri.  Ecco  efco  il  vero 

Mirabile  dell'  arte  ,    ecco  il  sublime. 
Fu  detto  ,   anzi    stampalo   (  se    male    non  interprc- 
tamrno  que'  versi  de'  quali  farem  cenno   tra  breve ) 

(')   L'  Elconora.  NovtUa  ic/uuuuica  ili  G.  A.  Burger. 


3o  SULLA   MITOLOGJfA. 

non  csscre  di  necessita  che,  sbaiitlita  la  mltoiopa , 
i  nooti  caatino  sempre  di  spettri  e  di  nialiiicoiiici 
art^onuMiti  ;  non  dovcrsi  attiibuire  al  sistema  1'  er" 
lore  di  pochi  ;  non  niancaie  eseuipli  di  poesie 
romantiche  dove  non  lianno  parte  gli  s[)ettri ,  e  dove 
nondimcno  e  soinma  e  splendida  la  bellezza.  Ma 
quanto  a  qneste  uUhne  ,  perche  sono  esse  roman- 
tiche ?  Forse  perche  non  sono  fondate  sulla  niitoi- 
loffia  ?  Ma  chi  niai  ha  predicate  tjnesta  dottrina 
che  o2^ni  poesia  dovesse  aver  senipre  per  fondainento 
le  favole  g'^eche?  Quanto  poi  alle  altre  raginni  di- 
renio  che  il  poeta  gindiio  il  sistema  da  quello  che 
i  pill  de'  siioi  seguaci  hanno  fatto ,  e  da  quello 
che  tntto  giorno  sentiamo  levarsi  a  cielo  dai  piii 
caldi  favoreggiatori  della  romantica  poesia.  Che  se 
questo  non  e  ancoi'a  il  vero  genere  romantico,  se 
quclli  che  finora  abbiamo  creduti  purissimi  roman- 
tici  sono  per  lo  contrario  persone  alle  quali  vola 
d  Intorno  la  larva  delt  eiroi-e ,  gente  che  non  volse 
con  passo  retto  e  spedlto  al  migllorc  (  volea  dirsi  al 
meglio ) ,  CLurma  die  conosce  pin  la  faina  eke  i  mertc 
del  veri  romantici,  e  ne  Inuta  vantl  ejfiinerl  o  colpo 
invece  di  quello  cli  e  sua  pregio  verace ,  crediamo 
ci  debba  esser  lecito  ii  dire,  che  inlino  a  tanto  che 
qnesto  sistema  non  sia  fatto  chiaro  ed  aperto  con 
dottrine  sicnre  e  con  lodevoli  esempli ,  e  ridevole 
il  riso  di  chi  dispregia  la  poesia  fondata  sulle  fa- 
vole  greche  usate  come  semplici  allegoric  ,  o  sic- 
come  immagini  acconce  a  rappresentaie  piu  viva- 
nientc  la  verita. 

Di  gen  til  poesia  fonte  perenne 
(A  cfii  saggio  v'auignej,  vcneranda 
Mitica  Dea  !  Qaal  niiovo  error  sospinge 
Oggi  le  mend  a  impoverir  del  Hello 
Dull'  idea  partorit.o  ,  e  in  te  si  vivo , 
La  delfica  favella  ?  E  qaal  bizzarro 
Consiglio  di  Maron  chiude  e  d'  Omero 
A  (e  la  scuola ,  e  ti  consenie  poi 
Libera  cfUrar  d'  Apelle  e  di  Lisippo 


SFBMONE    DEL    CAV.    V.    MONTI.  3 1 

Nell'  officina  ?  Non  e  forse  ingiuslo 

Propotiimento  ,  all'  arte  che  sovrana 

Con  eletto  parlar  sculpe  e  colora 

Negar  lo  drUto  delle  sue  sorelle  ? 

Dunqiie  di  Psiche  la  heltade  ,  o  quella 

Che  mise  Troja  in  pianto  ed  in  faville  , 

In  muta  tela  o  in  freddo  marmo  espressa 

Sara  degU  occhi  incanto  e  meravigUa  ; 

E  se  lonuela  e  affetti  e  moto  e  vita 

Avra  ne'  carmi  volgerassi  in  mostro  ? 

Ah  ricdi  al  primo  officio,  o  bella  Diva  ,  , 

Vieni ,  e  sicura  in  tua  ragion  ,  col  dolce 

Delle  tue  vaghe  fantasie  C  nmaro 

Tempra  deW  aspra  verita 

Vien  che  tntta  per  te  fatta  piii  viva 
Ti  chiama  la  JVatura. 

A  quest!  versi ,  dai  quali  ci  e  forza  staccarci  , 
venne  fatta  risposta  da  un  A.  M.  con  un  altro 
Sermone  intitolato  Coiisolazioiie  a  Vincenzo  Monti, 
Questa  poesia  a  cui  appartengono  le  frasi  da  noi 
citate  poc'  anzi  ,  piu  oscura  del  suo  autore  ,  e  gia 
morta  per  non  risorger  mai  piu  quand'  anche  la 
causa  dei  roniantici  dovesse  trionfare  in  tutta  UEu- 
ropa.  Ma  il  Sermone  del  cav.  Monti  stampato  gia 
parecchie  volte,  tradotto  in  versi  latini  da  un  dotto 
genovese  ,  ed  era  sotto  i  torch]  di  bel  nuovo  in 
Venezia ,  sara  letto  e  lodato  per  luuga  eta  ,  se 
anche  dovesse  esser  vera  la  profezia  di  alcuni  ro- 
niantici, che  questo  sara  V  ultimo  anelito  del  clas- 
sicismo.  Questa  Consolazione  che  ha  dae  principal! 
difetti,  la  (iacchezza  degli  argomenti,  e  una  quasi 
invincibile  oscnrita  neir  espressione  ,  fmisce  con 
una  (  quasi  diremnio  )  villana  ingiuria  .al  maggior 
poeta  vivente  a  cui  e  diretta. 

Le  nove  .more  gorgheggianti  in  Pindo 
Fra  i  niirti  eterni  adunque  lascia  ;  altera 
Delia  rriemoria  d'  Ugo  ,  il  nuovo  agone 
Tranquillo  osserva  e  schifa  ;  onde  c£  ardire' 
Caldo  talun  per  non  seconda  possa 
Nott  iia  che  id  fianco  li  torrcggi  ,  e  crollo 


3a  SULLA    MITOLOGIA. 

N'  abbiii  inatteso  il  tuo  non  giovin  lombo , 
E  Febo  insieme  e.  il  siio  devoto  ,  oltraggio. 

11  cav.  Monti  siccome  verace  aniatore  della  pa- 
llia letteratura  e  dellrt  gloria  del  nostro  Pariiaso 
lispoadera  come  (piel  gran  cittadino  a  cui  nega- 
vasi  il  niaaistrato  :  I'iacesse  al  Cielo  che  la  patiia 
avpsse  niolti  mijrliori  di  me!  Del  resco  noi  teiiMiianio 
per  certo  clie  ibiioni  romantici  avranno  anossito 
per  rinsolenza  di  questo  loro  paladino  die  culloca 
la  poesia  nei  lombi  :  e  veramente  in  questo  solo 
genere  di  poesia  puo  il  cav.  IMonti  paventare  di 
esser  vinto. 

Dovrebbero  qui  trovar  fine  le  nostre  parole,  se 
non  ci  paresse  opportune  toccar  breveniente  anche 
delle  unita,  altro  panto  principalissimo  nella  nuova 
dottrina.  Gia  in  questo  Giornale  furono  combattuti 
i  Romantici ,  quando  la  prima  volta  vennero  in 
campo  per  provare  die  le  teatrali  unita  sono  an'  iu- 
degiia  pastoja  di  sognate  leggi ;  e  noi  consentiamo 
si  fattamente  colT  autore  di  quelU  articolo  ,  che 
non  avremmo  creduto  niai  necess.uio  di  aggiungervi 
parola,  se  dopo  alcuui  scritti  recenti  il  silenzio  di 
questo  Giornale  non  potesse  essere  da  taluno  sini- 
stramente  interpretato.  Toccherenio  adunque  per 
sommi  capi  ed  assai  breveniente  qucUo  che  piii  ci 
parra  essenziale.  E  innanzi  tutto,  un  celebre  roman- 
tico  atfermo  che  il  sistema  dei  classici  mostra  la 
propria  debolezza  nella  varieta  niedesima  delle 
prove  colle  quali  essi  lo  vengono  difeadendo.  Ma 
se  qiiesfa  sentenza  fosse  vera,  non  sappiamo  a  (juali 
dottrine  nietafisiche  o  naturali  non  si  dovesse  ap^ 
plicare.  Qqi  poi  non  puo  trovar  luogo  questo  spe- 
cioso  aforismo  ;  perclie  dove  niolti  pailano,  le  corir 
traddizioni  non  sono  imputabili  alia  verita  del 
soggetto.  Oltreche  i  romantici  hanno  essi  usato 
mai  seninre  delle  n^edesime  prove?  Fossero  almeno 
d'  accordo  nella  delinizione  fondamentale  del  loro 
sistema  ! 


SERMONE    Dr.L    CAV.    V.    MONTI.  33 

Fu  asserlto  clie  le  unita  di  luogo  e  ili  tempo 
non  hanno  Y  influenza  die  i  classici  cretlono  snl- 
r  unita  d'azione;  poi  si  e  confessato  clie  «  quanto 
piu  r  azione  si  estende  in  luogo  e  in  tempo,  piu 
risckia  di  perdere  quel  caratcere  delicato  d'  unita 
ch'  e  si  importante  per  V  arte.  »  Questa  confes- 
sione  ,  dice  tin  critico  francese,  toglie  quasi  di 
mezzo  ogni  differenza ;  e  noi  crediamo'che  lo  spen- 
dervi  piu  parole  sarebbe  un  mostrarsi  o  pedanti 
od  avidi  di  contese. 

Erro  chi  disse  (  se  pure  da  alcuno  fu  detto  ) 
che  lo  spettatore  e  parte  dell'  azione  ,  e  da  cio- 
dedusse  la  necessita  delle  unita  di  luogo  e  di  tem- 
po. La  ragione  di  queste  due  unita  noii  e  fondata 
su  un  raziocinio  che  lo  spettatore  puo  fare  e  non 
fare,  ma  sibbene  sulle  necessarie  leggi  delT  animo 
umano  alle  quali  nessuno  si  puo  sottrarre;  vogliamo 
dire  sulla  inipossibilita  che  V  animo  non  sia  colpito, 
commosso ,  distratto  dalla  differenza  degli  oggetti, 
che  debbe  avere  dinanzi  in  un'  azione  la  quale 
comprenda  lo  spazio  di  mesi  o  di  anni ,  e  si  com- 
pia  in  luoghi  diversi.  Concediamo  che  lo  spetta- 
tore non  e  parte  delf  azione  ,  ma  neghiamo  che 
la  verisimiglianza  debba  nascere  unicameute  ilai 
rapporti  che  le  varie  parti  deW  azione  hanno  fra  di 
loro ,  e  non  dai  rapporti  deW  azione  col  modo  attuale 
dl  essere  dcllo  spettatore.  Perocchc  cosi  ragionando 
confondesi  Y  epopea  col  dramma.  Per  la  prima 
basta  quella  verisimiglianza  che  nasce  dalla  cor— 
rispondenza  dei  fitti  fra  loro:  pel  secondo  e  ue- 
cessario  qualche  cosa  di  piu;  quel  di  piu  clie  ha 
la  reale  rappreseutazione  di  un  fatto  snpra  la  sem- 
plice  narrazione. 

Non  vuolsi  dire  che  a  mostrar  necessarie  le  unita 
di  luogo  e  di  tempo  blsogiierehbe  poter  mostrare  che 
gll  avvenimcntl  rappresentatl  in  nno  spazio  dl  luogo 
piu  ampio  dl  quello  a  cul  I'  occhlo  pud  estendersl , 
o  in  una  spazio  dl  tempo  maggiore  dl  un  giro  di 
sole  non  hanno  fra  loro  vero  legame.  Bastera  invec^ 

Bibl.  Ital.  T.  XL.  3 


34  SULLA    MITOLOCl.V. 

(liinostrare,  che  T  cllctto  del  <1ramnia  sara  niag^iore 
fni.iiito  ininori  saraniio  i  iDotivi  che  sviar  possono 
la  nostra  attenzionc  dal  principale  propouiineiito 
(leir  antore  ;  e  che  la  non  ciuanza  dellc  predette 
iinita  coiitribuisce  assaissiino  a  c[uesta  disirazione. 
Se  noil  che  ,  dicono  i  lonianllci  ,  i  classici  stessi 
noil  osservano  la  rep;ola  dell'  unita  di  tempo ,  per^ 
the  aftrihaiscono  ulV  azioiie  an  tempo  fittizio  mng- 
^iore  del  tempo  realc  cli  essa  occiipa  nella  roppre- 
seiitazioue ;  e  sog2;inngono  die  i  trattatistl  con  cio 
iiott.  haiii/u  fatl.o  ultro  che  riconoscere  la  dannositd 
dclla  regola.  Ma  V  unita  di  tempo  non  fu  niai  cir- 
cosciitta  al  tempo  reale  delTazione,  bensi  ad  nno 
8pa/.i(>  che  non  offenda  la  verisimiglianza  ,  qnal  e 
ordinarianiente  rpiello  di  124  ore  :  e  qnindi  cadono 
le  consegucnze  clie  si  vorrebbero  trarre  da  tpiesta 
falsa  supposizione. 

Anche  r  unita  di  azione  fu  assnlita  presso  a  poco 
con  uno  stcsso  paralogisrao.  Si  c  detto  che  questa 
iinila  non  puo  mai  essere  assoluta  perclie  non  puo 
n)ai  faisi  sogc;ctto  di  un  dramma  una  veramente 
ludca  azione.  I\Ia  sarebbe  niai  possiblle  che  alcuno 
avesse  insegnato  di  tessere  un  dramma  sopra  uu 
fatto  solo  ,  diviso  da  tutte  le  circostanze  che  lo 
hanno  preparato  e  compluto  ?  I  llomantici  ,  che 
pur  si  vantano  di  grande  urbanita ,  suppongono 
1'  estremo  dell'  ignoranza  nei  loro  avversarj  ,  poi 
combattono  il  tautasnia  die  sonosi  fabl)ricato.  Gerto 
ogni  circostanza  c)i  un  fatto  pud  essere  considerafa 
come  un  piccolo  fatto  da  se  •,  ma  dove  l'  inipor- 
tanza  di  questi  piccoli  fatti  e  quasi  nulla,  sc  non 
consideraia  relativamente  a  cpiel  fatto  principalc 
di  cni  sono  cagione,  svanisce  per  cost  (\\\:f.  la  loro 
individualita  ,  e  non  possono  pii  nuocere  a  quel- 
r  unita  di  azione  che  dai  classici  e  voluta.  Quando 
invece  in  uno  stesso  dramma  si  uniscono  parccchi 
di  questi  fatti  ,  ci  iscuno  dei  quali  ha  seco  ,  direm 
<osi  ,  come  propria  faniiglia  le  circostanze  che  lo 
(:unipongono  ,    alhua    c    violata    X  unita    d'  azione , 


SKRMOME    DEL    CAV.    V.    MO^TI.  35 

perclie  I'attenzione  dello  spettatore  e  tlivisa  di  ne- 
cessita  fra  due  diversi  oggetti  ugualniente  importanii. 
Alle  unita  del  dramnia    coiiseguita  una  specie  di 
iinitd  nel  caraUere  del  persona^gi  ,    die    suole    esser 
ionte  di  grandissimo  elletto.    Perocchc  il  cambiarsi 
di  opinioiii  ,    di    costumi  ,    di    condotta  e  cosa  die 
in  ua  uomo  assennato  viiole    tropj)o   piu   tempo   di 
quello  a  cui  senza  offcnilere  il  verosiniile  piio   ^sten- 
dersi  la  durata  fittizia  di  vin  dramma.   Lo  spiritoso 
Stendhal   puo    ben   dire  a  sua   posta  che  e  iiitcres- 
santissimo ,   e  bellisstrno  il  vedere  Otello  si  iniiamorato 
nel  pilmo  atto  ,    ucculere  la  donna    sua  neW  ultimo  : 
e  di'  egli    disprezzerebbe  Otello  se  an  tal    cangia- 
mento    apesse   laogo    in    trentasei  ore.   Ma   per  trarre 
da  cio   un  argomento  contro  le  unita  bisognerebbe 
provare    die  xl  poeta    noa  avesse    potuto    ottenere 
lo  stesso  effetto  preseutandoci  Otello  geloso  fin  ilal 
principio  del  dramma.   II   pregio  delT  antica   trage- 
dia    sta    anzi    nel    saper    cogliere    tal    niomento    di 
tempo  ,    che  nel    niinore  spazio    possibile  ci  faccia 
conoscere    tutta    quella  parte  della  vita    de'  perso- 
naggi  ,   che  risguarda  T  azione   rappresentata.    Pero 
non  e  vero  che  sia  assai  pin   comodo  V  adottare  pel 
liiogo  e  pel  tempo  llmiti    arbitrarj  :    come    se  i  mo- 
derni    romantici    atiiontassero    difficolta    paventate 
finora    dai    piu  grandi    ingegni    delT  universo  !   Sa- 
rebbe  da  dire  per  lo  contrario  che  chi  a  malgrado 
di  questo    vincolo    compose  i  capilavori    del  teatro 
classico  ,    si  mostro  vago  ,    piu  presto  che  schivo , 
delle  dirticolta.    Ma    non    puo    esser  ne    grande  ne 
condegna  la  stima  degli    antichi  presso  coloro  che 
non  vergognarono  dar  nome  d'  indegna  pastoja  alle 
leggi  alle  quali  nbbidirono  Sofocle  ed  Alfieri. 

Finalmente  i  Pvomantici  ricorrono  alP  espeiienza 
per  provare  che  le  unita  di  tem[)0  e  di  liiogo  non 
sono  necessarie  alF  illuslone  ,  alTermando  die  il 
pnpolo  si  trova  nello  stato  d''  illuslone  valuta  dal~ 
I  arte ,  asslstendo  tutto  dl  e  la  tutt  i  paesl  a  rap- 
presentaZ/ionl  dove  esse  non  sono  osservatr;  e  II  popolo 


36  5uiJ.\  MiToiocu  ,  ecc. 

ifi  questa  materia  c  il  miglior  testimonio.  Qui  po- 
trcnmio  lispoiuleie  clie  ([uel  popolo  a  cui  han 
licorso  i  lomantici  e  che  iioii  liar  alcuna  idea  teo- 
rica  del  verisirnilc  delV  arte  drfinito  dai  critici  pensa- 
Lori ,  nori  coiiosceudo  ne  le  ragioni  ne  i  tini  dei 
varj  componinienti  ,  applaude  e  s'  illude  a  una 
tragcdia  romantica ,  come  applaudirebbe  alia  vista 
cli  tutte  le  scene  della  divina  Gommedia  se  alcuno 
le  riducesse  in  tante  rappresentazioni  visibili;  e 
eke  volendo  star  contenti  al  gindizio  di  qiiesto  po- 
polo gia  sarelibero  indarno  i  piu  squisiti  artifiz] 
iioetici.  Ma  noi  non  vogliamo  combattere  il  sisteraa 
romaiitico  ,  se  non  in  cjuanto  ci  e  d'  uopo  per  difen- 
dere  il  sue  opposto.  Vogliamo  dire  die  il  vero  dram- 
ma  e  quello  di  SoTocle  e  di  Allieri  ,  come  la  vera 
epopea  e  quella  di  Oniero  e  del  Tasso ;  ma  non 
vogliamo  negare  air  umano  ingegno  la  facolta^cli 
trovare  una  nuova  maniei'a  di  rappresentazioui^.0 
di  poemi,  che  dilettino  qiianto  i  primi.  Qaesto  iaw 
gcgno  tocco  in  sorte  tinora  ad  alcuno  dei  nostrl 
romantici  ?  Puo  il  nuovo  sistenia  fra  noi  vantare  un 
dramma  degno  di  stare  a  fronte  dei  classic!  ?  A 
qnesto  punto  vuolsi  ridurre  la  qulstione  :  die  non 
e  lecito  cliiudere  1'  antica  via  prima  di  averne  aperta 
una  nuova. 


iScriptorum  veterum  nova  collectlo  e  Vaticdnis  codl' 
cibus^  edka  ah  Angela  Majo  Blhliothecce  VatlcanoB 
proefecto  ad  Leonem  XII  Fontificeni  Maximum.  — • 
Romoe ,  1826,  in  Collegia  Urbano  apud  Burliaeum, 
Tom.  /,  in  4.°,  di  pag.  800. 


I 


moltiplici  antichi  mnnoscritti,  clie  a  raglone  sup- 
ponevansi  esistenti  nei  numerosi  scalFali  della  vasta 
biblioteca  Vaticaivi  seuza  clie  fossero  iioti  per  le 
starape,  vi  esistouo  realmeiite  ;  e  cadiid  per  fortuna 
sotto  r  occhio  esperto  e  vigile  di  monsignor  Mai, 
custode  taiito  benemerito  di  quel  prezioso  deposito, 
incominciano  ora,  a  misuva  della  loro  iniportaiiza,  a 
comparire  alia  luce  per  le  cure  del  medesimo. 

II  primo  volume  di  cpiesta  copiosa  raccolta  di  vati- 
cani  manoscritti  iuediti  sinora,  fissa  Tattenzione  dei 
lettori  per  la  mole  non  meno  clie  pel  pregio  della 
materia:  egli  presenta  opere  di  2;reci  scrittori  quasi 
tutti  ecclesiastici ,  e  nel  maggior  numero  celebra- 
tissimi  ,  alle  quali  souo  aggiunte  le  versioni  latine 
dello  stesso  editore  ,  clie  ha  voluto  inoltre  arric- 
chirle  di  varie  uote  iuteressauti,  e  di  una  prefazioue 
utilissima  per  le  opportune  notizie  istoriclie  e  cri- 
tiche  intorno  alle  opere  contenute  nel  volume.  Que- 
sto  e  diviso  in  tre  parti :  nella  prima  ,  assai  piu 
abbondante  delle  altre  due,  contengonsi  i."  le  qiie- 
stiani  evangeliche  di  Eusebio  Cesariese ,  in  numero 
di  0.0  ed  in  succinto  coi  supplementi,  tratte  dai  suoi 
tre  libri  sopra  questo  argomento,  il  cui  scopo  e 
d'interpretare  e  conciliare  le  apparenti  coatraddi- 
zioni  degli  evangel],  ed  havvi  inoltre  parte  del  sue 
commento  sopra  V  evangeiio  di  S.  Luca ;  2.°  akrd 
20  questioiil  amfdochiane ,  sinora  jnedite  ,  del  fa- 
moso   Fozio    patriarca    di  Gostantinopoli ,    scelte  dsl 


O."  eCliai'TOlU'.M    VETEUUIM    NOW    COJ.irCTIO 

nil  nuigiiior  mimcro  ,   delle   qnali   alcuiie    gia   cono- 
sciute    })er    altre    stanipe :    il    loro  tenia,  siccome  c 
nolo,  e  teologico ,    bihlico    ed    anche    filologico  ,    e 
sono    cosi    nominate    perche    dirette    ad   Aiulilochio 
Rletropolita  di  Cliizico  nella  Misia  :   vi  sono    inoltrc 
altrc    piccole  cose  del  niedesinio  patiiarca  con    dne 
discoisi    niorali    di  Anastasio   Slnalta^    ed  una  breve 
lettera  del  papa  Gioanni  VIII,  contemporaneo  di  Fo- 
zio,  e  al  cpiale  fii  dato  appunto  il  soprannonie  di  Pa- 
pessa  per  la  sua  tioj)po  debole  e  tpiasi  donnesca  con- 
dotta  verso  quel  patriarca  Costantinopolitano.   Nella 
scconda  parte  del  libro  si  coniprendono  i.°  un' epito- 
me della  Cronica  di  Eusebio,  con  alcnne  aggiunte  fino 
al  Q."^  sccolo  delFera  cristiana,  compilata  da  ignoto 
autore  ;    2.*    i    Diseorsi    e    i    comnienti    sopra    varj 
profeti,   di   Tcodoro  Mopsuesteno^  con  alcnni  estratti 
dci    coHHiienti    sopra    Danicle    sciitti    da    Policronio 
tratcllo   del  suddetto  Tcodoro;   3.°  una  catena  di  an- 
tichi  commenti  fatti  sopra  lo  stesso  Danielc  da  padri 
greci  di  gran  dntti-ina,  quali  furono  ^/7zmo«io  prate, 
nn   Anonimo^  Apollinare  ,   Atanasio  ^  Basilio,   Cirlllo , 
Eudosso  filosofo,  Euschio  Cesariense,  Esichio  prete, 
Tppolito  vescovo  ,   Origcne  ,  Sever o  ^    Tito  e   Vittore; 
4."  alcnni    brevi  frammenti    di    S.    Ippolito   vescovo 
e  martire  spettanti  alle  sue  spiegazioni  dei  proverbj 
di  Salomone,  ed  altri  pochi  frammenti  della  Cronica 
pasquale,    appartenenti  al  principio  e  fine    di    essa. 
Finalmente  nella  terza  parte  del  libro  leggesi  un'Ora- 
zione  del  famoso  retore  greco  Elio  Aristide  intorno 
zAV  immwiitd  per  Lettine  contro  Demostene^  con   al- 
cime  variant!  e  squarci  di  altra  orazione  del  mede- 
»imo,   ed  alcnni  anticlii  scolii  sopra  di  esse.  Di  piu 
vi  si  legge  un  indice  del  secondo    libro    delle    cose 
sacre  di  Leoiizio ,  prete  del  6/'  secolo,   e  di  Gioanni 
nionaco,  con  un  saggio  dell' opera  anzidetta,  cioe  il 
primo  titolo  Sulla  creazione  dell'  uomo.   Alia  line  di 
(juesto  anipio   volume  apparisce  un  indice  delle  cose 
piu  iiotal)iIi  contenute  nelle  tre  parti  del   libro  ,  etl 


r.   VATTc\Nis  coDiciBus  ecc.  3f) 

ilna  succinta  spieg;azione  del!a  tavola  paleografica  in 
raine  che  adonia  il  principio  dello  stesso  libro  ,  e 
the  presenta  i  caratteri  dci  diversi  codici  che  haiino 
somministrato  materia  a  qucsta  edizione.  GU  oppor- 
tuni  prolegomcni  deireditore  oUrono  una  sceka  erii- 
dizione ,  ed  una  giusta  critica  sopra  ciascuno  dei 
Varj  scrittori,  e  dei  diversi  codici  dai  quali  e  nato 
il  volume.  Noi  cediamo  volentieri  ai  dotti  redattori 
di  qualche  giornale  ecclesiastico ,  interamente  sacro 
alia  teologia  e  alia  religioue,  il  pietoso  iacarico  di 
entrare  in  uu  miiiuto  esame  dei  piegi  delT  opera 
annunziata ;  ma  non  ometteremo  percio  d'  indicare 
in  generale ,  che  \i\  gravita  degli  argonienti,  spe- 
cialmente  dommatici  o  inblici,  la  molta  sacra  erudi- 
zione,  la  fama  dei  Padri  che  ne  sono  gli  autori,  la 
purita  e  la  copia  del  greco  linguaggio  ,  da  cui  po- 
trebbero  trarsi  nuove  giunte  ai  lessici  ,  reudono 
sommamente  valutabile  questo  volume  ,  che  va  ad 
accrescere  Tampio  tesoro  deirecclesiastica  dottrina. 
Intanto  noi  passeremo  a  discoirere  piu  distesamente 
del  greco  retore  Elio  Aristide  ,  e  della  sua  nuova 
Orazione  in  favor  di  Leptine. 

Tutti  quei  che  conoscono  per  relazione  o  per  aver 
veduto  coi  proprj  ocdii  la  faniosa  biblioteca  romana 
del  Vaticano  ,  sanno  bene  ch'  ella  presenta  due  an- 
tiche  statue  sedenti,  e  noa  molto  dissimili  tra  loro, 
collocata  ciascuna  nelf  uno  dei  lati  delle  sue  porte 
interne.  Queste  statue  rappresentano  due  uomini 
sommi  per  dottrina  e  per  carattere,  benche  in  ge- 
nere  assai  diverso  ;  e  degnissimi  entrambi  di  essere 
cosi  onorati  in  quello  stesso  luogo,  che  destinato  a 
raccogliere  i  monumenti  deirumano  sapere,  nc  con^ 
tienc  dei  molto  pregevoli  e  numerosi  della  dettrina 
e  del  valore  di  que  due  celebratissimi  antichi.  Co- 
desti  sono  il  greco  retore  Elio  Aristide  Adrianeo, 
detto  ancor.i  Smirneo  ,  ed  il  vescovo  di  Porto  I^~ 
polito^  santo  dottissimo,  che  fini  martire  nel  terzo  se- 
colo  deU'era  cristiaua.  Ambiduc  qucsti  dotti  e  pregiati 


^O  «C.RIPTOnUM    VF.TERUM    NOVA    COLLFCTIO 

autoii   adoriiaiio    ((ticUa  -bibliotcca    dci    loro    scritti 
taiuo  rirorcati  daii;!!  ainatori  dclla  sacra  c  della  pro- 
fana  Jettcratiua:  ma  non  tutti  i  loro  scritti  die  cola 
csistono,  crano  noti  per  le  stampe;  e  pareva  riserbato 
al  Iiibliotccario  Aiigclo  IMal  il  rinvcuire  opere  scoiio- 
sciute  cd  iiiedite  taiito   dclT  iino  che    dclF  altro    au- 
tore  nella  bililioteca  medesima.  Furono  gia  indicate 
di  sopra  cpielle  del  Vescovo  Portuense,  che  nella  loro 
brevita  non  possono  andar  disgimite   da  nna  grande 
im|)nrtanza ,  alniono  presso  tutti   quei    che  ,    versati 
nella  lettura  e  nella  meditazione  cW  cosi  dotto  e  santo 
scrittore  ,  sanno  bene  con    quanta    gravita   e  verita 
abbia  egli  interpretato  i  sacri  libri  a  benefieio  della 
morale  e  della  religione,  I  suoi  Connnenti  biblici,  i 
Trattati  suoi  teologici,  le  sue  Omilie,  in  una  parola 
tutte  le  opere  sue,  delle  quali  il  Fabricio  ci  ha  data 
una    bella    cdizione    greco-latina    in    due  volumi  in 
foglio ,  sono  stimate    e    lette    con    gran    profitto    da 
ogni  coltivatore  di  sacra  letteratura.   Ora  le  cose  di 
S.   Ippolito    edite    tdtimamente  dal   Mai ,    consistono 
nci  due  franimenti    di    sue    dichiarazioni   intorno  ai 
proverljj   di  Salomone,  e  in  tutto  cio  che  si  conttene 
del  suo  nella  summentovata  catena  di  antichi  padri 
sopra  Daniele.  Ne  questo  inedito  commento  e  ranto 
breve ,  benche  rimasto  ignoto  anche  al  De  Magistris, 
che  ,    non    ha  gran  tempo  ,    pubblico    anch'  esso  in 
Roma  altra  parte  dello  stesso  commento ,  traendolo 
da  un  codice  Ghio;iano.  l\Ia  del  retore   Aristide  ,    di 
cui  e  cosi  grande  la  fama  ed  il  valore    oratorio  ,    e 
delle  cui  opere  conservansi  tanti  codici,   e    si    sono 
ripetute  varie  edizioni,  comparisce  ora  per  la  prima 
volta  alia  luce   una    sua   ignota    comeche    bellissima 
orazione  in  favore  della  legge  delFateniese  Leptine 
contro  Demosteue.  Principe  senz'|'alcun  dubbio  degli 
oratori  greci  de!  suo  tempo,   Aristide  fu  contempo- 
raneo    degli    Antonini    e    di    Frontone  ,    opero    cose 
meravigliose  colla  sua  cloquenza,  e  qualunque  fosse 
stato  r  argomeuto  del  suo  discorso  lo  tratto  sempre 


'  E    V.VTlCiNlS    CODICIBUS    CCC.  4I 

da  sommo  oratore.  Molti  dotti  antichi  e  moderni  si 
sono  occupati  di  lui ;  istorici,  antiquarj,  interpret!, 
critici,  e  sino  medici,  quale  si  fu  il  nostro  professore 
Malacarne  ,  die  nel  1799  P'^i^^^'ico  le  sue  ricerche 
medico-critiche  sulla  bizzarra  malattia  tredecennale 
di  Aristide.  Air  Italia  specialmente  da  circa  mezzo 
secolo  a  qnesta  parte  era  assai  noto  il  distinto  me- 
rito  di  cosi  illustre  oratore  -,  imperocche,  anche  prima 
del  fisico  Malacarne,  il  Bartoli,  professor  pubblico  di 
letteratura  greca  a  Torino,  aveva  illustrato  sino  dal 
1745  la  greca  iscrizione  esistente  nel  museo  di  Ve- 
rona ,  onorificentissima  per  Aristide ;  ed  il  Cesarotti 
nel  suo  Corso  ragionato  di  letteratura  greca  aveva 
dato  dei  sa2;gi  luminosi  delT  eloquenza  del  greco 
retore ,  pubblicandone  volgarizzate  due  orazioni  in- 
tere  V  uua  sul  terremoto  di  Smirne  all'  imperator 
Marco  Aurelio ,  e  V  altra  ai  Rodiani  dopo  il  terre- 
moto di  Rodi,  con  varj  squarci  di  altre  orazioni,  e 
specialmente  di  quella  nobilissima  in  lode  di  Roma, 
premettendovi  la  vita  di  questo  celebre  oratore  ed 
aggiungendovi  moke  osservazioni  criticlie  intorno 
alle  suddette  orazioni.  Inoltre  il  Morelli,  custode  cliia- 
rissimo  della  biblioteca  di  S.  Marco  in  Venezia,  sino 
dal  1785  aveva  rinvenuto  e  pubblicato  in  quella 
citta  una  nuoya  orazioiie,  sconosciuta  e  inedita  fino 
allora ,  di  Aristide  contro  Leptine  colla  traduzione 
latina,  e  colfaggiunta  di  molte  note,  ]\Ia  la  capi- 
tale  deir  antico  impero  romano  aveva  ragioni  par- 
ticolari  di  distingucrsi  nelT  onorare  il  nome  e  la 
niemoria  di  Elio  Aristide  •,  imperocche  la  citta  di 
Roma  fa  altamente  lodata  da  lui  con  una  superba 
orazione  stampata  piu  volte  ,  e  per  la  quale  gli  fu 
eretta  una  statua  di  marmo  die  conservasi  tuttora, 
poiche ,  secondo  tutte  le  verisimiglianze ,  e  quella 
stessa  die  vedesi  in  oggi  nella  biblioteca  Vaticana 
assieme  coll' altra  di  S.  Ippolito.  Queste  due  statue 
anticlie ,  dimenticate  e  sepolte  come  tante  altre  ,  si 
rinvenuero  sotto  il  pontiticato  di  Pio  IV  dei  Medici 


4a  SCRfPTORUM    VETERt'At    NOV\    COLLECTIO 

di  ]\Iilano ,  il  quale  ordino  die  si  coUocassero  nelta 
l)il)liotcca  Vaticana  ,  appouendo  sotto  (jiiella  di  Ari- 
slide  il  scwneiite  epi2;ramnia  latino  composto  da  csso 
iiicdesinio,  qiiautuiKjnc  piu  non  vi  si  legga  in  oggi  , 
trasportato  altrove  cpiel  sasso,  clie  formava  base  alia 
statua  ,  per  sostituirvene  un  altro  piii  decente  che 
continua  ad  esservi  tuttora : 

Roma,  tuum  nomen  totum  licet  implcat  orhem 
Majlis  Aristidls  fit  tameti  eloquio. 

Ria  alia  perdita  di  qiiesta  iscrizione  in  marmo  ha 
supplito  in  qnalche  guisa  il  dotto  e  benemerito  edi- 
tore,  il  quale  avendo  fatto  incidere  in  rame  le  due 
statue  sedeati  della  bibliotcca  Vaticana  ed  in  mezzo 
a  loro  il  ritratto  in  bnsto  dclFattuale  sommo  Ponte- 
fice  Leone  XII,  vi  ha  posto  sotto  la  seguente  op- 
portuna  iscrizione  : 

3Tannora  rnura  Pius  repcrit;  nunc  ecce  loquentes 
Audit  Aristiden,  Hyppolytumque  Leo. 

Quest' incisione  con  molta  perizia  d'arte  apparisce 
in  fronte  alia  dignitosa  lettera  dedicatoria ;  nella 
quale  annunziasi  dair  cditoi'e  non  solo  cio  che  ha 
stampato  in  quel  volume  ,  ma  anche  quello  di  mag- 
giore  importanza  che  si  propone  di  stampare  nei 
susseguenti  volumi  di  quest' ampia  raccolta  vaticana. 

Ognuno,  che  versato  sia  nello  studio  delle  gre- 
che  lettere,  non  ignora  die  F  argomento  delT  ora- 
zione  di  Aristide,  edita  dal  MorcUi,  e  di  contraddire 
alia  legge  di  Leptine  contro  riraniuuita  dai  pubblici 
impieghi;  immunita  clT  egli  si  studia  di  sostenere  e 
difendere  ,  emulando  Deniosteiie  che  a^  suoi  tempi 
aveva  fatto  lo  stesso  contro  la  medesimii  legge. 
Sembra  pero  ,  che  tanto  1'  uno  che  1'  altro  si  sieno 
ingegnati  a  sostenere  una  cattiva  causa;  imperocche 
9a[)piamo  die  in  Atene  per  la  facilita  e  per  la  fre- 
quenza  colla  quale  accordavasi  V  immunita  dai  pub- 
blici incarichi ,  erano  gia  rari  i  buoni  cittadini  die 


£   VATICANIS    CODICIRUS    eCC.  43r 

sapessero  o  volessero  esercitarli :  la  qual  cosa  do- 
veva  essere  necessariamente  di  grave  danno  alia 
repubblica.  Leptine ,  animato  dalPamore  e  dallo  zelo 
del  pubblico  bene,  propose  savianiente  la  lcg2;e  di 
abrogare  e  sopprimere  ogni  immunita  presente  e 
futura.  Demostene,  fidando  nella  forza  della  sua  elo- 
qiienza,  sostenuta  da  cavilli  e  da  caluunie,  insorse 
contro  la  giusta  ed  utile  legge  di  Leptine  pei  suoi 
secondi  fini,  volendo  far  cosa  grata  al  suo  figliastro 
Gtesippo  figlio  di  Chabria.  Circa  quattro  secoli  dopo, 
Elio  Aristide  si  accinse  alia  niedesima  impresa,  e  non. 
si  saprebbe  dire  se  per  esercizio  oratorio,  ad  imita- 
zione  di  molti  altri  retori  greci  e  latini ,  o  se  per 
bisogno  clie  avessc  egli  stesso  dimplorare  T immu- 
nita dai  pubblici  incarichi ,  die  realmente  ottenne 
dair  imperator  jMarco  Aurelio. 

II  certo  si  e  ch'  egli  scrisse  quella  sua  orazione 
contro  Leptine,  die  ora  leggianio  edita  dal  Jlorelli, 
Ma  la  nuova  orazione  aristidea,  ora  edita  dal  Mai,  e 
di  contrario  argomento ,  e  diretta  ad  opposto  fine, 
poiclie  Tautore,  sostenendo  in  essa  vigorosamente  la 
legge  di  Leptine ,  si  scaglia  contro  Demostene  ,  il 
quale  aveala  combattuta ,  e  dimostra  die  non  pua 
esservi  legge  piii  utile  ,  piu  giusta  e  piu  popolare 
in  una  ben  ordiuata  repubblica.  Tanto  V  una  die 
r  altra  orazione  manca  del  nome  deir  oratore ,  ma 
la  dicliiarazione  die  abbiamo  dello  stesso  Aristide 
aver  egli  avuto  nelle  mani  diverse  orazioiii  intorno 
alia  legge  di  Leptine,  e  T  analogia  dello  stile,  della 
dizione  e  della  maniera  propria  del  greco  retore  , 
non  fecero  dnnitare  al  Morelli ,  come  ora  non  fonnc 
dubitare  al  Mai,  die  queste  orazioni  benche  di  con- 
trario argomento  sieno  ambedue  dello  stesso  autore. 
Rimarra  tuttavia  incerto  ,  se  Aristide  le  abbia  com- 
poste  per  pompa  di  eloquenza  o  per  esercizio  ret- 
torico,  secondo  Tuso  d'allora,  segnito  anche  in  tempi 
posteriori ,  o  se  veramente  le  scrivesse  secondo  la' 
diversita    de'  suoi    interessi    o    bisogni.    Imperoccher 


44  SCRIPTORUM    Vr.TERUlVT    NOVA.    COI.LECTTO 

poteva  pure  accadcre  clie  in  in\  epoca  della  suii 
vita,  gli  tornasse  il  conto  di  declamare  contro  la 
lessee  di  Lcptiiie ,  qiiando  noii  voleva  pubblici  im- 
pieghi,  c  die  in  im' altra  eta  gli  glovasse  il  soste- 
nerla  c  il  favorirla ,  quando  per  cambiamcnto  di 
bisogni  o  per  ambizloiie  desiderava  di  ottenere  iii- 
cariclii  ed  otlicj  pubblici.  Noi  sappiamo  di  fatto  aver 
egli  terniin'ata  la  sua  vita  a  Smirne  ,  diviso  tra  la 
divozione  e  lo  studio,  coir iucarico  di  sacerdote  di 
Esculapio ,  sue  medico  e  salvatore.  D'altronde  giova 
qui  ramnientare  resempio,  tanto  piu  antico,  deiraltro 
greco  oratore  Carneade,  il  quale,  per  sola  ostenta- 
zione  di  eloquenza,  parlo  un  giorno  alia  presenza 
di  Catone  e  di  altri  molti  in  lode  della  giustizia 
con  meravigliosa  facondia,  e  il  di  seguente  per  dar 
prova  del  suo  ingegno  e  del  suo  valore  oratorio 
parlo  con  eguale  eloquenza  contro  la  giustizia  me- 
desima,  mostrando  esser  questa  Torigine  di  gravissimi 
danni.  Quello  di  cui  sembra  non  potersi  dubitare,  si 
^  die  r  04-azione  di  Aristide  in  favor  di  Leptine 
contro  Demostene  e  assai  piu  bella  ed  eloquente 
deir  altra  di  contrario  argomento  ,  forse  perche  la 
verita  e  la  giustizia  sono  piu  per  quella  die  per 
auesta.  Imperocche  I'  opposizione  di  Demostene  e 
di  Aristide  alia  legge  di  Leptine  non  poteva  appog- 
giarsi  die  a  cavilli  ed  a  calunnie  immaginate  dalla 
fecondita  del  loro  ingegno,  ed  esposte  coir  artificio 
della  loro  eloquenza ;  ma  il  favorire  e  sostener  quella 
legge  tanto  utile  alia  repubblica ,  era  impresa  che  si 
faceva  largo  da  se  ,  e  die  ben  si  addiceva  ad  un 
egregio  oratore  prevenendo  la  pluralita  degli  animi 
in  favor  suo.  Monsiguor  ]Mai  lia  pur  trovato  nello 
stesso  codice  vaticano  riportata  altra  copia  delfora- 
zione  edita  dal  Morelli ,  ed  avendola  coiifrontata ,  vi 
ha  rinvenuto  tali  e  tante  varianti  da  poter  correggere 
non  poclii  errori,  e  da  migliorare  assai  Tedizioue  nio- 
relliana,  senza  pero  die  il  fine  di  quelF  orazione  ap- 
parisca  mutilo  o  impcrfetto,  come  opino  quel  dotto 


E    VATICANIS    CODIOIBUS    eCC.  4$ 

eclitore,  poiclie  la  vaticana  finisce  colle  niedesime 
parole ,  benche  nel  mezzo  cli  una  pagina  clie  riniane 
vota  neiraltra  meta.  Di  queste  tante  variant!  e  cor- 
rezioni  se  ne  presenta  impressa  la  serie  dal  Mai ,  il 
quale  forse  avrebbe  fatto  anche  meglio  a  intrapren- 
derne  una  nuova  edizione  accoppiando  assierae  le 
due  ed  opposte  orazioni  aristidee  ,  Y  una  contro  e 
Taltra  in  favore  della  legge  di  Leptine.  Ma  noi  dob- 
biamo  attenderci  cose  di  maggior  momento  da  si 
dotto  ed  instancabile  editore;  giacche  sta  egli  pre- 
parando  pei  susseguenti  volumi  della  raccolta  vati- 
cana ,  non  solo  materie  importantissirae  di  religione , 
ma  anche  considerevoli  pezzi  di  classici  scrittori  greci 
d'istoria,  di  filosotia  e  di  politica  ,  quali  sono  Po- 
llbio  ,  Diodoro  Sicido ,  Dione  Cassia  ,  Dessippo ,  Eu," 
napio ,  ecc,  un  antico  interprete  di  Cicerone  ecc. 


46 


Opere  di  Torqnato  Tasso.  Prose  scclte.  Volume  5."  -— 
Milano,  18^5,  (lalla  Socicul  tipografica  dc  classicl 
italiani. 


Oecuitiamo  assai  volenticri  il  cli.  sig.  Glicrardini 
in  qiiesta  sua  cdiziono  delle  opcrc  di  Torquato  Tasso, 
di  ciii  aimuuzianio  presenteuiente  i'cstrcnio  volume, 
«  Ognuno  sa  clie  il  Tasso  cbbe  volonca  e  virtu  di 
gareggiare  cogli  ottimi  in  ogni  nianiera  di  comporre. 
Una  raccolta  pertanto  delle  opcre  di  questo  grande 
scrittore  sarebbe  difettuosa ,  se  non  contenesse  al-^ 
meuo  un  sas^jiio  de' varj  generi  di  stile  ov'egli  eser- 
cito  il  suo  iugegno  ».  Cosi  leggiamo  nella  Prefazio- 
ne  ;  e  cosi  veramente  anche  noi  abbiam  senipre 
pensato  ;  ne  senza  dolore  ci  torna  niai  alia  nieute, 
come  per  V  ignoranza  di  molti  die  seggono  maestri 
alia  gioVentu ,  giacciono  sconosciuti  alf  universale 
molti  grandi  lavori  dei  nostri  dotti,  con  doppio  dan- 
no  si  della  fama  de'  trapassati ,  e  si  del  frutto  chc 
ne  potrebbero  trarre  i  viventi.  Iniperocche  (  parle- 
renvo  soltanto  del  Tasso )  molti  sanno  a  memoria 
I'Aniinta  e  gli  episodj  di  Sofronia  e  di  Erminia,  che  poi 
non  si  ver^ojinano  di  non  avere  mai  letti  i  Discorsi 
del  poema  eroico  ,  ne  i  Dialoghi  pieni  di  niaravi- 
gliosa  erudizione  e  di  filosofici  ragionamenti.  Eppuic 
sono  cjueste  le  opere  nelle  quali  e  grande ,  non  la 
fama  ,  ma  Y  incieirno  del  Tasso  :  e  sarebbe  somnia- 
mente  iniportante  di  porle  nelle  mani  de  giovani , 
alBnche  vedessero  da  quali  studj ,  da  quante  dottri- 
ne  ,  da  die  sapere  immenso  era  munita  la  fantasia 
che  produsse  la  piu  bclla  fra  le  moderne  epopee. 
E  vedrebbero  fino  a  ([ual  punto  sian  vere  quelle 
speciose  dottrine  che  dicono  ,  gli  studj  lilosoHci  c 
le  scienze  essere  a v verse  alia  poesia,  e  Toriginalita 
dei  poeti  andar  perduta  a  misura  dello  studio  d;i 
loro  posto  nelle  opcre  altrui. 


OPERE    DI    TORyUATO    TASSO.  47 

Giii  nci  prcccdeiiti  volunii  si  puhblicarono  le  Let- 
tere  poetiche  e  i  Discorsi  del  poema  erolco  ,•  il  piu 
bel  commento  che  mai  si  possa  desidcrare  alia  Ge- 
rusalemme ,  in  cio  che  risguarda  le  ragioni  dell' ar- 
te,  e  i  fiiii  che  si  propose  il  Poeta.  In  qucsto  ul- 
timo volume  contengonsi  altri  Discorsi ,  Lettere  e 
Dialoghi  intorno  a  varj  argomenti ,  tutti  pieni  di 
singolare  dottrina  ,  e  scritti  con  quella  severa  ele- 
ganza  che  si  conviene  al  filosofo  anche  quando  as- 
sume le  parti  dcir  oratore.  II  primo  Discorso  e  una 
Rlsposta  di  Roma  a  Plularco  ,  il  ([uale  compose  un 
trattato  intorno  alia  fortima  dei  Romani,  e  due  in- 
torno a  quella  di  Alessandro  «  e  tolto  quest'  ultimo 
in  sino  al  cielo  ( useremo  le  parole  del  Tasso),  uega 
alia  fortuna  ogni  onore  ed  ogni  parte  nelF  iniperio 
acquistato  ;  ma  in  quel  de'  Romani  vuole  che  la  for- 
tuna sia  quasi  T  architetto,  e  la  virtu  quasi  fabbro 
e  quasi  lento  ministro  nelle  operazioni.  ■»  Questa  sin- 
golare  sentenza  del  filosofo  Cheronese  ,  siccome  cre- 
(liamo  che  riuscisse  male  accetta  ai  Romani ,  cosi 
doveva  poi  esscre  combattuta  sempre  in  Italia;  pe- 
rocche  tende  a  distruggere  per  lino  la  gloria  della 
passata  grandezza.  Pero  il  Machiavelli ,  il  Paruta  , 
il  Vico  cd  il  Tasso ,  quattro  graiidi  italiani ,  impu- 
gnarono  V  armi  contro  Plutarco ,  e  chiarirono  falsa 
la  sua  opinione.  Ultimo  in  questa  arena  discese  il 
Vico  con  un'  opera  poco  nota  (  De  uiio  universi  ju- 
ris priiicipio  etc.)  piena  di  grandissime  verita,  cor- 
teggiate  al  solito  da  buon  numero  di  idee  soverchia- 
mente  oscure,  II  Machiavelli  e  il  Paruta  contempo- 
ranei  toccarono  questa  nobile  controversia  nei  loro 
Discorsi ;  il  Parnta  con  qualche  maggior  pompa  ora- 
toria ,  e  il  Machiavelli  con  piu  solenni  ragioni.  U 
Tasso  poi  mezzo  ,  quanto  alP  eta  in  cui  visse ,  fra 
questi  due  ed  il  Vico ,  non  sccondo  a  nesstino  nella 
capacita  delPingcgno,  ed  a  tutti  superiore  negli  or-- 
namenti  del  dire  ,  compose  contro  Plutarco  un  di- 
scorso pieno  di  tanta  dottrina  e  di  tanta  eloquenza, 
che  va  fra  le  [)iu  lodatc  prose  italiane.  Non  tacereuio 


48  OPERB    DI    TOnou.VTO    T\SSO. 

clie  il  principio  di  qiiesto  rap;ionainento ,  perduto 
nclle  sottigliezzc  di  una  iilosolia  oggidi  trasciirata  e 
nial  nota  ,  riesce  al([uanto  diliicile  ed  increscevole: 
ma  non  vuolsi  apporre  al  Tasso  qiiello  a  clio  V  in- 
dusse  necessita  di  lispondere  airautico  scrittore,  ed 
ancUc  in  parte  c  da  pcrdoriare  nl  secolo,  clie,  c(uasi 
diremmo,  studiavasi  di  parhu-  per  la  bocca  di  Aristo- 
tele  e  di  Platoiie.  i\Ia  dopo  alciuie  pagine  FAiitorc 
si  libera  da  cpiesti  vincoli ,  poii  maiio  di  proposito 
al  2;eneroso  argomeiito  c  lo  tratta  con  rpiella  elo- 
cjuenza  colia  tpialc  e  crcdibile  che  Cicerone  avrcbbe 
difcsa  la  sua  patria  se  fosse  state  contemporaneo  a 
Plutarco.  Spesse  volte  udiamo  dire  che  i  piii  grandi 
prosatori  italiani  furono  seniplici  parolaj.  Ma  perche 
in  tante  raccolte  di  prose  non  si  veggono  mai  com- 
parir  quelle  poclie ,  le  quali  potrebbero  in  parte 
diniinuir  la  vergogna  ed  il  danno  di  questo  difetto 
della  nostra  letteratura  ? 

Al  Discorso  contro  Plutarco  ne  se^uita  un  altro 
intorno  alia  sedizione  nata  nel  regno  di  Francia 
Panno  1 585,  rimasto  inedito  fino  ai  di  nostri ,  e 
pubblicato  la  prima  volta  in  questa  Biblloteca  V  an- 
no 1 8 17.  Queila  prima  edizione  si  fece  sopra  un 
codice  del  conte  Marco  Serbelloni;  nia  in  questo 
volume  fu  tolta  a  norma  quelT  altra  che  ne  fece  al- 
cuni  anni  dopo  il  Mazzucchelli ,  dottore  della  Bi- 
blioteca  Ambrosiana,  sopra  un  codice  assai  migliore 
che  si  conserva  nella  Biblioteca  medesima.  Tl  Tasso 
distese  questa  scrittura  con  proponimento  che  non 
dovesse  andare  in  mano  d'altri  «  ma  aflinche  ci  ab- 
bia  a  servire  (  dice  egli  di  se  niedcsinio )  per  eser- 
cizio  di  ([uel  discorso  di  mente ,  da  quanto  egli  si 
sia  ,  che  a  Dio  lar2;hissimo  donatore  e  piaciuto  di 
darci.  »  E  veramente  il  suo  voto  fu  luriga  pezza  esan- 
dito  ,  giaciuto  essendo  questo  discorso  per  ben  due 
secoli  e  mezzo  scnza  lonor  delle  stampe.  La  scrit-^ 
tura  contiene  due  capi  precipui :  nel  prime  de' quali 
61  annoteranno  (  sono  le  parole  dcU'  Autore  )  le 
cagioni    che    possono    aver    data    origine    a    dctto 


OPEUE    DI    TORQUATO    TASPO.  49 

rivo1e;imento ,  e  nel  secondo  si  parlera  intorno  al 
line  che  si  puo  giudicare  clie  sia  per  avere.  Maravi- 
gliosa  e  la  dottrina  politica  di  cm  Torquato  ia  mostra 
indagando  le  cagioni  piu  probabili  di  qiiella  scdizio- 
ue;  e  i  pregi  di  f[uesta  parte  fanno  esserci  tan  to 
pill  2;rave  la  mancanza  dell'  altra  che  il  tempo  di- 
8tnisse  ,  o  rAutore  medesxmo  forse  noii  ebbe  com- 
posta ,  secondo  die  congettnra  il  Serassi, 

Tien  dietro  a  cpiesta  importante  scrittura  un  breve 
discorso  delle  D'ljferenze  poetiche ,  poi  un  altro  Di- 
scorso  assai  kingo  sopra  varj  accidenti  della  vita  di 
Torquato  Tasso.  «  Qnelli  (  dice  la  prefazione  )  clie 
lessero  con  diletto  i  Discorsi  del  poema  eroico  da 
noi  pnbblicati  con  notabili  emendazioni  nel  vol.  Ill 
della  presente  raccolta ,  vedranno  volentieri  senza 
dubbio  clie  in  qnesto  non  si  sia  dimenticato  il  Di- 
scorso delle  Differcnze  poetiche ,  il  quale  con  essi 
ha  stretta  relazione.  »  Quanto  air  altro  soggiungono 
eli  Editori :  «  niun'  altra  prosa  del  Tasso  ci  coni- 
iTJosse  piu  fortemente  di  questa ,  ne  crediamo  che 
in  altra  composizione  egli  abbia  piu  vivamente  di- 
piiito  se  stesso.  Onde  riputiamo  grande  sventura 
cli'  cUa  sia  rotta  da  molte  lagune  ,  le  quali  ne 
tolgono  in  parte  il  conoscere  gU  intimi  sentiment! 
di  quell' illustre  infelice-,  ne  T  edizione  del  Bottari 
che  scegliemmo  per  esemplare ,  ci  soccorse  a  po- 
terle  riempiere.  »  E  veramente  non  e  alcuno  che 
ignori  di  quanto  intcresse  riescano  sempre  quelle 
opcre  nclle  quali  i  grandi  uomini  depositarono  i 
loro  sentimenti,  svelando  le  proprie  debolezze  e 
tutti  i  segreti  del  loro  cuore.  E  questo  interesse  e 
ben  naturale  clie  sia  grandissimo  in  questa  scrittura, 
tlov'  e  r  iutimo  pensiero  di  un  grandissimo  uomo  tra- 
vagliato  da  si  fortuaosi  casi  da  quanti  e  noto  al- 
r  universo  clie  fu  balcstrato  il   Tasso. 

Dodici  lettere  occupauo  la  seconda  parte  di  que- 
sto volume ,  fra  le  quali  e  pietosa  c  singolarissima 
<juella  in  cui  il  Tasso  ccrca  persaadere  al  Gardinale 

Bcbl.  Ital.  T.  XL.  4 


5o  OPERE    ni    TORQU\TO    TA6$0. 

Alhaui  (li  lion  esserc  forscniiato,   e  di  non  clover  come 
talc  csscre  custodito  dal  Duca  diFcrrara,  lie  tenuto 
prigione.  II  povero    Tasso    dice    che    questa    sua    e 
nuova  ed  inaudita   sorte    d'  infelicita.    «   Jii  Grecla , 
dice  cgli ,    awenne    aiiticaincnte   caso  non  dissiniile 
a  questo  ,  che  Solbcle  famoso  traglco  era  da'  figliuoli 
impedito  come  folle  di  govcrnar  Ic  facolta    cli'  egli 
s'  avova  per  avventura  acquistate  ;    onde    per    libe- 
rarsi  ilal  sospctto  delPiniputata  pazzia,   lesse  a'  giu- 
dici  r  Edipo  Coloneo  ,    tragedia  cli'  egli  aycva  fatta 
uUimamcnte,  per  la  quale  fu  sapientissimo  giudicato. 
Jl  s'  io ,    clie    ncir  infelicita    gli    sono  simde  ,    potro 
neir  istesso  modo  a  V.   S.  R.   (  che  non  confido  che 
dcbba  esscre  men  siiicero    giudice  )    persuadere    di 
non  esser  folle,  quando  che  sia  mi  giovera   di  rac-r 
contarc  Ic   mie  passatc  infelicita.    La   prego  dunque 
che  vofflia  lejijrere  due  Dialoo:hi  ch'  ultimamente  ho 
fatti ,  r  uno  della  nohilta,  faltro  della  dignita,  i  quali 
assai  manifcstaniente  possono  dimostrare  quale  sia  il 
mio  senno.   »   Anche  questa  lettera  fu  pubblicata  per 
la  prima  volta  in  c[uesta  BlbliotccaV  aano  1816:   cc  e 
noi,   dicono  gli  editori,  fabbiamo   di  la  cavata,  ac- 
comodandone  per  altro  Y  ortografia  alf  uso    d'  oggi- 
giorno.  Che  gia  tutti  sanno  come  il  Tasso,  cnpidissimo 
tfogni  lode,  solo  a  quella  non  aspirasse  che  puo  venir 
dallo  scrivere  secondo  le  buone  regole  ortografiche: 
onde  mal  credoao  di  giovare  alia  gloria  di  lui  quel 
superstiziosi  che  mettono  ogni  attenzione  a  conser- 
var  coUe  stampe  quegli  stessi  errori  di  penna  cli'egli 
ad  imitazipnc    di    Plotiuo    non    si    curava    punto  di 
fuggire ,  o  quelle    vecchie   maniere   di  scrittura  die 
ancor  si  seguivano  a' tempi  del  Tasso,  ma  che  a' di 
nostri  non  sono  pin    da  niuno  toUerate.  »   La  quale 
sentenza  a  noi  pare   verissima ,    e    nondimeno    cre-r 
diamo   che    non    nuoca    al    consiglio    di  coloro  die 
pubblicarono  in  questo  giornale  la  lettera  di  cui  si 
ragiona.  Perocclie  trattandosi  di  cosa  inedita  che  si 
coasegnava  ad  un  foglio  periodico  perclie  fosse  poi 
registrata  ncUe   cdizioui    del    Tusso ,    tornava    forso 


OPERE    DI    TORQUATO    TASSO.  5 1 

opportuno  il  pubblicarla  con  una  scrupolosa  fedelta; 
iilfinche  quella  prima  stampa  fosse  come  un  fac  si- 
mile del  codice  su  cni  i  filologi  compor  potessero 
secondo  le  regole  deir  arte  loro  un  acciirata  edizione. 

I  Dialoo-hi  die  il  Tasso  olTeriva  al  Cardinale  Al- 
bani  non  entrano  nel  prcsente  volume,  perche  do- 
vendo  eleggerne  poclii,  fu  data  la  preferenza  a  quelli 
che  per  rargomento  e  pel  modo  oade  sono  trattati 
ottennero  sopra  gli  altri  la  stima  dei  dotti.  I  Dialoglii 
del  Tasso  (  citiamo  un  altra  volta  la  prefazione ) 
tutti  aspersi  della  dottrina  e  della  soaviloquenza 
platonica  niai  non  ottennero  dalF  Accademia  della 
Crusca  d'  essere  annoverati  a'  testi  di  lingua ;  ma 
come  dice  ottimamente  il  cavalier  Vincenzo  Monti 
«  e'  ripudiarono  appunto  la  parte  migliore  delle  sue 
prose  :  nel  qual  ripudio  e  arduo  il  giudicare  se  piu 
pote  r  odio  o  Tignoranza;  perciocche  ne' Dialoglii, 
oltre  la  gravita  della  materia  e  l'  altezza  de'  senti- 
menti,  risplende  a  giudizio  dei  dotti,  piu  che  nella 
Gerusalemme  e  n&VCAminta^  purita  e  squisitezza  di 
lingua ,  siccome  in  opere  di  minor  licenza  ed  arbi- 
trio  che  la  poesia.  »  E  pero  anche  di  questi  Dialo- 
glii sarebbe  desiderabile  die  fossero  piu  frequenti 
le  edizioni  e  piu  numerosi  i  lettori  ,  affinche  ces- 
easse  queir  accusa  perpetua  de  parolaj. 

Abbianio  cosi  reso  conto  di  tutta  questa  bella  edi- 
zione delle  opere  scelte  di  Torquato  Tasso ,  nella 
quale  il  dottissimo  sig.  Gherardini  ha  prestato  un 
ottimo  e  fruttuoso  servigio  alle  lettere  italiane.  Ora 
ci  restano  a  fare  due  voti;  T  uno  che  molti  giovani 
s' iunamorino  di  queste  opere;  T  altro  che  il  signor 
Gherardini  applichi  a  qualche  altro  buon  autore  il 
suo  giudizio  e  la  sua  dotta  diligenza. 


DcW  Unui  con  bassorlUcvo  cd  cpli^rafe  all  Ariuite 
figllo  dl  Lare ,  trionfatorc  ctrusco ,  Dlssertazione 
di  Vlncenzo  Campanari.  —  Roma  ^  iSaS,  siain- 
pcria  tic  ilomanis  ,  in  8.°  con  figura. 

TT       .       .         . 

KJ  n  cittadiuo  di  Toscanella  si  fa  sollecito  di  inter- 
prctarc  la  cpigrafe  e  di  illustrare  iin'  tirna  ,  trovata 
ill  quel  commie  per  opera  del  c  ird.  Tariozzi^  c  di 
dedirarc  il  suo  lavoro  a  questo  sno  illustrc  concit- 
tadino  e  mccenate.  Noi  non  ci  arresterenio  lunga- 
mciuc  suir  articolo  i.*^  di  questo  scritto  ,  chc  con- 
tieue  le  notizie  del  tempio  di  S.  Pietro  di  Tosca- 
nella, pel  di  cui  ristaiiro  venne  in  luce  F ctrusco  mo- 
iHunento  del  quale  si  ragiona.  Accorderemo  tuttavia 
chc  quella  chiesa  di  per  se  costituisca  un  beliissimo 
inonumento  d'  anticliitji ,  2;iacclie  si  narra  chc  i  Cri- 
stiaui  ad  use  di  chiesa  riducessero  un  antico  tempio 
etrusco,  e  che  ancora  se  ne  \eg2;ano  Tabsidc  spor- 
gente  dal  muro,  e  da  quel  lato  medesimo  le  due 
ali  delle  mura ,  i  loro  angoli  ed  altri  residui  del- 
r  antica  costruzione,  Narrasi  pure  che  non  avanti 
r  anno  648  di  Cristo,  ne  oitre  il  1098,  non  fu  edi- 
iicato  il  tempio  cristiano  ;  che  sebbene  diverse  opere 
sicnsi  sopraggiunte ,  le  forme  primitive  dell'  edifizio 
cristiano  furono  conservate  intatte ;  che  F  esterne 
pareti  presentano  un  ordiue  di  quej^li  ornati  detti 
alia  gotica ,  c  che  gli  archi,  contra  Fordinario  stile 
ch  quei  secoli,  sono  di  sesto  rotondo  ;  che  poca  ra- 
gione  si  ebbe  della  simmetria ;  che  celebre  divenne 
c[uel  tempio  per  varj  atti  pubblici  e  solcnni  dei  Ve^ 
bcovi  e  de'  cittadini,  ecc.  Noi  piuttosto  a  quelli  tra 
i  leggitori  nostri  che  per  avventura  F  ignorassero  , 
accenneremo  che  Toscanella  giace  presso  al  luogo 
pve  una  volta  sorgeva  la  citta  detta  Tuscania  da 
Vllido  ,    poi    Tnscana  ,    come    leggesi    nclla    tavoUi 


DISSKRTAZIONE    DI    VINCE>7Z0    CA.Ml'.\.NARI    CCG^       53 

Pcntingeriana  e  in  varie  anticlie  lapidi,  e  nomlnata 
no!i  venae    Toscanella  se  non  se  verso  il   i3oo. 

Nel  2.°  articolo  si  tratta  del  ritrovamento  delFUr- 
na.  Qaesto  avvenne  neir  anno  1818,  in  occasione 
che ,  ridotto  essendo  ad  uno  state  rovinoso  quel- 
r  antico  edifizio  ,  il  card.  Turiozzi ,  allora  prelate , 
iuvoco  la  munificenza  di  Pio  VII  che  tosto  prestossi 
al  risarcimento  di  quel  tempio  veiierando;  il  sarco- 
fiigo  fa  rinvenuto  nello  scavare  il  fondamento  di  im 
nuovo  sostegno  al  muro  verso  mezzo  giorno ,  e 
forse  vi  fa  trasportato  per  seppellirvi  il  cadavere 
di  un  cristiano  in  tempi  meno  barbari,  in  cui  per*- 
messo  non  era  il  seppellimento  nelle  chiese,  laonde 
procuravasi  da  molti  di  averlo  in  vicinanza  della 
medesima  ,  il  che  V  antore  dimostra  con  alcuni  do- 
cnmenti.  Non  ne  vediamo  una  prova  nelf  urna  di 
C.  Vetllio  trovata  presso  la  chiesa  di  S.  Giusto;  ma 
dair  epigrafe  di  quepta  si  trae  eruditamente  la  con- 
scgnenza  che  eranvi  triumviri  quinquennali,  mentre 
il  chiarissimo  Morcelli  creduto  aveva  che  quinquen- 
nali non  fossero  se  non  che  i  duumviri  o  quatuorviri. 
L'  uraa  etrusca  e  lavorata  in  quella  specie  di  tufo 
vulcanico,  che  a  cagione  delle  frequenti  particelle  di 
altre  lave  che  sparse  vi  sono  per  entro  ,  somiglianti 
talvolta  ai  granelli  di  pepe,  volgarmente  si  nomina 
peper'mo ;  e  fortunatamente  si  conserve  perche  la 
parte  di  essa  che  ornata  era  di  sculture  ,  fu  posta 
a  contatto  col  muro   dell'  antica  chiesa. 

L'  urna ,  ben  descritta  nelF  articolo  3.° ,  e  di  un 
sol  pezzo  ,  lunga  palmi  romani  9.  3,  alta  3.  20,  e 
Taltezza  delle  figure  e  di  palmi  2.  7.  Sgraziatamente 
manca  il  coperchio  ,  nel  quale  gli  Etruschi  rappre- 
sentare  solevano  spesso  V  immagine  del  defunto  gia- 
cente.  Non  vedesi  scolpita  se  non  che  la  faccia  an- 
teriore  del  sarcofago  ,  ^e  nella  fiiscia  superiore  in  due 
linee  e  scritta  l"  epigrafe.  II  bassorilievo  rappre- 
senta,  per  quanto  sembra ,  f  ingresso  trionfale  di  un 
guerriero  ,  ritto  sul  carro  in  atte  di  reggere  i  ca- 
valli  aggiogati  alia  biga.  Apre  la  marcia'un  soldato 


54  msSERTAZIONE    DI    VINCI.  N70    CAMPANABI 

(lie  colla  destra  inipiigiia  la  lancia  ;  scguono  due 
iiiinistri  della  ponipa,  tcnenti  iiclla  sinistra  iin  fascio 
di  palme ;  a  fpiesti  tien  dietro  il  carro,  seguito  pure 
da  altro  soldato  o  ministro,  chc  sotto  il  braccio  porta 
una  tavola  in  situazione  orizzontale.  II  cocchio  o 
la  biga  non  e  diversa  da  quelle  clie  veggonsi  nei 
nionunienti  greci  c  romani ,  se  non  che  la  ruota  e 
picna  e  non  radiata.  Sul  collo  dei  cavaili  veggonsi 
due  strisce,  e  i  crini  loro  sul  collo  sono  niozzi  e 
smerlettati ,  formando  un  ciuffo  in  mezzo  alia  fronte, 
nientre  la  coda  e  lunga  e  sciolta,  come  si  osserva 
in  altri  monumenti  di  questo  geuere.  II  soldato  porta 
la  tunica  etrusca  senza  maniche,  che  fu  anclie  ado- 
pcrata  dai  Romani  de'  primi  secoli  ,  ed  un  sajo  o 
pallio  intorno  alia  persona,  con  un  lembo  pendente 
sulla  niano  sinistra  clie  forse  poggia  sulF  elsa  della 
spada.  Questa  figura  sola  e  calzata  lino  a  mezza 
gamjja  ;  il  trionfatorc  ed  il  suo  scguace  hanno  al 
pari  degli  altri  la  tunica  e  il  sajo,  se  non  che  questo 
e  pendente  dair  omero  sinistro ,  e  i  due  palmiferi 
lo  hanno  disteso ,  in  quello  avvolgendo  il  braccio 
sinistro  che  la  sola  mano  lascia  scoperta.  L'  elmo  e 
eguale  in  tutti  con  un  orlo  rivoltato  airinsu  e  che 
sembra  ingrossarsi  nel  mezzo  della  fronte.  Alcana 
figura  non  e  barbata.  Tutto  il  disegno  e  regolare  ed 
armonico  ;  il  movimento  delle  figure  e  la  maniera 
deir  esecuzione  fanno  vedere  che  questa  scultura 
e  dello  stile  toscanico  piu  puro  e  insieme  piii  ele- 
gante. I  contorni  sono  rigidi  ;  ma  Tautore  osserva 
che  questa  rigidezza  e  forse  dovuta  in  parte  alia 
qualita  della  pietra  che  a  tutte  le  finezze  dell'  arte 
non  si  pie2:ava ,   come  avrebbe  fatto  il  marmo. 

Venendo  r  antore  nell'articolo  4."  alia  spiegazione 
del  basso  rilievo,  comincia  dalfosservare  che  anche 
in  mancanza  delf  epigrafe  quella  scultura  non  avreb- 
be potuto  riferirsi  ad  alcuna  storia  straniera  ,  per- 
che  tutto  qui  e  etrusco  ,  il  carro ,  la  pompa  ,  gli 
abiti ,  il  costume;  e  gli  Etruschi  altronde  serbavano 
costantenieute    il    caratterc    dei    jiersouaggi    da  essi 


SOi?RA    UN'  URN\    CON    BASSOUTLIEVO    CCC.  55 

i-appresentati.  la  altre  due  urne  di  Volterra  pubbli- 
cate  dal  Blicali,  vedevansi  gia  il  trioiifo  e  T  ovazio- 
ne  ,  benche  prive  d'  epigrafe ;  era  dunque  noto  il 
costiune  di  qaella  nazione  di  perpetuare  la  memoria 
degli  onori  che  i  loro  eroi  ottenuti  avevano  com- 
battendo  per  la  patria,  il  clie  ci  conduce  a  ricono- 
scere  in  questa  scultura  un  croe  toscano  che  torna 
da  una  guerresca  spedizione  gloriosamente  terminata. 
Forse  nella  tavola  recata  dietro  al  carro  dal  soldato 
o  dal  ministro  espresso  nell' ultima  figura ,  scritta 
era  la  legge  o  la  condizione  imposta  dal  vincitore 
al  nemico  superato ;  giacche  da  Livio  si  narrano 
scritti  sopra  tavole  i  patti  stipulati  sul  campo  fra 
Tullo  Ostilio  e  gli  Albani;  e  questa  congettura  noi 
animettiamo  piuttosto  che  supporre  quella  tavola 
Contenente  il  catalogo  della  preda  tolta  al  nemico  , 
degli  uccisi,  dei  prigionieri,  ecc.  II  soldato  che  pre- 
cede rappresenta  1'  armata  vittoriosa ,  come  i  due 
palmiferi  indicano  la  solennita  del  Trionfo  ,  nelle 
urne  volterraae  accompagnato  da  sonatori  di  tromba. 
La  versione  della  epigrafe  si  presenta  nelF  articolo 
5.°.  L'  autore  si  accosta  air  opinione  di  que'  dotti 
clie  fra  il  greco  e  Tetrusco,  come  fra  questo  e  T  an- 
tica  lingua  del  Lazio,  riconobbero  grande  analogia ; 
egli  segue  per  lo  piu  gF  insegnamenti  del  Z«n:f ,  ed 
egli  pure,  come  il  celcbre  Delfico  nello  illustrare 
le  antiche  monete  Atriane  delle  quali  si  e'  parlato 
poc'  anzi  in  questa  Biblioteca  ,  non  sa  comprendere 
come  alcuni  ingegni  anche  italiani ,  si  aflfannino  per 
traspnrtare  le  arti  e  le  invenzioni  nostre  al  suolo 
della  Grecia.  Seguendo  adunque  i  passi  del  Lanzij 
ed  osservando  la  greca  o  latina  radice  che  domi- 
nare  si  vede  per  entro  agli  etruschi  vocaboli,  ben- 
che diversamente  modificata,  espone  T  iscrizione  in 
latine  letterc  ncl  modo  seeuente  : 

A  .  .  ath  Larisa  .  .  .   viscl .  pasll vra ....  npi- 

tasa  cisneus  .  eprthneus  .  mar.streus  »  .  .  pi  .  ,  exu- 
chuals  tamera  .  xelaru  .  .  .  vixi  .  phas  avils  XXX VL 
lupu  . 


56  Pl!«5]  RfAZlONF    DI    VINCi;NZO    CAMl'VNAKI 

E  perclie  troppo  ci  coiiverrebbe  tliluii2;arci  dalla 
inp;iiiiita  l>revita,  e  percho  fV  iiopo  ci  sarcbbc  di  far 
iiso  (li  niolte  Icttere  delT  alfabrto  etrusco  ,  noi  iioa 
ci  attcnteremo  a  seguitaro  V  autoic  nelle  sue  erudite 
riccrclie,  colle  cpiali  giustillca  la  lezioue  e  interpreta 
aitresi  il  signilicato  di  tutli  que'vocaboli.  Egli  spiega 
adunque  T  iscrizione  latinamente  in  questo  niodo : 
Aiuntk  Laris  filius  Viicas  (  o  Fescus  o  Vesca ,  che 
foise  potrebbe  indicare  la  dcrivazioue  niaterna  di 
Arante)^  Urbi  (  o  In  iirbe)^  Deposid  Unas  (o  Unicus, 
o  Eximius ,  o  Excellens  ) ,  Vastator  Populator  Coii- 
stans  (  o  Rigidus  ,  o  Fcrnius  ) ,  Exnecualis  Die  (  o 
Tempore ,  forse  prcelil ) ,  Illusti  Is  Vixl  Lucis  (  o  Lu- 
rniiiis  ,  cioe  Vita:)  ^  Annus  XXXVI i  o  piu  compiii- 
tamente,  supplendosi  le  lacune:  Aruns  Laris  filius  . .  . 
Vesca  natus  .  .  .  urbi  deposui.  Eximius  vastator ,  in 
bello  constans  ,  occisus  tempore  illustris  (  v.  g.  pu- 
picc  )  .  .  . .  Vixl  vitce  annos  XXXVI.  Cinerarium.  Per 
dire  il  vero  molto  avvi  noa  solo  del  cougetturale, 
ma  talvolta  aucora  deir  arbitrario  in  questa  inter- 
jirctazione  ,  benche  T  autore  si  studii  di  appoggiarsi 
alie  radicali  del  greco  linguaggio  nel  quale  si  mo- 
stra  peritissinio ;  ma  come  potrebbe  mai  tarsi  diver- 
samente  nel  caso  di  una  iscrizione  etrusca ,  guasta 
tutta  e  piena  di  lacune  ?  I  nostri  modestissimi  dubbj 
cadono  su  quel  Vesca  natus ,  su  qucllo  exnecualis 
o  occisus  ,  su  quel  vixi  vitce  che  noi  non  manche- 
remmo  di  qualchc  fondamento  nelle  origini  eirusclie 
per  leggere  vixi  plus  minus  annos ,  ecc,  e  su  quel 
cinerurium ,  die  non  emerge  abbastanza  chiaraijiente 
dal  vocabolo  lupu ,  e  che  non  crediamo  corrispon- 
dere  pienameute  aila  frase  latina:  hie  situs  est. 

Noteremo  tuttavia  che ,  senza  deviare  dal  suo  la- 
voro  intorno  alia  interpretazione  di  quella  epigrafe, 
r  auiore  rifcrisce  la  celebre  iscrizione  di  S.  Manno 
presso  Perugia ,  gia  illustrata  dal  Lanzi ,  dalla  di 
cui  iuterpretazionc  talvolta  con  giudizioso  criteria 
si   disrosta. 


SOPRi    U?}'  URNA    CON    EASSOUILIEVO    eCC,  ij7 

Non  saravvi  alciiiio  die  diibiti  della  importanza 
di  qiiesto  monuniento ,  clie  dalF  autore  viene  ab- 
bondantemente  dimostrata  nell'  articolo  6/'  Unica  e 
singolare,  die' egli ,  e  T  cj)igrafe  di  Ariuite,  perclic 
si  riferiscc  alia  seultnra  deirni-na-,  essa  mostra  1' e- 
trusca  2;raiidezza ,  la  conservazione  della  potcnza 
dogli  Etruschi,  anche  dopo  ringraiidimento  delle  loro 
conquiste,  la  loro  costanza  nel  dar  opera  in  ogni 
tempo  gagliardamente  alle  armi,  i  loro  abiti,  i  loro 
costumi,  ecc.  EiJiU  ba  dctto  inolto  in  favore  della 
etrusea  grandezza  e  del  pregio  di  questa  epigrafe , 
ma  a  noi  sembra  che  riguardo  a  quest'  ultima  egli 
avrebbe  potato  dire  ancora   di  piu. 

Eccoci  air  articolo  7.°  ed  ultimo  ,  per  crrore  no- 
tato  come  VIII.  nel  titolo  alia  pag.  70,  nel  (fuale  si 
rai^iona  delT  eta  del  monumento.  Non  potrebbe  ([ue- 
sto  credersi  posteriore  alT  anno  478  di  Roma,  epoca 
riella  quale  1'  Etruria  interamente  soggiogata  piu  non 
avrebbe  presentati  trionfi ,  ne  trionfatori  ;  non  si 
raccoglie  ne  pure  dagli  antiehi  serittori  che  quella 
uazione  abbia  potuto  vantare  alcun  trionfo  dopo  la 
nieta  incirca  del  secondo  secolo  di  Roma  ,  l)enche 
r  auiore  dimostri  contro  Dloiilgi  cF  Alicarnasxo  clie 
mai  non  poterono  i  Toscaui  essere  accusati  di  vilta 
o  di  codardia.  II  trionfo  di  Arunte  puo  duuque  ra- 
gionevolmente  rifcrirsi  alia  prima  meta  di  quel  se- 
colo ,  benche  determinare  non  si  possa  il  nemico 
contra  il  quale  quella  vittoria  si  riportasse.  Si  op- 
pone  r  autore  con  buoui  ar2;omenti  al  sentimento 
di  coloro  che  un'antichita  tanto  remota  contrastano 
alle  lettere  de'  Toscaui ,  notando  anche  Tcicito  che 
portate  furono  nelf  Etruria  da  Dcmarato  ,  la  di  cui 
eta  coincide  a  un  dipresso  colP  epoca  asse2;nata  al 
monumento  di  Toscauella ,  e  antichissime  reputan- 
dosi  per  universale  consenso  uelF  Etruria ,  siccome 
]e  scienze ,  cosi  pure  le  arti  e  tra  T  altre  ([uclla 
della  seultura.  Scrivevano  anzi  i  Latini  avanti  De- 
marato  ^    e  probabilmente  molto  avanti    quell'  epoca 


58       DTSSERTAZIONF,   DI    VINCENZO    CMMPANAni    OCC. 

gli  Etriisclii ,  tra  i  quali  era  gia  frequente  il  com- 
mercio  cpistolarc.  Per  ultimo  neir  asserire  a  quel 
monunieiito  una  remota  anticliita,  si  appoggia  1' au- 
tore  alio  stile  deir  epigrafe ,  alia  semplicita  delle 
forme  ,  alia  ingenuita  di  gusto  nazionale  che  vi  si 
animira  ,  alia  forma  del  carattere ;  ed  astenendosi 
da  ([ualunque  ricerca  sulla  persona  di  yi/vi/zfc,  si  li- 
mita  a  congetturare  che  ,  trovandosi  nel  suo  paese 
altre  memorie  della  famiglia  Arunzia ,  esso  fosse  un 
cittadino  di  Tuscania. 

Noi  avremmo  bramato  ch'  egli  si  fosse  alcun  poco 
esteso  anche  sui  caratteri  della  scultura ,  istituendone 
il  confronto  con  altri  monumenti  etrusclii  scolpiti , 
il  che  2:li  avrebbe  forse  somministrati  altri  argomenti 
in  favore  del  suo  assunto.  Ma  noi  non  possiamo 
tuttavia  che  lodare  la  sua  diligenza  ,  la  sua  erudi- 
zione  ,  e  congratularci  colla  sua  patria  che  sortito 
abbia  un  valente  illustratore  di  quel  pregevole  mo* 
numento. 


59 


L' Orlando  Furioso  di  Lodovico  Ariosto.  Voliimi  i.  — 
Firenze  ^  iSaS  ,  presso  Giuseppe  Molini ,  in  12.° 
piccolo. 

Poesie  varie  di  Lodovico  Ariosto.  Un  volume.  — 
Firenze  ,   1824  ,  presso  Giuseppe  Molini. 

1  tie  volumi  che  qui  annunziamo,  per  Id  loro  per- 
fetta  uniforniita,  ponno  essere  considerati  siccome  una 
coniplet?  edizione  delle  opere  delF Ariosto,  sebbene 
il  Molini ,  a  comodo  de'  compratori ,  abbia  divise 
dal  gran  poema  le  varie  poesie  ,  raccogliendole  in 
un  volume  a  parte.  Cadono  sotto  questo  nome  i 
cinque  canti  che  segUono  la  materia  del  Furioso , 
un  buon  numero  di  sonetti ,  madrigali  e  canzoni , 
un'  egloga ,  alcune  stanze  ,  venti  capitoli ,  sette  sa- 
tire ,  e  cinque  comniedie. 

Chi  dallo  scarso  numero  de'  lirici  componinicnti 
deir Ariosto  a  noi  pervenuti  volesse  far  giudizio 
della  sua  attitudine  a  questo  genere  di  poesia ,  ver- 
rebbe  per  avveiitura  in  questa  opinione,  ch' egli 
non  sarebbe  uscito  gran  fatto  da  quella  schiera  dei 
petrarchisti,  i  quali ,  dietro  alia  scorta  del  Bembo , 
stancarono  la  musa  italiana  senza  accrescere  quasi 
il  numero  de'  poeti.  Perocche  que'  sonetti  e  quelle 
canzoni  sono  tutte  d'  amore  ,  e  vi  si  scorge  troppo 
piu  che  non  si  vorrebbe  quella  imitazione  del  can- 
tore  di  Laura  per  la  quale  principalmente  V  Italia 
non  puo  darsi  vanto  di^vera  lirica  poesia.  Ma  que- 
sti  componimenti  furono  probabiknente  dettati  dal- 
r  Ariosto  senza  divisamento  di  collocarsi  per  essi 
fra  i  lirici ,  e  solo  per  aggradirsi  a  qualche  bella , 
o  per  provarsi  anche  in  questo  men  arduo  genere 
deir  erotica  poesia,  quando  rallentava  lo  spirito  della 
tessitura  del  suo  grande  poenia.  Tuttavolta  la  lirica 
deir  Ariosto    non    dee    confondersi    eon    quella    dei 


6o  or,L\Nr)o  rt'RTOiso 

pctrarcliiv'iti  ordiiiarj :  die  la  siYa  faiit'sia  non  j^li  pei'- 
niisc  2,iiininiai  di  Hirsi  pedcstre  imitatorc ;  e  dove 
fi^li  piaciiiic  pici^arsi  airiiuitazione  fugs;!  Ic  sottigliezzc 
c  i  conrcttiiii ,  raccoUi  a  graiulc  studio  da  c[ue''  me- 
scliiiii  poi  cpiali  pare  chc  i  soli  difctti  avessero  fac- 
cia   di  picgi. 

I  Capiioli  deir  Ariosto  non  cssendo  bcrneschi ,  non 
si  distingnono  gran  fatto  dalle  Satire ,  e  sono  con 
qneste  di  una  maravigliosa  bellezza.  Tanto  piu  che 
le  Satire  dell' Ariosto  non  hanno  Tacerbita  di  quelle 
di  Perseo  e  di  Giovenale,  e  quindi  si  accostano  as- 
sai  al  Scrmone,  Pare  le  Satire  occupano  un  grade 
alquanto  superiore  ai  Capitoli ,  e  sono  proprio  un 
giojcUo  dcir  italiana  Ictteratura,  Ma  nelle  stampe 
ordinarie  van  pieiie  di  tante  errate  lezioni ,  che 
niolte  IJate  sc  ne  perde  V  eleganza  dei  modi ,  so- 
vente  ancora  se  ne  smarrisce  il  concetto.  Di  die 
fatto  accorto  ilMolini,  si  procaccio  le  varianti  e  le 
correzioni  die  si  trovano  nelT  autografo  conser- 
vato  in  Ferrara  nclla  pubblica  biblioteca  e  delle 
quali  gli  fii  cortese  il  bibliotecario  stesso  signor 
abate  dottor  Antonio  Azzi.  Cosi  puo  dirsi  esser  <[ue- 
sta  la  mi2;liore  edizione  clie  iin  ora  si  abbia  di 
queste   Satire. 

Anclic  le  Coniniedic  sono  gran  parte  dclla  gloria 
deir  Ariosto  ;  se  non  che  i  costumi  die  allora  cor- 
revano  nel  teatro  italiano  furono  cagione  che  TAu- 
tore  (  che  in  questa  parte  sicuramente  non  pendeva 
alia  severita)  le  facesse  tali  da  uon  potersi  proporre 
senza  riguardo  alia  gioventu.  L' Ariosto  die  prima 
ne  aveva  scritta  qnalcuna  in  jirosa ,  adotto  poi  il 
verso;  nia  avendo  introdotto  lo  sdrucciolo,  a  mal- 
grado  di  un  somnio  artilizio ,  niinui  qualche  volta 
la  chiarczza  e  il  diletto.  Del  resto  le  Gonimedie 
dcir  Ariosto  furono  giudicate  degne  di  stare  al  paro 
con  (pielle  di  Plauto  e  di  Tercnzio ,  e  quand'  an- 
che  pel  canibjarsi  del  gusto  ,  gli  scrittori  dramnia- 
tici  potessero  trarne  poco  proiitto   rispetto    all'  arte 


DI    LOnOVICO    ARTOSTO.  f)I 

j)roprianientc  detta,  saranno  seiiipie  ana  Icttnra  uti- 
lissinia  per  lo  stile. 

Tittto  cio  risguarda  il  volume  delle  poesie  varle. 
la  quanto  agli  altri  due  nei  quali  e  compreso  il 
Poema,  una  sola  cosa  ci  rimane  a  dire  dopo  tante 
che  se  ne  dissero  sulle  quasi  infinite  edizioni  di 
questa  sinjrolare  epopea.  II  Molini  lia  seguitata  Tcdi- 
zione  del  iSSa  dalla  quale ^  egli  dice,  non  e  orainai 
pill  pcrmesso  dl  dipartirsi  dopo  II  dotto  lavoro  del 
sig.  Morali.  Ma  veuuto  poi  al  canto  42  ,  st.  8  ab- 
bandono  quelV  cdizione  ,  ed  al  verso 

A  cui  lascio  alia  coda  invulo  o  stolto 

sostitui  qnelV  altro  che  leggesi  neir  edizione  procu- 
rata  da  Marco  Guazzo  in  Venezia  1' anno   i539 

A  cui  lascio  la  coda  invito  o  stolto, 

Questa  variantc  1'  ebbe  gia  adottata  il  Molini  in 
mi  altra  edizione  delF  Ariosto  :  e  la  Bibliotcca  Ita- 
liana  mostro  fin  d'  allora  clie  non  approvava  questa 
mutazione.  Fu  detto  che  in  questa  frase  lascio  alia 
coda  avvi  mV  ellissi  per  cui  si  sottintende  ir  se  dietro , 
ed  e  come  se  dicesse  lascio  ir  se  dietro  alia  coda. 
E  dopo  gli  esempi  del  verbo  lasciare  usato  in  tal 
senso  nelle  materie  spettanti  allacaccia,  venne  an- 
che  proposta  f  autorita  del  Barbolani  che  tradusse 
in  latino  il  Furioso  ,  e  in  questo  passo  dice  : 

Cui  caiidam  invasit  demeiis  aut  invidus. 

Tuttavolta  il  Molini  non  rimovendosi  dalla  sua  sen- 
tenza  ripete  ora  nella  sua  iiuova  edizione  la  variante 
di  Rlarco  Guazzo ;,  acconipagnandola  coUa  nota  se- 
guente  :  <c  Dopo  di  avere  adottata  questa  variante 
hella  mia  precedente  edizione  sono  comparsi  diversi 
articoli  tanto  nel  Giornale  di  Pisa,  che  nell'Antolo- 
gia  di  Firenze  e  nella  Biblioteca  Italiana  di  Milano, 
in  favorc  e  contro  la  lezione  suddetta.  Non  sembran- 
flonii  pero  ancora  vittoriosamente  sciolta  la  questione 


i6a  ORLANDO    FURIOSO 

per  parte  de' mlcl  avversarj,  ho  contlmiato  ad  adot- 
tare  la  variante  da  me  trovata.  »  Da  rpieste  parole, 
se  noil  erriamo,  trasparc  che  il  Molini  non  e  gia 
niolto  lontano  dal  picgarsi  alT  opinioue  de  snoi  av- 
versarj;  nia  iioi  clie  gli  sianio  amicissimi  sebbene 
sentiamo  in  questo  piinto  divcrsamente  da  lui  , 
vogliamo  domandargli ,  perclie  niai  infino  a  tanto 
che  la  lite  e  pendente  vuolc  adottare  piuttosto  la 
lezione  del  Giiazzo  che  quella  dclPAriosto  niedesi- 
mo  ?  Non  crediamo  che  T  edizione  del  32  sia  senza 
errori  ,  ma  dove  si  abbiano  due  lezioni  amcndue 
sospette  ,  non  par  egli  piii  ragionevole  dare  la  pre- 
ferenza  a  qnella  stampata  sotto  gli  occhi  delT  Au- 
tore  ?  Chi  seguita  V  Antore  non  puo  aver  obbligo 
se  non  solamente  di  provare  che  la  sua  lezione  ha 
un  ragionevole  senso  :  ma  chi  dall' Antore  dilungasi 
deve  provare  che  dalF  abbandonata  lezione  non  puo 
cavarsi  costrutto  :  ne  2;li  basterebbe  sostenere  che  la 
sua  variante  aggiungesse  bellezza  al  testo  ;  perche 
anclie  gli  ottirai  non  sempre  scrivono  ottiniauicnte. 
Ma  qui  cercherebbe  indarno  il  Molini  di  provare  che 
non  sia  senso  nel  verso :  A  cui  lascio  alia  coda^  ecc; 
peixhe  gia  se  n'  e  data  chiarissinia  spiegazione.  E 
pariniente  indarno  sforzerebbesi  di  sostenere  che 
sia  degno  dell'  Ariosto  il  concetto  che  nasce  dalle 
parole  invito  o  stolto.  In  questo  caso  adunque  dando 
anche  pienissima  fede  alia  sua  dichiarazione  di  non 
esser  convinto  dalle  ragioni  addotte  in  difesa  della 
lezione  da  lui  rifiutata  ,  crediamo  che  le  buone  re- 
gole  deir  arte  da  lui  professata  non  gli  dovevan 
permettere  di  abbandonare  per  un  solo  dubbio  V  e^ 
dizione  che  segtiito  in  tutto  il  resto.  Avrebbe  do- 
vuto  collocare  in  una  nota  la  variante  del  Guazzo, 
nja  non  cacciare  dal  suo  seggio  cpiella  che  per  tre 
volte  fu  approvata  dalF  Ariosto. 

Noi  per  verita  non  sianio  tra  coloro  che  vogliano 
battersi,  neppure  a  parole,  per  una  variante  di  qual- 
eiasi  libro  ,  nia  ci  piacerebbe  nondimcno  che  avessc 


DI    LODOVICO    ARIOSTO.  63 

fine  questa  contesa ,  e  si  determinasse  una  volta  se 
lo  sparviero  lascio  o  no  la  coda  air  astore.  Ma  per 
quanto  possa  parer  singolare  il  molto  parlar  che  si 
e  fatto  intorno  a  si  misera  cosa ,  piu  singolare  dee 
riputarsi  il  silenzio  di  chi  dovrebb'  essere  il  prirao 
paladino  in  quest'  impresa.  Vogliamo  dire  il  silenzio 
del  ch.  prof.  Morali  a  cui  certo  debb'  essere  a  cuore 
la  difesa  di  una  edizione  da  lui  richiamata  in  onore, 
per  non  dire  in  vita.  E  si  abbiamo  sicura  notizia 
che  quelf  illustre  filologo  ha  in  pronto  una  disser- 
tazione  su  questo  verso,  ma  temiamo  che  se  presto 
non  la  da  fuori  sia  per  essere  uno  scarso  rimedio 
al  gran  numero  dcUe  edizioni  che  si  vengono  mol- 
tiplicando  con  quella  falsa  lezione. 


64 


PARTE    II. 

SGIENZE  ED  ARTI  MECGANICUE. 


Nuovo  inetodo  econornico-pratlco  di  fare  c  couscrvare 
il  vino  del  canonico  Pietro  StancoVICJI ^  socio  di 
varie  Accadcniie  ^  con  ana  tavola  in  tame  di  XVII 
figure.  —  Milaiio ,  i8a5,  prcsso  Silvcstri ,  wi  8.°, 
di  pog.   140.  Lir.   3  auitr. 

Nunc  te  Bncche  canam. 
Vise.   Gcorg.    lib.    II,  V.    a. 

V7Ia"  si  e  pailato  ia  questa  Biblioteca  di  alcuni  cruditi 
lavoil  di  questo  dotto  istriano  ,  singolarinente  dclla  sua 
patria  benenierito,  Ora  cgli  ci  da  un  opuscolo  di  rnstica 
jnsieme  e  domestica  econoinia,  e  nclla  sua  iatroduzioiie 
comiticia  dall'  osservare  die  il  viao  in  alcuae  provincie  e 
spccialiiiente  nell'  Istria  ,  foruia  il  principalc  e  piii  inte- 
ressaute  piodotto  del  suolo  •,  die  V  Jstiia  c  nclla  piii  fe- 
llce  posizlone  per  qncllo  die  spctta  alia  cultura  dclle  viti ; 
die  celebre  era  il  vino  istriano  fnio  da  tempi  antichissimi , 
c  questo  panto  di  storia  illnstra  con  varj  passi  di  Plinio. 
Distingue  poscia  quel  vino  in  tre  classi ,  cioe  da  bottiglia, 
distinto  e  coniune  ,  e  i  nouii  indica  dei  piu  pregevoli  nelle 
jirimc  due  classi,  liniitandosi  egli  ora  a  parlare  del  vino  co- 
niune che,  anclie  pre  para  to  coi  metodi  ordinarj ,  resiste  alle 
lunghe  navigazioni  e  in  esse  si  migliora ,  e  quindi  porta- 
vasi  nel  nuovo  niondo  a  gareggiare  nel  traflico  coi  vini  di 
Francia  e  di  Spagna,  e  porterebbesi  tuttora  ,  se  le  poli- 
tidie  e  commerciali  vicende  a  cui  con  altrc  regioni  fu 
esposta  andie  1"  Istria  ,  troncato  iion  avessero  questo  ramo 
crescente  di  nazionale  prosperita.  Questo  pero,  dice  1"  au- 
tore  ,  non  dee  sceninre  il  coraggio  ,  ma  bens'i  risvegliare 
r  industria  al  miglioramonto  de'  vini  niedesimi  ■■>  vorrebbe 
ogli  adunque  die  i  suoi  counazionali    si    staccassero    dalle 


Nuovo  METODO  ECONORUco-rEATico  ecc.        65 

antiche  abitudini  riell"  elaborazlone  del  vinl  ,  e  appro- 
Jittassero  dei  lumi  de' modenil  enologl  die  gl' iusegnameiiti 
loro  fondarono  siiUa  fisica  e  suUa  cliimica,  tra  i  quali  egli 
noniina  il  Le  Gentil ,  il  Rozier  ,  il  Chaptal ,  il  P.  da  S.  Mar- 
tina ,  il  Fabroni  e  il  Dandolo.  Accenna  quindi  la  maochi- 
netta  per  la  fermentazione  vinosa  di  niadaiiiigella  Gcrvais 
ed  il  suo  opuscolo  difFuso  a  tutti  i  circoli  del  goveriio 
del  littorale  ,  onde  i  piu  intelligenti  agronomi  potessero 
])rofittarne;  e  nota  in  fine  die  scosso  dalla  lettura  di  quel- 
r  opuscolo  e  del  rapporto  critico-storico  sopra  i  nietodi 
di  vinificazioiie  del  direttore  di  questa  biblioteca;  com- 
binando  le  idee  sue  con  quelle  degli  enologi  die  pre- 
ceduto  lo  avevano  ,  stabili  un  piano  di  elaborazlone  dei 
vini  die  si  indusse  a  pubblicai-e  ,  lusingandosi  che  possa 
essere  adottato  da'  suoi  comprovinciali  e  da  tutti  i  pos- 
sessori  dei  paesi  viniferi ,  giacche  riunisce  la  perfezione 
del  vino  coUa  doiiiestica  econoniia. 

Divide  egli  dunqne  in  cinque  articoli  il  suo  nuovo  nie- 
todo  ;  e  questi  trattano  ,  il  i."  della  pigiatura  delle  uve; 
il  a."  deir  economia  delle  botti ;  il  3."  della  fermentazione 
vinosa;  il  4.°  del  travasamento  dei  vini  j  il  5."  di  un  elat- 
tcnometro  o   conservatore  dei  vini. 

Strano  ci  scmbrava  il  vedere  1'  autore  cominciare  subito 
il  suo  ragionamento  dalla  pigiatura,  senza  preniettere  al- 
cuna  cosa  sulla  vendemmia,  su  la  qualita  e  la  scelta  delle 
uve,  sul  tempo  e  modo  di  coglierle  e  disporle  alia  pigia- 
tura ,  giaccbe  in  alcuni  paesi  e  nella  Borgogna  special- 
iiiente  si  ammucdiiano  e  si  lasciano  qualcbe  tempo  sul  nudo 
tcrreno  ,  detto  da  alcuni,  forse  impropriamente ,  sulfureo , 
e  si  pretende  cbe  quella  giacitura  contribuisca  alia  perfe- 
zione del  vino.  Di  questo  egli  iion  ha  fatta  parola,  ma  ei^Ii  ha 
supplito  bensi  al  riinanente  nel  primo  paragrafo  del  Metodo, 
posto  sotto  il  n."  1 1 5  ed  ha  raccomandato  die  le  uve  si  col- 
gano  soltanto  giunte  a  piena  maturanza,  nccennando  in  una 
nota  le  pratiche  dei  divcrsi  paesi  e  quella  pure  di  alcuui 
luoghi  ove  1"  autorita  pubbbca  prefigge  il  tempo  in  cui 
dee  coininciarsi  la  vendemmia.  Entra  egli  poscia  ad  esa- 
minare  la  quistione,  lungamente  tra  gli  enologi  agitata,  se 
sgranellare  si  dcbbano  le  uve;,  e  se  il  graspo  entrare  dcbba 
neila  fermentazione  col  mosto.  Avversi  sommamente  a 
questa  inassiina  si  uiostrano  il  Rozier  ed  il  padre  da  San 
Manino  ;  favorevoli  si  f.iuiio  ycdcre  KInjirothc  Chaptal  j  e  il 
£iU.  ItaL   T.   XL.  5 


66s  MOVO    METOPO    ECOOMICO-PRATICO 

nostro  Dandolo ,  pigllnailo  una  via  lU  mezzo,  approv6  che 
si  S2;rnnellasscro  le  sole  u\'c  alte  a  dar  vini  geaerosi  e  die  i 
vini  lei;gieri  si  I'acessero  boUire  coi  graspi.  II  Fozzi ,  enologo 
toscano  ,  rignarda  pure  i  graspi  come  fcrmento  utile  nei 
casi  in  cui  la  feriueiitazione  sia  lenta  e  tarda  ;  e  FUippo 
He  la  sgraiiellatura  pTrimentc  toiisiglia  in  quelle  uve  sol- 
tanto  atte  a  protlurre  viui  potenti  ,  ai  quali  il  graspo 
troppa  foiza  nggiugnerebbe.  II  Fubroni  sulT  autorita  del 
Paolelti  e  del  Da^-unzaCi ,  ammette  i  graspi  alia  fermenta- 
zione  (  al  che  si  oppone  lo  spagnuolo  Aran'j^uren  ;  cosi  il 
Ciobert  ,  parlando  pero  delle  uve  del  Pienionte ,  si  op- 
pone al  Co'iStne.t ,  partigiano  della  sgranellatura  e  netnico 
dei  graspi.  L' autore  nostro,  reputando  che  nella  delica- 
tezza  consista  {"  eccellenza  del  vino,  inchinerebbe  ad  esclu- 
dere  totalmente  i  graspi  ,  ammessi  dagli  scrittori  sohanto 
nei  vini  leggieri  per  rinforzarii;  lascia  tuttavia  che  cia- 
scuno  agisca  secondo  il  proprio  gusto  e  quello  del  paese 
nei  quale  si  fa  smercio  del  vinoicosiil  graspo  crede  egli 
in  parte  utile  a  quelle  uve  die  in  eccesso  contengono  la 
parte  zuccherosa.  Bella  e  altronde,  benchfe  non  nuova  , 
la  sua  idea,  che  il  graspo  non  produca  i  buoni  risultamenti 
che  da  niolti  nella  elaljorazione  del  vino  ad  esso  si  attri- 
buiscono  ,  se  non  come  agente  nieccanico ,  ingrossando  e 
consolidando  coll'  intrecciamento  la  massa  del  cappello  che 
impedisce  in  gran  paite  Tevaporazione  e  quindi  la  perdita 
deir  alcool  e  del  gas  acido  carbonico ,  qualora  si  supponga 
la  fernientazione  promossa  in  recipienti  aperti;  consigliando 
egli  adunque  che  si  faccia  in  vasi  chiusi  ,  crede  oppor- 
tune di  elimiuare  totalmente  il  graspo ,  e  la  sgranellatura 
propone  come  utile  per  ottenere  un  vino  scelto. 

Passa  quindi  1' autore  ad  indicare  i  varj  modi  suggeriti 
per  lo  sgranellamento  ^  il  graticcio  di  filo  di  ferro  o  di 
cordicella  a  niaglie  Inrgiie  ,  e  il  vase  allungato  ed  incli- 
nat.o  ,  entro  cui  rimenasi  I'uva,  proposti  dal  Rozicr  ;  al- 
tro  graticcio  immaginato  dal  cappuccino  da  5.  Martino  ; 
e  sembra  accordare  la  prefcrenza  al  primo  di  Rozier ;  ac- 
cenna  l'  uso  del  torchio  (che  e  tutt' altro  die  sgranella- 
mento )  ,  adottato  dagli  antichi  Romani  ,  e  in  quasi  tutta 
r  Italia  (  non  in  qualche  parte  ,  come  scrlve  1"  autore  ), 
che  con  nostra  sorpresa  leggiamo  sconosciiito  neW  Istria ; 
e  qui  viene  egli  a  ragionare  della  pigiatuva  a  piedi.  In 
due  modi  questa  si  eseguisce  ,  o  col  nigiare    Tuva  appena 


DI    FARE    E    CONSERVARB    IL    VINO.  67 

ginnta  dalla  vignfi  ,  che  si  lascia  poi  fermeiitare  in  uii 
i-ecipiente  ;  o  pure  col  rlporre  1'  uva  nei  tini  ,  ove  gior- 
nalmente  con  una  pertica  si  muove  e  si  rompe  la  niassa 
per  infrangere  la  buccia  degli  acini ,  e  si  lascia  niacerare, 
o  come  dicono  neiristria^  niarcire.  Nel  prirao  niodo ,  che 
gli  enologi  tutti  appro vano  perche  da  luogo  ad  una  sola 
fermentazione  ,  il  vino  si  conserva  meglio  ,  nia  scarseggia 
di  colore  i  nel  secondo  riesce  coloratissimo ,  ma  e  esposto 
a  guastarsi  e  specialmente  a  contrarre  un  sapore  di  aceto. 
AOine  dunque  di  trovare  un  riparo  a  questi  due  incon- 
venienti  ,  T  autore  fa  pigiare  co'  piedi  1'  uva  appena  arri- 
vata  air  abitazione  nel  tino  stesso  o  nella  nave  del  carro 
(  come  generalmente  si  pratica  nella  nostra  Lombardia  )  j 
poi  fa  travasare  il  mosto  che  si  pone  in  recipiente  sepa- 
rato.  Altro  tino  e  preparato  all'  ingresso  della  cantina  ,  o 
nella  cantina  stessa ,  sul  quale  e  posto  un  telajo  fornito 
di  due  graticci  di  filo  di  rame  ,  o  di  ferro  ,  o  di  cordi- 
cella.  II  superiore  ha  i  fori  di  una  grandezza  sufficiente 
alia  libera  uscita  degli  acini  dell'  uva  ;  1'  inferiore  gli  ha 
di  una  grandezza  conveniente  al  passagj^io  de'  semi  o  dei 
vinaccioli  ,  ed  e  prolungato  con  una  scafa  la  quale  esce 
dal  tino  e  versa  in  altro  piccolo  tino  sottoposto  le  cor- 
tecce  deir  uva.  Altro  recipiente  e  collocato  da  altro  lato 
per  ricevere  i  graspi,  ed  il  meccanismo  e  ben  congegnato 
in  modo  che  il  secondo  graticcio  sia  mobile  tra  i  piedi 
del  telajo  ,  e  la  scafa ,  inclinandosi  ,  non  si  muova  dal 
suo  posto ,  e  il  tutto  e  dimostrato  coUe  opportune  figure. 
Un  operajo  adunque  versa  una  brenta  d'  uva  pigiata  sul 
primo  graticcio  ,  altro  sul  medesimo  la  riniena  ,  con  che 
cadono  le  bucce  o  le  cortecce  nel  graticcio  secondo  sot- 
toposto ;  il  solo  niosto  coi  semi  passa  nel  tino  ,  e  dal  pri- 
mo graticcio  si  fanno  cadere  i  graspi  in  altro  tinello,  come 
dal  secondo  per  mezzo  di  una  forte  scossa  si  fanno  sdriic- 
ciolare  per  un  piano  inclinato  in  altro  tino  le  bucce  o  le 
cortecce.  Accordiamo  all'  autore  che  in  questo  modo  si 
eseguisca  speditamente  1'  operazione  di  separare  meccani- 
camente  le  quattro  sostanze  che  compongono  1'  uva  ,  i 
graspi,  le  bucce^  il  mosto  e  isemi,  potendosi  questi  rac- 
cogliere  dopo  il  travaso  del  vino  ,  o  anche  separare  per 
mezzo  di  una  reticella  di  fina  raaglia  appesa  al  gratic- 
cio inferiore  ,  giacche  essi  non  contribuiscono  certamente 
alia    buona    qualita    del    vino  ,    e    possono    riescire  utili  , 


68  NUOVO    METOPO    ECONOM/CO-PRATirO 

applicandosi  nl  niUrimcnto  cle'  polli ,  o  prcparandusi  cora 
essi  deir  olio. 

A  qnesto  propo?lto  ci  e  cF  uopo  arrestarci  un  istaute 
su  di  una  nota  clic  trovasl  alia  pag.  jo  e  nella  quale  si 
parla  dclla  fabliricazlone  di  quelT  olio  ,  come  se  comune 
non  fosse  nella  Lonibardia  ed  in  niolci  altii  paesi  d' Ita- 
lia. Non  e  gia  il  direttore  della  Biblioteca  Jtaliana  ,  ma 
il  prof.  Scudcri  ( non  Scudieri  come  per  errore  si  e  stam- 
pato  )  ,  che  contra  il  viaggiatore  francese  Snyve  ha  soste- 
nuto  non  essersi  niai  sospettata  nella  Sicilia  1'  esistenza  di 
una  materia  oleosa  nei  vinaccioli,  ed  essere  andate  a  voto 
r  espcricnzc  fatte  in  Napoli  per  ricavarne.  1'  olio.  Come 
qiieste  esperienze  si  facessero,  anche  V  Acerb i  lo  ignora  , 
giacche  egli  altro  non  fece  che  riferire  il  fatto  accen- 
iiato  dallo  Sciuieri ;  nia  egli  non  ignora  punto  che  una 
dcUe  produzioni  dei  paesi  riniferi  ed  un  articolo  noa 
ispregevole  di  ecouoniia  rustira  e  domestica  e  I'olio  dei 
vinaccioli  i  egli  conosce  ottimamente  i  migliori  metodi  di 
quella  operazionc  ,  i  risultamenti  che  se  ne  ottengono  e 
il  partito  che  si  pub  trarre  dall'  olio  ,  che  meglio  forse 
di  qnalun(jue  altro  si  presta  alia  purificazione.  ■ —  Note- 
renio  pure  che  non  senza  qualche  timore  leggemmo  pro- 
posta  dair  autore  la  formazione  de' graticcl  di  filo  di  rame, 
it  quale  ,  soggiugne  egli  ,  pub  e^scre  egualrnente  di  ferro  e 
di  cordiccUa.  Egli  non  puo  certamente  ignorare  con  quale 
facilita  1  acido  del  vino  attacca  il  rame  e  da  luogo  alia 
formazione  del  protossido  conoscinto  sotto  11  nome  di  ver~ 
derame,  sommametite  nocivo  alT  econoniia  animale  ;  ne 
debh'  essergli  sfuggito  che  questa  produzione  dclctera  si 
rende  tanto  pin  facile  ,  cpianto  piu  divisa  e  la  siiperficie 
del  rame  ,  quanto  piii  lunga  e  1'  oper.izione ,  e  quanto 
lueno  otteniliile  riesce  dall'  incuria  contadinesca  che  i  gra- 
tieci  sieno  sempre  di  volta  in  volta  ben  puiiti  ,  cosicchc 
non   appnj.T   vestlgio   di   ossidaziolie. 

L'operazione  descritta,  segue  a  dire  T  autore,  tende  ad 
utilizzare  le  bucce,  o  il  fiocine,  alia  di  cui  p^arete  interna 
e  aderente  uu  tessuto  vascolare  reticolato  che  contiene  la 
parte  resinosa  ,  colorante  ed  aromatica.  E  d'uopo  adunquo 
dividere  quel  iiocine  in  minutissinie  parti,  afiinche  queste 
tutte  trovinsl  in  contatto  col  mosto  nella  feriiientazione  , 
onde  sciogliere  si  possano  e  ad  esso  comunicare  i  loro  prin- 
cipj  coloranti  ed  arojaiatici  j  ma  cjuelia  necessaria  divisione 


t)t    BARE    E    CONSERVARE    IL    YiMO.  69 

Wort  si  ottieiie  col  mezzo  della  pigiatura  col  piedi  ,  e  tutti 
f^li  enologi  raccoraandaiio  die  i  graiielli  sieno  liene  scbiac- 
ciati,  o  miiiutaniente  triturati,  dipenJendo  da  questo  il 
coloramento  e  1"  aiomatizzazione  del  vino.  II  padie  da 
<S.  3Iartino  invoco  1'  azioiie  di  una  niazza  di  legno,  di  na 
grosso  pestello  ,  di  Uii  cilindro  ,  o  di  qualcli'  altra  mac- 
china  f,  r  autor  nostro  inimagino  una  suola  di  legno  della 
grossezza  di  un'  oncia  e  piii  ,  nella  parte  inferiore  della 
quale  e  pel  lungo  incassata  una  lama  tagliente  d'  acciajo , 
jjrominente  due  once,  e  attraversata  da  due  consimili 
lame  o  coltelli ,  cogli  angoli  smussati  in  declivio  ,  onde 
le  bucce  sdrucciolar  possano  ,  e  uon  ariestarsi  o  animuc- 
cliiarsi  durante  il  lavoro.  La  suola  si  adatta  e  si  assi- 
fura  col  mezzo  di  alcune  corregge  a  ciascun  piede  di  ua 
operajo  ,  il  quale  entra  nel  tino  ove  sono  riposte  le  buc- 
ce, e  pigiandole  coi  piedi  a  vicenda  ,  faciltnente  e  con  pron- 
tezza  le  tritura ,  quasi  in  una  poUiglia  riducendole.  Un 
fondo  del  tino  e  mobile  ad  una  certa  altezza  ,  afliaclie  il 
liquido  possa  scorrere  al  di  sotto  e  cosi  non  impeJisca  ne 
rallenti  la  triturazione  (  meglio  sarebbe  forse  il  f;irlo  Jlsso, 
ma  leggiermente  inclinato  con  fori  minuti  che  seguissero 
r  inclinazione  dal  piano,  onde  il  liquido  scorresse  per  essi 
iiberamente  nel  fondo  inferiore  }.  Quella  poltiglia  si  getta 
poi  nella  botte  e  vi  si  aggingne  il  niosto  caduto  nel  fondo 
sottoposto  ;  e  se  si  vuole  ,  si  possono  ancora  sovrapporvi 
i  graspi  \,  che  di  qualchc  utilita  riescir  possono  nella  fer- 
inentazione.  Cosi  puo  ottenersi  un  vino  coloratissimo  e 
fornito  di  qualclie  aroma ,  die  non  vorrenimo  peio ,  al- 
uieno  per  questo,  chiamare  coU'autore  fornito  di  parti  bal- 
samiche  ,■  si  suppone  pero  sempre  che  i  graspi  sieno  ben 
separati  colla  previa  operazione  dalle  bucce.  Cita  quindi 
I'autorc  le  macchine  a  questo  iine  inventate  dal  dottor  Lo^ 
meiii  e  dal  sig.  Ferrini  di  Brescia  (se  pure  queste  sono  uii 
nuovo  ritrovamento)-,  e  notando  che  queste  altro  elTetto  non 
producono  se  uon  che  quello  a  un  di  presso  della  pigiatura 
comune  e  non  mai  quello  della  triturazione  del  iiocine,  esterna 
il  suo  voto  perclie  queste  macchine  con  qualche  iiiodifica- 
zione  possano  produrre  la  separazione  e  la  triturazione 
delle  bucce  ,  il  die  sempre  piii  benemeriti  renderc1d)e 
\  loro  inventori ;  e  noi  siamo  d'  avviso  che  col  sistcma 
dei  cilindri  non  molto  difficile  sarebbe  quella  modifica- 
Zione  ,  qualora  riconosciuto  fosse  che  le  parti  aromatiche 


"O  NrOVO    METOnO    ECONOMICO-PRATICO 

#gualmente  die    le    coloranti  risicdano  veramcnte  nel  tes- 
siito  della   paretc  interna  dellc  hncce. 

Tratta  il  secondo  articolo  dell'  cconomia  dolle  botti.  Pre- 
scindendo  ^alle  anfore  dl  terra  delle  qnali  servivansi  i 
Romani  ,  e  dalle  cisterne  nnirate  ,  immaginate  da  alcuni 
nioderni,  si  riduce  soltanto  V  A.  a  parlare  duUe  botti  fatte  di 
doghe  e  inunite  di  cerciij  ,  che  comunemenie  si  usano  per 
la  fabbricazione  e  la  conservazione  dei  vini.  In  tre  modi 
si  adoperano  nella  fermentazione  vinosa  ,  i.*  riponendo 
r  uva  piffiata  a  ferrnentare  nei  tini  ,  donde  poi  il  vino 
si  fa  passare  nelle  botti;  a."  togliendo  uno  de' fondi  alle 
botti  nelle  cjnali  il  vino  si  conserva,  situate  verticalmente, 
e  servendosl  di  qneste  come  di  tini;  3."  togliendo  dalle 
botti  stesse  la  sola  porticella  ,  per  Tapertura  della  quale 
s*  introduce  I'nva  piginta  ,  e  si  precede  come  nel  caso 
prccedente  ,  rlmettendo  poscia  a  queste  botti  la  porti- 
cella ,  a  quelle  il  fondo  per  riporvi  il  vino.  II  primo 
metodo  e  piii  dispendioso  ,  perche  esige  due  generi  di 
vasi  e  due  diversi  locali  per  conservarli.  Nel  secondo  si 
risparmiano  i  tini  e  la  tinaja ,  ma  si  ba  1'  incomodo  di 
dovere  in  ciascun  anno  levare  e  rimettere  il  fondo  alle 
botti  ,  cbe  iie  rlsentono  gravi  danni.  Parrebbe  piu  ecoao- 
mico  il  terzo  metodo,  ma  la  botte  disposta  da  jirima  ver- 
ticalmente ,  dee  ritornare  alia  situazione  orizzontale  ,  e 
ueir  estrarre  i  graspi  per  la  porticella,  e  facile  lo  spez- 
zare  le  capruggini  del  fondo.  Cbe  fece  dunque  lo  Stan- 
cowich  per  evitare  tutti  questi  inconyenienti  ?  Egli  imnia- 
gino  die  la  botte,  non  rimossa  dalla  sua  situazione  oriz- 
zontale ,  nfe  dal  suo  posto  ,  servire  potesse  tanto  alia  fei'- 
mentazione  vinosa  ,  quanto  a  contenere  il  vino  dopo  la 
bollitura.  Facile  gli  riusciva  P  estrarre  per  la  porticella 
la  vinaccia  dopo  il  travasamento  del  vino  ,  ma  come  intro- 
durla  nella  botte  ?  Non  certamente  pel  solito  cocdiiume 
del  diametro  di  due  once  in  circa  ;  non  per  un  coccbiu- 
me  di  maggiore  apertura,  percbe  difficile  sarebbe  poi  il 
cbiuderla  ermeticamente,  tunssime  nella  convessita  delle 
doghe  in  quella  parte  piu  sottlli  che  altrove  ,  allorche  vi 
si  riponesse  il  vino.  Fece  dunque  P  autore  lavorare  un 
pezzo  di  grossa  tavola  della  densita  di  tre  poUici  e  della 
grandezza  di  un  piede  in  qnadro;  nel  centro  di  questo 
fece  praticare  un  foro  circolare  di  j  pollici  di  dlainetro  , 
e  quindi  disporre  al  toniio  un  turacciolo   corrispondente  , 


DI    FAUE    E    CONSEnVARE    U,    VlT^O.  7I 

til  un  poUice  e  inezzo  piii  elevato  al  tli  sopra  del  qua- 
ilrato  ,  e  nel  centro  del  turacciolo  stesso  fece  adattare  al- 
tro  piccolo  cocchiume  del  diametro  onliaaiio-,  raiuiito  esso 
pure  del  suo  conveniente  turacciolo.  II  quadrato  ,  dall"  au- 
tore  detto  iiaso ,  fii  iiiferiormente  iucavato  iu  modo  da 
combaciare  perfettamente  coUa  convessita  della  botte,  che 
air  intorno  del  cocchiume  fu  piallata.  II  naso  fu  asslcurato 
al  suo  posto  con  colla  di  calce  e  formaggio ,  in  luodo  chd 
il  cocchiume  della  botte  rimanesse  in  centro  al  gran  coc- 
chiume del  naso  ,  e  vi  si  aggiunse  un  cerchio  che  tutta 
abbracciasse  la  botte  col  naso ,  rinforzato  con  stecchi  , 
fiache  facesse  presa  la  colla  ^  il  naso  fn  pure  tenacemente 
unito  alia  botte  per  n\ezzo  di  otto  viti.  Consolidato  cosi 
r  apparecchio  ,  per  Tapertura  di  once  sette  s'' introdusse 
con  facilita  la  vinaccia ;  un  foro  praticato  nella  convessita. 
inferiore  della  botte  a  piombo  del  cocchiume  superiore  , 
servi  a  nettare  la  botte  stessa  dalla  feccia  colla  lavatura. 
Tutto  questo  apparecchio  vedesi  ben  descritto  colla  ligura 
respettiva  di  ciascuna  delle  parti  che  lo  compongono.  Si 
propone  altres'i  di  fare  la  porticella  delP  altezza  di  i5  pol- 
lici  e  9  di  larghezza ,  col  taglio  a  romboide  nell' interno, 
cosicche  dalT  interno  si  chiuda  coutro  la  parte  esterna  ; 
di  assicurare  la  porticella  stessa  con  una  lamina  di  ferro 
munita  di  viti,  onde  poterla  tirare  all' infnori  ,  e  farla 
ben  combaciare  col  fondo ;  finalmente  di  turare  al  caso 
tutte  le  fessure  con  sego  o  con  qualche  mastice^  con  questo 
modo  di  chiudere  la  porticella  a  vite,  si  risparmia  di  dare 
colpi  al  cono  di  legno  che  d'  ordinario  vi  si  adatta ,  e  di 
scuotere  la  botte,  il  clie  non  si  fa  senza  danno,  e  T  aper- 
tura  e  grande  abbastanza ,  perclie  un  uomo  possa  comoda- 
niente  entrarvi.  La  botte  dovra  esscre  cerchiata  di  ferro ,  e 
le  estremita  dei  cerchj  sono  strette  col  mezzo  delle  viti;  e  si 
raccomanda  di  cementare  la  botte  con  terra  ed  olio  di  lino  , 
o  resina  ,  o  pece,  o  catrame ,  con  terra  sola  o  pure  con 
pece  ncra  ,  con  che  sara  riparata  dairumidlta  e  dal  tarlo, 
e  s'  impedira  1  evaporazione  delle  parti  piii  volatili  del 
vino  pei  pori  del  legno  nudo.  Riposta  cosi  la  botte  al  suo 
luogo  ,  non  si  movera  piii  ,  con  che  si  verra  a  rispar- 
miare  niolta  mano  d'  opera  ;  e  V  uso  ne  riescira  comodis- 
simo  in  tempo  della  vendemmia  ,  perclie  levato  il  gran 
turacciolo  e  aperto  il  gran  coccliiumc,  vi  si  adatta  1'  imbixto 
pel   quale   si   getla  nella  botle  1'  uva   pigiata  ,    chludendosi 


^2  TS'HOVO    MKTODO    ECONOMinO-I'H  VTInO 

poi  col  gran  turacciolo  oenicntato,  iiudie  compiiita  I.i  fei'-» 
lucntazlone  ,  si  tiavasa  ii  viao  per  la  solita  spina,  e  stu- 
rato  il  foro  inferiorc,  si  fa  escire  il  residuo  mescolato  colla 
feccia,  dopo  di  die  per  la  jiorticella  si  estrae  con  un  i-a- 
strello  o  altro  stiumcnto  la  vinaccia,  e  la  botte  si  pnlisce. 
colla  scopa  :  facile  quiiidi  riesce  coU'  inibuto  applicato  al 
piccolo  turacciolo  V  introdiirvi  il  vii'.o  e  chiiidcrlo  coi  me- 
todi   consueti. 

Noil  sej^uiremo  rautorenoi  calcoli  economici ,  col  quali 
si  studia  di  provare  non  dillicilc  e  noii  dispendioso  il  sno 
mctodo  di  costrazioiie  dolle  botti.  Osserverenio  soltanto 
cir  ogli  si  f'inda  sulla  spesa  occorrente  oga'  anno  nel  mc- 
todo antico  di  Icvare  e  riinettcre  il  fondo,  la  quale  in  cinque 
anni  eccede  tutta  la  spesa  occorrente  una  sola  volta  col  suo 
mctodo  ;  sulla  niaggiore  durata  della  sua  botte  ,  sulla  mi- 
gliore  conservazione  del  vino;  ma  noi  non  potreiumo  am- 
nicttere  un  calcolo  formato  sulle  botti  dclP  Istria  ,  vizio- 
samente  fatte  del  pino  piu  comune  (piniis  picca  di  Linneo) 
clie  e  un  legno  fragile  e  poroso.  ^ccorda  anclie  1'  autore 
la  preferenza  alle  botti  costruite  di  quercia  o  di  casta- 
gno  f,  e  il  suo  confronto  esposto  in  vina  tabella ,  porta  la 
spesa  di  riduzione  di  una  botte  secondo  il  suo  metodo  a 
Jiorini  ii.  3o,  e  quella  annua  per  una  botte  secondo  1' uso 
comune  a  fiorini  a.  24  ,  i  quali  moltiplicatl  per  anni  5  , 
superano  certamente  1'  unica  spesa  soprindicata  ;  ma  egli 
vorrebbe  la  spesa  annua  moltiplicata  per  anni  So  ,  che  e 
appunto  la  durata  cli"  egli  assegna  alia  sua  botte  ,  dal  clie 
emergerebbe  un  risparmio  di  iiorini  108.  3o.  Quanto  piii 
numerose  sono  le  botti  ,  tanto  piu  ,  die'  egli  ,  sara  vistoso 
il  risparmio  ,  die  sopra  di  otto  botti  contenute  nella  sua 
cantina ,  ascende  alia  somma  di  fiorini  860. 

Eccoci  air  articolo  terzo  delln  fermentazlone  vinosa.  Da 
mezzo  secolo  in  qua  e  stata ,  dice  1"  autore ,  'la  tutti  gli 
enologi  inculcata  la  fermentazione  in  vasi  cliiusi ,  onde 
impedire  la  dispersione  del  gas  acido-c:'.rbonico,  riguar- 
dato  come  il  conservatore  del  vino;  e  al  tempo  stesso  il 
contatto  deir  aria  atmosferica ,  al  vino  ed  alia  sua  conser- 
vazioiie  assai  pregiudizieyolc.  11  primo  foi-se  a  stabilire 
questa  massima  fu  un  Italiano,  il  padre  da  S.  Marlino ,  al 
quale  si  unirono  il  Maupiii ,  i\  ililterpacher ,  il  CI laptal,  il 
Pozzi  die  voile  allresi  con  questo  metodo  prevenire  la  per- 
dita  deir  alcool  e  delF  aroma  ,   T  acidilicazioiie  del  vino  per 


m    TXUV.    K    OONSERVARE    IL    VINO.  7^ 

\»ifeZzo  deir  ossigeae  ceduto  ad  esso  dalP  aria  ,  e  T  eiitrata 
dei  mosclierini  e  di  altri  insetti;,  il.  Fahroni  che  propose 
on  tube  ricurvo  a  riparo  dell'  esplosione  ,  ed  altri  piii  re- 
centi.  In  vasi  chiusi  di  terra  spalmati  di  pece  facevano 
fermentare  i  vini  lore  gli  anticlii  Greci  e  Romani ,  e  in 
vasi  chiusi  fermentano  i  vini  da  hottiglia  nella  Spagna  , 
in  Francia,  in  Italia,  nella  Germania  ,  nell"  Ungheria  , 
neir  Istria  stessa,  ecc;  e  gli  enologi  citati  questa  pratita 
estendono  a  tutti  i  vini  in  generale.  Tuttavia  Tautoreos- 
serva  che  quella  pratica  non  si  e  ancoi-a  radicata  ,  ne  lia 
preso  piede ,  com'  egli  dice ,  e  si  studia  di  rintracciarne  le 
cagloni.  Due  cose ,  die'  egli ,  si  richieggono  al  felice  suc- 
cesso  di  questa  operazione  ^  einict.icira  y  che  noi  dlrenimo 
piuttosto  solido  chiudimento,  e  siciire^za .  al  prinio  og- 
getto  serve  un  tino  coperto  con  uu  fondo  ceiiieatato;  varj 
mezzi  sono  stati  proposti  per  il  secondo.  Molti  ostacoli  pre- 
senta  il  tino  con  coperchio  lutato  a  gesso  o  con  coUa  di 
farina,  e  principalmeate  un  non  lie ve  dispendio,  e  la  dif- 
iicolta  di  applicare  esattaniente  il  Into  ( non  il  lutto  come 
si  e  stampato  alia  pag.  62,  ).  Per  (juesto  appunto  egli  si 
trattenne  dal  far  uso  della  t'ermentazlone  chiusa ,  alia  quale 
egli  credette  di  supplire  coUa  sua  botte  a  porticella  e  a 
naso ,  e  di  ottenere ,  com'  egli  dice ,  luia  pwna  ermcdcita. 
Scorniciato  essendo  per  tre  linee  in  lunghezza  e  profon- 
diu'i  il  foro  in  cui  entra  il  gran  turacciolo ,  egli  v*  intro- 
dusse  del  cemento  squagliato ,  composto  di  eguali  parti  di 
sego  e  colofonia ,  e  in  questo  raodo  riusci  ad  unire  erme- 
ticamente  il  gran  cocchiume  al  turacciolo  suddetto ,  prati- 
cando  un  egual  metodo  anche  pel  turacciolo  del  piccoio 
cocchiume. 

Per  qiiello  che  concerne  la  sicurezza  che  i  vasi  non 
scoppino ,  varj  mezzi  furono  proposti ,  per  la  storia  dei 
(juali  r  aittore  si  riferisce  agli  articoli  su  la  vinificazione 
del  direttore  inseriti  in  questa  Biblioteca  nei  mesi  di 
maggio,  ottobre  e  dicembre  dell' anno  i8a3.  Dopo  un  cap- 
pcllo  di  lambicco  da.  nn  Italiano  fino  dal  1600  appli- 
cato  al  tino  ,  che  forni  dell'  acquavite  (  e  che  curioso 
sarebbe  il  ricercare  per  quale  luotivo  fosse ,  non  meno 
che  qnalmique  altro  genere  di  coperchio,  abbandonato ) , 
s'  iinmagino  in  tempi  piii  rcccuti  il  cappello  stesso  col 
tul)o  o  cannello  rientrante  nel  tino;  si  proposero  il  tube 
ricurvo    pcscaute    nell'  acqua ,    detto  souiKipe    lijdrauUque , 


74  NUOVO    METODO    ECONOMlCO-PUATICO 

simile  a  quello  dell'  apparnto  pncumato-chimico  Ai  Woulf  ^ 
insinnato  anclie  dal  ])adre  da  S.  Martino  e  dal  Fabroni ; 
i  tul)i  doppianieate  ricurvi  ,  col  braccio  supei-iore  fatto  ad 
imhnto,  entro  cui  si  versa  Tacqua  che  si  livella  nciraltro 
braccio,  alia  foggia  del  tubo  di  sicurezza  di  Maker  ,  e 
I'unione  del  tubo  ricnrvo  col  cappello  refrigcrante  del  1am- 
bicco.  Poco  apprezza  V  autore  le  modilicazioni  apportate 
a  tjnest'  ultimo  mctodo ,  che  e  (jiicllo  deila  Gervais ,  dal 
Grisetti,  dal  Burd ,  dal  Terrini,  e  liinita  le  sue  considera- 
zioni  su  le  trc  valvole  idraulichc  proposte  per  impedire 
lo  scoppio  de'vasi  e  1'  introdnzione  dell'  aria  atmosferica , 
quelle  cioe  del  Casbois,  del  Lavocat  e  della  Gervais,  e  dopo 
qualche  esame  preferisce  quella  di  Lavocat ,  non  dispo- 
nendo  pero  egli  le  braccia  del  tubo  in  linea  retta,  ma  in 
triangolo  ,  come  addita  nelP  apposta  figura.  Parla  pure  del 
cono  rovesciato  o  della  valvola  del  Ferri  prcmiata  dalF  I.  R. 
Istituto  di  Milano ;  della  valvola  della  pentola  paplaiaiia 
applicata  al  cocchiume  dal  Lcnnardi,  pure  di  Milaiio  i  del 
tubo  verticale  posto  sopra  il  vaso  feniientante ,  chiuso  al- 
r  estremita  da  un  turacclolo  di  sughero  coperto  da  un 
pezzo  di  vescica,  suggerito  dal  dott.  Agostino  Bassl  di  Lodi  a 
fine  di  ottenere  la  condensazione  doll'  alcool  ed  il  suo  ricadi- 
mento  nel  tino,  mentre  il  gas  per  eccesso  si  apre  la  sti-ada 
pei  pori  del  turacciolo ;  per  ultimo  accenna  1"  opinione  re- 
centemente  emessa  dal  Bassi  medesimo  suU"  inutllita  di 
qualunque  valvola  ,  qualora  si  chiuda  direttamente  il  tino  , 
poiche  secondo  le  sue  esperienze,  T  eccesso  del  gas  si  apre 
la  via    air  uscita  pei    pori    del  legno    stesso  della  botte. 

Lo  Stancovich  non  ha  certamente  avuto  contezza  del  giudi- 
zio  portato  da  una  commissioae  dell'  Istituto  di  Francia  in 
occasione  che  un  Francese  reciamava  la  priorita  dell'  in- 
venzione  del  metodo  dei  patentati  Gervais  e  Burel ,  asse- 
rendo  ch'  egli  ne  aveva  fatto  uso  circa  vent'  anni  avanti 
che  uscisse  in  campo  come  ritrovatrice  la  donzella  Gervais: 
Quella  commissione  composta  di  uomini  dottissimi  trovo 
che  realmente  nel  metodo  della  Gervais  non  vi  aveva  se 
non  che  una  piccola  modificazione ;  ma  al  tempo  stesso 
dichlaro  che  in  tutti  que'  nuovi  metodi  altro  non  vi  aveva 
d'  importante  se  non  che  il  coprimento  o  chiudimento  dei 
tJni  o  delle  botti  durante  la  fermentazione  vinosa,  ed  a 
questa  massima  sembra  cssersi  piii  di  tutti  avvicinato  il 
dottor  Bassi.  La    relazione   di   quella    commissione    trovasi 


DI    FARE    E    CONSERVARE    IL    VI>rO.  75 

anche  per  estratto  nel  hoUettino  del  barone  di  Fcrussac.  — 
Forse  con  troppa  facilita  accorcla  lo  Stancovich  che  il  vino 
elahorato  con  que'  nuovi  metodi  anmenti  in  quantita,  come 
certamente  migliora  in  bonta,  giacche  alcune  sperienze 
istituite  in  Lombardia  non  comprovarono  quell'  aumentg , 
almeno  nella  quantita  promessa  dal  Burel  e  compagnla  \ 
si  ferma  pero  egli  sulla  quistione  agitata  tra  alcuni  eno- 
logi ,  se  il  vino  con  quel  metodo  acquisti  maggior  colore 
cbe  non  nell'  aperta  ferraentazione ,  o  lo  ottenga  eguale  , 
come  pretende  il  Bassi ,  o  finalmente  riesca  di  un  colore 
piu  languido ;  ma  egli  annunzia  soltanto  che  coUe  bucce 
triturate  alia  sua  nianiera  coi  zoccoli ,  ricavo  dopo  la  ter- 
mentazione  il  vino  di  un  colorito  carico  e  di  una  squisita 
delicatezza  ,  mentre  da  altre  botti  in  cui  erano  le  uve  pi- 
giate  nel  modo  ordinario  coi  graspi ,  usci  il  vino  aspro 
e  sbiadato  di  colore.  Ma  questa  osservazione  cade  piuttosto 
sulla  triturazione  delle  bucce  e  sull' allontanamento  dei 
graspi ,  che  non  sul  paragone  da  vaso  aperto  a  vaso  chiuso, 
giacche  tutte  erano  chiuse  le  sue  botti ,  e  solo  qualche 
diflerenza  ammise  nelle  uve  scelte  nell"  una,  e  nell' altra 
mescolate  di  Imona  e  cattiva  qualita ,  di  nere  e  di  sbiadate. 
Egli  riguarda  come  pericolosissimo  il  metodo  proposto  dal 
Daianzati  di  tuflPare  pi ii  volte  le  vinacce  nel  mosto  per 
ottenere  il  colorito,  ed  impedire  I'acidilicazione  delle  me- 
desime  nei  vasi  aperti ;  pure  questo  metodo  si  pratica 
costantemente  da  piu  secoli  in  Lombardia  ,  ove  quell'  ope- 
razione  chiamasi  folare  o  rifolare,  ne  alcuno  si  e  avve- 
duto  giaramai  di  un  danno  sensibile  derivante  dalla  pro- 
niossa  maggiore  evaporazione .,  mentre  il  vino  acquista  cer- 
tamente un  colore  assai  piia  intenso ,  e  non  ne  contrae 
per  lo  piu  un'  acidlta  che  nuocere  possa  alia  sua  conserva- 
zione.  Accordiamo  pero  all'  autore  che  la  sua  Ijotte  con- 
tribuisca  alia  perfezione  del  vino  i  che  quanto  piu  sono 
immerse  le  bucce  nel  mosto,  tanto  piii  comunichino  al 
vino  le  loro  proprieta  di  profumo  e  di  colore ;  ch6  il  gra- 
ticcio  suo  sia  piii  comodo  e  nieno  dispendioso  che  quello 
proposto  dal  Fermi  per  ritenere  abbassate  ed  immerse  nel 
mosto  le  vinacce  ,  e  che  un  vantaggio  presenti  altresi  la 
sua  botte  in  quanto  che ,  riempiendosi  essa  per  sole  cin- 
que pai'ti  della  sua  capacita,  rimane  vuoto  un  sesto  della 
stessa,  cioe  la  pr.rte  piu  ristretta  che  presenta  ail'  in- 
nalzamento  dclle    vinacce    una    superficie    elittica    scmpre 


7^  NUOVO    MF.TOno    KnONOMICO-nUTIOO 

tlecrescente ,  per  cuL  l;i  \iii.'ncia  si  tieiie  sonipre  piu  int- 
niersa  nel  niosto. 

Cliiude  egli  questo  artlcolo  coll"  osservazloao ,  che  peri- 
coloso  sarebbe  V  operare  la  fermentazioiie  viaosa  in  una 
hotte  f.\i  grande  capacita,  senza  puevenire  con  cjualche 
mezzo  r  esplosione  della  medesinia;  e  in  questo  noi  sia- 
mo  perfettaniente  del  siio  avviso  ,  anmiettendo  pure  die 
nelle  ))iccole  botti  procedere  si  possa  senza  pcricolo ,  an- 
corclie  niunite  non  sleno  di  alcuna  valvola.  Nelle  grand! 
insinua  adunque  come  niezzi  piii  coniodi  ed  economici , 
o  il  tubo  do|ipiamente  ricnrvo  di  Laivcat,  o  il  cono  in- 
vcrso  del  Ferri,  o  la  valvola  del  Leomxrdi,  o  linalmente 
a  scanso  di  rjualunijue  sj-vesa  una  tavoletta  con  un  pezzo 
di  pelle  al  di  sotto  applicata  al  foro  della  botte,  o  del 
tino,  con  una  pietra  al  di  sopra  di  un  peso  proporzio- 
nato  alia  conipressione  ricliiestn ,  il  clie  produce  a  un  di 
presso  r  efl'etto  della  valvola  suddettn. 

Versa  il  quarto  articolo  sul  travasamcnto  dei  vini,  e 
r  autore  presclnde  dal  trattare  del  momento  della  spilla- 
tura,  suggerendo  pero  nel  caso  die  necessario  fosse  il 
conoscere  V  andamento  della  fermentazione ,  T  uso  di  un 
istruinento  facile  ed  economico,  che  e  un  tubo  di  vetro 
lungo  un  piede  e  mezzo,  nel  quale  entra  una  liacchetta 
di  minore  diametro ,  munita  alia  sua  estreiuita  ioferiore 
di  un  pezzo  di  sovero ,  e  con  un  filo  attaccato  alF  estre- 
iuita superiore  f,  il  tuljo  e  graduate  esternamente  a  pollici, 
e  si  salda  a  cemento  in  un  tnracciolo  di  latta  applicato 
con  mastice  al  coccliiume  della  botte.  II  pezzo  di  sovero 
cala  nella  botte  e  si  ferma  suUa  superiicic  della  vinaccia, 
ne  la  verga  accomandata  al  refe  pub  uscire  dal  tubo^  ele- 
vaJidosi  adunque  nella  fermentazione  la  vinaccia  ,  il  so- 
vero si  eleva,  ed  indica  suUa  scala  i  gradi  o  pollici  della 
medesima  ,  e  stazionario  ne  denota  il  massimo ,  come  colla 
sua  discesa  ne  mostra  il  graduato  decremento  e  la  cessa- 
zione.  In  egual  modo  T  autore  ha  applicato  un  gallcggiante 
indicatore  al  tubo  ricnrvo  di  Lavocat ,  saldato  a  stagno 
nello  stesso  turacciolo  di  latta. 

II  Vero  punto,  dic'egli,  di  spillare  il  vino  e  qnello  in 
cui ,  cessata  la  fermentazione  tumultuosa  che  si  manifesta 
andie  all'  udito ,  spillandosi  un  pochetto  di  vino  da  una 
spina  particolare ,  da  esso  posta  nel  centro  del  fondo  della 
botte,  e  da  esso  detta  di  assaggio,  si  trova  il  vino  trasparente 


DI    VMW.    E    CONSERVARE    IL    VINO.  77 

e  dotato  di  sajiore  e  di  forza.  Meglio  sark  lo  antici- 
pare  lo  splllaniento  ne' vasi  aperti,  perclie  il  vino  po- 
trehhe  appropriarsi  i  principj  dell'  acida  fermerftazione  del 
cappello  della  viiiaccia,  e  si  perfeziona  di  poi  coUa  lenta 
insensibile  fermentazione  nella  botte  ,  die  per  piu  niesi 
progredisce ;  ma  nella  fermentazione  chiusa  sara  meglio  il 
ritai-darlo ,  giacche  il  pei-icolo  dell'  acidificazione  e  allon- 
tanato  ,  perche  e  tolto  T  immediato  contatto  dell'  aria  esterna. 
Quanto  al  travaso  del  vino  di  gia  formato,  riprova 
glustamente  1'  autore  il  metodo  comune  di  aprire  una  spina , 
riceverlo  in  una  brenta,  e  riversarlo  spumeggiajite  per 
mezzo  di  un  imbuto  in  una  botte;  perche  in  una  ecces- 
siva  ventilazione  sfuggono  dal  vino  molte  particelle  vola- 
tili ,  gasose ,  alcooliche ,  aromaticlie ,  con  che  si  perdono 
le  sue  migliori  proprieta ;  di  fatto  nel  travasamento  in 
questo  modo  esegnito ,  V  odorato  e  sempre  colpito  da  so- 
staiize  aromatiche  o  balsamiclie  penetranti,  che  si  disper- 
dono,  e  cosi  il  vino  va  sempre  deteriorando  di  mano  in 
mano  che  per  cagione  del  traflico  si  va  travasando ,  nel 
qual  caso  e  ben  rare  ch'  esse  sofFra  meno  di  quiudici 
ventilazioni ,  e  diciotto  qualora  si  contino  le  tre  che  Iw 
gia  sofFerte  passando  dalla  botte  di  fermentazione  alia  can- 
tina.  L'  autore  parla  del  viaggio  del  suo  vino  a  Yenezia 
e  a  Trieste ,  ma  non  minqri  travasaraenti  sofFre  il  vino 
che  a  noi  viene  condotto  in  copia  dai  laghi,  o  per  mezzo 
de'  fiumi  e  de'  canali.  Oltre  il  danno  cagionato  dalla  per- 
dita  delle  sostanze  piii  preziose  ,  il  vino  con  quelle  fre- 
quent! ventilazioni  riceve  altresi  dall'  aria  molti  perniciosi 
principj  che  lo  dispongono  all'  inacidimento  o  alia  putre- 
fazione.  Tutti  gli  enologi  hanno  riconosciuto  le  dannose 
conseguenze  dello  sbattimento  del  vino  nel  travasamento 
comune  i  il  Rozier  ha  deplorata  la  perdita  dell' aria  fissa  o 
del  aas  acido  carbonico ,  ed  ha  proposto  di  travasare  il 
vino  con  un  budello  di  cuojo,  o  coi  soffietti;  il  padre  da 
S.  Martino  ha  proposto  un  sifone  o  un  tube  ricurvo ;  il 
Mitterpacher  una  tromba  con  tubi  di  cuojo:,  Filippo  Me  un 
tubo  che  direttamente  conduca  il  vino  nella  botte ;  il  Fa- 
hroTii  una  tromba  aspirante  e  premente ,  onde  pre  venire 
«|uello  ch'  egli  cliiama  sciaguatamcnto  del  vino ,  o  un  si- 
fone che  ]iassi  da  una  botte  ad  un'altra,  che  pero  giova 
solo  allorclie  si  tratta  di  far  passai-e  il  vino  da  una-  piii 
alta  ad  una  piu  bassa  ],  il   Cliaptal  suggeri    il  mezzo    della 


y8  Nuovo  MiTono  EcoNOMir.o-i'uvTir.o 

prcssione  pneumatica  esercitata  dalf  aria  suUa  superficie 
del  fluitlo,  appILcandosi  al  foro  del  cocchiume  un  soffictto 
di  cuojoj  inetoiio  die  in  Italia  fu  introdotto  ed  eseguito 
dal  Tneccun'ico  Leonardi,  il  quale  jiero ,  avvediito  cssendosi 
die  il  soflietto  nou  serviva  ad  elevare  il  liquido  oltic  quattio 
hraccia  ,  ad  esso  sostitui  una  specie  di  troinba  a  doppio 
effctto ,  cnpace  a  condensare  T  aria  nella  botte  con  forza 
tre  volte  luaggiore  di  quella  del  softictto ,  e  quindi  ad  iu- 
nalzare  il  vino  lino  a  12  braccia  al  di  sopra  del  suo  li- 
vello ,  ineccanisino  die  pure  ottennc  il  premio  biennale 
deir  indnstria.  Nella  Sciampagna  si  travasava  il  vino  altre 
volte  con  tubi  di  cuojo ;  ora  si  e  sostituita  una  grossa  Ibu- 
tana  di  rame  applicata  alia  botte,  coUa  quale  s' inipedisce 
r  evaporazione  delle  parti  spiritose  e  balsamiche.  Loda 
r  autore  tntte  queste  invenzloni ,  e  sembra  accordare  qual- 
che  preferenza  al  sofiietto ,  die  pero  vorrebbe  fatto  in 
niodo  che  V  aria  non  trovasse  alcnna  uscita ,  con  ma- 
nico  superiore  assai  lungo  affmche  formasse  una  leva  pru 
comoda  pel  lavoro  e  con  varie  altre  modificazioni  che 
sono  da  esso  dicliiarate  colle  opportune  figure ;  raccomanda 
altresi  che  si  faccia  un  mantice  assai  grande  stabilmente 
coUocato  neir  angolo  della  cantina ,  e  munito  di  lungo  tubo 
flessibile  ,  aveute  all'  estreraita  un  turacciolo  da  applicarsi 
al  coccliiunie  delle  l)0tti ;  di  questi  soffietti  egli  ne  ha  fatti 
costruire  alcuni ,  e  rigaardo  ai  tubi  necessarj  per  far  uso 
di  questo  meccanismo,  egli  ha  creduto  per  rispetto  al- 
I'econoraia  di  dover  sostituire  ai  tubi  di  cuojo  e  a  qitelli 
plu  recenti  di  canapa,  tubi  di  latta  renduti  flessibili  con 
alcune  snodature  e  pareggiati  nell'  uso  a  quelli  di  cuojo , 
e  questi  pure  coH'ajuto  delle  figure  minutamente  descrive. 
Egli  ha  altresi  immaginato  un  sifone  ch'  egli  noniina  ihrido, 
cioe  chiuso  ermeticamente  e  non  erraeticamente  a  piacere , 
per  travasare  il  vino  da  una  ad  altra  botte  per  mezzo 
del  mantice ,  afiine  di  evitare  la  reslstenza  grande  che  si 
trova  in  quella  operazione  col  tubo  ermetico,  e  anche 
questo  con  altri  piccoli  miglioramenti  e  chiaramente  de- 
scritto  colle  opportune  figure. 

Eo;U  scende  a  trattarc  altresi  del  modo  di  evitare  gli 
sbattimenti  e  il  dcterioramento  del  vino,  allorche  si  misnra 
in  caso  di  A'endita,  e  suggerisce  T  uso  di  un  carratello 
delia  rapaclta  di  un  baiile ,  o  altra  misura  fissa,  che 
egli  chiamftr  vorrebbe  mctaggenotneiro.  Questo  nella    parte 


DI    FAnE    E    COXSKUVARK    IL    AaNO.  79 

opposta  ai  sno  foro  supeiiore  e  niunito  di  altro  foro  consi- 
niile  c!ie  comnnica  con  altro  foro  orizzontale,  fatto  ia  ua 
pezzo  di  grossa  tavola  forteinente  attaccato  al  carratello 
con  una  cavita  corrlspondente  alia  convessita  del  medesi- 
mo.  Collocate  il  botticello  sal  suo  piede  in  mezzo  alia 
cantina,  si  appllca  alia  spina-chiave  del  medesimo  1' estre- 
mita  di  un  tube,  mentre  T  altra  si  applica  alia  spina- 
chiave  della  botte  ;  di  altro  tuho  si  adatta  un'  estremita 
ad  altra  spina-chiave  del  botticello,  altra  estremita  a  quella 
della  botte  da  riempiersi  o  anche  della  botte  posta  sul 
carro  pel  trasporto ,  nel  qual  caso  il  tubo  si  fa  passare 
per  una  finestra  della  cantina.  II  vino  scorre  nel  botti- 
cello di  niisura ,  e  quando  e  pieno ,  si  chiude  la  chiave 
che  ha  servito  al  riempimento  e  si  apre  quella  che  serve 
air  usciti  ■■,  il  botticello  stesso  puo  alzarsi  coUe  corde  che 
passano  in  alcune  anella  e  con  una  carrucola,  fino  al  soffitto 
della  cantina,  e  il  vino  passera  liberamente  o  in  altra  botte 
della  cantina  stessa ,  o  in  quella  del  carro ,  e  si  avra  la 
giusta  misura  senza  ventilazione  o  sbattiraenti,  e  senza 
perdita  di  vino  che  sempre  ha  luogo  nell'  operazione  or- 
dinaria.  Un'  otre  di  pelle  pub  sostituirsi  a  questo  apparec- 
chio ,  qualora  si  tratti  del  travasamento  semplice  da  una 
ad  altra  botte. 

Dopo  di  avere  indicati  i  varj  mezzi  ideati  per  riemplere 
o  vuotare  una  bottiglia  o  un  carratello  di  liquore  coUa  pres- 
sione  dell' aria,  o  coll' assorbiinento  ch' egli  eseguisce  con 
un  sifone  in  tre  luoghi  flessibile  ,  parla  anche  delf  uso  di 
coprire  il  liquore  nel  collo  della  bottiglia  con  uno  strato 
di  olio  per  guarentirlo  dal  contatto  dell'  aria  ;  e  per  levare 
il  detto  olio ,  invece  di  spugna  o  di  cotone ,  o  d'  altra  ma- 
teria che  s'  jnzuppi ,  ha  inventato  una  sjiecie  di  sifone 
assorbente,  fatto  di  vetro  e  miuiito  di  un  palloncino,  for- 
nito  esso  pure  di  un  tubo  ascendeute  e  di  altro  ricurvo 
discendente  ,  1'  uno  e  1'  altro  alquanto  inclinatl  all'  esterno ; 
strumento  ch'  egli  nomina  catapino  dal  greco  vocabolo  che 
significa  assorbire.  Aspirando  1'  aria  contenuta  nel  pallon- 
cino ,  egli  ottiene  che  1'  olio  rimonta  per  un  tubo  nel  pal- 
lone  ,  e  scende  per  1'  altro ,  cioe  per  il  cannello  ricurvo , 
allorche  il  sifone  si  estrae  dalla  bottiglia.  —  Egli  ha  pen- 
sato  anche  a  prevenire  il  caso  in  citi ,  essendo  al  fine  il 
vino,  si  alza  d'  ordinario  la  botte  di  dictro  con  grande 
incomodo  e  si   fanno    uscire    auche    i    cosi    detti  fiori^    a 


8o  NLTOVO    METODO    ECONOMICO-J'RA TICO 

rip.iro  di  questo  egli  ha  inventato  un  shone ,  ila  esso  detto 
spiiui-sifo ,  the  si  applica  alia  botte,  e  per  cui  esce  il  vino 
netto  e  chiaro,  cessamlosi  dalfoperazione  al  prinio  uscire 
<lei  liori.  Ma  tutti  questi  struinenti  che  lo  zelo  lusrewnoso 
niostrauo  ileir  autore  tlell' opuscolo,  non  potrebbero  niinu- 
tamente  descrivcrsi  senza  la  serie  delle  figure  da  esso 
csposte. 

Lo  stesso  puo  dirsi   deU'elattenometro,    o    conservators 
del  vino ,    che  forma    V  argoniento  dell'  articolo  qiiinto    eil 
ultimo.  Riconosce  1'  autore  utile  il  travasanicnto    del    vino 
dopo  la  placida   fermentazione ,    ad    oggetto    di    spogliarlo 
de'  suoi  depositi  o  sedimenti  ( che  cost  vorrennno  noi   no- 
Hiinarli ,  anziche  coll'  autore  escremend  )  ,  dannosi    senipre 
alia  bonta  e  conservazione  del  vino  medesimo.  Trova  pure 
necessario  il  riempimento ,    o    com'  egli    dice ,    il  rincalza- 
me.nto    continuo    delle    botti  a  misura    che    si  sceniano ,  e 
ne  rende  le  opportune  ragioni,  studiandosi  al  tempo  stesso 
di  combattere   i  pregiudizj  e  la  pratica   viziosa    delF  Istria 
in  quest'  operazione.  Yiene  quindi  al  suo  elattenometro,  che 
vuol  dire  misura  del  calo  del  dnOf  composto  di  una  grande 
l)0ttic;lia  di  vetro  avente  superiormente  un  breve  collo  ed 
in  esso  una  spina,  ed  un  altro  collo  corrispondente  al  foro 
della  botte ,  fornito  di  una  scala  graduata  di  due  boccali , 
O2;nuno  de'  quali  e  diviso    in  dccimi.    Applicato   questo    al 
foro  del  gran   cocchiume   della  botte   piena  di   vino,   e   ce- 
mentato ,  vi  si  infonde  del  vino  iinche  arrivi  alia   sommita 
della   scala    graduata ,  poi    vi    si  aggiugne   nn    poco  d'  olio 
per  liberarlo  dal  contatto  dell'  aria  e  si  chiude  il  foro  con 
sovero.  In  questo    modo    chiuso    rimane  erineticamente    il 
vino  della  botte  libero  dal  contatto  dell'  aria  e  dal  scemo, 
essendo  quel  vino  in    continuita    con  quello    dell'  elatteno- 
metro ,  e  in  questo  si  scorge  lo  scemamento ,  a  norma  del 
quale  puo  riempiersi  la    botte    per    mezzo   di    un    imljuto 
con  tubo  chiuso  all'  estremita  e  munito  di  forcllini  pei  quali 
il  vino  scorre  lateralmente  senza  operare  alcuno  sconvolgi- 
mento.    In  questo  modo  si    hanno    le    botti  sempre  piene , 
libere    dal    contatto  dell*  aria ,    spoglie    delle    jiarti  impure 
galleggianti  che  rimontano  nell'  elattenometro,  e  si  riconosce 
ad  ouni  istante  lo  scemamento. 

Ma  non  contento  ancora  di  questo,  1' autore  immagino  un 
altro  elattenometro  piii  comodo  per  un  numoro  (jualunque 
di  botti  die  trovisi  in  una    cautina ,   il    quale    cii,nalmciue 


m    FARE    E    CONSErvVARE    IL    VINO.  3 1 

libera  le  hotti  clal  contatto  dell'  aria ,  le  riUciie  seiupre 
pieiie ,  e  ne  lascia  scorgere  e  calcolare  lo  scemaineiito.  Si 
roiii|ioue  questo  con  uu  carratello  o  botticello,  della  tenuta  di 
due  barili  in  circa,  posto  verticabiiente  sopra  due  ineii- 
sole  o  modiglioncini  di  trave  ad  un  livello  superiore  alle 
Ijotti  schierate  a  piacere  in  una  cantina;  nel  botticello  e 
posta  da  ciascun  kite  una  spina-cliiave  ;  poscia  si  empie 
tli  vino  con  olio  al  di  sopra,  come  gia  si  e  detto.  Si  ab- 
})ia  un  cocchiunie  di  legno  o  di  vetro,  che  abbia  ai  due  lati 
una  spina  orizzontale  con  un  semplice  foro  posto  nel  tu- 
racciolo ,  se  e  di  legno ,  die  scenda  al  liasso ,  e  se  quello 
fosse  di  vetro ,  sara  vuota  verticabiiente  fino  all'  estremita 
superiore ,  ove  sara  cliiusa  ernieticaniente ,  o  pure  con  un 
turacciolo.  Si  abbiano  pure  tubi  di  legno  ,  o  anclie  di 
canna  ( Arundo  doiiax ) ,  e  questi  lunghi  a  snfficienza  e  ce- 
mentati  con  pece  all'  esterno ,  e  guerniti  anclie  di  pelle 
presso  le  giunture ,  si  facciano  conibaciare  coUe  spine. 
Disposto  essendo  questo  appareccliio  per  ciascuna  iila  di 
botti .  si  aprono  le  cliiavi  del  botticello ,  ed  essendo  il 
A'^ino  in  esso  coiitenuto  ad  un  livello  superiore,  scendera 
a  rieiiipire  le  botti  ,  che  in  questo  raodo  saranno  senipre 
piene  ,  qualunque  ne  fosse  il  nuniero ,  ne  vi  a\a-a  contatto 
con  r  aria  esterna  ,  laoiide  il  vino  si  conservera  nel  suo 
stato  di  perfezione.  Lo  scemaniento  del  botticello  si  potra 
conoscere,  apponendovi  un  galleggiante ,  del  quale  ve- 
drnssi  T  abbassamento,  o  pure  potra  misurarsl  con  uno 
scandaglio.  % 

Seguono  alcuni  nietodi  per  solforare  e  cliiarilicare  il 
vino  ,  ed  altri  per  levare  alle  botti  il  cosi  detto  odor  di 
l)otte  e  la  mufla.  Per  solforare  si  adopera  un  camminetto 
o  fornelletto  fuori  della  botte ,  nel  quale  accendendosi  un 
pezzo  di  carta  o  di  tela  solforata ,  passa  nella  botte  il 
vapore  di  cui  dee  riempiersi  avaati  die  vl  si  ripono-a  il 
vino,  e  quando  il  vapore  rigurgita  ,  estinguc  la  fiainma , 
onde  allora  si  leva  il  tubo  del  vapore  e  la  botte  si  cliiude 
col  cocchiume.  Per  chiarificare  il  vino  si  adopera  la  coUa 
di  pesce ,  o  il  cliiaro  d' uova ,  o  si  gettano  nel  foro  del 
cocchiume  pietre  focaje  arroventite  ^  altri  snggeriscono  la 
gomma  arabica ,  la  raschiatura  di  corno  di  cervo,  ecc. 
Per  r  odore  di  nuiffa  s'  inscgna  di  lavare  piii  volte  la 
botte  con  accpa  boUente,  e  poscia  infondervi  lo,  o  li 
libbre  di  calce  viva  e  recoiite  con  acqua  a  proporzione  , 
BUd,  Ital  T.  XL.  6 


o2  Nt'OVO    MKTOnO    KCONOMICO-PR  VTICO 

dopo  ill  die  si  cliiiule  c  si  agita  la  boUe ,  e  dopo  due 
g;ioi*ni  estratta  la  calce  ,  si  lava  con  actjua,  poi  con  vino 
hollente.  Fiiippo  Re  snggeriscc  una  lavatiu-a  tlella  botte 
per  cinrpie  o  sei  niimni ,  eJ  anche  all' uopo  ripetuta,  con 
una  liblira  ili  aci'lo  solfoiico  dilulo  in  nove  lil)bre  d\accjuai 
poscia  una  lavatuia  coU'  acqua  per  togliere  T  odore  del- 
r  acido.  —  In  un'  apiicndice  linaliuente  si  espone  il  ine- 
todo  di  Brande  per  Conoscerc  ijunnto  alcool  si  trovi  nel 
vino,  e  si  eccitano  gl*  Istriani  e  gl"  Italiani  tutti  a  metterlo 
in  pratica ;  si  aggiugne  una  tavola  comparativa  dello  stesso 
Brande  del  quantitativo  di  spirito  che  haniao  per  cento 
i  vini  e  liquori  piii  conosciuti. 

Ci  siamo  alquanto  dilungati  nel  render  conto  di  questo 
opuscolo,  perche  T  arte  di  fare  e  conservare  il  vino  e  un 
oggetto  importantissinio  per  la  Lombai-dia,  del  quale  si  e 
trattato  piii  volte  ed  nnche  con  qualclie  estensione  in  questa 
Biblioteca,  e  perche  il  nuovo  metodo  economico-pratico 
dello  Stanrokirh  meritava  di  essere  fatto  conoscere  ai  nostri 
coltivatori  dell'  agraria  e  della  domestica  economia.  Rias- 
sumendo  11  fin  qui  detto,  troviamo  i ."  clie  giustissiine  sono 
le  massime  dall'  autore  esposte  intorno  alia  vinificazione, 
al  niodo  di  ben  condurla ,  e  a  quello  di  conservare  il  vino 
senza  discapito  de"  suoi  principj^  2.°  che  egli  molto  versato  si 
mostra  nella  materia ,  molto  esperto  nella  pratica,  e  molto 
erndito  nei  meto<^li  e  negl'  insegnanienti  degli  enologi  che 
preceduto  lo  avevano,  e  le  di  cui  varie  oninioni  egli  riferisce 
con  niolta  chiarezza  e  discute  con  singolare  criterion  3.°  che 
le  cose  nuove  piu  importanti  che  si  ravvisauo  nel  di  lui  scritto 
sono  le  seguenti:  o)  una  l^reve  aualisi  del  graspo  e  dell'acino, 
e  la  chiara  dimostrazione  della  massima  che  se  il  graspo  mec- 
canicameate  e  utile  nella  fermentazione  aperta ,  dee  come 
noclyo  eliminarsi  nella  fermentazione  chiusa ;  h)  il  metodo 
di  piijiare  l"  uva  e  la  separazione  delle  quattro  sostanze 
die  meccanicamente  la  compongono,  col  mezzo  di  nuovi 
istrumenti  descritti  colle  opportune  figure  i  c)  la  tritura- 
zione  delle  bucce  o  del  fiocine  coi  zoccoli  ferrati ,  dal- 
r  autore  inventati  e  descritti  i  d)  la  botte  a  naso  da  esso 
ideata  per  la  vinificazione ,  la  cementazione  della  mede- 
sima  e  V  applicazione  di  cpesta  botte  irreniovibile  alia 
fermentazione ,  ed  a  ricevere  e  conservare  il  vino  di  tra- 
vasoi  e)  r  economica  costruzione  di  questa  botte  colle  ag- 
giunte  mo'Uficazioni ;    f)    la    scelta    del    tube    doppiamente 


ni    FARE    E    CONSEUVARE    IL    VINO.  83 

ricnrvo  tra  i  varj   strnnieiitl   ideati  per  impedire  lo    scop- 
pio  delle  botti    nella    fenneiitazione    chiusa  ,    e   T  applica- 
zione   di  quel   tnbo  niigliorata  i  g)   alcuiie  nuove  esperienze 
SLilla  fenneiitazione  chiusa  e  loro  vantaggiosi  risuUamcnti; 
h)   uii    nuovo    struraento  per    conoscere  F  andamento  della 
fenneiitazione,  e  11  vero  momento  del  travaso;    i)'  il    mi- 
glioraniento  del  sQ^etto  o  mantice    e  del  sifone^  comiine- 
jnente  adoperati  nel  travasamento    del    vino,    renduto    es- 
sendosl  flessiblle  il  sifone  di  latta  coUe  snodature ;,  /)  I'in- 
venzione  del  sifone  ,  detto  dall' autore  ^//b/iZ&rw/e  ,•  in)   quella 
di  uno  strumento  per  levare  Tolio  sovra]:)posto  al  liquore 
nelle  bottiglie  ,  detto  da  esso  catapino ;  li)  la  spina-sifo  per 
estrarre  dalla  botte  tiitto  il  vino  senza  punto  chinarla;  o) 
altro  tubo  flessilnle  per  estrarre  il  vino  senza  sbattimento 
e   spumeggio  ;  p)   V  elattenometro  dall' autore  inventato ,   af- 
fine  di  tenere  le  botti   sempre  piene  ,  libere    dal    coatatto 
delParia,  spoglie  delle  parti  impure   galleggianti ,  e  di  co- 
noscere  ad  ogni  istante  lo  scemamento  del   vino  nella  bottej 
q)  linalmente   1'  altro  elattenometro  piii    comodo    per    tener 
piene  ,   guarentite  dalP  aria  e  atte  ad   indicare  il   calo    del 
vino,  le  botti  in  qualsivoglia  nuniero  scbierate  in  una  cantina. 
Noi  Ijrameremmo  ben  di    cuore    che  i  nostri    agronomi 
loml)ardi  adottassero  in  generale  le  massime  dell'  autore,  e 
almeno  in  parte ,  cioe  in  quanto  fossero  alle  circostanze  lore 
applicabili,  il  suo  metodo,  i  suoi  strumenti,  le  sue  invenzioni, 
e  rinnovassero  le  sue  esperienze  ;  ben  persuasi  clie  con  loro 
vantaggio  si  migliorerebbero  i  nostri   vini ,    deboli    per  lo 
piu  o  troppo  acidi ,  o  esposti  a    guastarsi    facllmente  per 
r  ignoranza  e     la    trascuratezza    colle    quali    comunemeute 
si   coudiicono    le   operazioni    della    vinificazione    e   del    tra- 
vasamento.   A  coaforto    loro    osserveremo ,    cbe    noa    trat- 
tasi    in    questo    caso    di    un  enologo    che    dogmatizzi,    co- 
me tanti  fanno,  dalla  sua  bi])lioteca    o    dal   suo    tavolino, 
sia  capricciosauiente    applicando  i    principj    della    fisica    e 
della  chimica,  sia  ricopiando  gl' insegnamenti  che  trovansi 
ne'librl   scritti  per  lo  piii  per  altri  paesi,  altre  viste,  ed 
altre  circostanze  ;  ma  trattasi  di  un  possessore  c  colti\'atore 
di  terre  vinifere,   clie  sebbene   istrutto  in  altre  materie,  let- 
terato  e  lien  fornito  di  sacra  e  j^rofana  erudizione,  si  oc- 
cupa  incessantemente  del  miglioramento  della  rustica  eco- 
nomia,    e  niuna    cosa   scrive  in    questo  geiiere    die    il  ri- 
sultamento  nou  sia  di  esperienze  diligentemente  istituite  e 


(:>4  NMTOVO    MF.TOnO    KOONOMICO-l'RVnCO    I'CC, 

pill  \()ltc  rinetiito.  —  Noii  vdrreiniiio  tiittavia  iusistere, 
coin^  o^U  fa,  i)erclie  iu  tiute  K-  in-ovinclc  d"  Italia  si  pra- 
ticasse  il  nietodo  di  Brcindc  per  coiioscere  la  quantita.  di 
alcool  contenuta  ae""  diversl  vini ;  quel  metodo  o  quel  pro- 
cesso  richlede  1"  opera  di  un  chiinico ,  ed  alcuni  reagent! , 
come  Tacetato  di  plondio  ,  noii  potrchbero  senza  pcricolo 
lasciarsi  mancggiare  da  niani  iuiperite  i  ujltre  di  che  baste- 
rebbe  per  noi  che  i  nostri  vini  mighorassero  in  bonta, 
si  conservassero  meglio ,  e  salissero  ad  un  pi-ezzo  piu  ele- 
vato ,  giacche  il  pubblico  e  quelli  ancora  die  dotati  sono  del 
gusto  piii  ilno ,  aiiiano  i  vini  di  grato  sapore ,  forti  e  spi- 
ritosi,  senza  punto  curarsi  che  quelle  di  Madera  contenga 
in  lOO  parti  24,  42  di  alcooU  quelle  di  Malaga  18,  94  i 
quelle  di  Borgegna  16,  60:,  quelle  di  Nizza,  14,  62;  quello 
di  Frontignan  12,  69;,  il  Tokay  9,  88  ^  la  birra  bruna  6  ,  So; 
il  porter  4,  28,  e  cost  altri  liqueri  in  diverse  proper- 
zioui,  che  tutti  si  assaperano  con  piacere  ,  qualunque  sia  la 
quantitii  di  alcool  in  cssi  contenuta. 


85 


Osservazioid  del  dott.  fisico  Giuseppe  CefirT  al  libro 
intitolato  :  Cagioni ,  iiatura  e  sede  della  pellagra , 
desuiite  dai  Ubri  dl  Gaetano  Stramhio  e  dai  priiulpj 
della  dottriiia  Broussaisiana ,  di  Giovauid  Stram- 
Bio.  —  Milano^  i82q.,  presso  Giuseppe  Bocca,  in  8.° 
(  Gontinuazione  e  fine.  ) 

L/o?o  d'averie  conchiuso  nella  prima  pai'te  c^ella  sua 
dissertazione  con  la  solita  sua  logica ,  che  la  flogosi.  del'.a 
membrana  mucosa  gastro-eiuerica  non  solo  frequentemeiite  , 
ma  costantemente  ahbia  luogo  nella  pellagrosa  malattia  (f.  91), 
due  faccinte  apj^resso  scrive  .netto  e  schietto :  Si  potra 
forse  a  ragione  iiiferire  che  la  pellagra  sia  costituita  essen- 
zialmente  ed  urdcamente  dnlla  flogosi  membranosa,  e  che  turd 
i  fenomeni,  i  qncUl  alia  pellagra  so/io  proprj ,  siano  ancli  essi 
dalla  flogosi  gastro-enterica  generctti  e  intrattemiti  ?  ecc.  No 
f-ertamente  che  cib  dire  non  si  potrcbbe,  ecc.  La  ra^ione  che 
allega  per  conferniare  tale  proposizioiie  e  a  mio  senno 
irrefi-agkbile.  Conciossiaclie  ,  ei  dice ,  .<;f  la  cronica  flogosi 
della  membrana  mucosa  gastro-intestinale  fosse  la  cagion 
prossima  di  tutd  i  fenomeni  della  pellagra  ,  perche  mai  quesd 
fenomeni  nan  osservansi,  se  non  die  ne'  pcllagrosi  e  non  negli 
fdtri  infiniti  casi  di  cronica  flogosi  gastro-enterica?  ( f .  gS  ). 
Mettiamo  a  strette  forme  gli  or  ora  rijiortati  raglonamenti 
deirautore:  la  pellagra  presenta  de'' fenomeni  estranei  alia 
gastro-enteritide  ;  dunque  la  pellagra  e  malattia  diversa 
dalla  gastro-enteritide.  Ma  siccome  Tautore  ha  detto  piu 
so)}ra  che  la  flogosi  gastro-enterica  ha  luogo  costantemente 
nella  malattia  pellagrosa;  e  dopo  poche  linee  soggiunse : 
no  certamente  vhe  cib  dire  non  si  potrebbe :  dunque  Tautore 
cosi  adoperando  emancipo  la  pellagra  dai  risiedere  nolle 
membrane  mucose  gastro-enteriche ,  ed  essa  pellagra  con 
la  sua  causa  prossima  ora  s'aggira  vagabonda  per  tutt'altre 
parti.  Ora  io  dimando,  cosa  si  potia  egli  mai  inferire  di 
buono  da   si  fatta  maniera  di   difFormi   ragionamenti  ? 

Piu  inn.qa^i  si  rattrista  primamente  co' Browniani ,  per- 
che essi  facessero  entrare  nella  formazione  delle  cagioni 
della    pcllngra    i    sali    acidij    ai    cjuali    alcum    scrittori    vi 


86  0SSF.UVA7,T0NI    T)F.T.    flOT T.    ClU?.    cruRI 

ag;giunsero  ^\\  alcalini,  i  salmastri  e  quel  d' altra  scliiattn: 
comlanna  gli  Oiitologici ,  i  Browiiiani.  In  Taic  Ic  ilottrine  dl 
tntti  cotesti  pregevoli  nictlicl  bca  lungi  di  aprii'e  nu  cam- 
niino  per  giiingere  a  disvolare  le  verc  cagloai  de'  niali  e 
della  pellagra ,  aluo  non  fecero  die  ottenehrarlo  di  piii. 
Quiiidi ,  a  toglicre  gran  parte  dell'  oscurita  in  cni  gin-re  la 
genesi  e  la  iiatum  delta  pellagra  bastava  (come  abbiamo 
altrove  asserito)  chc  gli  osservatori,  i  quail  tenner  dietro  alio 
Strambio,  avessero  aUe  fisiologiche  c.d  nnatomico-patologiche 
ossenazioni  di  ltd  una  sola  innestato  delle  tanio  felci  idee 
di  Hunter,  di  Finel  e  del  francese  Morgagni  intorno  le  mem- 
hranose  infiamniazioni ;  ma  ecc.  Sebben  ancUe  V  innesto , 
perche  riiiscisse  piu  fermo  si  fosse  fatto ,  come  si  suol 
dire,  a  ziifolo,  non  e  egli  presnniibile  die  essendo  il 
ganibo  oltremoilo  veglio  ed  eterogenei  gli  luiiori  fra  i  due 
corpi  deir  innesto  ,  invece  di  far  presa  non  dovesse  esse 
gambo  intisiccliire  colla  piaiita?  A  niio  dive  farebbe  senno 
I' amoroso  figlio,  se  seiiza  pretendere  di  rinfrescare  le  ben 
meritate  glorie  del  sagucissimo,  del  profondo,  delV  unico  ecc. 
scrittore  di  pellagra  padre,  lo  lasciasse  riposare  tranquillo 
sugli  anticiii  suoi  allori  tali  e  qiiali  si  trovano.  Avvegnaclie 
il  credere  d'  inaalzare  i  meriti  di  esso  padre  a  dispeiidio 
del  T?alore  degli  scritti  altrui  intorno  alio  stesso  argomento, 
od  intessendo  le  praticlie  sue  ricerdie  con  peregrine  e 
vacillanti  teorle  (i),  sarebbe  un  correre  riscliio  di  diffal- 
carne  e  quincl  rappiccinirne   il  pregio. 

L'  autore  attribuisce  a  Tomaslni  il  merito  d"  avere  rlco- 
noscinta  per  causa  della  pellagi'a  una  lenta  flogosi ,  ed  a 
tale  proposito  gliene  comparte  niolte  lodi ,  e  dopo  d'averle 
egli  stesso  dichiarate  di  proprieta  del  suUodato  Tomasini, 
mette  sopra  coteste  lodi  una  forte  contrilmzione  a  favore 
di  sue  padre,  ed  alia  face.  io3  scrive :  il  professor e  Toma- 
sini ha  proclamato  consistere  la  pellagra  in  una  lentissima 
flogosi  dietro  le  ossenazioni  cadaveriche  del  padre  mio  ,  e  in 


(l)  Un  mot  de  reponse  a  iin  mot  de  critique  de  M.  Bioua- 
«ais,  par  A,  Miquel.  Paris,  i^aS.  F.  8.  —  Depuls  trois  ans  ,  le 
systenie  pliisiologiqiie  tend  iiianifesrenient  vers  sa  cliute.  Tout 
re  qui  pense  s'est  retire  |irecipit;iriiinent  de  cet  atmosphere  de 
fdiiatisme  qui  etouffe  la  pensee ,  et  I'idole  est  rosti,;  seule,  en- 
touree  de  quclques  seides,  dont  les  idumes  luecauiques  traiis- 
niettcnt  macliiaalciuent  ses  oracles  dicn'dites. 


AL  LIBRO  Dl  GVET.  STUAMBlO  SOLT.A  PELLAGRA.        iij 

questn  supposizione ,   come    iiuii    ha    eg'.i   potuto    iion  ■  reudtre 
Omaggio  a  quel  medico  fisiologico  ed  ossermtore  feUce  ? 

II  vantaggio  clie  arreco  Sydenain  alia  pratica  della  me- 
dicina  a' suoi  tempi  castigaiido  Tuso  so vercliio  de"  cardiac! , 
r  opero  a'  nostri  la  teoria  del  controstimolo.  Essa  aggiro 
suir  asse  delle  due  diatesi  Browniane  la  colouna  di  tutte 
quanta  le  malattie  delf  uonio ;  cosicche  esse  scambiarono 
interamente  di  posizione  e  d'  indole ,  e  di  asteniche  o  di 
debolezza  diventarono  instantaneamente  steniche  o  di  forza. 
In  mezzo  al  campo  de' suddetti  mali  si  trovava  natui-al- 
niente  accantonata  la  pellagra  ^  laonde  niuto  anch'  ella  di 
clima :  e  si  trovo  collocata  tra  le  infermita  di  stirpe  flo- 
gistica.  Ma  siccome  Tomasini  si  dicliiaro  per  uno  de'  piii 
valorosi  propugnatori  del  contro-stimolo ;  cosi  non  poteva 
far  di  meno  di  rigiiardare  la  pellagra  secondo  gli  adottati 
principj  per  malattia  flogistica.  Ora  con  qual  sennd  poteva 
esigere  il  figllo  Strambio  clie  Tomasini  dovesse  venire  in 
cognizione  dello  stato  di  lenta  flogosi  della  pellagra  dal- 
r  applicazione  flogistica  die  esso  tiglio  fece  alle  teorle  pa- 
terne  siille  nonne  dell"  insegnatore  Broiissais  molto  tempo 
dappoi?  la  quanto  poi  alle  sezioni  anatomiche,  le  qnali  sono 
state  prodotte  dal  padre,  e  clie  iianno  il  pregio  d"  essere 
le  uniche  clie  noi  abliiamo  intorno  al  soggetto  di  cui  si 
tratta,  a  dire  la  verita  non  fecero  bnona  fortuna.  Gli  au- 
tori  del  dizionario  delle  scienze  mediclie  di  Parigi  ebbero 
a  dire  apertamente  die  per  venire  m  cognizione  della  sede 
e  causa  della  pellagra ,  per  quanto  esso  lo  possoiio  essere 
da  questo  lato ,  era  mestieri  che  s'  intraprendesse  un  nuovo 
corso  di  osservazioni  necrologiclie  assai  piii  esatto  ed  esteso 
di  quello  die  lo  fosse  il  presentato  dal  sig.  Gaetano  Stram- 
bio ■■,  il  quale  ora  si  aspetta  dal  sig.  dott.  Zambelli ,  od 
almeno  ce  lo  ha  fatto  sperare  Tautore  (i).  Del  resto  come 
poteva  esso  eseguire  da  solo  con  quella  diligeiiza  e  preci- 
sione  che  si  richiede  onde  raggiugnere  una  causa  tanto 
ritrosa  a  disvelarsi ,  tenendosi  essa  celata  ne''  piii  Intniii 
recessi  del  meccanismo  organico'  (a)   Ed  a  me  pare  anclie 

(i)  Dictiop.naire   des  sciences  medicales  all'articolo   Pellagra. 

(2)  Alirove  lia  riportato  cio  cli'  ebbe  a  far  sapeie  il  sig.  pre- 
vosto  Lavazza,  amniinistratore  dello  spedale  dc'  pellagrosi  di  Le- 
giiano ,  alio  stesso  Govenio  :  Gia  da  un  anno  e  mezzo,  ei  scrive,  ha 
il  Coverno  accordato  un  incisore  anacoiiiico  (Giuseppe  Chiappari); 


88  opc£n^^^7,IONT  del  dott.  cirs.  crnui 

troppo  cir  cgli  jiel  pviuio  ci  alihia  indic.ito  cosi  nlf  ingi-osso 
cio  che ,  aperto  il  cadavere,  gli  e  a  tiitta  prima  caduto 
sott'  occhio. 

A  f.  104  Tautoi-e  move  il  discoiso  suUa  teoria  d' irri- 
tazione  innestata  ncl  sistema  del  contro-stimolo,  onde  snp- 
plire  at  voto  cite  cjitesta  lasciava  addietro  relative  alle 
inalattie  locali,  che  noii  interessando  reccitamento  si  nian- 
tcngono  circoscritte  sulle  parti  ;  quiudi  noii  potevano 
apparteiiere  a  diatesi,  die  e  quanto  dire  a  generale  iiifer- 
niitii.  Stccome  poi  T  irritazione  si  diffonde  e  per  consenso 
e  per  simpatie,  cosi  essa  arriva  talvolta  al  segno  d"  inve- 
stire  I'eccitamento,  e  diveiita  poscia  male  di  diatesi.  EgU 
e  arrivato  a  qnesto  punto  clie  T  autore  grida  come  nn 
energumeno  contro  gli  autori  della  medicina  italiaua,  e  li 
rampogna  perclie  siensi  lasciato  scivolare  fuora  dalle  maiii 
la  pill  heir  occasione  di  pigliare  pel  ciuffo  la  giusta  co- 
gnizione  della  sede  e  causa  di  tntti  i  mnli,  la  quale  si 
tiene  sempre  inai  cola  salda  ed  isolata  sii  di  nn  parziale 
sistema  or2;anico.  Apparve  agl' Italiani ,  e  vero,  la  verita 
che  come  lampo  ratta  striscio  liingo  le  nubi  diatesiche;  ma 
in  esse  si  afFogo  di  liel  nuovo.  Era  dunque  riserbato ,  as- 
serisce  1'  autore ,  all'  autore  francese  di  potre  i  cardinl  piii 
sicnri  della  scienza  ,  la  chiave  prinripale  di.  tiitta  la  scienza 
di  tutta  la  patologia,  f.  io5  (  Non  intendo,  perche  es- 
sendosi  indossato  il  sistema  francese ,  il  soprannome  di 
fisiologico-patologico  ,  qui  F  autore  noa  abbia  fatto  1"  ap- 
pello  anche  della  fisiologia).  Dunque  era  riserliato  a  Brous- 
sais  di  trar  partito  delle  viste  della  teoria  d'  irritazione ; 
e  se  ne  riconobbe  V  importanza  delle  italiane  scoperte 
solo  nllorquando  ebbele  illustrate  la  Francia ,  e  a  noi  riveii- 
dute  qiial  nuo^a  nierce  ( f .  106).  Dunque  gritaliani  fanton 
del  contro-stimolo  con  le  loro  scoperte  relati^'e  alle  pro- 
prieta  dello  stato  d' irritazione  da  loro  ammesso  hanno 
somministrato  a'  Francesi  una  greggia  mercanzla,  ch'  egUno 
rivestirono  di  novelle  e  piii  gaje  forme,  e  clie  la  tratfica- 
rono  in  seo;uito  come   nuo^a  merct ;    e    come   tale   Y  lianno 


da  lion  pochi  mesi  a  qncsta  pane  non  e  pin  rliianiato  I'  in- 
cisoie  alle  sezioni  suddetle  ,  che  d(d  ialo  medico  si  vo^Uono 
esegiiire  scnzi  di  lid  opera  credaia  in  addietro  necessaria;  e  cio 
verifica  qnnnio  si  e  sparse,  perrh'e  ^arie  osservazioni  sono  state. 
confultUc  dair  iiiciso'  e  a  tenure  della  cvgaizione  della  sua  arte. 


AL  tlBRO  PI  GIO.  STRAMmo  SULLA  rFXLAGRA.  "i) 

ttiessa  ill  vendita  anche  appo  di  noi ;  io  peio  noil  ne 
coniprai.  Dunqne  a  ragione  ebbe  a  dire  il  prof.  Toiiiasini 
che  noil  v"  lia  di  Jiuono  in  Broussais  se  iion  cio  die  ha 
involato  agF  Italiani.  Iiidovini  ora  chi  pub,  perche  1"  antore 
scliizzi  taiita  bile  sulF  autore  del  contro-stimolo  e  coiitro  i 
seguaci  di  lui  ,  mentre  ne  apprezza  le  loro  opmioiii.  Per 
le  stesse  ragioni  parlando  del  sig.  Tomasini ,  oi;  1"  acca- 
rezza,  ora  gU  fa  brutto  viso,  a  f.  104  dice:  liivedi , 
Intor  cortese ,  la  parte  IV  dell' immortal  opera  Tommaskma 
sulla  febhre  gialla  ecc.  Eppure  cpiest'  opera  e  ordita  e  tes- 
siita  interaiiiente  snlle  basi  delle  dottriiie  del  contro-stimolo, 
combinate  alle  teorie  dallo  stesso  professore  adottate  ed 
insegnate  relative  alio  stato  d' irritazione,  la  quale  accende 
talvolta  la  flogosi  anche  nel  caso  di  eccitaniento  astenico , 
c  diffonde  il  processo  flogistico.  Egli  e  da  questo  lato  che 
r  autore  immortaliz/a  il  professore.  Ma  quando  Io  stato 
d'  irritazione  si  distende  per  tale  modo  da  confondersi  collo 
stato  di  diatesi ,  suUe  tracce  delle  dottriiie  del  celebre 
prof.  Tomasini ,  alloi'a  il  nostro  autore  monta  in  bica 
contro  di  Ini ,  ed  esclaina :  ch'  egli  che  poteva  a\:er  da  gran 
tempo  innalzata  al  colmo  di  suo  splendore  la  gloria  italicA, 
I  ha  invece  non  jmco  offuscata  col  coatribuire  si  posseiitemente 
a  diffondere  i  delirj  della  teoria  coiitro-stimolistica,  e  ad  im- 
pedire  coll' ostiiiatamente  difcso  error e  del'e  diatesi  generali  ecc. 
Cosicche  iiinalza  al  di  sopra  delle  stelle  il  posseiite  tutore 
del  contro-stimolo ,  e  qui  Io  tratta  da  matto ,  perche  ne 
diffonde  i  delirj. 

A  proposito  poi  della  pellagra  1'  autore  si  dichiara  iii- 
tiinamente  persuaso  e  coiivinto  che  in  cotesta  malattia, 
piii  che  ill  qualunque  altra,  doveva  il  sig.  professore  ri- 
conoscere  la  reale  diffusione  de  processi  flogistici  delle  per- 
tuvbazioni  consensuali  e  de'  simpatici  risentimenti  tra  parti  e 
]>arti ,  ch'  esso  allega ,  ed  in  cut  appunto  quel  pj^ofondissimo 
scriitatore ,  coll'  ajuto  di  tali  idee  poteva  conoscere*la  natura, 
la  sede  ed  il  trattamento  della  pellagra  (face.  104.).  Ma 
per  isventura  non  tutti  lianno  *gli  stessi  occhi  per  vedere 
le  cose  alia  stessa  manieraf,  ed  io  per  esempio  ritengo  co- 
stantemente  col  sopra  lodato  professore  e  col  padre  Stranibio 
che  la  pellagra  sia  malattia  totius  corporis.  Des  cartes , 
dice  Elvezio,  ii'ayant  point  mis  d'enseigne  a  Vhotellerie  de 
I  evidence:  rliacim  se  croit  en  droit  d'y  loger  son  opiidoa  [1). 

0)  De  1' esprit,  diicor.   i.  t.   j.  f,  7. 


()o  0SPF.RV\7,roNi  nn.  norx.   cius.   c.v.nui 

L"  autore  si  mostra  noii  i^ago  delle  dottrine  da  Broussalrf 
stal/ilite  relative  all'  irritazione  (V.  f.  io8  e  seg. ).  Dopo 
d'avcre  ivarrito  addosso  a  Toinasiui  perclie  ei*noii  sapesse 
trai*  prolitto  dalle  cognlzioni  della  da  kii  iaseguata  teoria 
deir  irritazione ,  per  mezzo  della  ipialo  s'  era  posto  in  sul 
diritto  cammino  d'  iiiiialzare  all"  apice  della  gloria  la  nie- 
dicina  italiana  se  il  delirio  diatesico  noii  gli  avesse  le- 
vato  il  senno :  dopo  d' aver  dicliiarato  clie  Broussais  suUe 
tracce  delle  teorie  irritative  italiane  lia  piantato  il  sue  siste- 
iiia  inchiodando  suUe  parti  irritate  la  sede  e  la  causa  delle 
iiialattie,  aveiite  pero  la  proprieta  dl  estendere  i  snoi  efFetti 
anche  su  d'  altre  parti ,  per  mezzo  di  corde  simpatiche 
consonant!;,  dopo,  dissi,  tutto  questo,  ecco  cosa  egli  scrive 
alia  face.  io8:  Giacdie  it  solo  amor  del  vera  mi  guida , 
dirb  apertamente  chela  teoria  dell' irritazione  tal  quale  viene 
roiLcepita  da  M.  Broussais ,  non  .e  perb  qudla  cli  io  crederei 
di  accettare  in  arlesso ,  come  base  della  pato!ogia  ,  e  come 
mezzo  di  spicgazione  delta  pellagrosa  paiogcnia.  Confesso 
di  essere  caduto  alcuni  istaiiti  neW  errore  broussaisiano ,  di 
considerare  I' irritazione  siccome  uii  awneiito  di  principio  pi- 
tale  od  aumento  difisiologico  eccitamento  piii  o  meno  locale 
e  propagato ,  ecc.  A  ciii  se  vi  si  aggiiinga  quel  giudizioso 
morbosa  alia  irritazione,  cUe  Broussais  ha  stimato  coiive- 
niente  di  appiccarvi,  abbiamo  in  allora  la  vera  e  giusta 
espressione  di  cio  clie  e  gli  antichi  e  i  moderni  tutti  lianno 
inteso  d' indicarci  nelF  irritazione  od  eccessiva  od  altrimenti 
peccante  qual  sorgente  di  tutti  i  mali^  nello  stesso  tempo 
eh'  essa  irritazione  ben  temperata ,  e  come  si  suol  dire  nor- 
raale ,  e  uno  degli  elementi  principali  e  necessarj  della  sa- 
lute dell"  animale  istesso.  Che  poi  Broussais  altro  non  vegga 
che  aumento  d'irritazione,  e  quindi  flogosi  in  tutte  le  alte- 
razioni  e  fisiologiche  e  patologiche ,  e  che  gencralizzi  di 
troppo  le  malattie  di  flogosi  senza  stabilire  una  linea  di  de- 
marcazione  fernia  e  costante  jier  portare  il  giudizio  tra  le 
irritazioni  naturali  e  quelle  clie  non  lo  sono,  questo  per  ora 
non  e  Toggetto  delle  mioindagini.  Non  posso  pero  fare  a 
meno  di  mettere  cpii  in  considerazione  che  il  sig  Strambio 
figlio  dopo  d'  avere  sonato  a  stormo  per  iscredit.are  il  si- 
stema  della  bifida  diatesl  avvalorato  dall"  ipoteca  posta  dai 
suol  fautori  sulla  teoria  irritativa^  ora  si  e  posto  in  capo 
di  degradare  la  teoria  di  Broussais  co'  princij')]  diatesici. 
Affinche  cio  sia  crediUo ,  qui    reco   le    sue    istcsse  parole : 


AL  OBRO  DI  GVET,  STRAMBIO  SULI.A  PELL\CR.\.         9T 

Ouanto  questo  modo  di  ravvisare  i  irritazoiie  (park  cU 
BroLissais,  f.  iii.)  e  la  flogosi  sia poco  rigoroso  e  men  vero, 
quanto  nocivo  alia  pratica  app'icazlonc  si  pub  dimostrare  con 
molte  fonissime  ragioni  desunie  dalle  dimostrate.  verita  della 
dottriiui  .taliana  ..e  della  dottrina  istessa  Brpussaisiana.  Ed  in 
Vei'o  la  niedicina  italiana  ritiene  come  pi'lncipio  inconcusso 
die  gli  argouieiiti  purgativi  sieno  tutti  di  natura  coiitro- 
stimolaiitii  ed  al  contrario  Broussais  gli  crede  stiniolanti. 
Clie  Broussais  erri  nelF  assegnare  un"  azione  stiniolante  ad 
aro oiiieiiti  die  non  liaiino  la  capacita  di  esserlo,  questo  11011 
cUiiiinuisce  nieiioinaniente  il  valore  della  iiiassiina  geiierale 
da  lui  stabilita,  die  si  accenda  la  flogosi  per  eccesso  di 
stimoli  atii  a  mettere  iii  azioae  aJjiiorme ,  cioe  oltre  la 
sua  misura  i  vasi  saiiguigni  e  linfatici  de'  tessuti ,  ed  au- 
nienti  iii  tafe  modo  i  movinienti  fuori  di  proposito.  A  me 
pare  clie  fra  lo  stimolo  die  fa  1'  irritazione  e  la  materia 
organica  costitueiite  gli  artifjcj  degli  orgaiii  necessarj  alia 
vita  aiiimale  vi  deggia  essere  una  reciproca  attitudine  in 
(juello  di  stimolare ,  in  questa  di  rispondere  a  quel  date 
stimolo :  cosi  per  esemplo  la  luce  stimola  1'  occliio ,  il 
suono  r  oreccliio  e  11011  altrimenti.  Ma  sara  altresi  senipre 
vero  die  dovendo  riguardare  la  salute  come  un  rlsulta- 
inento  del  complesso  norinale  di  tutte  le  reazioni  die 
liaiino  luogo  in  tutte  le  parti  compoiieiiti  F  animale ,  iie 
vieiie  di  iiecessaria  coiisegueiiza ,  die  Falterazlone  di  uua 
parte  fino  a  die  resta  isolata  e  Teriiia  in  su  la  medeslma, 
si  dovrii  considerate  come  malattia  locale ;  ma  se  la  me- 
desima  sia  per  consenso  ,  sia  j^er  simpatia ,  sia  per  qua- 
liinque  altro  niotlvo  noto  od  ignoto  interessi  tutto  il  mec- 
canismo  della  macdiiiia  animale ,  cio  die  in  tante  circo- 
staiize  ha  luogo,  ailora  non  v' ha  dubhio  per  me,  die  la 
inalattia  s'  alibia  a  curare  come  malattia  generale;,  ed  ecco 
il  motivo  perche  riteiigo  die  la  pellagra  sia  morbus  totius 
corporis,  verita  di  teiiipra  italiana  intonata  gia  da  Gaetano 
Stramjjio  il  padre. 

L"  autore  in  punto  irritazione  si  stacca  dalle  dottrine 
fisiologiche  patologiche  di  Broussais ,  e  si  abbandona  inte- 
ramente  alle  teorie  della  patologia  cmpirico-analitica  di  Ge- 
romlni ,  die  riportata  per  intero  nel  suo  libi'O  occupa  lo 
spazio  di  treiiiailue  facciate  ,  cioe  dalla  116  alia  i38, 
e  cosi  evita  Scilia  ed  urta  in  Cariddi.  Sebbene  io  non  sia 
lontano  dall'  approfittare  delle  dottrine  de'  sistematici  prese 


c)i  ossKRvvzToNi  nr.l,  dott.  cu^s.   cfrri 

da  quel  lato  chc  mi  pnjono  plii  verisimili ,  pure  ho  im-* 
parato  colla  liinga  csperionza  a  ilifTiilare  di  tatte  ;  e  quinci 
noil  ini  addico  con  ostiiiazioiie  a  ,  nessmia.  Imperciocchfe 
e  chi  noa  sa,  clie  i  pi'inii  ragloiianieiiti  sn  de'  quali  i  si- 
stematici  piautano  la  base  delle  loi'o  teorie ,  sono  quelli 
di  nietterci  sott'  occliio  le  inconvenienze  e  gli  eiTori  else 
si  trovaiio  ne'  slstemi  in"  coi'so'  Cosa  ai>;evole  da  farsi  trat- 
tandosi  di  cose  appartenenti  alia  vita  animrtle  incomprensi- 
hili  e  delle  quali  non  se  ne  pud  dai'e  die  ilcUe  ragioni 
iinnianiiiate  alia  veutura.  In  ([uesto  nascG  la  necessaria 
conseguenza  die  T  uliinio  sistematico,  dimostrata  T  insus- 
sistenza  delle  dotti'ine  dell' ante I'iore ,  es_so  e  ohbligato  a 
sostituii'e  altre  ipotesi  egnalmente  efliniere  e  caduche,che 
serviranno  in  segnito  al  susscgnente  di  tbndainento  onde 
inalberai'ne  di  novelle ;  e  cosi  via  via  fine  al  di  del  giu- 
dizio  e   senza   profitto  dell' arte. 

II  sig.  Geromini  ci  esibisce  la  vita  animale  bella  e  slat- 
tata,  e  come  si  saol  dice  fnoi'i  delle  Ijusche,  vale  a  dire 
in  attnalita  di  movimenti  vitali.  Esso  dice,  di  riconoscere 
che  la  macchinn  anima'e  t/t'a  ed  ogni  sua  parte  ha  la  pro- 
prietfi  di  cojirepire  oil'  applicazione  degli  ngciiti  esiriiiseci  o 
intrinscci  alia  medesima  de  mcv'ineiiti  indipcndentemente  dal 
low  urto ,  dalla  chimica  affi.nita.,  dal  loro  elcttrico,  ca'orico, 
magnetico.  Dopo  d'averci  data  la  niacdiina  animale  gia  al 
possesso  d'  una  vita  soggmnge :  Qualunque  sia  il  nonie  che 
dare  si  voglia  a  questa  proprieta,  noi  nuH'aUro  intendiamo 
d' indicafe  per  essa  se  non  un  espress  one  generate  di  cib  che 
rostitu  see  la  vita.  Se  si  applica  la  vita  alia  macchina  ani- 
male, pel  solo  motivo  ch'  essa  ha  di  gia  fnsa  in  se  stessa 
la  proprieta  di  concepire  de'  movimenti  con  Fapplicazione  di 
agenti  estrinseci,  allora  nego  il  supposto,  perdie  ipotetico  ed 
inamissibile,  non  potendosi  supporre  una  vita  priva  di  mo- 
vimenti. La  vita  in  qnesto  caso  incomlncia  appunto  dopo 
la  supposizione  dell'  autore ,  cioe  quando  la  proprieta  di 
vivere  preesistente  nella  materia  avente  il  germe  della  vita 
in  se  per  cosi  dii'e ,  e  messa  in  attivita  da  un  agente 
ostrinseco  avente  anch'  esso  la  proprieta  di  agir.e  e  di 
destare  i  movimenti  vitali  in  quella  tale  materia  stiscetti- 
Jiile  di  vita,  die  altrimeuti  resterebbe  in  eterno  mdla,  an- 
che  con  la  sua  j>roprieta  di  vita.  Quali  poi  sieno  le  azioni 
e  reazioni  che  possano  aver  luogo  neirincontro  dei  germi 
della    vita    precsisteati    e    tlegli    agenti    estrinseci  ,    questo 


AI,  LIBUO  r>I  GAET.  STRAMBTO  SULL  \  PELLVCRV.         ij3 

sorpassa  rumano  intendimento,e  Biown  ppportunameiite  lo 
dice:  Quid  sit  incitabilitas ,  quoquo  pacto  ah  iwitandbus  poic- 
statibus  adficiatur ,  ignoratur  (i).  Le  esperienze  iutraprese  a 
qnesto  oggetto,  cioe  sui  princlpj  della  vita  animale  dal  ce- 
lebre  italiano  Malpighi,  e  proseguite  con  tanto  impegiio 
dagl'  illustri  Hallero  e  Spallanzani  suUe  nova  fecondate  die 
sorgono  In  vita,  ed  iiifracidiscono ,  se  non  lo  sono,  lo  di- 
mostrano  evidentemente :  e  sebbene  in  esse  vi  si  scorga 
mniiato  il  pulcino,  pure  per  sorgere  alia  vita  gli  e  neces- 
sarlo  il  concorso  stiniolante  del  gallo.  II  sig.  Spallanzani, 
scrive  Jaco^ii,  ha  accura'amente  osservato  nc  rettili  pedati , 
rane  e  rospi  di  diver sa  specie  le  uova  e  non  fecondate,  c 
fecondate  i  le  Ita  trovate  nella  piii  perfetta  somiglianza ,  ecc. 
La  differenza  tra  le  une  e  le  altre  coiisiste  in  cib  die  le 
non  fecondate  rimangono  inutii,  e  dalle  fecondate  a  poco  a 
poco  si  svolgono  i  figli  in  forina  di  girin'  (2).  Cosi  pure 
non  v"  ha  dubbio ,  die  giace  cola  nelle  ovaje  delle  donne 
11  germe  uniano  aspettando  con  ansieta  il  concorso  del 
maschlo  per  entrare  in  vita,  senza  di  clie  restereblDC  la 
materia  immobile  ed  inutile,  Tutto  questo  e  detto  per  di- 
mostrare  con  1"  analisi  empirico-analitica  tolta  dal  fatto , 
die  la  prcesistenza  del  germe  nelle  uova  (  cbiamo  uova 
anche  quelle  vescichette  die  s'  annidano  nelle  ovaje  delle 
donne  ) ,  clie  Bonet  estende  all"  infinito ,  non  si  ravviva 
altrimenti,  se  non  mediante  lo  stimolo  esterno  del  piace- 
vole  concorso  dell'  uomo.  Riguardo  poi  alia  natura  dello 
stimolo  di  cui  fa  parola  Geromini ,  che  consista  nell"  ap- 
plicazione  di  esso  stimolo  indipcndentemente  deir  urto 
della  chimica  aflinita ,  dall'  elettricita  del  calorico ,  e  del 
magnetlco ,  s'  e  gia  avvertito  di  sopra  :  Incitahililas  quo 
pacto  ah  incitantihus  potestatibus  ailfciaiur ,  ignoratur  ;  per 
cui  tali  esclusioni  riescono  sovcrdiie.  Massimamente  se  si 
ritenga  la  distinzione  de'  fisiologi  di  funzioni  animali  ,  e 
vitali  organldie :  in  queste  pero  V  urto  e  manifesto,  il 
sangue  urta  il  cuore ,  la  bile ,  gl'  intcstini ,  la  l|icc ,  gli 
ocelli  ecc. ,  ed  e  per  cio  ch'  io  alia  parola  stimolo  aggiungo 
afline,  cioe  die  lia  la  proprieta  di  agire  su  quel  tale  or- 
gano  animale  ;  tale  per  esempio  e  pure  Tumor  fecondante 
delle    specie    diverse    d*  animali,    che    se    non    e    posto    in 

(l)   Elfim.   medic,   cap.   3,   §    16. 

(a)  Jacopi.  Elemeuti  di  fisiulugia,   p.   3,  f,    184. 


04  os«i  r»v  \zioNi   nil,   doit.   (;ii'^.    cKRiti 

contatto  coil  delle  specie  allini  110a  lui  atti\iu  ili  niettprr  in 
nioviincnto  1' orj^.uiisnio  aiiimale.   In  quanto  poi  alle  azioiit 
aiiimali  apj>ai"teiieiiti  airaiiima,  clie  si  i-idestano  aiiclie  as- 
sente  T  ol)l)ietto  die  le  ha  create   a  tntta  prima,   e  cjuesta 
una  proprieta  inerente  al    ccrel)ro  ill   cui    ncfti    se  ne    co- 
noscouo  i  moili ;  cos'i  non  si  couipreii^le    come    mi    jiolipo 
fatto  ia  pezzi  formi  altrettaiiti  polipi  qnanti  sono   i  pezzi 
in  cui  si    e    esso    ]>olipo    diviso,    per    una    proprieta    in- 
nestata  nel  meilesimo    incomprensibile.    Olivier    Hi    riporta 
al    midoUo    spinale  con  Raclietti.  E   pariniente  meno   veror 
clie  la  proprieta  attriliuita  alia  vita  animale    di    concepii-e 
de' movimenti  alF  applicazione  di  agenti    estrinseci  od    in- 
trinscci ,  racchiuda  twd  g'i  estremi ,  die  i    movimenti    orga- 
nico-vitali  disiingnono  da  tutti  gli  a  tri  dell' universo  {^i.  119)- 
La  f'orza  di  attrazione  e    di    ripulsione    diffusa  su    tutti    i 
punti  deir  orbe  terracfjueo  d'.pende  interamente  da  una  pro- 
prieta intrinseca  inerente  a  tutti   i  corpi  per    cui    gli    uni 
aglscono  reciprocaniente  sugli    altri,  e    si    movono;    ed    a 
tjuesti  piii  die  alia  vita  animale    converrebbe  la   proprieta 
mistica  di  agire  senz'urto.,  ecc.  Ed  egli  e  appunto  appog- 
giato  a  tali  forze  insei*ite  ne'  corpi  clie  Lenoseccliio  opina 
che  anche  i  sassi  abliiano  la  loro  vita  (i). 

II  sig.  Geromini  impianta  la  vita  animale  fra  i!  piacere 
ed  il  dolore ,  cosi  essa  vita  viene  ad  essere  un  intratte- 
niniento  tragicomico.  Ma  coteste  due  sensazioni  positive 
di  dolore  e  piacere  spariscono ,  e  sorgono  di  bel  nuovo 
masclierate  di  condizione  materiale ;  ed  in  conseguenza  di 
talf  cambiamento  di  scena  stabilisce  due  leggi :  Una  si  e 
che  V  orgaiiisino  vivente ,  dietro  t indotta  condizione  materiale 
del  piacere  ,  concepisce  un  incremento  di  movimenti  essenzial- 
metite  fisio^ogico  ,  ecc.  L'altra,  clw  dietro  I' indotta  condi~ 
zione  materiale  del  dolore ,  I'  organismo  concepisce  un  incre- 
mento di  movimenti  irregolare ,  ecc.  (  f .  120).  lo  credo  co- 
stantemcnte  die  tanto  il  dolore  quanto  11  piacere,  consi- 
derati  nftturaliiieiite,  sieno  F  efFetto  e  non  la  causa  degU 
acconci  o  disacconci  movimenti  vitali ,   e  ])er  tali ,  giacdie 

(])  Pliisiologia  medicinalis,  auctore  Michaele  Leuliosseck.  Pestini, 
181H.  Vol,  I,  lib.  I,  cap.  I,  fac.  166  e  seg.  U«c  autein  vis  ui 
ejus  osteudiuit  eliectus  per  quos  soUiiu  nobis  imioiescit  ,  ener- 
gia  duj  lici  et  aibi  ojijiysiia  se  sc  uianifestac :  aiuaitiva  et  rc- 
fiuisiva. 


AL  LIRRO  DI  GAET.  STRAMBIO  SULr.V  PELLAGRA.        96 

r  idea  non  e  nnova,  ce  li  porge  Boerrave.  Qui  actiones  ho- 
mini proprias  exercere  valet,  cum  facilitate,  ohlectamento ,  et 
quadam  const antia ,  sanus  habetur;  si  vero  easdcm  aut  exer- 
cere nequit ,  aut  tantum  eas  peragit  cum  molestia ,  dolore , 
citave  defatigationc ,  cegrotare  idem  dicitur .  ipseq.  sic  ejus 
status  morbus  wcari  consuevit  (1).  II  piacere  ed  il  dolore 
sono  qui  espressi  chiaramente  come  conseguenze;  con  il  di 
pill  che  il  dolore  non  sara  niai  il  geometrico  compasso 
per  misurare  il  danno  die  accompagna  i  mall.  E  veemente 
il  dolor  de'  denti ,  ma  seiiza  pericolo ,  laddove  e  quasi 
nulla  la  doglia  in  una  vera  peripneumonia  per  lo  ^iii  fa- 
tale  ;  ed  ecco  il  caso  che  fa  bisogno  d'  una  condizionc 
materiale   che  la  veli. 

II  sig.  Geromini  difFerisce  cosi  1' irritazione :  Per  sem- 
plice  irritazione  noi  intcndiamo  il  primitiio  morboso  cambia- 
mento  dei  moti  organici  che  per  la  legge  sovranmmciata  si 
sviluppa  inimediatamente  dietro  I'indotta  condizione  materiale 
di  dolore ,  ossia  dietro  t  applicazione  d'una  potenza  irritante 
cdla  maccJiina  animale ,  ecc.  che  ha  per  carattere  di  cessare 
pill  o  mcno  presto,  ecc.  quando  che  sia  eliminata  0  neutrallz- 
zata  ,  od  ottusa  la  potenza  medesima  (  f .  laS).  Divide  I'a- 
zione  irritativa  in  stimolante ,  in  semplice  primitiva  pro- 
pria della  flogosi,  in  estrinseca,  ed  intrinseca  ed  organica. 
La  stimolante  la  suddivide  in  stimolante  per  eccellenza; 
questa  e  cliiamata  fisiologica ,  perche  governa  con  giuste 
norme  tutti  i  movimenti  delle  funzioni  vitali  ed  animali 
ed  e  basata  suUa  condizione  del  piacere.  L'  irritativa  ap- 
partiene  alia  patologia ,  ed  ha  costantemente  alle  coste  la 
condizione  del  dolore.  In  ultima  analisi  pero  i  ragionamenti 
relativi  alle  operazioni  irritative  di  tutti  i  teorici,  di  Brown, 
di  Guani ,  di  Bondioli ,  di  Rubini,  di  Fanzago,  di  To- 
masini  e  di  Broussais  vanno  a  fmire  tutte  ad  un  di  presso 
nello  stesso  punto,  cioe  di  conservare  la  salute  fino  a  tanto 
che  le  irritazioni  sono  normali ,  e  di  cagionare  le  malattie , 
quando  sono  eccessive  ed  abnormi,  e  peccanti  od  in  qua- 
lita,  od  in  quantita  i,  1  motivi  poi  che  rendono  piii  o  meno 
operatiyi  gli  argomenti  irritativi  formano  la  materia  dei 
discorsi  delle  diverse  teorie.  Cosi  per  esempio  T  irrita- 
zione semplice ,    che    non    e  sopra   irritazione   morbo^a  di 


(i)  Heruian.   Bi^er    ojisra  omiii.i  ,  f.    i,   Vcnetiis    1701, 
1 


{)G  OSSKKVA/IONI     UrX.    DOTT.    (MUS.    (.rRKI 

Broiissais  (V.  tcsi  83),  si  risolve  nell"  irrita/.ioile  stlmo^ 
lanie  tU  Geromiui  ^  T  irritazioac  iiiteiisa  di  quello  die  ca- 
gioiia  le  floj;osi  eqnivalc  alia  priinitiva  cli  questo:  le  su- 
l)hil'iainnia/.ioni  di  Broussais  clie  haiino  liiogo  iie"  tessutl 
cellular!  (V.  f.  i88)  si  pareggiano  al!(>  ivritazioiii  orga- 
niche  di  Geromini ,  e  cosi  via  discorix'ndo  ^  aliiieiio  cosi 
io   la   pcnso. 

Nou  posso  fare  di  mciio  dl  trilmtare  i  miei  cordiali  e- 
hen  nieritati  t>iicomj  al  |)rof.  Geroiiiiui  per  la  giudiziosa 
nota  da  lai  sottoposta  al  ^  <>  (i)  drlla  sua  operetta  con  la 
quale  ceixa  di  fifiiare  la  foga  dl  disauguare  oltre  ogui  mi- 
sura  gli  anitnalati  iiivalsa  fra  noi,  e  sosleiiuta  da  medici 
della  maggiore ,  seguita  poi  da  gregarj  cosi  alia  liuoiia 
Ventura,  uon  senza  danno  di  clii  si  sottopone  a  si  fatta 
periiiciosa  pratica:  in  essa  nota  cosi  si  esprinie :  E  di  vera 
che  assai  male  si  apporrcbbe  colui  die  considemndo  di  priino 
aspetto  e  super ficialmente  le  nostre  idee  patologiche ,  fosse 
portato  in  pratica  a  sospetiare  qimsi  sempre  dell  esistenza  di 
flogosi ,  e  credesse  d' avere  nclla  flehotomia  un  mezzo  cura- 
tivo  se  noil  altro  giammai  rontrario.  Oltre  che  il  salasso  norc 
e  il  miglior  riinedio  per  ogni  caso  di  flogosi ,  come  puossi  gia 
pensare  dalle  notate  varie  condizioni  delle  flogosi,  e  come 
sidt  appoggio  dell'  osservazione  di  tutti  i  tempi  verrd  dbnostrato- 
nell'  opera  pratica ,  non  sapremDio  mai  abhastanza  avvertire, 
massime  i  giovani  medici ,  ecc.  Vedremo  anzi  per  molti  fatti 
toiti  dalla  pratica  e  nostra  e  d'altrui,  come  non  'rare  voltk 
IL  SALASSO  praiicato  e  ripeluto  in  caso  di  semplice  irri  azioner 

ABSTA    AGEVOLATO    LO    SVILUPPO    DI    FLOGOSI ,    chc    mal  si   crC- 

deva  d'  abbatlere ,  o  di  prevenire.  Qualunque  sia  la  teoria 
su  della  quale  addrizzano  la  loro  pratica  i  medici  emalofili, 
io  diro  di  non  coniprenderla.  So  pero  che  a  tutta  prima 
alleoavano  per  ragione  delle  profuse  emission!  di  sangue 
una  nuova  doininante  costituzione  iusorta ,  die  a  loro  detta 
nietteva  a  fuoco  e  fiamme  le  vite  umane^  ma  levata  qucsta 
masdiera ,  ess!  studiarono  con  ingegnoso  anti-logico  artifizio 
<li  porre  la  loro  mal  augurata  pratica  sotto  T  egida  della 
fisiolo"ia  e  patologia.  Fino  ad  ora  pero  ne  la  fisiologia, 
ne  la  patologia  ci  addltano  concludentemente  le  mutazioni 
die  neiranlmale  economia  succedono  ogni  volta  die  si  leva 


(i)  Vedi   r  opera  'Id!' autove  face.    ]3f. 


AI.  LIBRO  m  GAET.  STRA&4iX0  SULLi  PELLAGRA.        97 

sanojue  ^  indi  fino  a  qnal  segno  si  possa  fare  uso  del  sa- 
lasso  afTinche  sia  utile ,  e  non.  ai*rechl  daniio  e  non  diventi 
anclie  fatale ,  egli  e  cio  che  si  ricerca ,  e  clie  elude  le  in-^ 
dagini  de'  medici  i  piu  lisiologici  (i).  Posto  in  tale  circo- 
stanza ,  V  unlco  partito  che  rimane  al  buoii  medico  pratico, 
si  e  (juello  della  osperienza.  Ora  io  domando,  in  venti  e 
pill  secoli  che,  coniputando  da  Ippocrate,  esiste  Tarte  di 
medicare  chi  mi  sa  rinv^euire  nelle  commendevolissime  isto- 
rlo  mediche  dei  Glerch ,  dei  Freind,  dei  Sprengel  e  di 
taat' altri  Tattuale  corrente  moda  di  levare  incoasiderata- 
mente  sangue  per  ogni  male ,  e  di  fai-ne  in  alcuiii  le 
venti  ,  le  ti'enta  missioni  in  non  molle  giornate?  Botalli 
istesso  che  fu  il  corifeo  degli  cinatoJiU  porge  per  modello 
di  sua  pratica  la  cura  fatta  alia  moglie  di  un  certo  Rol- 
landi,  che  assallta  da  punta  gliele  si  caccio  sangue  sette  vol- 
te (2),  che  egli  nelle  vere  infiammazioni  fosse  anche  piu 
prodigo  di  sangue  non  sarebbe  gran  male ,  ma  che  poi 
pretendesse  di  essere  utile  estendendo  il  salasso  ad  ogni 
maniera  di  mali,  ella  e  una  vera  malinconia  tutta  propria 
di  lui  e  de'  suoi  infelici  fautori,  e  per  cpiesto  fu  alta- 
mente  disapprovato ,  come  lo  manifesta  Bayle ,  Mesme ,  ei 
scrive  (3),  jut  compose  un  livre  expres  contre  lui ,  par  Gran- 
ger qui  fut  recu-  d'un  grand  applaudissement  de  tons.  L'espe- 
rienza  ci  mette  sott'  occiiio  un  insegnamento  nel  fatto  non 
ha  guari  accaduto  ad  un  gentilissimo  Signore  appartenente 
ad  una  cospicua  famiglia  cara  alia  sua  patria ,  il  quale 
ridotto  agli  estremi  di  vita  per  una  malattia  secondo  il 
costume  creduta  di  flogosi  da  un  nembo  di  medici  i  piu 
riputati  die  parteciparono  alia  cura  di  lui;  un  altro  medico 
ivi  accorso  lo  vide,  Fosservo,  e  cambio  immediatamente 
metodo  di  cura  in  concorso  del  medico  assistente  inclinato 
gia  a  farlo ;    e    cosi    saviamente    operando    levarono    dalle 


(1)  Magendie,  Compendio  eleinentare  di  fisiologia  ,  torn.  I  , 
face.  17,  Pisa,  lolo,  scrive:  La  fisiologia  e  precisamente  in 
quesfo  moniento  al  punto  in  cui  erano  le  scinnze  prima  di 
Newton  :  essa  aspetta  ch«  un  genio  di  primo  ordine  venga  a 
fcopiire  le  Ifcggi  della  forza  vitate,nello  stesso  luwdo  che  Newton 
lia  scoperte   quelle    deil'  attrazione. 

(2)  Opera  omnia  Med.  et  Chirurg.  Lugd.  Batavorum  an.  1660, 
cap.   3o ,  §   6 ,  f.   z'dj. 

(3)  Dizioiiario  di  Bayle   all'  articolo   Botalli. 

/ifl'L  Itul.  T,  Xr..  7 


n8  0SSERVA7.I0NI    DEL    nOTT.     (JIUS.    CJ'RRI 

fauci  d'  inevitiibilo  niorle  V  illiistre  aininalato.  Ua  nltio 
consimile  casOj  tors' aiiclic  piii  ilecisivo ,  avvenne  a  me 
nel  tliceinljrc  doir  anno  1824  con  la  gentilissinia  signora 
Anna  Bossi  moglie  del  sig.  Angelo  Bossi,  mercadante  di 
porcellane,  abitante  sulla  covsia  dc' Scrvi;  uicntre  hi  una 
pernlciosa  larvata  crodiita  flogosi  serpeggiante,  si  andavaao 
con  essa  proniovcndo  le  missioni  di  sangue  a  mio  dispettoi 
ridotta  in  un  accesso  di  febbre  di  notte  agli  Olj  santi; 
riscossasi  alquanto  si  risolve  con  aninio  deliberato  di  ab- 
bandonarsi  al  mio  progetto  di  cnra ,  approvato  anche  dal 
celcbve  Paletta  mio  bvion  amico.  lo  le  somministrai  imnie- 
diataniente  36  grani  di  sollato  di  China  da  prendersi  in 
24  ore  i  e  poscia  ae  proscguii  T  uso  piu  moderatameute , 
ed  in  meao  di  sette  giorni  fn  fr.ori  del  letto,  uoa  ostante 
i  cattivi  augurj  d'  uno  de'  primi  mcdici  della  citta ,  che  non 
si  poteva  persuadere  di  un  tal  esito.  Coxicliiudo  in  iine  che 
non  Ln  tulti  i  jaali  esiste  una  siipposta  flogosi  o  serpeg- 
giante  o  larvata,  e  cpuilora  esista  essa  non  e  semprc  gua- 
riliile  con  una  tempesta  di  salassi,  come  si  pratica  di 
fare  (i)i  cosi  pure  dico  che  in  caso  di  flogosi  poUagrosct. 
di  rado   sono  necessarie   ed   utili  le   missioni  di   sangue. 

Essendomi  dilnngato  oltre  i  coutiai  prescrittimi  intorno  ad 
un  argomeuto  die  mi  occupa  da  piii  anni ,  ritornu  di  volo 
al  mio  propositoi  e  dico  riguardo  all"  irritazioae ,  che  se 
dovessi  adottarne  una  per  la  pellagra  non  mi  dispiacereblje 
quella  di  Broussais  esposta  nelle  tesi  217,  218,  219,  nel- 
f  ultima  delle  quali  dice :  L'irnlation  morbida  pent  etrc  con- 
(inuee  dans  un  appareil  a  w^  desire  modere ,  et  s'y  exaspcrer 
periodiqueinent  pour  retomber  ensuite  a  son  premier  etat.  Sic- 
roine  qui  V  irritazione  e  periodica  j  cosi  sarei  d'  avviso 
cir  essa  conveuisse  in  una  malattia  die  comparisce  a  pe- 
iiodi ,  molti  sintomi    della    quale    si   dileguano  facilinente. 


(i)  Alcuai  anni  fa  annnalai  io  stesso  di  vera  ofcalniii:  curato 
(lal  valente  sig.  Earatta  e  da  Monteggia  e  d'  ahri ,  dopo  varie 
c;ivate  di  singue  con  poco  frurto  ,  sopras^giuagendomi  un  dolore 
alia  testa  clie  diveniva  spasmodico  verso  sera,  mi  risolsi  col 
consiglio  pure  del  sulloJato  Baratta  di  pigliare  delle  geiieros;; 
dosi  di  cliina,  che  oltre  all' avermi  toko  di  uiezzo  il  dolore  di 
capo,  nii  allevio  non  pooo  anche  il  uial  d'  occlii.  Di  qucsto 
fatto  ne  fa  parola  ces'.i  Bara'ta  nella  sua  biion'  opera  iiUonio 
-ille  nialaitie   degli  occ-lii. 


AL  LIBRO  DI  GA.ET.  STRAMBIO  8DLLA  PELLACR\.        99 

toglienclo  di  mezzo  T  irritazione  de'  raggi  solari  o  cU  altro 
calore  vUirato ;  di  cni  ce  ne  'la  un  csempio  i'antore  istesbo 
in  una  donna  gravida  soggetta  ad  accessi  cataleptici ,  la 
quale  ei  dice,  sc  espoiie<asi  al  sole  cocenie ,  I'acccsso  cata- 
h'ptico  aveva  imniediataineiiie  Inogo  nell'  egual  modo  die  ha 
luQffo  ne  pellagrosi  l' emprostntono  e  I' epistotono  ,  quasi  ogid 
iolta  die  il  mulato  si  espone  ai  raggi  cocenti  del  sole  (f.  160). 
Ill  questo  caso,  tolta  T irritazione  del  sole,  cessava  quel  sin- 
tonio,  e  forinava  cosi  una  delle  circostanze  dell'  irritaziouu 
di  Geroinini;  la  quale  pare  che  divida  il  sentimento  delfau- 
tore ,  mentre  alia  face.  1^3  dice,  che  dopo  avere  conosciata 
la  condizione  patologica  d' ogni  malattia  nel  senso  delf  ir- 
ritazione di  Geromini :  Non  e  piii  ragionevole  il  riwrtere  che 
la  flogosi  lenta  memhranosa  sia  la  vera  e  sola  causa  pros- 
siina  delta  pellagra-  Appena  dopo  poche  righe  sogginnge  : 
E  che  io  non  mi  sia  ingannato  nello  stahilire  la  causa  pros- 
siiTia  della  pe:lagra  nella  flososi  meinbranosa  si  rileiera,  ecc. 
Seguita  a  maaifestare  una  si  t'atta  oscillazione  di  sentimento 
parlando  della  desquainazione  e  della  bolimia  pellagrosa,  ri- 
tenendo  quest' ultima  per  irequentissima ,  che  non  lo  e , 
scrive  :  Persisterb  io  dunque  a  coasiderare  quest"  ultimi  due 
fenomeni  pellugrosi  qutdi  effetii  simpaiici  della  dimostrata  pel- 
lagrosa flogosi  della  membrami  mucosa:  oppure  ne  cercherb 
io  la  cagione  nella  da  me  ricotiQSciuta  ed  ammcssa  Geromi- 
niarui  irritazione?  Lascio  al  lettore  aniico,  nemico  qiialun- 
que  ei  siasi,  di  dare  il  suo  giudizio  se  con  cotesta  parali- 
tica logica  si  puo  sjierare  che  V  autore  ci  metta  in  chlaro 
la  vera  sede  e  la  ^usa  prossiraa  della  malrjttia  ch'  ei 
tratta. 

L' autore    espone    dalla    f.    147    fino  alia  f.    177   le  cose 
veglie  seatite  e  ris«ntite  ,  pubblicate  dal  padre  relative  ai 
sintomi   pellagrosi ,   spasmi ,    debolezze  ,  dolori ;    le  dispone 
con  diverse  ordine  afline  di  acconciarle  vieppiu  alle  norme 
lisiologo-patologiche  moderne  ^  le  accompagna  di  note  onde 
farcele  assaporare  come  se  fossero  ambrosia  degl'  Iddii.  II 
'^ig.  Gaetano  Strarabio    servi    aUo    spedale  di  Legnano   per 
v'ly  niesi ,  ove  d' ordinario    si    recavano    i    pellagrosi  i  piii 
,mal  trattati  dalla  loro  inferinita,  ed  otferenti  i  sintomi  co- 
muni  di  morte,   ch'ei  poscia  segno  al  suo  prutocoUo  come 
sintomi  proprj  della  pellagra,  per  cui  il  sig.  Videmar  figlio, 
ottimo  medico ,    incaricato    dalla    corte    di  Vienna  di  dare 
Hn  giudizio   iatorno  a:;li   scritti  di  es^o    Strrunbio  i  faccndo 


IOC  OSSr.RVAZIONI    DFX    DOT T.    CIU5.    CFUm 

dajipi'JiD.i ,  come  lo  cli'iedc  il  l>noii  costnitie,  iiu  jirnfoiido 
inchiiio  al  mcdesiino,  cosi  si  spiega:  At,  pace  taiiti  viri.  phcc- 
nonwria  hctc  (ul  morbi  causam  rcferri  posse  miniiiic  arbUror; 
cum  enun  plcrunique  in  fine  ni«rbi ,  deliriwn ,  risus  sanlo- 
nicus  ec  corporis  instabilitas  fncrint  obsenata ,  procul  dubio 
est  id  quod  Morgagniits  et  S^-ietcnius  olisenurunt ;  here  om- 
nia moriis  pot  ins ,  quam  morbi  causcc  esse  refercmia  (i). 
lo  sono  d'  avviso  che  della  malattia  pcllagrosa  seguita 
continnamente  da'  sintomi  che  ne  dinotino  Tesistenza  iion 
ne  muoja  che  (hie  decimi  in  circa  ^  gli  altri  o  deperi- 
scono  per  tutt'  altro  male  o  la  pellagra  istessa  si  fa  in 
esso  loro  latcnte  e  compnrisce  sott'  altre  forme  di  male. 
lo  el)bi  a  trattare  in  campagna  una  certa  Maddr.lena  Rossi 
che  per  ben  dieci  anni  alterno  in  essa  Tincomodo  de' sin- 
tomi pellagrosi ,  scuojamento  di  cnticola  alle  parti  es^wste 
al  sole,  capogiro,  diari-ea ,  ecc. ,  ed  in  altri  anni  non 
manifestandusi  nulla  di  pellagcoso  alia  prima  vera  soaigia- 
ceva  nel  maggior  caldo  doll"  estate  a  coliche  spnsmodiche, 
ch'  io  curai  felicemente  coll'oppio.  Parlando  Tan  tore  della 
scelotirbe  vi  agginnge  una  nota  di  Magendie  ,  in  cui  si 
Jegge :  aussitot  ,  quon  a  enlevr.  l.e  deux  corps  striges  a  un 
animal  ,  il  se  precipitc  en  avant  et  fait  comme  pohsse  par 
un  force  irresistible  (  f .  154).  Un  tale  fatto  risulta  anche 
dalle  espcrienze  di  Foville,  Pinel,  Grandchamp  (2);  Tau- 
tore  poi  inclina  a  credere  che  anche  la  ckorea  S.  Viti  di 
Galeno  dipenda  dair  offesa  de'  corpi  striati ;  e  di  essa  ce 
ne  porge  iin' osservazione  rara  occorsa  in  un  pellagroso 
al  padre;  dico  rara  perche  io  stess^non  ebbi  T  occasione 
di  vederla  giammai  in  qualclie  migliajo  di  pellagrosi  che 
ebbi   sott"  occhio. 

Alia  face.  i58  parla  de' dolori  che  sogliono  molcstare  i 
pellagrosi,  ed  ivi  ci  porge  per  esteso  tutta  la  dissertazione 
esposta  dal  padre  a  tale  proposito ,  che  occupa  ben  molti 
fogli,  e  n"  occuperebbe  di  piu  se  Io  spedale  di  Legnano 
sussisteva  piii  a  lungo.  Iniperocche  variano  le  doglie  nella 
pellagra  ne'  diversi  soggetti  ,  a  norma  delle  sinipatie  di 
ciasciieduno  piii  o  meno  estese  de'  nervi  dello  spinal  mi- 
dollo:   i  piii   comuni  sono  i  dolori  lungo  la  spina  del  dorso. 


(1)  Cerri.  Trattato   dolla   pellagra,   f.   i<)f). 

^2^  Oipodei,   Aunali   uuiversali ,  f.  ij2  ,   yS ,   36q. 


KT.  riHRO  m  C\r.T.  SXRAATniO  SULLV  rELLACRV.      lot 

sbtto  la  pianta  de'  pietll ,  alle  articolazioni  ,  al  ventricolo 
e<l  agU  intesUiii.  L"  autore  per  dare  in  seguito  una  lusin- 
gliiera  spiegazione  di  tiitta  quella  coorte  di  doglie  pella- 
grosp  messa  fnori  dal  padre,  si  fa  forte  suirappoggio  delle 
indagini  sottili  fisiologiche  intraprese  in  questi  ultimi  tempi 
relative  all'  azione  clie  esercitaao  i  nervi  su  tutta  T  eco- 
nomia  aniniale,  massimaiiiente  di  que' risguardanti  lo  spinal 
midollo  ;  •  e  quindi  fregia  le  scritture  del  padre  d'  una 
Innga  nota  presa  a  niutuo  dall' opera  di  Ollivier  (i),  della 
quale  opera  ce  ne  ha  presentato  un  ottiino  estratto  il 
sig.  Bellingeri  aggiungentlovi  delle  pregevolissime  postille 
degne  d' essere  conosciute  (2).  II  fu  professor  Rachetti  lia 
con  prt)fondo  studio  rilevate  le  cognizioni  degli  antichi 
Greci  e  circa  ai  mali  provenienti  dal  midollo  spinale ,  e 
circa  agli  usi  di  essa  midoUa  nelle  funzioni  animali  (3)  , 
la  maggior  parte  della  quale  coincide  con  le  modern e. 
Queste  pero  hanno  esteso  il  dominio  nervoso  su  tutta 
r  economia  animale ,  come  giammai  non  lo  fu  forse  in 
altri  tempi.  Tutti  i  fisiologi  piii  celebri  Bel,  Welpeau  , 
Magendie ,  Serres,  Flourens ,  Bellingeri,  ecc,  si  sono  oc- 
cujjati  neir  indagar  le  funzioni  de'  nervi ,  e  tutti  vi  hanno 
fatte  delle  aggiunte  :,  a  me  basta  per  ora  ch'  eglino  sleno 
d'accordo  nel  foiunare  le  funzioni  appartenenti  alia  midolla 
spinale ,  e  tutti  convengono  che  dalla  porzione  higia  della 
midolla  spinale  hanno  origine  anteriormente  i  nervi  tutti. 
destinati  al  moto ,  e  dalla  bianca  che  sono  piii  toiidi  quel 
destinati  al  senso ;  ed  ecco  ad  un  piuito  solo  ridotti  e 
tutti  1  dolori  che  scort'ono  lungo  il  dorso ,  ed  i  movimenti 
irregolari  cui  vanno  sottoposti  i  pellagrosi.  L'  influenza  poi 
che  si  assegna  agli  stessi  nervi  sulla  circolazioue  del  san- 
gue  contro  il  sentimento  di  Hallero,  mostra  i  polsi  deboli 
e  tardi  che  d'  ordinario  si  scontrano  in  essi  pellagrosi ; 
cosi  pure  si  dica  della  proprieta  da  Rachetti  cogli  antichi 
attribuita  a'  nervi  che  si  propagano  sul  A'entricolo  per  sus- 
sidiare  1' opera  della  digestione ;  da  cui  si  potrebbero  far 
derivare  i  vizj   gastrici  tanto  comuni  nella  pellagra.   I  nervi 

(1)  De   la    INIoelle   Epinieie   et  de   ses   maladies.    Paris  ,    1824. 

(2)  Aniiali  universali  d'Oiuodei  ,    fascicoli    92    e    f)3  ,    f.    3^0 
e   seg. 

(.'>)  Delia  struttnra  delle  funzioni  e  raalatlie  della  midolla  spi-' 
na\e,  Wilnni)  ,   iRid,  f,  -76,  Ty  e  seg. 


102  r)<sif.RV\ZTOXi  nrr,  tiott.   cirs.   c.vnni 

oho  s"  afl\)llaiio  alP  iiitorno  ilc"  vasl  sanguigui  di  mano  iiT 
maiio  che  i  medcsimi  s' aflilano ,  presiedono  socoiulo  i 
moderui  alle  secrezioni  ed  escrezioiii  ne"  niedesiini  vasi 
operate;  c  quindi  o  disdegnosi  essi  n«rvi  chiiulono  le  porte 
agli  umorl  ch'  ivi  si  presentano ,  o  le  aprono  a  que"  che 
soao  atti  a  serviie  al  loro  uopo  ;  dlsscstati  danao  liiogo 
alle  ilogosi ,  a'llussi,  ecc.  Anche  il  capogiro  die  e  siu- 
toino  nervoso  il  piu  generale  che  molesti  i  pellagrosi,  Tau- 
tore  lo  vorrebhc  derivativo  dalle  proi)agguil  de'nervi  spinali; 
ed  a  talc  proposito  ci  porge  in  prova  una  Innga  nota  del 
sig.  Flourens  (i),  alia  quale  poi  si  appoggia  per  render 
rn"ione  d'  altri  viz.i   di   vista  ecc. 

Una  feconda  risorsa  ha  rltrovata  1"  autore  per  dare  una 
ragione  de"  nioltiplicl  e  tanto  variati  sintomi  di  pellagra, 
nella  triforme  irritazione  di  Geromini ,  cloe  semplice  ,  di 
flogosi  ed  organica.  Ma  fatto  e  che  T  irritazione  semplice 
che  suscita  ne'  pellagrosi  delle  eflimere  alterazioni,  le  quali 
con  piccioli  mezzi  o  di  ritiro  o  di  vitto  convene  vole  scom- 
pariscono,  lascia  ordinariameute  dopo  di  se  1' irritazione 
organica  per  quella  predisposizione  che  si  trova  innestata- 
in  molu  procedente  da  parenti  infetti  dallo  stesso  malore. 
Con  r  uso  delle  succitate  irritazloni  e  coirestensione  data 
nir  im]>ero  nei-voso  riunite  pare  che  tutte  si  diradino  le 
diflicoltiv  che  s'  incontrano  nel  trattare  di  cotesto  protei- 
forme  malore ;  vedremo  quali  saraniio  le  conclusion!  die 
dedurra  T  autore  onde  aprirci  il  cammino  ad  una  oppor- 
tuna  ed  utile  cura  con  Tappoggio  di  teorie,  che  in  ultima 
analisi  non  sono  provate  a  suflicienza ,  e  che  potrehhero 
sfumare  a  fronte  della  pratica,  clie  e  la  pietra  del  para- 
gone.  Alia  face.  209  confessa  d'avere  scritta  a  penna  cor- 
rente  la  si^a  opera ;  e  ch'  ei  prima  di  pubhlicarla  colle 
stampe  avrebbe  voluto  che  Broussais  la  rivedesse.  No  pev 
carita  !  altrimenti  ei  ci  piomba  addosso  con  tante  tesi  ga- 
stro-enteriche  pellagrose ,  da  schiantarci  1'  anima.  Piu  in- 
nanzi  distingue  il  delirio  pellagroso  in  cerebrale ,  gastro- 
enterico  e  spinale  ;  e  credo  che  il  medesimo  nou  sia  sin- 
tomp  essenziale  di  pellagra.  Secondo  me ,  la  distinzione  e 


(1)  RpcliPrdies  evperimentales  siir  l<'a  pronrletes  et  les  fon- 
ciions  du  sy«teiiie  ucrveiix  dans  les  aniuiaux  vertt'brees.  Pans  , 
1'824. 


AL  LIBRO  DI  GAET.  STRAMBIO  SULLA  PELLAGRA.      I03 

inconcludeiite :  Y  opiiilorie  poi  che  sia  o  no  sintomo  esseii- 
zlale  di  pellagra  avanzata ,  merita  discixssione ,  ma  io  noii 
ho  pill  voglia  d'  intratteiiermi  piii  a  luiigo.  Seguita  a  spie- 
gare  tutta  la  caterva  de"  siiitoml  pellagrosi  paterni  col  sas- 
sidlo  delle  tre  irritazionl  di  Geromini  ,  e  con  le  simpa- 
tie  de'  nervi  per  Io  piu  splnali ,  con  una  leggiadria  senza 
pari.  Alia  face.  244  parla  della  febbre  di  tisichezza, 
cir  io  opino  apparteriere  piii  airindividuo  che  alia  pellagra. 
In  fine  coachiudiamo :  i ."  che  TAutore ,  con  quel  guaz- 
Zabuglio  di  teorie  poste  a  mosaico,  e  impossibile  che  ci  con- 
duca  a  discoprire  la  vera  causa  della  pellagra ;  imperoc- 
che  le  teorie  debbono  essere  ordinate  con  buona  architet- 
tura  ferraata  su  infinite  cognizioni;  2."  Io  scopo  maggiore 
di  quest'  opera  era  di  rialzare  gli  scritti  paterni  sopi'a  le 
stelle  i  alia  buon' ora !  Questo  Io  poteva  fare  benissimo, 
Ina  non  a  discapito  dell'  altrui  riputazione ;  in  conseguenza 
di  che  sono  esposti  a  sofFrire  delle  diminuzioni  anche  i 
suoi  smisurati  elogi  prodigati  al  medesimo ;  3.°  che  1' in- 
carico  ch'  ei  si  da  di  proclamare  teorie ,  di  criticare  al- 
trui come  dal  tripode  di  Belfo,  particolarmente  i  rinomatJ 
Italiani ,   non   e  fatto  pet  gli  omeri  suoi. 


104 


APPENDICE, 


PARTE    I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE, 


P/iy<!i,() logic  des  passioits  ,  ou  iioavelle  doctrine  dcs 
sentlmcns  inoraux.  Par  J.  L.  Alibert  ,  premier 
incdecia  ordinaire  da  Roi ,  professeur  d  la  faculte 
de  mcdecine  de  Paris ,  medecin.  en  chef  de  I'hopit.al 
S.  Louis  etc.  —^  Parigi,  iSaS,  vol.  2,  i/i  8.°  con  fig. 


u, 


NO  scrittore  d'  ini!;egiio  altanieiite  analitico ,  e  dotato 
di  una  eloquenza  lusinghiera ,  come  e  il  dottor  Aliljert, 
ha  hen  dlritto  di  comporre  luolte  opere ,  e  pno  andar 
sicuro  del  felice  loro  esito.  Leggendo  la  sua  nuova  dot- 
trina  dei  sentmienti  morali  si  e  riniiovato  in  noi  quell' ef- 
fetto  indicibile  die  produce  lo  stile  animato ,  rapido  ed 
armonioso ,  che  gia  dipinse  ai  posteri  lo  Spallanzani ,  il 
Roussel  ed  il  Galvani. 

La  pittura  dell"  uomo  morale  e  Toggetto  precipuo  che 
il  cavaliere  Alibert  si  e  jjroposto  in  questa  sua  opera. 
In  fatti  sotto  la  sua  penna  le  nostre  facolta  piii  importanti 
appajono  come  tante  divinita  che  ne  chiamano  a  se ,  e 
ne  incantano.  Le  impressioni  che  esse  risvegliano  nella 
mente  del  leggitore  restano  a  lungo  anclie  dopo  la  parola: 
almeno  tale  e  stato  Feffetto  che  al^biamo  jirovato  in  noi. 
L"  autore  entra  in  argomento  con  alcune  considerazioni 
intorno  al  Sisteina  che  esso  denomina  scnsibile.  Essendo 
necessario ,  per  ben  intendere  1"  opera ,  di  conoscere  il 
senso  che  il  signor  Alibert  attacca  a  quest"  ultima  espres- 
sione  (  sotto  la  quale  ha  iudicato  la  congerie  delle  opinioni 
fisiologiche  ,  mctalisiche  e  morali  che  insieme  costituiscono 
questo  interessante  lavoro ) ,  noi  abbiamo  cieduto  di  fare 
quanto  di  meglio  si  puo  riportando  le  parole  stesse  del- 
r  autore. 


PAlfTE    STRANIERA.  105 

II  II  Sistema  sensihilc  b  I'apparato  piu  maraviglioso  che 
lie  present!  F  organizzazione  deir  uoino.  I  suoi  moltiplici 
risultati  s' involano  ia  ma ssima  parte  agli  occlii  del  corpo  ; 
ma  non  pertanto  cessiamo  noi  di  essere  spettatori  intel- 
lettuali  de'  suoi  fenomeni  iacomprensibili.  Noi  hramiai;TO 
e  ci  dilettiamo  di  conoscere  e  di  tener  dietro  ai  diversi 
atti  di  questa  sensihilita  portcntosa,  die  ofFre  tanti  pro- 
blemi  alF  uniaiio  spirito ;  giacclie  iiello  studio  della  filosolia 
il  mistero  piii  profondo  per  T  uomo  e  senza  dubbio  F  uo- 
ino medesimo  .  .  .  Desidei-are  e  ri'cercare ,  afBsare  e  per- 
cepire ;  sono  questi  gli  attributi  intellettuali  del  Sistema 
sensibile  coiisiderato  in.  riguardo  al  mondo  esteriore.  Le 
impression!  die  aftettano  iiiternamente  il  sistema  sensibile 
jjossono  sole  dare  alia  nostra  anima  un''  attivita  degna  di 
essa  e   de'  suoi   alti   destini.   " 

Le  considei-azioni  prelimiiiari  di  quest'  opera  sono  di- 
vise  in  due  parti :,  la  prima  e  intitolata :  Della  vita  este- 
riore del  Sistema  sensibile  e  degli  aitributi  intellettuali  che  vi 
si  riferiscono.  La  curiosita ,  I'attenzione  e  la  percezione 
ne  sono  gli  argomenti.  La  seconda  parte  versa  suUa  Vita 
interna,  e  comprende  la  riflessione ,  la  memoria,  1' imma- 
ginazione ,  la  coscienza  e  la  volonta.  Le  spiegazioni  di 
queste  facolta  il  dottore  Alibert  le  desume  particolarmenle 
dalla  cognizione  pratica  delle  medesime.  i<  La  curiosita , 
egli  dice ,  e  il  primo  attributo  intellettuale  del  Sistema 
sensibile,  la  prima  facolta  attiva  del  nostro  intend imento.  " 
Per  far  conoscere  1'  attenzione  si  serve  di  una  similitudine 
ingegnosa :  a  essa  (  I"  attenzione  )  e  pel  metafisico  quello 
die  il   telescopic  e  per  I'astronomo.   " 

La  descrizione  di  ciascuna  delle  facolta  indicate  dall'  au- 
tore  e  molto  interessante :  ne  dispiace  die  i  limiti  pre- 
scritti  di  un  giornale  non  permettano  di  difFonderci  ba- 
stan^emente.  Riporteremo  ,  in  via  d'  esempio  ,  alcuni 
frammenti  sulla  memoria.  u  Essa  non  e  destinata  soltanto 
a  conservare  le  idee  \  bensi  mantiene  anclie  i  iiostri  sen- 
timenti  piii  cari ,  e  .jjrende  le  forme  piii  appassionate. 
Chi  non  ha  conosciuto"  le  vive  impression!  die  a  primo 
aspetto  risve^Iiano  in  noi  alcuni  oggetti  die  appartene- 
vano  a  persone  verso  delle  quali  noi  eravamo  legati  di 
tenera  aflezione !  Si  direbbe  che  le  persone  amate  nel 
dipartirsi  da  questa  vita  mortale  hanno  lasciato  delle  par- 
,  txcelle  di  loro  medesime  inerenti  ai  pegni  preziosi  die  ne 


ioC)  A  p  r  E  N  n  I  c  E 

consegnai'ono.  A  fjucstx)  aspctto  noi  proviamo  un  sollievo 
noir  aiigo:?cia  dolla  pefilita;  e  quasi  rapiti  Ualla  piii  grata 
iiliisione  crediaiuo  «li  vedorle  ancora  e  (T  intcnderle.  '/ 
Confessiaino  clie  se  i  metalisici  sapessero  cosi  parlarci 
delle  nostre  facolta ,  sarebbero  beu  piii  letti  e  studiati. 

Non  ineno  grazioso  e  I'aspetto  con  cut  1' cgregio  autore 
dipinge  V  immaginazione :  «  Essa  ba  la  niagia  del  Paiio- 
raini ;  ella  pone ,  diro  cosi ,  in  isceua  i  fatti  consegnati 
nella  nostra  memoria  \  ella  mette  soito  gli  occhi  dello 
spirito  tutto  cio  die  piii  o  meno  ci  ba  interessati  nel 
inondo  esteriore.  Essa  fa  sorgere  delle  citta ,  erige  dei 
palazzi,  e  popola  i  deserti;  accarezza  la  nostra  esi*tenza 
con  possessioni  ideali;  anticlpa  il  godimento  dei  boni  che 
speriamo;  ne  rende  il  cento  per  iino  di  quanto  alibiamo 
perdiitof,  evoca  i  morti  dalle  toinbe ;  infonde  alia  vita  il 
tumnlto  e  la"  rapidita  di  un  torrente :  ma  e  ancbe  spesso 
la  cagione  di  movimenti  disordlnati  nello  spirito ,  che  fu- 
nestaniente  agiscono  di  rimbalzo  sul  corpo.   >> 

Sublime  e  la  descrizione  della  cosclenza.  Eccone  un 
saggio  :  i<  La  coscienza  e  il  senso  del  cuore  ....  essa  b 
la  fnclna  delle  verita  uiorali ;  depura  e  raffma  tutti  i  lumi 
del  nostro  spirito  i^ede  la  molla  piii  squisita  delle  volcnta 
fuggevoli  dei  mortali  ...  £  la  ragione  per  eccellenza  clie 
risplende  su  tutte  le  azioni  degli  uomini ,  cbe  rassicura 
r  innocente  ed  agita  il  reo.  E  un  giudlce  inevitabilc ;  e 
la  legge  inflessi})ile  al  cui  sguardo  nessuno  puo  sottrarsi. 
Dio  e  gli  uomini  perdonano ,  la  coscienza  non  perdona.  " 
Quante  giuste  e  gravi  mnssime  in  qnesti  tocchi  maestri 
di  sentimenti  che  tiitti  provano,  e  pochissimi  saprebbero 
dunostrare !  Si  puo  ben  dire  cbe  qixesta  e  la  vera  filosofia 
della  coscienza.  Questa  sorta  di  metafisica  e  non  meno 
solida  per  lo  scienziato ,  di  quello  cbe  sla  llmpida  ed 
amena  per  la  comnne  dei  leggitori. 

Nondimeno  T  autore  nelle  sue  considerazioni  generali , 
che  tengono  dietro  alle  considerazioni  preliminari,  si  mostra 
Impaziente  di  abbandonarle  per  oflVire  al  lettore  il  quadro 
della  natura  appassionata.  ffLasciaiiio,  egli  dice,  il  campo 
delle  astrazioni,  per  venire  alia  ricerca  dei  fatti  che  banno 
una  relazione  piii  diretta  colla  nostra  felicita.  Procuriamo 
di  fare  di  questo  studio  la  scienza  dei  nostri  doveri  ,  la 
dottrina  dei  nostri  costumi.  "  Quattro  tendenze  in  noi 
innate^  che  si  possono  riguardarc  come  le  leggi  prlmoi'diali 


PARTE    STRANIERA.  IOT" 

deir  economia  anbnale,  sono ,  secondo  il  nostro  autore, 
le  sorgeiiti  di  tutto  cio  die  noi  sentiamo ,  penslanio  e 
mandiamo  ad  eitetto.  Tutti  i  fenomeni  del  sistenia  sensi- 
hile  ne  derivano  naturalmente.  La  prima  di  queste  interne 
inclinazioni  e  quella  per  la  quale  V  animale  reagisce  contro 
le  cause  distruttive,  e  resiste  ai  pericoli  che  lo  minacclano. 
E  una  potenza  sempre  attiva ,  per  mezzo  della  quale 
r  essere  vivente  si  procaccia  e  si  appone  tutte  le  sostanze 
che  sono  necessarie  al  niantenimento  ed  alia  durata  della 
sua  esistenza  :  si  puo  cluamarla  istinto  di  coiiservazione. 
La  seconds  inclinazione  e  quella  per  cui  Y  essere  vivente 
amplia ,  rinforza  le  sue  facolta  innate  e  perfeziona  in 
certa  maniera  T  opera  della  natura :  e  si  noniina  istinto 
d'  imitazione.  V  ha  una  terza  inclinazione  che  ci  deterniina 
a  ricercare  la  compagnia  dei  nostri  simili  ,  a  mettercl  in 
corrispondenza  coi  niedesimi,  attratti  da  reciproca  simpatia, 
a  porci  in  comunicazione  coi  loro  pensieri  per  mezzo  della 
parola ,  della  scrittura  e  di  altri  segni  di  accordo ,  ad  ac- 
comunare  per  cos\  dire  le  nostre  aziooi,  i  nostri  sforzi, 
i  nostri  pericoli  ed  i  nostri  godimenti :  e  questa  inclina- 
zione r  autore  la  chiama  istinto  di  relazione.  Bella  e  la 
pittura  che  fa  V  autore  di  questa  inclmazione :  chi  conosce 
le  di  lui  rare  qualita  individuali ,  s'  accorgera  che  esso 
parla  per  intimo  sentiraento.  Noi  non  ci'ediarao  di  asserire 
troppo  dicendo,  che  la  natura  e  stata  prodiga  verso  il 
dottor  Alibert  delle  grazie  della  sociabilitk.  <<  Qual  essere 
vivente ,  egli  dice ,  puo  difendersi  dal  focoso  impulso  del- 
r  istinto  di  riproduzione ,  che  ha  dato  origine  alia  piit 
nobile  e  piu  generosa  delle  umane  passioni  ?  E  questa  la 
forza  che  la  natura  ha  piii  d'  ogni  altra  moltiplicato  e 
maggiormente  variato.  Nessuna  potenza  si  manifesta  coii 
tanta  seduzione.  L'  universo ,  per  cosi  dire ,  e  incantato 
della  sua  presenza.  Essa  e  qiTando  prodiga ,  e  quando  avara 
dei  fiori  che  sparge :  essa  si  mostra  in  un  tempo  stesso 
continua ,  periodica,  lenta  come  i  secoli,  o  rapida  come  il 
lanipo;  nulla  eguaglia  la  sua  mobilita  e  la  sua  perseveranza.  >/ 
I  fatti  e  gli  esempi  vengono  in  seguito  a  compire  il 
quadro  delle  quattro  tendenze  sopra  menzionate.  Sono 
copiosi,  eletti  e  felicemente  applicati.  Udiamo  la  descri- 
zione  dell"  istinto  di  conservazione :  "  L"'  uomo  ha  be! 
campare  lungamente ,  che  non  si  sazia  per  questo  al  ban- 
ehetto  della  vita.   Quand'anche  un   secolo  fosse   scorso   sui 


loH  A   V   P  i:  N  D    1   f!   E 

suo  capo,  quaiitl  argoiiieiiti  non  alleghereblio  egli  in  suo 
favore,  se  gli  si  tenesse  proposito  di  sortinie  una  volta  .  .  . 
O  provvidcnza !  csclaniercljljc  ,  non  troacate  i  nodi  di  una 
esistenza  della  quale  non  ho  ancora  assaporato  alihastanza 
le  inebbrianti  dt'lizie.  lo  non  so  ancora  perche,  e  conie 
respire.  Lasciatemi  apprezzare  suHiclentemente  e  goJcre 
in  tntta  1' estensioae  i  beni  dei  qnali  .mi  avete  ricobiio  : 
queste  niura  che  lie  erette  ,  questi  alberi  che  ho  piantato, 
questi  campi  che  ho  seniinato  non  mi  hanno  ancora 
compensato  de'  miei  sudori.  Lasciatemi  riscaldare  ancora 
ai  raggi  del  sole  ^  e  piu  lasciatemi  rispondere  alia  dolce 
voce  che  mi  chiama.  Non  e  possibile  ch'  io  mi  divida 
cosi  presto  dalla  conipagna  che  mi  sono  scelto.  \orrei 
anche  godere  dello  spettacolo  di  queste  generazioni  die  si 
succedono ,  e  dolle  quali  io  sono  la  prima  sorgente.  Non 
agghiacciate  c(uesto  cuore  che  voi  avete  acceso  del  fnoco 
del  piii  tenero  afFetto.  II  vento  della  distrnzione  non  deve 
soJfiare  che  per  gli  esseri  insensibili.  Io  merito  ancora  di 
vivere ,  ])erche  sono  ancora  capace  di  amare.  "  Quali  co- 
lori  delicati  di  una  soave  sensibilita  sono  sparsi  sn  questo 
bel  quadro !  Glii  non  gusta  vivamente  la  squisitezza  del 
sentimento  che   lo  termina  ! 

II  nostro  ingegnoso  autore  compone  il  quadro  dell"  i- 
stinto  di  conservazione ,  delle  passioni  e  delle  qualita  se- 
guenti :  u  L'  egoismo  ,  V  avarizia  ,  1'  orgoglio  ,  la  vanita  , 
la  fatuita,  la  modestia ,  ilcovaggio,  la  paura  ,  la  prudenza  , 
r  incuria ,  la  noja  e  F  intemperanza.  L*"  egoista ,  dice  il 
signor  Aliliert,  e  in  disarmonia  verso  de' suoi  similif,  esso 
vegeta  senza  afFezione  e  senza  rapporti ;  si  e  spiccato 
dalla  catena  che  riunisce  tutti  i  membri  del  corpo  socialei 
i  contemporanei  lo  respingono  come  un  cattivo  soggetto 
intruso  alia  mensa  della  vita ;  la  sua  morte  non  lascia  nei 
superstiti  nienoma  amarezza.  II  mondo  si  libera  con  pia- 
cere  dell'  uouio  inutile  che  non  ha  voluto  rendere  alcuno 
partecipe  de'  suoi  godimenti  e  della  sua  felicita.   " 

II  capitolo  della  modestia  ha  iissato  in  particolare  la 
nostra  attenzione.  Ci  pareva  di  avere  fra  mano  i  caratteri 
de  la  Bruyere  leggendo  la  descrizione  della  falsa  mode- 
stia. It  E  afFare  di  convenzione ,  dice  il  nostro  sottile  au- 
tore, che  dobbiamo  umiliarci  ogni  qualvolta  ci  lodano^ 
E  un  oggetto  di  curiosita  interessante  pur  il  fisiologo  os- 
scrvatoi-e    di    vedere    1' uomo    il    pin     vano    della  terra,   il 


PARTE    STRA.NIERA.  ICQ 

<(nale  iiondimeiio  si  dilende  con  ostinazionc  degli  clogi 
<lie  gli  vengono  j3rodigati  ;  die  si  dichiara  indegno  delle 
distinzioni  che  gli  si  usano ;  che  nel  tempo  niedesimo 
nana  con  finta  sorpresa  le  accoglienze  che  gli  vennero 
fatte  alia  Corte ;  che  si  cava  di  tasca  e  niostra  le  letteie 
che  tntto  di  sono  a  In*  d"  ogni  parte  indirizzate  i  che  parla 
continnamente  degl"  instanti  favori  che  gli  sopravvengono , 
per  cosi  dire,  all' insaputa,  ecc.  Questi  sotterlngj  dell' amor 
proprio  si  notano  ad  ogni  istante  nel  conimercio  degli 
aoniiiii.  "  Noi  voUiamo  la  pagina  e  siamo  di  nuovo  trat- 
tenuti  da  un  passo  che  ci  sembra  non  meno  naturale , 
che  cnrioso.  II  signer  Alibert  fa  parola  di  un'  adunanza 
accademica.  «  lo  ho  qnalche  volta  assistito  a  queste  sedute 
solenni ,  dove  ciascuno  di  que'  sapienti  celebrati  si  crede 
in  obbligo  di  recarvi  innanzi  il  tributo  delle  sue  grandi 
cognizioni.  E  stupendo  a  vedersi  come  colui  il  quale  cerca 
di  cattivarsi  l'  attenzione  generale ,  sia  subitamente  in  con- 
flitto  colla  reazione  di  una  nioltitudine  di  amori  proprj. 
Quante  differenze  nelle  fisonomie  di  coloro  che  lo  ascol- 
tano!  Taluni  lo  fissano  con  aria  disdegnosa  f,  ma  pochissimi 
lo  onorano  di  uno  sguardo  di  approvazione.  Se  ne  vedono 
di  qnelli  che  si  prendono  la  briga  di  confutare  tutte  le 
proposizioni  che  gli  sortono  di  bocca ,  e  che  ne  notano 
le  niinime  frasi.  Generalmente  si  abbandonano  a  tutte  le 
sofBsticherie ,  a  tutto  1'  impeto  ed  al  tripudio  della  piii 
amara  critica.  E  se  in  qiiesta  assemblea  si  ti'ovano  alcuni 
uditori  di  natura  indulgente ,  sono  essi  quasi  sempre  di- 
stratti .  o  non  attenti.  E  quanti  non  se  ne  vedono  inoltre , 
che  pacificaiiiente  languono  in  una  quiete  letargica !  Cia- 
scuno pud  riconoscere  gli  scogli  a  cui  va  incontro  T  uomo 
che  sia  posto  in  una  si  ardna  circostanza.  Egli  e  precisa- 
mente  come  -se  1'  oratore  rivolto  all'  uditorio  dicesse :  Voi 
ignorate  cose  diio  pi  posso  insegnare.  Ora  questo  tacito 
vanto  di  una  preminenza  individuale  cozza  di  fronte 
colle  pretensioni  degli  altri.  Blsogna  essere  ben  subliniati 
nella  celebrita  e  singolarmente  accolti  nella  opinione  degli 
uomini  per  non  sofFrire ,  in  pari  caso ,  tutto  il  biasimo 
che  ci  provochiamo  contro.  "  Due  grandi  massime  ten- 
gono  dietro  a  queste  memorabili  verita  :  «  Bisoa;na  cammi- 
nare  senza  strepito  sulla  via  dell'  ambizione ,  se  non  si 
vuol  risvegliare  1' invidia  ...  La  modestia  da  un  peso  alle 
azioni ,  e  concilia   crcdito   presso  i   popoli.   " 


no  APPENDICE 

L'energica  doscrizioue  del  coraggio  e  dtlT  iiiteiuperauza 
e  susseguita  da  uii  episodio  clie  ne  raddoppia  1'  interesse. 
Va  veccliio  ricovernto  nello  spedale  di  S.  Lui2;i  forma  il 
soggetto  del  priuio  episodio.  Questo  iiif'elice  die  aveva 
passato  una  liuiga  vita  eiraate  tcssiita  in  gran  parte  dei 
piu  curiosi  e  stravaganti  avvenimeati  cagionati  per  certo 
da  nna  disarmonia  nelle  sue  facolta  niontali ,  cliiamo  1"  at- 
tenzione  del  prolessore  Alibert,  al  tempo  in  cui  questo 
iilantropo  maestro  f'aceva  risuonare  le  sue  eioquenti  lezioni 
in  quel  rifugio  dell'  lunanita  misera  e.  languente.  Pietro 
era  uno  stoico  la  di  cui  memoria  sarebbe  riniasta  spenta 
con  lui ,  se  la  peana  del  suo  istorico  illustre  noa  la  ren- 
deva  immortale.  Una  visione  filosolica,  un  dialogo  tra 
r  ombra  di  Epicure  e  quella  di  Pitagora  forma  il  secondo 
episodio ;  clie  e  un  quadro  il  piii  seducente  delle  dottrine 
inorali  di  que' due  graudi  uomini.  II  signer  Alibert  tennintj 
la  sua  visione  coi  seguenti  concetti :  «  Le  massime  di 
questi  due  tilosoti  noa  si  possono  cancellare  dalla  mia 
memoria :  io  dico  sovente  a  me  medesimo  pensando  ad 
cssi :  Epicure  fa  dimenticare  le  pene ;  ma  Pitngora  le 
guarisce.  "  Questo  episopio  dimostra  che  il  nostro  autore 
e  profondamente  versato  nelle  dottrine  di  que'  due  uomini 
celebri  non  solo,  ma  ancora  in  tutte  le  piii  sane  cogni- 
zioni  delle  scienze  mctrali  e  nella  letteratura  greca. 

Come  abbiamo  gia  detto ,  1'  istiato  d'  imitazione ,  che 
fovma  la  seconda  sezioue  dell'  opera,  e  considorato  dall' au- 
tore per  una  delle  leggi  primordiati  del  sistema  sensiljile. 
Eijso  comprende  F  eniulazione ,  1' invidia  e  1' ainbizione. 
«  L'  emulazione  ,  dice  il  signer  Alibert ,  derlva  da  quel- 
r  attribute  innate  del  sistema  sensibile  cbe  le  rende  atto 
ad  appropriarsi  tutto  cio  che  tende  a  miglierare  1'  umana 
tondizione :  e  la  legge  imitativa  posta  ad  eiTetto.  Questa 
pas«ii  M  solleva  e  moltiplica  le  forze  dell' aiiiiua :,  e  in 
g^azii.  Si  questa  passione  che  1'  uome  si  fa  grande  per 
cosi  dire,  all' aspetto  di  colui  che  si  e  proposto  a  suo 
inodeilo  .  .  .  L'  emulazione  e  1'  anima  degi'  imperi.  Essa 
procura  ad  un  tempo  il  potere ,  la  ricchezza,  la  digni- 
ta  .  .  .  Tutto  degenera  in  una  naziene  una  volta  che  il 
merito  cessi  di  essere  equamente  apprezzate  .  .  .  Disgra- 
ziato  quel  principe  che  tarpasse  l'  ali  del  genie ,  o  die 
impedisse  1' andamento  di  una  scoperta.  I  re  hanno  un 
grande  interesse  all'  incremento  dei  lumi  i  la  loro  gloria  e 


I'ARTE    STKANIERA.  Ill 

iiiaguilic.'ita  in  niisnra  dell'  opera  die  essi  vi  prestano.  " 
Noi  citianio  questi  passaggi  con  iiiolta  compiacenza 
perclie  famio  conoscere  T  amico  cle'  suoi  simili ,  ed  il  cit- 
tadiiio  c;encroso.  II  capitolo  della  emulazione  e  corredato 
della  storja  d'  una  contadina  die  era  divenuta  servente 
in  Roma.  Questo  caso  fu  raccoiitato  aW  autore  dal  dotto 
medico  Corona ,  che  vin  turbine  politico  aveva  levato 
dall"  aatica  capitale  dei  Latini ,  e  trasportato  a  quella  dei 
Frantesi.  Maria,  fant»esca  presso  di  un  celebre  scultore, 
scnti  nascere  in  se  il  desiderio  d"  iniitare  il  sno  padrone  i 
e  ben  tosto  qnesto  desiderio  divento  una  passione  che  essa 
alimentava  in  segreto.  Due  anni  bastarono  a  far  sortire 
dalle  sue  mani  una  statua  di  Minerva  che  riporto  il  pre- 
niio  in  concorso ,  colmo  il  sno  padrone  di  gioja  e  colloco 
la  scultrice  fra  i  piii  abili  nell'  acte.  Ma  la  valorosa  Maria 
lion  gusto  a  Inngo  le  delizie  inerenti  al  suo  iugegno, 
L'  applicazione  troppo  assidua  ed  intensa  a  quel  e,enere 
di  lavori  la  condusse  al  sepolcro  nella  fresca  eta  di  26 
anni :  ed  il  dottor  Corona  ,  che  n'  era  stato  liberal  mece- 
nate  ,  ebbe  il  dolore  di  non  poter  salvare  da  morte  que- 
sta  vittima  dell'  emulazione. 

II  dottorc  Alibcrt  descrive  le  nostre  passioni  con  tanta 
forza  e  verita ,  che  noi  vorremino  poter  tutto  citare.  E 
come  non  ferinarci  sul  passaggio  seguente  die  rappresenta 
r  inA'idia  colle  sue  forme  schifose !  /<  Qual  passione  deplo- 
raljile  e  mai  quella  che  non  avvampa  nel  cuore  deli'  uomo 
se  non  per  contrastare  al  genio  le  sue  invenzioni,  al  ta- 
lento  i  suoi  lavori ,  alia  virtu  le  sue  buone  azioni ;  che 
nasconde  o  nega  tutti  i  suoi  sotterfugj ,  che  copre  i  suoi 
piu  odiosi  stratagemmi  sotto  una  mascliera  che  linge  una  be- 
ne volenza  simulata!  Quanto  non  e  da  compiangere  colui  che 
volontariaraente  riempie  i  suoi  giorni  di  pene  e  di  araarezze!  " 

II  quadro  dell'  ambizione  non  e  meno  animato  ^  ed  eccone 
la  prova :  i<  Elevarsi ,  strisciare ,  gonfiarsi  d'  orgoglio  , 
umiliarsi,  miiiacciare,  adulare ,  sperare,  scoraggiarsi,  agi- 
tare  la  propria  esistenza  con  mille  timori,  inaridire  la 
vita  a  forza  di  vani  desiderj ,  perdere  il  tempo  in  vane 
istanze ,  consumarsi  negH  sforzi ,  lodare  gli  uomini  in 
faccia ,  calunniarli  alle  spalle ,  prostituire  la  sua  spada  e 
vendere  la  coscienza ,  pi*osternarsi  innanzi  ai  vili ,  tra- 
cannarsi  a  larghe  onde  Tignominia  come  I'acqua,  consumarsi 
alia    porta    dei    grandi,    accomodarsi    a    tutti    i    capricci  , 


Iia  APPENDIOE 

aggirarsi  a  sccotida  tl' ogni  vciito,  accoglirre  c  sogultarc 
sncccssivamente  qual  si  sia  nuissima,  cacciaisi  in  tiitte  le 
atlniianzc,  premiere  la  niaschera  della  viriii  e  professare 
il  vizio ,  fouientare  gli  odj ,  spargere  i  sospetti,  ilestare 
la  diHiileiiza,  onlir  tranie,  tein-lere  lacci  ^  ecco  le  parti, 
ecco  le   metamorfosi  cleirainlji/.ione.  " 

II  primo  volume  tenuina  colla  storia  di  un  pazzo  di 
Bicetre ;  fatto  che  il  signer  Alibcrt  raccolse  nel  tempo  in 
cui  era  allievo  ilel  cele.bre  Pinel.  La  facolta  mentale  pre- 
dominante  di  Anselmo  era  rambizioue.  Prima  die  dive- 
nisse  pazzo  aveva  raeditato  gl'  insegnameiiti  morali  dei 
lilosofi  greci :  ne"  suoi  delirj  sosteneva  il  cai-attere  di  Dio- 
gene.  Qiiesto  episodio ,  che  in  se  medesimo  non  sarebbe 
luolto  importante ,  diventa  aaimato  e  pieno  d'  interesse 
sotto  la   penaa  dell'  eloquente  narratore. 

Col  terzo  istinto ,  che  e  quello  di  relazlone ,  comincia 
il  secondo  volunie.  Una  estesa  serie  di  sagaci  osservazioni , 
di  narrazioni  dilettevoli  e  di  piccoli  qnadri  sempre  felici 
ed  animati ,  forniano  un  tatto  seducente  che  dcscrive  e 
presenta  questo  istinto.  i<  Esso  e  inerente  alia  nostra 
natura  morale ,  dice  V  autoVe.  Chiunque  cerca  di  sottrarsi 
alle  sue  leggi  deve  essere  riguardato  come  un  enie  niale- 
detto,  che  fa  forza  contro  le  sue  pin  nobili  impulsioni. 
Bisogna  essere  stato  ben  crudelmente  percosso  e  vinto 
dair  iiifortunio  per  doversi  concentrare  in  se  medesimo,  e 
fuggire  alia  vista  del  suo  simile  .  .  .  La  parola  scritta  e 
priva  deir  azione  della  persona  perde  una  parte  mas- 
sima  del  suo  potere.  II  coUoquio  per  lo  contrario  e  un 
mezzo  mille  volte  piii  valevole  ad  infonderle  quella  sorta 
di  vita  clie  la  rende  comunicativa  ...  La  coltura  delle 
scienze  e  delle  arti  accresce  T  inclinazioue  alia  sociabilita,  e 
ne  moltiplica  i  godimenti...  Vedete  al  rinnovarsi  di  ciascun 
anno  con  quale  ardore ,  con  quale  alacrita  uomini  clie  iino 
a  quel  giorno  si  erano  ristretti  nel  circolo  della  vita  privata , 
accorrono  in  visita  alle  case  di  tutte  le  persone  per  le  quali 
conservano  qualche  benevolenza  o  qualche  memoria.  " 

II  ca^'aliere  Alibert  trova  nell"  istinto  di  relazione  le 
seguenti  diciannove  facolta  morali :  la  benevolenza ,  1'  ami- 
cizia ,  la  stima  ,  il  rispetto ,  la  venerazione ,  il  disprezzo  , 
lo  sclierno  ,  il  compatimento,  T  ammirazione,  1"  entusiasnio, 
la  riconoscenza ,  1'  ingratitudine  ,  1"  odio  ,  il  dispetto ,  la 
vendetta,   la   giustizia ,   T  incliuazione  alia  guerra ,   T  amore 


PARTE    STrxANlERA..  Il3 

ieWa   gloria   e  qnello  della  terra  iiatia.   Ciascuna  di    qucste 
lacolta  e  presentata  con  quelle  naturali  forme  con   cui    ne 
cadono  giornalmente  sott'  occliio  iielle    nostre  relazioni    so- 
cial!.   Noi  vorrenwno  avei-e  spazio  ed   occasione   opportnna 
da  riportare  pin  spesso  le  parole  delFautore.  II  capitolo  del- 
Tamicizia  e  molto  dilettevole  a  leg2;eisif,  esso  ofFre  un  qiiadro 
molto   vai'iato  di  questo  sentimeuto  f,    i  liruti   stessi,    e  sopra 
tutto  i  cani  vi  hanno  una  parte  piena  d^interesse.   /.  L'anii- 
cizia ,     dice     il    nostro    autore ,    e    una    ispirazione    forte , 
strascinante ,     irresistibile  .  .  ,  E    una     facolta     magnanima 
inseparabile    da    una    volonta    ferma ,    insita    in    noi   dalla 
natura  a  line  di  stalnllre   il  comnierclo  delle  anime,  e  per 
abbeliire  i  destini  dell'  uman   genere.   *>   Si  certaniente  che 
la    signora    de   Stael  erro  dove  disse  che  1'  amicizia  non  e 
una  passione ,   perclie ,  a  suo  parere ,  noii  toglie  aU'  uomo 
1'  impero  di  se  nledesimo.    Acliille    si    e    forse    conservato 
padrone  di  se   stesso  allorqiiando ,     udita    la  morte  di  Pa- 
troclo ,  scoppio  come    il    fulmine    sui    Trojani ,    e   si  stra- 
scino  dietro  al  carro    il    cadavere  di  Ettore  ?    Ci    sia  per- 
messo  di    fare    un    Ies>;giero    rimprovero    al    nostro    lodato 
autore,    perche  tra  i  molti    passi    felici    che    esso  riporta 
in  proposito    delF  amicizia ,    abbia    poi    dimenticato    i    se^ 
guenti   versi  del   Lafontaine   nella  favola  dgi  due   araici ; 
Clie  teioro  prezioso  e  un   vero  lunico ! 
Esso  i  bisogni  tuoi  nel  piii  Secreto 
Del  cor  cauto  ti  spia,  e  ti  risparinia 
II  pudor  di  doverli  rivelare 
Tu  stesso:  un  sogno,  un  nulla,  tuna  ei  teme 
Quajido  si  tratta  del  compagno  amato. 
Quanta    verita    in    quello    che    dice    il  signor   x\Iibert  a 
proposito    delle    persone  che  hanno    acquistato    una    certa 
considerazione    in  societa.    «  L'  uomo    ciie   si  mantien,e  ad 
una    distanza  convenev«le  da'  suoi    pari ,    ohe     sa    parlare 
e  tacere    a  proposito,  che    impone    colla    dignita   del    suo 
contegno ,    e    spesso    dai  comuni   suffragi    elevato  alle   ca- 
riche    piu  distmte  della  societa.   Quanti    impieghi  di  grave 
importanza    toccarojio    sovente    a-   persone ,    le    quali    non 
avevano  clie   T  arte  di  saper  nascondere  la  loro  incapacita.  » 
Gli  anirai  sensibili  gusteranno  la  pittura  del  sentiraentQ 
della  riconoscenza ;  e  per  lo  contrario  scorreranno  di  volo 
la  descrizione    della    ingratitudine     angustiati    dalle    amare 
verita  clie  essa  contlene.   Come    delF  ingratitudine ,  cosi   si 
Bcbl.  hal.  T.  XL.  a 


114  A  r  p  r,  N  D  1  o  E 

fl'ni\  (Irir  oflio ,  del  r,-iiM'(ir(!  «>  (Irlla  \<MuU'ttii.  Roluisto  e 
picrio  «li  fiKK  ()  «•  i!  <'a]>it(il(>  siill^  iiKliii.i/ionf  alia  |;ut*rra. 
In  <|!it"llo  dell' aiiicirc  ilrlla  gloria  poi  vi  son<»  dci  passi 
rhn  friignno  n«*Uo  inllmc  |)icf;li(r  dclla  r.os(.i«'n7a.  «  La 
gloria  noil  tocca  rlie  a!  gonio  lieucfatloro  ,  il  <|iinle  lin  in 
8^  la  ccIt'Ntf  virtu  clio,  ooiin'  raggio  dcUa  <livinila,  in- 
fluisrt!  sulla  ft'licila  altriii.  AviMc;  im  l)<'I  (ic<'antnrc  lo  vostre 
cognir.ioni ;  hisoj;ii/i  diniostrare  cli«  siaiio  state  profilt^voli 
ai  voHtri  coiKMliadiiii ,  hisognn  aver  Horvito  il  iiiniuiu  a 
Hoinigliaii7.a  di  una  |trovvi<l<;ii7.a :  e  P  ini|iortau/a  eh-i  vostri 
Horvigi ,  i;  V  iitilitii  dt-lh-  vostro  a/ioni  die  vi  puo  rtrndero 
J)(Mi(Miicriti  verso  V  uinanita  intiora  ...  La  vera  gloria  e 
qiH'lla  die  .si  ac<nVisla  r.ollo  )iro|>rie  fafirlio,  cjiu-lla  die 
noil  si  usnrpa,  <•  die  e  in  anuonia  colia  nostra  fost:ieii/.a  i 
f|iiclla  cho  ne  (icgnita  fra  luez/.o  agli  ostncoli ,  c  die  spcsso 
(•  ronfcrinala  (l.ill;i  scingiirn.  »  l\  eapitolo  deiraiiiore  della 
terra  n.-itale  coniieiio  nua  clla/ione  di  nwilto  scniimcnto 
cavala  dai  Saeri  tantjei  della  (lliicsa  roinana.  <<  Mrntre 
tioi  eravaino  assisi  siille  sponde  (lei  liiinii  di  Ualjilonia  , 
ei  eadeyaiM)  If  lagrinu^  <'g'i'  'pialvolta  pensavanio  a  Sion ; 
(  Suixr  flunilna  Jinhylvuis  illic  svdiinin ,  vl.  jlrvinius  luiti 
rv.rnnliimunr  Sioii.  ).   » 

Come  lia  fatln  nell«;  tliK-  prime  xc/ioni,  <'OMi  nnelic 
nella  ter/a  il  eavalier  Alilicrt  colloro  diverni  episodj  die 
rendoiio  vie  pin  animate  e  solide  Ic  sne  dotiriiie.  1  snoi 
eonipatrioli  leggeraiino  <ion  parl.ieolaro  eoinpiaeenza  la  -sto- 
ria  degli  appestati  di  VillalVanca  ,  e  la  noliili;  eoadotl.T. 
del  niagistrato  di  (|iiel  paese  durante  una  si  Irenienda 
e.ontagione.  La  storia  <li  Giaconio  dei  Santi,  soldato  <;lio 
fii  ritiro  per  voc.'i/ioiie  in  nn  aiigolo  delT  isola  di  Cayenna  i 
e  (pielia  di  Cioiirame  giovaiii-tta  indi:ina  presa  alPeta  di 
nov('  nnni  iieilt;  t^(■lv<^  <ieir  isola  nieile.sim.'i  ,  edneala  alia 
franeese  fino  a  i  S  anni,  e  riiornata  in  segnilo  nel  sjmio 
della  sn:i  famiglia  ,  sono  ra('<'onti  j)icni  di  gra/.ia  e  di  de- 
licato  sentire.  Conramo  so|>i'a  tutto  deve  e.ssere  accettis- 
xinia  a  e.liiuii(|ii«<  alihia   sortito  un  cuonr  teiuM'o. 

1/  istinto  tiella  viprodn/ione  dn  eoinpiniento  alP  opera 
die  aiiali/'Aiamo.  L' junor  ronjiigale,  materno,  pai.erno  c 
figlinlu  tiono  gli  argomenii  di  (pie.sta  nllima  He/ione,  die 
(iiiisee  eolT  <'piscKlio  di  I'lnlareo  a  nuMisa  eolla  sua  fami- 
glia. <<  1/ istinto  d(-ll;i  riprodn/ione ,  di<'e  T  anlore  ,  si 
lUOuilVstii  boa  (.livciaainciuc  nello  statu  selvaggio ,  <li  4P0U0 


r.VUTF    PTnA.NTFR\.  TlS 

clie  nel  contro  il' una  civiliz/.azlonc  avan7.ata.  Quest*  ultimo 
statu  oui!j;o  la  toiiora  tlonzella  dolia  sua  og;itla ,  o  la  voste 
delTaliUo  del  suo  pudore ,  t'a  g;eraioi;liaie  tutti  i  seutimeuti 
j^euerosi  nel  cuoro  d'una  madre.  •/  Nel  capitolo  delPauuir 
eonjuj^ale  troviauio  un  avvertiniento  agli  sposi ,  ehe  ere- 
ilianio  utile  di  riportaie.  '■  Colui  el»e  eonduee  lui.i  giovaue 
faneiulla  lonuinn  dal  paterno  tetto  si  rieordi  bene  ehe 
esso  non  e  ehe  il  depositario  tli  un  tesoro  cho  venne  a 
iui  eonlidato !  Non  si  diuientichi  die  esso  1"  ha  strappata 
alio  lagriuie  il' una  uiadre  ehe  se  n' ^  separata  sentendos-i 
straziare,  Vorru  Ibrse  esso  tradire  la  fede  di  quel  teuero 
paihe  ehe  Tlia  eondotta  all' altare  ,  elie  per  hu  si  e  pri- 
vato  ilel  sostegno  della  sua  veeeliiezza,  elie  oiitiai  e  ab- 
baudouato  e  sepolto  in  una  triste  solitiuiine  ?  Iniiuolera 
esso  al  doloi'e  la  vergiue  pura  e  sen/a  uiaecliia  elT  eutro 
ad  abbellire  la  sua  easa  con  futto  T  incanto  delle  virtu 
douiestiehe  ■'  Deh !  eh"  ojijli  sia  piuttosto  il  feiiuo  appo}!,i;io 
ili  quella  ehe,  couie  un  rauio  tecondo,  vieno  a  l'erlili/,/,are 
la  sua  i'aniinlia  eon  un  savigue  novello !  el»"  egli  divida  il 
suo  aniore  eon  lei !  iion  attussichi  la  sua  gioviuezza  !  ma 
la  circondi  di  soa\i  cure ,  c  la  colmi  d'  una  impassi- 
bile  felieitii  !  "  In  sep;uito  il  nostro  autore  cosi  si  rivolgo 
alle  spose;  <.  La  donna  si  alleziona  eolla  sua  uiodestia 
r  uomo  ehe  la  protej;c,e  eoUa  sua  forza.  li.  uecessario  ehe 
ella  mauteuga ,  nella  sua  vita  iuieiua ,  tutti  i  vantaggi 
della  legge  degli  ostaeoli.  Essa  devo  sopra  tutto  eousevvaie 
e  eoliivare  ipielle  grazie  di  eui  la  uatura  si  e  eompiaciuta 
iVi  adoniarla  ;,  i|uel  velo  religioso  ehe  la  eireoudava  ipiaudo 
fu  iuliodotta  nel  teuipio  d'lmeneo:,  essa  dcvc  mantenersi 
pura  lino  aU'estremo  suo  gioruo.  La  deeenza  e  la  ritcuu- 
tezza   I'onuano  la   galauteria    del   matrimouio.    •» 

rJiuuti  al  termine  di  ipu^st"  opera  ,  ci  resta  a  notare  ehe 
merita  partieolare  elogio  auehe  1"  eseeuzione  tipograliea  , 
non  meuo  die  il  liuliuo  di  M.'  Lorleurs  ehe  vi  ha  iatte 
nove  belle  incisioui.  La  tipograJla  del  siguor  Kiguours  si 
distingue  IVa  le  prime  per  la  scelta  e  la  tUsposizione  per- 
fetta  ilei  earatteri.  E  gia  molte  alrre  opere  sono  useitc  da 
<juesta  odieina  die  sono  degne  di  egualc  encomio.  Col- 
ghianio  voloutieri  questa  oeeasioae  per  rendeitj  grazie  al 
modesimo  tipografo  della  eura  die  si  e  preso  nel  ristaui- 
pare  la  nostra  traduzione  dell"  opera  del  eoute  Dandolo 
suir  arte  di  eduearc   i   baehi  da  seta. 

Don    }■'.   IV/lnrtit   I'oiitiiiuillc.'' 


xi6 

Sur  les  fonciloiis  etc.  Sidle  fiuizionl  del  ccivcllo  e 
sopra  quelle  dl  clasciiiia  delle  sue  parti ,  con  os- 
servazioiii  sulla  possihilud  dl  riconoscere  gV  litintl^ 
le  inclinaztoiu  e  I  talenti  o  le  dispuslziuiu  inorali 
e  intellettuall  dcgli  uominl  e  de  briiti  per  mezzo 
de.lla  configarazloue  del  loro  cervello  c  del  loro 
capo.  Opera  del  dottor  F.  J.  Gall.  Parigi.  Sei 
grossi  { olumi  in  S.*"'  Prczzo  4a  fr. 


h. 


JA  nnova  direzioiie  comuiiicata  alio  studio  del  sistema 
nervoso  in  generate  c  del  cervello  in  particolare  e  dovuta 
al  signor  Gall.  La  verita  delle  sne  scoperte  anatomiche , 
esposte  nelle  inagnifiche  tavole  della  sua  grand"  opera  ,  e 
stata  nicssa  nella  magglor  luce  possibile  dalla  lotta  insorta 
fra""  suoi  avversarj  ,  tantoche  nluno  si  trova  oggidi  che 
piu  gliene  contenda  il  merito.  Ma  non  puo  dirsi  ancora 
clie  la  inedesima  sorte  abbiano  avuta  le  sue  scoperte  sopr;^ 
le  funzioni  del  cervello  e  delle  sue  parti  diverse.  Gli  uni 
le  giudicano  superficialmente,  o  siiiraltrui  fode,  o  secondo 
i  loro  vecclii  principj ;  gU  altri  ,  colpiti  dall'  arditezza  e 
dalla  singolarlta  delle  sue  proposizioai ,  non  vi  hanno  vo- 
Into  A'edere  che  ciarlataneria  ed  uno  spirito  pericoloso 
d'innovazioiie.  Egli  e  certo  pero  die  le  sue  scoperte  delle 
inclinazioni  e  de' talenti  degU  uoniini  e  de' bruti,  e  Tespo- 
sizione  di  queste  inclinazioni  e  di  questi  talenti  debbo'no 
avere  resviltati  assai  piii  importanti  delle  scoperte  anato- 
miche. 

II  volume  I  e  consacrato  alia  parte  morale  della  sua 
dottrina.  II  sig.  Gall ,  dope  aver  rendiui  per  cosi  dir  fa- 
migliari  i  suoi  lettori  colT  andamento  delle  sue  riierche  , 
a;ristrnisce  di  quali  qualita  e  di  quali  facolta  egli  intende 
di  trattare  ;  passa  a  rassegna  i  siiteml  di  lilosolia  di  Pla- 
tone  5  Bacone ,  Hobljes,  Locke,  Descartes,  Condillac  ,  La- 
romiguiere  ,  Tracy  ,  ecc.  ,  e  prova  con  ragioni  palpabili 
che  le  loro  facolta  dell'  anima  non  sono  altro  die  astra- 
zionii  le  quali  non  fanno  conoscere  verua  istlnto  ,  ue  ve- 
runa  facolta  determinata.  Di  fatto  ,  come  mai  1'  intendi-r 
^^piito  .  la   ragione  ,  la   vulonta ;,  la   niemoria  ,    il  glndizio  , 


PARTE    STRA.NIERA.  II  f 

'"Immngirjativn  ,  la  liberta  ,  il  paras;onare,  ratf.enzloue,  ecc, 
potrel)l>ero  spiegar  Tistiuto  della  propagazione  ,  1"  istinto 
c^eir  a  more  della  progeiiitura  ,  quelle  dell'  affezione  ,  del 
niatrimonio,  della  propria  difesa ,  dell' essere  piuttosto  car- 
nivoro  che  erbivoro  ,  e  per  lo  contrario ,  ecc.  ?  Come 
mai  potrebbero  spiegare  le  disposizioni  a  riuscir  nella  mu- 
slca ,  nella  plttura ,  nelle  inatematiche  ,  nella  poesia  ?  E 
come  mai  potrebbero  Spiegare  il  sentimento  dell'  amore  e 
deir  approvazione,  quelle  dell"  alterezza ,  quello  del  senso 
morale  o  diremo  del  giusto  e  dell'  ingiusto  ,  il  sentimento 
religiose ,  e  va  discorrendo  ?  . .  .  L'  esposizione  circostanziata 
delle  vere  forze  fondamentall  dell'  aniraa  ,  di  tutte  le  in- 
cliaazioni ,  di  tutti  1  sentimenti  e  di  tutti  i  talenti  deter- 
miuati,  esposizione  perpetuamente  appoggiata  airaaatoniia 
ed  alia  psicologia  comparata  dell'  uomo  e  de'  bruti ,  fa 
disparire  quel  vano  che  finora  si  trovava  nella  conoscenza 
deir  uomo  ,  e  fissa  di  mano  in  mano  le  nostre  idee  sii  la 
natura  ed  il  graduate  perfezionamento  degli  esseri  viventi 
dal  pollpo  insino  all'  uomo.  II  sig.  Gall  stabilisce  cem.e 
per  prime  principle  clie  le  attitudini  alle  diverse  maniere 
d'  industrla  ,  le  inclinazioni ,  i  sentimenti  e  i  talenti  sono 
ianati.  Espone  e  confuta  le  epinioni  contrarie  all'  erigine 
delle  nostre  facolta ,  senza  pero  negnre  la  grande  influenza 
che  esercitano  1'  educazione  ed  altre  circostanze  sopra  la 
modificazlene  ,  I'enersia  e  la  direzione  delle  nostre  incli- 
nazioni e  de'  uostri  talenti.  Egli  stabilisce  poi  per  secondo 
principio  che  la  manifestazione  delle  inclinazioni  e  de'  ta- 
lenti dipende  dalle  contlizioni  material!.  Questa  proposi- 
zlone.  provata  con  fattl  incontrastabili,  guida  naturalmente 
a  lumiiiosissime  discussioni  sul  fatalisme ,  sul  materialismo, 
suUa  liberta  morale  ,  e  ad  una  fecondissima  applicaziene 
air  uomo,  come  eggetto  d'  educazione  ,  di  correzione  e  di 
puni/ione.  Qui  1'  autore  fa  gludiziosissime  osservazioni  so- 
pra la  natura  dei  delitti  e  de'  crimini  commessi  nelle  di- 
verse alterazioni  delle  inclinazioni  e  delle  facolta  intel- 
lettuali. 

Nel  volume  IT  il  sig.  Gall  viene  provando  per  via  d'una 
moltltudine  di  fatti  irrefragabili ,  die  il  solo  cervello  , 
escluse  tutte  le  altre  parti  del  corpo  ,  e  la  condizione 
materiale  ,  1'  organo  delle  facolta  merali  e  intellettuali. 
Confutate  ch'  egli  ha  le  diverse  obbiezioni ,  eutra  ad  esa- 
minare  gl'  idrocefali  „    le    diverse    lesionl    del    cervello  ,    i 


n8  Al'PENDICE 

pretesi  cervelll  osslficati ,  i  mezzi  di  trovar  la  mlsura  del^' 
r  intelletto  ,  e  1'  influenza  tV  una  testa  grande  e  d'  una 
testa  piccola  suUe  qualita  moiali  e  sulle  facolta  intellet-^ 
tuali,  Nella  seconda  sezione  di  qnesto  volume  il  sig.  Gall 
prova  clie  ci  ha  ncl  cervello  tanti  organi,  quante  sono  le 
inclinazioni  e  i  talenti  essenzialmente  diversi.  Egli  va  de- 
bitore  di  questa  importante  scoperta  non  gia  al  raziocinio, 
ma  intieraniente  alP  osservazione  de' fatti  die  si  presentano 
in  folia  neW  uonio  sano  e  malato  ,  e  finalmente  all'  aua- 
tomia  ed  alia  fisiologia  comparata  delP  uomo  e  de'  bruti  ; 
il  quale  studio  e  incomparabilmente  piii  utile  e  piii  at- 
traente  di  tutto  quanto  si  e  fatto  insino  a'  nostri  giorni 
iiello  studio  della  fisiologia.  Terniina  questo  volume  con 
una  spiegazlone  evidentissima  della  veglia ,  del  sonap  , 
de'  sogni  e  del  sonnarnbulismo. 

Nel  volume  III  il  dottor  Gall  si  applica  a  determinare 
V  influenza  del  cervello  sulla  forma  del  cranio  in  tutte  le 
condizioni    delle    eta  ,    de'  sessi    e    degli    stati  morbosi  ;  ii 
tutto    colla    mira   di  far  apprezzare  il  merito  o  la  in«ufli- 
cienza  dell'  arte  ,    e    di    conoscere    la   presenza  o  la  maa- 
canza  ,    la    debolezza    o    la    energia  delle  qualita  morali  e 
delle  facolta  intellettuali,  o  degl'  istinti,   delle    inclinazioni 
e  de' talenti  detenninati.   II  rimanente  di  questo   volume  e  il 
IV    ed    il    Y    trattano    di  ventisette    fino   a    trenta  qualita 
e  facolta  fondamentali  da  lui  come  tali  riconosciute  insino 
al  presente.   Ben  sapendo  clie  questa  parte  della  sua  dot- 
trina   incontrerebbe  le  maggiori  difficolta  ed  una  piii  forte 
opposizione,   egli  s' e  industriato  a  trattarla  con  particolar 
diligenza,   Primieramente  egli  prova    nell'  esporre   ciascuna 
inclinazione  e  ciascun  talento,  che  I'inclinazione  ed  il  ta- 
lento  debbono  essere  considerati  come  una  qualita  od  una 
facolta  fondamentale ,  essenzialmente  differente  dalle    altre 
qualita  o  facolta.    Per    mettere  il  lettore  medesimo  in   via 
di  scoprire  la  sede   delP  organo  deU'  inclinazioue  o   del  ta- 
lento di  cui  si  ti-atta ,  il  sig.  Gall  non   manca  mai  di  darci 
1  istoria  della  sua  scoperta  ;    il  che  imprime  un  carattere 
indubitabile  di  verita  a  cio  ch'  egli  asserisce.  Ad  ogni  pa- 
gina  egli    passa  a    rassegna  cosi    le    diverse    specie   d' ani- 
raali,la  loro  anatomia  e  fisiologia  comparata,  come  I'uomo 
ne  suoi  diversi  sessi,  nelle  sue  diverse  eta,  e  ne'suoi  diversi 
stati  di   salute  e  di  malattia,  rimandando  sempre  il  lettore 
alle  tavole  della  sua  grand' opera.    Egli    ci   guida  nel  seno 


PARTE    STRA.NIERA.  I  I9 

dplJe  nostre  famiglie,  nelle  scuole,  nelle  case  di  correzlone  ' 
nelle  carceri,  ne' ricoveri  de' mentecatti ,  nelle  accademie  » 
Tra  tutti  i  generi  d'  uoinini  notabili  ecc.  Calcolando  il  tempo 
die  il  sig.  Gall  ebhe  la  pazienza  e  la  fortuna  di  poter  im- 
piegare  nelle  sue  investigazioni ,  noii  reca  piii  maraviglia 
ch'egli  abbia  potuto  accumulate  un'immensa  quantita  di  fatii 
in  appoggio  di  ciascuna  scoperta.  Ma  gia  la  niedesima  con- 
siderazioiie  fa  comprendere  quanto  bisogni  clie  vadano  cir- 
cospetti  e  guardinglii  coloro  i  quali  s'  arrogano  il  dirttto 
di  giudirare  il  valore  di  quesia  dottrina.  Tuttavia  ,  pei* 
poco  oil'  altri  voglia  rinunziare  alle  sue  prevenzioni  ,  le 
prove  soao  ben  lungi  dalPessere  cosi  difficili  a  farsi  come 
pare  a  prime  aspetto.  In  tutte  le  osservazioni  non  ci  ha 
nulla  di  straordinario  ^  tutto  succede  gioi-naluiente  sotto 
a'  nostri  occhi  ;  ogni  animale ,  ogni  uccello  ,  ogni  cane  , 
ogni  cavallo,  ogni  fanciullo,  ogni  condiscepolo,  ogni  donna, 
ogni  uomo ,  paragonati  gli  uni  agli  altri ,  sono  il  soggetto 
della  vostra  osservazione.  Quindl  il  gran  numero  gia  d' ade- 
renti  a  questa  dottrina  in  tqtti  i  paesi,  e  quindi  ancora 
le  nioltiplicate  conferme  nelle  ricerche  d*  anatomia  pato- 
logica. 

Finalmente  nel  VI  volume  il  sig.  Gall  ha  giudicato  ne- 
cessario  di  rispondere  alle  obbiezioni  anatomico-fisiologiche 
che  gli  furono  fatte  da'  signori  Jourdan ,  Tiedemann ,  Ru- 
dolphi  ,  Flourens  ,  Serres  ;  e  invittamente  distrugge  le 
speranze  degli  sperlmentatori  iafedeli.  Termina  questo  vo- 
lume colla  succinta  esposizione  della  novella  filosofia  del- 
Tuomo;,  la  quale,  comeche  contrasti  con  tutte  le  filosofie 
sin  qui  ricevute  ,  e  un  imtiiediato  e  irresistibile  resultato 
di  tutti  i  fatti  precedenti.  Noi  non  diamo  che  idee  im- 
perfettissiaie  de'  lavori  fislologici  del  sig.  dottor  Gall.  Ad 
ogni  trattato  s'  annodano  considerazioni  non  nieno  impor- 
tanti  che  nuove  sopra  una  nioltitudine  d'  oggetti ,  per  esem- 
pio  sopra  il  suicidio,  sopra  Tinfanticidio  ,  sopra  una  legge 
generate  delle  evacuazioni  periodiche  non  solamente  ncUa 
donna,  ma  eziandio  nell"  uomo  e  nelle  diverse  specie  d' anl- 
niali ,  nella  maniera  di  giudicar  le  teste  delle  diverse  na- 
zionl ,  suUa  tisiognomonica  e  patognomonica ,  e  sulla  legge 
della  mimica.  Da  per  tutto  s'  affticciano  fatti  iateressanti , 
considerazioni  ingegnose,  quistioni  sublimemente  iilosofiche 
sui  motivi  delle  nostre  azioni  ,  suU'  origine  delle  arti  e 
delle  scieuze,  sulla  perfettibilita  della  specie  umana ,  sopra 


1 20  \  i>  i»  r.  N  D  I  c  r 

r  estensioue  tlcl  mondo  cU  ciascuii  esserc  viveutc  ,  occ« 
Invano  si  cerchrrel>be  in  un'  altr'  opera  1'  isloria  nsturale 
delle  attitiidini  alle  diverse  nianiere  d'industria,  degl'istintii 
delle  inclinazioni ,  delle  passioiii  ,  delle  c|uallta  iiiorali  e 
delle  facolta  iiitcUottuali  dell'  uonio  e  degli  animali.  Si  e 
imparato  molto  allorche  si  e  letta  quest'  opera  del  signor 
Gall;  e  lo  studioso  la  rilegge  e  sempre  la  consulta  con 
profitto  allorche  medita  il  soggetto  trattato  dal  nostro  au- 
tore:  ill  somina  e  questa  uu' opera  veraiuente  classlca  ed 
unica  ne)  suo  genere;  e  a  tutto  cio  s' aggiunga  die  vi 
regna  un  ordiae  ejninentemente  filosoiico  iiella  distribuzione 
delle  niaterie.  Siccome  il  sig.  Gall  voleva  renderla  noii 
ineuo  utile  a'  filosoti ,  a'  moralisti,  a'  giureconsulti ,  a'  pit- 
tori  ,  agli  scultori  ,  ecc. ,  di  quel  che  sia  a'  medici  suoi 
coufratelU ,  egli  ebbe  cura  di  spogliarla  de'  termini  tecnici; 
intantoche  il  suo  stile  e  setupre  chiaro  e  facile  ,  e  gli  e 
perfettamente  riuscito  di  render  piana  I'intelligenza  de'sog- 
getti  anche  piu  astrusi  a  tutte  le  classi  di  lettori. 

( Estratto    dal    Journal   general   de 
la  Litterature  de  France. ) 


PARTE    STRA.NIERA.  12  1 


Aiintomic  des  systenies  nerveux  etc.  Anatomia  del 
sistemi  nervosl  degll  animali  foruitl  di  vertebra 
appUcata  alia  fisiologia  ed  alia  zoologia.  Opera 
composta  in  comune  con  F.  Magendie  per  cid  che 
risguarda  la  parte  fisiologica  da  A.  Desmoulins. 
Dae  volumi  in  8.°.,  con  iin  quaderno  di  tavolc  in 
^"  Parigi  ,  presso  Mequignon-Marvis,  /^rezzo  17 
franc  hi. 


L 


JA  fisiologia  e  la  scienza  del  meccanismo  animale;  e  il 
medico  dee  conosceria  per  riparare  gli  ordigni  della  mac- 
china  guasta.  Senza  T  ajuto  di  questa  scienza  egU  opera 
da  cieco,  o  sulk  fede  di  testi  bene  spesso  fallaci.  Giosue 
fernio  il  sole;  dunque  bisognava  abbruciar  Galileo.  1  no- 
stri  padri  vissero  lungamente  nel  servaggio  sotto  la  do- 
minazione  de'  Franchi ;  dunque  noi  dovevamo  rimanere 
schiavi.  L'antica  medicina  non  conosceva  altro  che  I'em- 
pirismo;  dunque  la  fisiologia,  la  cjpale  richiede  tanta  co- 
stanza  ,  tanta  applicazione  e  tanto  raziocinio ,  e  al  tutto 
inutile,  e  non  si  vuole  usare  il  suo  nome  fuorche  per 
metafora,  Ella  e  una  novita  ,  una  rivoluzione  venuta  a 
costernar  la  vecchiaja  ,  a  tormentar  1'  infingardaggine ,  a 
mettere  in  disperazione  T  ignoranza.  E  per  metafora  V  ha 
pure  applicata  receutemente  un  celebre  dottore  alia  nie- 
tafisica.  Questo  fisiologo  d'un  nuovo  genere ,  annunziaado 
lui  sistenia  sensibile  ,  avea  fatto  sperare  che  ,  fatto  suo 
profitto  de"  resultati  dell'  esperienza  ,  pronunzierebbe  final 
gludizio  fra  Lorry,  Gall,  Spurzheim  ,  Cuvier,  Geoffroy  , 
Saint-Hilaire,  Le  Gallois ,  Flourens,  ed  i  signori  Desmou- 
lins e  Magendie ,  ecc.  ;  che  deciderehbe  senz'  appello  la 
gran  questione  di  sapere  se  le  passioni  si  manifestano  al 
di  fuori  per  mezzo  di  protuberanze  alia  superficie  esterna 
del  cranio,  ovvero  se  la  cosclenza  dalle  sensazioni  risiede 
in  quella  parte  superiore  del  cordone  della  midoUa  ove 
s'  impiantano  le  radici  del  quinto  pajo  ,  e  vi  resta  inac- 
cessibile  alia  investigazioue  de'  rlcercatori  di  bernoccoli : 
ma  nou  avendo  tutta  la  sua  fisiologia  proJot  o  altro  che 
galantissime    novelle  ,    le    quali    sol   provano    una    grande 


raa  appendicf 

flesslbilita  nel  suo  sistcnia  seiisilnle,  ne  giova  ritornare  at 
sig.  Desmoulins ;  ne  teina  il  lettore  che  veuga  cU  nuovo 
ingannata  la  sua  buona  fede. 

L'  autore  espone  in  qucsta  forma  la  sua  teoria  : 
"  II  sistema  nervoso ,  questa  parte  dell'  animale  per  la 
qual  pare  ch'  esistano  tutte  l'  altre  ,  donde  si  deterniina 
r  eccitazione  de""  movimenti ,  per  cni  sono  trasmesse  e 
percepite  le  sensazioni  ,  dove  risiede  1'  intelletto  ,  la  vo- 
lonta  e  la  coscienza  ,  e  composto  :  i.°  d' una  sorte  di  tronco 
o  di  cilindro  midoUare  ,  chiamato  iiiidolla  splnale  ,  die  , 
piu  o  meno  ingrossato  alia  sua  estremita  anteriore  ( la 
quale  e  detta  eiicefalo  o  cervello),  occnpa  a  un  di  presso 
I'asse  del  corpo  di  tuttl  gli  auiuiali  che  hanno  verlelire.  » 
L"  autore  da  a  questo  apparecchio  il  nome  di  sistema  ce- 
rebro-spinale.  «  2.*  Alia  destra  ed  alia  sinistra  dell' asse  ce- 
rel)ro-spinaIe  ,  e  piii  o  meno  perpendicolarmente  od  ob- 
bliquamente  ,  si  congiungono  con  esso  ,  senza  che  pero 
ne  traggano  la  loro  origine,  certi  cordoni  chiamati  nervi, 
i  quali  sono  diretti  verso  la  superficie  del  corpo  o  verso 
i  diflferenti  punti  della  sostanza  de'  suoi  muscoli.  Sono 
questi  i  nervi  propriamente  detti  ,  o  i  sistemi  nervosi  la- 
terali.  3.°  Perpendicolarmente  alia  direzione  di  questi  nervi, 
e  al  di  sopra  di  essi  ,  parallelamente  al  sistema  cerebro- 
spinale,  donde  sono  separati  dalla  grossezza  della  colonna 
vertebrale,  si  distendono  due  cordoni  ingro3sati  di  vertebre 
in  vertelire,  o  da  due  in  due  vertebre  incirca ,  da  certe  no- 
dosita  chiamate  gangli ,  donde  partono  de'  lili  che  si  distri- 
buiscono  alle  arterie  ed  alle  viscere  della  digestione  e  della 
respirazione.  E  quivi  la  sede  de'  nervi  o  diremo  del  sistema 
del  gran  simpatico.  >i  Ecco  cio  che  dice  il  nostro  autore;  e 
ognnn  vede  con  che  precisione  e  chiarezza  lo  dica.  Egli  tratta 
deir  invlluppo  osseo  di  questo  sistema;,  della  colonna  ver- 
tebrale, della  svia  composizione  e  formazioae  ne' pcsci , 
ne' serpenti ,  ne'mammiferi ,  ecc.  ^  del  nieccanismo  di  questa 
colonna  ,  la  quale ,  al  par  del  fusto  dell'  albero ,  contiene 
la  midolla  spinale  involta  in  membrane  e  filamenti  nervosi, 
trasmette  la  A'ita ,  sviluppa  i  germi  e  jirodnce  fiori ,  frutti 
e  semenze.  Egli  dice  in  che  niodo  e  protetta  questa  mi- 
dolla ,  e  paragona  la  sua  grandezza  e  la  sua  figura  alia 
colonna  protettrice  che  sostiene  la  testa  ossea.  Descrive 
il  cranio  di  quasi  tutii  i  generi  d'  animali  ,  e  la  cavita 
uditiya.   Decomjjone  la  faccia  di  questi  aniujali  ,  c  ritorna 


TMtTE    STRiVNI£R\.  123 

al  cranio  per  ispiegarne  11  meccanismo  ne'  movimenti  di 
totalita  ,  e  quelli  delle  sue  diverse  regioni.  Fa  iiotaie  la 
corrispondenza  nella  sua  forma  con  qiiella  del  cervello ; 
e  termlna  il  suo  primo  Kliro  coll'  enumerazione  e  coHa 
seinplice  esposizlone  de'  mezzi  della  resistenza  del  cranio 
e  della  sua  superficie  per  proteggere  il  cervello  e  gli  or- 
gani  de'sensi,  Da  tuttl  questi  antecedent! ,  cbe  sono  espres- 
sioni  naturali  dell'esperienza  die  li  costituisce  in  principj, 
I'autore  deduce  una  infinita  di  conseguenze,  e  finalmente 
quelle  che  niun  segno  generate  e  speciale  di  tale  o  tal 
altra  facolta  intellettuale  ed  istintiva  si  manifesta  pel  di 
fuori  del  ci'anio.  Questi  segni  csteriori  delle  facolta  intel- 
lettuali  ,  secondo  il  sig.  Desmonlins  ,  si  trovano  da  per 
tutio  in  tutt'  altro  luogo  che  dove  li  vede  il  sig.   Gall. 

Nel  secondo  libro  V  autore  tratta  del  sistema  cerebro- 
spinale  in  generale  ,  degl'  involucri  membranosi  ,  ecc.  ;  e 
confuta  le  obbiezioni  con  una  logica  sublime.  Egli  espone 
la  formazione  de'  lobi  pari  o  dispari  secondo  1'  asse  ce- 
rebro-spinale.  Esplora  tutto  cio  che  ha  relazione  a  questo 
sistema  ne'  pesci  ,  ne'  rettili  ,  negli  nccelli  e  ne'  mamnii- 
feri.  Dice  in  che  modo  son  ripartite  la  materia  bianca 
fibrosa  e  la  materia  grigia  globnlosa  nel  "sistema  cerebro- 
spinale  de'  luanimiferi  e  nelle  proporzloni  delle  diverse 
par'ti  di  questo  sistema.  Resta  I'animo  maravigliato  al  ve- 
dere  rimmeusita  delle  cognizioni  che  I'antore  debl>e  aver 
acquistate  per  glugnere  a  trattare  una  si  fatta  materia  con 
tante  particolarita ,  senza  nnocere  a  quella  chiarezza  che 
raddoppia  il  merlto  dell'  opere  scientiliche. 

Nel  libro  terzo  1'  autore  esamina  I  sistemi  nervosi  la- 
terali.  Espone  la  loro  formazione ;  descrive  il  nervo  olfat- 
tore  ,  il  nervo  ottico  ,  i  nove  pari  accessor]  all'occhio;  e 
s'estende  sopra  alcuni  elementi  dell'  occhio  stesso.  Racco- 
glie  nel  capitolo  8."  le  cognizioni  relative  al  quinto  pajo 
ne' pesci ,  ne' rettili,  negli  ucceUi  e  ne'  mammiferii  e  tratta 
deir  ottavo  pajo  del  nervo  pneomo-gastrico  del  glosso- 
faringeo,  del  nervo  ipoglosso ,  de' nervi  spinali  e  del  gran 
simpatico. 

II  quarto  libro  tratta  delle  nianiere  di  condursi  nelle 
ricerche  fisiologiche  e  della  distinzione  de'  fenomeni  nel 
sistema  nervoso.  Sono  quest'  esse  le  parole  dell'  autore  : 
"  Ci  ha  tre  raezzi  di  riconoscere  questi  fenomeni  ,  e  di 
rapportarli  ciascuno  al  suo  organo.  11  primo  di  tali  niezzi 
i    puramente    sperimentale ;     gli    altri    due     sono    manco 


124  AprENnict 

ilirettl  c  proccdono  per  iuduzioae.  Per  via  del  priniO  inezzD 
r  illustrc  iislologo  clie  uni  le  sue  fatiche  alle  inie  per 
questa  parte  della  niia  opera,  ha  dimostrata  per  cosi  dire 
iilira  per  fibra  tutta  la  macchina  animale  in  istato  di  vita. 
Egli  ha  fatto  vedere  cio  die  manca  e  cio  che  riniane 
d  effetti  allorche  ciascun.  organo  e  a  vicenda  suj)presso  , 
e  cio  ch'  esso  opera  allorche  agisce  da  solo :  ])er  tal  mode 
egli  ha  cercato  di  deterniinare  la  parte  d'  azioue  di  cia- 
scuuo  neir  effetto  totale.  Non  ci  ha  forse  un  solo  di  tali 
orgaiii  ,  anzi  una  sola  di  queste  parti  d'  organi  ,  di  cui 
qualche  ordine  o  qunlche  genere  noa  sia  stato  fornito  o 
privato ,  e  basta  il  piii  delle  volte  di  ben  esaminare  e 
gli  effetti  di  queste  unioni  e  gli  effetti  di  queste  priva- 
zioai  per  dedurne  T  uso  di  ciascun  organo  e  quelle  di 
clascuna  modificazione  d' organo.  Siinili  esperienze  sono 
ancora  spontaneaniente  avverate  dalla  natura  niedesima 
nelle  malattie  e  nella  perturbazione  o  cessazione  d'  uno  o 
di  parecchi  fenomeni  durante  il  corso  od  in  seguito  ad 
una  malattia  che  abbia  intaccato  ,  alterato  o  distrutto  il 
tale  o  il  tal  organo.  »  Ma  1'  arte  nelle  coniplicazioni  ha 
spesso  bisogno  della  prova  speriinentale ,  e  1'  induzione 
non  ha  luogo  se  non  quando  non  pub  consultarsi  I'espe- 
rienza  ,  come  ne'  fenomeni  intel'.ettuali  e-  nella  pin  parte 
di  quclli  che  si  possono  chiamar  morali.  Mediante  la  com- 
binazione  di  qnesti  tre  mezzi  di  ricerche  prende  1*  autore 
a  far  conoscere  gli  usi  e  gli  officj  di  ciascuna  parte  prin- 
cipale  de'  sistcmi  nervosi.  Applicando  una  si  fatta  teo- 
rica  ,  egli  spiega  che  cosa  sono  le  funzioni  nervose ,  ne 
divide  i  fenomeni,  11  definisce,  11  classifica,  e  tratta  spe- 
rimentalmente  c  induttlvamente  dclie  proprieta  della  mi- 
dolla  splnale.  Spiega  T  influenza  del  globo  del  quarto 
ventrlcolo  ,  e  diraostra  come  in  questo  quarto  ventricolo 
risiede,  quanto  a' soli  rettili ,  la  forza  ordinatrice  de' nio- 
vimentl  regolari;  non  e  danque  in  questo  preteso  cervel- 
letto  che  risiede  generahuente  la  detta  forza  ordinatrice. 
Ma  fa  d' uopo  leggere  nell' autore  le  induzioni  tratte  dal- 
r  esperienze  fatte  coir  alcoole  che  addormenta  cosl  1' ani- 
male privato  del  cervello,  come  quello  che  e  tutto  intero. 
L'  effetto  deir  acido  prussico  ,  necessario  per  lo  risveglia- 
niento  ,  agisce  alio  stesso  modo  snU' uno  e  sull' altro.  Di 
che  risulta  e\identemente  che  il  cervello  ,  in  cambio 
d'  essere  la  scde  della  sonnolenza,  e  per  lo  contrario  anta- 
gonista  dell' influenz.a  che  produce  1' uno  e  T  altro  stato.  Da 


i'Arte  straniera.  Ho 

iiiolti  altri  ragiouanienti  egli  fa  scaturii'e  la  certezza  di 
nil'  intiiiia  coniiessione  dell' oigano  clove  risiede  la  coscienza 
delle  sensazioni  coll'  oigano  onliiiatore  di  tutte  le  affezioni. 
Per  tnl  mode  si  trova  riconosciuta  la  cagione  del  si  iatimo 
legaiiie  de'  Insogni  piii  dominanti ,  della  fame,  della  sete, 
de'sosp-ri,  de' singhiozzi,  dello  sbadiglio,  del  sonno,  ecc. , 
colla  coscienza  delle  sensazioni  ,  e  colle  determinazioni 
della    Yolonta. 

L'autore  si  occupa  quindi  intorno  all"  esame  dell'  in- 
fluenza del  cervelletto,  Egli  nega  formalmente  che  lo  svi- 
Inppo  delle  protuberanze  occipitali  inferiori  sla  propor- 
zionato  alle  facolta  generatrici ,  e  confuta  in  an  modo  che 
a  noi  par  vittorloso  la  teorica  di  Gall  e  di  Deserres.  Egli 
continua  le  sue  induzioni  sempre  appoggiate  aU'esperienza^ 
e  stabilisce  gli  efFetti  costanti  che  rlsultano  dalle  lesioni 
del  cervelletto ,  e  passa  all'  esame  delle  proprieta  de'  lobi 
ottici..  "  Questo  pajo  di  lobi,  die'  egli,  semplice  in  tutti 
gli  ovipari ,  e  doppio  in  tutti  i  niammiferi ,  s'  ingrandisce 
insieme  coUo  sviluppo  del  nervo  ottico  e  della  retriia.  Di 
plii ,  negli  ovipari  vi  si  formano  delle  cavita,  e  le  pareti 
di  tali  cavita  si  spiegano  in  fogliette  distinte  secondo  il 
grado  degli  sviluppamenti  del  nervo  ottico  e  della  retina.  " 
Da  tale  sviluppamento ,  piii  o  meno  considerablle  ,  1'  au- 
tore  ,  appoggiato  ancora  all'  esperienza  ,  fa  dipendere  la 
jjerfezione  della  vista.  Passando  all' esame  de"  lobi  del  cer- 
vello ,  r  infaticabile  e  dotto  iisiologo  cita  le  opinioni  di 
Soemmering,  Vicqu-dAzyr  ,  Gall  e  Tiedemann ,  i  quali 
credcttero  che  il  numero  e  la  perfezione  delle  facolta  in- 
tellettviali  crescesse  o  diminuisse  come  il  volume  de'  lobi 
del  cervello.  Nondimeno  Daubenton  e  BufFon  avevano  gia 
osservato  che  il  cervello  di  parecchie  sciraie  e  piii  volumi- 
noso  in  proporzione  di  quello  dell' uomo,  e  che  alcune  di 
{{ueste  scimie ,  ben  lungi  di  sopravanzarne  altre  della  me- 
desima  specie  o  di  specie  difFei-enti  dotate  d'  un  cervello 
men  voluminoso,  sono  ad  esse  molto  inferiori  in  quanto 
ad  intelligenza.  Circa  all'  uomo^  gl'  individui  die  hanno 
testa  piii  grossa  e  piii  grosso  cervello,  non  sono  gia  quelli 
che  si  fanno  piii  notare  per  intelletto  ed  ingegno.  L'  au- 
tore  prosiegue  la  sua  dimostrazione,  e  sostiene  che  il  niec- 
canismo  e  la  proporzione  d' intelletto  degli  animali  ha  sua 
propria  sede  nella  ripiegatnra  della  membrana  del  cervello. 
Succederebbe  allora  di  questo  intelletto  come  succede  della 
vJbta  de'  falcoai  J  Fino  a  qui  noa  si  era  cercato  altro  nell?i 


I  26  A  P  r  E  N  D  I  C  E 

tlctta  riplcc;atiira ,  die  un  uso  totalmonte  estraneo  alle  con- 
dixioiii  deir  iuielletto,   e   unicamonte   toiidato   sopra    un  er- 
roie ,   auzi  soprii  im  coatrasscnso  ili    jiieccaaica.    li    signor 
MagerKlie   pel  prijuo  .sul)odoio  Tuso  cruaa  tale  ripiegatura 
Tanno    1816.   n  Sai-el>be  cosa   degna    di    curiosita ,    diceva 
egli,  il  rlcercare  se  mai  esiste  una  relazione  fra  il  nuniero 
delle  circouvoluzioni   e   la   peifezione  o  T  iai|>erfezione  delle 
facolta   intellettuali,   fra  le   modificazioni   dello   spirito    e  la 
disposizione  individnale   delle    circonvolui^ioni    cerebrali.   » 
Certo  e  die  tutti  gli  anlmali   la    cedono    all'  uonio    per   la 
prot'onditii  di  tali  ripiegature ;    ch""  elle    sono    piu   o  manco 
profonde  rosi  in  un  grande  come   in  un  piccolo    cervello  i 
che   per  conseguenza  1'  estenslone    delle    superiicie    svilup- 
pate  dalle  piegUe  sta  in  ragione  della  grandezza    del    cer- 
vello ,  del  numero  e  della  p\-ofondita  di  esse  pieghe ;   clie, 
paragonando  la  grandezza  del  cervello    alia    grandezza  del 
corpo  in  tutti  gli  animali,  si  trova  costantemetite  che  Testen- 
sione  di  queste  superficie  e  proporzionatamente    e   assolu- 
tameu'e  maggiore   nell'  uomo ,  che  in  cjual  si  sia  altro  ani- 
male.   L'  autore  passa  agli  esempi  ed    ai    resultati    ottenuti 
dairanatomia  coniparata^  e  linisce  col  citare  i   casi  d'idio- 
tismo,  ne"  quali  si  riconosce  die  le  profondita  delle  pieghe 
del  cervello    sono    minori    dell'  ordinario :    onde    conchiude 
'(  non  vi  poter   essere    altra    misura    dell'  estensione    della 
perfezione  delle  facolta  intellettuali^  se  non  che  la  qualita 
relativa  del    ripiegamento    delle    superficie    cerebrali  ;    ma 
non  v'  essere  alcuna  relazione  fra  quella  del   ripiegamento 
del  cervello  e  1"  estensione  o  la  figura  della  cassa  cerebrale, 
poiche  un  cervello    voluminosissimo    puo    avere    cinque    o 
sci  volte  lueno  di  superficie  di  quel  die  abbia  un  cervello 
piu  piccolo  di  due  terzi.    L'esame    istituito    sull'  individuo 
vivente ,  indipendentomeute  dall'esperienza   stessa  delle  fa- 
colta,  ovvero  l'esame    del  suo  cranio ;,   sia    in  quanto    alia 
fignra,  sia  in  quanto  alia    diiFerenza    della    sua    superficie 
colla  superficie  della  faccia ,  non  possono   dunque    sommi- 
nistrare  alcun  indizio   sulla  quantita  del   ripiegamento  ;   o, 
che  e  lo  stesso,  sulla  porzione  dell' Intelletto,  il  quale  non 
ha   altra  misura  proporzionale  che  questo  mcdeslmo  ripie- 
gamento.  Qnesta  e  pur  T  opinlone  di  Gall  e  di  Spurzheim; 
ma  la  loro  teorica  e  difettosa  in  quanto  die  e  fondata  sulla 
esterna    configurazlone    de'  cranj.    L'  autore    tien    dietro   a 
qiiesta  dimostrazlone    In    tutte    le    sue    conseguenze,    e    fa 
gridaie ,  in  passaudo ,  la  gallina  st;n/a  cervello  del   signor 


FAUTE    STRANIER4.  127 

Flourens.  Tuttavia  i  sigiiori  Desmoulins  e  Mageudie  non 
sorio  i  soli  die  abbiaiio  sospettato  ed  anzi  preso  sul  fatto 
Torgano  dell"  iiitelletto  nelle  circonvoluzioni  della  superficie 
del  cervello.  Un  nobile  uiigherese ,  il  sig.  Balogh  de  F.  Al- 
mas scriveva  nel  gemiajo  del  i8a3  :  Ex  alia  parte  cerium 
est  facultotcs  intellectiuiles  et.  morales  ah  evolutione  cerebri 
et  normali  illlus  condifione  dependere  ,  ita  ut  fimctiones  psy- 
cliiccp. ,  ex  dualismo  non  nixi  materice  et  animce ,  arctissimo 
i-inculo  nexis  intelligi  possint. 

L'  autore ,  arrivato  alia  fisiologia  de'  sistenii  nervosi  la- 
teral! ,  distingue  i  fenomeni ,  tratta  dell'  odorato  e  della 
divisione  di  questi  fenomeni  nervosi,  del  meccanismo  della 
retina  increspata ,  della  sua  insensibilita  in  quanto  al  tatto, 
delle  sue  paialisi  parziali ,  dell'  azione  del  nervo  ottico 
presso  gli  aniniali  d'  ogni  genere ,  dell'  azione  del  lobo 
ottico ,  delle  proprieta  e  delle  influenze  de'  nervi  motori 
deir  occliio  e  delF  iride.  Nel  terzo  capitolo  del  quinto  libro 
si  parla  delle  influenze  e  delle  proprieta  del  quinto  pajo. 
II  quarto  tratta  delfudito;  il  quinto  della  fisiologia  pneumo- 
gastrica:  essa  comprende  T  influenza  dell' ottavo  pajo  sulla 
digestione,  questa  medesima  influenza  sopra  la  respirazione, 
e  le  sue  azioni  speciali.  II  capitolo  sesto  tratta  de'  movi- 
inenti  respirator]  e  fisionomici  delta  faccia  e  del  tronco, 
deir  influenza  e  delle  proprietii  del  nono  e  decimo  pajo. 
II  capitolo  settlmo  spiega  le  jjroprieta  e  le  influenze  dei 
nervi  spinali  ^  le  leggi  secoudo  le  quali  le  proprieta  ed  i  fe- 
nomeni del  moto  e  del  sentimento  sono  distribuiti  nei  nervi , 
e  liiialmente  il  meccanismo  della  contrazione  musculare. 

Un  quaderno  di  1 3  tavole ;,  le  quuli  non  sono  inferior! 
ad  altre  per  1'  esecuzione ,  oftre  al  lettore  tutti  i  niezzi 
d' applicazione^  e  compisce  quest'  opera,  clie  noi  reputiamo 
vera  scienza  della  vita  e  del  meccanismo  dell'  esistenza. 
La  franchezza  con  cui  s'esprime  il  nostro  celebre  fisiologo^, 
e  la  sicurezza  con  cui  egli  produce  le  sue  opinioni,  sicu- 
rezza  che  risulta  necessariamente  dalla  coscienza  delle  pro- 
prie  forze ,  non  debbono  dispiacere  ad  alcuno ,  ma  piut- 
tosto  eccitare  una  nobile  emulazione  ^  la  quale  potra  quando 
che  sia  far  nascere  de'  prodigi : 

Nam  res,  JEtas ,  usus ,  semper  aliquid  adportet  non, 
Aliquid  moneat ;  ut  ilia,  qucn  te  scire  credas,  nescias , 
It  quce  tibi  putaris  prima,  in  experiundo  repudies. 

(  Terentius  in  Adelphis  ) 
(  Estratto  dal  Journal  general  de  la  Liturature  dc  France. ) 


I  2o  A  P  1»  K  N  n  I  C  E 


PARTE   11. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


Dlscorso  Ictto  iiella  grandc  aula  dcW  I.  R.  palazzo 
delle.  scienze  cd  aril  in  occasioiie  della  soleiine  dl- 
strlbuzioiie  dc  prcmj  nelV  I.  R.  Accademia  dcllc  belle 
arti  faltasi  da  S.  E.  il  slg.  Conte  di  SrR vssoldo 
prcsidente  del  Governo  in  Milano  il  giorno  3o 
asosto   1825. 


B, 


'en  di  sovente  accade  che  ia  quelle  cose  le  qnali  for- 
niano  la  qnotkliana  nostra  occupazione  si  opera  quasi 
meccnnicamente  senza  che  vi  prencia  parte  la  riflessione : 
quindi  procedianio  in  cio  che  e  buono ,  o  segviiaiiio  talora 
senza  avvedercene  I'  abuse  e  F  eiTOi-e.  Mi  ricorreva  al 
j^ensiero  qnesto  assioma  nientre  imparziali  giudici ,  por- 
tando  r  esame  sulle  diverse  npere  prcsentate  a  questo  ci- 
niento  d'onore,  rilevavano  i  gradi  di  pregio  o  d' inferiorita 
tra'  varj  rami  a  cui  estendonsi  i  nostri  studj  ,  e  dalia  si- 
luultanea  attenzione  ch'  io  prestaya  alle  loro  osservazioni 
mi  iiacque  11  dubbio  c!ie  a  qualclie  erronea  niassima  o  ne- 
gletta  pratica  d'esercizlo  o  di  metodo  attribairsi  potesse  sif- 
fatta  disuguaglianza.  La  plastica,  1' architettura  ed  in  parti- 
colare  il  ramo  ornamentale  presentano  un  lusliighiero  aspetto 
di  llorida  cultura ,  e  possiamo  contare  che  per  tali  produ- 
zioni  un  tribute  di  non  iscarsa  lode  ci  giunga  anco  dallo 
straniero  :  laddove  la  piitura  storica,  quel  ramo  die  maggior 
diletto  infonde  ed  e  piu  comunemente  apprezzato ,  non  frut- 
tifica  pari  agli  altri  rigoglioso  e  robusto.  Da  che  spento  fu 
Appianl  sembra  clie  quest' arte  abbia  ceduto  i  suoi  prestigi 
ad  altri  illustri  ingegni  italiani  ,  i  quali  altiove  educati  gareg- 
giano  fra  noi  a  sostencrne  lo  splendore  :  nelle  scuole  nostra 
in  vece  ,  quantunque  di  volonterosa  gioventu  frequentate  e 
di  belle  speranze  abbondino  ,  non  innalzossi  pur  anco  un. 
nobile  intelletto  che  si  assuma  si  onorifico  e  doniestico 
penso.  Ella    e    questa    umiliante    confessioue  ,  ben    aie   ue 


VARTE    ITALIAN*..  ]  29 

avvcggo,  siguori  ,    e   potra   forse  a    taluni  riuscire  displa- 
ce vole  inassime    in    una    circostanza  in    cui   di   sole    gloriie 
dovrebliero   echeggiare  queste  niuia,    nia  ella    e   caiita   di 
patria  lo  svelare  cio    die  ^ta  a   nostro    disdoro    e    il    con- 
citare  gli  aninii  a    cancellarlo ;   die  anzi  di  piu  ne    invili- 
reblje  il  mostrarcene    apatisti    col    piotrarre    piii  a   lungo 
il  nostro    silenzio  e  la  nostra    indifFereuza.     Non    potreie 
dnnque  ,  giovani  pittori  ,  die   liguardnie    qual  pegno  deU 
r  iiiteressameiito  mio    al    patrio  onore  ed  alia  estimazione 
cui  potete  aspirare  ,   se  iutrattcnendovi    suU'  arte    vostra  , 
a   voi  stessi  ne  chiegga  la  cagione  della  sua  deficienza.   lo 
andio    poi  felice     se     uniti     potremo    indngarne    I'origine  , 
perclie   ho  certezza  die   resi  avveduli  di   cio  die  pu6  farvi 
declinare  dal  retto    cammino     iiegli  studj  ,  saprete  se  non 
superare  ,     porvi    almeno  a  livello   de'  compagni  vostri  ,   i 
quali   nientre  co'Ioro  lavoi'i  hanno  liscosso  il  nostro  plauso, 
possono  anco  calcolaie  suUa  considerazione  degli  stranieri. 
Gia  mi  sono   note  le  deduzioni   vostre  ,  e  percio  leniic 
parole  faccndo  eco  alle  medesime  ne  ripcteranno  il  tenore, 
e  seco  voi  mi    porro  in  iscluera    per    rafForzarle  ,  se  mai 
le   mie  parole  potessero  aggiungervi  di    valore    e  di  ener- 
gia  ,   perocche  sento  con  voi  quanto  ardua  e  laboriosa  sia 
la   nieta   die  si  propone  un  giovine  di  raggiungere,   qnando 
si  jiroponga  di  trattare  il  pennello  e  farsi  pittore.   Cliiuii- 
que    con    iscorta  di  buon    criterio    istituisca    il    confronto 
dclle  dilHcolta    peculiari    di  ciascuna  delle   tre  arti  ,  fiuira 
senza  nienomare  la  rispettiva  importanza  a  proclainare  la 
pittura   sovrastante    alle    altre ,  perclie    presenta  iiiae.giori 
ostacoli  da  sormontare  ,    ed    esige    una    estensione    di  gran 
Innga  niaggiore   di    requisiti    si    nnturali    die    dello  spirito 
per  esercitarla  con  riputazione    e    con  felice  successo.   So 
ciie    a    convalidare    questa    asserzione    dovrei    risalire    ai 
principj   costituenti  le  singole  arti  ,  de/inirle  ed  enunierare 
tassativamente  il  valore  delle    rispettive    difficolta  ;   ma  so 
die  con   si  aride    ricerche    cimentcrei    di    troppo  1'  indnl- 
genza  di  questi  altissimi  personaggi  e  di  qnesto  colto  udi- 
torio.  Lasciando  dunque  die  se  ne  deducano  le  conseguenze, 
diro  succintamente  die  la  pittura  si  estende  all'  imitazione 
di    tutto    cio    die     vediamo    ed    alia    rappresentazione    di 
quanto  pu6  creare  una  fervida  fantasia  ,    nutrita    di  tutte 
quanta  le  idee;   die  la     scultnra    si  limita  a   minori  voli  , 
perdie  rattenuta  da  miuori  niezzi  ,    e  die    T  architettura  , 

JJibL  lud.  T.  XL.  9 


l3c  APPENDICE 

quantnnque  sia  ntta  aJ  imprimere  il  snlilime  alia  maesta 
delle  sne  moli  ,  nondimeno  si  riiluce  nella  niassinia  parte 
alia  scleiiza  del   calcolo  e  delle   propor/ioni. 

Ma  ,  a  malgrado  delP  estcnsione  dei  liinii  e  delle  qualita 
ricliieste  per  superare  gli  oscacoli  clie  presenta  la  piitura  , 
e  altresi  noii  men  vero  clie  infiniti  ingegni  per  essa  si 
distinsero.  Da  Antoiiello  da  !\lessina  sino  agli  eshnj  artisti 
de"  giorni  nostri  quanti  nomi  benenieriti  non  segua  la 
storia  pittorica  ?  Quante  celeljri  opere  esistono  i  dt  cui 
pennelli  ci  sono  aiicora  ignoti !  Diro  meglio  nel  caso  nostro, 
dai  maestri  che  precedettero  Leonardo  nelle  nostre  con- 
trade  e  dagli  allievi  di  si  grande  caposcuola  giu  discen- 
dendo  sino  al  nostro  Appiani  non  trapasso  forse  una 
scliiera  d'  uoniini  famosi  ?  Donde  precede  dunque,  giovani 
pittori ,  che  nientre  le  nostre  aula  sono  divenute  incapaci 
nl  convegno  di  tanti  studlosi,  mentre  la  vostra  lena  non 
si  rallenta  nel  quotidiano  esercizio  di  quest'  arte  ,  non 
compajano  finora  prodnzioni  clie  destino  la  compiacenza 
de'  vostri  concittadini  ?  Donde  precede  che  scarsi  o  vuoti 
siano  i  grandi  concorsi  ,  deserta  la  jialestra  ?  AfFe  che 
eve  ponderiate  tale  deficienza,  nieco  converrete  che  ad 
altre  cagioni  non  possa  cio  attribnirsi  fuorche  a  difetto 
di  disposizione  o  a  scarsita  di  niezzi  di  studio  ,  o  ad  er- 
roneith  di  masslme  e  di  metodi  d'  applicazione. 

Ponendo  mente  alia  prima  delle  annunziate  mancanze  , 
non  saprei  indurmi  a  credere  che  di  arguto  e  retto  in- 
tendimento  ,  c|uali  vi  suppongo  ,  non  abbiate  pouderata 
la  robustezza  degli  omeri  vostri  prima  di  sottoporli  ad 
iin  peso  di  tanta  mole.  Ognuno  che  anco  non  abbia  iior  1 
di  senno ,  avanti  di  accingersi  ad  una  vasta  impresa ,  la 
riguarda  da  tutti  i  lati ,  e  calcola  la  possibilita  di  con- 
durla  a  lieto  fine.  Non  sara  quindi  fuori  di  ragione  Tar- 
guire  che  dopo  i  primi  esperimenti  suUa  vostra  attitudine, 
se  infelici  e  meschini  fossero  risultati ,  avreste  gia  o  per 
proprio  convincimento  o  per  consiglio  de' precettori  ab- 
bandonato  un  campo  che  per  voi  ingombrato  di  lappole 
e  spine  toglieva  speranze  di  buon   ricolto. 

Discendendo  al  secondo  degli  addotti  motivi ,  cioe  alia 
mancanza  di  raezzl  di  studio ,  sembrami  che  a  provarne 
r  insusslstenza  non  occorra  dispendio  di  niolte  parole.  E 
v'  e  chi  affermi  non  essere  le  scuole  nostre  bastantemente 
doviziose    di    tutto    cio     che    richiedesi    per    torjuare    ua 


P.VUTE    ITALIANA.  l3l 

yaleutc  artista?  Lo  smentireljbero  gli  arclietipt  del  hello  piu 
appiezzati  e  rari  die  per  Sovraua  muaificenza  vi  si  tro- 
vano  adunati ,  gl'  imporrebbero  sileiizio  questi  zelanti  pro- 
fessori  ed  i  comodi  d'  ogni  genere  dalle  provvide  cure  del 
Governo  niaiitenuti ,  niigliorad  ed  iacessaatemeate  *ccre- 
sciuti.  Ma  .  .  .  e  questa  stessa  funzlone  ,  questi  premj,  i  sus- 
sidj  dal  clementissimo  nostro  Monarca  elargiti  a  pro  de'  gio- 
vanetti  poveri  di  fortune  e  ricclii  d'ingegno  non  ofFrono  forse 
un  iMgguardevole  cuniulo  di  niezzi  tutti  consacrati  alia 
prosperita  degli  studj,  aireducazione  nelle  arti  belle?  Che 
se  mai  addurre  si  volesse  la  mancanza  di  commissioni  , 
perocche  costituiscono  esse  pure  una  parte  dei  niezzi  d'in- 
coraggiamento  ,  sara  agevole  il  far  tacere  quest'  altra  ob- 
biezione.  Le  arti  devono  assaissimo  agli  esenipi  di  prote- 
zione  degli  autorevoli  mecenati ,  ed  al  di  d'oggi  puo  as- 
severarsi  clie  gli  esimj  artisti  non  penuriauo  di  lavori  : 
d' altronde  sarebbe  stolta  pretesa  non  diro  gia  esigere,  ma 
aspirare  die  sia  impiegata  la  propria  abilita  senza  far  nio- 
stra  di  plausiblli  saggi  che  possano  allettare  i  coniniettenti. 
Concessa  un'  attitudine  alle  belle  arti ,  ritenuta  la  sus- 
sistetlza  dei  mezzi  onde  in  esse  aminaestrarvisi ,  non  sa- 
preiumo  che  arrestaroi  ad  investigare  se  sussista  un  di- 
fetto  di  metodo  nell'  uso  di  questi  inezzi  medesinii ,  con- 
ghiettura  piu  probabile  su  cui  si  fondano  le  niie  dubbiezze. 
I  nietodi  piu  adatti  per  iniparare  la  difficil  arte  della  pit- 
tura  (  stinbrera  paradosso)  sono  forse  piii  facili  di  tant'  altri 
che  vengono  proposti  quali  sicure  norme  onde  apprendere 
le  scienze  le  piii  astruse  :  per  praticarli  pero  fa  di  nie- 
stieri  die  vi  concorrano  due  importanti  reqnisiti,  naturale 
disposizione  e  continuato  e  regolare  esercizio.  Le  altre 
dottrine  che  alcuni  tengono  indispensahili  pel  medesinio 
consegaimento ,  sicconie  nella  niassima  parte  sono  dedotte 
dairabuso  dell' astrazione  che  della  teorica  delle  belle  arti 
ne  formo  una  cabala  sublinieinente  superstiziosa  ,  cosi  non 
saprei  considerarle  che  meramente  secondarie.  Se  qui  pren- 
dessi  a  confutare  le  loro  opinioni ,  I'inscirei ,  son  certo  , 
ad  iagoinljrare  la  vostra  mente  di  folte  tcneln-e  con  idee 
fra  loro  discordi  ed  indigeste  parolone  ,  e  giungerei  , 
fors'  anco  citandovi  dei  nomi  faniosi  nelT  antichita  ,  ad 
imporvene  col  peso  della  erudizione  ,  non  gia  a  provarvi 
la  mia  proposta  con  quella  chiarezza  che  mi  sono  prefissa 
e    che    pud    esservi  di    4ualclie    giovaaieato   uella    vostra 


i3a  A  r  P  K  N  D  I  C  E 

carriera.  La  pittnra  ia  nltro  non  coasiste  ctie  nella  jmita 
zione;  cd  e  qiiesto  \\n  singolare  privilcgio  degli  uomiiii  , 
il  quale  ,  conihinato  coIF  intelligenza  die  prevede  ,  col 
giudizio  che  I'afTronta  ,  colla  rillessione  che  sceglie  ,  di- 
A'eata»suscettivo  di  nn  grado  tale  di  perfettibilita  da  pro- 
dune  i  couoscinti  niicacoli  delTarte.  Questo  privilegio  pero 
nou  trovasi  ef[uabilu)cntc  distrilmito  ,  quindi  coloro  che 
sortirono  pupille  oigaiiizzate  secondo  le  leggi  ottiche  di- 
Tengono  valenti  imitatori ;  ma  si  grande  coui'  e  gioverebbe 
loro  poco  anco  tal  dono  ,  se  giovato  non  fosse  da  una 
costante  applicazione.  Imperocche  quesie  niacchinette  con- 
cesse  dalla  natura  e  mirabile  a  dirsi  quanto  si  perfezio- 
nino  nierce  del  moto  e  del  continuato  esercizio.  A  forza 
di  vedere  si  giunge  a  veder  bene  a  quella  giiisa  che  le 
Icnti  appannnte  acc^uistano  una  piii  viva  scintilla  col  lungo 
j)ulinienio.  L'  educazione  pub  in  vero  influire  d'  assai  al 
peifezionaiuento  di  questa  natarale  prerogativa  ,  perclie 
r  imitazione  ,  quale  ci  fu  desciitta  ,  cieca  d'  un  occhio  e 
storpia  non  puo  scorgeie  tutte  le  qualita  del  suo  raodello  e 
ioppica  nel  seguitarlo.  Percio  la  mano  e  1'  occhio  di  un 
direttore  gia  avvezzi  a  conipassare  le  parti ,  a  confroritarle 
tra  loro,  a  distinguerne  il  divario  e  le  proporzioni  ,  noii 
che  a  segnarle  con  sicnrezza  servono  di  guida  ed  eminen- 
temente  cooperano  ad  aflfinare  nell"  allievo  T  attitudine  di 
ritrarre.  Ma  piii  di  tutto  V  iniitatore  avra  una  scorta  in- 
fallibile  ed  uno  speccliio  fedele  del  proprio  valore  , 'quando 
posta  la  copia  accanto  delT  originalo ,  1'  altrui  giudizio  ri- 
luarra  in  fra  due  indeciso  sulla  scelta.  Egli  e  fuori  d"  ogni 
dubblo  ,  r  imitazione  pittorlca  debb'  essere  ,  quale  definilla 
un  moderno  illustre  scrittore  ,  una  contrafFazione.  Con 
essa  si  dee  generare  non  1'  illusione ,  ma  1"  inganno  ,  ne 
altramente  si  espressero  su  tale  proposito  i  gravi  pensa- 
iiienti  die  il  "Vinci  ci  tramando  ne'  suoi  dettati  suU"  arte. 
II  niostro  da  lui  dipinto  sulla  nota  rotella ,  cosine  scrisse 
il  Vasari  ,  fece  arretrare  per  lo  spavento.  Che  T  oggetto 
contraffatto  poi  non  vada  esente  da  difetti  ,  cio  a  nulla 
ammonta  :  riguardo  alio  scopo  dell'  imitazione  bastera  die 
le  stesse  macchie  e  la  stessa  inipronta  si  riscontrino  nel- 
r  originale.  Ma  a  questa  proposizione  parmi  gia  sentire 
gvidar  la  croce  addosso  ;  veggo  gia  il  fulmiiie  delF  aua- 
tema  che  guizza  fra  le  niani  dei  promotori  del  hello 
ideale  ,  gia  la    sentenza  sta    per  usciie   dalle    loro  labbra  ^ 


PARTE    ITALIANAi  I  DO 

Veggo  ii  pericolo  ,  ma  non  mi  sgomeato,  anzl  col  caiilore  di 
Valchiusa  =  i' t'O  gridando  pace,  pace,  pace.  =  Dall' imo 
si  ascende  al  snbliine  ,  ed  a  tutti  e  noto  cio  che  avviene 
ne'  repentini  voli.  La  natura  colle  tre  parti  di  cui  compose 
la  faccia  dell'  uomo  lia  trovato  il  mezzo  di  dare  una  par- 
ticolare  fisonomia  a  ciascnn  iiidividuo :  quando  V  imitatore 
sapra  ritrarla  nella  infiaita  sua  vai'ieta  e  verita  ,  saia  il 
contraffattore  delle  forme  piu  leggiadre  ,  deile  sue  perfe- 
zioni  e  di  cio  che  in  fine  partecipa  piu  della  divitiita  die 
del!a  natura.  Se  il  Durero  ,  se  l"  Olbein  ,  se  infiuiti  altri 
scrupolosi  seguaci  della  natura  avessero  avuto  campo,  col 
capitale  di  che  andavan  signori  ,  di  potere  a  loro  liel- 
r  agio  contemplare  i  preziosi  depositi  del  greco  sapere  , 
avrebbero  certamente  accompagnato  di  pari  passo  al  suo 
luminoso  posto  Raffaello ,  e  seco  lui  si  sarebbero  accanto 
seduti,  di  quel  RalTaello  che  prima  di  poter  gustare  quello 
stile  clie  innalzollo  a  si  eminente  sfera  tenne  col  Perugi-- 
no,  col  Francia  e  con  tant' altri  lo  stesso  cammino ,  vide 
la  natura  quale  gli  si  presentava  ,  la  ritrasse  esilo  .  indi 
venusta,  in  fine  grandiosa  ed  aggruppata  colle  grazie.  Al 
possesso  d'  ogui  scienza  astrusa  non  si  giunge  di  un  passo. 
II  trattato  del  calcolo  sublime  dettato  a  chi  fosse  appena 
iniziato  nei  principj  algebraici  gli  renderebbe  ottttso  V  in- 
gegno,  anziche  fame  un  esperto  matematico.  Cosi  le  am= 
pollose  e  seducenti  dottrine  del  bello  ideale  instiUate  nel- 
r  allievo  di  pittura  ,  diginno  ancora  ,  diremmo  ,  della  gram- 
matica  deir  arte ,  lo  soUeveranno  da  terra  sprovveduto 
d'  ali;  ma  T  erapireo  non  lo  sosterra,  ne  fara  quindi  ma- 
raviglia  ch"  egli  confouda  il  grande  col  grandioso  ,  dispregi 
cio  che  giusta  il  suo  modo  di  vedere  non  sa  di  greco  e 
si  vanti  di  correggere  la  stessa  natura  senza  conoscerla  o 
saperla  vedere.  ]\Ii  si  opporra  ,  e  forse  me  1'  obbietterete 
vol  pure ,  se  siamo  gi'andi ,  perche  rimpiccolirci  e  ritor- 
nare  alle  fasce  ?  Perche ,  rispondo  ,  la  natura  vuole  che 
avanti  di  essere  adulti  percorriamo  le  fasi  delle  intermedia 
eta.  lo  non  saro  encomiatore  de'  trascorsi  secoli ,  ma  lo  saro 
del  vero.  I  nostri  inagglori  dai  triplici  nuistacchi  molto  piii 
si  piegavano  all"  esercizio  di  queilo  che  disertassero  :  in  al- 
lora  il  giovanetto  iniziato  nel  disegno  non  procedeva  a  ri- 
trarre  un  viso  che  prima  non  sapesse  ritrarre  a  perfezione 
un  occhio  ,  non  adombrava  una  figura  intera  che  non  fosse 
prima  esperto  nella    conoscenza  del    corpo    wnauo  ,    uoii 


1 34  APPENDICE 

ideava  Una  composlzione  die  versato  non  fosse  nclla  juo-« 
spettiva  e  negli  altri  studj  sussidiarj ;  e  sirtiitto  nietodo 
progressivo  faceva  si  die  (juellc  produzloni  raccliiudevano 
la  parte  piix  sostanziale  dell'  arte  ,  la  voriia.  Dico  piu 
importante  perclie  a  malgrado  talvolta  della  mancaiiza  di 
filosofia  siamo  costretti  ad  encomiarle  e  ad  apprezzarle  j 
e  questo  sentioieiito  di  preferenza  e  in  noi  prodotto  in 
ragione  del  divario  che  corre  fra  i  piegi  filosofici  e  quelli 
della  verita.  I  prirai  non  si  considerano  se  isolati,  i  se- 
condi  stanno  da  se ,  perdie  ad  onta  dei  rumori  degl'  idea- 
logisti  esercitano  con  attrattive  piu  possenti  maggior  im- 
pero  sopia  di  noi.  Oh  se  vedeste  gli  stcssi  banditori  del 
bello  ideale  come  vinti  rimangono  dall"  incanto  alia  vista 
di  una  diniestica  scena  pennelleggiata  dai  David  Teniers , 
dai  Gerardo  Dou  ,  dai  Rembrand  ,  dai  Vandych  e  da 
tan t*  altri  naturalisti  olandesi  e  fiamminglii  i  Non  sanno 
staccar  gli  occhi  da  quelle  tavole ,  e  itnpirete  .  ...  fa 
esibita  talora  maggior  copia  di  numerario  per  un  toro  del 
Potter  di  quella  che  fu  sljorsata  per  un  quadro  di  RafFael- 
lo ,  del  Possino ,  di  Guido  ,  e  per  tante  altre  opera  del 
piu  corretto  ed  elevato  stile.  Fia  d'  uopo  pertanto  con- 
cliiudere  dai  fin  qui  detto  ,  che  le  raassime  cardinali  e  la 
via  da  seguirsi  per  divenire  chiari  artisti  si  riducono  nel- 
r  addestrarsi  a  tradurre  fedelmente  la  verita  senza  sistenia 
di  scuola  ,  poscia  nell'  educare  gi-adatamente  T  occliio  a 
distinguere  la  bella  verita ,  al  quale  scopo  contriliuisce  lo 
studio  dair  antico ,  e  finalmente  a  formare  11  perfetto  ac- 
cordo  fra  rinimaginazione  ,  il  sentimento  ,  T  intelletto  e 
la  ragione  ,  cio  che  pertiene  alia  filosofia  ,  frutto  die  si 
procaccia  coll'  esercizio  e  colla  continuata  nieditazione  sulle 
opere  dei  sommi  maestri. 

Giovani  pittori ,  seguite  voi  questi  principj ,  o  nausean- 
done  la  sempliclta  ,  sedotti  dalP  allettamento  dell'  ultimo 
requisito  travagliate  ad  approfondirne  le  vaglie  dottrine 
colla  fidanza  di  saliie  all' apogee  dell' arte?  Chi  vl  trarra 
d'  inganno  ?  Sperduti  rimarranno  gli  sforzi  vostri  e  infie- 
volita  senza  pro  tornera  la  lena,  ne  le  opere  vostre  ela- 
borate con  questo  solo  soccorso  potranno  paregglare  quelle 
dei  socj  allievi  delle  altre  arti,  giacche  1' ultimo  requisito 
non  s'  acquista  che  col  possesso  dei  primi  ,  giacche  non 
v'  ha  messe  senza  coltura  ,  e  la  stessa  facilitii  nelle  arti 
e  compra  coi  sudori. 


PAUTE    IT\LIANA..  l03 

Ho  dovuto  esser  breve  in  un  campo  s\  vasto  per  noii 
ahusare  di  un  tempo  si  prezioso :  ho  esposto  liberamente 
il  seiitlmento  mio  intonio  alia  pittura  ed  al  metodo  che 
repute  piu  confacente  ad  appi'eiiderla  con  buon  successo. 
Che  se  il  linguagglo  di  schiettezza  con  cui  1' ho  procla- 
niato  sono  aspro  per  qualche  orecchio  ,  non  sara  ,  spero , 
soggetto  di  censura  lo  scopo  che  eccitommi  a  scioglierlo 
e  ad  appalesare  le  niie  considerazioni.  Gia  da  due  anni 
restarono  deluse  le  nostre  brame  di  coronare  i  saggi  in 
quest''  arte  ,  e  quauto  indecorosa  torni  siffatta  circostanza 
noa  e  mestieri  il  ripeterlo.  Gosl  le  mie  parole  aves- 
sero  potuto  essere  da  tanto  per  animarvi  a  riparare  tale 
difetto  I  o  foste  voi  almeuo ,  giovani  alunni ,  penetrati 
deir  importanza  degli  studj  vostri  I  Sono  pure  queste 
arti  che  servono  di  metro  per  gludicare  dell'  incivili- 
niento  delle  nazioni  ;  esse  fanno  etenie  le  gesta  degli 
eroi  ,  immortali  i  nomi  degli  scettrati  e  de'  grandi  che 
le  proteggoiio  ,  celebri  i  begl'  ingegni  che  le  sanno  trat- 
tare ,  famose  in  fine  le  inura  in  cui  ebbero  e  sede  e 
cultori.  Ad  esse  percio  non  viene  inv'idlata  la  gloria  di 
quelle  preziose  cure  che  loro  concede  V  augustissinio  no- 
stro  Sovrano.  Noi  lo  vedemmo ,  quando  del  suo  soggiorno 
felicito  queste  contrade  ,  visitare  per  ben  due  volte  queste 
aule ,  informarsi  di  cio  che  maggiorniente  pub  vantage 
glare  T  istruzione  e  11  decoro  di  questo  Istituto  ;  e  voi 
pure  vedeste  ,  o  alllevi,  la  Maesta  sua  a  voi  discendere ; 
Volgere  amorosa  lo  sguarJo  sui  vostri  lavori  ed  incorag- 
giarli  con  clementissimi  cenni  di  Sovrana  appi'ovazlone. 
Vi  citerei  altri  favori  con  cui  I'adorato  Monarca  si  degna 
di  distinguere  queste  discipline ;  ma  gli  avete  presenti  in 
questa  Serenissima  Goppla  (*)  ,  ambedue  segni  alia  co- 
nmnc  venerazione  ,  ne  av«te  a  testlmonj  quest"  ottimo 
Presidente  nei  consigli  del  nostro  Governo  ,  questo  Emi- 
nentissimo  porporato  e  tutti  quanti  gli  ordini  piu  distinti 
che  assistono  ai  trionfi  vostii.  In  qualunque  guisa  per- 
tanto   vi  adoperiate  per  divenire  artisti ,    qualunque  slano 

(*)  La  funzione  preseJuca  <li  S.  E.  il  sig.  Cante  di  Strnssoldo  , 
Presidente  dell'  I.  R.  Goverao  ,  venue  onorata  dalla  presenza 
delle  LL.  AA.  II.  e  RR.  il  Serenissimo  Arcidaca  Vicere  e  la 
Serenissima  Arciducliessa  Viceregina  ,  e  di  Sua  Emineuza  il 
Cavdinale  Arcivescovo  ,  e  vi  iiitervennero  gli  ordini  si  cuili 
clie  militavi  dello  Stato. 


i36  A  P  r  r  N  n  T  n  r 

i  metodi  die  preferiate  di  segaire ,  faccndo  astra/iond  nt 
inio  iMgioiianieiito ,  bastera  clie  le  pl'oiluzioin  vostro  siaiio 
tU  tale  importaiiza  da  meritare  taiita  degaazione,  i  pieinj 
stabiliti,  questi  onori ,  e  cio  clie  e  pur  dolce  conipenso 
a  chi  sente  scaldarsi  il  cuore  per  la  patria  terra  ,  le  laudi 
e   la  considcrazioae  de'  vostri  concittadini. 

Programmi  pei  grandi  concorsi, 

ARCHITETTURA.  —  Soggetto.  Uu  magnifico  palaz/o 
di  citta  per  un  gran  sigiiore  da  erigetsi  sopra  una  super- 
fide  di  20000  iTietri  quadrati.  Oltre  T  appartamento  prin- 
cipale  di  ricevimento  e  per  le  grandi  adnnanze  ,  conterra 
tre  altri  distinti  appartamenti  ad  uso  di  famiglia  e  tutti  i 
comodi  neccssarj  alia  destinazione  deiredilicio.  Si  supporrrl 
die  un  giardino  noii  compreso  nelT  area  prescritta  sia 
unito  alia  parte  posteriore  di  esso.  I  disegrti  comprende- 
ranno  le  icnografie  e  le  ortografie  esterne  ed  interne,  e 
quaiche  parte  principale  in  una   scala  maggiore. 

PITTUPvA.  —  Soggetto.  Adamo  ed  Eva  die  piangono 
sul  corpo  deir  estinto  Abele.  II  quadro  sara  in  tela  alto 
cinque   e   largo   sette   piedi   pariglni. 

SCULTURA.  —  Soggetto.  Angelica  e  Medoro  in  atto  di 
incidere  i  loro  nomi.  Vcggasi  TOrlando  furioso  deU'Ariosto, 
canto  XIX,  ottava  36.  II  gruppo  sara  isolato  in  terra  cotta 
od  in  iscagliola  ed  intiero ,  dcll'altfzza  di  tre  piedi  pari- 
gini  compreso  lo   zoccolo ,   e  supposta   la   figura  ritta. 

INCISIONE,  —  Soggetto.  L"  intaglio  in  rame  di  un' o- 
pera  di  buon  autore ,  non  mai  per  I'addietro  lodevolmente 
incisa.  La  superficie  del  lavoro  sara  per  lo  meno  di  ses- 
santa  pollici  parigini  quadrati,  e  piu  grande  ad  arbitrio. 
L'  autore  sara  tenuto  mandarne  set  prove  ,  tvitte  avanti 
lettera,  unite  ad  un  attestato  legale  con  cui  certifidii  die 
la  di  lui  opera  non  e  stata  pubblicata  anteriormente  al 
concorso  ,  ne  altrove  contemporaneamente  presentata  per 
lo  stesso  oggetto.  Venendo  pi-emiato ,  avra  diritto  d'  in- 
scrivere  sotto  il  proprio  lavoro  tale  onoi'evole  distinzione. 

DISEGNO  DI  FIGURA.  —  Soggetto.  Alessandro  il 
Grande  che  in  un  convito  preso  dall'ebbrezza  con  un'asta 
trafjgge  Clito,  second©  la  descrizione  di  Plutarco.  La  gran- 
dezza  del  disegno  sara  di  due  piedi  c  mezzo  parigini  per 
un  piede   ed   otto   poUici. 

DISEGNO  D'ORNAMENTI.  —  Soggetto.  Un  elegante 
tripode  con  catino  ed  anfora  collocati  iu  luodo  die  formino 


Wufl  sola  composliione.   La  gi-arnlezza  d^l   disegno    saia    ili 
due  piecli  e  mezzo  parigini  per  un  piede  ej    otto    poUicK 

Estratto  del  gindlzj    delle    Cominissioni    straor dinar ie 
pel  grandi  concorsl  dell'  anno   iBaS. 

ARCHITETTURA.  —  N."  i.°  coll' epigrafe  =  Tenui  sit 
•gloria  ccepto  =  La  Commissione  ha  trovato  degna  di  lode  la 
distribuzione  generale  della  pianta  perclife  provvedata  del 
comodi  necessarj  ,  ffa  i  quali  pero  ha  rilevato  V  angustia 
delle  guardarobe  e  le  latrine  noii  convenientemeiite  collo- 
cate; comniendevoli  lo  decorazioni  si  interne  die  esterne, 
tVanne  qiiella  delle  qnatti'o  porte  verso  il  giardino :  gli 
spazj  ,  che  nella  facciata  restano  intersecati  dai  corpi  sa- 
lient!, non  sono  in  euritmia,  alquanto  soverchia  I'altezza 
della  balai^strata  nell'  attico. 

2."  colla  stessa  epigrafe  =  La  pianta  non  bene  distribuita, 
perche  alciine  sale  principali  sono  male  collocate  per  la 
loro  destinazione ,  ed  altri  siti  secondarj  di  servigio  poco 
ndattati  all' uso :  Ie  decorazioni  interne  ed  esterne  iioil 
niancano  di  buono  stile. 

3.°  =  Erra  colid  die  in  sua  virdi  si  fida  =  La  pianta 
terrena  poco  ingegnosa  :  mancano  le  icnografie  dei  piani 
superiori  ed  i  disegni  in  iscala  maggiore  prescritti  dal  pro- 
gramma :  Ie  proporzioni  generali  delle  decorazioni  poco 
soddisfacenti. 

4.°  =  More  italico  =  Le  quattro  icnografie  bene  distri- 
bnite  e  provvedute  dei  coniodi  necessarj  ,  le  decorazioni 
tanto  esterne  qnanto  interne  belle  e  lodevoli :  vl  ha  pero 
osservata  come  saperflna  una  seconda  cappella ,  la  di  cut 
coUocazione  presso  una  ritirata  riesce  anco  inconveniente, 
slccome  pure  ha  desiderato  clie  lo  scalone  fosse  piii  vicino 
al  principale  ingresso ,  e  che  la  porta  fosse  alquanto  piu 
ampia. 

5.°  =  Honos  alit  artes  =  Troppo  angusti  il  cortile  prin- 
cijiale  ed  i  quattro  lateral!,  troppo  ingombrato  1' ingresso, 
cd  in  generale  poco  soddisfacente  la  pianta :  le  decorazioni 
in  totalita  ofl'rono  Ijuono   stile. 

6.°  =  Parvi  ingenii  conatns  =  Ingegnosa  la  pianta,  ma 
troppo  anguste  alcune  parti  principali  dell'  edificio ,  segna- 
tamente  le  cameie  da  letto :  i  siti  ad  uso  di  fienile  nou 
praticabili  nei  Inoghi  Indicati  dall'  aatore.  Nelle  decora- 
zioni ,  a  malgiado  d'  alcuni  difetti  di  compartimento ,  clo- 
mina  in  generale  gusto  e  vai'ieta. 


l38  ATPENDIGE 

La  Commissione ,  previo  confroato  tr.i  i  concon'enti 
tutti,  rulottasi  a  ventilare  il  nierito  rispettivo  dei  n.'  i."* 
e  4»'',  conchiuse  coll' aggiudicni'e  il  premio  al  n."  4.°  cli-' 
stinto  ilair  epigrafe  =  More  italico  =  Se  ne  trovo   autorc 

II  signer  GloVANNt  Battista  ChiapPa,  milaaese,  allievo 
deir  I.   R.    Accademia. 

PITTURA.  —  Nei  tre  qnadri  contiMssegiiati  dalle  epigfafi 
n.*  1.°  =  Pel  pruno  sangue  die  bagnb  la  terra  ==  n."  2.° 
=  Del  mio  peccato  meriiata  pena  =  e  11.°  3.°  =  Spaven-' 
lata  natura  si  scompiglia,  ecc.  =  la  Commissione  lia  ri- 
sconti'ato  die  il  n.°  3.°  in  confronto  degli  altii  due  com- 
petitori  riunisce  maggiori  pi'egi  per  una  buona  ed  espressiva 
composizione ,  per  un  fondo  ben  ideato  e  per  alcune  altre 
parti  ben  intese ,  nia  a  uialgfado  di  questa  superiorita  lo 
trovo  alterato  in  generale  si  nel  disegno  che  nel  colorito 
per  peter  aggiudicargli  il   premio. 

SCULTURA.  —  N.°  I.*  coir  epigrafe  =  Meschina  si, 
ma  I'  opera  e  tutta  niia  =  La  Commissione  trovo  buona 
la  disposizione  del  gruppo,  bene  ideata  la  movenza  d' An- 
gelica,  ed  in  totale  affettuosa  I' espressione  di  amendue 
le  figure ;   ma  T  esecuzione  in  generale  alquanto  dura. 

a."  =  Fill  lunge  non  vedea  del  giovlnetto  —  La  donna, 
ne  di  lui  potea  saziarsi  =  Seraplice  e  ben  coiiiposto  I'ag- 
gruppamento,  alquanto  lodevole  lo  stile  e  varie  parti  non 
destituite  di  nierito ,  ma  in  totalita  trascuratezza  di  ese- 
cuzione ed  alcune  sproporzioni. 

3.°  =  Studisi  ognun  giovare  altrui;  die  rade  -  Volte  il 
ben  far  senza  il  suo  premio  fia  =  A  malgrado  che  la  Com- 
missione vi  abbia  rilevato  alcuni  leggieri  difetti,  e  prin- 
cipalmente  quelle  di  aver  nascesto  all'  occliio  del  riguar- 
dante,  in  una  delle  principali  vedute  del  gruppo,  la  t'accia 
delle  figure,  tuttavia  il  vago  loro  aggruppamento,  il  bello 
stile  clie  domina  da  per  tutto ,  la  nobilta  delle  forme  ,  la 
delicata  espressione  del  soggetto  e  la  diligeate  esecuzione  lo 
fecero  giudicare  meritevole  del  premio.  Se  ne  trovo  autere 
II  signer  Marco  Casaguande,  trevigiano ,  allievo  del- 
r  I.   R.   Accademia  di  Venezia. 

INCISIONE.  —  La  Coiumissione  giudici)  meritevole  del 
premio  1'  unica  stampa  jjresentata  a  questo  cencorso  col- 
r  epigrafe  =  Ho  di  tenter  ,  non  di  sperar  cugiunc  =  per 
armonia  di  chiaroscuro,  per  feJelta  al  caraltcre  deirauiore 
0  per  buona  coudotta  d'  intaglio  ,  avendovi  solo  desidcrato 


PARTE    ITALIANA.  1  Sq 

ftlquanto  pii  di  fenergia  nell'  esecuzione»  Questa  stampa 
tratta  da  un  qnadro  di  Fra  Bartolomeo  di  S.  Marco  rap- 
presenta  Gesu  bambino  presentato  al  tempio.  Se  ne  trovb 
autore 

II  signer  AntoNIO  PerFETTI  ,  iiorentino. 

DISEGNO  DI  FIGURA. —  A  questo  ramo  soao  mancati 
i  concorrenti. 

DlSEGNO  D'  ORNAMENTI.  —  N.°  i."  coll'  epigrafe 
=  Or  che  tolto  mi  son  d' impegno  =  La  Coaimissioiie  lodo 
I'esecuzione  del  lavoro  e  lo  stile  degli  ornamenti ,  ma  non 
trovo  commendevole  la  forma  del  catino  e  qaalche  parte 
nel  basameoto  giudicata  troppo  pesante. 

2.°  s=  Che  sperar?  che  temer?  =  11  catino  eccede  in 
grandez/a  in  ragione  della  sua  base;  nelle  ombre  e  segiia- 
tamente  nelle  parti  in  riflesso  manca  d'  intelligenza;  in  to- 
tale  pero  presenta  degli  ornamenti  di  buouo  stile  ed  itna 
sufficiente  esecuzione. 

3."  =  Nel  mezzo  mi  destai  d'  oscuro  loco  =  Non  ha  tro- 
vato  lodevole  la  composizlone  per  avere  in  certo  qual  mo- 
do  sovrapposto  un  catiuo  ad  un  altro,  ha  rilevato  qual- 
che  trascuratezza  neir  indicazione  degli  scorci  e  delle 
ombre:  Tesecttzione  in  generale  non  e  destituita  di  pregi. 

4.°  e  5.°  =  Anco  il  provarsi  e  segno  —  Di  generoso  in- 
gegno  =  Trovo  la  forma  in  generale  di  ambidue  questi 
progetti  soddisfacente ,  1'  esecuzione  felice ;  vi  ha  pcro 
desiderato  maggior  parslmonia  nell'  uso  dei  grotteschi. 

6,°  =  Premio  ed  onor  fecondano  virtude  =  Non  prlvo 
di  merito  nello  stile  ornamentale  e  nella  parte  esecutiva , 
ma   non  soddisfacente  per  la  composizione. 

y.'  =  Del  mojLdo  it  Sakator  senza  delitto  ,  ecc.  =  In 
generale  non  destituito  di  merito  segnatamente  nella  forma; 
ma  essendo  a  semplici  contorni  dichiaro  incomplete  il 
disegno.  La  Commissione,  confrontati  i  sette  disegni,  trovo 
che  i  n.'  4.°  e  5.°  distinti  dalla  stessa  epigrafe  ed  esibiti 
dal  concorrente  come  lo  sviluppo  di  un  solo  pensiero 
riunivano  maggiori  bellezze ,  e  gli  ha  quindi  aggiudicati 
nieritevoli  di  premio,  dando  pero  la  preferenza  al  n."  4." 
Se  ne  trovo  autore 

II  signer  Angelo  Brusa  ,  milanese. 

(  Sarii  continuaLo.  ) 


140  A  P  P  E  N  D  I  C  K 


OPERE  PERIODICriE. 


REGNO    LOMBARDO-VENETO. 

Oiornalc  d'l  fislca ,  cldmica  ,  storla  iiatiiralc  ,  mediciiia 
ed  artl^  del  professorl  Pictro  Configuachi  e 
Gaspare  Brugnatelli  di  Pavla.  Decade  seconda^ 
Tom.    VIII-,  bimestre  S.° 


Parte  pniiviA* 


E. 


JSTKATTO  cli  diverse  IMemorie  sulle  affiaita  cle'  corpl  pel 
calorico,  e  sulle  relazioni  d' afliiiita  che  ne  risultano  tra 
loro ,  lettc  alia  R.  Accadeinia  delle  scienze  di  Torino,  del 
cav.  Amedeo  AvogaJro.  —  Saggio  di  analisi  del  succo  del 
fico,  di  Bartolomeo  Bizio.  —  Intorno  ad  alcnne  circostanze 
della  formazione  deirammoniaca,  e  intorno  ai  niezzi  di  ri- 
conoscere  piccole  por/ioni  di  azoto  in  certi  stati :  estratto 
di  una  Memoria  del  sig.  Faradey.  —  Nota  del  cav.  L.  No-' 
hill  sul  suo  galvanometro.  —  Costruzione  d"  un  orologlo  a 
pendolo  clie  corregga  le  ineguagliauze  provenienti  dalla 
variazione  della  densita  dell"  aria,  di  Francesco  Carlini. — 
Nuove  specie  mineral!  del  Vesuvio ,  de'  signori  Mondcelli 
e  Covelll.  —  Lettera  di  Vito  Procaccini  Bicci  sopra  diversi 
02;getti  del  lido  sinigagliese.  —  Seguito  della  Memoria  sulle 
rocce  zoolitiche  di  sedimento  medio  delle  provincie  Au- 
stro-Venete,  del  prof.   T.  A.   Catullo. 

Parte  seconda. 

/.  Progressi  delle  srienze  naturali.  Nuove  proprleta  della 
morfina,  e  nuovo  acido  dell' oppio.  —  Nnova  maniera  di 
preparare  Tidriodato  di  potassa. -^  Nozioni  circa  i  monti 
piu  elevati  di  alcune  delle  piii  notabili  catene ,  del  signer 
Hunibol 't.  ■ —  Osservazioni  sopra  le  orlue  ed  i  sudori  ce- 
rulei.  —  Altro  caso  di  produzione  morbosa  tinta  in  az- 
zurro.  —  Uso  medico  del  cloruro  di  calce. 

IJ.  Necrologia.  Pietro  ]Maraschini.  —  Giovanni   Gorini, 


PARTE    ITALIANA.  141 


BIBLIOGRAFIA. 


REGNO  LOMBARDO-VENETO. 
Frospetto  di  tiitti  i  Concimi  enropei  corredato  delle 
relative  dilucldazioiii,  deduzioni  e  ricerclie  da  (^ius. 
Gautieri ,  I.  R.  Ispettore  gen.,  del  boschi  del  Regno 
Lombardo-Vcneto  ,  membro  di  molte  Accademie  e 
Societd  letterarie.,  ecc.  Seconda  edizione  —  Milano^ 
1825,  in  8.*,  di  pag.   140,  presso  Qio.  Sxlvestri. 

LJ  SCi  quest'  operetta  in  luce  fino  tlalF  anno  1809,  e 
r  itniversale  aggradimeiito  ne  fece  diventar  rari  gli  esem- 
plari,  per  la  qual  cosa  il  Silvestri  diligentisslmo  s'indusse 
a  riproduria  di  nuovo  colle  sue  stampe. 

Non  dissiniulei-emo  die  al  suo  primo  apparire  ci  desto 
cjualche  sorpresa  il  frontespizio  di  questo  libro,  giacche 
comprendendosi  in  qixesto  prospetto  tutti  i  concimi  animali, 
vegetabili  e  minerali ,  puri  e  misti ,  comuni  in  gran  parte 
a  tutto  il  gloljo,  non  vedevamo  tome  potessero  nominarsi 
quasi  privativauiente  Europei ;  e  le  opere  era  divenute 
assai  nnraerose  degli  agronomi  americani,  non  altr«  con- 
cimi per  avventura  ci  additano ,  se  non  che  quelli  indicati 
dal  signor  Gautitri.  Quel  singolare  epiteto  non  e  stato  ne 
pure  in  alcuna  parte  giustificato,  come  ci  aspettavanio  di 
vederlo ,  nella  nota  (4) ,  die  per  errore  in  questa  seconda 
edizione  e  stata  inserita  alia  pag.  2.5  sotto  la  cifra  (5), 
cosicche  la  nota  (4)  non  si  trova.  Ma  questo  punto  non 
detrae  al  merito  intrinseco  del  libro,  nel  quale  tutti  am- 
mirarono  un  nuovo  ordine  sistematico ,  una  divisione  e 
suddivisione  analoga  al  sistema  analitico,  ora  introdotto 
nelle  scienze  naturali ,  una  grande  vastita  di  considerazioai 
e  di  viste  econoniiche  ,  una  quantita  di  nuove  osservazioni ; 
e  il  tipografo  editore  opportunaniente  noto  neir  avverti- 
mento  premesso  alia  nuova  edizione  che  Fautore  fino 
dalla  prima  pubblicazione  prevenute  aveva  le  osservazioni 
del  Picotti  sul  carbon  pesto  adoperato  come  concime, 
quelle  del  Farkes  su  Tutilita  del  saJe  marine  e  di  altvi 
sali  per  lo  stesso  oggetto ,  T  esame  del  vantaggio  rispet- 
tivo  dei  varj  sovesci ,  1"  uso  degli  ossami  raccolti  sui  campi 
4elle  grandi  battaglie ,  come  di  alu-i  tuucimi ,  predicate  di 


1^.2  APPENDICE 

poi  come  nuovo  in  vaij  }!;iornali,  aperta  hi  strada  al  Tiiddci 
])rr  una  conveniente  classilicazione,  alV Huber  per  la  coni- 
jiosizione  tlel  suo  concime,  al  Dalmad  per  la  piu  utile 
coltivazione  delf  indaco  ,  ecc. 

Esposti  ipiesti  brevi  cenni,  noi  ci  asterremo  daU'entrare 
in  alcun  esaine  ragionato  di  questa  operetta,  giacche  uon 
trattasi  di  cosa  niiova,  ma  bens\  di  una  semplice  ristampa. 
Assai  pero  ci  duole  clie ,  pensando  forse  ora  V  autore  su 
di  alcuni  punti  diversamcnte  da  quello  clie  opinava  all'  e- 
poca  della  prima  edizione ,  i  diversi  laiori  letterarj  che  lo 
tisscdiano ,  come  e  detto  nell'  avvertimento ,  impedito  gli 
abbiano  di  comunicarc  aU'editore  le  osservazioni  ed  espe- 
rienze  da  esse  fatte  dopo  T  anno  1809^  cosi  pure  che 
ancora  si  debbano  attendere  le  sue  riceixhe  relative  ai 
concimi  per  quello  che  riguarda  la  germinazione ,  e  le  sue 
esperienze  di  confronto  istituite  coi  concimi  freschi  ed  altri 
stagionati.  Aspetteremo  adunque  con  impazienza  la  terza 
edizione  di  questo  lil)ro,  la  quale  potrebbe  forse  non  solo 
arricchirsi  di  qualche  rettificazione  e  di  quelle  preziose 
osservazioni ,  ma  anche  di  qualche  altra  sostanza  da  ag- 
giu'^nersi  al  vastissimo  prospetto  dei  concimi  europci. 

Noi  non  ci  reputiamo  da  tanto  da  poter  suggerire  ad- 
dizioni  ad  un  catalogo  tanto  copioso  e  tanto  bene  ordi- 
nato.  Ma  fin  d"  ora  crediamo  di  poter  rammentare  due 
sostanze  che  forse  i'  illustre  autore  non  isdegnei-a  di  ain- 
mettere  nella  serie  de'  suoi  concimi ,  nell^  quale  molti 
altri  se  ne  trovano  o  meno  comuni ,  o  meno  proficui  alia 
a-'^ricultura.  La  prima  e  il  residue  delle  operazioni  colle 
quali  da  alcune  specie  di  chiua-china,  o  di  cincona,  si 
estrae  una  base  sallticabile  e  si  forma  11  solfato  di  chinina, 
6  di  cinconina,  che  ora  in  grande  si  prepara  anche  da  alcuni 
nostri  clilmlci  e  farmacisti.  La  seconda  e  11  carljone  anl- 
male  residuato  dopo  la  raffinazlone  dello  zucchero.  Queste 
due  sostanze  che  altre  volte  gettavansi  come  imttili ,  sono 
state  ora  inconosciute  utllisslme  alia  vegetazioue ,  sono 
ricercate  dal  piix  dlllgenti  agronomi,  e  noi  aljbiamo  veduto 
la  felloe  riuscita  deir  esperimento  fatto  con  varie  carra 
delle  medesime  sui  prati  specialmente  e  sui  cam^ji  semi- 
nati  di  cereali.  Nel  prospetto  non  vediamo  fatta  menzione 
del  carbone  animale,  e  solo  troviamo  gli  ossami  secchi, 
franti  0  macinati,  ahhruciati  e  macinati ,  registrati  in  una 
classe  In  cui  non  ci  attcndevamo  di  vederli  collocati,  cioe 
tra  i  concimi  imucraU  niisli. 


PARTE    ITALIANA.  148 

P  I  E  M  0  N  T  E. 

Titi  Lwii  Patavini  Opera  quae  exstant  omnia  ex  re- 

censione  G.  Alex.  Ruperti  cum  siipplementis  Frein^ 

SHEMIJ.    Tomus  tertius.   —   Angus  tee   Taurinorum, 

1826,  in  8.",  ex  typis  Joscphi  Pomba. 

Non  annunziamo  qtiesto    volume ,    se    non     clie  per  far 

veder*  la  soUecitudine  coUa  quale   gli  editor!  torinesi  pro- 

cedono  in  questa  bella  iiiipresa  della  pubblicazione  di  tutti 

i  classici  latini ,    adottando  i  testi    e  le    note  dei   migliori 

interpret!  e  dei  piu  dotti  filologi  e   critici. 

Questo  volume  comprende  i  libri  none  e  decimo  di 
quella  che  altre  volte  dicevasi  prima  Deca ,  divisione  era 
dai  piu  recent!  e  piu  celebri  editor!  rigettata ;  segnono 
dieci  libri  dei  supplement!  scritt!  dal  Freiiishemio ,  che 
tengono  Inogo  della  seconda  Deca  interamente  perduta ,  e 
del  di  cui  merito  si  e  altrove  parlato  in  questa  Biblioteca. 
In  fine  si  e  aggiunto  un  catalogo  degli  autori,  alia  di  cui 
fede  si  e  appoggiato  lo  scrittore  chiarissimo  e  laboriosls- 
sinw)  dei  supplement! ;  ma  per  dire  il  vero ,  mentre  ci 
compiaciamo  di  vedervi  citati  tutti  gli  anticlii  storici  greci 
c  latini,  molti  antichi  filosofi  e  geografi,  alcuni  patiri 
della  Cliiesa,  il  grande  Etimologico,  i  libri  del  Digesto,  ecc.; 
ci  fa  maraviglia  il  vedere  associati  a  que'  nomi  qnelli  del 
Barclajo,  del  Bemeggero,  del  Bongarsio ,  del  Fazello ,  di 
Goffredo  da  Viterho  e  di  altri  alia  di  cui  fede  e  ai  di  cui 
racconti  non  poteva  ciecamente  appoggiarsi  un  continua- 
tore  o  un  ristoratore  dell'  istoria  Liviana.  La  soda  critica 
pero  del  Freinshemio ,  e  T  applauso  dai  piu  grandi  eruditi 
tributato  all' opera  sua,  ci  sciolgono  da  qualunque  du])bio, 
e  le  sue  citazioni  a  pie  di  pagina  possono  riguardarsi 
.  come  utilissime  ai  leggitori ,  mentre  ofFrono  una  guaren- 
tigia  della  di  lui  esattezza  e  fedelta.  L'  edizione  intanto 
procede  molto  piii  sollecita ,  perche  ai  supplement!  sono 
apposte  le  sole  citazioni  suddette ,  e  non  le  note  copio- 
sissune  che  corredano  perpetuamente  il  testo  Llviano. 
Possiamo  dire  con  certezza  che  ma!  impresa  di  questa 
fatta  fu  condotta  con  tanta  assiduita  e  diligenza  nella  cor- 
rezione ,  ne  con  tanta  puntualita  nel  pubblicare  i  volum! 
e  neir  adempiere  le  condizioni  proposte  a!  soscrittori. 


GivsEPPE  Acerb  I J  direttwe  ed  edkure. 


Os 

servnzioni  meteorologlchc  fatte 

aWl.  R. 

Os$er\yatOYio  dl  Brcru. 

0  T  T  0  B  R  E 

1825. 

M  A  T  T  I  N  A. 

Sera. 

'5 

u 

c 

e 

6 
«     i 

"-S  a 

<      S3 

Si 

S2 
0  a 

•.-  _ 

Stato 
del  cielo. 

< 

6 

Si 

rt  a 
s  a 

<  t 

.2  g 

■  1 
Stato        j 

del  cielo. 

poll 

li.>. 

0 

poll 

lin. 

0 

I 

28 

0,2 

+  8,5 

E 

Neb.  ser.  nuv. 

28 

0,6 

+  12,4 

E 

Nuvolo. 

2 

28 

0,5 

+  9,0 

NE 

Nuv.neb.rott. 

28 

0,0 

+  12,3 

N  E 

Nuv.  rotto. 

3 

28 

0,0 

+  8,8 

EN  E 

Nuvolo. 

28 

C,0 

+  12,5 

N  E 

Nuvolo. 

4 

28 

0,2 

+10,4 

N  E 

Nuv.  piov. 

28 

0,5 

+1 1,6 

N 

Nuv.  pioggia 

5 

28 

1,0 

+  10,0 

NOG 

Nuv.neb.rott. 

28 

1,5 

+  i3,8 

SE 

Sereno. 

6 

28 

2,0 

+  8,8 

NNO 

Sereno. 

28 

1,8 

+  14,5 

SO 

Sereno. 

7 

28 

1,2 

+  8,5 

0 

Sereno. 

28 

1,0 

+  14,5 

so 

Ser.  nebb. 

8 

28 

1,0 

+  9,4 

N  E 

Neb.  ser. 

28 

0,8 

+14,6 

E.  .  S 

Ser.  nebb. 

9 

28 

0,0 

+  8,0 

E 

Sereno. 

38 

0,2 

+  14,5 

E.  .  S 

Sereno. 

lO 

28 

1,3 

+  9,0 

N 

Sereno. 

28 

1,8 

+  i5,o 

S 

Sereno. 

II 

28 

3,7 

+  8,8 

N 

Ser.  jiebb. 

2H 

2,3 

+  14,0 

E 

Sereno. 

12 

28 

2,0 

+  9,f 

N 

Sereno. 

28 

1,4 

+i5,o 

S 

Sereno. 

i3 

28 

],o 

+  8,8 

N 

Sereno. 

38 

1,0 

+i5,o 

S 

Sereno. 

14 

28 

1,0 

+  0,5 

N 

Sereno. 

28 

0,9 

+i5,o 

SE 

Sereno.          , 

i5 

28 

0,7 

+  9,0 

N 

Sereno. 

28 

0,6 

+14,6 

S 

Sereno. 

i6 

28 

1,0 

+  ic,o 

N 

Sereno. 

28 

1,0 

+  l5,2 

S 

Sereno. 

17 

28 

14 

+  0,8 

E 

Nuv.  rott.ser. 

28 

0,8 

+  i3,8 

S  S  E 

Sereno. 

18 

27 

11,6 

+  8,5 

E.  .0 

Nuv.  rott.ser. 

27 

q,- 

+  i3,5 

0 

Ser.  nebb.     , 

19 

^7 

7,0 i+  9,5 

H  E 

Nuv.  rotto. 

27 

3,5 

+  i3,5 

0 

Sereno. 

20 

26 

11,6 

+  8,5 

E 

Nuv.neb.rott. 

26 

9,6 

+  11,5 

SO 

Nuv.  pioggia. 

21 

27 

0,2 

+  6,5 

N  0 

Nuv.  neb. ser.  I37 

2,9 

+  11,4 

E 

Ser.  nebb. 

22 

27 

6,6 

+  6,7 

E 

Nuv.neb.rott. 

127 

7,^' 

+11,4 

E 

Ser.  nebb. 

23 

27 

9,^ 

+    7,5 

0 

Nuv.  pioggia. 

1^7 

9,0 

+  9,5 

E 

Sereno. 

a4 

27 

10,6 

+  5,5 

N 

Sereno, 

127 

U.,7 

+  Q,8 

SO 

Sereno. 

25 

27 

10,0 

+  4-5 

NNO 

Sereno. 

I27 

8,0 

+  9,^' 

S 

Nebb.  ser. 

26  37 

5,7 

+  6,0 

s  0 

Nuv.  neb. ser. 

|27 

27 

7,-^ 

+  8,8 

S 

Nebb.  ser. 

27  27 

7,0 

+    2,5 

0 

Sereno. 

8,2 

+  8,8 

NNO* 

Sereno. 

28  27 

9,7 

+  3,0 

0 

Sereno. 

^7 

9,H 

+  7,^^ 

S  0 

Nebb.  ser. 

2C) 

27 

9,7 

4.  3,0 

S  E 

Sereno. 

127 

10,6 

+  90 

SO 

Sereno. 

3c 

27 

11,0 

+  3,0 

N 

Ser.  nebb. 

27 

10,7 

+10.3 

0 

Sereno. 

3i 

27 

10,2 

+  5,5 

N 

Sereno. 

r 

9,8 

+  9,8 

SO 

Nebb.  ser. 

Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  lin.    2,7    Altezza  mass,  del  term.  +  i5,2  | 

mil 

6 

mini 

Via    .      »    27       »     in.f 

.1                                X        n  .^»l 

1 

Quantita  della  pioggia 

linee  11, 58.                               ^ 

wmH^^ 

"■""■■' 

145 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Del  Bella.  Ragionamenti  del  conte  Lcopoldo  Cico- 
GNARA.  —  Favia  ^  1826,  nella  tipografia  dl  Pietro 
Bizzoni.  Volume  in  12.°,  corrispondcnte  al  48.° 
dclla  Collezione  del  Classici  metafisicL 


n 


n'  altra  volta  ci  avvenne  tli  pailare  ia  questa 
nostra  Biblioteca  del  Bello  (i).  Ma  se  con  pari  de- 
siderio  affrettiamo  ora  di  dare  un  sunto  di  un  li- 
bro  che  tratta  di  cosi  dilettevole  ed  iniportante 
materia ,  non  sappiam  dire  se  un  pari  contento  ci 
potra  rendere  soddisfatti. 

II  conte  Cicognara  benemerito  alia  Storia  della 
scultura  e  al  gnsto  delle  beUe  arti ,  alia  di  cui 
accadeniia  suir  Adria  si  meritamente  presiede  ,  ha 
scelto  delle  gravi  materie  per  subbietto  do'  suoi 
ragionamenti,  ma  sono  cpiesti  abbastanza  profundi, 
abbastanza  perfetti  per  attrarre  V  attenzione  de'  piu 
rigidi  leggitori ,  qnando  non  gli  valesse  ad  iscusa 
il  proposito  di  non  dare  un  trattato  snl  Bello , 
da    cai    con    assai    di  modestia  si    ritrae  ,    ma  delle 


(i)  Toiu.  28.°,  )i.  324,  e  29.°  p.  38. 
liibL  ItaL  T.  XL. 


14^  DEL    BELI.O.    RAGIONAMENTI 

sempllci  applicazioiii  alle  arti  del  disegiio,  in  cui  si 
niostra  sagace  ed  crudito  (i).  Porgiamo  ora  il  siinto 
delle  idee  priiicipali  clie  si  conteiigono  nc'  ragiona- 
mend  sopraddctti ,   peiclie  ognuno  possa  giiidicarne. 

E  ccrto  clie  il  Bello  non  puo  provcuirc  so  noii 
dalle  opera  della  natnra  o  dell'  arte ,  essendo  due 
a[)i)imto  le  specie  della  bellezza ;  ma  si  la  natura 
chc  r  arte  producono  in  modo  e  in  grado  assai 
clilTerenti  la  gratissinia  sua  sensazione,  Tutto  que- 
sto  e  il  succo  del  primo  ragionaniento. 

«  Vasto,  immaginoso  e  poetico  e  il  cpiadro  che 
la  natuia  in  ogni  punto  ci  jjresenta,  sia  che  ridente 
ed  aniena  faccia  mostra  delle  pacifiche  e  ricono- 
scenti  sue  bellezze  ,  sia  che  quasi  in  tumulto  si 
faccia  ad  ispirarci  il  terrore.  II  roseo  del  nascer  del 
sole ,  il  dorarsi  delle  nubi  e  dei  colli ,  la  placidezza 
dei  laghi ,  rimmensita  dei  mari  ,  la  luce  tremolante 
che  brilla  sui  prati  formano  i  modelli  della  bellezza 
la  piu  soave  »  (2).  Cosi  il  conte  Cicognara  anche 
con  istile  elevato  e  poetico  prosiegue  descrivendo 
a  maao  a  mano  2:li  ozsietti  animati  e  inanimati , 
che  costituiscono  la  naturale  bellezza  sino  a2;li  es- 
seri  deir  umana  specie ,  che  a  tutti  2;li  altri  indu- 
bitatamente  soprastano. 

Tutti  questi  oggetti  pero  di  naturale  bellezza  , 
soggiugne  Y  autore ,  sono  variati  nella  struttura  e 
nella  iisionomia  per  tutte  le  cause  intrinseche  ed 
estrinseche  ,  lisiche  e  morali ,  che  agiscono  sopra 
gli  enti  creati ;  e  di  cio  fanno  fede  le  piante ,  che 
appena  nate  sconciamente  s'  incurvano  al  soHio  ini- 
petuoso  delle  bufere  alpine ,  gli  alberi  che  si  spo- 
gliano  deir  onore  delle  frondi ,  i  figli  che  portano 
nella  generazione  le  impronte  dei  vizj  paterni  ,  'e 
infine  la  varieta  sensibile  negli  oggetti  piu  analoghi, 
come. pure  T  azione  dei  climi ,  delle  nialattie  ,  e  di 
tutte  quelle  istituzioni    che    ad  ogni   istante    vanno 

(1)  V.  la  prefazione. 

(2)  Pag.   33. 


DEL    CONTE    LEOPOLDO    CIGOCNARA.  1 47 

niodificando  gli  esseri  e  sitigolarmente  le  forme ,  il 
colore  e  lo  stato  ck-lla  nostra  macchina. 

L'  arte  anch'  ella  e  sorgente  del  Bello  ,  ma  non 
ne  e  immediata  prodiittrice  e  creatrice ,  sicconic  lo 
c  la  natura.  L'  arte  non  fa  die  modificare  e  com- 
porre  variamente  gli  oggetti  ,  imitando  poi  la  na- 
tura «  o  col  ritrarre  gli  oggetti  tali ,  e  come  si 
presentano  all'  occhio  servilmente  e  indistintamente  •, 
o  collo  sce2;lierne  alcuiii  senza  farvi  aaiffinnte  ,  e 
senza  alterarne  la  disposizione ;  o  nnalmente  col 
riunire  tutte  le  parti  piu  perfette  di  altrettanti  og- 
getti ,  formandone  un  solo  a  propria  scelta  »  (i). 
Nei  quali  uffici  delf  arte  il  conte  Cicognara  ne  fa 
conoscere  non  solo  gli  stati  delle  arti  belle  ne'  di- 
versi  periodi  del  loro  principio ,  del  loro  progvesso 
e  del  loro  perfezionamento ,  ma  ben  anco  il  loro 
fine  particolare  ed  il  grado  della  loro    ecccllenza, 

Cliiudesi  questo  Discorso  col  dire  clie  Y  arte , 
qualunf{ue  sia  il  suo  stato  e  la  sua  eccellcnza  , 
deve  cogliere  la  natura  nelle  sue  forme  e  ne'  suoi 
colori  primigenj  ,  e  nelle  cose  piu  perfette.  Ma 
questi  precetti  verissimi  quanto  triti  e  comuni  in 
tutte  le  scuole  di  estetica ,  potranno  andare  egual- 
mente  a  grado  di  quelli  clie  ripougono  la  perfe- 
zione  delf  arte  nella  stretta  imitazione  della  natura 
qual  si  presenta,  e  nel  ritrarre  anche  i  suoi  difetti, 
trovandosi  a  lor  parere  il  bello  anche  nella  copia 
fedele  degli  oggetti  mostruosi  e  dcformi?  Noi  non 
siaiii  da  tiinto  di  rapportar  qui  autorevole  sentenza, 
ma  direni  solo ,  clie  ogni  quistione  c  superflua  , 
quando  tra  il  reale  e  il  possibile,  che  segnano  i 
confini  ai  piu  vasti  concetti  delf  artista  ,  gli  e  ini- 
possibile  di  dimeiiticare  la  natura. 

Tratta  il  secoado  rao;ionamento  del  bello  e  de":li 
scrittoi'i  di  tal  materia  ,  ed  in  questo  il  conte  Ci- 
cognara fa  mostra  di  critica  e  di  erudizione.  E  in- 
dubitato  ,  clie  del  bello  non    si    possono    se  non  se 

(I)  V.  pai;.  46. 


148  DEL    RELLO.    R\GION,VMENTI 

analizzare  le  qiialita ,  ^\'i  elTetti  e  T  indole,  e  chc 
qiiimli  son  forse  pu'i  sisteniatiche  che  veiaci  le  dot- 
trine  di  ([ue!li  che  ad  una  universale  dclinizione 
o  ad  un  principio  unico  vollero  lidnrlo. 

In  rpianto  agli  scrittori ,  dice  il  conte  Cicognara, 
cc  che  Platone  ne'  suoi  Dialop;lii  pinttosto  die  ollrire 
»  delle  profonde  istituzioni  del  bello,  spazia  piace- 
»  volniente  in  questa  sensazione ;  che  S.  Agostino 
»  collocando  la  forma  del  bello  nell'  unita  voile  co- 
»  stituire  piuttosto  1'  essenza  della  perfczione ,  che 
>j  la  bellezza  ;  che  il  Cranzas  moltiplicando  i  ca- 
j>  ratteri  del  bello  si  allontana  dalla  sua  delinizione; 
»  che  il  Wolfio  confuse  il  bello  col  piacere ,  ossia 
«  la  causa  coir elletto;  che  f  Ilutcheson  spicgando 
:»  r  origine  del  piacere  cagionato  dal  bello  ,  ha  pro- 
5)  vato  piuttosto  la  dilHcolta  di  potere  sviluppare 
X  questo  piacere  senza  il  soccorso  del  suo  sesto 
X  senso ,  di  quello  che  V  esistenza  del  medesimo 
»  senso ;  che  il  P.  Andre  se  avesse  nieglio  svilup- 
3)  pate  Ic  origini  delle  hozioni  ,  di  ordine  e  di  sim- 
r>  metria  forse  rimarrel)bero  pochissinie  quistioni  da 
5)  farsi  sul  suo  trattato  del  bello  ;  che  V  Ilogart  colla 
»  sua  linea  serpentina  e  ondeggiante  non  ha  tro- 
»  vato  un'  applicazione  generale  per  T  essenza  del 
■»  bello ;  che  il  Voltaire  ha  elusa  la  questione  ,  e 
X  scherzato  sulF  argomento ;  che  il  Malaspina  ha 
»  compilato  il  gia  detto  da  altri ;  che  V  Home  esclude 
»  Tntilita  della  proporzione  dal  bello,  e  ricorre  a 
»  idee  soprannaturali  per  la  maniera  con  chc  for- 
X  masi  la  sua  impressione ;  che  la  maggior  parte 
»  dei  citati  autori  han  cercato  di  rilevare  la  forza 
»  deir  impressione  del  bello  piuttosto,  che  definite 
X  cosa  egli  sia;  che  il  sig.  Rainolds  ha  piu  di 
»  tutti  rispettato  il  mistero  del  bello  ,  dicendo  che 
»  la  bellezza  universale  e  ideale  e  un  concetto  , 
»  di  cui  gli  occhi  delF  uomo  non  hanno  giammai 
»   visto  il  prototipo.   » 

J\la  in  mezzo  a  tanta  varieta  ed  incertczza  di  opi- 
nioni ,  chc  contintiauo  tuttavia,  siccome  il  potrebbe 


DEL   CONTfi   LEOPOLDO    CICOGNARA.  1 49 

provare  un'  opera  di  un  profoiido  Scbzzese,  la  quale 
abbiam  sott'occhio  (i),  quali'sono  le  idee  del  conte 
Cico2;nnra  sul  bello  ? 

cc  Dai  corpi,  egli  dice,  emana  una  forza  irresisti- 
»  bile  in  modo  diverse  soltanto  dalcaldo,  dal  fred- 
•>i  do  ,  dair  amaro  e  dal  dolce  ....  Queste  impressioui 
»  si  fanno  anclie  sul  sensorio  dei  bruti ,  e  quella 
»  di  cui  parliamo  si  fa  mcdiante  i  sensorj  comuni 
:»  neir  anima  unicamente ,  che  ha  il  distintivo  della 
>j  ragione  ;  .  .  .  .  questa  forza  violenta  e  quella 
53  che  in  noi  desta  il  scntimcnto  sublime  del  bello, 
»  di  quel  bello ,  che  alcana  volonta  non  modera  a 
y>  suo  talento.  ...  II  piacere  di  questa  sensazione 
»  none  oscuro  ,  impenetrabile ,  relativa,  ma  indi- 
»  pendente  dai  mutui  rapporti  delle  cose ,  e  che 
5)  trasporta  in  sublimi  percezioni ,  di  cui  non  si 
»   puo  sempre  render  quella  ragione  di  cui  si  sente. 

»  Aggiun2;e  egli  altresi ,  che  Y  utilita  e  la  sim- 
»  mctria  non  costituiscono  esclnsivamente  il  bello ; 
jj  che  tutti  i  corpi  non  imprimono  ne  per  la  loro 
V  varieta ,  ne  per  la  loro  unita  o  simmetria  ,  ne 
3'  per  la  loro  varieta  o  grazia  delle  linee  oudeg- 
53  gianti.  Che  non  puo  mettersi  in  dubbio  Y  esistenza 
3)  di  un  bello  assoluto ,  ad  onta  che  siano  diverse 
y>  le  sue  dilettevoli  impressioni ;  che  il  bello  mal  si 
5)  puo  rendcre  cliiaro  essendo  minore  fintendimento 
»   della  sublimita  dell'  argomento  (2).   » 

Se  non  che  a  dir  vero,  chi  non  desidererebbe  in 
tutte  queste  idee  del  conte  Cicognara  mas;gior  chia- 
rezza  e  precisione  ,  ed  anche  un  po'  pn\  di  filo- 
sofica  profondita?  Che  cosa  e  mai  la  forza  violenta, 
irresistibile,  che  emana  dai  corpi  in  modo  pero  di- 
verse dal  caldo  e  dal  freddo  ?  Ha  inteso  egli  dire, 
die  il  bello  e  tutto  ohbiettivo  ;  ma  allora  come  passa 


(1)  Lectures  on  the  pliilosophy  of  the  human  Blind,  by  Tho- 
mas Brown  professor  of  I\Ioral  phylosopliy  in  tlie  University 
of  Edinburgli  ,    1824. 

(2)  Yedi    pag.    126    e   seguenti. 


I50  DEL    HELLO.    HACIONAMENTI 

ail  csscrc  suhbicttivo,  c  come  si  cangia  in  taiitc  pcr- 
cezioni  sublinii  ?  E  se  la  sensazione  del  l^cUo  e  pro- 
dotta  da  (jucsta  forza  ,  pcrchu  poi  il  bello  e  all'atto 
indipcndente  dai  mntui  rapporti  dellc  cose  ?  Ma  piu. 
Se  csistc  il  bello  assoluto  siccoirie  noi  pure  lo  am- 
nietlianio  •,  se  egli  noii  risulta  no  dalla  varietii  ,  no 
dair  iinita ,  ne  tlalla  simmetria  da  die  dipende,  da 
uno,  o  piu  pniicipj,  c  da  cpiali?  A  noi  pare  adunque 
per  (piestc  sole  riflessioni  ,  die  fra  la  tanta  oscu- 
rita  e  discordia  doi  pareri  sul  bello  non  si  togliessc 
affatto  alia  perspicacia  deir  autore  di  csporre  dei 
principj  se  non  piu  veri  ed  estesi ,  piu  cliiari  e 
piu  preclsi  almeno  e  assal  piu  confacenti  dei  gia 
esposti  alio  stato  dclle  prescnti  cognizioni  intorno 
agli  oggetLi  dclT  cstetica. 

II  terzo  ragionamento  lia  per  ogrretto  la  forza 
e  la  misuia  del  bello  assoluto ;  e  qui  V  autore  alTine 
di  togliere  ogni  disparita  di  opinione  sui  principj 
e  sugli  dementi  del  bello ,  vorrebbe  die  la  propor- 
zione  fosse  quclla,  in  cui  consiste  «  la  masiia  del 
D)  bello,  in  cjuanto  die  anclie  nci  corpi  dcUa  forma 
»  pill  irregolare  trovasi  sempre  una  certa  legge 
■»  la  quale  costituisce  la  proporzione,  ossia  la  rela- 
»  zione  die  liauno  le  parti  delle  cose  tra  loro  per 
»  comporre  un  tutto  die  soddisfi  il  senso  su  cui 
»  vien  portata  V  impressione.  »  Ma  questa  teoria  , 
clie  non  e  per  niente  nuova  (i),  puo  riguardarsi 
in  qualdie  caso  siccome  erronea ,  e  sempre  insuf- 
ficiente  alio  scopo  ddf  autore  di  ricomporre  le  liti 
sill  bello  ,  essendo  vaga  e  troppo  indeterniinata. 

Ne  e  percio  intendimento  nostro  di  esser  ligj  al 
Burck  autore  delT  opera  inglese  gia  citata ,  che  il 
Cicoguara  assai  sagaccmente  va  confutando ;  que- 
sto  scrittore  per  provar  troppo  provo  nulla  ,  di- 
struggendo  la  proporzione  die  in  molti  oggetti 
esiste  ,     onde    fosse    impossibile    assumerla    siccome 

(i)  Veili  a  pliilosopliical  inquiry  into  tlie  origin  of  our  ideat 
of  ilie    sLiIjIiiiic    and   Brautiful  ,    MDCCXCII. 


DEL    CONTE    LEOPOLDO    CICOGNARA.  l5l 

principio  del  Bello  ;  ma  noi  tliciaio  solo  ,  die  essa 
non  sara  nc  puo  esser  1'  unica  c  la  sola  sorgente 
o  misiira  del  medesimo. 

Passa  r  aiitore  nel  quarto  ragioiiamento  a  tener 
discorso  del  Bello  relnt'wo  e  dcgll  eff'etti  delle  arti 
d'  imitazione.  «  L'educazione  ,  cgli  dice  ,  le  abitu- 
dini ,  il  bisogno  ,  i  govern! ,  le  religioni  stabiliscono 
certe  convenzioni  che  tengono  liiogo  di  canoni  ,  i 
qnali  sono  sorgenti  d' un  altro  genei'e  di  bellezza  , 
che  si  puo  dire  relativa  ...  II  Bello  assoluto,  che 
da  iin'  impressione  rapida  e  veemente  in  ogni  uorao 
di  felice  organizzazione ,  considerato  in  istato  di 
calma ,  modifica  poi  la  forza  del  sue  ascendente 
relativamente  a  ciascun  individuo  secondo  lo  state 
dei  sensi,  del  cuore  e  dello  spirito  .  .  .  Chi  volesse 
applicare  all'  estremo  vigore  la  gran  teoria  del 
Bello  sarebbc  d'  uopo  valersi  d'  uoniini  considerati 
come  dovrcbbero  essere  piuttosto  che  come  sono. 
II  Bello  relativo  puo  esistere  anche  senza  die  vi 
abbia  bellezza  assoluta  .  .  .  Sara  pago  ora  chi  vuol 
definirc  per  bello  cio  che  piace  .  .  .  Ogni  arte  ha 
le  sue  bellezze  assolute  e  relative ,  e  1'  arte  d'  imi- 
tazione si  presta  a  questo  genere  di  belta  re- 
lativa. » 

Tutte  queste  idee  ,  che  in  fondo  sono  giustissime, 
lianno  per  altro  quella  chiarezza  di  diniostrazione, 
che  possano  difenderle  da  tutte  le  contrarie  dub- 
biezze  ?  Se  il  Bello  assoluto  si  modifica  non  pro- 
duce egli  il  bello  relativo  ?  E  allora  vi  pud  essere 
un  Bello  relativo  indipendentemente  dal  Bello  asso- 
luto ?  Se  le  arti  lianno  delle  bellezze  relative  ed  as- 
solute ,  come  vengouo  (pieste  a  prodursi ,  e  come 
agiscono  siccome  effctti  delle  due  specie  di  bello 
cosi  oscure  e  mal  definite  ?  In  vcrita  die  qui  havvi 
timore  per  chiunque  di  ravvolgersi  in  quelle  tene- 
Lrose  quistioni ,  die  si  sono  linora  agitate  sul  bello 
senza  profitto  della  scienza  e  senza  grand'  onore 
ai  loro  propugnatori. 


1 52  DKL    BELLO.    RAGIONAMKNTI 

II  fjultito  ra^ionamento  tocca  il  soggetto  dclla 
Grazia,  soggetto  <2;rande  veianicnte  ccl  inconcepi- 
bilc  pel"  coiiosceic  la  sua  indole  e  la  sua  natura. 

11  coiitc  Cicoguara  prima  di  tutto  distingtie  la 
£!;iazia  dal  bello  per  la  diversita  delle  lore  impres- 
sioui  ,  c  per  i  varj  elemeuti  da  cui  eutrambi  dipeu- 
douo.  roscia  so^giunge  ,  clic  la  grazia  e  dilllcile 
ad  imitarsi  per  la  sonima  delicatezza  e  finezza 
delle  sue  espressioni  e  de'  suoi  niovimenti  ;  clie 
taiite  volte  uclle  arti  si  riesce  ad  iniitarla  con  certe 
licenzc  ,  con  certe  lievi  irregolarita,  e  con  certi 
vezzi  e  tratti  nobilissimi ,  clie  tutti  sentono  ed  ani- 
mirano  senza  che  sappiano  percio  accennare  delle 
rogole  fissc  e  determinate.  Avverte  inline  che  la 
smania  nelF  imitazione  della  grazia  puo  condurre 
talvolta  al  vizio  e  alia  corruttela ,  siccome  avvenne 
de2;H  imitatori  delle  Grazie  del  Correggio  ■■,  clie  la 
sobrieta  e  il  gusto  sopralllno  nelle  arti ,  e  clie  la 
grazia  fjuantunipie  di  versa  dalla  bellezza,  non  deve 
pero  andarne  disgiunta  ,  essendo  piu  prodigioso 
r  incaiito  allorcho  Tuna  alTaltra  trovasi  accompa- 
gnata ;  per  il  clie  e  da  darsi  lode  air  autore  per 
(piesto  quinto  ragionamento,  avendo  saputo  unire 
alia  verita  e  alia  chiarezza  delle  dottrine  estetiche 
le  norme  piu  sicure  auclie  per  il  pratico  insegna- 
niciito. 

II  sesto  ragionamento  e  dedicate  alia  trattazione 
del  sublime.  «  Per  sublime,  dice  T autore ,  s' inteude 
altezza^  elevazionc  .  .  .  Al  sublime  intelligibile  appar- 
tengono  le  grandi  idee  dell'  immenso  e  dell'  eter- 
no  .  .  .  Le  qualita  delF  animo  come  la  fermezza  ,  il 
coraggio  ,  la  pieta. 

fc  L'  impressione  del  sublime  clie  si  forma  nell'  a- 
ninia  e  piu  dilllcile  a  dileguarsi  che  quella  del 
Bello  .  .  .  Non  tutti  gli  oggetti  che  prestauo  materia 
al  sublime  in  una  delle  arti  egualmeute  possono 
servire  ad  un' altra  .  .  .  D'altronde  il  miuuto  ,  il 
trite  e  gli  eccessivi  dettagli  non  possono  associarsi 
con  tutto  cio  che  e  sublime  ;    come  nol  possono  il 


DEL    CONTE   LEOPOLDO    CICOCNARA.  1 53 

troppo  finito ,  il  leccato  nelle  arti ,  e  V  ampolloso 
nellc  opere  di  spirito  ».  Cliincle  T  autore  qucsto  ra- 
g;ionaniento  col  dar  ragioiie  delle  dilTerenze  del  su- 
blime e  del  bello  applicati  ai  due  sessi  ed  ancbe 
alio  arti  ,  e  col  dimostrare ,  siccome  il  sublime  de- 
rivi  dal  terrore ,  principio  quasi  esclusivo  del  su- 
blime secondo  il  Burck.  Nessuno  puo  negare  per- 
tanto  clie  in  questo  discorso  non  siano  esposte  cose 
di  somma  importanza ;  ma  Y  argomento  e  intera- 
mente  esaurito  ?  Cosa  e  veramente  il  sublime,  dache 
risulta,  come  vien  formato ,  quali  sono  i  suoi  rap- 
porti  col  bello  ,  ecco  quelle  die  noi  tuttavia  possiam 
desiderare  di  veder  trattato  con  maggior  profondita 
e  con  maggior  estensione. 

II  Bello  ideale  e  le  cause  che  possono  svilupparlo 
formano  il  tenia  del  settimo  ed  ultimo  ragionamento. 

II  Bello  ideale ,  die  e  V  anima  e  la  vita  delle 
arti ,  che  e  quello  die  animo  tanto  sublimemente 
il  pennello  di  Michelangelo  e  di  Rallaello ,  e  senza 
del  quale  V  immaginazione  sterile  e  fredda  si  aggira 
in  una  sfera  di  pochi  oggetti  ,  invece  di  spaziare 
neir  immensita  del  creato  oiide  farsi  emulatrice 
della  natura ,  ha  dato  luogo  ad  infinite  quistioni 
suUa  sua  indole  ed  esistenza,  sulle  sue  cause  e 
suUa  sua  estensione  ;  ed  e  appunto  a  queste  qui- 
stioni die  vorrebbe  porne  termine  il  Cicognara  con 
questo  ragionamento. 

II  Bello  ideale ,  egli  dice  ,  non  e  un  bello  esi- 
stente  nelle  semplici  teorie ,  un  bello  die  puramente 
esca  dair  immaginazione  dell'  uomo  ed  applicato  ad 
idee  interamente  astratte  .  .  .  Egli  e  V  unione  di 
tutte  le  pert'ezioni  portate  a  un  grado  di  accordo 
e  di  perfezione  tanto  eminente ,  che  non  esiste 
forse  il  modello  in  un  solo  covpo  formato  dalla 
natura.  E  un'  imitazione  felice  di  parti  separate  e 
riunite  in  un  tutto  armonico  tal  <juale  potrebbe  be- 
nissimo  esistere  in  natura  .  .  .  Se  ella  si  prendesse 
ad  accozzare  le  perfezioni  .... 


1 54  DEL    EEIXO.    KAGIONAMKNTI,    fCC. 

L'  idealc  dcU'  arte  trovnsi  nel  gcncre  ,  ncl  tipo 
originario  della  natiua ,  c  le  cause  per  cui  egli  pu6 
progredire  e  perfezionarsi  sono  principalmente  il 
clima,  il  govcrno  ^  lo  stato  di  pace  o  di  guerra ,  la 
rcUgione  e  le  scienze ;  e  qui  e  commendevolc  assai 
r  autore  perchc  abbia  colta  V  occasioue  di  parlare 
non  solo  del  bello  ideale  ,  ma  delle  cagioni  che 
concorrono  al  suo  incremento ,  asseguando  tra  le 
altre  qucUa  che  c  tutta  nostra  ,  del  clima. 

Si ,  anche  noi  conveniamo  col  conte  Cico2;nara , 
die  il  cielo  d'  Italia  abbonda  piu  che  mai  dei  tipi 
del  bello  ideale  per  le  bellezze  ,  di  cui  ne  voile  si 
henic^namente  essere  prodigo  il  piu  fausto  destino ; 
ma  piu  che  questi  tipi  diciam  pure  che  valse  alia 
nostra  gloria  il  gcnio  iuarrivabile  del  Buonarroti , 
deir  Urbinate  e  del  Canova  ,  che  interrogarono  la 
natura  nelT  immcnsa  sua  estensione ,  che  la  sorpre- 
sero  nelle  sue  piu  rare  fatture,  e  che  seppero  eniu- 
larla  nelle  sue  piu  eccellenti  perfezioni. 

Questo  genio  adunque  si  educhi  in  tutta  la  sua 
forza  ed  in  tutta  la  sua  attivita,  sciogliendolo  an- 
che dai  ceppi  delT  orgoglio  patrio  e  della  sover- 
chia  superstizione  ,  e  allora  libero  e  grande  spa- 
ziando  sopra  tutta  la  superlicie  del  creato ,  dara 
vita  a  que'  sublimi  lavori  che  nella  storia  dclle  arti 
lo  hanno  innalzato  sopra  quello  di  tutte  le  nazioni. 


1 55 


Annali  Musultnani  ill  Gio.  B.  Rampoldi  ,  voltimi  VII, 
VIII ,  IX,  X'  — Ililano,  1824-25,  dalla  tipogiafia 
di Felice Rusconi ,  cant,  di  S.  Paolo,  n.°  ii^^^i^S." 

I  J4  sollccitudine  e  quasi  diicmmo  la  rapidita  colla 
quale  quest' opera  si  va  pubblicando ,  e  ia  farraggine 
delle  matcrie  che  si  sono  presentate  nel  frattenipo  c 
die  lianno  formato  argomento  di  copiosi  ardcoli  in 
questa  Biblioteca,  non  ci  lianno  permcsso  di  rendere 
conto  partitamente  di  ciascuno  dei  quattro  volunii 
usciti  dal  VI  al  X;  e  ora  sianio  costretti  a  parlare  bre- 
veniente  di  tutti ,  senza  punto  tener  dietro  alia  serie 
storica  e  cronologica  di  quegli  Annali.  Diremo  soltanto 
die  in  questi  volunii  la  storia  diventa  scnipre  piu 
iniportante  e  desta  maggiore  interesse ,  perclie  vi  si 
veggono  la  nascita  degli  Ordini  cavalleresclii,  le  ge- 
sta  gloriose  o  infelici  dei  Crociati ,  le  vieende  del 
regno  di  Gerusalcmme,  la  formazione  di  nuove  Cro- 
date  in  Europa,  la  divisione  dell' impero  d' Iran ,  le 
conquiste  di  alcuni  Greci  impcratori,  le  numerose 
vittorie  dei  Frandii  nella  Siria,  I'unione  della  Cliiesa 
armena  colla  latina  ,  le  ardite  spedizioni,  in  parte 
anclie  fortunate,  dei  Pisani  e  dei  Genovesi;  le  lun- 
glie  guerre  sostcnutc  dai  JMori  nella  Spagna ,  varie 
dinastie  surte  o  estinte,  ed  altre  cadute  e  quindi 
ristabilite,  le  persecuzioni  sofferte  dai  Cristiani  nel- 
r  Egitto ,  la  conquista  dell'  Africa  Occidcntale  fatta 
dai  Turclii  e  qiiella  pure  di  Tunisi  e  di  Tripoli , 
la  decadenza  degli  imperi  Seljukiano  e  Fatimite,  lo 
stabilimento  e  le  viccnde  dei  Musulniani  nella  Sici- 
]v\.,  le  guerre  tra  gli  imperii  Khouarazniiano  e  Gau- 
ride ,  le  numerose  ribellioni  tra  i  Musulniani ,  ora 
compresse ,  ora  per  lungo  tempo  sussistenti ;  la  Pale- 
stina  riconquistata  dai  Musulniani  e  la  magnaniniita  del 
vincitore  verso  i  Cristiani;  i  treniuoti,  le  pcstilenze, 
le  carestie  ed  altri  singolari  avveninieiiti  che  ebbero 
luogo  tra  I'anno  1099  e  I'anno   1 18-  ddi'  era  volgarc. 


t56  ANNALI    MUSULMANI 

Tiitto  qucsto  si  coutieiie  nel  solo  volume  VII,  nel 
quale  cadono  i  regui  cli  sei  calilB.  Non  vorrcmmo 
aver  letto  uclla  prima  pagiaa  che  sokanto  sccondo 
taliino,  Todio  c  la  vendetta  non  siano  sentimcnti  nohili  e 
gcnerosl;  ne  potremmo  tampoco  accordare,  che  uo- 
iniui  distinti  per  uaianita  e  per  genio  lilantropico 
scusatc  al)biano  e  jncdicate  anclie  le  vendette  po- 
polari,  come  opportune  per  ridcstare  1' energia  de- 
gli  oppressi.  Ma  ben  vediamo  lo  scopo  dell' autore, 
che  quello  fu  di  scusare  non  tatito  le  barbaric  com- 
niesse  dai  Crociati,  quanto  il  divisamcnto  degli  Asia- 
tici  di  rintuzzare  con  altrettanta  energia  e  forse  con 
altrcttanta  crudelta  le  invasioni  dei  Gristiani.  Non 
possiamo  intanto  riliutare  all'  autore  un  giusto  tri- 
buto  di  lode  per  i  cenni  da  esso  nel  primo  articolo 
di  questo  volume  inseriti ,  jiguardo  all'  origine  del 
genio  cavalleresco ,  al  curioso  innesto  dei  pregiudizj 
di  nobilta  colFajuto  e  colla  difesa  dei  Gristiani  guer- 
reggianti  in  Palestina ,  dell'  ambizione  e  dell'  interesse 
colle  idee  religiose  e  colla  devozione  al  sepolcro  di 
Gristo,  e  lino  delle  idee  sacre  colle  mondanc,  per  cui 
quel  cavalieri  dicevansi  al  tempo  stesso  i  campioiii  di 
Dio  e  delle  donne  avvenenti;  e  riguardo  al  deside- 
rio  ed  alia  smania  degli  Occidentali,  non  di  soggio- 
gare  e  convertire  i  ]\Iaomettani ,  nia  di  ucciderli  e 
sterminarli.  Bella  e  pure  la  ragione  che  1'  autore  ad- 
duce di  questi  errori ,  la  mancanza  cioe  nell'  intera 
cristianita  in  quell'  epoca  di  un  solo  lilosofo  che 
credcsse  potersi  lecitamente  vivere  in  pace  cogli  in- 
fedeli ,  e  che  con  orrore  non  rigettasse  1'  idea  della 
tollcranza.  Noi  avremmo  soltanto  desiderato  qualche 
schiarimento  intorno  alle  socicni  di  cavalieri  musul- 
niani  jsoste  in  confionto  cogli  stabilimenti  cavallere- 
schi  dell  Occidente;  e  veduto  avremmo  con  piacere 
una  nota  sul  fuoco  greco  ,  o  ,  come  scrive  1'  autore , 
sul  fuoco  liqxrido  de'  Greci ,  del  quale  egli  annunzia 
sotto  1' anno  1099,  che  fmalmente  i  IMusulmani  giun- 
sero  a  scoprire  f  arte  di  comporlo  ,  mentre  consi- 
derato  era  tra  i  Greci  come  uii  segreto  di  Stato. 


DI    GIO.    BATTISTA    RAMPOLDI.  l5j 

Non  possiamo  parimente  defraiidare  delle  dovute 
lodi  lo  studio  dell' Aiinalista  di  tessere  al  tempo 
stesso  la  storia  politica  e  la  lettcraiia  dci  Miisulnia- 
ni ,  e  in  questo  volume  vediamo  rammeutati  varj 
celebri  do t tori  ,  varj  poeti,  varj  medici,  varj  isto- 
riei  ,  ed  altri  dotti ;  descritto  vediamo  V  incendio 
della  preziosa  biblioteca  di  Tripoli ,  nuraerosa  se- 
condo  alcuni  di  3oo  mila  volumi ,  secondo  altri  di 
oltre  i5o  mila,  incendio  cagionato  dal  fanatismo  di 
un  prete  provenzale  che ,  vedendo  alcuni  esemplari 
del  Corano,  dicliiaro  che  quella  biblioteca  non  con- 
teneva  se  non  che  2;li  empj  libri  di  Maometto ,  men- 
tre  tutti  vi  si  trovavano  i  monumcnti  dell'  antica 
letteratura  araba ,  persiana,  e2;izia  e  greca.  Curiosa  c 
pure  la  notizia  die  si  da  nella  nota  (28)  del  sepolcro 
di  Qaleno  scoperto  in  Farmah,  non  che  della  tradii- 
zione  fatta  in  arabo  di  circa  400  suoi  trattati.,  Nella 
seguente  nota  (24)  vediamo  preziose  notizie  riguar- 
danti  la  geografia  del  medio  evo  ,  e  quella  special- 
mente  de'  paesi  interni  dell'  Africa ;  come  pure  tro- 
viamo  ricordate  moltc  opere  dei  letterati  arabi  su 
la  storia  generale  di  tutte  le  nazioni ,  e  in  partico- 
lare  su  quella  dei  Negri  e  degli  Abissini ,  il  che 
prova  la  singolare  erudizione  dell  autore  nella  let- 
teratura orientale. 

L'  esattezza  dello  scrittore  degli  Annali  lo  lia  por- 
tato  anclie  ad  indicare  le  epoclie  in  cui  finiscono 
gli  Aimali  di  Zonara^  la  Cronaca  Jaafariana  ,  la  sto- 
ria di  Anna  Comneno ,  e  quella  di  Ebn  Matouiie. 
Non  si  leggera  senza  interesse ,  come  proibite  fossero 
le  preghiere  nel  Kaaba  ;  come  il  sedicente  profeta 
Attasch  si  fortilicasse  in  un  castello  e  tratto  fosse 
■quindi  a  morte  crudele  ;  come  1'  India  invasa  fosse 
dal  sultano  di  Iran  Gajatho  ddln ,  e  come  f  idolo  di 
Labor  trasportato  venisse  in  Ispahan ;  come  Ivica 
conquistata  fosse  dai  Pisani  e  Genovesi  uniti,  e  Bla- 
jorica  lo  fosse  solo  dai  primi;  cosi  pure  che  scoperto 
fosse  o  almeno  si  pretendesse  il  sepolcro  di  Abramo  in 
Ebron ,   al  quale  proposito  in  una  nota  si  parla  della 


l58  ANNALI    MUStTLMANI 

venerazione  dci  Musulniani  per  quel  patriaixa,  bcn- 
chc  la  storia  loro  a  ili  lui  riiiuardo  uon  si  accortli  con 
qucUa  della  Gciicsi  5  chc  i  Vcnoziani  coinparvcro  ncl 
mare  di  Siiia  ncl  Ii23,  c  ncU'antio  segiicutc  vi  ripoi- 
tarono  o;iandi  vittoric ;  clie  ncll  anno  1129  si  vide 
nclla  Caldea  c  neUa  Siria  una  c;rossa  nube  di  scor- 
pioni  aiati,  arniati  di  due  pun<i;i2;li<)iii,  il  die  mciitato 
avrebbe  una  nota  relaliva  alia  storia  naliualc.  Vedesi 
pure  come  sorgessero  la  guerra  civile  nel  principato 
d  Antiochia  e  dissensioni  religiose  nellEgitto;  come 
punita  fosse  la  crudeha  del  vazir  Nassau,  ucciso  fosse 
dai  Musulmani  Alfonso  re  di  Aragona  ,  e  il  caliLlo 
MostarsJict  Billah  fatto  prigione  ed  ucciso  dal  suUauo 
di  Iran  e  come  il  re  Ruggcri  conquistasse  \  isola  dei 
Lotofagi  ;  quale  venerazione  abbiano  gli  Orientali 
per  la  barba,  venerazione  collegata  con  un  principio 
religioso ,  cioe  collo  studio  di  imitare  MaomcLto  clie 
la  portava ,  sebbcne  non  si  ami  di  averla  assai  lun- 
ga ,  e  ad  esempio  del  profeta  si  accorci  sovente 
colle  forbici,  piA  stimata  essendo  altronde  la  barlja 
nera  e  folta  ,  siccome  cara  al  bel  scsso  clie  nell'  O- 
riente  non  fa  alcuna  stima  dei  biondi  ,  per  la  qual 
cosa  molti  clie  non  haimo  la  barba  nera,  la  tingono. 
Vedesi  il  perche  ncU' anno  11 38  un  doppio  tri- 
buto  imposto  fosse  ai  Cristiani  nelf  Egitto ;  quanto 
fatale  conosciuto  fosse  anche  a  que'  tempi  il  vento 
caldo  meridionale  clie  soffia  nelF  Arabia ,  nelf  Egitto, 
nella  Siria  e  nelf  Africa,  detto  dagli  kxsihi  Semown, 
e  dai  viaggiatori  vento  caldo  del  deserto ,  vento  clie 
intorbida  f  atmosfera  ,  che  fa  comparire  cenericcio 
il  ciclo  e  violaceo  il  disco  solare ,  che  iinpregna 
I'aria  di  sottilissima  polvcre  penetrante  in  ogni  luogo, 
,e  produce  sovente  la  morte ,  massime  nelle  per- 
sone  pingui,  qualora  non  si  chinino  a  terra,  come 
fanno  i  cammelli ,  c  la  bocca  e  il  naso  non  Ilccliino 
nella  sabbia  finclie  ecssata  sia  la  bufcra ;  vedesi  in 
cpial  modo  il  calillo  Al  MoJctafi  con  una  fina  politica 
reudesse  il  calillato  independente  dai  Seljuki ;  in 
([ualc    il    siUtano    Sanjar    prigionieio    rimancsse    <lci 


Dl    GIO.    BA.TTISTA.    RAMPOLDI.  l5g 

Tnrchi  e  qnindi  fuggisse;  il  motivo  per  cui  d'oro  si 
coprissero  nell' anno  1167  le  imposte  della  porta 
delKaaba;  qucllo  per  cui  una  congiura  di  donue  si 
forniassc  contra  il  Tigliuolo  del  calillb  suddetto ;  come 
ardessero  iicl  11 68  Pelusio  ed  il  veccliio  Cairo;  in 
qual  modo  pu])blicamente  fosse  giustiziato  il  Vazir 
Shawer,-  come  uel  seguente  anno  introdotti  fossero 
nelle  danze  dei  derwisch  gli  strumeiiti  musicali;  ii- 
nalmente  come  T  imperatore  Alessio  straiigolato  fosse 
da  Andronico,  e  questi  a  vicenda  ucciso  dopo  una 
fiera  rivoluzione  nata  in  Gostantinopoli ,  e  come  il 
re  Guido  di  Lusignano  fosse^  fatto  prigione  ,  e  la 
Palestina  riconquistata  dal  (iglio  di  Ajub.  Bello  e 
pure  il  cenno  che  si  da  sottol'anno  1 165  dei  viaggi 
di  BeniainiiLo  da  Tudela  ,  della  di  cui  relazione , 
come  del  primo  viaggio  dei  mezzi  tempi  stato  tra- 
niandato  alia  jiosterita ,  si  sarebbe  potuta  con  van- 
taggio  accennare  alcuna  delle  prime  edizioni,  e  quella 
massime  accompagnata  dal  testo  ebraico. 

Comincia  il  volume  YllI  con  un  quadro  politico 
e  morale  dell'  arabo  imperio.  In  esse  volume  che 
comjjrende  il  regno  di  tre  soli  califfi  e  la  storia  de- 
gli  avvenimenti  dalf  anno  1187  siiio  all' anno  I258 
dell'  era  volgare ,  veggonsi  la  line  dell  imperio  Se- 
Ijukiano  di  Kerman ,  le  vicende  dei  Franchi  nella 
Siria  sotto  Coirado  di  Monferrato ,  le  conquiste  del 
celebre  Saladitio ,  i  sanguinosi  combattimeuti  dati 
nelle  vicinanze  d'  Acri ,  mentre  i  Crociati  svilnpjiate 
avevano  le  maggiori  loro  forze;  1' arrivo  nella  Tra- 
cia  deir  imperatore  Fedcrico  Barbarossa  c  la  di  lui 
morte.  Scguono  la  istituzione  dei  frati  Teutonic!,  le 
crudelta  dai  Franchi  praticate  dopo  la  conquista  di 
Acri ,  la  formazione  del  re2,no  de'  Bul2;ari ,  la  line 
dell'  irnpero  Scljukiano  di  Iran ,  la  composizione  di 
nuove  Crociate  in  Europa ,  e  di  mia  in  particolare 
diretta  dalla  regina  d'  Ungheria ;  altra  formata  dai 
Francesi  e  dai  Veneziani ,  c  1'  infelice  sua  riuscita ; 
le  ncgoziazioni  di  Alessio  col  doge  Dandolo  ,  e  la 
singolare    vilta    di    quell'  imperatore.    Destano    ])ure 


l6o  .VNNA.LI    MUSULMANI 

molto  interesse  i  racconti  dclY  anno  secolare  celc- 
brato  con  sacrilizj  ck'niosinicri ,  dei  falsi  pvofcti  in- 
sorti  fra  i  Musulinani ,  dcllc  opinion!  niotalisicho  di 
Tin  loro  dotcoie  dctto  Mulhiioi'i ,  dell'  innalzaniento 
di  Bolduirto  di  Fiandra  ail'  ini]K'rio  di  Orirnte ,  e 
dello  stabiliniento  dei  principati  di  Nicca  e  di  Trc- 
bisonda. 

L'  iniperio  di  Rohum  divcnta  preda  di  Khai  Kosrii; 
una  contesa  religiosa  soUevasi  nella  citta  di  Herat ; 
i  Franehi  nella  Siria  trovansi  a  tristo  partito;  insor- 
gono  i  Greci,  e  Balduino  viene  ucciso  dai  Bulgari; 
una  colonia  armena  viene  trucidata  dai  Tartari ,  c 
un  Genovese,  detto  Enrico ,  diventa  conte  di  Malta. 
Tutto  questo  avviene  nell' anno  i2o5,  e  sotto  i  se- 
gucnti  cadono  la  iiiuzione  de'  Tartari  di  Jenghiz 
verso  la  Cina ,  al  cpiale  proposito  si  parla  dclla  si- 
tuazione  jiolitica  dell'  Asia  in  ([uclla  eta ;  altra  ir- 
ruzione  dei  Georgiani  nelV  Adherbijian ,  clie  per 6 
viene  rcpressa-,  le  iniprese  de' Franehi  sotto  Damia- 
ta ;  le  discordie  civili  insorte  fra  i  Cristiani  della 
Siria ;  la  coronazione  del  re  Giovanni  di  Briemia  in 
Acri ;  una  strana  crociata  di  fanciuUi  clie  niossa  erasi 
nell' anno  iai3;  lo  strano  conibattimento  di  un  niu- 
sulniano  detto  Khalage  con  un  elefantc  furioso,  nel 
quale  il  prode  gnerriero  riniase  vincitore ,  colpita 
avendo  con  una  mazza  clie  alcnn  altro  alzare  non 
poteva,  la  proboscide  dell'aniniale  clie  tosto  si  diede 
alia  fuga;  le  grandi  e  continue  vittoric  da  Jenghiz 
e  dai  suoi  MogoUi  riportate  nella  Cina;  la  irruzione 
dei  Tartari  Mogolli  nell  Iran ;  la  vergognosa  ritirata 
dei  Grociati  dai  nionte  Tabor,  benclie  dopo  vinces- 
sero  essi  presso  Daniiata ;  f  incendio  di  Saniarcanda 
cagionato  dai  Tartari ,  che  in  appresso  fecero  pri- 
2;ioniera  la  famiglia  Kliouarazmiana ;  le  vittorie  di 
Jcngldz  iiello  Indostan  e  nella  Persia ,  e  lo  svilup- 
panicnto  dei  di  lui  principj  religiosij  le  vittorie  ri- 
portate da  Tatar-Schali  su  i  Mogolli  nell'  Indostan  , 
inentre  essi  continuavano  le  loro  conquiste  nella 
Cina ;    la    iiuova    occupazione    di    Gcriisalenime  per 


DI    OIO.    BA.TTI5TV   RAMPOLDI.  lOl 

parte  dei  Miisiilmani  nell'anno  1226,  e  la  invasione 
dei  Tartar!  Mo2;olli  nel  Kuban  e  nella  Russia  nel- 
r  anno  medesimo  avvenuta. 

Sotto  r  anno  1221  trovasi  annoverato  tra  i  Cro- 
ciati  Enrico  Settala  arcivescovo  di  Milano ,  condot- 
tiero  di  un  numeroso  drappello  di  Insubri ,  di  Liguri 
e  di  Toscani,  e  tra  questi  trovasi  pme  fatta  men- 
zione  di  Giovanni  Bernardone  di  Assisi ,  il  quale  per 
avere  viaggiato  in  Francia  nella  sua  gioventu,  fu 
poi  detto  5.  Francesco.  Di  questo  si  narra  che  giunto 
al  campo  sotto  Damiata ,  si  mosse  spontaneo  verso 
r  esercito  musulmano,  e  fatto  prigione,  fu  condotto 
al  sultano  di  Egitto  ,  al  quale  predico  il  vangelo  , 
otFerendo  di  gettarsi  in  un  rogo  per  provare  la  ve- 
rita  della  religione  cristiana.  Francesco  voleva  o  con- 
vertirlo ,  o  riportare  la  palma  del  martirio;  ma  il 
sultano  lo  rimando  come  pazzo ,  e  lo  stesso  tratta- 
mento  trovo  quell'  uomo  pio  in  Marocco ,  donde 
passo  nella  Spagna.  Di  la  spedi  a  Marocco  cinque 
suoi  compagni  a  convertire  gli  Africani,  ma  lo  sce- 
rilTo  per  ben  due  volte  li  fece  soriire  dalla  citta  e 
ricondurrc  su  i  lidi  di  Spagna ;  tornati  por  la  tcrza 
volta ,  li  fece  decapitare. 

Dair  anno  1226  in  avanti  veggonsi  I'impero  di 
Jenghiz  diviso  tra  i  suoi  quattrO  ligli  ;  il  regno  di 
Hija  riconquistato  dai  Mogolli;  I'Aderbijian  occupato 
dai  Tartari  -,  la  morte  di  Jenghiz ,  il  celebre  con- 
quistatore  dell'  Asia ;  il  Kerman  riconquistato  da 
Blankberni ;  \  alleanza  proposta  tra  Federico  di  Sve- 
via  ed  il  sultano  d  Egitto ,  e  1'  arrivo  di  quell'  im- 
peratore  nella  Palestina ;  la  restituzione  di  Gerusa- 
lemme  fatta  ai  Cristiani  nel  1229,  e  la  coronazione 
di  Federico  re  di  Gerusalemme  ;  la  fine  dell'  impero 
Khouarazmiano ;  la  estinzione  della  dinastia  degli 
Atahek  di  Irak,  e  quella  della  dinastia  Nioud-Tche 
alia  Cina ;  le  incursioni  dei  Tartari  al  settentrione 
del  Caspio  ,  e  la  brutal e  ferocia  da  essi  esercitata 
in  Mosul;  la  conquista  di  Cordova  fatta  dai  re  Fer- 
dinando  ,•  una  nuova  irruzione  dei  Tartari  in  Persia , 
Bibl.  ItaL  T.  XL.  11 


l6a  ANNALT    MUSULMANI 

r  elevazioiie  ,  la  dcposizionc  c  il  ristabilimeiito  sul 
trouo  della  sullana  Razizc.,  la  ripresa  di  Gerusalem- 
inc  fatta  dai  IMaonicttaiu  ncl  i^^^,  i;  in  <jueir  anno 
iiicdL'sinio  r  ori2;ino  dci  iiiaiiiinahicclii.  Ncl  1240  i 
Tartaii  del  Mo2;ollo  Batii  entrano.a  fare  scorrcric  nclla 
Poloiiia,  vi  tornano  nelTanno  seguente,  e  (juindi  si 
Sicudoiio  auclic  ncll'  Unghcria  ,  nclla  Moravia ,  poscia 
akri  Tartari  aiiche  nclla  Siberia.  I  Tartari  devastano 
anche  il  territorio  di  Bagdad;  Geriisalcmnie  e  sac- 
cheggiata  dai  Khouarazniiani ,  e  quindi  nel  1246  tolta 
del  tutto  ai  Cristiani,  I  Tartari  irronipono  nell  Asia 
Miuorc  ,  ed  ha  principio  la  monarchia  dei  Kurt.  II 
siiltano  di  Dchli  e  dcposto ;  si  forma  una  nuova  cro- 
ciata,  alia  testa  della  quale  si  pone  5.  Lui^  re  di 
Francia ;  vincitore  questi  a  Damiata ,  vicne  poscia 
sconfitto  e  fatto  prigioniero ,  e  non  ritorna  in  Eu- 
ropa  se  non  che  di  la  a  due  anni ;  Costantinopoli 
posta  in  gran  pericolo  ,  non  e  salvata  nclf  anno  i256 
se  non  clie  per  la  niorte  di  Batu.,  e  in  quell'  anno 
nasce  Othman  fondatore  delV  inipero  ottomano.  Di 
la  a  due  anni  Bagdad  vienc  presa  d'  assalto  dai  Tar- 
tari ;  il  niantello  di  Maometto  e  hruciato  dai  niogollo 
Oulakou;  il  califfo  Al  3Iostctzcu  viene  cucito  in  un 
sacco  di  cuojo ,  strascinato  per  le  vie  di  Bagdad  e 
£;ettato  nel  Tigri ;  la  citta  stessa  e  incendiata  e  di- 
strutta  ,   e  cosi  ha  fine  \  Arabo  imperio. 

Note  geogiafiche  importantissime  ti'ovansi  intorno 
al  Kernian  ,  alle  citta  di  Ladikia  ,  di  Karak ,  di 
Joppa  ,  di  Loudd  e  di  Hit ;  intorno  agli  Stati  del 
Lagam ,  al  paese  di  Nera  e  al  Turkestan ,  alia 
citta  di  Zebid,  ai  paesi  di  Jioud  e  di  Thokhare- 
stan  ed  alia  citta  di  Haniadan.  Curiose  sono  le 
osservazioni  che  s"  incontrano  sul  giorno  di  venerdi 
sempre  I'avorevole  a  Saladino  ,•  su  i  frcquenti  pro- 
feti  insorti  tra  i  Musulmani ;  su  di  una  pestilenza 
che  duro  per  32  anni  nel  la  Spagna;  su  la  dilfusione 
dei  dognii  del  Gorano  nella  Nubia  ;  sul  cara,ttere  e 
sul  valorc  grandissiino  di  Genghis  Kan  ,•  sul  passag- 
gi(»  dcila    graudc    ir.uraglia    della    Ciua   esegijito  dai 


DI    CIO.    BATTISTA.    RA.MrOLDI.  1 63 

Tartar! ;  su  le  cmpie  opinioni  di  alcuni  dottori  mu- 
sulinani ;  su  V  origiiic  della  guerra  di  Genghis  coi 
Maoniettani;  su  l' epoca  piii  terribile  per  il  Mutulma- 
iiismo ,  dallo  storico  collocata  nell' anno  1217;  sul 
trasporto  dci  Maoniettani  di  Sicilia  a  Lucera ;  su  la 
cessazione  avvenuta  nell' anno  1227  della  pestilenza 
insorta  sino  nel  11 96;  su  la  tolleranza  e  generosita 
di  alcuni  sultani;  su  la  debolezza  delliniperio  latino 
nel  1238;  su  le  scorrei'ie  dei  Tartari  in  generate  c 
su  r  ingrandimento  del  principato  di  Aleppo  ;  final- 
mente  su  gli  errori  politici  del  calillb  Al  Ilostazen, 
con  cui  cadde  1'  impero  degli  Arabi. 

Non  si  onunette  niai  dallo  storico  di  riferire  la 
morte  dei  letterati  e  dei  dotti ,  come  pure  di  ren- 
dere  conto  delle  principali  opere  loro  •,  si  parla  in 
questo  periodo  di  un  celebre  storico  giudeo  ,  di  un 
fanioso  astronomo ,  di  un  dottore  detto  Al  Vaedh  , 
dei  dotti  Zeheri  e  Bor'aneddino ,  di  cui  si  hanno  le 
opcre  tradotte  e  stampate  col  testo  a  fronte  in  In- 
ghilterra;  del  tilosofo  Averroe,  di  Emadoddino  ^  sto- 
rico di  Saladinoi  del  persiano  pocta  Al  Anuavi,  del 
celebre  Maimonide,  dell' istorico  Serigia  ,  di  Abd  Al 
Rakaman ,  istonco  de  Thaheriti,  di  altro  storico  detto 
£bn  Al  Athir,  e  di  niolti  altri  dotti  musulniani, 
morti  specialmente  negli  anni  i2o5,  1207,  i^<->^> 
1209,  1220,  1223  e  1241.  Si  notano ,  come  al  so- 
lito ,  le  epoche  in  cui  terniinano  le  principali  istorie 
orientali ,  quella  tra  1' altre  di  Thabeti,  e  quella  in- 
titolata  storia  generale  di  Ebn  Al  Athir  Al  JczcrL 
Sotto  r  anno  1252  si  accenua  die  il  MogoUo  Hola- 
kou ,  istrutto  nelle  scienze  niaggiorinente  stimate 
nell'  Oriente  ,  cioe  la  medicina ,  la  iisica  e  1'  astro- 
noniia,  giunto  al  governo  o  principato  della  Persia, 
fece  costruire  a  Maraga  una  maguilica  specola ,  ovc 
alle  osservazioni  astronomiclie  presedeva  il  celebre 
Nassaroddirio  Al  Tousi.  Non  si  leggera  senza  qualche 
iiiteresse,  clie  in  quell' anno  medcsimo  quel  principe 
trassc  al  suo  campo  di  Maraga  buon  nnmero  di  ar- 
tisti  niilitiui ,    abili    alia  costruzioiie    dcllc   macchine 


164  ANNALI    MUSULMANI 

da  gucrra,  pigliati  tra  gli  Avari,  cevtamentc  euro- 
pei  e  prol)al)ilmciitc  Grrniani  ,  conosciuti  iino  ai 
tempi  tlcir  iiii[)cratore  Coskmzo  ,  die  alcuiii  male  a 
proposito   iixterpretarono  per  i  Cinosi. 

Nella  nota  (38)  uon  possono  Icggersi  senza  fi'c- 
mito  gli  orrori  commessi  dai  Latini  iiella  presa  di 
Costantiuopoli  fatta  nel  1204,  e  specialmente  la  pro- 
fanazione  del  tempio  di  S.  Sofia,  nel  quale,  mentre 
i  Veiieti  iiitroducevano  muli  e  cavalli ,  i  Frances! 
introdussero  a  danzarc  Ic  prostitute,  e  una  di  esse, 
di  nazione  Fiammin2;a ,  oso  assidersi  nella  cattedra 
patriarcale  e  cantare  le  canzoni  piu  oscene.  Vediamo 
pure  in  quella  nota  la  divisione  delle  conquiste  fatte 
dai  Veneti  tra  le  n^iu  ricche  loro  famiglie,  ma  men- 
tre scorgiamo  i  Dandoli  stabiliti  in  Andro  e  in  Gal- 
lipoli ,  1  GliisL  in  Tino ,  in  Micone  e  in  Sciro  ,  i 
Giustiniani  in  Scio  ,  i  Navagei'i  in  Coo ,  i  Cornari 
in  Amorgo,  gli  Sgurro  in  Napolia  ,  i  Sanndo  in 
Naxo,  in  Melo  ed  in  Erinea,  non  vediamo  Stampa- 
lia  asscgnata  ai  Quitini  die  tuttora  ne  portano  il 
nonie. 

Nel  IX  volume  non  sono  parimente  registrati  se 
non  die  i  regni  di  tre  califfi,  e  di  sei  si  espone  la 
storia  nel  X ,  indiiudendovisi  pero  il  doppio  regno 
di  Motawakkel  Allah,  die  dope  di  essere  stato  de- 
posto  ed  avere  avuto  due  successor!,  torno  a  ripi- 
gliare  le  rediiii  del  governo.  II IX  volume  comprende 
il  periodo  corso  tra  gli  anni  I258  e  1840  dell'  era 
volgare;  il   X  dall'  anno   1840  giugne  sino  al   1402. 

Veggonsi  nel  primo  ben  dipinte  la  barbaric  e  la 
ferocia  della  nazione  tartara  ;  i  progressi  delF  Isla- 
mismo  nelle  regioni  Australi;  il  carattere  delle  Cro- 
ciate  e  \  intoUeranza  de'  Cristiani ;  il  dccadimento 
delle  scienze  tra  gli  Arabi  ,  e  i  prcgi  della  lingua 
loro,  piu  diffusaniente  esposti  in  una  nota;  la  divi- 
sione deir  inipero  Tartaro  tra  Holakou  e  Khoublai; 
\  erezione  del  trono  di  Kipza  fatto  da  Mangou-Ti- 
mur;  il  ristoramento  del  trono  pontilicale  de'  Musid- 
mani  nell' anno   1261,   e  1' uuione    de' Maroniti    alia- 


DI    GIO.    BATTISTA.    RAMFOLDI.  1 65 

Chicsa  latiiia  nell'  anno  medesinio  avvetiuta ;  V  inva- 
sione  dei  Tartari  nella  Dacia  c  nella  Polonia ,  e  la 
fine  deir  impeio  dc'  Latini  in  Oriente.  Veggonsi  pure 
il  principio  deir  impero  dei  Patnani  e  la  decadenza 
dei  Hogolli  ;  la  potenza  acquistata  dal  tartaro  Borgah 
nelle  Rnssie ;  la  diffusione  della  rcligione  di  Xaca 
nella  Tartaria ;  la  estinzione  della  dinastia  Salgariana 
di  Fars  ,•  i  progress!  dei  Tartari  nella  Natolia ,  e 
r  imperio  di  Rolium  da  essi  diminuito  ;  1'  invasionc 
fatta  dai  Tartari  Borak-Ouglani  nella  Persia ;  la  per- 
secuzione  dei  Musulniani  nel  Katai  e  il  line  della 
medesinia  -,  la  totale  distruzione  dei  Miisnlmani  nel 
regno  di  Napoli  •,  \  espulsione  Jei  Tartari  dai  pos- 
sedimenti  Rhoumeani  ,  e  quella  dei  MusuLiiani  da 
Ivica  ,  come  dei  Maomettani  da  Minorica ;  le  inte»- 
stine  discordie  dei  Franchi  nella  Palestina ,  e  il  Bne 
del  dominio  dei  Latini  nella  Siiia  nelP  anno  1291  ; 
la  diffusione  dell'  Islamismo  fra  i  Tartari ,  e  la  loro 
irruzione  nella  Siria  nell' anno  1296;  i  Tartari  vin- 
citori  dei  Mammelucchi  alia  battaglia  di  Hems ;  la 
fine  deir  imperio  di  RKoum ;  la  Natolia  divisa  in 
sette  principati ,  e  il  nome  di  Ottomani  assunto  da- 
gli  Ouguziani  nel  i3oo.  Veggonsi  poi  il  principio  delle 
piraterie  dei  Turchi  di  Saar-Kan,  e  i  Tartari  chiamati 
in  ajnto  dair  imperatore  ^^{/roTzico  nel  i3o5-,  le  pira- 
terie dei  Turchi  sempre  crescenti  negli  anni  succes- 
sivi  ,  e  gli  Spedalieri  divenuti  in  mare  potenti  coi 
loro  corseggi ,  e  quindi  conquistatori  di  Rodi ;  la 
pace  generale  conchiusa  tra  le  dinastie  turclie  di 
Natolia  nel  i3i3,  e  la  grandezza  e  possanza  del- 
r  impero  de'  Patnani  5  la  conversione  di  molte  orde 
tartare  all' Islamismo  nel  i3i6,  e  la  fine  della  dina- 
stia Ibeldan  nelle  Indie  \  \  originc  degli  Uzbechi ;  la 
diffusione  dell'  eresia  di  SahelUo  tra  i  Maomettani ; 
la  lega  tra  Andronico  e  1'  emir  di  Caria  e  di  Jonia ,  e 
la  tumultuaria  deposizione  di  quel  principe  dal  tro- 
no;  la  prima  monetazione  argentea  degli  Ottomani,  c 
la  prima  fondazione  del  corpo  dei  Gianizzcri;  la  glo- 
riosa  spedizione  dei  Veneziani  contra  i  pirati ,  e  "gli 


]66  ANNALI    MUSULMA.NI 

stabiliniemi  pubblici  crctti  da  Our-Kan  in  Prusn  ;  la 
line  dcir  impcrio  Tartaro-Mof!;ollo  di  Iran  ,  la  divi- 
sione  drlla  Persia  in  niolti  prinripati,  il  jirogrcs&ivo 
ingrandimento  dcgli  Stati  Ottomani ,  e  la  iinc  del 
regno  degli  Atabek  di  Laristan. 

Sotto  r  anno  1268  leggcsi  con  piacere  annunziata 
la  grande  scopcrta  fattasi  nelV  Arabia  del  calTe.  Un 
nionaro  nmsulmano  ,  scacciato  dal  suo  convento  o 
cenobio ,  ed  esiUato  su  di  una  niontagna ,  privo  tro- 
vandosi  di  qualuncpie  alimento  ,  iinmagino  di  cibarsi 
dei  frutti  di  fpielT  arbusto,  che  colh  crcsc.cva  in  ab- 
bondanza.  Trovando^  che  la  decozione  di  que'  frutti 
sorvivagli  di  nutrimento ,  e  gl'  ispirava  allegrezza 
e  giocondita,  ne  fece  parte  a  due  amici  che  andati 
erano  a  trovarlo  ,  e  sparsa  essendosi  la  fama  della 
salubrita  di  quella  bevanda ,  gli  abitanti  di  Zebid 
andarouo  tosto  in  cerca  di  que'  frutti,  e  I'emir  di 
quella  citti  colmo  di  beneficenze  il  vecchio  monaco , 
al  quale  fece  costruire  una  casa  die  tuttora  dicesi 
esistente.  In  una  nota  si  accenna  che  qual  santo  fu 
riguardato  tra  gli  Arabi  quel  monaco;  che  i  teologi 
Musnlmani  Inngamente  si  opposero  all  uso  di  quella 
bevanda ,  che  pero  ben  presto  venue  molto  ricer- 
cata  in  Gostantinopoli ;  che  rivocata  la  decisione  dei 
teologi  contra  la  medesima,  1' uso  se  ne  estese  nella 
Persia,  nell' India  ,  nell Africa  e  in  tutto  P  Oriente  , 
divenuta  essendo  anohe  la  passione  dominante  di 
quasi  tutti  gli  Orientali  ,  che  non  la  pigliano  giam- 
niai  collo  zucchero  e  molto  meno  col  latte. 

Sotto  I'anno  1270  si  regisu-a  la  morte  di  S.  Luigi 
re  di  Francia  ,  e  si  soggiungono  alcune  sagge  con- 
siderazioni  sopra  le  Crociate,  delle  quali  e  j)urc  zeppa 
la  nota  (22).  NelPanno  1271  si  stabilisce  il  principio 
dei  viaggi  del  veneziano  Marco  Polo ,  dei  quali  vedesi 
la  continuazionc  nelf  anno  1273,   e  la  fine  nel  1288. 

Numerosi  sono  i  dotti ,  dei  quali  si  contengono 
le  memorie  in  questo  volume,  e  niassime  nelle  note 
aggiunte.  Veggonsi  tra  questi  Elm  Zcfcr,  nativo  della 
Sicilia,    e    autore    di    un    libro    intitolato :    Motm  di. 


DI    GIO.    B.VTTIST.V   R.VMrOLPT.  1 6? 

consohtzione  nel  mail  dclla  vita;  Almoklitar ,  scrittore 
di  metafisica  e  cli  tcologia  scolastica;  Hcini^^ifr ^  sto- 
rico  e  poeta  esimio,  e  il  celebre  storico  Abidfara^o; 
Abd  Al  Moumeii ,  speziale-drogliierc  ,  autore  tli  una 
Perfetta  farmacopea  ,•  1'  astrononio  Al  Magrebi ,  nato 
in  Ispagna,  clie  ebbe  gran  parte  nella  composizione 
delle  celebri  tavole  astrononiiche  di  Maraga;  ^6c?  JZ 
Gili ,  autore  di  un  libro  chc  ha  per  titolo  L  iiomo 
perfetto;  Al  Kafour,  autore  di  una  grammatica  araba, 
e  di  un  libro  detto  del  lurni ,  contenente  vent'  otto 
alfabeti  alchimistici ,  al  quale  proposito  si  parla  in 
una  nota  delF  intelligenza  del  nome  Kimia  presso 
gli  Arabi ;  Al  Basri  che  sci-isse  del  modo  di  predire 
I'avvenire;  Ebri  Al  Oud,  scrittore  di  cose  naturali; 
Ebn  Anka ,  al  di  cui  proposito  si  danno  nella  nota 
(a5)  Ic  piu  curiose  notizie  su  le  tradizioni  dei  Mu- 
sulmani  riguardo  agli  animali  favolosi  detti  grifoni; 
Nassercddino ,  illustre  letterato,  riguardato  tra  i  Mu- 
sulmani  come  enciclopedico  •,  il  fanioso  istorico  e 
geograto  Abidfeda  ,•  Abu  Zukaria ,  celebre  giurecon- 
sulto  e  scrittore  di  libri  ascetici;  Lcssaneddino ,  au- 
tore di  una  grand'  opera  su  la  lingua  e  su  la  lettc- 
ratura  araba ,  nella  quale  si  stabilisce  la  primazia 
di  questa  sopra  le  alire  lingue ;  Khnlekan ,  storico 
degli  uomini  illustri ;  Al  Saghir  o  Al  Lali ,  celcljre 
filosofo  e  tradutlore  di  un  libro  su  le  grandi  con- 
giunzioni  dei  pianeti  ;  Scafag ,  istorico,  e  Beidhavi, 
autore  di  alcune  considerazioni  su  le  cose  che  si 
possono  conoscere  col  tatto  e  colla  vista  \  il  pocta 
Nazami  e  Ebn  Al  Nasi ,  medico  dottissimo  e  com- 
mcntatore  di  Aviccnna;  Al  Jezeri ,  autore  di  un  trat- 
tato  su  le  macchine  inventate  dagli  uomnii  ingeguosi, 
tra  le  quali  hanno  luogo  non  solo  i  quadrauti ,  gli 
oriuoli  e  i  pendoli,  ma  ancora  gli  stromenti  di  mu- 
sica  e  i  vasi  da  cucina ;  Asbarekino  ,  autore  di  un 
libro  della  Creazione  o  di  un  qnadro  deSla  Onnipo- 
tenza  divina ;  Mostcddino  Saadl ,  illustre  pocta  ;  Al 
Beithar ,  maestro  di  due  arti,  cioe  di  quella  di  me- 
dicare i  cavalli  e  di  ([uella  di  ammaestrarli :  il  poeta 


1 68  A^NNALI    MUBULMAW 

At  Auhadi ,  autore  Ui  un  divano  poetico ,  contenentc 
dicci  inila  versi ;  Al  Aschraf ,  nobilissimo  scrittore 
di  niedicina,  e  Nassafi  tcologo  c  metalisico,  c  com- 
nicntatore  dcUa  Icgge  niaoniettana;  Al  Tabrizi,  illu- 
strc  pocta  pcrsiano ;  Edcbali  Sofi ,  dotto  iuterprete 
dci  sogni ;  Kouageh  Serial,  poeta  anch' csso  persiano, 
autore  di  vite  di  lllosofi ,  tra  le  quali  si  trovano 
quelle  di  Salomone  e  di  Aristotcle ;  Al  Raheb ,  che 
tento  di  descrivere  gli  spiriti  ed  i  folletti;  Mardoun, 
autore  di  varj  poemi  turchi,  uno  de'  quali  in  lode 
di  Maometto  ,•  Saraougi  o  Sarongi ,  scrittore  di  ret- 
torica  ed  anche  di  tiattati  dell'  intelletto  umano  e 
contra  gl  incantesimi ;  lo  storico  Borhaneddlno  ,•  Al 
Talebi  die  scrisse  su  la  manna  ,  sul  raiele  e  su  le 
quaglie  raccolte  dagli  Ebrei  nel  deserto,  e  Al  Onis, 
autore  di  un  lungliissimo  poenia  sul  paradiso  terre- 
stre ;  liualmente  Ahmed  Maoula  e  Hassan  Al  Moka- 
tel  y  il  priino  autore  di  un  libro  su  la  gomma  ,  il 
secondo  di  strani  dommi,  e  tra  gli  altri  di  un  trat- 
tato  della  natura  corporea  della  divinita. 

In  proposito  della  religione  di  Xaca  diffusa  nella 
Tartaria  sotto  \  anno  1264,  dottamente  si  ragiona 
in  una  nota  dell'  antichita  della  religione  dei  Lama 
o  di  Xaca,  de'  suoi  dommi  e  specialmente  di  quello 
di  uno  stato  futuro ,  tanto  di  pene  che  di  godimenti ; 
e  si  riporlano  le  bellissime  notizie  conmnicate  dal 
celebre  Agostiniano  De  Georgi  intorno  alia  religione 
tibetana ,  alia  nascita ,  alia  vita  ed  alia  morte  di 
Xaca ,  allc  quali  1'  autore  aggiugne  il  canone  dei 
monarclii ,  non  che  dei  supremi  pontefici  del  Tibet. 

Curiosa  e  pure  la  notizia  che  si  da  sotto  1'  anno 
la/S  della  riproduzione  avvenuta  in  quell' epoca  del- 
r  clettuario  che  porta  il  nome  di  teriaca.  In  una 
nota  si  accenna  che  rimessa  fu  in  voga  da  Takied- 
d'mo  Abnl  Ahmed^  che  quella  composizione  era  nota 
ai  Greci  i  quali  imparata  1'  avcvano  dai  Persiani , 
ma  poscia  era  stata  obbliata  ,  sebjjene  dai  Persiani 
si  credesse  inventata  da  un  loro  monarca  contem- 
poraneo   di  Abramo,  che  gli    antichi   scrittori  arabi 


DI    OIO.    BATTISTA    RAMPOLDI.  169 

accordavano  la  prefercnza  alia  teriaca  di  Irak  e  della 
Siria ,  e  che  i  Vcneziani  in  tempo  dclle  Crociate 
nella  loro  patria  trasportaiono  la  fabbrica  di  quel- 
r  elettuario ,  che  liusci  ad  essi  sommamente  lucrosa 
per  le  spedizioni  che  ee  ne  facevano  iii  quelle  pro- 
vincie  stesse  ove  sortito  aveva  il  suo  nascimento. 
Air  autore  accorderemo  che  la  parola  teriaca  sia 
araba  e  non  greca ;  ma  non  egualniente  che  la  carne 
di  vipera  formi  la  base  della  teriaca,  servendo  a 
questa  di  base  il  miele.  Se  egli  deduce  quel  voca- 
bolo  dal  sostantivo  teroiak ,  bestia  velenosa ,  questo 
non  prova  la  sua  tesi ,  ma  soltanto  che  la  teriaca 
riguardavasi  come  antidote  al  veleno ,  e  di  fatto 
quella  parola  signiftca  antidote  in  generale. 

Si  notano  in  questo  periodo  la  pubblicazione  delle 
celebri  tavole  astronoiniche  dette  Ilekiane  da  llek , 
paese  del  Turkestan ;  la  fine  dell'  istoria  degli  uo- 
niini  illustri,  scritta  da  Ebn  KLclcfcan,  quella  del- 
r  istoria  di  Kerman  continuata  da  Wakedl,  la  fine 
di  una  Cronaca  scelta,  scritta  da  Mastoufi,  e  quella 
tinalmente  del  libro  istorico  intitolato  Nighiaristan. 

Non  senza  compiacenza  si  leggeranno  nella  nota 
(87)  le  diverse  fondazioni  di  pubblici  stabilimenti 
di  beneficenza  fatte  in  Prusa  nell'anno  i334;  tra 
cpieste  vedrassi  un  dispensatorio ,  o  come  1'  autore 
traduce  la  parola  Imareth,  una  trattoria  pei  poveri, 
neUa  quale  nutrivansi  lOO  poveri  e  So  scolari  al 
giorno ;  uno  spedale  per  gli  ammalati ,  in  tempo  che 
quasi  sconosciuti  erano  quegli  stabilimenti  in  Eiu'opa; 
uno  spedale  pei  pazzi ;  una  scuola  •  puLblica  ,  nella 
quale  inscgnavansi  i  principj  della  religione ,  la 
grammatica  e  1'  aritmetica  \  alcuni  collegi  destinati 
alio  studio  della  giurisprudenza  e  dcUa  teologia,  e 
finahneute  un  caravenserai  o  un  albergo ,  atto  a  con- 
tenere  piii  di  looo  persone  e  circa  4000  cavalli  o 
cammelli.  Ricco  e  anche  questo  volume  di  note  geo- 
grafiche ,  principalmente  sn  i  paesi  di  Akscrai  e  di 
Fars ,  su  le  citta  di  Karakharim  ,  di  Aiueghiod  ,  di 
Cizico,  di  Jezd,  di  Zebil   e   di    Jambou.   Nella  nota 


170  ANN.VLI    iVIUSULM.VNt 

(85)  si  vede  lo  splendorc  dcUa  cortc  di  Our-kan  e 
r  originc  del  iionio  di  porta  dato  a  qucUa  corte , 
giacche  in  tutto  TOrientc  chianiansi  portc  i  palazzi 
principcschi  e  Ic  case  dei  grandi.  Ingegnosa  d.  pure 
las  conghiettiua  dell"  autore  che  le  cento  porta  di 
Tebc  dell'  Egitto  interpreta  per  palazzi ;  egU  parla 
in  seguito  del  signitlcato  che  si  da  al  nome  di  porta 
in  Costantinopoli ,  intendendosi  per  la  sublime  Porta 
quella  parte  del  palazzo  in  cui  si  tiene   il  Divano. 

Non  nieno  iniportante  dei  precedenti  e  il  volume  X 
nel  quale  contengonsi  un  prospetto  degli  stati  Mu- 
sulniani  alia  meta  del  secolo  XIV ;  la  diiTusione  del- 
r  islamismo  in  varie  regioni ;  le  lotte  continue  dei 
Greci  e  degli  Spagnuoli  contra  i  Musulmani;  il  ma- 
trimonio  di  una  figliuola  di  Cautacuzeno  con  Oar- 
khan  ,•  le  gesta  gloriose  dei  Genovesi  nel  Levante  , 
e  ({uindi  la  signoria  dei  Qiustiniani  in  Cliio  ,  dei 
Cataluzzi  in  Lesbo ;  le  nuove  incursioni  dei  Tartari ; 
il  primo  stabilimento  degli  Ottomani  in  Europa ,  la 
loro  irruzione  nella  Tessaglia  e  le  conquiste  neir  Eu- 
ropa fatte  da  Solimano ;  il  tragitto  dei  Turchi  in 
Europa  e seguito  dai  Genovesi ,  e  la  fabbricazione 
neir  Europa  medesima  del  primo  tempio  musulmano ; 
le  avventure  di  Pietro  il  Crudele ,  le  di  lui  gesta 
cogli  emir  di  Granata ,  la  di  lui  sconfitta  e  la  di 
lui  morte ;  il  romano  imperadore  Paleologo  divenuto 
vassallo  degli  Ottomani ;  tutti  i  fatti  pivi  strepitosi 
del  celebre  Timur-long  o  Tamerlano,  le  sue  conquiste 
nella  Persia  e  nella  Tartaria  Occidentale ,  la  presa 
di  Bukhara  e  di  Bakhzer ;  il  principio  del  suo  im- 
pero  e  il  suo  matrimonio  colla  figlia  di  Kumar  i 
una  lunga  serie  di  combattimenti  sempre  ad  esse 
favorevoli;  le  sue  conquiste  del  Mazanderan  e  della 
Georgia  ,  il  titolo  di  Kan  da  esso  assunto,  i  suoi  pre- 
parativi  per  conquistare  1'  Indostan ,  il  suo  viaggio 
trionfale  nella  Persia  e  il  suo  trionfo  in  Samarcanda; 
le  sue  gesta  nell  Indostan ,  poi  contra  Aleppo  e 
Damasco  ,  e  la  scontitta  da  esso  data  a  Bajazct.  Vi 
si    contengono    pure    le    scorrerie    dei    Turchi    nella 


DI    GIO.    BATTISTA    RA.MPOLDI.  I7I 

Tessaglia  e  nella  Macedonia ;  il  fine  della  dinastia  Mo- 
golla  alia  Cina;  la  jirigionia  dell' imperatore  Faleologo 
in  Venczia  per  dcbiti ;  i  rovesci  degli  Ottoniani  nel 
i37i ,  detto  Tanno  della  pnnizione;  le  gesta  gloriose 
di  Mourad ,  ucciso  poscia  alia  battaglia  di  Keos-Owa; 
r  origine  del  principato  Turcomaao  del  Montone  bian- 
co ;  il  fine  della  dinastia  de'  sultani  Bahariti  in  Egitto 
e  di  quella  dei  Moulouk  Kourt;  il  duca  di  Moscovia 
renduto  iributario  dei  Tartari  di  Krim*,  le  conquistc 
dei  Veneziani  di  Tenedo  c  di  Napoli  di  Romania ; 
il  principio  della  grandezza  del  famoso  Bajazet  che 
assunse  sino  il  titolo  d'  imperatore  de'  Romani,  e  quindi 
la  sua  prigionia ;  le  conquiste  degli  Ottoniani  nella 
Bulgaria  e  la  presa  da  essi  fatta  di  Filadeltia ,  di  Tokat 
e  di  altre  citta;  il  principio  della  persecuzione  dei 
Giudei  nella  Spagna  ;  il  fine  della  dinastia  dei  Mo- 
dhafferiani  e  del  principato  de' Sardaberiani;  la  ere- 
zione  del  primo  tempio  musulmano  in  Costantinopoli; 
e  r  incendio  della  Mecca  nell' anno    1400. 

Continua  con  onore  ia  questo  volume  la  storia 
letteraiia  dei  Musulmani  ,  e  tra  gli  altri  vi  compare 
Abulfcda ,  autore  di  una  reputatissima  geograda ,  di 
una  storia  universale  e  di  un  trattato  di  astronotnia, 
delle  quali  opere  ,  accennando  T  autore  in  una  nota 
le  edizioni  e  traduzioni  diverse  della  geografia  , 
avrebbe  pure  potuto  notare  che  la  storia  fu  tradotta 
in  latino  e  pubblicata  in  Lipsia  dal  Reische.  Com- 
pajono  pure  Abid  Ahmed,  istorico  del  Bagiad,  cioe 
del  paese  posto  tra  la  Etiopia  e  Is^lsuhin;  Al  Bardi, 
che  scrisse  sopra  la  pronunzia  delle  vocali  che  tro- 
vansi  nel  testo  del  Corano,  'e  una  storia  di  tutte  le 
arabe  Tribu,  che  dopo  la  morte  di  Maomctto  stac- 
caronsi  dal  corpo  della  nazione  e  tornarono  all'  in- 
dependenza ;  Al  Kerman ,  dotto  poeta  persiano ,  detto 
nella  sua  nazione  i]\pittorc  fra  ipocti;  Al  Tnrkumani, 
che  scrisse  su  \  impiego  e  1'  uso  del  nonie  di  Dio  , 
su  le  metafore  del  Corano  e  un  trattato  geografico 
della  pianura  e  della  valle  nelle  quali  si  trova  l'  oro 
in  polvere  ,  che  e  la  costa  dello  Zanguebar  vicino 
a  Sofala  ;  al  quale  proposito  nota  \  autore  che  di  la 


172  ANNALT    MUPULM.VTil 

uecirono  gli  Zengi,  detti  nell' Italia  Zingari,  dei  quali 
nella  nota  medcsima  ragiona  ,  senza  pero  mostrare 
una  perfetta  cognizionc  di  quclli  die  attualmcnte  sog- 
giornano  ncU'  Unglicria  c  uel  Baiiato.  Scguono  tra 
i  piu  illustri  Al  Baschari,  scrittorc  di  pronostici,  di 
iin  libro  intitolato  t  5ae^iza  de' costumi  o  sia  Del  na- 
tiiralc  degU  uomini,  e  di  un  trattato  di  medicina  o 
piuttosto  di  tossicologia ,  al  quale  proposito  V  autore 
ra2;iona  in  una  nota  del  Bezoardo  ,  senza  pero  par- 
larne  da  naturalista;  Ebn  Haian,  nativo  di  Spagna, 
autore  di  opere  grammaticali  e  di  un  comraento  sul 
Corano,  die  per  la  sua  ampiezza  merito  il  nome  di 
Oceano  ,•  Al  Zamaio  ,  detto  Ornamento  del  suo  se- 
colo  ,•  Al  Bakami ,  die  scrisse  su  gli  usi  e  i  vantaggi 
dclTalbero  clie  noi  diciamo  del  Brasile  (  bendie  il 
Brasile  non  fosse  ancora  scoperto  )  ,  die  forse  essere 
poteva  il  bosso  anziche  Y  acajou  degli  Americani ;  Al 
Esfahmii,  autore  di  libri  di  giurisprudenza -,  Al  Sidemi, 
scrittore  di  libri  di  preghiere,  ed  andie  di  un  libro 
del  latte^  in  cui  trattasi  della  perfezione  delle  opere 
umane;  Z^aZ<?nr/er,  nativo  di  Spagna,  foudatore  di  un 
istituto  di  dervvisch  o  di  monaci  musulmani ,  detti  del- 
J>OA)  pnro,  e  al  tempo  stesso  medico  valente  che, 
dotto  neUa  musica ,  sonava  il  flauto  per  divertire  gli 
ammalati;  Al  Tirsemin,  santo  piuttosto  che  dotto,  del 
quale  narrasi  che  miracolosamente  trasportavasi  di 
notte  dalla  montagna  Botom  a  quella  di  Tina  e  da 
questa  al  Sina,  onde  orare  piii  degnamente,  relativa- 
mente  alle  quali  montagne  si  nota  della  prima,  posta 
nella  Transoxana,  che  una  grotta  vi  si  trovava,  dalla 
quale  esciva  un  vapore  che  nel  giorno  sembrava  un 
fumo,  e  nella  notte  una  iiamma  ardente  che  rischia- 
rava  i  luo2;hi  vicini,  e  che  da  quel  vapore  conden- 
sato  formavasi  il  sale  ammoniaco;  Al  Bahaman,  au- 
tore di  genealogie  delle  famiglie  illustri  5  Sirgiard , 
scrittore  di  un  libro  di  diritto  musulmano  a  gnisa 
delle  Pandette ;  Bidnk ,  scrittore  delle  eleganzc  della 
lingua  araba ;  Siikkardan  o  sia  lo  Zuccheriero ,  cosi 
detto  per  avere  composto  un  libro  sotto  questo 
titolo  che  tratta  dell'  Egitto ;    Bahana ,    coutinuatore 


DI    GIO.    BATTISTA    RAMPOLDI.  lyZ 

del  libro  di  Samarkandi  sul  metodo  delle  contro- 
versie  ;  Abbas ,  re  del  Jemeii ,  autoie  di  due  grossi 
vol  ami ,  \  uno  su  la  teoiica  ,  1'  altro  su  la  piadca 
della  mediciua;  Al  Rahoum,  autore  di  un  libro  per- 
siaiio  ,  parte  in  versi ,  parte  in  prosa ,  intitolato  : 
Discernimento  del  cuori;  Al  Kahcrmani,  iWiistre  poeta. 
che  celebro  in  una  specie  di  elegie  le  virtu  di  alcuni 
principi ;  Kosthinai ,  che  in  un  libro  di  geografia 
descrisse  le  isole  delF  Ooeano  Etiopico ;  Al  Hcraoid^ 
autore  di  un  trattato  su  i  peregrinaggi;  JZ  A'ara^a/j, 
cioe  Ambra  gialla ,  compendiatore  dell'  antica  storia 
persiana;  Al  Hoda^  teologo  e  giurisperito ;  Al  Dai- 
rini ,  poeta  arabo ,  autore  di  un  poenia  metaiisico 
intitolato :  Collana  di  perle ,  di  un  discorso  contra 
coloro  che  Dio  e  gli  Angeli  volevano  corporei  ,  e 
di  una  descrizione  geogralica  di  alcune  citta  del- 
I'Africa  Jleridionale  ,  nel  quale  ancora  si  parla  del- 
r  oro  in  grana  o  in  polvere  die  si  estrae  nel  paese 
di  Sofala ;  e  Al  Halebi ,  autore  di  un  libro  die- 
porta  il  titolo  di  Scoperta  del  segreti  chimici ,,  e  di 
un  romanzo  nel  quale  si  descrivono  le  gesta  di  Dam- 
bak^  molto  analoglie  a  quelle  degli  eroi  della  greca 
mitologia.  Raminenteremo  pure  Abu  Tamin  Bakiad, 
scrittore  della  storia  di  alcuni  sovrani  di  Persia ;  Al 
Jemerd,  geografo  e  viaggiatore  nell' Indostan ;  Kho- 
gendiy  celebre  poeta  per siano ,  imitatore  di  Ferdousi; 
Al  Takhtazani  o  Prezioso  tappeto ,  autore  di  una 
Chiave  della  glurispradenza  ,•  Al  Balouth  o  Darab- 
gendi ,  che  tratto  della  natura  del!  uomo  e  delle  sue 
abitudini ;  Al  Hafedh ,  celeberrimo  poeta  persiano  , 
del  quale  fu  detto  sublime  lo  stile  e  misteriosa  la 
lingua ;  il  poeta  Al  Qazi ,  Ip  storico  Al  Damri , 
Aschbeli ,  detto  di  Lisbona ,  autore  di  un  fiorilegio 
o  di  una  raccolta  di  eleganze  arabe  ;  il  geografo 
Firoiizbadi ,  altro  poeta  detto  EsfaJianl ,  confutatore 
di  Manete  ,  \  astronomo  Al  Battani^  il  medico  .Ebn 
Sina  ^  il  poeta  Al  Tanian^  e  Al  Dorr,  scrittore  su  le 
abhizioni  cauoniche. 

Tra    le   note    aggiunte    a    questo    volume    merita 
molta    considerazione    la  (lo)  ,    nella  quale   a  lungo 


174  ANNALI    MUSULtVI\lS-I 

si  ragiona  dcUa  pcstc  oi'ieiitalc;  I'autorc  v' iiiscriscc 
le  osservazioni  da  esso  fatte  ne'  suoi  viaggi ,  parla 
dcU' anticliita  dclla  peste,  dellaspetto  sotlo  il  quale 
gli  Orientali  la  riguardano  e  delle  loro  stortc  cre- 
dcnze  intorno  quel  niorl)0;  dei  costumi  dcgli  aiuiclu 
Gieci  die  ricorrevano  agli  oracoli ,  e  dei  Roniaiii 
die  ricorrevano  a  medicine  empiriche  ;  dei  costumi 
paiticolaii  dei  Turchi  di  Costantino[)oli  e  delle  opi- 
iiioiii  di  alcuni  moderni  ;  dei  sintomi  piii  comuni 
della  peste  e  del  maggiore  timore  die  genera  in 
moke  regioni  quella  proveniente  dall'  Eghio  •,  tinal- 
niente  soggiugne  alcune  notizie  storiche  intorno  le 
pill  famose  pestilenze.  Non  si  omette  qualche  cenno 
su  r  uso  de"  profumi  e  su  quello  del  vino  ,  annove- 
rato  tra  i  cordiali  piill  corroboranti  ;  su  quello  del- 
r  olio  recentemente  suggerito ;  e  si  fa  anche  men- 
zione  degli  arditi  teutativi  del  dottore  Valli  e  delle 
opinioni  di  alcuni  inedici  piii  recenti.  Dcgne  sono 
pure  di  lode  la  nota  (aS) ,  nella  quale  si  parla  della 
inclinazione  dei  primi  principi  ottomani  per  la  caccia , 
e  della  liberta  della  medesima  negli  Stati  asiatici , 
eccettuati  i  dintorni  di  Gostantinopoli ;  la  nota  (3 1), 
nella  quale  si  descrivono  estesamente  gli  ordini  o 
le  classi  della  magistratura  ottoniana,  e  la  seguente 
nella  quale  si  enumerano  le  distmzioni  statuite  dal 
corpo  degli  Ouleniah  relativamente  aUe  varie  reli- 
gioni  ed  alle  diverse  condizioni  degli  uomini ;  la 
nota  (5a)  nella  quale  si  tratta  delle  carovane  ,  del 
numcroso  loro  treno,  del  variato  loro  corredo ,  della 
loro  antichiti ,  delle  loro  stazioni  e  delle  carovane 
in  particolar*  dei  peregrini  ;  e  la  nota  (io5)  nella 
quale  a  lungo  si  ragiona  dei  bagni  pubblici  ,  delle 
lavande,  purificazioni  ed  abluzioni  in  uso  presso  gli 
Orientali ,  della  prescrizione  canonica  delle  inedesime, 
deUe  opinioni  dei  Musulmani  intorno  ai  bagni,  delle 
lavande  iiitere  o  parziali,  dei  bagni  pubblici  e  del 
modo  in  cui  sono  eostrutti ,  della  capacita  delle  sale 
de'  bagni ,  della  depilazione  die  si  fa  con  un'  argilla 
jiiiissima  ,  da  alcuni  detta  terra  cirnolea,  delle  anti- 
camere  numerose  de'  ba2;ni ,   dei  baj^ui  iiratuiii  e  del 


DT    CIO.    BATTISTA    RAMPOI.DI.  IjS 

prczzo  che  negli  altri  si  paga ,  finalmente  dei  co- 
stumi  che  si  tcngono  nei  bagui,  e  in  generale  della 
loro  salubrita.  Non  si  leggera  senza  il  piu  vivo  in- 
teresse  la  nota  (67)  ,  relativa  all  introduzioiie  delle 
armi  da  fuoco  tra  i  Musulmani ,  che  Y  autore  fa  ca- 
dere  nell' anao  1384.  Egli  suppone  che  gia  in  uso 
fosse  TartigUeria  tra  tutte  le  nazioni  cristiaue  del- 
r  Europa ,  su  di  che  ancora  si  disputa  :  ma  quanto 
all"  uso  della  medesinia  fatto  dai  Maomettani  di  Spa- 
gna  nel  secolo  XIII ,  non  se  ne  appoggia  la  notizia 
se  non  chfe  alia  storia  del  Maria/ia ,  dal  quale  la 
trasse  il  Langles ,  dall'  autore  citato.  Ottiraamente 
pero  distingue  egli  Tinvcnzione  delle  arnii  da  fuoco 
da  quella  della  polvere  ardente  ,  e  quindi  dopo  un 
cenno  sopra  le  mine  pii\  antiche,  nota  che  Maometto 
figlio  di  Blourad,  il  conquistatore  di  Gostantinopoli , 
fu  il  primo  che  prestasse  attenzione  alia  scoperta 
della  polvere,  fatta  o  introdotta  dagli  Europei.  Quel 
sultano  approlitto  deU'  opera  di  un  Danese  o  Unghe- 
rese  per  ndme  Urhano ,  fonditore  di  cannoni ,  passato 
al  suo  servigio  da  cjuello  de'  Greci.  Nell'  assedio  pero 
di  Costantuiopoli  si  fece  uso  promiscuamente,  non  del- 
r  artiglieiia ,  come  scrive  1' autore,  antica  e  moderna, 
ma  bensi  delle  macchine  ignivome  e  delle  baliste. 
Sul  tine  di  questa  nota  si  studia  \  autore  di  aggiu- 
dicare  1'  invenzione  della  polvere  ai  Cinesi ,  o  almeno 
agli  abitanti  del  regno  di  Ashan ,  del  che  dubito  an- 
che  il  Raynal;  egli  cita  tuttavia  alcuni  lil^ri  Cinesi, 
e  crede  fuor  di  dubbio  che  il  pao  dei  Cinesi ,  cer- 
tamente  molto  antico  ,  fosse  un  cannone. 

Non  potendo  noi  dilTonderci  su  tutte  le  note  che 
riguardare  si  possono  come  altrettante  curiose  dis- 
sertazioni ,  abbiamo  scelte  solianto  le  piu  importanti 
e  quelle  specialmente  che  concern  ono  le  scienze  e 
le  arti ;  molte  altre  pero  ne  ravvisammo  piene  di 
dottrina  e  di  erudizione,  e  crediamo  che  tutti  gli 
studiosi  possano  essere  incoraggiati  alia  lettura  del 
testo  c  delle  note  di  quest'  opera  che  gia  si  avvicina 
al  suo  term  inc. 


176 


Bcllezzc  della  lettcratura  italiana  raccolte  per  cura 
dl  Gio.  Batista  Niccoltni  e  di  Davide  Berto- 
LOTTJ.  —  Firenze ,  18 20,  dalla  dpogrofia  dellc 
bellezze  della  Ictieratura  italiana.  Vol,   i,"^,  in   x8." 

OE  una  tipografia  die  s'  intitola  delle  bellezze  della 
letteratara  italiana ,  attenesse  fedelmente  nelle  sue 
produzioni  quello  die  il  suo  nome  proniette  ,  certo 
in  tutta  la  etoria  tipogratica  non  sarebbe  mai  stata 
ne  la  pii!i  fnittuosa  ne  la  piii  deficna  di  lode.  Ma 
anclie  gli  eroi  qualdie  volta  obbliavano  di  confor- 
mare  la  propria  vita  al  motto  delle  loro  divise;  e 
generalmente  parlando ,  quivi  e  niaggiore  dillicolta 
di  serbar  sempre  il  proponimento ,  dove  fu  piu  lo- 
devole  V  averlo  pronunciato.  Pero  non  dee  recar 
nieraviglia  se  in  questo  volume  ed  in  quelli  die  gli 
terran  dietro  si  troveranno  dai  dotti  alcune  cose 
die  non  mcritavano  per  avventura  di  comparire  di- 
nanzi  al  pubblico  sotto  si  vaga  divisa ;  e  le  quali 
non  parra  die  abbian  punto  di  bellezza,  se  non 
neir  impresa  dal  tipografo  assunta.  Ma  il  disceiidere 
a  questo  parziafe  giudizio  sara  argomento  di  qual- 
clie  altro  discorso ,  quando  un  maggior  nuniero  di 
volunii,  facendo  piu  ampia  la  messe,  rendera  piu  si- 
cura  la  nostra  sentenza.  Frattanto  restringeremo  le 
nostie  parole  al  disegno  generate  dell'opera,  secondo 
quello  die  se  ne  dice  nella  dedica  e  nella  prefazione. 
Una  lettera  di  Davide  Bertolotti  dedica  quest' opera 
ad  un'  illustre  signora  milanese ,  con  quel  condi- 
mento  di  lodi  di  cui  egli  fu  sempre  grazioso  di- 
spensatore ;  e  dice  di  olfrirgliela  sicconie  opera  il 
cui  intendimento  e  di  cogliere  il  piit  bcl  fioie  delle 
italiane  lettere  e  invaghire  cosi  de'  biioni  studj  anche 
il  sesso  gentile.  La  prefazione  poi  die  deve  attri- 
buirsi  non  meno  al  Bertolotti  die  al  Niccolini  ripete 
per  poco  le  stesse  parole ,  sebbeue  senibri  allargare 
alquanto    f  intcnzione    dell'opera,    c    dice:   Non   al 


BELLEZZE    DELLA.    LETTERATURA    ITALIANA.         1 77 

letter ath  di prof essione  ^  ma  si  al  giovani^  alle  persone 
die  hau poco  tempo  da  consacrare  alio  studio^  e  spe- 
cialmetite  al  sesso  gentile  e  indirizzato  il  nostra  la- 
vara.  Anche  il  Niccolini  adunque  ha  inchinato  il  suo 
ingegao  ad  una  lunga  fatica  pel  sesso  gentile ;  e 
poiche  dalla  severita  de'  suoi  sciitti  T  abbiam  giudi- 
cato  sempre  intento  solo  alle  parti  piu  diflicili  della 
letteratura  ,  sara  questo  senza  dubbio  un  cambia- 
niento  operato  dalle  efticaci  persitasioni  del  Bertolotti. 
Al  Bertolotti  pertanto  crediamo  che  debbano  le  signore 
saper  grado  di  questo  nucfvo  e  valente  favoreggiatore 
della  loro  istrnzione,  da  cui  possono,  e  non  indarno, 
sperare  consigli  ed  opere  di  grandissimo  giovamento. 

Vero  e  bene  che  questo  prinio  volume  aon  e , 
al  nostro  giudizio  ,  molto  buona  caparra  per  gli 
avvenire  ,  e  forse  tutta  intiera  quest'  opera  nou 
giovera  gran  fatto  alP  utile  istruzione  del  sesso  gen- 
tile. Ma  non  per  questo  e  da  pcrdere  la  speranza 
di  pill  fruttuosi  lavori ;  ne  un  paladino,  per  aver  rotta 
indarno  una  lancia ,  dee  tenersi  spregiato  se  gia  puo 
credersi  che  tornera  valorosaraente  alle  prove  per 
riuscirne  vittorioso.  E  forse  questo  primo  volume 
dee  giovare  non  tanto  alle  donne  quanto  alle  altre 
persone  alle  quali  il  Bertolotti  e  il  Niccolini  hanno 
indirizzato  il  loro  lavoro  ,  e  pero  e  opportuno  di- 
scorrerne  piii  minutamente. 

A  tre  qualita  di  persone  e  consacrata  questa  rac- 
colta:  ai  giovani ;  a  coloro  clie  han  poco  tempo  da  con- 
sacrare alio  studio ,  e.  specialmente  al  sesso  gentile. 
E  incominciando  dai  2;iovani ,  debbono  e'ssere  di 
necessita  o  di  quelli  die  poi  diventano  letterati 
di  professione  ,  o  di  quelli  che  han  poco  tempo 
da  consacrare  alio  studio.  Ma  i  primi  sono  esclusi 
dair  intendimento  degli  editori ,  non  meno  che  dalla 
buona  ragione  (non  convenendo  che  perda  il  tempo 
nellalettura  di  pochi  estratti  chi  dee  leggere  I'opere 
intiere),  e  quindi  puo  dirsi  che  il  libro  vuol  essere 
giudicato    soltanto   in    riguardo    air  utile    che    puo 

Bibl.  Ital.  T.  XL.  12 


178    BELLEZZE  DKLL.V  LETTEHATURA  ITALIANA 

recare  allc  altrc  due  classi  di  persone  montovate  nella 
citata  prefazionc. 

Color o  chc  hail  poco  tempo  da  consacrarc  alio 
studio  ,  e  Ic  donue  che,  generalmente  parlando,  son 
destinate  a  tutt'  altro  che  alia  erudizlone  ,  hanao  nie- 
stieri  di  libri  nei  tpiali  ,  per  quanto  e  possibile  ,  sia 
Futile  accoppiato  col  diletto,  e  disgiunto  da  ogni 
superfluo  adornamento.  La  biblioteca  acconcia  a  cosi 
fatte  persone  fu  gia  divisata  per  altri ,  e  sebbene 
possano  trovarsi  anche  in  questo  ara^omento  alcune 
disparita  di  opinioni ,  purft  non  e  diliicde  determi- 
narc  almeno  alF  ingrosso  quali  sono  gli  studj  che 
pill  couverrebbe  dilfondere  e  propagare.  Tra  questi 
non  v'  ha  dubbio  che  la  storia  italiana  dovrebbe 
occnpare  un  luogo  principalissimo ,  ed  essere  per 
cosi  dire  il  quotidiano  tratteiiimento  dei  genitori  coi 
figliuoli  e  il  discorso  delle  femminili  brigate  non 
meno  che  V  oggetto  delle  meditazioni  de'  letterati. 
Ma  quest'  istoria  vorrebb'  essere  scritta  in  acconcio 
delle  persone  alle  quali  e  indirizzata  ,  con  nno  stile 
facile  e  piano ,  c  con  quella  iilosofia  che  il  secolo  in 
cui  viviamo  richiede.  II  raccogliere  invece  qua  e 
cola ,  per  cagione  di  esempio ,  da2;li  scrittori  del 
.duecento  le  notizie  di  quell'  eta ,  e  un  diminuire 
immensamente  ,  se  non  forse  un  togliere  airintutto  il 
vantaggio  al  quale  si  tende :  si  perche  a  studiare  util- 
niente  la  storia  non  vuolsi  raccapezzarla  in  questa 
guisa  da  poche  e  separate  pagine  di  molti  autori;  e  si 
perche  a  quegli  autori  pel  roz^zo  secolo  in  cui  sono 
vissuti"  manco  non  meno  la  buona  filosofia  che  il  pu- 
lito  parlare  de'  nostri  giorni.  Soltanto  ai  Icttcjrati  di 
professione  appartiene  risalire  alle  fonti ,  vincere  la 
noja  di  quelle  croniche  antiche  ,  e  conosccre  non 
solo  i  fatti  di  quella  eta ,  ma  ben  anche  lo  stile  con 
cui  ci  furoHO  primamente  descritti.  E  forse  anche 
pei  letterati  e  questo  uno  studio  che  ai  di  nostri 
potrcbb'  essere  trasaudato  in  gran  parte  ,  ma  certo 
non  puo  avere  utilita  di  sorta  per  le  persone  delle 
quali    ragionauo     i    nuovi    raccoglitori     uella     loro 


BELLEZZE    BELLA    LETTERATURA    ITAUANA.         1 7f) 

prefazione.  La  storia  del  duecento  vogliamo  che  sia 
conosciuta  ,  se  cio  e  possibile  ,  da  ogni  donna  ita- 
liana  ,  e  che  tuttc  sappiano  raccontare  ai  proprj 
liglioletti  que'principi  del  nnovo  nostro  inciviliniento: 
nia  il  Rlalaspiui  e  i  VUIani  si  lascino  alia  lettura 
degli  eruditi  ,  ne  entrino  nella  biblioteca  delle  si- 
gnore  ,  per  renderle  avverse  alio  studio  col  rin- 
cresciniento  di  quello  stile,  quasi  diremmo,  straniero 
per  loro.  Oltrechc  noi  in  fatto  di  storia  e  di  filo- 
sotla  abborriamo  grandemente  gli  estratti^  e  cre- 
diamo  die  coloro  siauo  piu  lontani  dalle  buone  let- 
tere  e  dalla  vera  dottrina ,  i  quali  sfiorarono ,  per 
cosi  dire ,  tutti  gli  autori ,  e  nessuno  ne  lessero  o 
studiarono  intiero.  Quelle  raccolte  che  favoriscono 
questa  comoda  via  di  apparente  erudizione,  sono 
per  nostro  avviso  inutili  alle  donne ,  e  dannose  al 
sesso  migliore  :  perche  le  donne  e.  da  ccrcare  die 
conoscano  ogni  utile  dottrina  nel  minor  numero  di 
volumi  possibile,  ed  agli  uomini  non  vuolsi  agevo- 
lare  la  via ,  pur  troppo  cercata ,  di  comparire  eon 
poca  fatica  eruditi.  Non  parliamo  qui  di  quelle  po- 
che  donne  ch'  ebbero  da  natura  V  ingegno  ,  e  da 
fortuna  gli  agi  die  sono  essenziali  per  consacrarsi 
alle  lettere :  perocche  a  loro  non  e  indirizzata  la 
raccolta  di  cui  parliamo  ,  slccome  a  personc  che 
delle  lettere  fanno  professione, 

A  dire  pertanto  quello  die  noi  sentiamo  di  questa 
raccolta  ,  ci  pare  die  pei  novellicri ,  per  gli  ora- 
tori  e  pei  poeti  lirici  possa  utilnientc  presentarsi 
alle  donne  una  raccolta ,  che  il  buon  giudizio  e 
r  ottimp  gusto  del  Niccolini  e  del  Bertolotti  po- 
tranno  fare  eccellente ,  ma  non  degli  storici  ,  dai 
quali  appunto  hanno  cominciato.  I  letterati  mede- 
simi  cex'cano  negli  scrittori  del  duecento  e  del  tre- 
cento ,  non  la  storia  ,  ma  lo  stile  con  cui  la  storia 
ci  fu  tramandata,  e  quello  stile  sarebbe  incomodo 
e  sconveniente  alle  donne;  e  da  pochi  brani  di  varj 
autori  a  malgrado  di  tutta  la  diligenza  non  si  po- 
tra  mai  raccoo-liere  una  storia  ne  se^^uita  ne'  suoi 
|)rogressi,   ne  conforme  nelle  opinioni. 


i8o 


Famiglle  celebrl  italiane  del  cav.  Pompco  LlTTA. 
Parte  II  del  fasclcolo  XIV.  —  Milaiio  ,  presso 
I' Alitor  e  ^  piazza  di  S.  Angela,  n.°   1436. 


JLiE  cose,  die  dando  conto  dei  fascicoli  X,  XI, 
XU ,  XIII  e  XIV  di  quest'' opera  rifcrimmo  iutorno 
agli  Scaligerl ,  die  doniinarono  pei-  tanto  tempo  in 
Verona  (  V.  Biblioteca  italiana  ,  torn.  XXXVIII ,  n.° 
CXII ),  contenevansi  nella  prima  parte  del  XIV.  Ma 
r  illustre  Autore  altre  no  ha  aggiunte  rispetto  a 
f[ucsta  celebre  famiglia  in  una  parte  seconda  di  detto 
fascicolo  ,  le  quali  nicritano  una  speciale  indicazione. 

Principia  egli  dal  dare  uu  Cenno  snlle  Monete  de- 
gli  Scaligeri^  le-  quali  e  in  vero  a  meravigliare  die 
lion  eccedano  il  numcro  di  cinque,  die  tante  sono 
almeno  tutte  quelle  die  si  conoscono.  Diranno  altri 
onde  cio  sia,  non  ostante  die  gli  Scaligerl  abbiano 
doniinato  in  Verona  per  cento  venticinque  anni;  ne 
di  Verona  sola ,  ma  di  altre  citta  sieno  stati  signori 
assai  poteiiti.  11  cav.  Litta  illnstra  codeste  monete , 
iiota  i  tipi  portati  dal  Bellini  per  seniplici  tessere, 
e  dicliiara  di  niun  titolo  per  una  ragionevole  inter- 
prctazione  alcune  rare  monete  con  sigle  rovesciate, 
die   sono  celebri  nella  Numismatica  Veronese. 

Dalle  monete  V  Autore  passa  ai  Monumcnti  degli 
Scaligerl.  Egli  li  ha  fatti  esprimere  in  parecchie 
tavole  con  mirabile  diligcnza.  In  una  si  comprende 
la  pianta  e  la  veduta  del  Cimiterio  di  S,  Maria 
Antica :  in  un'  altra  il  IMonumento  di  Giovanni  della 
Scala  con  due  avelli :  tre  rappresentano  il  mausoleo 
di  Masliuo  II .,  e  due  tombe.  Una  tavola  contiene 
sei  ritratti  e  due  personaggi  in  ginocchio  colorati. 
Gli  Scaligerl  aveansi  destinato  pe'  loro  sepolcri  un 
luogo  particolare  attiguo  alia  Cliiesa  di  S.  Maria 
Antica ,  onde  il  loro  Cimiterio  ha  preso  il  nome.  Nota 
il    cav.    Lltta  ^    come,    posciache    rimasero    estinti , 


FAMIGLIE    CELEBRI    ITALIANE.  I»I 

quel  cimiterio  fu  destinato  alia  sepoltura  de'  malfat- 
tori  morti  sul  patiliolo :  ma  non  dice  se  cio  debbasi 
ascrivere  a  bizzarria  del  caso  ,  o  a  deliberazione 
di  im  j)rofondo  senso.  Tocchera  agli  Eruditi  vero- 
iiesi  spie2;are  la  ragione  del  fatto.  Chiunque  alcuii 
poco  colto  passa  per  Verona,  non  lascia  di  visitare 
I'Arena  e  qnesto  Cimiterio.  Ma  ,  per  quanto  pare  a 
noi ,  la  contemplazione  di  quest'  ultimo  deve  muo- 
vere  neir  animo  deir  osservatore  ben  piu  caldi  e 
diversi  pensieri.  Ivi  agli  emblemi  di  moke  virtu  si 
accoppia  la  reminiscenza  di  mille  misfatti  e  di  de- 
litti  atrocissimi  ;  e  il  2;iusto  rattristamento  appena 
puo  essere  temperato  dagli  sforzi  delF  arte,  clie 
alle  prese  ancora  colla  barbarie  da  si  lunj/o  tempo 
sjgnoreggiante  ,  cercava  di  ripigliare  il  suo  antico 
splendore.  Un  osservatore  curioso  non  puo  intanto 
vedere  a  minnto  come  forse  vorrebbe ,  quanto  a  ri- 
levare  la  qualita  e  V  importare  d'  ogni  parte  almeno 
de'  piu  splendid!  fra  questi  monument! ,  e  i  perso- 
naggi  a  cui  appartengono  ,  atteso  che  il  tempo  ha 
fatto  de'  guasti ,  e  le  iscrizioni  rendonsi  difficili  a 
leggere  sia  per  la  distanza ,  sia  per  la  mulTa  di 
che  qua  e  la  sono  coperte  ,  sia  pe'  caratteri  che  le 
compongono ,  a^  quali  non  gli  occhi  di  tutti  sono 
avvezzi.  II  cav.  Litta  ne  ha  agevolata  Vintelligenza 
per  ogni  verso  mediante  la  chiara  descrizione  che 
di  ognuno  d' essi  ha  fatta ,  e  la  lezione  che  pre- 
senta  d'  ogni  iscrizione.  Alle  quali  cose  ha  aggiunto 
anche  qua  e  la  una  critica  dihicidazione  ,  sobria  e 
giudiziosa  ,  come  in  cose  simili  usa  fare  nell'  opera 
sua  ad  ogni  opportunity.  Oltre  i  moniuneiiti  del  Ci- 
miterio scaligeriano  ,  riferisce ,  spiega  e  dilucida 
anche  i  due  posti  altrove,  quello  cioe  di  Ubertino^ 
priore  di  S.  Zeno,  che  sta  nel  Chiostro  della  Chiesa 
intitolata  a  questo  Santo,  e  I'altro  di  Giovanni^ 
governatore  di  Vicenza ,  che  dalla  soppressa  Chiesa 
di  S.  Fermo  e  stato  trasferito  sulla  sponda  dell'  Adige 
con  certo  pericolo  di  ruinare  del  tutto ,  esseiido  gia 
presentemente  ruinato  in  parte. 


1 8a  FAMicLiE  celehhi  italunf.. 

Nota  accortamcnte  il  cav.  Litta  una  singolaritJ^ 
ne'  monimienti  sepolci-ali  dcgli  Stati  veneti,  la  ([ualc 
non  veilesi  in  altre  jiarti  cF  Italia ,  ed  e  un  padi- 
glione  di  marnio,  onde  parccchi  sono  coperti:  par- 
ticolaiita ,  che  si  osserva  essere  stata  pi-aticata  non 
tanto  ne'  mausolei  scaligeriani ,  quaiito  ancora  in 
quelli  di  Spinetta  Blalaspina ,  che  si  vede  in  S.  Gio- 
vanni in  Sacco ,  e  nelF  altro  di  Cortesla  Sarego  in 
santa   Anastasia  di  Verona  medesinia. 

Degli  uomini ,  de'  quali  da  secoli  riniane  il  nome 
per  alciin  distinto  titolo ,  piace  assai  vedere  1'  effi- 
gie  ,  qualun(jue  ne  sia  il  motivo.  E  noi  non  pos- 
siamo  non  comniendare  la  diligenza  del  cav.  Littrt^ 
die  come  ha  fatto  d'  altri  personaggi  di  famiglie 
celebri ,  cosi  pure  ha  operato  rispetto  agli  Scaligeri  ^ 
facendo  disegnare,  e  con  belTarte  colorire  i  ritratti 
di  alcuni  d'  essi ,  che  ci  rimangono.  Chiamano  T  at- 
tenzione  nostra  primieramente  quelli  di  Masdno  e 
di  Taddea  da  Carrara,  sua  moglie.  Essi  trovansi  nella 
cappella  del  Rosario  della  Chiesa  di  S.  Anastasia. 
Ecco  la  descrizione  che  l'  autore  ne  fa : 

«  Un  quadro  d'  autore  ignoto  rappresenta  Maria 
Vergine  circondata  da  una  gloria  d'  Angeli  ,  seduta 
sotto  alcuni  archi  acuti,  ed  avente  il  Bambino  suUe 
ginocchia  :  lateralmente  S.  Domenico  e  S.  Pietro  mar- 
tire  in  atto  di  presentare  alia  Madonna  i  due  Sca- 
ligeri  ,  che  stanno  genuflessi.  Meta  dell'  abito  di 
Mastlno  e  di  color  verde  con  rig-he  trasversali  in 
oro  •,  la  parte  sinistra  e  nera  :  una  gamba  e  dipiuta 
a  color  nero ,  laltra  e  di  color  giallognolo  oscuro : 
gira  sotto  il  ginocchio  un  nastro  in  oro.  A'  piedi 
delle  figure  e  lo  atemma  della  famiglia  colla  impresa 
del  cane  nero  seminato  di  scale.  »  —  A2;giunge  egli 
poi  «  Invece  dello  stemma  chi  vide  un  elmo ,  chi 
i  fieli  di  Mastino.  II  sig.  Borde  che  ne  fece  il  dise- 
gno ,  e  della  cui  diligenza  non  si  puo  dubitare , 
non  lascia  alcun  dubbio  sopra  questo  argomento. 
Qui  nasce  poi  alcun  dubbio  sulla  veracita  dei  ri- 
tratti.   Nella    lapide    sepolcraie    posta    a'  piedi    del 


F4MIOLIE    CELEBRI    ITALIANE.  l83 

nionumento  di  Ubertino  ,  priore  di  S.  Zeno ,  veg- 
gonsi  due  iniziali  V  F,  die  io  crederei  ie  iniziali 
replicate  di  Ubertino :  lo  stesso  ho  detto  lelativa- 
mente  alle  due  MM  laterali  alio  stemma  dclla  Scula 
nella  piramide  del  mausolco  di  Masti'no.  Se  questa 
mia  osservazione  non  e  un  inganno,  in  qual  modo 
s'  inteijnetei-anno  le  due  iniziali  G  G  laterali  alio 
stemma  clie  giace  avanti  a  questo  ritratto  ?  »  Noi 
abbiamo  riferito  questo  passo ,  onde  veggasi  con 
clie  savia  circospezione  il  cav.  Litla  procede. 

Egli  ha  riportati  ancora  due  ritratti  di  Scaligeri , 
che  veggonsi  in  S.  Maria  della  Scala.  Rispetto  ai 
medesimi  ecco  quaato  egli  dice  :  «  Sono  serapre 
stati  riputati  ritratti  di  Tf/a^fi/zo  e  di  Alberto  {latelii^ 
e  nipoti  di  Caugrande  I,  Fattone  dal  sig.  Borde  di- 
ligente  disegno  si  trova  che  uno  di  essi  e  ritratto 
di  femmina.  Sono  a  piedi  di  una  Vergine  col  Bam- 
bino in  un  dipinto  a  fresco  che  esisteva  in  un'  abi- 
tazione  dello  stesso  Cangraiide  ,  il  quale  per  voto 
di  ricuperata  salute  trasformo  T  abitazione  in  vui 
Oratorio  ,  che  concedette  ai  Serviti.  Segato  in  se- 
guito  il  muro  di  questo  dipinto  per  trasportarlo 
dirimpctto  ,  rimasero  in  tale  occasione  nascosti  al- 
cuni  Santi  cKe  fanno  parte  della  pittura.  E  poi 
probabile  che  il  dipinto  attuale  stia  sopra  un  altro, 
poiche  nel  copiare  i  ritratti  si  rilevarono  alcune 
tracce  di  dipinto  piii  antico.  »  Quest'  avvertenza 
piacera  agli  eruditi  e   agli  artisti. 

Finalmente  si  riportano  i  ritratti  degli  Scaligeri 
che  trovansi  nella  galleria  di  Belvedere  in  Vienna. 
Pxispetto  ai  medesimi ,  che  sono  quattro ,  il  cav. 
Litta  si  spiega  nella  segnente  maniera  t 

«  Si  trovavano  nella  celebre  galleria  de'  Contl  del 
Tirolo,  situata  in  Anibras  ,  presso  Inspruck.  Estinti 
i  Contl  del  Tirolo  ,  e  passata  V  eredita  all'  agnazio- 
ne  austriaca  ,  fu  in  seguito  la  galleria  trasportata 
a  Vienna  ,  ovc  fu  collocata  nel  palazzo  di  Belvedere. 
L' iscrizione  che  e  apposta  a  quello  ,  a  cui  io  nella 
pubblicazioue  non  ho  dato  alcun  nome  ,    e  Mas,nns 


1^4  rAMIGLlK    OELEBRI    ITALIANK. 

Cams  Scallger:  il  clie  deve  essere  un  equivoco;  nc 
saprei  chi  possa  rappresentarsi.  Nel  1819  fii  pubbli- 
cata  in  Vienna  la  Galleria  di  Anibras ,  nia  indarno 
VI  cercai  qualche  schiarimento.  Tali  ritratti  peio  per 
la  loro  proveilienza  non  lasciano  d'  avere  qualche 
autenticita.  » 


l«5 


PARTE    U. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Annali  delV  I.  R.  Istituto  politecnico  di  Vienna  dati 
in  luce  dal  Direttore  Giuseppe  Frechtl  ,  I.  R. 
attuale  consigliere  della  reggenza  e  membro  di  piit 
societd  letterarie.  T.  IV.  —  Vienna^  i8a3,  presso 
Carlo  Ceroid ,  in  8.°,  con  tavole. 

V.  Esperimenti  ed  osservazioni  sopra  it  marezzato 
(moire)  metallico,  del  professore  G.  Altmutter 
(  estratto ). 


N. 


I  EL  primo  volume  degli  Annall  dell' Istituto  sudiletto 
si  sono  descritti  gli  esperimenti  dal  professore  Altmiitter 
eseguiti  onde  riuscire  a  forniare  i  marezzati  metallici ,  e 
noi  li  riportamrao  nel  vol.  XVII ,  pag.  400  di  questa  Bi- 
blioteca.  CoriA'erra  quindi  far  parola  delle  sperienze  dal 
medesimo  tecnologo  e  chimico  ulteriormente  eseguite,  affiu- 
che  i  nostri  artefici  conoscano  i  mezzi  onde  giungere  ad 
ottenere  con  facilita,  con  poca  spesa,  e  con  esito  felice 
e  sicuro  il  prodotto  suddetto.  Se  1' interesse  mercantile  e 
per  era  diminuito,  non  si  e  percio  ristretto  T  interesse 
scientilico;  e  noi  riputiam  pure  die  le  sperienze  die  ri- 
portiamo  indur  possano  ad  imaginare  degli  altri  migliora- 
menti  nelle  arti. 

1.  II  professore  Altmutter  credeva  e  crede  in  parte  tut- 
tora  die  la  diversita  delle  figure  suUa  lastra  di  ferro  sta- 
gnata  dipenda  piii  dalla  maniera  colla  quale  vien  riscaldata 
la  lastra,  die  non  dalla  qualita  ed  applicazione  dello  stagno. 

2.  Da  moltiplici  sperimeiiti  eseguiti  con  varie  leglie  di 
stagno  riconolibe  il  nostro  autore ,  die  lo  stagno-combinato 
anche  con  piccola  quantita  di  zinco  si  spegne,  ossia  perde 
lo  splendore ,  s' accaccia  e  sprofonda ,  e  trattato  col  mor- 
dente  diventa  grigio.  Lo  stesso ,  sebben  piii  tardi,  succede 
coir  aggiunta    deir  antimonio.    Una    superficie   lucida  anche 


1 86       ANNALI    pell'  I.    H.    ISTITUTO    POLITFCNICO. 

dopo  il  mordente  non  si  ottenne  mai  se  non  se  coU'  ag- 
giunta  di  ^/loo  all"  incirca  di  argento,  di  ferro  o  di  rame 
alio  stagno. 

3.  Coir  aggiunta  di  piccolissinia  quantita  di  zinco  cd 
antimonio  si  ottenne  il  marezzato  lucido  anclie  passato  il 
mordente;  per  lo  die  vcnne  al  nostro  autore  il  pensiero  clie 
poco  o  nulla   si  dovesse  alia  lega,  ed  anzi  tutto  alio  stagno. 

4.  Versato  lo  stagno  fuse  sul  legno  si  hanno  dopo  Tuso 
del  mordente  delle  figure,  ma  giammai  lucide  e  sempre 
grige :  ma  qualunque  siasi  il  vaso  entro  il  quale  si  fa  squa- 
gliare  lo  stagno,  ne  lo  splendore,  ne  il  marezzato  riescon 
bene ,  e  solo  migliorano  alcunche  adoperando  stagno  puro 
inglese ,  vasi  di  metallo  politi ,  ovvero  di  serpentino ,  e 
facendolo  raffreddar  lentamente.  Tutti  i  lavori  di  getto  di 
stagno  non  riescon  lucidi  se  non  vi  s'aggiugne  del  piomhoj 
ma  in  tal  caso  sifFatta  lega  pvende  col  mordente  il  grigio 
e  r  oscuro. 

5.  Queste  osservazioni  c'  indncono  ad  avere  per  dimo- 
strato  clie  il  marezzato  e  una  specie  di  cristallizzazione , 
e  che  questa  non  vien  gia  prodotta,  ma  sibben  solo  resa 
pill  manifesta,  dal  mordente:  Karmarscli  ha  veduto  che  col 
piegare  avvedutamente  in  piii  versi  un  pezzo  alquanto 
lungo  di  stagno  o  piombo  gittato  vi  si  scorgono  per  entro 
delle  maccliie.  E  che  tali  macchie  nuirakro  siano  che  cri- 
stalli  lo  dimostra  T  osservazione ,  che  i  vasi  di  stagno  di 
getto  sottile  e  stati  sottoposti  al  mordente  danno  a  dive- 
dere  tali  macchie  non  solo  alia  superiicie ,  ma  bensi  pure 
al  di  dentro  ed  anche  al  disotto,  e  queste  precisamente 
corrispondentl  nella  iigura  e  nel  sito  loro.  II  prof.  Altnuitter 
fa  a  tal  uojjo  osservare  clie  una  stanghetta  di  piombo  o 
di  stagno  gittato  della  grossezza  di  ^f^  di  poUice  e  della 
lunghezza  di  6  poUici ,  prima  di  licpefarsi  diventa  vetrino, 
e  che  gettato  in  tale  momento  sopra  un  sasso  si  spezza 
in  pill  pezzi,  e  che  suUa  frattura  mostra  un  aspetto  cri- 
stallino,  cioe  di  molti  raggi  concentrici:  /<  Siccome  la  stan- 
ghetta, dic'egli,  non  dee  pervenire  alio  stato  difusione,  coei 
pub  con  certezza  ronchiiulersi  che  V  anzidetta  disposizione 
delle  pill  piccole  particelle  doveva  sussistere  subito  dopo  il 
getto  della  medesiina.  »   (i) 

(i)  Noi  siamo  totalmente  del  parere  del  sig.  prof.  Altmiitter, 
ma  avreuimo   desiderate    clie  ci    spiegasse    il    inotivo    pel    quale 


ANNAM    dell' I.    H.    ISTITUTO    POLITKCNICO.         1 87 

6.  Dallo  stagno  passa  il  nostro  autore  ad  altri  metalli. 
Egli  osserva  che  il  piombo,  tla  quaiito  si  e  detto,  debbe 
possedere  la  facolta  di  cristallizzarsi  nel  raffreddamento , 
sebbene  trattato  ancbe  co'mordenti  non  pi-esenta  un  ma- 
rezzato  perfetto  stante  la  facilita  di  ossidarsi  cogli  acidi. 
Varj  metalli  pero  mostrano  in  circostanze  favorevoli  delle 
maccbiette  scintillanti  o  marezzi.  Nel  ferro  fuso,  ossia 
gbisa,  trattato  con  acqua-forte  assai  diluta  si  riconosce  la 
struttura  raijgiosa  die  prese  nel  raflfreddarsi  dall'  esterno 
air  interno.  Nel  mettere  a  contatto  coll'  acido  nitrico  assai 
dilute  de'  bastoncini  di  bismuto  fuso  ad  uso  dell'  apparato 
elettro-cbimico ,  osservo  gia  da  piii  anni  il  nostro  autore 
die  per  itua  lenta  azione  di  quello  formavansi  sulla  su- 
perficie  di  questi  delle  maccliie  scintillanti,  angolari  ben 
distinte,  affatto  somiglianti  al  presente  marezzato  (moire); 
ed  e  di  opinione  che  trattato  come  lo  stagno  darebbe 
de'  risnltati  eguali.  Alcune  merci  di  ottone  e  bronzo  fuso 
presentarono  ad  Altmiitter  de'  fenomeni  somiglianti.  Sulle 
palle  di  bronzo  esistenti  sul  monvimento  dell'  imperatore 
Giuseppe  II  in  Vienna  scorgesi  pure  un  marezzato  rom- 
boidale  scintillante ;  e  le  veci  di  mordenti  fecero  sii  di 
esse  I'atmosfera  e  il  palpeggiarli  di  frequente  con  mani 
umide  (i). 

siffafta  disposizione  delle  parti  ,  ossia  tentame  verso  la  cristal- 
lizzazione  ,  sia  piii  riconoscibiic,  £.1  luoniento  in  cui  stanno  per 
liquefarsi  e  lo  siagno  ed  il  piombo  ,  die  non  al  motuento  del 
loro  raffreddamento  ,  e   quando  sono  perfettaniente  raffreddati. 

Ci  sia  permesao  di  aggiungere  clie  abbiamo  piu  volte  veduto 
a  foruiarsi  durante  la  fusione  del  piombo  ,  dello  stagno  e  del- 
I'ottcne,  81  in  piccolo  che  in  grande  ,  sulla  supevficie  del  iiie- 
tallo  delle  figure  somiglianti  al  marezzato  e  non  dipeudenti  da 
mera  ossldazione  dei  niedesimi  ,  e  che  il  raffreddarsi  di  siffatti 
metalli  e  accompagnato  da  una  specie  di  onda  morta,  la  quale 
dalla  parte  raffreddata  passa  rapidamente  su  quella  che  va  raf- 
freddandosi ,  ed  e  acccjiupaguata  da  diversita  di  colore  e  splen- 
dore  ,  e  verosimilmente  auche  da  auineuto  di  volume  ,  cioe  in- 
nalzauiento   del  nietallo. 

(1)  V  ha  niotivo  di  credere  die  tutti  i  metalli  tentino  di  cri- 
stallizzarsi ,  allorche  dallo  stato  di  fusione  passano  rapidamente 
ad  una  bassa  temperalura.  Noi  possediamo  ferro  ,  antiuionio  , 
arscnico  ,  ranie  ,  ginco  ed  ottone  cristallizzatisi  sulle  pareti  dei 
forni  di  fusione. 

(  Note  deir  Estensorc. ) 


I(?8       ANN  AM    DEI,!,'  I.    R.    ISTITUTO    POLTTrr.NtCO. 

7.  II  marczzo  e  pertnnto  un  fenomeno  frcqnente.  La 
stagiiatura  contencnte  del  piombo  al  contatto  dell'  aceto 
soffre  un  caiigiaineato  sensibile ;  e  Proust  riconobbe  cbe 
se  lo  stagno  e  puro  diventa  coll' aceto  ])iu  lucido,  e  vi 
si  formano  delle  figure  raggiose. 

8.  Non  si  debbono  per  altro  confondere  col  marezzo 
de'  fenomeni  die  hanno  tutt'  altra  sorgente  e  motivo.  Tali 
sono  i  damascbi  sulle  lame,  le  quali  ascrivcr  debbonsi  a 
tutt' altro  clie  ad  un  tentame  di  cristallizzazione.  /<  II  ma- 
rezzato ,  dice  giustamente  1'  autore ,  vicne  prodotto  da  un 
intreccio  cristallino  del  metallo ,  e  il  damasco  da  disiinifor- 
mita  della  massa ;  le  macchie  del  primo  sono  sciatillami  (i) 
e  ordiiiaricmiente  angolari ,  e  quelle  deli'  altro  viste  da  tutti 
i  lad  sono  eguali ,  e  pre  sent  ano  figure  curvilinee  ecc.  » 

9.  Ma  perche  uiai  i  pezzi  di  bronzo  e  di  ottone  la- 
vorati  e  tornlti  presentano  il  marezzo,  mentre  lo  stagno 
rastiato  anche  sottoposto  ai  mordenti  non  ne  da  piix?  Tale 
dilFerenza  dee,  secondo  Altmutter,  ascriversi  alia  luaggiore 
moUezza  dello  stagno,  per  la  quale  i  cristalli  vengono  com- 
pressi  e  resi  invisibili. 

10.  Allorcbe  nel  i8ai  giunse  da  Londra  all'Istituto  po- 
litecnico  la  carta  marezzata,  ossia  lo  stagnuolo  marezzato, 
di  Stevenson,  la  quale  serve  di  tappezzeria  per  le  stanze , 
penso  tosto  il  pi-ofessore  Altmiitter  ad  emularnela.  Egli  fu 
d'  avviso  die  non  si  sarebbe  potuto  ottenerla  col  martello 
ed  auclie  col  cilindro ,  stanteche  la  latta  stagnata  trattata 
con  tai  mezzi  non  riesce  marezzata  a  motivo  della  com- 
pressione,  la  quale  distrugge  ogni  cristallizzazione.  Non 
gli  rimasero  pertanto  die  due  vie  ]3er  ottenerla ,  cioe  o 
col  produrre  le  foglie  stesse  cosi  sottili  mediante  lo  squa- 
glianiento,  oppure  col  licjuefarvi  lo  stagnuolo  gia  pi'cparato 
senza  cangiarne  la  forma. 

11.  11  fondere  lo  stagno  in  foglie  tanto  sottili  sembro 
da  prima  al  nostro  autore  esegulljile ,  giacdie  egli  sapeva 
die  avanti  die  esse  si  facessero  col  cilindro,  si  formavano 
quelle  di  piombo  col  versare  il  piombo  liqnefatto  sopra 
un  tela  jo  coperto  di  tela  di  linof,  ma,  fatto  rlflesso  al  troppo 
celere  raffreddamento  dello  stagno  ed  alia  minore  sua  flui- 
dita,  opino   die  non  potesse  trarsi  in  uso;,  e  in  realta  non 

(i)  Per  siffatta  proprietik  pare  clie  il  nome  di  raaccJiia  (fleck) 
non  convenga  a  tai  segni.  (  Nota  dell'  Estensore,  ) 


ANNALI    dell'  I.    R.    ISTITUTO    POLITECNICO.         1 89 

se    ne    otteiigono    con    sifFatta    penosa    manipolazione    che 
de'  pezzi  piccoli  assai  (i). 

12.  Altmutter  pertaiito  penso  a  rifondervi  sopra  lo  sta- 
gnuolo.  La  clifTicolta  stava  nel  trovare  alia  foglia  una  col- 
trice  ,  sulla  quale  dovesse  venir  dif esa  dalla  lacerazione 
fino  a  die  i  siti  squagliati  si  ralTreddassero  e  si  fermassero. 
Tre  furono  ie  coltrici  state  adoprate  non  senza  ragguar- 
devole  spesa  ed  implego  di  tempo. 

"  Poco  pub  farsi  con  una  lastra  di  meCallo  massiccio.  Al- 
lorche  dopo  di  avere  posto  e  lisciato  sopra  una  lastra  piana^ 
p.  e.  di  rame,  una  foglia  di  stagno ,  si  pone  quella  sopra  il 
fuoco ;  r  aria  die  trovasi  tra  la  lastra  e  la  foglia ,  si  dilata 
e  solleva  qua  e  la  quest'  ultima.  Cessata  siffatta  dilatazione 
e  caduta  la  foglia  sulla  lastra ,  ricev'  essa  a  motivo  della  sua 
troppo  celere  liquefazione  (2)  de' squarci  e  de' fori.  Che  se 
colki  massima  diligenza  si  giunge  a  poter  far  liqtiefare  una 
gran  parte  dello  stagnuolo ,  egli  e  sempre  cosa  difficile  il  col- 
locare  la  lastra  in  un  d  perfetto  orizzonte  da  iinpedire  che 
lo  stagno  fuso  non  iscorra  ne'  siti  i  piii  bassi ,  e  I'  csito  ne 
Kada  con  cio  fallito.  Anche  poi  la  lastra ,  se  non  e  assai 
iirossa,  si  piega  e  torce  pel  calore,  e  concorre  alia  mala  riu- 
stita  dell' operazione.  » 

Alia  lastra  si  e  sostituito  uno  staccio  di  filo  di  ferro 
su  cui  si  pose  lo  stagnuolo,  il  quale  venne  riscaldato  al 
di  sotto  dalla  fiamma  di  una  candela.  Questo  secoiijo  modo 
riesce  meglio  del  primo  <  ma  il  pericolo  di  bruciare  lo 
stagnuolo  ed  anche  il  filo  di  ferro  non  e  piccolo. 

(i)  Noi  sianio  di  pareie  che  in  qiialche  modo  vi  si  potrcbbe 
ginngere  ,  cioe  ,  o  col  dare  al  telajo  ua'  inclinazioiie  iiiaggioie  , 
o  col  cangiare  la  qualita  del  telajo  od  alnieno  della  sua  coperta, 
o  col  farvi  cader  sopra  tutt'  ad  un  tratro  una  quantita  grande 
di  Btagno  fuso  ,  o  coU'  innalzare  questo  ad  una  temperatura  niag- 
giore  ,  o  co!  tener  caldo  il  telajo  medesimo  ,  o  coll'  aggiuugere 
alio  stagno  un  qualche  altro  metalio  ,  oppure  col  combinare  in- 
sienie  varie  di  tali  avvertenze :  ie  colonne  di  Ercole  non  ci  souo 
troppo   vicine. 

(2)  Non  potrebb'  egli  per  lo  contrario  essere  successo  ,  die 
per  la  dilatazione  dell'  aria  si  fosse  rotta  la  foglia  dello  sta- 
gnuolo ,  e  che  per  essersi  lacerata  fosse  caduta  da  poi  sulla  la- 
stra o  squagliata  tantosto  per  quel  soverchio  calore  che  pro- 
dusse  indirettaiaente  lo  squarcio  della  foglia? 

(  Note  dell'  Estensore.  ) 


IQO       ANNALI   dell' I.    K.    ISTITUIO    roLrrEctJico. 

II  miglior  metoJo  consiste  nell'  adoprare  una  lastra 
mctallica  grossa,  la  quale  non  ahbia  a  curvarsi  al  fuoco, 
e  fornita  tutt'all'atto  cli  fori  viciiiissinii ,  nia  al  di  sotto 
pill  larglii.  Coiitro  tal  metodo  noa  pno  opporsi  clie  la  dif- 
licolta  tlella  perfoiazione  e  la  Icnlezza  dello  squagliamento 
dello  stagnuolo,  la  quale  per  altro  e  quasi  necessaria  onde 
non  venga  pel  soverchio  calore  ossidato  (i). 

1 3.  In  tale  guisa  Altmutter  ottenne  delle  maccliie  suUo 
stagnuolo,  le  quali  trattate  col  niordente  ollVirono  iin  iiia- 
rezzo  liellissimo;  tali  maccliie  per  altro,  ossia  segni,  ave- 
vano  una  forma  particolare  che  s'  avvicinava  air  intreccio 
antimoniato  protraentesi  sempre  piu  o  meno  pel  lungo.  Ma 
il  caso  addito  al  nostro  autore  il  mezzo  di  rendere  piu 
spedita  1'  operazione. 

14.  Presa  una  foglia  di  stagnuolo  stata  rifusa  alia  fiaiu- 
ma  di  una  candela,  ed  osservatine  i  fili  che  non  ne  erano 
stati  tocchi ,  vide  Altmiitter  die  qnesti ,  dopo  di  essere 
stati  esposti  all'  azione  del  mordente ,  presentavano  essi 
pure  un  marezzo  sebben  diHerente  da  quello  dei  siti  dello 
squagliamento.  In  altri  pezzi  vidde  F  autore  il  marezzo  so-  ,: 
pra   i  siti  non  isquagliati  ed  in  altri  vide  questi  fattisi  sol- 

■  tanto  grigi ;  penso  egli  quindi  a  sottoporre  al  mordente  lo 
stagnuolo  non  rifuso.  Goir  azione  di  questo  alcune  foglie 
divennero  grigioscure,  ed  altre  non  presentarono  clie  una 
struttura  minutogranulare  come  la  latta  bianca.  Ma  altre 
foglie  diedero  a  conoscere  un  marezzo  assai  manifesto  e 
perfetto  consistente  di  macchie  granitiche  ossia  roinboidali  ^ 
sufficientemente  grandi.  j 

i5.   Tralasciando  d' investigare  la  causa  di  tali  difFerenze    ji 
passa   il  nostro  autore    ai    risultati.    Egli    osserva    che  due    U 
sono  le  sorta  di  stagnuolo  che  fabbricansi    a  Norimberga ;    ' 
I'una  porosa,  granulare,  picchiettata  e  con  superficie  ru- 
vida ,  e  V  altra  liscia  afFatto  e   chiarolucente ,    quasi    come 
polita.   La  prima  serve   piu  dell' altra  per  gli  sjiecchi,    da 
che  il  mercurio  vi  si  attacca  piii  facilmente ,   e  si  ottiene 
col  riscaldare  le  barre  di  stagno  che  debbono  esser  ridotte 
in  foglie  j  e  questa  non   serve    bene    al    marezzo ,    mentre 
la  seconda  trattata  col  mordente  presenta  un  marezzo  bello 

(i)  Lo  stagno    nello    squagliarsi    si    accolora    esso    pure    colla 
stessa  regolarita  dell'  acciajo.   Questo  fenonieiio  riesce  bene  coUo    1  . 
staccio  di  filu  di  fcrro.  (  Nota  deW Autore.  ) 


ANNALI   DELL    I.    R.    ISTITUTO    POLITECNICO.       I91 

e  somigliante,  come  dicemmo,  a  quelle  della  latta  biaaca. 
L' autore  c' insegna  die  per  ottenere  il  migliore  marezzo 
debbonsi  scegliere  le  foglie  le  piii  lucenti  e  piii  Usee ,  e 
die  fra  di  esse  soiio  da  anteporsi  le  piii  sottili ,  giacclie 
cjueste  danno  le  figure  piu  grandi,  mentre  le  piii  grosse 
non  ne  danno  die  delle   piccole   (i). 

16.  Spahnare  di  mordeiite  le  foglie  col  mezzo  di  uii 
pennello  non  troppo  rigido  e  meglio  die  immergei-le  nel 
medesimo.  La  foglia  viene  spiegata  sopra  una  lastra  di 
cristallo  e  distesa  colla  stecca  da  piegare ;  dopo  di  cio  vi 
si  spalma  sopra  col  pennello  una  soluzione  di  acido  ni- 
trico,  e  vi  si  lascia  fiiio  al  momento  iu  cui  chiaro  pre- 
sentansi  le  macdiie ,  o  die  queste  cominciano  ad  oscurarsi; 
se  le  macchie  s'  anneriscono  T  acido  debb'  essere  maggior- 
mente  diluito.  Ottenuto  1'  effetto  si  asciuga  la  foglia  col 
mezzo  di  carta  fina  senza  strofinarla,  e  vi  si  spalma  tan- 
tosto  una  soluzione  di  acido  muriatico  men  diluta  delF  al- 
tra ,  la  quale  fa  risdiiai-are  tutti  i  siti  oscurati  e  dona  alia 
foglia  uno  splendor  cliiaro.  Non  molto  dopo  si  lava  repli- 
catamente  la  foglia  onde  tome  ogni  ombra  di  acido.  Lo 
stagnuolo  in  tal  guisa  preparato  si  colora  e  s'  invernicia 
come  la  latta ,  o  si  copre  di  colla  di  pesce  o  d"  altra  vernice. 

17,  Quale  e  il  iiiotivo,  per  cui  lo  stagno  battuto  con- 
serva  la  struttura  cristallina,  e  la  latta  stagnata  la  perde? 
A  siffatta  interrogazione  risponde  saggiamente  il  nostro 
autore.  Egli  osserva  die  la  latta  stagnata,  col  venir  battuta 
sopra  incudine  acciajata  col  martello  da  lucido  acciajato 
esso  pure,  perde  totalmente  la  cristallizzazione ,  mentre  le 
foglie  di  stagnuolo  coU'  essere  molte  net  tempo  stesso  non 
risentono  cotanto  la  compressione,  massime  perdie,  mentre 
vengono  battute,  si  dilatanof,  percio  i  cristaili  non  si  gua- 
stano ,  ma  diventano  solo  piu  lunghi.  Percio  le  foglie  piii 
leggiere  e  sottili  danno  macchie  piu  belle  e  piii  lunghe. 
Ad  ulterior  prova  di  quanto  sopra  osserveremo  col  nostro 
autore  die  il  rame  stagnate  sebbene  battuto  non  perde  il 
marezzo  ,  perdie  esso  pure  si  stende  e  dilata  molto  piii 
del  ferio  sotto  i  colpi  del  martello. 

Siccome  non  si  usano  lastre  di  stagno  fatte  col  cilindro, 
percio  il  nostro  autore  non  e  in    istato    di    fame    parola : 

(l)  Ben  si  vede  da  cio  die  col  comprliiiere  vie  inaggioraiente 
e  dilatare  lo  stagnuolo  s' ingrandiscono  le  figure  preesistenti  nel 
niedesiiuo  ,  ossia  gli   enibrioni   loro.  (  Nota  dell' Estensore-  ) 


19a       ANNALI    DELL    I,    1\.    ISTITUTO    POLITECNICO. 

egli  nondimeno  fa  osservare  che  se  la  cilindi-azione  non 
si  eseguisce  niolto  celeremente,  e  i  cilindri  fossero  di  legno 
duro,  siccome  usasi  per  la  preparazione  delle  lastre  di 
piombo,  le  uiaccliie  cristalline  dovrobljero  piuttosto  inmran- 
dirsi  che  spiccolirsi,  lo  che  appare  dal   gia  detto. 

18.  Teriiiina  Taucore  questo  sno  interessante  lavoro  con 
un  progetto  per  gli  artefici  di  stagnaolo  marezzato.  Siccome 
non  e  in  poter  nostro  1' ottenere  le  figure  che  vogliamo, 
e  fpieste  soglion  esser  piccole  ed  inabili  a  forniar  prospet- 
tiva  in  grande ,  e  tutte  le  figure  che  si  veggono  suUe  tap- 
pezzerie  sembra  che  siano  state  preparate  colla  rifusione 
dello  stagnuolo,  non  eccettuate  anche  le  inglesi  e  le  fran- 
cesi,  percio  al  professore  e  venuto  in  mente  di  proporre 
il   metodo  seguente  per  ottenerle   in  grande. 

Bisognerebbe  procurarsi  una  lastra  ben  grossa  di  ottoae 
o  di  ghisa  posta  perfettamente  in  bilico  di  una  grandezza 
corrispondente  a  quella  delle  foglie  marezzate  da  prepararsi. 
Questa  dovrcbbe  venir  collocata  in  modo  da  potersi  pronta- 
mente  aUpianto  riscaldare ,  incastrare  da  poi  orizzontalmente 
e  sospignere  a  I'olonta ,  sotto  un  cavalletto  o  palchetto  ben 
fermo.  Sopra  la  lastra  e  vicino  alia  medesima  si  dovrtbbe 
porre  per  trasverso  sul  cavalletto  urui  stanga  di  ferro  rovente 
mezzanainente  grossa  affindie  serbi  a  lungo  il  calore.  Col 
sospignere  a  poco  a  poco  sotto  la  stanga  la  lastra  coperta 
di  stagnuolo,  il  calore  di  questa  sarebbe  bastevoU  per  isqua- 
gliare  lo  stagno  e  scioqliere  in  tal  modo  perfettamente  il  pro- 
blenia.  Egli  e  pur  certo  che,  invece  dclla  stanga,  potrebbe 
trarsi  in  uso  una  super ficie  metallica  riscaldata  colla  brace, 
nia>  questo  mezzo  lion  sarebbe  forse  cosl  spedito. 

Lo  scopo  del  proposto  apparato  non  e,  siccome  cKiaro 
si  scorge ,  nessun  altro  fuorche  quello  di  squagliare  dal  di 
sopra  e  per  tutta  la  sua  larghezza  lo  stagnuolo ,  ed  evitare 
in  tal  modo  il  contorcersi  e  curvarsi  del  medesimo  e  la  for- 
mazione  dei  fori  e  degli  squarci ,  come  pure  di  schivare  U 
soverchio  suo  riscaldamento  e  la  sua  combustione ;  difetti 
questi  che  ,  a  motivo  della  Icntezza  ed  uniformitd  dell'azione 
del  feiTO  rovente,  non  hanno  luogo  nel  metodo  ora  indicato  (i). 

G.  G. 


(l)  Se  si  cosperge   di  polvere   di  Licopodio    una    lastra    listia 
di  resina ,  e  vi  si  passa  sopra  col  bottone  di  una  boccia  di  Leida 


ANNALl   dell' I.    R.    ISTITUTO    POLITECNICO.        IqS 

caricata ,  vi  si  formnno  all' istante  degli  sc?ierzi  consimili  al  ma- 
rezzo.  Non  porrehh'  eiili  pertanto  darsi  ,  die  1'  elettricita  avesse 
gran  parte  nella  fonnazione  del  marezzo  ?  Noi  sappianio  che  essa 
si  sviliippa  forteniente  nelle  eruzioni  volcaniche  ,  ed  anche  nello 
sqiingliamento  del  metalli.  II -marezzo  dl  cui  parlianio  e  una  specie 
di  dendrite,  la  quale  fbnuasi  talvolta  fors'auche  nelle  viscere  della 
terra,  siccome  altra  volta  progettauimo  ,  per  1' azione  del  fiioco 
elettricii:  e  percio  forae  le  dendriti  souo  composte  ,  giusta  1' os- 
servazione  di  Gebhardt ,  di  ossido  di  manganese.  Ma,  se  il 
marezzo  ordinario  non  si  delabe  ascrivere  alia  elettricita,  chi  sa 
luai  che  coll' ajuto  di  questa  non  possano  ottenersi  delle  figure 
consimili  ed  ancliC  migliori  col  passar  sopra  dello  stagno  e  degli 
altri  metalli  fusi  un  bottoue  di  una  boccia  di  Leida  carica  al 
momeuto  che  essi  stanno  per  rappigliarsi  ?  Col  variare  nella 
quanrita,  nel  tempo,  nella  figura  del  bottone  ,  e  soprattutto  nei 
disegni  si  potrebbero  in  tal  case  ottenere  ,  fors'  anche  su  me- 
talli diversi  delle  figure  perfetramente  delineate.  E  chi  sa  mai 
che  non  convenisse  applicare  delle  figure  di  metalli  differenti 
eulla  superficie  del  metallo  che  si  rappiglia  e  scaricarvi  una  pic- 
cola  batteria  ?  Chi  sa  che  le  diverse  correnti  elettriche  non  vi 
formiao  ora  scintilla ,  era  pennacchi  ed  ora  altre  figure  ?  Bru— 
gnatelli  colla  scarica  elettrlca  giunse  a  far  cristalhzzar  I'  oro  ; 
pcrche  dunque  non  dovrebbero  poter  fijrmarsi  delle  cristalliz- 
zazioni  dentro  o  sopra  metalli  ,  le  cui  particelle  hanno  minor 
attrazione  e  minor  densita  tra  loro  ,  o  clie  sono  niisti  ad  altri 
metalli ,  e  massiaie  su  quelli  i  qiiali  sono  gia  in  procinto  di  cri- 
stallizzarsi  ? 

Le-  spranghe  di  ferro  tolsero  al  rame  ,  giusta  le  sperienze 
proposte  da  Davy,  e  fattesi  escguire  dairAmiuiragliato  di  Londra, 
la  proprieta  di  ossidarsi  al  contatto  dell'  acqua  marina;  percio 
il  contatto  con  altri  metalli  ne  la  promuovera  :  per  lo  stesso 
motivo  e  presumibile  che  1'  elettricita  metallica  possa  da  se  sola 
avere  qualclie  influenza  sulla  disposizione  delle  parti  durante 
almeno  la  fluidita  dei  metalli  ed   al  momentn   che  si  rappigliano. 

Un  altro  mezzo  atto  a  produrre  una  diversa  configurazione 
delle  parti  si  e  1'  applicazione  di  un  corpo  freddissimo.  Le  fi- 
nestre  delle  stanze  abitate  d'inverno  copronsi  di  vapori  espirati  , 
i  quali  pireudono  delle  figure  somiglianti  al  marezzo.  Qualora 
pertanto  alT  istante  che  si  rapprende  venisse  il  metallo  toccato 
da  un  metallo  freddissimo  variamente  figurato  alia  sua  superficie, 
e  presumibile  che  le  figure  di  questo  abbiano  a  riconoscersi  su 
quello. 

Nutriamo  sperauza  di  vedere  da  qualche  tecnologo  tratti  a 
profitto  questi  nostri  pensaiiienti,  e  ci  credereiuo  ben  fortunati 
se  1  illustre  professore  Viennese  ,  sul  cui  lavoro  ci  siamo  con 
diletto  ed  ietruzione  tratteiuui ,  li  onorasse  della  sua  approva- 
zione,  e  passasse  a  verificarli.  {  NoCa  deW  Estensore,) 

Blbl.  Ital.  T.  XL.  i3 


194 


Condunazioiie  degll  Atti  dcU  I.  R-  Accademia  cconomi- 
co-agruria  del  Qeorgofdi  di  Fireiize.  Tom.  IV.  — 
Firerize,    1825,  prcsso  Cnglcelino  Piatti,  in  '6°  fig. 


a 


.^fONTINUA  quest' Accademia  gloriosamente  i  suoi  lavori, 
e  ne  fa  prova  questo  volume  de' suoi  Atti,  uel  quale  oltre 
ai  documeuti  relativi  alia  storia  accademica  siuo  all'  epoca 
del  giorno  21  juarzo  1824,  si  iuchiudouo  tutte  quelle  Me- 
niorle  clie  dal  1807  siiio  a  tutto  il  iSaa  erano  per  cir- 
costanze  particolari  rimaste  inedlte ,  benche  destinate  alia 
stampa ;  si  prouiette  aiizi  che  al  piu  presto  vedra  la  luce 
il  volume  V,  nel  quale  la  coiitinuazione  degli  atti  di  quella 
benemerita  Societa  sara  messa  al  corrente. 

A  quattro  classi  possono  riferirsi  gli  opuscoli  in  questo 
volume  contenuti.  Sotto  la  prima  possono  coUocarsi  i  diversi 
rapporti  della  corrispondenza,  fatti  dal  segretario  marchese 
JUdolfi ,  per  gli  anni  1820  e  seguenti  sino  al  1823,  e 
quelli  degli  studj  accadeinici  durante  il  periodo  medesimoi 
la  secoiida  classe  puo  reputarsi  composta  dei  rapporti 
delle  deputazioni  accademiche  iatqrno  alle  Memorie  inviate 
ai  concorsi,  e  dei  rapporti  delle  esperienze  ed  osserva- 
zioni  fatte  nell'  orto  agrario.  La  terza  puo  essere  formata 
dalle  diverse  ]\Iemorie  coronate ,  o  lette  o  presentate  al- 
r  Accademia ;  la  quarta  dagli  elogi  dei  socj  dei'unti  che 
nel  volume  s'  incontrano.  Di  tutte  queste  classi  ragione- 
remo  partitamente  ,  era  piu ,  ora  meno  ditTondendoci ,  come 
ci  suggerira  V  interesse  delle  materie ,  e  la  loro  applica- 
bilita  generate   o  parziale  ai  vantaggi  dell'  agricoltura. 

Brevissimi  saremo  nell'  accennare  i  rapporti  della  corri- 
spondenza, benche  il  valore  esimio  del  Eidolfi  sparsi  vi 
abbia  qua  e  la  le  piu  importanti  notizie.  Si  accennano 
nel  prlmo  le  ricerche  fatte  su  le  varie  malattie  e  sui  guasti 
copiosi ,  ai  quali  va  soggetta  la  pianta  del  grano",  e  la 
spedizione  fatta  all'Accademia  dal  corrispondente  Zauli  di 
spiclie  attaccate  da  una  specie  d'insetto,  ch' egli  crede  non 
essere  stata  sin  ora  riconosciuta  come  al  grano  perniciosa. 
Si  fa  pure  menzione  deU'ei'ljario  tecnico-georgico  presentato 
dal  corrispondente  John,  ei'bario  secco  preferiljile  per 
niolti    titoli    o    singolarmeute    per    T  econoiuia    agli    erbarj 


ATTl    DELL   I.    R.    ACCADEMIV    fCC.  lf)5 

corredati  cU  figure  incise  e  miniate,  che  difficilmente  pos- 
sono  da  tutti  acquistarsi.  Parlasi  di  una  IMemoi-ia  sulla 
cristallizznzione  del  nitrato  d'  argento  e  di  mercurio  di  P. 
JBranclii ;  dell'  apparecchio  di  Woulf  migliorato  dal  sig.  Gri- 
foiii  di  Siena ;  di  varj  scritti  del  Conohbio  di  Geno\'a  sul 
solfato  di  nia2;nesia  che  trovasi  spontaneo  nella  provincia 
di  Acqui,  sn  le  diverse  specie  di  borace  che  ci  vengono 
spedite  dal  Levante ,  e  su  1'  analisi  comparativa  della  sal- 
sapariglia  greggia  e  lavorata ;  di  una  Menioria  pubblicata 
dal  sig.  Burlini  di  Collodi  su  i  uiigliori  metodi  pratici 
dclla  coltivazione  degli  ulivi ;  di  altra  del  sig.  Mazzarosa 
di  Lucca  su  i  vantaggi  ottenibili  dall'uso  della  pianta  \erde 
del  lupino  comune,  falciata  in  fiore  e  adoperata  coine  ifi- 
grasso  degli  ulivi;  di  altra  del  sig.  Giiarclucci  su  i  lavori 
da  darsi  al  terreno  fra  la  mietitura  e  la  seniente  del  grano; 
deir  incisione  anulare  immagiuata  dal  Lambry ,  onde  ren- 
dere  priuiaticcia  la  raccolta  dell'  uve ,  e  di  un  istrumento 
a  questo  fine  migliorato  e  premiato  dalPAccadejiiia  di  Pa- 
rigi  ■,  di  alcuni  strumenti  enologici ;  di  una  maccliina  in- 
Aentata  in  Francia  per  fare  i  maitoni  d'  argilla ,  resa  tal- 
mente  compatta  coUa  crmpressione  che  si  pretendono  uon 
pill  bisognevoli  dell' ordinaria  cottura  nella  fornace ;  di 
nuovi  lavori  del  sig,  Scarelli  su  la  coltura  delle  api ;,  di 
un  ristretto  del  governo  del  biichi  da  seta  del  Dandolo  fatto 
dal  sig.  Spada,  e  di  altri  liijri  donati  all' Accademia.  In 
altro  rapporto  della  corrispondcnza  si  fa  particolare  men- 
zione  di  alcuni  giornali  agrarj,  e  di  quelli  specialmente 
di  agricoltura  italiana  del  sig.  Ga-gliardo ;  di  un  nuovo  se- 
minatore  piii  semplice  di  quelli  finora  conoscluti,  inventato 
dal  P.  Agostino  Orsi .  della  coltivazione  del  grano  turco 
pill  chiaramente  provata  danuosa  ne'luoghi  di  loro  natura 
sterili  dal  sig.  Alcala ,  presidente  di  una  Societa  agricola 
della  Calabria ;  di  una  Menioria  del  canonico  Molfetta  su 
r  influenza  beneiica  della  religione  su  1'  agricoltura ,  e  di 
alciuie  opere  mediche  e  letterarie  parlmente  all'  Accade- 
mia presentate.  Finalniente  nel  terzo  di  questi  rapporti  si 
fa  menzione  di  varie  opere  periodiche  nel  frattenipo  ri- 
cevute,  e  tra  queste  degli  Atti  dell' I.  e  II.  Istituto  delle 
scienze  in  Milano ;  di  un  nuovo  giornale  siciliano  di  sclenze, 
lettere  ed  arti ,  e  dei  libri  donati ,  tra  i  quali  primeggia 
r  opera  numismatica  del  Mioiinet.  Si  nota  pure,  che  lo 
Scarelli  continno  i  snoi  lavori  su  le  api ,  e  per  ultimo  si 
accenna  la  perdlta  I'atta  dt  uu   »ocio  vak'ute  coltivatore. 


1^6  ATTI    bill' I.    R.    ACCVDrMI.V 

A  quest!  rapporti  possono  aggiugnersi  quelle  degli  studj 
accadcmici  dep;!!  aniii  1821  e  1822,  e  quello  degli  studj 
inedosinii  delf  anno  iSaS,  del  prof.  Gazzeri,  segretario 
d<"2,U  Atti.  In  questo  si  ricordano  i  tentativi.  fatti  in  Parigi 
e  ripetnti  in  Firenze  dal  dott.  Bigeschi  su  T  uso  della  se- 
gale  cornuta ,  congruaniente  amniinistrata  per  rianimare  le 
languide  doglie  del  parto  e  procurare  la  naturale  e  facile 
espulsione  del  feto ;  le  ricerclie  fatte  dal  dott.  Tartini  in- 
torao  le  cause  della  fatalc  indiilerenza  mostrata  dal  po- 
polo  per  la  vaccina,  e  i  mezzi  piu  atti  ad  ovviarvi  e  a 
rendere  piii  onorata  e  piu  comune  nella  Toscana  quella 
pratica  salutare  ;  V  estratto  dell'  opera  di  Sinclair  su  I'  in- 
«Justria  della  Scozia ,  presentato  dallo  stesso  Tartini ,  e 
quello  delle  osservazioni  del  Biot  su  lo  stesso  argomento , 
fatto  dal  dott.  Cioni ,  la  relazione  delf  Istituto  celebre  del 
FeUenbcrg  a  Hofwill,  data  dal  march.  Ridolfi ;  una  Memo- 
ria  del  dott.  Giusti  intorno  alia  scienza  della  legislazione 
relativa  alle  professioni  liberali;  altra  di  Sahatino  Guur- 
ducci  intorno  all'  utilita  o  al  danno  risultante  dal  lusso 
de'  contadini ;  il  calcolo  fatto  dal  niatematico  R.  Ferroni  su 
la  proporzione  die  serljano  tra  loro  le  due  masse  dei  prodotti 
cereali  e  non  cereali  dell'  intera  Toscana,  11  di  cui  valore 
un  anno  per  I'altro  si  trova  quasi  equivalente,  ed  altro 
cTello  stesso  Ferroni  clie  conferma  1' opinione  del  Perelli, 
il  quale  stabilito  aveva  ad  un  braccio  per  secolo  il  rial- 
zamento  progressivo  del  letto  dell'  Arno ;  le  ricerclie  del 
Fabhroni  intorno  1'  agricoltura  dei  Giudei ,  e  quelle  del  Tar- 
tini su  r  aratro  con  due  ruote  sul  davanti ,  poco  prima  dei 
tempi  di  Plinio  adoperato  dagli  alntanti  della  Rezia  Gal- 
lica ;  il  principio  degli  esperimenti  istituiti  dal  Eidolfi  col 
scminatore  del  Fellenbergi  le  ricerche  del  dott.  Chiarcnti 
su  i  sistemi  diversi  della  potatura  ,  e  su  l'  inefficacia  di 
una  debole  soluzione  di  solfato  di  rame  contra  la  malattia 
del  grano  ,  conosciuta  sotto  il  nome  di  volpe  o  carbone; 
una  Memoria  dell'  avv.  Rivani  relativa  alle  masserie  di 
esperiniento  agrario  .  promosse  dal  Sinclair  e  perfezionate 
dal  Fcllenberg ;  le  insinuazioni  del  ]>rof.  Taddei  tendenti  ad 
introdurre  nella  Toscana  1'  illuminazione  a  gas ,  col  desti- 
nare  al  suo  mantenimento  materie  di  tenue  prezzo ;  la 
Memoria  coronata  del  dott.  Vanni  su  i  mezzi  piii  atti  a 
rendere  facile  e  sicura  la  contrattazione  de'  bestiami ,  e 
un'appendice   di  varie  osservazioni  aggiunta  alia  nicdcsima; 


DEI    CEOROOFILI    DI    FIRENZE.  igj 

varj  esperimenti  istituiti  intorno  alle  bigattiere  proposte 
clal  Dandolo ,  e  i  lavori  del  Guarducci ,  del  Jlivani  e  del 
Gazzeri  stesso  intorao  alia  piii  ragionevole  amministrazione 
de^r  ingrassi.  * 

Sottol'anno  iSaS  si  accenna  una  Memoria  del  cav.  ^n- 
tinori ,  nella  quale,  attribuendosi  giustamente  i  migliora- 
meiiti  introdotti  nell'  educazioue  fisica,  morale  e  letteraria 
all'  applicazione  dei  principj  ideologici  ed  alia  savia  mas- 
sima  di  secondare  e  non  violentare  le  natural!  inclina- 
zioni  dei  fanc.iulli ,  onde  guidarli  per  via  piu  breve  e  piii 
certa  all' acquisto  delle  utili  cognizioni  ^  si  ricorda  all' Ita- 
lia un  istituto  di  educazione  che  essa  ebbe  quattro  secoli 
addietro ,  e  al  quale  gli  stessi  filosofici  principj  servivano 
di  base ;  questo  era  una  specie  di  collegio  fondato  da 
Francesco  Gonzaga  signore  di  Mantova ,  e  diretto  dal  ce- 
lebre  Vittorino  da  Fcltrc.  Si  accennano  pure  le  prove  date 
dal  dott.  iiferj  deir  insussistenza  e  dell' assurdita  nella  piu 
gran  parte  delle  applicazioni ,  fatte  per  volgare  pregiudi- 
zio ,  dell'  influenza  della  luna  sopra  gli  esseri  organici  del 
globo  e  specialniente  sopra  i  vegetaliili ;  le  dimostrazioni 
date  dal  Guarducci  dei  dannosi  e  deplorabili  effetti  pro- 
dotti  da  quelle  stesso  pregiudizio  tra  gli  agricoltori  ^  le 
osservazioni  del  Chiarenti  su  1'  imperdonabile  trascuranza 
della  coltura  delle  patate,  e  su  1' importanza  di  estendere 
quella  della  lupinella ;  e  le  risposte  date  dall'  Accadeniia  e 
per  essa  dal  Tartini  relatore  ad  alcuno  che  consultata  la 
aveva.  su  1'  utilita  di  piantare  le  pseudo-acacie  a  sostegno 
delle  viti ,  proposizione  con  plausibili  ragioni  rigettata ;  si 
annunziano  pure  i  mezzi  coi  quali  il  Gazzeri  stesso  si  e 
accertato  che  tutti  i  vini  nazionali  ed  esteri  egualmente 
si  comportano  col  nitrato  d'  argento  e  coi  sali  di  barite , 
contenendo  naturalmente  due  sali ,  uno  dei  quali  e  il  sol- 
fato  di  potassa,  il  secondo  1'  idroclorato  di  soda  e  fors'  an- 
che  in  parte  di  potassa ;,  un  nuovo  sifone  da  esso  imma- 
ginato  e  nominate  perpetuo,  perche,  inserendo  i  suoi  due 
bracci  in  due  vasi  contigui,  li  pone  in  cOmunicazlone  per- 
manente,  impedendo  che  I'aria  sottentri  al  liquido  estratto 
da  alcuno  di  essi;  la  continuazione  dell' estratto  dell' opera 
del  Sinclair  su  la  Scozia  fatto  dal  Tartini ,  e  i  suoi  calcoli 
e  le  sue  osservazioni  su  di  una  macchina  usata  nell'  Un- 
gheria  per  estrarre  dai  terreni  le  radici  delle  piante  ar- 
boree.    Non    si    vedranno    senza  un  vivo  interesse  I'esame 


198  ATTI    nni.T.'l.    v..    ACC\nF.MI,V 

ragionato ,  o  piuttosto  la  confutazlone  fatta  <lal  ilott.  J5a5tH'i 
ilella  pictesa  scopcrta  di  prc\cnii'e  la  gragnuola  col  mezzo 
di  corde  di  paglia  ,  snggeriniciito  rigettato  dal  ragiona- 
iftento  c  dair  espericiiza ;  una  Mc-moria  del  Taddei  su  la 
storia  natnrale  dei  lauia ,  degli  alpaco  c  dclle -vigogne ;  le 
osservazioni  tlel  dott.  Betii  su  la  raljbia  contratta  e  non 
trasraessa  dalle  pecore  ;  alcuni  lavori  su  le  api  ,  e  tra  gli 
alti-i  un  nnovo  alveare  del  dott.  Calainandrci ,  e  nuovi 
espcrimentl  su  le  bigattiere ,  istituili  da  alcuni  socj  e  ri- 
feriti  dal  dott.  Fasserini ;  le  considerazioni  del  dott.  Del 
Greco  su  lo  state  dei  clechi  nella  societa ,  e  quelle  della 
societa  rispetto  ai  cieclii,  moltl  dei  quali  sono  a  carico  di 
essa,  osservazioni  tendenti  a  mostrare  che  molto  giovarc 
potreLhe  la  loro  istruzione  ed  educazione  alle  funzio.ii  aile 
quali  sare])bono  plu  adatti ;  fuialnientc  Testratto  presen- 
tato  dal  Giusti  del  pregiatissimo  trattato  di  economia  politica 
del  consigliere   Storch. 

Tra  i  rapporti  delle  deputazioui ,  uao  ve  n' ha  intorno 
alle  due  Memorie  presentate  al  concorso  su  la  quistione 
II  se,  attese  le  particolari  circostanze  della  Toscana ,  possa 
')  essere  piu  utile  ai  progress!  dell'  agricoltura  il  sistema 
"  di  dare  i  beni  rustic!  in  affitto ,  piuttostoclie  di  darli  a 
»  colonia.  "  II  relatore  marchese  Capponi  comincia  dallo  sta- 
bilire  la  ginsta  applicazione  del  quesito  alle  condizioni  da 
stipularsi  dal  proprietario  con  ciascuna  delle  famiglie  di 
contadini  che  separatamente  lavorano  una  porzioiie  della 
tenuta  gia  divisa  in  poderi,  e  la  estende  altresi  ai  livelli, 
con  ordini  ecoaomici  del  sovrano  proniossi  e  moltiplicati 
nella  Toscana ;  notando  tuttavia  die  il  sistema  dei  livelli 
potrebbe  forse  avere  degP  inconvenienti  riguardo  alia  con- 
dizione  degli  agricoltori ,  giaccbe  il  sistema  delle  colonie 
richiama  a  considerazioni  affatto  diverse  da  quelle  clie  deb- 
bono  aver  luogo  pei  livelli ,  stante  che  il  sistema  di  colo- 
nie proporziona  la  dlvisione  delle  terre,  quanto  alia  loro  la- 
vorazione  ,  al  solo  numero  delle  braccia ,  la  dove  eatrando 
capltali ,  come  nei  livelli ,  entra  la  speculazione ,  vi  ha 
parte  la  fortuna,  e  V  industria  non  vcde  piii  limiti  certi 
per  i  suoi  profitti. 

In  una  delle  Memorie  presentate  si  preferiva  il  sistema 
degli  aifitti  coi  contadini  a  quelle  delle  mezzerie.  II  rela- 
tore introduce  alcune  dilicate  osservazioni  su  le  mezzerie, 
e  quella  specialmeute  die   il   contadino  trova   scmpre  nella 


DEI    GKOnCOFILI    DI    riRF.NZE.  lOO 

meth  appartenente  al  padrone  il  supplemento  alle  annate 
sterili  ed  insufficienti  al  manteninienlo  della  sua  famiglia, 
cosicclie  qnalnnque  proprietario  defalcar  dee  dalla  sua 
meta  quel  debito  necessarlo ,  die  il  contadino  contrarra 
verso  di  esso  in  un  certo  corso  d'  anni ,  e  die  puo  rl- 
guardarsi  come  un  compenso  dato  dalla  giustizia  all' in- 
giustizia  del  suolo  verso  il  coltivatore.  Non  diventerebbe , 
dic'egh,  migliore  la  condizione  dei  contadini  rendutisi  iit- 
tuarj ,  e  cosi  isolati  dai  padroni  e  messi  alle  prese  col  si- 
gnore  della  terra,  come  due  speculatori  in  conflitto,  dei 
quali  il  padrone  avrebl^e  ne'  suoi  patti  le  parti  migliori. 
Qneste  massime  conferma  egli  cogli  esempj  ,  e  opportu- 
namente  riferisce  la  sentenza  del  Sismondi,  die  non  si 
possono  affittare  le  vigne  e  gll  uliveti ,  perche  il  fittuario 
sarebbe  meno  interessato  nella  conservazione  di  queste 
piante  di  quello  die  lo  sia  il  mezzajuolo,  e  potrebb' es- 
sere  altresi  rovinato  dall'  incostanza  delle  stagioni  e  dalla 
inegnaglianza  delle  raccolte.  —  Egli  e  per  questo  appunto 
che  i  migliori  economi  della  Lombardia  hanno  da  lungo 
tempo  consacrata  la  massima ,  che  qnanto  utili  sono  le 
locazioni  in  affitto  dei  beni ,  massime  irrigator],  delle  jaia- 
nure ,  altrettanto  e  dannosa  quella  locazione  iiei  beni  di 
colllna ,  ove  il  maggiore  prodotto  si  trae  dagli  alberi  i 
punto  di  massima  clie  non  sembra  essere  stato  abbastanza 
conteinplato  dagli  autori  delle  due  Memorie.  — •  Certo  e 
die  cogli  aflitti  non  si  provvederebbe  alia  miseria  delle 
parti  pill  montuose  e  piu  difficili  della  Toscana  ;  si  ac- 
crescera  bensi  la  coltnra ,  se  si  moltipliclieranno  i  livelli , 
giacclie  la  dove  i  contadini  sono  piii  infelici  e  piu  rozzi, 
e  i  grandi  proprietarj  sono  meno  atti  ad  assistere  la  terra 
di  cure  diligent!  e  d'  industria,  piu  vantaggioso  sara  Testen- 
dere  il  nnmero  di  coloro  che ,  possedendo  un  piccolo  ca- 
pitale  ,  riuniscano  felicemente  le  due  qualita  di  coltivatorl 
e  di  possidenti,  e  il  miglioramento  delle  terre  promuovano 
collo  stimolo  di  una  industria  premiata  dalla  beatitudine 
di  una  condizione  libera.  Questi  principj  sono  stati  ben 
conceputi  dall'  autore  della  Memoria  coronata,  alia  quale 
pero  la  deputazione  ha  voluto  aggiugnere  le  restrizioni  e 
le  didiiarazioni  esposte  nel  rapporto. 

Due  Memorie  sono  pure  state  presentate  al  concorso 
sul  tema :  «  determinare  se  debba  preferirsi  il  sistema  di 
"  allevare  le  viti  coll"  appoggio  al  palo  o  al  pioppo ,  avuto 


200  ATTI   DELL  I.    n.    ACCADEMIA 

»  i-iguai\lo  alia  diirereiiza  dei  terreni ,  del  climl  e  delle  sl- 
V  tuazioni  ».  La  dejnitazioiie  iiicaricata  dciresaiiie  delle  me- 
desiine,  trov'6  clie  amljeduc  i  concoi'i-eiiti  convenls'ano  nella 
inassinia,  clie  piereiihile  fosse  il  sisteiiia  di  allevare  le  vlti 
col  sosteojno  del  pioiipo  anziche  col  palo,  onde  otteiiere 
r  nva  ill  ma2;<r;iore  abhondanza  e  plu  matiira  nel  tempo 
debito  della  vendeiruiiia ,  assicuraiia  niaggioraiente  dalle 
nebbie  e  allontanandola  per  mezzo  del  pioppo  piu  clie 
per  mezzo  del  palo  dal  terreno,  liberaila  dagli  aniniali 
clie  tanto  la  damieggiano;  oltre  di  die  il  pioppo  reiide  al 
tempo  stesso  una  cjuantita  di  strame  fresco  per  i  bestiami 
e  molta  legna  minuta  da  ardere.  La  deputazione  nel  pre- 
miare  una  di  queste  Memorle  ha  giudicata  degna  di 
lode  e  di  stampa  Taltra  a  cagione  dei  preziosi  avvertimenti 
ch'essa  contiene,  relativi  alia  piantagione  e  successiva  cul- 
tura  dei  pioppi  o  altri  sostegni ,  muiiiti  di  radice.  In  molti 
paesi  d^  Italia  si  allevano  le  viti  sul  ciliegio  o  sul  pruno 
selvatico ,  sull"  olmo  o  su  di  altri  alberi :  T  iiso  di  tenere 
le  viti  appoggiate  alle  canne  e  quasi  radenti  il  suolo , 
noil  e  proprio  se  non  clie  di  alcuiie  parti  della  Francia  e 
della  Germania,  ove  e  insinuato  dalla  natura  del  terreno; 
ma  quelle  vigiie  non  durano  se  non  clie  pochi  aiini ,  e 
d'  ordiiiario  si  ripiantano  in  altra  situazione. 

Due  rapporti  del  Targioni  versano  intorno  alle  sperienze 
ed  osservazioai  fatte  iiell'  orto  agrario.  Nel  primo  si  de- 
scrivono  le  stagioni  molto  irregolari  deiranno  iSaa  ;  poscia 
si  annunzia  clie  di  41  specie  o  varieta,  di  grani  coltivate 
neir  orto  speriuientale-,  alcuna  non  oltrcpasso  nel  prodotto 
il  nuinero  di  quindlci  sementi;  clie  il  graiio  di  primavera 
cabnucco ,  quello  della  Cina  Mongolica  e  il  grano  di  pri- 
mavera dctto  rosso  o  arnante ,  seminati  in  marzo ,  non 
lianno  messa  la  spicaj  clie  T  avena  ha  dato  buon  frutto, 
e  mediocre  lo  diedero  gli  orzi ;  die  da  un  seccore  continuato 
per  lungo  tempo  tutte  le  piante  risentirono  danno ,  ineno 
pero  in  proporzione  i  ceci,  e  tra  i  fagiuoli  quelli  dell"  oc- 
chio ;  die  i  grani  siciliani  male  corrisposcro  dappertutto , 
e  per  ultimo  si  niostra  die  nubvo  affatto  non  fu  il  caldo 
ed  il  seccore  di  quell'  estate ,  giacdie  nel  1 444.  non  cadde 
pioggia  per  cinque  mesi ,  nel  i5o5per  tre ,  e  grandi  sic- 
cita,  ebbero  luogo  ncgli  anni  1640,  1668,  1686,  1707 
e   1718, 


DEI    CEORGOFILI    DI    FIRENZE.  201 

Nel  secondo  di  qixe'  rapporti  parlasi  ancora  dell'  irrego- 
lai'ita  delle  stagioni  nel  i8a3,  e  di  una  slccita  ancora 
maggiore  provata  in  cjuell'anno,  per  cui  si  videro  quasi 
asciutti  i  fiumi.  Si  nota  clie  piii  sollecita  fu  in  quell'  anno 
la  caduta  delle  foglie ;  che  si  seccarono  alcuni  frutici  ed 
alberi  piccoli ,  non  potendo  trarre  nutrimento  dal  terreno 
che  asciutto  era  alia  profondita  di  un  braccio ,  come  alia 
superficie ;  che  delle  44.  specie  o  varieta  di  grani  del  giar- 
dino ,  alcuua  non  frutto  meno  delle  dieci  sementi ,  ed  al- 
cune  oltrepassarono  le  venti ,  altre  poche  le  trenta  ?,  che 
r  orzo  di  Siberia  non  ne  diede  se  non  che  quattordici  i 
che  le  patate  non  fecero  se  non  che  raddoppiare  il  seme 
e  mediocre  prodotto  diedero  le  fave  e  i  ceci ;  che  gli  al- 
beri in  generate,  riempiuti  essendosi  di  succo  per  le  conti- 
nuate  piogge  jeniali  e  vernali,  si  sono  ben  provveduti  di 
alimento,  il  quale  poi  elaborato  dalla  calda  stagione,  ha 
prodotti  fiori  e  frutta  copiose ;  che  aljbondantissima  in 
queir  anno  fu  la  foglia  dei  mori  e  la  raccolta  della  seta ,  la 
quale  manco  in  qualche  parte  soltanto  per  essere  mancato 
il  seme  dei  baclii  ^  linalmente  che  tra  le  diverse  specie 
di  piante  per  uso  delle  siepi ,  educate  nel  giardino ,  mi- 
gliore  riusci  quella  senipre  verde  di  Alaterno,  e  che  per 
queir  uso  sono  generalmente  piii  adattate  le  piante  fruti- 
cose  che  le  arboree ,  come  i  crateghi  e  i  nespoli ,  e  spe- 
cialmente   il  cms  gnlli  annate  di  lunghe  e  folte  spine. 

Eccoci  era  alia  terza  classe  delle  diverse  Memorie,  che 
noi  verremo  esponendo  nell'  ordine  con  cui  sono  nel  vo- 
lume riferite ,  quale  piu ,  quale  meno  difFusamente  analiz- 
zando,  secondo  il  maggior  grado  d'  interesse  generale  che 
esse  presentano. 

I.  Risposta  at  quesko  proposto  nell' anno  182 3  del  signor 
Sabarino  Baldassare  Guarducci.  Memoria  covonata.  —  Questa 
e  la  Memoria  sul  quesito  gia  esposto,  se  meglio  sia  ap- 
poggiare  le  viti  al  palo  o  a!  pioppo,  e  gia  ne  abbiamo 
parlato,  accennando  il  rapporto  della  deputazione  su  le 
Memorie  presentate.  Straniero  essendo  altronde  alia  colti- 
vazione  nostra  il  sostegno  delle  viti  formato  coi  pioppi, 
accenneremo  soltanto  che  in  numero  di  venti  sono  gli 
esperimenti  comparativi  delle  viti  al  pioppo  colle  viti  al 
palo,  esposti  dal  Guarducci,  e  che  dai  risultati  di  queste 
esjjorienze  crede  l'  autore  di  poter  dedurre  incontrastabil- 
mentc    c!ic    prcferibile    sia    il    sistema   \li    allevare   le  viti 


202  ATTr  rru.  i.  n.  Ar.oADr.Mi.v 

sopra  i  ploppi ,  non  tanio  jier  il  rlsparmio  Jclle  spese  oc- 
correnti  per  Ic  pal.ituro ,  qiianto  per  quello  del  maggiore 
lavoro  die  ricliiede  1'  applicazione  delle  viti  al  palo.  Sog- 
gingne  die  la  raccolta  e  generalinente  piii  ricca  ^  die  piix 
costante  e  il  prodotto  delle  viti  e  rare  volte  soggetto  a 
risentire  il  danno  di  alcune  meteoi'e ;  die  il  raccolto  ia 
generale  e  piu  sqiiisito  ,  e  die  le  uve  delle  viti  al  palo, 
essendo  piu  vicine  alia  terra,  soffrono  magglormente  Tin- 
fluonza  delle  contrarie  stagioni. 

II.  Memoria  sit  lo  stesso  quesito  del  sig.  Vincenzo  Pie- 
racci  ^  die  ottenne  Z'accessit.  —  Convenendo  il  Picracci  nella 
massima  die  prefenblle  sia  V  appoggio  delle  viti  al  pioppo , 
coinincia  dal  ragionare  dei  vantaggi  die  il  pioppo  preseiita 
in  confronto  del  palo  tanto  nella  jiianura,  quanto  nel  colle, 
e  mostra  come  nel  colle  e  nel  monte  possa  educarsi  il  pioppo 
die  generalinente  vi  langnisce  ,  solo  die  assistlto  sia  colla 
debita  coltivazione.  Indica  poi  tuiti  i  mezzi  con  cui  la  rac- 
colta moltiplicata  pno  rendcrsi  nella  honta,  se  non  mlgliore, 
alnieno  eguale  a  quella  die  produce  la  vite  congiunta  al 
palo:  suggerisce  quindi  d*' introdurre  le  viti  piii  resistenti 
al  clinia,  e  di  fare  una  diligente  scelta  delle  uve,  di  non 
mai  spanipanare  le  viti  nelF  estate ,  ma  nell'  autunno ,  e 
di  cercare  sempre  di  dare  una  naturale  posizione  tanto 
alle  viti  die  ai  pioppi ,  essendo  questo  il  vero  mezzo  di 
farll   vegeti     c  longevi. 

III.  Su  la  distil lazione  del  sugo  fermentato  dei  frutti  del 
sambucus  ebulus  e  sua  coltivazione-,  Memoria  del  dott.  Giu- 
seppe Giuli.  —  Dopo  molte  ricerdie  Tautore  ha  trovato  il 
mezzo  di  estrarre  dal  frutti  di  quella  pianta,  detta  dal 
volgo  ehhio  samhuchella ,  T  alcool ,  applicabile  a  varj  usi 
come  qnello  die  si  ottiene  dalla  distillazione  del  vino.  Egli 
descrive  a  Inngo  il  suo  metodo  di  promuovere  la  fermeii- 
tazione  dei  frutti,  di  sottoporre  il  liquido  alia  distilla- 
zione ,  e  togliere  all'  alcool  1'  odore  fetido  delP  ebhio ,  nel 
die  riusci  egli  unendo  all'  acquavite  fetida  la  polvere  di 
carbone,  e  quindi  distillando  di  nuovo.  L' alcool  ottenuto 
nella  seconda  distillazione,  ginsta  I'autore,  pno  servire 
agli  usi  medici  ed  anclie  agli  economici ,  perche  ottimo 
per  le  tinture  ed  eccellente  per  i  rosolj.  Egli  calcolo  an- 
cora  il  profitto  die  ritrarre  potrebbesi  da  un  dato  spazio 
di  terreno,  ripieiio  tutto  di  piante  di  ebbio.  Trae  per 
ultimo    dalle    sue    osservazioni    le    consoguenze:    i."  die   i 


DEI    CEOKOOnU    DI    FIRENZE.  200 

frutti  ileir  ebbio  possono  sulnre  la  fermcntazlone  vinosa 
come  le  uve ;  2."  cUe  il  sugo  fermentato  puo  dare  per 
mezzo  della  distillazione  dell' acquavite;  3."  clie  Tacquavite 
rettificata  puo  calcolarsl  di  due  once  per  ciascun  fiasco  iio- 
rentino  del  sugo  indicato;  4.°  che  un'estensioiie  di  660  per- 
ticlie  quadrate  potrebbe  dare  una  rendita  annua  di  lir.  220^ 
5."  finalraente  die  quella  pianta  potrebbe  propagarsi  in 
quella  parte  degli  argini  dei  tinmi  e  in  quei  depositi  di 
sabbia  forniati  dai  medesinii,  che  incapaci  sono  di  qua- 
lunque  coltura. 

IV.  Mcmoria  del  sig.  abate  Fontani  su  I'  agricoltura  dei 
Greci.  Akre  Memorie  lette  aveva  I'autore  airAccademia 
su  lo  stesso  argomento ,  e  in  questa  egli  pigllb  ad  esami- 
nare  le  sollecite  cure  degrindustriosi  Greci  nel  disporre  e 
preparare  i  terreni  da  essi  destinati  alia  semenza  delle 
biade  e  singolarniente  del  grano.  Costume  era  dei  Greci 
di  rinnov'^are  tosto  i  lavori  della  terra  appena  terminata 
la  messe ;  di  estrarre  coll'  aratro,  o  con  niarra  o  bidente, 
le  radici  del  grano  reciso  e  delle  erbe  o  degli  sterpi  inutili, 
per  abbruciarle  in  mezzo  ai  campi  e  spargerne  le  ceneri 
a  benetizio  del  terreno.  Queste  praticlie  egli  illustra  colle 
parole  di  Esdiilide  presso  Ellano ,  e  asserisce  di  non  avere 
trovato  indlzj  nei  Geoponici  Greci ,  onde  poter  desitmere 
clie  da  quella  nazione  si  conoscesse  1'  uso  di  dare  per  un 
anno  il  riposo  alle  terre  che  si  credessero  esauste  da  due 
successive  raccolte.  Ricorda  T  importanza  di  ben  esplorare 
i  tempi  opportuni  ai  necessarj  lavori ,  la  natura  dei  ter- 
reni da  coltivarsi  ed  i  mezzi  di  renderli  fertili ,  massima 
consacrata  da  AristotUe  e  da  Escrione  ;  ricorda  il  costume 
dei  contadini  dell'  Africa  per  la  scelta  de'  conci  piii  analo- 
ghi  alia  natura  e  qualita  delle  terre,  pratica  raccoman- 
data  anche  dai  Greci  ^  e  qui  si  stende  a  mostrare  che  non 
tutti  i  sughi  provenienti  dagt  animali  sono  dotati  delle 
medesime  individual!  qualita,  ne  di  una  stessa  forza  da 
rinvigorire  la  terra.  Osserva  che  i  contadini  greci  altra  emu- 
lazione  non  conoscevano  se  non  che  quella  di  gareggiare 
nell'  esattezza  e  nella  diligenza  coi  vicini ;  che  si  sfidavano 
a  vicenda ,  e  nelle  feste  cereali  vantavano  la  propria  sol- 
lecitudine  e  1'  impegno  di  procurare  i  maggiori  prodotti , 
chiedendo  a  Cerere  nuovi  lumi  e  forze  maggiori  onde  ac- 
crescere  la  fertilita  dei  campi  aftidati  alia  loro  custodia  ; 
e  qui    duolsi    I'autore  di  non  trovare  tali  disposizioni  nei 


204  ATTI    DF-LL  I.    K.    ACCADEMIA. 

contaiUni  dclla  Toscana.  Parla  per  ultimo  delle  cure  ado- 
perate  dai  Greci  nella  scmiaagione ,  (juella  cioe  di  bea 
jmlire  il  n;rano  gia  scelto  col  piii  avveduto  disceraimento, 
o  quelle  di  spargere  il  seme  nella  quantita  conveniente , 
di  egualmente  distribnirlo  e  di  proporzionatamente  rico- 
prirlo.  Coir  autorita  di  Eschilide  stabilisce  altresi  la  mas- 
sinia  che  piuttosto  jn-esto  clie  tardi  facciasi  la  sementa  , 
avuto  sempre  riguardo  alia  stagione  ed  alio  stato  del  suolo 
che  dee  riceverla. 

V.  Dcscrizione  geoponica  delln  Valle  di  Terzolle  del  dott. 
Vincenzo  Cliiarngi.  —  Commendevole  e  certamente  lo  zelo 
mostrato  dalFautore  di  seguire  in  parte  il  disegno  del  bcne- 
nierito  dott.  Lastri  di  descrivere  a  poco  a  poco  varj  pic- 
coli  territorj  della  Toscana ;  questa  cosa  che  si  e  fatta  con 
niolto  vantaggio  in  varj  dijjartimenti  della  Fi-ancia  e  in 
alcuni  luoghi  della  Svizzera,  sarebbe  pure  desiderabile 
che  si  facesse  nella  Lomljardia  ed  altrove ,  e  che  trovan- 
dosi  in  ciascun  distretto  qualclie  persona  illuminata  ,  si 
applicasse  ad  indicarne  la  natura  dei  terreni  e  i  varj  usi 
e  costumi ,  relativi  principalmente  all'  agricoltura  ed  alle 
arti.  Un  buon  modello  certamente  di  questa  sorta  di  la- 
vori  presenta  nel  suo  scritto  il  Chiarugi ,  parlando  prima 
del  torrente  e  quasi  fiume ,  com"  egli  dice ,  di  Terzolle , 
della  sua  mancanza  di  ghaja  di  qualsivoglia  natura ,  dei 
frammenti  che  vi  si  trovano  di  Alberese  biancastro ,  di 
macigno ,  di  galestro  pietroso  e  di  falde  irregolari ,  tal- 
volta  alcun  poco  rotondate  ,  di  spato,  delle  terre  e  pietre 
di  cui  sono  formate  le  circostanti  coUiue,  tra  le  quali  tro- 
vansi  anche  filoni  di  arenaria ;  delle  piene  alle  quali  va 
soggetto  quel  fiume,  e  del  modo  di  assicurarne  le  ripe; 
poscia  della  natura  dei  terreni  e  della  loro  fertilita  rela- 
tiva ,  tanto  di  grani ;,  quanto  di  erbe  lussureggianti ,  della 
utilita  di  anticipare  la  sem^ite  nelle  colline  e  di  ritardarvi 
le  potature ;  della  mancanza  de'  foraggi  in  quella  valle , 
donde  nasce  la  scarsith  dei  bestiami  e  quindi  degF  in- 
gi'assi ;  finalmente  della  necessita  di  ripianare  i  campi,  e 
di  assi curare  con  argini  erbosi  e  con  muri  a  secco  i  ter- 
reni ,  la  dove  le  colline  lianno  grandissima  pendenza.  Un 
cenno  aggiugne  per  ultimo  sugli  usi  e  costumi  dei  conta- 
dini  di  quella  vallata,  osservando  che  con  mano  troppo  se- 
vera  potano  gli  ulivi;  che  poco  adoperano  la  vanga  e  troppo 
tardi  rompono  le  terre  coll'  aratro ;  che    tuttora  i-egna   tra 


DEI    GEOnCOFILI    DI   FIRENZE.  205 

di  essi  il  pregiudizio  di  riscaldare  le  ulive  per  raccogliere 
niaggiore  quaiitita  di  olio,  e  di  lasciare  per  piii  settimane 
il  viao  sii  le  vinacce,  nel  tino  per  otteiierlo  piu  copioso 
e  pill  perfetto.  Combatte  T  antore  questi  errori  ,  e  si  duole 
ancora  die,  i  poderi  non  si  empiano  di  alberi  fruttiferi, 
perche  dalle  friitta  seccate  i  contadini  potrebbono  trarre 
qualche  lucro  e  qualche  rlsorsa. 

VI.  Delia  contrattilitd  dei  vegetabili,  osservazioni  del  prof. 
Carradori.  —  Aveva  gia  altrove  j^rovato  1"  autore  die  la 
vegetazione  delle  piante  e  il  rlsultamento  delle  forze  vitali, 
cosi  dette  perdie  emananti  da  un  principio  vitale ,  e  con 
particolari  osservazioni  sopra  alciine  piaiite  mostrato  aveva 
che  coi  pill  inarcati  indizj  mauifestavasi  nei  vegetabili 
quella,  che  dai  fisiologi  fn  distinta  nel  corpo  animale  col 
nome  d'  irritabilita.  Con  altre  osservazioni  istituite  sii  la 
sensitiva  ,  provato  aveva  ancora  che  oltre  V  irritabilita 
]iropria  del  cnore  e  dei  vasi  della  circolazione,  possede- 
vano  i  vegetabili  quella  altresi  <;lie  e  propria  dei  muscoli , 
e  in  questa  Menioria  annunzia  che  nnove  osservazioni  gli 
lianno  dato  luogo  a  riconoscere  nei  vesjctabili  altra  delle 
forze  vitali,  cioe  la  contrattilita ,  gia  presentita  dal  celebre 
Borelli  e  dal  Toumefort.  Evidente  trovo  egli-  qnesta  forza 
nei  pericarpi  o  frutti  delle  piante  erbacee ,  comunemente 
dette  bcgll  uoniiiii ,  e  cocomero  selvatico  o  asinino  (^balsa- 
niina  impatiens  e  nioinordicn  elaterium ).  Non  crede  pero 
1'  autore  col  Tournefort  medesimo ,  seguitato  da  Linneo,  che 
la  contrazione  della  Ijalsamina  sia  un  efFetto  di  elasticita 
o  contrattilita  meccanica,  e  prova  invece  che  dipende  da 
quella  forza  vitale ,  che  i  fisiologi  distinguono  dall'  irrita- 
bilita pel  diverse  sue  procedere ,  e  quindi  fn  detta  con- 
trattilita. Questa  puo  prolungare  la  sua  azione  senza  un 
alterno  riposo,  del  quale  abbisogna  1' irritabilita ,  e  mentre 
questa  e  pronta  ad  obbedire  agli  stimoli ,  quella  o  poco 
vi  obbedisce  o  poco  li  sente.  Questa,  dic'egli,  e  la  forza 
che  fa  contrarre  o  accartocciare  le  valve  coinponenti  le 
capsule  della  balsamina  ;  che  se  questo  dipendesse  da 
meccanismo  e  da  forza  di  elasticita ,  1'  efFetto  dovrebbe 
aver  luogo ,  ancorche  T  organo  perduta  avesse  la  vitalita , 
il  che  nella  balsamina  non  avviene.  Belle  sono  le  espe- 
rienze  da  esso  istituite ;  e  dalla  contrattilita  mostra  egli 
doversi  ripetere  il  curioso  fenomeno  che  ofFrono  i  frutti 
-maturi  del  cocomero    asinino,    di    scagliare    assai    lontano 


2C6  ATTI    dell' I.    R.    ACCADEMIV 

con  getto  inst.inLiiieo  le  loro  semeiize.  Quel  friuto  matiu'o, 
dic'egli,  esercita  coUe  sue  pared,  niediante  la  coiitratti- 
lith  di  ciii  soiio  dotate ,  una  coutinua  pressione  su  T  in- 
terna sostanza  clie  contiene  le  sementi ,  Jinclie  non  gli 
si  apre  un  adito  ^  e  prova  che  le  dette  pared  sono  dotate 
di  coritrattilitii,  coif  osservazioue  die  appena  aperto  per 
il  lungo  uno  dei  detti  frutti  niaturi ,  veggonsi  le  pareti  ri- 
tirarsi  e  accartocciarsi  per  obbedire  appunto  alia  forza  di 
contrazlone.  Egli  tenne  sotto  T  accjua  per  due  glorni  uno 
di  que'  frutti  ,  e  sotto  Y  accjua  gli  stacco  il  gambo ;  la 
projezione  ebbe  luogo  come  nelF  aria ,  il  clie  avvenuto 
non  sarebbe  per  T  azione  rilassante  dell'  actjua ,  se  quel- 
r  operazione  dipendesse  da  elasticita. 

VII.  Memoria  su  I'  allevare  gli  ulivi  per  via  di  seme  ,  del 
sig.  Nicolo  Tomeoni.  —  L'autore  si  propone  di  ragionare 
deir  origine  e  de'  progressi  della  nioltiplicazione  degli  ulivi 
dal  seme  nel  territorio  hicchese ,  e  del  mctodo  pratico  di 
eseguirla ,  ritenendo  che  dell'  utilita  di  questa  pratica  sieno 
gia  pienamente  convinti  gli  agronomi.  In  passato,  dic'egli, 
si  teneva  nel  msse  di  marzo  una  specie  di  mercato  di 
ollvastri  di  seme  scelti  dai  boschi,  ma  quelle  piante  sel- 
vatiche  non  trovano  piu  una  favorevole  accoglienza,  dopo 
che  si  e  fiitta  generale  la  semente  dei  noccioli ,  introdotta 
da  circa  40  annl  in  grande.  L'utilita  di  questa  pi-atica  non  fu 
cosi  presto  riconosciuta  nella  parte  situata  a  mezzo  giorno  e 
lungo  il  mare,  perche  forse  fidavansi  i  coltivatori  nella  dolce 
teinperatura  del  loro  clima.  Alcuni  pigliano  alia  rinfusa  i 
semi  dalla  sansa  dei  frantoi,  nella  quale  rimangono  mold 
nocciuoli  intatti ,  e  li  gettano  sal  terreno  all'altezza  (cosi 
scrive  l'autore)  di  quattro  poUici,  ricoprendosi  poi  di  sansa 
tritata :,  altri  agitano  la  sansa  in  un  crivello ,  e  raccolti  i  noc- 
cioli interi ,  li  seminano  all'altezza  di  un  pollice  sopra  il 
terreno ;,  bannovi  pure  alcuni  che  ne  fanno  il  saggio,  rom- 
pendone  una  ventina  ed  osservando  se  nella  proporzione  di 
40  per  cento  contengono  le  inandorle  intatte  e  granite.  L'au- 
tore si  procura  da  un  frantoio  i  nocciuoli  interi  dopo  il  pri- 
mo  Irangimento  delle  ulive  ben  mature  e  perfette ;  poi  fa 
vangare  un  piccolo  pezzo  di  terreno  facile  ad  adacquarsi , 
vi  getta  i  nocciuoli ,  e  con  un  rastrello  li  fa  distendere  al- 
r  altezza  di  un  pollice ,  ricoprendoli  con  poche  linee  di 
terra  ,  e  sovrajjponendovi  uno  strato  di  un  pollice  di  arena 
onde  impedire   il  nascimento  copioso  dcUe  erbe.   Gli  olivini 


DEI    CEOKCOFILI    DI    riRENZE.  ^OJ 

spuntano  nella  pi-imavera  dell'  anno  seguente  ,  e  continuano 
a  spuntare  nell' estate  i  allora  si  i-ipuliscono  daU'erbe,  si 
adacquano  due  volte  la  settimana  nei  calori  delF  estate 
e  si  ingrassano  con  escrementi  umani  ben  allnngati  col- 
r  acqna.  Nel  mese  di  marzo  sussegiiente  si  potrebbe  gia 
levai-ne  una  piccola  qnantita  da  poisi  in  vivajo ,  ma  in 
generale  tutti  si  riservano  per  Fanno  vegnente.  Karo  e 
die  soft'rano  dai  freddi  invernali ,  se  spuntati  sono  in 
marzo,  ma  quelli  die  nati  fossero  da  prima,  vogliono  es- 
sere  nell'  inverno  riparati  con  una  stuoja.  Si  dispone  il 
luogo  per  il  vivajo ,  lavorato  esso  pure  assai  profonda- 
mente  colla  vanga,  e  nel  trasporto  degli  ulivini  si  dee 
usare  grandissinia  diligenza  ,  onde  non  si  stacchi  la  terra 
dalle  barbe,  poiche  in  questo  caso  periscono  i  pericoloso 
riesce  il  tirarli  per  la  cima,  perche  la  radice  maestra  e 
giunta  a  molta  profondita,  e  facilmentc  a  meta  pu5  scliian- 
tarsi.  Si  piantano  gli  ulivini  in  fila  distant!  1"  uno  dall"  al- 
tro  un  braccio  da  ttitti  i  lati,  e  si  pone  nella  luica  un 
poco  di  letame  caprino  o  di  terriccio  ben  trito,  ne  piii 
si  adacquano  nel  vivajo  se  non  in  qualclie  caldo  eccessivo. 
S'  ingrassano  la  prima  volta  in  settembre  allordie  si  zap- 
pano ,  e  quindi  regolarmente  due  volte  all' anno,  sempre 
pero  a  poca  profondita :,  passato  un  anno ,  si  innestano 
a  cannello  a  fior  di  terra,  e  le  pianticelle  meno  vegete  si 
riserbano  per  T  innesto  ad  un  altr'  annoi  nel  settemljre  vi 
si  applica  un  palo  o  una  canna  grossa ,  e  due  anui  dopo 
r  innesto  i  piii  vegeti  possono  trapiantarsi  e  mettersi  ia 
coltivazione  ,  e  tutti  si  levano  dal  vivajo  nel  terzo  anno. 
Mostra  T  autore  die  in  questo  modo  non  sono  le  pianti- 
celle soggette  a  disgrazie ;  die  non  difficile  e  il  germoglia- 
mento  dei  semi  d'  ulivo ;  che  questo  e  impedito  talvolta 
dair  nsanza  roniana ,  ch'  egli  diiama  scandalosa ,  di  am- 
massare  le  ulive  prima  di  frangerle  e  sopra  gittarvi  del- 
V  acqua  bollente  ^  linahnente  che  contra  1'  allevamento  de- 
gli ulivi  di  seme  non  si  oppone  se  non  die  il  pregiudizio 
di  tutti  gli  amici  delle  antidie  costunianze ,  die  pero  di- 
struggere  si  dovrebbe  a  fronte  dell'csperienza. 

VIII.  Memoria  riguardante  I'istituzione  del  cosl  detlo  Monte 
dei  Paschi  della  citta  di  Siena,  del  professore  Giuli.  —  Que- 
sto monte  eblie  origine  nell' anno  1624,  e  consiste  in  una 
>cra  banca  puljblica,  formata  coi  cajjitali  di  alcuni  ricchi 
patrizj ,  guarentiti  dal  sovrano  colla  regalia  denominata  dei 


208  ATTI    dell' I.    R.    ACCABEMT.V 

Pasco! i  pubblici ,  die  erano  di  proprieta  del  principei  I'ile- 
vato  essendo  a  vicenda  il  sovrano  dalle  obbligazioni  del 
comune  di  Siena  e  di  alti'i  couinai,  clie  concoisero  a  so- 
stenere  il  peso,  come  a  partecipare  dei  beiieiizj  dello  sta- 
bilimento.  II  monte  fu  detto  noa  vacabile ,  perche  mancare 
noil  doveva  mai  ai  suoi  impegni.  Non  eiitriamo  uella  storia 
di  quel  moiite ,  ottinumente  delineata  dal  Glidl ,  e  solo 
noterenio  die  quel  monte  ben  diretto  e  bene  amministrato 
assume  piu  volte  rincarico  d'essere  egli  stesso  il  curatore 
di  orfani  lasciati  dai  loro  genitori  con  patrimonj  oberati , 
costituendosi  esso  1' unico  creditore,  accollandosi  i  del)iti 
e  amministrando  tutti  i  beni ,  il  che  a  molte  fomiglie  riusci 
assai  vantaggioso.  A  quello  dei  Paschi  va  unito  il  monte 
Pio,  o  di  prestiti  e  pegni,  con  araministrazione  pero  to- 
talmente  separata. 

IX.  Saggio  su  le  varicta  del  castagno  e  sn  i  caratteri  die 
potrebbero  adoperarsi  per  distinguerle ,  del  dot.tor  Carlo  Pas- 
serini.  —  Otto  varieta  del  Fagus  Castanea  di  Liiineo  si 
conoscevano  sino  dai  tempi  di  Flinio ,  e  un  numero  mag- 
giore  ne  riferi  il  Micheli ,  non  pero  descritte  coUa  neces- 
saria  accuratezza ,  cosicche  non  possono  con  certezza  ri- 
conoscersi  dalf  agricoltore ,  ne  dai  botanico.  A  questo  ha 
tentato  di  riinediare  T  autoi'e  della  Memoria,  stabilendo  i 
caratteri  principalmente  nel  seme,  nelPilo,  nella  membrana 
interna  e  nei  cotiledoni  i  e  le  sue  osservazioni  ha  istituite 
sopra  quattro  varieta ,  esaminate  fra  il  Mugello  e  il  Ca- 
sentino ,  a  Cajano ,  delle  quali  non  esponiamo  i  nomi , 
giacche  essendo  pnramente  vernacoli ,  non  riusclrebbono 
di  alcun  giovamento  ai  nostri  coltivatori. 

X.  Sul  lusso  dei  contadini ,  Memoria  del  signor  Michel- 
Angelo  Bonarroti.  —  Due  diverse  opinloni  manifestate 
eransi  nell  Accademia  intorno  al  lusso  dei  contadini,  nel 
quale  alcuno  vedeva  un  eccitamento  alP  industria  ,  altri 
un  mezzo  per  ispegnere  non  solo  I'amore  alia  virtii,  ma 
anche  per  indeljolire  la  robustezza  del  corpo.  Comincia 
r  autore  ad  esporre  i  pochi  e  semplicissimi  principj  dili- 
gent! la  materia  del  lusso  ,  poscia  ne  fa  la  giusta  appli- 
cazione  al  propbsito  de'  contadini.  Osserva  egli  che  le  ric- 
chezze  disuguali  sono  le  sole  sorgenti  del  lusso,  e  che 
sotto  questo  aspetto  ,  se  anche  fosse  un  male ,  converrebbe 
sopportarlo ,  come  tant'  altri  se  ne  sopportano  nelle  no- 
stre    societa ,    e    per    questo    si    sono    da   alcuui    scrittori 


DEI    CEOP.COFILI    DI    riRElSIZE.  209 

sconslgllate  le  leggi  suntuarie.  Forse  quel  lusso  pu6  ancora 
provar«i  utile ,  particolanueiite  tra  i  contadini  ,  i  quali 
csercitando  l'  arte  piii  laboriosa  ,  hanno  inaggiore  bisogno 
di  uii  ecciiatuento  a  perseverare  nelle  loro  fatiche  ,  che 
nieglio  di  tutto  pub  trovarsi  nella  speranza  di  uaa  nii- 
gliore  esistenza.  Nou  ci  diffondercmo  su  le  applicazioni 
fatte  ill  particolare  ai  contadini  della  Toscana  ,  e  soUanto 
osservereino  ,  che  temibile  noa  reputa  T  autore  1'  incre- 
mento  del  lusso  dei  coltivatori  toscani  ,  perche  consistente 
per  lo  piii  ia  una  nianiera  migliore  di  vestire  ,  giacclie 
questa  pure  ,  dipendendo  da  disparita  di  averi  e  di  for- 
tune ,  nella  classe  dei  contadini  nou  puo  uiai  diventare 
luolto  grande  ,  percbe  i  prodotti  dell'  arte  agraria  souo 
pill  unifonui  di  quelli  di  qualunque  altra.  Risponde  per 
ultimo  alia  obliiezione  dei  moralisti  ,  e  fa  vedere  che  i 
lussuriosi  Ateniesi  vinsero  i  frugali  Spartani  ,  e  i  Fran- 
cesi  lussuriosissiini  sotto  Luigi  XIV,  vinsero  i  piu  frugali 
popoli  del  Nord  ,  mentre  nel  paese  loro  miglioravansi  le 
arti  e  si  estendeva  1'  agricoltura.  Bella  e  pure  la  esorta- 
zione  fatta  sul  fine  della  Menioria  ai  grandi  proprietarj  , 
perclie  istituiscano  nelle  loro  fattorie  preinj  annual!  per  i 
contadini  che  si  distinguessero  in  ogni  genere  d'  industria 
canipestre   ed   anche   nella   loro   condotta   morale. 

XI.  Su  la  convenienza  di  fare  i  conti  nella  moneta  deci- 
male  effettha,  piuttosto  che  in  monete  iinmag  narie  non  deci- 
mail ,  Menioria  del  dott.  Cosimo  Vanal.  —  Questa  e  diretta. 
parzialmente  contra  T  uso  della  Toscana  di  contare  a  scudi, 
ognuno  de'  quali  corrisponde  a  ua  Francescone ,  piu  a  un 
mezzo  paolo  ,  e  contra  quello  della  Romagna  ove  gli  scudi 
si  fanno  di  nove  paoli  e  mezzo.  L'  autore  mostra  anche 
r  imbarazzo  che  nasce  nelle  scuole  elementari ,  insegnan- 
dosi  ai  fanciuUi  ad  astrarre  dalla  moneta  efFettiva  per  fare 
i  conti  in  una  moneta  che  ha  divisori  piii  difficili ;  egli  fa 
vedere  altresi  che  I'uso  di  calcolare  in  queste  monete, 
altro  non  e  che  un  mero  pregiudizio,  giacche  mutata  es- 
seudo  la  moneta,  dee  altresi  caugiarsi  il  modo  di  calcolarla. 

(  Sara  continuato.  ) 


Bibl.  hal.  T.  XL.  14 


Niiovo  metodo  di  curare  la  trichiasi.  Memoria  del 
professorc  A.  Vaccd  Berlin ghieri. — Pisa^  iSaS, 
prcsso  Schastiano  Nistri ,  in  8.°,  di  pcig.  3i  ,  con 
due  figure. 


I 


N  qncsta  Meinoria  1'  illustre  autore  si  e  proposto  pri- 
mieramente  cU  esporre  alia  critica  dei  dotti  suoi  confratelli 
nn  nnovo  metodo  di  operare  in  que'  casi  appunto  nei  quali 
celebri  scrittori  di  oculistica  opiiiavano  die  1'  arte  fosse 
imperfetta ,  e  secoadariamente  dei  nnovi  niezzi  d'  unione 
dopo  r  operazione ,  clie  eqnivalgono  alia  cucitura  per 
r  esattezza  della  riunione  della  ferita ,  ai  cerotti  etl  alle 
fasce  pel  mode  blando  e  non  doloroso  con  cui  prodncono 
la  riunione  della  ferita  medesima.  Prima  pero  di  esporre  i 
suoi  metodi,  egli  da  una  rapidissima  occliiata  alle  opinioni 
patologiche  dei  chirurglii  su  la  malattia  in  quistione ,  e 
specialniente  alle  operazioni  gia  conosciute  ed  accettate 
dalle  pin  colte  nazioni  d'Europa.  E  noto ,  egli  dice,  che 
jfli  ocuUsti  ammettono  in  generate  tre  diverse  specie  di 
trichiasi.  Nella  prima  i  peli  piegano  indentro  ,  e  con 
essi  anche  piu  o  meno  il  tarso ,  o  tutto  od  in  una  parte 
soltanto ;  nella  seconda  e  viziata  la  sola  direzione  dei 
peli,  e  il  tarso  non  vi  ha  parte;  nella  terza  poi  la  car- 
tilagine  e  1  peli  conservano  la  normale  loro  direzione, 
ma  vi  ha  un  preternatnrale  ordine  di  peli,  che  tutto  o 
in  parte  e  rivolto  contro  il  globo  dell'  occhio.  Discordan 
fra  loro  i  chirurghi  nelf  ammettere  quest' ultima  specie  di 
trichiasi,  come  discordan  pure  su  la  causa  prossima  di 
quella  della  prima  specie ,  volendo  gli  uni  ch'  ella  sia 
costantemente  1'  effetto  dello  scorciamento  della  congiun- 
tiva  palpebrale,  corrispondente  al  tarso  arrovesciato  ,  ed 
opinando  gli  altri  clie  1''  allungamento  dell'  integumento 
della  palpebra,  la  paralisia  del  muscolo  orbicolare,  la  sua 
spasmodica  contrazione,  l' ammolliuiento  e  lo  scorciamento 
della  cartilagine  tarso  possano  produrre  lo  stesso  effetto. 
Sono  concordi  nel  considerare  la  secoada  specie  di  tri- 
chiasi come  r  effetto  di  un  ostacolo  che  i  peli  incontrano 
nel  seguire  la  naturale  loro  direzione ,  ostacolo  che  puo 
essere   effetto  o  di  una  cicatrice  o   di    un    induramento ,  o 


NUOVO    MnXODO    CCC.  211 

cli  ilu  tiiniore  ecc.  Pensano  finalmente  coloro  che  ammet- 
toiio  r  esistenza  cU  un  intiero  e  nuovo  orcline  di  peli ,  o 
di  pochi  nnovi  peli,  che  chiamano  pseudo-peli ,  pensano 
clie  tale  disposizione  sia  1'  elFetto  di  vizio  di  conforma- 
zione ,  o  consegncnza  di  lussnreggiante  morbosa  vegeta- 
zione  prodotta  dalla  diuturna  cronica  infiammazione  della 
con2;iiintiva  e  delle  glandule  nieiboniiane ,  giunta  fino  ai 
hulbi. 

Diflerenti  inoltre  sono  le  opinioni  de'  chirurghi  su  la 
cura  di  codeste  infermita.  Recidono  gli  uni  col  ferro  o 
consuniano  col  caustico  una  porzione  di  pelle  della  pal- 
pebra ;  altri  consigliano  di  svellere  ripetntamente  i  peli 
con  le  moUette.  Alcuni  alio  strappainento  dei  peli  aggiun- 
gono  la  cauterizzazione  dei  Ijulbi,  ed  altri  linalmente  hanno 
tentato  di  richiamare  i  peli  alia  loro  naturale  direzione, 
con  legarli  o  ingommarli  alle  parti  vicine ,  in  direzione 
o]iposta  a  quella  che  avevano  niorbosaniente  contratta. 
Cousiglia  lo  Schreger  di  recidere  quella  porzione  di  carti- 
lagine  ove  sono  impiantati  i  peli  male  diretti,  dando  alia 
ierita  la  forma  di  un  triangolo  con  la  base  in  basso  e  la 
punta  in  alto.  Beclard  propone  una  semplice  incisione  ver- 
ticale  di  qualche  linea,  che  divida  a  tutta  sostanza  il 
jiiargine  libero  della  palpebra.  Jager  e  Saunders ,  nei  cast 
di  gravissimo  rovesciamento,  propongono  di  portar  via  il 
margine  libero  della  palpebra  insieme  coi  peli,  dalFan- 
golo  esterno  di  essa  fino  al  punto  lagrimale  ,  lasciando 
pero  intatta  la  cartilagine. 

Crampton  ha  due  modi  di  operare.  In  uno  (  e  questo 
e  probabilmente  riserl^ato  per  le  estese  trichiasi  )  fa  due 
incisioni  verticali ,  lunglie  circa  tre  linee,  clie  dividono  la 
palpebra  ed  il  margine  libero  di  essa  in  vicinanza  de'  suoi 
angoli,  procurando  che  T  interna  incisione  si  accosti,  ma 
-non  comprenda  il  punto  ne  il  condotto  lagrimale.  II  lembo, 
che  rimane  fi"a  le  due  incisioni,  lo  rovescia  in  alto,  e  lo 
incide  alia  base  con  superficiale  incisione  ,  che  comprende 
soltanto  la  congiuntiva.  Con  questa  nuova  incisione  trasver- 
sale  vengono  riunite  insieme  le  due  prime  verticali ;  questo 
lembo,  che  sta  unito  al  rimanente  della  palpebra  solamente 
dalla  parte  superiore,  per  mezzo  del  ligamento  superiore  del 
tarso,  del  muscolo  orbicolare  ,  deir  elevatore  della  palpebra 
e  degl'integumenti,  e  nel  quale  sono  impiantati  i  peli  viziati, 
viene  da  Crampton  rovesciato  in  I'uori  ed   iu  alto,  e  tenuto 


212  NUOVO  MFTOnO 

in  qucsta  sitimzione  dai  cerotti,  dalle  fasce,  o  dal  sospen- 
sore  doUe  jialpebre.  II  secondo  metodo  din'erisce  dal  primo, 
in  qnanto  die  le  due  incisioni  verticali  nnn  cadono  vicino 
a!i;li  angoli  delle  palpebre ,  ma  circoscrivono  solamente  11 
pnnto  del  tarso  ove  sono  impiantati  i  ])eli  storti.  Gutrie 
iiiodirtca  il  metodo  di  Crampton,  escludendo  T  incisione  oriz- 
zontale  della  congiuntiva,  ed  agginngendo  Invece  la  reci- 
sione  di  una  piega  della  pelle  fatta  alia  base  del  formato 
lembo,  ed  antepone  la  cncitura  alie  fasce.  Divise  finalmente 
sono  eziandio  le  opinion!  sui  mezzi  unitivi  dopo  1'  opera- 
zione,  poicbe  v'lia  vh'i  loda  e  magniiica  la  cncitura  crnenta , 
e  v'  lia  clii  la  condunna ,  considerandola  come  non  neces- 
saria  e  come  qnella  capace  di  prodnrre  in  qualcbe  caso 
gravi  sconcerti  e  sempre  non  indifFerenti  dolori. 

Gib  f'atto ,  il  cbiarissimo  autore  si  fa  ad  esporre  alcitne 
ifiudiziose  sue  riflessionl  intorno  ai  suddetti  metodi ,  clie 
troviamo   necessario  di   qui  riportar  per   intiero. 

Scorciare  V  integumento  di  quella  palpebra  die  e  la  sede 
della  tricbiasi  col  ferro  o  col  caustico ,  parzialmente  o  in 
tutta  la  sua  estensione,  secondo  cbe  1' afl'ezione  e  parziale 
o  molto  estesa,  e  il  metodo  piii  generalmente  aljljracciato, 
e  quello  die  lia  portato  e  portera  i  piu  consolanti  risul- 
tamenti  in  qnella  specie  di  tridiiasi  in  cui  coi  peli  e  an- 
che  leggierniente  rivolto  intlentro  il  margine  libero  del 
tarso.  Potrebbe  pero  presentare  molti  inconvenient!  in  que! 
casi  in  cu!,  essendo  sommo  !1  rovesciamento  ilel  tarso, 
non  fosse  possibile  di  riportarlo  alia  sua  naturale  direzione 
senza  scorciar  di  tanto  la  palpebra  da  renderla  troppo 
corta  e  percio  incapace  di  coprire  il  globo  dell'  occliio. 
In  tali  circostanze,  da  tale  operazione  ne  nascerebbero  scon- 
cert!  forse  pill  gravi  di  (juell!  prodott!  dalla  tricbiasi.  Essa 
d'  altronue  non  potra  ma!  convenire  in  quella  specie  ove 
non  il  tarso,  nia  alcuni  peli  soltanto  sono  rovesciati^  poi- 
cbe rovesciare  in  fuori  il  tarso  quando  egli  non  e  ro- 
vesciato  in  dentro  ,  deve  necessariamente  togberlo  dalla 
si\a  naturale  posizione ,  produrre  un  qualclie  grado  di  de- 
formita ,  di  lagrimazione  ,  o  permettere ,  nel  punto  in  cui 
il  tarso  abbandona  il  globo  dell'  occliio  ,  1'  introiluzione 
costante  della  luce  ,  de!  corpi  volanti ,  o  sospes!  nell'  atmo- 
sfera  ,  cose  tutte  capac!  d!  risvegliare  e  mantenere  ottal- 
mie  cronidie.  Tentare  di  rendere  ai  peli  stort!  la  natu- 
rale loro  direzione  con  legature,  cerotti,  o  col  fuoco,  e  cosa 


DI    CUIIAUE    I.A    TRIOIIIASI.  2l3 

vana  ,  e  per  vana  generalmente  riconoscinta.  Strappare 
i  peli  mal  diretti  e  cosa  fastidiosa ,  sjjecialmeiite  se  si 
tratta  di  strapjjarne  piii  di  uno ;  esso  noii  porta  die  un 
inoiiientaiieo  soUievo ,  perclie  i  peli  presto  ritornano ,  ne 
possono  di  nuovo  estrarsi  al  lore  prime  apparire  ,  ma  so- 
lamente  quando  sono  assai  grandi  per  dar  presa  alle  niol- 
lette  i  e  se  qnesto  metodo  ha  cpialclie  volta  portato  alia 
fine  gnarigione  radicale  ,  noii  porta  il  piu  delle  volte  , 
a  consenso  di  tiitti,  die  vantaggi  leggieri  e  di  ben  poca 
diirata. 

(  aiiterizzare  i  bulbi  col  ferro  ro\rente  o  col  caustico  e 
i\n  modo  coni-lannato  dalF  esperienza  e  dalla  ragione.  Mo- 
stra  r  ultima  V  estrema  difficolta  d''  introdurre  il  cauterio 
precisamente  nell' angustissimo  foro  lasciato  dal  pelo,  di 
seguirne  la  precisa  direzione ,  di  andare  alia  debita  pro- 
fondita  senz'alterare  il  margine  libero  della  palpeljra.  L'espe- 
rienza  ha  gia  mille  volte  confermata  T  inutilita  di  questo 
procedere  sempre  dolorissimo ,  e  die  spesso  puo  lasciare 
alterazione  nel  margine  palpebrale. 

II  metodo  di  Schreger  e  infallilnle  ,  ma  porta  seco  de- 
formlta,  e  tutti  i  niali  die  sono  la  conseguenza  dell'  inter- 
rotta  continuita   della  palpebra. 

Qiiello  di  Beciard  ha  tutti  gl'  inconvenienti  di  quelle 
di  Schreger  in  minor  grade  pero,  perclie  non  produce  per- 
dita  di  sostanza,  ma  non  ispiccando  la  porzione  di  tarso 
die  contiene  i  peli  rovesciati  ,  non  ne  portera  probabil- 
mente  i  vantaggi.  II  metodo  di  Beciard  potrebbe  forse  es- 
ser  utile  allorche  si  trattasse  non  del  rovesciamente  dei 
peli,  non  dello  scorciamente  del  tarso  dall' alto  in  basso, 
ma  bensi  dello  scorciamente  trasversale ,  ossia  da  un  an- 
golo  della  palpebra  alF  altre. 

II  metodo  di  Jager  e  di  Saunders ,  nei  casi  di  tale  ar- 
rovesciamento  del  tarso  da  non  potersi  vincere  senza  scer- 
ciare  severchiamente  la  palpebra,  puo  certamente  conve- 
nire ,  perclie  il  molte  dolore  die  si  produce  neU'  opera- 
zione,  la  deformita  die  ne  risulta,  la  distruzione  tetale 
dei  peli ,  die  pure  servone  a  raantenere  1"  integrita  delle 
funzieni  dell'  occhio ,  non  sono  da  mettersi  in  bilancia 
coi  gravissimi  inconvenienti  die  derivane  dalla  trichiasi, 
o  con  quelli  die  sono  la  conseguenza  del  severchie  scoi*- 
ciamento  della  palpebra.  Una  tale  maniera  di  fare  sarebbe 
pero  barbara  ed  irragionevole  ,  nel  case  in  cui  solamente 


aT4  I«'0OVO    METODO 

alcuni  peli,  e  non  il  tirso  ,  fossero  voltl  contro  il  gloho, 
o  il  tarso  lo  fosse  in  un  solo  jiuuto ,  beiiche  in  motlo  da 
lion  potorsi  aiUlii'izzare  sonza  soN'orcluaniente  scorciare  la 
nalpchra   nel  Inogo   all'  indicato   pnnto   corrispondente. 

la  qiianto  al  nietodo  di  Crampton,  clie  mena  tanto  rn- 
more  in  Ingliilterra ,  non  veggo  in  qnali  casi  potrebbe 
convenire.  Per  un  leggiero  arrovescianiento  del  tarso  al- 
r  indentro  e  inutile,  perche  vi  ci  si  riniedia  faciluiente 
col  portar  via  una  porzione  d' integumento,  e  sarelibc  ir- 
ragionevole  il  sostituire  ad- itn  nietodo  cost  semplice ,  il 
coinplicato  e  doloroso  di  Crampton,  die  tanto  facilita  Tin- 
fiammazionc  del  globo  dell'  occhio  con  V  incisione  della 
congiuntiva  i  ne  rpiesta  incisione  si  linilta  ad  aunientare 
II  riscliio  deir  inlianuuazione ,  ma  con  1' esnlcerazione  che 
pi\6  indurre  in  questa  memljrana,  si  rlscbia  di  larla  scor- 
ciare di  pill.  Pel  grandissimo  arrovesciamento  del  tarso, 
il  metodo  di  Crampton  sembrami  ancor  meno  razlonale , 
jicrche  se  il  leudjo  medio  sara  manteauto  senipre  arro- 
A'esciato  all'  inluori  ,  in  mode  die  i  margini  tlelle  terite 
verticali  non  stiano  a  contatto ,  essi  non  si  riuniranno ,  e 
ne  verra  una  palpebra  interrotta  nella  sua  continuita,  con 
le  triste  conseguenze  die  ne  risultano  da  tale  disposizione. 
Se  poi  i  margini  verranno  a  contatto ,  o  si  riuniranno , 
la  palpebra  si  scorcera  di  piu  ,  perclie  ogni  cicatrice  ac- 
corcia  e  non  allunga  le  parti  su  le  quali  si  forma.  Nel 
parziale  arrovesciamento  di  uno  o  piii  peli  senza  rove- 
sclamento  del  tarso ,  ognun  vede  cbe  il  citato  metodo  sa- 
reblie    inutile,    o    cangerebbe    la    tricbiasi    in    un    ectropio. 

La  moditicazione  di  Gutrie  e  per  qualcbe  lato  assai  Ijene 
intesa,  togliendo  di  mezzo  1'  inutile  e  spesso  dannosa  in- 
cisione della  congluntiva,  aggiungendo  la  recisione  della 
piega  di  pelle  ,  utilissima  allorclie  si  tratta  di  rovescia- 
mento  di  tarso ;  ma  le  due  incisioni  verticali  ch'  egli  ap- 
prova  sono  sempre  inutili  e  dannose  per  le  ragioni  esposte 
di  sopra  ,  di  modo  cbe  anche  il  metodo  del  nostro  au- 
tore,  pill  doloroso  e  piu  complicato  del  metodo  ordinario, 
non   presenta  vantaggio   sopra   di   quello. 

Dal  sin  cpii  detto  risulta  i .°  cbe  la  cbirargia  possede 
i  mezzi  di  opporsi  a  quella  specie  di  tricbiasi  in  cui  il 
tarso  e  rovesciato  leggiermente  coi  peli ,  e  cbe  vi  ci  si 
oppone  in  un  modo  non  molto  doloroso ,  die  non  lascia 
deformita  ne    lesioni  alle  fimzioni  dclP  ocdiio;   2.°  die  puo 


DI    CURAKE    LA    TRICIIIAST.  ai5 

portar  del  vantaggi  in  quella  specie  die  e  formata  dal 
fortiisimo  arrovesciamento  del  tarso  in  tutla  la  sua  esten- 
sioae ,  con  una  operazione  per  altro  dolorosissima  ,  che 
lascia  una  costante  deformita ,  e  priva  per  sempre  la 
palpebra  delle  ciglia,  destinate  ad  utili  ufficj  j  3."  clie 
non  conosce  il  mezzo  di  curare  quella  tricliiasi  nella  quale 
alcuni   peli ,   od   alcuni   gru]>pi  di  peli  naturalmente  esistenti 

0  di  nuova  forniazione  (  pseudo-peli  ) ,  si  sono  portati 
contro  il  globo  dell'  occliio ,  ed  in  cui  riniane  il  tarso  a  suo 
posto ,  o  souimamente  e  parzialmente  si  volge ;  poiche  i 
metodi  fin  qui  praticati  o  non  vincono  la  malattia,  o  la 
convertono   in  allra  di  minore   entita. 

Egli  e  su  la  cura  di  quest'  ultima  specie  di  malattia  clie 
il  dotto  professore  lia  rivolto  la  sua  attenzione  f,  e  guidato 
dai  lumi  dell'  anatomia  e  da  un  sano  raziocinio ,  seppe 
inventare  un  metodo  il  quale,  considerato  si  teoricamente 
come  dal  lato  pratico,  semlira  infallibile  ne'  suoi  risultamenti. 

1  bulhi  dei  peli  delle  ciglia,  egli  dice,  sono,  come  ognun 
sa,  situati  uno  accosto  all' altro,  disposti  in  linea  su  la 
faccia  esterna  del  margine  libero  della  palpebra  ,  involti 
in  fitto  tessuto  celluloso ,  e  coperti  soltanto  da  sottile  in- 
tegumento.  Incidere  questo  integuiuento ,  scoprire  i  bulbi 
dei  peli  arrovesciati ,  estirparii  o  distruggerli,  e  il  metodo 
ch' egli   propone. 

Oad'  eseguire  questa  operazione  e  d'  uopo  di  un  col- 
tellino  molto  convesso,  di  ottime  mollette  da  dissezione, 
di  un  pajo  di  plccole  forblci ,  e  di  un  altro  stromento 
chiamato  cucchiaja  dal  suo  inventore.  E  questa  di  tartaruga, 
di  corno  o  d'  avorio ,  presenta  due  facce,  vina  leggiermente 
convessa  ,  1' altra  leggiermente  concava ;  ha  due  estremita, 
la  superior  delle  quali  e  scavata  da  un  solco  ,  e  1' altra  e 
staliilmente  congiunta  con  un  piccolo  sospensorio  di  pal- 
pebre  fatto  di  lilo  d'  argento. 

Ecco  come  si  precede  all' operazione :  assiso  il  malato 
con  la  faccia  rivolta  verso  la  luce ,  un  assistente  gli  si 
]>onga  di  dietro,  e  presenti  col  suo  jjetto  uno  stabile  punto 
d'  appogglo  alia  testa  dell'  operando  ,  come  nella  operazione 
della  cateratta.  II  chirurgo  operatore,  situato  dirimpetto 
air  infermo ,  a  sedere  o  ritto ,  sollevi  la  palpebra  ,  si  as- 
sicuri  del  numero  dei  peli  arrovesciati  e  delf  estensione 
che  occupano  nel  tarso.  Fatto  questo,  tracci  con  una 
penna    intinta  nell' inchiostro ,   od  in  altro  liquore  colorato. 


2l6  NUOVO    ItfKTODO 

una  liiica  suU'  integninento  ileHn  palpoljra ,  paralella  al 
iiian^iiie  libero  di  essa,  ed  lui  tjuarto  ili  linca  da  esso  mar- 
gine  distaate ,  e  sia  questo  segno  esteso  taato  in  liin- 
ghezza  da  mostiare  con  precisione  sulla  superiicle  csterna 
della  palpelira  lo  spazio  che  occupano  i  pcli  vlziati  nella 
snperiicie  interna.  Introdnca  allora  la  cncclnaja  fra  la 
palpebra  ed  il  globo  dell'  occliio,  in  modo  che  il  margine 
liliero  di  essa  si  trovi  situate  nel  solco  che  presenta  la 
superllcie  convessa  di  detta  cucchiaja.  Procuri  di  scostiir 
qucsta  dal  globo  dell'  occhio  per  non  irritarlo ,  e  per  ten- 
dere  meglio  la  stessa  palpebra.  Cio  iatto ,  conlidi  la  cuc- 
chiaja air  ajuto ,  il  quale  con  una  mano  (  con  la  destra 
trattandosi  di  operare  suU' occhio  destro,  e  con  la  sinistra 
nel  caso  opposto  )  terra  distesa  e  fissa  la  palpebra  su  la 
cucchiaja,  per  mezzo  dei  due  diti  indice  e  medio,  appog- 
giati  in  vicinanza  agli  angoli  palpeljrali,  in  modo  da  la- 
sciar  libera  e  scoperta  la  parte  su  la  quale  il  chirurgo 
deve  operare.  Coif  altra  niano  passata  sotto  il  mento  del- 
r  operando ,  terra  pel  manico  la  cucchiaja ,  procurando  di 
mautenerla  ferma  nella  posizione  in  cui  e  stata  posta 
dair  operatore.  Cosi  disposte  le  cose,  faccia  il  chirurgo 
coir  indicate  coltellino  due  p.'ccole  incisioni  verticali ,  che 
principiino  una  linea  e  mezzo  al  di  sopra  del  margine 
libero,  e  finiscano  precisamente  in  questo.  Le  due  inci- 
sioni paralelle  rinchiudano  con  esattezza  quello  spazio  che 
percorre  la  linea  segnata  coif  inchiostro ,  ed  intacchino  il 
solo  integumento.  Terminate  le  due  incisioni  ,  ne  faccia 
una  terza  trasversale  sotto  alia  linea  segnata  sulla  palpebra, 
e  parallela  ad  essa,  che  riunisca  le  due  incisioni  verticali 
e  comprenda  ancor  essa  V  integumento  soltanto.  Fatto  cosi 
un  lemljo ,  il  rovesci ,  prendendolo  o  con  adattate  mo!- 
lette ,  o  con  le  ugne,  e  lo  disseclii  col  coltellino  dalle 
parti  sottoposie.  Arrovesciato  il  lembo ,  si  presentano  i 
bullii.  Non  e  pero  senijjre  facile  il  vederli  chiaramente  e 
lo  spiccarli ,  si  perche  il  sangue  che  cola  si  nasconde ,  si 
perche  il  fitto  tessuto  celluloso  che  li  circonda  non  ne 
rende  facilissinia  la  presa.  Per  questo  deve  il  chirurgo 
pulir  bene  la  ferita  dal  sangue,  ed  essere  provveduto  di 
ottiine  e  sottili  moUette,  indi  con  queste  e  col  coltellino, 
o  con  le  piccole  forbici,  portar  via  tutto  cio  che  trova 
fra  il  rovcsclato  integ-umento  e  la  faccia  esterna  del  mar- 
gine  libero  del  tarso.     Cio  fatto,   T  operazione    e  compita. 


Dl    CURARE    L\    TRICHIASl.  217 

ed  il  chiriirgo  riapplicando  al  suo  posto  naturale  il  lembo 
che  aveva  soUevato,  lo  tiene  fncilmente  in  sito  con  taffetta 
inglese ,   senza  il  soccorso  di  altro  apparecchio. 

Se  i  peli  aiTovesciati  fossero  a  gran  distanza  fra  loro, 
e  neir  intervallo  di  essi  esistessero  di  molti  peli  in  buona 
dii-ezione ,  converrebbe  attaccai-e  in  particolare  i  bullii  ap- 
partenenti  ai  peli  storti,  e  non  iscoprire  ne  distruggere 
le  radici  dei  peli  ben  diretti ,  che  si  trovan  coinpresi  fra 
i  bull)i  dei  peli  storti.  A  render  piii  facile  e  pid  pronta 
1'  operazione,  ed  alia  mano  d'  ogni  ciiirurgo,  1'  autore  pro- 
pone ,  ajjpena  soUevato  che  abbiasi  il  piccolo  lembo  ,  di 
toccare  i  bulbi  dei  peli  coU'  acido  nitrico.  La  prova  ch'  ei 
fece  di  qnesto  metodo  sur  un  soggetto  ebbe  felice  risulta- 
mento. 

In  cjnanto  poi  ai  peli ,  o  pseudo-peli ,  ai  quali  si  sono 
distrutti  i  bulbi,  si  possono  preudere  due  partiti,  estir- 
parli  subito ,  o  lasciarli  cadere  spontaneamente.  Questa 
caduta  succede  or  piu  presto,  or  piu  tardi,  non  prima 
pero  del  sesto  giorno  ,  per  quanto  risulta  dalle  osserva- 
zioni  del  signor  Vacca.  Tutte  le  volte  pero  che  per  T  e- 
strema  sensibilita  del  malato  la  presenza  dei  peli  produce 
gravi  sconcerti,  giovera  estirparii  subito. 

In  quanto  ai  mezzi  vinitivi  dopo  le  operazioni  ordinarie 
di  trichiasi  die  si  fanno  suUe  palpebre  ,  essi  non  sono 
indispensalnli  e  vero ,  ma  possono  pero  arrecare  il  van- 
taggio  di  accelerare  la  guarigione ,  procurando  la  riunione 
di  prima  intenzione ,  e  cio  si  puo  ottenere  o  coi  cerotti 
o  con  le  fasce ,  o  per  mezzo  della  cucitura ;  ma  se  il 
primo  di  questi  mezzi  e  difettoso  a  cagione  dell'  umidita 
prodotta  dalle  lagrime  e  per  la  stessa  conligurazione  delle 
parti,  la  cucitura  essa  pure  non  va  scevra  di  difetti  ,  ne 
sembra  ail'  autore  conveniente  che  si  debba  preferire  ai 
cerotti,  quando  non  puo  far  altro  che  accelerare  di  qual- 
che  giorno  ed  in  qualche  caso  la  cicatrice ,  e  renderla 
forse  un  poco  meno  apparente. 

II  mezzo  unitivo  proposto  dal  signor  Vacca ,  che  riu- 
nlsce  tutti  i  vantaggi  della  cucitura  senz'  averne  gl'  incon- 
venienti,  e  tutti  i  vantaggi  dei  cerotti  e  delle  fasce  senza 
averne  T  incertezza ,  e  cli'  egli  usa  con  hnon  success©  gia 
da  quindici  anni ,  e  il  seguente :  «  Si  formauo  di  tutti  i 
peli  della  palpebra,  su  la  quale  si  deve  operare  ,  tre  , 
quattro  o  ciii([uc  distinti  gruppetti ,     si    allacciano  cou  fili 


2l8  NUOVO    METODO    CCC. 

sottilissimi  cli  seta  criula  e  non  torta ,  ingommati  con 
goinma  clragante  per  rcmierli  ]mii  appiccicanti.  Fatte  qncste 
allacciature ,  si  lasciano  i  fili  peiidenti ,  e  si  eseguisce 
r  operazione ,  cioe  la  recisione  di  uaa  piega  dclla  pclle 
della  palpebra.  Terniiuata  questa  ,  i  llli  servono  a  tirare 
in  alto  il  niargine  libero  della  palpebra ,  e  con  esse  il 
margine  inl'eriore  della  ferita ,  il  quale  facilmente  si  iiiette 
a  contatto  col  marglae  superiore  di  essa.  Questi  fili  si 
iissano  suUa  fronte  con  un  pezzetto  di  cerotto  agglutlnativo, 
posto  immediatamente  al  di  sopra  del  sopracciglio  e  pa- 
ralello  ad  esso;  un  altro  simile  pezzetto  puo  applicarsl  al  di 
sotto  del  medesimo  sopracciglio  nella  stessa  direzione  del 
prinio.  "  Questo  metodo  pero  non  e  applicabile  in  tutti  i 
casi.  Vi  sono  degF  individui  che  banno  pocbissimi  e  sot- 
tili  peli  alle  palpebre  malate,  di  modo  cbe  non  si  pos- 
sono  formare  i  descritti  gruppetti.  In  questi  casi  i  lacci 
scivolano  sopra  i  peli ,  e  rendono  impraticabile  il  metodo.  In 
tali  circostanze ,  il  cbiarissimo  autoie  opina  con  Scarpa 
cbe  non  si  debba  ricorrere  alia  cucitura,  ma  bensi  ai  ce- 
rotti  ed  alle  fasce. 

Seguono  tre  osservazloni  in  comprova    dei  vantaggi  del 
metodo  da  lui  inventato  i  indi  la  spiegazione  della    tavola. 


APPENDICE. 


PARTE    L 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


De  I'cinplol  des  chlorures  d'oxide  de  sodium  ct  de 
chaux.  Par  A.  G.  Labarraqve  ,  pliarmacien  de  Pa- 
ris etc.  —  Paris,  iSaS  aoiU,  madame  Huxard , 
imprimenr-libraire ,  rue  de  lEsperon  Saint-Andre- 
dcs-Arts ,  11°  7,  pag.  48,  in  ^°  fr.   i. 


L. 


Je  belle  sperienze  del  signor  Laharraque  sui  clorurl 
d'  ossido  di  sodio  e  di  calce  diiiiostrano  ad  evidenza  poter 
essi  disinfettare  luoglii  d' aria  appestati,  correggere  di  al- 
cuni  altri  V  acqna  coiTotta ,  e  dissipar  ad  un  tratto  le 
esalazioni  delle  imputridite  animali  sostanze ,  soprattutto 
quelle   degF  iiifradiciati   cadaveri. 

Una  tauto  iiiteressante  scoperta  lia  conciliati  si  bene  al 
noslro  autore  i  sufFragi  del  Consiglio  di  sauita  e  di  pa- 
recchi  dotti  di  Parigi,  die  il  signor  Delavau  consigliere 
di  Stato  e  Prefetto  di  Polizta  non  ha  potuto  a  meno  di 
decretare  a  di  lui  favore  nel  modo  seguente  =  II  sera  etabU 
dfS  appareils  desinfectans  de  I'invention  du  sieur  Laharraque 
a  la  Morgue  et  cJtez  chacun  de  mcs  commissaircs  de  Police.  = 

Dietro  il  prefettizio  decreto  la  societa  d'  incoraggiamento 
giudico  degna  di  premio  la  Memoria  del  signor  Labarraque: 
e  r  Istituto  reale  di  Francia  gUe  lo  accordo  di  buon  grado 
in  tre  mila  franchi  per  avere  il  Lalsarraque ,  dice  lo  stesso 
Istituto ,  dlmostrato  in  un  gran  numero  di  esperienze , 
come  si  possa  iinpiegare  con  successo,  con  economia, 
con  facilith  le  soluzioni  de'  cloruri  di  calce  e  di  ossido  di 
sodio ,  onde  distruggere  i  fetidissimi  odori  delle  corrotte 
uiaterie   animali. 

II  nostro  autore  per  dissipar  i  principj  miasmatici ,  die 
enianano    ne"  luoghi    ajjitati  da  persone    afFette  di  malattie 


aaO  APPENDICE 

attaccaticcp ,  innafTia  la  loro  camera  con  uno  de' due  clo- 
riiri  allungato  in  acqua  jniia  ,  ovvero  lo  versa  in  un  largo 
piatto  posto  nella  stanza  dello  stesso  infermo,  rinno\an- 
jIo  mattina  e  sera  ed  anche  al  mezzodi ,  se  avviene  clie 
perda  il  particolare  suo  odore. 

I  medici,  gli  astanti  usando  la  precauzione  di  lavarsi 
le  niani  nell'acqua  clorurata,  di  spargerne  snl  pavimento, 
intorno  al  letto ,  e  di  far  profonde  inspirazioni  si  preser- 
vano  indubitatamente  dalle  contagiose  malattie  de'  loro 
amnialati. 

I  detti  cloruri  terrel  ed  alcalini  servono  pure  mirabil- 
mente  a  disinfettare  piazze ,  mercati ,  stalle  ,  caserme , 
corpi  di  guai'dia  ,  ospitali ,  carceri ,  navigli  coll'  indicato 
innalliamento  de'  loro  interni.  La  dose  dell'  acqua  clorurata 
deve  essere  piii  o  meno  forte  secondo  1'  ampiezza  del  lo- 
cale da  disinfettare,  e  secondo  il  maggiore  o  minor  pitzzo 
clie  esso  tramanda. 

In  generale  per  purgare  una  camera  dall'  infezione  si 
suol  mettere  una  cucchiajata  di  uno  dei  detti  cloruri  in 
una   bottiglia  piena  di  acqua   comune. 

L'  uso  de'  detti  cloruri  si  estende  ancora  alia  disinfe- 
zione  delle  latrine  ,  de'  pisciatoj ,  delle  fosse  immonde. 
Per  cio  fare  si  versano  tre,  quattro  pinte  di  acqua  su  due 
once  del  terreo  cloruro ,  si  agita  il  tutto ,  e  si  versa  so- 
pra  e  dentro  i  nominati  luoglii. 

Se  non  si  distrugge  prontamente  il  fetore  liassi  a  ripe- 
tere  il  versamento  da  dieci  in  died  minuti  sino  alia  totale 
sua   distruzione. 

II  cloruro  di  calce  e  egualmente  atto  a  correggere 
r  acqua  guasta  di  alcuni  luoglii  ,  come  pozzi ,  cisterne , 
fontane  e  simili.  Si  consegue  questo  fine  con  due  once 
di  cloruro  per  dugento  cinquanta  pinte  di  acqua  infetta. 
Siffatto  sperimento  fu  eseguito  nel  iSz^  alia  presenza  del 
signor  Kerandren,  Ispettore  generale  del  servizio  sanitario , 
e  incaricato  in  quell' epoca  da  S.  E.  il  Ministro  della  ma- 
rina a  presedere  agli  sperimenti  del  signer  Laljarraque 
perche  ne  desse  una  precisa  relazione  come  diede  di  fatto , 
tal   quale   la   felicita   dell'  evento   il   richledeva. 

Anclie  il  signor  dottor  Mare ,  memhro  titolare  delFAc- 
cadomia  reale  di  medicina  nel  iSaS  fu  delegato  dal  Con- 
siglio  di  sanita  per  assistere  alle  sperienze  del  nostro 
autore     sulla     disinfezione    dell'  acqua.    Avverro  egli  che  il 


TARTE    STRANIERA..  221 

cloriiro  di  calce  sciolto  prima  nelF  acqua  para  ,  poi  ag- 
giaiito  alia  guasta  opei-ava  cosi  bene  la  sua  disinfezlone 
clie  rendevasi  essa  totalnieiite  bevihile.  Da  cio  emerge 
qnanto  sia  graade  la  utilita.  di  ua  tale  processo',  sia  sul 
mare ,  sia  ne'  paesi  paludosi ,  ove  1'  acqua  e  ordinaria- 
inente  insalubre,  sia  anche  in.  certi  luoghi  in  ciii  ci  e 
forza  ber  acqua  di  cisteriie,  la  quale  e  spessissirao  aiterata. 

Moiti  altri  casi  consimili  riferitici  avrebbe  il  chiaro 
chimico  Labarracpie  osservati  ia  Francia ,  nelle  Coloiiie , 
a  San  Domingo  e  inseriti  nella  gazzetta  ufficiale  del  20 
febbrajo  1821  se  non  ci  fosse  imposto  la  brevita  accordata 
d''ordinario  ad  una  scientilica,  tuttoche  utilissima ,  Memoria. 

Quanto  alia  disinfezione  de'  cadaveri  prima  di  appros- 
simarsi  ad  un  corpo  in  putrefazione  si  deve  preparare  una 
tinozza ,  in  cui  sianvi  24  pinte  circa  d' acqua  comune  e 
una  libbra  di  cloruro  di  calce ,  avendo  sempre  V  avver- 
tenza  di  agitar  ben  bene  il  conteauto  miscuglio.  Si  spie- 
ghera  in  seguito  un  lenzuolo ,  s'  inzuppera  di  delta  nie- 
scolanza,  e  si  appUcliera  colla  massima  prontezza  al  detto 
cadavere.  Poco  tempo  dopo  esegitita  una  tale  operazlone 
cessera  1'  insopportaliile  tetido  odore. 

Se  si  vede  sparso  sul  pavimento  sangue  od  altro  umore 
dal  cadavere  proveniente ,  si  versa  una  o  due  tazze  di 
acqua  clorurata ,  e  diligentemente  rimovendolo  con  iscopa, 
il  fetidissimo  puzzo  tosto   si   dilegua   (i). 

Se  r  iafezione  si  diilonde  ai  luoghi  attigui,  scale,  corri- 
dori,  stanze,  s' innafliano  subitamente  col  liquido  clorurato, 
e   s'  impedisce   cosi   di   riprodursi  il   cadaverico   jDuzzore. 

Molti  niedici  e  cliirarglii  celebri  francesi  commendano 
sommameute  i  cloruri  alcalini  e  terrei  nelle  piaglie  gan- 
grenose ,  nelle  ulceri  croniche  veneree  ,  negli  erpeti  de- 
pascenti ,  nei  carbonchi ,  nel  carcinoma  dell"  utero ,  e  quel 
che  e  pill  nelle  asflssie,  ossia  morti  apparenti.  Rimarche- 
volissimo  e  il  caso  riportato  dal  sig.  Labarraque  di  un 
Votacesso  cadato  asfitico ,  meiitre  travagliava  alio  spurga- 
mento  di  una  fogna.  Gli  si  amministro  sul  principio  un 
leggier  emetico ;  ma  un  violento  sforzo  di  vomito  di  48 
ore     rende    ognor    piii    deplorabile     la    sua   situazione.    Si 

(1)  Con  siffatto  disinfettante  processo  anche  il  sig.  P.  Oi'fila  pote 
esfguire  un'  autussia  su  di  un  cadavere  dissotcenato  dopo  32 
gioini ,  e  (jote  con  questa  soddisfare  alle  ricerche  del  R.  Procu- 
rature   di  Francia  die   gUela  impose   sino   dal    1.°   agosto  iSaS. 


222  A  r  1'  !•;  N  D  1  G  E 

ricorse  ad  una  soluzioiio  frcLkla  gommosa  con  alcuiic  gocce 
tU  succo  di  cedfo  e  all' austo  riveciaiio :  il  tutto  senza 
efTetto.  L' infelice  Pietro  Aime  d' aniil  41  si  seiitiva  di 
niomeiito  in  niomento  a  niaucare ,  lagnaiidosi  di  peso  e  di 
dolore  alia  testa,  di  dlllicoUa  al  respii-o,  di  angoscia  alia 
region  del  cuore ,  sopratUitto  di  un  sofFocante  sapore  di 
piombo  alle  fauci  clie  gli  aveva  fiitto  perJere ,  diceva , 
la  conoscenza.  II  polso  era  pressoclie  inipcrcettibile  ,  la 
voce  langnida,  lioca  ,  il  vise  sligurato,  T  aspetto  in  breve 
cadaverico.  In  si  funesto  emergente  si  ebbe  ricorso  alia 
inalazione  di  bnona  dose  di  cloruro  saturato.  Alciuii  mo- 
nienti  dopo  parve  airaslitico  di  star  meglio,  sentendosi 
dissipato  il  cattivissimo  odore  alia  bocca ,  piii  liljera  la 
respirazione  e  riattivate  alcjuanto  le  sue  facolta  mentali. 
S'  insistette  con  esito  felice  snlfuso  del  predicato  cloruro. 
Si  pratico  nella  camera  deli'  ammalato  un  innafiiainento 
di  acqua  clorurata ;  e  in  poclii  di  I'Ainie  si  vide  ristabi- 
lito,  e  in  caso  di  riprendere  1' esercizio  del  suo  niestiere. 
Cosi  si  salvo  la  vita  ad  un  infelice ,  si  ridono  la  tran- 
quillita  a  una  desolata  famiglia  e  si  assicuro  sempreppiii 
la  efllcacia  del  ben  augurato  cloruro. 

Fa  per  iiltimo  giudiziosamente  osservare  il  nostro  au- 
tore ,  clie  e  bensi  vero  che  i  due  soprannominati  cloruri 
sono  quasi  identlci  nel  loro  niodo  di  aglre  in  punto  ai 
fenomeni  di  putrefazione :  ma  siccome  nella  putrefazione 
delle  niaterie  animali  il  cloruro  di  calce  passa  all'idroclo- 
rato ,  e  questo  avendo  la  proprleta  di  assorbire  I'  umido 
dell' aria  lo  fissa  sul  corpo  disinfettato ;  T  uuiitiita  stessa 
essendo  poi  una  delle  condizloni  della  putrefazione ,  ne 
emerge,  che  eseguita  una  volta  la  disinfezione,  il  cloruro 
teiTeo  piu  o  men  presto  cangia  di  stato,  cooperando  egli 
stesso  successivamente  alio  sviluppo  di  itn  I'etido  odore  : 
laddove  il  cloruro  di  ossido  di  sodio  divenuto  idroclorato 
forma  un  sale  seccliissimo,  che  agisce  come  conservatore, 
condensando  il  principio ,  da  cui  comincia  la  stessa  jiu- 
trefazione. 

Trae  quindi  1'  importantissima  illazionc  di  adoperare  il 
cloruro  d'  ossido  di  sodio  quando  si  vuole  disinfettare  un 
corpo  perennemente,  e  il  cloruro  di  calcc,  allorclie  si  tratta 
di  una  disinfezione  istantauea ,  come  a  caglon  d'  esempio 
la  esumazionc  di  un  corpo  che  deve  cssere  immcdiatamente, 
c  pel   •solo  momcnto   csaiiiuiaio. 

D.  C.  M.  M. 


PAKTE    STRANIERA.  223 


Rassegna  delle  opere  che  trattaiio  della  letteratura 
orientale  puhhllcate  in  Earopa  dull' anno  1816  al 
1820.  Del  cav.  Giuseppe  De  Hammer  (  Continua- 
zione.   V.  p.  388  ,  tomo  XXXVIII.  ) 


A, 


///.   Storia  naturale. 


GGIUNTE  e  snpplementi  alia  storia  naturale  dell' Asia 
di  molto  pregio  trovansi  nella  geografia  turca  di  Hagi 
Chalfa  di  cui  si  parlera  piu  giu  trattaiido  di  questa  scienza. 
Ivi  e  discorso  per  esempio  d"  ua  aereolite  pesaiite  i3o 
dramme  caduto  in  Suveida  in  Egitto  sotto  il  regao  del 
califfo  Dgiaffar  Al  motevekil  al  Allah  ,  vale  a  dire  fra  gli 
anni  aSa  e  247  dell' egira  (847  e  861  di  G.  C. ).  Vedi 
I'opera  al  n.°  i5,  t.  II,  pag.  10 1,  e  Gihamdima  p.  477. 
Eccettuate  alcune  altre  siinili  notizie  clie  a  quaiido  a  quando 
porge  il  Gihannumn  nella  descrizione  ch'  egli  fa  di  varie 
provincie  ,  la  storia  naturale  dopo  la  comparsa  dei  mo- 
numenti  egizj  di  Ahdol-lalif  (  vale  a  dire  negli  ultimi  diecL 
anni  )  ,  e  staca  arricchita  ,  tranne  i  viaggi  ,  d'  una  sola 
opera  filosofica,  ed  e  quella  del  sig.  Antonio  Raineri  posta 
sotto  il  n.°  I  3.  Vero  e  pero  ciie  una  parte  di  essa  e  stata 
di  gia  pubblicata,  sono  or  36  anni ,  da.  Sebaldo  Fulco  Ravio 
col  titolo  :  Specimen  arahicum  continens  descriptionein  ,  et 
excerpta  libri  Achmedis  Tcifasclui  de  gemmis  et  lapidibus 
pretiosis ,  e  che  sullo  stesso  argomento  il  giornalista  ha 
anche  pubblicato  nelle  miniere  d'Oriente  (1.  VI,  p.  126) 
dei  transunti  d'  un'  opera  posteriore  d'  assai  e  piu  com- 
piuta ,  cioe  dal  liln'O  delle  gemme  di  Mohammed  Ben  Mans- 
sur.  Vuol  notarsi  per  altro  che  non  solo  1'  autore  non  ha 
avuto  sott'  occhio  questo  lavoro,  ma  che  egli  ha  altres'i 
il  merito  d'aver  pubblicata  per  intero  I'opera  di  Teifasci 
tanto  nel  teste ,  quanto  nella  traduzione  italiana  comeciie 
non  sempre  esattamente  in  quest'  ultima.  Massima  atten- 
zione  di  critica  esigono  le  pietre  preziose  ,  il  nome  delle 
quali  prima  d'  essere  scritto  nelle  miniere  d'Oriente  non  sia 
comparso  ben  tradotto  da  Rau  ,  o  da  qualche  altro  lessi- 
cografo  enropeo ,  perciocche  la  loro  falsa  verslone  di- 
strugge  a  un  tratto  tutto  il  vantaggio  che  la  storia  natu- 
rale puo  ripromcttersi  dalla  traduzione   d'  opere    oriental). 


224  :V  P  P  F.  N  DICE 

Consisteiido  tutta  1' opera  In  non  plii  die  a  5  capi ,  sara 
hene  il  poire  qui  nel  vero  loro  sigiiUicato  1  nonii  dclle 
25  gemiiie  delle  qnalL  trattano,  jxnxlie  possa  rautore  gio- 
varseiie  nella  sccoiida  etli/ioue  ,  chc  per  quauLo  seiitesi , 
egli  sta  preparando ,  ed  anche  jier  vaiitaggio  di  clii  avesse 
fatto  acquisto  della  prima  edizione  fino  a  che  com|)aja  la 
seconda.  t."  La  perla  Gcwevher  ,  clie  a  vero  dire  iioa  e 
pietra  preziosa ,  ma  e  generalnieiite  tenuta  per  tale  dagli 
orientali.  a."  II  coriiidoa  (  Telesie  )  JakiU ,  il  noiiie  del 
quale  ha  cagioiiato  fiiiora  la  massima  confusione ,  pcrche 
per  inganno  del  suono  della  parola  fu  trailotto  per  Gia- 
cinto  Tax.vS'Oi;  ,  beiiche  il  Jakut  nulla  afFatto  al)bia  die 
fare  col  Giaciiito  tranne  appunto  questa  conformita  di  suono. 
Le  proprieta  del  Jakut  e  la  sua  divisione  in  turchino,  rosso, 
giallo  e  bianco  corrisponde  perfettamente  a  quella  del  Go- 
rindone  in  rosso  ( rubino ),  giallo  ,  topazzo  orientale  ,  tur- 
chino ( zafiro )  ,  bianco  (  zatiro  bianco).  V.  Ricerche  sai 
caratteri  delle  pietre  preziose  di  G.  di  Feadnng.  Pest,  i8  19. 
3."  Lo  snieraldo  Semmerrud.  4.°  II  grisolito  Sebergied ,  che 
da  Rnu  vien  detto  species  sinaragdi  e  da  Raineri  Topazo. 
S.°  11  rubino  balascio  (^Balasch) ,  nome  mozzato  da  Beda- 
scian  donde  vengono  i  piii  perfetti  rtihini  di  questa  sorta, 
e  dice  in  fatti  espressamente  il  Teifasci  che  i  Persiani  lo 
chiauiano  Bedassciani  dalla  citta  di  questo  nome.  Ecco  le 
parole  di  Raineri,  <<  11  Balascio  viene  da  Balkhascian  die 
»  dagU  Agiamini  dicesi  Badkhascian  ,  ed  e  la  principale 
»  delle  pill  cospicue  citta  di  Badan.  »  6.°  11  GLacinto  Be- 
nefescli  da  Rau  erroneamente  e  detto  ametista ,  e  che  Rai- 
neri ha  lasciato  senza  traduzione.  Egli  per  altro  non  igno- 
rava  che  il  nome  d'  una  specie  di  queste  gemme  si  e  Vio- 
letto,  e  Madini  quello  d'  uii'  altra  sorta  "  quattro  ,  dice 
»  egli  stesso  ,  sono  le  specie  del  Benefesch,  una  delle  quali 
"  si  e  il  Madini.  »  Tanto  poteva  bastare  per  fargli  co- 
noscere  in  quest'  ultimo  P  Alniandin,  die  e  il  granato  vio- 
letto.  7.°  II  granato  ,  Bigiadi  e  non  Biirradi,  come  legge 
Rau  sopra  un  testo  sbagliato,  terminando  qui  il  suo  estratto. 
8.°   11  diamante  Elmas.   9.°  L'  occhio    di    gatto    Ainol-hurr. 

i.°  j^^^  a."  L-^— ^U  3."  y^—j^  4..°  ^y..-^jij 

5,°    (^is^.,U    6.°    sJ^SlX:^    7.*    ij2)Lj^A.^     8."    (j«wLwl 
9-°  Jx"        ^""^ 


rAKTK    STRANIERA.  225 

lo."  II  Bezoar  Baseher.  ii-'  La  tarchese  Firusegie.  12.°  La 
corniola  Aakik.  i3.°  L' onice  Giesi.  14..°  La  calamita  Ma- 
gnat.is.  iS."  Lo  spato  pesante  Se/zfearZeg^ze.  i?flj«eri  lo  chlama 
siiieriglio  ,  ma  la  voce  tedesca  spath  ,  sicconie  pure  la 
maggior  parte  c'ei  iionii  sovrindicati  ,  e  dei  segueiiti  altro 
non  e  die  un  troncaiuetito  della  parola  origiiiaria  persiana 
o  aral)a.  Clie  lo  spat  pesante  coiiinneinente  usato  per  pu- 
lire  o  arruotare  diamanti  venga  posto  fra  le  pietre  pre- 
ziose  dee  parer  meno  straiio  die  il  trovarvi  il  seguente 
(  Dahengie  )  ,  il  quale  stando  alia  descrizione  dl  Teifasci 
A'a  considerato  per  una  scoria  nietallica  anzi  die  per  una 
pietra.  Egli  infatti  dice,  appoggiato  alia  testimonianza  di 
Plinio ,  die  il  Dahengie  LapishizuU  e  Scladane  e  origina- 
riamente  rame  ,  die  poi  si  cangia  in  pietra  ,  e  secoiido 
il  colore  clie  preiide  ,  cioe  se  verde  ,  turchino  o  rosso 
vien  distinto  col  priino,  secondo  o  terzo  dei  noiiii  sovrin- 
dicati. Rimane  pertanto  tuttora  da  deterrninarsi  il  vero  si- 
gnificato.  16.°  Del  Dahengie  come  pure  dello  Sciadane  die 
nel  Meninsky  sta  per  Lapis  lentlcularis.  17.°  II  Lapisla- 
zuli,  Laziverd.  i8.°  II  corallo,  Mergian.  19.°  II  Siibagie  die 
dair  autore  e  lasciato  senza  traduzione  ,  e  nel  cui  nome 
persiano  Scialiak  il  giornalista  (  Vedi  miniere  d'  Oriente 
I.  VI,  p.  i3r))  sembra  di  scorgere  T  ag  ita ,  ma  die  non 
e  altro  di  certo  die  I'Oljsidian.  II  testo  arabo  dice  essere 
questa  pietra  una  delle  fuse  o  sia  vulcaniche,  e  il  sig.  Rai- 
neri  traduce  slnagllando  «  die  essa  sia  una  di  quelle  die 
»  si  liqaefanno.  >»  30."  L' ametista  Gieinest.  21.°  II  Cha- 
mahan  lasciato  senza  traduzione  tanto  dal  signer  Raineri , 
quanto  dal  giornalista  nelle  Miniere,  ma  die  pare  dover 
essere  la  pietra  sanguigna  a.tjj.y.rr\Tic,.  22.°  II  Jusciein  che 
pare  una  varieta  del  2.3.°  Jassb  diaspro  ,  al  quale  viene 
unito  e  sara  prolial/ilaiente  P  eliotropio.  24.°  11  cristallo 
di  Monte,  Bellor.   2.5.°  II  talco ,  il  nome  del  quale  e  forse 

10. °  J-^j-^     Ji.°    '7'Jjj^^    12."  i,^_J~>^'slSl     i3.*   P}-^ 

18.°    (j,' l.:i>^--0     in.°    ^Aaaj     2C 


/^jiiLtsi 


2  2.°    A"«^:^.     2  3.°    ^y,.Aa.^_    24.°    )^^i     aS'"    (^ >AJ3 

BibL  hal.  T.  XL.  i5 


21!  6  A   I'  P  E  N   U   1  C,  V. 

il  solo  file  si  sia  cousei'vato  in  tulta  la  sua  pmita  (Ta/Zc) 
passamlo  dalla  lingua  aralia  nella  todesca.  Tcifasci  con— 
temporaneo  di  Mohnmntcd  Ben  Manssur  ,  die  per  quanto 
pare  scri?se  poco  dopo  lui,  viveva  ael  settiaio  secolo  del- 
1'  era  cristiann  ,  e  cita  fra  le  opere  anteriorl  di  cni  gio- 
vossi  le  segucntl:  il  liliro  ^''Aristotile  sulle  jjictre ,  il  libro 
di  Assniai ,  il  lihro  di  Aliincd  Ben  Ebl  dialed  Jbnol-Cicrrar , 
il  liliro  di  Arninnussio  delP  Asia  anteriore  ,  e  il  lihro  di 
Ibn  Massuje ,  i  qunli  tutti  seailnauo  perduti  dopo  la  com- 
parsa  dell"  opera   iutera  tli   'Teijasci. 

]J\   Scoria  Iclteraria  e  biografia. 

Cumunque  pongansi  in  conto  tutti  i  sussidj  di  cui  pos- 
sono  fornire  i  fonti  di  erudizione  e  di  bil)liograHa  orien— 
tale  noti  finora  pe'  cataloghi  dells  librerie  di  Parigi ,  di 
Loudra ,  di  Vienna,  ili  Leida  ,  di  J'irenze,  diRoma,  della 
Bodlejana,  di  qnella  ili  Tij)oSaib  nella  casa  della  Conqja- 
gnia  delle  Indie  Orientali  in  Londra  ,  e  di  quella  deU'Escu- 
riale ,  e  cosi  per  le  biblioteclie  di  Htrbelot  e  di  Houinger, 
e  per  altre  opere  di  questo  niedesinio  genere  ,  non  giu- 
gnera  pero  mai  la  letteratura  europea  a  possedere  una 
coinpiuta  biljliogralia  orientale,  se  non  quando  verra  tra- 
dotio  per  iatero  e  pubblicato  il  dizionario  bibliogratico  di 
Hagi  Chalfa  ,  coll'  aggiunta  delle  niigliori  opere  arabe  , 
persiane  e  turciie  conqiarse  in  luce  dopo  la  sua  niorte. 
Questo  desiderio  fu  gia  manifestato  dii  Beiske  ne' suoi  Pro- 
didagmati  (i),  e  fino  a  ch'ei  non  sia  ademjjiuto,  quanto  mai 
si  pubblicbera  d'  opere  sulla  bibliografia  orientale  altro 
non  sara,  ne  potra  essere  die  frammento.  E  percio  ap— 
pmito  debbono  tutti  coloro  che  danno  opera  alia  lettera- 
tura orientale,  essere  tanto  piii  grati  ai  ricoglitori  e  in- 
vestigatori  ciie  volgoiio  i  loro  studj  e  le  loro  cure  a  cosi 
largo  e  fertile  campo.  II  sig.  prol'essore  Hamaker ,  iater- 
prete  del  legato  di  libri  lasciato  da  Warner  alia  libreria  di 
Leida  5  da  nel  volume  in  4.°  posto  sotto  il  n."  40  un  eccel- 
lente  saggio  di  fruttuosa  lettura  in  fatto  d' erudizione ,  atto 
ad  ag2;radevolmente  sorprcndere  gli  amatori  della  lettera- 
tura orientale  tanto  col  merito  delle  cose  pubblicate  ,  quanto 
con    la    speranza    di    quanto    rimane    da   pubblicarsi.    Egli 

(t)  Rciske  Prodiiligiua.  Ahuifed.i   talv.   Syr.   Kohleri   pag.  aSoj 
235. 


PARTE    STRANIEKA.  22" 

dunque  comincia  il  catalogo  del  nianoscrittl  orientali  della 
biblioteca  di  Leida  (j),  dei  quali  nel  catalogo  in  foglio  di  essa 
librei'ia  trovasi  soltaiito  iiii  breve  indice  de' titoli  di  iQoS 
maiioscritti  orientali ,  e  v"  aggiugne  un  tal  corredo  di  no- 
tizie  bibliografiche  e  letterarie  da  lasciarsi  addietro  d  assai 
tixtti  quelli  che  lo  banno  preceduto  ,  compreso  anche  il 
dotto  O2i5«r/o  ,  tanto  e  pregevole  la  quantita  ,  Taccuratezza 
e  la  precisione  delle  sne  cogaizioni  Ijiograliclie  e  letterarie 
sugli  autori  non  nieno  cbe  suUe  opere.  Vaglia  pero  il  vero 
die  in  quest' opera  non  ligurano  piu  die  21  nianoscritti , 
nientre  quelli  cbe  1' autore  imprende  a  descrivere  sono 
3400  (a).  Ma  e  poi  vero  altresi  die  tranne  le  opere 
classicbe  e  i  capilavori  in  ogni  genere ,  e  i  letterati  asia- 
tici  cbe  diremo  capifila,  poclie  e  Ijrevi  note  Jiasteranno 
per  la  folia  degli  altri  autori.  Si  rallegrino  frattanto  i  di- 
lettanti della  letteratura  orientale  col  pensiero  die  il  si- 
gner professore  Hamaker  conta  appena  treiit'  anni  dell'  eta 
sua  ,  e  cb'  egli  ne  destina  venti  altri  a  qnesto  lavoro  , 
Quod  felix  faustnmque  sit!  Proniette  inoltre  di  pubblicare 
nell'anno  venturo  le  sue  ricerdie  storicbe  sulla  vita  di 
Wakidi  o  pinttosto  del  falso  Wakidi,  senibrando,  per  quanto 
egli  dice  nella  prefazione  ,  cbe  la  lettura  degli  sciitti  esi- 
stenti  sotto  il  nonie  di  Wakidi  lo  abbia  scorto  ad  illazioni 
affatto  nuove,  ed  annunzia  nel  tempo  stesso  un  trattato 
sulla  geografia  AeW  Irak  persiano  del  sig.  Uylenbrock  die 
lo  assistera  quindi  innanzi  nella  formazione  delle  tavole 
tanto  per  le  materie ,  qnanto  per  le  voci.  Giovossi  1' au- 
tore per  questo  sito  lavoro  dell'  opera  nota  di  Ihn  Clialegan, 
dalla  quale  trasse  le  vite  degli  autori  piu  celebri ,  e  le 
pubbllco  in  originale  e  tradotte ,  e  dove  questi  non  arriva 
cerca  e  troya  le  notizie  biografidie  cbe  gii  vanno  occor- 
rendo  nelle  opere  di  Ahid-mahasain  ,  di  Sachawi  o  di  altri 
storici.  Cosi  avvione  die  ilando  contezza  nel  voJnnie  die 
abbiamo  sott'  occbio    dei    gran    diziouarj    di    Ssildiah    e    di 


(i)  Catalogns  librorum  tain  inipressoruiii  quain  nianiiscriptoruin 
Bibliotheca:   piiblicw    Universitatis    Luj;(J.    Bat.   Lugduui  ,  I716. 

(2)  II  giornalista  ignora  pt-rclie  de'  due  niila  uianoscriiti  in- 
dicati  nel  vecchio  catalogo  ,  venga  qui  fatla  menzione  di  soli 
1400,  ne  sa  intendere  se  questi  siano  i  soli  Arabi  ,  o  i  soli 
appartenenti  al  legato  di  'Warner,  avvertendo  clie  il  nuniero 
di   questi  nel  catalogo  nou  passa  i    ii3o. 


aaS  vrPENDioE 

Kamus ,  aggiugne  anclie  la  hiogi-afia  de'  loro  antori  Cic- 
wheri  e  Firusnbadi.  Al  titolo  del  Kamus  al-miihit,  cioe  del- 
r  Otcano  onniaiiibicnte  pune  1'  auioro  1'  agginiita  Al-Kabus 
al-n'assit ,  e  traduce  ( intcrcalando  jiero  uii  pnnto  interro- 
gativo)  Vir  pulcer  ,  die  e  in  sostaiiza  una  lezione  afFatto 
erronea  per  Okcanus  nl-bassit ,  come  piii  dilFiisaniente  e 
detto  nella  ga/zctta  letteraria  di  Lipsia  del  lo  agosto  1818 
al  n.°  200,  ove  e  amuinziato  il  Kamus  gia  pubhlicato 
preccdentemente  colle  stance  di  Sciitnri  in  tre  touii  in 
foglio.  Deve  anclie  qnesto  aanuazio  cssere  confrontalo  con 
la  lista  delle  altre  opere  di  Firusabadi,  publilicata  dal- 
Tantore  diet.ro  Ibn  Chaleqan,  e  sarebbe  da  desiderarsi  die 
r  autore  voli^sse  giovarsi  in  avvenire  di  altri  annnnzj  e 
I'aggiiagli  di  Inbliogralie  orientnli  comparse  in  Germania. 
Deir  aver  potuto  consultare  il  dizionaiio  bililiografico  di 
Ha;iL  Chalfa  lia  deliito  1' autore  all' inviato  svedese  signor 
Mourndgia  d'GJisson^  il  padre  del  quale  ha  procurato  alia 
Ijililioteca  iniperialo  di  Vienna  il  prezioso  eseuiplare  di 
quest"  opera  die  ivi  si  conserva.  Unitaniente  alle  biografie 
de'  cosi  detti  grand!  lessicograli ,  T  autore  da  anche  quelle 
dei  graadi  filologi  Meidanl ,  Ibn  doreid ,  En~nauvi  e  Sa~ 
mahsciari^  e  quest'' ultima  ,  per  dir  vero ,  non  gia  a  pro- 
posito  di  via'  opera  filologica  ,  nia  parlando  di  geogratia  , 
cioe  d'una  descrizione  di  monti,  valli  e  fiumi ,  della  quale 
proliabilmente,  come  pure  del  ristretto  del  gran  dizionario 
geogr.iiico  di  fakiU,  non  avra  lasciato  di  far  uso  il  signor 
Uylembroek.  La  notizia  biografica  su  quest'  ultimo  tolta  da 
Jba  Chalcgan  deve  essere  confrontata  con  quella  die  tro- 
"vasi  nelle  miniere  d'  Oriente ,  della  quale  sembra  die  il 
sig.  liamaker  non  abl)ia  cognizioae.  Le  ultime  biografie 
da  lui  pubblicate  sono  quelle  dei  grandi  storici  Tabari  , 
Mesudl  ,  Makrisi,  Mokndessi,  Ibn  Kntaiba- e  Selasori.,  oltre 
alle  quali  trovansi  nelle  note  estrattl  assai  pregevoli  di 
opere   storiclie   e   geografiche. 

V.   Geogrnfia. 

I  sigaori  Kosegurten,  Apetz  e  Norbcrg  colle  loro  tradu- 
zioni  per  estratto  poste  sotto  i  numeii  1  >  ,  i5  e  3.5  Lanno 
fatto  conoscere  alle  coke  persone  non  iaiziate  nello  studio 
della  letteratnra  orientale  una  delle  piii  ragguardevoli  storie 
de'  viaggi  degli  Arabi,  quella  cioe  di  Ihn.-Batata  ,  e  una 
delle  piii   copiose  opere  di  geogralia  orienia'e   qual  si  e  il 


PARTIl    STRVNIER  v.  22.Q 

Giluinnuma  ,  o  sia  1' InJicatore  de' Paesi  (  Ictteralmeate 
il  Mosti-aiuondo  )  tli  Hagi  Chnlfa.  II  profcssore  Koseganen 
fere  conoscere  in  uii  ragionamento  accatleiiiico  per  la  laii- 
rea  in  filosofia  questo  tanto  pi-egevole  viaagio  ui  Ihii-Bu' 
lata ,  testo  e  tradnzione  con  nn  discorso  prelimiaare  in 
cui  tratta  della  persona  del  viaggintore.  Egli  com'jatte  in 
questo  discorso  il  paradosso  niesso  gia  in  campo  da  Dltz 
e  da  varj  ahri ,  e  i-ipetuto  oia  di  fresco  dal  Danese  Lem- 
ming nel  sno  trattato  (  num.  i  i  )  clie  i  Moslimi  o  Musul- 
mani  non  abbiano  inai  fatio  viaggi  ,  per  semplice  curio- 
sita,  ne  descritte  le  pai'ticolarita  del!e  !oro  peregrinazioni. 
A  questa  opinione  il  sig.  Kosegariea  oppone  1'  esenipio 
de'  priocipali  viaggiatori  ocientali  a  lui  ooti ,  e  sono  fra 
gli  Arabi :  i  due  Ibn-WaJuihi  e  Abu  Said  Alhassani ,  i  Viaggi 
dei  quali  fnrono  piibblicati  da  Renaiulot-^  Sclam  dragomanno 
del  CalifFo  Vassik  billoh  clie  visito  le  sponde  settentrionali 
del  Mar  Caspio;  i  viaggiatori  Ahmed  Ibnol  Mehdi  di  Fez; 
Abulbakai  luilod  ben  Issa  di  Marocco  ,•  Mohammed  Ibn  Ab- 
daUah  Al-ho.'seini  di  IMedina  ;  Abul  Abas  Al-Mokni  d'  Anda- 
lusia; Gelalh'din  EsHijud;  Al-chijnri:  Al-latifi,  e  linalmente 
Abu  Abdnllafi  Mohammed  Ben  Mohammed  Ben  Ibrahim  da 
Tanger,  ceielire  sotto  il  nonie  di  Ibn-Batuta.  Fra  i  Persian!: 
lo  Sceich  Abal-liassan  AU  Ibn.  Ebibekcr  da  Herat  ,  morto 
nel  6iO  dell'egira  (i2i3),  T  opera  del  quale  e  citata  co- 
me una  delle  sue  fonti  drl  Gihannuina  (  pag.  7  )  ,-  Abdor- 
risak  che  di  Persia  nel  XV  secolo  passo  alle  Indie  presso 
il  re  di  Bisnagor  ,  Abdid-kerim  die  dalle  Indie  ando  alia 
Mecca  ^  e  Mohtimmed  Ali  Hussein  die  per  salvarsi  dalle 
persecuzioni  di  Nadir  Sciah  partitosi  di  Persia  viaggio 
neir  Indie,  e  si  stabili  in  Benares.  Fra  i  Turclii:  il  cajn- 
tano  di  mare  Sidi  Ali  Ben  Hussein  Karib  Rumi  che  nella 
meta  del  secolo  XVI  sotto  il  regno  del  suhano  Solimano , 
trasportato  alle  Indie  dal  INIar  Rosso  intraprese  e  descrisse 
il  viaggio  per  terra  da  Guzurat  per  la  Persia  e  le  Indie. 
Essendo  questl  i  soli  viaggiatori  Arabi  ,  Persiani  e  Tnrclii 
noti  al  sig.  Kosegarten ,  si  crede  in  dovere  il  giornalista 
cP  aggiungervi  quelli  ch'  egli  conosce  per  facilitarne  l"  ac- 
quisto  delle  loro  opere  ,  che  per  la  maggior  pane  pro- 
mettono   alj'oondante  raccolta  per  la  geogralia. 

Arabi. 
Ghureros-Sevaflr  mima  juhtadsch  el-mosafir,  cioe  perle  roto- 
lanti  per  uso  del  viaggiatore,  un' opera  odoporica  di  Serkesci;, 


23o  Ari'ENPICE 

Nahletol-irifyet  fir-rihletilkiidsye,  c'loe  Palnia  dilettevolo  pep 
la  f!;ita  a  Gerusalemnie  del  Sceirli  Gemnledin  Mohammed  Ben 
}Iohummai  Ben  Beiuine  inorto  ramio  dell"  Fgira  262  (1360). 
Bihlet  min  dimischk-ila  ktids,  vale  a  dire  gita  da  Damasco  a 
Genisalemme  del  Sckeich  Ahdol  gluini  d(i  Niihlns  (nella  Colle- 
7.ione  Diicale  di  Gota  a."  46.  Vedi  ivi  pure  al  n.°  3i  il  viag- 
gio  del  Chiari  noininato  di  sopra  ).  U junol-achbar  kema  vcikaa 
lidsc.inmiihi  fdkainet  vel-esfar,  cioe  Foiiti  delle  notizie  iiitorno 
a  rjuanto  e  accaduto  al  Ricoglitore  tan  to  nei  luoghi  ova  ha 
fatto  soggiorno  ,  quanto  pei-  viaggio  ,  del  Sceich  Seinedin 
Omar  Ben  Mohammed  noto  sotto  il  nome  di  Scegiar  da 
Aleppo,  libro  composto  nel  936  dell' Egira  (iSac)).  Nushc- 
ton-nasar  fir-Rudsciuu  min  es-sefer ,  cioe  Conforto  della  vista 
nel  ritorno  dai  viaggi  di  Srcmseddin  Ihnol  F!assan  al-bekri. 
Raufatol-virdyct  fr-rihletir-rumyet ,  cioe  Roseto  o  Giardino 
di  rose  del  viaggio  in  Rum  (Asia  minore)  di  Ehil  Abbas  AJimcd 
Ben  Mohammed  noto  sotto  il  noine  di  Sciehab  da  Hossn- 
Keif ,  die  viveva  ancoi'a  in  Hideb  o  Aleppo  nell"  anno 
864  deir  Egira  (  1459  ).  Biscdetol-aassemye  ,  cioe  il  Trat- 
tato  Aassemyano  del  Sceich  Scemseddin  Omar  Ben  Moliani- 
med  Es-sehrvenli,  nel  qnale  descrive  il  viaggio  fatto  con 
siio  fratello  Aasseni  nella  Tramoxana.  II  titolo  usuale  dei 
viaggi  arabi  e  Rihlet ,  come  Rihletosch-Scheich  Ben  Dscib  ; 
Bihlet  Ibn  Chahlun  :  RUilet  Ibno.i-raschid;  Rihlet  Abul-Kasim; 
Rihlet  Mohammed  Ben  Ruschd  Al-Maleki:  Rihlet.  Bedreddin 
Ben  Rasieddin  Al-Ghasi,  che  desciive  i  snoi  viaggi  a  Rum; 
flnalmente  Rdiletol - Faynmiet  vel  —  mekkyet  ved  damUityct , 
cioe  i  viaggi  a  Eaynm  ,  alia  Mecca  e  a  Damiata  del  Se- 
yuti  nominato  di  sopra,  niorto  nel  911  dell' Egira  (i5o5). 

Twchi. 

II  piu  raggnardevole  ,  il  piii  rlcco  di  cose,  come  pure 
il  piu  volnmiiioso  degli  scrictori  di  viaggi  non  solo  fra 
i  Tnrchi  ,  ma  fra  quanti  ve  n'  ha  di  noti  in  Oriente  e 
senza  dnbbio  Ew^ia  Efendi.  II  glornalista  j)ossiede  quattro 
parti  de' suoi  viaggi  in  due  grossi  volumi  in  foglio  ,  del 
conteuuto  de'  qnali  egli  ha  gia  dato  cooto  siiUa  line  della 
seconda  parte  della  sua  opera  sulla  costituzione ,  e  sul- 
I'amministrazione  deiTurciii;  e  ne  lia  poi  fatia  menzione 
anche  il  giornal  letterario  di  Gottinga  nell'  annunzio  del- 
r  Antar.  Fra  le  descrizioni  de'  viaggi  de'  Turchi  si  A'uoI 
anche  contare  le  relazioni  d«lle  Anibascerie   turclie ,  fra  le 


P\RTF,    STR\NtER4.  23t 

qnali  quelle  cli  Duni  Efendi  sopra  una  ambasclata  in 
Persia ,  cli  Said  Efendi  sopra  qnella  in  Francia ,  e  di  Resmi 
Ahmed  Efendi  snlT  amlKisciata  spedita  in  Vienna  sono  gia 
note  perclie  tradotte  e  stampate ,  e  un  altro  pajo  di  qneste 
relaz.icni  d' ambasclata  alia  corte  imperiale  di  "V  ienna  giace 
tuttora   non   tradotto   negli  Annali   deiriinpero    Ottoniano. 

Persiani. 

Sciadi ,  da  Sciarocli  signore  della  Persia  nell"  anno  del- 
i"  egira  822  (1419)  fu  spedito  col  pittore  Cogia  Gajas- 
s'-din  air  iniperadore  della  Cliina.  11  sno  glornale  Chinese 
(  Rnsname  )  tolto  dal  3/af/aai-SaafZeiVz  e  inserito  nell' opera 
di  Cliondeniir ,  donde  e  poi  passato  nel  Giliannuma  (  p. 
166  ).  I  viaggi  di  Mirsa  Aha  Talib  sono  conosciuti  per 
le  tradnzioni  fattene  in  inglese ,  francese  e  tedesco ,  e  ad 
esso  verra  unite  nelle  medesinie  lingue  anclie  il  Viaggio 
deir  Anibasciator  persiano  Abid  Hassan  Chan  ,  al  quale  lo 
Sciali  lia  posto  il  nonie  Hairetnameh,  cioe  il  libro  della 
meraviglia.  I  due  ultimi  lavori ,  limitandosi ,  couie  fanno 
per  lo  piu  a  desciivere  paesi  europei ,  possono  bensi  di- 
vertire  per  la  singolarita  del  modo  di  vedere  le  cose ,  ma 
non  niai  oflTerire  quella  istrnzione  die  puo  sperarsi  in  fatto 
di  cognlzioni  geograiiclie  dalla  traduzione  delle  opere  dei 
viaggiatori  orientali.  Resta  ora  da  desiderarsi  che  i  tra- 
duttori  oltre  la  fedelta  della  versioae  curino  ancbe  attea- 
tamente  T  ortografja  de'  nomi  de'  laoghi  ,  e  vi  uniscano 
un  buon  corredo  di  note  che  rischiarino  ed  agevollno  il 
testo  ove  puo  occorrere.  1  sig.  Kosegarten  e  Apez  danno 
r  itinerario  di  Ibn-Batut.a  in  Persia  ,  nelT  India  e  in  Af- 
frica  ,  e  la  descrizlone  della  costa  del  Malabar,  valendosi 
deir  opera  niinore  di  esso  Ibn-Batuta  ,  per  non  essersi 
trovata  T  opera  grande  presso  il  defunto  Dombay ,  come 
suir  asserzione  di  Seetzen  supponeva  il  sig.  Kosegarten. 
Poco  lasciano  da  deslderare  questi  due  autori  rispetto  alia 
traduzione,  e  qualclie  cosa  plii  sulT  ortografia  dei  nomi, 
e  su  quello  che  puo  mancare  alle  note.  Dove  ,  p.  e. ,  la 
traduzione  dice  :  <<  lade  petivi  virbeni  Materni  ,  indc  ur- 
ti  bem  Boli ,  inde  urbem  Cnstemonijeh ,  inde  urbem  Sinob 
II  in  litore  maris  sitam  ,  cui  castelluni  munltlssimum  est 
>i  in  pede  niontis  BelalL  Abyssinii  sepulcrum  extat,  »  non 
sarebbe  stata  superflua  una  nota  per  iudicare  che  per 
Isnik  s'  intende  Nicea  ,  per  Materni   il    Moderiii   d'  oggidi  , 


262  A  I*  P  K  N  D  I  C  E 

clie  Cnstemoni  secnndo  Kinncir  e  r'autica  Cennanicopoli.  ,  e 
secoddo  Mannert  Tantica  Sora  ^  fi  die  in  Sinob  si  ravvisa 
Sinope.  Y.  poi  sbngliata  la  tradnzinne  del  passo  se<;neiite 
"  Snitaiii  uxormn  e  numero  ei'at  Retina  Bilua  ,  Nikeiyofi 
»   Regis   Costantinijjas  (sic)  mnguaa   iilia  »,   la   parola  clie  il 

sig.     Kosc>rarten  legge     j^SlS\ — J     Nikeffori     deve    leggcrsi 

)^-S.A.JI  Takfiir .,  clie  presso  tntti  gli  storici  aral)i  e 
turchi  e  11  nome  geiierico  degl'  imperadofi  Bizantiiii ,  tal- 
clie  aiiclie  oggi  chinuiasi  Tukfur  S(^riii  in  Costaatinopoli 
il  palazzo  imperiale  detto  gia  di  Ebdonione  ,  e  Takfartdgi 
il  inoiite  deir  Tinperadofe  greco,  cioe  la  citta  di  Rodusto. 
Proviene  fuoi"  di  dnlibio  la  parola  Takfitr  dal  nouie  del- 
r  imperadore  Niceforo  ,  clie  sedeva  sul  troiio  di  Bisaiizio 
contemporaneo  ad  Harun  Ar-rascul,e  il  di  ciil  nome  ]3ai'e 
clie  tanto  presso  gli  Arabi  ,  quanto  presso  i  Turclu  loro 
successori  sia  invalso  come  nome  goiierico  di  tntti  grim- 
peradori  greci  :  simile  a  qnesto  Tnkfitr  ,  preso  per  nome 
generico  degl'  Imperadorl  Bizantini  ,  si  e  qacUo  di  Fuiifur 
usalo  dagli  Arabi  ,  dai  Persian!  e  ilai  Tnrclii  per  nome 
generico  degl'  Impcradori  della  Cbina  ,  proveniente  in  en- 
gine dalla  parola  Fog  (clie  e  il  Bog  slavo)  corrotto  da  Fo  o 
Fu.  Qnando  Ibn  Batata,  sotto  il  regno  di  Urchan  venne 
per  la  via  di  Rrnssa  a  Costaatinopoli  non  era  imperadore 
Niceforo.;  nia  bens'i  Cantacuzeno  ,  clie  aveva  due  figlie  , 
Vina  delle  quali  dal  viaggiatore  vien  cliiamata  Bilun  (  Pa- 
laeogina  ),  e  farono  niaritate  tutte  due  col  Snltano  Ozclian^ 
Sul  modo  col  tjuale  il  S,  K.  scrive  nella  sua  tradnzione  ; 
nomi  arabi  ,  ci  occorre  principalmente  d  avvertire  clie  egli 

non    snol  fare  difFerenza  alcuna  fra     p^     e   r;^  ,    cioe  fra 

V  II  e  il  ch  ,  e  scrive  1"  uno  come  Faltro,  errore  i[ue- 
sto  al  quale  deve  averlo  condotto  la  cattiva  pronuncia  di 
qualclie  Greco,  o  Copto.  Tanto  meno  sanno  costoro  far 
difterenza  fra  le  tre  voci  aspirate,  cioe  la  dolce,  o  lene, 
la  dura  e  la  durissima,  cbe  e  la  cli,  quanto  cbe  nel  greco 
iiioderno  qneste  tre  voci  l;anno  un  solo  segno,  cioe  la  X. 
I  Copti  o  Cofti  e  i  Greci  sbngliando  P  aspirazione  dura 
(li)  con  la  durissima  ch .,  cadono  nelT  errore  opposto  a 
quelle  degriialiani ,  i  quali  nelie  pnrole  forestiere  scambiano 
sempre  P  aspirazione  dura  colla  dolce  o   lene^,  e  cosi  p.   e. 


r^RTE    STR\N1ERA.  233 

in  vece  di  liaminer  pronunciano  aminer  con  quello  che  chia- 
masi  spiritus  lenis  ,  mentre  i  Greci  e  i  Copti ,  e  seco  loro 
il  signor  Koscgarten  prendono  assieme  le  due  parole  arabe 

j-^s:^  Clinmr ,  c'w'e  il  vino  ,  e  S'«^^^  Hanir  che  -vuol  dire 
rosso,  e  scrivono  senza  difFerenza  alcuna  X^UJ  e  Chnmr. 
]Ma  gli  Araljl  distinguono  assai  bene  qneste  tre  aspirazio- 
ni,  tanto  nello  scrivere  quanto  nel  pronnnciare,  per  mezzo 

delle  tre  lettere    H  1'  /*   lene ,    p-     Vh  dura  ,  e    r?-    la  ch. 

Quest''  ultima  e  la  voce  della  gorgia  fortemeate  aspi- 
rata  diversa  assai  dalle  due  precedenti  ,  che  sono  aspira- 
zioni  piu  dolci  ,  e  voci  delle  fauci  ,  o  appena  gutturali , 
e  cio  per  essere  voci  prodotte  da  organi  diversi.  Molto 
miaore  e  la  difFerenza  fra  1'  li  Itne  e  la  dura  di  quella 
clie  jiassa  fra  T  h  dura  ,  e  la  c/i ,  e  il  confondere  e  lo 
scambiare  quella  con  questa  e  cosa  che  non  puo  assolu- 
tamente  permettersi.  Converrebbe  piuttosto  nella  pronun- 
cia  delle  parole  arabe ,  volendo  far  difFerenza  fra  le  due  /i, 
il  segnarne  una  con  uno  spiritus  greco  ,  benche  sia  cosa 
questa  di  poca  utilita  tanto  a  chi  sa  d'  arabo ,  quanto  a 
chi  non  se  n'  intende  ,  perche  questi  non  vede  la  difFe- 
renza ,  e    r  altro  ben  difiicilmente    sbagliera    al    vedere  in 

una    parola    araba    un    ^    o  ua    y    .     Ben     diversamente 

poi  sta  la  cosa  fra    r^    e    r^  ,     cioe  fra  la.  h  ,    e    la   ch, 

perche  ove  sia  scritto  Jiachar  ,  chi  sa  se  questo  ^v.-^^^^ 
Yoglia  dire  Bahar  i  niari ,  o  Bachar  i  vapori  ;  e  cosi  ove 
e  scritto  Churi  clii    pito    sapere    se    debba    intendersi  per 

Juiri  (Cj^:^  ninfa  del  paradlso  ,  o  Churi  C_£a?"^^  g'''"^'^ 
sacerdote;    e  se   sotto  Chall  si  voglla  indicare  scioglimento 

i^^A^i^  ,  o  aceto    Cliall    {^^  ;    se  la  parola  Chaije  valga 

per  r  arabo  ^^^V^""  la  serpe  ,  o  per  il  persiano  Ghaje  (i^^Liv 
il  testicolo  ?  ecc.  A  questa  manifesta  inescusal^ilmente 
erronea  uianiera  di  scrivere  non  puo  essere  stato  spinto  il 
sig.  Kosegarten  se  non  dalla  cattiva  pronuncia  della  lingua 
araba  in  bocca  di  qualclie  Greco  o  Cofto  ,  come  gia  si 
e  detto,  o  dalla  pronuncia  delP  alfabeto  ebraico,  che  non 
vale  per  niente  nella  lingua  araba. 


234  APrBNDICE 

Ecco  cio  die  dice  a  rjuesto  proposito  Volnev  p-  io6. 
'<  De  lenr  cote  les  Grecs  qni  ii'ont  point  eu  la  ve- 
II  ritable  aspiration  dure  des  Floreatins  et  des  Arabes 
»  lui  ont  de  tout  terns  swijstituc  leur  X  qui  a  rincoiive- 
ti  nient  de  faire  des  graves  conireseus  on  arabe  ,  car 
>/  hcisaq  par  ha  sigi^ifie  il  a  hrule,  et  par  X  Xarnq  signifie 
>i  il  a  perce;  Habar  signiiie  il  a  einl)elli,  Xabar  il  a  ap- 
»  pris  ".  Qucsto  erroneo  niodo  di  scrivere  e  |ier6  ineno 
riprovevole  in  se  di  cjuello  clie  lo  e  la  pronunzia  del  tutto 
falsa  del^ig.  Norherg  traduttore  del  ClJianniuna  (  N.  i5) 
che  col  suo  difettoso  raodo  di  jiroferirc  i  nonii  de'  paesi  , 
coll'  omissione  arbitraria  di  molti  non  intesi  passaggi  ,  e 
con  la  traduzione  sbatjliata  d' altrl  luoglii  ejruabuente  non 
intesi,  ha  orribilinente  storpiato  e  gnasto  questo  eccellente 
Ijbro ,  senza  forse  il  migliore  fra  quanti  ne  sono  stati 
pubblicati  finora  sulla  geografia  orientate,  a  segno  di  me- 
ritarsi  pin  segni  di  correzione  in  questa  sua  versione  cosi 
mal  formata  ,  accioccbe  geografi  che  non  potessero  pro- 
curarsi ,  o  che  non  intendessero  1'  originale  non  incappino 
in  mllle  gravi  errori  copiando  la  strampalata  versione  del 
sig.  N. 

Nelle  versionl  orient.ali  alle  quali  sta  di  fronte  il  testo 
e  assal  piii  facile  alia  critica  il  ravvisare  e  il  correggere 
gli  errori  di  traduzione ,  che  non  in  quelle  che  come  la 
presente  compajono  senza  testo  originale ,  il  quale  trovasi 
tra  le  mani  di  poclii  ,  e  da  poclii  s'intende.  In  fatti  quaci- 
tunque  siano  state  t'atte  e  publjlicate  in  Costantinopoli 
due  edizioni  dell'  originale  ,  sono  pero  ben  poche  le  bi- 
blioteche  delle  Universita  che  lo  abbiano ,  e  la  quantita 
de'  conoscltori  della  lingua  turca  si  in  Germania ,  che  in 
Francia  e  in  Inghilterra,  non  e  punto  in  proporzione  con 
quella  dei  PersoLogi  e  dei  Fdarabi.  V  ha  fiiiahnente  di  pin 
che  gli  errori  di  traduzione  in  antologie  ,  in  poemi  e  in 
altre  opere  puramente  tilologiche  sono  nicno  dannosi  d' as- 
sai  di  quelli  che  possono  incontrarsi  in  libri  di  storia  o 
di  geografia  ove  avviene  per  essi,  che  invece  di  dila- 
tare  e  far  note  nuove  verita  si  moltiplicano  nuovi  en-ori. 
II  giornalista  erode  di  suo  preciso  dovere  di  mettere  in 
piena  luce  ,  con  la  scorta  degli  esenipj  ,  la  negligenza  e 
r  imperizia  del  sig.  N.  nella  lingua  turca :  esempj  presi 
non  gia  col  metodo  d'un  confronto  continuo  del  testo  con 
la    traduzione  ,    nia    trovati    scorrendo    rapidaniente    tutta 


PVRTE    STRANIF.nV.  235 

r  opera  come  ven-emo  diceiido.  V  autore  di  questo  articolo 
essendosi  piii  die  a  snflicienza  reso  familiare  il  Gihannunui 
(come  a  sazieta  lo  diiiiostrano  gU  estratti  degU  Annali  di  let- 
teratnra  di  Vienna,  vol.  VII,  VIII ,  XIII  e  XIV,  ove  si  tratta 
di  geogralia  della  Persia  e  delTAsia  Minore),  si  conientd  di 
leggere  la  sola  tradnzione,  e  di  ricorrere  poi  al  testo  solo 
allorqiiando  gli  s'  affacciava  in  essa  qualche  error  mador- 
nale,  o  dove  gli  mancava  qualclie  passo  che  egll  si  ricor- 
dava  d'aver  veduto  nell' originale ,  e  trovo  pur  troppo 
ogni  voha  conferniato  il  sno  sospetto  dagli  smisui-ati  sbagli, 
e  dalla  scandalosa  negligenza  del  traduttore.  Vero  e  die 
i  passi  mancanti  solo  da  coloi'o  possono  essere  desiderati 
die  conoscono  o  possedono  T  originale  ,  ma  gli  errori  di 
tradnzione  sono  per  la  niaggior  jiarte  tanto  majuscoli ,  die 
come  spropositi  debbono  ferire  ogni  lettore  anche  afFatto 
digiuno  di  lettere  arabe  ,  per  poco  die  egli  abbia  qualclie 
cognizione  degli  dementi  primi  di  storla  e  di  geogralia 
orientnle  ,  e  che  lo  stesso  sig.  N.  avrebbe  dovuto  rabbri- 
vidirne  ,  se  egli  si  fosse  compiaciuto  di  rivedere  almeno 
una  volia  la  sua  tradnzione  con  ocdiio  attento  prima  di 
darla  alle  stampe.  Di  note  poi  e  schiarimenti  di  cui  unto 
abbisogna  per  la  mnggior  parte  de'  lettori  europei  il  Qi- 
hannwna  tanto  per  la  parte  geografica  quanto  per  la  sto- 
rica  non  ve  n"  ha  neppur  P  ombra  ,  e  i  Inoghi  appunto 
di  argomento  filologico ,  ove  trattasi  di  letterati  e  delle 
opere  loro  sono  disgraziatamente  quelli  ove  s'  incontrano 
le  pill  strane  e  miserande  storpiature.  Tutta  quanta  la 
versione  di  questo  autore  non  e  meno  sbagliata  di  quello 
che  lo  e  la  prefazione  ove  parla  di  Hagl  Chalfa,  e  del- 
r opera  sua.  Qui  e  da  notarsi  che  di  quest'  opera  geogra- 
fica tradotta,  la  sola  prima  meth  e  lavoro  di  Hagi  Chal- 
fa ,  e  che  deir  altra  meta  e  autore  il  suo  continuatore 
Ibrahim  Muteferrika,  che  percio  si  e  valso  della  geografia 
di  Ehubekr  Ben  Behram  di  Damasco.  Ora  di  nessuna  di 
queste  cose  si  prende  il  menomo  pensiero  il  sig.  Norberg 
nella  sua  prefazione  ,  benche  egli  abliia  tradotto  il  passo 
che  vi  si  riferisce  tomo  I,  pag.  6i8  anche  meno  male 
del  solito.  Cosi  pure  tutta  V  introduzione  non  tradotta  dal 
sig.  N.,  che  comprende  le  prdlnilnari  notizie  astronomiche 
e  sferografiche  e  opera  del  coi^tinuatore  Hagi  Chalfa  , 
vale  a  dire  del  Muteferrika  (forier  di  corte)  Ibrahim.  Che 
ella  siasi  rimasta  non  tradotta  e  a  vero  dire  poca  perdita 


236  A  I'  P  E  ?;  n  I  C  E 

per  la  scienza  ,  cssemlo  essa  tratta  nella  inasslma  parte 
ri:i' vocclii  p;eograri  enropei ,  cioe  dall' atlaute  ili  Mercatore, 
dalla  fahbrica  mumli  di  Lorenzo  e  dal  teatro  di  Filippi.  ; 
assai  opportunainenie  pcro  avrebbe  potuto  essere  tradotto 
il  ra2;a;iia2;lio  dato  dall'  autore  arabo  &ulle  fonti  orieiitali 
alle  (juali  egli  ha  a'tinto  ,  c  clie  si  trovaiio  citato  nella 
Rivista  enciclopedica  dellc  scienze  dell'  Oriento.  alia  p.  377. 
Oltre  a  cjuplla  dozzina  d'  opere  geograliclie  ne  nomiiia 
1'  autore  ripetutaniente  circa  altrettante  di  storiche  nel 
corso  deir  opera ,  e  si  vale  si  delle  mie  che  delle  altre 
per  trarae  asserzioui  storiche  e  j^eograliciie  Esseiido  cos'i 
magre  ,  come  pur  troppo  lo  sono,  le  fonti  delia  geogralia 
orientale,  iniporta  tauto  piu  11  darue  coatezza  ,  perche  L 
rlcoglitori  di  nianuscritti  ,  e  i  viaggiatori  ,  clie  tranne  il 
caso  d'un  impensato  accideute ,  altra  uotizia  noii  sogliouo 
averne  se  noa  quella  dol  titolo  delle  opere  e  del  uome 
degli  autori,  possano  giugnere  a  trovarle  in  qualche  bazar 
deir  Oriente. 

Queste  opere  citate  piii  d'  una  volta  da  Hagi  Calfa , 
unite  ai  principal!  fonti  storici  persiani  indicati  nel  t.  VIII 
degli  Annali  di  letteratura  di  "Vienna,  pag.  400-404,  sono 
le  seguenti :  Tnrichi  Hind  del  Mirza  Aliful ;  Adsciaihol  ma- 
chlucnt ,  cioe  le  meraviglie  del  mondo;  Medschmaai  erbaldl 
memulik ,  cioe  la  raccolta  de'  signori  dei  jiaesi  di  Rok- 
neddin  Chuje  ;  Siragic  minhadsch,  cioe  il  fanale  della  via; 
Semtol-ali  ,  cioe  il  piu  alto  zenit,  ed  e  una  storia  di 
Kerman  scritta  da  Nassireddin  cancelliere  del  principe 
Berekat  Chatiin  nelT  anno  716  dell' egira  (i3i5);  Bissalci 
Meleksciah  ,  descrizione  geografica  de'  paesi  doniinati  dal 
gran  Sultano  dei  Seldsciukidi  scritta  dal  Sultano  stesso  ; 
NUiajetol-edeh  fi  Maarifeti  Kahailil-areh  ,  cioe  scopo  della 
cognizione  delle  trilm  arabe  di  Ebil-Abbas  Ahmed  Ben  Ab- 
dnllah  Alkulaksciandi  ecc. 

Dal  giornale  di  quello  Sciadi  nominato  di  sopra  fra  i 
descrivitori  di  viaggi  ,  e  dal  Kanunnameh  cinese  scritto 
sotto  Sultan  Selini  I,  sono  presi  gl' interessanti  estratti  sul 
Catai  o  sia  suila  China  coi  quali  il  sig.  N.  comincia  la 
sua  traduzione,  omettendo  con  ragione  la  descrizione  delle 
Indie  orientali ,  e  delle  Isole  che  li  precede ,  siccome  quella 
che  e  tolta  di  peso  da  onti  europei.  II  giornalista  da- 
rebhe  qui  con  gran  piacere  un  ristretto  di  questa  descri- 
zione d"  ambasciata  ,  e  statlstica    veraniente    ragguar<]evole 


I'AllTE    STRANIEK.1.  287 

pel  tein)30  in  cul  fu  scritta,  quanclo  vi  fosse  percio  luogo 
in  qiiesti  fogli  ,  e  se  noii  lo  chiamasse  il  precise  suo  do- 
vere  a  registrare  gli  enonni  errori  cU  traditzicuie  in  una 
tavola  oiiile  slano  avvertiti  tn'ti  coloro  die  per  qualche 
lavoro  geogralico  volessero  far  uso  di  questa  versione. 
Molti  di  questi  errori  svelano  la  massinia  ignoranza  delle 
pin  ovvie  elenientari  noziooi  storiclie  e  geograficlie,  come 
p.  e.  dove  Tautore ,  p.  105,  non  ravvis>a  Vasco  di  Gama 
neilo  scopritore  del  Capo  di  Buona  Speranza  cliinmato 
Gaskugama  da  Hagi  Clialfa  ;  ne  Poro  nel  re  indiano  Fur 
clie  si  batte  con  Alessandro  (p.  161  ):  ne  Giro  in  A'a- 
resch;  ne  il  Crisopras  nella  pletra  color  d"  oro  /U(r/7r^'-upra- 
(  p.  i(t'|.),  e  non  arriva  infiiie  a  conoscere  la  Battriana 
degli  antichi  nella  provincia  Bacluarseinia.  Peggio  poi  assai 
pill  di  questi  sono  2;li  errori  di  traduzione  nei  (juali  si 
veggono  comparire  noiui  di  persone  per  nouii  di  Inoglii  , 
e  viceversa  nomi  di  liioghi  per  nomi  proprj  di  persone. 
Ccsi  p.  e.  ove  1'  originate,  p.  a38  ,  lin.  5  dice:  alia  di- 
stanza  d'  una  parasanga  (  da  Kabul  e  non  gia  Kabel,  come 
scrive  il  sig.  N.  )  v'  e  una  valle  c'r.e  cliiunano  Cliodscia 
Scrbasaii  ed  e  un  passeggio  assai  aggradevole.  II  sig.  N. 
a  carte  217  traduce:  «  est  vallis  quae,  teste  Serliazan  , 
anioenissima  »  ,  e  questo  per  nun  avere  inteso  il  derler 
(  clie  chiamano  ).  La  parola  perkeneh  (  scritta  all'  inglese 
jjnrknnaii  )  bastantemente  nota  nei  Yiaggi  alle  Indie,  e  die 
iignilica  un  distretto  o  ctrcondario  ,  e  presa  dal  sig.  JV. 
p.  325  pel  nome  d'  un  popolo  ignoto  «  vox  ignotae  na- 
tionis  1;  ,  e  a  carte  248  si  vede  un  elefante  ( Fil  )  cam- 
biatu  in  un  leone.  Ciii  non  crederebbe  trovare  un  pajo 
d'  ignote  popolazioni  in  «  Pece  nomen  gentis  ab  Ugan 
oriundoi  "  p.  248  ,  .niencre  d'  altro  non  si  tratta  die  dei 
Pataiil  discendenti  dagli  Afgluiiii  ?  Cosi  pure  si  trovano 
stroppiati  i  nomi  proprj  i  piii  comuni:  p.  e.  Hasin  sem- 
pre  per  HossKin,  Zebjda  per  5o6etJe  ,  Mergab  [ter  Murgab , 
Balach  per  Bulch ,  n."  aSa  ,  cosi  mancano  cinque  intere 
rigbe  d'originale  alia  fine  delle  siazioni  di  Sisian ,  p.  2.5  3 ; 
cosi  pure  manca  a  p.  266  (  nell' originale  p.  253,  p.  19), 
il  paese  degli  Euthaliti,  e  a  carte  25q  ( nelT  originale  254) 
mancano  altre  dieci  rigbe.  Uno  de2;li  errori  piii  grossolani 
clie  si  dilata  per  tutto  il  lavoro  e  cbe  fa  mnnitesta  Tigno- 
la.iza  delle  lettere  dell"  alfabeto  arabo  e  persiaao  si  e  lo 
scainliio    coutinuo    dei    nomi    arabizzati    cou  gli  origlaarj 


238  A  r   I'  E  N  D  I  C  E 

persiani,  o  la  ragione  si  e  clie  le  parole  tiirche  Mnarrehi 
diir  <•  arabizatiun  ejus  est  >>  ,  sono  scp.ipre  stati  presi 
tiairaiitore  coidc  volessero  dire /7  iuo  noine  arabu  e,  nieii- 
tre  sigiiificano  per  rappiuito  il  contraiio :  p.  e.  a  carte  254, 
lin.  10  tleir  orii^iiiale  Finiskuli  un  castello  Jorlificato  ;  Pi- 
ruskuh  Munrrehbi  uur  vuol  dire  il  noiue  Firuskuh  e  la 
prouuncia  araba  del  Piruskuh  persiaiio.  Eccoti  il  sig.  N. 
rlie  in  caaibio  traduce  p.  2S3  n  Firuzkuli  castelluin  aditii 
difficile  .  arabice  Piruzkuli  appellamr.  >i  Se  avesse  almeno 
saputo  il  sig.  iV.  che  il  P  noii  e  lettera  delfalfaljeto  arabo, 
non  gli  sareblje  niai  stato  possiljiie  il  tradnrre  a  questo 
rnodo.  Egnaiuipnte  travisati  e  rovesciati  sono  i  segnenti  : 
a  carte  33 1  Gendisnbiir  (  Gendise'iabitr  )  Ara]>ibn«<  Kend 
Scialjur  dicta;  a  carte  417.  Et  Gjujeii  (  Ciuvain)  Ara- 
hibns  Knvan  ;  pag,  435  Gerinak  (  Germak  )  Arabibus 
Ccrme  i  p.  449  Gyrgjaii  (  Giordichun)  Arabibus  Kerkan 
(  Gurhan  )  ;  pag.  462  Gerbadkan  (  Gerbakun  )  Arabibus 
Derbaikan ;  p.  45S  Kil.  araljice  Gil;  p-  478  Sciascb  Ara- 
bice  Gjadscli  {Giagie);  pag.  482  Endegjaii  {  Endegian  ) 
Arabice  Endekaa  ;  pag.  483  Asfara  ,  arabice  Asbara  ,  e 
cosi  va  dicendo  di  piii  altri ,  eve  e  stravoho  il  senso  ,  e 
preso  r  arabo  pel  persiano,  e  cjuesto  per  T  arabo.  A  que- 
sto nostro  autore  ciie  francamente  chiama  la  tenia  ,  dolor 
artuum,  avrebbe  pur  dovuto  venir  in  mente  qnanto  e  detto 
in  tutte  la  descriz.ioni  persiane  di  viaggi  (  seppiire  le  lia 
lette  )  die  in  Kerman ,  cioe  in  Ormus  e  in  Lar  il  vernie 
solitario  o  la  tenia  si  tiene  per  la  nialaitia  eudemica  do- 
niinante.  Non  scrivendo  ,  ne  pronunciando  a  dovere  il 
sig.  N.  nessnn  nome  proprio  di  luogbi  o  di  persone  ,  di- 
venta  impossibile  il  volerne  cjui  dare  una  correzione  ge- 
nerale  ;  alcuni  di  essi  potranno  venire  faciluieiite  rico- 
nosciuti  da  coloro  die  hanno  pratica  colla  geografia  di 
quei  pacsi,  altri  poi  non  lo  possoao  essere  a  verun  patto. 
Chi  p.  e.  puo  mai  indovinare  che  a  carte  287  ove  dice 
Kezergez  ditto ;  Incolae  Selali  duz  dicti  ,  cio  nell'  originale 
p.  264  voglia  dire  Ged>er  «  gli  abitanti  sono  avmajuoli.  » 
Qui  il  sig.  N.  ha  presa  la  parola  Silahdus  (  armajuolo  ) 
per  nn  nome  proprio  ,  e  cosi  nel  precedente  passag— 
gio  egualmente  nial  inteso  :  De.scti  nachgirlcr  glieser ,  cioe 
cold  vanno  in  volta  cervi  selvatici,  ha  nial  intesa  la  parola 
ghescr  ( vanno  in  volta  )  ,  e  1"  ha  crediita  parte  del  nome 
del  luogo  che  le  vien  dietro.  Alia  p.  266,  lin.  3  dcH'ori- 


PAUTr.    STliANIEUA.  289 

ginalc  ,  parlaiido  delle  10 vine  del  palazzo  di  Persepoli  e 
detto  che  1*  eJifizio  Geniscid  vi  spicca  come  il  liscio  o 
lielletto  intorno  agli  occhi :  Charaheler  mijaninde  imareti 
Dscemscidi  tutiai  litndi  messabessinde  oldi,  e  il  slg.  N.  tra- 
duce: "  Tauien  qua3daai  vestigia  iiianent.  Uaum  est  Xeno- 
"  dochii  a  Gemscliid  conditi  el  quidem  eo  loco  quo  jam 
'/  liospiliuin  Tutijai  Heiidi  videtur  I  »  E  questo  per  noii 
essersi  neppiu-  presa  la  liriga  di  riscontrare  la  parola  Tu-^ 
tija  iiel  Meniasky  dove  1'  avrebbe  facilmeiite  trovata  con 
tutti  i  siioi  sigiiilicati.  Piii  madornale  poi  traluce  1'  igno- 
raiiza  alia  p.  2i}4  dove  e  detto  della  citta  Fesa  cM"  ella 
cliiamisi  anclie  Fesvi,  e  in  persiano  Besasiri:  n  Etiani  Fesvi, 
>i  Persis  vero  Eesasiii  \\xc  dicta.  >>  L'originale  a  carte  269, 
lin.  8  ,  dice  buna  nisbeule  Fesservi  derler  eiili  Fars  Bessas- 
siri  istimal  ederler ,  ciie  vuol  dire,  di  cio  che  spetta  a  Fesa 
si  dice  Fesevi  vale  a  dire  appaitcnenie  a  Fts  in  luogo  di 
die  i  Persiani  dicono  Besasiri. 

Parlaiido  del  sepolcro  della  niadre  di  Salomone  clie  an- 
ticamente  fu  crediito  essere  qiiello  di  Giro  ,  il  sigiior  N. 
scaiiibia  il  profeta  Salomone  (  Peiglianiher  Suleiman  )  col 
santo  Selinnn,  vale  a  dire  col  barbiere  di  Maometto,  che 
come  e  noto  si  cliiaiiiava  Selman.  E  se  non  riconosce 
Salomone  ei  fa  lo  stesso  anche  con  Davide  siio  padre  ,  a 
segno  che  uella  pagina  seguente  (304)  egli  prende  i  segiiaci 
della  dottrina  di  David  per  nullameiio  che  per  Druidi  1  II 
(DrniditasV  Egli  poi  inostra  in  generale  la  massitna  ignoranza 
in  cio  die  riguarda  la  storia  dei  profeti.  Chinaque  abbia  letto 
la  storia  di  Maometto  sa  che  egli  invito  in  iscritto  I'lmpe- 
radore  di  Grecia  e  lo  Sciah  di  Persia  a  riconoscere  P Islam, 
e  che  Cosroe  Parvis  lacero  la  lettera:  ora  di  questo  in- 
vito scritto  (  Daavetnamch)  il  sig.  N.  ne  fa  un  libro  di 
divozione  o  di  preghiere  [  Duanaineh  ) :  i<  Qui  autem ,  li- 
»  bi'o ,  qui  preces  Wuhammedanae  inscribitur,  dilacerato 
»  p.  317.  "  In  quella  stessa  pagina  comparisce  Scirin  come 
Sirena  ,  la  principessa  Afcrmidocht  come  Azarmi  Bacht,  e  Jes- 
degerd  come  fezed  Geid.  A  carte  3i6  e  detto  della  frontiera 
del  Cliusistan:  regione  Makus  contermiiia  ,  ora  l'originale 
p.  282,  lin.  8  dice:  bu  sala  mukawas  diir,  cioe  "  il  con- 
fine si  curva  a  modo  di  costa  >>  ,  e  qui  e  tornato  comodo 
al  sig.  iV.  di  voltare  la  parola  mukawas  (in  forma  d'arco) 
in  Makus  come  nome  d"  un  paede.  A  carte  33?  compai'isce 
iin  metallo  del   tutto  iiuovo ,  ed  e  la  inirra  presentata  come 


2  4^^  A  P  P  E  N  D  1  C  E 

nietTlIo  in  luogo  ilella  Mdrcassita :  in  quo  fodina  inyrrhae. 
Alia  pagina  352  a  prO]iosito  di  Casvia  vioiie  il  pnssaggio 
segneiite :  Cui  nuteni  ttrbl  ori'^inem  siiarn  deberc  latro  hnzek 
dicitur,  nell'  originale  p.  392  lassi  hazik  bu  icehre  nisbet 
olunnr ,  cioe  "  corre  voce  die  in  questn  citta  vi  siano 
lie'  ladri  hew  scakri,  »  La  parola  scaltro  (  iiazik  )  e  stata 
convertita  anclr  essa  dal  sig.  N.  in  nome  proprio  ,  e  due 
righe  prima  si  vedono  due  titoli  di  libri  Scemsije  e  Matalii 
da  Ini  imiii  in  nn  solo:  Sol  et  ortus.  A  carte  35^  del 
se;jolcro  piramidale  di  Oldsciatu  a  Sultania  ne  fa  una  pi- 
ramide ,  erroie  conimesso  pnie  per  ignoranza  anche  da 
Otter  (  V.  Annal.  d.  litt.  lib.  VII,  p.  2j3  ).  A  carte  366 
non  sono  state  tradotte  le  [jarole  Chamsa  Sahebi  Nadami 
die  iiidicano  11  no  de'  pin  grandi  poeti  persiani  (^Nisaini), 
antore  d'  una  cinqnina  (  Chmaset  )  ,  cioe  d'  una  raccolta 
di  cinque  poesie  romanticlie  (  o  piuttosto  romanzesche  ). 
Cosi  pure  a  p.  371  il  sig.  N.  mette  in  iscena  Rukam  el 
Jiaruf  come  un  alleato  die  viene  in  ajuto  di  Chosrew,  pa- 
scia  alia  presa  di  Hamadan;  il  teste  pero,  p.  3oo  ,  dice 
Chosrew  pa'^cia  He  rakimol-huritf  Hamadan  gharetinde  bile 
olub  ,  cioe  "  con  Ciiosrew  pascia  trovossi  lo  scrittore  di 
»  qiieste  righe  al  sacco  di  Hamadan.  »  Parlando  del  monte 
Bisutun  r  originale  a  carte  3o5  dice  :  rui  hamunde  heda 
olnbyigirmi  ftrsah  jerden  gbrinilr ,  vale  a  dire  "  egli  er- 
n  gesi  dalla  pianura  ed  e  visibiie  alia  distanza  di  A'enri 
>i  parasanglie  >'  di  questa  pianura  il  sig.  A'.,  p.  378,  ne 
ha  fatto  uno  spianato  e  I'lia  posto  in  cima  alia  montagna 
"  o6«'a  in  cacumine  planLtie.  »  Cosi  pure  slla  pag.  3o4, 
lin.  5  deir  originale  e  detto  die  il  monte  Rasmend  sorge 
di  nuovo  dalla  pianura  fino  a  Siuun,  e  il  sig.  N.  a  carte  38o 
traduce    '<  qui   velut  Bisetum  jugo  perpetno  porrectus.   » 

A  carte  3i5,  lin.  1  il  testo  dice  "  die  i  Dervisci  ove 
»  scavando  la  terra  udivano  suono  di  campane  cola  si 
»  staliilivano  "  lengeri  ikamet  tarh  et.diler,  cioe  «  gettavano 
>i  Tancora  della  diiuora  .; ;  ed  il  sig.  iV.  traduce  a  p.  402: 
Atqne  haec  Lenker  idest  domicillum  religiosi  vocata ,  facendo 
della  parola  lenker  (  ancora  )  il  nome  proprio  d'  un  con- 
vento.  Alia  medesima  pagina  402  le  parole  bann  manendi 
cioe  "  simile  a  questo  »  sono  tradotte  in  modo  die  il 
maiiend  diventa  nome  proprio  "  Neqne  minus  Baka  nia- 
»  nend  appellata.  »  Mancano  poi  del  tntto  le  righe  7  ,  8 
e  3  della  pag.   3i5  per  la  gran  cagioue   che  il  traduttore 


I'AUTE    STiJ.VNIEIlA.  24  I 

lion  iiitese  unn  parola  del  loro  contenuto  relative  al  falso 
profeta  il/oA;a/z//a ,  e  alia  luna  del  fonte  Nachscieh.  Sarel)be 
pur  da  desiderarsi  die  il  trjaduttore  si  fosse  atteuuto  fer- 
niaineiite  in  tutto  il  libro  alia  massiaia  di  lasciare  senza 
A'ersione  i  luoglii  cli'egli  non  iatendeva,  clie  allora  almeuo 
il  buono  della  sua  traduzlone  si  vedrel)lje  ridotto  a  poclie 
pagiue.  Cosi  alia  p.  317  delT  origiuale  niaucano  le  rigiie 
4,  5,  6,  17,  18  e  19.  A  carte  414  e  detto  delia  citta  Giam: 
I'  Moineddia  refert  urbeiii  iianc  —  una  cum  Gazgadri  va- 
t>  statam  f'uisse.  n  Ora  questo  Gasgadri  clie  dal  sig.  iV. 
ci  vien  dato  come  il  nome  d'un  luogo,  clii  indoviua  die 
cosa  voglia  dire  nell' originale  ?  Ei  vuol  dire  Ghus  ghadri 
He,  cioe  "  per  la  violenza  de' Giiusi  »/ ,  cosi  clie  dal  nome 
proprio  de'  Gluisi  ,  del  sostantivo  Ghadr  e  delP  avverbio 
He  il  sig.  iV.  ne  lia  fatto  il  nome  proprio  d""  un  luogo  ia 
una  parola  sola.  Alia  pag.  416,  dice  della  citta  Sebsawar 
'I  infra  ant  supra  illam  paradisus  est.  Urbe  Sefid  haec 
»  etiam  nobilis.  >i  Come  ba  egli  niai  potuto  il  signor  IV. 
scrivere  roba  simile  ?  E  chi  mai  intende  questo  suo  latino? 
II  testo  a  carte  Saa,  lin.  30  dice  "  iiel  mezzo  della  citta 
»  v'  e  una  piazza  famosa,  chiamata  la  piazza  del  Demonio 
bianco  (Divi  Sefid).  »  Avrebbe  fatto  assai  meglio  il  signor 
jV.  di  lasciar  senza  versione  questa  riga  ,  come  ha  fatto 
della  seguente  e  delle  14,  i5  e  16  della  pag.  323.  A 
carte  427  v'e  un  caravanserraglio  rovinato  voho  in  "  ho- 
"  spitium  Yirana  »  e  questo  suo  Virane  vuole  appunto 
dire  rovinato,  diroccato,  Se  alia  pag.  455,  in  vece  di  35 
regnanti  della  dinastia  Badusjie  se  ne  veggono  scritti  635, 
passiamolo  come  errore  di  stampa,  e  passino  pure  in  santa 
pace  le  riglie  oinesse  alia  pagina  336  dell'  originale  ;  ma 
a  carte  471  v'  e  un  errore  di  traditzione  troppo  grosso 
per  poter  essere  dissimulato.  11  testo,  p.  35o,  lin.  32,  parla 
de' grand' uomini  deU'ordine  dei  Dervisci  Nakscibendi,  che 
pur  dovrebbero  essere  bastantemente  noti  al  sig.  IV. ,  per 
le  opere  di  Mouradgia  d'Ohsson,  e  die  egli  cio  non  ostante 
trasforma  in  piuore ,  perche  Naksc  signilica  una  pittura 
o   un   ricamo. 

Aila  pagina  474  mancano  intere  nove  rii^he  delT  origi- 
nale ,  e  a  carte  491  altre  dodici  (p.  36 1  dell' originale  ) 
su  i  fiumi  del  paradiso,  due  de' quali  il  DicZ/um  e  il  Sihiin, 
cioe  il  Gilion  e  il  Fhisori  sono  della  scrittura  (V.  Annal. 
de'  lett.  lib,  IX,  p,    a 3  ).   Alia   pag.    5ia    «  ilnviis  Hoi   et 

L'tbl.   ItuL   T.    XL.  16 


342  Ari'ENDlCE 

»  Ten  separata  a  gcntibus  Sakaleba  et  Rns  »  .  dovrebbe 
dire  :  divisa  dagli  Slavi  e  dai  Riissi  per  mezzo  dei  fmini 
Etel  (Volga)  e  Don.  Alia  pag.  5i3  in  vece  di  Sarmatia 
Scythia  e  Serica  sta  scritto  Sarma?ia  ,  Sitia  e  Sarka.  A 
r,arte  827  dice  /<  ad  regeni  Cliazaz  Turchan  missus  fuit  - 
w  deinde  rege  imperii  Lan  viso  »  e  I'  originale  ,  p.  379 
dice  :  egli  fn  spedito  al  re  dei  Cliasari  ,  al  Tarclian  (  ii 
Tapvavy)?  dei  Bizantiiii),  e  giiinse  poi  al  fe  degli  Alani. 
Alia  p.  534  TaiUore  ciie  per  lo  piii  lascia  senza  versione 
i  ragguagli  degli  uomini  i  piii  celebri  ,  s'  arriscliia  final- 
niente  a  tradurne  ,  ma  ecco  come  :  parlando  di  Mahmiid 
ScebestcrL  omctte  (V.  originale  p.  382,  lin.  aa  )  che  egli 
e  Tautore  deiropera  mistica  Gidscenras ,  ghirlanda  di  rose 
o  roseto  del  scgreto  o  del  mistero:  siegue  Kasiin  envar  del 
quale  e  detto  cli'  egli  fosse  un  discejiolo  di  Ssajicddins  di 
Erdevil,  e  il  sig.  N.  lasciando  fuori  questo  Kasitn  mette  in 
suo  luogo  "  maestro  So-fi  eddin  Ardebili  qui  ibi  sedem 
)/  iixit  '/  di  che  non  v'  e  una  parola  di  vero.  Di  Cogia 
Hemnm  e  detto  che  egli  abbia  lasciato  scritto  un  commento 
al  Tsciaghtnini  eccellente  del  pari  in  prosa  e  in  verso ,  ed 
il  sig.  N.  non  ne  fa  motto.  Clii  mai  capira  cio  die  siegue? 
II  Mahar  Meschteri  ,  quern  socium  Muliammed,  item  no- 
»  minibus  Asar,  Fadal  et  Kemal  insignis  habuit.  n  E  chi 
mai  potra  indovinare  che  cio  voglia  dire  che  I'autore  del 
Mihii  Muse  teri  ( Sol  e  Giove  die  e  un  nolo  poema  ro- 
mantico  persiano ) ,  Meolana  Mohammed  Assar  e  Meolana 
Mohammed  hanefi  il  commentatore  dcWAdah  ,  sono  celebri 
per  virtu  e  perfezione?  (  "Virtu  dicesi  Fad.hl  e  perfezione 
Kemal):  il  sig.  N.  invece  ne  ha  fatto  tanti  nomi  proprj : 
nominibus  Asar,  Fadal  et  /lema/ insignis  1 1  Cosi  pure  piu 
giii  <'  Kemal  eddin  Bej  ,  qui  JNIir  Zagjan  Sciakradi  est  »  , 
deve  dire  Kemaleddia  Bey  scolaro  di  Mirza  Gian.  Qui  il 
signor  iY.  non  intese  lo  Sciagird ,  cioe  scolaro,  discepolo, 
piu  di  quello  che  avea  capito  di  sopra  la  virtu  e  la  per- 
fezione ,  e  ne  fece  al  solito  un  nome  proprio  letto  a  suo 
modo  Sciakradi ,  e  storpia  anclie  il  nome  Mirza  Gian  , 
facendone  un  IVIir-Zagjan.  Si  vede  ormai  cliiaro  che  alia 
sua  traduzione  non  puo  prestarsi  la  menoma  fede  ,  ve- 
dendosi  in  essa  trasforniate  in  nomi  proprj  le  parole  turche 
le  pill  ovvle ,  e  storpiati  perlino  i  nomi  proprj  con  false 
divisioiii  ,  e  fattine  de'  nuovi.  Cosi  alia  p.  641  parlando 
de'  Persiani    (  meutre    e    note    che    i    Turchi    li  chiamano 


PARTS    STRANIFRA.  248 

teste  rosse),  questo  nome  (  Surchser  )  e  fatto  nome  pro- 
prio  d'  nil  iadividno  ,  e  quello  della  citta  di  Ardebil  di- 
venta  il  nome  d'  un  generalo  neniico.  «  Ubi  Tatar  Chan 
"  cum  Ardebil  bellum  gessit  ,  Sarch  Serch  victns  fnit.  »» 
Che  dire  di  tanta  igiioranza  d'  un  professore  ,  che  pur  si 
avventura  a  tradurre  la  piii  importante  opera  geografica 
degli  orientali  ,  ignoranza  a  cui  va  unita  una  non  minor 
dose  di  negligenza ,  a  segno  di  non  distinguere  Cogia 
(  maestro  )  ,  da  Cogia  (  vecchio  )  ,  e  di  sostitore  arbi- 
trariaiiiente  a  quest'  ultima  parola  quella  di  Scheich ,  di 
modo  clie  in  vece  del  vecchio  Nisciangi  (  Orig.  pag.  41 1  , 
lin.  12  )  si  trova  nella  traduzione  (  p.  596,  lin.  14)  il 
Scbei'.i  Nesciangi?  E  v'  ha  di  piu  che  quest'  ignoranza  e 
questi  arbitrj  del  signor  IV.  in  vece  di  diminuire ,  conti- 
nuano,  e  anzi  aumentano  in  forma  di  un  crescendo  musicale 
fino  alia  fine  del  libro  ,  e  giungono  per  verita  iino  alia 
sfrontatezza.  Cosi  p.  e.  la  pagina  604  va  cancellata  da 
capo  a  fondo.  A  qual  grado  di  valore  sia  giunto  nel  tra- 
durre il  sig.  jy.  sulla  line  di  questa  prima  parte  si  puo 
giudicare  da  quanto  sicgue.  Nell' originale  p.  41 5,  lin.  14, 
e  detto  dello  Sceich  Amad  laser  ,  eh'  egli  fosse  discepolo 
(^  Murid)  di  Ebiin-Nedseib  Sehrwerdi ,  e  maestro  {Pir)  del 
gran  Nedschmeddin.  Ecco  le  parole : 

(^^/n,AJS^^)       •_>I       6. '    J.*jA Jj       2l,« — C      ^_A,XO 

cd  ecco  ora  come  le  traduce  il  sig.  iV.  n  Sceih  Amad  Jaser, 
>i  verae  pietatis  exemplum  ,  librique  ,  cui  generosum  ro- 
ti  sarinm  est  nomen  ,  auctor :  Negem  eddin  ,  operis  de 
»/  religione  magica  compositor.  »  Di  tutto  cio  non  v'  ha 
neppure  una  parola  nell' originale,  II  rosario  generoso  sara 
nato  probaliilmente  dal  nome  proprio  Se/mverdi,  del  quale 
la  seconda  meia  turca  i^'erdi  (  egli  ha  dato  )  sara  stata 
presa  dal  signor  N.  per  la  parola  araba  wird  (  rosa  )  ;  e 
r  opus  de  religione  magica  sara  uscito  dalla  parola  Kubra 
(  grande  ) ,  che  il  sig.  N.  avra  letto  Keberi  ,  per  fame  a 
dirittura  un'  opera  di  magismo.  E  cosi  pure  va  la  cos^a 
anche  colla   traduzione  della  seconda  parte  ,    in    prova  di 


a44  A  r  i»  E  N  D  1  c  e 

die  basterh  nn  pajo  d' csempj  ,  fra  i  tanti  clie  cl  s'affac- 
ciano.  A  carte  5oo  il  sig.  IV.  non  ha  ricotiosciuto  i  Tolo- 
mei  nel  Batalise ,  come  appunto  non  ha  lavvisato  alia 
pag.  522  il  Campo  di  battaglia  di  MoImcs,  che  egli  poi 
scrive  Mehadesch.  A  carte  i52  manca  la  nieta  della  pa- 
£;ina  5oo  deir  originale ;  a  pag.  56 1  dello  stesso  originale 
lin.  8,  sta  scritto  «  Beni  Israilden  menkuldiir ,  vale  a  dire 
>i  ci  e  pervenuto  per  tradizione  dagl'  Israeliti  i>  Qui  il  sig.  N. 
alia  p.  272  trova  un  nuovo  aniniale  volante  "  Species  pe- 
>>  cuaria  quae  volatilis  et  Israelis  vocata  >i,  e  a  carte  804  la 
gran  radunanza,  o  il  mercato  che  e  Bocliara ,  diventa  uii 
vapore  sul  quale  al  dopo  pranzo  si  fa  lezione  "  ejusque 
»  dictum  Bacliari  (  vaporis  )  tempore  pomeridiano  a  se- 
»  niore  exponitur  ».  Egli  ha  preso  Bochara  che  e  il  nome 
del  luogo  di  nascita  del  ricoglitore  della  fornitura  pel  plu- 
rale  di  Bachar  ,  che  nel  dizionario  e  tradotto  per  fetore 
e  vapore.  Ma  basta  degl'  incredibili  errori  di  questa  va- 
porosa  traduzione  capace  di  far  salire  davvero  i  vapori 
al  capo  di  chl  legge. 

Dopo  esserci  fermati  tanto  per  porre  nella  dovuta  av- 
vertenza  i  leggitori  di  questo  liliro  ,  altrettanto  meno  po- 
tremo  arrestarci  a  dar  conto  di  quanto  in  esso  si  contie- 
ne ,  quanto  piii  ci  presenta  di  dilKcolta  I'abbondanza  delle 
materie  delle  quali  e  ricco  questo  tesoro.  Comunque  nu- 
merosi  e  grayi  sieno  gli  errori  che  formicolano  in  questa 
traduzione  ,  sara  essa  mai  sempre  un'  opera  indispensabile 
per  gr  investigatori  delle  fonti  della  geografia  orientale  , 
ai  quali  non  sia  accessibile  1'  originale.  Ella  e  una  vera 
niiniera  di  pregevoli  notizie  ,  non  solo  per  la  geograiia  , 
nia  anche  per  la  storia.  E  benclie  quella  dei  sovrani  del 
varj  paesi  vi  sia  strettissimamente  abbreviata ,  cio  non 
toglie  che  vi  si  trovino  diverse  nuove  diaastie  aflatto  igno- 
te ,  e  non  nominate  nelle  storie  europee  delP  Oriente ,  che 
non  si  rinvengono  ne  nel  Deguignes  ,  ne  altrove.  Cosi , 
p.  e.,  si  e  creduto  finora  che  i  Taheriti  fossero  la  prima 
diiiastia  che  regnasse  nel  Chorasan  a  tempo  dell'  Islam  ; 
ed  ecco  che  qui  (p.  488  della  traduzione,  e  p.  833  del- 
r  originale  )  compajono  prima  dei  Taheriti,  i  Moasiti,  cioe 
i  discendenti  di  Moas  iiglio  di  Moslem  ,  che  regnavano  nel 
Cliorasan,  e  che  sono  afFatto  diversi  dalle  piii  antiche  di- 
nastle  ,    i    di  cui  Sovrani   c   Yisiri  compajono  come  primi 


PARTE    STRANTERA.  246 

raccoglitoil  del  Scianame  in  prosa  (  V.    Annal.    dl   Letter. 
(  IX.  lib.  ,   p.   75   e  76  ). 

Oltre  alle  storie  delle  dinastie  il  Gihannuina  contiene 
aiiche  eccellenti  ragguagli  sulle  nazioni  ,  le  i"azze  o  triljii 
e  le  sette.  Tali  sono,  p.  e. ,  le  notizie  date  (  a  carte  5o7 
della  traduzione ,  e  869  dell' origiiiale )  delle  razze  turche 
e  tartare  ;  peccato  die  neppur  qui ,  come  anche  altrove  , 
non  meriti  fede  la  versione  ove  s'  iaciainpa  in  errori  ad 
ogni  passo.  Cosi,  p.  e. ,  a  carte  870  dell' originale  e  detto 
di  Ogus  Can,  o  Capo  di  Tartari  de' piu  remoti  tempi, 
ell'  egli  fosse  un  principe  reliigioso  e  saggio  ( mumin  we 
viudebbir ) ,  il  5.  N.  prende  il  mumin  (  credente  )  per  la 
stessa  cosa  che  ortodosso  (  moslim  )  e  con  un  anacronismo 
d'  un  pajo  di  migliaja  d'  anni  fa  di  questo  Ogus  Can  rni 
Moslim ,  o  Wusulinano :  "  Oguz  chan  religionis  Muliam- 
medanas  stndiosus  "  (  p.  5o8  ).  Sulle  razze  de'  Turcomanni 
che  si  stabilirono  ne' contorni  di  Haleb  (Aleppo),  i'l  Me- 
raasc ,  e  di  Adana -^  su  quelle  de'  Circassi,  e  degli  Arabi 
si  parla  a  carte  336,  870,  e  alia  pag.  89,  II  della  tra- 
duzione ).  Si  confrontino  anche  le  notizie  date  sulle  razze 
dei  Curdi  e  degli  Arabi  negli  Ann.  di  lett.  1.  XIII,  p  247, 
349  e  ^19).  Oltre  alle  sette  conosciute  non  appartenenti 
air  Islam,  dei  Drusi  (  II,  p.  3i6  ),  dei  Mevali  (  II,  p.  29, 
aa9  ),  dei  Jesidi  (II,  p.  41  ) ,  Ae^\  Ismaelid  (II,  p.  2, 
336  )  e  dei  Nossairi  (  II,  p.  278  ),  s' impara  a  conoscerne 
diverse  altre  ,  come  quella  degli  adoratori  del  Cane  (  Ci- 
nolatri  )  in  Siria  ,  nctabile  per  1'  antica  gnostica  adora- 
zlone  del  Cane  originaria  anch' essa  della  Siria,  e  gl' /6a- 
dije  che  si  trovano  nella  parte  meridionale  dell'  Arabia 
Omman  (II,  p.  142.  )  dei  quali  fu  fondatore  Abdallah  Ben 
Ibad  Van.  674  dell' cgira  (1278  di  G.  C,  )  (VII,  p. 
142,  e  ueir  originale  p.  493)  — ■  Interessanti  assai,  par- 
lando  della  Siria ,  sono  le  notizie  sulle  dignita ,  e  gli  ufficj 
militari  e  civili  de'  Mammalucchi ,  e  quelle  sulla  Posta-let-  . 
tere  de'  Colombi  istltuita  da  Nureddin  (II,  p.  368  );  e 
cosi  la  storia  della  scoperta  del  cafFe  (II,  p.  219)  e  pei 
mitologhi  quella  degl'  idoli  degli  antichi  Arabi  (II,  p.  2i5  ) 
e  degl'  Indiani  in  Sumenat  detto  Menat  ( I,  p.  114)  in  Orissa 
(  Geknat)  I.  p.  i3a  )  ,  in  Tanassar  (  Gekersum ,  p.  118  ), 
in  Persutem  nel  Pegu.  (  Ciagannat)  (pag.  180  )  ,  e  in 
fine  su  i  Hierodidi  nella  Tartaria  chinese ,  notizie  prese 
dal  viaggio     di    Gajasseddin.    Egli    racconta     (I.  p.   98,   e 


246  4PrENDICE 

neir  originale  p.  186)  che  in  Tarkan  s' onora  I'ldolo  del 
Scinkamuni  (  Biula  )  ,  o  che  in  Segiu  (  pag.  187  dell' ori- 
ginale )  nel  tenipio  t'egr  idoli  si  tengono  de'  bei  giovanetti 
per  servire  al  piacere.  Genial  Pusserler  ischret  ssala  eder- 
ler.  II  sigiior  N.  clie  confonde  ischret  (piacere,  volutta  ) 
con  aschr  (  dieci  )  traduce  a  modo  sno  :  '<  in  his  idola 
»  ex  eadem  materia  licta,  decemque  precibus  a  formosis 
II  juvenibus  fatigata  ,  videre  licet,  >i  Come  qui  i  giova- 
netti, cosi  a  Sunienat  servivano  5oo  Bajadere  come  Hie- 
rodule.  Una  notiz.ia  relativa  alia  propagazione  dei  popoli 
]ier  mezzo  di  colonic  forzate  si  e  quella  (I.  p.  i5o) 
della  spedizione  d'  una  colonia  da  Dckkan  a  Dilern  ,  della 
quale  pare  che  fino  al  giorno  d'  oggi  si  siano  conservate 
le  tracce.  Egualmente  ignote  come  questa  migrazione 
degli  abitanti  dell'  India  meridionale  nel  nord  della  Persia, 
sono  le  due  grandi  intraprese  de'  sultani  Osmani  per  sca- 
vamenti  di  canali  rimasti  per  altro  ineseguiti  ,  tendenti 
r  uno  ad  unire  il  Volga  col  Don  ( I.  p.  620  ,  e  11.  p.  523), 
e  r  altro  a  far  comunicare  il  golfo  di  Nicomedia  col  mar 
Nero  per  mezzo  del  mare  delle  Zabacclie  (  Sabangia ) 
(II,  p.  493),  dove  pero  il  S.  N.  ha  lasciato  fuora  tutto  il 
calcolo  della  livellazione.  Attraenti  assai  piii  ed  appropriati 
a  scritti  periodici  geografici  e  statistici  sono  il  Kannnaineh 
Chinese  ,  il  giornale  di  Gajaseddin ,  la  descrizione  esatta 
delle  citta  sante  della  Mecca  e  di  Medina,  come  pure 
quella  delle  grandi  moschee  di  Gerusalcnime  e  di  Damasco, 
iiell'  ultima  delle  quali  fra  le  altre  rariia  e  degno  di  ri- 
marco  come  rarita  letteraria  anche  il  portico  di  Baunye, 
perche  trae  il  nome  da  una  dotta  professora  che  vi  leg- 
geva  in  cattedra.  Finalmente  la  piii  ricca  messe  che  ofFre 
il  Gihanniima  sono  le  notizie  su  i  proilotti  naturali  e 
artificiali  de'  paesi  e  delle  citta  ,  in  confronto  delle  quali 
si  ridiice  a  ben  poca  cosa  tutto  quello  che  ne  hanno  detto 
finora  gli  altri  scrittori  di  viaggi. 

(  Sara  continuato.  ) 


I'ARTE    STRANIEUA. 


C  O  Pv  R  I  S  P  O  N  D  E  N  Z  A. 


Al  sig.   Giuseppe    Acerbj  ,    direttore    della    Blblioteca 
Italiana. 

Oe  per  una  parte  e  vero  die  i  gi-ancr  uomini  sono  ani- 
mati  nella  gloriosa  carriera  clie  percorrono,  soprattutto  da 
qiieir  ardeiite  e  irresistibil  trasporto  clie  seatono  pei  loro 
stud]  prediletti ,  e  clie  il  loro  minor  pensiero  sono  il  plaiiso 
ed  i  premj ,  e  pero  vero  altresi  die  riesce  gratissima  cosa 
air  uomo  d'  alto  nierito  di  vedere  questo  luininosamente 
riconosciuto  da  generali  e  sincere  dimostrazioni  di  stima , 
considerazione  ed  affetto :  di  queste  la  Germania  fu  oguor 
generosa  verso  i  suoi  figli ,  eminentemente  distinti  nelle 
scienze ,  lielle  lettere  ed  arti :  prova  ne  sieno  quelle  die 
resero  a  Klopstock,  Wieland ,  Schiller,  Goethe,  Herder, 
Kant,  e  a  tanti  altri  sommi  die  per  brevita  tralascio,  e 
ne  sono  recente  prova  quelle  rese  al  celehre  mio  maestro 
G.  F.  Blumenbach  in  occasione  del  5o.°  anniversario  della 
sua  laurea,  come  si  rileva  da  ua  articolo  stampato  nel  sup- 
plemento  al  nuinero  281  della  Gazzetta  unkersale  d'Au- 
gusta  die  qui  le  presento  tradotto,  lusingandomi  che  vorra 
compiacersi  d'  inserirlo  nel  Giornale  da  lei  diretto. 
Pisa,  il   3  2   novembre    1825. 

Francesco   Tantini. 

Annwersario  della  laurea  di  Blumenbach. 

Gottinga ,  il  19  settembre  iSaS.  —  Quest' Universita 
ebbe  occasione  jeri  di  esternare  il  sommo  e  sincero  inte- 
resse  die  prendeva  al  So."^  anniversario  del  sue  ormai  piu 
provetto  professore ,  il  consigliere  supremo  della  facolta 
medica ,  Blumenbach;  di  un  uomo  cioe ,  in  cui  migliaja 
d' individui  venerano  il  loro  maestro,  e  cui  infinitamcnte 
deggiono  le  scienze  in  generale ,  e  segnatameiite  la  storia 
naturale  e  la  medicina.  Sono  scorsi  5o  anni  appunto,  che 
qui  fu  decorato  del  grado  di  dottore  dopo  avere  difesa 
la  sua  tesi  de  varietate  generis  humani  natis-'a.  Da  quel 
tempo ,  senza  interruzione ,   qui  senipre    insegno ,    insegna 


24^  ArrENDICE 

luttora ,  ilivenno,  fii  oil  e  la  gloria  vd  uno  del  prlncipali 
sostegai  ilclhi  Gcorg/u  Augusta  (i). 

Gli  scolari  festi'ggiaroiio  gia  la  vigilia  <li  tal  giorno  con 
una  serenala  a  piena  orclicstra  cseguita  al  lunif  tli  nnme- 
rose  faci :,  durante  lu  medesinia  dai  tre  piii  giovani  dottori 
di  niedicina  fa  jiresentata  alF  esimio  Veglio  una  corona 
d'  alloro  e  di  quercia.  Nella  mattina  del  festive  giorno  al- 
cuui  deputati,  e  fra  cjuesti  segnataniente ,  con  eloquente 
discorso,  il  sig.  Pott,  consigliere  concistoriale ,  diressero 
a  Bluinenbach  le  congratulazioni  di  tutta  TUniversita.  Que- 
sta  Depntazione  fu  seguita  da  altra  assai  numerosa  della 
Facolta  di  niedicina ,  la  quale  gli  ofFri  un  nuovo  diploma 
di  dottore  ,  e  contemporaneamente  ,  in  memorla  di  tal 
giorno,  un  calice  d' argento  distinto  pel  ricco  suo  valore 
e  pel  suo  lavoro  d"  ottimo  gusto ,  ornato  d'  emblemi  allu- 
slvi  al  prediletti  suoi  stud] ;  ed  in  ugual  modo  farono 
espressi  al  medesimo  sentiiiientl  di  stima  e  d'  afFetto  per 
parte  di  questo  inagistrato.  Ma  a  si  giulivo  giorno  noii 
presero  gia  parte  unicaniente  le  Facolta  scientifiche  di 
quest' Universita ,  ma  quelle  ancora  delle  Universita  stra- 
niere ,  le  quali  1'  esteraarono  in  iscritto ,  o  per  mezzo  di 
iilcuni  nostri  professor!  di  clo  dalle  medesime  espressa- 
niente  incaricati ,  o  mediante  alcnni  fra  i  dotti  professor! 
di   esse   venuti   in   questa    citta  a   tale    oggetto. 

I  limit!  clie  c!  siamo  proposti  nella  nostra  descrizione 
non  ci  permettono  di  esporre ,  ne  anche  in  parte ,  le  molte 
ingegnose  e  commoventi  maniere  con  le  quali  procurarono 
di  dimostrare  11  loro  affetto  al  sommo  die  si  onorava  in 
tal  giorno  !  singoli  suo!  coUeghi  ed  amici,  si  concittadlni, 
clie  stranieri  a  lui  concorsi.  Questi ,  animat!  da  unanime 
spirito,  avevano  determinato  di  eternare  in  modo  speciale 
la  memoria  di  questo  giorno  conforme  11  progetto  del  con- 
sigliere intlmo ,  D.  Riidolphl  di    Berlino;    ess!    fecero    cloe 

(i)  Trae  questo  nonie  dal  suo  fondatore  Giorgio  II  ,  re 
d'  Ingliilterra.  —  La  soienne  luaugurazione  di  questa  celebre 
Universita  segui  nel  di  17  eettenibre  1737.  —  V.  De  Acadeinia 
Georgia  Augusta,  qux  Cottingas  est,  a.  d.  17  sept,  1787  solem- 
niter  dicata,  hvcvis  narratio  Jo.  Matthiae  Gesiieri:  —  e  Johann 
Stcphan  Putters,  Versuch  eincr  academischeii  Gelehrtcn  Geschichte 
von  der  Gcorg-Augustus  Uimcrsitat  zu  Gocttliigen.  —  Goetlmgen, 
1765  ,  pag,   12. 

(  Nota  del   Traduttorc. ) 


P^RTE    STRVNIERA.  249 

presentare  air  egi-eglo  professore  una  meJaglla  (f  oro  con 
la  sua  efligie  da  una  parte,  e  dalF  altra  con  quelle  del 
prototipi  delle  varie  razze  umane  ,  con  la  cui  indagine  egli 
aveva  incominciata  la  sua  scientifica  carriera  appunto  5o 
amii  sono  (i).  A  cio  avevano  preso  parte  i5oo  medici  e 
naturalist!  tedeschi ,  la  massima  parte  dei  quali  puo  an- 
noverarsi  fra  gli  allievi  di  Blumenbach  (2).  Si  lodevole 
zelo  non  si  limito  soltanto  a  tali  diniostrazioni ,  poiclie  in 
grazia  dello  spontaneo  concorso  di  molti  fautori  della  storia 
naturale  e  della  medicina  si  pote  stabilire  un  fondo  per 
formare  lo  Stipendium  Blwnenbachianuni  in  favore  di  alcuni 
giovani  die  ainassero  di  seguire  le  tracce  di  si  illustre 
maestro ,  ancor  quando  ei  piii  non  sara ,  nelle  scienze  ad 
esso  ])iu  care ,  e  nello  stndio  delle  quali  la  fortuna  fosse 
loro  meno  propizia  pel  conseguimento  del  lore  scopo  di 
quello  die  lo  sia  stata  a  lui ,  com'  egli  con  grato  e  com- 
mosso  cuore  in  varie  occasioni  riconoLlie  in  tal  giorno. 
Questo  fu  terminato  con  allegro  convito,  cui  assisteronO, 
oltre  tutti  i  professor!,  anclie  le  autorita  del  paese,  e  varj 
ammiratori  di  questo  grand'  uomo.  Una  pianta  del  Chili, 
conosciuta  da  breve  tempo ,  e  coltivata  nel  giardino  bo- 
tanico  di  quest'  Universita ,  fu  denominata  in  onor  sue 
Blwnenbachia  insignis,  e  con  tal  nome  fu  con  solennita 
portato  ad  esso  un  disegno  della  medesima. 


(i)  Si  allude  alia  classica  divisione  fatta  da  Blumenbach  del 
getiere  uiiiano  in  cinque  razze  principal! ,  ammessa  generalmente 
dai  naturalist!  e  fisiologi.  —  V,  l.°  e  2."  toaio  dc' luiei  Opuscoli 
scicntifici, 

(2)  IMi  e  grato  di  non  essere  stato  in  tale  occaslone  dimenti- 
cato  fra  questi ,  come  gratissiiiia  ui!  sara  senipre  la  luemoria  di 
un  maestro  di  si  aha  mente  e  di  si  affetruoso  cuore. 

( Note  del  Tracluttore.  ) 


aSo  A  P  P  E  N  D   I  C  K 

P  A  R  T  E    11. 

SCIENZE,  LETjERE  ED  AKTI  ITALL\NE. 


Solennc  distrihuzionc  de  prcmj  ncll  I.  R.  Accadeima 
delle  belle  ard,  fattasl  in  Mlilano  il  giorno  3o 
agosto  1825  (Contimiazione  efjnc.  Vediafacc.  120 
dl  questo  volume. ) 

Concorsi  di  seconda  classe. 

Giudizj  delle  Commissioni  perinanenti. 


PR£MI  ATI. 


A: 


RCHITETTURA.  —  Ter  P  iiivenzione ,  il  sig.  Gaspare 
Fossati ,   svizzero. 

Per  gli  ordini  arcliltettoulci  il  sig.  Angela  Pisoni ,  nii- 
lanese ,  ed  il  sig.  Vitaliano  Rossi,  dell' Isola  Bella,  Lago 
Maggioj'e. 

Per  la  prosjiettiva  il  sig.  Celesdno  Tomasi,  ferrarese,  eJ 
il   sig.    Camillo   Cre^polani,   niodeuese. 

FIGURA  IN  DISEGNO  ED  IN  PLASTICA.  —  Per  Pin- 
venzione  in  disegno  il  sig.  Giovanni  Pagani ,  niilaiiese. 
Accessit  il  sig.  Francesco  Porta,   niilanese. 

Scuola  del  undo. 

Per  r  azioiie  aggriippata  in  disegno  il  sig.  Giovanni  Pa- 
gani ,  rnilanese. 

Per  I'azione  seniplice  in  disegno  il  sig.  Giovanni  Cairo, 
di   Codogno.   Accessit  il  sig.    Giovanni  AiragJii ,    niilanese. 

Per  r  azione  semplice  in  plastica  il  sig.  Luigi  Sccrzini , 
milaaese. 

Sola  delle  statue. 

Pel  gruppo  disegnato  il  sig.  Aurelio  Alfieri,  niilanese,  ed 
11  sig.   Bartolomeo  Soster  ,   di  Vicenza. 

Per  la  statua  isolata  in  plastica  il  sig.  Antonio  Maria 
Reali ,  di  Varese.  Accessit  il  sig.  Giovanni  Franceschetti , 
bresciano.         .     .       .       , 


PA.RTE    ITALIANA.  25l 

Pel  disegno  dalla  statua  il  sig.  Giuseppe  Bignami,  cre- 
nionese,  ed  11  sig.  Giuseppe  Beretta  ,  di  Moiiza.  Accessit  il 
si£r.  Francesco  Clerici ,   iiiilanese. 

Per  la  stntua  in  plastica  a  basso  rlllevo  il  sig.  Domenico 
Maderni ,   svizzero. 

Pel  biisto  disegnato  il  sig.  Domenico  Gandini ,  milanese. 
Accessit  il  sig.   Carlo   Gerosa ,  di   Canzo. 

Pel  busto  in  plastica  il  sig.  Pictro  Sorinani ,  mWanese ,  e.d 
il  sig.   Gaetano  Mottelli,    milanese. 

Elemend  di  figura. 

Disegnatori  dal  rllievo  il  s'\g.  Angela  Vittuone ,  milanese. 
Accessit  il  sig.  Luigi  de  Bernardi,   di  Boulogne. 

Disegnatori  dalla  stampa  il  sig.  Giosue  BiancJii,  di  Mon- 
za.   Accessit   il   sig.   Gaetano  Zumarra,   milanese. 

SCUOLA  D'  ORNAMENTI.  —  Per  T  invenzione,  Acces- 
sit il  sig.   Carlo   Sala ,   milanese. 

Disegnatori  dal  rilievo  il  s\^.  Antonio  Lanzani ,  luganese, 
ed   il  sig.    Gioianni  Cagnola ,   milanese. 

Disegnatori  dalla  stampa  il  sig.  Giovanni  Battista  Meda, 
milanese.  Accessit  il  sig.  Francesco  Citterio ,  milanese,  ed 
il   sig.  Lorenzo  Bottini ,   di  S.   Agata. 


Ogs;ettl  di  belle  arti  esposti  nelle  sale  e  gallcrie 
deir  Imp.  Regia  Accademla. 

Oltre  le  opera  do'  concorsl  furono  esposti  dai  professor! , 
dai  insmbri  ,  dagli  allievi  dell'  I.  R.  Accademia  ,  dagli 
artisti  e   dai  dilettanti  le  seguenti ; 

Acqua  Giacomo.  Quattro  vasi  di  fiori ,  ed  una  rara  su  di 
un  vaso  di  frutta  ,  quadri   parte  a  olio  e  parte  a  tempra. 

Anderloni  Pietro  ,  incisore ,  membro  dell"  I.  R.  Accademia. 
La  Beata  Vergloe  col  Bambino  in  grenibo  e  due  angeli 
in  atto  di  adorazione ,  incisione  da  un  cpiadro  di  Ti- 
ziano  posseduto  dal  sig.  Artaria  di  Manheim.  —  Eliodoro 
cacciato  dal  tempio ;  e  Attila  arrestato  dal  Santo  Papa 
Leone  Magno  e  dalla  vlsione  dei  Santi  Pietro  e  Paolo , 
disegni  a  matita  nera  ,  dipinti  di  Raffaello  nel  Vaticano. 

Bagatti  Valsecchi  Pietro.  Cinque  ritratti  a  miniatura  ;  e 
due  mezze  figure  rappresentanti  la  Fornarina  e  Cleopa- 
tra ,  miniature.  —  La  Galatea  dell'  All^ano  ,  disegno  a 
matita  nera,  ed  un'altra  miniatura  rappresentante  Giu- 
ditta  e  F  ancella  coUa  testa  d'Oloferne  tratta  da  un  qua- 
dro  antico. 


a5a  APPENDICE 

Banfi  Antonio.  Ritratto  di  glovane  donna,  fignra  intiora 
grande  al   vero  ,  a   olio, 

Berini  Liiigi.  Kitratto  del  jiittore  Knpesky  a  niatita  ncra , 
dal   suo  ritratto  a  olio. 

Bernardi  Giaconio.  Kitratto  inciso  dal  cav.  professore  Pal- 
letta  da  un  disegno  del  sig.  Vincenzo  Raggio. 

Bisi  Giuseppe.  Veduta  di  Genova  f,  la  seconda  cappella  della 
Madonna  del  Soccorso  sul  lago  di  Como;  tefrazzo  del 
glardino  del  prlnclpe  Doria  a  Genova  fuori  di  porta 
S.   Tomaso  :   quadri   a   olio. 

Bisi  Midiele  incisore.  Dne  coniposizloni  di  ritratti  di  fanii- 
glia  eseguiti  a  matlta  nera  e  rossa;  piccolo  ritratto  al- 
1"  istesso  genere ;  dne  piccoli  disegni  rapprescntanti  un 
Salvatore,  niezza  fignra,  ed  una  Addolorata  sunile ,  iratta 
il  prinio  da  un  quadro  di  Marco  d''  Oggiono  ,  Y  altro  da 
Carlo  Dolci. 

Brioschi  Giuseppe,  milanese.  Un  ciniitero ,  disegno  alTacque- 
rello. 

Carabelli  Igrutzio.  Vestiliolo  di  ordlne  dorico,  disegno  pro- 
spettico   air  acquerello. 

Carloni  Carlo.  Ritratto   in  miniatnra. 

Cassani  Antonio,  di  Brescia,  Copia  a  olio  da  wn  dipinto 
del  Morone  rappresentante  la  Madonna  col  Baniliino  , 
S.    Caterina  ,    S.   Francesco    ed   il   ritratto   di  un   divoto. 

Cattaneo   Giosue.   Copia  a   olio  di  un  paese  del   Gozzi. 

Colombo  Aurelio ,  incisore.  La  Madonna,  da  un  dijiinto  del 
Sassoferrato  ;  ritratto  di  un  incognito,  da  un  dipinto  an- 
tico  pure  incognito  ;  ed  il  ritratto  di  Canova  :  miniature. 
—  Sacra  Famiglia  ;  S.  Giovanni  Battista,  mezza  fignra  : 
disegni  all' acquerello ,  il  primo  da  nn  a  fresco,  e  T  al- 
tro  da   un   quadro   a   olio   del  Luino. 

Comienti  Giuseppe.  Ritratto  di  Rafl'aello  a  matita  nera  e 
scherzo  di  un  pnttino  con  un  cane  a  niatita  nera  e 
rossa  ,  tratti  ambidue  da  RafRiello. 

Comolli  Gio.  Batt.  Ritratto  di  S.  M.  I.  R.  coronata  d*  al- 
loro  ,  busto  in  marmo. 

Corte  D.  Carlo.  Ritratto  di  una  defnnta ,  fatto  a  reniini- 
scenza  a  matita  nera. 

Cozzi  Carlo.  Ritratto  a  matita  nera  e  rossa  ,  —  Cinque 
disegni  a  matita  nera  ,  cioe  due  paesaggi  tratti  dal  Fe- 
relle ;  un  Salvator  Mimdi  ,  mezza  figura  ,  da  nn  di- 
pinto del  Luino ;    Y  Assunzione    di    Maria  Vergine  ,    da 


PARTE     ITALIANA.  253 

«n  clipinto  del  Nuvolone  j  e  la  Beata  Verglne  dal  Ma- 
ra tta. 

Cruffonara.    La   Madonna    col   Bambino  ,   quadretto   a    olio. 

Desiderio  Cesare.  Tre  ritratti  in  terra  cotta  e  due  liassi- 
rilievi  in  gesso,  ed  un  cesello  dorato  rappreseiitante 
Marte  trionfatore  toko  da  un  basso  rilievo  del  Pizzi. 

Diotti  Giuseppe,  professore  dell' Accademia  Carrara  in  Bei'- 
gamo  e  socio  corrispondente  dell'  I.  R.  Accademia  di 
Milano.  La  decollazione  di  S.  Giovanni  Battlsta  alia  pre- 
senza  di  Erodiade  ,  quadro  giande  a  olio :  per  commis- 
sione  della  fabbriceria  della  chiesa  parrocchiale  di  Stez- 
zano ,  provincia  di  Bergamo. 

Fossati  Gaspare  ,  miUmese.  Interno  di  una  chiesa ,  dise- 
gno   prospettico  all'  acquerello. 

Frey  Glacomo.  La  Gena  di  Leonardo;  il  Sacramento  della 
penitenza  ,   di  Poussin :    incisioni. 

Gagna ,  di  Vercclli.  Gopia  a  olio  del  quadro  di  RafFaello 
della  S.   Gecilia  esistente  in  Bologna. 

GandoJfi  Democrito.  Bitratto  di  glovine  donna  ,  Ijusto  in 
marnio  :  per  comniiiisione  del  sig.  Emilio  Uboldi.  —  Ri- 
tratto  del  fu  conte  Antonio  Fenaroli ,  busto  in  marrno : 
per  commissione  del  cav.  Luigi  Fenaroli.  —  Ritratto 
del  fu  professore  cav.  Borda ,  busto  in  marnio :  per 
commissione  degli  eredi  e  di  alcuni  estimatori  del  de- 
funto.  —  Ritratto  di  giovine  donna  ,  semplice  testa  in 
gesso.  —  Ritratto  di  S.  A.  L  R.  P  Arciduca  Vicere , 
busto  in  gesso:  per  commissione  del  sig.  cav.  cclonnello 
Gampana.     —  Altra  testa  ideale  ,  in  gesso. 

Garavaglia  Giovlta.  La  Madonna  col  Bandjino  ,  gloria  d'  an- 
geli ,  disegno  a  raatita  nera  da  un  quadro  di  RafFaello 
esistente  nel  Vaticano. 

Gasparoli  Ferdinando ,   niilanese.   Otto  miniature. 

Gibertini  Cecilia.  Tre  miniature,  due  delle  quali  tratte  dai 
dipinti  del  professore  Hayez  rappresentanti  1'  uno  Ga- 
latea, 1' altro  il  bacio  di  Giulietta  e  Romeo. 

Guiscardi  Camilla.  Psiclie  die  tiene  una  farfalla  tra  le 
mani ,  mezza  figura,   quadro  a  olio. 

Hayez  Francesco ,  memln-o  delle  U.  RR.  Accademie  di  Mi- 
lano e  di  Venezia.  11a  rapito  daUe  ninfe,  quadretto  a 
olio :  per  commissione  del  sig.  Antonio  Gbiesa  Moli- 
naii.  —  Sponsali  di  Giulietta  e  Roraeo ,  quadro  a 
olio :    per  commissione    del   sig.    D.   Luigi    Bcrtolio.    — 


254  APl'ENDICE 

S.  Maria  MadJalena  penitente  nel  descrto  ,  quadretto  a 
olio  ,  flgiira  grande  al  vero :  per  coiiimissioiie  del  signer 
barone   Ciaai.   ■ —   Quattro   ritratti  a    olio. 

Labus  Antonio.  Monumeato  in  terra  cotta  a  hnssorilievo  , 
da  esso  inveiitato  ,  eseguito  e  destinato  alia  memoria 
della   defuiita  sua   niadre  Teresa  Pellegrini. 

Macchi  Lorenzo.  Due  quadri  prospettici  e  due  vedute  catn- 
pestri  eseguiti  a  olio. 

Maestrani  Micliele.   Tre   paesaggi  a  olio. 

Marchesl  Poinpeo  ,  membro  dell'  Accademia  di  Carrara. 
L'amicizia  in  atto  di  abbracciare  1' erma  di  un  defunto 
letterato ,  bassorilievo  in  niarmo.  —  Un  genio  formante 
parte  del  nionumento  in  alto  rilievo  in  niarmo  dedicate 
alia  memoria  di  due  defunii  conjugi. —  L'amicizia  che 
adorna  di  fiori  un'  erma  ,  bassorilievo  in  marmo  desti- 
nato a  pubblico  nionnnieuto  :  per  commissione  della  si- 
gnora  Elena  Vigano  ,  e  dalla  stessa  donato  a  cjuesta  I.  R. 
Accademia.  —  S.  M.  I.  R.,  ritratto  dal  vero,  in  mar- 
mo a  bassorilievo. 

Monti  Gaetano  ,  di  Milano.  Ritratto  in  cera  del  cantante 
Gain,  e  ritratto  pure  in  cera  del  letterato  Melchiorre 
Gioja. 

Monti  Gaetano,  di  Ravenna  ,  membro  dell'  I.  R.  Accade- 
mia. Tersicore  daazante  ,  statua  in  marmo  grande  al 
vero:  per  conunissione  del  sig.  Gaetano  Bolzesi  di  Cre- 
mona. 

Nappi  Sigismondo.  Due  ritratti  a  olio :  per  commissione  del 
sig.   ingognere   Giuseppe  Marozzi. 

Narducci  Pietro.  La  Visitazione  di  S.  Maria  Elisabetta  e 
la  Beata  Yergine  ,  quadro  a  olio  :  per  la  chiesa  di  La- 
mone,   comune   svizzero. 

Ongari  Raffaello.  Incisione  di  una  boscareccia ,  prova  non 
linita. 

Opizzi  Donna  Maria.  Tre  ritratti,  e  due  mezze  figure  rap- 
presentanti  il   congedo   di    Marte   e    Venere  :    miniature. 

Fagani  Giovanni.  Saggio  di  ritratti  a  matita  nera  cbe  ser- 
viranno  di  corredo  alia  storia  degli  artisti  lombardi  che 
sta  scrivendo  il  sig.  Gaetano  Cattanco  direttore  dell' I.  R. 
Gabinetto  numismatico.  —  Ritratto  di  S.  M.  I.  R.  , 
dal  busto  colossale  eseguito  in  niarmo  dal  sig.   Comolli. 

Palagi  Pelagio  ,  memln-o  dell'  I.  R.  Accademia.  La  Ma- 
donna col  Bambino  ,  quadro  a  olio :  per  la  chiesa  di 
Muggio. 


PARTE    ITALIANA.  255 

Pandiani  Giovanni,  Ritratto  in  cera. 

Peirick  ,   scukore  sassone.   Pescatrice  ,  statua  in  gesso. 

Pock   Giovanni.   Ritratto    femminile  ;    copia   della    Madonna 

della   seggiola   dlRafFnelloi   ritratto   del  cav.    Monti;  fug^ 

in   Egitto  :    quadri    a   olio. 
Pultinati  Aless.  Due  ritratti  in  cera,  uno  de'  qnali  femminile. 
Puttinati    Francesco    Veronese.     Otto    piccole    medaglie    iu 

Ijronzo  coniate   rappresentanti   varj    ritratti ,   ed  un  qua- 

dretto   in  Ijronzo   pure  coniato   rappresentante  la   scuola 

di   Atene   di   RaiFaello. 
Reina   Gio.   Butt.  La  Madonna   col  Bambino  ,  disegno  a  ma- 

tita  nera  tratto  da  un  cjuadro  del  Luino, 
Rimoldi  Carlo   Gi/io.    Piazza    della    cattedrale  di   Cremona , 

disegno   prospettico   all'  acquerello   a    colori. 
Romanini ,   conjugi.   Due   miniature   rappresentanti  la  Beata 

Vergine  col  Bambino  e  S.   Giovanni  Battista  ,   tratte  da 

quadri  di    autori    anticlii.   ■ —  Yenere    ed    Amore ,    altra 

miniatura  ,   da   un   dipinto   dell'  Appiani. 
Sala  Carlo.   Disegno  ornamentale  alT  acquerello. 
Sala   Vitale.   Tre  ritratti  a  olio. 
Sangiorgio  Abbomlio.    S.    M.    I.    R.  ,     statua    in    gesso    alta 

circa  la  nieta  del  vero  :   per  conmiissione  del  sig.  cav.  co- 

lonnello    Campana. 
Scarella  Taddto.  Ritratto  in  miniatura. 

Silva  Antonio.   I  gruppi  del  Laocoonte  e  dell' Ajace,  disegni, 
Spiegl  Francesco  ,   pensionato  di  S.   M.   I.   R.   Gopia   a  olio 

di   un  quadro  del  sig.  Gio.  Migliara  rappresentante  un' in- 

terno   di  un   chiostro  di   monache.  —  Interno   della  ciiiesa 

di   S.    Lorenzo   in    Milano  ,   disegno   alP  acquerello. 
Toinasi    Celestino  ,     ferrarese.     Cortile    del    palazzo     detto 

Collegio  elvetico  ,   disegno  prospettico  all'  acquerello. 
Trivioli    Giovanni ,   di     Como.    Piazza    composta    di  anticlii 

fabbricati  ,   disegno   all'  acquerello. 
Turconi  Francesco.    Piazza    sparsa    di    fabbricati ,    disegno 

ideale  all' acquerello. 
Verga.    Un    ritratto  ,    ed    una    Yenere    con    Amore  ,    dalla 

danza  degli  amori  dell'  Albano :    miniature. 
Villeneuve  Luigi.  Due  paesi  a  olio   rappresentanti    un'  ere- 

rao  con    cascata   di   un   fiume ;    ed    una    grotta    con    ve- 

duta  di   campagna. 
Zunolo   Giovanni.  Disegno  a  matita  nera   tratto   da    un    di- 
pinto del  Lanino  rappresentante  la  sacra  conversazione. 
Zuccoli  Lui"i.  Due  ritratti  a  matita  nera. 


2^6  ArrENDICE 

OPERE  PERIODICIIE. 

STATI    PONTIFICJ. 

Giornalc  Ajcadlco  dl  Roma,  quadcrno  8o.° 

OciENZE.  latonio  alle  teorie  motllclie  del  dott.  Maurizio 
BiifaUni ,  osservazioiii  criticlie  del  dott.  IppoUto  Borelli.  — 
Osservazloiii  clumiche  suiralterazione  de'' color!  nei  qaadri 
dipinti  a  olio.  —  Accademia  Gioenia  di  scienze  natiirali , 
fondata  in  Catania  T  anno  1824.  —  Geologiche  osserva- 
zioni  fatte  ne'  contorni  di  Nicosia  da  P.  D.  Gregorio  Bar- 
naba  La  Via.  —  Sopra  un'  eruzione  fangosa  di  un  vulcano 
idro-argilloso  della  Sicilia. 

Lettkratura.  Della  mitologia  scandinava  e  degli  scaldi , 
dissertazlone  dell'  abate  G.  Battista  Bruni.  —  Epigrannni 
latini  di  Baiiuondo  Cunich  ( continuazione ).  —  Saggio  di 
emendazioni  al  testo  dell'  amoroso  convivio  di  Dante  Ali- 
gJiieri.  —  Le  dicerie  di  ser  Filippo  Ceffi ,  puljljlicate  dal 
conte  Liiigi  Bioridi,  (fine).  —  Opere  di  Lorenzo  de  Medici 
detto  il  Magniiico,  piibblicate  da  S.  A.  Leopoldo  secondo 
granduca  di  Toscana. 

Osservazioni  meteorologiche  ed  idrauliclie  di  agosto. 

BIBLIOGRAFIA. 


;.,  "REGNO    L  O  M  B  A  R  D  O  -  V  E  N  E  T  O. 

La  Ccrtosa  di  Favia^  fascicoli  dal  IX  siiio  al  Xlll. 

—  Mllaiio  ,    1824—25,   per  Niccolo    Bettoiii.   Gran 

fogllo  (i). 

VJia'    nel    volume    XXXII    pag.    389,    e    nel  XXXIV  pa- 
gina  409    di  qiiesta  Biblioteca,   parlato  abbiaiiio  con  lode  di 

(i)  Tiitta  r  opera  sara  coiiipresa  in  14a  tavole,  ciascuna  in 
foglio  graade  intevo  :  le  icoiiografie  ed  ortoj^ralie  general!  ed 
alcuni    prospetti  saranuo    ia  Ibglio  doppio,    c    questo    equivaira 


PARTE    ITALIVNV.  sSj 

qaest''  opera  gniiidiosa  etl  ottimamente  eseguita  ,  ilella  quale 
usciti  erano  alloni  soltanto  gli  otto  primi  fascicoU,  Ma  in 
queir  epoca  mancava  noii  solamente  il  testo  dicliiarativo 
(  die  tuttora  si  doitlera  ),  ma  si  erano  aiicora  publilicate 
alciine  tavole  jioste  sotto  i  nnmeri  progressivi  piii  elevati, 
senza  ch.e  si  fossero  esposte  le  anteceJenti,  11  clie  c'  im- 
pedi  di  rendere  coiito  del  soggetto  delle  tavole  medesime 
e  deir  andaniento  dell'  opera  ,  die  pnghi  funimo  soltanto 
di   annunziare   come   gloriosamente   incominciata. 

Ora  die  abljiamo  alle  raani  tutti  i  fascicoli  sino  al  XIII, 
e  die  ci  e  dato  di  disporre  le  tavole  nel  loro  ordine  na- 
turale ,  ci  facciamo  solleciti  di  renderne  iniglior  conto,af- 
lindie  tntti  i  grandi  staliilimenti  letterarj ;,  tutti  gli  stu- 
dios! e  gli  amici  dell'  arte  possano  conoscerne  1"  importanza, 
e  quindi  contribuii'e  ai  progress!  di  una  impresa  die  tanto 
onora  gli  autor!   loro ,    la   patria  nostra   e   tutta   V  Italia. 

Veggonsi  nella  I  tavola  la  ineta  della  pianta  della  porta, 
parte  del  paviniento  della  cliiesa ,  meta  della  porta  stessa 
e  parte  delle  volte  della  cliiesa  medesima ,  disegnata  di 
sotto  in  su.  La  II  presenta  la  fronte,  la  III  il  fianco  in- 
terno  della  jjorta ;  la  IV  il  fianco  esterno  coUa  dimostra- 
zione  in  grande  del  sisteraa  degli  ornamenti ,  applicati  alia 
sofiitta  deir  architrave  ])iano  die  ne  attraversa  il  vano. 
Nella  V  si  contiene  la  dimostrazione  in  grande  della  trabea- 
zione  e  del  capitello  appartenente  alle  colonne :,  nella  VI 
la  pianta  e  T  elevazioiie  per  angolo  del  capitello  suddetto. 
La  dimostrazione  in  grande  dei  capitelli  appartenenti  alle 
lesene  e  di  altrl  ornamenti  ,  riferibiil  tutti  al  fianco  in- 
teriore  die  forma  argomento  della  tavola  III,  viene  espo- 
sta  nella  VII  ,  e  nelle  tre  susseguenti  si  espone  pure  in 
grande   il   fregio   die   adorna   in   giro   la   porta. 

La  tavola  XI  dee  intendersi  sovrapposta  alia  XII ,  e  In 
queste  soiio  rappresentate  in  grande  le  lesene  e  T  ampio  bas- 
sorilievo  cliiuso  fra  le  medesime ,  il  die  tntto  appartiene 
al  fianco  interno  sinistro  della  succitata  tavola  III.  Cosi  av- 
viene  delle  tavole  XIII   e   XIV ,   delle  quali    la    prima    dee 


percio  a  due  tavole.  Si  pubblica  per  fascicoli,  ciascuno  di  tre 
tavole  :  di  quesii  nou  ne  escomt  annualiuente  nieno  di  otto ,  ne 
pill  di  dodici.  Piezzo  lir.  5  ital,  al  fascicolo.  Le  associazioni  si 
ncevono  dai  fratelii  Durelli,,  oontrada  <!i  S.  Protaso  al  Foro, 
n.     2244.  Le   spese   di   jiorto   sono   a  carico   dei  si^nori  associati. 

BIIjL  Ital.  T.  XL.  ]- 


20O  APPENDIOE 

ritpiiersi  sovrapposta  alia  seconda ;  vl  si  vcggono  le  loseue 
e  1"  aiiipio  bassorilievo  del  destro  fiaiico  intei-ao  della  porta, 
i  quali  corrispondono  alle  parti  esposte  nelle  due  tavole  ante- 
codcuti  del  fian'  o  sinistro.  Cosi  pure  nelle  qnattro  tavole  se- 
gueati .  la  XV  si  considera  sovrapposta  alia  XVI,  la  XVII 
alia  XVIII,  e  in  c(ueste  sono  rajipresentate  le  lesene  poste 
ill  t'acciata  dietro  le  cjuattro  coloiine  clie  sorreggono  Tarco 
della  porta.  Le  due  prime  appartengono  al  lato  sinistro , 
lo  due  seguenti  al  destro.  Nella  tavola  IX  vedesi  l.a  mo-  . 
danatura  dello  zoccolo  della  porta;  nelle  due  seguenti  si 
espongono  le  sculture  die  adoraano  lo  zoccolo  suddetto  , 
quelle  cioe  del  lato  sinistro  nella  tavola  XX ,  quelle  del 
lato  destro  nella  XXI.  Benclie  tutto  sia  degno  di  lode  in 
quest' opera,  non  possiamo  oinettere  T  osservazione ,  cUe 
queste  due  tavole  e  le  sei  siisseguenti  annunziano  piii  aii- 
cora  r  abilita  singolare  dci  disegaatori  ed  iatagllatori  delle 
ligiire ,  perclie  quelle  sculture  non  potrebbono  essere  pre- 
sentate  all'  occhio  con  luaggiore  verita ,  e  scrupolosaniente 
vedesi  conservato  il  carattere  originale  delle  luedesiiiie.  Vi 
si  riconosce  una  iiianiera  di  delineare,  un'esattezza  di  con- 
torni  ed  una  cura  diligentissinia  di  conservare  il  carattere 
e  lo  stile  dei  diversi  lavori,  die  ben  di  rado,  o  forse  giani- 
mai,  non  si  scorgono  nelle  opere  giandiose  di  antichita  e 
di  belle  arti ,  puliljlicate  con  soiiimo  lusso  in  Fi-ancia  e 
in   Ingbilterra. 

Nella  tavola  XXII  adunque  sono  esposte  in  pi.nno  le 
sculture  e  gli  ornaiuenti  ciie  adoriiano  la  volta  semicirco- 
lare  della  porta  '■,  nella  XXIII  le  sculture  poste  fra  i  ca- 
pttelli  i-lelle  lesene  apparteneuti  al  destro  lianco  interno 
della  porta  medesima  i  nelle  quattro  seguenti  le  sculture 
poste  in  facciata  tra  i  tianchi  della  porta  e  gli  adiacenti 
piloni  della  facciata.  Di  queste  quattro  tavole  parimente 
la  XXIV  dee   sovrapporsi  .alia  XXV,  la  XXVI  alia   XXVII. 

Bellissima  e  pure  la  diuiosirazione  in  grande  del  fine- 
strone  posto  all'  estreniita  destra  della  tacciata,  di  quello 
pbsto  a  destra  della  porta ,  non  die  dell'  altro  posto  al- 
r  estreniita  sinistra  della  facciata ,  contenuta  nelle  tavole 
XXVm,  XXIX  e  XXX.  La  tavola  XXXII  presenta  i  fiandii 
interni  e  la  soflitta  del  firiestrone  esposto  nella  tav.  XXVIII, 
dal  die  ben  si  vede  quanto  solleciti  siensi  mostrati  i  va- 
lenti  delineatori  di  esporre  minutamente  tutte  le  parti  die 
servire  potevano  ad  jllii'jtrare  le  bellezze  arcliitettonicho 
dcU"  edilizio, 


PA.r,TE    ITVLIANA.  a5i.) 

Le  sognentl  ilue  tavole  e  la  XXXVI  fanno  vedere  il  ba- 
sameiito  del  piloiie  collocato  su  T  angolo  destro  della  fac- 
ciata ,  altro  basameuto  die  sorregge  il  fiiiestrone  esposto 
nella  tavola  XXVIII,  e  i  diversi  basaineiiti  die  sorreggono 
i  bassirilievi  ,  gia  indicati  iielle  tavole  XXIV,  XXV ,  XXVI 
e  XXVII.  La  tavola  XXXIX  mostra  la  froiite  del  pilone 
posto  air  estremita  sinistra  della  facciata ,  rappresentato 
dalla  soiiimita  del  basamento  sino  all*  estremita  del  primo 
oriiiue  della  facciata  stessaj  le  tavole  XL  e  XLII  mostrano  la 
prima  il  lianco  del  pilone  esposto  nella  taA'ola  antecedente, 
la  seconda  il  fianco  del  pilone  posto  all'  estremita  sinistra 
della  facciata.  La  fronte  e  lo  spaccato  della  galleria  sovrap- 
posta  al  primo  ordine  della  facciata,  e  la  fronte  e  lo 
spaccato  del  finestrone  circolare  posto  nel  mezzo  della 
facciata  medesima  veggonsi  ottimamente  delineate  nelle 
tavole  XLIV   e  XLV. 

Non  sapremmo  ablsastanza  esprimere  il  nostro  desiderio 
di  vedei'e  quest' opera  pregevolissima  per  T  argomento  sue 
e  per  la  nol)ilc  sua  esecuzione ,  continuata  con  ai'dore , 
incoraggiata  da  tutte  le  persoiie  dotate  di  buon  gusto ,  e 
condotta  a  lieto  fine.  Bramiamo  parimente  di  vedere  il 
testo  colle  opportune  spiegazioni ,  e  in  questo  speriamo 
di  trovare  altresi  accennati  gli  errori  commessi  nelle  epi- 
grafi  dagli  scultori ,  che  nelle  figure  provano  anzi  1'  esat- 
tezza  dei  diligentissimi  delineatori :,  quelli ,  per  esempio,  di 
FILLI  invece  di  FILII  nella  tav.  XXVIII,  di  VESPESIANVS 
nella  tav.  XXXIII,  di  CESAR,  di  COSTANTINVS,  di  MA- 
SIMVS,  di  AGVSTVS,  di  TVLIVS  e  di  DIVS  invece  di 
CcBsar  ,  di  Constaa! inus ,  di  jMaximus,  di  Augustus,  di  TiU- 
lius  e  di  Di\us  nella  tav.  XXXIV. 

Dobbiamo  altresi  accennare  ad  onore  dei  signori  fratelli 
Durelli,  die  essi  lianno  con  somma  diligenza  luisurata  cia- 
scuna  parte  dell'  ediiizio,  e  in  ciascuna  tavola  ne  hanno 
esposte   colle  opportune  scale  di  agguaglio  le  dimensioni. 

Gogliamo  con  piacere  questa  occasione  per  annunziare 
la  pubblicazione  da  essi  fatta  di  due  belle  tavole  in  gran 
foglio  imperiale ,  rappresentanti  1'  una  il  prospetto  ante- 
riore,  1' altra  il  posteriore  del  Duomo  di  Milano.  Queste 
parti  di  quel  maestoso  edifizio  sono  state  gia  da  diversi 
esposte,  massime  in  questi  ultimi  tempi,  con  belle  tavole 
intagliate  in  rame  ;,  ma  queste  si  distingueranno  certamente, 
non   tanto   per  la  loro   grandiosita ,  qnanto  per    1'  esattezza 


260  A  P  P  E  N  D  I  C  K 

della  delitieazione ,  la  nltklczza  ilel  tagllo,  la  scelta  ilri 
pnnti  di  veduta,  e  tutti  gli  accessoij  die  servono  a  con- 
decorare  le  vappresentazioni.  Queste  stanipe  haniio  meritato 
r  onore  della  dedica  a  S.  E.  il  sig.  Cardiiiale  Arcivescovo. 
—  Si  vendono  dagli  stessi  sigaori  Durelli  a  lir.  1 5  italiane 
ciascuno. 


Poesle  italiane  di  inesscr  Angela  Poliziano.  —  3Ii- 
lano ,    1825,  per   Giovanni  Silvestri,   in   16.° 

Poesie  del  marchese  Tommaso  Qargallo  siciliano.  — 
Milano  ^    182 5,  stanipate  dal  saddetto^  in   16.° 

Quaiido  alcun  dice  le  Poesie  del  Poliziano ,  egli  e  come 
chi  nominasse  1'  esemplare  dello  scriver  piii  terso  e  piix 
dilicato  i  c  veramente  cliiunque  stiidia  alcun  poco  in  quel 
libro  trova  giustlssima  quell' universale  opinione.  Ma  queste 
poesie  die  ognuno  si  fa  sollecito  di  lodare,  vanno  si  guaste 
e  nial  conce  in  tutte  le  edizioni ,  die  molte  A'olte  se  ne 
perde  T  intendimento  dell' autore ,  molte  altre  ne  scapita 
1'  eleganza ,  non  senza  pericolo  die  la  cieca  pedanteria 
ponga  in  luogo  di  quella  gli  errori  dei  tipograii  e  degli 
amanuensi.  Fu  adunque  un  ottlmo  consiglio  quello  del  Sil- 
vestri di  pnbhlicare  queste  poesie  purgandole  dalle  infi- 
nite Ijruttnre  ■  onde  sono  men  belle  in  tutte  le  precedenti 
edizioni i  e  crediamo  di  poter  asserire  die  la  sua  ristampa 
non  solamente  avanza  nella  iDonta  della  lezione  tutte  le 
precedenti,  ma  forse  non  lascia  luogo  ad  ulteriori  miglio- 
ramenti.  II  cav.  Monti  die  nell'  ultimo  volume  della  Pro- 
posta  fece  manifesto  il  bisogno  in  cui  erano  i  versi  del 
Poliziano  di  un  diligente  editore ,  compiacque  alle  istanze 
del  Silvestri ,  e  in  compagnia  del  sig.  Maggi  (  fatto  gia 
degno  delle  pubbliche  lodi  del  cav.  Monti  medesimo)  attese 
a  qnesta  novella  edizione ,  die  riusci  degna  dell'  alto  senno 
c'le  r  lia  procurata,  ed  onora  non  poco  la  Biblioteca  scelta 
del  tipografo  milanese. 

Ma  perclie  mai  in  una  Biblioteca  scelta  un  intiero  vo- 
lume di  poesie  del  marchese  Gargallo?  II  tipografo  puo  a 
sua  posta  giurare  e  spergim-are  clie  tutte  queste  poesie  na- 
scono  da  un  estro  dominatore  die  ovunquc  si  discerne  e  si 
ammira ;  ma  cliiunque  proceda  alcun  poco  nella  lettura  di 
quelle  poesie  conoscera  die  il  Silvestri  non  ha  fatto  altro 


TAKTE    ITALIA:^\.  26t 

die  nccrescere  11  nnmero  delle  j'refazioni  ofliciose  pel*  ag- 
gradirsi  agli  autori  viveiiti  e  preseiiti.  Se  le  trecento  pa- 
gine  cii  questo  volume  si  riducessero  a  ciaquanta  ,  noi 
peiislarao  die  il  giudizio  del  tipografo  troverebbe  maggioi* 
nuinero  di  credenti,  e  che  la  fama  del  sig.  Marchese  gua- 
dagnerebbe  nou  poco. 


Vaiie  operette  del  conte  Lorenzo  MagAlotti  con 
giunta  dl  otto  Icttere  su  le  terre  odorose  d' Europa 
e  d' America  dette  volgarmente  Bacclieri ,  ora  pnb- 
blicate  per  la  prima  volta.  —  Milano  ^  1825,  per 
Giovanni  Silvestii ,   in   i6.° 

II  tipografo  nella  sua  prefazione  a  qnesto  volume  ne 
promette  un  secoiido  ed  uu  terzo  in  cni  saranno  comprese 
le  Lettere  contro  gli  Atei ,  la  raaggior  opera  forse  di  questo 
autore.  Frattanto  ha  raccolte  alcune  minori  operette  gia  pitb- 
hlicate  dal  Pi/.zolato  in  Venezia  verso  la  tine  del  secolo  tra- 
passato.  Questi  opuscoli,  per  vero  dire,  non  soao  tli  grande 
Iniportanza ,  ma  pure  nessuno  e  senza  qualche  ittilita ,  e 
tutti  poi  sono  distesi  con  quella  elegante  sprezZatura  per 
la  quale  principalmente  il  Magalotti  vuol  esser  distinto  dalla 
schiera  ordinaria  degli  scrittori.  I  titoli  di  queste  operette 
sono  i  seguenti :  II  jVllo  ;  Dell'Lhiicorno,  e  di  passaggio ,  della 
Fenice,  dell' Ucce'lo  di  Paradiso  e  del  PeUicano  ;  Perche  I' Iin- 
peratore  degli  Ahisslni  si  chiami  coinunemente  il  Pretegianni ; 
Dei  mar  Rosso  e  sua  denominazione ;  Delia  palma,  sua  fa- 
rieta ,  frutto ,  utiUtii  e  co'tura ;  Eelazione  della  China  ecc. ; 
il  meiidicare  aboHto  nella  cittct  di  Monralbano. 

A  queste  operette  gia  note  aggiunse  il  tipografo  otto 
Lettere  sulle  terre  odorose  d"  Europa  e  d'America  dette 
volgarmente  Bncchcri ,  non  niai  publ)Itcate  linora,  e  tratte 
da  un  manoscritto  posseduto  dal  sig.  conte  Marco  Arese 
Lucini.  Di  queste  lettere  avea  fatto  tui  cenno  il  Corniani 
dicendo  che  il  Magalotti  erasi  affrettato  ad  encomiare  i 
Buccheri  e  ad  illustrarii  ancora  con  varie  lettere ;  ma  poi- 
che  non  vi  spese  intorno  neppure  una  sola  parola ,  cre- 
diamo  non  ne  avesse  maggior  contezza  che  di  una  seniplice 
fama.  Ora  linalmente  sono  fatte  di  pubblica  ragioae,  e  sono 
per  certo  una  bella  giunta  alle  opere  di  questo  autore. 
I  Buccheri  sono  vasi  di  terre  odorose  comparsi  per  la 
prima    \'oIta   c   saliti  in   gran   voga  al   tempo  del  Magalotti, 


262  APl'ENDtnE 

il  quale  in  otto  Lettere  dirette  alia  marcliesa  Stro7.7.i  ne 
diede  uii'  in2;egnosa  storia  e  descrizione.  Cessata  la  nioda 
dei  Bucclicri ,  potra  forse  parer  soverchia  la  lungliezza  di 
queste  lettere  the  (jMaudo  furono  scritte  sarebljero  parse 
brevi  alia  curlosita  de'  lettori  ^  ina  la  dottrina  e  la  jiiace- 
vole  erndizione,  gli  aaeddoti ,  i  inotti ,  e  la  vivacita  dello 
stile,  le  faranno  esser  care  a  tutti   i  lettori. 

Delle  societd  di  gnadagao.  Trattato  teorico-pj-atico 
del  Giuieconsulto  ed  Awocato  Giuseppe  Carozzi.  — 
Milano,  1825,  diilla  ttpografia  de  fratclli  Souzogno. 
/  due  contratti  di  mutuo  e  locuzione  di  Valori.  Coii- 
siderazioui  analitiche  del  inarcJiese  di  Bruno  ap- 
poggiate  all  autoritd  d-lV  Enciclica  di  Benedetto 
XI F  del  1745.  —  Milano,  i8a5,  nella  tipogiafia 
]\Iotta  oiu  di  Marsilio   Carrara. 

Ne  va  assai  a  grado  di  leggere  nel  froiitispizio  dei  libri 
legali  il  titolo  di  trattato  teorico-pralico  e  di  considerazioni 
oiialitiche ,  perclie  in  cio  si  ha  una  prova  incontestabile 
che  la  scienza  del  diritto  filosolico  non  e  per  anco  cadata 
tra   noi  in  uu'  intera  dimenticanza. 

L'  awocato  Carozzi  tratta  delle  societa  di  guadagno , 
contralto  frequentissimo  nelle  civili  transazioni  ,  e  pieno 
d'  intricate  qnistioni  ,  che  lasciano  sospeso  V  auinio  sui 
suoi  diriiti  e  suUe  sue  legali  coiisegnenze  ^  ma  egli  pero 
ne  tratta  co""  soli  principj  della  ragioii  legale  seuza  aver 
di  nura  una  particolare  legislazione  ,  ed  unendovi  saggia- 
mente  la  pratica  de'  casi  ,  che  giovano  nioltissinio  al  ris- 
chiarimento  ed  alia  piu  facile  applicazione  della  teoria. 
Nel  prinio  capitolo  incoiiiincia  il  Carozzi  a  dare  idea 
del  contralto  di  societa  di  gnadagno  ,  dei  modi  co'  quali 
egli  pno  formarsi  ,  e  delle  difl'erenti  sue  specie  in  rela- 
zione  dei  modi  stessi  ;  indi  ne'  capitoli  seguenti  passa  a 
definire  il  senso  legale  del  Incro  sociale  ilistinguendolo 
dall'  mfpreiie  ,  e  indicando  gli  oggetti  che  lo  costituisconoj 
determina  i  diritti  de'  socj  rispetto  all'  egiiale  divisione 
de'  guadagni  e  delle  perdite  sia  in  caso  di  espresse  conven- 
zioni ,  come  anche  nel  perfetto  silenzio  delle  parti ;  inline 
mette  terniine  al  suo  trattato  col  ragionare  delle  diverse 
cause  per  cui  la  societa  e  risoluta,  del  coaseguente  rendi- 
mento  dei  conti  ,  non  die  dclla  finale  di^•i^ione  della  societa  , 


rvUTE    IT.VLIVNA.  263 

sicche  pel'  tutto  cjncsto  e  evitlente  c!ie  1'  autore  null.i 
oniise  d"  iinportante  clie  si  potesse  riferii-e  alf  argomento 
die  assnnse  cli  esporre. 

11  inodo  per  altro  col  quale  si  discorroiio  le  niaterie 
in  questo  Trattato  niente  ha  di  particolare  ,  che  meriti 
una  speciale  osservazione ;  ne  a  piii  alta  meta  potea  f'orse 
aspi  rarsi  ,  sia  perclie  trito  e  nel  foro  il  subbietto  delle 
societa  ,  sia  pei'clie  havvi  una  falange  di  teofici  e  pratici 
Giureconsaiti  che  1'  lianno  discnsso.  In  mezzo  a  tutto  cio 
il  lilji-o  del  Carozzi  puo  riuscire  di  utilita  per  le  dottrine 
e  per  T  erudizione  legale  clie  vi  si  contengono  ,  come 
anclie  per  il  metodo  quasi  sempre  di  severa  logica  colla 
quale   egli   e   ragionato. 

Parlando  poi  dell' opuscolo  del  marchese  di  Bruno  deve 
recar  maraviglia  come  si  vogliano  oggidi  diseppellire  delle 
quistioni  sul  mutuo  e  sulla  locazione  del  valori  ,  per 
tanto  tempo  discusse  in  morale,  in  cconomia  pubblica,  in 
giurisprudenza  ed  in  teologia  ,  e  che  omni  presso  i  dotti , 
e  dair  autorith  delle  leggi  vennero  sapientemente  aliban- 
donate  o  definite.  Questo  libro  pertanto  non  puo  essere 
di  molta  utilita  ed  importanza  per  quanto  ne  abbia  fidu- 
cia  r  autore  ,  siccome  uon  lo  e  per  la  profondita  delle 
ricerche  e  delle  dottrine. 

II  marchese  di  Bruno  considera  la  cessione  dei  valori  : 
I .°  relativamente  al  bene  e  all' esistenza  di  una  numerosa 
popolazione;  2,.°  relativamente  al  sentiniento  comune  della 
giustizia  ;   3.°  relativamente  ai   precetti  della   Ghiesa. 

Sotto  il  lato  economico  e  giuridico  noa  vi  ha  materia 
o  discussione  che  sia  di  grave  momento.  Tutti  sanno  cosa 
sono  il  i'alor  delle  cose ,  il  danaro ,  la  consumazione  ,  la 
produzione  ,  i  capitali  e  1'  industria  :  e  d'  altronde  per  dir 
cose  importanli  in  cosi  fatti  argomenti  piii  che  dei  ceani  bre- 
vissimi  occorrerebbero  delle  lunghe  dissertazioni.  «  A  tutti 
»  e  noto  altresi  clie  con  fagione  la  societa  accorda  una  parte 
»  di  proiitto  a  chi  per  vantaggio  comune  tralascia  di  godere 
»  un  valore  da  se  prodotto  ( conclusione  dell'  autore  in- 
»  torno  air  luilita  del  nmtuo  e  della  cessione  dei  valori ), 
»  siccome  niuno  v'  lia  che  ignori  clie  nella  cessione  dei 
»  capitali  possono  aver  luogo  contratti  per  natuia  assai 
»  diversi  fra  loro ;  che  la  cessione  dei  capitali  si  fa  me- 
"  diante  un  lucro  ,  ovvero  gratuitamente;  >i  e  che  per  con- 
seguenza  nel  mutuo  considerato  come  cessione  temporaria 


264  \  P  P  E  N  D  I  C  E 

di  valoi'i  iioii  sia  ingiusto  lo  sli|)ularae  alciui  proiltio. 
Nulla  aduncjue  fin  qui  insegiio  il  M.  Biuuo  che  valga  ad 
appagare   la  curiosita  de"  siioi  lettori. 

Le  sue  profonde  dottrine  e  la  sua  grande  scoperta  sul 
niutuo  stamio  neile  considerazioni  sul  mutuo  teologico 
all'  nppoggio  dell''  enciclica  di  Benedetto  XIV  del  i."  no- 
vendjre  1 74S  "  la  di  cui  lettura  fu  un  vivo  raggio  di 
w  luce ,  clie  lo  iuipegno  a  uieditarla  jirofoudamente  c  a 
w    ricercar  la  verita  nel  fondamento  delle  cose   (i).  >/ 

Noi  siamo  troppo  ossequiosi  alle  niassime  della  Cliiesa 
e  alle  encicliche  de'  Pontetici  per  non  sottoporle  a  con- 
troversia  ;  ma  riguardo  al  Bruno  possiaiu  cid  non  per- 
tanto  afFermare  ,  die  anc!ie  air  appoggio  di  queste  egli 
non  puo  farla  da  addottrinante  ,  ])oiclie  e  vieta  ed  uni- 
versale la  massiina  ,  che  il  niutuo  e  un  contralto  di  be- 
neficenza  e  cjuindi  ali  soccorso  ove  sia  considerato  ne'  suoi 
rapporti  colP  etica  ,  e  a  niaggior  ragione  in  quelli  della 
religione  ,  per  il  die  noi  facciaiuo  buoni  augurj  a  quest'  au- 
tore  onde  non  gli  tocclii  la  sorte  de'  troppo  proVnettenti 
di  andare  assai  discordi  col  giudizio  de"  leggitori  japporto 
air  utilita  e  all'  importanza  delle  loro  faticlie.  Vogiia  poi 
il  cielo,  clie  gP  Italiani  ingegni  al^biano  piii  di  confidenza 
nelle  propria  forze  e  piu  desiderio  di  gloria  ne'  proprj 
studj  per  intraprendere  de'  lavori  die  nel  secolo  dei  lumi 
non  ci  tengano  troppo  al  disotto  delle  altre  nazioai  I 


II  Calomero.  Pocnietto  del  contc  FolcJdiio  Schjzzt.  — 
Milcnu)  ^  1826,  dpografia  Bcttoiii ,  in  4.*^  gr.  jig.^ 
di  p(ig.   35. 

Annunciaino  con  vera  compiacenza  questo  libro,  in  cui 
■tutti  concorrono  i  pregi  onde  le  edizioni  avere  sogliono 
splendore  e  bellczza.  Nel  poeinetto  sono  descritti  i  monu- 
menti  non  lia  guari  innalzati  nel  Ducato  Parmense  dalla 
•niunilicenza  di  S.  •  M.  I'ArciducIiessa  Maria  Luigia.  Esso 
percio  e  dedicato  ai  colti  e  geiitili  Pq/inigiani.  Degni  di 
lode  sono  i  sentimenti  dell'  autore ,  il  quale  nella  dedica 
ci  avvisa  die  gia  era  incominciata  Fincisione  delle  tavole 
espressamente  disegnate  a  corredo  della  sua  operetta,  quando 
in  Parma   si  publdico    il    primo    fascicolo    dei    Moiiumeiiti 

(l)  Vedi   r  introdiizione   a  pag.   24 


I'ARTE    ITALIANA.  2^5 

Innalzati  tlalla  serenissima  Duchessa  dal  1814  a  tntto  il 
iSaS^  ma  cli' egli  non  cli  meno  noii  credette  di  desistere 
dair  impe^no  suo ,  si  perclie  le  tavole  amiesse  al  poemeito 
sono  piu  piccole  e  di  un  genere  totalmente  diverse  da 
quelle  dell'  opera  panneiise ,  e  si  ancora  j^erche  il  nninero 
degli  esemplari  di  questa  edizione  e  di  soli  duecento,  tntti 
nnmerizzati,  e  Jicssnno  di  essi  destinato  ad  essere  j'osto  giani- 
mai  in  coinmercio.  Se  avessi  potuto  sospeuare  (  cosi  egli  si 
esprime  )  soltanto  il  menomo  danno  agli  egregi  editori  di 
Parma,  avrei  ad  un  tratto  di  de'icatezza  sacriflrato  pcrsino 
t  onore ,  che  ,  lo  spero  ,  mi  potra  venire  dal  vostro  (  cioe 
de'Parnieiisi)  aggradimento  di  qiiesto  mio  lavoro.  Sentiitienti 
degiiissinii  del  nobile  autore  ?  Al  frontispizio  precedono  i 
ritratti  di  Francesco  I  nostro  Imperatore  e  He  e  del- 
1'  augusta  di  Ini  figlia  la  serenissima  Dncliessa  disegnati 
dal  sig.  Beltrami  e  vagamente  incisi  dal  giovane  sig.  Ge- 
niani  sotto  la  direzione  del  chiarissimo  sig.  Anderioni.  Al 
poemetto  servono  di  hel  corredo  sei  tavole  disegnate  dai 
valenti  signori  Durelli,  e  rappresentanti  il  ponte  snl  Taro, 
quello  sulla  Trebbia ,  la  facciata  del  nuovo  teatro  ducale 
di  Parma ,  la  pianta  del  teatro  Farnesiano  ,  lo  spaccato 
ed  il  proscenio  dello  stesso.  Le  tavole  sono  illustrate  con 
opportune  note.  L' edizione  e  in  bellissimi  caratteri  ed  in 
carta  velina. 


Rime  edite  ed  inedite  di  Jacopo  Vittorelli  colla  tra- 
duzione  ladna  a  fronte  dell'  abate  Giuseppe  A. 
Trivellato  ,  gid  maestro  nel  Seminario  di  Fadova. 
Vol.  I.  —  Padova  .^  1826,  dai  tipi  della  Minerva, 
in  8.° 

Sino  dallo  scorso  anno  T  editore  di  qnesto  libro  annnn- 
ziato  lo  aveva ,  e  i  soscrittori  lagnare  non  si  potranno 
del  ritardo,  giacclie  qnesto  non  fece  che  accrescere  i  me- 
riti  air  edizione.  II  Vittorelli ,  ce.nsove  severissimo  delle  sue 
produzioni ,  voile  tutte  rivedere  diligentemente  le  sue  poe- 
sie  e  ritoccarne  parecchie  ,  rifiorendone  la  hellezza  di  piii 
squisite  eleganze  e  di  nuove  grazie  ,  cosicche  egli  stesso 
questa  edizione  rlconosce  come  unica,  tanto  pel  numero 
dei   componimenti ,    quanto   per  le   fatte   mutazioni. 

In  questo  primo  volume  trovansi  tredici  sonetti  che  non 
si  leggono   nelle  precedenti  edizioni ;  oltre  i  sonetti    vi  si 


266  A  p  r  r.  N  D  I  r.  r 

loi2;2,oiio  sette  coniponimcnti  di  vario  iiiotro  nuacrcoutico, 
e  r  anienlssiino  pocmetto  dci  Macclieroni.  A  t(ueste  poesie 
e  preniessa  una  bt'lUssiiiia  epistola  tiel  cav.  Jppolito  Fin- 
(IrinoiUi  al  ViUorelli  incLlcsinio ,  la  quale  l}eii  cliiaro  inostra 
r  intinia  uiiioue  e<.l  anitcizia  clie  passa  tra  que'  clue  il- 
lustri   Italiaiii. 

II  noiue  tli  Jacopo  VittoreUi  e  al)liastaiiza  coiiosciuto , 
ne  ancoca  levossi  alcuno  ad  inipugiiare  le  proposizioiii 
tlair  editore  esposte  nel  suo  pi'inio  annunzio ,  cite  quel 
nome  n  non  solajiieiite  e  per  T  Italia  clo  cl»e  e  il  nonie 
»  di  AiLdcreon^e  per  la  Grecia ,  ma  va  cliiarissimo  ancora 
"  fra  i  noini  di  que'  poclii  che  per  certa  ai-ia  di  origina- 
'/  lita,  e  per  certa  squisitez/a  di  concetti  e  correzione 
»  di  forme ,  emergono  dalla  gran  folia  de'  sonettisti  ita- 
"  liani.  "  Questi  pregl  del  Vutorelli  sono  stati  diflfusamente 
esposti  anche  dal  Trivellato  in  una  sua  dissertazione  pub- 
ijlicamente   letta   nel   Si  ninario   di   Padova. 

Fin  qui  del  poeta  originale :  era  faremo  alcun  cenno 
del  Trivellato  traduttore.  Egli  studiossi  certamente  di  os- 
servare  la  regola  oraziana,  e  di  rendere  la  traduzione  sua  ne 
troppo  libera,  ne  troppo  servile;  studio  egli  a  lungo  nelle 
opere  del  suo  autore ;  le  medito  onde  conoscerne  a  pieno 
lo  spirito  e  le  bellezze ,  e  contempero ,  come  scrive  1'  edi- 
tore, il  suo  cuore  al  cuore  di  lui  ,  onde  vedere  e  sentire 
come  egli  vedeva  e  sentiva.  Peritissimo  nella  lingua  clie 
dare  doveva  nuova  veste  all' originale ,  restrinse  o  amplio 
qualclie  concetto,  qualche  bellezza  premise  o  pospose , 
suppli  alle  mancanze  alle  qnali  obbliga  talvolta  la  legge 
della  misura;  rammorbidi  le  idee,  i-endute  non  di  rado  sca- 
]jre  dalla  durezza  o  dillicolta  della  rima,  e  sfumo  le  tinte 
in  modo  che  il  supplemento  o  la  nmtazionc  non  accusasse 
diversita  di  origine  ,  e  clie  i  lettori  giudiziosi  dovessero 
persuaders!  clie  cosi  scritto  avrebbe  1'  autore  stesso  se 
usata  avesse  la  lingua  del  traduttore.  Sprezzo  questi  an- 
che le  difficolta  opposte  dalle  qualita  del  metro  da  esso 
scelte  ,  e  la  niaggior  parte  de'  sonetti  tradusse  in  verso 
elegiaco ,  che  certamente  metterlo  doveva  in  magglori  an- 
gustie  coUe  sue  parti  regolari ,  colLi  brevita  del  pentame- 
tro,  col  suo  niiniero  suggetto  a  leggi  tli  quantita  pin  ri- 
gorose ,  per  le  qnali  cose  si  piega  alquanto  ai  quadernarj, 
ma  assai  difficile   si   mostra  alle  terzine. 

Le  traduzioni  la  generale  ci  sono  sembrate  elegant!  e 
folicissime,  o   noi    ci   congratuliamo    col    Trivellato    e  colle 


P\1!TF    ITALI,VN\.  2fi~ 

scuolc  tlel  Senilnario  di  Patlova,  al  veileie  chela  versione 
dei  sette  componimenti  anacreontici  aggiunti  ai  sonetti 
noil  e  opera  sua ,  ma  bensi  cli  alcunl  giovani  allievi  da 
esso  istruiti  nella  lingua  del  Lazlo ,  allorclie  in  quelle 
scuole  insegnava.  Noi  crediaino  op|)ortuno  di  tar  conoscere 
i  nomi  lore  ,  e  soiio  :  Sofoleo/ir  Maiiiardi ,  Francesco  Fa- 
niia  ,  Angela  Fusiiiato  e  Donicnko  Berlizzolo. 

Dira  forse  taluno:  perche  spendere  tanto  tempo  e  tanta 
fatica  nel  tradurre  alcnne  poesie ,  clie  tutti  forse  ame- 
ranno  meglio  di  leggere  nelF  originale  italiano  Y  Lascianio 
da  parte  i  ^incoli  delf  amicizia  clie  il  Trivellato  al  Vito- 
relli  congiungono ,  e  ci  sia  permesso  soltanto  T  osserware 
in  questo  luogo  clie  le  cose  veramente  belle  sono  Ijelle 
in  qualunque  lingua ;  che  la  lingua  del  Lazio  non  e  an- 
cora  talmente  niorta  clie  non  sia  la  lingua  dei  dotti  di 
tutte  le  nazioni,  e  che  quindi  agli  stranieri,  ignari  della 
nostra  lingua,  non  possa  far  c/jnoscere  le  bellezze  della 
nostra  poesia  ^  che  i  sommi  poeti  moderni  di  altre  nazioni 
furono  per  la  maggior  parte  onorati  di  versioni  latine ,  e 
che  volendo  ai  tempi  nostri  ristorare  alquanto  il  gusto 
della  latlaa  poesia,  tanto  dagF  Italiani  coltivata  nei  bei 
secoli  della  nostra  letterstura ,  non  potevano  scegllersi  com- 
ponimenti maggiormente  forniti  di  eleganza  e  di  veuusta 
clie  i  sonetti  e  le  anacreontiche  del  Vitlorelli.  Speriamo 
."j  kmque  di  vedere  compiuta  F  opera  entro  T  anno  corrente, 
come  dair  editore  viene  promesso,  tanto  piii  che  al  sc- 
condo  volume  e  riserbata  una  parte  delle  composizioni 
inedite. 


La  vita  (Il   Dante  Allghicri  scritta  da   Giovanni  Boc- 
cacci ,    testo     di   lingua    ova    nnovamente    enien'Htto 
per  cava  di   Bartolonico  Gamba.  —  Venezia  ^    iSr^S^, 
tipografia  di  Aivisopoli,   in.  ii.",   di  pag.  X2it  e  XXix 
di  prcfazLone, 

Questo  e  uno  di  que'  preziosi  giojelli  de"  quali  il  Lene- 
merito  sig.  Gamba  di  tein^JO  in  tempo  ci  regala,  ripulendo 
con  assiduo  lavoro  e  con  tipi  eleganti  riconsegnando  alia 
luce  le  operette  di  alcuni  illustri  Italiani.  Questo  libretto 
dettato  ,  com' egli  dice,  dal  sommo  maestro  della  facondia, 
viene  dal  nuovo  editore  intitolato  al  chiarissimo  prof.  An- 
gelo   Zendrini .   segretario  dclF  I.   R.   Istituto    in   Yenezia ;    e 


268  A  r  P  E  N  D  I  c  r. 

siccome  V  uflicio  nostro  noa  si  estemlerelibe  a  readere 
conto  distiiitamente  di  lui''  opera  giii  piii  volte  pubblicata 
e  ai  letterati  lien  nota„  cosi  gioveva  die  ci  arrestiamo 
soltaiito^sn  qnella  dedicatoria ,  die  al  lil)ro  serve  d'iiistrut- 
tiva   prefazione. 

Comiiicia  il  sagacissliuo  editore  dal  notare  La  sorte  ve- 
rameiite  sciagurata  die  tocco  a  tjuesta  vita  di  Dante,  die 
dai  harbassori  della  letteratura  fa  spacciata  per  diccria  ro- 
marizesca ,  sfigarata  dagli  auticbi  copisti  e  maltraltata  an- 
cora  nelle  loro  sUimpe  dai  vecchi  e  iiuovi  impressori.  Con 
savio  avvisameiito  si  fa  poi  a  coiifutare  Leonardo  Bruni 
Aretino,  die  iiella  sua  vita  di  Dante  quella  censiiro  ama- 
raraeute  del  Certaldese ,  come  tutta  d' amore  e  di  sospiri 
e  di  cocenti  lagrime  piena,  e  nelle  gravi  e  sostanziose 
parti  maiicante ;  mostra  che  precipitata  fu  cjuesta  sentenza, 
sebljcne  da  molti  accolta  come  defiiiitivaf,  e  die  al  solo 
leggere  cpiesta  vita  seiiza  aniino  preoccupato,  si  scorge  il 
gravissimo  torto  de'  censori ,  giacclie  in  un  solo  capitolo 
si  parla  degli  amori  di  Dante,  noa  di  sospiri  ne  di  co- 
centi lagrime ,  e  punto  trascurati  non  sono  ne  T  origine 
della  famiglia  degli  Aligliieri,  ne  il  nasclmento  del  poeta , 
ne  i  suol  prirai  stndj  ,  ne  le  sue  vicende ,  i  suoi  vlaggi , 
il  suo  duro  esllio ,  ne  la  sua  morte  e  gli  onori  ad  esso 
renduti  dal  signore  di  Ravenna  suo  ospite ,  ne  le  opere 
die  scrisse  e  ne  pure  le  sue  sembianze  ,  la  sua  statura ,  le 
sue  abitudini ,  i  suoi  difetti.  Nota  bensi  imparzialmente 
il  Gamha  alcuni  falli  che  in  questa  vita  s"  incontraiio ,  e 
le  frequent!  apostroli  o  esclamazioni ,  e  le  digressioni  die 
dair  argomento  disviano ;  «  ma  i  libri  "  dice  saggiamente 
1'  editore  e  noi  amiamo  di  ripetere  le  sue  parole  /<  si 
"  debbono  leggere  coUa  mente  sempre  rivolta  al  secolo  in 
"  cui  furono  scritti ,  tenendo  i  piii  antichi  in  ossequio  sic- 
"  come  prime  orciture  e  primi  llneamenti  delle  dottrine; 
"  e  deesi  contentare  d'  avere  largo  compenso  a  que'riem- 
"  pimenti  gludicati  superflui  o  nel  calore  della  sposizione 
"  o  nella  proprieta  della  sentenza  o  nella  leggiadria  dello 
»  stile  ".  Cita  quindi  il  BaldelU  .  die  questo  libro  giudico 
"  un  caro  prezioso  gioiello  della  letteratura  italiana ,  non 
men  glorioso  al  lodator  die  al  lodato ,  v  e  il  recente  sto- 
rico  della  letteratura  Maffei  die,  della  vita  e  delle  opere 
dieW  Aiigliieri  parlando,  inseri  piii  volte  il  dettato  originale 
del  Boccacci ,  siccome  il  plu  legittimo  ed  autorevolc. 


VAl'.TE    ITALIANA.  269 

Segue  an  cUstinto  catalogo  delle  edizioni  di  questa  vita, 
die  coniincia  con  cjuella  del  Dante  fatta  in  Venezia  da 
Viiiik'liiio  da  Spira  nell' anno  1477,  e  linisce  con  qnella 
di  Milano  del  Silvestri  del  182 3.  Accuratamente  si  ra2,iona 
dei  difetti  delle  anticlie  edizioni  i  lodansi  le  cure  prestate 
a  quella  del  17a 3  da  Anton  Maria  Biscioni,  seljbene  scevra 
non  sia  di  mende;  tre  edizioni  veggonsi  fatte  in  Milano 
in  questo  secolo,  ma  la  prima  del  i8o3  e  1" ultima  del  182 3 
non  sono  che  materiali  ristampe  delle  pessime  edizioni 
di  Napoli  e  di  Parma.  In  fronte  a  quella  del  i  Son  fatta 
da  Lu'gi  Mussi,  il  celebre  pittore  Bossi  insert  non  gia 
la  vita  scritta  dal  Boccacci,  ma  piuttosto  un  compendio 
della  niedesima  in  tin  codice  ritrovato  e  forse  ricompostoi 
e  di  fatto  una  sostituzione  vedesi  fatta  alia  lunga  apostrofe 
diretta  ai  Fiorentmi,  die  venne  dal  Gamba  riferita ,  e  die 
non  e  certamente  dello  stile  del  Boccacci.  II  Gamba  si  e 
dnnrjue  servito  con  prolitto  dell'  edizione  tiorentina  del- 
r  anno  1723,  non  senza  pero  avere  consultato  ne"  dulibj 
casi  le  piii  antiche ,  e  cosi  pure  collazionati  due  antichi 
codici  esistenti  nella  Marciana  cli'  egli  accuratamente  de- 
scrive ,  e  il  di  cui  perpetuo  confronto  dee  certamente  ren- 
dere  piu  corretto  il  testo ,  e  piii  pregevole  questa  nuova 
edizione.  Affine  poi  di  mostrare  ad  evidenza  di  quanta 
imniondizie  andasse  iinbrattata  la  povera  vita  cli  Dante, 
espone  il  nuovo  editore  alcune  sue  lezioni  poste  a  con- 
fronto colla  stampa  piii  recente  fatta  in  Milano.  Per  darne 
ai  nostri  leggitori  un  saggio,  accenneremo  soltanto  ,  die 
invece  d'l  niannorea  statua  si  stampo  monarca  statua ,  i  ric- 
clii  sciolti  invece  di  sto'ti ,  il  magnlfico  Ettore  invece  del 
mono  Ettore^  il  nome  della  laurea  invece  deW  onore  della 
laurea  ,  dotto  invece  di  dotato  ,  scrivente  per  sovente ,  cose 
notevoli  per  cose  non  convenevoli ,  calva  fronte  per  curva 
fronte,  e  finalmente  Eebo  fattore  dei  poeti  invece  di  fautore. 
Osserva  modestamente  T  editore  die  meno  diflicile  e  lo 
scoprire  le  assurdita  in  altrui,  di  quello  che  sia  il  meri- 
tarsi  la  lode  di  avere  ridotto  I'antico  testo  di  un  classico 
autore  alia  sua  perfetta  lezione,  e  quindi  confessa  die  a 
fronte  delle  non  piccole  sue  cure  non  si  lusinga  punto  di 
avere  raggiunta  la  meta. 

Una  parte  assai  importante  di  questa  prefazione  e  lo 
squittinio  di  alquante  voci  registrate  nel  grande  codice 
della   nostra  favella   sopra  esempli    tolti  dai  testi    impress! 


a-'O  APl'ENDlCE 

(IcUa  vita  di  Ditntc.  II  vocnlioLirio  della  Criisca  ue  coiitioiie 
(la  oltre  3oo,  nia  i  coiiipilatori  peccarono  alcuaa  volta 
jiinttosto  per  eccesso  die  per  difetto :  mostra  qiiiiidi  il 
Cdinhn ,  die  forse  male  a  )>roposito  si  e  pigliato  da  tpiesta 
vita  r  esempio  delle  voci  aguinciitato ,  escidio ,  tritart ,  vl- 
gcre ,  giacdie  nei  niigliori  coJici  si  legge  augwnentalo ,  ec- 
cidio  .  trattare  iuvece  di  tritare ,  e  giace  invece  di  vige , 
olti-e  inolte  altre  voci  gia  scardassate  dal  cav.  Mo/tti  nella 
sua  Proposta.  Nel  vocabolario  si  citaiio  come  tratte  dalla 
vita  di  Dante  le  voci  flanuoso  ,  funebre  let  to ,  soprastato  , 
spirazionc ,  vilwnel.to  ,  e  invece  in  questa  eiU/ione  coIPap- 
poggio  di  maggioi'  nnmero  di  esempj  si  legge  fortunoso , 
cataletto  ,  sopr'' a  se  stato ,  disperazione  e  volunwtto.  Con 
quosto  liel  lavoi'o  ,  lienclie  forse  non  del  tutto  coinpluto  , 
e  colle  cose  dette  a  dilesa  del  Certaldese,  confida  il  Ganiba 
II  di  avere  resa  alqnanto  grata  e  serena  la  grantle  omljra 
di  Messer  Giovanni  ,  e  di  non  essersi  rlemeritato  il  tavore 
di  duiinque,  prestando  venerazione  alle  scrittnre  degli  an- 
tichi  maestri,  ama  di  poterle  leggere  nette  di  quel  fango 
di  cui  si   trovavano  impiastricciate   ". 

Ad  informazione  di  chiunque  vednta  non  avesse  in  al- 
tra  etlizione  questa  vita  ,  accenneremo  die  nei  primi  cin- 
que capitoli  dopo  il  proeinio,  si  parla  del  nascimento  e 
degli  stuclj  di  Dante,  dei  suoi  amori  per  Beatrice  e  del 
suo  matrimonio ,  delle  sue  cure  familiari  ,  degli  onori  ad 
esso  accordati  e  del  suo  esilio,  della  sua  fuga  da  Fireuze 
e  de"*  suoi  viaggi ,  linalmente  della  sua  morte  e  degli  oncri 
funel)ri  ad  esso  rencluti.  Nel  capitolo  settlmo  si  fa  un  aniaro 
rimjirovero  ai  Fiorentini ;  nel  seguente  si  descrivono  la 
statura,  i  modi  e  le  abitudini  di  Dan'e ;  nel  nono ,  nel 
decimo  e  nell'  umlecimo  si  fa  una  digressione  intoi-no  alia 
poesia  ,  e  si  tratta  della  diflFerenza  die  passa  tra  la  poesia 
e  la  teologia ,  e  tlell'alloro  concednto  ai  poeti.  Nel  duo- 
decimo si  torna  a  Dante,  e  se  ne  acceunauo  le  qualita  e 
i  difetti;  parlasi  qnindi  nei  successivi  cajiitoli  delle  diverse 
opere  dalT  Alighieri  scritte  ,  degli  accidenti  occorsi  intorno 
alia  Divina  Comniedia,  dei  motivi  per  cui  la  Comniedia  e 
stata  scritta  in  italiano ,  del  libro  della  Monarchia  e  di 
altre  opere;  e  nelF  ultimo  si  contiene  la  spiegazione  di  uu 
sogno  fatto  dalla  niadre  di  Dante,  e  la  conclusione  del  li- 
bro. Ma  tra  le  mutazioni  introdotte  nella  vita  di  Dante 
improssa    in   I\lilano  iieir  anno    1809,   la   piii  iinportantc  e 


r\KTE    1TA.LIANA.  2- I 

forse  quella  in  cui  s'iene  spiegato  il  sogiio  avuto  dalla 
inadre  del  poeta;  e  diversilicando  questa  in  molta  parte 
dai  testi  impressi  e  dai  codici  dal  Gamba  coUazionati ,  egli 
si  mostro  sollecito  di  riferirla  fedelmeiite  ti-ascritta  al  fine 
della  sua  edizione,  oiide  nulla  niancasse  al  compimento 
della  medesiina.  Questa  narrazioue  del  sogno  ,  tratta  da 
un  codice  dell' anno  1437,  ova  divenuto  Trivnlziano ,  ci 
senibra   v^eramente   dello   stile   del  Boccacci. 

Questa  edizione  e  fatta  di  soli  176  esemplai'i ,  ed  e  or- 
nata  di  un  ritratto  del  Certaldese  ,  assai  bene  intagliato  in 
ranie  dal  Coinirato  ;  e  per  tutti  i  titoli,  e  specialmente  per 
il  testo  diligenteinente  corretto ,  ci  senibra  degna  di  molta 
comjnendazione. 


Biografia   universale  aiitlca  e  moderna^    ossia    Storia 

j)cr  alfaheto  della  vita  piibhlica  e  privuta  di    tuttc 

Ic  personc  che  si  disliiiscro  per  opere  ,   azioiii  ,  ta- 

leiiti^  virtu  e  delitti  ^  opera    affatto    nuova  compi- 

lata  in  Francia   da  una    Societd    di    dotti^   cd  ora 

per  la  prima  volta  recata  in  italiano   con  aggiunte 

e  correzioni.    Vol.  XXI,  XXII  e  XXIII.   —    Vcne- 

zia ,    1825,  presso   Gio.  Ba^'ista  j\IissiagUa  ,   i/i  o.° 

Con  questi   tre   volumi   si  arriva  sino  alia    lettera    G  E, 

il   die  mentre   annunzia   la   grandiosita   dell' opera ,   ci   assi- 

cura  altresi  della  sollecitudine  degli  editori   nella  sua  puli- 

blicazione.    Nulla    diremo    della  condotta    generalmente   te- 

nuta  dagli   autori  egualniente    clie    dai    traduttori ,    giacche 

questi    ultinii   non  lianno   voluto    in    alcuna   parte    staccarsi 

dai  primi.  A  noi  senibra,  per  esempio,   che  lilippo  di  Tessa- 

lonica ,   intorno  alia   di   cui   vita  1'  antic'iita   ci   ha  trasmesse 

poche    notizie ,   avrebbe  dovuto    con    rispetto  alia  cronolo- 

gia    coUocarsi  avanti  tutti   i  moderni    FUippi ,  re ,   duchi   o 

principi ,  ed  anche  avanti   il  viaggiatore   Carnielitano ,    Fi- 

lippo   della    Sanlissima    Trinita.  —  L'  articolo    di     Tommaso 

Finiguerra ,   che  ha  pero    qualche  merito ,    avrebbe    potuto 

iinpinguarsi   con  alcune  notizie  tratte  dalla    staria    dell'  in- 

cisione   recentemente  pub'jlicata  dall'  inglese  Ottley.  —  Fino 

Fini  avrebbe  potuto  registrarsi   sotto  la  rubrica    di    Fini   e 

non  sotto  quella  di  Fliio ,  giacche  quel  dotto  ferrarese  chia- 

mavasi  Fino  Adriano  Fini.  —  Tra  le    opere    di    Agnolo  Fi- 

re.izuola  remsti-are  dovcvasi.  dagl' Italianl    il    dialoo;o    su  le 


2"2  A  r  r  r  N  P  T  c  E 

helkzze  de.Ue  ihnne  e  non  ripetiUauiente  delle  dame,  die 
e  una  viziosa  tnidnzioiie  dal  tVaiicese.  Non  e  ne  pure  esat- 
tamente  delinita  altra  opera  dello  stesso  autore ,  come  imi- 
tazione  dell'  Asino  d'  oro  di  Apnlejo  ,  perche  il  Fireiizuo'.a  in 
gran  parte  lo  tradnsse,  e  sovente  staccossi  dal  suo  oiigi- 
nale ,  talso  essenilo  pero  che  la  scena  egli  ne  mettesse  in 
Italia  ,  e  quel  romanzo  seminasse  di  particolari  avventure 
che  gli  erano  personali ,  nel  che  chiediamo  perdono  an- 
clie  al  chiarissimo  Ginguene.  —  II  conte  (.'aiio  di  lirniian 
}X)teva  da  un  Italiano  lueglio  informato  che  il  sig.  Guillon, 
anziche  umministratore  del  governo  della  Lombardia  intito- 
larsi  com' era  di  tatto,  ministro  plenlpoteuziario  ,  presidente 
di  quel  governo  e  vicario  imperiale  in  Italia.  Non  e  poi 
vero  clie  la  citta  di  Pavia  debitrice  gli  sia  dello  stabili- 
mento  nelle  sue  mura  della  principale  scuola  della  Lom- 
bardia ,  seljliene  grandemente  lieneiuerito  si  rendesse  egli 
<li  ({neTf  Universita  coir  ampliarne  Tediiizio,  e  coU'arric- 
chirla  di  nuove  scuole  e  di  nuovi  sussidj  per  T  insegna- 
meiito  dollc  scienze  naturali.  Cosi  pure  il  conte  di  JVdzeck 
non  gU  succedette  nella  carica  di  primo  ministro ,  ma  bensi 
di  ministro  plenipotenziario ,  e  non  fece  gia  porre  nel  sito 
del'a  sua  scpoltura  nn  bel  niedaglione  in  bronzo  colla  sua 
effigie  ,  ma  gli  fece  bensi  erigere  un  liellissimo  monumento 
in  niarmo  di  Carrara  coll' opera  del  valente  scuitore  Fraachi, 
che  da  chicchessia  puo  vedersi  nella  cliiesa  di  S.  Bartolomeo . 
—  Non  sappiamo  intendere  per  quale  cagione  si  sia  scelto 
r  articolo  Firmont  per  inserire  in  esso  una  serie  di  dolorosi 
ricordi ,  gia  consegnati  in  niolti  altri  libri ,  che  vantaggioso 
non  e  ibrse,  ne  decente  il  presentare  troppo  spesso  a  gli  occhi 
del  pulililico,  mentre  si  gode  di  pertetta  tranquillita,  e  si 
cerca  prudentemente  di  estinguere  (jualnnque  vestigio  di 
partito.  Questa  osservazione  e  applical^ile  a  molti  altri  ar- 
ticoli  ori£;inali,  nei  quali  con  manifesta  imprudenza  alcuui 
scrittori  iVancesi  seml:)rano  voler  riaprire  le  piaghe  della  ri- 
voluzione.  Basta  citare  gli  articoli  Fouquier ,  frero/i  ed  altri 
simili  per  convincersi  di  qnesta  verita.  Poteva  pure  ommet- 
tersi,  giacche  quelle  di  altri  molti  non  si  sono  riferite ,  la 
liuighissima  iscrizione  funeraria  di  quel  virtuoso  ecclesiasti- 
co,  che  onora  il  cuore  assai  piii  che  i  talenti  lapidarj  di  un 
sovrauo ,  mancato  anch'  esso  ai  vivi ,  se  pure  ne  fu  egli 
il  vero  autore ,  il  che  tutto  sia  detto  ai  Jjiografi  francesi, 
clie  gli  editori  italiani   hanno   troppo    fedehnente    tradotti. 


PARTE    ITALIANA.  2'-3 

nienti'e    avrebbero    potuto    ahbreviare ,    ripiirgare    e    forse 
inigiiorare   grandementc   molti  articoli. 

La  dove  si  parla  di  Horelli  Tiberio  si  sarebhe  potuto  notare 
ch'  egli  acqnisto  in  Parigi  molta  riputazione ,  non  gia  nella 
parte  di  Scarainuccia ,  ma  in  quella  bensi  del  TriiffaldiiLO , 
che  Scarainuccia  aveva  da  prima  disimpegnata.  —  AH'  ar- 
ticolo  Flacius  ci  vediamo  rimnndati  a  Francowitz,  sotto  il 
quale  veramente  negli  altri  dizionarj  veggonsi  riferite  le 
notizie  del  celebre  teologo  protestante ,  il  di  cui  nome 
realmente  era  quello  di  Flacio  e  non  di  Fmcco  ,  vedendosi 
in  tutte  le  sue  opere  nominato  Malta  Flacio  Illirico.  —  E 
})erche  tanto  estendersi  (sia  detto  questo  pure  agli  autori  an- 
ziclie  ai  trnduttori)  su  i  ridicoli  racconti  che  si  fanno  della 
vita  di  Nico'b  Flamel,  nei  quali  nulla  certamente  avvi  di  vero 
se  non  die  la  trista  ricordanza  che  da  molti  deliravasi  nei 
tempi  passati  intorno  la  trasmutazione  dei  metalli?  —  Nel- 
r  articolo  del  cardinale  Fiangmi ,  il  Guillon  ha  scritto  a 
torto  ,  che  ClemetUe  XIV  lo  aveva  fatto  passare  dal  ser- 
I  vigio  della  Repubblica  veneta  a  quello  della  corte  di  Roma, 
I  e  die  eletto  lo  aveva  uditore  di  rota.  I  Veneziani  deb- 
I  bono  rammentarsi ,  che  sempre  vi  aveva  nella  Rota  ro- 
mana  un  uditore  veneto ,  il  quale  eletto  era  o  presentato 
I  al  Pontefice  dal  Veneto  senato.  Egli  ha  avuto  altresi  gran- 
'  dissimo  torto  di  sprezzare  troppo  generalmente  le  prose 
come  le  poesie  egualmente  del  Flangini,  e  piu  ancora  di 
non  fare  risaltare  il  merito  della  sua  traduzione  degli  Ar~ 
gonauti  di  Apollonio  Jlodio  ,  che  mostra  la  sua  profonda 
perizia  neila  lingua  greca,  e  la  sua  erudizione  ne' comen- 
tarj  e  nelle  note  aggiunte  al  testo.  Sembra  impossibile, 
che  queste  cose  non  sieno  sentite  vivamente  e  dette  dai 
veneti  editori !  —  Siamo  anche  stupiti  di  non  trovare 
Fleuri  avanti  i  Fleuriaco ,  sebbene  con  questa  ortogratia  e 
senza  V  y  linale  troviamo  notati  anche  dai  Francesi  mede- 
simi  molti  individui  di  quel  nome ,  e  tra  gli  altri  il  cele- 
bre cnrdinale  di  Fleuri.  —  Nell' articolo  Flinders  si  e  ap- 
jiarentemente  capovolta  la  frase ,  la  dove  e  scritto  che 
celebre  divento  per  le  sue  scoperte  ed  i  suoi  Imori  nautici 
sul  contmente  della  Nuova  Olanda;  letta  quella  frase  a 
rovescio ,  e  applicate  le  scoperte  al  continenle ,  la  cosa 
andra  benissimo.  —  Nell'  articolo  Flins  dts  Olivkrs  (  vol. 
XXI  pag.  191  )  manca  assolutamente  il  senso  del  pe- 
riodo ,  che  viene  in  seguito  ad  alcuni  versi  francesi ,  e 
Bibl.  Ital.  T.  XL.  18 


2-4  A  P  1'  E  N  n  1  C  E 

die  couiincia  Dc  Fontancs.  —  L'  articolo  Flocco  o  Floke 
e  pieno  di  favole ,  e  non  esatto  sul  punto  della  sco- 
perta  dell'  Islaiida ,  clie  gia  da  prima  era  conosciuta  dai 
Norvegiaai,  non  conoscendosi  ne  pur  bene  1' epoca  vera 
del  viaggi  di  Flokt.  —  11  marchese  de  la  Floride  poteva 
italiananiente  registrars!  sotto  il  nome  di  marchese  della 
Florida,  come  appellate  era  anche  dagli  Spagnuoli.  —  Ove 
si  parla  del  celebre  Gastone  di  Foix ,  niorto  nella  battaglia  di 
Ravenna  ,  invece  di  ripetere  colle  parole  di  Brantome  le 
avventure  di  quella  giornata  gia  rlferite ,  si  poteva  accen- 
nare  che  glorioso  monnmento  gli  fu  eretto  in  Milano  col- 
r  opera  di  Agosdno  Bassi,  uno  de' celebri  scultori  di  quel 
tempi ,  della  quale  opera  ancora  rimangono  preziosi  avanzi. 

—  Ma  dove  a  proposito  di  Foncemagne  si  parla  a  lungo 
ed  inutilmente  della  pretesa  autenticita  del  testamento  di 
Richelieu,  si  dice  che  alcvxni  grandi  uomini  hanno  in  esso 
attinto  citazioni  e  ragionamenti ,  i  qiiali  presuppongono  averne 
che  essi  coiiverm^ano  nella  rnedesima  sentenza,  nel  che  cer- 
tamente  non   si  trova  ne  senso  letterale ,  ne  sense  comune. 

—  Al  proposito  di  Teofilo  Folengo,  piii  conosciuto  sotto 
il  nome  di  Merlino  Cuccaio  ,  si  e  parlato  delle  antiche  edi- 
zioni  ed  anche  della  piu  recente  di  Mantova  con  data  di 
Amsterdam ,  e  non  mai  di  quella  bellissima  di  Amsterdam 
fatta  da  Fan  Someren,  in  8.°,  con  fig.,  che  e  una  delle 
pill  belle  e  delle  piu  corrette ,  e  che  per  luio  strano  ac- 
cidente ,  non  infrequente  trovandosi  in  Italia,  e  divenuta 
rarissima   oltramonti. 

Annihale  Fontana  ,  milanese «  doveva  essere  classificato 
come  celebre  scultore ,  anziche  come  incisore  di  pietre 
fine.  In  Milano  esistono  le  sue  statue  e  i  suoi  bassirilievi , 
non  solamente  sopra  la  porta  maggiore  della  Madonna  di 
S.  Celso,  ma  anche  entro  la  chiesa  rnedesima.  Fu  anche 
eccellente  fonditore  di  metalli,  ma  il  suo  epitafio  che  tut- 
tora  esiste ,  non  parla  del  suo  valore  ncll' arte  glittica, 
ma  soltanto  nella  statnaria ,  e  noi  non  sappiamo  donde 
I'anonimo  autore  dell' articolo  abbia  tratto  la  notizia  dei 
suoi  lavori  in  cristallo  di  rocca ,  mandati  al  duca  di  Ba- 
viera.  Forse  si  e  questo  pigliato  in  iscamblo  con  altro  Fon- 
tana.  — •  Si  e  ingannato  il  Guillon  anche  nelP  articolo  che 
concerne  il  celebre  Gregorio  Fonlana ,  dicendo  che  scnza 
sua  pnrteripazione  fu  stampata  la  Dottrina  degli  azzardi  del 
Le  Moivre ,  da  esso  arricchita  di  note   erudite    e    curiose , 


PARTE    ITALI.VNA.  2j5 

giacclie  noi  possiamo  assicurarlo  die  fu  stampata  la  Pa* 
via  sotto  i  suoi  occhi  medesiml  e  colla  sua  assistenza. 
L'articolo  poi  che  concerne  Giuseppe  Fontaiia,  poteva  ra- 
gionevolmente  accoppiarsi  con  quelli  dei  dottissimi  di  lui 
fratelli  Felice  e  Gregorio ,  senza  intromettervi  le  vite  di 
Mariano  Fontana  e  del  cardinale  di  questo  nome ,  V  ulti- 
ma delle  quali  vediamo  con  piacere  delineata  da  sensat<a 
penna  italiana.  Un  dotto  Veneziano  ha  pure  saviamente 
corretti  i  copiosl  errori  che  il  Guillon  e  qualclie  altro 
collaboratore  sparsi  avevano  nelle  notizie  biografiche  di 
Alberto  Fords.  E  perche  non  si  e  fatta  la  cosa  medesima 
in  altri  articoli ,  raassime  riguardanti  letterati  o  altri  per- 
sonaggi  illustri  Italia ni  ? 

Queste  cose  noi  diciamo,  scorrendo  rapidamente  un  solo 
dei  tre  volumi  che  abbiamo  alle  mani  e  molte  altre  os- 
servazioni  die  fare  si  potrebbono  ommettendo ,  non  gia 
per  detrarre  in  alcun  modo  al  merito  dell'  opera  e  della 
veneta  edizione ,  ma  per  raostrare  soltanto  che  con  un 
pochetto  di  studio  e  di  fatica  si  sarebbe  grandemente  po- 
tuto  migliorare  la  biografia  universale,  che  renduta  si  sa- 
rebbe in  questo  modo  assai  piu  utile  e  decorosa  per  V  Ita- 
lia. Benedetto  sia  il  Gamba  che ,  qualunque  volta  si  e 
parlato  di  classici  greci  o  latini ,  ha  soggiunto  agli  arti- 
coli le  notizie  dei  traduttori  italiani !  Dobbiamo  parimente 
rendere  giustizia  al  de  Sismondi,  dal  quale  vediamo  con 
sommo  avvedimento  agglunti  alcuni  preziosi  articoli,  ri- 
guardanti non  solamente  i  personaggi,  ma  le  famiglie  an- 
cora  piu  illustri  d' Italia,  die  nel  tempo  delle  repubbliche 
e  delle  frequenti  guerre  per  la  liberth  delle  citta  italiche 
se  ne  arrogarono  per  qualche  tempo  il  dominio,  e  ne  di- 
vennero   i   tiranni  o   anche   i   pacifici   possessori. 

Non  possiamo  tuttavia  dissimnlare ,  che  in  questi  tre 
volumi  trovata  abliiamo  una  quantita  grandissima  di  er- 
rori, per  la  qual  cosa  forzati  siamo  a  niiovamente  rac- 
comandare  agli  edltori  maggior  cura  e  maggiore  diligenza 
nelle  correzioni.  Disgustoso  e  il  leggere  le  lagrime  versate 
sul  fatto ,  anziche  su\  fato  di  Leonida  (vol.  XXI  pag.  39), 
Daicer  per  Dae  er  (  pag.  4.3  ) ,  quisque  per  quoique  ,  in  fran- 
cese  (pag.  58  )i  Fisher  piii  volte  per  Fischer;  qunrUo  al- 
I'  eta  di  cen^o  trentasei  atird  invece  di  giunto  a  quella  eta 
(pag.  i53),  Fiorens  per  Florens  urbs  Tusca  (pag.  272),  e 
la  palla  della  cupola  di  S.  Pietro  che  vieae  illuminata  nella 


2-6  \PPENDICE 

testa,  anz.iche  neila  fi'sta  di  S.  Pietro  medesimo  (  pag.  3 1 6  ). 
Tauto  poco  si  e  posto  monte  alia  correzione  dolle  stampe, 
che  sino  nella  coperta  del  volume  XXIII  si  e  stainpato 
FO-GE,  meatre  il  volume  comliicia  colle  lettere  GA  e  ter- 
niina  coUe  lettere  GE. 

Speriamo  di  vedere  nei  volumi  che  si  promettono  di 
aggiunta  o  di  siipplemento,  il  nome  del  famoso  medico 
Gio.  Pietro  Frank ,  die  puo  dirsi  fondatore  di  una  nuova 
scienza ,  la  polizia  medico, ,  noii  mai  da  prima  trattata  con 
metodo ,  chiarezza  ed  estensione  sufticiente  ;  ma  onorevole 
non  riesce  intanto  per  gFltaliani  I'essersi  olj})liato  il  nome  di 
G.Franchi,  famoso  orientalista  del  secolo  X\l,  del  quale  si 
ha  il  Sole  della  lingua  santa ,  una  delle  migliori  gramnia- 
tiche  ebraiche,  stanipata  in  Bergamo  nel  iSc)(),  in  4.° 
IMolt''  altre  omissioni  potremmo  accennare ,  ma  non  ne  fac- 
ciamo  ora  parola ,  sperando  di  vedere  un  giorno  riparate 
ijuelle  mancanze. 


Elcnco  di  itlc'iic  opere  stampate  e  ptihblicatc  nel  regno 
Loiiihardo-Vencto  nel  coircnte  anno    1825. 

Annali  niusulmani  di  Gio.  B.  Jlampoldi.  Volume  u."  Mila- 
no ,  Felice   Rusconi,   pag.   568,   in   8."  Lir.  7.    10  ital. 

Annali  universali  di  modicina  compilati  dal  dottore  Anni- 
liale  Oinodei,  n."  106  al  108,  Ottobre  a  Dicembre,  in  8.° 
Milano,   Destet'anis.   Lir.    24  ital.   all' anno. 

Annali  universali  di  statistica,  economia  pubblica ,  storia, 
viaggi  e  commercio.  Milano,  presso  gli  editori,  a  S.  Gio. 
alle  quattro  facce ,  n."  i838,  in  8.°,  fasc.  16."  e  17.°, 
ottobre  e  novembre.  Lir.    18   ital.  alP  anno. 

Beatrice  Tenda,  tragedia  istorica  di  Carlo  Tedaldi-Forcs , 
in   8.°,  di  pag.    141.  Rliiano,  Fiisi  e  comji.   Lir.   a   ital. 

Bil)lioteca  economico-portatile  di  educazione.  INIilano,  fra- 
telli  Sonzogno  ,  stradone  di  S.  Ambrogio  n.°  2735,  in 
18.°  Vol.  5.''  corrispondente  al  5."  delle  Curiosissime 
avventure  dei  viaggiatori  antichi  e  moderni  raccolte  da 
Pietro  Blanrhard.  Opera  voltata  dal  francese  in  italiano  e 
cori'edata  di  note  da  F.  L.  —  Vol.  12.°  II  tesoro  dei  fan- 
ciulli  diviso  in  tre  parti,  cioe  morale,  virtii  e  civilta, 
di  Pietro  Blancliard;  adorno  di  analoghe  figure  incise  in 
lame.  Qiiarta  edizione-.  —  Vol.  14.°  e  i5.°  I  varj  stati 
della  vita  umana,  od  il  liore  della  morale,  raccolto  dalle 


P\riTK     tTVLI.VNV.  2^7 

vftrie  opere  del   lUosofi  da  A.  L.  D.  — >  Vol.  16.",  i."  degli 
Elemeiiti  di  fisica  partiti  in  trenta  lezioai,  di  A.  Tcyssedre . 
volti    in    italiano    da    Pietro    Spada.    Lir.    1.    5o   ital.    al 
vol.,  per   gli    associati    a    60   volumii  lir.    a    per  gli  as- 
sociati  alia   opere  separate.   —  I  volumi  con  rami  si  pa- 
gano  cent.   5o   di  piii  dei  detti  prezzi. 
CoUana   degli  antichi   storici   greci  volgarizzati.  —  Opnscjli 
di  Phitarco  volgarizzati  da  Marcello  Adriani ,  nuovaniente 
confrontati  col  testo    e   illnstrati    con  note  da  Francesco 
Ambrosoli.  Tomo  1.°,  in  4.°  ed  in  8.°  Milano,  fratelli  Son- 
zogno.    Lir.   5.   65    ital.    f  cdizione    in    8.",    lir.     10.   55 
quella   in   4.° 
CoUezione    delle    opere    classiche   italiane    del    secolo     18. 
Milano,    Societa   tipograilca   rle'  Clas'sici    italiani,    Fusl   e 
comp.   In   8.°  —  Vol.    iiS.",   a."    della    Verona  illustrnta 
di   Scipione  Maffci,   con  giunte,  note  e  correzioni  inedite 
deirautore.  Lir.   5    ital.    —    Vol.    114.°,    4.°    ed    ultimo 
della   Storia    pittorica    dell'  Italia   dal    risorgimento   delle 
belle  arti  fin  presso    al    fine    del    18.°  secolo,    di    Lnigi 
Lanzi.  Lir.   6.   60.    —    Vol.    11 5.°,     i."    delle    Opere    di 
Lazzaro   SpaUanzani.   Lir.  7.   08. 
Compendio   delle   malattie  veneree ,   del   sig.  dott.    Gio.    Fed^ 
Fritze:    tradotto  dal    tedesco  per    Gio.    Batt.   3Iont.eggia , 
prof.    ecc.    Quarta    edizione    italiana,    con    nuovi    com- 
ment!,  e   coll'aggiunta  di   una    dissertazione    del   tradnt^ 
tore   sopra   I'uso   della   salsajjariglia  ne' mali  venerei.  Pa- 
via,  presso  il  librajo  Gio.   Torri,   di  ^ag.  3 96,   in    ia.° 
Lir.     3    ital.    In    Milano,    si    vende  da    Ant.  For.   Stella 
e   figli. 
Compendio  della   Storia  letterarla  d'  Italia.   Opera  postuma 
del  conte  F.  V.  Barbacovi.  Milano,    1825,   presso   A.  F. 
Stella  e  figli.   Vol.   2   in   8.° 
Compendio   della   Stona   universale   antica    e    moderna  ,    del 
conte  di   Segnr  e   continuatori.    Milano ,   Antonio   Fortu- 
nato  Stella  e  figli,  in    i8.°  — •  Vol.    ia5."  e    126.°,   2.'   e 
3."  ed  ultimo  della    Storia    degli    Arabi ,    compilata    dal 
prof.  Ambrogio   Levati.  —  Vol.    127.°  Storia   abbreviata 
della  Baviera    dai    primi    tempi    fino    all'  esaltazione    al 
trono  del  re  Lodovico  oggi  regnante ,  compilata  da  Fran- 
cesco AngioUrii.    Lir.   a   ital.    al  volume    colle    figure    in 
nero,  e  lir.   2.  yS  colle  figure  colorate. 


278  A  1'  V  F.  N  11   I  C  K 

Corso  tlL  storia  roiuana,  di  Onorato  Olcesc.  Toino  i.''  e  2..", 
in  16.",  di  pag.  26^  e  3 10.  Milano,  statnperia  Visaj. 
Lir.   3. 

Corso  elenientare  tU  fisica  sperimentale ,  di  Giuseppe  JlfoZ- 
/ct.  Rovetia ,  in  proviiicia  di  Bergamo.  Vol.  i.°  e  2.°,  in 
8."  di  circa  pagine  23o  ciascuno,  con  rami.  Prezzo , 
lir.   5.   36    ital.    In    Milano,    presso  Ant.   Fort.    Stella  e 

Demetrio  e  Giovanni  di  Giscala ,  tragedle  di  Alfonso  Va- 
rano.  Milano  ,  Societa  tipografica  de'  Glassici  italiani , 
in  8.%  di  pag.   366.  Lir.   3  italiane. 

Discorso  medico-chirurgico  intorno  al  flusso  di  sangue  dal- 
Putero  nelle  donne  gravide,  di  Andrea  Pasfa.  Pavia , 
Fusi  e  Comp.,   in    12.%  pag.   342.  Lir.   2.   2  5. 

Dizionario  della  favola  o  mitologia  universale.  Milano  , 
presso  Ranieri  Fa nfanl ,  contrada  de' Borsinari,  n.°  1027, 
in  8.',  con  rami.  Fasc.  87. '^  Gent.  32  ital.  ogni  foglio, 
e  cent.   35   ogni  tavola. 

Dizionario  generale  de'  sinonimi  italiani  compilato  dal- 
r  abate  Giovanni  Romani  di  Casalmaggiore.  Milano , 
Gio.  Sllvestri,  in  8.°^  fasc.  IV,  Gn-Nuo.  Lir.  4.  7. 
austr. 

Dizionario  universale  critico  enciclopedlco  della  lingua  ita- 
liana,  dell*  abate  d'' Albert i  di  Villanuova.  Riveduto  e 
corretto.  Seconda  edizione,  e  prima  niilanese.  Tomo  i ." 
A-CA.  Milano,  per  Luigi  Gairo  col  metodo  stereofei- 
dotipo  di  Gaetano  Gairo.  Fasc.  i.",  in  4.°,  di  pag.  XCiii  e 
lao.  Lir.   2.    16   ital. 

Enimmi  storlci  del  medio  evo,  in  16.",  di  pag.  i36.  Ber- 
gamo, stamp.  INIazzoleni.  Lir.    i. 

Fasti  (i)  della  Gliiesa  nelle  vite  de'  santi  in  clascun  glorno 
dell' anno:  opera  compilata  da  una  pia  societa  di  ec- 
clesiastlci  e  secolari ,  corredata  di  tavole  in  rame.  Mi- 
lano, dalla  tipografia  di  Angelo  Bonfanti  ,  in  8."  Sono 
usciti  due  volumi,  gennajo  e  felibrajo ,  e  6  cjuaderni 
del  volume  3.°  Prezzo  d' associazione ,  cent.  16  ital.  al 
foglio,  e  cent.   25   ogni  figura. 

Ginnastica  elementare  del  colonnello  Edoardo  Young,  di  pa- 
gine 240,  in  8.%  con  tavole  in  rame.  Milano,  stamp. 
Silvestri.  Lir.   8.   67.  austr. 

Giornale  di  farmacia  ,  chimica  e  scienze  accessorie ,  o  sia 
raccolta    delle    scoperte,  ritrovati    e    miglioramcnti   fatti 


1 


PARTE    IT.\LI\XA.  2'^C) 

in  farmacia  etl  in  cliimica ,  coinpllato  da  Antonio  C<it- 
taiieo,  chimico  farinacista.  Milano ,  Rusconi,  quad.  22.", 
ottobre,  di  pag.  56,  in  8.°  Lir.  16  aust.  all*  anno.  Le  as- 
sociazloni  si  ricevono  da   G.  P.  Giegler,   corsia  de'Servi. 

Grammatica  elenientare  della  lingua  italiana  deir  abate  An- 
drea Omezzali,  in  8.",  di  pag.  214.  Mantova,  stamp, 
chini.   Lir.    i.   2 5. 

Grammatica  inferiore  della  lingixa  italiana  del  Franscini,  in 
I  a.",  di  pag.  i32.  Milano,  stamp,  Fusi  e  Comp.  Lir.  i 
ital. 

Introduzione  alio  studio  del  diritto  pubblico  universale, 
di  G.  D.  Jlomagnosi.  Vol.  2.°  ed  ultimo,  in  8.%  di  pa- 
gine   3 12.   Milano,   stamp.   Rusconi.   Lir.  4  ital. 

Istruzione  d' aritmetica ,  del  Che'ucci ,  in  8.°,  di  pag.  lyS. 
Milano,  stamp.  Rivolta.  Lir.    i.    5o   aust. 

Lettere  storico-iilosofico  ecc,  di  Ferdinando  Pasquinoli ,  in 
i6.%  di  pag.    192.  Milano,   stamp.   Costa.  Lir.    3. 

Manuale  di  cbimica  medica  del  dott.  F.  Fontaneille :  tra- 
duzione  del  dott.  Gio.  Capsoni.  Milano,  stamperia  di 
Commercio,  pag.   376,  in    16.°  Lir.   3.    18. 

Medicina  analitica  ( intorno  alia).  Cicalate  di  Maurizio  Buf- 
falini  cesenate.  In  apologia  de'  medici  italiani  e  di  se 
medesimo,  e  in  risposta  ad  alcuni  articoli  del  Giornale 
della  nuova  dottrina  medica  italiana.  Milano ,  Societ-a 
de' Classici  italiani,   di  pag.  208,   in  8.°  Lir.  2.  60   ital. 

Opere  sacre  dell'  abate  Pietro  Metastasio.  Milano ,  Marsi- 
glio  Carrara,  contrada  di  S.  Marglierita,  pag.  255,  in 
i8.°  Lir.    I.   5o. 

Orazione  in  lode  di  Cristoforo  Colombo  discopritore  del 
nuovo  mondo  ,  con  note  storlcbe  ed  una  dissertazione 
intorno  la  vera  patria  di  lui.  Milano ,  presso  Gio.  Batt. 
Bianchi  e  Comp.  Pag.  128,  in  8.°,  con  ritratto.  Lir.  3. 
aust. 

Orlando  innamorato,  del  conte  Matteo  JBajardo ,  coll"  ana- 
lisi  di  P.  L.  Gingueae.  Vol.  3."  Milano,  stamperia  di 
Commercio  (Nervetti  e  Comp.),  corsia  del  Duomo  n.°977. 

PharmacopcEa  Rossica  et  Fennica,  in  12.°  di  pag-  353.  Mi- 
lano ,  stamp.  Fusi  e   Comp.   Lir.    5. 

Religione  (  La  Divinita  della  cattolica  )  provata  con  la 
conversione  e  T  apostolato  di  S.  Paolo  d.i!  conte  Carlo 
Maggi.   Aggiuntovi   il   Discorso    morale    sopra    T  Uomo  e 


2()0  \  r  p  K  N  D  1  c  i: 

la  Rerigloiio.  Secomla  edizione  mi^Iiointa  dall' autorc 
Brescia,   Vallotti ,   pap;.   467,  in   8."  Lir.   3   aust. 

Ricaduta  (  altra )  del  propagalore,  ed  ultimo  riiiiedio  pro- 
posto  alia  sua  guarigione,  ossia  ultiina  risposta  contro 
la  Difesa  dei  paragrandiiii  letta  alT  Ateiico  di  Veiiezia 
da  u:i  socio  di  diverse  Accademie.  Milaiio  Omobono  Ma- 
niiii  ,   pag.    64,   in   8."  Lir.    i    aust. 

Ricoglitore  (il  nuovo^,  ossia  archivj  di  geogrnfia,  di  viag^ 
gi,  ecc.  Opera  die  succede  alio  Spettatore  italiano  e  stra- 
niero,  ed  al  Ricoglitore.  Anno  I.  Milano,  presso  Antonio 
Fortunate  Stella  e  figli.  In  8."  Sono  publilicati  11  fa- 
scicoli,  da  gennajo  a  novembre ,  ciascuno  di  pag.  70 
circa.   Lir.    i5   ital.  all' anno. 

Riflessioni  di  Melchiorre  Ginja  snlf  opera  del  sig.  Bonstet- 
ten  intitolata  L'hoinme  dii  mi.  ^i  et  I'hommf.  du  nord ,  oil 
rinftuence  du,  cJiinat.  Milano,  G.  G.  Destefanis  a  S.  Zeno, 
pag.    64,  in   8.°  Lir.    i. 

Riso  (del)  ,  trattato  economico-rustico  del  prof.  Gio.  Bl- 
roli.  Milano,   Silvestri ,   pag.    128,  in   8.°  Lir.    i.   75. 

Rudimenti  cli  geografia,  in  8.°,  di  pag.  114.  Milano,  stamp. 
Rivolta.  Lir.    i. 

Sistema  compinto  di  polizia  medica  1  di  G.  P.  Frank  :  tra- 
duzione  dal  tedesco  del  dott.  Gio.  Pozzi,  direttore  del- 
PL  R.  scuola  di  zoojatria,  professore  di  fisica  e  chi- 
mica  ecc.  Con  note  del  traduttore.  Vol.  iS."  Milano, 
Gio.  Pirotta,  contrada  di  S.  Radegonda,  pag.  804,  in 
8."  Lir.   2.   64. 

Storia  dell'  arte  col  mezzo  dei  monumenti  dalla  sua  deca- 
denza  nel  IV  secolo  fino  al  suo  risorgimento  nel  XVI, 
di  G.  B.  L.  G.  Seroux  d'Agincourt.  Disti-ibuzione  6 ."' 
Milano,   Raineri  Fanfani ,   in  foglio.   Lir.   4   ital. 

Storia  della  filosofia  moderna,  del  Bahle.  Tomo  ii.°,  12.", 
ultimo,  in  12.°  di  pag.  790,  820.  Milano,  stamp.  Ner- 
vetti.  Lir.   8.   96   complessivamente. 

Trattato  suU' idropisia  ,  del  dott.  Francesco  Milmaii.  Brescia, 
Vallotti,   pag.    182,  in    12.°  Lir.   2. 

Jncisioni. 

Visione  (la)  di  Ezeccliiello,  del  Caronni.  Milano,  presso  il 
suddetto.  Lir,  40   ital. 


P^RTE    ITA.LIAN\.  28  I 

DUCATO  DI  PARMA. 

Opuscoll  dcir  abate  Mlchele  Colombo  ,  edizione  rlve- 
duta  ed  ampliata  dall  autore.  Volume  II.  —  Parma , 
182^,  presso  Giuseppe   Paganino. 

Anaunziammo  gia  il  primo  volume  di  queste  opere  del 
chiarissimo  sig.  Colombo ,  le  quali  sotto  il  titolo  assai  mo- 
desto  di  opuscoli  coraprendoiio  alcimi  scritti  di  non  poco 
niomento;  e  meiitre  schivano  ,  quasi  diremmo,  ogni  bril- 
Innte  eleganza,  sono  tutte  iiorite,  e  piacevoli  per  venusta 
6  precisione.  Vero  e  bene  die  T  opera  piii  importante ,  al 
nostro  giudizio ,  si  trova  nel  prijno  volume  ( Leziom  iii- 
torno  alle  doti  di  una  colta  favella )  ;  ma  nondimeno  oltre 
ai  perpetui  pi'egi  dello  stile ,  non  mancano  neppure  a 
questo  secondo  alcuni  argomenti  ben  degai  e  della  dili- 
genza  dell'  autore  e  dello  studio  de'  leggitori.  Tra  i  quali 
colloclieremo  innanzi  tutti  la  Lezione  sopra  cib  die  com- 
pete all'  intelletto  ed  alia  iminagiaativa  nelle  diverse  produzioiii 
dell'  ingegno.  Quivi  T  egregio  autore  tocca  al  solito  con  in- 
credibil  chiarezza  molte  ardue  parti  della  metafislca ,  e  ne 
discorre  si  francamente  clie  il  lettore  e  costretto  a  collo- 
carlo  tra  i  grandi  lilosofi  ond' egli  ragiona,  e  dai  quali 
con  una  costante  modestia  si  tiene  le  mille  miglia  lontano. 
Le  dottrine  metafisiclie  sono  poi  dall' autore  applicate  alle 
diverse  produzioni  dell' ingegno,  e  queste  applicazioni  sono 
come    tanti    brevi    trattati ,  o    principj   generali    delle  arti. 

Dopo  questa  lezione  vuolsi  ricordare  il  Ragionamento 
sopra  un  luogo  dell'  Asino  d'  oro  di  Nicolb  Macchiavello  sira- 
namente  viziato  nelle  edizioni  dette  della  Testina,  e  mala- 
mente  corretto  nelle  moderns  ristampe ;  poi  la  Lettera  al 
dottor  Giovarmi  Nardi  intorno  ad  alcune  specie  di  animalini 
acqnatici  osscrvati  col  microscopio.  Ma  percbe  questa  non 
com]iorterebbe  un  compendio,  staremo  contenti  al  dire 
ell'  essa  e  un  eseiupio  commendevolissimo  non  solo  di  pre- 
cisione e  chiarezza,  ma  ben  anche  di  quella  eleganza  die 
i  naturalisti  lasciano  quasi  sempre  desiderare  nei  loro 
scritti.  In  quanto  poi  al  luogo  viziato  del  Macchiavello, 
egli   e   in  quel   terzetto : 

Alzd  quel  porco  al  giunger  nostro  il  grio 
Tutto  vergato  medita  e  di  loto 
Talche  mi  venne   nel  guardarlo  a  schifo  ; 


aSa  A  p  p  K  N  p  I  c  r, 

dove,  per  avviso  del  slg.  Colomljo,  dee  leggersl  nel  se- 
condo  vei'so :  Tutto  vergato  di  meta  e  di  low  ,  diiiotando 
la  voce  meta  una  specie  particolare  cU  sozzura.  Questa  eiiien- 
dazione,  die  senza  dnljljio  e  tale  da  esser  da  tntti  appro- 
vata,  occupa  forse  una  troppo  ampla  parte  del  volumetto; 
clo  che  vogliamo  dire  eziandio  della  Lcttera  ad  uii  ainico 
intorno  alia  prima  edizione  delle  cose  iolgari  di  Angela  Po- 
liziano.  Ma  come  noi  comjiortiamo  volentieri  anche  questa 
soverchia  lunghezza  in  grazia  del  hello  stile  di  cui  e  sem- 
pre  maestro  il  sig.  Colombo ;  cosi  vorremmo  die  ci  fosse 
perdonato  questo  ardimento ,  siccome  f[uello  die  proceJe 
dalla  persuasione  in  cui  siamo  die  1' ingegno  dell'autore 
possa  dare  all' Italia  produzioni  di  molto  maggiore  niomento. 
Cosi  ancora  con  questa  medesima  intenzione  diremo,  die 
le  tre  novelle  onde  si  compie  il  volume ,  se  per  la  chia- 
rezza ,  per  1'  evidenza  e  per  1'  eleganza  sono  degne  di 
tutta  lode  e  ponno  esser  paragonate  coUe  migliori,  per  la 
condizione  degli  argomenti  mal  si  confanno  ai  tempi  nei 
quali  viviamo ,  ed  ai  nostri  bisogni.  Pur  troppo  abljonda 
r  Italia  di  eleganti  novellieri  tutti  perduti  in  argomenti  o 
pericolosi  od  inutili.  Fra  i  primi  non  poteva  mettersi  il 
sig.  Colombo  per  la  purita  del  suo  animo ;  perclie  non 
ha  egli  voluto  levarsi  al  di  sopra  degli  altri ,  posto  che  il 
suo  ingegno  gliene  dava  il  potere  ?  L'  Italia  lia  mestieri 
di  novelle  morali  die  diffondan  tra  il  popolo  le  verita 
piix  utili  da  sapere :  delle  altre  e  gia  tanto  ricca  che  nes- 
suna  letteratura  ne  vaiitera  inai  altrettante.  Queste  novelle 
vorremmo  che  fossero  tali  da  rendere  alquanto  piu  comune 
che  non  e  la  cognizione  della  storia ,  e  da  invogliare  1'  uni- 
versale a  questo  utilissimo  studio. 


STATI    PONTIFICJ. 

JRicerche  intorno  agli  cffcttl  prodotti  dalla  canforct 
sulV econoniia  animale^  del  dottor  Luca  Scudery  di 
Messina.    —  Bologna^    iSaS,  iti  8.°  di  pag.  48. 

Gli  esatti  giudiziosi  sperimenti  del  dottor  Scudery  insti- 
tuiti  sui  conigli  con  variate  dosi  di  canfora ,  e  sola ,  e 
combinata  agli  stimoli  e  controstimoli ,  ci  fanno  evidente- 
mente  conoscere  la  particolare  sya  azione  stiuiulante  sul 
dinanismo  animale. 


I'AUTE    ITALI.VNV.  2()0 

Fassi  r  antore  tla  piinclpio  ad  enumerare  i  morbosi  fe- 
nomeiil  avvenuti  sui  cinientati  conigli ,  quali  sono  respira- 
zioiie  celere  ufFannosa ,  forte  pulsazioiie  ai  precordj ,  calore 
animale  accresciuto ,  orecchie  cakUssime ,  cloniclie  contra- 
zioni ,  snssulti  teiidinei ,  rigklezze  tetaiiiclie  alle  membra , 
estremita  paralizzate.  Si  contraevano  indi  violentemciite  i 
muMColi  della  faccia  ,  delle  narici  ,  delle  lalibra,  la  iDocca 
appariva  sjiumante  ,  si  udivano  voci  lamentevoli ,  le  pal- 
pebre  ammiccavaiio ,  e  fissi  spalancavansi   gli  occhi. 

Tali  fenomeni  ammettevano  d'  ordinario  un  intervallo 
di  calma,  secondo  la  quantita  dell' amministrata  canfora; 
poscia  aumentandosi  ognora  piii  d*  intensita  insorgevano  il 
trismo  alle  mascelle  ,  lo  scroscio  ai  denti ,  la  cefalalgia , 
le  vertigini ,  le  epiletticbe  convulsioni ,  il  delirio  si  grave 
che  rendendo  gli  animali  fnribondi ,  davaiio  di  cozzo  ad 
ogni  qualsiasi  oggetto  die  si  parava  loro  innanzi.  Eravi 
inoltre  la  somma  difflcolta  di  emettere  le  urine,  persiuo 
la  stranguria ,  sintomo  die  il  nostro  autore  teneva  qiial 
foriero  di  morte. 

Morti  questi ,  e  fatte  su  loro  le  necessarie  autossie  ,  si 
riscontravano  le  meningi  fortemente  iiijettate ,  tiirgidi  i 
plessi  coroidei,  piena  di  sangue  la  sostanza  del  cervello , 
soprattutto  il  cervelletto,  la  midoUa  spinale.  I  polmoni  iu- 
zuppati  di  un  sangue  rosso  intenso.  II  cuore  tur2;ido ,  ed 
irritabile  al  leggier  tocco  di  metallica  punta.  L'  oreccliietta 
ed  il  ventricolo  destro  zeppi  pur  essi  di  sangue ,  vuote 
essendo  le  cavita  sinistre.  La  mucosa  e  la  vellutata  dello 
stomaco  sparse  di  manifeste  tracce  flogistiebe  e  tappezzate 
di  alcuni  nerastri  punti  presentavano  continuamente  una 
gangrenosa  degenerazione.  Gl'  intestini  partecipavauo  alia 
condizione  patologica  del  ventricolo  ^  i  crassi  pero  meiio 
dei  teniii.  II  fegato  ,  la  cistifellea  ,  il  pancreas ,  la  milza 
si  trovavano  in  istato  fisiologico.  I  reni  turgidi ,  gli  ureteri 
injettati ,  la  vescica  tutta  piena  di  urina ,  il  coUo  della 
medesima  ,  1'  uretra ,  i  cordoni  sperniatici  ne'  maschi ,  sic- 
come  nelle  femmine  la  vagina ,  1'  utero ,  le  ovaje  ,  sem- 
pre  rinvenivansi  iiifiammati. 

I  fenomeni  morbosi  prodotti  sui  conigli  dall*  azione  della 
canfora ,  data  non  mai  oltre  la  dramma ,  si  aumentavano 
coir  amministrazione  dell' oppio  ,  deH'ammoniaca,  dell' al- 
coole.  In  niolti  casi  furono  cause  inducenti  e  il  delirio,  e 
la  raorte. 


2o4  A  P  P  E  N  O  1  C  E 

Mlti  ai  fncevniio  in  vece  sotto  T  uso  do'  varuli  contro- 
stlinoli  assoc'uiti  alia  incdesima ,  tartaro  stibiato,  giuscjuia- 
mo,   acqua   di   lauro   ceraso  e    nitro. 

Anchc  r  illnstre  P.  Pozzi  riporta  vui  caso  di  un  giovine 
sano  e  lobnsto  cavallo ,  cai  dato  aveiido  generosa  dose 
di  cantbra  divenne  fui-loso ,  rnppe  le  funi ,  niaiiiaco  spic- 
cava  salti ,  urtava  la  testa  cjual  cleco  coiitro  le  pareti  , 
avente  gnardo  fiero,  fisoiiomia  trnce.  II  polso  dava  prima 
norma Inie lite  38  battute ;  in  segnlto  contavansi  in  un  mi- 
nnto  secondo  sino  ii5.  Mentre  P  animale  trovavasi  spos- 
sato  pel  Inngo  veenieiite  di  battcrsi ,  fu  facile  P  amminl- 
strargli  a  riprese  otto  once  di  acqua  di  lanro  ceraso. 
Qnesto  farmaco  scenio  di  molto  il  patologico  state  del 
quadrupede ,  ed  agi  si  bene ,  die  ridonoUo  in  breve  alia 
primiera  sua  salute. 

Dalle  cose  esposte  emanano  le  segnenti  illazioni  «  clie 
la  canfora  unita  alle  sostanze  stiniolanti ,  essendo  poco 
tollerata  dai  conigli ,  accresce  d' intensita  e  di  durata  P  af- 
fanno  del  respiro ,  P  angustia  dei  precordj  ,  le  convulsion!, 
il  trismo,  le  paralisi ,  il  delirio ;  effetti  tutti  della  canfora 
sui  varj  sistemi  viventi  «  che  pel  contrario ,  ove  le  so- 
stanze evidentemente  controstimolanti  si  combinino  alia 
canfora,  ne  elidono  essi  i  morbosi  snoi  funesti  efPetti  «  die 
le  alterazioni  flogisticlie  costantemente  osservate  in  tutte  • 
le  autossie  sui  sistemi  encefalico  ,  polmonale  ,  digerente 
soprattutto  nel  genito-urinario  sono  un  buon  argoraento 
per  istabilire ,  die  la  canfora  agisca  su  loro  stiniolandoli 
e  che  spieghi  la  sua  azione  quasi  elettlvamente  su  quest'  ul- 
timo sistema  (  genito  urinario  ).   " 

E  siccome  il  nitro  viene  ritennto  da  tutti  gli  scrlttori 
di  materia  medica ,  come  un  rimedio  die  determini  a 
preferenza  la  sua  virtu  sulP  apparecchio  urinario  '•>  cosi  il 
nostro  autore  saggiamente  inferisce  essere  esso  il  piu  utile,  | 
il  piii  efficace ,  il  piii  atto  fra  1  controstimoli  a  togliere  , 
od  arrestare  i  cattivi  effetti  della  canfora  sugli  organi  stessi 
urinar  j . 

Come  poi  in  tutte  le  autossie  sui  conigli  si  sieno  riscon- 
trate  rimarchevoli  costanti  alterazioni  inorl30se  nelP  appa- 
rato  genito-urinario,  e  consensualmente  nel  cervelletto  nella 
midolla  spinale ,  il  celebre  Gall  nella  sua  grand' opera  sul- 
r  anatomia  e  fisiologia  del  sistema  nervoso  illustra  luiiiino- 
sainente  questa  reciproca  incoiitrastabile  patologica  influenza. 


IMRTE    ITVLIANA.  285 

Tanto  negli  nomiiii  (  aft'erma  egli),  quaato  negli  ani- 
mali  le  protuloeranze  dell'  occipke  appajano  piu  o  ineno 
svilujipate  secondo  la  maggiore  o  minore  determinazione 
alia  copnla  i  la  perfetta  evirazioiie  induce  considerevole 
iiiipicciolimento  nelle  gibbosita  occipitali  ,  dove  la  castra- 
tura  e  di  un  solo  testicolo,  si  vede  nell'  atto  opposto  la 
gobba  pill  protuberante  ;  le  diverse  eta ,  e  lo  stato  mor- 
boso  do'  jrenitali  scoprono  pur  essi  questa  stessa  relazione, 
essendocbe  le  dette  protuberanze  col  progresso  di  tempo 
si  vanno  o  abbassando ,  o  rialzando  secondo  che  si  dinii- 
nnisce  o  si  accresce  il  trasporto  pel  sesso ,  o  clie  diven- 
gono  centre  di  fortl  stirature  di  spasmodici  dolor i  in  con- 
segiienza  di  afFezioni  agli  organi  generator! '-,  inline  le  va- 
rie  cerebrali  ofFese  producono  gravi  patologici  cambianienti 
nelle  fnnzioni  della  genei-azione. 

D.  C.  M.  M. 


CORRISPONDENZA. 


Nota  sopra  un  ardcolo  del  Bulletin  des  Sciences 
IMathematiques  etc.  Aoiit  1826,  pag.  67,  sulla 
trisczloiie  geonietrica  di  quuliinque  arco  di  cerchlo 
pjiljblicata  in   Vicenza  nel   1822,  di  Ainbrogio  Fu- 

SIKICRI. 


Q, 


.UELL*  articolo  del  Bulletin  da  una  idea  imperfettissima 
dello  struniento ,  e  niuna  affatto  del  suo  uso ,  ossia  del 
nuovo  metodo  die  ho  proposto  per  la  soluzione  di  quel 
famoso  problema.  Eppure  la  sua  graude  semplicita  ue 
rendea  facilissiiuo  il  sunto.  Bastava  dire  che  il  fondamento 
della  risoluzione  consiste  nel  postulate  geometrico  di  ren- 
dere  continuaniente  variabile  la  ])ase  di  un  triangolo  iso- 
scele ;  che  queste  postulate  si  cseguisce  con  uno  struniento 
sempllcissiino  coniposto  di  tre  righe  due  eguali  e  la  terza 
doppia  ,  unire  la  prima  colla  seconda  e  questa  coUa  terza 
niediaate  due  nodi  slmili  a  quelle  del  compasso  di  Galileo^ 
e  che  si  opera  la  triseziene  facendo  coincidere  uno  dei 
<lue   lati- eguali    del    triangolo  isosctle    coir  estreme   raggio 


286  A  r  1"  E  N  n  I  0  K 

tU'lfarco  d.'Uo  o  simile  al  dato,  e  coudiiccado  sulla  corda 
dell'  arco  il  panto  della  base  variabile  die  divide  a  meta 
la  riga  doppia. 

A  die  duiifjue  enunziare  V  opuscolo  e  farvi  sopra  un 
articolo  senza  lasciare   conoscere  il  suo  contenuto  ? 

Si  coiuiiicia  con  un  beau  mot  che  sia  troppo  tardi  il 
pai'Iare  di  trisezione  dopo  tanti  aiitori  die  ne  hanno 
scritto  i  poi  si  dice  che  la  costruzione  geonietrica  e  tanto 
semplice  die  dovrebbe  sorprendere  die  fosse  sfuggita  a 
que'  tanti  autori.  Questi  due  sensi  sono  inconciliabili.  O 
la  risoluzione  tanto  semplice  e  nuova ,  e  allora  il  dire  che 
venga  troppo  tardi  e  lo  stesso  che  voler  condannare  1'  a- 
vanzamento  della  scienza ;  o  quella  risoluzione  tanto  sem- 
plice non  e  nuova,  e  allora  invece  di  dire  ch'  e  troppo 
tarda  bisogna  mostrare  da  chi  e  dove  sia  stata  proposta 
prima.  Ma  questo  e  appunto  cio  che  il  giornale  non  puo 
mostrare.  I  signori  Azemar  e  Garnier  si  sono  molto  oc- 
cnpati  della  curva  trisecatrice  :  il  die  V  ho  saputo  dal  si- 
gnor  Bellani  dopo  la  pubblicazione  deir  opuscolo.  Ma  lo 
stesso  giornale  trovo  opportuno  di  non  citare  que'  due 
autori  lienche  francesi ,  ben  conoscencVe-  die  non  hanno 
risolto  il  problema  indipendentemente  dalla  descrizione 
d'  ogni  curva  con  quel  postulato  geometrico  di  rendere 
continuaniente  variaVjile  la  base  di  un  triangolo  isoscele. 
Di  fatto  non  era  da  far  cenno  in  confronto  della  macchina 
complicatissiuia  colla  quale  Azemar  vorrebbe  ottenere  la 
descrizione  della   curva   colla   quale  egli  risolve  il  problema. 

Premette  il  gioi*nale  che  le  idee  del  mio  ojiuscolo  sono 
tutte  sane ,  e  fra  queste  vi  e  pur  quella  che  F  operazione 
sia  geometrica  ^  poi  dice  die  lo  strumento  opera  mecca- 
nicamente  la  trisezione ;  indi  sogginnge  che  la  costruzione 
e  geometrica.  Per  diniinuire  queste  contraddizioni  biso- 
gna supporre  che  si  voglia  cosi  distinguere  la  risolu- 
zione intellettuale  del  problema  dalla  esecuzione.  Ma  in 
tutti  i  problemi  di  geometria  e  lo  stesso.  Anche  le  riso- 
luzioni  che  si  fanno  colla  retta  o  col  cerchio  sono  geo- 
metriche  intellettualmente .  e  sono  poi  sempre  meccaniche 
quando  si  passa  alia  esecuzione  coll'  uso  deirii  strumenti. 
La  esattezza  geonietrica  non  e  che  intellettuale. 

Finisce  T  articolo  col  decidere  che  tali  ricerche  in  oggi 
si  considerano  generalmente  inutili  alia  pratica  ,  e  pochis- 
sinio  interessanti    la    teoria ;    con  che  si   fuliuina    un  altro 


PAnTE    IT\L1ANA.  287 

tUvieto  contro  il  progresso  della  sclenza.  Ma  non  e  poi 
vera  V  asserita  generalitk ,  perchfe  vi  sono  geometri  che 
apprezzano  anche  tali  ricerche.  Ve  ne  sono  in  Italia  e 
non  mancano  altrove,  siccome  lo  provano  due  articoU 
della  Biblioteque  VniverscUe  relativi  appunto  alia  trisezione 
di  novembre  1824  e  gennajo  iSaS;  dai  quali  per  altro 
si  vede  che  il  mio  metodo  esatto  e  semplicissimo  fuori 
d'  Italia  e  ignorato ;  e  die  quel  giornale  non  e  neppur 
esso  la  biblioteca  universale. 

Ambrogio  Fusinieri. 


Giuseppe  Acerbi  ,  direttorc  ed  editore. 


I 


1. 


Milano^  dalt  I.  R.  Stamperia. 
Pubbllcato  il  di  10  gennajo  i8fl6. 


Osservazioni  nicteorologiche  fatte 

all'!.  R 

.  Osseri'atorio  dl  Brera. 

NOVEMBRE    1825. 

M  A  T  T  I  N  A. 

Sera. 

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04 

Stato 
del  cielo. 

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Stato 
del  cielo. 

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I 

^7 

9^7 

+  •6,7 

NNE 

Nuv.  nebb. 

27 

10,0 

+  10,3 

N  E 

Ser.  nuv.  ser. 

2 

27 

.),3 

+  8,0 

0 

Nuv.  nebb. 

27 

8,0 

+  10,5 

s  0 

Nuv.  neb. ser. 

3 

27 

8,0 

+  5,c 

N 

Neb.  ser.  nuv. 

27 

7,5 

+  JC,2 

E 

Nebb.  nuv. 

4 

27 

b,7 

+  8,8 

E 

Nuv.  pios;gia.  ijay 

5,3 

+  JC,0 

E 

Nuv.piovoeo. 

b 

27 

S,4 

+  9,5 

NNE 

Nuv.  piovoso 

P7 

7.3 

+  9-4 

N 

Nuv.  pioggia. 

6 

27 

9,1 

+  8,0 

S  0 

Nuvolo. 

27 

8,7 

+  10,2 

0 

Sereno. 

7 

27 

0,5 

+  7'4 

N.  .  S 

Nil.  neb.pinv. 

27 

4.0 

+  8,4 

S  E 

Neb.  pioggia. 

8 

27 

4,2 

+  7,^ 

0 

Nuv.  rott.ser. 

27 

5,8 

+  8,7 

SO 

Ser.  nuv. 

<) 

27 

6,5 

+   7,.'i 

E 

Nuv.  piov. 

27 

7^H 

+  8,3 

E 

Pioggia. 

10 

27 

6,8 

+  7,-'> 

E 

Nu  V.  piov. 

27 

4,4 

+  9.0 

E* 

Pioggia. 

II 

27 

'7,0 

+  7.8 

SO 

Nuv.  nebb. 

27 

7/' 

+  9,^^ 

S  E 

Pioggia. 

la 

27 

7,« 

+  8,0 

S  E 

Nuv.  nebb. 

27 

8,0 

+  11,2 

SEE 

Nuvolo. 

i3 

27 

8,2 

+10,6 

S£* 

Nuvolo. 

27 

7,8 

+  12,0 

E 

Nuv. piovoso. 

14 

27 

7,0 

+10,5 

E 

Piog.  pr.  nuv. 

27 

6,7 

+  11,5 

s  0 

Nnv.  ser. 

i5 

27 

S,D 

+  7v^ 

0 

Nuv.piog.  nu. 

I27 

7,3 

+  9,0 

E 

Ser.  neb  nuv. 

16 

37 

7/' 

+  5,5 

S  0 

Ser.  nebb. 

I27 

8,5 

+  7,0 

E 

Nu.  neb. piov. 

17 

27 

o,s 

+    2,3 

0 

Sereno. 

la-' 

10,0 

+    5,7 

S  0 

Sereno. 

18 

27 

0,8 

+    2,3 

N 

Ser.  nebb. 

27 

9,3 

+     5,-7 

N  0 

Ser.  nebb. 

10 

27 

10,6 

+  2,0 

N  E 

Ser.  nebb. 

27 

10,2 

+  6,- 

E 

Ser.  nebb. 

20 

27 

94 

+  4,'" 

0 

Nuv.  pioggia. 

27 

10,2 

+  5,5 

S  E 

Neb.  piovoso. 
Sereno. 

21 

28 

0,0 

+  2,2 

N  0 

Neb.  ser. 

27 

11,2 

+  7,5 

E 

22 

27 

0,6 

+  i,» 

E 

Nuv.  ser. 

27 

O1' 

+  6,7 

S 

Nebb.  ser. 

23 

27 

10,2 

+  3,0 

N  0 

Sereno. 

27 

11,6 

+  6,5 

S 

Sereno. 

24 

28 

C,7 

+  1,5 

N  E 

Sereno. 

28 

1,0 

+  5,5 

E  SE 

Sereno. 

25 

28 

0,0 

+  1,0 

0 

Ser.  nebb. 

27 

11,2 

+  3,0 

0 

Nebb.  ser. 

26 

28 

0,0 

+  0,0 

N  E 

Sereno. 

28 

0,5 

+  4,0 

0 

Sereno. 

27 

27 

11,0 

+  0.0 

0.  .N 

Sereno. 

27 

Q,"^ 

+  6,7 

s 

Ser.  nebb. 

28 

27 

0,r) 

+     1,0 

E 

Sei.  )iebb. 

27 

9,0 

+  5,8     E 

Neb.  nuv. 

2(, 

27 

8,7 

+  4,^' 

N  0 

Nuv.  nebb. 

2T 

8,0 

+  5,6    N  0 

Nu.neb.  piov. 

3c 

27 

5,8 

+  5,0 

E  NE 

Neb.  piovoso.    a-? 

4,3 

+  6,0    s  0 

Neb.  piovoso. 

Altezza  mass,  de!  bar.  poll.  28  lin.    0,7    Altezza  mass,  del  term.  +   12,0 

minima «   27     »     4,0 

minima +     0,0 

1 

Quantita   della  pioggia 

linee  60,67. 

i 

289 

BIBLIOTECA  ITALIANA 

Gdw&imyte'    A02d. 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Storla  letteraria  dclla  Liguria.  —  Genora ,  1824  e 
1825,  dalla  tipogrctfia  Pontheiiier,  in  8.°  Vol.  1.", 
a.'^  e  3.° 

JCj  noto  per  altre  sue  prodnzioni  Y  erndito  signer 
Spotorno  ,•  e  studioso  singolarmeiite  delle  cose  patrie 
ha  pieso  a  trattare  delia  Storia  letteraria  delta  Li- 
pitria ,  i  di  cui  tie  voliimi ,  ora  ajmunciati  da  noi 
procedono  dall'  eta  pin  riuiota  sino  al  principio  del 
I  5oo.  Noi  riferirenio  le  intenzioni  con  cui  egli  ha 
esegitito  questo  lavoro ,  le  quali  non  possono  non 
conciliargli  la  grazia  di  chiitnque  ami  questo  genere 
di  composizione,  assai  soggetto  alle  esagerazioni  della 
vanita  patria  e  dell'  amor  proprio. 

Primieramente  egli  restringe  la  Liguria  alia  costa 
alpina  niarittima  ,  che  dalla  Magra  si  stende  sino 
al  Varo ,  sebbene  sia  noto  che  anticaxiiente  la  Ligii- 
jia  protraevasi  grandenicnte  oltre  la  destra  del  Varo , 
e  veniva  giu  a'  paesi  oggi  lombardi.  Es^li  non  in- 
tende  di  comprendere  tra  i  Liguri  che  i  nati  da  pa- 
dre ,  il  quale  avesse  ferrao  domicilio  e  legale  nel 
paese  accennato.  Avranno  ,  die'  egli  poi ,  il  primo 
luogo  gli  scrittori  die  ss  ed  altiid  rendono  immortull 

Bibl,  Ital,  T.  XL.  ly 


200  STOm\    LKTTEIIAUIA 

per  fama ;  ne  T  avere  scritto  o  mandato  alcunche  alle 
stnvipc  potrd  nieritare  il  diritto  d  cntrare  in  questa 
stolid.  Nc  dehboiivi  entrare  Pontefici  per  le  loro  bolle 
e  decreti ,  nc  Frincipl  e  Mag/strati  per  le  loro  leggi 
o  editd;  ne  Lcttorl  dl  fdosofia  o  tcologla,  a  Frcdicd' 
tori,  che  lasciarono  tesi  starrpate,  o  lezioui  o  scnnoid 
mnnoscritd^  ne  Segietarj,  che  scrissero  letteie  pel  loro 
padioni,  cose  die  Inopportunanientc  ingrossarono  (d- 
tre  opere  dl  storla  IsUeraria.  Mold  sono  in  contrarlo , 
802;ginngc  egli ,  che  nulla  scrivendo  possono  meritar 
tuttavia  che  di  loro  si  serhi  grata  memoriae  Trd  qucdi 
si  hanno  a  collocare  i  generosl  niecenutl  de  buonl  studj 
e  (Idle  urti  llhercdl  .  .  .  Chlanicro  sundinente  In  questa 
onorata  schiera  tutti  coloro  che  vlvendo  chber  grido 
dl  lettcratl  non  volgari ,  o  die  raccolscro  buo/d  librl , 
medaglle  ,  pltture ,  monumend  antlchl ,  o  produzloul 
del  regno  dl  natura.  E  parlero  degll  uominl  lodati 
per  navigazlonl  e  vlaggi ;  come  anco  de  plttori  ,  scul- 
tori  ,  iutugliatori  cd  archltetd ,-  e  parlmente  de'  nuiestri 
pill  famosl ,  che  alia  gloventit  addltarono  il  sentlero 
felice  ddl  ottuno  gusto. 

Assai  vak'ntuoniiiii  che  intrapresero  a  trattare  la 
stona  letteiaria  dc'  loro  paesi  procedcttcro  con  or- 
diiie  alfabetico.  II  sig.  Spotorno ,  considerati  i  mold 
inconvenieati  attaccati  a  questo  nietodo  lo  lia  riget- 
tato,  adottando  invece  il  nictodo  istorico,  da  cui  op- 
portunamente  tra  gli  altri  vantaggi  ha  egli  osscr- 
vato  disceiiderne  c[uello  della  bievita :  il  che  egli 
comprova  niettendo  a  coiifronto  gli  Scrlttori  bolo- 
gnesl  del  coiite  Fantiizzi,  i  quali  empiono  moiti  vo- 
lumi  in  4.°  e  la  parte  letteraria  della  Verona  illu- 
strata  del  niarchese  Maffel ,  die  stassi  in  un  vo- 
lume in  8.° 

Venendo  poscia  T  Autore  a  ragionare  dello  state 
in  cui  dianzi  trovavasi  la  storia  letteraria  lij^ure , 
ricorda  che  le  memorie  di  tanti  letterati  ed  artelici 
della  Lignrla  aveano  gia  trovato  tre  compilatori  no- 
tissinii  ,  cioe  Rafaele  Soprani ,  Michele  Glustinlanl 
ed  Jgostlrio    Oldoiid.  II  Soprani ,  scrittor  inodesto  e 


DELLA.    LICITIUA.  201 

ililigente ,  aflfretto  di  soverchio  il  suo  lavoro ;  e  la 
morte  gU  vieto  di  pubblicare  uu  altro  volume  ,  in 
cui  piometteva  di  raccogliere  infinite  notizic  di  li- 
guri  scrittori  dimenticate  nel  primo.  Egli  meglio 
scrisse  (\e  jjittori  ^  e  Y  opera  sua  corrcdata  di  anno- 
tazioni  dal  Matti ,  e  trasfusa  iiella  Storia  pittorica  del 
Lanzi:  sicclie  non  lascia  grau  desidcrj,  II  Qiusti- 
niani  non  sonimiuistra  die  la  meta  dei  letterati  li- 
giui ;  e  rimanda  tioppo  ad  Ojiere  che  o  non  ebbero 
mai  vita,  dice  I'Autore,  o  la perdettero.  LOldoini  e 
ricco  di  nonii ,  povero  di  critica  ,  e  di2;iuno  di  no- 
tizie.  Ci  assicura  egli  inline  che  non  inolta  luce  arre- 
cano  il  Lundinelli  ncUe  Mcniorie  di  Sarzana  ,  il 
Verzellino  e  il  3/onti  in  quelle  di  Savona,  il  Figari 
nelle  Notizie  di  Porto  ]\Iaurizio  e  di  Oneglia  ,  e  il 
Cottalasso  nel  Saggio  storico  cVAlbenga.  Non  ha  tras- 
curato  pero  di  trar  qualche  sussidio  da  canipi  si 
sterili  :  nia  principal mente  si  e  fatto  sollecito  di  ve- 
dere  gli  archivj  di  Genova  ,  i  testi  a  penna  ,  e  i 
libri  stampati  degli  aulori  liguri ;  e  da  questi  fond 
ha  derivate  le  rognizioni  altrove  cercate  invano. 
Su  di  che  giustamente  duolsi  che  in  Genova  sia 
niancato  un  degno  imitatore  del  generoso  divisa- 
mento  del  cardinal  Riminaldi,  il  quale  raccolto  avcndo 
con  molta  diligenza  tutte  le  opere  degli  autori  di 
Ferrara  ,  sua  patria ,  dono  il  pregevol  tesoro  alia 
BiblioLeca  dell  Universita  ferrarese  ,  onde  tutte  in- 
sieme  in  distinto  luogo  si  conservassero  unite  le 
produzioni  di  un  popolo  ,  stato  \a  ogni  tenij)o  ric- 
chissimo  di  scrittori  d  ogni  maniera. 

Finalniente  avverte  non  essere  la  letteratura  ligure 
tanto  povera  da  aver  bisogno  d'  appropriarsi  per 
alcun  pretesto  scrittori ,  che  non  sicno  liguri  vera- 
mente ;  e  ne  nomina  parecchi,  i  cpiali  stati  dianzi 
da  altri  introdotti  fra  i  Liguri  egli  rinuncia  a'  Sa- 
nesi,  a  Lonibardi,  a'  Napoletani ,  e  a  quanti  altri 
stranieri ,  a  cui  piu  giustamente  apparten2;ono.  Pia- 
cera  a  qualche  nostro  lettore  udire ,  che  alcuni  aveano 
posto ,  se  non  tra  i  letterati ,  al  certo  tra  gli  uoniini 


ani  STOKl.V    LFTTFR\r>I.V 

illiistri  lic;uri ,  ^S.  Antonio  Abate,  supposto,  o  iiato 
vcraiucnte  cli  doiiua  di  Vcntiniiglia ,  di-lla  quale  ssi 
e  voluto  ornare  T  albcio  genealogico  della  fanugUa 
Lascaiis ,  illiistrc  per  altri  pregi  di  vera  graruUzza, 
lie  bisognosa  percio  delle  supposizioni  cliinierichc 
dei  geiicalogisti  adulatori. 

AUune  altre  avvertcnze  aggiunge  sul  libero  iiiodo 
con  ciii  lia  forniato  i  suoi  giiidizj  riguardo  ai  va- 
leniuoniiiii  de'  qviali  parla  ,  sullo  stile  e  la  coii- 
dotta  sua  nelle  citazioni  ;  e  tormina  avvisando ,  che 
apj>ic  drlla  Storia  si  trovcra  la  bibltoffrifin  degli 
scrittori  lignii ,  parendogli  ,  che  la  ricerca  dc'  nia- 
noscritti  e  delle  inipressioni  sia  venuta  in  tania  ri- 
pufazionc  da  non  essere  piu  lecito  di  lasciarla  in  si- 
Icnzio.  Tale  e  la  somma  dclle  piu  iniportanti  cose 
dette  dall'Autore  nella  sua  introduzione.  Veniamo 
ora  a  dar  breveniente  conto  di  cio  die  contiensi 
nei  due  tomi  annunciad. 
Epoca  I.  JJalL'  ctd  piu  remota  fino  all  anno  di  G.  C. 

i3co. 
Cap.  I.  I  Lignri  anlichissimi  -  Luni  cittd  etrusca  in 
Ligiiria.  -   Tagcte  cd  ArnntC'   -  Marini  lancsi  ~  I 
Lianri  sottomessi  dai  Roni,ani--Elio  Stalcno  —  Fersio. 

I  Li2;uri  ,  qualunquc  sia  la  loro  origine  ,  dila- 
tarono  il  loro  iniperio  dal  I'odano  all'  Arno ,  e  si 
distesero  sino  al  Po.  Facendo  gucrra  agli  Etruschi  fon- 
darono  Luiii  alio  foci  della  Magra  ,  t  inlanto  misero 
a  coltura  le  rupi  sterili  de'  loro  niouti ,  col  com- 
mercio  supplendo  a  cio  che  da  si  ingrato  suolo  non 
potevano  sperare.  Che  lettei-atura  in  que'  tempi  cer- 
care  in  essi?  Quale  n'ebbero  ailoi-a  gli  Umbri  ,  i 
Volsci ,  gli  Eneti ,  i  Sabini,  altri  popoli  una  volta 
faniosi  in  Italia  ?  Si  e  csagerata  quella  degli  Etruschi; 
ma  si  e  ))oi  conosciuto  a  prova  che  il  sapere  e  le 
arti  deir  Etruria  non  erano  che  piccole  scintille  di 
quella  luce  vivissima ,  che  gli  Oricntali  e  i  Grcci 
ditlusero.  Cosi  I'Autore.  Giustilica  pero  alcune  Juo- 
ncte    di  Luni  ,    scbbene    non   dica  se   non  sieno  da 


PELLA.    LIGURIA.  ^Qj 

Kttribuirsi  agll  Etruschi  ue'  tempi ,  in  cui  fatti  po- 
teuti  costiiiisero  i  Liguri  a  serrarsi  ne'  loro  monti. 
Bensi  alia  superstizioiie ,  e  non  alia  letteratura  ri- 
guarda  appartencre  Tagete ,  die  non  ebbe  che  fare 
con  Luni ,  ma  piuttosto  con  Tarquinia  ;  e  cosi  pensa 
deir  indovino  Arunte ,  die  I'u  veramente  di  Luni. 
Famosi  div(;ntaiono  vei>.o  il  line  della  repubblica 
di  Koma  i  niainii  di  Luni ,  die  noi  dicJamo  di  Car- 
rara. Nessun  monumento  etrusco  trovasi  fatto  di  quei 
marnii.  Furono  conosciuti  soitanto  dopo  che  la  Li- 
guria  debellata  cedette  alle  arnii  lomane.  II  conte 
Napione  ha ,  dietro  air  Autore  delle  Notti  romane , 
chiamato  il  popolo  di  Roma  distruttore  d'  ogni  nii- 
glior  cosa  de'  paesi  conquistati ,  e  lo  ha  accusato 
d'  aver  immerse  nolle  tenel^re  le  provincie  italiane , 
dianzi  floridissime  per  arti  toscane  e  greclie.  II  si- 
gnor  Spotojiio  combatte  questa  opinione  con  assai 
buone  considerazioni  ,  e  coll'  aulorita  del  Gibbon. 
Fu  sotto  i  Romani  die  i  Liguri  incominciarono  a 
rivolgersi  agli  studj.  Elio  Staleno  fu  emulo  di  Ci- 
cerone nell  eloquenza ,  e  Cicerone  stesso,  che  non 
gli  avea  potuto  mai  perdonare  d'  essersi  apposto  al 
decreto  del  suo  ritorno  ,  ne  parla  onorevolmente 
ove  tratta  degli  oratori  illastri.  Ogniino  conosce  il 
nierito  di  Fersio  ,■  e  il  sig.  Spotorno  niette  in  cliiaro 
con  giusta  critica  la  nazionalita  ligure  di  questo  ce- 
lebre  satirico. 

Cap.  II.  I  Liguri  sotto  il  governo  degV  Impcradori 
romani.  —  Ursicino  ed  altri  medici.  —  La  niadre  di 
AgJ'icola.  -  Pcitinace  e  Proculo  impcradori.  -  Ca- 
millo  e   Teodoro  preti  genovesi.  —  Belle  arti. 

Nella  decadenza  de'  buoni  costumi  e  del  buon 
gusto  i  Liguri  non  ebbero  piu  ne  Staleni ,  ne  Persii. 
Pero  avrebljero  avuto  un  jnedico  peritissimo  in  5.  Ur- 
sicino ,  genovese  di  patria,  e  decapitato  in  Classe 
per  la  fede  cristiana ,  se  si  sta  alia  leggenda  di  que- 
sto martire.  Altri  due  Medici  liguri  rilevansi  in  un 
antico    niarnio    di    Luni.    Sembrerelj]>e    poi    die    in 


294  STORIV    I.ETTEnAni4. 

quell  epoca  di  decadimento  fossero  venute  meno  in 
Liguria,  o  noa  vi  fossero  state  ancora  stal^ilite  scuolc 
pubbliche,  poiche  da  una  parte  Persio  studio  in  Vol- 
terra ,  e  dall  altra  si  osserva  clie  la  niadre  di  Agricola, 
di  cui  sci'isse  la  vita  Tacito ',  quautunque  ligure,  e  per 
]o  piu  vivcnte  nel  territorio  di  Veniimiglia,  mando 
il  iiglio  a  cagione  degli  studj  a  I\Iarsiglia.  Ma  do- 
vcanvi  esscre  di  poi  scuole  ,  daclie  Elio  Pertinacc, 
die  fu  iniperadore,  succedette  a  Sidonio  nelT  inse- 
gnamento ,  e  v'  ebbe  conipagno  un  Valeriano ,  da 
cui  non  fu  piu  diviso  anche  quando  monto  sul  trono 
de'  Cesari.  E  come  1'  Egnazio  ,  il  3Iuratori ,  e  il  Gib- 
hoii  suppongouo  quell' Augusto  d' Alba  Pompea  in 
Blonfeirato ,  V  autore  con  bella  discussione  lo  veu- 
dica  alia  Liguria.  Ad  essa  poi  senza  eccezione  ajipar- 
tiene  Tito  Elio  Proculo ,  da  Vopisco  detto  ottimo  e 
fords siino ,  il  quale  ebbe  la  disgrazia  d' essere  ele- 
vato  air  imperio  in  tempi  tmbinosi ,  sicconie  e  noto. 
E2;li  era  nato  in  Albcnga ;  ne,  dice  1' autore ,  era 
privo  di  talenti  e  di  lettere,  quantunque  ])er  nientc 
gli  piaccia  il  frammento  di  una  lettera  di  lui ,  die 
viene  riportata  da  Vopisco  e  da  Gibbon.  Dopo  questi 
iigurano  nella  Storia  letteraria  ligure  due  preli  geno- 
vesi,  Camillo  e  Teodoro ,  o  Teodido,  die  domanda- 
rono  scliiarimenti  a  5.  Prospero  sopra  nove  proposi- 
zioni  da  essi  notate  leggendo  i  libri  della  predcsti- 
iiazione  de  Santi ,  e  del  doiio  della  pet'sevcranza  di 
6'.  Agostiiio.  II  sig.  Spotoino  termina  questo  Capo 
accumulando  congettme  e  iudicazioni  per  rilcvare 
alcune  scarsc  tracce  d'  arti  liguri  de'  tempi  romani. 

Cap.  III.  Gli  Emli  e  i  Goti  in  Italia.  —  Proado  e 
Quinziano.  —  Aratore.  —  Osservazione  ciitica  sopra 
la  storia  di  Boezio. 

A  noi  e  dispiaciuto  die  di  Odoacre  e  di  Teodorico, 
c  della  dominazionc  de'  Goti  in  Italia,  il  sis;.  Spo- 
torno  parli  colie  prcvenzioni  delle  veccliie  croniclie. 
L'  italiana  letteratura  era  e;ia  ridotta  a  miserabile 
stato,   quando  i  Goti  si  stabiliiono  nel  nostro  paese. 


DFI.r.A    I.ICU1U\.  2o5 

Sidonio  Apolllnare  loda  due  poeti  Ilguri ,  Procido  e 
Qidnziaiio ,  i  c[nali  a  quel  tempo  parvero  due  pro- 
dig).  Essi  fiirono  entrandji  ligiiri.  Ha  poi  avuto  piu 
Home  Arrttore,  clie  luisc  in  versi  latini  gli  Atll  degli 
ApostoU.  I  llaveiiiiati  e  i  IMilanesi  1  hanno  a  o^ai-a 
ripetuto  per  lore :  il  sig.  Spotorno  con  plausibilissimi 
ragionamenti  lo  dimostra  ligure.  Ai-atore  fu  aiiche 
giureconsulto  ed  oratore;  ebbe  liiminosi  carichi  sotto 
il  regno  di  Teodorico ;  e  fmi  suddiacono  della  Chiesa 
romana.  Non  avendo  qui  TAutorc  altro  a  dire  intorno 
alia  letteratura  ligure ,  fa  una  digressione  suU'  archi- 
tettura,  volgarmente  detta  gotica,  per  correggcre  il 
Tiraboschi;  e  termina  con  un  esanie  diretto  a  dimo- 
strare ,  che  Severino  Boezio  avesse  avuta  in  isposa 
Elpide^  poetessa  siciliana,  a  cui  si  attribuiscono  due 
inni  in  lode  degli  Apostoli ,  e  che  quella  donna  lo 
lasciasse  vedovo :  quiftione  che  interessa  gli  oziosi 
eruditi,  e  che  non  conduce  a  nessuna  utile  cognizione. 

Cap.  IV.  Regno  de'  Longobardi.  -  S.  Qiovaniii  Bno- 
no.  -  U  Italia  sotto  i  Fraiichi.  -  Decrcto  di  Io~ 
tario  per'  le  scuole  pubbliche. 

Come  de'  Goti  ,  de'  Longobardi  ancora  parla  il 
sig.  Spotorno  sulla  fede  delle  croniche  vecchie.  Dice 
che  i  Longobardi  furono  cosi  appellati  dal  portaro 
la  barba  lunga;  e  ne  chiama  ncfanda  \a  nvizioneW  Al 
tempo  di  Teodclinda  iioriva  Giovanni  il  Buono  ,  ve- 
scovo  di  Milano ,  ma  genovese  di  patria  ,  di  cui 
r  Autore  parla  a  lungo ;  ma  della  cui  dottrina  con- 
fessa  non  rimaner  monumento.  Altrove  puo  mealio 
intendersi  cjuairto  appartiene  alle  vicende  del  regno 
longobardico ,  e  all'  usurpazione  di  Carlo  Magna.  A 
poco  monta  Y  editto  dell  imperador  Lotario  per  le 
scuole ,  relativamente  alle  cose  liguri.  E  commenda- 
bile  e  la  discrezione  dell  Autore  che  rigetta  dai  Liguri 
il  veil.  Beda,  ch' altri  v' han  posto  sul  fondamcnto , 
che  le  ossa  di  lui  erano  in  una  chiesa  di  Geneva  , 
e  la  moderazione ,  coUa  quale  si  e  rimasto  senza 
prender    partito    tra    il    Carli    e    il    Fwnagalli   nella 


2()G  5T0RI\    I.ETTERARIA 

quistionc  ,  sc  in  proposko  di  certemonotc,  di  cui  c 
jneinoria  iii  un  atto  rogato  in  Milano  nel  796,  queste 
sieno  dette  veramentc  mUnnesi  o  gcnovesi,  come  ha 
letto  il  Carli ,  oppure  inilanesi  o  ticinesi  (  pavcsi ) , 
couic  ha  sostcnuto  il  Fumagalli.  Del  resto  per  pro- 
vaie  chc  in  fpie'  trisli  tempi  non  era  perduto  in 
Gcnova  1'  amorc  dcUa  pocsia  ,  TAutore  cita  im  epi- 
talio  in  versi  clegiaci  scritto  da  Sabatlno ,  vcscovo  e 
cittadino  di  Geneva ,  per  csscrc  sroljjito  sull'  area 
di  S.  liomolo.  Qnesta  e  tntta  la  miseria  lettcraria 
ligure  ne'  tempi  Longobardici  e  Franchi. 

Cap.  V.  La  monarchia  di  Carlomagno  e  divisa.  — 
U  Italia  risorgc  speziulmente  dopo  il  mille  ,•  e  ri- 
sorgouo  ill  Liguria  gli  studj  i/manzi  al   i3co. 

E  quei  che  mcttonsi  a  scrivere  la  Storia  Ictteraria, 
o  gcneralc  d'  Italia  ,  od  in  particolare  di  alcuna  sna 
provincia ;  e  quelli  che  intendono  scrivere  la  Storia 
d' Italia  politica ,  mditare  e  civile,  se  ben  conside- 
rano  le  cose,  non  dovrebbero  prendere  incomincia- 
mento  che  verso  il  mille,  poiche  dopo  cessato  Flm- 
perio  romano  non  furono  in  Italia  che  Eruli,  Goti, 
Longobardi ,  Franchi ,  barbari  insomnia  d'  ogni  lingua 
e  d' ogui  colore,  incalzatisi  gli  uni  gli  altri,  e  verso 
il  decimo  sccolo  confusi  in  una  pasta  ,'  dalla  quale 
vennero  fuori  di  nuovo  gli  uomini  italiani ,  come 
erano  nati  la  prima  volta  dalla  miscea  de'  Tartari  o 
Sciti ,  sotto  cento  denominazioni  vcnuti  a  popolare 
questa  pcnisola,  come  popolarono  le  altre  provincie 
meridionali  d'  Europa.  L  Autore  divide  qucsto  Capi- 
tolo  in  varie  sezioni. 

Sezione  i/  Cuffaro  e  suoi  Continuatori.  —  Storici 
divcrsi.  —  La  navigazione  e  il  commercio ,  a  cui 
s'  crano  dati  varj  popoli  del  littorale  italiano  ,  aveano 
tcnuti  in  qualchc  forza  gli  spiriti  anclie  in  mezzo 
ai  tempi  tenebrosi  della  barbaric.  Ma  piii  di  tutto 
ad  aguzzarli  contribuirono  le  Crociate.  11  genovese 
Cajfaro^  nato  nel  1081,  navigo  di  vent' anni  in  Asia 
net  net:  divento  uonio  principalc  nella  sua  patria, 


DELLA    tIGURIA.  297 

clie  si  rep;geva  a  coniuue ;  niolto  opero  e  nel  niiv- 
neggio  (legli  alTaii  politici ,  c  iii  qvicilo  delle  anni; 
e  scrisse  ncl  latino  che  si  poteva  sapere  al  suo 
tempo ,  in  forma  cV  aiinali  quanto  era  avvenuto  ai 
suoi  giorni,  brevemeute  riassumendo  cio  clie  prima 
di  lui  aveasi  di  storiche  memorie  genovesi.  A  iioi 
non  fa  specie  che  Cuffaro  dica  d'  aver  veduto  iiella 
chiesa  del  S.  Sepolcro  il  lunie  prodigioso  clie  scen- 
deva  ad  illuminare  il  tempio  :  ben  ci  fa  specie  che 
il  sig.  Spotorno  riferisca  questo  passo  senz'  alcuna 
sua  avvertenza ,  dopo  che  per  la  relazione  di  cento 
viaggiatori  pii  e  devoti,  negli  ultimi  tre  secoli  e 
manifesta  V  origine  di  quella  improvvisa  accensione. 
Cuffaro  presento  la  sua  storia  ai  Magistrati  genovesi 
che  giustamente  ne  presero  cura  ,  e  la  custodirono 
ne"  pubblici  archivj.  Egli  I'avea  cominciata  coif  anno 
I  ICO,  e  la  prosegui  sino  al  11 63.  Nel  1166  fu  in- 
caricato  di  continuarla  Oberto  CanceUieTe.  A  questo 
succedette  Ottobuono  Scriba,  che  TAulore  dice  scrit- 
tore  pill  conciso ,  e  che  termino  il  suo  lavoro  nel 
1 196.  Ogeiio  Pane  la  produsse  ilno  al  1:219;  e  3Iar- 
chisio  Scriba  la  tiro  innanzi  lino  al  1224:  di  poi 
un  Bartolommeo  Scriba  la  condusse  fino  al  1264.  In 
c|ueir  anuo  il  podesta  di  Geneva  elesse  quattro  an- 
nalisti,  due  giureconsuki  e  due  laici ;  ed  ebber  co- 
mando  di  scrivere  solamente  la  verita  intorno  agli 
avvenimenti  di  Geneva,  cosi  prosperi,  come  avversi; 
e  si  seguito  cosi  sostituendo  altre  persone ,  rinno- 
vandosi  la  legge  di  notare  anche  le  sventure  geno- 
vesi ,  ed  aggiungendo  che  vi  si  unissero  pure  le 
principali  viccnde  di  Toscana ,  di  Lonibardia ,  e  di 
altre  contradc  praticatc  dai  Liguri.  L' ultimo  di  qucsti 
annalisti  fu  Jacopo  d'Oria^  per  la  cui  opera  la  storia 
di  Geneva  giunge  al  1298.  Noi  non  abbiamo  fatto 
che  indicarli ;  ma  TAutore  ha  dili2;entemente  unite 
le  memorie  che  rimangeno  di  ciaschedune  di  essi : 
il  Muratorl  ha  date  a  Geneva  lodi  amplissime  per  la 
pubblica  cura  avuta  di  una  storia  per  si  lunge  tempo 
continuata.  Noi  passiamo  sopra  alle  lunghe  ricerche 


29B  STOniA.    LETTERAr.IfV 

dcirAutore  rispetto  ad  altre  storie,    e   ad    altii    sto- 
rici  genovesi ,   oscnrissimi  ed  inccrli. 

Sczionc  2."  Studj  sacri.  -  Paolo  il  cieco.  —  Gros- 
sohnin.  —  B.  Giacomo  da  Varassc.  —  Altri  scrittori.  — 
Di  (jUL'l  Paolo  cieco  ,  monaco  di  niontc  Cassino  , 
disse  Paolo  diacono  ,  clie  dimosdo  in  se  tal  prodi- 
gio,  che  111  cliiamato  uii  altio  Didiino.  E2;li  scrisse 
la  disputa  de'  Roniani  e  de'  Greci  fatta  in  Costanti- 
nopoli  al  tempo  di  pa])a  Pasquale  II  e  di  Alessio 
imperadore  :  scrisse  commenti  sopra  Isaia,  Geremia 
ed  akri  profeti,e  sopra  i  Salmi ^  1  qiiattro  Vangeli, 
YEpistolc  di  S.  Paolo  e  \ Apocalissi:  una  idla  di 
S.  Ebizzone  cassinense ,  e  niolte  altre  cose.  Grosso- 
lano  non  e  meno  ricordato  e  commendato  dagli  Eru- 
diti.  11  Tirabosclii  dice  che  piaccpie  ai  Savonesi,  per 
modo  che  non  altri  che  lui  vollero  per  pastore;  nia 
Landolfo  niilanese ,  il  Verzellino  ed  altri  hanno  la- 
sciato  scritto  che ,  fatto  vescovo  di  Savona  per  in- 
tri2;o  di  Anselmo  arcivescovo  di  Milano,  i  Savonesi 
nol  vollero  ;  ne  il  suo  nonie  fii  messo  nclla  serie 
de'  vescovi  di  cpiella  citta.  L'  Autore  in  cpiest'  opera 
ha  spesso  occasione  di  smentire  il  Tirabosclii  o  di 
confutarlo.  Non  accadde  a  Grossolano  minore  disgra- 
zia  essendo  stato  alzato  alia  sede  niilanese.  Del  ri- 
maiiente  Grossolano  fu  dottissinio  nelle  lettere  sacre 
e  profane  ,  ebbe  grande  eloquenza  ,  e  ben  conobbe 
la  lingua  greca,  in  cui  aringo  e  scrisse.  —  L'Autore 
passa  brevemente  sopra  Anselmo  da  Genova ,  dei 
Prcdicatori,  e  inquisitore  nella  sua  patria  circa  il  la^cS, 
sopra  S.  Bruno ,  vescovo  di  Scgni ,  sopra  Alberto 
Spinola  ,  riformatore  de'  Canonici  regolari  detti  di 
Mantova ;  come  pure  sopra  due  frati  de'  Prcdicatori, 
Servolo  e  Pietro ,  le  cui  opere  non  videro  mai  la  luce 
del  pubblico  ;  e  scende  all  altro  donienicano  ,  il 
B.  Giacomo  da  Varazze ,  fatto  vescovo  di  Genova 
nel  1292.  Gli  si  sono  attribuite  molte  opere,  che 
secondo  le  apparenze,  o  non  sussistettero  mai,  o  non 
sono  sue.  Molte  si  conoscono  per  sue  di  diversi  ge- 
neri:  ma  quella  che  gli  ha  dato  nome  e  singolarmente 


I 


DELL  A    IIGURIA.  2.g^ 

la  Leggcnda  aurea ,  combaltuta  ne'  mielioii  tempi  ilal 
Vlvcs ,  da  Mclchior  Cano ,  e  dal  buon  sciiso.  II  P. 
Pamnetti  nclla  sua  stoiia  ecclesiastica  della  Llaiiria 
dice,  clie  il  Far-aggine  (da  altri  chianiato  Voragcnc) 
ha  tutte  adottate  le  fole ,  non  che  del  popolo ,  dclla 
plehaglla ;  e  lAutorc  dicliiara  di  non  avere  avuta 
diflicolta  di  assumere  la  difesa  di  questo  scrittore 
nelle  Nodzie  storico-aitiche  ,  le  quali  tra  poco  vc- 
dranno  la  luce.  Noi  rimettiamo  i  curiosi  piu  di  noi 
a  cpielle  notizie. 

Sezione  3."  Gius  canonico  e  cuile.  —  Jacopo  d" Al- 
benga  ,  e  Innocenzo  IV.  —  Qenovesi  alio  studio  di 
Bologna.  —  Codice  di  Spagna  compilato  dal  Paga- 
no.  —  Altri  leggisti.  —  Come  si  facessero  i  notai.  — 
Osservazioni.  —  Se  Genova ,  dice  TAutore ,  noa  dee 
gareggiare  con  Bologna  ,  die  si  merito  la  denomina- 
zione  di  mudre  degli  stiidj ,  ebbe  pero  il  vanto  di 
aver  mandato  a  Bologna  i  varj  fondatori  della  scienza 
canonica  ,  cd  alia  Spagna  uu  illustre  legislatore ,  il 
cui  codice  \iene  amniirato  tuttora  clall'  ingegnosa 
nazione  spagnuola.  Jacopo  cV  Albenga  fu  il  maestro 
d.'  Innocenzo  IV ,  prima  Sinibaldo  Fieschi.  LAutore 
consacra  niolte  pagine  a  questo  ponteHce,  di  cui  di- 
ligentemente  compendia  le  azioni,  senza  giudicare  il 
carattere  de' suoi  intraprendimenti.  De' libri,  cli' egli 
scrisse,  si  conoscono  molte  lettere ,  un  opera  sulla 
giurisdizione  dell'  impcrio,  e  1  autortid  del  papa  con- 
tro  il  famoso  Pier  delle  Vig?ie,  le  inteipretazioni  sul 
vecchio  testamento ,  1  apparato  sopra  le  costituzioni 
da  lui  stesso  pubblicate ,  T  apparato  sopra  i  cinque 
libri  delle  Decretali ,  ed  in  fine  un  Codice  di  diritto 
ecclesiastico,  che  gli  merito  al  suo  tempo  i  titoli  di 
Monarca  del  gius,  di  Organo  della  veritd,  di  Mas- 
simo leggista  ,  di  signore  de  canonisti  ,  e  d'  Idolo  della 
Curia ! !  I  LAutore  aggiunge  un  catalogo  di  XXXIII 
Genovesi ,  che  ebbero  ne'  loro  giorni  gran  fama  di 
dottrina  ,  e  furono  scolari  in  Bologna  di  Jacopo 
d' Albenga ,  e  di  Sinibaldo  Fieschi  Professore  di  gius 
eanonico  in  Bologna  7  come  questi  fu  purC'  Opizzone 


3oO  STOniA    1,T',TTERARI.\. 

da  Gaslello  ,  fanup,lia  gcnovcsc.  —  Ncl  secolo  XIII 
dappertutto  in  Italia  si  ripurgarono  le  antiche  leggi 
civili,  che  troppo  riscuiivausi  della  solFerta  harba- 
rie ,  e  si  pxomulgarono  gli  Statutl  delle  citta.  Gciiova 
ebbe  il  siio ,  e  a  ebl^ero  uno  quasi  tutti  i  luogSii 
della  Liguria.  La  scienza  dcUa  ragione  civile  dovea 
fiorire  in  Geiiova  ,  so  Giacomo  Pagaiio  genovese  In 
da  Alfonso  X,  re  di  Castiglia,  inipiegato  a  scrivere 
il  codice  ,  pubblicato  poi  nel  i386  in  Alcala  da  Al- 
fonso XL  Cosi,  dice  TAulore,  da  Geneva  ebbe  la 
S|)a2;na  il  piu  compiuto  ,  il  piu  savio  ,  il  piii  giusto 
codice ,  clie  da  Giustlniano  lino  alle  nioderne  ri- 
foxnne  fosse  fatto ;  e  n'  ebbe  le  Canarie  ,  il  nuovo 
Mondo ,  e  le  vittorie  di  Andrea  d  Oria  ,  e  di  Am- 
brogio  Spinola.  Noi  omettiamo  le  notizie  che  f  Au- 
tore  a2;gninge  sui  Notai  e  sui  Giurisperid  genovesi; 
e  passiamo  alia 

Sezionc  4."  Medicina.  —  Simone  Monaco.  —  Vete- 
rinaria.  -  Filosofia.  —  Eloquenza  e  Gramatica.  -  Gio- 
vanni Balbi.  —  Cancelleria  arabica  in  Genova.  —  Po- 
che ,  come  confessa  il  sig.  Spotorno ,  sono  le  notizie 
de'  Medici  liguri  ,  ma  il  solo  Simone  Monaco  puo 
valere  per  molti.  Puo  piaccre  il  ragguaglio  che 
r  Autore  da  dell  opera  di  questo  Medico  ,  intitolata 
Clavis  sajiationis ,  che  il  Tiraboscld  ha  creduto  j)o- 
tersi  me2;lio  intitolare  Lexicon  inedico-botanicnni  , 
grece  ,  latine  ,  arablce ,-  ed  e  meravigliosa  per  1'  eta 
in  cui  fu  scritta.  Un'  altr  opera  del  Monaco  e  il  li- 
bro  deir  arabo  Abulcasi  trasportato  in  latino  col  ti- 
tolo  Liber  servitoris.  Pure  di  alcuni  altri  Medici  li- 
Turi  trovasi  ancora  fatta  menzione ,  e  tra  gli  altri  di 
certo  maestro  Anselmo  ,  fabbricatore  di  un  ungusnto 
da  Ini  dato  a  Papa  Bonifacio  VLLL,  e  da  questo  regalato 
al  conte  Guglielmo.  Merita  cziandio  che  si  ricordi 
Jacopo  d'  Oria ,  che  scrisse  un  libro  della  Pratica 
de  cavalli ,  prinio  monumento  in  Italia  della  scienza 
veterinaria.  L'  Autore  ha  ^entito  come  essendo  lo  stu- 
dio della  medicina  un  ramo  di  quello  della  filosofia, 
qutsto  dovea   pure    aver  trovata   qualche    Cura    nei 


BELLA    LieURIA.  3oi 

Liguri  al  tempo  die  discorriamo ,  conforme  cio  far 
poteasi  allora.  Percio  alcuui  acceniia  stati  in  qualche 
fama  di  iilosofia  ,  e  tra  gli  altri  un  F.  Giovanni  da 
Bloute  Casale  de'  Minori ,  avitore  ,  dice  il  Fabbrizio , 
di  filosolla  e  di  Commend  sopra  il  Maestro  delle  Sen- 
tenze.  Ma  singolarmente  V  Autore  parla  del  gia  indi- 
cato  ad  altro  proposito  B.  Giacomo  da  Varazze,  la  cui 
Cronaca  genovese,  malgrado  qiiesto  titolo ,  dimostra 
con  breve  analisi  contenere  assai  idee  di  morale , 
civile  e  politica  filoso'.ia.  Non  puo  parlarsi  d  eloquenza 
ove  non  si  ha  ohe  luia  lingua  barl^ara  ed  informe  ; 
percio  i  S/^rmojii  riniasti  del  noniinato  B.  Giacomo 
non  sono  clie  una  selva  d'  argomenti  per  ciii  con 
migliori  sussidj  di  lingua  si  applichi  all'  eloquenza 
sacra ;  e  rimangono  ancora  utilissinii.  Con  meno  in- 
grata  fortuna  lu  coltivata  la  graniatica ;  e  nello  stu- 
dio di  questa  si  rendc  celebre  Giovanni  Balbi^  do- 
menicano,  come  comprova  il  suo  Vocabolario  inti- 
tolato  il  Catliolicon ,  opera  clie  comprende  tutto  cio 
chc  puo  cadere  sotto  il  nome  di  lettere  e  di  uma- 
nita  ,  ed  eseguita  sopra  un  disegno  meritevole  d'  es- 
sere  osservato  dai  vocabolaristi  venuti  dopo.  Il  Balbi 
scrisse  varie  altre  opcre  di  diversi  generi ,  utili  agli 
studiosi  massimamente  in  que'  tempi ,  in  cui  era  pe- 
nuria  e  gran  carestia  di  lettere.  Non  debbesi  poi 
dubitare  ,  che  ad  inserire  qualche  coltm-a  ne'  Ge- 
novesi  non  contribuisse  la  lingua  ai-aba  ,  divenuta 
famigliare  a  quanti  d  essi  applicavansi  al  conunercio 
co'  Saraceni.  Laonde  in  Genova  era  stata  istituita  una 
cancelleria  ,  ove  scrivevansi  i  contratti  co'  Saraceni 
in  lingua  arabica ;  e  il  Governo  la  dava  in  utile  ap- 
palto. 

Sezione  S.^  Pocsia.  -  Poeti  provenzali.  Folchctto , 
Cicala^  Calvi,  Grimaldi,  Doria ,  Grillo ,  Quaglia  ecc. 
-  Poeti  latini ,  Ursone.  -  Poeti  italiani ,  Paganino.  — 
Poeta  genovese  anonimo.  —  Tutta  questa  Sezione  e 
trattata  dall'  Autore  con  assai  diligente  erudizione ; 
e  merita  d'  esser  letta ;  ma  non  e  per  noi  suscetti- 
bile  d'estratto. 


3o:i  STOIIJA    LElTtUABrV 

Sczione  6.*  Belle  ard.  —  Architcttnra.  —  dittd  e 
castelll  edificatl.  —  Molo  c  Arscaalc.  —  JlJarlno  Boc- 
canegra.  —  Acquidotto.  —  Cldese.  Lavorl  ncllc  Ri- 
viere. —  Pittura  in  Savona  e  Sarzana.  —  Osscivazioni.  — 
Scoltura.  —  Meccanica.  —  Monete.  —  Kicclii  i  Geno- 
vesi  pel  commercio ,  diligenti  nella  difesa  della  citta 
e  dc'llo  Stato,  impazieuti  di  conquistare,  o  di  riacqui- 
8Uire  ,  e  nel  tempo  stesso  devou ,  dal  900  a  tutto 
il  secolo  XIII  fecero  opera  dcgne  dell'  ardiniento  e 
della  magnilicenza  romaiia,  delle  quali  rimane  an- 
che  oggi  ahbastaiiza  per  giustiticare  qucsta  espres- 
sione.  Siiigolare  e  poi  che  talora  in  brevissimo  spa- 
zio  di  giorni  n' abbiano  compiute  di  tali,  che  oggi 
aiiclie  j)er  potentissimi  Re  vorrebbero  parecchi  anui. 
Anclie  questa  eruditissima  sezionc  vorrebbe  un  estrat- 
to ,  che  le  angustie  di  qiiesti  fogli  non  ci  pcrmettono. 

Sezioue.  7."  Scuole.  —  Codici.  —  Fiaggi.  —  Stato 
della  Liguria.  —  Conclusioiie.  —  Per  tutto  lo  spazio 
di  tempo  acceiiuato  di  sopra  non  sussistevano  sciiole 
che  presso  le  chiese  e  ne'  conventi  de'  frati.  Scar- 
sissimi  ,  e  di  gran  costo  erano  i  libri.  Arditissimi 
furono  i  viaggi  de'  Genovesi,  da  M.  Polo  trovati  gia 
praticare  il  mar  Caspio  ;  ed  altronde  scopritori  delle 
antiche  isole  Fortunate.  Cost  conchiude  1  Autore  il 
1.°  torao  di  quest'  opera. 

«...  I  Genovesi,  fosse  il  natural  vigore  dellin- 
gegno ,  fosse  il  vedere  i  costumi  e  le  citta  di  niolti 
popoli ,  non  vollero  aspettare  il  secolo  XIV  a  de- 
stare  i  buoni  studj  calpestati  e  quasi  spenti  sotto  i 
Barbari.  Quando  Giovanni  Villani  pose  mano  alia 
sua  Cronaca ,  eran  tre  secoli  che  si  leggevano  i  nie- 
ravigliosi  annali  di  Caffaro  .  .  .  Allorche  Folchetlo 
faceva  meravigliare  la  Provenza  de'  suoi  carmi ,  l'  Ita- 
lia non  avea  pure  un  Quittone.  Pochissimi  sapeano 
il  nome  di  Esopo ,-  ed  Ursone  gia  ne  riduceva  in 
lodcvoli  carmi  latini  le  favole.  Giovanni  Balbi  mo- 
8tr6  come  si  avessero  a  compilare  i  vocabolarj.  6"^- 
mone  ridesto  lo  studio  della  botanica  ,  accoppiando 
alle  ricerche  siii  libri  i  viaggi,  1' esame  de' semplici, 


DELL  A    LICUKIA.  3o3 

e  le  inchieste  a  quelle  persone  che  possono ,  cruan- 
tunque  prive  di  dottrina ,  dare  utili  schiarimenti  al 
lilosofo.  Gli  ordinamend  politici  di  Genova  vincono 
di  tempo  quelli  di  Pisa  crediiti  antichissimi.  Jacopo 
d  Albenga  formo  i  tie  luminari  del  diritto  canonico, 
' Innocenzo  IV ,  1'  Ostiense ,  e  Pietro  Sanson.  Lo  stesso 
Innoceiizo  stabili  la  scienza  de'  canoni  qual  serbossi 
lino  a  secoli  piu  eruditi.  E  se  il  Codice  compilato 
dal  Pagano  e  come  eel  rappiesentano  i  dotti  spa- 
gnuoli  ,  qual  gloria  non  ne  viene  all"  ingegno  de'  Li- 
guri  ?  Ma  quelle  macchine ,  onde  fu  vinta  Gerusa- 
lemme,  che  nulla  tenieva  le  schiere  de' Crocese2;nati; 
quel  condurre  le  acque  lontane  a  ristorare  la  cittii 
con  esempio  meraviglioso  a'  secoli  piii  colti ;  e  il 
fabbricare  nuove  citta ,  scavar  porti  ,  trasportare  tri- 
bune di  chiese  ,  non  ricordano  megliol'eta  di  Tra- 
jano ,  di  Leone ,  di  Luigi  XIV  ,  che  gli  anni  tene- 
brosi  ed  aspri  del  1200?  Lo  studio  del  greco,  del- 
r  arabo  e  del  provenzale ,  che  erano  allora  le  tre 
lingue  dcgli  uomini  dotti  e  gentili ;  le  pitture ,  i 
mosaic! ,  gli  arredi  ornati  d'  oro  e  di  gemme ,  i  va- 
sellami  preziosi,  1'  ergere  templi,  o  ristorare,  e  far 
belli  gli  antichi ,  sembrano  occupazioni  di  un  po- 
polo  tranquillo  ,  tutto  intento  a2;li  ozj  del  viver  ci- 
vile:  e  i  Genovesi  spesso  opera vano  nel  mentre  che 
difendevano  la  patria ,  combattevano  Pisa  e  Vene- 
zia ,  atterrivano  1  Oriente,  correvano  al  Caspio ,  cer- 
cavano  i  popoli  dell'  Africa ,  e  scoprivano  le  isole 
Fortunate  nelf  Oceano  occidentale.  Egli  e  gran  vanto 
tener  1'  impero  del  mare ,  o  f arsi  temere  sal  conti- 
nente ,  o  trascurando  la  gloria  delle  armi  procurarsi 
quella  delle  arti  leggiadre  ,  e  delle  piu  belle  e  piu 
severe  discipline  ;  ma  1'  uuire  insieme  ,  come  fecero 
i  nostri  maggiori  tutti ,  i  pregi  accennati  ,  e  c;loria 
nobilissima,  che  rado  si  trova  ne'  giorni  piu.  fausti 
delle  graiidi  nazioni.  5) 

Noi  aggiungeremo,  che  non  e  mediocremente  be- 
iiemerito  della  sua  patria  il  cittadino  che  consacra 
Ic  sue  fatiche  a  trar  dalle  tenebre  i  raouumenti  della 


3C4  STORIA    LETTf.R.VI>IA. 

p;iusta  i^loria  tli    essa;  e    il    sig.  t^potojno    puo  dirst 
boneniorito  anche  delT  Italia. 

Do]>o  il  1 3co  r  Italia  s' alzo  al  liimc  delle  scieaze, 
doUc  lettere  e  dclle  arti  :  ne  la  Liguria  si  stette  im- 
inota  a  qiiello  slancio  felice.  L'  Autore  prendc  qui  a 
srorrere  r -£/>ora // dcUa  sua  Storia,  dal  i3oi  siuo  al 
i5oo. 

Cap.  I.  Stoiici.  —  Giordano ,  Gaia  «  Forte ,  storici 
Savonesl.  —  Ciprico,  Ivani,  Montaldo,  Stella,  Gallo , 
ed  aliTi  storlct  delle  cose  genovesi.  —  Fazio ,  Bra- 
celli.  Alcri  storici. 

Giordano  ,  di  cui  si  ha  poclie  notizie  ,  scrisse  un 
Polychron  ,  clie  1'  Affo  disse  aver  veduto  a  penna 
nella  Vaticana :  fiori  verso  il  i33o.  Si  dice  che 
Pictro  Gara  scrivesse  nel  i343  un  corpo  di  storie 
rignardanti  le  cose  di  Savona  e  d'  altri  paesi,  per 
in2;iuria  de' tempi  ite  a  male;  ma  pcro  compendiate 
dal  Forte  in  un  sue  libro  detto  la  Catena.  Aache 
qucsto  libro  peri.  Fuvvi  inoltre  un  Giovanni  da  Mar- 
caaova  ,  che  conipilo  un  libro  di  epigrammi  e  di 
epitafj  latini  romani  ,  ed  altri  in  varj  luoghi  del- 
r  uaiverso  raccolti ,  ricopiati  poi  e  corietti  da  ua 
frate  Gavoti  nel  1484.  Poscia  sorge  storico  delle  cose 
genovesi  Crista f or o  Ciprio,  o  Ciprico,  de  Qlinori,  che 
scrisse  liisloriam  genuensium  ab  anno  1099  usque  ad 
annum  1435.  ]\IS.  Seguono  scrittori  liguri  di  storie 
diverse.  Ua  aaonimo,  creduto  il  proposto  di  S.  Marco, 
intitolo  Mappamondo  una  descrizioue  delle  cose  d'  A- 
bissinia  ,  intcse  da  ambasciadori  del  prete  Gianni  a 
Clemente  V.  passati  per  Genova.  Un  Andrea ,  bene- 
dettino ,  scrisse  ael  1419  una  vita  di  5.  Giovanni 
Gualberto ,  di  cui  gli  Eruditi  hanno  assai  parlato. 
Antonio  Ivani ,  coltissimo  uomo ,  e  grando  amico 
di  Marsiglio  Ficino  ,  scrisse  de  bello  volaterrano  anno 
1472  a  Florentiiiis  gesto.  Arano  Cibo ,  senatore  di 
Roma,  vicere  di  Napoli,  e  padre  d Innoce?izo  VIII., 
scrisse  sopra  lo  stato  delle  cose  di  Napoli  assediata 
dal    re    Alfonso :    Antonio    Novati  ,    che    Jtiori    sotto 


BELLA.    LIGURIA.  3o5 

Niccolo  V.  scrisse  xfatti  de'  Sarzancsl  illustri.  Antonio 
Go/Zo,  fiorits' iiegli  ultimi  anni  del  secolo  XV,  scrisse 
quattro  Commcntarj  stcrici  pubblicati  dal  Muratori. 
Dopo  Jacopo  Doria  eraiio  niancati  gli  annalisti  ge- 
novesi ;  e  Giorgio  Stella  vi  suppli ;  e  continuo  poi  il 
lavoro  suo  fratello  Giovanni.  A  questi  succedette  net 
medesimo  \\i\  altro  Stella  di  nome  Battista.  Cosi  Ge- 
neva ha  trc  Stella,  dice  rAutore,  come  i  tre  Villani 
Firenze :  ma  i  Villani  si  leggoiio  ancora ;  appena  gli 
Stella  consukerannosi.  In  cjuaiito  al  Montaldo ,  come 
storico  ,  non  vorrebbe  neppiire  essere  accennato. 
Bartolommeo  Fazio  fu  tra  i  cospicui  letterati  del  suo 
tempo,  amico,  e  poi  nemico  del  Valla.,  e  disccpolo 
del  Guarino  il  vecchio.  Egli  scrisse  moke  cose,  e 
di  varj  argomenti.  Qui  dee  farsi  menzione  di  una 
sua  storia  clelle  gueire  de'  Genovesi  contro  gli  Ara- 
gonesi,  e  di  cpiella  della  terribil  gnerra  di  Ckiozza. 
Si  ha  pur  di  lui  un  Commentario  di  died  libri  in- 
torno  alle  imprese  di  Alfonso  /,  ed  uu  libro  degli  uo- 
mini  illustri.  Uu  Clemente  Fazio  di  poi  scrisse  la  sto- 
ria della  liberazione  di  Urbano ,  papa  VI ,  in  cui  egli 
ebbe  moka  parte.  Battista  Fregoso  ^  conquistatore  e 
doge  dclla  sua  patria,  ed  olibligato  poscia  ad  an- 
darne  in  bando  ,  scrisse  de  fatti  e  detti  memorabili, 
opera  dal  Gesnero  chiamata  incoinparabile.  Jacopo 
Bracelli ,  che  fu  in  altissima  stima  presso  tutti  i  let- 
terati deir  eta  sua,  distese  nel  1448  ad  istanza  del 
Poggio  la  desaizione  del  lido  ligustico  ,-  poi  couipose 
cinque  lii^ri  de  bello  liispaiuensi.  Dal  modo  con  cui 
il  Bracelli  tratto  la  storia ,  \  autore  trae  di  conse- 
guenza ,  che  non  la  Toscana,  non  Roma  condussero 
alia  perfczione  gli  studj  migliori ,  ma  la  Liguria , 
intendendo  per  perfezione  quella  castitd  di  stile  ,  di 
modi ,  di  figure ,  quel  collocare  le  cose  nel  propria 
lame  ,  quell  ordinar  gli  oggetti  in  bella  prospettiva  , 
per  maniera  che  nulla  piii  resti  dell  antica  rozzezza 
se  non  che  un  tal  poco  di  colore ,  o  di  patina ,  di- 
rebbe  il  Sahini ,  che  le  fa  piic  vive ,  piii  schiette ,  piic 
cfficaci  ecc.  Al  Perticari  poi  ,  che  voleva  che  la 
Bibl.  Ital.  T.  XL.  20 


3o6  STOKTA    LITTER  ARIA. 

storia  si  a2;i^irasso  tra  gli  uoniiiii  in  gtrnuf  abito  da 
rcgina ,  VAiitore  jierdoiia  perche  hen  mcrito  delle  let- 
tc.re  itaUanc.  Conipie  cgli  la  serie  degli  storici  Ugnri 
con  ricordarne  alcuni  nieno  noti. 

Noi  non  ahhiam  fatto  die  brevi  indicazioni:  1' Au- 
tore  illnstra  a  passo  a  passo  quanto  concerne  le  azioni 
degli  scrittori  de'  quali  parla  ,  e  sovente  da  il  giu- 
dizio  delle  loro  opere.  Ma  noi  non  potevamo  in 
tanta  conia  di  cose  seguirlo.  E  andremo  piu  stretti 
ancora  ia  appresso  ,  contentandoci  di  apporre  ai 
soriiinii/j  de'  siioi  tapitoli  brevissime  indicazioni. 

Cap.  II-  Stud]  saai.  —  Scaole  de  Regolari.  —  Scrittori 
doinenicatii.  -  Parclietto  Scdvago.  '-  Rampegolo.  — 
yigerio,  —  Rafaele  da  Pornusio.  -  Sis  to  IK. 

Gli  Eremitaid    di    S.   Agostino    fnrono    i  primi  ad 
avere  scuole    nel  loro    convento.    Piu  ampie    le    eb- 
bero  poi  i  Doineidcaid;  e  ne  imitarouo  \  eseuipio  i  Car- 
mcluani  e  i    Frati  iniiiori;  e  tutti  ebjjeio  uomini  al 
loro  tempo  distinti.  Porchctto  Salvago  f'u  cisterciense. 
Scrisse  an  libro  intitolato    Victoria  contra   Hchrocos  , 
e  un  altro  de  entibus  trinis  et  imis.  Si  credc  vissuto 
verso  il   i3i5.  Porchetto  fu  stimato  assai;  nia  sopra 
tutti  fu  lodatissinio  il    Rampegolo  ,    frate    ereniiiano. 
E  curiosa  c9sa,   che  il  suo  libro  Figuroe  bihlicce  posto 
nell  indice  sotto   Clenicnte   VIII,   da  un  Maestro    del 
sagro  palazzo   si  dicesse  doversi  correggere  per  una 
lunga  lila  di  parole    evidentemente    scanibiate   nello 
stamparlo  ,   e  non  si  notasse  per  le  molte  cose  apo- 
crife  e  ridicole  ,   ch'  esso  contiene.  II   Vigerio ,   frate 
minore ,   scrisse  nn  Apologia  contro  il  concdiabolo   di 
Pisa  ,  le  altre  opere  sue  ,  come  quelle    del  Rampe- 
golo ,    sono    un    monumento    dell'  abuso    d'  ingegno  , 
che  si  faceva  ancora  negli  studj   dc'  frati.   Parve  pin 
temperato    Rafaele    da   Parnasio  ,   domenicano  ,   col- 
r  opera    Concordantia    naturae    et  gratia: ,    e    con  un 
trattato  della  podestd  del  Pupa ,   ma  lini    disj^ntando 
de  statu  animce  Sulomonis.  E  inutile  dire  degli  altri 
aolti  argomenti   da    lui    in  molti    opuscoli    trattati. 


DELLA    LICURIA.  00-7 

Egli  era  V  oracolo  a  cui  ricorrevano  catdinali  ,  prin- 
cipi  e  citta.  Fiorirono  allora  nieno  rumorosamentc 
akri  frati  teologi  :  ma  sopra  tutd  ebiDe  nome  e  for- 
tuna  Siito  IF-  Noi  avremnio  desiderato  che  TAutore 
contento  di  parlare  dcgli  studj ,  della  scienza ,  e  delle 
azioni  di  qucsto  pontelice  ,  noa  si  fosse  imbarazzato 
a  fare  Y  apologia  si  del  nepotisino  ,  clie  della  con- 
giiira  de'  Pazzi ,  coi  cattivi  ragionamenti  da  lui  ado- 
perati  a  tal  uopo. 

Cap.  III.   Qius  canoiiico.  —  Bartolommco  del  Bosco.  — 
Altri  giurecoiisulti. 

Un  secolo  dopo  la  morte  di  Bartolommeo  del  Bo- 
sco da  Giacomo  Sciiarega  fatto  esaiiiinare  il  libro 
de'  Consigli  di  quel  giurecoiisnlto  ai  professori  del- 
r  Universita  di  Pavia  ,  tutd  dissero  ,  che  a'  tempi  di 
Bartoloinineo  uiiiuo  era  a  lui  superiore,  e  poclii  oji 
erano  eguali.  JNoi  passiam  sopra  tredici  o  quattor- 
dici  pagine  dellautore  in  cui  ha  raccolto  i  uomi  di 
altri  dottori  iu  leggi  di  minor  conto. 

Sezione  t/  Filosofia.  —  Andalo  di  Negro,  —  Ale- 
dlcina.  —  Eloquniza  c  Qrammatica,  —  QixeW  Aiidcdo 
fu  maestro  del  Boccaccio  i  e  merita  che  s' iutenda 
(piale  filosofia  insegnasse  ai  suoi  alunni.  Di  lui  cosi 
il  Boccaccio  parlava  a  Ugo  re  di  Cipro,  cc  Spesse 
fiate  ho  citato  il  generoso  e  venerahil  vccchio  An- 
d(dd  de  Negri  gciioicse  ,  gid  nei  moti  delle  stelle 
niio  maestro  ,  del  qiirde  quanto  fosse  V  avvediineiito  , 
la  gravitd  dc  costumi ,  e  la  cogrdzione  delle  stelle , 
tu ,  ottimo  re  ,  V  hai  coiiosciuto  ....  Non  sola- 
mente  colic  rcgole  degli  anticld  conobbe  i  moidmenti 
delle  stelle  ,•  ma  avendo  cercato  quasi  tiitto  il  morido 
sotto  ogni  climct ,  e  sotto  ogni  orizzonte ,  certificato 
dcdV  espcrienza  dei  co?pi ,  col  vedcre  iinparo  ([uello  die 
noi  cowtprcndiamo  per  iidita  ecc.  »  Aadcdb  scrisse 
molte  cose  di  matematica  e  di  astrouomia ,  e  fece 
anche  de'  versi.  L'Autore  passa  leggermente  soora  la 
taccia  che  potesse  farsi  a  quel  valentuomo  come 
astrologo ;  e  piuttosto  accenna  un  Marco  da  Genova, 


3c8  STORIA    LETTERARI.V 

die    faceva    le    predizioni    a    Carlo   VI  re  di  Fran- 
cia.  —  Da  cio,  the  di  poi  passando  a'  Medici  ligiu'i  si 
dice  dc' poclii  die  lAutore  accenna,  non  si  trova  clie 
in  quest'  cpoca  la  Liguria  sia  distinta.  Piuttosto  nella 
jUosoiia  e  nella  dialettica  ebbe  iiomini  per  quei  tempi 
degni  di  considerazione ,  un  Campora  die  scrisse  in 
volgave   un  dialogo  dell'  anima ,  Rafaele   da   Pariia- 
sio .,    giii  citato    tra    teologi,  die    cerco    in  Platone , 
in    Aristotcle    e    in    altri    lilosoli    antidii    ogni    seu- 
tenza  die   si    acconciasse   cogli  evangel j  ,    un   Pletro 
Passuio  ,   die  tento  di  diniostrare  1  esistenza  di  Dio 
coUa  ra2;ione  natniale ,  e  die    scrisse    vaij    opuscoli 
di  Hlosolia  morale  ,   ed  alcuni  altri.    Considerata  poi 
la  musica  come  parte  di  lilosoHa,  nota  FAutore  Nic- 
colo   V  che  ne  fondo  una  scuola  in  Bologna ;    c  Pro- 
spero  Adorno  ,   che  chiamo  ad  insegnarla   a    Genova 
il  celebre  Gafurio.  —  Per  la  chirurgia  T  Autore  crede 
bastare  all  onore  della  Liguria  in  quelV  eta  il    nome 
di  un  valentissinio  professore    dal    Senarega    magni- 
licamente  celebrato  per  P  operazione  della  pietra;   c 
vuolsi  secoiido  i\  Malacarne ,   questo  essere  stato  Bat- 
tista  da  Rapallo.  Rimane  a  dirsi  dell'  eloquenza ;  iiia 
i  tempi  non  potevano  essere  propizj  per    un  arte  a 
cui  allora    nou    serviva   ne    la    lingua    latina,   ne  la 
volgarc. 

Cjp.  IV.  Poetl  itnliani.  —  Antonio  Fregoso.  -  Bar- 
tolommeo  Falamonlca.  —  Zacchia.  -  Poeti  latini.  - 
Corvara ,  Montaldo  ,  Traversagni.  -  Poetl  spa- 
gnuoll  €  provenzali. 

Gl'  Italiani  lianno  ad  ogni  costo  e  in  tutti  i  tempi 
voluto  cantare.  L'Anosto  ha  fatto  onorevole  mcnzione 
del  Fregoso  ,  c  giustamente.  Era  affatto  ignoto  agl'  Ita- 
liani il  Falamonica  ,  di  cui  appena  qualdie  cenno 
erasi  fatto  da  pochi  scrittori  gcnovesi ,  prima  die 
ultimamente  fosse  scoperto  un  suo  poema ,  del  cpiale 
I'Autore  da  un  assai  accurato  ragguaglio.  II  giudizio 
cir  egli  ne  porta ,  v  che  dopo  la  Divina  Comnie- 
dla,  e  i)rinia  dell'  Orlando  Furioso ,  uiun  poema  puo 


DELLA    LIGURIA.  Scp 

sostenere  il  paragone  del  Falamonica.  De"  Liguri  che 
poetaroiio  in  latino  ,  in  ispagnuolo  ,  in  provenzale , 
veggasi  I'Autore. 

Cap.   V.   Viaggi  e  scoperte. 

Principia  T  autore  qucsLo  Capo  parlancio  di  clii 
scrisse  in  latino  il  viaggio  di  M.  Polo ,  stando 
questi  in  prigione  a  Geneva,  secondo  die  il  Polo 
andava  riferendo  le  cose  da  esso  lui  vednte;  e  cerca 
di  provare  che  fosse  genovese ,  e  non  pisano,  come 
potrebbe  far  credere  un  ricordo  che  le2;2;esi  in  un 
antico  testo  esistentc  in  Parigi.  Altri  vcdranno  ,  se 
i  ragionumenti  dell'  Autore  sieno  ben  fondati  e  de- 
dotti.  Moltopoi,  come  e  facile  presnmere ,  si  estende 
su  qiianto  riguarda  per  ogni  verso  Ciistoforo  Colombo 
e  la  sua  origiue  ,  le  sue  imprese  ,  la  sua  discendenza. 
Qucsta  parte  deU'opera  dell' Autox'e  sara  cara  a  molti; 
e  sal  punto  di  gara  susciiatasi  sulla  scoperta  del 
Continente  americano  veggiamo  con  piacere  dal  si- 
gner Spotorno  adottato  quanto  pel  Colombo  fu  addotto 
dair  Autore  delf  icaliana  Stotia  deW America ,  sebbene 
non  ne  abbia  fatta  menzione.  Ma  non  cosi  facil- 
niente  conveniamo  con  lui  nelf  esahazione  di  Andald 
di  Negro  ,  che  vuole  superiore  ai  Poll ;  ne  conver- 
ranno  altri  sulf  ar2;omento ,  con  cui  afferma  scoperta 
genovese  quella  delle  Canarie  ;  ne  foi'se  soffriranno, 
cli'  egli  parlando  delle  isole  di  Capo  Verde  abbia 
taciiuo  di  Alviso  da  Cd  da  Mosto  ,  a  fatti  positivi 
preferendo  f  asserzione  del  Barros ,  il  quale  eviden- 
temente  anticipa  la  scoperta  di  quelle  isole  di  i5  o 
17  anni.  Di  quel  veneziano  pero  fa  egli  menzione 
parlando  delle  navigazioni  di  Usodimare ,  a  cui  il 
Cd  da  Mosto  fu  compagno:  ma  piu  che  per  altro  ,  per 
vituperarlo.  II  che  sa  delle  antiche  inimicizie  ,  clie 
generalmente  diconsi  ncgli  animi  lleri  durare  sino 
al!a  morte ;  e  che  nel  presente  caso  duiano  anche 
dopo  !  !  !  Termina  1'  Autore  questo  Capo  parlando  si 
di  alcuni  altri  Navigatori  genovesi ,  si  di  Genovesi 
costruttori  di  carte  nautiche  ;  e  singolarmentc  accenna 


3 10  STORIV    LETTERARIA 

un  iiiap|)iAiiion(lo ,  clic  si  conserva  nclla  hiblioteca 
del  Gran  Diica  cli  Toscana,  clic  a  noli  scgiii  deve 
csscie  lavoro  falto  da  im  Geiiovese ,  o  di  commis- 
sioiic  de  Genovcsl ,  il  ((iial  niappaniondo  dice  ante- 
riore  al  famoso  di  F.  Maaro. 

Cap.    VI.   Pittura. 

Qui  r  Aiitore  incomincia  dalT  attaccare  di  falsa 
dialettica  il  Manni  e  il  Lami  a  projiosito  delle  Ma- 
donna volgarmente  dette  di  5.  Luca.  Poi  attacca  il 
Lanzi ,  clie  disse  la  scuola  pittorica  genovese  idtima 
di  tempo  ,  nou.  di  mciito  fVa  le  antiche  scuole  d'  Ita- 
lia. Gli  Eruditi  e  i  dilettanti  dell'  arte  e  della  sto- 
ria  della  pittura  avraiino  di  clie  occuparsi  leggendo 
questo  Gapitolo. 

Qui  finisce  materialmcnte  iWomo  //,  ma  T  antore 
continua  la  trattazione  riguardante  \ Epoca  II  in  \m- 
recchi  fogli  del  tonio  III  sotto  il  titolo  di  appeudice 
al  vol.  II. 

Cap.    VII.  Architettura  c  scultura. 

-  Ne'  prinii  paragrafi  1'  Autore  fa  lungo  cenno  di 
fabbriche  d'  ogni  nianiera  costruite  tanto  in  Genova 
e  ne'  suoi  coniorni .  quanto  in  varj  luoglii  delle  Ri- 
viere ne'  due  secoli  XIV  e  XV.  Delia  scultura  poi 
die'  egli  pocliissime  cose  potersi  esporre.  Reca  non- 
dinieno  notizie  e  fatti  ciie  meritano  d'  essere  con- 
siderati. 

Cap.    VIII.    Tipografia.  -  Biblioteche.  -  Scuole.  -  Mece- 

nati.  Chiudcsi  I  Epoca  II. 

La  ti[)ografia  ligure  comincio  in  Novi  per  opera 
di  un  Novasco,  che  avea  data  in  Venezia  nel  1479 
r  edizioae  del  Terenzio.  Un  frate  agostiniano  stampo 
di  poi  in  Savona.  L'  Autore  pero  pretende  che  Sa- 
vona  avesse  tipograiia  prima  di  quel  frate.  Per  mag- 
gior  gloria  della  Liguria  aggiungc  poi,  essere  state j 
genovese  il  primo  iialiaao  che  prese  ad  esercitare 
1  arte  tipogvafica  ;  e  questi  fu  Fdippo  da  Lavagna ; 
anteriore  alio  Zarotto  di  Milano.  Passando  a  parlare 


BELLA    LIGITKIA.  Olr 

clelle  bibliotechc ,  delle  scuole  e  de'  mecenati ,  prinio 
(It  cpicsti  noniina  Tommaso  da  Sarzana ,  meglio  co- 
nosciiito  sotto  il  noine  di  Niccolo  V,  pontelice  in 
voro  degno  di  eierua  memoria  ,  e  di  cui  giusta- 
mente  si  dillonde  ad  accennare  la  dottrina  e  le  azioni 
geiiorose.  A  lui  forse,  piu  die  a  veruii  altro  dee 
r  Italia  la  spiata  al  suo  risorgimeiito  in  ogni  genere 
di  scienze  ,  di  lettere  e  d'  arti.  A  lui  debbesi  unire 
Sisto  IV.  Di  scuole  non  pare  die  la  Liguria  fosse 
molio  ben  fornita  ne' due  secoli  de' quaii  si  parla. 
Fnrono  pero  condotti  qua  e  la  varj  .letterati  ad  in- 
segnare  1'  umanita.  Le  bibliotedie  si  and^^rono  for- 
niando ,  come  cura  privata  ,  assai  lentamente.  An- 
dreolo  Oiiistin'taiii ^  uno  de' signori  di  Scio ,  avea  una 
ijiblioteca  di  'due  mila  volumi  :  con  die  vinceva  , 
dice  I'Autore,  quasi  tutte  le  pubbliclie  delia  jjrima 
meta  del  secolo  XV.  Ma  pare  die  questa  fosse  a 
Scio,  e  noil  a  Genova.  I  Frad  andarono  radunando 
libri  ne'  loro  conventi.  Noi  non  abbiamo  potuto  in- 
tendere  come  assai  conclude  per  le  bibliotedie  lia;nri 
la  bravura  di  Tommaso  da  Sarzana  in  ordinare  le 
liorentine  di  S.  Marco  e  della  Badia  di  Fiesole  ,  e 
quelle  del  Dtica  dUrhino  e  di  Alessandro  Sforza\  e 
cosi  quanto  riguarda  lo  zelo  di  raccoglier  libri  in 
die  si  distinsero  e  Nicolo  V  e  Sisto  IV.  La  Lis;uria 
non  e])be  alcana  biblioteca  da  essi.  Quanto  poi 
alia  cultura  ligure  possa  essere  venuto  da  Dante  , 
dal  Petiarca .,  e  da  alcun  altro  straniero  capitato  in 
quel  paese ,  e  altro  soggetto  per  noi  poco  intelli- 
gibile.  Riferiamo  piu  volontieri  la  Conclusione  del- 
1  Autore  ;  ecco  le  sue  parole  : 

<c  L'  epoca  II  della  nostra  letteratura  condotta  dal 
i3oi  al  i5oo  cliiaramente  dimostra  die  i  Genovesi 
non  erano  meno  valenti  nelle  arti  di  pace  die  in 
quelle  della  guerra.  Genova  non  penso  ad  aprire 
Universita  degli  studj  ;  ma  ebbe  nel  secolo  XIV 
pubbliclie  scuole  di  lettere  con  un  reggente  :  il  die 
allora  non  era  piccolo  pregio ;  ed  ebbe  nel  secolo 
XV  scuola  di  musica ,    die    ora    si    cerca  invano  in 


3 12  STORIA    LETTF.R.\RT\    DELLA    LIGURIA. 

si  popolosa  luetropoli.  Filippo  da  Lava^na  o  il  prinio 
italiano  die  prcndessc  ad  applicarsi  alia  tipogralia  ; 
e  Savona  fa  dclle  prime  citta  clie  vantar  [)otessc 
una  staniperia.  II  cardinale  Fieschi  ,  i  PP.  Domcni- 
ccuii  di  Genova  ,  Nicolo  F,  Scsto  IF  ed  Andreolo 
Giusdniani  formarono  nobili  biblioteche ;  e  Nicolo  F 
fa  il  primo  chc  sapesse  oidinarlc  con  buon  metodo , 
adottato  poscia  in  tutte  le  copiosc  libreric.  La  lingaa 
sicca  ebbe  valenti  cultori ,   il  Fazio  ,   il  Curio  ,    Lo- 

c?  ... 

renzo  Jilaggi  )lo  ed  altii.  La  provenzale  tiovo  in  noi 
lo  storico  del  suo  Paruaso;  e  la  Spagnuola  non  di- 
mentica  di  annoverare  un  Genovcse  ne  prinii  suoi 
poeti.  Nella  latina  il  Bracelli  vinse  tutti  gli  scrittori 
del  secolo  XV.  Niun  poeta  abbraccio  cosi  vasto  ar- 
gomento  e  si  difficile,  come  il  Falamonica.  Battista 
'  Fregoso  co'  suoi  dctti  e  fatti  memorabili  supeio  di 
molto  Falerio  Massimo.  Andalb  di  Negro  per  viaggi 
meravigliosi ,  e  per  dottrina  mateniatica  merito  soninie 
lodi  dal  Boccaccio  suo  discepolo ,  e  da  Giannozzo 
Manelti  illustre  letterato  toscauo  del  secolo  XV.  Bar~ 
tolonnneo  dal  Bosco  uni  ad  egregia  benelicenza  uno 
studio  profondo  del  diritto.  Sisto  IF  rinnovo ,  per 
cosi  dire  ,  la  citta  di  Roma.  Or  qual  regione  d'  Ita- 
lia (  trattane  pero  la  Toscana )  non  si  terrebbe  glo- 
riosa  s'  ella  potesse  mostrare  in  due  secoli  nn  De 
Negro ,  un  Fazio  ,  un  Bracelli ,  un  Nicolo  F ,  un 
Sisto  IF?  Quai  nomi  e  quante  nobili  ricordanze 
non  destano  in  ogni  petto  italiano .''  E  pur  ne  resta 
un  nome  piu  grande,  die  suona  glorioso  nelf  antico 
emisfero  e  nel  nuovo :  Cristoforo  Colombo  !  » 


Nuova  seiie  di  visioni  allegoriche  appartenenti  ai  tre 
regiii.  Caiitiche  sci,  dell  abate  Qlosafatte  Cipriani. 
—   Verona,   iSaS,    1824,  vol.   5,  in  8.° 


c, 


lOLORO  clie  sono  dati  alio  studio  delle  natuiali 
discipline ,  tratd  per  avveiitura  in  inganno  dal  fron- 
tispizio  che  annunziamo ,  verranno  desiderosi  alia 
lettura  di  questi  volumi ,  sicconie  a  cosa  che  loro  ap- 
partenga.  Le  produzioni  dclla  natura  furon  divise  e 
composte  per  cosi  dire  in  tre  grandi  classi ,  cliia- 
niate  poi  con  nobilissinia  ilgura  i  tie  regni  ,•  ed  una 
serie  di  visioni  allegoriche  appartenenti  ai  tre  regni 
dovrebb'  essere  senza  dubbio  una  raccolta  di  poesie 
intorno  ai  minerali ,  alle  piante  ed  agli  animali.  E 
veramente  dovunque  e  vita  o  sembianza  almeno  di 
vita,  quivi  si  j)u6  far  luogo  all'opera  del  poeta  :  e  pero 
delle  piante  e  degli  animali  moki  valenti  hancantato; 
ne  i  campi  della  mineralogia  sono  si  sterili  e  inerti , 
che  non  mettessero  mai ,  e  non  possan  mettere  an- 
cora  qualche  poetico  fiore.  II  perche  poi  a  niolti 
forse  di  que'  severi  Hlosoti  gode  T  aninio  all'  annun- 
zio  di  questi  volumi ,  per  la  speranza  che  la  dol- 
cezza  dei  versi  alletti  la  gioventu  a  sostener  la 
fatica  di  que'  gravissimi  studj ;  e  prima  ancora  di 
leggere  fanno  plauso  al  sig.  Cipriani  pel  suo  nobile 
intendimento.  Poniamo  pure,  diranno  essi,  che  i  versi 
di  queste  visioni  siano  tutti  cattivi  ,  come  tutti  cat- 
tivi  son  quelli  che  gia  si  conoscono  di  questo  autore  ; 
qui  almeno  1'  utilita  del  soggetto  compensera  la  man- 
canza  delle  bellezze  poctiche;  e  se  il  sig.  Cipriani 
non  potra  mostrare  di  essersi  fatto  miglior  poeta  di 
prima  ,  raostrera  almeno  di  aver  maturate  non  poco 
il  suo  senno  eleggendo  si  fruttiioso  argomento.  Poi 
la  natura  nelle  sue  produzioni  e  si  bella  e  sid^lime, 
che  anche  un  meschinissimo  ingegno  ,  anche  un  in- 
gegno  minora    di    cjuello  del    Cipriani ,  parlando  di 


3l4  NUOV\    SERIE    DI    VISIONI    ALLECORICIIE 

loro  dee  tener  dal  soo;2;ctto  noii  poca  parte  di  bel- 
lezza  e  di  nun-ito.  IMetr.ianioci  adimque ,  diiauno  essi, 
per  quest!  magnilici  rcgni,  ])ci  quali  noa  piu  T  au- 
stera  Hlosofia  ,  nia  la  nmsa  ci  si  fa  scorta  :  vediamo 
come  il  nostro  poeta  sappia  infiorare  le  roccc  e  i 
desorti  .  .  ,  e  cosi  dicendo  daran  di  piglio  ai  volimii. 
]Ma  qiial  sara  la  loro  aniniirazione,  qiiando  si  trovc- 
raiino  giiidati  non  gia  nei  regni  lor  consueti ,  ma  si  nel 
regno  dell'  inferno ,  e  in  iin  inferno  architettato  dalla 
mente  del  sig.  Giosafatte  Cipriani?  Diverse  voci  ,  orri- 
bili  favelle  s'  incontrano  tosto ,  merce  il  poetico  inge- 
gno  deir  autore  ,  e  si  rinnovano  a  ciascun  verso  :  il 
disordine ,  il  gonfio ,  1'  abbietto,  il  ridicolo ,  sedettero 
al  governo  della  mente  creatrice  di  qncste  visioni ; 
una  superbia  veramente  smisurata  ne  inspire*  il  pen- 
siero ,  una  superbia  che  oso  mettersi  al  Banco  del- 
r  Alighieri.  ]\Ia  veniamo  alle  poesie.  Eccone  il  co- 
minciamento  : 

La  've   lo  suolo  Sicilian  s'  infiora 
Al  vivo  specchio  della  sua  marina 
E  di  spiglte  assai  colnie  anipio  s'  indora  , 

Del  suo  grand'  Etna  alia  maggior  ruina , 
Che  tonando  rivomita  bitunie , 
Qual  si  arrovescia  per  la  sua  gran  china, 

Fatto  baldo  ed  ardito  oltre  il  costume, 
Senza  punto  temer  nehhla  e  scintille , 
D'un  gia  mesto  pensier  drlzzai  le  piume. 

II  nostro  poeta  ( gia  questo  nome  si  da  a'  buoni  e 
cattivi  verseggiatori  )  dice  adunque  d'  aver  drizzato 
air  Etna  il  pensiero :  ma  poi ,  non  si  sa  come ,  egli 
dice  cli'  es:li  medesimo  era  la  dove  aveva  rivolto  il 
pensiero  : 

Li  tosto  mi  sentii  a  mille  a  mille 
Fra  di  strisce  piii  calde  e  nebulose 
Dattorno  crepitar  I'  alte  faville  -. 

e  fra  le  calde  strisce  e  il  crepitar  clcllc  faville  gli 
parve  di  vedere  il  carro  di  Plutone: 


APPARTENENTI    Al    THE    REGNI.  3l5 

Ispaventommi  di  Pluton  I' idea, 
Che  di  spessa  filiggine  rimolto 
L'  alto  flagello  risonar  facea 

Quando  a  imo  strano  orribile  fragore 

Che  parea  quel  del  mar,  quand' e  crudele, 
Ch' ogni  cosa  al' iiitorno  einpie  d' orrore  , 

Addirizzaimi  a  rallargate  vele 

Di  ahete  al  par  ,  cli  c  bene  corredato , 
La  dove  awien  die  il  di  sempre  si  cele ; 

Forte  reino  e  timon  bene  assodato 
31' era  I' idea  dello  infaUibil  Sire 
Che  di  suo  fare  ognun  rendea  pagato , 

Che  come  i  premj ,  e'  ne  dispensa  I'  ire  , 
Giuste  lihrando  .  dell'  Olimpo  in  vetta 
Le  gran  bilance ,  comeclw  s'  adire. 

Facciamoci  coi-ag2;io ,  o  Lettorc.  Tii  sarai  forse  cle- 
sideroso  di  sapere  qual  fosse  questo  luogo  ncl  quale 
si  mise  il  sig.  Giosafatto ,  e  noi  siamo  dolenti  di 
non  poter  soddisfare  alia  tua  dinianda.  Certo  egli 
era  uii  luogo  di  tenebre ;  che  dov  e  luce  non  si  po- 
trebbono  fare  di  si  orribili  versi :  ma  T  averne  niag- 
giori  notizie  intorno  a  questo  luogo  non  sappiamo 
per  altro  a  che  potrebbe  giovare,  se  non  forse  per 
consigliar  Y  autore  a  tornarvi.  Tutto  era  tenebre , 
come  dicemmo ;  ma  queste  tenebre  furon  rotte  al 
poeta  da  una  face  cui  forte  dicrollava 

La  ria  discordia  che  gridando  brava, 
In  scisso  manto  di  color  diver  si, 
Insudiciata  di  sanguigna  bava. 

L' autore  procedendo  al  lume  di  questa  face  trova 
r  Aclieronte ;  ode  gracidare  i  raiiocchi  che  ci  sta/i 
sotto  ,  e  pieno  di  ra^ionevolissimo  stiipore  vede  sal- 
tare  nel  fosso  quei  die  stavano  sulla  riva.  Poco  ap- 
presso  vede  Caronte  : 

L'  aspro  nocchier ,  cui  la  tartarea  infece 
^      Crrida  tinta  della  notte  figlio , 
E  dell'  Erebo  che  duro  te  'Z  fece 


3l6  NUOVA    SERTE    DT    VISIONI    ALLEOORtOHr. 

Sulla  sjKillaccia  a  lul  faceva  cono 

Uno  straccio  a  piii  groppi  avvoltacchiato , 
Le  smorte  lane  a  spaventar  sol  buoiio. 

Sulla  riva  cleU'Acheronte  scorge  una  gran  nioltitudinc 
di  persone  die  tutte  dolevansi  rammentando  i  beni 
lasciati  nel  mondo  : 

Attinse  appena  il  gran  uorcJdero  i  lai , 
Jluppe ,  die  palme  e  quai  troni  sognate , 
Amori ,  ed  or ^  se  nvete  spend  i  rai? 
Le  vaghe  scene  a  vol  son  terminate  , 
E  s'  e  calato  alfine  il  gran  velame  ; 
Via  di  la  per  questa  o  disperate ! 

Non  e  maravjglia  se  un  ria  di  Id  per  questa  spa- 
vento  le  anime  dei  daunati;  ma  ben  e  maraviglioso 
il  niodo    con  cui    il    poeta    descrive    la    loro  paura : 

Qual  lievasi  repente  l' uccellaine 

Dali  aja  ,  ove  trova  sua  pastura , 

Se  ci  gitta  de  sassi  il  ragazzame ; 
Tal  quell'  ombre ,  ecc. 

Poco  innanzi  vede   una  tuiba    clie  viene 

per  la  diretta 

Tutta  quanta  ricolnia  di  onoranza 
La  smorta  faccia  trista  e  lividctta. 

Fra  costoro  trova  Aristofane  : 

Ei  dal  capo  alle  piante  mi  squadrb 

Con  maraviglia  dell' intera  torma. 
Cortesemente  poi  mi  saluto , 

E  inteso  ben  che  ttl  accendea  desio 

Un  compagno  di  aver,  mi  confortb; 
Che  a  me  renduto  reverente  e  pio , 

Del  miglior  garbo  al  tutto  mi  s' offer  se 

A  scorta  nel  cammin  selvaggio  e  rio  : 
Ringraziailo ,  movemmo  e  ci  si  aperse 

Ampio  fiwne  real. 

In  qucsto  fiume  vede  starsene  sommcisi  fino  al  mento 
i  2;olosi  che  il  nostro  poeta  cosi  circoscrive :  Sdrpe 

Clie  delle  atre  tavcrne  infra  'I  rombazzo  , 
Qual  pevera ,  cioncb  sempre  del  pretto , 
E  tcntennando  insudicib  lo  spazzo. 


APPARTENENTl   AI   TRE    RECNJ.  Sl^ 

Costoro  immcrsi  in  acqua  limpida  e  tersa,  pure  hanno 
sempre  dinanzi  il  vivo  spetro  de  cerchi  vini.  Fra  tutti 
i  golosi ,   dice  il  poeta , 

la  memoria  sola  ' 

Mi  riman  di   Vitellio  oltremai  grasso, 
Che  di  bene  pappar  ci  tenne  seola. 
Nuovi  cibi  a  cercar  non  fu  mai  lasso 

Per  Jin  tra  gli  Afri  e  I'indica  maremma , 
Ne  alio  spendere  unquanco  e'  fu  rilasso. 

Lasciati  i  golosi  trova  gl'  inceudiar j ,  e  tra  questi  Ne- 
rone  a  cui  una  catena  affannava  la  manca  al  destro 
lata  al  dirletro  con  nodi  non  mai  troppi,  AgV  incen- 
diarj  succedono  i  micidiali  a  chi  varii  demoni  vanno 
troncando  le  teste.  Fra  costoro  vede  Lorenzino  de' Me- 
dici detto  dal  poeta  coUa  solita  cliiarezza  : 

Colid  che  del  furor  gli  strali 

Sulle  ripe  dell'  Amo  dilettose 
ScagUb  vihrando  suoi  colpi  mortali. 

Vede  poi  Soliinano,  il  re  Manfredi  e  molti  altri ,  in- 
fino  a  tanto  che  perviene  ai  suicidi ,  tra  i  qiiali  dice : 

Veggio  Annibal  che  colse  i  raddoppiati 
Rapidi  allori  a  Canne ,  e  al  Trasimeno , 
Ma  che  gli  spirti  a  Capoa  ebbe  fiaccati ; 

Tracanna  di  sua  niano  aspro  veneno 
Dalle  bave  di  Cerbero  composto 
Che  da  gran  doglia  te  to  gonfia  appieno 


Suona  Lucrezia ,  si  quella  che  alletta 
Di  falsa  castita  donna  insensata,  ecc. 

Da  costei  e  da  Catone  che  nomina  poco  dope ,  il 
poeta  piglia  occasione  a  parlare  della  castita  e  della 
vera  liberta,  e  se  da  questi  versi  dovessimo  far  ra- 
giouc  del  sig.  Giosaflitte  Cipriani ,  diremmo  che  di 
queste  due  cose  tanto  iniportauti  ha  un'  idea  assai 
ottusa  ed  incerta.  Piii  oltre  intanto  vede  il  poeta 
gV  infanticidi.  Innanzi  tutto  gli  si  presenta  uu  lago 
colmo  d' atro  sangue,  pel  quale  e  indotto  a  scrivere 
questi  versi : 


3l8  NUOVA.   SEUIE   DI    VISIONI    ALLEGORICIIE 

Affe  che  qiM  la  lena  piii  ci  langue  , 

E  di  fiato  quasi  si  sta  priva  , 

E  il  gran  sariixiLe  al  mirar  son  senza  sarigue. 
Finalnionte  il  nostro  pocta  capita  in  Satanasso : 
Ma  die  c  e  la.  sul  lido  ?  od  oinbra ,  o  aspetto 

Cli  e  riflesso  da  un  mar  che  tiitto  e  diarcio  ? 

Ah !  SI  dcsso  e  Satan  Jo  ma'adetto. 
Tutto ,  SI  tlLtto  di  terrore  agghiaccio , 

Sebheri  di  lunge  a  me  or  sia  veduto  , 

Nori  so  ,  se  'I  dica  il  mostro ,  o  il  gigantaccio. 

Qiiesto  Satanasso  e  carco  di  catene  dl  diamante  :  Y  au- 
tore  ci  rifissa  il  ciglio ,  e  vede  die  il  colosso  di 
I'odi  al  paragone  di  l:ii  sarebbe  un  vil  pigmeo  che 
teme  dclle  gra  gli  alii  perigli.  Con  satanasso  poi  e 
,  cog;li  usurai  che  gli  sianno  intorno  Imisce  la  prima 
\isione  ,  ma  non  peio  linisoe  \  inferno  in  cui  ci 
tiene  il  sig.  Cipriani.  Perocche ,  dice  egli,  «■  essen- 
»  domisi  lasriate  addietro  di  molte  cose  nclla  su- 
y>  perior  cantica .  feci  avviso  esserc  cosa  ben  fatta 
»  il  fame  una  seconda.  5)  Questa  cantica  adunque  in- 
comincia  dalla  gtan  coniparsa  della  cittd  di  Dite : 
E  si  fece  una  notte  assai  trenienda , 

E'  si  mise  una  nebbia  cost  folta<, 

Che  parve  negro  panno  che  si  estenda. 
lo ,  dice  il  poeta ,  menava  in  volta  la  mia  destra  ; 
la  sinistra  s'  era  ahbarbicata  alia  mia  scorta  ;  la  neb- 
bia mi  pareva  come  appastata;  io  tremolava  al  par 
di  foglia  o  pelo  ,•  il  duca  gridava  ,  ma  quasi  non 
r  udiva  ,  perclie  nella  nebbia  /  infrangeva  del  gridare 
il  tela.  Finalmene  la  nebbia  e  rotta,  ed  ecco  una 
visione. 

EW  e  di  Dite  la  citta  superba 

Con  gran  fascia  settemplice  di  mura , 

Infrangihile ,  eterna  tra-superba. 
La  mano  del  gran  Sir  che  fa  paura 

Deli'  ombra  sola ,  e  stermina  del  fiato 

Nel  centra  conficcb  L'  alta  fattura. 
Cotanto  e  il  fondaniento  radicato 
.  E  tale  arsura  la  penetra  e  coce , 

Che  il  tutto  sembra  un  ferro  urrovctUalo. 


APPARTENENTI   AI    TRE    REGNI.  Sig 

Primi  su  questa  nuova  scena  appariscono  gli  scan- 
dalosi  ,  gente  dai    diavoli  guardata   oltre  il    costume. 

Vidi  quivi  legare  a  tutti  a  piombo 

Al  collo  intorno  un  masso  i  diavolacci , 
Per  poi  lasciargli  in  giiiso  ire  di  piombo, 

Paren  foglie  auturuiali  i  miseracci 
Al  sentirsl  lo  peso ,  die  giii  porta 
D' acutissinii  scogli  in  frci  i  crepacci. 

Tal  palpita  la  guardia  die  gia  morta 
Si  dice  dllova  die  lo  attacco  e  presso , 
Che  ce  la  vedi  lividetta  e  imorta , 

Mentre  awerra  ,  die  nel  momento  istesso 
Che  vola  il  piombo  fulminant e ,  ell'  ahbia 
O  il  bracdo  o  il  fianco  rotto ,  o  il  capo  ahi!  fesso. 

Appresso  costoro  vengono  i  superbi,  i  persecutor! 
(lella  Chjesa ,  e  i  filosofi  niisci-edenti.  Parlando  di 
questi  nltimi  il  nostro  buon  Giosafatte  non  ha  pa- 
role sufficienti  a  signit'icare  ,  non  diremo  il  suo  zelo  , 
nia  la  sua  rabl^ia  :  all  uno  vorrebbe  dare  la  mazza 
ill  stt  le  corna. 

Sul  Montaigne  die  caschi  pure  il  guazzo , 
Che  di  morale  travisb  le  norme , 
De'  siioi  veggenti  per  segidr  lo  andazzo ! 

I  traditori  della  patria ,  gli  accidiosi ,  i  maliardi , 
i  lascivi ,  gF  iracondi  ,  tutti  costoro  sono  posti  in 
scena  dal  sig.  Cipriani  in  questa  seconda  visione: 

Ecco  Medea  die  orrendamente  impazza , 
Della  strage  de'figli  insudiciata 
E  lo  ventre  bestcmmia  e  la  sua  razza. 


Ma  lo  Duca  mi  scuote ,  e  al  gran  viaggio. 
Dice ,  ti  appjresta  in  su  per  I'  aer  grasso  ; 
Sta  duro  come  torre ,  e  sii  ben  saggio. 

Altro  che  tristo ,  ahbrividato  e  lasso 

Stetti  tra  vivo  e  mono  i'  non  so  come, 
Alle  parole  che  mi  fur  conquasso  , 

E  daW  orrore  si  rizzar  le  chiome 

Che  mi  vidi  nel  mezzo  ad  un  bar  cone 
Che  porta  in  su  per  I' aria  aveva  nome. 


S-20  NUOVA    SKRIE   DI    VISIONI    ALLECORICHE 

Lascercmo  clie  il  nostro  poeta  viaggi  solo  nel  sua 
porta  in  sn  per  V  aria ;  perocche  sebbene  c'  inviti  a 
luoghi  mcno  tristi  dell'  inferno ,  e  ben  anco  alle  dol- 
cezzc  del  paradiso ,  non  credianio  rhe  alcuno  sia 
tocro  dal.  desiderio  di  seguitarlo.  Vero  e  bene  cli' egli 
assai  bonariamente  ci  dice :  ct  Tu  che  Icggi  non  mi 
3^  abbandonare  ,  benevolo  che  se' ,  del  tuo  piu  gra- 
■»  zioso  compatiniento  ,  e  questo  Ha  a  taa  laude , 
»  nientie  (panto  egli  e  vero  che  gV  ignoranti  ci  sono 
»  agevoli  ad  avere  a  spregio ,  e  a  teneisi  a  vile 
»  r  altrui ,  altrettanto  si  sta  ,  li  bene  accostumati  e 
3)  sapienti  onorare  della  gentilezza  loro  chi  non  af- 
5)  fatto  disutilnicntc  si  adopcra  iuvano.  »  Ma  noi , 
o  ignoranti,  o  dotti  che  il  sig.  Giosafatte  ci  tenga, 
contessiamo  di  esser  presti  ad  ogai  ijatto  piuttosto 
che  alia  lettura  di  altri  suoi  versi. 

E  gia  per  quelli  che  ne  leggenimo,  coloro  ai  quali 
il  soverchio  del  riso  non  togliera  la  parola,  doman- 
deranno ,  come  mai  pote  cader  nella  mente  di  ua 
Giosafatte  Cipriani  questo  ardito  divisaniento  di  can- 
tare  il  soggetto  trattato  dalFAlighieri  coilo  stcsso 
ordine  ed  ancora  collo  stesso  metro  di  quel  divino  ? 
Alia  quale  domanda  possiam  fare  in  parte  risposta 
col  primo  volume  del  sig.  Cijiriani  medesimo ,  il 
cpiale  contiene  una  prosa  di  ben  dueceiito  pagine 
sotto  il  titolo  di  Protesta  dell'  autore. 

Questo  volume,  con  tuttoche  sia  il  primo  dei  cin- 
que annunziati  ,  fu  pubblicato  un  anno  dopo  le 
rautiche  (  nel  1824  )  ,  in  compagnia  piobabilmcute 
dcir  ultimo,  tutto  di  prosa  esso  pure.  Molte  volte, 
principalmente  nelle  grandi  edizioni  dei  Greci  o  La- 
tini  scrittori ,  vedemmo  praticarsi  quest'  uso  di  ri- 
serbare  all'  ultimo  il  primo  volume ,  e  son  note  non 
meno  che  ricevute  da  tutti  le  ragioni  per  le  quali 
giova  in  quei  casi  allontanarsi  daif  ordme  naturale. 
Quelle  ra2;ioni  non  caddeio  certamente  in  pensiero 
al  sig.  Cipriani ,  ne  gli  potevan  cadere ,  se  anche 
avesse  questa  volta  sragionato  piii  che  non  suole ; 
ma  ben  si  puo  perdonare  a  un  autore  della  tempra 


APPARTKXENTI    AI    TRE    RECNI.  32  1 

fli  liii  s' egli  viserba  all' ultimo  la  prcrazioiie.  E  egU 
torse  obbligato  un  poeta  della  qualita  del  sig.  Gio- 
safatte  a  sapere ,  se  quando  avra  posto  niano  alia 
penna  gli  uscira  una  tragedia  ,  o  uii  epopca  ,  o  per 
avventura  nn  cajiitolo  in  lode  dei  pazzi  ?  Quando 
adiinque  il  sig.  Cipriani  ebbe  compiuti  i  suoi  tre 
volumi,  aecortosi  per  1  acutezza  del  proj^rio  ingegno 
clie  in  Tin  dei  conti  avea  scritta  una  Dlvina  Com- 
mcdia,  penso  clie  gli  conveniva  mandare  innanzi 
una  lunga  prefazione.  L' Italia,  avra  egli  detto  a  so 
stesso  ,  potrebbe  domandarini  :  Chi  sei  tu,  che  osi 
nietterti  al  contionto  coirAligliieri?  Le  derisioni  ch« 
avesti  per  gli  altri  tuoi  versi ,  non  furono  dunqne 
bastanti  a  ritrarti  da  qnesta  male  intrapresa  car- 
riera ,  che  anzi  liai  volute  non  solo  entrarvi  di 
nuovo,  ma  farvi  eziandio  la  piii  difficile  prova  clie 
mai  si  potessc  pensare  .•'  Cerio ,  soggiungeva  egli , 
se  1  Italia  sapesse  cli'  io  non  feci  mai  questo  ardito 
pensiero  di  emular  rA'.ighieri  ,  se  sapesse  che  cpic- 
sta  nuova  Dwina  Commedia  m  e  uscita ,  quasi  all'  in- 
saputa ,  dal  capo ,  userebbe  verso  di  me  un  piii 
mansueto  giudizio  ch'  io  al  presente  non  temo.  Ma 
dovro  io  dunque  mettere  in  pubblico  cjuesta  pessima 
usanza  che  ho  presa  di  uon  pensar  mai  a  quello 
ch' io  scrivo?  —  II  buon  Genio  avrebbe  dovuto 
suegierire  allora  al  sis;.  Giosafatte ,  ch'  e2:li  era  il 
meglio  dare  alle  iiamme  i  a  olumi  gia  preparati ; 
ma  il  Genio  malvagio  gli  persuase  invece  di  scri- 
vere  una  giustilicazione  di  cpianto  avea  fatto ,  fm- 
gendo  di  averlo  fatto  di  proposito  e  non  a  caso. 

Pertanto  in  questa  prefazione  o  protesta  il  signor 
Cipriani  tolse  a  difendersi  da  coloro  che  natural- 
mente  gli  daranno  del  presuntuoso  pel  capo,  per- 
che  voile  rimetter  mano  all'  argoniento  di  Dante. 
La  prima  delle  risposte,  dice  egli,  e  agcvole ,  pcr- 
che  ogniuio  e  padrone  e  pincche  padrone  di  sccgliere 
quel  subhirtto  che  pin  gli  c  grado ,  e  al  quale  si  sente 
meglio  da  sua  natura  inclimito.  La  quale  risposta 
nella  prima  parte  e  verissinia.    quanto    e   vero    che 

lUbl.  lud.  T.  XL.  '  2\ 


322  NUOVA    Si:;iE    VI    VISIONI    Ara.EOOHICIlE 

ciascuno   clio    abbia    tiore    di    sciiao    dee    ridere  dei 
versi  del    sig.  Ciosnfatte ;  c  nel  resto  sareljbe   tanlo 
superba   che  meriteiebbe  un  acerba   n[)iensionc ,   se 
noil  ci  spiacesse  di   accagioiiare   il    sig.    Cij)riaiii   di 
(pullo    die    il    suo    mal  Genio   gli    venue    dettando. 
La  seconda ,  continna  lanlore,   c  facile  pure,   e  par 
chc    la    vegga    anclic    qaello    il    quale  uvii  ci  ha  cosi 
sottilc    i'cdcre  ,•    cd    c ,    uu    tale    og^etto  esscrc  dt  cosi 
vasta    cstensionc,    da    sapcre    beuissimo    rappresentarc 
altrl  puuti  di  vista  ed  cdtri  campi  da  potervisi ,  seuza 
t;)ccar  per    niente   quelli    di   Daute ,    libcrissinidinente 
spaziare.  Cosi  il  nostro    sig.   Giosafatte    e    di    j)areie 
clie  niettendo,   per  escinpio,   Neroiic   invecc  di  Ezze- 
lino  ,    Aauilja'.e  iavece  di  Pier  dalle    Vigue,   avrebbe 
potnto   canijjiare  1  essenza  dell  argomento  ,    Tarsi  di- 
verso  dall  Abgliieri ,   e  trattare  con   niolLo    colore    di 
iiovita   il   suo  famoso  argoniento.   Qui  verameate  non 
possianio  a  mcao  di  ciiianiarlo  ia    colpa  alcna  poco 
se  iioa  si  accorse  di  quell'  aperto    sragionair.eato  ia 
cui  il  nialvagio  suo  Genio  lo  coaduceva.   Che  se  va- 
dasi  piii  inuanzi ,  prosegue  il  sig.   Giosafatte ,  cou  Ic 
dehite  liflcssioui,   lednl  bcu  chi  r   fdosofo  ,    doverc  il 
mio  quadra ,  per  cio  pare  che  si  aspetia  al  suo  foudo 
isvariajc  da  qucllo  di  Daute,  appuuto  dalla  diversitd 
dclle    circostauze    c   dellc    cosi    dette  unuuie  affczioni, 
die  per  le  piu  fiate  soiio  la   inolla   segreta    come    del 
parlare ,  che  dello  scrivere.  E  di   vera    egli  c    aperto, 
apcrtissiino  ,  lo  iiiiiamoraniento  dclla  sua  Beatrice  avere 
vortato  ad  uu  cosi  cclebre  diptntore  in  parecchj  luoghi 
del  suo  poeina  le  tinte  le  piu  soavi  e  Ic  piii  leggiadrc. 
Niente  per  me  di  tntto   qaesto  .  ...  Si    sa    iuollre.,    le 
sue  smanic  per  lo  partito    de  Qhibcllini    avere    a   lui 
somniifdstrali  colori  li  piii  affuocati    e  gaghardi  ,  per 
cui  in  mollifSsimi  luoghi  del  suo  poema  diede  liberis- 
siino  sfogo  cdla    sua  passionc    domiiut trice.  Niente  di 
tntto    questo  per  me.    Noa  sappiaaio    cpiello    che  di- 
vanno  di  questo  discorso  i  filosofi,  ai  (piali  il  signer 
Giosafatte    ai    e    priacipalmeatc    rivolto  ;    nia    senza 
dubbio  i  poeti  gli  doaianderanno  donde    trasse    egli 


AppARrtisJi;?:Ti  ai  jwe  rkgnt.  028 

(.]u!i(|ue  la  sua  iaspirazione  a  cantare  dci  inorli  re- 
gui ,  se  noil  elibe  nc  una  Beatrice ,  ne  una  patria  , 
(he  gli  pailasst-ro  fortcmente  nel  cuore  ?  Vero  c 
bene  cli'  egli  si  confessa  pieso  all'  amore  della  tt- o- 
logia ;  ma  oltrcche  questa  non  gli  poteva  giovare 
in  tutta  r  anipiezza  del  suo  lavoro ,  come  non  vide 
egli  clie  anche  il  divino  Alighieii  liusci  molto  mi- 
nore  a  se  stesso  ,  ([uando  alia  teologia  si  voile  in- 
ticramente  aflidare  ?  Ma  dl  qua  ,  seguita  il  sig.  Ci- 
priani, si  spicca  come  la  iiilti  diplntura  pur  nel  suo 
fondo  dcbbe  da  qnella  dl  Dante  esserc  differ enziata' 
Clie  se  pol  In  seguendo  lo  ammonlmento  tie'  savj  ,  i 
quail  ne  intlinano  e  pressochc  ce  7  gridano  a  gala , 
e  questo  va  bene,  Istndlal  forte  nello  antlco  .  e  ci 
presl  dal  pla  celebrato  lavoro  ,  qual  e  quello  dl  Dante  ^ 
I  Idea  dl  qnalche  adatta  Inimaglnc ,  e  questo  pur  ml 
debbe  tornure  a  laude ,  si  vedrd  pero  qui  pure  rlu- 
sclre  della  varietd ,  e  per  la  novltade    dl  clrcostanzc , 

ehe  tratie  dalla  nutara    intlma    delle  cose  ce    la  pos- 

sono  renderc  per  altrl  rispetti  dl  un  qualche  Interesse  , 
o  per  avcrue  fatta  ad  ultro  oggetto  I  appllcazlone per 
quelle  ragloid  cul  saprd  dlscoprlre  chl  e  filosofo  ^  per 
le  quali  cose  tutte  si  cava^  non  potervl  ess  ere  fra  me 
e  Dante  un  parallelo  duetto  ,•  e  che  per  quantunque 
si  scriva  a  dettl  In  sua  laude ,  non  ml  potrd  rlusclre 
che  a  bene ,  avendo  tratto  In  alcana  parte  profitto  dl 
sua  Iczlone ,  ond  e  che  ml  reco  a  vanto  dl  esserne 
detto  In  qualche  parte  dlscepolo.  Per  misericordia  ai 
polmoni  de'  leggitori  faremo  qui  punto ,  sebbene  1'  au- 
toi'e  tiri  per  alquante  altre  righe  a  di  lungo :  e  per 
misericordia  eziandio  del  sig.  Cipriani,  cui  non  sa- 
premmo  oramai  piii  difendere  neppur  coll'  ombra 
del  mal  Gcnlo  che  gli  detto  questi  inliniti  sproj)Ositi. 
Discepolo  di  Dante  il  sig.  Giosafatte  ?  il  sic;.  Giosa- 
fatte  crede  che  alcuno  voglia  fare  un  parallelo  fra 
lui  e  Dante?  Queste ,  bisogna  pur  dirlo,  son  cose 
clie  accusano  nel  sig.  Cipriani  un'  imperdonabile  pre- 

I       sunzione. 


324  NUOVA    SKiUF.    r»l    Vl.-IONI    AILEGOFxICHE 

I\Ia  il  iioslro  pocta  e  si  fattamente  accecato  dal- 
r  amor  di  se  stesso  ,  die  lasciando  in  disparte  le 
souse  nionta  con  graiide  aninio  sidla  cattcdra,  e  vuole 
insegnarci  qncllo  rlie  fo  mestieri  a  clii  voglia  essere 
noniinato  dantesco,  Innanzi  tut  to  ,  dice  egli  ,  clii 
as])ira  a  un  tal  nome  fard  e  pure  di  averci  un  petto 
abbondevole  in  bene  dittare  ,  mcntre  a  quel  tcstoii 
da  meda^lie  (  vedi  gentil  maniera  di  nominar  1  Ali- 
2.hieri !  )  piovono  ,  come  a  dire ,  le  sentenze  in  stdla 
penna ,  e  sono  come  cdtrettante  lezioni  di  squisita  mo- 
rale,  dcgne  di  essere  comniesse  a  lettere  d  oro  nel 
diamante  il  piu  provato  ( il  sig.  Cipriani  non  e  obbli- 
2;ato  a  sapere  se  cio  e  possibilc  )  :  poi  e"  si  conviene 
proccdere  e  pcnctrare  ne  gabiiietti  della  natura  ,  e  so- 
stenerci  di  lunghissime  vegghie  ,  e  quando  sudare ,  e 
quando  agghiadare  ^  mentre  quel  gigaute  trd poeti^  di 
quella  agevolezza ,  la  direi  meglio  disinvoltura  ,  con 
cui  se  la  ispasseggia  per  le  pinte  ajuole  di  Flora  , 
e'  vanne  e  s  inerpica  in  su  balzi  della  illastre  Sofia ,  e 
quando  glicla  iicnc  in  taglio ,  or  ti  dispiega  le  mc- 
raviglie  della  luce  .  .  .  or  la  intrinscca  elasticitd  delle 
fro  lull  ..el  Iride  fresca  .  .  e  la  sempre  ainabilis- 
sinia  aurora  ,  c  or  ti  conduce  a  mano  per  le  varie 
parti  del  niondo  come  sperto  geografo ,  cJie  ti  dd 
de  maestreioli  ammonimenti  nel  piit  esatto  metodo , 
comeche  sia  egli  morale  .  .  .  ti  rape  seco  in  sn  T  ale 
per  la  pia  de'  cieli  ecc.  Da  questi  avvertimenti  pas- 
sando  poi  il  sig.  Giosafatte  a  parlar  delle  cagioni 
per  le  quali  pochissimi  riescono  veraniente  dau- 
tesclii  ,  dice  die  qnesto  surge  dalle  continue  brighe 
dalle  qaali  lie/ie  il  cuore  di  soperclno  sollecitato  ,  o 
perche  garba  agli  uomini  il  divertire ,  e  con  csso  il 
fesleggiar  compagnevole  gustan  le  mense ,  die  si  vo- 
gliono  frequentare ,  e  poi  il  chiacchcrar ,  il  sorridere, 
€  un  non  so  quale  stemperamento  distaccano  troppo 
bene  dallo  ajfissarsi  sovra  di  un  libro  di  tanto  inte- 
resse  ( la  natura  )  ,  e  senza  il  cui  studio  torna  im- 
possibile  lo  apprendiniento  del  vero.  Noi  credianio  as- 
sai  di   leggicrx    die  il    sig.  Cipriani    sia    lontano   da 


APPAtiTENKNTl    AI    Tr.£    P.ECNl.  520 

t)ghi  stemperamento,  che  iion  gusti  mai  buone  meiise> 
die  non  si  troAT  mai  in  festeggiar  conipagnevole , 
che  non  chiacchieii,  che  nonsonida;  nia  non  sara 
gja  per  questo  cli'  egli  ci  dia  ad  intendere  di  essersi 
bene  affissato  sul  libro  della  natura  ,  e  di  averne 
cavato  prolitto.  Epjnue  egli  e  proprio  in  questa  beata 
])eisuasione ;  con  questa  si  e  accinto  alle  visioni ,  e 
tutto  pieno  di  questa  desidera  di  percotere  ad  loi 
leggitore  filosofo  che  sappia  dirittaniente  giudicare  il 
suo  nierito.  Ma  noi  pensiamo  che  a  giudicare  il  si- 
gnor  Cipriani  non  sia  mestieri  di  riposta  filosolia , 
e  crediamo  che  ognuno  ,  per  poco  che  sia  dotato 
di  buon  senso ,  conoscera  ch'  egli  e  cattivo  poeta  e 
pessimo  prosatore.  Potremmo  con  piu  lungo  discorso 
provare  piu  evidentemente  questa  sentenza  per  quei 
difficili  almeno  ai  quali  rincresce  il  giudicare  sini- 
stramente  del  prossimo;  ina  ci  si  fa  proprio  coscienza. 
II  desiderio  di  far  ridere  alcun  poco  i  nostri  lettori 
c'  indusse  a  parlare  del  bizzarro  ardimento  del  si- 
gnor  Cipriani,  ma  oramai  temiam  di  averli  nojati ; 
poiche  noi  pure  abbiam  durata  una  fatica  si  amara 
che  poco  e  piic  morte  ,  nel  ricopiare  i  versi  e  le 
prose  che  ne  abbiamo   citate. 


526 


PARTE    IT. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECGANICHE. 


Contlniiazionc  degli  Att'i  dell  I.  R.  Acrrtdcmia  dcniiomi- 
co-agraria  dci  Geo7-gopli  di  Firr/izc.  Turn.  IV.  — 
{Fine.   Vcdi  pag.    194  dl  questo  volume), 

XII.  Or  la  sinoniinia  dci  terreni,  Memoria  del  profcssore 
Gloachiiio  Taddei.  ■ — •  Dair  erronea  e  falsa  sinoniinia  dei 
terreni  dipendono  gli  equivoci  che  so\'ente  s'  incontrano 
in  fatto  di  a<>;i-onomia ,  allorclie  si  vogliono  distinguere  le 
varie  qualita  del  suolo  per  mezzo  di  un  lingnaggio  non 
iiieno  insignilicante  che  improprio.  A  questo  lingnaggio 
mistico  e  contraddlttorio  vorrebbe  V  autore  sostitnirne  uno 
semplice  e  filosoilco,  desunto  dalla  chimica  costitnzione  dei 
terreni.  Inesatte  sono  certamente  le  denoniinazioni  di  ariilo, 
ttscutto  ,  scioho  e  leggkro,  date  a  quel  terreno  friabile  ncl 
quale  1' acqua  penetra  facihnente ,  nientre  i  raggi  solari 
troppo  presto  lo  spogliano  della  sua  umidita.  Altri  cliia- 
niano  sciolto ,  sottile  o  duiso  quel  terreno,  che  con  nome 
pill  conveniente  e  detto  arenoso  o  quarzoso,  e  taluni  esten- 
dono  quel  nomi  anche  al  suolo  polverulento ,  bibulo ,  ah- 
bondante  di  terra  calcaria ,  che  altri  con  maggiore  precl- 
sione  noniinano  cretoso  o  cretacco.  Forte  o  grasso  dicono 
alcuni  quel  terreno  che  altri  chiamano  freddo  ,  duro  e  te- 
nace ,  e  che  e  seinpre  un  niescuglio  d'  allumina  con  silica 
o  con  ixna  dlscreta  proporzione  di  calce.  La  parola  argil- 
loso  serve  talvolta  di  sinonimo  a  quella  di  ealcnreo,  e  que- 
sto alia  voce  siiceo  o  viceversa.  Sotto  i  nomi  di  tufo  e  di 
mattaioiie  si  credono  indicati  terreni  di  natura  diversa, 
dei  quali  tuttavia  la  chimica  composizione  e  presso  a  poco 
la  stessa.  Espone  adunque  V  autore  le  sue  idee  sul  modo 
di  classificare  le  moltiplici  qualita  dei  terreni,  e  una  di- 
visione  simile  a  un  dipresso  era  stata  imnia2;inata  dal  ce- 
lelire  liUppo  He ^  benchc  alOiracciata   non  fosse,  e  ne  pure 


ATTl    PF.f.L    1.    R.     ACCVDKMIV    eCC.  02^ 

adott.ita  da  esso  esclusivamente ,  perclie  se  ne  coiiobl)e 
I'incsattezza.  II  TcLddei  piglib  per  l)ase  le  materie  priniitis'e 
die  eiitrano  alia  formazione  di  qnalnaqvie  specie  di  terreno, 
noa  avnto  riguardo  alle  masse  pietrose ,  ne  alle  materia 
oi'ganiclie  iiiterposte ,  ne  ai  sali  ed  altrl  fossili  che  pre- 
sencano  cjuantita  (  non  qiialita  )  troppo  piccole  jjer  essere 
valutate.  Le  niaterie  primitive  sono  la  silice  o  il  quarzo 
ridotto  in  minuti  frammenti,  rallimiina  o  la  terra  argillosa, 
la  calce  o  la  terra  calcarea;  e  data  una  qualita  di  terreno, 
egli  cerca  quale  dei  tre  suddetti  element!  alibia  su  gil 
altri  due  il  predominio,  e  da  esso  deduce  la  denomina- 
zione  distintiva  di  quel  suolo.  Vi  sara  dunque  un  terreno 
siliceo  o  a  base  di  silice,  e  potra  anclie  distinguersi  in 
silicco-cnlcnreo  e  in  siliceo-allwninoso.  —  Accordiamo  die 
siliceo-calcareo  sia  il  terreno  delle  lirughiere,  die  non 
vorremmo  pero  vedere  nominato  dall'  autore  suolo  di  hru- 
guiere,  ne  confuso  col  cosi  detto  gravier  dei  Frances!.  —  Cal- 
carei  si  nomineranno  quei  fondi,  ove  la  calce  per  lo  pin 
carbonata  sta  alia  inassa  terrosa  nella  proporzione  di  40 
a  TOO,  e  quindi  nascera  la  distinzione  di  questi  in  calca- 
reo-silicei  e  calcareo-nlluminosi.  Una  terza  classe  si  com- 
porra  dei  terreni  alluininosi,  uei  quali  bastera  la  dose  di 
3o  di  allumina ,  e  questi  pure  si  distingueranno  in  a.lu- 
minoso-silicei  ed  allwninoso-calcarei.  Ai  terreni  alluminosi 
apparterranno  quelli  volgarmente  compresi  sotto  i  nomi  di 
forti,  duri ,  freddi ,  grassi  e  tenaci.  Belle  sono  le  applica- 
zioni  fatte  dalf  autore  di  questa  nomenclatura  ai  varj  ter- 
reni della  Toscana ,  e  giuste  per  la  maccior  parte  le  de- 
rivazioni  di  que'  terreni  dalla  decomposizione  delle  pietre 
graniticlie,  delle  crete  arenose,  del  feldspato  e  di  altre 
rocce  primitive  i  dai  depositi  di  alluvione,  dagU  schisti 
argillosi ,  dal  kaolin ,  ecc.  La  Memoria  e  corredata  da  una 
tavola ,  nella  quale  si  fa  vedere  la  composizione  diimica 
di  tutti  i  terreni  secondo  la  riferita   nomenclatui-a. 

XIII.  Sul  croup  dei  bovi,  Memoria  del  doit.  Pietro  Betti.  — 
Crede  T  autore  che  questa  malattia  sia  passata  sin  qui 
inosservata  dai  piii  celebri  scrittori  di  queste  niaterie ,  e 
quindi  si  fa  soUecito  a  ben  descriverla ,  tanto  piii  die  a 
suo  giudizio  non  curata  in  tempo  puo  diveaire  micidiale. 
Ella  e  questa  un'  inliammazione  die,  ponendo  la  sua  sede 
nella  membrana  interna  della  trachea ,  dei  bronchi  e  nelle 
loro  numerose  esilissime  raniificazioni,  ne  spreme  un  umore 


3^8  ATTI    DEI  I.' I.    R.    ACCADEMIV 

alljuiniiioso ,  che  addeiisanJusi  in  ijue^  canali  ,  iie  riempio 
pill  o  uieno  il  voto,  ed  aiigustiando  in  pvincipio ,  inipe- 
deudo  poi  totalmente  il  passaggio  dell"  aria  per  cjiiesta  via 
ai  jiolmoni,  conduce  ranimale  a  inorte,  qnalora  soccorso 
lion  sia  dalla  natura  o  dalParle.  Essa  potrelibe  nomiuarsi 
angina  tracheale  de' bovi ,  seguendo  T  istesso  andamento 
nei  briitl  di  qnella  specie,  come  nelf  uoino.  Riferisce  Tau- 
tore  alcnne  pratiche  osservazioni  i  nota  che  solo  tra  gli 
Jintichi  parlo  forse  di  questa  malattia  Vegezio  iiella  sua 
Mulo-nicdicina ,  e  clie  qualche  cenno  ne  fece  il  Blaiiw 
nelle  sue  Nozioni  fondanientali  di  veteriuaria.  Finaluiente 
dopo  di  avere  indicati  i  caratteri  del  iiiorbo ,  opina  che 
ndottare  si  deblia  lo  stesso  metodo  curativo  cl>e  si  adopera 
iieir  uomo ,  cioe  i  copiosi  salassi  al  principio  del  male, 
reiterati  secondo  il  bisogno  e  le  forze  del  bue ,  le  prepa- 
vazioni  aiitimoniali  e  le  solfoi^ate ,  amministrate  per  use 
interno,  opportnai  sembrando  a  malattia  moko  innoltrata 
i  vescicanti  intorno  al  colic;  e  piii  eilicace  si  crede  ancora 
finalunque  rimedio  che  induca  forti  conati  al  vomito  ed 
nlla  tosse,  come  F  injezione  di  aceto  fortissimo  nelle  na- 
rlci ,  II  titillamento  colle  dita  o  con  cotoue  jjagnato  pure 
in  aceto  alia  l:iase  della  lingua  e  alia  faringe  deiranimale. 
A  questa  IMeraoria  va  uiiita  una  tavola  litograiica  rappre- 
seiitante  una  mostruosa  concrezione  lironco-traclieale  for- 
matasi  neir  angina   soffocatoria  di   un  bo\'e. 

XIV.  Dei  canibiaincnd  chimici  che  si  opeiuiio  nei  frulti 
durante  hi  loro  maturazioiie ,  Memoria  del  professore  Giu- 
seppe Gaz^.eri  —  Formato  avevano  que'camblamenti  1' ar- 
gomento  di  un  quesito  proposto  dairAccademia  delle  scienze 
di  Parigl  nell"  anno  1818  e  riprodotto  nei  1820,  poi  nei 
1 8a  I  per  non  essersi  presentati  concorrenti^  coronata  fu 
poi  la  Memoria  del  chimico  Bercird ,  che  fu  anche  pubbli- 
cata  negii  Annali  di  lisica  e  di  chimica.  II  Berard  occupossi 
da  principio  dell"  influenza  degli  agenti  esterni  e  special- 
mente  deli"  aria  ciie  circonda  i  frutti,  e  dell"  altera zione 
che  essa  jirova  nella  maturazione  di  cjuesti,  e  venne  in 
seguito  a  trattare  della  varia  coinposizione  della  sostauza 
dei  frutti  stessi  in  diverse  epoche  della  loro  maturita.  Isti- 
tuite  avendo  il  Gazzeri  alcune  ricerclie  ed  esperienze  in 
parte  analoghe  a  quelle  del  Berard ^  ne  ottenne  risultamenti 
in  parte  eguali  ai  siioi,  in  parte  diversi:,  e  col  materiale 
de"  suoi  esperimenti  crede  di  provajre    V  epoca    certa    nella 


DEI    CKORGOFILI    DI    FIHENZF..  o2q 

quale  ec;li  versa va  intorno  ai  raedesiini,  T indole  e  il  modo 
pai'ticolare  di  alc'uni  di  essi  ed  anche  V  importanza  di  al- 
cuni  risultamenti,  con  clie  egli  da  se  allontana  qnalaaque 
sospetto  di  plagio.  Egli  lia  sottoposti  ad  esame  alquante 
pera  della  specie  delta  in  Toscana  angelica,  ed  esposte 
qneste  in  vasi  cliiusi  air  azione  di  varie  sostaiize  aeriformi, 
trovo  che  in  alcune  di  queste  i  frutti  anziche  maturarsi  si 
corrompevano  piti  o  meno  prontamente,  meutre  in  altre 
pare\a  sospendersi  quel  resto  di  vitalita ,  per  cui  senibra 
conipiersi  la  maturazione  di  que'  frutti  clie  non  la  provano 
se  non  dope  la  separazione  loro  dalla  pianta.  Egli  ha  pre- 
sentati  airAccadeniia  alcuni  di  que"  frutti ,  affine  di  potere 
assegnare  con  certezza  la  data  delle   sue  osservazioni. 

XV.  Del  pill  economico  impiego  delle  sostanze  alimentarie, 
Menioria  del  professors  Giuseppe  Gazzeri.  —  Dal  principio 
fisiologico  die  solo  una  piccola  parte  della  materia  usata 
come  alimento  e  convertita  nella  sostanza  degli  aniniali , 
e  serve  a  riparare  le  perdite  che  cagiona  1'  uso  della  vita , 
mentre  la  jjorzione  maggiore  viene  espulsa  come  e^cre- 
juento,  benche  spesso  capace  originariamente  di  farsi  huono 
ed  utile  nutrimento ,  dedusse  V  autore  la  possibilita  di  ap- 
pagare  non  solo  i  bisogni ,  rua  anche  V  appetito  dell'  uomo 
e  degli  animali  con  quantita  di  materie  nutrienti  assai 
minori  di  quelle  che  comunemente  si  usano ;  e  questo  o 
con  aggiugnere  alle  dette  materie  altre  meno  nutrienti 
purche  innocue ,  o  col  far  provare  a  quelle  alcune  utili 
modificazioiii ,  per  le  quali  si  accresca  in  esse  la  qualita 
nutriciva ,  o  pure  si  dispongano  a  convertirsi  tutte  nella 
sostanza  dell' individuo  a  cui  si  amministrano.  Queste  con- 
clusioni  perb  egli  applicava  soltanto  alle  circostanze  sini- 
stre  di  scarsezza  di  viveri  o  di  carestia.  Nella  raccolta 
agronomica  della  Societa  scientifica  del  Tarno  e  della  Ga- 
ronna  si  suggeriva  il  mezzo  per  ricavare  il  maggior  pro- 
fitto  possibile  dali'avena,  sostanza  la  piii  efficace  per  so- 
stenere  le  forze  del  bestiami ,  macinandola  e  riducendola 
in  pane ,  e  salandone  la  pasta  un  poco  piii  di  quello  che 
si  fa  col  pane  comune ,  il  che  fa  here  i  Ijestiami  piii  co- 
piosamente  con  loro  vantaggio.  La  panificazione  dell' avena 
fa  clie  la  totalita  della  sua  sostanza  divenga  nutrimento, 
e  non  piii  si  veggano  gli  escrementi  pieni  di  semi  indi- 
geriti,  capaci  talvolta  di  germogliare.  Si  suggeriva  an- 
cora    di    mescolare    in  quel  pane    una   porzione    di    paglia 


33o  ATTI    PEM."t.    R.    ACCADrMIi 

jniiintanion'e  trltata,  con  clie  si  risparmiava  una  quant idi 
di  iieno ,  e  si  avvertiva  clie  gli  Sveilesi  aH'uso  stosso  aitpli- 
cavano  la  segale ,  o  sola  o  mescolata  col  grano.  Siccome 
taholta  e  assai  rara  anclie  I'avena,  si  cousigliava  di  ri- 
conere  non  alia  crusca ,  non  capace  a  nutrire  T  animale 
se  non  in  proporzione  della  poca  farina  contenuta ,  ma 
alia  farina  stessa ,  della  quale  una  discreta  quantita  stem- 
perata  nell'  acqua  riesce  nutriente  e  saluberrima  pei  l)e- 
stiaiui ;  e  assai  migliore  puo  rendersi  la  sua  qualita ,  fa- 
cendole  acquistare  una  certa  consistenza  colla  Ijollitura, 
aggiugnendovi  un  poco  di  sale ,  ed  incorporandovi ,  atline 
di  saziare  T  appetito  ed  eiupiere  il  ventre  degli  animali, 
della  crusca,  delle  radici  triturate,  del  iieno,  delle  scorzo 
macinate  ed  altre  simili  materie.  Per  ristoro  agli  animali 
spossati  SI  propongono  alcune  fette  di  pane  prima  arro- 
stite,  poscia  inzuppate  nella  blrra,  nelFacquav^ite  allungata 
o  meglio  ancora  nel  vino.  Si  consiglia  per  uliuno  di  non 
dare  1' erl)a  verde  ai  bestiami ,  specialmente  di  una  certa 
eta,  se  non  mescolata  a  qualclie  cosa  di  secco ,  e  di  darla 
con  discrezione  nei  primi  otto  giorni ,  ag2;iugnendo  ogni 
24  ore  almeno  itn  pasto  di  materie  secclie.  Seinbra  aU'au- 
tore  clie  alcuni  di  questi  suggerimenti  possano  esserc  esjie- 
rimentat!  dagli  agricoltori  della  Toscana.  —  Egli  avrel)i)e 
potuto  a  questo  proposito  accennare  T  introduzione  da  al- 
cuni proposta  di  una  piccola  porzione  di  magnesia  carljo- 
nata  nel  pane  ordinario,  che  riesce  assai  buono  e  non  ne 
conti'ae   alcuna   qualita   perniciosa   o   incomoda. 

XVI.  Jlicerdie  idrometriche  sal  fiume  Arno  del  matcnuilico 
R.  Pietro  Ferroni.  —  Tralasciamo  una  lunga  storia  dei  lavori 
fatti  intorno  a  quel  fiume,  e  soltanto  accenneremo  cl\e 
r  antore  si  e  studiato  di  provare  che  la  causa  unica  e  certa 
dclle  rarissime  e  j^iu  minaccevoli  escrescenze  dell'  Arno 
dee  riconoscersi  nella  concorrenza ,  non  frequente  e  non 
ripetuta  da  piii  secoli ,  di  agenti  meteorologici ,  il  di  cui 
ritorno  non  potrebl>e  essere  trattenuto  da  qualunque  umano 
provvedimento ;  che  quindi  ben  a  ragione  il  Ferroni,  se- 
guendo  le  pedate  del  celebre  Pcrelli,  si  oppone  al  secolare 
rialzamento  del  letto  delFArno  di  sette  od  otto  braccia, 
tJedotto ,   come   egli  fa    vedere ,   da   falsi   princijjj. 

XVII.  DeW  Istituio  pel  poveri  a  Hoffivyl ,  Memoria  del 
mdrdiesc.  Cosimo  Piidolfi.  —  II  chiarissinio  autore  piglia  da 
prima   a    considerare    T  insieme    della    scuola    d'  industria , 


DEI    GEORCOFILI    Dl    FIRE^'ZE.  33 1 

clie  lia  meritatl  gli  unanimi  suft'ragi  d[  tntti  quelli  che  si 
sono  fatti  a  stiidiarla.  L"  istitutore  di  quella  scLiola  e  un 
giovane  detto  Velirlj ,  e  T  autore  ne  espone  tutto  il  piano. 
La  scnola  pei  poveri  e  un  seminario  di  ottimi  agenti  per 
r  agricoltnra;  vi  s' insegnano  la  religione,  F  agricoltnra 
pratica  ,  la  lettura ,  la  scrittura ,  1'  aritmetica ,  la  geoir.e- 
tria  elementare  come  base  dell'agrimensura ,  la  stovia  na- 
turale ,  agronomicamente  considerata ,  la  storia  e  la  geo- 
grafia  s\'izzera  in  compendio,  e  la  jnusica  elementare. 
I'ocliissimo  tempo  si  da  airistruzione  proj)i-iamente  detta, 
e  la  maggiof  parte  delle  ore  e  destinata  al  lavoro.  S'  in- 
segua  a  que'  poveri  a  far  calze ,  a  tessera  paglia ,  ad  in- 
trecciare  viniini;  il  vitto  e  assai  friigale,  il  vestiario  sem- 
plicissimo  ed  economico.  Piii  diffnsi  saremmo  uel  rendere 
conto  di  qiiello  stabilimento ,  se  s^ih  uon  fosse  conosciiito 
ampiameute  per  molte  relarioni  pulDblicate,  e  per  una  spe- 
cialmente  con  patriotico  zelo  stampata  e  sparsa  nella  Loui- 
bardia  per  cura  del  march,  di  Breme. 

XVIII.  Sopra  itn  nuo(0  inetodo  d'Uluminazione,  Memoria 
del  prof.  Gioacbino  Taddei.  —  Espone  Tautore  Tintrodu- 
zlone  del  gas  illnminante  in  Ingbilterra  e  gli  staljilimenti 
formati  in  Londra  per  la  distribuzione  del  medesimo;  ri- 
volgendo  quindi  le  sue  osservazioni  all'utile  del  suo  jjaese, 
viene  a  parlare  dell"  olio  di  cui  tanto  e  doviziosa ,  dic'egli , 
la  Toscana  ,  die  forse  troppo  estesi  e  moltiplici  sono  gli 
usi  ai  quali  si  destina.  Mostra  clie  nelle  comuni  lampade 
6  lucerne  si  dissipa  una  porzione  d"  olio  in  pura  perdita; 
cita  poi  la  proposizione  fatta  dal  cav.  Aldini  di  decom- 
porre  1'  olio  in  vasi  adattati ,  e  di  servirsi  del  gas  illnmi- 
nante die  se  ne  sviluppa;  accenna  1"  idea  nata  in  alcuno 
di  sostituire  all'  olio  il  legno ,  pitre  decomposto  ed  al)bru- 
ciato  in  vasi  chiusi ,  e  tenta  quindi  di  rimettere  in  campo 
r  illnminazione  a  gas,  dopo  di  avere  visitato  i  varj  stabi- 
limenii  di  quel  genere,  e  dopo  di  avere  istituite  alcune 
esperienze  su  i  prodotti  gasosi  di  alcune  sostanze  eminen- 
temente   combustibili. 

Esclude  egli  da  prima  V  uso  deir  olio  di  uliva  ,  e  piat- 
tosto  ^■orrel3l)e  adoperare  quelle  dei  semi  di  liuo ,  o  an- 
che  i  semi  medesimi  che  tant'  olio  contengono  sino  per  la 
meta  incirca  del  loro  peso.  Goi  semi  di  lino  mescola  una 
meta  o  un  terzo  del  loro  peso  di  solfato  di  protossido  di 
ierro  aifine  di  allontanare  la   prescuza  di   una   porzione   di 


33a  ATTi  pfll' r.  r.  acoadfmtn 

ossigeno ,  cliianiaiiilolo  ad  nltra  comliiaazioiio  ton  un  corpo 
col  cjnale>  esso  ha  allinita  prevalente.  —  Ci  tluole  ciie , 
meiitre  T  autore  asseiisce  clie  nel  nioinento  auuale  la  spe- 
colazione  iioia  potrelilje  esseie  nieglio  appoggiata  die  su 
i  semi  tlel  lino ,  non  abLia  spcrimentati  quelli  del  sesaniwn 
oricntale  ^  volgai-mente  de.tto  giorgioliiia,  die  ia  grandissinia 
copia  ci  si  spedisce  daU'Egitto,  e  die  ben  coltivato  for- 
nisce  ubertoso  prodotto  anclie  nolle  nostre  canipagne.  — 
Eirli  propone  tnttavia  altre  senienti  oleose  indigene,  come 
quelle  della  canapa,  del  colsat,  del  papavero  e  di  altre 
piante ,  die  troppo  scarsamente  vede  egli  coltlvate  nella 
Toscana.  Parla  per  ultimo  delFapparecchio  piii  conveniente 
per  r  estrazione  del  gas  illuminante  i  parla  di  una  quan- 
tlta  considerabile  del  detto  gas  tratta  da  un'  oncia  toscana 
tli  pece  greca ,  ed  anche  di  alcuni  calcoli  economici ,  coi 
quali  s«  stabilisce  la  convenienza  di  ablirnciare  il  gas  pro- 
dotto dai  semi  del  lino ,  e  anche  piii  di  qnello  prodotto 
dalla   psce   greca  e  fors'  anche   dal   sego. 

XIX.  Dell'  agricoltura  del  Giudei  sopra  Isaia ,  altri  profeCi 
e  sacri  scrittori,  Memorla  del  cav.  Giovanni  Fabbroni  — 
Piena  essendo  di  squisita  erudizione ,  non  sarebbe  qiiesta 
Memoria  suscettibile  di  un  breve  estratto.  Belle  sono  in 
particolare  le  osservazioni  su  le  viti  cananee  gigantesclie 
delle  quali  alcune  reliquie  rimasero  sino  ai  tempi  nostri 
nella  Toscana  ^  quelle  su  i  cacali  o  jakals  ^  detti  gikal  dai 
Turchi  f,  sul  metodo  dei  Giudei  di  fare  i  vini  ed  anche 
vini  aromatlzzati ;  su  le  palme  e  su  i  mirobalani  ^  sul  lico 
sicomoro  o  lico  egiziano  di  Plinioi  su  gli  orti  della  Gindea 
divisi  in  ajuole ,  e  pieni  alcuni  di  piante  cucurbitacee ; 
su  le  selve  naturali  e  su  gli  artificiali  boschetti  dei  Ca- 
nanei;  su  i  loro  prati  irrigui,  e  sino  su  le  minlere  di 
ferro  e  di  rame  della  Giudea ,  e  sui  prodotti  di  quel  suolo 
ferace  die  nel  tralfico  cogli  stranieri  equivalevano  all'  oro 
ed  air  argento. 

XX.  Della  teoria  dell'aratro,  Memoria  del  sig.  Ferdinando 
Tartini.  —  L'  oggetto  iMV  autore  quello  e  di  mostrare  die 
la  costruzione  degli  aratri  variala  dall'  aggiunta  sul  davanti 
di  due  ruote,  fatta  pochi  anni  avanti  Tela  di  Piiiv.o^  nella 
Rezia  Gallica,  non  e  stata  abbastanza  esaminata  dal  si- 
gnor  Mathieu  de  Dombasle ,  il  quale  tutiavia  ha  dedotta 
la  soluzione  del  problema  dal  principio  della  dinamica^ 
non    avendo    egli    ricercato    il    valoi-e  della    forza  residua 


DEI    GEORGOFILI    DI    FIRKNZE.  333 

<;lie  agisce  sal  voiiiere  dopo  due  decoinposizioni,  per  con- 
fi'oiitarlo  col  valore  troyato  della  forza  residua  nel  caso 
di  una  sola  decoinposizione ,  cioe  allorquando  la  catena  o 
un'  asta  congiiigne  direttameate  il  ^■onlere  al  collo  o  al 
petto  degli  animali.  II  Mathieu  aveva  seni^jliceniente  asse- 
rita  maggiore  la  perdita  della  forza  motrice  nel  caso  delle 
due  decomposizioni ,  cioe  quando  all'  aratro  sono  aggiunte 
le  ruote ,  e  niaggiove  la  perdita  suddetta  nel  caso  di  una 
sola  decomposizione ,  cioe  quando  V  aratro  e  seniplice.  11 
Tartini  dimostra  il  tutto  con  una  fignra;  ma  sostiene  ei 
pure  chc  ai  composti  delibono  preferirsi  gli  aratri  semplici, 
commeiidevoli  per  moiti  altri  vantaggi   die   egli  espone. 

XXI.  Lettera  del  sig.  Lambruschini  al  sig.  dott.  Passerini. 
Versa  questa  su  i  nsultati  ottenuti  nell'  allevamento  dei 
filugelli  col  metodo  del  Dnndolo ;  e  tanto  piii  e  attendibile 
lo  scrittore  della  lettera^  quanto  die  ha  egli  diretta  una 
2,rande  bigattiera ,  lunga  quasi  24.  braccia  e  larga  piii  di 
1 6  ,  alia  quale  altra  piccola  ne  era  unita.  Minutissima  e 
la  descrizione  cbe  lo  scrittore  della  lettera  da  delle  bi- 
gattiere  niedesime  ,  delle  stuoje  ,  delle  scale  ,  dei  ventilatoi, 
della  foglia  somministrata  e  dei  bozzoli  raccolti ,  e  con 
piacere  vediamo  cbe  si  e  risparmiata  molta  foglia,  molta 
fatica  e  molto  tempo ,  die  perduto  avrebbono  i  contadini 
governando  i  baclii  nelle  loro  case,  e  die  i  risultamenti 
in  generale  sono  stati  felicissimi,  fruttato  avendo  un  ca- 
pitale  di  lir.  i5oo  nel  corso  di  un  mese  e  mezzo  piii 
del  28  per  100  in  tin' annata  sfavorevolissima ,  cosicche 
lo  scrittore  della  lettera  dicliiara  di  non  sapere  quale  altra 
industria  possa  produrre  ahrettanto.  —  In  vece  di  questo 
calcolo  troppo  vago  e  poco  concliidente ,  noi  avremnio 
desiderato  quello  del  ricavo  de'  Ijozzoli  sopra  ciascun'  oncia 
di  semente ,  e  del  prezzo  ricavato  dai  bozzoli  medesimi , 
posto  in  confronto  col  valore  della  semente  e  della  foglia 
consumata ;  perdie  uno  de'  nostri  contadini  cbe  ricavi  da 
un' oncia  di  semente  5o  libbre  di  bozzoli,  supponendosi 
la  foglia  consumata  del  peso  anche  di  c)oo  libbre  e  del 
valore  in  adequato  di  lire  7  per  100,  e  la  semente  del 
valore  di  lire  3  per  oncia,  e  venduti  i  bozzoli  a  lire  3 
per  ciascuna  libbra ;  quel  contadino,  dissi,  viene  a  gua- 
dagnare  in  un  mese  e  mezzo  lire  84  di  netto  sul  capitale 
di  lire  66  ,  il  che  e  ben  altro  die  il  28  per  100  annun- 
ziato  dal  Lambruschini,    e    siipeiM    quasi    il    128  per   too;, 


004  ATTI    OEM.   1.    K.    ACCADr.MI\ 

(jucsto  f.ilcolo  clixenta  aiicora  piii  vistoso  sc  I"  aiinata  e 
I'avorevole  e  se  il  prezzo  dei  bozzoli  si  eleva ,  come  spesso 
avviene,  al  di  sopra  di  lire  4  per  lil)l)ra.  Noi  avrenimo 
ahresi  desiderate  clie  gli  aj2;roiioiin  toscani ,  istitnondo  lo- 
devoli  esperimenti  sulle  bit^atterie ,  avessero  altresi  fatta 
(jiialclic  osservazioae  sulle  uialattie  epideiuiche  dei  baclii, 
che  in  una  bigattiera  inettoiio  iu  pericolo  la  piii  l)eHa 
parte  della  rendita  di  uii  possessore,  nientre  il  pericolo  e 
soUaiito  parziale  allorche  i  bnchi  soiio  distrlliuiti  iielle 
diverse  case  de'  vilUci. 

Non  rimane  che  la  cjuarta  classe  di  cjiiesti  Atti ,  nelia 
quale  crednto  abbiamo  opportuno  di  coiiceutrare  gli  elogj. 
Sono  questi  V  elogio  del  cav.  Nobili,  quello  del  dottore 
Manrui'Oiii,  e  quello  del  cav.  Giovanni  Fabbroni,  scritti 
tntti  dal  prof".  Gazzen.  II  Nobili,  occupato  in  tutto  il  corso 
della  sua  vita  in  luminosi  inipieghi  amministrativi ,  fatto 
aveva  argoiTiento  de'  suoi  studj  le  matcrie  economiche. 
l\lenibro  e  vicepresidente  per  tre  aniii  dcrfAcoadeinia  elei 
Georgoiili ,  non  lascio  niai  di  arriccliirla  de' suoi  lumi,  e 
neir  esercizio  stesso  delle  sue  cariche  noii  lascio  di  decla- 
niare  Contra  i  viziosi  rcgolameuti  di  linanza  francesi ,  e 
di  niostrare  i  danni  clie  eniergono  dal  sottoporre  il  coiii- 
niei-cio  e  l"  industria  a  qualuuque  sorta  di  vincoli  che  la 
iuceppano  o  ne  impediscono  lo  sviluppaniento.  —  II  Man- 
naJoiii  fn  illustre  medico,  e  lettore  di  mediciua  pratica 
neir  ospedale  di  S.  IMaria  Nuova,  come  aggregate  airUni- 
versita  di  Pisa  i  fu  iacaricato  di  verificare  lo  stato  della 
salute  pubblica  in  Livorno,  allorche  vi  era  stata  portata 
la  febbre  gialla ;  fu  tra  i  membri  permanenii  della  R.  De- 
])utazione  di  sanita ,  ne  mai  da  queste  incuniljenze  o  dalla 
nmuerosa  clientela  medica  fu  distratto  da'  suoi  studj ,  ri- 
A'olti  non  solo  alia  medicina  ed  alle  scienze  ausiliarie,  ma 
anche  alle  amene  lettere ,  alle  quali  istradato  lo  aveva  la 
cognizione  jierfetta  della  lingua  greca,  della  latina,  della 
inglese  e  della  IVancese.  Tradusse  egli  letteralmente ,  poscia 
anclie  liberamente  1'  arte  ostetricia  del  Baudeloquc ,  scrisse 
tleir  uflizio  e  dei  doveri  del  medico  jjratico,  una  storla 
delle  due  inoculazioni  nella  Toscana  ,  una  storia  della 
febbre  gialla  di  Livorno ,  una  sintomatologia  splegata  in 
lingua  toscana  ed  applicata  alia  clinica  con  molte  osser- 
"vazioni,  una  raccolta  di  casi  di  medicina  pratica,  e  final- 
niente  volio   in  italiano   i   sette  libri   di  Prospcro  Alpino  su 


DEI    GEOnCOFILI    DI    riRENZE.  335 

1  presagj   della  vita  e  della  morte  degl' infeniii,  ma  molte 
di   qaeste   produzioui   rimaste   sono   inedite. 

Ad  ogiiuno  e  noto  il  valoi-e  grandissimo  iielle  scienze 
fisidie  e  naturali  del  cav.  Giovanni  Fahbroni.  Compose  egli 
aotto  gli  ordiiii  e  gU  aiispicj  di  Leopoldo  e  in  compagnia  del 
celebre  Felice  Fontanel  un  ben  ordinato  museo ,  riuneudo 
le  produzioni  naturali  e  le  macchine  di  fisica  e  di  astro- 
nomia  acquistate  da  varj  principi  Medicei,  1' eredita  della 
celebre  Accademia  del  Cimento,  e  le  reliqnie  degli  stru- 
nienti  clie  prinii  espiorarono  il  cielo  tra  le  mani  del  Ga- 
lileo ,  non  clie  varie  macchine  e  stromenti  di  meccanica , 
di  lisica,  d"  astrononiia  e  di  altro  geiiere,  procurate  dal 
Fontana  e  dal  Fabbroni  medesimo  in  Parigi  ed  in  Londra. 
In  quel  viaggio  contrasse  amicizia  coi  piii  celebri  dotti 
stranieri;  invitato  tla  Pietro  Leopoldo  a  Vienna,  ne  giu- 
stiiico  la  memoria  contra  alcuni  scritti  ingiuriosi  j  visito 
le  mlniere  e  le  cave  della  Toscana ,  e  pubblico  la  sua 
opera  su  I'Antracite  :  visito  pure  le  saline  di  Volterra,  e 
fu  inviato  di  nuovo  a  Parigi  per  concorrere  alio  stabili- 
mento  del  sistema  de'  pesi  e  delle  misure ;,  professore  ono- 
rario  dell'  Uiiiversita  di  Pisa  e  direttore  della  K.  Zecca, 
riveiidico  alle  monete  d' oro  il  credito  pregiudicato ,  sta- 
bili  le  officine  per  lo  spartimento  dei  metalli  e  per  la 
distillazione  degli  acidi  minerali  die  vi  si  adoperano^  fu  an- 
che  nominate  professore  onorario  delP  Universita  di  Wilna^ 
nella  febbre  gialla  di  Livorno  fu  spedito  a  riconoscere 
r  indole  di  quel  morlio  e  a  suggerire  gli  opportuni  prov- 
■vediinenti;  deputato  fa  al  riordinamento  delle  £nanze  della 
Toscana  i  fatto  direttore  del  Pi.  Museo,  passo  poscia  a  rise- 
dere  in  Parigi,  ove  impiegato  neU'amministrazione  dei  ponti 
e  delle  strade ,  fu  uominato  cavallere  della  legione  d'onore, 
barone  e  comnicndatore  dell'  ox'dine  della  riunione ;  tor- 
nato  finalmente  in  patria  fu  deputato  alia  liquidazione  dei 
crediti  della  Toscana,  alia  amministrazione  delle  celebri 
miniere  di  ferro  delP  Elba ,  alia  nuova  formazione  del  cen- 
simento  o  catasto,  e  queste  cariclie  sostenne  ,  non  niai 
tralasciando  di  dare  opera  agli  studj  suoi  favoriti  sino 
alia  morte  sua  avvenuta  nel  1822.  Molto  si  dice  certa- 
mente  nell'  elogio  del  Gazzeri ,  ma  egli  lo  cliiucle  nobil- 
inente  dicendo  che  piii  eloquente  seuibrato  sare])be  ristri- 
giiendosi  ad  una  sola  frase,  e  ad  annunziare  soltanto  la  per- 
dita  di  Giovanni  Fabbroni. 


33^1  ATTI    dell"  I.    R.    Ar,0\DEMI\    OCC. 

Tra  tnttc  queste  Memorie  crediamo  di  dovere  partioo- 
l.Trineiile  distingnere  qiiolla  su  la  contrattilita  de' vegetahili 
del  ('nrradori ,  quella  su  F  allevamcnto  degli  ulivi  per  via 
di  seme ,  quella  sul  lusso  dei  contadini ,  e  quelle  su  la 
sinonimia  dei  terreni ,  sul  croup  dei  hovi  e  snl  nuovo 
inetodo  d'  illuminazione  a  gas.  Quella  del  Carradori  puo 
aprire  I'adito  a  nuove  e  piii  estese  esperienze  fisiologiclie; 
quella  su  V  allevamento  degli  ulivi  puo  pi-esentare  un  og- 
getto  di  utilita  e  d'  importanza  anche  pel  paese  nostro , 
uel  quale  si  e  cercato  piu  volte  d'  incoraggiare  e  di  esten- 
dere  la  piantagione  degli  ulivi ,  scarsa  tavolta  per  man- 
canza ,  o  anche  per  Y  eccessivo  prczzo  delle  piantlcelle , 
e  si  e  altresi  proposto  di  erigere  a  questo  fine  copiosi 
A'ivai.  La  quistione  intonio  all' utilita  o  al  danao  del  lusso 
de' contadini  e  stata  ben  discussa  dal  Bonarroti,  ma  lascia 
luogo  ancora  a  piii  profondi  esami ,  e  le  massime  di  quello 
scrittore  nou  sarebbono  forse  applicabili  alle  circostanze 
della  Lombardia.  Molto  vantaggiosa  sarelibe ,  qualora  ge- 
ncralmente  si  adottasse  la  nomenclatura  dei  terreni  pro- 
posta  dal  Taddei ,  e  finalmente  qualche  utilita  potra  rica- 
varsi  dai  metodi  curativi  indicati  dal  Belli  per  una  ma- 
lattia  anche  ne*"  nostri  bovi  non  infrequente ,  e  dalle  os- 
servazioni  del  Taddei  su  le  sostanze  dalle  quali  potrel>]je 
ricavarsi  in  maggior  copia  il  gas  illuniinante. 


337 


Prodromo  dclla  Jlfmeralogia  Vesuviana  di  T.  MoN- 
TiCELLi  ,  Secretario  perpetuo  della  R.  Accademia 
dclle  scienze  d'l  Napoll  ^  e  di  N.  Cofelli^  socio 
ordinario  della  stessa.  Volume  1°  Orittognosia. 
Con  19  tavole  incise  a  bulino.  —  Napoli,  iSa.S,  dai 
torchi  del  Tramater ,  di  pag.  483 ,  in  8.°  e  xxxiv 
d'  introduzione. 

J^EDtCATA  e  quest' opera  al  Re  Fcrdinando  I.",  e  non  si 
potrebbe  da  iin  letterato  scrivere  piii  compiuto  eloffio  a 
quel  Monarca  ,  percbe  tutti  vi  si  trovano  ricordati  i  di 
Ini  merit!  a  favore  delle  scienze  e  di  ogai  buona  ed  ouesta 
disciplina ;  quiudi  il  Rea[e  Museo  Borbonico  ,  quindi  i 
Collegi  provinciali,  quiudi  le  numerose  cattedre  di  iiiosofia 
e  maieinatica  ,  quindi  la  Reale  Accademia  di  scienze  e 
belle  lettere,  la  R.  Societa  Borbonica,  la  Scuola  niilitare 
ora  politecnica  ,  la  Scuola  nautica ,  le  Scuole  popolari .  le 
spedizioai  scientificiie  fatte  nelle  piu  citlte  regioni  del- 
r  Europa  ,  cade  far  tesoro  delle  nnove  scoperte ,  le  Spe- 
cole  astronouiiche  ,  gli  Orti  botanici  ,  ua  magnifico  ga'ii- 
netto  di  iiiiiieralogia  ,  altri  d.  /.oologia  ,  di  chimica  e  di 
fisica  sperlmentale  ,  di  patolBgia ,  ecc.  ,  istituzioni  tutte 
die  o  la  foiidazione  loro ,  o  i  loro  grandiosl  incremeati  e 
r  attuale  loro  splendore  debbono  alia  munificenza  di  quel 
Sovrano.  Cliiamati  dalla  niedesinia  gli  autori  di  quest' o- 
pera  a  lunilaose  cariche  scientifiche  ,  credettero  di  non 
potere  mcglio  mostrare  la  loro  gvatitudine  che  col  tendere 
air  auiuento  di  qualche  ramo  delle  umane  cognizioni  f,  si 
diedcro  quindi  a  studiare  i  vulcani  della  Campania  ,  e  tra 
questi  I'  ardente  Vesuvio  ,  unico  moute  i^nivomo  ,  idoneo 
a  diradare  le  dense  teneljre  sotto  le  quali  la  natura 
asconde  le  sue  piu  terrihili  vulcaniche  operazioni ,  dal  che 
nacque   la  compilazione   di   un   trattato   di   orittognosia, 

Multi  tra  gli  anticlii  e  i  uiouerni  scrittori  ragionato  ave- 
vano  del  Yesuvio  ,  ma  ,  eccettuati  Pliaio  e  Strahone  tra  i 
prinii,  Braccinl  e  SantoreUi.  tra  i  secondi ,  tutti  fino  al 
secolo  passato,  altro  fatto  non  avevano  se  non  die  tessere 
la  seniplice  e  non  sempre  esatta    storia  de'fatti  :  Francesco 

BibL  ItaL   T.   XL.  22 


338      rnoRROMo  nr.Li. v  minfualocia  vesuvuna. 

Scrao  il  primo  ,  clcscrivendo  reruzioae  del    lySy,   parlato 
aveva   il   liiignaggio     dclla    scienza  ,    per    quanto   i   luini   lii 
qucir  eta   lo   peruiettevauo.    I    cataloglii    delle    pietre    vesu- 
viane  del    Valenzani ,  la  coUezione  fattaiie  dal   Galiaiu  per 
Benedetto  XIV,  iion    servirono   se    non    die  a  provare  lo 
scarso   numero   delle   rocce ,   e   T  imperfczione    delle  descri- 
zioni  ;     e    dopo   lo   esatte   esposizioni    dei   f'atti   del   P.   della 
Torre  a  del  de   Botds,  non  si  vide  alcun  progresso    nella 
iiiineralogia  Campana  e  Vesuviana   fino  ai   tempi   del   GLueni, 
dello    Spaliunzani  ,    dell'  Hamilton  ,    e     piii    di   tntti  se  iie 
rendette    beaeiiierito   il  Breislak.    Una    litulogia     vesuviana 
pnbblico   di   fatto   il   Gioeiii ,   che    pero  couteneva  la  descri- 
zione  di   sole    quattovdici   specie    pnramente    orittologiclie , 
e  di   circa   sessanta   di   minerali   coniposti ,    e   i   viaggi   nella 
Campaaia  del  .Breislak    niostrarono    cjuanto  vantaggio  arre- 
care     potessero   i   luini    della     niineralogia   e    della    cnimica 
alia    geologia  ed  orittologia    del    Vesuvio.     Queste    tiuoiio 
ancora    validainente   promosse   da   vaij   naturalisti    slranieri, 
e  tra    gl'  Italiani    dal   Brocchi ,    dal   Gismondi ,    dal   do  Rug- 
giero,   dal  Raino/ulini  e  i]a  altri.   L'esempio  di  questi  illustri 
osservatori   ;iiosse   dunqne   i   due   autori   di   questo   scritto   a 
rivolgere   gli    studj  al  loro   vulcano   ardeiite  e  ag,li   aln-i  adja- 
centi   mouti   ignivomi,   spenti  o  semispenti ,  alia  fisica  viilca- 
nica   in   soiinua  ,     c!ie   riguardare   essi   potevano     verameiite 
come    una   scieuza   pairia   e  particolare  alle   loro   coiitrade. 

Coininciarono  essi  dal  rSccogliere  tutt'  i  prodotti  del 
Vesuvio  e  dc"  Campi  flegrei  ,  fra  i  quali  aiolti  saggi  ap- 
paivero  che  stati  non  erano  ancova  nel  Vesuvio  ritiovati 
e  molli  del  tutto  nuovi ;  e  su  qnesti  si  consultarono  i 
niigliori  mineralogisti  e  chiniici  dell'  Eiirona  ,  e  si  appli- 
caroao  altresi  i  lumi  ricavati  dalle  niigliori  opere  moder- 
ne ;  ue  si  ommise  di  radunare  una  copiosa  serie  di  mine- 
rali esotici  ,  a  line  di  poter  detern.inare  le  specie  incerte 
di  quel  vulcano  col  conlronto  di  quelle  da  akri  grand' uo- 
mini  studiate  e  classificate.  Nel  18 1 3  descrisse  il  Monti- 
celli  r  eruzione  in  quell'  anno  avvenuta  ,  poi  quella  del 
1817,  della  quale  si  rendette  conto  in  questa  Biijlioteca  i 
e  in  Vina  leitera  direita  al  Breislak  ed  inserita  nella  Bi- 
bUoteca  universale  di  Ginevra  ,  annuuzio  1'  esistenza  del 
tafelspath  nel  Vesuvio  ,  e  ne  indico  le  varie  lornie  e  la 
giacitura.  Biuianevanu  tuttavia  molt'  altre  sostanze  .^  della 
di  ciii  indole  non  era  tucile  T  acccrtarsi,   giacclie  a  riser va 


Di   T.   mont.o;:li.i.  009 

di  (jualche  anfigena  o  pirosseaa,  noa  trovaiisi  nel  Ycsuvio 
cristalli  isolati,  uia  sempre  iiiviluppati  tra  di  essi ,  o  co'ia 
niatrice  o  coa  altre  sostaiize  ,  cosicche  difilcile  riesce  il 
ravvisanie  ed  il  tlescriverne  In  forma  cristalliaa  ;  al  else 
si  ag2;iniigoiio  ancora  lo  screpolauiento  sofFerto  dai  cristalli 
per  r  azione  del  fnoco  ,  lo  stritolatnento  \a  essi  prodotto 
sovente  dall'  azione  dei  flnidi  elastici  ,  e  i  cangiamenti 
dai  diversi  agenti  cliiiiiici  operati  nella  superficie  e  nelle 
interne  ioro  struttnre.  Dee  |Hire  notarsi  ciie  non  in  massa 
ne  in  liloni  trovansi  i  cristalli  ,  nia  in  piccoli  [)ezzi  dai 
vulcano  rigettati,  e  rincliiusi  per  io  piii  nelle  loio  respettive 
niatrici,  non  visibili  per  conseguenza  se  non  se  niessi  alio 
scoperto  coU' azione  del  inartello  die  per  la  maggior  parte 
git  stritola.  ISIaacarono  aucora  per  lungo  tempo  al  Natu- 
ralista  gli  ajnti  della  chimica  ,  i  reagent!  pari  e  gli  ap- 
parati  necessarj  alle  ciumiche  analisi  ,  iinche  coa  esso 
nnitosi  il  Covelli  4  diede  opera  nel  1820  ad  una  generale 
rivista  della  collczione  vesnviana  ;  da  prima  sotto  le  regole 
della  cristallografia  e  coi  raezzi  chimici  si  richiamarono  ad 
esame  le  sostanze  gia  determinate  ;  ma  le  eruzioni  avve- 
nnte  nel  183a  distrassero  per  qnalche  tempo  i  due  osser- 
"vatori  dni  Ioro  scopo  primario  che  qnello  era  di  presen- 
tare  un  Prodivmo  della  inineralogia  vesuviana;  oltre  di  che 
fiirono  essi  iucaricati  di  descrivere  le  specie  e  le  varieta 
di  2000  e  piu  saggi  dei  minerali  del  Vesuvio  destinati  a 
corredo   del  Museo   britannico. 

Sokanto  dopo  il  iSsS  toraarono  essi  nel  sllenzio  del 
Vesuvio  air  esecuzione  del  Ioro  disegno ,  e  riunirono  i 
risultati  delle  osservazioni  riguardanti  la  semplice  oritto- 
gnosia ,  onde  aprirsi  la  strada  alio  studio  non  solo  degli 
nggregati  del  Vesuvio,  ma  a  quello  altresi  delle  leo-wi 
deir  elettricismo  e  della  refrazione ,  ora  con  felice  successo 
applicate  ai  prodotti  del  regno  inorganico;  ne  si  trascura- 
rono  le  analisi  chimiclie  aice  a  determinare  la  natura  <lc|]e 
specie  nnove  e  a  classiticarle  acconciamente.  Si  formarono 
(juindi  due  volumi  dei  quali  il  primo  e  quello  die  annun- 
ziaiiio,  e  die  abbraccia  soltanto  1  minerali  semplici  j  il 
secondo  coiiterra  i  minerali  composti  o  aggregati.  Si  fa 
anche  sperare  un  terzo,  non  ancora  compilato^  in  cui 
potranno  essere  riuniti  i  fattl  generali ,  dcrivanii  dallo 
studio  de' minerali  semplici  e  composti  della  moatagna  die 
si   ilUistra  ,     i    suoi   Penomeni .,     ed    il   confrouto   di   (|uesti  e 


340        ruODKOMO  nKl.L\   MlNKllALOGIA  VESUVIANA 

del  prodotti  dollc  eriizioiii  con  qiielli  degli  altri  vuUaiii 
ardenti  che  si  conoscono ,  non  clie  con  quelli  dei  vulcanl 
speiiti  o  semi-speati. 

Nel  disporre  Ic  specie  vesuviane  si  a]>pigliarono  saggia- 
nicnte  que'dotti  al  sisiema  del  Berzelius,  come  il  solo  die 
fondato  sia  sopra  caratteri  essenziali,  risguardanti  la  clii- 
mica  composizione  de' minerali  semplici,  e  suscettibile  dei 
miglioramenti  che  prometteie  sembrano  i  pi'Ogressi  e  le 
continue  scoperte  della  ciiimica  applicata  alia  mineralogia. 
Oltre  le  specie  descritte  dal  Giocni  ed  altre  26  aggituite 
dai  piii  recenti  osservatoi-i ,  alire  43  ne  riconobbero  i 
lienenieriti  autori  e  tra  queste  sei  specie  del  tutto  nuove 
determinarono ,  alle  qnali  i  nonii  diedero  di  Cotunnia,  di 
Uniholdili't ,  di  Davina,  di  Cristianiie ,  di  CiuoUiiitt  e  di 
Bioriim.  Di  alcunc  di  queste  specie  tanta  varieta  incontrasi 
uelle  forme  cristalline ,  die  di  queste  89  non  trovansi 
registrate  nell' opera  del  celebre  Hauy ,  e  gli  autori  si 
sono  fatti  soUeciti  di  riportarne  le  forme  geonietricbe , 
senibrando  ad  essi  che  la  natura  stal)ilito  avesse  nelle  vi- 
scere  del  Yesuvio  nno  stupendo  laboratorio  di  cristalliz- 
zazioni ,  come  nel  giro  di  poche  miglia  quadrate ,  se  si 
dia  iin' occhiata  agli  innumerabili  aggregati  di  minerali 
semplici,  o  ai  cosi  detti  composti ,  la  natura  stessa  ha 
riuaito  circa  una  terza  parte  delle  specie  cristalline  gia 
couosciute    e  le  rocce    di  qualunque   formazione. 

liispettosi  mostransi  gli  autori  al  graiide  sistema  dclla 
cristallografia ,  fondato  dalP  Hauy,  ma  non  dissimulano  die 
nella  maggior  parte  dei  crist-iUi  vesuviani  hanno  luogo 
alcune  anomalie,  non  solo  nella  struttura  ,  ma  anche  nella 
composizione  ,  giacciie  cristalli  neir  esterna  apparenza  ])er- 
fetti  ,  presciitiiuo  nell'  interno  ora  cristalli  intcri  ,  ora 
rottami  dei  inedesiini ,  ora  grana  crlstallina  di  specie  di- 
versa.  I  cristalli  di  Davina  hanno  otferto  un  esempio 
straordinario  di  questa  eterogeneita  di  composizione,  giac- 
che  uno  di  essi  di  grandezza  mediocre,  appartenentc  alia 
varieta  peri-dodecaedra ,  percosso  sulla  base,  si  divise 
bensi  in  frammenti  regolari,  cioe  in  forma  di  mezzl  esaedri, 
ma  fra  questi  uno  se  ne  vide  che  aveva  la  forma  del- 
r  ottaedro  rettangolare ,  jjcrfetto  e  trasparente ,  e  che  coi 
mezzi  chimici  fu  trovato  appartenenie  alio  zirconio.  Altri 
eseinpi  tli  anomalie  si  traggono  dalla  Cavolinite.  Sotto  foime 
juoltiprni   presentansi   1"  idocrasia ,   la    mica,    la  voUastonite, 


M  T.  MoNTir.rr.i.t.  341 

iil  gi-!moiliHto  ed  altre  sostanze  vesnviane;  e  le  gi-andi 
appaienti  dlft'erenze  che  in  esse  si  ravvisano ,  fecero  so- 
veate  dubitare  se  credere  si  dovessero  semplici  varieta 
di  una  medesima  specie,  oppure  altrettante  specie  di  una 
stessa  famiglia.  Con  niolta  compiacenza  vediamo  che,  non 
potendo  i  due  naturalisti  eseguire  V  analisi  chimica  piu 
severa  di  tutte  quelle  varieta,  che  avrebbe  anche  immen- 
sameiite  ritardato  il  loro  iavoro,  ricorsero  per  alcune  so- 
stanze alio  elettricismo,  senza  pero  ottenerne  nuovi  o 
notabili  risnltainentii  ed  osservarono  in  generate  la  doppia 
refrazione  di  alcune  specie ,  della  quale  tenncro  buon 
conto,  e  alfarrivo  in  Napoli  del  celebre  Biot,  videro  con 
sorpresa  che  la  diversa  polaritii  della  luce  di  varle  specie 
di  niinerali  essere  poteva,  come  indicato  lo  a\evano  i  piii 
grandi  fisici  francesi ,  inglesi  e  tedeschi ,  un  mezzo  inf'al- 
libile  per  distinguerle.  Si  propongono  anzi  coUa  scorta 
degl'  insegnamenti  del  Biot ,  di  tornare  sui  loro  passi  e 
di  dare  in  questo  modo ,  in  un'  appendice  fin  d'  ora  pro- 
messa,  un  jnaggiore  s\iluppamento  aH'orittognosia  vesnviana. 

Quanto  alle  misure  degli  angoli  e  delle  inciinazioni  dei 
cristalli  vulcanici  ,  furouo  esse  pigliate  diligentemenie  col 
goniometro  deli"  Hauy  ^  ma  essi  attcndono  aacora  da  stra- 
nieri  paesi  gli  apparati  e  gli  strumenti  necessarj  per  T  e- 
same  de'  cristalli  mici'oscopici  ^  esanie  tanto  piii  importante 
quanto  che  questi  credonsi  da  molti  mineralogi  di  gran 
nonie  i  piii  puri  e  perfetti ,  e  con  esso  potranno  probabil- 
mente  contermarsi  le  osservazioni  fatte  sui  cristalli  di  me- 
diocre  grandezza. 

Fin  qui  Y  IrUroduzioiie  ^- d^nX  sunto  della  qitale  vedesi  il 
motivo  per  cui  i  chiarissimi  autori  haniio  fatta  comparire 
quest*  opera  sotto  il  modesto  titolo  di  Prodromo  ddla  mi~ 
neralogia  veswiaria.  Le  materie  di  fatto  vi  sono  trattate 
con  quel  metodo  e  con  quella  estensione  che  costituire 
potrebbono  un  corso  complete  di  quella  mineralogia.  Questo 
volume  contieue  la  prima  classe,  formata  dei  corpi  semplici 
e  composti  secondo  il  principio  della  composizione  inor- 
ganica ,  cioe  quelli  i  di  cui  atomi  composti  del  primo  or- 
dine  contengono  due  elementi;  la  seconda  dei  corpi  composti 
che  contengono  piii  di  due  elementi  nelle  molecole  com- 
poste  del  primo  ordine  ;  la  terza  delle  specie  non  ancora 
classiiicate   o  del  tutto  nuove. 


o4-        riiODROMO  nrii.A  IMINTRMOGIA  ■\T;-"UVTAXA 

Due  orJini  compromle  la  prima  classo ;  luio  clci  metal- 
lokli,  r  altro  dei  metalli  elettro-negativi ;  e  sotto  fjuesti 
si  rcgistrano  vcnti  famiglie  (die  noi  vorremiuo  pinttosto 
noniiiiare  generi  o  sotto-ovdini  ,  riserl>ando  il  nome  di 
fami^lie  soltanto  agli  esscri  organici,  beiicho  aUiimenti  veg- 
gasi  da  alcuiii  grand*  uoinini  praticato),  e  ottantadue  specie. 
Di  ciascnna  specie  si  descrivouo  i  carattcri  specifici ,  ie 
varieta ,  le  forme  determinabili  e  indeterniinal)ili,  e  Ie 
diuiensioiii  de' cristalli ,  la  giacitura  e  la  produzloiie.  La 
famiglia  del  solfo  ha  tre  specie,  il  solfo,  T  acido  solforoso 
e  r  acido  solforico;  le  quattro  seguenti  del  cloro,  dell'azoto, 
del  Ijoro  e  del  cnrbonio  non  iie  iianno  clie  ana  sola  ; 
due  ne  ha  quella  dell' idrogeno ,  cioe  T  acqua  e  1*  idrogeno 
soltorato. 

Nel  secondo  ordine  dei  metalli  elettro  -  negativi,  due 
specie  presenta  la  famiglia  dell'  arsenico ,  cioe  il  solforato 
rosso  e  il  giallo ;  mia  la  famiglia  del  silicio,  due  qnella 
del  piombo,  tra  le  quali  la  cotunnia  con  due  sotto  specie; 
tve  cpiella  del  rame ,  cioe  il  rame  ferro-solforato ,  il  solfato 
e  il  muriato;  una  quella  dell'uranio;  otto  qaella  del  ferro, 
cioe  il  solforato  coUa  sotto  specie  dell'epatico,  il  carbu- 
rato,  Tossidato,  Tossidolato,  il  solfato  verde ,  il  solfato 
rosso,  il  ferro  muriate  ed  il  permnriato  i  quattro  quella 
del  manganese,  il  solfato,  il  persolfato ,  il  ninriato  ed  il 
permuriato;  una  quella  del  circonio ,  tre  quclia  dell' allu- 
miuio ,  cioe  il  soprasolfato  di  allumina ,  la  nefelina  e  it 
topazio  i  sette  quella  del  magnesio,  cioe  la  magnesia  solfata, 
la  muriata ,  la  condrodite,  il  serpentino  comnne ,  il  peri- 
doto,  il  talco  e  lo  spinello;  vejiti  specie  contiene  quella 
del  calcio ,  e  sono  queste  la  calce  solfata,  la  fliiata,  la 
carbonata  con  tre  sotto  specie ,  la  arragonite ,  la  calce  fos- 
fata  5  il  titanio  silicio  calcare ,  la  wollastoiiite  ,  1'  anfibola , 
la  pirossena ,  I'epidoto,  forse  la  prenite,  la  tomsonite , 
forse  la  stilbite,  il  granato,  I'idocrasia,  la  gismondiua ,  la 
pscudo-nefelina ,  la  tornialiiia,  la  gelenite  e  la  melilite  i 
cinque  la  famiglia  del  sodio,  cioe  la  soda  muriata  con  tre 
sotto  specie,  la  solfata,  la  sodalite,  la  lazitlite  e  Tanalcime; 
sette  finalmente  quella  del  potassio,  che  sono  la  potassa 
solfata  ,  r  allume  ,  T  anfigena  ,  la  meionite  ,  il  foldispato  , 
J'  anina  e   la  mica. 

Nella  classe  seconda  non  si  presentano  se  non  se  due 
sj)crie ,  r  ammoniaca  muri.Tta   od   il  bitume  petrolio ;    nella 


DT    T.    MONTICEILI.  ^43 

terza  sette  se  ne  registraiio,  cloe  la  Brcislakite,  P  Um- 
boldilite,  la  Zurlite ,  la  Daviiia ,  la  Cavolinite,  lasciata  aa- 
coi*a   come   dniilnosa ,   la    Crlstianite   e   la   Biotiua. 

Abbiamo  esjjosta  la  divisioae  <li  quest'  opera  e  indicati 
rapidamente  i  iiomi  delle  A'^arie  sostanze ,  affine  di  mostrare 
ai  leggitori  nostri  il  metodo  dai  benemeriti  autori  osser- 
vato,  ia  gvandezza  del  loro  lavoro,  le  loro  ample  ricercbe, 
e  di  far  vetlere  altresi  la  natura  diversa  e  la  quantita  dei 
prodotti  vesuviaui  a  queste  tre  sole  classi  appartenenti. 
Luiiga  e  forse  inutile  fatica  sarebbe  il  volere  discendere 
a  ragionare  di  ciascuna  delle  specie  nominate ,  tanto  piu 
che  le  descrizioni  brevi  e  concise,  e  scritte  nel  lingnaggio 
della  scienza,  non  sono  snscettll)ili  diestratto,  e,  non  in- 
telligibili  da  chi  non  fosse  iniziato  nei  misteri  delLa  cristallo- 
grafia ,  riuscireliljero  a  molti  nojose. 

Ci  fermeremo  tuttavia  un  istanie  sulle  sei  specie  del 
tutto  nuove,  fino  da  principio  annunziate.  La  cotnnnia  ^ 
una  specie  del  piombo  muriato  ( clornro  di  piombo  dei 
chimici),  la  di  cui  prima  sottospecie  e  la  cotunnia  cristal- 
lina,  la  seconda  il  piombo  muriato  corneo.  Delia  prima 
si  assegnano  con  qualcbe  difficolta  per  la  tenuita  dei  cri- 
stalli  i  caratteri  geometrici ,  cioe  la  forma  primitiva  clie 
probabilinente  riducesi  ad  una  laminetta  sotclle  romboidale 
cogli  angoli  di  66°  e  di  lao";  i  cai'atteri  fisici  di  colore, 
<li  splendore,  di  frattura ,  di  durezza,  di  peso  speciiico 
e  di  refrazione :,  i  caratteri  chimici  di  inalteraljillta  alParia 
e  di  solubilita  nell' acqna ,  come  pure  le  diverse  modifi- 
cazioni  prodotte  dal  vapore  deir  idrosolfato  di  ammoniaca , 
dalla  lampada ,  dal  cannello  o  dal  tubo  ferruminatorio  e 
dal  fnoco  del  crogiuolo ;  a  questi  caratteri  uno  se  ne  ag- 
giugne  essenziale  specifico ,  cioe  che  la  sostanza  e  solubile 
completamente  neH'acqua^  che  le  forme  derivano  dal  prisma 
romboidale ,  e  ciie  e  riducibile  in  piomlio-metallico  alia 
fiamma  interna  del  cannello.  Si  passa  quindi  alle  varleta ; 
se  ne  espongono  le  forme  determinabili ,  cioe  la  primitiva 
forse ,  in  lamelle  romboidali ,  la  esagonale  e  la  prismatica 
in  prismi  quadrangolari;  e  le  indeterminabili ,  cioe  la  la- 
mellare ,  la  acicolare  splendcnte ,  libera  o  raggiante ,  la 
piumosa  tendente  al  filiforme ,  la  capillare  ammassata ,  la 
grumosa  ,  e  qitclla  in  grana  cristallina  splcndentissima  che 
irapolvera  le  matrlci.  Delia  seconda ,  cioe  del  piombo  mu- 
riato corneo ,   si  descrivono  egualmente  i   caratteri    fisici  e 


$44        PRODROMO  DELLA.  JMINERALOGIA  VESUVUNA 

cliiiiiici ,  le  varieta  die  soiio  la  globulare  pcrlacea ,  la 
coraUoulca ,  (juclla  in  massa  cavernosa ,  e  quella  in  pic- 
cole  masse  vitree  giallognole ,  finalmeiite  la  giacitura ,  e 
si  soggiungono  alcunc  osservazioni ,  vcitenti  priiicipalmeute 
sulla  deterniinazione  de' caratteri ,  e  suUc  dill'erenze  clie 
passaiio  tra  11  pionibo  muriate  vesuviano  e  il  piombo  carbo- 
iiato,  il  carljo-niuriato,  il  fosfato,  il  solfato  e  T  idrO-allnmiuo- 
so,  der.to  anche  piombo  goiniiia;  per  ultimo  si  propone  la 
coiigettura  die  1'  esistenza  del  piombo  niuriato  nel  V'esuvio 
possa  coiidurci  alia  spiegazione  del  modo  in  cui  formasi 
la  galena,  cangiaadosi  sovente  nelle  miniere  i  cristalli  di 
piombo  bianco  in  solfuro  di  piombo,  coUo  svolgersi  d:ille 
piriti  per  T  umidita  dell'  aria  1"  idrogeno  solforato  che ,  at- 
taccando  il  piombo  carbonato,  lo  cangia  in  solfuro,  il  che 
puo  facilmcnte  avvenire  ne'  fumajuoli  di  cjuella  montagna. 
La  Umboldiiite  fu  consacrata  al  merito  del  piii  grande 
tra  i  viaggiatori,  lisici  e  natm-alisti  vivcnli,  e  cosi  noniinata 
a  distinzionc  Lielln  liumboldti na ,  ad  csso  dedicata  dal  niine- 
ralogo  peruviano  Rkero,  die  e  un  sotto-ossalato  di  t'erro 
trovato  in  Boemia  a  grandissiraa  profondita  tra  gli  strati 
di  legno  ]>ituminoso.  La  forma  primitiva  della  Umboldiiite 
e  un  prisma  rettangolare  dritto  a  basi  quadrate ,  e  questo 
e  il  caraitere  speciUco  ;  sequono  i  caratteri  fisic!  e  chimici, 
e  le  varieta  le  quaii  tra  le  forme  deterrainaiiili  soao  la 
primitiva  suddetta,  la  peri-esaedra,  la  peri-ottaedra,  auciie 
raccorciata,  la  peri-dodecaedra,  raccorciata  akresi,  e  la  peri- 
diottaedra,  tutie  rappresentate  nelle  respettive  ligure  i  tra 
le  indeterminate  sono  la  cilindroidc ,  la  massa  vetrosa , 
translucida ,  giallo-verdognola.  Si  espongono  poi  le  dimen- 
sion!, gli  r.ccidenti  di  luce,  la  giacitura  che  e  in  un  solo  ge- 
nere  di  aggregati ,  T  analisi  della  sostanza  in  fine  ,  che  pre- 
senta  in  loo  parti  64,  16  di  silice,  3i,  67  di  calce,  8,  83 
di  magnesia,  o,  o3  di  allumina,  2,  00  di  ossido  di  ferro, 
2  ,  84  di  perdita.  Sotto  il  titolo  :  caratteri  di  elminazioiic 
tra  I' umboldiiite  e  le  altre  specie  piii  iicine  per  la  composi- 
zione  geometrica  e  cliimica ,  si  mostra  che  per  la  forma  pri- 
mitiva essa  si  accosta  alia  calce  anidro-solfata,  al  cimofano, 
al  peririoto,  alia  stilbite ,  al  dipiro,  alF  aualcime ,  bencbe 
se  ne  allontani  pei  caratteri  fisici  e  chimici;  che  per  la 
coinposizione  chimica  si  avvicina  alia  pirossena,  alia  nia- 
lacolite,  alf  anfibola  ed  alia  melilite  ;  che  a  quest"  ultima 
sembra  piii  di  tutto  avvicinarsi,  ma  pure  per  alcuni  ca- 
ratteri chimici  se  ne  distinc;ue. 


DI    T.    MONTlcrLLI.  345 

Dopo  la  zurlite ,  giii  riconosciuta  dal  RamoiuUiu ,  si  de- 
scrive  la  Davina,  al  jiiii  celelire  chimico  ile' nosti-i  giorni 
deJicata  dagli  autori.  La  sua  forma  primitiva  e  T  esaedro 
regolare ;  a  questo  carattere  geometrico  altro  ausiliario 
se  ne  soge;iugne ,  che  e  il  tessuto  laminare.  Seguono  i  ca- 
ratteri  fisici,  ti-a  i  quali  la  doppia  refrazione  delle  lamiae 
scoperta  in  Napoli  dal  Biot ;,  i  caratteri  chimici  e  special- 
mciite  i  risnltati  del  suo  trattaniento  con  la  soda ,  colfacido 
borico  e  col  sale  di  fosforo ;  le  forme  determinate  che 
sono  la  primitiva  suddetta ,  la  annulare  e  la  peri-dodecae- 
dra ,  anclie  raccorciata ,  tutte  illustrate  coUe  opportune 
figure ,  e  la  massa  che  sola  trovasi  tra  le  indeterminate ; 
le  dimensioni ,  gli  accidenti  di  luce  e  i  caratteri  di  elimi- 
nazione  ,  coi  quali  si  mostra  che  la  davina,  benche  vicina 
alia  nefelina  per  le  sue  forrae  cristalline ,  per  T  azione 
del  fuoco  e  per  la  disposizione  a  convertirsi  in  gelatina 
negli  acidi  ,  se  ne  stacca  per  moke  difFerenze  apparent! 
in  un  diligente  contVonto  ;  si  fa  quindi  vedere  anclie  la 
distinzione  della  davina  dalla  tomsonite  e  dalla  pseudo- 
nefelina ,  e  si  conchiude  colle  analisi  della  davina  ,  i  di 
cui  risultati  sono  silice  43,  91  ^  allumina  33,  28  i  calce 
la,   02;  ferro  01,   aSi   acqua  07,   43;  perdim  o3,    11. 

Gia  s'  indico  che  dubhia  era  la  specie  della  cavolinite , 
considerata  essendo  questa  da  prima  come  una  sottospecie 
della  davina;  ma  ne  fu  staccata  per  avere  presentata  la 
potassa  nella  sua  composizione ;  se  ne  formo  quindi  una 
specie  distinta,  alia  quale  tuttavia  si  appose  il  punto  du- 
bitativo.  Dubbia  e  ancoia  la  forma  primitiva  di  qnesta 
specie ,  cioe  V  esaedro  regolare ;  nei  caratteri  fisici  e  chi- 
mici sembra  quella  sostanza  staccarsi  dalla  davina.  Se  ne 
espongono  le  forme  determinabili ,  cioe  T  esaedra  primitiva, 
r  annulare ,  la  peri-dodecaedra,  la  smarginata,  la  smargi- 
nata  raccorciata,  la  piramidata  e  la  piramidata  pure  rac- 
corciata; poi  le  dimensioni,  la  giacitura  singolare,  perche 
incontrasi  per  lo  piu  neir  interno  delle  bombe  calcaree 
o  pirosseniche ,  e  ne'  voti  di  altri  aggregati ;  nelle  osser- 
vazioni  si  accenna  la  con2;ettura  che  questa  sostanza  sia 
un  bisilicato  di  allumina  e  di  potassa,  e  in  tine  soggiun- 
gonsi  alcuiii  caratteri  di  eliminazione  ,  pei  quali  la  cavo- 
liuite  si  staccherebbe  dalla  davina,  dalla  nefelina,  dalla 
pinite ,  dalla  parantina  o  scapolite ,  dalla  vernerite  ,  dalla 
trifane  ( spodumeno )  e  dalla  prenite ,  fmalmente  dal  me- 
sotipo  di  Hauy  e  dalla  apolillite. 


La  Cristianite,  dciiicntn  al  prlucipe  CrisUuno  tli  Dr.ni- 
marca,  socio  onorai-io  ilell" Accailemia  tlelle  scieazc  dl  Na- 
poli  i  di  oui  atti  arricchi  tli  uua  bclla  mcmoria  s;il  Vcsiivio, 
iia  per  forma  primitiva  un  prisma  rettangolare  oMiijuo; 
tra  i  snoi  caratteri  lisici  trovasi  la  doppia  refrazioae , 
osservata  dal  Biot.  inedtante  il  suo  scmplicissimo  apparec- 
cliio  di  due  lamine  di  torirtalina  ^  seguono  i  caratteri  clii- 
niici  risultanti  dalle  prove  fatte  col  sal  di  losl'oro ,  con 
la  soda ,  col  borace  e  col  nitrato  di  coi»alto ,  col  riscal- 
damento  la  uii  crogiuolo  di  platino ,  e  cogli  acidi  solforico, 
nitrico  cd  idroclorico^  poi  le  forme  determinaliili  clie  sono 
la  quauri-decimale ,  la  otto-decimale ,  la  dodecaedra  rego- 
lare ,  la  diottaeura,  la  deci-sesdecima!e ,  la  s]3natata ,  li 
difettiva,  la  l)is-diiodecimale  e  la  esaedra,  cUe  pero  e 
diibliio  se  applicare  si  debba  alia  cristianite  o  alia  nefclina 
detta  esnedra.  Le  forme  iiideterinina})iii  sono  le  segueiiti : 
acicolare ,  bacillare ,  incrostaiate ,  in  massa.  Si  espongono 
le  dimensioni,  la  giacitura  ,  clie  e  pure  nei  A'Oti  o  neilt; 
]>iccole  gcodi  degli  aggregati  granitoid! ,  e  i  caratteri  di 
eiiuiinazione  clie  la  cristianite  distingnono  dalla  calce  fos- 
fata.  dal  topazio  ,  dal  peridoto,  dalla  coadrodite  e  da 
tutte  le   zeolitl. 

Ed  eccoci  alFnltima  specie  nviova ,  cloe  alia  Biotina 
dedicata  nil"  illnstre  fisico  cbe  ,  esaniinaudo  ne'  cristalli  gli 
efFetti  delhi  Ince ,  prepara  una  nuova  rivoluzione  alia  cri- 
stnllooraiia.  La  sua  forma  primitiva  e  il  romliocdro  ottuso; 
tra  i  caratteri  lisici  trovasi  anche  in  questa  la  doppia 
refrazione,  verificata  dal  Biot  medesimo ;  il  Jion  fonJcrsi 
1  frammenti  acicolari  ad  un  fvtoco  forte  del  cannello,  c 
lo  sciogllersi  parzlalmente  nelF  acido  nitrico  senza  formarc 
•relatina  ,  sono  i  caratteri  chimici  della  Biotina.  S"  indicano 
quindi  le  forme  determlnabili ',  cioe  la  bis-marglnata ,  la 
tri-tetraedra,  la  sei-duodecimale  dub])ia,  la  otto-dnodeci- 
male,  la  otto-sesdecimale,  la  anfi-esaedra,  la  anfi-ottaedra 
e  la  quadriduodecimale.  Esposti  gli  accidenti  di  luce ,  le 
dimensioni  e  la  giacitura ,  si  passa  ai  caratteri  di  elimina- 
zione ,  coi  quali  si  stacca  la  biotina  dalla  calce ,  dalla  ba- 
rite  e  dalla  strontiana,  tutte  carbonate,  dal  qnarzo  e  dal 
cabasio ,   cosi  pare  dalla  calce  fosfata  e  dal  cimofano. 

Qucstl  pochi  cenni  basteranno  a  mostrare  se  non  altro 
la  perizia  degli  autori  in  queste  materie ,  le  diligenze 
grandissime  da  essi  adoperate  per  ben  conoscere  la  natura 


DI    T.    MOKTICKLI.r.  647 

delle  tliverse  sostanze ,  e  la  somiiia  circospezione  colla 
quale  hanno  giudicato  di  dover  procedere  nelF  asscgnamento 
delle  nuove  specie.  Tutta  I"  opera  poi  ridonda  d'  iinportaati 
notizie ,  di  osservazioni  afFatto  nuove  e  di  utili  applica- 
zlonl.  Bellissima  e,  per  esemplo ,  la  descrizione  die  si 
da  del  modo  singolare  di  cristallizzazioae  del  solfo  nei 
fummajuoll ;  belli  e  ingegnosi  sono  i  metodi  adoperatl  per 
raccogliere  gU  acidi  solforoso,  solforico,  e  muriatlco  o 
idroclorlco,  non  die  il  carbonico;  fortuiiato  pno  dirsi  il  ri- 
ti-ovaniento  deH""  acido  boracico ,  rarissimo  uel  Vesuvio , 
su  la  Ijocca  del  cratere  nel  1 8 1 7 ,  mentre  T  azote  era 
stato  trovato  soltanto  dai  signori  Breislak  e  Winspear.  In 
proposito  deir  acqua  si  accenna  die  il  signer  Girnbernat 
aveva  sul  cratere  stabiliti  varj  apparecdii  distillatorj ,  dai 
tjuali  sgorgava  acqua  pnrissiina  die  poi  cangiossi  in  vene- 
fica ;  r  esistenza  dell'  Uranio  ossidolato  si  propone  mode- 
stamente  come  dubbiosa;  benissimo  si  descrive  il  ferro 
ossidato  o  oligisto ,  e  cosi  pure  il  ferro  ossidato  rosso  di 
rame,  e  il  ferro  ossidolato  titanifero,  die  formano  argo- 
mento  di  due  appendici  alle  specie  descritte.  Belle  osser- 
vazioni trovansi  sul  topazlo  e  sulla  nefelina,  suUa  con- 
drodite  o  inaclurite ,  sul  peridoto,  sulla  Wollastonite,  ecc. 
Ingiusti  saremmo  se  non  lodassimo  la  modestia  singolare 
e  r  ingenuita  degli  autori  nel  rendere  il  dovuto  onore  ai 
primi  scopritori  di  varie  sostanze,  al  celebre  Saussure  ,  al 
Breislak,  al  conte  di  Bournon  e  ad  altri  distiutl  naturalist!; 
cosi  fuio  dalle  prime  pagine  dell"  opera  si  rende  giustizia 
al  Breislak  per  avere  nello  scavo  di  una  grande  fossa  alia 
Solfatara  con  parete  cilindrica,  stabilito  il  piu  ardito  ap- 
parecchio  distillatorio  die  mai  slasi  veduto.  In  questo 
luogo  si  parla  di  un  Viaggio  ai  canipi  fiegrei ,  opera.  ined'Ua. 
degli  autori  medesimi  ,  che  i  dotti  certamente  brameranno 
di  vedere  publ)licata ,  come  non  si  lascera  di  attendere 
con  impazienza  da  tutti  i  naturalist!  la  pubblicazione  del 
secondo  volume  di  questo  Prodromo  della  minerologia 
vesmiana. 


Mcinorlc  dell  I.  R.  Isdtnto  del  Regno  L()nd)ciido--Fc' 
nrto  ,  vol.  Ill ,  aiuii  i  o  i  6-18 1 7.  —  Milano ,  1824, 
/.  R.  Stamperia ,  in  4.°  jig.  ( Conilimazlonc.  Vcdl 
il  tomo   3c).^  pcig.   357). 

Sperienze  con  astc  ritrometiiclic  cseguitc  sidle  sezloni  del  Po 
nei  contorni  di  Porite  Lagoscuro  e  di  rraiuoliiio ,  di  Teo- 
doro  BoNATl. 


G, 


1/  Klrauli  lianno  in  tliverse  epoclie  proposto  varj  me- 
toili  jier  valutare  la  velocita  media  nelle  sezioiii  dei  fiunii 
onde  di  qnesti  dedurre  la  portata  d' acqna  vera,  od  almeno 
approssimativa  i  clie  e  11  dato  assai  interessante  per  piii 
considerazioni.  Per  simile  scopo  il  slgnor  Bonati  gia  pro- 
fpssore  d'  idraulica  a  Ferrara,  stato  dalla  morte  tolto  a  noi , 
soiio  pill  di  dieci  anni ,  propose  pure  iiel  1784  le  aste  da 
Ini  cliianiate  Jiitroinetriche ,  delle  quali  tratto  teoricameiite 
in   una   sua  Memoria  inserita  negli  atti  della  Societa  italiana. 

Le  aste  ritrometrlche  sono  di  legno  speciiicamente  ].iiu 
leggiero  deiracrjua  e  prepnrate  in  niodo  die  gettandole 
neir  acqua  stagnante  ])rendano  una  posizione  verticale 
senza  immergervisi  totalmente ,  il  che  con  facilitii  si  ot- 
tiene  aggiungendo  ad  una  loro  estremita  un  pozzo  di  me- 
tallo   proporzionato  al  bisogno. 

Posta  un'  asta  consimlle  in  un  fiume ,  lunga  quanto  e 
necessario  accio  T  estremita  inferiore  s'  accosti  al  londo 
senza  toccarlo  ,  si  giudica  esser  in  quel  fiume  plii  o  meno 
magp'iore  la  velocita  od  alia  superiicie  o  vicino  al  f  ondo , 
secondo  che  la  parte  emergente  dell'  asta  piii  o  meno 
incllna   o  verso  la  correntia  od  a  rltroso. 

E  qucsto  il  metodo  col  quale  alctini  discepoli  ed  amici 
del  slgnor  Bonati  intrapresero  alcitne  esperienze  nel  Po 
in  viclnanza  di  Ponte  Lagoscuro  e  di  Francolino  per  cal- 
colarne  ia  portata  nel  diversi  suoi  stati  tra  la  magra  e  la 
mezza  plena. 

Del  risnltamento  di  quelle  sperienze  11  slgnor  Bonati 
rese  conscio  il  pubblico  coUa  Memoria  che  annunciamo , 
la  quale  quantunque  breve  e  nuda  di  astruse  calcolazlonl, 
contiene  dati  di  fatto  utllissimi ,  eccone   le    ultlnie  parole  : 


MEMOBIJE    DEM.    I.    V.    ISTITUTO    CCC.  040 

.<  Da  una  serle  di  tali  rilievi  fatti  in  finnil  diversi  arginati 
"  sarebbe  da  aspettarsi  un  sodo  fondamento  di  teoremi 
»  interessanti  e  ben  diversi  dai  fissati  in  addietro  coUa 
"   teoria  falsa  della  paraliola.   " 

II  signoi"  Bonati  si  associa  volentieri  agl'  idraulici  che 
credono  la  teoria  della  parabola  conica  inapplicabile  alia 
ricerca  della  velocita  media  dei  fiumi  anche  j^er  il  motivo 
die  nel  Po  a  Ponte  Lagoscuro  le  sue  aste  ritrometriclie 
viaggiavano  conser\'andosi  perpendicolari,  dimostrando  cosi 
esser  ivi  la  velocita  del  iiume  uniforme  alia  superlicie  ed 
al  f  ondo ,  dalla  qual  uniformita  fn  ridotto  il  calcolo  della 
sua   portata  d'  acqua  a  calcolo  puramente  aritmecico. 

Rinnoviamo  noi  pure  il  vote  dal  signer  Bonati  espresso 
negli  ultinii  giorni  della  sua  lunga  e  celebrata  vita  accio 
le  esperienze  del  riferito  genere  vengano  nei  fiuini  d'  ogni 
ordine  e  nei  grandi  canali  artefatti  ripetute  e  nioltiplicate 
onde  possano  servire  all"  avanzaniento ,  se  fia  possibile , 
della  scienza  idraulica  da  tanto  tempo  stazionaria  nella 
parte  veramente  utile ,  ed  involta  in  molte  incertezze 
nello   stesso   suo   suolo   natio. 

Sulla  velocita  clcW  efflusso  deW  acqua  da  piccolissima  luce  di 
un  ampio  vaso  prismatico  mantenuto  costantciueiue  j>ieno , 
di  Giuseppe  Avvanztni  (  Estratto  ). 

Non  conosciamo  la  Memoria  originale  del  signer  Av- 
vanzini ,  coUa  quale  manifesto  di  non  trovare  pienaniente 
soddisfacenti  alle  leggi  della  natura  le  ordinarie  forniole 
per  calcolare  il  quantitative  degli  efflussi  da  piccoli  fori 
in  ampj  vasi  mantenuti  costantemente  pieni.  DalP  esti'atto 
di  tal  Memoria  che  annunciamo  scorgesi  clie  la  nuova 
analisi  del  signer  Avvanzini  s"*  appoggia  alia  supposizione 
che  il  getto  e  dovuto:  i."  al  gorge  clie  formasi  dalF  acqua 
neir  approssimarsi  al  fore  ^  2.°  all' accelerazione  di  mote 
causata  dal  ristringimento  delle  sezioni  nel  gorges  3."  alia 
variabile  pressione  dell'  acqua  nelle  diverse  parti  di  esso 
gorgo ;  4."  alia  pressione  dell'  atmosfera  superiore  al  vaso. 
Rimarca  il  signer  Avvanzini  che  il  prime  elemente  non 
fu  sempre  preso  in  considerazione  da  tutti  gli  auteri  che 
le  precedettero  nella  trattazione  del  medesime  argemento, 
e  che   trascurato   fu  sempre  1'  elemente  terzo. 

La  nuova  analisi  pero  del  signer  Avvanzini  appoggiata 
essa  pure  alf  ipotesi  forse  difettiva  o  aimeno  non  dimostrata 


35c  MFMOIUE    nEI.L   I.    K.    ISTITUTO 

die  il  moto  nel  gorgo  sia  lineare  (i)  non  lo  condiissc , 
dice  l'estratto,a  risnltamonti  molto  diversi  dei  conseguiti 
col  iiietodo  di  calcolare  gli  efUussi  geiieralineiite  adottato. 

Sw'In  rcazione  o  spirit  a  indictro  dell' acqua  die  csce   dai  fori 
del  vasi,  di   Vincenzo  Bnv.xAcci. 

1."  azioiie  dell"  acqua  contro  un  vaso  iu  senso  opposto 
alia  direzione  di  un  getto  uscente  dal  mcdesimo  fa  iii 
priino  stadiata  dal  signor  Daniele  BernouUi  nella  celebre 
sua  opera  sulla  Idrodiiiamica ;  oude  valutare  esperimen- 
talmeute  tale  azione ,  uso  di  un.  vaso  clie  uianteneva  co- 
stantemente  pieno  d'  acqua  anche  quando  era  attivo  il 
getto  prodotto  da  un  foro  praticato  in  contiguita  del  suo 
londo  i  collocato  il  vaso  sopra  una  navicella  natante  vide 
clie  essa  prendeva  un  inoto  in  direzione  contraria  al  getto, 
e  dal  peso  che  trovo  ^bljisognevole  per  far  equilibrio  a 
quel  movimento  giudico  qual  fosse  la  cercata  azione  re- 
pellente   del  getto. 

Di  questo  stesso  proljIen:;a  occnpossene  TEulero;  ma 
essendo  sembrato  al  Brunacci  siiscettibile  di  maggiori  illustra- 
zioni  lo  ripiglio  da  capo  con  nuovi  esperimentij  pei  quali  al 
vaso  posto  sulla  navicella  natante  sostitni  ua  cannone 
appeso  a  guisa  di  pendolo  ^  dalLi  forza  o  dal  peso  trovato 
necessario  per  mantenere  il  cannone  perpendicolare  tutta 
volta  che  sgorgava  T  acqua  da  un  foro  praticato  verso 
la  sua  estremita  inferiore ,  valuto  la  cercata  forza  repel- 
lente  del  getto.  11  congegno  usato  per  gli  esperimenti  era 
tale  che  con  facilita  potevasi  mantener  costauiemeute  pieno 
il  cannone  senza  oscillazioni  del  fluido  alia  superlicie,  e 
inisurare  V  altezza  tra  essa  ed  il  centro  del  piccol  getto 
tinico ,  o  dei  piccoli  getti  all'  estremita  inferiore ,  essen- 
dosi  variati  gli  esperimenti  ora  con  un  solo  piccol  getto, 
ed  ora  con  due  sino  ad  otto  getti  prossimamente  eguali  e 
disposti    simmetricamente    attorno    ad    un  centro    costante. 

I  risiiltamenti  avuti  dal  Brunacci  con  un  cannone  alto 
ora  metri  i,  406,  ed  ora  metri  o,  982  del  diametro  di 
metri  Oj,  o3,  e  con  fori  circolari  per  i  getti,  del  diame- 
tro di  metri  o,   0064  a  metri  o,  oo56    s' avvicinano  assai 

(1)  II  signor  Biuuactl  nella  sua  IMe'iiorin  ,  clie  aiuiuurianio 
qui  in  seguito  ,  considero  nel  gor^o  UK  luoviiuciUo  cu'colaie 
ed   una  forza  ccntrihiua. 


DEL    REGNO    LOMUAllDO-VENETO.  35l 

a  quelli  die  sareLbero  stati  necessarj  per  dimostrare  esat- 
taniente  vera  la  regola  gia  indicata  dal  Bernoulli  ,  che 
r  azione  repellente  dei  getti  e  eguale  al  peso  di  uii  ci- 
lindro  actiiieo  avente  per  base  la  sezione  del  getto  al  site 
della  maggior  coiitrazione  della  sua  vena ,  e  per  altezza 
il  doppio  deirake-za  tra  il  centre  di  delta  sezione  e  la 
supei'licie  superiore  del  fluido  forinante  il  getto. 

La  stessa  regola,  che  fu  pure  con  altro  metodo  con- 
fermata  dnll'  Eulero ,  suppone  senipre  che  la  sezione  oriz- 
zoatale  del  vaso  producente  il  getto  sla  grandissima  com- 
parativamente  alia  superiicie  del  foro,  da  cui  quello  esce. 
Negli  esperimenti  del  Brunacci  era  seiiipre  maggiore  di 
venti  volte ,  e  questo  rapporto  basta  per  avere  risultanze 
nella  pralica  abbastanza  esatte ,  cio  c!ie  il  nuovo  esperi- 
inentatore    non   tralascio   di  dimostrare    analiticaniente    (i). 

II  Bernoulli  vuole  pure  che  la  forza  di  repulsione  di 
una  vena  fluida  nello  scappare  da  un  vaso  sia  uguale  a 
quell"  inipeto  che  essa  produrrebbe  se  urtasse  perj^endico- 
larmente  su  di  una  superficie  piana.  Per  confrontare  fra 
loro  le  due  forze  di  repulsione  e  dell"  urto  il  Brunacci 
intraprese  altre  esperienze  con  lo  stesso  cono-egno ,  mo- 
dificato  pero  al  bisogno ,  di  cui  si  valse  per  le  sopra 
riferite.  La  superiicie  che  sopportava  1"  urto  fluido  fu 
collocata  a  varie  distanz6  dalla  luce  Ibrmante  il  getto  ora 
di  nietri  o,  oi6,  ora  di  metri  o,  08,  ora  di  nietri  o,  14.7 
essendo  quella  luce  del  diametro  di  metri  o,  oo55  o  deila 
superiicie  di  metri  o,  00002461 1,  e  sempre  1"  urto  risulto 
pill  o  uieno  maggiore  della  repulsione ,  e  vieppiu  maggiore 
quanto  maggiore  era  la  distanza  della  superiicie  urtata 
dal  foro  formante  il  getto  \,  1'  eccesso  massimo  dell'  urto 
sulla   repulsione   giitnse   lino   a  0,0 5a    di   questa. 

Meditando  il  Brunacci  per  rintracciare  la  causa  cui  po- 
tevasi  attribuire    tale    eccesso ,    sebbene    si    fosse  ottenuto 


())  Sarebbe  dtsiderabile  clie  gli  esperimenti  con  caunone  a 
pendolo,  1' idea  del  quale  e  originarianieate  uata  al  Bernoulli, 
f.issero  ripctuti  facendo  uso  di  un  sol  gerto  di  varia  superficie  ; 
e  comparaiidone  poi  i  risultauienti  con  quelli  ottenuti  coi  cetti 
separati.  Quesro  metodo  rischiarirebbe  forse  la  teoria  del  gorao 
fiirmaco  dalle  acque  all'  avviciuarsi  dei  fori  sgorganti  ,  sulla 
quale  il  Brunacci  entro  in  qualche  considerazione  senza  che  sia 
giunto   a  contkisioiii   assolute. 


602  MEMOniE    Dlil.L   I.    K.    ISTITUTO 

coil  espcrinienti  di  troppo  piccole  (Huiensioni ,  gli  parve 
(U  trovaiLi  Jiel  contiimo  assottigliameiito  tiella  vena  fluicl.i 
forinante  il  getto ,  assottiglianiento  clie  secomlo  i  snoi 
rspcriinenti ,  ripetuti  poi  con  gotti  da  orilizj  del  diaiuetro 
iino  di  tre  deciinetri,  noii  cessa.  finche  t aria'  no n  I' altera: 
da  cio  egli  conchiuse  die  noil  e.siste  il  cosl  detto  luoi^o 
di'lla  vena  contratta  ;  soggiunse  egll  poi ,  die  effeUiiumenW 
snhito  escita  V  acqua  dal  foro  si  rinserra ;  e  giunta  cirea 
(d'a  distanza  del  raggio,  la  massima  parte  di  questo  riscr- 
ramenio  o  contrazione  e  fatta ,  ma  continua  essa  acqua  a 
sCringersi  a  rinserrarsi  anche  al  di  la  di  quel  sito  e  fino 
die  I'  aria  non  ne  disgrega  le  parti. 

Esauiinando  poi  i  getti  fonnati  da  luci  tiiangole  parve 
al  Brunacci  di  dovei-si  confei'inare  nella  sua  sentenza , 
per  il  die  termino  col  dii-e  die  I'  idea  d'  un  luogo  of  e  la 
vena  fluida  lia  il  massimo  ristringiniento  non  sarebbe  venuta 
nella  mente  dei  fisici  ,  se  avessero  essi  coininciato  ad  osser- 
vare  I'  uscita  dell'  acqua  da  luci  non  circolari  ( i ) . 

Alia  parte  esperimeiitale  della  interessaiite  sua  Memoria 
ag?iuiise  il  Brunacci  una  parte  analitica  per  espriiuere  il 
movimcnto  a  cui  andreblje  soggetto  un  cannone  pieao  di 
acc[na  ap))eso  ad  una  estremita ,  e  die  si  vuotasse  da  un 
foro  laterale  praticato  in  vicuianza  all' estremita  inferiore. 
Nella    soluzione    di    questo    problema    stato    pure    trattato 


(!)  C!ie  il  riatringimentn  della  vena  non  abbia  in  natuia  un 
liuiite  rationale  lo  si  desunie  coasiderando  cio  che  accader  do- 
vrpjjbe  di  un  gefto  sraricato  in  un  aoipio  vaso  vuoto  d'  aria 
a|i)3i"ofi)ndato  indefiuitamente  sotto  il  vaso  produccnte  il  gelto 
niedesiuio.  E  cliiaro  che  la  lunghezza  del  getto  sara  in  ragione 
duplicata  del  tempo  in  cui  si  e  formate,  memre  il  fluido  totale 
die  lo  cotnpone  sara  in  ragione  uiiicanientc  semplice  delio 
stesso  tempo ;  quindi  la  sezione  orixzontale  del  getto  sara  iu 
ragione  inversa  della  vadice  della  lunghezza.  Percanto  se  1'  acqua 
fosse  un  liquido  perfetto,  il  ristringimenfn  sarebbe  progresaivo 
ed  indefinito  ;  nia  ainmettendo  nelT  acqba  il  minimo  grado  di 
viscosita,  il  getto  dovrebbe  in  fine  spezzarsi  anche  uel  vuoto, 
o  cessare  d'etsere  continuo.  Nella  pratica  pero ,  e  pei  getti 
scaricati  nell'aria,  non  si  va  langi  dal  vero  rueaendd  il  niag- 
giore  ristringimento  alia  distanza  dal  furo  cornspondeiue  al 
raggio  di  questo,  e  valutandolo  a  tre  otiavi  della  supcrficie 
dello  stesso  foro  ,  cioe  ritenendo  la  sezione  ridotta  a  ciuque 
ottavi  della  sezione  del  foro. 


DEL    REGNO    LOMBARDO-VEj>?ETO.  353 

d;it  Bernoulli ,  il  Bmuacr.i  cousidera  specialmente  il  gorgo 
deir  acfjua  neW  avvicinarsi  al  foro  di  scarico ;,  e  per  cer- 
care  il  valore  deir  azione  in  senso  opposto  al  piano  in 
cui  il  foro  e  aperto,  la  suppone  dovuta  ad  un  inovimento 
curvilineo  producente  una  forza  centrifuga;,  trova  qnindi 
coiiferniata  anclie  con  simile  ipotesi  la  legge  pin  sopra 
rit'erita   per   valutare   tale  azione. 

L;i  Memoria  termina  coll'  annuncio  di  un  esperimento 
analogo  al  caso  contemplato  dalla  teorica,  senza  pero  di- 
niostrure  la  corrispondenza  tra  quello  e  questa,  il  che 
riniane   a  farsi. 

Sul  coinputo  delle  maccMne  idraulkhe ,  di  Vincenzo  Brvnacci , 

In    quattro  articoli  e  divisa  la  Memoria. 

Ncir  articolo  I  si  richiamano  i  principj  deirEulero,  dietro 
i  qnali  si  compnta  la  forza  niovente  dei  mulini  idraulici , 
ed  il  loro  etFetto.  Ritenendo  per  forza  movente  il  prodotto 
della  qnantita  d''  acqua  impiegatavi  in  un  secondo  di  tempo 
moltiiilicata  per  V  altezza  utile  dalla  quale  essa  cade  onde 
iiufiriinere  11  moto ,  e  ritenendo  per  misura  deW  effetto  il 
prodotto  del  peso  rappresentante  la  vinta  resistenza  mol- 
tiplicato  pel  viaggio  da  esso  peso  fatto  in  un  secondo  di 
tempo,  si  dimostra  come  nei  mulini  costrntti  nel  miglior 
modo  posslbile  la  forza  stia  all'  effetto  in  ragione  di  nove 
a    due. 

Nello  stesso  articolo  1'  autore  (a  cenno  di  una  sua  Me- 
moria scritta  nel  1814,  ed  inserita  nel  tomo  XVII  degli 
atti  della  Societa  italiana,  nella  quale  si  dimostra  analiti- 
camente  il  vantaggio  ottenibile  ed  esperimentalmente  com- 
provato  dal  meccanico  cavaliere  Morosi  (  Memorie  dell'  I. 
R.  Istituto,  vol.  2.")  suir  effetto  dei  mulini  idraulici  nel 
caso  che  le  ale  contro  le  quali  urta  il  fluido  per  porli  e 
mantenerli  in  moto  siano  circondate  da  un  orlo  o  ripie- 
gate  in  senso  opposto  alia  direzione  del  fluido  urtante. 
In  (juesto  caso  si  dimostra  che  la  forza  movente  ,  ove  la 
superiicie  dell'ala  sia  in  certa  proporzione  colla  qnantita 
e  velocita  del  fluido,  starebbe  all'elfetto,  date  le  ipotesi 
pill   vantaggiose,   nella   ragione   di   ventisette   ad   otto. 

E  questa  teoria  e  nello  stesso  articolo  I  dichiarata  con 
un' applies  zione  ad  una  rnota  mossa  dall'  urto  di  una  cor- 
rente  nelle  sue  ale ,  e  destinata  ad  innalzare  ac(|ua  col 
mezzo   di   cassette   o   secchioni   alia  medcsima    coa^iunti. 

JJM.  IkiL  T.  XL.  23 


354  jiEBioiiiE  rr.ij.'  i.  r.  istituto 

L"  articolo  II  verte  sulLx  maccliina  del  Finngio,  cosi  Jc- 
nomiiiata ,  perche  stamlo  alle  notizie  dateci  dal  Bolidoro 
fu  inveiitata  e  per  la  prima  volta  fatta  coaoscere  in  Koma 
iiel  1616  dair  itiiliauo  Girolamo  Fiungio.  Questa  niacchiiia 
lodata  poi  da  Newton  ed  esegulta  in  Ingliilterra  cousiste 
in  due  seccliioni  attaccati  ad  una  corda  accavallata  ad  una 
puleggia ,  dei  quali,  col  vaotarsi  e  rienipirsi  akernativa- 
luente  ,  il  discender  deir  uno  fa  rialzar  T  altro  per  portaic 
r  acijua  air  altezza  poco  inft-riore  al  punto  d'  appoggio 
della    puleggia. 

Dimostrasi  clie  questa  macchina ,  non  adattabile  pero 
se  non  ai  casi  che  presentauo  il  coruodo  di  una  caduta 
inaggiore  dell'  altezza  alia  quale  convien  portar  T  acqua , 
e  delle  piii  vantaggiose,  poiclie  1"  acqua  disponibile  sta 
all"  acqua  utilizzabile  come  due  ad  uno  circa.  Nel  case 
dicliiarato  fu  ritenuta  T  acqua  disponibile  di  metri  a,  5o 
cubi  al  mi  auto  primo  (  circa  un'  oncia  magistrale  della 
misura  di  Milano  ),  e  T  altezza  di  metri  4  a  cui  portare 
r  acqua  utili?zabile.  Di  un' altezza  alquanto  inaggiore  con- 
seguentemente  dovrebb'essere  il  coniodo  della  cadnta,  senza 
di   clie   non   si  potrebbe   utilizzare   tant'  acqua. 

Neir  articolo  III  c  presa  in  considerazione  la  leva  idrau- 
lica,  che  e  forse  la  piu  semplice  delle  niaccliine ,  iuqjiegan- 
dosi  con  essa  T acqua  come  forza  applicata  ad  un  braccio 
della  leva,  mentrc  alF  altro  e  congiunta  la  resistenza  od  11 
peso  da  vincei-si,  o  F  acqua  da  iiinalzarsi.  Trovasi  co! 
calcolo  die  nella  leva  semplice,  conosciuta  ed  usaia  da 
tanto  tenqto  in  Inghilterra ,  F  elFetto  utile  eccede  alquanto 
i  tre  quarti  della  forza  movente ,  mentre  nelle  leve  com- 
poste  (  state  da  taluno  proposte  sono  pochi  anni  come 
una  peregrina  invenzione  la  piii  vantaggiosa )  F  eiFetto  e 
poco  pill  di  nil  tevzo  della  forza. 

L'  articolo  IV  fiiialmente  prende  in  considerazione  la 
macchina  a  corona  immaginata  ed  eseguita  dal  Francini , 
altro  iiieccanico  italiano ,  per  ordine  del  signer  Colbert 
nel  giardino  dell"  antica  Bil^lioteca  del  Re  di  Francia  nel 
1668.  La  macchina  del  Francini  e  applicaliile  nelle  com- 
binazioni  consimili  alle  sopra  indicate  necessarie  per  la 
macchina  del  Finugio ;  in  quella  e  supplito  ai  due  sec- 
cliioni di  questa  con  due  ordini  continuati  di  secchj  en- 
traiubi  aggiraiitisi  sopra   an  sol  tamlmro,  dei  quali  F  ordine 


DEL    REGNO    LOMRARDO-VENETO.  DDO 

piii  lungo  serve  di  movente ,  ed  il  piu  breve  di  mezzo 
per   elevare  1'  acqua. 

La  cadnta  disponibile  per  altro  puo  essere  nella  mac- 
china  del  FranciiiL  minore  dell'  altezza  a  cui  fa  d'  uopo 
portare  Taccjua,  ma  in  questo  caso  la  parte  elevata  della 
medesima  e  comparativamente  all'  acqua  disponibile  assai 
minore  della  risultante  coll'  uso  della  macchina  Finugiana. 

II  caso  calcolato  per  la  macchina  del  Francini  e  il  se- 
guente  : 

Acqua  disponibile  metri  cubici  2  ,  5o  per  ogni  minuto 
primo. 

Caduta  disponibile  sotto  il  livello  della  dett' acqua  metri  6. 

Altezza  a  cui  portar  F  acqua  sopra  detto  livello  metri  10. 

la  questo  caso  1'  acqua  innalzabile  si  trova  essere  ua 
ottavo  circa  dell'  acqua  disponibile. 


356 


Intonio  alia  Medicina  analltlca.  Cicalatc  dl  Maiirizlo 
BuFFALiKi  ill  apologia  de  nicdici  ituliani  e  di  sc 
mcdesimo  e  iii.  risposta  ad  alcuiil  articoli  del  Glor- 
nale  della  iiuova  dottrina  medica  italiaiia.  —  Mi- 
lano ,  1825,  dalla  Socictd  tlpografica  de  Classicl 
italiai/i ,  vol.  i,  in  li.'^',  dipag.  208.  Prezzo  lire  2.  60 
italianc. 


B, 


'OLLE  grave  discorclia  ia  Italia  tra  griiigegaipiu  chiari 
che  air  arte  del  medicare  s'appigliano  intonio  alle  idee 
generali  die  deiino  rappresentare  i  cardlni  della  scleriza 
medica.  Molti  rinnnziato  aveiido  in  gran  parte  al  rancido 
lirovonisnio  sostensono  ancora  ferniamente  V  eccitalnlith 
una  ed  indii'isibile  dello  Scozzese,  e  tale  a  non  dnbitarne 
c  il  cardine  della  cobi  detta  per  antonomasia  dottrina  me- 
dica italiana.  Molti  altri  invece  avendo  intierainente  niesso 
ill  disparte  il  sistema  brovoniano,  e  segnataineiite  la  di 
lui  dinainica  eccitaljilistica ,  si  fanno  t'orti  della  fisiologia 
analitica  additaado  1'  organizzazione  come  il  punto  di  so- 
stecno  della  vera  medicina.  Fra  questi  occnpa  grado  emi- 
nente  il  signor  dottor  ButFalini  di  Cesena,  il  quale  venae 
gia  da  parecchi  anni  arricchendo  la  medica  letteratura  con 
opere  di  alto  interesse  per  la  scienza  e  di  gran  peso  per 
gli  omeri  che  vanuo  ancor  puntellando  1'  edifizio  diroccato 
di  Brown.  Non  e  dunque  meraviglia,  clie  gli  araldi  della 
scuola  medica  bolognese  nel  fuliniuare  d'  anatema  tutti 
coloro  che  si  rifiutano  di  riconoscere  V  unita  ,  e  V  indivi- 
sihilita  eccitabiUsiica  del  loro  maestro  ,  abbiano  preso  sin- 
golar  mal  uniore  col  signor  Buffalini  ,  alle  di  cui  stri- 
gnenti  opposizioni  non  riusclrouo  sempi'e  di  rispondere 
ragionevolmente.  Ed  e  percio  che  si  adirono  da  que'  si- 
gnori  delle  esjiressioni  poco  misurate  ne"  termini  della 
urlianita  e  della  decenza ,  e  si  cerco  di  sostituire  la  so- 
perchieria  al  ragionamento.  Codesta  mala  creanza  ha  in- 
tanto  provocato  V  operetta  che  si  annuncia ,  la  quale  met- 
tiamo  senza  esistenza  per  rnodello  di  scrittura  polemica. 
Non  e  che  sia  dessa  veramente  scevra  da  ogni  neo  ,  che 
primo  ad  adacciarsi  sarel)be  (juello  del  titolo    dell"  opera  , 


INTORNO    ALI.A    MEDICINE    AT^ALITjr.A.  OD]^ 

come  noil  adattato  ai  ragionamentl  sublimi  e  gravi  clie 
contieiie  ;  lua  il  critico  che  si  avventasse  contro  il  signor 
Biiffaliiii  sareljlie  l^eii  tosto  alibacinato  dai  raggi  Inminosi 
olie  rifulgono  da  ogui  pagina  di  cjnesta  sua  produzione. 
A  parte  ogui  nierito  di  lingua  ,  ogiii  bellezza  dello  stile  , 
ogni  acutezza  d'ingegno,  la  loglca  ,  lo  spirito  analitico  e 
la  profondita  de'  pensieri  clie  vi  brillano  lasciano  un  tal 
sapore  in  clii  legge  da  far  voti  ardentissimi  perche  un  s\ 
distinto  scrittore  si  redinia  dalla  mat  I'ernia  sua  sanita  , 
onde  abbia  a  regalarci  di  bel  nuovo  de'  tVutti  deir  elevate 
sue   ingegno. 

Sette  Bono  queste  cicalate ,  o  diremo  meglio  ragionamenti, 
delle  quali  le  prime  tre  tendono  a  niettere  il  lettore  al 
fatto  delle  controversie  e  de'  raljliufil  menati  alP  autore 
per  le  opere  sue  precedenti  ,  ed  a  tutti  coloro  clie  noii 
segnaronsi  ai  codici  della  niedicina  controstimolistica.  Nel 
raccogliere  queste  disgnstose  diatribe  si  fa  egli  a  riliatterle 
non  senza  qualche  scintilla  di  sdegno  ,  die  gli  va  perdo- 
nata  quando  si  consideri  la  tempra  di  un  aniino  sensibile 
e  fortemente  provocate  alia  reazione. 

INIa  impiega  poi  tre  altre  cicalate  ,  vale  a  dire  piii 
della  meta  del  libro  per  ragionare  alquauto  piu  pacata- 
mente ,  e  per  chiarire  alcun  puato  di  dottrina ,  ch'  egli 
aveva  sostenuto  nella  sua  ben  conosciuta  memoria  che 
eljbe  (e  lo  diciamo  di  nuil  animo)  uno  sfortunato  accessit 
ilalla  Society  italiana  delle  scienze  residente  in  Modena. 
Egli  hen  sarebbe  probabile  ( se  1'  estensore  del  citato  gior- 
nale  Ijolognese  avesse  ben  avvisato )  che  il  sig.  Buffalini 
si  al)bia  perdnto  la  corona  di  quclla  societa  scicntilica  per 
essersi  traviato  a  combattere  V  eccitabilita  brovoniana  , 
identificandola  coUa  eccitabilita  die  il  diiarissimo  sig.  pro- 
fessore  Tommasini  va  ancoi'a  predicando  per  le  scuole. 
Ecco  adnnqae  un  primo  punto  die  stava  a  cuore  al  Buf- 
falini: bisognava  provare  die  il  professore  Tommasini  lia 
insegnata  V  e.ccUab'dltd  una  ed  indivisibile  nelle  sue  lettere 
criticke  di  fisiologia-,  che  ha  ammessa  anche  dopo ,  ed  am- 
mette  ancora  la  stessa  eccitabilita;  che  non  si  pub  abhan- 
donare  la  quislione  di  tale  principio,  senza  distruggere  le 
dottrine  di  que'l'  egregio  professore  da  capo  a  fondo .,  che  la 
modijicazione  introdotta  dal  clinico  di  Bologna ,  daW  essere 
Z'  eccitabilita  una  ed  indii'isibile  diversa  nelle  diverse  parti 
organiche  racchiude    il  pavadosso    di  due  contrurj    attribute 


358  INTORNO    AI.LV    MEmCINA    ANALITICA. 

roesistenti.  E  qucsti  argonuniti  ogli  scppc  con  tanto  or- 
dine  ,  con  taata  luciilita  niatematica  trattare  nclla  quarta 
cicalata ,  che  non  pure  lo  crediamo  noi  assolto  dalla  ini- 
putazione  fattagli  di  aver  conibattuto  una  larva ,  slccome 
gli  oppose  il  giornalista  bolognese  ,  ma  tenghiamo  per 
irretVagahilinente  provato  ,  che  per  rispondere  nello  spi- 
rito  del  qnesito  enicsso  dalla  societa  scientiflca  inodonese  , 
non  si  poteva  a  nieno  di  vagliare  la  prima  quistione  della 
eccitabilita  una  ed  indivisibile.  La  quinta  cicalata  verte  intorno 
air  accusa  di  plagio  mossa  all'  autore  da  altro  de'  gior- 
nalisti  bolognesi ,  e  contiene  un  confronto  tra  esse  lui  ed 
il  professore  Tonniiasiai  ,  di  cose  ,  di  epoclie  e  di  vicende 
che  noi  non  ci  facciamo  lecito  di  giudicare.  Questo  solo  ose- 
renio  dire  che  sarebbe  pur  possibile  ,  anzi  probabile  che 
le  stesse  idee  alquanto  diversamente  espresse  fosscro  sorte 
nella  mente  dell'  uno  e  dell' altro  scrittore,  senza  la  colpa 
del  plagio,  tanto  piii,  che  trattandosi  di  riconoscere  1' es- 
senza  de'  morbi  ,  nelT  alteraziorie  dello  state  maieriale 
dcir  organismo ,  ognuno  che  appena  appena  coltivi  al  di 
d'  oggi  le  scienze  fisiologico-patologiclie  ,  e  portato  per 
necessaria  induzione  al  medesimo  pensamento. 

Che  direnio  della  sesta  cicalata  ?  Noi  vi  riportainmo 
piu  volte  i  nostr'  occhi  alia  lettura  ,  e  n"  avemiiio  sempre 
un  inespriniiliile  diletto.  Questa  sola  cicalata  varrebVie  ,  a 
parer  nostro ,  a  stabilire  la  riputazione  di  un  medico 
scrittore.  Essa  ci  disvcla  uno  spirito  retto  e  riflessivo  , 
che  si  alza  nella  conteiuplazione  della  natura  con  quella 
temperaaza  di  logica  ,  con  quella  filosofia  analitica  che 
assai  di  rado  si  conciliano  colla  vivacita  dell'  ingegno  ,  e 
coll'  arditezza  delle  persone  appassionate  per  le  scienze. 
L'  autore  si  dirige  ai  giovani  niedicl  per  inslnuar  loro  un 
piano  di  stndj  fisiologici  e  patologici  atto  a  condurli ,  per 
quanto  e  nella  condizione  della  scienza ,  fuori  dal  labi- 
rinto  delle  speculazioni  astratte.  Ma  noi  raccomandiauio 
anche  ai  provetti  di  prendere  ben  ponderata  conoscenza 
clegli  ottimi  piecetti  che  inculca  egli ,  onde  institulre  una 
glusta  analisi  della  scienza  medica.  Imperocche,  ove  sieno 
validi  i  suoi  argomenti,  che  noi  crediamo  validissimi,  ra- 
gion  vuole  che  ogni  metafisica  nella  scienza  della  vita 
dobba  cessare  ,  e  possiamo  riprumetterci  una  migliore  di- 
rezione  nelle  ricerche  dell'  utile  e  del  vero  die  ancor  ci 
vimane    da    conseguirc.    La    scienza  dell'  organizzazione  e 


nnvi.ATK    BT    IVI.    BfFFAI.IXI    CCC.  3^9 

de*  suol  attributi ,  decompoiiendo  1  fatti  sino  alln  loro  la- 
dicale  snbordinata  al  testimonio  ile'  seasi  ,  e  nulla  piu , 
sono  per  avviso  dell'  autore  i  coniini  da  prefiggersi  nello 
stndio  della  mediciaa.  Come  si  e  dunqiie  potuto  accoccare 
al  signer  BtifFalini  la  taccia  di  trascendcntalista  ?  Ben  si  puo 
dire,  ch' egli  ne''  Fondamenti  di  patologia  analitica  e  nella 
Memnria  clie  ha  ottenuto  T  accessit ,  come  anche  nelle 
cicalate  delle  quali  si  ragiona  non  trascenda  clie  le  nietiti 
poco  avvezzate  alia  ineditazione  ,  ed  iocapaci  a  quel  rac- 
cogllmento  di  spirito  die  esige  il  suo  scrivere  grave  e 
profondamente  scieiitifico.  E  se  dobbiamo  disvelare  ogni 
senso  clie  ci  risveglio  la  lettura  di  questa  cicalata ,  c'  e 
pur  d'  uopo  confessare  die  nello  additare  ch'  egli  fece 
degli  angusti  liiaiti  delle  scienze  fisiclie ,  e  segnataniente 
della  medicina,  ci  sentimmo  conipresi  da  forte  trepidanza 
die  poco  si  possa  omai  iiioltrare  la  cognizione  de'  feno- 
lueni  della  vita  e  delle  nialattie  ,  ove  si  debba  assoliita- 
nieute  rinunciare  ad  ogni  ricerca  analitica  sulla  forza  a 
priori  die  presieda  alT  esistenza  degli  esseri  or(;anizzati. 
Ma  se  tutte  le  proprieta  vitali  nascessero  dalla  coniposi- 
zione  e  dalla  forma  organica  ,  come  insegna  il  signer 
Bulfalini  ,  le  identiche  funzioni  proniosse  dalle  proprieta 
mc'lesime  dovrebbero  eiuanare  dagli  orgaiii  impastati  e 
configurati  nelT  egual  nianiera  in  tutto  il  regno  organico 
c  vivente ;  lo  die  non  si  verifica.  Dunque  facciamci  co- 
ra^gio,  ed  insinuiamolo  al  signer  BufFalini  medesimo  ,  il 
tjunle  tneglio  d'  ogni  altro  avrebbe  1'  attitudine  mentale  di 
emulare  il  gran  Newton  nella  scoperta  dell'  attrazione 
oiide  avvenga  di  stabilire  una  forza  a  priori  negli  esseri 
viventi  sulla  quale  poter  foudare  i  calcoli  e  le  specula- 
zioni ,  e  le  deduzioni  pratiche,  che  i  fisici  fissarono  sulla 
forza  die  move  il  corpo  a  cadere  dall'  alto. 

Per  la  settima  ed  ultima  cicalata  noi  ci  dispensiamo  da 
ogni  esame.  Dessa  raccliiude  1'  antitesi  delle  dottrine  pa- 
tologiche  deir  autore  e  delle  dottrine  controstimolistiche 
del  professore  Tommasini.  II  lettore  che  vorra  consultarla 
ue  fara  da  se  solo  giudizio.  Lo  avvertiaaio  soltanto  ,  che 
vi  scorgera  alcune  ripetizioni  di  cose  gia  dette  nelle  pre- 
cedenti  cicalate  ,  ma  siamo  certi  che  esse  non  menome- 
ranno  panto  il  piacere  di  intrattenersi  col  signer  BufFa- 
lini.  laiperocche  nel   sunto  che    ci    porge    de'  suoi  pcnsieri 


360  INTORNO    AI.LA    MI'DICINA    ANAMTICA, 

fisiologlco-patologici    troviiiiiio     con     die     rimaner     scmpro 
socUlisfatti  del   siio  cYire  ,   sazj   non  mai. 

II  libro  del  sigiior  Buiralini  ha  potuto  destare  qualclic 
querela  dai  non  medici  ,  coine  clie  nel  vedere  le  plii  di- 
stiiite  persone  clie  V  arte  di  sanare  professano  venire  spesso 
a  contesa  ,  acciulVarsi  pur  talvolta  e  combattersi  ,  la  me- 
diciua  appaja  una  scienza  del  tutto  incerta  e  fallace  ,  ed 
i  nieJici  si  nieritino  ben  poca  confidenza  dagl'  inferuii. 
IMa  noi  vorremmo  si  racconfortasscro  gli  uomini  su  qiiesto 
particolare ,  riflettendo  clie  le  discordie  dei  medici  vertono 
suUe  cose  generali  ,  suUe  teoriche  affatto  speculative  alle 
qnali  sono  natnralmente  condotti  dalla  diflicolta  clie  pre- 
senta  la  scienza  ;  che  per  altro  ne'  particolari ,  nelle  cose 
di  fatto  ben  confennate  nelle  pratiche  piii  fiequenti  ,  si 
trovano  quasi  generalmente  d' accordo.  L' espenenza  e  una 
sola  in  medlcina ,  ma  le  interpretazioni  variano  airinfinito 
ed  e  da  queste  cbe  nascono  le  contese  mediche.  E  pero 
quando  si  conslderi  clie  la  medlcina  lia  rlescito  a  clrco- 
scrivere  ed  a  combattere  eflicaccniente  le  epidenile ,  a  di- 
strugger  quasi  del  tutto  11  contaglo  vajoloso  ,  a  curare 
pressoche  con  certezza  le  malattie  siriliticlie  ,  a  frenare 
come  per  incantesimo  le  febbri  Intermlttenti  e  pernlciose, 
a  trattare  con  esito  vlttorloso  le  Infiamniazioni  ,  a  trovar 
modo  di  sedare  i  dolorl  e  le  convulsioni ,  di  decomporre 
i  veleni  ,  di  purgare  P  atmosfera  dalle  Infezioni  ecc.  , 
sarebbe  un  vero  torto  recato  al  cultori  di  questa  scienza 
rappresentandoli  tutti  qual  gente  di  brighe  e  dl  glilriblzzi 
da  non  curarsi.  Dlrenio  noi  ,  clie  ai  tempi  di  Keplero 
la  fisica  fosse  una  scienza  vuota  ,  ed  1  fislci  un  branco 
di  entusiasti  ,  senza  tltoli  alia  stlma  de'posteri  ,  perche 
il   gran  Newton  non  aveva  ancora  scoperta  Tattrazione? 

D. 


36 1 


APPENDICE, 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ART!  STRANIEKE. 


Rassegna  delle  opere  che  trattano  dclla  letterntura 
oricntale  pubblicate  in  Eur  op  a  dalV  anno  1816  al 
1820  indusivo.  Del  cav.  Giuseppe  De  Hammer 
{Fine.  Vedi  i  tomi  38.°  p.  388  ,  39.°  p.  io3  ,  e 
questo  torn,   40.°  /?.   22,3  ). 


VI.  GramaCica  ,  Retorica  e  Poesia. 


Q, 


.UANTO  piu  ininutamente  ha  dovuto  il  giornallsta  far 
coiioscere  i  gravi  errovi  di  tradnzione  nelle  sovfindicate 
opere  geografiche ,  taato  piu  facile  gU  sara  11  dissiniulare 
le  piccole  inesattezze  di  versioue  che  possono  incoatrarsi 
nelle  letterarie.  Nelle  opere  purauiente  iilologiche  ,  ove  il 
testo  si  trova  stampato  a  froate  ,  poco  male  puo  fare  uii 
piccolo  difetto  di  iraduzione,  non  mancando  mai  un  qual- 
che  giornalista ,  che  ne  fa  rumore;  ma  quando  si  tratta 
d'  opere  storiche  e  geografiche  dove  non  v'  ha  testo  stam- 
pato,  ed  e  anche  difficile  il  procurarlo  ,  gli  errori  allora 
suir  andare  di  quelli  del  5.  N.  sono  tutt'  altra  cosa  ,  in 
seria  ducunt  hcec.  Vale  quest'  ultima  considerazione  auche 
nel  caso  in  cui  un  errore  manifesto  protetto  da  un  noma 
celebre  minaccia  d'  oscurare  per  qualche  tempo  la  verita , 
ed  eccone  un  esempio  nell'  ultima  opera  di  Volney  ( Des 
different.es  Inngues  de  l! Europe),  che  al  solo  nome  del  cele- 
bre suo  autore  e  debitrice,  di  non  essere  stata  giustameiite 
flagellata  dalla  critica.  Poiche  menire  tenta  T autore  di  unire 
in  un  solo  alfabeto  gli  alfabeti  di  tutte  le  lingue  d*  Europa, 
avviene  cli'  egli  cada  ae'  piii  strani    paradossi  quanto  alia 


36:i  A  r  r  r  N  T)  r  c  r 

prounncin  o  alia  cVivIsione  dclle  lettere,  a  spgno  dl  nirri- 
tarsi  una  coinpassionovole  alzata  di  spalle  da  Spagiuioli 
ed  Italian!  ,  e  piu  poi  da  Tedeschi  ed  Inf;lesi.  Quaiito 
avvnimo  niai  riso  i  mcmbri  della  Societa  Asiatica  in  Cal- 
cutta, ai  quali  I' autore  come  loro  collega  ha  dedicata 
r  opera  sua,  al  leggere  die  il  francese  fat  e  1'  inglese  foor. 
liaaiio  perfettamente  lo  stesso  suono;  che  nella  pronuticia 
delle  parole  not ,  clock ,  top  ,  but ,  cut ,  shut ,  si  seiite 
solo  una  vocale ,  e  sempre  la  slessa ;  che  V  u  e  l'  oo  si 
pronuuciano  afFatto  alio  stesso  raodo  nelle  parole  rule 
e  tool  ecc.  I  E  che  cosa  deve  dire  un  Tedesco  al  sentire 
che  Vu  si  trova  bensi  nel  Tarco  ,  nel  Fiammingo ,  nel- 
r  Olandese  e  nella  lingua  della  Germaiiia  setteatrionale  , 
ma  non  mai  presso  gli  Anstrlaci  ,  ne  presso  i  Bavaresl  o 
i  Renani  ,  i  quali ,  per  quanto  qui  appare  ,  non  possoao 
pronunciare  1'  u  nelle  parole  uber,  filr  ,  durr  ,  ecc.  ?  Ne 
cagionera  loro  minor  nieravlglia  il  sentirsi  dire  ch"'  essi 
possednno  due  diversi  c/i ,  che  secondo  il  pareie  dell*  a u- 
tore  dovrebbero  essere  espressi  con  due  segni  diversi  , 
cloe  il  prinio  ch  come  la  ^  greca ,  nelle  parole  NacJit  , 
Schlncht,  Pracht,  e  il  secondo  nelle  parole  ir/i,  Meternicli. 
E  facile  ora  il  figurarsi  come  possa  essere  riuscito  lo 
scompartimento  di  pnrole  dell'  autore  fondato  sull'autorita 
d' un  orecchio  francese  cosi  fatto.  Mentr' egli  amniettc  due 
ch  nella  lingna  tedesca  ,  e  due  r,  e  due  th  nelV  iaglese  , 
die  dovrebbero  secondo  lui  essere  distinte  con  segni  di- 
versi ,  sli  sfugge  dair  altra  parte  la  vera  diversita  di  pro- 
nuncia  colla  quale  vanno  dette  varie  parole  che  pur  si 
scrivono  al  modo  stesso  in  piii  lingue  europee,  cosi  p.  e. 
egli  non  sospetta  nemmeno  la  vera  proniincia  della  J"  in 
bocca  de'  Greci  moderni.  Cosi  pure  sbaglia  dando  delle 
lettere  semplici  per  composte.  11  suono  o  la  voce  see , 
dal  sch  tedesco  ,  o  del  (^■>->  arabo  ,  o  del  \0  ebraico ,  fe 
come  giustamente  osserva  l"  autore  un  suono  semplice  f, 
ma  anche  lo  dsce  non    e    nientemeno  semplice  dell'  arabo 

r^     e    deir  ebraico     i    nella    parola    italiana    Giro  ,    ne  lo 
tschc  (  tsce  )    del  Persiano   r?-    nella  voce   italiana  Cicisheo. 

L'  autore    distingue    giustamente    le    aspirazioni  secondo   i 
val'i  loro  gradi ,  ma  s'  inganna  supponendo   che  i  Fiorentini 


TAPxTE    STrxA.NinR\.  363 

akro  non  possano  proferire  clie  il  solo  Spiritus  asnrr  e 
die  questa  proniinzia  deli'  h  siasi  assottij^liata  o  aLklokita 
nella  lingua  tedesca  d'  oggi  giorno.  Ne  seguirebbe  che  gli 
Svizzeri  e  gli  Stiriani  ,  i  quail  potrebl^ero  faciluiente  per- 
saadere  1'  autore  del  contrarlo  ,  aveiido  come  iiauno  ia 
realta  tutta  la  forza  di  polinone  necessaria  per  la  pro- 
nuncia  delT  h  ben  aspra  ,  sarebbero  da  contai'si  fra  i  po- 
poli  non  inciviliti,  stando  all' osservazione  sua  filosofica 
(  p.  io5  )  che  qui  trascriviamo.  <•  Sans  doute  riiomme 
»  amolli  en  se  civilisant  ,  trouve  peniljles  et  inutiles  ces 
»  efforts  de  poumon  ,  que  les  passions  vives  ,  et  les  he- 
ir soins  violens  inspirent  a  I'homme  sauvage,  ou  rustique.  " 
Assal  pin  utile  di  quelle  che  possa  essere  1'  applica- 
zione  dell'alfabeto  europeo  di  Yolney  alle  lingue  asiatiche 
sono  le  due  grammatichc,  n.°  lo  e  14,  benche  la  prima 
di  esse  non  sia  da  paragonarsi  alia  seconda  per  essersi 
il  signor  professore  Dertsik  attenuto  sempliceniente  all'^r- 
penio  ,  al  fahn ,  e  cdVArida  per  uso  delle  sue  lezionl  ai 
teologi  ungaresi  ,  nientre  il  signor  professore  Roseamuller, 
oltre  air  avere  totaimente  rifatto  il  libro  elementare  da 
lui  cotuposto  per  le  sue  lezioul  di  lingua  araba  ,  e  for- 
nitolo  di  pregevoli  avvertenze  suUa  grammatica  di  Sacy, 
ha  anche  provveduta  la  sua  opera  d'uua  antologia  tolia 
dalle  sentenze  di  All,  e  dal  florilegio  arabico  pubblicato 
iu  Calcutta  sotto  il  tit.olo  Neflietoljemen,  e  vi  ha  unite 
un  Glossario,  di  modo  che  trovasi  tanto  ben  corredata  la 
granunatica  del  signor  Rosenmidler ,  qiianto  lo  e  povera- 
mente  quella  del  sig.  Dertsik.  Povere  cosi  pure  sono  le  dis- 
sertazioni  graiumaticali  contenute  nei  tre  volumi  degli 
OpuscoU  accudemici  del  signor  jVorberg,  N.°  28  :  De  fads 
linguae  arabicce  (  II.  p.  2,18.  )  De  gente  ct  lingua  melitense 
(II.  p.  264.  )  De  gente  et  lingua  maroccana  (II.  p.  267.) 
De  origine  linguce  gothicm  (II.  p.  288,).  Nell' ultima  (in 
sedici  pagine  )  come  in  quella  De  origMie  Cermanorwn 
apnd  Taciturn  (  III.  p.  890.  ),  il  signor  Norberg  tocca  ,  ma 
affatto  leggermente  ,  l'  aflinita  della  lingua  persiana  con  la 
tedesca  ,  oramai  posta  fuori  d'ogni  dubljio,  e  anche  re- 
centemente  abbastanza  dimostrata  dal  signor  professore 
Otmar  Frank  nella  sua  opera  :  De  Persidis  ingenio ,  il  che 
anche  prima  di  lui  ave\'a  fatto  il  dottor  Babor  direttore 
della    facolta    teologica    iu    Moravia,    e    assai   benemerlto 


364  A  I*  p  E  N  n  I  0  K 

dello  studio  tlelle  lingue  orlcntali  nel  sno  trattato  —  Del- 
r  origiae   dei   Tcdesclii   (  Vienna  ,    1798  ). 

L'  opera  la  piu  esatta  e  la  piii  compiuta  clie  sia  stata 
publilicata  ia  quest'  ultimo  lustro  suUa  gramuiatica  dclle 
lingue  oricntali  vive  ,  e  fnori  d'  ogni  duljbio  queila  del 
sig.  Abele  Reniusat ,  il  prime  volume  della  quale,  die  e  il 
solo  publjlicato  llnora  ,  n."  'iz  ,  contiene  una  serie  dclle 
piu  fondate  ed  erudite  iiidagiui  suUe  lingue  delle  parti 
settentrionali  ed  orientali  delTAsia  ,  linora  tanto  poco  co- 
nosciute  in  Europa  ,  e  tanto  confuse  tra  loro.  Son  desse 
la  mantsciu ,  la  mongula  orientate  e  occidcntale  ( altri- 
niciiti  dette  oletica  o  calmucca  ),  T  uigura  o  turca  orien- 
tale  e  la  tebetana.  Eccettuata  la  prima  di  queste  lingue, 
non  si  conoscevano  in  Europa  sussidj  di  grainmatica  ne 
di  dizlonarj  per  lo  studio  delle  altre  quattro ,  e  il  sig. 
A.  R.  die  coa  indicibile  fatica  ha  raccolte  le  osservazioni 
granimaticali  contenute  nel  primo  tomo  ,  e  i  vocalaolnrj 
comparativi  proniessi  nel  secondo ,  se  ne  va  con  questa 
quadriga  della  filosofica  sua  creazione  trioiifando  della 
scb.iera  delle  difficolta  clie  finora  si  era  opposta  a  una 
si  fatta  impresa.  Essendo ,  fra  le  cinque  lingue  trat- 
tate  in  quest'  opera  ,  V  uigura  o  uigurica  la  sola  clie  qiial 
pii^i  antico  dialetto  della  lingua  turca  pub  trovar  luogo 
nella  presente  indicazione  o  notizia ,  alia  quale  abbiarao 
posto  per  limite  soltanto  i  progressi  delle  tre  lingue  vive 
delTAsia  anteriore ,  ne  siegue  die  il  giornalista  deve  pas- 
sare  sotlo  sileuzio  i  quattro  quinti  di  questo  egregio  la- 
voro  ,  sn  i  quali  d' altronde  egli  come  ignaro  di  quelle 
quattro   lingue   non  potrebbe   dare   giudizio   conipetente. 

Altrimeiiti  sta  la  cosa  colla  lingua  uigurica  o  turca 
orientale  die  stassi  sul  vertice  delPAsia  superlore  qual 
colon na  terminale  che  divide  e  separa  la  triade  delle 
lingue  deir  Asia  anteriore  (turca,  persiana  ed  araija  ), 
da  uiv  altra  triade  di  lingue  delPAsia  posteriore  {mantsciu, 
mongula  e  oletica  ).  Le  lingue  di  questa  seconda  triade 
sono  di  diverse  razze ,  siccome  pure  lo  sono  quelle 
della  prima  ,  e  la  sola  uigurica  e  sorella  della  tuixa 
orientale.  Questa  divisione  della  lingua  turca  in  orientale 
ed  occidentale  ,  che  gia  nella  Storia  della  Ictteratura  di 
lAchhorii  (torn.  JII  ,  sez.  2,  p.  iio5)  trovasi  indicata 
nel  proemlo  della  letteratura  degli  Osmaui  ,  sembra  ap- 
pieno  soddisfacente  al  giornalista  ,   mentre  queila  ricevuta 


PARTE    STR\NIERA.  365 

dal  sig.  A.  R.  in  quattro  dialetti  ,  cloe  uigurico  ,  tscia- 
gataico  o  bucarico  ,  casanico  o  astracanico ,  e  costantino-' 
politano  noii  gli  pare  bastantemeiite  foiidata.  E  in  fatti 
lo  tsciagataico  e  1'  uignrico  e  lo  stesso  linguaggio  ,  cosi 
pure  il  turco  di  Casan  e  d'  Astracan ,  siccome  quello  dei 
tartari  della  Crimea  e  la  medesinia  lingua  che  si  paria 
neU'Asia  niinore ,  se  non  che  vi  si  trovano  nieno  parole 
arabe  e  persiane.  Se  I'  autore  credeva  necessario  1'  anno- 
verare  una  maggior  quantita  di  dialetti  ,  avrebbe  pure 
dovuto  ntiuierare  1' anatolico  ,  siccome  anche  quello  della 
Crimea  unitamente  a  quello  di  Casan  e  di  Costantinopoli  , 
non  avendo  tra  loro  si  questi  die  quelli  se  non  piccole 
difFerenze.  Divisione  veramente  essenziale  si  e  quella  tra 
il  ceppo  orientale  e  V  occidentale  ,  il  primo  dei  qnali  puo 
tutto  al  piu  per  qualclie  piccola  differenza  venir  suddi- 
viso  in  viigurico  e  tsciagataico ,  e  il  secondo  in  nogaico  , 
o  ■  cosi  detto  tartaro,  in  seldsciuchico  (del  quale  T  osma- 
nico  e   soltanto   un  ramo  )  e  in  turcomanno. 

Se  I'aittore  avesse  scorso  il  bel  manoscritto  in  due 
■volunii  in  foglio  delle  opere  di  Mir  Aliscir  (come  fece  il 
giornalista  trovandosi  in  Parigi  nel  i8io)  ,  egli  non  solo 
si  sarel^be  persuaso  della  perfetta  identita  dell'  uigurico 
col  tsciagataico,  ma  avrebbe  anclie  trovato  nelle  l^iografie 
dei  poeti  tsciagataici  scritte  da  Mir  Aliscir  una  ricca  sorgente 
per  la  storia  letteraria  di  questo  ramo  orientale  della 
lingua  turca.  Essendosi  pero  astenuto  1'  autore  di  far  uso 
di  questo  tesoro  per  un  delicato  riguardo  verso  il  signor 
Stefano  Quattremere  che  gia  da  piii  anni  si  occupa  di 
questo  manoscritto ,  tanto  piu  e  da  desiderarsi  che  questo 
letterato  metta  qnanto  prima  alia  luce  i  frutti  della  sua 
lunga  fatica  ,  anche  perche  il  giornalista  per  lo  stesso 
riguardo  tiene  gia  da  dieci  anni  chiuso  nel  tavolino  il 
lavoro  di  quattro  mesi  fatto  su  questo  argomento  nella 
biblioteca  reale  di  Parigi.  Oltre  le  opere  di  3Iir  Aliscir 
anche  Hagi  Chalfa  da  degli  schiarimenti  sulla  storia  del- 
Tantica  letteratura  turca,  e  gia  nella  sovra  enunciata  storia 
della  letteratura  osmanica  (presso  Eichliorn,  p.  1 1 1 1  )  viene 
citnta  sulla  sua  autorita  una  gratumatica  composta  sal  finire 
del  secolo  undecimo  per  il  califo  JMoktidi  billah  di  lingua 
turca  antica,  che  allora  uigurica  e  non  per  anco  tscia- 
gataica  era  detta.  Una  piu  particolare  cognizione  coll'  i- 
dioma    osuianico    o    occidentale  avrebbe     ffioyr.to  al  siiruor 


366  A  !•  P  E  N  D  I  C  E 

A.  R.  per  superare  varic  alive  cUfEcoltii  clic  so  gli  sono 
aftacciaic.  Cosi ,  p.  e.,  tleue  egli  erroiieaaieiite  (p.  iya ) 
la  forma  (o  desiuenza)  in  isch  per  qnella  d' un  participio. 
Ora  warisch  ghelisch  che  s' iacontra  ia  varj  passi  tniclii, 
significa  aadare  e  venire,  cosi  pure  alisch  werisch  non 
uieao  frequente  vale  quanto  barattar  e  traflicarj  su  di  che 
si  vuole  anclie  avvertire  che  va  detto  warisch  e  ghelisch  , 
e  noa  gih  baresch  kclesch,  perche  il  b  nelT  antica  lingua 
ttaxa  suona  w  come  il  ^S  groco  ,  e  nel  turco  nioderno 
qnesto  w  e  sostituito  al  b.  11  siguor  A.  R.  se  s'  e  ingan- 
nato  in  queste  miniizie ,  ha  in  contraccambio  il  uierito 
d' avere"  vittoriosamente  conibattuti  i  grandi  errori  che 
aveano  preso  voga  sull' alta  cnltura  d' un  antico  popolo 
tartaro  sognata  dal  Builiy ,  non  meno  clie  quelli  che  per 
mezzo  di  Langles  aveano  trovata  plena  credenza  In  Fran- 
cia  suir  antica  cukura  del  inantsciu  ,  e  d"  avere  cosi 
pienaaiente  disperso  il  fuiiio  e  la  nebbia  di  queste  pre- 
lese  insussistenti  letterature.  Cosi  pure  dctermina  e  stabl- 
lisce  egli  chiaraniente  e  con  sicurezza  le  sedi  delle  A'arie 
popolazioni  spesso  confuse  ora  sotto  il  nouie  di  Tartari  , 
ora  sotto  quello  di  Monguli.  Egli  distingue  fra  1  Tatari 
( die  e  11  vero  nosne  della  razza  primitiva  )  e  1  Tartari 
(  nel  pill  ampio  significato )  f,  difFerenza  che  per  essere 
indicata  da  una  falsa  pronunzia  del  nonie  ,  non  puo  es- 
sere tennta  per  buona  dal  giornalisia.  Egli  dlniostra  die 
i  Monguli  (  o  Mogoli  )  di  Tiinur  non  erano  Mogoli  ma 
Turdii  ,  che  11  cosi  detto  impero  del  gran  Mogol  era 
un  reaine  turco  ,  e  che  pel  contrarlo  1  Tatari  dl  Abul- 
ghasi  al  lago  Bulr  non  erano  gia  Turchi  ma  Monguli  , 
che  finalmente  non  vi  sono  oggimai  plii  Tartari  nella  Tar- 
tarla  ,  ne  v'  e  plu  alcuna  razza  mongula  in  Mongullia  (o 
nel  Mogol),  che  gli  Ugri  del  Bizantlni  non  erano  Uiguri, 
e  che   non  erano  gia  Unni  gli  Hiunghl  del    Cinesi. 

Ia  fatto  di  letteratiira  y^erslana  sono  state  pubbllcate 
due  ragguardevoli  opere ,  e  sono  11  Pendnameh  dello  Sciaick 
Attar  (  n.°  aS  )  ,  e  Y  Envari  Soheili ,  cloe  ia  traduzione 
persiana  delle  cosi  dette  favole  di  Bidpai  (  n.°  34  )  ,  la 
prima  delle  quali  e  stata  data  in  luce  dal  barone  dl  Sacy, 
e  la  seconda  dal  signor  Stewart  professore  di  lingua  per- 
siana nel  colleglo  dl  Hartford.  II  conteauto  di  queste  due 
operc  gia  da  gran  tempo  c  noto  al  conoscitori  delLi  Ict- 
teratura   oilontalc  .    lua   nou   era   pcrcio    meno   uesideraljile 


rVHTE    STRAJSIERA.  867 

lie'  progress!  dcllo  studio  della  lingna  persiana  la  pubbll- 
cazione  del  testo ,  e  questo  desiderio  e  stato  jjienanieiite 
appagato  dal  sigiior  De  Sacy  ,  coll'avere  non  solo  corre- 
dato  d'op|3ortune  note  il  testo  stampato  con  ogni  elegauza 
ed  accuratezza  ,  e  la  fedele  sua  traduzione ,  ma  col  fare 
anche  precedere  al  testo  una  prefazione  in  ling'ua  persiana 
e  coir  avere  arricchite  le  annotazioni  di  varj  de'  piii  bei 
jjassi  tratti  dai  dialoghi  degli  uccelJi  di  Attar ,  dal  64  boschetto 
di  rose  e  dal  giardino  di  Saudi ,  e  dal  divauo  di  Hafiz. 
Di  quest'  ultiaio  egli  poi  traduce  una  dozzina  d'  odi,  die 
nieritaao  bensi  d'  essere  poste  fra  le  piu  belle  di  questo 
gran  poeta ,  nia  non  percio  ,  a  parere  del  giornalista  , 
vaano  annoverate  fra  le  mistiche,  coine  ve  le  anuovera 
il  signor  De  Sacy  sulie  tracce  del  Commentatore  turco  , 
credendosi  cosi  V  uno  e  1'  altro  di  salvare  nel  miglior  niodo 
r  onore  del  poeta  coU'  attribuire  1'  elirezza  bacchica  e 
r  empieta  di  Hafiz  a  fanatismo  mistico  «  Une  Ode  de 
>'  Ilafiz  ,  oil  ce  fanatisiiie  mystique  est  peint  sous  les 
»  cGuleurs  de  la  debauche  et  de  Firreligion.  »  Che  ve- 
raniente  alcuoe  Odi  di  Hafiz  siano  dettate  in  senso  mi- 
stico lo  ha  dicliiarato  anche  11  £;iornalista  nella  storia  della 
eloqueuza  persiana,  cio  non  toglie  pero  che  la  niaggior 
parte  di  esse  non  sia  un  vero  sfogo  di  estro  poetico  in 
lode  del  Vino  e  deirAinore.  Mentre  qui  il  giornaHsta  e 
decisaiuente  di  di  versa  opinione  ,  egli  si  trova  pur  anco 
in  dovere  di  difendere  la  leggenda  di  Gesii  Cristo  inserita 
nelle  miniere  d'Oriente  ,  touio  II,  pag.  469  (e  non  pag. 
479  come  cita  il  signor  De  Sacy  )  della  quale  esso  signoie 
De  Sacy  dice  «  Ou'elle  a  ete  iaseree  d"une  maniere  tres 
»  fautive  dans  les  mines  de  TOrient.  »  A  questo  falso 
giudizio  lo  hanno  indotto  i  due  primi  versi  ,  iiei  quali 
egli  lesse  giui  cliosciab  in  vece  di  gewi  chosciab  ,  e  tra- 
dusse  per  conseguenza  «  Jesus  avoit  bu  de  Teau  douce 
>>  d' un  ruisseau  >»  in  vece  di  «  Gesii  aveva  uuingiato  una 
iiiinestra  d'orzo  "  Cliosciab  (che  usualmente  dicesi  C7j05aa/) 
e  il  nonie  connmeaiente  usato  in  Turchia  e  in  Persia  per 
una  sorta  di  Sorbec ,  il  quale  quando  e  fatto  d'  orzo  si 
chiama  Dsciulab  ,  die  e  il  nostro  giulel)be.  V.  Ferhenghi 
Sciuuri  I  pag.  824,  dove  dsciulab  viene  espressameiite  spie- 
gato  pec  Arpassuji ,  cioe  uiiaestra  d' orzo  ,  e  percib  Sorbet, 
Se  nel  secondo   verso  del  manosciitto  del  signor  De  Sacy . 


368  APPENDICE 

in  vece  ill  Dsciulab  (  Giulebbe  )  ,  sla  scritto  Gulab  clic 
vnol  dire  acqna  di  rose ,  allora  la  lecon  tres  fautive  cade 
sul  suo  nianiiscritto.  Alia  pagina  40  osserva  il  gionialista 
die  ordiiiarinmente  Segnefs  m  persiano  non  signilica  diicnnc 
d'ame,  nia  dicesi  dl  colui  che  ha  ua'anima  di  cane  ,  V. 
Fcrlicnglu  Sciuuri  I,  pag.  46  dove  qiiesta  parola  e  spiegata 
con  it  dscianli.  A  carte  LV  1'  autore  traduce  benissimo 
la  parola  persiana  end  coUa  parola  francese  quelqites ,  ma 
sl)aglia  poi  tenendn  questa  parola  jiersiana  per  la  stessa 
die  end  cioe  sono  {essL  sono) ,  non  essendo  ella  nulF  altro 
die  la  parola  tedesca  etliclie ,  9  uaZc/te  del  la  quale  si  fa  lu 
stcsso  uso  die  della  persiana  end. 

Pag.  194  r  autore  cita  un  verso  persiano  senza  rico- 
noscere  die  appartenga  all"  Hajiz  ,  11  quale  termina  ogni 
distico  d'  una  gazela  intiera  (  la  sesta  della  lettera  Te  ) 
coUe  parole  in  keine  nist.  II  sig.  barone  S.  de  Sacy  tra- 
duce: il  n'y  a  pas  loin,  il  sig.  Chery  criticandolo  rispet- 
tosaaiente  nel  Journal  des  Savnns  sostituisce  :.  il  iHy  a  que 
cela  (faceado  un  buffett.o  colle  dita ).  Ne  Tuna,  ne  Taltra 
interpretazione  e  tutto  afFatto  esatta:  questa  frase  si  ritrova 
nel  dizionario  Ferhoug  sciuivi  I  p.  20  Hicts  nesne  deil  dur , 
e  signilica  non  e  niente ,  nulla.  In  questo  senso  it  iradut- 
tore  tedesco  delV  Hafiz  1' Iia  spiegato  nella  sua  traduzioae 
publilicata  dal  Gotta  1'  anno  i  Ij  1 2  die  ne  il  sig.  barone 
de  Sacy ,  lie  il  sig.  de  Cliery  hanno  trovato  a  proposito 
di  citare.  II  senso  di  questo  verso  dai  signori  de  Sacy  e 
C'lery  ne  bene  inteso ,  ue  riconosciuto  come  appartenente 
air  Hafiz ,  vi  e  tradotto :  Mettete  a  profitto  il  tempo  ,  non 
V  Im  spazio  dalle  labbra  alia  bocca  colla  nota  seguente : 
"  Quaato  vicine  sono  le  labbra  alia  bocca  ,  altrettanto 
lo  son  io  al  precipizio  ».  Non  sara  fuor  di  proposito  os- 
servare  a  questa  occasione  die  la  dottrina  mistica  dei  Soji 
non  e  conosciuta  sinora  in  Earopa  die  raediante  i  poeti 
persiani,  i  quali  per  ragione  dellelTetto  poettco  lianno  stra- 
A'olto  spesse  volte  il  senso  delle  cose  ,  e  gioverebbe  assai 
piu  conoscerle  col  mezzo  delle  opere  anterior!  a  quegli 
stessi  poeti.  Siffatte  opere  niente  ancura  conosciute  in 
Europa  sono:  i)  II  Tearruf,  cioe  la  conoscenza  mutua  del 
Kelanewi  itiorto  nel  38o  (990)  ;  a)  il  trattnto  del  Cosciairi 
niorto  nel  468  (1072);  3)  V Awurif  olinaarif  del  Sehrwerdi 
niorto  nel  636  (i23o)j  e  4)    tra  le  opere    nuinerosissinic 


pa:\te  STUANiEn  v.  369 

di  Mohiedilin  Al-arabi  moi'to  nel  638  (1.^40),  principal- 
inente  il  Furuhat  mekkiet,  cioe  le  rivelazioni  di  Mecca  e 
il  Fussuss  ossia  le  gioje  clegli  anelli.  I  prinii  di  rjuesii 
autori  souo  di  molto  e  gli  ultiini  di  poco  aiiteriori  all'  Attrar 
e  al  Gelaleddin  Riinii  i  due  poli  della  dottriiia  poetica  dei 
Soli  pei'siani. 

A  carte  22,1  il  signor  De  Sacy  osserva  snlle  parole  el 
wakt  seif,  cioe  il  tempo  e  una  scimitarra ,  che  qnesto  detto 
e  probaliilineiite  uii  proverbio.  Questo  verso  di  Saadi  si 
spiega  assai  bene  con  quello  di  ifasnevi,  che  dice:  "  il  Soli 
e  figlio  del  tempo,  e  il  tempo  e  una  taglieiite  spada  Fs- 
Sofi  ib/iol  TVaktin  we  (Faktun  sei/un  katiun<>.  Cosi  pui-e  alia 
senteiiza  di  Maometto  citata  per  tradizioiie  alia  pagiaa  120 
che  il  paradiso  e  sotto  i  picdi  delle  madri ,  puo  S(>rvire 
di  passo  paralello  la  seguente  «  II  paradiso  e  sotto  T  oin- 
"  bra  delle  spade.  »  II  signor  De  Sacy  nella  paa;ina  2,14 
s' attiene  all' usuale  modo  di  tradurre  11  testo  scritto  del 
Corano  '•  essere  ,  cioe  ,  piu  facile  che  un  cammello  jiassi 
'/  per  la  crnna  d"  mi  ago  di  quello  die  nn  ricco  vada 
"  in  paradiso ;  >;  mentre  il  giornalista  sul  fondamento 
die  la  meJesIiiia  jiarola  sigiiilica  tanto  CammeHo  qnanto 
goniena  prcferisce  la  traduzione:  che  sia  piit  facile  eke 
piissi  una  goincna  per  hi  cruna  rf'  un  ago. 

Non  minor  merito  di  quello  della  pubblicazione  del  Pca- 
dnaineh  per  letteralura  persiana  ,  s' e  fatto  per  Painba  il 
sig.  De  Sucj  col  dare  in  luce  il  testo  arabo  delle  favole  di 
Bidpai ,  cioe  col  CaUla  e  Dirnna  posto  sotto  il  n."  26, 
al  quale  pero  ,  siccome  pure  al  testo  persiano  dell' iTwciri 
Soheili  del  signor  Steivart  non  e  stata  posta  allato  la  tra- 
duzione ,  essendovisi  soltnnto  fatto  precedore  una  prefa- 
zione  aralia,  ed  una  dotta  e  soUda  introdnzione  in  liu'^ua 
fraucese.  Novera  in  essa  il  signor  De  Sacy  le  varie  tra- 
duzioni  orientali  di  questo  capo  d' opera  in  genered'ano- 
loghi.  Dal  trovarsi  nella  ])iblioteca  reale  di  Parigi  un  solo 
esemplare  assai  uianchevole  e  scorretto  del  dizioaario  bi- 
bliografico  di  Hagi  Chalfa,  e  stato  indotto  il  si"-aor  de 
Sacy  a  dubitare  dell'  esistenza  d' un  pajo  di  tra.ln/ioni, 
sulla  quale  il  testo  chiaro  e  corretto  delP  ojiera  di  Ilwri 
Chalfa  che  trovasi  nella  biblioteca  imperiale  di  Vienna 
sotto  il  n.°  401  non  lascia  dubbio  alcuno.  Ivi  e  detto 
positivamente  «  Dal  persiano  lo  tradusse  in  arabo  Ah- 
>i    dallah    Ben    Ali    da    Ahivas    per    Jahja,    Ben    Chalid    il 

Blbl.  luiL  T.  XI,.  2-1 


3-0  APPENDICE 

>/  Barmecida  sotto  il  Califato  di  Me}idi,V  !\\\\\o  iGS.*  »  11 
sigiior  De  Sacy  cliiama  questo  passo  jDassage  obscur  et 
iiicontestablcinent  altere  ,  e  ne  conclude  c!ie  qaesta  nuova 
trailuzioae  aralia  deve  essere  stata  senipliceinente  rifatta 
suir  antica  di  Mokaffaa.  Con  egual  torto  pone  egli  in 
dnbhio  la  prima  traduzione  persiana  di  Belaami  sotto 
Nasser  il  Samanida  benche  ella  sia  attestata  non  solo  dal- 
1'  autore  della  prefazione  o  del  prologo  del  Scialmaine ,  ma 
anclie  da  Hagi  Chaifa  in  questi  precisi  ter;nini  «  Ahid 
«  Hassan-I\/asser  Ben  Ahmeh  il  Samanida  ordinb  a  un  let- 
V  terato  del  sue  tempo  la  traduzione,  clie  questi  fere 
»  dair  aralio  in  persiano.**  "  E  non  meno  chiaro  si  e  ii- 
nalmeute  il  passo  del  teste  cbe  da  notizia  d'  una  tra- 
duzione tartara  o  tsciagataica.  Hagi  Chaifa  dope  avere 
parlato  del  Hnwaij unnunieh  come  della  traditzione  in  turco 
nioderno  (turki),  paria  poi  della  traduzione  in  turco  an- 
tico  (  turk  ),***  ed  e  da  avvertire  ch""  egli  distingue  sempre 
cosi  ridionia  turco  orientale  ed  occidentale ,  chiamando 
quello  Citrki ,  e  questo  lugathol-tiirk ,  come  per  esempio 
nel  novero  de'  Divanl  turclii  e  tsciagataici.  Vi  soao  duu- 
que  due  traduzioni  in  prova  delle  £avole  d'l  Bidpai,  quella 
di  Mokaffa,a  ,  e  quella  di  Bea  Ali  da  Ab^vas  ;  due  in  versi 
quella  di  Seld  Ben  JVewbacht  fatta  per  YaJiya  Ben  dialed 
(  non  gia  per  YaJiya  fits  de  Djafer  ,  come  sta  scritto  a 
carte    3o,   probabilmente  per   errore   di   scrlttura)  ,  e  quella 

"iMo  ^3 

^/^.  liij  1    i^  J I    A-A.i>.je.J  I     (j>-o 


J.Jf 


PAUTE    STRANIERA.  371 

ill  9000  disticl  di  Abdul-inuniin  Ben  Hassan  ;  vi  soiio  iiiol- 
tre  i  versi  peislani  riinati  del  poeta  Rudeglii ,  piii  quattio 
tradnzioni  ia  prosa  ,  cioe  qiiella  di  Belaaini  ,  qnella  tli 
Ahdul-Maah  Nassrolluh,  qnella  di  Hussein  Wais  celebre  come 
Enivari  Solieili  (i  luininari  del  Cnaopo) ,  e  I'Ayar  Danisch, 
cioe  la  Pietra  di  para^one  della  cutioscenza  di  Abul-fusl 
Visir  di  Sciah  Ekber  ;  una  tuixa  (  Hiunaijannaineh  \  ^  e 
una  in  lingua  tartara. 

Nello  stesso  tomo  ove  trovasi  Calila  (^Kelilet)  e  Dimna 
(Demnec)  il  sig.  de  Sacj  ha  pubblicato  anche  il  testo  e 
il  comaientario  aral)o  del  Suseni  sulla  Moallakat  (  poema  ap- 
peso  alia  Caidja)  di  LehuL ,  e  vi  lia  anche  aggiuata  la  vita 
del  poeta  presa  dalla  grande  antologia  araba  Agliaiii.  Siilie 
tracce  del  suo  gran  maestro  anche  il  signor  Kosegarteii  ha 
puljblicato  la  Moalhika  di  Ainru  Ben  Kelssum  n."  22  ,  del 
<jaal  poema,  egaalmente  appeso  alia  Caba,  egli  non  solo 
]ia  dato,  come  il  sig.  de  Sacy,  im  testo  arabo  col  commenio 
pure  aral)0,  uia  lo  ha  anche  eorredato  con  una  traduzioue 
letterale  latina  tanto  del  testo ,  quanto  del  commentario , 
con  un' altra  traduzione  piu  liljera  del  testo  medesiino,  c 
con  lilologiclie  e  storiche  annotazioni.  La  piu  imporcante 
di  queste  note  jiresa  dalle  note  marginal!  di  Sojuti  suU'^Z- 
mOiihni,  contraildice  alia  comune  credenza  clie  questi  sette 
capilavori  della  poesia  araba  siano  veramente  stati  appesi 
alia  Caba,  e  sostiene  in  vece  die  la  voce  o  esclamazione 
applaudente :  aj^pendetela ,  altro  non  voglia  dire  che :  cu- 
sloditela.  Sicconie  pero  questa  asserzione  di  Sojuti  si  trova 
in  contraddizione  con  ttitti  gli  altri  fonti  linora  conosciuti 
di  storia  araba ,  e  clie  per  tutto  vi  si  parla  della  esage- 
rate  prostrazioni  ed  adorazioni  tribntate  a  queste  poesie , 
COS!  potrelibe  anch'  essere  che  T  iisserzione  di  Sojuti  ve- 
iiisse  ad  essere  trovata  la  meno  attendibile.  Anche  iiella 
vita  di  Lehid  presa  dal  Aghani  si  vede  il  poeta  Farasdak 
prostrarsi  avanti  ai  versi  di  Lebid ,  e  rispondere  a  clii 
gliene  domanda  il  perche  »  Vous  autres  vous  connoissez 
»  certains  versets  de  TAlcoran  qu'on  ne  doit  pas  entendre 
»  sans  se  prosterner,  moi  je  connois  des  vers  auxquels 
•>  est  du  le  nieme  honneur.  "  Qnesta  vita  di  Lebid  (  al 
quale  fu  dato  di  giugnere  come  Ainru  Ben  Kelsum  alia  bella 
eta  d"  an  secolo  e  mezzo)  contiene  varj  frammenti  d' altri 
poenii  ricclii  del  piii  suljlinie  iiierito  poetico.  Uno  dei  piii 
belli    si    c   il    scKUcnte: 


3-2  V  r  V  F   X  1)   I  C  E 

II  Si  consunmno  '^li  uoniini,  in:i  non  glk  gli  astri ,  c 
»  dopo  noi  rimangoiio  grandiosL  ecUficj  e  nionmuenti ;  in 
»  mi  vivea  felice  proietto  dairottimo  uiio  viciiio,  nia  Arbi;d 
»  abhancloiiommi ,  e  span  per  me  ogni  licne.  Or  piu  non  si 
>'  jiiaiiga  se  ci  ha  divisi  il  tempo  sdegiioso  della  nosti"a  teli- 
"  citii,  giacclie  soggiace  ogni  uomo  ai  colpi  del  destino.  Asso- 
"  inigliaiio  gli  uomini  alle  citta  e  ai  loro  abitatori,  e  cpiaiulo 
>>  quest!  scompajono  si  riinangono  desse  srjnallide  e  deserte. 
"  Passaiio  a  squadre  i  mortali ,  nulla  rimane  di  loi-o  j)iii 
»  lii  quello  che  apreiido  le  dita  vedi  sul  palmo  ilella  niano. 
"  Che  cosa  e  egli  mai  T  uomo  se  non_  una  vampeggiante 
"  fiamma ,  che  brilla  un  momento  e  si  caiigia  in  cenere  V 
"  Pari  nella  durata  ai  pii  proponimeiiti  di  migliorare  co- 
"  stume,  altro  non  e  ogni  bene,  ogni  avere  che  cosa  data 
"  in  presto.  Se  ha  tardato  la  morte  ad  accorciare  ii-  iilo 
/'  dei  giorni,  non  del;]io  io  percio  jirendere  stretto  in 
>'  mano  il  bordone  per  avviarml?  Io  narro  alle  razze  fu- 
ii  ture  le  gesta  delle  passate.  Comimqne  io  tenti  di  er- 
"  germi,  pure  mi  ricade  il  capo  fin  sulle  ginocchia.  Io 
"  somigbo  al  brando  di  cui  gia  sia  ammuflito  il  fodero  e 
»  fatto  in  polvere,  benche  da  gran  tempo  non  forbito , 
"  r  acciajo  non  ha  percio  perduto  il  taglio.  Non  allonta- 
"  narti,  gia  s""  a]>pressa  1"  indubitata  morte,  gia  sale  la 
"  Stella  vicina  al  suo  nascere.  O  tn ,  clie  tutto  biasimi , 
"  chi  insegnotti  inai  cl.e  uomo  morto  possa  tornare  in 
>>  vita  ■;■  Piansverai  tu  forse  se  ti  maltratta  la  sorte  ?  Co- 
>>  nosci  tu  il  i>rode  che  sia  sempre  stato  immune  dai 
}>  suoi  colpi'  Ah!  Io  giuro  pel  tuo  capo,  qnanto  un  trar 
>t  di  pietra  „  o  un  svolazzar  d' augelletti  e  per  te  incerto 
>i    cib   che   Dio  ti   destina.   " 

Prima  di  (lueste  due  edizioni  della  Moallahat  di  Lebid  e 
di  Aniru  Ben  Kehurns  comparve  il  settimo  di  questi  poemi 
appesi  alia  Caba,  ed  e  quello  dell' J/iC«ra  (n."  i)  colle  varianti 
di  diversi  manoscritti  di  Menil ,  con  la  scorta  d'  una  tra- 
duzione  latina  e  d'  un  dotto  commento ,  veramente  degno 
deir  editore  sig.  Wilinet ,  nel  quale  soprav^'ive  la  fama. 
de'  grandi  orientalisti  olandesi.  Minor  cura  di  quella  dei 
sio^nori  Silvestre  de  Sacy ,  Wibnet  e  Kosegarten  ha  posto  il 
sig.  Kiiatdibull  ( n."  23)  nell' edizione  della  Moallaka  di 
Ilnress.  Delle  sette  Moallaka  sono  cosi  comparse  alia  Ince 
nello  spazio  di  cinque  anni  quelle  appunto  c!ie  piii  im- 
portava   di   ptd)b!icare.   giacche  delle   tre   altre  tli    Tharufa , 


PARTE    STUANIEnA.  3:^3 

ill  Amrol-kais  e   ili   Soluiir   e    gih    ilebitore    il    momlo    colto 
all.1  diligenza  dci  signori  Lette ,  Eeiske  e  Bose/uiLuller. 

Anclie  il  sig.  pi'ol'essore  Bernstein  s'  e  reso  benemerito 
in  Germania  taiito  del  progresso  ilello  studio  elenientare 
delta  lingua  araba  quauto  dell"  aral)ica  tipografia ,  noii  solo 
con  una  nuova  ed  accresciuta  edizioiie  della  crestouiatia 
di  Michaeli  (  n."  9  ) ,  e  coi  relativi  supplement!  che  con- 
tengono  le  variant!  prese  da  Hainasi ,  ma  specialniente 
coila  magnifica  edizione  del  poema  di  Ssafieddin  di  Helle 
(n-°  3). 

Benclie  questi  disgraziati  caratteri  arabi  si  grandi ,  die 
piccoli ,  lascino  tuttora  desiderare  molto  miglioramcnto , 
sono  dessi  pero  i  migliori  die  siansi  iin  qui  veduti  in 
Gei-mania.  Inferiore  d""  assai  si  e  la  collezione  milanese 
de'  proverbj  arabi  (  n."  18)  die  ,  sfigurata  da  numerosi 
errori  di  stampa  e  di  traduzione,  e  per  ogni  rigiiardo  ua 
misero  lavoro.  Ben  merita  al  contrario  d'  essere  grande- 
mente  distinto  il  florilegio  arabo  del  sig.  Humbert  di  Gi- 
ne\-ra.  Preseiitasi  in  esso  un  giovane  orientalista  dotato  di 
fondata  cognizione  della  lingua  e  di  ottimo  gusto,  con  una 
eccellente  scelta  di  poemetti  arabi.  Parte  di  questi  e  presa 
dalle  niille  e  una  notte  ,  e  parte  dal  florilegio  di  SjU'i, 
ed  e  tale  il  merito  poetico  di  molti  di  essi  die  non  sa- 
rebbero  imlegni  d' aver  luogo  nelF  antologia  greca.  A  pro- 
vare  die  qiiesto  giudizio  del  glornalista  non  e  dettato  da 
cieca  predilezione  per  la  poesia  orientale  potranno  servire 
i   seguenti   esempli. 

La  nmola  ed  il  giardino ,  p.   80. 

La  nuvola  scende  sul  giardino,  se  gli  avvicina,  lo  bacia 
amorosa  e  piange.  Egli  con  dolci  fragrant!  sospiri  si  lagna 
della  vicitia  partenza  d!  lei  e  sembra  frattanto  rldere  di 
contento. 

L' albero  ed  il  rusceUo  ,  p.    82. 

II  ruscello  porta  aniore  all' alliero :  lo  vcdi  baciarne  le 
radici ,  e  quello  abbassa  bramoso  i  rami  verso  di  lui ,  che 
gemendo   mormora  a'  suoi   piedi. 

//  sepolcro ,  p.   3z. 

Oil  sepolcro,  sepolcro!  E  ella  dunque  dilegnata  ogni 
liellczza  d!  lei  'f  Ob  sepolcro !  Non  se!  gia  tu  il  paradiso , 
non  il  giardino.  Son  desse  gia  scolorate  le  fresclie  sue 
guance  ■?   Come   mal  luce  in  te   il  raggio  della  luna... 


3-4  A  1'  1'  E  N  D   I   C  E 

//  renal lo ,  p.   84. 
A  oln    il   aoliile  dcstrlero  oltre  lo  sguardo ;   il   \eili    nero, 
ma   uella   iVonte    e     uoi    pietii    hiaatoi    viace    m-l    corso   il 
veato  e   il   laiiipo ,   mentre  brilla  la  notte    dcUa    luce    della 
Imia  c    dclle   stelle. 

Sopra  uiui  gran  cantatrice ,  p.   2.5. 
Qiiando  ella  muove  raniionioso  canto,  vale   la  voce  sua 
a  rendeie  T  udito  a  clii  gia  Tavea  peic^uto ,  incanta   e  ra- 
pisce   le  aiiime ,   mentre  anclie   il  muto  applaude    con   alte 
grida   (  grida  hrai'O  !  ). 

VII.  Pah'ografm. 
Se  avessimo  segnitato  1'  ordine  stahilito  per  gli  oricntali 
nella  divisione  loro  enciclopedica  delle  scienze,  avremmo 
dovuto  cominciare,  per  dove  tenniniaiiio  il  nostro  colpo 
d'  occliio  delle  opere  pnhblicate  nel  lustro  passato ,  cioe 
per  le  opere  pubblicate  nelle  scienze  grnfche ,  die  costi- 
tuiscono  la  prima  delle  sette  grandi  division!  deli'enciclo- 
pedia  di  Hadji  Calfa;  ma  abbiamo  tenuto  di  buoii  proposto 
la  strada  inversa ,  attaccandoci  piuttosto  all'  importanza 
delle  materie  trattate  die  al  metodo  degli  enciclopedisti 
orientali.  Se  questi  con  buona  ragione  mettono  avanti  tutte 
le  altre  scienze  le  grafidie  come  il  primo  fondamento  della 
i'abl)rica  delle  scienze  quando  si  tratta  dell'  istruzione  ele- 
mentare ,  noi  al  contrario  siamo  entrati  in  materia  per  la 
storia  come  lo  studio  il  piii  importante,  come  quel  die  pro- 
mette  le  piii  ricclie  spoglie  dalle  miniere  non  ancora  cono- 
sciute  della  letteratura  orientale ,  e  andiamo  a  teruiinnre  il 
nostro  esame  critico  per  le  opere  graliche  e  alfabetiche, 
per  onde  devono  cominciare  altresi  gli  scolari.  Non  si  tratta 
pero  precisamente  qui  di  libri  abbecedarj,  ma  bcnsi  della 
cognizione  degli  alfabeti  i  piii  anticlii  degli  Arabi  il  Idmja- 
ritico  ed  il  cufico,  ambedue  trattati  negli  opuscoli  del  signor 
abbate  Lanci  ( n.   29    al  40). 

II  primo  di  questi  due  libretti  splega  un'iscrizione  con- 
tenente  la  Sura  102  del  Corano,  scolpita  frequeutemenle 
sui  sepolcri  musulmani  e  ripetuta  nelle  preghiere  coti- 
diane  ,  poi  un  epitafio ,  e  per  fine  la  spiegazione  dei 
nomi  dei  12  Iinami  incisi  in  una  gemma,  figurando  il 
Bnrnk  o  Cherub  sul  quale  Maometto  e  girato  per  lo  spa- 
Z'O  dei  cieli  in  cos'i  gran  preslezza  die  non  aveva  finito 
di    scolare    1"  acrpia     dei     \-nso    rovesciato    da!     profeta    per 


PAHTE    STRAXIERA.  3 "5 

Inavvertenza  nel  niomento  di  salii-  dal  letto  al  tlcstrlere  ce- 
leste ^  spiegazioiie  correclata  di  dotte  illnstrazioni  sulla  scrit- 
tnra  e  la  data  degli  Aralji ,  alle  quali  ci  perinettiamo  di 
aggiunger  le   segaenti : 

II  sig.  Ahate  traduce  le  due  parole  Er-rahman  er-raliini: 
in  nome  del  misericordiosissimo  Iddio,  aniiotando  die  le 
due  voci  Er-rahman  ed  Er-rahim  non  liaiiao  in  linguaggio 
nostro  corrispondenza  pel  dillerente  loro  significato  e  die 
r  una  e  1"  altra  quasi  sinouime  devono  reiidersi  per  Mise- 
ricordie.  Non  esser  giusta  qnesta  osservazione  si  rileva  ab- 
bas:anza  non  solamente  dal  dizionarj,  ma  principalinente 
dai  conimentarj  arabi ,  persiani  e  turchi  dei  ico  nomi 
d'  Iddio  ,  e  citeremo  solamente  (  percbe  stampata  )  T  opera 
Eeraidol-fewaid  fi  beianil-  akcud ,  cioe  perle  di  prolitto  nella 
spiegazione  dei  dogmi,  stampata  a  Costa ntiuopoli  venti  anni 
sono,  dove  p.  47  e  148  lungamente  si  discute  sulla  vera  si- 
gnificazione  del  Rahman  e  Rahim,  il  primo  dei  quali  vuol 
dire  il  Misericordiosissimo  e  1' altro  il  Clenientissimo ,  o  coUe 
parole  del  commentatore  turco :  Dunyade  mummltre  ve  kia- 
frltre  nimet  werigi ,  cioe  il  dispeiisatore  delle  grazie  ai 
fedeli  ed  infedeli.  Sul  secondo  verso  sublime  di  questo  Sura  : 
Di :  v  ha  un  Do  solo,  Dio  eterno  che  non  genero  e  non  fu 
generato ,  ne  pari  a  hi.i  fu  alcun ,  il  sig.  Abate  osserva  nella 
nota:  /<  die  la  fallacita  di  questa  proposizione  al  buon  catto- 
lico  incontanente  si  manifesta,  perche  la  fede  gFinsegna  che 
Iddio  Padre  intendendo  genera,  e  che  il  Verbo  e  1' Uni- 
genito  "  ,  annotazione  forse  necessaria  pei  Cristiani ,  i  quali 
come  r  Imperatore  Bizantino  Manuele  Comneno  fossero 
tentati  d''assentire  a  questo  verso  suljlime ,  come  si  rileva 
dal  passaggio  seguente-  assai  curloso  del  JViceta:  rov  jioc7i- 
?.i'j}q  d?.Ti'^riio^i'7iy  0fbv  tov  Trxpoc  Mwawfr  cXc'-^vpoy ,  v.x'i 
ar,  ysysvi/fj  fiivov  •^'  y^vvri^avra  Qehv.  L.  VII,  p.  143  ed. 
Lutet.  passaggio  altrettanto  curioso  pel  fatto  dell'  opinione 
deir  Imperatoi-e  Christofilo  che  per  la  parola  oAo(7^i(;oy  non 
usitata  altrove  in  questo  senso  d' Iddio  nnico  ed  assoluto. 
L'  evidenza  interna  che  portano  con  se  le  spiegazioni  del- 
r  iscrlzione  sepolcrale  e  della  gemma  ci  rincres<^e  nou 
averla  trov^ata  nelF  altr'  opera  del  signor  Abate  nella  dis- 
sertazione  storico-critica  sugli  omireiii  e  loro  forme  <li 
scritture  trovate  nei  codici  Vatican!.  Non  ostante  tutti  i 
niotivi  allegati  per  T  autenticita  di  una  rlga  pretesa  essere 
scritta   nel  carattere   Al-mosnid  in  due  codici  del  Vaticano, 


:\-C)  APPENDICE 

iioii  la  croilinmo  piii  luitcntica  e  piu  vera  clie  gli  ali'aheti 
imagiiiati  del  Ibn  Waliscyc ,  od  aitro  coJicf  taute  volte  ci- 
tato dal  Kircher,  pcrche  i;ia  non  rassoniigliano  in  niente 
fjuesti  caratteri  alle  iscrizioiii  liimjax'iticlie  tro\ate  dal  viag- 
ojiatore  Seezeii  e  piibblicate  nolle  Mines  de  I'Onent.  Nulla  gik 
e  Tevidenza  interna  della  spiegazione  data  dal  sig.  Abate  , 
e  potrebbe  esser  assegnato  a  cjuesti  caratteri  tutt'  altro 
valore  con  ugiiale  ragione ,  e  non  ci  appagando  il  senso 
ilelle  voci  arabe  cbc  ne  vengono  esser  cavate,  temiamo  di 
esser  annoverati  noi  <<  tra  quei  sotisti  i  quali  tanto  non 
vogliono  dar  all'oniirena  sintassi  clie  di  convertire  il  tempo 
andato  nel  presente  per  mezzo  d'  tin  Wais.   " 

Ci  rincresce  ancora  cbe  al  noma  dei  Himyariti  sia  stato 
preferito  cjuello  di  Oniirciu  malamente  usato  dagli  scrittori 
eiiropei. 

Altrettanto  dolsliiamo  protestare  contra  la  deaominazione 
ebraica  delle  lettere  arabe  die  vengono  sempre  nominate 
Sainech  He  in  kiogo  di  Schin ,  Ha,  e  contra  la  derivazione 
«iella  voce  di  Bacco  d'una  parola  araba.  Erodoto  c""  insegna 
die  Bacco  era  adorato  dagli  Arabi  non  sotto  il  nome 
di    Bacco,    ma   sotto   tjucllo   di    OLjioratA     (  lezione    corretta 

in   vece  di  Ovcotx?.  ,     cioc   Usa  tenia    ^_^ — J  LaJ      (^j.^^ 

(  C/ja  Teccelso),  il  quale  Usa  come  il   ^ jU  1    Jllat.  o  AA/Aar 

d'  Erodoto  si  ritrova  nel  Corano  come  nome  d'  idoli  arabi. 
II  pezzo  il  piu  stimevole  di  qnesto  libretto  sara  facile 
il  frammento  pubblicato  per  la  prima  volta  dell'  opera  po- 
litico-storica  (Tlbn  Caledun ,  al  quale  manca  solamente  la 
correzione  e  la  traduzione  del  tcsto.  Errore  e  Tasserire  cbe 
<lue  copie  sole  delf  Ibn  Caledun  sieno  finora  pervenute  in 
Enropa  ,  T  una  quella  dell"  eccellentiss.  sig.  cav.  d'  Italinslci, 
e  r  altra  quella  di  Parigi;  dite  ce  ne  sono  solamente  nella 
biblioteca  del  sig.  C.  Rzewuski,  Tuna  turca,  1"  altra  la  tra- 
iluzione  turca,  e  due  altre  ce  ne  sono  ancora  in  Vienna, 
Tuna  nella  C.  Regia  Biblioteca  e  T  altra  (  ma  manca  )  nella 
nostr.a  raccolta  di  codici  orientali.  Abbiamo  avuto  noi  il 
vantaggio  di  far  conoscere  a  S,  E.  il  signor  cav.  Italinski 
la  Biblioteca  di  Costantmopoli ,  nella  quale  si  trovano  i 
frammenti  della  continuazione  dell"  opera  d'' Ibn  Caledun, 
ed  abbiamo  ancora  noi  date  il  primo  ragguaglio  di  questo 


TAUTE    STKANIERA.  :>'J-J 

scrittore  ponderoso  nelle  note  alia  memoria  maiidata  al- 
r  Istituto  tVancese  suUe  \icende  del  maoniettlsmo  nei  prlnii 
tre  secoli  dell"  egira ,  qualificaado  allora  Ihn  Caltdun  il 
Montesquieu  degli  Arabi ,  espressione  trovata  molto  strana 
dal  pill  gran  numero  del  giudici  della  Meraoria,  ma  ap- 
prezzata  nel  giusto  suo  valore  dal  chiariss.  B.  sig.  de  Sacy, 
iielle  mani  del  quale  ne  abbiamo  lasciato  larghissimi  estratti. 
Ci  resterebbe  ancora  a  parLare  del  n.°  87 ,  cioe  del 
teste  del  celeberrimo  Hariri  pubblicato  dal  slg.  Caussin,  se 
vl  fosse  aggiunto  commentario  o  traduzione ,  nia  non  es- 
sendo  altio  die  una  ristampa  dell'  edizione  di  Calcutta 
aspetteremo  per  parlarne  in  altra  occasione  la  pubbllca- 
zione  dell"  edizione  clie  ne  sta  preparando  il  chiarissimo 
barone  de  Sacy ,  e  terminiamo  questo  esame  di  40  opera 
orientali  col  voto  clie  il  lustro  prossimo  ci  somministri 
altrettante  opere  Importanti  per  la  letteratura  orientale 
onde  renderne  conto  nei  volumi  seguenti  di  questo  giornale. 


A  p  p  r.  N  r>  I  n  E 


Manuel  d'unalonuc  gr/icndr  ,  dcscrip  he  et  patholo- 
pque  ,  par  J.  F.  Meckel  ,  professcur  dauatomic 
d  I'ludvcrslte  de  Halle  ,•  traduit  dc  V allcmand ,  et 
angmeiitc  dcs  faits  noiwcaux  dont  la  science  s'est 
cnriclde  j'usqu'd  ce  jour ,  par  A.  J.  L,  Jourdjn  , 
meinhre  dcs  Academics  royalcs  de  medecin  dc  Pa- 
ris etc. ,  et  Q.  Breschet  ,  professcur  etc.  —  Paris  , 
1825,  chez  /,  B.  BailUeres.    Vol.  3,  in  8.°  .(*). 


u, 


N  ostrntto  tU  quest'  opera  non  e  da  farsi ;  die  gih  per 
se  ]-iosce  si  compendiata ,  come  lo  indica  il  titolo ,  da  non 
lasciar  luogo  ad  ulteriore  abbreviatnra.  Ma  per  discorrerne 
alquanto ,  e  raccomandai'la  alF  Italia  prenderemo  alcnn 
punto  ad  esame  aflinclie  appaja  qualclie  piccol  mostra 
di  quanto  essa  racchinde  di  buono  fe  di  difettoso.  Noi 
ravv'isiamo  questo  Mannale  come  opera  di  iia  grandc  in- 
gegno ,  il  quale  seppe  concepire  un  ben  ottinio  divisn- 
meiito,  riunendo  in  un  sol  corpo  di  dottrina  i  tre  cardiai 
della  scienza  medica ,  la  notomia ,  la  fisiologia  e  la  pato- 
logia.  Ma  non  crediamo  poi  che  T  autore  abbia  potuto 
portare  di  primo  slancio  tutta  la  perfezione  in  un  lavoro 
di  tanta  estensione.  Vi  sono  niolte  lacune,  ed  alcuni  nei 
da  conoscersi ,  ed  e  percio  cbe  in  mezzo  ad  un  coiTcdo 
di  utllissime  e  luminose  cognizioni  die  noi  ammiriamo , 
non  lascei-eino  di  espandere  la  nostra  libera  opinione  snlle 
cose  die  siamo  per  mettere  sotl'  occliio  al  lettore.  Dii'enio 
adnnque  per  primo  cbe  1' ordine  dell'  opera  si  risente  al- 
quanto delle  diflicolta  die  presenta  1'  angnsto  piano  die 
si  e  tracciato  1' autore.  E  ella  forsc  una  condizione  del- 
r  umano  intelletto,  die,  oppresso  dalla  soma  della  scienza, 
non    possa    serbar   T  ordine   e   la   diiarezza  dell'  esposizione 


(*)  Di  quest'  opera  si  e  fatta  una  tradLizione  italiana  con  note 
dal  sig.  Gio.  Battista  Cainii  ,  doltore  in  medicina  e  chirurgia;  e 
ne  sono  i>ubblicati  8  fascicoli  in  8.°  Tutta  1' edizioue  ,  in  1 8  fa- 
scicoli,  cosla  lire  3o  italiane:  liltimaia  la  st;inipa,  il  prezzo  sara 
ainuentato  a  lire  36.  ■ —  Le  associazioni  si  ricevono  da  P.  E.  GiustI, 
stampatore   e  fondiiore   in  Milano ,   contrada    di   S.   Wargherita. 


PARTE    STRANIER\.  079 

svolgcndo  con  metodo  e  calma  le  sue  operazloni  e  senta 
il  bisogno  di  sgravarsi  dal  cunmlo  dei  pensieri  coa  pre- 
cipitazioue'  Comunque  la  cosa  vada ,  il  lettore  assennato 
s'avvedrii  di  leggieri ,  percorrendo  il  Manuale  del  signer 
Meckel,  die  pecca  da  questo  lato,  e  vi  scorgera  bene 
spesso  ancora,  che  la  notomia,  la  fisiologia  e  la  patologia 
non  vi  camminano  di  pari  pnsso. 

Posta  una  brevissima  introduzione,  nella  quale  vi  iignra 
una  elegantissima  nota  de'' tradnttori  francesi  intorno  alia 
unita  della  composizione  organica ,  V  autore  imprende  a 
trattare  T  anatomia  generale  ,  cli'  egli  divide  in  due  parti. 
Considerando  pertanto  T  organismo  vivente  con  occhio 
eminentemente  filosofico ,  egli  trasse  la  prima  parte  della 
sua  notomia  generale  dalle  regole  di  formazione  che  seppe 
stabilire  mai-avigliosamente  dietro  i  piii  evidenti  e  costanti 
caratteri  della  orgauizzazione.  Noi  ci  siamo  per  cosi  dire 
sentlti  orgogliosi  di  avere  per  noi  V  autorita  del  signor 
Meckel  intorno  alia  insussistenza  della  fibra  semplice  od 
elementare  (i).  Due  forme  primitive,  globulare  i' una ,  H- 
quida  coagulabile  V  altra ,  fondano  secondo  F  autore  ogni 
tessuto  organico.  In  cio  egli  avvisa  secondo  la  maggior  parte 
de' moderni  fisiologi;  ma  si  trova  in  opposizione  coUe  piii 
recenti  osservazioni  microscopiche  di  Schultz  di  Berlino, 
le  quali  verranno  a  sovvertire  tutto  quanto  si  e  detto 
della  natura  globulare  primitiva  de'  tessuti  organici ,  se 
pure  elleno  non  apparterraano  alle  illusioni  otticbe  le  quali 
ebbero  pur  troppe  influenze  sulle  aberrazioni  de'  medici 
fisici.  Bisogna  intanto  ammii-are  le  sublimi  considerazioni 
a  ciii  passa  1'  autore  intorno  alia  composizione  dell'  orga- 
nismo ed  intorno  alle  leggi  generali  clie  serba  la  forma 
organica.  Come  avvenga  die  i  contorni  delle  parti  orga- 
nizzate  risultino  rotondi  e  non  angolosi  a  differenza  dei 
corpi  inorganici ,  die  la  loro  dimensione  prevalente  sia 
la  lunghezza ,  die  abbiano  una  struttura  inti#ia  radiata  e 
curvilinea ,  non  che  tante  altre  caratteristidie  sembianze 
de'  corpi  organizzati  ed  animali ,  tutto  cio  viene  rappre- 
sentato  dall'  autore  col  piu  fino  accorgimento.  Noi  invi- 
tiamo  anclie  i  provetti  nella  scienza  a  seguirlo  nell'  analisi 
ch'  egli  fa  delle  generalita  del  corpo  umano,  sembrandoci  se- 
gnatamente   interessante  il  quadro  delle  simmetrie  organiche 

(i)  V.  Niiovo  saagio  analitico  sulla  inliammnzione.  IMilano,  i8ai. 


?)oo  A  r  r  r.  N  D  I  c  r, 

e  dello  s\ilii]>[)o  gmilnale  <1elle  parti ,  nol  quale  stiulio 
confcssianio  essere  V  Italia  noii  ben  anco  innoltrata  roim* 
1.1  colta  Alemagua.  Noii  osercmino  pero  riproiiietterci  tnito 
r  asscntinunito  dogl"  Italiaiii  por  1"  autore  ,  ove  con  alqnanto 
di  abnso  della  filosolia  iinlLUtiva  vorrcbbe  trovare  T  analo- 
gia  tra  la  faccia  aiiteriore  e  la  posteriore  del  corpo  nmano. 
Perocche  non  sappiamo  persuaderci  che  la  colonna  verte- 
brale  sia  manifestaiiieiue  rappreseritata  dallo  sterno  alia  faccia 
anteriore  del  corpo  ■  e  che  i  pezzi  ossei  dello  sterno  ubbiaiio 
la  pill  grande  analogia  colie  nltiine  false  vertebre,  quelle  del 
coccige.  Temiamo  inoltre  che  non  si  agevolinente  si  me- 
nerii  buona  all'  aiitore ,  benche  si  valga  dell"  autorita  dello 
Semmerins;,  la  identita  dell'osso  occipltale  colle  vertebre, 
e    la  medesiuiezza  di  qnest'  osso   colic  sfeiioidale. 

Tra  le  regole  di  formazione  T  autore  fa  risplendere  le 
condizioni  che  portano  a  distlnguere  T  nmana  razza  da 
quella  de'brnti.  Ammessa  quindi  1' organizzazione  del  corpo 
umano,  al  suo  primo  forniarsi  nolF  embrione  abbassata  al 
livello  di  quella  de'bruti,  sicconie  lo  hanno  anche  recen- 
tementc  messo  in  evidenza  le  lielle  ricerche  notomiche  di 
Tideman  e  di  Serres ,  sostiene  non  esser  qiaello  che  vino 
stato  fus^ace  dell' embrione  medesimo ,  non  gia  dell"  indi- 
vidno  umano.  E  qucsto  fugace  stato  delle  fornie  dell"  em- 
brione  va  poi  col  tempo  si  fattamente  sparendo,  che  ^ 
compiuto  lo  sviluppo  deU'individuo,  non  e  piii  possibile 
di  confondere  I"  nonio  co"  bruti  in  alcun' epoca  del  mondo ; 
tanto  sono  fermi  e  precisi  i  caratteri  dell' umana  organiz- 
zazione. Per  verita  v' hanno  de"  celebri  naturalisti  i  quali 
proclamando  la  progressiva  perfezione  organica  degli  ani- 
mal! prctonderebbero,  che  nella  pin  remota  antichita  an- 
tidiluviana,  la  razza  umana  si  trovasse  al  livello  de"  bruii. 
Ma  come  resisteranno  essi  agli  irrefra|^abili  argomenti  coi 
quali  il  signor  IMeckel  dimostra  I'originalita  del  tipo  or- 
ganico  deiruomo?  Di  fatto  non  si  pno  a  meno  di  non  seco 
lui  convenire  che  mia  serie  di  dilferenze;  organiche  sussi- 
stano  tra  1'  uomo  e  gli  allri  animali.  Perocche  noU'  uomo 
il  tessuto  mucoso  piu  moUe,  il  cuore  obbliquo  a  sinistra, 
la  mancanza  del  plesso  ai'terioso  della  carotide  interna , 
Tarteria  tiroidea  doppia,  il  volume  del  cervello  maggio- 
re    (i)  ,    la    midolla     spinale    meno    prolungata    nel    canal 

(I)  Si  noti  pero,  clie  alciine  specie  di  scin)ie  f.uino  erce?ion« 
a  questa  regola  generale. 


PARTE    STRAlS!XEn\.  38 1 

verteliralc,  ed  una  iniimnerevole  serie  di  altre  differenze 
jjarziali  o  generali ,  desnnte  dagli  organ!  de' sensi,  dal  siste- 
maosseo,  dal  sistema  muscolare,  dagli  apparati  intestinali 
e  genitali ,  attestano  nel  niodo  piu  assoluto  e  positivo  clie 
egli  e  stato  origiaalmente  staiupato  col  tlpo  che  lo  distingue. 
Passando  il  signor  Meckel  a  segnare  le  differenze  dei 
sessi  e  quelle  delle  razze  umane ,  entra  come  per  retto 
canimiuo  in  patologia ,  facendosi  carico  delle  anomalie  die 
presenta  T  organizzazione.  Qui,  se  osianio  dirlo ,  le  vedute 
iilosoiiche  e  generali  sulle  regole  di  formazione  non  hanno 
piii  luogo,  e  noi  a\-renmio  amato  un  articolo  a  parte, 
che  staccasse  dalle  regole  generali  quanto  succede  di  vi- 
zioso  nella  compage  organica  posta  nello  stato  anorinale , 
eve ,  ne  T  arnionia ,  ne  la  sinimetria ,  ne  le  diniensioni 
delle  forme ,  ne  la  consistenza ,  ne  alcun  altro  generale 
attriljuto  pub  servlre  all'  induzione ,  ed  autorizzare  una 
dottrina  generale  delle  anoiualie.  Vero  e  ,  che  dappertutto 
vi  figurano  i  tessuti  organizzatori ,  che  molte  di  queste 
anomalie  soao  aacora  conipatibili  coUe  leggi  dell'  organiz- 
zazione, che  inoltissime  ancora  dipendono  dalla  legge  di 
proirressione  dell' embrione ,  il  quale  passa  per  le  forme 
organiche  de'  bruti ;  ma  egli  e  appunto  in  grazia  di  queste 
vicende,  che  bisogna  rinunziare  in  patologia  alle  regole 
generali.  Perocche  tutto  quanto  puo  essere  generalmente 
compreso  nelle  anomalie  organiche,  appartiene  ancora  alle 
leggi  lisiologiche  ,  mcntre  che  le  accidexitali  condizioni  pa- 
tolo[';iche  non  si  prestano  ad  alcuna  regola  fissa.  Come  si 
possono  annoverare  ti-a  le  regole  di  formazione  le  anoma- 
lie prodotte  dalle  ernie ,  dalle  fratture ,  dalle  lussazioni, 
dalle  ferite,  lacerazioni  ecc?  Si  fatta  disposizione  viziosa 
delle  cose  non  poteva  mancare  d'  indurne  un'  altra  ancora, 
che  e  quella  di  luohe  ripetizioni  trascorse,  ove  ragione 
pur  voleva  fossero  scrupolosamenle  evitate.  Cosi  dicendo , 
noi  non  intendiamo  punto  di  detrarre  al  merito  delle  dot- 
trine  dell'  autore ,  che  in  fondo  sono  per  se  cor.miendevo- 
lissime .;,  avvisiamo  soltanto  di  indicare  la  somma  ditficolta 
da  superarsi  nell"  ordinare  in  un  manuale  come  e  questo 
tanta  A'arleta  di  oggetti,  che  reggonsi  co'  suoi  modi  proprj 
e  special!.  E  qui  non  lasceremo  di  notare  ancora  qualche 
inesattezza  di  espressione,  che  e  pure  sfuggita  all'  autore. 
Egli  stabiiisce  con  Bichat  le  due  vite ,  organica  1'  una , 
aniinale  T  altra .  e  ne   traccia    breveraente  i  caratteri.    Nou 


38:/  APPENDIOE 

era  iiivece  piii  consentaaeo  al  vero  Ji  ninniottore  due  oc- 
Jini  tli  fiinzloui  espresse  appunto  in  i]uegli  stessi  caratteii 
ch'  egli  acceiina  ?  La  vita ,  dicianio  noi ,  e  uaa  come  T  iii- 
tUvitluo  die  ne  e  dotatof,  ina  la  furza  clie  la  regge  si 
svolge  ill  due  ti[n ,  organuo  cd  aniniale ,  a  ciascuno  dei 
tpiali   si   riferisce   uiio   speciale   ordiue   di  funzioui  (i). 

Trattaudo  della  coniposizione  c'.iiiiiica  e  doUe  azioiii  dol- 
r  organisnio  addita  egii  pure  la  grande  verita  fisiologica  , 
aveie  la  cliimica  vitale  delle  leggi  sue  proprie ,  e  contrarie 
alle  leggi  dell'  afFinita  ordinaria.  Qli  organisnii  sono  dolati 
di  forze  morte  e  vive  die  differlscono  le  urie  dalle  a'tre  in 
quanto  che  le  ultime  non  appartengono  ad  essi  che  per  un 
cerio  lasso  di  tempo  chiainato  vita  ecc.  Le  forze  morte  pcru 
variano  di  molto  iiello  stato  di  vita  e  dopo  la  morte,  giacche 
dipendono  dalla  forma  e  dalla  composizione  delle  parti.  Noi 
non  entreremo  qni  a  discuteie  sulla  essenza  di  queste 
forze,  che  T  auiore  non  ha  forse  saputo  precisare  col  so- 
lito  suo  accorginiento  i  ma  ci  tarenio  IbrLi  di  questo  dua- 
lismo  per  impegnare  la  riflessione  di  inolti  fra  i  mcdici 
i  qiiali  poco  tainigliari  coUa  lisiologia,  ed  assai  ritrosi  al 
meditare  lianno  con  isdegno  raggrinzate  le  narici  ai  nomi 
di  chimica  viva  e  di  ch'unica  morta. 

Poniamo  line  alle  nostra  riflessioni  sn  questa  prima 
parte  della  notomia  generale  raccomandandone  la  niedita- 
zione  nell'  originate  medesimo,  il  quale  raccliiude  un  te- 
soro  di  utili  e  luminose  cognizioni.  E  pero  non  lasce- 
remo  di  notare  che  niolti  de'  bei  concetti  relativi  alia 
prima  formazione  delle  parti  verranno  a  sentire  di  gravi 
eccezioni  ove  pur  sia,  che  le  dottrine  recentemente  spac- 
ciate  dallo  Serves  in  Francia  vengano  confermate  da  altri 
invesligatori  auatomici.  Vuole  il  Serres  die  la  organizza- 
zione  proceda  dalla  circonferenza  al  centre  ,  non  dal  centro 
alia  circonferenza,  come  si  era  fin  ora  pensato ,  e  vuole 
inoltre.  die  i  tessuti  gettati  di  prime  slancio  vadano  , 
diremo  quasi  caiiimin  facendo,  ad  incontrarsi  per  istabilire 
la  composizione  e  la  forma  delf  individuo.  Se  questo  e, 
ognun  vede  di  quanto  fareblje  cambiare  le  dottrine  rice- 
vute  sulla  prima  formazione  dell'  organismo. 

La  seconda  parte  di  questa  notomia  generale  i-acchiude 
estesissime ,   ed  oltremodo  sulilimi  considerazioni  sui   sisteini 

(I)    V.  Niiovo  sagglo  aiialitico    citato. 


PARTE    STRANIERV.  383 

generall ,  mucosa  ^ascolare  e  nerwso,  i  quail  possono  ri- 
guardarsi  come  i  foadatori  degli  altri  organici  sistenii.  II 
sistema  osseo,  11  cartilaginoso ,  11  fibro-cartilagiiioso,  11 
fibrose ,  11  mviscolare ,  11  sleroso ,  11  cutaneo  intenio  ed 
esterno ,  11  glaiidulare ,  e  le  formazioni,  accidentall  die 
snccedouo  per  eiitro  questl  sisteinl ,  ottengono  tuttl  un 
articolo  speciale  ove  nessuna  delle  jJroprieta,  delle  fiin- 
zionl  delle  modificazionl ,  o  de'  vlzj  ,  o  delle  partlcolarlla 
viene  trasaudata.  E  benclie  questa  seconda  parte  noii  vada 
essa  pure  esente  da  qualclie  ripetizione  ,  da  qualche  Idea 
non  ancora  ben  sanzionata ,  e  da  qualche  vizlo  nella  espo- 
sizlone ;  luttavla  rifulge  essa  di  tanto  lume  sclentiilco , 
che  nol  credlanio  Indispensabile  dl  prenderne  cognlzlone 
sul  testo  a  dilunque  ama  d''  Innoltrarsl  nella  jiroviucla 
positlva  della  sclenza.  Intanto  nol  qui  cl  proponlauio  dl 
loccare  dl  volo  1  prlml  tre  capiloll ,  come  quelU  che  sem- 
lirano  anche  elaboratl  dalfautore  con  magglore  predllezioiic. 
Sistema  mucoso.  E  quest!  11  tessuto  cellulare  deW  Halle r  ^ 
die  r  autore  con  Bichat  e  con  Wolff  ha  voluto  privare  dl 
ognl  organizzazione  cellulosa,  o  lameilosa,  o  iibrillosa. 
Egli  lo  vuole  In  ultima  aiiallsl  una  sostanza  coerente  , 
ojuogenea,  viscosa,  appena  solidlficata  e  prlva  dl  forma. 
In  una  parola  un  fluido  coagulabile  nello  sta'o  di  coagula- 
mento ,  che  si  lascla  penetrare  dagll  altrl  tessuti,  e  lore 
si  fa  addosso  In  tuttl  1  sens!.  Questa  Idea  non  puo  certo 
andare  a  garbo  de' nostrl  fislologl  Italiani,  i  quail,  e  forse 
con  molta  raglone,  &1  tengono  ancora  alia  oplnloiie  alle- 
riana.  E  come  pol  lasclarsl  addescare  da' suol  argomenti , 
se  egli  stesso  dopo  dl  aver  rlferita  V  apparenza  cellulosa 
al  concorso  dell'  aria  o  dl  altrl  fluidl  Inslnuatisi  neoli  in- 
terstizj  della  massa  mucosa,  viene  avviclnandosl  alia  opi- 
nione  de'  sostenitorl  della  forma  lameilosa ,  confessando , 
die  11  tessuto  mucoso  ruppresenta  una  cavita  le  migliaia  di 
volte  pieghettata  dal  di  fuori  aW indentro  che  imolge  stretta- 
mcnte  il  corpo  intiero?  Comunque  pero  voglia  riguardarsl 
la  natura  del  sistema  mucoso ,  1'  autore  rlentra  nell'  opl- 
nione  generale  de'  fisiologi  dijiartendolo  In  due  provincle : 
una  interna  che  concorre  a  formare  11  tessuto  o  paren- 
chima  speciale  de' viscerl ,  1' altra  esterna  o  generale  che 
e  destinata  a  riempiere  gl'  interstizj  tra  organo  ed  organo 
ed  a  connettere  le  varle  parti  dell'  organismo.  Egli  e  sotto 
quest!    rapporti,     ch'egii    seguita    11    sistema    mucoso    con 


384  A  r  P  E  N  D  I  C  E 

occhio  scrntatorc  acconipagn.inclolo ,  sia  ncl  canal  verte- 
brale  e  nel  cranio,  sia  nolle  cnvita  tlel  tronco ,  sia  fiiori, 
alia  periferia  di  queste   cavitii  e  negli  arti ,  ecc. 

Le  moke  e  brillantlssime  considerazloni  patologiclie  de- 
snnte  dairautore  snllo  stato  aaormale  del  sistenia  inucoso 
rendono  pvegevolissimo  anclie  per  questa  parte  Tarticolo 
di  ciii  si  ragiona  ,  segnatamente  ove  esse  vertono  intorno 
al  risarcimento  degli  ascessi,  cd  alia  formazione  delle  ci- 
catricl.  Degne  di  particolare  attenzione  son  pure  le  ricer- 
clie  intorno  all'  adipe ,  il  quale  viene  da  esso  Ini  scanda- 
gliato  sotto  tutti  i  rapport! ,  tal  die  ne  scaturiscono  noa 
jioclie  llnissime  nozioni  utili  al  lisiologo ,  come  al  patologo. 
E  vorremmo  hene  ch'  egli  si  fosse  altrettanto  esteso  suUa 
sierosita,  per  la  quale  ci  ha  lasciato  molto  a  dcsiderare, 
non  cssendo  indiflferente  s\  fatto  flnldo  aniuiale  nella  eco- 
iiomia   deir  organizzazione   e   della   vita. 

Sistema  vascolare.  Sotto  questo  titolo  comprende  1'  antore 
le  arterie,  le  ^erie  ed  i  vasi  linfatici,  moltituiline,  die' egli,  di 
canali,  in  cut  il  fliiido  iiW^ritvo  giunge  al  sua  termine  di 
perfezione,  e  die  lo  portano  a  tiUti  gli  organi  nel  modo  stesso 
che  lo  riconducono  da  turd  i  pimti  del  corpo.  Questo  nioilo 
di  presentare  la  moltitudine  di  canali  costituenti  il  sistema 
vascolare  per  la  sola  nutrizione  non  e  esatto.  Quali  saraniio 
poi  i  canali  die  servono  alia  decomposizione  organ  ica 
[  denu'^rizione) ,  giacclie  non  puo  negarsi  un  continuo  ri- 
cambio  delle  particelle  dell'  organismo,  che  hanno  tinito  di 
servireagli  usi  della  vita'  Se  il  sistema  linfatico  od  assorbente 
non  porta  che  il  prodotto  della  digestione  (  chilo  o  bnla  resi- 
dno  della  nutrizione),  come  avverra  il  passaggio  della  nto- 
lecola  morta  nel  torrente  della  circolazione  per  essere 
condotta  poi  nelle  vie  escretorie  ?  Non  e  dunque  tutto 
nutritive  il  fluido  che  i  vasi  portano  e  riconducono  da 
tutti  i  punti  del  corpo,  vi  entra  la  sua  parte  escremen- 
tizia  e  morta ,  che  non  puo  essere  assimilata  piii  oltre , 
e  debb'  essere   eliminata  per  1'  opera  de'  vasi  medesimi. 

Nel  percorrere  rapidamente  quanto  1'  autore  ci  es2:»one 
intorno  a  questi  tre  ordini  di  vasi ,  ci  siamo  accorti  di 
non  poche  lacune,  le  quali  non  furono  nemmeno  riparate 
per  intiero  dalle  copiose  note  de'  traduttori ,  le  vene  ci 
seinbrano  soprattutto  un  poco  troppo  trascurate.  E  perche 
la  circolazione  non  ebbe  poi  qui  posto ,  s' egli  e  piu- 
vero  che  sia   dessa  una  funzione  dcterminata  dai  concorso 


PARTE    STRANIERA.  385 

siimiltaneo  de"  tre  orcUni  di  vasi '  Le  poclie  peiiiiellate  die 
egli  getta  sa  questa  funzione  nel  feto,  come  neH'  adulto 
non  lo  assolvoiio,  a  parer  nostro ,  da  questa  oinniissione. 
Ma  bisogiia  bea  teiierci  per  largamente  iudenaizzati  dalle 
bellissiine  cose  che  ci  tramanda  Tautore  in  merito  di  questo 
sistenia ,  qnand'  egli  si  pone  a  discorrere  della  composi- 
zione  de'vasi,  della  distribuzione  loro,  delle  anastomosi,  dei 
rapporti  che  lianno  fra  di  loro  niedesiini  ,  delle  proporzioni 
clie  serl)ano  negli  organi  e  nelle  parti  delle  siiigole  fnn- 
zioiii  die  loro  si  corapetouo.  Sui  vasi  linfatici  e  sulle 
gluandole  di  loro  pertineaza  il  lavoro  del  sigiior  Meckel 
e  molto  esteso.  Non  peruinto  c'  incresce  di  trovare  il  dot- 
tissimo  professore  di  Halla  ancor  digiuno  della  bella  Me- 
moria  del  iiostro  defanto  professore  Jacopi ,  il  quale ,  come 
avverte  assai  opportunamente  il  traduttore  italiano,  non 
lascio  alcun  problema  da  risolvere  intorno  all'  impossibillta 
del  moto  retrograde  pe'  linfatici.  E  incresce  ancor  piii  di 
udire  dal  inedesimo  non  essere  ancor  dlmostrati  i  linfa- 
tici nel  cavo  delle  tuniche  delle  arterie ,  e  non  esservi 
comunicazione  tra  queste  e  qiieUi ,  che  nel  case  di  rottura 
delle  toiiache  arteriose,  o  di  trasudameuto  de' liquitli  pci 
pori  delle  medesime  tonadie.  1  traduttori  francesi  vi  hanno 
a  dir  vcro  opposto  le  autorita  di  Ent,  di  Lauth  il  figlio 
e  di  qualche  altro ,  ma  non  si  e  fatto  conto  del  nosiro 
Mascagni,  il  quale  ha  costituito  i  linfatici  come  parti  iii- 
tegranti  delle  tonache  arteriose  (  VeJi  il  prodromo  alia 
sua  graivle  ajiatoinia). 

La  partita  patologica  che  risguarda  il  sisteina  vascolare 
comiuda  da  quello  stato  anormale  ^  che  volgarmente  dicesi 
infiammazione.  «  Siccome,  egli  scrive ,  I' inliammazione  od 
"  un  atto  analogo  e  la  via  principale  per  mezzo  della  quale 
>>  si  producoiio  tutte  le  formazioni,  siano  regolari,  siano 
>>  irregolari ,  e  siccome  essa  ha  sua  sede  nel  sistema  va- 
II  scolare ,  parmi  percio  conveniente  di  qui  far  conoscere  i 
"  tratti  principali  della  sua  storia ,  ma  solo  riunendoli  in  un 
II  quadro  ristretto  ed  atteuendomi  particolarmente  alia  for- 
it    ma.    " 

Se  nou  erriamo  a  gran  partito  T  autore  si  e  qui  lasciato 
andare  culla  comune  de*  patologi  ,  i  quali  non  hanno 
ancora  portiito  nelF  aualisi  dell"  infiammazione  quella  giu- 
stezza  di  criterio  die  si  richiede.  Per  esprimersi  con 
buona  logica  le  formazioni  regolari  e  le    irregolari    vanno 

BihI.  ItaL  T.  XL.  25 


336  ArrENDicE 

rifcrite  non  gia  all"  infiaiumazione ,  nia  al  proccsso  flogi- 
stico ,  che  non  e  puato  un  sol  atto,  ma  si  bene  il  pro- 
dotto  di  due  atti  distinti ,  azione  e  reazione.  Riesce  pa- 
rimenie  straao ,  come  riponga  T  autore  nel  solo  sistema 
vascolare  la  sede  deir  infiamiiiazioue ,  qnasiche  i  nersl 
non  ne  abbiano  alcuna  parte.  Di  fatto  per  tutto  carattere 
della  ilogosi  egli  accenna  il  rossore  e  la  dilataz  one  dt  nisi . 
]Ma  nella  eccliimosi  non  si  trova  forse  e  V  uno  e  V  aliro 
di  tpit'sti  caratteri?  Qui  se  vale  implorar  per  jjoco  1  in- 
dulgeiiza   del   lettore ,   ci   faremo   lecita   una   riflessione. 

Aminessa    la    massima     clie    1"  iiiliaminazione    porti     al'.e 
forniazioui   regolari   ed   alle   irregolari ,   ne    viene    di   conse- 
gnenza   die    T  istess'  atto    produca    diversi    effetli ,   siccome 
r  induramento   o   1' adesione ,   il   j)us   o  la  liafa    piastica,   la 
creazioiit  o  la  distruzione  di  un  tessuto ,  la  vita  o  la  uiorte 
della   parte   inliammata.    Tale  e  la  dottrlna   che   dalT  autore, 
non  clie   dai   patologi   vitalisti   od   orgaaologisti   si    prof'essa. 
Ma   come   pub  un   sol   atto  rinnire   le   protUizioni  vitali,  che 
recano    il    risarcimento    deir  organisuio ,    e    le     produzioui 
morte   che   onerano   il   disfaciniento   organico,   la  cancrena  ? 
E  forse  cjuesto  un  giuoco  della  dinaiiiica  che  regge  quell  atto, 
la  quale   giusta  e    proporziouata   farebbe   nascere   e  prospe- 
rare   i   tessuti ,   energica   ed   esaltata    gli    opjjriuierebbe ,   gli 
scoinporrebbe    e    gli    anuicliilcrebbe  '    Capisco ,    come   per 
una   spinta  moderata  e   lie\'e  io  mi  senta  ajutato  nel  nioto , 
e  per  una    invece    piii    forte    e    violenta    sia    obl^Hgato  di 
cadere  e  di  fermarmi.    Ecche  perclo  ?    Sara    egli    seiiiplice 
qiteir  atto    c'le    mi    getta  sul  suoio  ?    No,  ove  la  forza  di 
gravita  non  mi  trascinasse,   o  ragione  altra  qualunque  non 
si  opponesse  all'  azione   di   quella   spinta ,  io   dovrei  perpe- 
tuamente     correre    nella    direzione     della    medesinia ;    e   se 
cado,  non  e   gia  per  essa,  ma  per  la  forza  di  gravita    die 
viene  a  superarla  e   supera  altresi  le    forze   vive    del    niio 
organismo  che  presieJono  alia  stazione.  Ecco  rimmaguie  di 
quanto    avviene    nel    processo    flogistico.    Vogliatelo  V  atto 
della  flogosi  per  procUittore  deUe  formazioni  regolari ,   oji- 
pure  delle   formazioni  irregolari ,  piii   di  una  tendenza  non 
puo  avere.  Non  puo  che  creare,  e  non  distruggere  i  tessuti, 
se   produttore,   distruggerli  o  portarli  alio  stato  anormale ,  se 
sconvolgitore.   Or  dumjue   se   nel   processo  flogistico  uono   e 
pur  riconoscere  due  spinte  od  atti  diversi,  uno  tendente  alia 
dissoluzione  dell' ordine  organico,  Taltro  alia   riparazione. 


I'ARri',   srnAMKiiA.  387 

alia  tntela  del  inedesimo .  ragioa  vuole  die  si  dcblj.iiio 
separare  le  forze  die  reggono  quelle  spiiite.  Ed  c  pei*- 
c'io  die  1'  iiilianiinazione  (  presa  nel  senso  dell'  autoi-e  ) 
uon  puo  cssere  uii  sol  atto  di  una  sola  forza ,  ma  ella  e 
una  openizione  inista  di  due  forze  antagonlstiche,  le  quali 
daiiiio  Inogo  alle  formnzioni  regolari  od  irregolari ,  a  norma 
della  prevalenza  dell' una  o  dell' aitra  forza  nella  loro  re- 
ciproca  coaipensazione.  Ne  v'  e  bisogno  di  crearle  queste 
forze ,  basta  soltanto  coll'  autore  medesimo  riconoscere 
le  forze  vU'e  e  le  forze  morte  die  reggono  gli  organisnd  per 
trovare  suliito  la  spiegazione  di  ogni  fenomeno  die  siiccede 
nel   jirocesso    flogistico   (i). 

Ma  di  questo  argomento  non  est  hie  locus -^  riveiiiajiio 
aduiiqne  al  signor  Meckel.  In  quest'  articolo  egli  ha  com- 
presa  la  storia  degli  aneurisini ,  la  quale  riceve  non  poco 
bistro  dalle  elegantissime  note  aggiuntevi  dai  traduttori 
francesi  e  dal  traduttore  Itallano.  In  tal  modo  restano 
con\'enientemente  riempiiiti  alcuni  vuoti  isfuggiti  all'  autort;. 
]Ma  perdie  non  si  e  riempiuta  anclie  la  lacuna  del  fundus 
heinatoJes  deirilej,  malattia  die  voleva  pur  essere  collo- 
cata  fra  le  anomalie  del  sistema  vascolare ,  sia  cbe  si 
yoglia  riguardaria  come  una  varieta  del  cancro ,  oppure 
averla  per  una  degenerazione  sui  generis  de'vasi,  segna- 
tamente  capiliari  e  venosi  ?  Ha  egli  forse  1'  autore  potuio 
alludere  a  questa  forma  morbosa  accennando  1'  aneurisina 
per  anastoinosi ,  1' angiectasia ,  il  tessuto  erecdte  accikn^cde? 
Meritava  pure  di  essere  conosciuta  dal  signor  INIeckcl  la 
Jjeir  opra  del  nostro  Testa  sulle  malattie  del  cuore ,  ncUa 
quale  avrebbe  trovato  tlelle  cognizioni  si  iinportanti  intorno 
alle  disposizioni  de'  vasi  ne'  radiitici  ,  die  diflicilmente 
sarebbesi  egli  creduto  dispensato  di  parlare  delle  anomalie 
di  sittuizio/ie  c  di  composizione  del  sisiema  vascolare.  E 
poicbe  siamo  sul  dire  tlelle  ommissioni  del  signor  Meckel, 
non  possiamo  tacere  quella  delle  belle  sperienze  de' nostri 
celeberrimi  Scarpa  e  Panizza ,  sul  conto  dell'  abolizione 
del  lume  delle  arterie  per  la  semplice  adesione  delle  loro 
])areti  interne  ,  non  per  rottura  delle  tonaclie,  come  vuole 
egli  cbe  accada  ogni  qual  volta  si  praticlii  la  loro  legatura. 
Ne  lascereino  di  iiotare  die  ella  e  pure  grave  mancanza 
il    non   trovar   motto    in  queste  considerazioni    paiologiclie 

(1)   V,  Saggio   anaUtico  cit. 


388  A  P  P  K  ^M)  I  C  E 

deir  autorc  sopra  lo  stato  dc' vasi  stante  reniorragia  spon- 
tanea. Yarreblje  forse  per  essa  quaiito  egli  espone  sii  la 
omorragia  traumatica?  E  perclie  nessiin  cenno  sni  rapporti 
fslstenii  tra  i  vasi  ed  i  fluidi  per  entro  i  medesiiui  circo- 
lanti  ?  Tali  ed  altri  inleressantissinii  oggetti  lasciati  da  lianda 
in  qncst'  articolo  ci  hanno  incnsso  il  rincrescimento  di  non 
trovare  dappertutto   il   sigiior   Meckel   eguale   a    se   stesso. 

Sisteina  iwrvoso.  La  notoniia  geaerale  clie  risgnarda  questo 
sisteina  e  un  lavoro  tessuto  con  iiiolta  dottrina  e  con  pari 
accorgiiuento.  Egli  scandaglia  i  nervi  soito  ogni  piinto  di 
vista.  Ne  esamina  la  genesi  ,  1"  intima  struttura ,  la  coni- 
posizione,  le  forme  esteriori  ed  i  caratteri  speciali ,  dap- 
pertntto  si  vede  cli'  egli  attinse  alle  migliori  opere  di  no- 
toniia ,  e  molto  vi  aggiunge  anclie  del  siio.  Riescono  ve- 
raniente  Unninose  le  riflessioni  ch'  egli  porta  snlla  simmetria 
del  sistenia  nervoso  cerehrale  e  spinale ,  diniinnita  poi , 
e  quasi  abolita  nella  provincia  del  gran  sirapatico.  IMolte 
sono  pure  ed  interessantissime  le  ricerche  intorno  alle 
anastomosi  de' nervi,  e  per  conseguenza  intorno  le  anse 
nervose ,  i  plessi  ed  i  ganglj ;  noi  avvisiamo  pero  clie 
non  vi  e  esaurito  tutto  quanto  e  bnono  a  sapersi  intoi-no 
a  questi  oggetti  da  esimerci  dal  consultare  le  belle  cose 
clie  ne  scrisse  lo  Scarpa  in  proposito. 

Seniljra  clie  Tautore  ritenga  le  masse  cortiaile  e  midollarc 
del  sistema  nervoso  come  sostanze  in  opposizione  fra  di 
loro ,  e  probabilmente  cosi  disposte  perclie  ne  risulti  un 
flitido  inqjonderabile ,  donde  poi  gli  atti  fondatori  della 
vita.  Questo  argomento ,  cli'  egli  appena  tocca  di  volo , 
r  avreiiimo  \'oluto  piii  dimostrato  e  tliscnsso.  Imperocclie 
la  scnola  alemanna  degli  imponderabilisti ,  fondata  snl  dua- 
lismo  elettrico  o  niagnetico ,  a  cui  pare  non  abbiano  ancora 
assentito  c;r  Italiani  e  la  iiiaggior  parte  de'  scienziati  di 
Europa  ,  e  sul  punto  di  trionfare  ,  quando  pur  si  avverino 
le  osservazloni  e  gli  esperinienti  delF  acupontura ,  che  si 
va   praticanao   con   alcuni   vantaggi  nelle   nialattie   dolorose. 

Trattando  deir  origine  de'  nervi ,  1"  autore  ritieiie  con 
Gall  come  evidentemente  dimostrata  la  provenienza  delle 
prime  loro  i-adici  dalla  sostanza  cinerca  ,  la  quale  fit  percio 
chiamata  dal  fisiologo  Viennese  sostanza  matrice  de  neni. 
Noi  non  possiamo  a  meiio  di  non  meravigliarci  del  silen- 
zio  in  cui  si  tiene  F  opinione  contraria  del  Tideman ,  il 
quale   lino  dal    ioi6   facewi  di  pubJilico  diritto  le  sue  belle 


P\RTF.    STRANIEIU.  889 

rleerclie  anatonilclie  sul  cervello,  e  dimostrava  come  nel- 
r  einbrioue  appaja  la  sostanza  midoUare  prima  della  cine- 
rea,  e  per  consegnenza  esser  falso  che  i  nervi  prendaao 
origine  da  quest'  nltima  sostanza.  E  il  Serres  venne  poi 
egli  stesso  confennaiido  questa  osservazione ,  la  quale  vo- 
leva  pur  essere  notata  dai  traduttori  francesi.  AfFrettia- 
moci  pero  a  reiidere  buon  coato  all'  autore  delle  qui- 
stioni  tisiologiche  e  subliini  cli'egli  tocca  iiitorno  airunita 
del  sistema  nervoso  sostennta  e  combattuta  a  vicenda  dai 
fisiologi  valorosi  de'iiostri  tempi.  Si  sa  che  molti  vor- 
rebbero  ridotti  ad  uii  solo  e  comun  centro  sensitive  tutte 
le  azioni  provenienti  dalle  varie  provincie  di  nervi ,  e 
non  ultimo  fra  questi  si  distingue  il  nostro  Racchetti  , 
bencbe  non  avvertito  ne  dall'autore,  ne  dai  ti-aduttori  fVan- 
cesi  nclla  estesissima  nota  ])ibliograiica  apposita  a  quest' ar- 
ticolo.  Si  sa  ancoi'a,  die  all'opposto  altri  riconoscono  due 
provincie  diverse  di  nervi  e  faniio  gran  differenza  dai  sistema 
nervoso  cerebro-spinale  e  dai  sistema  nervoso  gangliare, 
rappi'esentandosi  i  ganglj  come  tanti  piccioli  cervelli  o 
centri  sensitivi  ai  quali  sarebbero  appoggiate  le  operazioni 
della  vita  organica,  mentre  la  vita  animale  sarelabe  esclu- 
sivamente  retta  dai  nervi  appartenenti  al  sistema  cereljro- 
spinale.  L'  autore  molto  accortamente  si  pone  in  una  via 
di  mezzo  a  queste  opinioni ,  e  senza  professare  1'  indipen- 
<!enza  dei  due  sistemi  nervosi  analizza  assai  bene  le  loro 
fiuizioni ,  e  sembra  conciliare  le  due  opposte  sentenze.  E 
di  vero  qual  bisogno  di  rompere  1'  unita  del  sistema  ner- 
voso e  del  centro  sensitivo  per  ispiegare  le  funzioni  distinte 
che  si  fanno  dai  nervi  e  con  accorgimento ,  e  senza  ac- 
corgimento  V  Non  e  egli  piii  filosotico  e  consentaneo  al 
vero  r  ammettere  in  un  solo  sistema  due  capacita  o  tipi 
sensitivi,  preside  Tuna  alle  azioni  che  mantengouo  la 
vita ,  r  altra  alle  azioni  che  instituiscono  i  rapporti  e  le 
relazioni  accorgitive  ■*  Se  il  sistema  gangliare,  ossia  il  gran 
sirapatico ,  fosse  il  solo  esclusivamente  addetto  alle  azioni 
organiche,  vale  a  dire  alia  nutrizione  dell' individno  ,  come 
avverrebbe  ella  la  nutrizione  degli  arti ,  ove  questo  sistema 
ha   nulla   a   che   fare?    (i)   Noi  portiamo   adunque   opinione, 

(1)  Alcuiii  fisiologi  |)er  toghersi  da  questa  obbiezione  hauno 
ideato  che  il  gran  simpatico  si  faccia  compaguo  delle  arteiie 
in  ogni  regioue  del  corpo.  Ma  il  testinionio  de'  sensi  Don  con- 
fcrma  punto  questa  gratuita  asserzione. 


ogo  APrrNDiCE 

che  i  ner\"i  sleno  1  comlmtori  della  sensiliilita  ovganica , 
come  della  seiisihilita  aiiimale,  e  solo  cio  accatla  neir  eco- 
noiiiia  della  vita,  chc ,  ove  i  fenomeni  sieno  ristretti 
nei  limiti  dclle  azioni  organiclie ,  succedano  seaza  il  coii- 
corso  del  sensorio  coinuue  e  per  la  sola  inihieuza  locale 
del  nervo ,  mentre  ove  i  fenomeni  si  legano  a  degli  esseri 
estrinscci  all*  organismo ,  e  si  estendono  a  risvegliare  le 
azioni  dell"  anima  vi  prende  necessai-iamente  parte  il  sen- 
sorio,  tanlo  per  ricevere  e  percepire  per  mezzo  de' nervi 
medcsimi  1'  impressione  degli  agenti  esleriori ,  come  per 
traiiiandare  gli  atti  delT  anima  clie  fu  eccitata  a  rispondervi. 
Dl  I'atto  osserviamo  le  azioni  organiche  cessare  negli  animali 
perfetti  per  la  distruzione  del  cervello  ^  lo  clie  pro\a  la 
neccssita  della  integrita  de'  nervi  per  la  comunicazione  della 
torza  nervosa  o  vitale  che  risiede  nella  massa  cerebrale. 
Duntjue  la  forza  nervosa  genera  bensi  la  sensibilita  orga- 
nica  e  la  sensibilita  anlniale ,  ma  non  va  dessa  confusa 
con  queste ,  e  F  identlta  del  sistema  nervoso  si  cerebro- 
spir-p.le ,  come  gangliare  e  tanto  vera  cbe  ove  per  la  man- 
canza  o  la  pochezza  del  cervello  la  sostanza  nervosa  sia 
piu  sviluppata  nelle  parti  che  non  entro  la  scatola  del 
cranio  dell'  aiiimale ,  anche  la  forza  vitale  ed  i  suoi  tipi 
sensitivi  sono  meno  snbordinati  al  cervello,  per  cni  gli 
animali  imperfetti,  non  solo  vivono  per  alcnn  tempo  de- 
cajiitati,  ma  si  movono  e  mostrano  di  sentire  con  accor- 
gimento  Ic  impressioni  dolorose.  La  quistione  adnnque 
della  pluralita  del  sistema  nervoso  non  e  amniissihile  per 
ri^nardo  all'  nomo  ed  agli  animali  perfetti  ,  ma  lo  e  per 
gli  animali  della  scala  inferiore  ne'  quali  i  ganglj  rappre- 
sentano  vnrie  provincie  a  parte ,  e  si  possono  veramente 
riguardare  come  tanti  piccioli  cervelli.  Ma  non  si  potrebbe 
sostenere  con  GciU  anche  nel  cervello  la  forma  gangliare 
dappertntto  ove  fanno  centre  le  azioni  delle  varie  dira- 
mazioni  nervose  ;  la  qnal  forma  anderebbe  perdendosi  nel 
cei-vello  per  ridursi  alle  parti  ,  niano  mano  cb.e  la  massa 
cerebrale  andasse  dileguandosi ,  per  modo  che  limitata  alle 
sole  protuberanze  mamillari  negli  animali  inferiori  non 
rappresenterebbe  che  qiiattro  ganglj  invece  di  uno  solo , 
come  si  osserva  negli  anii.nali  dell'  infima  classe  degli  esseri 
sensi!)ili?  Non  andiamo  pero  romi^cndo  il  filo  dell'antore 
con  troppa  indiscrezione ,  ritorniamo  al  medesinio  per 
gettare  un  rapidissimo  sgiiardo  sopra  im'  allra  iinportaa- 
tissima  quistione. 


PARTE    STRANIERA.  89 1 

II  cm'eUo  agisce  eg!i  auto  intiero  in  tutte  le  operazioni 
dell' iiitelligenza ,  oppiire  cerii  fenomeni  intellcttuali  succedoiio 
specialinerite  in  tale  0  tal  ultra  delle  sue  parti  '  La  qnistioiie 
vieiie  svolta  dall'  autore  sotto  i  cUversi  argomenti  die  mi- 
litano  per  le  due  opjioste  opinioni ;  cioe  I'unita  sensoriale, 
come  la  plni-alita  degli  organi  iiitellettnali  sono  discusse 
(la  esso  lui  con  molta  sagacita.  Non  esita  intanto  egli  ad 
uniforniarsi  alia  oplnione  de' lisiologi  del  giorno,  i  quail 
ricoaoscono  la  pluralita  degli  orgaai  cerebrali  tuttoche 
non  si  possa  determinarne  la  sede.  A  tale  proposito  egli 
si  fa  coraggio  di  atFennare  (e  cio  sembra  pure  sanzionato 
dalle  recentissime  ricerche  di  Magendie )  che  le  azioni 
intellettuali  di  un  ordine  meno  elevato  e  spirituale  si  ri- 
feriscono  ad  organi  situati  nelle  parti  iaferlori  e  posteriori 
del  cervello  ^  mentre  le  piii  nobili  e  sublimi  einanano  da 
organi  die  debbono  risedere  nelle  parti  anteriori  e  snpe- 
riorl.  Gall  istesso  nella  sua  tanto  contrastata  cranioscopia 
gnida  le  sue  ricerclie  dietro  queste  medesime  idee ,  le 
qnali  se  non  sono  originaiiamente  sue ,  lianno  pero  rice- 
vuto  dal  di  lui  genio  quel  tal  grado  di  seducente  diuio- 
strazione  die  da  umano   ingegiio  poteva  ripetersi. 

Per  poco  ci  dica  F  autore  siiUa  facoltii  conservatrice 
della  vita ,  la  quale  assai  accortamente  viene  da  esso  lui 
riposta  nel  sistenia  nervoso  ,  e  per  cosi  dire ,  facente  ap- 
l^oggio  alia  midolla  oblongata ,  noi  ravvisiamo  in  quella 
tacolta  la  forza  vitale ,  ossia  quella  potenza  qualunque  , 
la  quale  presiede  a  tutti  i  fenomeni  cbe  stanno  nel  cir- 
colo  della  chiniica  viva.  Ma  non  sapremmo  poi  essere 
soddisfatti,  ed  i  Brossesiani  lo  saranno  ancor  meno,  del 
]>odiissimo  di' egli  adduce  in  merito  alle  simpatie ,  die 
sono  pure  fenomeni  inerenti  alia  natura  ed  alle  funzioni 
del  sistema  nervoso ,  si  nello  stato  saao  come  in  quelle 
di  malattia.  Cosi  nel  ritoccare  1'  argomento  dell'  imponde- 
rabile  in  proposito  alle  funzioni  de'  ganglj  ,  si  scansa  di 
bel  nuovo  1' autore  di  entrare  in  particolare  discorso  in 
questo  fluido  arcano  e  mlsterioso.  Non  e  forse  deironore  della 
scienza  di  spingere  il  raziociiiio  plii  oUre  la  portata  della 
vista  e  del  tatto  '  Qual  e  la  natura  e  Tessenza  di  questo 
imponderabile  ?  £  desso  veram«nte  generate  in  sito  dalle 
due  sostanze  bigia  e  midollare ,  o  non  viene  die  raccolto 
dal  seno  della  natura  universale ,  come  11  fluido  elettrico 
dalla  pila  voltiana '  Ma   sembva  die  V  autore  abl)ia  cercato 


392  APPKNDICE 

in  ogni  incontro  cli  evitaie  le  ricercho  analitirlie  ove  noii 
al)1)ia  potiUo  aspirare  alia  loro  confenna  col  testiiiioiiio 
cic"  seiibi.  L'  anatomia  cammina  ottiinameiite  con  questo 
spirito  ,  ma  la  fisiologia  non  si  presta  a  tale  restrizione  , 
e  non  occorrerebi)e  cli  aprire  la  piii  jjicciola  vetluta  di 
fjuesta  scienza ,  ove  non  si  fosse  disposti  ad  argonientare 
colla   scorta   della   iilosofia   induttiva. 

L'  articolo  del  sistcina  nenoso  jiello  stato  normale  viene 
terminato  con  molte  elegantissime  ricerche  sn  lo  svilnppo 
])rtniitivo  e  progressive  di  esso  sistema  nell'  embrione. 
Noi  domauderemo  all' autore  se  non  era  nieglio  per  Tor- 
dine  della  esposizione  di  piantare  queste  ricerche  in  testa 
air  articolo  medesimo  per  dilungarsi  poscia  nelle  conside- 
razioni  di  somma  importanza ,  clie  suppongono  un  sistema 
gia  tntto  compiuto  e  funzionante  ?  Quando  le  scienze  ar- 
rivano  ad  una  illimitata  estensione ,  come  quella  della 
organizzazione  e  della  vita,  T  andare  progredendo  dal  co- 
nosciuto  all*  incognito  e  divisamento  il  piii  saggio  e  filo- 
sofico.  L'  analisi  deve  servire  alia  scoperta  del  vero ,  ma 
la  sintesi  non  va  dimenticata  ove  si  a\visi  alia  dimo- 
strazione  con  pieno  efl'etto. 

Dello  stato  anorniale  di  questo  sistema  T  antoi-e  e  stato 
si  parco,  clie  a'  nostri  occlii  non  lo  iscusa  nemmeno  il 
proposito  ch'  egli  prende  di  scendere  in  piii  minuti  par- 
ticolari  trattando  la  notoniia  speciale  delle  varle  provincie 
nervose.  A'le  himinose  ricerche  ed  alle  sensate  riflessioni 
ch'  egli  porto  intorno  alle  ferite  de'  nervi  ed  al  loro  ri- 
sarcimento ,  perche  non  fece  egli  seguito  colle  belle  os- 
servazioni  di  varj  insigni  patologi  francesi  ,  e  del  nostro 
Panizza  intorno  alia  degenerazlone  della  sostanza  nervosa  ? 
Poteva  egli  iscansarsi  di  parlare  delle  simpatie  morbose  , 
che  sono  inerenti  alio  stato  anormale  del  sistema  nervo- 
so  ?  poteva  egli  tacere  gli  spasmi ,  le  convulsioni  e  la  flo- 
gosi  per  quella  parte  che  vi  prendono  i  nervi ,  senza 
lasciarci  nel  desidcrio  di   molte   dottrine   patologiche  ? 

Qui  terniineremo  le  nostre  osservazioni ,  le  quali  pel 
brevissimo  tocco  che  ci  proponemmo  dell"  opera  del  sig.  Me- 
ckel potrebbero  per  avventura  sembrare  un  po' severe, 
ove  non  si  ponesse  mente ,  che  le  opere  di  un  distinto 
merito,  e  destinate  a  piantare  i  primi  elenienti  delle  scienze 
nelTintelletto  de' giovani  studios!,  sono  quelle  ajipunto  che 
\anno  poste  al   vaglio   della  critica  osservazionc,    Perocclie 


PARTE    STRA.NIER\.  Sg^ 

se  mal  avvenga,  die  altri  si  avvisi  di  por  niaiio  a  lavoro 
di  si  alta  importanza,  o  il  sig.  Meckel  istesso  si  determini 
di  rinfrescare  questa  sua  beir opera,  noa  sara  poi  del  tutto 
inutile  11  farsi  alcun  carico  delle  poclie  liflessioni  clie  ci 
siamo  permesse.  Le  quali  riflessioni  non  avrel)bero  forse 
avuto  luogo,  quaiido  il  sig.  Meckel,  iiivece  di  un  Mnnuale 
die  non  e  conipatibile  colla  estensione  della  scienza  da 
svolgersi ,  avesse  avvisato  ad  un  ii*attato  completo  di  no- 
toniia  iisiologica  e  patologica  cli"  egli  poteva  condurre  de- 
gnamente   a  bnon  termine   quant'  altri  mai. 

Del  merito  della  traduzione  itallana  basta  a  guarentirci 
la  s'agacita  del  sig.  Caimi ,  il  quale  sotto  il  semplice  titolo 
di  traduttore  svolge  iion  di  rado  delle  note  che  rivelano 
un  ingegno  ammaestrato  da  migliori  studj.  Ch'  egli  abbia 
preferito  per  norma  del  suo  lavoro  la  traduzione  francese 
air  originale  tedesco ,  ben  puo  esserne  cagione  la  miglior 
cognizione  di  quello  che  di  questo  idionia.  Ma  nessuno  potra 
crucciarsene  seco  lui  dacclie  ad  alcuni  inconvenienti  cui 
potrebbe  per  avventura  averlo  esposto  questo  suo  divisa- 
mento  per  riguardo  alia  rigorosa  interpretazione  di  qualche 
frase  ,  ha  egli  posto  in  vantaggioso  compenso  le  note  dei 
traduttori  francesi ,  delle  quali  la  raaggior  parte  era  ne- 
cessaria  per  livellare  il  Manuale  del  signor  Meckel  al  punto 
in  cui  trovasi  al  di  d' oggi  la  scienza  della  organizzazione. 

D. 


394  A  p  r  E  N  n  r  c  E 


PARTE   II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


OPERE    PERIODICHE. 


STATI    PONTIFICJ. 
Giornale  Arcadlco  di  Roma,  qaaderno  8i.° 

OciENZE.  De  medicamentovum  virtutibiis  recte  dijmli- 
candis  ,  dissertatio  Manritii  Bufalini.  —  Progressi  delle 
scienze  economiche  dal  principio  del  secolo  iino  al  pre- 
scnte ,  Memoria  di  Carlo  Bosellini.  —  Necrologia  del  P. 
Carlo  Giuseppe  Gismondi. 

LettERATURA.  Fiagionamento  II  di  L.  Biondi  intorao  la 
Divina  Couimedia.  —  Edipo  nel  bosco  delle  Eumeaidi  , 
traoedla  di  Gio.  Bat.t.  NicoUni.  —  Yersi  di  Caterina  Fvan- 
ceschi.  —  Trattato  del  governo  della  famiglia,  di  Agnolo 
Pandol-fiiv  ^  ad  uso  delle  scnole.  —  Insci-iptiones  pro  exequiis 
publicis  Josephi  Franchi  comitis  a  Pont.  Notizie  intorao 
alia  vita  ed  agli  studj  di  Giuseppe  Franchi  conte  di  Pont, 
del  conte  Federico  Sclopis. 

Belle  ARTI.  Latona  co'  suoi  plccoli  figli,  neU'atto  di 
trasmatare  in  ranocchie  gli  scortesi  e  sacrlleghi  villani 
dclla  Licia  ,  scultura  di  Francesco  Pozzi.  —  Scultnre  in 
arorio  che  si  reputano  del  secolo  XIII,  possedute  da  Pa- 
cifico   Giorgi   di   Mondavio. 

Varieta'.  Sonetto  estemporaneo  del  cav.  Vincenzo  Momi 
pel  ritorno  in  Milano  della  sua  diletta  figliuola  Costanza 
Monti  Perticari.  —  Festa  celebrata  in  Genova  in  onore 
di  Giulio  Perticari.  —  Versi  del  conte  Carlo  Pepoli  per 
nozze.  —  Medea,  dramma  tragico  di  Gio.  Batt.  NicoUni.  — 
Manuale,  ovvero  brevi  elementi  di  fisica  ad  uso  degli  stu- 
dios!, di  C.  Bailly:  traduzione  di  Giuseppe  Mamiani.  —  Versi 


rVRTE     ITVLI\N\.  ?)f)5 

latiui  dl  Midiele  Fernizzi.  —  Lettere  ineilite  cU  Seljastiano 
Erizzo.  —  Le  leggi  di  Cicerone:  traduzione  [lostnma  di 
Giiglielmo  Manzi.  —  Dante  coi  comeuti  del  Landiuo  ,  tutto 
postillato  di  mano  del   Tasso.  —  Le  cento  novelle  anticiie. 

—  Rime  sacre.  —  Calendario  pe' regj  Stati  Sardi.  —  Ar- 
ticolo  di  lettera  suUa  china  hicolorata.  —  Idillj  due  di 
Teocrito  volgarizzati.  —  L"  inondazione  di  Pietroljurgo  avve- 
nuta  nel  di  i()  novembre  1824:,  Canti  quattro  del  prof. 
Antonio  Mezzanotte.  —  Epistola  dell'  arciprete  Luigi  Nardi. 

—  Commedie  del  cav.  avv.  Vincenzo  Bcrni  degli.  A/itonj.  — 
Per  la  solenne  coronazione  di  Carlo  X  re  di  Francia,  can- 
zone del  conte  Serafino  ri'  Alteinps.  — •  Osservazioni  nie- 
teoroloffiche  ed   idronietriche  di  settembre. 


C  I  B  L  I  0  G  11  A  F  I  A. 


REGNO    LOMBARDO-VENETO. 

Raccoha  di  Fiaggl.  Biennio  terzo,  Mollien ,  liaggio 
iiella  Colombia,  torn.  2..  Arago ,  passeggiata  iiitoriio 
al  mondo  ,  torn.  4.  Wied-Neuwied  ^  iiaggio  al 
Brasile  ,  tomi  4.  Belzoni  ,  viaggio  in  Egitto  ed 
in  Nubia,  to/no  i."  G basset  de  S.  Sauveni',  iiaggio 
nelle  isole  Baleari  e  Pitiuse ,  tomi  2.  —  Milaiio, 
dal  1823  al  1826  ,  dalla  tipografia  dei  fratelli 
Sonzogno  ,   in   12°  fig. 

OoNO  questi  gli  ultimi  viaggi  pubblicati  dai  fratelli  Son- 
zogno ,  che  fonnano  parte  di  questo  terzo  biennio  della 
loro  commendevole  raccolta.  Non  parleremo  del  viaggio  di 
Mollien  nella  Colombia,  del  quale  aldv.amo  dato  in  questa 
Biblioteca  un  lungo  estratto,  ne  tampoco  della  Passeggiata 
iniorno  al  mondo  del  sig.  Arago,  della  quale  pure  si  e  fatto 
qualche  cenno  al  principio  dell'  estratto  del  grande  viaggio 
del  Freycinet ,  del  quale  la  pai'te  istorica  non  e  ancora 
piibblicata ,  e  a  questa  pub  frattanto  supplire  la  relazio- 
ue ,  benche  assai   rapida  ,  dell'^rog'o. 

In  quattro   tomi  si  e  diviso    il    viaggio  al    Brasile  fatto 
negli   anni    iSiS^    1816  e    1817   dal  prin<:ipe    Masiimiliano 


3(.)6  A  r  r  F,  N  n  I  c  E 

di  IVied- Ncun'ied ,  ilcl  quale  la  tratliizione  si  presenta  cO" 
nie  la  prima  italiana  tli  qnesto  viaggio  fatta  dal  tedesco. 
Ridonda  qnesta  rclazione  di  osservazioni  belle  e  giiidizio- 
se,  e  di  notizie  non  da  altri  sia  ora  esposte.  Ben  descritti 
veggonsi  i  contorni  di  Rio-Janeiro,  gli  indigeni  del  tiume 
S.  Lorenzo,  le  popolazioni  singolari  del  Paris  di  S.  Fe- 
dele  e  degl'indigeni  Coroados ,  il  liuiiie  dello  Spirito  Santo, 
i  popoli  detti  Botocudos  ;  i  iiumi  di  S.  Matteo  e  Alcobaca, 
Ic  cacce  di  que'  paesi ,  i  Patacos  e  i  Macliacali  o  Macha- 
cari,  tutti  abitanti  delle  sponde  del  Sucurnm,  il  Rio  grande 
di  Belinonte ,  al  proposito  del  quale  inaggionncnte  si  il- 
lustrano  i  costural  dci  Botocudi;  i  finmi  Con\inandatuba , 
Una,  Dos  Ilheos  e  Hahype,  e  i  costumi  degl"  Indian!  abi- 
tanti presso  Villanova  di  Hivenca ,  come  pure  dei  Gue- 
rens ,  die  sono  un  residuo  degli  anticlii  Aymores ,  e  forse 
anch' essi  deila  nazione  dei  Botocudi ;  le  foreste  clie  si 
attraversano  nel  viaggio  da  Villa  Dos  Illieos  a  S.  Pietro 
d"  Alcantara,  i  costumi  degli  Lidiani  Camacans  e  Mon- 
goyos ,  la  capitama  di  Mlnas  Geraes ,  la  caccia  dell"  Emas 
e  del  Ceriema,  specie  la  prima  di  struzzi  americani ,  del 
quale  qualche  individuo  e  di  si  gran  peso,  die  nn  nomo 
di  que'  paesi  dura  fatica  a  portarlo.  Si  descrive  pure  la 
caccia  dell' Unza  o  Lonza,  fdis  Oiica  e  felis  concolor  di 
Linn.,  i  costumi  degli  Lidiani  custodi  delle  mandre  e  do- 
matori  di  cavalli  presso  Arrayal  da  Coaquista,  la  valie 
pittoresca  di  Urba ,  i  fiurai  Jiquirica,  Jagoraipa  e  f  isola 
Itaparica. 

Piacevole  ed  istruttivo  viuscira  questo  viaggio  al  natu- 
ralisti,  i  ([uali  vi  troveraniio  belle  notizie  su  di  un  tulo 
vulcanico  natante ,  unito  a  qualdie  poco  di  blenda  cornea 
basaltica;  su  le  numerose  concliiglie  fossili ,  riiarine  e  flu- 
viatili ,  trovate  iiella  strada  da  Rio  Janeiro  ad  Ilheos ;  su 
i  frutti  della  palina  detta  Fiacaba ,  die  forse  e  il  cocos 
hipidea  ,  coi  quali  frutti  gl'  isolani  di  OUvenca  fabbri- 
cano  molte  coUane;  su  i  costumi  delf  Armadillo  ,  su  diverse 
specie  singolari  di  scimmie ,  su  gl'  liisetti  die  dlvorano 
gli  arboscelli  nelle  pinntagioni  dello  Estrelto  d' Agoa ,  su 
gli  alberl  di  Barrigudo  e  su  quelli  dl  cacto  quadrato  c 
pentagoiio  ,  alcuni  dei  quali  giugnevano  all'  altezza  di 
60  pledi,  e  a  due  e  plu  di  dlaiiietro^  su  la  lucertola  nonilnata 
Anolis  gracilis ,  la  quale  ha  sotto  il  collo  un  gozzo  di  co- 
loi-e  arancio,    clie    inipallidisce    se    alcuno   le  si  avvicina. 


PARTE    ITALIA.NA.  3g7 

con  clie  sembra  partecipare  della  qualita  vantata  del  ca- 
inaleonte ;  snl  corvo  azzurro  e  su  F  uccello  detto  Sahui , 
ornato  di  bellissimi  colori ;  su  la  graiide  lucertola  taiii , 
sul  cervo  detto  geral ,  grosso  quanto  un  capriuolo  con 
corna  triforcute ;  su  d'altri  cervi  piu  grandi ,  die  sono  forse 
i  giiazupuco  di  Azara ;,  sul  lobo  o  F  aguara-guaza  dello 
stesso  Azara ,  die  e  il  cane  messicano  di  Cmier ,  iiiala- 
mente  detto  orso  cancmoro ;  sul  guariba  ,  che  e  forse  il 
caraja  di  Azara,  specie  di  scimmia  di  cui  molto  si  ricerca 
la  pelle  per  coprirne  le  selle ;  finalmente  su  F  ema  e  sul 
ceriema.  Un'enia  uccisa  aveva  dal  becco  sino  all' estremita 
della  coda  la  lungliezza  di  qnattro  piedi  e  mezzo,  e  la 
largbezza  di  sette  piedi  colle  ali  aperte ;  nel  suo  stomaco 
trovaronsi  piccole  iioci  di  cocos ,  altre  frutta  durissinie , 
ed  aicuiii  ayanzi  di  serpenti ,  di  gi-illi  e  di  altri  insetti. 
Colla  sua  pelle  iiera  si  faniio  stivaletti ,  colla  pelle  del 
lungo  coUo,  borse  per  il  danaro,  colle  sue  uova  divise 
in  drte  parti  piattelli  o  scodelle  ,  colle  sue  jJenne  bellissimi 
ventagli.  La  ceriema  ha  un  volo  rapidissiino  ed  un  canto 
armonico  piacevolissimo.  Forse  e  questo  il  gypogeranus 
africaiius  ,  ma  lia  un  piccolo  ciufFo  di  lunghe  piume  ritte 
sul  iiaso,  il  becco  di  un  colore  rosso  incarnato ,  le  ali 
corte  ed  i  piedi  lunghissimi.  Belle  sono  ancora  le  descri- 
zioni  del  corvo  cilestro  colla  coda  bianca,  detto  dai  natu- 
ralisti  cinnoleuco ,  del  trochilo  o  forasiepe  cornuto,  che  e 
il   pill  bello  della   sua   famiglia ,   del   tordo   giallo ,   ecc. 

In  un'  appendice  si  indica  opportiuiamente  il  modo  che 
tener  debbono  i  naturalisti  nei  loro  viaggi  al  Brasile  ;  si 
espongono  quindi ,  dopo  alcuni  cenni  su  le  varie  lingue 
dei  popoli  Brasiliani ,  diversi  saggi  delle  lingue  dei  Boto- 
cudi ,  dei  Maschacaris ,  dei  Patacos  ,  dei  Malalis  ,  dei  Ma- 
conis  e  dei  Camacans ,  tanto  di  Belnionte ,  quanto  della 
capitania  di   Bahia. 

Molto  interesse  destano  certamente  i  viaggi  di  Belzoni, 
perche  contenenti  il  racconto  delle  ricerche  e  scoperte 
archeologidie  fatte  nelle  pirainidi  ,  nei  templi,  nelle  rovLiie 
e  nelle  tombe  delF  Egitto  e  della  Nubia.  A  questi  viaggi 
ticn  dietro  un  altro  fatto  lungo  la  costa  del  mar  Rosso 
ed  all'  Oasi  di  Giove  Ainrnone.  La  traduzione  e  fatta  dal 
francese  del  signor  Depping ,  celebre  nella  letteratura  egizia 
e  anche  dottissimo  in  materia  di  viaggi.  Si  promelte  alia 
fine  del   tomo  II  una  dissertazione  del  dottore  Labus  su  di 


3<;8  .V  p  r  i  n  dice 

una  iscri/loue  del  rcjiiio  di  Anlonino  e  d'l  Sdd-o,  scoperta 
dal  Jyelzoni  presso  Assuaii ,  ma  U  tomo  11  non  o  ancora 
pal>b!icato. 

Couiincia  il  primo  volume  con  alcuai  teniii  liiogralici 
iiitorno  al  Bdzoili'^  die  vealmente  chiamavasi  Bolzuii ,  e 
vol'e  coa  picciola  iiiflessioiie  raddolcire  il  suo  norae.  Nato 
egli  in  Padova  nel  1778  un  primo  viaggio  fece  da  fan- 
ciiiUo  a  Ferrara  el  alle  iaUle  degli  Apenaini,  poscia 
\-ia:;gi6  a  Roma,  a  Parigi,  in  Olaiida,  in  Ingliilterra,  nel 
Fortogallo  e  nella  Spagna^  di  lii  passo  in  Egltto  e  nella 
Nubia,  alle  coste  del  mar  Rosso  ed  all'  Oasi  di  Gioi^e  Ain- 
moiie.  Concepi  egli  il  gigantesco  disegno  di  ti'asportarc  il 
b.isto  colossale  detto  di  Mtinnoiie ,  del  peso  di  24  migliaja 
di  libhre  (rancesi,  dalle  mine  di  Tebe  sino  al  porto  di 
Alessandria  ,  e  riuscito  essentlo  in  quella  impresa  ,  trasfor- 
mossi  cjuasi  improvvisauiente  in  arclieologo;  egli  dalf  isola 
♦li  File  levo  anclie  un  obclisco ,  solievr.ndolo  tial  fango  del 
!Nilo^  nel  quale  affoadato  giaceva  per  iacuria  degli  Arabi. 
Per  il  solo  amore  delle  antiquarie  scoperte  supero  egli  la 
cateratta  di  Wady-Halfa  ,  viaggio  sotto  terra  nelle  spaven- 
tevoli  cav^erne  di  Gariiak ,  tragitto  in  luogo  pericoloso  11 
mar  Rosso ,  onde  riconoscere  la  vera  situazione  della  cittA 
di  Berenice,  estese  le  sue  ricerciie  all"  Oasi ,  tanto  vene- 
rata  un  tempo  e  famosa,  di  Ciove  Aminoric ,  dalle  quali 
imprese  itinerarie  trae  il  biografo  professore  Menin  la 
risposta  a  quegl"  invidiosi  detrattori  clie  al  Belzoni,  come 
tv^li  dice ,  concedono  Is  braccia  di  un  atleta  e  negano  la 
mcnte  di  un  arclieologo.  A  quelle  egli  aggingne  gli  scavi 
I'atti  per  di  lui  cura  a  Tebe,  donde  passarono  in  Europa 
tanti  monument!  egizj ;  la  scoperta  da  esso  fatta  della 
valle  di  Beban-Ed-Malouk  e  del  sepolcro  creduto  di  Psam- 
mttico-^  finabnente  il  riti-ovamento  con  facili  mezzi  deH'adito 
alia  seconda  piramide,  clie  le  antiche  tradizioni  solitia 
lutta  annunziavano  ed  inaccessiliile ,  o  piuttosto  inqjene- 
trabile.  Parla  poi  il  biografo  delP  ultimo  viaggio  del  Bel- 
zoni,  diretto  all' inlerno  delF  Africa  ed  ai  regai  posti  a 
settentrlone  del  fiume  Negro,  nel  quale  riuscito  non  es- 
sendo  da  principio  a  cagione  di  ostacoli  insiiperabili ,  re- 
cossi  a  I\ladera  e  a  TenerilFa ,  e  quindi  alia  costa  occi- 
dentale  delf  Africa ,  non  molto  langi  dal  Capo  Bianco. 
Da  questo  capo  navigo  sino  al  Capo  Coast  Castel  su  la 
costa  d'  Oro ;  ma  mentre  da  Beniuo  incauuuinare  si  voleva 


I'AKTE    ITALIANS.  899 

verso  Touiljucto ,  sorpreso  dalla  dissenterla ,  liportare  si 
fece  a  Gato,  e  cola  mori.  II  Altnin  non  termina  i  suoL 
cenni  biografici  senza  rendere  conto  della  statiu-a ,  della 
fisonomia  e  dell'  abito  di  corpo  del  Belzoni ,  di  cui  vedesi 
r  immagine  dicontro  al  frontespizio ,  delle  qualita  del  di 
lui  cuore  e  delle  medaglie  a  di  lui  onore   coniate. 

Noa  parleremo  a  lungo  dei  viaggi  del  Belzoni  nell'  Egitto 
e  nella  Nubia ,  perche  ne  hauao  gia  fatta  nienzione  tutti 
i  gioniali  dell'  Europa ,  e  qnelli  priucipalmente  della  nostra 
Italia ,  die  a  ragione  si  vanta  la  patria  di  quel  celebre 
viaggiatore^  noterenio  soltanto,  ch' egli  iliustra  ne' suoi 
viaggi  le  ruine  di  Antinopoli,  le  2:)lraniidi  di  Dajiov  ,  le 
tonibe  di  Issus ,  le  ruine  di  Tentira  e  quelle  della  grande 
Tebe,  i  tempi  di  Edfn,  di  Onibos  ,  di  Gyrche  e  di  Sebua, 
r  isola  Elefantina  e  quelle  di  Filea  e  di  Maynarti,  il  tempio 
di  El-Kalab-Clii  e  quelli  di  Ibsambul ,  T  obelisco  di  Cbellal , 
le  sfingi  di  Carnak ,  le  tombe  di  Gui iiah ,  le  ruine  di 
Mediiiet-Abou  e  molte  altre  anticbita,  riportando  ancora 
due  iscnzioni  greclie  ed  una  latina ,  non  mai  da  altri 
vedute  o  publjlicate.  Belle  osservazioai  trovansi  pure  su 
i  costumi  dei  popoli  da  esso  visitati ;  su  le  danze  degli 
Arabi  ed  altri  lore  usi  iu  geuerale ,  su  la  cavalcatura 
degli  asini  usata  al  Cairo,  su  i  buffoiii  teuuti  per  diver- 
timento dai  bascia,  su  di  una  comniedia  rappresentata 
dagli  Aralji  in  occasione  di  un  matrimonio,  sui  Fellahs  e 
sn  gli  Hadgis  ,  su  le  cause  dei  progress!  e  su  i  funesti 
efFetti  della  peste  neU' Egitto ,  su  le  armi ,  sul  car-attere 
e  su  le  abitudini  dei  soldati  turclii  dell' Egitto.  Avverti- 
remo  finalmente  che  non  ispregevcli  sono  alcune  notizie 
date  in  questi  viaggi  anche  relativamente  alia  storia  na- 
turals :  vi  si  sono  inserite  per  esempio  ricerche  su  I'aca- 
cia  e  su  1'  uso  die  si  fa  di  quella  pianta  ,  su  i  cama- 
leonti  e  sul  loro  nutrimento ,  sul  grano  detto  durrali  e  le 
focacce  che  se  ne  fanno ;  su  la  giralFa ,  sul  lioncorno ,  su 
la  pianta  del  loto  ,  e  finalmente  si  i-ende  conto  di  una 
nieteora  osservata  dal  Belzoni  a  Dendera. 

Iniportante  di  sua  natura  e  pariment*  il  viagglo  alle 
isole  Baleari  e  Pitiuse  del  Grasset  di  Saint  Sarweur ,  in 
quanto  che  quelle  isole,  esposte  jier  la  loro  geogralica 
posizione  a  cangiare  sovente  di  dominio ,  non  sortirono 
sin  ora  illustratori  che  in  bi-evi  cenni  e  colla  dovuta 
accuratezza    ne  presentassero  il  quadro  iisico  e  morale.  In 


4C  <i  A  P  PEN  DICE 

rni  iliscorso  pi-eliiiiiaarc  tnittasi  delf  antica  gcografia  e 
delta  stoiia  di  quelle  isole  ,  del  canittere  de'  loro  storici 
dei  cjuali  si  tesse  un  catalog© ,  e  si  osserva  clie  iiientre 
inolti  lavori  imperfetti  esistono  intonio  le  Baleari ,  alcuiio 
noil  avveiie  die  nieriti  considerazione  intonio  le  Pitinse , 
e  tra  colore  che  trattarono  di  cjueste  isole  in  generale ,  si 
distingue  soltanto  la  descrizione  di  don  Miclii  le  Vargas.  II 
A'iaggio  che  era  si  presenta,  non  solo  coniprende  le  iiotizie 
topograiiche  piii  accurate ,  ma  le  osservazioiii  ancora  spet- 
taiiti  al  carattere  ,  ai  costuiui ,  agli  usi  ,  alF  indiistria  ,  al 
comuiercio  ,  alF  indole  ed  alia  lingua  degli  abitanti  di  quelle 
isole  ,  e  un  capitolo  e  consacrato  alle  loro  antichita  tuttora 
esistenti.  Gli  editori  milaaesi  lianno  aggiunta  a  quest"  opera 
una  piccola  raappa  geogralica  che  nelF  originale  niaucava. 
Esposta  la  situazione  di  quelle  isole,  T  origine  dei  loro 
nonii  e  la  loro  estensioiie ;  esposte  le  figure ,  le  coste  e 
le  cale  delle  isole  in  Majorica  e  Cabrera,  si  descrivono  par- 
tltamente  1*  isola  Majorica  ,  il  suo  clima  e  i  suoi  tcrreni , 
lion  che  le  loro  produzioni,  la  citta  di  Paliiia,  T  isola 
Minorica ,  la  citta  di  Mahon  e  il  suo  territorio,  i  distretti 
di  Alayor,  di  Mercadal  e  Ferrerias  ,  e  di  Ciatadella  ,  qulndi 
il  clinia  ,  i  terreni  e  le  coste  dell' isola  stessa  colle  loro 
rispettive  proi-hizioni.  Si  passa  poscia  alia  descrizione  dclla 
situazione  ,  della  estensione ,  delle  coste  e  delle  cale  delle 
isole  Pitiuse ,  ed  anche  all'  esame  particolare  di  ciascuna 
delle  medesimC;,  cioe  di  Ivica  e  di  Formentera.  Nei  seguenti 
capitoli  si  espongono  il  carattere  ed  i  costumi  degli  abi- 
tanti di  tutte  quelle  isole  ;  si  i'a.  vedere  che  qnegli  isolani, 
professando  la  stessa  religione  e  obbedendo  alle  inedesinie 
leggi  della  Spagna,  hanno  necessariaaiente  lo  stesso  carat- 
tere ,  toltene  alcane  piccole  varieta  risultanti  dalla  Innga 
doininazione  dei  Mori ;  che  i  Rlajorichini  non  solo  rispet- 
tano  i  forestieri ,  ma  sono  anche  cortesi  ed  ospitalif,  ciie 
essi  amano  le  teste  e  i  divertimenti ,  ed  alcune  feste  hanno 
tutte  loro  particolari^  nelle  quali,  malgrado  un  numeroso 
concorso  non  accadono  mai  risse ;  che  gli  artigiani  sono 
iieri  dei  loro  lavori  che  credono  superiori  a  quelli  di 
tutti  gli  altri  paesi  ^  che  in  generale  quegli  isolani  sono 
dotati  di  coraggio  e  di  straordinaria  destrezza  iiel  maneg- 
gio  della  lionda ,  sebbene  una  classe  tli  abitanti  sia  domi- 
nata  da  una  naturale  indolenza.  I  Minorichini ,  benclie  cor- 
tesi   anch'  essi    coi    forestieri,    si    tengono    ritiratissinii,    e 


PARTE    ITALIAN  \.  40  I 

semljrano  amare  la  solitudine ;  essi  soiio  attaccatissimi  alle 
ceriuionie  religiose  e  tjuasi  superstiziosi  :,  nelle  processioiii 
compajono  coll' aLito  di  guerrieri  romani,  e  compei-ano 
11  diritto  di  essere  vestiti  alia  morte  di  un  abito  mona- 
cale.  Gli  Ivichini  lianiio  presso  a  poco  gli  stessi  costumi  5 
nia  sono  rozzi  ed  ignoraiiti ,  e  forniscono  soltanto  ottimi 
marinaj. 

L'  industria  di  que'  paesi  consiste  in  fabbricare  co- 
perte ,  tappeti  e  cinture  di  lana ,  alcune  tele  e  stoffe  di 
seta,  che  pero  non  escono  dall'isolai  molto  stimati  sono, 
niassime  nella  Spagna,  i  lavori  di  tarsia  che  si  fanno  in 
qnelle  isole  ^  gran  quantita  di  lavori  fassi  ancora  di  foglle 
di  palnia.  L'  antore  attriljiiisce  ai  Majorichini  1"  attitudine 
e  anclie  una  specie  di  gusto  per  le  scienze  e  le  arti  di 
ogni  genere.  II  traffico  di  quelle  isole  consiste,  quanto 
air  esportazione  ,  in  olio,  vino,  acquavite  ,  mandorle ,  aran- 
ci ,  cedri  ,  lave ,  capperi  e  foruiaggio  i  non  sanno  pero 
quegli  isolani  trarre  tutto  1'  olio  die  si  potrebbe  dagli 
uli-»'i,  e  non  riuscirono  giaiiurai  a  fare  il  sapone  duro. 
Si  duole  r  nntore ,  che  non  collivino  il  lino  e  la  canapa , 
che  non  traggano  prolilto  dalle  canne  ottime  pei  fabbricn- 
tori  di  panni ,  dall'ardesia,  dalle  pietre  da  fabbrica ,  dai 
marmij  dal  tabacco ,  dallo  zailcrano,  dal  sale  e  dalle  sala- 
gioni  copiose  che  fare  potrel)bouoi  e  finahnente  non  sa 
intendere  come  non  si  nioltipUchino  gli  alveari  in  un  paese 
ove  le  api  crescoao  a  meraviglia.  Gli  abitanti  delle  Pitiuse 
non  fanno  alcun  traiTico,  e  appena  mandauo  fuori  una 
piccola   quantita  di   olio   e   di   lana. 

In  un  capitoio  si  paria  dfll'  abbiglianiento  di  quegli 
isolani ;  in  altro  delle  antichita  di  quelle  isole.  Consistono 
queste  in  alcuni  inonumenti  ,  che  nel  paese  si  nominano 
altar!  de'  gentili ,  in  alcune  pirauiidi  sepolcrali ,  in  alcuni 
avanzi  di  muraglie  e  di  acquidotti.  L'  autore  parla  delle 
medaglie  piii  singolari  di  quelle  isole  ,  di  varj  idoletti 
di  bronzo  e  di  alcune  iscrizioni  cola  ritrovate ,  e  chiude 
il  suo  viaggio  con  alcuni  cenni  storici  su  le  isole  Ba- 
leari  e  Pitiuse  in  generale.  Si  sarebbe  forse  potuto  de- 
siderare  in  quest'  opera  qualche  cenno  intorno  alia  storia 
naturale  di  un  paese  non  molto  frequentato  da' viaggiatori, 
intorno  le  montagne ,  la  loro  elevazione  e  la  rocce  che 
le  compongono ,  intorno  alle  cave  delle  pietre  e  de'  mar- 
mi,   intorno  agli  animali    e    speciahuente    ai    pesci  ed  agli 

BILL  hid.  T.  XL.  26 


402  A  T'  r  r,  N  D  1  C  E 

uccelli,  e  iinnlinoato  intonio  alle  j>inntc  dcllc  quali  sareLbonsi 
potuti  intUcare  i  noiisi  liiineaiii,  giacclie  nou  credianio 
puiito  clie  r  autore  a'ubia  cola  vediito  trequente  F  aloe  , 
dal  quale  ha  sug^jt'i'ito  tli  trarre  pnrtilo  per  il  traffico  ,  e 
con  ragione  diibitiaiiio  clie  scaiablato  egli  aliliia  quella 
piaiita   coir  agM:e  americurui. 

Noi  siamo  d*  avviso  che  coUa  pubblicazione  di  simili 
viaggi ,  i  fratelli  Sonzogno  continneranno  a  readers!  sempre 
piu  bencmeriti  del  pubblico ,  e  sempre  piii  diverra  coni- 
mendevole  la  loro  rnccolta  ,  il  di  cui  terzo  bieiinio  e  gia 
innoltrato. 


Stoiia  degl'i  Arahi  compilata  dal  prof.  Amhrogio  Le- 
VATi  sllUc  operc  del  Marigny ,  del  Gibbon ,  del- 
V  Andres  c  del  Rampoldi  ,  e  pubblicata  in  conti- 
nuazione  al  Compendia  delta  Storia  universale  del 
sig.  conte  di  Scgur.  —  3Iilano  ,  iSaS  ,  pjesso  An- 
tonio Fort.  Stella  e  Figli ,  vol.  3,  in   i8." 

Qnando  il  tipografo  Stella  invito  i  nostri  dotti  ad  ajutarlo 
nella  difficile  inipresa  di  compiere  la  storia  universale  inco- 
iiiinciata  dal  sig.  conte  di  Segur ,  quanti  non  vedemmo  noi 
sorgere  istorici  in  qiiesta  sola  citta  di  Miiano  ?  Chi  mai 
avrebbe  creduto  che  tutti  costoro  in  qnella  tanta  osciirita 
di  vita  ,  celassero  una  mente  niidrita  da  quel  gran  sapere  , 
pn  giudizio  educato  si  rettamente,  quanto  e  d' uopo  a  de- 
scrlv  "^''^  le  vicende  dei  popoli ,  e  giudicare  la  loro  condot- 
ta?  E  iiondimeno  composero  in  brevissimo  spazio  di  tempo 
parecchi^  dozzine  di  volumetti  ,  e  dettaron  la  storia  di 
quasi  tiTtte  Je  parti  del  niondo.  Se  si  domandasse  quali 
via^gl  hanno  impresi,  in  quali  archivj  ,  su  quali  monu- 
menti  hanno  e^'si  cercate  novelle  notizie ,  o  le  prove  al- 
jueno  della  storia  '(^^  scritta  per  altri ,  se  si  domandasse 
in  fine  se  costoro  conoscono  1'  idioma  dei  popoli  dei 
quali  hanno  scritto,  crescerejbbe  per  certo  la  nostra  meravi- 
'rlia  utiendo  ch'  e'  seppcro  tarsi  autori  di  storie  senza  alcuno 
di  que'  sussidj  dei  quali  confessarono  pur  di  aver  d'  uopo 
i  pit!  famosi  ingegni.  Di  alcune  di  queste  operette  gia  s'  e 
parlato  nella  Biblioteca,  ne  gioverebbe  rivocarle  a  nuovo 
esame.  A  noi  di  presente  e  date  Tincarico  di  parlare  della 
storia    degli    Arabi    compilata  dal  prof.  Leyati. 


PARTE    ITALIVNA..  4o3 

A  conipierc  cjuesto  incarlco  al)]Hamo  imprcsa  la  lettura 
del  primo  volume ;  ma  dopo  la  prefazione  la  nostra  rae- 
moria  comincio  a  non  volere  piii  accogliere  siccome  cose 
nuove  noil  solo  i  fatti ,  nia  ne  le  parole  medesune ;  e  pre- 
correndo  T  ufticio  degli  occhi ,  ci  suggeriva  gia  innanzi 
quello  clie  non  avevamo  ancor  letto.  Certo  non  aspettammo 
iinora  a  studiare  alcun  poco  la  storia  di  Maometto  e  degli 
Aralji,  ne  potevamo  credere  di  trovar  cose  nuovlssime  in 
tre  piccioli  volumetti ,  dopo  una  recente  lettura  dell'  o- 
pera  del  signor  Rampoldi ;  ma  le  parole,  queste  almeno 
credeinmo  ciie  ci  giungerehliero  nuove ,  perche  senza  dub- 
l)io  alia  molta  erudizione  del  sig.  Levati  non  sara  sfuggita 
quella  sentenza  d'  Isocrate ,  clie  quel  dicitore  oltre  ogrii 
credenza  e  hojoso ,  il  quale  prcnde  a  trattare  le  cose  gia 
dette  jDer  altri ,  senza  esser  capace  di  vestirle  con  di- 
verse parole.  Dalla  pagiiia  40  alia  pagina  55  appena  cre- 
diamo  clie  si  potrebhon  trovar  dieci  linee  sulle  quali  il 
sig.  Rampoldi  non  potesse  spiegare  T  azione  di  plagio;  e 
fu  appunto  a  questo  segno  dove  ci  cadde  ogni  dubbio ,  e 
coniinclanuno  a  conoscere  quali  paesi  viaggio  il  nostro 
atitore  per  erudirsi  nella  storia  clie  doveva  narrare.  Im- 
perocclie  fra  le  cose  da  not  notate  leggendo  gli  Annali  del 
sig.  Rampoldi  v'  eblje  il  suo  calcolo  intorno  al  vero  co- 
minciamento  di  queir  era  che  si  conosce  sotto  il  nome  di 
egira  ;  e  quella  sicura  e  niiova  dimostrazione  ci  parve  de- 
gna  di  nota  non  nieno  per  la  sua  importanza ,  che  per 
la  modestia.  e  quasi  diremnio  per  la  non  curanza,  con 
cui  il  sig.  Rampoldi  1'  eauncio.  Ora  nei  volumetti  del  si- 
gnor Levati  trovammo  questo  medesimo  calcolo ;  e  poiche 
non  appariva  citato  il  sig.  Rampoldi.  ma  le  parole  non  ci 
parevano  nuove ,  licorremmo  agli  Annali ,  e  vedemmo  clie 
il  sig.  Levati  erasi  appropriata  la  vivanda  e  la  coppa ,  cioe 
il  concetto  e   le  parole  aacora. 

Dopo  di  cio  ,  siaino  ricorsi  all'  indice ,  se  mai  vi  scor- 
gessimo  qualche  cosa  clie  ci  desse  speranza  di  novita.  Ma 
dopo  r  indice  trovammo  invece  un  avviso  in  cui  gli  edi- 
tori  dichiarano  che  anche  parecchi  passi  non  citati  sono  tratti 
dagli  Annali  del  sig.  Rampoldi ,  ai  quali  ben  pub  dirsi  che 
appartenga  it  meglio  di  questo  compendio.  Questo  avviso  lo 
fecero  gli  editori.  perche  non  si  possa  mai  inco^pare  di  pla- 
gio  il  coinpilatore ,  e  meglio  avrebbono  detto :  perche  si  sap- 
pia  che  cjuestu    non  c  una  nuo\'a  storia ,  ma  un  plagio.  Qui 


404  A   T  T>   F-   NT  D   1   C   t 

tluiKjiio   al)l)iaiUo   una   storia    sen/a    istorico,    o   forso    meglio 
direnmio  uno  storico  senza  utoria. 


Operctte  sccltc  di  Paolo  Fnisi  mihiacsc,  colic  Mcmorie 
storichc  intorno  a  I  medcsiino  scrittc  dti  Pictro  Vehri. 
—  3Iila.no,    i(S:i5,  per  Giovanrn  Silvcstri,  in   16/' 

Paolo  Frisi  fu  ano  de'  piu  begli  ingegnl  del  secolo  XVIII. 
A  malgrado  iei  moki  errori  nei  quali  una  pessima  edn- 
cazione  gettava  allora  le  menti  dci  giovanetti ,  si  arricclii 
assai  presto  di  tajite  cognizioni ,  ed  avvezzo  si  fattamente 
lo  spirito  al  ragionare  diritto  e  sicuro ,  che  quando  gli 
altri  81  lodano  per  le  «peranze  dei  frutti  avvenire  ,  egli 
gia  t\  era  ac<{itittata  ami  ordinaria  faina  coUe  sue  produ- 
zioni.  Alcune  di  qnesf e ,  eJette  dal  tipografo  Silvestri,  coni- 
pongono  un  bel  voiumetto  della  sua  Bibliottca  scella,  pre- 
ceduto  dall'  elogio  oade  Pietro  Verri  onoro  la  luemoria  di 
questo  suo  grande  coacittadino  a  cui  era  stato  amicissinio 
in  vita.  Fra  le  opere  dal  Silvestri  puhblicate  avvene  una 
uoa  niai  stampata  intorno  alia  maniera  di  continuare  la  navi- 
gazione  ddl'Oglio  all'Adda  per  la  Dclmomi.  Nel  resto  poi  la 
8celta  ci  senibra  fatta  con  ottinio  accorginiento ,  trovaadosi 
nel  voiumetto  frammischiati  alcuni  coniponinienti  pura- 
niente  scicntifici  ad  altri  nei  quali  1'  arte  deir  oratore  pri- 
meggia.  Perocche  si  nelP  una  che  nelP  altra  parte  fu  ver- 
satissimo  il  Frisi ;  ne  gli  piacque  la  dottrina  senza  gli 
ornamenii  delP  eloquenza,  n^  stette  contento  alio  studio 
delle  parole  quando  non  fossero  veste  ad  alti  ed  utili 
pensamenti. 


Raccoltxi  di  tragedte  scritte  nel  secolo  XVIII.  Vo- 
Inmi  2.  —  Jllihino,  1826,  d<illa  Sociefd  tipografuci 
de  Classici  italiani ,  in  8/ 

Perclie  P  Italia  non  ebbe  fino  ai  tempi  del  grande  Al- 
fierl  alcuno  scrittore  the  le  desse  un  corso  di  buone  tra- 
gedie,  credono  alcuni  the  prima  di  lui  la  nostra  letteratura 
in  questo  genere  fosse  del  tutto  mancante ;  e  dopo  la  Me- 
rope  del  Maffei  non  san  mentovare  alcun  tragico  compo- 
nimento  che  jjrecedesse  a  quei  delPAlfieri ,  e  giovasse  alia 
gloria  nazionale.  Cosi  pai-imente  la  grande  faina  di  quello 
scrittore ,  o  piuttosto  la  pedantesca    pr(;sunzione    di  alcuni 


PARTE    IT  A  LI  AN  A.  4o5 

die  mostrarono  cU  avert;  a  sdegiio  tiitto  clo  die  non  ugua- 
gliava  r  altezza  tU  quelF  esemplare ,  noc(jne  ai  progress! 
della  tragedia  italiana,  riinovendo  ogni  scrittore  da  un 
aringo  nel  cjuaie  sapeva  die  sarel^be  tenuto  a  vile  se  non 
vinceva  TAlileri.  Tuttavolta  sicconie  dopo  quel  valoroso 
alcuni  Italian!  hanno  scritte  tragedie  degae  d'altissima  lode, 
cosi  andie  prima  dl  Im  non  n'  eravamo  si  poveri  come 
credono  alcuui.  E  fu  lode  vole  il  consiglio  della  Societa 
tipograiica  dei  Glassici  italiani  di  raccogliere  in  due  gross! 
voluiiii  le  migliori  tragedie  del  secolo  XVIII ,  onde  si  vegga 
come  in  quella  eta  nella  quale  poi  snrse  TAllieri  molti 
altri  occuparono  un  posto  assai  ragguardevole  tentando  la 
nobiltk  del  coturno.  Jacopo  Martello  ,  Antonio  Conti,  Sci- 
pione  Mafl'ei ,  il  Zanotti ,  Domenico  Lazzarinl  ,  Giovanni 
Granelli ,  Savcrio  Bettineili  e  Giovanni  Pindemonte  sono 
gl'  illustri  noiiii  che  somministrarono  ai  raccoglitori  di  die 
arricdiire  i  loro  volumi :  il  Varano  non  vi  eblie  parte, 
perche  le  sue  tragedie  di  iiierito  singolarissinio  furono  pub- 
blicate  colle  altre  opere  di  quell"  autore.  La  brevita  di  un 
annuncio  non  consente  alcun  esame  di  questi  coniponimenti, 
ma  ben  possiamo  asserire  che  la  scelta  attesta  il  buon 
giudizio  degli  editori  nel  tempo  stesso  che  mostra  la  ve- 
rita  di  quanto  abbiam  detto  poc'  anzi ,  die  1'  Alfieri  non 
fu  il  solo  che  desse  buone  tragedie  al  teatro  italiano.  E 
si  ponga  inente  che  gU  editori,  pubblicando  i  soli  scrittori 
del  secolo  XVIII,  restrinsero  la  loro  scelta  a  quell' eta,  seb- 
bene  lino  dal  cinquecento  noi  avessimo  gia  qualche  tra- 
gedia  di   cui   possiaino    tenerci   onorati. 


PI  E  M  O  N  T  E. 

M.  Fabii  Qiiintiliani  DeclaTnationcs  niajorcs  et  mi- 
norcs ,  item  Calpuniii  Flacci  ex  reccnslone  Petri 
BURMANNI.    Tom.    VI. 

Titi  LiviL  Patavini  Opera  qnoe  extant  omnia  ex 
recensione  Q.  Alex.  Ruperti  enm  snpplementis 
Freinshemii.  Tom.  IV,  X.  —  Augnstoe  Tanrino- 
Tum,    1825,  ex  typis  Josephi  Pomba. 

Ecco  ancora  tre  volimii  di  questa  coUezlone ,  i  quaP 
provano  T  csattczza  c  la  sollccitudine  degli  editori  ne' 
soddisfarc  ai  loro,  iiiipegni. 


4c6  A  r  p  F,  N  D  I  c  r 

II  primo  di  questi  volumi  o  11  "VI  di  Quintiliuno  col 
testo  secondo  la  ricognizione  tli  Fk'tro  Bunnanno ,  e  con- 
tiene  le  ilecKim.izioni  nini;-2;iori  e  uiliiori  di  quel  retore 
laiiao ,  iiioltre  gli  estratti  di  Qilpurnio  Flacco  dci  dieci 
retori  iniuorl ,  coUe  note  del  ritco ,  del  Cromnio  e  dello 
Scu'tin2.L0.  In  froate  alle  declamazioiii  di  Quiiitiliano  trovasi 
ima  nota  ,  nella  quale  il  Pitco  auuuuzla  di  avere  cieca- 
mente  seguito  il  testo  di  ua  antico  codice,  servito  noa 
essendosi  di  alcitna  congettura ,  ed  avendo  soltanto  emen- 
dati  alciini  errori,  inassime  nelle  distinzioni  c  nei  titoli. 
Vedesi  in  principio  mutilo  il  testo ,  ma  si  accenna  clie 
nel  codice  mancare  noa  possono  se  non  che  una  o  due 
pagine ,  il  die  si  scorge  dai  numeri  dei  quaderni  e  da 
quelli  delle  declamazioni  inedesime  scritti  al  fine.  Nove 
soltanto  delle  perdute  declamazioni  furono  rinvenute  c 
pubblicate ,  giacche  la  prima  registrata  comincia  col  nu- 
mero  CCXLV,  nia  non  affatto  perduta  o  la  speranza  di 
altre  rinvenirne  tra  la  polvere  delle  biljlioteche. 

Nulla  direuio  delle  declamazioni  di  Quintiliano  ,  il  di  cui 
merito  quanto  alio  stile  e  gia  dagli  evuditi  hen  conosciuto. 
Soltanto  ci  sara  lecito  esporre  un  nostro  pensiero ,  ed  c 
che  non  abbastanza  sono  state  finora  esaminate  e  svisce- 
rate  queste  antiche  declamazioni  ,  onde  trarne  i  lumi  che 
ricavare  se  ne  potrehbono  preziosissimi  riguardo  all'  anti- 
quaria,  e  specialmente  alia  giurisprudenza  ed  ai  costumi 
antichi  di  Roma  ■,  ne  per  avventnra  vediamo  clie  in  quesio 
oggetto  impovtantissimo  molta  cura  siensi  pigliata  il  Piteo^ 
r  Erodio ,  il  Grono'.io ,  lo  Scultingio  e  gli  altri  interpreti  e 
conunentatori ,  occupati  per  lo  piii  nelle  sole  discussioni 
grammaticali.  E  pure  nulla  meglio  di  questa  farragine  di 
negozj ,  di  contese ,  di  delitti,  poteva  servire  al  rischiari- 
!tiento  della  vita  domestica  e  della  procedura  forense  dei 
Romani. 

Lo  stesso  dee  dirsi  dei  sunti  delle  declamazioni  di  Cal- 
purnio  Flacco.  Poco  nolo  essendo  pero  questo  scrittore , 
accenneremo  die  secondo  T  opinione  del  Gronovio  fiori 
egli  a' tempi  di  Adrimio  e  di  Antoniiio  Pio,  trovandosi  nel 
Digesto  alcunl  rescritti  da  quegli  impei'atori  a  Caipurnio 
Flacco  indirizzati.  Quante  belle  illastrazioni  relative  ancora 
alia  storia  natural e  ^  alia  iisica,  alia  medicina  degli  antichi, 
non  si  sar^ebbono  potute  aggiugnere  alle  declamazioni  del 
figliuolo  nato    edope,   cioe  nero,   della  danrui  rca  di  vcncficiox, 


I'ARTF,    ITALIANS.  407 

del  medico  thrannicida ,  dclla  vvrginc  immolata  alia  pestt , 
ileir  acqua  frtiUla  data  al  figliastro ,  della  donna  sterile  di 
tie  matriinonj ,  del  veneficio  praticato  tra  un  medico  ed  un 
suo  fratello ,  delF  adultcra  awcleiiatrice ,  delle  ossa  del  par- 
ricida  dissotterrate ,  deli''  adu'tera  pregnante ,  del  repudio  di 
una  donna  sterile ,  del  sonnifero  clato  ad  nn  guerriero  ecc.  ? 

Gli  altri  due  volumi  sono  il  quarto  e  il  decimo  delle 
storie  liviane  coi  supplementi  del  Freinsemio.  II  IV  con- 
tiene  le  storie  liviane  dal  principio  del  libro  XI  sino 
alia  fine  del  XIV,  e  quindi  si  soggiugne  sotto  il  titolo  di 
Excursus,  una  dissertazione  sul  passaggio  delle  Alpi  da 
Annibale  eseguito,  die  crediamo  lavoro  recentissimo  del- 
r  editore  torinese ,  giacche  vediamo  citati  i  piii  recenti 
scrittori  che  quell'  argomento  trattarono,  sog2;iunto  un  ca- 
talogo  delle  varie  dissertazioni  scritte  su  la  rotta  tenuta 
da  Annibale  sino  al  i8ao,  e  accennato  in  fine  il  dolore 
deir  editore  medesimo ,  perche  ancora  uscito  non  sia  in 
luce  il  lavoro  prouiesso  sail' argomento  medesimo  dal  cele- 
bre  Waickcnaer.  Quella  dissertazione  non  puo  che  accre- 
scere  grandemente  il  inerito  e  T  importanza  di  questo 
volume ,  perche  in  essa  si  pigUano  ad  esame  tutte  le 
diverse  opinioni  dagli  eruditi  emesse  su  quel  fainoso 
passaggio;  si  stabilisce  che  eseguito  fu  per  le  Alpi  Graje ; 
si  esclude  la  favola  della  rupe  tori'efatta  e  quindi  coll'  accto 
decomposta  o  macerata,  e  si  illustra  non  meno  la  storia 
che  la  geogralia  antica  di  quel  tratto  di  paese.  Ci  fece 
tuttavia  qualche  sorpresa  il  non  vedere  accennata  1'  opera 
recentissima  del  professore  Giani  nella  quale  ragionandosi 
della  battaglia  data  presso  il  Ticino  da  Annibale^  si  fa 
pure  menzione  della  sua  disccsa  dalle  Alpi. 

II  X  volume  che  per  comodo  e  per  un  piu  soUecito 
andamento  della  stampa  si  e  fatto  pi-ecedere  ad  altri  per 
ordine  anteriori ,.  contiene  i  soli  supplementi  freinsemiani 
dal  libro  LXI  sino  al  libro  LXXXVIII  inclusivamente.  I 
volumi  dei  supplementi  piu  facilmente  si  stampano ,  per- 
che non  sopraccarichi  di  note;  del  rimanente  la  corre- 
zione  e  la   nitidezza  dell'  edizionc    e   sempre    la  medesima. 


4c8  APT  i;  N  n  i  c  r. 

Saf^io  suUa  ilta  e  xii  ^li  saittl  del  profrssorc  Anton 
Maria  Vassalli-Eandi  ,  st'grelario  pcfprtno  della 
R.  Accculcniia  dcUe  scienze,  sciitto  did  di  lid  nc- 
pote  medico  roUegiato  Secoiido  Bereuti  ,  prefetto 
net  R.  Collegia  di  medicina.  —  Torino,  1825, 
presso  Giuseppe  roml)a ,  in  8.",  col  ritratto  del 
profcssore    Vasscdli  litograficnmentc  csegaito. 

Bello  e  il  vedere  un  ncpote  tencro  ed  affettnoso  pre- 
stare  alia  memoria  del  celeyn-e  professore  Vassalli-Eandl 
lo  stcsso  pietoso  uilizio,  che  (juesti  prestato  aveva  al  suo 
zio  materao  Giuseppe  Eandi  clie  pure  le  fisiche  e  matenia- 
tiche  discipline  insegnate  aveva  ncHa  torinese  Universitii ; 
e  tanto  piii  ci  ccinpiaciamo  al  veiiere  queste  notizie  bio- 
graliche ,  (juanto  die  in  ijiieste  stese  dal  Berruti,  come 
in  cjuelle  dal  VassalU  scritte  per  I'altro  suo  zio,  troviamo 
ampio  corredo  di  dottrina ,  e  nou  nieno  i-ammentati  i  fatti 
virtuosi  della  vita  privata,  che  esj)0Sti  chiaramente  e  con 
vantaggio  degli  studj  i  fasti  della  letteraria ,  cioe  gl"  inge- 
gnosi   sforzi  fatti   per   promnovere   le   nniane    cognizioni. 

Lungo  sarebbe  il  volere  ricordare  tutti  i  uieriti,  gia  dai 
dotti  ben  conosciuti ,  del  Vassalli-Edmli ;  bastera  T  accen- 
nare  ,  che  nato  nell'  anno  1761,  trovossi  in  grado  neiranno 
ventesiuio  dell'  eta  sua  di  coprire  il  posto  di  ripetitore  di 
geometria  e  di  professore  supplente  della  scienza  uiedesima ;, 
che  di  la  a  poco  passo  professore  di  lilosofia  in  Tortona, 
poi  fu  noniinato  professore  di  fisica  nella  regia  Universita 
di  Torino,  nella  quale  carica  riniase  con  grandissimo  onore 
per  tutto  quasi  il  tempo  della  sua  vita.  All'  epoca  in  cui 
si  voile  in  Parigi  secondare  il  desiderio  dei  dotti  di  tutte 
le  eta ,  che  I'  uniformita  stabilita  fosse  neUe  misure ,  e 
questa  dedotta  da  basi  invariabili,  pigliate  dalla  natura 
medesima ,  il  VassalU  che  gia  sedeva  con  onore  nella  regia 
Accademia  di  Torino ,  fu  destlnato  a  recarsi  in  Parigi 
membro  della  celelire  connnissione  dei  pesi  e  delle  misure, 
ed  ebbe  gran  parte  alle  ueteruiinazioni  del  metodo  deci- 
male.  Fatto  socio  di  varie  accademie  scientifiche  e  lette- 
rarie ,  lesse  alcune  Memorie  nelle  adunanze  dell'  Istituto 
francese  e  della  Societa  medica  di  emulazione ;  tornato  in 
patria ,  fu  nominate  membro  della  Consulta  che  era  in 
queir  epoca  il  corpo  legislative  del  Piemonte ,  poi  dopo  il 
riordinamento  delle  cose  in  Francia,   cavaliere  della  Lep;ione 


PARTE    ITALIANA.  409 

d''  Onore ,  niembro  e  segretario  del  Gran  Consiglio  d'  am- 
niinistrazione  dell' Universita,  priore  del  collegio  di  filosofia 
e  belle  arti,  e  decano  della  fiicoUa  delle  scienze  lisiclie  e 
matematiche  ^  socio  al  tempo  stesso ,  e  di  alcuna  anche 
presidente ,  delle  istituzioni  piii  salutari,  come  della  Com- 
missione  del  vaccino ,  di  quella  per  T  ammissione  alle 
scuole  militari ,  del  Consiglio  di  salubrita  e  di  quello  del- 
r  Annona ,  e  sino  di  una  Commissione  provvisoria  per 
lo  miglioramento  delle  career!  di  Torino  i  in  assenza  del 
conte  Balbo  occupo  altresi  il  posto  di  direttore  deli'  Uni- 
versita ,  e  alia  niorte  del  professore  Borwkino  fu  eletto 
direttore  del  Museo  di  Storia  naturale ,  e  contribui  gran- 
demente  alio  spleridore  di  quell"  importantissimo  stabili- 
niento.  Direttore  della  Specola  e  del  Museo  fu  nominate 
di  nuovo  dopo  il  ritorno  della  R.  Casa  di  Savoja ;,  cliia- 
mato  in  seguito  a  dare  lezioni  di  lisica  a  S.  A.  il  principe  di 
Carignano ,  ed  eletto  professore  <ii  lisica  nella  R.  Accade- 
mia  militare ,  e  quindi  segretario  perpetuo  della  R.  Acca- 
deniia  delle  scienze.  Fu  egli  spedito  ne'  contorni  di  Pinerolo 
agitati  dai  tremuoti ,  afline  di  esplorare  la  causa  di  qucgli 
strcpitosi  fenomeni ;  form6  parte  della  Giunta  Accademica 
destinata  alia  soprintendenza  del  Museo  Egizio,  alia  R. 
Corte  ceduto  dal  cavaliere  Drovetti;  e  pieno  di  virtu  civili 
e  domestiche ,  non  cesso  di  occuparsi  nel  promuovere  le 
scienze ,  le  lettere ,  le  arti  e  il  bene  generale  de'  suoi  si- 
mili  sino  alia  di  lui  morte  avvenuta  nella  notte  susse- 
guente  al  di   4  di  giugno  dello   scorso  anno    iSaS. 

In  questo  brevissimo  quadro  veggonsi  delineate  le  ca- 
riche  dal  VoisalH  sostenute ,  gli  onori  dal  niedesinio  rice- 
vuti ,  e  la  fclice  situazione  in  cui  trovossi  in  tutto  quasi 
il  corso  della  sua  vita ,  di  poter  comunicare  ampiamente 
i  suoi  htnii ,  e  contribuire  ai  maggiori  vantaggi  della 
puhblica  Istruzione ;  era  accenneremo  di  volo  i  principali 
di  lui  lavori ,  e  i  monumenti  gloriosi  die  rimangono  della 
coutinua  sua  applicazione  ai  buoni  studj.  II  primo  scritto, 
clie  lo  fece  conoscere  ai  dotti ,  fu  la  Memoria  sopra  il 
bolide  del  giorno  11  settembre  1784  e  sopra  i  bolidi  in 
generale  ,  la  di  cui  pubblicazione  fu  dalla  modestia  delfau- 
tore  ritardata  sino  al  1786.  Quello  scritto,  applaudito  dal 
celebre  Saussure ,  diede  occasione  al  Vassalli  di  sviluppare 
nella  sua  corrispondenza  col  medesimo  le  piu  belle  idee 
su  r influenza  della  elettricita  nel  promuovere  la  vegetazione. 


4  I C  A  P  P  E  N  D  I  C  E 

Cinquo  Mcinorio  produssc  egli  in  npprcsso  .  V  una  sul 
cerambice  ocloroso ,  la  secoiida  su  le  aurore  boreali ,  la 
tcrza  su  gli  effetti  prodotti  dal  t"ulniin<*  caduto  sul  cam- 
panile di  Corio,  la  quarta  sul  modo  in  cui  1"  elettricita 
promuove  la  putrefazione ,  la  quinta  suH'  influsso  esercitato 
dair  elettricita  in  geucralc  su  V  animale  econoniia  ;  e  in 
un  giornale  scientifico-letterario  propose  alcune  osserva- 
zioni  su  l' a^gbiacciarnento  dell' acqua  elettrizzata,  una 
teoria  delle  variazioni  barometriche ,  e  varie  esperienze 
sopra  r  influenza  della  elettricita  nel  colore  dei  vegetabili. 
Tra  i  grandiosi  sussiJj  da  esso  recati  alia  scienza  iisica 
dee  certamente  annoverarsi  1'  invenzione  del  suo  elettro- 
metro ,  grandemente  applaudito  dal  Volta ,  e  poscia  ancora 
da  esso  inigliorato.  Molte  esperienze  ed  osservazioni  agrarie 
consegno  ne'  calendar)  georgici  della  R.  Societa  di  Torino, 
masslme  su  la  duplicazione  del  raccolto  annuale  de'  bozzoli , 
su  i  danni  arrecati  ai  grani  dalla  carie  o  golpe ,  e  sul 
modo  facile  ed  economico  di  asciugare  alcuni  terreni  pa- 
llid osi. 

Altre  Memorie  pubblic6  il  Vassalli  negli  anni  1791  e 
1792,  tornando  ancora  su  T  influsso  dell' elettricita  nel 
colore  de'  vegetabili ,  esaminando  le  teorie  de'  principal! 
fenomeni  meteorologici  del  celebre  Monge ,  ed  esponondo 
come  gli  anticbi  1'  arte  possedessero  di  tirare  dal  cielo  i 
fulmini ,  del  die  si  hanno  cliiari  indizj  in  Manilio ,  in 
Svetonio ,  in  Pliiiio ,  in  Ovidio  ed  in  altri  classici.  Collo  zio 
Eandi  contribni  alia  pubblicazione  dei  trattati  di  fisica  e 
di  geometria ,  die  snperiormente  erano  stati  richiesti ,  e 
quattro  istititzioni  di  fisica  furono  origin?. riamente  stese 
dal  Vassalli,  1' una  aggirantesi  su  i  corpi  celesti;  altra 
sul  fuoco  comune ,  su  la  luce ,  sul  fuoco  elettrico  e  su 
r  analogia  e  ditferenza  cbe  passa  tra  ii  fuoco,  1' elettricita 
e  la  luce^  altra  su  I'elettricitk  in  particolare;  altra  finalmente 
su  I'acqua,  su  la  terra  e  su  le  sue  produzioni.  Scrisse  ancora 
per  ordine  puli])lico  e  per  ser\"izio  delle  scuole ,  gli  ele- 
inenti  dell'  aritmetica  e  dell'  algebra ,  e  la  descrizione  degli 
usi  della  geometria,  mcatre  AaW' Eaiuli  stendevansi  gli  ele- 
iiienti  delia  geometria  uicdcsinia.  Col  celebre  SpaUafizarii 
esamino  se  i  pipistrelli ,  come  dubitato  aveva  quell'  insigne 
naturalista ,  dotati  fossero  di  un  sesto  senso  ignoto ,  e 
niostro  r  insussistenza  di  quella  ipotesi ;  scrisse  ancora  un 
saggio  del  sistema   metrico ,   e   pubblico   in  Parigi    una  sua 


PARTE     ITALIANA.  4II 

Mcmoria  sii  1"  affinita  dei  gas  ,  che  lodata  fa  dal  celeln-e 
Berthollet  nella  sna  Statica  chimica  ■-,  arricchi  di  preziosi 
scritti  oli  atti  della  R.  Accademia  dolle  Scienze ,  delta 
Sociela  di  Agrico'.tiira ,  della  Societa  Italiana  ed  anche  il 
Calendario  georglco  ^  un  rapporto  stese  su  V  applicazione 
deir  elettricita  e  del  galvaaismo  all'  arte  di  guarire ,  che 
tradotto  e  pubblicato  fa  anche  ia  Milano ,  e  la  storia 
deirAccaderaia  scrisse  dal  1792  al  i8o5,  cioe  la  storia 
di  quel  periodo  che  per  !e  politiche  agitazioni  presentava 
niaggiori  difiicolta.  Costrui  il  primo  in  Piemonte  e  vario 
in  mille  modi ,  e  con  Ogni  sorta  di  sostanze  liqaide  e  so- 
lide,  minerali,  vegetali  ed  animali ,  la  pila  del  Volta, 
della  quale  ricevuta  aveva  appena  ana  notizia  dal  sao 
inventore ,  e  in  nn  saggio  letto  alfAccademia  riferi  tutte 
le  sperienze  galvaniche  fatte  nei  diversi  paesi ;  dimostro 
il  primo  la  formazione  dell'  acido  carbonico  nella  decom- 
posizione  dell'  acqvia  per  mezzo  di  metalli  detti  allora 
imperfetti ,  e  studiossi  di  deteraiinare  I'  azione  del  galva- 
nismo  su  i  vogetabili  e  su  gli  animali ;  tratto  anche  con 
maestria  1'  argomento  della  identita  del  fluido  elettrlco  col 
galvanico.  Occujjato  negli  anni  1804  e  i8c5  nel  livella- 
mento  barometrico  di  varie  contrade  del  Piemonte ,  e  al 
tempo  stesso  in  varie  osservazioni  geologiclie ,  invento  e 
fece  costruire  a  quello  scopo  uu  nuovo  barometro  porta- 
tile ,  il  quale  alia  solidita  della  costruzione  riuniva  il  li- 
vello  costante  del  mercurio  nel  recipiente ;  le  osservazioni 
da  esso  fatte  nella  valle  di  Aosta  comunicate  furono  all'Ac- 
cademia  ,  alia  quale  presento  eg'ii  altresi  due  collczioni, 
r  una  mineralogica  ,  1'  altra  botanica  ,  da  esso  fatte  mentre 
intento  era  a  determinare  il  liveliamento  barometrico  da 
Torino  sino  alia  sommita  di  quel  ghiacciajo  del  moivte 
Bianco  dal  quale  sorge  la  Dora,  e  sino  alia  cima  del 
piccolo  S.  Bernardo  i  egli  determino  altresi  i  principj  com- 
ponenti  delle  acque  minerali  di  S.  Didier  e  di  Courmayeur. 
Numerosissimi  sono  pure  i  servigi  dal  Vassalli  renduti 
verso  quel  tempo  all'  agraria ;  egli  scopri  1'  insetto  che 
cagione  era  di  una  malattia  funesta  al  grano  nel  180 5; 
fece  couoscere  i  daniii  provenienti  daif  ammucchiare  le 
messi  umide ;  insegno  un  mezzo  facile  di  esaminare  le 
qualita  della  farina ,  e  condanno  1'  uso  della  crusca  nel 
pane ;  scrisse  sul  coltivamento  delle  patate  e  del  grano 
turco  ,    e     sul    modo    di    fare    coi    semi    del    ginepro    una 


^12  APTENDICE 

bevanila  salutarc  ed  econoniica  ^  ccrco  nu  nuovo  nioJo  di 
determinare  il  prezzo  medio  delle  derrate ;  pul)l)lic6  mi 
saggio  sopra  le  peschicrc  e  la  loio  utilita,  sceiulendo 
anche  a  parlare  della  fecoiidazioiie  artificialc  o  della  ca- 
slrazione  dei  pesci ,  il  clie  poi'tollo  a  tentare  le  stesse 
esperienze  su  i  vegetabili ,  e  molte  ricerche  istitui  su  la 
supposta  esisteiiza  dclf  intlusso  lunare  su  la  vcj;ftazlone. 
Tratto  altresi  delle  inalattie  dei  baciii  da  seta,  delle  quali 
la  piu  comune  credette  prodotta  dalla  umidit;\  della  foglia 
coUa  quale  i  bachi  si  nutrivano  ;  tratto  del  modo  facile  e 
spedito  di  avere  gelsi  inuestati  ;  tratto  delle  quaiita  delle 
lane ,  ed  una  inacchinetta  ingegnosissiina  invento  per  co  • 
noscerne  1'  elasticita  e  la  forza ;  molte  esperienze  fece  e 
un  saggio  teorico-pratico  pubblico  sopra  1'  aracliis  hypogcna; 
si  oppose  air  innesto  del  castagno  sopra  la  cjuercia  ■■,  esa- 
mino  r  incremento  e  la  durata  Jei  pioppi  e  dei  noci;  e 
i  suol  connazionali  distolse  dalla  coltura  del  cotone,  al 
paese  loro  nou  adattata. 

La  meteorologia  altresi  va  debitrice  al  VassaUi  di  tin 
notabllc  incremento  nelle  sue  applicazioni ,  giacche  cerco 
egli  piu  di  tutto  V  influenza  delle  meteore  su  i  corpi  dei 
tre  regni  della  natura ,  e  un  trattato  compiuto  preparava 
di  meteorologia,  nel  quale  oltre  la  storia  di  queila  scienza 
ijresso  gli  antlchi ,  e  la  dimostrazione  dell'  utilita  della 
medesima,  insegnava  il  niiglior  modo  di  fare  le  osserva- 
zloni  e  gli  stromenti  necessarj  col  modo  di  servirsene ; 
esponeva  le  piu  importanti  teorie  sopra  la  natura  delf  at- 
mosfera ,  T  influsso  degli  astri,  T  elevazione  e  le  modifica- 
zioni  dei  vapori  nell'  atmosfera ,  le  quattro  classi  delle 
meteore  acqitee  cioe ,  ignee,  aeree  ed  enfatiche,  e  le  re- 
lazioni  loro  coUe  osservazioni  botaniche ,  zoologiclie  e 
mediche ;  un  saggio  di  questo  trattato  trovasi  in  due  Me- 
morie  stampate  fra  quelle  della  Societa  italiana.  Ad  esso 
pure  si  debbono  tutte  le  osservazioni  meteorologicbe  fatte 
in  un  lungo  periodo  nelF  Osservatorio  della  R.  Accademia, 
e  gli  annali  dell'  Osservatorio  medesimo ,  nei  quali  a  tutte 
le  giornaliere  osservazioni  sono  aggiunti  itn  parallelo  tra 
le  medesime  ed  i  proverb)  meteorologicl ,  e  qnello  tra  i 
proverb]  d' agrlcoltura  e  le  relative  osservazioni;  le  epo- 
cbe  natural! ,  cioe  1'  apparizione  degli  uccelli  di  passaggio 
e  degli  insetti ,  la  fioritura  di  molte  piante  e  la  ricolta 
di  varle  frutta,  gli  accoppiaraenti  e  le  nascite  degli  auimali 


J>A.RTE    ITALIANA.  4l3 

domestici .  le  ninlattie  e  la  mortalita  degli  uoniini  e  de- 
gli  animali  ,  e  fiiialmente  le  cause  delle  oscillazioni  nel 
prezzo  delle  derrate.  Invento  parimente  un  barometro  ed 
un  termometro  per  le  jiservazioni  meteorologiche,  die  co- 
munico  alia  Socleta  italiana ,  i  qnali  lasciano  la  traccia 
delle  loro  variazioiii  su  di  un  tamburo  che  gira  per 
trent'  ore  sul  proprio  asse ,  uiediante  un  niovimento  da 
orologio,  e  imniagino  la  costruzione  di  un  anemoscopio 
e  di  un  anemometro  ,  i  quali  per  mezzo  anch'  essi  ili  un 
orologio  notassero  a  ciascun  istante  la  direzione  e  la  forza 
del  ventoi  cosi  pure  immagino  un  ago  magnetico  di  paragone 
die  non  aveva  alcuna  dcclinazione ,  e  che  fu  da  esso  co- 
municato  al  nostro  Amoretti.  I  fenomeni  piu  importanti 
delli  natura  non  furono  mai  da  esso  trascurati ;  quindi 
negli  eclissi  solari  degli  anni  1791  e  1804  prese  ad  esa- 
minare  gli  effetti  dei  medesimi  su  la  nostra  atmosfera , 
calcolando  quelli  dell'  attrazione  della  luna  e  del  sole , 
quelli  della  diminuzione  di  luce  e  della  precipitazione 
deir  acqua ;  quindi  coU'  osservazione  dei  bolidi  o  glolii  di 
fuoco  copjermo  la  teoria  gia  da  esso  esposta  nella  prima 
sua  opera ;  quindi  da  un  fulmine  caduto  sopra  il  palazzo 
Grnneri  trasse  argomento  a  mostrare  V  utilita  dei  condut- 
tori  elettrici ,  e  a  prescrivere  le  regole  colle  quali  i  pa- 
rafulmini  debbono  elevarsi,  e  a  togliere  al  ministero  i 
dubbj  insorti  su  T  eOkacia  del  parafulmine  posto  su  di 
un  magazzino  di  polvere. 

Una  grand'  opera  per  ordine  superiore  scriveva  egli 
pure  su  r  istruzione  pubblica ,  e  gran  parte  della  mede- 
sima  stesa  aveva  nel  suo  soggiorno  in  Pisa  nell'  inverno 
dell'  anno  i8i5-i6i  doloroso  riesce  il  vedere  che  circo- 
stanze  particolari  siensi  opposte  alia  pubblicazione  di  quel 
libro  ,  e  ci  conforta  la  sola  lusinga ,  che  almeno  la  pre- 
fazione  ed  il  priiuo  volume  del  medesimo  vedranno  la 
pubblica  luce  per  opera  del  nepote  biografo.  Non  cesso 
il  Vassalli  sino  agli  ultimi  momenti  di  raccogliere  tutte  le 
osservazioni  meteorologiche ,  benche  interrotta  fosse  la 
pubblicazione  degli  annali  i  accenno  quelle  fatte  in  sessanta 
anni  avanti  di  lui  da  altri  osservatori ,  e  alcune  notizie 
aggiunse  su  la  quantita  dell'  acqua  caduta  ed  evaporata  a 
Torino,  al  monte  Cenisio  e  al  gran  S.  Bernardo  neiranno 
i8i3i  paragono  ancora  la  siccita  straordinaria  del  18 17 
con   quelle    di    scssant'  anni    precedent! ;    una    uota  scrisse 


414  A  r  r  E  ?>'  D  I  c  F 

altresi  sopra  le  straordinario  variazioiii  del  ])aroiuctro  ac- 
cadiite  nel  i8ai  e  nel  1S22,.  Finaliuente  iiori  onmictte- 
remo  la  relazioae  dei  ti"cniuoti  accaduti  nel  circondario 
di  Piiierolo ,  accoinpagiiata  da  lisiche  osservazioai  su  le 
cap;ioai  e  su  gli  ctl'etti  del  inodosinio ;,  con  ({ueste  dimostro 
ogli  clic  il  tromuoto  non  dee  asci'iversi  alF  azione  deirelct- 
tricita  naturale ,  ma  bensi  alia  deconiposizione  di  varj 
niinerali  e  specialniente  delle  piriti ;  cosi  pure  nella  rela- 
zioae fatta  all' accademia  di  un  tnrbine,  provo  c!ie  la  causa 
di  tjue' fenoraeni  era  tuttora  igaota,  e  poscia  una  nnova 
teoria  propose  su  i  turbini  di-  «abbui  dei  deserti  dell'Anie- 
rica ,  e  su  quelli  di  polvere  che  veggonsi  talvolta  nell"  estate 
su  le  pubbliche  vie.  AncVie  negli  ultiuii  suoi  momenti  non 
oblilio  le  esperieaze  ed  osservazioai  agrarie ,  e  nel  Pro- 
pagatore  indicb  il  vero  tempo  di  mietere  il  grano  e  tento 
la  cultura  di  varie  piaute ,  e  quelia  speciahnente  della 
cucurbita  meduUaris.  Al  temjK)  stesso,  approlittando  del  co- 
pioso  tesoro  di  monumenti  egizj  giunto  recentemente  a 
Torino ,  voile  indagare  se  i  capelii  delle  niummie  conser- 
vassero  la  virtii  igrometrica ,  e  riconobbe  che  le  stesse 
variazioni  presentavano  come  quelli  dei  migliori  igrometri 
di  Saussure  5  e  studiossi  altresi  di  conoscere  di  ijuale  natnra 
fosse  la  specie  di  bitume,  di  cui  le  mununie  sono  coperte. 
In  una  nota  aggiunta  alia  sua  Memoria  sopra  V  igrometria 
dei  capelii  delle  mumraie,  mostro  quanto  grande  fosse  la 
sua  erudizione  in  ogni  genere  di  studj  ed  anche  nella 
antiquaria. 

Nou  ommetteremo  che  in  mezzo  a  tanti  assidui  lavori, 
il  Vassalli  mostro  la  sua  gratitudine  agli  illustri  amici  e 
colleghi  suoi ,  suimpando  gli  elogi  del  Marini  e  del  Giorna, 
le  notizie  su  la  vita  e  le  opere  del  celebre  La  Grange , 
una  notizia  storica  del  suo  illustre  maestro  Giambattista 
Beccaria,  ed  una  Memoria  istorica  su  la  vita  e  gli  scritti 
del  Cigna,  altro  dei  fondatori  della  R.   Accademia. 

Alcune  note  veggonsi  dal  biografo  aggiunte  al  saggio 
su  la  vita  e  gli  scritti  del  Vassalli.  In  una  si  parla  del- 
r  amore  grandissimo  del  Vassalli  per  lo  studio  dell'  agri- 
coltura  e  della  botanica ;  ma  forse  per  errore  di  stampa 
si  e  tradotto  il  phorniiwi  tenax  per  lino  d'  Olaada ,  mentre 
doveva  scriversi  lino  della  Nuova  Olanda;  in  altra  si  ac- 
cenna  che  dal  chiarissimo  dottore  Bdlingeri  si  continuano 
le  esperienze  da  esso   intraprese  in  unione    col    VassaUL  su 


I'ARTE    ITALIAN  A.  4l5 

r  elettricit;!  tlel  sangue  ;  in  altra  si  acccnnnno  alcuae  cspe- 
rienze  istituite  dal  Ijiograt'o  stesso,  le  quali  seiubrercbbero 
provare  la  irradiazione  del  calore  dal  corpo  deJla  luua,  dei 
risnltaraenu  pero  delle  cjuali  egli  stesso  mostra  di  didjitare, 
inentre  nieritano  ad  ogni  modo  di  essere  ripetute,  massime , 
come  egli  si  propone ,  con  ua  terinometro  dilferenziale 
di  Leslie.  In  altra  nota  si  annunziano  le  esperienze  fatte 
injettando  nel  tessiito  cellulare  degli  animali  T  aria  atmo- 
sferica  ,  il  gas  ossigeno,  il  gas  acido  carbonico,  I'azotico, 
il  nitroso  e  1'  idrogeno  ^  in  altra  si  accenna  la  discordia 
de' lisici  su  la  cagione  dei  treniuoti ,  e  nella  ic)  si  parla 
della  misura  del  grado  torinese  eseguita  dal  P.  Beccaria. 
Oltre  die  non  troppo  esatta  e  V  espressione  che  niisurato 
siasi  lungo  la  strada  di  Bivoli  L'  orco  del  meridiano ,  dobbiamo 
pure  notai-e  che  essendosi  al  celebre  professore  Plana  at- 
tribiiito  r  onore  di  avere  dimostrato  che  gli  errori  del 
Beccaria  non  cadevano  se  non  che  sn  punti  non  essenziali, 
si  sarebbe  potuto  con  giiistizia  aggingnere  al  noma  del-. 
Tastronomo  piemontese  anche  quelle  delF  astronomo  mi- 
lanese  Carlini ,  che  socio  fu  di  ti\tti  i  lavori  intrapresi 
per  la  verificazioae  di  quel  grado.  Non  sussiste  ne  pure 
il  fatto  accennato  in  quella  nota,  che  il  Beccaria  nel  suo 
libro  intitoiato  Gradus  Tauriiiensis  non  avesse  creduto  op- 
portnno  d'  indicare  le  sue  osservazioni  astronomiche  c  le  basi 
adottate  nella  misura,  giacche  appunto  di  quelle  e  di  que- 
ste  ridonda  ttxtta  V  opera.  Ma  questo  non  diminuisce  il  pre- 
gio  in  generale  delle  notizie  e  delF  estensore.  —  Una  bella 
nota  versa  su  1' identita  de' fluid!  elettrico  e  galvanico;  altra 
sul  livellamento  barometrico  da  Torino  al  Mediterraneo  pro- 
seguito  dai  professor!  Carena  e  Bidoae ;  altra  su  la  colti- 
vazione  dell"  arftc/1/5,  che  dal  signer  Bonafoux  vorrebbesi 
nel  Piemonte  continuata  e  promossa ;  altra  sii  le  recenti 
ricerche  fatte  della  cagione  della  forza  magnetica.  Al  pro- 
pesito  della  Cucurbita  medullaris  noa  si  leggera  senza  in- 
teresse,  che  il  Fuss  scrisse  al  Vassalli  da  Pietroburgo,  sul- 
r  asserzione  tuttavia  del  Fischer ,  che  a  IMosca  due  senii 
di  quella  pianta  prodotti  avevano  i5o  frutti,  che  pero 
mangiare  si  dovevane  avanti  che  giunti  fossero  alia  lore 
maturlta.  Tra  gli  scritti  passaggieri  del  Vassalli  non  pos- 
sianio  emmettere  il  discorso  da  esse  pronunziato  nella 
promezione  del  suo  illustre  allievo ,  Giacinto  Carena ,  al 
grado  di   professore   di  lilosoiia ,  del  quale  pure  si  fa  cenno 


\ 


4 1  6  A  r  P  E  N  D  «  C  E 

ni'lla  iiota  (3o).  In  quel  discorso  trntto  ii  J'assulll  ilelU- 
qualita  che  adornare  debhoiio  un  professore  perche  gli 
allievi  ne  traggano  i!  massirno  vantaggio,  e  tutte  le  ridnsse 
a  tre  punti ,  cioe :  dottrina,  pvudenza  e  cai-ita.  Qneste  tre 
doti  potrebboiio  t'orinare  i  tre  pmiti  delP  elogio  del  Vas- 
sdlii  medesimo. 

In  tine  del  A^olume  vedesi  il  catnlogo  delle  opere  e  degli 
altri  scritti  stampati  dal  VassalU.  Alcuni  si  maraviglieranno 
al  vedere  poche  opere  grandi  separatamente  puhbllcate 
da  queir  uomo  insigne  ,  riducendosi  queste  alia  Memoria 
8opra  il  bolide ,  all'  esame  della  teoria  di  Crawford  tra- 
dotto  dair  inglese  di  Morgen  ,  alle  lettere  fisiche-meteoro- 
logiche ,  alle  Memorie  fisiche ,  ai  lineamenti  della  fisica 
sperimentale  ed  agli  elementi  di  aritmetica  e  geometria 
da  esso  pubblicati  in  coinune  coll'  Eaiuli ,  al  saggio  sul 
nuovo  sistema  metrico  ed  agli  annali  dell'  Osservatorio. 
Questo  altro  non  prova  se  non  che  ia  modestia  dellautore 
ed  il  suo  zelo  instancabile  nel  proinuovere  il  pubblico 
vantaggio ;  invece  di  scrivere  grandi  opere  su  la  scleuza 
in  generate ,  egli  amo  meglio  di  occuparsi  periodicamente 
in  quelle  ricerche  che  le  circostanze  de'  tempi  remlevano 
piu  importanti  e  piii  vantaggiose  ,  e  dei  varj  opuscoli  da 
lui  stesi  in  quelle  occasioni  e  spesso  ancora  con  una 
straordinaria  rapidita,  arricchi  sempre  gli  Atti  delle  Societa 
alle  quali  apparteneva  ,  e  diverse  periodiche  raccolte  , 
come  gli  Opuscoli  scelti ,  la  Biblioteca  oltramontaua ,  il 
Giornale  scientifico  e  letterario  di  Torino ,  la  Biblioteca 
fisica  d'Europa,  gli  Annali  di  fisica,  gli  Ozj  letterarj ,  il 
Giornale  di  fisica,  chimica,  ecc.  di  Pavia,  la  Biblioteca 
italiana  che  in  Torino  pubblicavasi  su  la  fine  del  passato 
secolo ,  il  Giornale  di  fisica  di  Parigi  ,  e  le  Memorie  di 
quella  Societa  medica  d' emulazione ,  la  Bihliotheque  Ita- 
lienne  che  comincio  a  stamparsi  nel  1804,  lo  Spettatore 
Italiano,  il  Giornale  di   Torino,   il   Propagatore ,  ecc. 


/ 


PARTE    ITALTaN.V.  417 


CORRISPONDENZA. 


'  Al   sig.    Giuseppe    Acerbi    dlrettore    delict    Biblioteca 
Itahana. 


N, 


ELLO  scorrere  il  quadenio  116  ( tomo  3g.°  pag.  188) 
della  Biblioteca  Italiaiia,  trovai  in  essa  annuiiciata  1' opera 
di  prospettiva  da  me  non  lia  guari  pubblicata  (i).  Nel 
breve  transunto  della  medesima  seiiibrandomi  die  T  autore 
deir  articolo  nou  abljia  del  tutto  colpito  nel  segno  riguardo 
alio  svilappo  di  alcune  cose,  la  prego  ,  sig,  Direttore ,  a 
voler  inserire  in  qaalclie  akro  quaderno  del  suo  giornale, 
la  presente  risposta. 

Non  pennettendoml  la  Ijrevitacirio  mi  estenda  in  tiitte 
quelle  cose  ciie  indicano  essere  stata  1'  opera  non  bene  in- 
tesa  ,  forse  perche  con  troppa  celerita  trascorsa  ,  solo  ac- 
ceanero  quelle  die  mi  sen)l)rano  di  niaggiore  rimarco ,  o 
contrarie  all'  intenzioiie  dell'  autore  di  essa.  Ti'ovo  pero 
necessario  il  premettere :  i."  Che  il  primo  periodo  del- 
r  art.  e  la  qualificazione  di  puramente  teorico  non  addi- 
consl  air  autore  dell'  opera  ,  il  quale ,  dopo  aver  frequen- 
tate  le  diverse  aule  deirAccadeinia,  si  applied  primaraente 
alia  pittura,  non  escl;:sa  la  teatrale ,  anzi  essendo  questa 
il  suo  precipuo  desiderio  ,  ne  fa  sviato  da  ostacoli  die 
inutile  sarebbe  qui  l'  accennare  ,  ed  ha  per  buoni  amici 
non  poclii  tra  i  piii  distinti  pittori  di  scene  ,  die  ben  fre- 
quenteniente  lia  veduti  e  pu6  vedere  ad  operare ,  essen- 
dosi  procacciati  e  potendo  pure  procacciarsi  dai  medesimi 
utili  informazioni.  Per  la  qual  cosa  non  e  egli  da  riputarsi 
aiTatto  digiuno  delle  cousuetudini  e  deile  pratiche  de' pittori 

(1)  Delia  ^irospf.ttLa  e  sua  appHcazione  allc  scene  ter.trali,  con 
Appeiidice  ris^uaidaiUe  la  costruzione  di  alcuni  nuovi  stromentL 
da  disegno  e  di  varie  figure  geometrlc/ie,  di  Francesco  Tacani  — • 
MUaao  ,    1020,    Paolo    Einilio    Giusti ,   pag.  3c6  ,    in  8."    e   io 

liivole. 

Bibl.  Red.  T.  XL.  27 


4l8  A  r  P  E  N  D  1  C  E 

da  teatro  (i)^  2.°  Che  un"  opera  la  quale  dalla  !.••  fino 
alia  pag.  148  non  discorie  di  pittura  sceaica ,  ciie  dalla 
pag.  149  alia  ao6  poro  discorre  dei  difctti  di  essa  ,  e 
clie  nel  riiuaneate  fino  nlla  3oo  piii  11011  iie  parla  ,  pare 
non  dcbba  ripntarsi  avere  per  prinio  scopo  il  f(ir  conoscere 
tutti  i  difi'UL  di.  prospetdvu  die  i  pittori  coinnieUono  nel  di- 
segnare  le  decorazioni  (2) ;  3.°  Clie  sono  ben  loiitaiio  dal 
credere  i  pittori  privi  di  cognizionl  teoriche ,  ne  che  le 
obbligazioni  teatrali  non  siano  qualche  volta  d'  incianipo 
air  eseguimento  di  una  perfetta  prospettiva ,  ma  spero  al- 
tresi  sara  persuaso  V  autore  dell'  articolo  die  in  un'  opera 
quale  e  la  mia  ,  non  erano  da  calcolarsi  tali  cose ,  e  nieno 
i  capricci  de' coinpositori  ,  e  debbasi  avere  per  iscopo  pre- 
cipuo  di  nioetrare  la  rctta  via  ,  lasciando  all'  esperto  pra- 
tico  il  modo  di  evitare  gli  ostacoli  clie  nel  percorrerla  si 
frappongono  (3);  4.°  Non  e  pur  vero  che  io  creda  di  aver 
ridotte  le  operazioni  a  mecodo  piii  spedito  di  qualui^que 
altro  siasi  finora    insegruito.    Se    si    avesse    fatta    maggiore 


(j)  Che  il  nustro  autore  abbia  frequentato  le  diverse  aule 
deirAccadeuiia  ,  e  che  ne'  suoi  principj  siasi  applicato  alia  pit- 
tura, non  fu  inai  noatro  penaiero  di  contenderglielo  ,  ma  per 
provarci  che  non  va  esclusa  la  teatrole  avreinuio  desiderate  che 
c'  indicasse  sotto  quale  maestro  ne  abbia  fatta  la  pratica  :  per- 
ch^ o  ha  egli  solamente  veduto  ad  operare  per  qualche  tempo, 
per  passione  geniale  dell'  arte  ,  ed  allora  gli  direnio  che  cio 
non  basta,  convenendosi  di  esercicarla  per  conoscere  tutio  queilo 
che  puo  appartenere  all'  arie  istessa  e  di  conoscerla  ben  a  fondo 
per  volerne  dare  precetti  —  {Q^aesta  e  Le  segueiuL  note  sono  del- 
r  autore  deW  articolo  ). 

(2)  Leggasi  pure  l  opera  delT  autore ,  e  comprenderassi  che 
se  non  fu  ,  come  dice  ,  d  principal  suo  scopo  il  far  conoscere 
tutti  i  di.fetli  di,  prospettiva  che  commettono  i  pittori  da  teatro, 
implicitamente  fa  conoscere  che  lo  fu  ,  quando  a  tutto  vuole  o 
intende   di  applicare   riniedio  ,   o   prospettico    miglioramento, 

(3)  Tutti,  chi  scrive  di  una  scienza  od  arte  qualunque  ,  deve 
calcolare  i  difetti  e  le  obbligaiioni ,  i  jirimi  per  iscansarli  ,  le 
seconde  per  scioglierle.  Cosi  doveva  il  nostro  autore  farsi  carico 
di  tutto  per  vedere  ae  quella  via  ch'  egli  crede  retta  ,  e  die 
intende  d'  insegnare  ,  non  incontrl  inciampo  alcuno  :  quel  volar 
lasciare  all'  esperto  pratico  il  modo  di  evitare  gli  ostacoli  che  nel 
percorrerla  si  frappongono  ,  fa  subito  vedere  che  quegli  che  in- 
segna  non  e  troppo  al  chiaro  nemmen  esso  della  cosa  che  spiega, 
e  cerca  con  una  brava  clausola  di  sciogliersi  dalF  impaccio. 


PAKTE    ITALI.VNA.  4IQ 

attenzione  al  periodo  in  cui  sta  una  inaggior  speditezza  nelle 
regole ,  sarebbesi  osservato  che  io  ripeto  tale  speditezza 
dall' uniforinanni  alia  pradca  de' pittori ,  e  quindi  confesso 
essere  dessa  una  derivazioiie  di  quella  de' pittori  medesi- 
nii  (i)i  5.°  E  iiualinente,  parlaadu  della  sez.  I  T  articolo 
sembra  non  aver  fatta  distiiizione  alcuna  tra  clii  legge  uii'o- 
pera  gia  versato  nell'  arte  di  che  tratta  ,  da  quegli  che 
Ja  legge  per  apprenderla^  il  primo  s  aiinoja  nel  leggere 
cose  conosciute  e  per  esso  trite  ,  T  altro  procura  gradata- 
niente  di  porsi  in  chiaro  delle  cose  dinotate  e  spiegate ,  ap- 
pagandosi  della  propria  continuata  attenzione,  coll'  istruirsi 
nelle  minime  parti  dell'  arte  cui  applica  il  suo  studio  (a). 
Facendo  passaggio  al  paragrafo  dove  piu  diffusamente 
parlasi  della  sezione  II,  Part,  trova  riprovevole  la  niuna 
peadenza  c!ie  brauierel  nel  palco  scenico.  Io  m'  aspettava 
una  simile  osservazione ,  ma  11011  so  d'  aver  detto  die  la 
pendenza  sia  contraria  alia  prospettiva  del  piano  dipiiito 
delle  decorazioni ;  se  cio  fosse  non  avrei  insegnato  alia  pa- 
gina  1 53  il  modo  di  disporre  le  quiiite  data  die  sia  T  iii- 
clinazioue  de!  palco,  n»  suecessivameiite  avrei  dimostrato 
griaconvenienti  die  ne  emergono  danJo  alle  stesse  una 
situazione  diversa  dall'  assegnatagli.  L'  annoverare  poi  fra 
le  ragioni  prospettiche  T  iacomoilo  de"  ballerini  e  affatto 
fuori  di  proposito  ,  come  fuori  di  proposito  fu  gia  da  me 
qualificato  iiella  niia  opera.  Nciumeno  trovasi  nell'  opera 
quel  peggio  per  le  quinte  die  tenninandosi  il  loro  dappiedi  ia 


(1)  Crtda  o  non  creda  !'  autore  di  non  aver  detto,  ne  pre- 
teso  di  dir  coei  ,  rippteremo  leggasi  1' opera  sua,  e  vedrassi  cho 
egli  crede  realmente  di  aver  ridotte  tutte  le  operazioni  pro- 
spettiche per  dclineare  le  scene  come  dicemiuo  a  metodo  ]>iu 
esatto  e  piu  sfiedito  di  qualuiique  altro  siasi  liaora  insegnato. 
Se  tale  sia  o  no,  1'  autore  utesso  «e  oe  potra  persuadere,  quando 
vedra  che  dai  pittori  di  teatro  giasi  ujc8*o  m  pratica  il  nuovo 
suo   trattato. 

(2)  Geiieralniente  le  opere  che  danno  jjrecetti ,  son  fatte  e 
pel  maestri  e  per  gh  scolari;  perche  o  e  il  priuio  ,  e  %'ede  se  po»sa 
o  debba  inseguar  meglio ;  o  e  11  secondo  ,  trova  come  appren- 
dere  ;  ma  nell'  opera  m  discorso  ,  la  cosa  die  s'  insegna  e  tal- 
uieute  ijuddivisa  nelle  minime  parti  ,  che  tanto  un  maestro  che 
uno  scolaro  ha  ben  da  stentare  a  concepiine  un  iusieme  chiaro; 
cosi  s'auuoja  il  inaescro  nel  leggerla  e  si  confonde  Io  scolaro 
uel  r  unpavarla. 


420  A   PPENDICE 

linea  orizzontale,  cd  appoggiandosi  nello  sr.csso  scnso  sul  palco 
non  possono  in  verun  coruo  secondare  I' inclinnzione  del  mede- 
sinio.  lo  noil  tlimaiiJcro  all'  autore  dell' art.  quali  sieao  quelle 
quinte  die  non  al)liiano  il  loro  dajipiede  in  linea  orizzon- 
tale ,  e  clie  nello  stesso  senso  non  possano  adaltarsi  a  qna- 
lunque  inclinazione  abbia  il  palco.  Diro  solo  ,  die  la  ra- 
gione  die  mi  spinse  a  proporre  orizzontale  il  palco  ,  fu 
quella  di  poter  coinbinare  una  prospettiva  die  niantenga  ki 
proporzione  costarit.e  coW  nltczza  inaltenibile  degli  attori ;  ac- 
cenno  pure  die  altri  difetti  andrejiliero  ad  evitarsi  con  tale 
posizione,  ma  niuno  e  di  quelli  accennati  nell'  art.  Diniostro 
pero  die  si  puo  operare  col  principio  stabilito  iielT  opera, 
andie  essendo  inclinato  il  palco  ,  e  percio  a  pag.  200  in- 
segno  come  si  trovi  queU'  accrescimento  die  nella  prospet- 
tiva delle  quintc  piii  o  meno  ne  deriva  ,  per  farlo  per- 
dere  nella  prospettiva  medesima.  Ed  iii  questo  io  credo 
uniforniarmi  in  tutto  alia  pratica  de' pittori  da  teatro ,  dai 
quali ,  bendie  sieno  degradate  le  quinte  ,  non  essendo  nem- 
nieno  da  essi  calcolata  la  pendenza  del  palco  ,  ne  risul- 
tano  necessarianiente  delle  eccedenze  o  delle  deficienze  nelle 
loro  prospettive  ,  die  i  pittori  sanno  opportanamente  na- 
scondere  (1). 


(i)  In  qual  luogo  della  sua  opera  abbia  detto  il  nostro  au- 
tore che  la  pendenza  sia  coiitrarla  alia  prospettiva  del  piano  di- 
piato  delle  decorazioni  non  israiemo  a  cercarlo  ,  ma  riaudando 
quello  cha  lia  scritto  vedra  d' aver  detto  die  il  piano  de!  palco 
scenico  ,  quantunque  in  certo  niodo  debba  coiisiderarsi  prospet- 
tico  pel  6U0  peudio  che  uiostra  ancli'  esse  di  concoiTere  a!  punto 
della  linea  orizzontale,  mai  accorda  in  unione  con  quel  piano 
dipinto  sul  telone  ,  il  die  e  verissiuio.  IMa  come  fare  divcrsa- 
iiiente,  dicuno  1  pittori  dell' arte.  Per  riguardo  poi  a  quellu  die 
abbiamo  detto  dell'  appu)|:!iio  delle  quinte  iu  luiea  orizzontftle 
sul  palco  ciie  non  possouo  in  verun  conto  secontlare  1'  inclina- 
zione del  inedesiuio,  b-ista  che  T  autore  provi  a  fav  andare  al 
punto  di  prospettiva  il  dapi^iedi  della  quinta,  e  vedra  che  ne 
sul  carretto  appoggia  in  quadro ,  ne  il  dappiedi  della  quinta 
stessa  uiai  potri  figurare  di  secondare  la  naturale  inclinazione 
del  palco,  se  non  quaudo  la  niedesuua  e  niessa  in  figura  para- 
pettata,  come  si  fa  per  le  scene  tutte  chiuse  dai  lati  e  nella 
soilitta  ancora.  Nel  resto  se  sia  eseguibile  c'o  che  il  nostro 
autore  dice  per  riguardo  alia  prospettiva  delle  quinte  ,  leggasi 
pure   il  buo  ed  il  nostro  scritto  e   decidano  1  pittori  tutti  di  teatro 


PARTE    ITALIANA.  42  1 

Nel  sussegucnte  paragr.ifo  1'  art.  prosic2;nc  a  dire  die  i 
Oifetti  delle  cjninte  io  gli  ripeto  dallo  spazio  eguale  de"  ta~ 
g!i  nel  palco,  e  per  rimediare  a  questl  incouvenienti ,  dice 
che  suggerisco  di  disegnare  sul'.e  cpiinte  gli  oj!;getti  di  mi- 
sure  eguali.  e  geoinetriche.  Nell' opera  iiivece  diccsi  che  la  pen- 
denza  del  palco  ricluedereblje  una  distribuzioue  degra- 
data  nelle  fessure  delle  quinte ,  ma  accordandosl  1"  attuale 
distribuzioue  eguale  col  pnlco  orizzontale  ,  io  non  propongo 
alterazione  alcuna  in  cio.  Del  resto  non  sapendo  ove  io 
abbia  suggerito  di  disegnare  gli  oggetti  di  misure  eguali  e 
geoinetriche ,  convien  dire  die  a  me  manchi  il  dono  di  farmi 
intendere  dall'  autore  delP  art.  Che  se  per  ottenere  la  co- 
stante  proporzione  tra  gli  attori  e  la  prospettiva  scenica, 
suggerisco  di  supporre  gli  obbiettivi  il  piii  che  sia  possi- 
Ijile  viciiii  alle  quinte  su  cui  vanno  rappresentati,  questa 
lappreseritazione  pero  debbe  intendersi  esser  prospettica  , 
ne  cio  era  necessario  I'avvertire  in  un*  opera  che  ragiona 
soltanto  di  prospettiva.  Non  ista  pure  che  io  esaurisca  il 
alio  nuovo  ripiega  con  un  esempio  solo  di  colonne  isolate  , 
come  Io  diniostrano  le  fig.  4.4,  46  e  47,  e  quindi  fuori 
di  proposlto  e  vano  mi  appare  il  confronto  esposto  nel- 
r  art.   tra  le  colonne  ,  le   piante   ed  i  boschi  (i). 


se  rol  niiovo  suo  nietodo  possa  riniediarsi  a  tutti  qiiegl' inconve- 
nient! ch' egli  accenna ,  e  sia  quel  ripiego  di  poter  combinare 
una  prospettiva  che  mantenga  la  proporzione  costante  coll'  altczza 
iiialterabile  degli  attori. 

(1)  Se  r  autore,  repliclierenio  ,  avssse  operato  in  teatro  avrebbe 
inteso  nieglio  cio  che  gli  ahbiamo  risposto  sulT  in%'enzione  da 
lui  snggerita  per  disegnar  le  quinte  in  modo  (sebene  1' abbiam 
conipreso  )  che  abbiano  e  non  abbiano  tutta  quella  solita  di- 
nilnuzione  clie  viene  nafuralmente  a  cadere  negU  oggetti  dipinti 
suUe  quinte  per  ragione  di  prospettiva  ,  ma  conservino  senipre 
un'  altezza  tale  che  niai  poasa  disdire  coll'  altezza  invariabile 
come  si  vede  dell'  attore  ,  iion  potendo  questa  in  verun  niodo 
degradare  prospetticameute  come  gli  altrl  oggetti  dipinti.  Se  il 
nostro  autore ,  pieno  d'  inimaginazione  nello  scrivere  avesse  , 
come  gia  dicemmo  ,  operato  o  veduto  ad  agire  per  un  tempo 
sufficiente  a  conoscere  la  pratica  dell'  arte  tutta  ,  siaroo  certi 
che  si  sarebbe  persuaso  da  se  che  il  suo  metodo  non  era  su- 
Bcettibile  a  v  iriare  disegno  nelle  quinte  come  egli  pvetende ,  e 
che  si  desidera  in  teatro  ;  non  potendosi  (  se  avesae  iuteso  o 
voluto  inceudere  il  nostro  scherzo  )  far  servirf  le  quiate  arcbi- 
tettoniche  per  piii  scene  ,  come  si  fa  coUe   quinte  de'  boschi  o 


42  2  A  P  X'  F.  N  D  I  C  K 

Alia  pag.  1  (ir>  deir  opera  acceunasi  die  la  situazionc 
orizzontale  del  paico  sconico  non  e  attendiblle ,  se  uon 
ilando  un"  inclinazione  mngjiore  alia  platea,  e  snppoaendo 
qucsta  non  alterata  ,  si  dii  un  avvertinicnto  tendente  a  far 
conoscere  fin  dove  possa  giungrrp  tale  inclinazione ,  senza 
urlare  cli  fronte  le  Jeg'^i  prospcttiche  ,  ma  essendo  per  ci6 
necessario  il  previaniente  collocarc  il  pnuto  di  vista,  passo 
nel  paragrafo  successivo  ad  esternare  su  di  questo  il  niio 
parere ,  non  senza  addurre  le  ragioni  ehe  m''  inducoao  a 
proporlo  nel  mezzo  del  la  platea. 

Su  di  un  tal  punto  e  dove  1'  autore  dell'  art.  si  ferma 
di  piu ,  e  dopo  aver  allcgate  le  molte  ragioni  che  oppon- 
gonsl  a  situarlo  in  tal  luogo  ,  conclude  ,  parmi ,  clie  la 
situazione  preferibile  sia  alia  porta  d' entrata  nella  platea. 
Disse  pero  prima  ,  che  il  jiittore  puo  fissarlo  anclie  fuori 
del  teatro,  se  gli  torna  utile,  anzi  accenna  che  alcuni  lo 
vorrebbero  alia  loggia  principale  del  mezzo  ;  ma  ,  sebben 
da  una  tale  situazione  senibra  dissentire  alquanto,  soggiunge 
che  se  si  dovesse  prender  norma  dalla  vediua  del  mure  e 
de'  laglieUi ,  il  punto  di  veduta  pub  fissarsi  fino  alV  altezza 
del  loggione. 

Alia  buon'  ora  ,  lo  fissino  anche  in  cielo  i  pittori  il 
loro  punto  di  veduta  delle  scene  ,  ma  nella  mia  opera  ia 
determinazione  del  punto  di  veduta  era  necessaria  per 
Istabilire  conseguentemente  la  pendenza  del  palco.  Dunque 
io  dovea  determinarlo  questo  punto.  Fatto  riflesso  per— 
tanto  ,  die  i  pittori  nel  porre  in  opera  le  loro  scene  ,  si 
mettono  costantemente  nel  mezzo  della  platea  per  ottenere 
la  ricorrenza  delle  linee,  e  che  ripugna  alle  sane  leggi  della 
prospettiva  che  questa  ricorrenza  cada  fuori  del  giusto  punto 
di  vista  ,  io  credei  non  andare  errato  stabilendolo  nel 
mezzo  della  platea.  E  giovi  qui  V  avvertire  ,    che    se    nei 

di  verdura  qualunque  ,  i>pr  cotnodo  solo  del  pittore,  o  per  non 
dire  abuso  ;  ne  sappiamo  poi  vedere  coiui'  gli  opgetti  dipintt 
iulle  quinte  vengano  diniinuiti  a  segno  di  far  comparire  I'attore 
a  divenir  gigante  ,  mantenendo  queeti  sempre  (per  quanto  pare 
a  noi  )  una  grandezza  suiricieiite  per  vedere  1'  attore  ad  entrare 
ed  uscire  da  quel  luogo  di  ahezza  sempre  praticabile  con  quella 
deir  attore  istesso  ;  e  ([uesto  va  poi  fuori  di  proporzione  rolla 
sua  srandezza  qiiando  si  accosta  troppo  al  dipinto  del  telone  , 
quando  Jia  il  dipinto  stesso  delle  paiti  niolto  inipicciolite  dalla 
lonlananza  che  ne   figura. 


TAllTE    ITALIATSTA.  423 

nostri  teatri  della  Sca)a  e  Canobbiana  si  conducano  dal 
mezzo  della  platea  due  tangenti  alle  colonne  posteriori 
del  jjroscenio ,  1'  angolo  tra  esse  e  molto  niinore  di  gradi 
60;  quindi  ancorche  si  supponesse  una  scena  nel  luogo 
del  sipario  ,  inutile  diventa  1"  obbiezione  del  triangolo  equi- 
latero  posta  a  campo  dall'  art. ,  perche  esseodosi  da  me 
detto  alia  pag.  168  ,  che  i  ripiegbi  dei  teatri  piccoli  non 
erano  del  mio  scopo ,  pnrnii  con  cio  essermi  spiegato  ab- 
bastanza  (i). 


(l)  Per  riguardo  all' altezza  del  punto  di  progpettiva  da  fis— 
earsi  in  teatro  ,  eempre  piu  fa  conoecere  il  nostro  autore  che 
non  solo  non  ha  operato  in  pratica  ,  nia  che  di  rado  interviene 
al  teatro  ,  quando  non  trova  ginsta  1'  altezza  del  punto  orizzon- 
tale  a  quella  di  una  persona  in  piedi  ,  stante  alia  porta  della 
platea  ,  che  ^  la  niinore  che  un  pittore  possa  eeguare ;  perch6 
a  chi  sta  seduto  una  tale  altezza  non  pregiiulica  tanco  ,  quanto 
pregiudicherebbe  a  quegli  stanti  in  pirdi  se  il  punto  dell'  oriz- 
zonte  fosse  all'  altezza  df  IT  occhio  delle  persone  eedute  ,  perche 
quelli  in  piedi  gia  vedrebbero  la  scena  al  disotto  del  loro  oriz- 
zonte ,  pegaio  poi  per  quelli  clie  ?tanno  piu  in  alto,  non  ea- 
sendovi  coga  piu  contraria  all"  efi'etto  della  scena  che  il  vederla 
al  di  sopra  del  punto  orizzontale  con  coi  e  disegnata  ,  come  si 
vede  difettosaniente  dai  palchetri .  e  per  questo  in  alcuni  teatri 
vi  e  r  obbligo  nel  pittore  di  tenere  il  punto  di  veduta  all'  al- 
tezza della  principal  loggia  di  mezzo  ,  ossia  a  quella  del  So— 
vrano.  Se  poi  il  nostro  autore  fosse  ,  o  fosse  stato  realmente 
pittore  da  teatro  avrebbe  conipreso  ttitto  cio  che  noi  abbiauio 
detto  neir  ai  ticolo  riguardo  al  punto  di  distanza  e  dell'  altezza 
di  quella  della  veduta ,  ed  avrebbe  inteso  la  pessima  licenza 
di  alcuni  di  portarlo  sino  al  loggione  per  la  veduta  de'  laghetti 
e  del  mare  ,  e  la  ragione  perche  anche  in  quilche  occasione 
possa  fissarsi  d  punto  di  distanza  anche  fuori  della  platea:  cosi 
lo  preghianio  di  rileggere  il  nostro  articolo  e  ne  vedra  la  ra- 
gione quando  si  possa  farlo  ,  e  trovera  dimostrato  ancora  il 
perche  non  convenga  il  flssar  il  punto  di  distanza  al  mezzo  della 
platea ;  e  per  riguardo  alia  ragione  addotta  ,  che  i  pittori  si 
servono  del  mezzo  tiella  platea  per  mettern  al  suo  punto  le 
scene  ,  anciie  qui  direnio  al  nostro  nuiore  che  nianca  di  pra- 
tica ,  perclie  se  cosi  non  fosse  ,  saprebbe  che  altro  e  il  punto 
per  sitnare  le  quinte  al  suo  luogo  nel  palco  scenico  ,  altro  e  il 
punto  di  distanza  di  tutta  la  scena  ,  perche  per  quello  delle 
quinte  conviene  die  i!  nitrore  si  metta  i;i  platea  a  (]uel  luogo 
che  possa  piii  faciluiente  comprendere  che  Ic  quinte  non  sfo- 
reranno  dai   lati ,    e    quello    del    telone  ,  osaia  di  tutta  la  scena 


424  A  r  P  E  N  D  I  C  E 

Confessa  pero  in  altro  luogo  Tart,  clic  potcndosi  una  pin- 
spettiva  realmente  ledere  al  prcciso  punt.o  dl  dUtanza,  dthba 
far  niolio  piu  iiiganno  che  in  altro  panto,  quindi  diloj!,uatasi , 
per  cio  che  ora  dicemnio  disopra,  T  olibiezione  d^U' esage- 
rata  inclinazione  delle  lince ,  raltra,  accennata  insiemc  alia 
prima  dall"  art.  e  relativa  alia  difTlcolta  del  ritrovamento 
del  punto  di  vista  in  una  prospcttiva  gia  fatta,  non  e  atten- 
dibile  nel  nostro  caso ,  ove  nessuna  difllcoUa  si  presenta 
nel  rinvenire  il  mezzo  della  plntea ;  che  se  lo  spcttatore 
ivi  collocato  per  confessione  dell'  autore  stesso  dcIP  art. 
debbe  godere  una  perfetta  illusione  nelle  scene  ,  e  certo 
altresi  che  gli  altri  spettatori  godranno  piu  o  mcno  perfetta 
questa  illusione ,  a  seconda  che  piii  o  meno  saranno  distant! 
da  qnel  punto  ;,  ma  sempre  saranno  a  miglior  condizionc, 
a  confronto  di  quelle  scene  il  di  cui  punto  visuale  sia  col- 
locato alia  porta  d'  entrata   o  fuori  del  teatro  (i).      ' 

convien  fissarlo  a  r[uella  distanza  cht-  gia  vedemnio  da  noi  fis- 
»ata  alia  porta  d' ingvesso  della  platea ,  jjer  tutte  quelle  ragioni 
che  abbiaiao   gia  addotte. 

(])  Noi  abbiam  dimostrato  che  una  scena,  quando  ha  il  punro 
di  vediUa  verso  il  mezzo  della  platea,  finche  non  siamo  giunti 
a  quel  punto  di  situazione  vediamo  gli  scorti  tntti  della  scena 
fuori  di  proporzione  ,  perclje  vengono  a  couiparlrci  piu  lar- 
ghi  come  Bono  realmente;  alTincontro  se  il  punro  di  veduta 
h  fissato  air  ingresso  della  platea,  noi  al  primo  sguardo  en- 
trando  vediamo  subito  la  scena  nel  suo  giusto  effetto  di  pro- 
epettiva,  perche  ,  considerata  la  sua  larghezza  al  proscenio  come 
quadro  ,  abbiamo  appena  quella  distanza  che  e  sufliciente  per 
■veder  in  un'  occhiata  tutta  la  scena  serrata  nella  sua  cornice 
formata  dal  proscenio  stesso  ,  e  canibiando  noi  di  distanza  a 
niano  che  ci  avanziarao  nella  platea  ,  niente  perde  di  effetto  la 
scena,  perch^  ancorche  vediamo  gli  scorti  degli  oggetti  dipinti 
piu  ristretti,  non  fanno  altro  che  farci  intendere  la  cosa  piu  in 
lontano ,  ma  non  sproporzionata  ,  al  contrario  quando  gli  scorti 
della  scena  eono  fatti  per  vedersi  piu  davvicino  (ed  allora  sono 
piu  larghi  )  e  siano  veduti  fuori  di  quel  punto  di  distanza  che 
servi  per  disegnare  quella  veduta,  cioe  ad  una  loutananza  mag- 
giore,  allora  li  vediamo  esagerati ,  come  il  nostro  autore  gia  sa 
benissimo.  Se  egli  frequentera  piii  spesso  il  teatro  avra  occa- 
sione  di  convincersi ,  che  il  punto  di  distanza  ,  quando  per  ac- 
cidente  trovasi  verso  il  mezzo  della  platea  ,  oltre  1'  incomodo 
di  doverlo  andar  a  cercare,  per  vederc  tutte  le  linee  a  non  pre- 
cipitare  ,  trovato  che  h>  avra  ,  gli  manchera  poi  quella  distanza 
per  vedere  in  un  colpo   d'  occhio  tutta  la  scena. 


PARTE    ITALtANA.  425 

Nel  terminare  cosi  V  analisi  della  scz.  IL  conchiude  che 
sc  io  avessi  pratica  di  un  tal  genere  cU  prospettiva,  avrci 
forse  apprcso  a  nori  credere  i  pitton  cUt  tcatro  troppo  tcarsi 
nelle  cognizioni  teoridie !  e  che  gli  evrorl  ne'  quaii  cadono 
qualche  \o!ta  anch'  essi ,  dehbonsi  attrilmlre  alia  troppo  loro 
frandiezza  die  tante  volte  produce  delle  facill  scorrezioni  ecc.l 
In  primo  Inogo  io  protesto  che  niim'' altra  causa  ni'indusse 
a  publjlicar  la  niia  opera  ,  che  la  soddisfazione  di  ren- 
dere  di  pubblico  dritto  quelle  quaisiansi  scoperte ,  e  que- 
gli  studj  che  T  amor  per  quest*"  arte  nii  trasse  a  fare.  In 
secondo  luogo  confessando  la  niia  ignoranza  nel  noo  sa- 
per  distinguere  gli  errori  che  provcngono  dal  non  sapere, 
da  quelli  che  puo  produrre  la  soverchia  frandiezza ,  pa^o 
sara   in  questo ,   credo,    I'autor    deli"  art.   (i). 

Parlando  della  sezione  111  dice  che  le  regole  in  essa 
contenute  sono  da  me  proposte  per  la  prospettiva  delle 
scene.  NelT  introdnzione  alia  niedesiuia  sezione  invece  di- 
cesi  che  esse  saranno  di  utile  a  quelli  che  hanno  contratta 
I'  abitudine  di  operare  ad  occhio  ,  tra  i  quali  accenno  i  pit- 
tori  da  teatro ,  servendosi  essi  appnnto  di  regole  analo- 
ghe.  3Ia  se  avessi  esercitato  in  praiica  la  professione ,  dice 
1'  art.  nemmen  cosi  avrel  parlato  ,  perche  mi  sarei  accorto 
che  operandosi  in  prospettiva  a  forza  d'  inter secazioni  di  V- 
nee  ,  quando  non  proi'engono  da  punti  di  una  formale  pianta.. 

ma    da  punti   per    Io   piu   fissati    in  frcita In. 

somma  anche   in   questo    non .  mi    riesce    di    accontentare    il 
di  lui  autore. 

Eccoci  finalmente  alle  appendici  ,  a  quelle  parti  cloe 
jielle  quali  mi  trova  degno  del  piii  grande  encomia ,  per  la 
singolarita  dell'  invenzione  e  per  la  fncilita  con  ciii  si  dise- 
gnano  molte  cose  in  prospettiva ;  ma  fermando  T  attenzione 

(l)  II  nostro  autore  non  potva  niai  peisuaderci  c)ie  egli  co- 
nosca  abbastanza  la  pratica  di  disetnar  le  scene  perche  molte 
cose  le  avrebbe  detre  in  altro  niodo  ,  o  le  avrebbe  spiegate  con 
inags,iore  chiarezza.  Faccia  pur  egli  prova  di  inettere  in  mano 
il  suo  I'bro  a  qualche  pittor  di  scena,  e  se  trova  cli'  esso  possa 
intenderlo  con  tutta  quella  facilita  clie  a  lui  senibra,  e  possa 
mctteve  in  pratica  tutto  qnello  clie  insegna ,  dica  pure  che  a 
torto  gli  veuaero  fatte  le  nostre  opposizioni ;  ina  se  trova  il  con- 
trario  ,  speriamo  clie  si  persuadera  clie  senza  pratica  non  si 
puo  tutto  sapere,  ne  scrivere  chiaro  di  una  cosa,  perche  questa 
non  si  conosce  abbastanza. 


426  APPENDICE 

particolarmente  al  compasso  d'  archi  che  per  la  pvospet- 
tiva  noil  e  fatto,  e  non  al  triregolo  che  reputo  di  niolto 
vantaggio  a  quest' arte  ,  convien  dire  die  io  piaccio  al- 
r  autore  dell"  art.  solo  allorquando  di  prospettiva  non  ra- 
giono. 

Loda  pero  infine  I'art.  lo  zclo  che  mi  mosse  a  contri- 
buire  all'  incrcmento  di  una  maggior  perfezione  nella  pro- 
spettiva ,  e  di  questo  sono  assai  tenuto  al  di  lui  autore  (i). 

F.  T. 


(i)  Sembra  infine  dispiacere  al  nostro  autore  rhe  aveodo  noi 
giiisiauiente  loJata  I'Appendice  dell'  opera  sua  non  siasi  da  noi 
fatta  parola  aul  nierito  di  prospettiva,  su  di  che  gli  diremo  clie 
essendo  egli  di  gia  conosciuto  per  altra  sua  opera  che  tratta 
principalmente  de'  puri  precetti  di  prospettiva  ,  essa  sola  ere— 
demmo  potesse  bastare  a  far  conoscere  quanto  egli  sia  versnto 
in  quella,  e  quanto  sia  grande  il  suo  talento  in  molt' altre  cose 
clie  egli  distintamenje  conosce  ;  per  il  clie  portiamo  certa  opi- 
nione  che  se  T  esimio  autore  avesse  fatto  pratica  suUa  dipintiira 
delle  scene  teatrali  ,  forse  ne»6uno  nieglio  di  lui  poteva  dare 
precetti  in  quest'  arte. 


PAPxTE    ITALIANA.  427 

.>»iijni-»iiki^imiiii|»»i  uijinllliui|iUiuiniiminJUJ.»iimia[jj.iiii«ji«iiiiiyn«»«»»i.»       i    ||       mirinrHl 


A  N  N  U  N  Z  I  O. 


V  Editore  della  Storia  dell'  arte  col  mezzo  del  monumenti  di 
G.  B.  L.  G.  Seroux  d'Agincourt  ai  signori  associad  alia 
medesima. 


Co 


JoL  niio  Manifesto  pubbllcato  I'  anno  ecorso  indicai  il  signor  prof.  A. 
Levali  siccome  la  persona  da  me  pregata  per  la  tradazione  dal  francese 
dell'opera  del  d'Agincourt ,  Storia  lie IV Arte  ecc.  Lo  stesso  signer  Professore 
aveva  altresl  preso  impegno  d'  apporvi  qui  e  la  le  osservazioni  o  rorrezioni 
che  sarebbero  sembrate  piii  opportune  ia  conseguenza  delle  scopertc  fatte 
posteriormente  all'  opera  siiddetta  intorno  ai  monumenti  in  essa  illustrati. 
Occupatissimo  ora  il  prelodato  sig.  prof.  Levati  in  altri  lavori  e  ncgl'  im- 
pegni  del  suo  istituto  trovasi  costretto  a  dover  abbandonare  ad  altri  la  gia 
incominciata   opei-a. 

Egli  e  per  cio  che  io  mi  faccio  un  dovere  di  avvertire  i  signori  Asso- 
ciati  clie  ua  tale  Impreveduto  accidente  non  impedira  il  progrcsso  regolare 
della  mia  edizione  ,  avendo  di  gia  accettato  I'  incarico  della  continuazione 
il  signor  Ignazio  Fumagalli,  pittore  e  f.  f,  di  Segretario  della  I  R.  Ac- 
cademia  di  Belle  Arti,  ed  il  signor  Carlo  Zardetti ,  aggiunto  al  Direttore 
deir  I.  R.  Gabinetto  numismatico  di  questa  citta.  II  prinio  occuperassi  in- 
tiernmente  tanto  della  traduzione  che  delle  osservazioni ,  aggii.nte  o  cor- 
rezioni  spettanti  alia  parte  della  pittura  ;  il  «econdo  prese  1'  eguale  incarico 
per   le   altre  dne   parti  ,    quella   cioe    dell'  architettura   e   della   scultura. 

Le  incision: ,  come  gia  dissi  nel  raio  succitato  manifesto  ,  saranno  e3e- 
guite  dal  sig.  Alessandro  Kivelanti  di  Verona  per  V  Architettura,  e  dal 
sig.  Giovanni  Carattoni  di  Roma  ,  allievo  del  valente  Nicolo  Aureli  ,  per 
la  Figura.  La  revisione  poi  delle  tavole  spettanti  alia  pittura  cd  alia  scul- 
tura Sara  fatta  dal  chiarissimo  sig.  Vincenzo  Raggio  ,  e  le  altre  dell'  archi- 
tettura verranno  corrette  dal  rinomato  prof,  architetto  sig.  G.  Antolini  , 
lo    stesso   che   illustro  le   antiche   rovine   di    Veleja. 

Vedranno  con  cio  i  signori  Associati  a  questa  mia  intrapresa  che  non 
tralascio  di  adoperarmi  in  tutto  quello  che  puo  corrispondere  al  niantcni- 
mento    delle   promesse    gia    fatte   nel   raio    prirao    Manifesto. 

Onde  poi  non  interrompere  il  prbgresso  della  pubblicazione  del  tcsto 
originale  con  lunghe  note  ed  osservazioni  ,  ho  creduto  bene  di  tutte  col- 
lociirle  in  fine  delle  singole  parti  ilell'  opera,  citando  ivi  la  pagina  a  cui 
ciascuna   delle   medesime   dovra    corrispondere. 

Oso   lusingarmi  che   i   signori   Associati    continueranno   col     loro  favorc  ad 
animare  questa  mia  dispendiosa  e   non    troppo   facile    infrapresa. 
Milano  ,   il    5  dicembre    1825. 

Ranicri  Fanfani  ,  tlpografo  ,  calcografo 
e  negoziante  di  Stampe  in  Milano  , 
contrada  dei   Borsinari,   num.  1027,1 


^28 

IND ICE 

(idle  matcrie  contcnute  in  qitesto  XL  volume. 


PARTE   I. 

LETTER4.TURA.    ED     ARTI    LTBER  VLI. 


i^T 


'TORI  A  della  Sardegna ,  del  cav.  D.  Giuseppe  Man  no. 
Tomo    !.• pag.        3 

Sulla  Mitologia,  Semione  del  cav.    Vincenzo  Monti   .   v      ly 

Scriptomm  veterum  nova  coUectio  e  Vaticanis  codicibus 
edjta  ab  Angela  Majo.  Tomo   1° „      3-7 

Opere  dl  Torquato  Tasso  per  cura  di. .  Gio.  Gherardini. 
Volume  5."  ed  ultimo.  (  Vedi  i  tomi  Sa."  pag.  809, 
^Sr  pag.   3 18,   37."  pag.   332) „      46 

DeW  urna  con  bassorilievo  ed  epigrafe  di  Arnnte  figlio  di 
Lore,  trionfatore  etrusco ■■  dissertazione  di  Vincenzo 
Campanabi „     52 

V Orlando  f arioso  e  poesie  varie  di  Lodovico  Ariosto  »      59 

Del  Bello  ,  ragionamenti  del  come  Leopoldo  Cicognara  »    1 46 

Anrmli  musuhnani ,  di  Gio.  Batt.  Rampoldi.  Volumi  7.° 
al  10."  (Vedii  tomi  zj."  pag.  28  e  297,  io."  pag  33, 
32."  pag.   34,   37°  pag.   2,89 >i    i55 

Bellezze  della  letteratura  itaUana  raccolte  per  cura  di 
Gio.  Batt.  NicoLiNi  e  di  Davide  Bebtolotti.  Vol.  i."   176 

Famiglie  celebri  italiane ,  del  ca.v.  Pompeo  Litta.  Parte 
seconda  del  fascicolo  14.°  (Vedi  i  tomi  iS."  p.  289, 
20.°  p.  27,  22."  p.  160,  25.°  p.  33,  26."  p.  178,  27.° 
p.  319,  32."  p.  27  e  38."  p-  5i) »    180 

Storia  letteraria  della  Liguria,  di  Giambattista  Spotorno. 
Tom.    1."  al  3." .;   289 

Nuova  serie  di  vlsioni  allegoriche,  Cantiche  sei  deW  ab. 
Giosafatte  Cipriani »   3 1 3 

PARTE    II. 

SCIENZE    ED    ARTI    MECCANICIIE. 

Nuovo  metodo  economico  pratico  di  fare  e  conservarc  il 
vino,  del  canonico  Pietro  Stancovich pag.      64 


I   N  D  1   C  E.  429 

Osservazioni  del  dott.  fisico  Giuseppe  CEnni  al  libro  in- 
titolato  ■■  Cagioni,  natura  e  sede  della  pellagra,  di 
Gio.  St  RAM  £10.  (^Fine.  Vedi  i  tomi  38.°  pag.  a  10  e 
39.°  pag.  228) pag.     85 

Annali  dell' I.  R.  Istituto politecnico  di  Vienna.  Tomo  4.° 
(^  Condnuazione ) .  Vedi  i  tomi  34.°  pag.  38/,  35.° 
pag.  90,  36."  pag.  82  e  37a »    i85 

Atti  dell'  I.  R.  Accademia  dei  Georgofili  di  Firenze. 
Tomo  4.° "    194 

Idem.  (  Fine  ) »»    3a6 

Nuovo  metodo  di  curare  la  trichiasis  ■■  Memoria  del  prof. 
A.   Vacca'-Berlinghieri »;   210 

Prodromo  della  mineralogia  vesuviana ,  di  T.  Monticelli 
e  N.  CovELLi >/   337 

Memorie  dell' I.  R.  IstitiUo  del  Regno  Lombardo-Veneto. 
Vol.  5.°  {Continuazione.    V.  il  tomo  Sg."  pag.  357)   "   348 

Intorno  alia  medicina  analitica,  cicalate  di  Maurizio 
BuFALiNi »  356 

APP  ENDICE. 


PARTE    I. 

SCIEISIZE  ,    LETTEKE    ED    ARTI    STIIA.NIERE. 

Physiologic  des  passions ,  ou  nouvelle  doctrine  des  senti- 
mens  moraux ,  par  J.  L.  Alibert pag.    1 04 

Sur  les  fonctions  etc.  Sulle  funzioni  del  cervello.  Opera 
del  dott.  F.  J.  Gall '/    116 

Anatomic  etc.  Anotomia  dei  sistemi  nervosi  degU  animali 
for  rut  i  di  vertebre.   Opera  di  F.  Magendib  e  A.  Des- 

MOVLINS "12  1 

De  VEmploi  des  chlorures  d'oxide  de  sodium  et  de  chaux, 

par  A.   G.  Labarraque "219 

Rassegna  delle  opere  die  trattano  della  letteratura  orien- 
tale  puhblicate  in  Europa  dal  1816  al  1820  inclusivo, 
del  cav.  Giuseppe  de  Hammer.  ( Continuazione.    V.  i 

tomi  38."  pag.   388;,  e   39."  pag.   io3  ) "   223 

Idem.    (Fine ) »    36i 

Anniversario  della  laurea  di  Biumenhach ''247 

Manuel  d'anatomie  generale  descriptive  e  pathologique , 
par  I.  F.  Meckel "   378 


43o  1   N  D  I  C  E. 

PARTE  II. 

SCIENZE,   LETTEUE    ED    AKTI    ITALIANE. 

Discorso  per  la  solenne  distribazione  de  prenij  deW  I.  It. 
Accademia  delle  belle  arti  in  Milano ,  fattasi  il  3o 
agosto ,  letto  da  Ignazio  Fumagalli  vicesegretario  della 

inedesima pag.    128 

Estratto  de' giudizj  pei  grandi  concorsi >»    187 

Concorsi  di  seconda  classe >i    280 

Oggetti  di  belle  arti  esposti  oltre  i  premiati .   .   .  »   2S1 

OpERE    FERIODICHE '/     140 

Giornale  di  fisica,  chimica  ecc.'.  dei  prof.  P.  Confi- 

GLiACHi  e  G.  Brugnatelli  di  Pavia.  Bimestre  S.°  »  ivi 

Giornale  Arcadico  di  Roma,  quademo  8o.°  .   .   .   .  "  266 

Idem,  quaderno  81.° "  894 

BiBLIOGRAFIA »     141 

Regno  Lombardo-Veneto »/      ivi 

Prospetto  di    tutti  i  concimi    europei ,    di  Giuseppe 

Gavtieri "      ivi 

La  Certosa  di  Pavia  ,  dei  fratelll  Durelli.  Fasci- 

coli    9.°  al   i3°.  (^Vedi  i  tomi  32."  pag.   289,   c 

34.°  pag.  409) "    256 

Poesie  italiane  di  messer  Angelo  Poliziano  .  ,  "  260 
Poesie  del  niarchese  Tommaso  Garcallo  .  .  .  .  "  ivi 
Varie  operette  del  conte  Lorenzo  Magalotti  .  .  »  261 
Delle  societa  di  guadagno  :  trattato  teorico-pratico 

dell' aw.  Giuseppe  Carozzi »*   26a 

/  due  contratti  di  mutuo  e  locazione  di  valori:  con- 

siderazioni  analitiche  del  marclicse  di  Bruno  .  »  ivi 
II  Calomero:  poeinetto  del  conte  Folchino  Scuizzi  »  264 
Rime  edite  ed  inedite  di  lacopo  Vittorelli  ,  colla 

traduzionc  latina  a  fronte  dell'  abate  Giuseppe  A. 

Trivellato "2  65 

La    vita  di    Dante    Alighieri    scritta    da    Giovanni 

Baccacci  •  testo  di  lingua  ora  nuovamente  emcn- 

dato  per  cura  di  Bartolommeo  Gamba  .  ..."  267 
Biografia  universale  antica  e  modenui.     Vol.    21.°;, 

22.°  e   23.°    .  .  .   .  • "271 

Raccolta  di  viaggi.  Biennio  III "395 

Storia    degli    Arabi    compilata   dal   prdf.    Ambrogio 

Levat7. "  4^^^ 


I  N  D  1  C  E.  481 

Operette  sceUe  di  Paolo  Frtsi pag.  404 

Raccolta  di,  tragedie  scriite  iiel  secolo  iS.°  ■  ■  ■  »  ivi 
Elcnco  di  alcune  opere    stampate    e   pubblicate  nel 

Hegno  Lombardo-Veneto  neW anno    1825.   .  .  "   276 

Piemonte "    143 

Titi  Livii  patavini  opera.   Tomo   3." "      ivi 

Idem.   Tomi  4.°  e   io.° »»   4o5 

M.  Fid)ii  QuiNTiLiANi  dedamationes.  Tomo  6."  .  »  ivi 
Saggio  sidla  vita   e  su  gli  scriui    del  prof.  Antonio 

Maria   VassaUi-Eandi ,  di  Secondo  Berruti    .  «   408 

Ducato  di  Parma , "281 

Opuscoli  dell'cibate  Michele  Colombo.  Edizione  rive- 

diita  ed   ampliata    doll' autore.    Vol,  2.°   (  Vedi  il 

tomo   36.°  pag.   16  ) "      ivi 

Siati  pontificj »   28a 

Ricerche  intorno  agli  effetti  prodotti   dalla   canfora 

sull'  economia  animcde ,  del  dott.  Lucca  Scvdery  »      ivi 

CORRISPONDENZA '/     2  8  5 

Sopra  un  articolo  del  Bulletin  des  sciences  ma- 
thematiques  sidla  Trisezione  geometrica  di  qua- 
lunqiie  arco  di  cerchio  puhhlicata  da  Ambrogio 
FusiNiERi.  Nota  dell' autore  medesimo  .  .  .  ,  »  ivi 
Lettera  di  Francesco  Tacani  in  risposta  ad  un 
articolo  di  questa  Bihlioteca  intorno  aW  opera  del 
medesimo  sulla  prospettiva.   Con  note  dell' autore 

deW  articolo v   4 1  y 

Annunzio »   427 

Storia  dell' arte  col  mezzo  dei  monumenti  del  d'Agin- 

COVRT ;*      ivi 

Tavola  meteorologica  di  ottobre »    144 

Idem  di  novetvbre -/    288 

Idem  di  dicembre »/  43a 


Giuseppe  Acerbi  ,  direttorc  ed  editore. 


Mdaiio.,  dair  I.  R,   Stamperia. 


Osservazioni  meteorologiche  fatte  all'J.R.  Osservatorio  dl  Brera. 


D  I  C  E  M  B  R  E    1825. 


M  A  T  T  I  N  A. 


V    "    Q 


l°t 

S2 

0  a 

S  3 

'n   ^ 

N     0 

4;  > 

Q-^ 

Statu 
del  cielo. 


Sera. 


N  — <     4^ 

V  "  a 
^'^  5 

Si 


Stato 
del  cielo. 


4,2 

8,0 
8,8 

7i7 


+  2,8 
+  4,2 
+  4>2 
+  5,4 
+  6,6 


E 
ENE 


Ser.  nebb. 
Nebbia. 
Nebbia. 
JSuv.  piagiiia. 
Nuvolo. 


.oil.     ii 


6,3 

7'7 
9,0 
8,2 
8,5 


+  5,5 

+  5,4 

+  6,3 

+  6,a 

+  8,4 


N  E 
S  O 


Neb.  nuv.ser. 
Nebbioso. 
Nuv. nebb. 
Niiv.  nebbia. 
Nuv.  rott.neJj. 


8,8 
6,3 
3,3 

3,7 
6,0 


6,8 

7.5 

9,6 
8,c 


S  E 

s  n 

ENE* 


Niiv.  pioggia. 
Nuvolo. 
Pioggia. 
Nuv.  pioggia. 
Piogg.  .  -  nuv. 


8,1 
4,6 
2,8 
3,5 

7,:i 


+  10,4 
+  ic,3 

+  9'4 
+  9,0 


E* 


Nuv.piog.  nu. 

Nuvolo. 

Pioggia. 

NE  Nuv.piog. 

Pioggia. 


8,0 

8,2 

9,5 

10,2 

9>2 


+  7.8 
+  8,0 
+  7,0 
+  6,8 
+  6,8 


N  N  O 

ENE 


N  E 
E 


Piovoeo. 
Piogg.  nebbia 
Piov.  nebb. 
Piogg. preced, 
Nu. neb. piov. 


27 


8,r' 

9.P 
137  10,0 
27  10,0 
27     8,6 


+  8,3 

+  7.8 

+  8,0 

+  8,0 

+  8,0 


s  o 

S  E 


Pioggia. 
Pioggia. 
Nuv.  nebb. 
Nuv.. .  piogg. 
Nuv.  .  .  ger. 


10,6 
0,3 

1I77 

9,2 


+  3,5 

+  1,5 

+  3,3 

+  3,5 

+  4,0 


N  E 
N  E 
SO 

s  o 
s  s  o 


Ser.  nebb. 
Nebbia. 
Nebbia. 
Nebb. pioggia. 
Nuvolo. 


23 

24 

25 

37127 
28  27 

29!  37 

3c  27 
3i  27 


10,0 
8,0 
8,8 

7,7 
9,2 


+  5,4 
+  9,0 
+  7.0 

+  7.1' 
+  4,5 


Piogi^. nebbia. 
Nuv.  pioggia. 
Pioggia. 
Piog.nuv.rott. 
Sereno. 


138 

28 

27 

27 


0,3 
0,0 
1 1,0 

B,7 
9.7 


+  4,5 
+  3,5 

+  3,5 
+  4iO 
+  5,4 


s  o 

SE 

s  s  o 

N.  .  E 


Nebbia.  I 

Nebbia. 
Nebbia.  j 

Nebb  pioggia. 

Nuv.  pioggia.  I 


7,3 
3,4 

3,3 

5,8 
6,6 
6,0 


+  ^,5 
+  3,5 
+  3,0 

+  ii,5 
+  2,7 
+  3,5 


N  0 
8.SE* 


S  O 
N  0 


Piov.neb.  ser. 
Nuv.  pioggia. 
Nebbioso 
Ser.  .  .  nebb. 
Nu.aeb.  piog. 
Neb.  nuv. 


10,0 
8,c 
8,2 

9.f^ 
9,3 


+  6,4 

+  8,0 

+  ■'-.a 

+  9,3 

+  7>5 


Piov.  nebbia. 
Nuv.  piov. 
Pioggia. 
Nuvolo. 
Ser.  nuv.  ser. 


•',7 

3,2 

d,0 

6,8 
5,4 
7.7 


+  7.^ 
+  4-5 
+  4,6 
+  3,c 

+    2,7 

+  3,5 


N  O 
S  O 


bereno. 
Nuv.  ser. nuv, 
Nuvolo. 
Nu.  neb. piog. 
Nebb. pioggia. 
Nebb.  nuv. 


Aicezza  mass,  delbar.  poll.  2"  lin.    C,3    Altezza  mass,  del  term.  +  10,40 

minima '.27     «     2,7                    minima +  l,5o 

meJia »   27     »      7,74                   media +  6,00 

Quantua   della  pioggia  linee    137,80. 


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