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BIBLIOTECA ITALIANA
O SIA
GIORNALE
LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
ToMO XL.
ANNO DECIMO
Ottobre, Novembre e Dicembre.
1826.
ijifji.
MILANO
PRES8O LA DIREZIONE DEL GIORNALE
Contrada del Monte di Pieta n.' 1254
Casa Cdj dlrimpetto al Borgo Nuovo,
IMl'ERIALi; r.IiGI,V STAMPERIA.
II prescntc Giornalc ^ con tnttl i voluml prccedenti^ e
posto sotto la saUmguardia delict Lcgge, esscndosi
ctdcmpiuto ci qnanto cssa prc^crlve.
BIBLIOTECA H ALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Storia dl Sardegna del cav. D. Giuseppe Manno,
Tom. I. — Torino^ iSaS, per AUana e Paravia.
IVxANCAVA aiicora alia Sardegna una storia che
dire si potesse in tutte le sue parti compiuta , e
pill ancora niancava uno storico filosofo , die nei
diversi pei'iodi portate avesse le sue viste su lo stato
politico, su le lc£;2;i , su i costiimi, su le scienze e
su le arti di quel paese, atto per se stesso , per la sua
sitnazione , per le sue vicende, a destare il piii vivo
interesse e la curiosita piu erudita. Ai nunierosi
storici di quell' isola che nella sua graudiosa colle-
zione inseri il Burmanno, alcuni altri si aggiunsero
piu recenti , ma alcuno di essi non si elevo alia
grandezza ed alia dignita deli' argomento. Ci spiace
di non conoscere il disegno del cav. Manno ,• ma
dal primo volume che abbiamo nelle mani , e che
giugue sokanto sino al roraano periodo, possiamo
con fondaniento argomentare , che egli il primo ,
spinto da caritd del natio loco^ come suona T epi-
grafe tolta da Dante , possa dare alia patria una
storia degna dclla medesima.
Nel libro I comincia egli dallo acceanare V incer-
tezza dellc prime origini delle uaziuuiT e si duole
4 STOIU.V DI SAKDKGNV
(•.op,li sciittorl Sardi, pcrche troppo facilmente ab-
bracciatc al>l)i;\no Ic iiotizie dri tempi lavolosi , ed
alcnni di essi , con troppa coriluleriza airischiando
stiane opiiiioni, abhiano voliito la storia della Sai-
dea;na incoininciare sino dai tempi prossimi al di-
liivio. E2;li passa cjuiiidi rapidaraente su la colonia
dei Fcnicj , chc ^iiiuLa si asscrisce nella Sardegna ,
e su le colonic oricntali clie cgli crede non senza
(jualclic foudanicnto venule coi naviganti della Fe-
nicia ; c a (pieste cgli attribiiisce i vetnsti edifizj
couosciuti nell'isola sotto il nome di Noraghcs , clie
cQStrutti sono di suiisurati sassi conimessi cd accoz-
zati niacstrcvolmente senza alcun coUeganienlo di
calce o di cemento , ed elevantisi a foggia di torre
clie si restringe gradatamente in un cono. Qucsti
edifizj, die' cgli, destinati erano a sepolcri di tribii
e fauiiglie , c attribuire debbonsi ai piii antichi po-
polatori della Sardegna, noa gia ad alcuna delle co-
lonic posteriori greche , spagnuolc o libiclic. Del
rimancntc vestigj durevoli si conservano del sog-
giorno in Sardegna di popoli accostuniati alia vita
pastorale, e le memorie se ne hanno specialmente
nelle opcre di Strabone e di Dlodoro Siculo.
Passa quindi T autore a ragionare delle colonic
greche , e dopo un serio esame poco persnaso si
mostra della venuta di Arlsteo con una colonia di
Greci, nella quale al pin puo ravvisarsi Tepoca del
primo canibiainento dalla vita errantc pastorale alia
vita pill agiata deiragricoltore. Piuttosto scmbra cou-
tcrmata dai nionuinenti la venuta di una colonia di
Iberi sotto il governo di Norace , giacche ne tras-
scro il nome la citta di Nora e i popoli Noresi, da
Plinio annoverati tra i piu celebri della Sardegna ;
ne strano sarebbe lo attribuire ad un eguale prin^
cipio aiiche il nome di Noraghos, sebbene ([ue' mo-
nunienti dovessero crcdersi piii antichi , e lorse dai
volgo attribuiti ad uno dei primi condottieri di
colonic maggiormente venerati nella Sardegna. L' au-
tore esainiiia anohc cpialc fl'dc prcstare si possa alia
!>Kt C\V. T>. C. MANNO. 5
Siipposta venuta nelFisola di una coionia Ccltica ca-
pitaiKita da Qalata figliuolo A'Olbio re dei Galli. Esi-
steva certamente per testinionianza di Tolomeo nella
parte orientale delT isola una citta detta 01!>ia ,
menzionata anche da Clandiano e nel'l' itinerario di
Antoniuo ; ma noi siamo in una pcrfetta oscurita a
riguardo de' snoi fondatori, e qualclic riflessi >ne nie-
rita il detto di Pausania, che la fondazione di quella
citta attribuisce a Jolao. Molto probabile sembra Tan-
tichita delle colonie Toscane accennate da Strabone ^
considerata la vicinanza delie coste delTEtruria e le
niolte isole intermedia propizie allc pose dei navi-
ganti. Ma se gli Etruschi , potenti e gloriosi molti sc-
coli innanzi alia fondazione di Roma, spedirono colo-
nie nella Sardegna, e ne trassero geueri di permuta
e copiosi tributi, male a proposito si voile illustrarc
quelle colonie coi nomi di Forco e di Medusa sua figlia;
asseguare Tepoca e la durata del regno loro, ed in-
trecciarvi le gesta di Atlante e la vittoria di Perseo.
Anche alcuni popoli detti Siculesi rammeata Tolomeo
stabiliti nella parte orientale delP isola net lato piu
opportuno alio sbarco degU Italiani, che per cio pos-
sono riferirsi tra le piu antiche colonie pervenute dal-
r Italia , tanto piu che i Siculi sovra una parte rag-
guardevole della penisola cstendevano il loro dominion
Tra le colonie Greclie merita di essere considerata
quella di Jolao ^ che il Claverlo rigetto, spaventato
dalle difficoka che alio stabilimento di essa si op-
ponevano. In mezzo alio molte favole che ingom-
brano le narrazioni degli aiitichi storici , sembra
doversi tenere qualche conto della venerazione sino
ai tempi romani conservata per la memoria di Jolao,
e della frequente meiizione fatta dagli scrittori greci
e latini di popoli, di terre e di castella che ne ser-
bavauo \\ nome , sebbene i popoli detti Jolal o
Jolei sieno stati talvolta pi£;liati in iscambio coffli
Ihesi, Pausania che Jolao suppose fondatore di Olbia,
duce lo credette dei Tespiadi , frutto dei cinquanta
talami di Ercole , ai quali si associo una truppa di
6 STORTV ni SAnDF.GN.V
Atenlcsi (lie una citta iniialzaroiio cssi pure, delta'
Ogrillc ; c audio Stjabone a Jolao ed ai Tcspiadi
con esso approdati nelV isola riferiva V orig,ine dei
popoli John o Jolacsi , cliiamati ai stioi tempi Dla-
tesbi. Diodoro Sicido poi paria dei barbari Jolei ,
desceiidenti dai coloni venuti con Jolao ed i Te-
spiadi , ilic in Sardegtia scendettero ad occupare
luiovc scdi, nientre /oZao, diveniito padrone, vi edi-
lico ilhistri citta, ripaiti le campagiie, c tcnipli in-
nalzo ed altri monumcnti vantaggiosi ai popoli, die
anche a' tempi di quello scrittore si couseivavano.
In altro Uiogo Diodoro parla di Dedalo iuvitato da
Jolao a passare nelT isola e a dare opera a magni-
fiche costruzioni , che a di lui onore chiamate furono
Dedalee. Ma forse Dedalo non fu che un personaggio
favoloso , al quale molte opere incredibili o incon-
ciliabili si attribuirono , mentre Oniero ed Erodoto
tacquero persino sul famoso labirinto di Creta. II
Vico^ storico della Sardegna, alle anticlie favole ne
aggiunse di nuove, attribuendo a Dedalo la costru-
zione di una Universita degli studj.
Certo e che le colonic greche nonii iniposero
air isola, e se non altro i Greci navigatori la chia-
marono Icnos , o Iscnusa , altri Saudaliotin , fmche
nil nome piu durevole le fu dato dalla Colonia da
Sardo guidata ai suoi lidi. Proveniente qnella colonia
dalla Libia , condotta asserivasi dal figliuolo di un
semideo , di Macerlde cioe che dagli Egizj e dai
Libii Ercole nominavasi , AcW Ercole Libico adunque
o pure del Tebano. Di Sardo narrasi che approdato
e stabilito nell'isola , gli abitanti assnggetti ad un
governo , e consolidollo sino a rendere ctcrno ncl-
r isola il suo nomc. Ne parlarono cerfamente Pan-
sania^ Silio Itullco ed Isidoro ^ e il primo pai'lo di
nna statua di bronzo rappresentante qnelT eroe ,
<lalla Sardegna inviata come tributo di religionc al
tempio di Apollo in Delfo. Non trova V antore suf-
ficienti ragioni per contrastare quel fatto a Pausa-
nia , pereiie troppo chiara ne c la esposizione ; e
E)EL CAV. r>. O; MANiSfO. 7
ip;nor<lndosene V eta , potrebbe qucsta riferirsi ai
tempi in ciii le arti erano in fiore presso i Greci ,
nel qual caso V influenza della matlre patria estesa
sarebbesi anche alle colonic greche delia Sarde^na.
Non mancano altronde ancbe le medaglie coniate
neir isola ad onore di Sardo^ e due sc nd veggono
nel Tcsoro di Qronovio , una nel Morelliano , rap-
presentanti V effigie di Sardo accompagnata dallo
scettro , simbolo della dominazione , e col capo sor-
montato da alcune creste, clie gli eruditi sinora non
seppero abbastanza riconoscere. Tolomeo fa men-
zioue altresi di un tempio eretto a cpiell' eroe sn la
costa occidentale della Sardegna , e detto Sardopatoris
Fanum, al quale proposito giova Tosservare che in
due delle citate medaglie Y iscrizione aggiugne al
nome di Sardo il predicato di Padre. Forse al prin-
cipio della supposta discendenza di quell' eroe da
Ercole e dovuta la frequente menzione che sC ne
trova neir isola di Ercole di Tolomeo e in quella di
Pllnio , nel porto d' Ercole di Tolomeo medesimo ,
situato presso Nora, e nella etimologia delF antica
citta /li Torres , chiamata da quel geografo e da
Plinio., Turris Bissonis^ Libissouis o Lybisonis ^ Cio6
dcW Ercole Libico. Tutto aduncjue induce a credere,
che Sardo fosse un personaggio reale malgrado Tini-
maginaria di lui discendenza , come Romolo pud
credcrsi un eroe storico a dispetto della di lui fi-
gliuolanza dedotta da Marte.
Ma anche una colonia trojana si accenna da Pan-'
sania vcnuta nella Sardegna , cioe una parte dei
compagni di Enea ^ che sbattuti dalle onde, traspor-
tati furono in quell' isola, e strinsero alleanza colle
citta greche onde radorzarsi contra agli altri abi-
tanti. Parla qucllo scrittore del fiume Tirsio inter-
medio , che non pote da alcuno dei due partiti es-
sere guadato ; di quella colonia fii menzione anche
Silio Italico , ed a quella i popoli Ihesi o lliaci
ascrivevano la loro origine , antichissinii detti da
Pomponio Mela ^ cclcl)errimi da Plinio. Secondo la
8 8T0RIA. DI SARDEGNA
stcsso ruiLsania^ non tardo a giugnere una nuovi«
coloiiia libica , clie i Greci c i Trojani costrinse a
fuggire Sii le baize e su i ciglioni piu ardui dfelle
loro montagne, donde poscia, ripia^liato avendo essi
vigorc, fcccro rivivere la gloria del noma lliese; po-
trehh'essere tiutavia chc Pausania inteso avesse di
parlaic sotto il nome di Libici delle prime colonie
Punichc clie alia volta della Sardegna s'indirizzarono.
I'lgli acccnna pariniente che iin gran nuniero di Corsi
nasso dalla vicina isola nella Sardegna, onde sottrarsi
ai tnmulti ed alle sedizioni che la patria loro infe-
stavano. Alcuni scnttori eon deboli congetture stu-
diaronsi di aumentare il numero delle eolonie pas-
sate nella Sardegna , nientre quella dei Corsi e la
meno diibbiosa. Celebre pero era quell' isola nei
tempi piu antichi , perclie il saggio Biante persua-
dere voile agli abitanti della Ionia di passare nel-
risola stessa, ed Istieo di Mileto vantossi con -Dario
di volerne fore la conquista. Ellano pure rammenta
]e antiche leggi dei Sardi , e se diverso giudizio
portarono nel parlare della Sardegna gli scrittori
greci e Jatini , V autorc ne assegna per motive che
i Greci scrivevano con niaggiore quiete di opinione
di un paesc per essi straniero , mentre i Romani
riguardavano sovente con orgoglio e con dispetto
ima nazione suddita e spesse volte ribelle.
Comincia il secondo libro colla esposizione delle
presunzioni favorevoli all'antichita deir occupazione
dai Cartaginesi fatta della Sardegna; scguono alcune
congetture su la fondazione di Cagliari , che debi-
trice sembra, se non del suo prime innalzamento ,
almeno della sua ampliazione ai Cartaginesi; si ram-
menta r ambasciata dei Sardi ad Alc&sandro il Ma-
cedone , e si nota Y errorc dello storico Gazano ,
che postcriorc a quella ambasciata ercdette la pu-
nica occupazione , al quale proposito si mostra fw-
sere assai piu remote le testimonianze certe del
dominio dei Cartagiuesi nelT isola. Ad essi di fatto
forni la Sardegna soccorso durante la guerra di
DEL CAY. D. G. MANNO. 9
Sicilia, contemporanea a quella di Serse nella Grecia,
e ne forni ancora nelle guerre successive contra
Dionisio tiranno di Siracusa. Appena seguita Y espul-
sione dei re, nel primo trattato fra Roma e Carta-
gine, compresa fuvvi la Sardegna. II giogo pero dei
Cartaginesi grave riusciva ai Sardi , benclie noii
molto verisimili sembrino le Icggi barbare attribuite ai
Punici, clie T agricoltura inceppare dovevano; vinti
furono dai Sardi i Cartaginesi comandati da Macheo^
ma rinnovata la s;uerra sotto il comando di Asdru-
bale e di Amilcare Barca , sommessi furono quegli
isolani. Durante la prima guerra punica, tentarono
i Romani d' impadronirsi della Sardegna , e varj
stratagemnii contra i Sardi uso L. Cornelio Scipione
die in Roma trionfo, inolte migliaja di schiavi Sardi
traendo dietro al suo carro ; rinnovossi tuttavia la
guerra in queir isola sotto il consolo C. Sulpicio^
insorse nell' isola stessa ima ribellione dei soldati sti-
pendiar-j di Cartagine, che dai Sardi furono cacciati y
ma i Romani si prevalsero delle sventure dei Car-
taginesi per obbligarli a cedere loro la Sardegna.
Alia dominazione romana non si assuggettirono tnt-
tavia i Sardi se non die con grandissima repugnanza,
e soltanto sotto il consolo Tito Manlio Torquato
tutta la Sardegna fu sottomessa coll' aimi e ridotta
alio stato di provincia romana.
Questo avvenne nel T anno 5i8 di Roma, e ben
presto i Sardi si rubellarono contra la repubblica ,
con che si da principio al libro terzo delT istoria.
Compressi que' ribelli da P. Cornelio e dai consolo
Spujio Carvilio , ancora si sollevarono , e qui V au-
tore introduce alcune considerazioni sopra limpor-
tanza delle fazioni guerresclie , che seguivano queste
rivolte. I Romani una le2;azione spedirono in Car-
tagine, onde accagionare que' repubbiicani di parte-
cipare a quelle sommosse, e in Sardegna passarono
i consoli M, Emilio Lepido, M. Piiblicio 3Ialleolo c
M. Pomponio Matone , F ultimo dei quah nel fare
la guerra maniere singolari adopero , giacche , quasi
lO STOr.TA ni S\RT)ECN\
cacoiaiulo per cjiiellc montagnc, Ic sue sfpiadie pre-
rcdere faeeva dai vcltri, che nci bnrroni sco]irissero
le traccc dei fiij^gitivi. Dopo la spedizione del con-
solo C. Attillo Regolo , r isola 2;odette di qualche
quietc ; ma ben presto scoppio la seconda gucrra
punica, dclla quale la causa principalc fii la Sar-
degna pcrdiita, Mentre i Cartaginesi studiavansi di
impadronirsene di nuovo- , i Romani snperstiziosi
atterriti erano dai prodigj , clic avvenuti neir isola
dicevansi , dalla lancia die infiammata asserivasi in
mano ad un cavaliero, dal lampeggiare delle spiag-
ge, dalle targlie che grondavano san^ue, da alcuni
soldati colpiti dal fulmine , e dall' orbita del sole
che annunziavasi diminuita. II propretore romano
pero Aulo Conielio Mamulo trovavasi in grandi stret-
tezzc, e invano spediva messao;gi al Senato ; fu tnt-
tavia assistito dalla liberalita delle citta della Sar-
degna , associate in favore de' Romani, Durante la
pretura di Q. Mitzio Scevola^ una segreta legazione
spedita fu dai Sardi a Cartagine, che grande timore
cagiono al Senato romano ; nnova guerra quindi ap-
prestossi per comprimere la sedizione, e T. Maiilio
Torquato trionfo dei Sardi comandati da Amsicora^
come dei Cartaginesi guidati da Asdruhale ^ e cadde
in quelle pugne Amsicora stesso dopo la niorte di
Josto suo figlinolo. Centurione nelle file romane era
allora Ennio , il padre della latina poesia , e lungo
tempo si trattcnne nella Sardegna: la pretura trien-
nale di Scaola fu prorogata , e tra i prctori che
gli suecedettero si distinse colle sue virtu il celebre
M. Porcio Catofic , che ncl partire dalf isola Ennio
seco in Roma condusse. Altri pretori si annoverano
da Catonc sino a M. Flnario Posca^ e in quelf epoca
cade la iiisurrczione degli Iliesi, associati coi popoli
Balari , per cagione della quale il pretore Ebuzio
ed i Sardi chiedere dovettero soccorso al Senato
Romano; in quel frangente la Sardegna fu di nuovo
dichiarata provincia consolare, e il consolo Tiberio
Sempromo Gracco trionfo dei rivoltosi , gran numero
DEL GAV. D. G. WtANNO. I I
<ii schiavi Sardi coiitlucendo nel suo trioafo , dal che
venne secondo Livio il proverbio lomano : Sardi da
vendere^ come per indicare cosa di malagcvolc spac-
cio •, benche Plutarco quel proverbio appliclii non
agli schiavi della Sardegna , ma ai Vejenti della To-
scana, creduti coi Toscani tutti derivanti da Sardi
citta della Lidia; il ricordo tuttavia di (juella guerra
fa afEsso in Roma ncl tem.pio della dea Mututa.
Livio rammenta altri pretori dopo queir epoca , uii
nuov^o passaggio nell' isola di Sempronio Gracco, la
questura lodevole del di lui figliuolo Cajo e V ar-
rino-a da questi pronunziata innanzi al popolo ro-
mano nel suo ritorno dalla Sardegna. Quanto com-
mendevole era stata la condotta di quel magistrato ,
altrettanto fu biasimevole quella del pretore T. Albu-
cio^ che accusato dai Sardi di concussione, fa condan-
nato ed esiliato da Roma. Non possiarao a meno di non
riferire alcune parole dello storico in proposito di
queir esule, che ritirato in Atene « passo quietamente
» i giorni della sua condanna, fdosofando, dice Cice-
» rone^ e farneticando , dich'io, che filosofia vera non
cape neir animo de' malvagi. « Tra le due magistra-
ture di Cajo Gracco e di Alhucio^ akra sommossa iu-
sorse neir isola, per la quale compressa decrctati lu-
rono a M. Metello gli onori trionfali ; chiude quindi
Fautore il tcrzo libro con alcune considerazioni sopra
i motivi di quelle frequenti rivolte dei Sardi, dei quali
il piu giusto era forse il cattivo governo dei Romaui.
Nel quarto vcggonsi le guerre civili scoppiate
nella Sardegna per la parte da quegli isolani pi2;liata
nelle discordie di Mario e di Silla; anche Lepido
fus^ge nella Sardegna; cade in quell' epoca la guerra
piratica condotta da Pompeo, che la Sardegna libera
dalle frequenti scorrerie dei corsari. Pretore fa di
la a poco M. Azio Bcdbo^ avo materno di Augusto,
del quale fu grandemente magnilicata famministra-
zione , e Pompeo passo in quelF isola per T appro v-
vigiouamento delfAnnona di Roma, lasciandovi suo
legato Q. Cicerone^ fratello di M. Tidlio. Una causa
fa fSTORIV DI SVRDECNA
tntentarono i Sardi contra il loro pretore Scanro y
padre del famoso Marco , il di cui palazzo fu de-
scritto dal Mazois, e ad esso non basto la protezioue
^iPompeo^ pcrche, sebbene patrociiiato validameiite
da Cicerone, fii soltanto a forza di brighe assoluto
con 2;rande costernazione dei Sardi, Nella giuerra
civile iiisorta tra Cesare e Pompco , la Sardegua ab-
braccio il partito di Cesare , e Cicerone ebbe a ti-
tubare sii la conservazione deir isola , perche gia
era stata da Cotta abbandonata ai Cagliaritani , ai
quali tiitti i Sardi aderivano. Cesare giunse a rap-
presentare a. Pompeo la perdita della Sardegna come
eccitamento alia pace, ma a Pompeo invece fu cou-
sigliato di riconquistarla , e dopo la battaglia far-
salica Cesare chiese alia Sardegna soccorsi per la
guerra africana, e passo egli stesso neir isola, ove
aspramente puni i Solcitani, die ftivorevolmente ac-
colto ed assistito avevano un capitauo di Pompeo,
Si videro tuttavia Tigellio e Famea^ sardi, famiiiari
di Cesare e poscia di Augnsto , e siccome il primo
di qnesti invitato cantava con subita inspirazione ,
si fa strada V autore a raostrare che il verseggiare
cantando alT improvviso , anche oggidi frequente si
ravvisa iiellc persone di contado della Sardegna.
Non parleremo del carattere di Tigellio ^ ne della
festiva pittura fattane da Orazio , ne del corruccio
di Cicerone con Tigellio stesso e con Famea , ne
tampoco dei rimproveri da Cicerone fiitti ai Sardi
come intemperanti , nel die sono essi ben difesi dal-
r autore. Nel triumvirato la Sardegna obbedisce ad
Ottaviano , ma due volte viene occupata da Meno-
doro per parte di 5. Pompco , e gravi turbolenze
eccita io Roma la perdita di queir isola , laonde il
popolo obbliga violentemente Ottaviano ed Antonio
a concliiudere la pace con Sesto. Si accennano i
tradimenti ripetuti di Meiiodoro ; ma Ottaviano as-
sume r imperio , e la Sardegna viene annoverata
tra le provincie sommesse al Senate. Moke scorrerie
di ribaldi hanno luogo nell' isola , e sotto il regno
D£L C\V. D. G. MANNO. l3
tli Tiberio vi si manda in esilio una frotta di Giudei.
Seinbra clie in quell' epoca si portasse ncir isola il
lame della fede cristiana, nia rantore, come di me-
iiiorabile avvenimento , si riserva di trattarne in altro
libro. Per Tayarizia mostrata nel governo della Sar-
degiia viene sotto T imperio di Ncrone condannato
il pre.&ide Vipsanio Lena^ e in quell' isola veggonsi
pure confinati Aniceto e C. Cassio. Nei dissidj tra
Ottoiie e Vitellio la Sardegna abbraccia il partite
del primo ; ma qui manca la scorta delle storie di
Tacito^ e piu non si trovano se iion clie i nomi di
alcuni presidi e questori spediti nelF isola. Si pro-
pone il dubbio , se la Sardegna dopo T imperio di
Adriano abbia cominciato ad essere annoverata tra
le provincie italiane, il qual punto istorico si lascia
dall' autore indeciso ; certo e che nuovo stabilimento
fu dato alle provincie da Costantino^ e la Sardegna
dicliiarata provincia presidiale , e sottoposta al pre-
fetto pretorio dell' Italia. Da Costantino viene intro-
dotto in Sardegna il sistema dei Vercdarj o delle
poste , e da Ciuliano veggonsi in quelT isola sop-
prcsse le poste dei cavalli ; Costantino mostra con
una sua Icgge penale molta umanita verso i Sardi
rei di delitti leggieri , mentre con altre leggi vi fa
trionfare il culto cristiano, e la Sardegna e la Sicilia
c la Corsica vengono dallo stesso imperatore assug-
gettate ad un solo razionale. Costante^ camminando su
le medesime vestigia, abolisce nella Sardegna qualun-
que gastigo personalc per causa di debito; Valenti-
nicuio altre leggi propone relative alle miniere sarde,
e vieta che si ascoltino le imputazioni dei rei contra
i loro accusatori ; da Teodosio il grande vedesi seve-
ramente punito certo Natale preside della Sardegna,
reo d' immoderate estorsioni, dal che si trae argo-
mento a credere che in quel t',. ipo la Sardegna ap-
partenesse all' imperio d'Oriente. Si chiude il quarto
libro col nome di alcuni altri presidi di quelFisola.
Nel quinto scorgesi piu da vicino T crudizione e
lo ^;pirito iilosolico-critico dell' autore. Invece della
14 STOKTA DI SAUDEONA.
inula rclazioiu' di t'atti.uniti in serie , o sleg;iti , si
csainitia ([uaU; i'osse il sistcma'dei lloinani ucl ridnrre
le rogioni coiKjiiistatc alia forma di provincia , quale
la giiirispnidenza dellc provincie medesiine ; (jiiali
fossero i niagistrati proviuciali ; ia cjnal tempo i
primarj goveniatiti della Sardegna cominciassero ad
esseie qualiticati prcsidi , e in qual modo si . cele--
brasse V arrivo dei pretori o dei presidi nelle pro-
vincie. Si espongono quindi le istruzioni date loro
dal gimx'consulto Ulpiano; le variazioni occorse dope
la divisioue delle provincie fra Ottaviano ed il Se-
nato, e si ricerca la cagione per cui da alcune pro-
vincie si ambisse in preferenza di essere sottoposte
al comaudo dei Cesarl. Si parla dei questori e degli
altri uffiziali provinciali, delle prestazioni delle pro-
vincie a favore dei niedesimi , delle variazioni av-
venute nei titoli e nei doveri dei presidi dopo Co^
staiitino, delle maniere diverse di trattamento delle
provincie riguardo ai tributi , delle provincie stipen-
diarie ; e si mostra che nella Sardegna esistevano
alcuni paesi soggetti ad essere in quella maniera
trattati. Nella massima parte pero la Sardegna era
sotto il sistema delle provincie vettigali , e decinie
ed altre prestazioni di frumento facevansi alia me-
tropoli e per uso dei presidi. Ricerca altresi V autore
cosa i Romani pensassero della proprieta territoriale
dei provinciali , e qui parla del dritto per lo pascolo
dei bestianii , delle prestazioni di bestiame in natura,
della gabella per V introduzione ed estrazione delle
derrate, del dritto su la veudita degli schiavi, ed
accenna clie T imperatore ValentiniaiLO teneva i suoi
cavalli nella Sardegna , aflinche cola venissero ad-
dcstrati. In separato articolo si parla pure del canone
nietallico die pagavasi per Tescavazione delle mi-
niere, e si soggiunr jno notizie su le miniere d'oro
e d' argento , die ne tempi romani si lavoravano
nella Sardegna ; Sollno di fatto fece menzione della
riccliezza delle miniere d' argento di queir isola; Si-
doiilo Apollinurc V argento noto iVa i tributi che
DEL CAV. D. C. MVNNO. l5
(lalla Sardegiia portavansi , e argomento tli quella
ricchezza forniano i iiomi dati ad alcune citta di
Metalla , di Ferraria , quelli di Montiferro dato ad
un distretto e di Ar^entiera dato ad una niontagna,
e qucllo iiualniente di Capo di Logudoro dato alia
parte sctteiitrionale dell' isola. Vietato era alle navi
il trasportare neila Sardegna gli escavatori dei me-
talli, forse perche in troppo numero noii passassero
neir isola , allettati da quelle ricchezze, e accordato
fu solo di poi il passaggio dalla Spagna e dalle Gallic
nella Sardegna ai ricoglitori delForo. Trattasi quindi
del dritto per il taglio delle pietre , per la vendita
privativa del sale , per X esazione della ventesima
nelle successioni , e si fa vedere clie questo con
tutti gli altri dritti si estese alle provincie, allorche a
tutti i popoli indistintamente fu conceduta la romana
cittadinanza. Parlasi di altri dritti varj e minuti, delle
prestazioni dovute dai provinciali agli edili , degli
omaggi speciali tributati ai presidi, e delF oro co-
ronario che dagVImperatori imponevasi alle pro-
vincie nelle occasioni di speciale allegrezza per le
riportate vittorie. Tra le gravezze aveva pure un
luogo distinto 1' alloggiamento degli eserciti e dei
personaggi illustri •, una speciale menzione si fa dei
pubblicani , delle inique lore esazioni e degli ordi-
namenti di alcuni virtuosi iniperatori, diretti a sce-
mare le pubbliche gravezze delle provincie. Nella
Sardegna pero vi avevano citta privilegiate , i mu-
nicipii di Cagliari e di Solci , le colonic di Torres
e di Uselli ; tratta quindi V autore della durata del
privilegio , e della condizione di quelle citta che
ne godevano.
Con niolto avvedimento viene pure esaminata I'in-
fluenza del dominio romaao nelle cose pubbliche
della Sardesina; tollcranti erano i E.omani in fatto
di cLilto ; per quello che riguarda la popolazioxie ,
si rimette V autore al Gemelli che scrisse del rifio-
rimento della Sardegna, il quale iSo.ooo abitanti
suppose aeir isola a' tempi di Tiberlo Se/npronlo
l6 STORIA Dl SARDEGN.V DEL OAV. D. G. MANNO.
Cracco ,• riferisce qiiindi i nomi delle citta sarde ,
iiicnzionati da Tolomeo , e divertcndo per alcnn tratto
su Tantica geogralia , egli istituisce un erudito con-
iionto coi nomi odierni dei luoghi. Parla dell'' opu-
lenza antica dei Sardi , dclla loio agricoltura , e di
cpiella specialmente delle vigne ; del niiele amaro ,
derivaute forse dalF amarezza di varie erbe, rara-
inentata da SoUno , da Plinio e la Pausania ; del
riso sardonico, pianta velenosa,i''la alcuni riferita al
raiiuncolo bulboso o alio scellerato di Lirineo ; della
pastorizia dei Sardi , della loro industria e dei lore
monumenti pubblici, di alcuni dei quali esistono le
relicpiie o almeno le meniorie; delle vie pubbliche,
del commercio o del traflico , della cultura dello
spirito , della quale ( o almeno della favorevole ac-
coglienza che in Sardegna trovavano gli studj delle
bnone lettere ), forma arsiomento il lunjro soEffiorno
fatto da Ennio in quelTisola; finalmente del servigio
militare e della lingua de' Sardi. Questo , per quanto
a noi sembra, e il vero raodo di scrivere T istoria.
Al proposito della lingua osserva T autore , che in
forza dello studio dc' Romani di propagare coi ter-
rore delle armi loro anche la lingua , la Sardegna
anch'essa abbandono quel tramestio di yocaboli pu-
nici e greci, che ne' tempi precedenti comporre do-
veva il dialetto nazionale, e pote in breve parlare
la lingua deir amico Ennio e del nemico Cicerone;
quindi e che a malgrado del sopraggiunto barbarismo
e della strana mescolanza di vocaboli introdotti dai
diversi governi , il linguaggio dei Sardi e uno di
quei poclii che con minore travisamento ricorda la
lingua madre del Lazio.
Col libro quinto termina^il primo volume, e noi,
mentre otFriamo alP autore un giusto tribute di lode,
non possiamo che desiderare di vedere sollecita-
mente continuata la pubblicazione di quest' opera ,
giacche con questo primo volume non ci vediamo con-.
<lotti se non die alia decadenza del Romano iiuperio.
17
Sulla Mltologia. Ser/none del Cav. Vlnceiizo MoxTi. — r
M'daiio^ 1825, dalla Socletd dpografica del da's sicl
italiaiil.
Opesse volte pensammo qiianto sarebbe njlnore.ii
numero delle unu.ae calamita, se Dio S[ieo;nesse Tin-
gegno a chi il co^ re si fa perverso. E la storia e
sveiituratameute si ricca delle tlannose opere di co^
loro ai quali abbondaroii del pari le doti delT inge-
gno e la corruzione del cuoie, che appena potrebbe
trovarsi chi uoii si imisse coti noi nella brarua di
veder pieno quel voto, Alciini poi sanno teiiersi
r aninio immune dal vizio, non sanuo chiadei- la
mente airerrore: ed a costoro sarebbe desidoiabde
che venisse tolta oi^ni occasione di nnocere colT in-
fluenza delle loro false opinicmi. Le quali potino
essere per dir vero piu o meno importanti , piii
o meno congiunte colla prosperita delle nazioai ,
ma non ponno mai essere inditferenti , no:i mai
del tutto rimote da ogni pericoloso elfetto. Laonde
il perverso che nella sua malvagita coltiva e pro^
paga r errore , paragonasi meritamente alia belva
feroce che non depone, se non niorendo, il desi-
derio delle stragi e del sangue. E quauti di baona
fede e forse con ottiraa intenzione erriamo, siam
simili ad Orlando che , perdiito il senno , trascina
dietro alia corda la mai capitata cavalla , e creden-
dosi risparmiarle fatica, la fa miseramente perire.
Contro ai primi pertanto e da porre animosauiente
in resta la lancia; e non solo ditendersi, ma assaluli
e sterminarli se ci vien fatto dal mondo : agli altri
e da portare compassione , e appressar loro al uaso
r ampolla da cui possano di bel nuovo riavere il
senno perdnto. Perocche se talvolta T intendimeixta
di chi erra e degno di essere compatito piu presto
che biasimato , non vuolsi pero Lisciarue scnza
iimedio T ell'etto che ci puo nuoccro; cd e ulliciix
' BibL /lid. T. XL. -2
l8 SULLA MIloLOCIA.
(V uomo assennato perdoiunc airerrante, ma non^r
(I'muMio sottrarsi ai daiini clie posson proccdere dal-
r iiiore. E veranicnte nessuna virtu, iiessim vizio
si puo (iir solitario siilla terra; quaiulo tutti, (jiial
j)iu »|ual iiicno, siam destinati a trascinare con not
t|uesta umaiia lami|;lia, noii sempre dissitnile alTiu-
t'eiice rozza di Orlando; e forse qiianto piu e buona
r intcnzione e poco T avvedimcnto, tanto piu siamo
iatalinente soUeciti di propagare gli crrori dai quali
ci lasciamuio occupare.
Noi ci c;uardereino per certo dalT applicare iu-
distiiitauuMite (pianto fuiora diccnuno alia cjuistione
di cui dohbiamo parlare , ne alle persone die vi
( oiubaltcrouo o vi conibattono tuttavia: pure, chi
beu considera, nou pip;liamnio le inosse da troppo
lo:itani oonlini; clie sotto una sola bandiera si ar-
rtiolarono per avventura soldati varj di forze , di
luore e d' intendimento. Cost parimente nou ci cre-
dianio sortiti alT ulicio di tornare il senno ad Oi-
l.indo; ma speriamo solo mostrarci in questo diversi
da uioltiakri, chc non condanneremo siccome as-
solutameute cattivo uu ^enere, perche siaci avviso
di dare idV altro la pret'erenza.
Se non clie talnno potrcbhe forse domandarci :
A (pial pro risvegliare (picsta tjuasi addormentaca
contesa ? Perche allargare il discorso su tutta la
(jiiistione del RomanticisniQ , quando il Seinione del
rav. Monti parla sohanto di una parte di essa, cioe
della mitolo<i;ia ? £ noi risponderemo, clie a questo
nostro discorso fumnio recaii non solo dal Sermone
del cav. IMonti , nic\ eziandio dalle parole di ini
critico assai reputdto inserite nelT Antologia di Fi-
renze quasi contemporaneapiente al pubblicarsi del
Sermoue niedcsiino. Oltreche v' ha senza dubbio
una qualclie utilita nel raccoa,liere di temjio in tem-
po le opinioni e le sperienze clie si vengono
succedendo intorno a quelle controversie che pos-
80U0 euiinenteuiente inlluire sulla letteratura nazio-
U.ile. iSoi dirciug dcllo opiiiioui di (jacl critico e
SEnMONE DEL CAV. T. MONri. 1 9
<1e2;r illiistri da lui difesi *:uello c!\e ne suo-ffRrlsco
il nostro scai'so ingegno , senza nomiiiare chic-
cliessia , senza mlnuire la stima clic a tatti pro-
fessiamo, senza volonta di olTendere. .Siamo poi
aaclie in tale niezzaniia di o})inioai , die per so-
stenerle non ci e mestieri oliendere V amor pro-
prio di chi pensa altrlmcnti. Che se a nialgrado
di cio le nostre parole suoneranno acerbe a taliino,
speriamo se ne debba recar la cagioue piu presto
a fjnella specie di fato clie a tatt' i critici pone
in bocca qiialche parola giudicata poi grave e su-
pcrba , die al niodo della nostra censura , od a
nostra particobire inclinazione di canibiare in ni-
micizie ed in guerre le letterarie diffcrenze. E ve-
ramente fu a buon dritto lodata rinlianiia ossewata
da un celebre roniantico si neir esporre le proprie
dottrine, e si nel difenderle nelle sue produzioni;
ma nondimeno in (piegli scritti l\i assalito il sistema
contrario, non solo (per nostro giudizio) contro il
vero , ma ben anclie senza necessita ', e il vaiente
giornalista die lodo sonimaniente quella modera-
zione di parole troppo rara a trovarsi in Italia ,
non credette per avveatura di cadere nel contrario
tlifetto, dccasando iVi pov ere creature coloro die non
hanno ammirati alcuni articoix sulle unita inseriti ,
gia tempo, nel Conciliatore. Tanto e dificile im-
mischiarsi in una controversia senza eccedere i
giusti confini e dispiacere a #{ualcnno ; ne forse lo
solFre la iiatura niedesima delle cose : perclie il
vero non puo essere amato senza tjualdie favilla
di entusiasmo ; ne in fatto di lettere e presumi-
bile die alcuno pigli contesa se non per 1' amore
del vero, o di quello almeno die vero gli senibra.
Due sono i punti principali conibattuti da coloro
die si misero in questa contesa del Ronianticismo :
le unita epiche e drauimatiche , e V uso della nii-
tologia. Quest' ultimo viene comunemente riputato
siccome il meno importante ; eppure egli e forse
quello in cui giacc la piu grave diincolta per la
30 SULLA MJTOLOCIA.
rifoima clie si vorrcbbc operarc. Pcrocche in time
le nuitazioni (|iu-lla parte e graiulissima ed occupa
il priino liiogo, cli' e piu nialagevole a nuitarsi; e
la stokia ci inostra, conic noii maiico quasi a nes-
suiia eta ijiialche iiic;egui) possente a tiovar iiuove
forme di oomponiiiieuci clic ci dilcttiiio , ma iioii
sappiaino se verra mai clii valga a creare tauti
clemenii, tanta ricchezza poetica (juanta se ne puo
trarre dalla mitologia. Pure iiou vogliam dire im-
possibile cosa alcana alT umano intelletto; ma solo
diciamo clie mal ci contentano le ragioni per le
([uali si e gridato e si grida contro la mitologia,
e negUiamo die, dove questa si levi , alcuno ci
abbia aperto litiora un buon foiite di linguaggio j)oe-
tico, Gia da gran temjx) si e detto die la mito-
logia , priva com' c di credenti , ha perduta la
in.icglor parte del sue interesse ; e die siccome
i Greci e i Latini fondavano i loro componimenti
poetici sulle loio politidie e religiose credenze ,
COS! dovremmo noi trarre dal cristianesimo gli de-
menti di una nuova poetica da sostituire alT an-
tica. Ma fa dortiandato se questa senten/a venne
mai applicata alia pratica con quella felicita di
successo die ne sperava clii la pose in campo. Se
una religionc qual e la nostra , potra mai essere
fondaniento alia poesia, la quale (secondo die suona
il vocabolo) non e altro clie una perpetua inven-
zione. Noi ci ricordianio di un' ode di Schiller ( CZ4
Del della Grecia) die risponde negativamente; ma
non vedemmo linora nessun graiide componimento
romantico , die senza il soccorso de lla mitologia
avesse in se la maraviglia e il diletto delle antidie
epopee. RIa alcuui vanno dicendo die il inondo \\:x
mesticri di tilosoli , non gia di poeti ; e quasi pro-
fetando asseriscono die dope il volgere di un qual-
clie secolo , non saru piii poesia fra le nazioni
jucivilite. La qual senteuza direnimo die fosse una
splendida coperta sotto la quale si sforzano di na-
8CQndcie la loro iiisu(iicicnzi\ a ricostruire V edificiv
SERMONE DEL 0 \Y. V. ISIONTI. 2 1
ctie tentano nilnare , se non ci jmresse ingiiisti-
zia rimproverare a tutti quello clie forse e da
impiUare a pochissimi. Noi vorremino dire in-
vece, clie (|uando fosse pur necessario dar ban do
alia poesia di Omero e di VirglHo, apparterrebbe al
filosofo iiidagare nell' ordine presente delle cose una
nuova ragione poetica, affiiiclie non fosse speuto fra
gli uomini questo fonte riccliissinio di diletcn nou
m.eno clie di utilita. Che lo studio della filosofia
era grande e fiorente in Grecia ed in Roma , nel
tempo stesso che i Poeti vi erano sonr.namente
onorati. E FAligliieri, piano di severissima filosofia ,
compose in versi ([uel libro clie piu voleva si dif-
fondesse tra il popolo; e Socrate quando voile lar
prova di se medesimo nella poesia volto in versi
le favole scritte in semplice prosa da Esopo; tanto
e vero dalF una parte clie la poesia e in ogni
tempo utilissima a propagare il vero fra il popolo;
e dair altra , clie alia poesia non si apparciene
cantar nudaniente il vero segnitando quella via
cli' e propria del filosofo , ma si adombrarlo quasi
sotto ingegnose invenzioni. Iraperocclie Plutarco
dice clie Socrate non per alcra cagione , volendo
poetare, mise in versi le Favole esopiane , se nou
perclie nial sentivasi acconcio a trovar di suo in—
gegno poetiche fantasie, ed era persuaso che dove
non e finzione quivi non e poesia. E veramente
( seguita il filosofo di Cheronea) ben vediamo tal-
volta alcune feste celebrarsi senza musica e senza
danza, ma non conosciamo poesia senza finzione:
e i versi di Empedocle e di Parmenide sulla tisica,
e i precetti di Nicandro intorno alia inedicina , e
le sentenze di Teo2;nide non sono clie semplici
discorsi i quali per evitare il pedestre caniniinar
della prosa , tolsero in prestito dalla poesia la
niisura dei versi e P abbondanza dello stile , qu:isi
carro su cui conipiere il loro viagsfio. E con queste
opinion! di Socrate e di Plutarco si accordano le
parole del cavalier Monti ove dice: // mido-Arido
2 2 SL'LI.A MIIOLOOIA.
icro die tic' vati c tomba. E|)pure da queste parole
alciini die tanto valgciio in letteratura e poesia ,
({uaiito iin letierato o un poeta vale ordinariameute
in fatto di mcdicina , tiassero ar^oniento di riso,
dicendo esser qiicsta una ronfossione die la poesia
dc-i rlassici c una riancia spregevole e vana. Ma an-
che di costoro basti averne fatto qnesto brcvissinio
cenno ; gente die con nffettata gravita vonebbe
distinggere la poefeia perche veste il vero di al-
legoric , e il jiiu delle volte poi poeteggia qualora
pill credc filosof'are. Noi vorremnio nomarli ed ascri-
verli al numeio (\A\e povere creature^ se non cre-
dessiuio die aiiclie il vituperio debbesi riservare
alle occasioni di qualdio utilita.
Pill assennati sono coloro i quali domandano se
le favole tramandateci dagli ancidii siano ancor
tanto conosrinte dal popolo , die il poeta possa
ragionevolmente sperare di essere inteso. E noi
conlesseremo die qualche volta accade e deve di ne-
cessiia accadfie il contrario ; di qualita die alcune
albisioui mitnlogiclie die s' incontrano nel Savioli ,•
nel Labindo e in alcuni altri posson parere un
ger^o o iin lin2:ua<i2;io di convenzione alia molti-
tudine non erudita nelle antidie credenze. Ma per
rispetto ?\\:\ popolaritd e forza confessare die la sto-
ria non la vince 2;ran fatto sulla mitologia : e forse
tanto saremo intpsi parlando degli amnri di Venere
con Ancliise , come se parleremo di qiielli di qnalche
principessa de' mezzi tempi con un cortigiano fortu-
nato e indiscreto. Se non die , diranno i Roman-
tici. e utile invitare la nioUitudiiie alio studio della
storia , dannoso o non giovevole almeno , F ecci-
tarla a ronsumare il tempo e T inge2;no nello stu-
dio della mitologia; e noi confesseremo cue F utilita
e troppo piii grande dall'una parte die dalTaltra,
ma direnio eziandio ( e fu gia detfo per altri ) che
non si debbe confondere 1" uficio della poesia con
qnello della storia. Oltre che giova ritoccare X ar-
grmiento di prima , die non si debbe distruggcre
sERMONE nt^r. caV. v. MONTI. 23
iiiiinnzi di avei* pensato a riedifirarp. La mitolop;ia
ilirittainente nsata puo essere senza diihhio ancht;
oge,idi im campo dove mietere infinite hellezze
poetiche , e il Sermone del cav. Monti n' e testi-
nionio manifestissimo. Vorremnio ora che cl di(;esse
rpialcuno dohde mai si possono trarre tante Ijelle
allejTorie, tante splcndide vesti, sotto le cpiali rap-
presentare pneticanii nte i concetti , ([uaiite ce ne
somministra la mitologia dei Greri ? E senza questi
ornamenti quale sara la dilFerenza tra la poesia e
la prosa ? Conosciimo noii poche poesie romaiitirJie
piene di forti pensieri , calde di am'T di patria ,
di amor di gloria; ma siaci lecito il dirlo , qilelle
poesie molte volte non sono clie ma2;iiiticlie prose
ordinate secondo le lejigi del verso. Chi togliesse
loro il nnmero delle sillabe , chi le ridac(S5e in
orazione prosaica , vedrcli'te che Teffetto di quei
cornponimenti e il medesimo , tranne forse il di-
letto che viene dal snono del verso, di cni per
altro i romantici si pigliano pochissima cura. Noi.
ci asterreaio per certo dal dire clie questa ma-
tiiera di cornponimenti si dehba abolire, ma cre-
diamo che con mnlto minor ragione si levino i
Romantici a proscrivere 1' nso della mitolngia, men-
tre non haniio sostituita cosa alcnna che valga a
stabilire un' essenziale diversiia fra la poesia e la
prosa. E senza dubbio i Greci stiraarono che la
poesia non dovesse mai prt sentare im concetto in
quel modo che sarebbe convenuto alia prosa; cioi clie
si puo vedere incominciando dalle sublimissime odi
di Pindaro, e discendendo fino a quell' estremo d)
semplicita che si ravvisa nelle canzoni di Anacrcon-
te. Non dispregiamo pertanto il desiderio dei Ro-
mantici che si trovasse una nuova poetica tondata
8ul1e credenze e sulle opinion! dei nostri tempi ;
ma diciamo ancor francamente che fiaora hanno
eglino fatto pochissimo per questo imovo edifizio.
Lodiatno chi dice clie si coaviene parlare al pop->ln*
di cose utjii e yerc, purcho non ci sforzino a dire
24 SrLI. \ MITOI-OCIA.
che le poesie romnnticlie soiio esscnzialmetite piu
utili e pill vere tlelle altre mile quali c iisata la
initoloij;ia. Gia soiio patTCchi secoli die wessuno
])iu aspeua di veder soro^ere alciino di que' [)riini-
tivi j)oeti , chc raccolseio un tempo le mizioui e
loro deltarono leggi: i filosofi haiino oia occupato
c|ui.l seg^io , e la poesia coutciitasi di dilettare
coil qualche utilita. I poeti adiinque nou debbono
inai dimenticare die la supreiua loro legge e il
dileito ; ne alciuio piio avvisarsi di aver trovato
iin genera di poesia die valga quanto la classica ,
se non crede aver trovato una ricdiezza poetica
pari a qiiella die viene dalla niitologia. Ma il di-
leito poctico nasce principalniente da quell' arti-
lizio col quale si da aninia e vita alle cose inani-
mate e non esistenti ; e in questa parte, come si
porra vincere la mi(olo2;ia dei Greci die di Numi
e di Genii popolo V universo ? Ben e il vero die
nessuno piu crede in quelle buglarde divioita ; ma
Teffetto Ibndasi forse tutto suUa credenza? Cicerone
die rideva (juando s' incontrava cogli Auguri suoi
colleghi , e Socrate accusato qual manifesto dispre-
giatore di que' falsi Iddii die il mondo allora ono-
lava , credian^o uoi die non leggessero con diletto
le produzioni dei graiidi poeti? - ]\Ia il popolo non
e versato in quell' antica rdigione , e quindi ne
intende , ne gusta le bellezze su quella fondate. -
Neghiamo che cio sia vero qnalora non parlisi di
queir ultima classe del popolo , die non intende
per certo neppure le poesie dei romantici, nessuno
dei quali piio aspirare al vanto di facile e cliiaro.
Bensi diremo die quanto meno si fa popolare la
cognizioiie ddla niitologia , tanto piu e necessario
ciie clii ne iisa sia discreto ed accorto : e finclie
non surga (picsto aspettato die fondi una nuova
poetica, piu ragionevole di alcune comiiarse non
sono molti anni , dovrenmio piuttosto raccoman-
dare al popolo lo studio della niitologia, die proi-
bire ai poeti di usarne. E forse nessuna nazione
SERMONE DEL CAV. V. MONTI. 2 5
potrebbe pone ne piu gloria , ne piu speranza in
questo studio , cU noi Italiani , ai quali un grande
lilosofo aperse la via ad una nuova interpretazione
delle fiu'ole greclie. Al Vico e debito quest' onore;
e chiunque abbia letto in liii alcun poco , non
vorra certaniente negare clie anche senza la fede
che gli antichi avevano in Giove , in Giunone e
in tutta la numerosa famiglia degli altri Iddii , pon-
no essere ancora ntilissinii alia poesia , siccome
simboli sotto i quali rappresentare i concetti piu
acconci ai bisogni delle presenti generazioni.
Pero o noi in questa parte abbiamo perduto
ogni lame di raziocinio, o a gran partito s'inganna
clii disse clie la mitologia non puo oggi servire al-
1' esprcssione del vero se non si studia a piu alte
fonti che alle greche (i). Concedasi pure clie i Greci
r abliiano alterata (come si asserisce ) in piu parti
ricevendola da popoli meno inciviliti o meno atti al
bello : ma non per questo si toglie, die quella mitolo-
gia la quale fu a noi tra.mandata da Omero , da Esiodo
e dagli altri loro compagni, coraprenda un sistema di
simbob od alle2;orie abbastanza conosciuto , per ser-
vire utilmente alF adornamento del vero. A noi par^
impossibile , come eW scrisse quest' obbiezione non
abbia veduto , che con questo suo argoraento sicon-
dannano del pari e wU Arcadi del secolo XVIII e
quanti ebbero vanto di poesia in Grecia ed in Roma.
Kon trattasi gia di esaminare il sistema mitologico
nella sua ori2;inaria essenza, ma soltanto come fonte
di poesia ; trattasi di stabilire se le favole tramanda-
teci da Omero e da Esiodo possono giovare anche og-
gidi alia poesia nel suo ullcio di propagare il vero
dilettando. Che importa a noi di sapere se queste
favole furono piu belle e piu evidenti presso gl In-
diani o presso i Greci? se la catena d'oro (^simbolo
(i) Toccliiaaio qui alcune cose pubblicate dal sig. M. nell Asi-
tologia di Firenze n.° 58 , pervenutaci mtatre stavaiu correg»
gendi) le stauipe di questo articolo.
iO SUI.L\ MITOLOOIA.
della potenza di Giovc ) presso Omero e nieno styii-
j)licc ad im tempo e incno sublime della rollana
di peile clie trovasi acceniiata in nii j)oema iiidiaiio?
Se v' lia paite inutile ncgli stuclj ella c appuuto per
liostro avviso questa erudizione. Una simile ricerca
poteva tornar utile ai tempi uei quali la mitologia
usavasi come credenza , non era clie appcna ce ue
serviamo siccome allegoria e velo simbolico. Ptio darsi
benissuno one i Greci non abbiano aviito il miglior
sistema di mitologia che si conosca, ma (piesta nou
e la quistione che debbe trattarsi. La mitologia dei
Greci produsse ella una splendida poesia ? Nessnno
ardirebbe negarlo. Segnitando questa mitologia, non
come credenza , ma come velo simbolico ed alle-
gorico , possono le present! nazioni ottenere ancora
una splendida poesia ? Ecco quello clie i romantici
negano a malgrado di tanti esempli contrarj. A pro-
gredire con queste domande dovrebbe dirsi : E egli
convcniente e possibile clic si trovi una nuova poe-
tica non fondata suUa mitologia? - Si certo. I ro-
mantici r hanno fmora trovata questa poetica che
diletti al pari deir altra - Noi non crediamo che
alcuno si adonti, se a cio ^'ispondiamo negativamente.
Ma la societa , dicesi , progredisce o si muta , e
si vorrcbbe che la letteratura destinata ad espri-
merne le idee e i bisogni , fosse immobile od im-
mutabile ? — Questo e To spccioso are;omcnto che
piu di ogni altro ha guadagnati proseliti al roman-
ticismo : e veramente nessuna ciira e spesa piu de-
gnamcnte di qtieila clie si adopcra per giovare V uma-
luta neir acquisto del suo possibile perfezionamento.
Ma quclla parte di idee e di bisogni che ai nostri
tempi si raccomandano alia poesia , ricusaho dun-
que assolutamente ogni ornamento che le potesse
venire dalle favole greche ? O direm meglio , avvi al-
cuno che trovasse linoca un fonte di poesia piu im-
maginosa e piu bella? Si noti che noi non ricusiamo
la poesia romantipa dove somigli ad alcuni modelli
ai quali corre senza dubbio il pensiero de' nostril
SERMONE DEL CXV. V. MONTI. 2f
lettori -, ma solo vogliamo dimostrare , come sona
errati coloro che credono incompatibilc ogni uso di
mitologia coUa condizionc dei tempi nei quali vi-
viamo. !1 critico, a cui soiio ora principalmente ri-
volte le nostre parole, /a capi di un era novella nella
poetica italiana il Foscolo e il buon Pindemonte , e
si duole die non si faccia buon viso alia poesja de-
scrittiva, della quale avrebbe forse voluto si fosse
valso il cav. Monti pel suo carme nuzjale. Ma not
confessiamo innanzi tutto di non ravvisare in che
parte si somiglino il Foscolo ed il Pindemonte; poi
diciamo che la poesia descrittiva non puo mai essere
se non se una prosa composta secondo la misura
del verso. E una prosa sarebbe pure il componi-
mento che quel critico suggerisce al cav. Monti in-
vece del suo Sermone.
Abbiamo udito piu volte ripetere che i migliori
nostri poeti (Dante, TAriosto, il Tasso) furono tutti
romantici; e venne francamente asserito che il cav.
I\Jonti nelle sue mi2:liori produzioni seguito le leggi
di questa scuola. Ma poich.e in tutti costoro e con-
tinuo r uso della mitologia , non saia questa una
contraddizione de' nuovi maestri, o piuttosto una
prova che v' ha ancora un modn di usar della fa-
vnla , a rui non ripugnano ne la tilosofia , ne i
bisogni dei tempi nostri ? Ma finalmente il cav.
Monti ha manifestata la sua opinione intorno a
qucsto ar^omenta, e in alcuni versi che tutti dicon
bellissimi , ha solennemcnte dichiarato che la poesia
non fa suo sog^^etto il niido vero (uficio del filosofo),
ma il vero rappresentato sotto belle immagini ed
allegorie; che la greca mitologia e in questa parte
un fonte di vena si ricca, che non e ragionevole
lo sperare di piu; e che quanto fmora i liomantici
hanno snstituito alia mitologia non e degno dj
starle a fronte :
Tempo gia fa che , dilettando , i prischi
Dell' Apollinco culto archiniandriti
Di qiianti la tiatiira in cieh e in terra
28 St'T.r.V MITOT.OCTA.
E nelP aria c. nel mar produce effetti ,
Ttinti Nitini crearo : onde per tutta
La celeste materia e la terrestre
Una spirio , una mcnte , una dh-lna
Tiamma scorrea , cite I' alma era del mondo.
Tulio avea viM oUor , tutto animava
La hell' arte de' vati. Entro la biiccia
Di quella pianta palpitava il petto
D' umi saltante Driade ; e ([uel duro
Artico Ccnio distrtntor I' uccise.
Quella limpida fonte nscia dell' urna
D' un innocente Najade ; ed infranta
V urna . il crudele a questa ancor die morte.
Oarzon superho e di se stesso amante
Era quel for ; quell' altro al sol converso
Una Ninja a cut nocque esser gelosa.
II canto che alia queta ombra notturna
Ti vien si dolce da quel bosco al core ,
Era il lamento di regal donzella
Da re tiranno indegnamente offesa.
Quel lauro onor de' forti e de'' poeti ,
Quella canna che fischia , e cfiella scorza
Che ne' boschi Sabei lagrime suda,
Nclla sarrd di Pindo alta favella
Ehhero un giorno e sentimento e iita.
Or d' Qspro gclo aquilonar percossa
Dafne mori ; ne' calami palustri
Pill non geme Siringa , ed in quel tronco
Cessb di Mirra I' odoroso pianta.
Ov e I' aureo tuo carro , o maestoso
Portator della luce , occhio del mondo ?
Ove I' ore danzanti ? ove i destrieri
Fiamnie spiranti dalle nari ? Aid misero !
In un immenso , inanimato , immobile
Globo di foco ti cangidr le nuove
Poetiche dottrine , alto gridando ■■
Fine a'l sogni e alle fole , e regni il vcro. —
Magnifico parlar ! degno del senna
Che della Stoa dettb I' irte dottrine ,
Ma non del senna cite canto gU errori
Del figliuol di Laerte , e del PeUde
L' ira , e fu prima fantasia del mondtr.
SERMONE DEL C.VV. V. MONTI. ^9
Senza portento , senza mercwiglia
Nulla e , I' arte de carmi , e tnal s' accorda
La meraviglia cd il portento al nudo
Arido vero die de vati e tomba.
E noi abbiamo 2.ia detto quauto sia raiserabile
ed iiitempestiva la giavita di alcuui di questi nuovi
predicatori del Vero , i quali vorrebbero clie il
poeta assuinesse le parti tiel filosofo , e per im
false aiiiore delta filosofia distruggono senza avve-
dersi la beir arte <.V Oiiiero. II cav. Monti procede
anche piu oltre, assale gli avversarj ne' loro trin^
ceranienti , e dimostra com' essi hanno finora so-
stitnito alia greca mitologia troppo misere cose ,
e pill false e incredibili delle favole antiche.
» . . . . Di fe quindi piii degna
Cosa vi torna il comparir d' orrendo
Spettro sul dorso di corsier morello
Venuto a via portar nel pianto eterno
Disperata d' amor cieca donzella ,
Cite abbracciar si credendo il sua diletto ,
Stringe uno scheltro spaventoso , armnto
D' un oriuolo a polve e d' una ronca ^
Mentre a raggio di lima oscene larve
Danzano a tondo , e orribilmente urlando
Gridano pazienza , pazienza (\).
La qual fantasia, die noi direino piu volentieri
stravagante che romantica , ricliianiando alia me-
moria del cliiarissimo Poeta con qual arte gli an-
tichi maneggiarono questa parte delicatissinia delle
apparizioni , e come Omero e Virgilio toccarono
in questo la cinia della perfezione , esclama :
Ombra del grande Ettorre , ombra del caro
ly Achille amico , fiiggite , fuggite ,
E povere d' orror cedete il loco
Ai romantici spettri. Ecco efco il vero
Mirabile dell' arte , ecco il sublime.
Fu detto , anzi stampalo ( se male non interprc-
tamrno que' versi de' quali farem cenno tra breve )
(') L' Elconora. NovtUa ic/uuuuica ili G. A. Burger.
3o SULLA MITOLOGJfA.
non csscre di necessita che, sbaiitlita la mltoiopa ,
i nooti caatino sempre di spettri e di nialiiicoiiici
art^onuMiti ; non dovcrsi attiibuire al sistema 1' er"
lore di pochi ; non niancaie eseuipli di poesie
romantiche dove non lianno parte gli s[)ettri , e dove
nondimcno e soinma e splendida la bellezza. Ma
quanto a qneste uUhne , perche sono esse roman-
tiche ? Forse perche non sono fondate sulla niitoi-
loffia ? Ma chi niai ha predicate tjnesta dottrina
che o2^ni poesia dovesse aver senipre per fondainento
le favole g'^eche? Quanto poi alle altre raginni di-
renio che il poeta gindiio il sistema da quello che
i pill de' siioi seguaci hanno fatto , e da quello
che tntto giorno sentiamo levarsi a cielo dai piii
caldi favoreggiatori della romantica poesia. Che se
questo non e ancoi'a il vero genere romantico, se
quclli che finora abbiamo creduti purissimi roman-
tici sono per lo contrario persone alle quali vola
d Intorno la larva delt eiroi-e , gente che non volse
con passo retto e spedlto al migllorc ( volea dirsi al
meglio ) , CLurma die conosce pin la faina eke i mertc
del veri romantici, e ne Inuta vantl ejfiinerl o colpo
invece di quello cli e sua pregio verace , crediamo
ci debba esser lecito ii dire, che inlino a tanto che
qnesto sistema non sia fatto chiaro ed aperto con
dottrine sicnre e con lodevoli esempli , e ridevole
il riso di chi dispregia la poesia fondata sulle fa-
vole greche usate come semplici allegoric , o sic-
come immagini acconce a rappresentaie piu viva-
nientc la verita.
Di gen til poesia fonte perenne
(A cfii saggio v'auignej, vcneranda
Mitica Dea ! Qaal niiovo error sospinge
Oggi le mend a impoverir del Hello
Dull' idea partorit.o , e in te si vivo ,
La delfica favella ? E qaal bizzarro
Consiglio di Maron chiude e d' Omero
A (e la scuola , e ti consenie poi
Libera cfUrar d' Apelle e di Lisippo
SFBMONE DEL CAV. V. MONTI. 3 1
Nell' officina ? Non e forse ingiuslo
Propotiimento , all' arte che sovrana
Con eletto parlar sculpe e colora
Negar lo drUto delle sue sorelle ?
Dunqiie di Psiche la heltade , o quella
Che mise Troja in pianto ed in faville ,
In muta tela o in freddo marmo espressa
Sara degU occhi incanto e meravigUa ;
E se lonuela e affetti e moto e vita
Avra ne' carmi volgerassi in mostro ?
Ah ricdi al primo officio, o bella Diva , ,
Vieni , e sicura in tua ragion , col dolce
Delle tue vaghe fantasie C nmaro
Tempra deW aspra verita
Vien che tntta per te fatta piii viva
Ti chiama la JVatura.
A quest! versi , dai quali ci e forza staccarci ,
venne fatta risposta da un A. M. con un altro
Sermone intitolato Coiisolazioiie a Vincenzo Monti,
Questa poesia a cui appartengono le frasi da noi
citate poc' anzi , piu oscura del suo autore , e gia
morta per non risorger mai piu quand' anche la
causa dei roniantici dovesse trionfare in tutta UEu-
ropa. Ma il Sermone del cav. Monti stampato gia
parecchie volte, tradotto in versi latini da un dotto
genovese , ed era sotto i torch] di bel nuovo in
Venezia , sara letto e lodato per luuga eta , se
anche dovesse esser vera la profezia di alcuni ro-
niantici, che questo sara V ultimo anelito del clas-
sicismo. Questa Consolazione che ha dae principal!
difetti, la (iacchezza degli argomenti, e una quasi
invincibile oscnrita neir espressione , fmisce con
una ( quasi diremnio ) villana ingiuria .al maggior
poeta vivente a cui e diretta.
Le nove .more gorgheggianti in Pindo
Fra i niirti eterni adunque lascia ; altera
Delia rriemoria d' Ugo , il nuovo agone
Tranquillo osserva e schifa ; onde c£ ardire'
Caldo talun per non seconda possa
Nott iia che id fianco li torrcggi , e crollo
3a SULLA MITOLOGIA.
N' abbiii inatteso il tuo non giovin lombo ,
E Febo insieme e. il siio devoto , oltraggio.
11 cav. Monti siccome verace aniatore della pa-
llia letteratura e dellrt gloria del nostro Pariiaso
lispoadera come (piel gran cittadino a cui nega-
vasi il niaaistrato : I'iacesse al Cielo che la patiia
avpsse niolti mijrliori di me! Del resco noi teiiMiianio
per certo clie ibiioni romantici avranno anossito
per rinsolenza di questo loro paladino die culloca
la poesia nei lombi : e veramente in questo solo
genere di poesia puo il cav. IMonti paventare di
esser vinto.
Dovrebbero qui trovar fine le nostre parole, se
non ci paresse opportune toccar breveniente anche
delle unita, altro panto principalissimo nella nuova
dottrina. Gia in questo Giornale furono combattuti
i Romantici , quando la prima volta vennero in
campo per provare die le teatrali unita sono an' iu-
degiia pastoja di sognate leggi ; e noi consentiamo
si fattamente colT autore di quelU articolo , che
non avremmo creduto niai necess.uio di aggiungervi
parola, se dopo alcuui scritti recenti il silenzio di
questo Giornale non potesse essere da taluno sini-
stramente interpretato. Toccherenio adunque per
sommi capi ed assai breveniente qucUo che piii ci
parra essenziale. E innanzi tutto, un celebre roman-
tico atfermo che il sistema dei classici mostra la
propria debolezza nella varieta niedesima delle
prove colle quali essi lo vengono difeadendo. Ma
se qiiesfa sentenza fosse vera, non sappiamo a (juali
dottrine nietafisiche o naturali non si dovesse ap^
plicare. Qqi poi non puo trovar luogo questo spe-
cioso aforismo ; perclie dove niolti pailano, le corir
traddizioni non sono imputabili alia verita del
soggetto. Oltreche i romantici hanno essi usato
mai seninre delle n^edesime prove? Fossero almeno
d' accordo nella delinizione fondamentale del loro
sistema !
SERMONE Dr.L CAV. V. MONTI. 33
Fu asserlto clie le unita di luogo e ili tempo
non hanno Y influenza die i classici cretlono snl-
r unita d'azione; poi si e confessato clie « quanto
piu r azione si estende in luogo e in tempo, piu
risckia di perdere quel caratcere delicato d' unita
ch' e si importante per V arte. » Questa confes-
sione , dice tin critico francese, toglie quasi di
mezzo ogni differenza ; e noi crediamo'che lo spen-
dervi piu parole sarebbe un mostrarsi o pedanti
od avidi di contese.
Erro chi disse ( se pure da alcuno fu detto )
che lo spettatore e parte dell' azione , e da cio-
dedusse la necessita delle unita di luogo e di tem-
po. La ragione di queste due unita noii e fondata
su un raziocinio che lo spettatore puo fare e non
fare, ma sibbene sulle necessarie leggi delT animo
umano alle quali nessuno si puo sottrarre; vogliamo
dire sulla inipossibilita che V animo non sia colpito,
commosso , distratto dalla differenza degli oggetti,
che debbe avere dinanzi in un' azione la quale
comprenda lo spazio di mesi o di anni , e si com-
pia in luoghi diversi. Concediamo che lo spetta-
tore non e parte delf azione , ma neghiamo che
la verisimiglianza debba nascere unicameute ilai
rapporti che le varie parti deW azione hanno fra di
loro , e non dai rapporti deW azione col modo attuale
dl essere dcllo spettatore. Perocchc cosi ragionando
confondesi Y epopea col dramma. Per la prima
basta quella verisimiglianza che nasce dalla cor—
rispondenza dei fitti fra loro: pel secondo e ue-
cessario qualche cosa di piu; quel di piu clie ha
la reale rappreseutazione di un fatto snpra la sem-
plice narrazione.
Non vuolsi dire che a mostrar necessarie le unita
di luogo e di tempo blsogiierehbe poter mostrare che
gll avvenimcntl rappresentatl in nno spazio dl luogo
piu ampio dl quello a cul I' occhlo pud estendersl ,
o in una spazio dl tempo maggiore dl un giro di
sole non hanno fra loro vero legame. Bastera invec^
Bibl. Ital. T. XL. 3
34 SULLA MITOLOCl.V.
(liinostrare, che T cllctto del <1ramnia sara niag^iore
fni.iiito ininori saraniio i iDotivi che sviar possono
la nostra attenzionc dal principale propouiineiito
(leir antore ; e che la non ciuanza dellc predette
iinita coiitribuisce assaissiino a c[uesta disirazione.
Se noil che , dicono i lonianllci , i classici stessi
noil osservano la rep;ola dell' unita di tempo , per^
the aftrihaiscono ulV azioiie an tempo fittizio mng-
^iore del tempo realc cli essa occiipa nella roppre-
seiitazioue ; e sog2;inngono die i trattatistl con cio
iiott. haiii/u fatl.o ultro che riconoscere la dannositd
dclla regola. Ma V unita di tempo non fu niai cir-
cosciitta al tempo reale delTazione, bensi ad nno
8pa/.i(> che non offenda la verisimiglianza , qnal e
ordinarianiente rpiello di 124 ore : e qnindi cadono
le consegucnze clie si vorrebbero trarre da tpiesta
falsa supposizione.
Anche r unita di azione fu assnlita presso a poco
con uno stcsso paralogisrao. Si c detto che questa
iinila non puo mai essere assoluta perclie non puo
n)ai faisi sogc;ctto di un dramma una veramente
ludca azione. I\Ia sarebbe niai possiblle che alcuno
avesse insegnato di tessere un dramma sopra uu
fatto solo , diviso da tutte le circostanze che lo
hanno preparato e compluto ? I llomantici , che
pur si vantano di grande urbanita , suppongono
1' estremo dell' ignoranza nei loro avversarj , poi
combattono il tautasnia die sonosi fabl)ricato. Gerto
ogni circostanza c)i un fatto pud essere considerafa
come un piccolo fatto da se •, ma dove l' inipor-
tanza di questi piccoli fatti e quasi nulla, sc non
consideraia relativamente a cpiel fatto principalc
di cni sono cagione, svanisce per cost (\\\:f. la loro
individualita , e non possono pii nuocere a quel-
r unita di azione che dai classici e voluta. Quando
invece in uno stesso dramma si uniscono parccchi
di questi fatti , ci iscuno dei quali ha seco , direm
<osi , come propria faniiglia le circostanze che lo
(:unipongono , alhua c violata X unita d' azione ,
SKRMOME DEL CAV. V. MO^TI. 35
perclie I'attenzione dello spettatore e tlivisa di ne-
cessita fra due diversi oggetti ugualniente importanii.
Alle unita del dramnia coiiseguita una specie di
iinitd nel caraUere del persona^gi , die suole esser
ionte di grandissimo elletto. Perocchc il cambiarsi
di opinioiii , di costumi , di condotta e cosa die
in ua uomo assennato viiole tropj)o piu tempo di
quello a cui senza offcnilere il verosiniile piio ^sten-
dersi la durata fittizia di vin dramma. Lo spiritoso
Stendhal puo ben dire a sua posta che e iiitcres-
santissimo , e bellisstrno il vedere Otello si iniiamorato
nel pilmo atto , ucculere la donna sua neW ultimo :
e di' egli disprezzerebbe Otello se an tal cangia-
mento apesse laogo in trentasei ore. Ma per trarre
da cio un argomento contro le unita bisognerebbe
provare die xl poeta noa avesse potuto ottenere
lo stesso effetto preseutandoci Otello geloso fin ilal
principio del dramma. II pregio delT antica trage-
dia sta anzi nel saper cogliere tal niomento di
tempo , che nel niinore spazio possibile ci faccia
conoscere tutta quella parte della vita de' perso-
naggi , che risguarda T azione rappresentata. Pero
non e vero che sia assai pin comodo V adottare pel
liiogo e pel tempo llmiti arbitrarj : come se i mo-
derni romantici atiiontassero difficolta paventate
finora dai piu grandi ingegni delT universo ! Sa-
rebbe da dire per lo contrario che chi a malgrado
di questo vincolo compose i capilavori del teatro
classico , si mostro vago , piu presto che schivo ,
delle dirticolta. Ma non puo esser ne grande ne
condegna la stima degli antichi presso coloro che
non vergognarono dar nome d' indegna pastoja alle
leggi alle quali nbbidirono Sofocle ed Alfieri.
Finalmente i Pvomantici ricorrono alP espeiienza
per provare che le unita di tem[)0 e di liiogo non
sono necessarie alF illuslone , alTermando die il
pnpolo si trova nello stato d'' illuslone valuta dal~
I arte , asslstendo tutto dl e la tutt i paesl a rap-
presentaZ/ionl dove esse non sono osservatr; e II popolo
36 5uiJ.\ MiToiocu , ecc.
ifi questa materia c il miglior testimonio. Qui po-
trcnmio lispoiuleie clie ([uel popolo a cui han
licorso i lomantici e che iioii liar alcuna idea teo-
rica del verisirnilc delV arte drfinito dai critici pensa-
Lori , nori coiiosceudo ne le ragioni ne i tini dei
varj componinienti , applaude e s' illude a una
tragcdia romantica , come applaudirebbe alia vista
cli tutte le scene della divina Gommedia se alcuno
le riducesse in tante rappresentazioni visibili; e
eke volendo star contenti al gindizio di qiiesto po-
polo gia sarelibero indarno i piu squisiti artifiz]
iioetici. Ma noi non vogliamo combattere il sisteraa
romaiitico , se non in cjuanto ci e d' uopo per difen-
dere il sue opposto. Vogliamo dire die il vero dram-
ma e quello di SoTocle e di Allieri , come la vera
epopea e quella di Oniero e del Tasso ; ma non
vogliamo negare air umano ingegno la facolta^cli
trovare una nuova maniei'a di rappresentazioui^.0
di poemi, che dilettino qiianto i primi. Qaesto iaw
gcgno tocco in sorte tinora ad alcuno dei nostrl
romantici ? Puo il nuovo sistenia fra noi vantare un
dramma degno di stare a fronte dei classic! ? A
qnesto punto vuolsi ridurre la qulstione : die non
e lecito cliiudere 1' antica via prima di averne aperta
una nuova.
iScriptorum veterum nova collectlo e Vaticdnis codl'
cibus^ edka ah Angela Majo Blhliothecce VatlcanoB
proefecto ad Leonem XII Fontificeni Maximum. — •
Romoe , 1826, in Collegia Urbano apud Burliaeum,
Tom. /, in 4.°, di pag. 800.
I
moltiplici antichi mnnoscritti, clie a raglone sup-
ponevansi esistenti nei numerosi scalFali della vasta
biblioteca Vaticaivi seuza clie fossero iioti per le
starape, vi esistouo realmeiite ; e cadiid per fortuna
sotto r occhio esperto e vigile di monsignor Mai,
custode taiito benemerito di quel prezioso deposito,
incominciano ora, a misuva della loro iniportaiiza, a
comparire alia luce per le cure del medesimo.
II primo volume di cpiesta copiosa raccolta di vati-
cani manoscritti iuediti sinora, fissa Tattenzione dei
lettori per la mole non meno clie pel pregio della
materia: egli presenta opere di 2;reci scrittori quasi
tutti ecclesiastici , e nel maggior numero celebra-
tissimi , alle quali souo aggiunte le versioni latine
dello stesso editore , clie ha voluto inoltre arric-
chirle di varie uote iuteressauti, e di una prefazioue
utilissima per le opportune notizie istoriclie e cri-
tiche intorno alle opere contenute nel volume. Que-
sto e diviso in tre parti : nella prima , assai piu
abbondante delle altre due, contengonsi i." le qiie-
stiani evangeliche di Eusebio Cesariese , in numero
di 0.0 ed in succinto coi supplementi, tratte dai suoi
tre libri sopra questo argomento, il cui scopo e
d'interpretare e conciliare le apparenti coatraddi-
zioni degli evangel], ed havvi inoltre parte del sue
commento sopra V evangeiio di S. Luca ; 2.° akrd
20 questioiil amfdochiane , sinora jnedite , del fa-
moso Fozio patriarca di Gostantinopoli , scelte dsl
O." eCliai'TOlU'.M VETEUUIM NOW COJ.irCTIO
nil nuigiiior mimcro , delle qnali alcuiie gia cono-
sciute })er altre stanipe : il loro tenia, siccome c
nolo, e teologico , bihlico ed anche filologico , e
sono cosi nominate perche dirette ad Aiulilochio
Rletropolita di Cliizico nella Misia : vi sono inoltrc
altrc piccole cose del niedesinio patiiarca con dne
discoisi niorali di Anastasio Slnalta^ ed una breve
lettera del papa Gioanni VIII, contemporaneo di Fo-
zio, e al cpiale fii dato appunto il soprannonie di Pa-
pessa per la sua tioj)po debole e tpiasi donnesca con-
dotta verso quel patriarca Costantinopolitano. Nella
scconda parte del libro si coniprendono i.° un' epito-
me della Cronica di Eusebio, con alcnne aggiunte fino
al Q."^ sccolo delFera cristiana, compilata da ignoto
autore ; 2.* i Diseorsi e i comnienti sopra varj
profeti, di Tcodoro Mopsuesteno^ con alcnni estratti
dci coHHiienti sopra Danicle sciitti da Policronio
tratcllo del suddetto Tcodoro; 3.° una catena di an-
tichi commenti fatti sopra lo stesso Danielc da padri
greci di gran dntti-ina, quali furono ^/7zmo«io prate,
nn Anonimo^ Apollinare , Atanasio ^ Basilio, Cirlllo ,
Eudosso filosofo, Euschio Cesariense, Esichio prete,
Tppolito vescovo , Origcne , Sever o ^ Tito e Vittore;
4." alcnni brevi frammenti di S. Ippolito vescovo
e martire spettanti alle sue spiegazioni dei proverbj
di Salomone, ed altri pochi frammenti della Cronica
pasquale, appartenenti al principio e fine di essa.
Finalmente nella terza parte del libro leggesi un'Ora-
zione del famoso retore greco Elio Aristide intorno
zAV immwiitd per Lettine contro Demostene^ con al-
cime variant! e squarci di altra orazione del mede-
»imo, ed alcnni anticlii scolii sopra di esse. Di piu
vi si legge un indice del secondo libro delle cose
sacre di Leoiizio , prete del 6/' secolo, e di Gioanni
nionaco, con un saggio dell' opera anzidetta, cioe il
primo titolo Sulla creazione dell' uomo. Alia line di
(juesto anipio volume apparisce un indice delle cose
piu iiotal)iIi contenute nelle tre parti del libro , etl
r. VATTc\Nis coDiciBus ecc. 3f)
ilna succinta spieg;azione del!a tavola paleografica in
raine che adonia il principio dello stesso libro , e
the presenta i caratteri dci diversi codici che haiino
somministrato materia a qucsta edizione. GU oppor-
tuni prolegomcni deireditore oUrono una sceka erii-
dizione , ed una giusta critica sopra ciascuno dei
Varj scrittori, e dei diversi codici dai quali e nato
il volume. Noi cediamo volentieri ai dotti redattori
di qualche giornale ecclesiastico , interamente sacro
alia teologia e alia religioue, il pietoso iacarico di
entrare in uu miiiuto esame dei piegi delT opera
annunziata ; ma non ometteremo percio d' indicare
in generale , che \i\ gravita degli argonienti, spe-
cialmente dommatici o inblici, la molta sacra erudi-
zione, la fama dei Padri che ne sono gli autori, la
purita e la copia del greco linguaggio , da cui po-
trebbero trarsi nuove giunte ai lessici , reudono
sommamente valutabile questo volume , che va ad
accrescere Tampio tesoro deirecclesiastica dottrina.
Intanto noi passeremo a discoirere piu distesamente
del greco retore Elio Aristide , e della sua nuova
Orazione in favor di Leptine.
Tutti quei che conoscono per relazione o per aver
veduto coi proprj ocdii la faniosa biblioteca romana
del Vaticano , sanno bene ch' ella presenta due an-
tiche statue sedenti, e noa molto dissimili tra loro,
collocata ciascuna nelf uno dei lati delle sue porte
interne. Queste statue rappresentano due uomini
sommi per dottrina e per carattere, benche in ge-
nere assai diverso ; e degnissimi entrambi di essere
cosi onorati in quello stesso luogo, che destinato a
raccogliere i monumenti deirumano sapere, nc con^
tienc dei molto pregevoli e numerosi della dettrina
e del valore di que due celebratissimi antichi. Co-
desti sono il greco retore Elio Aristide Adrianeo,
detto ancor.i Smirneo , ed il vescovo di Porto I^~
polito^ santo dottissimo, che fini martire nel terzo se-
colo deU'era cristiaua. Ambiduc qucsti dotti e pregiati
^O «C.RIPTOnUM VF.TERUM NOVA COLLFCTIO
autoii adoriiaiio ((ticUa -bibliotcca dci loro scritti
taiuo rirorcati daii;!! ainatori dclla sacra c della pro-
fana Jettcratiua: ma non tutti i loro scritti die cola
csistono, crano noti per le stampe; e pareva riserbato
al Iiibliotccario Aiigclo IMal il rinvcuire opere scoiio-
sciute cd iiiedite taiito dclT iino che dclF altro au-
tore nella bililioteca medesima. Furono gia indicate
di sopra cpielle del Vescovo Portuense, che nella loro
brevita non possono andar disgimite da nna grande
im|)nrtanza , alniono presso tutti quei che , versati
nella lettura e nella meditazione cW cosi dotto e santo
scrittore , sanno bene con quanta gravita e verita
abbia egli interpretato i sacri libri a benefieio della
morale e della religione, I suoi Connnenti biblici, i
Trattati suoi teologici, le sue Omilie, in una parola
tutte le opere sue, delle quali il Fabricio ci ha data
una bella cdizione greco-latina in due volumi in
foglio , sono stimate e lette con gran profitto da
ogni coltivatore di sacra letteratura. Ora le cose di
S. Ippolito edite tdtimamente dal Mai , consistono
nci due franimenti di sue dichiarazioni intorno ai
proverljj di Salomone, e in tutto cio che si conttene
del suo nella summentovata catena di antichi padri
sopra Daniele. Ne questo inedito commento e ranto
breve , benche rimasto ignoto anche al De Magistris,
che , non ha gran tempo , pubblico anch' esso in
Roma altra parte dello stesso commento , traendolo
da un codice Ghio;iano. l\Ia del retore Aristide , di
cui e cosi grande la fama ed il valore oratorio , e
delle cui opere conservansi tanti codici, e si sono
ripetute varie edizioni, comparisce ora per la prima
volta alia luce una sua ignota comeche bellissima
orazione in favore della legge delFateniese Leptine
contro Demosteue. Principe senz'|'alcun dubbio degli
oratori greci de! suo tempo, Aristide fu contempo-
raneo degli Antonini e di Frontone , opero cose
meravigliose colla sua cloquenza, e qualunque fosse
stato r argomeuto del suo discorso lo tratto sempre
' E V.VTlCiNlS CODICIBUS CCC. 4I
da sommo oratore. Molti dotti antichi e moderni si
sono occupati di lui ; istorici, antiquarj, interpret!,
critici, e sino medici, quale si fu il nostro professore
Malacarne , die nel 1799 P'^i^^^'ico le sue ricerche
medico-critiche sulla bizzarra malattia tredecennale
di Aristide. Air Italia specialmente da circa mezzo
secolo a qnesta parte era assai noto il distinto me-
rito di cosi illustre oratore -, imperocche, anche prima
del fisico Malacarne, il Bartoli, professor pubblico di
letteratura greca a Torino, aveva illustrato sino dal
1745 la greca iscrizione esistente nel museo di Ve-
rona , onorificentissima per Aristide ; ed il Cesarotti
nel suo Corso ragionato di letteratura greca aveva
dato dei sa2;gi luminosi delT eloquenza del greco
retore , pubblicandone volgarizzate due orazioni in-
tere V uua sul terremoto di Smirne all' imperator
Marco Aurelio , e V altra ai Rodiani dopo il terre-
moto di Rodi, con varj squarci di altre orazioni, e
specialmente di quella nobilissima in lode di Roma,
premettendovi la vita di questo celebre oratore ed
aggiungendovi moke osservazioni criticlie intorno
alle suddette orazioni. Inoltre il Morelli, custode cliia-
rissimo della biblioteca di S. Marco in Venezia, sino
dal 1785 aveva rinvenuto e pubblicato in quella
citta una nuoya orazioiie, sconosciuta e inedita fino
allora , di Aristide contro Leptine colla traduzione
latina, e colfaggiunta di molte note, ]\Ia la capi-
tale deir antico impero romano aveva ragioni par-
ticolari di distingucrsi nelT onorare il nome e la
niemoria di Elio Aristide •, imperocche la citta di
Roma fa altamente lodata da lui con una superba
orazione stampata piu volte , e per la quale gli fu
eretta una statua di marmo die conservasi tuttora,
poiche , secondo tutte le verisimiglianze , e quella
stessa die vedesi in oggi nella biblioteca Vaticana
assieme coll' altra di S. Ippolito. Queste due statue
anticlie , dimenticate e sepolte come tante altre , si
rinvenuero sotto il pontiticato di Pio IV dei Medici
4a SCRfPTORUM VETERt'At NOV\ COLLECTIO
di ]\Iilano , il quale ordino die si coUocassero nelta
l)il)liotcca Vaticana , appouendo sotto (jiiella di Ari-
slide il scwneiite epi2;ramnia latino composto da csso
iiicdesinio, qiiautuiKjnc piu non vi si legga in oggi ,
trasportato altrove cpiel sasso, clie formava base alia
statua , per sostituirvene un altro piii decente che
continua ad esservi tuttora :
Roma, tuum nomen totum licet implcat orhem
Majlis Aristidls fit tameti eloquio.
Ria alia perdita di qiiesta iscrizione in marmo ha
supplito in qnalche guisa il dotto e benemerito edi-
tore, il quale avendo fatto incidere in rame le due
statue sedeati della bibliotcca Vaticana ed in mezzo
a loro il ritratto in bnsto dclFattuale sommo Ponte-
fice Leone XII, vi ha posto sotto la seguente op-
portuna iscrizione :
3Tannora rnura Pius repcrit; nunc ecce loquentes
Audit Aristiden, Hyppolytumque Leo.
Quest' incisione con molta perizia d'arte apparisce
in fronte alia dignitosa lettera dedicatoria ; nella
quale annunziasi dair cditoi'e non solo cio che ha
stampato in quel volume , ma anche quello di mag-
giore importanza che si propone di stampare nei
susseguenti volumi di quest' ampia raccolta vaticana.
Ognuno, che versato sia nello studio delle gre-
che lettere, non ignora die F argomento delT ora-
zione di Aristide, edita dal MorcUi, e di contraddire
alia legge di Leptine contro riraniuuita dai pubblici
impieghi; immunita clT egli si studia di sostenere e
difendere , emulando Deniosteiie che a^ suoi tempi
aveva fatto lo stesso contro la medesimii legge.
Sembra pero , che tanto 1' uno che 1' altro si sieno
ingegnati a sostenere una cattiva causa; imperocche
9a[)piamo die in Atene per la facilita e per la fre-
quenza colla quale accordavasi V immunita dai pub-
blici incarichi , erano gia rari i buoni cittadini die
£ VATICANIS CODICIRUS eCC. 43r
sapessero o volessero esercitarli : la qual cosa do-
veva essere necessariamente di grave danno alia
repubblica. Leptine , animato dalPamore e dallo zelo
del pubblico bene, propose savianiente la lcg2;e di
abrogare e sopprimere ogni immunita presente e
futura. Demostene, fidando nella forza della sua elo-
qiienza, sostenuta da cavilli e da caluunie, insorse
contro la giusta ed utile legge di Leptine pei suoi
secondi fini, volendo far cosa grata al suo figliastro
Gtesippo figlio di Chabria. Circa quattro secoli dopo,
Elio Aristide si accinse alia niedesima impresa, e non.
si saprebbe dire se per esercizio oratorio, ad imita-
zione di molti altri retori greci e latini , o se per
bisogno clie avessc egli stesso dimplorare T immu-
nita dai pubblici incarichi , die realmente ottenne
dair imperator jMarco Aurelio.
II certo si e ch' egli scrisse quella sua orazione
contro Leptine, die ora leggianio edita dal Jlorelli,
Ma la nuova orazione aristidea, ora edita dal Mai, e
di contrario argomento , e diretta ad opposto fine,
poiclie Tautore, sostenendo in essa vigorosamente la
legge di Leptine , si scaglia contro Demostene , il
quale aveala combattuta , e dimostra die non pua
esservi legge piii utile , piu giusta e piu popolare
in una ben ordiuata repubblica. Tanto V una die
r altra orazione manca del nome deir oratore , ma
la dicliiarazione die abbiamo dello stesso Aristide
aver egli avuto nelle mani diverse orazioiii intorno
alia legge di Leptine, e T analogia dello stile, della
dizione e della maniera propria del greco retore ,
non fecero dnnitare al Morelli , come ora non fonnc
dubitare al Mai, die queste orazioni benche di con-
trario argomento sieno ambedue dello stesso autore.
Rimarra tuttavia incerto , se Aristide le abbia com-
poste per pompa di eloquenza o per esercizio ret-
torico, secondo Tuso d'allora, segnito anche in tempi
posteriori , o se veramente le scrivesse secondo la'
diversita de' suoi interessi o bisogni. Imperoccher
44 SCRIPTORUM Vr.TERUlVT NOVA. COI.LECTTO
poteva pure accadcre clie in in\ epoca della suii
vita, gli tornasse il conto di declamare contro la
lessee di Lcptiiie , qiiando noii voleva pubblici im-
pieghi, c die in im' altra eta gli glovasse il soste-
nerla c il favorirla , quando per cambiamcnto di
bisogni o per ambizloiie desiderava di ottenere iii-
cariclii ed otlicj pubblici. Noi sappiamo di fatto aver
egli terniin'ata la sua vita a Smirne , diviso tra la
divozione e lo studio, coir iucarico di sacerdote di
Esculapio , sue medico e salvatore. D'altronde giova
qui ramnientare resempio, tanto piu antico, deiraltro
greco oratore Carneade, il quale, per sola ostenta-
zione di eloquenza, parlo un giorno alia presenza
di Catone e di altri molti in lode della giustizia
con meravigliosa facondia, e il di seguente per dar
prova del suo ingegno e del suo valore oratorio
parlo con eguale eloquenza contro la giustizia me-
desima, mostrando esser questa Torigine di gravissimi
danni. Quello di cui sembra non potersi dubitare, si
^ die r 04-azione di Aristide in favor di Leptine
contro Demostene e assai piu bella ed eloquente
deir altra di contrario argomento , forse perche la
verita e la giustizia sono piu per quella die per
auesta. Imperocche I' opposizione di Demostene e
di Aristide alia legge di Leptine non poteva appog-
giarsi die a cavilli ed a calunnie immaginate dalla
fecondita del loro ingegno, ed esposte coir artificio
della loro eloquenza ; ma il favorire e sostener quella
legge tanto utile alia repubblica , era impresa che si
faceva largo da se , e die ben si addiceva ad un
egregio oratore prevenendo la pluralita degli animi
in favor suo. Monsiguor ]Mai lia pur trovato nello
stesso codice vaticano riportata altra copia delfora-
zione edita dal Morelli , ed avendola coiifrontata , vi
ha rinvenuto tali e tante varianti da poter correggere
non poclii errori, e da migliorare assai Tedizioue nio-
relliana, senza pero die il fine di quelF orazione ap-
parisca mutilo o impcrfetto, come opino quel dotto
E VATICANIS CODIOIBUS eCC. 4$
eclitore, poiclie la vaticana finisce colle niedesime
parole , benche nel mezzo cli una pagina clie riniane
vota neiraltra meta. Di queste tante variant! e cor-
rezioni se ne presenta impressa la serie dal Mai , il
quale forse avrebbe fatto anche meglio a intrapren-
derne una nuova edizione accoppiando assierae le
due ed opposte orazioni aristidee , Y una contro e
Taltra in favore della legge di Leptine. Ma noi dob-
biamo attenderci cose di maggior momento da si
dotto ed instancabile editore; giacche sta egli pre-
parando pei susseguenti volumi della raccolta vati-
cana , non solo materie importantissirae di religione ,
ma anche considerevoli pezzi di classici scrittori greci
d'istoria, di filosotia e di politica , quali sono Po-
llbio , Diodoro Sicido , Dione Cassia , Dessippo , Eu,"
napio , ecc, un antico interprete di Cicerone ecc.
46
Opere di Torqnato Tasso. Prose scclte. Volume 5." -—
Milano, 18^5, (lalla Socicul tipografica dc classicl
italiani.
Oecuitiamo assai volenticri il cli. sig. Glicrardini
in qiiesta sua cdiziono delle opcrc di Torquato Tasso,
di ciii aimuuzianio presenteuiente i'cstrcnio volume,
« Ognuno sa clie il Tasso cbbe volonca e virtu di
gareggiare cogli ottimi in ogni nianiera di comporre.
Una raccolta pertanto delle opcre di questo grande
scrittore sarebbe difettuosa , se non contenesse al-^
meuo un sas^jiio de' varj generi di stile ov'egli eser-
cito il suo iugegno ». Cosi leggiamo nella Prefazio-
ne ; e cosi veramente anche noi abbiam senipre
pensato ; ne senza dolore ci torna niai alia nieute,
come per V ignoranza di molti die seggono maestri
alia gioVentu , giacciono sconosciuti alf universale
molti grandi lavori dei nostri dotti, con doppio dan-
no si della fama de' trapassati , e si del frutto chc
ne potrebbero trarre i viventi. Iniperocche ( parle-
renvo soltanto del Tasso ) molti sanno a memoria
I'Aniinta e gli episodj di Sofronia e di Erminia, che poi
non si ver^ojinano di non avere mai letti i Discorsi
del poema eroico , ne i Dialoghi pieni di niaravi-
gliosa erudizione e di filosofici ragionamenti. Eppuic
sono cjueste le opere nelle quali e grande , non la
fama , ma Y incieirno del Tasso : e sarebbe somnia-
mente iniportante di porle nelle mani de giovani ,
alBnche vedessero da quali studj , da quante dottri-
ne , da die sapere immenso era munita la fantasia
che produsse la piu bclla fra le moderne epopee.
E vedrebbero fino a ([ual punto sian vere quelle
speciose dottrine che dicono , gli studj lilosoHci c
le scienze essere a v verse alia poesia, e Toriginalita
dei poeti andar perduta a misura dello studio d;i
loro posto nelle opcre altrui.
OPERE DI TORyUATO TASSO. 47
Giii nci prcccdeiiti volunii si puhblicarono le Let-
tere poetiche e i Discorsi del poema erolco ,• il piu
bel commento che mai si possa desidcrare alia Ge-
rusalemme , in cio che risguarda le ragioni dell' ar-
te, e i fiiii che si propose il Poeta. In qucsto ul-
timo volume contengonsi altri Discorsi , Lettere e
Dialoghi intorno a varj argomenti , tutti pieni di
singolare dottrina , e scritti con quella severa ele-
ganza che si conviene al filosofo anche quando as-
sume le parti dcir oratore. II primo Discorso e una
Rlsposta di Roma a Plularco , il ([uale compose un
trattato intorno alia fortima dei Romani, e due in-
torno a quella di Alessandro « e tolto quest' ultimo
in sino al cielo ( useremo le parole del Tasso), uega
alia fortuna ogni onore ed ogni parte nelF iniperio
acquistato ; ma in quel de' Romani vuole che la for-
tuna sia quasi T architetto, e la virtu quasi fabbro
e quasi lento ministro nelle operazioni. ■» Questa sin-
golare sentenza del filosofo Cheronese , siccome cre-
(liamo che riuscisse male accetta ai Romani , cosi
doveva poi esscre combattuta sempre in Italia; pe-
rocche tende a distruggere per lino la gloria della
passata grandezza. Pero il Machiavelli , il Paruta ,
il Vico cd il Tasso , quattro graiidi italiani , impu-
gnarono V armi contro Plutarco , e chiarirono falsa
la sua opinione. Ultimo in questa arena discese il
Vico con un' opera poco nota ( De uiio universi ju-
ris priiicipio etc.) piena di grandissime verita, cor-
teggiate al solito da buon numero di idee soverchia-
mente oscure, II Machiavelli e il Paruta contempo-
ranei toccarono questa nobile controversia nei loro
Discorsi ; il Parnta con qualche maggior pompa ora-
toria , e il Machiavelli con piu solenni ragioni. U
Tasso poi mezzo , quanto alP eta in cui visse , fra
questi due ed il Vico , non sccondo a nesstino nella
capacita delPingcgno, ed a tutti superiore negli or--
namenti del dire , compose contro Plutarco un di-
scorso pieno di tanta dottrina e di tanta eloquenza,
che va fra le [)iu lodatc prose italiane. Non tacereuio
48 OPERB DI TOnou.VTO T\SSO.
clie il principio di qiiesto rap;ionainento , perduto
nclle sottigliezzc di una iilosolia oggidi trasciirata e
nial nota , riesce al([uanto diliicile ed increscevole:
ma non vuolsi apporre al Tasso qiiello a clio V in-
dusse necessita di lispondere airautico scrittore, ed
ancUc in parte c da pcrdoriare nl secolo, clie, c(uasi
diremmo, studiavasi di parhu- per la bocca di Aristo-
tele e di Platoiie. i\Ia dopo alciuie pagine FAiitorc
si libera da cpiesti vincoli , poii maiio di proposito
al 2;eneroso argomeiito c lo tratta con rpiella elo-
cjuenza colia tpialc e crcdibile che Cicerone avrcbbe
difcsa la sua patria se fosse state contemporaneo a
Plutarco. Spesse volte udiamo dire che i piii grandi
prosatori italiani furono seniplici parolaj. Ma perche
in tante raccolte di prose non si veggono mai com-
parir quelle poclie , le quali potrebbero in parte
diniinuir la vergogna ed il danno di questo difetto
della nostra letteratura ?
Al Discorso contro Plutarco ne se^uita un altro
intorno alia sedizione nata nel regno di Francia
Panno 1 585, rimasto inedito fino ai di nostri , e
pubblicato la prima volta in questa Biblloteca V an-
no 1 8 17. Queila prima edizione si fece sopra un
codice del conte Marco Serbelloni; nia in questo
volume fu tolta a norma quelT altra che ne fece al-
cuni anni dopo il Mazzucchelli , dottore della Bi-
blioteca Ambrosiana, sopra un codice assai migliore
che si conserva nella Biblioteca medesima. Tl Tasso
distese questa scrittura con proponimento che non
dovesse andare in mano d'altri « ma aflinche ci ab-
bia a servire ( dice egli di se niedcsinio ) per eser-
cizio di ([uel discorso di mente , da quanto egli si
sia , che a Dio lar2;hissimo donatore e piaciuto di
darci. » E veramente il suo voto fu luriga pezza esan-
dito , giaciuto essendo questo discorso per ben due
secoli e mezzo scnza lonor delle stampe. La scrit-^
tura contiene due capi precipui : nel prime de' quali
61 annoteranno ( sono le parole dcU' Autore ) le
cagioni che possono aver data origine a dctto
OPEUE DI TORQUATO TASPO. 49
rivo1e;imento , e nel secondo si parlera intorno al
line che si puo giudicare clie sia per avere. Maravi-
gliosa e la dottrina politica di cm Torquato ia mostra
indagando le cagioni piu probabili di qiiella scdizio-
ue; e i pregi di f[uesta parte fanno esserci tan to
pill 2;rave la mancanza dell' altra che il tempo di-
8tnisse , o rAutore medesxmo forse noii ebbe com-
posta , secondo die congettnra il Serassi,
Tien dietro a cpiesta importante scrittura un breve
discorso delle D'ljferenze poetiche , poi un altro Di-
scorso assai kingo sopra varj accidenti della vita di
Torquato Tasso. « Qnelli ( dice la prefazione ) clie
lessero con diletto i Discorsi del poema eroico da
noi pnbblicati con notabili emendazioni nel vol. Ill
della presente raccolta , vedranno volentieri senza
dubbio clie in qnesto non si sia dimenticato il Di-
scorso delle Differcnze poetiche , il quale con essi
ha stretta relazione. » Quanto air altro soggiungono
eli Editori : « niun' altra prosa del Tasso ci coni-
iTJosse piu fortemente di questa , ne crediamo che
in altra composizione egli abbia piu vivamente di-
piiito se stesso. Onde riputiamo grande sventura
cli' cUa sia rotta da molte lagune , le quali ne
tolgono in parte il conoscere gU intimi sentiment!
di quell' illustre infelice-, ne T edizione del Bottari
che scegliemmo per esemplare , ci soccorse a po-
terle riempiere. » E veramente non e alcuno che
ignori di quanto intcresse riescano sempre quelle
opcre nclle quali i grandi uomini depositarono i
loro sentimenti, svelando le proprie debolezze e
tutti i segreti del loro cuore. E questo interesse e
ben naturale clie sia grandissimo in questa scrittura,
tlov' e r iutimo pensiero di un grandissimo uomo tra-
vagliato da si fortuaosi casi da quanti e noto al-
r universo clie fu balcstrato il Tasso.
Dodici lettere occupauo la seconda parte di que-
sto volume , fra le quali e pietosa c singolarissima
<juella in cui il Tasso ccrca persaadere al Gardinale
Bcbl. Ital. T. XL. 4
5o OPERE ni TORQU\TO TA6$0.
Alhaui (li lion esserc forscniiato, e di non clover come
talc csscre custodito dal Duca diFcrrara, lie tenuto
prigione. II povero Tasso dice che questa sua e
nuova ed inaudita sorte d' infelicita. « Jii Grecla ,
dice cgli , awenne aiiticaincnte caso non dissiniile
a questo , che Solbcle famoso traglco era da' figliuoli
impedito come folle di govcrnar Ic facolta cli' egli
s' avova per avventura acquistate ; onde per libe-
rarsi ilal sospctto delPiniputata pazzia, lesse a' giu-
dici r Edipo Coloneo , tragedia cli' egli aycva fatta
uUimamcnte, per la quale fu sapientissimo giudicato.
Jl s' io , clie ncir infelicita gli sono simde , potro
neir istesso modo a V. S. R. ( che non confido che
dcbba esscre men siiicero giudice ) persuadere di
non esser folle, quando che sia mi giovera di rac-r
contarc Ic mie passatc infelicita. La prego dunque
che vofflia lejijrere due Dialoo:hi ch' ultimamente ho
fatti , r uno della nohilta, faltro della dignita, i quali
assai manifcstaniente possono dimostrare quale sia il
mio senno. » Anche questa lettera fu pubblicata per
la prima volta in c[uesta BlbliotccaV aano 1816: cc e
noi, dicono gli editori, fabbiamo di la cavata, ac-
comodandone per altro Y ortografia alf uso d' oggi-
giorno. Che gia tutti sanno come il Tasso, cnpidissimo
tfogni lode, solo a quella non aspirasse che puo venir
dallo scrivere secondo le buone regole ortografiche:
onde mal credoao di giovare alia gloria di lui quel
superstiziosi che mettono ogni attenzione a conser-
var coUe stampe quegli stessi errori di penna cli'egli
ad imitazipnc di Plotiuo non si curava punto di
fuggire , o quelle vecchie maniere di scrittura die
ancor si seguivano a' tempi del Tasso, ma che a' di
nostri non sono pin da niuno toUerate. » La quale
sentenza a noi pare verissima , e nondimeno cre-r
diamo che non nuoca al consiglio di coloro die
pubblicarono in questo giornale la lettera di cui si
ragiona. Perocclie trattandosi di cosa inedita che si
coasegnava ad un foglio periodico perclie fosse poi
registrata ncUe cdizioui del Tusso , tornava forso
OPERE DI TORQUATO TASSO. 5 1
opportuno il pubblicarla con una scrupolosa fedelta;
iilfinche quella prima stampa fosse come un fac si-
mile del codice su cni i filologi compor potessero
secondo le regole deir arte loro un acciirata edizione.
I Dialoo-hi die il Tasso olTeriva al Cardinale Al-
bani non entrano nel prcsente volume, perche do-
vendo eleggerne poclii, fu data la preferenza a quelli
che per rargomento e pel modo oade sono trattati
ottennero sopra gli altri la stima dei dotti. I Dialoglii
del Tasso ( citiamo un altra volta la prefazione )
tutti aspersi della dottrina e della soaviloquenza
platonica niai non ottennero dalF Accademia della
Crusca d' essere annoverati a' testi di lingua ; ma
come dice ottimamente il cavalier Vincenzo Monti
« e' ripudiarono appunto la parte migliore delle sue
prose : nel qual ripudio e arduo il giudicare se piu
pote r odio o Tignoranza; perciocche ne' Dialoglii,
oltre la gravita della materia e l' altezza de' senti-
menti, risplende a giudizio dei dotti, piu che nella
Gerusalemme e n&VCAminta^ purita e squisitezza di
lingua , siccome in opere di minor licenza ed arbi-
trio che la poesia. » E pero anche di questi Dialo-
glii sarebbe desiderabile die fossero piu frequenti
le edizioni e piu numerosi i lettori , affinche ces-
easse queir accusa perpetua de parolaj.
Abbianio cosi reso conto di tutta questa bella edi-
zione delle opere scelte di Torquato Tasso , nella
quale il dottissimo sig. Gherardini ha prestato un
ottimo e fruttuoso servigio alle lettere italiane. Ora
ci restano a fare due voti; T uno che molti giovani
s' iunamorino di queste opere; T altro che il signor
Gherardini applichi a qualche altro buon autore il
suo giudizio e la sua dotta diligenza.
DcW Unui con bassorlUcvo cd cpli^rafe all Ariuite
figllo dl Lare , trionfatorc ctrusco , Dlssertazione
di Vlncenzo Campanari. — Roma ^ iSaS, siain-
pcria tic ilomanis , in 8.° con figura.
TT . . .
KJ n cittadiuo di Toscanella si fa sollecito di inter-
prctarc la cpigrafe e di illustrare iin' tirna , trovata
ill quel commie per opera del c ird. Tariozzi^ c di
dedirarc il suo lavoro a questo sno illustrc concit-
tadino e mccenate. Noi non ci arresterenio lunga-
mciuc suir articolo i.*^ di questo scritto , chc con-
tieue le notizie del tempio di S. Pietro di Tosca-
nella, pel di cui ristaiiro venne in luce F ctrusco mo-
iHunento del quale si ragiona. Accorderemo tuttavia
chc quella chiesa di per se costituisca un beliissimo
inonumento d' anticliitji , 2;iacclie si narra chc i Cri-
stiaui ad use di chiesa riducessero un antico tempio
etrusco, e che ancora se ne \eg2;ano Tabsidc spor-
gente dal muro, e da quel lato medesimo le due
ali delle mura , i loro angoli ed altri residui del-
r antica costruzione, Narrasi pure che non avanti
r anno 648 di Cristo, ne oitre il 1098, non fu edi-
iicato il tempio cristiano ; che sebbene diverse opere
sicnsi sopraggiunte , le forme primitive dell' edifizio
cristiano furono conservate intatte ; che F esterne
pareti presentano un ordiue di quej^li ornati detti
alia gotica , c che gli archi, contra Fordinario stile
ch quei secoli, sono di sesto rotondo ; che poca ra-
gione si ebbe della simmetria ; che celebre divenne
c[uel tempio per varj atti pubblici e solcnni dei Ve^
bcovi e de' cittadini, ecc. Noi piuttosto a quelli tra
i leggitori nostri che per avventura F ignorassero ,
accenneremo che Toscanella giace presso al luogo
pve una volta sorgeva la citta detta Tuscania da
Vllido , poi Tnscana , come leggesi nclla tavoUi
DISSKRTAZIONE DI VINCE>7Z0 CA.Ml'.\.NARI CCG^ 53
Pcntingeriana e in varie anticlie lapidi, e nomlnata
no!i venae Toscanella se non se verso il i3oo.
Nel 2.° articolo si tratta del ritrovamento delFUr-
na. Qaesto avvenne neir anno 1818, in occasione
che , ridotto essendo ad uno state rovinoso quel-
r antico edifizio , il card. Turiozzi , allora prelate ,
iuvoco la munificenza di Pio VII che tosto prestossi
al risarcimento di quel tempio veiierando; il sarco-
fiigo fa rinvenuto nello scavare il fondamento di im
nuovo sostegno al muro verso mezzo giorno , e
forse vi fa trasportato per seppellirvi il cadavere
di un cristiano in tempi meno barbari, in cui per*-
messo non era il seppellimento nelle chiese, laonde
procuravasi da molti di averlo in vicinanza della
medesima , il che V antore dimostra con alcuni do-
cnmenti. Non ne vediamo una prova nelf urna di
C. Vetllio trovata presso la chiesa di S. Giusto; ma
dair epigrafe di quepta si trae eruditamente la con-
scgnenza che eranvi triumviri quinquennali, mentre
il chiarissimo Morcelli creduto aveva che quinquen-
nali non fossero se non che i duumviri o quatuorviri.
L' uraa etrusca e lavorata in quella specie di tufo
vulcanico, che a cagione delle frequenti particelle di
altre lave che sparse vi sono per entro , somiglianti
talvolta ai granelli di pepe, volgarmente si nomina
peper'mo ; e fortunatamente si conserve perche la
parte di essa che ornata era di sculture , fu posta
a contatto col muro dell' antica chiesa.
L' urna , ben descritta nelF articolo 3.° , e di un
sol pezzo , lunga palmi romani 9. 3, alta 3. 20, e
Taltezza delle figure e di palmi 2. 7. Sgraziatamente
manca il coperchio , nel quale gli Etruschi rappre-
sentare solevano spesso V immagine del defunto gia-
cente. Non vedesi scolpita se non che la faccia an-
teriore del sarcofago , ^e nella fiiscia superiore in due
linee e scritta l" epigrafe. II bassorilievo rappre-
senta, per quanto sembra , f ingresso trionfale di un
guerriero , ritto sul carro in atte di reggere i ca-
valli aggiogati alia biga. Apre la marcia'un soldato
54 msSERTAZIONE DI VINCI. N70 CAMPANABI
(lie colla destra inipiigiia la lancia ; scguono due
iiiinistri della ponipa, tcnenti iiclla sinistra iin fascio
di palme ; a fpiesti tien dietro il carro, seguito pure
da altro soldato o ministro, chc sotto il braccio porta
una tavola in situazione orizzontale. II cocchio o
la biga non e diversa da quelle clie veggonsi nei
nionunienti greci c romani , se non che la ruota e
picna e non radiata. Sul collo dei cavaili veggonsi
due strisce, e i crini loro sul collo sono niozzi e
smerlettati , formando un ciuffo in mezzo alia fronte,
nientre la coda e lunga e sciolta, come si osserva
in altri monumenti di questo geuere. II soldato porta
la tunica etrusca senza maniche, che fu anclie ado-
pcrata dai Romani de' primi secoli , ed un sajo o
pallio intorno alia persona, con un lembo pendente
sulla niano sinistra clie forse poggia sulF elsa della
spada. Questa figura sola e calzata lino a mezza
gamjja ; il trionfatorc ed il suo scguace hanno al
pari degli altri la tunica e il sajo, se non che questo
e pendente dair omero sinistro , e i due palmiferi
lo hanno disteso , in quello avvolgendo il braccio
sinistro che la sola mano lascia scoperta. L' elmo e
eguale in tutti con un orlo rivoltato airinsu e che
sembra ingrossarsi nel mezzo della fronte. Alcana
figura non e barbata. Tutto il disegno e regolare ed
armonico ; il movimento delle figure e la maniera
deir esecuzione fanno vedere che questa scultura
e dello stile toscanico piu puro e insieme piii ele-
gante. I contorni sono rigidi ; ma Tautore osserva
che questa rigidezza e forse dovuta in parte alia
qualita della pietra che a tutte le finezze dell' arte
non si pie2:ava , come avrebbe fatto il marmo.
Venendo r antore nell'articolo 4." alia spiegazione
del basso rilievo, comincia dalfosservare che anche
in mancanza delf epigrafe quella scultura non avreb-
be potuto riferirsi ad alcuna storia straniera , per-
che tutto qui e etrusco , il carro , la pompa , gli
abiti , il costume; e gli Etruschi altronde serbavano
costantenieute il caratterc dei jiersouaggi da essi
SOi?RA UN' URN\ CON BASSOUTLIEVO CCC. 55
i-appresentati. la altre due urne di Volterra pubbli-
cate dal Blicali, vedevansi gia il trioiifo e T ovazio-
ne , benche prive d' epigrafe ; era dunque noto il
costiune di qaella nazione di perpetuare la memoria
degli onori che i loro eroi ottenuti avevano com-
battendo per la patria, il clie ci conduce a ricono-
scere in questa scultura un croe toscano che torna
da una guerresca spedizione gloriosamente terminata.
Forse nella tavola recata dietro al carro dal soldato
o dal ministro espresso nell' ultima figura , scritta
era la legge o la condizione imposta dal vincitore
al nemico superato ; giacche da Livio si narrano
scritti sopra tavole i patti stipulati sul campo fra
Tullo Ostilio e gli Albani; e questa congettura noi
animettiamo piuttosto che supporre quella tavola
Contenente il catalogo della preda tolta al nemico ,
degli uccisi, dei prigionieri, ecc. II soldato che pre-
cede rappresenta 1' armata vittoriosa , come i due
palmiferi indicano la solennita del Trionfo , nelle
urne volterraae accompagnato da sonatori di tromba.
La versione della epigrafe si presenta nelF articolo
5.°. L' autore si accosta air opinione di que' dotti
clie fra il greco e Tetrusco, come fra questo e T an-
tica lingua del Lazio, riconobbero grande analogia ;
egli segue per lo piu gF insegnamenti del Z«n:f , ed
egli pure, come il celcbre Delfico nello illustrare
le antiche monete Atriane delle quali si e' parlato
poc' anzi in questa Biblioteca , non sa comprendere
come alcuni ingegni anche italiani , si aflfannino per
traspnrtare le arti e le invenzioni nostre al suolo
della Grecia. Seguendo adunque i passi del Lanzij
ed osservando la greca o latina radice che domi-
nare si vede per entro agli etruschi vocaboli, ben-
che diversamente modificata, espone T iscrizione in
latine letterc ncl modo seeuente :
A . . ath Larisa . . . viscl . pasll vra .... npi-
tasa cisneus . eprthneus . mar.streus » . . pi . , exu-
chuals tamera . xelaru . . . vixi . phas avils XXX VL
lupu .
56 Pl!«5] RfAZlONF DI VINCi;NZO CAMl'VNAKI
E perclie troppo ci coiiverrebbe tliluii2;arci dalla
inp;iiiiita l>revita, e percho fV iiopo ci sarcbbc di far
iiso (li niolte Icttere delT alfabrto etrusco , noi iioa
ci attcnteremo a seguitaro V autoic nelle sue erudite
riccrclie, colle cpiali giustillca la lezioue e interpreta
aitresi il signilicato di tutli que'vocaboli. Egli spiega
adunque T iscrizione latinamente in questo niodo :
Aiuntk Laris filius Viicas ( o Fescus o Vesca , che
foise potrebbe indicare la dcrivazioue niaterna di
Arante)^ Urbi ( o In iirbe)^ Deposid Unas (o Unicus,
o Eximius , o Excellens ) , Vastator Populator Coii-
stans ( o Rigidus , o Fcrnius ) , Exnecualis Die ( o
Tempore , forse prcelil ) , Illusti Is Vixl Lucis ( o Lu-
rniiiis , cioe Vita:) ^ Annus XXXVI i o piu compiii-
tamente, supplendosi le lacune: Aruns Laris filius . . .
Vesca natus . . . urbi deposui. Eximius vastator , in
bello constans , occisus tempore illustris ( v. g. pu-
picc ) . . . . Vixl vitce annos XXXVI. Cinerarium. Per
dire il vero molto avvi noa solo del cougetturale,
ma talvolta aucora deir arbitrario in questa inter-
jirctazione , benche T autore si studii di appoggiarsi
alie radicali del greco linguaggio nel quale si mo-
stra peritissinio ; ma come potrebbe mai tarsi diver-
samente nel caso di una iscrizione etrusca , guasta
tutta e piena di lacune ? I nostri modestissimi dubbj
cadono su quel Vesca natus , su qucllo exnecualis
o occisus , su quel vixi vitce che noi non manche-
remmo di qualchc fondamento nelle origini eirusclie
per leggere vixi plus minus annos , ecc, e su quel
cinerurium , die non emerge abbastanza chiaraijiente
dal vocabolo lupu , e che non crediamo corrispon-
dere pienameute aila frase latina: hie situs est.
Noteremo tuttavia che , senza deviare dal suo la-
voro intorno alia interpretazione di quella epigrafe,
r auiore rifcrisce la celebre iscrizione di S. Manno
presso Perugia , gia illustrata dal Lanzi , dalla di
cui iuterpretazionc talvolta con giudizioso criteria
si disrosta.
SOPRi U?}' URNA CON EASSOUILIEVO eCC, ij7
Non saravvi alciiiio die diibiti della importanza
di qiiesto monuniento , clie dalF autore viene ab-
bondantemente dimostrata nell' articolo 6/' Unica e
singolare, die' egli , e T cj)igrafe di Ariuite, perclic
si riferiscc alia seultnra deirni-na-, essa mostra 1' e-
trusca 2;raiidezza , la conservazione della potcnza
dogli Etruschi, anche dopo ringraiidimento delle loro
conquiste, la loro costanza nel dar opera in ogni
tempo gagliardamente alle armi, i loro abiti, i loro
costumi, ecc. EiJiU ba dctto inolto in favore della
etrusea grandezza e del pregio di questa epigrafe ,
ma a noi sembra che riguardo a quest' ultima egli
avrebbe potato dire ancora di piu.
Eccoci air articolo 7.° ed ultimo , per crrore no-
tato come VIII. nel titolo alia pag. 70, nel (fuale si
rai^iona delT eta del monumento. Non potrebbe ([ue-
sto credersi posteriore alT anno 478 di Roma, epoca
riella quale 1' Etruria interamente soggiogata piu non
avrebbe presentati trionfi , ne trionfatori ; non si
raccoglie ne pure dagli antiehi serittori che quella
uazione abbia potuto vantare alcun trionfo dopo la
nieta incirca del secondo secolo di Roma , l)enche
r auiore dimostri contro Dloiilgi cF Alicarnasxo clie
mai non poterono i Toscaui essere accusati di vilta
o di codardia. II trionfo di Arunte puo duuque ra-
gionevolmente rifcrirsi alia prima meta di quel se-
colo , benche determinare non si possa il nemico
contra il quale quella vittoria si riportasse. Si op-
pone r autore con buoui ar2;omenti al sentimento
di coloro che un'antichita tanto remota contrastano
alle lettere de' Toscaui , notando anche Tcicito che
portate furono nelf Etruria da Dcmarato , la di cui
eta coincide a un dipresso colP epoca asse2;nata al
monumento di Toscauella , e antichissime reputan-
dosi per universale consenso uelF Etruria , siccome
]e scienze , cosi pure le arti e tra T altre ([uclla
della seultura. Scrivevano anzi i Latini avanti De-
marato ^ e probabilmente molto avanti quell' epoca
58 DTSSERTAZIONF, DI VINCENZO CMMPANAni OCC.
gli Etriisclii , tra i quali era gia frequente il com-
mercio cpistolarc. Per ultimo neir asserire a quel
monunieiito una remota anticliita, si appoggia 1' au-
tore alio stile deir epigrafe , alia semplicita delle
forme , alia ingenuita di gusto nazionale che vi si
animira , alia forma del carattere ; ed astenendosi
da ([ualunque ricerca sulla persona di yi/vi/zfc, si li-
mita a congetturare che , trovandosi nel suo paese
altre memorie della famiglia Arunzia , esso fosse un
cittadino di Tuscania.
Noi avremmo bramato ch' egli si fosse alcun poco
esteso anche sui caratteri della scultura , istituendone
il confronto con altri monumenti etrusclii scolpiti ,
il che 2:li avrebbe forse somministrati altri argomenti
in favore del suo assunto. Ma noi non possiamo
tuttavia che lodare la sua diligenza , la sua erudi-
zione , e congratularci colla sua patria che sortito
abbia un valente illustratore di quel pregevole mo*
numento.
59
L' Orlando Furioso di Lodovico Ariosto. Voliimi i. —
Firenze ^ iSaS , presso Giuseppe Molini , in 12.°
piccolo.
Poesie varie di Lodovico Ariosto. Un volume. —
Firenze , 1824 , presso Giuseppe Molini.
1 tie volumi che qui annunziamo, per Id loro per-
fetta uniforniita, ponno essere considerati siccome una
coniplet? edizione delle opere delF Ariosto, sebbene
il Molini , a comodo de' compratori , abbia divise
dal gran poema le varie poesie , raccogliendole in
un volume a parte. Cadono sotto questo nome i
cinque canti che segUono la materia del Furioso ,
un buon numero di sonetti , madrigali e canzoni ,
un' egloga , alcune stanze , venti capitoli , sette sa-
tire , e cinque comniedie.
Chi dallo scarso numero de' lirici componinicnti
deir Ariosto a noi pervenuti volesse far giudizio
della sua attitudine a questo genere di poesia , ver-
rebbe per avveiitura in questa opinione, ch' egli
non sarebbe uscito gran fatto da quella schiera dei
petrarchisti, i quali , dietro alia scorta del Bembo ,
stancarono la musa italiana senza accrescere quasi
il numero de' poeti. Perocche que' sonetti e quelle
canzoni sono tutte d' amore , e vi si scorge troppo
piu che non si vorrebbe quella imitazione del can-
tore di Laura per la quale principalmente V Italia
non puo darsi vanto di^vera lirica poesia. Ma que-
sti componimenti furono probabiknente dettati dal-
r Ariosto senza divisamento di collocarsi per essi
fra i lirici , e solo per aggradirsi a qualche bella ,
o per provarsi anche in questo men arduo genere
deir erotica poesia, quando rallentava lo spirito della
tessitura del suo grande poenia. Tuttavolta la lirica
deir Ariosto non dee confondersi eon quella dei
6o or,L\Nr)o rt'RTOiso
pctrarcliiv'iti ordiiiarj : die la siYa faiit'sia non j^li pei'-
niisc 2,iiininiai di Hirsi pedcstre imitatorc ; e dove
fi^li piaciiiic pici^arsi airiiuitazione fugs;! Ic sottigliezzc
c i conrcttiiii , raccoUi a graiulc studio da c[ue'' me-
scliiiii poi cpiali pare chc i soli difctti avessero fac-
cia di picgi.
I Capiioli deir Ariosto non cssendo bcrneschi , non
si distingnono gran fatto dalle Satire , e sono con
qneste di una maravigliosa bellezza. Tanto piu che
le Satire dell' Ariosto non hanno Tacerbita di quelle
di Perseo e di Giovenale, e quindi si accostano as-
sai al Scrmone, Pare le Satire occupano un grade
alquanto superiore ai Capitoli , e sono proprio un
giojcUo dcir italiana Ictteratura, Ma nelle stampe
ordinarie van pieiie di tante errate lezioni , che
niolte IJate sc ne perde V eleganza dei modi , so-
vente ancora se ne smarrisce il concetto. Di die
fatto accorto ilMolini, si procaccio le varianti e le
correzioni die si trovano nelT autografo conser-
vato in Ferrara nclla pubblica biblioteca e delle
quali gli fii cortese il bibliotecario stesso signor
abate dottor Antonio Azzi. Cosi puo dirsi esser <[ue-
sta la mi2;liore edizione clie iin ora si abbia di
queste Satire.
Anclic le Coniniedic sono gran parte dclla gloria
deir Ariosto ; se non che i costumi die allora cor-
revano nel teatro italiano furono cagione che TAu-
tore ( che in questa parte sicuramente non pendeva
alia severita) le facesse tali da uon potersi proporre
senza riguardo alia gioventu. L' Ariosto die prima
ne aveva scritta qnalcuna in jirosa , adotto poi il
verso; nia avendo introdotto lo sdrucciolo, a mal-
grado di un somnio artilizio , niinui qualche volta
la chiarczza e il diletto. Del resto le Gonimedie
dcir Ariosto furono giudicate degne di stare al paro
con (pielle di Plauto e di Tercnzio , e quand' an-
che pel canibjarsi del gusto , gli scrittori dramnia-
tici potessero trarne poco proiitto rispetto all' arte
DI LOnOVICO ARTOSTO. f)I
j)roprianientc detta, saranno seiiipie ana Icttnra uti-
lissinia per lo stile.
Tittto cio risguarda il volume delle poesie varle.
la quanto agli altri due nei quali e compreso il
Poema, una sola cosa ci rimane a dire dopo tante
che se ne dissero sulle quasi infinite edizioni di
questa sinjrolare epopea. II Molini lia seguitata Tcdi-
zione del iSSa dalla quale ^ egli dice, non e orainai
pill pcrmesso dl dipartirsi dopo II dotto lavoro del
sig. Morali. Ma veuuto poi al canto 42 , st. 8 ab-
bandono quelV cdizione , ed al verso
A cui lascio alia coda invulo o stolto
sostitui qnelV altro che leggesi neir edizione procu-
rata da Marco Guazzo in Venezia 1' anno i539
A cui lascio la coda invito o stolto,
Questa variantc 1' ebbe gia adottata il Molini in
mi altra edizione delF Ariosto : e la Bibliotcca Ita-
liana mostro fin d' allora clie non approvava questa
mutazione. Fu detto che in questa frase lascio alia
coda avvi mV ellissi per cui si sottintende ir se dietro ,
ed e come se dicesse lascio ir se dietro alia coda.
E dopo gli esempi del verbo lasciare usato in tal
senso nelle materie spettanti allacaccia, venne an-
che proposta f autorita del Barbolani che tradusse
in latino il Furioso , e in questo passo dice :
Cui caiidam invasit demeiis aut invidus.
Tuttavolta il Molini non rimovendosi dalla sua sen-
tenza ripete ora nella sua iiuova edizione la variante
di Rlarco Guazzo ;, acconipagnandola coUa nota se-
guente : <c Dopo di avere adottata questa variante
hella mia precedente edizione sono comparsi diversi
articoli tanto nel Giornale di Pisa, che nell'Antolo-
gia di Firenze e nella Biblioteca Italiana di Milano,
in favorc e contro la lezione suddetta. Non sembran-
flonii pero ancora vittoriosamente sciolta la questione
i6a ORLANDO FURIOSO
per parte de' mlcl avversarj, ho contlmiato ad adot-
tare la variante da me trovata. » Da rpieste parole,
se noil erriamo, trasparc che il Molini non e gia
niolto lontano dal picgarsi alT opinioue de snoi av-
versarj; nia iioi clie gli sianio amicissimi sebbene
sentiamo in questo piinto divcrsamente da lui ,
vogliamo domandargli , perclie niai infino a tanto
che la lite e pendente vuolc adottare piuttosto la
lezione del Giiazzo che quella dclPAriosto niedesi-
mo ? Non crediamo che T edizione del 32 sia senza
errori , ma dove si abbiano due lezioni amcndue
sospette , non par egli piii ragionevole dare la pre-
ferenza a qnella stampata sotto gli occhi delT Au-
tore ? Chi seguita V Antore non puo aver obbligo
se non solamente di provare che la sua lezione ha
un ragionevole senso : ma chi dall' Antore dilungasi
deve provare che dalF abbandonata lezione non puo
cavarsi costrutto : ne 2;li basterebbe sostenere che la
sua variante aggiungesse bellezza al testo ; perche
anclie gli ottirai non sempre scrivono ottiniauicnte.
Ma qui cercherebbe indarno il Molini di provare che
non sia senso nel verso : A cui lascio alia coda^ ecc;
peixhe gia se n' e data chiarissinia spiegazione. E
pariniente indarno sforzerebbesi di sostenere che
sia degno dell' Ariosto il concetto che nasce dalle
parole invito o stolto. In questo caso adunque dando
anche pienissima fede alia sua dichiarazione di non
esser convinto dalle ragioni addotte in difesa della
lezione da lui rifiutata , crediamo che le buone re-
gole deir arte da lui professata non gli dovevan
permettere di abbandonare per un solo dubbio V e^
dizione che segtiito in tutto il resto. Avrebbe do-
vuto collocare in una nota la variante del Guazzo,
nja non cacciare dal suo seggio cpiella che per tre
volte fu approvata dalF Ariosto.
Noi per verita non sianio tra coloro che vogliano
battersi, neppure a parole, per una variante di qual-
eiasi libro , nia ci piacerebbe nondimcno che avessc
DI LODOVICO ARIOSTO. 63
fine questa contesa , e si determinasse una volta se
lo sparviero lascio o no la coda air astore. Ma per
quanto possa parer singolare il molto parlar che si
e fatto intorno a si misera cosa , piu singolare dee
riputarsi il silenzio di chi dovrebb' essere il prirao
paladino in quest' impresa. Vogliamo dire il silenzio
del ch. prof. Morali a cui certo debb' essere a cuore
la difesa di una edizione da lui richiamata in onore,
per non dire in vita. E si abbiamo sicura notizia
che quelf illustre filologo ha in pronto una disser-
tazione su questo verso, ma temiamo che se presto
non la da fuori sia per essere uno scarso rimedio
al gran numero dcUe edizioni che si vengono mol-
tiplicando con quella falsa lezione.
64
PARTE II.
SGIENZE ED ARTI MECGANICUE.
Nuovo inetodo econornico-pratlco di fare c couscrvare
il vino del canonico Pietro StancoVICJI ^ socio di
varie Accadcniie ^ con ana tavola in tame di XVII
figure. — Milaiio , i8a5, prcsso Silvcstri , wi 8.°,
di pog. 140. Lir. 3 auitr.
Nunc te Bncche canam.
Vise. Gcorg. lib. II, V. a.
V7Ia" si e pailato ia questa Biblioteca di alcuni cruditi
lavoil di questo dotto istriano , singolarinente dclla sua
patria benenierito, Ora cgli ci da un opuscolo di rnstica
jnsieme e domestica econoinia, e nclla sua iatroduzioiie
comiticia dall' osservare die il viao in alcuae provincie e
spccialiiiente nell' Istria , foruia il principalc e piii inte-
ressaute piodotto del suolo •, die V Jstiia c nclla piii fe-
llce posizlone per qncllo die spctta alia cultura dclle viti ;
die celebre era il vino istriano fnio da tempi antichissimi ,
c questo panto di storia illnstra con varj passi di Plinio.
Distingue poscia quel vino in tre classi , cioe da bottiglia,
distinto e coniune , e i nouii indica dei piu pregevoli nelle
jirimc due classi, liniitandosi egli ora a parlare del vino co-
niune che, anclie pre para to coi metodi ordinarj , resiste alle
lunghe navigazioni e in esse si migliora , e quindi porta-
vasi nel nuovo niondo a gareggiare nel traflico coi vini di
Francia e di Spagna, e porterebbesi tuttora , se le poli-
tidie e commerciali vicende a cui con altrc regioni fu
esposta andie 1" Istria , troncato iion avessero questo ramo
crescente di nazionale prosperita. Questo pero, dice 1" au-
tore , non dee sceninre il coraggio , ma bens'i risvegliare
r industria al miglioramonto de' vini niedesimi ■■> vorrebbe
ogli adunque die i suoi counazionali si staccassero dalle
Nuovo METODO ECONORUco-rEATico ecc. 65
antiche abitudini riell" elaborazlone del vinl , e appro-
Jittassero dei lumi de' modenil enologl die gl' iusegnameiiti
loro fondarono siiUa fisica e suUa cliimica, tra i quali egli
noniina il Le Gentil , il Rozier , il Chaptal , il P. da S. Mar-
tina , il Fabroni e il Dandolo. Accenna quindi la maochi-
netta per la fermentazione vinosa di niadaiiiigella Gcrvais
ed il suo opuscolo difFuso a tutti i circoli del goveriio
del littorale , onde i piu intelligenti agronomi potessero
])rofittarne; e nota in fine die scosso dalla lettura di quel-
r opuscolo e del rapporto critico-storico sopra i nietodi
di vinificazioiie del direttore di questa biblioteca; com-
binando le idee sue con quelle degli enologi die pre-
ceduto lo avevano , stabili un piano di elaborazlone dei
vini die si indusse a pubblicai-e , lusingandosi che possa
essere adottato da' suoi comprovinciali e da tutti i pos-
sessori dei paesi viniferi , giacche riunisce la perfezione
del vino coUa doiiiestica econoniia.
Divide egli dunqne in cinque articoli il suo nuovo nie-
todo ; e questi trattano , il i." della pigiatura delle uve;
il a." deir economia delle botti ; il 3." della fermentazione
vinosa; il 4.° del travasamento dei vini j il 5." di un elat-
tcnometro o conservatore dei vini.
Strano ci scmbrava il vedere 1' autore cominciare subito
il suo ragionamento dalla pigiatura, senza preniettere al-
cuna cosa sulla vendemmia, su la qualita e la scelta delle
uve, sul tempo e modo di coglierle e disporle alia pigia-
tura , giaccbe in alcuni paesi e nella Borgogna special-
iiiente si ammucdiiano e si lasciano qualcbe tempo sul nudo
tcrreno , detto da alcuni, forse impropriamente , sulfureo ,
e si pretende cbe quella giacitura contribuisca alia perfe-
zione del vino. Di questo egli iion ha fatta parola, ma ei^Ii ha
supplito bensi al riinanente nel primo paragrafo del Metodo,
posto sotto il n." 1 1 5 ed ha raccomandato die le uve si col-
gano soltanto giunte a piena maturanza, nccennando in una
nota le pratiche dei divcrsi paesi e quella pure di alcuui
luoghi ove 1" autorita pubbbca prefigge il tempo in cui
dee coininciarsi la vendemmia. Entra egli poscia ad esa-
minare la quistione, lungamente tra gli enologi agitata, se
sgranellare si dcbbano le uve;, e se il graspo entrare dcbba
neila fermentazione col mosto. Avversi sommamente a
questa inassiina si uiostrano il Rozier ed il padre da San
Manino ; favorevoli si f.iuiio ycdcre KInjirothc Chaptal j e il
£iU. ItaL T. XL. 5
66s MOVO METOPO ECOOMICO-PRATICO
nostro Dandolo , pigllnailo una via lU mezzo, approv6 che
si S2;rnnellasscro le sole u\'c alte a dar vini geaerosi e die i
vini lei;gieri si I'acessero boUire coi graspi. II Fozzi , enologo
toscano , rignarda pure i graspi come fcrmento utile nei
casi in cui la feriueiitazione sia lenta e tarda ; e FUippo
He la sgraiiellatura pTrimentc toiisiglia in quelle uve sol-
tanto atte a protlurre viui potenti , ai quali il graspo
troppa foiza nggiugnerebbe. II Fubroni sulT autorita del
Paolelti e del Da^-unzaCi , ammette i graspi alia fermenta-
zione ( al che si oppone lo spagnuolo Aran'j^uren ; cosi il
Ciobert , parlando pero delle uve del Pienionte , si op-
pone al Co'iStne.t , partigiano della sgranellatura e netnico
dei graspi. L' autore nostro, reputando che nella delica-
tezza consista {" eccellenza del vino, inchinerebbe ad esclu-
dere totalmente i graspi , ammessi dagli scrittori sohanto
nei vini leggieri per rinforzarii; lascia tuttavia che cia-
scuno agisca secondo il proprio gusto e quello del paese
nei quale si fa smercio del vinoicosiil graspo crede egli
in parte utile a quelle uve die in eccesso contengono la
parte zuccherosa. Bella e altronde, benchfe non nuova ,
la sua idea, che il graspo non produca i buoni risultamenti
che da niolti nella elaljorazione del vino ad esso si attri-
buiscono , se non come agente nieccanico , ingrossando e
consolidando coll' intrecciamento la massa del cappello che
impedisce in gran paite Tevaporazione e quindi la perdita
deir alcool e del gas acido carbonico , qualora si supponga
la fernientazione promossa in recipienti aperti; consigliando
egli adunque che si faccia in vasi chiusi , crede oppor-
tune di elimiuare totalmente il graspo , e la sgranellatura
propone come utile per ottenere un vino scelto.
Passa quindi 1' autore ad indicare i varj modi suggeriti
per lo sgranellamento ^ il graticcio di filo di ferro o di
cordicella a niaglie Inrgiie , e il vase allungato ed incli-
nat.o , entro cui rimenasi I'uva, proposti dal Rozicr ; al-
tro graticcio immaginato dal cappuccino da 5. Martino ;
e sembra accordare la prefcrenza al primo di Rozier ; ac-
cenna l' uso del torchio (che e tutt' altro die sgranella-
mento ) , adottato dagli antichi Romani , e in quasi tutta
r Italia ( non in qualche parte , come scrlve 1" autore ),
che con nostra sorpresa leggiamo sconosciiito neW Istria ;
e qui viene egli a ragionare della pigiatuva a piedi. In
due modi questa si eseguisce , o col nigiare Tuva appena
DI FARE E CONSERVARB IL VINO. 67
ginnta dalla vignfi , che si lascia poi fermeiitare in uii
i-ecipiente ; o pure col rlporre 1' uva nei tini , ove gior-
nalmente con una pertica si muove e si rompe la niassa
per infrangere la buccia degli acini , e si lascia niacerare,
o come dicono neiristria^ niarcire. Nel prirao niodo , che
gli enologi tutti appro vano perche da luogo ad una sola
fermentazione , il vino si conserva meglio , nia scarseggia
di colore i nel secondo riesce coloratissimo , ma e esposto
a guastarsi e specialmente a contrarre un sapore di aceto.
AOine dunque di trovare un riparo a questi due incon-
venienti , T autore fa pigiare co' piedi 1' uva appena arri-
vata air abitazione nel tino stesso o nella nave del carro
( come generalmente si pratica nella nostra Lombardia ) j
poi fa travasare il mosto che si pone in recipiente sepa-
rato. Altro tino e preparato all' ingresso della cantina , o
nella cantina stessa , sul quale e posto un telajo fornito
di due graticci di filo di rame , o di ferro , o di cordi-
cella. II superiore ha i fori di una grandezza sufficiente
alia libera uscita degli acini dell' uva ; 1' inferiore gli ha
di una grandezza conveniente al passagj^io de' semi o dei
vinaccioli , ed e prolungato con una scafa la quale esce
dal tino e versa in altro piccolo tino sottoposto le cor-
tecce deir uva. Altro recipiente e collocato da altro lato
per ricevere i graspi, ed il meccanismo e ben congegnato
in modo che il secondo graticcio sia mobile tra i piedi
del telajo , e la scafa , inclinandosi , non si muova dal
suo posto , e il tutto e dimostrato coUe opportune figure.
Un operajo adunque versa una brenta d' uva pigiata sul
primo graticcio , altro sul medesimo la riniena , con che
cadono le bucce o le cortecce nel graticcio secondo sot-
toposto ; il solo niosto coi semi passa nel tino , e dal pri-
mo graticcio si fanno cadere i graspi in altro tinello, come
dal secondo per mezzo di una forte scossa si fanno sdriic-
ciolare per un piano inclinato in altro tino le bucce o le
cortecce. Accordiamo all' autore che in questo modo si
eseguisca speditamente 1' operazione di separare meccani-
camente le quattro sostanze che compongono 1' uva , i
graspi, le bucce^ il mosto e isemi, potendosi questi rac-
cogliere dopo il travaso del vino , o anche separare per
mezzo di una reticella di fina raaglia appesa al gratic-
cio inferiore , giacche essi non contribuiscono certamente
alia buona qualita del vino , e possono riescire utili ,
68 NUOVO METOPO ECONOM/CO-PRATirO
applicandosi nl niUrimcnto cle' polli , o prcparandusi cora
essi deir olio.
A qnesto propo?lto ci e cF uopo arrestarci un istaute
su di una nota clic trovasl alia pag. jo e nella quale si
parla dclla fabliricazlone di quelT olio , come se comune
non fosse nella Lonibardia ed in niolci altii paesi d' Ita-
lia. Non e gia il direttore della Biblioteca Jtaliana , ma
il prof. Scudcri ( non Scudieri come per errore si e stam-
pato ) , che contra il viaggiatore francese Snyve ha soste-
nuto non essersi niai sospettata nella Sicilia 1' esistenza di
una materia oleosa nei vinaccioli, ed essere andate a voto
r espcricnzc fatte in Napoli per ricavarne. 1' olio. Come
qiieste esperienze si facessero, anche V Acerb i lo ignora ,
giacche egli altro non fece che riferire il fatto accen-
iiato dallo Sciuieri ; nia egli non ignora punto che una
dcUe produzioni dei paesi riniferi ed un articolo noa
ispregevole di ecouoniia rustira e domestica e I'olio dei
vinaccioli i egli conosce ottimamente i migliori metodi di
quella operazionc , i risultamenti che se ne ottengono e
il partito che si pub trarre dall' olio , che meglio forse
di qnalun(jue altro si presta alia purificazione. ■ — Note-
renio pure che non senza qualche timore leggemmo pro-
posta dair autore la formazione de' graticcl di filo di rame,
it quale , soggiugne egli , pub e^scre egualrnente di ferro e
di cordiccUa. Egli non puo certamente ignorare con quale
facilita 1 acido del vino attacca il rame e da luogo alia
formazione del protossido conoscinto sotto 11 nome di ver~
derame, sommametite nocivo alT econoniia animale ; ne
debh' essergli sfuggito che questa produzione dclctera si
rende tanto pin facile , cpianto piu divisa e la siiperficie
del rame , quanto piii lunga e 1' oper.izione , e quanto
lueno otteniliile riesce dall' incuria contadinesca che i gra-
tieci sieno sempre di volta in volta ben puiiti , cosicchc
non appnj.T vestlgio di ossidaziolie.
L'operazione descritta, segue a dire T autore, tende ad
utilizzare le bucce, o il fiocine, alia di cui p^arete interna
e aderente uu tessuto vascolare reticolato che contiene la
parte resinosa , colorante ed aromatica. E d'uopo adunquo
dividere quel iiocine in minutissinie parti, afiinche queste
tutte trovinsl in contatto col mosto nella feriiientazione ,
onde sciogliere si possano e ad esso comunicare i loro prin-
cipj coloranti ed arojaiatici j ma cjuelia necessaria divisione
t)t BARE E CONSERVARE IL YiMO. 69
Wort si ottieiie col mezzo della pigiatura col piedi , e tutti
f^li enologi raccoraandaiio die i graiielli sieno liene scbiac-
ciati, o miiiutaniente triturati, dipenJendo da questo il
coloramento e 1" aiomatizzazione del vino. II padie da
<S. 3Iartino invoco 1' azioiie di una niazza di legno, di na
grosso pestello , di Uii cilindro , o di qualcli' altra mac-
china f, r autor nostro inimagino una suola di legno della
grossezza di un' oncia e piii , nella parte inferiore della
quale e pel lungo incassata una lama tagliente d' acciajo ,
jjrominente due once, e attraversata da due consimili
lame o coltelli , cogli angoli smussati in declivio , onde
le bucce sdrucciolar possano , e uon ariestarsi o animuc-
cliiarsi durante il lavoro. La suola si adatta e si assi-
fura col mezzo di alcune corregge a ciascun piede di ua
operajo , il quale entra nel tino ove sono riposte le buc-
ce, e pigiandole coi piedi a vicenda , faciltnente e con pron-
tezza le tritura , quasi in una poUiglia riducendole. Un
fondo del tino e mobile ad una certa altezza , afliaclie il
liquido possa scorrere al di sotto e cosi non impeJisca ne
rallenti la triturazione ( meglio sarebbe forse il f;irlo Jlsso,
ma leggiermente inclinato con fori minuti che seguissero
r inclinazione dal piano, onde il liquido scorresse per essi
iiberamente nel fondo inferiore }. Quella poltiglia si getta
poi nella botte e vi si aggingne il niosto caduto nel fondo
sottoposto ; e se si vuole , si possono ancora sovrapporvi
i graspi \, che di qualchc utilita riescir possono nella fer-
inentazione. Cosi puo ottenersi un vino coloratissimo e
fornito di qualclie aroma , die non vorrenimo peio , al-
uieno per questo, chiamare coU'autore fornito di parti bal-
samiche ,■ si suppone pero sempre che i graspi sieno ben
separati colla previa operazione dalle bucce. Cita quindi
I'autorc le macchine a questo iine inventate dal dottor Lo^
meiii e dal sig. Ferrini di Brescia (se pure queste sono uii
nuovo ritrovamento)-, e notando che queste altro elTetto non
producono se uon che quello a un di presso della pigiatura
comune e non mai quello della triturazione del iiocine, esterna
il suo voto perclie queste macchine con qualche iiiodifica-
zione possano produrre la separazione e la triturazione
delle bucce , il die sempre piii benemeriti renderc1d)e
\ loro inventori ; e noi siamo d' avviso che col sistcma
dei cilindri non molto difficile sarebbe quella modifica-
Zione , qualora riconosciuto fosse che le parti aromatiche
"O NrOVO METOnO ECONOMICO-PRATICO
#gualmente die le coloranti risicdano veramcnte nel tes-
siito della paretc interna dellc hncce.
Tratta il secondo articolo dell' cconomia dolle botti. Pre-
scindendo ^alle anfore dl terra delle qnali servivansi i
Romani , e dalle cisterne nnirate , immaginate da alcuni
nioderni, si riduce soltanto V A. a parlare duUe botti fatte di
doghe e inunite di cerciij , che comunemenie si usano per
la fabbricazione e la conservazione dei vini. In tre modi
si adoperano nella fermentazione vinosa , i.* riponendo
r uva piffiata a ferrnentare nei tini , donde poi il vino
si fa passare nelle botti; a." togliendo uno de' fondi alle
botti nelle cjnali il vino si conserva, situate verticalmente,
e servendosl di qneste come di tini; 3." togliendo dalle
botti stesse la sola porticella , per Tapertura della quale
s* introduce I'nva piginta , e si precede come nel caso
prccedente , rlmettendo poscia a queste botti la porti-
cella , a quelle il fondo per riporvi il vino. II primo
metodo e piii dispendioso , perche esige due generi di
vasi e due diversi locali per conservarli. Nel secondo si
risparmiano i tini e la tinaja , ma si ba 1' incomodo di
dovere in ciascun anno levare e rimettere il fondo alle
botti , cbe iie rlsentono gravi danni. Parrebbe piu ecoao-
mico il terzo metodo, ma la botte disposta da jirima ver-
ticalmente , dee ritornare alia situazione orizzontale , e
ueir estrarre i graspi per la porticella, e facile lo spez-
zare le capruggini del fondo. Cbe fece dunque lo Stan-
cowich per evitare tutti questi inconyenienti ? Egli imnia-
gino die la botte, non rimossa dalla sua situazione oriz-
zontale , nfe dal suo posto , servire potesse tanto alia fei'-
mentazione vinosa , quanto a contenere il vino dopo la
bollitura. Facile gli riusciva P estrarre per la porticella
la vinaccia dopo il travasamento del vino , ma come intro-
durla nella botte ? Non certamente pel solito cocdiiume
del diametro di due once in circa ; non per un coccbiu-
me di maggiore apertura, percbe difficile sarebbe poi il
cbiuderla ermeticamente, tunssime nella convessita delle
doghe in quella parte piu sottlli che altrove , allorche vi
si riponesse il vino. Fece dunque P autore lavorare un
pezzo di grossa tavola della densita di tre poUici e della
grandezza di un piede in qnadro; nel centro di questo
fece praticare un foro circolare di j pollici di dlainetro ,
e quindi disporre al toniio un turacciolo corrispondente ,
DI FAUE E CONSEnVARE U, VlT^O. 7I
til un poUice e inezzo piii elevato al tli sopra del qua-
ilrato , e nel centro del turacciolo stesso fece adattare al-
tro piccolo cocchiume del diametro onliaaiio-, raiuiito esso
pure del suo conveniente turacciolo. II quadrato , dall" au-
tore detto iiaso , fii iiiferiormente iucavato iu modo da
combaciare perfettamente coUa convessita della botte, che
air intorno del cocchiume fu piallata. II naso fu asslcurato
al suo posto con colla di calce e formaggio , in luodo chd
il cocchiume della botte rimanesse in centro al gran coc-
chiume del naso , e vi si aggiunse un cerchio che tutta
abbracciasse la botte col naso , rinforzato con stecchi ,
fiache facesse presa la colla ^ il naso fn pure tenacemente
unito alia botte per n\ezzo di otto viti. Consolidato cosi
r apparecchio , per Tapertura di once sette s'' introdusse
con facilita la vinaccia ; un foro praticato nella convessita.
inferiore della botte a piombo del cocchiume superiore ,
servi a nettare la botte stessa dalla feccia colla lavatura.
Tutto questo apparecchio vedesi ben descritto colla ligura
respettiva di ciascuna delle parti che lo compongono. Si
propone altres'i di fare la porticella delP altezza di i5 pol-
lici e 9 di larghezza , col taglio a romboide nell' interno,
cosicche dalT interno si chiuda coutro la parte esterna ;
di assicurare la porticella stessa con una lamina di ferro
munita di viti, onde poterla tirare all' infnori , e farla
ben combaciare col fondo ; finalmente di turare al caso
tutte le fessure con sego o con qualche mastice^ con questo
modo di chiudere la porticella a vite, si risparmia di dare
colpi al cono di legno che d' ordinario vi si adatta , e di
scuotere la botte, il clie non si fa senza danno, e T aper-
tura e grande abbastanza , perclie un uomo possa comoda-
niente entrarvi. La botte dovra esscre cerchiata di ferro , e
le estremita dei cerchj sono strette col mezzo delle viti; e si
raccomanda di cementare la botte con terra ed olio di lino ,
o resina , o pece, o catrame , con terra sola o pure con
pece ncra , con che sara riparata dairumidlta e dal tarlo,
e s' impedira 1 evaporazione delle parti piii volatili del
vino pei pori del legno nudo. Riposta cosi la botte al suo
luogo , non si movera piii , con che si verra a rispar-
miare niolta mano d' opera ; e V uso ne riescira comodis-
simo in tempo della vendemmia , perclie levato il gran
turacciolo e aperto il gran coccliiumc, vi si adatta 1' imbixto
pel quale si getla nella botle 1' uva pigiata , chludendosi
^2 TS'HOVO MKTODO ECONOMinO-I'H VTInO
poi col gran turacciolo oenicntato, iiudie compiiita I.i fei'-»
lucntazlone , si tiavasa ii viao per la solita spina, e stu-
rato il foro inferiorc, si fa escire il residuo mescolato colla
feccia, dopo di die per la jiorticella si estrae con un i-a-
strello o altro stiumcnto la vinaccia, e la botte si pnlisce.
colla scopa : facile quiiidi riesce coU' inibuto applicato al
piccolo turacciolo V introdiirvi il vii'.o e chiiidcrlo coi me-
todi consueti.
Noil sej^uiremo rautorenoi calcoli economici , col quali
si studia di provare non dillicilc e noii dispendioso il sno
mctodo di costrazioiie dolle botti. Osserverenio soltanto
cir ogli si f'inda sulla spesa occorrente oga' anno nel mc-
todo antico di Icvare e riinettcre il fondo, la quale in cinque
anni eccede tutta la spesa occorrente una sola volta col suo
mctodo ; sulla niaggiore durata della sua botte , sulla mi-
gliore conservazione del vino; ma noi non potreiumo am-
nicttere un calcolo formato sulle botti dclP Istria , vizio-
samente fatte del pino piu comune (piniis picca di Linneo)
clie e un legno fragile e poroso. ^ccorda anclie 1' autore
la preferenza alle botti costruite di quercia o di casta-
gno f, e il suo confronto esposto in vina tabella , porta la
spesa di riduzione di una botte secondo il suo metodo a
Jiorini ii. 3o, e quella annua per una botte secondo 1' uso
comune a fiorini a. 24 , i quali moltiplicatl per anni 5 ,
superano certamente 1' unica spesa soprindicata ; ma egli
vorrebbe la spesa annua moltiplicata per anni So , che e
appunto la durata cli" egli assegna alia sua botte , dal clie
emergerebbe un risparmio di iiorini 108. 3o. Quanto piii
numerose sono le botti , tanto piu , die' egli , sara vistoso
il risparmio , die sopra di otto botti contenute nella sua
cantina , ascende alia somma di fiorini 860.
Eccoci air articolo terzo delln fermentazlone vinosa. Da
mezzo secolo in qua e stata , dice 1" autore , 'la tutti gli
enologi inculcata la fermentazione in vasi cliiusi , onde
impedire la dispersione del gas acido-c:'.rbonico, riguar-
dato come il conservatore del vino; e al tempo stesso il
contatto deir aria atmosferica , al vino ed alia sua conser-
vazioiie assai pregiudizieyolc. 11 primo foi-se a stabilire
questa massima fu un Italiano, il padre da S. Marlino , al
quale si unirono il Maupiii , i\ ililterpacher , il CI laptal, il
Pozzi die voile allresi con questo metodo prevenire la per-
dita deir alcool e delF aroma , T acidilicazioiie del vino per
m TXUV. K OONSERVARE IL VINO. 7^
\»ifeZzo deir ossigeae ceduto ad esso dalP aria , e T eiitrata
dei mosclierini e di altri insetti;, il. Fahroni che propose
on tube ricurvo a riparo dell' esplosione , ed altri piii re-
centi. In vasi chiusi di terra spalmati di pece facevano
fermentare i vini lore gli anticlii Greci e Romani , e in
vasi chiusi fermentano i vini da hottiglia nella Spagna ,
in Francia, in Italia, nella Germania , nell" Ungheria ,
neir Istria stessa, ecc; e gli enologi citati questa pratita
estendono a tutti i vini in generale. Tuttavia Tautoreos-
serva che quella pratica non si e ancoi-a radicata , ne lia
preso piede , com' egli dice , e si studia di rintracciarne le
cagloni. Due cose , die' egli , si richieggono al felice suc-
cesso di questa operazione ^ einict.icira y che noi dlrenimo
piuttosto solido chiudimento, e siciire^za . al prinio og-
getto serve un tino coperto con uu fondo ceiiieatato; varj
mezzi sono stati proposti per il secondo. Molti ostacoli pre-
senta il tino con coperchio lutato a gesso o con coUa di
farina, e principalmeate un non lie ve dispendio, e la dif-
iicolta di applicare esattaniente il Into ( non il lutto come
si e stampato alia pag. 62, ). Per (juesto appunto egli si
trattenne dal far uso della t'ermentazlone chiusa , alia quale
egli credette di supplire coUa sua botte a porticella e a
naso , e di ottenere , com' egli dice , luia pwna ermcdcita.
Scorniciato essendo per tre linee in lunghezza e profon-
diu'i il foro in cui entra il gran turacciolo , egli v* intro-
dusse del cemento squagliato , composto di eguali parti di
sego e colofonia , e in questo raodo riusci ad unire erme-
ticamente il gran cocchiume al turacciolo suddetto , prati-
cando un egual metodo anche pel turacciolo del piccoio
cocchiume.
Per qiiello che concerne la sicurezza che i vasi non
scoppino , varj mezzi furono proposti , per la storia dei
(juali r aittore si riferisce agli articoli su la vinificazione
del direttore inseriti in questa Biblioteca nei mesi di
maggio, ottobre e dicembre dell' anno i8a3. Dopo un cap-
pcllo di lambicco da. nn Italiano fino dal 1600 appli-
cato al tino , che forni dell' acquavite ( e che curioso
sarebbe il ricercare per quale luotivo fosse , non meno
che qnalmique altro genere di coperchio, abbandonato ) ,
s' iinmagino in tempi piii rcccuti il cappello stesso col
tul)o o cannello rientrante nel tino; si proposero il tube
ricurvo pcscaute nell' acqua , detto souiKipe lijdrauUque ,
74 NUOVO METODO ECONOMlCO-PUATICO
simile a quello dell' apparnto pncumato-chimico Ai Woulf ^
insinnato anclie dal ])adre da S. Martino e dal Fabroni ;
i tul)i doppianieate ricurvi , col braccio supei-iore fatto ad
imhnto, entro cui si versa Tacqua che si livella nciraltro
braccio, alia foggia del tubo di sicurezza di Maker , e
I'unione del tubo ricnrvo col cappello refrigcrante del 1am-
bicco. Poco apprezza V autore le modilicazioni apportate
a tjnest' ultimo mctodo , che e (jiicllo deila Gervais , dal
Grisetti, dal Burd , dal Terrini, e liinita le sue considera-
zioni su le trc valvole idraulichc proposte per impedire
lo scoppio de'vasi e 1' introdnzione dell' aria atmosferica ,
quelle cioe del Casbois, del Lavocat e della Gervais, e dopo
qualche esame preferisce quella di Lavocat , non dispo-
nendo pero egli le braccia del tubo in linea retta, ma in
triangolo , come addita nelP apposta figura. Parla pure del
cono rovesciato o della valvola del Ferri prcmiata dalF I. R.
Istituto di Milano ; della valvola della pentola paplaiaiia
applicata al cocchiume dal Lcnnardi, pure di Milaiio i del
tubo verticale posto sopra il vaso feniientante , chiuso al-
r estremita da un turacclolo di sughero coperto da un
pezzo di vescica, suggerito dal dott. Agostino Bassl di Lodi a
fine di ottenere la condensazione doll' alcool ed il suo ricadi-
mento nel tino, mentre il gas per eccesso si apre la sti-ada
pei pori del turacciolo ; per ultimo accenna 1" opinione re-
centemente emessa dal Bassi medesimo suU" inutllita di
qualunque valvola , qualora si chiuda direttamente il tino ,
poiche secondo le sue esperienze, T eccesso del gas si apre
la via air uscita pei pori del legno stesso della botte.
Lo Stancovich non ha certamente avuto contezza del giudi-
zio portato da una commissioae dell' Istituto di Francia in
occasione che un Francese reciamava la priorita dell' in-
venzione del metodo dei patentati Gervais e Burel , asse-
rendo ch' egli ne aveva fatto uso circa vent' anni avanti
che uscisse in campo come ritrovatrice la donzella Gervais:
Quella commissione composta di uomini dottissimi trovo
che realmente nel metodo della Gervais non vi aveva se
non che una piccola modificazione ; ma al tempo stesso
dichlaro che in tutti que' nuovi metodi altro non vi aveva
d' importante se non che il coprimento o chiudimento dei
tJni o delle botti durante la fermentazione vinosa, ed a
questa massima sembra cssersi piii di tutti avvicinato il
dottor Bassi. La relazione di quella commissione trovasi
DI FARE E CONSERVARE IL VI>rO. 75
anche per estratto nel hoUettino del barone di Fcrussac. —
Forse con troppa facilita accorcla lo Stancovich che il vino
elahorato con que' nuovi metodi anmenti in quantita, come
certamente migliora in bonta, giacche alcune sperienze
istituite in Lombardia non comprovarono quell' aumentg ,
almeno nella quantita promessa dal Burel e compagnla \
si ferma pero egli sulla quistione agitata tra alcuni eno-
logi , se il vino con quel metodo acquisti maggior colore
cbe non nell' aperta ferraentazione , o lo ottenga eguale ,
come pretende il Bassi , o finalmente riesca di un colore
piu languido ; ma egli annunzia soltanto che coUe bucce
triturate alia sua nianiera coi zoccoli , ricavo dopo la ter-
mentazione il vino di un colorito carico e di una squisita
delicatezza , mentre da altre botti in cui erano le uve pi-
giate nel modo ordinario coi graspi , usci il vino aspro
e sbiadato di colore. Ma questa osservazione cade piuttosto
sulla triturazione delle bucce e sull' allontanamento dei
graspi , che non sul paragone da vaso aperto a vaso chiuso,
giacche tutte erano chiuse le sue botti , e solo qualche
diflerenza ammise nelle uve scelte nell" una, e nell' altra
mescolate di Imona e cattiva qualita , di nere e di sbiadate.
Egli riguarda come pericolosissimo il metodo proposto dal
Daianzati di tuflPare pi ii volte le vinacce nel mosto per
ottenere il colorito, ed impedire I'acidilicazione delle me-
desime nei vasi aperti ; pure questo metodo si pratica
costantemente da piu secoli in Lombardia , ove quell' ope-
razione chiamasi folare o rifolare, ne alcuno si e avve-
duto giaramai di un danno sensibile derivante dalla pro-
niossa maggiore evaporazione ., mentre il vino acquista cer-
tamente un colore assai piia intenso , e non ne contrae
per lo piu un' acidlta che nuocere possa alia sua conserva-
zione. Accordiamo pero all' autore che la sua Ijotte con-
tribuisca alia perfezione del vino i che quanto piu sono
immerse le bucce nel mosto, tanto piii comunichino al
vino le loro proprieta di profumo e di colore ; ch6 il gra-
ticcio suo sia piii comodo e nieno dispendioso che quello
proposto dal Fermi per ritenere abbassate ed immerse nel
mosto le vinacce , e che un vantaggio presenti altresi la
sua botte in quanto che , riempiendosi essa per sole cin-
que pai'ti della sua capacita, rimane vuoto un sesto della
stessa, cioe la pr.rte piu ristretta che presenta ail' in-
nalzamento dclle vinacce una superficie elittica scmpre
7^ NUOVO MF.TOno KnONOMICO-nUTIOO
tlecrescente , per cuL l;i \iii.'ncia si tieiie sonipre piu int-
niersa nel niosto.
Cliiude egli questo artlcolo coll" osservazloao , che peri-
coloso sarebbe V operare la fermentazioiie viaosa in una
hotte f.\i grande capacita, senza puevenire con cjualche
mezzo r esplosione della medesinia; e in questo noi sia-
mo perfettaniente del siio avviso , anmiettendo pure die
nelle ))iccole botti procedere si possa senza pcricolo , an-
corclie niunite non sleno di alcuna valvola. Nelle grand!
insinua adunque come niezzi piii coniodi ed economici ,
o il tubo do|ipiamente ricnrvo di Laivcat, o il cono in-
vcrso del Ferri, o la valvola del Leomxrdi, o linalmente
a scanso di rjualunijue sj-vesa una tavoletta con un pezzo
di pelle al di sotto applicata al foro della botte, o del
tino, con una pietra al di sopra di un peso proporzio-
nato alia conipressione ricliiestn , il clie produce a un di
presso r efl'etto della valvola suddettn.
Versa il quarto articolo sul travasamcnto dei vini, e
r autore presclnde dal trattare del momento della spilla-
tura, suggerendo pero nel caso die necessario fosse il
conoscere V andamento della fermentazione , T uso di un
istruinento facile ed economico, che e un tubo di vetro
lungo un piede e mezzo, nel quale entra una liacchetta
di minore diametro , munita alia sua estreiuita ioferiore
di un pezzo di sovero , e con un filo attaccato alF estre-
iuita superiore f, il tuljo e graduate esternamente a pollici,
e si salda a cemento in un tnracciolo di latta applicato
con mastice al coccliiume della botte. II pezzo di sovero
cala nella botte e si ferma suUa superiicic della vinaccia,
ne la verga accomandata al refe pub uscire dal tubo^ ele-
vaJidosi adunque nella fermentazione la vinaccia , il so-
vero si eleva, ed indica suUa scala i gradi o pollici della
medesima , e stazionario ne denota il massimo , come colla
sua discesa ne mostra il graduato decremento e la cessa-
zione. In egual modo T autore ha applicato un gallcggiante
indicatore al tubo ricnrvo di Lavocat , saldato a stagno
nello stesso turacciolo di latta.
II Vero punto, dic'egli, di spillare il vino e qnello in
cui , cessata la fermentazione tumultuosa che si manifesta
andie all' udito , spillandosi un pochetto di vino da una
spina particolare , da esso posta nel centro del fondo della
botte, e da esso detta di assaggio, si trova il vino trasparente
DI VMW. E CONSERVARE IL VINO. 77
e dotato di sajiore e di forza. Meglio sark lo antici-
pare lo splllaniento ne' vasi aperti, perclie il vino po-
trehhe appropriarsi i principj dell' acida fermerftazione del
cappello della viiiaccia, e si perfeziona di poi coUa lenta
insensibile fermentazione nella botte , die per piu niesi
progredisce ; ma nella fermentazione chiusa sara meglio il
ritai-darlo , giacche il pei-icolo dell' acidificazione e allon-
tanato , perche e tolto T immediato contatto dell' aria esterna.
Quanto al travaso del vino di gia formato, riprova
glustamente 1' autore il metodo comune di aprire una spina ,
riceverlo in una brenta, e riversarlo spumeggiajite per
mezzo di un imbuto in una botte; perche in una ecces-
siva ventilazione sfuggono dal vino molte particelle vola-
tili , gasose , alcooliche , aromaticlie , con che si perdono
le sue migliori proprieta ; di fatto nel travasamento in
questo modo esegnito , V odorato e sempre colpito da so-
staiize aromatiche o balsamiclie penetranti, che si disper-
dono, e cosi il vino va sempre deteriorando di mano in
mano che per cagione del traflico si va travasando , nel
qual caso e ben rare ch' esse sofFra meno di quiudici
ventilazioni , e diciotto qualora si contino le tre che Iw
gia sofFerte passando dalla botte di fermentazione alia can-
tina. L' autore parla del viaggio del suo vino a Yenezia
e a Trieste , ma non minqri travasaraenti sofFre il vino
che a noi viene condotto in copia dai laghi, o per mezzo
de' fiumi e de' canali. Oltre il danno cagionato dalla per-
dita delle sostanze piii preziose , il vino con quelle fre-
quent! ventilazioni riceve altresi dall' aria molti perniciosi
principj che lo dispongono all' inacidimento o alia putre-
fazione. Tutti gli enologi hanno riconosciuto le dannose
conseguenze dello sbattimento del vino nel travasamento
comune i il Rozier ha deplorata la perdita dell' aria fissa o
del aas acido carbonico , ed ha proposto di travasare il
vino con un budello di cuojo, o coi soffietti; il padre da
S. Martino ha proposto un sifone o un tube ricurvo ; il
Mitterpacher una tromba con tubi di cuojo:, Filippo Me un
tubo che direttamente conduca il vino nella botte ; il Fa-
hroTii una tromba aspirante e premente , onde pre venire
«|uello ch' egli cliiama sciaguatamcnto del vino , o un si-
fone che ]iassi da una botte ad un'altra, che pero giova
solo allorclie si tratta di far passai-e il vino da una- piii
alta ad una piu bassa ], il Cliaptal suggeri il mezzo della
y8 Nuovo MiTono EcoNOMir.o-i'uvTir.o
prcssione pneumatica esercitata dalf aria suUa superficie
del fluitlo, appILcandosi al foro del cocchiume un soffictto
di cuojoj inetoiio die in Italia fu introdotto ed eseguito
dal Tneccun'ico Leonardi, il quale jiero , avvediito cssendosi
die il soflietto nou serviva ad elevare il liquido oltic quattio
hraccia , ad esso sostitui una specie di troinba a doppio
effctto , cnpace a condensare T aria nella botte con forza
tre volte luaggiore di quella del softictto , e quindi ad iu-
nalzare il vino lino a 12 braccia al di sopra del suo li-
vello , ineccanisino die pure ottennc il premio biennale
deir indnstria. Nella Sciampagna si travasava il vino altre
volte con tubi di cuojo ; ora si e sostituita una grossa Ibu-
tana di rame applicata alia botte, coUa quale s' inipedisce
r evaporazione delle parti spiritose e balsamiche. Loda
r autore tntte queste invenzloni , e sembra accordare qual-
che preferenza al sofiietto , die pero vorrebbe fatto in
niodo che V aria non trovasse alcnna uscita , con ma-
nico superiore assai lungo affmche formasse una leva pru
comoda pel lavoro e con varie altre modificazioni che
sono da esso dicliiarate colle opportune figure ; raccomanda
altresi che si faccia un mantice assai grande stabilmente
coUocato neir angolo della cantina , e munito di lungo tubo
flessibile , aveute all' estreraita un turacciolo da applicarsi
al coccliiunie delle l)0tti ; di questi soffietti egli ne ha fatti
costruire alcuni , e rigaardo ai tubi necessarj per far uso
di questo meccanismo, egli ha creduto per rispetto al-
I'econoraia di dover sostituire ai tubi di cuojo e a qitelli
plu recenti di canapa, tubi di latta renduti flessibili con
alcune snodature e pareggiati nell' uso a quelli di cuojo ,
e questi pure coH'ajuto delle figure minutamente descrive.
Egli ha altresi immaginato un sifone ch' egli noniina ihrido,
cioe chiuso ermeticamente e non erraeticamente a piacere ,
per travasare il vino da una ad altra botte per mezzo
del mantice , afiine di evitare la reslstenza grande che si
trova in quella operazione col tubo ermetico, e anche
questo con altri piccoli miglioramenti e chiaramente de-
scritto colle opportune figure.
Eo;U scende a trattarc altresi del modo di evitare gli
sbattimenti e il dcterioramento del vino, allorche si misnra
in caso di A'endita, e suggerisce T uso di un carratello
delia rapaclta di un baiile , o altra misura fissa, che
egli chiamftr vorrebbe mctaggenotneiro. Questo nella parte
DI FAnE E COXSKUVARK IL AaNO. 79
opposta ai sno foro supeiiore e niunito di altro foro consi-
niile c!ie comnnica con altro foro orizzontale, fatto ia ua
pezzo di grossa tavola forteinente attaccato al carratello
con una cavita corrlspondente alia convessita del medesi-
mo. Collocate il botticello sal suo piede in mezzo alia
cantina, si appllca alia spina-chiave del medesimo 1' estre-
mita di un tube, mentre T altra si applica alia spina-
chiave della botte ; di altro tuho si adatta un' estremita
ad altra spina-chiave del botticello, altra estremita a quella
della botte da riempiersi o anche della botte posta sul
carro pel trasporto , nel qual caso il tubo si fa passare
per una finestra della cantina. II vino scorre nel botti-
cello di niisura , e quando e pieno , si chiude la chiave
che ha servito al riempimento e si apre quella che serve
air usciti ■■, il botticello stesso puo alzarsi coUe corde che
passano in alcune anella e con una carrucola, fino al soffitto
della cantina, e il vino passera liberamente o in altra botte
della cantina stessa , o in quella del carro , e si avra la
giusta misura senza ventilazione o sbattiraenti, e senza
perdita di vino che sempre ha luogo nell' operazione or-
dinaria. Un' otre di pelle pub sostituirsi a questo apparec-
chio , qualora si tratti del travasamento semplice da una
ad altra botte.
Dopo di avere indicati i varj mezzi ideati per riemplere
o vuotare una bottiglia o un carratello di liquore coUa pres-
sione dell' aria, o coll' assorbiinento ch' egli eseguisce con
un sifone in tre luoghi flessibile , parla anche delf uso di
coprire il liquore nel collo della bottiglia con uno strato
di olio per guarentirlo dal contatto dell' aria ; e per levare
il detto olio , invece di spugna o di cotone , o d' altra ma-
teria che s' jnzuppi , ha inventato una sjiecie di sifone
assorbente, fatto di vetro e miuiito di un palloncino, for-
nito esso pure di un tubo ascendeute e di altro ricurvo
discendente , 1' uno e 1' altro alquanto inclinatl all' esterno ;
strumento ch' egli nomina catapino dal greco vocabolo che
significa assorbire. Aspirando 1' aria contenuta nel pallon-
cino , egli ottiene che 1' olio rimonta per un tubo nel pal-
lone , e scende per 1' altro , cioe per il cannello ricurvo ,
allorche il sifone si estrae dalla bottiglia. — Egli ha pen-
sato anche a prevenire il caso in citi , essendo al fine il
vino, si alza d' ordinario la botte di dictro con grande
incomodo e si fanno uscire auche i cosi detti fiori^ a
8o NLTOVO METODO ECONOMICO-J'RA TICO
rip.iro di questo egli ha inventato un shone , ila esso detto
spiiui-sifo , the si applica alia botte, e per cui esce il vino
netto e chiaro, cessamlosi dalfoperazione al prinio uscire
<lei liori. Ma tutti questi struinenti che lo zelo lusrewnoso
niostrauo ileir autore tlell' opuscolo, non potrebbero niinu-
tamente descrivcrsi senza la serie delle figure da esso
csposte.
Lo stesso puo dirsi deU'elattenometro, o conservators
del vino , che forma V argoniento dell' articolo qiiinto eil
ultimo. Riconosce 1' autore utile il travasanicnto del vino
dopo la placida fermentazione , ad oggetto di spogliarlo
de' suoi depositi o sedimenti ( che cost vorrennno noi no-
Hiinarli , anziche coll' autore escremend ) , dannosi senipre
alia bonta e conservazione del vino medesimo. Trova pure
necessario il riempimento , o com' egli dice , il rincalza-
me.nto continuo delle botti a misura che si sceniano , e
ne rende le opportune ragioni, studiandosi al tempo stesso
di combattere i pregiudizj e la pratica viziosa delF Istria
in quest' operazione. Yiene quindi al suo elattenometro, che
vuol dire misura del calo del dnOf composto di una grande
l)0ttic;lia di vetro avente superiormente un breve collo ed
in esso una spina, ed un altro collo corrispondente al foro
della botte , fornito di una scala graduata di due boccali ,
O2;nuno de' quali e diviso in dccimi. Applicato questo al
foro del gran cocchiume della botte piena di vino, e ce-
mentato , vi si infonde del vino iinche arrivi alia sommita
della scala graduata , poi vi si aggiugne nn poco d' olio
per liberarlo dal contatto dell' aria e si chiude il foro con
sovero. In questo modo chiuso rimane erineticamente il
vino della botte libero dal contatto dell' aria e dal scemo,
essendo quel vino in continuita con quello dell' elatteno-
metro , e in questo si scorge lo scemamento , a norma del
quale puo riempiersi la botte per mezzo di un imljuto
con tubo chiuso all' estremita e munito di forcllini pei quali
il vino scorre lateralmente senza operare alcuno sconvolgi-
mento. In questo modo si hanno le botti sempre piene ,
libere dal contatto dell* aria , spoglie delle jiarti impure
galleggianti che rimontano nell' elattenometro, e si riconosce
ad ouni istante lo scemamento.
Ma non contento ancora di questo, 1' autore immagino un
altro elattenometro piii comodo per un numoro (jualunque
di botti die trovisi in una cautina , il quale cii,nalmciue
m FARE E CONSErvVARE IL VINO. 3 1
libera le hotti clal contatto dell' aria , le riUciie seiupre
pieiie , e ne lascia scorgere e calcolare lo scemaineiito. Si
roiii|ioue questo con uu carratello o botticello, della tenuta di
due barili in circa, posto verticabiiente sopra due ineii-
sole o modiglioncini di trave ad un livello superiore alle
Ijotti schierate a piacere in una cantina; nel botticello e
posta da ciascun kite una spina-cliiave ; poscia si empie
tli vino con olio al di sopra, come gia si e detto. Si ab-
})ia un cocchiunie di legno o di vetro, che abbia ai due lati
una spina orizzontale con un semplice foro posto nel tu-
racciolo , se e di legno , die scenda al liasso , e se quello
fosse di vetro , sara vuota verticabiiente fino all' estremita
superiore , ove sara cliiusa ernieticaniente , o pure con un
turacciolo. Si abbiano pure tubi di legno , o anclie di
canna ( Arundo doiiax ) , e questi lunghi a snfficienza e ce-
mentati con pece all' esterno , e guerniti anclie di pelle
presso le giunture , si facciano conibaciare coUe spine.
Disposto essendo questo appareccliio per ciascuna iila di
botti . si aprono le cliiavi del botticello , ed essendo il
A'^ino in esso coiitenuto ad un livello superiore, scendera
a rieiiipire le botti , che in questo raodo saranno senipre
piene , qualunque ne fosse il nuniero , ne vi a\a-a contatto
con r aria esterna , laoiide il vino si conservera nel suo
stato di perfezione. Lo scemaniento del botticello si potra
conoscere, apponendovi un galleggiante , del quale ve-
drnssi T abbassamento, o pure potra misurarsl con uno
scandaglio. %
Seguono alcuni nietodi per solforare e cliiarilicare il
vino , ed altri per levare alle botti il cosi detto odor di
l)otte e la mufla. Per solforare si adopera un camminetto
o fornelletto fuori della botte , nel quale accendendosi un
pezzo di carta o di tela solforata , passa nella botte il
vapore di cui dee riempiersi avaati die vl si ripono-a il
vino, e quando il vapore rigurgita , estinguc la fiainma ,
onde allora si leva il tubo del vapore e la botte si cliiude
col cocchiume. Per chiarificare il vino si adopera la coUa
di pesce , o il cliiaro d' uova , o si gettano nel foro del
cocchiume pietre focaje arroventite ^ altri snggeriscono la
gomma arabica , la raschiatura di corno di cervo, ecc.
Per r odore di nuiffa s' inscgna di lavare piii volte la
botte con accpa boUente, e poscia infondervi lo, o li
libbre di calce viva e recoiite con acqua a proporzione ,
BUd, Ital T. XL. 6
o2 Nt'OVO MKTOnO KCONOMICO-PR VTICO
dopo ill die si cliiiule c si agita la boUe , e dopo due
g;ioi*ni estratta la calce , si lava con actjua, poi con vino
hollente. Fiiippo Re snggeriscc una lavatiu-a tlella botte
per cinrpie o sei niimni , eJ anche all' uopo ripetuta, con
una liblira ili aci'lo solfoiico dilulo in nove lil)bre d\accjuai
poscia una lavatuia coU' acqua per togliere T odore del-
r acido. — In un' apiicndice linaliuente si espone il ine-
todo di Brande per Conoscerc ijunnto alcool si trovi nel
vino, e si eccitano gl* Istriani e gl" Italiani tutti a metterlo
in pratica ; si aggiugne una tavola comparativa dello stesso
Brande del quantitativo di spirito che haniao per cento
i vini e liquori piii conosciuti.
Ci siamo alquanto dilungati nel render conto di questo
opuscolo, perche T arte di fare e conservare il vino e un
oggetto importantissinio per la Lombai-dia, del quale si e
trattato piii volte ed nnche con qualclie estensione in questa
Biblioteca, e perche il nuovo metodo economico-pratico
dello Stanrokirh meritava di essere fatto conoscere ai nostri
coltivatori dell' agraria e della domestica economia. Rias-
sumendo 11 fin qui detto, troviamo i ." clie giustissiine sono
le massime dall' autore esposte intorno alia vinificazione,
al niodo di ben condurla , e a quello di conservare il vino
senza discapito de" suoi principj^ 2.° che egli molto versato si
mostra nella materia , molto esperto nella pratica, e molto
erndito nei meto<^li e negl' insegnanienti degli enologi che
preceduto lo avevano, e le di cui varie oninioni egli riferisce
con niolta chiarezza e discute con singolare criterion 3.° che
le cose nuove piu importanti che si ravvisauo nel di lui scritto
sono le seguenti: o) una l^reve aualisi del graspo e dell'acino,
e la chiara dimostrazione della massima che se il graspo mec-
canicameate e utile nella fermentazione aperta , dee come
noclyo eliminarsi nella fermentazione chiusa ; h) il metodo
di piijiare l" uva e la separazione delle quattro sostanze
die meccanicamente la compongono, col mezzo di nuovi
istrumenti descritti colle opportune figure i c) la tritura-
zione delle bucce o del fiocine coi zoccoli ferrati , dal-
r autore inventati e descritti i d) la botte a naso da esso
ideata per la vinificazione , la cementazione della mede-
sima e V applicazione di cpesta botte irreniovibile alia
fermentazione , ed a ricevere e conservare il vino di tra-
vasoi e) r economica costruzione di questa botte colle ag-
giunte mo'Uficazioni ; f) la scelta del tube doppiamente
ni FARE E CONSEUVARE IL VINO. 83
ricnrvo tra i varj strnnieiitl ideati per impedire lo scop-
pio delle botti nella fenneiitazione chiusa , e T applica-
zione di quel tnbo niigliorata i g) alcuiie nuove esperienze
SLilla fenneiitazione chiusa e loro vantaggiosi risuUamcnti;
h) uii nuovo struraento per conoscere F andamento della
fenneiitazione, e 11 vero momento del travaso; i)' il mi-
glioraniento del sQ^etto o mantice e del sifone^ comiine-
jnente adoperati nel travasamento del vino, renduto es-
sendosl flessiblle il sifone di latta coUe snodature ;, /) I'in-
venzione del sifone , detto dall' autore ^//b/iZ&rw/e ,• in) quella
di uno strumento per levare Tolio sovra]:)posto al liquore
nelle bottiglie , detto da esso catapino ; li) la spina-sifo per
estrarre dalla botte tiitto il vino senza punto chinarla; o)
altro tubo flessilnle per estrarre il vino senza sbattimento
e spumeggio ; p) V elattenometro dall' autore inventato , af-
fine di tenere le botti sempre piene , libere dal coatatto
delParia, spoglie delle parti impure galleggianti , e di co-
noscere ad ogni istante lo scemamento del vino nella bottej
q) linalmente 1' altro elattenometro piii comodo per tener
piene , guarentite dalP aria e atte ad indicare il calo del
vino, le botti in qualsivoglia nuniero scbierate in una cantina.
Noi Ijrameremmo ben di cuore che i nostri agronomi
loml)ardi adottassero in generale le massime dell' autore, e
almeno in parte , cioe in quanto fossero alle circostanze lore
applicabili, il suo metodo, i suoi strumenti, le sue invenzioni,
e rinnovassero le sue esperienze ; ben persuasi clie con loro
vantaggio si migliorerebbero i nostri vini , deboli per lo
piu o troppo acidi , o esposti a guastarsi facllmente per
r ignoranza e la trascuratezza colle quali comunemeute
si coudiicono le operazioni della vinificazione e del tra-
vasamento. A coaforto loro osserveremo , cbe noa trat-
tasi in questo caso di un enologo che dogmatizzi, co-
me tanti fanno, dalla sua bi])lioteca o dal suo tavolino,
sia capricciosauiente applicando i principj della fisica e
della chimica, sia ricopiando gl' insegnamenti che trovansi
ne'librl scritti per lo piii per altri paesi, altre viste, ed
altre circostanze ; ma trattasi di un possessore c colti\'atore
di terre vinifere, clie sebbene istrutto in altre materie, let-
terato e lien fornito di sacra e j^rofana erudizione, si oc-
cupa incessantemente del miglioramento della rustica eco-
nomia, e niuna cosa scrive in questo geiiere die il ri-
sultamento nou sia di esperienze diligentemente istituite e
(:>4 NMTOVO MF.TOnO KOONOMICO-l'RVnCO I'CC,
pill \()ltc rinetiito. — Noii vdrreiniiio tiittavia iusistere,
coin^ o^U fa, i)erclie iu tiute K- in-ovinclc d" Italia si pra-
ticasse il nietodo di Brcindc per coiioscere la quantita. di
alcool contenuta ae"" diversl vini ; quel metodo o quel pro-
cesso richlede 1" opera di un chiinico , ed alcuni reagent! ,
come Tacetato di plondio , noii potrchbero senza pcricolo
lasciarsi mancggiare da niani iuiperite i ujltre di che baste-
rebbe per noi che i nostri vini mighorassero in bonta,
si conservassero meglio , e salissero ad un pi-ezzo piu ele-
vato , giacche il pubblico e quelli ancora die dotati sono del
gusto piii ilno , aiiiano i vini di grato sapore , forti e spi-
ritosi, senza punto curarsi che quelle di Madera contenga
in lOO parti 24, 42 di alcooU quelle di Malaga 18, 94 i
quelle di Borgegna 16, 60:, quelle di Nizza, 14, 62; quello
di Frontignan 12, 69;, il Tokay 9, 88 ^ la birra bruna 6 , So;
il porter 4, 28, e cost altri liqueri in diverse proper-
zioui, che tutti si assaperano con piacere , qualunque sia la
quantitii di alcool in cssi contenuta.
85
Osservazioid del dott. fisico Giuseppe CefirT al libro
intitolato : Cagioni , iiatura e sede della pellagra ,
desuiite dai Ubri dl Gaetano Stramhio e dai priiulpj
della dottriiia Broussaisiana , di Giovauid Stram-
Bio. — Milano^ i82q., presso Giuseppe Bocca, in 8.°
( Gontinuazione e fine. )
L/o?o d'averie conchiuso nella prima pai'te c^ella sua
dissertazione con la solita sua logica , che la flogosi. del'.a
membrana mucosa gastro-eiuerica non solo frequentemeiite ,
ma costantemente ahbia luogo nella pellagrosa malattia (f. 91),
due faccinte apj^resso scrive .netto e schietto : Si potra
forse a ragione iiiferire che la pellagra sia costituita essen-
zialmente ed urdcamente dnlla flogosi membranosa, e che turd
i fenomeni, i qncUl alia pellagra so/io proprj , siano ancli essi
dalla flogosi gastro-enterica generctti e intrattemiti ? ecc. No
f-ertamente che cib dire non si potrcbbe, ecc. La ra^ione che
allega per conferniare tale proposizioiie e a mio senno
irrefi-agkbile. Conciossiaclie , ei dice , .<;f la cronica flogosi
della membrana mucosa gastro-intestinale fosse la cagion
prossima di tutd i fenomeni della pellagra , perche mai quesd
fenomeni nan osservansi, se non die ne' pcllagrosi e non negli
fdtri infiniti casi di cronica flogosi gastro-enterica? ( f . gS ).
Mettiamo a strette forme gli or ora rijiortati raglonamenti
deirautore: la pellagra presenta de'' fenomeni estranei alia
gastro-enteritide ; dunque la pellagra e malattia diversa
dalla gastro-enteritide. Ma siccome Tautore ha detto piu
so)}ra che la flogosi gastro-enterica ha luogo costantemente
nella malattia pellagrosa; e dopo poche linee soggiunse :
no certamente vhe cib dire non si potrebbe : dunque Tautore
cosi adoperando emancipo la pellagra dai risiedere nolle
membrane mucose gastro-enteriche , ed essa pellagra con
la sua causa prossima ora s'aggira vagabonda per tutt'altre
parti. Ora io dimando, cosa si potia egli mai inferire di
buono da si fatta maniera di difFormi ragionamenti ?
Piu inn.qa^i si rattrista primamente co' Browniani , per-
che essi facessero entrare nella formazione delle cagioni
della pcllngra i sali acidij ai cjuali alcum scrittori vi
86 0SSF.UVA7,T0NI T)F.T. flOT T. ClU?. cruRI
ag;giunsero ^\\ alcalini, i salmastri e quel d' altra scliiattn:
comlanna gli Oiitologici , i Browiiiani. In Taic Ic ilottrine dl
tntti cotesti pregevoli nictlicl bca lungi di aprii'e nu cam-
niino per giiingere a disvolare le verc cagloai de' niali e
della pellagra , aluo non fecero die ottenehrarlo di piii.
Quiiidi , a toglicre gran parte dell' oscurita in cni gin-re la
genesi e la iiatum delta pellagra bastava (come abbiamo
altrove asserito) chc gli osservatori, i quail tenner dietro alio
Strambio, avessero aUe fisiologiche c.d nnatomico-patologiche
ossenazioni di ltd una sola innestato delle tanio felci idee
di Hunter, di Finel e del francese Morgagni intorno le mem-
hranose infiamniazioni ; ma ecc. Sebben ancUe V innesto ,
perche riiiscisse piu fermo si fosse fatto , come si suol
dire, a ziifolo, non e egli presnniibile die essendo il
ganibo oltremoilo veglio ed eterogenei gli luiiori fra i due
corpi deir innesto , invece di far presa non dovesse esse
gambo intisiccliire colla piaiita? A niio dive farebbe senno
I' amoroso figlio, se seiiza pretendere di rinfrescare le ben
meritate glorie del sagucissimo, del profondo, delV unico ecc.
scrittore di pellagra padre, lo lasciasse riposare tranquillo
sugli anticiii suoi allori tali e qiiali si trovano. Avvegnaclie
il credere d' inaalzare i meriti di esso padre a dispeiidio
del T?alore degli scritti altrui intorno alio stesso argomento,
od intessendo le praticlie sue ricerdie con peregrine e
vacillanti teorle (i), sarebbe un correre riscliio di diffal-
carne e quincl rappiccinirne il pregio.
L' autore attribuisce a Tomaslni il merito d" avere rlco-
noscinta per causa della pellagi'a una lenta flogosi , ed a
tale proposito gliene comparte niolte lodi , e dopo d'averle
egli stesso dichiarate di proprieta del suUodato Tomasini,
mette sopra coteste lodi una forte contrilmzione a favore
di sue padre, ed alia face. io3 scrive : il professor e Toma-
sini ha proclamato consistere la pellagra in una lentissima
flogosi dietro le ossenazioni cadaveriche del padre mio , e in
(l) Un mot de reponse a iin mot de critique de M. Bioua-
«ais, par A, Miquel. Paris, i^aS. F. 8. — Depuls trois ans , le
systenie pliisiologiqiie tend iiianifesrenient vers sa cliute. Tout
re qui pense s'est retire |irecipit;iriiinent de cet atmosphere de
fdiiatisme qui etouffe la pensee , et I'idole est rosti,; seule, en-
touree de quclques seides, dont les idumes luecauiques traiis-
niettcnt macliiaalciuent ses oracles dicn'dites.
AL LIBRO Dl GVET. STUAMBlO SOLT.A PELLAGRA. iij
questn supposizione , come iiuii ha eg'.i potuto iion ■ reudtre
Omaggio a quel medico fisiologico ed ossermtore feUce ?
II vantaggio clie arreco Sydenain alia pratica della me-
dicina a' suoi tempi castigaiido Tuso so vercliio de" cardiac! ,
r opero a' nostri la teoria del controstimolo. Essa aggiro
suir asse delle due diatesi Browniane la colouna di tutte
quanta le malattie delf uonio ; cosicche esse scambiarono
interamente di posizione e d' indole , e di asteniche o di
debolezza diventarono instantaneamente steniche o di forza.
In mezzo al campo de' suddetti mali si trovava natui-al-
niente accantonata la pellagra ^ laonde niuto anch' ella di
clima : e si trovo collocata tra le infermita di stirpe flo-
gistica. Ma siccome Tomasini si dicliiaro per uno de' piii
valorosi propugnatori del contro-stimolo ; cosi non poteva
far di meno di rigiiardare la pellagra secondo gli adottati
principj per malattia flogistica. Ora con qual sennd poteva
esigere il figllo Strambio clie Tomasini dovesse venire in
cognizione dello stato di lenta flogosi della pellagra dal-
r applicazione flogistica die esso tiglio fece alle teorle pa-
terne siille nonne dell" insegnatore Broiissais molto tempo
dappoi? la quanto poi alle sezioni anatomiche, le qnali sono
state prodotte dal padre, e clie iianno il pregio d" essere
le uniche clie noi abliiamo intorno al soggetto di cui si
tratta, a dire la verita non fecero bnona fortuna. Gli au-
tori del dizionario delle scienze mediclie di Parigi ebbero
a dire apertamente die per venire m cognizione della sede
e causa della pellagra , per quanto esso lo possoiio essere
da questo lato , era mestieri che s' intraprendesse un nuovo
corso di osservazioni necrologiclie assai piii esatto ed esteso
di quello die lo fosse il presentato dal sig. Gaetano Stram-
bio ■■, il quale ora si aspetta dal sig. dott. Zambelli , od
almeno ce lo ha fatto sperare Tautore (i). Del resto come
poteva esso eseguire da solo con quella diligeiiza e preci-
sione che si richiede onde raggiugnere una causa tanto
ritrosa a disvelarsi , tenendosi essa celata ne'' piii Intniii
recessi del meccanismo organico' (a) Ed a me pare anclie
(i) Dictiop.naire des sciences medicales all'articolo Pellagra.
(2) Alirove lia riportato cio cli' ebbe a far sapeie il sig. pre-
vosto Lavazza, amniinistratore dello spedale dc' pellagrosi di Le-
giiano , alio stesso Govenio : Gia da un anno e mezzo, ei scrive, ha
il Coverno accordato un incisore anacoiiiico (Giuseppe Chiappari);
88 opc£n^^^7,IONT del dott. cirs. crnui
troppo cir cgli jiel pviuio ci alihia indic.ito cosi nlf ingi-osso
cio che , aperto il cadavere, gli e a tiitta prima caduto
sott' occhio.
A f. 104 Tautoi-e move il discoiso suUa teoria d' irri-
tazione innestata ncl sistema del contro-stimolo, onde snp-
plire at voto cite cjitesta lasciava addietro relative alle
inalattie locali, che noii interessando reccitamento si nian-
tcngono circoscritte sulle parti ; quiudi noii potevano
apparteiiere a diatesi, die e quanto dire a generale iiifer-
niitii. Stccome poi T irritazione si diffonde e per consenso
e per simpatie, cosi essa arriva talvolta al segno d" inve-
stire I'eccitamento, e diveiita poscia male di diatesi. EgU
e arrivato a qnesto punto clie T autore grida come nn
energumeno contro gli autori della medicina italiaua, e li
rampogna perclie siensi lasciato scivolare fuora dalle maiii
la pill heir occasione di pigliare pel ciuffo la giusta co-
gnizione della sede e causa di tntti i mnli, la quale si
tiene sempre inai cola salda ed isolata sii di nn parziale
sistema or2;anico. Apparve agl' Italiani , e vero, la verita
che come lampo ratta striscio liingo le nubi diatesiche; ma
in esse si afFogo di liel nuovo. Era dunque riserbato , as-
serisce 1' autore , all' autore francese di potre i cardinl piii
sicnri della scienza , la chiave prinripale di. tiitta la scienza
di tutta la patologia, f. io5 ( Non intendo, perche es-
sendosi indossato il sistema francese , il soprannome di
fisiologico-patologico , qui F autore noa abbia fatto 1" ap-
pello anche della fisiologia). Dunque era riserliato a Brous-
sais di trar partito delle viste della teoria d' irritazione ;
e se ne riconobbe V importanza delle italiane scoperte
solo nllorquando ebbele illustrate la Francia , e a noi riveii-
dute qiial nuo^a nierce ( f . 106). Dunque gritaliani fanton
del contro-stimolo con le loro scoperte relati^'e alle pro-
prieta dello stato d' irritazione da loro ammesso hanno
somministrato a' Francesi una greggia mercanzla, ch' egUno
rivestirono di novelle e piii gaje forme, e clie la tratfica-
rono in seo;uito come nuo^a merct ; e come tale Y lianno
da lion pochi mesi a qncsta pane non e pin rliianiato I' in-
cisoie alle sezioni suddetle , che d(d ialo medico si vo^Uono
esegiiire scnzi di lid opera credaia in addietro necessaria; e cio
verifica qnnnio si e sparse, perrh'e ^arie osservazioni sono state.
confultUc dair iiiciso' e a tenure della cvgaizione della sua arte.
AL tlBRO PI GIO. STRAMmo SULLA rFXLAGRA. "i)
ttiessa ill vendita anche appo di noi ; io peio noil ne
coniprai. Dunqne a ragione ebbe a dire il prof. Toiiiasini
che noil v" lia di Jiuono in Broussais se iion cio die ha
involato agF Italiani. Iiidovini ora chi pub, perche 1" antore
scliizzi taiita bile sulF autore del contro-stimolo e coiitro i
seguaci di lui , mentre ne apprezza le loro opmioiii. Per
le stesse ragioni parlando del sig. Tomasini , oi; 1" acca-
rezza, ora gU fa brutto viso, a f. 104 dice: liivedi ,
Intor cortese , la parte IV dell' immortal opera Tommaskma
sulla febhre gialla ecc. Eppure cpiest' opera e ordita e tes-
siita interaiiiente snlle basi delle dottriiie del contro-stimolo,
combinate alle teorie dallo stesso professore adottate ed
insegnate relative alio stato d' irritazione, la quale accende
talvolta la flogosi anche nel caso di eccitaniento astenico ,
c diffonde il processo flogistico. Egli e da questo lato che
r autore immortaliz/a il professore. Ma quando Io stato
d' irritazione si distende per tale modo da confondersi collo
stato di diatesi , suUe tracce delle dottriiie del celebre
prof. Tomasini , alloi'a il nostro autore monta in bica
contro di Ini , ed esclaina : ch' egli che poteva a\:er da gran
tempo innalzata al colmo di suo splendore la gloria italicA,
I ha invece non jmco offuscata col coatribuire si posseiitemente
a diffondere i delirj della teoria coiitro-stimolistica, e ad im-
pedire coll' ostiiiatamente difcso error e del'e diatesi generali ecc.
Cosicche iiinalza al di sopra delle stelle il posseiite tutore
del contro-stimolo , e qui Io tratta da matto , perche ne
diffonde i delirj.
A proposito poi della pellagra 1' autore si dichiara iii-
tiinamente persuaso e coiivinto che in cotesta malattia,
piii che ill qualunque altra, doveva il sig. professore ri-
conoscere la reale diffusione de processi flogistici delle per-
tuvbazioni consensuali e de' simpatici risentimenti tra parti e
]>arti , ch' esso allega , ed in cut appunto quel pj^ofondissimo
scriitatore , coll' ajuto di tali idee poteva conoscere*la natura,
la sede ed il trattamento della pellagra (face. 104.). Ma
per isventura non tutti lianno *gli stessi occhi per vedere
le cose alia stessa manieraf, ed io per esempio ritengo co-
stantemente col sopra lodato professore e col padre Stranibio
che la pellagra sia malattia totius corporis. Des cartes ,
dice Elvezio, ii'ayant point mis d'enseigne a Vhotellerie de
I evidence: rliacim se croit en droit d'y loger son opiidoa [1).
0) De 1' esprit, diicor. i. t. j. f, 7.
()o 0SPF.RV\7,roNi nn. norx. cius. c.v.nui
L" autore si mostra noii i^ago delle dottrine da Broussalrf
stal/ilite relative all' irritazione (V. f. io8 e seg. ). Dopo
d'avcre ivarrito addosso a Toinasiui perclie ei*noii sapesse
trai* prolitto dalle cognlzioni della da kii iaseguata teoria
deir irritazione , per mezzo della ipialo s' era posto in sul
diritto cammino d' iiiiialzare all" apice della gloria la nie-
dicina italiana se il delirio diatesico noii gli avesse le-
vato il senno : dopo d' aver dicliiarato clie Broussais suUe
tracce delle teorie irritative italiane lia piantato il sue siste-
iiia inchiodando suUe parti irritate la sede e la causa delle
iiialattie, aveiite pero la proprieta dl estendere i snoi efFetti
anche su d' altre parti , per mezzo di corde simpatiche
consonant!;, dopo, dissi, tutto questo, ecco cosa egli scrive
alia face. io8: Giacdie it solo amor del vera mi guida ,
dirb apertamente chela teoria dell' irritazione tal quale viene
roiLcepita da M. Broussais , non .e perb qudla cli io crederei
di accettare in arlesso , come base della pato!ogia , e come
mezzo di spicgazione delta pellagrosa paiogcnia. Confesso
di essere caduto alcuni istaiiti neW errore broussaisiano , di
considerare I' irritazione siccome uii awneiito di principio pi-
tale od aumento difisiologico eccitamento piii o meno locale
e propagato , ecc. A ciii se vi si aggiiinga quel giudizioso
morbosa alia irritazione, cUe Broussais ha stimato coiive-
niente di appiccarvi, abbiamo in allora la vera e giusta
espressione di cio clie e gli antichi e i moderni tutti lianno
inteso d' indicarci nelF irritazione od eccessiva od altrimenti
peccante qual sorgente di tutti i mali^ nello stesso tempo
eh' essa irritazione ben temperata , e come si suol dire nor-
raale , e uno degli elementi principali e necessarj della sa-
lute dell" animale istesso. Che poi Broussais altro non vegga
che aumento d'irritazione, e quindi flogosi in tutte le alte-
razioni e fisiologiche e patologiche , e che gencralizzi di
troppo le malattie di flogosi senza stabilire una linea di de-
marcazione fernia e costante jier portare il giudizio tra le
irritazioni naturali e quelle clie non lo sono, questo per ora
non e Toggetto delle mioindagini. Non posso pero fare a
meno di mettere cpii in considerazione che il sig Strambio
figlio dopo d' avere sonato a stormo per iscredit.are il si-
stema della bifida diatesl avvalorato dall" ipoteca posta dai
suol fautori sulla teoria irritativa^ ora si e posto in capo
di degradare la teoria di Broussais co' princij')] diatesici.
Affinche cio sia crediUo , qui reco le sue istcsse parole :
AL OBRO DI GVET, STRAMBIO SULI.A PELL\CR.\. 9T
Ouanto questo modo di ravvisare i irritazoiie (park cU
BroLissais, f. iii.) e la flogosi sia poco rigoroso e men vero,
quanto nocivo alia pratica app'icazlonc si pub dimostrare con
molte fonissime ragioni desunie dalle dimostrate. verita della
dottriiui .taliana ..e della dottrina istessa Brpussaisiana. Ed in
Vei'o la niedicina italiana ritiene come pi'lncipio inconcusso
die gli argouieiiti purgativi sieno tutti di natura coiitro-
stimolaiitii ed al contrario Broussais gli crede stiniolanti.
Clie Broussais erri nelF assegnare un" azione stiniolante ad
aro oiiieiiti die non liaiino la capacita di esserlo, questo 11011
cUiiiinuisce nieiioinaniente il valore della iiiassiina geiierale
da lui stabilita, die si accenda la flogosi per eccesso di
stimoli atii a mettere iii azioae aJjiiorme , cioe oltre la
sua misura i vasi saiiguigni e linfatici de' tessuti , ed au-
nienti iii tafe modo i movinienti fuori di proposito. A me
pare clie fra lo stimolo die fa 1' irritazione e la materia
organica costitueiite gli artifjcj degli orgaiii necessarj alia
vita aiiimale vi deggia essere una reciproca attitudine in
(juello di stimolare , in questa di rispondere a quel date
stimolo : cosi per esemplo la luce stimola 1' occliio , il
suono r oreccliio e 11011 altrimenti. Ma sara altresi senipre
vero die dovendo riguardare la salute come un rlsulta-
inento del complesso norinale di tutte le reazioni die
liaiino luogo in tutte le parti compoiieiiti F animale , iie
vieiie di iiecessaria coiisegueiiza , die Falterazlone di uua
parte fino a die resta isolata e Teriiia in su la medeslma,
si dovrii considerate come malattia locale ; ma se la me-
desima sia per consenso , sia j^er simpatia , sia per qua-
liinque altro niotlvo noto od ignoto interessi tutto il mec-
canismo della macdiiiia animale , cio die in tante circo-
staiize ha luogo, ailora non v' ha dubhio per me, die la
inalattia s' alibia a curare come malattia generale;, ed ecco
il motivo perche riteiigo die la pellagra sia morbus totius
corporis, verita di teiiipra italiana intonata gia da Gaetano
Stramjjio il padre.
L" autore in punto irritazione si stacca dalle dottrine
fisiologiche patologiche di Broussais , e si abbandona inte-
ramente alle teorie della patologia cmpirico-analitica di Ge-
romlni , die riportata per intero nel suo libi'O occupa lo
spazio di treiiiailue facciate , cioe dalla 116 alia i38,
e cosi evita Scilia ed urta in Cariddi. Sebbene io non sia
lontano dall' approfittare delle dottrine de' sistematici prese
c)i ossKRvvzToNi nr.l, dott. cu^s. cfrri
da quel lato chc mi pnjono plii verisimili , pure ho im-*
parato colla liinga csperionza a ilifTiilare di tatte ; e quinci
noil ini addico con ostiiiazioiie a , nessmia. Imperciocchfe
e chi noa sa, clie i pi'inii ragloiianieiiti sn de' quali i si-
stematici piautano la base delle loi'o teorie , sono quelli
di nietterci sott' occliio le inconvenienze e gli eiTori else
si trovaiio ne' slstemi in" coi'so' Cosa ai>;evole da farsi trat-
tandosi di cose appartenenti alia vita animrtle incomprensi-
hili e delle quali non se ne pud dai'e die ilcUe ragioni
iinnianiiiate alia veutura. In ([uesto nascG la necessaria
conseguenza die T uliinio sistematico, dimostrata T insus-
sistenza delle dotti'ine dell' ante I'iore , es_so e ohbligato a
sostituii'e altre ipotesi egnalmente efliniere e caduche,che
serviranno in segnito al susscgnente di tbndainento onde
inalberai'ne di novelle ; e cosi via via fine al di del giu-
dizio e senza profitto dell' arte.
II sig. Geromini ci esibisce la vita animale bella e slat-
tata, e come si saol dice fnoi'i delle Ijusche, vale a dire
in attnalita di movimenti vitali. Esso dice, di riconoscere
che la macchinn anima'e t/t'a ed ogni sua parte ha la pro-
prietfi di cojirepire oil' applicazione degli ngciiti esiriiiseci o
intrinscci alia medesima de mcv'ineiiti indipcndentemente dal
low urto , dalla chimica affi.nita., dal loro elcttrico, ca'orico,
magnetico. Dopo d'averci data la niacdiina animale gia al
possesso d' una vita soggmnge : Qualunque sia il nonie che
dare si voglia a questa proprieta, noi nuH'aUro intendiamo
d' indicafe per essa se non un espress one generate di cib che
rostitu see la vita. Se si applica la vita alia macchina ani-
male, pel solo motivo ch' essa ha di gia fnsa in se stessa
la proprieta di concepire de' movimenti con Fapplicazione di
agenti estrinseci, allora nego il supposto, perdie ipotetico ed
inamissibile, non potendosi supporre una vita priva di mo-
vimenti. La vita in qnesto caso incomlncia appunto dopo
la supposizione dell' autore , cioe quando la proprieta di
vivere preesistente nella materia avente il germe della vita
in se per cosi dii'e , e messa in attivita da un agente
ostrinseco avente anch' esso la proprieta di agir.e e di
destare i movimenti vitali in quella tale materia stiscetti-
Jiile di vita, die altrimeuti resterebbe in eterno mdla, an-
che con la sua j>roprieta di vita. Quali poi sieno le azioni
e reazioni che possano aver luogo neirincontro dei germi
della vita precsisteati e tlegli agenti estrinseci , questo
AI, LIBUO r>I GAET. STRAMBTO SULL \ PELLVCRV. ij3
sorpassa rumano intendimento,e Biown ppportunameiite lo
dice: Quid sit incitabilitas , quoquo pacto ah iwitandbus poic-
statibus adficiatur , ignoratur (i). Le esperienze iutraprese a
qnesto oggetto, cioe sui princlpj della vita animale dal ce-
lebre italiano Malpighi, e proseguite con tanto impegiio
dagl' illustri Hallero e Spallanzani suUe nova fecondate die
sorgono In vita, ed iiifracidiscono , se non lo sono, lo di-
mostrano evidentemente : e sebbene in esse vi si scorga
mniiato il pulcino, pure per sorgere alia vita gli e neces-
sarlo il concorso stiniolante del gallo. II sig. Spallanzani,
scrive Jaco^ii, ha accura'amente osservato nc rettili pedati ,
rane e rospi di diver sa specie le uova e non fecondate, c
fecondate i le Ita trovate nella piii perfetta somiglianza , ecc.
La differenza tra le une e le altre coiisiste in cib die le
non fecondate rimangono inutii, e dalle fecondate a poco a
poco si svolgono i figli in forina di girin' (2). Cosi pure
non v" ha dubbio , die giace cola nelle ovaje delle donne
11 germe uniano aspettando con ansieta il concorso del
maschlo per entrare in vita, senza di clie restereblDC la
materia immobile ed inutile, Tutto questo e detto per di-
mostrare con 1" analisi empirico-analitica tolta dal fatto ,
die la prcesistenza del germe nelle uova ( cbiamo uova
anche quelle vescichette die s' annidano nelle ovaje delle
donne ) , clie Bonet estende all" infinito , non si ravviva
altrimenti, se non mediante lo stimolo esterno del piace-
vole concorso dell' uomo. Riguardo poi alia natura dello
stimolo di cui fa parola Geromini , che consista nell" ap-
plicazione di esso stimolo indipcndentemente deir urto
della chimica aflinita , dall' elettricita del calorico , e del
magnetlco , s' e gia avvertito di sopra : Incitahililas quo
pacto ah incitantihus potestatibus ailfciaiur , ignoratur ; per
cui tali esclusioni riescono sovcrdiie. Massimamente se si
ritenga la distinzione de' fisiologi di funzioni animali , e
vitali organldie : in queste pero V urto e manifesto, il
sangue urta il cuore , la bile , gl' intcstini , la l|icc , gli
ocelli ecc. , ed e per cio ch' io alia parola stimolo aggiungo
afline, cioe die lia la proprieta di agire su quel tale or-
gano animale ; tale per esempio e pure Tumor fecondante
delle specie diverse d* animali, che se non e posto in
(l) Elfim. medic, cap. 3, § 16.
(a) Jacopi. Elemeuti di fisiulugia, p. 3, f, 184.
04 os«i r»v \zioNi nil, doit. (;ii'^. cKRiti
contatto coil delle specie allini 110a lui atti\iu ili niettprr in
nioviincnto 1' orj^.uiisnio aiiimale. In quanto poi alle azioiit
aiiimali apj>ai"teiieiiti airaiiima, clie si i-idestano aiiclie as-
sente T ol)l)ietto die le ha create a tntta prima, e cjuesta
una proprieta inerente al ccrel)ro ill cui ncfti se ne co-
noscouo i moili ; cos'i non si couipreii^le come mi jiolipo
fatto ia pezzi formi altrettaiiti polipi qnanti sono i pezzi
in cui si e esso ]>olipo diviso, per una proprieta in-
nestata nel meilesimo incomprensibile. Olivier Hi riporta
al midoUo spinale con Raclietti. E pariniente meno veror
clie la proprieta attriliuita alia vita animale di concepii-e
de' movimenti alF applicazione di agenti estrinseci od in-
trinscci , racchiuda twd g'i estremi , die i movimenti orga-
nico-vitali disiingnono da tutti gli a tri dell' universo {^i. 119)-
La f'orza di attrazione e di ripulsione diffusa su tutti i
punti deir orbe terracfjueo d'.pende interamente da una pro-
prieta intrinseca inerente a tutti i corpi per cui gli uni
aglscono reciprocaniente sugli altri, e si movono; ed a
tjuesti piii die alia vita animale converrebbe la proprieta
mistica di agire senz'urto., ecc. Ed egli e appunto appog-
giato a tali forze insei*ite ne' corpi clie Lenoseccliio opina
che anche i sassi abliiano la loro vita (i).
II sig. Geromini impianta la vita animale fra i! piacere
ed il dolore , cosi essa vita viene ad essere un intratte-
niniento tragicomico. Ma coteste due sensazioni positive
di dolore e piacere spariscono , e sorgono di bel nuovo
masclierate di condizione materiale ; ed in conseguenza di
talf cambiamento di scena stabilisce due leggi : Una si e
che V orgaiiisino vivente , dietro t indotta condizione materiale
del piacere , concepisce un incremento di movimenti essenzial-
metite fisio^ogico , ecc. L'altra, clw dietro I' indotta condi~
zione materiale del dolore , I' organismo concepisce un incre-
mento di movimenti irregolare , ecc. ( f . 120). lo credo co-
stantemcnte die tanto il dolore quanto 11 piacere, consi-
derati nftturaliiieiite, sieno F efFetto e non la causa degU
acconci o disacconci movimenti vitali , e ])er tali , giacdie
(]) Pliisiologia medicinalis, auctore Michaele Leuliosseck. Pestini,
181H. Vol, I, lib. I, cap. I, fac. 166 e seg. U«c autein vis ui
ejus osteudiuit eliectus per quos soUiiu nobis imioiescit , ener-
gia duj lici et aibi ojijiysiia se sc uianifestac : aiuaitiva et rc-
fiuisiva.
AL LIRRO DI GAET. STRAMBIO SULr.V PELLAGRA. 96
r idea non e nnova, ce li porge Boerrave. Qui actiones ho-
mini proprias exercere valet, cum facilitate, ohlectamento , et
quadam const antia , sanus habetur; si vero easdcm aut exer-
cere nequit , aut tantum eas peragit cum molestia , dolore ,
citave defatigationc , cegrotare idem dicitur . ipseq. sic ejus
status morbus wcari consuevit (1). II piacere ed il dolore
sono qui espressi chiaramente come conseguenze; con il di
pill che il dolore non sara niai il geometrico compasso
per misurare il danno die accompagna i mall. E veemente
il dolor de' denti , ma seiiza pericolo , laddove e quasi
nulla la doglia in una vera peripneumonia per lo ^iii fa-
tale ; ed ecco il caso che fa bisogno d' una condizionc
materiale che la veli.
II sig. Geromini difFerisce cosi 1' irritazione : Per sem-
plice irritazione noi intcndiamo il primitiio morboso cambia-
mento dei moti organici che per la legge sovranmmciata si
sviluppa inimediatamente dietro I'indotta condizione materiale
di dolore , ossia dietro t applicazione d'una potenza irritante
cdla maccJiina animale , ecc. che ha per carattere di cessare
pill o mcno presto, ecc. quando che sia eliminata 0 neutrallz-
zata , od ottusa la potenza medesima ( f . laS). Divide I'a-
zione irritativa in stimolante , in semplice primitiva pro-
pria della flogosi, in estrinseca, ed intrinseca ed organica.
La stimolante la suddivide in stimolante per eccellenza;
questa e cliiamata fisiologica , perche governa con giuste
norme tutti i movimenti delle funzioni vitali ed animali
ed e basata suUa condizione del piacere. L' irritativa ap-
partiene alia patologia , ed ha costantemente alle coste la
condizione del dolore. In ultima analisi pero i ragionamenti
relativi alle operazioni irritative di tutti i teorici, di Brown,
di Guani , di Bondioli , di Rubini, di Fanzago, di To-
masini e di Broussais vanno a fmire tutte ad un di presso
nello stesso punto, cioe di conservare la salute fino a tanto
che le irritazioni sono normali , e di cagionare le malattie ,
quando sono eccessive ed abnormi, e peccanti od in qua-
lita, od in quantita i, 1 motivi poi che rendono piii o meno
operatiyi gli argomenti irritativi formano la materia dei
discorsi delle diverse teorie. Cosi per esempio T irrita-
zione semplice , che non e sopra irritazione morbo^a di
(i) Heruian. Bi^er ojisra omiii.i , f. i, Vcnetiis 1701,
1
{)G OSSKKVA/IONI UrX. DOTT. (MUS. (.rRKI
Broiissais (V. tcsi 83), si risolve nell" irrita/.ioile stlmo^
lanie tU Geromiui ^ T irritazioac iiiteiisa di quello die ca-
gioiia le floj;osi eqnivalc alia priinitiva cli questo: le su-
l)hil'iainnia/.ioni di Broussais clie haiino liiogo iie" tessutl
cellular! (V. f. i88) si pareggiano al!(> ivritazioiii orga-
niche di Geromini , e cosi via discorix'ndo ^ aliiieiio cosi
io la pcnso.
Nou posso fare di mciio dl trilmtare i miei cordiali e-
hen nieritati t>iicomj al |)rof. Geroiiiiui per la giudiziosa
nota da lai sottoposta al ^ <> (i) drlla sua operetta con la
quale ceixa di fifiiare la foga dl disauguare oltre ogui mi-
sura gli anitnalati iiivalsa fra noi, e sosleiiuta da medici
della maggiore , seguita poi da gregarj cosi alia liuoiia
Ventura, uon senza danno di clii si sottopone a si fatta
periiiciosa pratica: in essa nota cosi si esprinie : E di vera
che assai male si apporrcbbe colui die considemndo di priino
aspetto e super ficialmente le nostre idee patologiche , fosse
portato in pratica a sospetiare qimsi sempre dell esistenza di
flogosi , e credesse d' avere nclla flehotomia un mezzo cura-
tivo se noil altro giammai rontrario. Oltre che il salasso norc
e il miglior riinedio per ogni caso di flogosi , come puossi gia
pensare dalle notate varie condizioni delle flogosi, e come
sidt appoggio dell' osservazione di tutti i tempi verrd dbnostrato-
nell' opera pratica , non sapremDio mai abhastanza avvertire,
massime i giovani medici , ecc. Vedremo anzi per molti fatti
toiti dalla pratica e nostra e d'altrui, come non 'rare voltk
IL SALASSO praiicato e ripeluto in caso di semplice irri azioner
ABSTA AGEVOLATO LO SVILUPPO DI FLOGOSI , chc mal si crC-
deva d' abbatlere , o di prevenire. Qualunque sia la teoria
su della quale addrizzano la loro pratica i medici emalofili,
io diro di non coniprenderla. So pero che a tutta prima
alleoavano per ragione delle profuse emission! di sangue
una nuova doininante costituzione iusorta , die a loro detta
nietteva a fuoco e fiamme le vite umane^ ma levata qucsta
masdiera , ess! studiarono con ingegnoso anti-logico artifizio
<li porre la loro mal augurata pratica sotto T egida della
fisiolo"ia e patologia. Fino ad ora pero ne la fisiologia,
ne la patologia ci addltano concludentemente le mutazioni
die neiranlmale economia succedono ogni volta die si leva
(i) Vedi r opera 'Id!' autove face. ]3f.
AI. LIBRO m GAET. STRA&4iX0 SULLi PELLAGRA. 97
sanojue ^ indi fino a qnal segno si possa fare uso del sa-
lasso afTinche sia utile , e non. ai*rechl daniio e non diventi
anclie fatale , egli e cio che si ricerca , e clie elude le in-^
dagini de' medici i piu lisiologici (i). Posto in tale circo-
stanza , V unlco partito che rimane al buoii medico pratico,
si e (juello della osperienza. Ora io domando, in venti e
pill secoli che, coniputando da Ippocrate, esiste Tarte di
medicare chi mi sa rinv^euire nelle commendevolissime isto-
rlo mediche dei Glerch , dei Freind, dei Sprengel e di
taat' altri Tattuale corrente moda di levare incoasiderata-
mente sangue per ogni male , e di fai-ne in alcuiii le
venti , le ti'enta missioni in non molle giornate? Botalli
istesso che fu il corifeo degli cinatoJiU porge per modello
di sua pratica la cura fatta alia moglie di un certo Rol-
landi, che assallta da punta gliele si caccio sangue sette vol-
te (2), che egli nelle vere infiammazioni fosse anche piu
prodigo di sangue non sarebbe gran male , ma che poi
pretendesse di essere utile estendendo il salasso ad ogni
maniera di mali, ella e una vera malinconia tutta propria
di lui e de' suoi infelici fautori, e per cpiesto fu alta-
mente disapprovato , come lo manifesta Bayle , Mesme , ei
scrive (3), jut compose un livre expres contre lui , par Gran-
ger qui fut recu- d'un grand applaudissement de tons. L'espe-
rienza ci mette sott' occiiio un insegnamento nel fatto non
ha guari accaduto ad un gentilissimo Signore appartenente
ad una cospicua famiglia cara alia sua patria , il quale
ridotto agli estremi di vita per una malattia secondo il
costume creduta di flogosi da un nembo di medici i piu
riputati die parteciparono alia cura di lui; un altro medico
ivi accorso lo vide, Fosservo, e cambio immediatamente
metodo di cura in concorso del medico assistente inclinato
gia a farlo ; e cosi saviamente operando levarono dalle
(1) Magendie, Compendio eleinentare di fisiologia , torn. I ,
face. 17, Pisa, lolo, scrive: La fisiologia e precisamente in
quesfo moniento al punto in cui erano le scinnze prima di
Newton : essa aspetta ch« un genio di primo ordine venga a
fcopiire le Ifcggi della forza vitate,nello stesso luwdo che Newton
lia scoperte quelle deil' attrazione.
(2) Opera omnia Med. et Chirurg. Lugd. Batavorum an. 1660,
cap. 3o , § 6 , f. z'dj.
(3) Dizioiiario di Bayle all' articolo Botalli.
/ifl'L Itul. T, Xr.. 7
n8 0SSERVA7.I0NI DEL nOTT. (JIUS. CJ'RRI
fauci d' inevitiibilo niorle V illiistre aininalato. Ua nltio
consimile casOj tors' aiiclic piii ilecisivo , avvenne a me
nel tliceinljrc doir anno 1824 con la gentilissinia signora
Anna Bossi moglie del sig. Angelo Bossi, mercadante di
porcellane, abitante sulla covsia dc' Scrvi; uicntre hi una
pernlciosa larvata crodiita flogosi serpeggiante, si andavaao
con essa proniovcndo le missioni di sangue a mio dispettoi
ridotta in un accesso di febbre di notte agli Olj santi;
riscossasi alquanto si risolve con aninio deliberato di ab-
bandonarsi al mio progetto di cnra , approvato anche dal
celcbve Paletta mio bvion amico. lo le somministrai imnie-
diataniente 36 grani di sollato di China da prendersi in
24 ore i e poscia ae proscguii T uso piu moderatameute ,
ed in meao di sette giorni fn fr.ori del letto, uoa ostante
i cattivi augurj d' uno de' primi mcdici della citta , che non
si poteva persuadere di un tal esito. Coxicliiudo in iine che
non Ln tulti i jaali esiste una siipposta flogosi o serpeg-
giante o larvata, e cpuilora esista essa non e semprc gua-
riliile con una tempesta di salassi, come si pratica di
fare (i)i cosi pure dico che in caso di flogosi poUagrosct.
di rado sono necessarie ed utili le missioni di sangue.
Essendomi dilnngato oltre i coutiai prescrittimi intorno ad
un argomeuto die mi occupa da piii anni , ritornu di volo
al mio propositoi e dico riguardo all" irritazioae , che se
dovessi adottarne una per la pellagra non mi dispiacereblje
quella di Broussais esposta nelle tesi 217, 218, 219, nel-
f ultima delle quali dice : L'irnlation morbida pent etrc con-
(inuee dans un appareil a w^ desire modere , et s'y exaspcrer
periodiqueinent pour retomber ensuite a son premier etat. Sic-
roine qui V irritazione e periodica j cosi sarei d' avviso
cir essa conveuisse in una malattia die comparisce a pe-
iiodi , molti sintomi della quale si dileguano facilinente.
(i) Alcuai anni fa annnalai io stesso di vera ofcalniii: curato
(lal valente sig. Earatta e da Monteggia e d' ahri , dopo varie
c;ivate di singue con poco frurto , sopras^giuagendomi un dolore
alia testa clie diveniva spasmodico verso sera, mi risolsi col
consiglio pure del sulloJato Baratta di pigliare delle geiieros;;
dosi di cliina, che oltre all' avermi toko di uiezzo il dolore di
capo, nii allevio non pooo anche il uial d' occlii. Di qucsto
fatto ne fa parola ces'.i Bara'ta nella sua biion' opera iiUonio
-ille nialaitie degli occ-lii.
AL LIBRO DI GA.ET. STRAMBIO 8DLLA PELLACR\. 99
toglienclo di mezzo T irritazione de' raggi solari o cU altro
calore vUirato ; di cni ce ne 'la un csempio i'antore istesbo
in una donna gravida soggetta ad accessi cataleptici , la
quale ei dice, sc espoiie<asi al sole cocenie , I'acccsso cata-
h'ptico aveva imniediataineiiie Inogo nell' egual modo die ha
luQffo ne pellagrosi l' emprostntono e I' epistotono , quasi ogid
iolta die il mulato si espone ai raggi cocenti del sole (f. 160).
Ill questo caso, tolta T irritazione del sole, cessava quel sin-
tonio, e forinava cosi una delle circostanze dell' irritaziouu
di Geroinini; la quale pare che divida il sentimento delfau-
tore , mentre alia face. 1^3 dice, che dopo avere conosciata
la condizione patologica d' ogni malattia nel senso delf ir-
ritazione di Geromini : Non e piii ragionevole il riwrtere che
la flogosi lenta memhranosa sia la vera e sola causa pros-
siina delta pellagra- Appena dopo poche righe sogginnge :
E che io non mi sia ingannato nello stahilire la causa pros-
siiTia della pe:lagra nella flososi meinbranosa si rileiera, ecc.
Seguita a maaifestare una si t'atta oscillazione di sentimento
parlando della desquainazione e della bolimia pellagrosa, ri-
tenendo quest' ultima per irequentissima , che non lo e ,
scrive : Persisterb io dunque a coasiderare quest" ultimi due
fenomeni pellugrosi qutdi effetii simpaiici della dimostrata pel-
lagrosa flogosi della membrami mucosa: oppure ne cercherb
io la cagione nella da me ricotiQSciuta ed ammcssa Geromi-
niarui irritazione? Lascio al lettore aniico, nemico qiialun-
que ei siasi, di dare il suo giudizio se con cotesta parali-
tica logica si puo sjierare che V autore ci metta in chlaro
la vera sede e la ^usa prossiraa della malrjttia ch' ei
tratta.
L' autore espone dalla f. 147 fino alia f. 177 le cose
veglie seatite e ris«ntite , pubblicate dal padre relative ai
sintomi pellagrosi , spasmi , debolezze , dolori ; le dispone
con diverse ordine afline di acconciarle vieppiu alle norme
lisiologo-patologiche moderne ^ le accompagna di note onde
farcele assaporare come se fossero ambrosia degl' Iddii. II
'^ig. Gaetano Strarabio servi aUo spedale di Legnano per
v'ly niesi , ove d' ordinario si recavano i pellagrosi i piii
,mal trattati dalla loro inferinita, ed otferenti i sintomi co-
muni di morte, ch'ei poscia segno al suo prutocoUo come
sintomi proprj della pellagra, per cui il sig. Videmar figlio,
ottimo medico , incaricato dalla corte di Vienna di dare
Hn giudizio iatorno a:;li scritti di es^o Strrunbio i faccndo
IOC OSSr.RVAZIONI DFX DOT T. CIU5. CFUm
dajipi'JiD.i , come lo cli'iedc il l>noii costnitie, iiu jirnfoiido
inchiiio al mcdesiino, cosi si spiega: At, pace taiiti viri. phcc-
nonwria hctc (ul morbi causam rcferri posse miniiiic arbUror;
cum enun plcrunique in fine ni«rbi , deliriwn , risus sanlo-
nicus ec corporis instabilitas fncrint obsenata , procul dubio
est id quod Morgagniits et S^-ietcnius olisenurunt ; here om-
nia moriis pot ins , quam morbi causcc esse refercmia (i).
lo sono d' avviso che della malattia pcllagrosa seguita
continnamente da' sintomi che ne dinotino Tesistenza iion
ne muoja che (hie decimi in circa ^ gli altri o deperi-
scono per tutt' altro male o la pellagra istessa si fa in
esso loro latcnte e compnrisce sott' altre forme di male.
lo el)bi a trattare in campagna una certa Maddr.lena Rossi
che per ben dieci anni alterno in essa Tincomodo de' sin-
tomi pellagrosi , scuojamento di cnticola alle parti es^wste
al sole, capogiro, diari-ea , ecc. , ed in altri anni non
manifestandusi nulla di pellagcoso alia prima vera soaigia-
ceva nel maggior caldo doll" estate a coliche spnsmodiche,
ch' io curai felicemente coll'oppio. Parlando Tan tore della
scelotirbe vi agginnge una nota di Magendie , in cui si
Jegge : aussitot , quon a enlevr. l.e deux corps striges a un
animal , il se precipitc en avant et fait comme pohsse par
un force irresistible ( f . 154). Un tale fatto risulta anche
dalle espcrienze di Foville, Pinel, Grandchamp (2); Tau-
tore poi inclina a credere che anche la ckorea S. Viti di
Galeno dipenda dair offesa de' corpi striati ; e di essa ce
ne porge iin' osservazione rara occorsa in un pellagroso
al padre; dico rara perche io stess^non ebbi T occasione
di vederla giammai in qualclie migliajo di pellagrosi che
ebbi sott" occhio.
Alia face. i58 parla de' dolori che sogliono molcstare i
pellagrosi, ed ivi ci porge per esteso tutta la dissertazione
esposta dal padre a tale proposito , che occupa ben molti
fogli, e n" occuperebbe di piu se Io spedale di Legnano
sussisteva piii a lungo. Iniperocche variano le doglie nella
pellagra ne' diversi soggetti , a norma delle sinipatie di
ciasciieduno piii o meno estese de' nervi dello spinal mi-
dollo: i piii comuni sono i dolori lungo la spina del dorso.
(1) Cerri. Trattato dolla pellagra, f. i<)f).
^2^ Oipodei, Aunali uuiversali , f. ij2 , yS , 36q.
KT. riHRO m C\r.T. SXRAATniO SULLV rELLACRV. lot
sbtto la pianta de' pietll , alle articolazioni , al ventricolo
e<l agU intesUiii. L" autore per dare in seguito una lusin-
gliiera spiegazione di tiitta quella coorte di doglie pella-
grosp messa fnori dal padre, si fa forte suirappoggio delle
indagini sottili fisiologiche intraprese in questi ultimi tempi
relative all' azione clie esercitaao i nervi su tutta T eco-
nomia aniniale, massimaiiiente di que' risguardanti lo spinal
midollo ; • e quindi fregia le scritture del padre d' una
Innga nota presa a niutuo dall' opera di Ollivier (i), della
quale opera ce ne ha presentato un ottiino estratto il
sig. Bellingeri aggiungentlovi delle pregevolissime postille
degne d' essere conosciute (2). II fu professor Rachetti lia
con prt)fondo studio rilevate le cognizioni degli antichi
Greci e circa ai mali provenienti dal midollo spinale , e
circa agli usi di essa midoUa nelle funzioni animali (3) ,
la maggior parte della quale coincide con le modern e.
Queste pero hanno esteso il dominio nervoso su tutta
r economia animale , come giammai non lo fu forse in
altri tempi. Tutti i fisiologi piii celebri Bel, Welpeau ,
Magendie , Serres, Flourens , Bellingeri, ecc, si sono oc-
cujjati neir indagar le funzioni de' nervi , e tutti vi hanno
fatte delle aggiunte :, a me basta per ora ch' eglino sleno
d'accordo nel foiunare le funzioni appartenenti alia midolla
spinale , e tutti convengono che dalla porzione higia della
midolla spinale hanno origine anteriormente i nervi tutti.
destinati al moto , e dalla bianca che sono piii toiidi quel
destinati al senso ; ed ecco ad un piuito solo ridotti e
tutti 1 dolori che scort'ono lungo il dorso , ed i movimenti
irregolari cui vanno sottoposti i pellagrosi. L' influenza poi
che si assegna agli stessi nervi sulla circolazioue del san-
gue contro il sentimento di Hallero, mostra i polsi deboli
e tardi che d' ordinario si scontrano in essi pellagrosi ;
cosi pure si dica della proprieta da Rachetti cogli antichi
attribuita a' nervi che si propagano sul A'entricolo per sus-
sidiare 1' opera della digestione ; da cui si potrebbero far
derivare i vizj gastrici tanto comuni nella pellagra. I nervi
(1) De la INIoelle Epinieie et de ses maladies. Paris , 1824.
(2) Aniiali universali d'Oiuodei , fascicoli 92 e f)3 , f. 3^0
e seg.
(.'>) Delia struttnra delle funzioni e raalatlie della midolla spi-'
na\e, Wilnni) , iRid, f, -76, Ty e seg.
102 r)<sif.RV\ZTOXi nrr, tiott. cirs. c.vnni
oho s" afl\)llaiio alP iiitorno ilc" vasl sanguigui di mano iiT
maiio che i medcsimi s' aflilano , presiedono socoiulo i
moderui alle secrezioni ed escrezioiii ne" niedesiini vasi
operate; c quindi o disdegnosi essi n«rvi chiiulono le porte
agli umorl ch' ivi si presentano , o le aprono a que" che
soao atti a serviie al loro uopo ; dlsscstati danao liiogo
alle ilogosi , a'llussi, ecc. Anche il capogiro die e siu-
toino nervoso il piu generale che molesti i pellagrosi, Tau-
tore lo vorrebhc derivativo dalle proi)agguil de'nervi spinali;
ed a talc proposito ci porge in prova una Innga nota del
sig. Flourens (i), alia quale poi si appoggia per render
rn"ione d' altri viz.i di vista ecc.
Una feconda risorsa ha rltrovata 1" autore per dare una
ragione de" nioltiplicl e tanto variati sintomi di pellagra,
nella triforme irritazione di Geromini , cloe semplice , di
flogosi ed organica. Ma fatto e che T irritazione semplice
che suscita ne' pellagrosi delle eflimere alterazioni, le quali
con piccioli mezzi o di ritiro o di vitto convene vole scom-
pariscono, lascia ordinariameute dopo di se 1' irritazione
organica per quella predisposizione che si trova innestata-
in molu procedente da parenti infetti dallo stesso malore.
Con r uso delle succitate irritazloni e coirestensione data
nir im]>ero nei-voso riunite pare che tutte si diradino le
diflicoltiv che s' incontrano nel trattare di cotesto protei-
forme malore ; vedremo quali saraniio le conclusion! die
dedurra T autore onde aprirci il cammino ad una oppor-
tuna ed utile cura con Tappoggio di teorie, che in ultima
analisi non sono provate a suflicienza , e che potrehhero
sfumare a fronte della pratica, clie e la pietra del para-
gone. Alia face. 209 confessa d'avere scritta a penna cor-
rente la si^a opera ; e ch' ei prima di pubhlicarla colle
stampe avrebbe voluto che Broussais la rivedesse. No pev
carita ! altrimenti ei ci piomba addosso con tante tesi ga-
stro-enteriche pellagrose , da schiantarci 1' anima. Piu in-
nanzi distingue il delirio pellagroso in cerebrale , gastro-
enterico e spinale ; e credo che il medesimo nou sia sin-
tomp essenziale di pellagra. Secondo me , la distinzione e
(1) RpcliPrdies evperimentales siir l<'a pronrletes et les fon-
ciions du sy«teiiie ucrveiix dans les aniuiaux vertt'brees. Pans ,
1'824.
AL LIBRO DI GAET. STRAMBIO SULLA PELLAGRA. I03
inconcludeiite : Y opiiilorie poi che sia o no sintomo esseii-
zlale di pellagra avanzata , merita discixssione , ma io noii
ho pill voglia d' intratteiiermi piii a luiigo. Seguita a spie-
gare tutta la caterva de" siiitoml pellagrosi paterni col sas-
sidlo delle tre irritazionl di Geromini , e con le simpa-
tie de' nervi per Io piu splnali , con una leggiadria senza
pari. Alia face. 244 parla della febbre di tisichezza,
cir io opino apparteriere piii airindividuo che alia pellagra.
In fine coachiudiamo : i ." che TAutore , con quel guaz-
Zabuglio di teorie poste a mosaico, e impossibile che ci con-
duca a discoprire la vera causa della pellagra ; imperoc-
che le teorie debbono essere ordinate con buona architet-
tura ferraata su infinite cognizioni; 2." Io scopo maggiore
di quest' opera era di rialzare gli scritti paterni sopi'a le
stelle i alia buon' ora ! Questo Io poteva fare benissimo,
Ina non a discapito dell' altrui riputazione ; in conseguenza
di che sono esposti a sofFrire delle diminuzioni anche i
suoi smisurati elogi prodigati al medesimo ; 3.° che 1' in-
carico ch' ei si da di proclamare teorie , di criticare al-
trui come dal tripode di Belfo, particolarmente i rinomatJ
Italiani , non e fatto pet gli omeri suoi.
104
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE,
P/iy<!i,() logic des passioits , ou iioavelle doctrine dcs
sentlmcns inoraux. Par J. L. Alibert , premier
incdecia ordinaire da Roi , professeur d la faculte
de mcdecine de Paris , medecin. en chef de I'hopit.al
S. Louis etc. —^ Parigi, iSaS, vol. 2, i/i 8.° con fig.
u,
NO scrittore d' ini!;egiio altanieiite analitico , e dotato
di una eloquenza lusinghiera , come e il dottor Aliljert,
ha hen dlritto di comporre luolte opere , e pno andar
sicuro del felice loro esito. Leggendo la sua nuova dot-
trina dei sentmienti morali si e riniiovato in noi quell' ef-
fetto indicibile die produce lo stile animato , rapido ed
armonioso , che gia dipinse ai posteri lo Spallanzani , il
Roussel ed il Galvani.
La pittura dell" uomo morale e Toggetto precipuo che
il cavaliere Alibert si e jjroposto in questa sua opera.
In fatti sotto la sua penna le nostre facolta piii importanti
appajono come tante divinita che ne chiamano a se , e
ne incantano. Le impressioni che esse risvegliano nella
mente del leggitore restano a lungo anclie dopo la parola:
almeno tale e stato Feffetto che al^biamo jirovato in noi.
L" autore entra in argomento con alcune considerazioni
intorno al Sisteina che esso denomina scnsibile. Essendo
necessario , per ben intendere 1" opera , di conoscere il
senso che il signor Alibert attacca a quest" ultima espres-
sione ( sotto la quale ha iudicato la congerie delle opinioni
fisiologiche , mctalisiche e morali che insieme costituiscono
questo interessante lavoro ) , noi abbiamo cieduto di fare
quanto di meglio si puo riportando le parole stesse del-
r autore.
PAlfTE STRANIERA. 105
II II Sistema sensihilc b I'apparato piu maraviglioso che
lie present! F organizzazione deir uoino. I suoi moltiplici
risultati s' involano ia ma ssima parte agli occlii del corpo ;
ma non pertanto cessiamo noi di essere spettatori intel-
lettuali de' suoi fenomeni iacomprensibili. Noi hramiai;TO
e ci dilettiamo di conoscere e di tener dietro ai diversi
atti di questa sensihilita portcntosa, die ofFre tanti pro-
blemi alF uniaiio spirito ; giacclie iiello studio della filosolia
il mistero piii profondo per T uomo e senza dubbio F uo-
ino medesimo . . . Desidei-are e ri'cercare , afBsare e per-
cepire ; sono questi gli attributi intellettuali del Sistema
sensibile coiisiderato in. riguardo al mondo esteriore. Le
impression! die aftettano iiiternamente il sistema sensibile
jjossono sole dare alia nostra anima un'' attivita degna di
essa e de' suoi alti destini. "
Le considei-azioni prelimiiiari di quest' opera sono di-
vise in due parti :, la prima e intitolata : Della vita este-
riore del Sistema sensibile e degli aitributi intellettuali che vi
si riferiscono. La curiosita , I'attenzione e la percezione
ne sono gli argomenti. La seconda parte versa suUa Vita
interna, e comprende la riflessione , la memoria, 1' imma-
ginazione , la coscienza e la volonta. Le spiegazioni di
queste facolta il dottore Alibert le desume particolarmenle
dalla cognizione pratica delle medesime. i< La curiosita ,
egli dice , e il primo attributo intellettuale del Sistema
sensibile, la prima facolta attiva del nostro intend imento. "
Per far conoscere 1' attenzione si serve di una similitudine
ingegnosa : a essa ( I" attenzione ) e pel metafisico quello
die il telescopic e per I'astronomo. "
La descrizione di ciascuna delle facolta indicate dall' au-
tore e molto interessante : ne dispiace die i limiti pre-
scritti di un giornale non permettano di difFonderci ba-
stan^emente. Riporteremo , in via d' esempio , alcuni
frammenti sulla memoria. u Essa non e destinata soltanto
a conservare le idee \ bensi mantiene anclie i iiostri sen-
timenti piii cari , e .jjrende le forme piii appassionate.
Chi non ha conosciuto" le vive impression! die a primo
aspetto risve^Iiano in noi alcuni oggetti die appartene-
vano a persone verso delle quali noi eravamo legati di
tenera aflezione ! Si direbbe che le persone amate nel
dipartirsi da questa vita mortale hanno lasciato delle par-
, txcelle di loro medesime inerenti ai pegni preziosi die ne
ioC) A p r E N n I c E
consegnai'ono. A fjucstx) aspctto noi proviamo un sollievo
noir aiigo:?cia dolla pefilita; e quasi rapiti Ualla piii grata
iiliisione crediaiuo «li vedorle ancora e (T intcnderle. '/
Confessiaino clie se i metalisici sapessero cosi parlarci
delle nostre facolta , sarebbero beu piii letti e studiati.
Non ineno grazioso e I'aspetto con cut 1' cgregio autore
dipinge V immaginazione : « Essa ba la niagia del Paiio-
raini ; ella pone , diro cosi , in isceua i fatti consegnati
nella nostra memoria \ ella mette soito gli occhi dello
spirito tutto cio die piii o meno ci ba interessati nel
inondo esteriore. Essa fa sorgere delle citta , erige dei
palazzi, e popola i deserti; accarezza la nostra esi*tenza
con possessioni ideali; anticlpa il godimento dei boni che
speriamo; ne rende il cento per iino di quanto alibiamo
perdiitof, evoca i morti dalle toinbe ; infonde alia vita il
tumnlto e la" rapidita di un torrente : ma e ancbe spesso
la cagione di movimenti disordlnati nello spirito , che fu-
nestaniente agiscono di rimbalzo sul corpo. >>
Sublime e la descrizione della cosclenza. Eccone un
saggio : i< La coscienza e il senso del cuore .... essa b
la fnclna delle verita uiorali ; depura e raffma tutti i lumi
del nostro spirito i^ede la molla piii squisita delle volcnta
fuggevoli dei mortali ... £ la ragione per eccellenza clie
risplende su tutte le azioni degli uomini , cbe rassicura
r innocente ed agita il reo. E un giudlce inevitabilc ; e
la legge inflessi})ile al cui sguardo nessuno puo sottrarsi.
Dio e gli uomini perdonano , la coscienza non perdona. "
Quante giuste e gravi mnssime in qnesti tocchi maestri
di sentimenti che tiitti provano, e pochissimi saprebbero
dunostrare ! Si puo ben dire cbe qixesta e la vera filosofia
della coscienza. Questa sorta di metafisica e non meno
solida per lo scienziato , di quello cbe sla llmpida ed
amena per la comnne dei leggitori.
Nondimeno T autore nelle sue considerazioni generali ,
che tengono dietro alle considerazioni preliminari, si mostra
Impaziente di abbandonarle per oflVire al lettore il quadro
della natura appassionata. ffLasciaiiio, egli dice, il campo
delle astrazioni, per venire alia ricerca dei fatti che banno
una relazione piii diretta colla nostra felicita. Procuriamo
di fare di questo studio la scienza dei nostri doveri , la
dottrina dei nostri costumi. " Quattro tendenze in noi
innate^ che si possono riguardarc come le leggi prlmoi'diali
PARTE STRANIERA. IOT"
deir economia anbnale, sono , secondo il nostro autore,
le sorgeiiti di tutto cio die noi sentiamo , penslanio e
mandiamo ad eitetto. Tutti i fenomeni del sistenia sensi-
hile ne derivano naturalmente. La prima di queste interne
inclinazioni e quella per la quale V animale reagisce contro
le cause distruttive, e resiste ai pericoli che lo minacclano.
E una potenza sempre attiva , per mezzo della quale
r essere vivente si procaccia e si appone tutte le sostanze
che sono necessarie al niantenimento ed alia durata della
sua esistenza : si puo cluamarla istinto di coiiservazione.
La seconds inclinazione e quella per cui Y essere vivente
amplia , rinforza le sue facolta innate e perfeziona in
certa maniera T opera della natura : e si noniina istinto
d' imitazione. V ha una terza inclinazione che ci deterniina
a ricercare la compagnia dei nostri simili , a mettercl in
corrispondenza coi niedesimi, attratti da reciproca simpatia,
a porci in comunicazione coi loro pensieri per mezzo della
parola , della scrittura e di altri segni di accordo , ad ac-
comunare per cos\ dire le nostre aziooi, i nostri sforzi,
i nostri pericoli ed i nostri godimenti : e questa inclina-
zione r autore la chiama istinto di relazione. Bella e la
pittura che fa V autore di questa inclmazione : chi conosce
le di lui rare qualita individuali , s' accorgera che esso
parla per intimo sentiraento. Noi non ci'ediarao di asserire
troppo dicendo, che la natura e stata prodiga verso il
dottor Alibert delle grazie della sociabilitk. << Qual essere
vivente , egli dice , puo difendersi dal focoso impulso del-
r istinto di riproduzione , che ha dato origine alia piit
nobile e piu generosa delle umane passioni ? E questa la
forza che la natura ha piii d' ogni altra moltiplicato e
maggiormente variato. Nessuna potenza si manifesta coii
tanta seduzione. L' universo , per cosi dire , e incantato
della sua presenza. Essa e qiTando prodiga , e quando avara
dei fiori che sparge : essa si mostra in un tempo stesso
continua , periodica, lenta come i secoli, o rapida come il
lanipo; nulla eguaglia la sua mobilita e la sua perseveranza. >/
I fatti e gli esempi vengono in seguito a compire il
quadro delle quattro tendenze sopra menzionate. Sono
copiosi, eletti e felicemente applicati. Udiamo la descri-
zione dell" istinto di conservazione : " L"' uomo ha be!
campare lungamente , che non si sazia per questo al ban-
ehetto della vita. Quand'anche un secolo fosse scorso sui
loH A V P i: N D 1 f! E
suo capo, quaiitl argoiiieiiti non alleghereblio egli in suo
favore, se gli si tenesse proposito di sortinie una volta . . .
O provvidcnza ! csclaniercljljc , non troacate i nodi di una
esistenza della quale non ho ancora assaporato alihastanza
le inebbrianti dt'lizie. lo non so ancora perche, e conie
respire. Lasciatemi apprezzare suHiclentemente e goJcre
in tntta 1' estensioae i beni dei qnali .mi avete ricobiio :
queste niura che lie erette , questi alberi che ho piantato,
questi campi che ho seniinato non mi hanno ancora
compensato de' miei sudori. Lasciatemi riscaldare ancora
ai raggi del sole ^ e piu lasciatemi rispondere alia dolce
voce che mi chiama. Non e possibile ch' io mi divida
cosi presto dalla conipagna che mi sono scelto. \orrei
anche godere dello spettacolo di queste generazioni die si
succedono , e dolle quali io sono la prima sorgente. Non
agghiacciate c(uesto cuore che voi avete acceso del fnoco
del piii tenero afFetto. II vento della distrnzione non deve
soJfiare che per gli esseri insensibili. Io merito ancora di
vivere , ])erche sono ancora capace di amare. " Quali co-
lori delicati di una soave sensibilita sono sparsi sn questo
bel quadro ! Glii non gusta vivamente la squisitezza del
sentimento che lo termina !
II nostro ingegnoso autore compone il quadro dell" i-
stinto di conservazione , delle passioni e delle qualita se-
guenti : u L' egoismo , V avarizia , 1' orgoglio , la vanita ,
la fatuita, la modestia , ilcovaggio, la paura , la prudenza ,
r incuria , la noja e F intemperanza. L*" egoista , dice il
signor Aliliert, e in disarmonia verso de' suoi similif, esso
vegeta senza afFezione e senza rapporti ; si e spiccato
dalla catena che riunisce tutti i membri del corpo socialei
i contemporanei lo respingono come un cattivo soggetto
intruso alia mensa della vita ; la sua morte non lascia nei
superstiti nienoma amarezza. II mondo si libera con pia-
cere dell' uouio inutile che non ha voluto rendere alcuno
partecipe de' suoi godimenti e della sua felicita. "
II capitolo della modestia ha iissato in particolare la
nostra attenzione. Ci pareva di avere fra mano i caratteri
de la Bruyere leggendo la descrizione della falsa mode-
stia. It E afFare di convenzione , dice il nostro sottile au-
tore, che dobbiamo umiliarci ogni qualvolta ci lodano^
E un oggetto di curiosita interessante pur il fisiologo os-
scrvatoi-e di vedere 1' uomo il pin vano della terra, il
PARTE STRA.NIERA. ICQ
<(nale iiondimeiio si dilende con ostinazionc degli clogi
<lie gli vengono j3rodigati ; die si dichiara indegno delle
distinzioni che gli si usano ; che nel tempo niedesimo
nana con finta sorpresa le accoglienze che gli vennero
fatte alia Corte ; che si cava di tasca e niostra le letteie
che tntto di sono a In* d" ogni parte indirizzate i che parla
continnamente degl" instanti favori che gli sopravvengono ,
per cosi dire, all' insaputa, ecc. Questi sotterlngj dell' amor
proprio si notano ad ogni istante nel conimercio degli
aoniiiii. " Noi voUiamo la pagina e siamo di nuovo trat-
tenuti da un passo che ci sembra non meno naturale ,
che cnrioso. II signer Alibert fa parola di un' adunanza
accademica. « lo ho qnalche volta assistito a queste sedute
solenni , dove ciascuno di que' sapienti celebrati si crede
in obbligo di recarvi innanzi il tributo delle sue grandi
cognizioni. E stupendo a vedersi come colui il quale cerca
di cattivarsi l' attenzione generale , sia subitamente in con-
flitto colla reazione di una nioltitudine di amori proprj.
Quante differenze nelle fisonomie di coloro che lo ascol-
tano! Taluni lo fissano con aria disdegnosa f, ma pochissimi
lo onorano di uno sguardo di approvazione. Se ne vedono
di qnelli che si prendono la briga di confutare tutte le
proposizioni che gli sortono di bocca , e che ne notano
le niinime frasi. Generalmente si abbandonano a tutte le
sofBsticherie , a tutto 1' impeto ed al tripudio della piii
amara critica. E se in qiiesta assemblea si ti'ovano alcuni
uditori di natura indulgente , sono essi quasi sempre di-
stratti . o non attenti. E quanti non se ne vedono inoltre ,
che pacificaiiiente languono in una quiete letargica ! Cia-
scuno pud riconoscere gli scogli a cui va incontro T uomo
che sia posto in una si ardna circostanza. Egli e precisa-
mente come -se 1' oratore rivolto all' uditorio dicesse : Voi
ignorate cose diio pi posso insegnare. Ora questo tacito
vanto di una preminenza individuale cozza di fronte
colle pretensioni degli altri. Blsogna essere ben subliniati
nella celebrita e singolarmente accolti nella opinione degli
uomini per non sofFrire , in pari caso , tutto il biasimo
che ci provochiamo contro. " Due grandi massime ten-
gono dietro a queste memorabili verita : « Bisoa;na cammi-
nare senza strepito sulla via dell' ambizione , se non si
vuol risvegliare 1' invidia ... La modestia da un peso alle
azioni , e concilia crcdito presso i popoli. "
no APPENDICE
L'energica doscrizioue del coraggio e dtlT iiiteiuperauza
e susseguita da uii episodio clie ne raddoppia 1' interesse.
Va veccliio ricovernto nello spedale di S. Lui2;i forma il
soggetto del priuio episodio. Questo iiif'elice die aveva
passato una liuiga vita eiraate tcssiita in gran parte dei
piu curiosi e stravaganti avvenimeati cagionati per certo
da nna disarmonia nelle sue facolta niontali , cliiamo 1" at-
tenzione del prolessore Alibert, al tempo in cui questo
iilantropo maestro f'aceva risuonare le sue eioquenti lezioni
in quel rifugio dell' lunanita misera e. languente. Pietro
era uno stoico la di cui memoria sarebbe riniasta spenta
con lui , se la peana del suo istorico illustre noa la ren-
deva immortale. Una visione filosolica, un dialogo tra
r ombra di Epicure e quella di Pitagora forma il secondo
episodio ; clie e un quadro il piii seducente delle dottrine
inorali di que' due graudi uomini. II signer Alibert tennintj
la sua visione coi seguenti concetti : « Le massime di
questi due tilosoti noa si possono cancellare dalla mia
memoria : io dico sovente a me medesimo pensando ad
cssi : Epicure fa dimenticare le pene ; ma Pitngora le
guarisce. " Questo episopio dimostra che il nostro autore
e profondamente versato nelle dottrine di que' due uomini
celebri non solo, ma ancora in tutte le piii sane cogni-
zioni delle scienze mctrali e nella letteratura greca.
Come abbiamo gia detto , 1' istiato d' imitazione , che
fovma la seconda sezioue dell' opera, e considorato dall' au-
tore per una delle leggi primordiati del sistema sensiljile.
Eijso comprende F eniulazione , 1' invidia e 1' ainbizione.
« L' emulazione , dice il signer Alibert , derlva da quel-
r attribute innate del sistema sensibile cbe le rende atto
ad appropriarsi tutto cio che tende a miglierare 1' umana
tondizione : e la legge imitativa posta ad eiTetto. Questa
pas«ii M solleva e moltiplica le forze dell' aiiiiua :, e in
g^azii. Si questa passione che 1' uome si fa grande per
cosi dire, all' aspetto di colui che si e proposto a suo
inodeilo . . . L' emulazione e 1' anima degi' imperi. Essa
procura ad un tempo il potere , la ricchezza, la digni-
ta . . . Tutto degenera in una naziene una volta che il
merito cessi di essere equamente apprezzate . . . Disgra-
ziato quel principe che tarpasse l' ali del genie , o die
impedisse 1' andamento di una scoperta. I re hanno un
grande interesse all' incremento dei lumi i la loro gloria e
I'ARTE STKANIERA. Ill
iiiaguilic.'ita in niisnra dell' opera die essi vi prestano. "
Noi citianio questi passaggi con iiiolta compiacenza
perclie famio conoscere T amico cle' suoi simili , ed il cit-
tadiiio c;encroso. II capitolo della emulazione e corredato
della storja d' una contadina die era divenuta servente
in Roma. Questo caso fu raccoiitato aW autore dal dotto
medico Corona , che vin turbine politico aveva levato
dall" aatica capitale dei Latini , e trasportato a quella dei
Frantesi. Maria, fant»esca presso di un celebre scultore,
scnti nascere in se il desiderio d" iniitare il sno padrone i
e ben tosto qnesto desiderio divento una passione che essa
alimentava in segreto. Due anni bastarono a far sortire
dalle sue mani una statua di Minerva che riporto il pre-
niio in concorso , colmo il sno padrone di gioja e colloco
la scultrice fra i piii abili nell' acte. Ma la valorosa Maria
lion gusto a Inngo le delizie inerenti al suo iugegno,
L' applicazione troppo assidua ed intensa a quel e,enere
di lavori la condusse al sepolcro nella fresca eta di 26
anni : ed il dottor Corona , che n' era stato liberal mece-
nate , ebbe il dolore di non poter salvare da morte que-
sta vittima dell' emulazione.
II dottorc Alibcrt descrive le nostre passioni con tanta
forza e verita , che noi vorremino poter tutto citare. E
come non ferinarci sul passaggio seguente die rappresenta
r inA'idia colle sue forme schifose ! /< Qual passione deplo-
raljile e mai quella che non avvampa nel cuore deli' uomo
se non per contrastare al genio le sue invenzioni, al ta-
lento i suoi lavori , alia virtu le sue buone azioni ; che
nasconde o nega tutti i suoi sotterfugj , che copre i suoi
piu odiosi stratagemmi sotto una mascliera che linge una be-
ne volenza simulata! Quanto non e da compiangere colui che
volontariaraente riempie i suoi giorni di pene e di araarezze! "
II quadro dell' ambizione non e meno animato ^ ed eccone
la prova : i< Elevarsi , strisciare , gonfiarsi d' orgoglio ,
umiliarsi, miiiacciare, adulare , sperare, scoraggiarsi, agi-
tare la propria esistenza con mille timori, inaridire la
vita a forza di vani desiderj , perdere il tempo in vane
istanze , consumarsi negH sforzi , lodare gli uomini in
faccia , calunniarli alle spalle , prostituire la sua spada e
vendere la coscienza , pi*osternarsi innanzi ai vili , tra-
cannarsi a larghe onde Tignominia come I'acqua, consumarsi
alia porta dei grandi, accomodarsi a tutti i capricci ,
Iia APPENDIOE
aggirarsi a sccotida tl' ogni vciito, accoglirre c sogultarc
sncccssivamente qual si sia nuissima, cacciaisi in tiitte le
atlniianzc, premiere la niaschera della viriii e professare
il vizio , fouientare gli odj , spargere i sospetti, ilestare
la diHiileiiza, onlir tranie, tein-lere lacci ^ ecco le parti,
ecco le metamorfosi cleirainlji/.ione. "
II primo volume tenuina colla storia di un pazzo di
Bicetre ; fatto che il signer Alibcrt raccolse nel tempo in
cui era allievo ilel cele.bre Pinel. La facolta mentale pre-
dominante di Anselmo era rambizioue. Prima die dive-
nisse pazzo aveva raeditato gl' insegnameiiti morali dei
lilosofi greci : ne" suoi delirj sosteneva il cai-attere di Dio-
gene. Qiiesto episodio , che in se medesimo non sarebbe
luolto importante , diventa aaimato e pieno d' interesse
sotto la penaa dell' eloquente narratore.
Col terzo istinto , che e quello di relazlone , comincia
il secondo volunie. Una estesa serie di sagaci osservazioni ,
di narrazioni dilettevoli e di piccoli qnadri sempre felici
ed animati , forniano un tatto seducente che dcscrive e
presenta questo istinto. i< Esso e inerente alia nostra
natura morale , dice V autoVe. Chiunque cerca di sottrarsi
alle sue leggi deve essere riguardato come un enie niale-
detto, che fa forza contro le sue pin nobili impulsioni.
Bisogna essere stato ben crudelmente percosso e vinto
dair iiifortunio per doversi concentrare in se medesimo, e
fuggire alia vista del suo simile . . . La parola scritta e
priva deir azione della persona perde una parte mas-
sima del suo potere. II coUoquio per lo contrario e un
mezzo mille volte piii valevole ad infonderle quella sorta
di vita clie la rende comunicativa ... La coltura delle
scienze e delle arti accresce T inclinazioue alia sociabilita, e
ne moltiplica i godimenti... Vedete al rinnovarsi di ciascun
anno con quale ardore , con quale alacrita uomini clie iino
a quel giorno si erano ristretti nel circolo della vita privata ,
accorrono in visita alle case di tutte le persone per le quali
conservano qualche benevolenza o qualche memoria. "
II ca^'aliere Alibert trova nell" istinto di relazione le
seguenti diciannove facolta morali : la benevolenza , 1' ami-
cizia , la stima , il rispetto , la venerazione , il disprezzo ,
lo sclierno , il compatimento, T ammirazione, 1" entusiasnio,
la riconoscenza , 1' ingratitudine , 1" odio , il dispetto , la
vendetta, la giustizia , T incliuazione alia guerra , T amore
PARTE STrxANlERA.. Il3
ieWa gloria e qnello della terra iiatia. Ciascuna di qucste
lacolta e presentata con quelle naturali forme con cui ne
cadono giornalmente sott' occliio iielle nostre relazioni so-
cial!. Noi vorrenwno avei-e spazio ed occasione opportnna
da riportare pin spesso le parole delFautore. II capitolo del-
Tamicizia e molto dilettevole a leg2;eisif, esso ofFre un qiiadro
molto vai'iato di questo sentimeuto f, i liruti stessi, e sopra
tutto i cani vi hanno una parte piena d^interesse. /. L'anii-
cizia , dice il nostro autore , e una ispirazione forte ,
strascinante , irresistibile . . , E una facolta magnanima
inseparabile da una volonta ferma , insita in noi dalla
natura a line di stalnllre il comnierclo delle anime, e per
abbeliire i destini dell' uman genere. *> Si certaniente che
la signora de Stael erro dove disse che 1' amicizia non e
una passione , perclie , a suo parere , noii toglie aU' uomo
1' impero di se nledesimo. Acliille si e forse conservato
padrone di se stesso allorqiiando , udita la morte di Pa-
troclo , scoppio come il fulmine sui Trojani , e si stra-
scino dietro al carro il cadavere di Ettore ? Ci sia per-
messo di fare un Ies>;giero rimprovero al nostro lodato
autore, perche tra i molti passi felici che esso riporta
in proposito delF amicizia , abbia poi dimenticato i se^
guenti versi del Lafontaine nella favola dgi due araici ;
Clie teioro prezioso e un vero lunico !
Esso i bisogni tuoi nel piii Secreto
Del cor cauto ti spia, e ti risparinia
II pudor di doverli rivelare
Tu stesso: un sogno, un nulla, tuna ei teme
Quajido si tratta del compagno amato.
Quanta verita in quello che dice il signor x\Iibert a
proposito delle persone che hanno acquistato una certa
considerazione in societa. « L' uomo ciie si mantien,e ad
una distanza convenev«le da' suoi pari , ohe sa parlare
e tacere a proposito, che impone colla dignita del suo
contegno , e spesso dai comuni suffragi elevato alle ca-
riche piu distmte della societa. Quanti impieghi di grave
importanza toccarojio sovente a- persone , le quali non
avevano clie T arte di saper nascondere la loro incapacita. »
Gli anirai sensibili gusteranno la pittura del sentiraentQ
della riconoscenza ; e per lo contrario scorreranno di volo
la descrizione della ingratitudine angustiati dalle amare
verita clie essa contlene. Come delF ingratitudine , cosi si
Bcbl. hal. T. XL. a
114 A r p r, N D 1 o E
fl'ni\ (Irir oflio , del r,-iiM'(ir(! «> (Irlla \<MuU'ttii. Roluisto e
picrio «li fiKK () «• i! <'a]>it(il(> siill^ iiKliii.i/ionf alia |;ut*rra.
In <|!it"llo dell' aiiicirc ilrlla gloria poi vi son<» dci passi
rhn friignno n«*Uo inllmc |)icf;li(r dclla r.os(.i«'n7a. « La
gloria noil tocca rlie a! gonio lieucfatloro , il <|iinle lin in
8^ la ccIt'Ntf virtu clio, ooiin' raggio dcUa <livinila, in-
fluisrt! sulla ft'licila altriii. AviMc; im l)<'I (ic<'antnrc lo vostre
cognir.ioni ; hisoj;ii/i diniostrare cli« siaiio state profilt^voli
ai voHtri coiKMliadiiii , hisognn aver Horvito il iiiniuiu a
Hoinigliaii7.a di una |trovvi<l<;ii7.a : e P ini|iortau/a eh-i vostri
Horvigi , i; V iitilitii dt-lh- vostro a/ioni die vi puo rtrndero
J)(Mi(Miicriti verso V uinanita intiora ... La vera gloria e
qiH'lla die .si ac<nVisla r.ollo )iro|>rie fafirlio, cjiu-lla die
noil si usnrpa, <• die e in anuonia colia nostra fost:ieii/.a i
f|iiclla cho ne (icgnita fra luez/.o agli ostncoli , c die spcsso
(• ronfcrinala (l.ill;i scingiirn. » l\ eapitolo deiraiiiore della
terra n.-itale coniieiio nua clla/ione di nwilto scniimcnto
cavala dai Saeri tantjei della (lliicsa roinana. << Mrntre
tioi eravaino assisi siille sponde (lei liiinii di Ualjilonia ,
ei eadeyaiM) If lagrinu^ <'g'i' 'pialvolta pensavanio a Sion ;
( Suixr flunilna Jinhylvuis illic svdiinin , vl. jlrvinius luiti
rv.rnnliimunr Sioii. ). »
Come lia fatln nell«; tliK- prime xc/ioni, <'OMi nnelic
nella ter/a il eavalier Alilicrt colloro diverni episodj die
rendoiio vie pin animate e solide Ic sne dotiriiie. 1 snoi
eonipatrioli leggeraiino <ion parl.ieolaro eoinpiaeenza la -sto-
ria degli appestati di VillalVanca , e la noliili; eoadotl.T.
del niagistrato di (|iiel paese durante una si Irenienda
e.ontagione. La storia <li Giaconio dei Santi, soldato <;lio
fii ritiro per voc.'i/ioiie in nn aiigolo delT isola di Cayenna i
e (pielia di Cioiirame giovaiii-tta indi:ina presa alPeta di
nov(' nnni iieilt; t^(■lv<^ <ieir isola nieile.sim.'i , edneala alia
franeese fino a i S anni, e riiornata in segnilo nel sjmio
della sn:i famiglia , sono ra('<'onti j)icni di gra/.ia e di de-
licato sentire. Conramo so|>i'a tutto deve e.ssere accettis-
xinia a e.liiuii(|ii«< alihia sortito un cuonr teiuM'o.
1/ istinto tiella viprodn/ione dn eoinpiniento alP opera
die aiiali/'Aiamo. L' junor ronjiigale, materno, pai.erno c
figlinlu tiono gli argomenii di (pie.sta nllima He/ione, die
(iiiisee eolT <'piscKlio di I'lnlareo a nuMisa eolla sua fami-
glia. << 1/ istinto d(-ll;i riprodn/ione , di<'e T anlore , si
lUOuilVstii boa (.livciaainciuc nello statu selvaggio , <li 4P0U0
r.VUTF PTnA.NTFR\. TlS
clie nel contro il' una civiliz/.azlonc avan7.ata. Quest* ultimo
statu oui!j;o la toiiora tlonzella dolia sua og;itla , o la voste
delTaliUo del suo pudore , t'a g;eraioi;liaie tutti i seutimeuti
j^euerosi nel cuoro d'una madre. •/ Nel capitolo delPauuir
eonjuj^ale troviauio un avvertiniento agli sposi , ehe ere-
ilianio utile di riportaie. '■ Colui el»e eonduee lui.i giovaue
faneiulla lonuinn dal paterno tetto si rieordi bene ehe
esso non e ehe il depositario tli un tesoro cho venne a
iui eonlidato ! Non si diuientichi die esso 1" ha strappata
alio lagriuie il' una uiadre ehe se n' ^ separata sentendos-i
straziare, Vorru Ibrse esso tradire la fede di quel teuero
paihe ehe Tlia eondotta all' altare , elie per hu si e pri-
vato ilel sostegno della sua veeeliiezza, elie oiitiai e ab-
baudouato e sepolto in una triste solitiuiine ? Iniiuolera
esso al doloi'e la vergiue pura e sen/a uiaecliia elT eutro
ad abbellire la sua easa con futto T incanto delle virtu
douiestiehe ■' Deh ! eh" ojijli sia piuttosto il feiiuo appo}!,i;io
ili quella ehe, couie un rauio tecondo, vieno a l'erlili/,/,are
la sua i'aniinlia eon un savigue novello ! el»" egli divida il
suo aniore eon lei ! iion attussichi la sua gioviuezza ! ma
la circondi di soa\i cure , c la colmi d' una impassi-
bile felieitii ! " In sep;uito il nostro autore cosi si rivolgo
alle spose; <. La donna si alleziona eolla sua uiodestia
r uomo ehe la protej;c,e eoUa sua forza. li. uecessario ehe
ella mauteuga , nella sua vita iuieiua , tutti i vantaggi
della legge degli ostaeoli. Essa devo sopra tutto eousevvaie
e eoliivare ipielle grazie di eui la uatura si e eompiaciuta
iVi adoniarla ;, i|uel velo religioso ehe la eireoudava ipiaudo
fu iuliodotta nel teuipio d'lmeneo:, essa dcvc mantenersi
pura lino aU'estremo suo gioruo. La deeenza e la ritcuu-
tezza I'onuano la galauteria del matrimouio. •»
rJiuuti al termine di ipu^st" opera , ci resta a notare ehe
merita partieolare elogio auehe 1" eseeuzione tipograliea ,
non meuo die il liuliuo di M.' Lorleurs ehe vi ha iatte
nove belle incisioui. La tipograJla del siguor Kiguours si
distingue IVa le prime per la scelta e la tUsposizione per-
fetta ilei earatteri. E gia molte alrre opere sono useitc da
<juesta odieina die sono degne di egualc encomio. Col-
ghianio voloutieri questa oeeasioae per rendeitj grazie al
modesimo tipografo della eura die si e preso nel ristaui-
pare la nostra traduzione dell" opera del eoute Dandolo
suir arte di eduearc i baehi da seta.
Don }■'. IV/lnrtit I'oiitiiiuillc.''
xi6
Sur les fonciloiis etc. Sidle fiuizionl del ccivcllo e
sopra quelle dl clasciiiia delle sue parti , con os-
servazioiii sulla possihilud dl riconoscere gV litintl^
le inclinaztoiu e I talenti o le dispuslziuiu inorali
e intellettuall dcgli uominl e de briiti per mezzo
de.lla configarazloue del loro cervello c del loro
capo. Opera del dottor F. J. Gall. Parigi. Sei
grossi { olumi in S.*"' Prczzo 4a fr.
h.
JA nnova direzioiie comuiiicata alio studio del sistema
nervoso in generate c del cervello in particolare e dovuta
al signor Gall. La verita delle sne scoperte anatomiche ,
esposte nelle inagnifiche tavole della sua grand" opera , e
stata nicssa nella magglor luce possibile dalla lotta insorta
fra"" suoi avversarj , tantoche nluno si trova oggidi che
piu gliene contenda il merito. Ma non puo dirsi ancora
clie la inedesima sorte abbiano avuta le sue scoperte sopr;^
le funzioni del cervello e delle sue parti diverse. Gli uni
le giudicano superficialmente, o siiiraltrui fode, o secondo
i loro vecclii principj ; gU altri , colpiti dall' arditezza e
dalla singolarlta delle sue proposizioai , non vi hanno vo-
Into A'edere che ciarlataneria ed uno spirito pericoloso
d'innovazioiie. Egli e certo pero die le sue scoperte delle
inclinazioni e de' talenti degU uoniini e de' bruti, e Tespo-
sizione di queste inclinazioni e di questi talenti debbo'no
avere resviltati assai piii importanti delle scoperte anato-
miche.
II volume I e consacrato alia parte morale della sua
dottrina. II sig. Gall , dope aver rendiui per cosi dir fa-
migliari i suoi lettori colT andamento delle sue riierche ,
a;ristrnisce di quali qualita e di quali facolta egli intende
di trattare ; passa a rassegna i siiteml di lilosolia di Pla-
tone 5 Bacone , Hobljes, Locke, Descartes, Condillac , La-
romiguiere , Tracy , ecc. , e prova con ragioni palpabili
che le loro facolta dell' anima non sono altro die astra-
zionii le quali non fanno conoscere verua istlnto , ue ve-
runa facolta determinata. Di fatto , come mai 1' intendi-r
^^piito . la ragione , la vulonta ;, la niemoria , il glndizio ,
PARTE STRA.NIERA. II f
'"Immngirjativn , la liberta , il paras;onare, ratf.enzloue, ecc,
potrel)l>ero spiegar Tistiuto della propagazione , 1" istinto
c^eir a more della progeiiitura , quelle dell' affezione , del
niatrimonio, della propria difesa , dell' essere piuttosto car-
nivoro che erbivoro , e per lo contrario , ecc. ? Come
mai potrebbero spiegare le disposizioni a riuscir nella mu-
slca , nella plttura , nelle inatematiche , nella poesia ? E
come mai potrebbero Spiegare il sentimento dell' amore e
deir approvazione, quelle dell" alterezza , quello del senso
morale o diremo del giusto e dell' ingiusto , il sentimento
religiose , e va discorrendo ? . . . L' esposizione circostanziata
delle vere forze fondamentall dell' aniraa , di tutte le in-
cliaazioni , di tutti 1 sentimenti e di tutti i talenti deter-
miuati, esposizione perpetuamente appoggiata airaaatoniia
ed alia psicologia comparata dell' uomo e de' bruti , fa
disparire quel vano che finora si trovava nella conoscenza
deir uomo , e fissa di mano in mano le nostre idee sii la
natura ed il graduate perfezionamento degli esseri viventi
dal pollpo insino all' uomo. II sig. Gall stabilisce cem.e
per prime principle clie le attitudini alle diverse maniere
d' industrla , le inclinazioni , i sentimenti e i talenti sono
ianati. Espone e confuta le epinioni contrarie all' erigine
delle nostre facolta , senza pero negnre la grande influenza
che esercitano 1' educazione ed altre circostanze sopra la
modificazlene , I'enersia e la direzione delle nostre incli-
nazioni e de' uostri talenti. Egli stabilisce poi per secondo
principio che la manifestazione delle inclinazioni e de' ta-
lenti dipende dalle contlizioni material!. Questa proposi-
zlone. provata con fattl incontrastabili, guida naturalmente
a lumiiiosissime discussioni sul fatalisme , sul materialismo,
suUa liberta morale , e ad una fecondissima applicaziene
air uomo, come eggetto d' educazione , di correzione e di
puni/ione. Qui 1' autore fa gludiziosissime osservazioni so-
pra la natura dei delitti e de' crimini commessi nelle di-
verse alterazioni delle inclinazioni e delle facolta intel-
lettuali.
Nel volume IT il sig. Gall viene provando per via d'una
moltltudine di fatti irrefragabili , die il solo cervello ,
escluse tutte le altre parti del corpo , e la condizione
materiale , 1' organo delle facolta merali e intellettuali.
Confutate ch' egli ha le diverse obbiezioni , eutra ad esa-
minare gl' idrocefali „ le diverse lesionl del cervello , i
n8 Al'PENDICE
pretesi cervelll osslficati , i mezzi di trovar la mlsura del^'
r intelletto , e 1' influenza tV una testa grande e d' una
testa piccola suUe qualita moiali e sulle facolta intellet-^
tuali, Nella seconda sezione di qnesto volume il sig. Gall
prova clie ci ha ncl cervello tanti organi, quante sono le
inclinazioni e i talenti essenzialmente diversi. Egli va de-
bitore di questa importante scoperta non gia al raziocinio,
ma intieraniente alP osservazione de' fatti die si presentano
in folia neW uonio sano e malato , e finalmente all' aua-
tomia ed alia fisiologia comparata delP uomo e de' bruti ;
il quale studio e incomparabilmente piii utile e piii at-
traente di tutto quanto si e fatto insino a' nostri giorni
iiello studio della fisiologia. Terniina questo volume con
una spiegazlone evidentissima della veglia , del sonap ,
de' sogni e del sonnarnbulismo.
Nel volume III il dottor Gall si applica a determinare
V influenza del cervello sulla forma del cranio in tutte le
condizioni delle eta , de' sessi e degli stati morbosi ; ii
tutto colla mira di far apprezzare il merito o la in«ufli-
cienza dell' arte , e di conoscere la presenza o la maa-
canza , la debolezza o la energia delle qualita morali e
delle facolta intellettuali, o degl' istinti, delle inclinazioni
e de' talenti detenninati. II rimanente di questo volume e il
IV ed il Y trattano di ventisette fino a trenta qualita
e facolta fondamentali da lui come tali riconosciute insino
al presente. Ben sapendo clie questa parte della sua dot-
trina incontrerebbe le maggiori difficolta ed una piii forte
opposizione, egli s' e industriato a trattarla con particolar
diligenza, Primieramente egli prova nell' esporre ciascuna
inclinazione e ciascun talento, che I'inclinazione ed il ta-
lento debbono essere considerati come una qualita od una
facolta fondamentale , essenzialmente differente dalle altre
qualita o facolta. Per mettere il lettore medesimo in via
di scoprire la sede delP organo deU' inclinazioue o del ta-
lento di cui si ti-atta , il sig. Gall non manca mai di darci
1 istoria della sua scoperta ; il che imprime un carattere
indubitabile di verita a cio ch' egli asserisce. Ad ogni pa-
gina egli passa a rassegna cosi le diverse specie d' ani-
raali,la loro anatomia e fisiologia comparata, come I'uomo
ne suoi diversi sessi, nelle sue diverse eta, e ne'suoi diversi
stati di salute e di malattia, rimandando sempre il lettore
alle tavole della sua grand' opera. Egli ci guida nel seno
PARTE STRA.NIERA. I I9
dplJe nostre famiglie, nelle scuole, nelle case di correzlone '
nelle carceri, ne' ricoveri de' mentecatti , nelle accademie »
Tra tutti i generi d' uoinini notabili ecc. Calcolando il tempo
die il sig. Gall ebhe la pazienza e la fortuna di poter im-
piegare nelle sue investigazioni , noii reca piii maraviglia
ch'egli abbia potuto accumulate un'immensa quantita di fatii
in appoggio di ciascuna scoperta. Ma gia la niedesima con-
siderazioiie fa comprendere quanto bisogni clie vadano cir-
cospetti e guardinglii coloro i quali s' arrogano il dirttto
di giudirare il valore di quesia dottrina. Tuttavia , pei*
poco oil' altri voglia rinunziare alle sue prevenzioni , le
prove soao ben lungi dalPessere cosi difficili a farsi come
pare a prime aspetto. In tutte le osservazioni non ci ha
nulla di straordinario ^ tutto succede gioi-naluiente sotto
a' nostri occhi ; ogni animale , ogni uccello , ogni cane ,
ogni cavallo, ogni fanciullo, ogni condiscepolo, ogni donna,
ogni uomo , paragonati gli uni agli altri , sono il soggetto
della vostra osservazione. Quindl il gran numero gia d' ade-
renti a questa dottrina in tqtti i paesi, e quindi ancora
le nioltiplicate conferme nelle ricerche d* anatomia pato-
logica.
Finalmente nel VI volume il sig. Gall ha giudicato ne-
cessario di rispondere alle obbiezioni anatomico-fisiologiche
che gli furono fatte da' signori Jourdan , Tiedemann , Ru-
dolphi , Flourens , Serres ; e invittamente distrugge le
speranze degli sperlmentatori iafedeli. Termina questo vo-
lume colla succinta esposizione della novella filosofia del-
Tuomo;, la quale, comeche contrasti con tutte le filosofie
sin qui ricevute , e un imtiiediato e irresistibile resultato
di tutti i fatti precedenti. Noi non diamo che idee im-
perfettissiaie de' lavori fislologici del sig. dottor Gall. Ad
ogni trattato s' annodano considerazioni non nieno impor-
tanti che nuove sopra una nioltitudine d' oggetti , per esem-
pio sopra il suicidio, sopra Tinfanticidio , sopra una legge
generate delle evacuazioni periodiche non solamente ncUa
donna, ma eziandio nell" uomo e nelle diverse specie d' anl-
niali , nella maniera di giudicar le teste delle diverse na-
zionl , suUa tisiognomonica e patognomonica , e sulla legge
della mimica. Da per tutto s' affticciano fatti iateressanti ,
considerazioni ingegnose, quistioni sublimemente iilosofiche
sui motivi delle nostre azioni , suU' origine delle arti e
delle scieuze, sulla perfettibilita della specie umana , sopra
1 20 \ i> i» r. N D I c r
r estensioue tlcl mondo cU ciascuii esserc viveutc , occ«
Invano si cerchrrel>be in un' altr' opera 1' isloria nsturale
delle attitiidini alle diverse nianiere d'industria, degl'istintii
delle inclinazioni , delle passioiii , delle c|uallta iiiorali e
delle facolta iiitcUottuali dell' uonio e degli animali. Si e
imparato molto allorche si e letta quest' opera del signor
Gall; e lo studioso la rilegge e sempre la consulta con
profitto allorche medita il soggetto trattato dal nostro au-
tore: ill somina e questa uu' opera veraiuente classlca ed
unica ne) suo genere; e a tutto cio s' aggiunga die vi
regna un ordiae ejninentemente filosoiico iiella distribuzione
delle niaterie. Siccome il sig. Gall voleva renderla noii
ineuo utile a' filosoti , a' moralisti, a' giureconsulti , a' pit-
tori , agli scultori , ecc. , di quel che sia a' medici suoi
coufratelU , egli ebbe cura di spogliarla de' termini tecnici;
intantoche il suo stile e setupre chiaro e facile , e gli e
perfettamente riuscito di render piana I'intelligenza de'sog-
getti anche piu astrusi a tutte le classi di lettori.
( Estratto dal Journal general de
la Litterature de France. )
PARTE STRA.NIERA. 12 1
Aiintomic des systenies nerveux etc. Anatomia del
sistemi nervosl degll animali foruitl di vertebra
appUcata alia fisiologia ed alia zoologia. Opera
composta in comune con F. Magendie per cid che
risguarda la parte fisiologica da A. Desmoulins.
Dae volumi in 8.°., con iin quaderno di tavolc in
^" Parigi , presso Mequignon-Marvis, /^rezzo 17
franc hi.
L
JA fisiologia e la scienza del meccanismo animale; e il
medico dee conosceria per riparare gli ordigni della mac-
china guasta. Senza T ajuto di questa scienza egU opera
da cieco, o sulk fede di testi bene spesso fallaci. Giosue
fernio il sole; dunque bisognava abbruciar Galileo. 1 no-
stri padri vissero lungamente nel servaggio sotto la do-
minazione de' Franchi ; dunque noi dovevamo rimanere
schiavi. L'antica medicina non conosceva altro che I'em-
pirismo; dunque la fisiologia, la cjpale richiede tanta co-
stanza , tanta applicazione e tanto raziocinio , e al tutto
inutile, e non si vuole usare il suo nome fuorche per
metafora, Ella e una novita , una rivoluzione venuta a
costernar la vecchiaja , a tormentar 1' infingardaggine , a
mettere in disperazione T ignoranza. E per metafora V ha
pure applicata receutemente un celebre dottore alia nie-
tafisica. Questo fisiologo d'un nuovo genere , annunziaado
lui sistenia sensibile , avea fatto sperare che , fatto suo
profitto de" resultati dell' esperienza , pronunzierebbe final
gludizio fra Lorry, Gall, Spurzheim , Cuvier, Geoffroy ,
Saint-Hilaire, Le Gallois , Flourens, ed i signori Desmou-
lins e Magendie , ecc. ; che deciderehbe senz' appello la
gran questione di sapere se le passioni si manifestano al
di fuori per mezzo di protuberanze alia superficie esterna
del cranio, ovvero se la cosclenza dalle sensazioni risiede
in quella parte superiore del cordone della midoUa ove
s' impiantano le radici del quinto pajo , e vi resta inac-
cessibile alia investigazioue de' rlcercatori di bernoccoli :
ma nou avendo tutta la sua fisiologia proJot o altro che
galantissime novelle , le quali sol provano una grande
raa appendicf
flesslbilita nel suo sistcnia seiisilnle, ne giova ritornare at
sig. Desmoulins ; ne teina il lettore che veuga cU nuovo
ingannata la sua buona fede.
L' autore espone in qucsta forma la sua teoria :
" II sistema nervoso , questa parte dell' animale per la
qual pare ch' esistano tutte l' altre , donde si deterniina
r eccitazione de"" movimenti , per cni sono trasmesse e
percepite le sensazioni , dove risiede 1' intelletto , la vo-
lonta e la coscienza , e composto : i.° d' una sorte di tronco
o di cilindro midoUare , chiamato iiiidolla splnale , die ,
piu o meno ingrossato alia sua estremita anteriore ( la
quale e detta eiicefalo o cervello), occnpa a un di presso
I'asse del corpo di tuttl gli auiuiali che hanno verlelire. »
L" autore da a questo apparecchio il nome di sistema ce-
rebro-spinale. « 2.* Alia destra ed alia sinistra dell' asse ce-
rel)ro-spinaIe , e piii o meno perpendicolarmente od ob-
bliquamente , si congiungono con esso , senza che pero
ne traggano la loro origine, certi cordoni chiamati nervi,
i quali sono diretti verso la superficie del corpo o verso
i diflferenti punti della sostanza de' suoi muscoli. Sono
questi i nervi propriamente detti , o i sistemi nervosi la-
terali. 3.° Perpendicolarmente alia direzione di questi nervi,
e al di sopra di essi , parallelamente al sistema cerebro-
spinale, donde sono separati dalla grossezza della colonna
vertebrale, si distendono due cordoni ingro3sati di vertebre
in vertelire, o da due in due vertebre incirca , da certe no-
dosita chiamate gangli , donde partono de' lili che si distri-
buiscono alle arterie ed alle viscere della digestione e della
respirazione. E quivi la sede de' nervi o diremo del sistema
del gran simpatico. >i Ecco cio che dice il nostro autore; e
ognnn vede con che precisione e chiarezza lo dica. Egli tratta
deir invlluppo osseo di questo sistema;, della colonna ver-
tebrale, della svia composizione e formazioae ne' pcsci ,
ne' serpenti , ne'mammiferi , ecc. ^ del nieccanismo di questa
colonna , la quale , al par del fusto dell' albero , contiene
la midolla spinale involta in membrane e filamenti nervosi,
trasmette la A'ita , sviluppa i germi e jirodnce fiori , frutti
e semenze. Egli dice in che niodo e protetta questa mi-
dolla , e paragona la sua grandezza e la sua figura alia
colonna protettrice che sostiene la testa ossea. Descrive
il cranio di quasi tutii i generi d' animali , e la cavita
uditiya. Decomjjone la faccia di questi aniujali , c ritorna
TMtTE STRiVNI£R\. 123
al cranio per ispiegarne 11 meccanismo ne' movimenti di
totalita , e quelli delle sue diverse regioni. Fa iiotaie la
corrispondenza nella sua forma con qiiella del cervello ;
e termlna il suo primo Kliro coll' enumerazione e coHa
seinplice esposizlone de' mezzi della resistenza del cranio
e della sua superficie per proteggere il cervello e gli or-
gani de'sensi, Da tuttl questi antecedent! , cbe sono espres-
sioni naturali dell'esperienza die li costituisce in principj,
I'autore deduce una infinita di conseguenze, e finalmente
quelle che niun segno generate e speciale di tale o tal
altra facolta intellettuale ed istintiva si manifesta pel di
fuori del ci'anio. Questi segni csteriori delle facolta intel-
lettuali , secondo il sig. Desmonlins , si trovano da per
tutio in tutt' altro luogo che dove li vede il sig. Gall.
Nel secondo libro V autore tratta del sistema cerebro-
spinale in generale , degl' involucri membranosi , ecc. ; e
confuta le obbiezioni con una logica sublime. Egli espone
la formazione de' lobi pari o dispari secondo 1' asse ce-
rebro-spinale. Esplora tutto cio che ha relazione a questo
sistema ne' pesci , ne' rettili , negli nccelli e ne' mamnii-
feri. Dice in che modo son ripartite la materia bianca
fibrosa e la materia grigia globnlosa nel "sistema cerebro-
spinale de' luanimiferi e nelle proporzloni delle diverse
par'ti di questo sistema. Resta I'animo maravigliato al ve-
dere rimmeusita delle cognizioni che I'antore debl>e aver
acquistate per glugnere a trattare una si fatta materia con
tante particolarita , senza nnocere a quella chiarezza che
raddoppia il merlto dell' opere scientiliche.
Nel libro terzo 1' autore esamina I sistemi nervosi la-
terali. Espone la loro formazione ; descrive il nervo olfat-
tore , il nervo ottico , i nove pari accessor] all'occhio; e
s'estende sopra alcuni elementi dell' occhio stesso. Racco-
glie nel capitolo 8." le cognizioni relative al quinto pajo
ne' pesci , ne' rettili, negli ucceUi e ne' mammiferii e tratta
deir ottavo pajo del nervo pneomo-gastrico del glosso-
faringeo, del nervo ipoglosso , de' nervi spinali e del gran
simpatico.
II quarto libro tratta delle nianiere di condursi nelle
ricerche fisiologiche e della distinzione de' fenomeni nel
sistema nervoso. Sono quest' esse le parole dell' autore :
" Ci ha tre raezzi di riconoscere questi fenomeni , e di
rapportarli ciascuno al suo organo. 11 primo di tali niezzi
i puramente sperimentale ; gli altri due sono manco
124 AprENnict
ilirettl c proccdono per iuduzioae. Per via del priniO inezzD
r illustrc iislologo clie uni le sue fatiche alle inie per
questa parte della niia opera, ha dimostrata per cosi dire
iilira per fibra tutta la macchina animale in istato di vita.
Egli ha fatto vedere cio die manca e cio che riniane
d effetti allorche ciascun. organo e a vicenda suj)presso ,
e cio ch' esso opera allorche agisce da solo : ])er tal mode
egli ha cercato di deterniinare la parte d' azioue di cia-
scuuo neir effetto totale. Non ci ha forse un solo di tali
orgaiii , anzi una sola di queste parti d' organi , di cui
qualche ordine o qunlche genere noa sia stato fornito o
privato , e basta il piii delle volte di ben esaminare e
gli effetti di queste unioni e gli effetti di queste priva-
zioai per dedurne T uso di ciascun organo e quelle di
clascuna modificazione d' organo. Siinili esperienze sono
ancora spontaneaniente avverate dalla natura niedesima
nelle malattie e nella perturbazione o cessazione d' uno o
di parecchi fenomeni durante il corso od in seguito ad
una malattia che abbia intaccato , alterato o distrutto il
tale o il tal organo. » Ma 1' arte nelle coniplicazioni ha
spesso bisogno della prova speriinentale , e 1' induzione
non ha luogo se non quando non pub consultarsi I'espe-
rienza , come ne' fenomeni intel'.ettuali e- nella pin parte
di quclli che si possono chiamar morali. Mediante la com-
binazione di qnesti tre mezzi di ricerche prende 1* autore
a far conoscere gli usi e gli officj di ciascuna parte prin-
cipale de' sistcmi nervosi. Applicando una si fatta teo-
rica , egli spiega che cosa sono le funzioni nervose , ne
divide i fenomeni, 11 definisce, 11 classifica, e tratta spe-
rimentalmente c induttlvamente dclie proprieta della mi-
dolla splnale. Spiega T influenza del globo del quarto
ventrlcolo , e diraostra come in questo quarto ventricolo
risiede, quanto a' soli rettili , la forza ordinatrice de' nio-
vimentl regolari; non e danque in questo preteso cervel-
letto che risiede generahuente la detta forza ordinatrice.
Ma fa d' uopo leggere nell' autore le induzioni tratte dal-
r esperienze fatte coir alcoole che addormenta cosl 1' ani-
male privato del cervello, come quello che e tutto intero.
L' effetto deir acido prussico , necessario per lo risveglia-
niento , agisce alio stesso modo snU' uno e sull' altro. Di
che risulta e\identemente che il cervello , in cambio
d' essere la scde della sonnolenza, e per lo contrario anta-
gonista dell' influenz.a che produce 1' uno e T altro stato. Da
i'Arte straniera. Ho
iiiolti altri ragiouanienti egli fa scaturii'e la certezza di
nil' intiiiia coniiessione dell' oigano clove risiede la coscienza
delle sensazioni coll' oigano onliiiatore di tutte le affezioni.
Per tnl mode si trova riconosciuta la cagione del si iatimo
legaiiie de' Insogni piii dominanti , della fame, della sete,
de'sosp-ri, de' singhiozzi, dello sbadiglio, del sonno, ecc. ,
colla coscienza delle sensazioni , e colle determinazioni
della Yolonta.
L'autore si occupa quindi intorno all" esame dell' in-
fluenza del cervelletto, Egli nega formalmente che lo svi-
Inppo delle protuberanze occipitali inferiori sla propor-
zionato alle facolta generatrici , e confuta in an modo che
a noi par vittorloso la teorica di Gall e di Deserres. Egli
continua le sue induzioni sempre appoggiate aU'esperienza^
e stabilisce gli efFetti costanti che rlsultano dalle lesioni
del cervelletto , e passa all' esame delle proprieta de' lobi
ottici.. " Questo pajo di lobi, die' egli, semplice in tutti
gli ovipari , e doppio in tutti i niammiferi , s' ingrandisce
insieme coUo sviluppo del nervo ottico e della retriia. Di
plii , negli ovipari vi si formano delle cavita, e le pareti
di tali cavita si spiegano in fogliette distinte secondo il
grado degli sviluppamenti del nervo ottico e della retina. "
Da tale sviluppamento , piii o meno considerablle , 1' au-
tore , appoggiato ancora all' esperienza , fa dipendere la
jjerfezione della vista. Passando all' esame de" lobi del cer-
vello , r infaticabile e dotto iisiologo cita le opinioni di
Soemmering, Vicqu-dAzyr , Gall e Tiedemann , i quali
credcttero che il numero e la perfezione delle facolta in-
tellettviali crescesse o diminuisse come il volume de' lobi
del cervello. Nondimeno Daubenton e BufFon avevano gia
osservato che il cervello di parecchie sciraie e piii volumi-
noso in proporzione di quello dell' uomo, e che alcune di
{{ueste scimie , ben lungi di sopravanzarne altre della me-
desima specie o di specie difFei-enti dotate d' un cervello
men voluminoso, sono ad esse molto inferiori in quanto
ad intelligenza. Circa all' uomo^ gl' individui die hanno
testa piii grossa e piii grosso cervello, non sono gia quelli
che si fanno piii notare per intelletto ed ingegno. L' au-
tore prosiegue la sua dimostrazione, e sostiene che il niec-
canismo e la proporzione d' intelletto degli animali ha sua
propria sede nella ripiegatnra della membrana del cervello.
Succederebbe allora di questo intelletto come succede della
vJbta de' falcoai J Fino a qui noa si era cercato altro nell?i
I 26 A P r E N D I C E
tlctta riplcc;atiira , die un uso totalmonte estraneo alle con-
dixioiii deir iuielletto, e unicamonte toiidato sopra un er-
roie , auzi soprii im coatrasscnso ili jiieccaaica. li signor
MagerKlie pel prijuo .sul)odoio Tuso cruaa tale ripiegatura
Tanno 1816. n Sai-el>be cosa degna di curiosita , diceva
egli, il rlcercare se mai esiste una relazione fra il nuniero
delle circouvoluzioni e la peifezione o T iai|>erfezione delle
facolta intellettuali, fra le modificazioni dello spirito e la
disposizione individnale delle circonvolui^ioni cerebrali. »
Certo e die tutti gli anlmali la cedono all' uonio per la
prot'onditii di tali ripiegature ; ch"" elle sono piu o manco
profonde rosi in un grande come in un piccolo cervello i
che per conseguenza 1' estenslone delle superiicie svilup-
pate dalle piegUe sta in ragione della grandezza del cer-
vello , del numero e della p\-ofondita di esse pieghe ; clie,
paragonando la grandezza del cervello alia grandezza del
corpo in tutti gli animali, si trova costantemetite che Testen-
sione di queste superficie e proporzionatamente e assolu-
tameu'e maggiore nell' uomo , che in cjual si sia altro ani-
male. L' autore passa agli esempi ed ai resultati ottenuti
dairanatomia coniparata^ e linisce col citare i casi d'idio-
tismo, ne" quali si riconosce die le profondita delle pieghe
del cervello sono minori dell' ordinario : onde conchiude
'( non vi poter essere altra misura dell' estensione della
perfezione delle facolta intellettuali^ se non che la qualita
relativa del ripiegamento delle superficie cerebrali ; ma
non v' essere alcuna relazione fra quella del ripiegamento
del cervello e 1" estensione o la figura della cassa cerebrale,
poiche un cervello voluminosissimo puo avere cinque o
sci volte lueno di superficie di quel die abbia un cervello
piu piccolo di due terzi. L'esame istituito sull' individuo
vivente , indipendentomeute dall'esperienza stessa delle fa-
colta, ovvero l'esame del suo cranio ;, sia in quanto alia
fignra, sia in quanto alia diiFerenza della sua superficie
colla superficie della faccia , non possono dunque sommi-
nistrare alcun indizio sulla quantita del ripiegamento ; o,
che e lo stesso, sulla porzione dell' Intelletto, il quale non
ha altra misura proporzionale che questo mcdeslmo ripie-
gamento. Qnesta e pur T opinlone di Gall e di Spurzheim;
ma la loro teorica e difettosa in quanto die e fondata sulla
esterna configurazlone de' cranj. L' autore tien dietro a
qiiesta dimostrazlone In tutte le sue conseguenze, e fa
gridaie , in passaudo , la gallina st;n/a cervello del signor
FAUTE STRANIER4. 127
Flourens. Tuttavia i sigiiori Desmoulins e Mageudie non
sorio i soli die abbiaiio sospettato ed anzi preso sul fatto
Torgano dell" iiitelletto nelle circonvoluzioni della superficie
del cervello. Un nobile uiigherese , il sig. Balogh de F. Al-
mas scriveva nel gemiajo del i8a3 : Ex alia parte cerium
est facultotcs intellectiuiles et. morales ah evolutione cerebri
et normali illlus condifione dependere , ita ut fimctiones psy-
cliiccp. , ex dualismo non nixi materice et animce , arctissimo
i-inculo nexis intelligi possint.
L' autore , arrivato alia fisiologia de' sistenii nervosi la-
teral! , distingue i fenomeni , tratta dell' odorato e della
divisione di questi fenomeni nervosi, del meccanismo della
retina increspata , della sua insensibilita in quanto al tatto,
delle sue paialisi parziali , dell' azione del nervo ottico
presso gli aniniali d' ogni genere , dell' azione del lobo
ottico , delle proprieta e delle influenze de' nervi motori
deir occliio e delF iride. Nel terzo capitolo del quinto libro
si parla delle influenze e delle proprieta del quinto pajo.
II quarto tratta delfudito; il quinto della fisiologia pneumo-
gastrica: essa comprende T influenza dell' ottavo pajo sulla
digestione, questa medesima influenza sopra la respirazione,
e le sue azioni speciali. II capitolo sesto tratta de' movi-
inenti respirator] e fisionomici delta faccia e del tronco,
deir influenza e delle proprietii del nono e decimo pajo.
II capitolo settlmo spiega le jjroprieta e le influenze dei
nervi spinali ^ le leggi secoudo le quali le proprieta ed i fe-
nomeni del moto e del sentimento sono distribuiti nei nervi ,
e liiialmente il meccanismo della contrazione musculare.
Un quaderno di 1 3 tavole ;, le quuli non sono inferior!
ad altre per 1' esecuzione , oftre al lettore tutti i niezzi
d' applicazione^ e compisce quest' opera, clie noi reputiamo
vera scienza della vita e del meccanismo dell' esistenza.
La franchezza con cui s'esprime il nostro celebre fisiologo^,
e la sicurezza con cui egli produce le sue opinioni, sicu-
rezza che risulta necessariamente dalla coscienza delle pro-
prie forze , non debbono dispiacere ad alcuno , ma piut-
tosto eccitare una nobile emulazione ^ la quale potra quando
che sia far nascere de' prodigi :
Nam res, JEtas , usus , semper aliquid adportet non,
Aliquid moneat ; ut ilia, qucn te scire credas, nescias ,
It quce tibi putaris prima, in experiundo repudies.
( Terentius in Adelphis )
( Estratto dal Journal general de la Liturature dc France. )
I 2o A P 1» K N n I C E
PARTE 11.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
Dlscorso Ictto iiella grandc aula dcW I. R. palazzo
delle. scienze cd aril in occasioiie della soleiine dl-
strlbuzioiie dc prcmj nelV I. R. Accademia dcllc belle
arti faltasi da S. E. il slg. Conte di SrR vssoldo
prcsidente del Governo in Milano il giorno 3o
asosto 1825.
B,
'en di sovente accade che ia quelle cose le qnali for-
niano la qnotkliana nostra occupazione si opera quasi
meccnnicamente senza che vi prencia parte la riflessione :
quindi procedianio in cio che e buono , o segviiaiiio talora
senza avvedercene I' abuse e F eiTOi-e. Mi ricorreva al
j^ensiero qnesto assioma nientre imparziali giudici , por-
tando r esame sulle diverse npere prcsentate a questo ci-
niento d'onore, rilevavano i gradi di pregio o d' inferiorita
tra' varj rami a cui estendonsi i nostri studj , e dalia si-
luultanea attenzione ch' io prestaya alle loro osservazioni
mi iiacque 11 dubbio c!ie a qualclie erronea niassima o ne-
gletta pratica d'esercizlo o di metodo attribairsi potesse sif-
fatta disuguaglianza. La plastica, 1' architettura ed in parti-
colare il ramo ornamentale presentano un lusliighiero aspetto
di llorida cultura , e possiamo contare che per tali produ-
zioni un tribute di non iscarsa lode ci giunga anco dallo
straniero : laddove la piitura storica, quel ramo die maggior
diletto infonde ed e piu comunemente apprezzato , non frut-
tifica pari agli altri rigoglioso e robusto. Da che spento fu
Appianl sembra clie quest' arte abbia ceduto i suoi prestigi
ad altri illustri ingegni italiani , i quali altiove educati gareg-
giano fra noi a sostencrne lo splendore : nelle scuole nostra
in vece , quantunque di volonterosa gioventu frequentate e
di belle speranze abbondino , non innalzossi pur anco un.
nobile intelletto che si assuma si onorifico e doniestico
penso. Ella e questa umiliante confessioue , ben aie ue
VARTE ITALIAN*.. ] 29
avvcggo, siguori , e potra forse a taluni riuscire displa-
ce vole inassime in una circostanza in cui di sole gloriie
dovrebliero echeggiare queste niuia, nia ella e caiita di
patria lo svelare cio die ^ta a nostro disdoro e il con-
citare gli aninii a cancellarlo ; die anzi di piu ne invili-
reblje il mostrarcene apatisti col piotrarre piii a lungo
il nostro silenzio e la nostra indifFereuza. Non potreie
dnnque , giovani pittori , die liguardnie qual pegno deU
r iiiteressameiito mio al patrio onore ed alia estimazione
cui potete aspirare , se iutrattcnendovi suU' arte vostra ,
a voi stessi ne chiegga la cagione della sua deficienza. lo
andio poi felice se uniti potremo indngarne I'origine ,
perclie ho certezza die resi avveduli di cio die pu6 farvi
declinare dal retto cammino iiegli studj , saprete se non
superare , porvi almeno a livello de' compagni vostri , i
quali nientre co'Ioro lavoi'i hanno liscosso il nostro plauso,
possono anco calcolaie suUa considerazione degli stranieri.
Gia mi sono note le deduzioni vostre , e percio leniic
parole faccndo eco alle medesime ne ripcteranno il tenore,
e seco voi mi porro in iscluera per rafForzarle , se mai
le mie parole potessero aggiungervi di valore e di ener-
gia , perocche sento con voi quanto ardua e laboriosa sia
la nieta die si propone un giovine di raggiungere, qnando
si jiroponga di trattare il pennello e farsi pittore. Cliiuii-
que con iscorta di buon criterio istituisca il confronto
dclle dilHcolta peculiari di ciascuna delle tre arti , fiuira
senza nienomare la rispettiva importanza a proclainare la
pittura sovrastante alle altre , perclie presenta iiiae.giori
ostacoli da sormontare , ed esige una estensione di gran
Innga niaggiore di requisiti si nnturali die dello spirito
per esercitarla con riputazione e con felice successo. So
ciie a convalidare questa asserzione dovrei risalire ai
principj costituenti le singole arti , de/inirle ed enunierare
tassativamente il valore delle rispettive difficolta ; ma so
die con si aride ricerche cimentcrei di troppo 1' indnl-
genza di questi altissimi personaggi e di qnesto colto udi-
torio. Lasciando dunque die se ne deducano le conseguenze,
diro succintamente die la pittura si estende all' imitazione
di tutto cio die vediamo ed alia rappresentazione di
quanto pu6 creare una fervida fantasia , nutrita di tutte
quanta le idee; die la scultnra si limita a minori voli ,
perdie rattenuta da miuori niezzi , e die T architettura ,
JJibL lud. T. XL. 9
l3c APPENDICE
quantnnque sia ntta aJ imprimere il snlilime alia maesta
delle sne moli , nondimeno si riiluce nella niassinia parte
alia scleiiza del calcolo e delle propor/ioni.
Ma , a malgrado delP estcnsione dei liinii e delle qualita
ricliieste per superare gli oscacoli clie presenta la piitura ,
e altresi noii men vero clie infiniti ingegni per essa si
distinsero. Da Antoiiello da !\lessina sino agli eshnj artisti
de" giorni nostri quanti nomi benenieriti non segua la
storia pittorica ? Quante celeljri opere esistono i dt cui
pennelli ci sono aiicora ignoti ! Diro meglio nel caso nostro,
dai maestri che precedettero Leonardo nelle nostre con-
trade e dagli allievi di si grande caposcuola giu discen-
dendo sino al nostro Appiani non trapasso forse una
scliiera d' uoniini famosi ? Donde precede dunque, giovani
pittori , che nientre le nostre aula sono divenute incapaci
nl convegno di tanti studlosi, mentre la vostra lena non
si rallenta nel quotidiano esercizio di quest' arte , non
compajano finora prodnzioni clie destino la compiacenza
de' vostri concittadini ? Donde precede che scarsi o vuoti
siano i grandi concorsi , deserta la jialestra ? AfFe che
eve ponderiate tale deficienza, nieco converrete che ad
altre cagioni non possa cio attribnirsi fuorche a difetto
di disposizione o a scarsita di niezzi di studio , o ad er-
roneith di masslme e di metodi d' applicazione.
Ponendo mente alia prima delle annunziate mancanze ,
non saprei indurmi a credere che di arguto e retto in-
tendimento , c|uali vi suppongo , non abbiate pouderata
la robustezza degli omeri vostri prima di sottoporli ad
iin peso di tanta mole. Ognuno che anco non abbia iior 1
di senno , avanti di accingersi ad una vasta impresa , la
riguarda da tutti i lati , e calcola la possibilita di con-
durla a lieto fine. Non sara quindi fuori di ragione Tar-
guire che dopo i primi esperimenti suUa vostra attitudine,
se infelici e meschini fossero risultati , avreste gia o per
proprio convincimento o per consiglio de' precettori ab-
bandonato un campo che per voi ingombrato di lappole
e spine toglieva speranze di buon ricolto.
Discendendo al secondo degli addotti motivi , cioe alia
mancanza di raezzl di studio , sembrami che a provarne
r insusslstenza non occorra dispendio di niolte parole. E
v' e chi affermi non essere le scuole nostre bastantemente
doviziose di tutto cio che richiedesi per torjuare ua
P.VUTE ITALIANA. l3l
yaleutc artista? Lo smentireljbero gli arclietipt del hello piu
appiezzati e rari die per Sovraua muaificenza vi si tro-
vano adunati , gl' imporrebbero sileiizio questi zelanti pro-
fessori ed i comodi d' ogni genere dalle provvide cure del
Governo niaiitenuti , niigliorad ed iacessaatemeate *ccre-
sciuti. Ma . . . e questa stessa funzlone , questi premj, i sus-
sidj dal clementissimo nostro Monarca elargiti a pro de' gio-
vanetti poveri di fortune e ricclii d'ingegno non ofFrono forse
un iMgguardevole cuniulo di niezzi tutti consacrati alia
prosperita degli studj, aireducazione nelle arti belle? Che
se mai addurre si volesse la mancanza di commissioni ,
perocche costituiscono esse pure una parte dei niezzi d'in-
coraggiamento , sara agevole il far tacere quest' altra ob-
biezione. Le arti devono assaissimo agli esenipi di prote-
zione degli autorevoli mecenati , ed al di d'oggi puo as-
severarsi clie gli esimj artisti non penuriauo di lavori :
d' altronde sarebbe stolta pretesa non diro gia esigere, ma
aspirare die sia impiegata la propria abilita senza far nio-
stra di plausiblli saggi che possano allettare i coniniettenti.
Concessa un' attitudine alle belle arti , ritenuta la sus-
sistetlza dei mezzi onde in esse aminaestrarvisi , non sa-
preiumo che arrestaroi ad investigare se sussista un di-
fetto di metodo nell' uso di questi inezzi medesinii , con-
ghiettura piu probabile su cui si fondano le niie dubbiezze.
I nietodi piu adatti per iniparare la difficil arte della pit-
tura ( stinbrera paradosso) sono forse piii facili di tant' altri
che vengono proposti quali sicure norme onde apprendere
le scienze le piii astruse : per praticarli pero fa di nie-
stieri die vi concorrano due importanti reqnisiti, naturale
disposizione e continuato e regolare esercizio. Le altre
dottrine che alcuni tengono indispensahili pel medesinio
consegaimento , sicconie nella niassima parte sono dedotte
dairabuso dell' astrazione che della teorica delle belle arti
ne formo una cabala sublinieinente superstiziosa , cosi non
saprei considerarle che meramente secondarie. Se qui pren-
dessi a confutare le loro opinioni , I'inscirei , son certo ,
ad iagoinljrare la vostra mente di folte tcneln-e con idee
fra loro discordi ed indigeste parolone , e giungerei ,
fors' anco citandovi dei nomi faniosi nelT antichita , ad
imporvene col peso della erudizione , non gia a provarvi
la mia proposta con quella chiarezza che mi sono prefissa
e che pud esservi di 4ualclie giovaaieato uella vostra
i3a A r P K N D I C E
carriera. La pittnra ia nltro non coasiste ctie nella jmita
zione; cd e qiiesto \\n singolare privilcgio degli uomiiii ,
il quale , conihinato coIF intelligenza die prevede , col
giudizio che I'afTronta , colla rillessione che sceglie , di-
A'eata»suscettivo di nn grado tale di perfettibilita da pro-
dune i couoscinti niicacoli delTarte. Questo privilegio pero
nou trovasi ef[uabilu)cntc distrilmito , quindi coloro che
sortirono pupille oigaiiizzate secondo le leggi ottiche di-
Tengono valenti imitatori ; ma si grande coui' e gioverebbe
loro poco anco tal dono , se giovato non fosse da una
costante applicazione. Imperocche quesie niacchinette con-
cesse dalla natura e mirabile a dirsi quanto si perfezio-
nino nierce del moto e del continuato esercizio. A forza
di vedere si giunge a veder bene a quella giiisa che le
Icnti appannnte acc^uistano una piii viva scintilla col lungo
j)ulinienio. L' educazione pub in vero influire d' assai al
peifezionaiuento di questa natarale prerogativa , perclie
r imitazione , quale ci fu desciitta , cieca d' un occhio e
storpia non puo scorgeie tutte le qualita del suo raodello e
ioppica nel seguitarlo. Percio la mano e 1' occhio di un
direttore gia avvezzi a conipassare le parti , a confroritarle
tra loro, a distinguerne il divario e le proporzioni , noii
che a segnarle con sicnrezza servono di guida ed eminen-
temente cooperano ad aflfinare nell" allievo T attitudine di
ritrarre. Ma piii di tutto V iniitatore avra una scorta in-
fallibile ed uno speccliio fedele del proprio valore , 'quando
posta la copia accanto delT originalo , 1' altrui giudizio ri-
luarra in fra due indeciso sulla scelta. Egli e fuori d" ogni
dubblo , r imitazione pittorlca debb' essere , quale definilla
un moderno illustre scrittore , una contrafFazione. Con
essa si dee generare non 1' illusione , ma 1" inganno , ne
altramente si espressero su tale proposito i gravi pensa-
iiienti die il "Vinci ci tramando ne' suoi dettati suU" arte.
II niostro da lui dipinto sulla nota rotella , cosine scrisse
il Vasari , fece arretrare per lo spavento. Che T oggetto
contraffatto poi non vada esente da difetti , cio a nulla
ammonta : riguardo alio scopo dell' imitazione bastera die
le stesse macchie e la stessa inipronta si riscontrino nel-
r originale. Ma a questa proposizione parmi gia sentire
gvidar la croce addosso ; veggo gia il fulmiiie delF aua-
tema che guizza fra le niani dei promotori del hello
ideale , gia la sentenza sta per usciie dalle loro labbra ^
PARTE ITALIANAi I DO
Veggo ii pericolo , ma non mi sgomeato, anzl col caiilore di
Valchiusa = i' t'O gridando pace, pace, pace. = Dall' imo
si ascende al snbliine , ed a tutti e noto cio che avviene
ne' repentini voli. La natura colle tre parti di cui compose
la faccia dell' uomo lia trovato il mezzo di dare una par-
ticolare fisonomia a ciascnn iiidividuo : quando V imitatore
sapra ritrarla nella infiaita sua vai'ieta e verita , saia il
contraffattore delle forme piu leggiadre , deile sue perfe-
zioni e di cio che in fine partecipa piu della divitiita die
del!a natura. Se il Durero , se l" Olbein , se infiuiti altri
scrupolosi seguaci della natura avessero avuto campo, col
capitale di che andavan signori , di potere a loro liel-
r agio contemplare i preziosi depositi del greco sapere ,
avrebbero certamente accompagnato di pari passo al suo
luminoso posto Raffaello , e seco lui si sarebbero accanto
seduti, di quel RalTaello che prima di poter gustare quello
stile clie innalzollo a si eminente sfera tenne col Perugi--
no, col Francia e con tant' altri lo stesso cammino , vide
la natura quale gli si presentava , la ritrasse esilo . indi
venusta, in fine grandiosa ed aggruppata colle grazie. Al
possesso d' ogui scienza astrusa non si giunge di un passo.
II trattato del calcolo sublime dettato a chi fosse appena
iniziato nei principj algebraici gli renderebbe ottttso V in-
gegno, anziche fame un esperto matematico. Cosi le am=
pollose e seducenti dottrine del bello ideale instiUate nel-
r allievo di pittura , diginno ancora , diremmo , della gram-
matica deir arte , lo soUeveranno da terra sprovveduto
d' ali; ma T erapireo non lo sosterra, ne fara quindi ma-
raviglia ch" egli confouda il grande col grandioso , dispregi
cio che giusta il suo modo di vedere non sa di greco e
si vanti di correggere la stessa natura senza conoscerla o
saperla vedere. ]\Ii si opporra , e forse me 1' obbietterete
vol pure , se siamo gi'andi , perche rimpiccolirci e ritor-
nare alle fasce ? Perche , rispondo , la natura vuole che
avanti di essere adulti percorriamo le fasi delle intermedia
eta. lo non saro encomiatore de' trascorsi secoli , ma lo saro
del vero. I nostri inagglori dai triplici nuistacchi molto piii
si piegavano all" esercizio di queilo che disertassero : in al-
lora il giovanetto iniziato nel disegno non procedeva a ri-
trarre un viso che prima non sapesse ritrarre a perfezione
un occhio , non adombrava una figura intera che non fosse
prima esperto nella conoscenza del corpo wnauo , uoii
1 34 APPENDICE
ideava Una composlzione die versato non fosse nclla juo-«
spettiva e negli altri studj sussidiarj ; e sirtiitto nietodo
progressivo faceva si die (juellc produzloni raccliiudevano
la parte piix sostanziale dell' arte , la voriia. Dico piu
importante perclie a malgrado talvolta della mancaiiza di
filosofia siamo costretti ad encomiarle e ad apprezzarle j
e questo sentioieiito di preferenza e in noi prodotto in
ragione del divario che corre fra i piegi filosofici e quelli
della verita. I prirai non si considerano se isolati, i se-
condi stanno da se , perdie ad onta dei rumori degl' idea-
logisti esercitano con attrattive piu possenti maggior im-
pero sopia di noi. Oh se vedeste gli stcssi banditori del
bello ideale come vinti rimangono dall" incanto alia vista
di una diniestica scena pennelleggiata dai David Teniers ,
dai Gerardo Dou , dai Rembrand , dai Vandych e da
tan t* altri naturalisti olandesi e fiamminglii i Non sanno
staccar gli occhi da quelle tavole , e itnpirete . ... fa
esibita talora maggior copia di numerario per un toro del
Potter di quella che fu sljorsata per un quadro di RafFael-
lo , del Possino , di Guido , e per tante altre opera del
piu corretto ed elevato stile. Fia d' uopo pertanto con-
cliiudere dai fin qui detto , che le raassime cardinali e la
via da seguirsi per divenire chiari artisti si riducono nel-
r addestrarsi a tradurre fedelmente la verita senza sistenia
di scuola , poscia nell' educare gi-adatamente T occliio a
distinguere la bella verita , al quale scopo contriliuisce lo
studio dair antico , e finalmente a formare 11 perfetto ac-
cordo fra rinimaginazione , il sentimento , T intelletto e
la ragione , cio che pertiene alia filosofia , frutto die si
procaccia coll' esercizio e colla continuata nieditazione sulle
opere dei sommi maestri.
Giovani pittori , seguite voi questi principj , o nausean-
done la sempliclta , sedotti dalP allettamento dell' ultimo
requisito travagliate ad approfondirne le vaglie dottrine
colla fidanza di saliie all' apogee dell' arte? Chi vl trarra
d' inganno ? Sperduti rimarranno gli sforzi vostri e infie-
volita senza pro tornera la lena, ne le opere vostre ela-
borate con questo solo soccorso potranno paregglare quelle
dei socj allievi delle altre arti, giacche 1' ultimo requisito
non s' acquista che col possesso dei primi , giacche non
v' ha messe senza coltura , e la stessa facilitii nelle arti
e compra coi sudori.
PAUTE IT\LIANA.. l03
Ho dovuto esser breve in un campo s\ vasto per noii
ahusare di un tempo si prezioso : ho esposto liberamente
il seiitlmento mio intonio alia pittura ed al metodo che
repute piu confacente ad appi'eiiderla con buon successo.
Che se il linguagglo di schiettezza con cui 1' ho procla-
niato sono aspro per qualche orecchio , non sara , spero ,
soggetto di censura lo scopo che eccitommi a scioglierlo
e ad appalesare le niie considerazioni. Gia da due anni
restarono deluse le nostre brame di coronare i saggi in
quest'' arte , e quauto indecorosa torni siffatta circostanza
noa e mestieri il ripeterlo. Gosl le mie parole aves-
sero potuto essere da tanto per animarvi a riparare tale
difetto I o foste voi almeuo , giovani alunni , penetrati
deir importanza degli studj vostri I Sono pure queste
arti che servono di metro per gludicare dell' incivili-
niento delle nazioni ; esse fanno etenie le gesta degli
eroi , immortali i nomi degli scettrati e de' grandi che
le proteggoiio , celebri i begl' ingegni che le sanno trat-
tare , famose in fine le inura in cui ebbero e sede e
cultori. Ad esse percio non viene inv'idlata la gloria di
quelle preziose cure che loro concede V augustissinio no-
stro Sovrano. Noi lo vedemmo , quando del suo soggiorno
felicito queste contrade , visitare per ben due volte queste
aule , informarsi di cio che maggiorniente pub vantage
glare T istruzione e 11 decoro di questo Istituto ; e voi
pure vedeste , o alllevi, la Maesta sua a voi discendere ;
Volgere amorosa lo sguarJo sui vostri lavori ed incorag-
giarli con clementissimi cenni di Sovrana appi'ovazlone.
Vi citerei altri favori con cui I'adorato Monarca si degna
di distinguere queste discipline ; ma gli avete presenti in
questa Serenissima Goppla (*) , ambedue segni alia co-
nmnc venerazione , ne av«te a testlmonj quest" ottimo
Presidente nei consigli del nostro Governo , questo Emi-
nentissimo porporato e tutti quanti gli ordini piu distinti
che assistono ai trionfi vostii. In qualunque guisa per-
tanto vi adoperiate per divenire artisti , qualunque slano
(*) La funzione preseJuca <li S. E. il sig. Cante di Strnssoldo ,
Presidente dell' I. R. Goverao , venue onorata dalla presenza
delle LL. AA. II. e RR. il Serenissimo Arcidaca Vicere e la
Serenissima Arciducliessa Viceregina , e di Sua Emineuza il
Cavdinale Arcivescovo , e vi iiitervennero gli ordini si cuili
clie militavi dello Stato.
i36 A P r r N n T n r
i metodi die preferiate di segaire , faccndo astra/iond nt
inio iMgioiianieiito , bastera clie le pl'oiluzioin vostro siaiio
tU tale importaiiza da meritare taiita degaazione, i pieinj
stabiliti, questi onori , e cio clie e pur dolce conipenso
a chi sente scaldarsi il cuore per la patria terra , le laudi
e la considcrazioae de' vostri concittadini.
Programmi pei grandi concorsi,
ARCHITETTURA. — Soggetto. Uu magnifico palaz/o
di citta per un gran sigiiore da erigetsi sopra una super-
fide di 20000 iTietri quadrati. Oltre T appartamento prin-
cipale di ricevimento e per le grandi adnnanze , conterra
tre altri distinti appartamenti ad uso di famiglia e tutti i
comodi neccssarj alia destinazione deiredilicio. Si supporrrl
die un giardino noii compreso nelT area prescritta sia
unito alia parte posteriore di esso. I disegrti comprende-
ranno le icnografie e le ortografie esterne ed interne, e
quaiche parte principale in una scala maggiore.
PITTUPvA. — Soggetto. Adamo ed Eva die piangono
sul corpo deir estinto Abele. II quadro sara in tela alto
cinque e largo sette piedi pariglni.
SCULTURA. — Soggetto. Angelica e Medoro in atto di
incidere i loro nomi. Vcggasi TOrlando furioso deU'Ariosto,
canto XIX, ottava 36. II gruppo sara isolato in terra cotta
od in iscagliola ed intiero , dcll'altfzza di tre piedi pari-
gini compreso lo zoccolo , e supposta la figura ritta.
INCISIONE, — Soggetto. L" intaglio in rame di un' o-
pera di buon autore , non mai per I'addietro lodevolmente
incisa. La superficie del lavoro sara per lo meno di ses-
santa pollici parigini quadrati, e piu grande ad arbitrio.
L' autore sara tenuto mandarne set prove , tvitte avanti
lettera, unite ad un attestato legale con cui certifidii die
la di lui opera non e stata pubblicata anteriormente al
concorso , ne altrove contemporaneamente presentata per
lo stesso oggetto. Venendo pi-emiato , avra diritto d' in-
scrivere sotto il proprio lavoro tale onoi'evole distinzione.
DISEGNO DI FIGURA. — Soggetto. Alessandro il
Grande che in un convito preso dall'ebbrezza con un'asta
trafjgge Clito, second© la descrizione di Plutarco. La gran-
dezza del disegno sara di due piedi c mezzo parigini per
un piede ed otto poUici.
DISEGNO D'ORNAMENTI. — Soggetto. Un elegante
tripode con catino ed anfora collocati iu luodo die formino
Wufl sola composliione. La gi-arnlezza d^l disegno saia ili
due piecli e mezzo parigini per un piede ej otto poUicK
Estratto del gindlzj delle Cominissioni straor dinar ie
pel grandi concorsl dell' anno iBaS.
ARCHITETTURA. — N." i.° coll' epigrafe = Tenui sit
•gloria ccepto = La Commissione ha trovato degna di lode la
distribuzione generale della pianta perclife provvedata del
comodi necessarj , ffa i quali pero ha rilevato V angustia
delle guardarobe e le latrine noii convenientemeiite collo-
cate; comniendevoli lo decorazioni si interne die esterne,
tVanne qiiella delle qnatti'o porte verso il giardino : gli
spazj , che nella facciata restano intersecati dai corpi sa-
lient!, non sono in euritmia, alquanto soverchia I'altezza
della balai^strata nell' attico.
2." colla stessa epigrafe = La pianta non bene distribuita,
perche alciine sale principali sono male collocate per la
loro destinazione , ed altri siti secondarj di servigio poco
ndattati all' uso : Ie decorazioni interne ed esterne iioil
niancano di buono stile.
3.° = Erra colid die in sua virdi si fida = La pianta
terrena poco ingegnosa : mancano le icnografie dei piani
superiori ed i disegni in iscala maggiore prescritti dal pro-
gramma : Ie proporzioni generali delle decorazioni poco
soddisfacenti.
4.° = More italico = Le quattro icnografie bene distri-
bnite e provvedute dei coniodi necessarj , le decorazioni
tanto esterne qnanto interne belle e lodevoli : vl ha pero
osservata come saperflna una seconda cappella , la di cut
coUocazione presso una ritirata riesce anco inconveniente,
slccome pure ha desiderato clie lo scalone fosse piii vicino
al principale ingresso , e che la porta fosse alquanto piu
ampia.
5.° = Honos alit artes = Troppo angusti il cortile prin-
cijiale ed i quattro lateral!, troppo ingombrato 1' ingresso,
cd in generale poco soddisfacente la pianta : le decorazioni
in totalita ofl'rono Ijuono stile.
6.° = Parvi ingenii conatns = Ingegnosa la pianta, ma
troppo anguste alcune parti principali dell' edificio , segna-
tamente le cameie da letto : i siti ad uso di fienile nou
praticabili nei Inoghi Indicati dall' aatore. Nelle decora-
zioni , a malgiado d' alcuni difetti di compartimento , clo-
mina in generale gusto e vai'ieta.
l38 ATPENDIGE
La Commissione , previo confroato tr.i i concon'enti
tutti, rulottasi a ventilare il nierito rispettivo dei n.' i."*
e 4»'', conchiuse coll' aggiudicni'e il premio al n." 4.° cli-'
stinto ilair epigrafe = More italico = Se ne trovo autorc
II signer GloVANNt Battista ChiapPa, milaaese, allievo
deir I. R. Accademia.
PITTURA. — Nei tre qnadri contiMssegiiati dalle epigfafi
n.* 1.° = Pel pruno sangue die bagnb la terra == n." 2.°
= Del mio peccato meriiata pena = e 11.° 3.° = Spaven-'
lata natura si scompiglia, ecc. = la Commissione lia ri-
sconti'ato die il n.° 3.° in confronto degli altii due com-
petitori riunisce maggiori pi'egi per una buona ed espressiva
composizione , per un fondo ben ideato e per alcune altre
parti ben intese , nia a uialgfado di questa superiorita lo
trovo alterato in generale si nel disegno che nel colorito
per peter aggiudicargli il premio.
SCULTURA. — N.° I.* coir epigrafe = Meschina si,
ma I' opera e tutta niia = La Commissione trovo buona
la disposizione del gruppo, bene ideata la movenza d' An-
gelica, ed in totale affettuosa I' espressione di amendue
le figure ; ma T esecuzione in generale alquanto dura.
a." = Fill lunge non vedea del giovlnetto — La donna,
ne di lui potea saziarsi = Seraplice e ben coiiiposto I'ag-
gruppamento, alquanto lodevole lo stile e varie parti non
destituite di nierito , ma in totalita trascuratezza di ese-
cuzione ed alcune sproporzioni.
3.° = Studisi ognun giovare altrui; die rade - Volte il
ben far senza il suo premio fia = A malgrado che la Com-
missione vi abbia rilevato alcuni leggieri difetti, e prin-
cipalmente quelle di aver nascesto all' occliio del riguar-
dante, in una delle principali vedute del gruppo, la t'accia
delle figure, tuttavia il vago loro aggruppamento, il bello
stile clie domina da per tutto , la nobilta delle forme , la
delicata espressione del soggetto e la diligeate esecuzione lo
fecero giudicare meritevole del premio. Se ne trovo autere
II signer Marco Casaguande, trevigiano , allievo del-
r I. R. Accademia di Venezia.
INCISIONE. — La Coiumissione giudici) meritevole del
premio 1' unica stampa jjresentata a questo cencorso col-
r epigrafe = Ho di tenter , non di sperar cugiunc = per
armonia di chiaroscuro, per feJelta al caraltcre deirauiore
0 per buona coudotta d' intaglio , avendovi solo desidcrato
PARTE ITALIANA. 1 Sq
ftlquanto pii di fenergia nell' esecuzione» Questa stampa
tratta da un qnadro di Fra Bartolomeo di S. Marco rap-
presenta Gesu bambino presentato al tempio. Se ne trovb
autore
II signer AntoNIO PerFETTI , iiorentino.
DISEGNO DI FIGURA. — A questo ramo soao mancati
i concorrenti.
DlSEGNO D' ORNAMENTI. — N.° i." coll' epigrafe
= Or che tolto mi son d' impegno = La Coaimissioiie lodo
I'esecuzione del lavoro e lo stile degli ornamenti , ma non
trovo commendevole la forma del catino e qaalche parte
nel basameoto giudicata troppo pesante.
2.° s= Che sperar? che temer? = 11 catino eccede in
grandez/a in ragione della sua base; nelle ombre e segiia-
tamente nelle parti in riflesso manca d' intelligenza; in to-
tale pero presenta degli ornamenti di buouo stile ed itna
sufficiente esecuzione.
3." = Nel mezzo mi destai d' oscuro loco = Non ha tro-
vato lodevole la composizlone per avere in certo qual mo-
do sovrapposto un catiuo ad un altro, ha rilevato qual-
che trascuratezza neir indicazione degli scorci e delle
ombre: Tesecttzione in generale non e destituita di pregi.
4.° e 5.° = Anco il provarsi e segno — Di generoso in-
gegno = Trovo la forma in generale di ambidue questi
progetti soddisfacente , 1' esecuzione felice ; vi ha pcro
desiderato maggior parslmonia nell' uso dei grotteschi.
6,° = Premio ed onor fecondano virtude = Non prlvo
di merito nello stile ornamentale e nella parte esecutiva ,
ma non soddisfacente per la composizione.
y.' = Del mojLdo it Sakator senza delitto , ecc. = In
generale non destituito di merito segnatamente nella forma;
ma essendo a semplici contorni dichiaro incomplete il
disegno. La Commissione, confrontati i sette disegni, trovo
che i n.' 4.° e 5.° distinti dalla stessa epigrafe ed esibiti
dal concorrente come lo sviluppo di un solo pensiero
riunivano maggiori bellezze , e gli ha quindi aggiudicati
nieritevoli di premio, dando pero la preferenza al n." 4."
Se ne trovo autore
II signer Angelo Brusa , milanese.
( Sarii continuaLo. )
140 A P P E N D I C K
OPERE PERIODICriE.
REGNO LOMBARDO-VENETO.
Oiornalc d'l fislca , cldmica , storla iiatiiralc , mediciiia
ed artl^ del professorl Pictro Configuachi e
Gaspare Brugnatelli di Pavla. Decade seconda^
Tom. VIII-, bimestre S.°
Parte pniiviA*
E.
JSTKATTO cli diverse IMemorie sulle affiaita cle' corpl pel
calorico, e sulle relazioni d' afliiiita che ne risultano tra
loro , lettc alia R. Accadeinia delle scienze di Torino, del
cav. Amedeo AvogaJro. — Saggio di analisi del succo del
fico, di Bartolomeo Bizio. — Intorno ad alcnne circostanze
della formazione deirammoniaca, e intorno ai niezzi di ri-
conoscere piccole por/ioni di azoto in certi stati : estratto
di una Memoria del sig. Faradey. — Nota del cav. L. No-'
hill sul suo galvanometro. — Costruzione d" un orologlo a
pendolo clie corregga le ineguagliauze provenienti dalla
variazione della densita dell" aria, di Francesco Carlini. —
Nuove specie mineral! del Vesuvio , de' signori Mondcelli
e Covelll. — Lettera di Vito Procaccini Bicci sopra diversi
02;getti del lido sinigagliese. — Seguito della Memoria sulle
rocce zoolitiche di sedimento medio delle provincie Au-
stro-Venete, del prof. T. A. Catullo.
Parte seconda.
/. Progressi delle srienze naturali. Nuove proprleta della
morfina, e nuovo acido dell' oppio. — Nnova maniera di
preparare Tidriodato di potassa. -^ Nozioni circa i monti
piu elevati di alcune delle piii notabili catene , del signer
Hunibol 't. ■ — Osservazioni sopra le orlue ed i sudori ce-
rulei. — Altro caso di produzione morbosa tinta in az-
zurro. — Uso medico del cloruro di calce.
IJ. Necrologia. Pietro ]Maraschini. — Giovanni Gorini,
PARTE ITALIANA. 141
BIBLIOGRAFIA.
REGNO LOMBARDO-VENETO.
Frospetto di tiitti i Concimi enropei corredato delle
relative dilucldazioiii, deduzioni e ricerclie da (^ius.
Gautieri , I. R. Ispettore gen., del boschi del Regno
Lombardo-Vcneto , membro di molte Accademie e
Societd letterarie., ecc. Seconda edizione — Milano^
1825, in 8.*, di pag. 140, presso Qio. Sxlvestri.
LJ SCi quest' operetta in luce fino tlalF anno 1809, e
r itniversale aggradimeiito ne fece diventar rari gli esem-
plari, per la qual cosa il Silvestri diligentisslmo s'indusse
a riproduria di nuovo colle sue stampe.
Non dissiniulei-emo die al suo primo apparire ci desto
cjualche sorpresa il frontespizio di questo libro, giacche
comprendendosi in qixesto prospetto tutti i concimi animali,
vegetabili e minerali , puri e misti , comuni in gran parte
a tutto il gloljo, non vedevamo tome potessero nominarsi
quasi privativauiente Europei ; e le opere era divenute
assai nnraerose degli agronomi americani, non altr« con-
cimi per avventura ci additano , se non che quelli indicati
dal signor Gautitri. Quel singolare epiteto non e stato ne
pure in alcuna parte giustificato, come ci aspettavanio di
vederlo , nella nota (4) , die per errore in questa seconda
edizione e stata inserita alia pag. 2.5 sotto la cifra (5),
cosicche la nota (4) non si trova. Ma questo punto non
detrae al merito intrinseco del libro, nel quale tutti am-
mirarono un nuovo ordine sistematico , una divisione e
suddivisione analoga al sistema analitico, ora introdotto
nelle scienze naturali , una grande vastita di considerazioai
e di viste econoniiche , una quantita di nuove osservazioni ;
e il tipografo editore opportunaniente noto neir avverti-
mento premesso alia nuova edizione che Fautore fino
dalla prima pubblicazione prevenute aveva le osservazioni
del Picotti sul carbon pesto adoperato come concime,
quelle del Farkes su Tutilita del saJe marine e di altvi
sali per lo stesso oggetto , T esame del vantaggio rispet-
tivo dei varj sovesci , 1" uso degli ossami raccolti sui campi
4elle grandi battaglie , come di alu-i tuucimi , predicate di
1^.2 APPENDICE
poi come nuovo in vaij }!;iornali, aperta hi strada al Tiiddci
])rr una conveniente classilicazione, alV Huber per la coni-
jiosizione tlel suo concime, al Dalmad per la piu utile
coltivazione delf indaco , ecc.
Esposti ipiesti brevi cenni, noi ci asterremo daU'entrare
in alcun esaine ragionato di questa operetta, giacche uon
trattasi di cosa niiova, ma bens\ di una semplice ristampa.
Assai pero ci duole clie , pensando forse ora V autore su
di alcuni punti diversamcnte da quello clie opinava all' e-
poca della prima edizione , i diversi laiori letterarj che lo
tisscdiano , come e detto nell' avvertimento , impedito gli
abbiano di comunicarc aU'editore le osservazioni ed espe-
rienze da esse fatte dopo T anno 1809^ cosi pure che
ancora si debbano attendere le sue riceixhe relative ai
concimi per quello che riguarda la germinazione , e le sue
esperienze di confronto istituite coi concimi freschi ed altri
stagionati. Aspetteremo adunque con impazienza la terza
edizione di questo lil)ro, la quale potrebbe forse non solo
arricchirsi di qualche rettificazione e di quelle preziose
osservazioni , ma anche di qualche altra sostanza da ag-
giu'^nersi al vastissimo prospetto dei concimi europci.
Noi non ci reputiamo da tanto da poter suggerire ad-
dizioni ad un catalogo tanto copioso e tanto bene ordi-
nato. Ma fin d" ora crediamo di poter rammentare due
sostanze che forse i' illustre autore non isdegnei-a di ain-
mettere nella serie de' suoi concimi , nell^ quale molti
altri se ne trovano o meno comuni , o meno proficui alia
a-'^ricultura. La prima e il residue delle operazioni colle
quali da alcune specie di chiua-china, o di cincona, si
estrae una base sallticabile e si forma 11 solfato di chinina,
6 di cinconina, che ora in grande si prepara anche da alcuni
nostri clilmlci e farmacisti. La seconda e 11 carljone anl-
male residuato dopo la raffinazlone dello zucchero. Queste
due sostanze che altre volte gettavansi come imttili , sono
state ora inconosciute utllisslme alia vegetazioue , sono
ricercate dal piix dlllgenti agronomi, e noi aljbiamo veduto
la felloe riuscita deir esperimento fatto con varie carra
delle medesime sui prati specialmente e sui cam^ji semi-
nati di cereali. Nel prospetto non vediamo fatta menzione
del carbone animale, e solo troviamo gli ossami secchi,
franti 0 macinati, ahhruciati e macinati , registrati in una
classe In cui non ci attcndevamo di vederli collocati, cioe
tra i concimi imucraU niisli.
PARTE ITALIANA. 148
P I E M 0 N T E.
Titi Lwii Patavini Opera quae exstant omnia ex re-
censione G. Alex. Ruperti cum siipplementis Frein^
SHEMIJ. Tomus tertius. — Angus tee Taurinorum,
1826, in 8.", ex typis Joscphi Pomba.
Non annunziamo qtiesto volume , se non clie per far
veder* la soUecitudine coUa quale gli editor! torinesi pro-
cedono in questa bella iiiipresa della pubblicazione di tutti
i classici latini , adottando i testi e le note dei migliori
interpret! e dei piu dotti filologi e critici.
Questo volume comprende i libri none e decimo di
quella che altre volte dicevasi prima Deca , divisione era
dai piu recent! e piu celebri editor! rigettata ; segnono
dieci libri dei supplement! scritt! dal Freiiishemio , che
tengono Inogo della seconda Deca interamente perduta , e
del di cui merito si e altrove parlato in questa Biblioteca.
In fine si e aggiunto un catalogo degli autori, alia di cui
fede si e appoggiato lo scrittore chiarissimo e laboriosls-
sinw) dei supplement! ; ma per dire il vero , mentre ci
compiaciamo di vedervi citati tutti gli anticlii storici greci
c latini, molti antichi filosofi e geografi, alcuni patiri
della Cliiesa, il grande Etimologico, i libri del Digesto, ecc.;
ci fa maraviglia il vedere associati a que' nomi qnelli del
Barclajo, del Bemeggero, del Bongarsio , del Fazello , di
Goffredo da Viterho e di altri alia di cui fede e ai di cui
racconti non poteva ciecamente appoggiarsi un continua-
tore o un ristoratore dell' istoria Liviana. La soda critica
pero del Freinshemio , e T applauso dai piu grandi eruditi
tributato all' opera sua, ci sciolgono da qualunque du])bio,
e le sue citazioni a pie di pagina possono riguardarsi
. come utilissime ai leggitori , mentre ofFrono una guaren-
tigia della di lui esattezza e fedelta. L' edizione intanto
procede molto piii sollecita , perche ai supplement! sono
apposte le sole citazioni suddette , e non le note copio-
sissune che corredano perpetuamente il testo Llviano.
Possiamo dire con certezza che ma! impresa di questa
fatta fu condotta con tanta assiduita e diligenza nella cor-
rezione , ne con tanta puntualita nel pubblicare i volum!
e neir adempiere le condizioni proposte a! soscrittori.
GivsEPPE Acerb I J direttwe ed edkure.
Os
servnzioni meteorologlchc fatte
aWl. R.
Os$er\yatOYio dl Brcru.
0 T T 0 B R E
1825.
M A T T I N A.
Sera.
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Neb. ser. nuv.
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+ 12,4
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2
28
0,5
+ 9,0
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Nuv.neb.rott.
28
0,0
+ 12,3
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Nuv. rotto.
3
28
0,0
+ 8,8
EN E
Nuvolo.
28
C,0
+ 12,5
N E
Nuvolo.
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28
0,2
+10,4
N E
Nuv. piov.
28
0,5
+1 1,6
N
Nuv. pioggia
5
28
1,0
+ 10,0
NOG
Nuv.neb.rott.
28
1,5
+ i3,8
SE
Sereno.
6
28
2,0
+ 8,8
NNO
Sereno.
28
1,8
+ 14,5
SO
Sereno.
7
28
1,2
+ 8,5
0
Sereno.
28
1,0
+ 14,5
so
Ser. nebb.
8
28
1,0
+ 9,4
N E
Neb. ser.
28
0,8
+14,6
E. . S
Ser. nebb.
9
28
0,0
+ 8,0
E
Sereno.
38
0,2
+ 14,5
E. . S
Sereno.
lO
28
1,3
+ 9,0
N
Sereno.
28
1,8
+ i5,o
S
Sereno.
II
28
3,7
+ 8,8
N
Ser. jiebb.
2H
2,3
+ 14,0
E
Sereno.
12
28
2,0
+ 9,f
N
Sereno.
28
1,4
+i5,o
S
Sereno.
i3
28
],o
+ 8,8
N
Sereno.
38
1,0
+i5,o
S
Sereno.
14
28
1,0
+ 0,5
N
Sereno.
28
0,9
+i5,o
SE
Sereno. ,
i5
28
0,7
+ 9,0
N
Sereno.
28
0,6
+14,6
S
Sereno.
i6
28
1,0
+ ic,o
N
Sereno.
28
1,0
+ l5,2
S
Sereno.
17
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14
+ 0,8
E
Nuv. rott.ser.
28
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+ i3,8
S S E
Sereno.
18
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11,6
+ 8,5
E. .0
Nuv. rott.ser.
27
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+ i3,5
0
Ser. nebb. ,
19
^7
7,0 i+ 9,5
H E
Nuv. rotto.
27
3,5
+ i3,5
0
Sereno.
20
26
11,6
+ 8,5
E
Nuv.neb.rott.
26
9,6
+ 11,5
SO
Nuv. pioggia.
21
27
0,2
+ 6,5
N 0
Nuv. neb. ser. I37
2,9
+ 11,4
E
Ser. nebb.
22
27
6,6
+ 6,7
E
Nuv.neb.rott.
127
7,^'
+11,4
E
Ser. nebb.
23
27
9,^
+ 7,5
0
Nuv. pioggia.
1^7
9,0
+ 9,5
E
Sereno.
a4
27
10,6
+ 5,5
N
Sereno,
127
U.,7
+ Q,8
SO
Sereno.
25
27
10,0
+ 4-5
NNO
Sereno.
I27
8,0
+ 9,^'
S
Nebb. ser.
26 37
5,7
+ 6,0
s 0
Nuv. neb. ser.
|27
27
7,-^
+ 8,8
S
Nebb. ser.
27 27
7,0
+ 2,5
0
Sereno.
8,2
+ 8,8
NNO*
Sereno.
28 27
9,7
+ 3,0
0
Sereno.
^7
9,H
+ 7,^^
S 0
Nebb. ser.
2C)
27
9,7
4. 3,0
S E
Sereno.
127
10,6
+ 90
SO
Sereno.
3c
27
11,0
+ 3,0
N
Ser. nebb.
27
10,7
+10.3
0
Sereno.
3i
27
10,2
+ 5,5
N
Sereno.
r
9,8
+ 9,8
SO
Nebb. ser.
Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 2,7 Altezza mass, del term. + i5,2 |
mil
6
mini
Via . » 27 » in.f
.1 X n .^»l
1
Quantita della pioggia
linee 11, 58. ^
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"■""■■'
145
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Del Bella. Ragionamenti del conte Lcopoldo Cico-
GNARA. — Favia ^ 1826, nella tipografia dl Pietro
Bizzoni. Volume in 12.°, corrispondcnte al 48.°
dclla Collezione del Classici metafisicL
n
n' altra volta ci avvenne tli pailare ia questa
nostra Biblioteca del Bello (i). Ma se con pari de-
siderio affrettiamo ora di dare un sunto di un li-
bro che tratta di cosi dilettevole ed iniportante
materia , non sappiam dire se un pari contento ci
potra rendere soddisfatti.
II conte Cicognara benemerito alia Storia della
scultura e al gnsto delle beUe arti , alia di cui
accadeniia suir Adria si meritamente presiede , ha
scelto delle gravi materie per subbietto do' suoi
ragionamenti, ma sono cpiesti abbastanza profundi,
abbastanza perfetti per attrarre V attenzione de' piu
rigidi leggitori , qnando non gli valesse ad iscusa
il proposito di non dare un trattato snl Bello ,
da cai con assai di modestia si ritrae , ma delle
(i) Toiu. 28.°, )i. 324, e 29.° p. 38.
liibL ItaL T. XL.
14^ DEL BELI.O. RAGIONAMENTI
sempllci applicazioiii alle arti del disegiio, in cui si
niostra sagace ed crudito (i). Porgiamo ora il siinto
delle idee priiicipali clie si conteiigono nc' ragiona-
mend sopraddctti , peiclie ognuno possa giiidicarne.
E ccrto clie il Bello non puo provcuirc so noii
dalle opera della natnra o dell' arte , essendo due
a[)i)imto le specie della bellezza ; ma si la natura
chc r arte producono in modo e in grado assai
clilTerenti la gratissinia sua sensazione, Tutto que-
sto e il succo del primo ragionaniento.
« Vasto, immaginoso e poetico e il cpiadro che
la natuia in ogni punto ci jjresenta, sia che ridente
ed aniena faccia mostra delle pacifiche e ricono-
scenti sue bellezze , sia che quasi in tumulto si
faccia ad ispirarci il terrore. II roseo del nascer del
sole , il dorarsi delle nubi e dei colli , la placidezza
dei laghi , rimmensita dei mari , la luce tremolante
che brilla sui prati formano i modelli della bellezza
la piu soave » (2). Cosi il conte Cicognara anche
con istile elevato e poetico prosiegue descrivendo
a maao a mano 2:li ozsietti animati e inanimati ,
che costituiscono la naturale bellezza sino a2;li es-
seri deir umana specie , che a tutti 2;li altri indu-
bitatamente soprastano.
Tutti questi oggetti pero di naturale bellezza ,
soggiugne Y autore , sono variati nella struttura e
nella iisionomia per tutte le cause intrinseche ed
estrinseche , lisiche e morali , che agiscono sopra
gli enti creati ; e di cio fanno fede le piante , che
appena nate sconciamente s' incurvano al soHio ini-
petuoso delle bufere alpine , gli alberi che si spo-
gliano deir onore delle frondi , i figli che portano
nella generazione le impronte dei vizj paterni , 'e
infine la varieta sensibile negli oggetti piu analoghi,
come. pure T azione dei climi , delle nialattie , e di
tutte quelle istituzioni che ad ogni istante vanno
(1) V. la prefazione.
(2) Pag. 33.
DEL CONTE LEOPOLDO CIGOCNARA. 1 47
niodificando gli esseri e sitigolarmente le forme , il
colore e lo stato ck-lla nostra macchina.
L' arte anch' ella e sorgente del Bello , ma non
ne e immediata prodiittrice e creatrice , sicconic lo
c la natura. L' arte non fa die modificare e com-
porre variamente gli oggetti , imitando poi la na-
tura « o col ritrarre gli oggetti tali , e come si
presentano all' occhio servilmente e indistintamente •,
o collo sce2;lierne alcuiii senza farvi aaiffinnte , e
senza alterarne la disposizione ; o nnalmente col
riunire tutte le parti piu perfette di altrettanti og-
getti , formandone un solo a propria scelta » (i).
Nei quali uffici delf arte il conte Cicognara ne fa
conoscere non solo gli stati delle arti belle ne' di-
versi periodi del loro principio , del loro progvesso
e del loro perfezionamento , ma ben anco il loro
fine particolare ed il grado della loro ecccllenza,
Cliiudesi questo Discorso col dire clie Y arte ,
qualunf{ue sia il suo stato e la sua eccellcnza ,
deve cogliere la natura nelle sue forme e ne' suoi
colori primigenj , e nelle cose piu perfette. Ma
questi precetti verissimi quanto triti e comuni in
tutte le scuole di estetica , potranno andare egual-
mente a grado di quelli clie ripougono la perfe-
zione delf arte nella stretta imitazione della natura
qual si presenta, e nel ritrarre anche i suoi difetti,
trovandosi a lor parere il bello anche nella copia
fedele degli oggetti mostruosi e dcformi? Noi non
siaiii da tiinto di rapportar qui autorevole sentenza,
ma direni solo , clie ogni quistione c superflua ,
quando tra il reale e il possibile, che segnano i
confini ai piu vasti concetti delf artista , gli e ini-
possibile di dimeiiticare la natura.
Tratta il secoado rao;ionamento del bello e de":li
scrittoi'i di tal materia , ed in questo il conte Ci-
cognara fa mostra di critica e di erudizione. E in-
dubitato , clie del bello non si possono se non se
(I) V. pai;. 46.
148 DEL RELLO. R\GION,VMENTI
analizzare le qiialita , ^\'i elTetti e T indole, e chc
qiiimli son forse pu'i sisteniatiche che veiaci le dot-
trine di ([ue!li che ad una universale dclinizione
o ad un principio unico vollero lidnrlo.
In rpianto agli scrittori , dice il conte Cicognara,
cc che Platone ne' suoi Dialop;lii pinttosto die ollrire
» delle profonde istituzioni del bello, spazia piace-
» volniente in questa sensazione ; che S. Agostino
» collocando la forma del bello nell' unita voile co-
» stituire piuttosto 1' essenza della perfczione , che
>j la bellezza ; che il Cranzas moltiplicando i ca-
j> ratteri del bello si allontana dalla sua delinizione;
» che il Wolfio confuse il bello col piacere , ossia
« la causa coir elletto; che f Ilutcheson spicgando
:» r origine del piacere cagionato dal bello , ha pro-
5) vato piuttosto la dilHcolta di potere sviluppare
X questo piacere senza il soccorso del suo sesto
X senso , di quello che V esistenza del medesimo
» senso ; che il P. Andre se avesse nieglio svilup-
3) pate Ic origini delle hozioni , di ordine e di sim-
r> metria forse rimarrel)bero pochissinie quistioni da
5) farsi sul suo trattato del bello ; che V Ilogart colla
» sua linea serpentina e ondeggiante non ha tro-
» vato un' applicazione generale per T essenza del
■» bello ; che il Voltaire ha elusa la questione , e
X scherzato sulF argomento ; che il Malaspina ha
» compilato il gia detto da altri ; che V Home esclude
» Tntilita della proporzione dal bello, e ricorre a
» idee soprannaturali per la maniera con chc for-
X masi la sua impressione ; che la maggior parte
» dei citati autori han cercato di rilevare la forza
» deir impressione del bello piuttosto, che definite
X cosa egli sia; che il sig. Rainolds ha piu di
» tutti rispettato il mistero del bello , dicendo che
» la bellezza universale e ideale e un concetto ,
» di cui gli occhi delF uomo non hanno giammai
» visto il prototipo. »
J\la in mezzo a tanta varieta ed incertczza di opi-
nioni , chc contintiauo tuttavia, siccome il potrebbe
DEL CONTfi LEOPOLDO CICOGNARA. 1 49
provare un' opera di un profoiido Scbzzese, la quale
abbiam sott'occhio (i), quali'sono le idee del conte
Cico2;nnra sul bello ?
cc Dai corpi, egli dice, emana una forza irresisti-
» bile in modo diverse soltanto dalcaldo, dal fred-
•>i do , dair amaro e dal dolce .... Queste impressioui
» si fanno anclie sul sensorio dei bruti , e quella
» di cui parliamo si fa mcdiante i sensorj comuni
:» neir anima unicamente , che ha il distintivo della
>j ragione ; . . . . questa forza violenta e quella
53 che in noi desta il scntimcnto sublime del bello,
» di quel bello , che alcana volonta non modera a
y> suo talento. ... II piacere di questa sensazione
» none oscuro , impenetrabile , relativa, ma indi-
» pendente dai mutui rapporti delle cose , e che
5) trasporta in sublimi percezioni , di cui non si
» puo sempre render quella ragione di cui si sente.
» Aggiun2;e egli altresi , che Y utilita e la sim-
» mctria non costituiscono esclnsivamente il bello ;
jj che tutti i corpi non imprimono ne per la loro
V varieta , ne per la loro unita o simmetria , ne
3' per la loro varieta o grazia delle linee oudeg-
53 gianti. Che non puo mettersi in dubbio Y esistenza
3) di un bello assoluto , ad onta che siano diverse
y> le sue dilettevoli impressioni ; che il bello mal si
5) puo rendcre cliiaro essendo minore fintendimento
» della sublimita dell' argomento (2). »
Se non che a dir vero, chi non desidererebbe in
tutte queste idee del conte Cicognara mas;gior chia-
rezza e precisione , ed anche un po' pn\ di filo-
sofica profondita? Che cosa e mai la forza violenta,
irresistibile, che emana dai corpi in modo pero di-
verse dal caldo e dal freddo ? Ha inteso egli dire,
die il bello e tutto ohbiettivo ; ma allora come passa
(1) Lectures on the pliilosophy of the human Blind, by Tho-
mas Brown professor of I\Ioral phylosopliy in tlie University
of Edinburgli , 1824.
(2) Yedi pag. 126 e seguenti.
I50 DEL HELLO. HACIONAMENTI
ail csscrc suhbicttivo, c come si cangia in taiitc pcr-
cezioni sublinii ? E se la sensazione del l^cUo e pro-
dotta da (jucsta forza , pcrchu poi il bello e all'atto
indipcndente dai mntui rapporti dellc cose ? Ma piu.
Se csistc il bello assoluto siccoirie noi pure lo am-
nietlianio •, se egli noii risulta no dalla varietii , no
dair iinita , ne tlalla simmetria da die dipende, da
uno, o piu pniicipj, c da cpiali? A noi pare adunque
per (piestc sole riflessioni , die fra la tanta oscu-
rita e discordia doi pareri sul bello non si togliessc
affatto alia perspicacia deir autore di csporre dei
principj se non piu veri ed estesi , piu cliiari e
piu preclsi almeno e assal piu confacenti dei gia
esposti alio stato dclle prescnti cognizioni intorno
agli oggetLi dclT cstetica.
II terzo ragionamento lia per ogrretto la forza
e la misuia del bello assoluto ; e qui V autore alTine
di togliere ogni disparita di opinione sui principj
e sugli dementi del bello , vorrebbe die la propor-
zione fosse quclla, in cui consiste « la masiia del
D) bello, in cjuanto die anclie nci corpi dcUa forma
» pill irregolare trovasi sempre una certa legge
■» la quale costituisce la proporzione, ossia la rela-
» zione die liauno le parti delle cose tra loro per
» comporre un tutto die soddisfi il senso su cui
» vien portata V impressione. » Ma questa teoria ,
clie non e per niente nuova (i), puo riguardarsi
in qualdie caso siccome erronea , e sempre insuf-
ficiente alio scopo ddf autore di ricomporre le liti
sill bello , essendo vaga e troppo indeterniinata.
Ne e percio intendimento nostro di esser ligj al
Burck autore delT opera inglese gia citata , che il
Cicoguara assai sagaccmente va confutando ; que-
sto scrittore per provar troppo provo nulla , di-
struggendo la proporzione die in molti oggetti
esiste , onde fosse impossibile assumerla siccome
(i) Veili a pliilosopliical inquiry into tlie origin of our ideat
of ilie sLiIjIiiiic and Brautiful , MDCCXCII.
DEL CONTE LEOPOLDO CICOGNARA. l5l
principio del Bello ; ma noi tliciaio solo , die essa
non sara nc puo esser 1' unica c la sola sorgente
o misiira del medesimo.
Passa r aiitore nel quarto ragioiiamento a tener
discorso del Bello relnt'wo e dcgll eff'etti delle arti
d' imitazione. « L'educazione , cgli dice , le abitu-
dini , il bisogno , i govern! , le religioni stabiliscono
certe convenzioni che tengono liiogo di canoni , i
qnali sono sorgenti d' un altro genei'e di bellezza ,
che si puo dire relativa ... II Bello assoluto, che
da iin' impressione rapida e veemente in ogni uorao
di felice organizzazione , considerato in istato di
calma , modifica poi la forza del sue ascendente
relativamente a ciascun individuo secondo lo state
dei sensi, del cuore e dello spirito . . . Chi volesse
applicare all' estremo vigore la gran teoria del
Bello sarebbc d' uopo valersi d' uoniini considerati
come dovrcbbero essere piuttosto che come sono.
II Bello relativo puo esistere anche senza die vi
abbia bellezza assoluta . . . Sara pago ora chi vuol
definirc per bello cio che piace . . . Ogni arte ha
le sue bellezze assolute e relative , e 1' arte d' imi-
tazione si presta a questo genere di belta re-
lativa. »
Tutte queste idee , che in fondo sono giustissime,
lianno per altro quella chiarezza di diniostrazione,
che possano difenderle da tutte le contrarie dub-
biezze ? Se il Bello assoluto si modifica non pro-
duce egli il bello relativo ? E allora vi pud essere
un Bello relativo indipendentemente dal Bello asso-
luto ? Se le arti lianno delle bellezze relative ed as-
solute , come vengouo (pieste a prodursi , e come
agiscono siccome effctti delle due specie di bello
cosi oscure e mal definite ? In vcrita die qui havvi
timore per chiunque di ravvolgersi in quelle tene-
Lrose quistioni , die si sono linora agitate sul bello
senza profitto della scienza e senza grand' onore
ai loro propugnatori.
1 52 DKL BELLO. RAGIONAMKNTI
II fjultito ra^ionamento tocca il soggetto dclla
Grazia, soggetto <2;rande veianicnte ccl inconcepi-
bilc pel" coiiosceic la sua indole e la sua natura.
11 coiitc Cicoguara prima di tutto distingtie la
£!;iazia dal bello per la diversita delle lore impres-
sioui , c per i varj elemeuti da cui eutrambi dipeu-
douo. roscia so^giunge , clic la grazia e dilllcile
ad imitarsi per la sonima delicatezza e finezza
delle sue espressioni e de' suoi niovimenti ; clie
taiite volte uclle arti si riesce ad iniitarla con certe
licenzc , con certe lievi irregolarita, e con certi
vezzi e tratti nobilissimi , clie tutti sentono ed ani-
mirano senza che sappiano percio accennare delle
rogole fissc e determinate. Avverte inline che la
smania nelF imitazione della grazia puo condurre
talvolta al vizio e alia corruttela , siccome avvenne
de2;H imitatori delle Grazie del Correggio ■■, clie la
sobrieta e il gusto sopralllno nelle arti , e clie la
grazia fjuantunipie di versa dalla bellezza, non deve
pero andarne disgiunta , essendo piu prodigioso
r incaiito allorcho Tuna alTaltra trovasi accompa-
gnata ; per il clie e da darsi lode air autore per
(piesto quinto ragionamento, avendo saputo unire
alia verita e alia chiarezza delle dottrine estetiche
le norme piu sicure auclie per il pratico insegna-
niciito.
II sesto ragionamento e dedicate alia trattazione
del sublime. « Per sublime, dice T autore , s' inteude
altezza^ elevazionc . . . Al sublime intelligibile appar-
tengono le grandi idee dell' immenso e dell' eter-
no . . . Le qualita delF animo come la fermezza , il
coraggio , la pieta.
fc L' impressione del sublime clie si forma nell' a-
ninia e piu dilllcile a dileguarsi che quella del
Bello . . . Non tutti gli oggetti che prestauo materia
al sublime in una delle arti egualmeute possono
servire ad un' altra . . . D'altronde il miuuto , il
trite e gli eccessivi dettagli non possono associarsi
con tutto cio che e sublime ; come nol possono il
DEL CONTE LEOPOLDO CICOCNARA. 1 53
troppo finito , il leccato nelle arti , e V ampolloso
nellc opere di spirito ». Cliincle T autore qucsto ra-
g;ionaniento col dar ragioiie delle dilTerenze del su-
blime e del bello applicati ai due sessi ed ancbe
alio arti , e col dimostrare , siccome il sublime de-
rivi dal terrore , principio quasi esclusivo del su-
blime secondo il Burck. Nessuno puo negare per-
tanto clie in questo discorso non siano esposte cose
di somma importanza ; ma Y argomento e intera-
mente esaurito ? Cosa e veramente il sublime, dache
risulta, come vien formato , quali sono i suoi rap-
porti col bello , ecco quelle die noi tuttavia possiam
desiderare di veder trattato con maggior profondita
e con maggior estensione.
II Bello ideale e le cause che possono svilupparlo
formano il tenia del settimo ed ultimo ragionamento.
II Bello ideale , die e V anima e la vita delle
arti , che e quello die animo tanto sublimemente
il pennello di Michelangelo e di Rallaello , e senza
del quale V immaginazione sterile e fredda si aggira
in una sfera di pochi oggetti , invece di spaziare
neir immensita del creato oiide farsi emulatrice
della natura , ha dato luogo ad infinite quistioni
suUa sua indole ed esistenza, sulle sue cause e
suUa sua estensione ; ed e appunto a queste qui-
stioni die vorrebbe porne termine il Cicognara con
questo ragionamento.
II Bello ideale , egli dice , non e un bello esi-
stente nelle semplici teorie , un bello die puramente
esca dair immaginazione dell' uomo ed applicato ad
idee interamente astratte . . . Egli e V unione di
tutte le pert'ezioni portate a un grado di accordo
e di perfezione tanto eminente , che non esiste
forse il modello in un solo covpo formato dalla
natura. E un' imitazione felice di parti separate e
riunite in un tutto armonico tal <juale potrebbe be-
nissimo esistere in natura . . . Se ella si prendesse
ad accozzare le perfezioni ....
1 54 DEL EEIXO. KAGIONAMKNTI, fCC.
L' idealc dcU' arte trovnsi nel gcncre , ncl tipo
originario della natiua , c le cause per cui egli pu6
progredire e perfezionarsi sono principalmente il
clima, il govcrno ^ lo stato di pace o di guerra , la
rcUgione e le scienze ; e qui e commendevolc assai
r autore perchc abbia colta V occasioue di parlare
non solo del bello ideale , ma delle cagioni che
concorrono al suo incremento , asseguando tra le
altre qucUa che c tutta nostra , del clima.
Si , anche noi conveniamo col conte Cico2;nara ,
die il cielo d' Italia abbonda piu che mai dei tipi
del bello ideale per le bellezze , di cui ne voile si
henic^namente essere prodigo il piu fausto destino ;
ma piu che questi tipi diciam pure che valse alia
nostra gloria il gcnio iuarrivabile del Buonarroti ,
deir Urbinate e del Canova , che interrogarono la
natura nelT immcnsa sua estensione , che la sorpre-
sero nelle sue piu rare fatture, e che seppero eniu-
larla nelle sue piu eccellenti perfezioni.
Questo genio adunque si educhi in tutta la sua
forza ed in tutta la sua attivita, sciogliendolo an-
che dai ceppi delT orgoglio patrio e della sover-
chia superstizione , e allora libero e grande spa-
ziando sopra tutta la superlicie del creato , dara
vita a que' sublimi lavori che nella storia dclle arti
lo hanno innalzato sopra quello di tutte le nazioni.
1 55
Annali Musultnani ill Gio. B. Rampoldi , voltimi VII,
VIII , IX, X' — Ililano, 1824-25, dalla tipogiafia
di Felice Rusconi , cant, di S. Paolo, n.° ii^^^i^S."
I J4 sollccitudine e quasi diicmmo la rapidita colla
quale quest' opera si va pubblicando , e ia farraggine
delle matcrie che si sono presentate nel frattenipo c
die lianno formato argomento di copiosi ardcoli in
questa Biblioteca, non ci lianno permcsso di rendere
conto partitamente di ciascuno dei quattro volunii
usciti dal VI al X; e ora sianio costretti a parlare bre-
veniente di tutti , senza punto tener dietro alia serie
storica e cronologica di quegli Annali. Diremo soltanto
die in questi volunii la storia diventa scnipre piu
iniportante e desta maggiore interesse , perclie vi si
veggono la nascita degli Ordini cavalleresclii, le ge-
sta gloriose o infelici dei Crociati , le vieende del
regno di Gerusalcmme, la formazione di nuove Cro-
date in Europa, la divisione dell' impero d' Iran , le
conquiste di alcuni Greci impcratori, le numerose
vittorie dei Frandii nella Siria, I'unione della Cliiesa
armena colla latina , le ardite spedizioni, in parte
anclie fortunate, dei Pisani e dei Genovesi; le lun-
glie guerre sostcnutc dai JMori nella Spagna , varie
dinastie surte o estinte, ed altre cadute e quindi
ristabilite, le persecuzioni sofferte dai Cristiani nel-
r Egitto , la conquista dell' Africa Occidcntale fatta
dai Turclii e qiiella pure di Tunisi e di Tripoli ,
la decadenza degli imperi Seljukiano e Fatimite, lo
stabilimento e le viccnde dei Musulniani nella Sici-
]v\., le guerre tra gli imperii Khouarazniiano e Gau-
ride , le numerose ribellioni tra i Musulniani , ora
compresse , ora per lungo tempo sussistenti ; la Pale-
stina riconquistata dai Musulniani e la magnaniniita del
vincitore verso i Cristiani; i treniuoti, le pcstilenze,
le carestie ed altri singolari avveninieiiti che ebbero
luogo tra I'anno 1099 e I'anno 1 18- ddi' era volgarc.
t56 ANNALI MUSULMANI
Tiitto qucsto si coutieiie nel solo volume VII, nel
quale cadono i regui cli sei calilB. Non vorrcmmo
aver letto uclla prima pagiaa che sokanto sccondo
taliino, Todio c la vendetta non siano sentimcnti nohili e
gcnerosl; ne potremmo tampoco accordare, che uo-
iniui distinti per uaianita e per genio lilantropico
scusatc al)biano e jncdicate anclie le vendette po-
polari, come opportune per ridcstare 1' energia de-
gli oppressi. Ma ben vediamo lo scopo dell' autore,
che quello fu di scusare non tatito le barbaric com-
niesse dai Crociati, quanto il divisamcnto degli Asia-
tici di rintuzzare con altrettanta energia e forse con
altrcttanta crudelta le invasioni dei Gristiani. Non
possiamo intanto riliutare all' autore un giusto tri-
buto di lode per i cenni da esso nel primo articolo
di questo volume inseriti , jiguardo all' origine del
genio cavalleresco , al curioso innesto dei pregiudizj
di nobilta colFajuto e colla difesa dei Gristiani guer-
reggianti in Palestina , dell' ambizione e dell' interesse
colle idee religiose e colla devozione al sepolcro di
Gristo, e lino delle idee sacre colle mondanc, per cui
quel cavalieri dicevansi al tempo stesso i campioiii di
Dio e delle donne avvenenti; e riguardo al deside-
rio ed alia smania degli Occidentali, non di soggio-
gare e convertire i ]\Iaomettani , nia di ucciderli e
sterminarli. Bella e pure la ragione che 1' autore ad-
duce di questi errori , la mancanza cioe nell' intera
cristianita in quell' epoca di un solo lilosofo che
credcsse potersi lecitamente vivere in pace cogli in-
fedeli , e che con orrore non rigettasse 1' idea della
tollcranza. Noi avremmo soltanto desiderato qualche
schiarimento intorno alle socicni di cavalieri musul-
niani jsoste in confionto cogli stabilimenti cavallere-
schi dell Occidente; e veduto avremmo con piacere
una nota sul fuoco greco , o , come scrive 1' autore ,
sul fuoco liqxrido de' Greci , del quale egli annunzia
sotto 1' anno 1099, che fmalmente i IMusulmani giun-
sero a scoprire f arte di comporlo , mentre consi-
derato era tra i Greci come uii segreto di Stato.
DI GIO. BATTISTA RAMPOLDI. l5j
Non possiamo parimente defraiidare delle dovute
lodi lo studio dell' Aiinalista di tessere al tempo
stesso la storia politica e la lettcraiia dci Miisulnia-
ni , e in questo volume vediamo rammeutati varj
celebri do t tori , varj poeti, varj medici, varj isto-
riei , ed altri dotti ; descritto vediamo V incendio
della preziosa biblioteca di Tripoli , nuraerosa se-
condo alcuni di 3oo mila volumi , secondo altri di
oltre i5o mila, incendio cagionato dal fanatismo di
un prete provenzale che , vedendo alcuni esemplari
del Corano, dicliiaro che quella biblioteca non con-
teneva se non che 2;li empj libri di Maometto , men-
tre tutti vi si trovavano i monumcnti dell' antica
letteratura araba , persiana, e2;izia e greca. Curiosa c
pure la notizia die si da nella nota (28) del sepolcro
di Qaleno scoperto in Farmah, non che della tradii-
zione fatta in arabo di circa 400 suoi trattati., Nella
seguente nota (24) vediamo preziose notizie riguar-
danti la geografia del medio evo , e quella special-
mente de' paesi interni dell' Africa ; come pure tro-
viamo ricordate moltc opere dei letterati arabi su
la storia generale di tutte le nazioni , e in partico-
lare su quella dei Negri e degli Abissini , il che
prova la singolare erudizione dell autore nella let-
teratura orientale.
L' esattezza dello scrittore degli Annali lo lia por-
tato anclie ad indicare le epoclie in cui finiscono
gli Aimali di Zonara^ la Cronaca Jaafariana , la sto-
ria di Anna Comneno , e quella di Ebn Matouiie.
Non si leggera senza interesse , come proibite fossero
le preghiere nel Kaaba ; come il sedicente profeta
Attasch si fortilicasse in un castello e tratto fosse
■quindi a morte crudele ; come 1' India invasa fosse
dal sultano di Iran Gajatho ddln , e come f idolo di
Labor trasportato venisse in Ispahan ; come Ivica
conquistata fosse dai Pisani e Genovesi uniti, e Bla-
jorica lo fosse solo dai primi; cosi pure che scoperto
fosse o almeno si pretendesse il sepolcro di Abramo in
Ebron , al quale proposito in una nota si parla della
l58 ANNALI MUStTLMANI
venerazione dci Musulniani per quel patriaixa, bcn-
chc la storia loro a ili lui riiiuardo uon si accortli con
qucUa della Gciicsi 5 chc i Vcnoziani coinparvcro ncl
mare di Siiia ncl Ii23, c ncU'antio segiicutc vi ripoi-
tarono o;iandi vittoric ; clie ncll anno 1129 si vide
nclla Caldea c neUa Siria una c;rossa nube di scor-
pioni aiati, arniati di due pun<i;i2;li<)iii, il die mciitato
avrebbe una nota relaliva alia storia naliualc. Vedesi
pure come sorgessero la guerra civile nel principato
d Antiochia e dissensioni religiose nellEgitto; come
punita fosse la crudeha del vazir Nassau, ucciso fosse
dai Musulmani Alfonso re di Aragona , e il caliLlo
MostarsJict Billah fatto prigione ed ucciso dal suUauo
di Iran e come il re Ruggcri conquistasse \ isola dei
Lotofagi ; quale venerazione abbiano gli Orientali
per la barba, venerazione collegata con un principio
religioso , cioe collo studio di imitare MaomcLto clie
la portava , sebbcne non si ami di averla assai lun-
ga , e ad esempio del profeta si accorci sovente
colle forbici, piA stimata essendo altronde la barlja
nera e folta , siccome cara al bel scsso clie nell' O-
riente non fa alcuna stima dei biondi , per la qual
cosa molti clie non haimo la barba nera, la tingono.
Vedesi il perche ncU' anno 11 38 un doppio tri-
buto imposto fosse ai Cristiani nelf Egitto ; quanto
fatale conosciuto fosse anche a que' tempi il vento
caldo meridionale clie soffia nelF Arabia , nelf Egitto,
nella Siria e nelf Africa, detto dagli kxsihi Semown,
e dai viaggiatori vento caldo del deserto , vento clie
intorbida f atmosfera , che fa comparire cenericcio
il ciclo e violaceo il disco solare , che iinpregna
I'aria di sottilissima polvcre penetrante in ogni luogo,
,e produce sovente la morte , massime nelle per-
sone pingui, qualora non si chinino a terra, come
fanno i cammelli , c la bocca e il naso non Ilccliino
nella sabbia finclie ecssata sia la bufcra ; vedesi in
cpial modo il calillo Al MoJctafi con una fina politica
reudesse il calillato independente dai Seljuki ; in
([ualc il siUtano Sanjar prigionieio rimancsse <lci
Dl GIO. BA.TTISTA. RAMPOLDI. l5g
Tnrchi e qnindi fuggisse; il motivo per cui d'oro si
coprissero nell' anno 1167 le imposte della porta
delKaaba; qucllo per cui una congiura di donue si
forniassc contra il Tigliuolo del calillb suddetto ; come
ardessero iicl 11 68 Pelusio ed il veccliio Cairo; in
qual modo pu])blicamente fosse giustiziato il Vazir
Shawer,- come uel seguente anno introdotti fossero
nelle danze dei derwisch gli strumeiiti musicali; ii-
nalmente come T imperatore Alessio straiigolato fosse
da Andronico, e questi a vicenda ucciso dopo una
fiera rivoluzione nata in Gostantinopoli , e come il
re Guido di Lusignano fosse^ fatto prigione , e la
Palestina riconquistata dal (iglio di Ajub. Bello e
pure il cenno che si da sottol'anno 1 165 dei viaggi
di BeniainiiLo da Tudela , della di cui relazione ,
come del primo viaggio dei mezzi tempi stato tra-
niandato alia jiosterita , si sarebbe potuta con van-
taggio accennare alcuna delle prime edizioni, e quella
massime accompagnata dal testo ebraico.
Comincia il volume YllI con un quadro politico
e morale dell' arabo imperio. In esse volume che
comjjrende il regno di tre soli califfi e la storia de-
gli avvenimenti dalf anno 1187 siiio all' anno I258
dell' era volgare , veggonsi la line dell imperio Se-
Ijukiano di Kerman , le vicende dei Franchi nella
Siria sotto Coirado di Monferrato , le conquiste del
celebre Saladitio , i sanguinosi combattimeuti dati
nelle vicinanze d' Acri , mentre i Crociati svilnpjiate
avevano le maggiori loro forze; 1' arrivo nella Tra-
cia deir imperatore Fedcrico Barbarossa c la di lui
morte. Scguono la istituzione dei frati Teutonic!, le
crudelta dai Franchi praticate dopo la conquista di
Acri , la formazione del re2,no de' Bul2;ari , la line
dell' irnpero Scljukiano di Iran , la composizione di
nuove Crociate in Europa , e di mia in particolare
diretta dalla regina d' Ungheria ; altra formata dai
Francesi e dai Veneziani , c 1' infelice sua riuscita ;
le ncgoziazioni di Alessio col doge Dandolo , e la
singolare vilta di quell' imperatore. Destano ])ure
l6o .VNNA.LI MUSULMANI
molto interesse i racconti dclY anno secolare celc-
brato con sacrilizj ck'niosinicri , dei falsi pvofcti in-
sorti fra i Musulinani , dcllc opinion! niotalisicho di
Tin loro dotcoie dctto Mulhiioi'i , dell' innalzaniento
di Bolduirto di Fiandra ail' ini]K'rio di Orirnte , e
dello stabiliniento dei principati di Nicca e di Trc-
bisonda.
L' iniperio di Rohum divcnta preda di Khai Kosrii;
una contesa religiosa soUevasi nella citta di Herat ;
i Franehi nella Siria trovansi a tristo partito; insor-
gono i Greci, e Balduino viene ucciso dai Bulgari;
una colonia armena viene trucidata dai Tartari , c
un Genovese, detto Enrico , diventa conte di Malta.
Tutto questo avviene nell' anno i2o5, e sotto i se-
gucnti cadono la iiiuzione de' Tartari di Jenghiz
verso la Cina , al cpiale proposito si parla dclla si-
tuazione jiolitica dell' Asia in ([uclla eta ; altra ir-
ruzione dei Georgiani nelV Adherbijian , clie per 6
viene rcpressa-, le iniprese de' Franehi sotto Damia-
ta ; le discordie civili insorte fra i Cristiani della
Siria ; la coronazione del re Giovanni di Briemia in
Acri ; una strana crociata di fanciuUi clie niossa erasi
nell' anno iai3; lo strano conibattimento di un niu-
sulniano detto Khalage con un elefantc furioso, nel
quale il prode gnerriero riniase vincitore , colpita
avendo con una mazza clie alcnn altro alzare non
poteva, la proboscide dell'aniniale clie tosto si diede
alia fuga; le grandi e continue vittoric da Jenghiz
e dai suoi MogoUi riportate nella Cina; la irruzione
dei Tartari Mogolli nell Iran ; la vergognosa ritirata
dei Grociati dai nionte Tabor, benclie dopo vinces-
sero essi presso Daniiata ; f incendio di Saniarcanda
cagionato dai Tartari , che in appresso fecero pri-
2;ioniera la famiglia Kliouarazmiana ; le vittorie di
Jcngldz iiello Indostan e nella Persia , e lo svilup-
panicnto dei di lui principj religiosij le vittorie ri-
portate da Tatar-Schali su i Mogolli nell' Indostan ,
inentre essi continuavano le loro conquiste nella
Cina ; la iiuova occupazione di Gcriisalenime per
DI OIO. BA.TTI5TV RAMPOLDI. lOl
parte dei Miisiilmani nell'anno 1226, e la invasione
dei Tartar! Mo2;olli nel Kuban e nella Russia nel-
r anno medesimo avvenuta.
Sotto r anno 1221 trovasi annoverato tra i Cro-
ciati Enrico Settala arcivescovo di Milano , condot-
tiero di un numeroso drappello di Insubri , di Liguri
e di Toscani, e tra questi trovasi pme fatta men-
zione di Giovanni Bernardone di Assisi , il quale per
avere viaggiato in Francia nella sua gioventu, fu
poi detto 5. Francesco. Di questo si narra che giunto
al campo sotto Damiata , si mosse spontaneo verso
r esercito musulmano, e fatto prigione, fu condotto
al sultano di Egitto , al quale predico il vangelo ,
otFerendo di gettarsi in un rogo per provare la ve-
rita della religione cristiana. Francesco voleva o con-
vertirlo , o riportare la palma del martirio; ma il
sultano lo rimando come pazzo , e lo stesso tratta-
mento trovo quell' uomo pio in Marocco , donde
passo nella Spagna. Di la spedi a Marocco cinque
suoi compagni a convertire gli Africani, ma lo sce-
rilTo per ben due volte li fece soriire dalla citta e
ricondurrc su i lidi di Spagna ; tornati por la tcrza
volta , li fece decapitare.
Dair anno 1226 in avanti veggonsi I'impero di
Jenghiz diviso tra i suoi quattrO ligli ; il regno di
Hija riconquistato dai Mogolli; I'Aderbijian occupato
dai Tartari -, la morte di Jenghiz , il celebre con-
quistatore dell' Asia ; il Kerman riconquistato da
Blankberni ; \ alleanza proposta tra Federico di Sve-
via ed il sultano d Egitto , e 1' arrivo di quell' im-
peratore nella Palestina ; la restituzione di Gerusa-
lemme fatta ai Cristiani nel 1229, e la coronazione
di Federico re di Gerusalemme ; la fine dell' impero
Khouarazmiano ; la estinzione della dinastia degli
Atahek di Irak, e quella della dinastia Nioud-Tche
alia Cina ; le incursioni dei Tartari al settentrione
del Caspio , e la brutal e ferocia da essi esercitata
in Mosul; la conquista di Cordova fatta dai re Fer-
dinando ,• una nuova irruzione dei Tartari in Persia ,
Bibl. ItaL T. XL. 11
l6a ANNALT MUSULMANI
r elevazioiie , la dcposizionc c il ristabilimeiito sul
trouo della sullana Razizc., la ripresa di Gerusalem-
inc fatta dai IMaonicttaiu ncl i^^^, i; in <jueir anno
iiicdL'sinio r ori2;ino dci iiiaiiiinahicclii. Ncl 1240 i
Tartaii del Mo2;ollo Batii entrano.a fare scorrcric nclla
Poloiiia, vi tornano nelTanno seguente, e (juindi si
Sicudoiio auclic ncll' Unghcria , nclla Moravia , poscia
akri Tartari aiiche nclla Siberia. I Tartari devastano
anche il territorio di Bagdad; Geriisalcmnie e sac-
cheggiata dai Khouarazniiani , e quindi nel 1246 tolta
del tutto ai Cristiani, I Tartari irronipono nell Asia
Miuorc , ed ha principio la monarchia dei Kurt. II
siiltano di Dchli e dcposto ; si forma una nuova cro-
ciata, alia testa della quale si pone 5. Lui^ re di
Francia ; vincitore questi a Damiata , vicne poscia
sconfitto e fatto prigioniero , e non ritorna in Eu-
ropa se non che di la a due anni ; Costantinopoli
posta in gran pericolo , non e salvata nclf anno i256
se non clie per la niorte di Batu., e in quell' anno
nasce Othman fondatore delV inipero ottomano. Di
la a due anni Bagdad vienc presa d' assalto dai Tar-
tari ; il niantello di Maometto e hruciato dai niogollo
Oulakou; il califfo Al 3Iostctzcu viene cucito in un
sacco di cuojo , strascinato per le vie di Bagdad e
£;ettato nel Tigri ; la citta stessa e incendiata e di-
strutta , e cosi ha fine \ Arabo imperio.
Note geogiafiche importantissime ti'ovansi intorno
al Kernian , alle citta di Ladikia , di Karak , di
Joppa , di Loudd e di Hit ; intorno agli Stati del
Lagam , al paese di Nera e al Turkestan , alia
citta di Zebid, ai paesi di Jioud e di Thokhare-
stan ed alia citta di Haniadan. Curiose sono le
osservazioni che s" incontrano sul giorno di venerdi
sempre I'avorevole a Saladino ,• su i frcquenti pro-
feti insorti tra i Musulmani ; su di una pestilenza
che duro per 32 anni nel la Spagna; su la dilfusione
dei dognii del Gorano nella Nubia ; sul cara,ttere e
sul valorc grandissiino di Genghis Kan ,• sul passag-
gi(» dcila graudc ir.uraglia della Ciua esegijito dai
DI CIO. BATTISTA. RA.MrOLDI. 1 63
Tartar! ; su le cmpie opinioni di alcuni dottori mu-
sulinani ; su V origiiic della guerra di Genghis coi
Maoniettani; su l' epoca piii terribile per il Mutulma-
iiismo , dallo storico collocata nell' anno 1217; sul
trasporto dci Maoniettani di Sicilia a Lucera ; su la
cessazione avvenuta nell' anno 1227 della pestilenza
insorta sino nel 11 96; su la tolleranza e generosita
di alcuni sultani; su la debolezza delliniperio latino
nel 1238; su le scorrei'ie dei Tartari in generate c
su r ingrandimento del principato di Aleppo ; final-
mente su gli errori politici del calillb Al Ilostazen,
con cui cadde 1' impero degli Arabi.
Non si onunette niai dallo storico di riferire la
morte dei letterati e dei dotti , come pure di ren-
dere conto delle principali opere loro •, si parla in
questo periodo di un celebre storico giudeo , di un
fanioso astronomo , di un dottore detto Al Vaedh ,
dei dotti Zeheri e Bor'aneddino , di cui si hanno le
opcre tradotte e stampate col testo a fronte in In-
ghilterra; del tilosofo Averroe, di Emadoddino ^ sto-
rico di Saladinoi del persiano pocta Al Anuavi, del
celebre Maimonide, dell' istorico Serigia , di Abd Al
Rakaman , istonco de Thaheriti, di altro storico detto
£bn Al Athir, e di niolti altri dotti musulniani,
morti specialmente negli anni i2o5, 1207, i^<->^>
1209, 1220, 1223 e 1241. Si notano , come al so-
lito , le epoche in cui terniinano le principali istorie
orientali , quella tra 1' altre di Thabeti, e quella in-
titolata storia generale di Ebn Al Athir Al JczcrL
Sotto r anno 1252 si accenua die il MogoUo Hola-
kou , istrutto nelle scienze niaggiorinente stimate
nell' Oriente , cioe la medicina , la iisica e 1' astro-
noniia, giunto al governo o principato della Persia,
fece costruire a Maraga una maguilica specola , ovc
alle osservazioni astronomiclie presedeva il celebre
Nassaroddirio Al Tousi. Non si leggera senza qualche
iiiteresse, clie in quell' anno medcsimo quel principe
trassc al suo campo di Maraga buon nnmero di ar-
tisti niilitiui , abili alia costruzioiie dcllc macchine
164 ANNALI MUSULMANI
da gucrra, pigliati tra gli Avari, cevtamentc euro-
pei e prol)al)ilmciitc Grrniani , conosciuti iino ai
tempi tlcir iiii[)cratore Coskmzo , die alcuiii male a
proposito iixterpretarono per i Cinosi.
Nella nota (38) uon possono Icggersi senza fi'c-
mito gli orrori commessi dai Latini iiella presa di
Costantiuopoli fatta nel 1204, e specialmente la pro-
fanazione del tempio di S. Sofia, nel quale, mentre
i Veiieti iiitroducevano muli e cavalli , i Frances!
introdussero a danzarc Ic prostitute, e una di esse,
di nazione Fiammin2;a , oso assidersi nella cattedra
patriarcale e cantare le canzoni piu oscene. Vediamo
pure in quella nota la divisione delle conquiste fatte
dai Veneti tra le n^iu ricche loro famiglie, ma men-
tre scorgiamo i Dandoli stabiliti in Andro e in Gal-
lipoli , 1 GliisL in Tino , in Micone e in Sciro , i
Giustiniani in Scio , i Navagei'i in Coo , i Cornari
in Amorgo, gli Sgurro in Napolia , i Sanndo in
Naxo, in Melo ed in Erinea, non vediamo Stampa-
lia asscgnata ai Quitini die tuttora ne portano il
nonie.
Nel IX volume non sono parimente registrati se
non die i regni di tre califfi, e di sei si espone la
storia nel X , indiiudendovisi pero il doppio regno
di Motawakkel Allah, die dope di essere stato de-
posto ed avere avuto due successor!, torno a ripi-
gliare le rediiii del governo. II IX volume comprende
il periodo corso tra gli anni I258 e 1840 dell' era
volgare; il X dall' anno 1840 giugne sino al 1402.
Veggonsi nel primo ben dipinte la barbaric e la
ferocia della nazione tartara ; i progressi delF Isla-
mismo nelle regioni Australi; il carattere delle Cro-
ciate e \ intoUeranza de' Cristiani ; il dccadimento
delle scienze tra gli Arabi , e i prcgi della lingua
loro, piu diffusaniente esposti in una nota; la divi-
sione deir inipero Tartaro tra Holakou e Khoublai;
\ erezione del trono di Kipza fatto da Mangou-Ti-
mur; il ristoramento del trono pontilicale de' Musid-
mani nell' anno 1261, e 1' uuione de' Maroniti alia-
DI GIO. BATTISTA. RAMFOLDI. 1 65
Chicsa latiiia nell' anno medesinio avvetiuta ; V inva-
sione dei Tartari nella Dacia c nella Polonia , e la
fine deir impeio dc' Latini in Oriente. Veggonsi pure
il principio deir impero dei Patnani e la decadenza
dei Hogolli ; la potenza acquistata dal tartaro Borgah
nelle Rnssie ; la diffusione della rcligione di Xaca
nella Tartaria ; la estinzione della dinastia Salgariana
di Fars ,• i progress! dei Tartari nella Natolia , e
r imperio di Rolium da essi diminuito ; 1' invasionc
fatta dai Tartari Borak-Ouglani nella Persia ; la per-
secuzione dei Musulniani nel Katai e il line della
medesinia -, la totale distruzione dei Miisnlmani nel
regno di Napoli •, \ espulsione Jei Tartari dai pos-
sedimenti Rhoumeani , e quella dei MusuLiiani da
Ivica , come dei Maomettani da Minorica ; le inte»-
stine discordie dei Franchi nella Palestina , e il Bne
del dominio dei Latini nella Siiia nelP anno 1291 ;
la diffusione dell' Islamismo fra i Tartari , e la loro
irruzione nella Siria nell' anno 1296; i Tartari vin-
citori dei Mammelucchi alia battaglia di Hems ; la
fine deir imperio di RKoum ; la Natolia divisa in
sette principati , e il nome di Ottomani assunto da-
gli Ouguziani nel i3oo. Veggonsi poi il principio delle
piraterie dei Turchi di Saar-Kan, e i Tartari chiamati
in ajnto dair imperatore ^^{/roTzico nel i3o5-, le pira-
terie dei Turchi sempre crescenti negli anni succes-
sivi , e gli Spedalieri divenuti in mare potenti coi
loro corseggi , e quindi conquistatori di Rodi ; la
pace generale conchiusa tra le dinastie turclie di
Natolia nel i3i3, e la grandezza e possanza del-
r impero de' Patnani 5 la conversione di molte orde
tartare all' Islamismo nel i3i6, e la fine della dina-
stia Ibeldan nelle Indie \ \ originc degli Uzbechi ; la
diffusione dell' eresia di SahelUo tra i Maomettani ;
la lega tra Andronico e 1' emir di Caria e di Jonia , e
la tumultuaria deposizione di quel principe dal tro-
no; la prima monetazione argentea degli Ottomani, c
la prima fondazione del corpo dei Gianizzcri; la glo-
riosa spedizione dei Veneziani contra i pirati , e "gli
]66 ANNALI MUSULMA.NI
stabiliniemi pubblici crctti da Our-Kan in Prusn ; la
line dcir impcrio Tartaro-Mof!;ollo di Iran , la divi-
sione drlla Persia in niolti prinripati, il jirogrcs&ivo
ingrandimento dcgli Stati Ottomani , e la iinc del
regno degli Atabek di Laristan.
Sotto r anno 1268 leggcsi con piacere annunziata
la grande scopcrta fattasi nelV Arabia del calTe. Un
nionaro nmsulmano , scacciato dal suo convento o
cenobio , ed esiUato su di una niontagna , privo tro-
vandosi di qualuncpie alimento , iinmagino di cibarsi
dei frutti di fpielT arbusto, che colh crcsc.cva in ab-
bondanza. Trovando^ che la decozione di que' frutti
sorvivagli di nutrimento , e gl' ispirava allegrezza
e giocondita, ne fece parte a due amici che andati
erano a trovarlo , e sparsa essendosi la fama della
salubrita di quella bevanda , gli abitanti di Zebid
andarouo tosto in cerca di que' frutti, e I'emir di
quella citti colmo di beneficenze il vecchio monaco ,
al quale fece costruire una casa die tuttora dicesi
esistente. In una nota si accenna che qual santo fu
riguardato tra gli Arabi quel monaco; che i teologi
Musnlmani Inngamente si opposero all uso di quella
bevanda , che pero ben presto venue molto ricer-
cata in Gostantinopoli ; che rivocata la decisione dei
teologi contra la medesima, 1' uso se ne estese nella
Persia, nell' India , nell Africa e in tutto P Oriente ,
divenuta essendo anohe la passione dominante di
quasi tutti gli Orientali , che non la pigliano giam-
niai collo zucchero e molto meno col latte.
Sotto I'anno 1270 si regisu-a la morte di S. Luigi
re di Francia , e si soggiungono alcune sagge con-
siderazioni sopra le Crociate, delle quali e j)urc zeppa
la nota (22). NelPanno 1271 si stabilisce il principio
dei viaggi del veneziano Marco Polo , dei quali vedesi
la continuazionc nelf anno 1273, e la fine nel 1288.
Numerosi sono i dotti , dei quali si contengono
le memorie in questo volume, e niassime nelle note
aggiunte. Veggonsi tra questi Elm Zcfcr, nativo della
Sicilia, e autore di un libro intitolato : Motm di.
DI GIO. B.VTTIST.V R.VMrOLPT. 1 6?
consohtzione nel mail dclla vita; Almoklitar , scrittore
di metafisica e cli tcologia scolastica; Hcini^^ifr ^ sto-
rico e poeta esimio, e il celebre storico Abidfara^o;
Abd Al Moumeii , speziale-drogliierc , autore tli una
Perfetta farmacopea ,• 1' astrononio Al Magrebi , nato
in Ispagna, clie ebbe gran parte nella composizione
delle celebri tavole astrononiiche di Maraga; ^6c? JZ
Gili , autore di un libro chc ha per titolo L iiomo
perfetto; Al Kafour, autore di una grammatica araba,
e di un libro detto del lurni , contenente vent' otto
alfabeti alchimistici , al quale proposito si parla in
una nota delF intelligenza del nome Kimia presso
gli Arabi ; Al Basri che sci-isse del modo di predire
I'avvenire; Ebri Al Oud, scrittore di cose naturali;
Ebn Anka , al di cui proposito si danno nella nota
(a5) Ic piu curiose notizie su le tradizioni dei Mu-
sulmani riguardo agli animali favolosi detti grifoni;
Nassercddino , illustre letterato, riguardato tra i Mu-
sulmani come enciclopedico •, il fanioso istorico e
geograto Abidfeda ,• Abu Zukaria , celebre giurecon-
sulto e scrittore di libri ascetici; Lcssaneddino , au-
tore di una grand' opera su la lingua e su la lettc-
ratura araba , nella quale si stabilisce la primazia
di questa sopra le alire lingue ; Khnlekan , storico
degli uomini illustri ; Al Saghir o Al Lali , celcljre
filosofo e tradutlore di un libro su le grandi con-
giunzioni dei pianeti ; Scafag , istorico, e Beidhavi,
autore di alcune considerazioni su le cose che si
possono conoscere col tatto e colla vista \ il pocta
Nazami e Ebn Al Nasi , medico dottissimo e com-
mcntatore di Aviccnna; Al Jezeri , autore di un trat-
tato su le macchine inventate dagli uomnii ingeguosi,
tra le quali hanno luogo non solo i quadrauti , gli
oriuoli e i pendoli, ma ancora gli stromenti di mu-
sica e i vasi da cucina ; Asbarekino , autore di un
libro della Creazione o di un qnadro deSla Onnipo-
tenza divina ; Mostcddino Saadl , illustre pocta ; Al
Beithar , maestro di due arti, cioe di quella di me-
dicare i cavalli e di ([uella di ammaestrarli : il poeta
1 68 A^NNALI MUBULMAW
At Auhadi , autore Ui un divano poetico , contenentc
dicci inila versi ; Al Aschraf , nobilissimo scrittore
di niedicina, e Nassafi tcologo c metalisico, c com-
nicntatore dcUa Icgge niaoniettana; Al Tabrizi, illu-
strc pocta pcrsiano ; Edcbali Sofi , dotto iuterprete
dci sogni ; Kouageh Serial, poeta anch' csso persiano,
autore di vite di lllosofi , tra le quali si trovano
quelle di Salomone e di Aristotcle ; Al Raheb , che
tento di descrivere gli spiriti ed i folletti; Mardoun,
autore di varj poemi turchi, uno de' quali in lode
di Maometto ,• Saraougi o Sarongi , scrittore di ret-
torica ed anche di tiattati dell' intelletto umano e
contra gl incantesimi ; lo storico Borhaneddlno ,• Al
Talebi die scrisse su la manna , sul raiele e su le
quaglie raccolte dagli Ebrei nel deserto, e Al Onis,
autore di un lungliissimo poenia sul paradiso terre-
stre ; liualmente Ahmed Maoula e Hassan Al Moka-
tel y il priino autore di un libro su la gomma , il
secondo di strani dommi, e tra gli altri di un trat-
tato della natura corporea della divinita.
In proposito della religione di Xaca diffusa nella
Tartaria sotto \ anno 1264, dottamente si ragiona
in una nota dell' antichita della religione dei Lama
o di Xaca, de' suoi dommi e specialmente di quello
di uno stato futuro , tanto di pene che di godimenti ;
e si riporlano le bellissime notizie conmnicate dal
celebre Agostiniano De Georgi intorno alia religione
tibetana , alia nascita , alia vita ed alia morte di
Xaca , allc quali 1' autore aggiugne il canone dei
monarclii , non che dei supremi pontefici del Tibet.
Curiosa e pure la notizia che si da sotto 1' anno
la/S della riproduzione avvenuta in quell' epoca del-
r clettuario che porta il nome di teriaca. In una
nota si accenna che rimessa fu in voga da Takied-
d'mo Abnl Ahmed^ che quella composizione era nota
ai Greci i quali imparata 1' avcvano dai Persiani ,
ma poscia era stata obbliata , sebjjene dai Persiani
si credesse inventata da un loro monarca contem-
poraneo di Abramo, che gli antichi scrittori arabi
DI OIO. BATTISTA RAMPOLDI. 169
accordavano la prefercnza alia teriaca di Irak e della
Siria , e che i Vcneziani in tempo dclle Crociate
nella loro patria trasportaiono la fabbrica di quel-
r elettuario , che liusci ad essi sommamente lucrosa
per le spedizioni che ee ne facevano iii quelle pro-
vincie stesse ove sortito aveva il suo nascimento.
Air autore accorderemo che la parola teriaca sia
araba e non greca ; ma non egualniente che la carne
di vipera formi la base della teriaca, servendo a
questa di base il miele. Se egli deduce quel voca-
bolo dal sostantivo teroiak , bestia velenosa , questo
non prova la sua tesi , ma soltanto che la teriaca
riguardavasi come antidote al veleno , e di fatto
quella parola signiftca antidote in generale.
Si notano in questo periodo la pubblicazione delle
celebri tavole astronoiniche dette Ilekiane da llek ,
paese del Turkestan ; la fine dell' istoria degli uo-
niini illustri, scritta da Ebn KLclcfcan, quella del-
r istoria di Kerman continuata da Wakedl, la fine
di una Cronaca scelta, scritta da Mastoufi, e quella
tinalmente del libro istorico intitolato Nighiaristan.
Non senza compiacenza si leggeranno nella nota
(87) le diverse fondazioni di pubblici stabilimenti
di beneficenza fatte in Prusa nell'anno i334; tra
cpieste vedrassi un dispensatorio , o come 1' autore
traduce la parola Imareth, una trattoria pei poveri,
neUa quale nutrivansi lOO poveri e So scolari al
giorno ; uno spedale per gli ammalati , in tempo che
quasi sconosciuti erano quegli stabilimenti in Eiu'opa;
uno spedale pei pazzi ; una scuola • puLblica , nella
quale inscgnavansi i principj della religione , la
grammatica e 1' aritmetica \ alcuni collegi destinati
alio studio della giurisprudenza e dcUa teologia, e
finahneute un caravenserai o un albergo , atto a con-
tenere piii di looo persone e circa 4000 cavalli o
cammelli. Ricco e anche questo volume di note geo-
grafiche , principalmente sn i paesi di Akscrai e di
Fars , su le citta di Karakharim , di Aiueghiod , di
Cizico, di Jezd, di Zebil e di Jambou. Nella nota
170 ANN.VLI iVIUSULM.VNt
(85) si vede lo splendorc dcUa cortc di Our-kan e
r originc del iionio di porta dato a qucUa corte ,
giacche in tutto TOrientc chianiansi portc i palazzi
principcschi e Ic case dei grandi. Ingegnosa d. pure
las conghiettiua dell" autore che le cento porta di
Tebc dell' Egitto interpreta per palazzi ; egU parla
in seguito del signitlcato che si da al nome di porta
in Costantinopoli , intendendosi per la sublime Porta
quella parte del palazzo in cui si tiene il Divano.
Non nieno iniportante dei precedenti e il volume X
nel quale contengonsi un prospetto degli stati Mu-
sulniani alia meta del secolo XIV ; la diiTusione del-
r islamismo in varie regioni ; le lotte continue dei
Greci e degli Spagnuoli contra i Musulmani; il ma-
trimonio di una figliuola di Cautacuzeno con Oar-
khan ,• le gesta gloriose dei Genovesi nel Levante ,
e ({uindi la signoria dei Qiustiniani in Cliio , dei
Cataluzzi in Lesbo ; le nuove incursioni dei Tartari ;
il primo stabilimento degli Ottomani in Europa , la
loro irruzione nella Tessaglia e le conquiste neir Eu-
ropa fatte da Solimano ; il tragitto dei Turchi in
Europa e seguito dai Genovesi , e la fabbricazione
neir Europa medesima del primo tempio musulmano ;
le avventure di Pietro il Crudele , le di lui gesta
cogli emir di Granata , la di lui sconfitta e la di
lui morte ; il romano imperadore Paleologo divenuto
vassallo degli Ottomani ; tutti i fatti pivi strepitosi
del celebre Timur-long o Tamerlano, le sue conquiste
nella Persia e nella Tartaria Occidentale , la presa
di Bukhara e di Bakhzer ; il principio del suo im-
pero e il suo matrimonio colla figlia di Kumar i
una lunga serie di combattimenti sempre ad esse
favorevoli; le sue conquiste del Mazanderan e della
Georgia , il titolo di Kan da esso assunto, i suoi pre-
parativi per conquistare 1' Indostan , il suo viaggio
trionfale nella Persia e il suo trionfo in Samarcanda;
le sue gesta nell Indostan , poi contra Aleppo e
Damasco , e la scontitta da esso data a Bajazct. Vi
si contengono pure le scorrerie dei Turchi nella
DI GIO. BATTISTA RA.MPOLDI. I7I
Tessaglia e nella Macedonia ; il fine della dinastia Mo-
golla alia Cina; la jirigionia dell' imperatore Faleologo
in Venczia per dcbiti ; i rovesci degli Ottoniani nel
i37i , detto Tanno della pnnizione; le gesta gloriose
di Mourad , ucciso poscia alia battaglia di Keos-Owa;
r origine del principato Turcomaao del Montone bian-
co ; il fine della dinastia de' sultani Bahariti in Egitto
e di quella dei Moulouk Kourt; il duca di Moscovia
renduto iributario dei Tartari di Krim*, le conquistc
dei Veneziani di Tenedo c di Napoli di Romania ;
il principio della grandezza del famoso Bajazet che
assunse sino il titolo d' imperatore de' Romani, e quindi
la sua prigionia ; le conquiste degli Ottoniani nella
Bulgaria e la presa da essi fatta di Filadeltia , di Tokat
e di altre citta; il principio della persecuzione dei
Giudei nella Spagna ; il fine della dinastia dei Mo-
dhafferiani e del principato de' Sardaberiani; la ere-
zione del primo tempio musulmano in Costantinopoli;
e r incendio della Mecca nell' anno 1400.
Continua con onore ia questo volume la storia
letteraiia dei Musulmani , e tra gli altri vi compare
Abulfcda , autore di una reputatissima geograda , di
una storia universale e di un trattato di astronotnia,
delle quali opere , accennando T autore in una nota
le edizioni e traduzioni diverse della geografia ,
avrebbe pure potuto notare che la storia fu tradotta
in latino e pubblicata in Lipsia dal Reische. Com-
pajono pure Abid Ahmed, istorico del Bagiad, cioe
del paese posto tra la Etiopia e Is^lsuhin; Al Bardi,
che scrisse sopra la pronunzia delle vocali che tro-
vansi nel testo del Corano, 'e una storia di tutte le
arabe Tribu, che dopo la morte di Maomctto stac-
caronsi dal corpo della nazione e tornarono all' in-
dependenza ; Al Kerman , dotto poeta persiano , detto
nella sua nazione i]\pittorc fra ipocti; Al Tnrkumani,
che scrisse su \ impiego e 1' uso del nonie di Dio ,
su le metafore del Corano e un trattato geografico
della pianura e della valle nelle quali si trova l' oro
in polvere , che e la costa dello Zanguebar vicino
a Sofala ; al quale proposito nota \ autore che di la
172 ANNALT MUPULM.VTil
uecirono gli Zengi, detti nell' Italia Zingari, dei quali
nella nota medcsima ragiona , senza pero mostrare
una perfetta cognizionc di quclli die attualmcnte sog-
giornano ncU' Unglicria c uel Baiiato. Scguono tra
i piu illustri Al Baschari, scrittorc di pronostici, di
iin libro intitolato t 5ae^iza de' costumi o sia Del na-
tiiralc degU uomini, e di un trattato di medicina o
piuttosto di tossicologia , al quale proposito V autore
ra2;iona in una nota del Bezoardo , senza pero par-
larne da naturalista; Ebn Haian, nativo di Spagna,
autore di opere grammaticali e di un comraento sul
Corano, die per la sua ampiezza merito il nome di
Oceano ,• Al Zamaio , detto Ornamento del suo se-
colo ,• Al Bakami , die scrisse su gli usi e i vantaggi
dclTalbero clie noi diciamo del Brasile ( bendie il
Brasile non fosse ancora scoperto ) , die forse essere
poteva il bosso anziche Y acajou degli Americani ; Al
Esfahmii, autore di libri di giurisprudenza -, Al Sidemi,
scrittore di libri di preghiere, ed andie di un libro
del latte^ in cui trattasi della perfezione delle opere
umane; Z^aZ<?nr/er, nativo di Spagna, foudatore di un
istituto di dervvisch o di monaci musulmani , detti del-
J>OA) pnro, e al tempo stesso medico valente che,
dotto neUa musica , sonava il flauto per divertire gli
ammalati; Al Tirsemin, santo piuttosto che dotto, del
quale narrasi che miracolosamente trasportavasi di
notte dalla montagna Botom a quella di Tina e da
questa al Sina, onde orare piii degnamente, relativa-
mente alle quali montagne si nota della prima, posta
nella Transoxana, che una grotta vi si trovava, dalla
quale esciva un vapore che nel giorno sembrava un
fumo, e nella notte una iiamma ardente che rischia-
rava i luo2;hi vicini, e che da quel vapore conden-
sato formavasi il sale ammoniaco; Al Bahaman, au-
tore di genealogie delle famiglie illustri 5 Sirgiard ,
scrittore di un libro di diritto musulmano a gnisa
delle Pandette ; Bidnk , scrittore delle eleganzc della
lingua araba ; Siikkardan o sia lo Zuccheriero , cosi
detto per avere composto un libro sotto questo
titolo che tratta dell' Egitto ; Bahana , coutinuatore
DI GIO. BATTISTA RAMPOLDI. lyZ
del libro di Samarkandi sul metodo delle contro-
versie ; Abbas , re del Jemeii , autoie di due grossi
vol ami , \ uno su la teoiica , 1' altro su la piadca
della mediciua; Al Rahoum, autore di un libro per-
siaiio , parte in versi , parte in prosa , intitolato :
Discernimento del cuori; Al Kahcrmani, iWiistre poeta.
che celebro in una specie di elegie le virtu di alcuni
principi ; Kosthinai , che in un libro di geografia
descrisse le isole delF Ooeano Etiopico ; Al Hcraoid^
autore di un trattato su i peregrinaggi; JZ A'ara^a/j,
cioe Ambra gialla , compendiatore dell' antica storia
persiana; Al Hoda^ teologo e giurisperito ; Al Dai-
rini , poeta arabo , autore di un poenia metaiisico
intitolato : Collana di perle , di un discorso contra
coloro che Dio e gli Angeli volevano corporei , e
di una descrizione geogralica di alcune citta del-
I'Africa Jleridionale , nel quale ancora si parla del-
r oro in grana o in polvere die si estrae nel paese
di Sofala ; e Al Halebi , autore di un libro die-
porta il titolo di Scoperta del segreti chimici ,, e di
un romanzo nel quale si descrivono le gesta di Dam-
bak^ molto analoglie a quelle degli eroi della greca
mitologia. Raminenteremo pure Abu Tamin Bakiad,
scrittore della storia di alcuni sovrani di Persia ; Al
Jemerd, geografo e viaggiatore nell' Indostan ; Kho-
gendiy celebre poeta per siano , imitatore di Ferdousi;
Al Takhtazani o Prezioso tappeto , autore di una
Chiave della glurispradenza ,• Al Balouth o Darab-
gendi , che tratto della natura del! uomo e delle sue
abitudini ; Al Hafedh , celeberrimo poeta persiano ,
del quale fu detto sublime lo stile e misteriosa la
lingua ; il poeta Al Qazi , Ip storico Al Damri ,
Aschbeli , detto di Lisbona , autore di un fiorilegio
o di una raccolta di eleganze arabe ; il geografo
Firoiizbadi , altro poeta detto EsfaJianl , confutatore
di Manete , \ astronomo Al Battani^ il medico .Ebn
Sina ^ il poeta Al Tanian^ e Al Dorr, scrittore su le
abhizioni cauoniche.
Tra le note aggiunte a questo volume merita
molta considerazione la (lo) , nella quale a lungo
174 ANNALI MUSULtVI\lS-I
si ragiona dcUa pcstc oi'ieiitalc; I'autorc v' iiiscriscc
le osservazioni da esso fatte ne' suoi viaggi , parla
dcU' anticliita dclla peste, dellaspetto sotlo il quale
gli Orientali la riguardano e delle loro stortc cre-
dcnze intorno quel niorl)0; dei costumi dcgli aiuiclu
Gieci die ricorrevano agli oracoli , e dei Roniaiii
die ricorrevano a medicine empiriche ; dei costumi
paiticolaii dei Turchi di Costantino[)oli e delle opi-
iiioiii di alcuni moderni ; dei sintomi piii comuni
della peste e del maggiore timore die genera in
moke regioni quella proveniente dall' Eghio •, tinal-
niente soggiugne alcune notizie storiche intorno le
pill famose pestilenze. Non si omette qualche cenno
su r uso de" profumi e su quello del vino , annove-
rato tra i cordiali piill corroboranti ; su quello del-
r olio recentemente suggerito ; e si fa anche men-
zione degli arditi teutativi del dottore Valli e delle
opinioni di alcuni inedici piii recenti. Dcgne sono
pure di lode la nota (aS) , nella quale si parla della
inclinazione dei primi principi ottomani per la caccia ,
e della liberta della medesima negli Stati asiatici ,
eccettuati i dintorni di Gostantinopoli ; la nota (3 1),
nella quale si descrivono estesamente gli ordini o
le classi della magistratura ottoniana, e la seguente
nella quale si enumerano le distmzioni statuite dal
corpo degli Ouleniah relativamente aUe varie reli-
gioni ed alle diverse condizioni degli uomini ; la
nota (5a) nella quale si tratta delle carovane , del
numcroso loro treno, del variato loro corredo , della
loro antichiti , delle loro stazioni e delle carovane
in particolar* dei peregrini ; e la nota (io5) nella
quale a lungo si ragiona dei bagni pubblici , delle
lavande, purificazioni ed abluzioni in uso presso gli
Orientali , della prescrizione canonica delle inedesime,
deUe opinioni dei Musulmani intorno ai bagni, delle
lavande iiitere o parziali, dei bagni pubblici e del
modo in cui sono eostrutti , della capacita delle sale
de' bagni , della depilazione die si fa con un' argilla
jiiiissima , da alcuni detta terra cirnolea, delle anti-
camere numerose de' ba2;ni , dei baj^ui iiratuiii e del
DT CIO. BATTISTA RAMPOI.DI. IjS
prczzo che negli altri si paga , finalmente dei co-
stumi che si tcngono nei bagui, e in generale della
loro salubrita. Non si leggera senza il piu vivo in-
teresse la nota (67) , relativa all introduzioiie delle
armi da fuoco tra i Musulmani , che Y autore fa ca-
dere nell' anao 1384. Egli suppone che gia in uso
fosse TartigUeria tra tutte le nazioni cristiaue del-
r Europa , su di che ancora si disputa : ma quanto
all" uso della medesinia fatto dai Maomettani di Spa-
gna nel secolo XIII , non se ne appoggia la notizia
se non chfe alia storia del Maria/ia , dal quale la
trasse il Langles , dall' autore citato. Ottiraamente
pero distingue egli Tinvcnzione delle arnii da fuoco
da quella della polvere ardente , e quindi dopo un
cenno sopra le mine pii\ antiche, nota che Maometto
figlio di Blourad, il conquistatore di Gostantinopoli ,
fu il primo che prestasse attenzione alia scoperta
della polvere, fatta o introdotta dagli Europei. Quel
sultano approlitto deU' opera di un Danese o Unghe-
rese per ndme Urhano , fonditore di cannoni , passato
al suo servigio da cjuello de' Greci. Nell' assedio pero
di Costantuiopoli si fece uso promiscuamente, non del-
r artiglieiia , come scrive 1' autore, antica e moderna,
ma bensi delle macchine ignivome e delle baliste.
Sul tine di questa nota si studia \ autore di aggiu-
dicare 1' invenzione della polvere ai Cinesi , o almeno
agli abitanti del regno di Ashan , del che dubito an-
che il Raynal; egli cita tuttavia alcuni lil^ri Cinesi,
e crede fuor di dubbio che il pao dei Cinesi , cer-
tamente molto antico , fosse un cannone.
Non potendo noi dilTonderci su tutte le note che
riguardare si possono come altrettante curiose dis-
sertazioni , abbiamo scelte solianto le piu importanti
e quelle specialmente che concern ono le scienze e
le arti ; molte altre pero ne ravvisammo piene di
dottrina e di erudizione, e crediamo che tutti gli
studiosi possano essere incoraggiati alia lettura del
testo c delle note di quest' opera che gia si avvicina
al suo term inc.
176
Bcllezzc della lettcratura italiana raccolte per cura
dl Gio. Batista Niccoltni e di Davide Berto-
LOTTJ. — Firenze , 18 20, dalla dpogrofia dellc
bellezze della Ictieratura italiana. Vol, i,"^, in x8."
OE una tipografia die s' intitola delle bellezze della
letteratara italiana , attenesse fedelmente nelle sue
produzioni quello die il suo nome proniette , certo
in tutta la etoria tipogratica non sarebbe mai stata
ne la pii!i fnittuosa ne la piii deficna di lode. Ma
anclie gli eroi qualdie volta obbliavano di confor-
mare la propria vita al motto delle loro divise; e
generalmente parlando , quivi e niaggiore dillicolta
di serbar sempre il proponimento , dove fu piu lo-
devole V averlo pronunciato. Pero non dee recar
nieraviglia se in questo volume ed in quelli die gli
terran dietro si troveranno dai dotti alcune cose
die non mcritavano per avventura di comparire di-
nanzi al pubblico sotto si vaga divisa ; e le quali
non parra die abbian punto di bellezza, se non
neir impresa dal tipografo assunta. Ma il disceiidere
a questo parziafe giudizio sara argomento di qual-
clie altro discorso , quando un maggior nuniero di
volunii, facendo piu ampia la messe, rendera piu si-
cura la nostra sentenza. Frattanto restringeremo le
nostie parole al disegno generate dell'opera, secondo
quello die se ne dice nella dedica e nella prefazione.
Una lettera di Davide Bertolotti dedica quest' opera
ad un' illustre signora milanese , con quel condi-
mento di lodi di cui egli fu sempre grazioso di-
spensatore ; e dice di olfrirgliela sicconie opera il
cui intendimento e di cogliere il piit bcl fioie delle
italiane lettere e invaghire cosi de' biioni studj anche
il sesso gentile. La prefazione poi die deve attri-
buirsi non meno al Bertolotti die al Niccolini ripete
per poco le stesse parole , sebbeue senibri allargare
alquanto f intcnzione dell'opera, c dice: Non al
BELLEZZE DELLA. LETTERATURA ITALIANA. 1 77
letter ath di prof essione ^ ma si al giovani^ alle persone
die hau poco tempo da consacrare alio studio^ e spe-
cialmetite al sesso gentile e indirizzato il nostra la-
vara. Anche il Niccolini adunque ha inchinato il suo
ingegao ad una lunga fatica pel sesso gentile ; e
poiche dalla severita de' suoi sciitti T abbiam giudi-
cato sempre intento solo alle parti piu diflicili della
letteratura , sara questo senza dubbio un cambia-
niento operato dalle efticaci persitasioni del Bertolotti.
Al Bertolotti pertanto crediamo che debbano le signore
saper grado di questo nucfvo e valente favoreggiatore
della loro istrnzione, da cui possono, e non indarno,
sperare consigli ed opere di grandissimo giovamento.
Vero e bene che questo prinio volume aon e ,
al nostro giudizio , molto buona caparra per gli
avvenire , e forse tutta intiera quest' opera nou
giovera gran fatto alP utile istruzione del sesso gen-
tile. Ma non per questo e da pcrdere la speranza
di pill fruttuosi lavori ; ne un paladino, per aver rotta
indarno una lancia , dee tenersi spregiato se gia puo
credersi che tornera valorosaraente alle prove per
riuscirne vittorioso. E forse questo primo volume
dee giovare non tanto alle donne quanto alle altre
persone alle quali il Bertolotti e il Niccolini hanno
indirizzato il loro lavoro , e pero e opportuno di-
scorrerne piii minutamente.
A tre qualita di persone e consacrata questa rac-
colta: ai giovani ; a coloro clie han poco tempo da con-
sacrare alio studio , e. specialmente al sesso gentile.
E incominciando dai 2;iovani , debbono e'ssere di
necessita o di quelli die poi diventano letterati
di professione , o di quelli che han poco tempo
da consacrare alio studio. Ma i primi sono esclusi
dair intendimento degli editori , non meno che dalla
buona ragione (non convenendo che perda il tempo
nellalettura di pochi estratti chi dee leggere I'opere
intiere), e quindi puo dirsi che il libro vuol essere
giudicato soltanto in riguardo air utile che puo
Bibl. Ital. T. XL. 12
178 BELLEZZE DKLL.V LETTEHATURA ITALIANA
recare allc altrc due classi di persone montovate nella
citata prefazionc.
Color o chc hail poco tempo da consacrarc alio
studio , e Ic donue che, generalmente parlando, son
destinate a tutt' altro che alia erudizlone , hanao nie-
stieri di libri nei tpiali , per quanto e possibile , sia
Futile accoppiato col diletto, e disgiunto da ogni
superfluo adornamento. La biblioteca acconcia a cosi
fatte persone fu gia divisata per altri , e sebbene
possano trovarsi anche in questo ara^omento alcune
disparita di opinioni , purft non e diliicde determi-
narc almeno alF ingrosso quali sono gli studj che
pill couverrebbe dilfondere e propagare. Tra questi
non v' ha dubbio che la storia italiana dovrebbe
occnpare un luogo principalissimo , ed essere per
cosi dire il quotidiano tratteiiimento dei genitori coi
figliuoli e il discorso delle femminili brigate non
meno che V oggetto delle meditazioni de' letterati.
Ma quest' istoria vorrebb' essere scritta in acconcio
delle persone alle quali e indirizzata , con nno stile
facile e piano , c con quella iilosofia che il secolo in
cui viviamo richiede. II raccogliere invece qua e
cola , per cagione di esempio , da2;li scrittori del
.duecento le notizie di quell' eta , e un diminuire
immensamente , se non forse un togliere airintutto il
vantaggio al quale si tende : si perche a studiare util-
niente la storia non vuolsi raccapezzarla in questa
guisa da poche e separate pagine di molti autori; e si
perche a quegli autori pel roz^zo secolo in cui sono
vissuti" manco non meno la buona filosofia che il pu-
lito parlare de' nostri giorni. Soltanto ai Icttcjrati di
professione appartiene risalire alle fonti , vincere la
noja di quelle croniche antiche , e conosccre non
solo i fatti di quella eta , ma ben anche lo stile con
cui ci furoHO primamente descritti. E forse anche
pei letterati e questo uno studio che ai di nostri
potrcbb' essere trasaudato in gran parte , ma certo
non puo avere utilita di sorta per le persone delle
quali ragionauo i nuovi raccoglitori uella loro
BELLEZZE BELLA LETTERATURA ITAUANA. 1 7f)
prefazione. La storia del duecento vogliamo che sia
conosciuta , se cio e possibile , da ogni donna ita-
liana , e che tuttc sappiano raccontare ai proprj
liglioletti que'principi del nnovo nostro inciviliniento:
nia il Rlalaspiui e i VUIani si lascino alia lettura
degli eruditi , ne entrino nella biblioteca delle si-
gnore , per renderle avverse alio studio col rin-
cresciniento di quello stile, quasi diremmo, straniero
per loro. Oltrechc noi in fatto di storia e di filo-
sotla abborriamo grandemente gli estratti^ e cre-
diamo die coloro siauo piu lontani dalle buone let-
tere e dalla vera dottrina , i quali sfiorarono , per
cosi dire , tutti gli autori , e nessuno ne lessero o
studiarono intiero. Quelle raccolte che favoriscono
questa comoda via di apparente erudizione, sono
per nostro avviso inutili alle donne , e dannose al
sesso migliore : perche le donne e. da ccrcare die
conoscano ogni utile dottrina nel minor numero di
volumi possibile, ed agli uomini non vuolsi agevo-
lare la via , pur troppo cercata , di comparire eon
poca fatica eruditi. Non parliamo qui di quelle po-
che donne ch' ebbero da natura V ingegno , e da
fortuna gli agi die sono essenziali per consacrarsi
alle lettere : perocche a loro non e indirizzata la
raccolta di cui parliamo , slccome a personc che
delle lettere fanno professione,
A dire pertanto quello die noi sentiamo di questa
raccolta , ci pare die pei novellicri , per gli ora-
tori e pei poeti lirici possa utilnientc presentarsi
alle donne una raccolta , che il buon giudizio e
r ottimp gusto del Niccolini e del Bertolotti po-
tranno fare eccellente , ma non degli storici , dai
quali appunto hanno cominciato. I letterati mede-
simi cex'cano negli scrittori del duecento e del tre-
cento , non la storia , ma lo stile con cui la storia
ci fu tramandata, e quello stile sarebbe incomodo
e sconveniente alle donne; e da pochi brani di varj
autori a malgrado di tutta la diligenza non si po-
tra mai raccoo-liere una storia ne se^^uita ne' suoi
|)rogressi, ne conforme nelle opinioni.
i8o
Famiglle celebrl italiane del cav. Pompco LlTTA.
Parte II del fasclcolo XIV. — Milaiio , presso
I' Alitor e ^ piazza di S. Angela, n.° 1436.
JLiE cose, die dando conto dei fascicoli X, XI,
XU , XIII e XIV di quest'' opera rifcrimmo iutorno
agli Scaligerl , die doniinarono pei- tanto tempo in
Verona ( V. Biblioteca italiana , torn. XXXVIII , n.°
CXII ), contenevansi nella prima parte del XIV. Ma
r illustre Autore altre no ha aggiunte rispetto a
f[ucsta celebre famiglia in una parte seconda di detto
fascicolo , le quali nicritano una speciale indicazione.
Principia egli dal dare uu Cenno snlle Monete de-
gli Scaligeri^ le- quali e in vero a meravigliare die
lion eccedano il numcro di cinque, die tante sono
almeno tutte quelle die si conoscono. Diranno altri
onde cio sia, non ostante die gli Scaligerl abbiano
doniinato in Verona per cento venticinque anni; ne
di Verona sola , ma di altre citta sieno stati signori
assai poteiiti. 11 cav. Litta illnstra codeste monete ,
iiota i tipi portati dal Bellini per seniplici tessere,
e dicliiara di niun titolo per una ragionevole inter-
prctazione alcune rare monete con sigle rovesciate,
die sono celebri nella Numismatica Veronese.
Dalle monete V Autore passa ai Monumcnti degli
Scaligerl. Egli li ha fatti esprimere in parecchie
tavole con mirabile diligcnza. In una si comprende
la pianta e la veduta del Cimiterio di S, Maria
Antica : in un' altra il IMonumento di Giovanni della
Scala con due avelli : tre rappresentano il mausoleo
di Masliuo II ., e due tombe. Una tavola contiene
sei ritratti e due personaggi in ginocchio colorati.
Gli Scaligerl aveansi destinato pe' loro sepolcri un
luogo particolare attiguo alia Cliiesa di S. Maria
Antica , onde il loro Cimiterio ha preso il nome. Nota
il cav. Lltta ^ come, posciache rimasero estinti ,
FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE. I»I
quel cimiterio fu destinato alia sepoltura de' malfat-
tori morti sul patiliolo : ma non dice se cio debbasi
ascrivere a bizzarria del caso , o a deliberazione
di im j)rofondo senso. Tocchera agli Eruditi vero-
iiesi spie2;are la ragione del fatto. Chiunque alcuii
poco colto passa per Verona, non lascia di visitare
I'Arena e qnesto Cimiterio. Ma , per quanto pare a
noi , la contemplazione di quest' ultimo deve muo-
vere neir animo deir osservatore ben piu caldi e
diversi pensieri. Ivi agli emblemi di moke virtu si
accoppia la reminiscenza di mille misfatti e di de-
litti atrocissimi ; e il 2;iusto rattristamento appena
puo essere temperato dagli sforzi delF arte, clie
alle prese ancora colla barbarie da si lunj/o tempo
sjgnoreggiante , cercava di ripigliare il suo antico
splendore. Un osservatore curioso non puo intanto
vedere a minnto come forse vorrebbe , quanto a ri-
levare la qualita e V importare d' ogni parte almeno
de' piu splendid! fra questi monument! , e i perso-
naggi a cui appartengono , atteso che il tempo ha
fatto de' guasti , e le iscrizioni rendonsi difficili a
leggere sia per la distanza , sia per la mulTa di
che qua e la sono coperte , sia pe' caratteri che le
compongono , a^ quali non gli occhi di tutti sono
avvezzi. II cav. Litta ne ha agevolata Vintelligenza
per ogni verso mediante la chiara descrizione che
di ognuno d' essi ha fatta , e la lezione che pre-
senta d' ogni iscrizione. Alle quali cose ha aggiunto
anche qua e la una critica dihicidazione , sobria e
giudiziosa , come in cose simili usa fare nell' opera
sua ad ogni opportunity. Oltre i moniuneiiti del Ci-
miterio scaligeriano , riferisce , spiega e dilucida
anche i due posti altrove, quello cioe di Ubertino^
priore di S. Zeno, che sta nel Chiostro della Chiesa
intitolata a questo Santo, e I'altro di Giovanni^
governatore di Vicenza , che dalla soppressa Chiesa
di S. Fermo e stato trasferito sulla sponda dell' Adige
con certo pericolo di ruinare del tutto , esseiido gia
presentemente ruinato in parte.
1 8a FAMicLiE celehhi italunf..
Nota accortamcnte il cav. Litta una singolaritJ^
ne' monimienti sepolci-ali dcgli Stati veneti, la ([ualc
non veilesi in altre jiarti cF Italia , ed e un padi-
glione di marnio, onde parccchi sono coperti: par-
ticolaiita , che si osserva essere stata pi-aticata non
tanto ne' mausolei scaligeriani , quaiito ancora in
quelli di Spinetta Blalaspina , che si vede in S. Gio-
vanni in Sacco , e nelF altro di Cortesla Sarego in
santa Anastasia di Verona medesinia.
Degli uomini , de' quali da secoli riniane il nome
per alciin distinto titolo , piace assai vedere 1' effi-
gie , qualun(jue ne sia il motivo. E noi non pos-
siamo non comniendare la diligenza del cav. Littrt^
die come ha fatto d' altri personaggi di famiglie
celebri , cosi pure ha operato rispetto agli Scaligeri ^
facendo disegnare, e con belTarte colorire i ritratti
di alcuni d' essi , che ci rimangono. Chiamano T at-
tenzione nostra primieramente quelli di Masdno e
di Taddea da Carrara, sua moglie. Essi trovansi nella
cappella del Rosario della Chiesa di S. Anastasia.
Ecco la descrizione che l' autore ne fa :
« Un quadro d' autore ignoto rappresenta Maria
Vergine circondata da una gloria d' Angeli , seduta
sotto alcuni archi acuti, ed avente il Bambino suUe
ginocchia : lateralmente S. Domenico e S. Pietro mar-
tire in atto di presentare alia Madonna i due Sca-
ligeri , che stanno genuflessi. Meta dell' abito di
Mastlno e di color verde con rig-he trasversali in
oro •, la parte sinistra e nera : una gamba e dipiuta
a color nero , laltra e di color giallognolo oscuro :
gira sotto il ginocchio un nastro in oro. A' piedi
delle figure e lo atemma della famiglia colla impresa
del cane nero seminato di scale. » — A2;giunge egli
poi « Invece dello stemma chi vide un elmo , chi
i fieli di Mastino. II sig. Borde che ne fece il dise-
gno , e della cui diligenza non si puo dubitare ,
non lascia alcun dubbio sopra questo argomento.
Qui nasce poi alcun dubbio sulla veracita dei ri-
tratti. Nella lapide sepolcraie posta a' piedi del
F4MIOLIE CELEBRI ITALIANE. l83
nionumento di Ubertino , priore di S. Zeno , veg-
gonsi due iniziali V F, die io crederei ie iniziali
replicate di Ubertino : lo stesso ho detto lelativa-
mente alle due MM laterali alio stemma dclla Scula
nella piramide del mausolco di Masti'no. Se questa
mia osservazione non e un inganno, in qual modo
s' inteijnetei-anno le due iniziali G G laterali alio
stemma clie giace avanti a questo ritratto ? » Noi
abbiamo riferito questo passo , onde veggasi con
clie savia circospezione il cav. Litla procede.
Egli ha riportati ancora due ritratti di Scaligeri ,
che veggonsi in S. Maria della Scala. Rispetto ai
medesimi ecco quaato egli dice : « Sono serapre
stati riputati ritratti di Tf/a^fi/zo e di Alberto {latelii^
e nipoti di Caugrande I, Fattone dal sig. Borde di-
ligente disegno si trova che uno di essi e ritratto
di femmina. Sono a piedi di una Vergine col Bam-
bino in un dipinto a fresco che esisteva in un' abi-
tazione dello stesso Cangraiide , il quale per voto
di ricuperata salute trasformo T abitazione in vui
Oratorio , che concedette ai Serviti. Segato in se-
guito il muro di questo dipinto per trasportarlo
dirimpctto , rimasero in tale occasione nascosti al-
cuni Santi cKe fanno parte della pittura. E poi
probabile che il dipinto attuale stia sopra un altro,
poiche nel copiare i ritratti si rilevarono alcune
tracce di dipinto piii antico. » Quest' avvertenza
piacera agli eruditi e agli artisti.
Finalmente si riportano i ritratti degli Scaligeri
che trovansi nella galleria di Belvedere in Vienna.
Pxispetto ai medesimi , che sono quattro , il cav.
Litta si spiega nella segnente maniera t
« Si trovavano nella celebre galleria de' Contl del
Tirolo, situata in Anibras , presso Inspruck. Estinti
i Contl del Tirolo , e passata V eredita all' agnazio-
ne austriaca , fu in seguito la galleria trasportata
a Vienna , ovc fu collocata nel palazzo di Belvedere.
L' iscrizione che e apposta a quello , a cui io nella
pubblicazioue non ho dato alcun nome , e Mas,nns
1^4 rAMIGLlK OELEBRI ITALIANK.
Cams Scallger: il clie deve essere un equivoco; nc
saprei chi possa rappresentarsi. Nel 1819 fii pubbli-
cata in Vienna la Galleria di Anibras , nia indarno
VI cercai qualche schiarimento. Tali ritratti peio per
la loro proveilienza non lasciano d' avere qualche
autenticita. »
l«5
PARTE U.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Annali delV I. R. Istituto politecnico di Vienna dati
in luce dal Direttore Giuseppe Frechtl , I. R.
attuale consigliere della reggenza e membro di piit
societd letterarie. T. IV. — Vienna^ i8a3, presso
Carlo Ceroid , in 8.°, con tavole.
V. Esperimenti ed osservazioni sopra it marezzato
(moire) metallico, del professore G. Altmutter
( estratto ).
N.
I EL primo volume degli Annall dell' Istituto sudiletto
si sono descritti gli esperimenti dal professore Altmiitter
eseguiti onde riuscire a forniare i marezzati metallici , e
noi li riportamrao nel vol. XVII , pag. 400 di questa Bi-
blioteca. CoriA'erra quindi far parola delle sperienze dal
medesimo tecnologo e chimico ulteriormente eseguite, affiu-
che i nostri artefici conoscano i mezzi onde giungere ad
ottenere con facilita, con poca spesa, e con esito felice
e sicuro il prodotto suddetto. Se 1' interesse mercantile e
per era diminuito, non si e percio ristretto T interesse
scientilico; e noi riputiam pure die le sperienze die ri-
portiamo indur possano ad imaginare degli altri migliora-
menti nelle arti.
1. II professore Altmutter credeva e crede in parte tut-
tora die la diversita delle figure suUa lastra di ferro sta-
gnata dipenda piii dalla maniera colla quale vien riscaldata
la lastra, die non dalla qualita ed applicazione dello stagno.
2. Da moltiplici sperimeiiti eseguiti con varie leglie di
stagno riconolibe il nostro autore , die lo stagno-combinato
anche con piccola quantita di zinco si spegne, ossia perde
lo splendore , s' accaccia e sprofonda , e trattato col mor-
dente diventa grigio. Lo stesso , sebben piii tardi, succede
coir aggiunta deir antimonio. Una superficie lucida anche
1 86 ANNALI pell' I. H. ISTITUTO POLITFCNICO.
dopo il mordente non si ottenne mai se non se coU' ag-
giunta di ^/loo all" incirca di argento, di ferro o di rame
alio stagno.
3. Coir aggiunta di piccolissinia quantita di zinco cd
antimonio si ottenne il marezzato lucido anclie passato il
mordente; per lo die vcnne al nostro autore il pensiero clie
poco o nulla si dovesse alia lega, ed anzi tutto alio stagno.
4. Versato lo stagno fuse sul legno si hanno dopo Tuso
del mordente delle figure, ma giammai lucide e sempre
grige : ma qualunque siasi il vaso entro il quale si fa squa-
gliare lo stagno, ne lo splendore, ne il marezzato riescon
bene , e solo migliorano alcunche adoperando stagno puro
inglese , vasi di metallo politi , ovvero di serpentino , e
facendolo raffreddar lentamente. Tutti i lavori di getto di
stagno non riescon lucidi se non vi s'aggiugne del piomhoj
ma in tal caso sifFatta lega pvende col mordente il grigio
e r oscuro.
5. Queste osservazioni c' indncono ad avere per dimo-
strato clie il marezzato e una specie di cristallizzazione ,
e che questa non vien gia prodotta, ma sibben solo resa
pill manifesta, dal mordente: Karmarscli ha veduto che col
piegare avvedutamente in piii versi un pezzo alquanto
lungo di stagno o piombo gittato vi si scorgono per entro
delle maccliie. E che tali macchie nuirakro siano che cri-
stalli lo dimostra T osservazione , che i vasi di stagno di
getto sottile e stati sottoposti al mordente danno a dive-
dere tali macchie non solo alia superiicie , ma bensi pure
al di dentro ed anche al disotto, e queste precisamente
corrispondentl nella iigura e nel sito loro. II prof. Altnuitter
fa a tal uojjo osservare clie una stanghetta di piombo o
di stagno gittato della grossezza di ^f^ di poUice e della
lunghezza di 6 poUici , prima di licpefarsi diventa vetrino,
e che gettato in tale momento sopra un sasso si spezza
in pill pezzi, e che suUa frattura mostra un aspetto cri-
stallino, cioe di molti raggi concentrici: /< Siccome la stan-
ghetta, dic'egli, non dee pervenire alio stato difusione, coei
pub con certezza ronchiiulersi che V anzidetta disposizione
delle pill piccole particelle doveva sussistere subito dopo il
getto della medesiina. » (i)
(i) Noi siamo totalmente del parere del sig. prof. Altmiitter,
ma avreuimo desiderate clie ci spiegasse il inotivo pel quale
ANNAM dell' I. H. ISTITUTO POLITKCNICO. 1 87
6. Dallo stagno passa il nostro autore ad altri metalli.
Egli osserva che il piombo, tla quaiito si e detto, debbe
possedere la facolta di cristallizzarsi nel raffreddamento ,
sebbene trattato ancbe co'mordenti non pi-esenta un ma-
rezzato perfetto stante la facilita di ossidarsi cogli acidi.
Varj metalli pero mostrano in circostanze favorevoli delle
maccbiette scintillanti o marezzi. Nel ferro fuso, ossia
gbisa, trattato con acqua-forte assai diluta si riconosce la
struttura raijgiosa die prese nel raflfreddarsi dall' esterno
air interno. Nel mettere a contatto coll' acido nitrico assai
dilute de' bastoncini di bismuto fuso ad uso dell' apparato
elettro-cbimico , osservo gia da piii anni il nostro autore
die per itua lenta azione di quello formavansi sulla su-
perficie di questi delle maccliie scintillanti, angolari ben
distinte, affatto somiglianti al presente marezzato (moire);
ed e di opinione che trattato come lo stagno darebbe
de' risnltati eguali. Alcune merci di ottone e bronzo fuso
presentarono ad Altmiitter de' fenomeni somiglianti. Sulle
palle di bronzo esistenti sul monvimento dell' imperatore
Giuseppe II in Vienna scorgesi pure un marezzato rom-
boidale scintillante ; e le veci di mordenti fecero sii di
esse I'atmosfera e il palpeggiarli di frequente con mani
umide (i).
siffafta disposizione delle parti , ossia tentame verso la cristal-
lizzazione , sia piii riconoscibiic, £.1 luoniento in cui stanno per
liquefarsi e lo siagno ed il piombo , die non al motuento del
loro raffreddamento , e quando sono perfettaniente raffreddati.
Ci sia permesao di aggiungere clie abbiamo piu volte veduto
a foruiarsi durante la fusione del piombo , dello stagno e del-
I'ottcne, 81 in piccolo che in grande , sulla supevficie del iiie-
tallo delle figure somiglianti al marezzato e non dipeudenti da
mera ossldazione dei niedesimi , e che il raffreddarsi di siffatti
metalli e accompagnato da una specie di onda morta, la quale
dalla parte raffreddata passa rapidamente su quella che va raf-
freddandosi , ed e acccjiupaguata da diversita di colore e splen-
dore , e verosimilmente auche da auineuto di volume , cioe in-
nalzauiento del nietallo.
(1) V ha niotivo di credere die tutti i metalli tentino di cri-
stallizzarsi , allorche dallo stato di fusione passano rapidamente
ad una bassa temperalura. Noi possediamo ferro , antiuionio ,
arscnico , ranie , ginco ed ottone cristallizzatisi sulle pareti dei
forni di fusione.
( Note deir Estensorc. )
I(?8 ANN AM DEI,!,' I. R. ISTITUTO POLTTrr.NtCO.
7. II marczzo e pertnnto un fenomeno frcqnente. La
stagiiatura contencnte del piombo al contatto dell' aceto
soffre un caiigiaineato sensibile ; e Proust riconobbe cbe
se lo stagno e puro diventa coll' aceto ])iu lucido, e vi
si formano delle figure raggiose.
8. Non si debbono per altro confondere col marezzo
de' fenomeni die hanno tutt' altra sorgente e motivo. Tali
sono i damascbi sulle lame, le quali ascrivcr debbonsi a
tutt' altro clie ad un tentame di cristallizzazione. /< II ma-
rezzato , dice giustamente 1' autore , vicne prodotto da un
intreccio cristallino del metallo , e il damasco da disiinifor-
mita della massa ; le macchie del primo sono sciatillami (i)
e ordiiiaricmiente angolari , e quelle deli' altro viste da tutti
i lad sono eguali , e pre sent ano figure curvilinee ecc. »
9. Ma perche uiai i pezzi di bronzo e di ottone la-
vorati e tornlti presentano il marezzo, mentre lo stagno
rastiato anche sottoposto ai mordenti non ne da piix? Tale
dilFerenza dee, secondo Altmutter, ascriversi alia luaggiore
moUezza dello stagno, per la quale i cristalli vengono com-
pressi e resi invisibili.
10. Allorcbe nel i8ai giunse da Londra all'Istituto po-
litecnico la carta marezzata, ossia lo stagnuolo marezzato,
di Stevenson, la quale serve di tappezzeria per le stanze ,
penso tosto il pi-ofessore Altmiitter ad emularnela. Egli fu
d' avviso die non si sarebbe potuto ottenerla col martello
ed auclie col cilindro , stanteche la latta stagnata trattata
con tai mezzi non riesce marezzata a motivo della com-
pressione, la quale distrugge ogni cristallizzazione. Non
gli rimasero pertanto die due vie ]3er ottenerla , cioe o
col produrre le foglie stesse cosi sottili mediante lo squa-
glianiento, oppure col licjuefarvi lo stagnuolo gia pi'cparato
senza cangiarne la forma.
11. 11 fondere lo stagno in foglie tanto sottili sembro
da prima al nostro autore esegulljile , giacdie egli sapeva
die avanti die esse si facessero col cilindro, si formavano
quelle di piombo col versare il piombo liqnefatto sopra
un tela jo coperto di tela di linof, ma, fatto rlflesso al troppo
celere raffreddamento dello stagno ed alia minore sua flui-
dita, opino die non potesse trarsi in uso;, e in realta non
(i) Per siffatta proprietik pare clie il nome di raaccJiia (fleck)
non convenga a tai segni. ( Nota dell' Estensore, )
ANNALI dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. 1 89
se ne otteiigono con sifFatta penosa manipolazione che
de' pezzi piccoli assai (i).
12. Altmutter pertaiito penso a rifondervi sopra lo sta-
gnuolo. La clifTicolta stava nel trovare alia foglia una col-
trice , sulla quale dovesse venir dif esa dalla lacerazione
fino a die i siti squagliati si ralTreddassero e si fermassero.
Tre furono ie coltrici state adoprate non senza ragguar-
devole spesa ed implego di tempo.
" Poco pub farsi con una lastra di meCallo massiccio. Al-
lorche dopo di avere posto e lisciato sopra una lastra piana^
p. e. di rame, una foglia di stagno , si pone quella sopra il
fuoco ; r aria die trovasi tra la lastra e la foglia , si dilata
e solleva qua e la quest' ultima. Cessata siffatta dilatazione
e caduta la foglia sulla lastra , ricev' essa a motivo della sua
troppo celere liquefazione (2) de' squarci e de' fori. Che se
colki massima diligenza si giunge a poter far liqtiefare una
gran parte dello stagnuolo , egli e sempre cosa difficile il col-
locare la lastra in un d perfetto orizzonte da iinpedire che
lo stagno fuso non iscorra ne' siti i piii bassi , e I' csito ne
Kada con cio fallito. Anche poi la lastra , se non e assai
iirossa, si piega e torce pel calore, e concorre alia mala riu-
stita dell' operazione. »
Alia lastra si e sostituito uno staccio di filo di ferro
su cui si pose lo stagnuolo, il quale venne riscaldato al
di sotto dalla fiamma di una candela. Questo secoiijo modo
riesce meglio del primo < ma il pericolo di bruciare lo
stagnuolo ed anche il filo di ferro non e piccolo.
(i) Noi sianio di pareie che in qiialche modo vi si potrcbbe
ginngere , cioe , o col dare al telajo ua' inclinazioiie iiiaggioie ,
o col cangiare la qualita del telajo od alnieno della sua coperta,
o col farvi cader sopra tutt' ad un tratro una quantita grande
di Btagno fuso , o coU' innalzare questo ad una temperatura niag-
giore , o co! tener caldo il telajo medesimo , o coll' aggiuugere
alio stagno un qualche altro metalio , oppure col combinare in-
sienie varie di tali avvertenze : ie colonne di Ercole non ci souo
troppo vicine.
(2) Non potrebb' egli per lo contrario essere successo , die
per la dilatazione dell' aria si fosse rotta la foglia dello sta-
gnuolo , e che per essersi lacerata fosse caduta da poi sulla la-
stra o squagliata tantosto per quel soverchio calore che pro-
dusse indirettaiaente lo squarcio della foglia?
( Note dell' Estensore. )
IQO ANNALI dell' I. K. ISTITUIO roLrrEctJico.
II miglior metoJo consiste nell' adoprare una lastra
mctallica grossa, la quale non ahbia a curvarsi al fuoco,
e fornita tutt'all'atto cli fori viciiiissinii , nia al di sotto
pill larglii. Coiitro tal metodo noa pno opporsi clie la dif-
licolta tlella perfoiazione e la Icnlezza dello squagliamento
dello stagnuolo, la quale per altro e quasi necessaria onde
non venga pel soverchio calore ossidato (i).
1 3. In tale guisa Altmutter ottenne delle maccliie suUo
stagnuolo, le quali trattate col niordente ollVirono iin iiia-
rezzo liellissimo; tali maccliie per altro, ossia segni, ave-
vano una forma particolare che s' avvicinava air intreccio
antimoniato protraentesi sempre piu o meno pel lungo. Ma
il caso addito al nostro autore il mezzo di rendere piu
spedita 1' operazione.
14. Presa una foglia di stagnuolo stata rifusa alia fiaiu-
ma di una candela, ed osservatine i fili che non ne erano
stati tocchi , vide Altmiitter die qnesti , dopo di essere
stati esposti all' azione del mordente , presentavano essi
pure un marezzo sebben diHerente da quello dei siti dello
squagliamento. In altri pezzi vidde F autore il marezzo so- ,:
pra i siti non isquagliati ed in altri vide questi fattisi sol-
■ tanto grigi ; penso egli quindi a sottoporre al mordente lo
stagnuolo non rifuso. Goir azione di questo alcune foglie
divennero grigioscure, ed altre non presentarono clie una
struttura minutogranulare come la latta bianca. Ma altre
foglie diedero a conoscere un marezzo assai manifesto e
perfetto consistente di macchie granitiche ossia roinboidali ^
sufficientemente grandi. j
i5. Tralasciando d' investigare la causa di tali difFerenze ji
passa il nostro autore ai risultati. Egli osserva che due U
sono le sorta di stagnuolo che fabbricansi a Norimberga ; '
I'una porosa, granulare, picchiettata e con superficie ru-
vida , e V altra liscia afFatto e chiarolucente , quasi come
polita. La prima serve piu dell' altra per gli sjiecchi, da
che il mercurio vi si attacca piii facilmente , e si ottiene
col riscaldare le barre di stagno che debbono esser ridotte
in foglie j e questa non serve bene al marezzo , mentre
la seconda trattata col mordente presenta un marezzo bello
(i) Lo stagno nello squagliarsi si accolora esso pure colla
stessa regolarita dell' acciajo. Questo fenonieiio riesce bene coUo 1 .
staccio di filu di fcrro. ( Nota deW Autore. )
ANNALI DELL I. R. ISTITUTO POLITECNICO. I91
e somigliante, come dicemmo, a quelle della latta biaaca.
L' autore c' insegna die per ottenere il migliore marezzo
debbonsi scegliere le foglie le piii lucenti e piii Usee , e
die fra di esse soiio da anteporsi le piii sottili , giacclie
cjueste danno le figure piu grandi, mentre le piii grosse
non ne danno die delle piccole (i).
16. Spahnare di mordeiite le foglie col mezzo di uii
pennello non troppo rigido e meglio die immergei-le nel
medesimo. La foglia viene spiegata sopra una lastra di
cristallo e distesa colla stecca da piegare ; dopo di cio vi
si spalma sopra col pennello una soluzione di acido ni-
trico, e vi si lascia fiiio al momento iu cui chiaro pre-
sentansi le macdiie , o die queste cominciano ad oscurarsi;
se le macchie s' anneriscono T acido debb' essere maggior-
mente diluito. Ottenuto 1' effetto si asciuga la foglia col
mezzo di carta fina senza strofinarla, e vi si spalma tan-
tosto una soluzione di acido muriatico men diluta delF al-
tra , la quale fa risdiiai-are tutti i siti oscurati e dona alia
foglia uno splendor cliiaro. Non molto dopo si lava repli-
catamente la foglia onde tome ogni ombra di acido. Lo
stagnuolo in tal guisa preparato si colora e s' invernicia
come la latta , o si copre di colla di pesce o d" altra vernice.
17, Quale e il iiiotivo, per cui lo stagno battuto con-
serva la struttura cristallina, e la latta stagnata la perde?
A siffatta interrogazione risponde saggiamente il nostro
autore. Egli osserva die la latta stagnata, col venir battuta
sopra incudine acciajata col martello da lucido acciajato
esso pure, perde totalmente la cristallizzazione , mentre le
foglie di stagnuolo coU' essere molte net tempo stesso non
risentono cotanto la compressione, massime perdie, mentre
vengono battute, si dilatanof, percio i cristaili non si gua-
stano , ma diventano solo piu lunghi. Percio le foglie piii
leggiere e sottili danno macchie piu belle e piii lunghe.
Ad ulterior prova di quanto sopra osserveremo col nostro
autore die il rame stagnate sebbene battuto non perde il
marezzo , perdie esso pure si stende e dilata molto piii
del ferio sotto i colpi del martello.
Siccome non si usano lastre di stagno fatte col cilindro,
percio il nostro autore non e in istato di fame parola :
(l) Ben si vede da cio die col comprliiiere vie inaggioraiente
e dilatare lo stagnuolo s' ingrandiscono le figure preesistenti nel
niedesiiuo , ossia gli enibrioni loro. ( Nota dell' Estensore- )
19a ANNALI DELL I, 1\. ISTITUTO POLITECNICO.
egli nondimeno fa osservare che se la cilindi-azione non
si eseguisce niolto celeremente, e i cilindri fossero di legno
duro, siccome usasi per la preparazione delle lastre di
piombo, le uiaccliie cristalline dovrobljero piuttosto inmran-
dirsi che spiccolirsi, lo che appare dal gia detto.
18. Teriiiina Taucore questo sno interessante lavoro con
un progetto per gli artefici di stagnaolo marezzato. Siccome
non e in poter nostro 1' ottenere le figure che vogliamo,
e fpieste soglion esser piccole ed inabili a forniar prospet-
tiva in grande , e tutte le figure che si veggono suUe tap-
pezzerie sembra che siano state preparate colla rifusione
dello stagnuolo, non eccettuate anche le inglesi e le fran-
cesi, percio al professore e venuto in mente di proporre
il metodo seguente per ottenerle in grande.
Bisognerebbe procurarsi una lastra ben grossa di ottoae
o di ghisa posta perfettamente in bilico di una grandezza
corrispondente a quella delle foglie marezzate da prepararsi.
Questa dovrcbbe venir collocata in modo da potersi pronta-
mente aUpianto riscaldare , incastrare da poi orizzontalmente
e sospignere a I'olonta , sotto un cavalletto o palchetto ben
fermo. Sopra la lastra e vicino alia medesima si dovrtbbe
porre per trasverso sul cavalletto urui stanga di ferro rovente
mezzanainente grossa affindie serbi a lungo il calore. Col
sospignere a poco a poco sotto la stanga la lastra coperta
di stagnuolo, il calore di questa sarebbe bastevoU per isqua-
gliare lo stagno e scioqliere in tal modo perfettamente il pro-
blenia. Egli e pur certo che, invece dclla stanga, potrebbe
trarsi in uso una super ficie metallica riscaldata colla brace,
nia> questo mezzo lion sarebbe forse cosl spedito.
Lo scopo del proposto apparato non e, siccome cKiaro
si scorge , nessun altro fuorche quello di squagliare dal di
sopra e per tutta la sua larghezza lo stagnuolo , ed evitare
in tal modo il contorcersi e curvarsi del medesimo e la for-
mazione dei fori e degli squarci , come pure di schivare U
soverchio suo riscaldamento e la sua combustione ; difetti
questi che , a motivo della Icntezza ed uniformitd dell'azione
del feiTO rovente, non hanno luogo nel metodo ora indicato (i).
G. G.
(l) Se si cosperge di polvere di Licopodio una lastra listia
di resina , e vi si passa sopra col bottone di una boccia di Leida
ANNALl dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. IqS
caricata , vi si formnno all' istante degli sc?ierzi consimili al ma-
rezzo. Non porrehh' eiili pertanto darsi , die 1' elettricita avesse
gran parte nella fonnazione del marezzo ? Noi sappianio che essa
si sviliippa forteniente nelle eruzioni volcaniche , ed anche nello
sqiingliamento del metalli. II -marezzo dl cui parlianio e una specie
di dendrite, la quale fbnuasi talvolta fors'auche nelle viscere della
terra, siccome altra volta progettauimo , per 1' azione del fiioco
elettricii: e percio forae le dendriti souo composte , giusta 1' os-
servazione di Gebhardt , di ossido di manganese. Ma, se il
marezzo ordinario non si delabe ascrivere alia elettricita, chi sa
luai che coll' ajuto di questa non possano ottenersi delle figure
consimili ed ancliC migliori col passar sopra dello stagno e degli
altri metalli fusi un bottoue di una boccia di Leida carica al
momeuto che essi stanno per rappigliarsi ? Col variare nella
quanrita, nel tempo, nella figura del bottone , e soprattutto nei
disegni si potrebbero in tal case ottenere , fors' anche su me-
talli diversi delle figure perfetramente delineate. E chi sa mai
che non convenisse applicare delle figure di metalli differenti
eulla superficie del metallo che si rappiglia e scaricarvi una pic-
cola batteria ? Chi sa che le diverse correnti elettriche non vi
formiao ora scintilla , era pennacchi ed ora altre figure ? Bru—
gnatelli colla scarica elettrlca giunse a far cristalhzzar I' oro ;
pcrche dunque non dovrebbero poter fijrmarsi delle cristalliz-
zazioni dentro o sopra metalli , le cui particelle hanno minor
attrazione e minor densita tra loro , o clie sono niisti ad altri
metalli , e massiaie su quelli i qiiali sono gia in procinto di cri-
stallizzarsi ?
Le- spranghe di ferro tolsero al rame , giusta le sperienze
proposte da Davy, e fattesi escguire dairAmiuiragliato di Londra,
la proprieta di ossidarsi al contatto dell' acqua marina; percio
il contatto con altri metalli ne la promuovera : per lo stesso
motivo e presumibile che 1' elettricita metallica possa da se sola
avere qualclie influenza sulla disposizione delle parti durante
almeno la fluidita dei metalli ed al momentn che si rappigliano.
Un altro mezzo atto a produrre una diversa configurazione
delle parti si e 1' applicazione di un corpo freddissimo. Le fi-
nestre delle stanze abitate d'inverno copronsi di vapori espirati ,
i quali pireudono delle figure somiglianti al marezzo. Qualora
pertanto alT istante che si rapprende venisse il metallo toccato
da un metallo freddissimo variamente figurato alia sua superficie,
e presumibile che le figure di questo abbiano a riconoscersi su
quello.
Nutriamo sperauza di vedere da qualche tecnologo tratti a
profitto questi nostri pensaiiienti, e ci credereiuo ben fortunati
se 1 illustre professore Viennese , sul cui lavoro ci siamo con
diletto ed ietruzione tratteiuui , li onorasse della sua approva-
zione, e passasse a verificarli. { NoCa deW Estensore,)
Blbl. Ital. T. XL. i3
194
Condunazioiie degll Atti dcU I. R- Accademia cconomi-
co-agruria del Qeorgofdi di Fireiize. Tom. IV. —
Firerize, 1825, prcsso Cnglcelino Piatti, in '6° fig.
a
.^fONTINUA quest' Accademia gloriosamente i suoi lavori,
e ne fa prova questo volume de' suoi Atti, uel quale oltre
ai documeuti relativi alia storia accademica siuo all' epoca
del giorno 21 juarzo 1824, si iuchiudouo tutte quelle Me-
niorle clie dal 1807 siiio a tutto il iSaa erano per cir-
costanze particolari rimaste inedlte , benche destinate alia
stampa ; si prouiette aiizi che al piu presto vedra la luce
il volume V, nel quale la coiitinuazione degli atti di quella
benemerita Societa sara messa al corrente.
A quattro classi possono riferirsi gli opuscoli in questo
volume contenuti. Sotto la prima possono coUocarsi i diversi
rapporti della corrispondenza, fatti dal segretario marchese
JUdolfi , per gli anni 1820 e seguenti sino al 1823, e
quelli degli studj accadeinici durante il periodo medesimoi
la secoiida classe puo reputarsi composta dei rapporti
delle deputazioni accademiche iatqrno alle Memorie inviate
ai concorsi, e dei rapporti delle esperienze ed osserva-
zioni fatte nell' orto agrario. La terza puo essere formata
dalle diverse ]\Iemorie coronate , o lette o presentate al-
r Accademia ; la quarta dagli elogi dei socj dei'unti che
nel volume s' incontrano. Di tutte queste classi ragione-
remo partitamente , era piu , ora meno ditTondendoci , come
ci suggerira V interesse delle materie , e la loro applica-
bilita generate o parziale ai vantaggi dell' agricoltura.
Brevissimi saremo nell' accennare i rapporti della corri-
spondenza, benche il valore esimio del Eidolfi sparsi vi
abbia qua e la le piu importanti notizie. Si accennano
nel prlmo le ricerche fatte su le varie malattie e sui guasti
copiosi , ai quali va soggetta la pianta del grano", e la
spedizione fatta all'Accademia dal corrispondente Zauli di
spiclie attaccate da una specie d'insetto, ch' egli crede non
essere stata sin ora riconosciuta come al grano perniciosa.
Si fa pure menzione deU'ei'ljario tecnico-georgico presentato
dal corrispondente John, ei'bario secco preferiljile per
niolti titoli o singolarmeute per T econoiuia agli erbarj
ATTl DELL I. R. ACCADEMIV fCC. lf)5
corredati cU figure incise e miniate, che difficilmente pos-
sono da tutti acquistarsi. Parlasi di una IMemoi-ia sulla
cristallizznzione del nitrato d' argento e di mercurio di P.
JBranclii ; dell' apparecchio di Woulf migliorato dal sig. Gri-
foiii di Siena ; di varj scritti del Conohbio di Geno\'a sul
solfato di nia2;nesia che trovasi spontaneo nella provincia
di Acqui, sn le diverse specie di borace che ci vengono
spedite dal Levante , e su 1' analisi comparativa della sal-
sapariglia greggia e lavorata ; di una Menioria pubblicata
dal sig. Burlini di Collodi su i uiigliori metodi pratici
dclla coltivazione degli ulivi ; di altra del sig. Mazzarosa
di Lucca su i vantaggi ottenibili dall'uso della pianta \erde
del lupino comune, falciata in fiore e adoperata coine ifi-
grasso degli ulivi; di altra del sig. Giiarclucci su i lavori
da darsi al terreno fra la mietitura e la seniente del grano;
deir incisione anulare immagiuata dal Lambry , onde ren-
dere priuiaticcia la raccolta dell' uve , e di un istrumento
a questo fine migliorato e premiato dalPAccadejiiia di Pa-
rigi ■, di alcuni strumenti enologici ; di una maccliina in-
Aentata in Francia per fare i maitoni d' argilla , resa tal-
mente compatta coUa crmpressione che si pretendono uon
pill bisognevoli dell' ordinaria cottura nella fornace ; di
nuovi lavori del sig, Scarelli su la coltura delle api ;, di
un ristretto del governo del biichi da seta del Dandolo fatto
dal sig. Spada, e di altri liijri donati all' Accademia. In
altro rapporto della corrispondcnza si fa particolare men-
zione di alcuni giornali agrarj, e di quelli specialmente
di agricoltura italiana del sig. Ga-gliardo ; di un nuovo se-
minatore piii semplice di quelli finora conoscluti, inventato
dal P. Agostino Orsi . della coltivazione del grano turco
pill chiaramente provata danuosa ne'luoghi di loro natura
sterili dal sig. Alcala , presidente di una Societa agricola
della Calabria ; di una Menioria del canonico Molfetta su
r influenza beneiica della religione su 1' agricoltura , e di
alciuie opere mediche e letterarie parlmente all' Accade-
mia presentate. Finalniente nel terzo di questi rapporti si
fa menzione di varie opere periodiche nel frattenipo ri-
cevute, e tra queste degli Atti dell' I. e II. Istituto delle
scienze in Milano ; di un nuovo giornale siciliano di sclenze,
lettere ed arti , e dei libri donati , tra i quali primeggia
r opera numismatica del Mioiinet. Si nota pure, che lo
Scarelli continno i snoi lavori su le api , e per ultimo si
accenna la perdlta I'atta dt uu »ocio vak'ute coltivatore.
1^6 ATTI bill' I. R. ACCVDrMI.V
A quest! rapporti possono aggiugnersi quelle degli studj
accadcmici dep;!! aniii 1821 e 1822, e quello degli studj
inedosinii delf anno iSaS, del prof. Gazzeri, segretario
d<"2,U Atti. In questo si ricordano i tentativi. fatti in Parigi
e ripetnti in Firenze dal dott. Bigeschi su T uso della se-
gale cornuta , congruaniente amniinistrata per rianimare le
languide doglie del parto e procurare la naturale e facile
espulsione del feto ; le ricerclie fatte dal dott. Tartini in-
torao le cause della fatalc indiilerenza mostrata dal po-
polo per la vaccina, e i mezzi piu atti ad ovviarvi e a
rendere piii onorata e piu comune nella Toscana quella
pratica salutare ; V estratto dell' opera di Sinclair su I' in-
«Justria della Scozia , presentato dallo stesso Tartini , e
quello delle osservazioni del Biot su lo stesso argomento ,
fatto dal dott. Cioni , la relazione delf Istituto celebre del
FeUenbcrg a Hofwill, data dal march. Ridolfi ; una Memo-
ria del dott. Giusti intorno alia scienza della legislazione
relativa alle professioni liberali; altra di Sahatino Guur-
ducci intorno all' utilita o al danno risultante dal lusso
de' contadini ; il calcolo fatto dal niatematico R. Ferroni su
la proporzione die serljano tra loro le due masse dei prodotti
cereali e non cereali dell' intera Toscana, 11 di cui valore
un anno per I'altro si trova quasi equivalente, ed altro
cTello stesso Ferroni clie conferma 1' opinione del Perelli,
il quale stabilito aveva ad un braccio per secolo il rial-
zamento progressivo del letto dell' Arno ; le ricerclie del
Fabhroni intorno 1' agricoltura dei Giudei , e quelle del Tar-
tini su r aratro con due ruote sul davanti , poco prima dei
tempi di Plinio adoperato dagli alntanti della Rezia Gal-
lica ; il principio degli esperimenti istituiti dal Eidolfi col
scminatore del Fellenbergi le ricerche del dott. Chiarcnti
su i sistemi diversi della potatura , e su l' inefficacia di
una debole soluzione di solfato di rame contra la malattia
del grano , conosciuta sotto il nome di volpe o carbone;
una Memoria dell' avv. Rivani relativa alle masserie di
esperiniento agrario . promosse dal Sinclair e perfezionate
dal Fcllenberg ; le insinuazioni del ]>rof. Taddei tendenti ad
introdurre nella Toscana 1' illuminazione a gas , col desti-
nare al suo mantenimento materie di tenue prezzo ; la
Memoria coronata del dott. Vanni su i mezzi piii atti a
rendere facile e sicura la contrattazione de' bestiami , e
un'appendice di varie osservazioni aggiunta alia nicdcsima;
DEI CEOROOFILI DI FIRENZE. igj
varj esperimenti istituiti intorno alle bigattiere proposte
clal Dandolo , e i lavori del Guarducci , del Jlivani e del
Gazzeri stesso intorao alia piii ragionevole amministrazione
de^r ingrassi. *
Sottol'anno iSaS si accenna una Memoria del cav. ^n-
tinori , nella quale, attribuendosi giustamente i migliora-
meiiti introdotti nell' educazioue fisica, morale e letteraria
all' applicazione dei principj ideologici ed alia savia mas-
sima di secondare e non violentare le natural! inclina-
zioni dei fanc.iulli , onde guidarli per via piu breve e piii
certa all' acquisto delle utili cognizioni ^ si ricorda all' Ita-
lia un istituto di educazione che essa ebbe quattro secoli
addietro , e al quale gli stessi filosofici principj servivano
di base ; questo era una specie di collegio fondato da
Francesco Gonzaga signore di Mantova , e diretto dal ce-
lebre Vittorino da Fcltrc. Si accennano pure le prove date
dal dott. iiferj deir insussistenza e dell' assurdita nella piu
gran parte delle applicazioni , fatte per volgare pregiudi-
zio , dell' influenza della luna sopra gli esseri organici del
globo e specialniente sopra i vegetaliili ; le dimostrazioni
date dal Guarducci dei dannosi e deplorabili effetti pro-
dotti da quelle stesso pregiudizio tra gli agricoltori ^ le
osservazioni del Chiarenti su 1' imperdonabile trascuranza
della coltura delle patate, e su 1' importanza di estendere
quella della lupinella ; e le risposte date dall' Accadeniia e
per essa dal Tartini relatore ad alcuno che consultata la
aveva. su 1' utilita di piantare le pseudo-acacie a sostegno
delle viti , proposizione con plausibili ragioni rigettata ; si
annunziano pure i mezzi coi quali il Gazzeri stesso si e
accertato che tutti i vini nazionali ed esteri egualmente
si comportano col nitrato d' argento e coi sali di barite ,
contenendo naturalmente due sali , uno dei quali e il sol-
fato di potassa, il secondo 1' idroclorato di soda e fors' an-
che in parte di potassa ;, un nuovo sifone da esso imma-
ginato e nominate perpetuo, perche, inserendo i suoi due
bracci in due vasi contigui, li pone in cOmunicazlone per-
manente, impedendo che I'aria sottentri al liquido estratto
da alcuno di essi; la continuazione dell' estratto dell' opera
del Sinclair su la Scozia fatto dal Tartini , e i suoi calcoli
e le sue osservazioni su di una macchina usata nell' Un-
gheria per estrarre dai terreni le radici delle piante ar-
boree. Non si vedranno senza un vivo interesse I'esame
198 ATTI nni.T.'l. v.. ACC\nF.MI,V
ragionato , o piuttosto la confutazlone fatta <lal ilott. J5a5tH'i
ilella pictesa scopcrta di prc\cnii'e la gragnuola col mezzo
di corde di paglia , snggeriniciito rigettato dal ragiona-
iftento c dair espericiiza ; una Mc-moria del Taddei su la
storia natnrale dei lauia , degli alpaco c dclle -vigogne ; le
osservazioni tlel dott. Betii su la raljbia contratta e non
trasraessa dalle pecore ; alcuni lavori su le api , e tra gli
alti-i un nnovo alveare del dott. Calainandrci , e nuovi
espcrimentl su le bigattiere , istituili da alcuni socj e ri-
feriti dal dott. Fasserini ; le considerazioni del dott. Del
Greco su lo state dei clechi nella societa , e quelle della
societa rispetto ai cieclii, moltl dei quali sono a carico di
essa, osservazioni tendenti a mostrare che molto giovarc
potreLhe la loro istruzione ed educazione alle funzio.ii aile
quali sare])bono plu adatti ; fuialnientc Testratto presen-
tato dal Giusti del pregiatissimo trattato di economia politica
del consigliere Storch.
Tra i rapporti delle deputazioui , uao ve n' ha intorno
alle due Memorie presentate al concorso su la quistione
II se, attese le particolari circostanze della Toscana , possa
') essere piu utile ai progress! dell' agricoltura il sistema
" di dare i beni rustic! in affitto , piuttostoclie di darli a
» colonia. " II relatore marchese Capponi comincia dallo sta-
bilire la ginsta applicazione del quesito alle condizioni da
stipularsi dal proprietario con ciascuna delle famiglie di
contadini che separatamente lavorano una porzioiie della
tenuta gia divisa in poderi, e la estende altresi ai livelli,
con ordini ecoaomici del sovrano proniossi e moltiplicati
nella Toscana ; notando tuttavia die il sistema dei livelli
potrebbe forse avere degP inconvenienti riguardo alia con-
dizione degli agricoltori , giaccbe il sistema delle colonie
richiama a considerazioni affatto diverse da quelle clie deb-
bono aver luogo pei livelli , stante che il sistema di colo-
nie proporziona la dlvisione delle terre, quanto alia loro la-
vorazione , al solo numero delle braccia , la dove eatrando
capltali , come nei livelli , entra la speculazione , vi ha
parte la fortuna, e V industria non vcde piii limiti certi
per i suoi profitti.
In una delle Memorie presentate si preferiva il sistema
degli aifitti coi contadini a quelle delle mezzerie. II rela-
tore introduce alcune dilicate osservazioni su le mezzerie,
e quella specialmeute die il contadino trova scmpre nella
DEI GKOnCOFILI DI riRF.NZE. lOO
meth appartenente al padrone il supplemento alle annate
sterili ed insufficienti al manteninienlo della sua famiglia,
cosicclie qnalnnque proprietario defalcar dee dalla sua
meta quel debito necessarlo , die il contadino contrarra
verso di esso in un certo corso d' anni , e die puo rl-
guardarsi come un compenso dato dalla giustizia all' in-
giustizia del suolo verso il coltivatore. Non diventerebbe ,
dic'egh, migliore la condizione dei contadini rendutisi iit-
tuarj , e cosi isolati dai padroni e messi alle prese col si-
gnore della terra, come due speculatori in conflitto, dei
quali il padrone avrebl^e ne' suoi patti le parti migliori.
Qneste massime conferma egli cogli esempj , e opportu-
namente riferisce la sentenza del Sismondi, die non si
possono affittare le vigne e gll uliveti , perche il fittuario
sarebbe meno interessato nella conservazione di queste
piante di quello die lo sia il mezzajuolo, e potrebb' es-
sere altresi rovinato dall' incostanza delle stagioni e dalla
inegnaglianza delle raccolte. — Egli e per questo appunto
che i migliori economi della Lombardia hanno da lungo
tempo consacrata la massima , che qnanto utili sono le
locazioni in affitto dei beni , massime irrigator], delle jaia-
nure , altrettanto e dannosa quella locazione iiei beni di
colllna , ove il maggiore prodotto si trae dagli alberi i
punto di massima clie non sembra essere stato abbastanza
conteinplato dagli autori delle due Memorie. — • Certo e
die cogli aflitti non si provvederebbe alia miseria delle
parti pill montuose e piu difficili della Toscana ; si ac-
crescera bensi la coltnra , se si moltipliclieranno i livelli ,
giacclie la dove i contadini sono piii infelici e piu rozzi,
e i grandi proprietarj sono meno atti ad assistere la terra
di cure diligent! e d' industria, piu vantaggioso sara Testen-
dere il nnmero di coloro che , possedendo un piccolo ca-
pitale , riuniscano felicemente le due qualita di coltivatorl
e di possidenti, e il miglioramento delle terre promuovano
collo stimolo di una industria premiata dalla beatitudine
di una condizione libera. Questi principj sono stati ben
conceputi dall' autore della Memoria coronata, alia quale
pero la deputazione ha voluto aggiugnere le restrizioni e
le didiiarazioni esposte nel rapporto.
Due Memorie sono pure state presentate al concorso
sul tema : « determinare se debba preferirsi il sistema di
" allevare le viti coll" appoggio al palo o al pioppo , avuto
200 ATTI DELL I. n. ACCADEMIA
» i-iguai\lo alia diirereiiza dei terreni , del climl e delle sl-
V tuazioni ». La dejnitazioiie iiicaricata dciresaiiie delle me-
desiine, trov'6 clie amljeduc i concoi'i-eiiti convenls'ano nella
inassinia, clie piereiihile fosse il sisteiiia di allevare le vlti
col sosteojno del pioiipo anziche col palo, onde otteiiere
r nva ill ma2;<r;iore abhondanza e plu matiira nel tempo
debito della vendeiruiiia , assicuraiia niaggioraiente dalle
nebbie e allontanandola per mezzo del pioppo piu clie
per mezzo del palo dal terreno, liberaila dagli aniniali
clie tanto la damieggiano; oltre di die il pioppo reiide al
tempo stesso una cjuantita di strame fresco per i bestiami
e molta legna minuta da ardere. La deputazione nel pre-
miare una di queste Memorle ha giudicata degna di
lode e di stampa Taltra a cagione dei preziosi avvertimenti
ch'essa contiene, relativi alia piantagione e successiva cul-
tura dei pioppi o altri sostegni , muiiiti di radice. In molti
paesi d^ Italia si allevano le viti sul ciliegio o sul pruno
selvatico , sull" olmo o su di altri alberi : T iiso di tenere
le viti appoggiate alle canne e quasi radenti il suolo ,
noil e proprio se non clie di alcuiie parti della Francia e
della Germania, ove e insinuato dalla natura del terreno;
ma quelle vigiie non durano se non clie pochi aiini , e
d' ordiiiario si ripiantano in altra situazione.
Due rapporti del Targioni versano intorno alle sperienze
ed osservazioai fatte iiell' orto agrario. Nel primo si de-
scrivono le stagioni molto irregolari deiranno iSaa ; poscia
si annunzia clie di 41 specie o varieta, di grani coltivate
neir orto speriuientale-, alcuna non oltrcpasso nel prodotto
il nuinero di quindlci sementi; clie il graiio di primavera
cabnucco , quello della Cina Mongolica e il grano di pri-
mavera dctto rosso o arnante , seminati in marzo , non
lianno messa la spicaj clie T avena ha dato buon frutto,
e mediocre lo diedero gli orzi ; die da un seccore continuato
per lungo tempo tutte le piante risentirono danno , ineno
pero in proporzione i ceci, e tra i fagiuoli quelli dell" oc-
chio ; die i grani siciliani male corrisposcro dappertutto ,
e per ultimo si niostra die nubvo affatto non fu il caldo
ed il seccore di quell' estate , giacdie nel 1 444. non cadde
pioggia per cinque mesi , nel i5o5per tre , e grandi sic-
cita, ebbero luogo ncgli anni 1640, 1668, 1686, 1707
e 1718,
DEI CEORGOFILI DI FIRENZE. 201
Nel secondo di qixe' rapporti parlasi ancora dell' irrego-
lai'ita delle stagioni nel i8a3, e di una slccita ancora
maggiore provata in cjuell'anno, per cui si videro quasi
asciutti i fiumi. Si nota clie piii sollecita fu in quell' anno
la caduta delle foglie ; che si seccarono alcuni frutici ed
alberi piccoli , non potendo trarre nutrimento dal terreno
che asciutto era alia profondita di un braccio , come alia
superficie ; che delle 44. specie o varieta di grani del giar-
dino , alcuua non frutto meno delle dieci sementi , ed al-
cune oltrepassarono le venti , altre poche le trenta ?, che
r orzo di Siberia non ne diede se non che quattordici i
che le patate non fecero se non che raddoppiare il seme
e mediocre prodotto diedero le fave e i ceci ; che gli al-
beri in generate, riempiuti essendosi di succo per le conti-
nuate piogge jeniali e vernali, si sono ben provveduti di
alimento, il quale poi elaborato dalla calda stagione, ha
prodotti fiori e frutta copiose ; che aljbondantissima in
queir anno fu la foglia dei mori e la raccolta della seta , la
quale manco in qualche parte soltanto per essere mancato
il seme dei baclii ^ linalmente che tra le diverse specie
di piante per uso delle siepi , educate nel giardino , mi-
gliore riusci quella senipre verde di Alaterno, e che per
queir uso sono generalmente piii adattate le piante fruti-
cose che le arboree , come i crateghi e i nespoli , e spe-
cialmente il cms gnlli annate di lunghe e folte spine.
Eccoci era alia terza classe delle diverse Memorie, che
noi verremo esponendo nell' ordine con cui sono nel vo-
lume riferite , quale piu , quale meno difFusamente analiz-
zando, secondo il maggior grado d' interesse generale che
esse presentano.
I. Risposta at quesko proposto nell' anno 182 3 del signor
Sabarino Baldassare Guarducci. Memoria covonata. — Questa
e la Memoria sul quesito gia esposto, se meglio sia ap-
poggiare le viti al palo o a! pioppo, e gia ne abbiamo
parlato, accennando il rapporto della deputazione su le
Memorie presentate. Straniero essendo altronde alia colti-
vazione nostra il sostegno delle viti formato coi pioppi,
accenneremo soltanto che in numero di venti sono gli
esperimenti comparativi delle viti al pioppo colle viti al
palo, esposti dal Guarducci, e che dai risultati di queste
esjjorienze crede l' autore di poter dedurre incontrastabil-
mentc c!ic prcferibile sia il sistema \li allevare le viti
202 ATTr rru. i. n. Ar.oADr.Mi.v
sopra i ploppi , non tanio jier il rlsparmio Jclle spese oc-
correnti per Ic pal.ituro , qiianto per quello del maggiore
lavoro die ricliiede 1' applicazione delle viti al palo. Sog-
gingne die la raccolta e generalinente piii ricca ^ die piix
costante e il prodotto delle viti e rare volte soggetto a
risentire il danno di alcune meteoi'e ; die il raccolto ia
generale e piu sqiiisito , e die le uve delle viti al palo,
essendo piu vicine alia terra, soffrono magglormente Tin-
fluonza delle contrarie stagioni.
II. Memoria sit lo stesso quesito del sig. Vincenzo Pie-
racci ^ die ottenne Z'accessit. — Convenendo il Picracci nella
massima die prefenblle sia V appoggio delle viti al pioppo ,
coinincia dal ragionare dei vantaggi die il pioppo preseiita
in confronto del palo tanto nella jiianura, quanto nel colle,
e mostra come nel colle e nel monte possa educarsi il pioppo
die generalinente vi langnisce , solo die assistlto sia colla
debita coltivazione. Indica poi tuiti i mezzi con cui la rac-
colta moltiplicata pno rendcrsi nella honta, se non mlgliore,
alnieno eguale a quella die produce la vite congiunta al
palo: suggerisce quindi d*' introdurre le viti piii resistenti
al clinia, e di fare una diligente scelta delle uve, di non
mai spanipanare le viti nelF estate , ma nell' autunno , e
di cercare sempre di dare una naturale posizione tanto
alle viti die ai pioppi , essendo questo il vero mezzo di
farll vegeti c longevi.
III. Su la distil lazione del sugo fermentato dei frutti del
sambucus ebulus e sua coltivazione-, Memoria del dott. Giu-
seppe Giuli. — Dopo molte ricerdie Tautore ha trovato il
mezzo di estrarre dal frutti di quella pianta, detta dal
volgo ehhio samhuchella , T alcool , applicabile a varj usi
come qnello die si ottiene dalla distillazione del vino. Egli
descrive a Inngo il suo metodo di promuovere la fermeii-
tazione dei frutti, di sottoporre il liquido alia distilla-
zione , e togliere all' alcool 1' odore fetido delP ebhio , nel
die riusci egli unendo all' acquavite fetida la polvere di
carbone, e quindi distillando di nuovo. L' alcool ottenuto
nella seconda distillazione, ginsta I'autore, pno servire
agli usi medici ed anclie agli economici , perche ottimo
per le tinture ed eccellente per i rosolj. Egli calcolo an-
cora il profitto die ritrarre potrebbesi da un dato spazio
di terreno, ripieiio tutto di piante di ebbio. Trae per
ultimo dalle sue osservazioni le consoguenze: i." die i
DEI CEOKOOnU DI FIRENZE. 200
frutti ileir ebbio possono sulnre la fermcntazlone vinosa
come le uve ; 2." cUe il sugo fermentato puo dare per
mezzo della distillazione dell' acquavite; 3." clie Tacquavite
rettificata puo calcolarsl di due once per ciascun fiasco iio-
rentino del sugo indicato; 4.° che un'estensioiie di 660 per-
ticlie quadrate potrebbe dare una rendita annua di lir. 220^
5." finalraente die quella pianta potrebbe propagarsi in
quella parte degli argini dei tinmi e in quei depositi di
sabbia forniati dai medesinii, che incapaci sono di qua-
lunque coltura.
IV. Mcmoria del sig. abate Fontani su I' agricoltura dei
Greci. Akre Memorie lette aveva I'autore airAccademia
su lo stesso argomento , e in questa egli pigllb ad esami-
nare le sollecite cure degrindustriosi Greci nel disporre e
preparare i terreni da essi destinati alia semenza delle
biade e singolarniente del grano. Costume era dei Greci
di rinnov'^are tosto i lavori della terra appena terminata
la messe ; di estrarre coll' aratro, o con niarra o bidente,
le radici del grano reciso e delle erbe o degli sterpi inutili,
per abbruciarle in mezzo ai campi e spargerne le ceneri
a benetizio del terreno. Queste praticlie egli illustra colle
parole di Esdiilide presso Ellano , e asserisce di non avere
trovato indlzj nei Geoponici Greci , onde poter desitmere
clie da quella nazione si conoscesse 1' uso di dare per un
anno il riposo alle terre che si credessero esauste da due
successive raccolte. Ricorda T importanza di ben esplorare
i tempi opportuni ai necessarj lavori , la natura dei ter-
reni da coltivarsi ed i mezzi di renderli fertili , massima
consacrata da AristotUe e da Escrione ; ricorda il costume
dei contadini dell' Africa per la scelta de' conci piii analo-
ghi alia natura e qualita delle terre, pratica raccoman-
data anche dai Greci ^ e qui si stende a mostrare che non
tutti i sughi provenienti dagt animali sono dotati delle
medesime individual! qualita, ne di una stessa forza da
rinvigorire la terra. Osserva che i contadini greci altra emu-
lazione non conoscevano se non che quella di gareggiare
nell' esattezza e nella diligenza coi vicini ; che si sfidavano
a vicenda , e nelle feste cereali vantavano la propria sol-
lecitudine e 1' impegno di procurare i maggiori prodotti ,
chiedendo a Cerere nuovi lumi e forze maggiori onde ac-
crescere la fertilita dei campi aftidati alia loro custodia ;
e qui duolsi I'autore di non trovare tali disposizioni nei
204 ATTI DF-LL I. K. ACCADEMIA.
contaiUni dclla Toscana. Parla per ultimo delle cure ado-
perate dai Greci nella scmiaagione , (juella cioe di bea
jmlire il n;rano gia scelto col piii avveduto disceraimento,
o quelle di spargere il seme nella quantita conveniente ,
di egualmente distribnirlo e di proporzionatamente rico-
prirlo. Coir autorita di Eschilide stabilisce altresi la mas-
sinia che piuttosto jn-esto clie tardi facciasi la sementa ,
avuto sempre riguardo alia stagione ed alio stato del suolo
che dee riceverla.
V. Dcscrizione geoponica delln Valle di Terzolle del dott.
Vincenzo Cliiarngi. — Commendevole e certamente lo zelo
mostrato dalFautore di seguire in parte il disegno del bcne-
nierito dott. Lastri di descrivere a poco a poco varj pic-
coli territorj della Toscana ; questa cosa che si e fatta con
niolto vantaggio in varj dijjartimenti della Fi-ancia e in
alcuni luoghi della Svizzera, sarebbe pure desiderabile
che si facesse nella Lomljardia ed altrove , e che trovan-
dosi in ciascun distretto qualclie persona illuminata , si
applicasse ad indicarne la natura dei terreni e i varj usi
e costumi , relativi principalmente all' agricoltura ed alle
arti. Un buon modello certamente di questa sorta di la-
vori presenta nel suo scritto il Chiarugi , parlando prima
del torrente e quasi fiume , com" egli dice , di Terzolle ,
della sua mancanza di ghaja di qualsivoglia natura , dei
frammenti che vi si trovano di Alberese biancastro , di
macigno , di galestro pietroso e di falde irregolari , tal-
volta alcun poco rotondate , di spato, delle terre e pietre
di cui sono formate le circostanti coUiue, tra le quali tro-
vansi anche filoni di arenaria ; delle piene alle quali va
soggetto quel fiume, e del modo di assicurarne le ripe;
poscia della natura dei terreni e della loro fertilita rela-
tiva , tanto di grani ;, quanto di erbe lussureggianti , della
utilita di anticipare la sem^ite nelle colline e di ritardarvi
le potature ; della mancanza de' foraggi in quella valle ,
donde nasce la scarsith dei bestiami e quindi degF in-
gi'assi ; finalmente della necessita di ripianare i campi, e
di assi curare con argini erbosi e con muri a secco i ter-
reni , la dove le colline lianno grandissima pendenza. Un
cenno aggiugne per ultimo sugli usi e costumi dei conta-
dini di quella vallata, osservando che con mano troppo se-
vera potano gli ulivi; che poco adoperano la vanga e troppo
tardi rompono le terre coll' aratro ; che tuttora i-egna tra
DEI GEOnCOFILI DI FIRENZE. 205
di essi il pregiudizio di riscaldare le ulive per raccogliere
niaggiore quaiitita di olio, e di lasciare per piii settimane
il viao sii le vinacce, nel tino per otteiierlo piu copioso
e pill perfetto. Combatte T antore questi errori , e si duole
ancora die, i poderi non si empiano di alberi fruttiferi,
perche dalle friitta seccate i contadini potrebbono trarre
qualche lucro e qualche rlsorsa.
VI. Delia contrattilitd dei vegetabili, osservazioni del prof.
Carradori. — Aveva gia altrove j^rovato 1" autore die la
vegetazione delle piante e il rlsultamento delle forze vitali,
cosi dette perdie emananti da un principio vitale , e con
particolari osservazioni sopra alciine piaiite mostrato aveva
che coi pill inarcati indizj mauifestavasi nei vegetabili
quella, che dai fisiologi fn distinta nel corpo animale col
nome d' irritabilita. Con altre osservazioni istituite sii la
sensitiva , provato aveva ancora che oltre V irritabilita
]iropria del cnore e dei vasi della circolazione, possede-
vano i vegetabili quella altresi <;lie e propria dei muscoli ,
e in questa Menioria annunzia che nnove osservazioni gli
lianno dato luogo a riconoscere nei vesjctabili altra delle
forze vitali, cioe la contrattilita , gia presentita dal celebre
Borelli e dal Toumefort. Evidente trovo egli- qnesta forza
nei pericarpi o frutti delle piante erbacee , comunemente
dette bcgll uoniiiii , e cocomero selvatico o asinino (^balsa-
niina impatiens e nioinordicn elaterium ). Non crede pero
1' autore col Tournefort medesimo , seguitato da Linneo, che
la contrazione della Ijalsamina sia un efFetto di elasticita
o contrattilita meccanica, e prova invece che dipende da
quella forza vitale , che i fisiologi distinguono dall' irrita-
bilita pel diverse sue procedere , e quindi fn detta con-
trattilita. Questa puo prolungare la sua azione senza un
alterno riposo, del quale abbisogna 1' irritabilita , e mentre
questa e pronta ad obbedire agli stimoli , quella o poco
vi obbedisce o poco li sente. Questa, dic'egli, e la forza
che fa contrarre o accartocciare le valve coinponenti le
capsule della balsamina ; che se questo dipendesse da
meccanismo e da forza di elasticita , 1' efFetto dovrebbe
aver luogo , ancorche T organo perduta avesse la vitalita ,
il che nella balsamina non avviene. Belle sono le espe-
rienze da esso istituite ; e dalla contrattilita mostra egli
doversi ripetere il curioso fenomeno che ofFrono i frutti
-maturi del cocomero asinino, di scagliare assai lontano
2C6 ATTI dell' I. R. ACCADEMIV
con getto inst.inLiiieo le loro semeiize. Quel friuto matiu'o,
dic'egli, esercita coUe sue pared, niediante la coiitratti-
lith di ciii soiio dotate , una coutinua pressione su T in-
terna sostanza clie contiene le sementi , Jinclie non gli
si apre un adito ^ e prova che le dette pared sono dotate
di coritrattilitii, coif osservazioue die appena aperto per
il lungo uno dei detti frutti niaturi , veggonsi le pareti ri-
tirarsi e accartocciarsi per obbedire appunto alia forza di
contrazlone. Egli tenne sotto T accjua per due glorni uno
di que' frutti , e sotto Y accjua gli stacco il gambo ; la
projezione ebbe luogo come nelF aria , il clie avvenuto
non sarebbe per T azione rilassante dell' actjua , se quel-
r operazione dipendesse da elasticita.
VII. Memoria su I' allevare gli ulivi per via di seme , del
sig. Nicolo Tomeoni. — L'autore si propone di ragionare
deir origine e de' progressi della nioltiplicazione degli ulivi
dal seme nel territorio hicchese , e del mctodo pratico di
eseguirla , ritenendo che dell' utilita di questa pratica sieno
gia pienamente convinti gli agronomi. In passato, dic'egli,
si teneva nel msse di marzo una specie di mercato di
ollvastri di seme scelti dai boschi, ma quelle piante sel-
vatiche non trovano piu una favorevole accoglienza, dopo
che si e fiitta generale la semente dei noccioli , introdotta
da circa 40 annl in grande. L'utilita di questa pi-atica non fu
cosi presto riconosciuta nella parte situata a mezzo giorno e
lungo il mare, perche forse fidavansi i coltivatori nella dolce
teinperatura del loro clima. Alcuni pigliano alia rinfusa i
semi dalla sansa dei frantoi, nella quale rimangono mold
nocciuoli intatti , e li gettano sal terreno all'altezza (cosi
scrive l'autore) di quattro poUici, ricoprendosi poi di sansa
tritata :, altri agitano la sansa in un crivello , e raccolti i noc-
cioli interi , li seminano all'altezza di un pollice sopra il
terreno ;, bannovi pure alcuni che ne fanno il saggio, rom-
pendone una ventina ed osservando se nella proporzione di
40 per cento contengono le inandorle intatte e granite. L'au-
tore si procura da un frantoio i nocciuoli interi dopo il pri-
mo Irangimento delle ulive ben mature e perfette ; poi fa
vangare un piccolo pezzo di terreno facile ad adacquarsi ,
vi getta i nocciuoli , e con un rastrello li fa distendere al-
r altezza di un pollice , ricoprendoli con poche linee di
terra , e sovrajjponendovi uno strato di un pollice di arena
onde impedire il nascimento copioso dcUe erbe. Gli olivini
DEI CEOKCOFILI DI riRENZE. ^OJ
spuntano nella pi-imavera dell' anno seguente , e continuano
a spuntare nell' estate i allora si i-ipuliscono daU'erbe, si
adacquano due volte la settimana nei calori delF estate
e si ingrassano con escrementi umani ben allnngati col-
r acqna. Nel mese di marzo sussegiiente si potrebbe gia
levai-ne una piccola qnantita da poisi in vivajo , ma in
generale tutti si riservano per Fanno vegnente. Karo e
die soft'rano dai freddi invernali , se spuntati sono in
marzo, ma quelli die nati fossero da prima, vogliono es-
sere nell' inverno riparati con una stuoja. Si dispone il
luogo per il vivajo , lavorato esso pure assai profonda-
mente colla vanga, e nel trasporto degli ulivini si dee
usare grandissinia diligenza , onde non si stacchi la terra
dalle barbe, poiche in questo caso periscono i pericoloso
riesce il tirarli per la cima, perche la radice maestra e
giunta a molta profondita, e facilmentc a meta pu5 scliian-
tarsi. Si piantano gli ulivini in fila distant! 1" uno dall" al-
tro un braccio da ttitti i lati, e si pone nella luica un
poco di letame caprino o di terriccio ben trito, ne piii
si adacquano nel vivajo se non in qualclie caldo eccessivo.
S' ingrassano la prima volta in settembre allordie si zap-
pano , e quindi regolarmente due volte all' anno, sempre
pero a poca profondita :, passato un anno , si innestano
a cannello a fior di terra, e le pianticelle meno vegete si
riserbano per T innesto ad un altr' annoi nel settemljre vi
si applica un palo o una canna grossa , e due anui dopo
r innesto i piii vegeti possono trapiantarsi e mettersi ia
coltivazione , e tutti si levano dal vivajo nel terzo anno.
Mostra T autore die in questo modo non sono le pianti-
celle soggette a disgrazie ; die non difficile e il germoglia-
mento dei semi d' ulivo ; che questo e impedito talvolta
dair nsanza roniana , ch' egli diiama scandalosa , di am-
massare le ulive prima di frangerle e sopra gittarvi del-
V acqua bollente ^ linahnente che contra 1' allevamento de-
gli ulivi di seme non si oppone se non die il pregiudizio
di tutti gli amici delle antidie costunianze , die pero di-
struggere si dovrebbe a fronte dell'csperienza.
VIII. Memoria riguardante I'istituzione del cosl detlo Monte
dei Paschi della citta di Siena, del professore Giuli. — Que-
sto monte eblie origine nell' anno 1624, e consiste in una
>cra banca puljblica, formata coi cajjitali di alcuni ricchi
patrizj , guarentiti dal sovrano colla regalia denominata dei
208 ATTI dell' I. R. ACCABEMT.V
Pasco! i pubblici , die erano di proprieta del principei I'ile-
vato essendo a vicenda il sovrano dalle obbligazioni del
comune di Siena e di alti'i couinai, clie concoisero a so-
stenere il peso, come a partecipare dei beiieiizj dello sta-
bilimento. II monte fu detto noa vacabile , perche mancare
noil doveva mai ai suoi impegni. Non eiitriamo uella storia
di quel moiite , ottinumente delineata dal Glidl , e solo
noterenio die quel monte ben diretto e bene amministrato
assume piu volte rincarico d'essere egli stesso il curatore
di orfani lasciati dai loro genitori con patrimonj oberati ,
costituendosi esso 1' unico creditore, accollandosi i del)iti
e amministrando tutti i beni , il che a molte fomiglie riusci
assai vantaggioso. A quello dei Paschi va unito il monte
Pio, o di prestiti e pegni, con araministrazione pero to-
talmente separata.
IX. Saggio su le varicta del castagno e sn i caratteri die
potrebbero adoperarsi per distinguerle , del dot.tor Carlo Pas-
serini. — Otto varieta del Fagus Castanea di Liiineo si
conoscevano sino dai tempi di Flinio , e un numero mag-
giore ne riferi il Micheli , non pero descritte coUa neces-
saria accuratezza , cosicche non possono con certezza ri-
conoscersi dalf agricoltore , ne dai botanico. A questo ha
tentato di riinediare T autoi'e della Memoria, stabilendo i
caratteri principalmente nel seme, nelPilo, nella membrana
interna e nei cotiledoni i e le sue osservazioni ha istituite
sopra quattro varieta , esaminate fra il Mugello e il Ca-
sentino , a Cajano , delle quali non esponiamo i nomi ,
giacche essendo pnramente vernacoli , non riusclrebbono
di alcun giovamento ai nostri coltivatori.
X. Sul lusso dei contadini , Memoria del signor Michel-
Angelo Bonarroti. — Due diverse opinloni manifestate
eransi nell Accademia intorno al lusso dei contadini, nel
quale alcuno vedeva un eccitamento alP industria , altri
un mezzo per ispegnere non solo I'amore alia virtii, ma
anche per indeljolire la robustezza del corpo. Comincia
r autore ad esporre i pochi e semplicissimi principj dili-
gent! la materia del lusso , poscia ne fa la giusta appli-
cazione al propbsito de' contadini. Osserva egli che le ric-
chezze disuguali sono le sole sorgenti del lusso, e che
sotto questo aspetto , se anche fosse un male , converrebbe
sopportarlo , come tant' altri se ne sopportano nelle no-
stre societa , e per questo si sono da alcuui scrittori
DEI CEOP.COFILI DI riRElSIZE. 209
sconslgllate le leggi suntuarie. Forse quel lusso pu6 ancora
provar«i utile , particolanueiite tra i contadini , i quali
csercitando l' arte piii laboriosa , hanno inaggiore bisogno
di uii ecciiatuento a perseverare nelle loro fatiche , che
nieglio di tutto pub trovarsi nella speranza di uaa nii-
gliore esistenza. Nou ci diffondercmo su le applicazioni
fatte ill particolare ai contadini della Toscana , e soUanto
osservereino , che temibile noa reputa T autore 1' incre-
mento del lusso dei coltivatori toscani , perche consistente
per lo piii ia una nianiera migliore di vestire , giacclie
questa pure , dipendendo da disparita di averi e di for-
tune , nella classe dei contadini nou puo uiai diventare
luolto grande , percbe i prodotti dell' arte agraria souo
pill unifonui di quelli di qualunque altra. Risponde per
ultimo alia obliiezione dei moralisti , e fa vedere che i
lussuriosi Ateniesi vinsero i frugali Spartani , e i Fran-
cesi lussuriosissiini sotto Luigi XIV, vinsero i piu frugali
popoli del Nord , mentre nel paese loro miglioravansi le
arti e si estendeva 1' agricoltura. Bella e pure la esorta-
zione fatta sul fine della Menioria ai grandi proprietarj ,
perclie istituiscano nelle loro fattorie preinj annual! per i
contadini che si distinguessero in ogni genere d' industria
canipestre ed anche nella loro condotta morale.
XI. Su la convenienza di fare i conti nella moneta deci-
male effettha, piuttosto che in monete iinmag narie non deci-
mail , Menioria del dott. Cosimo Vanal. — Questa e diretta.
parzialmente contra T uso della Toscana di contare a scudi,
ognuno de' quali corrisponde a ua Francescone , piu a un
mezzo paolo , e contra quello della Romagna ove gli scudi
si fanno di nove paoli e mezzo. L' autore mostra anche
r imbarazzo che nasce nelle scuole elementari , insegnan-
dosi ai fanciuUi ad astrarre dalla moneta efFettiva per fare
i conti in una moneta che ha divisori piii difficili ; egli fa
vedere altresi che I'uso di calcolare in queste monete,
altro non e che un mero pregiudizio, giacche mutata es-
seudo la moneta, dee altresi caugiarsi il modo di calcolarla.
( Sara continuato. )
Bibl. hal. T. XL. 14
Niiovo metodo di curare la trichiasi. Memoria del
professorc A. Vaccd Berlin ghieri. — Pisa^ iSaS,
prcsso Schastiano Nistri , in 8.°, di pcig. 3i , con
due figure.
I
N qncsta Meinoria 1' illustre autore si e proposto pri-
mieramente cU esporre alia critica dei dotti suoi confratelli
nn nnovo metodo di operare in que' casi appunto nei quali
celebri scrittori di oculistica opiiiavano die 1' arte fosse
imperfetta , e secoadariamente dei nnovi niezzi d' unione
dopo r operazione , clie eqnivalgono alia cucitura per
r esattezza della riunione della ferita , ai cerotti etl alle
fasce pel mode blando e non doloroso con cui prodncono
la riunione della ferita medesima. Prima pero di esporre i
suoi metodi, egli da una rapidissima occliiata alle opinioni
patologiche dei chirurglii su la malattia in quistione , e
specialniente alle operazioni gia conosciute ed accettate
dalle pin colte nazioni d'Europa. E noto , egli dice, che
jfli ocuUsti ammettono in generate tre diverse specie di
trichiasi. Nella prima i peli piegano indentro , e con
essi anche piu o meno il tarso , o tutto od in una parte
soltanto ; nella seconda e viziata la sola direzione dei
peli, e il tarso non vi ha parte; nella terza poi la car-
tilagine e 1 peli conservano la normale loro direzione,
ma vi ha un preternatnrale ordine di peli, che tutto o
in parte e rivolto contro il globo dell' occhio. Discordan
fra loro i chirurghi nelf ammettere quest' ultima specie di
trichiasi, come discordan pure su la causa prossima di
quella della prima specie , volendo gli uni ch' ella sia
costantemente 1' effetto dello scorciamento della congiun-
tiva palpebrale, corrispondente al tarso arrovesciato , ed
opinando gli altri clie 1'' allungamento dell' integumento
della palpebra, la paralisia del muscolo orbicolare, la sua
spasmodica contrazione, l' ammolliuiento e lo scorciamento
della cartilagine tarso possano produrre lo stesso effetto.
Sono concordi nel considerare la secoada specie di tri-
chiasi come r effetto di un ostacolo che i peli incontrano
nel seguire la naturale loro direzione , ostacolo che puo
essere effetto o di una cicatrice o di un induramento , o
NUOVO MnXODO CCC. 211
cli ilu tiiniore ecc. Pensano finalmente coloro che ammet-
toiio r esistenza cU un intiero e nuovo orcline di peli , o
di pochi nnovi peli, che chiamano pseudo-peli , pensano
clie tale disposizione sia 1' elFetto di vizio di conforma-
zione , o consegncnza di lussnreggiante morbosa vegeta-
zione prodotta dalla diuturna cronica infiammazione della
con2;iiintiva e delle glandule nieiboniiane , giunta fino ai
hulbi.
Diflerenti inoltre sono le opinioni de' chirurghi su la
cura di codeste infermita. Recidono gli uni col ferro o
consuniano col caustico una porzione di pelle della pal-
pebra ; altri consigliano di svellere ripetntamente i peli
con le moUette. Alcuni alio strappainento dei peli aggiun-
gono la cauterizzazione dei Ijulbi, ed altri linalmente hanno
tentato di richiamare i peli alia loro naturale direzione,
con legarli o ingommarli alle parti vicine , in direzione
o]iposta a quella che avevano niorbosaniente contratta.
Cousiglia lo Schreger di recidere quella porzione di carti-
lagine ove sono impiantati i peli male diretti, dando alia
ierita la forma di un triangolo con la base in basso e la
punta in alto. Beclard propone una semplice incisione ver-
ticale di qualche linea, che divida a tutta sostanza il
jiiargine libero della palpebra. Jager e Saunders , nei cast
di gravissimo rovesciamento, propongono di portar via il
margine libero della palpebra insieme coi peli, dalFan-
golo esterno di essa fino al punto lagrimale , lasciando
pero intatta la cartilagine.
Crampton ha due modi di operare. In uno ( e questo
e probabilmente riserl^ato per le estese trichiasi ) fa due
incisioni verticali , lunglie circa tre linee, clie dividono la
palpebra ed il margine libero di essa in vicinanza de' suoi
angoli, procurando che T interna incisione si accosti, ma
-non comprenda il punto ne il condotto lagrimale. II lembo,
che rimane fi"a le due incisioni, lo rovescia in alto, e lo
incide alia base con superficiale incisione , che comprende
soltanto la congiuntiva. Con questa nuova incisione trasver-
sale vengono riunite insieme le due prime verticali ; questo
lembo, che sta unito al rimanente della palpebra solamente
dalla parte superiore, per mezzo del ligamento superiore del
tarso, del muscolo orbicolare , deir elevatore della palpebra
e degl'integumenti, e nel quale sono impiantati i peli viziati,
viene da Crampton rovesciato in I'uori ed iu alto, e tenuto
212 NUOVO MFTOnO
in qucsta sitimzione dai cerotti, dalle fasce, o dal sospen-
sore doUe jialpebre. II secondo metodo din'erisce dal primo,
in qnanto die le due incisioni verticali nnn cadono vicino
a!i;li angoli delle palpebre , ma circoscrivono solamente 11
pnnto del tarso ove sono impiantati i ])eli storti. Gutrie
iiiodirtca il metodo di Crampton, escludendo T incisione oriz-
zontale della congiuntiva, ed agginngendo Invece la reci-
sione di una piega della pelle fatta alia base del formato
lembo, ed antepone la cncitura alie fasce. Divise finalmente
sono eziandio le opinion! sui mezzi unitivi dopo 1' opera-
zione, poicbe v'lia vh'i loda e magniiica la cncitura crnenta ,
e v' lia clii la condunna , considerandola come non neces-
saria e come qnella capace di prodnrre in qualcbe caso
gravi sconcerti e sempre non indifFerenti dolori.
Gib f'atto , il cbiarissimo autore si fa ad esporre alcitne
ifiudiziose sue riflessionl intorno ai suddetti metodi , clie
troviamo necessario di qui riportar per intiero.
Scorciare V integumento di quella palpebra die e la sede
della tricbiasi col ferro o col caustico , parzialmente o in
tutta la sua estensione, secondo cbe 1' afl'ezione e parziale
o molto estesa, e il metodo piii generalmente aljljracciato,
e quello die lia portato e portera i piu consolanti risul-
tamenti in qnella specie di tridiiasi in cui coi peli e an-
che leggierniente rivolto intlentro il margine libero del
tarso. Potrebbe pero presentare molti inconvenient! in que!
casi in cu!, essendo sommo !1 rovesciamento ilel tarso,
non fosse possibile di riportarlo alia sua naturale direzione
senza scorciar di tanto la palpebra da renderla troppo
corta e percio incapace di coprire il globo dell' occliio.
In tali circostanze, da tale operazione ne nascerebbero scon-
cert! forse pill gravi di (juell! prodott! dalla tricbiasi. Essa
d' altronue non potra ma! convenire in quella specie ove
non il tarso, nia alcuni peli soltanto sono rovesciati^ poi-
cbe rovesciare in fuori il tarso quando egli non e ro-
vesciato in dentro , deve necessariamente togberlo dalla
si\a naturale posizione , produrre un qualclie grado di de-
formita , di lagrimazione , o permettere , nel punto in cui
il tarso abbandona il globo dell' occliio , 1' introiluzione
costante della luce , de! corpi volanti , o sospes! nell' atmo-
sfera , cose tutte capac! d! risvegliare e mantenere ottal-
mie cronidie. Tentare di rendere ai peli stort! la natu-
rale loro direzione con legature, cerotti, o col fuoco, e cosa
DI CUIIAUE I.A TRIOIIIASI. 2l3
vana , e per vana generalmente riconoscinta. Strappare
i peli mal diretti e cosa fastidiosa , sjjecialmeiite se si
tratta di strapjjarne piii di uno ; esso noii porta die un
inoiiientaiieo soUievo , perclie i peli presto ritornano , ne
possono di nuovo estrarsi al lore prime apparire , ma so-
lamente quando sono assai grandi per dar presa alle niol-
lette i e se qnesto metodo ha cpialclie volta portato alia
fine gnarigione radicale , noii porta il piu delle volte ,
a consenso di tiitti, die vantaggi leggieri e di ben poca
diirata.
( aiiterizzare i bulbi col ferro ro\rente o col caustico e
i\n modo coni-lannato dalF esperienza e dalla ragione. Mo-
stra r ultima V estrema difficolta d'' introdurre il cauterio
precisamente nell' angustissimo foro lasciato dal pelo, di
seguirne la precisa direzione , di andare alia debita pro-
fondita senz'alterare il margine libero della palpeljra. L'espe-
rienza ha gia mille volte confermata T inutilita di questo
procedere sempre dolorissimo , e die spesso puo lasciare
alterazione nel margine palpebrale.
II metodo di Schreger e infallilnle , ma porta seco de-
formlta, e tutti i niali die sono la conseguenza dell' inter-
rotta continuita della palpebra.
Qiiello di Beciard ha tutti gl' inconvenienti di quelle
di Schreger in minor grade pero, perclie non produce per-
dita di sostanza, ma non ispiccando la porzione di tarso
die contiene i peli rovesciati , non ne portera probabil-
mente i vantaggi. II metodo di Beciard potrebbe forse es-
ser utile allorche si trattasse non del rovesciamente dei
peli, non dello scorciamente del tarso dall' alto in basso,
ma bensi dello scorciamente trasversale , ossia da un an-
golo della palpebra alF altre.
II metodo di Jager e di Saunders , nei casi di tale ar-
rovesciamento del tarso da non potersi vincere senza scer-
ciare severchiamente la palpebra, puo certamente conve-
nire , perclie il molte dolore die si produce neU' opera-
zione, la deformita die ne risulta, la distruzione tetale
dei peli , die pure servone a raantenere 1" integrita delle
funzieni dell' occhio , non sono da mettersi in bilancia
coi gravissimi inconvenienti die derivane dalla trichiasi,
o con quelli die sono la conseguenza del severchie scoi*-
ciamento della palpebra. Una tale maniera di fare sarebbe
pero barbara ed irragionevole , nel case in cui solamente
aT4 I«'0OVO METODO
alcuni peli, e non il tirso , fossero voltl contro il gloho,
o il tarso lo fosse in un solo jiuuto , beiiche in motlo da
lion potorsi aiUlii'izzare sonza soN'orcluaniente scorciare la
nalpchra nel Inogo all' indicato pnnto corrispondente.
la qiianto al nietodo di Crampton, clie mena tanto rn-
more in Ingliilterra , non veggo in qnali casi potrebbe
convenire. Per un leggiero arrovescianiento del tarso al-
r indentro e inutile, perche vi ci si riniedia faciluiente
col portar via una porzione d' integumento, e sarelibc ir-
ragionevole il sostituire ad- itn nietodo cost semplice , il
coinplicato e doloroso di Crampton, die tanto facilita Tin-
fiammazionc del globo dell' occhio con V incisione della
congiuntiva i ne rpiesta incisione si linilta ad aunientare
II riscliio deir inlianuuazione , ma con 1' esnlcerazione che
pi\6 indurre in questa memljrana, si rlscbia di larla scor-
ciare di pill. Pel grandissimo arrovesciamento del tarso,
il metodo di Crampton sembrami ancor meno razlonale ,
jicrche se il leudjo medio sara manteauto senipre arro-
A'esciato all' inluori , in mode die i margini tlelle terite
verticali non stiano a contatto , essi non si riuniranno , e
ne verra una palpebra interrotta nella sua continuita, con
le triste conseguenze die ne risultano da tale disposizione.
Se poi i margini verranno a contatto , o si riuniranno ,
la palpebra si scorcera di piu , perclie ogni cicatrice ac-
corcia e non allunga le parti su le quali si forma. Nel
parziale arrovesciamento di uno o piii peli senza rove-
sclamento del tarso , ognun vede cbe il citato metodo sa-
reblie inutile, o cangerebbe la tricbiasi in un ectropio.
La moditicazione di Gutrie e per qualcbe lato assai Ijene
intesa, togliendo di mezzo 1' inutile e spesso dannosa in-
cisione della congluntiva, aggiungendo la recisione della
piega di pelle , utilissima allorclie si tratta di rovescia-
mento di tarso ; ma le due incisioni verticali ch' egli ap-
prova sono sempre inutili e dannose per le ragioni esposte
di sopra , di modo cbe anche il metodo del nostro au-
tore, pill doloroso e piu complicato del metodo ordinario,
non presenta vantaggio sopra di quello.
Dal sin cpii detto risulta i .° cbe la cbirargia possede
i mezzi di opporsi a quella specie di tricbiasi in cui il
tarso e rovesciato leggiermente coi peli , e cbe vi ci si
oppone in un modo non molto doloroso , die non lascia
deformita ne lesioni alle fimzioni dclP ocdiio; 2.° die puo
DI CURAKE LA TRICIIIAST. ai5
portar del vantaggi in quella specie die e formata dal
fortiisimo arrovesciamento del tarso in tutla la sua esten-
sioae , con una operazione per altro dolorosissima , che
lascia una costante deformita , e priva per sempre la
palpebra delle ciglia, destinate ad utili ufficj j 3." clie
non conosce il mezzo di curare quella tricliiasi nella quale
alcuni peli , od alcuni gru]>pi di peli naturalmente esistenti
0 di nuova forniazione ( pseudo-peli ) , si sono portati
contro il globo dell' occliio , ed in cui riniane il tarso a suo
posto , o souimamente e parzialmente si volge ; poiche i
metodi fin qui praticati o non vincono la malattia, o la
convertono in allra di minore entita.
Egli e su la cura di quest' ultima specie di malattia clie
il dotto professore lia rivolto la sua attenzione f, e guidato
dai lumi dell' anatomia e da un sano raziocinio , seppe
inventare un metodo il quale, considerato si teoricamente
come dal lato pratico, semlira infallibile ne' suoi risultamenti.
1 bulhi dei peli delle ciglia, egli dice, sono, come ognun
sa, situati uno accosto all' altro, disposti in linea su la
faccia esterna del margine libero della palpebra , involti
in fitto tessuto celluloso , e coperti soltanto da sottile in-
tegumento. Incidere questo integuiuento , scoprire i bulbi
dei peli arrovesciati , estirparii o distruggerli, e il metodo
ch' egli propone.
Oad' eseguire questa operazione e d' uopo di un col-
tellino molto convesso, di ottime mollette da dissezione,
di un pajo di plccole forblci , e di un altro stromento
chiamato cucchiaja dal suo inventore. E questa di tartaruga,
di corno o d' avorio , presenta due facce, vina leggiermente
convessa , 1' altra leggiermente concava ; ha due estremita,
la superior delle quali e scavata da un solco , e 1' altra e
staliilmente congiunta con un piccolo sospensorio di pal-
pebre fatto di lilo d' argento.
Ecco come si precede all' operazione : assiso il malato
con la faccia rivolta verso la luce , un assistente gli si
]>onga di dietro, e presenti col suo jjetto uno stabile punto
d' appogglo alia testa dell' operando , come nella operazione
della cateratta. II chirurgo operatore, situato dirimpetto
air infermo , a sedere o ritto , sollevi la palpebra , si as-
sicuri del numero dei peli arrovesciati e delf estensione
che occupano nel tarso. Fatto questo, tracci con una
penna intinta nell' inchiostro , od in altro liquore colorato.
2l6 NUOVO ItfKTODO
una liiica suU' integninento ileHn palpoljra , paralella al
iiian^iiie libero di essa, ed lui tjuarto ili linca da esso mar-
gine distaate , e sia questo segno esteso taato in liin-
ghezza da mostiare con precisione sulla superiicle csterna
della palpelira lo spazio che occupano i pcli vlziati nella
snperiicie interna. Introdnca allora la cncclnaja fra la
palpebra ed il globo dell' occliio, in modo che il margine
liliero di essa si trovi situate nel solco che presenta la
superllcie convessa di detta cucchiaja. Procuri di scostiir
qucsta dal globo dell' occhio per non irritarlo , e per ten-
dere meglio la stessa palpebra. Cio iatto , conlidi la cuc-
chiaja air ajuto , il quale con una mano ( con la destra
trattandosi di operare suU' occhio destro, e con la sinistra
nel caso opposto ) terra distesa e fissa la palpebra su la
cucchiaja, per mezzo dei due diti indice e medio, appog-
giati in vicinanza agli angoli palpeljrali, in modo da la-
sciar libera e scoperta la parte su la quale il chirurgo
deve operare. Coif altra niano passata sotto il mento del-
r operando , terra pel manico la cucchiaja , procurando di
mautenerla ferma nella posizione in cui e stata posta
dair operatore. Cosi disposte le cose, faccia il chirurgo
coir indicate coltellino due p.'ccole incisioni verticali , che
principiino una linea e mezzo al di sopra del margine
libero, e finiscano precisamente in questo. Le due inci-
sioni paralelle rinchiudano con esattezza quello spazio che
percorre la linea segnata coif inchiostro , ed intacchino il
solo integumento. Terminate le due incisioni , ne faccia
una terza trasversale sotto alia linea segnata sulla palpebra,
e parallela ad essa, che riunisca le due incisioni verticali
e comprenda ancor essa V integumento soltanto. Fatto cosi
un lemljo , il rovesci , prendendolo o con adattate mo!-
lette , o con le ugne, e lo disseclii col coltellino dalle
parti sottoposie. Arrovesciato il lembo , si presentano i
bullii. Non e pero senijjre facile il vederli chiaramente e
lo spiccarli , si perche il sangue che cola si nasconde , si
perche il fitto tessuto celluloso che li circonda non ne
rende facilissinia la presa. Per questo deve il chirurgo
pulir bene la ferita dal sangue, ed essere provveduto di
ottiine e sottili moUette, indi con queste e col coltellino,
o con le piccole forbici, portar via tutto cio che trova
fra il rovcsclato integ-umento e la faccia esterna del mar-
gine libero del tarso. Cio fatto, T operazione e compita.
Dl CURARE L\ TRICHIASl. 217
ed il chiriirgo riapplicando al suo posto naturale il lembo
che aveva soUevato, lo tiene fncilmente in sito con taffetta
inglese , senza il soccorso di altro apparecchio.
Se i peli aiTovesciati fossero a gran distanza fra loro,
e neir intervallo di essi esistessero di molti peli in buona
dii-ezione , converrebbe attaccai-e in particolare i bullii ap-
partenenti ai peli storti, e non iscoprire ne distruggere
le radici dei peli ben diretti , che si trovan coinpresi fra
i bull)i dei peli storti. A render piii facile e pid pronta
1' operazione, ed alia mano d' ogni ciiirurgo, 1' autore pro-
pone , ajjpena soUevato che abbiasi il piccolo lembo , di
toccare i bulbi dei peli coU' acido nitrico. La prova ch' ei
fece di qnesto metodo sur un soggetto ebbe felice risulta-
mento.
In cjnanto poi ai peli , o pseudo-peli , ai quali si sono
distrutti i bulbi, si possono preudere due partiti, estir-
parli subito , o lasciarli cadere spontaneamente. Questa
caduta succede or piu presto, or piu tardi, non prima
pero del sesto giorno , per quanto risulta dalle osserva-
zioni del signor Vacca. Tutte le volte pero che per T e-
strema sensibilita del malato la presenza dei peli produce
gravi sconcerti, giovera estirparii subito.
In quanto ai mezzi vinitivi dopo le operazioni ordinarie
di trichiasi die si fanno suUe palpebre , essi non sono
indispensalnli e vero , ma possono pero arrecare il van-
taggio di accelerare la guarigione , procurando la riunione
di prima intenzione , e cio si puo ottenere o coi cerotti
o con le fasce , o per mezzo della cucitura ; ma se il
primo di questi mezzi e difettoso a cagione dell' umidita
prodotta dalle lagrime e per la stessa conligurazione delle
parti, la cucitura essa pure non va scevra di difetti , ne
sembra ail' autore conveniente che si debba preferire ai
cerotti, quando non puo far altro che accelerare di qual-
che giorno ed in qualche caso la cicatrice , e renderla
forse un poco meno apparente.
II mezzo unitivo proposto dal signor Vacca , che riu-
nlsce tutti i vantaggi della cucitura senz' averne gl' incon-
venienti, e tutti i vantaggi dei cerotti e delle fasce senza
averne T incertezza , e cli' egli usa con hnon success© gia
da quindici anni , e il seguente : « Si formauo di tutti i
peli della palpebra, su la quale si deve operare , tre ,
quattro o ciii([uc distinti gruppetti , si allacciano cou fili
2l8 NUOVO METODO CCC.
sottilissimi cli seta criula e non torta , ingommati con
goinma clragante per rcmierli ]mii appiccicanti. Fatte qncste
allacciature , si lasciano i fili peiidenti , e si eseguisce
r operazione , cioe la recisione di uaa piega dclla pclle
della palpebra. Terniiuata questa , i llli servono a tirare
in alto il niargine libero della palpebra , e con esse il
margine inl'eriore della ferita , il quale facilmente si iiiette
a contatto col marglae superiore di essa. Questi fili si
iissano suUa fronte con un pezzetto di cerotto agglutlnativo,
posto immediatamente al di sopra del sopracciglio e pa-
ralello ad esso; un altro simile pezzetto puo applicarsl al di
sotto del medesimo sopracciglio nella stessa direzione del
prinio. " Questo metodo pero non e applicabile in tutti i
casi. Vi sono degF individui che banno pocbissimi e sot-
tili peli alle palpebre malate, di modo cbe non si pos-
sono formare i descritti gruppetti. In questi casi i lacci
scivolano sopra i peli , e rendono impraticabile il metodo. In
tali circostanze , il cbiarissimo autoie opina con Scarpa
cbe non si debba ricorrere alia cucitura, ma bensi ai ce-
rotti ed alle fasce.
Seguono tre osservazloni in comprova dei vantaggi del
metodo da lui inventato i indi la spiegazione della tavola.
APPENDICE.
PARTE L
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
De I'cinplol des chlorures d'oxide de sodium ct de
chaux. Par A. G. Labarraqve , pliarmacien de Pa-
ris etc. — Paris, iSaS aoiU, madame Huxard ,
imprimenr-libraire , rue de lEsperon Saint-Andre-
dcs-Arts , 11° 7, pag. 48, in ^° fr. i.
L.
Je belle sperienze del signor Laharraque sui clorurl
d' ossido di sodio e di calce diiiiostrano ad evidenza poter
essi disinfettare luoglii d' aria appestati, correggere di al-
cuni altri V acqna coiTotta , e dissipar ad un tratto le
esalazioni delle imputridite animali sostanze , soprattutto
quelle degF iiifradiciati cadaveri.
Una tauto iiiteressante scoperta lia conciliati si bene al
noslro autore i sufFragi del Consiglio di sauita e di pa-
recchi dotti di Parigi, die il signor Delavau consigliere
di Stato e Prefetto di Polizta non ha potuto a meno di
decretare a di lui favore nel modo seguente = II sera etabU
dfS appareils desinfectans de I'invention du sieur Laharraque
a la Morgue et cJtez chacun de mcs commissaircs de Police. =
Dietro il prefettizio decreto la societa d' incoraggiamento
giudico degna di premio la Memoria del signor Labarraque:
e r Istituto reale di Francia gUe lo accordo di buon grado
in tre mila franchi per avere il Lalsarraque , dice lo stesso
Istituto , dlmostrato in un gran numero di esperienze ,
come si possa iinpiegare con successo, con economia,
con facilith le soluzioni de' cloruri di calce e di ossido di
sodio , onde distruggere i fetidissimi odori delle corrotte
uiaterie animali.
II nostro autore per dissipar i principj miasmatici , die
enianano ne" luoghi ajjitati da persone afFette di malattie
aaO APPENDICE
attaccaticcp , innafTia la loro camera con uno de' due clo-
riiri allungato in acqua jniia , ovvero lo versa in un largo
piatto posto nella stanza dello stesso infermo, rinno\an-
jIo mattina e sera ed anche al mezzodi , se avviene clie
perda il particolare suo odore.
I medici, gli astanti usando la precauzione di lavarsi
le niani nell'acqua clorurata, di spargerne snl pavimento,
intorno al letto , e di far profonde inspirazioni si preser-
vano indubitatamente dalle contagiose malattie de' loro
amnialati.
I detti cloruri terrel ed alcalini servono pure mirabil-
mente a disinfettare piazze , mercati , stalle , caserme ,
corpi di guai'dia , ospitali , carceri , navigli coll' indicato
innalliamento de' loro interni. La dose dell' acqua clorurata
deve essere piii o meno forte secondo 1' ampiezza del lo-
cale da disinfettare, e secondo il maggiore o minor pitzzo
clie esso tramanda.
In generale per purgare una camera dall' infezione si
suol mettere una cucchiajata di uno dei detti cloruri in
una bottiglia piena di acqua comune.
L' uso de' detti cloruri si estende ancora alia disinfe-
zione delle latrine , de' pisciatoj , delle fosse immonde.
Per cio fare si versano tre, quattro pinte di acqua su due
once del terreo cloruro , si agita il tutto , e si versa so-
pra e dentro i nominati luoglii.
Se non si distrugge prontamente il fetore liassi a ripe-
tere il versamento da dieci in died minuti sino alia totale
sua distruzione.
II cloruro di calce e egualmente atto a correggere
r acqua guasta di alcuni luoglii , come pozzi , cisterne ,
fontane e simili. Si consegue questo fine con due once
di cloruro per dugento cinquanta pinte di acqua infetta.
Siffatto sperimento fu eseguito nel iSz^ alia presenza del
signor Kerandren, Ispettore generale del servizio sanitario ,
e incaricato in quell' epoca da S. E. il Ministro della ma-
rina a presedere agli sperimenti del signer Laljarraque
perche ne desse una precisa relazione come diede di fatto ,
tal quale la felicita dell' evento il richledeva.
Anclie il signor dottor Mare , memhro titolare delFAc-
cadomia reale di medicina nel iSaS fu delegato dal Con-
siglio di sanita per assistere alle sperienze del nostro
autore sulla disinfezione dell' acqua. Avverro egli che il
TARTE STRANIERA.. 221
cloriiro di calce sciolto prima nelF acqua para , poi ag-
giaiito alia guasta opei-ava cosi bene la sua disinfezlone
clie rendevasi essa totalnieiite bevihile. Da cio emerge
qnanto sia graade la utilita. di ua tale processo', sia sul
mare , sia ne' paesi paludosi , ove 1' acqua e ordinaria-
inente insalubre, sia anche in. certi luoghi in ciii ci e
forza ber acqua di cisteriie, la quale e spessissirao aiterata.
Moiti altri casi consimili riferitici avrebbe il chiaro
chimico Labarracpie osservati ia Francia , nelle Coloiiie ,
a San Domingo e inseriti nella gazzetta ufficiale del 20
febbrajo 1821 se non ci fosse imposto la brevita accordata
d''ordinario ad una scientilica, tuttoche utilissima , Memoria.
Quanto alia disinfezione de' cadaveri prima di appros-
simarsi ad un corpo in putrefazione si deve preparare una
tinozza , in cui sianvi 24 pinte circa d' acqua comune e
una libbra di cloruro di calce , avendo sempre V avver-
tenza di agitar ben bene il conteauto miscuglio. Si spie-
ghera in seguito un lenzuolo , s' inzuppera di delta nie-
scolanza, e si appUcliera colla massima prontezza al detto
cadavere. Poco tempo dopo esegitita una tale operazlone
cessera 1' insopportaliile tetido odore.
Se si vede sparso sul pavimento sangue od altro umore
dal cadavere proveniente , si versa una o due tazze di
acqua clorurata , e diligentemente rimovendolo con iscopa,
il fetidissimo puzzo tosto si dilegua (i).
Se r iafezione si diilonde ai luoghi attigui, scale, corri-
dori, stanze, s' innafliano subitamente col liquido clorurato,
e s' impedisce cosi di riprodursi il cadaverico jDuzzore.
Molti niedici e cliirarglii celebri francesi commendano
sommameute i cloruri alcalini e terrei nelle piaglie gan-
grenose , nelle ulceri croniche veneree , negli erpeti de-
pascenti , nei carbonchi , nel carcinoma dell" utero , e quel
che e pill nelle asflssie, ossia morti apparenti. Rimarche-
volissimo e il caso riportato dal sig. Labarraque di un
Votacesso cadato asfitico , meiitre travagliava alio spurga-
mento di una fogna. Gli si amministro sul principio un
leggier emetico ; ma un violento sforzo di vomito di 48
ore rende ognor piii deplorabile la sua situazione. Si
(1) Con siffatto disinfettante processo anche il sig. P. Oi'fila pote
esfguire un' autussia su di un cadavere dissotcenato dopo 32
gioini , e (jote con questa soddisfare alle ricerche del R. Procu-
rature di Francia die gUela impose sino dal 1.° agosto iSaS.
222 A r 1' !•; N D 1 G E
ricorse ad una soluzioiio frcLkla gommosa con alcuiic gocce
tU succo di cedfo e all' austo riveciaiio : il tutto senza
efTetto. L' infelice Pietro Aime d' aniil 41 si seiitiva di
niomeiito in niomento a niaucare , lagnaiidosi di peso e di
dolore alia testa, di dlllicoUa al respii-o, di angoscia alia
region del cuore , sopratUitto di un sofFocante sapore di
piombo alle fauci clie gli aveva fiitto perJere , diceva ,
la conoscenza. II polso era pressoclie inipcrcettibile , la
voce langnida, lioca , il vise sligurato, T aspetto in breve
cadaverico. In si funesto emergente si ebbe ricorso alia
inalazione di bnona dose di cloruro saturato. Alciuii mo-
nienti dopo parve airaslitico di star meglio, sentendosi
dissipato il cattivissimo odore alia bocca , piii liljera la
respirazione e riattivate alcjuanto le sue facolta mentali.
S' insistette con esito felice snlfuso del predicato cloruro.
Si pratico nella camera deli' ammalato un innafiiainento
di acqua clorurata ; e in poclii di I'Ainie si vide ristabi-
lito, e in caso di riprendere 1' esercizio del suo niestiere.
Cosi si salvo la vita ad un infelice , si ridono la tran-
quillita a una desolata famiglia e si assicuro sempreppiii
la efllcacia del ben augurato cloruro.
Fa per iiltimo giudiziosamente osservare il nostro au-
tore , clie e bensi vero che i due soprannominati cloruri
sono quasi identlci nel loro niodo di aglre in punto ai
fenomeni di putrefazione : ma siccome nella putrefazione
delle niaterie animali il cloruro di calce passa all'idroclo-
rato , e questo avendo la proprleta di assorbire I' umido
dell' aria lo fissa sul corpo disinfettato ; T uuiitiita stessa
essendo poi una delle condizloni della putrefazione , ne
emerge, che eseguita una volta la disinfezione, il cloruro
teiTeo piu o men presto cangia di stato, cooperando egli
stesso successivamente alio sviluppo di itn I'etido odore :
laddove il cloruro di ossido di sodio divenuto idroclorato
forma un sale seccliissimo, che agisce come conservatore,
condensando il principio , da cui comincia la stessa jiu-
trefazione.
Trae quindi 1' importantissima illazionc di adoperare il
cloruro d' ossido di sodio quando si vuole disinfettare un
corpo perennemente, e il cloruro di calcc, allorclie si tratta
di una disinfezione istantauea , come a caglon d' esempio
la esumazionc di un corpo che deve cssere immcdiatamente,
c pel •solo momcnto csaiiiuiaio.
D. C. M. M.
PAKTE STRANIERA. 223
Rassegna delle opere che trattaiio della letteratura
orientale puhhllcate in Earopa dull' anno 1816 al
1820. Del cav. Giuseppe De Hammer ( Continua-
zione. V. p. 388 , tomo XXXVIII. )
A,
///. Storia naturale.
GGIUNTE e snpplementi alia storia naturale dell' Asia
di molto pregio trovansi nella geografia turca di Hagi
Chalfa di cui si parlera piu giu trattaiido di questa scienza.
Ivi e discorso per esempio d" ua aereolite pesaiite i3o
dramme caduto in Suveida in Egitto sotto il regao del
califfo Dgiaffar Al motevekil al Allah , vale a dire fra gli
anni aSa e 247 dell' egira (847 e 861 di G. C. ). Vedi
I'opera al n.° i5, t. II, pag. 10 1, e Gihamdima p. 477.
Eccettuate alcune altre siinili notizie clie a quaiido a quando
porge il Gihannumn nella descrizione ch' egli fa di varie
provincie , la storia naturale dopo la comparsa dei mo-
numenti egizj di Ahdol-lalif ( vale a dire negli ultimi diecL
anni ) , e staca arricchita , tranne i viaggi , d' una sola
opera filosofica, ed e quella del sig. Antonio Raineri posta
sotto il n.° I 3. Vero e pero ciie una parte di essa e stata
di gia pubblicata, sono or 36 anni , da. Sebaldo Fulco Ravio
col titolo : Specimen arahicum continens descriptionein , et
excerpta libri Achmedis Tcifasclui de gemmis et lapidibus
pretiosis , e che sullo stesso argomento il giornalista ha
anche pubblicato nelle miniere d'Oriente (1. VI, p. 126)
dei transunti d' un' opera posteriore d' assai e piu com-
piuta , cioe dal liln'O delle gemme di Mohammed Ben Mans-
sur. Vuol notarsi per altro che non solo 1' autore non ha
avuto sott' occhio questo lavoro, ma che egli ha altres'i
il merito d'aver pubblicata per intero I'opera di Teifasci
tanto nel teste , quanto nella traduzione italiana comeciie
non sempre esattamente in quest' ultima. Massima atten-
zione di critica esigono le pietre preziose , il nome delle
quali prima d' essere scritto nelle miniere d'Oriente non sia
comparso ben tradotto da Rau , o da qualche altro lessi-
cografo enropeo , perciocche la loro falsa verslone di-
strugge a un tratto tutto il vantaggio che la storia natu-
rale puo ripromcttersi dalla traduzione d' opere oriental).
224 :V P P F. N DICE
Consisteiido tutta 1' opera In non plii die a 5 capi , sara
hene il poire qui nel vero loro sigiiUicato 1 nonii dclle
25 gemiiie delle qnalL trattano, jxnxlie possa rautore gio-
varseiie nella sccoiida etli/ioue , chc per quauLo seiitesi ,
egli sta preparando , ed anche jier vaiitaggio di clii avesse
fatto acquisto della prima edizione fino a che com|)aja la
seconda. t." La perla Gcwevher , clie a vero dire iioa e
pietra preziosa , ma e generalnieiite tenuta per tale dagli
orientali. a." II coriiidoa ( Telesie ) JakiU , il noiiie del
quale ha cagioiiato fiiiora la massima confusione , pcrche
per inganno del suono della parola fu trailotto per Gia-
cinto Tax.vS'Oi; , beiiche il Jakut nulla afFatto al)bia die
fare col Giaciiito tranne appunto questa conformita di suono.
Le proprieta del Jakut e la sua divisione in turchino, rosso,
giallo e bianco corrisponde perfettamente a quella del Go-
rindone in rosso ( rubino ), giallo , topazzo orientale , tur-
chino ( zafiro ) , bianco ( zatiro bianco). V. Ricerche sai
caratteri delle pietre preziose di G. di Feadnng. Pest, i8 19.
3." Lo snieraldo Semmerrud. 4.° II grisolito Sebergied , che
da Rnu vien detto species sinaragdi e da Raineri Topazo.
S.° 11 rubino balascio (^Balasch) , nome mozzato da Beda-
scian donde vengono i piii perfetti rtihini di questa sorta,
e dice in fatti espressamente il Teifasci che i Persiani lo
chiauiano Bedassciani dalla citta di questo nome. Ecco le
parole di Raineri, << 11 Balascio viene da Balkhascian die
» dagU Agiamini dicesi Badkhascian , ed e la principale
» delle pill cospicue citta di Badan. » 6.° 11 GLacinto Be-
nefescli da Rau erroneamente e detto ametista , e che Rai-
neri ha lasciato senza traduzione. Egli per altro non igno-
rava che il nome d' una specie di queste gemme si e Vio-
letto, e Madini quello d' uii' altra sorta " quattro , dice
» egli stesso , sono le specie del Benefesch, una delle quali
" si e il Madini. » Tanto poteva bastare per fargli co-
noscere in quest' ultimo P Alniandin, die e il granato vio-
letto. 7.° II granato , Bigiadi e non Biirradi, come legge
Rau sopra un testo sbagliato, terminando qui il suo estratto.
8.° 11 diamante Elmas. 9.° L' occhio di gatto Ainol-hurr.
i.° j^^^ a." L-^— ^U 3." y^—j^ 4..° ^y..-^jij
5,° (^is^.,U 6.° sJ^SlX:^ 7.* ij2)Lj^A.^ 8." (j«wLwl
9-° Jx" ^""^
rAKTK STRANIERA. 225
lo." II Bezoar Baseher. ii-' La tarchese Firusegie. 12.° La
corniola Aakik. i3.° L' onice Giesi. 14..° La calamita Ma-
gnat.is. iS." Lo spato pesante Se/zfearZeg^ze. i?flj«eri lo chlama
siiieriglio , ma la voce tedesca spath , sicconie pure la
maggior parte c'ei iionii sovrindicati , e dei segueiiti altro
non e die un troncaiuetito della parola origiiiaria persiana
o aral)a. Clie lo spat pesante coiiinneinente usato per pu-
lire o arruotare diamanti venga posto fra le pietre pre-
ziose dee parer meno straiio die il trovarvi il seguente
( Dahengie ) , il quale stando alia descrizione dl Teifasci
A'a considerato per una scoria nietallica anzi die per una
pietra. Egli infatti dice, appoggiato alia testimonianza di
Plinio , die il Dahengie LapishizuU e Scladane e origina-
riamente rame , die poi si cangia in pietra , e secoiido
il colore clie preiide , cioe se verde , turchino o rosso
vien distinto col priino, secondo o terzo dei noiiii sovrin-
dicati. Rimane pertanto tuttora da deterrninarsi il vero si-
gnificato. 16.° Del Dahengie come pure dello Sciadane die
nel Meninsky sta per Lapis lentlcularis. 17.° II Lapisla-
zuli, Laziverd. i8.° II corallo, Mergian. 19.° II Siibagie die
dair autore e lasciato senza traduzione , e nel cui nome
persiano Scialiak il giornalista ( Vedi miniere d' Oriente
I. VI, p. i3r)) sembra di scorgere T ag ita , ma die non
e altro di certo die I'Oljsidian. II testo arabo dice essere
questa pietra una delle fuse o sia vulcaniche, e il sig. Rai-
neri traduce slnagllando « die essa sia una di quelle die
» si liqaefanno. >» 30." L' ametista Gieinest. 21.° II Cha-
mahan lasciato senza traduzione tanto dal signer Raineri ,
quanto dal giornalista nelle Miniere, ma die pare dover
essere la pietra sanguigna a.tjj.y.rr\Tic,. 22.° II Jusciein che
pare una varieta del 2.3.° Jassb diaspro , al quale viene
unito e sara prolial/ilaiente P eliotropio. 24.° 11 cristallo
di Monte, Bellor. 2.5.° II talco , il nome del quale e forse
10. ° J-^j-^ Ji.° '7'Jjj^^ 12." i,^_J~>^'slSl i3.* P}-^
18.° (j,' l.:i>^--0 in.° ^Aaaj 2C
/^jiiLtsi
2 2.° A"«^:^. 2 3.° ^y,.Aa.^_ 24.° )^^i aS'" (^ >AJ3
BibL hal. T. XL. i5
21! 6 A I' P E N U 1 C, V.
il solo file si sia cousei'vato in tulta la sua pmita (Ta/Zc)
passamlo dalla lingua aralia nella todesca. Tcifasci con—
temporaneo di Mohnmntcd Ben Manssur , die per quanto
pare scri?se poco dopo lui, viveva ael settiaio secolo del-
1' era cristiann , e cita fra le opere anteriorl di cni gio-
vossi le segucntl: il liliro ^''Aristotile sulle jjictre , il libro
di Assniai , il lihro di Aliincd Ben Ebl dialed Jbnol-Cicrrar ,
il liliro di Arninnussio delP Asia anteriore , e il lihro di
Ibn Massuje , i qunli tutti seailnauo perduti dopo la com-
parsa dell" opera iutera tli 'Teijasci.
]J\ Scoria Iclteraria e biografia.
Cumunque pongansi in conto tutti i sussidj di cui pos-
sono fornire i fonti di erudizione e di bil)liograHa orien—
tale noti finora pe' cataloghi dells librerie di Parigi , di
Loudra , di Vienna, ili Leida , di J'irenze, diRoma, della
Bodlejana, di qnella ili Tij)oSaib nella casa della Conqja-
gnia delle Indie Orientali in Londra , e di quella deU'Escu-
riale , e cosi per le biblioteclie di Htrbelot e di Houinger,
e per altre opere di questo niedesinio genere , non giu-
gnera pero mai la letteratura europea a possedere una
coinpiuta biljliogralia orientale, se non quando verra tra-
dotio per iatero e pubblicato il dizionario bibliogratico di
Hagi Chalfa , coll' aggiunta delle niigliori opere arabe ,
persiane e turciie conqiarse in luce dopo la sua niorte.
Questo desiderio fu gia manifestato dii Beiske ne' suoi Pro-
didagmati (i), e fino a ch'ei non sia ademjjiuto, quanto mai
si pubblicbera d' opere sulla bibliografia orientale altro
non sara, ne potra essere die frammento. E percio ap—
pmito debbono tutti coloro che danno opera alia lettera-
tura orientale, essere tanto piii grati ai ricoglitori e in-
vestigatori ciie volgoiio i loro studj e le loro cure a cosi
largo e fertile campo. II sig. prol'essore Hamaker , iater-
prete del legato di libri lasciato da Warner alia libreria di
Leida 5 da nel volume in 4.° posto sotto il n." 40 un eccel-
lente saggio di fruttuosa lettura in fatto d' erudizione , atto
ad ag2;radevolmente sorprcndere gli amatori della lettera-
tura orientale tanto col merito delle cose pubblicate , quanto
con la speranza di quanto rimane da pubblicarsi. Egli
(t) Rciske Prodiiligiua. Ahuifed.i talv. Syr. Kohleri pag. aSoj
235.
PARTE STRANIEKA. 22"
dunque comincia il catalogo del nianoscrittl orientali della
biblioteca di Leida (j), dei quali nel catalogo in foglio di essa
librei'ia trovasi soltaiito iiii breve indice de' titoli di iQoS
maiioscritti orientali , e v" aggiugne un tal corredo di no-
tizie bibliografiche e letterarie da lasciarsi addietro d assai
tixtti quelli che lo banno preceduto , compreso anche il
dotto O2i5«r/o , tanto e pregevole la quantita , Taccuratezza
e la precisione delle sne cogaizioni Ijiograliclie e letterarie
sugli autori non nieno cbe suUe opere. Vaglia pero il vero
die in quest' opera non ligurano piu die 21 nianoscritti ,
nientre quelli cbe 1' autore imprende a descrivere sono
3400 (a). Ma e poi vero altresi die tranne le opere
classicbe e i capilavori in ogni genere , e i letterati asia-
tici cbe diremo capifila, poclie e Ijrevi note Jiasteranno
per la folia degli altri autori. Si rallegrino frattanto i di-
lettanti della letteratura orientale col pensiero die il si-
gner professore Hamaker conta appena treiit' anni dell' eta
sua , e cb' egli ne destina venti altri a qnesto lavoro ,
Quod felix faustnmque sit! Proniette inoltre di pubblicare
nell'anno venturo le sue ricerdie storicbe sulla vita di
Wakidi o pinttosto del falso Wakidi, senibrando, per quanto
egli dice nella prefazione , cbe la lettura degli sciitti esi-
stenti sotto il nonie di Wakidi lo abbia scorto ad illazioni
affatto nuove, ed annunzia nel tempo stesso un trattato
sulla geografia AeW Irak persiano del sig. Uylenbrock die
lo assistera quindi innanzi nella formazione delle tavole
tanto per le materie , qnanto per le voci. Giovossi 1' au-
tore per questo sito lavoro dell' opera nota di Ihn Clialegan,
dalla quale trasse le vite degli autori piu celebri , e le
pubbllco in originale e tradotte , e dove questi non arriva
cerca e troya le notizie biografidie cbe gii vanno occor-
rendo nelle opere di Ahid-mahasain , di Sachawi o di altri
storici. Cosi avvione die ilando contezza nel voJnnie die
abbiamo sott' occbio dei gran diziouarj di Ssildiah e di
(i) Catalogns librorum tain inipressoruiii quain nianiiscriptoruin
Bibliotheca: piiblicw Universitatis Luj;(J. Bat. Lugduui , I716.
(2) II giornalista ignora pt-rclie de' due niila uianoscriiti in-
dicati nel vecchio catalogo , venga qui fatla menzione di soli
1400, ne sa intendere se questi siano i soli Arabi , o i soli
appartenenti al legato di 'Warner, avvertendo clie il nuniero
di questi nel catalogo nou passa i ii3o.
aaS vrPENDioE
Kamus , aggiugne anclie la hiogi-afia de' loro antori Cic-
wheri e Firusnbadi. Al titolo del Kamus al-miihit, cioe del-
r Otcano onniaiiibicnte pune 1' auioro 1' agginiita Al-Kabus
al-n'assit , e traduce ( intcrcalando jiero uii pnnto interro-
gativo) Vir pulcer , die e in sostaiiza una lezione afFatto
erronea per Okcanus nl-bassit , come piii dilFiisaniente e
detto nella ga/zctta letteraria di Lipsia del lo agosto 1818
al n.° 200, ove e amuinziato il Kamus gia pubhlicato
preccdentemente colle stance di Sciitnri in tre touii in
foglio. Deve anclie qnesto aanuazio cssere confrontalo con
la lista delle altre opere di Firusabadi, publilicata dal-
Tantore diet.ro Ibn Chaleqan, e sarebbe da desiderarsi die
r autore voli^sse giovarsi in avvenire di altri annnnzj e
I'aggiiagli di Inbliogralie orientnli comparse in Germania.
Deir aver potuto consultare il dizionaiio bililiografico di
Ha;iL Chalfa lia deliito 1' autore all' inviato svedese signor
Mourndgia d'GJisson^ il padre del quale ha procurato alia
Ijililioteca iniperialo di Vienna il prezioso eseuiplare di
quest" opera die ivi si conserva. Unitaniente alle biografie
de' cosi detti grand! lessicograli , T autore da anche quelle
dei graadi filologi Meidanl , Ibn doreid , En~nauvi e Sa~
mahsciari^ e quest'' ultima , per dir vero , non gia a pro-
posito di via' opera filologica , nia parlando di geogratia ,
cioe d'una descrizione di monti, valli e fiumi , della quale
proliabilmente, come pure del ristretto del gran dizionario
geogr.iiico di fakiU, non avra lasciato di far uso il signor
Uylembroek. La notizia biografica su quest' ultimo tolta da
Jba Chalcgan deve essere confrontata con quella die tro-
"vasi nelle miniere d' Oriente , della quale sembra die il
sig. liamaker non abl)ia cognizioae. Le ultime biografie
da lui pubblicate sono quelle dei grandi storici Tabari ,
Mesudl , Makrisi, Mokndessi, Ibn Kntaiba- e Selasori., oltre
alle quali trovansi nelle note estrattl assai pregevoli di
opere storiclie e geografiche.
V. Geogrnfia.
I sigaori Kosegurten, Apetz e Norbcrg colle loro tradu-
zioni per estratto poste sotto i numeii 1 > , i5 e 3.5 Lanno
fatto conoscere alle coke persone non iaiziate nello studio
della letteratnra orientale una delle piii ragguardevoli storie
de' viaggi degli Arabi, quella cioe di Ihn.-Batata , e una
delle piii copiose opere di geogralia orienia'e qual si e il
PARTIl STRVNIER v. 22.Q
Giluinnuma , o sia 1' InJicatore de' Paesi ( Ictteralmeate
il Mosti-aiuondo ) tli Hagi Chnlfa. II profcssore Koseganen
fere conoscere in uii ragionamento accatleiiiico per la laii-
rea in filosofia questo tanto pi-egevole viaagio ui Ihii-Bu'
lata , testo e tradnzione con nn discorso prelimiaare in
cui tratta della persona del viaggintore. Egli com'jatte in
questo discorso il paradosso niesso gia in campo da Dltz
e da varj ahri , e i-ipetuto oia di fresco dal Danese Lem-
ming nel sno trattato ( num. i i ) clie i Moslimi o Musul-
mani non abbiano inai fatio viaggi , per semplice curio-
sita, ne descritte le pai'ticolarita del!e !oro peregrinazioni.
A questa opinione il sig. Kosegariea oppone 1' esenipio
de' priocipali viaggiatori ocientali a lui ooti , e sono fra
gli Arabi : i due Ibn-WaJuihi e Abu Said Alhassani , i Viaggi
dei quali fnrono piibblicati da Renaiulot-^ Sclam dragomanno
del CalifFo Vassik billoh clie visito le sponde settentrionali
del Mar Caspio; i viaggiatori Ahmed Ibnol Mehdi di Fez;
Abulbakai luilod ben Issa di Marocco ,• Mohammed Ibn Ab-
daUah Al-ho.'seini di IMedina ; Abul Abas Al-Mokni d' Anda-
lusia; Gelalh'din EsHijud; Al-chijnri: Al-latifi, e linalmente
Abu Abdnllafi Mohammed Ben Mohammed Ben Ibrahim da
Tanger, ceielire sotto il nonie di Ibn-Batuta. Fra i Persian!:
lo Sceich Abal-liassan AU Ibn. Ebibekcr da Herat , morto
nel 6iO dell'egira (i2i3), T opera del quale e citata co-
me una delle sue fonti drl Gihannuina ( pag. 7 ) ,- Abdor-
risak che di Persia nel XV secolo passo alle Indie presso
il re di Bisnagor , Abdid-kerim die dalle Indie ando alia
Mecca ^ e Mohtimmed Ali Hussein die per salvarsi dalle
persecuzioni di Nadir Sciah partitosi di Persia viaggio
neir Indie, e si stabili in Benares. Fra i Turclii: il cajn-
tano di mare Sidi Ali Ben Hussein Karib Rumi che nella
meta del secolo XVI sotto il regno del suhano Solimano ,
trasportato alle Indie dal INIar Rosso intraprese e descrisse
il viaggio per terra da Guzurat per la Persia e le Indie.
Essendo questl i soli viaggiatori Arabi , Persiani e Tnrclii
noti al sig. Kosegarten , si crede in dovere il giornalista
cP aggiungervi quelli ch' egli conosce per facilitarne l" ac-
quisto delle loro opere , che per la maggior pane pro-
mettono alj'oondante raccolta per la geogralia.
Arabi.
Ghureros-Sevaflr mima juhtadsch el-mosafir, cioe perle roto-
lanti per uso del viaggiatore, un' opera odoporica di Serkesci;,
23o Ari'ENPICE
Nahletol-irifyet fir-rihletilkiidsye, c'loe Palnia dilettevolo pep
la f!;ita a Gerusalemnie del Sceirli Gemnledin Mohammed Ben
}Iohummai Ben Beiuine inorto ramio dell" Fgira 262 (1360).
Bihlet min dimischk-ila ktids, vale a dire gita da Damasco a
Genisalemme del Sckeich Ahdol gluini d(i Niihlns (nella Colle-
7.ione Diicale di Gota a." 46. Vedi ivi pure al n.° 3i il viag-
gio del Chiari noininato di sopra ). U junol-achbar kema vcikaa
lidsc.inmiihi fdkainet vel-esfar, cioe Foiiti delle notizie iiitorno
a rjuanto e accaduto al Ricoglitore tan to nei luoghi ova ha
fatto soggiorno , quanto pei- viaggio , del Sceich Seinedin
Omar Ben Mohammed noto sotto il nome di Scegiar da
Aleppo, libro composto nel 936 dell' Egira (iSac)). Nushc-
ton-nasar fir-Rudsciuu min es-sefer , cioe Conforto della vista
nel ritorno dai viaggi di Srcmseddin Ihnol F!assan al-bekri.
Raufatol-virdyct fr-rihletir-rumyet , cioe Roseto o Giardino
di rose del viaggio in Rum (Asia minore) di Ehil Abbas AJimcd
Ben Mohammed noto sotto il noine di Sciehab da Hossn-
Keif , die viveva ancoi'a in Hideb o Aleppo nell" anno
864 deir Egira ( 1459 ). Biscdetol-aassemye , cioe il Trat-
tato Aassemyano del Sceich Scemseddin Omar Ben Moliani-
med Es-sehrvenli, nel qnale descrive il viaggio fatto con
siio fratello Aasseni nella Tramoxana. II titolo usuale dei
viaggi arabi e Rihlet , come Rihletosch-Scheich Ben Dscib ;
Bihlet Ibn Chahlun : RUilet Ibno.i-raschid; Rihlet Abul-Kasim;
Rihlet Mohammed Ben Ruschd Al-Maleki: Rihlet. Bedreddin
Ben Rasieddin Al-Ghasi, che desciive i snoi viaggi a Rum;
flnalmente Rdiletol - Faynmiet vel — mekkyet ved damUityct ,
cioe i viaggi a Eaynm , alia Mecca e a Damiata del Se-
yuti nominato di sopra, niorto nel 911 dell' Egira (i5o5).
Twchi.
II piu raggnardevole , il piii rlcco di cose, come pure
il piu volnmiiioso degli scrictori di viaggi non solo fra
i Tnrchi , ma fra quanti ve n' ha di noti in Oriente e
senza dnbbio Ew^ia Efendi. II glornalista j)ossiede quattro
parti de' suoi viaggi in due grossi volumi in foglio , del
conteuuto de' qnali egli ha gia dato cooto siiUa line della
seconda parte della sua opera sulla costituzione , e sul-
I'amministrazione deiTurciii; e ne lia poi fatia menzione
anche il giornal letterario di Gottinga nell' annunzio del-
r Antar. Fra le descrizioni de' viaggi de' Turchi si A'uoI
anche contare le relazioni d«lle Anibascerie turclie , fra le
P\RTF, STR\NtER4. 23t
qnali quelle cli Duni Efendi sopra una ambasclata in
Persia , cli Said Efendi sopra qnella in Francia , e di Resmi
Ahmed Efendi snlT amlKisciata spedita in Vienna sono gia
note perclie tradotte e stampate , e un altro pajo di qneste
relaz.icni d' ambasclata alia corte imperiale di "V ienna giace
tuttora non tradotto negli Annali deiriinpero Ottoniano.
Persiani.
Sciadi , da Sciarocli signore della Persia nell" anno del-
i" egira 822 (1419) fu spedito col pittore Cogia Gajas-
s'-din air iniperadore della Cliina. 11 sno glornale Chinese
( Rnsname ) tolto dal 3/af/aai-SaafZeiVz e inserito nell' opera
di Cliondeniir , donde e poi passato nel Giliannuma ( p.
166 ). I viaggi di Mirsa Aha Talib sono conosciuti per
le tradnzioni fattene in inglese , francese e tedesco , e ad
esso verra unite nelle medesinie lingue anclie il Viaggio
deir Anibasciator persiano Abid Hassan Chan , al quale lo
Sciali lia posto il nonie Hairetnameh, cioe il libro della
meraviglia. I due ultimi lavori , limitandosi , couie fanno
per lo piu a desciivere paesi europei , possono bensi di-
vertire per la singolarita del modo di vedere le cose , ma
non niai oflTerire quella istrnzione die puo sperarsi in fatto
di cognlzioni geograiiclie dalla traduzione delle opere dei
viaggiatori orientali. Resta ora da desiderarsi che i tra-
duttori oltre la fedelta della versioae curino ancbe attea-
tamente T ortografja de' nomi de' laoghi , e vi uniscano
un buon corredo di note che rischiarino ed agevollno il
testo ove puo occorrere. 1 sig. Kosegarten e Apez danno
r itinerario di Ibn-Batut.a in Persia , nelT India e in Af-
frica , e la descrizlone della costa del Malabar, valendosi
deir opera niinore di esso Ibn-Batuta , per non essersi
trovata T opera grande presso il defunto Dombay , come
suir asserzione di Seetzen supponeva il sig. Kosegarten.
Poco lasciano da deslderare questi due autori rispetto alia
traduzione, e qualclie cosa plii sulT ortografia dei nomi,
e su quello che puo mancare alle note. Dove , p. e. , la
traduzione dice : << lade petivi virbeni Materni , indc ur-
ti bem Boli , inde urbem Cnstemonijeh , inde urbem Sinob
II in litore maris sitam , cui castelluni munltlssimum est
>i in pede niontis BelalL Abyssinii sepulcrum extat, » non
sarebbe stata superflua una nota per iudicare che per
Isnik s' intende Nicea , per Materni il Moderiii d' oggidi ,
262 A I* P K N D I C E
clie Cnstemoni secnndo Kinncir e r'autica Cennanicopoli. , e
secoddo Mannert Tantica Sora ^ fi die in Sinob si ravvisa
Sinope. Y. poi sbngliata la tradnzinne del passo se<;neiite
" Snitaiii uxormn e numero ei'at Retina Bilua , Nikeiyofi
» Regis Costantinijjas (sic) mnguaa iilia », la parola clie il
sig. Kosc>rarten legge j^SlS\ — J Nikeffori deve leggcrsi
)^-S.A.JI Takfiir ., clie presso tntti gli storici aral)i e
turchi e 11 nome geiierico degl' imperadofi Bizantiiii , tal-
clie aiiclie oggi chinuiasi Tukfur S(^riii in Costaatinopoli
il palazzo imperiale detto gia di Ebdonione , e Takfartdgi
il inoiite deir Tinperadofe greco, cioe la citta di Rodusto.
Proviene fuoi" di dnlibio la parola Takfitr dal nouie del-
r imperadore Niceforo , clie sedeva sul troiio di Bisaiizio
contemporaneo ad Harun Ar-rascul,e il di ciil nome ]3ai'e
clie tanto presso gli Arabi , quanto presso i Turclu loro
successori sia invalso come nome goiierico di tntti grim-
peradori greci : simile a qnesto Tnkfitr , preso per nome
generico degl' Imperadorl Bizantini , si e qacUo di Fuiifur
usalo dagli Arabi , dai Persian! e ilai Tnrclii per nome
generico degl' Impcradori della Cbina , proveniente in en-
gine dalla parola Fog (clie e il Bog slavo) corrotto da Fo o
Fu. Qnando Ibn Batata, sotto il regno di Urchan venne
per la via di Rrnssa a Costaatinopoli non era imperadore
Niceforo.; nia bens'i Cantacuzeno , clie aveva due figlie ,
Vina delle quali dal viaggiatore vien cliiamata Bilun ( Pa-
laeogina ), e farono niaritate tutte due col Snltano Ozclian^
Sul modo col tjuale il S, K. scrive nella sua tradnzione ;
nomi arabi , ci occorre principalmente d avvertire clie egli
non snol fare difFerenza alcuna fra p^ e r;^ , cioe fra
V II e il ch , e scrive 1" uno come Faltro, errore i[ue-
sto al quale deve averlo condotto la cattiva pronuncia di
qualclie Greco, o Copto. Tanto meno sanno costoro far
difterenza fra le tre voci aspirate, cioe la dolce, o lene,
la dura e la durissima, cbe e la cli, quanto cbe nel greco
iiioderno qneste tre voci l;anno un solo segno, cioe la X.
I Copti o Cofti e i Greci sbngliando P aspirazione dura
(li) con la durissima ch ., cadono nelT errore opposto a
quelle degriialiani , i quali nelie pnrole forestiere scambiano
sempre P aspirazione dura colla dolce o lene^, e cosi p. e.
r^RTE STR\N1ERA. 233
in vece di liaminer pronunciano aminer con quello che chia-
masi spiritus lenis , mentre i Greci e i Copti , e seco loro
il signor Koscgarten prendono assieme le due parole arabe
j-^s:^ Clinmr , c'w'e il vino , e S'«^^^ Hanir che -vuol dire
rosso, e scrivono senza difFerenza alcuna X^UJ e Chnmr.
]Ma gli Araljl distinguono assai bene qneste tre aspirazio-
ni, tanto nello scrivere quanto nel pronnnciare, per mezzo
delle tre lettere H 1' /* lene , p- Vh dura , e r?- la ch.
Quest'' ultima e la voce della gorgia fortemeate aspi-
rata diversa assai dalle due precedenti , che sono aspira-
zioni piu dolci , e voci delle fauci , o appena gutturali ,
e cio per essere voci prodotte da organi diversi. Molto
miaore e la difFerenza fra 1' li Itne e la dura di quella
clie jiassa fra T h dura , e la c/i , e il confondere e lo
scambiare quella con questa e cosa che non puo assolu-
tamente permettersi. Converrebbe piuttosto nella pronun-
cia delle parole arabe , volendo far difFerenza fra le due /i,
il segnarne una con uno spiritus greco , benche sia cosa
questa di poca utilita tanto a chi sa d' arabo , quanto a
chi non se n' intende , perche questi non vede la difFe-
renza , e r altro ben difiicilmente sbagliera al vedere in
una parola araba un ^ o ua y . Ben diversamente
poi sta la cosa fra r^ e r^ , cioe fra la. h , e la ch,
perche ove sia scritto Jiachar , chi sa se questo ^v.-^^^^
Yoglia dire Bahar i niari , o Bachar i vapori ; e cosi ove
e scritto Churi clii pito sapere se debba intendersi per
Juiri (Cj^:^ ninfa del paradlso , o Churi C_£a?"^^ g'''"^'^
sacerdote; e se sotto Chall si voglla indicare scioglimento
i^^A^i^ , o aceto Cliall {^^ ; se la parola Chaije valga
per r arabo ^^^V^"" la serpe , o per il persiano Ghaje (i^^Liv
il testicolo ? ecc. A questa manifesta inescusal^ilmente
erronea uianiera di scrivere non puo essere stato spinto il
sig. Kosegarten se non dalla cattiva pronuncia della lingua
araba in bocca di qualclie Greco o Cofto , come gia si
e detto, o dalla pronuncia delP alfabeto ebraico, che non
vale per niente nella lingua araba.
234 APrBNDICE
Ecco cio die dice a rjuesto proposito Volnev p- io6.
'< De lenr cote les Grecs qni ii'ont point eu la ve-
II ritable aspiration dure des Floreatins et des Arabes
» lui ont de tout terns swijstituc leur X qui a rincoiive-
ti nient de faire des graves conireseus on arabe , car
>/ hcisaq par ha sigi^ifie il a hrule, et par X Xarnq signifie
>i il a perce; Habar signiiie il a einl)elli, Xabar il a ap-
» pris ". Qucsto erroneo niodo di scrivere e |ier6 ineno
riprovevole in se di cjuello clie lo e la pronunzia del tutto
falsa del^ig. Norherg traduttore del ClJianniuna ( N. i5)
che col suo difettoso raodo di jiroferirc i nonii de' paesi ,
coll' omissione arbitraria di molti non intesi passaggi , e
con la traduzione sbatjliata d' altrl luoglii ejruabuente non
intesi, ha orribilinente storpiato e gnasto questo eccellente
Ijbro , senza forse il migliore fra quanti ne sono stati
pubblicati finora sulla geografia orientate, a segno di me-
ritarsi pin segni di correzione in questa sua versione cosi
mal formata , accioccbe geografi che non potessero pro-
curarsi , o che non intendessero 1' originale non incappino
in mllle gravi errori copiando la strampalata versione del
sig. N.
Nelle versionl orient.ali alle quali sta di fronte il testo
e assal piii facile alia critica il ravvisare e il correggere
gli errori di traduzione , che non in quelle che come la
presente compajono senza testo originale , il quale trovasi
tra le mani di poclii , e da poclii s'intende. In fatti quaci-
tunque siano state t'atte e publjlicate in Costantinopoli
due edizioni dell' originale , sono pero ben poche le bi-
blioteche delle Universita che lo abbiano , e la quantita
de' conoscltori della lingua turca si in Germania , che in
Francia e in Inghilterra, non e punto in proporzione con
quella dei PersoLogi e dei Fdarabi. V ha fiiiahnente di pin
che gli errori di traduzione in antologie , in poemi e in
altre opere puramente tilologiche sono nicno dannosi d' as-
sai di quelli che possono incontrarsi in libri di storia o
di geografia ove avviene per essi, che invece di dila-
tare e far note nuove verita si moltiplicano nuovi en-ori.
II giornalista erode di suo preciso dovere di mettere in
piena luce , con la scorta degli esenipj , la negligenza e
r imperizia del sig. N. nella lingua turca : esempj presi
non gia col metodo d'un confronto continuo del testo con
la traduzione , nia trovati scorrendo rapidaniente tutta
PVRTE STRANIF.nV. 235
r opera come ven-emo diceiido. V autore di questo articolo
essendosi piii die a snflicienza reso familiare il Gihannunui
(come a sazieta lo diiiiostrano gU estratti degU Annali di let-
teratnra di Vienna, vol. VII, VIII , XIII e XIV, ove si tratta
di geogralia della Persia e delTAsia Minore), si conientd di
leggere la sola tradnzione, e di ricorrere poi al testo solo
allorqiiando gli s' affacciava in essa qualche error mador-
nale, o dove gli mancava qualclie passo che egll si ricor-
dava d'aver veduto nell' originale , e trovo pur troppo
ogni voha conferniato il sno sospetto dagli smisui-ati sbagli,
e dalla scandalosa negligenza del traduttore. Vero e die
i passi mancanti solo da coloi'o possono essere desiderati
die conoscono o possedono T originale , ma gli errori di
tradnzione sono per la niaggior jiarte tanto majuscoli , die
come spropositi debbono ferire ogni lettore anche afFatto
digiuno di lettere arabe , per poco die egli abbia qualclie
cognizione degli dementi primi di storla e di geogralia
orientnle , e che lo stesso sig. N. avrebbe dovuto rabbri-
vidirne , se egli si fosse compiaciuto di rivedere almeno
una volia la sua tradnzione con ocdiio attento prima di
darla alle stampe. Di note poi e schiarimenti di cui unto
abbisogna per la mnggior parte de' lettori europei il Qi-
hannwna tanto per la parte geografica quanto per la sto-
rica non ve n" ha neppur P ombra , e i Inoghi appunto
di argomento filologico , ove trattasi di letterati e delle
opere loro sono disgraziatamente quelli ove s' incontrano
le pill strane e miserande storpiature. Tutta quanta la
versione di questo autore non e meno sbagliata di quello
che lo e la prefazione ove parla di Hagl Chalfa, e del-
r opera sua. Qui e da notarsi che di quest' opera geogra-
fica tradotta, la sola prima meth e lavoro di Hagi Chal-
fa , e che deir altra meta e autore il suo continuatore
Ibrahim Muteferrika, che percio si e valso della geografia
di Ehubekr Ben Behram di Damasco. Ora di nessuna di
queste cose si prende il menomo pensiero il sig. Norberg
nella sua prefazione , benche egli abliia tradotto il passo
che vi si riferisce tomo I, pag. 6i8 anche meno male
del solito. Cosi pure tutta V introduzione non tradotta dal
sig. N., che comprende le prdlnilnari notizie astronomiche
e sferografiche e opera del coi^tinuatore Hagi Chalfa ,
vale a dire del Muteferrika (forier di corte) Ibrahim. Che
ella siasi rimasta non tradotta e a vero dire poca perdita
236 A I' P E ?; n I C E
per la scienza , cssemlo essa tratta nella inasslma parte
ri:i' vocclii p;eograri enropei , cioe dall' atlaute ili Mercatore,
dalla fahbrica mumli di Lorenzo e dal teatro di Filippi. ;
assai opportunainenie pcro avrebbe potuto essere tradotto
il ra2;a;iia2;lio dato dall' autore arabo &ulle fonti orieiitali
alle (juali egli ha a'tinto , c clie si trovaiio citato nella
Rivista enciclopedica dellc scienze dell' Oriento. alia p. 377.
Oltre a cjuplla dozzina d' opere geograliclie ne nomiiia
1' autore ripetutaniente circa altrettante di storiche nel
corso deir opera , e si vale si delle mie che delle altre
per trarae asserzioui storiche e j^eograliciie Esseiido cos'i
magre , come pur troppo lo sono, le fonti delia geogralia
orientale, iniporta tauto piu 11 darue coatezza , perche L
rlcoglitori di nianuscritti , e i viaggiatori , clie tranne il
caso d'un impensato accideute , altra uotizia noii sogliouo
averne se noa quella dol titolo delle opere e del uome
degli autori, possano giugnere a trovarle in qualche bazar
deir Oriente.
Queste opere citate piii d' una volta da Hagi Calfa ,
unite ai principal! fonti storici persiani indicati nel t. VIII
degli Annali di letteratura di "Vienna, pag. 400-404, sono
le seguenti : Tnrichi Hind del Mirza Aliful ; Adsciaihol ma-
chlucnt , cioe le meraviglie del mondo; Medschmaai erbaldl
memulik , cioe la raccolta de' signori dei jiaesi di Rok-
neddin Chuje ; Siragic minhadsch, cioe il fanale della via;
Semtol-ali , cioe il piu alto zenit, ed e una storia di
Kerman scritta da Nassireddin cancelliere del principe
Berekat Chatiin nelT anno 716 dell' egira (i3i5); Bissalci
Meleksciah , descrizione geografica de' paesi doniinati dal
gran Sultano dei Seldsciukidi scritta dal Sultano stesso ;
NUiajetol-edeh fi Maarifeti Kahailil-areh , cioe scopo della
cognizione delle trilm arabe di Ebil-Abbas Ahmed Ben Ab-
dnllah Alkulaksciandi ecc.
Dal giornale di quello Sciadi nominato di sopra fra i
descrivitori di viaggi , e dal Kanunnameh cinese scritto
sotto Sultan Selini I, sono presi gl' interessanti estratti sul
Catai o sia suila China coi quali il sig. N. comincia la
sua traduzione, omettendo con ragione la descrizione delle
Indie orientali , e delle Isole che li precede , siccome quella
che e tolta di peso da onti europei. II giornalista da-
rebhe qui con gran piacere un ristretto di questa descri-
zione d" ambasciata , e statlstica veraniente ragguar<]evole
I'AllTE STRANIEK.1. 287
pel tein)30 in cul fu scritta, quanclo vi fosse percio luogo
in qiiesti fogli , e se noii lo chiamasse il precise suo do-
vere a registrare gli enonni errori cU traditzicuie in una
tavola oiiile slano avvertiti tn'ti coloro die per qualche
lavoro geogralico volessero far uso di questa versione.
Molti di questi errori svelano la massinia ignoranza delle
pin ovvie elenientari noziooi storiclie e geograficlie, come
p. e. dove Tautore , p. 105, non ravvis>a Vasco di Gama
neilo scopritore del Capo di Buona Speranza cliinmato
Gaskugama da Hagi Clialfa ; ne Poro nel re indiano Fur
clie si batte con Alessandro (p. 161 ): ne Giro in A'a-
resch; ne il Crisopras nella pletra color d" oro /U(r/7r^'-upra-
( p. i(t'|.), e non arriva infiiie a conoscere la Battriana
degli antichi nella provincia Bacluarseinia. Peggio poi assai
pill di questi sono 2;li errori di traduzione nei (juali si
veggono comparire noiui di persone per nouii di Inoglii ,
e viceversa nomi di liioghi per nomi proprj di persone.
Ccsi p. e. ove 1' originate, p. a38 , lin. 5 dice: alia di-
stanza d' una parasanga ( da Kabul e non gia Kabel, come
scrive il sig. N. ) v' e una valle c'r.e cliiunano Cliodscia
Scrbasaii ed e un passeggio assai aggradevole. II sig. N.
a carte 217 traduce: « est vallis quae, teste Serliazan ,
anioenissima » , e questo per nun avere inteso il derler
( clie chiamano ). La parola perkeneh ( scritta all' inglese
jjnrknnaii ) bastantemente nota nei Yiaggi alle Indie, e die
iignilica un distretto o ctrcondario , e presa dal sig. JV.
p. 325 pel nome d' un popolo ignoto « vox ignotae na-
tionis 1; , e a carte 248 si vede un elefante ( Fil ) cam-
biatu in un leone. Ciii non crederebbe trovare un pajo
d' ignote popolazioni in « Pece nomen gentis ab Ugan
oriundoi " p. 248 , .niencre d' altro non si tratta die dei
Pataiil discendenti dagli Afgluiiii ? Cosi pure si trovano
stroppiati i nomi proprj i piii comuni: p. e. Hasin sem-
pre per HossKin, Zebjda per 5o6etJe , Mergab [ter Murgab ,
Balach per Bulch , n." aSa , cosi mancano cinque intere
rigbe d'originale alia fine delle siazioni di Sisian , p. 2.5 3 ;
cosi pure manca a p. 266 ( nell' originale p. 253, p. 19),
il paese degli Euthaliti, e a carte 25q ( nelT originale 254)
mancano altre dieci rigbe. Uno de2;li errori piii grossolani
clie si dilata per tutto il lavoro e cbe fa mnnitesta Tigno-
la.iza delle lettere dell" alfabeto arabo e persiaao si e lo
scainliio coutinuo dei nomi arabizzati cou gli origlaarj
238 A r I' E N D I C E
persiani, o la ragione si e clie le parole tiirche Mnarrehi
diir <• arabizatiun ejus est >> , sono scp.ipre stati presi
tiairaiitore coidc volessero dire /7 iuo noine arabu e, nieii-
tre sigiiificano per rappiuito il contraiio : p. e. a carte 254,
lin. 10 tleir orii^iiiale Finiskuli un castello Jorlificato ; Pi-
ruskuh Munrrehbi uur vuol dire il noiue Firuskuh e la
prouuncia araba del Piruskuh persiaiio. Eccoti il sig. N.
rlie in caaibio traduce p. 2S3 n Firuzkuli castelluin aditii
difficile . arabice Piruzkuli appellamr. >i Se avesse almeno
saputo il sig. iV. che il P noii e lettera delfalfaljeto arabo,
non gli sareblje niai stato possiljiie il tradnrre a questo
rnodo. Egnaiuipnte travisati e rovesciati sono i segnenti :
a carte 33 1 Gendisnbiir ( Gendise'iabitr ) Ara]>ibn«< Kend
Scialjur dicta; a carte 417. Et Gjujeii ( Ciuvain) Ara-
hibns Knvan ; pag, 435 Gerinak ( Germak ) Arabibus
Ccrme i p. 449 Gyrgjaii ( Giordichun) Arabibus Kerkan
( Gurhan ) ; pag. 462 Gerbadkan ( Gerbakun ) Arabibus
Derbaikan ; p. 45S Kil. araljice Gil; p- 478 Sciascb Ara-
bice Gjadscli {Giagie); pag. 482 Endegjaii { Endegian )
Arabice Endekaa ; pag. 483 Asfara , arabice Asbara , e
cosi va dicendo di piii altri , eve e stravoho il senso , e
preso r arabo pel persiano, e cjuesto per T arabo. A que-
sto nostro autore ciie francamente chiama la tenia , dolor
artuum, avrebbe pur dovuto venir in mente qnanto e detto
in tutte la descriz.ioni persiane di viaggi ( seppiire le lia
lette ) die in Kerman , cioe in Ormus e in Lar il vernie
solitario o la tenia si tiene per la nialaitia eudemica do-
niinante. Non scrivendo , ne pronunciando a dovere il
sig. N. nessnn nome proprio di luogbi o di persone , di-
venta impossibile il volerne cjui dare una correzione ge-
nerale ; alcuni di essi potranno venire faciluieiite rico-
nosciuti da coloro die hanno pratica colla geografia di
quei pacsi, altri poi non lo possoao essere a verun patto.
Chi p. e. puo mai indovinare che a carte 287 ove dice
Kezergez ditto ; Incolae Selali duz dicti , cio nell' originale
p. 264 voglia dire Ged>er « gli abitanti sono avmajuoli. »
Qui il sig. N. ha presa la parola Silahdus ( armajuolo )
per nn nome proprio , e cosi nel precedente passag—
gio egualmente nial inteso : De.scti nachgirlcr glieser , cioe
cold vanno in volta cervi selvatici, ha nial intesa la parola
ghescr ( vanno in volta ) , e 1" ha crediita parte del nome
del luogo che le vien dietro. Alia p. 266, lin. 3 dcH'ori-
PAUTr. STliANIEUA. 289
ginalc , parlaiido delle 10 vine del palazzo di Persepoli e
detto che 1* eJifizio Geniscid vi spicca come il liscio o
lielletto intorno agli occhi : Charaheler mijaninde imareti
Dscemscidi tutiai litndi messabessinde oldi, e il slg. N. tra-
duce: " Tauien qua3daai vestigia iiianent. Uaum est Xeno-
" dochii a Gemscliid conditi el quidem eo loco quo jam
'/ liospiliuin Tutijai Heiidi videtur I » E questo per noii
essersi neppiu- presa la liriga di riscontrare la parola Tu-^
tija iiel Meniasky dove 1' avrebbe facilmeiite trovata con
tutti i siioi sigiiilicati. Piii madornale poi traluce 1' igno-
raiiza alia p. 2i}4 dove e detto della citta Fesa cM" ella
cliiamisi anclie Fesvi, e in persiano Besasiri: n Etiani Fesvi,
>i Persis vero Eesasiii \\xc dicta. >> L'originale a carte 269,
lin. 8 , dice buna nisbeule Fesservi derler eiili Fars Bessas-
siri istimal ederler , ciie vuol dire, di cio che spetta a Fesa
si dice Fesevi vale a dire appaitcnenie a Fts in luogo di
die i Persiani dicono Besasiri.
Parlaiido del sepolcro della niadre di Salomone clie an-
ticamente fu crediito essere qiiello di Giro , il sigiior N.
scaiiibia il profeta Salomone ( Peiglianiher Suleiman ) col
santo Selinnn, vale a dire col barbiere di Maometto, che
come e noto si cliiaiiiava Selman. E se non riconosce
Salomone ei fa lo stesso anche con Davide siio padre , a
segno che uella pagina seguente (304) egli prende i segiiaci
della dottrina di David per nullameiio che per Druidi 1 II
(DrniditasV Egli poi inostra in generale la massitna ignoranza
in cio die riguarda la storia dei profeti. Chinaque abbia letto
la storia di Maometto sa che egli invito in iscritto I'lmpe-
radore di Grecia e lo Sciah di Persia a riconoscere P Islam,
e che Cosroe Parvis lacero la lettera: ora di questo in-
vito scritto ( Daavetnamch) il sig. N. ne fa un libro di
divozione o di preghiere [ Duanaineh ) : i< Qui autem , li-
» bi'o , qui preces Wuhammedanae inscribitur, dilacerato
» p. 317. " In quella stessa pagina comparisce Scirin come
Sirena , la principessa Afcrmidocht come Azarmi Bacht, e Jes-
degerd come fezed Geid. A carte 3i6 e detto della frontiera
del Cliusistan: regione Makus contermiiia , ora l'originale
p. 282, lin. 8 dice: bu sala mukawas diir, cioe " il con-
fine si curva a modo di costa >> , e qui e tornato comodo
al sig. iV. di voltare la parola mukawas (in forma d'arco)
in Makus come nome d" un paede. A carte 33? compai'isce
iin metallo del tutto iiuovo , ed e la inirra presentata come
2 4^^ A P P E N D 1 C E
nietTlIo in luogo ilella Mdrcassita : in quo fodina inyrrhae.
Alia pagina 352 a prO]iosito di Casvia vioiie il pnssaggio
segneiite : Cui nuteni ttrbl ori'^inem siiarn deberc latro hnzek
dicitur, nell' originale p. 392 lassi hazik bu icehre nisbet
olunnr , cioe " corre voce die in questn citta vi siano
lie' ladri hew scakri, » La parola scaltro ( iiazik ) e stata
convertita anclr essa dal sig. N. in nome proprio , e due
righe prima si vedono due titoli di libri Scemsije e Matalii
da Ini imiii in nn solo: Sol et ortus. A carte 35^ del
se;jolcro piramidale di Oldsciatu a Sultania ne fa una pi-
ramide , erroie conimesso pnie per ignoranza anche da
Otter ( V. Annal. d. litt. lib. VII, p. 2j3 ). A carte 366
non sono state tradotte le [jarole Chamsa Sahebi Nadami
die iiidicano 11 no de' pin grandi poeti persiani (^Nisaini),
antore d' una cinqnina ( Chmaset ) , cioe d' una raccolta
di cinque poesie romanticlie ( o piuttosto romanzesche ).
Cosi pure a p. 371 il sig. N. mette in iscena Rukam el
Jiaruf come un alleato die viene in ajuto di Chosrew, pa-
scia alia presa di Hamadan; il teste pero, p. 3oo , dice
Chosrew pa'^cia He rakimol-huritf Hamadan gharetinde bile
olub , cioe " con Ciiosrew pascia trovossi lo scrittore di
» qiieste righe al sacco di Hamadan. » Parlando del monte
Bisutun r originale a carte 3o5 dice : rui hamunde heda
olnbyigirmi ftrsah jerden gbrinilr , vale a dire " egli er-
n gesi dalla pianura ed e visibiie alia distanza di A'enri
>i parasanglie >' di questa pianura il sig. A'., p. 378, ne
ha fatto uno spianato e I'lia posto in cima alia montagna
" o6«'a in cacumine planLtie. » Cosi pure slla pag. 3o4,
lin. 5 deir originale e detto die il monte Rasmend sorge
di nuovo dalla pianura fino a Siuun, e il sig. N. a carte 38o
traduce '< qui velut Bisetum jugo perpetno porrectus. »
A carte 3i5, lin. 1 il testo dice " die i Dervisci ove
» scavando la terra udivano suono di campane cola si
» staliilivano " lengeri ikamet tarh et.diler, cioe « gettavano
>i Tancora della diiuora .; ; ed il sig. iV. traduce a p. 402:
Atqne haec Lenker idest domicillum religiosi vocata , facendo
della parola lenker ( ancora ) il nome proprio d' un con-
vento. Alia medesima pagina 402 le parole bann manendi
cioe " simile a questo » sono tradotte in modo die il
maiiend diventa nome proprio " Neqne minus Baka nia-
» nend appellata. » Mancano poi del tntto le righe 7 , 8
e 3 della pag. 3i5 per la gran cagioue che il traduttore
I'AUTE STiJ.VNIEIlA. 24 I
lion iiitese unn parola del loro contenuto relative al falso
profeta il/oA;a/z//a , e alia luna del fonte Nachscieh. Sarel)be
pur da desiderarsi die il trjaduttore si fosse atteuuto fer-
niaineiite in tutto il libro alia massiaia di lasciare senza
A'ersione i luoglii cli'egli non iatendeva, clie allora almeuo
il buono della sua traduzlone si vedrel)lje ridotto a poclie
pagiue. Cosi alia p. 317 delT origiuale niaucano le rigiie
4, 5, 6, 17, 18 e 19. A carte 414 e detto delia citta Giam:
I' Moineddia refert urbeiii iianc — una cum Gazgadri va-
t> statam f'uisse. n Ora questo Gasgadri clie dal sig. iV.
ci vien dato come il nome d'un luogo, clii indoviua die
cosa voglia dire nell' originale ? Ei vuol dire Ghus ghadri
He, cioe " per la violenza de' Giiusi »/ , cosi clie dal nome
proprio de' Gluisi , del sostantivo Ghadr e delP avverbio
He il sig. iV. ne lia fatto il nome proprio d"" un luogo ia
una parola sola. Alia pag. 416, dice della citta Sebsawar
'I infra ant supra illam paradisus est. Urbe Sefid haec
» etiam nobilis. >i Come ba egli niai potuto il signor IV.
scrivere roba simile ? E chi mai intende questo suo latino?
II testo a carte Saa, lin. 30 dice " iiel mezzo della citta
» v' e una piazza famosa, chiamata la piazza del Demonio
bianco (Divi Sefid). » Avrebbe fatto assai meglio il signor
jV. di lasciar senza versione questa riga , come ha fatto
della seguente e delle 14, i5 e 16 della pag. 323. A
carte 427 v'e un caravanserraglio rovinato voho in " ho-
" spitium Yirana » e questo suo Virane vuole appunto
dire rovinato, diroccato, Se alia pag. 455, in vece di 35
regnanti della dinastia Badusjie se ne veggono scritti 635,
passiamolo come errore di stampa, e passino pure in santa
pace le riglie oinesse alia pagina 336 dell' originale ; ma
a carte 471 v' e un errore di traditzione troppo grosso
per poter essere dissimulato. 11 testo, p. 35o, lin. 32, parla
de' grand' uomini deU'ordine dei Dervisci Nakscibendi, che
pur dovrebbero essere bastantemente noti al sig. IV. , per
le opere di Mouradgia d'Ohsson, e die egli cio non ostante
trasforma in piuore , perche Naksc signilica una pittura
o un ricamo.
Aila pagina 474 mancano intere nove rii^he delT origi-
nale , e a carte 491 altre dodici (p. 36 1 dell' originale )
su i fiumi del paradiso, due de' quali il DicZ/um e il Sihiin,
cioe il Gilion e il Fhisori sono della scrittura (V. Annal.
de' lett. lib, IX, p, a 3 ). Alia pag. 5ia « ilnviis Hoi et
L'tbl. ItuL T. XL. 16
342 Ari'ENDlCE
» Ten separata a gcntibus Sakaleba et Rns » . dovrebbe
dire : divisa dagli Slavi e dai Riissi per mezzo dei fmini
Etel (Volga) e Don. Alia pag. 5i3 in vece di Sarmatia
Scythia e Serica sta scritto Sarma?ia , Sitia e Sarka. A
r,arte 827 dice /< ad regeni Cliazaz Turchan missus fuit -
w deinde rege imperii Lan viso » e I' originale , p. 379
dice : egli fn spedito al re dei Cliasari , al Tarclian ( ii
Tapvavy)? dei Bizantiiii), e giiinse poi al fe degli Alani.
Alia p. 534 TaiUore ciie per lo piii lascia senza versione
i ragguagli degli uomini i piii celebri , s' arriscliia final-
niente a tradurne , ma ecco come : parlando di Mahmiid
ScebestcrL omctte (V. originale p. 382, lin. aa ) che egli
e Tautore deiropera mistica Gidscenras , ghirlanda di rose
o roseto del scgreto o del mistero: siegue Kasiin envar del
quale e detto cli' egli fosse un discejiolo di Ssajicddins di
Erdevil, e il sig. N. lasciando fuori questo Kasitn mette in
suo luogo " maestro So-fi eddin Ardebili qui ibi sedem
)/ iixit '/ di che non v' e una parola di vero. Di Cogia
Hemnm e detto che egli abbia lasciato scritto un commento
al Tsciaghtnini eccellente del pari in prosa e in verso , ed
il sig. N. non ne fa motto. Clii mai capira cio die siegue?
II Mahar Meschteri , quern socium Muliammed, item no-
» minibus Asar, Fadal et Kemal insignis habuit. n E chi
mai potra indovinare che cio voglia dire che I'autore del
Mihii Muse teri ( Sol e Giove die e un nolo poema ro-
mantico persiano ) , Meolana Mohammed Assar e Meolana
Mohammed hanefi il commentatore dcWAdah , sono celebri
per virtu e perfezione? ( "Virtu dicesi Fad.hl e perfezione
Kemal): il sig. N. invece ne ha fatto tanti nomi proprj :
nominibus Asar, Fadal et /lema/ insignis 1 1 Cosi pure piu
giii <' Kemal eddin Bej , qui JNIir Zagjan Sciakradi est » ,
deve dire Kemaleddia Bey scolaro di Mirza Gian. Qui il
signor iY. non intese lo Sciagird , cioe scolaro, discepolo,
piu di quello che avea capito di sopra la virtu e la per-
fezione , e ne fece al solito un nome proprio letto a suo
modo Sciakradi , e storpia anclie il nome Mirza Gian ,
facendone un IVIir-Zagjan. Si vede ormai cliiaro che alia
sua traduzione non puo prestarsi la menoma fede , ve-
dendosi in essa trasforniate in nomi proprj le parole turche
le pill ovvle , e storpiati perlino i nomi proprj con false
divisioiii , e fattine de' nuovi. Cosi alia p. 641 parlando
de' Persiani ( meutre e note che i Turchi li chiamano
PARTS STRANIFRA. 248
teste rosse), questo nome ( Surchser ) e fatto nome pro-
prio d' nil iadividno , e quello della citta di Ardebil di-
venta il nome d' un generalo neniico. « Ubi Tatar Chan
" cum Ardebil bellum gessit , Sarch Serch victns fnit. »»
Che dire di tanta igiioranza d' un professore , che pur si
avventura a tradurre la piii importante opera geografica
degli orientali , ignoranza a cui va unita una non minor
dose di negligenza , a segno di non distinguere Cogia
( maestro ) , da Cogia ( vecchio ) , e di sostitore arbi-
trariaiiiente a quest' ultima parola quella di Scheich , di
modo clie in vece del vecchio Nisciangi ( Orig. pag. 41 1 ,
lin. 12 ) si trova nella traduzione ( p. 596, lin. 14) il
Scbei'.i Nesciangi? E v' ha di piu che quest' ignoranza e
questi arbitrj del signor IV. in vece di diminuire , conti-
nuano, e anzi aumentano in forma di un crescendo musicale
fino alia fine del libro , e giungono per verita iino alia
sfrontatezza. Cosi p. e. la pagina 604 va cancellata da
capo a fondo. A qual grado di valore sia giunto nel tra-
durre il sig. jy. sulla line di questa prima parte si puo
giudicare da quanto sicgue. Nell' originale p. 41 5, lin. 14,
e detto dello Sceich Amad laser , eh' egli fosse discepolo
(^ Murid) di Ebiin-Nedseib Sehrwerdi , e maestro {Pir) del
gran Nedschmeddin. Ecco le parole :
(^^/n,AJS^^) •_>I 6. ' J.*jA Jj 2l,« — C ^_A,XO
cd ecco ora come le traduce il sig. iV. n Sceih Amad Jaser,
>i verae pietatis exemplum , librique , cui generosum ro-
ti sarinm est nomen , auctor : Negem eddin , operis de
»/ religione magica compositor. » Di tutto cio non v' ha
neppure una parola nell' originale, II rosario generoso sara
nato probaliilmente dal nome proprio Se/mverdi, del quale
la seconda meia turca i^'erdi ( egli ha dato ) sara stata
presa dal signor N. per la parola araba wird ( rosa ) ; e
r opus de religione magica sara uscito dalla parola Kubra
( grande ) , che il sig. N. avra letto Keberi , per fame a
dirittura un' opera di magismo. E cosi pure va la cos^a
anche colla traduzione della seconda parte , in prova di
a44 A r i» E N D 1 c e
die basterh nn pajo d' csempj , fra i tanti clie cl s'affac-
ciano. A carte 5oo il sig. IV. non ha ricotiosciuto i Tolo-
mei nel Batalise , come appunto non ha lavvisato alia
pag. 522 il Campo di battaglia di MoImcs, che egli poi
scrive Mehadesch. A carte i52 manca la nieta della pa-
£;ina 5oo deir originale ; a pag. 56 1 dello stesso originale
lin. 8, sta scritto « Beni Israilden menkuldiir , vale a dire
>i ci e pervenuto per tradizione dagl' Israeliti i> Qui il sig. N.
alia p. 272 trova un nuovo aniniale volante " Species pe-
>> cuaria quae volatilis et Israelis vocata >i, e a carte 804 la
gran radunanza, o il mercato che e Bocliara , diventa uii
vapore sul quale al dopo pranzo si fa lezione " ejusque
» dictum Bacliari ( vaporis ) tempore pomeridiano a se-
» niore exponitur ». Egli ha preso Bochara che e il nome
del luogo di nascita del ricoglitore della fornitura pel plu-
rale di Bachar , che nel dizionario e tradotto per fetore
e vapore. Ma basta degl' incredibili errori di questa va-
porosa traduzione capace di far salire davvero i vapori
al capo di chl legge.
Dopo esserci fermati tanto per porre nella dovuta av-
vertenza i leggitori di questo liliro , altrettanto meno po-
tremo arrestarci a dar conto di quanto in esso si contie-
ne , quanto piii ci presenta di dilKcolta I'abbondanza delle
materie delle quali e ricco questo tesoro. Comunque nu-
merosi e grayi sieno gli errori che formicolano in questa
traduzione , sara essa mai sempre un' opera indispensabile
per gr investigatori delle fonti della geografia orientale ,
ai quali non sia accessibile 1' originale. Ella e una vera
niiniera di pregevoli notizie , non solo per la geograiia ,
nia anche per la storia. E benclie quella dei sovrani del
varj paesi vi sia strettissimamente abbreviata , cio non
toglie che vi si trovino diverse nuove diaastie aflatto igno-
te , e non nominate nelle storie europee delP Oriente , che
non si rinvengono ne nel Deguignes , ne altrove. Cosi ,
p. e., si e creduto finora che i Taheriti fossero la prima
diiiastia che regnasse nel Chorasan a tempo dell' Islam ;
ed ecco che qui (p. 488 della traduzione, e p. 833 del-
r originale ) compajono prima dei Taheriti, i Moasiti, cioe
i discendenti di Moas iiglio di Moslem , che regnavano nel
Cliorasan, e che sono afFatto diversi dalle piii antiche di-
nastle , i di cui Sovrani c Yisiri compajono come primi
PARTE STRANTERA. 246
raccoglitoil del Scianame in prosa ( V. Annal. dl Letter.
( IX. lib. , p. 75 e 76 ).
Oltre alle storie delle dinastie il Gihannuina contiene
aiiche eccellenti ragguagli sulle nazioni , le i"azze o triljii
e le sette. Tali sono, p. e. , le notizie date ( a carte 5o7
della traduzione , e 869 dell' origiiiale ) delle razze turche
e tartare ; peccato die neppur qui , come anche altrove ,
non meriti fede la versione ove s' iaciainpa in errori ad
ogni passo. Cosi, p. e. , a carte 870 dell' originale e detto
di Ogus Can, o Capo di Tartari de' piu remoti tempi,
ell' egli fosse un principe reliigioso e saggio ( mumin we
viudebbir ) , il 5. N. prende il mumin ( credente ) per la
stessa cosa che ortodosso ( moslim ) e con un anacronismo
d' un pajo di migliaja d' anni fa di questo Ogus Can rni
Moslim , o Wusulinano : " Oguz chan religionis Muliam-
medanas stndiosus " ( p. 5o8 ). Sulle razze de' Turcomanni
che si stabilirono ne' contorni di Haleb (Aleppo), i'l Me-
raasc , e di Adana -^ su quelle de' Circassi, e degli Arabi
si parla a carte 336, 870, e alia pag. 89, II della tra-
duzione ). Si confrontino anche le notizie date sulle razze
dei Curdi e degli Arabi negli Ann. di lett. 1. XIII, p 247,
349 e ^19). Oltre alle sette conosciute non appartenenti
air Islam, dei Drusi ( II, p. 3i6 ), dei Mevali ( II, p. 29,
aa9 ), dei Jesidi (II, p. 41 ) , Ae^\ Ismaelid (II, p. 2,
336 ) e dei Nossairi ( II, p. 278 ), s' impara a conoscerne
diverse altre , come quella degli adoratori del Cane ( Ci-
nolatri ) in Siria , nctabile per 1' antica gnostica adora-
zlone del Cane originaria anch' essa della Siria, e gl' /6a-
dije che si trovano nella parte meridionale dell' Arabia
Omman (II, p. 142. ) dei quali fu fondatore Abdallah Ben
Ibad Van. 674 dell' cgira (1278 di G. C, ) (VII, p.
142, e ueir originale p. 493) — ■ Interessanti assai, par-
lando della Siria , sono le notizie sulle dignita , e gli ufficj
militari e civili de' Mammalucchi , e quelle sulla Posta-let- .
tere de' Colombi istltuita da Nureddin (II, p. 368 ); e
cosi la storia della scoperta del cafFe (II, p. 219) e pei
mitologhi quella degl' idoli degli antichi Arabi (II, p. 2i5 )
e degl' Indiani in Sumenat detto Menat ( I, p. 114) in Orissa
( Geknat) I. p. i3a ) , in Tanassar ( Gekersum , p. 118 ),
in Persutem nel Pegu. ( Ciagannat) (pag. 180 ) , e in
fine su i Hierodidi nella Tartaria chinese , notizie prese
dal viaggio di Gajasseddin. Egli racconta (I. p. 98, e
246 4PrENDICE
neir originale p. 186) che in Tarkan s' onora I'ldolo del
Scinkamuni ( Biula ) , o che in Segiu ( pag. 187 dell' ori-
ginale ) nel tenipio t'egr idoli si tengono de' bei giovanetti
per servire al piacere. Genial Pusserler ischret ssala eder-
ler. II sigiior N. clie confonde ischret (piacere, volutta )
con aschr ( dieci ) traduce a modo sno : '< in his idola
» ex eadem materia licta, decemque precibus a formosis
II juvenibus fatigata , videre licet, >i Come qui i giova-
netti, cosi a Sunienat servivano 5oo Bajadere come Hie-
rodule. Una notiz.ia relativa alia propagazione dei popoli
]ier mezzo di colonic forzate si e quella (I. p. i5o)
della spedizione d' una colonia da Dckkan a Dilern , della
quale pare che fino al giorno d' oggi si siano conservate
le tracce. Egualmente ignote come questa migrazione
degli abitanti dell' India meridionale nel nord della Persia,
sono le due grandi intraprese de' sultani Osmani per sca-
vamenti di canali rimasti per altro ineseguiti , tendenti
r uno ad unire il Volga col Don ( I. p. 620 , e 11. p. 523),
e r altro a far comunicare il golfo di Nicomedia col mar
Nero per mezzo del mare delle Zabacclie ( Sabangia )
(II, p. 493), dove pero il S. N. ha lasciato fuora tutto il
calcolo della livellazione. Attraenti assai piii ed appropriati
a scritti periodici geografici e statistici sono il Kannnaineh
Chinese , il giornale di Gajaseddin , la descrizione esatta
delle citta sante della Mecca e di Medina, come pure
quella delle grandi moschee di Gerusalcnime e di Damasco,
iiell' ultima delle quali fra le altre rariia e degno di ri-
marco come rarita letteraria anche il portico di Baunye,
perche trae il nome da una dotta professora che vi leg-
geva in cattedra. Finalmente la piii ricca messe che ofFre
il Gihanniima sono le notizie su i proilotti naturali e
artificiali de' paesi e delle citta , in confronto delle quali
si ridiice a ben poca cosa tutto quello che ne hanno detto
finora gli altri scrittori di viaggi.
( Sara continuato. )
I'ARTE STRANIEUA.
C O Pv R I S P O N D E N Z A.
Al sig. Giuseppe Acerbj , direttore della Blblioteca
Italiana.
Oe per una parte e vero die i gi-ancr uomini sono ani-
mati nella gloriosa carriera clie percorrono, soprattutto da
qiieir ardeiite e irresistibil trasporto clie seatono pei loro
stud] prediletti , e clie il loro minor pensiero sono il plaiiso
ed i premj , e pero vero altresi die riesce gratissima cosa
air uomo d' alto nierito di vedere questo luininosamente
riconosciuto da generali e sincere dimostrazioni di stima ,
considerazione ed affetto : di queste la Germania fu oguor
generosa verso i suoi figli , eminentemente distinti nelle
scienze , lielle lettere ed arti : prova ne sieno quelle die
resero a Klopstock, Wieland , Schiller, Goethe, Herder,
Kant, e a tanti altri sommi die per brevita tralascio, e
ne sono recente prova quelle rese al celehre mio maestro
G. F. Blumenbach in occasione del 5o.° anniversario della
sua laurea, come si rileva da ua articolo stampato nel sup-
plemento al nuinero 281 della Gazzetta unkersale d'Au-
gusta die qui le presento tradotto, lusingandomi che vorra
compiacersi d' inserirlo nel Giornale da lei diretto.
Pisa, il 3 2 novembre 1825.
Francesco Tantini.
Annwersario della laurea di Blumenbach.
Gottinga , il 19 settembre iSaS. — Quest' Universita
ebbe occasione jeri di esternare il sommo e sincero inte-
resse die prendeva al So."^ anniversario del sue ormai piu
provetto professore , il consigliere supremo della facolta
medica , Blumenbach; di un uomo cioe , in cui migliaja
d' individui venerano il loro maestro, e cui infinitamcnte
deggiono le scienze in generale , e segnatameiite la storia
naturale e la medicina. Sono scorsi 5o anni appunto, che
qui fu decorato del grado di dottore dopo avere difesa
la sua tesi de varietate generis humani natis-'a. Da quel
tempo , senza interruzione , qui senipre insegno , insegna
24^ ArrENDICE
luttora , ilivenno, fii oil e la gloria vd uno del prlncipali
sostegai ilclhi Gcorg/u Augusta (i).
Gli scolari festi'ggiaroiio gia la vigilia <li tal giorno con
una serenala a piena orclicstra cseguita al lunif tli nnme-
rose faci :, durante lu medesinia dai tre piii giovani dottori
di niedicina fa jiresentata alF esimio Veglio una corona
d' alloro e di quercia. Nella mattina del festive giorno al-
cuui deputati, e fra cjuesti segnataniente , con eloquente
discorso, il sig. Pott, consigliere concistoriale , diressero
a Bluinenbach le congratulazioni di tutta TUniversita. Que-
sta Depntazione fu seguita da altra assai numerosa della
Facolta di niedicina , la quale gli ofFri un nuovo diploma
di dottore , e contemporaneamente , in memorla di tal
giorno, un calice d' argento distinto pel ricco suo valore
e pel suo lavoro d" ottimo gusto , ornato d' emblemi allu-
slvi al prediletti suoi stud] ; ed in ugual modo farono
espressi al medesimo sentiiiientl di stima e d' afFetto per
parte di questo inagistrato. Ma a si giulivo giorno noii
presero gia parte unicaniente le Facolta scientifiche di
quest' Universita , ma quelle ancora delle Universita stra-
niere , le quali 1' esteraarono in iscritto , o per mezzo di
iilcuni nostri professor! di clo dalle medesime espressa-
niente incaricati , o mediante alcnni fra i dotti professor!
di esse venuti in questa citta a tale oggetto.
I limit! clie c! siamo proposti nella nostra descrizione
non ci permettono di esporre , ne anche in parte , le molte
ingegnose e commoventi maniere con le quali procurarono
di dimostrare 11 loro affetto al sommo die si onorava in
tal giorno ! singoli suo! coUeghi ed amici, si concittadlni,
clie stranieri a lui concorsi. Questi , animat! da unanime
spirito, avevano determinato di eternare in modo speciale
la memoria di questo giorno conforme 11 progetto del con-
sigliere intlmo , D. Riidolphl di Berlino; ess! fecero cloe
(i) Trae questo nonie dal suo fondatore Giorgio II , re
d' Ingliilterra. — La soienne luaugurazione di questa celebre
Universita segui nel di 17 eettenibre 1737. — V. De Acadeinia
Georgia Augusta, qux Cottingas est, a. d. 17 sept, 1787 solem-
niter dicata, hvcvis narratio Jo. Matthiae Gesiieri: — e Johann
Stcphan Putters, Versuch eincr academischeii Gelehrtcn Geschichte
von der Gcorg-Augustus Uimcrsitat zu Gocttliigen. — Goetlmgen,
1765 , pag, 12.
( Nota del Traduttorc. )
P^RTE STRVNIERA. 249
presentare air egi-eglo professore una meJaglla (f oro con
la sua efligie da una parte, e dalF altra con quelle del
prototipi delle varie razze umane , con la cui indagine egli
aveva incominciata la sua scientifica carriera appunto 5o
amii sono (i). A cio avevano preso parte i5oo medici e
naturalist! tedeschi , la massima parte dei quali puo an-
noverarsi fra gli allievi di Blumenbach (2). Si lodevole
zelo non si limito soltanto a tali diniostrazioni , poiclie in
grazia dello spontaneo concorso di molti fautori della storia
naturale e della medicina si pote stabilire un fondo per
formare lo Stipendium Blwnenbachianuni in favore di alcuni
giovani die ainassero di seguire le tracce di si illustre
maestro , ancor quando ei piii non sara , nelle scienze ad
esso ])iu care , e nello stndio delle quali la fortuna fosse
loro meno propizia pel conseguimento del lore scopo di
quello die lo sia stata a lui , com' egli con grato e com-
mosso cuore in varie occasioni riconoLlie in tal giorno.
Questo fu terminato con allegro convito, cui assisteronO,
oltre tutti i professor!, anclie le autorita del paese, e varj
ammiratori di questo grand' uomo. Una pianta del Chili,
conosciuta da breve tempo , e coltivata nel giardino bo-
tanico di quest' Universita , fu denominata in onor sue
Blwnenbachia insignis, e con tal nome fu con solennita
portato ad esso un disegno della medesima.
(i) Si allude alia classica divisione fatta da Blumenbach del
getiere uiiiano in cinque razze principal! , ammessa generalmente
dai naturalist! e fisiologi. — V, l.° e 2." toaio dc' luiei Opuscoli
scicntifici,
(2) IMi e grato di non essere stato in tale occaslone dimenti-
cato fra questi , come gratissiiiia ui! sara senipre la luemoria di
un maestro di si aha mente e di si affetruoso cuore.
( Note del Tracluttore. )
aSo A P P E N D I C K
P A R T E 11.
SCIENZE, LETjERE ED AKTI ITALL\NE.
Solennc distrihuzionc de prcmj ncll I. R. Accadeima
delle belle ard, fattasl in Mlilano il giorno 3o
agosto 1825 (Contimiazione efjnc. Vediafacc. 120
dl questo volume. )
Concorsi di seconda classe.
Giudizj delle Commissioni perinanenti.
PR£MI ATI.
A:
RCHITETTURA. — Ter P iiivenzione , il sig. Gaspare
Fossati , svizzero.
Per gli ordini arcliltettoulci il sig. Angela Pisoni , nii-
lanese , ed il sig. Vitaliano Rossi, dell' Isola Bella, Lago
Maggioj'e.
Per la prosjiettiva il sig. Celesdno Tomasi, ferrarese, eJ
il sig. Camillo Cre^polani, niodeuese.
FIGURA IN DISEGNO ED IN PLASTICA. — Per Pin-
venzione in disegno il sig. Giovanni Pagani , niilaiiese.
Accessit il sig. Francesco Porta, niilanese.
Scuola del undo.
Per r azioiie aggriippata in disegno il sig. Giovanni Pa-
gani , rnilanese.
Per I'azione seniplice in disegno il sig. Giovanni Cairo,
di Codogno. Accessit il sig. Giovanni AiragJii , niilanese.
Per r azione semplice in plastica il sig. Luigi Sccrzini ,
milaaese.
Sola delle statue.
Pel gruppo disegnato il sig. Aurelio Alfieri, niilanese, ed
11 sig. Bartolomeo Soster , di Vicenza.
Per la statua isolata in plastica il sig. Antonio Maria
Reali , di Varese. Accessit il sig. Giovanni Franceschetti ,
bresciano. . . . ,
PA.RTE ITALIANA. 25l
Pel disegno dalla statua il sig. Giuseppe Bignami, cre-
nionese, ed 11 sig. Giuseppe Beretta , di Moiiza. Accessit il
si£r. Francesco Clerici , iiiilanese.
Per la stntua in plastica a basso rlllevo il sig. Domenico
Maderni , svizzero.
Pel biisto disegnato il sig. Domenico Gandini , milanese.
Accessit il sig. Carlo Gerosa , di Canzo.
Pel busto in plastica il sig. Pictro Sorinani , mWanese , e.d
il sig. Gaetano Mottelli, milanese.
Elemend di figura.
Disegnatori dal rllievo il s'\g. Angela Vittuone , milanese.
Accessit il sig. Luigi de Bernardi, di Boulogne.
Disegnatori dalla stampa il sig. Giosue BiancJii, di Mon-
za. Accessit il sig. Gaetano Zumarra, milanese.
SCUOLA D' ORNAMENTI. — Per T invenzione, Acces-
sit il sig. Carlo Sala , milanese.
Disegnatori dal rilievo il s\^. Antonio Lanzani , luganese,
ed il sig. Gioianni Cagnola , milanese.
Disegnatori dalla stampa il sig. Giovanni Battista Meda,
milanese. Accessit il sig. Francesco Citterio , milanese, ed
il sig. Lorenzo Bottini , di S. Agata.
Ogs;ettl di belle arti esposti nelle sale e gallcrie
deir Imp. Regia Accademla.
Oltre le opera do' concorsl furono esposti dai professor! ,
dai insmbri , dagli allievi dell' I. R. Accademia , dagli
artisti e dai dilettanti le seguenti ;
Acqua Giacomo. Quattro vasi di fiori , ed una rara su di
un vaso di frutta , quadri parte a olio e parte a tempra.
Anderloni Pietro , incisore , membro dell" I. R. Accademia.
La Beata Vergloe col Bambino in grenibo e due angeli
in atto di adorazione , incisione da un cpiadro di Ti-
ziano posseduto dal sig. Artaria di Manheim. — Eliodoro
cacciato dal tempio ; e Attila arrestato dal Santo Papa
Leone Magno e dalla vlsione dei Santi Pietro e Paolo ,
disegni a matita nera , dipinti di Raffaello nel Vaticano.
Bagatti Valsecchi Pietro. Cinque ritratti a miniatura ; e
due mezze figure rappresentanti la Fornarina e Cleopa-
tra , miniature. — La Galatea dell' All^ano , disegno a
matita nera, ed un'altra miniatura rappresentante Giu-
ditta e F ancella coUa testa d'Oloferne tratta da un qua-
dro antico.
a5a APPENDICE
Banfi Antonio. Ritratto di glovane donna, fignra intiora
grande al vero , a olio,
Berini Liiigi. Kitratto del jiittore Knpesky a niatita ncra ,
dal suo ritratto a olio.
Bernardi Giaconio. Kitratto inciso dal cav. professore Pal-
letta da un disegno del sig. Vincenzo Raggio.
Bisi Giuseppe. Veduta di Genova f, la seconda cappella della
Madonna del Soccorso sul lago di Como; tefrazzo del
glardino del prlnclpe Doria a Genova fuori di porta
S. Tomaso : quadri a olio.
Bisi Midiele incisore. Dne coniposizloni di ritratti di fanii-
glia eseguiti a matlta nera e rossa; piccolo ritratto al-
1" istesso genere ; dne piccoli disegni rapprescntanti un
Salvatore, niezza fignra, ed una Addolorata sunile , iratta
il prinio da un quadro di Marco d'' Oggiono , Y altro da
Carlo Dolci.
Brioschi Giuseppe, milanese. Un ciniitero , disegno alTacque-
rello.
Carabelli Igrutzio. Vestiliolo di ordlne dorico, disegno pro-
spettico air acquerello.
Carloni Carlo. Ritratto in miniatnra.
Cassani Antonio, di Brescia, Copia a olio da wn dipinto
del Morone rappresentante la Madonna col Baniliino ,
S. Caterina , S. Francesco ed il ritratto di un divoto.
Cattaneo Giosue. Copia a olio di un paese del Gozzi.
Colombo Aurelio , incisore. La Madonna, da un dijiinto del
Sassoferrato ; ritratto di un incognito, da un dipinto an-
tico pure incognito ; ed il ritratto di Canova : miniature.
— Sacra Famiglia ; S. Giovanni Battista, mezza fignra :
disegni all' acquerello , il primo da nn a fresco, e T al-
tro da un quadro a olio del Luino.
Comienti Giuseppe. Ritratto di Rafl'aello a matita nera e
scherzo di un pnttino con un cane a niatita nera e
rossa , tratti ambidue da RafRiello.
Comolli Gio. Batt. Ritratto di S. M. I. R. coronata d* al-
loro , busto in marmo.
Corte D. Carlo. Ritratto di una defnnta , fatto a reniini-
scenza a matita nera.
Cozzi Carlo. Ritratto a matita nera e rossa , — Cinque
disegni a matita nera , cioe due paesaggi tratti dal Fe-
relle ; un Salvator Mimdi , mezza figura , da nn di-
pinto del Luino ; Y Assunzione di Maria Vergine , da
PARTE ITALIANA. 253
«n clipinto del Nuvolone j e la Beata Verglne dal Ma-
ra tta.
Cruffonara. La Madonna col Bambino , quadretto a olio.
Desiderio Cesare. Tre ritratti in terra cotta e due liassi-
rilievi in gesso, ed un cesello dorato rappreseiitante
Marte trionfatore toko da un basso rilievo del Pizzi.
Diotti Giuseppe, professore dell' Accademia Carrara in Bei'-
gamo e socio corrispondente dell' I. R. Accademia di
Milano. La decollazione di S. Giovanni Battlsta alia pre-
senza di Erodiade , quadro giande a olio : per commis-
sione della fabbriceria della chiesa parrocchiale di Stez-
zano , provincia di Bergamo.
Fossati Gaspare , miUmese. Interno di una chiesa , dise-
gno prospettico all' acquerello.
Frey Glacomo. La Gena di Leonardo; il Sacramento della
penitenza , di Poussin : incisioni.
Gagna , di Vercclli. Gopia a olio del quadro di RafFaello
della S. Gecilia esistente in Bologna.
GandoJfi Democrito. Bitratto di glovine donna , Ijusto in
marnio : per comniiiisione del sig. Emilio Uboldi. — Ri-
tratto del fu conte Antonio Fenaroli , busto in marrno :
per commissione del cav. Luigi Fenaroli. — Ritratto
del fu professore cav. Borda , busto in marnio : per
commissione degli eredi e di alcuni estimatori del de-
funto. — Ritratto di giovine donna , semplice testa in
gesso. — Ritratto di S. A. L R. P Arciduca Vicere ,
busto in gesso: per commissione del sig. cav. cclonnello
Gampana. — Altra testa ideale , in gesso.
Garavaglia Giovlta. La Madonna col Bandjino , gloria d' an-
geli , disegno a raatita nera da un quadro di RafFaello
esistente nel Vaticano.
Gasparoli Ferdinando , niilanese. Otto miniature.
Gibertini Cecilia. Tre miniature, due delle quali tratte dai
dipinti del professore Hayez rappresentanti 1' uno Ga-
latea, 1' altro il bacio di Giulietta e Romeo.
Guiscardi Camilla. Psiclie die tiene una farfalla tra le
mani , mezza figura, quadro a olio.
Hayez Francesco , memln-o delle U. RR. Accademie di Mi-
lano e di Venezia. 11a rapito daUe ninfe, quadretto a
olio : per commissione del sig. Antonio Gbiesa Moli-
naii. — Sponsali di Giulietta e Roraeo , quadro a
olio : per commissione del sig. D. Luigi Bcrtolio. —
254 APl'ENDICE
S. Maria MadJalena penitente nel descrto , quadretto a
olio , flgiira grande al vero : per coiiimissioiie del signer
barone Ciaai. ■ — Quattro ritratti a olio.
Labus Antonio. Monumeato in terra cotta a hnssorilievo ,
da esso inveiitato , eseguito e destinato alia memoria
della defuiita sua niadre Teresa Pellegrini.
Macchi Lorenzo. Due quadri prospettici e due vedute catn-
pestri eseguiti a olio.
Maestrani Micliele. Tre paesaggi a olio.
Marchesl Poinpeo , membro dell' Accademia di Carrara.
L'amicizia in atto di abbracciare 1' erma di un defunto
letterato , bassorilievo in niarmo. — Un genio formante
parte del nionumento in alto rilievo in niarmo dedicate
alia memoria di due defunii conjugi. — L'amicizia che
adorna di fiori un' erma , bassorilievo in marmo desti-
nato a pubblico nionnnieuto : per commissione della si-
gnora Elena Vigano , e dalla stessa donato a cjuesta I. R.
Accademia. — S. M. I. R., ritratto dal vero, in mar-
mo a bassorilievo.
Monti Gaetano , di Milano. Ritratto in cera del cantante
Gain, e ritratto pure in cera del letterato Melchiorre
Gioja.
Monti Gaetano, di Ravenna , membro dell' I. R. Accade-
mia. Tersicore daazante , statua in marmo grande al
vero: per conunissione del sig. Gaetano Bolzesi di Cre-
mona.
Nappi Sigismondo. Due ritratti a olio : per commissione del
sig. ingognere Giuseppe Marozzi.
Narducci Pietro. La Visitazione di S. Maria Elisabetta e
la Beata Yergine , quadro a olio : per la chiesa di La-
mone, comune svizzero.
Ongari Raffaello. Incisione di una boscareccia , prova non
linita.
Opizzi Donna Maria. Tre ritratti, e due mezze figure rap-
presentanti il congedo di Marte e Venere : miniature.
Fagani Giovanni. Saggio di ritratti a matita nera cbe ser-
viranno di corredo alia storia degli artisti lombardi che
sta scrivendo il sig. Gaetano Cattanco direttore dell' I. R.
Gabinetto numismatico. — Ritratto di S. M. I. R. ,
dal busto colossale eseguito in niarmo dal sig. Comolli.
Palagi Pelagio , memln-o dell' I. R. Accademia. La Ma-
donna col Bambino , quadro a olio : per la chiesa di
Muggio.
PARTE ITALIANA. 255
Pandiani Giovanni, Ritratto in cera.
Peirick , scukore sassone. Pescatrice , statua in gesso.
Pock Giovanni. Ritratto femminile ; copia della Madonna
della seggiola dlRafFnelloi ritratto del cav. Monti; fug^
in Egitto : quadri a olio.
Pultinati Aless. Due ritratti in cera, uno de' qnali femminile.
Puttinati Francesco Veronese. Otto piccole medaglie iu
Ijronzo coniate rappresentanti varj ritratti , ed un qua-
dretto in Ijronzo pure coniato rappresentante la scuola
di Atene di RaiFaello.
Reina Gio. Butt. La Madonna col Bambino , disegno a ma-
tita nera tratto da un cjuadro del Luino,
Rimoldi Carlo Gi/io. Piazza della cattedrale di Cremona ,
disegno prospettico all' acquerello a colori.
Romanini , conjugi. Due miniature rappresentanti la Beata
Vergine col Bambino e S. Giovanni Battista , tratte da
quadri di autori anticlii. ■ — Yenere ed Amore , altra
miniatura , da un dipinto dell' Appiani.
Sala Carlo. Disegno ornamentale alT acquerello.
Sala Vitale. Tre ritratti a olio.
Sangiorgio Abbomlio. S. M. I. R. , statua in gesso alta
circa la nieta del vero : per conmiissione del sig. cav. co-
lonnello Campana.
Scarella Taddto. Ritratto in miniatura.
Silva Antonio. I gruppi del Laocoonte e dell' Ajace, disegni,
Spiegl Francesco , pensionato di S. M. I. R. Gopia a olio
di un quadro del sig. Gio. Migliara rappresentante un' in-
terno di un chiostro di monache. — Interno della ciiiesa
di S. Lorenzo in Milano , disegno alP acquerello.
Toinasi Celestino , ferrarese. Cortile del palazzo detto
Collegio elvetico , disegno prospettico all' acquerello.
Trivioli Giovanni , di Como. Piazza composta di anticlii
fabbricati , disegno all' acquerello.
Turconi Francesco. Piazza sparsa di fabbricati , disegno
ideale all' acquerello.
Verga. Un ritratto , ed una Yenere con Amore , dalla
danza degli amori dell' Albano : miniature.
Villeneuve Luigi. Due paesi a olio rappresentanti un' ere-
rao con cascata di un fiume ; ed una grotta con ve-
duta di campagna.
Zunolo Giovanni. Disegno a matita nera tratto da un di-
pinto del Lanino rappresentante la sacra conversazione.
Zuccoli Lui"i. Due ritratti a matita nera.
2^6 ArrENDICE
OPERE PERIODICIIE.
STATI PONTIFICJ.
Giornalc Ajcadlco dl Roma, quadcrno 8o.°
OciENZE. latonio alle teorie motllclie del dott. Maurizio
BiifaUni , osservazioiii criticlie del dott. IppoUto Borelli. —
Osservazloiii clumiche suiralterazione de'' color! nei qaadri
dipinti a olio. — Accademia Gioenia di scienze natiirali ,
fondata in Catania T anno 1824. — Geologiche osserva-
zioni fatte ne' contorni di Nicosia da P. D. Gregorio Bar-
naba La Via. — Sopra un' eruzione fangosa di un vulcano
idro-argilloso della Sicilia.
Lettkratura. Della mitologia scandinava e degli scaldi ,
dissertazlone dell' abate G. Battista Bruni. — Epigrannni
latini di Baiiuondo Cunich ( continuazione ). — Saggio di
emendazioni al testo dell' amoroso convivio di Dante Ali-
gJiieri. — Le dicerie di ser Filippo Ceffi , puljljlicate dal
conte Liiigi Bioridi, (fine). — Opere di Lorenzo de Medici
detto il Magniiico, piibblicate da S. A. Leopoldo secondo
granduca di Toscana.
Osservazioni meteorologiche ed idrauliclie di agosto.
BIBLIOGRAFIA.
;., "REGNO L O M B A R D O - V E N E T O.
La Ccrtosa di Favia^ fascicoli dal IX siiio al Xlll.
— Mllaiio , 1824—25, per Niccolo Bettoiii. Gran
fogllo (i).
VJia' nel volume XXXII pag. 389, e nel XXXIV pa-
gina 409 di qiiesta Biblioteca, parlato abbiaiiio con lode di
(i) Tiitta r opera sara coiiipresa in 14a tavole, ciascuna in
foglio graade intevo : le icoiiografie ed ortoj^ralie general! ed
alcuni prospetti saranuo ia Ibglio doppio, c questo equivaira
PARTE ITALIVNV. sSj
qaest'' opera gniiidiosa etl ottimamente eseguita , ilella quale
usciti erano alloni soltanto gli otto primi fascicoU, Ma in
queir epoca mancava noii solamente il testo dicliiarativo
( die tuttora si doitlera ), ma si erano aiicora publilicate
alciine tavole jioste sotto i nnmeri progressivi piii elevati,
senza ch.e si fossero esposte le anteceJenti, 11 clie c' im-
pedi di rendere coiito del soggetto delle tavole medesime
e deir andaniento dell' opera , die pnghi funimo soltanto
di annunziare come gloriosamente incominciata.
Ora die abljiamo alle raani tutti i fascicoli sino al XIII,
e die ci e dato di disporre le tavole nel loro ordine na-
turale , ci facciamo solleciti di renderne iniglior conto,af-
lindie tntti i grandi staliilimenti letterarj ;, tutti gli stu-
dios! e gli amici dell' arte possano conoscerne 1" importanza,
e quindi contribuii'e ai progress! di una impresa die tanto
onora gli autor! loro , la patria nostra e tutta V Italia.
Veggonsi nella I tavola la ineta della pianta della porta,
parte del paviniento della cliiesa , meta della porta stessa
e parte delle volte della cliiesa medesima , disegnata di
sotto in su. La II presenta la fronte, la III il fianco in-
terno della jjorta ; la IV il fianco esterno coUa dimostra-
zione in grande del sisteraa degli ornamenti , applicati alia
sofiitta deir architrave ])iano die ne attraversa il vano.
Nella V si contiene la dimostrazione in grande della trabea-
zione e del capitello appartenente alle colonne :, nella VI
la pianta e T elevazioiie per angolo del capitello suddetto.
La dimostrazione in grande dei capitelli appartenenti alle
lesene e di altrl ornamenti , riferibiil tutti al fianco in-
teriore die forma argomento della tavola III, viene espo-
sta nella VII , e nelle tre susseguenti si espone pure in
grande il fregio die adorna in giro la porta.
La tavola XI dee intendersi sovrapposta alia XII , e In
queste soiio rappresentate in grande le lesene e T ampio bas-
sorilievo cliiuso fra le medesime , il die tntto appartiene
al fianco interno sinistro della succitata tavola III. Cosi av-
viene delle tavole XIII e XIV , delle quali la prima dee
percio a due tavole. Si pubblica per fascicoli, ciascuno di tre
tavole : di quesii nou ne escomt annualiuente nieno di otto , ne
pill di dodici. Piezzo lir. 5 ital, al fascicolo. Le associazioni si
ncevono dai fratelii Durelli,, oontrada <!i S. Protaso al Foro,
n. 2244. Le spese di jiorto sono a carico dei si^nori associati.
BIIjL Ital. T. XL. ]-
20O APPENDIOE
ritpiiersi sovrapposta alia seconda ; vl si vcggono le loseue
e 1" aiiipio bassorilievo del destro fiaiico intei-ao della porta,
i quali corrispondono alle parti esposte nelle due tavole ante-
codcuti del fian' o sinistro. Cosi pure nelle qnattro tavole se-
gueati . la XV si considera sovrapposta alia XVI, la XVII
alia XVIII, e in c(ueste sono rajipresentate le lesene poste
ill t'acciata dietro le cjuattro coloiine clie sorreggono Tarco
della porta. Le due prime appartengono al lato sinistro ,
lo due seguenti al destro. Nella tavola IX vedesi l.a mo- .
danatura dello zoccolo della porta; nelle due seguenti si
espongono le sculture die adoraano lo zoccolo suddetto ,
quelle cioe del lato sinistro nella tavola XX , quelle del
lato destro nella XXI. Benclie tutto sia degno di lode in
quest' opera, non possiamo oinettere T osservazione , cUe
queste due tavole e le sei siisseguenti annunziano piii aii-
cora r abilita singolare dci disegaatori ed iatagllatori delle
ligiire , perclie quelle sculture non potrebbono essere pre-
sentate all' occhio con luaggiore verita , e scrupolosaniente
vedesi conservato il carattere originale delle luedesiiiie. Vi
si riconosce una iiianiera di delineare, un'esattezza di con-
torni ed una cura diligentissinia di conservare il carattere
e lo stile dei diversi lavori, die ben di rado, o forse giani-
mai, non si scorgono nelle opere giandiose di antichita e
di belle arti , puliljlicate con soiiimo lusso in Fi-ancia e
in Ingbilterra.
Nella tavola XXII adunque sono esposte in pi.nno le
sculture e gli ornaiuenti ciie adoriiano la volta semicirco-
lare della porta '■, nella XXIII le sculture poste fra i ca-
pttelli i-lelle lesene apparteneuti al destro lianco interno
della porta medesima i nelle quattro seguenti le sculture
poste in facciata tra i tianchi della porta e gli adiacenti
piloni della facciata. Di queste quattro tavole parimente
la XXIV dee sovrapporsi .alia XXV, la XXVI alia XXVII.
Bellissima e pure la diuiosirazione in grande del fine-
strone posto all' estreniita destra della tacciata, di quello
pbsto a destra della porta , non die dell' altro posto al-
r estreniita sinistra della facciata , contenuta nelle tavole
XXVm, XXIX e XXX. La tavola XXXII presenta i fiandii
interni e la soflitta del firiestrone esposto nella tav. XXVIII,
dal die ben si vede quanto solleciti siensi mostrati i va-
lenti delineatori di esporre minutamente tutte le parti die
servire potevano ad jllii'jtrare le bellezze arcliitettonicho
dcU" edilizio,
PA.r,TE ITVLIANA. a5i.)
Le sognentl ilue tavole e la XXXVI fanno vedere il ba-
sameiito del piloiie collocato su T angolo destro della fac-
ciata , altro basameuto die sorregge il fiiiestrone esposto
nella tavola XXVIII, e i diversi basaineiiti die sorreggono
i bassirilievi , gia indicati iielle tavole XXIV, XXV , XXVI
e XXVII. La tavola XXXIX mostra la froiite del pilone
posto air estremita sinistra della facciata , rappresentato
dalla soiiimita del basamento sino all* estremita del primo
oriiiue della facciata stessaj le tavole XL e XLII mostrano la
prima il lianco del pilone esposto nella taA'ola antecedente,
la seconda il fianco del pilone posto all' estremita sinistra
della facciata. La fronte e lo spaccato della galleria sovrap-
posta al primo ordine della facciata, e la fronte e lo
spaccato del finestrone circolare posto nel mezzo della
facciata medesima veggonsi ottimamente delineate nelle
tavole XLIV e XLV.
Non sapremmo ablsastanza esprimere il nostro desiderio
di vedei'e quest' opera pregevolissima per T argomento sue
e per la nol)ilc sua esecuzione , continuata con ai'dore ,
incoraggiata da tutte le persoiie dotate di buon gusto , e
condotta a lieto fine. Bramiamo parimente di vedere il
testo colle opportune spiegazioni , e in questo speriamo
di trovare altresi accennati gli errori commessi nelle epi-
grafi dagli scultori , che nelle figure provano anzi 1' esat-
tezza dei diligentissimi delineatori :, quelli , per esempio, di
FILLI invece di FILII nella tav. XXVIII, di VESPESIANVS
nella tav. XXXIII, di CESAR, di COSTANTINVS, di MA-
SIMVS, di AGVSTVS, di TVLIVS e di DIVS invece di
CcBsar , di Constaa! inus , di jMaximus, di Augustus, di TiU-
lius e di Di\us nella tav. XXXIV.
Dobbiamo altresi accennare ad onore dei signori fratelli
Durelli, die essi lianno con somma diligenza luisurata cia-
scuna parte dell' ediiizio, e in ciascuna tavola ne hanno
esposte colle opportune scale di agguaglio le dimensioni.
Gogliamo con piacere questa occasione per annunziare
la pubblicazione da essi fatta di due belle tavole in gran
foglio imperiale , rappresentanti 1' una il prospetto ante-
riore, 1' altra il posteriore del Duomo di Milano. Queste
parti di quel maestoso edifizio sono state gia da diversi
esposte, massime in questi ultimi tempi, con belle tavole
intagliate in rame ;, ma queste si distingueranno certamente,
non tanto per la loro grandiosita , qnanto per 1' esattezza
260 A P P E N D I C K
della delitieazione , la nltklczza ilel tagllo, la scelta ilri
pnnti di veduta, e tutti gli accessoij die servono a con-
decorare le vappresentazioni. Queste stanipe haniio meritato
r onore della dedica a S. E. il sig. Cardiiiale Arcivescovo.
— Si vendono dagli stessi sigaori Durelli a lir. 1 5 italiane
ciascuno.
Poesle italiane di inesscr Angela Poliziano. — 3Ii-
lano , 1825, per Giovanni Silvestri, in 16.°
Poesie del marchese Tommaso Qargallo siciliano. —
Milano ^ 182 5, stanipate dal saddetto^ in 16.°
Quaiido alcun dice le Poesie del Poliziano , egli e come
chi nominasse 1' esemplare dello scriver piii terso e piix
dilicato i c veramente cliiunque stiidia alcun poco in quel
libro trova giustlssima quell' universale opinione. Ma queste
poesie die ognuno si fa sollecito di lodare, vanno si guaste
e nial conce in tutte le edizioni , die molte A'olte se ne
perde T intendimento dell' autore , molte altre ne scapita
1' eleganza , non senza pericolo die la cieca pedanteria
ponga in luogo di quella gli errori dei tipograii e degli
amanuensi. Fu adunque un ottlmo consiglio quello del Sil-
vestri di pnbhlicare queste poesie purgandole dalle infi-
nite Ijruttnre ■ onde sono men belle in tutte le precedenti
edizioni i e crediamo di poter asserire die la sua ristampa
non solamente avanza nella iDonta della lezione tutte le
precedenti, ma forse non lascia luogo ad ulteriori miglio-
ramenti. II cav. Monti die nell' ultimo volume della Pro-
posta fece manifesto il bisogno in cui erano i versi del
Poliziano di un diligente editore , compiacque alle istanze
del Silvestri , e in compagnia del sig. Maggi ( fatto gia
degno delle pubbliche lodi del cav. Monti medesimo) attese
a qnesta novella edizione , die riusci degna dell' alto senno
c'le r lia procurata, ed onora non poco la Biblioteca scelta
del tipografo milanese.
Ma perclie mai in una Biblioteca scelta un intiero vo-
lume di poesie del marchese Gargallo? II tipografo puo a
sua posta giurare e spergim-are clie tutte queste poesie na-
scono da un estro dominatore die ovunquc si discerne e si
ammira ; ma cliiunque proceda alcun poco nella lettura di
quelle poesie conoscera die il Silvestri non ha fatto altro
TAKTE ITALIA:^\. 26t
die nccrescere 11 nnmero delle j'refazioni ofliciose pel* ag-
gradirsi agli autori viveiiti e preseiiti. Se le trecento pa-
gine cii questo volume si riducessero a ciaquanta , noi
peiislarao die il giudizio del tipografo troverebbe maggioi*
nuinero di credenti, e che la fama del sig. Marchese gua-
dagnerebbe nou poco.
Vaiie operette del conte Lorenzo MagAlotti con
giunta dl otto Icttere su le terre odorose d' Europa
e d' America dette volgarmente Bacclieri , ora pnb-
blicate per la prima volta. — Milano ^ 1825, per
Giovanni Silvestii , in i6.°
II tipografo nella sua prefazione a qnesto volume ne
promette un secoiido ed uu terzo in cni saranno comprese
le Lettere contro gli Atei , la raaggior opera forse di questo
autore. Frattanto ha raccolte alcune minori operette gia pitb-
hlicate dal Pi/.zolato in Venezia verso la tine del secolo tra-
passato. Questi opuscoli, per vero dire, non soao tli grande
Iniportanza , ma pure nessuno e senza qualche ittilita , e
tutti poi sono distesi con quella elegante sprezZatura per
la quale principalmente il Magalotti vuol esser distinto dalla
schiera ordinaria degli scrittori. I titoli di queste operette
sono i seguenti : II jVllo ; Dell'Lhiicorno, e di passaggio , della
Fenice, dell' Ucce'lo di Paradiso e del PeUicano ; Perche I' Iin-
peratore degli Ahisslni si chiami coinunemente il Pretegianni ;
Dei mar Rosso e sua denominazione ; Delia palma, sua fa-
rieta , frutto , utiUtii e co'tura ; Eelazione della China ecc. ;
il meiidicare aboHto nella cittct di Monralbano.
A queste operette gia note aggiunse il tipografo otto
Lettere sulle terre odorose d" Europa e d'America dette
volgarmente Bncchcri , non niai publ)Itcate linora, e tratte
da un manoscritto posseduto dal sig. conte Marco Arese
Lucini. Di queste lettere avea fatto tui cenno il Corniani
dicendo che il Magalotti erasi affrettato ad encomiare i
Buccheri e ad illustrarii ancora con varie lettere ; ma poi-
che non vi spese intorno neppure una sola parola , cre-
diamo non ne avesse maggior contezza che di una seniplice
fama. Ora linalmente sono fatte di pubblica ragioae, e sono
per certo una bella giunta alle opere di questo autore.
I Buccheri sono vasi di terre odorose comparsi per la
prima \'oIta c saliti in gran voga al tempo del Magalotti,
262 APl'ENDtnE
il quale in otto Lettere dirette alia marcliesa Stro7.7.i ne
diede uii' in2;egnosa storia e descrizione. Cessata la nioda
dei Bucclicri , potra forse parer soverchia la lungliezza di
queste lettere the (jMaudo furono scritte sarebljero parse
brevi alia curlosita de' lettori ^ ina la dottrina e la jiiace-
vole erndizione, gli aaeddoti , i inotti , e la vivacita dello
stile, le faranno esser care a tutti i lettori.
Delle societd di gnadagao. Trattato teorico-pj-atico
del Giuieconsulto ed Awocato Giuseppe Carozzi. —
Milano, 1825, diilla ttpografia de fratclli Souzogno.
/ due contratti di mutuo e locuzione di Valori. Coii-
siderazioui analitiche del inarcJiese di Bruno ap-
poggiate all autoritd d-lV Enciclica di Benedetto
XI F del 1745. — Milano, i8a5, nella tipogiafia
]\Iotta oiu di Marsilio Carrara.
Ne va assai a grado di leggere nel froiitispizio dei libri
legali il titolo di trattato teorico-pralico e di considerazioni
oiialitiche , perclie in cio si ha una prova incontestabile
che la scienza del diritto filosolico non e per anco cadata
tra noi in uu' intera dimenticanza.
L' awocato Carozzi tratta delle societa di guadagno ,
contralto frequentissimo nelle civili transazioni , e pieno
d' intricate qnistioni , che lasciano sospeso V auinio sui
suoi diriiti e suUe sue legali coiisegnenze ^ ma egli pero
ne tratta co"" soli principj della ragioii legale seuza aver
di nura una particolare legislazione , ed unendovi saggia-
mente la pratica de' casi , che giovano nioltissinio al ris-
chiarimento ed alia piu facile applicazione della teoria.
Nel prinio capitolo incoiiiincia il Carozzi a dare idea
del contralto di societa di gnadagno , dei modi co' quali
egli pno formarsi , e delle difl'erenti sue specie in rela-
zione dei modi stessi ; indi ne' capitoli seguenti passa a
definire il senso legale del Incro sociale ilistinguendolo
dall' mfpreiie , e indicando gli oggetti che lo costituisconoj
determina i diritti de' socj rispetto all' egiiale divisione
de' guadagni e delle perdite sia in caso di espresse conven-
zioni , come anche nel perfetto silenzio delle parti ; inline
mette terniine al suo trattato col ragionare delle diverse
cause per cui la societa e risoluta, del coaseguente rendi-
mento dei conti , non die dclla finale di^•i^ione della societa ,
rvUTE IT.VLIVNA. 263
sicche pel' tutto cjncsto e evitlente c!ie 1' autore null.i
oniise d" iinportante clie si potesse riferii-e alf argomento
die assnnse cli esporre.
11 inodo per altro col quale si discorroiio le niaterie
in questo Trattato niente ha di particolare , che meriti
una speciale osservazione ; ne a piii alta meta potea f'orse
aspi rarsi , sia perclie trito e nel foro il subbietto delle
societa , sia pei'clie havvi una falange di teofici e pratici
Giureconsaiti che 1' lianno discnsso. In mezzo a tutto cio
il lilji-o del Carozzi puo riuscire di utilita per le dottrine
e per T erudizione legale clie vi si contengono , come
anclie per il metodo quasi sempre di severa logica colla
quale egli e ragionato.
Parlando poi dell' opuscolo del marchese di Bruno deve
recar maraviglia come si vogliano oggidi diseppellire delle
quistioni sul mutuo e sulla locazione del valori , per
tanto tempo discusse in morale, in cconomia pubblica, in
giurisprudenza ed in teologia , e che omni presso i dotti ,
e dair autorith delle leggi vennero sapientemente aliban-
donate o definite. Questo libro pertanto non puo essere
di molta utilita ed importanza per quanto ne abbia fidu-
cia r autore , siccome uon lo e per la profondita delle
ricerche e delle dottrine.
II marchese di Bruno considera la cessione dei valori :
I .° relativamente al bene e all' esistenza di una numerosa
popolazione; 2,.° relativamente al sentiniento comune della
giustizia ; 3.° relativamente ai precetti della Ghiesa.
Sotto il lato economico e giuridico noa vi ha materia
o discussione che sia di grave momento. Tutti sanno cosa
sono il i'alor delle cose , il danaro , la consumazione , la
produzione , i capitali e 1' industria : e d' altronde per dir
cose importanli in cosi fatti argomenti piii che dei ceani bre-
vissimi occorrerebbero delle lunghe dissertazioni. « A tutti
» e noto altresi clie con fagione la societa accorda una parte
» di proiitto a chi per vantaggio comune tralascia di godere
» un valore da se prodotto ( conclusione dell' autore in-
» torno air luilita del nmtuo e della cessione dei valori ),
» siccome niuno v' lia che ignori clie nella cessione dei
» capitali possono aver luogo contratti per natuia assai
» diversi fra loro ; che la cessione dei capitali si fa me-
" diante un lucro , ovvero gratuitamente; >i e che per con-
seguenza nel mutuo considerato come cessione temporaria
264 \ P P E N D I C E
di valoi'i iioii sia ingiusto lo sli|)ularae alciui proiltio.
Nulla aduncjue fin qui insegiio il M. Biuuo che valga ad
appagare la curiosita de" siioi lettori.
Le sue profonde dottrine e la sua grande scoperta sul
niutuo stamio neile considerazioni sul mutuo teologico
all' nppoggio dell'' enciclica di Benedetto XIV del i." no-
vendjre 1 74S " la di cui lettura fu un vivo raggio di
w luce , clie lo iuipegno a uieditarla jirofoudamente c a
w ricercar la verita nel fondamento delle cose (i). >/
Noi siamo troppo ossequiosi alle niassime della Cliiesa
e alle encicliche de' Pontetici per non sottoporle a con-
troversia ; ma riguardo al Bruno possiaiu cid non per-
tanto afFermare , die anc!ie air appoggio di queste egli
non puo farla da addottrinante , ])oiclie e vieta ed uni-
versale la massiina , che il niutuo e un contralto di be-
neficenza e cjuindi ali soccorso ove sia considerato ne' suoi
rapporti colP etica , e a niaggior ragione in quelli della
religione , per il die noi facciaiuo buoni augurj a quest' au-
tore onde non gli tocclii la sorte de' troppo proVnettenti
di andare assai discordi col giudizio de" leggitori japporto
air utilita e all' importanza delle loro faticlie. Vogiia poi
il cielo, clie gP Italiani ingegni al^biano piii di confidenza
nelle propria forze e piu desiderio di gloria ne' proprj
studj per intraprendere de' lavori die nel secolo dei lumi
non ci tengano troppo al disotto delle altre nazioai I
II Calomero. Pocnietto del contc FolcJdiio Schjzzt. —
Milcnu) ^ 1826, dpografia Bcttoiii , in 4.*^ gr. jig.^
di p(ig. 35.
Annunciaino con vera compiacenza questo libro, in cui
■tutti concorrono i pregi onde le edizioni avere sogliono
splendore e bellczza. Nel poeinetto sono descritti i monu-
menti non lia guari innalzati nel Ducato Parmense dalla
•niunilicenza di S. • M. I'ArciducIiessa Maria Luigia. Esso
percio e dedicato ai colti e geiitili Pq/inigiani. Degni di
lode sono i sentimenti dell' autore , il quale nella dedica
ci avvisa die gia era incominciata Fincisione delle tavole
espressamente disegnate a corredo della sua operetta, quando
in Parma si publdico il primo fascicolo dei Moiiumeiiti
(l) Vedi r introdiizione a pag. 24
I'ARTE ITALIANA. 2^5
Innalzati tlalla serenissima Duchessa dal 1814 a tntto il
iSaS^ ma cli' egli non cli meno noii credette di desistere
dair impe^no suo , si perclie le tavole amiesse al poemeito
sono piu piccole e di un genere totalmente diverse da
quelle dell' opera panneiise , e si ancora j^erche il nninero
degli esemplari di questa edizione e di soli duecento, tntti
nnmerizzati, e Jicssnno di essi destinato ad essere j'osto giani-
mai in coinmercio. Se avessi potuto sospeuare ( cosi egli si
esprime ) soltanto il menomo danno agli egregi editori di
Parma, avrei ad un tratto di de'icatezza sacriflrato pcrsino
t onore , che , lo spero , mi potra venire dal vostro ( cioe
de'Parnieiisi) aggradimento di qiiesto mio lavoro. Sentiitienti
degiiissinii del nobile autore ? Al frontispizio precedono i
ritratti di Francesco I nostro Imperatore e He e del-
1' augusta di Ini figlia la serenissima Dncliessa disegnati
dal sig. Beltrami e vagamente incisi dal giovane sig. Ge-
niani sotto la direzione del chiarissimo sig. Anderioni. Al
poemetto servono di hel corredo sei tavole disegnate dai
valenti signori Durelli, e rappresentanti il ponte snl Taro,
quello sulla Trebbia , la facciata del nuovo teatro ducale
di Parma , la pianta del teatro Farnesiano , lo spaccato
ed il proscenio dello stesso. Le tavole sono illustrate con
opportune note. L' edizione e in bellissimi caratteri ed in
carta velina.
Rime edite ed inedite di Jacopo Vittorelli colla tra-
duzione ladna a fronte dell' abate Giuseppe A.
Trivellato , gid maestro nel Seminario di Fadova.
Vol. I. — Padova .^ 1826, dai tipi della Minerva,
in 8.°
Sino dallo scorso anno T editore di qnesto libro annnn-
ziato lo aveva , e i soscrittori lagnare non si potranno
del ritardo, giacclie qnesto non fece che accrescere i me-
riti air edizione. II Vittorelli , ce.nsove severissimo delle sue
produzioni , voile tutte rivedere diligentemente le sue poe-
sie e ritoccarne parecchie , rifiorendone la hellezza di piii
squisite eleganze e di nuove grazie , cosicche egli stesso
questa edizione rlconosce come unica, tanto pel numero
dei componimenti , quanto per le fatte mutazioni.
In questo primo volume trovansi tredici sonetti che non
si leggono nelle precedenti edizioni ; oltre i sonetti vi si
266 A p r r. N D I r. r
loi2;2,oiio sette coniponimcnti di vario iiiotro nuacrcoutico,
e r anienlssiino pocmetto dci Macclieroni. A t(ueste poesie
e preniessa una bt'lUssiiiia epistola tiel cav. Jppolito Fin-
(IrinoiUi al ViUorelli incLlcsinio , la quale l}eii cliiaro inostra
r intinia uiiioue e<.l anitcizia clie passa tra que' clue il-
lustri Italiaiii.
II noiue tli Jacopo VittoreUi e al)liastaiiza coiiosciuto ,
ne ancoca levossi alcuno ad inipugiiare le proposizioiii
tlair editore esposte nel suo pi'inio annunzio , cite quel
nome n non solajiieiite e per T Italia clo cl»e e il nonie
» di AiLdcreon^e per la Grecia , ma va cliiarissimo ancora
" fra i noini di que' poclii che per certa ai-ia di origina-
'/ lita, e per certa squisitez/a di concetti e correzione
» di forme , emergono dalla gran folia de' sonettisti ita-
" liani. " Questi pregl del Vutorelli sono stati diflfusamente
esposti anche dal Trivellato in una sua dissertazione pub-
ijlicamente letta nel Si ninario di Padova.
Fin qui del poeta originale : era faremo alcun cenno
del Trivellato traduttore. Egli studiossi certamente di os-
servare la regola oraziana, e di rendere la traduzione sua ne
troppo libera, ne troppo servile; studio egli a lungo nelle
opere del suo autore ; le medito onde conoscerne a pieno
lo spirito e le bellezze , e contempero , come scrive 1' edi-
tore, il suo cuore al cuore di lui , onde vedere e sentire
come egli vedeva e sentiva. Peritissimo nella lingua clie
dare doveva nuova veste all' originale , restrinse o amplio
qualclie concetto, qualche bellezza premise o pospose ,
suppli alle mancanze alle qnali obbliga talvolta la legge
della misura; rammorbidi le idee, i-endute non di rado sca-
]jre dalla durezza o dillicolta della rima, e sfumo le tinte
in modo che il supplemento o la nmtazionc non accusasse
diversita di origine , e clie i lettori giudiziosi dovessero
persuaders! clie cosi scritto avrebbe 1' autore stesso se
usata avesse la lingua del traduttore. Sprezzo questi an-
che le difficolta opposte dalle qualita del metro da esso
scelte , e la niaggior parte de' sonetti tradusse in verso
elegiaco , che certamente metterlo doveva in magglori an-
gustie coUe sue parti regolari , colLi brevita del pentame-
tro, col suo niiniero suggetto a leggi tli quantita pin ri-
gorose , per le qnali cose si piega alquanto ai quadernarj,
ma assai difficile si mostra alle terzine.
Le traduzioni la generale ci sono sembrate elegant! e
folicissime, o noi ci congratuliamo col Trivellato e colle
P\1!TF ITALI,VN\. 2fi~
scuolc tlel Senilnario di Patlova, al veileie chela versione
dei sette componimenti anacreontici aggiunti ai sonetti
noil e opera sua , ma bensi cli alcunl giovani allievi da
esso istruiti nella lingua del Lazlo , allorclie in quelle
scuole insegnava. Noi crediaino op|)ortuno di tar conoscere
i nomi lore , e soiio : Sofoleo/ir Maiiiardi , Francesco Fa-
niia , Angela Fusiiiato e Donicnko Berlizzolo.
Dira forse taluno: perche spendere tanto tempo e tanta
fatica nel tradurre alcnne poesie , clie tutti forse ame-
ranno meglio di leggere nelF originale italiano Y Lascianio
da parte i ^incoli delf amicizia clie il Trivellato al Vito-
relli congiungono , e ci sia permesso soltanto T osserware
in questo luogo clie le cose veramente belle sono Ijelle
in qualunque lingua ; che la lingua del Lazio non e an-
cora talmente niorta clie non sia la lingua dei dotti di
tutte le nazioni, e che quindi agli stranieri, ignari della
nostra lingua, non possa far c/jnoscere le bellezze della
nostra poesia ^ che i sommi poeti moderni di altre nazioni
furono per la maggior parte onorati di versioni latine , e
che volendo ai tempi nostri ristorare alquanto il gusto
della latlaa poesia, tanto dagF Italiani coltivata nei bei
secoli della nostra letterstura , non potevano scegllersi com-
ponimenti maggiormente forniti di eleganza e di veuusta
clie i sonetti e le anacreontiche del Vitlorelli. Speriamo
."j kmque di vedere compiuta F opera entro T anno corrente,
come dair editore viene promesso, tanto piii che al sc-
condo volume e riserbata una parte delle composizioni
inedite.
La vita (Il Dante Allghicri scritta da Giovanni Boc-
cacci , testo di lingua ova nnovamente enien'Htto
per cava di Bartolonico Gamba. — Venezia ^ iSr^S^,
tipografia di Aivisopoli, in. ii.", di pag. X2it e XXix
di prcfazLone,
Questo e uno di que' preziosi giojelli de" quali il Lene-
merito sig. Gamba di tein^JO in tempo ci regala, ripulendo
con assiduo lavoro e con tipi eleganti riconsegnando alia
luce le operette di alcuni illustri Italiani. Questo libretto
dettato , com' egli dice, dal sommo maestro della facondia,
viene dal nuovo editore intitolato al chiarissimo prof. An-
gelo Zendrini . segretario dclF I. R. Istituto in Yenezia ; e
268 A r P E N D I c r.
siccome V uflicio nostro noa si estemlerelibe a readere
conto distiiitamente di lui'' opera giii piii volte pubblicata
e ai letterati lien nota„ cosi gioveva die ci arrestiamo
soltaiito^sn qnella dedicatoria , die al lil)ro serve d'iiistrut-
tiva prefazione.
Comiiicia il sagacissliuo editore dal notare La sorte ve-
rameiite sciagurata die tocco a tjuesta vita di Dante, die
dai harbassori della letteratura fa spacciata per diccria ro-
marizesca , sfigarata dagli auticbi copisti e maltraltata an-
cora nelle loro sUimpe dai vecchi e iiuovi impressori. Con
savio avvisameiito si fa poi a coiifutare Leonardo Bruni
Aretino, die iiella sua vita di Dante quella censiiro ama-
raraeute del Certaldese , come tutta d' amore e di sospiri
e di cocenti lagrime piena, e nelle gravi e sostanziose
parti maiicante ; mostra che precipitata fu cjuesta sentenza,
sebljcne da molti accolta come defiiiitivaf, e die al solo
leggere cpiesta vita seiiza aniino preoccupato, si scorge il
gravissimo torto de' censori , giacclie in un solo capitolo
si parla degli amori di Dante, noa di sospiri ne di co-
centi lagrime , e punto trascurati non sono ne T origine
della famiglia degli Aligliieri, ne il nasclmento del poeta ,
ne i suol prirai stndj , ne le sue vicende , i suoi vlaggi ,
il suo duro esllio , ne la sua morte e gli onori ad esso
renduti dal signore di Ravenna suo ospite , ne le opere
die scrisse e ne pure le sue sembianze , la sua statura , le
sue abitudini , i suoi difetti. Nota bensi imparzialmente
il Gamha alcuni falli che in questa vita s" incontraiio , e
le frequent! apostroli o esclamazioni , e le digressioni die
dair argomento disviano ; « ma i libri " dice saggiamente
1' editore e noi amiamo di ripetere le sue parole /< si
" debbono leggere coUa mente sempre rivolta al secolo in
" cui furono scritti , tenendo i piii antichi in ossequio sic-
" come prime orciture e primi llneamenti delle dottrine;
" e deesi contentare d' avere largo compenso a que'riem-
" pimenti gludicati superflui o nel calore della sposizione
" o nella proprieta della sentenza o nella leggiadria dello
» stile ". Cita quindi il BaldelU . die questo libro giudico
" un caro prezioso gioiello della letteratura italiana , non
men glorioso al lodator die al lodato , v e il recente sto-
rico della letteratura Maffei die, della vita e delle opere
dieW Aiigliieri parlando, inseri piii volte il dettato originale
del Boccacci , siccome il plu legittimo ed autorevolc.
VAl'.TE ITALIANA. 269
Segue an cUstinto catalogo delle edizioni di questa vita,
die coniincia con cjuella del Dante fatta in Venezia da
Viiiik'liiio da Spira nell' anno 1477, e linisce con qnella
di Milano del Silvestri del 182 3. Accuratamente si ra2,iona
dei difetti delle anticlie edizioni i lodansi le cure prestate
a quella del 17a 3 da Anton Maria Biscioni, seljbene scevra
non sia di mende; tre edizioni veggonsi fatte in Milano
in questo secolo, ma la prima del i8o3 e 1" ultima del 182 3
non sono che materiali ristampe delle pessime edizioni
di Napoli e di Parma. In fronte a quella del i Son fatta
da Lu'gi Mussi, il celebre pittore Bossi insert non gia
la vita scritta dal Boccacci, ma piuttosto un compendio
della niedesima in tin codice ritrovato e forse ricompostoi
e di fatto una sostituzione vedesi fatta alia lunga apostrofe
diretta ai Fiorentmi, die venne dal Gamba riferita , e die
non e certamente dello stile del Boccacci. II Gamba si e
dnnrjue servito con prolitto dell' edizione tiorentina del-
r anno 1723, non senza pero avere consultato ne" dulibj
casi le piii antiche , e cosi pure collazionati due antichi
codici esistenti nella Marciana cli' egli accuratamente de-
scrive , e il di cui perpetuo confronto dee certamente ren-
dere piu corretto il testo , e piii pregevole questa nuova
edizione. Affine poi di mostrare ad evidenza di quanta
imniondizie andasse iinbrattata la povera vita cli Dante,
espone il nuovo editore alcune sue lezioni poste a con-
fronto colla stampa piii recente fatta in Milano. Per darne
ai nostri leggitori un saggio, accenneremo soltanto , die
invece d'l niannorea statua si stampo monarca statua , i ric-
clii sciolti invece di sto'ti , il magnlfico Ettore invece del
mono Ettore^ il nome della laurea invece deW onore della
laurea , dotto invece di dotato , scrivente per sovente , cose
notevoli per cose non convenevoli , calva fronte per curva
fronte, e finalmente Eebo fattore dei poeti invece di fautore.
Osserva modestamente T editore die meno diflicile e lo
scoprire le assurdita in altrui, di quello che sia il meri-
tarsi la lode di avere ridotto I'antico testo di un classico
autore alia sua perfetta lezione, e quindi confessa die a
fronte delle non piccole sue cure non si lusinga punto di
avere raggiunta la meta.
Una parte assai importante di questa prefazione e lo
squittinio di alquante voci registrate nel grande codice
della nostra favella sopra esempli tolti dai testi impress!
a-'O APl'ENDlCE
(IcUa vita di Ditntc. II vocnlioLirio della Criisca ue coiitioiie
(la oltre 3oo, nia i coiiipilatori peccarono alcuaa volta
jiinttosto per eccesso die per difetto : mostra qiiiiidi il
Cdinhn , die forse male a )>roposito si e pigliato da tpiesta
vita r esempio delle voci aguinciitato , escidio , tritart , vl-
gcre , giacdie nei niigliori coJici si legge augwnentalo , ec-
cidio . trattare iuvece di tritare , e giace invece di vige ,
olti-e inolte altre voci gia scardassate dal cav. Mo/tti nella
sua Proposta. Nel vocabolario si citaiio come tratte dalla
vita di Dante le voci flanuoso , funebre let to , soprastato ,
spirazionc , vilwnel.to , e invece in questa eiU/ione coIPap-
poggio di maggioi' nnmero di esempj si legge fortunoso ,
cataletto , sopr'' a se stato , disperazione e volunwtto. Con
quosto liel lavoi'o , lienclie forse non del tutto coinpluto ,
e colle cose dette a dilesa del Certaldese, confida il Ganiba
II di avere resa alqnanto grata e serena la grantle omljra
di Messer Giovanni , e di non essersi rlemeritato il tavore
di duiinque, prestando venerazione alle scrittnre degli an-
tichi maestri, ama di poterle leggere nette di quel fango
di cui si trovavano impiastricciate ".
Ad informazione di chiunque vednta non avesse in al-
tra etlizione questa vita , accenneremo die nei primi cin-
que capitoli dopo il proeinio, si parla del nascimento e
degli stuclj di Dante, dei suoi amori per Beatrice e del
suo matrimonio , delle sue cure familiari , degli onori ad
esso accordati e del suo esilio, della sua fuga da Fireuze
e de"* suoi viaggi , linalmente della sua morte e degli oncri
funel)ri ad esso rencluti. Nel capitolo settlmo si fa un aniaro
rimjirovero ai Fiorentini ; nel seguente si descrivono la
statura, i modi e le abitudini di Dan'e ; nel nono , nel
decimo e nell' umlecimo si fa una digressione intoi-no alia
poesia , e si tratta della diflFerenza die passa tra la poesia
e la teologia , e tlell'alloro concednto ai poeti. Nel duo-
decimo si torna a Dante, e se ne acceunauo le qualita e
i difetti; parlasi qnindi nei successivi cajiitoli delle diverse
opere dalT Alighieri scritte , degli accidenti occorsi intorno
alia Divina Comniedia, dei motivi per cui la Comniedia e
stata scritta in italiano , del libro della Monarchia e di
altre opere; e nelF ultimo si contiene la spiegazione di uu
sogno fatto dalla niadre di Dante, e la conclusione del li-
bro. Ma tra le mutazioni introdotte nella vita di Dante
improssa in I\lilano iieir anno 1809, la piii iinportantc e
r\KTE 1TA.LIANA. 2- I
forse quella in cui s'iene spiegato il sogiio avuto dalla
inadre del poeta; e diversilicando questa in molta parte
dai testi impressi e dai codici dal Gamba coUazionati , egli
si mostro sollecito di riferirla fedelmeiite ti-ascritta al fine
della sua edizione, oiide nulla niancasse al compimento
della medesiina. Questa narrazioue del sogno , tratta da
un codice dell' anno 1437, ova divenuto Trivnlziano , ci
senibra v^eramente dello stile del Boccacci.
Questa edizione e fatta di soli 176 esemplai'i , ed e or-
nata di un ritratto del Certaldese , assai bene intagliato in
ranie dal Coinirato ; e per tutti i titoli, e specialmente per
il testo diligenteinente corretto , ci senibra degna di molta
comjnendazione.
Biografia universale aiitlca e moderna^ ossia Storia
j)cr alfaheto della vita piibhlica e privuta di tuttc
Ic personc che si disliiiscro per opere , azioiii , ta-
leiiti^ virtu e delitti ^ opera affatto nuova compi-
lata in Francia da una Societd di dotti^ cd ora
per la prima volta recata in italiano con aggiunte
e correzioni. Vol. XXI, XXII e XXIII. — Vcne-
zia , 1825, presso Gio. Ba^'ista j\IissiagUa , i/i o.°
Con questi tre volumi si arriva sino alia lettera G E,
il die mentre annunzia la grandiosita dell' opera , ci assi-
cura altresi della sollecitudine degli editori nella sua puli-
blicazione. Nulla diremo della condotta generalmente te-
nuta dagli autori egualniente clie dai traduttori , giacche
questi ultinii non lianno voluto in alcuna parte staccarsi
dai primi. A noi senibra, per esempio, che lilippo di Tessa-
lonica , intorno alia di cui vita 1' antic'iita ci ha trasmesse
poche notizie , avrebbe dovuto con rispetto alia cronolo-
gia coUocarsi avanti tutti i moderni FUippi , re , duchi o
principi , ed anche avanti il viaggiatore Carnielitano , Fi-
lippo della Sanlissima Trinita. — L' articolo di Tommaso
Finiguerra , che ha pero qualche merito , avrebbe potuto
iinpinguarsi con alcune notizie tratte dalla staria dell' in-
cisione recentemente pub'jlicata dall' inglese Ottley. — Fino
Fini avrebbe potuto registrarsi sotto la rubrica di Fini e
non sotto quella di Fliio , giacche quel dotto ferrarese chia-
mavasi Fino Adriano Fini. — Tra le opere di Agnolo Fi-
re.izuola remsti-are dovcvasi. dagl' Italianl il dialoo;o su le
2"2 A r r r N P T c E
helkzze de.Ue ihnne e non ripetiUauiente delle dame, die
e una viziosa tnidnzioiie dal tVaiicese. Non e ne pure esat-
tamente delinita altra opera dello stesso autore , come imi-
tazione dell' Asino d' oro di Apnlejo , perche il Fireiizuo'.a in
gran parte lo tradnsse, e sovente staccossi dal suo oiigi-
nale , talso essenilo pero che la scena egli ne mettesse in
Italia , e quel romanzo seminasse di particolari avventure
che gli erano personali , nel che chiediamo perdono an-
clie al chiarissimo Ginguene. — II conte (.'aiio di lirniian
}X)teva da un Italiano lueglio informato che il sig. Guillon,
anziche umministratore del governo della Lombardia intito-
larsi com' era di tatto, ministro plenlpoteuziario , presidente
di quel governo e vicario imperiale in Italia. Non e poi
vero clie la citta di Pavia debitrice gli sia dello stabili-
mento nelle sue mura della principale scuola della Lom-
bardia , seljliene grandemente lieneiuerito si rendesse egli
<li ({neTf Universita coir ampliarne Tediiizio, e coU'arric-
chirla di nuove scuole e di nuovi sussidj per T insegna-
meiito dollc scienze naturali. Cosi pure il conte di JVdzeck
non gU succedette nella carica di primo ministro , ma bensi
di ministro plenipotenziario , e non fece gia porre nel sito
del'a sua scpoltura nn bel niedaglione in bronzo colla sua
effigie , ma gli fece bensi erigere un liellissimo monumento
in niarmo di Carrara coll' opera del valente scuitore Fraachi,
che da chicchessia puo vedersi nella cliiesa di S. Bartolomeo .
— Non sappiamo intendere per quale cagione si sia scelto
r articolo Firmont per inserire in esso una serie di dolorosi
ricordi , gia consegnati in niolti altri libri , che vantaggioso
non e ibrse, ne decente il presentare troppo spesso a gli occhi
del pulililico, mentre si gode di pertetta tranquillita, e si
cerca prudentemente di estinguere (jualnnque vestigio di
partito. Questa osservazione e applical^ile a molti altri ar-
ticoli ori£;inali, nei quali con manifesta imprudenza alcuui
scrittori iVancesi seml:)rano voler riaprire le piaghe della ri-
voluzione. Basta citare gli articoli Fouquier , frero/i ed altri
simili per convincersi di qnesta verita. Poteva pure ommet-
tersi, giacche quelle di altri molti non si sono riferite , la
liuighissima iscrizione funeraria di quel virtuoso ecclesiasti-
co, che onora il cuore assai piii che i talenti lapidarj di un
sovrauo , mancato anch' esso ai vivi , se pure ne fu egli
il vero autore , il che tutto sia detto ai Jjiografi francesi,
clie gli editori italiani hanno troppo fedehnente tradotti.
PARTE ITALIANA. 2'-3
nienti'e avrebbero potuto ahbreviare , ripiirgare e forse
inigiiorare grandementc molti articoli.
La dove si parla di Horelli Tiberio si sarebhe potuto notare
ch' egli acqnisto in Parigi molta riputazione , non gia nella
parte di Scarainuccia , ma in quella bensi del TriiffaldiiLO ,
che Scarainuccia aveva da prima disimpegnata. — AH' ar-
ticolo Flacius ci vediamo rimnndati a Francowitz, sotto il
quale veramente negli altri dizionarj veggonsi riferite le
notizie del celebre teologo protestante , il di cui nome
realmente era quello di Flacio e non di Fmcco , vedendosi
in tutte le sue opere nominato Malta Flacio Illirico. — E
})erche tanto estendersi (sia detto questo pure agli autori an-
ziclie ai trnduttori) su i ridicoli racconti che si fanno della
vita di Nico'b Flamel, nei quali nulla certamente avvi di vero
se non die la trista ricordanza che da molti deliravasi nei
tempi passati intorno la trasmutazione dei metalli? — Nel-
r articolo del cardinale Fiangmi , il Guillon ha scritto a
torto , che ClemetUe XIV lo aveva fatto passare dal ser-
I vigio della Repubblica veneta a quello della corte di Roma,
I e die eletto lo aveva uditore di rota. I Veneziani deb-
I bono rammentarsi , che sempre vi aveva nella Rota ro-
mana un uditore veneto , il quale eletto era o presentato
I al Pontefice dal Veneto senato. Egli ha avuto altresi gran-
' dissimo torto di sprezzare troppo generalmente le prose
come le poesie egualmente del Flangini, e piu ancora di
non fare risaltare il merito della sua traduzione degli Ar~
gonauti di Apollonio Jlodio , che mostra la sua profonda
perizia neila lingua greca, e la sua erudizione ne' comen-
tarj e nelle note aggiunte al testo. Sembra impossibile,
che queste cose non sieno sentite vivamente e dette dai
veneti editori ! — Siamo anche stupiti di non trovare
Fleuri avanti i Fleuriaco , sebbene con questa ortogratia e
senza V y linale troviamo notati anche dai Francesi mede-
simi molti individui di quel nome , e tra gli altri il cele-
bre cnrdinale di Fleuri. — Nell' articolo Flinders si e ap-
jiarentemente capovolta la frase , la dove e scritto che
celebre divento per le sue scoperte ed i suoi Imori nautici
sul contmente della Nuova Olanda; letta quella frase a
rovescio , e applicate le scoperte al continenle , la cosa
andra benissimo. — Nell' articolo Flins dts Olivkrs ( vol.
XXI pag. 191 ) manca assolutamente il senso del pe-
riodo , che viene in seguito ad alcuni versi francesi , e
Bibl. Ital. T. XL. 18
2-4 A P 1' E N n 1 C E
die couiincia Dc Fontancs. — L' articolo Flocco o Floke
e pieno di favole , e non esatto sul punto della sco-
perta dell' Islaiida , clie gia da prima era conosciuta dai
Norvegiaai, non conoscendosi ne pur bene 1' epoca vera
del viaggi di Flokt. — 11 marchese de la Floride poteva
italiananiente registrars! sotto il nome di marchese della
Florida, come appellate era anche dagli Spagnuoli. — Ove
si parla del celebre Gastone di Foix , niorto nella battaglia di
Ravenna , invece di ripetere colle parole di Brantome le
avventure di quella giornata gia rlferite , si poteva accen-
nare che glorioso monnmento gli fu eretto in Milano col-
r opera di Agosdno Bassi, uno de' celebri scultori di quel
tempi , della quale opera ancora rimangono preziosi avanzi.
— Ma dove a proposito di Foncemagne si parla a lungo
ed inutilmente della pretesa autenticita del testamento di
Richelieu, si dice che alcvxni grandi uomini hanno in esso
attinto citazioni e ragionamenti , i qiiali presuppongono averne
che essi coiiverm^ano nella rnedesima sentenza, nel che cer-
tamente non si trova ne senso letterale , ne sense comune.
— Al proposito di Teofilo Folengo, piii conosciuto sotto
il nome di Merlino Cuccaio , si e parlato delle antiche edi-
zioni ed anche della piu recente di Mantova con data di
Amsterdam , e non mai di quella bellissima di Amsterdam
fatta da Fan Someren, in 8.°, con fig., che e una delle
pill belle e delle piu corrette , e che per luio strano ac-
cidente , non infrequente trovandosi in Italia, e divenuta
rarissima oltramonti.
Annihale Fontana , milanese « doveva essere classificato
come celebre scultore , anziche come incisore di pietre
fine. In Milano esistono le sue statue e i suoi bassirilievi ,
non solamente sopra la porta maggiore della Madonna di
S. Celso, ma anche entro la chiesa rnedesima. Fu anche
eccellente fonditore di metalli, ma il suo epitafio che tut-
tora esiste , non parla del suo valore ncll' arte glittica,
ma soltanto nella statnaria , e noi non sappiamo donde
I'anonimo autore dell' articolo abbia tratto la notizia dei
suoi lavori in cristallo di rocca , mandati al duca di Ba-
viera. Forse si e questo pigliato in iscamblo con altro Fon-
tana. — • Si e ingannato il Guillon anche nelP articolo che
concerne il celebre Gregorio Fonlana , dicendo che scnza
sua pnrteripazione fu stampata la Dottrina degli azzardi del
Le Moivre , da esso arricchita di note erudite e curiose ,
PARTE ITALI.VNA. 2j5
giacclie noi possiamo assicurarlo die fu stampata la Pa*
via sotto i suoi occhi medesiml e colla sua assistenza.
L'articolo poi che concerne Giuseppe Fontaiia, poteva ra-
gionevolmente accoppiarsi con quelli dei dottissimi di lui
fratelli Felice e Gregorio , senza intromettervi le vite di
Mariano Fontana e del cardinale di questo nome , V ulti-
ma delle quali vediamo con piacere delineata da sensat<a
penna italiana. Un dotto Veneziano ha pure saviamente
corretti i copiosl errori che il Guillon e qualclie altro
collaboratore sparsi avevano nelle notizie biografiche di
Alberto Fords. E perche non si e fatta la cosa medesima
in altri articoli , raassime riguardanti letterati o altri per-
sonaggi illustri Italia ni ?
Queste cose noi diciamo, scorrendo rapidamente un solo
dei tre volumi che abbiamo alle mani e molte altre os-
servazioni die fare si potrebbono ommettendo , non gia
per detrarre in alcun modo al merito dell' opera e della
veneta edizione , ma per raostrare soltanto che con un
pochetto di studio e di fatica si sarebbe grandemente po-
tuto migliorare la biografia universale, che renduta si sa-
rebbe in questo modo assai piu utile e decorosa per V Ita-
lia. Benedetto sia il Gamba che , qualunque volta si e
parlato di classici greci o latini , ha soggiunto agli arti-
coli le notizie dei traduttori italiani ! Dobbiamo parimente
rendere giustizia al de Sismondi, dal quale vediamo con
sommo avvedimento agglunti alcuni preziosi articoli, ri-
guardanti non solamente i personaggi, ma le famiglie an-
cora piu illustri d' Italia, die nel tempo delle repubbliche
e delle frequenti guerre per la liberth delle citta italiche
se ne arrogarono per qualche tempo il dominio, e ne di-
vennero i tiranni o anche i pacifici possessori.
Non possiamo tuttavia dissimnlare , che in questi tre
volumi trovata abliiamo una quantita grandissima di er-
rori, per la qual cosa forzati siamo a niiovamente rac-
comandare agli edltori maggior cura e maggiore diligenza
nelle correzioni. Disgustoso e il leggere le lagrime versate
sul fatto , anziche su\ fato di Leonida (vol. XXI pag. 39),
Daicer per Dae er ( pag. 4.3 ) , quisque per quoique , in fran-
cese (pag. 58 )i Fisher piii volte per Fischer; qunrUo al-
I' eta di cen^o trentasei atird invece di giunto a quella eta
(pag. i53), Fiorens per Florens urbs Tusca (pag. 272), e
la palla della cupola di S. Pietro che vieae illuminata nella
2-6 \PPENDICE
testa, anz.iche neila fi'sta di S. Pietro medesimo ( pag. 3 1 6 ).
Tauto poco si e posto monte alia correzione dolle stampe,
che sino nella coperta del volume XXIII si e stainpato
FO-GE, meatre il volume comliicia colle lettere GA e ter-
niina coUe lettere GE.
Speriamo di vedere nei volumi che si promettono di
aggiunta o di siipplemento, il nome del famoso medico
Gio. Pietro Frank , die puo dirsi fondatore di una nuova
scienza , la polizia medico, , noii mai da prima trattata con
metodo , chiarezza ed estensione sufticiente ; ma onorevole
non riesce intanto per gFltaliani I'essersi olj})liato il nome di
G.Franchi, famoso orientalista del secolo X\l, del quale si
ha il Sole della lingua santa , una delle migliori gramnia-
tiche ebraiche, stanipata in Bergamo nel iSc)(), in 4.°
IMolt'' altre omissioni potremmo accennare , ma non ne fac-
ciamo ora parola , sperando di vedere un giorno riparate
ijuelle mancanze.
Elcnco di itlc'iic opere stampate e ptihblicatc nel regno
Loiiihardo-Vencto nel coircnte anno 1825.
Annali niusulmani di Gio. B. Jlampoldi. Volume u." Mila-
no , Felice Rusconi, pag. 568, in 8." Lir. 7. 10 ital.
Annali universali di modicina compilati dal dottore Anni-
liale Oinodei, n." 106 al 108, Ottobre a Dicembre, in 8.°
Milano, Destet'anis. Lir. 24 ital. all' anno.
Annali universali di statistica, economia pubblica , storia,
viaggi e commercio. Milano, presso gli editori, a S. Gio.
alle quattro facce , n." i838, in 8.°, fasc. 16." e 17.°,
ottobre e novembre. Lir. 18 ital. alP anno.
Beatrice Tenda, tragedia istorica di Carlo Tedaldi-Forcs ,
in 8.°, di pag. 141. Rliiano, Fiisi e comji. Lir. a ital.
Bil)lioteca economico-portatile di educazione. INIilano, fra-
telli Sonzogno , stradone di S. Ambrogio n.° 2735, in
18.° Vol. 5.'' corrispondente al 5." delle Curiosissime
avventure dei viaggiatori antichi e moderni raccolte da
Pietro Blanrhard. Opera voltata dal francese in italiano e
cori'edata di note da F. L. — Vol. 12.° II tesoro dei fan-
ciulli diviso in tre parti, cioe morale, virtii e civilta,
di Pietro Blancliard; adorno di analoghe figure incise in
lame. Qiiarta edizione-. — Vol. 14.° e i5.° I varj stati
della vita umana, od il liore della morale, raccolto dalle
P\riTK tTVLI.VNV. 2^7
vftrie opere del lUosofi da A. L. D. — > Vol. 16.", i." degli
Elemeiiti di fisica partiti in trenta lezioai, di A. Tcyssedre .
volti in italiano da Pietro Spada. Lir. 1. 5o ital. al
vol., per gli associati a 60 volumii lir. a per gli as-
sociati alia opere separate. — I volumi con rami si pa-
gano cent. 5o di piii dei detti prezzi.
CoUana degli antichi storici greci volgarizzati. — Opnscjli
di Phitarco volgarizzati da Marcello Adriani , nuovaniente
confrontati col testo e illnstrati con note da Francesco
Ambrosoli. Tomo 1.°, in 4.° ed in 8.° Milano, fratelli Son-
zogno. Lir. 5. 65 ital. f cdizione in 8.", lir. 10. 55
quella in 4.°
CoUezione delle opere classiche italiane del secolo 18.
Milano, Societa tipograilca rle' Clas'sici italiani, Fusl e
comp. In 8.° — Vol. iiS.", a." della Verona illustrnta
di Scipione Maffci, con giunte, note e correzioni inedite
deirautore. Lir. 5 ital. — Vol. 114.°, 4.° ed ultimo
della Storia pittorica dell' Italia dal risorgimento delle
belle arti fin presso al fine del 18.° secolo, di Lnigi
Lanzi. Lir. 6. 60. — Vol. 11 5.°, i." delle Opere di
Lazzaro SpaUanzani. Lir. 7. 08.
Compendio delle malattie veneree , del sig. dott. Gio. Fed^
Fritze: tradotto dal tedesco per Gio. Batt. 3Iont.eggia ,
prof. ecc. Quarta edizione italiana, con nuovi com-
ment!, e coll'aggiunta di una dissertazione del tradnt^
tore sopra I'uso della salsajjariglia ne' mali venerei. Pa-
via, presso il librajo Gio. Torri, di ^ag. 3 96, in ia.°
Lir. 3 ital. In Milano, si vende da Ant. For. Stella
e figli.
Compendio della Storia letterarla d' Italia. Opera postuma
del conte F. V. Barbacovi. Milano, 1825, presso A. F.
Stella e figli. Vol. 2 in 8.°
Compendio della Stona universale antica e moderna , del
conte di Segnr e continuatori. Milano , Antonio Fortu-
nato Stella e figli, in i8.° — • Vol. ia5." e 126.°, 2.' e
3." ed ultimo della Storia degli Arabi , compilata dal
prof. Ambrogio Levati. — Vol. 127.° Storia abbreviata
della Baviera dai primi tempi fino all' esaltazione al
trono del re Lodovico oggi regnante , compilata da Fran-
cesco AngioUrii. Lir. a ital. al volume colle figure in
nero, e lir. 2. yS colle figure colorate.
278 A 1' V F. N 11 I C K
Corso tlL storia roiuana, di Onorato Olcesc. Toino i.'' e 2..",
in 16.", di pag. 26^ e 3 10. Milano, statnperia Visaj.
Lir. 3.
Corso elenientare tU fisica sperimentale , di Giuseppe JlfoZ-
/ct. Rovetia , in proviiicia di Bergamo. Vol. i.° e 2.°, in
8." di circa pagine 23o ciascuno, con rami. Prezzo ,
lir. 5. 36 ital. In Milano, presso Ant. Fort. Stella e
Demetrio e Giovanni di Giscala , tragedle di Alfonso Va-
rano. Milano , Societa tipografica de' Glassici italiani ,
in 8.% di pag. 366. Lir. 3 italiane.
Discorso medico-chirurgico intorno al flusso di sangue dal-
Putero nelle donne gravide, di Andrea Pasfa. Pavia ,
Fusi e Comp., in 12.% pag. 342. Lir. 2. 2 5.
Dizionario della favola o mitologia universale. Milano ,
presso Ranieri Fa nfanl , contrada de' Borsinari, n.° 1027,
in 8.', con rami. Fasc. 87. '^ Gent. 32 ital. ogni foglio,
e cent. 35 ogni tavola.
Dizionario generale de' sinonimi italiani compilato dal-
r abate Giovanni Romani di Casalmaggiore. Milano ,
Gio. Sllvestri, in 8.°^ fasc. IV, Gn-Nuo. Lir. 4. 7.
austr.
Dizionario universale critico enciclopedlco della lingua ita-
liana, dell* abate d'' Albert i di Villanuova. Riveduto e
corretto. Seconda edizione, e prima niilanese. Tomo i ."
A-CA. Milano, per Luigi Gairo col metodo stereofei-
dotipo di Gaetano Gairo. Fasc. i.", in 4.°, di pag. XCiii e
lao. Lir. 2. 16 ital.
Enimmi storlci del medio evo, in 16.", di pag. i36. Ber-
gamo, stamp. INIazzoleni. Lir. i.
Fasti (i) della Gliiesa nelle vite de' santi in clascun glorno
dell' anno: opera compilata da una pia societa di ec-
clesiastlci e secolari , corredata di tavole in rame. Mi-
lano, dalla tipografia di Angelo Bonfanti , in 8." Sono
usciti due volumi, gennajo e felibrajo , e 6 cjuaderni
del volume 3.° Prezzo d' associazione , cent. 16 ital. al
foglio, e cent. 25 ogni figura.
Ginnastica elementare del colonnello Edoardo Young, di pa-
gine 240, in 8.% con tavole in rame. Milano, stamp.
Silvestri. Lir. 8. 67. austr.
Giornale di farmacia , chimica e scienze accessorie , o sia
raccolta delle scoperte, ritrovati e miglioramcnti fatti
1
PARTE IT.\LI\XA. 2'^C)
in farmacia etl in cliimica , coinpllato da Antonio C<it-
taiieo, chimico farinacista. Milano , Rusconi, quad. 22.",
ottobre, di pag. 56, in 8.° Lir. 16 aust. all* anno. Le as-
sociazloni si ricevono da G. P. Giegler, corsia de'Servi.
Grammatica elenientare della lingua italiana deir abate An-
drea Omezzali, in 8.", di pag. 214. Mantova, stamp,
chini. Lir. i. 2 5.
Grammatica inferiore della lingixa italiana del Franscini, in
I a.", di pag. i32. Milano, stamp, Fusi e Comp. Lir. i
ital.
Introduzione alio studio del diritto pubblico universale,
di G. D. Jlomagnosi. Vol. 2.° ed ultimo, in 8.% di pa-
gine 3 12. Milano, stamp. Rusconi. Lir. 4 ital.
Istruzione d' aritmetica , del Che'ucci , in 8.°, di pag. lyS.
Milano, stamp. Rivolta. Lir. i. 5o aust.
Lettere storico-iilosofico ecc, di Ferdinando Pasquinoli , in
i6.% di pag. 192. Milano, stamp. Costa. Lir. 3.
Manuale di cbimica medica del dott. F. Fontaneille : tra-
duzione del dott. Gio. Capsoni. Milano, stamperia di
Commercio, pag. 376, in 16.° Lir. 3. 18.
Medicina analitica ( intorno alia). Cicalate di Maurizio Buf-
falini cesenate. In apologia de' medici italiani e di se
medesimo, e in risposta ad alcuni articoli del Giornale
della nuova dottrina medica italiana. Milano , Societ-a
de' Classici italiani, di pag. 208, in 8.° Lir. 2. 60 ital.
Opere sacre dell' abate Pietro Metastasio. Milano , Marsi-
glio Carrara, contrada di S. Marglierita, pag. 255, in
i8.° Lir. I. 5o.
Orazione in lode di Cristoforo Colombo discopritore del
nuovo mondo , con note storlcbe ed una dissertazione
intorno la vera patria di lui. Milano , presso Gio. Batt.
Bianchi e Comp. Pag. 128, in 8.°, con ritratto. Lir. 3.
aust.
Orlando innamorato, del conte Matteo JBajardo , coll" ana-
lisi di P. L. Gingueae. Vol. 3." Milano, stamperia di
Commercio (Nervetti e Comp.), corsia del Duomo n.°977.
PharmacopcEa Rossica et Fennica, in 12.° di pag- 353. Mi-
lano , stamp. Fusi e Comp. Lir. 5.
Religione ( La Divinita della cattolica ) provata con la
conversione e T apostolato di S. Paolo d.i! conte Carlo
Maggi. Aggiuntovi il Discorso morale sopra T Uomo e
2()0 \ r p K N D 1 c i:
la Rerigloiio. Secomla edizione mi^Iiointa dall' autorc
Brescia, Vallotti , pap;. 467, in 8." Lir. 3 aust.
Ricaduta ( altra ) del propagalore, ed ultimo riiiiedio pro-
posto alia sua guarigione, ossia ultiina risposta contro
la Difesa dei paragrandiiii letta alT Ateiico di Veiiezia
da u:i socio di diverse Accademie. Milaiio Omobono Ma-
niiii , pag. 64, in 8." Lir. i aust.
Ricoglitore (il nuovo^, ossia archivj di geogrnfia, di viag^
gi, ecc. Opera die succede alio Spettatore italiano e stra-
niero, ed al Ricoglitore. Anno I. Milano, presso Antonio
Fortunate Stella e figli. In 8." Sono publilicati 11 fa-
scicoli, da gennajo a novembre , ciascuno di pag. 70
circa. Lir. i5 ital. all' anno.
Riflessioni di Melchiorre Ginja snlf opera del sig. Bonstet-
ten intitolata L'hoinme dii mi. ^i et I'hommf. du nord , oil
rinftuence du, cJiinat. Milano, G. G. Destefanis a S. Zeno,
pag. 64, in 8.° Lir. i.
Riso (del) , trattato economico-rustico del prof. Gio. Bl-
roli. Milano, Silvestri , pag. 128, in 8.° Lir. i. 75.
Rudimenti cli geografia, in 8.°, di pag. 114. Milano, stamp.
Rivolta. Lir. i.
Sistema compinto di polizia medica 1 di G. P. Frank : tra-
duzione dal tedesco del dott. Gio. Pozzi, direttore del-
PL R. scuola di zoojatria, professore di fisica e chi-
mica ecc. Con note del traduttore. Vol. iS." Milano,
Gio. Pirotta, contrada di S. Radegonda, pag. 804, in
8." Lir. 2. 64.
Storia dell' arte col mezzo dei monumenti dalla sua deca-
denza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI,
di G. B. L. G. Seroux d'Agincourt. Disti-ibuzione 6 ."'
Milano, Raineri Fanfani , in foglio. Lir. 4 ital.
Storia della filosofia moderna, del Bahle. Tomo ii.°, 12.",
ultimo, in 12.° di pag. 790, 820. Milano, stamp. Ner-
vetti. Lir. 8. 96 complessivamente.
Trattato suU' idropisia , del dott. Francesco Milmaii. Brescia,
Vallotti, pag. 182, in 12.° Lir. 2.
Jncisioni.
Visione (la) di Ezeccliiello, del Caronni. Milano, presso il
suddetto. Lir, 40 ital.
P^RTE ITA.LIAN\. 28 I
DUCATO DI PARMA.
Opuscoll dcir abate Mlchele Colombo , edizione rlve-
duta ed ampliata dall autore. Volume II. — Parma ,
182^, presso Giuseppe Paganino.
Anaunziammo gia il primo volume di queste opere del
chiarissimo sig. Colombo , le quali sotto il titolo assai mo-
desto di opuscoli coraprendoiio alcimi scritti di non poco
niomento; e meiitre schivano , quasi diremmo, ogni bril-
Innte eleganza, sono tutte iiorite, e piacevoli per venusta
6 precisione. Vero e bene die T opera piii importante , al
nostro giudizio , si trova nel prijno volume ( Leziom iii-
torno alle doti di una colta favella ) ; ma nondimeno oltre
ai perpetui pi'egi dello stile , non mancano neppure a
questo secondo alcuni argomenti ben degai e della dili-
genza dell' autore e dello studio de' leggitori. Tra i quali
colloclieremo innanzi tutti la Lezione sopra cib die com-
pete all' intelletto ed alia iminagiaativa nelle diverse produzioiii
dell' ingegno. Quivi T egregio autore tocca al solito con in-
credibil chiarezza molte ardue parti della metafislca , e ne
discorre si francamente clie il lettore e costretto a collo-
carlo tra i grandi lilosofi ond' egli ragiona, e dai quali
con una costante modestia si tiene le mille miglia lontano.
Le dottrine metafisiclie sono poi dall' autore applicate alle
diverse produzioni dell' ingegno, e queste applicazioni sono
come tanti brevi trattati , o principj generali delle arti.
Dopo questa lezione vuolsi ricordare il Ragionamento
sopra un luogo dell' Asino d' oro di Nicolb Macchiavello sira-
namente viziato nelle edizioni dette della Testina, e mala-
mente corretto nelle moderns ristampe ; poi la Lettera al
dottor Giovarmi Nardi intorno ad alcune specie di animalini
acqnatici osscrvati col microscopio. Ma percbe questa non
com]iorterebbe un compendio, staremo contenti al dire
ell' essa e un eseiupio commendevolissimo non solo di pre-
cisione e chiarezza, ma ben anche di quella eleganza die
i naturalisti lasciano quasi sempre desiderare nei loro
scritti. In quanto poi al luogo viziato del Macchiavello,
egli e in quel terzetto :
Alzd quel porco al giunger nostro il grio
Tutto vergato medita e di loto
Talche mi venne nel guardarlo a schifo ;
aSa A p p K N p I c r,
dove, per avviso del slg. Colomljo, dee leggersl nel se-
condo vei'so : Tutto vergato di meta e di low , diiiotando
la voce meta una specie particolare cU sozzura. Questa eiiien-
dazione, die senza dnljljio e tale da esser da tntti appro-
vata, occupa forse una troppo ampla parte del volumetto;
clo che vogliamo dire eziandio della Lcttera ad uii ainico
intorno alia prima edizione delle cose iolgari di Angela Po-
liziano. Ma come noi comjiortiamo volentieri anche questa
soverchia lunghezza in grazia del hello stile di cui e sem-
pre maestro il sig. Colombo ; cosi vorremmo die ci fosse
perdonato questo ardimento , siccome f[uello die proceJe
dalla persuasione in cui siamo die 1' ingegno dell'autore
possa dare all' Italia produzioni di molto maggiore niomento.
Cosi ancora con questa medesima intenzione diremo, die
le tre novelle onde si compie il volume , se per la chia-
rezza , per 1' evidenza e per 1' eleganza sono degne di
tutta lode e ponno esser paragonate coUe migliori, per la
condizione degli argomenti mal si confanno ai tempi nei
quali viviamo , ed ai nostri bisogni. Pur troppo abljonda
r Italia di eleganti novellieri tutti perduti in argomenti o
pericolosi od inutili. Fra i primi non poteva mettersi il
sig. Colombo per la purita del suo animo ; perclie non
ha egli voluto levarsi al di sopra degli altri , posto che il
suo ingegno gliene dava il potere ? L' Italia lia mestieri
di novelle morali die diffondan tra il popolo le verita
piix utili da sapere : delle altre e gia tanto ricca che nes-
suna letteratura ne vaiitera inai altrettante. Queste novelle
vorremmo che fossero tali da rendere alquanto piu comune
che non e la cognizione della storia , e da invogliare 1' uni-
versale a questo utilissimo studio.
STATI PONTIFICJ.
JRicerche intorno agli cffcttl prodotti dalla canforct
sulV econoniia animale^ del dottor Luca Scudery di
Messina. — Bologna^ iSaS, iti 8.° di pag. 48.
Gli esatti giudiziosi sperimenti del dottor Scudery insti-
tuiti sui conigli con variate dosi di canfora , e sola , e
combinata agli stimoli e controstimoli , ci fanno evidente-
mente conoscere la particolare sya azione stiuiulante sul
dinanismo animale.
I'AUTE ITALI.VNV. 2()0
Fassi r antore tla piinclpio ad enumerare i morbosi fe-
nomeiil avvenuti sui cinientati conigli , quali sono respira-
zioiie celere ufFannosa , forte pulsazioiie ai precordj , calore
animale accresciuto , orecchie cakUssime , cloniclie contra-
zioni , snssulti teiidinei , rigklezze tetaiiiclie alle membra ,
estremita paralizzate. Si contraevano indi violentemciite i
muMColi della faccia , delle narici , delle lalibra, la iDocca
appariva sjiumante , si udivano voci lamentevoli , le pal-
pebre ammiccavaiio , e fissi spalancavansi gli occhi.
Tali fenomeni ammettevano d' ordinario un intervallo
di calma, secondo la quantita dell' amministrata canfora;
poscia aumentandosi ognora piii d* intensita insorgevano il
trismo alle mascelle , lo scroscio ai denti , la cefalalgia ,
le vertigini , le epiletticbe convulsioni , il delirio si grave
che rendendo gli animali fnribondi , davaiio di cozzo ad
ogni qualsiasi oggetto die si parava loro innanzi. Eravi
inoltre la somma difflcolta di emettere le urine, persiuo
la stranguria , sintomo die il nostro autore teneva qiial
foriero di morte.
Morti questi , e fatte su loro le necessarie autossie , si
riscontravano le meningi fortemente iiijettate , tiirgidi i
plessi coroidei, piena di sangue la sostanza del cervello ,
soprattutto il cervelletto, la midoUa spinale. I polmoni iu-
zuppati di un sangue rosso intenso. II cuore tur2;ido , ed
irritabile al leggier tocco di metallica punta. L' oreccliietta
ed il ventricolo destro zeppi pur essi di sangue , vuote
essendo le cavita sinistre. La mucosa e la vellutata dello
stomaco sparse di manifeste tracce flogistiebe e tappezzate
di alcuni nerastri punti presentavano continuamente una
gangrenosa degenerazione. Gl' intestini partecipavauo alia
condizione patologica del ventricolo ^ i crassi pero meiio
dei teniii. II fegato , la cistifellea , il pancreas , la milza
si trovavano in istato fisiologico. I reni turgidi , gli ureteri
injettati , la vescica tutta piena di urina , il coUo della
medesima , 1' uretra , i cordoni sperniatici ne' maschi , sic-
come nelle femmine la vagina , 1' utero , le ovaje , sem-
pre rinvenivansi iiifiammati.
I fenomeni morbosi prodotti sui conigli dall* azione della
canfora , data non mai oltre la dramma , si aumentavano
coir amministrazione dell' oppio , deH'ammoniaca, dell' al-
coole. In niolti casi furono cause inducenti e il delirio, e
la raorte.
2o4 A P P E N O 1 C E
Mlti ai fncevniio in vece sotto T uso do' varuli contro-
stlinoli assoc'uiti alia incdesima , tartaro stibiato, giuscjuia-
mo, acqua di lauro ceraso e nitro.
Anchc r illnstre P. Pozzi riporta vui caso di un giovine
sano e lobnsto cavallo , cai dato aveiido generosa dose
di cantbra divenne fui-loso , rnppe le funi , niaiiiaco spic-
cava salti , urtava la testa cjual cleco coiitro le pareti ,
avente gnardo fiero, fisoiiomia trnce. II polso dava prima
norma Inie lite 38 battute ; in segnlto contavansi in un mi-
nnto secondo sino ii5. Mentre P animale trovavasi spos-
sato pel Inngo veenieiite di battcrsi , fu facile P amminl-
strargli a riprese otto once di acqua di lanro ceraso.
Qnesto farmaco scenio di molto il patologico state del
quadrupede , ed agi si bene , die ridonoUo in breve alia
primiera sua salute.
Dalle cose esposte emanano le segnenti illazioni « clie
la canfora unita alle sostanze stiniolanti , essendo poco
tollerata dai conigli , accresce d' intensita e di durata P af-
fanno del respiro , P angustia dei precordj , le convulsion!,
il trismo, le paralisi , il delirio ; effetti tutti della canfora
sui varj sistemi viventi « che pel contrario , ove le so-
stanze evidentemente controstimolanti si combinino alia
canfora, ne elidono essi i morbosi snoi funesti efPetti « die
le alterazioni flogisticlie costantemente osservate in tutte •
le autossie sui sistemi encefalico , polmonale , digerente
soprattutto nel genito-urinario sono un buon argoraento
per istabilire , die la canfora agisca su loro stiniolandoli
e che spieghi la sua azione quasi elettlvamente su quest' ul-
timo sistema ( genito urinario ). "
E siccome il nitro viene ritennto da tutti gli scrlttori
di materia medica , come un rimedio die determini a
preferenza la sua virtu sulP apparecchio urinario '•> cosi il
nostro autore saggiamente inferisce essere esso il piu utile, |
il piii efficace , il piii atto fra 1 controstimoli a togliere ,
od arrestare i cattivi effetti della canfora sugli organi stessi
urinar j .
Come poi in tutte le autossie sui conigli si sieno riscon-
trate rimarchevoli costanti alterazioni inorl30se nelP appa-
rato genito-urinario, e consensualmente nel cervelletto nella
midolla spinale , il celebre Gall nella sua grand' opera sul-
r anatomia e fisiologia del sistema nervoso illustra luiiiino-
sainente questa reciproca incoiitrastabile patologica influenza.
IMRTE ITVLIANA. 285
Tanto negli nomiiii ( aft'erma egli), quaato negli ani-
mali le protuloeranze dell' occipke appajano piu o ineno
svilujipate secondo la maggiore o minore determinazione
alia copnla i la perfetta evirazioiie induce considerevole
iiiipicciolimento nelle gibbosita occipitali , dove la castra-
tura e di un solo testicolo, si vede nell' atto opposto la
gobba pill protuberante ; le diverse eta , e lo stato mor-
boso do' jrenitali scoprono pur essi questa stessa relazione,
essendocbe le dette protuberanze col progresso di tempo
si vanno o abbassando , o rialzando secondo che si dinii-
nnisce o si accresce il trasporto pel sesso , o clie diven-
gono centre di fortl stirature di spasmodici dolor i in con-
segiienza di afFezioni agli organi generator! '-, inline le va-
rie cerebrali ofFese producono gravi patologici cambianienti
nelle fnnzioni della genei-azione.
D. C. M. M.
CORRISPONDENZA.
Nota sopra un ardcolo del Bulletin des Sciences
IMathematiques etc. Aoiit 1826, pag. 67, sulla
trisczloiie geonietrica di quuliinque arco di cerchlo
pjiljblicata in Vicenza nel 1822, di Ainbrogio Fu-
SIKICRI.
Q,
.UELL* articolo del Bulletin da una idea imperfettissima
dello struniento , e niuna affatto del suo uso , ossia del
nuovo metodo die ho proposto per la soluzione di quel
famoso problema. Eppure la sua graude semplicita ue
rendea facilissiiuo il sunto. Bastava dire che il fondamento
della risoluzione consiste nel postulate geometrico di ren-
dere continuaniente variabile la ])ase di un triangolo iso-
scele ; che queste postulate si cseguisce con uno struniento
sempllcissiino coniposto di tre righe due eguali e la terza
doppia , unire la prima colla seconda e questa coUa terza
niediaate due nodi slmili a quelle del compasso di Galileo^
e che si opera la triseziene facendo coincidere uno dei
<lue lati- eguali del triangolo isosctle coir estreme raggio
286 A r 1" E N n I 0 K
tU'lfarco d.'Uo o simile al dato, e coudiiccado sulla corda
dell' arco il panto della base variabile die divide a meta
la riga doppia.
A die duiifjue enunziare V opuscolo e farvi sopra un
articolo senza lasciare conoscere il suo contenuto ?
Si coiuiiicia con un beau mot che sia troppo tardi il
pai'Iare di trisezione dopo tanti aiitori die ne hanno
scritto i poi si dice che la costruzione geonietrica e tanto
semplice die dovrebbe sorprendere die fosse sfuggita a
que' tanti autori. Questi due sensi sono inconciliabili. O
la risoluzione tanto semplice e nuova , e allora il dire che
venga troppo tardi e lo stesso che voler condannare 1' a-
vanzamento della scienza ; o quella risoluzione tanto sem-
plice non e nuova, e allora invece di dire ch' e troppo
tarda bisogna mostrare da chi e dove sia stata proposta
prima. Ma questo e appunto cio che il giornale non puo
mostrare. I signori Azemar e Garnier si sono molto oc-
cnpati della curva trisecatrice : il die V ho saputo dal si-
gnor Bellani dopo la pubblicazione deir opuscolo. Ma lo
stesso giornale trovo opportuno di non citare que' due
autori lienche francesi , ben conoscencVe- die non hanno
risolto il problema indipendentemente dalla descrizione
d' ogni curva con quel postulato geometrico di rendere
continuaniente variaVjile la base di un triangolo isoscele.
Di fatto non era da far cenno in confronto della macchina
complicatissiuia colla quale Azemar vorrebbe ottenere la
descrizione della curva colla quale egli risolve il problema.
Premette il gioi*nale che le idee del mio ojiuscolo sono
tutte sane , e fra queste vi e pur quella che F operazione
sia geometrica ^ poi dice die lo strumento opera mecca-
nicamente la trisezione ; indi sogginnge che la costruzione
e geometrica. Per diniinuire queste contraddizioni biso-
gna supporre che si voglia cosi distinguere la risolu-
zione intellettuale del problema dalla esecuzione. Ma in
tutti i problemi di geometria e lo stesso. Anche le riso-
luzioni che si fanno colla retta o col cerchio sono geo-
metriche intellettualmente . e sono poi sempre meccaniche
quando si passa alia esecuzione coll' uso deirii strumenti.
La esattezza geonietrica non e che intellettuale.
Finisce T articolo col decidere che tali ricerche in oggi
si considerano generalmente inutili alia pratica , e pochis-
sinio interessanti la teoria ; con che si fuliuina un altro
PAnTE IT\L1ANA. 287
tUvieto contro il progresso della sclenza. Ma non e poi
vera V asserita generalitk , perchfe vi sono geometri che
apprezzano anche tali ricerche. Ve ne sono in Italia e
non mancano altrove, siccome lo provano due articoU
della Biblioteque VniverscUe relativi appunto alia trisezione
di novembre 1824 e gennajo iSaS; dai quali per altro
si vede che il mio metodo esatto e semplicissimo fuori
d' Italia e ignorato ; e die quel giornale non e neppur
esso la biblioteca universale.
Ambrogio Fusinieri.
Giuseppe Acerbi , direttorc ed editore.
I
1.
Milano^ dalt I. R. Stamperia.
Pubbllcato il di 10 gennajo i8fl6.
Osservazioni nicteorologiche fatte
all'!. R
. Osseri'atorio dl Brera.
NOVEMBRE 1825.
M A T T I N A.
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Neb. piovoso.
Altezza mass, de! bar. poll. 28 lin. 0,7 Altezza mass, del term. + 12,0
minima « 27 » 4,0
minima + 0,0
1
Quantita della pioggia
linee 60,67.
i
289
BIBLIOTECA ITALIANA
Gdw&imyte' A02d.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Storla letteraria dclla Liguria. — Genora , 1824 e
1825, dalla tipogrctfia Pontheiiier, in 8.° Vol. 1.",
a.'^ e 3.°
JCj noto per altre sue prodnzioni Y erndito signer
Spotorno ,• e studioso singolarmeiite delle cose patrie
ha pieso a trattare delia Storia letteraria delta Li-
pitria , i di cui tie voliimi , ora ajmunciati da noi
procedono dall' eta pin riuiota sino al principio del
I 5oo. Noi riferirenio le intenzioni con cui egli ha
esegitito questo lavoro , le quali non possono non
conciliargli la grazia di chiitnque ami questo genere
di composizione, assai soggetto alle esagerazioni della
vanita patria e dell' amor proprio.
Primieramente egli restringe la Liguria alia costa
alpina niarittima , che dalla Magra si stende sino
al Varo , sebbene sia noto che anticaxiiente la Ligii-
jia protraevasi grandenicnte oltre la destra del Varo ,
e veniva giu a' paesi oggi lombardi. Es^li non in-
tende di comprendere tra i Liguri che i nati da pa-
dre , il quale avesse ferrao domicilio e legale nel
paese accennato. Avranno , die' egli poi , il primo
luogo gli scrittori die ss ed altiid rendono immortull
Bibl, Ital, T. XL. ly
200 STOm\ LKTTEIIAUIA
per fama ; ne T avere scritto o mandato alcunche alle
stnvipc potrd nieritare il diritto d cntrare in questa
stolid. Nc dehboiivi entrare Pontefici per le loro bolle
e decreti , nc Frincipl e Mag/strati per le loro leggi
o editd; ne Lcttorl dl fdosofia o tcologla, a Frcdicd'
tori, che lasciarono tesi starrpate, o lezioui o scnnoid
mnnoscritd^ ne Segietarj, che scrissero letteie pel loro
padioni, cose die Inopportunanientc ingrossarono (d-
tre opere dl storla IsUeraria. Mold sono in contrarlo ,
802;ginngc egli , che nulla scrivendo possono meritar
tuttavia che di loro si serhi grata memoriae Trd qucdi
si hanno a collocare i generosl niecenutl de buonl studj
e (Idle urti llhercdl . . . Chlanicro sundinente In questa
onorata schiera tutti coloro che vlvendo chber grido
dl lettcratl non volgari , o die raccolscro buo/d librl ,
medaglle , pltture , monumend antlchl , o produzloul
del regno dl natura. E parlero degll uominl lodati
per navigazlonl e vlaggi ; come anco de plttori , scul-
tori , iutugliatori cd archltetd ,- e parlmente de' nuiestri
pill famosl , che alia gloventit addltarono il sentlero
felice ddl ottuno gusto.
Assai vak'ntuoniiiii che intrapresero a trattare la
stona letteiaria dc' loro paesi procedcttcro con or-
diiie alfabetico. II sig. Spotorno , considerati i mold
inconvenieati attaccati a questo nietodo lo lia riget-
tato, adottando invece il nictodo istorico, da cui op-
portunamente tra gli altri vantaggi ha egli osscr-
vato disceiiderne c[uello della bievita : il che egli
comprova niettendo a coiifronto gli Scrlttori bolo-
gnesl del coiite Fantiizzi, i quali empiono moiti vo-
lumi in 4.° e la parte letteraria della Verona illu-
strata del niarchese Maffel , die stassi in un vo-
lume in 8.°
Venendo poscia T Autore a ragionare dello state
in cui dianzi trovavasi la storia letteraria lij^ure ,
ricorda che le memorie di tanti letterati ed artelici
della Lignrla aveano gia trovato tre compilatori no-
tissinii , cioe Rafaele Soprani , Michele Glustinlanl
ed Jgostlrio Oldoiid. II Soprani , scrittor inodesto e
DELLA. LICITIUA. 201
ililigente , aflfretto di soverchio il suo lavoro ; e la
morte gU vieto di pubblicare uu altro volume , in
cui piometteva di raccogliere infinite notizic di li-
guri scrittori dimenticate nel primo. Egli meglio
scrisse (\e jjittori ^ e Y opera sua corrcdata di anno-
tazioni dal Matti , e trasfusa iiella Storia pittorica del
Lanzi: sicclie non lascia grau desidcrj, II Qiusti-
niani non sonimiuistra die la meta dei letterati li-
giui ; e rimanda tioppo ad Ojiere che o non ebbero
mai vita, dice I'Autore, o la perdettero. LOldoini e
ricco di nonii , povero di critica , e di2;iuno di no-
tizie. Ci assicura egli inline che non inolta luce arre-
cano il Lundinelli ncUe Mcniorie di Sarzana , il
Verzellino e il 3/onti in quelle di Savona, il Figari
nelle Notizie di Porto ]\Iaurizio e di Oneglia , e il
Cottalasso nel Saggio storico cVAlbenga. Non ha tras-
curato pero di trar qualche sussidio da canipi si
sterili : nia principal mente si e fatto sollecito di ve-
dere gli archivj di Genova , i testi a penna , e i
libri stampati degli aulori liguri ; e da questi fond
ha derivate le rognizioni altrove cercate invano.
Su di che giustamente duolsi che in Genova sia
niancato un degno imitatore del generoso divisa-
mento del cardinal Riminaldi, il quale raccolto avcndo
con molta diligenza tutte le opere degli autori di
Ferrara , sua patria , dono il pregevol tesoro alia
BiblioLeca dell Universita ferrarese , onde tutte in-
sieme in distinto luogo si conservassero unite le
produzioni di un popolo , stato \a ogni tenij)o ric-
chissimo di scrittori d ogni maniera.
Finalniente avverte non essere la letteratura ligure
tanto povera da aver bisogno d' appropriarsi per
alcun pretesto scrittori , che non sicno liguri vera-
mente ; e ne nomina parecchi, i cpiali stati dianzi
da altri introdotti fra i Liguri egli rinuncia a' Sa-
nesi, a Lonibardi, a' Napoletani , e a quanti altri
stranieri , a cui piu giustamente apparten2;ono. Pia-
cera a qualche nostro lettore udire , che alcuni aveano
posto , se non tra i letterati , al certo tra gli uoniini
ani STOKl.V LFTTFR\r>I.V
illiistri lic;uri , ^S. Antonio Abate, supposto, o iiato
vcraiucnte cli doiiua di Vcntiniiglia , di-lla quale ssi
e voluto ornare T albcio genealogico della fanugUa
Lascaiis , illiistrc per altri pregi di vera graruUzza,
lie bisognosa percio delle supposizioni cliinierichc
dei geiicalogisti adulatori.
AUune altre avvertcnze aggiunge sul libero iiiodo
con ciii lia forniato i suoi giiidizj riguardo ai va-
leniuoniiiii de' qviali parla , sullo stile e la coii-
dotta sua nelle citazioni ; e tormina avvisando , che
apj>ic drlla Storia si trovcra la bibltoffrifin degli
scrittori lignii , parendogli , che la ricerca dc' nia-
noscritti e delle inipressioni sia venuta in tania ri-
pufazionc da non essere piu lecito di lasciarla in si-
Icnzio. Tale e la somma dclle piu iniportanti cose
dette dall'Autore nella sua introduzione. Veniamo
ora a dar breveniente conto di cio die contiensi
nei due tomi annunciad.
Epoca I. JJalL' ctd piu remota fino all anno di G. C.
i3co.
Cap. I. I Lignri anlichissimi - Luni cittd etrusca in
Ligiiria. - Tagcte cd ArnntC' - Marini lancsi ~ I
Lianri sottomessi dai Roni,ani--Elio Stalcno — Fersio.
I Li2;uri , qualunquc sia la loro origine , dila-
tarono il loro iniperio dal I'odano all' Arno , e si
distesero sino al Po. Facendo gucrra agli Etruschi fon-
darono Luiii alio foci della Magra , t inlanto misero
a coltura le rupi sterili de' loro niouti , col com-
mercio supplendo a cio che da si ingrato suolo non
potevano sperare. Che lettei-atura in que' tempi cer-
care in essi? Quale n'ebbero ailoi-a gli Umbri , i
Volsci , gli Eneti , i Sabini, altri popoli una volta
faniosi in Italia ? Si e csagerata quella degli Etruschi;
ma si e ))oi conosciuto a prova che il sapere e le
arti deir Etruria non erano che piccole scintille di
quella luce vivissima , che gli Oricntali e i Grcci
ditlusero. Cosi I'Autore. Giustilica pero alcune Juo-
ncte di Luni , scbbene non dica se non sieno da
PELLA. LIGURIA. ^Qj
Kttribuirsi agll Etruschi ue' tempi , in cui fatti po-
teuti costiiiisero i Liguri a serrarsi ne' loro monti.
Bensi alia superstizioiie , e non alia letteratura ri-
guarda appartencre Tagete , die non ebbe che fare
con Luni , ma piuttosto con Tarquinia ; e cosi pensa
deir indovino Arunte , die I'u veramente di Luni.
Famosi div(;ntaiono vei>.o il line della repubblica
di Koma i niainii di Luni , die noi dicJamo di Car-
rara. Nessun monumento etrusco trovasi fatto di quei
marnii. Furono conosciuti soitanto dopo che la Li-
guria debellata cedette alle arnii lomane. II conte
Napione ha , dietro air Autore delle Notti romane ,
chiamato il popolo di Roma distruttore d' ogni nii-
glior cosa de' paesi conquistati , e lo ha accusato
d' aver immerse nolle tenel^re le provincie italiane ,
dianzi floridissime per arti toscane e greclie. II si-
gnor Spotojiio combatte questa opinione con assai
buone considerazioni , e coll' aulorita del Gibbon.
Fu sotto i Romani die i Liguri incominciarono a
rivolgersi agli studj. Elio Staleno fu emulo di Ci-
cerone nell eloquenza , e Cicerone stesso, che non
gli avea potuto mai perdonare d' essersi apposto al
decreto del suo ritorno , ne parla onorevolmente
ove tratta degli oratori illastri. Ogniino conosce il
nierito di Fersio ,■ e il sig. Spotorno niette in cliiaro
con giusta critica la nazionalita ligure di questo ce-
lebre satirico.
Cap. II. I Liguri sotto il governo degV Impcradori
romani. — Ursicino ed altri medici. — La niadre di
AgJ'icola. - Pcitinace e Proculo impcradori. - Ca-
millo e Teodoro preti genovesi. — Belle arti.
Nella decadenza de' buoni costumi e del buon
gusto i Liguri non ebbero piu ne Staleni , ne Persii.
Pero avrebljero avuto un jnedico peritissimo in 5. Ur-
sicino , genovese di patria, e decapitato in Classe
per la fede cristiana , se si sta alia leggenda di que-
sto martire. Altri due Medici liguri rilevansi in un
antico niarnio di Luni. Sembrerelj]>e poi die in
294 STORIV I.ETTEnAni4.
quell epoca di decadimento fossero venute meno in
Liguria, o noa vi fossero state ancora stal^ilite scuolc
pubbliche, poiche da una parte Persio studio in Vol-
terra , e dall altra si osserva clie la niadre di Agricola,
di cui sci'isse la vita Tacito ', quautunque ligure, e per
]o piu vivcnte nel territorio di Veniimiglia, mando
il iiglio a cagione degli studj a I\Iarsiglia. Ma do-
vcanvi esscre di poi scuole , daclie Elio Pertinacc,
die fu iniperadore, succedette a Sidonio nelT inse-
gnamento , e v' ebbe conipagno un Valeriano , da
cui non fu piu diviso anche quando monto sul trono
de' Cesari. E come 1' Egnazio , il 3Iuratori , e il Gib-
hoii suppongouo quell' Augusto d' Alba Pompea in
Blonfeirato , V autore con bella discussione lo veu-
dica alia Liguria. Ad essa poi senza eccezione ajipar-
tiene Tito Elio Proculo , da Vopisco detto ottimo e
fords siino , il quale ebbe la disgrazia d' essere ele-
vato air imperio in tempi tmbinosi , sicconie e noto.
E2;li era nato in Albcnga ; ne, dice 1' autore , era
privo di talenti e di lettere, quantunque ])er nientc
gli piaccia il frammento di una lettera di lui , die
viene riportata da Vopisco e da Gibbon. Dopo questi
iigurano nella Storia letteraria ligure due preli geno-
vesi, Camillo e Teodoro , o Teodido, die domanda-
rono scliiarimenti a 5. Prospero sopra nove proposi-
zioni da essi notate leggendo i libri della predcsti-
iiazione de Santi , e del doiio della pet'sevcranza di
6'. Agostiiio. II sig. Spotoino termina questo Capo
accumulando congettme e iudicazioni per rilcvare
alcune scarsc tracce d' arti liguri de' tempi romani.
Cap. III. Gli Emli e i Goti in Italia. — Proado e
Quinziano. — Aratore. — Osservazione ciitica sopra
la storia di Boezio.
A noi e dispiaciuto die di Odoacre e di Teodorico,
c della dominazionc de' Goti in Italia, il sis;. Spo-
torno parli colie prcvenzioni delle veccliie croniclie.
L' italiana letteratura era e;ia ridotta a miserabile
stato, quando i Goti si stabiliiono nel nostro paese.
DFI.r.A I.ICU1U\. 2o5
Sidonio Apolllnare loda due poeti Ilguri , Procido e
Qidnziaiio , i c[nali a quel tempo parvero due pro-
dig). Essi fiirono entrandji ligiiri. Ha poi avuto piu
Home Arrttore, clie luisc in versi latini gli Atll degli
ApostoU. I llaveiiiiati e i IMilanesi 1 hanno a o^ai-a
ripetuto per lore : il sig. Spotorno con plausibilissimi
ragionamenti lo dimostra ligure. Ai-atore fu aiiche
giureconsulto ed oratore; ebbe liiminosi carichi sotto
il regno di Teodorico ; e fmi suddiacono della Chiesa
romana. Non avendo qui TAutorc altro a dire intorno
alia letteratura ligure , fa una digressione suU' archi-
tettura, volgarmente detta gotica, per correggcre il
Tiraboschi; e termina con un esanie diretto a dimo-
strare , che Severino Boezio avesse avuta in isposa
Elpide^ poetessa siciliana, a cui si attribuiscono due
inni in lode degli Apostoli , e che quella donna lo
lasciasse vedovo : quiftione che interessa gli oziosi
eruditi, e che non conduce a nessuna utile cognizione.
Cap. IV. Regno de' Longobardi. - S. Qiovaniii Bno-
no. - U Italia sotto i Fraiichi. - Decrcto di Io~
tario per' le scuole pubbliche.
Come de' Goti , de' Longobardi ancora parla il
sig. Spotorno sulla fede delle croniche vecchie. Dice
che i Longobardi furono cosi appellati dal portaro
la barba lunga; e ne chiama ncfanda \a nvizioneW Al
tempo di Teodclinda iioriva Giovanni il Buono , ve-
scovo di Milano , ma genovese di patria , di cui
r Autore parla a lungo ; ma della cui dottrina con-
fessa non rimaner monumento. Altrove puo mealio
intendersi cjuairto appartiene alle vicende del regno
longobardico , e all' usurpazione di Carlo Magna. A
poco monta Y editto dell imperador Lotario per le
scuole , relativamente alle cose liguri. E commenda-
bile e la discrezione dell Autore che rigetta dai Liguri
il veil. Beda, ch' altri v' han posto sul fondamcnto ,
che le ossa di lui erano in una chiesa di Geneva ,
e la moderazione , coUa quale si e rimasto senza
prender partito tra il Carli e il Fwnagalli nella
2()G 5T0RI\ I.ETTERARIA
quistionc , sc in proposko di certemonotc, di cui c
jneinoria iii un atto rogato in Milano nel 796, queste
sieno dette veramentc mUnnesi o gcnovesi, come ha
letto il Carli , oppure inilanesi o ticinesi ( pavcsi ) ,
couic ha sostcnuto il Fumagalli. Del resto per pro-
vaie chc in fpie' trisli tempi non era perduto in
Gcnova 1' amorc dcUa pocsia , TAutore cita im epi-
talio in versi clegiaci scritto da Sabatlno , vcscovo e
cittadino di Geneva , per csscrc sroljjito sull' area
di S. liomolo. Qnesta e tntta la miseria lettcraria
ligure ne' tempi Longobardici e Franchi.
Cap. V. La monarchia di Carlomagno e divisa. —
U Italia risorgc speziulmente dopo il mille ,• e ri-
sorgouo ill Liguria gli studj i/manzi al i3co.
E quei che mcttonsi a scrivere la Storia Ictteraria,
o gcneralc d' Italia , od in particolare di alcuna sna
provincia ; e quelli che intendono scrivere la Storia
d' Italia politica , mditare e civile, se ben conside-
rano le cose, non dovrebbero prendere incomincia-
mento che verso il mille, poiche dopo cessato Flm-
perio romano non furono in Italia che Eruli, Goti,
Longobardi , Franchi , barbari insomnia d' ogni lingua
e d' ogui colore, incalzatisi gli uni gli altri, e verso
il decimo sccolo confusi in una pasta ,' dalla quale
vennero fuori di nuovo gli uomini italiani , come
erano nati la prima volta dalla miscea de' Tartari o
Sciti , sotto cento denominazioni vcnuti a popolare
questa pcnisola, come popolarono le altre provincie
meridionali d' Europa. L Autore divide qucsto Capi-
tolo in varie sezioni.
Sezione i/ Cuffaro e suoi Continuatori. — Storici
divcrsi. — La navigazione e il commercio , a cui
s' crano dati varj popoli del littorale italiano , aveano
tcnuti in qualchc forza gli spiriti anclie in mezzo
ai tempi tenebrosi della barbaric. Ma piii di tutto
ad aguzzarli contribuirono le Crociate. 11 genovese
Cajfaro^ nato nel 1081, navigo di vent' anni in Asia
net net: divento uonio principalc nella sua patria,
DELLA tIGURIA. 297
clie si rep;geva a coniuue ; niolto opero e nel niiv-
neggio (legli alTaii politici , c iii qvicilo delle anni;
e scrisse ncl latino che si poteva sapere al suo
tempo , in forma cV aiinali quanto era avvenuto ai
suoi giorni, brevemeute riassumendo cio clie prima
di lui aveasi di storiche memorie genovesi. A iioi
non fa specie che Cuffaro dica d' aver veduto iiella
chiesa del S. Sepolcro il lunie prodigioso clie scen-
deva ad illuminare il tempio : ben ci fa specie che
il sig. Spotorno riferisca questo passo senz' alcuna
sua avvertenza , dopo che per la relazione di cento
viaggiatori pii e devoti, negli ultimi tre secoli e
manifesta V origine di quella improvvisa accensione.
Cuffaro presento la sua storia ai Magistrati genovesi
che giustamente ne presero cura , e la custodirono
ne" pubblici archivj. Egli I'avea cominciata coif anno
I ICO, e la prosegui sino al 11 63. Nel 1166 fu in-
caricato di continuarla Oberto CanceUieTe. A questo
succedette Ottobuono Scriba, che TAulore dice scrit-
tore pill conciso , e che termino il suo lavoro nel
1 196. Ogeiio Pane la produsse ilno al 1:219; e 3Iar-
chisio Scriba la tiro innanzi lino al 1224: di poi
un Bartolommeo Scriba la condusse fino al 1264. In
c|ueir anuo il podesta di Geneva elesse quattro an-
nalisti, due giureconsuki e due laici ; ed ebber co-
mando di scrivere solamente la verita intorno agli
avvenimenti di Geneva, cosi prosperi, come avversi;
e si seguito cosi sostituendo altre persone , rinno-
vandosi la legge di notare anche le sventure geno-
vesi , ed aggiungendo che vi si unissero pure le
principali viccnde di Toscana , di Lonibardia , e di
altre contradc praticatc dai Liguri. L' ultimo di qucsti
annalisti fu Jacopo d'Oria^ per la cui opera la storia
di Geneva giunge al 1298. Noi non abbiamo fatto
che indicarli ; ma TAutore ha dili2;entemente unite
le memorie che rimangeno di ciaschedune di essi :
il Muratorl ha date a Geneva lodi amplissime per la
pubblica cura avuta di una storia per si lunge tempo
continuata. Noi passiamo sopra alle lunghe ricerche
29B STOniA. LETTERAr.IfV
dcirAutore rispetto ad altre storie, e ad altii sto-
rici genovesi , oscnrissimi ed inccrli.
Sczionc 2." Studj sacri. - Paolo il cieco. — Gros-
sohnin. — B. Giacomo da Varassc. — Altri scrittori. —
Di (jUL'l Paolo cieco , monaco di niontc Cassino ,
disse Paolo diacono , clie dimosdo in se tal prodi-
gio, che 111 cliiamato uii altio Didiino. E2;li scrisse
la disputa de' Roniani e de' Greci fatta in Costanti-
nopoli al tempo di pa])a Pasquale II e di Alessio
imperadore : scrisse commenti sopra Isaia, Geremia
ed akri profeti,e sopra i Salmi ^ 1 qiiattro Vangeli,
YEpistolc di S. Paolo e \ Apocalissi: una idla di
S. Ebizzone cassinense , e niolte altre cose. Grosso-
lano non e meno ricordato e commendato dagli Eru-
diti. 11 Tirabosclii dice che piaccpie ai Savonesi, per
modo che non altri che lui vollero per pastore; nia
Landolfo niilanese , il Verzellino ed altri hanno la-
sciato scritto che , fatto vescovo di Savona per in-
tri2;o di Anselmo arcivescovo di Milano, i Savonesi
nol vollero ; ne il suo nonie fii messo nclla serie
de' vescovi di cpiella citta. L' Autore in cpiest' opera
ha spesso occasione di smentire il Tirabosclii o di
confutarlo. Non accadde a Grossolano minore disgra-
zia essendo stato alzato alia sede niilanese. Del ri-
maiiente Grossolano fu dottissinio nelle lettere sacre
e profane , ebbe grande eloquenza , e ben conobbe
la lingua greca, in cui aringo e scrisse. — L'Autore
passa brevemente sopra Anselmo da Genova , dei
Prcdicatori, e inquisitore nella sua patria circa il la^cS,
sopra S. Bruno , vescovo di Scgni , sopra Alberto
Spinola , riformatore de' Canonici regolari detti di
Mantova ; come pure sopra due frati de' Prcdicatori,
Servolo e Pietro , le cui opere non videro mai la luce
del pubblico ; e scende all altro donienicano , il
B. Giacomo da Varazze , fatto vescovo di Genova
nel 1292. Gli si sono attribuite molte opere, che
secondo le apparenze, o non sussistettero mai, o non
sono sue. Molte si conoscono per sue di diversi ge-
neri: ma quella che gli ha dato nome e singolarmente
I
DELL A IIGURIA. 2.g^
la Leggcnda aurea , combaltuta ne' mielioii tempi ilal
Vlvcs , da Mclchior Cano , e dal buon sciiso. II P.
Pamnetti nclla sua stoiia ecclesiastica della Llaiiria
dice, clie il Far-aggine (da altri chianiato Voragcnc)
ha tutte adottate le fole , non che del popolo , dclla
plehaglla ; e lAutorc dicliiara di non avere avuta
diflicolta di assumere la difesa di questo scrittore
nelle Nodzie storico-aitiche , le quali tra poco vc-
dranno la luce. Noi rimettiamo i curiosi piu di noi
a cpielle notizie.
Sezione 3." Gius canonico e cuile. — Jacopo d" Al-
benga , e Innocenzo IV. — Qenovesi alio studio di
Bologna. — Codice di Spagna compilato dal Paga-
no. — Altri leggisti. — Come si facessero i notai. —
Osservazioni. — Se Genova , dice TAutore , noa dee
gareggiare con Bologna , die si merito la denomina-
zione di mudre degli stiidj , ebbe pero il vanto di
aver mandato a Bologna i varj fondatori della scienza
canonica , cd alia Spagna uu illustre legislatore , il
cui codice \iene amniirato tuttora clall' ingegnosa
nazione spagnuola. Jacopo cV Albenga fu il maestro
d.' Innocenzo IV , prima Sinibaldo Fieschi. LAutore
consacra niolte pagine a questo ponteHce, di cui di-
ligentemente compendia le azioni, senza giudicare il
carattere de' suoi intraprendimenti. De' libri, cli' egli
scrisse, si conoscono molte lettere , un opera sulla
giurisdizione dell' impcrio, e 1 autortid del papa con-
tro il famoso Pier delle Vig?ie, le inteipretazioni sul
vecchio testamento , 1 apparato sopra le costituzioni
da lui stesso pubblicate , T apparato sopra i cinque
libri delle Decretali , ed in fine un Codice di diritto
ecclesiastico, che gli merito al suo tempo i titoli di
Monarca del gius, di Organo della veritd, di Mas-
simo leggista , di signore de canonisti , e d' Idolo della
Curia ! ! I LAutore aggiunge un catalogo di XXXIII
Genovesi , che ebbero ne' loro giorni gran fama di
dottrina , e furono scolari in Bologna di Jacopo
d' Albenga , e di Sinibaldo Fieschi Professore di gius
eanonico in Bologna 7 come questi fu purC' Opizzone
3oO STOniA 1,T',TTERARI.\.
da Gaslello , fanup,lia gcnovcsc. — Ncl secolo XIII
dappertutto in Italia si ripurgarono le antiche leggi
civili, che troppo riscuiivausi della solFerta harba-
rie , e si pxomulgarono gli Statutl delle citta. Gciiova
ebbe il siio , e a ebl^ero uno quasi tutti i luogSii
della Liguria. La scienza dcUa ragione civile dovea
fiorire in Geiiova , so Giacomo Pagaiio genovese In
da Alfonso X, re di Castiglia, inipiegato a scrivere
il codice , pubblicato poi nel i386 in Alcala da Al-
fonso XL Cosi, dice TAulore, da Geneva ebbe la
S|)a2;na il piu compiuto , il piu savio , il piii giusto
codice , clie da Giustlniano lino alle nioderne ri-
foxnne fosse fatto ; e n' ebbe le Canarie , il nuovo
Mondo , e le vittorie di Andrea d Oria , e di Am-
brogio Spinola. Noi omettiamo le notizie che f Au-
tore a2;gninge sui Notai e sui Giurisperid genovesi;
e passiamo alia
Sezionc 4." Medicina. — Simone Monaco. — Vete-
rinaria. - Filosofia. — Eloquenza e Gramatica. - Gio-
vanni Balbi. — Cancelleria arabica in Genova. — Po-
che , come confessa il sig. Spotorno , sono le notizie
de' Medici liguri , ma il solo Simone Monaco puo
valere per molti. Puo piaccre il ragguaglio che
r Autore da dell opera di questo Medico , intitolata
Clavis sajiationis , che il Tiraboscld ha creduto j)o-
tersi me2;lio intitolare Lexicon inedico-botanicnni ,
grece , latine , arablce ,- ed e meravigliosa per 1' eta
in cui fu scritta. Un' altr opera del Monaco e il li-
bro deir arabo Abulcasi trasportato in latino col ti-
tolo Liber servitoris. Pure di alcuni altri Medici li-
Turi trovasi ancora fatta menzione , e tra gli altri di
certo maestro Anselmo , fabbricatore di un ungusnto
da Ini dato a Papa Bonifacio VLLL, e da questo regalato
al conte Guglielmo. Merita cziandio che si ricordi
Jacopo d' Oria , che scrisse un libro della Pratica
de cavalli , prinio monumento in Italia della scienza
veterinaria. L' Autore ha ^entito come essendo lo stu-
dio della medicina un ramo di quello della filosofia,
qutsto dovea pure aver trovata qualche Cura nei
BELLA LieURIA. 3oi
Liguri al tempo die discorriamo , conforme cio far
poteasi allora. Percio alcuui acceniia stati in qualche
fama di iilosofia , e tra gli altri un F. Giovanni da
Bloute Casale de' Minori , avitore , dice il Fabbrizio ,
di filosolla e di Commend sopra il Maestro delle Sen-
tenze. Ma singolarmente V Autore parla del gia indi-
cato ad altro proposito B. Giacomo da Varazze, la cui
Cronaca genovese, malgrado qiiesto titolo , dimostra
con breve analisi contenere assai idee di morale ,
civile e politica filoso'.ia. Non puo parlarsi d eloquenza
ove non si ha ohe luia lingua barl^ara ed informe ;
percio i S/^rmojii riniasti del noniinato B. Giacomo
non sono clie una selva d' argomenti per ciii con
migliori sussidj di lingua si applichi all' eloquenza
sacra ; e rimangono ancora utilissinii. Con meno in-
grata fortuna lu coltivata la graniatica ; e nello stu-
dio di questa si rendc celebre Giovanni Balbi^ do-
menicano, come comprova il suo Vocabolario inti-
tolato il Catliolicon , opera clie comprende tutto cio
chc puo cadere sotto il nome di lettere e di uma-
nita , ed eseguita sopra un disegno meritevole d' es-
sere osservato dai vocabolaristi venuti dopo. Il Balbi
scrisse varie altre opcre di diversi generi , utili agli
studiosi massimamente in que' tempi , in cui era pe-
nuria e gran carestia di lettere. Non debbesi poi
dubitare , che ad inserire qualche coltm-a ne' Ge-
novesi non contribuisse la lingua ai-aba , divenuta
famigliare a quanti d essi applicavansi al conunercio
co' Saraceni. Laonde in Genova era stata istituita una
cancelleria , ove scrivevansi i contratti co' Saraceni
in lingua arabica ; e il Governo la dava in utile ap-
palto.
Sezione S.^ Pocsia. - Poeti provenzali. Folchctto ,
Cicala^ Calvi, Grimaldi, Doria , Grillo , Quaglia ecc.
- Poeti latini , Ursone. - Poeti italiani , Paganino. —
Poeta genovese anonimo. — Tutta questa Sezione e
trattata dall' Autore con assai diligente erudizione ;
e merita d' esser letta ; ma non e per noi suscetti-
bile d'estratto.
3o:i STOIIJA LElTtUABrV
Sczione 6.* Belle ard. — Architcttnra. — dittd e
castelll edificatl. — Molo c Arscaalc. — JlJarlno Boc-
canegra. — Acquidotto. — Cldese. Lavorl ncllc Ri-
viere. — Pittura in Savona e Sarzana. — Osscivazioni. —
Scoltura. — Meccanica. — Monete. — Kicclii i Geno-
vesi pel commercio , diligenti nella difesa della citta
e dc'llo Stato, impazieuti di conquistare, o di riacqui-
8Uire , e nel tempo stesso devou , dal 900 a tutto
il secolo XIII fecero opera dcgne dell' ardiniento e
della magnilicenza romaiia, delle quali rimane an-
che oggi ahbastaiiza per giustiticare qucsta espres-
sione. Siiigolare e poi che talora in brevissimo spa-
zio di giorni n' abbiano compiute di tali, che oggi
aiiclie j)er potentissimi Re vorrebbero parecchi anui.
Anclie questa eruditissima sezionc vorrebbe un estrat-
to , che le angustie di qiiesti fogli non ci pcrmettono.
Sezioue. 7." Scuole. — Codici. — Fiaggi. — Stato
della Liguria. — Conclusioiie. — Per tutto lo spazio
di tempo acceiiuato di sopra non sussistevano sciiole
che presso le chiese e ne' conventi de' frati. Scar-
sissimi , e di gran costo erano i libri. Arditissimi
furono i viaggi de' Genovesi, da M. Polo trovati gia
praticare il mar Caspio ; ed altronde scopritori delle
antiche isole Fortunate. Cost conchiude 1 Autore il
1.° torao di quest' opera.
«... I Genovesi, fosse il natural vigore dellin-
gegno , fosse il vedere i costumi e le citta di niolti
popoli , non vollero aspettare il secolo XIV a de-
stare i buoni studj calpestati e quasi spenti sotto i
Barbari. Quando Giovanni Villani pose mano alia
sua Cronaca , eran tre secoli che si leggevano i nie-
ravigliosi annali di Caffaro . . . Allorche Folchetlo
faceva meravigliare la Provenza de' suoi carmi , l' Ita-
lia non avea pure un Quittone. Pochissimi sapeano
il nome di Esopo ,- ed Ursone gia ne riduceva in
lodcvoli carmi latini le favole. Giovanni Balbi mo-
8tr6 come si avessero a compilare i vocabolarj. 6"^-
mone ridesto lo studio della botanica , accoppiando
alle ricerche siii libri i viaggi, 1' esame de' semplici,
DELL A LICUKIA. 3o3
e le inchieste a quelle persone che possono , cruan-
tunque prive di dottrina , dare utili schiarimenti al
lilosofo. Gli ordinamend politici di Genova vincono
di tempo quelli di Pisa crediiti antichissimi. Jacopo
d Albenga formo i tie luminari del diritto canonico,
' Innocenzo IV , 1' Ostiense , e Pietro Sanson. Lo stesso
Innoceiizo stabili la scienza de' canoni qual serbossi
lino a secoli piu eruditi. E se il Codice compilato
dal Pagano e come eel rappiesentano i dotti spa-
gnuoli , qual gloria non ne viene all" ingegno de' Li-
guri ? Ma quelle macchine , onde fu vinta Gerusa-
lemme, che nulla tenieva le schiere de' Crocese2;nati;
quel condurre le acque lontane a ristorare la cittii
con esempio meraviglioso a' secoli piii colti ; e il
fabbricare nuove citta , scavar porti , trasportare tri-
bune di chiese , non ricordano megliol'eta di Tra-
jano , di Leone , di Luigi XIV , che gli anni tene-
brosi ed aspri del 1200? Lo studio del greco, del-
r arabo e del provenzale , che erano allora le tre
lingue dcgli uomini dotti e gentili ; le pitture , i
mosaic! , gli arredi ornati d' oro e di gemme , i va-
sellami preziosi, 1' ergere templi, o ristorare, e far
belli gli antichi , sembrano occupazioni di un po-
polo tranquillo , tutto intento a2;li ozj del viver ci-
vile: e i Genovesi spesso opera vano nel mentre che
difendevano la patria , combattevano Pisa e Vene-
zia , atterrivano 1 Oriente, correvano al Caspio , cer-
cavano i popoli dell' Africa , e scoprivano le isole
Fortunate nelf Oceano occidentale. Egli e gran vanto
tener 1' impero del mare , o f arsi temere sal conti-
nente , o trascurando la gloria delle armi procurarsi
quella delle arti leggiadre , e delle piu belle e piu
severe discipline ; ma 1' uuire insieme , come fecero
i nostri maggiori tutti , i pregi accennati , e c;loria
nobilissima, che rado si trova ne' giorni piu. fausti
delle graiidi nazioni. 5)
Noi aggiungeremo, che non e mediocremente be-
iiemerito della sua patria il cittadino che consacra
Ic sue fatiche a trar dalle tenebre i raouumenti della
3C4 STORIA LETTf.R.VI>IA.
p;iusta i^loria tli essa; e il sig. t^potojno puo dirst
boneniorito anche delT Italia.
Do]>o il 1 3co r Italia s' alzo al liimc delle scieaze,
doUc lettere e dclle arti : ne la Liguria si stette im-
inota a qiiello slancio felice. L' Autore prendc qui a
srorrere r -£/>ora // dcUa sua Storia, dal i3oi siuo al
i5oo.
Cap. I. Stoiici. — Giordano , Gaia « Forte , storici
Savonesl. — Ciprico, Ivani, Montaldo, Stella, Gallo ,
ed aliTi storlct delle cose genovesi. — Fazio , Bra-
celli. Alcri storici.
Giordano , di cui si ha poclie notizie , scrisse un
Polychron , clie 1' Affo disse aver veduto a penna
nella Vaticana : fiori verso il i33o. Si dice che
Pictro Gara scrivesse nel i343 un corpo di storie
rignardanti le cose di Savona e d' altri paesi, per
in2;iuria de' tempi ite a male; ma pcro compendiate
dal Forte in un sue libro detto la Catena. Aache
qucsto libro peri. Fuvvi inoltre un Giovanni da Mar-
caaova , che conipilo un libro di epigrammi e di
epitafj latini romani , ed altri in varj luoghi del-
r uaiverso raccolti , ricopiati poi e corietti da ua
frate Gavoti nel 1484. Poscia sorge storico delle cose
genovesi Crista f or o Ciprio, o Ciprico, de Qlinori, che
scrisse liisloriam genuensium ab anno 1099 usque ad
annum 1435. ]\IS. Seguono scrittori liguri di storie
diverse. Ua aaonimo, creduto il proposto di S. Marco,
intitolo Mappamondo una descrizioue delle cose d' A-
bissinia , intcse da ambasciadori del prete Gianni a
Clemente V. passati per Genova. Un Andrea , bene-
dettino , scrisse ael 1419 una vita di 5. Giovanni
Gualberto , di cui gli Eruditi hanno assai parlato.
Antonio Ivani , coltissimo uomo , e grando amico
di Marsiglio Ficino , scrisse de bello volaterrano anno
1472 a Florentiiiis gesto. Arano Cibo , senatore di
Roma, vicere di Napoli, e padre d Innoce?izo VIII.,
scrisse sopra lo stato delle cose di Napoli assediata
dal re Alfonso : Antonio Novati , che Jtiori sotto
BELLA. LIGURIA. 3o5
Niccolo V. scrisse xfatti de' Sarzancsl illustri. Antonio
Go/Zo, fiorits' iiegli ultimi anni del secolo XV, scrisse
quattro Commcntarj stcrici pubblicati dal Muratori.
Dopo Jacopo Doria eraiio niancati gli annalisti ge-
novesi ; e Giorgio Stella vi suppli ; e continuo poi il
lavoro suo fratello Giovanni. A questi succedette net
medesimo \\i\ altro Stella di nome Battista. Cosi Ge-
neva ha trc Stella, dice rAutore, come i tre Villani
Firenze : ma i Villani si leggoiio ancora ; appena gli
Stella consukerannosi. In cjuaiito al Montaldo , come
storico , non vorrebbe neppiire essere accennato.
Bartolommeo Fazio fu tra i cospicui letterati del suo
tempo, amico, e poi nemico del Valla., e disccpolo
del Guarino il vecchio. Egli scrisse moke cose, e
di varj argomenti. Qui dee farsi menzione di una
sua storia clelle gueire de' Genovesi contro gli Ara-
gonesi, e di cpiella della terribil gnerra di Ckiozza.
Si ha pur di lui un Commentario di died libri in-
torno alle imprese di Alfonso /, ed uu libro degli uo-
mini illustri. Uu Clemente Fazio di poi scrisse la sto-
ria della liberazione di Urbano , papa VI , in cui egli
ebbe moka parte. Battista Fregoso ^ conquistatore e
doge dclla sua patria, ed olibligato poscia ad an-
darne in bando , scrisse de fatti e detti memorabili,
opera dal Gesnero chiamata incoinparabile. Jacopo
Bracelli , che fu in altissima stima presso tutti i let-
terati deir eta sua, distese nel 1448 ad istanza del
Poggio la desaizione del lido ligustico ,- poi couipose
cinque lii^ri de bello liispaiuensi. Dal modo con cui
il Bracelli tratto la storia , \ autore trae di conse-
guenza , che non la Toscana, non Roma condussero
alia perfczione gli studj migliori , ma la Liguria ,
intendendo per perfezione quella castitd di stile , di
modi , di figure , quel collocare le cose nel propria
lame , quell ordinar gli oggetti in bella prospettiva ,
per maniera che nulla piii resti dell antica rozzezza
se non che un tal poco di colore , o di patina , di-
rebbe il Sahini , che le fa piic vive , piii schiette , piic
cfficaci ecc. Al Perticari poi , che voleva che la
Bibl. Ital. T. XL. 20
3o6 STOKTA LITTER ARIA.
storia si a2;i^irasso tra gli uoniiiii in gtrnuf abito da
rcgina , VAiitore jierdoiia perche hen mcrito delle let-
tc.re itaUanc. Conipie cgli la serie degli storici Ugnri
con ricordarne alcuni nieno noti.
Noi non ahhiam fatto die brevi indicazioni: 1' Au-
tore illnstra a passo a passo quanto concerne le azioni
degli scrittori de' quali parla , e sovente da il giu-
dizio delle loro opere. Ma noi non potevamo in
tanta conia di cose seguirlo. E andremo piu stretti
ancora ia appresso , contentandoci di apporre ai
soriiinii/j de' siioi tapitoli brevissime indicazioni.
Cap. II- Stud] saai. — Scaole de Regolari. — Scrittori
doinenicatii. - Parclietto Scdvago. '- Rampegolo. —
yigerio, — Rafaele da Pornusio. - Sis to IK.
Gli Eremitaid di S. Agostino fnrono i primi ad
avere scuole nel loro convento. Piu ampie le eb-
bero poi i Doineidcaid; e ne imitarouo \ eseuipio i Car-
mcluani e i Frati iniiiori; e tutti ebjjeio uomini al
loro tempo distinti. Porchctto Salvago f'u cisterciense.
Scrisse an libro intitolato Victoria contra Hchrocos ,
e un altro de entibus trinis et imis. Si credc vissuto
verso il i3i5. Porchetto fu stimato assai; nia sopra
tutti fu lodatissinio il Rampegolo , frate ereniiiano.
E curiosa c9sa, che il suo libro Figuroe bihlicce posto
nell indice sotto Clenicnte VIII, da un Maestro del
sagro palazzo si dicesse doversi correggere per una
lunga lila di parole evidentemente scanibiate nello
stamparlo , e non si notasse per le molte cose apo-
crife e ridicole , ch' esso contiene. II Vigerio , frate
minore , scrisse nn Apologia contro il concdiabolo di
Pisa , le altre opere sue , come quelle del Rampe-
golo , sono un monumento dell' abuso d' ingegno ,
che si faceva ancora negli studj dc' frati. Parve pin
temperato Rafaele da Parnasio , domenicano , col-
r opera Concordantia naturae et gratia: , e con un
trattato della podestd del Pupa , ma lini disj^ntando
de statu animce Sulomonis. E inutile dire degli altri
aolti argomenti da lui in molti opuscoli trattati.
DELLA LICURIA. 00-7
Egli era V oracolo a cui ricorrevano catdinali , prin-
cipi e citta. Fiorirono allora nieno rumorosamentc
akri frati teologi : ma sopra tutd ebiDe nome e for-
tuna Siito IF- Noi avremnio desiderato che TAutore
contento di parlare dcgli studj , della scienza , e delle
azioni di qucsto pontelice , noa si fosse imbarazzato
a fare Y apologia si del nepotisino , clie della con-
giiira de' Pazzi , coi cattivi ragionamenti da lui ado-
perati a tal uopo.
Cap. III. Qius canoiiico. — Bartolommco del Bosco. —
Altri giurecoiisulti.
Un secolo dopo la morte di Bartolommeo del Bo-
sco da Giacomo Sciiarega fatto esaiiiinare il libro
de' Consigli di quel giurecoiisnlto ai professori del-
r Universita di Pavia , tutd dissero , che a' tempi di
Bartoloinineo uiiiuo era a lui superiore, e poclii oji
erano eguali. JNoi passiam sopra tredici o quattor-
dici pagine dellautore in cui ha raccolto i uomi di
altri dottori iu leggi di minor conto.
Sezione t/ Filosofia. — Andalo di Negro, — Ale-
dlcina. — Eloquniza c Qrammatica, — QixeW Aiidcdo
fu maestro del Boccaccio i e merita che s' iutenda
(piale filosofia insegnasse ai suoi alunni. Di lui cosi
il Boccaccio parlava a Ugo re di Cipro, cc Spesse
fiate ho citato il generoso e venerahil vccchio An-
d(dd de Negri gciioicse , gid nei moti delle stelle
niio maestro , del qiirde quanto fosse V avvediineiito ,
la gravitd dc costumi , e la cogrdzione delle stelle ,
tu , ottimo re , V hai coiiosciuto .... Non sola-
mente colic rcgole degli anticld conobbe i moidmenti
delle stelle ,• ma avendo cercato quasi tiitto il morido
sotto ogni climct , e sotto ogni orizzonte , certificato
dcdV espcrienza dei co?pi , col vedcre iinparo ([uello die
noi cowtprcndiamo per iidita ecc. » Aadcdb scrisse
molte cose di matematica e di astrouomia , e fece
anche de' versi. L'Autore passa leggermente soora la
taccia che potesse farsi a quel valentuomo come
astrologo ; e piuttosto accenna un Marco da Genova,
3c8 STORIA LETTERARI.V
die faceva le predizioni a Carlo VI re di Fran-
cia. — Da cio, the di poi passando a' Medici ligiu'i si
dice dc' poclii die lAutore accenna, non si trova clie
in quest' cpoca la Liguria sia distinta. Piuttosto nella
jUosoiia e nella dialettica ebbe iiomini per quei tempi
degni di considerazione , un Campora die scrisse in
volgave un dialogo dell' anima , Rafaele da Pariia-
sio ., giii citato tra teologi, die cerco in Platone ,
in Aristotcle e in altri lilosoli antidii ogni seu-
tenza die si acconciasse cogli evangel j , un Pletro
Passuio , die tento di diniostrare 1 esistenza di Dio
coUa ra2;ione natniale , e die scrisse vaij opuscoli
di Hlosolia morale , ed alcuni altri. Considerata poi
la musica come parte di lilosoHa, nota FAutore Nic-
colo V che ne fondo una scuola in Bologna ; c Pro-
spero Adorno , che chiamo ad insegnarla a Genova
il celebre Gafurio. — Per la chirurgia T Autore crede
bastare all onore della Liguria in quelV eta il nome
di un valentissinio professore dal Senarega magni-
licamente celebrato per P operazione della pietra; c
vuolsi secoiido i\ Malacarne , questo essere stato Bat-
tista da Rapallo. Rimane a dirsi dell' eloquenza ; iiia
i tempi non potevano essere propizj per un arte a
cui allora nou serviva ne la lingua latina, ne la
volgarc.
Cjp. IV. Poetl itnliani. — Antonio Fregoso. - Bar-
tolommeo Falamonlca. — Zacchia. - Poeti latini. -
Corvara , Montaldo , Traversagni. - Poetl spa-
gnuoll € provenzali.
Gl' Italiani lianno ad ogni costo e in tutti i tempi
voluto cantare. L'Anosto ha fatto onorevole mcnzione
del Fregoso , c giustamente. Era affatto ignoto agl' Ita-
liani il Falamonica , di cui appena qualdie cenno
erasi fatto da pochi scrittori gcnovesi , prima die
ultimamente fosse scoperto un suo poema , del cpiale
I'Autore da un assai accurato ragguaglio. II giudizio
cir egli ne porta , v che dopo la Divina Comnie-
dla, e i)rinia dell' Orlando Furioso , uiun poema puo
DELLA LIGURIA. Scp
sostenere il paragone del Falamonica. De" Liguri che
poetaroiio in latino , in ispagnuolo , in provenzale ,
veggasi I'Autore.
Cap. V. Viaggi e scoperte.
Principia T autore qucsLo Capo parlancio di clii
scrisse in latino il viaggio di M. Polo , stando
questi in prigione a Geneva, secondo die il Polo
andava riferendo le cose da esso lui vednte; e cerca
di provare che fosse genovese , e non pisano, come
potrebbe far credere un ricordo che le2;2;esi in un
antico testo esistentc in Parigi. Altri vcdranno , se
i ragionumenti dell' Autore sieno ben fondati e de-
dotti. Moltopoi, come e facile presnmere , si estende
su qiianto riguarda per ogni verso Ciistoforo Colombo
e la sua origiue , le sue imprese , la sua discendenza.
Qucsta parte deU'opera dell' Autox'e sara cara a molti;
e sal punto di gara susciiatasi sulla scoperta del
Continente americano veggiamo con piacere dal si-
gner Spotorno adottato quanto pel Colombo fu addotto
dair Autore delf icaliana Stotia deW America , sebbene
non ne abbia fatta menzione. Ma non cosi facil-
niente conveniamo con lui nelf esahazione di Andald
di Negro , che vuole superiore ai Poll ; ne conver-
ranno altri sulf ar2;omento , con cui afferma scoperta
genovese quella delle Canarie ; ne foi'se soffriranno,
cli' egli parlando delle isole di Capo Verde abbia
taciiuo di Alviso da Cd da Mosto , a fatti positivi
preferendo f asserzione del Barros , il quale eviden-
temente anticipa la scoperta di quelle isole di i5 o
17 anni. Di quel veneziano pero fa egli menzione
parlando delle navigazioni di Usodimare , a cui il
Cd da Mosto fu compagno: ma piu che per altro , per
vituperarlo. II che sa delle antiche inimicizie , clie
generalmente diconsi ncgli animi lleri durare sino
al!a morte ; e che nel presente caso duiano anche
dopo ! ! ! Termina 1' Autore questo Capo parlando si
di alcuni altri Navigatori genovesi , si di Genovesi
costruttori di carte nautiche ; e singolarmentc accenna
3 10 STORIV LETTERARIA
un iiiap|)iAiiion(lo , clic si conserva nclla hiblioteca
del Gran Diica cli Toscana, clic a noli scgiii deve
csscie lavoro falto da im Geiiovese , o di commis-
sioiic de Genovcsl , il ((iial niappaniondo dice ante-
riore al famoso di F. Maaro.
Cap. VI. Pittura.
Qui r Aiitore incomincia dalT attaccare di falsa
dialettica il Manni e il Lami a projiosito delle Ma-
donna volgarmente dette di 5. Luca. Poi attacca il
Lanzi , clie disse la scuola pittorica genovese idtima
di tempo , nou. di mciito fVa le antiche scuole d' Ita-
lia. Gli Eruditi e i dilettanti dell' arte e della sto-
ria della pittura avraiino di clie occuparsi leggendo
questo Gapitolo.
Qui finisce materialmcnte iWomo //, ma T antore
continua la trattazione riguardante \ Epoca II in \m-
recchi fogli del tonio III sotto il titolo di appeudice
al vol. II.
Cap. VII. Architettura c scultura.
- Ne' prinii paragrafi 1' Autore fa lungo cenno di
fabbriche d' ogni nianiera costruite tanto in Genova
e ne' suoi coniorni . quanto in varj luoglii delle Ri-
viere ne' due secoli XIV e XV. Delia scultura poi
die' egli pocliissime cose potersi esporre. Reca non-
dinieno notizie e fatti ciie meritano d' essere con-
siderati.
Cap. VIII. Tipografia. - Biblioteche. - Scuole. - Mece-
nati. Chiudcsi I Epoca II.
La ti[)ografia ligure comincio in Novi per opera
di un Novasco, che avea data in Venezia nel 1479
r edizioae del Terenzio. Un frate agostiniano stampo
di poi in Savona. L' Autore pero pretende che Sa-
vona avesse tipograiia prima di quel frate. Per mag-
gior gloria della Liguria aggiungc poi, essere state j
genovese il primo iialiaao che prese ad esercitare
1 arte tipogvafica ; e questi fu Fdippo da Lavagna ;
anteriore alio Zarotto di Milano. Passando a parlare
BELLA LIGITKIA. Olr
clelle bibliotechc , delle scuole e de' mecenati , prinio
(It cpicsti noniina Tommaso da Sarzana , meglio co-
nosciiito sotto il noine di Niccolo V, pontelice in
voro degno di eierua memoria , e di cui giusta-
mente si dillonde ad accennare la dottrina e le azioni
geiiorose. A lui forse, piu die a veruii altro dee
r Italia la spiata al suo risorgimeiito in ogni genere
di scienze , di lettere e d' arti. A lui debbesi unire
Sisto IV. Di scuole non pare die la Liguria fosse
molio ben fornita ne' due secoli de' quaii si parla.
Fnrono pero condotti qua e la varj .letterati ad in-
segnare 1' umanita. Le bibliotedie si and^^rono for-
niando , come cura privata , assai lentamente. An-
dreolo Oiiistin'taiii ^ uno de' signori di Scio , avea una
ijiblioteca di 'due mila volumi : con die vinceva ,
dice I'Autore, quasi tutte le pubbliclie delia jjrima
meta del secolo XV. Ma pare die questa fosse a
Scio, e noil a Genova. I Frad andarono radunando
libri ne' loro conventi. Noi non abbiamo potuto in-
tendere come assai conclude per le bibliotedie lia;nri
la bravura di Tommaso da Sarzana in ordinare le
liorentine di S. Marco e della Badia di Fiesole , e
quelle del Dtica dUrhino e di Alessandro Sforza\ e
cosi quanto riguarda lo zelo di raccoglier libri in
die si distinsero e Nicolo V e Sisto IV. La Lis;uria
non e])be alcana biblioteca da essi. Quanto poi
alia cultura ligure possa essere venuto da Dante ,
dal Petiarca ., e da alcun altro straniero capitato in
quel paese , e altro soggetto per noi poco intelli-
gibile. Riferiamo piu volontieri la Conclusione del-
1 Autore ; ecco le sue parole :
<c L' epoca II della nostra letteratura condotta dal
i3oi al i5oo cliiaramente dimostra die i Genovesi
non erano meno valenti nelle arti di pace die in
quelle della guerra. Genova non penso ad aprire
Universita degli studj ; ma ebbe nel secolo XIV
pubbliclie scuole di lettere con un reggente : il die
allora non era piccolo pregio ; ed ebbe nel secolo
XV scuola di musica , die ora si cerca invano in
3 12 STORIA LETTF.R.\RT\ DELLA LIGURIA.
si popolosa luetropoli. Filippo da Lava^na o il prinio
italiano die prcndessc ad applicarsi alia tipogralia ;
e Savona fa dclle prime citta clie vantar [)otessc
una staniperia. II cardinale Fieschi , i PP. Domcni-
ccuii di Genova , Nicolo F, Scsto IF ed Andreolo
Giusdniani formarono nobili biblioteche ; e Nicolo F
fa il primo chc sapesse oidinarlc con buon metodo ,
adottato poscia in tutte le copiosc libreric. La lingaa
sicca ebbe valenti cultori , il Fazio , il Curio , Lo-
c? ...
renzo Jilaggi )lo ed altii. La provenzale tiovo in noi
lo storico del suo Paruaso; e la Spagnuola non di-
mentica di annoverare un Genovcse ne prinii suoi
poeti. Nella latina il Bracelli vinse tutti gli scrittori
del secolo XV. Niun poeta abbraccio cosi vasto ar-
gomento e si difficile, come il Falamonica. Battista
' Fregoso co' suoi dctti e fatti memorabili supeio di
molto Falerio Massimo. Andalb di Negro per viaggi
meravigliosi , e per dottrina mateniatica merito soninie
lodi dal Boccaccio suo discepolo , e da Giannozzo
Manelti illustre letterato toscauo del secolo XV. Bar~
tolonnneo dal Bosco uni ad egregia benelicenza uno
studio profondo del diritto. Sisto IF rinnovo , per
cosi dire , la citta di Roma. Or qual regione d' Ita-
lia ( trattane pero la Toscana ) non si terrebbe glo-
riosa s' ella potesse mostrare in due secoli nn De
Negro , un Fazio , un Bracelli , un Nicolo F , un
Sisto IF? Quai nomi e quante nobili ricordanze
non destano in ogni petto italiano .'' E pur ne resta
un nome piu grande, die suona glorioso nelf antico
emisfero e nel nuovo : Cristoforo Colombo ! »
Nuova seiie di visioni allegoriche appartenenti ai tre
regiii. Caiitiche sci, dell abate Qlosafatte Cipriani.
— Verona, iSaS, 1824, vol. 5, in 8.°
c,
lOLORO clie sono dati alio studio delle natuiali
discipline , tratd per avveiitura in inganno dal fron-
tispizio che annunziamo , verranno desiderosi alia
lettura di questi volumi , sicconie a cosa che loro ap-
partenga. Le produzioni dclla natura furon divise e
composte per cosi dire in tre grandi classi , cliia-
niate poi con nobilissinia ilgura i tie regni ,• ed una
serie di visioni allegoriche appartenenti ai tre regni
dovrebb' essere senza dubbio una raccolta di poesie
intorno ai minerali , alle piante ed agli animali. E
veramente dovunque e vita o sembianza almeno di
vita, quivi si j)u6 far luogo all'opera del poeta : e pero
delle piante e degli animali moki valenti hancantato;
ne i campi della mineralogia sono si sterili e inerti ,
che non mettessero mai , e non possan mettere an-
cora qualche poetico fiore. II perche poi a niolti
forse di que' severi Hlosoti gode T aninio all' annun-
zio di questi volumi , per la speranza che la dol-
cezza dei versi alletti la gioventu a sostener la
fatica di que' gravissimi studj ; e prima ancora di
leggere fanno plauso al sig. Cipriani pel suo nobile
intendimento. Poniamo pure, diranno essi, che i versi
di queste visioni siano tutti cattivi , come tutti cat-
tivi son quelli che gia si conoscono di questo autore ;
qui almeno 1' utilita del soggetto compensera la man-
canza delle bellezze poctiche; e se il sig. Cipriani
non potra mostrare di essersi fatto miglior poeta di
prima , raostrera almeno di aver maturate non poco
il suo senno eleggendo si fruttiioso argomento. Poi
la natura nelle sue produzioni e si bella e sid^lime,
che anche un meschinissimo ingegno , anche un in-
gegno minora di cjuello del Cipriani , parlando di
3l4 NUOV\ SERIE DI VISIONI ALLECORICIIE
loro dee tener dal soo;2;ctto noii poca parte di bel-
lezza e di nun-ito. IMetr.ianioci adimque , diiauno essi,
per quest! magnilici rcgni, ])ci quali noa piu T au-
stera Hlosofia , nia la nmsa ci si fa scorta : vediamo
come il nostro poeta sappia infiorare le roccc e i
desorti . . , e cosi dicendo daran di piglio ai volimii.
]Ma qiial sara la loro aniniirazione, qiiando si trovc-
raiino giiidati non gia nei regni lor consueti , ma si nel
regno dell' inferno , e in iin inferno architettato dalla
mente del sig. Giosafatte Cipriani? Diverse voci , orri-
bili favelle s' incontrano tosto , merce il poetico inge-
gno deir autore , e si rinnovano a ciascun verso : il
disordine , il gonfio , 1' abbietto, il ridicolo , sedettero
al governo della mente creatrice di qncste visioni ;
una superbia veramente smisurata ne inspire* il pen-
siero , una superbia che oso mettersi al Banco del-
r Alighieri. ]\Ia veniamo alle poesie. Eccone il co-
minciamento :
La 've lo suolo Sicilian s' infiora
Al vivo specchio della sua marina
E di spiglte assai colnie anipio s' indora ,
Del suo grand' Etna alia maggior ruina ,
Che tonando rivomita bitunie ,
Qual si arrovescia per la sua gran china,
Fatto baldo ed ardito oltre il costume,
Senza punto temer nehhla e scintille ,
D'un gia mesto pensier drlzzai le piume.
II nostro poeta ( gia questo nome si da a' buoni e
cattivi verseggiatori ) dice adunque d' aver drizzato
air Etna il pensiero : ma poi , non si sa come , egli
dice cli' es:li medesimo era la dove aveva rivolto il
pensiero :
Li tosto mi sentii a mille a mille
Fra di strisce piii calde e nebulose
Dattorno crepitar I' alte faville -.
e fra le calde strisce e il crepitar clcllc faville gli
parve di vedere il carro di Plutone:
APPARTENENTI Al THE REGNI. 3l5
Ispaventommi di Pluton I' idea,
Che di spessa filiggine rimolto
L' alto flagello risonar facea
Quando a imo strano orribile fragore
Che parea quel del mar, quand' e crudele,
Ch' ogni cosa al' iiitorno einpie d' orrore ,
Addirizzaimi a rallargate vele
Di ahete al par , cli c bene corredato ,
La dove awien die il di sempre si cele ;
Forte reino e timon bene assodato
31' era I' idea dello infaUibil Sire
Che di suo fare ognun rendea pagato ,
Che come i premj , e' ne dispensa I' ire ,
Giuste lihrando . dell' Olimpo in vetta
Le gran bilance , comeclw s' adire.
Facciamoci coi-ag2;io , o Lettorc. Tii sarai forse cle-
sideroso di sapere qual fosse questo luogo ncl quale
si mise il sig. Giosafatto , e noi siamo dolenti di
non poter soddisfare alia tua dinianda. Certo egli
era uii luogo di tenebre ; che dov e luce non si po-
trebbono fare di si orribili versi : ma T averne niag-
giori notizie intorno a questo luogo non sappiamo
per altro a che potrebbe giovare, se non forse per
consigliar Y autore a tornarvi. Tutto era tenebre ,
come dicemmo ; ma queste tenebre furon rotte al
poeta da una face cui forte dicrollava
La ria discordia che gridando brava,
In scisso manto di color diver si,
Insudiciata di sanguigna bava.
L' autore procedendo al lume di questa face trova
r Aclieronte ; ode gracidare i raiiocchi che ci sta/i
sotto , e pieno di ra^ionevolissimo stiipore vede sal-
tare nel fosso quei die stavano sulla riva. Poco ap-
presso vede Caronte :
L' aspro nocchier , cui la tartarea infece
^ Crrida tinta della notte figlio ,
E dell' Erebo che duro te 'Z fece
3l6 NUOVA SERTE DT VISIONI ALLEOORtOHr.
Sulla sjKillaccia a lul faceva cono
Uno straccio a piii groppi avvoltacchiato ,
Le smorte lane a spaventar sol buoiio.
Sulla riva cleU'Acheronte scorge una gran nioltitudinc
di persone die tutte dolevansi rammentando i beni
lasciati nel mondo :
Attinse appena il gran uorcJdero i lai ,
Jluppe , die palme e quai troni sognate ,
Amori , ed or ^ se nvete spend i rai?
Le vaghe scene a vol son terminate ,
E s' e calato alfine il gran velame ;
Via di la per questa o disperate !
Non e maravjglia se un ria di Id per questa spa-
vento le anime dei daunati; ma ben e maraviglioso
il niodo con cui il poeta descrive la loro paura :
Qual lievasi repente l' uccellaine
Dali aja , ove trova sua pastura ,
Se ci gitta de sassi il ragazzame ;
Tal quell' ombre , ecc.
Poco innanzi vede una tuiba clie viene
per la diretta
Tutta quanta ricolnia di onoranza
La smorta faccia trista e lividctta.
Fra costoro trova Aristofane :
Ei dal capo alle piante mi squadrb
Con maraviglia dell' intera torma.
Cortesemente poi mi saluto ,
E inteso ben che ttl accendea desio
Un compagno di aver, mi confortb;
Che a me renduto reverente e pio ,
Del miglior garbo al tutto mi s' offer se
A scorta nel cammin selvaggio e rio :
Ringraziailo , movemmo e ci si aperse
Ampio fiwne real.
In qucsto fiume vede starsene sommcisi fino al mento
i 2;olosi che il nostro poeta cosi circoscrive : Sdrpe
Clie delle atre tavcrne infra 'I rombazzo ,
Qual pevera , cioncb sempre del pretto ,
E tcntennando insudicib lo spazzo.
APPARTENENTl AI TRE RECNJ. Sl^
Costoro immcrsi in acqua limpida e tersa, pure hanno
sempre dinanzi il vivo spetro de cerchi vini. Fra tutti
i golosi , dice il poeta ,
la memoria sola '
Mi riman di Vitellio oltremai grasso,
Che di bene pappar ci tenne seola.
Nuovi cibi a cercar non fu mai lasso
Per Jin tra gli Afri e I'indica maremma ,
Ne alio spendere unquanco e' fu rilasso.
Lasciati i golosi trova gl' inceudiar j , e tra questi Ne-
rone a cui una catena affannava la manca al destro
lata al dirletro con nodi non mai troppi, AgV incen-
diarj succedono i micidiali a chi varii demoni vanno
troncando le teste. Fra costoro vede Lorenzino de' Me-
dici detto dal poeta coUa solita cliiarezza :
Colid che del furor gli strali
Sulle ripe dell' Amo dilettose
ScagUb vihrando suoi colpi mortali.
Vede poi Soliinano, il re Manfredi e molti altri , in-
fino a tanto che perviene ai suicidi , tra i qiiali dice :
Veggio Annibal che colse i raddoppiati
Rapidi allori a Canne , e al Trasimeno ,
Ma che gli spirti a Capoa ebbe fiaccati ;
Tracanna di sua niano aspro veneno
Dalle bave di Cerbero composto
Che da gran doglia te to gonfia appieno
Suona Lucrezia , si quella che alletta
Di falsa castita donna insensata, ecc.
Da costei e da Catone che nomina poco dope , il
poeta piglia occasione a parlare della castita e della
vera liberta, e se da questi versi dovessimo far ra-
giouc del sig. Giosaflitte Cipriani , diremmo che di
queste due cose tanto iniportauti ha un' idea assai
ottusa ed incerta. Piii oltre intanto vede il poeta
gV infanticidi. Innanzi tutto gli si presenta uu lago
colmo d' atro sangue, pel quale e indotto a scrivere
questi versi :
3l8 NUOVA. SEUIE DI VISIONI ALLEGORICIIE
Affe che qiM la lena piii ci langue ,
E di fiato quasi si sta priva ,
E il gran sariixiLe al mirar son senza sarigue.
Finalnionte il nostro pocta capita in Satanasso :
Ma die c e la. sul lido ? od oinbra , o aspetto
Cli e riflesso da un mar che tiitto e diarcio ?
Ah ! SI dcsso e Satan Jo ma'adetto.
Tutto , SI tlLtto di terrore agghiaccio ,
Sebheri di lunge a me or sia veduto ,
Nori so , se 'I dica il mostro , o il gigantaccio.
Qiiesto Satanasso e carco di catene dl diamante : Y au-
tore ci rifissa il ciglio , e vede die il colosso di
I'odi al paragone di l:ii sarebbe un vil pigmeo che
teme dclle gra gli alii perigli. Con satanasso poi e
, cog;li usurai che gli sianno intorno Imisce la prima
\isione , ma non peio linisoe \ inferno in cui ci
tiene il sig. Cipriani. Perocche , dice egli, «■ essen-
» domisi lasriate addietro di molte cose nclla su-
y> perior cantica . feci avviso esserc cosa ben fatta
» il fame una seconda. 5) Questa cantica adunque in-
comincia dalla gtan coniparsa della cittd di Dite :
E si fece una notte assai trenienda ,
E' si mise una nebbia cost folta<,
Che parve negro panno che si estenda.
lo , dice il poeta , menava in volta la mia destra ;
la sinistra s' era ahbarbicata alia mia scorta ; la neb-
bia mi pareva come appastata; io tremolava al par
di foglia o pelo ,• il duca gridava , ma quasi non
r udiva , perclie nella nebbia / infrangeva del gridare
il tela. Finalmene la nebbia e rotta, ed ecco una
visione.
EW e di Dite la citta superba
Con gran fascia settemplice di mura ,
Infrangihile , eterna tra-superba.
La mano del gran Sir che fa paura
Deli' ombra sola , e stermina del fiato
Nel centra conficcb L' alta fattura.
Cotanto e il fondaniento radicato
. E tale arsura la penetra e coce ,
Che il tutto sembra un ferro urrovctUalo.
APPARTENENTI AI TRE REGNI. Sig
Primi su questa nuova scena appariscono gli scan-
dalosi , gente dai diavoli guardata oltre il costume.
Vidi quivi legare a tutti a piombo
Al collo intorno un masso i diavolacci ,
Per poi lasciargli in giiiso ire di piombo,
Paren foglie auturuiali i miseracci
Al sentirsl lo peso , die giii porta
D' acutissinii scogli in frci i crepacci.
Tal palpita la guardia die gia morta
Si dice dllova die lo attacco e presso ,
Che ce la vedi lividetta e imorta ,
Mentre awerra , die nel momento istesso
Che vola il piombo fulminant e , ell' ahbia
O il bracdo o il fianco rotto , o il capo ahi! fesso.
Appresso costoro vengono i superbi, i persecutor!
(lella Chjesa , e i filosofi niisci-edenti. Parlando di
questi nltimi il nostro buon Giosafatte non ha pa-
role sufficienti a signit'icare , non diremo il suo zelo ,
nia la sua rabl^ia : all uno vorrebbe dare la mazza
ill stt le corna.
Sul Montaigne die caschi pure il guazzo ,
Che di morale travisb le norme ,
De' siioi veggenti per segidr lo andazzo !
I traditori della patria , gli accidiosi , i maliardi ,
i lascivi , gF iracondi , tutti costoro sono posti in
scena dal sig. Cipriani in questa seconda visione:
Ecco Medea die orrendamente impazza ,
Della strage de'figli insudiciata
E lo ventre bestcmmia e la sua razza.
Ma lo Duca mi scuote , e al gran viaggio.
Dice , ti appjresta in su per I' aer grasso ;
Sta duro come torre , e sii ben saggio.
Altro che tristo , ahbrividato e lasso
Stetti tra vivo e mono i' non so come,
Alle parole che mi fur conquasso ,
E daW orrore si rizzar le chiome
Che mi vidi nel mezzo ad un bar cone
Che porta in su per I' aria aveva nome.
S-20 NUOVA SKRIE DI VISIONI ALLECORICHE
Lascercmo clie il nostro poeta viaggi solo nel sua
porta in sn per V aria ; perocche sebbene c' inviti a
luoghi mcno tristi dell' inferno , e ben anco alle dol-
cezzc del paradiso , non credianio rhe alcuno sia
tocro dal. desiderio di seguitarlo. Vero e bene cli' egli
assai bonariamente ci dice : ct Tu che Icggi non mi
3^ abbandonare , benevolo che se' , del tuo piu gra-
■» zioso compatiniento , e questo Ha a taa laude ,
» nientie (panto egli e vero che gV ignoranti ci sono
» agevoli ad avere a spregio , e a teneisi a vile
» r altrui , altrettanto si sta , li bene accostumati e
3) sapienti onorare della gentilezza loro chi non af-
5) fatto disutilnicntc si adopcra iuvano. » Ma noi ,
o ignoranti, o dotti che il sig. Giosafatte ci tenga,
contessiamo di esser presti ad ogai ijatto piuttosto
che alia lettura di altri suoi versi.
E gia per quelli che ne leggenimo, coloro ai quali
il soverchio del riso non togliera la parola, doman-
deranno , come mai pote cader nella mente di ua
Giosafatte Cipriani questo ardito divisaniento di can-
tare il soggetto trattato dalFAlighieri coilo stcsso
ordine ed ancora collo stesso metro di quel divino ?
Alia quale domanda possiam fare in parte risposta
col primo volume del sig. Cijiriani medesimo , il
cpiale contiene una prosa di ben dueceiito pagine
sotto il titolo di Protesta dell' autore.
Questo volume, con tuttoche sia il primo dei cin-
que annunziati , fu pubblicato un anno dopo le
rautiche ( nel 1824 ) , in compagnia piobabilmcute
dcir ultimo, tutto di prosa esso pure. Molte volte,
principalmente nelle grandi edizioni dei Greci o La-
tini scrittori , vedemmo praticarsi quest' uso di ri-
serbare all' ultimo il primo volume , e son note non
meno che ricevute da tutti le ragioni per le quali
giova in quei casi allontanarsi daif ordme naturale.
Quelle ra2;ioni non caddeio certamente in pensiero
al sig. Cipriani , ne gli potevan cadere , se anche
avesse questa volta sragionato piii che non suole ;
ma ben si puo perdonare a un autore della tempra
APPARTKXENTI AI TRE RECNI. 32 1
fli liii s' egli viserba all' ultimo la prcrazioiie. E egU
torse obbligato un poeta della qualita del sig. Gio-
safatte a sapere , se quando avra posto niano alia
penna gli uscira una tragedia , o uii epopca , o per
avventura nn cajiitolo in lode dei pazzi ? Quando
adiinque il sig. Cipriani ebbe compiuti i suoi tre
volumi, aecortosi per 1 acutezza del proj^rio ingegno
clie in Tin dei conti avea scritta una Dlvina Com-
mcdia, penso clie gli conveniva mandare innanzi
una lunga prefazione. L' Italia, avra egli detto a so
stesso , potrebbe domandarini : Chi sei tu, che osi
nietterti al contionto coirAligliieri? Le derisioni ch«
avesti per gli altri tuoi versi , non furono dunqne
bastanti a ritrarti da qnesta male intrapresa car-
riera , che anzi liai volute non solo entrarvi di
nuovo, ma farvi eziandio la piii difficile prova clie
mai si potessc pensare .•' Cerio , soggiungeva egli ,
se 1 Italia sapesse cli' io non feci mai questo ardito
pensiero di emular rA'.ighieri , se sapesse che cpic-
sta nuova Dwina Commedia m e uscita , quasi all' in-
saputa , dal capo , userebbe verso di me un piii
mansueto giudizio ch' io al presente non temo. Ma
dovro io dunque mettere in pubblico cjuesta pessima
usanza che ho presa di uon pensar mai a quello
ch' io scrivo? — II buon Genio avrebbe dovuto
suegierire allora al sis;. Giosafatte , ch' e2:li era il
meglio dare alle iiamme i a olumi gia preparati ;
ma il Genio malvagio gli persuase invece di scri-
vere una giustilicazione di cpianto avea fatto , fm-
gendo di averlo fatto di proposito e non a caso.
Pertanto in questa prefazione o protesta il signor
Cipriani tolse a difendersi da coloro che natural-
mente gli daranno del presuntuoso pel capo, per-
che voile rimetter mano all' argoniento di Dante.
La prima delle risposte, dice egli, e agcvole , pcr-
che ogniuio e padrone e pincche padrone di sccgliere
quel subhirtto che pin gli c grado , e al quale si sente
meglio da sua natura inclimito. La quale risposta
nella prima parte e verissinia. quanto e vero che
lUbl. lud. T. XL. ' 2\
322 NUOVA Si:;iE VI VISIONI Ara.EOOHICIlE
ciascuno clio abbia tiore di sciiao dee ridere dei
versi del sig. Ciosnfatte ; c nel resto sareljbe tanlo
superba che meriteiebbe un acerba n[)iensionc , se
noil ci spiacesse di accagioiiare il sig. Cij)riaiii di
(pullo die il suo mal Genio gli venue dettando.
La seconda , continna lanlore, c facile pure, e par
chc la vegga anclic qaello il quale uvii ci ha cosi
sottilc i'cdcre ,• cd c , uu tale og^etto esscrc dt cosi
vasta cstensionc, da sapcre beuissimo rappresentarc
altrl puuti di vista ed cdtri campi da potervisi , seuza
t;)ccar per niente quelli di Daute , libcrissinidinente
spaziare. Cosi il nostro sig. Giosafatte e di j)areie
clie niettendo, per escinpio, Neroiic invecc di Ezze-
lino , Aauilja'.e iavece di Pier dalle Vigue, avrebbe
potnto canijjiare 1 essenza dell argomento , Tarsi di-
verso dall Abgliieri , e trattare con niolLo colore di
iiovita il suo famoso argoniento. Qui verameate non
possianio a mcao di ciiianiarlo ia colpa alcna poco
se iioa si accorse di quell' aperto sragionair.eato ia
cui il nialvagio suo Genio lo coaduceva. Che se va-
dasi piii inuanzi , prosegue il sig. Giosafatte , cou Ic
dehite liflcssioui, lednl bcu chi r fdosofo , doverc il
mio quadra , per cio pare che si aspetia al suo foudo
isvariajc da qucllo di Daute, appuuto dalla diversitd
dclle circostauze c dellc cosi dette unuuie affczioni,
die per le piu fiate soiio la inolla segreta come del
parlare , che dello scrivere. E di vera egli c aperto,
apcrtissiino , lo iiiiiamoraniento dclla sua Beatrice avere
vortato ad uu cosi cclebre diptntore in parecchj luoghi
del suo poeina le tinte le piu soavi e Ic piii leggiadrc.
Niente per me di tntto qaesto . ... Si sa iuollre., le
sue smanic per lo partito de Qhibcllini avere a lui
somniifdstrali colori li piii affuocati e gaghardi , per
cui in mollifSsimi luoghi del suo poema diede liberis-
siino sfogo cdla sua passionc domiiut trice. Niente di
tntto questo per me. Noa sappiaaio cpiello che di-
vanno di questo discorso i filosofi, ai (piali il signer
Giosafatte ai e priacipalmeatc rivolto ; nia senza
dubbio i poeti gli doaianderanno donde trasse egli
AppARrtisJi;?:Ti ai jwe rkgnt. 028
(.]u!i(|ue la sua iaspirazione a cantare dci inorli re-
gui , se noil elibe nc una Beatrice , ne una patria ,
(he gli pailasst-ro fortcmente nel cuore ? Vero c
bene cli' egli si confessa pieso all' amore della tt- o-
logia ; ma oltrcche questa non gli poteva giovare
in tutta r anipiezza del suo lavoro , come non vide
egli clie anche il divino Alighieii liusci molto mi-
nore a se stesso , ([uando alia teologia si voile in-
ticramente aflidare ? Ma dl qua , seguita il sig. Ci-
priani, si spicca come la iiilti diplntura pur nel suo
fondo dcbbe da qnella dl Dante esserc differ enziata'
Clie se pol In seguendo lo ammonlmento tie' savj , i
quail ne intlinano e pressochc ce 7 gridano a gala ,
e questo va bene, Istndlal forte nello antlco . e ci
presl dal pla celebrato lavoro , qual e quello dl Dante ^
I Idea dl qnalche adatta Inimaglnc , e questo pur ml
debbe tornure a laude , si vedrd pero qui pure rlu-
sclre della varietd , e per la novltade dl clrcostanzc ,
ehe tratie dalla nutara intlma delle cose ce la pos-
sono renderc per altrl rispetti dl un qualche Interesse ,
o per avcrue fatta ad ultro oggetto I appllcazlone per
quelle ragloid cul saprd dlscoprlre chl e filosofo ^ per
le quali cose tutte si cava^ non potervl ess ere fra me
e Dante un parallelo duetto ,• e che per quantunque
si scriva a dettl In sua laude , non ml potrd rlusclre
che a bene , avendo tratto In alcana parte profitto dl
sua Iczlone , ond e che ml reco a vanto dl esserne
detto In qualche parte dlscepolo. Per misericordia ai
polmoni de' leggitori faremo qui punto , sebbene 1' au-
toi'e tiri per alquante altre righe a di lungo : e per
misericordia eziandio del sig. Cipriani, cui non sa-
premmo oramai piii difendere neppur coll' ombra
del mal Gcnlo che gli detto questi inliniti sproj)Ositi.
Discepolo di Dante il sig. Giosafatte ? il sic;. Giosa-
fatte crede che alcuno voglia fare un parallelo fra
lui e Dante? Queste , bisogna pur dirlo, son cose
clie accusano nel sig. Cipriani un' imperdonabile pre-
I sunzione.
324 NUOVA SKiUF. r»l Vl.-IONI AILEGOFxICHE
I\Ia il iioslro pocta e si fattamente accecato dal-
r amor di se stesso , die lasciando in disparte le
souse nionta con graiide aninio sidla cattcdra, e vuole
insegnarci qncllo rlie fo mestieri a clii voglia essere
noniinato dantesco, Innanzi tut to , dice egli , clii
as])ira a un tal nome fard e pure di averci un petto
abbondevole in bene dittare , mcntre a quel tcstoii
da meda^lie ( vedi gentil maniera di nominar 1 Ali-
2.hieri ! ) piovono , come a dire , le sentenze in stdla
penna , e sono come cdtrettante lezioni di squisita mo-
rale, dcgne di essere comniesse a lettere d oro nel
diamante il piu provato ( il sig. Cipriani non e obbli-
2;ato a sapere se cio e possibilc ) : poi e" si conviene
proccdere e pcnctrare ne gabiiietti della natura , e so-
stenerci di lunghissime vegghie , e quando sudare , e
quando agghiadare ^ mentre quel gigaute trd poeti^ di
quella agevolezza , la direi meglio disinvoltura , con
cui se la ispasseggia per le pinte ajuole di Flora ,
e' vanne e s inerpica in su balzi della illastre Sofia , e
quando glicla iicnc in taglio , or ti dispiega le mc-
raviglie della luce . . . or la intrinscca elasticitd delle
fro lull ..el Iride fresca . . e la sempre ainabilis-
sinia aurora , c or ti conduce a mano per le varie
parti del niondo come sperto geografo , cJie ti dd
de maestreioli ammonimenti nel piit esatto metodo ,
comeche sia egli morale . . . ti rape seco in sn T ale
per la pia de' cieli ecc. Da questi avvertimenti pas-
sando poi il sig. Giosafatte a parlar delle cagioni
per le quali pochissimi riescono veraniente dau-
tesclii , dice die qnesto surge dalle continue brighe
dalle qaali lie/ie il cuore di soperclno sollecitato , o
perche garba agli uomini il divertire , e con csso il
fesleggiar compagnevole gustan le mense , die si vo-
gliono frequentare , e poi il chiacchcrar , il sorridere,
€ un non so quale stemperamento distaccano troppo
bene dallo ajfissarsi sovra di un libro di tanto inte-
resse ( la natura ) , e senza il cui studio torna im-
possibile lo apprendiniento del vero. Noi credianio as-
sai di leggicrx die il sig. Cipriani sia lontano da
APPAtiTENKNTl AI Tr.£ P.ECNl. 520
t)ghi stemperamento, che iion gusti mai buone meiise>
die non si troAT mai in festeggiar conipagnevole ,
che non chiacchieii, che nonsonida; nia non sara
gja per questo cli' egli ci dia ad intendere di essersi
bene affissato sul libro della natura , e di averne
cavato prolitto. Epjnue egli e proprio in questa beata
])eisuasione ; con questa si e accinto alle visioni , e
tutto pieno di questa desidera di percotere ad loi
leggitore filosofo che sappia dirittaniente giudicare il
suo nierito. Ma noi pensiamo che a giudicare il si-
gnor Cipriani non sia mestieri di riposta filosolia ,
e crediamo che ognuno , per poco che sia dotato
di buon senso , conoscera ch' egli e cattivo poeta e
pessimo prosatore. Potremmo con piu lungo discorso
provare piu evidentemente questa sentenza per quei
difficili almeno ai quali rincresce il giudicare sini-
stramente del prossimo; ina ci si fa proprio coscienza.
II desiderio di far ridere alcun poco i nostri lettori
c' indusse a parlare del bizzarro ardimento del si-
gnor Cipriani, ma oramai temiam di averli nojati ;
poiche noi pure abbiam durata una fatica si amara
che poco e piic morte , nel ricopiare i versi e le
prose che ne abbiamo citate.
526
PARTE IT.
SCIENZE ED ARTI MECGANICHE.
Contlniiazionc degli Att'i dell I. R. Acrrtdcmia dcniiomi-
co-agraria dci Geo7-gopli di Firr/izc. Turn. IV. —
{Fine. Vcdi pag. 194 dl questo volume),
XII. Or la sinoniinia dci terreni, Memoria del profcssore
Gloachiiio Taddei. ■ — • Dair erronea e falsa sinoniinia dei
terreni dipendono gli equivoci che so\'ente s' incontrano
in fatto di a<>;i-onomia , allorclie si vogliono distinguere le
varie qualita del suolo per mezzo di un lingnaggio non
iiieno insignilicante che improprio. A questo lingnaggio
mistico e contraddlttorio vorrebbe V autore sostitnirne uno
semplice e filosoilco, desunto dalla chimica costitnzione dei
terreni. Inesatte sono certamente le denoniinazioni di ariilo,
ttscutto , scioho e leggkro, date a quel terreno friabile ncl
quale 1' acqua penetra facihnente , nientre i raggi solari
troppo presto lo spogliano della sua umidita. Altri cliia-
niano sciolto , sottile o duiso quel terreno, che con nome
pill conveniente e detto arenoso o quarzoso, e taluni esten-
dono quel nomi anche al suolo polverulento , bibulo , ah-
bondante di terra calcaria , che altri con maggiore precl-
sione noniinano cretoso o cretacco. Forte o grasso dicono
alcuni quel terreno che altri chiamano freddo , duro e te-
nace , e che e seinpre un niescuglio d' allumina con silica
o con ixna dlscreta proporzione di calce. La parola argil-
loso serve talvolta di sinonimo a quella di ealcnreo, e que-
sto alia voce siiceo o viceversa. Sotto i nomi di tufo e di
mattaioiie si credono indicati terreni di natura diversa,
dei quali tuttavia la chimica composizione e presso a poco
la stessa. Espone adunque V autore le sue idee sul modo
di classificare le moltiplici qualita dei terreni, e una di-
visione simile a un dipresso era stata imnia2;inata dal ce-
lelire liUppo He ^ benchc alOiracciata non fosse, e ne pure
ATTl PF.f.L 1. R. ACCVDKMIV eCC. 02^
adott.ita da esso esclusivamente , perclie se ne coiiobl)e
I'incsattezza. II TcLddei piglib per l)ase le materie priniitis'e
die eiitrano alia formazione di qnalnaqvie specie di terreno,
noa avnto riguardo alle masse pietrose , ne alle materia
oi'ganiclie iiiterposte , ne ai sali ed altrl fossili che pre-
sencano cjuantita ( non qiialita ) troppo piccole jjer essere
valutate. Le niaterie primitive sono la silice o il quarzo
ridotto in minuti frammenti, rallimiina o la terra argillosa,
la calce o la terra calcarea; e data una qualita di terreno,
egli cerca quale dei tre suddetti element! alibia su gil
altri due il predominio, e da esso deduce la denomina-
zione distintiva di quel suolo. Vi sara dunque un terreno
siliceo o a base di silice, e potra anclie distinguersi in
silicco-cnlcnreo e in siliceo-allwninoso. — Accordiamo die
siliceo-calcareo sia il terreno delle lirughiere, die non
vorremmo pero vedere nominato dall' autore suolo di hru-
guiere, ne confuso col cosi detto gravier dei Frances!. — Cal-
carei si nomineranno quei fondi, ove la calce per lo pin
carbonata sta alia inassa terrosa nella proporzione di 40
a TOO, e quindi nascera la distinzione di questi in calca-
reo-silicei e calcareo-nlluminosi. Una terza classe si com-
porra dei terreni alluininosi, uei quali bastera la dose di
3o di allumina , e questi pure si distingueranno in a.lu-
minoso-silicei ed allwninoso-calcarei. Ai terreni alluminosi
apparterranno quelli volgarmente compresi sotto i nomi di
forti, duri , freddi , grassi e tenaci. Belle sono le applica-
zioni fatte dalf autore di questa nomenclatura ai varj ter-
reni della Toscana , e giuste per la maccior parte le de-
rivazioni di que' terreni dalla decomposizione delle pietre
graniticlie, delle crete arenose, del feldspato e di altre
rocce primitive i dai depositi di alluvione, dagU schisti
argillosi , dal kaolin , ecc. La Memoria e corredata da una
tavola , nella quale si fa vedere la composizione diimica
di tutti i terreni secondo la riferita nomenclatui-a.
XIII. Sul croup dei bovi, Memoria del doit. Pietro Betti. —
Crede T autore che questa malattia sia passata sin qui
inosservata dai piii celebri scrittori di queste niaterie , e
quindi si fa soUecito a ben descriverla , tanto piii die a
suo giudizio non curata in tempo puo diveaire micidiale.
Ella e questa un' inliammazione die, ponendo la sua sede
nella membrana interna della trachea , dei bronchi e nelle
loro numerose esilissime raniificazioni, ne spreme un umore
3^8 ATTI DEI I.' I. R. ACCADEMIV
alljuiniiioso , che addeiisanJusi in ijue^ canali , iie riempio
pill o uieno il voto, ed aiigustiando in pvincipio , inipe-
deudo poi totalmente il passaggio dell" aria per cjiiesta via
ai jiolmoni, conduce ranimale a inorte, qnalora soccorso
lion sia dalla natura o dalParle. Essa potrelibe nomiuarsi
angina tracheale de' bovi , seguendo T istesso andamento
nei briitl di qnella specie, come nelf uoino. Riferisce Tau-
tore alcnne pratiche osservazioni i nota che solo tra gli
Jintichi parlo forse di questa malattia Vegezio iiella sua
Mulo-nicdicina , e clie qualche cenno ne fece il Blaiiw
nelle sue Nozioni fondanientali di veteriuaria. Finaluiente
dopo di avere indicati i caratteri del iiiorbo , opina che
ndottare si deblia lo stesso metodo curativo cl>e si adopera
iieir uomo , cioe i copiosi salassi al principio del male,
reiterati secondo il bisogno e le forze del bue , le prepa-
vazioni aiitimoniali e le solfoi^ate , amministrate per use
interno, opportnai sembrando a malattia moko innoltrata
i vescicanti intorno al colic; e piii eilicace si crede ancora
finalunque rimedio che induca forti conati al vomito ed
nlla tosse, come F injezione di aceto fortissimo nelle na-
rlci , II titillamento colle dita o con cotoue jjagnato pure
in aceto alia l:iase della lingua e alia faringe deiranimale.
A questa IMeraoria va uiiita una tavola litograiica rappre-
seiitante una mostruosa concrezione lironco-traclieale for-
matasi neir angina soffocatoria di un bo\'e.
XIV. Dei canibiaincnd chimici che si opeiuiio nei frulti
durante hi loro maturazioiie , Memoria del professore Giu-
seppe Gaz^.eri — Formato avevano que'camblamenti 1' ar-
gomento di un quesito proposto dairAccademia delle scienze
di Parigl nell" anno 1818 e riprodotto nei 1820, poi nei
1 8a I per non essersi presentati concorrenti^ coronata fu
poi la Memoria del chimico Bercird , che fu anche pubbli-
cata negii Annali di lisica e di chimica. II Berard occupossi
da principio dell" influenza degli agenti esterni e special-
mente deli" aria ciie circonda i frutti, e dell" altera zione
che essa jirova nella maturazione di cjuesti, e venne in
seguito a trattare della varia coinposizione della sostauza
dei frutti stessi in diverse epoche della loro maturita. Isti-
tuite avendo il Gazzeri alcune ricerclie ed esperienze in
parte analoghe a quelle del Berard ^ ne ottenne risultamenti
in parte eguali ai siioi, in parte diversi:, e col materiale
de" suoi esperimenti crede di provajre V epoca certa nella
DEI CKORGOFILI DI FIHENZF.. o2q
quale ec;li versa va intorno ai raedesiini, T indole e il modo
pai'ticolare di alc'uni di essi ed anche V importanza di al-
cuni risultamenti, con clie egli da se allontana qnalaaque
sospetto di plagio. Egli lia sottoposti ad esame alquante
pera della specie delta in Toscana angelica, ed esposte
qneste in vasi cliiusi air azione di varie sostaiize aeriformi,
trovo che in alcune di queste i frutti anziche maturarsi si
corrompevano piti o meno prontamente, meutre in altre
pare\a sospendersi quel resto di vitalita , per cui senibra
conipiersi la maturazione di que' frutti clie non la provano
se non dope la separazione loro dalla pianta. Egli ha pre-
sentati airAccadeniia alcuni di que" frutti , affine di potere
assegnare con certezza la data delle sue osservazioni.
XV. Del pill economico impiego delle sostanze alimentarie,
Menioria del professors Giuseppe Gazzeri. — Dal principio
fisiologico die solo una piccola parte della materia usata
come alimento e convertita nella sostanza degli aniniali ,
e serve a riparare le perdite che cagiona 1' uso della vita ,
mentre la jjorzione maggiore viene espulsa come e^cre-
juento, benche spesso capace originariamente di farsi huono
ed utile nutrimento , dedusse V autore la possibilita di ap-
pagare non solo i bisogni , rua anche V appetito dell' uomo
e degli animali con quantita di materie nutrienti assai
minori di quelle che comunemente si usano ; e questo o
con aggiugnere alle dette materie altre meno nutrienti
purche innocue , o col far provare a quelle alcune utili
modificazioiii , per le quali si accresca in esse la qualita
nutriciva , o pure si dispongano a convertirsi tutte nella
sostanza dell' individuo a cui si amministrano. Queste con-
clusioni perb egli applicava soltanto alle circostanze sini-
stre di scarsezza di viveri o di carestia. Nella raccolta
agronomica della Societa scientifica del Tarno e della Ga-
ronna si suggeriva il mezzo per ricavare il maggior pro-
fitto possibile dali'avena, sostanza la piii efficace per so-
stenere le forze del bestiami , macinandola e riducendola
in pane , e salandone la pasta un poco piii di quello che
si fa col pane comune , il che fa here i Ijestiami piii co-
piosamente con loro vantaggio. La panificazione dell' avena
fa clie la totalita della sua sostanza divenga nutrimento,
e non piii si veggano gli escrementi pieni di semi indi-
geriti, capaci talvolta di germogliare. Si suggeriva an-
cora di mescolare in quel pane una porzione di paglia
33o ATTI PEM."t. R. ACCADrMIi
jniiintanion'e trltata, con clie si risparmiava una quant idi
di iieno , e si avvertiva clie gli Sveilesi aH'uso stosso aitpli-
cavano la segale , o sola o mescolata col grano. Siccome
taholta e assai rara anclie I'avena, si cousigliava di ri-
conere non alia crusca , non capace a nutrire T animale
se non in proporzione della poca farina contenuta , ma
alia farina stessa , della quale una discreta quantita stem-
perata nell' acqua riesce nutriente e saluberrima pei l)e-
stiaiui ; e assai migliore puo rendersi la sua qualita , fa-
cendole acquistare una certa consistenza colla Ijollitura,
aggiugnendovi un poco di sale , ed incorporandovi , atline
di saziare T appetito ed eiupiere il ventre degli animali,
della crusca, delle radici triturate, del iieno, delle scorzo
macinate ed altre simili materie. Per ristoro agli animali
spossati SI propongono alcune fette di pane prima arro-
stite, poscia inzuppate nella blrra, nelFacquav^ite allungata
o meglio ancora nel vino. Si consiglia per uliuno di non
dare 1' erl)a verde ai bestiami , specialmente di una certa
eta, se non mescolata a qualclie cosa di secco , e di darla
con discrezione nei primi otto giorni , ag2;iugnendo ogni
24 ore almeno itn pasto di materie secclie. Seinbra aU'au-
tore clie alcuni di questi suggerimenti possano esserc esjie-
rimentat! dagli agricoltori della Toscana. — Egli avrel)i)e
potuto a questo proposito accennare T introduzione da al-
cuni proposta di una piccola porzione di magnesia carljo-
nata nel pane ordinario, che riesce assai buono e non ne
conti'ae alcuna qualita perniciosa o incomoda.
XVI. Jlicerdie idrometriche sal fiume Arno del matcnuilico
R. Pietro Ferroni. — Tralasciamo una lunga storia dei lavori
fatti intorno a quel fiume, e soltanto accenneremo cl\e
r antore si e studiato di provare che la causa unica e certa
dclle rarissime e j^iu minaccevoli escrescenze dell' Arno
dee riconoscersi nella concorrenza , non frequente e non
ripetuta da piii secoli , di agenti meteorologici , il di cui
ritorno non potrebl>e essere trattenuto da qualunque umano
provvedimento ; che quindi ben a ragione il Ferroni, se-
guendo le pedate del celebre Pcrelli, si oppone al secolare
rialzamento del letto delFArno di sette od otto braccia,
tJedotto , come egli fa vedere , da falsi princijjj.
XVII. DeW Istituio pel poveri a Hoffivyl , Memoria del
mdrdiesc. Cosimo Piidolfi. — II chiarissinio autore piglia da
prima a considerare T insieme della scuola d' industria ,
DEI GEORCOFILI Dl FIRE^'ZE. 33 1
clie lia meritatl gli unanimi suft'ragi d[ tntti quelli che si
sono fatti a stiidiarla. L" istitutore di quella scLiola e un
giovane detto Velirlj , e T autore ne espone tutto il piano.
La scnola pei poveri e un seminario di ottimi agenti per
r agricoltnra; vi s' insegnano la religione, F agricoltnra
pratica , la lettura , la scrittura , 1' aritmetica , la geoir.e-
tria elementare come base dell'agrimensura , la stovia na-
turale , agronomicamente considerata , la storia e la geo-
grafia s\'izzera in compendio, e la jnusica elementare.
I'ocliissimo tempo si da airistruzione proj)i-iamente detta,
e la maggiof parte delle ore e destinata al lavoro. S' in-
segua a que' poveri a far calze , a tessera paglia , ad in-
trecciare viniini; il vitto e assai friigale, il vestiario sem-
plicissimo ed economico. Piii diffnsi saremmo uel rendere
conto di qiiello stabilimento , se s^ih uon fosse conosciiito
ampiameute per molte relarioni pulDblicate, e per una spe-
cialmente con patriotico zelo stampata e sparsa nella Loui-
bardia per cura del march, di Breme.
XVIII. Sopra itn nuo(0 inetodo d'Uluminazione, Memoria
del prof. Gioacbino Taddei. — Espone Tautore Tintrodu-
zlone del gas illnminante in Ingbilterra e gli staljilimenti
formati in Londra per la distribuzione del medesimo; ri-
volgendo quindi le sue osservazioni all'utile del suo jjaese,
viene a parlare dell" olio di cui tanto e doviziosa , dic'egli ,
la Toscana , die forse troppo estesi e moltiplici sono gli
usi ai quali si destina. Mostra clie nelle comuni lampade
6 lucerne si dissipa una porzione d" olio in pura perdita;
cita poi la proposizione fatta dal cav. Aldini di decom-
porre 1' olio in vasi adattati , e di servirsi del gas illnmi-
nante die se ne sviluppa; accenna 1" idea nata in alcuno
di sostituire all' olio il legno , pitre decomposto ed al)bru-
ciato in vasi chiusi , e tenta quindi di rimettere in campo
r illnminazione a gas, dopo di avere visitato i varj stabi-
limenii di quel genere, e dopo di avere istituite alcune
esperienze su i prodotti gasosi di alcune sostanze eminen-
temente combustibili.
Esclude egli da prima V uso deir olio di uliva , e piat-
tosto ^■orrel3l)e adoperare quelle dei semi di liuo , o an-
che i semi medesimi che tant' olio contengono sino per la
meta incirca del loro peso. Goi semi di lino mescola una
meta o un terzo del loro peso di solfato di protossido di
ierro aifine di allontanare la prescuza di una porzione di
33a ATTi pfll' r. r. acoadfmtn
ossigeno , cliianiaiiilolo ad nltra comliiaazioiio ton un corpo
col cjnale> esso ha allinita prevalente. — Ci tluole ciie ,
meiitre T autore asseiisce clie nel nioinento auuale la spe-
colazione iioia potrelilje esseie nieglio appoggiata die su
i semi tlel lino , non abLia spcrimentati quelli del sesaniwn
oricntale ^ volgai-mente de.tto giorgioliiia, die ia grandissinia
copia ci si spedisce daU'Egitto, e die ben coltivato for-
nisce ubertoso prodotto anclie nolle nostre canipagne. —
Eirli propone tnttavia altre senienti oleose indigene, come
quelle della canapa, del colsat, del papavero e di altre
piante , die troppo scarsamente vede egli coltlvate nella
Toscana. Parla per ultimo delFapparecchio piii conveniente
per r estrazione del gas illuminante i parla di una quan-
tlta considerabile del detto gas tratta da un' oncia toscana
tli pece greca , ed anche di alcuni calcoli economici , coi
quali s« stabilisce la convenienza di ablirnciare il gas pro-
dotto dai semi del lino , e anche piii di qnello prodotto
dalla psce greca e fors' anche dal sego.
XIX. Dell' agricoltura del Giudei sopra Isaia , altri profeCi
e sacri scrittori, Memorla del cav. Giovanni Fabbroni —
Piena essendo di squisita erudizione , non sarebbe qiiesta
Memoria suscettibile di un breve estratto. Belle sono in
particolare le osservazioni su le viti cananee gigantesclie
delle quali alcune reliquie rimasero sino ai tempi nostri
nella Toscana ^ quelle su i cacali o jakals ^ detti gikal dai
Turchi f, sul metodo dei Giudei di fare i vini ed anche
vini aromatlzzati ; su le palme e su i mirobalani ^ sul lico
sicomoro o lico egiziano di Plinioi su gli orti della Gindea
divisi in ajuole , e pieni alcuni di piante cucurbitacee ;
su le selve naturali e su gli artificiali boschetti dei Ca-
nanei; su i loro prati irrigui, e sino su le minlere di
ferro e di rame della Giudea , e sui prodotti di quel suolo
ferace die nel tralfico cogli stranieri equivalevano all' oro
ed air argento.
XX. Della teoria dell'aratro, Memoria del sig. Ferdinando
Tartini. — L' oggetto iMV autore quello e di mostrare die
la costruzione degli aratri variala dall' aggiunta sul davanti
di due ruote, fatta pochi anni avanti Tela di Piiiv.o^ nella
Rezia Gallica, non e stata abbastanza esaminata dal si-
gnor Mathieu de Dombasle , il quale tutiavia ha dedotta
la soluzione del problema dal principio della dinamica^
non avendo egli ricercato il valoi-e della forza residua
DEI GEORGOFILI DI FIRKNZE. 333
<;lie agisce sal voiiiere dopo due decoinposizioni, per con-
fi'oiitarlo col valore troyato della forza residua nel caso
di una sola decoinposizione , cioe allorquando la catena o
un' asta congiiigne direttameate il ^■onlere al collo o al
petto degli animali. II Mathieu aveva seni^jliceniente asse-
rita maggiore la perdita della forza motrice nel caso delle
due decomposizioni , cioe quando all' aratro sono aggiunte
le ruote , e niaggiove la perdita suddetta nel caso di una
sola decomposizione , cioe quando V aratro e seniplice. 11
Tartini dimostra il tutto con una fignra; ma sostiene ei
pure chc ai composti delibono preferirsi gli aratri semplici,
commeiidevoli per moiti altri vantaggi die egli espone.
XXI. Lettera del sig. Lambruschini al sig. dott. Passerini.
Versa questa su i nsultati ottenuti nell' allevamento dei
filugelli col metodo del Dnndolo ; e tanto piii e attendibile
lo scrittore della lettera^ quanto die ha egli diretta una
2,rande bigattiera , lunga quasi 24. braccia e larga piii di
1 6 , alia quale altra piccola ne era unita. Minutissima e
la descrizione cbe lo scrittore della lettera da delle bi-
gattiere niedesime , delle stuoje , delle scale , dei ventilatoi,
della foglia somministrata e dei bozzoli raccolti , e con
piacere vediamo cbe si e risparmiata molta foglia, molta
fatica e molto tempo , die perduto avrebbono i contadini
governando i baclii nelle loro case, e die i risultamenti
in generale sono stati felicissimi, fruttato avendo un ca-
pitale di lir. i5oo nel corso di un mese e mezzo piii
del 28 per 100 in tin' annata sfavorevolissima , cosicche
lo scrittore della lettera dicliiara di non sapere quale altra
industria possa produrre ahrettanto. — In vece di questo
calcolo troppo vago e poco concliidente , noi avremnio
desiderato quello del ricavo de' Ijozzoli sopra ciascun' oncia
di semente , e del prezzo ricavato dai bozzoli medesimi ,
posto in confronto col valore della semente e della foglia
consumata ; perdie uno de' nostri contadini cbe ricavi da
un' oncia di semente 5o libbre di bozzoli, supponendosi
la foglia consumata del peso anche di c)oo libbre e del
valore in adequato di lire 7 per 100, e la semente del
valore di lire 3 per oncia, e venduti i bozzoli a lire 3
per ciascuna libbra ; quel contadino, dissi, viene a gua-
dagnare in un mese e mezzo lire 84 di netto sul capitale
di lire 66 , il che e ben altro die il 28 per 100 annun-
ziato dal Lambruschini, e siipeiM quasi il 128 per too;,
004 ATTI OEM. 1. K. ACCADr.MI\
(jucsto f.ilcolo clixenta aiicora piii vistoso sc I" aiinata e
I'avorevole e se il prezzo dei bozzoli si eleva , come spesso
avviene, al di sopra di lire 4 per lil)l)ra. Noi avrenimo
ahresi desiderate clie gli aj2;roiioiin toscani , istitnondo lo-
devoli esperimenti sulle bit^atterie , avessero altresi fatta
(jiialclic osservazioae sulle uialattie epideiuiche dei baclii,
che in una bigattiera inettoiio iu pericolo la piii l)eHa
parte della rendita di uii possessore, nientre il pericolo e
soUaiito parziale allorche i bnchi soiio distrlliuiti iielle
diverse case de' vilUci.
Non rimane che la cjuarta classe di cjiiesti Atti , nelia
quale crednto abbiamo opportuno di coiiceutrare gli elogj.
Sono questi V elogio del cav. Nobili, quello del dottore
Manrui'Oiii, e quello del cav. Giovanni Fabbroni, scritti
tntti dal prof". Gazzen. II Nobili, occupato in tutto il corso
della sua vita in luminosi inipieghi amministrativi , fatto
aveva argoiTiento de' suoi studj le matcrie economiche.
l\lenibro e vicepresidente per tre aniii dcrfAcoadeinia elei
Georgoiili , non lascio niai di arriccliirla de' suoi lumi, e
neir esercizio stesso delle sue cariche noii lascio di decla-
niare Contra i viziosi rcgolameuti di linanza francesi , e
di niostrare i danni clie eniergono dal sottoporre il coiii-
niei-cio e l" industria a qualuuque sorta di vincoli che la
iuceppano o ne impediscono lo sviluppaniento. — II Man-
naJoiii fn illustre medico, e lettore di mediciua pratica
neir ospedale di S. IMaria Nuova, come aggregate airUni-
versita di Pisa i fu iacaricato di verificare lo stato della
salute pubblica in Livorno, allorche vi era stata portata
la febbre gialla ; fu tra i membri permanenii della R. De-
])utazione di sanita , ne mai da queste incuniljenze o dalla
nmuerosa clientela medica fu distratto da' suoi studj , ri-
A'olti non solo alia medicina ed alle scienze ausiliarie, ma
anche alle amene lettere , alle quali istradato lo aveva la
cognizione jierfetta della lingua greca, della latina, della
inglese e della IVancese. Tradusse egli letteralmente , poscia
anclie liberamente 1' arte ostetricia del Baudeloquc , scrisse
tleir uflizio e dei doveri del medico jjratico, una storla
delle due inoculazioni nella Toscana , una storia della
febbre gialla di Livorno , una sintomatologia splegata in
lingua toscana ed applicata alia clinica con molte osser-
"vazioni, una raccolta di casi di medicina pratica, e final-
niente volio in italiano i sette libri di Prospcro Alpino su
DEI GEOnCOFILI DI riRENZE. 335
1 presagj della vita e della morte degl' infeniii, ma molte
di qaeste produzioui rimaste sono inedite.
Ad ogiiuno e noto il valoi-e grandissimo iielle scienze
fisidie e naturali del cav. Giovanni Fahbroni. Compose egli
aotto gli ordiiii e gU aiispicj di Leopoldo e in compagnia del
celebre Felice Fontanel un ben ordinato museo , riuneudo
le produzioni naturali e le macchine di fisica e di astro-
nomia acquistate da varj principi Medicei, 1' eredita della
celebre Accademia del Cimento, e le reliqnie degli stru-
nienti clie prinii espiorarono il cielo tra le mani del Ga-
lileo , non clie varie macchine e stromenti di meccanica ,
di lisica, d" astrononiia e di altro geiiere, procurate dal
Fontana e dal Fabbroni medesimo in Parigi ed in Londra.
In quel viaggio contrasse amicizia coi piii celebri dotti
stranieri; invitato tla Pietro Leopoldo a Vienna, ne giu-
stiiico la memoria contra alcuni scritti ingiuriosi j visito
le mlniere e le cave della Toscana , e pubblico la sua
opera su I'Antracite : visito pure le saline di Volterra, e
fu inviato di nuovo a Parigi per concorrere alio stabili-
mento del sistema de' pesi e delle misure ;, professore ono-
rario dell' Uiiiversita di Pisa e direttore della K. Zecca,
riveiidico alle monete d' oro il credito pregiudicato , sta-
bili le officine per lo spartimento dei metalli e per la
distillazione degli acidi minerali die vi si adoperano^ fu an-
che nominate professore onorario delP Universita di Wilna^
nella febbre gialla di Livorno fu spedito a riconoscere
r indole di quel morlio e a suggerire gli opportuni prov-
■vediinenti; deputato fa al riordinamento delle £nanze della
Toscana i fatto direttore del Pi. Museo, passo poscia a rise-
dere in Parigi, ove impiegato neU'amministrazione dei ponti
e delle strade , fu uominato cavallere della legione d'onore,
barone e comnicndatore dell' ox'dine della riunione ; tor-
nato finalmente in patria fu deputato alia liquidazione dei
crediti della Toscana, alia amministrazione delle celebri
miniere di ferro delP Elba , alia nuova formazione del cen-
simento o catasto, e queste cariclie sostenne , non niai
tralasciando di dare opera agli studj suoi favoriti sino
alia morte sua avvenuta nel 1822. Molto si dice certa-
mente nell' elogio del Gazzeri , ma egli lo cliiucle nobil-
inente dicendo che piii eloquente seuibrato sare])be ristri-
giiendosi ad una sola frase, e ad annunziare soltanto la per-
dita di Giovanni Fabbroni.
33^1 ATTI dell" I. R. Ar,0\DEMI\ OCC.
Tra tnttc queste Memorie crediamo di dovere partioo-
l.Trineiile distingnere qiiolla su la contrattilita de' vegetahili
del ('nrradori , quella su F allevamcnto degli ulivi per via
di seme , quella sul lusso dei contadini , e quelle su la
sinonimia dei terreni , sul croup dei hovi e snl nuovo
inetodo d' illuminazione a gas. Quella del Carradori puo
aprire I'adito a nuove e piii estese esperienze fisiologiclie;
quella su V allevamento degli ulivi puo pi-esentare un og-
getto di utilita e d' importanza anche pel paese nostro ,
uel quale si e cercato piu volte d' incoraggiare e di esten-
dere la piantagione degli ulivi , scarsa tavolta per man-
canza , o anche per Y eccessivo prczzo delle piantlcelle ,
e si e altresi proposto di erigere a questo fine copiosi
A'ivai. La quistione intonio all' utilita o al danao del lusso
de' contadini e stata ben discussa dal Bonarroti, ma lascia
luogo ancora a piii profondi esami , e le massime di quello
scrittore nou sarebbono forse applicabili alle circostanze
della Lombardia. Molto vantaggiosa sarelibe , qualora ge-
ncralmente si adottasse la nomenclatura dei terreni pro-
posta dal Taddei , e finalmente qualche utilita potra rica-
varsi dai metodi curativi indicati dal Belli per una ma-
lattia anche ne*" nostri bovi non infrequente , e dalle os-
servazioni del Taddei su le sostanze dalle quali potrel>]je
ricavarsi in maggior copia il gas illuniinante.
337
Prodromo dclla Jlfmeralogia Vesuviana di T. MoN-
TiCELLi , Secretario perpetuo della R. Accademia
dclle scienze d'l Napoll ^ e di N. Cofelli^ socio
ordinario della stessa. Volume 1° Orittognosia.
Con 19 tavole incise a bulino. — Napoli, iSa.S, dai
torchi del Tramater , di pag. 483 , in 8.° e xxxiv
d' introduzione.
J^EDtCATA e quest' opera al Re Fcrdinando I.", e non si
potrebbe da iin letterato scrivere piii compiuto eloffio a
quel Monarca , percbe tutti vi si trovano ricordati i di
Ini merit! a favore delle scienze e di ogai buona ed ouesta
disciplina ; quiudi il Rea[e Museo Borbonico , quindi i
Collegi provinciali, quiudi le numerose cattedre di iiiosofia
e maieinatica , quindi la Reale Accademia di scienze e
belle lettere, la R. Societa Borbonica, la Scuola niilitare
ora politecnica , la Scuola nautica , le Scuole popolari . le
spedizioai scientificiie fatte nelle piu citlte regioni del-
r Europa , cade far tesoro delle nnove scoperte , le Spe-
cole astronouiiche , gli Orti botanici , ua magnifico ga'ii-
netto di iiiiiieralogia , altri d. /.oologia , di chimica e di
fisica sperlmentale , di patolBgia , ecc. , istituzioni tutte
die o la foiidazione loro , o i loro grandiosl incremeati e
r attuale loro splendore debbono alia munificenza di quel
Sovrano. Cliiamati dalla niedesinia gli autori di quest' o-
pera a lunilaose cariche scientifiche , credettero di non
potere mcglio mostrare la loro gvatitudine che col tendere
air auiuento di qualche ramo delle umane cognizioni f, si
diedcro quindi a studiare i vulcani della Campania , e tra
questi I' ardente Vesuvio , unico moute i^nivomo , idoneo
a diradare le dense teneljre sotto le quali la natura
asconde le sue piu terrihili vulcaniche operazioni , dal che
nacque la compilazione di un trattato di orittognosia,
Multi tra gli anticlii e i uiouerni scrittori ragionato ave-
vano del Yesuvio , ma , eccettuati Pliaio e Strahone tra i
prinii, Braccinl e SantoreUi. tra i secondi , tutti fino al
secolo passato, altro fatto non avevano se non die tessere
la seniplice e non sempre esatta storia de'fatti : Francesco
BibL ItaL T. XL. 22
338 rnoRROMo nr.Li. v minfualocia vesuvuna.
Scrao il primo , clcscrivendo reruzioae del lySy, parlato
aveva il liiignaggio dclla scienza , per quanto i luini lii
qucir eta lo peruiettevauo. I cataloglii delle pietre vesu-
viane del Valenzani , la coUezione fattaiie dal Galiaiu per
Benedetto XIV, iion servirono se non die a provare lo
scarso numero delle rocce , e T imperfczione delle descri-
zioni ; e dopo lo esatte esposizioni dei f'atti del P. della
Torre a del de Botds, non si vide alcun progresso nella
iiiineralogia Campana e Vesuviana fino ai tempi del GLueni,
dello Spaliunzani , dell' Hamilton , e piii di tntti se iie
rendette beaeiiierito il Breislak. Una litulogia vesuviana
pnbblico di fatto il Gioeiii , che pero couteneva la descri-
zione di sole quattovdici specie pnramente orittologiclie ,
e di circa sessanta di minerali coniposti , e i viaggi nella
Campaaia del .Breislak niostrarono cjuanto vantaggio arre-
care potessero i luini della niineralogia e della cnimica
alia geologia ed orittologia del Vesuvio. Queste tiuoiio
ancora validainente promosse da vaij naturalisti slranieri,
e tra gl' Italiani dal Brocchi , dal Gismondi , dal do Rug-
giero, dal Raino/ulini e i]a altri. L'esempio di questi illustri
osservatori ;iiosse dunqne i due autori di questo scritto a
rivolgere gli studj al loro vulcano ardeiite e ag,li aln-i adja-
centi mouti ignivomi, spenti o semispenti , alia fisica viilca-
nica in soiinua , c!ie riguardare essi potevano verameiite
come una scieuza pairia e particolare alle loro coiitrade.
Coininciarono essi dal rSccogliere tutt' i prodotti del
Vesuvio e dc" Campi flegrei , fra i quali aiolti saggi ap-
paivero che stati non erano ancova nel Vesuvio ritiovati
e molli del tutto nuovi ; e su qnesti si consultarono i
niigliori mineralogisti e chiniici dell' Eiirona , e si appli-
caroao altresi i lumi ricavati dalle niigliori opere moder-
ne ; ue si ommise di radunare una copiosa serie di mine-
rali esotici , a line di poter detern.inare le specie incerte
di quel vulcano col conlronto di quelle da akri grand' uo-
mini studiate e classificate. Nel 18 1 3 descrisse il Monti-
celli r eruzione in quell' anno avvenuta , poi quella del
1817, della quale si rendette conto in questa Biijlioteca i
e in Vina leitera direita al Breislak ed inserita nella Bi-
bUoteca universale di Ginevra , annuuzio 1' esistenza del
tafelspath nel Vesuvio , e ne indico le varie lornie e la
giacitura. Biuianevanu tuttavia molt' altre sostanze .^ della
di ciii indole non era tucile T acccrtarsi, giacclie a riser va
Di T. mont.o;:li.i. 009
di (jualche anfigena o pirosseaa, noa trovaiisi nel Ycsuvio
cristalli isolati, uia sempre iiiviluppati tra di essi , o co'ia
niatrice o coa altre sostaiize , cosicche difilcile riesce il
ravvisanie ed il tlescriverne In forma cristalliaa ; al else
si ag2;iniigoiio ancora lo screpolauiento sofFerto dai cristalli
per r azione del fnoco , lo stritolatnento \a essi prodotto
sovente dall' azione dei flnidi elastici , e i cangiamenti
dai diversi agenti cliiiiiici operati nella superficie e nelle
interne ioro struttnre. Dee |Hire notarsi ciie non in massa
ne in liloni trovansi i cristalli , nia in piccoli [)ezzi dai
vulcano rigettati, e rincliiusi per io piii nelle loio respettive
niatrici, non visibili per conseguenza se non se niessi alio
scoperto coU' azione del inartello die per la maggior parte
git stritola. ISIaacarono aucora per lungo tempo al Natu-
ralista gli ajnti della chimica , i reagent! pari e gli ap-
parati necessarj alle ciumiche analisi , iinche coa esso
nnitosi il Covelli 4 diede opera nel 1820 ad una generale
rivista della collczione vesnviana ; da prima sotto le regole
della cristallografia e coi raezzi chimici si richiamarono ad
esame le sostanze gia determinate ; ma le eruzioni avve-
nnte nel 183a distrassero per qnalche tempo i due osser-
"vatori dni Ioro scopo primario che qnello era di presen-
tare un Prodivmo della inineralogia vesuviana; oltre di che
fiirono essi iucaricati di descrivere le specie e le varieta
di 2000 e piu saggi dei minerali del Vesuvio destinati a
corredo del Museo britannico.
Sokanto dopo il iSsS toraarono essi nel sllenzio del
Vesuvio air esecuzione del Ioro disegno , e riunirono i
risultati delle osservazioni riguardanti la semplice oritto-
gnosia , onde aprirsi la strada alio studio non solo degli
nggregati del Vesuvio, ma a quello altresi delle leo-wi
deir elettricismo e della refrazione , ora con felice successo
applicate ai prodotti del regno inorganico; ne si trascura-
rono le analisi chimiclie aice a determinare la natura <lc|]e
specie nnove e a classiticarle acconciamente. Si formarono
(juindi due volumi dei quali il primo e quello die annun-
ziaiiio, e die abbraccia soltanto 1 minerali semplici j il
secondo coiiterra i minerali composti o aggregati. Si fa
anche sperare un terzo, non ancora compilato^ in cui
potranno essere riuniti i fattl generali , dcrivanii dallo
studio de' minerali semplici e composti della moatagna die
si ilUistra , i suoi Penomeni ., ed il confrouto di (|uesti e
340 ruODKOMO nKl.L\ MlNKllALOGIA VESUVIANA
del prodotti dollc eriizioiii con qiielli degli altri vuUaiii
ardenti che si conoscono , non clie con quelli dei vulcanl
speiiti o semi-speati.
Nel disporre Ic specie vesuviane si a]>pigliarono saggia-
nicnte que'dotti al sisiema del Berzelius, come il solo die
fondato sia sopra caratteri essenziali, risguardanti la clii-
mica composizione de' minerali semplici, e suscettibile dei
miglioramenti che prometteie sembrano i pi'Ogressi e le
continue scoperte della ciiimica applicata alia mineralogia.
Oltre le specie descritte dal Giocni ed altre 26 aggituite
dai piii recenti osservatoi-i , alire 43 ne riconobbero i
lienenieriti autori e tra queste sei specie del tutto nuove
determinarono , alle qnali i nonii diedero di Cotunnia, di
Uniholdili't , di Davina, di Cristianiie , di CiuoUiiitt e di
Bioriim. Di alcunc di queste specie tanta varieta incontrasi
uelle forme cristalline , die di queste 89 non trovansi
registrate nell' opera del celebre Hauy , e gli autori si
sono fatti soUeciti di riportarne le forme geonietricbe ,
senibrando ad essi che la natura stal)ilito avesse nelle vi-
scere del Yesuvio nno stupendo laboratorio di cristalliz-
zazioni , come nel giro di poche miglia quadrate , se si
dia iin' occhiata agli innumerabili aggregati di minerali
semplici, o ai cosi detti composti , la natura stessa ha
riuaito circa una terza parte delle specie cristalline gia
couosciute e le rocce di qualunque formazione.
liispettosi mostransi gli autori al graiide sistema dclla
cristallografia , fondato dalP Hauy, ma non dissimulano die
nella maggior parte dei crist-iUi vesuviani hanno luogo
alcune anomalie, non solo nella struttura , ma anche nella
composizione , giacciie cristalli neir esterna apparenza ])er-
fetti , presciitiiuo nell' interno ora cristalli intcri , ora
rottami dei inedesiini , ora grana crlstallina di specie di-
versa. I cristalli di Davina hanno otferto un esempio
straordinario di questa eterogeneita di composizione, giac-
che uno di essi di grandezza mediocre, appartenentc alia
varieta peri-dodecaedra , percosso sulla base, si divise
bensi in frammenti regolari, cioe in forma di mezzl esaedri,
ma fra questi uno se ne vide che aveva la forma del-
r ottaedro rettangolare , jjcrfetto e trasparente , e che coi
mezzi chimici fu trovato appartenenie alio zirconio. Altri
eseinpi tli anomalie si traggono dalla Cavolinite. Sotto foime
juoltiprni presentansi 1" idocrasia , la mica, la voUastonite,
M T. MoNTir.rr.i.t. 341
iil gi-!moiliHto ed altre sostanze vesnviane; e le gi-andi
appaienti dlft'erenze che in esse si ravvisano , fecero so-
veate dubitare se credere si dovessero semplici varieta
di una medesima specie, oppure altrettante specie di una
stessa famiglia. Con niolta compiacenza vediamo che, non
potendo i due naturalisti eseguire V analisi chimica piu
severa di tutte quelle varieta, che avrebbe anche immen-
sameiite ritardato il loro iavoro, ricorsero per alcune so-
stanze alio elettricismo, senza pero ottenerne nuovi o
notabili risnltainentii ed osservarono in generate la doppia
refrazione di alcune specie , della quale tenncro buon
conto, e alfarrivo in Napoli del celebre Biot, videro con
sorpresa che la diversa polaritii della luce di varle specie
di niinerali essere poteva, come indicato lo a\evano i piii
grandi fisici francesi , inglesi e tedeschi , un mezzo inf'al-
libile per distinguerle. Si propongono anzi coUa scorta
degl' insegnamenti del Biot , di tornare sui loro passi e
di dare in questo modo , in un' appendice fin d' ora pro-
messa, un jnaggiore s\iluppamento aH'orittognosia vesnviana.
Quanto alle misure degli angoli e delle inciinazioni dei
cristalli vulcanici , furouo esse pigliate diligentemenie col
goniometro deli" Hauy ^ ma essi attcndono aacora da stra-
nieri paesi gli apparati e gli strumenti necessarj per T e-
same de' cristalli mici'oscopici ^ esanie tanto piii importante
quanto che questi credonsi da molti mineralogi di gran
nonie i piii puri e perfetti , e con esso potranno probabil-
mente contermarsi le osservazioni fatte sui cristalli di me-
diocre grandezza.
Fin qui Y IrUroduzioiie ^- d^nX sunto della qitale vedesi il
motivo per cui i chiarissimi autori haniio fatta comparire
quest* opera sotto il modesto titolo di Prodromo ddla mi~
neralogia veswiaria. Le materie di fatto vi sono trattate
con quel metodo e con quella estensione che costituire
potrebbono un corso complete di quella mineralogia. Questo
volume contieue la prima classe, formata dei corpi semplici
e composti secondo il principio della composizione inor-
ganica , cioe quelli i di cui atomi composti del primo or-
dine contengono due elementi; la seconda dei corpi composti
che contengono piii di due elementi nelle molecole com-
poste del primo ordine ; la terza delle specie non ancora
classiiicate o del tutto nuove.
o4- riiODROMO nrii.A IMINTRMOGIA ■\T;-"UVTAXA
Due orJini compromle la prima classo ; luio clci metal-
lokli, r altro dei metalli elettro-negativi ; e sotto fjuesti
si rcgistrano vcnti famiglie (die noi vorremiuo pinttosto
noniiiiare generi o sotto-ovdini , riserl>ando il nome di
fami^lie soltanto agli esscri organici, beiicho aUiimenti veg-
gasi da alcuiii grand* uoinini praticato), e ottantadue specie.
Di ciascnna specie si descrivouo i carattcri specifici , ie
varieta , le forme determinabili e indeterniinal)ili, e Ie
diuiensioiii de' cristalli , la giacitura e la produzloiie. La
famiglia del solfo ha tre specie, il solfo, T acido solforoso
e r acido solforico; le quattro seguenti del cloro, dell'azoto,
del Ijoro e del cnrbonio non iie iianno clie ana sola ;
due ne ha quella dell' idrogeno , cioe T acqua e 1* idrogeno
soltorato.
Nel secondo ordine dei metalli elettro - negativi, due
specie presenta la famiglia dell' arsenico , cioe il solforato
rosso e il giallo ; mia la famiglia del silicio, due qnella
del piombo, tra le quali la cotunnia con due sotto specie;
tve cpiella del rame , cioe il rame ferro-solforato , il solfato
e il muriato; una quella dell'uranio; otto qaella del ferro,
cioe il solforato coUa sotto specie dell'epatico, il carbu-
rato, Tossidato, Tossidolato, il solfato verde , il solfato
rosso, il ferro muriate ed il permnriato i quattro quella
del manganese, il solfato, il persolfato , il ninriato ed il
permuriato; una quella del circonio , tre quclia dell' allu-
miuio , cioe il soprasolfato di allumina , la nefelina e it
topazio i sette quella del magnesio, cioe la magnesia solfata,
la muriata , la condrodite, il serpentino comnne , il peri-
doto, il talco e lo spinello; vejiti specie contiene quella
del calcio , e sono queste la calce solfata, la fliiata, la
carbonata con tre sotto specie , la arragonite , la calce fos-
fata 5 il titanio silicio calcare , la wollastoiiite , 1' anfibola ,
la pirossena , I'epidoto, forse la prenite, la tomsonite ,
forse la stilbite, il granato, I'idocrasia, la gismondiua , la
pscudo-nefelina , la tornialiiia, la gelenite e la melilite i
cinque la famiglia del sodio, cioe la soda muriata con tre
sotto specie, la solfata, la sodalite, la lazitlite e Tanalcime;
sette finalmente quella del potassio, che sono la potassa
solfata , r allume , T anfigena , la meionite , il foldispato ,
J' anina e la mica.
Nella classe seconda non si presentano se non se due
sj)crie , r ammoniaca muri.Tta od il bitume petrolio ; nella
DT T. MONTICEILI. ^43
terza sette se ne registraiio, cloe la Brcislakite, P Um-
boldilite, la Zurlite , la Daviiia , la Cavolinite, lasciata aa-
coi*a come dniilnosa , la Crlstianite e la Biotiua.
Abbiamo esjjosta la divisioae <li quest' opera e indicati
rapidamente i iiomi delle A'^arie sostanze , affine di mostrare
ai leggitori nostri il metodo dai benemeriti autori osser-
vato, ia gvandezza del loro lavoro, le loro ample ricercbe,
e di far vetlere altresi la natura diversa e la quantita dei
prodotti vesuviaui a queste tre sole classi appartenenti.
Luiiga e forse inutile fatica sarebbe il volere discendere
a ragionare di ciascuna delle specie nominate , tanto piu
che le descrizioni brevi e concise, e scritte nel lingnaggio
della scienza, non sono snscettll)ili diestratto, e, non in-
telligibili da chi non fosse iniziato nei misteri delLa cristallo-
grafia , riuscireliljero a molti nojose.
Ci fermeremo tuttavia un istanie sulle sei specie del
tutto nuove, fino da principio annunziate. La cotnnnia ^
una specie del piombo muriato ( clornro di piombo dei
chimici), la di cui prima sottospecie e la cotunnia cristal-
lina, la seconda il piombo muriato corneo. Delia prima
si assegnano con qualcbe difficolta per la tenuita dei cri-
stalli i caratteri geometrici , cioe la forma primitiva clie
probabilinente riducesi ad una laminetta sotclle romboidale
cogli angoli di 66° e di lao"; i cai'atteri fisici di colore,
<li splendore, di frattura , di durezza, di peso speciiico
e di refrazione :, i caratteri chimici di inalteraljillta alParia
e di solubilita nell' acqna , come pure le diverse modifi-
cazioni prodotte dal vapore deir idrosolfato di ammoniaca ,
dalla lampada , dal cannello o dal tubo ferruminatorio e
dal fnoco del crogiuolo ; a questi caratteri uno se ne ag-
giugne essenziale specifico , cioe che la sostanza e solubile
completamente neH'acqua^ che le forme derivano dal prisma
romboidale , e ciie e riducibile in piomlio-metallico alia
fiamma interna del cannello. Si passa quindi alle varleta ;
se ne espongono le forme determinabili , cioe la primitiva
forse , in lamelle romboidali , la esagonale e la prismatica
in prismi quadrangolari; e le indeterminabili , cioe la la-
mellare , la acicolare splendcnte , libera o raggiante , la
piumosa tendente al filiforme , la capillare ammassata , la
grumosa , e qitclla in grana cristallina splcndentissima che
irapolvera le matrlci. Delia seconda , cioe del piombo mu-
riato corneo , si descrivono egualmente i caratteri fisici e
$44 PRODROMO DELLA. JMINERALOGIA VESUVUNA
cliiiiiici , le varieta die soiio la globulare pcrlacea , la
coraUoulca , (juclla in massa cavernosa , e quella in pic-
cole masse vitree giallognole , finalmeiite la giacitura , e
si soggiungono alcunc osservazioni , vcitenti priiicipalmeute
sulla deterniinazione de' caratteri , e suUc dill'erenze clie
passaiio tra 11 pionibo muriate vesuviano e il piombo carbo-
iiato, il carljo-niuriato, il fosfato, il solfato e T idrO-allnmiuo-
so, der.to anche piombo goiniiia; per ultimo si propone la
coiigettura die 1' esistenza del piombo niuriato nel V'esuvio
possa coiidurci alia spiegazione del modo in cui formasi
la galena, cangiaadosi sovente nelle miniere i cristalli di
piombo bianco in solfuro di piombo, coUo svolgersi d:ille
piriti per T umidita dell' aria 1" idrogeno solforato che , at-
taccando il piombo carbonato, lo cangia in solfuro, il che
puo facilmcnte avvenire ne' fumajuoli di cjuella montagna.
La Umboldiiite fu consacrata al merito del piii grande
tra i viaggiatori, lisici e natm-alisti vivcnli, e cosi noniinata
a distinzionc Lielln liumboldti na , ad csso dedicata dal niine-
ralogo peruviano Rkero, die e un sotto-ossalato di t'erro
trovato in Boemia a grandissiraa profondita tra gli strati
di legno ]>ituminoso. La forma primitiva della Umboldiiite
e un prisma rettangolare dritto a basi quadrate , e questo
e il caraitere speciUco ; sequono i caratteri fisic! e chimici,
e le varieta le quaii tra le forme deterrainaiiili soao la
primitiva suddetta, la peri-esaedra, la peri-ottaedra, auciie
raccorciata, la peri-dodecaedra, raccorciata akresi, e la peri-
diottaedra, tutie rappresentate nelle respettive ligure i tra
le indeterminate sono la cilindroidc , la massa vetrosa ,
translucida , giallo-verdognola. Si espongono poi le dimen-
sion!, gli r.ccidenti di luce, la giacitura che e in un solo ge-
nere di aggregati , T analisi della sostanza in fine , che pre-
senta in loo parti 64, 16 di silice, 3i, 67 di calce, 8, 83
di magnesia, o, o3 di allumina, 2, 00 di ossido di ferro,
2 , 84 di perdita. Sotto il titolo : caratteri di elminazioiic
tra I' umboldiiite e le altre specie piii iicine per la composi-
zione geometrica e cliimica , si mostra che per la forma pri-
mitiva essa si accosta alia calce anidro-solfata, al cimofano,
al peririoto, alia stilbite , al dipiro, alF aualcime , bencbe
se ne allontani pei caratteri fisici e chimici; che per la
coinposizione chimica si avvicina alia pirossena, alia nia-
lacolite, alf anfibola ed alia melilite ; che a quest" ultima
sembra piii di tutto avvicinarsi, ma pure per alcuni ca-
ratteri chimici se ne distinc;ue.
DI T. MONTlcrLLI. 345
Dopo la zurlite , giii riconosciuta dal RamoiuUiu , si de-
scrive la Davina, al jiiii celelire chimico ile' nosti-i giorni
deJicata dagli autori. La sua forma primitiva e T esaedro
regolare ; a questo carattere geometrico altro ausiliario
se ne soge;iugne , che e il tessuto laminare. Seguono i ca-
ratteri fisici, ti-a i quali la doppia refrazione delle lamiae
scoperta in Napoli dal Biot ;, i caratteri chimici e special-
mciite i risnltati del suo trattaniento con la soda , colfacido
borico e col sale di fosforo ; le forme determinate che
sono la primitiva suddetta , la annulare e la peri-dodecae-
dra , anclie raccorciata , tutte illustrate coUe opportune
figure , e la massa che sola trovasi tra le indeterminate ;
le dimensioni , gli accidenti di luce e i caratteri di elimi-
nazione , coi quali si mostra che la davina, benche vicina
alia nefelina per le sue forrae cristalline , per T azione
del fuoco e per la disposizione a convertirsi in gelatina
negli acidi , se ne stacca per moke difFerenze apparent!
in un diligente contVonto ; si fa quindi vedere anclie la
distinzione della davina dalla tomsonite e dalla pseudo-
nefelina , e si conchiude colle analisi della davina , i di
cui risultati sono silice 43, 91 ^ allumina 33, 28 i calce
la, 02; ferro 01, aSi acqua 07, 43; perdim o3, 11.
Gia s' indico che dubhia era la specie della cavolinite ,
considerata essendo questa da prima come una sottospecie
della davina; ma ne fu staccata per avere presentata la
potassa nella sua composizione ; se ne formo quindi una
specie distinta, alia quale tuttavia si appose il punto du-
bitativo. Dubbia e ancoia la forma primitiva di qnesta
specie , cioe V esaedro regolare ; nei caratteri fisici e chi-
mici sembra quella sostanza staccarsi dalla davina. Se ne
espongono le forme determinabili , cioe T esaedra primitiva,
r annulare , la peri-dodecaedra, la smarginata, la smargi-
nata raccorciata, la piramidata e la piramidata pure rac-
corciata; poi le dimensioni, la giacitura singolare, perche
incontrasi per lo piu neir interno delle bombe calcaree
o pirosseniche , e ne' voti di altri aggregati ; nelle osser-
vazioni si accenna la con2;ettura che questa sostanza sia
un bisilicato di allumina e di potassa, e in tine soggiun-
gonsi alcuiii caratteri di eliminazione , pei quali la cavo-
liuite si staccherebbe dalla davina, dalla nefelina, dalla
pinite , dalla parantina o scapolite , dalla vernerite , dalla
trifane ( spodumeno ) e dalla prenite , fmalmente dal me-
sotipo di Hauy e dalla apolillite.
La Cristianite, dciiicntn al prlucipe CrisUuno tli Dr.ni-
marca, socio onorai-io ilell" Accailemia tlelle scieazc dl Na-
poli i di oui atti arricchi tli uua bclla mcmoria s;il Vcsiivio,
iia per forma primitiva un prisma rettangolare oMiijuo;
tra i snoi caratteri lisici trovasi la doppia refrazioae ,
osservata dal Biot. inedtante il suo scmplicissimo apparec-
cliio di due lamine di torirtalina ^ seguono i caratteri clii-
niici risultanti dalle prove fatte col sal di losl'oro , con
la soda , col borace e col nitrato di coi»alto , col riscal-
damento la uii crogiuolo di platino , e cogli acidi solforico,
nitrico cd idroclorico^ poi le forme determinaliili clie sono
la quauri-decimale , la otto-decimale , la dodecaedra rego-
lare , la diottaeura, la deci-sesdecima!e , la s]3natata , li
difettiva, la l)is-diiodecimale e la esaedra, cUe pero e
diibliio se applicare si debba alia cristianite o alia nefclina
detta esnedra. Le forme iiideterinina})iii sono le segueiiti :
acicolare , bacillare , incrostaiate , in massa. Si espongono
le dimensioni, la giacitura , clie e pure nei A'Oti o neilt;
]>iccole gcodi degli aggregati granitoid! , e i caratteri di
eiiuiinazione clie la cristianite distingnono dalla calce fos-
fata. dal topazio , dal peridoto, dalla coadrodite e da
tutte le zeolitl.
Ed eccoci alFnltima specie nviova , cloe alia Biotina
dedicata nil" illnstre fisico cbe , esaniinaudo ne' cristalli gli
efFetti delhi Ince , prepara una nuova rivoluzione alia cri-
stnllooraiia. La sua forma primitiva e il romliocdro ottuso;
tra i caratteri lisici trovasi anche in questa la doppia
refrazione, verificata dal Biot medesimo ; il Jion fonJcrsi
1 frammenti acicolari ad un fvtoco forte del cannello, c
lo sciogllersi parzlalmente nelF acido nitrico senza formarc
•relatina , sono i caratteri chimici della Biotina. S" indicano
quindi le forme determlnabili ', cioe la bis-marglnata , la
tri-tetraedra, la sei-duodecimale dub])ia, la otto-dnodeci-
male, la otto-sesdecimale, la anfi-esaedra, la anfi-ottaedra
e la quadriduodecimale. Esposti gli accidenti di luce , le
dimensioni e la giacitura , si passa ai caratteri di elimina-
zione , coi quali si stacca la biotina dalla calce , dalla ba-
rite e dalla strontiana, tutte carbonate, dal qnarzo e dal
cabasio , cosi pare dalla calce fosfata e dal cimofano.
Qucstl pochi cenni basteranno a mostrare se non altro
la perizia degli autori in queste materie , le diligenze
grandissime da essi adoperate per ben conoscere la natura
DI T. MOKTICKLI.r. 647
delle tliverse sostanze , e la somiiia circospezione colla
quale hanno giudicato di dover procedere nelF asscgnamento
delle nuove specie. Tutta I" opera poi ridonda d' iinportaati
notizie , di osservazioni afFatto nuove e di utili applica-
zlonl. Bellissima e, per esemplo , la descrizione die si
da del modo singolare di cristallizzazioae del solfo nei
fummajuoll ; belli e ingegnosi sono i metodi adoperatl per
raccogliere gU acidi solforoso, solforico, e muriatlco o
idroclorlco, non die il carbonico; fortuiiato pno dirsi il ri-
ti-ovaniento deH"" acido boracico , rarissimo uel Vesuvio ,
su la Ijocca del cratere nel 1 8 1 7 , mentre T azote era
stato trovato soltanto dai signori Breislak e Winspear. In
proposito deir acqua si accenna die il signer Girnbernat
aveva sul cratere stabiliti varj apparecdii distillatorj , dai
tjuali sgorgava acqua pnrissiina die poi cangiossi in vene-
fica ; r esistenza dell' Uranio ossidolato si propone mode-
stamente come dubbiosa; benissimo si descrive il ferro
ossidato o oligisto , e cosi pure il ferro ossidato rosso di
rame, e il ferro ossidolato titanifero, die formano argo-
mento di due appendici alle specie descritte. Belle osser-
vazioni trovansi sul topazlo e sulla nefelina, suUa con-
drodite o inaclurite , sul peridoto, sulla Wollastonite, ecc.
Ingiusti saremmo se non lodassimo la modestia singolare
e r ingenuita degli autori nel rendere il dovuto onore ai
primi scopritori di varie sostanze, al celebre Saussure , al
Breislak, al conte di Bournon e ad altri distiutl naturalist!;
cosi fuio dalle prime pagine dell" opera si rende giustizia
al Breislak per avere nello scavo di una grande fossa alia
Solfatara con parete cilindrica, stabilito il piu ardito ap-
parecchio distillatorio die mai slasi veduto. In questo
luogo si parla di un Viaggio ai canipi fiegrei , opera. ined'Ua.
degli autori medesimi , che i dotti certamente brameranno
di vedere publ)licata , come non si lascera di attendere
con impazienza da tutti i naturalist! la pubblicazione del
secondo volume di questo Prodromo della minerologia
vesmiana.
Mcinorlc dell I. R. Isdtnto del Regno L()nd)ciido--Fc'
nrto , vol. Ill , aiuii i o i 6-18 1 7. — Milano , 1824,
/. R. Stamperia , in 4.° jig. ( Conilimazlonc. Vcdl
il tomo 3c).^ pcig. 357).
Sperienze con astc ritrometiiclic cseguitc sidle sezloni del Po
nei contorni di Porite Lagoscuro e di rraiuoliiio , di Teo-
doro BoNATl.
G,
1/ Klrauli lianno in tliverse epoclie proposto varj me-
toili jier valutare la velocita media nelle sezioiii dei fiunii
onde di qnesti dedurre la portata d' acqna vera, od almeno
approssimativa i clie e 11 dato assai interessante per piii
considerazioni. Per simile scopo il slgnor Bonati gia pro-
fpssore d' idraulica a Ferrara, stato dalla morte tolto a noi ,
soiio pill di dieci anni , propose pure iiel 1784 le aste da
Ini cliianiate Jiitroinetriche , delle quali tratto teoricameiite
in una sua Memoria inserita negli atti della Societa italiana.
Le aste ritrometrlche sono di legno speciiicamente ].iiu
leggiero deiracrjua e prepnrate in niodo die gettandole
neir acqua stagnante ])rendano una posizione verticale
senza immergervisi totalmente , il che con facilitii si ot-
tiene aggiungendo ad una loro estremita un pozzo di me-
tallo proporzionato al bisogno.
Posta un' asta consimlle in un fiume , lunga quanto e
necessario accio T estremita inferiore s' accosti al londo
senza toccarlo , si giudica esser in quel fiume plii o meno
magp'iore la velocita od alia superiicie o vicino al f ondo ,
secondo che la parte emergente dell' asta piii o meno
incllna o verso la correntia od a rltroso.
E qucsto il metodo col quale alctini discepoli ed amici
del slgnor Bonati intrapresero alcitne esperienze nel Po
in viclnanza di Ponte Lagoscuro e di Francolino per cal-
colarne ia portata nel diversi suoi stati tra la magra e la
mezza plena.
Del risnltamento di quelle sperienze 11 slgnor Bonati
rese conscio il pubblico coUa Memoria che annunciamo ,
la quale quantunque breve e nuda di astruse calcolazlonl,
contiene dati di fatto utllissimi , eccone le ultlnie parole :
MEMOBIJE DEM. I. V. ISTITUTO CCC. 040
.< Da una serle di tali rilievi fatti in finnil diversi arginati
" sarebbe da aspettarsi un sodo fondamento di teoremi
» interessanti e ben diversi dai fissati in addietro coUa
" teoria falsa della paraliola. "
II signoi" Bonati si associa volentieri agl' idraulici che
credono la teoria della parabola conica inapplicabile alia
ricerca della velocita media dei fiumi anche j^er il motivo
die nel Po a Ponte Lagoscuro le sue aste ritrometriclie
viaggiavano conser\'andosi perpendicolari, dimostrando cosi
esser ivi la velocita del iiume uniforme alia superlicie ed
al f ondo , dalla qual uniformita fn ridotto il calcolo della
sua portata d' acqua a calcolo puramente aritmecico.
Rinnoviamo noi pure il vote dal signer Bonati espresso
negli ultinii giorni della sua lunga e celebrata vita accio
le esperienze del riferito genere vengano nei fiuini d' ogni
ordine e nei grandi canali artefatti ripetute e nioltiplicate
onde possano servire all" avanzaniento , se fia possibile ,
della scienza idraulica da tanto tempo stazionaria nella
parte veramente utile , ed involta in molte incertezze
nello stesso suo suolo natio.
Sulla velocita clcW efflusso deW acqua da piccolissima luce di
un ampio vaso prismatico mantenuto costantciueiue j>ieno ,
di Giuseppe Avvanztni ( Estratto ).
Non conosciamo la Memoria originale del signer Av-
vanzini , coUa quale manifesto di non trovare pienaniente
soddisfacenti alle leggi della natura le ordinarie forniole
per calcolare il quantitative degli efflussi da piccoli fori
in ampj vasi mantenuti costantemente pieni. DalP esti'atto
di tal Memoria che annunciamo scorgesi clie la nuova
analisi del signer Avvanzini s"* appoggia alia supposizione
che il getto e dovuto: i." al gorge clie formasi dalF acqua
neir approssimarsi al fore ^ 2.° all' accelerazione di mote
causata dal ristringimento delle sezioni nel gorges 3." alia
variabile pressione dell' acqua nelle diverse parti di esso
gorgo ; 4." alia pressione dell' atmosfera superiore al vaso.
Rimarca il signer Avvanzini che il prime elemente non
fu sempre preso in considerazione da tutti gli auteri che
le precedettero nella trattazione del medesime argemento,
e che trascurato fu sempre 1' elemente terzo.
La nuova analisi pero del signer Avvanzini appoggiata
essa pure alf ipotesi forse difettiva o aimeno non dimostrata
35c MFMOIUE nEI.L I. K. ISTITUTO
die il moto nel gorgo sia lineare (i) non lo condiissc ,
dice l'estratto,a risnltamonti molto diversi dei conseguiti
col iiietodo di calcolare gli efUussi geiieralineiite adottato.
Sw'In rcazione o spirit a indictro dell' acqua die csce dai fori
del vasi, di Vincenzo Bnv.xAcci.
1." azioiie dell" acqua contro un vaso iu senso opposto
alia direzione di un getto uscente dal mcdesimo fa iii
priino stadiata dal signor Daniele BernouUi nella celebre
sua opera sulla Idrodiiiamica ; oude valutare esperimen-
talmeute tale azione , uso di un. vaso clie uianteneva co-
stantemente pieno d' acqua anche quando era attivo il
getto prodotto da un foro praticato in contiguita del suo
londo i collocato il vaso sopra una navicella natante vide
clie essa prendeva un inoto in direzione contraria al getto,
e dal peso che trovo ^bljisognevole per far equilibrio a
quel movimento giudico qual fosse la cercata azione re-
pellente del getto.
Di questo stesso proljIen:;a occnpossene TEulero; ma
essendo sembrato al Brunacci siiscettibile di maggiori illustra-
zioni lo ripiglio da capo con nuovi esperimentij pei quali al
vaso posto sulla navicella natante sostitni ua cannone
appeso a guisa di pendolo ^ dalLi forza o dal peso trovato
necessario per mantenere il cannone perpendicolare tutta
volta che sgorgava T acqua da un foro praticato verso
la sua estremita inferiore , valuto la cercata forza repel-
lente del getto. 11 congegno usato per gli esperimenti era
tale che con facilita potevasi mantener costauiemeute pieno
il cannone senza oscillazioni del fluido alia superlicie, e
inisurare V altezza tra essa ed il centro del piccol getto
tinico , o dei piccoli getti all' estremita inferiore , essen-
dosi variati gli esperimenti ora con un solo piccol getto,
ed ora con due sino ad otto getti prossimamente eguali e
disposti simmetricamente attorno ad un centro costante.
I risiiltamenti avuti dal Brunacci con un cannone alto
ora metri i, 406, ed ora metri o, 982 del diametro di
metri Oj, o3, e con fori circolari per i getti, del diame-
tro di metri o, 0064 a metri o, oo56 s' avvicinano assai
(1) II signor Biuuactl nella sua IMe'iiorin , clie aiuiuurianio
qui in seguito , considero nel gor^o UK luoviiuciUo cu'colaie
ed una forza ccntrihiua.
DEL REGNO LOMUAllDO-VENETO. 35l
a quelli die sareLbero stati necessarj per dimostrare esat-
taniente vera la regola gia indicata dal Bernoulli , che
r azione repellente dei getti e eguale al peso di uii ci-
lindro actiiieo avente per base la sezione del getto al site
della maggior coiitrazione della sua vena , e per altezza
il doppio deirake-za tra il centre di delta sezione e la
supei'licie superiore del fluido forinante il getto.
La stessa regola, che fu pure con altro metodo con-
fermata dnll' Eulero , suppone senipre che la sezione oriz-
zoatale del vaso producente il getto sla grandissima com-
parativamente alia superiicie del foro, da cui quello esce.
Negli esperimenti del Brunacci era seiiipre maggiore di
venti volte , e questo rapporto basta per avere risultanze
nella pralica abbastanza esatte , cio c!ie il nuovo esperi-
inentatore non tralascio di dimostrare analiticaniente (i).
II Bernoulli vuole pure che la forza di repulsione di
una vena fluida nello scappare da un vaso sia uguale a
quell" inipeto che essa produrrebbe se urtasse perj^endico-
larmente su di una superficie piana. Per confrontare fra
loro le due forze di repulsione e dell" urto il Brunacci
intraprese altre esperienze con lo stesso cono-egno , mo-
dificato pero al bisogno , di cui si valse per le sopra
riferite. La superiicie che sopportava 1" urto fluido fu
collocata a varie distanz6 dalla luce Ibrmante il getto ora
di nietri o, oi6, ora di metri o, 08, ora di nietri o, 14.7
essendo quella luce del diametro di metri o, oo55 o deila
superiicie di metri o, 00002461 1, e sempre 1" urto risulto
pill o uieno maggiore della repulsione , e vieppiu maggiore
quanto maggiore era la distanza della superiicie urtata
dal foro formante il getto \, 1' eccesso massimo dell' urto
sulla repulsione giitnse lino a 0,0 5a di questa.
Meditando il Brunacci per rintracciare la causa cui po-
tevasi attribuire tale eccesso , sebbene si fosse ottenuto
()) Sarebbe dtsiderabile clie gli esperimenti con caunone a
pendolo, 1' idea del quale e originarianieate uata al Bernoulli,
f.issero ripctuti facendo uso di un sol gerto di varia superficie ;
e comparaiidone poi i risultauienti con quelli ottenuti coi cetti
separati. Quesro metodo rischiarirebbe forse la teoria del gorao
fiirmaco dalle acque all' avviciuarsi dei fori sgorganti , sulla
quale il Brunacci entro in qualche considerazione senza che sia
giunto a contkisioiii assolute.
602 MEMOniE Dlil.L I. K. ISTITUTO
coil espcrinienti di troppo piccole (Huiensioni , gli parve
(U trovaiLi Jiel contiimo assottigliameiito tiella vena fluicl.i
forinante il getto , assottiglianiento clie secomlo i snoi
rspcriinenti , ripetuti poi con gotti da orilizj del diaiuetro
iino di tre deciinetri, noii cessa. finche t aria' no n I' altera:
da cio egli conchiuse die noil e.siste il cosl detto luoi^o
di'lla vena contratta ; soggiunse egll poi , die effeUiiumenW
snhito escita V acqua dal foro si rinserra ; e giunta cirea
(d'a distanza del raggio, la massima parte di questo riscr-
ramenio o contrazione e fatta , ma continua essa acqua a
sCringersi a rinserrarsi anche al di la di quel sito e fino
die I' aria non ne disgrega le parti.
Esauiinando poi i getti fonnati da luci tiiangole parve
al Brunacci di dovei-si confei'inare nella sua sentenza ,
per il die termino col dii-e die I' idea d' un luogo of e la
vena fluida lia il massimo ristringiniento non sarebbe venuta
nella mente dei fisici , se avessero essi coininciato ad osser-
vare I' uscita dell' acqua da luci non circolari ( i ) .
Alia parte esperimeiitale della interessaiite sua Memoria
ag?iuiise il Brunacci una parte analitica per espriiuere il
movimcnto a cui andreblje soggetto un cannone pieao di
acc[na ap))eso ad una estremita , e die si vuotasse da un
foro laterale praticato in vicuianza all' estremita inferiore.
Nella soluzione di questo problema stato pure trattato
(!) C!ie il riatringimentn della vena non abbia in natuia un
liuiite rationale lo si desunie coasiderando cio che accader do-
vrpjjbe di un gefto sraricato in un aoipio vaso vuoto d' aria
a|i)3i"ofi)ndato indefiuitamente sotto il vaso produccnte il gelto
niedesiuio. E cliiaro che la lunghezza del getto sara in ragione
duplicata del tempo in cui si e formate, memre il fluido totale
die lo cotnpone sara in ragione uiiicanientc semplice delio
stesso tempo ; quindi la sezione orixzontale del getto sara iu
ragione inversa della vadice della lunghezza. Percanto se 1' acqua
fosse un liquido perfetto, il ristringimenfn sarebbe progresaivo
ed indefinito ; nia ainmettendo nelT acqba il minimo grado di
viscosita, il getto dovrebbe in fine spezzarsi anche uel vuoto,
o cessare d'etsere continuo. Nella pratica pero , e pei getti
scaricati nell'aria, non si va langi dal vero rueaendd il niag-
giore ristringimento alia distanza dal furo cornspondeiue al
raggio di questo, e valutandolo a tre otiavi della supcrficie
dello stesso foro , cioe ritenendo la sezione ridotta a ciuque
ottavi della sezione del foro.
DEL REGNO LOMBARDO-VEj>?ETO. 353
d;it Bernoulli , il Bmuacr.i cousidera specialmente il gorgo
deir acfjua neW avvicinarsi al foro di scarico ;, e per cer-
care il valore deir azione in senso opposto al piano in
cui il foro e aperto, la suppone dovuta ad un inovimento
curvilineo producente una forza centrifuga;, trova qnindi
coiiferniata anclie con simile ipotesi la legge pin sopra
rit'erita per valutare tale azione.
L;i Memoria termina coll' annuncio di un esperimento
analogo al caso contemplato dalla teorica, senza pero di-
niostrure la corrispondenza tra quello e questa, il che
riniane a farsi.
Sul coinputo delle maccMne idraulkhe , di Vincenzo Brvnacci ,
In quattro articoli e divisa la Memoria.
Ncir articolo I si richiamano i principj deirEulero, dietro
i qnali si compnta la forza niovente dei mulini idraulici ,
ed il loro etFetto. Ritenendo per forza movente il prodotto
della qnantita d'' acqua impiegatavi in un secondo di tempo
moltiiilicata per V altezza utile dalla quale essa cade onde
iiufiriinere 11 moto , e ritenendo per misura deW effetto il
prodotto del peso rappresentante la vinta resistenza mol-
tiplicato pel viaggio da esso peso fatto in un secondo di
tempo, si dimostra come nei mulini costrntti nel miglior
modo posslbile la forza stia all' effetto in ragione di nove
a due.
Nello stesso articolo 1' autore (a cenno di una sua Me-
moria scritta nel 1814, ed inserita nel tomo XVII degli
atti della Societa italiana, nella quale si dimostra analiti-
camente il vantaggio ottenibile ed esperimentalmente com-
provato dal meccanico cavaliere Morosi ( Memorie dell' I.
R. Istituto, vol. 2.") suir effetto dei mulini idraulici nel
caso che le ale contro le quali urta il fluido per porli e
mantenerli in moto siano circondate da un orlo o ripie-
gate in senso opposto alia direzione del fluido urtante.
In (juesto caso si dimostra che la forza movente , ove la
superiicie dell'ala sia in certa proporzione colla qnantita
e velocita del fluido, starebbe all'elfetto, date le ipotesi
pill vantaggiose, nella ragione di ventisette ad otto.
E questa teoria e nello stesso articolo I dichiarata con
un' applies zione ad una rnota mossa dall' urto di una cor-
rente nelle sue ale , e destinata ad innalzare ac(|ua col
mezzo di cassette o secchioni alia medcsima coa^iunti.
JJM. IkiL T. XL. 23
354 jiEBioiiiE rr.ij.' i. r. istituto
L" articolo II verte sulLx maccliina del Finngio, cosi Jc-
nomiiiata , perche stamlo alle notizie dateci dal Bolidoro
fu inveiitata e per la prima volta fatta coaoscere in Koma
iiel 1616 dair itiiliauo Girolamo Fiungio. Questa niacchiiia
lodata poi da Newton ed esegulta in Ingliilterra cousiste
in due seccliioni attaccati ad una corda accavallata ad una
puleggia , dei quali, col vaotarsi e rienipirsi akernativa-
luente , il discender deir uno fa rialzar T altro per portaic
r acijua air altezza poco inft-riore al punto d' appoggio
della puleggia.
Dimostrasi clie questa macchina , non adattabile pero
se non ai casi che presentauo il coruodo di una caduta
inaggiore dell' altezza alia quale convien portar T acqua ,
e delle piii vantaggiose, poiclie 1" acqua disponibile sta
all" acqua utilizzabile come due ad uno circa. Nel case
dicliiarato fu ritenuta T acqua disponibile di metri a, 5o
cubi al mi auto primo ( circa un' oncia magistrale della
misura di Milano ), e T altezza di metri 4 a cui portare
r acqua utili?zabile. Di un' altezza alquanto inaggiore con-
seguentemente dovrebb'essere il coniodo della cadnta, senza
di clie non si potrebbe utilizzare tant' acqua.
Neir articolo III c presa in considerazione la leva idrau-
lica, che e forse la piu semplice delle niaccliine , iuqjiegan-
dosi con essa T acqua come forza applicata ad un braccio
della leva, mentrc alF altro e congiunta la resistenza od 11
peso da vincei-si, o F acqua da iiinalzarsi. Trovasi co!
calcolo die nella leva semplice, conosciuta ed usaia da
tanto tenqto in Inghilterra , F elFetto utile eccede alquanto
i tre quarti della forza movente , mentre nelle leve com-
poste ( state da taluno proposte sono pochi anni come
una peregrina invenzione la piii vantaggiosa ) F eiFetto e
poco pill di nil tevzo della forza.
L' articolo IV fiiialmente prende in considerazione la
macchina a corona immaginata ed eseguita dal Francini ,
altro iiieccanico italiano , per ordine del signer Colbert
nel giardino dell" antica Bil^lioteca del Re di Francia nel
1668. La macchina del Francini e applicaliile nelle com-
binazioni consimili alle sopra indicate necessarie per la
macchina del Finugio ; in quella e supplito ai due sec-
cliioni di questa con due ordini continuati di secchj en-
traiubi aggiraiitisi sopra an sol tamlmro, dei quali F ordine
DEL REGNO LOMRARDO-VENETO. DDO
piii lungo serve di movente , ed il piu breve di mezzo
per elevare 1' acqua.
La cadnta disponibile per altro puo essere nella mac-
china del FranciiiL minore dell' altezza a cui fa d' uopo
portare Taccjua, ma in questo caso la parte elevata della
medesima e comparativamente all' acqua disponibile assai
minore della risultante coll' uso della macchina Finugiana.
II caso calcolato per la macchina del Francini e il se-
guente :
Acqua disponibile metri cubici 2 , 5o per ogni minuto
primo.
Caduta disponibile sotto il livello della dett' acqua metri 6.
Altezza a cui portar F acqua sopra detto livello metri 10.
la questo caso 1' acqua innalzabile si trova essere ua
ottavo circa dell' acqua disponibile.
356
Intonio alia Medicina analltlca. Cicalatc dl Maiirizlo
BuFFALiKi ill apologia de nicdici ituliani e di sc
mcdesimo e iii. risposta ad alcuiil articoli del Glor-
nale della iiuova dottrina medica italiaiia. — Mi-
lano , 1825, dalla Socictd tlpografica de Classicl
italiai/i , vol. i, in li.'^', dipag. 208. Prezzo lire 2. 60
italianc.
B,
'OLLE grave discorclia ia Italia tra griiigegaipiu chiari
che air arte del medicare s'appigliano intonio alle idee
generali die deiino rappresentare i cardlni della scleriza
medica. Molti rinnnziato aveiido in gran parte al rancido
lirovonisnio sostensono ancora ferniamente V eccitalnlith
una ed indii'isibile dello Scozzese, e tale a non dnbitarne
c il cardine della cobi detta per antonomasia dottrina me-
dica italiana. Molti altri invece avendo intierainente niesso
ill disparte il sistema brovoniano, e segnataineiite la di
lui dinainica eccitaljilistica , si fanno t'orti della fisiologia
analitica additaado 1' organizzazione come il punto di so-
stecno della vera medicina. Fra questi occnpa grado emi-
nente il signor dottor ButFalini di Cesena, il quale venae
gia da parecchi anni arricchendo la medica letteratura con
opere di alto interesse per la scienza e di gran peso per
gli omeri che vanuo ancor puntellando 1' edifizio diroccato
di Brown. Non e dunque meraviglia, clie gli araldi della
scuola medica bolognese nel fuliniuare d' anatema tutti
coloro che si rifiutano di riconoscere V unita , e V indivi-
sihilita eccitabiUsiica del loro maestro , abbiano preso sin-
golar mal uniore col signor Buffalini , alle di cui stri-
gnenti opposizioni non riusclrouo sempi'e di rispondere
ragionevolmente. Ed e percio che si adirono da que' si-
gnori delle esjiressioni poco misurate ne" termini della
urlianita e della decenza , e si cerco di sostituire la so-
perchieria al ragionamento. Codesta mala creanza ha in-
tanto provocato V operetta che si annuncia , la quale met-
tiamo senza esistenza per rnodello di scrittura polemica.
Non e che sia dessa veramente scevra da ogni neo , che
primo ad adacciarsi sarel)be (juello del titolo dell" opera ,
INTORNO ALI.A MEDICINE AT^ALITjr.A. OD]^
come noil adattato ai ragionamentl sublimi e gravi clie
contieiie ; lua il critico che si avventasse contro il signor
Biiffaliiii sareljlie l^eii tosto alibacinato dai raggi Inminosi
olie rifulgono da ogui pagina di cjnesta sua produzione.
A parte ogui nierito di lingua , ogiii bellezza dello stile ,
ogni acutezza d'ingegno, la loglca , lo spirito analitico e
la profondita de' pensieri clie vi brillano lasciano un tal
sapore in clii legge da far voti ardentissimi perche un s\
distinto scrittore si redinia dalla mat I'ernia sua sanita ,
onde abbia a regalarci di bel nuovo de' tVutti deir elevate
sue ingegno.
Sette Bono queste cicalate , o diremo meglio ragionamenti,
delle quali le prime tre tendono a niettere il lettore al
fatto delle controversie e de' raljliufil menati alP autore
per le opere sue precedenti , ed a tutti coloro clie noii
segnaronsi ai codici della niedicina controstimolistica. Nel
raccogliere queste disgnstose diatribe si fa egli a riliatterle
non senza qualche scintilla di sdegno , die gli va perdo-
nata quando si consideri la tempra di un aniino sensibile
e fortemente provocate alia reazione.
INIa impiega poi tre altre cicalate , vale a dire piii
della meta del libro per ragionare alquauto piu pacata-
mente , e per chiarire alcun puato di dottrina , ch' egli
aveva sostenuto nella sua ben conosciuta memoria che
eljbe (e lo diciamo di nuil animo) uno sfortunato accessit
ilalla Society italiana delle scienze residente in Modena.
Egli hen sarebbe probabile ( se 1' estensore del citato gior-
nale Ijolognese avesse ben avvisato ) che il sig. Buffalini
si al)bia perdnto la corona di quclla societa scicntilica per
essersi traviato a combattere V eccitabilita brovoniana ,
identificandola coUa eccitabilita die il diiarissimo sig. pro-
fessore Tommasini va ancoi'a predicando per le scuole.
Ecco adnnqae un primo punto die stava a cuore al Buf-
falini: bisognava provare die il professore Tommasini lia
insegnata V e.ccUab'dltd una ed indivisibile nelle sue lettere
criticke di fisiologia-, che ha ammessa anche dopo , ed am-
mette ancora la stessa eccitabilita; che non si pub abhan-
donare la quislione di tale principio, senza distruggere le
dottrine di que'l' egregio professore da capo a fondo ., che la
modijicazione introdotta dal clinico di Bologna , daW essere
Z' eccitabilita una ed indii'isibile diversa nelle diverse parti
organiche racchiude il pavadosso di due contrurj attribute
358 INTORNO AI.LV MEmCINA ANALITICA.
roesistenti. E qucsti argonuniti ogli scppc con tanto or-
dine , con taata luciilita niatematica trattare nclla quarta
cicalata , che non pure lo crediamo noi assolto dalla ini-
putazione fattagli di aver conibattuto una larva , slccome
gli oppose il giornalista bolognese , ma tenghiamo per
irretVagahilinente provato , che per rispondere nello spi-
rito del qnesito enicsso dalla societa scientiflca inodonese ,
non si poteva a nieno di vagliare la prima quistione della
eccitabilita una ed indivisibile. La quinta cicalata verte intorno
air accusa di plagio mossa all' autore da altro de' gior-
nalisti bolognesi , e contiene un confronto tra esse lui ed
il professore Tonniiasiai , di cose , di epoclie e di vicende
che noi non ci facciamo lecito di giudicare. Questo solo ose-
renio dire che sarebbe pur possibile , anzi probabile che
le stesse idee alquanto diversamente espresse fosscro sorte
nella mente dell' uno e dell' altro scrittore, senza la colpa
del plagio, tanto piii, che trattandosi di riconoscere 1' es-
senza de' morbi , nelT alteraziorie dello state maieriale
dcir organismo , ognuno che appena appena coltivi al di
d' oggi le scienze fisiologico-patologiclie , e portato per
necessaria induzione al medesimo pensamento.
Che direnio della sesta cicalata ? Noi vi riportainmo
piu volte i nostr' occhi alia lettura , e n" avemiiio sempre
un inespriniiliile diletto. Questa sola cicalata varrebVie , a
parer nostro , a stabilire la riputazione di un medico
scrittore. Essa ci disvcla uno spirito retto e riflessivo ,
che si alza nella conteiuplazione della natura con quella
temperaaza di logica , con quella filosofia analitica che
assai di rado si conciliano colla vivacita dell' ingegno , e
coll' arditezza delle persone appassionate per le scienze.
L' autore si dirige ai giovani niedicl per inslnuar loro un
piano di stndj fisiologici e patologici atto a condurli , per
quanto e nella condizione della scienza , fuori dal labi-
rinto delle speculazioni astratte. Ma noi raccomandiauio
anche ai provetti di prendere ben ponderata conoscenza
clegli ottimi piecetti che inculca egli , onde institulre una
glusta analisi della scienza medica. Imperocche, ove sieno
validi i suoi argomenti, che noi crediamo validissimi, ra-
gion vuole che ogni metafisica nella scienza della vita
dobba cessare , e possiamo riprumetterci una migliore di-
rezione nelle ricerche dell' utile e del vero die ancor ci
vimane da conseguirc. La scienza dell' organizzazione e
nnvi.ATK BT IVI. BfFFAI.IXI CCC. 3^9
de* suol attributi , decompoiiendo 1 fatti sino alln loro la-
dicale snbordinata al testimonio ile' seasi , e nulla piu ,
sono per avviso dell' autore i coniini da prefiggersi nello
stndio della mediciaa. Come si e dunqiie potuto accoccare
al signer BtifFalini la taccia di trascendcntalista ? Ben si puo
dire, ch' egli ne'' Fondamenti di patologia analitica e nella
Memnria clie ha ottenuto T accessit , come anche nelle
cicalate delle quali si ragiona non trascenda clie le nietiti
poco avvezzate alia ineditazione , ed iocapaci a quel rac-
cogllmento di spirito die esige il suo scrivere grave e
profondamente scieiitifico. E se dobbiamo disvelare ogni
senso clie ci risveglio la lettura di questa cicalata , c' e
pur d' uopo confessare die nello additare ch' egli fece
degli angusti liiaiti delle scienze fisiclie , e segnataniente
della medicina, ci sentimmo conipresi da forte trepidanza
die poco si possa omai iiioltrare la cognizione de' feno-
lueni della vita e delle nialattie , ove si debba assoliita-
nieute rinunciare ad ogni ricerca analitica sulla forza a
priori die presieda alT esistenza degli esseri or(;anizzati.
Ma se tutte le proprieta vitali nascessero dalla coniposi-
zione e dalla forma organica , come insegna il signer
Bulfalini , le identiche funzioni proniosse dalle proprieta
mc'lesime dovrebbero eiuanare dagli orgaiii impastati e
configurati nelT egual nianiera in tutto il regno organico
c vivente ; lo die non si verifica. Dunque facciamci co-
ra^gio, ed insinuiamolo al signer BufFalini medesimo , il
tjunle tneglio d' ogni altro avrebbe 1' attitudine mentale di
emulare il gran Newton nella scoperta dell' attrazione
oiide avvenga di stabilire una forza a priori negli esseri
viventi sulla quale poter foudare i calcoli e le specula-
zioni , e le deduzioni pratiche, che i fisici fissarono sulla
forza die move il corpo a cadere dall' alto.
Per la settima ed ultima cicalata noi ci dispensiamo da
ogni esame. Dessa raccliiude 1' antitesi delle dottrine pa-
tologiche deir autore e delle dottrine controstimolistiche
del professore Tommasini. II lettore che vorra consultarla
ue fara da se solo giudizio. Lo avvertiaaio soltanto , che
vi scorgera alcune ripetizioni di cose gia dette nelle pre-
cedenti cicalate , ma siamo certi che esse non menome-
ranno panto il piacere di intrattenersi col signer BufFa-
lini. laiperocche nel sunto che ci porge de' suoi pcnsieri
360 INTORNO AI.LA MI'DICINA ANAMTICA,
fisiologlco-patologici troviiiiiio con die rimaner scmpro
socUlisfatti del siio cYire , sazj non mai.
II libro del sigiior Buiralini ha potuto destare qualclic
querela dai non medici , coine clie nel vedere le plii di-
stiiite persone clie V arte di sanare professano venire spesso
a contesa , acciulVarsi pur talvolta e combattersi , la me-
diciua appaja una scienza del tutto incerta e fallace , ed
i nieJici si nieritino ben poca confidenza dagl' inferuii.
IMa noi vorremmo si racconfortasscro gli uomini su qiiesto
particolare , riflettendo clie le discordie dei medici vertono
suUe cose generali , suUe teoriche affatto speculative alle
qnali sono natnralmente condotti dalla diflicolta clie pre-
senta la scienza ; che per altro ne' particolari , nelle cose
di fatto ben confennate nelle pratiche piii fiequenti , si
trovano quasi generalmente d' accordo. L' espenenza e una
sola in medlcina , ma le interpretazioni variano airinfinito
ed e da queste cbe nascono le contese mediche. E pero
quando si conslderi clie la medlcina lia rlescito a clrco-
scrivere ed a combattere eflicaccniente le epidenile , a di-
strugger quasi del tutto 11 contaglo vajoloso , a curare
pressoche con certezza le malattie siriliticlie , a frenare
come per incantesimo le febbri Intermlttenti e pernlciose,
a trattare con esito vlttorloso le Infiamniazioni , a trovar
modo di sedare i dolorl e le convulsioni , di decomporre
i veleni , di purgare P atmosfera dalle Infezioni ecc. ,
sarebbe un vero torto recato al cultori di questa scienza
rappresentandoli tutti qual gente di brighe e dl glilriblzzi
da non curarsi. Dlrenio noi , clie ai tempi di Keplero
la fisica fosse una scienza vuota , ed 1 fislci un branco
di entusiasti , senza tltoli alia stlma de'posteri , perche
il gran Newton non aveva ancora scoperta Tattrazione?
D.
36 1
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ART! STRANIEKE.
Rassegna delle opere che trattano dclla letterntura
oricntale pubblicate in Eur op a dalV anno 1816 al
1820 indusivo. Del cav. Giuseppe De Hammer
{Fine. Vedi i tomi 38.° p. 388 , 39.° p. io3 , e
questo torn, 40.° /?. 22,3 ).
VI. GramaCica , Retorica e Poesia.
Q,
.UANTO piu ininutamente ha dovuto il giornallsta far
coiioscere i gravi errovi di tradnzione nelle sovfindicate
opere geografiche , taato piu facile gU sara 11 dissiniulare
le piccole inesattezze di versioue che possono incoatrarsi
nelle letterarie. Nelle opere purauiente iilologiche , ove il
testo si trova stampato a froate , poco male puo fare uii
piccolo difetto di iraduzione, non mancando mai un qual-
che giornalista , che ne fa rumore; ma quando si tratta
d' opere storiche e geografiche dove non v' ha testo stam-
pato, ed e anche difficile il procurarlo , gli errori allora
suir andare di quelli del 5. N. sono tutt' altra cosa , in
seria ducunt hcec. Vale quest' ultima considerazione auche
nel caso in cui un errore manifesto protetto da un noma
celebre minaccia d' oscurare per qualche tempo la verita ,
ed eccone un esempio nell' ultima opera di Volney ( Des
different.es Inngues de l! Europe), che al solo nome del cele-
bre suo autore e debitrice, di non essere stata giustameiite
flagellata dalla critica. Poiche menire tenta T autore di unire
in un solo alfabeto gli alfabeti di tutte le lingue d* Europa,
avviene cli' egli cada ae' piii strani paradossi quanto alia
36:i A r r r N T) r c r
prounncin o alia cVivIsione dclle lettere, a spgno dl nirri-
tarsi una coinpassionovole alzata di spalle da Spagiuioli
ed Italian! , e piu poi da Tedeschi ed Inf;lesi. Quaiito
avvnimo niai riso i mcmbri della Societa Asiatica in Cal-
cutta, ai quali I' autore come loro collega ha dedicata
r opera sua, al leggere die il francese fat e 1' inglese foor.
liaaiio perfettamente lo stesso suono; che nella pronuticia
delle parole not , clock , top , but , cut , shut , si seiite
solo una vocale , e sempre la slessa ; che V u e l' oo si
pronuuciano afFatto alio stesso raodo nelle parole rule
e tool ecc. I E che cosa deve dire un Tedesco al sentire
che Vu si trova bensi nel Tarco , nel Fiammingo , nel-
r Olandese e nella lingua della Germaiiia setteatrionale ,
ma non mai presso gli Anstrlaci , ne presso i Bavaresl o
i Renani , i quali , per quanto qui appare , non possoao
pronunciare 1' u nelle parole uber, filr , durr , ecc. ? Ne
cagionera loro minor nieravlglia il sentirsi dire ch"' essi
possednno due diversi c/i , che secondo il pareie dell* a u-
tore dovrebbero essere espressi con due segni diversi ,
cloe il prinio ch come la ^ greca , nelle parole NacJit ,
Schlncht, Pracht, e il secondo nelle parole ir/i, Meternicli.
E facile ora il figurarsi come possa essere riuscito lo
scompartimento di pnrole dell' autore fondato sull'autorita
d' un orecchio francese cosi fatto. Mentr' egli amniettc due
ch nella lingna tedesca , e due r, e due th nelV iaglese ,
die dovrebbero secondo lui essere distinte con segni di-
versi , sli sfugge dair altra parte la vera diversita di pro-
nuncia colla quale vanno dette varie parole che pur si
scrivono al modo stesso in piii lingue europee, cosi p. e.
egli non sospetta nemmeno la vera proniincia della J" in
bocca de' Greci moderni. Cosi pure sbaglia dando delle
lettere semplici per composte. 11 suono o la voce see ,
dal sch tedesco , o del (^■>-> arabo , o del \0 ebraico , fe
come giustamente osserva l" autore un suono semplice f,
ma anche lo dsce non e nientemeno semplice dell' arabo
r^ e deir ebraico i nella parola italiana Giro , ne lo
tschc ( tsce ) del Persiano r?- nella voce italiana Cicisheo.
L' autore distingue giustamente le aspirazioni secondo i
val'i loro gradi , ma s' inganna supponendo che i Fiorentini
TAPxTE STrxA.NinR\. 363
akro non possano proferire clie il solo Spiritus asnrr e
die questa proniinzia deli' h siasi assottij^liata o aLklokita
nella lingua tedesca d' oggi giorno. Ne seguirebbe che gli
Svizzeri e gli Stiriani , i quail potrebl^ero faciluiente per-
saadere 1' autore del contrarlo , aveiido come iiauno ia
realta tutta la forza di polinone necessaria per la pro-
nuncia delT h ben aspra , sarebbero da contai'si fra i po-
poli non inciviliti, stando all' osservazione sua filosofica
( p. io5 ) che qui trascriviamo. <• Sans doute riiomme
» amolli en se civilisant , trouve peniljles et inutiles ces
» efforts de poumon , que les passions vives , et les he-
ir soins violens inspirent a I'homme sauvage, ou rustique. "
Assal pin utile di quelle che possa essere 1' applica-
zione dell'alfabeto europeo di Yolney alle lingue asiatiche
sono le due grammatichc, n.° lo e 14, benche la prima
di esse non sia da paragonarsi alia seconda per essersi
il signor professore Dertsik attenuto sempliceniente all'^r-
penio , al fahn , e cdVArida per uso delle sue lezionl ai
teologi ungaresi , nientre il signor professore Roseamuller,
oltre air avere totaimente rifatto il libro elementare da
lui cotuposto per le sue lezioul di lingua araba , e for-
nitolo di pregevoli avvertenze suUa grammatica di Sacy,
ha anche provveduta la sua opera d'uua antologia tolia
dalle sentenze di All, e dal florilegio arabico pubblicato
iu Calcutta sotto il tit.olo Neflietoljemen, e vi ha unite
un Glossario, di modo che trovasi tanto ben corredata la
granunatica del signor Rosenmidler , qiianto lo e povera-
mente quella del sig. Dertsik. Povere cosi pure sono le dis-
sertazioni graiumaticali contenute nei tre volumi degli
OpuscoU accudemici del signor jVorberg, N.° 28 : De fads
linguae arabicce ( II. p. 2,18. ) De gente ct lingua melitense
(II. p. 264. ) De gente et lingua maroccana (II. p. 267.)
De origine linguce gothicm (II. p. 288,). Nell' ultima (in
sedici pagine ) come in quella De origMie Cermanorwn
apnd Taciturn ( III. p. 890. ), il signor Norberg tocca , ma
affatto leggermente , l' aflinita della lingua persiana con la
tedesca , oramai posta fuori d'ogni dubljio, e anche re-
centemente abbastanza dimostrata dal signor professore
Otmar Frank nella sua opera : De Persidis ingenio , il che
anche prima di lui ave\'a fatto il dottor Babor direttore
della facolta teologica iu Moravia, e assai benemerlto
364 A I* p E N n I 0 K
dello studio tlelle lingue orlcntali nel sno trattato — Del-
r origiae dei Tcdesclii ( Vienna , 1798 ).
L' opera la piu esatta e la piii compiuta clie sia stata
publilicata ia quest' ultimo lustro suUa gramuiatica dclle
lingue oricntali vive , e fnori d' ogni duljbio queila del
sig. Abele Reniusat , il prime volume della quale, die e il
solo publjlicato llnora , n." 'iz , contiene una serie dclle
piu fondate ed erudite iiidagiui suUe lingue delle parti
settentrionali ed orientali delTAsia , linora tanto poco co-
nosciute in Europa , e tanto confuse tra loro. Son desse
la mantsciu , la mongula orientate e occidcntale ( altri-
niciiti dette oletica o calmucca ), T uigura o turca orien-
tale e la tebetana. Eccettuata la prima di queste lingue,
non si conoscevano in Europa sussidj di grainmatica ne
di dizlonarj per lo studio delle altre quattro , e il sig.
A. R. die coa indicibile fatica ha raccolte le osservazioni
granimaticali contenute nel primo tomo , e i vocalaolnrj
comparativi proniessi nel secondo , se ne va con questa
quadriga della filosofica sua creazione trioiifando della
scb.iera delle difficolta clie finora si era opposta a una
si fatta impresa. Essendo , fra le cinque lingue trat-
tate in quest' opera , V uigura o uigurica la sola clie qiial
pii^i antico dialetto della lingua turca pub trovar luogo
nella presente indicazione o notizia , alia quale abbiarao
posto per limite soltanto i progressi delle tre lingue vive
delTAsia anteriore , ne siegue die il giornalista deve pas-
sare sotlo sileuzio i quattro quinti di questo egregio la-
voro , sn i quali d' altronde egli come ignaro di quelle
quattro lingue non potrebbe dare giudizio conipetente.
Altrimeiiti sta la cosa colla lingua uigurica o turca
orientale die stassi sul vertice delPAsia superlore qual
colon na terminale che divide e separa la triade delle
lingue deir Asia anteriore (turca, persiana ed araija ),
da uiv altra triade di lingue delPAsia posteriore {mantsciu,
mongula e oletica ). Le lingue di questa seconda triade
sono di diverse razze , siccome pure lo sono quelle
della prima , e la sola uigurica e sorella della tuixa
orientale. Questa divisione della lingua turca in orientale
ed occidentale , che gia nella Storia della Ictteratura di
lAchhorii (torn. JII , sez. 2, p. iio5) trovasi indicata
nel proemlo della letteratura degli Osmaui , sembra ap-
pieno soddisfacente al giornalista , mentre queila ricevuta
PARTE STR\NIERA. 365
dal sig. A. R. in quattro dialetti , cloe uigurico , tscia-
gataico o bucarico , casanico o astracanico , e costantino-'
politano noii gli pare bastantemeiite foiidata. E in fatti
lo tsciagataico e 1' uignrico e lo stesso linguaggio , cosi
pure il turco di Casan e d' Astracan , siccome quello dei
tartari della Crimea e la medesinia lingua che si paria
neU'Asia niinore , se non che vi si trovano nieno parole
arabe e persiane. Se I' autore credeva necessario 1' anno-
verare una maggior quantita di dialetti , avrebbe pure
dovuto ntiuierare 1' anatolico , siccome anche quello della
Crimea unitamente a quello di Casan e di Costantinopoli ,
non avendo tra loro si questi die quelli se non piccole
difFerenze. Divisione veramente essenziale si e quella tra
il ceppo orientale e V occidentale , il primo dei qnali puo
tutto al piu per qualclie piccola differenza venir suddi-
viso in viigurico e tsciagataico , e il secondo in nogaico ,
o ■ cosi detto tartaro, in seldsciuchico (del quale T osma-
nico e soltanto un ramo ) e in turcomanno.
Se I'aittore avesse scorso il bel manoscritto in due
■volunii in foglio delle opere di Mir Aliscir (come fece il
giornalista trovandosi in Parigi nel i8io) , egli non solo
si sarel^be persuaso della perfetta identita dell' uigurico
col tsciagataico, ma avrebbe anclie trovato nelle l^iografie
dei poeti tsciagataici scritte da Mir Aliscir una ricca sorgente
per la storia letteraria di questo ramo orientale della
lingua turca. Essendosi pero astenuto 1' autore di far uso
di questo tesoro per un delicato riguardo verso il signor
Stefano Quattremere che gia da piii anni si occupa di
questo manoscritto , tanto piu e da desiderarsi che questo
letterato metta qnanto prima alia luce i frutti della sua
lunga fatica , anche perche il giornalista per lo stesso
riguardo tiene gia da dieci anni chiuso nel tavolino il
lavoro di quattro mesi fatto su questo argomento nella
biblioteca reale di Parigi. Oltre le opere di 3Iir Aliscir
anche Hagi Chalfa da degli schiarimenti sulla storia del-
Tantica letteratura turca, e gia nella sovra enunciata storia
della letteratura osmanica (presso Eichliorn, p. 1 1 1 1 ) viene
citnta sulla sua autorita una gratumatica composta sal finire
del secolo undecimo per il califo JMoktidi billah di lingua
turca antica, che allora uigurica e non per anco tscia-
gataica era detta. Una piu particolare cognizione coll' i-
dioma osuianico o occidentale avrebbe ffioyr.to al siiruor
366 A !• P E N D I C E
A. R. per superare varic alive cUfEcoltii clic so gli sono
aftacciaic. Cosi , p. e., tleue egli erroiieaaieiite (p. iya )
la forma (o desiuenza) in isch per qnella d' un participio.
Ora warisch ghelisch che s' iacontra ia varj passi tniclii,
significa aadare e venire, cosi pure alisch werisch non
uieao frequente vale quanto barattar e traflicarj su di che
si vuole anclie avvertire che va detto warisch e ghelisch ,
e noa gih baresch kclesch, perche il b nelT antica lingua
ttaxa suona w come il ^S groco , e nel turco nioderno
qnesto w e sostituito al b. 11 siguor A. R. se s' e ingan-
nato in queste miniizie , ha in contraccambio il uierito
d' avere" vittoriosamente conibattuti i grandi errori che
aveano preso voga sull' alta cnltura d' un antico popolo
tartaro sognata dal Builiy , non meno clie quelli che per
mezzo di Langles aveano trovata plena credenza In Fran-
cia suir antica cukura del inantsciu , e d" avere cosi
pienaaiente disperso il fuiiio e la nebbia di queste pre-
lese insussistenti letterature. Cosi pure dctermina e stabl-
lisce egli chiaraniente e con sicurezza le sedi delle A'arie
popolazioni spesso confuse ora sotto il nouie di Tartari ,
ora sotto quello di Monguli. Egli distingue fra 1 Tatari
( die e 11 vero nosne della razza primitiva ) e 1 Tartari
( nel pill ampio significato ) f, difFerenza che per essere
indicata da una falsa pronunzia del nonie , non puo es-
sere tennta per buona dal giornalisia. Egli dlniostra die
i Monguli ( o Mogoli ) di Tiinur non erano Mogoli ma
Turdii , che 11 cosi detto impero del gran Mogol era
un reaine turco , e che pel contrarlo 1 Tatari dl Abul-
ghasi al lago Bulr non erano gia Turchi ma Monguli ,
che finalmente non vi sono oggimai plii Tartari nella Tar-
tarla , ne v' e plu alcuna razza mongula in Mongullia (o
nel Mogol), che gli Ugri del Bizantlni non erano Uiguri,
e che non erano gia Unni gli Hiunghl del Cinesi.
Ia fatto di letteratiira y^erslana sono state pubbllcate
due ragguardevoli opere , e sono 11 Pendnameh dello Sciaick
Attar ( n.° aS ) , e Y Envari Soheili , cloe ia traduzione
persiana delle cosi dette favole di Bidpai ( n.° 34 ) , la
prima delle quali e stata data in luce dal barone dl Sacy,
e la seconda dal signor Stewart professore di lingua per-
siana nel colleglo dl Hartford. II conteauto di queste due
operc gia da gran tempo c noto al conoscitori delLi Ict-
teratura oilontalc . lua nou era pcrcio meno uesideraljile
rVHTE STRAJSIERA. 867
lie' progress! dcllo studio della lingna persiana la pubbll-
cazione del testo , e questo desiderio e stato jjienanieiite
appagato dal sigiior De Sacy , coll'avere non solo corre-
dato d'op|3ortune note il testo stampato con ogni elegauza
ed accuratezza , e la fedele sua traduzione , ma col fare
anche precedere al testo una prefazione in ling'ua persiana
e coir avere arricchite le annotazioni di varj de' piii bei
jjassi tratti dai dialoghi degli uccelJi di Attar , dal 64 boschetto
di rose e dal giardino di Saudi , e dal divauo di Hafiz.
Di quest' ultiaio egli poi traduce una dozzina d' odi, die
nieritaao bensi d' essere poste fra le piu belle di questo
gran poeta , nia non percio , a parere del giornalista ,
vaano annoverate fra le mistiche, coine ve le anuovera
il signor De Sacy sulie tracce del Commentatore turco ,
credendosi cosi V uno e 1' altro di salvare nel miglior niodo
r onore del poeta coU' attribuire 1' elirezza bacchica e
r empieta di Hafiz a fanatismo mistico « Une Ode de
>' Ilafiz , oil ce fanatisiiie mystique est peint sous les
» cGuleurs de la debauche et de Firreligion. » Che ve-
raniente alcuoe Odi di Hafiz siano dettate in senso mi-
stico lo ha dicliiarato anche 11 £;iornalista nella storia della
eloqueuza persiana, cio non toglie pero che la niaggior
parte di esse non sia un vero sfogo di estro poetico in
lode del Vino e deirAinore. Mentre qui il giornaHsta e
decisaiuente di di versa opinione , egli si trova pur anco
in dovere di difendere la leggenda di Gesii Cristo inserita
nelle miniere d'Oriente , touio II, pag. 469 (e non pag.
479 come cita il signor De Sacy ) della quale esso signoie
De Sacy dice « Ou'elle a ete iaseree d"une maniere tres
» fautive dans les mines de TOrient. » A questo falso
giudizio lo hanno indotto i due primi versi , iiei quali
egli lesse giui cliosciab in vece di gewi chosciab , e tra-
dusse per conseguenza « Jesus avoit bu de Teau douce
>> d' un ruisseau >» in vece di « Gesii aveva uuingiato una
iiiinestra d'orzo " Cliosciab (che usualmente dicesi C7j05aa/)
e il nonie connmeaiente usato in Turchia e in Persia per
una sorta di Sorbec , il quale quando e fatto d' orzo si
chiama Dsciulab , die e il nostro giulel)be. V. Ferhenghi
Sciuuri I pag. 824, dove dsciulab viene espressameiite spie-
gato pec Arpassuji , cioe uiiaestra d' orzo , e percib Sorbet,
Se nel secondo verso del manosciitto del signor De Sacy .
368 APPENDICE
in vece ill Dsciulab ( Giulebbe ) , sla scritto Gulab clic
vnol dire acqna di rose , allora la lecon tres fautive cade
sul suo nianiiscritto. Alia pagina 40 osserva il gionialista
die ordiiiarinmente Segnefs m persiano non signilica diicnnc
d'ame, nia dicesi dl colui che ha ua'anima di cane , V.
Fcrlicnglu Sciuuri I, pag. 46 dove qiiesta parola e spiegata
con it dscianli. A carte LV 1' autore traduce benissimo
la parola persiana end coUa parola francese quelqites , ma
sl)aglia poi tenendn questa parola jiersiana per la stessa
die end cioe sono {essL sono) , non essendo ella nulF altro
die la parola tedesca etliclie , 9 uaZc/te del la quale si fa lu
stcsso uso die della persiana end.
Pag. 194 r autore cita un verso persiano senza rico-
noscere die appartenga all" Hajiz , 11 quale termina ogni
distico d' una gazela intiera ( la sesta della lettera Te )
coUe parole in keine nist. II sig. barone S. de Sacy tra-
duce: il n'y a pas loin, il sig. Chery criticandolo rispet-
tosaaiente nel Journal des Savnns sostituisce :. il iHy a que
cela (faceado un buffett.o colle dita ). Ne Tuna, ne Taltra
interpretazione e tutto afFatto esatta: questa frase si ritrova
nel dizionario Ferhoug sciuivi I p. 20 Hicts nesne deil dur ,
e signilica non e niente , nulla. In questo senso it iradut-
tore tedesco delV Hafiz 1' Iia spiegato nella sua traduzioae
publilicata dal Gotta 1' anno i Ij 1 2 die ne il sig. barone
de Sacy , lie il sig. de Cliery hanno trovato a proposito
di citare. II senso di questo verso dai signori de Sacy e
C'lery ne bene inteso , ue riconosciuto come appartenente
air Hafiz , vi e tradotto : Mettete a profitto il tempo , non
V Im spazio dalle labbra alia bocca colla nota seguente :
" Quaato vicine sono le labbra alia bocca , altrettanto
lo son io al precipizio ». Non sara fuor di proposito os-
servare a questa occasione die la dottrina mistica dei Soji
non e conosciuta sinora in Earopa die raediante i poeti
persiani, i quali per ragione dellelTetto poettco lianno stra-
A'olto spesse volte il senso delle cose , e gioverebbe assai
piu conoscerle col mezzo delle opere anterior! a quegli
stessi poeti. Siffatte opere niente ancura conosciute in
Europa sono: i) II Tearruf, cioe la conoscenza mutua del
Kelanewi itiorto nel 38o (990) ; a) il trattnto del Cosciairi
niorto nel 468 (1072); 3) V Awurif olinaarif del Sehrwerdi
niorto nel 636 (i23o)j e 4) tra le opere nuinerosissinic
pa:\te STUANiEn v. 369
di Mohiedilin Al-arabi moi'to nel 638 (1.^40), principal-
inente il Furuhat mekkiet, cioe le rivelazioni di Mecca e
il Fussuss ossia le gioje clegli anelli. I prinii di rjuesii
autori souo di molto e gli ultiini di poco aiiteriori all' Attrar
e al Gelaleddin Riinii i due poli della dottriiia poetica dei
Soli pei'siani.
A carte 22,1 il signor De Sacy osserva snlle parole el
wakt seif, cioe il tempo e una scimitarra , che qnesto detto
e probaliilineiite uii proverbio. Questo verso di Saadi si
spiega assai bene con quello di ifasnevi, che dice: " il Soli
e figlio del tempo, e il tempo e una taglieiite spada Fs-
Sofi ib/iol TVaktin we (Faktun sei/un katiun<>. Cosi pui-e alia
senteiiza di Maometto citata per tradizioiie alia pagiaa 120
che il paradiso e sotto i picdi delle madri , puo S(>rvire
di passo paralello la seguente « II paradiso e sotto T oin-
" bra delle spade. » II signor De Sacy nella paa;ina 2,14
s' attiene all' usuale modo di tradurre 11 testo scritto del
Corano '• essere , cioe , piu facile che un cammello jiassi
'/ per la crnna d" mi ago di quello die nn ricco vada
" in paradiso ; >; mentre il giornalista sul fondamento
die la meJesIiiia jiarola sigiiilica tanto CammeHo qnanto
goniena prcferisce la traduzione: che sia piit facile eke
piissi una goincna per hi cruna rf' un ago.
Non minor merito di quello della pubblicazione del Pca-
dnaineh per letteralura persiana , s' e fatto per Painba il
sig. De Sucj col dare in luce il testo arabo delle favole di
Bidpai , cioe col CaUla e Dirnna posto sotto il n." 26,
al quale pero , siccome pure al testo persiano dell' iTwciri
Soheili del signor Steivart non e stata posta allato la tra-
duzione , essendovisi soltnnto fatto precedore una prefa-
zione aralia, ed una dotta e soUda introdnzione in liu'^ua
fraucese. Novera in essa il signor De Sacy le varie tra-
duzioni orientali di questo capo d' opera in genered'ano-
loghi. Dal trovarsi nella ])iblioteca reale di Parigi un solo
esemplare assai uianchevole e scorretto del dizioaario bi-
bliografico di Hagi Chalfa, e stato indotto il si"-aor de
Sacy a dubitare dell' esistenza d' un pajo di tra.ln/ioni,
sulla quale il testo chiaro e corretto delP ojiera di Ilwri
Chalfa che trovasi nella biblioteca imperiale di Vienna
sotto il n.° 401 non lascia dubbio alcuno. Ivi e detto
positivamente « Dal persiano lo tradusse in arabo Ah-
>i dallah Ben Ali da Ahivas per Jahja, Ben Chalid il
Blbl. luiL T. XI,. 2-1
3-0 APPENDICE
>/ Barmecida sotto il Califato di Me}idi,V !\\\\\o iGS.* » 11
sigiior De Sacy cliiama questo passo jDassage obscur et
iiicontestablcinent altere , e ne conclude c!ie qaesta nuova
trailuzioae aralia deve essere stata senipliceinente rifatta
suir antica di Mokaffaa. Con egual torto pone egli in
dnbhio la prima traduzione persiana di Belaami sotto
Nasser il Samanida benche ella sia attestata non solo dal-
1' autore della prefazione o del prologo del Scialmaine , ma
anclie da Hagi Chaifa in questi precisi ter;nini « Ahid
« Hassan-I\/asser Ben Ahmeh il Samanida ordinb a un let-
V terato del sue tempo la traduzione, clie questi fere
» dair aralio in persiano.** " E non meno chiaro si e ii-
nalmeute il passo del teste cbe da notizia d' una tra-
duzione tartara o tsciagataica. Hagi Chaifa dope avere
parlato del Hnwaij unnunieh come della traditzione in turco
nioderno (turki), paria poi della traduzione in turco an-
tico ( turk ),*** ed e da avvertire ch"" egli distingue sempre
cosi ridionia turco orientale ed occidentale , chiamando
quello Citrki , e questo lugathol-tiirk , come per esempio
nel novero de' Divanl turclii e tsciagataici. Vi soao duu-
que due traduzioni in prova delle £avole d'l Bidpai, quella
di Mokaffa,a , e quella di Bea Ali da Ab^vas ; due in versi
quella di Seld Ben JVewbacht fatta per YaJiya Ben dialed
( non gia per YaJiya fits de Djafer , come sta scritto a
carte 3o, probabilmente per errore di scrlttura) , e quella
"iMo ^3
^/^. liij 1 i^ J I A-A.i>.je.J I (j>-o
J.Jf
PAUTE STRANIERA. 371
ill 9000 disticl di Abdul-inuniin Ben Hassan ; vi soiio iiiol-
tre i versi peislani riinati del poeta Rudeglii , piii quattio
tradnzioni ia prosa , cioe qiiella di Belaaini , qnella tli
Ahdul-Maah Nassrolluh, qnella di Hussein Wais celebre come
Enivari Solieili (i luininari del Cnaopo) , e I'Ayar Danisch,
cioe la Pietra di para^one della cutioscenza di Abul-fusl
Visir di Sciah Ekber ; una tuixa ( Hiunaijannaineh \ ^ e
una in lingua tartara.
Nello stesso tomo ove trovasi Calila (^Kelilet) e Dimna
(Demnec) il sig. de Sacj ha pubblicato anche il testo e
il comaientario aral)o del Suseni sulla Moallakat ( poema ap-
peso alia Caidja) di LehuL , e vi lia anche aggiuata la vita
del poeta presa dalla grande antologia araba Agliaiii. Siilie
tracce del suo gran maestro anche il signor Kosegarteii ha
puljblicato la Moalhika di Ainru Ben Kelssum n." 22 , del
<jaal poema, egaalmente appeso alia Caba, egli non solo
]ia dato, come il sig. de Sacy, im testo arabo col commenio
pure aral)0, uia lo ha anche eorredato con una traduzioue
letterale latina tanto del testo , quanto del commentario ,
con un' altra traduzione piu liljera del testo medesiino, c
con lilologiclie e storiche annotazioni. La piu imporcante
di queste note jiresa dalle note marginal! di Sojuti suU'^Z-
mOiihni, contraildice alia comune credenza clie questi sette
capilavori della poesia araba siano veramente stati appesi
alia Caba, e sostiene in vece die la voce o esclamazione
applaudente : aj^pendetela , altro non voglia dire che : cu-
sloditela. Sicconie pero questa asserzione di Sojuti si trova
in contraddizione con ttitti gli altri fonti linora conosciuti
di storia araba , e clie per tutto vi si parla della esage-
rate prostrazioni ed adorazioni tribntate a queste poesie ,
COS! potrelibe anch' essere che T iisserzione di Sojuti ve-
iiisse ad essere trovata la meno attendibile. Anche iiella
vita di Lehid presa dal Aghani si vede il poeta Farasdak
prostrarsi avanti ai versi di Lebid , e rispondere a clii
gliene domanda il perche » Vous autres vous connoissez
» certains versets de TAlcoran qu'on ne doit pas entendre
» sans se prosterner, moi je connois des vers auxquels
•> est du le nieme honneur. " Qnesta vita di Lebid ( al
quale fu dato di giugnere come Ainru Ben Kelsum alia bella
eta d" an secolo e mezzo) contiene varj frammenti d' altri
poenii ricclii del piii suljlinie iiierito poetico. Uno dei piii
belli si c il scKUcnte:
3-2 V r V F X 1) I C E
II Si consunmno '^li uoniini, in:i non glk gli astri , c
» dopo noi rimangoiio grandiosL ecUficj e nionmuenti ; in
» mi vivea felice proietto dairottimo uiio viciiio, nia Arbi;d
» abhancloiiommi , e span per me ogni licne. Or piu non si
>' jiiaiiga se ci ha divisi il tempo sdegiioso della nosti"a teli-
" citii, giacclie soggiace ogni uomo ai colpi del destino. Asso-
" inigliaiio gli uomini alle citta e ai loro abitatori, e cpiaiulo
>> quest! scompajono si riinangono desse srjnallide e deserte.
" Passaiio a squadre i mortali , nulla rimane di loi-o j)iii
» lii quello che apreiido le dita vedi sul palmo ilella niano.
" Che cosa e egli mai T uomo se non_ una vampeggiante
" fiamma , che brilla un momento e si caiigia in cenere V
" Pari nella durata ai pii proponimeiiti di migliorare co-
" stume, altro non e ogni bene, ogni avere che cosa data
" in presto. Se ha tardato la morte ad accorciare ii- iilo
/' dei giorni, non del;]io io percio jirendere stretto in
>' mano il bordone per avviarml? Io narro alle razze fu-
ii ture le gesta delle passate. Comimqne io tenti di er-
" germi, pure mi ricade il capo fin sulle ginocchia. Io
" somigbo al brando di cui gia sia ammuflito il fodero e
» fatto in polvere, benche da gran tempo non forbito ,
" r acciajo non ha percio perduto il taglio. Non allonta-
" narti, gia s"" a]>pressa 1" indubitata morte, gia sale la
" Stella vicina al suo nascere. O tn , clie tutto biasimi ,
" chi insegnotti inai cl.e uomo morto possa tornare in
>> vita ■;■ Piansverai tu forse se ti maltratta la sorte ? Co-
>> nosci tu il i>rode che sia sempre stato immune dai
}> suoi colpi' Ah! Io giuro pel tuo capo, qnanto un trar
>t di pietra „ o un svolazzar d' augelletti e per te incerto
>i cib che Dio ti destina. "
Prima di (lueste due edizioni della Moallahat di Lebid e
di Aniru Ben Kehurns comparve il settimo di questi poemi
appesi alia Caba, ed e quello dell' J/iC«ra (n." i) colle varianti
di diversi manoscritti di Menil , con la scorta d' una tra-
duzione latina e d' un dotto commento , veramente degno
deir editore sig. Wilinet , nel quale soprav^'ive la fama.
de' grandi orientalisti olandesi. Minor cura di quella dei
sio^nori Silvestre de Sacy , Wibnet e Kosegarten ha posto il
sig. Kiiatdibull ( n." 23) nell' edizione della Moallaka di
Ilnress. Delle sette Moallaka sono cosi comparse alia Ince
nello spazio di cinque anni quelle appunto c!ie piii im-
portava di ptd)b!icare. giacche delle tre altre tli Tharufa ,
PARTE STUANIEnA. 3:^3
ill Amrol-kais e ili Soluiir e gih ilebitore il momlo colto
all.1 diligenza dci signori Lette , Eeiske e Bose/uiLuller.
Anclie il sig. pi'ol'essore Bernstein s' e reso benemerito
in Germania taiito del progresso ilello studio elenientare
delta lingua araba quauto dell" aral)ica tipografia , noii solo
con una nuova ed accresciuta edizioiie della crestouiatia
di Michaeli ( n." 9 ) , e coi relativi supplement! che con-
tengono le variant! prese da Hainasi , ma specialniente
coila magnifica edizione del poema di Ssafieddin di Helle
(n-° 3).
Benclie questi disgraziati caratteri arabi si grandi , die
piccoli , lascino tuttora desiderare molto miglioramcnto ,
sono dessi pero i migliori die siansi iin qui veduti in
Gei-mania. Inferiore d"" assai si e la collezione milanese
de' proverbj arabi ( n." 18) die , sfigurata da numerosi
errori di stampa e di traduzione, e per ogni rigiiardo ua
misero lavoro. Ben merita al contrario d' essere grande-
mente distinto il florilegio arabo del sig. Humbert di Gi-
ne\-ra. Preseiitasi in esso un giovane orientalista dotato di
fondata cognizione della lingua e di ottimo gusto, con una
eccellente scelta di poemetti arabi. Parte di questi e presa
dalle niille e una notte , e parte dal florilegio di SjU'i,
ed e tale il merito poetico di molti di essi die non sa-
rebbero imlegni d' aver luogo nelF antologia greca. A pro-
vare die qiiesto giudizio del glornalista non e dettato da
cieca predilezione per la poesia orientale potranno servire
i seguenti esempli.
La nmola ed il giardino , p. 80.
La nuvola scende sul giardino, se gli avvicina, lo bacia
amorosa e piange. Egli con dolci fragrant! sospiri si lagna
della vicitia partenza d! lei e sembra frattanto rldere di
contento.
L' albero ed il rusceUo , p. 82.
II ruscello porta aniore all' alliero : lo vcdi baciarne le
radici , e quello abbassa bramoso i rami verso di lui , che
gemendo mormora a' suoi piedi.
// sepolcro , p. 3z.
Oil sepolcro, sepolcro! E ella dunque dilegnata ogni
liellczza d! lei 'f Ob sepolcro ! Non se! gia tu il paradiso ,
non il giardino. Son desse gia scolorate le fresclie sue
guance ■? Come mal luce in te il raggio della luna...
3-4 A 1' 1' E N D I C E
// renal lo , p. 84.
A oln il aoliile dcstrlero oltre lo sguardo ; il \eili nero,
ma uella iVonte e uoi pietii hiaatoi viace m-l corso il
veato e il laiiipo , mentre brilla la notte dcUa luce della
Imia c dclle stelle.
Sopra uiui gran cantatrice , p. 2.5.
Qiiando ella muove raniionioso canto, vale la voce sua
a rendeie T udito a clii gia Tavea peic^uto , incanta e ra-
pisce le aiiime , mentre anclie il muto applaude con alte
grida ( grida hrai'O ! ).
VII. Pah'ografm.
Se avessimo segnitato 1' ordine stahilito per gli oricntali
nella divisione loro enciclopedica delle scienze, avremmo
dovuto cominciare, per dove tenniniaiiio il nostro colpo
d' occliio delle opere pnhblicate nel lustro passato , cioe
per le opere pubblicate nelle scienze grnfche , die costi-
tuiscono la prima delle sette grandi division! deli'enciclo-
pedia di Hadji Calfa; ma abbiamo tenuto di buoii proposto
la strada inversa , attaccandoci piuttosto all' importanza
delle materie trattate die al metodo degli enciclopedisti
orientali. Se questi con buona ragione mettono avanti tutte
le altre scienze le grafidie come il primo fondamento della
i'abl)rica delle scienze quando si tratta dell' istruzione ele-
mentare , noi al contrario siamo entrati in materia per la
storia come lo studio il piii importante, come quel die pro-
mette le piii ricclie spoglie dalle miniere non ancora cono-
sciute della letteratura orientale , e andiamo a teruiinnre il
nostro esame critico per le opere graliche e alfabetiche,
per onde devono cominciare altresi gli scolari. Non si tratta
pero precisamente qui di libri abbecedarj, ma bcnsi della
cognizione degli alfabeti i piii anticlii degli Arabi il Idmja-
ritico ed il cufico, ambedue trattati negli opuscoli del signor
abbate Lanci ( n. 29 al 40).
II primo di questi due libretti splega un'iscrizione con-
tenente la Sura 102 del Corano, scolpita frequeutemenle
sui sepolcri musulmani e ripetuta nelle preghiere coti-
diane , poi un epitafio , e per fine la spiegazione dei
nomi dei 12 Iinami incisi in una gemma, figurando il
Bnrnk o Cherub sul quale Maometto e girato per lo spa-
Z'O dei cieli in cos'i gran preslezza die non aveva finito
di scolare 1" acrpia dei \-nso rovesciato da! profeta per
PAHTE STRAXIERA. 3 "5
Inavvertenza nel niomento di salii- dal letto al tlcstrlere ce-
leste ^ spiegazioiie correclata di dotte illnstrazioni sulla scrit-
tnra e la data degli Aralji , alle quali ci perinettiamo di
aggiunger le segaenti :
II sig. Ahate traduce le due parole Er-rahman er-raliini:
in nome del misericordiosissimo Iddio, aniiotando die le
due voci Er-rahman ed Er-rahim non liaiiao in linguaggio
nostro corrispondenza pel dillerente loro significato e die
r una e 1" altra quasi sinouime devono reiidersi per Mise-
ricordie. Non esser giusta qnesta osservazione si rileva ab-
bas:anza non solamente dal dizionarj, ma principalinente
dai conimentarj arabi , persiani e turchi dei ico nomi
d' Iddio , e citeremo solamente ( percbe stampata ) T opera
Eeraidol-fewaid fi beianil- akcud , cioe perle di prolitto nella
spiegazione dei dogmi, stampata a Costa ntiuopoli venti anni
sono, dove p. 47 e 148 lungamente si discute sulla vera si-
gnificazione del Rahman e Rahim, il primo dei quali vuol
dire il Misericordiosissimo e 1' altro il Clenientissimo , o coUe
parole del commentatore turco : Dunyade mummltre ve kia-
frltre nimet werigi , cioe il dispeiisatore delle grazie ai
fedeli ed infedeli. Sul secondo verso sublime di questo Sura :
Di : v ha un Do solo, Dio eterno che non genero e non fu
generato , ne pari a hi.i fu alcun , il sig. Abate osserva nella
nota: /< die la fallacita di questa proposizione al buon catto-
lico incontanente si manifesta, perche la fede gFinsegna che
Iddio Padre intendendo genera, e che il Verbo e 1' Uni-
genito " , annotazione forse necessaria pei Cristiani , i quali
come r Imperatore Bizantino Manuele Comneno fossero
tentati d''assentire a questo verso suljlime , come si rileva
dal passaggio seguente- assai curloso del JViceta: rov jioc7i-
?.i'j}q d?.Ti'^riio^i'7iy 0fbv tov Trxpoc Mwawfr cXc'-^vpoy , v.x'i
ar, ysysvi/fj fiivov •^' y^vvri^avra Qehv. L. VII, p. 143 ed.
Lutet. passaggio altrettanto curioso pel fatto dell' opinione
deir Imperatoi-e Christofilo che per la parola oAo(7^i(;oy non
usitata altrove in questo senso d' Iddio nnico ed assoluto.
L' evidenza interna che portano con se le spiegazioni del-
r iscrlzione sepolcrale e della gemma ci rincres<^e nou
averla trov^ata nelF altr' opera del signor Abate nella dis-
sertazione storico-critica sugli omireiii e loro forme <li
scritture trovate nei codici Vatican!. Non ostante tutti i
niotivi allegati per T autenticita di una rlga pretesa essere
scritta nel carattere Al-mosnid in due codici del Vaticano,
:\-C) APPENDICE
iioii la croilinmo piii luitcntica e piu vera clie gli ali'aheti
imagiiiati del Ibn Waliscyc , od aitro coJicf taute volte ci-
tato dal Kircher, pcrche i;ia non rassoniigliano in niente
fjuesti caratteri alle iscrizioiii liimjax'iticlie tro\ate dal viag-
ojiatore Seezeii e piibblicate nolle Mines de I'Onent. Nulla gik
e Tevidenza interna della spiegazione data dal sig. Abate ,
e potrebbe esser assegnato a cjuesti caratteri tutt' altro
valore con ugiiale ragione , e non ci appagando il senso
ilelle voci arabe cbc ne vengono esser cavate, temiamo di
esser annoverati noi << tra quei sotisti i quali tanto non
vogliono dar all'oniirena sintassi clie di convertire il tempo
andato nel presente per mezzo d' tin Wais. "
Ci rincresce ancora cbe al noma dei Himyariti sia stato
preferito cjuello di Oniirciu malamente usato dagli scrittori
eiiropei.
Altrettanto dolsliiamo protestare contra la deaominazione
ebraica delle lettere arabe die vengono sempre nominate
Sainech He in kiogo di Schin , Ha, e contra la derivazione
«iella voce di Bacco d'una parola araba. Erodoto c"" insegna
die Bacco era adorato dagli Arabi non sotto il nome
di Bacco, ma sotto tjucllo di OLjioratA ( lezione corretta
in vece di Ovcotx?. , cioc Usa tenia ^_^ — J LaJ (^j.^^
( C/ja Teccelso), il quale Usa come il ^ jU 1 Jllat. o AA/Aar
d' Erodoto si ritrova nel Corano come nome d' idoli arabi.
II pezzo il piu stimevole di qnesto libretto sara facile
il frammento pubblicato per la prima volta dell' opera po-
litico-storica (Tlbn Caledun , al quale manca solamente la
correzione e la traduzione del tcsto. Errore e Tasserire cbe
<lue copie sole delf Ibn Caledun sieno finora pervenute in
Enropa , T una quella dell" eccellentiss. sig. cav. d' Italinslci,
e r altra quella di Parigi; dite ce ne sono solamente nella
biblioteca del sig. C. Rzewuski, Tuna turca, 1" altra la tra-
iluzione turca, e due altre ce ne sono ancora in Vienna,
Tuna nella C. Regia Biblioteca e T altra ( ma manca ) nella
nostr.a raccolta di codici orientali. Abbiamo avuto noi il
vantaggio di far conoscere a S, E. il signor cav. Italinski
la Biblioteca di Costantmopoli , nella quale si trovano i
frammenti della continuazione dell" opera d'' Ibn Caledun,
ed abbiamo ancora noi date il primo ragguaglio di questo
TAUTE STKANIERA. :>'J-J
scrittore ponderoso nelle note alia memoria maiidata al-
r Istituto tVancese suUe \icende del maoniettlsmo nei prlnii
tre secoli dell" egira , qualificaado allora Ihn Caltdun il
Montesquieu degli Arabi , espressione trovata molto strana
dal pill gran numero del giudici della Meraoria, ma ap-
prezzata nel giusto suo valore dal chiariss. B. sig. de Sacy,
iielle mani del quale ne abbiamo lasciato larghissimi estratti.
Ci resterebbe ancora a parLare del n.° 87 , cioe del
teste del celeberrimo Hariri pubblicato dal slg. Caussin, se
vl fosse aggiunto commentario o traduzione , nia non es-
sendo altio die una ristampa dell' edizione di Calcutta
aspetteremo per parlarne in altra occasione la pubbllca-
zione dell" edizione clie ne sta preparando il chiarissimo
barone de Sacy , e terminiamo questo esame di 40 opera
orientali col voto clie il lustro prossimo ci somministri
altrettante opere Importanti per la letteratura orientale
onde renderne conto nei volumi seguenti di questo giornale.
A p p r. N r> I n E
Manuel d'unalonuc gr/icndr , dcscrip he et patholo-
pque , par J. F. Meckel , professcur dauatomic
d I'ludvcrslte de Halle ,• traduit dc V allcmand , et
angmeiitc dcs faits noiwcaux dont la science s'est
cnriclde j'usqu'd ce jour , par A. J. L, Jourdjn ,
meinhre dcs Academics royalcs de medecin dc Pa-
ris etc. , et Q. Breschet , professcur etc. — Paris ,
1825, chez /, B. BailUeres. Vol. 3, in 8.° .(*).
u,
N ostrntto tU quest' opera non e da farsi ; die gih per
se ]-iosce si compendiata , come lo indica il titolo , da non
lasciar luogo ad ulteriore abbreviatnra. Ma per discorrerne
alquanto , e raccomandai'la alF Italia prenderemo alcnn
punto ad esame aflinclie appaja qualclie piccol mostra
di quanto essa racchinde di buono fe di difettoso. Noi
ravv'isiamo questo Mannale come opera di iia grandc in-
gegno , il quale seppe concepire un ben ottinio divisn-
meiito, riunendo in un sol corpo di dottrina i tre cardiai
della scienza medica , la notomia , la fisiologia e la pato-
logia. Ma non crediamo poi che T autore abbia potuto
portare di primo slancio tutta la perfezione in un lavoro
di tanta estensione. Vi sono niolte lacune, ed alcuni nei
da conoscersi , ed e percio cbe in mezzo ad un coiTcdo
di utllissime e luminose cognizioni die noi ammiriamo ,
non lascei-eino di espandere la nostra libera opinione snlle
cose die siamo per mettere sotl' occliio al lettore. Dii'enio
adnnque per primo cbe 1' ordine dell' opera si risente al-
quanto delle diflicolta die presenta 1' angnsto piano die
si e tracciato 1' autore. E ella forsc una condizione del-
r umano intelletto, die, oppresso dalla soma della scienza,
non possa serbar T ordine e la diiarezza dell' esposizione
(*) Di quest' opera si e fatta una tradLizione italiana con note
dal sig. Gio. Battista Cainii , doltore in medicina e chirurgia; e
ne sono i>ubblicati 8 fascicoli in 8.° Tutta 1' edizioue , in 1 8 fa-
scicoli, cosla lire 3o italiane: liltimaia la st;inipa, il prezzo sara
ainuentato a lire 36. ■ — Le associazioni si ricevono da P. E. GiustI,
stampatore e fondiiore in Milano , contrada di S. Wargherita.
PARTE STRANIER\. 079
svolgcndo con metodo e calma le sue operazloni e senta
il bisogno di sgravarsi dal cunmlo dei pensieri coa pre-
cipitazioue' Comunque la cosa vada , il lettore assennato
s'avvedrii di leggieri , percorrendo il Manuale del signer
Meckel, die pecca da questo lato, e vi scorgera bene
spesso ancora, che la notomia, la fisiologia e la patologia
non vi camminano di pari pnsso.
Posta una brevissima introduzione, nella quale vi iignra
una elegantissima nota de'' tradnttori francesi intorno alia
unita della composizione organica , V autore imprende a
trattare T anatomia generale , cli' egli divide in due parti.
Considerando pertanto T organismo vivente con occhio
eminentemente filosofico , egli trasse la prima parte della
sua notomia generale dalle regole di formazione che seppe
stabilire mai-avigliosamente dietro i piii evidenti e costanti
caratteri della orgauizzazione. Noi ci siamo per cosi dire
sentlti orgogliosi di avere per noi V autorita del signor
Meckel intorno alia insussistenza della fibra semplice od
elementare (i). Due forme primitive, globulare i' una , H-
quida coagulabile V altra , fondano secondo F autore ogni
tessuto organico. In cio egli avvisa secondo la maggior parte
de' moderni fisiologi; ma si trova in opposizione coUe piii
recenti osservazioni microscopiche di Schultz di Berlino,
le quali verranno a sovvertire tutto quanto si e detto
della natura globulare primitiva de' tessuti organici , se
pure elleno non apparterraano alle illusioni otticbe le quali
ebbero pur troppe influenze sulle aberrazioni de' medici
fisici. Bisogna intanto ammii-are le sublimi considerazioni
a ciii passa 1' autore intorno alia composizione dell' orga-
nismo ed intorno alle leggi generali clie serba la forma
organica. Come avvenga die i contorni delle parti orga-
nizzate risultino rotondi e non angolosi a differenza dei
corpi inorganici , die la loro dimensione prevalente sia
la lunghezza , die abbiano una struttura inti#ia radiata e
curvilinea , non che tante altre caratteristidie sembianze
de' corpi organizzati ed animali , tutto cio viene rappre-
sentato dall' autore col piu fino accorgimento. Noi invi-
tiamo anclie i provetti nella scienza a seguirlo nell' analisi
ch' egli fa delle generalita del corpo umano, sembrandoci se-
gnatamente interessante il quadro delle simmetrie organiche
(i) V. Niiovo saagio analitico sulla inliammnzione. IMilano, i8ai.
?)oo A r r r. N D I c r,
e dello s\ilii]>[)o gmilnale <1elle parti , nol quale stiulio
confcssianio essere V Italia noii ben anco innoltrata roim*
1.1 colta Alemagua. Noii osercmino pero riproiiietterci tnito
r asscntinunito dogl" Italiaiii por 1" autore , ove con alqnanto
di abnso della filosolia iinlLUtiva vorrcbbe trovare T analo-
gia tra la faccia aiiteriore e la posteriore del corpo nmano.
Perocche non sappiamo persuaderci che la colonna verte-
brale sia manifestaiiieiue rappreseritata dallo sterno alia faccia
anteriore del corpo ■ e che i pezzi ossei dello sterno ubbiaiio
la pill grande analogia colie nltiine false vertebre, quelle del
coccige. Temiamo inoltre che non si agevolinente si me-
nerii buona all' aiitore , benche si valga dell" autorita dello
Semmerins;, la identita dell'osso occipltale colle vertebre,
e la medesiuiezza di qnest' osso colic sfeiioidale.
Tra le regole di formazione T autore fa risplendere le
condizioni che portano a distlnguere T nmana razza da
quella de'brnti. Ammessa quindi 1' organizzazione del corpo
umano, al suo primo forniarsi nolF embrione abbassata al
livello di quella de'bruti, sicconie lo hanno anche recen-
tementc messo in evidenza le lielle ricerche notomiche di
Tideman e di Serres , sostiene non esser qiaello che vino
stato fus^ace dell' embrione medesimo , non gia dell" indi-
vidno umano. E qucsto fugace stato delle fornie dell" em-
brione va poi col tempo si fattamente sparendo, che ^
compiuto lo sviluppo deU'individuo, non e piii possibile
di confondere I" nonio co" bruti in alcun' epoca del mondo ;
tanto sono fermi e precisi i caratteri dell' umana organiz-
zazione. Per verita v' hanno de" celebri naturalisti i quali
proclamando la progressiva perfezione organica degli ani-
mal! prctonderebbero, che nella pin remota antichita an-
tidiluviana, la razza umana si trovasse al livello de" bruii.
Ma come resisteranno essi agli irrefra|^abili argomenti coi
quali il signor IMeckel dimostra I'originalita del tipo or-
ganico deiruomo? Di fatto non si pno a meno di non seco
lui convenire che mia serie di dilferenze; organiche sussi-
stano tra 1' uomo e gli allri animali. Perocche noU' uomo
il tessuto mucoso piu moUe, il cuore obbliquo a sinistra,
la mancanza del plesso ai'terioso della carotide interna ,
Tarteria tiroidea doppia, il volume del cervello maggio-
re (i) , la midolla spinale meno prolungata nel canal
(I) Si noti pero, clie alciine specie di scin)ie f.uino erce?ion«
a questa regola generale.
PARTE STRAlS!XEn\. 38 1
verteliralc, ed una iniimnerevole serie di altre differenze
jjarziali o generali , desnnte dagli organ! de' sensi, dal siste-
maosseo, dal sistema muscolare, dagli apparati intestinali
e genitali , attestano nel niodo piu assoluto e positivo clie
egli e stato origiaalmente staiupato col tlpo che lo distingue.
Passando il signor Meckel a segnare le differenze dei
sessi e quelle delle razze umane , entra come per retto
canimiuo in patologia , facendosi carico delle anomalie die
presenta T organizzazione. Qui, se osianio dirlo , le vedute
iilosoiiche e generali sulle regole di formazione non hanno
piii luogo, e noi a\-renmio amato un articolo a parte,
che staccasse dalle regole generali quanto succede di vi-
zioso nella compage organica posta nello stato anorinale ,
eve , ne T arnionia , ne la sinimetria , ne le diniensioni
delle forme , ne la consistenza , ne alcun altro generale
attriljuto pub servlre all' induzione , ed autorizzare una
dottrina generale delle anoiualie. Vero e , che dappertutto
vi figurano i tessuti organizzatori , che molte di queste
anomalie soao aacora conipatibili coUe leggi dell' organiz-
zazione, che inoltissime ancora dipendono dalla legge di
proirressione dell' embrione , il quale passa per le forme
organiche de' bruti ; ma egli e appunto in grazia di queste
vicende, che bisogna rinunziare in patologia alle regole
generali. Perocche tutto quanto puo essere generalmente
compreso nelle anomalie organiche, appartiene ancora alle
leggi lisiologiche , mcntre che le accidexitali condizioni pa-
tolo[';iche non si prestano ad alcuna regola fissa. Come si
possono annoverare ti-a le regole di formazione le anoma-
lie prodotte dalle ernie , dalle fratture , dalle lussazioni,
dalle ferite, lacerazioni ecc? Si fatta disposizione viziosa
delle cose non poteva mancare d' indurne un' altra ancora,
che e quella di luohe ripetizioni trascorse, ove ragione
pur voleva fossero scrupolosamenle evitate. Cosi dicendo ,
noi non intendiamo punto di detrarre al merito delle dot-
trine dell' autore , che in fondo sono per se cor.miendevo-
lissime .;, avvisiamo soltanto di indicare la somma ditficolta
da superarsi nell" ordinare in un manuale come e questo
tanta A'arleta di oggetti, che reggonsi co' suoi modi proprj
e special!. E qui non lasceremo di notare ancora qualche
inesattezza di espressione, che e pure sfuggita all' autore.
Egli stabiiisce con Bichat le due vite , organica 1' una ,
aniinale T altra . e ne traccia breveraente i caratteri. Nou
38:/ APPENDIOE
era iiivece piii consentaaeo al vero Ji ninniottore due oc-
Jini tli fiinzloui espresse appunto in i]uegli stessi caratteii
ch' egli acceiina ? La vita , dicianio noi , e uaa come T iii-
tUvitluo die ne e dotatof, ina la furza clie la regge si
svolge ill due ti[n , organuo cd aniniale , a ciascuno dei
tpiali si riferisce uiio speciale ordiue di funzioui (i).
Trattaudo della coniposizione c'.iiiiiica e doUe azioiii dol-
r organisnio addita egii pure la grande verita fisiologica ,
aveie la cliimica vitale delle leggi sue proprie , e contrarie
alle leggi dell' afFinita ordinaria. Qli organisnii sono dolati
di forze morte e vive die differlscono le urie dalle a'tre in
quanto che le ultime non appartengono ad essi che per un
cerio lasso di tempo chiainato vita ecc. Le forze morte pcru
variano di molto iiello stato di vita e dopo la morte, giacche
dipendono dalla forma e dalla composizione delle parti. Noi
non entreremo qni a discuteie sulla essenza di queste
forze, che T auiore non ha forse saputo precisare col so-
lito suo accorginiento i ma ci tarenio IbrLi di questo dua-
lismo per impegnare la riflessione di inolti fra i mcdici
i qiiali poco tainigliari coUa lisiologia, ed assai ritrosi al
meditare lianno con isdegno raggrinzate le narici ai nomi
di chimica viva e di ch'unica morta.
Poniamo line alle nostra riflessioni sn questa prima
parte della notomia generale raccomandandone la niedita-
zione nell' originate medesimo, il quale raccliiude un te-
soro di utili e luminose cognizioni. E pero non lasce-
remo di notare che niolti de' bei concetti relativi alia
prima formazione delle parti verranno a sentire di gravi
eccezioni ove pur sia, che le dottrine recentemente spac-
ciate dallo Serves in Francia vengano confermate da altri
invesligatori auatomici. Vuole il Serres die la organizza-
zione proceda dalla circonferenza al centre , non dal centro
alia circonferenza, come si era fin ora pensato , e vuole
inoltre. die i tessuti gettati di prime slancio vadano ,
diremo quasi caiiimin facendo, ad incontrarsi per istabilire
la composizione e la forma delf individuo. Se questo e,
ognun vede di quanto fareblje cambiare le dottrine rice-
vute sulla prima formazione dell' organismo.
La seconda parte di questa notomia generale i-acchiude
estesissime , ed oltremodo sulilimi considerazioni sui sisteini
(I) V. Niiovo sagglo aiialitico citato.
PARTE STRANIERV. 383
generall , mucosa ^ascolare e nerwso, i quail possono ri-
guardarsi come i foadatori degli altri organici sistenii. II
sistema osseo, 11 cartilaginoso , 11 fibro-cartilagiiioso, 11
fibrose , 11 mviscolare , 11 sleroso , 11 cutaneo intenio ed
esterno , 11 glaiidulare , e le formazioni, accidentall die
snccedouo per eiitro questl sisteinl , ottengono tuttl un
articolo speciale ove nessuna delle jJroprieta, delle fiin-
zionl delle modificazionl , o de' vlzj , o delle partlcolarlla
viene trasaudata. E benclie questa seconda parte noii vada
essa pure esente da qualclie ripetizione , da qualche Idea
non ancora ben sanzionata , e da qualche vizlo nella espo-
sizlone ; luttavla rifulge essa di tanto lume sclentiilco ,
che nol credlanio Indispensabile dl prenderne cognlzlone
sul testo a dilunque ama d'' Innoltrarsl nella jiroviucla
positlva della sclenza. Intanto nol qui cl proponlauio dl
loccare dl volo 1 prlml tre capiloll , come quelU che sem-
lirano anche elaboratl dalfautore con magglore predllezioiic.
Sistema mucoso. E quest! 11 tessuto cellulare deW Halle r ^
die r autore con Bichat e con Wolff ha voluto privare dl
ognl organizzazione cellulosa, o lameilosa, o iibrillosa.
Egli lo vuole In ultima aiiallsl una sostanza coerente ,
ojuogenea, viscosa, appena solidlficata e prlva dl forma.
In una parola un fluido coagulabile nello sta'o di coagula-
mento , che si lascla penetrare dagll altrl tessuti, e lore
si fa addosso In tuttl 1 sens!. Questa Idea non puo certo
andare a garbo de' nostrl fislologl Italiani, i quail, e forse
con molta raglone, &1 tengono ancora alia oplnloiie alle-
riana. E come pol lasclarsl addescare da' suol argomenti ,
se egli stesso dopo dl aver rlferita V apparenza cellulosa
al concorso dell' aria o dl altrl fluidl Inslnuatisi neoli in-
terstizj della massa mucosa, viene avviclnandosl alia opi-
nione de' sostenitorl della forma lameilosa , confessando ,
die 11 tessuto mucoso ruppresenta una cavita le migliaia di
volte pieghettata dal di fuori aW indentro che imolge stretta-
mcnte il corpo intiero? Comunque pero voglia riguardarsl
la natura del sistema mucoso , 1' autore rlentra nell' opl-
nione generale de' fisiologi dijiartendolo In due provincle :
una interna che concorre a formare 11 tessuto o paren-
chima speciale de' viscerl , 1' altra esterna o generale che
e destinata a riempiere gl' interstizj tra organo ed organo
ed a connettere le varle parti dell' organismo. Egli e sotto
quest! rapporti, ch'egii seguita 11 sistema mucoso con
384 A r P E N D I C E
occhio scrntatorc acconipagn.inclolo , sia ncl canal verte-
brale e nel cranio, sia nolle cnvita tlel tronco , sia fiiori,
alia periferia di queste cavitii e negli arti , ecc.
Le moke e brillantlssime considerazloni patologiclie de-
snnte dairautore snllo stato aaormale del sistenia inucoso
rendono pvegevolissimo anclie per questa parte Tarticolo
di ciii si ragiona , segnatamente ove esse vertono intorno
al risarcimento degli ascessi, cd alia formazione delle ci-
catricl. Degne di particolare attenzione son pure le ricer-
clie intorno all' adipe , il quale viene da esso Ini scanda-
gliato sotto tutti i rapport! , tal die ne scaturiscono noa
jioclie llnissime nozioni utili al lisiologo , come al patologo.
E vorremmo hene ch' egli si fosse altrettanto esteso suUa
sierosita, per la quale ci ha lasciato molto a dcsiderare,
non cssendo indiflferente s\ fatto flnldo aniuiale nella eco-
iiomia deir organizzazione e della vita.
Sistema vascolare. Sotto questo titolo comprende 1' antore
le arterie, le ^erie ed i vasi linfatici, moltituiline, die' egli, di
canali, in cut il fliiido iiW^ritvo giunge al sua termine di
perfezione, e die lo portano a tiUti gli organi nel modo stesso
che lo riconducono da turd i pimti del corpo. Questo nioilo
di presentare la moltitudine di canali costituenti il sistema
vascolare per la sola nutrizione non e esatto. Quali saraniio
poi i canali die servono alia decomposizione organ ica
[ denu'^rizione) , giacclie non puo negarsi un continuo ri-
cambio delle particelle dell' organismo, che hanno tinito di
servireagli usi della vita' Se il sistema linfatico od assorbente
non porta che il prodotto della digestione ( chilo o bnla resi-
dno della nutrizione), come avverra il passaggio della nto-
lecola morta nel torrente della circolazione per essere
condotta poi nelle vie escretorie ? Non e dunque tutto
nutritive il fluido che i vasi portano e riconducono da
tutti i punti del corpo, vi entra la sua parte escremen-
tizia e morta , che non puo essere assimilata piii oltre ,
e debb' essere eliminata per 1' opera de' vasi medesimi.
Nel percorrere rapidamente quanto 1' autore ci es2:»one
intorno a questi tre ordini di vasi , ci siamo accorti di
non poche lacune, le quali non furono nemmeno riparate
per intiero dalle copiose note de' traduttori , le vene ci
seinbrano soprattutto un poco troppo trascurate. E perche
la circolazione non ebbe poi qui posto , s' egli e piu-
vero che sia dessa una funzione dcterminata dai concorso
PARTE STRANIERA. 385
siimiltaneo de" tre orcUni di vasi ' Le poclie peiiiiellate die
egli getta sa questa funzione nel feto, come neH' adulto
non lo assolvoiio, a parer nostro , da questa oinniissione.
Ma bisogiia bea teiierci per largamente iudenaizzati dalle
bellissiine cose che ci tramanda Tautore in merito di questo
sistenia , qnand' egli si pone a discorrere della composi-
zione de'vasi, della distribuzione loro, delle anastomosi, dei
rapporti che lianno fra di loro niedesiini , delle proporzioni
clie serl)ano negli organi e nelle parti delle siiigole fnn-
zioiii die loro si corapetouo. Sui vasi linfatici e sulle
gluandole di loro pertineaza il lavoro del sigiior Meckel
e molto esteso. Non peruinto c' incresce di trovare il dot-
tissimo professore di Halla ancor digiuno della bella Me-
moria del iiostro defanto professore Jacopi , il quale , come
avverte assai opportunamente il traduttore italiano, non
lascio alcun problema da risolvere intorno all' impossibillta
del moto retrograde pe' linfatici. E incresce ancor piii di
udire dal inedesimo non essere ancor dlmostrati i linfa-
tici nel cavo delle tuniche delle arterie , e non esservi
comunicazione tra queste e qiieUi , che nel case di rottura
delle toiiache arteriose, o di trasudameuto de' liquitli pci
pori delle medesime tonadie. 1 traduttori francesi vi hanno
a dir vcro opposto le autorita di Ent, di Lauth il figlio
e di qualche altro , ma non si e fatto conto del nosiro
Mascagni, il quale ha costituito i linfatici come parti iii-
tegranti delle tonache arteriose ( VeJi il prodromo alia
sua graivle ajiatoinia).
La partita patologica che risguarda il sisteina vascolare
comiuda da quello stato anormale ^ che volgarmente dicesi
infiammazione. « Siccome, egli scrive , I' inliammazione od
" un atto analogo e la via principale per mezzo della quale
>> si producoiio tutte le formazioni, siano regolari, siano
>> irregolari , e siccome essa ha sua sede nel sistema va-
II scolare , parmi percio conveniente di qui far conoscere i
" tratti principali della sua storia , ma solo riunendoli in un
II quadro ristretto ed atteuendomi particolarmente alia for-
it ma. "
Se nou erriamo a gran partito T autore si e qui lasciato
andare culla comune de* patologi , i quali non hanno
ancora portiito nelF aualisi dell" infiammazione quella giu-
stezza di criterio die si richiede. Per esprimersi con
buona logica le formazioni regolari e le irregolari vanno
BihI. ItaL T. XL. 25
336 ArrENDicE
rifcrite non gia all" infiaiumazione , nia al proccsso flogi-
stico , che non e puato un sol atto, ma si bene il pro-
dotto di due atti distinti , azione e reazione. Riesce pa-
rimenie straao , come riponga T autore nel solo sistema
vascolare la sede deir infiamiiiazioue , qnasiche i nersl
non ne abbiano alcuna parte. Di fatto per tutto carattere
della ilogosi egli accenna il rossore e la dilataz one dt nisi .
]Ma nella eccliimosi non si trova forse e V uno e V aliro
di tpit'sti caratteri? Qui se vale implorar per jjoco 1 in-
dulgeiiza del lettore , ci faremo lecita una riflessione.
Aminessa la massima clie 1" iiiliaminazione porti al'.e
forniazioui regolari ed alle irregolari , ne viene di conse-
gnenza die T istess' atto produca diversi effetli , siccome
r induramento o 1' adesione , il j)us o la liafa piastica, la
creazioiit o la distruzione di un tessuto , la vita o la uiorte
della parte inliammata. Tale e la dottrlna che dalT autore,
non clie dai patologi vitalisti od orgaaologisti si prof'essa.
Ma come pub un sol atto rinnire le protUizioni vitali, che
recano il risarcimento deir organisuio , e le produzioui
morte che onerano il disfaciniento organico, la cancrena ?
E forse cjuesto un giuoco della dinaiiiica che regge quell atto,
la quale giusta e proporziouata farebbe nascere e prospe-
rare i tessuti , energica ed esaltata gli opjjriuierebbe , gli
scoinporrebbe e gli anuicliilcrebbe ' Capisco , come per
una spinta moderata e lie\'e io mi senta ajutato nel nioto ,
e per una invece piii forte e violenta sia obl^Hgato di
cadere e di fermarmi. Ecche perclo ? Sara egli seiiiplice
qiteir atto c'le mi getta sul suoio ? No, ove la forza di
gravita non mi trascinasse, o ragione altra qualunque non
si opponesse all' azione di quella spinta , io dovrei perpe-
tuamente correre nella direzione della medesinia ; e se
cado, non e gia per essa, ma per la forza di gravita die
viene a superarla e supera altresi le forze vive del niio
organismo che presieJono alia stazione. Ecco rimmaguie di
quanto avviene nel processo flogistico. Vogliatelo V atto
della flogosi per procUittore deUe formazioni regolari , oji-
pure delle formazioni irregolari , piii di una tendenza non
puo avere. Non puo che creare, e non distruggere i tessuti,
se produttore, distruggerli o portarli alio stato anormale , se
sconvolgitore. Or dumjue se nel processo flogistico uono e
pur riconoscere due spinte od atti diversi, uno tendente alia
dissoluzione dell' ordine organico, Taltro alia riparazione.
I'ARri', srnAMKiiA. 387
alia tntela del inedesimo . ragioa vuole die si dcblj.iiio
separare le forze die reggono quelle spiiite. Ed c pei*-
c'io die 1' iiilianiinazione ( presa nel senso dell' autoi-e )
uon puo cssere uii sol atto di una sola forza , ma ella e
una openizione inista di due forze antagonlstiche, le quali
daiiiio Inogo alle formnzioni regolari od irregolari , a norma
della prevalenza dell' una o dell' aitra forza nella loro re-
ciproca coaipensazione. Ne v' e bisogno di crearle queste
forze , basta soltanto coll' autore medesimo riconoscere
le forze vU'e e le forze morte die reggono gli organisnd per
trovare suliito la spiegazione di ogni fenomeno die siiccede
nel jirocesso flogistico (i).
Ma di questo argomento non est hie locus -^ riveiiiajiio
aduiiqne al signor Meckel. In quest' articolo egli ha com-
presa la storia degli aneurisini , la quale riceve non poco
bistro dalle elegantissime note aggiuntevi dai traduttori
francesi e dal traduttore Itallano. In tal modo restano
con\'enientemente riempiiiti alcuni vuoti isfuggiti all' autort;.
]Ma perdie non si e riempiuta anclie la lacuna del fundus
heinatoJes deirilej, malattia die voleva pur essere collo-
cata fra le anomalie del sistema vascolare , sia cbe si
yoglia riguardaria come una varieta del cancro , oppure
averla per una degenerazione sui generis de'vasi, segna-
tamente capiliari e venosi ? Ha egli forse 1' autore potuio
alludere a questa forma morbosa accennando 1' aneurisina
per anastoinosi , 1' angiectasia , il tessuto erecdte accikn^cde?
Meritava pure di essere conosciuta dal signor INIeckcl la
Jjeir opra del nostro Testa sulle malattie del cuore , ncUa
quale avrebbe trovato tlelle cognizioni si iinportanti intorno
alle disposizioni de' vasi ne' radiitici , die diflicilmente
sarebbesi egli creduto dispensato di parlare delle anomalie
di sittuizio/ie c di composizione del sisiema vascolare. E
poicbe siamo sul dire tlelle ommissioni del signor Meckel,
non possiamo tacere quella delle belle sperienze de' nostri
celeberrimi Scarpa e Panizza , sul conto dell' abolizione
del lume delle arterie per la semplice adesione delle loro
])areti interne , non per rottura delle tonaclie, come vuole
egli cbe accada ogni qual volta si praticlii la loro legatura.
Ne lascereino di iiotare die ella e pure grave mancanza
il non trovar motto in queste considerazioni paiologiclie
(1) V, Saggio anaUtico cit.
388 A P P K ^M) I C E
deir autorc sopra lo stato dc' vasi stante reniorragia spon-
tanea. Yarreblje forse per essa quaiito egli espone sii la
omorragia traumatica? E perclie nessiin cenno sni rapporti
fslstenii tra i vasi ed i fluidi per entro i medesiiui circo-
lanti ? Tali ed altri inleressantissinii oggetti lasciati da lianda
in qncst' articolo ci hanno incnsso il rincrescimento di non
trovare dappertutto il sigiior Meckel eguale a se stesso.
Sisteina iwrvoso. La notoniia geaerale clie risgnarda questo
sisteina e un lavoro tessuto con iiiolta dottrina e con pari
accorgiiuento. Egli scandaglia i nervi soito ogni piinto di
vista. Ne esamina la genesi , 1" intima struttura , la coni-
posizione, le forme esteriori ed i caratteri speciali , dap-
pertntto si vede cli' egli attinse alle migliori opere di no-
toniia , e molto vi aggiunge anclie del siio. Riescono ve-
raniente Unninose le riflessioni ch' egli porta snlla simmetria
del sistenia nervoso cerehrale e spinale , diniinnita poi ,
e quasi abolita nella provincia del gran sirapatico. IMolte
sono pure ed interessantissime le ricerche intorno alle
anastomosi de' nervi, e per conseguenza intorno le anse
nervose , i plessi ed i ganglj ; noi avvisiamo pero clie
non vi e esaurito tutto quanto e bnono a sapersi intoi-no
a questi oggetti da esimerci dal consultare le belle cose
clie ne scrisse lo Scarpa in proposito.
Seniljra clie Tautore ritenga le masse cortiaile e midollarc
del sistema nervoso come sostanze in opposizione fra di
loro , e probabilmente cosi disposte perclie ne risulti un
flitido inqjonderabile , donde poi gli atti fondatori della
vita. Questo argomento , cli' egli appena tocca di volo ,
r avreiiimo \'oluto piii dimostrato e tliscnsso. Imperocclie
la scnola alemanna degli imponderabilisti , fondata snl dua-
lismo elettrico o niagnetico , a cui pare non abbiano ancora
assentito c;r Italiani e la iiiaggior parte de' scienziati di
Europa , e sul punto di trionfare , quando pur si avverino
le osservazloni e gli esperinienti delF acupontura , che si
va praticanao con alcuni vantaggi nelle nialattie dolorose.
Trattando deir origine de' nervi , 1" autore ritieiie con
Gall come evidentemente dimostrata la provenienza delle
prime loro i-adici dalla sostanza cinerca , la quale fit percio
chiamata dal fisiologo Viennese sostanza matrice de neni.
Noi non possiamo a meiio di non meravigliarci del silen-
zio in cui si tiene F opinione contraria del Tideman , il
quale lino dal ioi6 facewi di pubJilico diritto le sue belle
P\RTF. STRANIEIU. 889
rleerclie anatonilclie sul cervello, e dimostrava come nel-
r einbrioue appaja la sostanza midoUare prima della cine-
rea, e per consegnenza esser falso che i nervi prendaao
origine da quest' nltima sostanza. E il Serres venne poi
egli stesso confennaiido questa osservazione , la quale vo-
leva pur essere notata dai traduttori francesi. AfFrettia-
moci pero a reiidere buon coato all' autore delle qui-
stioni tisiologiche e subliini cli'egli tocca iiitorno airunita
del sistema nervoso sostennta e combattuta a vicenda dai
fisiologi valorosi de'iiostri tempi. Si sa che molti vor-
rebbero ridotti ad uii solo e comun centro sensitive tutte
le azioni provenienti dalle varie provincie di nervi , e
non ultimo fra questi si distingue il nostro Racchetti ,
bencbe non avvertito ne dall'autore, ne dai ti-aduttori fVan-
cesi nclla estesissima nota ])ibliograiica apposita a quest' ar-
ticolo. Si sa ancoi'a, die all'opposto altri riconoscono due
provincie diverse di nervi e faniio gran differenza dai sistema
nervoso cerebro-spinale e dai sistema nervoso gangliare,
rappi'esentandosi i ganglj come tanti piccioli cervelli o
centri sensitivi ai quali sarebbero appoggiate le operazioni
della vita organica, mentre la vita animale sarelabe esclu-
sivamente retta dai nervi appartenenti al sistema cereljro-
spinale. L' autore molto accortamente si pone in una via
di mezzo a queste opinioni , e senza professare 1' indipen-
<!enza dei due sistemi nervosi analizza assai bene le loro
fiuizioni , e sembra conciliare le due opposte sentenze. E
di vero qual bisogno di rompere 1' unita del sistema ner-
voso e del centro sensitivo per ispiegare le funzioni distinte
che si fanno dai nervi e con accorgimento , e senza ac-
corgimento V Non e egli piii filosotico e consentaneo al
vero r ammettere in un solo sistema due capacita o tipi
sensitivi, preside Tuna alle azioni che mantengouo la
vita , r altra alle azioni che instituiscono i rapporti e le
relazioni accorgitive ■* Se il sistema gangliare, ossia il gran
sirapatico , fosse il solo esclusivamente addetto alle azioni
organiche, vale a dire alia nutrizione dell' individno , come
avverrebbe ella la nutrizione degli arti , ove questo sistema
ha nulla a che fare? (i) Noi portiamo adunque opinione,
(1) Alcuiii fisiologi |)er toghersi da questa obbiezione hauno
ideato che il gran simpatico si faccia compaguo delle arteiie
in ogni regioue del corpo. Ma il testinionio de' sensi Don con-
fcrma punto questa gratuita asserzione.
ogo APrrNDiCE
che i ner\"i sleno 1 comlmtori della sensiliilita ovganica ,
come della seiisihilita aiiimale, e solo cio accatla neir eco-
noiiiia della vita, chc , ove i fenomeni sieno ristretti
nei limiti dclle azioni organiclie , succedano seaza il coii-
corso del sensorio coinuue e per la sola inihieuza locale
del nervo , mentre ove i fenomeni si legano a degli esseri
estrinscci all* organismo , e si estendono a risvegliare le
azioni dell" anima vi prende necessai-iamente parte il sen-
sorio, tanlo per ricevere e percepire per mezzo de' nervi
medcsimi 1' impressione degli agenti esleriori , come per
traiiiandare gli atti delT anima clie fu eccitata a rispondervi.
Dl I'atto osserviamo le azioni organiche cessare negli animali
perfetti per la distruzione del cervello ^ lo clie pro\a la
neccssita della integrita de' nervi per la comunicazione della
torza nervosa o vitale che risiede nella massa cerebrale.
Duntjue la forza nervosa genera bensi la sensibilita orga-
nica e la sensibilita anlniale , ma non va dessa confusa
con queste , e F identlta del sistema nervoso si cerebro-
spir-p.le , come gangliare e tanto vera cbe ove per la man-
canza o la pochezza del cervello la sostanza nervosa sia
piu sviluppata nelle parti che non entro la scatola del
cranio dell' aiiimale , anche la forza vitale ed i suoi tipi
sensitivi sono meno snbordinati al cervello, per cni gli
animali imperfetti, non solo vivono per alcnn tempo de-
cajiitati, ma si movono e mostrano di sentire con accor-
gimento Ic impressioni dolorose. La quistione adnnque
della pluralita del sistema nervoso non e amniissihile per
ri^nardo all' nomo ed agli animali perfetti , ma lo e per
gli animali della scala inferiore ne' quali i ganglj rappre-
sentano vnrie provincie a parte , e si possono veramente
riguardare come tanti piccioli cervelli. Ma non si potrebbe
sostenere con GciU anche nel cervello la forma gangliare
dappertntto ove fanno centre le azioni delle varie dira-
mazioni nervose ; la qnal forma anderebbe perdendosi nel
cei-vello per ridursi alle parti , niano mano cb.e la massa
cerebrale andasse dileguandosi , per modo che limitata alle
sole protuberanze mamillari negli animali inferiori non
rappresenterebbe che qiiattro ganglj invece di uno solo ,
come si osserva negli anii.nali dell' infima classe degli esseri
sensi!)ili? Non andiamo pero romi^cndo il filo dell'antore
con troppa indiscrezione , ritorniamo al medesinio per
gettare un rapidissimo sgiiardo sopra im' allra iinportaa-
tissima quistione.
PARTE STRANIERA. 89 1
II cm'eUo agisce eg!i auto intiero in tutte le operazioni
dell' iiitelligenza , oppiire cerii fenomeni intellcttuali succedoiio
specialinerite in tale 0 tal ultra delle sue parti ' La qnistioiie
vieiie svolta dall' autore sotto i cUversi argomenti die mi-
litano per le due opjioste opinioni ; cioe I'unita sensoriale,
come la plni-alita degli organi iiitellettnali sono discusse
(la esso lui con molta sagacita. Non esita intanto egli ad
uniforniarsi alia oplnione de' lisiologi del giorno, i quail
ricoaoscono la pluralita degli orgaai cerebrali tuttoche
non si possa determinarne la sede. A tale proposito egli
si fa coraggio di atFennare (e cio sembra pure sanzionato
dalle recentissime ricerche di Magendie ) che le azioni
intellettuali di un ordine meno elevato e spirituale si ri-
feriscono ad organi situati nelle parti iaferlori e posteriori
del cervello ^ mentre le piii nobili e sublimi einanano da
organi die debbono risedere nelle parti anteriori e snpe-
riorl. Gall istesso nella sua tanto contrastata cranioscopia
gnida le sue ricerclie dietro queste medesime idee , le
qnali se non sono originaiiamente sue , lianno pero rice-
vuto dal di lui genio quel tal grado di seducente diuio-
strazione die da umano ingegiio poteva ripetersi.
Per poco ci dica F autore siiUa facoltii conservatrice
della vita , la quale assai accortamente viene da esso lui
riposta nel sistenia nervoso , e per cosi dire , facente ap-
l^oggio alia midolla oblongata , noi ravvisiamo in quella
tacolta la forza vitale , ossia quella potenza qualunque ,
la quale presiede a tutti i fenomeni cbe stanno nel cir-
colo della chiniica viva. Ma non sapremmo poi essere
soddisfatti, ed i Brossesiani lo saranno ancor meno, del
]>odiissimo di' egli adduce in merito alle simpatie , die
sono pure fenomeni inerenti alia natura ed alle funzioni
del sistema nervoso , si nello stato saao come in quelle
di malattia. Cosi nel ritoccare 1' argomento dell' imponde-
rabile in proposito alle funzioni de' ganglj , si scansa di
bel nuovo 1' autore di entrare in particolare discorso in
questo fluido arcano e mlsterioso. Non e forse deironore della
scienza di spingere il raziociiiio plii oUre la portata della
vista e del tatto ' Qual e la natura e Tessenza di questo
imponderabile ? £ desso veram«nte generate in sito dalle
due sostanze bigia e midollare , o non viene die raccolto
dal seno della natura universale , come 11 fluido elettrico
dalla pila voltiana ' Ma sembva die V autore abl)ia cercato
392 APPKNDICE
in ogni incontro cli evitaie le ricercho analitirlie ove noii
al)1)ia potiUo aspirare alia loro confenna col testiiiioiiio
cic" seiibi. L' anatomia cammina ottiinameiite con questo
spirito , ma la fisiologia non si presta a tale restrizione ,
e non occorrerebi)e cli aprire la piii jjicciola vetluta di
fjuesta scienza , ove non si fosse disposti ad argonientare
colla scorta della iilosofia induttiva.
L' articolo del sistcina nenoso jiello stato normale viene
terminato con molte elegantissime ricerche sn lo svilnppo
])rtniitivo e progressive di esso sistema nell' embrione.
Noi domauderemo all' autore se non era nieglio per Tor-
dine della esposizione di piantare queste ricerche in testa
air articolo medesimo per dilungarsi poscia nelle conside-
razioni di somma importanza , clie suppongono un sistema
gia tntto compiuto e funzionante ? Quando le scienze ar-
rivano ad una illimitata estensione , come quella della
organizzazione e della vita, T andare progredendo dal co-
nosciuto all* incognito e divisamento il piii saggio e filo-
sofico. L' analisi deve servire alia scoperta del vero , ma
la sintesi non va dimenticata ove si a\visi alia dimo-
strazione con pieno efl'etto.
Dello stato anorniale di questo sistema T antoi-e e stato
si parco, clie a' nostri occlii non lo iscusa nemmeno il
proposito ch' egli prende di scendere in piii minuti par-
ticolari trattando la notoniia speciale delle varle provincie
nervose. A'le himinose ricerche ed alle sensate riflessioni
ch' egli porto intorno alle ferite de' nervi ed al loro ri-
sarcimento , perche non fece egli seguito colle belle os-
servazioni di varj insigni patologi francesi , e del nostro
Panizza intorno alia degenerazlone della sostanza nervosa ?
Poteva egli iscansarsi di parlare delle simpatie morbose ,
che sono inerenti alio stato anormale del sistema nervo-
so ? poteva egli tacere gli spasmi , le convulsioni e la flo-
gosi per quella parte che vi prendono i nervi , senza
lasciarci nel desidcrio di molte dottrine patologiche ?
Qui terniineremo le nostre osservazioni , le quali pel
brevissimo tocco che ci proponemmo dell" opera del sig. Me-
ckel potrebbero per avventura sembrare un po' severe,
ove non si ponesse mente , che le opere di un distinto
merito, e destinate a piantare i primi elenienti delle scienze
nelTintelletto de' giovani studios!, sono quelle ajipunto che
\anno poste al vaglio della critica osservazionc, Perocclie
PARTE STRA.NIER\. Sg^
se mal avvenga, die altri si avvisi di por niaiio a lavoro
di si alta importanza, o il sig. Meckel istesso si determini
di rinfrescare questa sua beir opera, noa sara poi del tutto
inutile 11 farsi alcun carico delle poclie liflessioni clie ci
siamo permesse. Le quali riflessioni non avrel)bero forse
avuto luogo, quaiido il sig. Meckel, iiivece di un Mnnuale
die non e conipatibile colla estensione della scienza da
svolgersi , avesse avvisato ad un ii*attato completo di no-
toniia iisiologica e patologica cli" egli poteva condurre de-
gnamente a bnon termine quant' altri mai.
Del merito della traduzione itallana basta a guarentirci
la s'agacita del sig. Caimi , il quale sotto il semplice titolo
di traduttore svolge iion di rado delle note che rivelano
un ingegno ammaestrato da migliori studj. Ch' egli abbia
preferito per norma del suo lavoro la traduzione francese
air originale tedesco , ben puo esserne cagione la miglior
cognizione di quello che di questo idionia. Ma nessuno potra
crucciarsene seco lui dacclie ad alcuni inconvenienti cui
potrebbe per avventura averlo esposto questo suo divisa-
mento per riguardo alia rigorosa interpretazione di qualche
frase , ha egli posto in vantaggioso compenso le note dei
traduttori francesi , delle quali la raaggior parte era ne-
cessaria per livellare il Manuale del signor Meckel al punto
in cui trovasi al di d' oggi la scienza della organizzazione.
D.
394 A p r E N n r c E
PARTE II.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
OPERE PERIODICHE.
STATI PONTIFICJ.
Giornale Arcadlco di Roma, qaaderno 8i.°
OciENZE. De medicamentovum virtutibiis recte dijmli-
candis , dissertatio Manritii Bufalini. — Progressi delle
scienze economiche dal principio del secolo iino al pre-
scnte , Memoria di Carlo Bosellini. — Necrologia del P.
Carlo Giuseppe Gismondi.
LettERATURA. Fiagionamento II di L. Biondi intorao la
Divina Couimedia. — Edipo nel bosco delle Eumeaidi ,
traoedla di Gio. Bat.t. NicoUni. — Yersi di Caterina Fvan-
ceschi. — Trattato del governo della famiglia, di Agnolo
Pandol-fiiv ^ ad uso delle scnole. — Insci-iptiones pro exequiis
publicis Josephi Franchi comitis a Pont. Notizie intorao
alia vita ed agli studj di Giuseppe Franchi conte di Pont,
del conte Federico Sclopis.
Belle ARTI. Latona co' suoi plccoli figli, neU'atto di
trasmatare in ranocchie gli scortesi e sacrlleghi villani
dclla Licia , scultura di Francesco Pozzi. — Scultnre in
arorio che si reputano del secolo XIII, possedute da Pa-
cifico Giorgi di Mondavio.
Varieta'. Sonetto estemporaneo del cav. Vincenzo Momi
pel ritorno in Milano della sua diletta figliuola Costanza
Monti Perticari. — Festa celebrata in Genova in onore
di Giulio Perticari. — Versi del conte Carlo Pepoli per
nozze. — Medea, dramma tragico di Gio. Batt. NicoUni. —
Manuale, ovvero brevi elementi di fisica ad uso degli stu-
dios!, di C. Bailly: traduzione di Giuseppe Mamiani. — Versi
rVRTE ITVLI\N\. ?)f)5
latiui dl Midiele Fernizzi. — Lettere ineilite cU Seljastiano
Erizzo. — Le leggi di Cicerone: traduzione [lostnma di
Giiglielmo Manzi. — Dante coi comeuti del Landiuo , tutto
postillato di mano del Tasso. — Le cento novelle anticiie.
— Rime sacre. — Calendario pe' regj Stati Sardi. — Ar-
ticolo di lettera suUa china hicolorata. — Idillj due di
Teocrito volgarizzati. — L" inondazione di Pietroljurgo avve-
nuta nel di i() novembre 1824:, Canti quattro del prof.
Antonio Mezzanotte. — Epistola dell' arciprete Luigi Nardi.
— Commedie del cav. avv. Vincenzo Bcrni degli. A/itonj. —
Per la solenne coronazione di Carlo X re di Francia, can-
zone del conte Serafino ri' Alteinps. — • Osservazioni nie-
teoroloffiche ed idronietriche di settembre.
C I B L I 0 G 11 A F I A.
REGNO LOMBARDO-VENETO.
Raccoha di Fiaggl. Biennio terzo, Mollien , liaggio
iiella Colombia, torn. 2.. Arago , passeggiata iiitoriio
al mondo , torn. 4. Wied-Neuwied ^ iiaggio al
Brasile , tomi 4. Belzoni , viaggio in Egitto ed
in Nubia, to/no i." G basset de S. Sauveni', iiaggio
nelle isole Baleari e Pitiuse , tomi 2. — Milaiio,
dal 1823 al 1826 , dalla tipografia dei fratelli
Sonzogno , in 12° fig.
OoNO questi gli ultimi viaggi pubblicati dai fratelli Son-
zogno , che fonnano parte di questo terzo biennio della
loro commendevole raccolta. Non parleremo del viaggio di
Mollien nella Colombia, del quale aldv.amo dato in questa
Biblioteca un lungo estratto, ne tampoco della Passeggiata
iniorno al mondo del sig. Arago, della quale pure si e fatto
qualche cenno al principio dell' estratto del grande viaggio
del Freycinet , del quale la pai'te istorica non e ancora
piibblicata , e a questa pub frattanto supplire la relazio-
ue , benche assai rapida , dell'^rog'o.
In quattro tomi si e diviso il viaggio al Brasile fatto
negli anni iSiS^ 1816 e 1817 dal prin<:ipe Masiimiliano
3(.)6 A r r F, N n I c E
di IVied- Ncun'ied , ilcl quale la tratliizione si presenta cO"
nie la prima italiana tli qnesto viaggio fatta dal tedesco.
Ridonda qnesta rclazione di osservazioni belle e giiidizio-
se, e di notizie non da altri sia ora esposte. Ben descritti
veggonsi i contorni di Rio-Janeiro, gli indigeni del tiume
S. Lorenzo, le popolazioni singolari del Paris di S. Fe-
dele e degl'indigeni Coroados , il liuiiie dello Spirito Santo,
i popoli detti Botocudos ; i iiumi di S. Matteo e Alcobaca,
Ic cacce di que' paesi , i Patacos e i Macliacali o Macha-
cari, tutti abitanti delle sponde del Sucurnm, il Rio grande
di Belinonte , al proposito del quale inaggionncnte si il-
lustrano i costural dci Botocudi; i finmi Con\inandatuba ,
Una, Dos Ilheos e Hahype, e i costumi degl" Indian! abi-
tanti presso Villanova di Hivenca , come pure dei Gue-
rens , die sono un residuo degli anticlii Aymores , e forse
anch' essi deila nazione dei Botocudi ; le foreste clie si
attraversano nel viaggio da Villa Dos Illieos a S. Pietro
d" Alcantara, i costumi degli Lidiani Camacans e Mon-
goyos , la capitama di Mlnas Geraes , la caccia dell" Emas
e del Ceriema, specie la prima di struzzi americani , del
quale qualche individuo e di si gran peso, die nn nomo
di que' paesi dura fatica a portarlo. Si descrive pure la
caccia dell' Unza o Lonza, fdis Oiica e felis concolor di
Linn., i costumi degli Lidiani custodi delle mandre e do-
matori di cavalli presso Arrayal da Coaquista, la valie
pittoresca di Urba , i fiurai Jiquirica, Jagoraipa e f isola
Itaparica.
Piacevole ed istruttivo viuscira questo viaggio al natu-
ralisti, i ([uali vi troveraniio belle notizie su di un tulo
vulcanico natante , unito a qualdie poco di blenda cornea
basaltica; su le numerose concliiglie fossili , riiarine e flu-
viatili , trovate iiella strada da Rio Janeiro ad Ilheos ; su
i frutti della palina detta Fiacaba , die forse e il cocos
hipidea , coi quali frutti gl' isolani di OUvenca fabbri-
cano molte coUane; su i costumi delf Armadillo , su diverse
specie singolari di scimmie , su gl' liisetti die dlvorano
gli arboscelli nelle pinntagioni dello Estrelto d' Agoa , su
gli alberl di Barrigudo e su quelli dl cacto quadrato c
pentagoiio , alcuni dei quali giugnevano all' altezza di
60 pledi, e a due e plu di dlaiiietro^ su la lucertola nonilnata
Anolis gracilis , la quale ha sotto il collo un gozzo di co-
loi-e arancio, clie inipallidisce se alcuno le si avvicina.
PARTE ITALIA.NA. 3g7
con clie sembra partecipare della qualita vantata del ca-
inaleonte ; snl corvo azzurro e su F uccello detto Sahui ,
ornato di bellissimi colori ; su la graiide lucertola taiii ,
sul cervo detto geral , grosso quanto un capriuolo con
corna triforcute ; su d'altri cervi piu grandi , die sono forse
i giiazupuco di Azara ;, sul lobo o F aguara-guaza dello
stesso Azara , die e il cane messicano di Cmier , iiiala-
mente detto orso cancmoro ; sul guariba , che e forse il
caraja di Azara, specie di scimmia di cui molto si ricerca
la pelle per coprirne le selle ; finalmente su F ema e sul
ceriema. Un'enia uccisa aveva dal becco sino all' estremita
della coda la lungliezza di qnattro piedi e mezzo, e la
largbezza di sette piedi colle ali aperte ; nel suo stomaco
trovaronsi piccole iioci di cocos , altre frutta durissinie ,
ed aicuiii ayanzi di serpenti , di gi-illi e di altri insetti.
Colla sua pelle iiera si faniio stivaletti , colla pelle del
lungo coUo, borse per il danaro, colle sue uova divise
in drte parti piattelli o scodelle , colle sue jJenne bellissimi
ventagli. La ceriema ha un volo rapidissiino ed un canto
armonico piacevolissimo. Forse e questo il gypogeranus
africaiius , ma lia un piccolo ciufFo di lunghe piume ritte
sul iiaso, il becco di un colore rosso incarnato , le ali
corte ed i piedi lunghissimi. Belle sono ancora le descri-
zioni del corvo cilestro colla coda bianca, detto dai natu-
ralisti cinnoleuco , del trochilo o forasiepe cornuto, che e
il pill bello della sua famiglia , del tordo giallo , ecc.
In un' appendice si indica opportiuiamente il modo che
tener debbono i naturalisti nei loro viaggi al Brasile ; si
espongono quindi , dopo alcuni cenni su le varie lingue
dei popoli Brasiliani , diversi saggi delle lingue dei Boto-
cudi , dei Maschacaris , dei Patacos , dei Malalis , dei Ma-
conis e dei Camacans , tanto di Belnionte , quanto della
capitania di Bahia.
Molto interesse destano certamente i viaggi di Belzoni,
perche contenenti il racconto delle ricerche e scoperte
archeologidie fatte nelle pirainidi , nei templi, nelle rovLiie
e nelle tombe delF Egitto e della Nubia. A questi viaggi
ticn dietro un altro fatto lungo la costa del mar Rosso
ed all' Oasi di Giove Ainrnone. La traduzione e fatta dal
francese del signor Depping , celebre nella letteratura egizia
e anche dottissimo in materia di viaggi. Si promelte alia
fine del tomo II una dissertazione del dottore Labus su di
3<;8 .V p r i n dice
una iscri/loue del rcjiiio di Anlonino e d'l Sdd-o, scoperta
dal Jyelzoni presso Assuaii , ma U tomo 11 non o ancora
pal>b!icato.
Couiincia il primo volume con alcuai teniii liiogralici
iiitorno al Bdzoili'^ die vealmente chiamavasi Bolzuii , e
vol'e coa picciola iiiflessioiie raddolcire il suo norae. Nato
egli in Padova nel 1778 un primo viaggio fece da fan-
ciiiUo a Ferrara el alle iaUle degli Apenaini, poscia
\-ia:;gi6 a Roma, a Parigi, in Olaiida, in Ingliilterra, nel
Fortogallo e nella Spagna^ di lii passo in Egltto e nella
Nubia, alle coste del mar Rosso ed all' Oasi di Gioi^e Ain-
moiie. Concepi egli il gigantesco disegno di ti'asportarc il
b.isto colossale detto di Mtinnoiie , del peso di 24 migliaja
di libhre (rancesi, dalle mine di Tebe sino al porto di
Alessandria , e riuscito essentlo in quella impresa , trasfor-
mossi cjuasi improvvisauiente in arclieologo; egli dalf isola
♦li File levo anclie un obclisco , solievr.ndolo tial fango del
!Nilo^ nel quale affoadato giaceva per iacuria degli Arabi.
Per il solo amore delle antiquarie scoperte supero egli la
cateratta di Wady-Halfa , viaggio sotto terra nelle spaven-
tevoli cav^erne di Gariiak , tragitto in luogo pericoloso 11
mar Rosso , onde riconoscere la vera situazione della cittA
di Berenice, estese le sue ricerciie all" Oasi , tanto vene-
rata un tempo e famosa, di Ciove Aminoric , dalle quali
imprese itinerarie trae il biografo professore Menin la
risposta a quegl" invidiosi detrattori clie al Belzoni, come
tv^li dice , concedono Is braccia di un atleta e negano la
mcnte di un arclieologo. A quelle egli aggingne gli scavi
I'atti per di lui cura a Tebe, donde passarono in Europa
tanti monument! egizj ; la scoperta da esso fatta della
valle di Beban-Ed-Malouk e del sepolcro creduto di Psam-
mttico-^ finabnente il riti-ovamento con facili mezzi deH'adito
alia seconda piramide, clie le antiche tradizioni solitia
lutta annunziavano ed inaccessiliile , o piuttosto inqjene-
trabile. Parla poi il biografo delP ultimo viaggio del Bel-
zoni, diretto all' inlerno delF Africa ed ai regai posti a
settentrlone del fiume Negro, nel quale riuscito non es-
sendo da principio a cagione di ostacoli insiiperabili , re-
cossi a I\ladera e a TenerilFa , e quindi alia costa occi-
dentale delf Africa , non molto langi dal Capo Bianco.
Da questo capo navigo sino al Capo Coast Castel su la
costa d' Oro ; ma mentre da Beniuo incauuuinare si voleva
I'AKTE ITALIANS. 899
verso Touiljucto , sorpreso dalla dissenterla , liportare si
fece a Gato, e cola mori. II Altnin non termina i suoL
cenni biografici senza rendere conto della statiu-a , della
fisonomia e dell' abito di corpo del Belzoni , di cui vedesi
r immagine dicontro al frontespizio , delle qualita del di
lui cuore e delle medaglie a di lui onore coniate.
Noa parleremo a lungo dei viaggi del Belzoni nell' Egitto
e nella Nubia , perche ne hauao gia fatta nienzione tutti
i gioniali dell' Europa , e qnelli priucipalmente della nostra
Italia , die a ragione si vanta la patria di quel celebre
viaggiatore^ noterenio soltanto, ch' egli iliustra ne' suoi
viaggi le ruine di Antinopoli, le 2:)lraniidi di Dajiov , le
tonibe di Issus , le ruine di Tentira e quelle della grande
Tebe, i tempi di Edfn, di Onibos , di Gyrche e di Sebua,
r isola Elefantina e quelle di Filea e di Maynarti, il tempio
di El-Kalab-Clii e quelli di Ibsambul , T obelisco di Cbellal ,
le sfingi di Carnak , le tombe di Gui iiah , le ruine di
Mediiiet-Abou e molte altre anticbita, riportando ancora
due iscnzioni greclie ed una latina , non mai da altri
vedute o publjlicate. Belle osservazioai trovansi pure su
i costumi dei popoli da esso visitati ; su le danze degli
Arabi ed altri lore usi iu geuerale , su la cavalcatura
degli asini usata al Cairo, su i buffoiii teuuti per diver-
timento dai bascia, su di una comniedia rappresentata
dagli Aralji in occasione di un matrimonio, sui Fellahs e
sn gli Hadgis , su le cause dei progress! e su i funesti
efFetti della peste neU' Egitto , su le armi , sul car-attere
e su le abitudini dei soldati turclii dell' Egitto. Avverti-
remo finalmente che non ispregevcli sono alcune notizie
date in questi viaggi anche relativamente alia storia na-
turals : vi si sono inserite per esempio ricerche su I'aca-
cia e su 1' uso die si fa di quella pianta , su i cama-
leonti e sul loro nutrimento , sul grano detto durrali e le
focacce che se ne fanno ; su la giralFa , sul lioncorno , su
la pianta del loto , e finalmente si i-ende conto di una
nieteora osservata dal Belzoni a Dendera.
Iniportante di sua natura e pariment* il viagglo alle
isole Baleari e Pitiuse del Grasset di Saint Sarweur , in
quanto che quelle isole, esposte jier la loro geogralica
posizione a cangiare sovente di dominio , non sortirono
sin ora illustratori che in bi-evi cenni e colla dovuta
accuratezza ne presentassero il quadro iisico e morale. In
4C <i A P PEN DICE
rni iliscorso pi-eliiiiiaarc tnittasi delf antica gcografia e
delta stoiia di quelle isole , del canittere de' loro storici
dei cjuali si tesse un catalog© , e si osserva clie iiientre
inolti lavori imperfetti esistono intonio le Baleari , alcuiio
noil avveiie die nieriti considerazione intonio le Pitinse ,
e tra colore che trattarono di cjueste isole in generale , si
distingue soltanto la descrizione di don Miclii le Vargas. II
A'iaggio che era si presenta, non solo coniprende le iiotizie
topograiiche piii accurate , ma le osservazioiii ancora spet-
taiiti al carattere , ai costuiui , agli usi , alF indiistria , al
comuiercio , alF indole ed alia lingua degli abitanti di quelle
isole , e un capitolo e consacrato alle loro antichita tuttora
esistenti. Gli editori milaaesi lianno aggiunta a quest" opera
una piccola raappa geogralica che nelF originale niaucava.
Esposta la situazione di quelle isole, T origine dei loro
nonii e la loro estensioiie ; esposte le figure , le coste e
le cale delle isole in Majorica e Cabrera, si descrivono par-
tltamente 1* isola Majorica , il suo clima e i suoi tcrreni ,
lion che le loro produzioni, la citta di Paliiia, T isola
Minorica , la citta di Mahon e il suo territorio, i distretti
di Alayor, di Mercadal e Ferrerias , e di Ciatadella , qulndi
il clinia , i terreni e le coste dell' isola stessa colle loro
rispettive proi-hizioni. Si passa poscia alia descrizione dclla
situazione , della estensione , delle coste e delle cale delle
isole Pitiuse , ed anche all' esame particolare di ciascuna
delle medesimC;, cioe di Ivica e di Formentera. Nei seguenti
capitoli si espongono il carattere ed i costumi degli abi-
tanti di tutte quelle isole ; si i'a. vedere che qnegli isolani,
professando la stessa religione e obbedendo alle inedesinie
leggi della Spagna, hanno necessariaaiente lo stesso carat-
tere , toltene alcane piccole varieta risultanti dalla Innga
doininazione dei Mori ; che i Rlajorichini non solo rispet-
tano i forestieri , ma sono anche cortesi ed ospitalif, ciie
essi amano le teste e i divertimenti , ed alcune feste hanno
tutte loro particolari^ nelle quali, malgrado un numeroso
concorso non accadono mai risse ; che gli artigiani sono
iieri dei loro lavori che credono superiori a quelli di
tutti gli altri paesi ^ che in generale quegli isolani sono
dotati di coraggio e di straordinaria destrezza iiel maneg-
gio della lionda , sebbene una classe tli abitanti sia domi-
nata da una naturale indolenza. I Minorichini , benclie cor-
tesi anch' essi coi forestieri, si tengono ritiratissinii, e
PARTE ITALIAN \. 40 I
semljrano amare la solitudine ; essi soiio attaccatissimi alle
ceriuionie religiose e tjuasi superstiziosi :, nelle processioiii
compajono coll' aLito di guerrieri romani, e compei-ano
11 diritto di essere vestiti alia morte di un abito mona-
cale. Gli Ivichini lianiio presso a poco gli stessi costumi 5
nia sono rozzi ed ignoraiiti , e forniscono soltanto ottimi
marinaj.
L' industria di que' paesi consiste in fabbricare co-
perte , tappeti e cinture di lana , alcune tele e stoffe di
seta, che pero non escono dall'isolai molto stimati sono,
niassime nella Spagna, i lavori di tarsia che si fanno in
qnelle isole ^ gran quantita di lavori fassi ancora di foglle
di palnia. L' antore attriljiiisce ai Majorichini 1" attitudine
e anclie una specie di gusto per le scienze e le arti di
ogni genere. II traffico di quelle isole consiste, quanto
air esportazione , in olio, vino, acquavite , mandorle , aran-
ci , cedri , lave , capperi e foruiaggio i non sanno pero
quegli isolani trarre tutto 1' olio die si potrebbe dagli
uli-»'i, e non riuscirono giaiiurai a fare il sapone duro.
Si duole r nntore , che non collivino il lino e la canapa ,
che non traggano prolilto dalle canne ottime pei fabbricn-
tori di panni , dall'ardesia, dalle pietre da fabbrica , dai
marmij dal tabacco , dallo zailcrano, dal sale e dalle sala-
gioni copiose che fare potrel)bouoi e finahnente non sa
intendere come non si nioltipUchino gli alveari in un paese
ove le api crescoao a meraviglia. Gli abitanti delle Pitiuse
non fanno alcun traiTico, e appena mandauo fuori una
piccola quantita di olio e di lana.
In un capitoio si paria dfll' abbiglianiento di quegli
isolani ; in altro delle antichita di quelle isole. Consistono
queste in alcuni inonumenti , che nel paese si nominano
altar! de' gentili , in alcune pirauiidi sepolcrali , in alcuni
avanzi di muraglie e di acquidotti. L' autore parla delle
medaglie piii singolari di quelle isole , di varj idoletti
di bronzo e di alcune iscrizioni cola ritrovate , e chiude
il suo viaggio con alcuni cenni storici su le isole Ba-
leari e Pitiuse in generale. Si sarebbe forse potuto de-
siderare in quest' opera qualche cenno intorno alia storia
naturale di un paese non molto frequentato da' viaggiatori,
intorno le montagne , la loro elevazione e la rocce che
le compongono , intorno alle cave delle pietre e de' mar-
mi, intorno agli animali e speciahuente ai pesci ed agli
BILL hid. T. XL. 26
402 A T' r r, N D 1 C E
uccelli, e iinnlinoato intonio alle j>inntc dcllc quali sareLbonsi
potuti intUcare i noiisi liiineaiii, giacclie nou credianio
puiito clie r autore a'ubia cola vediito trequente F aloe ,
dal quale ha sug^jt'i'ito tli trarre pnrtilo per il traffico , e
con ragione diibitiaiiio clie scaiablato egli aliliia quella
piaiita coir agM:e americurui.
Noi siamo d* avviso che coUa pubblicazione di simili
viaggi , i fratelli Sonzogno continneranno a readers! sempre
piu bencmeriti del pubblico , e sempre piii diverra coni-
mendevole la loro rnccolta , il di cui terzo bieiinio e gia
innoltrato.
Stoiia degl'i Arahi compilata dal prof. Amhrogio Le-
VATi sllUc operc del Marigny , del Gibbon , del-
V Andres c del Rampoldi , e pubblicata in conti-
nuazione al Compendia delta Storia universale del
sig. conte di Scgur. — 3Iilano , iSaS , pjesso An-
tonio Fort. Stella e Figli , vol. 3, in i8."
Qnando il tipografo Stella invito i nostri dotti ad ajutarlo
nella difficile inipresa di compiere la storia universale inco-
iiiinciata dal sig. conte di Segur , quanti non vedemmo noi
sorgere istorici in qiiesta sola citta di Miiano ? Chi mai
avrebbe creduto che tutti costoro in qnella tanta osciirita
di vita , celassero una mente niidrita da quel gran sapere ,
pn giudizio educato si rettamente, quanto e d' uopo a de-
scrlv "^''^ le vicende dei popoli , e giudicare la loro condot-
ta? E iiondimeno composero in brevissimo spazio di tempo
parecchi^ dozzine di volumetti , e dettaron la storia di
quasi tiTtte Je parti del niondo. Se si domandasse quali
via^gl hanno impresi, in quali archivj , su quali monu-
menti hanno e^'si cercate novelle notizie , o le prove al-
jueno della storia '(^^ scritta per altri , se si domandasse
in fine se costoro conoscono 1' idioma dei popoli dei
quali hanno scritto, crescerejbbe per certo la nostra meravi-
'rlia utiendo ch' e' seppcro tarsi autori di storie senza alcuno
di que' sussidj dei quali confessarono pur di aver d' uopo
i pit! famosi ingegni. Di alcune di queste operette gia s' e
parlato nella Biblioteca, ne gioverebbe rivocarle a nuovo
esame. A noi di presente e date Tincarico di parlare della
storia degli Arabi compilata dal prof. Leyati.
PARTE ITALIVNA.. 4o3
A conipierc cjuesto incarlco al)]Hamo imprcsa la lettura
del primo volume ; ma dopo la prefazione la nostra rae-
moria comincio a non volere piii accogliere siccome cose
nuove noil solo i fatti , nia ne le parole medesune ; e pre-
correndo T ufticio degli occhi , ci suggeriva gia innanzi
quello clie non avevamo ancor letto. Certo non aspettammo
iinora a studiare alcun poco la storia di Maometto e degli
Aralji, ne potevamo credere di trovar cose nuovlssime in
tre piccioli volumetti , dopo una recente lettura dell' o-
pera del signor Rampoldi ; ma le parole, queste almeno
credeinmo ciie ci giungerehliero nuove , perche senza dub-
l)io alia molta erudizione del sig. Levati non sara sfuggita
quella sentenza d' Isocrate , clie quel dicitore oltre ogrii
credenza e hojoso , il quale prcnde a trattare le cose gia
dette jDer altri , senza esser capace di vestirle con di-
verse parole. Dalla pagiiia 40 alia pagina 55 appena cre-
diamo clie si potrebhon trovar dieci linee sulle quali il
sig. Rampoldi non potesse spiegare T azione di plagio; e
fu appunto a questo segno dove ci cadde ogni dubbio , e
coniinclanuno a conoscere quali paesi viaggio il nostro
atitore per erudirsi nella storia clie doveva narrare. Im-
perocclie fra le cose da not notate leggendo gli Annali del
sig. Rampoldi v' eblje il suo calcolo intorno al vero co-
minciamento di queir era che si conosce sotto il nome di
egira ; e quella sicura e niiova dimostrazione ci parve de-
gna di nota non nieno per la sua importanza , che per
la modestia. e quasi diremnio per la non curanza, con
cui il sig. Rampoldi 1' eauncio. Ora nei volumetti del si-
gnor Levati trovammo questo medesimo calcolo ; e poiche
non appariva citato il sig. Rampoldi. ma le parole non ci
parevano nuove , licorremmo agli Annali , e vedemmo clie
il sig. Levati erasi appropriata la vivanda e la coppa , cioe
il concetto e le parole aacora.
Dopo di cio , siaino ricorsi all' indice , se mai vi scor-
gessimo qualche cosa clie ci desse speranza di novita. Ma
dopo r indice trovammo invece un avviso in cui gli edi-
tori dichiarano che anche parecchi passi non citati sono tratti
dagli Annali del sig. Rampoldi , ai quali ben pub dirsi che
appartenga it meglio di questo compendio. Questo avviso lo
fecero gli editori. perche non si possa mai inco^pare di pla-
gio il coinpilatore , e meglio avrebbono detto : perche si sap-
pia che cjuestu non c una nuo\'a storia , ma un plagio. Qui
404 A T T> F- NT D 1 C t
tluiKjiio al)l)iaiUo una storia sen/a istorico, o forso meglio
direnmio uno storico senza utoria.
Operctte sccltc di Paolo Fnisi mihiacsc, colic Mcmorie
storichc intorno a I medcsiino scrittc dti Pictro Vehri.
— 3Iila.no, i(S:i5, per Giovanrn Silvcstri, in 16/'
Paolo Frisi fu ano de' piu begli ingegnl del secolo XVIII.
A malgrado iei moki errori nei quali una pessima edn-
cazione gettava allora le menti dci giovanetti , si arricclii
assai presto di tajite cognizioni , ed avvezzo si fattamente
lo spirito al ragionare diritto e sicuro , che quando gli
altri 81 lodano per le «peranze dei frutti avvenire , egli
gia t\ era ac<{itittata ami ordinaria faina coUe sue produ-
zioni. Alcune di qnesf e , eJette dal tipografo Silvestri, coni-
pongono un bel voiumetto della sua Bibliottca scella, pre-
ceduto dall' elogio oade Pietro Verri onoro la luemoria di
questo suo grande coacittadino a cui era stato amicissinio
in vita. Fra le opere dal Silvestri puhblicate avvene una
uoa niai stampata intorno alia maniera di continuare la navi-
gazione ddl'Oglio all'Adda per la Dclmomi. Nel resto poi la
8celta ci senibra fatta con ottinio accorginiento , trovaadosi
nel voiumetto frammischiati alcuni coniponinienti pura-
niente scicntifici ad altri nei quali 1' arte deir oratore pri-
meggia. Perocche si nelP una che nelP altra parte fu ver-
satissimo il Frisi ; ne gli piacque la dottrina senza gli
ornamenii delP eloquenza, n^ stette contento alio studio
delle parole quando non fossero veste ad alti ed utili
pensamenti.
Raccoltxi di tragedte scritte nel secolo XVIII. Vo-
Inmi 2. — Jllihino, 1826, d<illa Sociefd tipografuci
de Classici italiani , in 8/
Perclie P Italia non ebbe fino ai tempi del grande Al-
fierl alcuno scrittore the le desse un corso di buone tra-
gedie, credono alcuni the prima di lui la nostra letteratura
in questo genere fosse del tutto mancante ; e dopo la Me-
rope del Maffei non san mentovare alcun tragico compo-
nimento che jjrecedesse a quei delPAlfieri , e giovasse alia
gloria nazionale. Cosi pai-imente la grande faina di quello
scrittore , o piuttosto la pedantesca pr(;sunzione di alcuni
PARTE IT A LI AN A. 4o5
die mostrarono cU avert; a sdegiio tiitto clo die non ugua-
gliava r altezza tU quelF esemplare , noc(jne ai progress!
della tragedia italiana, riinovendo ogni scrittore da un
aringo nel cjuaie sapeva die sarel^be tenuto a vile se non
vinceva TAlileri. Tuttavolta sicconie dopo quel valoroso
alcuni Italian! hanno scritte tragedie degae d'altissima lode,
cosi andie prima dl Im non n' eravamo si poveri come
credono alcuui. E fu lode vole il consiglio della Societa
tipograiica dei Glassici italiani di raccogliere in due gross!
voluiiii le migliori tragedie del secolo XVIII , onde si vegga
come in quella eta nella quale poi snrse TAllieri molti
altri occuparono un posto assai ragguardevole tentando la
nobiltk del coturno. Jacopo Martello , Antonio Conti, Sci-
pione Mafl'ei , il Zanotti , Domenico Lazzarinl , Giovanni
Granelli , Savcrio Bettineili e Giovanni Pindemonte sono
gl' illustri noiiii che somministrarono ai raccoglitori di die
arricdiire i loro volumi : il Varano non vi eblie parte,
perche le sue tragedie di iiierito singolarissinio furono pub-
blicate colle altre opere di quell" autore. La brevita di un
annuncio non consente alcun esame di questi coniponimenti,
ma ben possiamo asserire che la scelta attesta il buon
giudizio degli editori nel tempo stesso che mostra la ve-
rita di quanto abbiam detto poc' anzi , die 1' Alfieri non
fu il solo che desse buone tragedie al teatro italiano. E
si ponga inente che gU editori, pubblicando i soli scrittori
del secolo XVIII, restrinsero la loro scelta a quell' eta, seb-
bene lino dal cinquecento noi avessimo gia qualche tra-
gedia di cui possiaino tenerci onorati.
PI E M O N T E.
M. Fabii Qiiintiliani DeclaTnationcs niajorcs et mi-
norcs , item Calpuniii Flacci ex reccnslone Petri
BURMANNI. Tom. VI.
Titi LiviL Patavini Opera qnoe extant omnia ex
recensione Q. Alex. Ruperti enm snpplementis
Freinshemii. Tom. IV, X. — Augnstoe Tanrino-
Tum, 1825, ex typis Josephi Pomba.
Ecco ancora tre volimii di questa coUezlone , i quaP
provano T csattczza c la sollccitudine degli editori ne'
soddisfarc ai loro, iiiipegni.
4c6 A r p F, N D I c r
II primo di questi volumi o 11 "VI di Quintiliuno col
testo secondo la ricognizione tli Fk'tro Bunnanno , e con-
tiene le ilecKim.izioni nini;-2;iori e uiliiori di quel retore
laiiao , iiioltre gli estratti di Qilpurnio Flacco dci dieci
retori iniuorl , coUe note del ritco , del Cromnio e dello
Scu'tin2.L0. In froate alle declamazioiii di Quiiitiliano trovasi
ima nota , nella quale il Pitco auuuuzla di avere cieca-
mente seguito il testo di ua antico codice, servito noa
essendosi di alcitna congettura , ed avendo soltanto emen-
dati alciini errori, inassime nelle distinzioni c nei titoli.
Vedesi in principio mutilo il testo , ma si accenna clie
nel codice mancare noa possono se non che una o due
pagine , il die si scorge dai numeri dei quaderni e da
quelli delle declamazioni inedesime scritti al fine. Nove
soltanto delle perdute declamazioni furono rinvenute c
pubblicate , giacche la prima registrata comincia col nu-
mero CCXLV, nia non affatto perduta o la speranza di
altre rinvenirne tra la polvere delle biljlioteche.
Nulla direuio delle declamazioni di Quintiliano , il di cui
merito quanto alio stile e gia dagli evuditi hen conosciuto.
Soltanto ci sara lecito esporre un nostro pensiero , ed c
che non abbastanza sono state finora esaminate e svisce-
rate queste antiche declamazioni , onde trarne i lumi che
ricavare se ne potrehbono preziosissimi riguardo all' anti-
quaria, e specialmente alia giurisprudenza ed ai costumi
antichi di Roma ■, ne per avventnra vediamo clie in quesio
oggetto impovtantissimo molta cura siensi pigliata il Piteo^
r Erodio , il Grono'.io , lo Scultingio e gli altri interpreti e
conunentatori , occupati per lo piii nelle sole discussioni
grammaticali. E pure nulla meglio di questa farragine di
negozj , di contese , di delitti, poteva servire al rischiari-
!tiento della vita domestica e della procedura forense dei
Romani.
Lo stesso dee dirsi dei sunti delle declamazioni di Cal-
purnio Flacco. Poco nolo essendo pero questo scrittore ,
accenneremo die secondo T opinione del Gronovio fiori
egli a' tempi di Adrimio e di Antoniiio Pio, trovandosi nel
Digesto alcunl rescritti da quegli impei'atori a Caipurnio
Flacco indirizzati. Quante belle illastrazioni relative ancora
alia storia natural e ^ alia iisica, alia medicina degli antichi,
non si sar^ebbono potute aggiugnere alle declamazioni del
figliuolo nato edope, cioe nero, della danrui rca di vcncficiox,
I'ARTF, ITALIANS. 407
del medico thrannicida , dclla vvrginc immolata alia pestt ,
ileir acqua frtiUla data al figliastro , della donna sterile di
tie matriinonj , del veneficio praticato tra un medico ed un
suo fratello , delF adultcra awcleiiatrice , delle ossa del par-
ricida dissotterrate , deli'' adu'tera pregnante , del repudio di
una donna sterile , del sonnifero clato ad nn guerriero ecc. ?
Gli altri due volumi sono il quarto e il decimo delle
storie liviane coi supplementi del Freinsemio. II IV con-
tiene le storie liviane dal principio del libro XI sino
alia fine del XIV, e quindi si soggiugne sotto il titolo di
Excursus, una dissertazione sul passaggio delle Alpi da
Annibale eseguito, die crediamo lavoro recentissimo del-
r editore torinese , giacche vediamo citati i piii recenti
scrittori che quell' argomento trattarono, sog2;iunto un ca-
talogo delle varie dissertazioni scritte su la rotta tenuta
da Annibale sino al i8ao, e accennato in fine il dolore
deir editore medesimo , perche ancora uscito non sia in
luce il lavoro prouiesso sail' argomento medesimo dal cele-
bre Waickcnaer. Quella dissertazione non puo che accre-
scere grandemente il inerito e T importanza di questo
volume , perche in essa si pigUano ad esame tutte le
diverse opinioni dagli eruditi emesse su quel fainoso
passaggio; si stabilisce che eseguito fu per le Alpi Graje ;
si esclude la favola della rupe tori'efatta e quindi coll' accto
decomposta o macerata, e si illustra non meno la storia
che la geogralia antica di quel tratto di paese. Ci fece
tuttavia qualche sorpresa il non vedere accennata 1' opera
recentissima del professore Giani nella quale ragionandosi
della battaglia data presso il Ticino da Annibale^ si fa
pure menzione della sua disccsa dalle Alpi.
II X volume che per comodo e per un piu soUecito
andamento della stampa si e fatto pi-ecedere ad altri per
ordine anteriori ,. contiene i soli supplementi freinsemiani
dal libro LXI sino al libro LXXXVIII inclusivamente. I
volumi dei supplementi piu facilmente si stampano , per-
che non sopraccarichi di note; del rimanente la corre-
zione e la nitidezza dell' edizionc e sempre la medesima.
4c8 APT i; N n i c r.
Saf^io suUa ilta e xii ^li saittl del profrssorc Anton
Maria Vassalli-Eandi , st'grelario pcfprtno della
R. Accculcniia dcUe scienze, sciitto did di lid nc-
pote medico roUegiato Secoiido Bereuti , prefetto
net R. Collegia di medicina. — Torino, 1825,
presso Giuseppe roml)a , in 8.", col ritratto del
profcssore Vasscdli litograficnmentc csegaito.
Bello e il vedere un ncpote tencro ed affettnoso pre-
stare alia memoria del celeyn-e professore Vassalli-Eandl
lo stcsso pietoso uilizio, che (juesti prestato aveva al suo
zio materao Giuseppe Eandi clie pure le fisiche e matenia-
tiche discipline insegnate aveva ncHa torinese Universitii ;
e tanto piii ci ccinpiaciamo al veiiere queste notizie bio-
graliche , (juanto die in ijiieste stese dal Berruti, come
in cjuelle dal VassalU scritte per I'altro suo zio, troviamo
ampio corredo di dottrina , e nou nieno i-ammentati i fatti
virtuosi della vita privata, che esj)0Sti chiaramente e con
vantaggio degli studj i fasti della letteraria , cioe gl" inge-
gnosi sforzi fatti per promnovere le nniane cognizioni.
Lungo sarebbe il volere ricordare tutti i uieriti, gia dai
dotti ben conosciuti , del Vassalli-Edmli ; bastera T accen-
nare , che nato nell' anno 1761, trovossi in grado neiranno
ventesiuio dell' eta sua di coprire il posto di ripetitore di
geometria e di professore supplente della scienza uiedesima ;,
che di la a poco passo professore di lilosofia in Tortona,
poi fu noniinato professore di fisica nella regia Universita
di Torino, nella quale carica riniase con grandissimo onore
per tutto quasi il tempo della sua vita. All' epoca in cui
si voile in Parigi secondare il desiderio dei dotti di tutte
le eta , che I' uniformita stabilita fosse neUe misure , e
questa dedotta da basi invariabili, pigliate dalla natura
medesima , il VassalU che gia sedeva con onore nella regia
Accademia di Torino , fu destlnato a recarsi in Parigi
membro della celelire connnissione dei pesi e delle misure,
ed ebbe gran parte alle ueteruiinazioni del metodo deci-
male. Fatto socio di varie accademie scientifiche e lette-
rarie , lesse alcune Memorie nelle adunanze dell' Istituto
francese e della Societa medica di emulazione ; tornato in
patria , fu nominate membro della Consulta che era in
queir epoca il corpo legislative del Piemonte , poi dopo il
riordinamento delle cose in Francia, cavaliere della Lep;ione
PARTE ITALIANA. 409
d'' Onore , niembro e segretario del Gran Consiglio d' am-
niinistrazione dell' Universita, priore del collegio di filosofia
e belle arti, e decano della fiicoUa delle scienze lisiclie e
matematiche ^ socio al tempo stesso , e di alcuna anche
presidente , delle istituzioni piii salutari, come della Com-
missione del vaccino , di quella per T ammissione alle
scuole militari , del Consiglio di salubrita e di quello del-
r Annona , e sino di una Commissione provvisoria per
lo miglioramento delle career! di Torino i in assenza del
conte Balbo occupo altresi il posto di direttore deli' Uni-
versita , e alia niorte del professore Borwkino fu eletto
direttore del Museo di Storia naturale , e contribui gran-
demente alio spleridore di quell" importantissimo stabili-
niento. Direttore della Specola e del Museo fu nominate
di nuovo dopo il ritorno della R. Casa di Savoja ;, cliia-
mato in seguito a dare lezioni di lisica a S. A. il principe di
Carignano , ed eletto professore <ii lisica nella R. Accade-
mia militare , e quindi segretario perpetuo della R. Acca-
deniia delle scienze. Fu egli spedito ne' contorni di Pinerolo
agitati dai tremuoti , afline di esplorare la causa di qucgli
strcpitosi fenomeni ; form6 parte della Giunta Accademica
destinata alia soprintendenza del Museo Egizio, alia R.
Corte ceduto dal cavaliere Drovetti; e pieno di virtu civili
e domestiche , non cesso di occuparsi nel promuovere le
scienze , le lettere , le arti e il bene generale de' suoi si-
mili sino alia di lui morte avvenuta nella notte susse-
guente al di 4 di giugno dello scorso anno iSaS.
In questo brevissimo quadro veggonsi delineate le ca-
riche dal VoisalH sostenute , gli onori dal niedesinio rice-
vuti , e la fclice situazione in cui trovossi in tutto quasi
il corso della sua vita , di poter comunicare ampiamente
i suoi htnii , e contribuire ai maggiori vantaggi della
puhblica Istruzione ; era accenneremo di volo i principali
di lui lavori , e i monumenti gloriosi die rimangono della
coutinua sua applicazione ai buoni studj. II primo scritto,
clie lo fece conoscere ai dotti , fu la Memoria sopra il
bolide del giorno 11 settembre 1784 e sopra i bolidi in
generale , la di cui pubblicazione fu dalla modestia delfau-
tore ritardata sino al 1786. Quello scritto, applaudito dal
celebre Saussure , diede occasione al Vassalli di sviluppare
nella sua corrispondenza col medesimo le piu belle idee
su r influenza della elettricita nel promuovere la vegetazione.
4 I C A P P E N D I C E
Cinquo Mcinorio produssc egli in npprcsso . V una sul
cerambice ocloroso , la secoiida su le aurore boreali , la
tcrza su gli effetti prodotti dal t"ulniin<* caduto sul cam-
panile di Corio, la quarta sul modo in cui 1" elettricita
promuove la putrefazione , la quinta suH' influsso esercitato
dair elettricita in geucralc su V animale econoniia ; e in
un giornale scientifico-letterario propose alcune osserva-
zioni su l' a^gbiacciarnento dell' acqua elettrizzata, una
teoria delle variazioni barometriche , e varie esperienze
sopra r influenza della elettricita nel colore dei vegetabili.
Tra i grandiosi sussiJj da esso recati alia scienza iisica
dee certamente annoverarsi 1' invenzione del suo elettro-
metro , grandemente applaudito dal Volta , e poscia ancora
da esso inigliorato. Molte esperienze ed osservazioni agrarie
consegno ne' calendar) georgici della R. Societa di Torino,
masslme su la duplicazione del raccolto annuale de' bozzoli ,
su i danni arrecati ai grani dalla carie o golpe , e sul
modo facile ed economico di asciugare alcuni terreni pa-
llid osi.
Altre Memorie pubblic6 il Vassalli negli anni 1791 e
1792, tornando ancora su T influsso dell' elettricita nel
colore de' vegetabili , esaminando le teorie de' principal!
fenomeni meteorologici del celebre Monge , ed esponondo
come gli anticbi 1' arte possedessero di tirare dal cielo i
fulmini , del die si hanno cliiari indizj in Manilio , in
Svetonio , in Pliiiio , in Ovidio ed in altri classici. Collo zio
Eandi contribni alia pubblicazione dei trattati di fisica e
di geometria , die snperiormente erano stati richiesti , e
quattro istititzioni di fisica furono origin?. riamente stese
dal Vassalli, 1' una aggirantesi su i corpi celesti; altra
sul fuoco comune , su la luce , sul fuoco elettrico e su
r analogia e ditferenza cbe passa tra ii fuoco, 1' elettricita
e la luce^ altra su I'elettricitk in particolare; altra finalmente
su I'acqua, su la terra e su le sue produzioni. Scrisse ancora
per ordine puli])lico e per ser\"izio delle scuole , gli ele-
inenti dell' aritmetica e dell' algebra , e la descrizione degli
usi della geometria, mcatre AaW' Eaiuli stendevansi gli ele-
iiienti delia geometria uicdcsinia. Col celebre SpaUafizarii
esamino se i pipistrelli , come dubitato aveva quell' insigne
naturalista , dotati fossero di un sesto senso ignoto , e
niostro r insussistenza di quella ipotesi ; scrisse ancora un
saggio del sistema metrico , e pubblico in Parigi una sua
PARTE ITALIANA. 4II
Mcmoria sii 1" affinita dei gas , che lodata fa dal celeln-e
Berthollet nella sna Statica chimica ■-, arricchi di preziosi
scritti oli atti della R. Accademia dolle Scienze , delta
Sociela di Agrico'.tiira , della Societa Italiana ed anche il
Calendario georglco ^ un rapporto stese su V applicazione
deir elettricita e del galvaaismo all' arte di guarire , che
tradotto e pubblicato fa anche ia Milano , e la storia
deirAccaderaia scrisse dal 1792 al i8o5, cioe la storia
di quel periodo che per !e politiche agitazioni presentava
niaggiori difiicolta. Costrui il primo in Piemonte e vario
in mille modi , e con Ogni sorta di sostanze liqaide e so-
lide, minerali, vegetali ed animali , la pila del Volta,
della quale ricevuta aveva appena ana notizia dal sao
inventore , e in nn saggio letto alfAccademia riferi tutte
le sperienze galvaniche fatte nei diversi paesi ; dimostro
il primo la formazione dell' acido carbonico nella decom-
posizione dell' acqvia per mezzo di metalli detti allora
imperfetti , e studiossi di deteraiinare I' azione del galva-
nismo su i vogetabili e su gli animali ; tratto anche con
maestria 1' argomento della identita del fluido elettrlco col
galvanico. Occujjato negli anni 1804 e i8c5 nel livella-
mento barometrico di varie contrade del Piemonte , e al
tempo stesso in varie osservazioni geologiclie , invento e
fece costruire a quello scopo uu nuovo barometro porta-
tile , il quale alia solidita della costruzione riuniva il li-
vello costante del mercurio nel recipiente ; le osservazioni
da esso fatte nella valle di Aosta comunicate furono all'Ac-
cademia , alia quale presento eg'ii altresi due collczioni,
r una mineralogica , 1' altra botanica , da esso fatte mentre
intento era a determinare il liveliamento barometrico da
Torino sino alia sommita di quel ghiacciajo del moivte
Bianco dal quale sorge la Dora, e sino alia cima del
piccolo S. Bernardo i egli determino altresi i principj com-
ponenti delle acque minerali di S. Didier e di Courmayeur.
Numerosissimi sono pure i servigi dal Vassalli renduti
verso quel tempo all' agraria ; egli scopri 1' insetto che
cagione era di una malattia funesta al grano nel 180 5;
fece couoscere i daniii provenienti daif ammucchiare le
messi umide ; insegno un mezzo facile di esaminare le
qualita della farina , e condanno 1' uso della crusca nel
pane ; scrisse sul coltivamento delle patate e del grano
turco , e sul modo di fare coi semi del ginepro una
^12 APTENDICE
bevanila salutarc ed econoniica ^ ccrco nu nuovo nioJo di
determinare il prezzo medio delle derrate ; pul)l)lic6 mi
saggio sopra le peschicrc e la loio utilita, sceiulendo
anche a parlare della fecoiidazioiie artificialc o della ca-
slrazione dei pesci , il clie poi'tollo a tentare le stesse
esperienze su i vegetabili , e molte ricerche istitui su la
supposta esisteiiza dclf intlusso lunare su la vcj;ftazlone.
Tratto altresi delle inalattie dei baciii da seta, delle quali
la piu comune credette prodotta dalla umidit;\ della foglia
coUa quale i bachi si nutrivano ; tratto del modo facile e
spedito di avere gelsi inuestati ; tratto delle quaiita delle
lane , ed una inacchinetta ingegnosissiina invento per co •
noscerne 1' elasticita e la forza ; molte esperienze fece e
un saggio teorico-pratico pubblico sopra 1' aracliis hypogcna;
si oppose air innesto del castagno sopra la cjuercia ■■, esa-
mino r incremento e la durata Jei pioppi e dei noci; e
i suol connazionali distolse dalla coltura del cotone, al
paese loro nou adattata.
La meteorologia altresi va debitrice al VassaUi di tin
notabllc incremento nelle sue applicazioni , giacche cerco
egli piu di tutto V influenza delle meteore su i corpi dei
tre regni della natura , e un trattato compiuto preparava
di meteorologia, nel quale oltre la storia di queila scienza
ijresso gli antlchi , e la dimostrazione dell' utilita della
medesima, insegnava il niiglior modo di fare le osserva-
zloni e gli stromenti necessarj col modo di servirsene ;
esponeva le piu importanti teorie sopra la natura delf at-
mosfera , T influsso degli astri, T elevazione e le modifica-
zioni dei vapori nell' atmosfera , le quattro classi delle
meteore acqitee cioe , ignee, aeree ed enfatiche, e le re-
lazioni loro coUe osservazioni botaniche , zoologiclie e
mediche ; un saggio di questo trattato trovasi in due Me-
morie stampate fra quelle della Societa italiana. Ad esso
pure si debbono tutte le osservazioni meteorologicbe fatte
in un lungo periodo nelF Osservatorio della R. Accademia,
e gli annali dell' Osservatorio medesimo , nei quali a tutte
le giornaliere osservazioni sono aggiunti itn parallelo tra
le medesime ed i proverb) meteorologicl , e qnello tra i
proverb] d' agrlcoltura e le relative osservazioni; le epo-
cbe natural! , cioe 1' apparizione degli uccelli di passaggio
e degli insetti , la fioritura di molte piante e la ricolta
di varle frutta, gli accoppiaraenti e le nascite degli auimali
J>A.RTE ITALIANA. 4l3
domestici . le ninlattie e la mortalita degli uoniini e de-
gli animali , e fiiialmente le cause delle oscillazioni nel
prezzo delle derrate. Invento parimente un barometro ed
un termometro per le jiservazioni meteorologiche, die co-
munico alia Socleta italiana , i qnali lasciano la traccia
delle loro variazioiii su di un tamburo che gira per
trent' ore sul proprio asse , uiediante un niovimento da
orologio, e imniagino la costruzione di un anemoscopio
e di un anemometro , i quali per mezzo anch' essi ili un
orologio notassero a ciascun istante la direzione e la forza
del ventoi cosi pure immagino un ago magnetico di paragone
die non aveva alcuna dcclinazione , e che fu da esso co-
municato al nostro Amoretti. I fenomeni piu importanti
delli natura non furono mai da esso trascurati ; quindi
negli eclissi solari degli anni 1791 e 1804 prese ad esa-
minare gli effetti dei medesimi su la nostra atmosfera ,
calcolando quelli dell' attrazione della luna e del sole ,
quelli della diminuzione di luce e della precipitazione
deir acqua ; quindi coU' osservazione dei bolidi o glolii di
fuoco copjermo la teoria gia da esso esposta nella prima
sua opera ; quindi da un fulmine caduto sopra il palazzo
Grnneri trasse argomento a mostrare V utilita dei condut-
tori elettrici , e a prescrivere le regole colle quali i pa-
rafulmini debbono elevarsi, e a togliere al ministero i
dubbj insorti su T eOkacia del parafulmine posto su di
un magazzino di polvere.
Una grand' opera per ordine superiore scriveva egli
pure su r istruzione pubblica , e gran parte della mede-
sima stesa aveva nel suo soggiorno in Pisa nell' inverno
dell' anno i8i5-i6i doloroso riesce il vedere che circo-
stanze particolari siensi opposte alia pubblicazione di quel
libro , e ci conforta la sola lusinga , che almeno la pre-
fazione ed il priiuo volume del medesimo vedranno la
pubblica luce per opera del nepote biografo. Non cesso
il Vassalli sino agli ultimi momenti di raccogliere tutte le
osservazioni meteorologiche , benche interrotta fosse la
pubblicazione degli annali i accenno quelle fatte in sessanta
anni avanti di lui da altri osservatori , e alcune notizie
aggiunse su la quantita dell' acqua caduta ed evaporata a
Torino, al monte Cenisio e al gran S. Bernardo neiranno
i8i3i paragono ancora la siccita straordinaria del 18 17
con quelle di scssant' anni precedent! ; una uota scrisse
414 A r r E ?>' D I c F
altresi sopra le straordinario variazioiii del ])aroiuctro ac-
cadiite nel i8ai e nel 1S22,. Finaliuente iiori onmictte-
remo la relazioae dei ti"cniuoti accaduti nel circondario
di Piiierolo , accoinpagiiata da lisiche osservazioai su le
cap;ioai e su gli ctl'etti del inodosinio ;, con ({ueste dimostro
ogli clic il tromuoto non dee asci'iversi alF azione deirelct-
tricita naturale , ma bensi alia deconiposizione di varj
niinerali e specialniente delle piriti ; cosi pure nella rela-
zioae fatta all' accademia di un tnrbine, provo c!ie la causa
di tjue' fenoraeni era tuttora igaota, e poscia una nnova
teoria propose su i turbini di- «abbui dei deserti dell'Anie-
rica , e su quelli di polvere che veggonsi talvolta nell" estate
su le pubbliche vie. AncVie negli ultiuii suoi momenti non
oblilio le esperieaze ed osservazioai agrarie , e nel Pro-
pagatore indicb il vero tempo di mietere il grano e tento
la cultura di varie piaute , e quelia speciahnente della
cucurbita meduUaris. Al temjK) stesso, approlittando del co-
pioso tesoro di monumenti egizj giunto recentemente a
Torino , voile indagare se i capelii delle niummie conser-
vassero la virtii igrometrica , e riconobbe che le stesse
variazioni presentavano come quelli dei migliori igrometri
di Saussure 5 e studiossi altresi di conoscere di ijuale natnra
fosse la specie di bitume, di cui le mununie sono coperte.
In una nota aggiunta alia sua Memoria sopra V igrometria
dei capelii delle mumraie, mostro quanto grande fosse la
sua erudizione in ogni genere di studj ed anche nella
antiquaria.
Nou ommetteremo che in mezzo a tanti assidui lavori,
il Vassalli mostro la sua gratitudine agli illustri amici e
colleghi suoi , suimpando gli elogi del Marini e del Giorna,
le notizie su la vita e le opere del celebre La Grange ,
una notizia storica del suo illustre maestro Giambattista
Beccaria, ed una Memoria istorica su la vita e gli scritti
del Cigna, altro dei fondatori della R. Accademia.
Alcune note veggonsi dal biografo aggiunte al saggio
su la vita e gli scritti del Vassalli. In una si parla del-
r amore grandissimo del Vassalli per lo studio dell' agri-
coltura e della botanica ; ma forse per errore di stampa
si e tradotto il phorniiwi tenax per lino d' Olaada , mentre
doveva scriversi lino della Nuova Olanda; in altra si ac-
cenna che dal chiarissimo dottore Bdlingeri si continuano
le esperienze da esso intraprese in unione col VassaUL su
I'ARTE ITALIAN A. 4l5
r elettricit;! tlel sangue ; in altra si acccnnnno alcuae cspe-
rienze istituite dal Ijiograt'o stesso, le quali seiubrercbbero
provare la irradiazione del calore dal corpo deJla luua, dei
risnltaraenu pero delle cjuali egli stesso mostra di didjitare,
inentre nieritano ad ogni modo di essere ripetute, massime ,
come egli si propone , con ua terinometro dilferenziale
di Leslie. In altra nota si annunziano le esperienze fatte
injettando nel tessiito cellulare degli animali T aria atmo-
sferica , il gas ossigeno, il gas acido carbonico, I'azotico,
il nitroso e 1' idrogeno ^ in altra si accenna la discordia
de' lisici su la cagione dei treniuoti , e nella ic) si parla
della misura del grado torinese eseguita dal P. Beccaria.
Oltre die non troppo esatta e V espressione che niisurato
siasi lungo la strada di Bivoli L' orco del meridiano , dobbiamo
pure notai-e che essendosi al celebre professore Plana at-
tribiiito r onore di avere dimostrato che gli errori del
Beccaria non cadevano se non che sn punti non essenziali,
si sarebbe potuto con giiistizia aggingnere al noma del-.
Tastronomo piemontese anche quelle delF astronomo mi-
lanese Carlini , che socio fu di ti\tti i lavori intrapresi
per la verificazioae di quel grado. Non sussiste ne pure
il fatto accennato in quella nota, che il Beccaria nel suo
libro intitoiato Gradus Tauriiiensis non avesse creduto op-
portnno d' indicare le sue osservazioni astronomiche c le basi
adottate nella misura, giacche appunto di quelle e di que-
ste ridonda ttxtta V opera. Ma questo non diminuisce il pre-
gio in generale delle notizie e delF estensore. — Una bella
nota versa su 1' identita de' fluid! elettrico e galvanico; altra
sul livellamento barometrico da Torino al Mediterraneo pro-
seguito dai professor! Carena e Bidoae ; altra su la colti-
vazione dell" arftc/1/5, che dal signer Bonafoux vorrebbesi
nel Piemonte continuata e promossa ; altra sii le recenti
ricerche fatte della cagione della forza magnetica. Al pro-
pesito della Cucurbita medullaris noa si leggera senza in-
teresse, che il Fuss scrisse al Vassalli da Pietroburgo, sul-
r asserzione tuttavia del Fischer , che a IMosca due senii
di quella pianta prodotti avevano i5o frutti, che pero
mangiare si dovevane avanti che giunti fossero alia lore
maturlta. Tra gli scritti passaggieri del Vassalli non pos-
sianio emmettere il discorso da esse pronunziato nella
promezione del suo illustre allievo , Giacinto Carena , al
grado di professore di lilosoiia , del quale pure si fa cenno
\
4 1 6 A r P E N D « C E
ni'lla iiota (3o). In quel discorso trntto ii J'assulll ilelU-
qualita che adornare debhoiio un professore perche gli
allievi ne traggano i! massirno vantaggio, e tutte le ridnsse
a tre punti , cioe : dottrina, pvudenza e cai-ita. Qneste tre
doti potrebboiio t'orinare i tre pmiti delP elogio del Vas-
sdlii medesimo.
In tine del A^olume vedesi il catnlogo delle opere e degli
altri scritti stampati dal VassalU. Alcuni si maraviglieranno
al vedere poche opere grandi separatamente puhbllcate
da queir uomo insigne , riducendosi queste alia Memoria
8opra il bolide , all' esame della teoria di Crawford tra-
dotto dair inglese di Morgen , alle lettere fisiche-meteoro-
logiche , alle Memorie fisiche , ai lineamenti della fisica
sperimentale ed agli elementi di aritmetica e geometria
da esso pubblicati in coinune coll' Eaiuli , al saggio sul
nuovo sistema metrico ed agli annali dell' Osservatorio.
Questo altro non prova se non che ia modestia dellautore
ed il suo zelo instancabile nel proinuovere il pubblico
vantaggio ; invece di scrivere grandi opere su la scleuza
in generate , egli amo meglio di occuparsi periodicamente
in quelle ricerche che le circostanze de' tempi remlevano
piu importanti e piii vantaggiose , e dei varj opuscoli da
lui stesi in quelle occasioni e spesso ancora con una
straordinaria rapidita, arricchi sempre gli Atti delle Societa
alle quali apparteneva , e diverse periodiche raccolte ,
come gli Opuscoli scelti , la Biblioteca oltramontaua , il
Giornale scientifico e letterario di Torino , la Biblioteca
fisica d'Europa, gli Annali di fisica, gli Ozj letterarj , il
Giornale di fisica, chimica, ecc. di Pavia, la Biblioteca
italiana che in Torino pubblicavasi su la fine del passato
secolo , il Giornale di fisica di Parigi , e le Memorie di
quella Societa medica d' emulazione , la Bihliotheque Ita-
lienne che comincio a stamparsi nel 1804, lo Spettatore
Italiano, il Giornale di Torino, il Propagatore , ecc.
/
PARTE ITALTaN.V. 417
CORRISPONDENZA.
' Al sig. Giuseppe Acerbi dlrettore delict Biblioteca
Itahana.
N,
ELLO scorrere il quadenio 116 ( tomo 3g.° pag. 188)
della Biblioteca Italiaiia, trovai in essa annuiiciata 1' opera
di prospettiva da me non lia guari pubblicata (i). Nel
breve transunto della medesima seiiibrandomi die T autore
deir articolo nou abljia del tutto colpito nel segno riguardo
alio svilappo di alcune cose, la prego , sig, Direttore , a
voler inserire in qaalclie akro quaderno del suo giornale,
la presente risposta.
Non pennettendoml la Ijrevitacirio mi estenda in tiitte
quelle cose ciie indicano essere stata 1' opera non bene in-
tesa , forse perche con troppa celerita trascorsa , solo ac-
ceanero quelle die mi sen)l)rano di niaggiore rimarco , o
contrarie all' intenzioiie dell' autore di essa. Ti'ovo pero
necessario il premettere : i." Che il primo periodo del-
r art. e la qualificazione di puramente teorico non addi-
consl air autore dell' opera , il quale , dopo aver frequen-
tate le diverse aule deirAccadeinia, si applied primaraente
alia pittura, non escl;:sa la teatrale , anzi essendo questa
il suo precipuo desiderio , ne fa sviato da ostacoli die
inutile sarebbe qui l' accennare , ed ha per buoni amici
non poclii tra i piii distinti pittori di scene , die ben fre-
quenteniente lia veduti e pu6 vedere ad operare , essen-
dosi procacciati e potendo pure procacciarsi dai medesimi
utili informazioni. Per la qual cosa non e egli da riputarsi
aiTatto digiuno delle cousuetudini e deile pratiche de' pittori
(1) Delia ^irospf.ttLa e sua appHcazione allc scene ter.trali, con
Appeiidice ris^uaidaiUe la costruzione di alcuni nuovi stromentL
da disegno e di varie figure geometrlc/ie, di Francesco Tacani — •
MUaao , 1020, Paolo Einilio Giusti , pag. 3c6 , in 8." e io
liivole.
Bibl. Red. T. XL. 27
4l8 A r P E N D 1 C E
da teatro (i)^ 2.° Che un" opera la quale dalla !.•• fino
alia pag. 148 non discorie di pittura sceaica , ciie dalla
pag. 149 alia ao6 poro discorre dei difctti di essa , e
clie nel riiuaneate fino nlla 3oo piii 11011 iie parla , pare
non dcbba ripntarsi avere per prinio scopo il f(ir conoscere
tutti i difi'UL di. prospetdvu die i pittori coinnieUono nel di-
segnare le decorazioni (2) ; 3.° Clie sono ben loiitaiio dal
credere i pittori privi di cognizionl teoriche , ne che le
obbligazioni teatrali non siano qualche volta d' incianipo
air eseguimento di una perfetta prospettiva , ma spero al-
tresi sara persuaso V autore dell' articolo die in un' opera
quale e la mia , non erano da calcolarsi tali cose , e nieno
i capricci de' coinpositori , e debbasi avere per iscopo pre-
cipuo di nioetrare la rctta via , lasciando all' esperto pra-
tico il modo di evitare gli ostacoli clie nel percorrerla si
frappongono (3); 4.° Non e pur vero che io creda di aver
ridotte le operazioni a mecodo piii spedito di qualui^que
altro siasi finora insegruito. Se si avesse fatta maggiore
(j) Che il nustro autore abbia frequentato le diverse aule
deirAccadeuiia , e che ne' suoi principj siasi applicato alia pit-
tura, non fu inai noatro penaiero di contenderglielo , ma per
provarci che non va esclusa la teatrole avreinuio desiderate che
c' indicasse sotto quale maestro ne abbia fatta la pratica : per-
ch^ o ha egli solamente veduto ad operare per qualche tempo,
per passione geniale dell' arte , ed allora gli direnio che cio
non basta, convenendosi di esercicarla per conoscere tutio queilo
che puo appartenere all' arie istessa e di conoscerla ben a fondo
per volerne dare precetti — {Q^aesta e Le segueiuL note sono del-
r autore deW articolo ).
(2) Leggasi pure l opera delT autore , e comprenderassi che
se non fu , come dice , d principal suo scopo il far conoscere
tutti i di.fetli di, prospettiva che commettono i pittori da teatro,
implicitamente fa conoscere che lo fu , quando a tutto vuole o
intende di applicare riniedio , o prospettico miglioramento,
(3) Tutti, chi scrive di una scienza od arte qualunque , deve
calcolare i difetti e le obbligaiioni , i jirimi per iscansarli , le
seconde per scioglierle. Cosi doveva il nostro autore farsi carico
di tutto per vedere ae quella via ch' egli crede retta , e die
intende d' insegnare , non incontrl inciampo alcuno : quel volar
lasciare all' esperto pratico il modo di evitare gli ostacoli che nel
percorrerla si frappongono , fa subito vedere che quegli che in-
segna non e troppo al chiaro nemmen esso della cosa che spiega,
e cerca con una brava clausola di sciogliersi dalF impaccio.
PAKTE ITALI.VNA. 4IQ
attenzione al periodo in cui sta una inaggior speditezza nelle
regole , sarebbesi osservato che io ripeto tale speditezza
dall' uniforinanni alia pradca de' pittori , e quindi confesso
essere dessa una derivazioiie di quella de' pittori medesi-
nii (i)i 5.° E iiualinente, parlaadu della sez. I T articolo
sembra non aver fatta distiiizione alcuna tra clii legge uii'o-
pera gia versato nell' arte di che tratta , da quegli che
Ja legge per apprenderla^ il primo s aiinoja nel leggere
cose conosciute e per esso trite , T altro procura gradata-
niente di porsi in chiaro delle cose dinotate e spiegate , ap-
pagandosi della propria continuata attenzione, coll' istruirsi
nelle minime parti dell' arte cui applica il suo studio (a).
Facendo passaggio al paragrafo dove piu diffusamente
parlasi della sezione II, Part, trova riprovevole la niuna
peadenza c!ie brauierel nel palco scenico. Io m' aspettava
una simile osservazione , ma 11011 so d' aver detto die la
pendenza sia contraria alia prospettiva del piano dipiiito
delle decorazioni ; se cio fosse non avrei insegnato alia pa-
gina 1 53 il modo di disporre le quiiite data die sia T iii-
clinazioue de! palco, n» suecessivameiite avrei dimostrato
griaconvenienti die ne emergono danJo alle stesse una
situazione diversa dall' assegnatagli. L' annoverare poi fra
le ragioni prospettiche T iacomoilo de" ballerini e affatto
fuori di proposito , come fuori di proposito fu gia da me
qualificato iiella niia opera. Nciumeno trovasi nell' opera
quel peggio per le quinte die tenninandosi il loro dappiedi ia
(1) Crtda o non creda !' autore di non aver detto, ne pre-
teso di dir coei , rippteremo leggasi 1' opera sua, e vedrassi cho
egli crede realmente di aver ridotte tutte le operazioni pro-
spettiche per dclineare le scene come dicemiuo a metodo ]>iu
esatto e piu sfiedito di qualuiique altro siasi liaora insegnato.
Se tale sia o no, 1' autore utesso «e oe potra persuadere, quando
vedra che dai pittori di teatro giasi ujc8*o m pratica il nuovo
suo trattato.
(2) Geiieralniente le opere che danno jjrecetti , son fatte e
pel maestri e per gh scolari; perche o e il priuio , e %'ede se po»sa
o debba inseguar meglio ; o e 11 secondo , trova come appren-
dere ; ma nell' opera m discorso , la cosa die s' insegna e tal-
uieute ijuddivisa nelle minime parti , che tanto un maestro che
uno scolaro ha ben da stentare a concepiine un iusieme chiaro;
cosi s'auuoja il inaescro nel leggerla e si confonde Io scolaro
uel r unpavarla.
420 A PPENDICE
linea orizzontale, cd appoggiandosi nello sr.csso scnso sul palco
non possono in verun coruo secondare I' inclinnzione del mede-
sinio. lo noil tlimaiiJcro all' autore dell' art. quali sieao quelle
quinte die non al)liiano il loro dajipiede in linea orizzon-
tale , e clie nello stesso senso non possano adaltarsi a qna-
lunque inclinazione abbia il palco. Diro solo , die la ra-
gione die mi spinse a proporre orizzontale il palco , fu
quella di poter coinbinare una prospettiva die niantenga ki
proporzione costarit.e coW nltczza inaltenibile degli attori ; ac-
cenno pure die altri difetti andrejiliero ad evitarsi con tale
posizione, ma niuno e di quelli accennati nell' art. Diniostro
pero die si puo operare col principio stabilito iielT opera,
andie essendo inclinato il palco , e percio a pag. 200 in-
segno come si trovi queU' accrescimento die nella prospet-
tiva delle quintc piii o meno ne deriva , per farlo per-
dere nella prospettiva medesima. Ed iii questo io credo
uniforniarmi in tutto alia pratica de' pittori da teatro , dai
quali , bendie sieno degradate le quinte , non essendo nem-
nieno da essi calcolata la pendenza del palco , ne risul-
tano necessarianiente delle eccedenze o delle deficienze nelle
loro prospettive , die i pittori sanno opportanamente na-
scondere (1).
(i) In qual luogo della sua opera abbia detto il nostro au-
tore che la pendenza sia coiitrarla alia prospettiva del piano di-
piato delle decorazioni non israiemo a cercarlo , ma riaudando
quello cha lia scritto vedra d' aver detto die il piano de! palco
scenico , quantunque in certo niodo debba coiisiderarsi prospet-
tico pel 6U0 peudio che uiostra ancli' esse di concoiTere a! punto
della linea orizzontale, mai accorda in unione con quel piano
dipinto sul telone , il die e verissiuio. IMa come fare divcrsa-
iiiente, dicuno 1 pittori dell' arte. Per riguardo poi a quellu die
abbiamo detto dell' appu)|:!iio delle quinte iu luiea orizzontftle
sul palco ciie non possouo in verun conto secontlare 1' inclina-
zione del inedesiuio, b-ista che T autore provi a fav andare al
punto di prospettiva il dapi^iedi della quinta, e vedra che ne
sul carretto appoggia in quadro , ne il dappiedi della quinta
stessa uiai potri figurare di secondare la naturale inclinazione
del palco, se non quaudo la niedesuua e niessa in figura para-
pettata, come si fa per le scene tutte chiuse dai lati e nella
soilitta ancora. Nel resto se sia eseguibile c'o che il nostro
autore dice per riguardo alia prospettiva delle quinte , leggasi
pure il buo ed il nostro scritto e decidano 1 pittori tutti di teatro
PARTE ITALIANA. 42 1
Nel sussegucnte paragr.ifo 1' art. prosic2;nc a dire die i
Oifetti delle cjninte io gli ripeto dallo spazio eguale de" ta~
g!i nel palco, e per rimediare a questl incouvenienti , dice
che suggerisco di disegnare sul'.e cpiinte gli oj!;getti di mi-
sure eguali. e geoinetriche. Nell' opera iiivece diccsi che la pen-
denza del palco ricluedereblje una distribuzioue degra-
data nelle fessure delle quinte , ma accordandosl 1" attuale
distribuzioue eguale col pnlco orizzontale , io non propongo
alterazione alcuna in cio. Del resto non sapendo ove io
abbia suggerito di disegnare gli oggetti di misure eguali e
geoinetriche , convien dire die a me manchi il dono di farmi
intendere dall' autore delP art. Che se per ottenere la co-
stante proporzione tra gli attori e la prospettiva scenica,
suggerisco di supporre gli obbiettivi il piii che sia possi-
Ijile viciiii alle quinte su cui vanno rappresentati, questa
lappreseritazione pero debbe intendersi esser prospettica ,
ne cio era necessario I'avvertire in un* opera che ragiona
soltanto di prospettiva. Non ista pure che io esaurisca il
alio nuovo ripiega con un esempio solo di colonne isolate ,
come Io diniostrano le fig. 4.4, 46 e 47, e quindi fuori
di proposlto e vano mi appare il confronto esposto nel-
r art. tra le colonne , le piante ed i boschi (i).
se rol niiovo suo nietodo possa riniediarsi a tutti qiiegl' inconve-
nient! ch' egli accenna , e sia quel ripiego di poter combinare
una prospettiva che mantenga la proporzione costante coll' altczza
iiialterabile degli attori.
(1) Se r autore, repliclierenio , avssse operato in teatro avrebbe
inteso nieglio cio che gli ahbiamo risposto sulT in%'enzione da
lui snggerita per disegnar le quinte in modo (sebene 1' abbiam
conipreso ) che abbiano e non abbiano tutta quella solita di-
nilnuzione clie viene nafuralmente a cadere negU oggetti dipinti
suUe quinte per ragione di prospettiva , ma conservino senipre
un' altezza tale che niai poasa disdire coll' altezza invariabile
come si vede dell' attore , iion potendo questa in verun niodo
degradare prospetticameute come gli altrl oggetti dipinti. Se il
nostro autore , pieno d' inimaginazione nello scrivere avesse ,
come gia dicemmo , operato o veduto ad agire per un tempo
sufficiente a conoscere la pratica dell' arte tutta , siaroo certi
che si sarebbe persuaso da se che il suo metodo non era su-
Bcettibile a v iriare disegno nelle quinte come egli pvetende , e
che si desidera in teatro ; non potendosi ( se avesae iuteso o
voluto inceudere il nostro scherzo ) far servirf le quiate arcbi-
tettoniche per piii scene , come si fa coUe quinte de' boschi o
42 2 A P X' F. N D I C K
Alia pag. 1 (ir> deir opera acceunasi die la situazionc
orizzontale del paico sconico non e attendiblle , se uon
ilando un" inclinazione mngjiore alia platea, e snppoaendo
qucsta non alterata , si dii un avvertinicnto tendente a far
conoscere fin dove possa giungrrp tale inclinazione , senza
urlare cli fronte le Jeg'^i prospcttiche , ma essendo per ci6
necessario il previaniente collocarc il pnuto di vista, passo
nel paragrafo successivo ad esternare su di questo il niio
parere , non senza addurre le ragioni ehe m'' inducoao a
proporlo nel mezzo del la platea.
Su di un tal punto e dove 1' autore dell' art. si ferma
di piu , e dopo aver allcgate le molte ragioni che oppon-
gonsl a situarlo in tal luogo , conclude , parmi , clie la
situazione preferibile sia alia porta d' entrata nella platea.
Disse pero prima , che il jiittore puo fissarlo anclie fuori
del teatro, se gli torna utile, anzi accenna che alcuni lo
vorrebbero alia loggia principale del mezzo ; ma , sebben
da una tale situazione senibra dissentire alquanto, soggiunge
che se si dovesse prender norma dalla vediua del mure e
de' laglieUi , il punto di veduta pub fissarsi fino alV altezza
del loggione.
Alia buon' ora , lo fissino anche in cielo i pittori il
loro punto di veduta delle scene , ma nella mia opera ia
determinazione del punto di veduta era necessaria per
Istabilire conseguentemente la pendenza del palco. Dunque
io dovea determinarlo questo punto. Fatto riflesso per—
tanto , die i pittori nel porre in opera le loro scene , si
mettono costantemente nel mezzo della platea per ottenere
la ricorrenza delle linee, e che ripugna alle sane leggi della
prospettiva che questa ricorrenza cada fuori del giusto punto
di vista , io credei non andare errato stabilendolo nel
mezzo della platea. E giovi qui V avvertire , che se nei
di verdura qualunque , i>pr cotnodo solo del pittore, o per non
dire abuso ; ne sappiamo poi vedere coiui' gli opgetti dipintt
iulle quinte vengano diniinuiti a segno di far comparire I'attore
a divenir gigante , mantenendo queeti sempre (per quanto pare
a noi ) una grandezza suiricieiite per vedere 1' attore ad entrare
ed uscire da quel luogo di ahezza sempre praticabile con quella
deir attore istesso ; e ([uesto va poi fuori di proporzione rolla
sua srandezza qiiando si accosta troppo al dipinto del telone ,
quando Jia il dipinto stesso delle paiti niolto inipicciolite dalla
lonlananza che ne figura.
TAllTE ITALIATSTA. 423
nostri teatri della Sca)a e Canobbiana si conducano dal
mezzo della platea due tangenti alle colonne posteriori
del jjroscenio , 1' angolo tra esse e molto niinore di gradi
60; quindi ancorche si supponesse una scena nel luogo
del sipario , inutile diventa 1" obbiezione del triangolo equi-
latero posta a campo dall' art. , perche esseodosi da me
detto alia pag. 168 , che i ripiegbi dei teatri piccoli non
erano del mio scopo , pnrnii con cio essermi spiegato ab-
bastanza (i).
(l) Per riguardo all' altezza del punto di progpettiva da fis—
earsi in teatro , eempre piu fa conoecere il nostro autore che
non solo non ha operato in pratica , nia che di rado interviene
al teatro , quando non trova ginsta 1' altezza del punto orizzon-
tale a quella di una persona in piedi , stante alia porta della
platea , che ^ la niinore che un pittore possa eeguare ; perch6
a chi sta seduto una tale altezza non pregiiulica tanco , quanto
pregiudicherebbe a quegli stanti in pirdi se il punto dell' oriz-
zonte fosse all' altezza df IT occhio delle persone eedute , perche
quelli in piedi gia vedrebbero la scena al disotto del loro oriz-
zonte , pegaio poi per quelli clie ?tanno piu in alto, non ea-
sendovi coga piu contraria all" efi'etto della scena che il vederla
al di sopra del punto orizzontale con coi e disegnata , come si
vede difettosaniente dai palchetri . e per questo in alcuni teatri
vi e r obbligo nel pittore di tenere il punto di veduta all' al-
tezza della principal loggia di mezzo , ossia a quella del So—
vrano. Se poi il nostro autore fosse , o fosse stato realmente
pittore da teatro avrebbe conipreso ttitto cio che noi abbiauio
detto neir ai ticolo riguardo al punto di distanza e dell' altezza
di quella della veduta , ed avrebbe inteso la pessima licenza
di alcuni di portarlo sino al loggione per la veduta de' laghetti
e del mare , e la ragione perche anche in quilche occasione
possa fissarsi d punto di distanza anche fuori della platea: cosi
lo preghianio di rileggere il nostro articolo e ne vedra la ra-
gione quando si possa farlo , e trovera dimostrato ancora il
perche non convenga il flssar il punto di distanza al mezzo della
platea ; e per riguardo alia ragione addotta , che i pittori si
servono del mezzo tiella platea per mettern al suo punto le
scene , anciie qui direnio al nostro nuiore che nianca di pra-
tica , perclie se cosi non fosse , saprebbe che altro e il punto
per sitnare le quinte al suo luogo nel palco scenico , altro e il
punto di distanza di tutta la scena , perche per quello delle
quinte conviene die i! nitrore si metta i;i platea a (]uel luogo
che possa piii faciluiente comprendere che Ic quinte non sfo-
reranno dai lati , e quello del telone , osaia di tutta la scena
424 A r P E N D I C E
Confessa pero in altro luogo Tart, clic potcndosi una pin-
spettiva realmente ledere al prcciso punt.o dl dUtanza, dthba
far niolio piu iiiganno che in altro panto, quindi diloj!,uatasi ,
per cio che ora dicemnio disopra, T olibiezione d^U' esage-
rata inclinazione delle lince , raltra, accennata insiemc alia
prima dall" art. e relativa alia difTlcolta del ritrovamento
del punto di vista in una prospcttiva gia fatta, non e atten-
dibile nel nostro caso , ove nessuna difllcoUa si presenta
nel rinvenire il mezzo della plntea ; che se lo spcttatore
ivi collocato per confessione dell' autore stesso dcIP art.
debbe godere una perfetta illusione nelle scene , e certo
altresi che gli altri spettatori godranno piu o mcno perfetta
questa illusione , a seconda che piii o meno saranno distant!
da qnel punto ;, ma sempre saranno a miglior condizionc,
a confronto di quelle scene il di cui punto visuale sia col-
locato alia porta d' entrata o fuori del teatro (i). '
convien fissarlo a r[uella distanza cht- gia vedemnio da noi fis-
»ata alia porta d' ingvesso della platea , jjer tutte quelle ragioni
che abbiaiao gia addotte.
(]) Noi abbiam dimostrato che una scena, quando ha il punro
di vediUa verso il mezzo della platea, finche non siamo giunti
a quel punto di situazione vediamo gli scorti tntti della scena
fuori di proporzione , perclje vengono a couiparlrci piu lar-
ghi come Bono realmente; alTincontro se il punro di veduta
h fissato air ingresso della platea, noi al primo sguardo en-
trando vediamo subito la scena nel suo giusto effetto di pro-
epettiva, perche , considerata la sua larghezza al proscenio come
quadro , abbiamo appena quella distanza che e sufliciente per
■veder in un' occhiata tutta la scena serrata nella sua cornice
formata dal proscenio stesso , e canibiando noi di distanza a
niano che ci avanziarao nella platea , niente perde di effetto la
scena, perch^ ancorche vediamo gli scorti degli oggetti dipinti
piu ristretti, non fanno altro che farci intendere la cosa piu in
lontano , ma non sproporzionata , al contrario quando gli scorti
della scena eono fatti per vedersi piu davvicino (ed allora sono
piu larghi ) e siano veduti fuori di quel punto di distanza che
servi per disegnare quella veduta, cioe ad una loutananza mag-
giore, allora li vediamo esagerati , come il nostro autore gia sa
benissimo. Se egli frequentera piii spesso il teatro avra occa-
sione di convincersi , che il punto di distanza , quando per ac-
cidente trovasi verso il mezzo della platea , oltre 1' incomodo
di doverlo andar a cercare, per vederc tutte le linee a non pre-
cipitare , trovato che h> avra , gli manchera poi quella distanza
per vedere in un colpo d' occhio tutta la scena.
PARTE ITALtANA. 425
Nel terminare cosi V analisi della scz. IL conchiude che
sc io avessi pratica di un tal genere cU prospettiva, avrci
forse apprcso a nori credere i pitton cUt tcatro troppo tcarsi
nelle cognizioni teoridie ! e che gli evrorl ne' quaii cadono
qualche \o!ta anch' essi , dehbonsi attrilmlre alia troppo loro
frandiezza die tante volte produce delle facill scorrezioni ecc.l
In primo Inogo io protesto che niim'' altra causa ni'indusse
a publjlicar la niia opera , che la soddisfazione di ren-
dere di pubblico dritto quelle quaisiansi scoperte , e que-
gli studj che T amor per quest*" arte nii trasse a fare. In
secondo luogo confessando la niia ignoranza nel noo sa-
per distinguere gli errori che provcngono dal non sapere,
da quelli che puo produrre la soverchia frandiezza , pa^o
sara in questo , credo, I'autor deli" art. (i).
Parlando della sezione 111 dice che le regole in essa
contenute sono da me proposte per la prospettiva delle
scene. NelT introdnzione alia niedesiuia sezione invece di-
cesi che esse saranno di utile a quelli che hanno contratta
I' abitudine di operare ad occhio , tra i quali accenno i pit-
tori da teatro , servendosi essi appnnto di regole analo-
ghe. 3Ia se avessi esercitato in praiica la professione , dice
1' art. nemmen cosi avrel parlato , perche mi sarei accorto
che operandosi in prospettiva a forza d' inter secazioni di V-
nee , quando non proi'engono da punti di una formale pianta..
ma da punti per Io piu fissati in frcita In.
somma anche in questo non . mi riesce di accontentare il
di lui autore.
Eccoci finalmente alle appendici , a quelle parti cloe
jielle quali mi trova degno del piii grande encomia , per la
singolarita dell' invenzione e per la fncilita con ciii si dise-
gnano molte cose in prospettiva ; ma fermando T attenzione
(l) II nostro autore non potva niai peisuaderci c)ie egli co-
nosca abbastanza la pratica di disetnar le scene perche molte
cose le avrebbe detre in altro niodo , o le avrebbe spiegate con
inags,iore chiarezza. Faccia pur egli prova di inettere in mano
il suo I'bro a qualche pittor di scena, e se trova cli' esso possa
intenderlo con tutta quella facilita clie a lui senibra, e possa
mctteve in pratica tutto qnello clie insegna , dica pure che a
torto gli veuaero fatte le nostre opposizioni ; ina se trova il con-
trario , speriamo clie si persuadera clie senza pratica non si
puo tutto sapere, ne scrivere chiaro di una cosa, perche questa
non si conosce abbastanza.
426 APPENDICE
particolarmente al compasso d' archi che per la pvospet-
tiva noil e fatto, e non al triregolo che reputo di niolto
vantaggio a quest' arte , convien dire die io piaccio al-
r autore dell" art. solo allorquando di prospettiva non ra-
giono.
Loda pero infine I'art. lo zclo che mi mosse a contri-
buire all' incrcmento di una maggior perfezione nella pro-
spettiva , e di questo sono assai tenuto al di lui autore (i).
F. T.
(i) Sembra infine dispiacere al nostro autore rhe aveodo noi
giiisiauiente loJata I'Appendice dell' opera sua non siasi da noi
fatta parola aul nierito di prospettiva, su di che gli diremo clie
essendo egli di gia conosciuto per altra sua opera che tratta
principalmente de' puri precetti di prospettiva , essa sola ere—
demmo potesse bastare a far conoscere quanto egli sia versnto
in quella, e quanto sia grande il suo talento in molt' altre cose
clie egli distintamenje conosce ; per il clie portiamo certa opi-
nione che se T esimio autore avesse fatto pratica suUa dipintiira
delle scene teatrali , forse ne»6uno nieglio di lui poteva dare
precetti in quest' arte.
PAPxTE ITALIANA. 427
.>»iijni-»iiki^imiiii|»»i uijinllliui|iUiuiniiminJUJ.»iimia[jj.iiii«ji«iiiiiyn«»«»»i.» i || mirinrHl
A N N U N Z I O.
V Editore della Storia dell' arte col mezzo del monumenti di
G. B. L. G. Seroux d'Agincourt ai signori associad alia
medesima.
Co
JoL niio Manifesto pubbllcato I' anno ecorso indicai il signor prof. A.
Levali siccome la persona da me pregata per la tradazione dal francese
dell'opera del d'Agincourt , Storia lie IV Arte ecc. Lo stesso signer Professore
aveva altresl preso impegno d' apporvi qui e la le osservazioni o rorrezioni
che sarebbero sembrate piii opportune ia conseguenza delle scopertc fatte
posteriormente all' opera siiddetta intorno ai monumenti in essa illustrati.
Occupatissimo ora il prelodato sig. prof. Levati in altri lavori e ncgl' im-
pegni del suo istituto trovasi costretto a dover abbandonare ad altri la gia
incominciata opei-a.
Egli e per cio che io mi faccio un dovere di avvertire i signori Asso-
ciati clie ua tale Impreveduto accidente non impedira il progrcsso regolare
della mia edizione , avendo di gia accettato I' incarico della continuazione
il signor Ignazio Fumagalli, pittore e f. f, di Segretario della I R. Ac-
cademia di Belle Arti, ed il signor Carlo Zardetti , aggiunto al Direttore
deir I. R. Gabinetto numismatico di questa citta. II prinio occuperassi in-
tiernmente tanto della traduzione che delle osservazioni , aggii.nte o cor-
rezioni spettanti alia parte della pittura ; il «econdo prese 1' eguale incarico
per le altre dne parti , quella cioe dell' architettura e della scultura.
Le incision: , come gia dissi nel raio succitato manifesto , saranno e3e-
guite dal sig. Alessandro Kivelanti di Verona per V Architettura, e dal
sig. Giovanni Carattoni di Roma , allievo del valente Nicolo Aureli , per
la Figura. La revisione poi delle tavole spettanti alia pittura cd alia scul-
tura Sara fatta dal chiarissimo sig. Vincenzo Raggio , e le altre dell' archi-
tettura verranno corrette dal rinomato prof, architetto sig. G. Antolini ,
lo stesso che illustro le antiche rovine di Veleja.
Vedranno con cio i signori Associati a questa mia intrapresa che non
tralascio di adoperarmi in tutto quello che puo corrispondere al niantcni-
mento delle promesse gia fatte nel raio prirao Manifesto.
Onde poi non interrompere il prbgresso della pubblicazione del tcsto
originale con lunghe note ed osservazioni , ho creduto bene di tutte col-
lociirle in fine delle singole parti ilell' opera, citando ivi la pagina a cui
ciascuna delle medesime dovra corrispondere.
Oso lusingarmi che i signori Associati continueranno col loro favorc ad
animare questa mia dispendiosa e non troppo facile infrapresa.
Milano , il 5 dicembre 1825.
Ranicri Fanfani , tlpografo , calcografo
e negoziante di Stampe in Milano ,
contrada dei Borsinari, num. 1027,1
^28
IND ICE
(idle matcrie contcnute in qitesto XL volume.
PARTE I.
LETTER4.TURA. ED ARTI LTBER VLI.
i^T
'TORI A della Sardegna , del cav. D. Giuseppe Man no.
Tomo !.• pag. 3
Sulla Mitologia, Semione del cav. Vincenzo Monti . v ly
Scriptomm veterum nova coUectio e Vaticanis codicibus
edjta ab Angela Majo. Tomo 1° „ 3-7
Opere dl Torquato Tasso per cura di. . Gio. Gherardini.
Volume 5." ed ultimo. ( Vedi i tomi Sa." pag. 809,
^Sr pag. 3 18, 37." pag. 332) „ 46
DeW urna con bassorilievo ed epigrafe di Arnnte figlio di
Lore, trionfatore etrusco ■■ dissertazione di Vincenzo
Campanabi „ 52
V Orlando f arioso e poesie varie di Lodovico Ariosto » 59
Del Bello , ragionamenti del come Leopoldo Cicognara » 1 46
Anrmli musuhnani , di Gio. Batt. Rampoldi. Volumi 7.°
al 10." (Vedii tomi zj." pag. 28 e 297, io." pag 33,
32." pag. 34, 37° pag. 2,89 >i i55
Bellezze della letteratura itaUana raccolte per cura di
Gio. Batt. NicoLiNi e di Davide Bebtolotti. Vol. i." 176
Famiglie celebri italiane , del ca.v. Pompeo Litta. Parte
seconda del fascicolo 14.° (Vedi i tomi iS." p. 289,
20.° p. 27, 22." p. 160, 25.° p. 33, 26." p. 178, 27.°
p. 319, 32." p. 27 e 38." p- 5i) » 180
Storia letteraria della Liguria, di Giambattista Spotorno.
Tom. 1." al 3." .; 289
Nuova serie di vlsioni allegoriche, Cantiche sei deW ab.
Giosafatte Cipriani » 3 1 3
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE.
Nuovo metodo economico pratico di fare e conservarc il
vino, del canonico Pietro Stancovich pag. 64
I N D 1 C E. 429
Osservazioni del dott. fisico Giuseppe CEnni al libro in-
titolato ■■ Cagioni, natura e sede della pellagra, di
Gio. St RAM £10. (^Fine. Vedi i tomi 38.° pag. a 10 e
39.° pag. 228) pag. 85
Annali dell' I. R. Istituto politecnico di Vienna. Tomo 4.°
(^ Condnuazione ) . Vedi i tomi 34.° pag. 38/, 35.°
pag. 90, 36." pag. 82 e 37a » i85
Atti dell' I. R. Accademia dei Georgofili di Firenze.
Tomo 4.° " 194
Idem. ( Fine ) »» 3a6
Nuovo metodo di curare la trichiasis ■■ Memoria del prof.
A. Vacca'-Berlinghieri »; 210
Prodromo della mineralogia vesuviana , di T. Monticelli
e N. CovELLi >/ 337
Memorie dell' I. R. IstitiUo del Regno Lombardo-Veneto.
Vol. 5.° {Continuazione. V. il tomo Sg." pag. 357) " 348
Intorno alia medicina analitica, cicalate di Maurizio
BuFALiNi » 356
APP ENDICE.
PARTE I.
SCIEISIZE , LETTEKE ED ARTI STIIA.NIERE.
Physiologic des passions , ou nouvelle doctrine des senti-
mens moraux , par J. L. Alibert pag. 1 04
Sur les fonctions etc. Sulle funzioni del cervello. Opera
del dott. F. J. Gall '/ 116
Anatomic etc. Anotomia dei sistemi nervosi degU animali
for rut i di vertebre. Opera di F. Magendib e A. Des-
MOVLINS "12 1
De VEmploi des chlorures d'oxide de sodium et de chaux,
par A. G. Labarraque "219
Rassegna delle opere die trattano della letteratura orien-
tale puhblicate in Europa dal 1816 al 1820 inclusivo,
del cav. Giuseppe de Hammer. ( Continuazione. V. i
tomi 38." pag. 388;, e 39." pag. io3 ) " 223
Idem. (Fine ) » 36i
Anniversario della laurea di Biumenhach ''247
Manuel d'anatomie generale descriptive e pathologique ,
par I. F. Meckel " 378
43o 1 N D I C E.
PARTE II.
SCIENZE, LETTEUE ED AKTI ITALIANE.
Discorso per la solenne distribazione de prenij deW I. It.
Accademia delle belle arti in Milano , fattasi il 3o
agosto , letto da Ignazio Fumagalli vicesegretario della
inedesima pag. 128
Estratto de' giudizj pei grandi concorsi >» 187
Concorsi di seconda classe >i 280
Oggetti di belle arti esposti oltre i premiati . . . » 2S1
OpERE FERIODICHE '/ 140
Giornale di fisica, chimica ecc.'. dei prof. P. Confi-
GLiACHi e G. Brugnatelli di Pavia. Bimestre S.° » ivi
Giornale Arcadico di Roma, quademo 8o.° . . . . " 266
Idem, quaderno 81.° " 894
BiBLIOGRAFIA » 141
Regno Lombardo-Veneto »/ ivi
Prospetto di tutti i concimi europei , di Giuseppe
Gavtieri " ivi
La Certosa di Pavia , dei fratelll Durelli. Fasci-
coli 9.° al i3°. (^Vedi i tomi 32." pag. 289, c
34.° pag. 409) " 256
Poesie italiane di messer Angelo Poliziano . , " 260
Poesie del niarchese Tommaso Garcallo . . . . " ivi
Varie operette del conte Lorenzo Magalotti . . » 261
Delle societa di guadagno : trattato teorico-pratico
dell' aw. Giuseppe Carozzi »* 26a
/ due contratti di mutuo e locazione di valori: con-
siderazioni analitiche del marclicse di Bruno . » ivi
II Calomero: poeinetto del conte Folchino Scuizzi » 264
Rime edite ed inedite di lacopo Vittorelli , colla
traduzionc latina a fronte dell' abate Giuseppe A.
Trivellato "2 65
La vita di Dante Alighieri scritta da Giovanni
Baccacci • testo di lingua ora nuovamente emcn-
dato per cura di Bartolommeo Gamba . ..." 267
Biografia universale antica e modenui. Vol. 21.°;,
22.° e 23.° . . . . • "271
Raccolta di viaggi. Biennio III "395
Storia degli Arabi compilata dal prdf. Ambrogio
Levat7. " 4^^^
I N D 1 C E. 481
Operette sceUe di Paolo Frtsi pag. 404
Raccolta di, tragedie scriite iiel secolo iS.° ■ ■ ■ » ivi
Elcnco di alcune opere stampate e pubblicate nel
Hegno Lombardo-Veneto neW anno 1825. . . " 276
Piemonte " 143
Titi Livii patavini opera. Tomo 3." " ivi
Idem. Tomi 4.° e io.° »» 4o5
M. Fid)ii QuiNTiLiANi dedamationes. Tomo 6." . » ivi
Saggio sidla vita e su gli scriui del prof. Antonio
Maria VassaUi-Eandi , di Secondo Berruti . « 408
Ducato di Parma , "281
Opuscoli dell'cibate Michele Colombo. Edizione rive-
diita ed ampliata doll' autore. Vol, 2.° ( Vedi il
tomo 36.° pag. 16 ) " ivi
Siati pontificj » 28a
Ricerche intorno agli effetti prodotti dalla canfora
sull' economia animcde , del dott. Lucca Scvdery » ivi
CORRISPONDENZA '/ 2 8 5
Sopra un articolo del Bulletin des sciences ma-
thematiques sidla Trisezione geometrica di qua-
lunqiie arco di cerchio puhhlicata da Ambrogio
FusiNiERi. Nota dell' autore medesimo . . . , » ivi
Lettera di Francesco Tacani in risposta ad un
articolo di questa Bihlioteca intorno aW opera del
medesimo sulla prospettiva. Con note dell' autore
deW articolo v 4 1 y
Annunzio » 427
Storia dell' arte col mezzo dei monumenti del d'Agin-
COVRT ;* ivi
Tavola meteorologica di ottobre » 144
Idem di novetvbre -/ 288
Idem di dicembre »/ 43a
Giuseppe Acerbi , direttorc ed editore.
Mdaiio., dair I. R, Stamperia.
Osservazioni meteorologiche fatte all'J.R. Osservatorio dl Brera.
D I C E M B R E 1825.
M A T T I N A.
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Pioggia.
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Nebbia.
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+ 9,0
+ 7.0
+ 7.1'
+ 4,5
Piogi^. nebbia.
Nuv. pioggia.
Pioggia.
Piog.nuv.rott.
Sereno.
138
28
27
27
0,3
0,0
1 1,0
B,7
9.7
+ 4,5
+ 3,5
+ 3,5
+ 4iO
+ 5,4
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Nebbia.
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Nebb pioggia.
Nuv. pioggia. I
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3,3
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+ 3,5
+ 3,0
+ ii,5
+ 2,7
+ 3,5
N 0
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S O
N 0
Piov.neb. ser.
Nuv. pioggia.
Nebbioso
Ser. . . nebb.
Nu.aeb. piog.
Neb. nuv.
10,0
8,c
8,2
9.f^
9,3
+ 6,4
+ 8,0
+ ■'-.a
+ 9,3
+ 7>5
Piov. nebbia.
Nuv. piov.
Pioggia.
Nuvolo.
Ser. nuv. ser.
•',7
3,2
d,0
6,8
5,4
7.7
+ 7.^
+ 4-5
+ 4,6
+ 3,c
+ 2,7
+ 3,5
N O
S O
bereno.
Nuv. ser. nuv,
Nuvolo.
Nu. neb. piog.
Nebb. pioggia.
Nebb. nuv.
Aicezza mass, delbar. poll. 2" lin. C,3 Altezza mass, del term. + 10,40
minima '.27 « 2,7 minima + l,5o
meJia » 27 » 7,74 media + 6,00
Quantua della pioggia linee 137,80.
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