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Full text of "Biblioteca Italiana"

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BIBLIOTECA  ITALIANA 


o  si\ 

GIORNALE 


LETTERATURA,  SCIENZE  ED  ARTI 

COJIPILATO 

DA      VARJ      LETTER  AT  I. 


TOMO    LVIII. 
ANNO    QUINDICESmO. 

Apiilc,   Maggio  c  Giugno 
i83o. 


MILANO 

PUKSSl>     I.\     niFxEZIONE     DEL     CIOIINALE. 


IMPERIALE   EEGIA    STAMPERIA. 


II  presente  Qlornale^  con  tutti  i  volumi  precedenti.,  e 
posto  sotto  la  salvagitardia  della  Leggc ,  cssendosi 
adeinpiuto  a  qitanto  essa  prcscrlve. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    I. 

LETTEPvATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Lc  fabhrichc  civill ,  cccleslast'ichc  c  militarl ,  dl  MicJielc 
Sanmicijelt  ,  discpnute  ed  incise  da  Ronzani  Fran- 
cesco e  Luciolli  Girolamo.  —  Verona,  io23-25- 
26-27-29-00,  dalia  tipografia  degli  crcdi  di  Jllarco 
RIoioui ,  a  spcse  dcgli  autori.   Opera  comjmUa. 

X  arlando  dc'  prinii  dieci  fascicoli  di  qucsta  gran- 
diosa  ed  iniportante  coUczioiie  espresso  abbiamo  il 
dcsidcrio  nostio ,  perche  essa  con  quel  nicdesmio 
sa2;2;io  ed  accurato  metodo  end'  era  stata  intrapresa 
vcuisse  pur  condotta  a  felice  compinicnto  (i),  I  110- 
stri  voti  furono  pienainente  appagati.  Ora  noi  non 
dipartendoci  dalla  gia  segnata  via  anderemo  a  mano 
a  mano  dimostrandone  i  pregi ,  e  qui  ancora  le  os- 
servazioni  nostrc  francamente  aggiu2,ncremo  )a  dove 
lossimo  per  disscntire  dai  dotti  c  benomeriti  cditori. 

Fascicolo  IX.  —  Palazzo  detto  la  Soranza  ,  poco 
distante  da  Castclfranco  sidla  legia  strada.   Tav.  n°  2. 

«  Di  qucsto  sontuoso  cdificio  (  cosi  gli  cditoxi  ) 
)i  pill  nou  rimane  pictra  sopra  pietra ,  onde  mag- 
s'  giormentc  ci  giova  serbaruc  la  lornia.  La  sua  fronte 

(i)  ^  cdi  Bibliotcca  italiaua  tumo  44",  fasc.  tii  iiovem- 
Jne  1026,  pag.   166. 


4  LE    FABBRICIIE    CIVILI ,    ECCLESIASTICIIE 

»  e  rivolta  al  sucl  ,  e  avvcgnache  a  sempUcissime 
X  arcate  oUVc  uu  aspetto  cli  robustczza  couinusto  a 
»  ma2;nificenza  ;  e  privo  com"  c  cli  colonue  ostcuta 
»  quel  gcneic  clic  c  pur  frequentissimo  nelF  Etruria , 
»  c  puossi  a  huona  ragionc  qualilicare  per  etrusco , 
»  onde  tanto  si  scosta  dal  romano,  la  cui  vaghczza 
y>  dalle  colonne  causata  fece  meritare  al  Palladio  il 
j>  titolo  di  llalTaello  dclF  architcttura.  »  Tutta  la  fac- 
ciata  di  (piest'  edillzio  e  nobiimente  costrutta  a  bn- 
^ne  ,  e  par  quasi  clie  destinata  sla  a  resistere  ai  colpi 
ileir  artiglicria.  IMa  il  Sanmicheli  sapeva  alle  sue  fab- 
briclie  iniprimere  un  sitfatto  carattere  di  variata  e 
distintiva  roliustezza  clie  anche  le  piu  semplici  ap- 
parivano  imponcnti;  c  cio  egli  otteneva  senza  verun 
grave  dispeiidio. 

Ninfeo  ncl  pcdazzo  Era  de  Cornari  prcsso  il  tcatro 
di  S'  Aji^elo  ill   V'eiiezia.   Tav.  7z/'  3. 

«  Esistendo  un  cortile  non  molto  ampio,  siccome 
»  nol  sono  i  cortili  in  Vcnezia ,  a  questo  adatto  il 
»  Sanmicheli  un' invenzione  a  due  piani  che  seguono 
33  quelli  delta  casa  anteriore  ,  con  colonne  ed  arclii 
»  d'ordine  dorico  all'infcriore  e  jonico  al  superioi'e.  » 
Cosi  ci  avvertono  gli  editori.  La  colonna  riposa  so- 
pra  vmo  zoccolo  o  dado  ,  ordinario  partito  del  nostro 
arclutetto,  clie  qui  gli  tor na  opportuno  avendola  egli 
clevala  sopra  tre  gradini ,  salienti  di  fronte  c  di  banco 
al  recesso ,  clie  e  una  specie  di  ninfeo.  In  questa 
fiibbrica  tutta  interna  non  troviamo  gran  cose  da 
rilevare ,  fuorche  ne'  cosi  detti  dettagli  delle  parti 
i  quali  esprimono  sempre  Parte  e  la  bravura  del 
celeljerrimo  architetto. 

Fascicolo  X.  —  Palazzo  della  Torre  in  Verona  in 
contrada  di  S.  Fermo  masiiiore.    Tav.  n.°  3- 

Quest'  edilicio  trovasi  tuttora  imperietto :  la  sua 
facciata  non  fu  condotta  oltre  la  meta.  L'  alzamento 
componesi  di  un  pian  terreno  e  di  un  piano  no- 
bile  ,  divisi  r  uno  dall'  altro  con  mezzanini.  Le  fi- 
nestrc  del  pian  terreno  sono  arcuate-,  quadre  quelle 
de"  mezzanini  •,    rettangole   quelle  del  secondo    piano 


E    MILITAUI    DI    jr.    SANMICHELT,    CCC.  O 

o  piano  nolnlc  con  froiitispizio ,  al  di  sopra  del 
fpialc  sono  altrc  bassissimc  iincstrc  di  ahri  mczza- 
iiiiii  situate  a  p;uisa  di  iVcgio  sotto  d'  im  cornicione 
di  legno  e  di  stile  piiittosto  semplice  ,  ma  con  grandc 
sporto.  Pare  che  da  taluno  dubitato  siasi  se  qiiesto 
cdificio  appartcnga  vcramente  al  Sanmicheli ,  giacclie 
gli  cditori  cosi  avvcrtoijo:  «  Osservando  le  tavole 
5)  dei  dettaglj  si  rimarchi  ad  evideuza  lo  stile  del 
»  Sanmicheli  ,  die  in  tante  parti  c  cosi  preciso  da 
)>  non  potcrsi  porre  in  ineertezza.  Tutto  ciu  facemmo 
v  diligenteraente  presente  appunto  pcrche  il  Mallei 
3>  attribnisce  quest'  editicio  al  secolo  del  seicento.  » 
Ed  a  noi  ancora  sembra  clie  la  porta  d'  ordine  jonico 
pel  suo  stesso  stile  e  per  le  proporzioni  sue  sia  ve- 
ramente  del  Sanniicheli  ;  ma  nel  I'cstante  1"  edificio 
ci  si  presenta  di  silFatto  stile  che  meglio  direbbesi 
opera  dello  Scamozzi.  Tanta  e  la  somiglianza  che  si 
ravvisa  fra  esso  e  lo  stile  dclle  fabljriche  di  quest' ar- 
chitetto.  Noi  siamo  dunque  d'  avviso  die  quest'  edi- 
ficio stato  sia  originalmente  disegnato  dal  Sanmicheli, 
ma  poi  condotto  a  conipimcnto  da  altro  architetto  , 
il  quale  aggiugnervi  voile  qualdie  cosa  del  suo  pro- 
prio ,  siccome  in  altre  falibridie  avvenne. 

Fascicolo  XI.  —  Palazzo  Roncalli  sulla  piazza  di 
Rovigo.   Tav.  n°  5. 

Bella  e  la  descrizione  die  ne  danno  i  cli.  editori : 
nondimeno  nella  facciata  a  noi  sembra  di  ravvisare 
qualchc  nicnda  nelle  proporzioni.  E  per  esempio  la 
troppa  depressione  degli  archi  nel  priino  ordine 
troppo  contrasta  colla  grande  sveltezza  delle  arcuate 
fincstre  del  secoiido,  e  forma  quindi  un  insieme,  le 
cui  parti  sembrano  soverchiamcnte  disparate. 

Fascicolo  XII.  —  Lazzcrctto  in  un  sobOorgo  di 
Verona.   Tav.  n.°  3. 

Nella  descrizione  degli  editori  trovansi  le  seguenti 
parole :  «  La  parte  certamente  piu  degna  di  dislinta 
»  osservazione  e  il  tempio  che  nel  bel  mezzo  del 
»  ricinto  sopra  trc  gradiiii  s'  innalza  a  doppio  ordine 
>j   di  colonne  ,  sonuontato  da  cupola  leggiadrissima , 


6  I.E  FAnurvICIIE   civim,   ecclesiasticiie 

»  tutto  apcrto  a  giorno,  cd  in  giiisa  clic  possa  ogni 
»  persona  dalla  porta  della  propria  stanza  essere  pa- 
»   tcntemcntc  prcsente  al  santo  sacrilizio  della  mcssa. » 

QucsV  ampio  edilicio  destinato  agV  infetti  di  con- 
tagio  somiglia  alio  spazioso  nostro  die  piir  chiamasi 
lazzeretto  parimente  con  porticali  tutt'  all'  intorno 
ncir  interior  ricinto,  se  non  che  il  Veronese  c  del 
nostro  assai  piii  scmplice  nelle  decorazioni.  ]Ma  pivi 
grandioso  ne  e  il  tcmpio  che  sorge  nel  mezzo.  Che 
ii  nostro,  opera  del  celebre  Pellegrini,  e  di  elegante 
disegno,  non  ha  guari  tutto  come  il  Veronese  ugual- 
mcnte  aperto,  troppo  piccolo  e  smilzo  in  si  grand' area 
appare.  E  pcro  da  notarsi  che  il  portico  tutt'  all'  in- 
torno praticato  nel  tempio  del  Sanniicheli  presenta  due 
disuguali  ordini;  1' esterno  con  colonne  piii  alte  di 
quelle  dell'  intei^no.  Dal  che  nasce  che  Ic  colonne  del- 
r  uno  stranamente  contrastano  con  quelle  dcH'altro: 
esenipio  non  nuovo,  confermato  anzi  dalla  pratica  di 
qualche  greco  architetto.  ]Ma  la  Grecia  ancora  non 
mancava  di  architetti  fantastici  e  licenziosi. 

Porta  d  ingrcsso  al  palazzo  pretorio  ora  delegatizlo 
in   Verona.   Tav.  n°   i. 

Gli  editori  opportunaniente  osservano  che  il  Va- 
sari  non  die  di  questa  porta  un  giusto  giudizio,  di- 
cendo  die  pare  alquanto  nana  ,  e  nemmeno  il  po- 
steriore  Temanza,  il  quale  la  chianio  alquanto  tozza. 
«  Ma  cio  non  pertanto  (  soggiungono  essi )  T  ordine 
»  a  colonne  scanalate  e  sor-montate  da  intera  trabea- 
5»  zione  e  frontispizio ,  il  tutto  elevato  sopra  uno 
5)  zoccolo ,  corrispondono  in  ogni  parte  alle  pin  belle 
»  e  pill  esatte  proporzioni  ,  rese  vieppiu  elcganti  e 
»  dalla  no])ilta  del  marmo  e  dall'  eccellenza  del  la- 
3)  voro.  »  E  noi  qui  non  possiamo  a  meno  di  sog- 
giugnere:  Peccato  che  si  leggiadra  porta  non  a-bbia 
nel  vano  dell' arco  una  miglior  proporzione,  stando 
la  sua  larghezza  all"  altezza  come  due  a  tre  ! 

Poita  d  ingresso  alio  squero  del  buclntoro  nell  ar- 
scnale^  e  porta  d  ingresso  al  palazzo  Grimani  a  santa 
Maria  Formosa  in  Venezia.   Tav.  u°  2. 


E    MILITAUI   m   M.    SAXMICIIELI,    CCC  7 

«  La  prima  (  dicono  gli  editori )  servi  d'  iiigresso 
»  alio  s(|ucio  del  bucintoro  :  squero  chiamano  cola, 
»  il  locale  per  costruire  uii  naviglio  al  coperto.  E 
»  tutta  in  niarmo  istriano  liancheggiata  da  due  fine- 
»  stroni  con  attica  rilevata  nel  mezzo  ov'  c  un  im- 
»  magine  in  rilievo  siml)oleggiante  cjuella  repubblica. 
»  La  macsta  di  questa  porta  non  mentisce  ne  il  va- 
5)  lore  dcirarchitetto,  n6  I'lifficio  cui  era  destinata.  3> 
Tale  sembra  a  noi  ancora ;  e  benche  semplice  negli 
ornati ,  sorgc  nondimeno  imponente  al  pari  di  tutte 
le  fal^briche  del  Sanmicheli  ,  si  per  Y  armonia  del 
carattere ,  tutto  esscndovi  giudiziosaraente  bugnato , 
e  si  ancora  per  1'  ordine  dorico  che  ne  forma  il 
principal  ornamento.  La  seconda  porta  e  pure  d' or- 
dine dorico  bugnato ,  che  consiste  in  un  arco  fian- 
cheggiato  da  una  semicolonna  per  parte  ;  ha  la  sua 
serra2;lia  che  va  a  terminare  sotto  alia  cornice  del- 
r  ordine  ,  restando  soppressi  nel  mezzo  il  fregio  e 
r  architrave  il  quale  rimane  saa^omato  soltanto  sopra 
le  due  colonne,  cosi  che  direbbesi  tagliato  dalle  due 
mezze  colonne  sole ,  il  che  non  ci  pare  lodevole 
divisamcnto. 

Qui  terminano  le  fabbriche  civili  del  Sanmicheli : 
segue  r  architettura  ecclesiastica  del  medesimo  archi- 
teito. 

Fascicolo  I.  ■ —  Tempio  dctto  delta  Madonna  di 
Campapia  nd  sohborglii  di   Verona.   Tav.  n°  6. 

Tempio  niagnitico  che  sorge  isolato  suUa  grande 
strada  di  Venezia  ad  un  miglio  da  Verona  :  e  di 
forma  circolare  al  di  fuori ,  ottagona  al  di  dentro , 
con  maestosa  cupola.  L'  interno  ha  due  compartimcnti 
di  colonne  ,  Y  uno  inferiore  ,  1'  altro  supcriore  ,  am- 
biduc  d'  ordine  composito.  Vi  si  enlra  per  tre  gran 
portc  di  marmo  bronzetto  riccamente  intagliate.  cc  II 
»  suo  prcsbiterio  quadrato  al  disotto  (  cosi  gli  edi- 
»  tori )  si  converte  in  cupola  rotonda ,  ed  e  questa 
»  riposata  sugl'  inferiori  quattro  archi  grandi  e  sui 
»  piccoli  delle  vcle :  un  ordine  di  llnestre  arcuate 
»  e  concentrate  ne2;li  archi ,  che  ornano  il  tamburo , 


8  LE    FABBRICIIE    CIVILI,    ECCLESIASTICHE 

3»  (lilTomlono  ncl  prcs]>itcrio  c  nolle  ahsidi  chc  il 
»  dilatano  ,  una  luce  sommcssa  e  propria  dei  pcne- 
»   trali  d'  un  santuario  cristiano.  » 

Ma  gli  editor!  passando  poi  alia  descrizione  dcl- 
r  estcrno  accusano  varj  diletti  di  alterazione  nel  di- 
se^no,  fatta  da  altri  architetti  clie  ridussero  a  com- 
pimcnto  il  tcnipio:  «  Qui  appunto  (  dicono  essi  )  e 
»  dove  si  nianifesta  I  impoverimento.  II  peristilio 
»  circolare  e  periptero ,  cioe  semplice ,  ed  cusdlos  il 
»  suo  genere ,  cioe  d'  intercolunuio  di  media  lar- 
■»  ghezza.  L'  ordine  puo  riferirsi  al  dorico  pel  capi- 
»  tello  coi  tre  anelli ,  ma  gli  esecutori  ( della  labbrica  ) 
»  no  storpiarono  con  disdoro  il  disegno ,  lasciaudo 
»  ignuda  di  decorazione  una  gran  parte  esterna  del 
»  tempio.  »  Ma  noi  esaminandone  il  disegno  crediamo 
di  potere  cosi  rispondere  a  tale  critica  osservazione : 
Se  il  male  tutto  consiste  nella  mancanza  di  decora- 
zione ,  della  c[uale  appar  ignuda  la  parte  die  forma 
basamento  all'  ordine  composito  del  tamburo  e  clie 
rimane  sopra  T  ordine  medesimo,  compiendo  coUa  sua 
cornice  tutta  1'  altezza  del  tamburo  stesso  ,  coronate 
al  dJsopra  da  un  elegante  balaustrata  ;  soggiugneremo 
clie  tale  impoverimento  fu  piuttosto  un  bene  clie  un 
male ,  ed  aiizi  un  ragionevole  divisamento  onde  con- 
servare  quella  semplicita  caratteristica  clie  si  vede  im- 
maginata  dalF  autore  in  tutta  la  decorazione  esterna » 
non  volendo  egli  clie  una  parte  fosse  dalf  altra  so- 
vercliiata.  Siamo  c|uindi  d'  avviso  die  non  si  trovi 
arbitrio  ne  guasto  alcuno  in  questa  parte  ,  ma  die 
tutto  sia  giusta  T  originario  pcnsiero  del  Sanmiclieli. 
Che  poi  la  cupola  (  piuttosto  di  bella  forma  )  non 
abbia  uu  cupolino  di  stile  corrispondcntc  a  cpiello 
del  celebre  autore  di  tutto  il  tempio ,  e  questa  la 
solita  cosa  die  succede  nc'  pin  moderni  o  posteriori 
architetti ,  c|uando  pongono  piede  nell'  altrui  messe  , 
vaghi  di  raettervi  quasi  il  proprio  sigillo,  riformando, 
anzi  spesse  volte  sciaguratamente  guastando  F  altrui 
concepimento. 


E    MILITMU    DI    M.    SANMICIIELI ,    CCC.  9 

Fascicolo  II.  —  Prcshtlcrio  c  campanile  del  diinmo 
in   Verona.   Tav.  n.°  6. 

«  11  prinio  ( cosi  gli  editori )  e  uii  seniiccicliio 
»  proliin2;ato  alquaiito  allc  due  estreniita  in  linea 
»  paralcUa,  ed  ha  per  oggetto  di  ricignere  il  pre- 
»  sbiterio  della  cattcdrale  in  Verona.  Quest  uso  venne 
»  introdotto  nelle  chiesccattolichc  ad  imitazione  delle 
)>  2;reche ,  la  liturgia  delle  quali  sottragge  alia  vista 
»  coiiiune  r  csercizio  de'  sacri  misteri  ,  mentre  pel 
3)  rito  cattolico  romano  tali  recinti  non  lianno  altro 
»  oggetto  che  di  segregare  i  niinistri  o  i  peisonaggi 
»  ivi  animessi,  dalla  folia  del  popolo.  —  L' opera  e 
5)  tutta  in  marmi  veronesi ,  eccettuatene  alcune  spec- 
»  cilia ture.  L'  ordine  e  jonico  puro ,  ed  ha  il  solito 
5)  dado  sotto  la  base  ed  il  capitello  col  collarino ;  il 
»  piedestallo  si  dircbbe  troppo  alto  se  nol  giustifi- 
»  casse  il  niotivo  onde  si  eressc  la  fabbrica  ;  nict  il 
»  circolare  dillicil  lavoro  e  si  ricco  ed  elegante  che 
»  in  vano  si  saprebbe  bramare  di  piu.  »  Noi  accor- 
derenio  volontieri  che  cpicsto  presljitcro  che  ci  sem- 
bra  fatto  sul  gusto  di  cpiello  del  duomo  di  Firenze  , 
sia  ricco  ed  elegante  e  di  nn  difficile  lavoro,  ma  non 
niai  che  sia  di  belle  proporzioni  neirinsicnie;  appunto 
per  la  troppa  altezza  del  suo  basaniento  die  tbrma 
uno  sproporzionato  piedestallo  all' ordine  sovrapposto 
di  media  2;randezza.  Anclie  1  arco  die  da  inj^resso 
al  prcsbitcrio  ci  pare  stranamentc  composto  ili  parti 
diverse ,  appartenendovi  nelle  sue  alette  il  piede- 
stallo medesimo  e  dividendole  in  due  pilastrini  uno 
sopra  r  altro ,  sagomati  il  primo  colla  cornice  dello 
stesso  piedestallo,  il  sccondo  con  qiiella  delFimposta 
dcir  arco.  Aggiugnesi  la  bizzarria  degli  ornamenti 
iutrodotti  uella  sola  parte  sopra  la  divisione  del  pie- 
destallo che  separa  1'  aletta  ,  dal  die  formasi  un  in- 
sienie  il  piu  capriccioso  del  mondo.  L*  altezza  aricora 
deir  arco,  presa  allimposta,  e  meno  della  meta  della 
sua  larghezza.  Noi  speriamo  che  i  ch.  cditori  non 
si  vorranno  adontare ,  se  concliiuderemo  non  scm- 
brarci  F  archilcttura  di  questo  prcsbitcrio  pareggiare 
la  put  saiia  cd  csqaidla  i^reco-iomanu. 


lO  LF,    FAr.r.RICTTE    CTVILI ,    FCCLESIASTICIIE 

Campnvilc.  11  faJ.>bricato  del  campanile  e  tuttora 
imperletto,  non  arrivaiido  forsc  alia  mela  del  suo 
compimeuto.  Dai  due  ordini  o  tronclii  che  ne  siissi- 
stono ,  nulla  con2;ettarar  potrcbbcsi  di  certo  intorno 
al  suo  lininiento.  Convieu  dire  che  smairito  siasi  il 
dise2;no  orip;iualc,  giacche  gli  editori  non  ci  olTrono 
die  s\  intao;li  dcllc  parti  sussistenti.  Lo  stile  pero  e 
la  solidezza  attestano  Y  antenticita  di  quest'  opera 
come  vcramente  del  Sanmicheli  ,  e  tale  clie  se  stata 
fosse  condotta  al  suo  tcrnune  ci  presenterebbe  in  que- 
sto  genere  di  fiibbrichc  uno  de'  piu  bei  monumenti. 

Fnscicolo  III.  • —  Campanile  di  S.  Giorgio  in  Braida 
in   Verona.   Tav.  n.°  4. 

Anche  questo  campanile  non  fu  condotto  al  suo 
compimcnto.  Che  che  ne  dicano  gli  editor!  ,  nulla 
noi  vi  troviamo  di  sinciolare  nclF  arcliitettura  che  e 
di  forma  (juadrata.  Ne  lodar  possiamo  che  ommessi 
siansi  i  modjglioni  nella  cornice.  Perciocche  vi  si 
vede  il  gocciolatojo  in  due  fasce  convertito,  e  quindi 
formante  colla  cornice  medesima  un  niasso  pcsante. 
Meschina  ci  sembra  poi  la  larghezza  dell'  edilicio  , 
tutta  da  un  intercolunnio  di  quattro  metope  com- 
presa.  Clie  Fordine,  per  quanto  grande  appaja,  non 
puo  presentare  una  bella  c  piramidale  proporzione 
sopra  una  l^ase  si  ristretta  ,  siccome  chiaramente  scor- 
gcrebbesi  se  il  campanile  stato  fosse  al  suo  terminc 
condotto. 

Prospctto  del  tempio  di  S.  Maria  in  Organo  in 
Verona.   Tav.  n.°  2. 

Questo  prospetto  ancorr. ,  siccome  vedesi  nelf  in- 
tawliato  disc2;no  ,  non  fu  mai  condotto  al  suo  com- 
pimento :  e  d'  ordine  composito  tutto  hi  marmo 
della  j)rovincia  con  eleganza  di  fregi  e  speccliiaturc. 
Gli  editori  ci  fanno  osservare  che  questo  e  forse  il 
solo  esempio  del  Sanmicheli  in  colonna  rotonda ,  c 
so2;giungono  che  «  la  ccnsura  pin  necessaria  (da  farsi) 
»  cade  suUe  mczze  colonne  quadre  applicate  in  ri- 
»  tiro  alle  rotonde ,  abuso  pur  troppo  comune  an- 
»  the  ai  grandi  architctti.  —  Michelangelo  vi  cadde , 


E    MILITAUI    DI    M.    SANMICIIELI,    CCC.  II 

»  c  Tesenipio  tli  un  Miclielangclo  quanto  iioix  fii 
»  pcrnicioso !  Cio  nialgrado  la  nostra  faroiata  tra 
»  per  la  bcllezza  del  suo  riparto  ,  ira  per  la  macsfa 
»  delle  sue  parti  princjpali  e  per  la  nobilla  della 
»  materia,  puo  riguardarsi  qual  una  delle  piu  ono- 
»  revoli  prodnzioni  del  Sanmicheli  nella  classe  ec- 
»  clesiastica.  »  Di  questfl  facciata  dare  non  potrcb- 
bcsi  un  sicuro  giudizio ,  appunto  perchc  tuttora  im- 
perfctta,  non  giugnendo  cssa  che  al  solo  architrave. 
Nulla  pero  ci  parve  di  riscontrare  di  straordinario 
nel  suo  disegno ,  perclie  riguardar  si  deljba  qiial  una 
(Idle  piu  oiiorcvoll  prodnzioni  del  Sanmicheli  nclla 
classe  ccclcsiastica.  Ne  ci  sembra  di  bella  proporzione 
il  vano  della  porta,  ne  quello  delle  due  iinestre  la- 
terali  che  cccedono  in  altezza  i  due  ([uadri  e  mezzo 
della  loro  larghezza.  Vi  si  vede  pero  sempre  ne'cosi 
detti  dettagli  la  2;rande  niaestria  delFautore. 

Fascicolo  IF.  —  Cupola  di  S.  Giorgio  in  Braida 
in   Verona.    Tav.  n^  6. 

I  ch.  editori,  pi'emesse  alcime  brevi  ricerche  sul- 
r  originc  e  sulla  costruzione  delle  cupole ,  ci  avver- 
tono  che  il  tempio  sul  quale  I'u  innalzata  questa  del 
Sanmicheli  gia  sussisteva ,  mancante  pero  di  essa , 
perclie  crasi  temuto  che  i  piloni  e  gli  archi  per  la 
ti'oppa  loro  leggerezza  atti  non  fossero  a  sostenerla. 
Che  pero  nessuno  degli  architetti  succeduti  all'  ignoto 
disegnatore  del  tempio  osato  avea  di  supplire  a  tale 
mancanza.  I\Ia  il  Sanmicheli  «  consultati  i  llanchi 
»  ( cosi  cssi  continuano  )  e  riconosciuti  validissimi , 
»  spicco  cgli  la  volta  dal  lato  interno  di  essi  onde 
»  tutto  il  rimancnte  di  lor  2;rossezza  facesse  fronte 
y>  alia  spinta  •,  di  poi  la  costrusse  a  due  soli  strati 
»  di  pietre  cotte  tutta  di  cguale  diametro  sino  alia 
»  cima ,  ed  al  vano  dei  cassettoni  la  irnarni  di  uno 
»  solo ;  c  con  cio  ne  conscgui  perfettaniente  F  in- 
»  tento ;  poscia  che  questa  cupola  non  niostro  mai 
5>  un  pelo  ,  ed  c  intatta  come  il  prime  giorno.  — 
»  L"  ordine  d'  arcliitcttura  di  che  si  decora  il  tam- 
i>  buro    csteruo    cd  interno  e  un  coniposito    ad  una 


12  LE    FABERICIIE    CTVILI,    EOCLESIVSTIOHr; 

»   sola  mauo  di  foj^lic.  La  trabcazione  e  molto  sobria 
5>   cli  nicmbrature  e  ncssuua  intagliata.  » 

Qucsta  cupola  e  del  diaincti-o  di  i3  nielri  o  mezzo 
circa.  La  sua  curva  uou  o  giau  clie  clevata.  Neiriuteino 
ha  la  forma  di  uu  pcrfetto  semiccrcliio;  neircsterno 
apparrudo  quasi  doppia ,  alzasi  alcun  poco  dal  pa- 
ralcllismo  dellc  due  curve  ossia  dell' interna  e  del- 
r  esterna.  Ncl  taniburo  ha  un  bel  riparto  di  fine- 
strc  arcuate,  e  nella  volta  interna  un  parimente  bel 
riparto  di  ben  intesi  cassettoni  quadrati.  Sopra  la 
cornice  al  piede  del  tamliuro  stesso  e  un'  elegante 
balaustrata  dove  termina  il  disegno  del  Sanmicheli. 
La  le2;2;ierissima  costruzione  di  tutta  la  cupola  mo- 
stra  quanto  da  questo  celel^ervjmo  arcliitetto  cono- 
sciuta  fosse  la  statica.  Perocche  egli  schivando  ogni 
rischio  costrui  di  Icgno  con  armatura  di  ferro  la 
lanterna  ossia  il  cupolino,  acciocche  questo  non  avesse 
a  troppo  gravitare  snlla  gran  cupola  :  divisaraento 
contrario  a  quelle  del  Brunelleschi  che  volcva  od 
almcno  raccomandava  che  il  cupolino  che  far  si  dovca, 
sopra  la  sua  cupola  del  duomo  di  Firenze  fosse  del 
niaggior  peso  possibile  ,  al  fine  di  rcnderc  piu  fer- 
ma  la  cupola  stcssa  ,  temendo  che  cjuesta  spaccar  si 
potesse  superiormente ,  quando  un  gran  peso  noii 
le  fosse  di  contrasto ;  il  die  mostra  la  diiferenza  del 
sapere  di  questi  due  si  famosi  maestri. 

FascicoLo  V.  —  Monumenti  scpolcrall  in  Padova 
€  in   Verona.   Tav.  n°  4. 

Quattro  sono  i  monumenti  in  questo  f;iscicolo  con- 
tenuti.  II  primo  e  quello  di  Alessandro  Contarini 
nella  chiesa  del  Santo  a  Padova.  II  Vasari  ne  fa 
grandi  encomj  ,  e  dice  che  in  esso  \  arcliitetto  seppe 
torsi  dalFordinario  avendolo  immaginato  pin  a  forma 
di  altare  che  di  sepolcro.  Quasi  direbbesi  che  lus- 
sureggia  per  insigui  opere  di  scultura :  nondimeno 
nel  suo  insieme  impone  e  sorprcnde ;  e  siamo  in  cio 
d'  accordo  cogli  editori.  Peccato  che  la  troppa  ric- 
chezza  della  scultnra  non  lasci  alFocchio  un  tal  quale 
riposo  ondc  poterc  piii  distintamciitc  godcrne  le  siii- 
golc  parti ! 


E   MILITAni    DI    M.    SANMICITELI,    CCC.  1 3 

II  socondo  rlic  sta  di  contro  alT  an/.idctto,  c  il 
iiiausoleo  del  cclcl>rc  cardinal  Bcnibo,  I'orniato  da  un 
bcl  basainciuo  portante  quaitro  colonuc  corintic  con 
ricca  tral^cazione  e  rronusi)izio.  Nclia  iiiccliiu  di  mezzo 
sta  sopra  d'  un  picdeslallo  il  busto  del  cardinale. 
Squisito  ne  e  lo  stile  ,  semplice  e  bella  la  coinposi- 
zioiic  :  ma  gli  editoii  gii/diziosamente  avvertouo  chc 
csso  ancora  ostenta  le  forme  di  altare  ,  anzi  chc  di 
monumento  sepolcrale.  —  Scevero  da  tale  difctto  e 
il  tcrzo,  di  Tommaso  Da-Vico,  nel  tempio  di  S.  Zc- 
none  a  Verona,  d' ordine  jonico.  Vien  ora  per  la 
prima  voka  pubblicato,  Noi  non  ardiremmo  riporlo 
fra  le  piii  stjuisite  opere  del  Sanmicheli.  —  II  quarto 
c  qucllo  di  Tommaso  Lavagnoli  nclla  facciata  del 
tempio  di  S.  Eufeniia  parimente  in  Verona :  consistc 
in  una  gran  nicchia  rettangola  con  uno  stipitc  clic 
acco2;lie  T  urna.  Qucsta  nicchia  e  decorata  da  due 
scmicolonne ,  cV  ordine  jonico ,  con  traljeazione  e 
frontispizio.  Essa  sorgc  sur  un  basamcnto  sagomato, 
a  guisa  di  piedestallo  ,  sostenuto  da  mensole.  L'  in- 
vcnzione,  quantunquc  bella,  non  esce  dalle  comuui 
od  usitate. 

Oratoiio  in  Villa  di  Fumane ,  tenitojio  Veronese , 
crettovi  da  famiglia  Delia   Torre.   Tav.  ji°  2. 

Tem])ictto  ottagono,  iinora  inedito,  di  curiosa  for- 
ma nclla  pianta  e  di  belle  proporzioni  nell'  insieme , 
con  voka  a  pieno  centro  nell"  interno ,  con  atrio  o 
pronao :  all'  intonio  c  decorato  da  colonne  quadrc 
con  capitcllo  dorico  di  quel  genere  detto  da  moderni 
toscano.  Sarebbe  a  bramarsi  die  non  apparisse  si 
spoglio  d'  ornamenti.  Ma  forse  ci  si  potrebbe  oppor- 
tunamcnte  rispondere  che  ben  anco  la  nuda  ossatura 
dcllc  opere  del  Sanmicheli  esser  deljbc  pregiata. 

Fascicolo  VL — Duomo  di  Montcfiascune.  Tav.n°^. 

Questo  tempio  ,  per  avviso  degli  stcssi  editori  , 
non  e  che  \\n  saggio  de' primi  o  giovanili  studj  del 
Sanmicheli.  Un  incendio  al  sorgere  del  secolo  XVII 
ue  fece  precipitare  la  cupola.  Da  quell"  epoca  vi  pose 
mano  col  suo  licenzioso  stile   T  architetto  Fontana  e 


14  LE    F.VBERTCIIE    CIVILI ,    ECCLESIASTICIIE 

si  fattanicntc  clic  nulla  noa  pld  vi  si  ravvisa  (leH'ori- 
ginario  disegno.  Laonde  meglio  per  avventura  stato 
sarebbe  il  noii  parlarne.  La  pianta  e  ottagona ,  do- 
rico  r  ordine  si  nell'  intcrno  die  nelF  esterno. 

Camera  scpolcrale  Petrucci  in  Otvicto-    Tav.  ii."^  2. 

OttaQ;oua  e  la  camera  con  coloanc  quadre  d' ordine 
dorico  e  con  piedistallo  sovra  un  dado  die  sjiorgendo 
lutt'  air  intorno  pno  servir  di  sedile.  La  volta  c  a 
sczlonc  di  cercliio  ,  con  bella  c  sobria  trabeazione. 
Dopo  un  primo  vestibolo  si  prcsenta  la  cappella  ve- 
raniente  singolare  per  novita  d'  invenzione ;  percioc- 
clie  vi  si  ve2;gono  in  piccolo  spazio  praticatc  due 
grandiose  scale  die  nicttono  alia  prima  cappella  sc- 
polcrale ,  dondc  per  un  vcstiboletto  si  passa  all'  altra 
piccola  cappella  dell'  altare  graziosamente  arcliitettata. 

Fascicolo  VII.  —  Monumcnto  scpolcrale  o  cappella 
Pellcgiini  a  S.  Bernardino  in   Verona.   Tew.  n.°  6. 

Cliiunque  facciasi  ad  osservare  qucsta  bellissima 
rotonda  a  due  ordini ,  splendido  monumento  della 
conjugale  pieta  di  Marglierita  Pellegrini  ,  non  puo 
a  meno  di  tutto  sentirsi  compreso  da  quella  niara- 
viglia  die  aiiclie  nei  non  intelligenti  nascere  suole 
air  aspetto  delle  opere  eminenteniente  belle.  Tanta  e 
la  magnilicenza  e  la  squisitezza  sua !  Esso  fii  quindi 
soggctto  di  studj  e  d' imitazione  ad  un  BiuiicUesclii , 
ad  un  Palladio  e  ad  altri  celeberrimi  maestri.  Gio- 
vcra  quindi  il  qui  riportare  la  descrizione  die  ne 
fanno  gli  editori  :  k  L'  un  ordine  c  V  altro  e  corin- 
»  tio,  e  il  capitello  c  dun  diametro  corrispondente 
»  a  quello  insegnato  da  Yitruvio  ,  cioe  eguale  alia 
»  sua  altezza  die  i  posteriori  allungarono  alquanto; 
»  allungo  (pii  all'  inVece  V  arcliitetto  la  colonna ,  ol- 
»  tre  la  diinensionc  del  corintio  vitruviano.  Lo  sti- 
»  lobate  del  primo  ordine  ricorre  con  Ic  niense  an- 
5)  uiccliiate  ad  uso  d  altare ;  le  coloiine  scanalate  va- 
»  riamente  e  la  traljeazione  sormontata  da  frontespizj 
>i  al  disopra  de2;li  altari ;  ma  le  iiicchie  intcrmedie , 
^3  perclie  ad  uso  mortuario ,  alquanto  iiclla  loro  luce 
:»  <-leprcssc  ^i  (  Tcniaui   per  certo  clic  il   Saninicheli 


E   MILITARI    DI    M.    SANxMICHELI,    eCC  l5 

stcsso  non  accettcrcbbe  questa  raglonc  dcgli  autori, 
perchc  la  proj)orzionc  del  vano  clella  nicchia  crescc 
im  moinento  dei  due  (juadri  ;  qiiindi  non  si  puo 
dire  dcprcssa ).  «■  L'  ordinc  sccondo  sorgc  pure  da 
»  uno  stilobate  all""  altczza  del  ballatojo.  E  da  notarsi 
»  la  viuta  dillicolta  di  girare  lutta  la  decorazione 
»  (e  la  squadrata  e  la  Jigurata  )  a  tondo  perfetto  ,  con 
5)  una  precisione  di  lavoro  che  difficilniente  si  sa- 
yf  prebbe  ottenere  a'  nostri  tempi.  L'  arco  di  ciascun 
)j  altarc,  dovendo  esser  girato  circolarmente,  riesce, 
»  e  vero ,  alquanto  supino  a  chi  di  protilo  il  rimira ; 
»  Icggiero  ,  ma  inevitaljilc  inconvcxiiente  jirodotto 
»  dalla  pianta  circolare  ,  ciie  il  Sanmichcli  non  si  c 
»  permesso  in  altri  cdilizj  di  un  piu  grande  diame- 
yi   tro ,   ove  convert!  il  rotondo  in  otta2;ono.  y> 

Questa  maravigliosa  cappella  compiesi  con  una 
bellissima  cupola  a  casscttoni  quadrati ,  sormontata 
da  corrispondente  cupolino.  Tutti  gli  ornamcnti ,  ])ar- 
ticolarmcntc  quelli  del  vano  de  pilastri  delF  ordine 
medio  che  forma  V  imposta  dellc  arcate  ,  sono  squi- 
sitissimi  si  nel  disegno  die  nell'  csecuzione ,  scolpiti 
in  marmo  Veronese ,  coniune  a  tutto  il  monumento. 
Bellissima  e  pure  e  di  singolare  disegno  la  porta 
d'  ingresso  copiata  dall'  antico.  Questo  sacro  monu- 
mento e  tanto  piu  da  ammirarsi ,  quanto  che  il  San- 
niicheli  occupato  erasi  per  la  piu  parte  di  sua  vita 
in  fortificarc  le  piazze ,  siccome  osservano  i  ch.  cditori. 

Con  questo  fascicolo  chiudesi  la  classe  ecclesiastica 
dclle  fabbriche  del  Sanmicheli. 

Fascicolo  III.  —  Architettiira  militare.  —  Porta  dl 
S.  Zcnone  alia  strada  dl  Brescia  in  Verona.    Tav.  n.°  5. 

La  decorazione  di  questa  porta  scmbra  piu  del 
gcnerc  civile  che  del  militare,  specialmente  se  si 
osservi  la  fronte  che  corrisponde  alia  campagna.  Piu 
semplice  e  piu  severa  e  la  fronte  che  risguarda  la 
citta.  Che  pero  gli  editori  avvisano  che  sarebbe  stato 
miglior  partito  il  rivolgere  questa  alia  campagna , 
pcrclie  piu  opportuna  alia  mibtare  difcsa.  Non  ose- 
rcmmo  allermare  clic  questa  pareggi  Ic  altre  porte 
militari  del  SanmicUdi. 


1 6  LE    FABnUICIIE    CIVILI ,    ECCLESIASTICHE 

Fascicolo  IV.  —  Porta  del  palio  in  Verona ,  vol- 
garinci.'te  Porta  Stoppa.   Tav.  n°  6. 

Nulla  iuiaji^iiiarsi  potrebbe  di  pin  sublime  e  ad  un 
tempo  di  piii  squisito  quanto  1'  arcliitettura  di  questo 
cdillcio.  II  suo  carattere  si  presenta  vago  e  gentile, 
ma  nel  tempo  medesimo  impoiiente  per  tessuto  fer- 
missimo  e  marziale  :  quasi  bella  armatura ,  che  nel 
suo  stesso  finissimo  lavoro  si  mostra  destinata  non 
all  ornamento  solo ,  ma  alia  difesa  di  valoroso  c  no- 
Lile  cavaliero.  Eccone  la  descrizione.  «  L'  esterno  e 
»  un  dorico  splendidissimo  a  colouue  sporte  per  due 
»  terzi,  scanalate  a  pianuzzi,  e  gli  intercolunnj  riem- 
»  piti  a  bugne  lisce :  robusto  ed  elegante  insieme  ne 
»  e  il  principale  ingresso ,  bella  Y  imposta  ricorrente 
»  da  un  capo  all'  altro ,  su  cui  frontea^gia  un  arclii- 
3)  trave  a  grandi  cunei,  dai  quali ,  al  mezzo  delle 
»  porte  stesse,  sporgono  busti  di  eroi  guerrieri  di 
»  cgregia  scultura ,  e  di  un  elTetto  diguitosissimo. 
»  Verso  la  citta  forma  prospetto  molto  piu  ampio 
»  un'  aka  loggia  arcuata.  L'  opera  e  parimente  dorica 
»  e  a  bu2;ne  scabre,  e  cpiale  piu  si  conviene  a  nxi- 
»  litare  edifizio.  Le  colonne  sono  alquanto  scarse 
»  nel  diametro :  non  hanno  imoscapo ,  ma  sorgono 
»  in  vece  da  un  alto  plinto  bene  sporto ,  per  servir 
•»  anclie  di  panclietta.  51  Bellissimo  e  poi  tutto  I'in- 
terno  di  questa  loggia,  sebbene  a  colonne  (pmdre, 
tutto  bugnato  in  singolare  riparto  ,  e  di  un  meravi- 
glioso  elletto. 

«  Quest'  opera  (  soggiungono  gli  cditori )  cotanto 
»  ammirata  nel  tempo  suo  da  Sforza  Pallavicino , 
»  governatore  delle  armi  venete  ,  non  lo  fu  meno 
»  al  nostro  dal  marchese  Ca2;nola  esimio  arcliitetto, 
5)  dalla  cui  matita  veggonsi  rilicaire  le  idee  delTiUi- 
»   tica  magniHcenza.  » 

Fascicolo  V.  —  Fortificazioni  dl  Verona.  Tav.  n.^  6. 

Nella  prima  tavola  di  questo  fascicolo  e  la  pianta 
rrencrale  delle  mura  di  Verona,    onde   «  rimarchinsi 

o  ...  , 

»   ( cosi  gli  editori )  a  colpo  d'  occhio    que'  siti ,  ove 
)j   ercsse  il  Sanraiclicli   T  opere    sue.  «    Questc   sono 


E    MlLtTAni    DI    M.    9ANMIC11ELI,    ecc  I -^ 

pol  tutte  delineate  nelle  susseguenti  tavole,  si  col 
loro  alzaniento ,  che  coi  singoli  spaccati.  Non  crediaino 
di  dover  agguiguere  altre  parole;  essendo  verissimo 
che  il  Saniincheli  se  fa  graiide  nella  civile ,  fa  senza 
dubbio  priiicipe  nella  militare  moderna  architettura. 

Fascicolo   VI.  —   Porta    di  Terra  fcrma  in  Zara 
Tav.  n°  3. 

Questa  porta  ha  grande  somiglianza  con  quella 
di  S.  Zenone  di  Verona ,  trattone  Y  ordine ,  dorico 
in  questa ,  composito  nell"  altra.  La  Veronese  pero 
e  condotta  con  maggiore  pcrfezione ,  presentando 
poniposamente  ornate  anibedue  le  fronti,  cio  che  in 
questa  di  Zara  non  vedesi  che  nella  sola  fronte  verso 
3a  campagna. 

Porta  del  castello  di  S.  Nicolo  presso  Sebenico. 
Tav.  n.'^  2. 

Questa  porta  ancora  assomiglia  nella  sua  architet- 
tura a  quella  di  porta  nuova  in  Verona  verso  la 
campagna.  L' ordine  e  dorico  a  colonne  tonde,  ma 
negli  angoli  quadrate  ;  sorge  da  un  basamento  a  scar- 
pa  al  livello  del  fosso  della  fortezza.  Essa  pero  non 
ci  sembra  delle  migliori  opere  del  SanmicheU  ,  non 
presentando  ne  un  insieme  veramente  bello ,  ne  le 
piu  armoniche  proporzioni. 

Fascicolo  VII.  — ■  Cisterna  delta  del  cinque  Pozzi 
in  Zara.    Tav.  7z.°  4. 

Opera  celebratissima ,  edifizio  maraviglioso ,  che 
pud  servire  di  modello  per  altri  simili  e  troppo  ne- 
cessarj  edifizj  nelle  fortezze  che  mancano  d'  acqua 
dolce:  e  un  paralellogrammo  lungo  46  metri  circa, 
largo  24  sopra  7  di  altezza,  ma  la  sua  singola- 
nta  (  cosi  gli  editori )  cc  consiste  nell'  aver  elevato 
»  il  Sanmicheli  il  piano  dei  grandi  recipient!  sopra 
»  qucllo  della  fossa  di  circonvallazione ,  e  d' aver  co- 
»  struito  lungo  i  mcdcsimi  un  canale  di  scarico  che 
»  per  mezzo  d'una  cateratta  possono  vuotarsi ,  ripu- 
»  hrsi  e  ristorarsi  a  grand' agio;  vi  esiste  pure  un 
»  inho  di  scarico .  che  ncl  caso  di  soverchia  affluenza 
Pibl.   Ital.   T.   LVIII.  :. 


l8         LE    FABBKICHK    CIVILI ,    ECCLESIASTICHE    CCC. 

»  delle  acque   ne  viene  per  esso  emessa  la  sopiab- 
bondanza  a  salvezza  delle  volte. 

Porta  di  S.  Martino  alia  fortezza  di  Legnago. 
Tav.  n°  2.. 

Questa  porta  e  pur  d'  ordine  dorico ,  in  marmo 
bianco  a  bugne  scabre ,  dividesi  in  tre  campi :  nelle 
estremita  ha  colonna  e  pilastro  appajati  come  alia 
porta  nuova  di  Verona;  e  due  che  formano  il  corpo 
di  mezzo,  sporgenti  la  meta  del  loro  diametro. 
Delle  tre  aperture  \  arcuata  di  mezzo  e  alquanto 
depressa  (  difetto  generale  delle  porte  di  fortezze  ). 
II  fregio  deir  ordine  ha  il  suo  proprio  ornato ,  il 
resto  e  tutto  semplice.  Sopra  il  detto  ordine  e  un 
attico  a  bugne.  Nel  riquadro  di  inezzo  vedesi  il  so- 
lito  stemnia  del  Leone  veneto ,  conterminato  da  pic- 
colo frontispizio  sulla  cornice  dell'  attico  medesimo. 
Ci  ha  pero  dubbio  ,  che  tal  fmimento  non  sia  tutto 
disegno  dell' insigne  autore,  ma  modernamente  alte- 
rato  da  altro  architctto. 

Alia  parte  che  risguarda  I'architettura  militare  dan- 
no  compimento  il  Baluardo  S.  Croce  in  Padova,  la 
Pianta  della  fortezza  di  Orzimiovi  ed  una  delle  sue 
pojte ,  la  Pianta  della  fortezza  di  Legnano,  e  iinal- 
mente  la  Pianta  della  fortezza  di  Candia.  Intorno  ai 
quali  edificj  non  possiamo  che  pienamente  convenire 
nel  giudizio  de'  dotti  ed  egregj   editori. 

Riferito  cosi  il  sunto  di  cio  che  contiensi  in  questa 
pregiabilissima  collezione  ,  chiuderemo  col  dire  che 
prestare  non  poteasi  agli  studiosi  dell'  arte  architet- 
tonica  miglior  servigio,  quanto  col  porgere  loro  in- 
sieme  raccolte  le  opere  del  Sanmicheli,  vero  geiiio 
deir  arte.  Bella  ci  e  pur  sembrata  1'  esecuzione  si  nel 
testo  che  nelle  tavole  ,  le  quali  delineate  sono  con 
semplicita  e  nitidezza  di  contorni. 

L.  e  G. 


Storia  delta  cittd  e  dlocesl  dl  Como  esposta  in  died 
libii  dal professoj'e  Cesai'e  Cantu'.  —  Como,  1829- 
i83o,  presso  ifigli  dc  Cajiantonio  OstmeUi.  Finora 
un  volume  in  cinque  distribuzioni. 

Storia  di  Como  scritta  da  Maurizio  Monti  ^  profes- 
sore  nel  liceo  diocesano  della  stessa  cittd.  —  Como , 
1829-1830,  coi  torch]  di  C.  Pietro  Ostinelli.  Fi- 
nora  un  volume  in  due  parti. 


0, 


gni  volta  die  il  nostro  utirio  nc  chiania  a  far  ma- 
nifesto cio  clie  peiisiaino  di  qualche  nuova  opera,  ci 
tornano  sempre  al  pensiero  le  varie  opinioni  degli  uo- 
mini  intorno  a  questa  usanza  de*  letterarj  giornali;  e 
domandianio,  dubitando,  a  noi  stessi  se  la  nostra  fatica 
sara  giudicata  utile  o  dannosa,  e  se  le  nostre  parole 
ci  saranno  recate  ad  aniore  de' buoui  studj  e  del  vero, 
oppure  a  superbia  ed  invidia.  E  certo  qucsto  levarsi 
a  giudicare  le  produzioni  delF  altrui  ingegno  dee 
parere ,  piu  ch'  altro  ,  una  disaniabil  superbia ,  per 
quanto  chi  scrive  si  sforzi  di  togliere  dalle  sue  pa- 
role tutto  cio  che  potrebbe  dar  loro  o  aspetto  di 
alterezza  o  pretensione  di  supcriorita.  Ne  forse  e 
sempre  possibile  che  il  giudizio  dell'  aiiimo  si  vesta 
di  tutta  quella  umilta  di  parole  che  gli  sareJjbe  nie- 
stieri :  e  quella  franchezza  che  naturalmente  s'  im- 
prirae  in  tutto  cio  che  procede  dall'  intima  pcrsua- 
sioue,  s'interpreta  d'ordinario  per  alterigia,  e  spiace 
massimamcnte  a  coloro  i  quali  si  trovano  olTesi  daUa 
naturale  amarezza  della  censura.  11  perche  poi  questo 
che  da  molti  e  creduto  invidiabile  privilegio ,  e  un 
incarico  spesse  volte  gravoso:  e  dove  mohi  ci  cre- 
dono  intenti  sempre  a  spiare  le  occasioni  di  censu- 
rare,  c  bramosi  di  mostrarci  nel  pnbblico  quasi  con 
autorita  di  maestri,  noi  possiamo  aftermare  che  solo 
il  desiderio  di  fuggir  questa  taccia  ha  potuto  impedir 
qualche  volta  il  nostro  giudizio  dal  palesarsi  uella  sua 


20  9T0RIA    DELLA    CITT.V     E    DIOCKSl 

vera  pienezza.  Tal  die  se  qualcuno,  a  malgrado  di 
tutto  qnesto,  ci  grida  invidiosi  e  maligni,  credianio  che 
r  aceibita  di  qucste  parole  ( se  noii  e  un'ingiustizia  ) 
debbasi  riferire  non  a  noi  nia  all'  ulicio  di  qualsi- 
■vo2;lia  scrittor  di  gioriiali.  E  questo  ulicio  noi  po- 
trenimo  bensi  abbandonarlo,  non  gia  esercitarlo  di- 
versamente  da  quello  che  facciamo  ,  senza  contrad- 
diie  alia  nostra ,  qualunque  siasi ,    opinione. 

Qualcuno  forse  domanclera  perche  mai,  dopo  avere 
gia  per  mold  anni  battuta  questa  carriera  ,  dopo 
aver  giudicato  di  nonii  e  di  opere  illustri  e  inipor- 
tanti ,  con  una  liberta  di  parole  che  a  molti  pareva 
sciolta  da  o^ni  dubbiezza,  osiEi  sokanto  crediam  ne- 
cessario  di  far  palese  questa  segreta  esitanza  dell'  am- 
mo nostro.  E  noi  possiamo  assai  facilaiente  rispon- 
dere  a  tale  inchiesta. 

Due  giovani  di  bell'  ingegno  e  di  non  volgare 
dottrina,  entrati  animosi  nel  piu  difficile  aringo  della 
eloquenza,  pubblicano  couteniporaneamente  la  sto- 
ria  di  una  stessa  citta ,  sicche  noi  non  possiamo 
parlare  delle  opere  loro  senza  porle  a  riscontro  ;  e 
anche  quando  vorremo  fuggire  questa  parte  incre- 
scevole  e  quasi  odiosa  del  debito  nostro  ,  i  lettori 
vi  saranno  pero  naturalmente  condotti  dalle  nostra 
parole.  Oggi  pertanto  ci  si  e  fatto  necessario  d'in- 
correre  in  quella  brutta  e  spiacevole  odiosita  dei 
confronti  da  cui  abbiamo  sempre  cercato  di  allonta- 
nai'ci  per  quanto  ci  e  stato  possibile;  sapendo  come 
sogliono  riuscir  gravi  anche  a  coloro  che  non  hanno 
in  odio  per  se  medesima  la  censura ,  e  come  facil- 
mente  si  attribuiscono  a  quelle  cagioni  dalle  quali 
possiamo  con  tutta  verita  protestarci  lontani.  Per 
questo  motivo  noi  ci  rechiamo  oggi  con  animo  piu 
che  mai  dubitoso  alio  scrivere;  perche  sebbene  siam 
certi  che  le  nostre  parole,  come  signilicatrici  di  non 
preoccupato  giudizio,  saranno  pure  da  ogni  volon- 
taria  ingiustizia ,  non  possiamo  assicurarci  per  altro 
ne  di  coglier  sempre  nel  segno ,  ne  di  trovar  sempre 
chi  giudichi  dirittamente  di  noi. 


Di  co>ro,  ere.  sr 

Tuttavolta  queste  considerazioni  non  potranno  ri- 
nioverci  dal  nostro  costume  di  far  manifesta  con 
tutta  sincerita  quella  seiitenza  die  piu  ci  sembi-a 
conforme  alia  ragione  ed  al  vero ;  perche  dalle  altrui 
accuse  ci  pu6  ditendeie  il  buon  giudizio  degli  uouiini 
imparziali,  e  sopra  tutto  la  voce  dell' interna  coscienza  ; 
ma  contro  il  rimorso  <Ti  avere  a  grado  di  chi  che 
sia  falsificata  la  propria  opinione  non  potremmo  tro- 
vare  conforto  ne  dentro  ne  fuori  di  noi.  Con  talc 
intendimento  adunque  diremo  quel  che  ne  pare  di 
queste  due  storie,  ciascuna  delle  quali  e  pervenuta 
a  mezzo  il  volume  da^li  autori  asseginato  ,  e  com- 
prende  appunto  un  U2;uale  spazio  di  tempo.  Ma  prima 
di  farci  a  considerarle  ciascuna  nelle  singole  sue 
parti,  premetteremo  alcune  brevi  considerazioni  sulle 
storie  municipali  e  sul  modo  che  a  noi  parrebbe 
pill   acconcio  per  iscriverle  fruttuose. 

Le  nazioni  delle  quali  e  composta  la  grande  fami- 
glia  europea  furono  un  tempo  divise  in  niolti  pic- 
cioli  Stati;  e  ogni  terra  di  qualche  importanza  aveva 
un  governo  suo  proprio,  qual  che  ne  fosse  la  forma. 
In  processo  di  tempo  alcune  di  quelle  terre  cresciute 
in  potenza  soverchiarono  Faltre  men  forti;  e  le  vinte 
cessando  allora  di  avere  una  vita  politica  di  per  se 
stesse,  compenetraronsi  al  tutto  con  quelle  ond'erano 
fatte  dipendenti.  Le  quali  poi  o  progredendo  nella  pro- 
sperita  distesero  a  poco  a  poco  il  loro  dominio  sopra 
tutte  le  altre,  e  divennero  cosi  centro  e  metropoli 
di  nazioni ;  o  declinando  anch'  esse  cedettero  alia 
preponderanza  di  qualche  straniera  potenza. 

Finche  durarono  adunque  i  piccioli  Stati  ciascuno 
ebbe  una  storia  sua  propria  ,  nella  quale  si  trovan 
descritte  le  private  istituzioni,  e  i  consigli  e  le  guerre, 
e  tutta  insomma  la  vita  di  ciascheduno :  ma  quando 
questa  vita  si  spense,  e  una  sola  citta  impose  le  leggi 
e  comando  le  imprese  a  molte  altre.  queste  non  eb- 
bero  piu  storia  loro  particolare ;  e  chi  scrisse  i  fatti 
di  una  sola  terra  scrisse  la  storia  di  molte  che  di- 
pendevan  da  quella.   Qnindi  la  storia  delle  rnodernc 


22  9TORIA    DELL.V    CTTT.V     E    DIOCESI 

nazioni  rende  senibianza  di  iiii  fiuiiie  clie  trae  princi- 
pio  da  moke  separate  sorgenti ;  le  quali  ne'  flessuosi 
loro  via2;gi  mettono  foce  le  une  nelle  altre,  e  final- 
niente  tutte  si  gittano  in  un  letto  solo,  dove  una  sola 
forza  devolve  tntte  le  acque  con  ugual  moto  e  per 
una  medesima  strada  ad  un  medesimo  fine.  A  cono- 
scere  e  rappresentar  pienamente  1'  origine  di  questa 
grande  fiumana  e  necessario  die  I'uonio  risalga  a  quelle 
prime  sorgenti ,  e  tutte  le  cerchi  e  le  imiti  nei  loro 
appartati  viaggi ;  ma  quando  esse  poi  si  sono  com- 
penetrate  in  un  solo  volume  di  acque ,  egli  ne  segna 
con  un  sol  tratto  di  penna  il  corso  di  tutte.  Cosi  a 
scriver  la  storia  delle  nostre  nazioni  e  mestieri  che 
r  indagatore  studii  in  quelle  cronaclie  primitive  per 
attingervi  la  vita  di  que'  separati  governi  de'  quali  poi 
si  e  composta  la  nazione ;  ma  a  niisura  che  quei 
governi  si  estinguono ,  il  soggetto  del  suo  libro  viene 
sempre  piu  accostandosi  all'  unita  ;  sicche  poi  quando 
e  spento  (in  T  ultimo  di  que'  piccioli  Stati,  e  uno  solo 
gli  ha  tutti  soverchiati  e  raccolti  sotto  di  se,  le 
molte  fonti  della  sua  narrazione  si  riducono  ad  una 
sola ,  e  le  cronache  particolari  cedono  il  luogo  alia 
vera  storia  nazionale. 

Questo  brevissimo  cenno  delle  umane  vicende  gia 
hasta  a  farci  conoscere  che  senza  le  cronache  muni- 
cipali  mancherebbe  allc  nazioni  la  storia  de'  loro  primi 
cominciainenti :  ma  ci  avverte  eziandio  che  1'  utilita 
di  siffatti  libri  finisce  insieme  colla  politica  indipen- 
denza  de'  varj  Stati.  Quindi  le  storie  particolari  di- 
vidonsi  naturalmente  in  due  classi :  le  une  scritte  nei 
primi  cominciamenti  dello  sviluppo  civile  e  politico, 
quando  le  citta  sono  libere  o  indipendenti  almeno  fra 
loro :  le  altre  raccolte  e  composte  in  secoli  molto  piii 
tardi ,  allorche  gli  appartati  governi  municipali  si  sono 
gia  compenetrati  da  gran  tempo  in  un  solo.  E  le 
prime  come  fonti  della  storia  nazionale  sono  di  grande 
importanza ,  perche  senza  di  quelle  ci  mancherebbe 
ogni  notizia  di  molti  fatti :  le  altre  sono  un  oggetto 
(se  co!ii  possiam  dire)  di  lusso,  c  non  lianno  veruna 


DI    COMO,    eCC.  2.) 

iinportanza,  perclie  non  ci  possono  dire  cosa  alcuna 
clie  gia  non  si  trovi  nella  storia  di  tutta  la  nazione. 
Le  prime  ci  presentano  tante  istituzioni,  tante  leggi, 
tanti  consigli,  tante  imprese  e  vicende  da  nieditare, 
quanti  sono  gli  Stati  concoisi  a  formare  la  nazione: 
le  altre  cominciandosi  appiinto  dove  qnesta  moltitu- 
dine  di  governi  si  com]X)se  in  un  solo ,  dove  le  im- 
prese e  le  vicende  cominciarono  ad  esser  mosse  da 
un  solo  consiglio  e  da  una  sola  forza  ,  non  possono 
esser  mai  altro  die  una  sterile  ripetizione  di  quelle 
leggi  e  di  quei  fatti  di  che  si  compone  la  storia  na- 
zionale. 

Cliiunque  pertanto  volga  uno  sguardo  agli  annali 
d'  Italia  conosce  assai  di  leggieri  come  siauo  poche 
quelle  citta  delle  quali  importi  scrivere  isloria  vera- 
mente  continuata  iino  ai  di  nostri ;  mentre  alle  piu 
manca  assai  presto  ogni  materia  che  possa  dirsi  lor 
propria  e  particolare.  E  trova  per  cagione  di  esem- 
pio,  die  il  tilo  della  storia  propriamente  detta  Comasca 
si  ruppe  ai  tempi  di  Azzone  Visconti,  dopo  dei  quali 
non  ebbe  piii  qiiella  citta  se  non  poclii  e  brevi  e 
interrotti  momenti  di  storica  importanza.  E  gia  due 
secoli  prima  (  nel  1127)  col  terminare  della  famosa 
guerra  decenne,  1' indipendenza  di  Como  era  stata 
interrotta  ,  assoggettandosi  quella  citta  ai  Milanesi  dai 
quali  poi  si  sottrasse  ai  tempi  della  lega  Lombarda. 
Pero  nelle  Repubbliche  del  Sismondi  sta  quanto  la 
storia  italiana  offerisce  di  piu  iniportante  in  fatto  di 
notizie  niunicipali.  Prima  die  si  svegliasse  in  Italia 
lo  spirito  di  liberta,  le  nostre  terre  stettero  a  legge 
comune  sotto  1'  Impcrio :  e  quando  quel  breve  e  tu- 
multuoso  periodo  volse  al  suo  termine,  sicche  di 
tante  repubbliche  italiane  rimasero  pochi  paesi,  non 
direm  liberi ,  ma  indipendenti ,  le  storie  particolari 
perdettero  la  loro  vera  importanza ,  non  avendo  piu 
da  narrare  se  non  come  i  cittadini  gia  liberi  s  ac- 
comodarono  al  giogo  de'  vincitori ,  o  qualche  volta 
inutilmente  cercarono  di  riacquistare  la  pristina  di- 
gnita ,  o  ]>iu  spesso  consnmarono  in  misere  quistioni 


24  STORIA    DELL.V    CITTA     E    DIOCESI 

cittaclinesche  quel  poco  di  forza  e  di  spirito  guerriero 
che  in  lor  rimaneva. 

Noi  dimque  crediamo  che  il  campo  di  clii  toglie 
a  scrivere  presentemente  la  storia  di  alcuna  di  quelle 
citta  italiane  che  perdettero  presto  la  loro  politica 
indipendenza  e  che  potrebbero  dirsi  percio  di  se- 
condo  ordiiie ,  si  circoscriva  principalniente  a  quel 
limiti  che  ne  ha  segnati  il  Sismondi.  Lo  storioo  do- 
vrebbe  proporsi  di  cliiarire  le  cagioni  dalle  quali 
nacque  e  fu  spenta  V  indipendenza  di  quella  citta 
ond'  e2,li  ha  in  animo  di  parlare ;  e  in  tutto  quelle 
che  puo  ilhistrare  questo  argoniento  scrivere  con 
quell  ampiezza  che  si  conviene  alio  storico  diligente 
e  assennato ;  ma  in  tutto  il  restante  poi  la  sua  nar- 
razione ,  siccome  in  campo  non  suo ,  dovrebbe  cam- 
minarebrevissima.  Quindi  i  dieci  libri  nei  quali  il  prof. 
Cantii  ha  divisa  la  sua  storia  sarebbonsi ,  al  parer 
nostro ,  ridotti  assai  meglio  a  tre  soli;  dei  quali  il 
primo  avrebbe  dovuto  accennare  I'origine  della  citth. 
e  quel  che  sappiamo  di  lei  durante  il  dominio  dei 
Eomani,  poi  sotto  i  barbari,  e  sotto  I  imperio  rinrio- 
vato  da  Carlo  Magno  lino  alle  prime  cagioni  della 
liberta  italiana :  nel  secondo  1'  auiore  avrebbe  narrata 
con  queir  ampiezza  che  si  conviene  alia  storia,  I'ori- 
gine,  i  progressi  e  la  Fine  della  liberta  comasca,  nel 
che  propriamente  c  riposto  1'  interesse  di  tutto  il 
suo  lavoro :  e  nel  terzo  linalmente  avrebbe  compen- 
diato  quel  poco  che  la  storia  comasca  offerisce  di 
notevole  duranti  le  varie  signorie  a  cui  la  citta 
soggiacque  fino  ai  di  nostri.  Ma  per  avere  allargata 
di  troppo  la  sua  tela  il  prof,  Cantii ,  giunto  al  ter- 
mine  del  suo  terzo  libro ,  dopo  25o  pagine ,  trovo 
necessario  di  conchiudere :  «  Ma  usciii  oramai  da 
»  queste  oscure  eta  nelle  quali  appena  qua  e  la  tro- 
»  vamnio  qualche  scarsa  notizia ,  sicche  dovette  il 
»  nostro  discorso  correre  sovente  2;enerale  e  digiuno 
5)  d' interesse,  entriamo  in  un  tempo  di  piu  sicui'i 
»  ricordi ,  in  un  tempo  famoso  per  la  Lombardia , 
V   nel  quale  il  sapere,  la  volonta,  la  possanza  sociale 


Di  COMO,   ecc.  25 

»  delle  citta  italiane  concorse  a  suscitar  dalla  bar- 
»  barie  Feuropea  civilta,  in  un  tempo  nel  quale  po- 
»  tevano  stabilirsi  destini  gloriosi  da  un  popolo  li- 
»  bero ,  nia  die  sventuiatamente  si  consumo  fra  il 
»  sangue  e  le  stragi  fraterne.  »  Se  dunque  Tautore 
ammette  die  dove  il  discorso  cone  generale  e  digiuno 
iV interesse  (  s'  intende  rispetto  alia  stoiia  particolare 
ch'  egli  racconta ) ,  perdie  non  ha  egli  toccato  sotto 
maggior  breviia  questo  peiiodo  die  appartiene  natu- 
ralmente  alia  storia  generale  d'  Italia  i  E  se  questa 
sua  massima  e  vera ,  come  a  noi  pare  verissima ,  quale 
interesse  debbono  promettersi  i  lettori  daU'altra  meta 
del  suo  libro,  in  cui  il  suo  discorso  dovra  apparte- 
nere  quasi  sempre  alia  storia  lombarda  o  italiana, 
pochissimo  a  quella  particolare  di  Como  che  noii 
ebbe  piu  governo  suo  proprio?  Quello  poi  che  qui 
abbiam  detto  del  prof.  Gantu  vale  in  parte  anche  del 
prof.  Monti;  perche  tutti  e  due  han  battuta  una  me- 
desinia  strada,  e  dove  non  ebbero  alle  mani  fatti 
proprj  di  quella  citta  della  quale  tolsero  a  scrivere, 
allargaronsi  a  raccontar  le  vicende  di  tutta  la  nazio- 
ne.  E  certo  a  noi  non  incresce  di  sentirci  ripetere 
da  due  giovani  colti  e  ingegnosi  gran  parte  della 
storia  italiana:  e  trovansi  ,  non  v' ha  dubbio,  qua  e 
la  alcune  osservazioni  che  tornan  loro  ad  onore; 
ma  non  per  questo  lasciamo  di  dire  clV  essi,  per 
quanto  a  noi  sembra,  errarono  entrambi  in  quella 
che  dir  si  potrebbe  economia  del  libro.  Ma  questo 
difetto  si  scorge  principalmente  nelf  opera  del  prof. 
Cantu,  per  avere  egli  applicato  alia  storia  particolare 
di  una  sola  e  poco  importante  citta  quel  nietodo  che 
alcuni  lianno  introdotto  in  servizio  delle  storie  di 
intiere  nazioni  ,  dividendo  nella  sua  narrazione  le 
Vicende,  il  Governo,  la  Religione ,  i  Gostumi,  le  Arti 
e  gli  Uomini  illustri.  Noi  non  sappiamo  se  questo 
metodo  possa  mai  dirsi  lodevole  in  nessuna  storia  ; 
e  lo  crediamo,  piu  ch' altro ,  una  violenta  e  spesso 
importuna  applicazione  dei  metodi  appartenenti  alle 
scienze   del  calcolo    e  della  natura.   Gli  uomini  non 


a6  STOUIA    BELLA     CITTa"    E    DIOCESI 

sono  niai  sc  noii  qiiello  die  li  fanno  essere  le  isti- 
tuzioni  civili  e  politiclie ,  la  religione  ,  la  filosofia  , 
le  costunianze  de'  loro  tempi ;  e  i  fatti  storici  sono 
sempre  una  conseguenza  di  tutte  queste  cagioni  in- 
sieme  concorse.  La  grande  arte  dello  scrittore  per- 
tanto  e  riposta  nel  sapere  eleggere  qiiei  fatti  clie  piii 
siano  acconci  a  rappresentare  in  se  stessi  gli  efietti 
di  queste  cagioni ,  per  mettere  innanzi  a'  suoi  leg- 
gitori  la  vera  vita  del  mondo ,  anziche  gli  elementi 
separati  da  cui  questa  vita  risulta.  II  dividere  i  fatti 
da  tdtte  queste  cagioni  e  dai  loro  effetti  e  un  togliere 
da  questo  studio  quasi  tutto  il  diletto  e  gran  parte 
della  sua  utilita ;  e  un  supporre  che  tutti  i  lettori 
sappiano  far  quello  ch'essi  han  diritto  di  cercar  nello 
storico,  trovare  cioe  la  relazione  e  il  reciproco  influsso 
delle  istituzioni  su  gli  uomini  o  sulle  opere  loro ,  e 
degli  eventi  e  degli  uomini  sulle  istituzioni. 

Laonde  Tucidide ,  Cornelio  Tacito  e  il  Machiavelli 
saranno  sempre  mirabili  esemplari,  principalmente  per 
avere  saputo  eleggere  e  disporre  i  fatti  cosi  ,  che 
nei  loro  libri  si  vede  come  in  uno  speccliio  tutta  in- 
tiera  1'  immagine  di  que'  tempi  ch'  essi  descrivono. 
E  tanto  eran  lungi  dal  credere  di  dover  separare  gli 
uni  dagli  altri  gli  storici  elementi ,  che  anzi  per 
compiere  affatto  la  loro  pittura  innestarono  spesso 
alle  grandi  vicende  nazionali  i  casi  e  i  costumi  di 
qualche  uomo  privato ,  quando  loro  parvero  tali  che 
il  lettore  per  essi  potesse  meglio  conoscere  in  tutta 
la  sua  intierezza  quella  eta  che  avevano  alle  mani. 
Tutta  vol  ta  vogliamo  concedere  che  nella  storia  gene- 
rale  delle  grandi  nazioni  possa  introdursi  quel  metodo 
contro  del  quale  parliamo:  ma  trattandosi  di  una  pic- 
ciola  terra,  quale  necessita  ci  puo  indurre  a  questa 
divisione?  o  quale  utilita  puo  venirne  ?  Della  necessita 
non  occorre ,  crediamo ,  di  far  parola  ;  perche  dove 
i  fatti  e  i  personaggi  storici  sono  pochi  non  debb'  es- 
sere certamente  ne  impossibile  ne  difficile  il  descri- 
verli  accompagnati  dalle  loro  cagioni  e  dai  loro  ef- 
fetti.   Rispetto    air  utilita  ,    noi    domandiamo    quale 


DI    COMO  ,    CCC.  27 

vantaggio  possan  ritrarre  i  lettori  dal  trovare  un  capi- 
tolo  apposito  destinato  ai  costiimi  dei  Comaschi  sotto 
i  Romani,  sotto  i  Barbari ,  sotto  i  Carlovingi .''  Le 
citta  non  hanno  costumi  loro  proprj  se  non  quando 
Iianno  governo  proprio :  nei  tempi  di  politica  dipen- 
deiiza  i  costumi  comaschi  saranno  stati  natiiralmente 
quelli  di  Milaiio  ,  di  Bergamo  .  di  Pavia ;  o  se  pote 
esservi  qualchc  ditTcrenza,  sara  stata  di  necessita  si 
leggiera  da  non  potersi  e  non  doversi  scompagnare  dai 
fatti.  E  quello  che  diciam  dei  costumi  vale  forse  ancor 
piu  rispetto  alia  religione ;  perche  questo  grande  ele- 
niento  sociale ,  dopo  il  passaggio  dall"  idolatria  al  cri- 
stianesimo,  non  puo  mai  nella  storia  di  Como  offerir 
materia  a  separate  considerazioni.  Pero  il  sig.  Cantu 
sotto  il  titolo  Religione  ci  ha  data  la  successione  dei 
Vescovi ,  cosa  a  dir  vero  molto  lontana  dalla  comune 
maniera  d'  interpretare  questa  parola :  e  nell'  esame 
del  libro  avremo  occasione  di  vedere,  come  anche 
questo  disgiungere  i  Vescovi  dal  corpo  della  storia 
torni  importuno  e  lasci  vota  la  narrazione. 

Queste  osservazioni  sul  metodo  movono  principal- 
mente  da  due  considerazioni :  1'  una  che  essendo  lo 
studio  della  storia  per  se  stesso  assai  lungo  conviene 
che  gli  scrittori  cercliino  ogni  via  d'  abbreviarlo  per 
quanto  sta  in  loro:  Paltra  che  dovendo  ogni  persona 
mediocremente  colta  studiare  almeno  la  storia  di  tutta 
la  sua  nazione,  le  storie  niunicipali  dovrebbero  li- 
mitarsi  ai  soli  tempi  veramente  importanti  per  cia- 
scheduna  citta.  Considerate  come  un  sussicho  e  cpiasi 
un  compimento  alia  storia  generale  sono  utilissime, 
perche  ci  fanno  conoscere  minutamente  quelle  circo- 
stanze  alle  quali  chi  scrive  i  fatti  di  tutta  la  nazione 
non  puo  mai  dare  una  bastevole  ampiezza.  Quando 
esse  in  vece  aspirano  a  tener  luogo  delle  storie  ge- 
nerali  escono  dei  limiti  loro  assegnati,  ripetono  im- 
perfettamente  quel  che  trovasi  in  altri  con  piu  am- 
piezza e  piu  opportunita  raccontato ,  e  falsificano 
bene  spcsso  il  giudizio  de'  leggitori  intorno  alia  vera 
importanza   storica  di  ciascheduna  citta. 

(  Sard  contlnuato.  ) 


a8 


Catalogo  dl  scclte  antlchitd  etrusche  tr ovate  negli 
scavi  del  principe  dl  Canino  1828-29.  —  Vi- 
terbo  ,  1829,  dalla  ttpografia  del  fratelli  Monarchi, 
in  4.°  di  pag.    i85. 

Osservazio/d  del  prof.  Q.  D.  RoMAGNOSi  intorno  ad 
una  Nota  del  principe  di  Canino. 


N, 


I  eir  annunziare  questo  Catalogo  noi  non  potremmo 
far  meglio  che  prevalerci  deir  avviso  postogli  in 
fronte 

'(  II  catalogo  generale  ascende  a  due  mlla  numeri.  Si 
pubbliclieranno  successivamente  dieci  centurie  di  oggetti 
sceiti  neir  ordine  seguente  : 

I."  Centuria.   Oggetti  che  si  trovano   in  Roma  ne!  palazzo 
del  sig.   cav.  Valentini,  console  di  S.  M.  Prussiana  ; 

a.'*  Oggetti   con   iscrizioni 

S.''  Vasi  grandi.  Prima  centuria. 

4.^   Cuppe 

5."  Vasi  mezznni  e  plccoli  [         In   Ca 

6.*  Vasi  grandi.  Seconda  centuria  \  presso 

7.*  Tazzette  e   curiosita  1    il  proprietarlo. 

8."  Bronzi ,  ori  e   scarabei 

9."   Oggetti  con  iscrizioni  in  facsimile 
10.'^   Oggetti  per  la   storia   delT  arte 

>i  Tutte  le  anticliita  con  iscrizioni  ,  e  le  piii  scelte  fra 
quelle  non  iscritte  saranno  incise.  Per  soddisfare  intanto 
alia  curiosita  degli  eruditi  si  da  il  presente  catalogo.  — 
Questi  scavi  rlspondono  direttamente  alia  disfida  dell'  illu- 
stre  Vinkelmann  di  trovare  vasi  etruschi  nell'  Etruria  pro- 
pria: si  pnote  senza  presunzione  ormai  ai  vasi  campani 
di  Nola  opporre  i  vasi  etruschi  di  Canino.  Gli  artisti  e  gli 
eruditi  decideranno  facilmente  a  quali  spetta  il  primo  range. 
Le  iscrizioni  sono  state  copiate  fedelmente  e  con  attenzione; 
nia  non  si  puo  negare  die  per  interpretarle  la  copia  e  in- 
sufficiente.  II  proprietario  non  essendo  archeologo,  ne  el- 
lenista  domanda  i  lunii  degli  eruditi  e  sara  gratissimo  a 
quelli  che  vorranno  contrihuire  alP  illusirazioni  de' preziosi 
nionumenti  scoperti  dopo  tanti  secoli ,  e  scavati  in  sua 
presenza,  gran  parte  in  uno  stato  perfetto  di  conservazione, 


ANTtCHITA     ETRUSCHE  ,    CCC.  2C) 

e  fra  i  quail  moiti  sono  capi  d'  opera  della  piltura  degli 
antichi.  —  Veruna  ristaurazioiie  di  pittura  nou  si  e  per- 
messa ,  volendosi  gelosainente  conservare  cjuesti  monumenti 
come  si  sono  trovati.  —  Le  intei-pi-etazioni  si  danno  come 
sono  state  ispirate  dal  prinio  aspetto  senza  pretensione  e 
senza  pregiudicare  alle  spiegazioni  piix  erudite  degli  ar- 
cheologi.  " 

A  ({uesto  catalogo  siiccede  un  Elenco  dei  nomi 
proprj  contenuti  nelle  due  prime  Centurie  coUa  stam- 
pa  pure  di  Viterbo ,  1829,  presso  Camillo  Tosoni. 
Finalmente  si  soggiunge  la  segueiite 

Nota  del  princ'pe  di  Canino. 

Dopo  aver  pubblicato  le  prime  due  centurie ,  la  quaa- 
tita  di  nuovi  uionuinenti  ritrovatl  cl  fa  sospendere  la  coa- 
tiuuazione  del  catalogo  per  alcune  settimane  afline  di  met- 
tere  in  ordine  le  nuove  scoperte.  Terininando  questa  priiua 
parte  crediamo  dovere  accennare  in  poche  rlghe  Toccasione 
die  diede  origine  ai  nostri  scavi ,  ed  azzardiamo  alcune 
osservazioni  sopra  1'  antichita  di  queste  pittare  etrusche 
nella  speranza  di  eccitare  gli  eruditi  a  riprendere  sopra 
una  base  piu  soda  la  questione  gia  tanto  agitata  sull"  aa- 
teriorita  delle  belle  arti  fra  T  Italia  e   la   Grecia. 

Origine  dei  nostri  scavi,  —  Nel  principio  del  1828,  e 
quando  da  piu  di  un  anno  era  lontano  dalle  mie  terre  si 
scopri  per  accidente  una  grotta  sotterranea  nel  piano  detto 
Cavalupo  poco  distante  dal  monte  Cucumella  ove  si  tro- 
varono  alcuni  vasi  etruschi.  Due  agenti  infedeli  mi  nasco- 
sero  r  accaduto,  si  appropriarono  tutto ,  si  occuparono  di 
scavare  in  tutta  I'estensione  delle  terre  di  Canino,  e 
vendettero  furtivamente  gli  oggetti  ritrovati  al  sig.  Dorow. 
Queir  ilhmiinato  archeologo ,  die  si  porto  a  quest' effetto 
di  persona  in  Canino ,  credette  senza  dubbio  che  i  pro- 
prietarj  fossero  intesi  di  tutto.  Molle  casse  di  oggetti  pas- 
sarono  nelle  sue  niani,  ed  egli  probabilmente  dara  conto 
al  pubblico  della  loro  provenienza,  e  ne  fara  1' illustra- 
zione  come  si  deve  sperare  dalla  sua  buona  fede  e  dai 
suoi  talenti. 

II  Governo  ed  i  Proprietarj  dopo  poche  settimane  furono 
informati  delT  accaduto.  Gli  agenti  infedeli  furono  puniti, 
e  dopo  la  regolare  licenza,  nel  inese  di  ottobre  scorso  la 
principessa  di  Canino  fece  aprire  gli  scavi  in  sua  presenza 


3o      ANTICHITA'    ETKUSCHE   TrxOVATE   NECLI    SCAVl 

alia  Doganella  presso  il  poate  deli'  Abbadia.  I  primi  ten- 
tativi  furoao  poco  felici,  ma  la  qualita  di  alcuni  oggetti 
basto  per  farla  insistere  coa  una  costanza  alia  quale  si 
devono  le  nostre  scoperte.  Ella  stessa  indico  il  punto  del 
nuovo  scavo  al  piede  del  monte  Cucumella  nel  piaao  detto 
Cavalupo ,  e  ne  ti-accio  ella  stessa  il  circolo  di  confine. 
L'  esito  sorpasso  la  sua  aspettativa.  Mi  trovava  allora  in- 
goH'ato  nella  esplorazione  astronomica  della  Zona  di  Sini- 
gallia  da  me  gia  in  parte  fatta  con  un  gran  telescopio 
di  Herscliell  con  l'  assistenza  del  mio  coliaboratore  ed 
amico  il  molto  rev.  padre  Maurizio  da  Brescia.  Quel  la- 
voro  essendo  presso  al  suo  termine ,  non  volli  lasciare  il 
mio  osservatorio ;  ma  deciso  due  niesi  dopo  dal  progress© 
degli  scavi  mi  portai  finalmente  in  Canino  nel  dicembre, 
e  vi  trovai  giu  scavati  la  piii  gran  parte  degli  oggetti  ora 
depositati  nel  palazzo  del  sig.  cav.  Valentinl.  Sorpreso 
oltremodo  dalla  bellezza  di  molti  capi  aumentai  successiva- 
mente  fino  a  cento  il  nnniero  degli  scavatori;  allora  soltanto 
s' incomincio  il  catalogo  generale  degli  scavi,  registrandovi 
gli  oggetti  con  il  sito  ed  il  mese  a  misura  che  venivano 
ripuliti ;  la  quantita  di  questi  oggetti  obbligandoci  a  de- 
positarne  giornalmente  un  gran  numero  nel  magazzino 
per  rlpulirli  e  descriverli  success! vamente,  non  si  e  potuto 
percio  nel  catalogo  conserv^ire  1'  ordine  progressivo  delle 
date.  In  quattro  mesi  di  scavi  sempre  nel  medesimo  sito, 
a  Levante  ed  a  Ponente  del  monte  Cucumella ,  e  nello 
spazio  di  un  rubbio  di  terra ,  si  sono  scoperti  in  questi 
ipogei  pill  di  due  mila  capi,  e  fra  questi  il  vaso  con 
r  iscrizione  VITHLON  OCHEI  n."  1887  del  catalogo,  il  quale 
ha  conferniato  la  congettura  gia  nata  nel  mio  spirito  da 
molte  altre  circostanze  suUa  posizione  dell'antica  Vitulonia 
in  queste  maremme  •,  per  mettere  snlla  via  gli  archeologi 
si  presentano  al  loro  esame  imparziale  ed  a  quello  del 
pubblico  le   osservazioni  qui  appresso. 

Sito  degli  scavi.  —  L'  antica  Etruria  nei  secoli  trojani  era 
padrona  dell'  Italia  e  dei  due  mari.  Questa  verita  storica 
e  ammessa  da  tutti.  Vitulonia  capitale  di  quell'  impero  fu 
distrutta  in  tempi  cosi  remoti,  che  gli  antichi  Storici 
dichiarano  ignorare  qual  fosse  la  posizione  precisa  di 
questa  prima  sede  dell'  itala  potenza.  Si  sapeva  pero  clie 
Vitulonia  fu  posta  dentro  le  terre  un  poco  al  disopra  della 
riva    del    mare    ove    si    sbarcavano    le    miniere    dell'  isola 


DEL    rUIXCIPE    DI    OANINO.  3 1 

d'  Elba    e  che    fossero  celebri  i    suoi    Lagni  luiiierali  dctti 
Caldane. 

La  lettura  di  questl  passi  e  le  circostanze  locali  fecero 
nascere  nel  inio  sjiirito  I'idea,  clie  gl'ipogei  scoperti  fos- 
sero nelle  rovine  di  Yitulonia  ^  in  fatti  i  bagai  niinerali 
di  Caniao ,  gia  celeljri  e  ristaurati  nel  primo  secolo  del- 
I'era  cristiana  dal  proconsole  Minncio,  furono  venti  anni 
fa  da  me  scoperti  e  ristablliti.  Si  vedono  ancora  presso  i 
bagni  nuovi  nelle  rovine  degli  antichi  bagni  i  pavinienti 
marmorei  di  molte  sale  coi  lore  gradini,  e  gli  acquedotti 
che  portavano  le  acqne  dai  monti  sono  ancora  impouenti. 
Vi  trovai  un  piedistallo  con  1'  iscrizione  di  Minucio,  ed 
una  statiia  di  marmo  d'  Igia  di  lavoro  eccellente.  Queste 
acque  mineral!  hanno  dato  il  nome  di  Caldane  ad  una 
porzione  della  terra  che  lo  ha  sempre  portato  e  lo  con- 
serva  tntt' ora ;  la  ininiera  dell'isola  d' Elba  continua  a 
sbarcarsi  sulle  nostra  spiagge  ed  a  fondersi  quivi ,  in  modo 
che  tutte  le  poche  circostanze  precise  sopra  Vitiilonia  a 
noi  tramandate  dalT  antichita  esistono  tntt'  ora.  Questa 
singolare  coincidenza  di  fatti  positivi  antichi  e  moderni 
agginnta  ai  capi  d'  opera  trovati  nei  primi  uiesi  liastavano 
certamente  per  dar  qnalche  corpo  alia  congetcura  di  Vitu- 
lonia.  Si  sperava  trovare  negli  ipogei  qualche  iscrizione 
che  ponesse  fuori  di  dubbio  una  tal  congettura ;  lino  al 
a  a  d'  aprile  si  erano  trovati  in  circa  200  oggetti  coa 
iscrizione,  ma  nessuna  di  queste  relativa  a  Vitulonia ; 
bensi  uno  dei  piii  bei  vasi  intitolato  Jl  Genio  cT  Italia,  n.° 
542  del  catalogo  generale  parve  ofFrire  una  pittura  a  c'lb 
allusiva.  Ma  finalmente  il  22  aprile  nello  scavo  detto 
Cannelloccliio,  ipogeo  della  famiglia  Arionsa ,  in  una 
grotta  profonda  venti  pahni  ed  intieramente  ripiena  di 
terra  fu  scavato  perfettaniente  intatto  il  vase  n.°  1887 
che  porta  1' iscrizione  VITHLON  OCHEI ,  e  per  pittura  i 
popoli  Vituloniensi  tigurati  da  una  matrona  e  da  una  fi- 
gura  virile ,  che  fanno  omaggio  all'  antico  Bacco.  A  quesia 
preziosa  scoperta  ed  alle  circostanze  locali  che  abbiamo 
esposte  si  aggiungano  gl'  ipogei  delle  famiglie  principal! 
etrusche  trovati  con  le  loro  iscrizioni ,  e  si  rifletta  se  gli 
ipogei  di  tali  fimiglie  ripieni  di  capi  d'  opeia  dell'  arte 
potevano  appartcnere  ad  altra  citta  che  alia  capitale. 
Oramai  non  poniamo  piu  in  dubbio  che  i  nostri  ipogei 
siano  quclli  dclT  antica  Vitulonia  :  pochissimi  fatti  di  tempi 


3a      ANTICHITA     ETRUSCHE    TROVATE    NEGLI    SCAVI 

cosi  remoti  ci  sembrano  corroborati  da  tante  probabllita : 
I'opinione  di  alciiiii  die  pongoiio  Vitulonia  verso  Piombino 
noa  ci  preseiita  veruna  prova  in  confronto.  La  citta  di 
Vulcia ,  e  gli  altri  luderi  sparsi  nei  nostri  contonii  fnrono 
fabbricati  sopra  le  mine  di  Vitulonia  ,  ed  i  tre  magnifici 
poati  che  si  vedono  ancora  uno  intiero  e  due  in  luine 
alia  Fiora ,  tanto  vicinl  1'  uno  all'  altro  ,  univano  probabil- 
mente  le   due   parti  della  capitate. 

Epoca  del  Monumenti.  —  Cerchiamo  ora  a  qual  epoca  si 
debbano  attribuire  i  monumenti  scavati.  —  Nei  primi 
secoli  di  Roma  Vitulonia  piii  non  esisteva;  i  nostri  ipogei 
sono  dunque  anteriori  alia  fondazione  di  Roma.  —  La 
Grecia  non  fiori  per  la  pittura  clie  quattro  secoli  dope 
la  fondazione  di  Roma  ^  dunque  i  capi  d' opera  di  pittura 
mirabilmente  coaservati  nei  nostri  ipogei  sono  almtno 
anteriori  di  quattro  secoli  al  bel  secolo  della  Grecia ; 
dunque  1'  anteriorita  delle  belle  arti  nei  mondo  antico 
appartiene  all'  Italia  nostra  cotnc  glic  ne  appartiene  il 
primato  nell'  Europa  moderna.  In  fatti  si  rifletta  die  se  i 
vasi  fittili  dipinti  avessero  esistito  sopraterra  nelle  nostre 
maremme,  i  Romani  conquistandole  avrebbero  portato  via 
oggetti  tanto  preziosi ,  de'  quali  varj  portano  l'  immagiiie 
ed  il  nome  del  padre  Enea ,  e  non  potevano  percio  ia 
verun  conto  essere  negletti  dai  Romani ;  inoltre  gli  artisti 
etrusdii  di  quei  tempi  che  seguirono  i  conquistatori  in 
Roma  avrebbero  necessariamente  ivi  portato  1' arte  della 
pittura  sopra  i  vasi.  Or  sappiamo  che  quest' arte  fu  ignota 
ai  Romani  \  sappiamo  inoltre  che  i  Romani  nei  tre  primi 
secoli  di  Roma  furono  sempre  in  guerra  con  gli  Etruschi; 
Sappiamo  precisamente  die  la  nostra  Lucumonia  di  Tar- 
quinia  fu  invasa  dai  Romani  nell' anno  884  di  Roma, 
cinquant' anni  prima  del  Fidia  greco  !  In  quell' epoca  non 
esistevano  piii  sopraterra  vasi  etruschi  dipinti  nei  nostri 
paesi ,  e  non  solo  erano  sotterrati,  ma  1' arte  di  dipingerli 
era  iatieramente  perduta ,  senza  di  che  i  Romani  avreb- 
bero conosciuta  e  1' arte  ed  i  monumenti;  dunque  i  nostri 
ipogei  rimontano  con  evidenza  matematica  ad  nn' epoca 
anterlore  a  Fidia  ,  e  con  probabllita  quasi  equivalente  al- 
r  evidenza  rimontano  al  di  la  della  fondazione  di  Roma 
nei  secoli  Trojani  e  poco  posteriori,  quando  1'  impero 
etrusco  comprendeva  tutta  1'  Italia ,  senza  eccettuarne 
r  inferiore    chiamata    poi    Magna    Grecia ,    la    Sicilia    c  le 


DEL    PRINCIPE    Dl    CVNINO.  33 

Isole.  Vltiilouia  era  centre  cU  qnesto  impero  quando  gli 
Italian!  padroni  dei  loro  mari  e  di  quelli  degli  altri  com- 
battevano  g,U  Argonanti ,  commerciavano  in  Mitileue  e  in 
tutte  le  parti  delf  Arcipelago ,  e  portavano  da  per  tutto 
la  luce  beueiica  delle  belle  arti  clie  la  Provvidenza  sembra 
avere  accordato  air  Italia  non  gia  di  volo  come  alia  Grecia 
itia  in  tutti  i  secoli ,  dai  pin  remoti  ai  inoderni.  E  tempo 
clie  gli  eruditi  Italiani  non  piix  discordi  fra  loro,  raa  riu- 
niti  dair  eviilenza  dei  nostri  raonnmenti  nella  sostanza 
deir  opinione  difesa  dall'  illnstre  senatore  Bonaroti,  Pas- 
seri ,  Gnarnncci,  e  tanti  altri,  pongano  fuor  di  dubbio  la 
primazla  della  loro  patria  troppo  tempo  oscurata  dalla 
Greco-mania. 

Caratteri  dei  Monwnenti.  —  Coloro  die  non  vedono ,  e 
non  vogllono  vedere  nnlla  di  bello  e  di  bnono ,  clie  nella 
Grecia  trionfano  osservando  nelle  iscrizioni  dei  vasi  etru- 
scbi  delle  lettere  simili  alT  antico  greco,  ed  alcnne  parole 
simili  al  greco.  Prima  di  rispoadere ,  domandiamo  come 
cinquant'  anni  prima  di  Fidia  i  Greci  clie  non  possedevano 
ancora  capi  d'  opera  di  pittura  avrel^bero  introdotto  ia 
Italia  questi  capi  d' opera  i  come  ne  avrebbero  riempiti  i 
nostri  ipogci  gia  ia  po>5sesso  dei  Romani ,  i  qnali  non  gli 
lianno  mai  conosciuti ;  domandiamo  come  si  puole  rao'io- 
nevolmcnte  supporre,  clie  i  Greci  millantatori  di  lor  natura, 
clie  si  attribuivano  seiiza  scrnpolo  e  gli  Dei  e  gli  Eroi  e 
le  invenr.ioni  di  tutte  le  nazioni  non  avrebbero  parlato 
dei  vasi  dipinti  se  gli  avessero  avuti?  Sembra  evidente,  che 
gli  Italiani  lianno  il  vanto  di  avere  scoperto  die  per  eter- 
nizzare  i  monunienti  umani  non  vale  ne  pietra  ne  bronzo, 
ma  r  umile  terra  cotta  sola  traversa  i  secoli  senza  alte- 
razione  alcana.  Questa  sola  scoperta  dell' Italia  antica  in- 
dica  che  non  solamente  le  belle  arti  e  1'  immaginazione 
che  le  crea ,  ma  le  scienze  e  la  medttazione  dalle  quali 
derivauo  fiirono  proprieta  della  nostra  penisola  qnando  la 
Grecia  era  barbara  ed  il  resto  dell'  Occidente  nelle  tene- 
bre.  —  Dopo  aver  fatto  questa  domanda  rispondiamo  sulle 
lettere  all'  antico  greco  conformi ,  e  sopra  alcune  parole 
greche ,  die  Erodoto,  lib.  5,  capit.  89.  asserisce  che  le  let- 
tere etrusche  e  le  anticiie  greche  erano  conformi.  In  fatti 
r  antico  greco  non  fu  altro  die  il  pelasgo ;  e  questo  me- 
desimo  pelasgo  fu  necessariamente  la  lingua  degli  anti- 
chi  etruschi.    Tutto    ci    venne  dall'  Oriente  j  i  Pelasgi  noa 

Bibl.  Ital  Tom.  LVIII.  3 


34      ANTICHITA'   ETRUSCHE   TROVATE   NEGLl   SCAVl 

provenivano  da  Grecia  beiiclie  alcunl  venendo  in  Italia 
abbiano  passato  per  la  Grecia;  nia  essi  provenivano  dal- 
r  Oriente.  Dopo  la  dispersione  delle  genti  i  Pelasgi  ven- 
nero  in  Italia,  in  Grecia,  nelle  Isole ;  una  medesima  lin- 
gua esisteva  necessariamente  fra  quei  Pelasgi ;  dunque  nei 
secoli  pill  remoti  i  medesimi  caratteri  e  la  medesima  lin- 
gua non  solo  probabilmeiite ,  ma  necessariamente  esiste- 
vano  e  nelle  Isole ,  e  in  Grecia,  e  nelf  Italia;  dunque  piu 
soao  antichi  i  monumenti  e  piu  devono  presentare  carat- 
teri pelasgi  o  anticlii  greci ,  o  anticlii  etruschi  che  sono 
una  sol  cosa.  Questa  osservazione  non  e  sfuggita  al  chia- 
rissimo  Lanzi  che  dichiara  essere  T  uniformita  di  caratteri 
un  segno  manifesto  di  antichita  :  dunque  se  questi  monu- 
menti presentano  qualche  parola  simile  alle  parole  greche, 
o  alcuni  nomi  siniili  ai  nomi  greci  si  deve  conchiudere, 
che  queste  parole  e  questi  noini  furono  pelasgi,  o  greco- 
anticiii,  o  etruschi. —  Si  devono  trovare  alcuni  verbi  e  nomi 
conformi  nelle  due  lingue,  come  se  ne  trovano  nell' italiano 
nioderno  e  nel  latino ;  ma  se  ne  devono  trovare  e  se  ne 
trovano  molto  di  piu  inintelligiblli  ai  professor!  di  greco 
antico  e  moderno,  sebbene  i  caratteri  si  leggano  chiara- 
mente  (i),  —  In  quanto  ai  caratteri  etruschi  delle  tavole 
eugubine  sembra  evidente  che  sono  posteriori  alia  fonda- 
zione  di  Roma,  e  percio  si  allontanano ,  e  dovevano  allonta- 
narsi  un  poco  piii  dalla  forma  pelasga  ,  e  mostrano  infatti  il 
passagglo  dai  caratteri  etruschi  ai  latini.  —  I  nostri  Ipo- 
gei  essendo  anteriori  alia  fondazione  di  Roma ,  ne  risulta 
che  non  possono  presentare  nessun  fatto  posteriore  a  que- 
st'epoca,  e  precisamente  non  ne  presentano  alcuno.  —  I 
fatti  mitologici  essendo  di  origine  pelasga  furono  dagli 
Etruschi  celebrati  prima  che  dai  Greci  per  la  ragione  in- 
contrastabile,  che  1' Etruria  fu  civilizzata  in  corpo  di  po- 
tente  nazione  quando  la  Grecia  era  ancora  neir  infanzia; 
e  percio  sono  spesso    trattati    nei    nostri    monumenti    con 


(l)  Se  un  americano  che  conoscesse  il  laflno  ed  ignorasse 
1  Italiano  vedendo  queste  pagine  ed  osservando  che  i  cai-atteri 
Bono  conformi  al  latino  conchiudesse  da  questa  conformita  di  ca- 
ratteri che  la  nostra  lingua  e  latina,  cosa  si  direbbe  di  lui  ?  con 
un  tal  modo  di  ragionare  Y  italiano ,  il  francese ,  T  inglese ,  lo 
spagnuolo  ecc,  si  direbbero  una  medesima  lingua ,  giacche  i  loro 
caratteri  sono  confornii  I  — 


DEL    PRINCIPE    DI    CANINO.  35 

dettagli  divers!  dalle  tradizioni  posteriorniente  adottate  dai 
Greci ,  come  si  vede  in  nioUi  vasi  e  particolarmente  nel 
vaso  n."  544,  dove  e  ammii-abilmente  dipiuta  la  morte  di 
Achille  in  prescnza  di  Neoptolerao.  I  fatti  delle  guerre 
Tebana  e  Trojana  erano  eiiropei  ,  riempivano  il  mondo 
della  loro  fama,  e  dovevano  necessariameiite  occupare  la 
nazione  die  allora  signoreggiava  nelle  arti ,  senza  parlare 
dell'origine  etrusca  di  Dardano  e  de' suoi  Trojani ,  delle 
colonic  pelasghe  passate  e  ripassate  da  Etriiria  in  Grecia 
e  da  Gx'ecia  in  Etruria.  Se  fossero  posteriori  i  nostri  nio- 
numenti  alia  Ibndazione  di  Roma  ed  alia  arti  della  Grecia, 
come  sarebbe  possibile  clie  non  presentassero  nessnna 
pittura  allnsiva  a  Romolo,  ad  Alessandro ,  o  a  cjualclie 
fatto  di  quel  bel  secolo  nel  quale  i  Greci  emularono  gli 
antichi  Italiani  e  ( soffocata  la  meraoria  di  questi )  furono 
chianiati  maestri  del  mondo? 

Vasi  fitdli  dip'mti  clie  si  pretendono  trovati  in  Grecia.  — 
Per  sostenere  il  sistema  ultra-greco  (  il  quale  era  bene  scu- 
sabile  nell"  assenza ,  o  nella  scarsezza  di  monumenti  etru- 
schi  incontrastabili)  si  e  preteso  cbe  alcuni  vasi  dipinti.come 
gli  Etruscbi  si  sono  trovati  in  Atene,  in  Tebe,  in  Corin- 
to,  ecc.  Kispondiamo  che  non  basta  asserire  cbe  un  monu- 
mento  e  stato  ritrovato  in  tal  luogo;,  bisogna  provarlo. 
Citare  Strabone  clie  non  parla  di  vasi  dipinti  in  Corinto 
nia  soltanto  di  vasi  preziosi ,  ed  arguirne  clie  erano  dipinti 
sono  argomenti  poco  degni  della  serieta  storica  ;  rispon- 
diamo  in  secondo  luogo ,  che  al  caso  nostro  non  si  tratta 
di  vasi  dipinti,  ma  di  capi  d' opera  di  pittitra  sopra  vasi 
fittili ,  cio  che  e  ben  diverse ;  vasi  grossolanamente  dipinti 
trovandosi  anche  nei  paesi  selvaggi.  Pure  suppoaiamo  che 
per  eccezione  qualche  vaso  etrusco  dipinto  maestrevolraente 
si  trovi  in  Grecia :  non  vediamo  ragione  di  maravigliarsi 
e  domandiamo  se  e  piu  probabile,  die  gli  Etruscbi  pa- 
droni del  mare  e  dell'  Italia  e  delle  Isole  abbiano  intro- 
dotto  uno ,  o  due  dei  loro  l^ei  vasi  in  Grecia ,  o  che  i 
Greci  che  non  banno  mai  parlato  di  capi  d'  opera  di  pit- 
tura sopra  i  vasi  fittili  ne  abbiano  portato  delle  migliaja 
nei  nostri  ipogei  gia  sepolti  nei  primi  secoli  di  Roma,  o 
die  artisti  greci  siano  venuti  a  dipingere  in  Etruria  capi 
d'  opera  sopra  vasi  fittili  cbe  non  hanno  uiai  dipinti  in 
Grecia.  Sappiamo  pure  che  Aristofane  parla  ironicamente 
de'  pittori  di  vasi  da  luorto ,  cio  che  non  avrebbe  fatto  se 


36       ANTrCHlTA."'    ETRUSCHE    TROVATE    NEGLI    SOWI 

i  valenti  pittori  greci  si  fossero  esercitati  sopra  i  vasi  fit- 
tili ,  e  noil  si  puo  sostenere  ragionevolmente  die  la  pit- 
tura  greca  sopra  vasi  di  terra  cotta  aljbia  mai  fiorito. 
Le  colonie  etriische  di  Capua  e  di  Nola  poi  dette  Magna 
Grecia ,  la  Sicilia  possedata  in  parte  dagli  Etriischi  posso- 
nOj  anzi  devono  aver  fatto  penetrare  qnalclve  capo  di 
opera  della  pittura  etrusca  in  qualche  corte ,  o  in  qualche 
tempio  di  Grecia,  come  ai  di  nostri  vediamo  in  Italia 
qualche  vaso  parigino  di  Sevres  capo  d' opera  delle  nia- 
nufatture  moderne  •,  ma  un'  eccezione  noii  prova  nulla  ,  e 
questa  eccezione  per  alcuni  vasi  dipliiti  trovati  in  Grecia 
ci  sembra  ancora  molto  dubbia.  II  nome  greco  dato  ad  un 
vaso  etrusco  ne  accresce  il  prezzo,  e  sarebbe  percio  pos- 
sil)ile  c!ie  nel  commerclo  di  tali  oggetti  questa  provenienza 
greca  ideata  dairinteresse  ed  accomodata  con  astuzia  aves- 
se  sorpreso  piii  di  un  archeologo  di  buona  fede ;  ma  i 
dotti  esteri  per  amore  della  verita  e  gl'  Italiani  inoltre 
auianti  della  patria  gloria  devono  oramai  portare  la  fiac- 
cola  in  questi  misteri.  In  quanto  ai  vasi  de' quali  parla  il 
sig.  eav.  Ingliirami  nella  sua  bell'  opera  come  trovati  in 
Tebe  ed  in  Corlnto ,  questi  sono  di  uno  stile  si  rozzo 
die  la  loro  provenienza  benrhc  fosse  provata  non  e  di 
verun  peso  ove  si  tratta  dell'  anteriorlta  di  capi  d'  opera 
di  pittura  sopra  vasi  fittili ,  e  ce  ne  rlportiamo  ai  lumi 
del  sig.  cav.  Ingliirami,  e  del  sig.  Millingen  die  ha  il 
primo  illuslrato  questi  vasi.  La  provenienza  de'  monumenti 
storici  deve  essere  gelosamente  provata  da  testiiiioni  ocu- 
lar! senza  di  die  rimane  dubbia ,  ed  un  archeologo  di 
buona  fede  non  puo  die  arrischiare  le  sue  dottrine  nel- 
r  incertezza  della  base  sulla  quale  si  fonda.  Questa  pro- 
venienza essendo  certa  rimane  ad  assicurarsi  che  le  pit- 
ture  non  siano  state  ristaurate  ;  oltre  i  caratteri  del  dise- 
gno  che  non  possono  sfnggire  agli  artisti  che  vedono  i 
monumenti  e  non  si  contentano  di  ragionare  sopra  le  co- 
pie,  vi  e  un  metodo  sicuro  per  iscoprire  gl' inganni  col- 
pevoli  che  possono  adulterare  la  storia  ;  l' acqua  forte  svela. 
tutto(i):  percio  raccomandiamo  di  sottoinettere  all'acqua- 
forte  ben  pura  ed  abbondante   tutte  le  pittnre    etrusche  o 

(i)  Non  sappiaino  se  questa  pi'ova  sia  in  tutto  conrludeute ,  e 
se  L  moderni  tanto  inge^nosi  iiel  coatraliare  le  opera  dell' aiitichita, 
siano    in    tutto    privi    di   luezzi    per   costruire    dei    vasi    resistenti 


DEL    PRINCIPE    DI    CANINO.  3j 

pretese  greclie  sopra  i  vasi  de' qnali  si  vuole  ragionare; 
altrimenti  sarelihe  fnhhricare  come  i  fancinlli  palazzi  di 
carta,  e  disegnare  stiUa  sabbia  :  chi  sparge  timori  suU' uso 
dell'  acquaforte  sopra  le  pitture  de'  vasi  o  parla  senza 
averla  provata ,  od  ha  nn  fine  nascosto.  Con  delle  prove 
ripetute  mille  volte  ci  sianio  assicurati,  die  T  acquaforte 
aiiclie  a  liagno  fernio  non  altera  in  nulla  le  pittnre  anti- 
clie  de'vasi  etrusclii ,  ma  svela  tutti  i  ristauri  moderni  .... 
Ragionare  sojira  vasi  etruschi  ed  illnstrarli  prima  di  sot- 
toporli  alia  gran  prova  non  e  piii  degno  di  chi  cerca  la 
verita,  ed  attestiamo  che  la  prova  e  senza  pericolo ;  dis- 
sertazioni  piene  di  dottrina  e  di  erudizione  sono  sparse 
al  vento  se  riposano  sopra  monnmenti  falsificati  in  tutto 
o  in  parte ,  e  cio  sarebbe  iriiitare  il  celebre  Annio ,  che 
ha  laboriosamente  fabbricato  sopra  basi  immaginarie.  Sen- 
za la  prova  indispensabile  dell' acquaforte  la  scienza  ar- 
cheologica  resterebbe  stazionaria  anche  mille  anni  o  si 
perderebbe  di  errori  in  errori  jirofittevoli  soltauto  agli  au- 
tori  delle  ristaurazioni.  A  questa  prova  dell'  acquaforte 
invitiamo  tutti  i  possessori  di  vasi  etruschi,  ed  ofFeriamo 
di  farla  a  richiesta  di  chiunque  sopra  tutti  i  nostri  mo- 
nument!. 

Conciliazione  delle  opinioni  Etrusrhe  e  Greche.  —  Termi- 
iiando  questa  nota ,  non  ci  dissimuliamo  che  deve  sembrare 
teuierario  ad  alciino  11  contraddire  un'  opinione  aljbracciata 
da  tanti  eruditi  archeologi,  e  confessiamo  ingenuamente 
che  nel  principio ,  benche  avessimo  A^eduto  il  greco  autore 
Pausania  asserire,  die  1' Italia  eljbe  delle  statue  di  bronzo 
molto  prima  de'  Greci ,  e  nulla  di  meno  1'  opinione  cor- 
rente  non  ci  lasciava  1'  ardire  di  supporre  che  1'  Italia 
sapesse  scrivere  o  dipingere  prima  de'  Greci ;  se  poi  non 
avessimo  avuto  per  darci  coraggio  le  dissertazioni  del  se- 
natore  Bonaroti  e  di  altri  eruclitissimi  autori ,  non  avrem- 
mo  ardito  manifestare  la  nostra  opinione.  L'  aspetto  dei 
monumenti  non  sarebbe  forse  stato  l^astante  per  animarci, 
e  ci  saremmo  contentati  di  pensare  in  silenzio  cio  che 
ci     sembrava    evidente ;    anzi    malgrado    il    Bonaroti    e    le 

all  acqua  fovte.  Tutte  le  nostre  stoviglie  che  sono  coperte  di  ver- 
nice  vetrificata  non  teniono  al  certo  sifl'atta  prova;  ed  ajiche  senza 
ncoiTere  alia  vcrnice,  la  inodeina  cliiniira  soniuiinistra  i  mezzi  di 
coniporre  dei  color!  resistenti  agli  acidi  piu  couceiitiati. 


38       ANTICHIT\'    ETHTISCHE    THOVATE    NEGLI    SCAVI 

nostre  scoperte,  rantorita  cli  tanti  scrittori  antichi  e  mo- 
derni  favorevoli  all' aaterioiiia  delle  arti  in  Grecia  lascio 
nel  nostro  spirlto  1111' impresslone  bastante  per  ritardare 
la  pubblicazione  di  quesfa  nota ;  non  ci  siamo  determiuati 
finalmente,  die  per  T  intiina  persuasione  nella  quale  siamo, 
che  la  contraddizione  fra  tanti  uomini  dotti  non  e  die 
una  contraddizione  apparente ,  e  die  in  realta  le  due 
opinioni  si  rinniscono  nel  sentiere  della  verita.  Ecco  cio 
che  rimane  a  dimostrare,  ed  avreino  adeinpito  1' incarico 
che  ci  sembra  affidato  dalle  nostre  scoperte. 

1."  II  fatto  evidente  dimostra  che  due  niila  oggetti  di 
pittura  fra  i  quali  molti  capi  d'  opera  paragonabili  alle 
pill  belle  opere  della  Grecia  sono  stati  ritrovati  da  noi 
in  sei  niesi  nel  centro  dell'  antica  Etruria ;  tutti  gli  artisti 
e  gli  archeologi  si  possono  convincere  di  questa  verita. 

a.°  Questi  capi  d'  opera  di  pittura  essendo  riinasti 
ignoti  ai  Romani  che  molto  prima  del  bel  secolo  della 
Grecia  depredarono  le  nostre  niaremme ,  ne  risulta  con 
evidenza  die  queste  pitture  erano  gia  sotterrate  nei  nostri 
ipogei  nei   primi  secoli  di  Roma. 

3.°  Plinio  parla  di  pitture  eccellenti  etrusche  ante- 
riori  alia   fondazione   di   Roma   che   esisievano   in   Ardea. 

4.."  Plutarco  cita  il  carro  di  bronzo  conquistato  da 
Romolo  neir  antica  citta  etriisca  di  Camerte  nel  quale  vi 
era  un'iscrizione  in  caratteri  simili  all' antico  greco. 

5."  Da  un'  altra  parte  Tacito  nomina  Deniarato  come 
apportatore  della  pittura  e  delle  lettere  in  Etruria;  e  Ci- 
cerone nella  Repubblica  scrive  che  si  deve  tutto  ai  Greci. 
Non  fo  che  accennare  le  citazioni  persuaso  che  cio  basti 
agli  archeologi  di  buona  fede  per  rintracciare  la  verita. 

Come  sarebbe  mai  possibile  di  conciliare  simili  contrad- 
dizioni  fra  tanti  uomini  somnii  antichi  e  moderni  senza 
pensare ,  che  sotto  il  nome  greco  si  confondono  e  dagli 
uni  e  dagli  altrl  due  popoli  ben  distinti,  cloe  i  Greci- 
EUeni  ed  i  Pelasgi ,  i  quali  appartengono  all' Etruria  co- 
me alia  Grecia ,  giacche  hanno  popolato  nei  tempi  piu 
remoti  la  Grecia  e  1' Etruria?  Come  non  abbracciare  I'idea 
tanto  semplice  che  in  due  epoche  ben  distinte  le  belle 
arti  hanno  fiorito  in  Italia;  la  prima  nei  secoli  anti- 
romani,  epoca  della  potenza  Etrusca  e  che  potrebbesi 
chiaraare  1'  epoca  Etrusco-pelasga ,  la  seconda  epoca  dope 
Demarato ,    quando    le    arti    sopite    nell'  Italia  e  rinascenti 


DEL    PRINCIPE    Dl    CA.NINO.  89 

in  Grecia  ritornarono  da  Grecia  nell'istessa  Etruria  die 
niolti  secoli  prima  le  aA'eva  gia  portate  alia  perfezlone  ? 
Cercando  la  verita  di  biiona  fede  ho  domandato  a  me  stesso 
come  si  potevano  conciliare  altrimenti  le  contraddizioai 
degli  autori  i  mi  sono  proposto  a  me  stesso  ( mettendo 
da  parte  i  nostri  monumenti  )  la  soluzione  di  questo  pro- 
blema  storico,  e  mi  sono  convinto  che  non  vi  e  altra  so- 
luzione possiblle  clie  I'epoca  antiromana  delle  belie  arti 
etrusco-pelasghe  e  1'  epoca  posteriore  della  rinascenza  di 
queste  arti  nell' Etruria  romana.  Mi  sono  convinto  che  il 
Bonaroti  per  la  forza  del  suo  genio  ha  scoperto  la  verita 
prima  che  Tazzardo  riponesse  alia  luce  i  monumenti  in- 
contrastabili  dell'  Etruria  antiromana  •,  e  rileggendo  Vin- 
kelmann  e  Lanzi,  mi  t  sembrato  vedere  a  chiare  note, 
che  non  abbracciano  I'opinione  greca  che  in  mancanza 
di  monumenti  etruschi.  Si  vede  che  il  dotto  Lanzi,  benche 
soggiogato  anclt'egli  in  parte  dalla  opinione  greca,  protesta 
tante  volte  die  non  intende  entrare  nella  gran  questione, 
e  die  parla  soltanto  sopra  i  monumenti  da  lui  conosciuti: 
anzi  parlando  del  sistema  del  dottissimo  monsignor  Guar- 
nacci  dice  precisamente  tomo  i,  p.  14a:  Pub  essere  che  il 
tempo  riserbi  all' c same  de  posteri  qualche  monumento  favo- 
revole  alia  sua  sentenza :  ma  quei  the  abhiamo  la  contra- 
riano  apertamente.  —  Mi  e  sembrato  percio  travedere  cliia- 
ramente  la  verita  sino  nel  cuore  degli  avversarj ,  verita 
nascosta  ai  loro  occhi  dai  monumenti  da  loro  conosciuti 
e  giudicati  posteriori  alia  Grecia ,  ma  verso  la  quale  li 
riportava  a  difetto  di  altri  monumenti  il  loro  genio ;  e 
non  credo  potersi  dubitar  di  buona  fede  che  Lanzi  e  Vin- 
kelmann  al  primo  aspetto  degli  ipogei  di  Vitulonia  non  ab- 
bracciassero  T  opinione  delle  due  epoche  italiane  che  con- 
cilia tutte  le  opinioni,  benche  in  apparenza  contraddittorie, 
carattere  incontrastabile  della  verita.  Li  fatti  ecco  alcune 
citazionl  di  Vinkelmann  che  sottopongo  alia  imparziale  nie- 
ditazione  dei  lettori. 

r.°  Le  mdlleur  moyen  de  soutenir  I' opinion  commune 
en  faveiir  des  Etrusques  serait  de  produire  des  vases  trouves 
effectivement  en  Toscane  ;  mats  jnsqu'ici  personne  n'a  pu 
en  montrer  (tomo  i,  pag.  284,  edizione  di  Parigi).  —  Ec- 
cone  due  mila  trovati  sulle  sponde  della  Fiora  (  altre  volte 
detta  Ariminia)  nel  centre  delPantica  Etruria  e  sul  limite 
della  moderna  • 


40       ANTICHIT\     ETRUSCHE    TUOVA.TE    NEGLI    SC  VVI 

a.°  Tomo  i.°,  pagina  340.  Quclques  monuments  decou- 
verts  en  Toscane  et  fort  ressemblonts  au  bon  siecle  de  la 
Grtce  nous  font  hesiter  a  distinguer  les  oui-rages  etrusques 
des  grecs.  —  Alcuni  monnmenti  !  !  !  Cosa  direbbe  di  mi- 
gliaja  ? 

3."  Les  Grecs  ne  marquaient  pas  les  noms  des  Dieux 
et  des  Heros  sur  Icurs  figures.  — •  Molti  del  nostri  monu- 
inenti  portano  i  nomi  degli  Eroi  e  degli  Dei ,  duncjue  noii 
sono  gi'eci  per  confessione  di  Winkelmann. 

4."  —  Pag.  246.  Mercure  71  est  barbu  que  dans  les  figu- 
res etrusques.  —  Mercurio  e  barbuto  in  tutti  i  nostri  mo- 
numenti ;  dnnque  qnesti  sono  etruschi  per  confessione  di 
Winkehuann. 

5"°  —  Pag.  284.  Des  personnes  dig7ies  de  foi  assurent 
que  des  vases  on  ete  dccouverls  a  Corneto  d'ou  il  resulterait 
que  ces  iases  sont  de  fabrique  etrusque.  —  Dunque  i  nostri 
vasi  sono  etruschi  per  confessione  di  Winkelmann.  Chi  puo 
ricusarsi  a  conchiudere  che  se  Winkehnann  vivesse  non 
vergasse  carte  diverse  sopra  la  storia  delle  arti;  che  noa 
confessasse  che  ranteriorita  appartiene  alf  Italia :  e  che 
quando  si  leggono  gli  autori  antichi  non  si  devono  con- 
fondere  gli  anticlii  Greci  • — •  Pelasgi  con  i  Greci-Elleni ,  co- 
me hanno  fatto  i  sostenitori  dell'opinione  iiltra-greca,  e  non 
si  devono  neppure  confondere  gli  antichi  Etruschi— Pelasgi 
con  gli  Etrnschi-Romani  come  hanno  fatto.  alcuni  sosteni- 
tori deir  opinione  ultra-etrusca.  Ammettendo  la  distinzione 
delle  due  epoche  provata  orniai  dal  fatto ,  si  rileggano 
tntti  gli  autori  anticlii  e  moderni ,  Plinio,  Cicerone,  Ta- 
cito,  Strabone  5  Dionisio,  Servio,  Diodoro ,  Livio,  il  gran 
senatore  Bonaroti,  Dempstero,  Passeri,  Gori ,  Guarnacci, 
Bourguet ,  Lanzi,  Winkelmann  ecc.  e  non  si  trovera  piix 
veruna  contraddizione.  I  vasi  fittill  con  iscrizioni  etrusco- 
pelasghe  conformi  in  parte  come  dovevano  essere  necessa- 
riamente  all'antico  greco  delle  iscrizioni  Amiclee,  Sigee,ecc. 
sono  opere  antiromane  della  grand"  Etruria  padrona  dell'I- 
talia  e  dei  due  raari. 

Tutti  i  caratteri  delle  plij  antiche  iscrizioni  greche, 
come  i  caratteri  del  carro  di  Roraolo,  come  i  vasi  fittili 
di  Yitulonia  appartengono  tutti  ugualmente  alia  grand' epo- 
ca  della  prima  grandezza  italiana ,  alPepoca  etrusco-pelasga, 
nella  quale  quell' antichissimo  popolo  venuto  d'Oriente  e 
in  Arcadia  e  in  Tessalia,  e  in  Etruria,  e  nelle    Isole,    e 


DEL    PRINCirE    DI    C.VNIXO.  41 

portanclo  e  lipoi-tando  le  sue  colonic  clalF  Italia  iuGrecia, 
e  clalla  Grecia  in  Italia  parlava  e  scriveva  necessariameate 
una  medesima  lingna,  diraniata  poi  e  in  clieno  e  in  etrusco 
come  tutte  le  lingae  niadri   si  diraniano  in  dialetti  diversi. 

Tutti  i  monumenti  in  vece  o  di  sculture  o  di  bronzo 
o  di  medaglie,  le  urne  Volterrane^  ecc,  tutte  le  iscrizio- 
nl  in  cnrattere  etrnsco  approssimandosi  al  latino  come  le 
ta\'o!e  Eugubiue,  ecc,  tutti  questi  monumenti  illustrati  e 
giudicati  dagli  archeologi  raoderni  come  posteriori  alia 
Grecia  saranno  in  fatti  posteriori  pcrciie  appartenentl  alia 
rinascenza  delle  arti  in  Italia ,  o  all'  epoca  etrusco-ro- 
mana  che  probabilmente  tira  il  suo  lustro  da  Demarato, 
come  ce  lo  accenna  Tacito.  A  qnest'epoca  etrusco-romana 
si  adattano  giustissimaraente  tutti  i  ragionamenti  dei  gran- 
di  nostri  archeologi  moderni,  come  alia  prima  epoca  etru- 
sco-pelasga  rinionta  rammirabile  antiveggenza  del  senator 
Bonaroti  e  suoi  seguaci  ed  il  fatto  incontrastabile  delle 
nostre  scoperte  cbe  niette  fuor  di  dubbio  Tanteriorita  dei 
capi  d' opera  di  pittura   nella  nostra   Italia. 

Un  archeologo  per  il  quale  professo  grande  stima  mi 
sembra  supjiorre  die  alcune  colonie  Lidie  stabilite  nella 
nostra  Etruria  abbiano  quivi  portato  I'arte  della  pittura 
sopra  i  vasi  fittlli;  ma  osserveremo  che  se  queste  colonle 
sono  posteriori  a  lloma,  nou  possono  aver  portato  in  Etruria 
i  nostri  capi  d'  opera  senza  che  niun  scrittore  romano  lo 
dica ;  se  sono  anterior!  a  Roma ,  questi  Lidii ,  o  Arcadi ,  o 
Tessali .  o  Fenicii,  non  sono  che  rami  deirantico  popolo 
Pelasgo ,  sono  anteriori  al  bel  secolo  degli  Elleni ,  e  per- 
cio  la  questione  e  decisa  in  favore  dell'  Italia.  —  Niuno 
sapra  mai  come  le  migrazioni  dei  popoli  oriental!  dopo 
la  disperslone  si  siano  fatte  precisamente ,  ma  non  s!  tratta 
d' indagare  dove  questi  popoli  orientali  sono  andati  prima, 
se  in  Grecia,  nelle  Isole,  in  Italia,  in  Ispagna,  nel  Nord,  ecc; 
si  tratta  di  sapere  in  quale  parte  dell' occideiite  questi 
popoli  orientali  detti  Pelasgi  hanno  fondato  il  primo  state 
sociale ,  il  primo  impero  incivilito,  e  le  belle  art!  che  ne 
sono  la  conseguenza :  la  storia  indicava  gia  1'  impero 
Etrusco  anteriore  alia  guerra  trojana :  ma  si  ricusava  di 
accordare  a  quest'impero  I'anteriorita  delle  belle  arti^  ecco 
il  punto  precise  dal  quale  non  si  deve  deviare,  se  si 
cerca  la  verita.  Ecco  il  punto  deciso  delle  nostre  scoperte 
etrusche ,    antiromane ,    pelasghe ,    a    meno    che     si    voglia 


42       ANTICHITA    ETRUSOHE    TROVATE    NEGLI    SCAVl 

chiudere  gli  occhi  all'  evidenza.  —  SI  parla  pure  dl  niedaglie 
greclie,  fenicie,  ecc;  ma  le  piii  antiche  niedaglie  noa  ri- 
moatano  che  a  pochi  secoli  prima  delFEra  volgare,  epoca 
modernissima  in  paragone  della  civilizzazione  etrusca  la 
quale  e  anteriore  per  confessione  de'  Greci  autori  stessi 
all'epoca  trojana  ;  le  medaglie  ( tutte  posteriori  all'  Impero 
etrusco  )  e  tutti  i  dialettl  orientali  posteriori  a  quell'  im- 
pero non  possono  ofFerirci  che  poclie  tracce  e  poche  eti- 
mologie :  queste  sono  ascose  nei  monuraenti  fittili  soli  an- 
teriori  alle  medaglie ,  e  nei  caratteri  di  questi  monumenti 
appartenenti  alia  lingua  madre  Pelasga  dalla  quale  tutti  i 
nostri  dialetti  si  diramarono ;  le  obbiezioni  tirate  dalle 
medaglie  non  ci  sembrano  percio  piix  valevoli  che  1'  opi- 
nione  delle   colonie  lidie. 

Possihilita  di  scuoprire  I' epoca  precisa  del  nostri  monumen- 
ti. —  L' epoca  dei  nostri  monumenti  evidentemente  antiro- 
mani  abbraccia  probabilmente  qualche  spazio  di  tempo  an- 
teriore a  Troja ,  ed  i  secoli  fra  Troja  e  Roma;  ma  non  si 
potrebbe  con  tanti  monumenti  inscritti  scoprlre  un'epoca 
precisa?  Questo  e  stato  in  ultimo  I'oggetto  delle  riflessioni 
che  sottomettiamo  agli  archeologi  italiani  ed  esteri  ,  e 
specialmente  agli  astronomi;  molti  dei  vasi  Vituloniensi 
alludono  alle  guerre  Tebane  e  Trojane  i  questi  sono  evi- 
dentemente posteriori  a  queste  guerre ;  ma  molti  altri  vasi 
alludono  a  fatti  ignoti ,  e  molti  presentano  delle  scene 
simboliche  che  sembrano  provare  in  parte  il  sistema  del 
chiarissimo  sig.  cav.  Inghirami,  e  che  I'occhio  dell'astro- 
nomo  ravvisa  assolutamente  come  espressione  dello  stato 
celeste  in  un'  epoca  qualunque  scritta  simbolicamente  sulla 
creta  ad  perpetuam  rei  memoriam.  Le  spiegazioni  che  il 
dottissimo  cav.  ha  date  di  alcuni  vasi  di  poco  conto ,  di 
provenienza  non  provata,  di  conservazione  o  ristaurazio- 
ne  incerta ,  di  lavoro  mediocre  e  meno  atto  percio  a  ser- 
vir  di  annali  al  cielo  antico,  tutte  queste  illustrazioni 
ammirabili  sopra  soggetti  poco  adattati  a  riceverle  non 
sarebbero  meglio  applicate  ai  nostri  capi  d' opera  an- 
tiromani ,  di  certa  provenienza ,  e  di  conservazione  in- 
tatta  ?  Ci  permettiamo  questo  appello  all'  illustre  archeolo- 
go  astronomo  della  moderna  Etruria  (i)  nella  speranza  che 

(l)  Sebbene  il  celebre  archeologo  Francesco  Inghiranii  si  nio- 
stvi  uelle  sue  opere  abbastauza  foraito  delle  cognizioni  astronomiclie 


DEL    PRINCIPE    DI    CANINO.  48 

illustrando  i  monumonti  deiranticliissima  Etriirla-pelasga 
potia  non  solamente  lllustrare  alcuno  dei  nostri  vasi  sini- 
bolici,  ma  dalla  loro  astrononiica  illustrazione  ravvisarvi 
lo  stato  di  un'  epoca  celeste  che  cL  dia  1'  epoca  precisa 
dei  medesiiiu  nionumenti.  E  qual  piii  bel  caiupo  aperto 
alia  storia  che  di  penetrare  nei  secoli  piu  remoti  col 
calcolo  astronomico ,  solo  documento  inalterabile  dei  fatti 
mondani,  quando  il  genio  deiruomo  puole  arrivare  a 
svelarlo?  La  medesima  speranza  che  manifestiamo  al  sig, 
Inghirami  T  abbiamo  pure  concepita  verso  gli  eruditi  ar- 
cheologi  di  cui  soiio  ornate  nei  nostri  tempi  e  1' Italia, 
e  1' Inghilterra,  e  la  Germania,  e  la  Francla  da  dove 
sono  partiti  e  partono  tutt'ora  tanti  raggi  di  luce;  e  la 
Francia  che  nella  sua  immortale  Accademia  delle  inscri- 
zioni  e  belle  lettere  ha  portato  piii  avanti  di  chiunque  la 
fiaccola  della  critica  nella  oscura  antichita  dei  priml  secoli. 
In  quanto  a  me  ho  creduto  aderapire  un  dovere  imposto- 
nii ,  manifestaiido  le  mie  scoperte  ed  accennando  le  rifles- 
sioni  nate  nei  mio  spirito  senza  pretendere  entrare  con 
autorita  neiraringo,  e  lasciando  oramai  il  campo  libero  a 
chi   cerca  la  verita. 

Canino,   2   giugno    1829. 

Ossewazioni. 

Dopo  la  lettura  di  questa  Memoria  noi  dol^bianio 
confessare  che  nei  campo  congetturale  dei  tempi  an- 
teriori  alia  storia  scritta ,  ci  sembra  difficile  di  ra- 
gionare  piu  concludentemente  di  quello  che  fece  il 
principe  di  Canino.  II  punto  preciso  della  quistione 
non  consiste  nei  determinare  Y  anteriorita  o  la  po- 
steriorita  dell'  incivilimento  etrusco  rispetto  al  greco, 
perocche  1'  anteriorita  e  riconosciuta  in  favore  degli 
Etruschi ,  ma  bensi  Y  anteriorita  in  fatto  di  belle  artL 
Provata  per  altro  la  grande  anteriorita  degli  Etruschi 

che  sono  indispensabili  in  chi  si  aceinge  ad  illustrare  gli  an- 
tichi  monuiuenti,  ci  iiasce  pero  dubbio  die  il  sig.  Principe  nei 
cliianiarlo  qui  col  titolo  di  astronoiuo  della  iiio'ieriia  Etruria  lo  ab- 
bia  confuso  col  non  meno  illustre  di  liii  fratello  P.  Gio\anni  In- 
ghii-anii  delle  Scuole  pie ,  abbastauza  noto  in  Europa  pe'  suoi  la- 
vori  astrononiici  e  geogvaiici. 


44     antichita'  etrusche  trovate  negli  scavi 

sopra  i  Greci  nel  vivere  civile  (  cioe  in  consorzj 
stabili  c  ordinati  colla  reliivione,  colle  leggi  c  coUa 
vita  agricola  ),  si  avcva  di  £i;ia  in  mano  un  buon  dato 
o  almeno  una  presunzione  anclic  per  le  arti  l:>elle. 
Ed  in  vero  si  puo  forse  asserire  che  il  senso  del 
bello  e  r  attitudine  ad  esprinierlo  colla  mano  sia  cosi 
proprio ,  cosi  ingenito ,  cosi  esclnsivo  alia  Grecia 
che  sussistere  e  manifestar  non  si  potesse  presso  gli 
Etrnschi?  Forsechc  dopo  la  seconda  barbaric  del  me- 
dio evo  il  gcnio  dell"  arti  belle  per  una  vittoriosa 
spinta  naturale  non  si  risve2;li6  in  quclla  stessa  Etruria 
alia  quale  sembra  che  negar  si  voglia  nellantichita? 
Ma  per  quelle  prevenzioni  che  si  sogliono  con- 
trarre  nelle  scuole  e  nelle  prime  letture ,  lo  splendor 
greco  sembra  assorbire  la  riflessione;  e  pero  nasce 
una  specie  di  tenacita  per  sentimenti  preconcepiti , 
la  quale  non  si  puo  debellare  fuorche  con  piu  ga- 
gliarde  prove  positive.  Or  bene;  oltre  quelle  addotte 
dal  principe  di  Canino  crediamo  sussisterne  una  la 
quale  puo  confermare  la  medesima  opinionc.  L  Adria 
posta  Ira  1'  Adige  ed  il  Po  e  non  molto  rimota  dal 
mare  fu  colonia  etrusca  fiorente  e  magnilica.  Non 
ignoriamo  la  confusione  fra  quest'  Adria  del  basso 
Po  coW Atria  Picena  fatta  da  alcuni(i),  ma  tale  con- 
fusione non  colpisce  il  nostro  argomento.  L'  Adiia 
Veneta  e  quella  di  cui  si  tratta  qui.  Da  essa  e  dal 
suo  territorio  coll'  invasione  dei  Galli  in  tutta  l'  Italia 
superiore  ne  furono  cacciati  gli  Etruschi  e  gli  Umbri, 
talche  ivi  spenta  si  giacque  la  coltura  da  questi  in- 
trodotta.  Fra  i  paesi  colla  prima  invasione  nel  secolo  II 
di  Roma  occupati  dai  Galli  entro  certamente  Adria , 
la  quale  si  deve  comprendere  nella  prima  invasione 
fatta  dai  Galli  Lingoni  che  occuparono  tutto  lo  spa- 
zio    dal  Tare  lino    al  fiume  Utente  (  oggi  Montone  ) 

(i)  Deir  antica  numismatica  della  citta  di  Atri  nel  Pi- 
ceno ,  con  un  discorso  preliminare  su  le  origini  italiche , 
del  cav.  Delfico.  Yedi  Biblioteca  Italiana ,  torao  Sg.",  qna- 
derai  di  agosto  e  settembre   iSaS,  p.    148  e  289. 


DEL    PRINCIPE    DI    C\NINO.  4$ 

clie  vicino  a  Ravenna  si  scarica  nelT  Adriatico.  L' e- 
spulsione  degli  Etrusclii  da  Adda  non  avvcnne  nella 
scconda  invasione  fatta  dai  Galli  Senoni  i  quali  dopo 
traversato  il  territorio  tenuto  da'  Boj  e  dai  Lin<^oni 
ferniaionsi  Iiingo  le  spiagge  dclT  Adriatico  dai  liume 
Utente  insino  al  liume  Esi.  Prcndendo  anclie  per  li- 
mite  questa  seconda  invasione  noi  giungianio  a  circa 
35c)  anni  dopo  la  fondazione  di  Pvoma,  come  si  puo 
rilevare  da  Tito  Livio.  Cio  posto,  che  cosa  ne  emerge? 
Che  dalla  gallica  invasione  in  poi  non  si  puo  credere 
die  fatto  siasi  vcrun  lavoro  etrusco  in  un  pacse  dai 
quale  furono  cacciati  gli  Etrusclii  stcssi  e  die  giacque 
distrutto  dalle  piu  feroci  fra  le  tribu  galliclie ,  come 
noto  Tito  Livio.  Dunque  se  in  Adria  si  trovano  la- 
vori  di  genere  etrusco,  essi  indubitatamente  si  do- 
vranno  riconoscere  come  assolutamcnte  etrusclii.  Non 
solamentc  nianca  ogni  indizio  die  Greci  gia  perfetti 
neir  arti  belle  siansi  stabiliti  in  Adiia  od  abbiano  cola 
recato  lavori  d'  un  genere  gia  conosciuto ,  ma  consta 
persino  die  soltanto  dopo  la  gallica  invasione  essi 
potevano  quivi  segnalarsi.  Dunque  e  tolto  il  dubbio 
che  sulla  stessa  terra  adriaca  siansi  potute  a^giungere 
produzioni  greche  alle  antidiissime  etrusdie. 

Questa  conseguenza  viene  avvalorata  quando  si  as- 
suma  come  im  fatto  la  osservazione  del  principe  di 
Canino  che  la  Grecia  non  fiori  per  la  pittura  e  le 
belle  arti  che  quattro  secoli  dopo  la  fondazione  di 
Roma.  Confrontando  dunque  le  epoclie  della  cacciata 
degli  Etrusclii  e  degli  Umbri  dalf  Adria ,  cessa  qua- 
lunque  possibilita  di  una  mescolanza  d'  opere  greche 
con  quelle  dell' Adria.  Ma  cosi  e  di  fatto:  percioc- 
clie  rccentcmente  sono  stati  scoperti  molti  vasi  etru- 
sclii e  coppe  anche  con  iscrizioni  etrusdie  nella  citta 
di  Adria,  ossia  in  un  luogo  vicino;  e  tali  anticaglie 
raccolte  furono  dalla  nobile  famiglia  Bocchi^  presso 
della  quale  ciascuno  puo  vederle.  Dunque  abbiamo 
una  luminosa  prova  di  confronto  onde  certamente 
giudicare  delle  operc  di  puro  e  schietto  gusto  etrusco 
e  ben  disccrnerle  da  (quelle  die  una  piu  uirda  perizia 


46      ANTICHITA.'    ETRUSCHE    TROVATE   NEGLI    SCA.VI 

greca  avesse  potato  mescolare  in  Toscana.  Ne  questa 
prova  puo  essere  leggiera  o  equivoca  come  la  sco- 
perta  di  uno  o  due  vasi  per  accidente  trovati  altro- 
ve,  quale,  per  esenipio,  sarebbe  quelle  di  Corinto 
accennato  dal  Dodwel;  ma  bcnsi  riesce  piena  e  lu- 
minosa,  perocche  la  raccoka  della  famiglia  Bocchi  si 
puo  dire  an  gabinetto  etiusco  nel  quale ,  oltre  a5 
vasi  diversi  con  iscrizionl  ctrusclie ,  altri  molti  se  ne 
veggono  di  carattere  proprio  di  quella  nazione. 

Noi  non  ignoviamo  die  il  sig.  G.  B.  Zaiinoni  nel 
render  conto  degli  scavi  fatti  dal  principc  di  Canino 
pronuncio  «  die  i  vasi  di  lui  sono  greci  al  tutto,  e  le 
»  iscrizioni  etrusdie  vi  sono  agginnte  di  poi,  e  certo 
•a  non  cosi  presto  non  veggendovisi  punto  quella  sec- 
»  cliezza  di  lettere  die  apparisce  nelle  epigrafi  dei 
»  monumenti  etrusclii  del  piu  antico  tempo  (1).  »  Una 
cosi  risoluta  decisione  non  avendo  per  base  die  il 
solo  pensiero  del  signor  Zannoni ,  non  puo  da  noi 
essere  accettata.  Quanto  poi  alle  iscrizioni ,  doman- 
deremo  se  egli  le  abbia  vedute  nell'  original e  dei 
vasi  stessi ,  o  se  pure  abbia  giudicato  sulle  copie  ? 
II  sig.  Zannoni  non  ce  lo  dice  ,  e  pero  nulla  ci  pre- 
senta  di  persuasivo.  E  poi  singolare  1'  idea  di  iscri- 
zioni agginnte  dappoi  su  vasi  trovati  in  luoglii  se- 
polcrali.  Noi  intendiamo  bene  die  sotto  statue  o  vasi 
esposti  a  spettacolo ,  o  die  si  vogliono  accreditare 
in  commercio ,  si  facciano  queste  aggiunte  posterio- 
ri; ma  in  cose  sepolte  e  trovate  in  ipogei  confes- 
siamo  die  per  noi  questo  e  un  enigma.  Finalmente 
il  gabinetto  di  Adria  del  sig.  Bocchi  potra  servire  di 
prova  di  confronto  onde  escludere  il  sospetto  troppo 
gratuito  e  troppo  fuor  di  natura  esternato  dal  sig. 
Zannoni.  Frattanto  osserviamo  die  le  cosi  dette  graf- 
fiature  sotto  il  piede  di  parecchi  vasi  registrati  nella 
prima  centuria  del  principe  di  Canino  sono  di  una 
tale  secchezza  primitiva  etrusca  die  non  lascia  alcun 

(l)  Iristhuto  di  corrlspondenza  archeologica  di  Roma  1829.  Nel- 
r  Antologia  di  Firenze  ,  fascicolo  di  gennajo   i83o,  pag.  64. 


DEL    PRINCIPK    DI    CANINO.  47 

dubbio  sul  tempo  in  cui  esse  furono  fatte.  Qui  dun- 
que  supporre  si  potrebbe  clie  tali  grafliature  avve- 
nissero  nel  costruire  il  vaso ,  e  die  le  successive  pit- 
ture  e  i  caratteri  segnati  sulla  superficie  superiore 
del  vaso,  siano  lavoro  di  mano  piu  esperta  allorche 
il  vaso  fu  dipinto;  talclie  da  questa  medesinia  disso- 
miglianza  nasce  un  argoniento  piccisameute  coritrario 
a  quello  del  sig.  Zannoni. 

Se  piu  oltre  si  volessero  spingere  le  ricerche,  noi 
potreniino  osservare  che  la  scoperta  dei  sepolcri  del 
Castel  di  Asso  (  di  cui  leggesi  una  lunga  Memoria 
del  sig.  professore  Orioli  corredata  di  stampe  nel 
tonio  IV  dei  Monwnenti  etruschi  o  di  etnisco  nome 
pubblicati  dal  cavaliere  Francesco  Inoliiiami,  Ragio- 
nainento  settinio ) ,  ci  somministra  non  dubbie  prove 
della  somma,  anzi  della  piu  rimota  anticliita  del  vi- 
vere  civile  della  gente  etrusca ,  o  direm  meglio  della 
civika  iniziata  presso  di  lei  da  quegli  stessi  Ocea- 
nici.  ossia  Pelasgi,  i  quali  si  stabilirono  lino  ai  piedi 
del  Caucaso,  lungamente  abitarono  in  Mesopotamia 
e  nella  Siiia ,  e  venneio  pel  Mediterraneo  a  pian- 
tarsi  in  Gozo  ,  Malta  e  Sicilia.  Altri  sepolcri  poi  di 
forma  veiamente  primitiva  e  assai  piu  antica  perche 
piu  rozza  e  semplice  si  trovano  scavati  per  un  tratto 
di  due  miglia  circa  fino  al  poggio  piu  eminente  su 
cui  sorgeva  la  citta  di  Tarqidnia  vicina  afFatto  al 
mare.  Questi  sepolcri  in  forma  di  semplici  celle  si- 
niili  a  que'  di  Sicilia  ( volgarmente  appellate  grotte 
corncttaiie  )  souo  scavate  in  rupi  per  lo  piu  di  pe- 
perino  o  in  tufo,  come  leggesi  nella  spiegazione  della 
tavola  LI  deir  opera  di  Micali  sull  Italia  avanti  il 
dominio  dei  Romani.  Con  questi  monumenti  comuni 
anclie  alf  Arabia  ed  all'  Egitto  quegli  antichissimi 
Oceani  scolpirono  negli  scogli  stessi  le  prove  del  lore 
passaggio ,  dei  loro  stabilimenti  e  della  loro  primitiva 
religione  scavando  sepolcri  nel  sasso  sul  pendio  delle 
montagne  e  in  luoghi  non  facilmente  accessibili.  Questi 
monumenti  per  se  stessi  attestano  un  popolo  stanziatosi 
stabilmente   su   di   un   date    territorio ,   ed  oltre  cio 


48     antichita'  etrusche  trovate  negli  scavi 

manifestano  quel  primitivo  senso  religioso  verso  gli 
antenati ,  sul  sepolcro  dei  quali  al  dire  di  Erodoto 
ginravano  i  Nasiimoni.  Questi  Oceanici  fondatori  dei 
mistcri  di  Samotracia  coianto  venerati  e  religiosa- 
niente  occultiiti  dall'  anticliita  per  liinga  e  lunga 
serie  di  secoli  erano  tal  gente  che  certaniente  rasso- 
migliar  non  si  potevano  nc  ai  selvaggi ,  ne  ai  no- 
madi  che  ingombrano  taiita  pane  della  storia  andea 
e  moderna.  Benclie  {>;li  Oceanici  per  la  loro  naviga- 
zione  e  per  cssere  veniiti  dal  mare  si  possano  con- 
fondere  coi  Fenicj ,  cio  non  ostante  ci  ha  una  grande 
distinzione :  qucsta  consiste  nel  loro  modo  di  stabi- 
lirsi  e  di  operare  sai  cosi  detti  Aborigeni  dei  paesi  da 
essi  visitati  e  ne'  quali  si  stabilirono.  Se  per  avven- 
tura  quanto  all'  origine  si  volessero  immedesimare  i 
Pelasgi  coi  Fenicj ,  sarebbe  d'  uopo  nello  stesso  tempo 
distinguerli  quanto  al  loro  procedimento.  I  primi, 
per  quanto  sembra,  cercarono  nuove  sedi  per  istan- 
ziarsi  specialmente  dopo  il  gran  cataclismo  che  som- 
merse  tanta  parte  di  mondo  incivilito  e  pose  in  secco 
tante  altre  parti  gia  prima  coperte  dal  mare,  e  quindi 
pare  che  spessissime  volte  siansi  trapiantati  in  terra 
lasciate  sgombre  dalle  acquc  e  disabitate.  I  Fenicj 
per  lo  contrario  animati  dal  solo  spirito  mercantile 
pare  che  impreso  non  aljliiano  se  non  a  stabilire  sta- 
zioni  e  fattorie,  senza  molto  curarsi  della  sorte  degli 
aborigeni  di  que'  paesi  ne'  quali  s  incontravano.  I 
Pelasgi  si  possono  considerare  come  tanti  tralci  tra- 
piantati che  insensibilmente  crebbero  in  popolazione 
ed  in  civilta  ritenendo  sempre  gli  antichi  istituti , 
specialmente  que'  che  riferivansi  alia  religione.  Col 
raccogliere  le  memorie  della  civilta  certaniente  co- 
municata  da  questi  Oceanici ,  noi  ne  vediamo  le  tracce 
in  Arabia,  nella  Persia,  nell' India  e  sopra  tutto  nella 
Siria  e  nell'  Egitto  (i). 

(i)  la  prova  dell'  ultra— antichissima  epoca  della  intro- 
dotta  civilta  iielle  isole  itallche  si  puo  citare  la  cosi  delta 
Torre  dei  Giganti  dell'  isola  di  Gozo ,    la   quale  non  e  che 


DEL,    rniNCIPE    DI    CANIIMO.  40 

Ora  le  tracre  prcsso  i  prinii  Etnischi  die  cosa  ci 
prescntano  ?  Noi  veggiamo  il  costume  o  Y  uso  clei 
sepolcii  nellc  rupi.  Noi  veggiamo  la  collocazione  del 
Lingam  o  Pliallus:  noi  veggiamo  i  tumuli  ad  opere 
rastrematc :  noi  veggiamo  la  medesima  cosmogouia : 
in  breve  tutta  vi  si  presenta  in  esse  Fimpronta  di 
quella  primitiva  e  oltre  antichissima  civilta  iniziata , 
la  quale  si  ravvisa  comune  all  Asia  piu  vetusta. 

L'  esistenza  dei  sepolcri  di  Tarquinia  e  di  Castel 
di  Asso  iu  Toseana  niostra  queste  opere  successiva- 
mentc  ridotte  ad  un  artilizio  piu  ricercato  di  quelli 
di  JMalta  e  di  Sicilia.  Dionigi  di  Alicarnasso  nel  suo 
primo  libro  delle  Romane  antidikd  narra  che  ad 
OiTinio  antica  e  diroccata  citla  deo;li  Etruschi  «  nia- 
»  nifeste  ancor  erano  al  suo  tempo  le  fondameuta 
))  delle  mura  e  certe  fosse  d'  antica  magnificenza ,  e 
»  mi  giro  di  sepolcri  sopra  alte  scogliere  protratte  in 
»  lungo^^'.  quest' Orvinio  e  forse  lo  stesso  che  Castel 
d'Asso?  Ora  si  ronsultino  i  noti  e  celebri  viaggi  dei 
signori  Saint-Non  c  di  Howcl  e  si  vedranno  in  Si- 
cilia  ed  in  Malta  lunglie  lile  di  questi  sepolcri  in 
alte  scogliere  ed  a  piu  lile  le  une  sopra  le  altrc  sca- 
vati  nel  sasso,  molti  dei  quali  sono  nude  cellc  del- 
1  altezza  di  piedi  quattro ,  della  lunghezza  di  sei  e 
della  larghezza  di  cinque  con  una  pietra  a  modo  di 
cuscino  incavata  per  collocare  la  testa  del  cadavere. 
Altri  sepolcri  sussistono  di  forma  piu  larga  per  due 
o  trc  teste.  Da  questo  gretto  o  ruvido  stato  si  ves;- 
gono    passare    ad    un    migliore    oi-nato ,     come    sono 


un  tenijiio  o\c  now  solamente  si  ravvisa  il  carattere  cosi 
detto  ciclopico  ,  ma  |nna  forma  ritnale  di  un  genere  uni- 
co  e  straordinario  ed  anteriore  alia  stessa  idolatrla  pro- 
priamente  delta,  ossia  alia  rappresentazione  degli  oggetti 
niitologici  uiediante  figure  uiiiaue  o  di  anlmali.  Ivl  in  lui 
al)side  posta  a  destra  si  vede  un  altare  die  in  tntto  e  per 
tutto  non  oflfre  clie  ligure  architettoniclie  e  geometrlclie 
traiine  un  scrpente  scolpito  in  un  dado  di  sasso  a  iiaaco 
deir  altare. 
Libl.  hid.  T.  LVlli.  4 


5o       ANTICniT.v'   ETRL'SCUB    TROVATE    NEGLI    SCAVl 

quelli  di  Castel  di  Asso ,  e  finalmente  in  ipogei, 
come  qnclli   d'  Arabia ,  d'  Egitto  e  di  Vitulonia. 

Volendo  noi  ora  vedere  la  conaessione  di  queste 
opere  coirincivilimento  italico  in  relazione  al  greco, 
chiederemo  se  sia  vero  o  no  che  secondo  la  favola 
stessa  dei  Greci  la  Sicilia  fu  il  luogo  primitivo  di  Ce- 
rere,  simbolo  certissimo  della  vita  agricola  e  civile, 
come  osservo  anclie  Cicerone  ?  E  vero  o  no  che  la 
favola  stessa  greca  fa  partire  quesla  Cerere  da  Sicilia 
e  la  fa  ginngere  in  Atene?  I  misteri  Elensini,  al  dire 
appunto  di  Cicerone  ,  non  sono  forse  quelli  che 
trasscro  gli  uomini  agresti  a  questa  nostra  civilta? 
Dunqne  1' incivilimento  primitivo  precedette  a  con- 
fessione  stessa  dei  Greci  ( chi  sa  per  quanto  tempo?) 
in  Sicilia  a  quello  della  Grecia  medesima,  e  fu  dal- 
r  italica  terra  portato  nelF  Attica.  Come  dunque  ri- 
conoscere  non  si  potrebbe  che  nella  contigua  e  forse 
allora  unita  Italia  (  della  cni  terra  colla  cresciuta  loro 
popolazione  i  Siciliani  abbisognavano)  non  siasi  per 
moiti  e  molti  secoli  prima  che  in  Grecia  trapiantato 
r incivilimento?  Quando  Tibullo  rimproverava  ai  Greci 
r  antica  loro  vita  ferina  e  i  cosi  detti  portenti  crimi- 
nosi  delle  loro  vetuste  memorie  e  ne  vantava  sgom- 
bri  2;ritaliani,  forse  alludeva  a  questa  somma  ante- 
riorita  dell'  italiano  incivibmento  almeno  nella  parte 
la  pill   meridionalc,    e   che  toccava  il  mare  Tirreno. 

Cio  posto,  come  suppor  e  si  potra  che  il  2;enio  at- 
tivo  ed  ognor  progrediente  della  civilia  e  dell'  arti 
belle  sotto  un  cielo  ed  in  una  terra  nella  quale  ferve 
il  gusto  con  tutti  i  sussidj,  sia  rimasto  per  tanti  secoli 
sepolto  od  ozloso?  Meglio  era  ncgare  agli  Etruschi 
una  naturale  disposizione  che  far  venire  dalla  Grecia 
chi  la  svolgesse.  Tali  supposizioni  sono  inverisimili  e 
contrarie  ad  ogni  presunzione  ed  alia  buona  tilosofia 
della  storia.  Si  conceda  dunque  che  tanto  in  linea 
filosofica  quanto  in  linea  storica  Topinione  del  prin- 
cipe  di  Canino  devesi  accogliere  come  la  piu  vera. 

Per  norma  generale  dobbiamo  avvertire  che  nel 
giudicare    dei    vetustissimi    monumenti   ne'  quali    in 


DEL    PHINCIPE    DI    CANINO.  OI 

qualclie  guisa  si  inescola  la  religione ,  si  possouo  trarrc 
coiiclusioni  false  suU'  abilita  e  sal  gusto  dei  loro  autori. 
Noi  ne  ahbiamo  un  esempio  nci  moderni  Indiani.  Essi, 
al  riferirc  del  P.  Paolino,  rimproverati  della  goffa  ma- 
niera  di  disegiiare  le  loro  divinita  ,  rispondono:  cono- 
scere  bcnissimo  di  malfare;  e  fuori  dclle  cose  religiose 
saper  Tar  rneglio :  ma  essere  obbligati  a  nulla  iunovare 
per  religioso  precetto.  Con  tali  ceppi  non  si  puo  cer- 
tamente  tesserc  la  storia  delParte,  ed  equivoco  riesce 
ogni  giudizio  sul  naturale  andaniento  dell'  arti  belle 
presso  di  un  dato  popolo.  Un  esempio  simile  all'  in- 
diano  lo  abbiamo  avuto  eziandio  nell' antico  Egitto; 
e  pero  non  pare  ragionevole  e  filosolico  il  volere 
coi  soli  monumenti  religiosi  sotto  degli  occlii  giudi- 
care  del  genio  e  delle  disposizioni  naturali  degli  an- 
ticiii,  e  nieno  poi  il  volere  con  si  fatte  opere  tessere 
la    storia  naturale  dell'  arte. 

Se  i  Greci  i  piu  tardi  di  tutti  in  fatto  di  idolatria 
propriamcnte  detta,  come  avverti  Erodoto,  a  cui  pareva 
clie  solo  jeri  gli  Dei  distinti  e  figiuati  fossero  dall  0- 
rientc  pervennti,  se  i  Greci  non  a2;giogati  dalKestre- 
mo  rigore  degli  Egizj  e  degli  Indiani  si  emancipa- 
rono  dalle  grette  e  ritual i  maniere  degli  altri  popoli 
per  dar  luogo  ad  un  miglior  gusto  progressivo  e 
ad  una  mirabile  pcrfezione ,  da  cio  non  lice  argo- 
mentare  clie  le  altre  nazioni  tutte  e  segnatamente 
r  Etruria  abbiano  mancato  di  genio  e  di  gusto  natu- 
rale per  le  arti  belle :  clie  anzi  si  mostra  maggiore 
il  merito  di  queste  quando  malgrado  i  ceppi  rituali 
hanno  potuto  manifestare  il  loro  gusto  e  la  loro  abi- 
lita. Ad  ocL-hi  esercitati  gl'  indizj  del  gusto  e  del 
genio  naturale  non  isfuggono,  e  pero  concludere  si 
dee  per  Y  anteriorita  in  favorc  appnnto  di  qnesti 
Toscani,  i  quali  nellc  reliquie  rimasteci  lasciarono  le 
prove  visibili  dei  loro  progrcssi. 

Con  queste  osservazioni  nostre  crediamo  di  aver 
anclie  risposto  ad  un  articolo  del  Journal  des  Sa- 
vaiis  iuserito  nel  fascicolo  di  febbrajo  del  i83c, 
alia  pagina   114  a    12c.  clic  porta  il  nome  del  signor 


5a  antichita'  etrusohe,  ecc. 

Raoul-Rochette.  Colla  distinzione  dei  lavori  di  anti- 
chissima  forma  degli  Etruschi  da  quelli  di  mano  greca 
o  di  scuola  greca  tutti  gli  argomenti  del  detto  signore 
riescono  inconcliideiiti.  Perche  in  oggi  abbiamo  in 
Italia  lavori  francesi  ed  inglesi  o  fatti  alia  loro  fog- 
gia,  forscche  si  esclude  T  esistenza  dei  lavori  proprj 
italiani  del  XVI  secolo  nel  quale  ne  i  Francesi,  ne 
gl'  Inglcsi  sapevano  lavorare  come  gV  Italiaui  ?  Di- 
stingue tewpora  et  concordabis  jura. 

Noi  chiudiamo  osservando  die  le  divinazioni  sulla 
antichissima  storia  debbonsi  trarre  dalla  gcologia ,  dai 
monumenti ,  e  dalle  tradizioni  meditate  colla  civile 
filosolia-,  e  per  cio  clie  Tarcheologia  non  avra  giam- 
mai  intero  il  suo  corpo,  quand'essa  manclii  di  qual- 
cheduno  dei  rami  suddetti  di  fatto ,  e  non  avra 
anima  se  non  venga  studiata  colla  civile  fdosofia. 


53 


PARTE    11. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICIiE. 


Le  disposizioni  del  Rcgolamento  generals  del  proccsso 
civile  in  armonia  tiu  loro  ed  in  riscontro  cogli  altri 
codiciy  colle  patenti  sovrane ,  auliclie  risoluzio7u , 
notificnzioni  e  circolari  governative  c  colle  scntenze 
de  trihunali  supeiiori ,  dell  aw.  Giuseppe  Antonio 
Castelli.  —  Milano ,  1828,  dalla  tipografia  Ili- 
volta,  in  8.°,  di  pag.  38o.  Lir.  4  cmst. 

I  pnragrafi  del  Regolamcnto  del  processo  ciille  vigente 
nel  Regno  Lombardo  Veneto  posti  in  armonia  fra 
di  loro  ed  in  riscontro  col  codice  civile  generale , 
col  codice  di  coinrnercio  ,  col  codice  penale ,  colle 
superiori  istriiziotd,  non  che  colle  sovrane  jjatenti , 
risoluzionl  aulicJie ,  notificazioni  governative ,  circo- 
lari d  uppello,  massimc  legali,  ecc.^  a  cui  si  pre- 
inettono  la  norma  di  giansdizione ,  ecc. ,  di  Gio, 
Nepomuceno  Giordan i ,  ascoltante  presso  V  I.  R. 
Trihunale  di  Treviso.  Tomi  2.  —  Treviso  1828, 
dalla  tipografia  Andreola,  in  8.°  Lir.  7  anst.^  P^'^g- 
292  e  256.  —  Articolo  del  prof.  Baldassare  Poll 


D, 


opo  la  promulgazlone  clelle  leggi  austrlaclie  nel  Regno 
Lombardo-Veneto  anche  i  giureconsulti  italiani  si  diedero 
ad  istudiaile  e  ad  interpretarle  coi  commentarj ,  coi  con- 
front! e  col  volgarizzamento  delle  opere  piu  accreditate 
della  Germania.  Sono  noti  nel  nostro  foro  i  conunenti  al 
Codice  civile  aastiiaco  del  Castelli,  del  Borella,  del  Ta- 
glioiii,  del  Carozzi  e  del  Martinez ;  i  trattati  del  Carcano, 
del  Bellingeri,  deU'Ascona,  del  Reale,  dell' Allierici ,  del 
Conti ;  le  tradnzioni  dei  libri  di  Zeiller ,  di  Jenull,  di 
Schcidlein,  di  Fuger ,  di  Pratobevera ,  di  Winiwarter,  di 
Schuster,  di  Kudler  ed  il  gioraale  di  Giurisprudenza  pra- 
tica   conipilato  dalfavv."  Zini :  come  pure  sono  note  altre 


^4  I'E    DISPOSIZION'I    DliL    REGOLAMENTO 

produzioni  di  tal  genere  tra  le  quali  le  due  del  Castelli 
e  del  Gioidani  qui  annunciate.  Ad  onta  pero  di  tanti  scritti 
niuno  tolse  fui  qui  a  parlarne.  Noi  non  vo2,liamo  indagare 
i  motivi  di  questo  silenzlo,  nc  farci  vendicatori  d' un  torto 
che  forse  potiebbe  essci-e  nostro.  Lo  scopo  preseiite  si  e 
qucilo  di  passare  a  rassegna  alcuni  di  codesti  scritti  al 
solo  fine  di  eccitare  auclie  fi-a  noi  un  po'  piii  d'amore 
agli  studj  legali  clie  con  tanto  zelo  e  con  tanta  gloria  si 
coltivano  dalle  altre   nazioni. 

II  regolamento  del  processo  civile,  siccome  legge  uni- 
versale sui  modi  di  sperimentare  nel  Regno  Lombardo- 
Veneto  i  privati  diritti,  e  il  primo  studio,  lo  studio  piu 
necei^sario  a  chiunque  voglia  rendersi  utile  ed  insieme 
rinomato  ncl  pratico  sapere.  Egli  e  percio  commendevole 
qualunque  lavoro  o  divisamento  che  tenda  ad  agevolare 
sifiatto  studio  e  a  renderci  faniigliari  a  simil  legge.  Cio 
ci  dispone  ad  essere  piii  benigni ,  ma  ancbe  giusti  verso 
il  Castelli  ed  il  Giordani,  le  cui  opere  che  noi  qui  vo- 
gliamo  far  conoscere ,  non  ebbero  la  piii  bella  accogiien- 
za  (]).  Noi  rispettiamo  I'altrui  severo  giudizio,  ed  accon- 
tentandoci  nel  sunto  di  queste  opere  di  parlare  soltanto 
del  buono  e  dell' utile  che  vi  abbiam  trovato,  incoragge- 
remo  tutti  i  giureconsulti  italiani  a  mostrarsi  ne  gli  ultimi, 
ne  gl'  ioferiori  nella   moderna  legale  sapienza. 

II  Castelli  dicliiarando  ardua  impresa  e  plena  di  difficolta 
quella  de'  commenti  alia  processura ,  si  Innita  al  materiale, 
ma  utile  lavoro,  siccome  egli  stesso  lo  appella,  di  mettere 
in  armonia  ed  in  riscontro  tra  loro  le  varie  disposizioni 
del  Regolamento  generale  e  gli  altri  codici,  e  Patenti  Sovrane 
e  le  decisioni  auliclie  o  superiori  emanate  dalla  puljblica- 
zione  del  Regolamento  fino  al  di  d'oggi.  In  tale  disegno 
cominciando  egli  dal  %  i-"  del  regolamento,  in  cui  si  ordina 
che  il  giudice  non  possa  procedere  se  non  previa  petizione, 
fuorclie  ne'  casi  espressi  dalla  legge  ,  enumera  tutti  questi 
casi  di  procedura  penale,  di  procedura  volontaria  ed  anche 
contenziosa,  ne' quali  e  tenuto  il  giudice  a  provvedere 
senza  aspettare  Istanza  dalle  parti.  .Cost  proseguendo  da 
questo  paragrafo  fino  all' ultimo  coll' identico  ordine  del 
regolamento ,  ci    viene    di    mano    in    mano    accennando  ie 

(i)  Vedi  il  Glornnle  delle  scienze  e  lettere  delle  Proviitcie 
Feiifte ,  vol.  91    e  <)5 ,   gennajo  e  luaggio   1829. 


CETfF.RALE    DKL    PHOCESSO    CIVILE    CCC.  3o 

niotlificazioni  e  le  aggiunte  che  si  recarono  alle  varie  di- 
sposizioiii  del   processo  civile. 

Anclie  il  Giordani  assnmendo  perfino  il  titolo  dell' opera 
del  Castelli  si  pose  a  richiainare  sotto  ciascliedmi  paragrafo 
le  varie  Icggi  die  si  sono  finora  pul)ljlicate.  Se  non  che 
1'  nno  tiene  una  via  diversa  da  qnella  dell'  altro.  II  Ca- 
stelli coiiiincia  dai  paragrafi  del  regolamento  senza  pre- 
niettere  nulla  ne  intorno  alia  giurisdizione ,  ne  all' orga- 
nizzazione  giudiziaria;  mentre  il  Giordani  fa  precedere  le 
Sovrane  Kisoluzioni  sulla  norma  di  giurisdizione  esuU'espe- 
riniento  di  conciliazione ,  non  dandosi  regolare  processo 
senza  competenti  niagistrature,  e  senza  il  j^reliniinare  espe- 
rimento  di  conciliazione.  Cio  non  di  meno  non  dimentica 
il  Cnstflli  di  rapportare  rpieste  Risoluzioni  Sovrane  a  Inogo 
opportuno  ;  poiciie  ]iarlando  delle  eccezioni  e  del  processo 
verbale  (  ^^  6  e  i6)  annovera  tntte  le  diverse  eccezioni 
perentoric-  che  sorgono  dal  Godice  civile;  richiama  il  par- 
ticolar  modo  di  procedere  per  V  eccezione  della  declina- 
toria  di  foro ;  ed  indica  ad  una  ad  una  le  varie  procedure 
straordinarie  e  sommarie  clie  si  ammettono  nelle  cause 
mercantiii  o  di  caiid)io,  negli  affari  montanistici  e  militari, 
nelle  controversie  di  matrimonio  e  di  finanza,  di  turbato 
possesso ,  di  prenotazione ,  di  purgazione  dei  beni  dalle 
ipotcche  e  linalmente  di  privilegi.  In  cio  ci  pare  piii  ac- 
curate e  pin  ordinato  il  Castelli  del  Giordani ;  giacclie 
r  uno  colloca  tntte  q-.ieste  leggi  alia  fine  del  regolamento, 
mentre  T  altro  a  ciaschedun  paragrafo  ha  saputo  accon- 
cianiente  innestarle, 

Un'  altra  difFerenza  che  si  scorge  tra  il  metodo  del 
Castelli  e  quello  del  Giordani  si  e  die  dove  quegli  espone 
le  massime  legali ,  questi  cita  le  sentenze  de'  tribunal!  su- 
periori.  Cio  e  quanto  piii  di  tuito  rileva  nel  presente 
articolo.  Sicche  noi  non  vogliam  lasciare  di  far  note  que- 
ste  massime  legali  e  queste  sentenze,  afFinclie  ne  torni 
un  qualche  utile  a  clii  vorrk  farsi  nostro  leggitore. 

Massima  I.  Le  cause  demandate  alle  Freture  urbane  si 
possono  sottoporre  ai  Tribunali  pel  principio  che  le  Pre- 
tnre  urbane  sono  a  tutta  utijita  privata ;  die  ciascheduno 
puo  rinunciare  al  proprio  diritto;  die  V  autorita  cui  e  aHl- 
data  la  cognizione  del  piii  non  e  incompetente  a  conoscere 
del  meno    nello    stesso    genere    di    azione    (i).    Intorno  a 

(l)   Vedi    GiortUni   la  not*  a  pag.   aC)  ,  tonio    i.* 


56  LE    DISPOSIZIONI    DEL    REGOLAMENTO 

ijiiesta  massima  e  da  osservarsi  -che  per  V  aperta  disposi- 
zioiie  della  Norma  ginrisdizionale  29  settembre  18  19,  ^  20 
non  si  da  raai  proroga  d'  una  ginrisdizioiie  speciale,  ossia 
determinata  da  particolare  materia  siccome  e  quella  di  cui 
gludicano  le  Preture  urbane.  E  certo  altresi  die  T  istita- 
zione  delle  Preture  urlsane  oltre  al  private  interesse ,  in- 
volge  la  i-agione  d'  utilita  pubblica  nella  celerita  delle  liti 
e  nel  buon  ordine  di  trattarle.  Infine  non  sussiste  il  piu 
o  il  meno  nello  stesso  genera  di  azione  quando  la  materia 
delegata  alle  Preture  e  speciale  e  quindi  di  diverso  genere 
da  quella  competente  ai  Tribunali. 

Massima  II.  Eccettuati  i  militari,  trattandosi  di  corape- 
tenza  in  ragione  di  persona,  puo  aver  Inogo  il  patto  pre- 
ventivo  di  sottoporre  una  determinata  controversia  ad  ua 
giudice  diverso  (i).  A  questa  massima  si  oppone  il  §  20 
della  citata  Norma  di  glurisdizione,  dalla  quale  si  annulla 
ogni  patto  preventivo  di  questo  genere,  aflinche  le  parti 
non  possano  a  loro  arbltrio  sconvolgere  1'  ordine  de'  giu- 
dizj  dalla  legge  stabilito.  Ne  vale  i'analogia,  ne  1' argo- 
nientare  a  fortiori,  pel  motive  che  non  e  piu  attendijjile 
r  eccezione  d'  incompetenza  per  titolo  di  persona  quando 
non  la  si  opponga  entro  la  meta  del  termine  alia  risposta. 
Ad  una  giusta  illazione  di  analogia  ci  vuole  o  identita  o 
rassomiglianza  di  circostanze.  II  patto  preventivo  di  sotto- 
mettere  una  causa  ad  un  giudice  diverso  e  bilaterale,  espres- 
so, indefinite,  anticipate,  necessario  e  fatto  anche  per 
motivi  preveduti  e  contrarj  alia  legge.  La  rinuncia  o  per- 
dita  deir  eccezione  d' incompetenza  e  unilaterale,  tacita  o 
presunta  sempre  volontaria,  fatta  in  giudizio  e  circoscritta 
a  particolari  circostanze  che  allontanano  1"  espressa  inten- 
zione  di  non  osservare  la  legge.  Per  tanta  differenza  adun- 
qne  tra  I'uno  etra  Taltra  manca  ogni  fondamento  all' ana- 
logia. D'  altronde  la  legge  proil^itiva  del  patto  preventive  di 
sottoporsi  ad  un  giudice  incompetente  e  assoluta,  non  am- 
luette  alcuna  distinzione ,  e  sarebbe  illusoria  e  senza  verun 
fine,  cjualora  sofFerisse  che  le  parti-  a  loro  piacimento  po- 
tessero  toglierla  e  distruggerla. 

Massima  III.  Si  debbono  rigettare  ex-officio  le  petizioni 
in  cui  si  accumulane  diversi  oggetti  (2).  I  casi  espressi  di 

(i)  Vedi  ibid.  ,   pag.   Sz. 
(2)   Vedi  ibid.,  pag.   64. 


GENERA.LE    DEi.    rROCESSO    CIVILE    CCC.  Sj 

i-ifrettare  ex-officio  la  petlzione  sono  clue  (§  i .)  :  V  nno  e 
quando  sia  notoriaineQte  inabile  I'attore,  T  altro  quando 
sia  r  oggetto  noii  apparteueiite  alia  giurisdizioiie.  D' altra 
parte  potia  il  giudice  prescrivere  la  rifoniia  d'  ufiicio  d'lma 
petizione  in  cut  si  accuinullno  piu  oggetti  col  decreto  die 
sepcirati  ali  oggetd  delta  petizione  si  prowedera  come  di  ra- 
gione ,  senza  entrare  in  una  ispezione  di  nierito  ,  contro 
cio  che  opinano  lo  Srheidlein  e  il  Fiiger?  (i).  Noi  dobbiam 
ricordare  a  tal  uopo  il  ^  48  delle  Istruzioni  auliche  4  marzo 
1833  in  cui  s' ingiunge  di  non  rimandare  d' ufllcio  le  pe- 
tizioni  per  essere  mal  dirette  e  raal  documentate  o  per 
siniili   ragioni. 

Massinia  IV.  Le  parti  possono  accordarsi  di  presentare 
piu  o  meno  di  quattro  scriiture  (2).  Su  cio  si  conviene 
dallo  Scheidkin  pel  motlvo  che  le  transazioni  delle  parti 
operano  come  legge  ne'  loro  diritti.  D'  altronde  e  noto  il 
principio  legale :  Non  debet  ad  plus  licet  quod  jninus  est 
lion  licere.  Ma  potranno  le  parti  crescere  il  numero  delle 
scritture  oltre  alia  conclusionale  e  controconclusioaale ,  la 
probatoriale  e  controprobatoriale  fino  al  pnnto  di  ridurle 
alia  tripllca ,  alia  quadruplica ,  siccome  voile  gia  il  Barba- 
covi?  (3)  I  paragrafi  46,  334  e  2  35  del  Regolaniento  limitano 
il  numero  di  questi  atti ,  ne  si  potrebbe  estendere  mai  la 
convenzione  in  modo  da  sostituire  una  procedura  afFatto 
diversa  da  quella  che  e  stabilita  nel  Regolaniento. 

Massima  V.  L'  incompetenza  in  ragione  di  materia  puo 
essere  opposta  in  qualunqne  stato  di  causa ;  anzi  e  dovere 
del  giudice  di  dichiararla  ex-officio  (4).  L'  eccezione  d'  in- 
competenza deve  opporsi  isolatamente  e  nella  meta  del 
termine  alia  risposta  nel  process©  scritto;  e  ne'  casi  di 
procedura  verbale  alia  prima  comparsa  delle  parti.  Se  il 
convenuto  tace  su  quest'  eccezione  non  puo  piii  essere  sen- 
tito  (5).  Ma  r  incompetenza  di  materia  e  di  diritto  pub- 
blico.  II  giudice  superiore  secondo  il  ^  336  del  Regola- 
niento dovrebbe  ex-officio  cassare  la  sentenza  e  il  giudizio 


(1)  V.  pag.  43  Analisl  della  processura  ci\:ile  austriaca,  vol.  1." 

(2)  Vedi  ibid.,  pag.   5". 

(3)  Progetto  di  im  nuovo  Codice  giudiziario  nelle  cause  civlli 
pel   Princijiato  di  Trento  ,  vol.    i.° 

(4)  Vedi  ibid.,   pag.  85. 

(5)  Notificazlone   11   dicenibre   1820. 


58  LB    DI8POSIZIONI    DEL    UtGOLAMENTO 

nullo ,  quand'  anche  la  jjarte  non  avesse  iiiterposta  la  re- 
lativa  querela.  Dunque  si  pno  senipre  dichiarare  dal  giu- 
dice  r  iiicomjjeteiiza  per  materia,  qnand' anche  non  P  ab- 
bia   opposta  la   parte. 

Massiina  VI.  La  parte  vincitrice  pno  procedere  all'  ese- 
cuzione  contro  il  denunciante,  quand' anche  sostenga  ed 
assuma  la  lite  11  solo  interpeliato  (i).  II  processo  di  de- 
nunzia  che  ha  luogo  per  tntti  i  casi  di  evizione  (^  ^9  ) 
ammette  qneste  tre  condiinazioni  rispetto  alP  interpeliato: 
1."  o  egli  assume  la  lite  e  la  iratta  e  la  sostiene  da  solo, 
a."  o  r assume  in  nnione  del  denunciante  e  si  fa  consorte 
di  lite,  3.°  o  rifiuta  espressainente  o  tacitamente  T  assnn- 
zione  ed  ogni  intervento  nella  lite.  In  tutti  questi  casi  e 
salvo  ii  diritto  delTattore  contro  il  reo  denunziante ,  poiche 
I'assunzione  o  1' intervento  nella  lite  non  e  un  modo  di 
innovare  i  diriiti  e  le  obbligazioni  rispetto  all'attore,  ma 
un  modo  soltanto  di  ottenere  il  plenario  efFetto  dell' evi- 
zione a   vantaggio  del  reo. 

Massitna  VII.  Nel  concorso  de'  creditor!  non  puo  ten- 
tarsi  1'  accomodamento  prima  della  scadenza  del  termine 
ad  insinuare  (2).  Cio  e  evidente;  poiche  il  Regolamento 
al  ^  98  ordina  che  il  giudice  in  una  giornata  postei'iore 
al  termine  delle  insinuazioni  debba  chiamare  i  creditori 
insinuati  davanti  a  se  per  tal  accomodamento.  D'  altronde 
sarebbe  improvvido  che  il  giudice  volesse  prestar  la  sua 
interposizione  senza  una  distinta  e  precisa  cognizione  del 
vero  stato  attivo  e  passivo,  e  dei  titoli  e  della  qualita 
de'  credit!  insinuati.  Se  non  che  il  giudice  entrando  nella 
trattativa  di  questo  amichevole  componimento  non  puo 
abusare  della  sua  autorita;  non  deve  insistere  con  esorta- 
zioni  importune  ,  ma  con  fondate  ragioni  e  colla  dovuta 
prudenza  aftine  di"  ottenerlo  (§  346).  In  questa  procedura 
viene  a  sospendersi  naturalmente  pel  momento  il  corso  agli 
atti ,  mentre  simile  sospensione  e  .  assolutamente  proibita 
nella  proposta  de'  comuni  amiclievoli  componimenti  sulle 
controversie   gia   portate   in   giudizio   (§    348). 

Massiina  VIII.  Nel  pagamento  de'  creditori  della  sesta 
classe  in  cui  si  comprendono  le  persone  aventi  un  titolo 
non  oneroso  o  di  beneficenza ,  siccome  il  fisco  per  le  multe 

(1)  Vedi  ibid.,   pag.  97.  .     •     1      . 

(2)  Vedi  ibid.,   pag.    i3i. 


CENERALE    DEL    rUOCESSO    CIVILE    CCC.  Sg 

aJ  esso  aggiudicate,  seiiilira  die  del)ba  segulrsi  I'ordine  suc- 
cessive e  noa  proporzionalc  (i).  Lo  Scheidlcin  ammette 
cliiaramciite  rorditie  di  preferenza  per  la  moglie  dclPobe- 
rato,  sia  pel  suo  maiiteniineuto ,  sia  per  tiitti  gli  altri  patti 
nuziali ;  poscia  1"  ordiiie  pioporzioiiale  pei  donatarj  e  pei 
legatarj  V  ed  infine  T  ordine  successivo  a  favore  del  fisco 
per  le  multe  gia  aggiudicate  a  suo  vantagglo ,  le  quali  for- 
mano  per  esso  un   titolo   luciativo. 

Massima  XI.  La  graduatoria,  ossia  classificazione  non  e 
una  sentenza,  ma  uii  piano  di  pagamento  (2).  La  gradua- 
toria non  fu  prouuueiata  dietro  uu  regolare  processo  di 
offesa  e  di  difosa ;  anzi  nell' unico  processo  che  precede 
alia  graduatoria ,  e  die  e  cjuello  siiUe  insinuazioni  destinato 
nnicamente  al  riconoscimento  della  loro  liquidita ,  ed  iii 
cui  viene  interdetta  ogni  contestazione  sulla  loro  preferenza. 
Quindi  e  giusto  die  la  legge  non  consideri  la  graduatoria 
come  sentenza,  die  non  ammetta  ne  ap|)ellazione ,  ne  re- 
stituzione  in  intero  contra  di  essa  ;  ma  il  solo  giudizio  o 
querela  di  priorita.  La  graduatoria  pero  produce  gli  effetti 
d'una  sentenza  per  que' creditor!  contro  cui  entro  il  ter- 
mine  di  giorni  3o  non  si  I'osse  proposta  la  petizione  di 
priorita   (  ^    i^9  )• 

Massima  XII.  Tre  classi  si  distinguono  di  presunzioni , 
i.°  juris  et  de  jure;  2."  juris  tcmtwn  ;  3.°  hoiniiiis.  Le  prime 
non  ammettono  prova  in  contrario.  Le  seconde  non  la 
escludono.  Le  ultime  dipendendo  uaicamente  dai  ragiona- 
menti  del  giudice  sono  inattendihili  (3).  Queste  sono  le 
distinzioni  die  ammette  anclie  il  Pratobevera  ,  la  cui  opi- 
nione  per  altro  e  ben  diversa  da  quella  del  Giordani  suUe 
presunzioni  dclT  uoino  o  del  giudice.  Queste  ultime  pre- 
sunzioni sono  alle  volte  ammesse,  siccome  si  raccoglie  dal 
§  iQf)  del  Regolamento  in  cui  la  legge  lascia  deteriuinare 
dalla  qualita  delle  circostanze  la  fede  che  nieritar  si  possa 
la  comparazione  de'  caratteri. 

Massima  XIII.  La  confessione  e  indivisibile  nel  senso  e 
neir  opinione  di  qnelli  die  per  un  medesinio  og:getto  inten- 
dono  tutti  i  fatti  influenti  nella  medesima  decisione  della 
controversia ,  sebbcne  distinti  pel  tempo  ,   pel  luogo  e  per 

(i)  V.  ibid. ,  pag.  1%. 
(a)  V.  ibid.,  pag.  i58. 
(3)  V.  ibid.,  pag.  181. 


60  LE    DISPOSIZIONI    DEL    UECOLAMENTO 

le  persone  (i).  Quest'' oplnlone  e  direttamente  contraria  a 
qaella  del  Fratohevera ;  poldie  tutti  questi  costituirebbero 
dei  fatti  separatl ,  estranei  alia  confessione  ,  e  percio  biso- 
gnevoli  di  prova  siccome  replica  (a).  D'altronde  il  Rego- 
lameiito  al  §  i68  somministra  due  dati  certissimi  per  de- 
terminare  T  iasciiidibilita  della  confessione,  i."  ilmedesimo 
discorso ;  a.'  il  mcdesimo  oggetto  ;  e  qaesti  dati  sconipari- 
scono  accogliendo   T  opiiiioiie   del   Giordani. 

Massima  XIV.  I  testimoiij  debbono  deporre  sopra  fattI 
di  cui  abbiano  la  certezza  fisica.  Cio  e  verissimo  •,  e  quindi 
si  esckidono  i  testimonj  cle  anditu  et  credulitate :  I  primi 
avrebbero  la  certezza  morale  o  d'  intiiiia  coscienza  che 
cio  clie  riferiscono  per  meiiioria  sia  conforme  a  quelle  che 
da  altro  hanno  udito :  I  secondi ,  siccome  qnelli  die  dal 
noto  ragionano  all' ignoto,  sono  da  considerarsi  periti,  os- 
sia  testimonj  particolari,  e  non  testimonj  comuni ,  siccome 
si   ricbiede   alia   prova   ordinaria   per  testimonj. 

Massima  XV.  II  Regolamento  gindiziario  non  ofFre  esem- 
pio  di  sentenze  interlocutorie  che  non  facciano  pregiudizio 
air  oggetto  principale,  se  pare  non  volesse  considerarsi 
per  tale  quella  che  ordina  il  deposit©  gindiziale  d'  nn  do- 
cnmento  originale  (3).  Le  sentenze  interlocutorie  sono  quelle 
die  preparano  la  sentenza  nella  causa  principale.  Pare 
impossibiie  ideare  alcuna  di  esse  che  non  tocchi  diretta- 
mente o  indirettamente  il  merito  ,  tanto  piii  die  il  Rego- 
lamento stesso  ne'  casi  in  cui  ammette  le  sentenze  inter- 
lociTtorie ,  siccome  nelle  prove  ,  irapone  che  le  circostanze 
da  provarsi  siano  decisive,  e  che  non  si  ammettano  arti- 
coli  irrilevanti  (§§  aoa  e  2o3  ).  L'esempio  per  altro  citato 
dal  Giordani  riguarda  piuttosto  un  decreto  che  una  sen- 
tenza interlocutoria  i  giacche ,  secondo  le  disposizioni  del 
Regolamento,  il  deposito  giudiziale  degli  original!  sospetti 
verrebbe  ordinate  per  decreto  ( §§  187  e  188).  E  d' al- 
tronde  anclie  un  tale  decreto  farebbe  sempre  danno  in 
quanto  per  esso  si  contrasta  1'  autenticita  delle  prove  es- 
senzialmente  connessa  col  merito  della  causa,  e  con  cio 
su  cui  soltanto   si  deve  pronunciare. 


(1)  V.  ibid.,  pag.    l85. 

(2)  V.  Pratobevera,  Trattato  sulla  prova  per  confessione. 

(3)  V.   Giordani,   pag.   33,  tom.  II. 


GENERALE    DEL    rnOCESSO    CIVILE    CCC.  6 1 

Fill  qui  si  e  osseuvato  quali  siano  le  niassinie  legali  ci- 
tate  dal  Giordani ;  e  quali  tra  esse  noi  possiaiiio  ammet- 
tere  o  rigettare.  Ora  si  espongano  le  sentenze  tie  trilninall 
superiori  i-animemorate  dal  Castclll ,  dalle  quali  si  com- 
prendera  ([ual  sia  il  inodo  e  lo  spirito  con  cui  i  magistrati 
italiani  vadano  applicando  la  nuova  legge  del  processo 
civile. 

Sentenze:  I.  Si  puo  aniniettere  in  giudizio  una  dlfTida- 
zione  al  debitore  ,  la  quale  lo  nietta  in  avvertenza  di  non 
pagare  cio  cU' egli  deve  ad  un  teizo  (Decreto  d'appello, 
1 3  dicembre  1818).  II.  Alf  efietto  di  obbligare  negli  atti 
di  causa  ad  un'  espressa  impugnativa  vi  vogliono  asser- 
zioni  precise  e  positive  (Sentenza  d'appello ;,  5  dicerabre 
j8i8).  III.  Anclie  nella  disputa  sulla  qualita  del  processo 
r  eccezione  d'  inconipetenza  dev'  essere  opposta  da  sola 
(Decreto  d'appello,  7  febbrajo  1817).  IV.  Avanti  di  de- 
cidere  sul  meriio  si  deve  pronunciare  sull'  eccezione  della 
qualita  del  processo  opposta  dal  reo ,  quand'  anche  la  do- 
inanda  fosse  appoggiata  ad  un  atto  die  faccia  pieua  fede , 
e  quand'  anclie  sia  stata  decretata  per  esse  la  compari- 
zione  in  processo  verbale  (Decreto  d'  appello  ,  7  fejjbrajo 
1 8 17).  V.  Al  processo  di  difFamazione  non  puo  prestar 
subbietto  clie  la  niillanteria  d' un' azione  civile,  non  raai 
r  iuiputazione  d'  un  fatto  criniinoso  o  disdicevole  (Sentenza 
del  Tribunale  di  prima  istanza  in  Milano ,  ig  novembre 
1824).  VI.  Nel  processo  di  provocazione  in  causa  di  nuova 
fabbrica  non  si  ha  riguardo  a  quello  die  si  e  allegato  sui 
diritti  di  proprieta  sul  fondo  sopra  il  quale  si  vuol  fab- 
bricare  (Sentenza  aulica,  16  ottobre  1821).  VII.  Le  azioni 
attive  in  un  concorso  ,  le  quali  si  debbono  esercitare 
contro  terzi  debitori  amniettono  la  massima  di  seguire  il 
foro  personale  de' rei  (Decreto  d' appello ,  4  marzo  iSaS). 
VIII.  Il  termine  alle  insinuazioni  in  un  concorso  puo  es- 
sere prorogate  dal  giudice  (Decreto  del  Tribunale  di  prima 
istanza  in  Milano,  12  settembre  182 3).  IX.  La  sola  emana- 
zione  della  graduatoria  per  distribuzione  del  prezzo  in  un 
giudizio  particolare  di  spropriazione  forzata  non  esclude 
il  prezzo  dal  concorso  universale  apertosi  posteriormente 
(Sentenza  d'appello,  i3  novembre  18 18).  X.  Contro  cau- 
zione  si  dii  il  rilascio  delle  merci  entro  14  giorni  dalla 
particolare  sentenza  pronunciata  sull'  insinuazione  (  Sen- 
tenza d'appello,   29   marzo   1827).    XI.    II  dircttario    puo 


63  LE    DlSPOSIZIOm    DEL    REGOLAMENTO 

convenire  1'  utilista  pel  cnnone  avanti  il  di  lui  foro  per- 
soiiale  (Decreto  anlico,  12  agosto  1816).  XII.  La  restitu- 
zioue  in  intero  pno  aver  laogo  per  docuineiiti  nuovamente 
riiivemiti  ariche  dopo  1'  intimazione  della  classificazione 
(Sentenza  d' appello ,  5  marzo  1827).  XIII.  La  confessione 
d'  una  somnia  a  mutuo  e  V  aggiunta  circostanza  d'  averla 
restitnita  non  amniettono  il  principio  dell'  inscindibilita 
della  confessione,  e  non  esimono  dalla  prestazione  del  giu- 
raraento  deferito,  perche  il  fatto  del  mutuo  e  quello  della 
pretesa  restiiuzlone  sono  due  fatti  separati  avvenuti  in 
due  epoche  diverse  (Sentenza,  i3  agosto  1827,  confer- 
mata  dall' appello).  XIV.  Poclie  lettere  majuscole  e  minu- 
scole  d' uno  scritto  indubitato  non  possono  servire  di  com- 
parazlone  nei  caratteri  (sentenza  d' appello,  i3  marzo  1823). 
XV.  II  sensale  nella  niediazione  de' contratti  fnori  della  sua 
giurisdizione,  e  un  testimonio  inabile  anche  per  T  utile 
iaimediato  die  puo  aspettarsi  nel  processo  (Sentenza  d'  ap- 
pello, II  novembre  1 8 1 8 ).  XVI.  La  riprova  non  viene 
ingiunta  sopra  le  medesinie  circostanze  sulle  quali  fu  am- 
messa  la  prova ,  ma  deve  riguardare  diverse  circostanze 
(Sentenza  d' appello,  7  luglio  1825).  XVII.  II  curatore 
d'  un  concorso  non  avendo  diritto  di  transigere  non  puo  de- 
ferire  percio  un  giuramento  da  cui  dipende  V  esito  della  lite 
(Sentenza  d'appello,  5  dicembre  1818).  XVIII.  Sono  escluse 
dal  Regolamento  le  proroghe  consensuaU  per  la  produzione 
de' gravami  e  delle  risposte  d' appello  e  di  revisione  (De- 
creto d' appello ,  26  marzo  1818).  XIX.  E  nulla  la  sen- 
tenza pronuuciata  da  un  giudice  incompetente  ratione  ma- 
tericB  vel  rei  suce  (Decreto  d' appello  ,  i3  luglio  1826  ). 
XX.  II  superiore  tribunale  rigettando  la  prova  anunessa 
dalla  prima  istanza  deve  proferire  anche  sul  mcrito ,  e 
non  ritornare  gli  atti  alia  prima  istanza  perche  ella  giu- 
dichi  prima  sopra  di  cpiesto  (Decisione  del  Senate ,  2  5  lu- 
glio 1820).  XXI.  L' arresto  personale  in  via  di  cauzione 
puo  aver  luogo  anche  prima  della  scadenza  del  debito , 
quando  vi  sia  sospetto  di  fuga  (Sentenza  d' appello,  3o 
aprile  1817).  XXII.  Va  soggstto  alParresto  personale  il 
debitore  che  abbia  anche  notificata  la  sua  sostanza,  e  que- 
sta  sia  insufiicieate  a  coprire  il  siio  debito  (Decreto  d"  ap- 
pello,  2  novembre  18 19).  XXIII.  Si  fa  luogo  ail' arresto 
personale  nella  via  esecutiva  anciie  per  debiti  contratti 
pi'ecedentemente  ail' attivazione  del  Regolamento  giudiziario 


GENEnALB    DEL    PROCESSO    CIVILE    CCC.  65 

(Decreto  aulico,  24  dicembre  1818).  XXIV.  Niuno  puo 
esseie  deteiiino  in  carcere  oltre  ua  anno  pei  debiti  con- 
tratd  anterionncnte  all"  arresto  (Decreto  d'appello,  10  lu- 
glio  1822).  Moltissiiue  altre  di  qiieste  Decisioiii  o  Sentenze 
si  potrebbero  togliere  in  ordine  al  processo  civile  dal  Gior- 
nale  di  ginrisprudenza  pratica  dello  Zini ,  al  quale  ebbe 
ricorso  il  Castelli.  Noi  ci  limiteiemo  a  ricoidare  T  influenza 
ch' esse  lianno  nel  toro  ed  in  faccia  alia  legge ;  T  utilita 
die  pno  derivarne  dal  conoscerle ,  e  cio  die  fu  scritto  sopra 
di  esse  ne'  punti  pin   importanti  die  lianno  I'isoluti. 

II  Codice  universale  anstriaco  determina  in  raodo  asso- 
luto  r  influenza  de' gindicati  al  §  la:  Le  sentenze  proferite 
dai  Tribunali  in  casi  speciali  non  hanno  mai  forza  di  legge , 
ne  possono  estendersi  ad  altri  casi  0  ad  altre  persone.  E  di 
cio  si  rende  ben  ginsta  ragione  osservando  clie  una  legis- 
lazione  la  quale  converta  in  norme  di  diritto  alcune  par- 
ticolari  decisioni,  corre  pericolo  di  sanzionare  degli  errori 
e  delle  ingiustizie  :,  nientre  ciascbeduna  causa  ba  per  cosi 
dire  la  propria  fisiononda;  e  mentre  la  diversa  qualita 
delle  persone,  delle  circostanze  meno  apparent!  od  anche 
una  importante  obbiezione  fatta  per  la  prima  volta  dalle 
parti  puo  camljiare  di  posta  il  fatto  e  per  conseguenza 
anclie   il  diritto. 

Non  per  questo  i  gludicati  sono  da  dichiararsi  di  nes- 
suna  utilita.  In  cio  si  corre  agli  estremi.  Altri  li  vogliono 
oracoli  appoggiati  al  principio  cb'  essi  formano  un  neces- 
sario  suppletnento  alle  leggi.  Altri  considerandoli  siccome 
norme  sempre  incerte  e  fallaci  stabiliscono  in  tutti  i  casi 
il  contrario  principio:  Non  exemplis  sed  legibus  judicandum. 
Ci  ba  delle  ragioni  si  per  I' afFermativa ,  come  per  la  he- 
gativa.  Ma  1'  opinione  piii  giusta  sara  quella  di  ritenerli 
fonti  autorevoli  di  legale  istruzione ,  qnalora  ne  vengano 
fatte  gindiziose  raccolte,  e  qualora  si  abbia  T  avvedimento 
di  rapportare  con  tutta  sincerita  e  con  tutta  1'  estensione 
le  specie  de'  flitti   die  da  essi  vengono  decisi. 

Discendendo  al  particolare  delle  sentenze  qui  rifertte 
dal  Castelli  si  scorgono  cbiaramente  le  varie  quistioni  di 
procedura  contenziosa  die  vennero  giudicate  da'  nostri  tribu- 
nali. Tali  sentenze  si  trovano  assai  confornii  collo  spirito 
della  legge  e  coUe  spiegazioni  de'  commentatori ,  mentre 
disconvengono  colle  massime  manifestate  al  pubblico  da 
alcuni  giureconsulti. 


64  iE    DISPOSIZIONI   DEL    REGOLAMENTO 

Alia  pubblicazioiie  del  Regolamento  giudiziario  nel  no- 
stro  Regno  insorsero  varie  quistioni  suU'  applicazione  del 
^  448  il  quale  concede  la  catturazione  del  debitore  qnando 
eseguitasi  la  pignorazione  egli  non  abbia  dl  che  coprire 
I'interesse  del  creditore.  Le  qulstioni  piu  note  furono  que- 
ste  :  I.  Si  puo  sottoporre  ad  arresto  il  debitore  die  faccia 
una  notilicazione  insufiiciente  del  suo  avere  entro  il  ter- 
mine  del  tre  giorni  prescritto  dal  ^  448  ?  IL  Puo  aver 
luogo  r  arresto  per  deljiti  anteriori  alia  pubblicazione  del 
Regolamento  giudiziario?  III.  Puo  aver  luogo  I'arresto  per 
que'  nioblli  su  cui  il  creditore  non  possa  per  disposizione 
della  legge  dirigere  T  esecuzlone  reale?  Queste  quistloni 
di  somnia  in.portanza  vennero  agitate  da'  nostri  giurecon- 
sulti  con  nioltissimo  calore ,  frattanto  che  i  tribunali  ab- 
bracciarono  opinioni  a  loro  affatto  contrarie  (i).  Intorno 
alia  prima  quistione  furono  d"  accordo  i  tribunali  co'  giu- 
reconsulti.  SI  disse  clie  le  sentenze  e  i  decretl  debbono 
aver  effetto  senza  conslderare  se  siano  o  no  in  facolta  le 
parti  dl  adempiere  alle  cose  da  essi  ordinate ;  che  T  espres- 
sione  stessa  della  legge  colla  parola  infruttuosainente  ab- 
braccia  i  diversi  casi  d'  una  notificazione  insufficiente 
deir avere  o  contraria  alia  legge  •  che  questi  casi  sono  ap- 
jjunto  quelli  o  di  nessuna  notificazione,  o  di  una  notifica- 
zione vuota ,  o  di  una  notificazione  semivuota ,  ossia  in- 
sulliciente  •  che  T  arresto  in  tali  casi  e  una  misura  piii  ad 
utilita  de'  debitorl  die  de'  credltori ;  poiche  essa  serve  ad 
ispirare  confidenza  e  ad  aumentare  il  credito  a  fine  dl  ot- 
tenere  de'prestltl  che  non  potrebbero  aversl  altrimenti. 

Intorno  alia  quistione  seconda  la  comune  de'  legall  tenne 
la  negativa  •,  mentre  11  Senato  del  supremo  ti-ibunale  di 
giustizia  coiraulico  Decreto  24  dicembre  1818  soprammen- 
tovato  ha  oplnato  per  raffermativa ,  dichiarando  che  abbia 
luogo  r  arresto  anche  per  debltl  contratti  precedentemente 
air  attivazione  del  nuovo  Regolamento  giudiziario. 

Le  ragionl  de'  giureconsultl  che  lianno  difesa  1'  opinione 
contraria ,   ossia  la  negativa  l     riducono  presso  a  poco  alle 

(l)  V.  Delia  liberta  personale  per  debiti  anteriori  alia  pro- 
inulgazione  del  Codice  austriaco.  Riflessioni  dell' aw."  Giuseppe 
Antonio  Conti.  Milano  ,  I016.  —  Sui  sequesirt  secondo  i  principj 
dolla  legislazione  del  regno  Lombardo-Veneto  dell' aw."  Alberici. 
Wilano,  1816. —  SulP  arresto  jieraonale  per  debiti.  Lettere  di  un 
giureconsulto  lombardo.  Milano,   1818,  coi  tipi  di  Gio,  Pirotta- 


GENEUALE    DFL     TROCESSO    CIVILE    CCC.  05 

segnenti :  I.  die  la  liljcrta  noa  puo  penlersi  seiiza  un  con- 
senso  espresso  o  tacito ;  che  le  legn;i  non  hauno  elletto 
retroattivo,  e  che  lo  stesso  Codice  austriaco  stabilisce  al 
^  17' che  r[uaiito  e  conforme  agli  iiinatl  diritti  naturali  si 
abbia  a  ritenere  snssistente  sino  a  tanto  che  noa  venga 
provata  una  legale  ristrizione  di  questi  diritti.  II.  Clie  Tar- 
resto  personale  comniinato  dal  Regolamento,  lungi  dal  rav- 
visarsi  siccome  un  niodo  di  esecuzione,  e  la  perdita  di  un 
diritto,  un' obbligazione  la  quale  deve  inisurarsi  coi  prin- 
cipj  del  Codice  civile,  il  quale  esclude  la  sua  influenza 
sopra  gli  atti  antcriori  che  hanno  potuto  deterniinare  o 
r  uno  o  Taitra.  III.  Clie  il  decreto  della  notiticazione 
dell' avere  del  debitore  non  e  illusorio,  quantunque  noa 
sussegnito  dall'arresto,  quando  si  considcri  ai  tanti  inezzi 
clie  ci  sono  nel  Regolamento  per  renderlo  eflTicace ,  tra  L 
qnali  niezzi  si  annoverano  I'aprimento  del  concorso ,  il 
sequestro  della  sostanza  del  creditore  ,  la  consegna  del  de- 
bitore medesiino  al  glutlice  criminale  qualora  si  rendesse 
colpcvole  di  dolosa  occultazione  e  di  trafugamento  della 
sua  sostanza.  IV.  Che  I'arresto  sebbene  sia  un  atto  che 
comincia  e  si  compie  materialmente  sotto  la  legge  del  Re- 
golamento, pure  virtualmente  trae  i  snoi  prlnclpj  e  la  sua 
obbligazione  originaria  dall'epoca  del  debito.  V.  Che  la 
legge  in  odiosis  deve  sempre  interpretarsi  ristrittivamente. 
\I.  Che  I'arresto  essendo  un  aggravio  non  puo  iniporsi 
senza  il  consenso  dell'  aggravato.  YII.  Clie  il  creditore  e 
il  debitore  hanno  supplito  all'epoca  del  debito  alia  inan- 
canza  dell' arresto  colle  loro  convenzioni ,  onde  la  legge 
nnova  concedendo  I'arresto  verrelihe  In  certo  senso  a  con- 
cederlo  doppio.  VII.  Che  se  all'  epoca  della  leolslazione 
italiana  non  si  aminise  1'  arresto  per  i  debiti  anteriori  pei 
quali  si  otteneva  I'arresto  giusta  le  dlsposizioni  del  metodo 
giudiziario  1804,  non  ne  viene  di  conseguenza  clie  quella 
legislazione  riguardasse  I'arresto,  siccome  un  oggetto  di 
sem|}lice  procedura,  o  di  semplice  esecuzione,  e  ineno  poi 
che  debba  concedersi  questo  arresto  per  lo  stesso  iiiotivo 
per  cui  quella  il  niegava  •,  mentre  la  legislazione  italiana 
era  limitata  ,  espressa  ed  assolnta  non  ammettendo  I'arresto 
se  non  nei  casi  da  essa  indicati  (i).  Ad  onta  pero  di  queste 

(l)   V,    le  riflessioni     deli' avvocato    Cunti,    e    le    lettere    d"  un 
giureconsulto   lombardo. 

Bibl.  Ital.  T.  LVIIl.  5 


66  LE    DISPOSIZIONI    DKL    REGOLAMENTO 

ragion'i,  i  trlbunall  nostri  decretarono  I'arresto  per  gli  ob- 
hletti  stessi  ricoiiosciuti  dai  glureconsulti ,  ossia  a  dire,  o 
perche  1'  arresto  non  e  che  nii  modo  dl  procedura  ed  ua 
atto  esecutivo,  o  perclie  e  T  efFetto  della  coiitnmacia  e 
della  retiitenza  all' esatta  osservaiiza  de' loro  ordini. 

Rispeito  air  ultima  quistioiie  V  Alberici  e  di  parere  che 
r  arresto  personale  non  possa  aver  Iiiogo  per  que' mobili 
che  la  legge  proibisce  di  sottoporre  ad  esecuzione.  Questa 
sua  opinione  si  appoggia  all' nssurdo  che  la  legge  dia  da 
una  parte  un  privilegio  o  beneficio  nell'  esimere  tali  mo- 
bili  dair  oppignorazione ,  e  che  poi  lo  tolga  dall' altra 
coll'  assoggettare  ad  atti  esecutivi  la  persona  che  e  ben 
piii  prege'.ole  e  piii  cara  di  qualunque  bene.  Egli  a  so- 
stegno  di  questa  sua  sentenza  invoca  la  Notificazione  6 
luglio  i8i6  in  cui  mentre  il  legislatore  vieta  il  seqtiestro 
del  soldo  degl' itiipiegati ,  impedisce  anche  contro  di  essi 
ogni  personale  esecuzione  (i).  Sopra  questa  qnistione,  per 
quanto  e  a  nostra  notizia ,  non  venne  proferito  verun  giudi- 
cato.  In  ogni  modo  pero  si  avrebbe  di  che  dabitarne  ancora 
si  perche  non  sembra  cosi  nianifesta  1'  analogia  come  la 
trova  r Alberici  fra  le  due  disposizioni  di  legge,  si  perche 
e  diversa  la  ragione  per  cui  si  dichiarano  inimuni  gl'im- 
piegati  da  ogni  esecuzione  anche  personale  da  quella  per 
cui  si  riconoscono  non  pignorabili  certi  niobili.  Ma  noi  non 
la  finiremmo  raai  piii  ne  colle  parole,  ne  colle  digression! 
se  volessimo  istituire  un  esatto  confronto  tra  le  sentenze 
qui  rapportate  e  le  opinioni  legali  che  si  manifestarono  in 
contrario.  Non  v'  e  causa  che  non  abbia  il  pro  ed  il  con- 
tro. Non  v'  e  causa  che  non  trovi  il  suo  avvocato.  Quindi 
tornando  al  proposito  deU'articoIo  vogliamo  far  nolo  un 
progetto  nostro ,  che  renderel^be  piii  estesa  e  piu  proficua 
r  impresa  stessa  del  Castelli  e  del  Giordani ;  mettendo  in 
armonia  non  solo  i  paragrafi  e  le  leggi  del  Processo  civile, 
ma  quelle  pur  anche  di  tutta  la  Procedura  giudiziaria, 
Questo  progetto  puo  compiersi  col  porre  nel  loro  ordine 
naturale  e  ragionato  tutte  codeste  leggi  varie  e  disperse , 
e  col  formare  un  libro  clie  sarebbe  1'  nnico  testo  o  manuale 
di   tutte  queste  leggi  nel  modo  che  qui  viene  esposto. 


(l)  V.  il  citato  opuscolo   dei  sequestii   deli'avvocato   Alberici, 
pag.  72  e  73. 


GENJ'KALE    DEL    VHOCESSO    CIVILE    CCC.  67 

INTRODUZIONE. 

Articolo  I.  Dclle  Icggi  di  proceduni  giuiliziaria    civile 
in  generale. 

^  I.  II  coinplesso  dclle  leggi  clie  deterniinaiio  i  motli 
dl  cscrcitare  in  giudizio  i  privati  dirltti,  fonnaao  la  pro- 
ccdura  g'uidiziaria   civile   (1). 

^  2.  La  procedura  giiidiziaria  civile  e  dl  due  specie. 
L'  una  contcnzlosa  o  per  le  liti.  L'altra  iolotuaria  costituente 
r  uflicio  nohile  del  Giudice   (2). 

(^  3.  I  testi  o  le  fonti  dclle  leggi  di  procedura  civile 
sono  a)  il  Coilice  civile  imiversale  austriaco  e  di  comnier- 
cio  ,  b)  il  Regolaniento  generale  del  processo  civile,  c)  la 
Raccolta  degli  Atti  di  Governo,  d)  le  varie  istruzioni  ema- 
nate dai  Tribunali  superiori ,  e)  le  formule  di  decreti ,  di 
sentenze   e  di   istanze   in  oggetti  di  procedura  civile. 

S  4.  Le  leggi  propriamente  dette  di  procedura  civile  sono 
i  Codici  e  le  So\rane  Rlsoluzioni.  Le  determinazioni  Auliclie, 
le  Notificazioni  di  Governo  e  le  Circolari  d*'  appello  noa 
sono  clie  atti  di  promulgazione,  dichiarazioni  o  spiegazioni 
dclle  leggi.  Le  decisioni  giudiziarle ,  i  commenti  noii  lianno 
forza  di  legge  ,  ne  si  possono  estendere  ai  varj  casi  (§12 
Codice   universale). 

S  5.  Dclle  leggi  di  procedura  civile,  quando  siano  de- 
hitaniente  promulgate ,  niuno  puo  allegare  ignoranza  ( §  ^ 
Codice   universale  ). 

§  6  Anche  le  leggi  di  procedura  civile  non  hanno  ef- 
fetto  retroattivo.  Esse  decidono  tutti  gli  affari  incoati  colle 
loro  forme  e  colle  loro  prescrizioni ,  ed  anche  quelli  clie 
incominciati  con  altre  leggi  fossero  pendenti  al  tempo  della 
loro  emanazione  (§  5.  Codice  universale,  Notilicazione 
3o   dicembre    i8i5  ). 

^  7.  Le  leggi  di  inera  procedura  non  olililigano  clie 
ncgli  atti  intrapresi  e  consumati  nello  Stato.  Quest'  obbligo 
si  estende  anche  agli  stranieri  (^5.   Codice   universale). 

^  8.  Le  leggi  di  procedura  civile  non  possono  essere 
a[)plicate  che  nel  significato  proprio  dclle    loro    parole    in 

([)  Fuger,  couimeiitario  eopra  il  Rf golamento  generate  della 
procedura  giiuliziana  civile.  Traduzione  di  Gio.  Felice  Cristiancig, 
Vcnc/.ia  ,    1826. 

(2)  V.  Fuger  ,  ibid. 


68  LE    DISPOSIZIONI    DEL    REGOLAMENTO 

connessione  di  esse  e  della  chiara  intenzione  del  legisla- 
tore   (§6.   Codice  universale). 

S  cj.  Le  regole  d' intellii^enza  e  d' interpretazione  delle 
leggi  di  procedura  civile  sono:  I.  le  parole;  II.  il  senso 
natiirale  della  legge ;  III.  i  casi  tonsimili  ed  i  fondamenti 
di  leggi  analoghe  i  IV.  i  principj  del  diritto  naturale.  Queste 
regole  vengono  usate  nell'  ordine  successive  iii  cui  si  tro- 
vano   (§7-   Codice  universale). 

^  lo.  L' interpretazione  delle  leggi  anche  di  procedura 
civile  fatta  in  modo  obbligatorio  per  tutti  non  ispetta  che 
al   legislatore   (§8.  Codice  universale). 

^  II.  Le  leggi  di  procedura  civile  lianno  effetto  finche 
non  siano  abrogate,  derogate,  o  surrogate  dallo  stesso 
legislatore   (§9-   Codice  universale). 

S  12.  Le  leggi  di  procedura  civile  del  Regno  Lombardo- 
Veneto  sono  obbligatorie  per  tutti  gli  abitanti  di  questo 
Stato,  salvo  le  espresse  eccezioni,  i  privilegi  e  le  di- 
spense   (^    10   e    1 3.    Codice   universale). 

^  1 3.  Le  leggi  di  procedura  giudiziaria  civile  lianno 
per  oggetto  gli  affari  contenzlosi  e  tutti  gli  afFari  d'ufficio 
nobile,    ossia   di   giurisdizione    volontaria. 

§  14.  Le  leggi  di  procedura  civile  si  applicano  dai 
competenti  Magistrati  secondo  il  rispettivo  potere,  ossia 
secondo  la  loro  rispettiva  giurisdizione  e  la  loro  rispettiva 
coinpetenza  slabilita  dal  legislatore  nella  giudiziaria  orga- 
nizzazione. 

Articolo  II.  Ddl' organizzazione  giudiziaria,  0  del  sistema 
cT  amniuiistrazione  della  giustizia. 

§  1 5.  Tutti  i  Magistrati  o  Giudici  del  Regno  sono  no- 
minati  da  S.  M.  GT  inipiegati  giudlziarj  d''  ordine  inferiore 
vengono  eletti  dal  Senato  del  Supremo  Tribunale  di  giu- 
stizia. 

Qui  si  procede  ad  esporre  coll' ordine  stabilito  dalla  legge 
i  paragrafi  della  Notificazione  3  febbrajo  18 18,  colla  quale 
fu  pubblicata  nel  nostro  Regno  T  organizzazione  de'  Tri- 
bunali  e  delle  Preture,  aggiungendovi  anclie  la  Notifica- 
zione successiva  di  concentramento  delle  Preture  stesse, 
e  I'avviso  d'Appello  20  fel^brajo  1818,  con  cui  si  deter- 
minarono  i  circondarj  di  giurisdizione  delle  due  Preture 
urbane  di  Milano  ora  ridotte  ad  una  sola.  Successivaraente 
»i    passa  alF  esposizione   della    norma    di    giurisdizione    29 


CENKRALE    BEL    PIlOCpSSO    CIVILE    eCC  69 

settembre  18 19  in  un  terzo  articolo  die  pone  termine  all'  in- 
trocUizione. 

Cio  fatto,  si  viene  alia  parte  prima  die  e  qiiella  della 
procediira  coiitenziosci  deJotta  tutta  dal  Rego.<iirieato  gene- 
rale  e  dalle  leggi  successive   die   vi  riferiscono. 

PARTE  PRIMA. 
Procedura  contenziosa. 

§  I  La  procedura  contenziosa  e  costituita  dalle  varie 
disposizioni  del  Regolamento  giudiziario  die  e  norma  ge- 
nerale  per  tutti ,  e  dalle  leggi  posteriormente  emanate  ad 
esse  relative. 

CAriTOLO    I. 

Del  processo  giudiziario  in  genere. 

^  I .  Nessuno  pno  intentare  alcun  processo  o  formale 
petizione  senza  il  previo  esperimento  della  conciliazione 
fuori  degli  oggetti  eccettuaii  o  non  qnalificati  espressamente 
dalla  legge  per  simile  esperimento.  Qui  segnitano  i  para- 
grafi  della  Legge  2  marzo  1824  suUa  conciliazione,  andando 
fino  al  ^  16  sui  casi  della  procedura  verbale.  Questi  casi 
sono :  I .°  le  cause  di  contrabbando  e  la  contravvenzione 
alle  leggi  di  finanza  ( Decreto  20  agosto  1804,  richiamato 
in  vigore  dalle  circolari  2  3  ottobre  1816,  e  14  agosto 
1817,  e  dalTaulico  Decreto  9  luglio  1817  )i  2.°  le  cause 
di  commercio  e  di  cambio  (  Circolare  3  dicembre  1816, 
ed  il  capitolo  XLI  del  Regolamento  giudiziario  della  Ga- 
lizia);  3.°  le  controversie  di  matrimonio  (Notificazione  3o 
luglio  1819,  e  22  maggio  1817);  4.°  le  cause  contro  mi- 
litari  o  fra  militari  (Notificazione  21  gennajo  i8i6,  i 
gennajo  1818,  e  gli  aulici  Decreti  20  agosto  1784,  e  17 
ottobre  1794  pubblicati  colla  Notificazione  2  3  maggio  18 18  ); 
5."  gli  afFari  montanistici  (  Patente  i  novenibre  1780):  6." 
gli  incident!  uelle  cause  di  processo  scritto  e  gli  afFari  d'  ur- 
genza ;  7.°  le  liti  in  punto  turbamento  di  possesso  (Noti- 
ficazione 1 3  ottobre  1825);  8.°  le  domande  di  prenotazione 
(Notificazione  28  aprile  1824);  9."  le  cause  per  la  purga- 
zione  dei  beni  dalle  ipoteclie;  10.°  la  dicbiarazione  di  morte 
degli  assenti  (Notificazione  22  maggio  1828  )i  ii."  la  so- 
spensione  deir  esecuzione  per  titolo  di  orrezione  o  di  sur- 
rezione    (Circolare    d'appello  28    ottobre   1826  )i    ia.°  le 


70  LE    DISPOSTZIONI    DEL    HECOI.AMFNTO 

cause  di  contraflazione  dei  privilegi  (  Risoluzione    sovraiia 
8   dicembre    1820  ). 

Dopo  cio  si  espoiigono  tatti  i  paragrafi  del  Regolaniento 
ne'  singoli  capitoli  sottopoiicndo  ad  ogniino  le  seguite  mo- 
dificazioni  dalle  leggi  posteriormente  emanate.  Ed  in  qne- 
sto  si  preiidoiio  a  norma  i  lihri  del  Castelli  e  del  Gior- 
dani,  mettendo  pero  in  ordine  sempre  di  paragrafi  le  No- 
tificazioni  e  le  Gircolari  da  essi  citate.  Cosi  si  mette  ter- 
niine  alia  prima  parte  ossia  alia  procedura  contenziosa 
per  passare  alia  seconda  la  quale  porge  piu  ditticolth  ad 
essere  compilata;    poiclie  non  c' e  d'ajuto  verun  esenipio. 

PARTE  SECOiNDA. 
Procedura  volontaria  o  degli  affari  non  contenziosi. 

§  I.  La  procedura  volontaria  abbraccia  tuttl  gli  afFari 
non  contenziosi  die  sono  i."  La  ventilazione  delle  eredita; 
2."  La  procedura  risguardante  le  tutele  e  le  cure  (  V.  Istru- 
zione  per  le  Preture  18 22)",  3.°  Tutti  gli  oggetti  die  non 
si  comprendono  in  cjueste  due  rubriche,  come  i  fedecom- 
niessi ,  i  depositi  giudiziali ,  T  adozione  e  la  legittimazione, 
1' assenso  ai  matrimonj ,  le  separazioni  di  mensa  e  di  let- 
to,  r  esperimento  di  conciliazione,  i  testamenti  giudiziali, 
le  intimazioni  di  ditlide  e  di  proteste,  il  registro  delle  pri- 
vate scritture  per  la  data  certa ,  la  sorveglianza  sugli  Uf- 
ficj  delle  ipotedie  e  suUe  Camere  notarili ,  la  vidimazione 
o  legalizzazione  dei  documenti ,  Tesame  degli  aspiranti  al- 
r  avvocatura  e  alia  giudicatura ,  la  liquidazione  delle   spese. 

§  2.  La  procedura  volontaria  in  certi  affari  e  di  com- 
petenza  delle  sole  Preture  urbane  e  foresi,  come  nel- 
r  esperimento  della  conciliazione  (§  i5.  Notilicazione  2 
marzo  1824).  In  altri  oggetti  essa  e  di  competenza  tanto 
delle  Preture  foresi  quanto  de'  Tribunali  di  prima  istaiiza. 
II  Giudice  competente  negli  affari  non  contenziosi  e  quelle 
che  sarebbe  competente  negli  affari  contenziosi  per  ri- 
guardo  alia  persona  (  §  27  della  Norma  di  glurisdizione 
29  setteiubre  18 19).  Ci  sono  per  altro  degli  oggetti  non 
contenziosi  demandati  immediatamente  ai  Tribunali  d'ap- 
pello  ,  come  la  sorveglianza  sulle  prime  Istanze ,  1'  esame 
degli  avvocati  (V.  i  capitoli  39,°  e  40.°  del  Processo  civile). 

§  3.  Nella  giurisdizione  volontaria  di  regola  il  giudice 
procede  ex  officio ,  massime  in  quegli  affari  che  sono  di 
pubblico  intsresse  per  la  salvezza  de'privati  diritti^  come 


GENERALE    PEL    PROCESSO    CIVILE    CCC.  7 1 

le  tutele,  le  cure,  le  eredita  cU  persone  ignote  od  assenti 
( '^  1 55,  1 56,  162  delle  auliche  Istruzioni  4  niarzo  i8a3). 
AUe  volte  pero  egli  non  agisce  che  dietro  istanza  delle  parti 
interessate ,  come  neiradozione  e  nella  legittimazione  (  No- 
tificazione   2   aprile    1819). 

^  4.  Le  istanze  nella  procedura  vclontaria  jiossono  es- 
sere  fatte  in  iscntto  o  verbal!.  Le  istanze  in  iscritto  non 
abbisognano  tlella  /irnia  di  patrocinatore  od  avvocato.  Esse 
dovranno  essere  stese  con  ordine  e  senza  superfluita.  Do- 
vranno  contenere  cio  clie  e  soltaato  pertinente  alia  domanda. 
Gli  opportiini  docnmenti  col  seniplice  indirizzo  al  Tribu- 
nale  o  alia  I'rctura.  In  questa  forma  dovranno  compilarsL 
anclie  le  domande  o  istanze  dottate  a  protocoUo,  ossia 
verbali  (  V.  T  Istruzlone  del  iy85  pei  Tribiinali  e  le  Istru- 
zioni per  le  II.   KR.  Preture  foresi  urbane    1823). 

§  5.  I  Tribunali  superiori  di  appello  e  di  revisione,  gli 
nni  neir  estensione  del  rispettivo  Governo ,  Taltro  in  tutta 
r  estensione  del  Regno  conoscono  e  decidono  in  seconda 
ed  in  ultima  istanza  anclie  gli  alFari  non  contenziosi  nella 
linea  della  rispetiiva  loro  podesta  (  §  28  Norma  di  giu- 
risdizione   29   settembre    1819). 

§  6.  La  procedura  per  il  gravame  d"  appellazione  o  di 
revisione  negli  affari  non  contenziosi  si  fa  sempre  per  via 
di   ricorso   (V.   Fuger  uHicio   nobile    del    Giudice     vol.    3.°). 

§  7.  Clii  si  crede  aggravato  da  c[unluncjue  dlsposizione 
del  Giudice  di  prima  Istanza  in  tali  oggetti  puo  interporre 
al  Tribunale  d' appello  il  suo  gra\ame  o  ricorso  (§  268 
Codice  universale ). 

§  8.  Questo  gravame  o  ricorso  pero  deve  prodursi  pri- 
ma alio  stesso  Giudice  di  prima  istanza.  Se  egli  persiste 
nella  sua  prima  disposizione,  ed  il  ricorso  rimane  senza 
efFetto,  allora  si  puo  inoltrarlo  al  Tribunale  superiore 
(  ^   268   Codice  universale  ). 

§  9.  II  tcrmine  di  questo  ricorso  e  quelle  di  14  giorni 
decorribili  dalT  intimazione  del  Decreto  di  prima  istanza  , 
contro  del  quale  si  vuole  gravare  al  Tribunale  superiore 
(  §  339  del  Codice  civile.  Fuger  vol.  II  ).  Per  questo  ter- 
mine  non  lia  luogo  alcuna  proroga  ( aulico  Decreto  24  no- 
vembre    1793  ). 

§  10.  II  ricorso  a  I  Tribunale  superiore  si  presenta  in 
un     solo    escmplare     non    essendovi    intimazione     a     parte 


7^  LE    DTSPOSTZIONI    DEI.    RKGOL AMENTO 

contraria,  e  la  relativa  decisione  ha  senipie  Iiiogo  per  via 
di  decreto  (§3.  Fuger  sul  Ricorso  ). 

§  II.  II  Triljunalt'  superiore  incevnto  il  ricorso  pno  de- 
cidere  snliito,  od  eccitare  il  Giiidice  di  prima  istaiiza  a 
dire  le  sue  occorrenze  d''  utlicio  sul  presentato  ricorso.  Que- 
ste  occorrenze  non  si  comunicano  alia  parte  siccome  i  mo- 
tivi  e  le  occorrenze  negli  afFari  contenziosi  ( ^  33^  del 
Processo  civile,  e  Decreto  d'Appello  7   giugno    1816). 

§  12.  Non  puo  piu  aver  luogo  ulteriore  ricorso,  quando 
la  decisione  delTAppello  e  cont'orine  a  quella  della  prima 
Istanza.  In  caso  solo  di  divergenza  tra  queste  due  decisioni 
si  puo  ricorrere  al  supremo  Tribunale  di  giustizia  (  ^  4. 
Fiiger  sul  Ricorso ). 

Dopo  cio  s"'  inserisce  jjaragrafo  per  paragrafo  tutta  I'lstru- 
zione  per  le  JRe^ie  Prcture  in  affari  non  contenziosi ;  e  cos'i 
si  passa  al  particolare  de'  singoli  oggetti  non  contenziosi 
annoverati  nel  primo  paragrafo  di  questa  seconda  parte. 
Quivi,  oltre  a  cio  che  si  contiene  su  questi  singoli  oggetti 
nel  terzo  volume  dell' opera  di  Fiiger,  si  riferiscono  esat- 
tamente  le  relative  Risoluzioni  e  Notificazioni,  cioe  le  Istru- 
zioni  auliclie  4  marzo  i8a3  sulla  procedura  volontaria  •,  le 
Istruzioni  (p  dicembre  18 19  per  il  registro  delle  private 
scritture^  la  Circolare  d'Appello  11  luglio  18 18  sulla  fa- 
colta  anche  de' Pretori ,  siccome  i  Presidenti  de'  Tribunal! 
a  legalizzare  le  firme  de'  notaj  residenti  nel  loro  distretto; 
la  Notificazione  2  aprile  1820  per  la  procedura  nell' ado- 
zione  e  nella  legittimazione;  la  Notificazione  27  ottobre 
1820  per  la  purgazione  dei  beni  dalle  ipoteclie  colla  re- 
lativa Risoluzione  sovrana  19  gennajo  1826,  ed  analoga 
Notificazione  governativa  10  agosto  1828  sul  rinnovamento, 
sulla  trasformazione  delle  iscrizioni  ipotecarie;  la  Notifica- 
zione 22  maggio  1827  sulla  procedura  uniforme  per  gli 
assenti^  le  varie  disposizioni  contenute  nell' Istruzione  1785, 
e  tutte  quante  le  leggi  sparse  clie  regolano  in  qualsiasi 
modo  gli  oggetti  come  sopra  accennati.  E  qui  si  da  ter- 
mine  alia  seconda  parte  del  libro  o  testo  unico  delle  leggi 
di  procedura,  per  farvi  succedere  la  terza  od  ultima,  che 
riguarda  il  metodo  di  trattare  e  di  spedire  tutti  gli  afFari 
giudiziarj ,  tanto  in  ordine  alia  procedura  contenziosa  , 
quanto  in  ordine  alia  procedura   volontaria. 


1 


OENERAI.K    DEI,    PROCESSO    CIVILE    OCO.  ^o 

PARTE  TERZA. 

Melodo  per  la  tratazione  e  per  la  spedi.zionc  di  tuui 
gli  affari  giudiziarj. 

§  1.  II  metodo  per  la  trattazione  e  per  la  spedizioae 
di  tutti  gli  allaii  giiuliziarj  si  desume  i.°  dall"  Istruzione 
ai  Tribunali  del  1780;  -i.."  dalle  Istriizioni  per  le  II.  RR. 
Pretnre  i823;  3.°  dalle  Istrazioni  aiiliclie  4  niarzo  iSaS; 
4.°  dalle  varie  Notiljcazioni  e  Circolarii  5."  dal  Formolario 
del    1818. 

S  2.  Tutte  le  specie  de' Tribunali  o  Giudici  per  gli  af- 
fari giiuliziarj  si  riducono  a  tre.  Alia  prima  istanza ,  alia 
seconda  o  all"  appello.  AH"  ultima  o  alia  revisione.  Le  prime 
Istanze  sono  i  Trilmnali  proviiiciali  e  le  Preiure  foresi  ed 
urbane  ne"  liuiiii  della  loro  competenza  e  della  loro  giu- 
risiiizione.  Le  seconde  Istanze  sono  i  due  Tribunali  d'ap- 
pello.  L'  ultima  Istanza  e  il  Seuato  Lombardo-Veneto  del 
supremo  Tribunale  di  giustizia  ( INotificazione  3  febbrajo 
i8]8,  e   Norma  di   giurisdizione    19   settembre    18^9). 

S  3.  11  metodo  di  trattare  e  di  spedire  gli  aft'ari  giudi- 
ziarj  presso  tutte  le  Istanze  e  comune  ed  unifornie ,  salve 
le  eccezioni  per  le  Preture  attesa  la  dilTerenza  del  loro 
personale.  Quindi  presso  tutte  le  Istanze  esistono  tre  prin- 
cipali  ullici  d' ordine  alP  uopo :  i.°  II  protocollo  degli  esi- 
bitii  2."  La  spedizione ;  3.°  La  registratura  (V.  le  Istru- 
zioni  del  1785  e  del  i823  ).  Non  si  nomina  1' ufiicio  dei 
depositi ,   il  quale  ha  una  particolare   destinazione. 

^  4.  La  trattazione  degli  affari  giudiziarj  comincia  coUa 
presentazione  de'  loro  atti  al  protocollo  degli  esibiti.  E 
questo  il  canale  per  cui  il  giudice  ne  prende  cognizione 
per  deciderli  e   per  spedirli  ( V.   le  Istruzioni  gia  citate  ). 

^  5.  E  qui  si  passa  a  trascrivere  sempre  nelia  consueta 
maniera  tutti  i  paragrafi  delle  Istruzioni  sopraddette,  prima 
nella  parte  clie  riguardano  le  Preture,  e  poscia  nella  parte 
che  riguardano  i  Tribunali  ,  ne'  quali  ci  lia  un  particolare 
metodo  di  giudicare,  come  si  scorge  dai  capitoli  3,  4,  5 
e  6  dell' Istruzione  del  1785  intorno  alia  trasmissione  degli 
esibiti  al  relatore ,  alia  maiurazioiw  de'rapporti,  al  rapporto 
delle  cause  e  al  protocollo  delle  sessioni  per  la  loro  sen- 
tenza.  Dopo  si  ripigliano  tutte  queste  istruzioni  in  cio  die 
concerne  alia   spedizione ,  all' intimazione  e  alia  registratura 


74  J-E    DISPOSIZIONI    DEL    UEGOLAMENTO 

degli  affari  clie  seguono  un  slstema  identico  s'l  presso  le  Pre- 
ture ,  come  presso  i  Trihnnali.  Finalnicnte  si  niette  terniiiie 
a  cjuesta  terza  parte  del  libro  col  rapportare  tutte  le  istni- 
zioui  e  tutte  le  leggl  iiidicaiitl  il  modo  di  tenere  le  udicnze, 
di  assumere  1  testimonj  ed  i  giuramenti  ed  ogiii  altra  norma 
di  contegno  e  di  disciplina  tanto  nella  procednra  conten- 
ziosa,  quanto  nella  volontaria  ;,  e  presentando  a  niaggioi* 
istriizione  anclie  le  module  delle  sentenze ,  dei  decreti , 
degli  editti  e  delle  istanze  die  trovausi  esposti  nell'  Istru- 
zioue  del    lySS   e  nel  forniolario  dell' anno    1818. 

Ecco  il  progetto  delP  unico  testo  die  potrehbe  farsi  di 
tutte  le  varie  leggi  di  procedura  vigenti  nel  Regno  Lom- 
bardo-Veneto.  Sara  egli  cjuesto  un  lavoro  possibile  ad  ese- 
guirsi,  qualora  altri  volesse  farlo?  Non  riuscira  questo  un 
lavoro  tutto  materiale  ed  anche  inutile,  quando  pnr  venisse 
efFettuato?  La  risposta  a  tali  domande  porra  fine  all'  arti- 
colo  die  noi  non  vorremmo  stucclievole  per  la  lungliezza 
pin  di  qnello  die  parra  a  taluni  per  la  somma  aridita  della 
materia. 

Questo.  lavoro  non  e  solo  possibile;  ma  andie  facile  ad 
esegulrsi.  Noi  non  proponiamo  per  tipo  il  nostro  progetto, 
essendo  contentissimi  ch'esso  basti  a  suggerirne  1' idea.  Le 
leggl  di  procedura  die  vennero  tra  noi  pubblicate  dopo 
I'attlvazione  del  Regolamento  del  processo  civile  sono  varie 
e  disperse  ne' diversi  atti  del  Governo,  nelle  Clrcolari  del 
Tribunal!  d'appello,  nelle  Decisioni  e  nel  Decreti  del  Su- 
premo Trlbunale   di  giustlzia. 

Queste  leggi  non  si  ha  a  comnientarle  ne  ad  inter- 
pretarle.  E  suflTiciente  di  raccoglierle  e  di  rapprossimarle 
ne' loro  rapport!  e  sotto  la  loro  proi>ria  categoria  nelle 
due  grandi  divisionl  della  procedura  civile  in  contenziosa 
ed  in  volontaria.  A  quest' inipresa  si  rlchlede  una  discreta 
intelligenza,  ma  una  somma  esattezza.  Se  si  dimentica  una 
sola  legge  tutta  1'  opera  riesce  imperfetta.  Se  una  legge 
non  e  posta  nel  proprio  ordine  risulta  vana  tutta  la  fatica. 
Se  si  volessero  rapportare  anclie  le  decisioni  de'  Triljunali 
superior!,  si  rapportino  In  via  di  note  soltanto  sotto  le  re- 
lative disposizioni,  togliendo  ad  esse  il  Codice  Austriaco 
ognl  efllcacla  di  legge,  ed  ogni  influenza  d!  legale  appli- 
cazione. 

Simile  lavoro  non  potrebbe  neppur  dirsi  del  tutto  ma- 
teriale, mentre  verrelibe  a  riuscire  utilissimo.  Ci6  sia  detto 


OENERALE    DEL    PROCFSSO    CIVILE    eCC. 


75 


non  per  liisinga  al  nostro  amor  proprio,  ma  per  altrul 
incoraggiamento.  D'altra  parte  non  e  egli  vcro  the  senza 
la  precisa  e  letterale  nozione  clelle  leggi  positive  la  mente 
vaneggia  in  ipotetici  ragionanienti  ;  clie  la  confusione  e 
il  disorcline  delle  leggi  oltreclie  ne  diflicoltano  sonmiamente 
la  ricordanza,  ci  ingombrano  d'incertezze  e  di  errori?  Tutti 
qiiesti  inconvenienti  dispariscono  al  nostro  progetto.  In 
qncsto  la  mente  vcde  in  pochi  punti  di  vista  general! 
tutta  I'ampiezza  e  T  estensione  delle  leggi  di  procedura; 
le  associa  e  le  connette  per  mezzo  delF  analogia  dei  lore 
oggetti ;  e  cosi  le  richiama  e  le  applica  in  un  punto  a 
causa  del  loro  regolare  e  giusto  collocamento.  In  questo  la 
mente  non  si  spaventa  ne  alia  grandezza  della  mole,  ne  alia 
disparita  delle  disposizioni ,  quando  si  mette  ad  istudiarle 
e  ad  apprenderle.  Ecco  il  lavoro  clie  dovrebbe  compiersi 
in  questo  momento  per  rendere  piii  agevole  clie  mai  lo 
studio  della  civile  procedura.  Ecco  il  libro  che  potrebbe 
servire  di  Manuale  a  tutti  i  giureconsulti;  ma  di  cui  noi 
non  osiamo  che  proporre  il  disegno,  mentre  vorremmo  che 
altri  di  noi  migliori  si  prendessero  la  cura  di  eflettuarlo. 


Memoiie  dl  matcmatica  e  di  fisica  dclla  Societd  ita- 
linna  delle  sclenze  residcntc  in  Modcna.  Tomo  XX. 
PaTte  conteiieiite  le  Memorie  dl  fisica.  —  Modena , 
1829,  presso  la  tipografia  Camerale, 

XLicco  gli  argomenti  di  queste  Memorie: 

Riflessioni  sopra  una  malatda  delle  vie  orinarie  osservata 
da  Vincenzo  Gaetano  Malacaene  medico  e  chinirgo  in  Pa- 
dova.  II  desiderio  di  promovere  la  scieiiza  medica  rispetto 
alia  cura  delle  malattie  degli  organi  nropojetici ,  clie  di 
loro  natnra  sono  sempre  gravi  allorche  provengono  dalla 
viziata  escrezione  o  eliminazione  delT  orina ,  malattie  in 
cui  le  osservazioni  d'  Ippocrate  e  le  ricerche  di  sommi 
medici  poco  ottennero  di  protiito  ,  mossero  1'  autore  delle 
Jtiflessioni  a  pnlDblicare  le  osservazioni  cliniche  da  lui  fatte 
sopra  ua  morl)o  di  qiiesto  genere.  Era  qnesto  uii  tiimore 
al  perineo  in  un  soggetto  melanconico  ,  sedentario  ,  ardente 
degli  studj  legali.  Ne  tesse  la  storia  patologica  ,  e  poiche 
detto  tumore  era  siissecutivo  al  catarro  vescicale ,  tratta 
di  qnesta  malattia.  Ne  fa  il  confronto  con  que^lo  di  cui 
ando  afFetto  il  celebre  Gasaubono  ,  espone  il  mozYvo  della 
sua  frequenza  nella  virilita  avanzata ,  rende  ragione  del 
trattameuto  terapeutico  adottato  nel  caso  descritto ,  pel 
quale  attesta  di  avere  ottenuto  giovamento  dall'acqua  di 
Nocera  ,  dall'  acqua  di  calce  ,  dalla  salsapariglia  ,  dalla  ci- 
cuta ,  dal  josciamo ,  dai  semicupj ,  senz' avere  pero  potuto 
irapedire  1' esito  fatale.  Conchiudesi  con  alcune  conseguenze 
sul  tenor  di  vita  e  sul  metodo  cui-ativo  opportnno  al  morbo 
vescicale. 

Di  alcuni  pesci  del  mare  di  Puglia  ,  Memoria  dell'  arci- 
prete  Giuseppe  Maria  Giovene.  —  Le  descrizioni  furono 
esegnite  dietro  Y  ispezione  di  pesci  ancor  vivi ,  o  almeno 
ancora  freschi ,  siccome  usciti  appena  del  mare.  Per  in- 
teadere  Timportanza  di  questo  studio  zoologico  convien 
ritenere  che  il  signer  Giovene  ci  assicura  di  non  aver  mai 
veduto  farsi  menzione  dei  pesci  del  mare  di  Puglia,  e  che 
in  questo  pur  ne  guizzano  alcuni  comunemente  creduti 
appartenere  a  mari  da  esso  lontani.  Le  specie  di  pesci  in 
essa   Memoria  descritti  sono  una  specie  di  razza,  detta  dagli 


MEMORIE   DELLA    SOCIETA.'    ITALIANA  ,    CCC.  J77 

indigeni  pesce  colascione  :  na  tricliiuro  con  tre  luacchle 
longiiiidinali  ciii  projjone  tli  appellare  trimaccolato  :  il  cen- 
tronoto  condiutore  di  Lacepede:  un  esoceto  chiamato  vol- 
garmente  rondiiiella  di  mare  :  tre  pleurotietti ,  cioe  lo  zan- 
gliettone  ,  la  zanglietta,  la  passera:  un  pesce  aniericano  degli 
Spari :  lo  scorfano  :  un  badiano  :  lo  scjualo  galeo  di  Linneo: 
na  balliste  (  forse  un  caprisco  di  Linneo)  :  parecclii  biennj  , 
specialniente  il  nmstelare.  Da  cio  siamo  indotti  a  concliiu- 
dere:  i ."  che  1' ittiolo2;ia  ha  ancora  alcuni  canipi  da  percor- 
rersi  da' naturalisti  tra  cui  i  pesci  del  poco  espiorato  mare 
Adriatico;  2."  die  allorclie  si  ritrovano  qua  e  la  cadaveri  di 
pesci  di\enuti  fossili  e  creduti  esotici  ,  e  di  mestieri  assi- 
curarsi  con  molta  diligenza  se  sieno  tali  realniente  o  no, 
vispetto  ai  Inoglii  eve  trovansi  giacere  i  detti  fossili ,  prima 
d'immaginare  a  nostro  grado  catastroli  geologiciie  sempre 
nuove ,  e  aumentare  di  secoli  e  secoli  T  antichiia  del  mondo, 
per  ispicgare  il   fenomeno. 

Supp!einento  i.°  e  2°  alia  Memoria  di  Giuseppe  Raddi  in- 
titolata:  Crittogame  brasiliane,  inserita  nel precedente  lolume 
XIX ,  e  tavole  per  servire  di  corredo  alia  niedtsima.  —  II 
Raddi  espone  pareccliie  Crittogame  del  Brasile ;  sono  le 
seguenti  :  Jungermannia  serpilli-folioides.  —  Reboullia  ma- 
derensis.  —  Marchantia  vittata.  —  Conferva  lichenoides.  — 
Peziza  ambigua.  —  Retigerus  dimorphus.  —  Didymodoa 
brasiliense.  —  Endocarpon  pulcliellum.  —  FruUania  di- 
chotoma.  —  Schulthesia  brasiliensis.  —  FruUania  brasilien- 
sis.  —  Frullanoides  rio-janeirensis.  —  Scholotheimia  vi- 
ticulosa.  —  Opegrapha  cymbiformis.  —  Lecanora  acervu- 
lata.  —  Lecanora  punicea.  —  Borrera  flavicans.  —  Borrera 
exilis.  —  Verrucaria  gemmata.  —  Stereocaulon  ramulo- 
sum.  —  StJcta  tomentosa.  —  Conferva  lichenoides.  —  The- 
lepliora  pavonia.  —  Clavaria  furcata.  —  Thelephora  pal- 
metto. —  Ulva  undulata.  —  Marchantia  clienopoda.  — • 
Marchantia  papillata.  — •  Marchantia  hirsuta.  — ■  Yiviaaia 
sinuata  ,   ecc. 

Sail' influenza  del  magnetismo  nel'e  chimiche  comhinaziom  , 
spcrienze  del  dottor  Pietro  Carpi  professors  di  mineralogia 
neli  Universiia  della  Sapienza.  —  II  signor  Murray  profes- 
sore  di  cliinuca  r.d  Edimburgo  aveva  risvegliato  Tattenzione 
del  lisici  con  alcune  sperienze  sulla  decomposizione  de'  sali 
metaliici  ottennta  mediante  il  magnetismo  ,  da  cui  sembre- 
rebbe   risultare    fra    questa    causa    e    cjuella    dei    fenoraeni 


78  MFMORIE    DELLA.    SOCIETA.'    ITALIANA^ 

elettrici  un  nuovo  pmito  tVi  analogia.  Ma  il  professor  Carpi 
trovaiido  difliclle  lo  spiegare ,  ammessa  la  teorica  di  Am- 
pere sulle  correnti  elettriche  in  uii  niagnete ,  come  dal 
mai;netisnio  si  possaiio  otteiiere  efFetti  chimici  sui  corpi , 
e  d'altra  parte  nulla  essendovi  ad  opporre  ai  fatti  osser- 
vati  dair  illustre  chimico  ,  fu  d'avviso  di  ripeterne  le  spe- 
rienze  per  venire  in  cliiaro  se  i  fatti ,  incontrastabili  nella 
lore  essenza  ,  dovessero  per  avventnra  attribuirsi  ad  altra 
causa.  Citate  adunque  le  sperienze  principali  di  Murray, 
riferisce  poscla  le  proprie  ,  da  cui  ehbe  risultati  conformi 
a  quelli  dal  metlesinio  Murray  ottenuti.  Sospetto  il  profes- 
sore  italiano  clie  il  ferro  potesse  avere  qualche  parte  alia 
produzione  del  fenomeno  colla  sua  azione  cliiniica  ,  e  qui 
necenna  como  verificasse  poi  il  sospetto.  Rimaneva  pertanto 
a  vedersi  se  il  raagnetismo  vi  alibia  almeno  alcuna  parte : 
a  tale  scopo  istitui  apposite  esperienze  in  cui  V  azione  del 
magnetismo  era  liliera  dall'  influenza  dell'  azione  chimica 
del  ferro ,  ed  assicurossi  della  sua  nuUita  relativamente  ai 
fenomeni  di  decomposizione  die  il  Murray  attribuisce  alia 
sua  efficacia.  Segue  da  cio  die  il  ferro  e  quello  die  colla 
sua  azione  diimica  ha  prodotto  la  decomposizione  dei  sali 
luetallici  meiitovata.  Tolta  pero  al  magnetismo  questa  nia- 
niera  d'  influire  nella  natura  die  gli  si  riputava  comune 
coir  elettricismo ,  ognun  vede  die  non  viene  per  questo 
(riflette  il  signor  Carpi)  a  cadere  T  opinione  dell'identita 
della  causa  de'  fenomeni  elettrici  e  magnetici  resa  probabile 
da  molti  altri  fatti  d'  incontrastabile  analogia. 

Seguono  dello  stesso  Carpi  alcune  Osservazionl  naturali 
fatte  all' isola  delt  Elba  in  un  viaggio  da  lui ,  non  ha  guari , 
cola  intrapreso.  —  Qui  dopo  alcuni  cenni  sulla  posizione 
geografica,  sui  primi  abitatori,  sulle  sorgenti  d'acqua  dolce, 
sul  commercio ,  sui  clima  di  quell'  isola ,  trattiensi  sulla 
mineralogica  e  geognostica  costituzione  di  essa.  Esamina 
le  materie  minerali  die  vi  si  trovano  in  inaggiore  abboa- 
danza  5  cioe  il  granito,  lo  sdiisio  micaceo,  lo  schisto  ar- 
gilloso  e  talcoso,  la  calcaria  primitiva ,  la  serpentina  ed 
il  ferro :  di  quest'  ultimo  fa  menzione  speciale ,  essendo 
esso  celebre  fino  da' tempi  piu  remoti  per  la  sua  quantita 
e  qualita.  Correda  in  fine  di  osservazioni  la  sua  opinione 
che  quest' isola  sia  di  formazione  primitiva,  non  gia  di 
formazione  vulcanica  ,  come  vorrebbero  Thiebaut  ed  altri. 


RESIDENTE    IN    MODENA.  "^(J 

In  una  breve  Memoria  die  segue,  11  medesimo  Carpi  ci 
da  Nolizia  snpra  V  esistenza  del  la  litia  net  la  Icpidolitc  del- 
l' isola  dell' Elba.  —  La  litia  e  iin  nuovo  alcali  scoperto  da 
Arfwedson  nel  1818,  e  rinveauto  da  lui  nella  petaliie , 
nel  trilano  e  nella  lepidolite  cristnliizzata  ,  poscia  da  Ber- 
zelins  nella  ruhellite  e  da  Wenz  nella  lepidolite  di  Rosena 
in  I\]ora\ia.  Dopo  1' analisi  fatta  tial  Carpi  ili  quella  spe- 
cie di  mica  detta  lepidolite  dell' Elba,  sappianio  clie  il  nuovo 
alcali  e  altresi  contenuto  in  questa  sostanza  minerale. 

Consideraziorii  suilo  stato  uttiude  della  fisica  del  corpo 
uniano  in  opposizione  at  nnovi  principj  di  anatomia  fisiolo- 
gica  e  difisiologia  dell' uotno  (opera  del  profcssore  Henszler 
pubblicat.a  in  jSorimberga  V  anno  iSaS  ),  Memoria  del  pro- 
fessore  Stefano  Galljxo.  —  L'  oggetto  di  questa  Memoria 
si  e  di  mostrare  :  i ."  Non  esser  vero  cio  die  dice  Henszler 
die  la  fisiologia  rispetto  al  sistema  vascolare  ed  alle  nltime 
ramilicazioni  dei  vasi  era  iniperfetta  alf  epoca  della  pnb- 
blicazione  dell'  opera  citata ;  die  anzi  le  nuove  osserva- 
zioni  e  sperienze  fatte  da  Henszler  e  da  altri  valenti  me- 
dici  inducono  oscurita  sopra  punti  gia  dilucidati.  2.°  Che 
la  fisiologia,  anclie  prima  di  tali  osservazioni  e  scoperte, 
era  in  grado  di  essere  applicata  a  riconoscere  quando  e 
come  le  funzioni  degli  organi  cospirino  ad  eseguire  nor- 
malmente  le  operazioni  animali  e  applicabile  era  pure  alia 
patologia.  Dovendo  rivendicare  1' onore  d' Italia  combattuto 
da  Henszler  reca  in  mezzo  quanio  in  varj  tempi  ei  pub- 
bllco.  Nel  1794  dimostro  come  i  sistemi  nervoso  e  saa- 
guigno  siedano  al  governo  del  corpo  animale.  Nel  1796 
combatte  le  dottrine  medico-pratiche  allora  enaesse  dai 
fisico-chimici  e  da'  fisico-dinamici.  Nel  1807  diede  una 
maggior  estensione  alle  sue  idee  sui  mentovati  sistemi. 
Nel  1808  dubito  die  parecchi  vasi  linfatici  abbiano  negli 
animali  invertebrati  una  distinta  terminazione  nelle  vene. 
Ne  assicura  il  signor  Gallino  die  in  una  Memoria  da  lui 
letta  all'Accademia  di  Padova  1' anno  1826  (e  die  coni- 
parira  nel  nuovo  volume  de'  suoi  Atti  )  si  era  studiato  di 
mostrare  come  la  fisiologia  era  arrivata  a  togliere  1'  im- 
perfezione  delle  nostre  coguizioni  sulle  varie  funzioni  dei 
nervi,  mentre,  secondo  1' Henszler ,  tale  imperfezlone  e 
una  delle  cause  che  ha  finora  impediti  i  progress!  della 
fisiologia. 


8o  MEMORTE    DELLA    SOCIETA.'    ITALIANA 

Melastome  BrasUiane ,  Memoria  di  Giuseppe  Raddi,  — 
L'  autore  presenta  le  sue  osservazioni  sopra  trentotto  spe- 
cie tU  melastome  da  lui  stndiate  al  Brasile.  Le  scomparte 
in  cuiattro  gciieri ,  e  soiio:  Bertoloiiia.  —  Rhexia. —  Me- 
lastoma.  — •  Leandra.  —  Fra  le  Bertoloiiie  iie  trovo  una,  cioe 
la  Nymphseifolia.  —  Nel  genere  Kliexia  iiiconiro  le  se- 
guenti :  EUiptlca.  —  Superba.  —  Estrellensis.  —  Foiniiosissi- 
nifi.  — Fontanesii.  —  'l^riflora.  —  Gorymbosa.  —  Gracilis.  — 
Sebastianopolitatia.  —  Herbacea.  —  Langsdorfliana.  —  He- 
teromalla.  —  Holosevicea.  —  Al  genere  Melastonia  spet- 
tano  le  seguenti:  LaBvigata.  —  Pendulifolia.  —  Snaveo- 
lens.  —  Hymenoiiervia.  —  Holoscricea.  —  Albicans.  — 
Fothergilla.  —  Stiangnlata.  —  Al  genere  Leandra  riferi- 
sconsi  queste :  Salicilolia.  —  Hirta.  —  Livolncrata.  — 
Rubella.  —  Estrellensis.  —  Variabilis.  —  Hirsutissima.  — • 
Gapillaris.  —  Staminea.  —  Punicea.  —  Agrestis.  — •  Fiin- 
hriata    —  Bullosa.  —  Strigillosa. 

Sopra  un  galvaiiometro  con  nuove  aggiunte ,  Memoria  del 
cav.  Leopoldo  Nobilt.  —  L'autore  descrive  un  galvanome- 
tro  da  lui  ideato  sul  principio  di  altro  suo  galvanometro 
(di  cui  gia  diede  notizia  altrove  ),  ma  reso  di  piu  estesa 
utilita  ,  piti  precise  e  piii  comodo ,  e  fabbricatogli  dal  suo 
amico  e  concittadino  il  dottore   Pietro  Minghetti. 

Sperienze  sopra  la  bile ,  Memoria  del  professore  Domenico 
MORICHINI.  —  Vedute  discordanti  le  opinioni  di  celebri 
chiniicl,  come  Tlienard ,  Berzelius  ,  ecc.  sopra  1  costituenti 
della  bile ,  si  e  accinto  il  prof.  Morichini  a  fare  su  questo 
arf'omento  alcune  indagini  sue  proprie.  Espone  alcune  sue 
sperienze  sopra  la  hile  del  porco,  del  bue ,  del  bufalo, 
dell'uomo,  dello  storione.  Da  queste  sperienze  risulta  che 
in  tutti  gli  animali  la  bile  contiene  il  picromele :  che  la 
sostanza  colorante  contiene  deU'  albumina  e  del  muco :  che 
il  picromele  e  composto  dell'acido  margarico,  dell'acido 
oleico  e  di  un  olio  dolce :  die  I'acldo  oleico  e  1' olio  con- 
corrono  alia  colorazione  della  bile.  II  Morichini  fu  il  prime 
ad  esaminare  la  bile  di  bufolo  e  di  storione. 

Circa  la  pretesa  inutilitd  delle  dottrine  fisiologiche  per  la 
patologia  era  costituente  una  nuova  dottrina  medica  italiana: 
Memoria  di  Stefano  Gallino.  —  L'  autore  vi  sostiene  1'  uti- 
lita e  necessita  di  molte  indagini  fisiologiche  per  la  me- 
dicina  e  la  patologia ,  contro  la  diversa  opinione  di  alcuni 
patologi.    I  suoi    argonicnti    ci  sembrano    irrepugnabili :  e 


RESIDENTE   IN   MODENA.  (Si 

come  mal  conoscerc  i  guasti  d"  una  niacchina  senz"'  aver 
prima  conosclnto  come  tlebliansi  regolannente  esoguira  i 
iiioviiiicnti  tli  essa? 

Qnadro  nosografico-cUnico  di  gcnerale  risultamento  dcllc 
malattlc  tractate  nella  cUnica  medica  superiore  dell'  I.  R. 
Unwcrsita  di  Padova  ncl  corso  de'  sedici.  unnl  scolastici  coin- 
prest  fra  it  1809  ed  il  iSaS  daW I.  R.  Consigliere  di  Go- 
verno  professore  P.  O. ,  ecc.  C.  Valeriano  Luigi  Brera.  — 
II  quadro  e  tlesuiito  dai  Prospetti  annualmente  pubhlicatl 
daH'anno  scolastico  1809-1810  fiiio  a  tutto  il  1024-1825. 
Per  le  classificazioni  delle  nialattie  T  aiitore  dice  di  aver 
seguito  ii  sisteina  indicato  neiredizione  da  lui  corretta  e 
aumentata  delle  Istituzioiii  di  nicdicina  praticrf  del  signor 
Borsieri.  Qiiesti  prospetti,  dice  il  prof.  Brera,  <i  hanao 
»  diil'atto  diniostrato,  come  anche  frammezzo  al  couflitto 
»  de'  sistemi ,  e  delle  dispute  scolastiche  il  prodotto  dell'  e- 
»/  spcricnza  mantengasi  ognora  caro  e  saldo  nel  cuore  e 
»  nella  mente  di  quelli ,  che  si  prefiggono  di  csercitare 
"  r  arte  medica  col  nobilissimo  e  pure  divisamento  di 
"  rinscir  proficui  alia  langueiite  umanita.  »  Divide  le  ma- 
lattic  come  segne :  i.°  fcliljri  semplici ;  2."  fcbbri  conta- 
giose  •,  3."  iniiammazioni  febbrili;  4.°  afFezioni  del  sistema 
cntaneo;  5.°  del  sistema  enceialico-nervoso;  6."  del  sisteina 
sanguigno-respiratorio  i  7.°  del  sistema  linfatico-glandulare  ; 
8.°  del  sistema  gastro-entcrico^  9.°  del  sistema  delle  ri- 
prodnzionii  io.°  del  sistema  osseo.  Ma  tiittavia  confcssar 
do])biamo  die  sin  qui  non  si  e  proposta  una  nosologia 
perfetta  e  clie  forse  non  si  pno  spcrare  clie  si  possa  quando 
clie  sia  proporre. 

Osservazioid  intorno  ad  uii  particolare  moiiniciito  prodoUo 
dal  calore  ne  livelli  a  holla  d  aria.  Memoria  del  dottor  Giu- 
seppe Belli  ,'  professore  di  fisica  nelV  I.  R.  Liceo  di  Porta 
Nuova  in  Milano.  —  Che  un  fatto  gia  da  altri  reso  note 
dcsti  il  pcnsiero  di  vedere  se ,  e  come  si  verificbi  merce 
della  stessa  cagione  in  diverse  clrcostanze ,  a  fine  di  aumen- 
tare  cosi  il  numero  de'  lenomeni  spiegabili  col  medesimo 
principio,  o  determinare  utilmente  i  limiti  dell' applical/i- 
lita  di  csso  ,  scmbrera  forse  ad  alcuno  un  facile  prodotto 
di  una  spontanea  generalizzazione  d'  idee.  Ma  cosi  non  ne 
giuilica  clii  e  eserciiato  nelle  scienze  naturali ,  o  alineno 
nc  conoscc  la  storia;  clic  egli  ben  sa  come  quest' esten- 
sione  d' idee ,    questo  penslcro  di   variarc    in  piii  guise  le 

Blbl.  hal.  T.  LVIII.  6 


82  MEMORIE    DELLA    SOCIETA'    ITALIANA 

osservazioni  e  gli  sperimenti  s"  afl'accia  solo  a  colui  che 
possicile  lo  spirito  ill  couibinazlone,  dote  cU  mente  invi- 
tlinliile  die  unita  con  un  sano  criterio  costituisce  negU 
stndiosi  della  natura  la  facolta  d'  invenzione.  Trovato  un 
fatto ,  r  abile  fisico  procaccia  di  scoprirne  quella  causa 
preilonnnante  die  nello  stato  della  scienza  puo  riguardare 
come  prossima,  scevrandola  da  quelle  che  operano  come 
rimote  ,  da  quelle  die  sono  inclifferenti  al  fenomeno  ,  ben- 
clie  sulle  prime  si  sospetti  che  ne  siano  cagloni  a  motivo 
della  loro  coesistenza  coUa  vei-a  causa ,  e  dalle  secondarie 
che  nello  stato  di  natura  in  cui  tutto  procede  per  via 
composta ,  sono  impossibili  ad  eliminarsi ,  ma  che  ,  con- 
correndo  coii  poca  energia  insieme  colla  causa  principale, 
si  possono ,  e  talvolta  anche  si  debbono  ommettere ,  al- 
meno  in  una  prima  indagine.  Scoperto  un  fatto,  rinvenu- 
taiie  la  cagione,  egli  pero  non  s' arresta :  persuaso  che 
tutto  nelP  universo  si  trova  disposto  in  numero,  peso  e 
mlsura,  die  dalla  curva  descritta  dall' atonio  nuotante  nella 
polveie  air  orbita  de"  corpi  celesti ,  nel  regno  inorganlco 
il  tntto  procede  per  norme  geometriche ,  s' accinge  col  cal- 
colo  ad  investigare  le  leggi  a  cui  soggiace  il  fenomeno 
contemplato,  per  poterlo  cosi  a  suo  bell' agio  prevedere, 
accompagnare  nel  suo  corso ,  e  presentare  descritto  e  nii- 
surato  •,  unico  modo  di  renderlo  capace  d'  essere  utilmente 
applicato. 

Seguendo  appunto  questa  traccia  il  prof.  Belli  ha  isti- 
tuite  le  ricerche,  oggetto  della  citata  Memoria.  Alcune  spe- 
rienze  del  signor  Gugliehno  Librl  relative  al  moto  de'  li- 
quid! sui  corpi  riscaldaii  gli  fanno  sospettare  che  analoghi 
fenomeni  possano  aver  luogo  in  uno  stromento  sensibilis- 
simo  alle  vicende  di  temperatura,  quale  e  il  livello  a  bolla 
d'aria.  E  perche  grande  e  I'uso  che  si  fa  di  questo  indi- 
catore  ,  indottosi  a  porre  ad  esanie  il  suo  pensiero,  lo  vede 
avverato.  Reso  orizzontale  lo  stromento  ,  ed  accostatavi  da 
una  parte  e  superiormente  alia  bolla  aerea  una  sorgente 
di  calorico ,  vide  die  quella  dopo  alcuni  secondi  si  moveva 
verso  di  questa,  e  cio  ogni  volta  che  si  rinnovava  la  prova. 
II  moto  della  bolla  era  poi  tale  da  non  lasciar  dubbio 
ch'esso  provenisse  o  per  dilatazione  dell' alcool  che  la  re- 
stringesse,  o  per  dilatazione  del  tubo  che  T  alluugasse, 
Assicuratosi    col    variare    le    sperJenze    e    con    ingegnosa 


RESIDENTE   IN   MODENA.  83 

argomentazlone  die  il  moto  della  bolla  non  doveva  attri- 
buirsi,  almeno  iii  grado  essenziale  ,  ne  a  sollevaniento  del 
tul)o  nella  parte  piu  i-iscaklata ,  no  all' allargamento  in  esso 
prodotto  dal  calore ,  ne  alia  diminuzione  della  densita  del 
liquido,  e  confermato  nell' opiuione  die  il  f'enonieno  deljba 
aver  la  sua  causa  principale  nella  diminuzione  deli'  azion 
capillare  ,  siccome  dalle  sperienze  del  signer  Liljri  e  da 
altre  dello  stesso  genere  sembra  potersi  condiiudere.  Con 
prove  dirette  voile  sperimentare  se ,  e  quanto  1'  azione 
capillare  dell'  alcool  venga  infievolita  dal  calore  ,  e  dietro 
alcune  osservazioni  fatte  coUe  deljite  precauzioni  assegna 
una  piccola  scala  di  confronto  fra  le  temperature  dell'  al- 
cool e  le  elevazioni  nel  tubo  capillare.  Non  si  puo,  a  dir 
vero,  da  cotesta  piccola  tavola  dedurre  una  legge  ^  ma 
r  oggetto  di  essa  e  soltanto  di  rendere  indubitabile  1' esi- 
stenza  del  fcnomeno.  Che  anzi  una  tal  legge  devest  rac- 
cogliere  dai  fatti  e  non  da  scmplici  teoretidie  speculazioni , 
siccome  avverte  il  cliiarissimo  professore  dopo  avere  ac- 
cennata  la  dilFerenza  nella  niisura  dello  scemamento  della 
capillarita.  in  relazione  colla  diminuita  densita ,  quale  e 
indicata  da  Laplace,  e  quella  die  sembra  risultare  dalle 
prove  sue  proprie.  Istituiti  poi  altri  sperimenti  ad  ulte- 
riore  conferma  delle  cose  antecedenti ,  egli  invita  i  lisici 
die  ne  avessero  1'  opportunita  ad  assicurarsi  sino  a  die 
punto  possa  arrivare  questo  efFetto  del  calore  negli  ordi- 
narj  livelli.  Questi  sperimenti  sarebbero  assai  utili  per 
imparare  la  miglior  nianiera  di  adoperare  e  custodire  dalle 
irregolarita  sifFatti  stromenti, 

Venendo  in  seguito  alia  determinazione  della  legge  del 
fenomeno,  il  problenia  manifestasi  da  se  stesso  impossibile 
a  trattarsi  dlrettamente  ove  si  vogliano  considerare  tutte 
le  circostanze  in  concrete.  Laonde  il  signor  Belli  accomo- 
dandosi  ad  una  opportuna  semplificazione  ed  ipotesi ,  intra- 
prende  in  questo  stato  di  cose  ad  applicarvi  le  forze  del 
calcolo ,  esaminando  da  prima  la  forma  della  bolla  sotto 
temperatura  costante,  poi  come  essa  si  niodificlii  per  una 
deteriiiinata  variazione  della  medesima  temperatura  rispetto 
ad  una  parte  della  liolla.  Non  dissimula  nondimeuo  die 
i  risultamenti  die  traggonsi  dal  calcolo,  sel)bene  concordi 
rispetto  alia  direzione  dei  movimenti ,  non  lo  sono  ilel 
tutto  rispetto  alia  misura  di  essi  con  quelli    somministraii 


34  MKiVrORIK    DELL  A.    SOCIETA'    ITALIANA    CCC. 

tla  alciine  spcrienze  che  furono  fatte  all'  osservatorlo  in 
Milauo  coi  livelli  sensiliilissiml  die  ivi  si  trovano  (i). 
Delia  qual  cUfFerenza  pero  rende  egli  ottimamente  ragione, 
considerate  si  le  particolari-  circostanze  fisiche  accompa- 
gnanti  le  sperienze  snddette,  si  ancora  Tindole  dell' Ipo- 
tesi  assunta  nell'  istituire  il  calcolo.  Ma  siccome  la  parte 
niatematica  del  lavoro  del  nostro  fisico  e  ancor  meno  di 
sua  natura  suscettibile  d' essere  svolta  chiaraiiiente  ai  let- 
tori  di  quello  che  gia  sia  la  parte  sperimentale  ,  senza 
entrare  in  troppo  lunghe  particolarita ,  noi  non  ne  faremo 
pill  parola.  Li  consiglieremo  in  vece  a  voler  vedere  il  tutto 
nella  Memoria  suddetta  in  cui  troveranno  una  cliiara  par- 
tizione  del  soggetto ,  una  lucida  esposizione  di  esso  in 
tutte  le  sue  parti ,  molta  sagacita  si  nelP  istituire  come 
neir  interpretare  le  sperienze ,  e  somma  abilita  nel  maiieg- 
"io  dell'analisi  mateiuatica. 


(i)  Negli  Annali  di  Ai^ricoltura ^  ecc.  che  si  pubblicano  in  I\li- 
lano  ,  vol.  X,  pag.  356,  si  fa  opportunamente  osservare  che  sa- 
rebbe  stato  luegUo  di  fare  1'  esperienza  accennata  dal  prof.  Belli 
in  ordine  inverse ,  cioe  applicando  un  pezzo  di  ghiaccio  al  li- 
vello  ;  poiche  in  tal  guisa  si  sarebbe  ottenuta  una  temperatara 
pill  certa  e  piii  costante.  Non  possiamo  pero  convenire  cogli  edi- 
fori  del  suddetto  giornale  ove  ,  dando  come  certa  un'  opinione 
che  il  signor  Belli  presenta  in  via  di  diibbio  ,  vogliono  spiegare 
il  movimento  oscillatorio  osservato  dal  chiai-.  prof.  Cesaris  neUe 
niuraglie  della  specola  riducendolo  ad  una  pura  apparenza  pro- 
dotta  unicamente  dalF  azione  del  calore  sul  livello.  Per  convin- 
cersi  deirinsufficenza  delfaddotta  spiegazione  basta  il  riflettere  che 
questo  movimento  si  e  verificato  non  solo  con  livelli  riparati  dal 
sole  ed  immedlataniente  rovesciati,  ma  ancora  con  fili  a  piombo 
di  considerabile  lunghezza  ,  e  con  cannoccbiali  diretti  ad  oggetti 
si  terrestri  die  celesti. 


85 


BIcmoircs  dc  mathematique  et  de  physique,  par  Gidl- 
lauine  Librj.  Tome  pienucr.  —  Florence,  182c;, 
chez  Leonard  Ciardctti ,  in  4.°  di  pag.  210. 


Q, 


.iiestc  Mcmorie  annunziano  im  Gcometra  chc  si 
mctte  neir  aiingo  matcinatico  con  una  franrhezza  c 
un  vigore  da  eccitarc  sorpresa  anclie  in  chi  lo  per- 
corre  da  lungo  tempo.  Fino  dalla  prefazione  Tautore 
dimostra  un  ampiczza  di  coguizioni  c  una  fclicita  di 
vcdnte  quanta  altii  in  eta  provetta  si  crederebl>e  for- 
tunato  di  posscdere  soltanto  in  parte:  nc  il  progress© 
del  lihro  e  discordc  dal  suo  principio ,  giacche  vi  si 
trattano  diversi  argomenti  di  gran  rilievo  nella  scien- 
za.  Faremo  di  questi  un  breve  cenno  aggiungendo 
altresi  alcuna  di  cpiellc  osservazioni  chc  possono  sem- 
prc  iarsi  anclie  sidle  opere  piii  pensate ;  una  lode 
vaga  e  generale  verrebhe  piu  presto  clie  da  altri 
dallo  stesso  autore  spregiata. 

Non  si  ncga  die  dote  primaria  in  un  cultore  delle 
scienze  esatte  sia  quell'  ingegno  d'  invenzione  che 
ccrca  solamente  difficolta  da  sciogliere  e  verita  da 
scoprire:  ma  pregevolissima  e  tuttavolta  anche  la 
prcrogativa  di  lui  che  dona  a'suoi  lavori  un  finimento, 
che  nc  comiette  felicementc  le  parti  e  ne  forma  un 
tutto  ben  disposto  cd  ordinato  -,  chc  di  questa  sola 
manicra  si  tolgono  le  scienze  severe  da  quella  ele- 
vazione  in  cui  sembrano  inaccessibili  al  piu  degli 
uomini,  e  si  fanno  conoscere  ed  amare.  Se  cio  si 
ammettc,  ci  semln-a  che  incontrastabilmente  si  debba 
riscontrare  nel  sig.  Liliri  la  prima  dote ,  credendo 
noi  di  vedere  nella  sua  opera  qualche  trovato  di 
tanta  importanza  ed  ciTicacia  da  poter  ingrandire  i 
conlini  dclla  sricnza ;  ma  sentiamo  un  poco  di  difli- 
colta  ad  essergli  larghi  di  quella  lode  che  pienamente 
gli  accordasse  la  scconda  prero£r,ativa.  ^  conlbrto  di 
r[uesta  nostra  asserzione  ecco  alcune  riflessioni  in  cui 
(hscorriamo  separatamente  delle  tre  prime  Mcmorie, 
e  complcbsivauiculc  dcUc  ukiiue  tre. 


86  MEMOIRES    DE    M.VTIllilMATTQUE    etC, 

Troviamo  nella  prima  ,  sopra  alcune  formole  gene- 
Tali  d'analisi,  airrontata  e  viiita  la  nialagevolczza  di 
un  calcolo  il  quale  ha  con  che  spaventare  per  la  sua 
lungliezza  e  coniplicazionc.  Vi  e  qui  una  nuova  fe- 
lice  conibinazione  di  sommatorie  per  mezzo  d'indici 
doppj  e  ne  segue  la  possibilita  di  assegnare  la  ri- 
chiesta  formola  gcnerale  :  ecco  un  merito  non  pic- 
colo dal  lato  dell  iuvcnzione.  Del  rimanente  le  tro- 
vate  formole  potranno  per  avventura  ad  altri  siccome 
a  noi  senibrare  ancora  di  primo  getto ,  cioe  non  ri- 
dotte  a  tutta  la  seniplicita  di  cui  sono  capaci,  ne  pre- 
parate  in  modo  che  ne  sia  facile  Y  uso  e  1'  applica- 
zione.  Forse  non  piacera  in  esse  generalmcnte  quella 
notazione  che  piuttosto  di  una  successione  di  som- 
matorie per  un  intcgrale  flnito  molteplice  adotta  la 
sommatoria  del  logaritmo  di  una  sommatoria,  ponen- 
dola  per  esponente  alia  base  dei  logaritmi  iperbolici. 
L'  identita  delle  espressioni  sussiste  per  un  prodotto 
di  cui  tutti  i  fattori  vengono  da  una  stcssa  funzione 
ove  il  valore  della  variabile  differisce  coutinuamente 
di  un'  unita:  ma  e  un  salto  un  po'  forte  quel  tradurla 
dalle  vere  quantita  ai  simboli  delle  operazioni  senza 
nemmeno  avvertire  di  questo  il  lettore.  Inoltre  in  un 
libro  di  analisi  moderna  potrebbe  taluno  desiderare 
di  non  trovar  piu  i  fattoriali  del  Vandermonde  dopo 
che  essi  si  sanno  tutti  esprimere  facilmente  mediante 
la  gamma  del  Legendre ,  il  qual  trascendente  ha  sul 
prime  un  vantaggio  tanto  grande  che  basta  a  farlo 
dimenticare  ed  e  quello  di  contenere  un  solo  ele- 
mento  in  vece  di  due ,  talche  ridotto  in  tavole ,  rie- 
scono  queste  a  semplice  c  non  a  doppia  enti'ata. 

La  seconda  Memoria  ha  per  argomento  la  teoricd 
del  colore.  E  noto  die  questa  teorica  e  stata  trattata 
in  una  grand'  opera  dal  sig.  Fourier ,  il  quale  creo 
tutti  i  metodi  analitici  per  sottoporla  a  calcolo  ap- 
poggiandosi  a  pochi  dati  fisici  desunti  dalla  sperienza. 
Uno  di  questi  ultimi  stabilisce  che  la  quantita  di 
calore  che  esce  dalla  superficie  dei  corpi  e  propor- 
zionale  alia  differenza  delle  temperature  del  corpo  c 


PAR    C.    I.IBRI.  87 

del  mezzo  che  lo  circonda;  ma  siiratta  legge  non  fu 
trovata  vera  a  tiitto  rigore  dai  sigtiori  Dulong  e  Pe- 
tit, i  quali  dopo  liinghi  tentativi  ne  assegnarono  un  al- 
tra.  11  sig.  Libri  pertanto  nel  caso  particolare  del 
moto  lineare  del  calore  in  iia'  armilla  circolare  e  in 
certe  circostanze  introduce  I'espressione  della  nuova 
leege  neir  equazione  a  differenze  parziali  propria  di 
questo  moto.  E  un  osservazione  generale,  che  quando 
dietro  piii  accurate  ricerche  si  procura  di  perfezio- 
nare  T  espressione  matematica  di  qualche  legge  fisica 
gia  conosciuta  sotto  forma  semplice,  non  si  viene  ia 
fondo  a  camhiarla,  ma  ad  aggiungervi  una  correzione 
che  e  una  quantita  di  un  ordine  inferiore  a  quelle 
che  ordinariamente  si  considerano,  e  che  pero  si  puo 
spesso  trascurare.  Nel  caso  attuale  se  nelT equazione 
dillerenziale  svolgasi  in  serie  il  termine  introdotto 
dair  autore  secondo  le  potenze  di  una  costante  pic- 
colissima  in  valore ,  si  trova  per  primo  termine  quello 
stesso  che  serve  di  base  ai  calcoli  di  Fourier:  e  lo 
stcsso  avviene  anche  dopo  le  integi'azioni ;  cioe  la 
nuova  espressione  della  temperatura  vax'iabile  diver- 
silica  dalia  gia  conosciuta  unicamente  per  termini 
molfiplicati  per  le  potenze  positive  di  quella  quan- 
tita piccolissima. 

La  terza  Memoria  tratta  delle  funzioni  scontinuc. 
Si  sa  che  queste  funzioni  per  un,a  porzione  continua 
dei  valori  della  variabile  vanno  d'  accordo  con  una 
funzione  ordinaria,  e  per  una  cert'  altra  porzione 
vanno  d'  accordo  con  un'  altra  funzione  ordinaria ,  e 
possono  per  tratti  finiti  mantenere  valori  costanti  ed 
anche  assolutamente  nuUi.  Molte  questioni  sono  state 
fatte  anche  da  grandi  geometri  intorno  ad  una  tale 
discontiuuita  che  primamente  occorse  per  le  funzioni 
arbitrarie  introdotte  nelTintegrazione  delle  equazioni 
a  dilFerenze  parziali ,  e  in  ispezialta  nel  famoso  pro- 
blema  sulla  vibrazionc  delle  corde  sonore.  A  cliia- 
rire  scmpre  piu  T  argomento  e  togliere  di  mezzo  le 
dispute  ottima  e  1'  osservazione  del  sig.  Libri  che 
niostra  come  la  discontiuuita    si    ottenga    pel  giuoco 


88  MEMOTRHS    DE    MATHlilMATIQUE    etC. 

(li  al<  uni  fattori  chc  moltijilirnno  fnnzioni  ordinarie 
e  clie  manten<>;ono  fia  ccrti  liniid  della  variabile  un 
valoie  coslante,  csscudo  j)oi  sciiipre  zero  per  tutt'al- 
trove  :  tali  fattori  e2;li  li  trova  in  alciiui  integrali  de- 
liiiili  siii  qnali  non  cade  eontroversia.  Verso  il  fine 
di  questa  Menioria  V  autore  diniostra  la  proprieta 
della  discontiniiita  in  alcune  fnnzioni  doppiamente 
esponenziali :  il  che  e  tanto  piu  osser vabile  in  quanto 
che  linora  le  fnnzioni  discontinne  animesse  dai  geo- 
nietri  non  erano  espresse  che  per  serie  inllnite  o 
per  integrali  definiti. 

Delia  tre  Memorie  suUa  teorica  dei  immeri  non 
farcmo  particolare  discorso;  dircmo  bensi  ch'esse  ci 
seniJjrano  lavorate  con  masisior  amore,  e  fanno  co- 
noscere  nelf  autore  un  ingegno  che  di  preferenza  si 
occupa  dello  studio  dclf  analisi  indeterminata.  Qnivi 
in  fatti  anche  piu  che  in  altro  luogo  ci  e  paruto  di 
scorgere  alcun  tratto  di  felicissima  invenzione,  prin- 
cipio  di  nuovo  nietodo ,  e  seme  di  nuova  teorica. 
Bastera  accennare  1'  idea  ofrandiosa  di  richiamare  tutti 
i  problcmi  finora  detti  indeterminati  o  senndeternn- 
nati  ad  essere  in  vece  piii  che  determinati ,  espri- 
mendo  con  altrettante  ecpiazioni  quanto  e  il  nuraero 
delle  incognite  la  condizione  eh'  esse  debbano  essere 
nunieri  interi;  allora  la  questione  e  ridotta  all' analisi 
ordinaria ,  e  le  formole  che  si  trovano  conservano 
i  coefficienti  delle  incognite  nelle  prime  equazioni  , 
cioe  quelle  date  di  cui  pcrdevasi  Y  espressione  let- 
tcrale  ncUe  riduzioni  numeriche  dci  metodi  antece- 
dentemente  usati. 

Chiudcremo  colF  annunziare  che  l'  autore  promette 
una  teorica  piu  estesa  da  lui  cliiamata  delle  fnnzioni 
intere ,  alia  quale  egli  vede  mettere  capo  moltissime 
svariate  questioni  d'  analisi ,  e  quelle  stesse  trattate 
in  cinque  delle  attuali  Memorie.  II  libro  adunque  di 
cui  parliamo  non  e  che  un  primo  saggio  del  molto 
di  pill  che  dobbiamo  aspettare  da  questo  nobilissimo 
ingegno  sorto  per  ouore  delle  scicnze  italianc  ncUa 
patria  del  Galileo. 


89 


APPENDICE, 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


Corpus  htstorice  Byzcmtinoe,  etc.  —  BonJUK,  1S28-29-30, 
ia  8.*^  Flnora  volumi  11.  —  In  Milano  si  vende 
dalla  Socictd  ttpografica  de  classici  italiani  in  con- 
trada  di  S.  Margherita. 


L 


a  nuova  e  bella  edizlone  Jegli  storicl  di  Bizanto  che 
si  piililjlica  a  Bonn  sotto  gli  anspicj  del  chiarissimo  signor 
Niebulir  e  di  gia  pervenuta  al  tomo  nndecimo,  e  inerce 
di  essa  gia  rlveduta  lianno  la  luce  Agatia,  Cantacuzeno, 
Niceforo,  Gregora,  Costantino  Poifirogeneto.  II  volume  XI 
or  era  pubblicato,  oltre  la  storia  di  Leone  il  Diacono,  con- 
tiene  il  libro  De  velitadoiie  hclUca  di  Niceforo  Foca ,  le 
Acroasie  di  Teodosio  sulla  conquista  dell'  isola  di  Greta,  ecc. 
La  storia  di  Leone  il  Diacono,  alia  quale  precede  un'eru- 
dita  e  critica  ]:/refazione  del  sig.  Niebulir ,  e  diligentemente 
riprodotta  sulla  bella  edizlone  del  sig.  Hase ,  gli  esemplari 
della  quale  furono  pressoche  tutti  divoi-ati  da  un  naufragio. 
"  Leone  (  dice  il  sig.  Hase)  nacque  a  Caloe  presso  la  sor- 
gcnte  del  Gaistro,  nell'Asia  procousolare,  verso  Tanno  960 
o  9.53  deir  era  volgare ,  siccome  sembra.  Egli  passo  a  Go- 
stantinopoli  per  compiervi  gli  studj.  Gola  fu  da  maraviglia 
sorpreso  in  veggendo  T  iinperatore  Niceforo  girare  a  ca- 
vallo  e  spiegare  la  piu  fredda  e  la  piii  graade  fermezza 
in  un  popolare  tumulto  insorto  nel  giorno  delTAscensione 
del  966.  Fattosi  poscia  diacono,  segni  1' iniperatore  Basilic 
nella  spedizione  contro  de"  Bulaari ,  e  corse  a  pericolo  di 
essere  trucidato  in  una  strage  che  que'  barbari  fecero  del 
bizantino  esercito.  Non  ci  e  ben  noto  che  cosa  sia  poscia 
di  hii  divenuto^  nia  credesi  die  ritirato  si  fosse  per  iscrivere 
la  sua  storia.  Questa  pero  apparire  non  pote  px-ioia  del  989, 


90  A  P  P  E  N  D  I  c  r 

giacche  in  essa  trattasl  <leir  ultima  vicenda  cli  Barda  Foca 
che  ribellato  erasi  coatro  dell'  imperatoie  Basillo.  Cosi  Leone 
impreso  avea  a  narrare  tre  importanti  guerre ,  quelle  cioe 
di  Creta,  d'Asia,  di  Russia.  1  suoi  libri  spargono  non  pic- 
cola  luce  sulle  cose  avvenute  dal  969  al  975.  Ma  il  sue 
stile  riseatesi  dell'afFettazione  e  della  goofiezza  di  que'tenipii 
poiclie  ambivasi  allora  di  dare  ad  ogni  cosa  poetici  colori. 
Egli  va  schivando ,  come  farebbesi  d'  iino  scoglio ,  qualsi- 
voglia  vocabolo  di  uso  volgare  o  comune ;  non  e  vago  che 
della  ricercatezza ,  e  viene  poi  accumulando  sinonimi  a  si- 
nonimi.  "  II  sig.  Hase  aggiugne  pure  non  poche  ed  impor- 
tanti osservazioni  sul  gusto  de'  principali  autori  bizantini. 
Ci  da  poscia  la  storia  dell'  unico  manoscritto  che  sia  fino 
a  noi  pervenuto  degli  scritti  di  Leone,  e  delle  cure  di  cui 
fe'  uso  per  lettificarne  il  testo. 

II  libro  De  velltatione  bellica  non  e,  secondo  il  signer 
Hase ,  opera  propriamente  di  Niceforo  Foca ,  ma  soltanto 
scritta  per  ordine  di  lui ,  lungo  tempo  dopo  la  sua  morte, 
cioe  dopo  il  regno  di  Trinisceto  e  probabilmente  sotto  Ba- 
silio  e  Costantino,  nel  976',  perciocche  i'autore  parlando 
degli  augusti  usa  sempre  del  numero  plurale.  Quest' opera 
puo  considerarsi  come  un  buon  Commentario  della  tattica 
militare  per  le  guerre  descritte  da  Leone  il  Diacono. 

L'  edizione  del  sig.  Hase  venne  in  questa  nuova  arric- 
chita  delle  Acroasie  di  Teodosio ,  le  quali  consistono  in  un 
cattivo  poema  greco  in  cinque  canti;  cattivo  come  poema, 
buono  pero  ed  importante  come  istoria.  Questo  Teodosio 
era  un  monaco  di  nome  pressoche  ignoto.  Seguono  le  No- 
velice  tratte  dal  Leunclavio,  e  la  Legazione  di  Luitprando , 
tratta  dal  Muratori.  Non  e  ben  noto  se  questo  Luitprando 
sia  lo  storico,  e  tnolte  i-agioni  apportansi  ed  a  favore  e 
contro  di  tale  opinione.  AUe  JVovellce  ed  alia  Legazione  tien 
dietro  un  piacevolissimo  dialogo  intitolato  Philopatris.  Questo 
fu  per  qualche  tempo  annoverato  fra  i  dialoghi  di  Luciano, 
Ma  poi  prevalse  intorno  ad  esso  1' autorita  del  Gesuero,  e 
si  voile  che  appartenesse  a'  tempi  di  Solone.  Un  certo  So- 
lano immaginandosi  poscia  di  riscontrarvi  la  dottrina  del 
procedimento  dello  Spirito  Santo,  lo  fece  discendere  sine 
al  duodecimo  secolo.  II  signor  Hase  e  d'  avviso  che  questo 
dialogo  apparteaga  al  medio  evo ;  ed  il  sig.  Niebuhr  aven- 
done  fatto  un  pin  profondo  esame ,  giudica  che  stato  sia 
composto  sotto  il  regno  di    Niceforo    Foca    nell' anno   968 


PARTE    STRANIERaV.  <)  I 

o  969.  La  strage  delle  vergini  di  Greta,  e  rambasceria 
sulle  vittorie  di  Siria  sono  perfettaniente  confonni  a  cio 
die  Teodosio  ne  ha  riferito.  II  sig.  Lnssen  poi,  altro  degli 
editor! ,  oude  qiiesto  volume  contenesse  per  cosi  dire  una 
compiuta  enciclopedia  intorao  a  Niceforo  Foca  ed  a  Trini- 
sceto  ,  ha  scclto  negli  autori  aralji  tutto  cio  die  riguarda 
que' due  augusti ,  giovaadosi  speciahiiente  delle  opere  di 
Ahulf'arage,  Abulfeda,  Cameledino ,  Oniar-liea-Alimed.  Fi- 
nalmente  a  corredo  della  cronologia  gli  aunall  dellrt  Storia  di 
Leone  sono  in  quattro  diverse  inaniere  indicati  nel  margined 
cioe  dalla  creazione  del  niondo,  dall' era  cristiana,  da  quella 
delle  indizioni  e  da  quella  degP  imperatori. 

Ci  siamo  alquanto  intertenuti  nel  dar  contezza  di  questo 
volume,  onde  i  leggitori  -nver  possano  una  giusta  idea  di 
tale  nuova  edizioue  certamente  commendevolissima  in  fatto 
d'  erudizione ,  e  pregial)ile  ancora  in  cio  die  risguarda  la 
parte  tipografica.  Ma  pure  affermare  iion  sapremmo  se  ad 
opere  di  silFatto  genere  ,  e  di  lor  natura  si  gravi  e  volu- 
minose  bene  si  convenga  la  forma  di  ottavo ,  o  se  meglio 
apposti  sarebbersi  gli  editor!  col  procurarne  una  ristanipa 
in  foglio ,  siccome  sono  le  due  di  Parigi  e  di  Yenezia.  Certo 
e  die  quando  trattasi  di  opere  di  gran  mole  riescono  assai 
incomode  e  qitasi  diremmo  disconvenevoli  e  sproporzionate 
le  edizioni  in  ottavo  o  di  piccola  forma. 


Lcben  und  Wircken  der  vorziigUchsten  lateirdschen  Di- 
chter,  etc.  Delia  vita  e  delle  opere  de'  principall 
poetl  latiiii  dal  i5.°  al  io.°  secolu ,  per  cura  di 
A.  BuDiCK. —  Vienna,    1O27-1829,  vol.  3,  in  8.° 

L'  editore  con  una  sua  dotta  prefazione  discorre  in  primo 
luogo  sul  rinascimento  delle  lettere  latine  e  delle  tragedie 
di  Albertino  IMusato  :  parla  di  poi  del  Petrarca  e  degli  al- 
tri  rigeneratori  della  classica  auticliita  e  specialmente  del 
Poggio.  Dair  Italia  egli  fa  passaggio  alia  Francia ,  la  quale 
sotto  di  Lnigi  XII  e  di  Francesco  I  ebbe  tanti  cultori  delle 
Muse  latine,  e  quindi  alia  Germania ,  dove  le  stesse  Muse 
ebbero  pure  e  quasi  ad  un  tempo  non  podii  e  valorosi 
seguaci.  L'  editore  rammenta  poscla  le  poesie  latinamente 
scritte  dagl' Inglesi,  da'Belgici,  dagli  Ungheresi,  ecc.  ecc. 


92  A  I'  P  E  N  D  1  G  E 

II  primo  volmne  conticnc  le  seguenti  l)iografie :  Angelo 
PoUziano ,  poeta  del  secolo  XV.  L' editore  ne  riporta  di- 
versi  coinponimenti  ,  aggiungendovi  alcuiie  tradiizloiii  in 
tedesco.  Segue  II  Saniiazaro  contemporaneo  del  Poliziano  ; 
poi  Gm'aimi  Cesiiigo,  conosciuto  sotto  il  nome  di  Giano  Pan- 
nonio ,  perche  era  uiigherese.  II  successive  secolo  elilie  nu 
Mattia  Surbiesky ,  sovrannoininato  1' Orazio  dei  Sarniati. 
Questo  poeta  lasci6  di  se  una  rinomanza  si  fatta .  die  ben 
ancora  nel  1824  venue  rinnovata  un' edizione  delle  opere 
sue.  Yiene  poi  il  celel^re  Yriarte  clie  ci  ha  pur  traman- 
dato  de'  bellissimi  versi  latini ,  ed  e  generalmente  noto  il 
suo  poema  dei  Bad  di  Giovanni  Secondo.  Questo  poeta ,  il 
cui  vero  nouie  era  Giova/mi  JE'cenaj-f/,  vivea  nel  secolo  XVI. 

II  secondo  volume  comincia  da  Adolfo  Klotz  di  Blscofs- 
werden ,  die  viveva  nello  scorso  secolo ,  e  del  quale  ce- 
lebri  sono  le  poesie  liriche.  II  sig.  Budick  risale  quiudi  al 
secolo  XVI,  e  discorre  di  Francesco  Molza  di  Modena ,  di 
Marc  Antonio  Flaminio,  contemporaneo  di  Leone  X,  e  del 
conte  Castiglione  morto  nel  iSag  a  Toledo,  ove  trovavasi 
come  legato  del  Papa.  Dopo  di  esso  ci  si  presenta  il  Ve- 
ronese Girolamo  Fracastoro  co'  suoi  due  poemi  la  Sifilide 
ed  il  Giuseppe. 

Non  ignobile  luogo  tengono  ancora  in  questa  collezione 
lo  Scozzese  Buchanan  nato  nella  contea  di  Lennox ,  die  fa 
ad  un  tempo  e  guerriero  e  scienziato  e  poeta :  sgraziata- 
mente  egli  appartenne  al  numero  de'  nemici  di  Maria 
Stuarda ,  ed  ai  fanatici  ammiratori  di  Elisabetta.  —  Dau- 
rat  o  Dinemandy ,  nato  a  Limoges  nel  iSoy,  die  si  di- 
stinse  coUe  armi ,  fu  professore  di  letteratui-a  greca ,  e 
finalmente  nelF  eta  d'anni  80  sposo  la  figlia  d' un  pastic- 
ciere  die  non  oltrepassava  I'anno  17."  e  ne  ebbe  un  fi- 
gliuolo.  —  II  famoso  Ugone  Grozio  ,  nato  a  Delft  sul  finire 
del  secolo  XVI ,  die  alle  piii  profonde  dottrine  univa  una 
felicisslma  attitudine  agli  ameni  studj. 

L'  edizione  contiene  non  solo  le  notizie  biografidie  dei 
suddetti  poeti^  ma  gli  estratti  ancora  delle  varie  loro  opere, 
e  le  relative  indicazioni  tipograliche.  Per  tntti  i  quali  pregi 
essa  non  pub  die  riescire  gradevolissima  agli  studiosi  della 
latina  poesia. 


FVRTE    ITVLI.VNA.  ()5 


PARTE  11. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


LETTEJiATUBA. 

Sci  inni  di  Omero  recall  in  verso  italiano  da  Alcssan- 
dro   Venanzi. — Pavia,   i83o,  stamperia  Bizzoni. 

jLXblilamo  parlato  gla   tante  volte  di  tratluzioni  clal  greco, 
e  tante   volte  abbiamo  espressa  la  nostra,  qualnnque  siasi, 
opinione   siil  modo  che  dovrebbe  tenersi  in  cosi  fattl  lavori, 
die  stiniiamo    inutile    il    farci    ad    esaminare    minutamente 
questi  Inni.  Solo  a  far  conoscere    fin  dove  il  sig.   Venanzi 
ha  volnto  esser  fedele  al  siio  testo  porremo  qui  I'introdu- 
zione  aU'lnno  di  Venere   (da  cui  il    volume   comincia  )  let- 
teralniente     voltata  nella  nostra  lingua ,  poi  la  nuova  poe- 
tica  versione.   «  IMusa ,  dimmi  le  opere  di  Yenere  Ciprigna 
"   aljbondevole-d'-oro,  la  quale  e  negli  Dei  dolce  desiderio 
"   desto,  e  assoggettossi    le    schiatte    degli  uomiui  mortal! , 
"   e  gli  augelli  volanti  pel  cielo,  e  gli  animali  tutti,  quanti 
»   la  terra    ne  nutre  e    quanti    il    mare.    A  tutti    stauno  a 
"   cuore  le  opere  della  ben    coronata    Citerea ;    ma   di  tre 
»   non  pote  persuadere  le  menti  ,  ne  ingannarle.  » 
Le  gentili  mi  canta  opere,  o  Musa, 
Di  Venere  Ciprigna,  che  amoroso 
Nel  core  degli  Dei  sparse  desio 
E  i  mortali  domb ,  domo  gli  augelli 
E  le  fere  selvagge ,  e  quanti  nutre 
Aniinali  la  terra ,  e  quanti  il  mare. 
A  Citerea  di  vagld  serti  adorna 
Tutti  il  collo  piegar,  io/co  tre  Dee 
Di  cui  non  valse  ad  ahbagliare  il  senna 
O  a  sedurre  gli  affetti. 

Dopo  qucsto  confronto,  Ijreve,  ma  pur  sufficiente  a  farsi 
un  giusto  coucctto  della  versione  del  signor  Venanzi  sotto 
il  rispetto  della  fcdcha  ,  uou  ci  rimanc  se  non  da  dire  clic 


94  APPENDICE 

la  lingua  del  traLluttore  e  buona ,  ma  11  sno  verso  non  ab- 
bastanza  variato,  ne  abbastanza  esente  da  quella  cascaggine 
ch'egli  rimprovera  al  Salviui.  Direino  ancora  die,  potendo 
eleggere  fra  gl'  inni  attribuitl  ad  Omero,  non  avremnio  vo- 
luto  clie  fosse  tralasciato  quello  ad  Apollo,  il  quale  e  il 
solo  che  abbia  in  Tucidide  uu  grande  mallevadore  della  sua 
autenticita..  Ma  quello  cbe  non  fece  il  sig.  Venanzi  fark 
qualcun  altro  per  cerio ;  tanti  sono  oggldl  i  traduttori  delle 
poesie  omerlche !  Alcibiade  non  troverelibe  contro  chi  eser- 
citare  quel  pugno  con  cui  percosse  un  maestro  percbe  non 
aveva  alcun  libro  di  Omero. 


Le  Satire  di  G.  Giovenale  tradotte  in  versi  sciolti ,  ji- 

vedatc ,  corvette  e  rischiarate  con  note  da   Teodoro 

Accio.  Seconda  edizione.    —    Lugano^    1828,    G. 

Ruggia  e  C. 

Le  Satire  di  Giovenale  non  banno  avuto  per  anco  in 
Italia  un  traduttore  clie  possa  dirsi  perfetto :  neppur  quelle 
cbe  furon  volgarizzate  dal  Cesarotti ,  il  cui  lavoro  ci  sem- 
bra  degno  di  essere  studiato  soltanto  a  motivo  di  alcune 
argute  e  sapienti  annotazioni.  Ma  nel  tradurre  egU  e,  se- 
condo  il  sno  solito ,  troppo  licenzioso;  e  malgrado  della 
sua  energia ,  e  lontano  ancora  dalla  rapida  e  forte  maniera 
di  esprimersi  del  suo  testo.  Ne  la  versione  delf  Accio  in 
questa  parte  vince  quella  del   Cesarotti. 

Credo  Pudicitiam ,  Saturno  rege ,  moratam 

In  terris  ,  visanique  diu. 
II  Cesarotti  raffazzona  a  suo  modo  il  concetto  dlcendo : 

Pudicizia  gia  fa.  Soggiorno  in  terra 

Ebhe  5  creder  lo  vo';  ma  sotto  il  regno 

DeW  antico  Saturno. 
E  1' Accio: 

Jo  credo  ben  die  in  que'  felici  tempi 

Cui  Saturno  reggea  con  scettro  d'  oro 

Avesse  I' onestade  albergo  in  terra, 

E  fatto  abbia  quaggiii  lunga  dimora. 
Nessuno  dei  due  traduttori  s' accosta  alia  brevita  del  lati- 
no; e  colla  brevita  va  perduta    la  forza.    Ma    il  Cesarotti 
non  sarebbesi  mai  indotto,  crediamo,  a  mettere  in  bocca 


PARTE    IT.VI.IVN'A.  qS 

di  Gioveuale  i  felici  tempi  cui  ScUurno  reggea  con  scettro 
iC  oro.  Fra  la  Pudicizla  poi  e  T  Oaesta  potrehb'esservi  qual- 
clie  dilTerenza ,  piincipaliiiente  trattaiidosi  di  dover  iadicare 
il  vero  soggetto  del  componiinento.  Da  questo  brevissinio 
saggio  si  puo  conoscere  in  generale  il  carattere  della  ver- 
sione  dell'  Accio.  Del  resto  noi  abbiam  detto  die  il  Cesa- 
rotti  raiiazzono  il  concetto  a  suo  modo.  Altri  forse  vorra. 
dire  che  scguito  1' esenipio  del  gesuita  Tarteron:  Oui,je 
veux  croire  que  la  Fadicite  a  demeure  un  tems  assez  consi- 
derable sur  la  terre ;  mais  ce  nest  que  sous  le  regne  de 
Saturne ,  etc. 


Sdniccioli  del  marchese  Tommaso  Qargallo.  —  Como, 
l83o,  prcsso  i  figli  di  C.  A.  Ostinelli  stampatori 
provinciali. 

II  march.  Gargallo  ha  volute  far  prova  di  scrivere  parec- 
chie  ottave  in  cui  ciascun  verso  ha  tre  sdruccioli  tutti  rimati 
fra  loro  colla  raedesima  legge  di  questo  metro  ;  sicche  puo 
dirsi  che  in  ogni  ottava  tre  ottave  sdrucciole  van  progre- 
dendo  di  pari  passo.  Nessuno  aveva  osato  mai  tanto  ,  o 
forse  nessuiio  aveva  creduto  giammal  che  V  ardimento  po- 
tesse  qui  condurre  a  lodevole  fine  ^  che  senza  dubbio  il 
Marini  ed  il  Passeroni  non  si  riraasero  dalla  prova  perche 
la  difficolta  ne  li  scoraggiasse.  E  noi ,  per  dire  schietta- 
mente  1'  animo  nostro ,  crediamo  che  1'  esperimento  del 
Gargallo  dimostri  assai  bene  da  un  lato  la  ricchezza  della 
nostra  lingua,  daU'altro  la  grande  perizia  e  padronanza 
che  ne  ha  lo  scrittore,  ma  confessiamo  pero  che  il  suono 
di  questi  versi  ci  riesce  tanto  sgradevole  da  durare  spesse 
volte  fatica  a  trovarne  coll'  occhio  la  rima ,  non  che  a 
sentirla  coll' orecchio  leggendo.  Leviamone  un  saggio,  e  sia 
r  introduzione. 

D'  una  coppia  magnanima  amazonia 
Che  smania  per  Eucherio  di  Marruhio 
(  Taut'  alto  scoppia ,  ed  anima ,  e  indemonia 
V  insania  e  il  desiderio  del  connubio ! ) 
E  I'  arte  doppia  e  V  anima  laconia , 
Di  Germania  a  V  Imperio  in  sid  Danubio 
lo  canto ;  o  Borea ,  amplifica  mia  carUica 
Jperborea ,  mirifica ,  romantica. 


96  Al'PENDlCE 

SoUtaria  e  V  omerica  viottola  ; 

Vittoria  ehhtr  V  cstcdche  farraginl ; 
E  svaria,  conic  sferica  pallottola. 
La  storia  tra  poetiche  compaginl  ■■ 
Ne  altr  aria  ha  la  chimerica  mia  frottola 
D' Emilia  e  Onoria ,  atletiche  viragini. 
Nacque  in  Etruria  Emilia  in  via  Cocomero ; 
L'altra  furia  in  Sicilia,  e  han  casa  al  vomero. 
Certo  dee  nuocere  al  buon  effetto  di  questa  prova  il  non 
trovarsi  le  rime  iatcrmedie  in  sedi  del  verso  senipre  uguali 
e  determinate ;   cosa  gia  preveduta  dal  cli.  Autore :   ma  cjual 
die  ne  sia  la  caglone,  a  noi  riescono  di  miglior  snono  quelle 
ottave  nelle  qaali  i  versi  hanno  bensi  tre  sdruccioli  (  e  gia 
la  prova  e  abliastanza   scabrosa),    ma  in  vece    della  rima 
interna,  si  obljligano  ad  un' uguale  cadenza  di  accenti.  Ec- 
cone  una  del  Passeroni  contro  i  ciitici. 
E  simili  a  que'  militi  mi  scmbrano 

Che  assalgono  con  impeto  e  comhattono 
I  timidi  che  fuggono  e  gli  smemhrano , 
Gli  cacciano ,  gV  inseguono ,  li  battono  ; 
3Ia  cedono  e  qua  pecore  s  assemhrano 
Se  in  uomini  men  deboli  s'  imbattono  ; 
E  fuggono  qua'  femmine  i  pericoli 
Fer  Semite,  per  tramiti  e  per  vicoli. 


II  Riccio  Rapito  di  Alessandro  Pope ,  tradotto  da 
Antonio  Beduschi.  —  Milano ,  looo,  dalla  So- 
cietd  tipogr.  de  classici  italiaid. 

I  pregi  del  poemetto  inglese  son  conosciuti  da  tutti;  e 
sebbene  ( rispetto  all'  invenzione  o  macchina )  alcuni  forse 
r  abbiano  sovercliiamente  lodato  ,  e  molta  parte  del  suo 
interesse  vada  perduta  ai  di  nostri ,  nondimeno  e  an- 
cora  per  molte  ragioni  uno  de'  piu  geniali  componimenti 
che  si  possano  leggere  nelia  moderna  letteratura.  II  signor 
Bedusclii  tradiicendolo  non  ha  volnto  legarsi  a  vincolo  di 
fedelta  scrupolosa ;  e  questa  sua  dichiarazione  rende  inu- 
tile ogni  confronto  col  testo.  Solo  potrebbe  questo  parer 
necessario  per  conoscere  se  in  qualche  luogo  questa  man- 
canza  di  fedeltii  defraudi  il  lettore  delle  bellezze  del  tcsto : 
ma  sotto  (juesto  rispetto  chiitnquc   del  testo  ha  coutczza,  sa 


lURTIi     ITVLl.VNA.  9pr 

cir  ivi  o(fnl  verso,  ognl  frase,  ogni  parola  Iki  in  se  una 
qiialche  hcllezzai  e  quintli  e  ben  natnrale  die  il  non  tra- 
dur  fcdelmente  torna  lo  stesso  come  il  tralasciare  qua  o 
la  alciine  (U  ([ucste  bellezze.  Ma  i  tradiittori  die  piece- 
dettero  al  Bedasdii  e  si  diedero  vanto  di  fedelta,  hanno 
essi  ritratte  ndle  loro  version!  tutte  le  bellezze  del  poenia 
inglese?  Ci  danno  essi  un' immagine  piii  compiLita  di  qnella 
grazia  ,  eleganza ,  ariiuniia  di  die  il  testo  e  inimitalDil 
modello?  Noi  non  vos^Iianio  istitnire  (jni  alcnn  confVonto  : 
e  pero  ci  limitiamo  a  dire  die  la  versione  del  signer  Be- 
dusclii  ci  scmbra  lodevole  assai;  e,  chi  ne  toglicsse  qiial- 
die  niodo  non  abbastanza  evidente  ,  qiialdie  parola  non 
del  tutio  propria,  qnaldie  frase  di  cercata  eleganza,  cre- 
diamo  die  la  potrebbe  facilmente  coliocare  fra  le  migliori 
vcrsioni  de'  nostri  <:iorni. 


Maria  Stiiarda.  Tingedta  di  Fedcrico  Schiller  tradotta 
in  \ersi  italiani  da  Edvige  de  Battisti  di  S.  Gior- 
gio. —  Verona^  1829  ,  dalla  tipografia  di  Paolo 
Libanti,   in  8.°  Prezzo  anstr.  lir.  4.  5o  (*). 

Maria  Stnarda.  Tragcdia  di  Lorertzo  Barichella.  — 
Vicenza,    1829,  Piccutti. 

Una  giovine  donna  la  quale  pochi  annl  addietro  pubblico 
una  versione  dal  tedesco  poco  piii  cbe  mediocre,  presenta 
oggi  air  Italia  la  Stuarda  di  Federico  Scliiller  assai  lode- 
volniente  tradotta,  e  pone  cosi  un  testimonio  certissimo 
del  sno  ingegno  e  della  sna  diligenza.  Essa  non  presume 
di  contendere  col  Mallei  rispetto  a    que'  pregi    di  verso  e 

(*)  Bella  et.  'one.  Precede  un  erudite  ed  interessante  proeiuio 
della  stessa  eignora  de'  Battisti  intorno  alio  Schiller,  ed  alia  let- 
teratura  alenianna,  e  intorno  ancora  al  metodo  cui  ella  si  attenne 
in  questa  sua  traduzione.  Al  jiroeuiio  seguono  le  Notizie  storiche 
de'  fatti  appartenetul  alF  azioiie  della  tragedia.  Quest'' edizione  e  pur 
coiredata  del  Ragionamento  critiro  di  Giov.  Fed  ScMiik  sulla  tra- 
gedia  stessa,  e  della  Ballata^  Il  Conte  d'Hahsburg ,  dello  Schiller 
egregiamente  rccata  in  verso  italiauo  dalla  niedesiuia  coltissinia 
dauia.  Vago  ornaniento  poi  le  aggiiigne  I  incisione  a  bulino  delLa 
fainusa  dipiutura  deirilayez,  esposta  uelle  sale  di  Brera  in  questa 
citta  raniii)  1827,  e  rappresentante  la  sventm-ata  Regina  die  vien 
condotta  al  patibolo. 

Dibl.  Iial.  T.  LVIII.  7 


()o  A  r  P  E  N  D  1  C  E 

di  Stile,  pe*"  quali  esso  e  meritameate  collocato  fra  i  mi- 
gllori  d'  Italia  •,  e  solo  porta  speranza  die  possa  tornare  al- 
triii  accetta  la  ililigeiiza  coUa  quale  ha  procurato  di  rappre- 
sentare  le  fattezze  legittime  dell' originale  con  tuUa  quella  in- 
tegritci  ed  esattezza ,  chc  il  diverso  gcnio  ed  i  diffcrenti  modi 
di'Ue  due  lingue  hanno  potuto  comportare.  Noi  possiamo  ag- 
gimigere  con  tutta  verith  che  la  signora  de'  Battisti  nella 
sua  versione  non.  si  inostra  soltanto  fedele  interprete  del 
testo ,  ma  ben  anco  buona  arcliitettrice  di  versi ,  e  piii 
clie  niezzanamente  padrona  delle  vere  eleganze  del  nostro 
idioina.  Laonde ,  sebbene  non  vogliamo  esortarla  a  tradurre 
le  rimanenti  tragedie  di  Scliiller  (per  quello  cli' essa  me- 
desiiiia  dice  del  cav.  MatFei),  vogliamo  per  altro  pregarla 
a  non  rimanersi  dal  porgere  sa  qualche  altro  autore  alle 
glovani  italiane  questo  bellissimo  e  necessario  eserapio  die 
posson  ritrarre  da  lei. 

Ci  dnole  clie  1'  aver  noi  gia  parlato  ampiamente  di  que- 
sta  tragedla  non  ci  permetta  d'  intrattenerci  gran  fatto  in- 
torno  ad  una  nuova  versione ;  nia  non  lasceremo  pero  di 
levarne  alcun  saggio  per  tutta  lode  delia  signora  de'  Bat- 
tisti. E  il  primo  sia  una  parte  della  scena  fra  Mortimero 
e  Dudleo  (Leicester),  dove  la  rapidita  del  dialogo  e  F  im- 
portanza  di  ciascuna  parola  rendono  piit  cUe  mai  difficile 
I'incarico  del  traduttore. 
Dud.         Vana  e  la  forza.  Perigliosa  troppo 

E  tale  impresa. 
Mort.  Da  temer  non  meno 

For  a  ogrC  indugio. 
Dud.  Cavaliere ,  il  credi, 

Inop'portuno  e  il  cimentarsi. 
Mort.  //  fia 

Solo  per  te  che  a  possederla  aspiri! 

Noi  salvarla  vogliamo,  e  aW alme  nostre 

Senso  ignoto  e  il  timer. 
Dud.  Troppo  t'affrelti, 

Inesperto  garzone,  ad  ardua  impresa 

E  di  rischl  ripiena. 
■Mort.  E  tu  guardingo 

In  quest'  opra  d'  onor  troppo  ti  mostri. 
Dud.        lo  veggo  i  lacci  onde  siam  cinti. 
Mort,  E  tutti 

Jo  di  spezzarli  ho  fede. 


PARTE    ITALIANA.  99 

Dud.         ^  Un  tal  coruggio 

E  danenzn ,  furor. 
Rlort.  Non  e  valore 

Qucsta  prudenza  tua. 
Dud.  La  fine  amhiscl  . 

Dell' infelice  Sabington. 
Mort.  Tu  sdegni 

Dell'  invitto  Norfolk  seguir  I'  esempio  ,  ecc. 
L'  altro  saggio  il  trarremo  dalla  coafessione  dove  !a  poe- 
sia  piglia  un  colore  tutto  diverso  dal  primo.  La  sventurata 
Stuarda  si  e  confessata ;  Melville  che  la  crede  colpevole 
nella  congiura  di  Parry  e  Babingtoa  le  doiiianda  perche 
celi  a  Die  il  delitto  end' era  e  piinita  dagli  uomini.  E 
Maria  risponde : 

lo  son  disposta  all' ultuno  passaggio 
Verso  {  eterniia.  Prima  che  intero 
Compia  il  suo  giro  I' indice  che  segna 
L' ore  fugaci,  io  sarb  innanzi  al  trorco 
Del  giudice  supremo  ;  eppur  ripeto  : 
Tutto  io  gia  confessed 


A  trarmi  dagl'  indegni  ceppi 

Tutti  i  re  provocai ;  ma  ne  coll'  opra 

Ne  colla  mente  delta  mia  nemica 

Tesi  insidie  alia  lita 

Melv.         Dunque  sail  il  patibolo  sicura 

Dell' innocenza  tua? 
Mar.  Dio  mi  concede 

Che  colla  morte  immeritata  io  purghi 

L' onerosa  di  sangue  antica  colpa, 
Melv.  Vanne  ora  dunque,  e  colla  morte  intera 

Penitenza  ne  compi,  Innanzi  all'  ara 

Vittima  rassegnata  ti  presenta, 

Che  delit'o  di  sangue  il  sahgue  cspia. 

Per  dtholezza  femminile  errasti , 

Ma  non  segue  nel  regno  della  luce 

Fralezza  umana  I'  oninie  beate , 

E  in  virtiL  del  poter  che  m'  e  concesso 

Di  sciorre  e  di  legare  ,  or  io  t'  annunzio 

Che  rimesso  €  e  in  clelo  ogni  peccato ,  ecc. 
Qnesta    poesia  ( noi  vogliamo  ripeterlo )  e  iin  hellisslmo  e 
necessario  esempio  alie  giovani  italiane  alle  cjuali  noa  raanca 


lOO  APPENDIOE 

r  ingegiio ,  mn  11  volere  e  1'  usanz.i  di  coiisacrarsl  alio  studio 
della  bnoiia  letteratnra.  E  qiiando  saranno  in  Italia  parec- 
chie  doniie  die  scrivano  come  la  slgnora  de' Battisti,  e  pro- 
babile  die  molti  nomini  conoscano  piu.  die  non  faniio  al 
presente  la  necessila  di  stndiare  per  conservarsi  il  nome 
di  sesso  migliore.  E  prol^abile ,  pei*  esempio,  che  il  sig. 
Baricliella   non   coinincera   una  tragedia  dicendo  : 

Qiiclla  Stnanla  che  all' onor  fu  spenta 

Non  Sara  piii  speiUa  alia  vita?  .   .  Ok  vita ,  ecc. 
ne  scrivera   piix 

.   .  .  .  Di  duol  mi  sento  in  petto 

Squarciarsi  il  cor. 
ne  .  •   Me  spinge  tua  sventura  somma 

Te  a  sostener. 
ne  Regina!  .  ,  tu  !  .  .  ribclle  al  culto  io!  .  .  D'  empia 

Setta ,  imitaiido  il  padre  tuo ,  non  fosti 

Capo,  ecc. 
ne  altre   niolte  cose  di  questa  fatta. 


Jn  morte  della  contessa  Annctta  Serego  Alighicri  nata 
Schio.  Versl  di  C  Betteloni.  —^  Verona.,  1829, 
per   Valeiitiiio  Crescini. 

Qnesti  sono  i  versi  d'  un  giovine ,  clie  noa  manca  di 
una  carta  disposizione  alia  poesia.  Conosciamo  il  sig.  Bet- 
teloni,  e  crediamo  giovargli,  facendogli  notare  alcune  cose, 
Fanatico  seguace  del  romanticismo ,  senza  conoscerlo  puiito, 
crede  die  ogni  strana  imagine,  ogni  inusitata  espressione 
formi  lo  spirito  di  questa  scuola,  e  s' inganna.  Crede  tal- 
volta  d'imitare  il  Parini ,  il  Foscolo  ed  il  Manzoni,  e 
non  si  avvede,  che  inentre  avvlsa  d'' accostarsi  a  quest; 
sommi,  egli  se  ne  allontana  le  mille  niiglia.  Duro  riesce 
quindi  talvolta  il  suo  verso  e  per  esempio  ==r  Anche  una 
volta  Questa,  sola  una  volta ,  i  tremolanti  =  Che  balza 
ed  arde  presso  il  tuo  si  freddol  ==  (Talora  da  nel  cadente 
e  nel  basso)  ^=  Zitto,  o  sposo  infelice,  ella  e  gia  polve  = 
Che   ogni   cruccio,    ogni   spasimo   ne   acqueta.= 

L'  andaraento  in  generale  poi  e  diflicile  e  contorto.  Ma 
forse  creile  egli  di  dare  sul^liuiita  per  tal  modo  alia  sua 
poesia  ?  Egli  ben  s'  inganna ,  giacdie  dalla  nobilita  del  pen- 
siero  e  dalFeleganza  dell' espressione  nasce  la  sublimita , 
il  bello  della  poesia,  non  dj^i  raddoppiati  intercisi,  non 
dalle  affettate  trasposizioni. 


fARTE    ITALIANA.  10  I 

Altfo  non  picclolo  difetto  si  c  per  certo  quello  di  ua 
humero  grandissiiiio  di  nojosi  soggiugniaienti.  Eccone  una 
prova  ne'  prinii  tredici  ver9i=  ai  figli  Uioi  Taddio,  =  1'  ul- 
timo addio  d  nn  guaido :  Anclie  una  volta  Questa ,  sola  uaa 
volta  =  ill  lor  cui  desti  vita  >  Bevi  un  raggio  di  vita  :^  ua 
palpito  rispondi  Ai  violenti  palpiti  del  core  ecc.  =  Tutto  il 
coniponimento  poi  spira  iiii  certo  stncchevole  dolciume  di 
pensieri,  clie  lual  corrisponde  al  noliile  soggetto  cui  T  au- 
tore  ha  preso  a  cantare.  Un  diliivio  di  baci  e  di  amplessi 
teneri  innonda  i  versi  del  sig.  Betteloni,  e  per  dire  forse 
cosa  inusitata  ,  o  per  cacciarvi  entro  la  pai'ola  6aao,spo- 
gliando  la  niorte  di  falce  e  di  dardo,  s' immagino  clie 
ella  iiccida  col  bacio  scrivendo.  ==  Che  di  niorte  il  bacio 
Recise  a  mezzo ,   e  irrigidi   col  fiato.  == 

Moke  altre  cose  vi  sarebl)ero  a  mostrargli,  che  egli  forse 
crede  gcmme,  e  son  ben  altro  ciie  gemmed  nia  ci  pare  di 
nver  gia  detto  alibastanza :  e  solo  aggiugaereino  un  con- 
siglio.  Studii  il  sig.  Betteloni  indefessaniente  sui  niigllori ,  e 
procuri  iniitarll  nel  loro  bello,  non  nei  difetti;  segua  la  na- 
tura  e  Tespressione  che  gli  detta  il  cuore  ,  e  chiare  esponga 
le  idee,  ed  allora  la  sua  poesia  acquistera  forza  e  bellezza  , 
cioe  tutto   cio  clie  presentemente  le  nianca. 

Saggio  di  alcwic poesie  di  Francesco  M.  TraVKlLa.  — ■ 
Lugano,  1828,  ncllu  tipu^r.  di  Francesco  VeladinL 
e  coinp. 

I  sette  sacrainentL  Odi  di  Francesco  M.  Travella.  — 
Lugano,    1 83c,  presso   Giuseppe  Ruggia  e  cuinp. 

II  secolo  e  forse  troppo  difficile  e  severo  in  fatto  di 
poesia  ^  e  questa  severita  e  forse  cagione  clie  qaalclie  no- 
bile  ingegno  rimanga  silenzioso,  luentre  potrebbe  uscir  fuori 
non  senza  lode  con  qualche  poetica  produzione.  Noi  non 
potremino  per  altro  lodare  queste  poesie  del  prevosto  Tra- 
vella senza  contraddire  al  gusto  del  secolo,  e  senza  niet- 
terci  neila  necessita  di  coronare  ogni  mese  alnien  dieci  o 
dodici  poeti  niigliori,  senza  dubbio,  di  lui.  La  lirica  del 
sig.  Travella  e  senza  inspirazione  e  senza  fiore  di  lingua: 
i  suoi  Seriiioni  non  mancano  qna  e  la  di  qualche  buona 
sentenza ;  ma  nessuno  \i  cerchi  novita,  sale,  splendore  o 
rorrezione  di  stile.  I'arlando  contro  coloro  che  s"  inchinano 
alle   ricchezze  esclania  : 


lOa  APPENniCE 

Pera  lo  sciocco 

Che  tal  uso  inventb :  morio  s' impacci 
Nel  bkume  laggiuso  ,  n'  niuii  ritorna. 
E  in  una  nota  agginnge :  «  Espressioni  del  Parini  nell'  ode 
la  salubritd  dell' aria.  <>  Del  Parini  non  v' ha  qui  se  non  la 
voce  bitwne ,  nia  quell' u'  per  cloiide  e  tale  sgi-aiiimaticatura 
die  non  s' impara  alia  scuola  del  castigate  cantore  del 
Giorno.  E  noi  ci  limitiamo  a  questo  esempio  per  non  riu- 
scire  troppo  lunghi. 


X'  Europa  nel  Medio  Evo  fatta    italiana   su  I  inglese 
di  Airigo  Hallarn  per  M.  Leoni.    Vol.    i ."  —  Lu- 
gano.,   1829,  coi  dpi  di  G.  Iliiggia  c  camp. 
L'  autore  inglese  tolse  a  descriverci    V  Europa  qual  essa 
fii  nel  Medio  Evo ,    considerandone    principalmente  le  po- 
litiche  istituzioni ,  per  farci  pienamente  conoscere  lo  stato 
della  societa  in  quei  tempi,  sui  quali  e  distesa  ancora  una 
densa  caligine.  L'importanza  dell' argomento  trovo  nell' Hal- 
lam   quell' instancabile    diligenza ,    quell' acutezza    di   giudi- 
zio  e  quclla  soljrieta  nell'  espressione    che    si  richiedevano 
a  ben  condurre  un  siffatto    lavoro  ,    del  quale  noi  daremo 
niaggior  contezza  quando  la  versione  che  annunciamo  sara 
venuta  al   suo  termine. 


Elogio  del  dott.  Luigi  Caccialupi,  di  Giuseppe  Chiappa. 
—  Favia,  1829,  dalla  tipografia  di  Pietro  Bizzoni, 
di  pag.    i5,  in  4.*^ 

Elogio  di  Paolo  Bongioanni  ,  professore  di  oste- 
tricia  nelV  I.  R.  Universitd  di  Pavia.  —  3filano, 
l83o,  presso  gli  editori  degli  Annali  univcrsali  delle 
scienze  e  dell  industria,  di  pag.  3i  ,  in  8.° 

Elogio  del  cav.  Gio.  Alessaiidro  Brambilla ,  letto  nella 
grande  aula  dell' I.  JR.  Universitd  di  Pavia  il  di  3 
novembre  delV  anno  1829,  per  la  solenne  inaugu- 
razione  degli  studj ,  dal  dottor  Cristiano  Antonio 
RiGONi,  p.  O.  professore  di  fisiologia  e  membra 
della  facoltd  medica  nella  suddetta  Universitd.  — 
Pavia  ^  i83o,  tipografia  Bizzoni,  di  pag.  83. 
Dei  due  primi  elogi  noi  crediamo  dover  limitarci  al  solo 

annunzio ,    avendone  gia  snfficienteniente  discorso  parecchi 


TARTK    ITA.LIANA.  I03 

giornali  scleatifici  e  lelterarj.  la  qiianto  al  terzo ,  ci  sem- 
l)ra  die  iion  sarii  ai  leggitori  nosirl  dlsaggratlevole  il  ve- 
der  qui  estratti  i  prlncipali  avvenimentl  della  gloriosa 
vita  di  colui  clie  ii''  e  sul)hietto,  e  a  cni  comniendazione 
basterebbe  in  vero  V  essere  stato  1'  intinio  aniico  ed  il 
chiriatro  di  Giuseppe  II.  A  mezzo  1' aprile  1728  nacque 
G.  A.  Brainljilia  in  S.  Zenone,  ten-a  a  non  molta  distanza 
da  Pavia.  Inclinato  com''  era  alia  cliirnrgia ,  fecesi  a  stu- 
diarla  soito  Grazioli  e  Berelta ,  die  di  quei  di  segnalavaiisi 
neir  insegnarla  all'Ateneo  di  qiiella  citta.  Ma  a  ben  rintVan- 
care  le  teoriche  colla  pratica  freqnento  ancbe  per  lien  cinque 
anni  in  qualita  d'alunno  lo  spedale,  clie  a  lui  il  quale  dad- 
dovero  e  assidno  osservava  al  letto  del  malato  fu  grande 
scuola.  Rlirando  in  segixito  ad  nscire  della  mediocrita  estimo 
Branibilln  ,  die  I'avere  uilizj  sanltarj  nelle  tru|>pe  imperiali 
aprirebbegli  il  varco.  Non  isdegno  quindi  venirvi  adoperato 
qual  cbiriirgo  minore ;  e  ben  un  Instro  dnro  in  questa,  ri- 
spetto  al  saper  siio,  veramente  umile  condizione  con  tntta 
pazienza ,  in  capo  al  qual  tempo  ottenne  quella  mercede 
clie  ben  si  meritava,  tanto  per  1' attenzione  ed  esattezza 
die  metteva  ne'  suoi  doveri ,  e  per  la  carita  die  usava 
co' miseri  infernii,  quanto  pe"  graadi  frutti  die  mostrava 
ricavati  dalf  indefesso  studio  sui  libri  e  sui  cadaveri :,  giac- 
die  dietro  solenne  e  luminosa  prova  gli  venne  conferito 
il  grailo  di  cliirurgo  maggiore  di  regginiento.  La  virtii  sua 
e  r  egregie  sue  doti  die  quindi  innanzi  potevano  vieppid 
spiccare ,  e  1"  essersi  sovr'  ogni  altro  cliirurgo  nelia  guerra 
dei  sette  anni  segnalato  gli  procacciarono  fama  di  grande  ed 
avveduto  operalore.  Ricliieslo  percio  a  medicare  cospicui 
personaggi,  e  bene  nelle  operazioni  sue  riuscendo ,  dell' eta 
di  35  anni  t'u  nominato  primo  chirurgo  della  guardia  nobile 
imperiale,  e  un  anno  da  pel  Timperatrice  Maria  Teresa  lo 
voile  cliirurgo  delTaugusto  priniogenito  suo.  Al  quale  pe'tanti 
pregi  della  mente  e  del  cuore  divenne  in  l)reve  carisslmo,  a 
lui  entro  in  intima  confidenza  e  fu  compagno  nei  viaggi.  Ma 
di  essa  confidenza  non  fece  uso  V  imperiale  chirurgo  se  non 
die  in  bene  della  scienza  die  prot'cssava  ,  ed  a  pro  del  sol- 
dato.  Egli  pero  colT  aver  pointo  in  quei  viaggi  visitare  le 
diverse  scuole  di  cliirurgia  e  i  tanti  dirterenti  spedali ,  iii- 
tervenire  ai  dotti  convegni,  conversare  coi  piii  celebrati 
professori,  de'qualia  quel  tempo  non  era  scarsezza,  pro- 
caccio    a    se  stesso  cotnli  lumi   che  bella   comparsa  fece  in 


1C4  V  P   P  E  N  D  I  C  E 

tra  i  piu  cliiari  chinirglil  delT  eta  sua  •,  e  fii  in  grado  di 
publjlicare  pai-ecchi  scrittl  cd  opere  di  non  poco  conto,  e 
die  dnreraano  estinia'e  finclie  in  pregio  si  avra  T  inipor- 
tanza  e  1' lUilita  degli  argomenti ,  ramore  al  vero ,  la  pron- 
tezza  e  la  sagacita  dello  spirito  di  osservazione,  i'opportuna 
eriidizione. 

A  lui  inoltre  tutta  e  doviita  la  necessarissima  riforma  dei 
cliirurglii  di  armata,  e  percio  il  soldato  deve  sapergli  grado 
di  non  vedei-e  la  salute  sua  piu  in  niano  d' ignorant!  ch' egli 
paventava  piii  del  neniico  in  canipo.  Per  aggiugnere  al  quale 
scopo  persuase  Brambilla  da  prima  I'lmperadore  essere  ne- 
cessario  il  niandare  a  spesa  di  lui  scelti  giovani  alle  pid 
celebri  scuole  di  niedicina  che  fossero  in  Europa ,  i  cpiali 
al  ritorno  facessero  copia  agli  altri  chirurghi  delle  apprese 
cojnizioni,  indi  Innalzare  quella  che  ora  niaestosa  sorge 
scuola  niedico-chirurgica  militare,  eve  nulla  manca  di  quanto 
fa  alio  scopo  suo  ;  ed  a  cui  maggior  lustro  venne  altresi 
conceduto  il  titolo  di  accadeniia ,  fatlone  presidenie  lo  stesso 
Brambilla ,  clie  gia  stato  era  ascritto  tra  le  piii  stimate  so- 
cleta  scientiticlie.  Ma  mentre  il  Brambilla  dava  opera  in 
Vienna  al  bene  generale  dello  Stato ,  non  dimenticava  per 
anco  la  patria  sua,  e  TUnlversita  di  Pavia  deve  alle  istanze 
di  lui  presso  TAugusta  Donna  ed  il  gran  Giuseppe  T  essere 
divenuta  una  delle  piii  segnalate  e  riputate  di  Europa.  A 
proprle  spese  egli  rarriccbi  inoltre  di  arredi  e  di  stro- 
menti  chirurgici ,  e  dono  al  museo  di  storia  naturale  pre- 
zlosi  oggetti  del  valsente  di  ben  ottomila  iiorini.  Ne  da  nieno 
voile  essere  in  generosita  collo  spedale ,  ove  ebbe  principio 
la  sua  carriera,  a  segno  di  gratitudine  provvedendolo  di  bi- 
blioteca  e  di  ricco  armamentario  cbirurglco.  Morto  a  co- 
mune  sciagura  TAugusto  Giuseppe,  ne  senti  Brambilla  piii 
die  ogni  altro  afflizione  perdendo  a  un  tratto  il  protettore 
e  Tamico.  E  ben  presto  ebb'egli  a  provare  i  colpi  dell' in- 
vidia  cbe  tutto  morde ,  nia  vieppiii  ove  sono  meriti  veri 
e  distinti.  I  quali  colpi  riuscivangli  ancor  piii  dolorosi  in 
quanto  cbe  partivano  da  clii  era  stato  da  lui  grandemente 
beneficato.  Ond'  e  cbe  richiesto  avendo  in  fine  ed  ottenuto 
di  dimettersi  da  ogni  pubblica  carica ,  conservati  tutti  gli 
onori  e  gli  stipend] ,  riparo  in  seno  alia  patria ,  cbe  sgra- 
ziatamente  solo  per  poco  tempo  Palbergoi  poicbe  temendo 
il  cav.  Brambilla  de' sovrastanti  politici  cambiamenti,  la- 
sciata    Pavia   per    avviarsi    ancora  in  Germania,    mori    in 


PARTE    ITALIANA.  lOJ 

viacgio  a  Padova  per  infiammazlone  di  vescica  passnta  ra- 
piilaiiieate  ia  gangrena. 

Sordo  il  cav.  Branibilla  alle  voci  delPadulazione  e  del- 
r  interesse  ,  noii  mai  si  dilungo  dalle  massirne  di  probita 
e  di  giustizia.  D'animo  atto  a  concepire  grandi  ed  utili 
cose,  sapeva  ancora  ben  condnrle  a  coinpimento,  fermo  su- 
perando  ogni  ostacolo.  Quasi  a  sollievo  di  piii  gravi  pen- 
sieri  e  cure  amava  altresi  le  arti  belle,  la  pittura,  e  il  di- 
seono  ill  ispecie  in  cui  sovente  veniva  qual  maestro  con- 
sultato.  Tale  in  breve  fu  colui  che  per  reali  meriti  coUa 
scienza  cliirurgica  e  coU' umanita  giunse  agli  onori  di  proto- 
chirurgo,  di  presldente  di  tutte  le  cose  niediche  e  cliirur- 
giche  in  un  vasto  iuipero,  che  s'ebbe  la  conlidenza  de'Ce- 
sari ,  e  titoli  di  nobilta  e  feudi,  e  del  quale  il  ch.  pro- 
fessor Rigoni  piglio  con  savio  avviso  a  niagnificarne  le  bea 
dovute  lodi  toccandogli  sua  volta  a  solenneuiente  iuaugurare 
gli   studj. 


Elogl  (t  illiistri  Italiani  —    Venezia ,    1829,   dalla  ti- 

pografia  di  Alvisopoli. 
La  vita  di  Carlo  Zeuo.  Idem.   Idem. 

Sono  questi  clie  anaunciamo  due  nuovi  volumi  aggiunti 
dal  ch.  Gamba  alia  sua  raccolta  dl  Operette  d' istruzione  c 
piacere.  A  far  conoscere  V  intendimento  di  lui  nella  scelta 
degli  elogi  ne  trascrivianio  le  ultime  parole  della  prefa- 
zlone  :  «  II  medico  Cocchi  loda  qui  il  botauico  Micheli ; 
»  il  monaco  Buonafede  loda  il  monaco  Galiano ;  i  poeti 
y>  Cerretti  e  Salandri  lodano  i  poeti  Cassiani  e  Frugoni; 
"  lo  scienziato  Palcani  loda  lo  scienziato  Lorgna  i  ed  il 
"  filologo  Pindemonte  loda  il  filologo  Torelli.  E  riserbato 
"  al  solo  Paradisi  prosatore  e  poeta  il  colorirci  niirabil- 
»  mente  le  geste  del  guerrlero  INlontecuccoli.  "  Rispetto 
poi  alia  vita  di  Carlo  Zeno  essa  fu  scritta  in  latino  lo- 
datissimo  dal  Muratori ,  da  Jacopo  Zeno  suo  nipote  ;  e  la 
tradusse  in  italiano,  non  lodc\  olissimo,  Francesco  Quirini 
nel  secolo  XVI.  II  nuovo  editore  riniodeniaiuione  V  07-togra- 
fia  voile  regolarne  eziandio  qutdcke  frase,  e  fece  opera  ne 
cessaria  e  da  sapergliene  grado. 


I06  APPENDICE 

Nuovo  Galateo  dl  Melchiorre  GlojA  iin  nUra  volta 
purgato  ed  accresciuto  dl  varj  pensierl  sopra  la 
civiltd  ,  la  pratica  del  mondp  ed  altri  pwiti  corrc- 
lativi  ad  uso  dclla  gioventu. —  Milano ,  i83o,  da 
Placido  Maria  Visaj. 

II  Galateo  del  Gioja  dovrebb'  essere  scritto  in  lingua 
piu  corretta  e  piii  pora  :  quello  del  Casa  in  fatto  di  lin- 
gua ( non  dicianio  di  stile)  sara  sempre  tenuto  in  gran 
pregio,  nia  quanto  piu  invecchia  si  dira  sempre  piii  che 
dovrebb' essere  scritto  con  maggior  dose  di  filosolia.  L' uno 
e  1'  altro  pero  fauno  ritratto  del  tempi  e  degli  autori.  II 
libro  del  Gioja  insegnando  la  pulitezza  ,  la  civilta ,  le  ma- 
niere  urbane  e  gentili,  dilFonde  per  tutto  una  copiosa  e 
piacevole  erudizione  alia  quale  s'  innestano  sempre  alcune 
idee  di  un  ordine  superiore  a  quelle  die  sono  oggetto  del 
libro  stesso.  A  leggere  quel  volume  accade  come  nei  vlaggi, 
che  d'  ordinario  si  fanno  per  vlsitare  un  qualclie  luogo 
determinato ,  e  lungo  la  via  ne  vedi  molti  altri;  e  per 
una  cltta  che  ti  eri  proposto  di  conoscere  ne  conosci  ben 
cento.  Pero  potrebbe  darsi  die  qualcuno  glunto  al  termine 
del  volume  trovasse  di  aver  fatto  poco  profitto  in  quello 
che  si  prometteva  da  un  Galateo  ;  ma  s'  egli  avra  prestata 
una  mediocre  attenzione  al  suo  libro ,  si  trovera  iniziato 
in  quelle  discipline  die  sono  utili  sopra  tutte  al  benessere 
dell'  uomo  e  della  societa.  Per  questo  il  Galateo  del  Gioja 
ebbe  in  pochi  anni  molte  edizioni ,  e  pareccliie  migliaja 
di  esemplari  trovaron  prontissimo  spaccio.  E  il  Gioja  che 
ben  conosceva  il  motivo  di  tanta  fortuna,  ed  era  desidero- 
sissimo  di  rendere  popolari  quegli  studj  ne'  quail  egli  era 
si  dotto ,  allargava  sempre  la  sua  tela  e  V  arricchiva  sem- 
pre di  nuove  aggiunte.  Ma  si  dimentico  qualche  volta  che 
il  suo  libro  era  destinato  alia  gioventu;  e  quindi  fu  co- 
nosciuto  assai  presto  che  alcune  di  quelle  aggiunte  per 
varie  ragloni  si  dovevano  aljbandonare ,  a  volere  che  non 
andasse  perduto  lo  scopo  del  libro,  e  per  fuggire  anzi  che 
in  alcune  sue  parti  non  rlusclsse  a  fine  troppo  diverso. 
Con  questo  intendimento  il  Visaj  ha  fatta  la  ristampa  che 
annunziamo,  commettendo  a  persona  abllissima  l' incarlco 
di  togliere  il  soverchio  dall'  ultima  edizione.  Cosi  in  questo 
volume  abblamo  il  Galateo  del  Gioja ,  quale  puo  deslde- 
rarlo  ogni  biton  padre  a'  suoi  figli.   Quivi  tutto  ha  I'autorita 


P\nTE    1T.\LIANA.  IO7 

di  quel  grande  ingegno,  perclie  T  cditore  non  ha  ina'i  so- 
stitiiita  uii"'  idea  ])iopria  a  quelle  di  lui.  In  luogo  poi  delle 
necessaiie  omissioni  si  voile  arriccliire  il  volnme  di  uaAp- 
pcndicc  conicnentc  varj  pensiert  sopra  la  civilta,  la  pratica 
del  niondo  ed  altri  punti  correlativi.  Questi  pensieri  tolti  dal 
Trublet,  dal  la  Bruyere  e  dal  piccolo  la  Bruyere,  sono 
scelti   e  tradotti  lodevoUuente. 


S  C  I  E  N  Z  E. 


Edizione  complcta  di  tutte  le  opcre  di  San  Francesco 
di  Sales.  —  Brescia,  1829,  tipografia  Pasini  nel 
pio  isdtnto  di  S.  Barnrdni ,  in  \6.^  L' edizione  c 
distribuita  in  i  a.  volunii :  ne  sono  puhblicad  5. 

II  merito  delle  opere  del  santo  Vescovo  di  GInevra  e 
cosi  generalmente  conosciuto  clie  torna  inutile  il  parlarne 
air  occasione  di  una  nuova  ristampa.  Abbiasi  piuttosto  la 
debita  lode  T  editore  bresciano  che  le  riproduce  ,  e  man- 
tiene  cosi  difluso  il  lienefico  influsso  clie  deriva  alle  anime 
huone  da  quegli  scrittori  privilegiati  che  la  Provvldenza 
suscita  soltanto  ad  intervallo  di  secoli  al  niiglior  bene  della 
cristianita.  E  forse  Teditore  avreljbe  giovato  meglio  alFin- 
tenlo ,  se  nella  ristampa  di  queste  opere  avesse  tentato 
alcune  correzioni  nello  stile  del  Salesiano ,  onde  adattarlo 
al  gusto  del  secolo  nostro  ed  alia  varia  condizisne  dei 
lettori  di  libri  divoti.  Colpa  de'  tempi  in  citi  scriveva  il 
santo  Autore ,  trascorse  egli  di  spesso  in  ardite  metafore 
e  ridicoli  traslati ,  trasse  similitudini  da  fisiche  nozioni 
corrette  da  i>osteriori  scoperte,  uso  applicazioni  di  fatti 
rifiutati  dal  giudizio  d'  una  critica  piii  maturata ;  mende 
tutte  che  sogliono  pur  dispiacere  a  qualche  pio  lettore, 
per  quanto  non  cerchi  egli  il  bello  nel  suo  religioso  trat- 
tenimento.  Questa  correzione  fu  gia  praticata  dal  P.  Bri- 
gnon  nella  Filotea  del  Sales  non  ha  gran  tempo  da  lui 
riprodotta ,  e  se  abbia  egli  prestato  un'  opera  utile  ed  op- 
portuna ,  lo  puo  rilevare  uu  facile  confronto  di  quella  sua 
purgata  edizione  tanto  coll' originate  francese ,  quanto  colic 
varie   italianc   versioni. 


Ic8  Atl'ENDlCfe 

Educazionc  cristiana ,  ossia  Catcckismo  univci'sate.  -" 
Venezia,  1821  al  i82>o,  per  Antonio  Curd,  tip.  Bra- 
golin.  Pubhlicati   "3   voliimi. 

Fu  gia  delto,  e  con  verith  ,  che  questo  e  il  secolo  dei 
compendj  e  delle  raccolte.  Ogni  raiiio  letterario  e  scienti- 
fico  e  pressoclie  tutto  1"  uiiiano  sapere  e  stato  ai  di  nostri 
ridotto  in  corpi  uniti  o  compendiati,  e  se  mancava  ai 
sacri  studj  una  Biblioteca  Catechistica  ecco  supplito  anche! 
a  tale  difetto.  La  repubblica  letteraria  ha  ella  mai  con  cio 
gundagnato?  Qiianto  gli  studj  possono  aver  acquistato  di 
facilita,  non  avrebbero  forse  altrettanto  perduto  in  pro- 
fondita  ed  estensione  ?  L'ingegno  mediocre  che  e  facile  ad 
accontentarsi ,  il  genio  giovanile  che  e  intollerante  di  lunga 
fatica,  foraiti  di  questo  genere  di  snssidlo,  saranno  mai 
animati  a  spingere  piii  oltre  gli  sforzi  loro  ?  II  sig.  Baillet 
nel  suo  Jugem.  des  Savans  parlando  dei  compendj  letterarj 
e  scientifici  non  dubito  di  chiamarii  un  des  premiers  fruits 
de  I'ignorance  et  de  la  faineantise ,  oil  la  barbaric  a  fait 
tomher  les  siecles  qui  ont  suivi  la  decadence  de  I'empire. 

Tali  riflessioni  ci  cadevano  in  pensiero  nel  vedere  questo 
Catechismo  unii'ersale ,  e  se  crediamo  ch'  esse  gli  si  possano 
applicare  in  generale ,  non  intcndiamo  pero  di  detrarre  al 
suo  merito  rispettivo.  Le  dottrine  vi  sono  trattate  con  sani 
principj ,  le  singole  materie  hanno  un  snfticiente  svilnppo, 
Tordine  e  successivo  e  spontaneo  ,  T  esposizione  e  chiara, 
semplice,  plana;  la  lingua,  se  non  sempre ,  e  generalmente 
corretta.  Soltanto  il  metodo  seguito  dalT  editore  non  sem- 
braci  immune  da  qualche  censura.  Le  materie  distribuite 
in  tante  istruzioni  ci  vengono  da  prima  presentate  in  via 
di  dialogo,  poscia  le  stesse  ci  sono  proposte  in  un  discorso 
continuato,  e  le  stesse  in  fine  d' ogni  volume  ci  si  ripro- 
ducono  in  un  altro  dialogo  piii  compendtoso.  Questa  tripli- 
cata  ripetizione  non  e  dessa  soverchia?  II  secondo  dialogo, 
che  epiloga  il  catechismo  pei  giovanetti ,  dovea  estendersi 
anche  a  quegli  altri  argomenti ,  alia  rapina ,  peresempio, 
alia  frode ,  alFusura,  che  sono  oltre  T  istrnzione  a  quella 
eta  opportuna  ?  Saremmo  quasi  tentati  a  credere  che  que- 
sto metodo  abbia  servito  a  nulla  piii  che  a  moltiplicare  i 
volumi,  e  ad  efFettuare  1' improprio  disegno  di  un  esteso 
compendia ,  propostosi  dall'  editore  nella  sua  prefazione. 


PARTE    ITALIANS.  lOQ 

//  libio  sacro  dl  Tohia ,  giusta  la  vci'sioJie  del  cJda- 
jisstmo  P.  Alfonso  Nicolai,  con  prcfdzioue  e  note. — 
Ediz'ione  a  profitto  c  di  proprictd  dclla  Sciiola  del 
Sordo-nintl  dl  Cremona.  —  Cremona,  i83o,  tipo- 
grafia  ]\Ianiui ,  in  8.'',  di  pag.  j3i.  Prczzo  austr. 
lir.    1.   yS. 

Aureo  liliretto,  in  cui  ravvislaino  nno  tie' piu  liei  doni 
die  i  geuUori  fare  possaiio  a'  lor  riglinoli.  Nella  prefazioiie 
si  accennaao  i  pregi  del  libro  di  Tol)ia ,  e  si  danno  ia- 
toriio  ad  esso  alcune  notizie  critiche  ed  erudite.  La  storia 
del  popolo  Eljreo  dalla  divisione  ne'due  regiii  di  Giuda  e 
d' Israele  sino  a' tempi  di  Tohia  vi  e  pure  succintamente 
espressa  quasi  in  un  quadro.  Le  note  sono  brevi ,  chiare 
ed  atte  ad  illustrare  il  testo,  ond'  esso  venga  e  ben  inteso 
e  convenevolmente  gnstato.  Elle  furono  tratte  dalle  opere 
de' piii  iliustri  interpreti;  specialmente  poi  dalle  disserta- 
zioni  del  Nicolai ,  uno  de'  piii  celebri  esegeti. 

II  libro  di  Toliia  fu  sempre  teuuto  in  gran  pregio  nella 
Cliiesa.  Gli  anticlii  cristiani  erano  soliti  ornare  j  vetri 
sacri  or  col  fatto  di  Tobia  il  giovane ,  or  con  quello  del 
veccliio  Tobia.  Questi  vetri,  de' quali  sussistono  alcuni 
frammenti,  erano  giusta  1' opinione  degli  antiquarj  ,  tazze 
o  biccliieri,  di  cui  usavasi  in  occasione  di  nozze ,  presen- 
tandoci  Tobia  il  giovane  il  piii  bell' eseinplare  della  bene- 
dizione  e  santita  del  niatrimonio.  E  tra'  nioderni ,  cosi  do- 
nianda  opportunamente  il  dotto  IMunstero  :  t<  In  qual  libro 
"  biblico  delPantico  Testamento  ritroverai  tu  esortazioni 
>/  si  eflicacl  alle  opere  di  pieta  clie  abbiano  congiunti 
»  esempli  tanto  splendidi,  siccome  in  questo?  Dove  mai 
"  ti  sara  fatto  di  riscontrare  ammaestranienti  si  paterni , 
»  sinceri,  degni  d' ogni  approvazione  intorno  al  modo , 
"  col  quale  comportar  ti  devi  inverse  Dio ,  inverso  i  ge- 
»  nitori,  inverso  i  poveri  specialmente  a  noi  congiunti  di 
»  fede,  colla  inoglie,  in  fine  coi  mortali  tutti  e  cogli  stessi 
»  defunti ,  siccome  in  Tobia?  »  Ottimo  poi  fu  il  divisa- 
mento  dell'editore,  quello  cioe  di  mettore  questo  libro  a 
proiitto  de!Ia  scuola  de!  Sordo-niuti  di  Cremona  •,  esempio 
clie  noi  brameremuio  imltato  anche  in  altri  istituti  di  puh' 
hlica  o  di  privata  beoeficenza. 


no  ArPKNDICE 

Vans^eli  festhi ,  ginsta  il  rito  romano  ,  cogll  argomenti 
c  con  alciiue  breii  illustjazioni.  —  Milano ,  1829, 
prcsso  Clacoino  Agnelli,  in  8.°,  di  pag.  lyS,  ollre 
5  d  indice. 

Quest' edizione  non  e  altrimenti  una  delle  moltissime 
ristanipe  clie  a'  di  nostri  vaano  facendosi  di  siniil  genere 
di  libri.  Esso  e  lavoro  di  uii  ottimo  ecclesiastico  ,  in  cui 
la  dottrina  e  la  sacra  erudizione  vanno  del  pari  coUo  zelo 
e  collo  studio  di  giovare  il  suo  prossimo,  qualunque  siasl 
la  classe  cui  tjuesti  appartenga.  Ed  appnnto  a  tale  sapien- 
tissimo  scopo  tende  il  libro  che  di  lui  ora  annunziamo. 
Negli'  argomenti  si  viene  con  chiarezza  e  precisione  espo- 
nendo  la  dottrina  trainandataci  dall'ecclesiastica  tradizione. 
L'  autore  poi  giovandosi  delle  cosi  dette  arinonie ,  sull'  esem- 
pio  degli  antichissimi  Padri  ( uso  specialmente  racconian- 
dato  da  Euseblo),  lia  posto  ogni  cura  nel  concordare  le 
varie  narrazioni  degli  Evangelisti ,  perche  i  lettori  aver 
potessero  una  fedele  ed  esatta  Istoria  dei  detti  e  del  fatti 
di  Gesix  Cristo  ,  talvoUa  raccontati  troppo  succintamente 
dair  uuo  o  dair  altro  degli  Evangelisti.  Le  note  sono  bre- 
vissime,  quali  cioe  bastano  a  far  comprendere  la  forza  del 
teste.  Laonde  questo  libro  da  se  stesso  sufficlentemente  si 
raccoraanda  ad  ogni  buon  fedele. 


Fasti  dclla  Metropoli  e  del  Metropolita  di  Milano , 
descritti  da  Giovanni  Villa,  Dottore  della  Biblio- 
tcca  ambrosiana.  —  Milano,  i83o,  coi  dpi  di  Gio- 
vanni Pirotia,  in  8.°  di  pag.  280.  Prezzo  lir.  3  austr. 

Le  cose  risguardanti  la  critica,  la  storia  e  1' erudizione 
il  pill  delle  volte  giaciono  sparse  in  una  polverosa  farragine 
cH  grossi  volumi ,  dai  quali  rifuggono  i  piii  de"  lettori ,  seb- 
bene  comunissima  sia  fra  gli  uomini  la  curiosita  di  prea- 
dere  esatta  notlzia  di  tanti  oggetti  che  formano  argoraento 
di  quistione  ben  anco  nelle  famigliari  conversazioni.  Noi 
percio  reputiamo  della  letteraria  repubblica  benemeritissimi 
coloro  che  attendono  od  a  pubblicare  scritti  antichi  ed  ine- 
diti ,  od  a  raccogliere  cio  che  su  di  una  data  materia  tro- 
vasi  di  piu  importante  in  que'  libri  ch'  essere  non  pos- 
sono  si  agevolmente  nelle  mani  di  chicchessia ,  per  tal  modo 
de'  lore  studj  facendo   direm    quasi    un   aiimento   ad    ogni 


PARTE    ITALIAJ^l.  I  11 

paliito  convenevole.  Perciocclie  /<  i  libii  reccnti  se  nulla  di 
buono  contengoiio,  sogliono  prenderlo  dagli  anticlii ,  sic- 
come  opportunamente  avvertiva  il  ponteflce  Alessandro  VII. 
appunto  delle  opere  d'erudizioae  parlando.  "  Bello  e  quindi 
il  vedere  un  Dottore  deli' Amhrosiaiio  Collegio ,  spinto  da 
nobile  zelo  di  esporre  le  glorie  della  Chiesa  IMilanese,  e 
di  secondare  gli  ottiini  suggeriinenti  dell'  insigne  fondatore 
della  Biblioteca  Aiubrosiana,  raccogliere  col  primo  suo  la- 
voro  tutto  cio  che  atto  fosse  a  promovere  al  piu  alto  grade 
la  rinonianza  della  Metropoli  e  del  Rletropolita  di  Milano, 
e  r  opera  sua  consecrare  all' eminentissimo  porporato  die 
ora  si  degnamente  siede  sulla  cattedra  di  Ainljrogio  e  di 
Carlo.  Gli  si  dee  dunque  perdonare  se  trasportato  talvolta 
da  una  specie  di  entusiasmo  d'  ingrandlre  in  qualunque 
modo  e  conferinare  con  tuui  i  possibili  argomeuti  V  as- 
suntosi  impegno,  studiossi  d' impinguare  le  sue  dimostra- 
zioni  anche  a  fronte  della  critica  piu  rigorosa ,  bencbe  alle 
regole  di  questa  per  lo  piu  siasi  egli  attenuto. 

Un  tutto  fece  egli  della  Wetropoli  e  del  Metropolita ,  e 
1'  opera  sua  divise  regolarmente  in  tre  parti ,  cercando  nella 
prima  a  quale  epoca  a  un  dipresso  rimontl  1' istituzione 
della  milanese  I\Ietropoli ;  nella  seconda  quali  e  quante 
ne'  diversi  tempi  fossero  le  cbiese  ad  essa  suflraganee  j  nella 
terza  quali  fossero  i  privilegi  e  i  lustri  delta  Metropoli  e 
del  IMetropolita  nell'  ordine  spirituale  e  nel  civile. 

Trattasi  dunque  nella  prima  parte  dell' antichita  di  quel- 
la  istituzione,  e  molte  prove  di  fatto  si  adducono  in  con- 
ferma  dell'  antichita  medesima.  Premesse  alcune  generali 
notizie  sulla  gerarchia  metropolitica  ,  si  parla  del  titolo  di 
Arcivescovo  che  piu  presto  o  piii  tardi  si  adotto  nelle  me- 
tropoli. 11  primo  csempio  di  questo  titolo  in  Milano  tro- 
vasi  in  Tomaso  nomlnato  Arcivescovo  Milanese  in  una  per- 
gamena  dell' anno  777;  falsi  o  per  lo  meno  sospetti  ripu- 
tandosi  i  documenti,  nei  quali  quel  titolo  vedesi  applicato 
a'  Vescovi  anteriori.  L'  origine  pero  di  questa  metropoli  sa- 
viamente  dall'autore  si  assegna,  non  gia  a' tempi  di  S.Bar- 
naba,  benche  forse  la  chiesa  nostra  fosse  una  delle  prime 
ad  essere  insignita  del  diritto  metropolitico ,  ma  bensi  alle 
disposizioni  politiche  dell'  Italia  del  IV  secolo ,  e  quindi 
a'  tempi  del  nostro  grande  5.  Ambrogio.  Le  prove  di  fatto 
che  si  adducono  in  conferraa  dell' antichita  di  ijuesta  me- 
tropoli ,  ci  sembrano  assai  ben  fondate  e  della  piu  squisita 


112  APPENDICE 

erudizione  corrcilate.  Qulmli  noa  si  ammette  coll'  Ughelli 
che  5.  Ainbro^io  fosse  il  primo  metropolita  Milaaese  ,  giac- 
che  per  confessione  dello  stesso  scrittore  prima  di  S.  Ai7i~ 
brooio  varie  chiese  si  aaminziaiio  gia  come  siifFragaaee  della 
Milanese. 

Versa  la  parte  secoada  snlP  estensione  della  Milanese  me- 
tropoli,  e  in  questa  come  suffraganee  si  accennano  le  chie- 
se di  Ravenna,  d'Aquileja,  di  Vercelli,  di  Pavia,  di  Ge- 
neva, di  Bologna  5  di  Torino,  di  Ferrara ,  di  Como ,  di 
Aosta  e  di  Coira ,  di  Piacenza,  Bersello  e  Parma,  di  Mo- 
dena  e  Reggio,  di  Bergamo  e  di  Brescia ,  di  Novara  ,  Cre- 
mona e  Lodi,  di  Verona  e  Mantova ,  di  Albenga  ,  Asti, 
Ivrea  e  Imola ,  di  Tortona,  Savona ,  Alba,  Acqui  e  Ven- 
timif'lia,  di  Bobbio,  Alessandria,  Mondovi,  Casale  S.  Evasio, 
Vi-^evano  e  Crema,  di  Trento  e  Luni ,  e  per  fino  di  Sirmio. 
Altre  ancora  neirantica  Qeografia  iacra  se  ne  annoverano , 
poste  neir  Emilia,  nella  Flaminia ,  nel  Piceno  e  nella  Ve- 
ueziaj  e  da  una  lettera  di  S.  Ainbrogio  si  raccoglie  clie  ad 
esso  soggette  erano  non  solo  le  chiese  della  Liguria ,  del- 
r  Emilia  e  della  Venezia ,  ma  quelle  ancora  di  tutte  1'  altre 
provincie  adjacenti,  dal  che  si  trae  principale  argomento 
a  credere  die  anche  Ravenna  confinante  colP Emilia  fosse 
tra  le  chiese  suffraganee  di  Milano.  Quanto  alia  chiesa  di 
Aquileja  ,  si  dice  non  esservi  alcun  fdUO  positivo  e  certo  , 
con  che  provare  I' antica  dipendenza  di  quella  chiesa  dalla 
nostra  ;  e  si  soggiungono  varie  osservazioni  per  cui  si  rende 
probabile  quella  dipendenza.  Se  non  sembrasse  troppo  ar- 
dimento,  vorremmo  qui  introdurre  un  pensiero  tutto  nostro, 
ed  e  che  delPantica  connessione  ,  e  quindi  certamente  della 
dipendenza  del  patriarcato  d'  Aquileja  dalla  nostra  nietro- 
poli  potrebbe  forse  formare  argomento  il  vedere  nella  mila- 
nese  diocesi  incastrata  a  cosi  dire  la  parrocchia  di  Varenna 
sul  Lario,  che  probabilmeate  da  quel  patriarcato  dipendeva, 
e  che  formo  poscia  parte  della  diocesi  di  Udine,  il  cui 
vescovo  succcduto  era  nella  dignita  e  ne'  diritti  dell'  antico 
patriarca  Aquilejese  ^  finche  sotto  di  Benedetto  XIV  abolita 
la  sede  patriarcale  di  Udine ,  fu  essa  parrocchia  definiti- 
vamente  aggregata  alia  diocesi  di  Milano ,  sebbeae  conservi 
tuttora  il  rito  romano. 

Non  parleremo  delle  chiese  di  Vercelli ,  di  Como ,  di 
Bergamo,  di  Novara,  Cremona  e  Lodi,  ne  di  molt' al- 
tre clie  fjuasi  lino    a'  di  nostri  soggette    furouo    al    diritto 


P\RTE   ITALIANA.  I  i3 

metropolitico  della  chicsa  mlbnese.  Notercmo  soltanto  clie 
I'autore  con  lunga  ed  erudita  discussione  fa  vcdere  clie 
dalla  istitiizione  del  Metropoliti  lino  al  VI  secolo  la  cliiesa 
ticinese  in  in  tntta  i'  esteiisione  del  terinine  suiliaganea 
della  milanese ;  die  nel  secolo  VI  dopo  remigi-azione  dei 
Vescovi  milancsi  a  Genova,  i  Vescovi  di  Pavia  si  sottras- 
sero  da  cjuella  dependenza  in  via  di  fatto  col  farsi  ordi- 
nare  dalla  Santa  Sede ;  die  nel  principio  deirottavo  se- 
colo si  sciolsero  essi  legalmente  daif  obl)ligo  della  lore 
consecrazione  per  parte  del  milanese  Metropolita ,  senza 
pero  cessare  d' essergli  sufTrnganei  in  altre  parti,  le  quali 
dair  autore  pretendonsi  sufficicnti  a  costituire  I'  esscnza  del 
metropolitico  diritto  ^  die  que' Vescovi  si  svincolarono  inte- 
ramente  da  quella  dependenza  nel  1743  per  bolla  di  Be- 
nedetto XIV,  passando  ad  essere  suffraganei  di  Roma  come 
Arcivescovi  di  Amasia  •,  e  die  finalmente  nel  1819,  o  piut- 
tosto  nel  1 82 1,  la  sede  pavese,  staccata  dalla  amasiense , 
fece  ritorno  alia  primitiva  totale  dependenza  dalla  nostra. 
Tanto  piu  rendevasi  necessaria  questa  discussione,  quanto 
die  varj  punti  di  fatto  e  varj  documenti  erano  stati  re- 
centemente  contrastati  per  parte  di  alcuni  scriitori  pavesi. 
Con  tre  prove  di  fatto  si  giustifica  pure  la  suggezlone 
della  chiesa  di  Genova  a  quella  di  Milano.  Quanto  poi  alia 
chiesa  di  Bologna,  si  adduce  il  fatto  di  S.  Ainbrogio,  die 
velo  in  Bologna  le  sacre  vergini ,  vi  ricerco  i  corpi  dei 
SS.  I\Iartiri  Vitale ,  e  Agricola ,  una  chiesa  vi ''onsacro  sotto 
la  loro  invocazione  e  feces!  pure  a  quivi  propagare  i  rlti 
ambrosiani.  Due  altri  fatti  posteriori  provano  parimente  die 
5.  Massimo  Vescovo  di  Torino,  fosse  suffraganeo  della  no- 
stra Metropoli.  Non  altrimenti  dimostrasi  la  suggezione  della 
chiesa  di  Ferrara  alia  milanese,  attestando  lo  stesso  «S.  Am- 
brogio ,  che  tutta  a  lui  soggiaceva  I'antica  Emilia:  aggiugnesi 
r  idcntita  di  tal  sede  con  quella  di  Vicovenza  cola  trasfe- 
rita ,  oltre  la  testimonianza  di  altri  documenti  comedie  di 
data  assai  posteriori.  Se  Como  videsi  per  qualdie  tempo 
sotto  la  giurisdizione  di  Aquileja ,  si  mostra  tuitavia  die 
quella  cliiesa  dalla  sua  fondazione  fin  verso  il  principio 
del  VII  secolo  ebbe  a  metropoli  IMilano ;  che  dopo  quel 
tempo  fu  suirraganea  ora  d""  Aquileja,  ora  di  Milano;  die 
per  breve  tempo  passata  sotto  Gorizia,  dal  1789  in  avanti 
ripiglio  la  primitiva  metropoli  di  IMilano,  alia  quale  tuttora 
soggiace.  La  suggezione  della  cliiesa  d'  Aosta  alia  milanese 

JJcOL  lud.  T.  LVIII.  8 


Il4  ArrENDICE 

si  dlmostra  con  varj  docunicnti,  e  con  eguali  pi-ove  si  di- 
niostra  pure  qnella  della  cliiesa  di  Coii-a ,  benche  questa 
passasse   poscia  sotto  la  metropoU  niogontina. 

Con  egnali  argomenti  si  prova  T  antica  dependenza  delle 
cliiese  di  Piacenza ,  Bersello  e  Parma,  come  qnella  pure 
delle  chiese  di  Modena  e  Reggio ,  dalla  nostra  nietropoli. 
Riguardo  a  Bergamo,  cltasi  il  terzo  de'  suoi  Vescovi  con- 
sacrato  da  Sant'Ainbrogio.  Quanto  a  Brescia,  citansi  un  Ve- 
scovo  Ottatiano  o  Ottavio  sottoscritto  ad  una  lettera  sino- 
dale  dell' anno  461  diretta  a  S.  Leone,  e  I'approvazione 
data  dal  nostro  Arcivescovo  Angilberio  II  alio  stabillmento 
del  monastero  bresciano  de'  Santi  Faustino  e  Giovlta.  Ne 
nianca  la  menzione  di  Vescovi  bergamasclii  e  bresciani , 
die  nel  spcolo  XIII  e  nei  successiyi  assistettero  in  Milano 
a  pill  sinodi  provinciali. 

L'  appellazione  portata  a  S.  Ainbrogio  dal  giudizio  di 
Siagrio  Vescovo  di  Verona  ,  clie  condannata  aveva  la  ver- 
gine  Indicia ,  e  1'  assoUizione  di  quella  vergine  pronunciata 
da  5.  Ambrogio  inedeslmo  in  vm  concilio ,  giovano  a  pro- 
vare  1'  antica  dependenza  della  chiesa  Veronese.  Piu  tardi 
ebbe  principio  quella  della  cbiesa  mantovana,  die  stabi- 
llta  soltanto  nel  IX  secolo ,  fu  assoggettata  ad  AquIIeja ; 
di  la  passo  sotto  Roma  e  sotto  Ferrara,  e  quindi  sotto 
Milano  noil  prima  deU'anno  18 19.  Per  la  suggezione  d'Imola 
alia  nostra  metropoli,  non  milita  fuordie  una  lettera  di 
S.  Ainbrogio  a  certo  Costanzo,  Vescovo  di  una  sede  innomi- 
nata,  nella  quale  gli  si  racconianda  di  vlsitare  tratto  tratto 
la  cliiesa  posta  al  foro  di  Cornelio  (cioe  ad  Iniola),  fin- 
che  non  sia  di  Vescovo  provveduta.  Maggiori  dubbj  po- 
trebbero  suscitarsi  iiitorno  alle  chiese  di  Trento,  di  Luni 
e  di  Sirmio.  E  quanto  a  Trento  ,  si  limita  1'  autore  a  mo- 
strare  assai  verisiniile ,  die  quella  chiesa  in  una  parte  del 
IV  e  in  altra  del  V  secolo  a  noi  appartenesse.  Riguardo  a 
Luni ,  trovasl  una  lettera  di  S.  Gregorio  Blagno  nella  quale 
a  Costanzo  Vescovo,  e  probabilmente  inetropolita  di  Mi- 
lano, si  racconianda  che  cooperi  con  Venanzio  a-  riordi- 
nare  la  discipHna  di  una  chiesa,  di  cui  era  Vescovo  lo 
stesso  Venanzio.  Ma  non  e  chiaro  se  quel  Venanzio  fosse 
Vescovo  di  Luni ,  oppure  di  Lodi ,  giacche  nella  lettera 
siiddetta  diconsi  giunte  al  Papa  relazioni  o  ricorsi  de  Lau- 
dentium  partibus ,  che  alcuni  pero  leggere  vot-rebbero  Lu- 
nensium.  Questa  Iczione  accreditat:i  dalla  testimonianza  dei 


rAKTE    ITALIANA.  I  i5 

Maurini,  prende  vigore  tlalla  notizia  clie  la  provincia   ml- 
lanese  stendevasi   negli  antichi  tempi  liingo    le    coste    iiia- 
rittijiie  del   Genovesato,  e  stendersi  poteva  faciluieiite  fiiio 
air  attigua  Lnni.   Ua  Sevcro  Vescovo  di  Luni    vedesi    pure 
sottosciitto  imniediatamente  dopo  ua  snfTraganeo  di  Milano, 
cioe  il  Vescovo  di  Ventimiglia.   Riguai-do  poi  alia  cliiesa  di 
Sirmlo,  cltta  primaria  deli' lUirio  occidentale,  e  la  piii  Ion- 
tana  di  quante  mai  ebbero  Milano  a  metropoli ,    citansi  il 
Baronio ,  V  Ughelli,  il  Castiglioni  ed  altri  i  quali  sono  d'  av- 
viso  die  nel  IV  secolo  lino  a  Sirniio  si  stendesse  la    pro- 
vincia milanese,  in  tale  opinione   condotti  dall'autorita    di 
PaoUno  contemporaneo  e  biografo  di  5,  Ambrogio ,    die  lo 
fa  viaggiai-e  a  Siinuio  per  ordinarvi  un  Vescovo  cattojico, 
nominate  Anemio.  Dubbio  e  tuttavia,  come  imparzialmente 
riconosce  Tantore,  se   il  Vescovo  di  Sirmio  non  fosse  gia 
metropolita,   allorche  di  Milano  eralo  S.  Ambrogio.  Con  egua- 
le  sincerita   egli   tace   intorno  alP  antica  dependenza  di  altre 
chiese  dalla   nostra  metropoli  ,   come  di  Briniano ,    ora    di- 
strutta  ,  di  S.  Giovanni  di  Blaurienne  ,  di  Sion,  di  Arezzo 
e  di  Firenze ,    benclie  da  alcuni  gravi    scrittori    al    nostro 
metropolita  credansi  quelle  chiese   per  qualclie    tempo    as- 
soggettatc.   Si  chiude  questa  seconda  parte  ,  die    e    la  pin 
ampia  di  tutta  T  opera ,  con  un  quadro    cronologico    della 
estensione  della  Metropoli  di  Blilano. 

Trattasi  nella  parte  terza  della  dignlta  del  Metropolita 
milanese,  die  si  fa  consistere  nella  preminenza  sopra  di 
altri  Metropoliti  d' Italia,  nell' antichita  e  nel  pcivilegio  del 
pallio  e  della  croce ,  nel  privilegio  di  capo  del  rito  am- 
brosiano,  in  qucllo  di  coronare  i  Re  d' Italia,  come  pure 
di  prcscntare  al  Papa  i  Ee  die  coronare  dovevansi  Impe- 
ratori  in  Roma,  nella  dovizia  di  Cardinali  e  di  Vescovi 
santi  die  trovansi  nella  serie  de' nostri  IMetropoliti ,  nolle 
loro  riccliezze  ( die  noi  coll'  autore  non  vorremnio  appel- 
lare  sterininate,  sembrandoci  questo  epiteto  ripugnante  alia 
cristiana  modestia ,  e  non  applicabile  alle  circostanze  dei 
nostri  tempi),  e  nella  grande  loro  potenza  nel  civile.  L' au- 
tore lia  in  questa  parte  certamente  raccolto  tutto  cio  die 
accuiuulare  potevasi  ond'  ingrandire  la  dignita  del  nostro 
IMetropolita. 

Clie  se  rimanere  ci  potesse  qualdie  dubbio  sul  merito 
di  quest' opera ,  csso  cader  non  potrebbe  die  sull' am- 
piczza  dcUe  asserzioni  delT  autore  e  degli  ouori  ch'egli  al 


Il6  APPENDICE 

Metropollta  aggluiUca;  alcunl  de'' quali  jier  avventura  non  si 
appoggiano  che  a  scarsl  e  poco  autorevoli  argomcntl  od 
anclic  talvolta  a  cltazioni  di  documenti  o  di  autori  sospetti. 
Lodiamo  tuttavia  il  suo  divisamento ,  perche  nulla  abbia 
egli  voIlUo  omcttere  di  cio  che  il  decoro  aumentar  potesse 
del  sno  Metropolita ;  ed  aggingnereino  ancora  eh"  egli  ia 
alcuiii  puiiti  fece  uso  di  squisita  erudizione  ed  anche  di 
una   crltica   giudlziosa. 

Non  privi  d'  interesse  sono  i  pochi  ceniii  che  si  riferi- 
scono  al  priniario  privilegio  deirArcivescovo  nostro ,  di  es- 
sere  cioe  capo  del  rito  ambrosiano,  e  qui  ben  a  proposito 
si  accennano  le  glorie  del  Metropolita  attuale  che  ad  esempio 
del  piu  illustri  suoi  predecessori ,  raostro  grandissimo  zelo 
per  la  purezza  ed  integrlta  dell'  ambrosiana  liturgia,  e  pre- 
sentato  avendo  al  regnante  Pio  VIII  le  Osservazioni  del  Maz- 
zucchelli  su  di  varj  oggetti  al  rito  nostro  appartenenti,  ne 
ottenne  risposta  onorevole  tanto  per  se  medesimo  quanto 
per  r  eruditissimo  autore  di  quel  libro.  Riguardo  al  pri- 
vilegio  di  coronare  i  Re  d'  Italia  ,  qualche  mancanza  jjo- 
trebbe  forse  notarsi  in  questo  capitolo  ^  ma  V  autore  ha 
creduto  di  potersi  sciogliere  da  qualunque  imljarazzo,  ri- 
ferendosi  all'  opuscolo  intitolato :  ddle  incoroiiazioni  dei  Re 
d'  Italia  seguite  nell' Insubria ,  stampato  in  Milano  nel  i8o5, 
opuscolo  di  fuggitiva  o  temporanea  occasione. 

Due  osservazioni  ci  si  presentano  al  proposito  di  cio  che 
si  asserisce  intorno  alle  grandissiuie  ricchezze  del  Metropo- 
lita milanese  ed  all'  antica  di  lui  potenza  nel  civile.  Si  dice 
nel  testo  alia  pag.  2o5  che  le  valli  Leventiua,  di  Blenio  e 
di  Biasca  o  delle  riviere,  donate  agli  ordinarj  e  decuraani 
della  metropolitana  da  Arnolfo  II,  cedute  furono  da  essi  a 
Giovari  Galeazzo  Sforza  colia  riserva  del  titolo  di  cond  per 
quattro  degli  ordinarj ;  e  che  finalniente  per  ben  di  pace 
vennero  dal  Duca  trasmesse  agli  Svizzeri.  Non  totalmente 
esatta  troviamo  quest' asserzione ,  perche  ai  quattro  ordi- 
narj menzionati  non  si  riserbo  il  solo  titolo  di  cond;  ma 
eglino  lino  alia  soppressione  del  capitolo  nietropolitano, 
fatta  ne' tempi  repuljblicani ,  godettero  dei  tributi  delle 
suddette  valli,  di  altre  rendite  unite  e  dei  diritti  annessi 
al  feudo  che  tra  i  piii  illustri  viene  menzionato  anche  dal 
Lunig  nel  suo  Codice  diplomadco  dell  Italia.  Parlandosi  poi 
della  potenza  degli  Arcivescovi  nel  civile,  pag.  227,  si 
dice  che  con  Giovanni    Visconti   si   estinse   la  civile  potenza 


PARTE    ITALIANA.  I  I  7 

del  nostro  Aicivcsrovo ,  nc  piu  rinacqiic  in  altri.  Nol  cre- 
tliamo  poter  afl'ermare  die  gli  Arcivescovi  successivi  con- 
servarono  senipre  11  principato  dclla  Valsokla ,  nienzionato 
ancli'  esso  dal  citato  Lunig,  col  diritto  che  i  guircconsuiti 
chiainano  del  mero  e  misio  impcrio ,  e  questo  diritto  co- 
stantemente  da  essi  si  mantenne  lino  alia  morte  del  Car- 
diiiale  Arcivescovo  Fozzobonclli ,  cioe  siiio  al    1781. 

Altre  osservazioni  noi  tjni  aggiugnere  potreinmo ,  se 
forse  giii  di  troppo  intertenuti  iion  ci  fossinio  nella  di- 
samina  di  questo  lil)ro.  E  parlando  in  generale,  ci  sembra 
che  r  autoie  avrelibc  in  piu  luoglii  potuto  giovarsi  anche 
di  cio  clie  fu  a'  di  nostri  pubblicato  da  scrittori  che  forse 
con  maggior  criiica  di  qnella  di  taluno  degli  antichi  discus- 
sero  ora  Tun  punto  ora  Taltro  delle  materle  niedesimc. 
La  dove  poi  ei  parla  de'Riti  roinano  ed  aml)rosiano,  ci 
parve  non  del  tutto  scevero  da  quelle  spirito  di  niunicipio, 
da  cui  uno  storico  mostrarsi  dovrebbe  alienissimo  sempre. 
Alia  pag.  1 85,  ove  parlasi  della  coronazione  di  Carlo  V., 
leggemiuo  Clemente  V,  in  vece  di  YII.  Attribuire  vogliaiiio 
quest' errore  ad  una  semplice  emenda  di  stampa.  Ma  spe- 
cialmente  bramato  avremmo  un  po'piu  di  studio  nello  stile, 
il  quale  procede  talvolta  non  bastevolmente  colto  ,  tal 
altra  un  po'  pedestre  ,  e  di  quando  in  quando  con  una 
iiianicra  clie  quasi  direbbesi  dedamatoria.  Ne  da  cio  po- 
trcbbe  pienamente  assolversi  T  autore  per  la  protesta  da 
lui  fatta  nel  chiudere  la  sua  prefazione.  Percioccbe  altro 
e  uno  stile  purgato  e  colto,  ed  altro  un  dir  Sanese  ed 
nno  stile  da  lima  e  da  compasso.  Da  questo  abborre  ogni 
uomo  di  buon  senno  e  di  squisito  sentire ,  di  quello  far 
debb'  uso  cbiunque  scrive  o  parla  nella  letteraria  repub- 
blica.  E  se  da  norma  sifTatta  non  e  lecito  il  dipartirsi  in 
qualsivoglia  scrittura ;  assai  meno  poi  lo  sara  in  un'  opera 
di  natura  sua  arida  e  grave,  la  quale  percio  inliorarsi  dee 
coUo  stile  ond'  adescare  vie  meglio  i  leggitori. 

Ma  queste  in  un  lavoro  di  grande  iinportanza ,  e  dl  fa- 
tica  grandissinia ,  siccome  e  quello  di  cui  ragionato  ab- 
biamo ,  repntar  si  deljbono  mende  lievi.  E  certaniente  i 
nostri  concittadini  se  ne  compiaceranno ,  vedendo  in  que- 
st'opera,  c  niasslme  nella  terza  parte,  per  ogni  modo  illu- 
strata  la  dignita ,  la  grandezza ,  la  celebrita  della  Cliiesa  no- 
stra c  del  nostro  Metropolita. 


llS  APPENDICF. 

Breiinrinm  Ambrosiannm  S.  Carolo  archieplscopo  edi- 
tiiin  Cdi'olo  Cajctano  Cardiiudi  Q(dsnddo  archiepl- 
scopo deiiiio  irnpressiiui.  Pars  oestiva  ,  a  PascJiate 
usque  ad  Dom.  VII  post  Pentec.  —  Mediolani , 
M.DCCC.xxx ,  typis  Joanrds  Bei nardonu  ,  in  8.° 
{Prezzo  lir.  5  ital. ,  paii  a  lir.  5.   74  austr.). 

Tra  i  saggi  provvedimenti  cui  rivolse  le  pastoral!  sue 
sollecitadliii  T  emiueatissimo  nostro  Arcivescovo,  appena 
assunto  alia  cattedra  di  Ambrogio  e  di  Carlo,  noa  fu  cer- 
taiueiite  l' ultimo  quello  di  una  nuova  edizione  deirambro- 
siaiio  Bre\'iario,  gia  da  lungo  tempo  desiderata  da  tutti  i 
hnoni  ecclesiastlci  della  milanese  diocesi.  Perciocche  nelle 
antecedenti  edizioni  iion  poclie  meade  iacontravansi  in  cio 
die  risguarda  la  tipografia,  noii  ngualmente  in  tutte  vede- 
vasi  chiara  o  ben  distinta  la  rubrica,  ne  tutte  erano  per- 
fettamente  nel  testo  confonni.  La  parte  storica  poi  non 
era  scevera  di  lacune,  ed  in  alcuni  comecbe  rarissimi  luoglu 
sembrava  dalla  retta  critica  dissentire.  A  cio  aggiugnevasi 
che  dopo  quelle  ultime  edizioni  essendosi  nella  nostra  li- 
turgia  introdotte  e  nuove  feste  e  piu  ampie  e  piii  accurate 
officiature ,  era  d'  uopo  e  per  queste  e  per  quelle  ricorrere 
ai  varj  supplimenti  die  in  diversl  tempi  stati  erano  pub- 
blicati.  Laonde  reminentissimo  Arcivescovo,  riscontrati  per 
ordine  suo  da  dotti  teologi  i  luogbi  die  bisogno  aveano  di 
emendazione  o  di  aggiugnimenti,  e  questi  soli  con  prii- 
dente  parsimonia  ritoccati,  lasciando  intatta  la  salmodia, 
quale  ci  fu  da'  niaggiori  nostri  tramandata,  cioe  di  versa  in 
alcuni  luoghi  dalla  vulgata  itala  o  romana  o  veneta,  im- 
primere  fece  questa  nuova  accuratissima  e  per  pregi  tipo- 
grafici  bella  e  nitida  edizione ,  saggiamente  ingiugnendo 
che  in  avvenire  di  essa  sola  usar  debba  T  ambrosiano  clero. 

Ebbe  pero  luogo  in  quest'  edizione  ancora  uno  sbaglio 
tipografico  a  pag.  420,  parte  estiva,  lezione  III   di   S.  Bar- 

uaba ;  ove  si  legge  :    Ejus  caput  et  cineres asservantur 

Y)er  asservabantur :  di  che  ci  diede  avviso  lo  stesso  editore, 
il  quale  ci  fa  altresi  sapere  che  1'  associazione  a  questo 
Breviario  venue  da  lui  protratta  sino  alia  pubblicazione  di 
tutta  la  parte  jeaiale ,  e  che  dopo  di  questa  il  prezzo  di 
ogni  volume  ossia  d'  ognuna  delle  quattro  parti  sara  au- 
nientato  d'  una  lira  italiaua  e  cinquanta  centesimi. 


I'AUTE    ITAMANA.  II() 

Aloysii  Colla  ,  Novi  scitaininearum  generis  De  sdrpe 
jam  cogidta  commcntatio. —  Tauriid,  mardo  i83o, 
ex  Hcgio  typographceo ,  in  quarto ,  pcig-  1 2  ,  con 
una  stampa. 

Ottaviano  Targioai-Tozzetti,  rapito,  non  ha  guari ,  alia 
scienza  di  cui  in  splcndido  ornainento  ,  nel  iSiS  mando 
al  Colla  nn  amoiuo  cassuiiiuaar  vivente.  Questa  pianta 
fiori  la  prima  volta  nell' Ofto  botanico  di  Rivoli  in  agosto 
del  1829.  II  Colla  la  paragono  colic  altre  piante  di  amo- 
mo;  ma  avcndo  accuratamente  esaminati  gli  organi  della 
friittificazione  credette  poterla  riferire  alle  scitaminee.  E 
niolto  propiuqaa  al  genere  zenzovero. 


Lucce  Stullii  rhagiisini  opuscida  duo  tncdica ,  Bono- 
nice  studiuriun  ,  a.  MDCCcxxviin  ex  typogrciplieo 
Annesii  Nobilii  et  soc  ,  di  pag-  55  ,  in  0° 

Chiaro  qual  medico,  qnal  naturalista  e  qual  letterato 
suona  il  noine  di  Luca  Stulli  non  ha  gnari  dalla  morte  ra- 
pito ,  e  bene  quindi  opero  il  fratel  sue  Biagio  pubblicandone 
con  bella  edizione  i  due  opuscoli  die  annnnziaiiio,  impor- 
tantissimi  ambidne  per  la  scienza  medica  dal  lato  del  sog- 
getto ,  e  per  la  letteratura  da  qucUo  della  bella  e  gastigata 
ilizione.  Concerne  il  primo  opuscolo  si  fiera ,  si  stermina- 
tricc  peste  da  non  saperne  trovare  di  simile  negll  annali 
della  storia  medica.  Apparve  nel  circondario  di  Ragusi  in 
sul  terminare  dell' anno  iSaS:  il  miasma  suo  era  d' incre- 
dibile  attivitk,  non  perdonava  ne  a  sesso  ne  ad  eta,  anzi 
a  rovcsclo  dell' ordinaria  peste  assaliva  vie  maggiormente  i 
i'anciullif,  per  lo  piii  uccideva  in  ventiqnattr' ore,  talvolta 
entro  tre  giorni ,  radissimo  entro  sette.  Se  il  malato  aggiu- 
gneva  al  nouo  di,  non  avea  piii  dubbio  di  salvamento.  Era 
pero  rarissima  cosa  questa  lortuna ,  poiche  di  cento  sol 
quattro  risanavano ,  e  sol  per  opera  di  natura ,  non  per 
ajuto  di  medicina.  Svariavano  grandemente  i  fenomeni  ed 
i  segni  morbosi ;  ma  1'  emorragia  di  naso  od  in  vita  od  in 
morte  v'  aveva  sempi^c ,  sempre  il  male  di  capo.  Nei  ca- 
daveri  erano  flittene ,  vibici,  antraci,  biibboni,  or  tutti  a 
una  volta,  or  solo  1' uno  o  piii  di  essi  •,  nessnno  in  chi  mo- 
riva  in  ventiqnattr' ore.  Mancava  ne'cadaveri  l' indizio  ca- 
ralteristico  della  comune  peste,  la  pieghevolezza  degli  arti. 


I20  APPENDICE 

Singolarl  fenomonl  intorno  all'  Infezlone  vcngono  inol- 
tre  dair  autore  rapportati ,  pei  quali  e  pure  dimostrat.a 
r  attitudine  ,  la  disposizloiie  diversa  die  hanno  le  diverse 
persone  a  pigliare  i  contagl.  Osservazione  iion  certamente 
nuova,  nia  Ijen  degna  di  esser  notata,  rinveniamo  in  ap- 
presso  quella  ,  clie  durante  cotal  peste  apparisse  maggior 
fecoadita  nelle  donne ,  e  concepissero  fla  di  quelle ,  cui , 
per  essere  in  sul  terminare  le  purghe ,  pareva  levata  a 
clo  ogni  speranza.  Terminato  die  V  autore  nostro  ebbe 
di  accennare  quanto  egli  crede  all' uopo  per  dare  breve 
si  ma  abbastanza  particolarizzata  nozione  di  si  terribil 
pesLe  5  si  fa  alia  descrizione  di  un'  altva  guisa  di  morbo  die 
i  Turdil  soglion  diiamare  sua  appendice,  e  cli' e  il  mor])0 
dei  carbonclii.  Esso  pare  specialmente  proprio  dei  buoi , 
dei  muli,  dei  cavalli,  delle  pecore,  delle  capre ,  e  pare  clie 
venga  da  miasma,  e  s'ingeneri  anthe  di  per  se  per  in- 
terne  cagloni. 

Gli  animali  die  ne  son  presl  divengon  tristi ,  patlscoiio 
anoressia ,  impigriscono ,  camrainan  lentaracnte ,  e  come 
barcoUanti ,  ban  febbre  forte ;,  al  collo  ,  alia  gola ,  agl'  in- 
guini  ed  in  qualunque  altra  parte  del  corpo  rialzansi  tu- 
mor! grossi  qual  uovo  di  Colombo ;  di  color  rosso  atro  se 
sono  ove  non  e  pelo ;  i  quali  tumori  tasteggiati  ci  faiino 
accorti  contener  essi  un  fluido ,  die  tutta  poi  ne  riempie 
la  cavita  die  formano.  Questo  fluido  poco  stante  da  ad- 
dietro,  o  tutto  ad  un  tratto  svanisce,  accrescendo  il  male 
in  malignita  ,  e  pigliando  per  metastasi  nobili  viscere  ;,  ia 
segnito  a  cai,  in  mezzo  a  tutti  gl'  indlzj  del  massiiiio  ab- 
battimento  e  rilassamento  entro  ventiqnattr'  ore  giugne  la 
niorte.  I  buoi  vicini  al  trapasso  vengono  pigliati  da  tal 
furore  die  dan  del  capo  in  qualunque  luogo,  e  abbattutlsi 
in  corpi  duri  piu  in  breve  vanno  cosi  di  questa  vita.  Nei 
cadaveri  rinviensi  grossa  la  milza ,  rigonfio  il  fegato  con 
istrisce  cerialee  e  nere ,  la  vescichetta  del  fiele  vuota  , 
I'intestin  retto  gangrenato.  Son  pochi  gli  animali ,  die  iioa 
curati  sottraggansi  alia  mortalita  di  qnesto  morbo.  La  cura 
si  eseguisce  con  bevande  di  vin  generoso ,  con  triaca , 
sale  ammoniaco  e  grasso  di  porco ,  fatta  ogni  cosa  traa- 
gugiare.  I  tumori  s' apron,  si  vuotan  premendoli,  e  si 
lavano  ripetutamente  con  vin  caldo  stemperatovi  parimente 
sale  ammoniaco,  per  poi  aljbruciarli  col  cauterio.  Durante 
la  suppurazione  si  da    quella  bevanda    eccitante  due   volte 


PARTE    ITALIANA.  12 1 

al  (U  airanimale^  ed  esso  per  rjuesti  rimcJj  in  dieci  o 
docVici  di  e  sano.  L"  esperlenza  cliian  die  per  semplice 
contatto  i  vivi  noii  pigliano  questo  male ,  die  puo  appic- 
carsi  per  lo  contagio  clie  viene  dall' esalazlone  degli  escre- 
nienti ,  e  dal  pntrcriirsi  dei  cadaveri,  e  trapassar  neiruomo 
per  lo  aprire  essi  cadaver! ,  per  lo  toccarne  i  carbondii 
avendovi  alcuna  ferita  alia  niaiio.  Esso  trapassa  qnindi 
dalle  bestie  neiruomo,  e  dall' uomo  nelle  bestie.  Piffliando 
r  uomo  appare  snbito  fortissima  f'ebbre ,  e  in  capo  a  poche 
ore  sorge  una  tal  quale  pustoletta  grossa  qual  cece  ,  per 
lo  piu  alle  articolazioni.  V  lia  tosto  vertigine  e  vomito. 
Quella  pustoletta  appare  poco  stante  un  furoncolo  ,  e  dopo 
due  o  tre  ore  divicne  nera  con  all'  ingiro  ceixhlo  ceruleo. 
Lasciando  andare  il  male  senza  ripararvi  in  dodici  ore 
la  pustola  e  grossa  qual  uovo  di  polio,  e  vi  sor^ono  in 
vicinanza  vil)ici ;  1' infermo  da  in  sopore ,  e  in  un  batter 
d'occliio  si  fa  enfisematico ;  e  in  pronto  vomito  di  feti- 
dissima  bile;  freddano  le  estremita ;  sopraggiugne  lo  sfa- 
celo,  indi  la  morte ,  non  niai  piii  tardo  di  ventiquattr' oi'e. 
L'  autore  non  sa  die  cosa  siasi  i-invenuto  nei  morti  di 
questo  morbo.  Riniediando\i  presto  non  riesce  fatale.  E  il 
sicuro  rimedio  anclie  nell'  uomo  sono  il  presto  aprire  e 
bruciare  le  pustole  ,  e  all'  interno  gli  eccitanti. 

Breve  monograiia  di  una  specie  di  febbre  scarlattina  die 
fu  pur  in  Eagusi  1' anno  182 3  abbiamo  nel  secondo  opu- 
scolo.  Con  assai  disuguali  e  different!  slntomi  correva  que- 
st'esantema  della  cui  forza  contagiosa  non  v' aveva  diiara 
prova;  infieriva  vie  maggiormente  nei  ragazzi,  e  per  lo  piii 
non  ancor  tcrminato  il  terzo  di  levavali  dal  mondo,  senza 
cbe  i  diversi  tentati  nietodi  di  cura  giovassero.  E  perdie 
cliiaramente  si  veda  il  tanto  svario  de' fenomeni  morbosi, 
r  autore  parecchie  storie  riferisce  dalle  prime  delle  quali 
ricaverebbesi  cbe  la  scarlattina  in  discorso  s'  assomigliasse 
a  quclla,  die  gia  epidemica  in  alcun  sito  di  Francia  noto 
Swieten  nel  suo  Trattato  degli  esantemi  febbrili  ;  e  nella 
quale ,  come  in  quella  di  Ragusi ,  tanto  e  si  pronto  era  il 
corrompimento  de' cadaveri ,  die  nissuno  ardi  notomizzarli. 
In  questa  occorrenza  1' autore  fatto  prova  del  cloro  ,  die 
alcuni  predicano  qual  sicuro  domatore  di  ogni  febbre  scar- 
lattina ,  per  quanto  maligna  sia ,  non  ne  ottenne  nissun 
buon  efietto.  Se  i  limiti,  cui  in  (juesto  giornale  non  ci 
pare    sia    il    caso    d'  oltrepassare ,  eel   pei-mettessero ,    noi 


122  APPENDICE 

saremnio  entrat'i  nella  disamina  dell'  lutricata  dottrina  del- 
r  origine  e  del  propagarsl  delle  epideraie  in  generate,  e 
del  miasma  scarlattinoso  in  particolare  ,  di  cui  con  alcuna 
ampiezza  piglia  a  ragionare  rautore,  poiche  in  alcun  punto 
crediamo  che  non  si  possa  interainente  essere  del  siio  sen- 
timento.  Del  resto  se  anclie  per  altri  rispetti  non  possiarao 
interamente  sottoscriverci ,  e  commendare  le  teoriche  da 
lui  altrove  avanzate  ,  lodarlo  pero  ci  e  forza  per  la  chiara  , 
semplice,  esatta  e  precisa  esposizione  delle  cose,  pel  giusti 
e  savj  riflessi ,  per  lo  spirito  di  retta  osservazione,  e  per 
r  amore  della  scienza  e  del  bene  dell'  umanita  die  le  scrit- 
ture  sue  dimostrano  e  promovoao. 

S/d  morso  piii  confacente  al  cavallo ,  operetta  del  ca- 
vcdierc  Massimillaiio  Weyrother  ,  imperiale  regio 
cavallcrizzo  alia  scnola  spagiiuola  ,  gid  primo  ca- 
'  vallerizzo  all'  I.  R.  Istituto  inilltare  di  eqiiitazione 
"  in  Winer-IVeustat ,  traduzione  dal  tcdcsco.  —  Mi- 
^  lano,  i83o,  dalla  Societd  tipografica  dci  classici 
^'"  italiani,  di  pag.  5^,  in  3.°  grande. 

•  A  Pel  maneggio ,  governo  e  gnida  del  cavallo  riesce  dl 
non  poca  importanza  il  saper  l^ene  imbrigliarlo  ;  non  di 
manco  chi  finora  tratto  di  tale  soggetto  non  si  estese 
quant'  era  d'  uopo  intorno  alia  parte  principale ;  cioe  alia 
piu  confacente  maniera  di  applicare  il  morso  attenendosi 
alle  proporzioni  di  qnesto  coUa  bocca  del  cavallo,  e  aU'arte 
di  misurarlo  e  di  calcolarlo.  Ma  per  ben  riescire  in  cio 
non  si  poteva  non  ricorrere  a  ritrarne  i  fermi  principj 
dalla  meccanica ,  essendo  il  morso  considerato  sotto  il  vero 
suo  scopo  non  piii  che  una  maniera  di  leva.  Qncsta  ri- 
cerca  e  percio  la  prima  cui  di  proposito  attese  il  signer 
Weyrother,  pervenendo  a  staliilire  che  il  morso  e  una  leva 
di  secoiido  genere.  Dopo  di  che  egli  s'  estende  a  chiarire 
come  in  ogni  sua  parte  abbia  il  morso  ad  operare ,  onde 
ottengasi  perfettamente  lo  scopo  cui  tende ,  e  quali  esser 
debbano  le  dimensioni  e  le  forme  sue ,  e  con  quali  rlsulta- 
nienti  risponda  ogni  sua  parte  al  diverso  regolare  delle 
redini.  Che  pero  descritte  vengono  ed  esaminate  le  dilJe- 
renti  maniere  di  morso  in  uso  presso  le  diverse  nazioni 
mostrandosi  com' esse  facciano  al  caso.  Due  tavole  in  rame 
ajutano  poi  V  intelligenza  della  matex'ia  in  discorso.  Noi  non 


PARTE    IT.VLIA.NA.  123 

tlnbltiamo  pnnto  die  cliiiinqne  o  perafFetto,  o  per  soUaz- 
zo ,  o  per  mestiero  nianeggia  e  regge  cavalli  noa  sia  per 
trovare  grande  sussidio,  ed  altresi  con  che  trarsi  sovente 
d'  Imljarazzo  nella  presente  operetta  della  ciii  traduzione 
dolibiamo  saper  grado  al  signor  Pietro  Sajler  cavallerizzo 
di  S.  A.  I.  R.  il  serenissimo  Arciduca  Yicere  del  i-egno 
Lombardo-Veneto. 


V  A  R  I  E  T  A. 


Esamina  dclle   Osseivazlonl  al  Brcii  ccnni  siil  vajuolo 
dumlnaiite  ncl  Milanese,  ccc. 

Ocrivendo  i  Brevi  cenni  sid  vajuolo  {\)  lo  scope  m'lo  prin- 
cipale  fu  di  far  conoscere  quanta  sia  stata  auclie  neU'at- 
tuale  epideniia  dal  fatti  confennata  V  euergica  virtii  del 
vaccino.  Non  dovevasi  quiudi  passare  sotto  silenzio  uno 
scritto ,  del  quale  il  titolo  (2)  fa  supporre ,  che  il  metodo 
comuueniente  adottato  di  vaccinare  sia  difettoso ,  e  quindi 
insufiiciente  a  teneici  immuni  dal  vajuoloso  contagio.  Pon- 
derate le  ragioni  addotte  dal  sig.  dottore  Fantonetti ,  bo 
creduto  ravvisarle  non  conformi  all'  osservazione  ed  alia 
sperienza ,  e  conseguenteniente  bo  concbiuso  cbe  la  ri- 
vaccinazione  doveva   per  lo  meno  riuscire  inutile. 

Lo  stesso  signor  dottore  iuseri  nel  successivo  fascicolo 
(febbrajo,  p.  276  )  di  questa  Bibiioteca  alcune  Oiienaa'orai 
ai  Brexi  cenni  ecc.  Vediarao  ora  di  dare  a  tutte  queste  os- 
servazionl  il  loro  giusto  valore. 

Osservazione  i".  «  La  diversita  tra  il  vajuolo  raodificato 
e  la   varicella  e  indubliiamente  accertata.   " 

Le  ragioni  da  me  enunciate,  le  qaali  dimostrano  cbe  il 
vajuolo  modificato  e  la  varicella  per  niolti  riguardi  sono 
aftini,  erano  piu  tendenti  a  rendere  manifesta  la  costante 
benigaita  di  quelle ,  cbe  non  a  sostenere  la  natura  identica 
di  quest!  due  esantenii.  Di  fatto  bo  subito  dopo  ammesso, 

(1)  Biblioteca  Italiana  ,  gennajo    i83o,  p,    no. 

(2)  Delia  noccssita  della  rivaccinazione  ,  Ragionaiuento  del  sig, 
dottore  Fantonetti  ccc. 


124  V  A  R  I  E  T  A  . 

die  tr.i  qubstl  vi  pnssa  una  cllversita.  Parm'i  qulndi  die  si 
poteva  anclie  far  senza  di  qnesta  osservazione. 

Osscnazionc  2.^  <<  E  indul)l)laiiiente  pur  accertato,  die 
il  vajuolo  niodilicato  ....  trapassa  in  vajoolo  vero  e  le- 
glttimo    in    cui  n' e   proporzionato.  » 

Che  il  vajuolo  modificato  possa  portare  vajuolo  vero  e 
una  quistione  da  alcuni  anni  agitata  e  non  niai  decisa.  Gli 
autori  citati  dal  sig.  dott.  Fantonetti  in  appoggio  della  sua 
opinione  trovarono  forti  oppositori ,  le  sperieuze  dei  quali 
si  possono  conoscere  leggendo  gli  scritti  in  questi  ultimi 
tempi  publilicati  sul  vajuolo  e  sul  vajuoloide.  Mi  liasta 
qulndi  il  fare  per  ora  presente,  die  il  dott.  Guillou  (1) 
innesto  moltissimi  soggetti  coil'  umore  estratto  dalle  pustole 
del  vajuolo  modificato ,  ed  ottenne  delle  vere  pustole  vac- 
cine e  non  il  vajuolo.  Dietro  cio  non  sara  pennesso  ad 
un  medico,  die  ebbe  campo  di  osservare  non  piccolo  nu- 
mero  di  ammalati  di  vajuolo,  e  die  non  ostante  le  piu 
scrupolose  ricerclie  non  arrivo  niai  a  scoprire  un  sol  caso 
di  vajuolo  naturale  e  legittimo  causato  dal  modificato,  noa 
sara  pennesso  ,  io  dico ,  ad  un  tal  medico  di  non  mostrare 
su  questo  punto  la  sua  piena  convinzione?  II  sig.  dottore 
Fantonetti  soggiunge,  die  la  quistione  fu  definita  dall'Ac- 
cadeniia  reale  delle  sclenze  di  Parigi  (3).  Io  dovrei  prima 
di  tutto  fargli  riflettere ,  die  non  e  possiblle  avere  alia 
iTiani  tutti  i  giornali  appena  pubblicati,  e  jjrincipalmente  gli 
esteri ;  die  il  giornale  da  lui  citato  non  era  fors'  anco  ar- 
rivato  a  Milano  quando  io  scriveva,  e  die  il  fascicolo  degVi 
Annali  universal!  di  medicina  (3) ,  su  cui  trovasi  la  rela- 
zione  del  sig.  Emery  letta  a  nome  della  Commissione  del 
vaccino  non  erasi  ancor  pubblicato  quando  il  mio  Ynano- 
scrltto  e  state  consegnato  alle  stampe ;  ma  cio  nulla  monta. 
Fosse  almen  vero  quanto  viene  asserito  con  tanta  fran- 
chezza  !  Basta  dare  un'  occhiata  a  quella  relazione  per  con- 
vincersi  die  la  cosa  e  ancora  piix  die  mai  indecisa.  II  si- 
gner Desormaux  nella  discussione  del  i5  dicembre  su  quella 
relazione  stima  troppo  assolute  le  condusioni ,  quindi  dice: 
It  Medici  in  gran  novero  niegano  ancora  die  il  vajuoloide 
(  vajuolo    modificato  )    possa    dare    vajuolo ;,    e     non    venne 

(l)  Biblioteque  nied.  janv.    1827. 
(a)  Jour.  i;en.  de  med,,  janv.    l83o, 
'     (3)  Febbrajo   i83o. 


V  A  R  I  E  T  X.  125 

rapport.ito  noii  pur  vin  sol  fatto  di  questa  sorte  die  noii  lasci 
aJctiii  tliibljio.  "  11  clottor  Cenclrin  in  una  nota  alia  stessa 
lela/.ioae  cosi  concliuule  :  "  DaU'  innesto  di  vajuoloide  noa 
ne  viene  clie  vaJLioloide  e  mai  vajuolo.  Le  sperienze  c!ie 
sono  nella  uiia  Memoria  citata  da  Emery  lo  provauo  senza 
altro.  A  chi  conosce  il  vajuoloide,  il  vajuolo  e  la  vaccina 
i-iesce  inipossil)ile  11  prestar  fede  ai  fatti  die  si  riferiscono 
di  vajuoloide,  die  nvrebbe  suscitato  vajuolo,  posciadie  egli 
scoriicsi  a  cliiaie  note,  dal  uiodo  con  cui  sono  luessi  in- 
nanzi  quel  fatti  die  gli  autori  loro  non  ebbero  mai  cono- 
sciuto  ne  il  vajuolo,  ne  il  vajuoloide  (i).  "  Dopo  tuttocio 
non  mi  sarei  giammai  aspettato  die  il  sig.  dott.  Fantonetti 
per  non  credermi  capace  di  dare  una  solenne  mcntita  a 
mcdici  riputatissinii ,  dovesse  farmi  la  grazia  di  stimarmi 
non  pienamente  al  fatto  delle  cognizioni  attuali  su  questa 
materia. 

Esaiiiiniamo  ora  le  osservazioni  die  particolarmeute  rl- 
guardano  1'  opinione  del  sig.  dott.  Fantonetti  suUa  neces- 
sita  della  rivaccinazione. 

Osservazione  3."  «  Noa  e  provato  die  poclie  pustole  di 
vaccino,  ed  anche  una  sola  sia  quel  tanto  appunto  die 
riesca  senza  piii  etFicace  a  tutta  levar  via  T  attitudine  al 
vajuolo.   » 

Qui  non  vengono  riportati  fatti,  e  solo  si  dice,  die 
se  trovansi  nelle  diverse  persone  diversi  gradi  d'  idoneita 
vajuolosa,  una  eguale  dosa  di  vaccino  non  dovra  bastare  a 
toglierla  in  tutti.  11  sig.  dott.  Taroni  (a)  gli  risponda  per 
me  :  k  Riflettendo  sulla  proprieta  dei  contagi ,  die  non  agi- 
scono  come  i  veleni  in  ragione  della  quaatita,  per  cui  quella 
perturbazione  indotta  da  una  molecola  si  osserva  eguale  a 
quella  di  piii  molecole ,  neppure  questa  opinione  sembra 
avere  sutliciente  appoggio,  se  non  viene  confermata  dai 
fatti.  "  Noi  sappiamo  altronde  die  il  signor  dott.  Sacco, 
dice  ripetutamente  (3)  die  e  indifferente  per  1"  elTetto  del 
» 

(1)  Annali  univers.  di  rued.,  febb.  i83o.  Articolo  tradotto  dal 
sig.  dott.  Fantonetti. 

(2)  Ann.  univer.  di  med.  febb.  i83o.  Si  noti  clie  nella  quarta 
osservazione  vengono  riportate  in  conferma  della  rivaccinazione 
alcime  gperionze  di  questo  medico  ,  le  quail  non  potevano  essere 
a  iiiia  cognizione  ,  essendo  state  pubblicate  quaiido  i  iiiiei  Ercvl 
ceiini  eran  ;:ia  stauipati. 

(3)  Trattcito  di  vaccinazionc ,  pag.   II3  ,  e  alti'ove. 


laO  V  A  R  I  E  T  A  . 

vacc'mo  11  numcro  delle  pmiture  .  .  .  una  produce  Tistesso 
etFetto  di  dieci  e  ventl.  II  dott.  Chiappari  dettava  la  stessa 
cosa  dalla  cattedra  (i).  Qneste  coiicliiLisioni  dovevano  es- 
sere  certanientc  il  frntto  di  osservazioni  indnbitate ,  mentre 
il  primo  aveva  fin  d'allora  vaccinatl  piu  di  i5om.  individui, 
ed  il  secondo  era  addetto  alia  pia  Casa  di  S.  Caterina,  ed 
era  particolarmente  incaricato  della  vaccinazione.  Boffinet, 
non  ricordato  dal  sig.  dottor  Fantonetti  ,  Boffinet  (2),  che 
spiega  principj  per  nulla  diversi  da'  suoi,  e  che  pur  pro- 
pone la  rivaccinazione,  confessa  che  la  piu  parte  dei  me- 
dici  rltiene  che  una  sola  pustola  di  vero  vaccino  basta  a 
preservare  dal  vajuolo.  lo  posso  assicurare,  che  il  maggior 
numero  degli  ammalati  di  vajuolo  modificato  da  me  osservati 
mostrava  ouattro  ed  anclie  sei  cicatrici  lasciate  dal  vac- 
cino. La  stessa  comniissione  del  vaccino  (3)  rifiuto  la  pro- 
posizlone  fatta  di  eseguire  piii  punture  dicendo,  che  molte 
persone  che  eljbero  una  o  due  pustole .  quantunque  abbiano 
di  frequenti  trattato  coi  vajuolosi ,  schivarono  il  vajuolo.  Po- 
sto  tutto  cio,  serabrami  che  sia  provato  abbastanza  quanto 
ho  esposto   nei  Brevi  cenni. 

Osservazione  4."  «  Non  e  vero  che  tutti  i  celebri  vac- 
cinatori  concordino  nelT  affcrmare  torni  vano  il  rivaccinare 
in  cui  di  fresco   vaccinato  uscirono  ottlme  bolle.   " 

lo  lion  impugno  che  gli  autori  da  lui  riportati  abbiano 
ottenute  delle  Ijuone  pustole  vaccine  da  persone  altra  volta 
vaccinate:  devo  pero  far  presente  che  molti  furono  i  sog- 
getti  su  cui  si  fecero  gli  sperimenti ,  e  che  in  l:)en  pochi 
sortirono  buone  pustole;  che  quasi  tutti  questi  pochi  erano 
stati  vaccinati  alcuni  anni  jJi'hna  da  altri  vaccinatori ,  per 
cui  non  si  poteva  avere  certezza  del  buon  esito  del  prime 
innesto.  II  dottore  Dornbluth  (4)  ripete  1' innesto  su  284 
soggetti  a  poca  distanza  dalla  prima  vaccinazione  ,  che 
era  stata  da  lui  eseguita  e  riconosciuta  vera,  ed  in  soli 
tre  ottenne  delle  pustole ,  che  rassomigliavano  a  quelle  del 
vero  vaccino.  Questi  tre  soggetti  non  potevano  essere  di 
quelli ,    che  conservano    V  idonelta    a    contrarre  il  vajuolo 


(1)  Lezioni  d''  Ostetrlcia.  '       ' 

(2)  Jour,  des  progres  etc.,   1828,  t.  XI ,  p.    188. 

(3)  Ann.  univ.  di  uied.,  febb.   i83c. 

(4)  Jour,  des  proiires  etc,    1827,  vol.    I.°,  pa^.   68. 


V  A  n  I  ir  T  A  .  I2T 

aiiclie  una  secomla  volta?  II  dottor  Sacco  (i)  dice  inutile 
uti  secoiido  iniiesto  dopo  sei  o  sette  gioriii  dal  primo. 
Cio  viene  par  confermato  dalla  sperienza  di  Crigthoii ,  e 
di  Bryce  citato  da  Batemaii  (2).  II  sig.  dottore  Fantonetti , 
clie  tanto  si  appoggia  alle  sne  sperienze ,  e  egli  poi  certo 
che  la  prima  vacciiiazione  da  lui  non  osservata  sia  stata 
regolare  ia  quelli  die  nianifestarono  al  secondo  ianesto 
buone  pustole  vaccine  ?  Le  iiiie  sperienze  poi  quantunque 
non  circostanziate  non  sono  certo  niinori  in  numero  delle 
sue  ,  e  sono  state  praticate  su  fanciulli  da  me  antecedeu- 
teniente  vaccinati  con  pleno  efFetto.  La  stessa  Accademia 
reale  delle  scienze  di  Parigi  cosi  si  esprime  :  i<  Quanto  al 
rivaccinare  bisogna  dire,  clie  finora  dalle  prove  non  si  ha 
nulla  di  costante  "  (3).  Finainiente  se  e  stato  diniostrato 
evidentemente  da  tutti  i  celebri  vaccinatori ,  die  la  vacci- 
nazione  preserva  indubbiamente  dal  vajnolo,  bisognera 
convenire,  die  quella  toglie  tutta  1' idoneita  vajuolosa : 
dunque  la  rivaccinazione  e  inutile.  Pare  anclie  adesso  che 
io  aldiia  veramente  pigliato  un  equiioco? 

Osservazione  S.''  "  La  senslbilita  della  filjra ,  e  la  predi- 
sposizione  ad  una  maniera  di  contagio  sono  lien  la  diversa 
cosa  ". 

Io  diceva ,  che  i  bambini  ed  i  fanciulli  essendo  di  fibra 
niolto  sensibile  dovrebbero  sentire  a  preferenza  I'  influsso 
del  contagio.  A  me  pare  die  la  fibra  piii  tenera  e  deli- 
cata  sia  piii  atta  a  sentire  qualunque  specie  d'  impressione, 
che  e  quanto  dire  sia  piii  sensibile.  Ma  senta  pure  altri- 
nienti  il  signer  dottore  Fantonetti,  che  io  non  voclio  fer- 
niarmi  su  quistioni  di  parole ,  mentre  i  fatti  depongono 
abbastanza  in  niio  favore.  Non  e  ella  osservazione  costante 
di  tutti  i  pratici,  che  nelle  epidemie  vajuolose  gl' individui 
di  tenera  eta  vengono  colli  a  preferenza  dal  male?  Ora  , 
snpposto  die  T  ordinaria  vaccinazione  lasci  spesse  volte  un 
residuo  d'idoneiui  vajuolosa,  perche  non  e  cosi  avvenuto 
nelle  nostre  due  epidemie?  Forse  die  il  vaccino  adoperato 
negli  ultiml  dieci  anni ,  e  che  tuttora  si  adopera  e  piii  ener- 
gico  di  quel  die  serviva  da  prima  per  gl' innesti?  Ovvero 
non  torna  raeglio  attribuirc  un  tale  fortunate  avvenimento 


(i)  Opera  citata  ,  pag.  49. 

(2)  Compendio  pratico  delle  inalattie  rutauec.  Vol.  II,  p.    Il5. 

(3)  Ann.  uuiv.  di  lued.  ,  febbrajo   i83o. 


128  V  A  R  I  E  T  A*. 

ai  saggl  i-egolamenti  introdotti ,  eJ  alia  niaggiore  dlligenza 
dei  vacciiiatori?  In  Iscozla  Tliomsoii  vedeva  Topposto,  giac- 
che  testimonia ,  die  pareva  die  col  crescere  deW  eta  scemasse 
e  lion  auinentasse  V  iJoneita  vajuolosa.  Rispetto  i'autorita  di 
Thomson ;  ma  braraerel  sapere  come  era  in  aliora  nelle 
sue  coatrade  trattata  la  vaccinazlone.  Se  poi  in  ogni  epi- 
demia  pei'sone  dotate  della  massima  sensibilita  si  videro 
andarne  immuni ,  cio  altro  non  vnol  dire  se  non  che  quelle 
o  erano  state  vaccinate  a  dovere ,  o  non  eransi  esposte 
alle  cause  del  contaglo. 

Osservazioiie  6.*  «  lo  non  pretesi  raai  che  le  sperienze 
che  arrecai  facessero  pruova  a  quel  mio  non  piii  che 
suggerimento  di  rlvaccinare  per  maggior  agio  colle  pustole 
ottime ,  che  rinvengonsi  nella  stessa  persona  ". 

Cio  e  vero ,  ed  ingenuamente  confesso ,  die  forse  in 
questo  punto  non  mi  sono  io  abbastanza  chiaramente 
espresso.  Mi  si  permettera  pero  dl  far  riflettere ,  che  male 
si  appone  chi  dice,  che  col  levare  il  virus  alia  bolla  vac- 
clnica  in  settima  od  in  ottava  giornata  non  si  disturlia  punto 
il  suo  corso.  II  signor  dottor  Sacco  dopo  numerose  ed  ac- 
cui'ate  esperlenze  (i)  conchiude ,  che  il  vaccino  preserva 
dal  deciaio  all"  undecimo  giorno.  II  dizionario  delle  scienze 
mediche  nota,  che  1' efFetto  preservative  del  vaccino  e  or- 
dinariamente  prodotto  alia  nona  e  decima  giornata  dalF  in- 
nesto.  Aspettianio  noi  iino  a  quest'  epoca  ad  aprire  le  pu- 
stole per  eseguire  la  vaccinazione  ?  A  qual  fine  Robert  e 
Byot  (2)  consigliano  di  non  aprire  tutte  le  pustole  dei  vac- 
cinati  ? 

Osservazione  'j?-  it  Non  e  finalmeote  provato,  che  la 
rlmanenza  in  alcuni  ben  vacclnati  dell'  attitudine  vajuolosa 
dipenda  dall'  andamento  non  regolare  ed  iucompiuto  delle 
prime  pustole  ". 

Io  non  intesi  mai  di  dimostrare  ad  evidenza  questa 
mia  opinione :  ml  contentai  di  mettere  sott'  occhio  gli  ar- 
gomenti  clie  la  rendono  molto  probabile  :  forse  il  tempo 
la  potra  convalidare. 

Da  tutto  cio  chiaramente  appare  ,  che  le  Osservazioni 
del  signor  dottore  Fanionetti  nulla  aggiungono  a  quanto 
egli  gia  disse ,    e    non    iniievoliscono    ne  punto  ne  poco   i 

(i)  Opera  cit. 

(2)  Ann,   luiiv.  di  ujed. ,  febb.   io3o. 


V   A  R  I  E  T  A  .  1^9 

rifless'i  tla  me  opposti  al  siio  Ragionamento.  Dimqiie  resta 
provato  clie  la  tcttiia  da  lui  emessa  e  afiPatto  insiissisteiite, 
o  die  quiiKli  il  siio  divisamcato  di  livaccinare  anclie  allor 
quando  T  inuesto  sorli  uu  pieno  elFetto  non  deve  essere  in 
iiiodo  altuiio   seguito. 

Dott.  G.  Roioadi, 


MEDICINA  VETERINAUIA. 
II  sig.  Dnpuy,  professore  di  medlcina  veterinaria  a  Pari- 
gi,  lia  trovato  una  specie  di  venne  (hydatide)  nella  uildolla 
spiiiale  di  iiii  agiiello  colpito  da  paralisia  ne'  meiultri  po- 
steriori. Ej;li  attrilmisce  (piest"  aJrezioiie  alia  pasiura  che 
ipiesti  auiiuali  prenilouo  ne'  liioghi  troppo  umidi  o  palu- 
tlosi.  (  Bibl.  pliys.  ccon.  ) 


V  I  AG  G  I. 

Not'izie  iiitorno  ad  Algcii. 

ho  Stato  d'Algeri  clie  aldiraccia  Tantica  Numldia  e  la 
Mauritania  cesarea ,  provincie  un  di  tonto  riuomatc  per 
istraordinaria  fertilita  e  uinnerosa  popolazione ,  csteadesi 
sid  littorale  del  IMeditcrraneo  dall'  orlente  all'  occidente  in 
uno  spazio  lungo  i8o  leghe.  La  sua  media  larghezza  dal 
nord  al  sud-est  e  di  circa  5o  leglie ,  senza  comprendervi 
r  arida  Getulia  al  di  la  dell'Atlante.  Esso  e  attraversato 
d' orieate  in  occidente  da  una  doppia  catena  di  montagne, 
cioc  dal  piccolo  e  dal  grande  Atlante  j  donde  discendono 
e  fiumi  e  ruscelli  che  vi  spargono  la  freschezza  e  la  fe- 
condila.  E  difcso  contra  i  venti  del  inezzodi  dall' Atlante, 
gode  dolcissinia  tomperatura  e  grande  salubrita.  Rare  as- 
sai  vi  sono  le  malattie;  ne  gli  Eiiropei  ch' ivi  fanno  di- 
mora  trovansi  giammai  a  cimento  con  quelle  mortali  epi- 
deniie ,  che  in  hrevissimo  tempo  tante  vite  ne  mietono 
nelle  Aniille.  L' oftahuia  luedesima,  pur  cosi  coniune  in 
Egitto,   non   vi   si   conosce. 

Questo  paese  incolto  per  la  maggior  parte,  in  balia  a 
trihii  nomadi  e  pastorali  a  cui  la  vita  errante  porge  ua 
facile  siaiupo  contra  le  esazioni  e  le  violenze  di  un  go- 
verno  tiranuico,  potrelibe  col  sussidlo  di  buone  leggi  e 
della  ci\  iltii  europea  divenire  uno  Stato  tloridissimo  ,  sic- 
come  lo  era  un  tempo.   Olire  le   lane  fine,  gli  olii ,  la   seta 

Bibl.  Ital.    Tom.  LVIII.  9 


I  3o  V  A  U  I  E  T  a'. 

e  la  cera  die  il  paese  somministrerebbe  a  plena  dovlzia  a 
cjuella  Poteiiza  clie  ne  intraprendesse  la  conqiiista,  una  gran 
parte  del  suo  territorio  renderebbesi  di  leggieri  acconcio 
alia  cultura  della  caiina  da  zncchero,  del  cotone  e  del- 
r  indaco.  A  cio  si  aggiunga  die  esso  ne' pascoli  dell'Atlaate 
nutre  numerose  tonne  di  coi-sieri  i  piii  adatti  ad  uso  di 
cavalleria. 

La  totale  popolazioiie  del  paese  puo  valutarsi  da  j, 800,000 
a   1,900,000   abitaiiti  circa,   cioe  : 

Mori,  Arabi ,   coiitadini  e  operai 1,200,000 

Arabi  indipendenti 400,000 

Berber!  stabilitisi  ne'  villaggi 200,000 

Giudei 3o,ooo 

Turchi,  rinegati,  formanti  T  aristocrazia  ....  20,000 
Discendenti  dei  medesimi ,    ma    di    una  classe 

men  nobile 20,000 

In  tutto  .  .  .  1,870,000 
La  citta  d' Algeri  ha,  dalla  parte  di  terra,  circa  1200 
tese  di  circuito.  Se  dalla  parte  di  mare  essa  e  sommamente 
forte,  a  motivo  del  suo  molo  e  de' lialuardi  armati  di  nu- 
merosa  artiglieria,  vera  cosa  e  pero  die  dalla  parte  di 
terra  non  varrebbe  ad  opporre  una  grande  resistenza.  La 
sua  cortinji  e  i  suoi  bastioni  sono  deboli  e  male  ideati , 
senza  strade  coperte ,  ciiiti  da  fosse  poco  larghe  e  poco 
profonde.  All' angolo  occideatale,  nella  parte  la  piia  ele- 
vata  sorge  la  cittadella  cliiamata  Cassauhah.  L'  angolo  del 
sud  e  r  orientale  sono  difesi  da  fortini  e  da  alcune  bat- 
terie.  Due  deboli  castelli  coUocati  sopra  due  alture  fuori 
del  suo  recinto  e  provveduti  d' artiglieria  impediscono  an- 
cora  cli' altri  vi  si  accosti.  Ma  la  cittadella  e  dominata  da 
alti  poggi ,  donde  sarel^lie  facile   il  fulminarla. 

La  guarnigione  consta  di  6000  a  65oo  Turclii  o  ri- 
negati.' Gli  Arabi  e  i  Mori  cbe  vi  si  potrebbero  armare  am- 
montano  da  ySoo  a  85oo,  in  tixtto  14a  i5  mila  uomini, 
compresi   2000   cavalleggleri. 

II  dey ,  capo  dell' aristocrazia  militare  che  domina  ad 
Algeri ,  ha  sotto  di  se  tre  hiogotenenti  o  vassalli  quasi  in- 
dipendenti, conosciuti  sotto  il  nome  di  bey.  Quello  del  Le- 
vante  risiede  a  Costantina,  F  antica  Cirta.  Questa  citta 
iiutnera  circa  60,000  anime :  e  16  leghe  lontana  dal  ma- 
re ^   70  da  Algeri.  II  bey  che  vi  comaoda  ha  sotto   i   suoi 


I 


V  A  n  I  E  T  A  .  l3l 

orJ'ini  circa  2000  soldati  turclii,  e  puo  adanarc  sotto  i  suoi 
drappelli  5ooo  o  Cooo  nomini  di  cavallcria  nioia  ed  araba 
del  tutto  senza  discipllna.  II  bey  delf  occideate  lia  la  sua 
res'ulenza  a  Tretnecea  e  a  Mascara,  cittix  ambedue  senza 
difesa  poco  lungi  dal  mare,  e  discoste  di  90  leghe  da 
Algeri.  La  sua  forza  niilitare  e  di  circa  iSoo  Tnrcbi,  cut 
si  potrebbero  aggiungere  da  4000  a  5ooo  cavaUeri  mori 
ed  arabi ,  paragoiiabili  in  tutto  ai  precedent!.  Un  vasto  de- 
serto  di  sabbla ,  qnello  d'Anga,  separa  in  qnesta  parte  oc- 
cidentale  lo  Stato  d' Algeri   dal  i-egno  di  Fez. 

II  bey  del  mezzodi  non  lia  residenza  stabile ;  anzi  da 
molto  tempo  il  dey  non  ne  elegge  piu  alcuno,  contentan- 
dosi  di  spedirvi  nno  de' suoi  priniarj  olliciali  alia  testa  di 
1000  Turclii  onde  tener  sottomesse  ie  tribii  di  Arabi  e  di 
Berberi  cbe  abitano  P  Atlanta  e  le  pianure  che  sono  ai 
piedi  di  qucste  montagne.  Del  resto  tali  soldati ,  die  non 
lianno  ne  tattica  ne  coraggio,  sono  armati  d' un  cattivo  fu- 
cile  senza  bajonetta,  d'un  pugnale  e  di  due  pistole  alia 
cintura. 

Passeremo  in  silenzio  i  nomi  di  alcune  piccolo  citta  aperte 
e  di  nessuna  importanza  situate  nell'  interno  ,  eccettuata 
pero  Tifeli,  piccola  piazza  niediocremente  forte  sulle  fron- 
tiere  d'  Algeri  dalla  parte  di  Tunisi.  Ma  la  costa  ci  scluera 
in  sul  littorale,  o  poco  lungi  dal  mare,  un  gran  numero 
di  citta  una  volta  floride ,  ed  ora ,  dopo  cbe  gcmono  sotto 
la  barjjarie  d'un  governo  oppressore ,  totalmeute  povere 
e  spopolate. 

Seguendo  la  costa  dalf  occidente  all'  orieute  trovansi  Ie 
citta  di  Nedroma,  di  Oran,  clie  ha  ia,ooo  abitanti ;  Mu- 
stagnan ,  citta  assai  considerevole ,  cbe  esporta  molto  gra- 
no  •,  Tenis ;,  Sercella ,  i  cui  contorni  sono  coperti  di  giar- 
dini  ;  Algeri ,  la  capitale ,  situata  in  mezzo  a  valli  e  a 
fertili  poggi.  Bugia ,  buon  porto  ,  da  cui  si  traggono  olio, 
fichi  e  legna,  difeso  da  5oo  giannizzeri;  Culen  Goullioa  , 
da  cui  si  esportano  pelli  i  Bona ,  T  antica  Ippona  ,  buon 
porto,  il  cui  terrltorio  e  coperto  di  uiagnilici  olivi  e  aran- 
ci,  difeso  da  aco  giannizzeri ;  varie  altre  citta  raeno  ini- 
portanti,  e  linalmente  il  Bastione  di  Francia  ,  e  La  Calle 
gia  fattoria  o  stabilimento  d'una  Societii  di  negozianti  fran- 
cesi,  delta  Coinpagnia  d' Africa  die  u'ebbe  la  concessione 
da  Soliniano  II   verso  T  anno   i56i. 


1 3a  V  A  R  I  E  T  a'. 

Le  trlhu  d' Arabi  le  piu  potent!,  e  clie  percio  godoiio 
una  specie  d'  iiidipeiideiiza  ,   sono  : 

i.°  Qnella  dei  Benni  Animer,  a  poca  dlstanza  da  Tre- 
mecen;  a."  tre  altre  presso  Bleda  e  nella  stessa  provincia, 
clie  ,  sebbene  meno  nnmerose  e  nieno  a  temersi,  noii  la- 
sciaiio  percio  di  rispingere  le  pretese  del  bey  dl  Treme- 
cea  ,  cui  pagano  spesso  a  colpi  di  fucile  11  tributo  ch'  egli 
esige ;,  3."  i  Benl  Albas  e  i  Couces ,  presso  Bugia,  tribii 
nnmerose  clie  nell'  anzidetto  niodo  contengonsi  col  bey  di 
Costantiiia;  in  fine,  verso  le  sorgenti  della  Mejerda ,  alle 
froniiere  di  Tunisi ,  abitano  gli  Hewidschas ,  tribu  di  Ber- 
beri  quasi  indipendenti.  Costoro  occupano  molta  esteuslone 
di  territorlo  nelle  valli  e  nelle  montagne  delTAtlant.e.  Altri 
territorj  sono  pure  occupati  dagli  Arabi ,  i  fpiali ,  per  la 
loro  scarsa  popolazione  incapaci  di  resistenza ,  pagano  il 
tributo. 

Le  rendlte  della   reggenza   consistono: 

I."  Nei  livelli  o  pagamentl  che  fannosi   dai  due  bey;, 

a."  Nei  tributi  sopra  i  Giudei  e  sopra  i  IMori  coltivatori 
od   operai ; 

3."  Idem  sui   campl  d' Arabi   e  di  Eerberi   nomad i  ; 

4.*  Nei   monopolio   de'  grani ;, 

5.°  Nei  prodotto  delle  dogane  suU'  iinportazione  e  sulla 
esportazione ; 

6.°  Nelle  pene  pecuniarie  e  nelle  avanie,  casualita  fiscali 
a  cui   il   governo  da   la  massima  estensione; 

7.°  Finalmente  nei  tributi  masclierati  die  sotto  11  titolo 
di  donatlvl  pagansl  dalle  potenze  crlstiane. 

La  somma  totale  ascende  a  circa  due  niUionl  di  piastre 
dl  Spagna,  non  compresl  i  beneficj  consideraI)ili  degli  esat- 
tori  e   dei  bey  dl  cui  abbiamo  parlato. 

La  tirannlde  del  governo  cbe  aggrava  11  paese  dl  Algeri, 
la  peste  che  vl  penetra  ogni  dodlci  o  quindici  annl ,  ne 
lianno  spopolato  Insensibilmente  11  paese.  La  popolazione  di 
due  o  tre  secoli  fa  era  forse  doppia  delTattnale.  Nessun  pro- 
gresso  vl  fecero  l' incivllimento  e  1' Industria.  L"  arte  stessa 
guerresca ,  la  sola  in  cui  1  barliari  ritrovino  alcun  pregio, 
e  rimasta  stazionaria ,  tale ,  in  una  parola ,  qual  era  al 
secolo  decimosesto. 

La  prima  spedlzione  tentata  contro  di  questo  paese  , 
sotto  11  regno  dl  Ferdinando  d'Aragona,  nei  ]5o8,  fu 
comandata    da   Fernando  di   Cordova.   L*"  imbarco   si  face  a 


V  A  It  t  E  T  a'.  I 33 

M.llagn  i  r.irmata  era  til  12,000  noniini:  fii  pi'esa  Orano, 
uia  fa  impossihile  il  potere  internarsi  nel  paese  con  si  de- 
boli  forze ,  ed  Oraao  fu  perdiita  poco  dopo. 

Nel  i5io  fecesi  una  nuova  spedizione  con  11,000  fanti 
e  4,000  cavalieri  sotto  Pietro  di  Navarra.  Orano  fu  ri- 
presa  ,  e  fu   pnr  acqnistata  Bugia. 

Nel  ]5i6  Diego  Vera  voile  assediaro  Algeri  alia  testa 
di   9,000    noniini-,   ne   jierde   un  terzo,  c  ritorno  in  Ispagna. 

Carlo  V  pariito  da  Malaga  nella  stagione  la  piii  ino|)poi'- 
tana  con  28,000  uomini  ,  sbarco  senza  ostacolo  1'  anno 
1541  nella  baja  di  Temensfnst  a  4  leglie  da  Algeri.  Una 
ftiriosa  tenipesta  rese  vana  la  spedizione  e  costrinse  Carlo 
a  retrocedere  soltanto  colla   meta  di  sue  truppe. 

Nel  1 68 1  Luigi  XIV  invio  3, 000  uomini  a  Gigeri  per 
istalnlirvi  una  colonia  francese  e  tenere  a  freno  gli  Alge- 
I'ini  ;  ma  i  Francesi  assaliii  da  forze  maggiori  vidersi  ol)- 
])ligati   a    rimbarcarsi   dopo   la   perdita   di   400    uomini. 

Algeri  fu  bombardata  nel  i683  e  nel  1684.  Varie  spe- 
dizioni  furono  intraprese  dalT  IngbiUerra  e  dall'  Olanda 
contro   di   questo   covile    di    pirati    durante     il     18.°   secolo. 

Neir  anno  1767  il  celeberrinio  cav.  Angelo  Emo  costrinse 
colla  sua  flotta  quel  dey  a  ferniare  onorevole  pace  colla  ve- 
neta  repubidica. 

Una  spedizione  venue  pur  fatta  nel  1775  dagli  Spagnuoli 
die   erano  in   numero   di    20,000  i    nia  ando   fallita. 

Nel    1816^  lord  Exmoutb   comandante  d' una  squadra  in- 
glese  assale  Algeri  e  brucia   la  flotta    de""  jiirati. 
Cosie  maritlinie  del  pacse   d' Algeri. 
(  Articolo  estratto  dalla  geografia  di    Biker. ) 

U  dotto  autore  osserva  die  vi  lianno  parecchie  dcscri- 
zioni  del  paese  sottomesso  a  questo  Stato  barbaresco ,  e 
cita  un' opera  tedesca  (i)  in  cui  esse  sono  indicate,  poi 
soggiuuge;  ti  Dopo  questi  viaggi  fu  pubblicata  un'' opera 
classica  del  celebre  Sliaw  (2),  testimonio  oculare,  suH' in- 
terno  di   tale  contrada   (U\enuta  piii  die   mai    inaccessibile. 

(1)  Nachrichten  u'ld,  Bemerkungen  iiber  Algier.  Altona  ,  1798, 
tre  parri  in  8." 

(2)  Travels ,  or  obser^iations  oil  several  parts  of  Barbary  arid  the 
Levant.  Oxford,  1738,  in  fo^Iio  con  carte  e  figure.  Tradoito  in 
francese  col  tltolo  :  Voyat^es  dans  plusieurs  provinces  de  la  Barbaric 
et  du  Levant.  L.ittaye,  1743,  2  vol.  in  4-°  —  Seconda  edi/.ione 
deir  orij^inale  iiiglcsc.  Londra  ,    fS^,  in  4." 


i34  V  A  n  1  K  T  a'. 

L' ultima  sjJCLllzione  ilegp  Inglcsi  contra  Algeri  nel  i8i6(i) 
ha  richiamata  1"  attciizione  sulla  capitale  tli  questo  paese 
signoreg;giato  da'  pirati.  Pananti  ne  parlo  assai  mlnuta- 
inente  (2),  senza  pero  insegnarci  alcuna  cosa  di  nuovo 
sul  resto  della  costa.  Blaquiei-e,  capitaao  del  vascello  in- 
glese  il  il/f/r/HO,  pin  Istratto  intonio  alle  coste  di  Barbe- 
ria ,  confessa  che ,  per  le  scarse  notizie  die  se  ne  lianno 
sarebbe  temerita  il  volerne  dare  una  particolare  e  geogra- 
fica  descrizione  (3).  Un  nuovo  Vasco  de  Gama  (4)  ha 
pulil^licato  in  via  di  frammenti  sopra  questo  Stato  alcune 
osservazioni   generali  degne  d'  esser  lette. 

La  relazione  di  Sliaw ,  avvegnache  la  plu  antica ,  e 
tuttavia  1'  autorevole  relativaniente  alia  costa  che  si  estende 
tra  r  iniljoccatnra  del  Maloccia  all'  ovest  e  quella  dello  Zaine 
air  est.  Pananti  pure  assegna  questi  liumi  per  confini  alio 
Stato  algerino.  Ma  una  serie  costante  di  recenti  incursioni 
per  terra  nella  provincia  limitrofa  tra  Costantina  e  1' antica 
frontiei-a  della  reggenza  di  Tunisi  hanno  fatto  dimenticare 
i  confini  clie  separavano  altra  volta  i  due  Stati  da  questa 
parte,  ed  hanno  soninianiexite  cangiata  la  faccia  di  questi 
paesi,  popolatissimi  per  altro  e  fertilissimi.  Blaqniere  ci 
fa  conoscere  le  piu  recenti  notizie  somniinlstrateci  da  te- 
stimonj   oculari  su  questa   parte  orientale  della  costa. 

Costantina,  capitale  di  tal  provincia  orientale  del  regno 
d'Algeri ,  contava  ancora  3o,ooo  abitanti.  Questa  citta  giace 
in  un  territorlo  fertilissimo,  che  ora  obbedisce  ad  un  bey 
piarticolare ,  il  quale  sarebbe  in  grado  di  formare  una  mi- 
lizia  di  20,000  uoniini,  se  non  fosse  dipendente  egli  stesso 
da  Algeri.  Costantina  e  in  una  posizione  assai  forte  e  con- 
serva  avanzi  di  antichita  romane :  i  suoi  abitanti  sono  ospi- 
talieri,  e  narrasi  che  di  la  possono  i  viaggiatori  recarsi  con 
sicurezza  nelP  interno  del  paese.  Tra  Costantina  e  la  costa, 
verso  La  Calie  e  Tabarca ,  snlle  rive  dello  Zaine  che  se- 
para  il  paese  d'Algeri  dal  paese  di  Tunisi,  trovansi  molte 

(1)  SalaiiLC.  Narrative  of  the  expedition  to  Ahier.  Londra,  l8if), 
in  8.0 

(2)  Ai"^eat!ire  e  osservazioni  di  Filippo  Pananti  sopra  le  coste 
di  Barheria.  JMilano  ,  1817,  Stella,  3  vol.  in  ia.°  Quest' opera  fu 
tradotta  in  inglese  ,  poscia  in  francese  col  titolo  ;  Relations  d^un 
sejour  a  Jlger.  Parlgi ,   loao ,  in  8.° 

(3)  Blaquiere  letters  from  the  Mediterranean.  Londra,  1823, 
a   vol.  in   8." 

•    (4)  Vasco  de  Gauia  —  Isell'  opera  di  lackson  sopra  Marocco. 


V  A  R  I  E  T  a'.  i35 

forcstc  i  circostfinrn  rara  in  tali  regioni ,  oJ  assai  preziosa 
pel*  le  costruzioni   navali. 

La  Cnllc,  porto  mediocre  ma  assai  Ijene  sitaato  presso 
il  Capo  Biiono,  era  altre  volte  il  Ijanco  priiicipale  della 
com[)agnia  fraacese  d'AflVica;  e  molto  liene  fortilicato ;  i 
contorni  ne  sono  assai  fertili.  La  Francia  lo  penlette  du- 
rante la  giierra  della  rivolazione.  Nel  1806  gl' Inglesi  ne 
chlesero  dal  dey  d'Algeri  la  cessione ,  mediante  una  ren- 
dita  annua  di  j  100  lire  sterline.  Eglino  volevano  stabilirvi 
un  j)osto  luilitare  die  avrebbe  servito  a  sostenere  il  lore 
dominio  inarittimo  a  Malta i  ina  le  loro  trattative  andarono 
a   vuoto. 

Ai  confini  dcgli  Stati  d'Algeri  e  di  Tunisi ,  all"  imbocca- 
tura  dello  Zalne,  trovasi  la  piccola  isola  di  Tabarca,  di 
cui  i  Genovesi  fiirono  padroni  sine  al  1798:  era  e  posse- 
duta  da  Barbaresclii.  A  punto  su  questa  parte  della  costa 
la  pesca  del  corallo  e  della  maggiore  importanza:  fassi  prin- 
cipaliiiente  da'  Frances! ,  da'  Sardi  di  Cagliari  ,  da'  Siciliani 
di  Trapani :  i  Barliaresclii  la  turbano  sovente ;  nondimeno 
essa  put)  generalnieiite  occupare  iiovecento  battelli  e  nove- 
mila   uomini. 

E  cliiaro  a  vedersl  come  un  silTatto  paese  non  abl>ia 
alcnna  attrattiva  pe'  viaggiatori  guidati  dalla  sola  curiosita. 
Ecco  il  perclie  le  dcscrizioni  speciaU  d'Algeri  devonsi  sol- 
tanto  o  ad  Europei  latti  prigioiiieri  e  scliiavi ,  o  a  per- 
sone  die  esercitarono  t'unzioiii  puldjlidie  presso  il  dey-,  o 
a  religiosi  die  si  recavano  al  riscatto  degli  schiavi.  Tro- 
vansi  elle  accennate  nel  tomo  IV  della  Bibliotheque  des  co- 
yages  del  slg.  Boudier  de  la  Ridiardiere.  Questi  parlando 
della  Ilistnirc  d'AIi^er  (\i  hau^'xer  de  Tassy,  opera  eccellente, 
osserva  die  qnesto  libro  costituisce  il  fondo  delT  Etat  gc- 
ntral  et  particul'n'r  du  royaiiine  ei  ville  d  Alger  di  Leroi ,  e 
die  poscia  un  Inglese ,  avendovi  aggiunta  un'  analisi  delle 
Meinoires  sur  Tunis  di  Saint  Gervais ,  diede  il  tutto  alia 
luce  col  titolo:  A  compleat  history  of  the  piratical  States  of 
Jiarbary,  senza  citare  gli  autori  delle  cui  opere  giovossi. 
Piu  tardi  fu  tradotto  in  francese  da  alcmio  die  certamente 
ignorava  I'origine  del  libro  inglese. 

Oggidi,  in  cui  tutto  cio  cbe  concerne  Algeri  attrae  na- 
turalniente  1' attenzioiie  del  pulihilico ,  vedemmo  comparire 
in  podii  giorni  quattro  opere  su  questo  paese.  Non  ne  in- 
tratterremo  i  lettori ;  ma  faremo  loro  riflettere  die  1'  opera 


l36  V  A  R  I  E  T  a'. 

int'itolnta:  Hi stoife  d' Alger ,  un  vol.  in  8.",  pnljl^licatasi  non 
ha  guar!  <i  Parigl  con  una  carta  del  pacse  e  una  vednta 
della  capitale  altro  non  e  se  non  una  ristampa  del  liVjro  di 
Lau2;icr  de  Tassy ;  e  cio  dalT  editore  avreljlie  ben  dovuto 
annunciarsi  sul  titolo.  Egli  non  altro  vi  agglunse  fnorclie  una 
relazione  del  boiubardaniento  d'Algeri  sotto  lord  Exmouth, 


Gerard  e  Csoma.  — •  II  dottore  Gerard ,  inglcse ,  allievo 
del  celebre  viaggiatore  die  percorsc  Ic  niontagne  Bltues 
(azzurro)  lia  visitato  la  vallata  di  Sulci,  ed  ha  fatte  di 
pubblico  dirltto  alcune  importanti  notizie  intorno  a  questo 
paese  die  e  circondato  dai  piu  alti  punti  del  globo.  II 
principale  scopo  del  suo  viaggio  era  quello  d'introdnrre  il 
vaccino  nel  Thibet;  nia  sembra  die  le  erronee  prevenzioni 
del  Rajah  di  quel  paese  abbiano  impedito  il  boon  esito  di 
tale  intraprendimento.  AlPaltezza  di  i5,5oo  pledi  inglesi 
egli  trovo  un  gran  nuniero  di  conchiglie  fossili  assai  cu- 
riose.  Giunto  a  200,000  piedi  sulla  frontiera  del /iounaour 
sperava  di  poter  gettare  uno  sguardo  sul  territorio  della 
Cina  •,  nia  non  pote  vederne  che  le  frontiere  consistenti  in 
una  catena  formata  da'vertici  di  sterili  montagne.  Ciascuno 
di  tali  vertici  sorgeva  per  lo  meno  all' altezza  di  21,000 
piedi.  In  questo  paese  da  si  lungo  tempo  ai  dotti  stranieri 
inaccessiblle  egli  incontro  a  caso  il  piii  animoso  filologo  che 
siasi  finora  conosciuto :  era  desso  un  unglierese ,  Csoma  di 
nome ,  nato  a  Koro. 

Questo  viaggiatore,  abbandonata  nel  1816  la  Transil- 
vania ,  avea  percorso  la  Valachia  ,  la  Bulgaria  e  la  Roma- 
nia 5  di  la  recato  erasi  per  mare  alfEgitto,  e  visitata  la 
Siria ,  giunto  era  in  Persia  passando  per  Ba:^dad.  Dopo  un 
soggiorno  di  piii  mesi  a  Teheran  s'  innoltro  verso  il  centro 
deirAsla;  percorse  il  Korosaii,  Bogharo ,  Kabul,  Kasche- 
inir ,  e  giunse  nel  1822  a  Ladak.  Si  e  quindi  stabilito  nel 
Thibet,  a  Kounaour ,  nel  convento  di  Kanain  ,  dove  visse 
fra  quei  inonaci  professanti  la  religione  del  Lama.  II  suo 
scopo  era  lo  studio  deir  idioma  tibetano ,  non  die  la  ri- 
cerca  delle  bibliotedie  die  trovansi  ne'  convent!  di  questo 
paese.  Egli  ha  gia  fatto  si  grandi  progrest-i  die  pubblicare 
pote  una  grammatica  ed  un  dizionario  della  lingua  d'  un 
jiaese  che  vien  repntato  come  la  culla  dell'  umaa  genere. 
In  quest' incogniti  paesi  trovo  un' enciclopedia  in  44  vo- 
lumi ,  la  quale  tratta  delle   scienze    e  delle    arti.  La  parte 


V  A  It  I  F  T   a'.  I  3-^ 

lueilicfi  (U  ([iicsta  ;;r:i nd' opora  fonii.i  cinque  voliinii.  I  ilo- 
cunicnti  clie  in  gran  uunitTO  cd  impressi  conservansi  ncgli 
arcliivj  di  que'  conventi  dar  jiotranno  non  poclie  e  pre- 
ziose  notizie  per  la  storia  e  per  la  geografia.  E  da  notarsi 
clie  la  litogralia  liorisce  da  un  tempo  ininjfinorabile  nella 
capitale  del  Thibet,  dove  se  ne  fece  pur  uso  per  rappre- 
sentare  in  60  tavole  la  notoniia  delle  diverse  parti  del 
corpo  uniano.  (  /.   0.) 


ARTI  E  JIESTIERI. 
Tappi'ti  pel  pavimcnti. — Nell"  Ingliilterra  anclie  le  faml- 
glie  lueno  agiate  aver  sogliono  nelle  loro  caniere  strati  di 
jianno  o  di  altre  materie,  perclie  i  loro  pavinienti,  il  piii 
delle  volte  di  legno,  sono  generalmente  assai  male  costrutti 
ed  incomodi.  Un  certo  sig.  Tajdiii'l  venne  propoucndo  la 
fiil^hricazione  di  tappeti  clie  rappresentino  carte  geograiiclie 
a  colori ,  onde  col  riguardare  per  terra  sia  facile  1"  istruirsi 
ricreando  la  vista.  Si  potrel)bero  percio  fabbricare  anclie 
carte  tinte  ,  le  quali  in  vece  d'  essere  caricate  di  arabesclii 
c  tli  altri  inutili  ornamenli,  rappresentassero,  per  esem- 
pio,  medaglioni  d'uomini  celebri,  od  avvenimenti  storici, 
come  gia  un  tempo  praticavasi  cogli  arazzi.  In  tal  modo 
le   pareti   parlcrelibero  alio  spirito  ed  al  cuore.  (/.  G.) 

AUCIIEOI.OGIA    E    CHI.'\IICA. 

II  sig.  Gaetano  Rosina,  del  quale  abbiamo  gia  fatto  ono- 
revole  menzione  in  qnesto  Giornale ,  ci  lia  trasmessa  una 
sua  Memoria  intorno  ad  un  gran  nuaiero  di  anfore  d"  argilla 
o  terra  cotta,  scoperte  non  ba  guari  alia  cascina  delta  la 
Baragiola ,  a  due  miglia-  fuori  di  porta  Vercellina.  Non 
essendoci  permesso  dai  llniiti  di  questo  fascicolo  di  tutta 
qui  inserirla ,  crediam  bene  di  riportarne  alnieuo  le  cose 
clie   ci   sembraiio  piu  degne  di  attenzione. 

Tali  anfore  sono  di  vaij  colori,  ma  la  piu  parte  d' un 
rosso  di  mattone.  Alciine  giacevano  colla  bocca  aU'ingiu, 
cioe  colla  bocca  in  contatto  col  sottoposto  terreno.  Quasi 
tutte  poi  contenevano  piu  o  meno  una  terra  grass  a  scbi- 
stosa  di  colore  cinericcio  liruno,  ed  alcune  crano  diligen- 
temente  cliiuse  con  pezzi  della  luedesima  terra.  Nell'  una 
di  esse  si  rinvennero  pure  ossa  stVaceliate,  e  nella  stessa 
argilla  invoke.  Le  indagini  da  lul  praticate  sovra  di  alcune 
lo  convinsero  non  aver  esse  appartenuto  alia  classe  di  qitelle, 


l38  V  A  R  I  E  T  a'. 

nelle  quail  gli  antichi  conservavano  1'  olio  od  11  vino ,  m.n 
bensi  alia  classe  de'  vasi  funerei  o  sepolcrali.  Per  alcnne 
moiiete  poi ,  pariniente  ivi  scoperte ,  egli  a  hiion  diritto 
giudica  essere  state  tali  anfore  seppellite  ne'  pi-iini  secoli 
del  romano  impero.  E  di  fatto  nelle  vicinanze  della  detta 
cascina  e  un  luogo  die  da  tempo  immeuioral)ile  ciiiamasi 
il  Campo  della  morte.  Cola  oltre  un  gran  numero  di  mo- 
nete  romane  fu  pure  trovata  una  lamina  ,  lucida  da  una 
parte ,  e  di  una  composizione  metallica  si  fatta  die  niolto 
si  assomiglia  alia  lega  del  metallo  delle  campane,  con  un 
eccesso  pero  di  stagno:  dal  die  potrebbe  congetturarsi  aver 
ella  appartenuto  a  quella  specie  di  specclij  inetallici  di  cui 
usavano  gli  anticlii. 

II  sig.  Rosina  e  d'avvlso  clierargilla  della  quale  si  ser- 
vivano  gli  anticlii  Romani  per  formare  tali  anfore  fosse  di 
due  specie:  quella  con  cui  si  costrulvano  le  anfore  di  co- 
lore bianco-gialliccio  era  della  natura  medesima  delPargilla 
die  si  cava  tutt'  ora  al  luogo  della  Stradella  lungo  il  Po 
per  la  fabbricazione  della  majolica  •,  quella  poi  per  anfore 
di  colore  rosso-mattone  era  Targilla  comune  del  genere  di 
quella  die  si  trova  nei  dintorni  di  Milano  colla  quale  si 
fanno  tegole  e    mattoni. 

Egli  poi  procedendo  alia  disainina  della  materia  rinchiusa 
ne'  vasi  osserva  primieramente  cli'  essa  non  e  stata  in  al- 
cun  modo  rnescolata  colP  esteriore ,  cioe  con  quella  appar- 
tenente  al  terreno ,  giacche  1'  anfora  da  lui  esauiinata  si 
conserve  sana  come  lo  e  tutt'  ora  ,  e  giaceva  capovolta  , 
siccome  appare  andie  diiaramente  dalla  manifesta  dift'e- 
renza  del  colore.  II  vaso  vuotatosi  dell'  interna  materia  e 
prosciugato  delF  acqua  da  cui  era  imbevuto  divenne  so- 
noro:  e  da  cio  si  ritiene  dal  sig.  Rosina  come  una  prova 
die  r  argilla  esteriore  non  pote  penetrarvl. 

Egli  e  d'  opinione  perclo  che  la  terra  contenuta  nel  vasi 
altro  non  sla  che  una  decomposizlone  delle  materle  ani- 
mali,  suUe  quali  1' influenza  delP  acqua  abbla  promosso 
quel  moto  intestlno  delle  molecole  del  corpl  solldl ,  del 
quale  lianno  trattato  divers!  modern!  autor!  e  tra  ess!  !1 
medesimo  sig.  Rosina  (i).  Egli  appoggla  questa  sua  opinione 
suUa  teorica  delle  proporzioni    chimidie ,    giusta    la    quale 

(l)  Vedi  gazzetta  di  Milano,  n."  70  del  giorno  10  iiiarzo  1820, 
OTC  ha  gi;i  fatto  parola  del  nioto  interno  dei  solidi. 


V  A  K  I  K  T  A  ,  Joy 

una  molccola  elementare  puo  costitnire  dello  sostanze  af- 
latlo  fra  loro  diU'ereiiti  secondo  die  vicne  in  contatto  e  si 
combina  con  clue  o  con  tre  molecole  d'  un  altro  elemento. 
"  L' acqua  (  cosi  e^li  prosegue),  come  ebbi  occasione  di 
osservare  in  molti  altri  terreni,  disconipone  le  recce  anche 
le  jiiii  dure  allordie  e  od  e  stata  con  esse  in  contatto  pe- 
renne  dando  un' arjjilla  clie  e  piia  o  meno  buona,  secondo 
la  rjualita  della  materia  da  cui  deriwa.  Cosi  Targilla  di  Trez- 
zo  e  proccdente  dalia  decomposizione  dell' arena  comiuie ; 
quella  di  Lell'e  dalla  calcaria ;  cjuella  die  si  trova  presso 
Monte  Orfano,  provincia  di  Como  nei  possedimenti  del 
nobiie  signor  D.  Pietro  Lossetti ,  dallo  cnm  quarzoso,  il 
quale  vi  si  trova  niischiato  qua  e  la  nella  stessa  terra  non 
del  tutto  discomposto:,  quelle  della  Brianza  ordinariamente, 
e  soprattutto  quella  di  Nobero,  Briosco  e  Cavriano  dalla 
calcaiia  in  lamiiie',  quella  di  Maggiora  in  Piemonte  dalla 
calcaria  quarzosa  e  dallo  scliislo  niicaceo  die  si  trova  alia 
Coniiona  nello  siesso  territorio ;  quella  della  Spccola  dalla 
decomposizione  del  quarzo  e  del  feldspato  (i).  Molte  altre 
tcrre  di  questa  natura  ho  citate  nella  mia  Memoria  sulle 
stoviglie  preuiiata  dall'I.  R.  Istituto  di  scienze,  lettere  ed 
arti  ecc.  di  Milano,  ed  impressa  nella  Reale  stamperia  nel 
182a. 

«  La  cenere  dei  corpi  umaui  discomposta  per  le  surrife- 
rite  circostanze  ha  dato  un' argilla  die  non  fa  eflervescenza 
cogli  acidi,  die  e  morbida,  tenace,  senza  odore,  e  die  puo 
ridursi  in  istoviglie.  Lo  die  fu  in  fatti  da  nie  cseguito  fa- 
cendone  formare  tre  pentoliiii  nella  fabbrica  della  diita  Bon- 
zanini  a  Porta  Ticinese,  i  cui  proprietarj  vi  si  prestarono 
graziosnmente.  Tali  pentolinl  sono  morbidi  al  tatto,  sonori, 
di  color  cannella ,  e  reslsteuti  quanto  basta  al  fuoco  di  cu- 
cina.  Queste  opere  possono  da  me  sottoporsi  all'  esame  di 
chiunijue   vago  sia  di  sift'atta   materia. 

"  Le  sostanze  ond'  e  costituita  la  suddetta  argilla  sono 
I'acido  fosforico  combiuato  alia  calce,  rallumina,  la  magne- 
sia,  piccole  porzioni  d' idrato  di  ferro,  e  sostanza  animalc. 

(I)  «  Quest' argilla  fu  da  me  scojierta  in'l  tcniiiiento  di  I^Iozzate 
di  raf,ione  di  S.  E.  il  C»nfe  Alfonso  Castifjlioui  ed  alia  presenza 
de  chiarissinii  suoi  figli  i  Conti  Carlo  ed  Antonio  ,  die  non  nii- 
nori  in  cortesia  e d  alta  bonta  d'  animo  al  loro  illustre  genitore 
mi  onorarono  de'loru  benevoli  suffragi  e  del  piu  lusingliiero  lii- 
coraggiajuento.  >. 


140  VAniETA. 

"  Neir  analisi  cli  questa  materia  io  nil  sono  sefvito  del 
inetodo  da  nie  indicate  nella  gia  citata  niia  IMenioria  sulle 
stoviglie.  IIo  poi  riconosciuto  T  acido  fosforico  coml)inato 
colla  calce  trattandolo  col  liornce  al  cannello,  avend' esso 
presentato  iin  vetro  trasparente  che  fatto  brnstolare  prese 
il  colore  di  bianco  di  latte.  La  sostanza  aniniale  fa  da  me 
separata  col  mezzo  della  potassa  pura  e  delTacetato  di  piombo. 

"  Per  vie  piu  assicurarnii  deU'  esistenza  di  essa  materia 
aniraale  ho  sottoposta  una  porzione  di  argilla  in  crogiuolo 
chiuso  ad  un  fnoco  nioderato;,  lasciatolo  qnindi  raffreddare, 
rilevai  essere  divenuta  di  nn  color  bruno-nero ;  ed  ecco 
un'altra  prova  della  presenza  di  tale  sostanza,  non  potendo 
questo  colore  appartenere  al  bitume  vegetale  per  T  indicata 
impenetrabilita   del  vasi. 

V  Avendo  fatto  ascendere  il  calore  ad  nn  grado  piii  for- 
te, cioe  fin  a  tanto  che  il  crogiuolo  divenne  di  un  bianco 
di  luna,  sopra  di  un"  alti'a  porzione  d' argilla  egualmente 
chlusa  con  Into  nella  fucina  delF  esperto  fabbro-meccanico 
signor  Alessandro  Motta ,  trovai  die  rafFreddato  poscia  il 
crogiuolo,  r  argilla  aveva  acquistato  esteriormente  un  co- 
lor bruno  carico,  ed  interiormente  un  verde  cliiaro  di  vi- 
triolo,  ed  una  figura  spugnosa  propria  delle  sostanze  ani- 
mali  carbonizzate,  colla  ditferenza  die  la  terra  cementata 
riusci  dura  a  guisa  della  pomice  ( lava).  Ho  continuato  il 
fuoco  assai  piu  violento  su  di  una  terza  porzione  di  nuova 
argilla  cementandola  in  un  carbone  cavo  e  scoperto.  Que- 
sta  dope  mezz'  ora  divenne  piii  spugnosa  di  un  volume 
cinque  0  sei  volte  il  primiero  •,  la  massa  acquisto  il  color 
del  ferro  nella  parte  interna  e  superliciale ,  e  qua  e  la  si 
vetrifico  presentando  un  color  brillante  di  mercuric  con 
alcuni    globetti. 

>i  Cosi  ho  posto  fine  agU  esperimenti  nella  persuasione 
di  avere  esausti  tutt' i  suggerimenti  dell' arte  mia. 

"  Due  per  me  fortissimi  motivi  mi  lianno  spinto  a  pub- 
blicare  queste  poclie  osservazioni.  II  primo  fu  il  desiderio 
di  rendere  con  non  dnbbie  prove  manifesto  die  col  giro 
dei  secoli  le  ceneri  dei  corpi  umani  possono  convertirsi  in 
argilla ;  il  secondo  T  opportunita  di  annunziare  che  dalla 
scoperta  di  siffatte  quantita  di  vasi  sepolcrali  ci  si  da  cer- 
tezza  che  essi  appartengano  ad  un  deposito  il  quale  si 
estende  per  un  gran  tratto  di  terreno ;  del  che 'ci  porge 
indizio   il  rimbombo  che  i  manaali;   battendo  T  argilla  per 


VARIETA.  141 

impastaila  e  rlduila  a  forma ,  seiitono  sotto  i  loro  piedi 
suU"  aja  attigua  alia  cava. 

>;  Molti  ahri  ilati  si  rllevano  nei  dintorni  della  Bara- 
giola  per  credere  ctie  quel  luogo  fosse  un  antico  cimitero. 
In  geiinajo  scorso  Andrea  del  Frate ,  manuale  addetto 
alia  faljbrica  de'  mattoni ,  nello  scavare  V  argilla  ha  rinve- 
nuto  le  basi  di  due  pilastri  in  cotto,  del  diametro  ciascu- 
no  di  nn  braccio  cjnadrato ,  i  cjuali  erano  probabilmente  i 
sostegni  d'  un  cancello  die  serviva  di  porta.  In  altro  luogo 
in  poca  distanza  dai  pilastri  un  altro  giornaliero  ha  sco- 
perto  neir  inverno  xlelf  anno  scorso  la  circonferenza  ia 
mnro  di  un  pozzo  o  cistcrna  del  diametro  di  circa  due 
Jjraccia ,  di  cui  non  fu  riconosciuta  la   profondita. 

"  Ne' fondi  della  cascina  detta  di  S.  Protaso  cola  vicino, 
saranno  circa  sei  anni,  fu  rinvenuto  ncUo  scavare  la  terra 
per  plantar  viti  un'oUa  con  18  lucerne,  parte  in  vetro  di 
color  naturnle,  parte  in  vetro  color  cilestrino ,  e  verde, 
giallo,    rosso  e   violetto.   " 

Noi  facciaui  plausi  al  sig.  Rosina,  e  crediamo  poi  dover 
nostro  1'  incoraiigiarlo  ne''  suoi  esperimenti  e  nelle  scoperte 
sue,  pel  cjual  genere  di  studj  e  di  lavori  ha  egli  gia  in 
pill  occasion!  diniostrata    una  non  comune  attitudine. 


Delia  comcta  attualmente  visibile. 

Dopo  I'apparizione  della  coiueta  periodica  deU'Enlce,  che 
fu  osservata  sulla  fine  del  1828,  non  si  era  piu  veduta  al- 
cuna  nuova  cometa^  quella  die  si  osserva  attualmente  e 
stata  scoperta  dal  vigilantissimo  signor  Gambart  direttore 
del  regio  Osservatorio  di  Marsiglia,  a  cui  si  presento  gih 
niolto  luminosa  la  mattina  del  di  ai  aprile  nella  costel- 
lazione  del  piccolo  cavallo. 

Suir  appoggio  delle  osservazioni  fatte  nel  corso  d'  un 
mese  i  calcolatori  hanno  gia  potuto  stabilire  con  inolta  ap- 
prossimazione  gli  elementi  parabolici  delf  orbita  di  questo 
nstro,  dai  quali  si  puo  conchiudere  cli'esso  non  e  identico 
con  alcuna  delle  comete  gia  conosciute ;  cosicche  viene  ad 
essere  la  i38.*  nell' ordine  di  quelle  di  cui  sia  stata  de- 
terminata  Torbita,  giusta  il  catalog©  pubblicato  dal  signor 
Sclmmacher  (i)  ed  esteso  dal  signor  Santini  (2)  fino  al- 
r anno    1829. 

(i)   Astronoiii.  Abliamlliin|:cn.   Parte  I.  Altona,    iHaJ, 

(3)  Eleuicnti  d' astrononuA.  Ediz   seconda,  vol.  I.  Padova,  i83o. 


142  V  A  R  I  E  T  A  . 

La  conieta  glunse  alia  maggior  viclnanza  alia  terra  il  cU 
26  marzo,  nou  essendoiie  distante  piii  d' ua  settimo  della 
distanza  media  della  terra  dal  sole;  passo  pel  nodo  il  di  6 
aprlle  ed  arrive  al  perielio  il  di  9.  Siipponendo  ciie  V  lii- 
tensita  della  luce  sia  generalmeate  nella  raglone  inversa  dei 
quadrati  delle  distanze  dell'  oggetto  dal  corpo  ilium iiiaute  e 
dall'osservatore,  la  cometa  attuale  dovreljb' essere  stata  nel 
raassimo  splendore  il  di  ay  marzo;  nella  qual  epoca  tro- 
vandosi  a  60°  di  declinazione  australe  sara  apparsa  assai 
cospicua  agli  osservatori  di  quell'  emisfero.  Essa  va  ra- 
pidameiite  scostandosl  da  nol ,  ed  a  quest'  ora  noa  e  piu 
vislbile,  come  ne' primi  giorai ,  ad   occhio  nudo. 

Soggiungiamo  qui  gli  elementi  del  moto  parabolico  della 
cometa  calcolati  dal  sig.  Santliii  a  Padova  e  dal  sig.  Car- 
Imi  a  Milaiio. 


Carlini. 

Suir  osservazione  del  cli 
2 1  aprile  fatta  a  Marsi- 
glia  e  su  quelle  de'  giorni 
5  e  19  maggio  fatte  a 
Milano. 


Sandni. 


Sulle  osservazjoni  dei  giorni 
3o  aprile  ,  8  c  l8  raaggio 
fatte   a   I'adova. 


Passacglo  pel  perielio 

Longit.   del  perielio. 
Longit.    del  nodo,  .  . 

Inclinazione 

Log.  dist.  perielia.  .  . 


Aprile  9,5269  t.  m.  a  Milano 

212    18      o 

206    20      O 

21    12    10 

9,96484 

moto  diretto 


Aprile  9,63804  t.  m.  a  Padova 

212  23  18,8 
206    22    43,1 

21  II  8,8 
9,9650486 

moto  diretto 


L'  Ateneo  di  Bergamo  propone  un  preraio  di  cinquanta 
zecchini  per  una  Memoria  che  insegni  un  metodo  piii  si- 
curo,  e  meno  dispendioso  di  quelli  sino  ad  ora  proposti, 
per  cni  un  gelso  vegetl,  e  prosper!  durevolmente  nel  luogo 
stesso  ove  e  stato  un  gelso  raorto  ;  e  la  contagione  di  un 
gelso  infetto  non  si  propaghi  ai  geisi  vicini. 

Le  Memorie  saranno  scritte  in  lingua  italiana  ,  o  fran- 
cese  i  e  verranno  presentate  non  piu  tardi  dell'  ultimo  giorno 


V  A.  R  I  E  T  a'.  I  43 

deU'anno    prossimo    ventnro   i83i;    osservaiido    la  costu- 

inaiiza    accndomica    riguardo    al    nome    delT  autore.  —    II 
Presidente  Albonihetti. 


ERRATA-GORRIGE. 


Tomo  56.° 


Pag,  148    lin.  14  dell.1   celebre   Cleopatra  ^<-'gg^  ''i   Cleopatra   Coccia 

»      ivi      »    ny   <U    (piella  lasciva   e   scaltra        >•      della  celebre  Cleopatra 
rcsrina 


Tomo  57.° 


17      >>    2 1    Sncri3«o 
10 1       •■     14    conte 
io3      >•       1    venga 
123      "II    Kiioiiigeo 
137   neHa  nola  iin.  a.   dalla 

ivi  ivi  »    3    dalla 

354   lin.  lO    invariabile. 

31  (in   alcuni  e5em|il.iri  )   Re- 
meyat 

33    del   ferro   ossido 
39   e   certe 

a   e   materia 
37    incontrarsi 

32  che      preiideva      principal— 
menic  quanJo  era  uniiclo. 


40a 


Jocrisso 

Commendatoro 

versa 

Enosigco 

delta 

della 

variabile. 

Reniusat. 


407 
ivi 

408 
ivi 

409 


25    delle  terre  figullne  del  regno 


del    feno   ossiilato 
a    certe 

questa   terra    e   materia 
incontrossi 

che     le    e    proprio     princi- 
palmente   qua  n  do    c    an— 
cora    umida 
delle  nostre    terre    £ga1ina 
indigene 

Pug.  293  lin.  I  e  segg.  le  variant!  scritte  dall"  autore 
eulle  prove  di  stampa  forse  con  poca  chiarezza  e  inesatta- 
nicnte ,  causarono  un  notabile  errore  di  fatto.  Tutto  il  pe- 
riodo  si  leggeva  cost :  E  la  Criisca  medesitna  non  dispregera 
un  t'semj)io  tolco  da  un  suo  accademico  che  I'Alberd  nel  suo 
Dizionario  ci  por^e  ,  ed  e  un  chlarissimo  testimonio  di  questo 
vera.  L'autore  avrebbe  poi  voluto  scrivere :  E  I'Alberti  nel 
suo  Dizionario  ci  porge  un  ecc.-'  ma  i  segni  delle  correzioni 
fiiroao  da  lui  iaavvertentemente  uial  coUocati.  Sebliene  1' ar- 
gomento  rinianga  nella  sua  intierezza,  preghiamo  i  lettori 
di  registrare  (juesta  correzione. 


R.  GinoM,  F.  Carlini  e  I.  Fvmagalli,  direttori  ed  editori. 


Pubblicato  il  di   J   giusrno    i83o. 


0SSC7 

vazioni  meteor 

olo  seiche  fatte  all  I.  R. 

Osservatorio  di  Brera. 

A  P  R  I  L  E     1 

800. 

31. 

ITTINA. 

< 

Seha. 

5 

6 
■^  3 

-3  -^ 

^  2 

Slato 
di'l  ciclo. 

_  "3 

~  0 

i- 

-r  c 

■^    u 

S  2 

2  ° 

.1  "^ 
*  j3   ^ 

u , 

Stato         ' 

del  ciclo. 

1 

poll 

.in. 

■>   1 

poll. 

i.„. 

0 

I 

27 

10,0  +  8,8 

N 

.'Moreno. 

27 

9.2 

+14,6 

N  E 

Nuvolo. 

2 

27 

9.2 

+1 1,0 

N 

JNiiv.  rott.  piov. 

27 

8,6 

+  12,5 

E 

Nnv.pioggia. 

3 

27 

8,0 

+10,0 

£ 

Nuv.  roll.  piov. 

27 

9,0 

+  12,5 

N  N  E 

Nuv.  rotlo. 

4 

27 

11,2 

+  9.5 

N 

Ser.  iiebbioso. 

27 

11,0 

+i5,5 

SO 

Nuv.  rott.  ser. 

5 

27 

10,7 

+11,0 

0 

Sere no. 

27 

10,0 

+  14-7 

SO 

Nebb.  sereno. 

6 

27 

t,,5 

+  11,0 

SE 

\iivolo. 

27 

8.8 

+  i5.o 

NE 

Nuv.  ser. 

7 

27 

9.2 

+  8,6 

0 

Nuvolo. 

27 

9.4 

+i5,7 

0 

Ser.  nuv.  ser.; 

8 

27 

10,0 

+11,8 

NE 

Scr.  plug.  ser. 

27 

10,0 

+1^,7 

SSE 

Nuvolo.             1 

Q 

27 

8.2 

+  1 1,0 

NE 

Serrno. 

7v5 

■m4,o 

E 

Nuvolo. 

10 

27 

6,4 

+1 1,0 

E 

Nebb.  ser. 

2-! 

7.7 

+  i3,8 

N* 

Sereno. 

1 1 

27 

9'^ 

+  7,0 

N 

Screno, 

27 

9.8 

+i5,o 

0 

Nebb.  scr. 

12 

27 

10,0 

+  q,o 

NO 

Screiio. 

27 

8,G 

+14,0 

E 

Nuvolo. 

i5 

27 

7'° 

+  8,8 

0 

Seieno. 

27 

6,0 

+17,0 

0 

Ser.ncli.nu.ser 

i4 

27 

6,q 

+10,2 

N* 

Screno. 

27 

8,0 

+16,2 

NNO* 

Sercno. 

i5 

27 

9:" 

+  9,0 

N 

Sercno. 

1*7 

/ 

9.0 

+ 1 6,5 

SO 

Ser.  nuv. 

i6 

27 

9,8 

+10,0 

E 

Screno. 

27 

9.2 

+i5,5 

E 

Sereno; 

'7 

27 

9.2 

+10,0 

NO 

Nuv.  rott.  ser. 

27 

9-.2 

+17,0 

S  0 

Ser.  nuv.          | 

i8 

27 

9-.« 

+  1  1,0 

N  0 

Sereno. 

27 

Q,0 

+  17,2 

son 

Ser.  nuv. 

iq 

27 

8,D 

+11,7 

N  0 

Ser.  nuv. 

27 

6,0 

+i5,7 

E..N* 

>uv...tem.pio|! 

20 

27 

7.2 

+  10,4 

N  0 

Sereno. 

27 

9.0 

+14,5 

NNN 

0*  Sereno.      1 

21 

27 

8.0 

+10,0 

0 

Sereno. 

27 

8.0 

+18,3 

N 

Screno.             ' 

22 

27 

Q,0 

+10,8 

NEE 

Nuv.  rott- ser. 

27 

q.o 

+  16,0 

SE 

Screno. 

•iD 

27 

q.o 

+  8,8 

NE 

Sereno. 

27 

8,2 

+10,7 

s  0 

Ser.  nel)b.nuv 

24 

27 

^.6 

+11,5 

NO 

Ncbb.ser.  nuv. 

27 

8,8 

+16,5 

SO 

Ser.  nebb. 

25 

27 

9,0 

+12, i 

N  N  0 

Nuvolo'. 

27 

8,7 

+i4,5 

E..NolTeni.  piog.nu'l 

26 

27 

9^5 

+  8,7 

N  E 

Nuv.  ser. 

27 

10,0 

+i3,7 

s 

Nuv.  ser. 

in 

27 

1 1,0 

+  9.5 

N  0  0 

Nuv.  ser. 

27 

1 1,0 

+i5,5 

so 

Nuv.  ser. 

28 

27 

12,0   +T  1,5 

NE 

Ser.   nuv. 

27 

10,2 

+16,0 

S..,E 

Ser.   nuv. 

2q 

27 

12,0  +1  1,8 

E 

Sercno. 

■27 

11,4 

+i5,5 

E 

Screno. 

DO 

27 

12,0  +   f),0 

N 

Sercno. 

27 

1 1,0 

-16,7 

s 

Sereno.            ! 

Altezza  mass,  de 

Ijar.  poll.  28  lin.     0,0 

-Utezza  mass,  del  term.  +  i8,5' 

minima 
media  . 

.....-;   27       »     6 

.0 
r 

minima    .  .  .   .  +     75O 

'  ^7       '     /'"■ 

Quaulita  dclla  pioggia 

linec  24254. 

"  1   Ml  IIMM   1 

^^BOEI 

smwf 

Ill Ill 

""'•—'" 

BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE   I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Gerollmi ,  ossla  II  Nario  d  una  Principessa ,  dclV  au^ 
tore  dl  Slbllla  Odcdeta.  Mortara,    1829,    Capriolo. 

/  Prigionieri  dl  Pizzighettone.  Romanzo  storico  del 
secolo  XVI ^  delV  aiUore  dl  Sibllla  Odaleta  e  delta 
Fidanzata  Ligure.    Vol.  3-  Mdano,   1829,  Stella. 

Cecilia  dl  Baone ,  ossla  la  Marca  Tiivlglana  al  finlre 
del  medio  evo.  Nairazione  storlca  dl  P.  Z.  (  Pietro 
Zorzl).  Vol.  4.  Venezla,  1829,  Andreola.  {E  an- 
nunzlata  una  seconda  edlzlone  coiretta  da  mold  e 
gravl  errorl  dl  stampa.  ) 

Irene  Delfino.  Storla  Venezlana  del  secolo  VI.  Vol.  2. 
Venezla,    i83o,   Gnoato. 

La  Villa  dl  S.  Clullano.  Storla  Venezlana  del  se- 
colo VII ,  data  la  luce  dalU  autore  d  Irene  Delfi- 
no.   Vol.  2.  Venezla,   i83o,  Gnoato. 

La  Battaglla  dl  Benevento.  Storla  del  secolo  XIII  ^ 
scrltta  dal  dott.  F.  D.  Querrazzi.  Vol.  4.  Llvorno , 
1827,  Bertani,  Antoiielli  c  comp.,  e  3Iilano,  1829, 
Malatesta. 


I 


Discorso  primo.  —  Idee  gcnerali. 


nuovi  romanzi  che ,  dope  averci  data  occasione 
di  esporre  alcune  idee  general!,  saranno  il  soggetto 
delle  nostre  parole  ,  non  vennero  qui  accompagnati 
a  fame  congiuntaniente  discorso  per  alcun  intrinseco 

BibL  Ital.  Tom.  LVIII.  10 


146  be' ROMANZl    STORICI. 

legame  che  interceda  fra  loro,  ma  perche  quando 
le  considerazioiii  sull'  arte  anche  applicate  ad  oggetti 
diversi  si  concentrano  a  priucipj  di  unita  ,  non  solo 
quesd  principj  s'  accrescono  d'  evidenza  e  di  forza , 
ma  cio  che  vale  ancor  meglio,  ove  riesca  colla  mol- 
tiplicila  de'  confrond  e  delle  speiienze  di  far  mani- 
festa  negli  effetti  la  difficolta  somma  dell'  arte  ren- 
duta  ai  veri  suoi  fini ,  lo  studio  ne  diventa  necessa- 
riamente  piu  nobile  ed  alto ,  e  rcsta  per  sili^tta  guisa 
meno  abbandonato  all'arbitrio  intollerabile  degli  scrit- 
tori  volgari.  Ne  si  creda  che  fra  gli  uffici  della  cri- 
tica  sia  di  lieve  importanza  quello  ,  che  si  di  rado 
le  viene  compiuto ,  di  mettere  un  argine  all'  ardi- 
tezza  e  all'  imperizia  della  plebe  scrivente  ,  e  solle- 
vare  le  buone  lettere  a  un  punto  che  faccia  disperato 
alia  mediocrita  il  poterle  raggiugnere  ;  imperocche 
non  e  guadagno ,  ma  irreparabile  scapito ,  che  la 
presunzione  dei  molti  si  getti  tumultuosa  alle  porte 
cF  un  santuario ,  che  per  necessita  non  puo  mai  aprirsi 
se  non  ai  pochissimi :  e  forse  a  penetrare  nelle  ca- 
gioni  recondite  delle  cose  questo  e  il  principale  mo- 
tive ,  per  cui  quasi  sempre  e  presso  tutti  i  popoli 
al  secolo  nel  quale  le  arti  e  le  lettere  furono  piuc- 
che  mai  vigorose  e  fiorenti ,  ne  seguito  un  altro 
d'  impotente  stanchezza  o  di  aberrazione  febbrile. 
Egli  e  ben  vero  che  un  si  grave  fenomeno  intellet- 
tuale  si  vuol  comunemente  desumere  da  altre  piu 
speciose  cagioni ,  e  senza  dubbio  e  capace  di  grandi 
e  belle  fiasi  il  discorso ,  col  quale  i  retori  ne  so- 
gliono  accusare  una  certa  fiacchezza  che  nell'umana 
natura  succede  quasi  per  una  legge  lisica  alia  ga- 
gliarda  e  faticosa  azione  anteriormente  spiegata.  E 
uoi  non  vogliamo  entrare  in  una  quistione  che  atte- 
nendosi  a  quanto  v'  ha  di  piu.  importante  e  di  piu 
sublime  nelle  scienze  speculative,  ci  condurrebbe  a 
piu  severe  e  astruse  parole  che  non  ci  sono  accon- 
sentite  dalF  indole  del  nostro  subbietto :  ma  se  anche 
non  si  vuol  discendere  col  pensiero  nei  pericolosi 
iibissi  della  metafisica ,  come  potrassi  negare  nei  fatti 


^ 


DE    ROMANZI    STORICI.  1 47 

la  somma  influenza  die  a  produrre  quel  decadimento 
viene  esercitata  dalla  turba  de'  mediocri  aUbllantcsi 
coUe  sue  frodi  a  disputare  di  passo  in  pasf.o  la  prc- 
ininenza  ai  mi2;liori  ?  Tutti  sanno  clic  le  arti  e  le 
lettere  non  souo  mai  couosciute  e  apprezzate  meglio 
die  nei  tempi  in  cui  per  un  felice  concorso  di  cir- 
costanze  poterono  innalzarsi  alia  massima  altczza ; 
ma  appunto  la  speranza  di  partecipare  agli  onori  c 
alle  riconipense  die  si  vedono  concedute  ai  cliiari 
intelletti ,  agisce  allora  potendssima  suUa  cupidigia 
degl'  ingcgni  comuni ,  die  quanto  meno  sono  capaci 
di  preudere  una  strada  da  se ,  tanto  pin  volcnticii 
si  lasciano  trasportare  dietro  agli  altii  gin  pel  facile 
declivio  dell' imitazione.  E  riniitazionc  servile,  conre 
il  primo  e  il  piu  sicuro  indizio  die  la  niente  umana 
e  gia  stanca ,  e  pure  ad  un  tempo  la  prima  e  la  piii 
forte  causa,  per  cui  cpiesta  deplorabile  stancliezza  si 
va  senipre  piu  dilatando  e  accrescendo.  Se  non  die 
a  parlare  con  ma^giore  propiieta  ,  quando  si  vede 
una  nazionc  bassainente  occupata  a  iniitare  con  ver- 
gognosa  pazienza  se  stcssa  od  altrui  ,  si  dovrebbe 
piuttosto  dire  ,  non  cli'  ella  e  venuta  a  stancliezza , 
ma  die  tenendosi  in  disparte  i  piu  poderosi  de'  suoi 
figliuoli ,  tutto  r  incarico  di  continuare  1'  antica  glo- 
ria c  ricaduto  sopra  cpie'  deboli  die  per  un  intinia 
miseria  erano  gia  stanchi  prima  di  venire  sul  campo. 
Ne  dee  far  maraviglia  questo  ritrarsi  dei  xiobili 
ingegni  diuanzi  alia  plebe  die  si  precipita  con  loro 
in  uno  stesso  cammino ;  impcrocclie  e  solito  costume 
de' sapienti  il  correre  una  via  solitaria  e  scpararsi 
come  ncUa  vita  civile  ,  cosi  anclie  nelle  occupazioni 
della  mente  dal  profano  cousorzio  del  volgo.  E  se 
ad  alcuno  potesse  senibrare  die  lo  scoraggiamcnto 
de'  migliori  sia  ingiusto ,  perclie  poco  dee  curarsi 
d'  aver  comune  con  akri  la  strada ,  clii  sente  die  in 
due  o  tre  passi  sara  uscito  di  vista  a'  suoi  disuguali 
compagni ,  noi  non  vorremmo  rispondere  a  qucsta 
idea  si  benigna,  se  non  col  dire,  die  senza  dubbio 
ella    proccde    da    un    uomo ,    il    quale ,    dopo    aver 


148  de'  romanzi  stobici. 

considerate  astrattamente  le  cose,  non  voile  mai  scen- 
dere  dalle  sue  belle  teorie  alia  dolorosa  esperienza 
della  vita  reale.  Che  per  fernio  non  potra  mai  ca- 
dere  in  pensiero  a  nessuno  die  i  mediocri  valgano 
a  seguitare  tino  al  termine  i  sublimi  intelletti,  e 
quand''  anclie  si  volesse  accogliere  questa  supposizione 
impossibile,  non  ne  deriverebbe  ancora  alcun  impe- 
dimento  ai  pivi  degni  ,  i  quali  non  sono  mai  ne  in- 
vidiosi ,  ne  gareggianti ;  ma  se  in  un  tale  rapporto 
non  e  gran  fatto  dannosa  Y  influenza  della  moltitu- 
dine ,  ben  altre  riflessioni  si  presentano  a  chi  ,  ri- 
movendo  le  apparenze  magniiiche ,  osa  guardare , 
senz'  arrctrarsi  ,  la  trista  verita  degli  umani  casi ,  e 
impara  da  essa ,  quanto  iucrescano  all'  anima  dei  va- 
lorosi  i  continui  fastidj  ,  onde  la  malignita  li  tor- 
menta  ,  e  come  V  ostinata  e  picciola  guerra  de'  vili 
sia  piu  potente  clie  ogni  inimicizia  della  fortuna  a 
spegnere  la  sacra  e  necessaria  tiamma  dell'  entusiasmo. 
Perche  se  di  tratto  in  tratto  sorge  un  qiialche  inge- 
gno  si  forte  da  saper  disprezzare  la  turba  che  lo 
persegue  e  lo  preme ,  egli  e  questo  un  avvenimento 
che  a  gran  fatica  si  rinnova  una  volta  per  secolo  , 
e  in  vece  in  una  tanta  scarsezza  d  intelletti  vigorosi 
e  quasi  incredibile  il  numero  di  quelli  che  potendo 
riuscire  eccellenti  si  lasciano  arrestare  a  mezza  la 
via ,  e  inebbriati  di  amarezze  e  di  sdegno  si  per- 
suadono  che  gli  uomini  non  valgono  abbastanza  , 
perche  si  abbia  a  soffrir  tanto  per  loro.  Ne  questo 
fatto  e  per  alcun  modo  separabile  dalla  concorrenza 
de'  mediocri  ,  i  quali  ,  per  cosi  dire  ,  souo  costretti 
dal  proprio  interesse  e  dall'orgoglio  ad  attraversarsi 
con  ogni  perversita  di  mezzi  all'  innalzamento  dei 
migliori  ,  che  sarebbe  troppo  evidente  testimonio 
della  loro  bassezza.  Inganniamo  il  mondo  ,  o  il  mondo 
ci  spT'ezzerd  1=  questo  e  il  grido  d'  unione  che  un 
infelice  bisogno  di  falsa  gloria,  o  I'avidita  del  gua- 
dagno  mette  in  bocca  ai  codardi ,  e  a  questo  grido 
si  affoUano  i  molti ,  e  si  rinforzano  degli  artifizj 
scambievoli ,  e  insidiosi  e  arroganti  assaltano  i  pochi 


DE    ROMANZI    6T0RICT.  140 

che  vista  la  qualita  de'  ncmici  vogliono  piattosto  cc- 
dere  il  campo,  che  avvilirsi  comlDattendo  ed  anche 
vinrendo. 

I\Ia    quando    il    niiserabile   trionfo   de'  mediocri    e 
compiuto  ,  quale  sara  la  condizione  delle  arti  e  delle 
lettere  clic  al)borrendo    da  ogni    stato   niezzano    non 
possono  discendere   dalla  loro  altezza    senza  correre 
il  rischio    gravissimo  di    ruinare    sino    in  profondo  ? 
E  quesd  vmcitori  cosi  indegni ,    cosi   incapaci    della 
vittoria  come  faranno  a  proseguirne  i  successi  ?  E  con 
quali  fallacie  potra  essere  continuato  V  inganno  della 
nazione?    E  facile  il  comprcndeic   che    T  errore  non 
sarebbe  che  di  pochi  niomenti,  se  fosse  lasciato  nella 
sua  integrita  il  senso  naturale  de'  popoli  che  abban 
donati  a  se  stcssi  non  tardano  mai  a  ricondursi  verso 
le  nornie  immutabili  del  Vero  e  del  Bello :  ma  come 
speraie  che  la  turba  vincente  voglia  rinunziare  cosi 
presto  ai  prol'itti  della  battaglia?    Come  credere   che 
debba  astenersi  per  vergogna  dal  ricorrere  all'  unico 
mezzo  che  per  qualche  tempo  puo  prolungare  il  suo 
disgraziato  dominio?  E  questo  mezzo,    come  ben  si 
vede ,  non  e  altro  che  if  pervertimento  de"  pubblici 
giudizj   e  lo  sforzo  incessante  di  falsare  ad  ogni  co- 
sto  quelle  regole  eterne  da  cui  sono  gia  condannati , 
ancor  prima  che  avvengano  ,   tutti  i  traviamenti  dello 
spirito  umano.  Di  qui  confusione  pessima  d'  ogni  dot- 
trina ,    e  incertezza    sempre  crescente    di  principj    e 
di   massime,    e  una  specie   di    ribelHone    scandalosa 
contro  la  sapicnza  de'  secoli  trapassati  ,   dei  quali  si 
rifiutano  gl' insegnamenti  e  si  rinnega  fino  la  gloria. 
Egli  e  allora  che   il  Borromini    ticne  lo  scettro  del- 
r  arte  ,   e  la  squisita  purezza  del  Palladio  e  una  po- 
vera  semplicita  che  bisogna  compiangere  ;  egli  e  al- 
lora che  il  IMarino  viene  proclamato  il  piu  gran  poeta 
che  mai  avesse  1"  Italia ,  e  1  Ahghieri  diventa  un  bar- 
baro ,  il  cui  nome  non  puo  pronunciarsi    senza  sor- 
ridei'e    alia  stolta  ammirazione    che  dagli  avi  gli  fu 
tribuita. 


i5o  de'  romanzi  storici. 

Sospinti  dalla  lunga  via  che  ne  resta  a  percorrere , 
noi  non  possiamo  seguitare  piu  avanti  nelle  conse- 
guenze  che  sono  necessarie  a  provenire  da  questi 
fatti ;  ma  chi  non  s'  avvede  che  quando  i  niediocri 
non  potendo  sahi-e  fino  alia  vera  sede  delle  arti  e 
delle  lettere ,  trassero  miseramente  le  une  e  le  altre 
fino  alia  lore  bassezza  ,  il  danno  non  puo  arrestai'si 
a  soli  qnesti  termini ,  e  si  debbe  anzi  consumare 
fino  a  queir  ultimo  punto  in  cui  le  arti  e  le  lettere 
sono  tanto  scadute  dal  loro  primitive  splendore ,  che 
i  nobili  ingegni  non  solo  le  fuggono  per  non  accom- 
pagnarsi  ai  volgari ,  ma  le  sdegnano  anche  per  se 
stesse ,  siccome  prive  d'  ogni  dignita ,  e  venute  a 
parte  dell'  altrui  corruzione  e  vergogna  ?  Chi  non  si 
accorge  che  allora  1'  avvilimento  e  fatto  si  graude , 
che  senza  mia  scossa  fortissima ,  senza  una  rinnova- 
zione  totale  delle  circostanze  e  delle  opinioni  il  ri- 
sorgimento  piu  non  potrebbe  operarsi  se  non  per  la 
strada  lentissima  della  ignoranza  assoluta  e  della  bar- 
barie ,  le  quali  permettessero  alia  ragione  de'  popoli 
di  riprendere  V  antica  rettitudine  dopo  aver  comprata 
a  si  caro  prezzo  la  dimenticanza  di  tanti  errori  e  di 
tanti  sofismi  ? 

E  forse  mentre  avevamo  dichiarato  di  non  voler 
assumere  un  linguaggio  severo,  troppo  discorde  dal 
nostro  argomento  ,  noi  ci  siamo  in  vece  con  sitfatte 
parole  lasciati  trasportare  troppo  avanti  dalla  gravita 
della  quistione  che  nel  progresso  del  discorso  si  sol- 
levo  ,  ma  questo  e  quasi  impossibile  a  non  avvenire , 
quando  si  toccano  materie  strettamente  connesse  colla 
civilta  del  genere  umano  ,  e  si  parla  in  un  tempo 
in  cui  alia  sapienza  e  sostituito  il  dubbio ,  e  la  ve- 
rita  e  diventata  una  controvcrsia.  Ne  per  cio  noi  ci 
siamo  troppo  divisi ,  come  altri  potrebbe  credere , 
dai  romanzi ,  intorno  ai  quali  si  debbe  occupare  il 
nostro  ragionamento  :  che  i  lettori  piu  attenti  si  sa- 
ranno  di  leggieri  avveduti,  come  queste  considera- 
zioni  siano  del  tutto  affini  a  quelle  altre  in  cui  abbia- 
mo  dovuto  entrare,  allorche  parlando  dell' eccellente 


de'  komanzi  storici.  i5i 

romanzo  <li  Alessandro  Manzoni  ne  tocco  tli  svol- 
gere  i  motivi ,  per  cui  nelF  ultimo  secolo  V  arte  del 
romanziero  era  caduta  in  iin'  abbiezione  cosi  profon- 
da.  Anche  allora  noi  al)biamo  brevemente  accennato 
il  vitiiperio  clie  per  la  vilta  dell'  artista  si  facea 
comunc  all'  arte  prostituita  e  corrotta ;  aiiche  allora 
noi  abbianio  notato  il  bisogno  che  a  togliere  la  de- 
cadenza  si  ellettuasse  per  opera  di  qualche  valoroso 
una  grande  niutazione  nelle  menti  dcgli  uomini:  e 
da  questa  niutazione  orainai  compiuta,  e  dal  timore 
che  quel  vituperio  rinnovandosi  un'  altra  volta  non 
ne  distrugga  ogni  vantaggio ,  sono  appunto  derivate 
le  idee  che  finora  siamo  venuti  esponendo. 

II  IManzoni  col  partecipare  all' arte  la  dignita  pro- 
pria ha  certamente  rimosso  un  grande  ostacolo ,  e 
noi  fumnio  i  prinii  ad  annuuziare  che  molti  e  molti 
dietro  i  suoi  passi  sarebbero  entrati  nclla  carriera 
nobilitata  da  lui ,  ma  se  le  cose  procedono  come 
sono  incamminate ,  e  se  la  critica  non  adopera  ogni 
sua  forza  a  rcprimere  e  contenere  gli  abusi ,  avremo 
noi  fatto  un  guadagno  reale  ?  Sara  egli  veramente 
utile ,  veramente  onorevole  alia  nostra  letteratura 
r  impulso  che  la  risospinse  in  una  strada  gia  per 
tanti  anni  quasi  negletta  ?  Quando  i  Promessi  Sposi 
uscirono  in  luce  e  vennero  licevuti  con  un  tanto 
consenso  di  lode  dagl'  Italiani  e  dagli  stranieri ,  noi 
non  abbiamo  voluto  turbare  un  trionfo  cosi  nuovo 
e  cosi  bello  con  predizioni  sinistre  :  che  anzi  allon- 
tanando  ogni  augurio  di  men  lieti  pensieri  ci  siamo 
abbandonati  con  csultanza  di  cuore  alle  piu  giojose 
e  larghe  speranze,  e  raccogliendo  in  brevi  parole 
gli  elementi  di  futuro  successo  abbiamo  osato  afl'er- 
mare  che  in  un  corto  volgere  d"  anni  sarebbe  accer- 
tata  alia  nostra  Italia  anche  questa  brillante  vittoria. 
Ma  se  allora  la  carita  delta  patria,  e  il  sentimento 
cosi  umano  e  spontaneo  dell'  ammirazione  trattenne 
fra  questi  conlini  il  nostro  discorso ,  perche  dovremmo 
noi  tacere  piu  oltre  quando  quelle  due  affezioni  me- 
desime ,   che    un    tempo   ne   persuasero    al  silenzio , 


1 5a  DE    ROMANZl    6T0RICT. 

insorgono  piii  vigorose  a  comandarci  un  libero  e 
risoluto  linguaggio?  Perche  arrestare  la  verita  a  mezzo 
il  labbro ,  quanclo  forse  anche  manifestata  rozzamente 
sapra  farsi  strada  attraverso  le  ire  de'  plebei  con 
qualche  profittevole  avviso? 

Noi  non  vogliamo  abbominare  nessuno ,  e  meno 
che  altri  gli  autori  de'  romanzi  clie  ci  danno  occa- 
sione  a  spiegar  queste  idee  :  noi  dobbiamo  anzi  ag- 
giugnere  che  finora  il  ragionamento  e  tutto  generale, 
e  che  nel  discendere  ai  particolari  ci  tornera  caro ,  se 
potremo  esimere  dalla  turba  questi  scrittori :  ma  prima 
di  accostarci  esclusivamente  alle  opere  loro ,  non  ci 
sara  egli  permesso  di  domandare  agl'  Italiani ,  che 
cosa  sia  questa  moltitudine  d'  insulsi  romanzi  che 
ogni  giorno  piu  numerosa  si  va  calando  come  una 
nuvola  d'  insetti  su'  bei  campi  della  nostra  lettera- 
tura ,  e  li  contrista  e  li  mette  a  solitudine  d'  ogni 
frutto  migliore  ?  Non  v'  ha  dubbio  che  anche  dal 
romanzo ,  chi  vi  sia  veracemente  chiamato  dalla  na- 
tura  ,  puo  cogliere  una  palma  molto  pregiabile  ,  ma 
in  egual  modo,  non  v'ha  dubbio,  che  questa  palma 
nella  parita  delle  altre  condizioni  sara  sempre  F ultima, 
sara  sempre  la  piu  ignobile  fra  quelle  che  sollevando 
r  immaginazione  e  T  intelletto  1'  uomo  potrebbe  ac- 
quistarsi.  Come  fu  adunque  che  tanti  e  tanti  al  primo 
segnale  si  sono  slanciati  sopra  un'  arena  che  presenta 
cosi  poche  speranze  alia  loro  ambizione  ?  E  qual  e 
la  lusinga  clie  li  sedusse  ad  una  carriera ,  ove  il  re- 
stare  appena  alcuni  passi  al  di  qua  della  meta  e  lo 
stesso  che  il  non  avere  nemmeno  preso  le  mosse  via 
per  lo  stadio?  Nelle  scienze  ed  anche  nelle  lettere, 
specialmente  in  quella  parte  che  risguarda  1'  erudi- 
zione,  vi  sono  molti  gradi  prima  di  giugnere  al 
sommo  :  e  tuttavia  per  ciascuno  di  questi  gradi  in- 
feriori  v'  e  ancora  una  lode  che  volentieri  si  concede 
air  utile  diligenza  e  alio  studio  indefesso.  Ma  chi  sa 
dirci  quale  sia  la  lode  che  puo  aspettarc  un  roman- 
ziero  mediocre  ?  E  qual  e  la  riputazione  cosi  infiraa 


de'  romanzi  sTonici.  i53 

e  cieca   che   volesse  scainbiarsi  a  quella   del   Piazza 
e  del  Chiari  ? 

Se  non  che  a  considerare  attentamentc  V  indole 
dcir  ingegno  uniano  e  lo  stato  della  nostra  lettera- 
tura  noa  e  diHicile  intendeie  ,  come  un  errorc  di 
per  se  cosi  manifesto  possa  dilatarsi  con  tanta  rapi- 
dita ,  c  ingannare  anche  le  menti  che  sarebbero  sor- 
tite  a  occupazioni  piii  degnc,  o  sc  non  altro  meno 
disutili.  Noi  non  ci  f'ermeremo  a  ripetere  cose  troppo 
comuni  sullo  spirito  d'imitazione  affatto  ingenito  alia 
natura  deH'nomo,  ne  vogliamo  ritornare  alle  idee 
prehminari  del  nostro  discorso  per  fame  un'  appU- 
oazione  ,  che  nella  sua  ampiezza  non  sarebbe  per 
anco  abbastanza  giusta  e  sicura  ,  ma  se  un  esenipio 
puo  giovare  a  chiarezza,  non  e  forse  T  Itaba  sotto 
molti  rapporti  nella  situazione  niedesima  in  cui  si 
trovarono  i  nostri  padri,  quando  Melcliiorre  Cesarotti 
introdusse  fra  noi  i  canti  bardici  di  Ossian  o  di 
Macphcrsonr'  Non  puo  essere  nostra  intenzione  d' in- 
stituire  un  rigoroso  confronto  fi-a  tempi ,  fatti  ed 
uomini  essenzialmente  diversi ,  ma  quando  il  para- 
gone  si  voglia  restrin2:ere  ai  soli  termini  dell'  in- 
fluenza letteraria  ,  chi  non  riconosce  la  somiglianza 
perfetta  che  intercede  fia  le  due  epoche  ?  11  Cesa- 
rotti non  aveva  appena  trasportato  al  nostro  idioma 
quelle  singolari ,  e ,  per  cosi  dire  ,  temerarie  poesie 
che  si  sentirono  da  ogni  parte  rispondergli  come  un 
eco  gl'  imitatori ,  e  la  mandria  servile  uscendo  a 
torme  dai  boschetti  d' Arcadia  gia  inariditi  corse  in 
traccia  d'  im  nuovo  pascolo  fra  i  torrenti  e  le  rupi 
della  Caledonia.  La  nazione  aveva  giustamente  ap- 
plaudito  agli  sforzi  quasi  sempre  felici  del  Cesarotti , 
e  niille  verseggiatori  si  gettarono  sulla  medesima 
strada  cercando  la  gloria  d'  un  eguale  snccesso  fra 
la  polvere  de'  suoi  vestigj.  Ma  se  tutti  sanno  che 
quella  stoltezza  fu  seguita  da  un  castigo  proniissimo  , 
se  tutti  sanno  che  fra  tanti  verseggiatori  non  c  riu- 
scito  pur  ad  un  solo  di  preservare  dalla  dimenti- 
canza  il  suo  nome,  come  avviene  che  a'  nostri  giorni 


l54  De'  EOMANZI    STORICI. 

la  parita  delle  premesse  non  faccia  temere  la  parita 
delle  conseguenze  ?  Come  avviene  die  gl'  imiiatori 
di  Glial tiero  Scott  e  i  seguaci  di  Alessandro  Manzoni 
si  promettano  una  sorte  diversa  da  qiiella  degV  imi- 
tatori  di  Ossian  e  del  Cesarotti  ?  Vi  sono  per  certo 
alcune  diflerenze  clie  qui  non  giova  d'  annoverare  , 
ma  la  direzione  subitanea  della  nostra  letteratura 
verso  il  ronianzo  non  e  forse  I'effetto  d'un  impulso 
pienamente  consimile?  Non  e  forse  anclie  adesso 
r  azione  di  una  forza  straniera  clie  assistita  dal  con- 
corso  d'una  forza  nazionale  determina  gVingegni  ad 
entrare  per  una  via  die  la  voce  dell'  intima  ispira- 
zione  non  avrebbe  loro  mai  consigliata? 

Nessuuo  ammira  piii  di  noi  il  genio  prodigioso  di 
Gualtiero  Scott,  e  se  non  possiamo  approvare  I'im- 
passibilita  con  cui  quasi  sempre  contempla  e  racconta 
la  vita  umana ,  se  non  possiamo  approvare ,  die  a 
nialgiado  del  suo  continuo  rispetto  per  la  virtii,  egli 
si  abbia  in  cio  lasciato  iniprimere  dal  carattere  del 
nostro  secolo ,  die  di  tutto  dubitando  deve  per  ne- 
cessita  essere  indifferente  a  tutto ,  non  per  questo 
vogliamo  separarci  dal  voto  concorde  delle  nazioni 
die  onorano  in  lui  la  piii  ricca  fantasia  e  la  fama 
pill  splendida  della  letteratura  vivente.  Per  egual 
modo  noi  godiamo  di  poter  afFermare  con  persiiasione 
immutabile ,  die  nessiiuo  ci  avanza  nel  rendere  in- 
tera  giustizia  alio  stupeudo  ingegno  di  Alessandro 
Manzoni ,  ne  il  dissentire  da  alcuna  delle  sue  idee 
letterarie  ci  toglie  punto  di  venerarlo  siccome  una 
gloria  principale  d  Italia.  Ma  die  lianno  mai  di  co- 
mune  lo  Scott  e  il  Manzoni  coUa  turba  die  si  pre- 
cipita  sul  loro  sentiero  ?  E  clii  ha  mai  voluto  far  una 
eolpa  al  poeta  di  Morven,  perclie  gFillegittimi  suoi 
discendenti  non  trasportarono  dalla  grotta  di  Fingallo 
die  le  stravas^anze  e  la  nebbia?  Qui  si  tratta  unica- 
meiite  di  cercare  i  motivi  da  cui  si  lasciano  illudere 
tanti  scrittori,  e  di  scemarne,  per  quaiito  e  possibile, 
la  trista  efficacia ,  ne  per  conse2;uenza  puo  mai  essere 
discorso  delle  vere  vocazioni ,  che  ne  limiti  del  Buono 


DE    ROMANZI    STORICI.  l55 

e  del  Bcllo  debbono  essere  fedelmentc  iibbidite  sotto 
pena  a  clii  le  trasgredisce  di  nou  far  niai  nulla  di 
glorioso  e  di  grande.  Ma  per  conoscere  e  misurare 
gli  efTetti  non  c  egli  necessario  di  risalire  senza  ri- 
guardi  fino  alle  cause,  e  come  potrassi  opporre  al- 
cun  arginc  air  accrescimcnto  del  danno ,  se  non  e 
manifestata  la  fonre  da  cui  e  provenuto?  Diciamlo 
pure  francamente,  come  il  bisogno  ricliiede.  La  gran 
fania  acquistata  presso  tutti  i  popoli  da  Gualtiero  Scott 
e  la  prima  e  la  piu  forte  cagione  che  i  romanzi  sto- 
rici  si  vadano  per  siffatta  guisa  moltiplicando :  I'esem- 
pio  cosi  onorevole  e  fortunate  di  Alessandro  Manzoni 
e  il  secondo  allettamento  che  serve  a  vincere  e  stra- 
scinare  anche  i  piu  irresoluti.  Tanto  e  vero  che  la 
gloria  e  un  sole  dcsidcrabile ,  immortale ,  vivissimo, 
ma  che  a  Hsailo  senza  avere  lo  sguardo  delf  aquila 
r  uomo  ne  rimane  quasi  sempre  abbagliato ,  ed  anzi 
accecato ! 

Noi  abbiamo  detto  die  Gualtiero  Scott  e  1'  alta 
sua  fama  sono  la  prima  e  la  piu  forte  cagione  del 
mutamento  avvenuto  in  questa  parte  inferiore  della 
nostra  letteratura;  ma  forse  alcuno  mirando  piu  che 
ad  altro  alia  ragione  de'  tempi  non  vona  acquietarsi 
alia  nostra  opinione ,  opponendo  in  contrario  che 
Faiitore  del  Wawerley  era  gia  letto  e  ammirato  da 
niolti  anni  in  Italia,  e  tuttavia  lo  spirito  d'imitazione 
non  si  volse  al  romanzo,  se  non  quando  i  Prornessi 
Sposi  con  pill  vicina  lusinga  gli  dischiusero  davanti 
la  strada.  Ne  forse  sarebbe  facile  il  rispondere  a  una 
tale  obbiezione,  se  la  cosa  dovesse  giudicarsi  cosi 
in  astratto  senza  guardare  piu  addentro  nella  realta, 
ma  nessuno  vorra  per  certo  fame  neppure  da  lon- 
tano  un  soggetto  di  controversia  o  di  dubbio ,  se 
in  vecc  di  considerare  imicamente  Y  esterna  appa- 
renza  sara  esaminato  quale  fosse  sotto  questo  rap- 
porto  la  situazione  degli  aninii  prima  ancora  che  si 
pubblicasse  il  romanzo  del  IManzoni ,  e  di  che  tem- 
pra  sia  in  generale  1'  imitazione  die  prevalse  anche 
dope  che  fu  pubblicato.  Chiunque  conosce  i  romanzi 


1 56  DE    UOMANZI    STORICI. 

di  Gualtiero  Scott  (  e  dov'  e  oramai  clii  non  li  co- 
nosca?),  chlunque ,  se  questa  espressione  ci  sia  per- 
messa ,  ha  niai  assistito  anclie  ad  un  solo  di  que'  suoi 
drammi  cosi  veri  e  viventi ,  dovra  confessare  die 
non  vi  fu  niai  autore  piu  atto  di  questo  niaraviglioso 
Scozzese  a  diffondere  il  desiderio  e  quasi  la  neces- 
sita  di  soniiglianti  letture;  ne  in  fatti  avvi  nazione 
civile  deir  antico  o  del  nuovo  mondo  die  non  abbia 
in  tale  riguardo  sentita  la  sua  potente  influenza,  ne 
v'  e  popolo  cui  sia  conceduta  dalla  fortuna  la  pace 
delle  lettere  ,  die  applaudendo  a  Gualtiero  non  ab- 
bia eccitati  i  proprj  scrittori  a  rinnovargli  con  opera 
nazionali  quei  senipre  nuovi  piaceri  della  niente  die 
il  grande  Straniero  avea  profusi  con  tanta  larghezza. 
Come  adunque  T  unica  Italia  avrebbe  potuto  restarsi 
immune  dalla  forza  di  questa  azione  esercitata  con 
uguale  successo  su  tutte  le  genti  ?  E  quale  resistenza 
di  circostanze  speciali  poteva  mai  operare  die  cjuando 
fosse  giunto  T  istante  della  maturita ,  gli  elTetti  non 
corrispondessero  alia  causa  die  gli  aveva  prodotti? 
Egli  e  ben  vero  die  non  di  rado  anclie  i  semi  piu 
vigorosi  e  gittati  nella  piu  fertile  terra  sono  per  qual- 
che  causa  inimica  impediti  di  svilupparsi  e  di  ger- 
mogliare ,  ma  se  una  volta  e  superato  \  ostacolo  die 
li  soffocava,  ognun  vede  die  il  campo  non  puo  gia 
fruttillcare  a  caso,  e  per  cosi  dire  ad  arbitrio ,  ma 
deve  necessariamente  fecondare  ed  eniettere  il  germe 
die  gli  venne  aflidato.  L' Italia  senza  dubbio  fu  piu 
tarda  delle  altre  nazioni  a  sentire  T  influenza  del 
romanziere  Scozzese ,  ed  anclie  volendo  prescindere 
dal  fatto  decisivo ,  die  le  sue  opere  indugiarono  di 
qualche  anno  ad  essere  introdotte  fra  noi,  non  man- 
clierebbero  altri  niotivi  intrinseci  alfingegno  italiano, 
con  cui  sarebbe  agevolmente  spiegato  questo  ritardo: 
ma  C|uando  il  nostro  popolo  vide  con  rapida  pro- 
gressione  succedere  maraviglie  a  maraviglie ,  e  1'  a- 
sprezza  de'  nomi ,  e  la  novita  degli  avvenimenti  e 
de'  luoghi  gli  passo  inosservata  sotto  i  prestigj  della 
narrazione;    quando    per    una   specie  di  magia  tutta 


De'  nOMANZl    STORtCI.  I07 

nuova  e  riservata  al  solo  incantatore  di  Abbotsford  i 
clan  (telle  terre  alte ,  e  le  rive  del  Tay  e  del  Lomond 
gli  divennero  piii  famigliari  che  gli  abitatori  delle 
nostra  alpi  e  le  sponde  de'  nostri  bei  laghi ,  allora 
non  era  piu  possibilc  che  mold  e  molti  scrittori  noa 
si  sentissero  anclie  fra  noi  strascinati  a  pagare  il  loro 
tributo  d'  imitazione ;  e  se  in  vece  di  mettersi  subi- 
tamentc  all'  opera  sembro  che  per  qualche  tempo  si 
stessero  a  guardare  1'  un  1'  altro  quasi  aspettando  che 
alcuno  di  loro  dar  volesse  il  primo  segnale,  un  sif- 
fatto  indugio  provenne  soltanto  da  quclla  causa  se- 
condaria  che  noi  abbiamo  altrove  annunziato,  cioe 
dalla  bassezza  a  cui  era  scaduto  in  Itaha  il  nome  del 
romanziero ,  e  dalla  vergogna  che  sconsigliava  all'  a- 
nior  proprio  di  accompagnarsi  al  deriso  autore  della 
Turca  in  ciniento  e  della  Ballerina  onorata.  Ecco  il 
forte  ostacolo  che  Alessandro  I\Ianzoni  rimosse  col 
farsi  romanziero  egli  stesso ;  ecco  la  sola  parte  che 
per  giustlzia  gli  si  puo  attribuire  in  qnesto  straripa- 
mento  della  lettcratura  verso  il  romanzo.  Eravi  per 
cosi  dire  una  moliitudine  di  scrittori  che  bramava 
vivamente  di  potersi  gcttare  per  una  strada,  che 
bella  e  scgnata  di  nobili  orme  correa  loro  davanti , 
ma  tutti  esitavano,  perche  ad  entrarvi  bisognava  met- 
tersi in  un  varco  ,  che  per  1'  akrui  vilta  era  dive- 
nuto  vilissimo.  11  JManzoni  si  fece  innanzi ,  e  passando 
il  primo,  lascio  quel  varco  tutto  illustrato  della  sua 
gloria :  la  moltitudine  mando  un  grido  di  gioja ,  e 
61  rovescio  inipetuosa  sulla  via  lusingatrice  che  da 
gran  tempo  stava  ammirando. 

Ne  gli  elTctti  furono  punto  discordi  alia  causa  onde 
mossero ,  perche  se  alcuno  fosse  tuttavia  incredulo 
a  quelle  ragioni  primitive  che  assegnano  a  Gualtiero 
Scott  la  pill  gagliarda  influenza ,  si  ne  pare ,  ch'  ei 
lion  potrebbe  mai  riliutarsi  alia  dimostrazione  certis- 
sima  colla  quale  i  fatti  vennero  ad  apporre  un  ulti- 
mo suggello  di  evidenza  alia  nostra  opinionc.  Ales- 
sandro Manzoni,  e  nessuno  lo  nega,  ando  innanzi  agli 
altri,  ma  dove  sono  qucUi  che  anclassero  veracemente 


1 58  De'  ROMANZI    STORTCI. 

dietro  a  lui?  E  clii  lo  imito"  finora  nelle  parti  che 
lo  fan  singolare?  Chi  lo  imito  in  altro  modo  che  se- 
guendolo  in  qualclie  minutezza  di  narrazione  o  di 
stile ,  o  appigliandosi  in  genere  a  quella  specie  di 
letteratura  in  cui  c  venuto  a  provarsi  il  suo  inge- 
gno?  Noi  vediamo  ogni  giorno  moltiplicare  i  roman- 
zi ,  e  sembra  che  le  provincie  italiane  non  abbiano 
oramai  altra  gara  che  questa,  ma  chi  puo  mostrarci 
un  romanzo  solo  che  provenga  dalla  scuola  del 
nostro  Manzoni?  Ed  anzi  c[ual  e  lo  scrittore  della 
nuova  maniera  che  non  manifesti  buonamente  la  ri-' 
soluta  sua  volonta  cV  essere  il  Giialtiero  Scott  del- 
r  Italia  ?  La  Signora  di  Monza ,  forse  per  la  qualita 
deir  argomento  che  continua  1"  episodio  dei  Promessi 
Sposi,  e  il  romanzo  che  si  discosta  meno  dalla  idea 
esemplare  che  piacque  al  Manzoni ;  ma  ancora  quanta 
e  la  differenza  nel  modo  di  considerare  i  tempi,  le 
cose  e  gli  uomini !  Quanto  sono  dissiniili  i  mezzii 
stessi  con  cui  vengono  ricercati  i  fini  dell"  arte !  Che 
se  questo  deve  pur  dirsi  di  quel  lavoro  raedesimo 
che  pill  si  avvicina  al  concetto  del  Manzoni,  se  oc- 
correndo  si  potreljbe  eziandio  dimostrare  che  1'  imi- 
tazione  di  Gualtiero  Scott  sedusse  piu  volte  anche 
r  illustre  autore  toscano  nel  momento  istesso  cli  ei  si 
proponeva  di  star  fermo  al  suo  vicino  modello ,  di 
c|uanto  non  si  fa  ancora  piii  manifesta  la  cosa ,  quando 
si  guarda  agli  altri  romanzieri  die  non  impediti  dalla 
condizione  del  loro  subbietto  poterono  avviarsi  con 
un  passo  servilmente  libero  sulle  vestigia  dello  stra- 
niero  ?  Noi  non  vogliamo  per  anco  nominare  nessu- 
no ,  ma  chiunque  abbia  seguito  con  attenzione  il 
movimento  attuale  della  nostra  letteratura ,  avra  di 
leggieri  conosciuto  questo  vero ,  che  oramai  per  la 
moltiplicita  degli  esempi  e  fatto  troppo  palese ;  e 
forse  le  altre  nazioni ,  se  la  fortuna  non  toglie  che 
giungano  fino  a  loro  siffatte  miserie ,  si  dimandano 
a  quest' ora  con  dolorosa  raaraviglia,  se  dunque  so- 
no finite  le  glorie  dell'  ingegno  italiano ,  se  dunque 
la   raaestra    de'  popoli   e  la  favorita   delta    natura   e 


DE'  ROMINZI    STORICI.  169 

prostrata  a  tanta  vilta ,  che  non  solo  sia  ridotta  a 
nudrirsi  d'  una  sterile  imitazione ,  ma  debba  perfino 
ricorrere  a  loatane  terre  meno  sacre  nella  memoria, 
e  meno  rallegrate  dal  sole  per  ricercarvi  i  proprj 
niodclli. 

Ne  alcuno  considerando  il  Manzoni  come  il  primo 

imitatorc  dello  Scozzese  voglia  credere  a    lui  sfavo- 

revoli  queste  parole,  che  nella  nostra  intenzione  sono 

in  vece    dirette    a    dargli    una    nuova    e   gran  lode : 

perche  noi  resistendo  Irancamente  alia  volgare  sen- 

tenza,  dopo  aver  detto  che  gl'  Italiani   non    presero 

ad   imitare    il    Blanzoni ,    osiamo    aggiugnere    che    il 

Manzoni  non  lia  punto  iinitato  Gualtiero  Scott.  Forse, 

se  r  autore  del  XT^avverley  non    avesse    cosi    univer- 

salmente  allettati  gli  animi    al    piacere    de'  snoi  rac- 

conti  ,  il  nostio  J^Ianzoni  avrebbe  impiegata  in  altra 

guisa  la  potenza  creativa    del   suo    capace  intelletto, 

ma  che  fa  questo  a  poterlo  riguardare  come  imitatore, 

quando  in  cpielie  parti  che  costituiscono  per  essenza 

r  imitazione,   e  anzi  difl'icile  il   trovare    due   ingegni 

I   piu  diversamentc  coniormati  dalla  natura  e  dallo  stu- 

I    dio ,   qnando  non  v"  e  una  pagina  sola    dei  Promessl 

'    Sposl,  che  possa  dirsi   provenuta  nemmeno  in  modo 

indiretto  dalle  tante  opere  dello   Scozzese?    Nessuno 

I   vorra  certo  pretendere  che  in    un    discorso   necessa- 

I   riamente  ristretto    a    brevi    e    determinati    conlini  la 

I   nostra  asserzione  venga  confermata    di  quelle  prove 

I   a  cui  sarebbe  richiesta  un  analisi  assai   lunga  e  non 

j   fruttuosa:   nessuno  vorra    domandare    da    noi    (piella 

dimostrazione  rigorosa ,  che  secondo  tutte  le  le2;gi  del 

ragionamento  deve  prcstarsi    soltanto    da    coloro  che 

I   volessero  allerniare  il  fatto  che  noi  ripugniamo :  ma 

se  trattandosi  d'  una  verita ,  che  quasi  per  intero  ap- 

j   partiene  a  quelle  che  si    chiamano    verita    di    senti- 

mento  ,  si  riniette  la  controversia  alia  decisione  prima 

1  e  spontanea  della    coscienza   intellettuale    e  morale , 

I  non  e  egli  vcro ,    che    passando    da    un   romanzo  di 

i   Gualtiero  Scott  a  quelio  del  IManzoni  si  scnte  di  es- 

scre  entrato  in  un  cerchio  allatto  divcrso  di  allczioni 


l60  DE'  ROMANZI    6T0RI0I. 

e  d'  idee  ?  Non  e  egli  vero  che  par  quasi  di  essere 
trasportato  ad  un  mondo  tutto  nuovo,  ove  le  cose 
si  rivestano  d' altri  colori ,  sotto  un  altro  sole,  forse 
mono  splendido ,  ma  ugualmente  puro ,  e  qualche 
volta  fianinieggiante  di  raggi  piu  fecondi  e  piu  caldi? 
E  poiclie  dalla  dilFei'enza  degli  effetti  bisogna  di  ne- 
cessity conchiudere  alia  differenza  delle  cause  e  del 
mezzi ,  chi  non  \ede  che,  stabilita  a  questo  modo 
per  giudizio  dell'  indmo  sense  la  diversita  assoluta 
della  impressione  tinale  che  producono  il  Manzoni  e 
lo  Scott,  ogni  sospetto  d'  imitazione  viene  rimosso 
dal  nostro  valoroso  Italiano ,  che  ne  imitato  ne  imi- 
tatore  resta  solitario  nella  sua  grandezza  agli  ultimi 
termini  della  strada  che  voile  percorrere  ? 

Ne  pero  da  queste  parole,  che  uscirono  cosi  liete 
e  volonterose  alia  difesa  del  nostro  Manzoni,  sono 
a  dedursi  conseguenze  che  resistano  alle  idee  finora 
spiegate,  o  alle  opinioni  che  abbiamo  espresse  nel 
discorrere  in  altri  tempi  del  suo  lodato  romanzo: 
imperocche  se  ne  fu  caro  di  poter  liberare  1'  autore 
dei  Promessi  Sposi  da  un' accVisa  non  vera,  in  cui 
troppo  facilmente  la  mediocrita  avrebbe  cercato  un 
conforto  o  una  discolpa  alia  propria  impotenza,  non 
per  questo  noi  possiamo ,  come  vorrebbe  il  cuore  , 
assolverlo  interamente  dall' aver  cooperato  alia  falsa 
direzione  che  il  romanzo  ha  presa  in  Italia.  Alessan- 
dro  Manzoni  non  e  colpevole  di  questo  affoUamento 
d'  inezie  romanzesche  ,  onde  ogni  giorno  piii  s'  im- 
miserisce  la  nostra  letteratura :  Alessandro  Manzoni 
non  ha  incoraggiata  col  proprio  esempio  la  turba 
degli  imitatori,  che  rinnegando  la  patria  si  tengono 
beati  e  sublimi,  perche  si  arrampicarono  come  un  e- 
dera  su  per  le  vecchie  muraglie  di  Kenilworth  •,  ma 
Alessandro  Manzoni  ha  un  altio  torto,  che  tanto  piu 
apparisce  gi-ave  e  difficile  da  perdonarsi,  quauto  piu 
si  conosce  e  si  inchina  il  suo  ingegno  maraviglioso 
e  veramente  italiano. 

Alloiche  pubbUcandosi  i  Promessi  Sposi  noi  ci 
Biamo  abbandonati  a  quella  cosi  allegra  speranza  che 


De'  nOMANZI    STORICI.  l6l 

finalmentc  sarebbe  concccluto  all"  Itaba  di  essere  an- 
che  nel  romanzo ,  come  in  tutte  le  altre  cose ,  la 
prima,  la  nostra  conlidenza  non  fu  cosi  piena  e  as- 
soluta  da  fame  dimenticare,  che  il  trionfo  poteva 
essere  consefiuito  alia  sola  condizione ,  die  il  mal 
augurato  romanzo  storico  non  venisse  ad  affascmare  gli 
ingegni-  e  quando  il  discorso  dalla  sua  generalita 
s'  innalzo  a  considerare  1'  cgregio  lavoro  del  Manzo- 
ni,  la  niolta  nostra  ammirazione  per  liii  non  ci  trat- 
tenne  punto  dal  palesargli  con  riverente  francliezza, 
come  ne  rattristasse  il  vederlo  entrato  nella  perico- 
losa  carriera  del  romanzo  storico,  che  forse  e  ancora 
piu  nocivo  ai  progressi  dell'  arte  che  alia  verita.  Ma 
in  quel  niomcnto  di  sincero  cntusiasmo  noi  non  ab- 
biamo  aperto  del  tutto  il  nostro  pensiero,  e  in  vece 
di  sorgere  direttamente  contro  Y  esempio  che  venia 
dato  da  un  uomo  di  tanta  autorita,  ci  siamo  sforzati 
di  combatterne  in  una  mauiera  quasi  indiretta  la  dan- 
nosa  eflicacia,  dimostrando  con  02;ni  nostro  potere,  co- 
me il  romanzo  storico  fosse  nella  Ictteratura  un  genere 
interamente  vizioso,  e  proscritto  con  uguale  disdegno 
dalla  ragioiie  e  dalla  morale.  E  forse  allora  il  nostro 
intendimento  poteva  anche  dirsi  opportuno  alle  cir- 
costanze  ,  perche  noi  abbiamo  procurato  nel  tempo 
medesimo  di  far  conosccre  come  I'istesso  Blanzoni, 
mentre  da  una  parte  si  lasciava  strascinare  a  confon- 
dere  la  storia  al  romanzo ,  dalf  altra  si  affaticava 
colle  cure  piu  intense  a  cUminuire  e  correggere  il 
proprio  difetto ;  e  quando  una  volta  1'  esempio  era 
dato ,  ci  pareva  che  almcno  potesse  esser  utile  il 
far  manifesto  che  pochi,  incerti  e  quasi  ripugnanti 
erano  stati  i  passi  del  Manzoni  sul  falso  cammino , 
e  che  in  sostanza  lo  scrupoloso  e  irresoluto  suo  con- 
tegno  era  una  tacita  condanna  del  sistcma  che  aveva 
adottato :  ma  che  valgono  i  I'agionamenti  incontro 
alia  forza  de' fatti?  E  che  giovano  le  sottili  distin- 
zioni  auche  fondate  sul  vero ,  quando  1'  apparcnza 
non  le  ajuta  ,  e  in  ultimo  risultato  la  stessa  realta 
le  rcspinge?  Qualunf|ue  fosse  la  cautela  dal  Manzoni 
5lbL  hal.  T.  LVllI.  II 


l6a  De'  ROMA.NZI    STORICI. 

adoprata,  c  per  quanto  fossero  notabili  le  difTerenze 
fra  la  sua  nianicra  e  la  maniera  di  Gualtiero  Scott, 
ncssnno  potra  ncgare  clie  qiiella  sua  storia  r'lfatta  non 
fosse  un  romanzo  storico  nel  signillcato  vizioso  della 
parola  •,  e  tanto  basto  perche  i  medioci-i  si  confer- 
niassero  per  qucsta  nuova  lusinga  nella  inclinazione 
che  gia  li  traeva  a  farsi  greggia  dello  Scozzese. 

E  non  sia  alcuno  che  per  difendere  il  Manzoni 
voglia  afferniare  ,  che  in  sostanza  il  suo  torto  fu  ne- 
cessariamente  innocuo  alia  nostra  letteratura,  perche 
gli  animi,  come  noi  stessi  abbianio  teste  annunziato, 
si  sarcbbero  rivolti  anche  senza  di  lui  a  quel  genere 
falso  e  dannoso.  Una  talc  difcsa  non  sarebbe  forse 
dispregevole  c|uando  si  trattasse  d'  un  altro,  ma  qual 
e  r  ammiratore  del  Manzoni  che  volesse  accettarla  ? 
E  chi  non  vorra  piuttosto  unirsi  con  noi  a  rifiutare 
una  discolpa  senza  dignita ,  che  a  ben  esaminarla 
somiglia  quasi  a  iin  insulto  ?  Sara  forse  vero ,  quan- 
tunque  tante  altre  istorie  ugualmentc  rifattc  rendano 
assai  dubbia  la  cosa ,  sara  forse  vero  che  \  esempio 
ofTerto  dai  Fromessi  Sposi  non  abbia  influito  nel  di- 
rigere  gF  Italiani  verso  il  romanzo  storico ;  ma  que- 
sto ,  se  la  verita  deve  csser  detta ,  che  puo  giovare 
al  Manzoni?  Non  e  egli  forse  uno  di  quegli  uomini 
a  cui  bisogna  domandar  conto  non  solo  di  cio  che 
fecero ,  ma  eziandio  di  cio  che  non  fecero  ?  E  se 
anche  uno  spirito  d'  imitazione  riprovevole  era  pe- 
netrato  negl  ingegni  italiani,  non  era  forse  tutto  de- 
gno  di  lui  il  coraggio  di  sollevarsi  nella  sua  forza, 
e  contrastare  all'  impeto  dclla  folia  imminente ,  e  tra- 
volgerla  per  cosi  dire  da  una  strada  nelf  altra  ?  E 
impossibile  il  definire  con  qualche  certezza  se  da 
questa  magnanima  impresa  sarebbe  riuscito  quel  mu- 
tamento,  ch'  e  desiderabile  alia  gloria  della  nostra 
patria ;  e  forse  I  inganno  de'  traviati  prima  di  rav- 
vedersi  avrebbe  cio  nulla  ostante  voluto  aspettare 
le  replicate  condanne  dell'  esperienza,  ma  certo  al 
Manzoni  sarebbe  derivata  anche  dal  solo  tentative 
una  lode  bellissima ;  e  noi  anzi  secondando  la  nostra 


de'  romanzi  storict.  i63 

ammirazioue  per  lui,  c  scorgcrulo  mauifesta  nella 
prcscntc  lettcratura  la  virtu  efficacissima  de'  suoi 
esempi,  non  possiamo  rinnnziare  all"  idea  che  se  an- 
che  gli  cUetti  non  avcssero  corxisposto  del  tutto  alia 
sua  egrcgia  intenzione ,  ne  sarebbe  senipre  provenuto 
un  miglioraniento  essenziale,  cd  ahneno  la  niokitu- 
dinc  inccrta  avrcbbc  divise  Ic  sue  adorazioni  fra  la 
Stella  chc  tramouta  c  la  Stella  che  nascc.  Che  se  ad 
alcuno  senibrasse  alTatto  indilFerente  per  Fonore  ita- 
liano ,  che  il  volgo  vada  a  strascinarsi  piuttosto  per 
una  via  che  per  T  altra ,  la  nostra  risposta  sarebbe 
prontissima.  Noi  abbiamo  dimostrato  forse  anchc  trop- 
po ,  in  ([uale  stinia  ci  sia  la  turba  dcgli  scrittori  me- 
diocri ,  e  per  ccrto  le  nostre  parole  non  fiirono  mai 
dirette  a  consigUarc  ima  iniitazione  nazionale  in  Inogo 
d'  un'  iniitazione  straniera ;  ma  in  (picsto  caso  lungi 
dal  volcr  surrogarc  niiseria  a  miseria,  si  tratta  in  vece 
di  far  succedere  con  niutamcnto  grandissinio  e  deci- 
sivo  la  verita  all'  errore :  si  tratta  di  sostituire  le  an- 
tiche  c  infallibili  nornie  del  Vero  e  del  Bello  a  un 
vano  e  pericoloso  delirio  ,  che  accompagnato  da  un 
ingcgno  come  quello  di  Gualticro  Scott  puo  ancora 
crear  maraviglie ,  ma  che  penetrando  nella  massa 
della  nazione  devc  necessariamente  falsarne  il  gusto , 
e  produrre  un  vitupcrio  di  ftrntasmi  e  di  sogni.  E 
sc  la  verita  caduta  in  mano  ai  mediocri  diventa  assai 
di  leggieri  nel  canipo  della  letteratura  cosa  timida  , 
quasi  puerile  e  troppo  spesso  nojosa,  non  per  que- 
sto,  ove  la  malignita  e  1  invidia  siano  rimosse,  ne 
deriva  alcun  danno  importante,  perche  la  via  da 
trascorrcre  rimanc  ancor  ccrta  ,  e  se  i  deboli  dopo 
aver  fatti  pochi  passi  perdono  il  coraggio  e  si  ar- 
-restano ,  vcrranno,  quando  che  sia,  i  poderosi,  che 
occu[)ando  con  franco  piede  la  strada  gia  sicura  ed 
aperta  potranno  abbandonarsi  senza  pericolo  alia 
•libera  e  generosa  inspirazione  dell'  anima.  Ma  se  in 
vece  della  verita  trionfi  1'  crrorc,  il  quale  per  con- 
dizionc  di  sua  natura  non  ha  progresso  che  in  peg- 
gio,    c    impossibile   chc    il   nocunicnto    si    restringa 


164  de'  romanzi  stokici. 

soltanto  al  volgo  degli  scrittori ,  perclie  incamminata 
una  volta  la  corrente  verso  un  segno  determinato  , 
anche  gringegni  piu  foiti  sog^liono  volentieri  segui- 
tare  il  movimento  dell'  onda ,  e  se  niai  un  secreto 
istinto  gli  avvisa  che  per  quel  cammino  si  va  in- 
contro  al  naufragio,  non  di  rado  egli  ^  gia  troppo 
tardi ;  e  meutre  si  affannano ,  correndo  a  ritroso , 
per  afferrare  la  sponda ,  V  intelletto  si  svigorisce ,  il 
cuore  si  raffredda  e  si  chiude,  e  il  momento  della 
gloria  e  passato.  —  E  s'  aggiunga  un  altro  danno 
ancor  piu  frequente,  che  i  grandi  scrittori,  ovunque 
profondano  le  ricchezze  del  loro  ingegno  ,  gettano , 
per  cosi  dire  ,  un  velo  di  splendore  sopra  i  difetti , 
sicche  la  moltitudine  innamorata  a  quella  luce ,  e  in- 
capace  di  penetrare  piu  avanti  comincia  daU'applau- 
dirli  a  malgrado  degli  errori  che  non  discerne,  e  a 
poco  a  poco  sotto  il  prestigio  dell'  illusione  linisce 
npplaudendoli  appunto  per  questi  errori  medesimi, 
che  le  si  convertono  in  altrettante  bellezze :  e  allora, 
perche  la  lode  e  un  fascino  quasi  insanabile,  i  grandi 
scrittori  anche  fatti  accorti  del  pessimo  inganno  troppo 
difficilmente  acconsentono  a  deuiolire  di  propria  mano 
Tediiizio  della  passata  grandezza,  ed  anzi  inebbriati 
dair  aura  popolare  che  li  solleva ,  si  slanciano  il  piu 
delle  volte  senza  ritegno  nell'  esagerazione  de'  vizj 
per  loro  colpa  divenuti  leggiadri  e  piacenti:  deplo- 
rabile  stato  in  cui  la  nazione  corrotta  si  fa  corrut- 
trice ,  e  i  suoi  piu  nobili  ingegni  seduttori  insieme 
e  sedotti  vendono  al  clamoroso,  ma  passeggiero  ap- 
plause de  conteniporanei  la  tranquilla,  ma  irrevoca- 
bile  e  immortale  approvazione  de'  posteri. 

II  perche  noi  abbiamo  udito  con  vero  sentimento 
di  gioja  quello  che  la  fama  racconta  del  nostro  Man- 
zoni,  che  non  solo  egli  abbia  dentro  se  conosciuta 
la  falsita  del  sistenia  cui  ne'  Promessi  Sposi  si  era 
appigliato  ,  ma  voglia  ben  anche  far  palese  il  sue 
disinganno ,  e  dimostrare  con  lunghe  e  vigorose  pa- 
role ,  come  il  romanzo  storico  sia  nemico  alle  inten- 
zioni  morali  delF  alta  letteratura ,  e  riesca  altresi  di 


De'  ROMANZI    STORTCr.  1 65 

gran  pregiudizio  agli  avanzamcnti  deir  arte  e  alia 
plena  e  libera  rappresentazione  del  bello,  II  quale 
esempio  altrettanto  raro  quanto  onorevole ,  non  e 
dubbio  che  sara  di  molto  valore  sugli  Italian!,  per- 
che  nessnn  discorso  e  plu  elfettivo  a  persuadere  le 
menti ,  che  quello  d'  uu  uonio  gia  per  se  niedesimo 
autorevole  e  creduto,  cui  s'aggiunga  la  fede  dellespe- 
rienza ,  e  che  senza  ferire  alcun  amor  proprio  istrui- 
sca  gli  altri  soltanto  col  disapprovare  se  stesso.  L'ln- 
ghilterra  ha  gia  abbandonalo  il  romanzo  storico,  la 
Germania  comincia  a  stancarsene ,  la  miglior  parte 
della  Francia  lo  mette  in  deriso:  perche  dunque  le 
parole  del  Manzoni  non  basteranno  ad  arrestare  Tltalia 
che  si  muove  ancoi'a  nei  primi  passi  del  suo  travia- 
mento?  Perche  non  basteranno  a  risparniiarle  lumi- 
liazione  profonda  di  ricevere  quasi  in  trionfo  il  vi- 
lipeso  riliuto  dcgli  altri  popoh?  —  E  il  Rlanzoni 
bastera ,  se  per  somma  sventura  non  avvi  a  questo 
riguardo  nell'  indole  de'  nostri  tempi  una  forza  con- 
traria,  che  indomabilc  ad  ogni  eloquenza  debba  con- 
sumarsi  da  se  medcsima  iiella  miseria  de'  suoi  elTetti : 
ei  bastera ,  se  non  gli  resiste  quell'  impeto  sconsi- 
gliato  e  infclice  che  avviluppa  tanti  ingegni ,  e  gli 
spinge  a  rompere  tutti  i  freni  dell'arte,  a  disprezzare 
tutte  le  leggi  e  le  tempcranze  deU'ordinc.  Parliamo 
pure  arditamente,  perche  il  silenzio  non  ha  piii  scusa 
che  lo  difenda. 

I  nuovi  hlosofi  proclamano  ogni  giorno  dalla  lore 
cattedra  con  molta  superbia  che  questo  secolo  arde  in 
una  scte  inestinguibile  di  verita,  die  la  verita  e  il  suo 
primo,  il  suo  piu  giande  bisogno.  E  noi  certamente, 
piuche  un  nonic  cosi  santo  non  serva  di  mantello  alle 
disgraziate  passioni  dciruomo,  noi  pure  adoriamo  que- 
sto sole  delle  intclligenze,  questo  riflesso  della  divi- 
nita  sulla  terra;  nia  come  credere  all' orgoglio  d'un 
simile  vanto ,  quando  in  tutte  le  diramazioni  della 
civilta  e  della  sapienza  alia  calma  pacilica  del  vero 
e  succeduta  la  guerra  e  la  tempesta  delle  opinioni  ; 
quando  ogni  meschino  individuo  dal  fondo  della  sua 


166  de'  romanzi  stortci. 

privata  ragione  si  ribella  all'autorita  cle' secoli ,  e  re- 
spingendo  la  coscienza  del  genere  umano  osa  dire 
airunivcrso:  tu  hai  scmprc  mentito?  —  E  restando 
nella  nostra  materia  che  incalzata  da  piu  alti  pensieri 
di  continuo  nc  sfiigge,  come  credere  che  nella  let- 
teratura  V  amore  della  verita  sia  cosi  forte ,  quando 
fra  cento  discordi  scntcnze  non  e  ancora  ben  fermo, 
neppnre  quale  sia  la  verita  letteraria ,  quando  la  ve- 
rita de'fatti,  ch'e  fondamento  o  almeno  scorta  a  tutte 
le  verita,  e  abbandonata  ad  ogni  istante  agli  arbitrj 
della  fantasia  che  se  ne  fa  gioco,  e  la  confonde  ai 
brillanti  suoi  sogni  ?  O  v'  ha  forse  alcuno  che  in  buona 
fede  possa  accostarsi  a  coloro  che  per  fu2;gire  una 
contraddizione  cosi  patente  vollero  ail'ermare  che  nel 
romanzo  storico  e  in  tali  altri  somiglianti  lavori  essi 
hanno  a  scopo  principale  d'  insegnare  in  modo  ag- 
gradevole  la  verita  e  di  abbellirla?  Pur  troppo  noi 
abbiamo  udito  piu  volte  ripetere  con  fronte  intrepida 
im  sofisma  cosi  temerario ,  ma  si  puo  egli  spingere 
piu  oltre  la  confusione  delle  idee  e  V  abuso  delle 
parole?  E  qual  e  I'uomo,  a  cui  presuma  tanto  I'in- 
gegno  da  voler  abbellire  la  verita  in  quel  senso  e 
in  quel  modo  che  a  giustificare  il  romanzo  storico 
sarebbe  pur  necessarior  Senza  dubbio  anche  il  vero 
per  giugnere  fino  a  noi,  ed  essere  avvertito  e  com- 
preso,  ha  bisogno  di  certe  forme  che  lo  rappresentino 
e  gli  diano ,  per  cosi  dire ,  una  esterna  sembianza ;  e 
queste  forme  che  sono  cosa  dell'  arte ,  dcbbono  essere 
precise  ,  convenienti  alF  oggetto  ,  e  dignitose  d'  una 
eleganza  propria  e  quasi  nativa:  ma  chi  non  vede 
che  in  tale  riguardo  tutto  lo  sforzo  dell'artista,  qua- 
luuque  sia  fistromento  di  cui  egli  si  serve,  ha  da 
rivolgersi  nnicamente  a  rendere  la  verita  piu  mani- 
festa  e  visibile  ,  e  se  questa  espressione  ci  sia  per- 
niessa,  a  trovarle  mia  veste  cosi  trasparente  die  la 
sua  luce  arrivi  pura  e  inviolata  alia  bramosa  coii- 
templazioue  degli  uomini?  Quando  Tacito  nel  con- 
dannarc  all"  immortalita  dclFinfamia  e  delF  esecrazione 
Tiberio   adopera    que'  suoi  robusti  e  trcmendi  colori 


de'  rom.\nzi  sTORicr-  167 

che  furono  copiati  tante  volte,  ma  rinnovatl  non  niai, 
certamente  non  vorra  dirsi  ch'  egli  ci  rapprescnti  il 
vero  in  abito  disadorno  c  neglctto ,  ma  qiialuiKpie 
sia  r  accusa  clic  gli  mossero  i  timidi,  qualuncpic  sia 
la  ficrczza  c  il  risalto  delle  sue  tintc,  cgli  e  facile 
di  scorgcre  quasi  in  ogni  parola  1"  inipronta  incan- 
cellabile  della  vcrita ;  e  quella  sua  Agrippina  che 
coUe  morte  reliquie  di  Gernianico  nel  seno  sccnde 
dalla  nave  ncUa  maesta  del  dolore  e  della  svcntura , 
fra  i  barbari  che  piangono  sulle  ccneri  di  chi  gli 
avcva  domati,  e  i  Roniani  che  divorando  le  lagrime 
frenioiio  in  cupo  sdenzio  d'aver  perduta  una  seconda 
volta  la  liberta;  quella  sua  niiiabile  Agiip|)ina  cosi 
vii'tuosa  e  cosi  disgraziata  e  certo  la  piu  bella  imma- 
gine  di  tutte  le  istorie,  il  piu  perfetto  simulacro  che 
ringejino  dell' uomo  abbia  mai  innalzato  alia  ricor- 
danza  d' un  grande  e  non  meiitato  infortunio;  ma  e 
per  questo  il  i-acconto  di  Tacito  e  forse  men  vero  , 
avvi  forse  un  solo  de'  suoi  conteniporanei ,  un  solo 
fra  gli  storici  in  tutto  il  corso  de'  secoli  che  ardisca 
sollevare  la  voce  a  snientirlo?  E  se  anche  travolgcndo 
il  valore  delle  parole  si  volesse  dire  che  questo  niodo 
di  rappresentare  la  verita  e  un  abbellirla ,  quale  pro- 
fitto  potrebbe  ancora  derivarne  ai  difensori  del  ro- 
xnanzo  storico,  che  per  tutto  ornamento  gettano  alia 
verita  le  vesti  della  mcnzogna  ,  g,  pretendono  quasi 
d'averla  fatta  regina  per  questo  solo  che  le  diedero 
a  miserabile  cortcggio  f  errore  e  la  falsita?  —  I  popoli 
della  Provcnza  ricordano  ancora  benedicendo  i  tempi 
del  buon  Pvcnato  ,  tempi  di  pocsia  c  di  preghicra  , 
memorie  di  pace  e  d'amore;  e  gli  storici  non  occul- 
tando  come  quel  re  fosse  dcbole,  ne  parlano  sempre 
con  alfettuosa  vencrazionc,  come  d' un  uomo  che 
perdeado  lo  splendore  de'  regni  senza  un  sospiro  si 
doleva  unicamente  che  gli  fosse  toko  il  mezzo  di 
far  felici  gli  uoniini,  e  inginocchiato  a  pie  dell'altare 
colla  sua  cetra  non  vivcva  che  in  due  soli  pcnsicii, 
quello  del  suo  Dio  e  quello  del  suo  popolo,  del  suo 
popolo   che   ristretto    negli  ultimi  anni  a  brevissimo 


1 68  db'  komanzi  storici. 

cerchio  egli  amava  con  una  tenerezza  ancora  piu  in- 
tense ,  come  il  padre  cV  una  numerosa  famiglia  clie 
spogliato  a  poco  a  poco  de'  mold  suoi  figli  concentra 
tutto  il  suo  amore  sopra  quell'  unico  clie  gli  rimane. 
E  di  questo  Renato  cosi  caro  alia  tradizione  e  alia 
veridica  istoria,  che  cosa  e  avvcnuto  fra  le  mani  di 
Gualtiero  Scott,  che  nclla  sua  Anna  di  Gejerstein  voile 
fame  un  contrasto  con  Carlo  il  Temeiario  e  con  Mar- 
garita d'Angio  ?  Avvi  forse  alcuno  il  quale  ardisca 
atFermare  che  fu  abbellita  la  verita ,  quiindo  il  ro- 
manziero  trasponendo  e  sfigurando  i  fatti  ed  i  tempi 
lo  converti  nel  piu  inibecille  degli  uomini,  in  un  mi- 
eerabile ,  che  dinientico  d'  ogni  decoro,  e  dominate 
fissamente  da  una  ridicola  idea  non  possiede  nem- 
meno  tanto  ingegno  che  gli  basti  per  giugnere  al 
delirio  della  pazzia  ?  —  In  cgual  niodo  tutti  sanno 
come  sia  grande  e  terribile  nell' istoria  il  fondatore 
della  casa  dcgli  Ajubiti,  quel  magnanimo  Saladino 
che  la  rettitudine  del  nostro  Alighieri  non  dubito  di 
collocare  nel  prato  verdeggiante  e  luminoso  degli 
antichi  eroi ,  ove  solo  e  in  disparte  rappresenta  tutta 
la  gloria  e  tutta  la  virtu  della  sua  fiera  nazione  ;  e 
i  narratori  delle  crociate  cosi  cristiani  come  arabi 
s'  accordano  a  celebrare  lui  nome  che  alia  causa  santa 
riusci  troppo  funesto,  ma  che  fu  proclamato  in  suouo 
da  non  dimenticarsi  mai  piu  sui  piani  di  Tiberiade, 
e  per  le  contrade  di  Gerusalemme  riconquistata  ai 
patimenti  delfantico  servaggio.  E  Gualtiero  Scott  che 
cosa  ha  f^tto  di  questo  generoso  guerriero  ,  la  cui 
vita  gli  presentava  tanti  avvenimenti  gloriosi  dal  mo- 
niento  che  usci  colle  prime  sue  armi  dal  castello  di 
Tekrit  fino  a  quell' ultimo  grido  ,  che  gia  moribondo 
fece  correre  per  le  vie  di  Damasco  ad  annunziare 
che  il  vincitor  delF  Oriente  non  portava  seco  di  tutte 
le  sue  conquiste  che  un  drappo  funebre  ?  Che  cosa 
ha  fatto  il  romanziere  Scozzese  di  tanta  gloria  e  di 
tanta  virtu  ?  Ha  egli  forse  mostrato  quel  grande  nello 
splendore  de'  suoi  trionfi  o  quando  rompea  le  catene 
de'  vinti ,    e   versava    le   sue    beneficenze   con  mano 


de'  romanzi  storici.  169 

ugualmente  prodiga  sui  Cristiani  e  sui  Saraceni  ?  O 
se  voleva  parlare  di  Saladino  per  abbassarlo,  ha  egli 
almeno  trascelta  per  condurnelo  innanzi  queH'ora  in- 
felice,  in  cui  strascinato  dall' inipeto  della  vittoria 
sparse  indarno  di  tanto  sangue  i  campi  di  Galilea,  e 
disonoro  la  sua  nobile  spada  troncando  il  capo  a  Pd- 
naldo  di  Castiglione  gia  prigioniero  ?  E  incredibile  a 
dirsi ,  ma  Gualtiero  Scott  non  solo  non  ha  pur  so- 
gnato  nel  suo  Riccardo  in  Palestina  alcuna  di  queste 
splendide  idee ,  non  solo  non  ha  saputo  aggiugnere 
ornamenti  alia  verila  che  non  ne  aveva  bisogno,  ma 
abbandonando  tutte  le  imprese  di  Saladino ,  e  respin- 
gendo  le  testimonianze  di  tutti  gli  storici  ha  areata 
in  vece  una  favola  assurda  per  fabbricare  sovr'  essa 
un  romanzo  che  tradisce  ogni  legge  del  verosi- 
mile;  e  il  gran  Saladino  condaunato  a  un  ignobile 
ti-avestimento  e  divenuto  uno  scorridore ,  un  me- 
dico arabo ,  un  ciurmatore  di  talismani ,  una  spia. 
Ne  si  venga  ad  opporre  che  queste  sono  colpe  del 
romanziero,  c  non  del  genere  da  esso  adottato,  e 
che  lo  stesso  Gualtiero  Scott  in  altri  lavori  seppe 
temperare  nieglio  il  suo  ingegno ,  e  armonizzare  in 
un  accordo  mirabile  e  piii  conveniente  il  romanzo  e 
la  storia.  Una  tale  difesa  non  e  in  sostanza  che  un 
complesso  di  oziose  parole ,  perche  se  lo  spazio  del 
discorso  ci  fosse  bastevole ,  noi  potremmo  in  egual 
modo  provare  che  tutti  i  romanzi  storici  di  Gualtiero 
Scott  sono  macchiati  delFistesso  difetto,  e  non  pure 
i  suoi ,  ma  tutti  indistintamente  i  romanzi  storici  che 
furono  scritti  linora  :  anche  la  Giulia  Sevcra  del  Si- 
smondi ,  f[uantunque  per  essere  possibilmente  fedele 
air  infedele  sua  storia  1"  aiitore  si  accontentasse  di 
riuscire  nojoso.  Se  T  intriuseco  vizio  che  corrompe 
questa  specie  di  componimento  fosse  state  possibile 
a  vincersi  colla  virtu  dell' ingegno ,  Gualtiero  Scott 
I'avrebbe  gia  vinto,  ma  ne  egli,  ne  alcun  altro  sa- 
ranno  mai  capaci  di  tanto,  perche  v' e  impossibilita 
assoluta,  perche  v'e  contraddizione  ne' termini,  per- 
che il  romanzo  e  la  storia ,    il  falso  ed  il  vcro  non 


170  De'  ROMANZI    STORICr. 

si  confonderanno  niai ,  senza  die  prima  si  confon- 
dano  le  menti  degli  uomini.  Moke  cose  c  tutte  forti 
e  irrepugnabili  si  possono  dire  contro  i  romanzi  sto- 
rici,  molte  no  dira  il  Manzoni  tutte  pellegrine ,  e 
rendute  ancora  piu  nuove  e  piu  gagliarde  dalla  sua 
efiicace  parola  ,  ma  perch e  le  idee  piu  esatte  e  piu 
decisive  sono  ad  un  tempo  le  piu  semplici ,  e  quelle 
che  spontaneameute  si  offrono  le  prime  auche  agli 
ingegni  minori ,  fra  tutti  gli  argomenti  che  mai  si 
potranno  raccogliere,  sara  sempre  il  piu  vigoroso 
questo  che  abbiam  era  toccato ,  qucllo  stesso  che 
parlanJo  altrove  dei  Promessi  Sposi  abbiamo  quasi 
di  passaggio  posto  innanzi  ai  lettori.  In  questo  ge- 
nere  di  romanzi  «  ognl  sforzo  per  conservare  la  ve- 
ritd  dee  riuscire  impoteiite  o  avere  ad  effetto  che  I  in- 
dole del  componlmento  si  snaturi  del  tutto.  L' alteniativa 
e  tale  che  nessuno  arriverd  mai  a  sfuggijia.  Se  i  per- 
sofiaggi  ed  i  fatd  sono  storici  e  restano  come  li  de- 
scrive  la  storia  ,  il  racconto  ronianzesco  rimarrd  affatto 
indipendente  da  essi,  ed  in  vece  d  avere  un  romanzo 
storico  si  avrd  un  romanzo  e  una  storia  che  cammi- 
neranno  vicini  come  due  line e  par alelle  ^  ma  senza  toc- 
carsi  giammai.  Che  se  i  casi  peri  ed  i  find  verranno 
scambievolmente  ad  ajutarsi,  e  gli  uni  serviranno  a 
vicenda  a  formare  e  scioglicre  il  nodo  degli  cdtri ,  ecco 
necessaiiamente  tradita  la  veritd.  » 

Se  non  che  forse  alcuno  fra  coloro  che  volontarj 
81  espongono  a  un  si  gran  danno,  vorra  in  buona 
fede  confessare  questa  parte  della  sua  colpa,  procu- 
rando  poi  di  trovarle  indulgenza  con  quella  scusa 
si  facilmente  accettata  dagli  uomini  ,  che  alia  Ime 
con  quei  leggieri  deviamenti  dalla  verita  ei  non  cerca 
che  nuov€'  fonti  di  oncsto  diletto ,  e  contende  con 
ogni  suo  sforzo  ad  aumentare  la  liber ta  della  mente, 
allargando  i  confini  della  fantasia.  E  per  avventura 
egli  e  questo  1' argomento  che  forte  di  tutta  la  umana 
debolezza  ha  protetto  fmora  piu  validamente  i  ro-  j 
manzi  storici,  e  molti  stimarono  anche  di  aggiugnergli 
nuovo  vigorc  adducendo  \  csempio  della  drammatica  j 


de'  romanzi  sTORior.  171 

e  deir  epopea,  c  dimandando  pcrche  non  debba  es- 
serc  pcrmesso  ai  romanzieri  quella  mcschianza  della 
verita  c  della  I'inzione  cli  e  si  largamente  conccduta 
ai  poeti.  Ma  qui  appunto  dove  gli  avversarj  della 
nostra  opinione  si  circoiidano  d'  una  si  speciosa  ap- 
parenza ,  qui  si  aprira  al  Manzoni  piu  largo  e  piii 
sicuro  il  cainpo  per  attcrrarli  e  sconfiggerli  colle  pro- 
prie  loro  arnii ,  imperocche  fino  a  tanto  die  la  qui- 
stione  resta  ncUe  regioni  superiori  della  scienza  e 
deU'intelletto,  i  retori  contend  di  scliernire  cio  che 
non  intendono,  d'ordinario  si  riliutano  ad  affrontare 
una  materia  che  li  confonde  gia  ne'  prinii  pensieri , 
e  a  cui  sentono  di  non  potersi  niai  sollevare ;  nia 
quando  la  controversia  discende  fino  a  quelle  arti  di 
cui  fanno  profcssione ,  quando  si  giugne  allc  teorie 
del  licllo  che  in  sostanza  sono  di  tutta  sublimita,  ma 
nelle  quali  si  vcrgogncrebbero  troppo  di  non  sem- 
brare  maestri  ,  allora  egli  c  ben  neccssario  che  ac- 
cettino  la  proterta  battaglia ;  e  pel  Manzoni  quando 
gli  avra  condotti  a  questo  punto  il  combattimento  e 
la  vittoria  saranno  una  cosa  medesima.  E  1'  impresa 
e  di  per  se  cosi  facile  ,  che  se  non  fosse  imperdo- 
nabile  temerita ,  e  quasi  irriverenza  il  prevenire  un 
grande  ingegno  nella  trattazione  d'  un  argoniento  cui 
egli  ha  consacrato  meditazioni  lunghe  e  severe,  noi 
stessi  conlidando  nella  bontii  della  causa  vorremmo 
accostarci  ad  csaminare  anche  da  questa  parte  F  opi- 
nione contraria  per  farnc  manifesto  e  innegabile  il 
sofisma  e  la  vanita :  perche  se  agevole  e  il  dimo- 
strarc  che  quei  primi  col  pretendcre  di  abbellire  il 
vero  non  ahro  fanno  che  incoronare  di  iiori  la  vit- 
tima  che  strascinano  al  sacrilizio,  anrora  pin  spcdita 
e  vincente  dec  riuscirc  la  conl'utazioue  di  questi  se- 
cond!, che  vantandosi  di  moltiplicare  a  spese  del  Vero 
le  sorgenti  del  Bcllo  ,  si  scordano  che  il  Bello  non 
e  altro  che  lo  splendore  del  Vero  .  e  superbamentc 
trionfano  d'  aver  dilatati  i  termini  delf  intclletto , 
quando  in  vece  dovrebbero  pensare  che  povera  c 
infelice  c  la  gloria  di  quel  navigantc  che  ha  scoperto 


172 


de'  romanzi  storici. 


un   nuovo    Occano   da   non  potersi  mai    velegglare 
senza  naufragio. 

Ed  anche  sotto  questo  rapporto  noi  non  conosciamo 
alcuno  in  Italia  clie  meglio  c  pin  opportunamente  del 
Manzoni  potesse  assuniere  il  nobile  ufBcio  di  ricon- 
durre  Farte  alia  verita,  perche  a  tacere  del  suo  in- 
gegno  gia  lodato  abbastanza,  e  a  non  ripetere  cpianto 
gia  dicemmo  sulla  fede  che  deve  accpiistargli  il  par- 
lare  per  sua  propria  esperienza,  egli  ha  inoltre  con- 
seguito  con  tutto  il  tenore  della  letteraria  sua  vita 
il  grande  vantaggio  di  poter  pronunciare  liberamente 
e  senza  tenia  di  nemico  riniprovero  la  sua  nuova 
opinione.  Se  alcuno  di  noi  che  Fino  dal  primo  sor- 
gere  della  quistione  romantica  abbianio  conibattuto 
per  la  difesa  delle  vecchie  dottrine ,  volesse  ora  in- 
nalzarsi  a  discorrere  del  romanzo  storico  secondo  i 
principj  universali  del  Bello  fondati  sul  consenso  dci 
tempi  e  delle  nazioni,  poco  ne  gioverebbe  il  dichia- 
rare  con  veraci  parole  che  la  nostra  guerra  non  fu 
mai  contro  i  migboramenti ,  ma  soltanto  contro  gli 
abusi ,  e  che  abborrendo  del  pari  dalle  stravaganze 
dei  romantic!  e  dalle  insipidezze  dei  classicisd,  ogni 
nostro  sforzo  venne  unicamente  adoprato  a  ritornare 
gl' Italian!  su  quella  strada  antica  e  gloriosa  che  si 
allontana  ugualniente  dalla  timidezza  de'  pedant!  e 
dair  audacia  de'  novatori.  Qualunque  fosse  la  dichia- 
razione  che  venisse  a  confermare  la  solenne  protesta 
gia  contenuta  nel  primo  nostro  ragionamento  sopra 
rAdelcli! ,  starebbe  sempre  contro  di  noi  quel  volgare 
pregiudizio,  che  crede  non  potersi  contrastare  a!  pro- 
gress! d'  iin'  opinione  senza  aderire  ciecameme  agli 
oppost!  error!  dell'  opinione  contraria ;  e  se  alcun! 
poch!  che  non  s!  lasciano  travolgere  alio  studio  di 
parte ,  saprebbero  forse  accogliere  con  pacato  animo 
il  nostro  discorso ,  egl!  e  certo  che  il  piu  gran  nu- 
mero  degli  avversarj  predicando  sempre  tolleranza , 
e  non  tollerando  mai  nessuna  voce  che  li  contrad- 
dica ,  solleverebbero  per  noa  doverc!  ascoltare  un 
grido  Concorde  di  riprovazione ,  quasi  che  a  definire 


De'  R0MAN2I   STORICr.  178 

ima  tanta  causa  potesse  bastare  il  ripetere,  come  fanno 
di  continuo  c  scnza  posa,  I'istessa  calunnia,  che  tutti 
i  (lifcnsori  dellc  miserabill  antiche  dottrine  sou  uo- 
niini  d'  ingegno  al)l)ietto  e  servile ,  che  strisciando 
nella  polverc  maledicotio  la  forza  di  clii  spiega  un 
gran  volo,  e  incapaci  d'ogni  nobile  idea  risguardano, 
treniando,  come  una  miuaccia  ogui  nuovo  movimento 
deir  umano  intcUctto.  Ma  se  questa  falsa  e  codarda 
accusa  puo  togliere  fede  al  vero  nelle  menti  parziali, 
fmche  per  questo  vero  combatdamo  noi  soli,  non  e 
egli  manifesto  che  tutti  gli  ostacoli  a  ravvisarue  la 
perfetta  evidenza  dovranno  di  necessita  venir  meno , 
allorche  il  Manzoni  istesso  si  accordera  con  noi  a 
respingere  il  romanzo  storico ,  siccome  dannoso  ai 
progressi  dell'  arte  e  non  conveniente  alia  dignit^ 
delfartista?  O  vi  sara  egli  forse  alcuno  che  ardisca 
rinnovare  ancora  la  taccia  di  servilita  e  di  timidezza , 
quando  ritratti  in  dispartc  quelli  cui  era  fin  qui  de- 
stinata ,  essa  andrebbe  a  percuotere  un  uomo  che 
ncl  proporre  le  teorie  del  bello  e  nelfapplicarle  coi 
fatti  alia  letteratura  della  nazione  pose  a  fondamento 
d'  ogui  suo  concetto  T  indipendenza  e  la  liberta  del 
pensiero?  E  a  questa  felice  e  opportuna  situazione 
del  nostro  Manzoni  s'  aggiugne  per  renders^li  piu 
agcvole  I'impresa,  che  appartenendo  egli  con  eguale 
splendore  ai  poeti  ed  ai  romanzieri,  non  ne  sara  ri- 
cusata  Tautorita  ne  dagli  uni,  ne  dagli  altri,  quando 
colla  buona  fede  ch'  e  il  primo  distintivo  delle  sue 
opinioni  si  fara  a  ribatteie  le  fallaci  conseguenze , 
che  a  lavore  del  romanzo  storico  si  vorrebbero  de- 
durre  dalla  somiglianza  che  intercede  fra  la  poesia 
ed  il  romanzo :  ne  certamente  egli  dovra  stancare 
gran  fat  to  il  vigore  del  suo  intellctto  per  distruggere 
un  v^ino  sofisma ,  la  cui  forza  riposta  unicamente  nella 
confusione  di  due  parole  va  suU'istante  a  cessare, 
quando  si  distingue  la  fiiizlone  dalla  falsltd. 

Forse  ai  nostri  leggitori  sara  riuscito  importune 
che  in  questo  ragionamcnto  ne  sia  ora  mai  piu  volte 
accaduto  di  riferirci  ai  discorsi,    che   in  altro  tempo 


174  I*e'  ROMANZl    STORICT. 

esprcsscro  le  nostrc  idee  sul  romanzo ,  ma  come  que- 
ste  nuove  parole  servono  appunto  a  svolgere  i  pen- 
sieii  die  allora  non  furono  abbastanza  spiegati,  egli 
era  del  tutto  impossibile  clie  non  ci  occorresse  fre- 
qucntemcnte  di  risalire  a  quci  principj  che  reggendo 
I'intcra  materia  la  ridiicono  a  conucssione  e  unita : 
ed  anche  in  questo  momento  arrivati  al  bisogno  di 
distinguere  la  falsita  c  la  finzione  uoi  ci  troviamo 
nnovamente  nella  necessita  di  dover  ricordare  che 
questa  distinzione  cosi  importante  fu  gia  in  allora 
avvertita  per  trarne  alcune  uorme  essenziali  al  go- 
verno  delf  ingegno  e  alia  custodia  della  morale.  Se 
non  che  avendo  noi  doviito  in  qiiella  occasione  per 
secondare  il  corso  del  nostro  tenia  contenerci  fra  de- 
terminati  confini,  che  ne  tolsero  di  allargare,  come 
avrebbe  giovato,  I'applicazione  di  quei  principj  an- 
che allc  dottrine  del  bello,  non  possiamo  questa  volta, 
quando  1'  argomento  ne  riconduce  all'  istessa  quistione , 
accontentarci  delle  cose  gia  dette ,  e  per  non  lasciare 
troppo  incompiuta  la  manifestazione  del  nostro  con- 
cetto ne  divien  necessario  di  procedere  ad  alcuni 
rapidi  cenni ,  che  almeno  in  parte  e  lontanamente 
diano  a  conoscere,  per  che  modo  in  fatto  di  arti  la 
falsita  si  distingua  dalla  finzione,  e  con  che  riguardi, 
e  sino  a  qual  punto  il  vcro ,  che  abborre  sempre  dalla 
falsita  possa  entrare  nel  dominio  della  finzione  senza 
nuocere  agli  effetti ,  che  per  mezzo  della  finzione 
istessa  l'  artista  vuol  conseguire.  Ne  qnesto  sara  un 
invadere  il  campo  die  all'  eloquenza  del  Manzoni  e 
serbato ,  perche  non  appena  con  poclii  e  brevi  tratti 
avremo  segnata  T  idea  die  ci  rinianeva  imperfetta , 
anche  il  nostro  discorso  si  arrestera. 

La  finzione  considerata  come  il  prodotto  della  fa- 
colta  inventiva,  che  si  esercita  sulle  arti  d'imitazione, 
non  e  cosa  per  alcun  modo  opposta  alia  verita;  che 
anzi  ad  esaminarla  ne'  suoi  elementi  si  scorge  ch'  e 
la  verita  medesima  rapprescntata  per  via  di  sim- 
boli  o  desunta  dal  mondo  reale  ad  esprimere  con 
nuove  combinazioni  le  immagini   delF  intcUetto.    Per 


de'  romanzi  sTomci.  176 

ronscgucnza  sotto  la  finzione  e  scmprc  la  verita,  e 
parlarulo  il  linguaggio  deir  arti ,  le  f'avole  attribuite 
ad  Esopo  c  i  romanzi  di  Enrico  Fielding  sono  egual- 
nientc  vcri  chc  le  storie  del  Guicciardino.  All'  in- 
contro  la  falsita,  sotto  qualunque  aspetto  si  guardi,  e 
sia  che  provenga  dall'  errorc  ,  o  che  derivi  da  una 
deUbcrata  intenzione  ,  e  sempre  in  contrasto  dirctto 
coUa  verita,  perche  e  soltanto  col  negarla,  che  ar- 
riva  a  niostrarsi  come  cosa  almeno  in  apparenza  esi- 
stente  :  non  c  quindi  possibile  che  fra  Y  una  e  Y  al- 
tra  abbia  luogo  pur  un  istante  di  trcgua  ,  e  meno 
ancora ,  che  siano  mai  per  compenetrarsi  ad  occu- 
parc  insieme  lo  stesso  punto  dell'  univcrso  intellet- 
tuale  o  morale.  Questi  assiomi  sono  cosi  evideiiti , 
che  la  scicnza  matematica  non  ne  ha  di  piu  certi  , 
e  tuttavia  egli  e  unicamcnte  col  dissiraularne  la  forza 
e  riliutarne  le  applicazioui ,  che  si  e  voluto  rinvenire 
una  difcsa  per  chi  abbandona  la  verita  dell'  istoria 
ad  essere  confusa  e  corrotta  dalla  falsita  del  ro- 
nianzo.  E  noi  diciam  ora  espressamente  falsita  del 
romanzo  qiieir  istesso  prodotto  della  fantasia ,  che 
poc'anzi  avevanio  chianiato  finzione,  perche  dal  mo- 
mento  che  il  Vero  storico  si  travisa  per  la  hnzione 
romanzesca ,  la  iinzione  che  dee  rapprcsentare  la 
verita  perde  il  suo  carattere  distintivo  per  assumere 
quello  della  falsita ,  che  appunto  dal  suo  ripugnare 
e  corrompere  il  vero  si  forma  e  si  contrassegna. 
Se  alcuno  col  pretesto  di  accrescere  diletto  alia  sto- 
ria  si  argomentasse  di  frapporle  una  serie  di  ro- 
manzesche  avventure ,  egli  e  fuori  di  dubbio ,  che 
un  grido  universale  s'innalzerebbe  contro  la  sua  te- 
meraria  stoltczza ,  accusandolo  di  voler  falsificare  i 
documenti  della  vita  civile  e  la  memoria  del  ge- 
nere  umano ;  ma  quando  col  pretesto  di  accrescere 
interesse  al  romanzo  si  ardiscono  introniettere  i  fatti 
della  storia  agli  avvenimenti  creati  dalla  fantasia , 
quando  si  costringe  Y  istoria  a  prendere  Y  attitudine 
e  la  dirczione  che  si  credo  al  romanzo  piu  favo- 
revole ,   non    e    egli   in    sostanza  im   larsi  rco  della 


176  DE   ROMANZI    STORICl. 

medesima  colpa  ?  Non  e  forse  ugualmente  la  verita 
storica  che  viene  contraffatta  ed  offesa  ?  Noi  ben 
sappiamo  che  a  un  tanto  rimprovero  si  usa  rispon- 
dere ,  che  1'  istoria  non  si  deve  imparar  ne'  roman- 
zi,  e  che  qualunque  sia  la  variazione  che  questi  si 
permettono  a  maggiore  diletto ,  restano  senipre  in- 
tatti  i  volumi  degli  storici ,  in  cui  la  dubbiosa  mente 
deir  uomo  puo  con  sicurezza  domandaie  al  passato 
le  norme  del  presente  e  dell'  avvenire.  Ma  se  una 
tale  risposta  si  riduce  a'  veri  suoi  termini ,  che  cosa 
ne  riniane  che  pur  da  lungi  soddisfaccia  alia  no- 
stra obbiezione  ?  La  storia  a  considerarla  sotto  quel 
lume ,  in  cui  solo  e  giovevole  all'  uniana  pruden- 
za ,  non  e  gia  una  cosa  astratta ,  e  per  cosi  dire 
sussistente  da  se  nei  volumi  che  la  comprendono : 
questi  sono  certamente  preziosi ,  perche  custodiscono 
il  sacro  deposito  delle  tradizioni,  la  rimembranza 
delle  glorie  e  delle  sventuve ,  ma  la  storia ,  che 
provvede  di  esempi  e  di  consigli  la  vita,  quella  che 
influisce  con  potenza  sulle  azioni  degli  uomini ,  e 
che  quindi  bisogna  conservare  inviolabile,  e  la  sto- 
ria ,  che  noi  chiameremo  vivcnte ,  quella  die  s'  intro- 
duce ,  qualunque  ne  sia  il  modo ,  a  formar  parte 
delle  nostre  idee ,  1'  istoria ,  che  divenuta  intrinseca 
alia  mente  ed  alia  coscienza  ne  dirige  con  impulso 
quasi  impercettibile  le  operazioni  e  i  giudizj  ,  e  pre- 
para  in  f  ondo  all'  anima  umana  un  germoglio ,  che 
nei  casi  della  vita  esteriore  sorgera  ben  presto,  come 
fu  preparato.  Se  1'  istoria  non  e  una  tilosofia  di  spe- 
rienze  ,  se  non  e  la  morale  insegnata  dai  fatti ,  ogni 
sua  importanza  si  lisolve  in  una  mera  curiosita,  cui 
non  giova  difendere ,  ma  s'  ella  e  in  efl^tto ,  quale 
noi  la  crediamo ,  e  quale  sinora  1'  ha  definita  V  una- 
nime  consenso  de'  saggi ,  egli  e  manifesto  che  per 
qualunque  maniera  la  verita  istorica  si  corrompa ,  il 
danno  e  sempre  lo  stesso,  e  che  anzi  il  pericolo 
maggiore  proviene  appunto  dai  romanzieri,  i  quali 
chiamano  a  se  una  moltitudine  assai  piu  numerosa 
che  gli  storici ,  e  parlando  ad  ogni  qualita  di  persone 


DE    noMANZI    STORIGI.  1 77 

diffondono  T  errore  ,  anclie  dove  1'  educazione  e  lo 
studio  non  haniio  predisposto  nulla  clic  lo  resplnga. 

Che  se  il  ragionamento  per  sottoporre  questi  prm- 
cipj  alia  prova  delle  conseguenze  die  ne  derivano, 
pi'ocede  ad  esamiaare  gli  effetti ,  che  al  prezzo  d'  uii 
tanto  danno  sono  possibili  a  conseguirsi ,  si  fa  tosto 
palcse,  come  ad  uscire  dai  conlini  e  dalle  coudizioni 
deiraite  lo  scapito  soverchi  sempre  il  guadagno, 
lie  debba  mai  spcrarsi  di  giovare  alia  rapprcsenta- 
zione  del  bcllo  col  separarla  imprudentemente  dalle 
leggi  deir  ordine.  Egli  e  continuo  a  vedeisi ,  clie  i 
ronianzieri  per  coadune  una  scena ,  da  cui  aspettano 
una  profonda  commozione  ,  o  per  disporre  la  cata- 
strofe  delle  immaginarie  loro  vicende ,  trasformino 
ad  arbitrio  1'  istoria  scompigliando  senza  riguaido  e 
gli  iioiiiini ,  e  le  cose ,  ed  i  tempi ,  ma  dov  e  il  pro- 
litto  che  per  questi  deplorabili  abusi  dell' ingcgno 
abbia  arricchiti  i  tesori  delP  arte  ?  E  fra  tanti  ro- 
inanzicri,  che  confondendo  il  vero  ed  il  falso  cor- 
sero  dksfrenati  pel  campo,  quanti  sono,  che  valgano 
nemmeno  la  polvere  che  han  soUevato?  La  lettera- 
tura  possiede  certamente  alcuni  romanzi  storici  di 
bellczza  mirabile ,  e  ne  avra  sempre ,  linclie  i  nobili 
intelletti  non  si  persuaderanno  ,  che  per  amore  del- 
r  istessa  loro  fama  debbono  allontanarsi  da  questa 
carriera ;  ma  chi  ne  puo  indicare  un  solo  romanzo, 
in  cui  la  bellezza  provenga  esscnzialmente  dall'  in- 
troduzione  d' un  fatto,  o  d' un  personaggio  storico, 
e  non  piuttosto  dalla  ricchezza  d'una  inunaginazione, 
che  valse  a  far  dimenticare  la  scia2;urata  meschianza 
del  falso  e  del  vero  ?  E  se  Pietro  da  Cortona  ha  pro- 
fuse tante  maraviglie  di  pittura  nel  salone  dei  Bar- 
berini ,  chi  vorra  attribuire  ai  vizj  della  sua  maniera 
quel  successo  che  gli  fu  procurato  dal  vi2;ore  della 
sua  fantasia  sempre  fclice  anche  in  mezzo  agli  er- 
rori  ?  I  grandi  ingegni ,  anche  a  dispctto  di  grandi 
ostacoli  fan  cose  grandi ,  ma  chi  sa  dire  che  cosa 
avrebbero  fatto,  se  nessun  impedimento  si  fosse  op- 
posto  alia  loro  potenza  ?    Chi  sa  dire    quanta   parte 

BM.  IiaL  T.  LVIII.  12 


178  De'  nOM-VKZl    STORICJ. 

della  loro  gloria  abbiano  perduta  quel  glorno ,  die 
un  disgraziato  pensiero  li  fece  discostarsi  dalle  nor- 
me  infallibili  del  Vero  e  del  Bello?  —  E  appunto 
qucsto  esercizio  imperfetto  delle  facolta  native,  que- 
sto  rimanersi  al  di  qua  della  meta,  questo  riuscire 
minori  di  se  medesinii ,  e  la  condanna  cui  debbono 
soggiacere  tutti  coloro,  clie  nelle  arti  si  sottraggono 
ai  principi  dell'ordine,  la  condanna  cli' e  inflitta  ai 
ronianzieri  quando  si  dipartono  dalla  iinzione  insti- 
tuita  ad  esprimere  il  vero  per  attenersi  alia  falsita , 
dalla  quale  il  vero  necessariamente  abborrisce. 

II  Bello  nelle  arti  vuole  unita ,  perche  vuoie  ar- 
nionia  ;  e  1'  impressione  clie  deriva  da  esso  ,  se  ha 
da  produrre  tutto  l"  elTetto  di  cui  e  capace  ,  non 
dcv'  essere  interrotta  da  nessun  contrario,  ma  giu- 
gnere  inviolata  alTanima  nostra,  e  posarvisi  in  pace 
con  un  sentimento  niisto  d'  ammirazione  e  di  tene- 
rezza  ;  perche  1'  anima  umana  conservando  1'  inipron- 
ta  dcUa  divina  sua  origine  si  privilegia  d'  un  aniore 
infinito  per  1" unita,  e  posta  in  esiglio  sulla  terra,  ovc 
non  potra  inai  rinvenire  quella  che  le  fu  tolta,  la 
cerca  tuttavia  con  tutta  Y  inquietudine  e  1'  impeto 
del  desiderio ,  e  addoloi'ata  di  non  trovarla  in  se  stes- 
sa  la  dinianda  alio  spettacolo  dell"  universo ,  la  di- 
manda  ai  prodigi  dclT  arte ,  e  non  gode  riposo  ,  e 
non  vede  bellezza,  ove  non  contcnipli  almeno  una 
scolorita  inmiagine  di  cio  che  le  nianca.  Sia  pur  gran- 
de  e  indoniabile  1'  orgoglio  che  corronipe  la  nostra 
mente ,  ella  non  potra  niai  rinnegare  se  medesinia 
lino  al  punto  di  resistere  con  persuasione  a  questO 
vero,  la  cui  certezza  le  viene  dimostrata  ad  ogni 
istante  della  vita ,  e  piu  che  inai  quando  superba 
per  la  varieta  e  Tabljondanza  delle  sue  doti  ardisce 
dividere  il  proprio  vigore ,  e  ne  fa  spcrimcnto  so- 
pra  oggctti  che  fra  loro  non  s'acrordano  a  ncssuna 
armonia.  L  ingegno  dell'  uomo  e  una  scintilla  pro- 
venuta  dal  Sole  eterno,  un  soflio  delT  aura  divina,  c 
come  tale  pno  certamcnte  dispicgarc  nclle  sue  ope- 
razioni  umi  potenza    che    corrisponda  all'  altezza   da 


db' KOMANzi  STonicr.  179 

cui  cgli  dcriva ;  lua  guai ,  se  ritiutando  le  condizioni 
dclla  sua  I'orza  ei  si  diparte  daH'unita!  Guai  se  nel- 
1'  csprinici'c  i  suoi  concetti  per  mezzo  dell'  arte  noa 
allontana  con  ogni  cura  tutto  quelle ,  die  turbando 
cjuesta  unita  puo  sminuire  o  distruggere  l"  eiFctto 
ch'  ei  vorrebbe  produrrc.  La  debole  inipressione  clie 
risulta  da  ogni  suo  sforzo  ,  lo  convince  tosto ,  e  lo 
punisce  d'  aver  prostituita  la  dignita  della  sua  voca- 
zione. 

Ma  se  il  bisogno  dell' unith  e  deli' armonia  appar- 
tiene  all'esscnza  della  nostra  natura,  se  questo  prin- 
cipio  e  le  consegucnze  che  ne  scaturiscono  sono 
gia  per  se  stessc  iucontrastabili  nell'  applicazione 
gcneralc  che  deve  flirsene  a  tutte  le  arti  ,  chi  non 
vede  che  V  applicazione  particolare  n  e  piii  certa 
che  mai ,  quando  si  tratta  dclle  arti  della  parola,  e 
sopra  tutto,  quando  il  discorso  si  volge  all' arte  del 
ronianziero.  Ncssuno  vorra  certo  ncgare,  che  in  quc- 
6ta  specie  di  componinicnti  ogni  niigliorc  succcsso 
non  dipenda  nclla  niassima  parte  dallo  stato  di  nou 
interrotta  illusione,  a  cui  lentamente,  e  quasi  per 
un  continuo  e  secreto  accordo  dclT  anima  e  trasfe- 
rita  la  fantasia  de'  Icttori :  nia  come  mai  potra  sus- 
sistcrc  questo  mirabile  accordo ,  come  mai  potra  du- 
rare  questa  necessaria  e  cara  illusione  ,  se  i  lettori 
d'  ogni  romanzo  storico  sono  in  vece  messi  per  forza 
in  uno  stato  di  diffidenza  ,  a  cui  nessuna  illusione 
puo  accoi\ipagnarsi?  Finclic  tutto  il  racconto  si  spa- 
zia  nel  campo  dclle  iinzioni ,  la  nostra  mcnte  ,  che 
fugge  volentieri  dalla  realta  de'  fatti  che  la  circon- 
dano  per  trasportarsi  a  una  realta  superiore  pin  gen- 
tile e  pill  pura ,  non  ha  bisogno  che  d'  un  primo 
suo  moto  per  entrare  in  quel  mondo  idcale;  e  quando 
una  volta  vi  e  giunta,  purche  le  rimanga  la  verita 
intrinseca  dei  concetti  e  dei  sentimenti ,  non  trova 
pill  cosa  alcuna  che  distiugga  il  delizioso  suo  in- 
canto,  e  vive  tutta  intcra  in  quella  nuova  creazionc  , 
e  piange  e  sorride ,  e  dimcntican  lo  per  un  istante 
il  luogo    da    cui    c    partita  ,    si    ristora    in    un  bcato 


i8o  de'  romanzi  storici. 

riposo  per  tornare  piii  gagliarda  a  x-iplgliare  il  peso 
della  sua  umanita.  Ma  se  in  mezzo  alle  finzioni  del 
romanzo  si  vuol  introdurre  F  istoria ,  la  quale  ne 
costiinge  a  restar  sempre  inimobili  nel  pensiero  della 
vita  reale,  non  e  egli  palesc  clie  la  fantasia  deve 
ad  ogni  tratto  veniiiie  impedita ,  perche  le  riesce 
impossibile  di  lasciarsi  trasportare  con  pieno  abban- 
dono  ai  niovimenti  del  suo  felice  entusiasmo  ?  Noi 
supponiamo  che  i  leggitori  conoscano  1'  istoria  da 
cui  si  vuol  trai-re  argoniento  o  sussidio  al  romanzo , 
e  che  percio  non  sia  da  temersi  quel  gran  danno 
che  nasce  dalla  corruzione  del  vero:  noi  supponiamo 
di  piu  ,  che  Tautore,  con  quanto  e  in  lui  di  buon 
volere  e  d'inoie^no ,  si  sforzi  di  tenere  distinti  il 
romanzo  e  T  istoria;  ma  se  questa  doppia  ipotesi , 
che  nel  fatto  sussiste  cosi  rare  volte  ,  puo  sotto  vm 
diverso  rapporto  attenuare  la  colpa  del  romanziero, 
dii  non  conijnende ,  che  nessun  prolitto  puo  a  lui 
derivarne  per  conservare  illesi  gli  efl'etti  dell  arte  ? 
Sia  pur  sollecito  ,  e  quanto  esser  puo  fortunato  lo 
studio  con  cui  esso  procede  ,  noi  abbiamo  gia  ve- 
duto  ,  che  per  una  resistenza  non  superabile ,  intrin- 
seca  alia  natura  stessa  delle  cose,  egli  e  del  tutto 
impossibile,  che  senza  scambiare  T  indole  del  com- 
ponimento  V  istoria  sia  mantenuta  nella  piena  sua 
integrita ;  ma  se  questa  premessa  e  gia  di  per  se 
dimostrata ,  ugualmente  necessaria  ne  proviene  la 
conscguenza,  che  nel  romanzo  si  presenti  sotto  aspetto 
d'  istoria  alcun  fatto  che  riesca  nuovo  ai  lettori  ,  e 
non  corrisponda  alle  reminiscenze  che  si  trovano 
depositate  nella  loro  memoria.  Ed  allora  quale  sara 
rimpressione  che  si  dovra  produrre  nell'  animo  di 
chi  sente  narrarsi  un  avvenimento,  al  quale  la  sua 
persuasione  non  e  ancor  preparata  ?  Se  non  si  trat- 
tasse  d' istoria,  il  lettore  sarebbe  gia  disposto  a  se- 
condare rimma^inazione  del  romanziero,  ma  il  fatto 
gli  e  messo  dinanzi  coi  carattcri  della  verita ,  e 
quindi  per  condizione  della  sua  propria  natura  non 
gli  e    conceduto    di    accoglierlo    come    vero,    finche 


de'  romanzi  storici.  i8i 

la  slncerita  di  questl  caratteri  non  gli  sia  manifesta. 
Egli  sa  d'  aggirarsi  in  un  caos  di  vero  e  di  falso  , 
sui  conrini  del  lomanzo  e  dell'  istoria ,  e  tostoche 
non  trova  nella  sua  mente  una  cognizione  antcriore 
rhe  gli  aBernii  la  realia  di  quanto  e  narrato  ,  egli 
deve  necessariamente  sospcndcre  il  corso  della  sua 
fantasia,  c  domandare  a  se  stesso:  «  Ouesto  fiitto,  che 
»  io  non  conosceva,  e  egli  poi  vero?  Questo  perso- 
5)  naggio  ha  egli  veramente  da  aggiugnere  alle  sue 
»  virtCi  o  a'  suoi  delitd  anche  questo  nuovo  argomento 
»  di  lode  o  d'  infamia?  Ho  io  ascoltata  la  voce  dellisto- 
»  rico  o  del  roinanziere  ?  »  E  questa  donianda,  che 
viene  a  interporsi  fra  le  piii  viva  e  splendent!  im- 
ma2;ini  della  linzione  ,  produce  a  un  dipresso  sul- 
r  aninio  tie'  leggitori  l  effetto  medesinio  ,  clic  la  pa- 
rola  dcllo  scliiavo  proferita  nella  pompa  de'  trionfi 
operava  sulT  animo  del  vincitore.  Chi  legge ,  e  ri- 
chiamato  anch  esso  alia  severa  realta ,  ne  le  brillanti 
apparenze  che  aacora  rimangono ,  ne  il  lusso  della 
immaginazione  ,  che  colora  gh  oggetti,  valgono  a 
mantcnere  un  incanto  che  fu  gia  dissipato.  L' illu- 
sione  e  sparita ,  e  sara  molto ,  sc  a  qucUa  specie  di 
ebbrezza  tiionfale  ,  a  cui  si  erano  innalzate  le  no- 
stre  idee,  non  sottentra,  come  a  Vespasiano,  un  sen- 
tiniento  di  stanchezza  e  di  noja.  —  Ne  si  dica ,  che 
daU'esame,  a  cui  furono  costretti  i  lettori,  potrebbe 
alcuna  volta  emergere ,  che  ad  una  bella  linzione 
fosse  venuta  a  nieschiarsi  una  recondita  e  bellissima 
verita ,  perchc  se  anche  questo  rarissimo  caso  dovesse 
accadere ,  i  principj  che  noi  abbiamo  accennati  noa 
iscemeiebbero  punto  del  loro  vigore,  e  starebbe 
sempie  irrepugnabile  in  fatto  ,  che  il  movimento 
della  fantasia  fu  impedito ,  e  che  appressando  il  vero 
positivo  dclla  storia  al  vero  imitativo  o  smibolico 
della  linzione  non  solo  fu  perduto  il  vantaggio  che 
nasce  dalT  unita  e  dall' armonia,  ma  si  venne  inoltre 
colla  confusione  di  due  cose  bellissime  ad  aveine 
una  tcrza  quasi  deforrae  .  come  il  pittorc  che  me- 
scendo    i   piu    graziosi    colori    della    sua    tavolozza , 


iSa  De'  ROMANZl    STORTCT. 

r  azzurro  cJ  il  carmino  non  ne  vede  uscire  clie  ua 
briino  cupo  troppo  dispiacente  alio  sgiiardo.  E  poi- 
clie  un  esempio  puo  qualche  volta  giovare  a  chia- 
rezza,  fingiamo  per  un  istante  che  un  ardsta  di 
presuntuosa  ignoranza  sperando  di  ottenere  un  mag- 
gior  cffetto  gettasse  suUe  spalle  alia  Venere  de'  Me- 
dici un  vei'o  manto  di  poi-pora ,  o  incoronasse  di 
vere  ghirlande  TAuroi-a  di  Guido.  Non  e  egli  certo 
clie  mille  voci  d'abbominio  s'innalzerebbeio  contro 
una  tanta  barbarie?  E  nessuno  la  vorrebbe  difendere, 
ed  ogui  piu  forte  rimprovero  le  sarebbe  ad  un  tempo 
giustissimo  e  scarso.  Ma  il  caso,  che  prima  abbiamo 
supposto  ,  c  egli  diverso  ?  E  dov'  e  la  giustizia ,  se 
nel  romanzicro  storico  la  medesima  colpa  non  sog- 
giace  alia  medesima  accusa  ?  E  perche  non  si  grida 
anche  a  lui ,  come  deve  gridarsi  all'  artista,  che  quella 
verita  accostata  alia  finzione  perde  essa  stessa  la 
sua  bellezza ,  e  distrugge  tutta  V  illusione  che  1'  arte 
avea  procurata? 

Che  se  questi  danni  provengono  dal  falso  sistema 
anche  quando  e  adoperato  ogni  sforzo  per  ripararne 
i  difetti,  anche  quando  si  accoglie  la  premessa  favo- 
revole  ipotesi  che  concedette  scienza  storica  ai  let- 
tori  ,  e  molta  aflezione  per  la  verita  al  romanziero , 
noi  speriamo  che  1'  evidenza  stessa  della  cosa  ci 
dispensi  dal  muovere  alcun'  altra  parola  per  dimo- 
strare  il  nocumento  che  deriverebbe  nella  suppo- 
sizione  contraria ,  se  in  vece  i  lettori  non  conosces- 
sero  quella  parte  d'  istoria  che  fu  introdotta  nel  ro- 
manzo ,  e  il  romanzicro  sacrificasse  senza  ritcgno 
ogni  realta  di  avvenimenti  alio  sfrenato  delirio  della 
sua  fantasia.  Egli  e  ben  vero,  che  per  un'  infelice 
esperienza  quest'  ultimo  caso  risulta  di  gran  Innga 
piu  frequente  del  primo ,  ma  troppo  sarebbe  misero 
lo  stato  della  letteratura  e  delT  ingegno  italiano,  se 
lo  spirito  di  controvcrsia  rendesse  necessaria  la  prova 
di  quei  principj  ,  che  gia  pi'ovati  dall'  antorita  uni- 
versale sono  r  unico  criterio  d' 02;ni  certezza.  E  dove 
saremmo  noi  arrivati,  se  T  errore  anche  presentandosi 


t)E*  ROMANZI    6T0RICI.  l83 

come  errorc  c  senza  la  mentita  larva  della  verlta  tro- 
vasse  difensori  contro  cui  si  dovessc  coinbattere  ?  II 
perche  non  volendo  il  nosl%o  pensiero  arrestarsi  pin 
a  lungo  senza  Ijisogtio  nclla  tcma  d'un  infortunio,  chc 
pur  ristretto  alio  sole  arti  sarebl)e  gravissimo,  ne  sein- 
bra,  clic  a  compicre  I'idca  rimasta  imperfetta  nel  di- 
scorso  sui  Promcssi  Sposl  piu  non  ci  occorra  die  di 
soggiiignerc  un  mot;to  brevissimo  per  quel  romanzieri, 
die  tiniorosi  di  olTcndere  la  verita  ,  ma  risoluti  ad 
un  tempo  di  permettere  all'  inimaginazione  uu  libe- 
rissimo  corso  si  confidano  di  passare  illesi  in  mezzo 
ai  due  .scogli ,  se  dopo  aver  trasgredid  nel  romanzo 
tutti  i  conlini  del  vero  gettano  qua  e  la  alcune  note 
in  cui  si  avvisa  die  questo  o  quel  fiitto  avvcnne 
con  circostanzc  diverse,  die  questo  o  quel  perso- 
naggio  non  viveva  ancora  in  que' tempi,  o  non  ebbe 
parte  alcuna  a  que'casi.  E  noi  concediamo ,  die  I'in- 
tenzione  di  questi  romanzieri  possa  parere  molto 
lodevole ,  e  se  ne  riuscisse  di  persuadcrci ,  die  uu 
avanzo  d'  amore  per  la  verita  fosse  quello  die  li 
conduce  a  un  tale  partito,  noi  vorrcmmo  andie  spe- 
rare  die  piu  cauti  e  mcglio  avvisati  saprcbbero  lien 
tosto  ritirarsi  del  tutto  da  una  confusione  tanto  dan- 
nosa  ;  ma  sarenio  noi  tassati  di  soverchio  ri2;ore ,  se 
confessiamo  di  non  sentirci  punto  disposti  a  riporrc 
alcuna  fiduria  in  questa  specie  di  transazione  fra  il 
vero  ed  il  falso  ?  Forse  i  rapporti  d'analogia  sem- 
breranno  a  prima  giunta  alquanto  remoti ,  ma  esa- 
minando  bene  addentro  la  cosa ,  clii  non  vede  die 
questi  tcntativi  d'  un  impossibile  accordo  sono  quasi 
eempre  seguitati  dal  medcsimo  elTctto  die  si  accom- 
pagna  a  quelle  infelici  transazioni  morali  ,  in  cui  la 
coscienza  patteggia  col  rimorso  a  prolitto  della  pas- 
sione?  II  romanziero  dira  senza  dubbio  a  se  medesimo, 
die  per  mezzo  di  quelle  annotazioni  i  diritti  della 
verita  sono  salvi  ,  e  con  siffatta  lusinga  potra  giu- 
gnere  assai  facilmente  ad  assopire  la  naturale  sua 
ripugnanza  pel  falso ,  ma  clii  ne  assicura ,  die  ap- 
punto  per  questo  ei  non  trascorra  con  peggiore  audaria 


184  i'e'  romanzi  storici. 

ad  ogni  piu  scapestrata  licenza?  Chi  ne  assicura, 
die  rotto  per  tal  modo  Y  ultimo  freno ,  soverchiata 
r  estrema  barriera  ,  ei  iidn  si  getti  con  niaggior  im- 
peto  ad  ogni  delirio  piu  ripiovevole,  come  Tuomo 
die  lion  si  ritrae  da  nessun  eccesso,  perclie  crede 
d'  aver  preparata  ad  ogni  evento  la  difesa  e  1'  im- 
punita  ?  E  se  questo  avvenisse,  se  per  la  confidenza 
nel  rimedio  fosse  accresciuta  la  gravezza  del  male  , 
potremmo  noi  sperare  die  quell'  emenda  fosse  pari 
al  bisogno  ?  Tutti  indistintaniente  i  leggitori  del  ro- 
manzo  ricevono  Y  impressione  dell'  errore  ,  ma  quanti 
sono  die  leggano  le  note  per  ricercarvi  la  .verita  ? 
Quanti  sono  die  le  ricordino  ?  L'  errore  e  dipinto 
alia  fantasia  coi  piu  vivi  colori ;  1'  errore  e  stampato 
a  caratteri  di  fuoco  ncll'  anima ,  e  si  vorra  preten- 
dere  die  la  verita  cacciata ,  per  cosi  dire  ,  in  un 
angolo ,  e  sepolta  sotto  la  macerie  dell'  crudizione 
possa  sollevarsi  e  prevalere  nell'  ingannata  mente 
degli  uomini  ?  Volesse  Dio ,  die  la  potenza  del  Vero 
anclie  abbandonata  a  se  stessa  fosse  cosi  vittoriosa , 
ma  pur  troppo  noi  veggiamo  ad  ogni  istante  avve- 
nii-e  il  contrario  -,  pur  troppo  alia  selva  degli  errori  , 
come  a  quella  degrincanti,  fa  d' uopo  d'un  guerriero 
rivestito  di  tutte  1'  armi  die  la  distrugga.  • —  Ne  si 
dica  per  ultimo  scampo  die  i  lertori  saranno  cosi 
diligenti  e  scrupolosi  .  da  confrontare  di  continue  il 
testo  e  le  note  per  tenersi  in  guardia  contro  ogni 
deviazione  dal  vero.  Una  silfatta  chimera  e  piii  facile 
ad  immaginarsi  die  a  credersi ,  e  se  anclie  il  ra- 
gionamento  degli  avversarj  volesse  ricorrere  a  un 
tale  partito,  non  solo  la  loro  causa  non  ne  divente- 
rebbe  migliore,  ma  noi  non  ci  terremmo  neppure  in 
debito  di  aggiugnere  una  sola  parola  ,  perche  in 
questo  caso  risorgerebbe  senz'  altro,  e  con  piii  forza 
die  mai ,  quanto  abbiamo  detto  poc'  anzi  sul  bisogno 
deir  illusione,  e  sul  nocumento  die  proviene  dal 
dissiparla.  Supponiamo  pure  die  1'  ingegno  del  ro- 
manziero  abbia  portata  al  sommo  T  illusione  di  questi 
lettori,  supponiamo  die  nell' anima  loro  sia  penetrata 


VZ    ROMANZI    STOmCI.  1 35 

]a  commozione  piu  ad'ettuosa  e  piii  forte:  se  per 
avvenuira  essi  discendono  dall'  errorc  ,  die  trionfa 
nel  romanzo,  alia  verita  die  si  cela  in  fondo  al  vo- 
lume ,  tutto  e  iinito.  Quclla  severa  annotazione  e 
somigliante  a  una  goccia  d'  acqua  gelata  ,  che  ca- 
dendo  riduce  in  una  massa  incrte  un  torrente  di 
vapore  capace  a  dar  impnlso  allc  macdiine  piii  po- 
derose.  Forse  la  verita  sara  salva,  ma  relTicacia  del- 
r  artista  e  senza  dubbio  perdiita. 

E  noi  arrivati  a  qucsta  condusionc  die  ci  scmbra 
di  tutta  evidenza,  ne  accorgiamo  di  aver  anche  com- 
piuta ,  quantunque  per  cenni  troppo  imperfetti ,  la 
manifestazione  del  nostro  pensiero.  —  La  finzione  nelle 
arti  e  bella  e  lodevole  ,  iinclie  serve  ad  esprimere 
il  vero :  quando  si  oppone  al  vero,  non  e  piu  Ijn- 
zione ,  ma  falsita.  La  falsita  ripu^na  alio  scopo  di 
tutte  le  arti:  non  conviene  alia  poesia,  non  con viene 
al  romanzo.  E  sc  il  vero  e  condannato  a  nieschiarsi 
non  colla  fmzione,  ma  colla  falsita,  ei  si  vcndica  ne- 
cessariamente  di  un  tale  consorzio  distruggendo  anche 
gli  elletti  die  sarebbero  derivati  dalla  Bnzione  :  as- 
siomi  incontrastabili  che  ajutando  dell'ingenita  lore 
forza  la  nostra  liacchezza  ci  condussero  lino  a  cjuesto 
punto  ove  il  discorso  deve  arrestarsi,  aspettando  che 
i'eloquenza  del  Manzoni  metta  in  tutta  la  sua  luce 
una  materia  che  noi  abbiamo  appena  adombrata. 

Se  non  die  dopo  cpieste  lunglie  parole  ci  sembra 
di  poter  riprendere  con  piu  coraggio  f  interrogazione 
gia  mossa  in  principio.  Che  cosa  significa  cpiesta  turba 
sempre  crcscente  di  romanzi?  E  qual  e  la  lusinga  che 
seduce  i  romanzieri  storici  ad  entrare  in  una  carriera, 
ove  i  danni  della  verita  e  dell"  arte  sono  tanto  pa- 
lesi?  Noi  ci  siamo  sforzati  di  esaminare  con  ogni 
attenzionc  i  motivi  d'  un  avvenimento  che  minaccia 
COS!  dappresso  la  Ictteratura  italiana,  ma  comunque 
ne  sia  forse  riuscito  di  notare  alcuna  fra  le  c^gioni 
di  tanto  abuso,  una  risposta  accettabile  che  possa  darsi 
dai  romanzieri  alia  nostra  domanda,  una  risposta  che 
valga  almeno  in  parte  a  salvarli  dalle  accuse   che  li 


l86  he'  KOM4NZI    STORinr. 

nercuotono,  non  rabblamo  ancora  trovata.  E  intanto 

da  ogni  confine  d' Italia  si  viene  moltlplicando  questa 

miseria,  e  una  sorda  voce  ne  avvisa  che  la  sola  Ve- 

nczia  prepara  ad  un  tratto  QUARANTA  romanzi  sto- 

rici  die  raccontino   fino   dalla    prima    origine    tutti  i 

casi  della  repubblica.  E  chi  sa  tino  a  dove  sara  per 

trascorrere  una  licenza  cosi  deplorabile  se  la  critica, 

come  cia  incominciando  I'abbiamo  invocata,  non  sorge 

con  tutta  la  forza  della  sua  severita  a  disperdere  que- 

ste  piccole  ambizioni,  a  strappare  anche  1' ultima  foglia 

di  quelle  ignobili  palme  che  forse  la  vanita  si  ripro- 

niette   imniortali?    IMolti    sono  e  finissimi   gV  inganni 

deir  amor  proprio  ,   molte  e  care  le  illusioai  die  ne 

derivano ,    ma   sconsigliata ,    anzi  neniica  e  quell'  in- 

dulgenza    che    perdona    e  incoraggisce  i  traviamenti 

per  non  contristare  i  traviati.    Bisogna   interrompere 

quel  sogno  piacevole  die  a  prolungarsi  sarebbe   se- 

gnito  da  una  veglia  troppo  affliggente;  bisogna  dire 

ai  romanzieri    storici    con  risoluto  linguaggio  quello 

ch'  cssi  debbono  gia  sentirsi  in  fondo  del  cuore ,  ma 

che    non    osano    confessare    ne   a  se    stessi ,    ne    agli 

alti-i.  Coi  pochi  grandi  ingegni  veracemente  cliiamati 

al  romanzo,  se  anche  si  perdono  nel  false  sentiero, 

vuol  usarsi  una  cortesia  che  concilii  ad  un  tempo  la 

schiettezza  e  la  riverenza,  ma  cogli  altri  die  si  pren- 

derebbero  a  tutta  lode  anche  le  consuete  frasi  di  gen- 

tilezza,  giova  oramai  deporre  ogni  vano  e  pernicioso 

riguardo;  cogli  altri,  die  son  moltitndine,  dev' esser 

fatta  ginstizia  piena  e  inesorabile,    giustizia   che   ri- 

mandi  al  sue  posto  chi  n'  e  uscito  soltanto  per  cor- 

rompere  Parte  e  per  insultare  la  verita.  OuelFidea  che 

forse  e  ancora  indistinta  nella  loro  mente ,   si  faccia  ad 

essi  manifesta  in  tutta  la  sua  umiliazione ,  e  sappiano 

una  volta  che  1'  applicarsi  al  romanzo  storico ,  tranne 

il  caso  dei  sommi  intelletti,  per  cui  e  un  errore,  in 

tutti  eh  altri  e  un  indizio  certissimo  di  debolezza.  A 

o  ... 

creare  una  favola,  a  immaginare  avvenimenti,  perso- 

naggi,  caratteri,  a  condurrc  la  finzione  sino  al  suo  ter- 

mine  col  solo  aiuto  del  cuore  e  della  fantasia,  bisogna 


DE'  ROMANZI    STORICI.  ItW 

avcre  dcntro  se  qualche  cosa  di  vigoioso  e  cVattlvo, 
bisogna  possedere  almeno  una  scintilla  di  quella  fa- 
colta  sublime  cho  invcnta  ,  ma  per  dcttarc  un  romanzo 
storico,  come  T  Europa  nc  licevette  ben  mille  dalla 
iniitazionc  di  Gualtiero  Scott,  ehe  cosa  si  ridiiede, 
ohe  noa  sia  conceduto  alia  mcdiocrita  piu  disprezzata 
ed  oscura?  La  materia  del  racconto  e  gia  creata,  gli 
avvenimenti  sono  disposti ,  sono  pronti  i  personaggi , 
sono  trovati  i  caratteri.  L'  istoria  ha  provveduto  ogni 
cosa,  ed  ogni  sforzo  si  riduce  unicamente  a  cercare, 
che  rincomoda  verita  voglia  trasformarsi  in  romanzo. 
E  quanto  e  nidla  cio  che  basta  a  raggiugnere  questo 
seopo  infelice?  Si  turbi,  si  ritardi,  si  affretti  T  ordine 
de' fatti  e  de' tempi,  si  costringano  tutti  i  faraosi  del 
secolo  ad  entrare  in  quel  cerchio,  si  confondano  con 
loro  alcune  ombre  scolorite  di  Flibbertigibbet,  di  3Teg- 
meirilies  c  di  Ochiltree,  si  saccheggino  i  libri  de' geo- 
grali  e  degli  antiquarj  ,  si  descrivano  i  luoghi,  le 
costumanze,  le  fogge;  un  dialogo  e  una  descrizione, 
una  descrizione  ed  un  dialogo ,  e  la  grand'  opera  e 
terminata.  Un  volume  aveva  olTcrta  la  sostanza  del 
racconto ,  venti  volumi  ne  fornirono  le  parti  acccs- 
sorie.  La  facolta  inventiva  e  l' immaginazione  dormi- 
vano ,  ma  durante  il  loro  sonno  i  libri  si  eonfusero 
insieme,  e  un  libro  fu  generato.  —  E  tuttavia  a  mal- 
grado  d'  una  poverta  cosi  manifcsta  i  romanzieri  sto- 
rici  vogliono  essere  tenuti  in  gran  pregio,  ed  anzi 
da  questo  continuo  biso^no  di  sostentarsi  a  spese 
dciristoria,  della  geogralia  e  dell  antiquaria  essi  trag- 
gono  una  nuova  illusione,  che  accarezzano  con  molto 
amore  siccome  1' ultima  che  li  puo  confortare.  Per- 
che  mai ,  dicono  questi  romanzieri  tentando  d'  ingan- 
nare  se  stcssi ,  perche  dovremo  noi  andarne  confusi 
cogli  altri  frivoli  novellatori ,  noi  che  ci  soUeviamo 
alia  dignita  dcgli  storici,  all'  utile  varieta  de'  geografi, 
alia  diligenza  degli  antic^uarj  ?  E  in  questo  pensiero 
essi  gridano  che  il  tcnue  artilizio  di  un  umile  dici- 
tore  di  f'avole  non  puo  aver  nulla  di  comune  col 
nobile  magistero  di  clu  spogliando  il    romanzo  della 


i88  dk'  uomanzi  etorici. 

nativa  sua  leggerezza  ha  saputo  innalzarlo  ad  un 
posto  da  cui  era  tanto  loiitano.  —  E  chi  sa  (juanti 
srrittori  che  senza  una  tale  lusinga  impieghercbbero 
utilmente  le  loro  fatiche  in  qualche  studio  couceduto 
anche  as;!'  in<>;e«;ui  minori,  sono  da  essa  traviati  a 
consumarsi  in  questa  dannosa  carriera !  Ma  se  la  cri- 
tica  incalzandoli  fino  all'  estremo  vorra  adempicre 
tutto  il  suo  uflicio ,  se  la  critica  sapra  antipoire  il 
progresso  dell'ai-te  alle  tiniide  suggestioni  degli  uniani 
rispetti ,  quanto  le  sara  facile  di  penetrare  anche  in 
quest' ultimo  asilo,  di  disperdere  anche  quest' ultima 
consolazione  dell' amor  propriol  Noi  non  vogliamo 
esaminare ,  perche  il  luogo  non  e  opportuno  ,  quali 
conscguenze  debbano  aspettarsi  dall'audacia  del  secolo 
che  rimette  ogni  cosa  in  quistione  ,  ne  qual  tristo 
mutamento  possa  awenire  dalle  indagini  temerarie 
che  succedettero  alle  ricerche  dejili  eruditi  ,  ma 
come  ad  ogni  male  si  meschia  sempre  alcun  bene , 
qucsto  e  pur  certo ,  che  combattuto  dalle  circostan- 
ze ,  e  spinto  dalle  nuove  opinioni  il  tempo  dell'  an- 
tica  ciarlataueria  letteraria  e  passato.  Altre  frodi , 
altre  peggiori  frodi  deturpano  senza  dubbio  anche 
a'  nostri  giorni  il  campo  della  sapienza  ,  ma  cjuella 
vecchia  haratteria  de'  pedanti  c  smascherata  per 
sempre,  ne  col  superbo  apparato  d'  una  farraginosa 
erudizione  e  piu  possibile  di  sbalordire  nessuno. 
Si  dibattano  pure  quanto  sanno  i  romanzieri  storici 
per  far  credere ,  che  le  svariate  cognizioni  dei  loro 
voliuni  furono  da  essi  raccolte  con  lunghe  e  sudate 
vigilie.  I  dotti  conoscono  gia  tutti  le  numerose  offi- 
cine ,  ove  questa  facile  mercanzia  si  vende  e  si 
compra  ;  e  il  popolo  che  ha  veduto  gli  auguri  sorri- 
dere  ncirincontrarsi,  oramai  sorride  ancor  esso,  e  si 
stringe  nelle  spalle  per  compassione.  Romanzieri ,  fa 
d'  uopo  fmalmente  disingannarsi:  per  cjuesta  via  non 
v'  e  speranza  di  lode :  se  volete  vivere ,  bisogna  in- 
ventare ,  o  quando  vi  parra  di  aver  conseguita  una 
fama  onorevole ,  sorgera  la  pubblica  voce  ad  avver- 
tirvi ,  che   non  siete ,  e    non    sarete    mai    altro    che 


de'  ROiyiA.Nzi  sTORicr.  189 

compllatori ,  compilatori ,  compilatori.  —  Ne  alcimo 
voii,lia  (lolersi ,  chc  la  critica  sia  chiamata  a  tanta  se- 
voiita  per  opcre  cosi  Icggicre  come  sono  i  romanzi; 
iniperoccho  non  e  mai  di  lieve  importanza  cio  die 
puo  niioceic  alia  buona  ed  utile  direzionc  degl'  iii- 
gegni ,  e  al  rctto  disceruiniento  del  vero,  nc  mai  la 
rigidezza  dc' critici  e  piu  giustamcnte  impicgata,  che 
quaiido  si  I'ivolge  sopra  quelle  scritture ,  che  non 
comandate  da  nessun  pubblico  vantaggio  ,  anzi  per 
se  stesse  atVatto  disutili  a2;giungono  a  qiiesto  difetto 
il  pericolo  di  riuscire  gravcniente  dannose.  Indulgen- 
za  e  da  usarsi  volonticri  a  quei  laboriosi  scrittori , 
che  si  travagliano  fra  studj  ingrati ,  ma  necessarj , 
indulgcnza  a  (jue'  generosi ,  che  senza  aspirare  alia 
ricompense  dclla  gloria  si  affaticano  in  una  modesta 
oscurita  a  migliorare  la  condizioue  dcgli  uomini.  E 
se  anche  a  quesli  benemeriti  non  riuscisse  di  far  cosa 
pill  che  mediocre,  non  e  toUerato  ad  alcuno  che  li 
"venga  ad  accusare  della  loro  liacchezza :  perche  quan- 
to  e  nociva  ,  e  da  perse2;uitarsi  senza  pace  la  me- 
diocriia  prosuntuosa  e  brigante,  altrettanto  vuol  es- 
eere  incoraggita  e  ajutata  quest' utile  mediocrita,  che 
dc'  continui  suoi  sacrilizj  non  puo  aspettarsi  altro 
premio  sopra  la  terra,  che  una  breve  e  scarsa  rico- 
noscenza ,  e  la  tacita  e  non  proHttevole  approvazione 
de'  buoni.  Ma  quale  affinita  v  e  egli  mai  fra  qucsti 
dimenticati  cultori  d'una  fruttuosa  sapienza  ,  e  i  ro- 
manzieri  storici ,  che  per  la  sola  avidita  dei  mutabili 
sullragi  volgari  non  teniono  di  corrompere  a  pregiudi- 
zio  comunc  un' arte  di  sua  natura  oziosa  c  supcrflna, 
che  ha  gia  gran  bisogno  di  riscattare  fintrinscca  sua 
frivolezza  colla  manifcsta  nobilta  de'suoi  tini?  E  perche 
la  critica  dovrebbe  con  vani  fregi  di  tortuose  parole 
rintuzzare  un  rimprovero ,  che  non  produrra  alcun  ef- 
fetto,  se  non  c  vibrato  nella  pienezza  del  suo  vigore, 
e  con  tutta  F  encrgia  d'una  pcrsuasione  profonda? 

Noi  conchiudiamo.  II  romanzo  ,  come  j^ia  in  altro 
luogo  vcnne  osservato  ,  ha  la  sua  sorgente  nelF  im- 
perfetta  natuia  dell"  uomo ,    e  forte    del  couscnso  di 


190  De'  R0M\NZI    5T0RICI. 

tutti  i  popoli  e  di  tvitti  i  tempi  non  sara  nmi  re- 
spinto  da  nessima  civilta  e  da  nessuiia  barbaric.  Guai 
adunque ,  se  il  torrerite  ch'  e  inipossibile  ad  arre- 
starsi,  viene  abbandonato  a  strariparc  dove  piu  gli 
aggrada ,  senza  che  alcuno  ne  vogba  reggerc  il  corso ! 
Guai  se  in  vece  di  adoprarc  il  romanzo  a  teiierci 
r  aniino  gentile ,  e  a  risparniiarci  colla  finzione  la 
dolorosa  sciiola  della  rcalta  gli  si  permette  confon- 
dendo  il  false  col  vero  di  secondare  e  d'  accrescere 
i  traviamenti  della  fantasia  e  dell'  intelletto !  I  danni 
della  verita  tradita  saranno  grandissinii,  i  danni  del- 
r  arte  corrotta  puniranno  le  olYese  della  verita.  Ma 
guai  ancora  ,  guai  per  la  gloria  italiana ,  se  quando 
la  critica  avra  combattuto  e  vinto  questo  delirio  che 
strascina  le  menti  ai  romanzi  storici ,  ella  vorra  con- 
tentarsi  della  sua  dimezzata  vittoria  !  Guai ,  se  dai 
romanzieri  storici  ella  non  sapra  ri  vol  tare  le  arnii 
sopra  ogn  altra  turba  di  romanzieri  die  volcsse  pren- 
derne  il  posto,  e  invadere  con  nuovo  impeto  e  de- 
vastare  la  nostra  letteratura !  Ingiuriosa  e  non  degna 
di  grati  discepoli  fu  V  accusa  che  per  gran  tempo 
le  altre  genti  diedero  agV  Italiani  d'  essere  un  popolo 
di  sonettanti  e  di  parolaj ,  ma  che  sarebbe ,  se  in 
vece  meritassimo  1'  accusa  di  essere  un  popolo  di 
romanzieri ,  un  popolo  che  da  tutta  l'  eredita  di  Gre- 
cia  e  di  Roma  non  conserva  che  i  poveri  avanzi  di 
Apulejo  e  di  Longo  sofista!  Che  sarebbe,  se  1' esem- 
pio ,  la  facilita ,  la  speranza  del  lucro  ,  il  desiderio 
d'  un  nome  popolare  spingessero ,  come  sembra  pros- 
simo  ad  avvenire,  la  massa  degli  scrittori  a  dissipare 
ringegno  in  quest' umile  occupazionc ,  se  quegli  stessi 
che  sarcbbero  nati  a  cose  niigliori  si  lasciasscro  sc- 
duxTc  da  questa  maligna  influenza  ?  11  romanzo  si 
vuol  accettare  come  un  sollicvo  della  mente  che 
viene  in  esso  a  riposarsi  da  piu  alti  e  da  piu  pro- 
ficui  pensieri :  il  romanzo  si  vuol  anche  concedcre, 
perche  T  immagitiazione  abbia,  a  dir  cosi ,  uno  spi- 
raglio,  da  cui  il  soverchio  del  suo  calore  si  svampi , 
ma  siamo  noi  vcnuti  ad  un  punto  che  questo  sfogo 


de'  romanzi  sToiuci.  191 

e  questo  sollicvo  ne  siaa  necessarj  ?  La  nostra  fan- 
tasia si  niostra  oUa  cosi  atliva,  cosi  prepotcnte,  die 
piu  non  Ic  basti  il  campo  infiiiito  dclla  poesia  ?  O 
voglianio  noi  liposarci  del  nostro  ozio?  L  ispirazione 
(li  quest'  aria  e  1'  istessa  clie  aninio  i  nostri  padri , 
la  iiamnia  di  questo  sole  nou  e  nieno  calda,  ue  lueno 
splendentc ,  Ic  leggi  trionfano ,  gli  ordinamenti  pub- 
bliti  e  la  pace  proteggon  gli  stud]  ;  e  tuttavia  qual  e 
il  iiutto  the  vedianu)  provenire  da  qucste  circostanze 
cosi  favorevoli?  Noi  Tabbiaino  avuto  un' altra  volta 
questo  penoso  coraggio ,  e  purclie  giovi  voglianio 
ripetere  ancora  quelle  parole  clie  a  pronunciarle  ne 
costarono  tanto:  la  letteiatura  italiana  ,  tranne  poclie  , 
assai  poche  cccczioni  ,  e  oraniai  fatta  iniscra  e  mu- 
nicipale:  un  onii)ra  della  passata  grandezza ,  un  pal- 
lido  riilesso  delTantica  sua  luce.  E  bello,  scnza  dub- 
bio  ,  e  glorioso  il  poter  dire :  noi  sianio  nati  ovc 
nacquero  Dante  e  il  Maccliiavello,  Michelangelo  e  il 
Galileo ,  ma  se  gli  stranieri  al  suono  di  questi  gran 
nouii  venisscro  a  domandarci ,  come  ne  sia  conti- 
nuata  la  gloria,  non  e  egli  vero  clie  noi  dovremmo 
ritirarci  e  rispondere:  Inchinatevi  ai  nostri  sepolcri? 
E  in  questo  deplorabile  stato  ,  finche  non  e  pronta 
una  piu  degna  risposta ,  in  vece  di  sorgere  a  ripi- 
gliare  il  seggio  die  ne  appartiene  ,  saranno  gettati 
il  tempo,  la  fatica,  T  ingegno  a  dettare  romanzi  ?E 
intanto  le  niolte  lacune  della  nostra  moderna  lettc- 
ratura  resteranno  non  adempite?  E  in  mezzo  a  una 
moltitudine  inerte,  fatta  narratrice  di  novelle  e  di 
favole ,  ajipena  un  solo  si  provera  nell' istoria,  a 
cui  sopra  tutti  i  popoli  noi  sianio  emincntemcnte 
chiamati  ?  Ah  se  mai  una  tanta  vergogna  dovesse 
accadere  ,  non  si  dica  almeno,  die  la  critica  dissi- 
mulo  un  avviso  die  forse  poteva  esser  utile.  — 
Italiani,  non  vi  lasciate  allettare  dai  romanzi  e  dai 
romanzieri :  Italiani,  serivete  f  istoria.  Chi  piu  di 
voi  deve  amare  T istoria? 

■  E  in  questo  consiglio  noi  abbianio  finilo,  e  con 
C8S0    ridiiamando  ^la    luizionc    a"  \nii    illusiri   e    piu 


192  DE    ROMANZI    8TORICI. 

giovevoll  stutlj ,  e  in  ispecie  all'istoria,  ch' 6  fonda- 
mento  e  nianitestazione  di  verita ,  il  discorso  fu  ri- 
condotto  al  primo  suo  intcnto ,  die  respinti  i  medio- 
cri ,  e  riservato  il  canipo  a'  niigliori  voleva,  quanto 
gli  era  possibile,  arrestare  la  corruzione  dell' arte  , 
e  piu  ancora  ditcndere  Y  interesse  della  verita  nei 
ronianzi  storici  cosi  danneggiata.  Che  se  alcuno  rac- 
cngliendo  1'  intero  costrutto  di  queste  idee  generali, 
che  ne  fecero  strada  a  parlare  dei  nuovi  romanzi , 
venisse  a  dirci  che  le  nostre  parole  in  difesa  del 
Vero  useirono  troppo  gravi  e  veementi ,  perche  in 
sostanza  si  trattava  unicamente  di  quistioni  lettera- 
rie  ,  e  perche  le  verita  offese  dai  romanzieri  storici 
non  sono  fra  quelle  cui  e  affidato  il  presente  e  Tav- 
venire  del  genere  uinano  ,  noi  confortati  da  un'  in- 
tima  e  insuperabile  convinzione  non  vorremmo  cer- 
care  ne  discolpa,  ne  scusa.  II  nostro  linguaggio  fu 
per  certo  piu  severo  e  piu  risentito,  che  in  siffatte 
controversie  non  si  soglia  adoprare  ,  ma  bisogna  pur 
ricordarsi  che  le  quistioni  letterarie ,  se  non  vanno 
giudicate  coi  principj  eterni  della  morale  e  dell'  or- 
dine ,  sono  una  miseria  da  lasciarsi  ai  retori  ed  ai 
sofisti:  bisogna  pur  ricordarsi  che  disposto  una  volta 
r  animo  anche  nelle  materie  meno  importanti  a  ri- 
cevere  indifferentemente  il  vero  ed  il  falso  ,  tutte 
le  verita  sono  condotte  a  un  eguale  pericolo,  perche 
gli  errori  dell'  intelletto ,  come  quelli  del  cuore ,  si 
succedono  sopra  una  terribile  scala  in  cui  dal  primo 
grado  troppo  fiicilmente  e  con  ruina  quasi  non  av- 
vertita  si  precipita  lino  all'  estremo. 

a. 


193 


PARTE    II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECGANICHE. 


Relazione  dello  stato  attualc  dclla  scicnza  clcttro~ma- 
gnctica  in  Italia. 

La  verite  est   plus   repamlue   cjui   on    ne    peine. 
Ltiliiiit2,  cEuvr   couipl.   torn.  V,   pag.  i3. 

Xja  scienza  tlel  magnetlco  fino  a'  nostri  gionii  fit  ristretta 
ai  volgarl ,  ina  pero  quasi  inesplicaljili  fenoineni ,  die  tro- 
Vansi  registrati  nei  coinuni  corsi  di  fisica,  e  in  modo 
particolai-e  nella  classica  opera  di  J.  H,  Van-Swinden , 
che  ha  per  titolo:  Analogic  de  V electricite ,  et  du  magiie- 
tisme ,  ma  sotto  dei  nostri  occhi  questo  ramo  di  lisica , 
quanto  ineiio  brillante ,  tanto  piu  utile  ricevette  ua  tale 
sviluppo,  die  ora  a  dirltto  gareggia  coi  non  ordinarj  trat- 
tati  di  lisica  speciale.  Ci  daoie  pero,  e  qnesto  sia  detto 
per  aniore  del  vero  e  dell' onore  nostro  italiano ,  che  non 
pochi  de'  fisici  nostri  abbiano  attribuito  il  nuovo  incre- 
mento  della  scienza  magnetica  al  benemerito  per  altro  e 
valente  fisico  di  Copenaghen ,  mentre  la  prima  lace  scin- 
tillo  suir  orizzonte  d' Italia ;  onde  vederamo  che  nn  nostro 
Italiano,  come  gia  in  altro  tempo  il  Cesalpino,  si  sia  la- 
sciato  sfnggir  di  mano  1'  onore  d'  una  delle  piii  insigni 
scoperte.  Fino  dal  1802,  come  abbiamo  dalla  gazzetta  di 
Trento  del  3  agosto  1803,  il  peritissimo  nostro  jurecon- 
sulto  Romagnosi  avea  osservata  T  influenza  degli  apparati 
voltiani  esercitata  sopra  1'  ago  magnetico  liberamente  so- 
speso ,  facendolo  declinare  per  alcuui  gradi  dalla  sua  di- 
rezione  polare.  IMa  perclie  da  un  lato  1' attenzione  de' fisici 
era  a  quel  tempo  tiuta  diretta ,  come  riflette  I'Antologia 
di  Firenze ,  ad  osservare  una  nuova  scena  di  fenomeni 
chimici  operati  cogl'  ingcgnosissimi  clettromotori  del  Fran- 
klin italiano,  che  ap|)arvero  in  pieno  Iniiie  principalmente 
per  opera  del  sagacissimo  Davy,  e  dall' altro  il  nustro  Ko- 
magnosi  era  cliiamato  dalla  natura  de'  prediletti  suoi  studj 
alia    riccrca    di  verita  d'  altro  gcnere ,  ne  il  pubblico  fece 

Bibl.  hul.  T.  LVIII.  1 3 


194  DELLO    STATO    ATTUALE    DELL\    SCIENZ4 

grande  attenzione  alia  riferita  esperienza ,  ne  egli  s'  af- 
IVetto  di  dai-e  ad  essa  il  conveniente  sviluppo,  riserbaudosi 
a  riprodurla  in  una  Meiiioria  sul  ga'vanisino ,  die  avea 
divisato  rendere  di  pul^blico  diritto.  Cosi  qnesto  primo 
esperimento ,  clie  ove  fosse  stato  convenevolinente  stLidiato 
potea  divenire  sorgente  di  tutte  le  nioderne  scoperte  elet- 
tro-dlnamiche,  rimase  a  gnisa  di  germe,  die  sebbene  com- 
messo  ad  ubertoso  terreno,  se  la  necessaria  umidita  o  il 
calorico  manchi  non  puo  dispiegare  il  suo  natnrnle  vigore. 
Solo  r  Eiu-opa  si  scosse  allordie  del  1820  vide  tali  ricerche 
nascere  in  Daaimarca  per  opera  di  Oersted,  il  quale  coila 
instancabile  sua  assiduita  pote  giugnere  a  scoprire  le  leggi 
che  regolaao  le  deviazioai  degli  aghi  magnetici,  delie  quali 
la  fondameatale  si  e  (i)  «  che  questi  sviansi  dalla  natu- 
rale  lor  posizione  decliiiando  verso  1'  oriente  il  polo  al  di 
sopra  del  quale  entra  V  elettrico ,  e  verso  T  occidente  se 
qnesto  entra  al  di  sotto  di  loro.  »  Colla  quale  fondairien- 
tale  scoperta  si  aperse  la  via  all' osservazione  di  molti  al- 
tri  fenomeni  per  mezzo  di  cui  nuovi  ed  importantissimi 
punti  di  analogia  si  conobbero  fra  T  elettrico  ed  il  magne- 
tico.  In  fatti  tostoche  si  pubblicarono  i  fenomeni  oerste- 
diani  tntti  i  fisici  si  misero  a  verificarli ,  come  si  piio 
vedere  nei  giornaii  scientifici  dal  1820  in  qua,  fra  i  quali 
il  Blot,  il  Savart  e  il  La -Place  si  occuparono  nel  deter- 
minare  la  natura  della  forza  deviatrice  dell'  ago,  die  venne 
dali'ialtimo  calcolata  essere  in  ragione  inversa  del  quadrato 
della  distanza  tra  1'  ago  e  1'  asse  del  filo.  Aliri  memori 
delle  anticlie  esperienze  di  Wilke  (2)  ,  di  Beccaria  e  di 
Yan-Maruni  sulla  magnetizzazione  permanente  dei  fi'i  di 
acciajo  per  mezzo  delle  scaricbe  delle  bottiglie  di  Leida 
e  delle  batterie  elettriciie  ,  e  delle  piu  recenti  del  nostro 
Mojon  (3)  tutte  colle  pile  ,  si  misero  come  i  signori  Arngo 
in  Parigi ,  Configliachi  a  Pavia,  Gazzeri  ,  Ridolii ,  Anti- 
nori  a  Firenze,  a  riprodurre  il  fenomeno  della  magnetiz- 
zazione degli  aghi  di  acciajo  per  1' influenza  delle  spire 
ideate    dai    fisici     francesi  ,     che    faceano    1'  ufficio    di    filo 


(1)  Bibl.  Univ.,    aout   1820,  e  Giornale  di  Pavia,  t.    l3,  pag. 
335  per  lo  stesso  anno. 

(2)  V.  I  deir  opera  di  Wan-Swinden. 

(3)  Sa;igio  teorico  e  pratico   siil    Galvanismo    del    prof.    Aldini 
ttampato  a  Paiigi  nel  1804. 


ELETTRO-MACWETICA   IN   ITALIA.  I()5 

congiuntlvo  degli  apparati  voltiani.  E  ia  questo  furono 
avvetiturati  i  snlloclnii  fisici  Ai  Firenze  cbe  poterono  deter- 
ininare  e  il  tempo  ncccssario  alia  magiietizzazione  e  la 
poiariia  denli  aglii,  seconcloclie  essi  erano  eiitro  alle  spire 
o  fuofi  coUocati,  e  secomloclie  le  volute  da  sinistra  a  de- 
6tra ,  e  da  destra  a  sinistra  piegavano.  Ci  duole  di  non 
poter  dare  un  preciso  conto  tli  tali  lavori  ,  e  pero  invi- 
tiaino  gli  aniatori  delle  cose  italiane  a  voler  leggere  il  t,  i6 
delta  Biljlioteca  universale,  pag.  loi,  dove  troveranno  que- 
sta  materia  trattata  con  niaestria ,  e  riconosceranno  come 
a  que'  perspicacissimi  ingegni  non  isfuggi  die  i  fenomeni 
magnetic!  degli  apparati  voltiani  sono  in  ragione  inversa 
degli  elFetti  cliiinici  da  loro  prodotti.  Ma  neU'  atto  die  ia 
Italia  il  signor  Becelli  spingeva  piii  innanzi  le  sue  ricerche 
sulle  declinazioni  oerstediane ,  delle  quali  si  rese  conto 
nel  toiuo  41.°,  pag.  228  di  questa  Biblioteca,  e  die  la 
scuola  di  Pavia  s'  aflfrettava  a  rintracciare  la  prossinia  im- 
niettiata  cagione  di  questi  nuovi  fenomeni  ,  in  Italia  ed 
in  Francia  era  stato  osservato  dai  peritissimi  fisici  di  sopia 
ricordati  die  il  filo  congiuntivo  qnando  la  corrente  e  molto 
intensa  attrae  la  limatura  di  ferro  non  magnetizzata  sen- 
sibilmente  in  diversi  punti  variabili  di  sua  lungliezza ;  ed 
il  rinomatissimo  Ampere  (i)  con  esperienze  le  piii  deci- 
sive riconobbe  I'attrazione  e  la  ripulsione  di  due  correati 
che  vanno  nella  stessa  direzione  o  in  contraria,  e  die  ove 
queste  possano  verticalmente  od  orizzontalmente  dirigersi, 
vengono  dalP  azione  del  globo  obbligate  a  collocarsi  in 
determinate  posizioni  die  sono  espresse  dal  sagacissinio 
De  la  Rive  figlio  nei  due  seguenti  semplicissimi  fatti. 
ti  1."  Una  corrente  verticale,  die  non  puo  muoversi  che 
intorno  di  ua  asse  verticale,  tende  a  collocarsi  in  niodo , 
clie  il  piano  die  1'  unisce  al  suo  asse  sia  perpeadicolare 
al  nieridiano  magnetico,  ed  a  fissarsi  essa  stessa  a  ponente, 
se  e  ascendente,  a  levante  se  e  discendente;  2.°  Una  cor- 
rente orizzontale  tende  a  muoversi,  in  tutte  le  posizioni 
in  cui  si  trova,  parallelamente  a  se  stessa  in  un  senso,  o 
in  un  altro,  secondoclie  varia  la  sua  direzione.  Le  quali 
verita  ed  altre  ad  esse  analoghe  vengono  ora  diniostrate 
dair  illustre  prof.  Zamlioni ,  com'  egli  ia  breve  fiira  vedere 
in  una  sua  speciale    Memoria ,    con  apparati  cosi  semplici 

(l)  Rfnieil  d'obspr.   ^lectrodyn.,  par  M,  Ampere. 


196  DELLO    STATO    ATTUALE   DELLA    SCIENZA 

ed  efficacl,  die  pare  da  questo  lato  non  potere  di  piu  de- 
siderare  Li  sclenza.  Da  questi  prlncipj  cosi  staljiliti  venne 
r  ipotesi  dell'  esistenza  di  una  corrcnte  elettrJca  da  oriente 
in  occidente  sul  globo ,  i  giri  contlnui  del  Fai'aday  ,  del 
Davy  e  dell'  Ampere  medesimo ,  1'  anello  galieggiante  del 
De  la  Rive,  il  niulinello  di  Barlow,  T  ingegnoso  globo 
artificiale ,  col  quale  lo  stesso  fisico  dimostra,  che  gli  ef- 
fetti  del  magnetisnio  terrestre  sono  dovuti  a  correnti  elet- 
triclie  i  e  finalmente  la  brillante  ipotesi  amperiana  consi- 
stente  nel  considerar  le  magneti  come  tant.i  complessi  di 
correnti  elettrlche  che  circolino  in  tutte  le  sezioni  della 
loro  superficic ,  e  intorno  a  tutte  le  parti  della  loro  so- 
stanza  in  piani  normali  o  piu  o  meno  inclinati  all' asse  (i) 
dair  O.  air  E.  Egli  e  vero  clie  con  una  tale  supposizione 
si  pub  render  ragione  dei  principali  fenomeni  che  pre- 
sentano  le  calamite  dell' attrazione ,  cioe  ripulsione,  de- 
clinazione  ed  inclinazione ;  ma  questa  ipotesi,  quantunque 
ingegnosissima,  ofFre  al  fisico  diflicolta  cosi  forti,  che  pare 
potersi  coUocare,  se  e  permesso  il  dirlo,  fra  i  moti  vor- 
ticosi  della  brillante  imaginativa  di  Cartesio.  Avvegnache , 
come  ha  i'atto  subitamente  osservare  la  scuola  di  Pavia , 
non  si  pno  spiegare  con  questa  ipotesi  come,  data  una  cor- 
rente  dalF  O.  all'E.  che  magnetizzi ,  per  cosi  dire,  1' ac- 
ciajo  ed  il  ferro ,  si  aljbiano  dei  centri  di  azlone  nelle  ca- 
lamite. Per  ottenere  la  compiuta  spiegazione  de'  fenomeni 
fa  d' aopo  aggiugnere  un'altra  ipotesi,  cioe  che  per  mezzo 
della  corrente  le  calamite  si  costituiscono  al  tempo  stesso 
come  iante  pile  isolate.  Ma  non  sappiam  noi  che  nelle  pile, 
qiiando  sono  isolate,  i  centri  di  azlone  ossia  i  poll  si  co- 
stituiscono nella  dlrezlone  della  corrente,  e  non  mai  nella 
normale,  come  dovrebbe  avvenlre  pel  magnetlsmo  naturale  , 
giusta  le  idee  del  valente  fisico  francese  ?  Altre  difTicolta 
in  appresso  tutte  a  fatti  appoggiate  oppose  il  cavalier  No- 
blli  (a),  die  merltano  di  essere  consultate  dai  fisici.  Egli  fa 
vedere  come  1' ipotesi  amperiana  condnca  a  dlstruggere  ogni 
effetto,  almeno  senslblle  nelle  calamite,  dovendo  di  necessita 
le   correnti  opporsi  per  non  essere  in  massa,   jna  suddivise: 

(1)  Annal.  general,  des  scieiic.   physiq.  de  Bruxelles,  octob,  et 
novemb.    182,0.  Annal.  dc  chimie  ,  septeuil).    1820,  etc, 

(2)  Memona  sul  confronto  de'  circuitl  elettricl   c  magneticl, 
Questioni  sul  iiiagnetismo ,  Modena ,  1824, 


Er.r.TTRO-MAGNETICA   IN   ITALIA.  1 97 

cio  in  modo  particolare  dimostrano  le  sue  esperienze  dell' ag- 
gregate di  cei-cluetti  difTerenti  disposti  ia  gnisa,  die   mecca- 
nicamente  i-appresentaiio  1'  ipotesi  di  Ampere,   nelle  qnali 
non  ebhe  sviliippo  apprczzabile  di  magnetismo.  Non  possiamo 
qui ,  dovcndo  ritcncrci  alia  ricliiesta  hrevita  di   1111  articolo , 
esporre  le  altre  didicolta  ciie  presenta    1'  ipotesi  del  lodato 
fisico  francese;    gli    studios!   potranno    leggerle  nelle   citate 
Quesdoni    sal  magnetismo.    Qaeste  furono    cagioae    al  fisico 
italiano  di  modilicare  I'ipotesi  amperiana  amuicttcndo:  i.°che 
ii  coniplcsso  delle  correnti  interne  nelle   magneti  scemi  di 
grandezza  dal  mezzo  verso  gli  estremi,    come  in  un' elica 
tusiforme ,  e  percio  si  diminixisca  la  lore  celerita  dalPeijua- 
tore  verso  i  poll  i   3.°  die  siavi  un  irraggiamento  niagnetico 
rap[)resentato  dalla  lunghezza  e  direzione    dei    raggi    della 
limatura  di  ferro;  3.°  die  la  polarita  di  consenso  dei  corpi 
clie  si  magnetlzzano    sia    prodotta    da    un    nrto    delle  cor- 
renti  del  corpo  magnetizzante  sul  fluido  naturale  di  quello 
die  si  magnetizza ,  per  cul  il  fluido  elettrico    sia  determi- 
nato  a  muoversi    in    un'  elica  fusiforme.    Col    sussidio   dei 
tre   indicati   principj   spiega  in  un  modo    elegante,    preciso 
e   maraviglioso    i   diversi    fenomeni    della    magnete    e  delle 
correnti  elettriche ;  raa  nell'  atto  die  seriamente  meditando 
non  possiamo  ammirare  abbastanza  il   sagacissimo  ingegno 
del   cavalier  Nobili    nelle  sedici    quistioni    die    lia    esposte 
sul  magnetismo,  non    possiamo  a  meno  di  non    confessare 
essere  anclie  la  teona  del  nostro  fisico  italiano  appoggiata 
su  pura  ipotesi ,   die  non  si  e  potuta  per  anco  con  alcua 
fotto  comprovare.  Sopra  ogni  altra  scuola  pare  die  sia  stata 
avventurata  quella  di  Pavia ,  die  sobria  nell'  ipotesi ,  acuta 
nelle  ricercbe ,    felice    nell' invenzione,    ha  stabilito  i  fon- 
damenti  piii  sodi  di  questo  nuovo  ramo  scientifico.  Farebbe 
un   vero  acquisto    la    fisica  se  il  valente    professore   Confix 
gliachi  recasse  a  fine  1'  ideato  lavoro  intorno  alia  reciproca 
azione  elettrica  e  magnetica  che  e  ripartito  sotto  i  seguenti 
articoli:    «    i.°  Condizioni    perche    1' elettrico    spinto    dagli 
elettroraotori  del  Yolta    operi    sugli    aghi   inagnetici  le  de- 
clinazioni  oerstediane,  e  circostanze  die  le  accompagnanoi 
a."  Fenomeni  di  declinazione   operati  dal  magnetico  del  tutto 
analoghi  a  quelli  di  Oersted ;    3."  Declinazioni    oerstediane 
prodotte    cogli    altri    apparati    elettrici    non    elettromotori; 
4.°  Magnctizzazione  per  mezzo  dell'  elettrico    amministrato 
e  cogli  apparati  elettroraotori ,  e  colle  macchine  ordinarie ; 


198  DELLO    ST.VTO    ATTUALE    DELLA    SCIENR.V 

5.*  Tentativi  d' elettrizzazione  colle  calamite  natural!  disar- 
mate,  natnrall  annate  ed  artificiali.  "  Di  tjuesti  cinque  articoli 
i  due  priuii  videro  la  luce  nelT  ultimo  bimestre  del  i8ao 
del  Giornale  di  Pavia ;,  e  nel  priino  del  i8ai.  Essi  come 
in  gernie  racchiudoao  le  viste  le  piii  perspicaci  di  un  sommo 
fisico,  clie  tanto  lustro  pi-ocacciarono  al  di  kii  indefesso 
allievo  il  signor  professore  ]Marinnini.  E  perclie  le  ricerche 
della  scuola  di  Pavia  non  vengono  da'  lisici  ricordate ,  sic- 
come  meritano ,  crediamo  far  cosa  utile  alia  scienza  suc- 
ciiitameate  qui  riportandole,  onde  rilucano  al  confronto  di 
quelle  del  Mariauini,  clie  vennero  tanto  altamente  a  diritto 
commendate  dall'  Arago,  e  ciie  fecero  dire  a  un  dotto  fisico 
rammenlar  esso  all'  Italia  i  giorni  fclici  deW  accadenua  del 
Cimento. 

Prima  clie  il  professor  Sweigger  (i)  inventasse  11  galva- 
nometro,  die  venne  perfezionato  dal  Mariauini  riducendolo 
a  forma  di  ventaglio  dietro  le  viste  di  Biot  (2)  di  sopra 
ricordate,  e  dal  cavalier  Nobili ,  che  lo  rese  astatico  con 
due  aglii  magnetici  inversamente  coUocati  (3),  il  professor 
Configliachi  in  due  distinti  luoglii  del  primo  articolo  della 
citata  Wemoria  avea  stabilite  le  principali  condizioni  in- 
dispensajiili ,  onde  avere  un  galvauoinetro,  cli'  egli  amo 
chiamare  elettropassonietro,  clie  fosse  uniforme  a  se  stesso  , 
e  paragonabile  cogli  altri  apparecchi  di  tal  fatta.  Egli  iin- 
pertanto  relativamente  alia  prima  condizione,  al  numero 
quarto  dell' articolo  primo  staliilisce,  clie  si  debba  avere 
riguardo  all' inerzia  dell' ago,  alia  sua  niobilita  sul  perno, 
al  grado  di  sua  forza  raagnetica ,  alio  stato  di  moto  an- 
tecedenteniente  concepito,  alia  distanza  in  cui  trovasi  dal 
filo  congiuntivo,  e  ad  altre  simili  circostanze  ,  fra  le  quali 
a  parer  nostro  dee  riferirsi  e  il  diametro,  e  il  nuuiero 
dei  giri  del  filo  congjuntivo  isolate.  Riguardo  poi  alia  se- 
conda  condizione    ecco  come    si  esprime    il  fisico  di  Pavia 


(i)  Ann.  de  chimie,  torn.  22,  pag.  358,  e  Giornale  di  Pavia  > 
1833  ,  bim.  4. 

(2)  Esercltazioni  scientlfichc  dell'  Ateneo  di  Venezia ,  tom.   I  , 
pag.   3 1 3. 

(3)  Bibl.  Univ.,  t.  29,  pag.   119. 

Vedi  aache  il  Condensator  Galvo-magnetico  di  Poggendoi-ff  di 
Berlino.  Bibl.  univ.  1821  ,  pag.  19.5  ,  cd  il  Sideroicopio  di  Le- 
feailljf.  Bibl.  vuiiv. ,  pag.   82,  pel   1829. 


ELETTRO-MAGNETICA    IN    ITALIA.  ign 

al  niunero  la  del  citato  articolo  primo:  /<  Prcmessa  una 
foiidamentale  esperieiiza ,  da  cui  sia  determinato  clie  lui 
ago  magaetico  declina  staljilmente  d'  ini  dato  namero  di 
gradi  per  la  corrente  elettrica  inossa  da  una  sola  coppia 
elettroniotrice  della  stessa  natura  e  superl^cie,  e  sempre 
egnahneiite  disposta  ,  potranno  i  fisici  istituire  delie  espe- 
rieii/e  di  confronto  sulla  quantita  di  elettrico  messo  ia 
circolo  dagli  elettromotori  o  di  diversa  natura  ,  o  di  su- 
perficie  dis'ersa;  siccoiue  essi  hanno  fatto  coif  esperimento 
fondaineiitale  per  mezzo  dello  spinderomet.ro  nella  costru- 
zione  degli  elcttroinetri ,  oiiJe  fossero  verauiente  tali,  cioe 
paragoaahili  fra  loro.  L' ago  destinato  a  questo  intento  sa- 
re!)be  uii  vero  elettropassoineiro  ,  ossia  niisuratore  della 
quantita  delP  elettrico  ,  e  percio  della  sua  corrente :  stru- 
mento  prezioso  clie  la  scienza  elettrica  ancora  desidera, 
niassiiue  per  riconoscere  nelle  scariclie  elettriclie,  che  sono 
il  prodotto  della  tensioae  e  della  quautita  di  elettrico,  il 
valore  delP  uiio  e  delf  altro  di  questi  due  fattori  ,  e  come 
r  uao  r  altro  conteiuperi  in  alcuni  cast,  e  sino  a  qual 
grado,  siccoiue  si  osserva  nelle  scosse  ed  in  altri  fenomeni 
fisiologici.  "  Ecco  per  qual  modo  1' elettro-passometria  puo 
essere  elevata  al  grado  di  scienza  ,  come  dal  nostro  Volta 
venae  vidotta  T  elettrometria.  E  da  desiderarsi  clie  i  dotti 
d'Europa,  ed  in  particolare  gl' Italiani  pensino  a  riem- 
piere  un  tal  vano,  die  tuttavia  incoutrasi  in  questo  nuovo 
ramo  di  scienza  i  ma  mentre  stiamo  scriveudo  viene  in  parte 
il  nostro  desiderio  soddisfatto  alia  nuova,  che  un  valente 
fisico  ha  a  tale  oggetto  rivolte  le  sue  ricerclie.  Stabilite 
dalla  scuola  di  Pavia  le  condizioni  richieste  per  avere 
un  esatto  elettro-passometro,  die  dia  risultamenti  uniformi 
a  cose  |)ari  e  paragoaaliili ,  passa  ad  esj^orre,  breveinente 
pero,  alcune  iiuportantissime  ricerclie  die  vennero  unita- 
meiite  ad  altre  con  uua  ctiiarezza  ed  un  ordine  veramente 
aininirando  trattate  dal  professor  Marianiai  nel  suo  Saggio 
di  esperienze  elettro-metriche  rese  di  pubhlico  diritto  nel 
182.S  in  Venezia  dalla  tipografia  di  Alvlsopoli ,  e  che  ri- 
guardauo:  i .°  il  •'  rapporto,  che  esiste  fra  Tenergia  degli 
apparati  elettromotori  e  le  declinazioni  da  essi  prodotti 
sugli  aghi  calamitati ;  2,.°  Ia  fiicolta  elettromotrice  relativa 
de'  condnttori  di  prima  classes  3.°  Ia  facolta  conduttrice 
dei  liquidi  per  T  elettrico.  "  E  in  quanto  alia  prima  ricerca  , 
il  signor    professor  Configliachi   stahilisce    (  Art,    i.°,  n.*   1 


aOO  DELLO    ST.\TO    ATTUiVLE    DELLA    SCIENZA. 

della  citata  Memoria  ),  clie  i  fenomeni  osservati  da  Oersted, 
e  gli  altri  a  qnclli  analoghi,  o  da  cjuelli  dipendenti,  a  cose 
pari  nel  rimaneiite ,  soiio  <t  proporzionali  alia  niaggior 
qiiantita  di  elettrico  ,  che  nel  piii  breve  spazio  di  tempo 
atti-aversa  T  arco  condnttore ,  clie  congiange  i  poli  dell' ap- 
parato  voltiano ;  »  e  perclo  alia  snperficie  dell'  apparato 
semplice,  come  ricorda  al  nnmero  i3  del  suddetto  primo 
articolo ,  e  di  cio  al  nnmero  secoiido  rende  una  validissima 
ragione  dedotta  dai  principj  teoretici  degli  apparati  voltiani, 
e  da  qnanto  i  fisici  in  tali  ricerche  conseguirono  •,  perche 
It  quando  e  chiuso  il  circnito  voltiano  con  un  filo  me- 
tallico  di  snfliciente  grossezza  relativaniente  alia  corrente 
elettrica  in  ogni  parte  dell'  apparato,  la  tensione  e  distrutta  , 
e  dopo  un  breve  intervallo  di  tempo,  la  corrente  clie  pas- 
sando  per  1'  arco  circola  in  tutte  le  copple  elettromotrici 
non  e  che  la  quantita  di  elettrico  niessa  in  movimento  da 
una  di  qneste  coppie.   " 

Qnesta  prima  legge  venne  nel  citato  saggio  comprovata 
ed  estesa  dal  professor  Marianinl  alia  sezione  i.'%  P^g-  ^4 
sino  alia  34  inclnsivamente ,  dove  con  una  serie  di  espe- 
rienze  le  piu  precise  stabilisce  clie  /<  I'azlone  degli  appa- 
rati elettromotori  semplici  sulle  calamite  e  direttamente 
proporzionale  alia  loro  superlicie.  "  Vide  inoltre  il  nostro 
fisico  «  clie  se  confrontando  gli  efFetti  elettromagnetici  di 
elettromotori  semplici  a  piastre  piccole  con  quelli  di  elet- 
tromotori a  piastre  molto  grandi  non  veggonsi  seguir  esse 
in  ragione  dclle  superlicie  elettromotrici ,  egli  e  perche  i 
fili  congiiintivi  lasciano  oziosa  una  porzione  della  corrente 
elettrica  non  conducendola  coUa  debita  celerita.  >>  II  che 
era  stato  avvertlto  dal  signor  professor  Configliachi  e  al 
numero  14  dell' articolo  i.°,  ed  al  nnmero  a3  del  mede- 
simo ,  non  che  al  6  ove  dice :  n  gli  eft'etti  sono  senipre 
maggiori  quando  non  riscontrisi  residua  tensione  elettrica 
ai  poli  voltiani ,  neppur  sensibile  cioe  all'  elettroscopio  piu 
squisito,  qual  ela  rana  di  Galvani,  ed  ai  condensatori  o 
duplicator!  piu  efficaci,  »  Non  intendiamo  con  cio  di  de- 
trarre  rainimaraente  al  inerito  del  valente  sperimentatore 
che  mise  nel  chiaro  suo  lume  questa  legge,  giacche  il  sa- 
gace  suo  maestro  aveva  ingenuamente  confessato  che  an- 
dava  debitore  di  molti  felici  risultamenti  all'  utilissima  as- 
sistenza  ed  intelligente  cooperazione  del  signor  D.  Maria- 
nini  in  allora    aggiuuto    alia    cattedra    di    fisica    iiell'  I,  R. 


ELETTRO-MACNETICA    m    ITALIA.  201 

Universita  di  Pavia.  E  qui  con  placere  diremo  clie  il  Ma- 
riauini  alia  detta  legge  di  proprio  aggiunse  i  seguenti 
fatti:  i.°  Che  non  s' induce  alterazione  di  sorta  negli  eiFetti 
elettromagnetici  variando  la  mnssa  delle  piastre,  ove  co— 
stante  riiiianga  la  superficie ;  2.°  Clie  torna  vano  1' accrescere 
le  superlicie  olettromotrici  se  non  s' estenda  d""  altrettanto 
lo  strato  uniido  fra  esse  cojlocato;  3.°  Che  Telletto  elet- 
tromagnetico  e  prossimaniente  proporzionale  entro  certi 
limiti  alia  superficie  della  piastra  di  rame ,  al  qual  fatto 
deesi  ascriveie  la  mnggior  attivita  degli  apparati  del  no- 
stro  Novellucci,  di  WoUaston ,  di  Bcrzelius ,  di  Stadion, 
come  ha  osservato  il  prot'essor  Configliachi  al  n."  5  del- 
r  articolo  i."  della  citata  Memoria.  Venendo  era  la  scuola 
di  Pavia  ad  esaminare  il  rapporto  die  esiste  fra  la  ten- 
sione  degli  apparati  elettromotori  e  le  declinazioni  da 
esse  prodotte  suUe  calamite ,  stabilisce  quale  canone  fon- 
dainentale  (articolo  i.",  n.°  3),  clie  '<  con  una  sola  coppia 
a  cose  pari  s'' inducono  nelP  ago  magnetico  le  stesse  de- 
clinazioni clie  si  operano  con  un  apparato  composto  di 
coppie  della  stessa  natura,  di  eguali  dimensioni  ,  analoga- 
mente  d'lsposte  e  separate  con  un  conduttore  umido  egual- 
mente  imperfetto ,  come  lo  e  quello  di  una  coppia  sola. " 
La  qual  legge  con  apposite  esperienze  viene  stabilita  al 
n."  1 3  del  predetto  articolo  primo.  Non  manca  neppure 
il  professor  Conilgliachi  di  osservare  a  qual  vantaggio  po- 
tesse  tornar  la  maggior  tensione  degli  apparati  nelle  decli- 
nazioni magnetiche.  Egli  dice  impertanto  (art.  1.°,  n.°  18) 
clie  la  maggior  tensione  e  giovevole  n  quando  i  contatti 
non  sono  perfetti  fra  I'arco  ed  i  poli  della  pila ;  quando 
nella  formazlone  dell'  arco  entra  in  tutto  o  in  parte  un 
conduttore  di  seconda  classe  piii  imperfetto  di  quello  clie 
e  frapposto  all'  una  ed  all' altra  coppia  elettromotrice ; 
perche  la  tensione  residua  giova  ad  aprlre  il  passaggio 
alia  corrente  elettrica  attraverso  quegl'  imperfetti  condut- 
torl.  "  II  professor  Marianini  occupatosi  in  un  tale  soggetto 
alia  sezione  seconda  dell'  articolo  i."  del  ricordato  Saggio 
dalla  pag.  aS  sino  alia  52,  ha  stabilita  vie  magglormenfe 
la  surrlferita  legge,  cioe  che  gli  efFetti  elettro-magnetici 
u  non  s'  ingrandiscono  coll'  aumentar  la  tensione  dell'  appa- 
rato elettromotore  elementare  reiidendolo  composto.  "  In 
tali  esperienze  pero  avviene  talvolta  che  sovrapponendo 
coppie    a    coppie    ed    esperiraeatando    di    niauo    in    niano 


aOa  DELLO    STATO    ATTUALE    DELT.A.    SOIEXZi 

r  azione  elettro-magnetica  la  si  riscontra  maggiore  ed  ora 
minore.  II  che  attribnire  si  deve  senza  dnbhio  alia  dlversa 
eiiergia  ddlc  coppie  sovrapposte.  Ed  in  fatti  coa  replicate 
esperienze  egli  si  e  avveduto  die  a  parith  di  circostaiize 
gli  effetti  elettro-inngnetici  degli  apparati  semplici  sono  ia 
ragioiie  della  teiisione  elettrica  de2,li  elettromotori.  A  qiiesta 
legge  per  altro  coafessa  egli  aver  ribcoutrate  delie  notabili 
eccezioiii ,  die  sono  esposte  al  paragrafo  gS  e  seg.  del  ri- 
cordato  Sags,io.  Al  vedere  come  la  di  versa  energia  degli  elet- 
tromotori semplici  nel  piii  dei  casi  concorre  a  render  niag- 
giori  gli  effetti  elettro-magaetici,  e  non  vi  concorre  quella 
degli  elettromotori  composii,  il  professor  Marianini  rimase 
fnor  misnra  maravigliato ,  e  con  un' attenzione  la  piit  in- 
defessa  si  diede  a  rintracciare  di  cio  la  cansa.  Dopo  alcune 
ipotesi  coUa  scorta  de'  fatti  parvegli  di  averla  rinvenuta  in 
una  specie  di  ostacolo ,  die  Talterndtiva  di  strati  umiJi 
oppone  al  moviniento  df  IT  elettrico  eccitato  daireletiromo- 
tore  medesimo.  E  in  cio  vie  piu  si  riconfermo  allorclie 
a  coppie  attive  frappose  delle  inattive  ,  die  vide  sempre 
alfievolire  la  corrente  elettrica.  II  die  e  conforme  al  ca- 
none  fondamentnle  del  Voha  ,  die  i  corpi  a  contatto ,  nel- 
I'atto  c'le  famio  T  uffizio  di  elettromotori,  non  cessano  di 
far  qnello  ili  condnttori  analogamente  alia  loro  nattira.  Ed 
ecco  il  perclie  aggiitgnendo  coppie  a  coppie  negli  elettro- 
motori, non  si  accresce  T  eiFetto  eiettro-magnetico ,  cre- 
scendo r  ostacolo  in  ragione  delle  alternative.  Egli  si  assi- 
ctiro  con  replicate  esperienze  di  questo  fatto  ;,  e  percio 
pote  stabilire  /<  die  1  elFetto  eiettro-magnetico  e  sempre 
egnale-  alia  somma  degli  effetti  parziali  di  ciasciin  elemento 
divisa  pel  nnmero  totale  delle  coppie  tanto  attive,  die 
non  attive;  »  ma  non  isfn-ro-i  nennnre  al  Marianini  l' os- 
servazione  c'le  ove  i  diaframmi  frammezzati  da  condnttori 
di  prima  classe  dimianiscono  di  tanto  la  corrente  elettrica  , 
non  la  rnllentano  pnnio  qnando  sono  tutti  rinniti  in  modo 
da  formarne  un  solo.  11  che  attribii  egli  ad  una  specie 
di  rifrazione  elettrica  amioga  a  qnella  della  luce  e  del 
calorico.  La  qnale  senienza  riesce  vieppiii  plaitsinile  dopo 
le  esperienze  fiitte  e  dal  professor  Zantedesdii  (i)  e  dallo 
stesso  professor  Marianini  snlla  propagazione  dell'  elettrico 


(I)  Bibl.  italiana  1829.  Minerva  ticineic  1829. 


ELETTRO-MAGNETICV    lit    ITALIA.  303 

a  guisa  del  fluido  lurainoso.  (i)  Da  tutto  questo  ben  chiaro 
si  scorge  qnanto  sagace  fu  il  fisico  di  Venezia  in  qnesta 
seconda  serie  d' iiiiportantissime  ricerctie ,  die  diedero  uii 
cosi  maraviglioso  sviliippo  alia  legge  siabilua  dalia  scuola 
di    Pa  via. 

Neli'  articolo  secondo  del  ricordnto  Sag^io  il  ]irofessor 
Mariaaiai  si  occupa  della  facolta  elettroinotnce  relativa  dei 
condiutori  di  prima  classe ,  e  dispiega  coa  fina  acutezza 
viste  tali,  die  si  possoao  cliiamare  a  diritto  quasi  origiaali. 
Avvegnadie  le  esperienze  dei  Gautherot  (2)  dei  due  fill 
di  platino,  die  aveano  servito  di  comnnicazione  ai  due 
poli  delP  elcttromotoie  e  quelle  di  Oersted  (3)  praticate 
col  filo  p.ietallico  precedeiiteiiiente  adoperato  ia  ua  a[>pa- 
rato  voitiano,  e  finalmeute  quelle  di  Ritter  (4)  esei'uite 
sur  un  luigi  d' oro ,  die  era  statu  da  prima  collocato  nel 
circuito  fra  due  paani  bagnati  ,  davano  a  vedere  bensi 
come  siano  atti  tali  nietalli  a  produrre  dei  feaouieni  fisio- 
logici  ,  ma  noa  permettevano  die  si  potesse  neppure  da 
loatana  scorgere  la  cansa  doude  provenivano.  Mi  pare 
piuttosto  die  le  viste  del  celebre  chimlco  di  Pavia  L.  Bru- 
guatelli  (5)  abbiano  sdiiusa  la  via  al  sigaor  Mariauini 
nel  nuovo  ramo  tli  ricerdie  die  espone  ia  questo  secondo 
articolo,  avendo  egli  osservato  cbe  i  carboni  ossidati  su- 
peravano  i  non  ossidati  nella  facolta  di  spiugere  T  elettrico, 
e  die  r  oi'o  posto  al  polo  negativo  d' uu  appareccliio  voi- 
tiano couvertivasi  alia  superticie  in  oro  idrogenato,  che 
avea  la  proprieta  di  acquistare  T  elettricita  positiva  al  con- 
tatto  delToro  non  idrogenato;  e  molto  piii  le  esj^erienze 
del  professor  Configliaciii  (6),  die  unitamente  al  Brugna- 
telli  aveva  fatto  vedere  che  i  nietalli  in  modo  pariicolare 
collocati  in  una  direzione,  favoriscono  il  polo  positivo,  e 
in  direzione  contraria  lo  favoriscono  meno  o  passano  in 
vece  ad  isolare  T  opposto.  Cio  nulla  manco  lo  sviluppo 
dato  dal  Marianini  a  questo  articolo  merita    somma    lode, 

(1)  Ann.  de  cbiinie   182Q,  novenibre ,  pag.    i3i. 

(2)  Histoire  du  Galvanisme  par  Sue,  part,  a  ,  pag.  47a, 

(3)  Journal  de  pl'ysiq.,  t.   87,  pag.  4'^2. 

(4)  Annali  di  chiniica  di  Pavia,  t.  23,   pag.  77. 

(5)  ]>Ipinorie   fisico-niarematiche   dell' Istiruto  iraliano,  t,  I.*,  p.  3, 
Annali  di  cluiulca  di  Pavia,  t.  22,  pag.   2R2. 

(6)  Memoria  sopra  i  conduttori  eletti-ici  applicati  alia  pila  vol-r 
tuna.  Giornalc  di  Pavia  1808  ,  pag.  163. 


204  DELLO    STATO    ATTUALE    DELL  A    SCIENZA 

avendo  egli  col  sassiJio  delle  declinazioni  magneticlie  messo 
ia  pieno  Inme  i  segnenti  i-isaltamenti ,  die  in  cinque  se- 
zioni  dell'  articolo  secoudo  espone  inconiinciando  dalla  pag. 
53  sino  alia  pag.  144.  "  i.°  Clie  gli  elettromotori  di  prima 
classe ,  qualora  vengano  ad  ossidarsi  ,  crescono  costante- 
mente  nella  loro  facolta  elettromotrice  relativa,  in  maniera 
che,  messi  a  contatto  due  pezzi  dello  stesso  metallo  T  uiio 
ossidato  e  Taltro  no,  Tossidato  spinge  I' elettrico  nelF  altroi 
2."  Glie  gli  elettromotori  di  prima  classe  guadagnano  in 
forza  elettromotrice  se  vengono  adoperati  come  elettro-po- 
sitivi,  e  perdono  di  nuovo  il  vantaggio  se  vengono  usati 
come  elettro-negativi.  "  A  questo  fatto  ha  lodevolmente  ap- 
poggiata  il  Marianini  la  sua  bella  teoria  delle  pile  di  Rit- 
ter,  e  delle  mutazioni  alle  quali  vanno  soggetti  gli  apparati 
voltlani ,  allorche  si  chiude  o  si  apre  il  circuito  come  era 
stato  osservato  da  Ritter ,  Configliachi  e  Brugnatelli ;  <<  3." 
Che  i  liquidi  alterano  la  facolta  elettromotrice  in  modo 
che  la  piastra  bagnata  si  comporta  come  la  meno  ossidata  •,  " 
ma  intorno  a  cio  meritano  una  particolare  attenzione  le 
esperienze  di  Davy,  Avogadro,  Michelotti ,  Oersted ,  Bec- 
quavel,  Yelin ,  De  la  Rive,  nelle  quali  essi  dimostrano 
che  1'  intensita  e  la  direzione  della  corrente  elettrica  di- 
pende  dalla  maggiore  o  minore  azione  chimica  sur  un  me- 
tallo in  confronto  di  un  altro ,  e  che  quello  che  e  piu 
intaccato  ha  una  temperatura  maggiore  di  quello  che  lo  e 
meno  •,  <t  4.°  Clie  1'  accresciuta  temjjeratura  d'  una  piastra 
giova  a  far  circolare  piu  rapidamente  T  elettrico  •,  ma  lascia 
r  elettromotricita  relativa  della  piastra  che  si  riscalda  ancora 
alio  stesso  grado.  »  A  queste  esperienze  per  altro  si  oppon- 
gono  quelle  del  cav.  Nobili  nelle  quali  si  stabilisce,  che  la 
corrente  elettrica  si  determina  dalla  parte  calda  alia  fredda, 
ad  eccezioue  dello  zinco  del  ferro  e  deir  antimonio  (i), 
che  producono  un  fenomeno  inverso ;  n  5."  Che  T  ago  ma- 
gnetico,  sebbene  inetto  a  far  conoscere  la  grandezza  della 
tensione  elettrica  delle  coppie  voltiane  "  (  il  che  forse 
potra  derivare  o  dalla  diversa  loro  facolta  conduttrice  ,  o 
dalla  diversa  capacita  per  T  elettrico),  «  vale  pero  sempre 
ad  indicare  quale  dei  due  element!  d'  una  coppia  si  elet- 
trizzi  in  piu,  e  quale  si  elettrizzi  in  meno,  "  ma  anche 
intorno  a    cio    invitiamo    il    signor    professor  Marianini    a 

I  I         —  11        ■  r 

(I)  Bibl.  univ.   i8a8. 


ELETTIlO-:^rAGNETICA.   IN   ITALIA.  2o5 

ripetere  gll  esperimenti  del  De  la  Rive  inseiiti  negli  Annali 
di  chimica  di  Parigi,  perclie  pajono  di  talc  natuia  da  met- 
tere  per  lo  meno  in  dubljio  qnanto  egli  in  questa  quinta 
sezioiie  delF  articolo  secondo  si  e  ingegnato  di  dimostiare 
appoggiato  alia  teoria  del  seniplice  contatto ,  sebhene  molto 
ancoia  ci  manclii,  come  fecero  vedere  non  Iia  guari  rag- 
guardevolissimi  fisici,  onde  stabilire  die  I'azione  cliimica 
sia   Tunica  cagione  dello  sbilnnclo  elettrico   (i). 

Nel  terzo  articolo  il  Marianini  si  occupa,  col  sussidio 
delle  deviazioni  magneticlie ,  nel  rinveniie  la  facolta  con- 
duttrice  dei  liquid!  jier  Telettvico;  ma  anclie  intoi-no  a 
tale  soggetto  era  state  indicato  dal  Configliaclii  in  due  luoglii 
della  ricorJata  Memoria  intoi-no  air  azione  reciproca  elet- 
tro-magnetica  (  articolo  i.°,  n.°  i5  e  i6.  )  clie  la  natura 
del  liquido,  il  suo  spcssore  e  la  tempcratura  sono  circo- 
stanze  che  non  vogliono  esscre  trascurate.  Quest!  cenni 
furono  pi-obalnlmente  germi  fecoadi  pel  IMarianini  ,  e  gli 
sommlnistrarono  ampla  materia  per  le  tre  sezioni  dell'  ar- 
ticolo terzo  die  incomincia  alia  pag.  145,  e  mette  fine  al 
suo  lavoro.  Dalle  esperienze  iuipertanto  qui  riportate  egli 
concliiude  "  i."  Clie  la  facolta  conduttrice  dei  liquid!  va 
crescendo  di  mano  in  mano  che  cresce  la  tempera tura 
dei  medesimi ,  senza  pero  che  se  ne  conosca  il  rapporto 
costante  ,  il  quale  aumento  e  tanto  minore  ,  quanto  e  mag- 
giore  la  conduciljilita  del  liquido,  e  che  a  pari  circostanze 
nel  diminuire  della  temperatura  la  conducibilita  non  de- 
grada  di  tanto  di  quanto  si  era  accresciuta  per  la  tempe- 
ratura corrispondente  in  piu;  2.°  Clie  lo  stato  del  liquido 
che  dee  1'  elettrico  attraversare  influisce  nel  i-allentare  piu 
o  meno  la  velocita  del  medesirao  -^  <>  e  questa  e  la  causa 
delle  anomalie  alia  legge  risguardante  gli  elettromotori 
compost!,  osservate  e  da  Oersted  e  da  Configliaclii  (3); 
3.°  Clie  si  puo  deterrainare  la  facolta  conduttrice  relativa 
di  varj  liquid!  della  quale  egli  presenta  un'  ampia  tavola 
clie  in  sentenza  degli  stessi  oltremontan!  e  la  piu  completa 
ed  esatta  che  abbia  la  scienza  (3). 

(1)  Annales  de  cliimie  1829  e  Gioruale  ai-cadico  di  Roma  1829 
»ettenibre,  pag.   273. 

(2)  Bibl.  iiniv. ,  t.  l5  ,  pag.  187.  Giornale  di  Pavia  1820, 
pag.  453. 

(3)  Pouillet  Clemens  de  pbysiq. ,  t,  i.' ,  a.«  par.,  pag.  766. 


ac6  DBLLO    STATO    ATTUALE    DELLA    SCIENZA 

StalDilJte  per  tal  guisa  cial  fislco  di  Pavia  e  dal  Marianlni 
le  condizioni  indispensabili  ai  fenonieni  eleitro-magnetici , 
ed  assewnate  le  cause  dell'  iacreiiiento  e  dimiiiuzione  delle 
declinnzioni ,  il  Confi^liaclii  (art.  i .%  n.°  3a)  passa  a  de- 
terminare  con  opporimie  sperienze ,  die  1' ago  niagnetico 
soggetto  alle  declinazloni  noii  e  piu-amente  passivo;  nia  clie 
reciprocamente  inflnisce  ad  operare  qualclie  caiiibianiento 
rello  stesso  fdo  percorso  della  corrente  elettrica ,  e  percio 
che  rcciproca  sia  I' azione  del  filo  coagiuiUivo  e  deW  ago  ma- 
gnetlco.  Appogglato  a  qiiesto  principio,  egli  vede  die  tale 
azione  piio  rignardarsi  come  analoga  a  quella  die  eser- 
ciiano  due  calamiie  fra  loro.  Nel  die  a  dir  vero  fa  pre- 
venuto  dnila  sagncita  del  Marianini,  ed  egli  stesso  gli  rende 
questa  lode  ove  dice  (dec.  2.%  t.  4.°,  pag.  17  del  Gior- 
nale  di  F.ivia)  «  con  nostra  nieraviglia  ( il  Marianini )  sco- 
pri  che  Pago  sottoposto  e  sovrapposto  presentava  i  feno- 
meni   oerstediani.    " 

II  merito  inipertanto  del  prof.  Configliaclii  in  questa 
parte  si  e  di  aver  tali  fenomeni  con  un  fino  criterio  ana- 
lizzati ,  per  cui  lia  potato  pronunciare  un  fonilato  gindizio 
suir  klenlita  della  causa  dei  fenomeni  eh'ttrici  e  magnetici. 
Crediamo  di  far  cosa  grata  a'  nostri  lettori  coU'esporre  qui 
breveinente  tale  sentenza  della  scuola  di  Pavia ,  noa  tro- 
vandosi  registraia  per  quanto  sappiamo  in  verun  corso  di 
fisica,  ne  in  veruno  de' giornali  oltreniontani  indicata,  ma 
solo  accennata  o  trattata  in  diversi  liiogln  del  giornale  di 
Pavia,  e  nelP  appendice  alia  Guida  della  Cliiniica  del  prof. 
Giuseppe   Brugnaielli. 

II  Configliaclii  osserva  i."  che  una  calamita  naturale 
armaia,  di  forma  paralellepipeda ,  o  quasi  paralellepipeda 
presentata  coi  piedi  rivolti  al  basso  al  polo  nord  di  un  ago 
liberamente  sospeso  lo  fa  declinare  all'  O.  sia  il  suo  polo 
nord  sottoposto  o  sovrapposto  all'  ago.  Che  se  la  crlamita 
si  avesse  a  far  ruotare  in  guisa  da  presentare  il  grimaldello 
rivolto  all'  insii,  le  declinazloni  avverrehbero  inversamentej 
2."  Clie  a  cose  pari  il  polo  nord  della  calamita  presentato 
al  polo  sud  dell"  ago  oflre  dedinazioni  opposle  alle  prece- 
dentii  3."  Che  le  descritte  dedinazioni  non  inancano,  colla  dif- 
ferenza  pero  di  qualclie  grado  nell' ampiezza,  anclie  nel  caso 
die  la  calamita  in  vece  di  essere  coUocata  a  piombo  sotto 
o  so|)ra  dell'ago,  venga  disjjosta  a  destra  o  a  sinistra  del 
medesimo ,  paraleliamente  all' ago  stesso,    ed    in  un  piano 


ELETTnO-MAGNETIO.V    IN    ITALIA.  3O7 

superiore  od  inferiore ;  4.°  Che  scorrendo  colla  calamita 
paralellamente  alia  niaggiore  dimensione  dell' ago,  ovvero 
alzandola  ed  ahljassandola  in  nn  piano  perpendicoiare  alia 
lungliezza  del  medesimo  a  destia  o  a  siuistra,  talvoka  i 
poll  del  medesimo  nome  si  attraggono  •,  5.°  Che  staccandosi 
il  grimaldello  dall' armatura ,  mentre  il  polo  nord  della 
calamita  e  rivolto  alTomoIogo  delPago,  la  declinazione 
s'accresce,  e  in  quella  vece  si  diminuisce  se  e  rivoho  al 
polo  coatrario.  Rimesso  il  grimaldello  nelP  uno  e  nelT  al- 
tro  caso,  hello  e  il  vedere  come  le  declinazioiii  lornino 
all'ampiezza  di   prima. 

Osservati  qncsti  fenomeni ,  che  imitamente  ad  altri  si 
possono  leggere  nella  citata  Memoria,  rautore  e  passato  a 
vedere  la  posizione  dc  poll  prlmarj  e  secondarj  di  una  ca- 
lamita naturale  od  artiliciale ,  e  con  moltiplici  esperienze 
eseguite  colla  magnetizzazione  di  aghi  d'  acciajo  ciie  prima 
uoii  manitVstavano  magneiismo  sensihile,  ha  potuto  verifica- 
re:  i.^Che  in  tntte  le  calamiie  di  forma  paralellepipeda,  oltre 
Tazione  prevalente  dci  due  jioli  prinripali,  avvi  nn'azione 
distinta  e  <;ontraria  sidle  qiiattro  altre  facce  prese  a  due  a 
due;  2."  Che  tale  azione  nelle  calaiuite  fatte  a  punta  e  meno 
notahile,  e  die  niiina  azione  sensihile  di  poli  secondarj 
riscontrasi  nelle  calamite  natnrali  di  ligura  sfenca  ;  3.°  Che 
alTestremita  dei  tre  assi  oriogonali  corrispondenii  al  mezzo 
delle  sei  facce  P  azione  magnetica  non  e  zero;  ma  che  e 
contemperata  dalT  influenza  dei  poli  contra:-] ,  e  percio  se 
si  conduce  una  diagonale  dall"  angolo  solido  ove  liniscono 
le  tre  facce  nord,  alTopposto  ove  si  uniscono  le  tre  facce 
sud  ,  essa  puo  considerai^si  generalmente  come  1"  asse  nia- 
gaetico,  ossia  come  la  risultanie  di  tutte  le  for^e  nord  da 
un   lato   e   di   tutte   le   forze   sud   dalPahro. 

Con  questi  principj,  clie  non  sono  aUro  che  una  gene- 
rale  espressione  de' fatti  osservati,  rende  ragione  in  ua 
niodo  semplice  e  chiaro  delle  declinazioni  degli  aghi  otte- 
niite  per  mezzo  delle  calamiie  :  ecco  come  egU  si  esprime 
alia  pag.  aS  del  t.  4,  dec.  a.  Quando  N  della  calamita  sta 
sopra  n  dell"  ago  va  verso  O ,  la  ripulsloae  fra  ■S  5  prevale 
a  quella  fra  N  n,  il  centro  S  e  piii  vicino  alf  ago  esterna- 
inente,  essendo  rivolto  al  hasso.  Tirandosi  la  calamita  pa- 
ralellamente airO,  la  declinazione  all' 0  continua ,  e  cre- 
sce  ben  anche  entro  un  dato  limite  cospirando  in  parte  le 
forze  d'  attrazione  e  ripulsione  e  poitandosi  piit  esternament* 


ao8  DELLO    STATO    ATTUALE   DELLA    SCIENZA 

il  centro  5.  Che  se  in  vece  si  muove  la  calamlta  verso 
E,  la  declinazione  O  sussiste  ancora;  ma  e  ininore  dive- 
nendo  contrarie  le  forze  istesse ,  mentre  pero  prevf.le  il 
centro  iV^  che  tiovas I  all' alto,  ma  piu  esternamente.  Quan- 
do  N  sta  sopra  <S  dell'  ago  la  declinazione  e  all'  E  per  pre- 
valente  attrazione  del  centro  S  con  IV :  ne  si  cambia ,  mo- 
vendo  la  calamita  paralellamente  verso  V  E,  o  verso  1' 0: 
ma  e  maggiore  alcun  poco  nel  primo  nioto  laterale  cre- 
scendo la  forza  d'  attrazione,  mentre  nel  secondo  le  forze 
si  contrastano,  sebbene  prevalga  N  per  attrar  5. 

Ma  se  si  fa  ruotare  la  calamita  rovesciandola  sopra  I'ago, 
o  rovesciata  sopra  se  stessa  portandola  al  di  sotto  dell'  a- 
go ,  le  declinazioni  si  permutano;  giacche  se  N  della  ca- 
lamita riguarda  n  dell'  ago ,  1'  azione  repellente  fra  JV  ed  n 
prevale,  I'ago  percio  declina  all'£:  ed  e  maggiore  andando 
per  contrario  colla  calamita  all'O  ^  giacche  allora  diventa  N 
piu  efticace,  minore  deir£'5  apponendosi  iV  ad  5,  sebbene 
prevalga  la  repnlsione  di  S  sopra  5,  che  di  iV^  sopra  n.  Cosi 
se  in  vece  N  riguarda  5,  1'  ago  declina  all'  O  •,  1'  azione  at- 
traente  fra  N  ed  5  prevale,  e  maggiore  andando  all'^  di- 
"ventando  N  piu  efticace^  minore  all'O,  opponendosi  iV  ad 
S,  sebbene  1'  attrazione  di  S  sopra  n  prevalga  a  quella 
di  N  sopra  s  (i). 

Con  questo  semplicissimo  modo  il  ConfigllachI  rende  ra- 
glone  dei  fenomeni  della  declinazione  magnetica  da  lui 
pienamente  analizzati.  Per  simigliante  guisa  gli  riesce  fa- 
cile la  spiegazione  di  molti  altri  che  sono  riportati  nella 
sua  Memoria,  e  die  non  possiaiiio  qui  riferire  senza  oltre- 
passare  que'limiti  che  cl  sono  prefissl,  e  percio  invitiamo 
gli  studios i  a  voler  leggere  il  lavoro  originale  del  dotto  fi- 
sico  intorno  all'  azione  elettrica  e  magnetica. 

Giunto  il  Configliachi  a  cosi  felici  risultamenti,  credette 
di  potere  stabilire  «  1'  identita  delle  declinazioni  a  cui  gli 
aghi  vanno  soggetti  o  per  la  reciproca  Ibro  azione  con 
una  calamita  armata  di  sufficiente  grossezza ,  o  per  quella 
fra  essi  ed  un  filo  condiittore  elettrizzato  a  corrente  ",  os- 
servando  che  1'  operazione  di  rovesciare  le  declinazioni  e 
del  tittto  identica  a  quella  di  rivolgere  nell' uno  o  nell'al- 
tro    piano    verticale  ed    orizzontale    la    calamita   sopra    se 

(i)  Colle  lettere  majuscole  sono  indicati  i  poll  della  calamita 
e  colle  minuBCole  quelli  delfago.  j 


ELETTRO-MAGNETICA    IN   ITALIA.  2C9 

nicdcslma.  E  per  ci6  anmiaestrato  dalle  esperlenze  die  avea 
istituite  fiiio  dal  1808  unitamente  al  Briigiiatelli,  clie  tro- 
vansi  registrate  nella  Memoria  sui  coaduuorl  inserita  nel 
priino  volume  della  decade  2  del  giornale  di  Pavia,  pag. 
340,  egU  si  fece  a  considerare  i.°  clie  Telettrico  pub  es- 
ser  libcro ,  ossia  senslbile  alia  snperficie  de'  corpi ;  nel  qual 
caso  si  lianno  i  fenoineni  comunemente  conosciati  di  tras- 
fusionc  e  A'l  tensione  t'lettrica;  2,.°  che  1' elettrico  puo  esser 
latente  in  tre  modi  diversi ,  o  come  il  calorico  specifico,  clie 
diveiiendo  libero  da  origine  ai  fenomeni  cU  elettrica  pres- 
sione  o  attuazione ,  o  come  il  calorico  di  stato  d'  aggregazionc 
liquida  o  fliddo-elaslica  nan  pennanetUe  della  materia  ,  che 
da  origine  ai  fenomeni  degli  elettromotori ,  e  della  magne- 
tizzazione  passeggicra  ,  o  come  il  calorico  chimicainente  corn- 
hinato ,  qual  e  ne'  fluidi  elastici  permanenti ,  dal  quale 
hanno  origine  i  fenomeni  di  permanente  0  dureiole  magne- 
tizzazione. 

Ne  a  dir  vero  ipotetico  sembra  un  tal  mode  di  considerare 
i  diversi  stati  nei  quail  si  trova  T  elettrico ;  perocclie  una 
tale  sentenza  non  e  altro  clie  un  risultamento  delle  diverse 
esperlenze ,  clie  in  varie  epoche  ottennero  i  fisici ,  come 
Tralles,  Beccaria,  Yolta,  Saussure,  Davy,  Becquerel,  Sager, 
Becelli ,  Libes  ed  altri  non  pociii. 

CoUa  scorta  del  secondo  princlpio  il  Configliachi  si  a  pre 
la  via  a  considerare  <<  che  quaado  ha  luogo  la  scarlca  o 
la  corrente  elettrica  attraverso  un  conduttore,  non  sia  lo 
stesso  elettrico  che  trascorra  ad  un  tratto  tutto  Tarco; 
ma  che  si  faccia  in  vece  un  cambio  di  elettrico  fra  tutte 
le  sue  molecole  ed  in  diversa  proporzione ,  niaggiore  cioe 
fra  le  molecole  piii  vlcine  all'  entrata  ed  all'  uscita  della 
corrente ,  e  di  mano  in  mano  in  ragione  decrescente  slno 
al  mezzo.  »  Per  questi  cambi  di  elettrico  ineguali  puo  in- 
tendersi,  che  una  porzione  di  esso  si  infigga,  o  si  fissi,  o 
si  combini  alle  singoie  molecole  dei  corpi ,  e  come  questi 
trovinsi  nelle  opposte  estremita  in  uno  stato  elettrico  con- 
trarlo  ,  come  si  osserva  in  una  serie  di  lamine  coi  denti 
riunite  faccia  a  faccia.  Puo  percio  distinguersi  la  magne- 
tizzazlone  in  dlretta  o  per  infissione,  e  la  maguetizzazione 
per  attuuzione.  L' una  inolecola  all'altra  alTacciata  con  op- 
posta  elettricit.H  rende  per  presslone  la  tensione  insensibiie, 
ed  in  questo  stato  di  combinazione  i  corpi  tutti,  anclie  i 
niigliori  conduttori  come  i  metalli ,  ponno  riguardarsi    per 

£iOL  Ital.  T.  LVIII.  14 


210  DELLO    STATO    ATTUALE    DELLA    SCIENZA 

rispetto  air  elettrico  come  coibenti  La  loro  azione  non  i 
sensibile ,  ossia  Y  attuazioiie  magnetica  non  si  spiega  die 
sovra  quelli  clie  trovansi  in  pari  circostanza  ,  o  che  ponno 
divenir  tali ,  e  forse  per  mezzo  dell'  aria ,  la  quale  come 
le  lamine  coibenti  si  elettrizza  per  attuazione.  (i)  E  sic- 
come  ciascuna  molecola  puo  considerarsi ,  come  nella  teo- 
ria  della  cristallizzazione,  un  cristalletto  di  una  data  figura, 
p.  e.  cubica,  cosi  ponno  aver  origine  i  poli  lateralt  oltre  i 
principaU  ;  e  quindi  distinguesi  la  magnetizzazione  ordinaria 
dalla  straor dinar ia. 

II  filo  congiuntivo  percib  nelle  esperienze  oerstediane 
potrebbesi  considerare  quasi  per  similitudine  come  un  con- 
duttore  imperfettissimo  fra  i  poli  di  una  pila ,  nel  mezzo 
della  quale  vi  e  zero  di  tensione ,  ed  ai  due  estremi  la 
tensione  opposta  residua ,  cioe  nel  caso  nostro  zero  d'  azio- 
ne magnetica  nel  mezzo  del  corpo  magnetizzato ,  e  due 
centri  d""  azione  opposta  verso  le  sue  estremita. 

Ne  si  creda  che  la  scuola  di  Pavia  a  porre  si  fatto  prin- 
cipio  sia  stata  condotta  dal  bisogno  di  render  ragione  di 
quanto  presentavano  di  strano  le  moderne  scoperte,  perche 
r  avea  gia  stabllito  fino  dal  1808  (2),  e  il  Marianini  ed  ii 
De  la  Rive  lo  hanno  gia  riconfermato  osservando  die  il 
filo  congiuntivo  d'  un  apparato  voltiano  acquista  la  pro- 
priety di  dar  origine  ad  una  corrente  elettrica ,  die  si 
move  in  una  direzione  opposta  a  quella  deli'  elettromotore. 

Ora  a  quella  guisa  che  un  ago  di  figura  paraiellepipeda 
vien  diviso  in  due  prismi  triangolarl,  nelF  uno  de' quali 
predomina  1' azione  nord,  nell'altro  la  sud ,  si  potra  divi- 
dere  il  filo  congiuntivo  in  due  mezzi  cilindri  suUa  superficie 

(i)  II  professor  Zantedesdii  siiio  dall  anno  trascorso  avea  os- 
servato  che  in  un'  aria  rareflitta  al  pnnto  di  sostenere  una  sola 
]inea  di  pressione  bar.  le  attrazioni  e  ripulsioni  magtietiche  si  os- 
servauo  avvenire  ad  una  doppia  distanza  di  quella  che  succedono 
alia  pressione  di  28  pollici.  II  che  eg,li  attribuisce  alia  piii  agevol© 
infissazione  dell'  elettrico ,  come  avvieue  iiei  mastici  iiiolli ;  sarebbe 
pero  desiderabile  clie  il  calcolo  focesse  vedere  c^uaiito  attribuire 
si  debba  alia  minoie  resistenza  del  mezzo.  Con  cio  almeno  si  6 
potiito  togliere  quel  dubbio  che  trovasi  registrato  nell'  opera  di 
Van-Swinden,  cioe  se  le  attrazioni  e  ripulsioni  nelTaria  rare- 
fatta  avvengano  ad  una  niaggiore  o  luinore  distanza  che  all'  ordi- 
naria pressione. 

(2)  Ann,  de  Chiniie,  t.   87,  pag.   84. 


ELETTRO-MAGNETIC.V    IN    ITALIA.  211 

del  quail  si  spieghi  un' opposta  azioae  niagnetlca  ,  nord 
cioe  e  sud-^  ed  i  centri  magnetici  dei  semi-cilindri  ven- 
gano  coiiginnti  dalT  asse  niagnetico ,  11  quale  faccia  angolo 
coir  assc  di  ligura ,  iniitando  cos'i  le  calainlte  a  poll  lateral! 
o  traversall  di  Brugmans  e  di  Beccaria. 

La  splegazioue  impertanto  delle  decliaazioni  magnetiche 
indotte  dal  lilo  coagiuntivo  percorso  dclla  corrcute  elet- 
trica  ne  viene  facilissiaia  senza  ciie  si  abliiano  a  supporre 
nuove  leggi  di  attrazione  e  di  rlpulslone  diverse  dalle  gla 
conoscuue :  ed  ecco  la  qual  mode  si  esprhue  il  lislco  di 
Pavia  alia  pag.  ar;  deirarticolo  a."  della  plii  volte  rlcor- 
data  Memorla:  i<  Quando  11  iilo  stara  sopra  T  ago  (i)  ed  il 
N  di  questo  rlvolto  al  polo  positive,  prevalera  la  ripulsioae 
fra  S  ed  5,  ed  11  iV^  dell' ago  declinera  alT  £;  e  vi  decli- 
nera  ancora  sia  clie  si  porti  11  filo  all' 0  ovvero  airjEdel- 
I'ago  paralellamente  al  raedesimo ;,  ina  qualclie  poco  di 
pill  essendo  11  Hlo  all'  O  per  la  magglore  attrazione  fra 
•S  ed  n,  clie  la  rlpulslone  fra  S  ed  s.  Quando  11  fdo  stara 
sopra  1'  ago  ed  11  N  di  questo  rlvolto  in  vece  dalla  parte 
del  polo  negatlvo,  prevalera  1' attrazione  fra  S  ed  n ,  ed 
11  iV  deir  ago  declinera  all'  0 ,  e  vi  declinera  egualmente 
sla  die  si  porti  11  filo  all'  O  ovvero  all'  E  paralellamente 
air  ago,  ma  qualche  poco  di  piii  essendo  il  filo  all' O  per 
essere  maggiore  1'  azione  rlpulsiva  fra  5  ed  5  clie  F  at- 
traente  fra   5  ed  n. 

Quando  11  filo  si  porra  sotto  1'  ago ,  ed  11  iV  di  questo 
corrispondera  al  polo  posltlvo,  prevalendo  allora  la  rlpul- 
slone fra  iV  ed  n,  il  iV  declinera  all'  O  e  vi  declinera  sia 
die  11  filo  si  porti  all' O ,  ovvero  all' ^^  ma  qualclie  poco 
pill  11  filo  essendo  all'i?,  perclie  maggiore  e  la  rlpulslone 
fra  iV  ed  n ,   die  1'  attrazione  fra  N  ed  s. 

Quando  11  filo  si  porra  sotto  Tago,  ed  11  N  corrispon- 
dera al  polo  negatlvo,  prevalendo  I'attrazione  fra  iV  ed  5, 
il  N  declinera  aU'Zi,  e  vi  declinera,  sia  che  11  filo  trovisi 
airO,  ovvero  all' J?,  ma  un  poco  plii  pero  essendo  il  filo 
air  £  per  essere  maggiore  I'attrazione  fra  iV  ed  s,  che  la 
rlpulslone  fra  N  ed  n.  » 

Per  slmlgllante  guisa  col  sussldio  dei  poll  laterall  amici  si 
spiegano  le  attrazionl  e  rlpulsioni  delle   correnti   osservate 

(l)  Colle  lettere  majuscole  s'indicano  i  poll  dell' ago,  colle  mi- 
nuscule quelle  del  filo. 


2.12  DELLO    STATO    ATTUALE    DELL  A    SCIENZA 

da  Ampere ,  la  disposizione  dei  poli  degli  aglii ,  die  si 
magnetizzano  secoiidoche  si  dispongono  o  attraverso  al  fdo 
congiuntivo,  come  osservaroiio  Davy  e  Configliachi ,  o 
dentro  o  fuori  ad  un'  elica ,  come  sperimentarono  i  fisici 
di  Firenze ,  non  die  di  tutti  quei  movimenti  che  abbiamo 
di  sopra  ricordati.  Aramettendo  poi  uii' azioae  elettrica  nel 
globo  da  oriente  in  occidente ,  e  dal  sud  al  nord  nell'  at- 
mosfera  per  T  ineguaglianza  di  temperatura  (i)  secondo  le 
viste  del  Noblli  i  fenomeni  dell'azione  del  globo  sulle  cor- 
reiiti  libere  e  sulle  calamite   riescono  di  facile   intelligenza. 

Si  puo  sperare  die  Tipotesi  assunta  dalla  scuola  di  Pa- 
via ,  siccome  reiide  compiutamente  ragione  de'  fenomeni 
die  abbiamo  esposti,  si  presti  con  pari  feliclta  alia  spie- 
gazione  de'  molti  altri  che  riguardano  1'  azione  termo-elet- 
trica  iiella  considerazione  della  quale  gl'  Italiani  prevennero 
gli  oltremontani  (2) ,  e  la  reciproca  dei  corpi  calamitati , 
e  di  quelli ,  die  sensibllmente  tali  non  sono ,  sieno  essi  in 
movimento  o  in  riposo ,  quali  furoao  scoperti  da  Arago  e 
da  Barlow  (3),  non  die  di  quelli  di  Lebaillis,  die  si  ri- 
feriscono  all' azione  unicamente  repulsiva  dell'  antimonio  e 
bismuto  (4). 

Arricdiita  la  scienza  elettrica  di  una  serie  cosi  maravl- 
gliosa  di  fatti  e  corredata  d'  istruinenti  piii  delicati  spinse 
innanzi  le  sue  ricerche  ,  e  non  potendosi  verificare  le  idee 
di  Ritter,  che  asseri  d' aver  ottenuto  i  segni  elettrici  ai 
capi  di  una  pila  coinposta  di  sole  Ijarre  magaetizzate,  con- 
venientemente  disposte ,  i  fisici  s'  ingegnaroao  colla  scorta 
dei  fenomeni  chimici  operati  dalle  magneti  di  rilevare  se 
vi  fosse  preferenza  d'  azione  d'  un  polo  in  confronto  di  un 
altro.  II  sig.  Professore  (5)  Ab.  Beaclu  s'  accorse  per  il 
prime  die  al  polo  nord  si  depositava  una  raaggior  quan- 
tita  d'  ossldo  di  ferro  die  al  polo  sud.  II  qual  risultamento 
venne    riconfermato  dal  professor  Zantedesclii ,   che  analizzo 


(i)  Cio  pai'e  die  venga  sostenuto  e  dalP assevei-azlone  di  Gay- 
Lussac  e  di  Kapfer,  che  videro  dimitiuirsi  T  intenslta  dell'azione 
niagnetica,  a  proporzione  che  si  elevarono  nel  seno  dell' atmosfera. 
Bibl.  Ital.    i83o,  gennajo  ,  pag.   108. 

(3)  Bibl.  Univ.,  novembre,    1829.  ' 

(3)  Ann.  de   Chimie,   1826,  Bibl.   Univ.    l8a6. 

(4)  Bibl.   Univ.    1829,  pag.   82. 

(5)  Ann.  de  chiniie  ,   1828,  pag.   196.       .   : 


F,I.ETT^O-M\G^ETICA    IN    ITALIA.  2l3 

tale  azione  clella  inagnete  in  tutte  le  sue  circostanze  rela- 
tivainente  ai  diversi  punti  del  gIol)0  (i),  ed  e  gimito  a 
coiisegnenze  conformi  a  quelle  di  Ampere  e  del  cavalier  di 
Nobili;  anzi  gli  parve  di  poter  conchiudere,  die  il  polo 
nord  di  una  magiiete  equivalga  al  polo  zinco  d'un  apparato 
voltiano.  Noii  tacereino  per  altro ,  die  tali  fenomeni  unita- 
mente  a  quelli  di  Muschman  e  di  Hansteen  vengono  as- 
solutaniente  contraddctti  dal  niuno  efletto  die  ha  potato 
coiiseguire  il  professore  Erdmana  (2).  Senza  pero  detrarre 
al  merlto  di  tali  sperimentatori ,  aspetteremo  die  il  tempo 
metta  nel  cliiaro  sue  lume  la  verlta,  la  quale  pero  sembra 
die  sia  pei  priml ,  siccome  quelli  die  in  tempi  diversi 
e  ill  diversi  luoglii  fecero  un  numero  piu.  variato  di  espe- 
rieiize.  In  manlera  noii  dissimigliante  vengono  rivocati  in 
dnbbio  dai  signori  Riess  e  Moser  (3)  i  risultamenti  delle  espe- 
rienze  del  cavalier  Moricliini,  della  signora  Sommerville  (4), 
del  Professore  Yelia ,  e  quelle  altresi  del  ]>rofessor  Zante- 
deschi ,  die  colle  sue  ultime  ricerdie  ha  potuto  cono- 
scere  nella  luce  una  polarita  col  mezzo  della  quale  egli 
spiega  tutti  i  fenomeni  i  piu  delicatl  die  presenta  il  fluido 
luminoso.  Sul  quale  argomento  ci  giova  11  ricordare  gli 
esperimenti  fatti  nell'  anno  scorso  suUo  spettro  solare ,  il 
quale  presento  al  raoltiplicatore  sensibilissimo  del  Zan- 
tedeschi  (5)  e  alia  rana  ben  preparata  del  Barlocci  (6) 
un'  azione  elettrica  del  ragglo  rosso  al  violetto ,  per  cui  si 
ebbero  declinazioni  nel  primo  e  scosse  nella  seconda.  La 
scienza  elettromagnetica  e  una  miniera ,  nella  quale  noa 
lianno  i  fisici  per  anco  potuto  penetrare  come  si  conver- 
rebbe ;  cio  nulla  ostante  i  felici  successi  fin  qui  ottenuti 
in  simili  indagiai  ci  Inducono  a  sperare  die  un  glorno  si_ 
possa  levare  in  gran  parte  quel  velo  che  ci  ricopre  i  se- 
greti  della  natura.  Agl'  Italiani  spetta  in  modo  speciale  il 
tener  dietro  all' andamento  degU  effetti  magnetici,  e  il  non 
permettere  die  i  forestieri  ci  i-apiscano  quelle  scoperte  che 
abbiamo  veduto  nascere   in  questo  nosto  classico  suolo. 


(i)  Bibl.  Ital. ,   1829. 

(2)  Bibl.  Univ.    1829,  pag.  96. 

(3)  Ann.il  de  Chimie  ,   1829  ,  novembre ,  pag.  3o4. 

(4)  Bibl.  Ital.  V.  45,  pag.  63. 

(5)  Bibl.   Univ.   1829. 

(6)  Giornale  Arcadico  di  Roma,  18^9. 


214 

APPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


The  travels  of  Ibn  Batata  etc.  Viaggl  di  Ihn  Batata, 
tradotti  dal  compendj  di  alcani  manoscritti  arabicl 
conscnati  nella  pubhlica  lihreria  di  Cambridge ■,  con 
note  illastrative  delta  storia ,  della  geografia ,  delta 
botanica^  detle  anticJiitd  ecc.  di  Samiiele  Lee,  pro- 
fessore  di  lingaa  arabica  nelV  iiniversitd  di  Cambridge 
e  membra  di  varie  societd  di  dotti.  —  Londra  , 
1829,  stampato  d'ordine  del  comitato  delle  tradu- 
zioni  dalle  Hague  orlentali ,  di  pag.  248,  in  4.° 


N< 


on  ignotl  erano  in  Enropa  questi  Vlaggi  avanti  la  bella 
puliblicazione  cbe  recentemente  ne  lia  fatta  in  inglese  il 
dottor  Lee.  I  letterati  tedeschi  che  ora  con  grandissimo 
vantaggio  si  occnpano  nello  studio  delle  lingue  orientali , 
avevano  gia  con  due  opere  pubblicate  a  Jena  date  alcune 
preziose  notizie  intorno  a  quel  turco  viaggiatore.  II  signor 
Kosegarten,  professore  di  lingue  orientali  nelT  Universita 
di  Jena  ,  aveva  pubblicato  nel  1818  un  commentario  acca- 
demico  in  latino  de  Mohammcde  Ehii  Batuta  arabe  Tingitano 
ejusque  itinerihus  ;  e  nel  1 8 1 9  il  signor  Apetz ,  servendosi 
del  codice  stesso  di  cui  aveva  fatto  uso  il  Kos'egarten ,,  pub- 
blicata  aveva  in  latino  la  descrizione  della  terra  del  Ma- 
labar ,  tratta  dalf  itinerario  arabico  del  Batuta  ,  e  corredata 
di  molte  annotazioni.  Ma  ancora  niancava  la  serie  compiuta 
di  que'  viaggi ,  e  questa  e  stata  dal  Lee  ricavata  con  gran- 
dissima  diligenza  da  tre  manoscritti  arabi ,  contenenti  tutti 
un  comjiendio  di  quel  vasto  itinerario.  Dicesi  bensi  che 
il  figliuolo  di  un  ricco  mercante  di  Tripoli  possegga  una 
copia    deir  opera    originale    intera ;    ma    finora  questa  non 


APP.    PARTE    STRANIUnA.  2l5 

si  e  veduta  in  Europa,  e  qulndi  il  Lee  ha  dovuto  rlcor- 
rere  ai  tre  citatl  manosciitti ,  che  tutti  soao  copie  dello 
stesso  compendio.  Questo  riesce  tuttavia  di  grandissimo  in- 
teresse ,  perclie  contiene  molte  curiose  informazioai  otte- 
nute  ill  tempi  di  coasidcrahili  avvenimenti,  e  per  esempio 
i  progressi  dei  Tartari  nell'Asia  minore,  e  la  decadenza  del- 
r  impero  dellMndostan,  che  andava  incainminandosi  al  suo 
finale  soggioganiento  operate  dalla  dinastia  IMogolIa. 

Notereiiio  di  passaggio  clie  alcuni  viaggi  riescono  im- 
portantissimi,  i.°  per  1' epoca  in  cui  sono  eseguiti;  2.°  per 
i  paesi  che  il  viaggiatore  ha  percorsi;  3.°  pel  carattere 
ingenuo  e  lontano  da  quahuKjue  impostura  del  viaggiatore 
stesso  o  dell'autore  della  relazloiie.  II  Batata  era  un  teo- 
logo  turco  di  Tanger ,  sheik ,  o  capo  di  una  trihii ,  il 
quale  spcse  20  interi  anni  nel  viaggiare  in  paesi  stranieri , 
e  lascio  molte  importanti  notizie  della  Spagna,  della  Grecia, 
di  Ceylan,  di  Giava  ecc. ,  e  comnnico  altresi  molti  rag- 
gnagli  della  iSigrizia ,  delle  isole  Maldive,  dove  fu  gindice 
per  8  mesi ,  e  della  Cina  ove  ando  come  ambasciatore 
della  corte  di  Dehli ,  presso  la  quale  fece  per  iiiolti  anni 
la  sua  residenza. 

Senza  seguire  il  Batuta  in  tutte  le  sue  peregrinazioni , 
daremo  soltanto  un' idea  della  sua  relazione,  notandone, 
ove  occorra,  le  cose  piu  importanti.  Parte  il  peregrino  da 
Tanger,  sua  patria ,  nell'anno  728  dell' egira ,  corrispoa- 
dente  al  i324-5  dell'era  volgare ;  passa  ad  Algeri ,  a  Co- 
santina  o  Cosantinia,  detta  anche  da  alcuni  geografi  arabi 
Costantina,  a  Bonna,  a  Tunisi,  a  Susa  e  a  Tripoli ,  ora- 
iDPttendo  noi  i  nomi  di  varj  distretti  ch'  cgli  attraversa , 
nomi  che  diflicllmente  potrebbono  riscontrarsi  nei  modern! 
geografi  e  generalmente  nei  geografi  non  arabi.  Si  arresta 
il  Batuta  ad  Alessandria  ed  al  Cairo,  e  nella  prima  di 
quelle  citta  narra  di  aver  trovato  un  dotto  e  pio  uomo 
che  aveva  la  facolta  di  operare  miracoli.  Questi  nomina- 
vasi  Borhart  Oddln ,  che  noi  troviamo  in  altri  piu  recenti 
scrittori  chiamato  Boranoddino ,  e  di  esso  e  degli  scritti  suoi 
ci  scmbra  di  avcre  vedute  memorie  nelle  Biblioteche  ara- 
biche ,  cosicche  ci  fa  maraviglia  come  il  Lee  altra  nota  noa 
abhia  apposta  a  questo  articolo  se  non  se  quella  che  cia- 
scun  santo  tra  i  Maomettani  ha  la  facolta  di  operare  mi- 
racoli ,  i  quali  pero  sono  detti  dagli  Arabi  stessi  azioni  be- 
reero/e.  Parla  pure  il  Batuta  di  un  sheik  abissino ,  discepolo 


21 T)  APPENDICE 

di  altro  sheik,  nominato  Ahu  Abas,  famoso  ancli'esso  per 
la  sua  pieta  e  i  suoi  miracoli ,  e  autore  di  varle  opere 
sommamente  pregiate  dal  Musulmani.  In  generale  il  Batuta 
mostra  grandissima  venerazlone  per  tutti  que'  santi  mira- 
colosi  e  per  tutti  i  dotti ,  e  parlando  del  suo  soggiorno 
al  Cairo  e  nelle  vicinanze,  descrive  a  lungo  il  corso  del 
Nilo  ,  clie  paragona  co'  piu  grandi  fiumi  del  mondo  ,  e  ne 
riferisce  le  benefiche  inondazioni  „  e  tanto  questo  fiume , 
quanto  il  Gange  e  il  Volga,  non  meno  die  1' Eufrate  e  il 
Tigri,  vorrebbe  ia  qualche  modo  far  discendere  dal  para- 
dise ,  cioe  dal  paradiso  terrestre. 

Partendo  dal  Cairo,  il  peregrino  percorre  Talto  Egitto; 
fa  menzione  di  moltissimi  distretti ,  ora  quasi  interamente 
sconosciuti  ,  e  ritoriia  al  Cairo  ,  non  senza  avere  pigliata 
qualche  cognizione  dei  Berberi ,  che  con  nostra  sorpresa 
vediamo  descritti  come  Neri.  Dall' Egitto ,  attraversando  il 
deserto ,  si  avvia  nella  Siria ;  vede  la  citta  di  Balbis  o 
Bilbis ,  e  quella  di  Gaza ,  dopo  la  quale  altra  ne  trova , 
detta  dagli  Arahi  di  Abranio  I'amico,  dove  gli  si  fa  credere 
che  riposino  in  un  sotterraneo  Abraino  stesso  ,  Isacco  e 
Giacobbe ,  e  vi  abbiano  pure  tomba  le  loro  mogli.  Si  di- 
rige  quindi  a  Gerusalemme,  e  su  la  strada  visita  la  tomba 
creduta  di  Giona ,  come  pure  il  villaggio  di  Betlerae  ,  che 
egli  ancora  dice  luogo  della  nativita  di  Gesii.  Vede  Naplous , 
allora  principale  citta  de' Samaritani  ^  vede  Eglon,  e  quindi 
si  volge  alle  parti  marittime  della  Siria ;  in  Acca  visita 
la  tomba  di  un  famoso  profeta  ;  passa  a  Tiro  e  a  Sldone , 
e  giugne  a  Tiberiade  ,  di  cui  visita  i  bagni  famosi.  Per 
Tarabalas ,  o  Tripoli  della  Siria ,  ch""  egli  descrive  come 
una  grande  citta,  perEmessa,  per  HamaoHamath,  come 
e  nominata  nella  Scrittura ,  per  Aleppo,  per  Laodicea , 
pel  monte  Libano  e  per  Baolbek  giugne  a  Damasco,  della 
quale  citta  descrive  lungamente  le  moschee ,  le  tombe  di 
varj  profeti ,  e  parla  ancora  dei  dotti  teologi  in  quel  luogo 
ritrovati. 

Parte  in  seguito  coi  pellegrini  della  Siria ;  attraversa  la 
valle  di  El  Arus ;  passa  ad  El  Kadisia ,  villaggio  ed  altre 
volte  citta  celebre ,  perche  con  una  vittoria  da  Omar  ri- 
portata  sui  Persiani  cesso  1'  adorazione  del  fuoco  e  trionfo 
r  isiamismo ;  vede  la  patria  di  Ah  con  edifizj  ornati  di 
pitture  e  arricchiti  di  lampade  d'  oro  e  d'  argento  e  con 
giardiai  famosi  per  miracoli  che  dicevansi  in  essi  operati ; 


PARTE    STRANIERA.  2  1"' 

vcde  Basra  citta  circontlata  da  palrae,  e  in  cssa  pnre  una 
moschea  dl  Ali  ;  s' inibarca  in  un  piccolo  battello  sulP  Eu- 
frate  i  vede  El  Oballa  in  nn  angolo  del  goUb  persico ,  e 
gingne  ad  Al)badan  ,  villagglo  situato  in  nna  palude  salsa; 
pei'  mare  qnindi  si  reca  alia  piccola  citta  di  INIagitn  o 
Magal ,  e  attraversando  per  tre  giorni  una  pianura  abitata 
dai  Kurdi ,  giugne  alia  citta  di  Ramln ,  ch'  egli  descrive 
come  assai  bella ,  e  poi  alia  citta  di  Tostar ,  situata  al- 
r  estremita  di  cjuella  pianura.  Scorre  presso  di  questa  un 
fiume  detto  El  Azrak  ,  cioe  TAzzurro,  le  cui  acque  sono 
chiarissime  e  assai  fredde  nella  calda  stagione.  Si  presen- 
tano  quindi  al  Batuta  alte  montagne  ,  nolle  quali  viaggiando 
per  alcuni  giorni,  vede  la  citta  detta  Idliaj ,  dove  le  strade 
sono  tagliate  nella  rnpe,  ed  altre  piazze  dell' Irak  El  Ajam, 
e  dopo  venti  stazionl  giugne  ad  Ispaiian,  attraversando  al- 
cune  citta,  in  una  delle  quali  visita  un  santo  ,  operatore 
di  miracoli ,  in  altra  la  tomba  di  un  profeta ,  presso  la 
quale  dicevasi  avere  soggiornato  qualche  tempo  Noe,  ed 
aver- egli  fatte  la  vicino  scaturire  acque  termali.  Per  El 
Hilla,  e  Karbela  giugne  il  viaggiatore  a  Bagdad,  die  de- 
scrive come  citta  grandissima,  uialgrado  le  vicende  sofferte; 
visita  Abu  Said,  re  dell' Irak,  e  con  esso  viaggia  per  dieci 
giorni,  passando  per  Telriz ,  graade  e  bella  citta,  per  Sa- 
mari-a,  citta  distrittta  e  per  Tekrit,  donde  si  reca  all' isola 
di  Ibn  Omar ,  situata  nel  Tigri ,  ed  ora  nominata  Geziret 
o  Gezirat.  Grande  citta  rovinata  e  pure  quella  di  Nislbin , 
distante  due  giornate  di  canimino  ,  ove  si  fabbrica  un'ac- 
qua  o  un  essenza  di  rose  incomparabile  a  qualunque  altra 
al  dire  del  viaggiatore:  questi  per  Mozul  ritorna  a  Bagdad 
e  di  la  continua  il  suo  viaggio  alia  Mecca ,  dalla  quale 
parte  ad  oggetto  soltanto  di  visitare  l'  Yemen ;  vede  quindi 
Judda  ,  Zabid ,  Jabala ,  Tiazz,  residenza  del  re,  Sencia , 
che  vien  detta  la  capitale  di  tutta  quella  regione ,  e  per 
mare  da  Aden  si  reca  a  Zaila ,  citta  dei  Berberi ,  e  a 
Makdarhn ,  ov'  egli  e  ])en  accolto ,  e  regalato  di  vegetabili 
e  di  riso  fritto  coll'  olio.  L'  uso  di  que'  paesi  er%  in  quel 
tempi  die  qualunque  viaggiatore  nobile,  o  teologo ,  cioe 
studioso  della  legge ,  doveva  essere  presenfato  al  Snltano, 
o  capo  di  ciascuna  citta ,  avantl  di  poter  liberainente  in 
essa   girare. 

Dair  Yemen    dice    il    Batuta    di    essersi    incamminato  al 
pnese  di    Zamn    lungo    la    spiaggia    del    mare,    e     sembra 


2l8  APPENDICE 

indicato  con  questo  noine  lo  Zeng,  o  1' odlerno  Zanguebar; 
nia  anclie  nelle  note  del  Lee  si  promuove  11  dubbio  che 
quel  viagglatore  andasse  cosi  lontano  da  quella  parte.  Di 
la  pero  imliarcato  su  di  un  vascello,  passo  alf  isola  di  Mam- 
bava  ,  o  Mombasa  nell'  India ,  ove  trovo  grandissinia  qnan- 
tita  di  cedri,  di  limoni  e  di  fichi  banani ,  come  pure  di 
certi  fruttl  detti  jambre ,  simili  in  aspetto  alle  ulive,  ma 
somniamente  dolci  •,  11  grano  pero  portavasi  dagli  stranieri 
in  qiieir  isola ,  perche  essa  non  ne  prodnceva.  Di  la  pa- 
rimente  per  mare  recossl  alia  citta  di  Kulwa,  assal  grande, 
ma  tutta  fabbricata  di  legno  :  ivi  vide  che  grandisslmo 
conimerclo  facevasi  in  avorlo;  e  nella  citta  di  Zafar  os- 
servo  die  si  conducevano  cavalll  nell' India,  benche  con 
buon  vento  non  si  potesse  eseguire  il  tragitto  in  raeno  di 
un  niese.  Quel  paese  abbondava  sommamente  dl  pesci  e 
di  dattili,  e  col  pesci  si  nutrivano  anche  i  bestlanii.  Le  mo- 
nete ,  se  crediamo  al  viaggiatore ,  erano  cola  battute  di  rame 
e  di  stagno,  e  gli  abitanti,  benche  accostumati  a  bagnarsL 
pill  volte  il  giorno ,  erano  esposti  agli  attacchi  dell'  elefan- 
tiasi.  Parla  quindi  della  citta  di  El  Ahkaf  e  de' suoi  bel- 
lissimi  giardini ,  nei  quail  vide  anche  gli  alberi  che  pro- 
ducono  le  noci  dl  cocco  e  le  noci  di  betall  o  betel ,  che 
egli  non  credeva  trovarsi  se  non  che  nell'  India ,  e  percio 
lungamente  descrlsse  1' albero  del  betel;  parla  dl  Haslk, 
abltata  da  pescatori  arabl ,  e  dice  cola  trovarsi  1'  albero 
dell'  incenso ,  che  e  piccolo ,  e  che  per  mezzo  d'  incision! 
fornisce  un  sugo  dolce  quanto  il  latte ,  il  quale  concrete 
pol  a  foggia  di  gomma,  chlamasi  lohan,  dal  che  si  e  for- 
mato  il  nome  nostro  di  olibano.  Irabarcatosi  di  nuovo  ar- 
rlva  air  isola  disabitata  di  Talr  ,  donde  passa  ad  una 
grande  isola ,  i  cni  abitanti  non  mangiano  se  non  che 
pesce.  La  citta  dl  Kulhat ,  abltata  da  Arabl ,  trovasi  suUa 
clma  di  una  montagna ,  ed  e  sottoposta  al  re  di  Ormutz  : 
sbarca  11  Batuta.  nel  paese  di  Amman,  e  in  sei  o  sette 
glorni  atti'aversa  un  deserto  ^  trova  in  quel  paese  alberi , 
anche  frattiferi ,  giardini  e  ruscelll  e  da  11  nome  di  Nazwa 
alia  prlncipale  citta  di  qviel  paese ,  sltuata  pure  su  di  una 
collina  e  circondata  di  giardini :  quegli  abitanti  che  il  Ba- 
tuta chiama  sclsmaticl,  mangiano  la  carne  degli  asinl  do- 
mestic! che  si  vende  per  le  strade.  Segue  la  descrizlone 
di  Ormutz,  fabbricata  in  rlva  al  mare,  mentre  la  nuova 
Ormutz  trovasi  in  un'  isola    con  una  citta  detta  Harauna , 


I'AUTE    STKANIERA.  21^ 

grande  e  ben  fabbricata  e  rcsidenza  del  re.  Non  possiamo 
prestar  fede  in  qncsto  luogo  al  viaggiatore,  die  dice  aver 
veduto  cola  la  testa  di  un  pesce  che  poteva  paragonarsi 
ad  una  collina  ,  e  i  cui  occhi  parevano  due  porte ,  cosic- 
che  le  persone  entravano  da  una  ed  uscivano  dalFaitra. 
D' uopo  e  cjuindi  passare  un  deserto  privo  d' acqua ,  della 
estensione  di  quattro  giornate ,  ne  questo  puo  farsi  senza 
I'ajuto  di  alcuni  turcomanni  coraggiosi  e  pi^atici  dei  luoghi ; 
cosi  giugnesi  al  distretto  del  Kauristan  o  Kuzislan ,  donde 
oltrepassato  per  tre  giornate  altro  deserto  si  arriva  a  Lar 
capitale  del  Laristau,  citta  grande  e  liella,  cinta  di  giardini. 
Quella  diKaisa,  altrlnienti  detta  Siraf,  e  situata  sulia  riva 
dell'  oceano  indiano  in  un  bellissimo  e  fertilissimo  distretto 
abit  ito  da  Persiani :  ma  arabi  sono  tutti  colore  che  atten- 
dono  alia  pesca  delle  ]3erle  ,  e  questa  viene  a  lungo  de- 
scritta  dal  viaggiatore.  Egli  dice  che  i  pescatori  si  applicano 
al  viso  una  specie  di  maschera  ,  fatta  col  guscio  o  coUa 
cortecci.a  delle  testuggini ,  nella  quale  si  lascia  uno  spa- 
zio  per  la  prominenza  del  nasoi  che  i  pescatori  rimangono 
nn'  era ,  due  ed  anche  piii  sotto  T  acqua  ,  e  che  trovano 
le  conchiglie  fisse  nella'  sabbia  ,  in  mezzo  a  piante  o  rami 
di  corallo :  soggiugne  die  stando  ancora  sotto  1' acqua ,  essi 
aprono  le  conchiglie  colle  loro  niani  o  le  spaccano  con 
un  coltello  di  rame,  e  quindi  le  pongono  in  una  specie 
di  sacco  die  pende  dal  loro  collo  ■-,  che  essi  trovano  in 
seguito  le  perle  entro  la  carne  dell'animale  che  e  tagliata 
pariraente  con  un  coltello  ed  esposta  all' aria;  che  si  rac- 
colgono  le  perle  piccole  e  grandi ,  ma  die  la  quinta  parte 
della  raccolta  appartiene  al  re.  Si  reca  poscia  il  viaggia- 
tore alia  citta  di  Kotaif,  che  descrive  come  assai  grande 
e  bella,  abitata  da  una  setta  di  Arabi  entusiasti-,  quindi 
alia  citta  di  Hajar,  ove  abbondano  straordinariamente  i 
datteri ,  e  di  questi  si  nutriscono  i  bestianii ;  poi  alia  citta 
di  Yemama  ,  grande  e  bella ,  e  di  la  torna  in  pellegrinag- 
gio  alia  Mecca,  quindi  nelf  Egitto,  attraversa  grandi  deserti 
e  giugne  al  Cairo,  donde  poco  dopo  riparte  per  recarsi  dL 
nuovo  nella  Siria  e  vedere  per  la  seconda  volta  Gerusa- 
lemme,  passando  per  Laodicea :  da  questa  dice  di  esscr 
passato  nel  paese  di  Rom  o  Roam,  cosi  cliiamato,  perclie 
appnrteneva  primitivamente  ai  Romani,  ed  ora  e  occupata 
dagli  stessi ,  cioe  dai  cattolici  in  numero  consideralnle , 
sotto  la  protezione  dei  Maouiettani. 


220  APPENDICE 

Da  Gernsalemme  passa  il  viaggiatore  nell' Anatolia,  nella 
quale  osserva  molte  citta  e  fortezze.  Ometteiulo  iiol  que' 
barbari  nomi  die  riscontrave  non  si  potrebbono  sulle  no- 
stra carte,  a  riserva  forse  di  Amasia  e  di  Arzerrum,  ove 
il  Batuta  dice  di  aver  veduto  un  uomo  clie  oltrepassava 
r  eta  di  i3o  anni,  e  che  apparteneva  alia  societa  appel- 
lata  dei  giovani ;  accenneremo  soltanto  la  citta  di  Birki , 
nella  quale  il  re  gli  mostro  un  aerolite,  caduto  dal  clelo 
in  quelle  vicinanze,  cioe  una  pietra  nera  ,  solida,  duris- 
sima  e  rilucente,  il  cui  peso  superava  quello  di  un  ta- 
lento,  cioe  il  peso,  secondo  alcuni,  di  112  llbbre  in- 
glesi ,  secondo  altri,  di  lao.  II  re  ordino  clie  quella  pietra 
fosse  spezzata ,  ma  per  1'  ignoranza  forse  dei  tagliapietre 
si  tento  ben  quatti'o  volte  di  tagllarla  senza  che  dagli  stru- 
menti  di  ferro  ricevesse  alcuna  impressione  ,  cosicche  d' or- 
dine  del  re  medesimo  fu  collocata  di  nuovo  nel  luogo 
stesso  ov'  era  caduta  ( Questa  sara  forse  una  notizia  da 
aggiugnersi    al  catalogo    degli  aeroliti  del  signor  Chladni). 

Nel  novero  di  quelle  citta  trovansi  Magnesia  e  Bergama 
o  Pergamos ,  nella  quale  credevasi  aver  abitato  il  filosofo 
Platone ,  e  ancora  mostravasi  la  sua  casa  a'  tempi  del  Ba- 
tuta. Al  di  la  della  citta  di  Erim  stendesi  un  luogo  deserto 
detto  di  Klfiak ,  che  pero  produce  erbe  verdeggianti ,  ma 
non  gia  alberi ,  ed  e  privo  interamente  di  acqua ;  presso 
El  Majer  vedesi  dal  nostro  viaggiatore  un  campo  del  sul- 
tano  Maometto  Uzbek ,  e  una  moschea  o  piuttosto  una  cap- 
pella  detta  Alcoa,  riccamente  ornata  con  un  trono  nel  mezzo 
coperto  di  lamine  d'  argento ,  e  in  parte  dorato ,  colla  in- 
serzione  altresi  di  varie  gemme.  Quel  sultano  faceva  cola  le 
sue  preghiere ,  e  secondo  il  Batuta  era  uno  dei  sette  grandi 
re  del  niondo ,  e  questi  secondo  lui  erano  il  sultano  del- 
r  Occidente ,  quello  dell'  Egitto  e  della  Siria  ,  quello  dei 
due  Irak,  quello  dei  Turchi  Uzbek,  quello  del  Turchistan 
e  quello  deir  India  e  della  Cina.  Non  ben  si  comprende 
cio  che  il  viaggiatore  intenda  per  la  citta  di  Bulgar  , 
della  quale  aveva  udito  parlare,  e  che  secondo  gli  scrit- 
tori  arabi  era  una  citta  della  Siberia  sommamente  fredda. 
Egli  avrebbe  pero  bramato  di  verificare  cio  che  dicevasi 
della  brevita  de'  giorni  e  delle  notti  di  essa  nelle  opposte 
stagioni  dell' anno  f,  ina  non  puo  ammettersi  cio  ch' egli 
dice,  che  tra  il  campo  del  sultano  ov' egli  allora  trovavasi, 
e  la  citta  di  Bulgar  non  vi  aveva  se  non  che  la  distanza 


PARTE    STn.VNlEKA..  221 

dl  diccl  glornate ;  soggiiigne  tuttavia  che  facendo  in  quel 
liiogo  la  sua  quotldinna  pregliiera,  fii  sorpreso  dalla  nolle, 
e  die  essendovi  riinasto  soli  tre  giorni ,  non  vide  se  non 
die  un  paese  di  luiseria,  ove  i  viaggi  non  si  eseguivano 
senza  pericoli,  lutta  la  lerra  era  coperta  di  ghiaccio ,  e 
non  si  cammiuava  ch'  enlro  piccole  slilte  tirale  dai  cani. 
Non  enlravano,  dic'egli,  in  cjnelle  region!  se  non  die  po- 
veri  mercanti,  portando  seco  loro  viveri ,  bevande  e  legne, 
perclie  non  vi  si  trovavano  ne  alberi,  ue  pietre ,  ne  case  , 
il  die  fornisce  a  un  dipresso  T  idea  delf  odierna  Siberia, 
quasi  seinpre  coperta  di  ghiaccio. 

Tornato    al    campo  del    sultano,    11    Batata    intraprende 

_  nn  viaggio  ad  Astracan,  cli' egli  dice  situata  in  riva  al 
fiume  Atlial,  cioe  il  Volga,  da  esso  chiainato  uno  de' piu 
grandi  liumi  del  niondo :  cola  c[uel  sultano  Irattenevasi 
nella  fredda  stagione ,  ma  a  quel  tempo  il  Volga  e  tulle 
le  acque  vicine  erano  gelale ,  e  fu  d' uopo  rompere  il 
ghiaccio  per  continuare  il  viaggio.  Una  delle  mogli  di  quel 
sultano  era  figliuola  dell'  imperatore  di  Costantinopoli ,  e 
braraando  essa  di  recarsi  a  visitare  il  padre  ,  il  Batuta 
ottenne  di  accompagnarla.  Egli  atlraverso  dunque  varie 
monlagne  della  Russia,  die  descrive  come  abitate  da  Cri- 
stiani  con  rossi  capelli  ed  occhi  azzurri,  genie  da  lui 
credata  perfida ;  passo  per  varie  citta  e  fortezze ,  e  quindi 
giunse  a  Costantinopoli,  della  quale  citta  vengono  da  lui 
principalmente  descritte  le  cerimonie  religiose:  di  la  rilorno 
nella  Tartaria  e  ad  Astracan ,  molt'  egli  estendendosi  in 
questo  capitolo  del  suo  viaggio  su  Torigine,  su  i  progress!, 
su  le  imprese,  su  le  leggi  e  su  i  regolamenti  di  Gengis— 
Kan.    Tra  le  cose    di    Costantinopoli ,    ben    descritta    e    la 

.  chiesa  di  S.  Sofia,  ridolta  poscia  alio  stalo  di  moschea : 
tra  le  citta  visitate  in  quel  viaggio  tengono  il  primo  luogo 
quelle  di  Korasan  e  di  Kabul. 

«  II  viaggio  del  Batuta  ci  trasporta  quindi  nell' India,  ove 
giunse  al  cominciare  deiranno  i332.  Passato  il  fiume  Indo 
che  il  viaggiatore  noniina  Sindo,  annoverandolo  come  uno 
dei  piu  grandi  liumi  del  niondo  che  scorre  al  pari  del  Nilo 
anche  durante  la  fredda  stagione,  egli  si  trova  sul  lerri- 
torio  indiano,  il  cui  imperatore  era  in  quell' epoca  Mao- 
metlo  Shah  ;  descrive  le  prime  citta  di  quella  regione 
da  lui  vedute  e  specialmente  Sivastan  ,  il  cui  territorio  e 
fertile  massime    di  poponi  ,    e  i  cui    abitanti  si  nutriscoao 


222  APPENDICE 

generalniente  di  niiglio,  tU  piselli,  di  pescl  e  di  latte 
di  hnfolo ,  giacche  qnesti  aainiali  souo  cola  al)boadan- 
tissimi.  Parla  qnindi  a  liingo  de'  corrierl  indlani ,  tanto 
a  piedi  quanto  a  cavallo ,  e  nota  che  questi  soao  situati 
alia  distaaza  di  4  niiglia  Tuno  daU'akro,  mentre  de' jie- 
destri  se  ue  trova  uno  a  ciascun  iniglio.  Loda  per  la  sua 
situazione  la  citta  di  Lahar  ,  per  le  sue  fabbriche  quella 
di  Balcar,  per  la  sua  grandezza  e  i  suoi  comodi  quella  di 
Abuhar.  Parlaiido  delle  produzioni  naturali  dell'  Indostan , 
accenna  la  pianta  del  loto,  altra  pianta  fruttifera  die  al- 
cuui  credono  il  mnnglier  de'  Francesi,  il  cui  tronco  rasso- 
miglia  a  quello  dell'  araiicio ,  ma  e  assai  plu  grosso ,  e  il 
cui  frutto  e  della  grandezza  di  una  prugna  di  Damasco.  Tali 
frutti  si  conservano  nel  sale ,  e  nello  stesso  modo  si  coii- 
serva  lo  zenzero  verde ,  coll'  aggiugnervi  alcun  poco  di  pepe 
con  che  si  condiscono  varj  cilii.  Accenua  ancora  i  frutti 
nominati  saliki  e  barki ,  che  alcuno  crede  non  altro  essere 
che  il  frutto  dell'  albero  del  pane ,  cioe  dell'  autocarpus  in- 
tegrifolia,  ed  un  altro  frutto,  detto  nel  paese  el  land,  pro- 
dotto  da  una  specie  di  pipercula,  ed  altro  nominate  juni- 
mun,  simile  nell'aspetto  aU'uliva,  ma  nero ,  e  prodotto 
da  un  grande  albero,  che  si  crede  \' eugenia  di  Kraufurd ; 
inoltre  I'arancio  dolce  abbondantissimo,  del  quale  pero  e 
piu  slimato  Tamaro,  ed  avvene  una  specie  che  produce  i 
frutti  di  un  sapore  tra  il  dolce  e  racido ,  e  questi  diconsi 
eccellenti.  Segue  la  descrizione  di  altri  alberi  fruttiferi, 
de'  quali  sarebbe  difficile  il  trovarne  in  oggi  gli  analoghi,  e 
per  ultimo  si  nota  che  il  riso  vi  si  semina  tre  volte  I'anno 
nel  medesimo  terreno,  e  che  il  sesamo  e  la  canna  da 
zucchero  sono  coltivate  insieme  col  grano  di  autunno. 
Passando  per  le  citta  di  Abuhar  e  di  Ajudahan,  il  Bat.uta 
fa  menzione  dell"  inumana  pratica  delle  femmine  indiane 
di  abbruciarsi  alia  morte  de'  loro  mariti  ,  soggiugnendo 
che  quando  non  si  risolvono  da  loro  stesse  ad  abbruciarsi, 
sono  strettamente  rinchiuse ,  e  rimangono  come  in  prigione 
tra  i  loro  parenti ,  perche  reputate  infedeli  ai  mariti;  le 
persoae  al  contrario  e  specialmente  le  donne  che  cir- 
condano  quelle  c!ie  gettansi  nel  rogo ,  le  iacaricano  de'  sa- 
luti  pei  loro  parenti  e  aiuici,  e  cantano  e  danzano  fmche 
esse  sieno  consumate  dal  fuoco.  Egli  fa  pure  menzione  di 
quegl' Indiani  clie  si  gettano  volontariamente  nel  Gange, 
al    qual    fiurae    essi    fanno    peregrinaggi ,   e   vi    gettano    le 


PARTE    STRA.N1ER.V.  223 

ceneri  de'  corpi  che  sono  stati  abbruciati.  Si  descrlvono 
quindi  le  citta  di  Sarsati  o  Surnsta,  di  Hansi,  e  di  Delili 
capitale  deirimpero,  che  si  dice  magnitica  ,  combiaaado 
nella  sua  strutiura  la  bellezza  e  la  forza  ,  composta  so- 
stanzialmente  da  quattro  citta,  le  quali ,  essendo  contigue, 
ne  formano  una  sola.  Nella  casa  detta  il  Ttsoro  vi  aveva 
riso  ed  altri  grani  per  90  anni  ;  la  inoschea  era  grandls- 
sima,  e  superava  ogni  altra  in  grandezza  e  in  bellezza; 
vi  aveva  pure  un  tenipio  indiano,  detto  dagl' Indiani  Casa 
di  Budda ,  n»a  (juesto  poscia  erasi  adattato  alf  uso  di  una 
inoschea. 

Lasceremo  da  parte  la  storia  della  conquista  di  Dehli, 
come  pure  quella  dei  fatti  dell'  Indostan  dai  primi  tempi 
sine  air  epoca  in  cui  quel  paese  fu  visltato  dal  Batuta ,  ma 
seguiremo  brevemente  il  corso  de'  suoi  viaggi  piu  impor- 
tanti.  A  quella  storia  vedesi  aggiunta  un' appendice ,  con- 
tenente  il  ragguaglio  parimente  storico  della  fortezza  di 
Gwalior,  clie  si  dice  una  delle  niaggiori  curiosita  delP  In- 
dostan. Tale  ragguaglio  e  estratto  da  un  libro  indiano,  in 
cui  si  paria  di  tutte  le  vicende  di  quella  fortezza  e  de'  suoi 
goveruatori.  Bastera  I'accennare  ch'  essa  fu  piantata  origi- 
nariainente  su  di  una  collina,  le  cui  vicinanze  abbonda- 
vano  di  bestie  feroci,  e  che  prima  d' ogn' altro  vi  si  sta- 
bili  un  ereniita  o  un  divoto  nominato  Gawali,  da  cui  pi- 
glio  il  nome.  I  seguenti  capitoli  concernono  T  arrivo  del 
Batuta  al  palazzo  della  regina  madre ,  la  raorte  e  i  fune- 
rali  di  una  figlia  di  essa,  il  ritorno  dell' imperatore  a 
Dehli,  il  carattere  e  le  querele  di  lui  cogli  abltanti, 
r  uccisione  di  un  emir  e  di  altri  illustri  personaggi ,  e  le 
crudelta  di  quel  principe,  le  quali  cose  pero  non  tolgono 
clie  il  Batuta  componga  un  panegirico  arabico  in  lode  di 
esso.  In  queir  intervalio  egli  e  creato  gludice  di  Dehli; 
irovasi  in  gran  pericolo  di  perdere  la  vita,  e  fmalmente 
dimette  la  sua  carica,  e  tornando  agli  uflici  religiosi  ai 
quali  in  tutto  il  corso  del  viaggio  mostrato  erasi  somma- 
niente  afl'eziunato,  si  attacca  da  prima  ad  un  pio  Sheik, 
da  lui  nominato  santo  e  la  fenice  de'  Santi  delT  eta  sua  , 
die  opcrava  molti  miracoli ;  poscia  entra  tra  i  fachiri  e 
indosyando  una  delle  loro  tonache,  rimaue  tra  essi  alquanti 
niesi,  alimentandosi  soltanto  con  piccola  porzione  di  riso. 
Ma  ben  presto  1'  imperadore  lo  spedisce  ambasciator  alia 
Cina ;  ed  cgli  dcscrive  quclf  amljasciata ,  le  miniere  d'oro 


224  APPENDICE 

che  si  trovano  nelle  moiitagne  di  Kora ,  V  arrlvo  delF  am- 
basclata  a  Biana ,  la  giierra  insorta  cogl'  Indiani  e  la  sua 
stessa  ppiglonia  che  ne  vieiie  in  conseguenza  ,  quiiidi  il  ri- 
torno  a  Dehli^  e  poscia  presenta  uii  niiovo  raggnaglio  di 
altri  paesi  deil'  Iiidostan.  Noteremo  di  passaggio ,  che  1'  ira- 
peratore  della  Cina  aveva  maiidato  in  dono  al  sovrano 
deir  India  loo  mammelucchi,  5o  fnnciulle  schiave,  5oo 
aliiti  sfarzosi,  loo  libljre  di  muschio,  ed  altri  abiti  ar- 
ricchiti  di  giojelli  con  cinqne  spade  pui-  giojellate ,  e  chie- 
sto  aveva  al  sultano  il  perniesso  di  rifabbricare  un  tem- 
pio  agl'  idoli  vicino  alia  montagna  di  Koia ,  paese  ove 
trovavansi  indiani  infedeli.  II  sultano  accordato  aveva  sotto 
certe  condizioni  la  richiesta ,  e  spediva  all'  imperatore 
Cinese  altri  regali,  specialmente  loo  fanciulle  schiave  in- 
diane  cantanti,  loo  vesti  di  seta,  altre  5oo  tinte  nel  co- 
lore dello  zafFerano,  loo  pezze  della  piu  bella  tela  di  co- 
tone,  e  looo  vesti  indiane  di  vario  genere ,  con  molti  stru- 
menti  d' oro  e  d' argento ,  e  spade  giojellate,  piii  lo  abiti 
d'  onore ,  ornati  d'  oro  che  servivano  al  sultano  medesimo. 
Biana,  nominata  anche  Kul ,  bella  citta  cinta  di  vigne,  era 
stretta  d'assedio  dagli  indiani  infedeli,  che  distruggere  vo- 
levano  tutti  gli  abitanti.  Diflicilmente  si  credera ,  che  in  ua 
attacco  fatto  contra  i  numerosi  assedianti,  alcuno  di  essi 
non  sia  rimasto  in  vita ;  ma  si  nota  che  perirono  altresi 
molti  del  seguito  deU'ambasciata,  i  quali  tutti  il  Batuta  onora 
col  nome  di  martirl:  sopraggiunta  essendo  una  numerosa 
cavalleria  de'nemici,  i  viaggiatori  dovettero  ritirarsi,  e  in 
queir  occasione  il  Batuta  fu  fatto  prigioniere,  e  niolto  ebbe 
poscia  a  sofFrire  nella  sua  prigionia.  I  paesi  descritti  dal 
viaggiatore  dopo  il  suo  ritorno  sono  le  citta  di  Barun, 
di  Genderi,  che  si  dice  assai  grande,  la  fortezza  di  Da- 
vigir,  una  delle  piu  considerabili  dell' India,  la  citta  di 
Nazar  Abad ,  abitata  da  Maratti  clie  si  nutrivano  soltanto 
di  riso  e  d' altri  vegetabili,  vietato  essendo  loro  1' uso  delle 
carni ,  quelle  di  Sagar,  di  Cambaya,  di  ICuca ,  in  cui  rise- 
deva  un  re;  quindi  si  descrivono  I'isola  di  Sindabur,  la  citta 
di  Hinaur ,  munita  di  uu  porto ,  e  una  gran  parte  del  Ma- 
labar, i  cui  abitanti  erano  allora  tributarj  al  re  di  Hinaur 
suddetto.  Lunga  e  la  relazione  clie  il  viaggiatore  da  del 
Malaljar,  nel  quale  dice  di  aver  trovati  la  re,  e  che  il  mag- 
giore  di  essi  aveva  5o,ooo  uomini  di  truppe  a'  suoi  ordini, 
c  il  minora  non  raeno  di  Sooo  j  paria  egli  del  pepe  nero 


PARTE    STRANIEHA.  225 

comunlsslmo  In  quella  regioae ,  delle  piante  dell'  aloe  da  noi 
detto  surcotrino,  del  niiglio  e  di  altri  vegetahlli  di  quella  re- 
gione.  Moke  citta  narra  di  aver  vednte  del  Malabar  •,  quella 
specialmente  di  Manjarna,  dove  trovo  mercatanti  della  Persist 
e  del  Yemen,  e  piu  di  4000  mercatanti  maomettani ,  in- 
tenti  al  trallico  dello  zenzero  e  del  pepe  nero  cola  abbon- 
daatissitni ,  quella  di  Dadkannan ,  presso  la  quale  vide  un 
albero  miracoloso,  che  fu  cagione  dell'  introduzione  del- 
rislamismo   in  quella  regione ,  quella  di  Kalikut,  ecc, 

Convlene  credere  che  1'  ambasciata  si  fosse  rimessa  in 
viaggio,  e  ciie  il  Batuta  ne  facesse  parte,  perche  egli  co- 
uiincia  a  parlare  dei  giunchi  o  delle  barche  cinesi,  del  ri- 
cevimento  ottenuto  a  bordo  di  uno  di  que'  vascelli ,  del- 
r  innoltramento  dell'  ambasciata  sine  a  Kawlan  e  Kanjar- 
kara ,  donde  tomato  a  Kalikut ,  si  uni  ad  una  spedizione 
contro  Sindabur,  piazza  che  fu  presa  d' assalto.  Si  descri- 
vono  ancora  molte  citta  del  Malabar,  e  quindi  il  viaggia- 
tore  torna  a  Sindabur  e  s'  imbarca  per  le  isole  Maldive. 
Queste  sono  pure  parzialmente  descritte,  annunziandosl 
ancora  le  natural!  produzioni,  cioe  le  noci  di  cocco  che  si 
inangiano  col  pesce  in  vece  di  pane,  tre  diversi  generi  di 
palme  che  tutte  insieme  producono  frutti  in  ciascun  mese, 
il  vino  di  palma  e  1'  olio  di  uliva  j  si  parla  altresi  dell'  in- 
dole paclfica  di  quelle  popolazioni ,  de'  loro  costumi ,  an- 
che  religiosi,  e  del  loro  commercio.  Non  obblieremo,  che 
le  loro  vivande  dolci ,  ch'  essi  mangiano  co'  frutti  crudi  , 
diconsi  dal  Batuta  fortissimo  incentivo  a  Venere ,  per  il 
che  egli  in  quel  soggiorno  teneva  presso  di  se  molte  fan- 
ciulle  schiave  e  quattro  mogli,  mentre  tuttavia  loda  la  re- 
ligione  e  la  castita  di  quel  popolo.  Una  regina  governava 
in  quel  tempo  la  principale  di  quelle  isole ,  e  il  viaggiatore 
nota  che  generalmente  scrivevasi  in  quel  paese  sopra  foglie 
di  palma  con  uno  stilo  di  ferro.  Egli  recossi  all'isola  di  Kalnus 
e  quindi  alia  principale  delle  Maldive,  ove  fu  presentato  al 
visir  della  regina,  assunse  1' ufficio  di  giudice,  sposo  tre 
altre  donne ,  divento  sospetto  al  visir  medesimo,  e  quindi 
fatto  divorzlo  con  tre  di  quelle  mogli,  passo  a  visitare  le 
altre  isole  e  quella  specialmente  di  Muluk,  della  quale  as- 
sai  commenda  la  fertilita.  Veleggia  in  segnito  verso  Ceylan; 
visita  il  re  Abiittala ,  parla  delle  naturali  produzioni  di 
qucir  isola ,  e  specialmente  delle  perlo  ;  ottiene  la  liceiiza 
di  visitare   il    famoso    pico    d' Adamo  i    descrive    quindi    il 

Blbl.  I  Lai.   Tom.  LVllI.  i5 


2a6  APPENDICE 

porto  dl  Kanliar,  capitale  di  Ceylan ,  le  sue  moschee,  la 
coi'te  deir  imperatore,  i  suoi  elefanti  bianchi ,  i  voluminosi 
rubini  cola  trovati ,  alcnni  monaci  indiani ,  nn  ritiro  delle 
vecchie  donne ,  il  giogo  detto  di  Alessandro ,  i  costumi  dei 
percgrini  die  si  I'ecano  al  pico  o  alia  montagna  di  Adamo, 
varie  citta  o  villaggi  veduti  nel  passaggio  ed  un  grande 
tempio  dedicate  agl'  idoli ,  con  braniiiii ,  sacerdoti  e  figliuole 
di  nobili  addette  a  quel  culto. 

Lungo  sarebbe  seguii-e  il  viaggiatore  nel  suo  ritorno  alia 
costa  del  Coromandel,  e  nel  ragguaglio  ch' egli  da  dei  pa- 
lazzi  dei  re  dell' India  e  dei  governatori  di  quelle  regioni, 
delle  successioni  di  quei  re,  della  nuova  sua  prigionia  tra 
gl'  Indiani ,  del  suo  ritorno  a  Kalikut  ed  alle  isole  Maldive, 
del  Bengala ,  delle  montagne  di  Kamru ,  del  fiume  Az- 
zurro ,  delle  produzioni  di  quel  paese ,  e  del  carattere  e 
dei  costumi  di  quel  popolo.  Diremo  soltanto,  die  a  Pattan 
o  Fattan  egli  vide  diversi  animali  anche  nemicissimi  tra 
di  loro ,  cliiusi  in  una  medesima  gabbia  •,  die  il  fiume  Az- 
zurro  scendeva  dalle  montagne  di  Kamru ,  e  inondava  e 
rendeva  fertili  le  terre  come  il  Nile  nelF  Egitto ;  che  nel- 
1'  isola  di  Sumatra  vide  uomini  che  avevano  la  bocca  so- 
migliante  a  quella  dei  cani ,  e  le  donne  con  volti  non  dis- 
similii  che  queste  si  coprivano  con  foglie  d'alberi,  mentre 
gli  uomini  ,  interamente  nudi ,  non  portavano  se  non  ua 
piccolo  panno  intorno  a'  genitali  ,  e  che  tra  le  produzioni 
del  Bengala  registravansi  specialraente  i  fichi  banani  e  le 
Doci  di  Betel.  Un  intero  capitolo  e  consacrato  alia  descri- 
zione  di  Sumatra ,  dove  1'  ambasciadore  Batuta  e  presen- 
tato  al  re-,  i  prodotti  di  quell'  isola  si  fanno  consistere  nelle 
noci  di  cocco  e  di  betel ,  nell'  aloe  indiano  o  succotrino , 
nella  radice  della  canfora ,  negli  aranci  dolci ,  ecc.  Cola 
1'  ambasciata  forma  nuove  provvigioni  pel  viaggio  della 
Cina  e  giugne  a  Giava ,  le  cui  produzioni  sono  a  ua 
dipresso  quelle  di  Sumatra,  ma  vi  si  aggiugne  anche  1' in- 
censo :  si  descrivono  i  costumi  di  quell' isola,  e  quindi 
I'arrivo  al  paese  di  Tavalisi ,  dei  cui  abitanti  s' indica 
il  carattere  bellicoso  e  quello  in  particolare  delle  donne, 
si  parla  della  regina  di  Kailuka,  creduta  dal  viaggiatore 
di  origine  turca ,  e  cosi  pure  di  un  reggimento  di  donne 
da  essa  formato.  II  seguente  cajjitolo  non  parla  se  non  della 
Cina ,  del  suo  gran  fiume ,  al  quale  proposito  non  voi-- 
remmo  veder  citato  nelle  note  il  Baudrand  ,  che  lo  chiama 


PARTE    STRANIERA.  227 

Caraniorano  •,  ticll' agricoltura  cinese  ,  della  popolazlone  di 
quell"  inipero,  della  porcellana ,  delle  scuole,  tra  le  quali 
se  ne  registrano  alcune  niaoinettane,  della  ricchezza  e  lus- 
suria  de'Ciiiesi,  della  loro  moneta  di  carta,  delle  loro  rea- 
dite,  dei  loro  faocliL  d'artilizio,  delle  loro  pitture,  del 
commercio  e  del  registro  de'  vascelli  forestieri ,  dell'  incon- 
tro  fatto  dalTauibasciatore  con  un  iifliciale  deirimperatore 
che  lo  provvede  di  casa  e  di  tutto  il  necessario,  della  vi- 
sita  fatta  a  quel  sovrano ,  di  una  citta  maomettana ,  e  del 
ritorno  fatto  per  acqua  a  El  Zaitum.  Si  viene  di  nuovo  a 
parlare  di  Sumatra ,  e  delle  cerinionie  de'  matritnonj  in 
quel  paese  j  poscia  il  viaggiatore  veleggia  per  V  Indostan , 
giugne  a  Kawlam  e  a  Zafur  nell'Arabia,  descrive  il  porto 
di  Shiah ,  e  molte  citta  attravei'sate  per  recarsi  di  nuovo 
ad  Ormutz,  ad  Ispahan,  a  Damasco ,  a  Damleta,  al  Cairo, 
ad  Alessandria  ed  a  Tanger ,  donde  passa  a  Gibilterra  e 
visita  r  Andaluzia.  Parlando  di  nuovo  di  Sumatx-a  ,  accenna 
cosa  veramente  incredilDile ,  cioe  die  si  vide  un  giorno 
nel  mare  (alia  distanza  pero  di  20  miglia  incirca)  una 
montagna  o  un  monticello ,  il  quale  al  nascer  del  sole  piii 
non  si  scopri  se  non  die  nell'aria,  e  questo  si  disse  al  viag- 
giatore essere  un  uccello  di  tale  gi-andezza  die  poteVa  por- 
tar  via  ne'  suoi  artigli  un  rinoceronte.  Nelle  note  pero  si 
citano  alcuni  scrittori  persiani,  i  quali  fanno  ancli' essi  men- 
zione  di  quell' uccello ,  detto  anka  o  siinurg ,  repiitandolo 
tuttavia  favoloso.  Assai  rapidamente  e  descritto  il  ritorno 
del  Batuta  dall' India  all' Egitto,  come  pure  un  nuovo  viag- 
gio  da  esso  fatto  alia  Mecca  e  a  Gerusalemme ,  e  piu  so- 
briamente  aucora  la  sua  andata  nella  Spagna,  cui  die  forse 
motivo  una  peste  die  allora  desolava  1' Egitto.  Da  Fez  re- 
cossi  a  Tunisi,  di  la  a  Tanger,  da  esso  detto  Tanjier,  e 
nomina  Suljta  il  luogo  al  quale  approdo  nella  Spagna,  dove 
il  primo  oggetto  die  si  presento  al  sup  sguardo  fu  il  monte 
o  il  colle  della  Yittoria ,  uno,  die' eili ,  dei  piu  grandi  ri- 
fugi  dell"  islamismo.  Passo  quindi  a  Gibilterra,  noininata 
pure  nionte  della  Vittoria ,  di  la  a  Maibela ,  a  Malaga, 
eh'  egli  chiama  una  delle  prime  citta  dell'  Andaluzia  e  di 
cui  loda  le  produzioni  naturali,  specialmente  i  ficbi  e  i 
pomi  granatin,  poi  a  Tabsli  e  a  Dania  e  quindi  a  Gra- 
nata^  ma  non  procede  piii  oltre ,  e  torna  a  IMarocco,  quindi 
a  Fez,  a  Tanger,  visita  il  gran  deserto,  parla  degll  ippo- 
potami ,  c   tra  le   citta   da  esso  vedute  nomina  Tamljaktu , 


228  ArPENDlCE 

che  alcuno  tentato  saiebbe  dl  pigliare  per  la  citth  di  Tom- 
bucto ,  di  cui  tanto  si  e  parlato ,  e  alia  quale  sono  re- 
centemente  state  dirette  varie  spedizloni  degli  Europei.  Ma 
secondo  il  Batuta  si  giugnerebbe  a  quella  citta  scendendo 
il  Nilo ;  e  anche  il  sigiior  Kosegarten  e  d'  avviso  che  il  Ba- 
tuta con  molti  altrl  scrittori  arabi  precedent)  scambiato  ab- 
bia  il  corso  del  Nilo  con  quello  del  Niger ;  lo  stesso  eru- 
dite tedesco  scrive  il  nome  di  quella  citta  Tumbuktu ,  il 
cbe  maggiormente  si  avvicina  a  quello  oggidi  ricevuto  di 
Tombucto.  Parla  finalmente  il  Batuta  di  una  citta  detta 
Mali,  residenza  di  un  re,  i  cui  abitanti  erano  bianchi , 
nientre  pero  vi  aveva  un  giudice  pei  negri.  II  re  o  il 
sultano  di  Mali  comandava  allora  in  Tambaktu,  ove  se- 
deva  un  magistrato  di  negri,  dal  sultano  stesso  stabilito. 
Di  la  recossi  il  viaggiatore  a  Bardama  o  Burdaina  ,  i  cui 
abitanti  proteggevano  le  carovane,  e  quindi  alia  citta  di 
Nakda ,  detta  da  altri  Tekedda ,  fabbricata  di  pietre  rosse, 
presso  la  quale  scorreva  un  fiume  o  un  ruscello ,  derivante 
da  miniere  di  rame,  che  alteravano  il  colore  e  il  sapore 
delle  sue  acque ;  la  miniera  era  situata  presso  la  citta ;  e 
in  essa  lavoravano  moltissinii  schiavi  nel  fondere  e  ridurre 
in  barre  quel  metallo.  II  Batuta  lascio  quella  piazza,  ove 
termina  la  relazione  del  suo  viaggio,  nelTanno  i353,  e  di 
la  sembra   che  passasse  di  nuovo  nella  Barberia. 

La  relazione  di  questo  viaggio  richiederebbe  un  piu 
lungo  estratto ,  qualora  notare  si  volessero  le  cose  piu  im- 
portanti  tanto  relative  alle  produzioni  natiirali  delle  diverse 
regioni,  quanto  alia  storia  de' diversi  paesi,  ai  loro  co— 
stumi ,  al  loro  traffico,  agli  avvenimenti  seguiti  durante 
quel  periodo,  ed  agli  scliiarimenti  coplosissimi  che  trarre 
se  ne  potrebbono  per  la  geografia  dell'  Oriente  del  medio 
evo.  Alcuni  punti  geografici  sono  illustrati  nelle  note  del 
Lee ,  sparse  di  copiosa  erudizione  e  di  citazioni  di  scrit- 
tori Arabi  e  Persiani.  Ma  con  somma  nostra  sorpresa  non 
vediamo  se  non  che  scarsamente  in  alcune  note  al  capo  23. 
citato  il  nostro  celebre  viaggiatore  Marco  Polo ,  il  quale 
percorse  avendo  presso  che  tutte  le  regioni  delPAsia  visi- 
tate  dal  Batuta,  avrel)be  colla  sua  relazione  presentati 
molti  opportuni  confronti  ,  speciahnente  in  cio  che  ri- 
guarda  la  geografia  di  que"  tempi  e  i  nomi  delle  provincie 
e  delle  citta.  E  si  ehe  il  Lee  avrebbe  potuto  grandemente 
approfittarne ,  avendo  sott'  occhio  la  bella    tiaduzloue    che 


PAUTE    STRANIERA.  22() 

del  vlaggio  cli  Marco  Polo  Iia  recentemente  pubblicata  la 
Ingliilterra  il  sigiior  Marsden,  da  liii  citata  soltanto  alia 
pag.  220,  nientre  non  lia  notato  sostanzialmente  se  non 
die  r  iilentita  del  (kimhalu  di  Marco  Polo  col  Pekin  dei 
Cinesi ,  gia  ricoiioscluta  daW  Asscmani  nella  sua  Biblioteca 
Orientalc.  Sareblie  forse  impresa  degna  di  qualche  erudito 
Itallano  1'  Istituire  un  confroato  tra  le  notizie  geografiche 
contenute  nei  viaggi  del  Batuta ,  e  quelle  die  nel  secolo  an- 
tecedente  erano  state  fornite  dal  celebre  viaggiatore  Italiano. 
Del  rimanente  il  Lee ,  tutto  occupato  nelle  varie  lezioni 
arabiche  del  suo  testo  e  nel  confronto  con  altri  scrittori 
Arabi  e  Persian!,  non  si  e  curate  di  seguire  con  accu- 
rata  critica  le  diverse  escursioni  del  Batuta;  non  ba  posto 
jnente  ad  alcune  irregolarita  della  relazione  medesima , 
nella  quale  si  torna  piu  volte  su  di  uno  stesso  argomento 
e  su  di  una  stessa  regione,  senza  ben  distinguere  le  epoche; 
non  si  e  fatto  puuto  sollecito  di  esporre  la  cronologia  dei 
diversi  viaggi,  conibinata  colle  distanze ,  dalla  quale  forse 
potrebbe  eccitarsi  qualdie  dubbio  suUa  geauinita  della  re- 
lazione ^  non  ba  notato  il  carattere  eccessivamente  divoto 
dello  scrittore  Turco ,  die  nelle  sue  peregrinazioni  non  si 
e  applicato  generalmente  se  non  die  alia  visita  dei  luoghi 
santi ,  dclle  sante  o  pie  persone ,  e  ba  date  prove  mani- 
feste  della  sua  credulita  nel  riferire  confidentemente  i  loro 
miracoli ;  non  si  e  fatto  carico  delle  frequenti  sue  esage- 
razioni ,  e  del  suo  spirito  tendente  sempre  ad  ingrandirej 
non  ba  per  ultimo  risclnarate  le  indicazioni  degli  oggetti 
naturali  esposte  dal  Batuta  col  confronto  delle  descrizioni 
date  dai  moderni  naturalist! ,  accontentandosi  di  citare  al- 
cune volte  Crawfurd ;  e  cosi  pure  in  vece  di  appoggiarsi  ai 
moderni  viaggiatori,  specialmente  Inglesi,  per  la  ricogni- 
zione  dei  luogbi,  e  massime  per  le  citta  Indiane  visitate 
dal  Batuta,  si  e  accontentato  di  citare  talvolta  la  sola  opera, 
per  altro  pregevolissima,  del  Maggiore  Rennell  sulf  India. 
Devesi  tuttavia  riguardare  come  assai  importante  la  comu- 
nicazlone  cbe  il  Lee  far  voile  alFEuropa  con  questo  com- 
pendio  della  relazione  di  un  antico  viaggiatore  Arabo,  finora 
scarsaraente  conosciuta. 


aSO  APPENDICE 


SuUe  rdazionl  dl  struttiira  or-ganica  e  di  parcntela  che 
possoiio  esistere  fra  gh  animcdl  dclle  epoche  storiche 

e  attualmente  viventi ,  e  le  specie  antidiliwiane  e 
perdute.    Memoria    di    Geoffroy-Saint-Hilaire  , 

letta  alt  Accademia  delle  scienze. 

\jU  animali  di  cni  s'  incontrano  gli  avanzi  sepolti  nel 
sen  della  terra,  appartenenti  quasi  tutti  a  specie  otl  a  ge- 
neri  che  omai  piii  non  si  trovano  nello  stato  di  vita  ,  deb- 
bonsi  forse  ripiitare  gli  antenati  di  quelll  che  or  popolano 
la  terra ,  attribnendo  le  softerte  variazioni  al  tempo  e  alle 
vicende  del  globe  ?  0  dovrassi  per  avventnra  accettare 
r  opposta  opinione  ,  secondo  cui  aiiimetterebbesi  che  dopo 
grand!  catastroii  sieno  sorti  per  novella  creazione  esseri 
novelli  ?  Ecco  il  problema ,  la  cui  risoluzione  sara  V  og- 
getto  d'  una  sequela  di  Memorie  ,  delle  quali  la  prima  sola 
fu  letta  air  Accademia. 

L'autore  piglia  principio  confessando  che  la  scienza  non 
e  ancora  fornita  di  tutti  que'  documenti  che  sembrano  ne- 
cessarj  alia  compiuta  trattazione  dell' argomento.  Anzi  egli 
invoca  1'  altrui  indulgenza  suU'  ardire  ch'  egli  dimostra  nel- 
1'  accingersi  a  cotal  questione  in  un  tempo  in  cui  puo 
apparir  prematuro  il  discuterla.  Ma  a  clo  spronoUo  vina 
particolar  circostanza.  «  Aveva  io ,  die' egli,  appena  letto 
alcune  important!  osservazioni  comunicate  all'  Accademia 
dal  dottore  Roulin,  quando,  trovandomi  preoccupato  d' an- 
tiche  meditazioni  sugli  animali  antidiluviani ,  sfuggimmi , 
sul  finir  del  mio  ragguaglio,  nn  riflesso  impossibile  ad  essere 
bene  afferrato  senza  maggiori  sviluppi ;  fuvvi  chi  clo  av- 
verti,  e  stimolommi  a  pensare  a  dar  questi  schiarimenti.  » 

E  sentenza  di  GeofFroy-Saint-Hilaire  che  nel  regno  ani- 
niale  siavi  una  non  interrotta  successione  dalle  prime  eta 
del  mondo  sino  a  noi  operata  per  via  di  generazione.  E 
di  vero,  gli  antichi  animali,  i  cui  resti  conservaronsi  nello 
stato  fossile ,  difFeriscono  tutti ,  o  almen  quasi  tutti  ,  da 
quelli  che  esistono  alia  superficie  della  terra.  Ma  cio  non 
basta  per  inferirne  che  quelli  non  poterono  essere  gli  an- 
tecessor! d!  questi.  In  fatt!  ,  tra  le  specie  perdute  e  le 
viventi  havvi  un  iiotabile  legame  di  analogia.  Nonfuguari 


rVRTE    STRANIERA.  2^ I 

difficile  il  comprenderle  entro  le  grandi  classificazioni ;  consi- 
derando  come  tutte  sono  formate  d'orgard  analog} d  ^  le  giu- 
dichiamo  modificazioni  d' un  medesimo  essere ,  di  qucllo  die 
not  chiamiamo  aniinale  vertcbralo. 

Considerando  la  creaziono  animale  nel  suo  Insieme  dal 
suo  pr'mcipio  sino  ad  ora,  T  autore  crede  di  ravvisarvi  da 
prima  VTna  serie  progressiva,  cjual  sarelibe  cjuella  degli 
ittiosauri ,  plcsiosauri ,  pleurodattili ,  mesosauri  ,  teleosanri , 
megidonici,  megaterj  ,  anoploterj ,  palcoterj ,  ecc. ,  animali  tutti 
trasfonnati  in  guisa  da  non  esistere  oggi  piii  alcuno  dei 
generi  die  formavano.  Per  mezzo  dei  mastodoiiti  T  autore 
coacatena  a  quegli  aniinali  piii  antichi  del  globo  gli  ani- 
mali apparsi  da  poi,  i  quali  constano  di  specie  de' mede- 
sinii  generi ,  le  une  perdute  e  antidilitviane  ,  e  le  altre 
presentemente  viventi :  questi  ultimi  sono  qnelli  die  senza 
trasmutazioni ,  o  almeno  con  leggerissime  variazioni ,  po- 
terono  adattarsi  alio  stato  attuale  del  mondo.  Questi  ani- 
mali, i  quali  parte  si  trovano  in  istato  fossile  e  parte  in 
istato  di  vita,  sono  gli  elefanti,  i  rinoceronti,  alcuni  didelfi  , 
alcane  jene,  alcuni   orsi,  ecc. 

GeofFroy-Saint-IIilaire  cita  come  1'  opera  d'  un  autore 
die  ha  precorso  i  lumi  del  proprio  secolo,  quella  di  De 
Lamarck  ove  questi  tratta  deW  influenza  delle  circostanze 
sulle  azioni  e  le  abitudini  de' corpi  viventi,  e  reciprocamente 
deW  influenza  delle  azioni  e  delle  abitudini  dei  corpi  vivenli 
sulla  modijicazione  delle  loro  parti. 

I  fatti  particolari  ai  quali  De  Lamark  appoggia  la  sua 
grande  idea ,  non  ponno  vantafe  un'  esattezza  rigorosa ; 
fors'  anco  uno  pur  non  ve  a"  ha  ove  non  si  ravvisi  mac- 
diia  d' inesattezza ;  con  tutto  cio  l' illazione ,  die  da  essi 
insieme  presi  egli  deduce,  e  vera;  tanta  e  la  possanza 
dell'  ingegno  per  presentire  le  grandi  verita  della  natura. 
Non  altrimeuti  Buil'on,  ispirato  dalla  sua  penetrazione  ,  sco- 
pre  die  gli  animali  delle  regioni  equatoriali  abitano  uno 
dei  continenti  ad  esclusione  dell'  altro  ,  seliljene  alcuna 
delle  prove  allegate  da  cjuel  uoino  celelire  a  convalidare 
cotale  opinione  non  possa  forse  oggidi  ammettersi ;  e  pure 
questa  proposizione  e  divenuta  una  legge  die  ha  ricevuto 
dal  tempo   il  sigillo  di  una  piena   conferina. 

Ed  a  proposito  dell'  opinione  di  De  Lamarck  1'  autore 
cita  un  luogo  notabile  in  Pascal:  «  Gli  esseri  auimati , 
dice    egli ,    uel    loro   priucipio    eraiio    solamcnte    individui 


232  APPENDICE 

informi  e  amblgui ,  di  cui  le  circostanze  permanent!  In 
inezzo  a  cui  viveano,  hanno  deciso  in  origine  la  costitu- 
zione.  " 

A  solidamente  stabilire  V  opinione  di  GeofFroy ,  il  punto 
importante  sta  nel  dimostrare  die  le  difFerenze  di  costitu- 
zioni  atmosferiche  poterono  e  per  frequenza  e  per  energia 
essere  tali  da  richianiare  le  varie  specie  e  i  varj  generi 
dai  tipi  che  offrivano  nell'  origine  delle  cose  alio  state  d'  og- 
gidi.  Cio  crede  V  autore  che  non  possa  rivocarsi  in  diibbio. 
«  Pongasi  mente  alle  raoditicazioni  cui  possono  ancora 
sogglacere  le  specie  a  motivo  d'  un  semplice  traslocamento 
da  una  latitudine  ad  un'  altra  ,  cangiamenti  verificati  dal 
dottor  Roulin  sugli  animali  trasportati  d'  Europa  in  Ame- 
rica ;  pongasi  mente  in  particolar  raodo  ai  fatti  si  impor- 
tanti  somn.iuistrati  dallo  studio  delle  mostruosita ,  e  cessera 
la  meraviglia  per  le  mutazioni  arrecate  nelle  specie  ani- 
mali dalla  succession  del  secoli,  e  la  meraviglia  per  quelle 
introdotte  nelle  cause,  merce  la  cui  influenza  si  svilup- 
pano  gli  animali.   » 

Rendere  evidente  l"  efiicacia  delle  cause  estcriori  a  mo- 
dlficare  lo  sviluppo  degli  esseri  viventi ,  ecco  il  verace 
scopo  delle  sperienze  tentate  dall'  autore  nello  stabiliniento 
d'Auteuil^  ove  si  edncano  pulcini  nati  (eclos)  coU' influsso 
di  un  calore  artificiale. 

Oggi  per  la  prima  volta  V  autore  svela  il  fine  filosofico 
di  queste  ricerche ,  dissimulato  per  necessita  in  un'  epoca 
in  cui  la  scienza  era  persegultata.  Le  sperienze  qui  richia- 
mate  sono  decisive.  GeofFroy- Saint-Hllaire  facendo  variare 
gli  stati  di  calore ,  di  secchezza ,  di  raoto ,  non  solo  pro- 
duceva  a  suo  piacere  alcune  mostruosita ,  ma  sapeva  al- 
tresi  far  sorgere  la  tale  o  tal'  altra  maniera  di  mostruosita 
con  acconce  precauzioni.  Ne  alcuno  ci  opponga  clie  le 
specie  mostruose  prodotte  cosi  in  un  modo  artificiale ,  erano 
inette  a  rlprodursi  e  a  perpetuarsi.  La  natura  ajutata  dal 
tempo  die  mai  non  le  manca ,  operando  con  modificazioni 
pill  numerose  e  piii  lente ,  ben  pote  ella  far  cio  die  non 
riuscira  giammai  alia  piii  destra  sperimentazione. 

GeofFroy  tratta  eziandio  la  questione  tanto  lungamente 
agitata  della  preesistenza  dei  germi ,  e  oppone  a  questa 
teoria  il  sistema  delle  nostre  cognizioni  sulla  mostruosita , 
e  in  particolare  le  sperienze  or  ora  mentovate,  in  cui 
fece  egli  deviare  a  suo  piacere  e  in  un  senso  determiuato 
r  organizzazione  dal  suo  uaturale  cammiiio. 


rVRTE    ITVLIANA.  233 

P  A  R  T  E   II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


LETTERATURA    E   BELLE   ARTI. 

Poesie  minori  del  Pctrarca  sul  testo  latino  (posto  dl 
confronto  )  ora  corrctto  volgarizzate  da  poed  viventl 
o  da  poco  dcfnnti.  — Blilano ,  1829,  dalla  Societd 
tipografica  de  Classici  Italiani.  Vol.  i.°,  in  12°  Ital. 
lir.  4.,  in  8.°  col  ritratto  del  Petrarca  llr.  6.  5o, 
in  8.°  in  carta  di  colla  col  ritiatto  lir.  9.  —  L'  opera 
e  divisa  in  tre  volumi. 

xJtd  rlnascimento  delle  lettere  nel  secolo  XVI  fino  quasi 
ai  di  nostri  la  riputazione  del  Petrarca  si  fondo  sempre 
sopra  le  sole  poesie  amorose:'e  molti  celehri  petrnrchisli  noii 
conobbero  le  sue  opcre  latiue  di  prosa  ne  di  verso ;  o 
se  n'  ebbero  contezza  non  lasciarono  pero  indizio  alcuno 
di  averle  studiate.  A  poco  a  poco  la  storia  letteraria  si  e 
divolgata  piii  che  noa  fosse  dapprima ,  e  il  cantore  di 
Laura ,  collocato  fra  gli  eruditi  e  i  filosofi ,  fu  salutato  ri- 
storatore  del  culto  di  \  irgilio  e  d'Omero:  ma  questa  lode 
gli  fu  tributata  dai  piii  suUa  fede  del  Bettinelli ,  del  Ti- 
rabosclii,  del  Ginguene  ^  e  il  canzoniere  continue  ad  essere 
tuttavia  r  unico  libro  di  tanto  ingegno  die  si  leggesse  da 
molti.  Forse  le  sue  lettere  senili  sarebbero  al  presente 
fra  le  mani  di  tutti  se  il  Perticari  ne  pubblicava  la  sua 
traduzione  :  e  forse  ora  per  le  cure  dell'  avvocato  Rossetti 
diventeranno  popolari  queste  poesie  minori  clie  nel  loro 
latino  e  nelle  scorrette  edizloni  non  potevano  invogliare 
se  non  poclii  studiosi.  Laonde  sarebbe  ingiustizia ,  noa 
cominciare  le  nostre  parole  da  un  sincero  rendimento  di 
grazie  a  quell'  egregio  editore ,  die  non  perdona  ne  a  fa- 
tiche  ne  a  spese  per  restituire  ad  un  grande  Italiano  tutta 
intiera  la  fama  di  cui  e  degno.  E  se  noi  non  sareuio  in 
alcune  cose  pienamente  d'  accordo  con  lui ,  il  diremo  sin- 
ceramente    come   a  sincero    amatore    della    verita    e    della 


334  APPENDICE 

gloria  del  suo  autore  ^  ma  non  per  questo  sara  minore  la 
stiuia  e  la  gratitudine  nostra  verso  la  nobile  sua  fatica. 

II  signor  Rossetti  in  un  lungo  dlscorso  prelimhiare  va 
indagando  il  carattere  dello  spirito  del  Petrarca:  indagine , 
come  ognun  vede ,  assai  dilicata ;  alia  quale  per  altro 
r  autore  ha  voluto  soddisfare  per  una  via  dlsgiunta  da  quella 
amenita  die  ciascuno  vorrebbe  trovare  dovunque  parlasi 
del  Petrarca. 

«  Intelletto,  fantasia  e  volonta  (dice  11  signor  Rossetti) 
sono  le  primarie  potenze  deU' essere  deU'uonioi  ed  il  giu- 
sto  equilibrio  di  queste  tre ,  elevate  che  slano  al  massimo 
punto  deir  umana  possibilita  ,  forma  T  uomo  veramente 
perfetto.  La  minore  loro  elevazione  e  la  diversa  propor- 
zione  fra  loro  costltuiscono  un'  Infinlta  progressiva  gradua- 
zlone  di  preponderanze  e  di  equilibrj  i,  onde  vedlamo  na- 
scere  da  un  canto  tanti  esempi  di  relatwa  eccellenza  del 
sapere ,  del  fare  e  del  volere  ,  come  dall'  altro  altrettanti 
ne  vedlamo  di  egualmente  relatk-a  pravita.  »  la.  tall  pro- 
porzioni  (  prosegue  dlcendo  )  consiste  il  carattere  d'  ogni 
uomo ,  il  qual  carattere  e  grande  dove  preponderi  una 
delle  tre  potenze  predette ;  eleiato  se  ne  preponderano  due; 
perfetto  quando  v'  abbia  un  perfetto  equilibrio  del  massimo 
di  quelle  tre  potenze.  Ma  V  eccellenza  o  la  pravita  di  un 
carattere  «  dipendono  sempre  dalla  proporzione  magglore 
in  cui  la  volonta  stassl  colle  altre  due  potenze  :  qulndi 
eccellente  sara  11  carattere  nascente  dall'  equilibrio  dell'  in- 
telletto coUa  fantasia  ,  aventi  assoluta  preponderanza  sulla 
volonta ;  forte  sara  quello  in  cui  stanno  Intelletto  e  volonta 
preponderant!  sopra  la  fantasia;  laddove  sempre  perversa 
quello  riusclra ,  nel  quale  fantasia  e  volonta ,  o  quest'  ul- 
tima soUanto  hanno  11  predominio  suU'  intelletto.  »  Ora 
il  carattere  dello  spirito  del  Petrarca  e  quello  i<  dl  eleva- 
tezza  delle  tre  potenze  con  equllibrata  preponderanza  d'  in- 
telletto e  fantasia.  Da  cio  segue  che  il  suo  intelletto  noa 
poteva  a  meno  di  pendere  all'  ideale  nella  storla  e  nella 
morale ,  e  qulndi  nel  sapere  e  nel  fare ;  laddove  la  sua 
fantasia  dovea  egualmente  chinare  alia  verlta  degli  afFetti 
e  degli  avvenimenti:  onde  frenata  mai  sempre,  ondegglare 
dovea  la  sua  volonta  fra  la  verlta  e  la  bellezza  della  realta 
e  deir  ideale.  "  Di  qui  poi  il  Petrarca  »  pote  essere  som- 
mo  nel  suo  erotico  canzoniere  .  .  .  potea  essere  grande  al- 
tresi  ill  quel  genere  di  poesia  epica   nella  quale  predomina 


PARTE    ITALIANA.  235 

I'entusiasnio  graCco,  sla  poi  desso  pittorico  o  morale ,  en- 
comiastico  o  detcstativo  .  .  .  Ma  nelfepopea,  in  cui  la  fan- 
tasia debbe  colP  intelletto  ,  per  cos'i  dire  ,  immedesimarsi , 
ed  in  cui  dee  crearsi  la  storia  e  celarsi  ad  im  tempo  il 
sentimeiito  del  poeta ,  ossia  1'  affetto  generante  la  propria 
creazione  di  lui ,  c  quello  die  da  questa  e  generato  ,  non 
potea  il  Petrarca  riuscire  ne  sommo,  ne  grande,  perche 
r  eccesso  dcUa  fantasia  creatrice  non  era  in  lui.  " 

Se  cjuesto  discorso  fosse  una  traduzione  di  qualche  au- 
tore  oltramoatano  di  estetica ,  noi  dlrenimo  die  il  sig.  Ros- 
setti ,  dopo  avere  traslatato  il  suo  testo  ,  avrebbe  potato  ag- 
giungergli  qualcbe  nota  per  giovare  i  suoi  leggitori  nella 
dilficile  impresa  di  bene  deciferarlo:  ma  posto  die  dobbiam 
credcrlo  sua  propria  creazlone ,  non  possiamo  astenerci 
dal  dire  aver  lui  addensate  molte  nubi  oscurissime  intorno 
a  un  sosTgetto  per  se  medesimo  facile  e  cliiaro.  Perche 
vorremo  noi  Italiani  ravvolgere  nel  linguaggio  di  una  me- 
tafisica  tutta  ingombra  delle  neblsie  setlentrionali  le  nostre 
dottrine  poeticlie ,  splendide  come  il  cielo  sotto  il  quale 
viviamo?  E  questo  linguaggio  di  una  pretesa  scienza  die 
va  grettamente  notomizzando  le  facolta  necessarie  al  poeta, 
ne  fara  mai  un  poeta,  giunge  piii  die  mai  importune  in  una 
prefazione  al  Petrarca ,  dove  1'  animo  de'  leggitori  si  pro- 
inette  cose  troppo  diverse.  A,  provare  che  il  Petrarca  noa 
era  nato  alia  vera  epopea  val  piu  die  ogni  argomento 
r  Africa  sua  :  il  cercare  a  priori  la  cagione  perche  questo 
poema  e  rimasto  tanto  lontano  dalla  perfezione  non  e  altro 
se  non  erigere  un  edilizio  a  cui  mancherebbe  il  miglior 
fondamento,  se  questo  poema  non  sussistesse.  D'  altra  parte 
a  voler  sostenere  che  il  Petrarca  non  riusci  nell'  epopea 
per  difetto  delle  facolta  necessarie  a  quel  genere  di  poesia , 
bisognerebl)e  dimostrare  molte  altre  cose,  e  innanzi  tutto 
che  r  argomento  da  lui  cantato  fosse  capace  di  una  per- 
fetta  epopea. 

Queste  osservazioni  aV)biam  fatte  al  discorso  del  signor 
Rossetti ,  non  tanto  perche  discordiamo  in  generale  dalle 
sue  opinioni ,  quanto  perche  ci  e  sembrato  opportune  di 
cogliere  questa  occasione  per  avvertire  la  2;ioventu  itallana 
di  non  lasciarsi  invescare  al  desiderio  oggimai  fatto  comune 
di  significare  con  vocaboli  nuovi  e  dilllcili  cose  facili  e 
conosciute  assni  prima  di  questa  eta.  Noi  stimiamo  quanto 
altri  mai  e  la  diligenza  e  T  ingegao  e  V  acuiue  degli  stranieri ;, 


236  APPENDICE 

niolti  tlei  quail  cl  possono  somministrare  not'izie  e  klee 
utilissline ,  ma  vorremmo  die  queste  notizie  e  queste  idee 
entrando  nell"  italica  letteratiira  vestissero  forme  italia- 
ne.  Del  resto,  qualunque  sia  I' opinione  clie  aver  si  debba 
del  citato  discorso,  ripetiamo  assai  volentieri  clie  molta 
senza  dubbio  e  la  lode  dovuta  al  siguor  Rossetti  per  questa 
edizione  delle  poesie  minori  del  Petrarca ,  le  quail  era  per 
lui  potranno  essere  studiate  o  nel  testo  da  lui  con  grande 
studio  corretto,  o  nelle  versioni  comiiiesse  ad  egregi  iet- 
terati  ed  eseguite  con  sollecito  amore.  Delle  quali  noi  forse 
terremo  discorso  quando  V  edizione  sara  venuta  al  suo 
termlne ;  iimitandoci  per  ora  a  poche  osservazioni  su  al- 
cune  correzioni  del  testo  latino  nelle  quali  non  siamo  pie- 
namente  d'  accordo  colF  egregio  editore. 

Eel.  I.  n."  I.  Qui s  fata  regie  diver sa  gemeUis?  —  In  liiogo 
di  regit  tutte  le  edizioni  hanno  neget.  n  A  me  pare  pero 
(  cosi  11  signor  Rossetti )  dovervisi  sostituire  regjt,  percioc- 
clie  1'  antitesi  delle  idee  de'  tre  versi  precedenti  e  del  sus- 
seguente  richiedono  questa  correzlone ,  mentre  il  senso  ed 
il  tempo  del  verbo  negare  male  vi  si  accorderebbero.  " 
Ma  contro  la  fede  di  tutte  le  edizioni  voglion  essere  molti 
e  gagliardi  i  motivi  clie  ci  facciano  sostituire  ex  ingenio 
una  nuova  lezione :  e  questi  motivi  si  riducono  forse  ad 
un  solo ,  cioe  alia  mancanza  d'  ogni  senso  nella  comune 
lezione.  E  noi  non  crediamo  die  questa  mancanza  abbla 
potuto  movere  il  signor  Rossetti ;  giacche  leggendo  quis 
fata  neget  diiersa  gemellis  n  esce  un  senso  probabilissimo : 
e  Jia  che  alcuno  neghi  diversi  fati  esser  posti  a  noi  die  pur 
siamo  gemelli? 

lb.  n.°  5.  Mutatamque  novo  frangebam  carmine  vocem. 
Mutatamque  novo  fingebani  carmine  vocem 
^mulus  etc. 

II  signor  Rossetti  ha  cambiato  qui  la  puntegglatura 
delle  edizioni  comijni,  ed  anche  T  ordine  dei  versi ;  ai 
quali  si  sforza  di  trovare  qualcbe  spiegazlone.  n  Credo 
volere  qui  il  Petrarca  farci  conoscere  com'  egli  da  giovi- 
netto  spezzava  la  mutata  favella  con  nuova  maniera  di  versi , 
cioe  tentava  la  nuova  pocsia  volgare ;  come  poi  formava 
la  mutata  favella  co''  nuovi  suoi  versi ,  cioe  come  stabiliva 
la  volgare  favella  italiana  coUe  volgari  sue  rime ;  e  come 
mentre  cosi  adoperavasi  conobbe  Omero.  "  Noi  confes- 
siamo  di  non  intendei'e  questo  commento ;  e  dubitiamo  che 


PARTE    ITALIANA.  207 

r  wno  ilei  due  vers!  dcbbasi  togliere  come  semplice  glos- 
sema,  come  un  pentimento  clie  I'autore  si  dimentico  poi 
dt  cancellare.  Cosi  debbe  avere  opinato  anche  il  professore 
Arici ;  e  n'  e  prova  la  sua  bella  vei'sioue ,  dove  senza  puato 
ripetersi  disse  scinplicemeute  : 

a  nuoii  modi 

Formai  la  voce  trasinutatn. 
La  quale  mancanza  poi  di  uniformita  rispetto  alle  emenda- 
zioni   ed  all"  intelligenza  del  testo  latino    fra    1'  editore  e  i 
volgarizzatori  e  un  difetto  non  infreqnente  in  questi  volunii. 

lb.  n."  9.  Hos  ego  cantantes  sequor.  Cosi  per  coiifessione 
del  signor  Rossetti  si  legge  in  tutte  le  edizioni.  "  Ma  io 
pero  (prosegue)  oso  sostitnirvi  cantando,  parendomi  giu- 
sto  die  il  vivo  segua  cantando  le  orme  de'  poeti  morti , 
anzi  che  quegli  segua  questi  contanti.  »  Qui  dunque  es- 
sendo  concordi  le  stampe  nella  lezione  cantantes,  il  signor 
Rossetti  non  lia  per  raallevadore  della  sua  emendazione 
8e  non  il  gusto  e  il  giudizio  suo  particolare.  E  noi  non 
vogliaiuo  revocare  in  dubbio  ne  1'  uno  ne  1"  altro  •,  ma  por- 
tiamo  opinione  che  in  questo*  il  signor  Rossetti  alibia  ol- 
trepassati  i  limiti  assegnati  ad  un  semplice  e  fedele  editore. 
Potrebbe  anche  dirsi  che  la  ragione  da  lui  addotta  e  pro- 
sastica  troppo  ,  e  che  per  soverchio  studio  di  logica  esat- 
tezza  egli  condanna  una  bella  immagine,  un  fiore  di  poesia. 
Che  bella  e  poetica  e  senza  duljbio  quest'  immagine  sotto 
la  quale  il  Petrarca  ci  rappresenta  se  stesso  avviato  suUe 
orme  di  Virgilio  e  di  Omero  che  lo  precedon  cantando. 
E  qui  pure  puo  dirsi  che  all'  editore  manca  il  suliVagio 
del  ch.  traduttore ,  dicendo  egli:  Or  de  caniori  Segno  io 
quindi  le  schiere. 

Eel.  III.  n."  10.  ScipioTiibus  actus  eharnis.  II  signor  Ros- 
setti nota  che  alcuni  leggono  Scipionibus  actus  hybernis  ;  e, 
rigettata  questa  lezione  ,  soggiunge :  n  La  seconda  dovra 
toUerarsi,  non  gia  per  gli  arzigogoli  di  Benvenuto  sul 
curru  eburneo  e  sul  baculus  lingua  eburnea  (?)  Scipio  dicitur; 
ma  unicamente  perche  non  v' ha  altro  ripiego.  "  Eppure 
due  vie  si  aprivano  all' editore  per  correggere  il  testo, 
sicche  desse  alcun  senso.  Bastava  ricordarsi  che  il  nome 
de'  Scijuonl  venne  dal  bastone  ( scipio )  con  cui  P.  Cor- 
nelio  cammlnando  ajutava  ia  sua  cecita  :  e  che  un  bastone 
eburneo  [scipio  eburnus)  finche  duro  la  repubblica ,  fn 
r  iuscgna  de' trioufanti.   Quindi  il   signor  Rossetti  pole va  di 


238  APPENDICK 

leggieri  coiTeggere  qnesta  lezione,  scrlvendo  con  inizlale 
minuscola  la  voce  scipionibus ;  e  rlsparmiare  per  questa 
volta  la  censura  ch'  el  move  all'  antico  comentatore.  O  se 
gli  pareva  die  la  frase  actus  scipionibus  eburnis  lasciasse 
ancor  qualche  dubljio  (  perclie  altra  cosa  e  che  i  trionfanti 
portassero  per  insegna  un  bastone  d' avorio  ;  eel  altro  e  il 
dire  che  Scipione  fosse  o  condotio  o  accompagnato  al  trionfo 
con  siffaui  bastoni) ,  poteva  lasciare  iatatto  il  Scipionibus  e 
rivolgere  le  sue  emendazloni  alV  hybcrnis.  Nel  che  pure  il 
traduttore  (  SalvagnolL  Marchetti )  doveva  essergli  scortaj  il 
quale  dicendo  Dietro  t esempio  dei  grandi  cai  suoi,  mostra 
di  avere  considerato  anch'egli  per  nome  proprio  la  voce 
scipionibus,  e  accenna  ad  una  facile  correzione  del  teste. 
Gli  avi  dl  Scipione  non  poterono  dirsi  certamente  eburni, 
ma  iberi;  e  noi  qiiindi  credlamo  che  il  Salvagnoli  leggesse 
Scipionibus  actus  hiberis ,  perche  nell' Iberia  i  gi-andi  avi 
dell'  Africano  si  resero  illustri  e  co'  loro  esempi  ed  anche 
coH'infelice  loro  fine  gli  apersero  la  strada  ai  trionti.  E 
siccome  la  lezione  Scipionibus  eburnis  non  da  verun  senso , 
COS!  il  signor  Rossetti  non  avrebbe  dovuto  passarla  senza 
tentare  almeno  una  qualche  correzione ,  posto  che  altrove 
non  dubito  di  rifare  il  testo  anche  senza  necessita. 

Di  questa  maniera  potremmo  notare  forse  in  ogni  egloga 
pill  d'  un  luogo  dove  la  lezione  piaciuta  al  signor  Rossetti 
non  puo  accettarsi  per  buona :  se  non  che  risparmiando 
a  uoi  stessi  questa  nojosa  fatica  siamo  sicuri  di  far  cosa 
grata  anche  ai  lettori,  perche  i  testi  corretti  sono  desiderati 
da  tutti,  ma  le  correzioni  e  i  motivi  di  esse  non  dilettano 
se  non  solo  un  picciolissimo  numero  di  persone:  e  al  nostro 
proposito  gia  e  bastevole  questo  saggio.  Perocche  noi  non 
vogliamo  se  non  persuadere  il  signor  Rossetti  a  procedere 
con  piu  misurata  liberta  nella  correzione  del  testo,  affin- 
che  r  opera  sua  risponda  in  tutto  a'  desiderj  suoi  proprj 
ed  air  aspettazione  ciie  il  pubbllco  ha  concepita  della  sua 
diligenza. 


Eneide  dl  Virgilio,  traduzione  dl  Eufroslna  Massoni.  — 
Lucca  ^    1829,  dalla  dacale  tipograjia  Bertini. 

Mentre  dobbiam  confessare  che  i  nostri  giovani  ( chi  che 
se  n'  abbia  la  colpa  )  negligentano  in  generate  lo  studio  della 
lingua  latina ,    una  donna    ofFerisce    all'  Italia    un   esempio 


TAUTE   ITAtlANA.  289 

rarisslmo  in  ognl  eta ,  traducendo  in  versi  tutta  intiera 
I'Eneide  di  Virgilio.  E  siccome  con  qiiesto  lavoro  essa  voile 
ajutare  i  proprj  iigliuoli  a  ben  conoscere  Y  idioraa  del  La- 
zio,  cosi  ha  dovuto  studiare  sopra  tutto  la  fedelta,  dando 
prova  non  duhbia  di  esserne  essa  medesima  egregia  cono- 
scitrice.  Noi  dunque  cominciamo  dal  render  grazie  alia 
signora  Massoni  di  questo  nobile  esenipio,  pregando  la  gio- 
ventu  italiana  a  non  gnardare  senza  una  lodevole  invidia 
qnesto  slngolar  monuraento  del  feuiminlle  ingegno ,  per 
quanto  ha  cara  la  gloria  della  patria  letteratura.  In  questo 
non  ha  luogo  diversita  di  opinioni  o  di  scuole:  i  Tedeschi 
e  gFItaliani,  il  Manzoni  e  il  Monti,  i  romantici  e  i  clas- 
sici  insomnia  hanno  tutti  cercata  la  gloria  per  questa  via: 
anzi  r  Inghilterra  e  la  Germania,  dove  la  letteratura  e  si 
libera  dalT  iniitazione  dei  Latini  e  dei  Greci,  hanno  tolto 
quasi  all'  Italia  il  vanto  della  latinita.  E ,  per  non  uscire 
de'  nostri ,  vorreino  noi  credere  che  solo  all'  ingegno  e  nulla 
all'  avere  studiato  in  Virgilio  ed  in  Cicerone  debbasi  ascri- 
vere  quella  tanta  diversita  che  si  scorge  fra  lo  stile  dei 
Manzoni  e  quello  di  tanti  giovani  che  si  son  dati  digiuna- 
mente  a  imitarlo?  E  senza  lo  studio  della  lingua  latina 
avrel)be  TAriosto  ottenuta  quella  fama  di  egregio  scrittore 
ch'egli  ha?  Lasciamo  di  parlare  del  greco ,  coltivatissimo 
in  quella  eta  nella  quale  si  fece  piii  che  niai  ricca  la  no- 
stra lingua ,  ed  ora  negletto  per  mode  che  appena  qualcuno 
lo  studia  nel  silenzio  delle  domesticlie  sue  niura :  ma  se 
colore  che  si  consaci-ano  alie  lettere  non  coltivano  il  latino 
per  richiamare  a'  loro  veri  signlficati  le  nostre  parole,  qua! 
confine  avra  la  licenza  degli  altri?  Certo  noi  non  facciamo 
se  non  solamente  un  piccolissimo  cenno  dei  molti  mall  che 
debbon  venire  alia  nostra  lingua  dal  negligentar  la  latina; 
ma  sappiamo  pur  troppo  che  anclie  questo  pochissimo  riu- 
ficira  grave  a  parecclii ,  ne  ci  assicuriamo  ne  pure  di  fug- 
gire  la  taccia  di  pedanti.  Pero  volgiamo  assai  volentieri  di 
nuovo  il  nostro  discorso  alia  signora  Massoni  che  vuole 
istruiti  nell'  idioma  del  Lazio  i  suoi  figli,  e  per  questo  no- 
bile  intento  ha  sostenuta  la  lunga  fatica  di  tradurre  il  mag- 
gior  poenia  latino.  I  critici  vorranno  trovar  senza  dubliio 
alcuni  luoghi  dove  1' egregia  donna  pote\a  essere  piii  fe- 
dele.  Diranno,  per  esempio,  che  quel  memorein  irani  Junonis 
non  e  Ijcn  tradotto  nell'  ira  memoranda  (.U  Giuno.   Dirannq 


240  APPENDICE 

che  il  muUuni  ille  ct  terris  jactatus  ec  alto  fa  travestito  con 
troppe  parole  dicendo : 

molto 

Con  I' armi  in  terra  oprb,  molto  sostenne 
Fra  i  gorghi  spinto  dell' immenso  sale. 
Qneste  ed  altre  consimili  cose  diraiino  i  critici.  Ma  se  vor- 
ranno  esser  giusti  diranno    inoltre   che  in  generate  la  tra- 
duzione  e  fedele ,    e  qualche    volta    rappresenta  le  finezze 
del    testo    assai    hene ,    dove  il  Caro    lascio  che  andasserci 
perdnte.  E  noi  ne  recliianio  in  eseinpio  quel  luogo  dove  e 
detto   che    V  infelice   Cassandra  viene  strascinata  Ad  coelum 
tendens  ardentia  lumina  frustra:    Luminal    nam  teneras  ar- 
cehant  vinculo  pulmas.  E  la  signora  Massoni  traduce : 
Invano  al  del  gli  ardenti  lumi  estolle ; 
I  lumi:  che  le  man  tenere  allaccia 
Aspra  catena. 
Ma  il  Caro  spense  1'  affetto  di  questo  passo  avendo  obliato 
r  aggiunto  ardentia  e  frapposta  alia  ripetizione   della  voce 
lumina  la  prosastica  formola  io  dico. 

Ecco  dal  tempio 

Trar  veggiam  di  Minerva,  con  le  chiome 
Sparse,  e  con  gli  occhi  indarno  al  del  rivolti 
La  Vergine  Cassandra.  Io  dico  gli  occhi 
Perche  le  regie  sue  tenere  mani 
Eran  da  lacci  indegnamente  avvinte. 
La  necessita  di  esser  brevi  non  ci  consente   piu  numerosi 
confronti,  i  quali  senza  togliere  il  vanto  della  lingua  e  di 
alcune  altre  sovrane  bellezze  al  Caro,    potrebbei-o  nondi- 
nieno   somniinistrare  materia  di  bella  e  giusta    lode  per  la 
signora    Massoni.    La    vei'sione    e    fatta    snll'  edizione    del- 
r  Heyne ,    ed    e    dedicata    al    niarchese    Cesare    Lucchesini 
splendidissimo    hime  delle  lettere  italiane ,  ed   iUustre  cul- 
tore  degli  idiomi  di  Grecia  e  di  Roma. 

Zrt   Vallismera,  Id'illio  del  cap.  Angela  Maria  Ricci, 
del  S.  O.  Q.  —  Rieti ,  i83o,  per  Salvatorelixmchi. 

L'  annunciare  un  idilllo  del  cav.  Ricci  sopra  la  Vallisniera 
e  cosa  piacevole  a  noi,  carissima  a  tutta  ritalia,  che  si 
proraette  ( e  non  indarno )  da  lui  Ijellissime  produzioni  in 
questi  argomenti.  Ma  e  troppo  increscevole  il  dover  dire 
che  questo  idillio  sarebbe  accompagnato  da  qualche  poesia 


PARTE    ITALIANA.  24 1 

dl  Uibano  Lampredl,  se  non  laoguisse  quel  forte  ingegno 
prostrato  piii  die  dagli  aiini  dall'  inferma  salute.  Mi  mvlsi 
( cosi  egli  in  una  sua  lettera  che  serve  di  prefazione  ) ,  e 
cliiesi  ajuto  a  inano  fortissima  ,  a  quella  del  cai;.  A.  M.  Ricci; 
e  tale  inchiesta  frutto  11  bell'  idlllio  che  annuncianio.  Noi 
per  levarne  un  saggio  trascriviamo  que'  versi  nei  quali  e 
descritto  come  la  Vallisniera  compie  le  leggi  d'  Iinene  e 
propagasi, 

Ecco  tutta 

L'  augural  pianticella  a  poco  a  poro 
Lieveinente  agitarsi,  e  qual  se  ia  lei 
L'  innamorata  JSajade  s  accenda 
D'  un  fervido  desir :  pregni  dell'  avida 
Polve  in  cui  spira  Amor,  gl' impazienii 
Maschi  fioretti  dull'  algoso  fondo 
Vie  vie  sorgon,  si  stendono,  cercando 
A'  loro  ampltssi  in  testimonio  il  sole , 
C/ie  d' un  vago  rossor  ne  tinge  i  lembi: 
Finche,  tolto  ognifren  (tanto  Amor  puole 
Che  fin  dai  cari  genitor  ci  svelle  )  , 
Dello  stelo  natio  rotti  i  legami , 
Abhandonan  la  madre ,  e  rigirando 
Sui  chiari  umor  come  il  desio  gli  porta 
Cercan  la  Sposa  nel  femineo  fiore , 
Che  la  stessa  favilla  il  sen  gli  tocca. 
Ella  frattanto ,  come  I'  alba  in  cielo 
Candida  e  schietta ,  le  virginee  spire 
Trae  dal  materno  stelo  e  al  fior  che  I'ama 
E  quasi  intorno  a  lei  danzando  muove 
Off  re  il  calice  aperto ,  ad  aver  pace 
Da  (fuella  polve  in  che  s'  aggira  ed  arde 
La  non  mai  spenta  pronuba  scintilla 
Del  primo  Amore  che  ad  Imen  le  sorti 
Delia  perenne  giovcntii  commise 
In  cui  s  addoppia  e  si  fa  hello  il  niondo. 

II  Dissoluto  geloso  ,    commedia  dl  carattere  in  cinque 
atd  dell'  avvocato  Antonio  Zanolini,    ecc.   —   Lu- 
gano,  1829,  co' dpi  dl  C.  Ruggia  e  C. 
II  sig.  avvocato   Zanolini   in    alcune    osservazioni    critiche 

rivela  con  tutta  ingenuitk  i  difetti  del  suo   componiuiento: 

BibL  Ikd.  T.  LVlll.  16 


242  APPENDICE 

e  11  prof.  Francesco  Orioli  in  una  Lettera  all"  autore  stesso 
dimostra  con  fine  giudizio  quanto  questa  commedia  ofFe- 
risce  alia  lode  od  al  biasirao,  sicche  il  nostro  ufiicio  gia 
sarebbe  compiuto  col  solo  annuncio.  Non  lascerenio  per 
altro  di  aggiungere  die  il  sig.  ZanoHni  si  mostra  capace  di 
battere ,  nou  senza  gloria,  la  strada  per  la  quale  si  e  messo. 


Raccolta  di  novelle  morali,  storie^  raccond  e  favole 
accomodati  all'  istruzionc  dell  itallana  gioventh  per 
ciira  di  Stefano  Tjcozzi.  —  Milano .,  i83o,  per 
Gaspare  Truffi  ( Sono  pubblicati  otto  volumi ,  che 
contengono  Agnese ,  ossla  la  Straniera  di  Karensi. 
Volumi  due.  ■ —  Paolino  di  Dutikerque.  La  forza 
dell'  amicizia.  Volume  unico.  —  Matteo  Visconti  in 
esilio,  II  solitario  del  Bosforo.  Volume  unico.  — 
Gli  Arabi  nclle  Qallie.  Volumi  tre  —  Gli  amori 
pastorali  di  Dafni  e  Cloe :  traduzionc  castigata 
di  G.  Gozzi.   Volume  unico ). 

Quale  sia  la  nostra  opinione  sui  romanzi  e  sul  roman- 
zieri  fa  espresso  piu  volte ,  e  specialmente  nel  discorso 
che  da  principio  a  questo  fascicolo.  Noi  abbiamo  sempre 
detto,  che  il  romanzo  s'  attiene  con  legame  strettissimo 
alia  natura  dell'  uomo  .  e  che  percio  non  essendo  possibile 
ad  evitarsi  bisogna  adoperare  ogni  cura  a  impedirgli  di 
I'luscire  dannoso.  Nessun  mezzo  sarebbe  piu  opportuno  a 
questo  scopo  clie  quelle  di  una  buona  raccolta ,  che  da  una 
parte  presentasse  ai  giovani  un'  innocente  lettura ,  dall'  altra 
offerisse  i  veri  modelli  che  di  siffatti  componimenti  pos- 
sedono  le  diverse  nazioni  E  sotto  questo  rapporto  noi  lo- 
diamo  il  pensiero  del  tipografo  Truffi  ,  e  gli  diamo  consl- 
glio  di  proseguire  nella  sua  impresa,  purche  sia  vero, 
come  ne  vien  fatto  sperare ,  ch'  egli  si  e  risoluto  di  met- 
tere  in  atto  la  sua  intenzione  con  principj  diversi  da  quelli 
che  lo  hanno  guidato  finora.  La  Straniera  di  Karensi ,  e 
gli  Arabi  nelle  Gallie  dei  quali  e  taciuto  l'  autore  non  sono 
altro  die  la  Straniera  e  il  Rinnegato  notissimi  romanzi 
del  Visconte  d' Arlincourt ,  ne  certo  sara  conveniente  di 
ricorrere  in  fnturo  ad  uno  scrittore ,  il  cui  nome  e  oramai 
divenuto  un  emblema  di  stravaganza  e  d'  esagerazlone.  In 
egual  maniera  non  si  dovranno  piu  mettere  sotto  gli  occhi 


PARTE   ITALIANA.  '2^3 

de'  giovani  dipiiiture  somigUanti  a  quelle  dl  Longo ,  clie 
anclie  castigate  dal  Gozzi  sono  sempre  troppo  nude  e  pe- 
ricolose,  ne  saraiino  a  introdursi  romanzi  storici,  della 
cui  riprovevole  coadizione  fu  gia  parlato  abbastanza :  ia- 
vece  noi  aspettiamo  cbe  il  Truffi  meglio  avvisato  ci  dia 
alcuna  fra  le  opere  di  Miss  Edgeworth  ,  in  ispecie  i  rac- 
conti  popolari ,  e  noii  dlmentichi  ne  il  sir  Andrea  Wylie 
del  Gait,  ne  i  mlgliori  romanzi  del  Cooper.  Che  se  a 
questi  ed  altri  tali  capolavori  egli  volesse  tramezzare  alcun 
racconto  da  tornar  gradito  ad  una  classe  di  lettori  piu 
nuraerosa,  non  gli  sarebbe  disdetto  di  scegliere  fra  i  ro- 
manzi deir  ottinio  augusto  La  Fontaine ,  die  un  tempo 
troppo  apprezzato  ci  sembra  ora  soverchiamente  negletto. 
Saranno  ben  pochi  coloro  che  non  amino  leggere  ed  an- 
clie rileggere  la  famiglia  Blouniy  il  Ballo  mascherato  e 
Odoardo  di  Winter. 


Favole  sopra  i  doveri  sociali ,  ad  iiso  dclle  Sciiolc 
cT  Itcdia ,  di  Gactano  Perego  ,  con  giunta  di  un 
Saggio  sopra  i  doveri  di  se  stesso.  Quinta  cdizione.  — 
Milano,  i83o,  per  Giovanni  Silvestri,  in  i6.°,  dl 
pag.  XV  e  399.  Prczzo  austriache  lir.  3.  45  ,•  ital. 
lir.  3  (  Questo  volume  e  il  247.°  della  Biblioteca 
scelta  di  opere  italiane  antiche  e  moderne ,  che 
vien  pubblicandosi  dal  Silvcstii,  e  che  fu  piu  volte 
da  noi  commendata ). 

II  solo  ranimentare  che  queste  Favole  meritaronsi  gli 
elogi  del  Parini,  e  che  anzi  1' autore  fu  da  lui  e  da  altri 
dottissimi  personaggi  de'  tempi  snoi  incoragglato  a  dettarle, 
basta  perclie  esse  siano  al  colto  pubblico  i-accomandate. 
"  Le  narrazioni  del  Perego  son  fatte  in  istile  chiaro,  sem- 
"  plice,  famigliare  e  del  tutto  proporzionato  alia  intelli- 
"  genza  de'  giovanetti.  •>  Cosi  il  Parini  scrivea  alia  tanto 
benemerita  Societa  nostra  patriotica :  e  questa  destinava 
al  Perego  una  medaglia  d"  oro,  quand' egli  pubblicata  avesse 
r  opera  sua.  Ma  ella  non  vide  la  luce  che  nel  1804,  nel 
qual  anno  la  Societa  piii  non  sussisteva.  Noi  brameremmo 
che  queste  favole  divenissero  ,  per  cosi  esprimerci ,  fami- 
gliari  agli  studiosi  giovinetti  ed  ai  luoghi  di  pubblica  e  di 
privata  educazione.  I  saggi  istitutori  ed  i  buoni  padri  di 
famiglia  certamente  ne  anderebbero  contenti. 


244  APPENDICE 

Cennipel  miglloramento  delta  prima  ediicazione  de'ifan- 
ciulll ,  traditzione  libera  di  Bianca  Milesi  Mojon, 
dalla  nona  edizione  inglese.  —  Blilano ,  1 83o ,  presso 
A.  F.  Stella  e  figli,  in  8.°  piccolo  di  pag.   104. 

Un  padre  andato  col  proprio  figlio  a  consultar  Socrate 
per  sapere  a  chi  dovesse  affidarne  T  educazione ,  diceva  al 
filosofo  die  neir  agricoltura  le  cure  le  quali  precedono  la 
piantagioae,  non  sono  di  veruna  difficolta,  e  neppure  la 
piantagioiie  medesima:  che  in  cio  gli  animali  si  rassoniigliano 
a  tutte  le  piante,  nia  che  difficilissima  e  variata  e  la  cul- 
tura  di  queste,  una  volta  che  abblano  messo  radice:  e  mi 
sembra,  soggiugneva  quel  buon  genitore,  clie  lo  stesso  sia 
degli  uomini ,  per  quanto  posso  dal  figliuol  mio  giudicare. 
Non  v'  ha  dubbio  che  la  parte  piu  malagevole  ed  impor- 
tante  dell' u  ma  no  sapere  e  qnella  che  tratta  dell' allevamen- 
to  de'fanciulU,  e  che  fa  opera  sopra  tutte  lodevolissima 
chiunque  si  occupa  in  si  delicato  argomento. 

Pero  dobbiamo  avere  il  maggior  obbligo  alia  signora 
Milesi  Mojon  dell' opuscolo  che,  tradotto  daU'inglese,  ella 
ha  pur  teste  presentato  all'  Italia ,  pieno  di  belle  e  filoso- 
ficlie  considerazioni  intorno  al  modo  di  niigliorare  la  prima 
educazione  de' fanciuUi ,  tutte  di  facilissima  applicazione, 
dettate  dalla  piu  pura  morale,  e  da  una  sottilissima  e  per- 
spicace  indagine  del  vero.  Quest'  opuscolo  scritto  senza  pre- 
tensione  e  consultando  sempre  il  cuore  non  meno  della 
mente ,  senza  di  che  non  vi  puo  essere  buona  educazione, 
val  piu  di  molti  trattati  in  cui  la  gravita  delle  massime 
e  I'arla  accigliata  dell' autore  sono  atte  ad  annojare  e  I'in- 
stitutore  e  1'  alunno.  Noi  desideriamo  che  un  tal  libro  vada 
per  le  mani  di  tutti ,  perche  se  gli  educatori  vi  possono 
attignere  utili  norme  per  la  migliore  instituzione  de'  fan- 
eiulli ,  possono  gli  adulti  ricavarne  preziose  riflessioni  pel 
miglioramento  di  se  stessi :  ed  in  cio  e  forse  il  bisogno  piu 
grande  che  non  si  crede. 

Le  materie  dell'  operetta  sono  esposte  per  titoli ,  cioe 
Principii  generali  d'  educazione ;  Lealta  e  sincerita  ;  Auto- 
Tita  ed  ohhedienza  ;  Ricompense  e  castighi ,  lode  e  hiasimo ; 
Indole  ;  Giustizia  ;  Armonia  e  Generosita  ;  Timidezza  e  forza  ; 
Jndipendenza  ;  AuivLta  ;  Perseveranza  ed  attenzione  :  Vanita 
ed  affett.azione  ;  Purita  e  finezza  di  sentimento ;  Ordine ,  co- 
stumi  e  modi;  Religioner  Conclusione. 


PAUTE   1TALIA.NA.  ^45 

Singolarmente  commendevoli  e  per  acume  e  per  evidenza 
di  massirae  sono  i  tltoli  delle  Hicompense  e  del  Castighi,  quello 
della  Giustizia ,  quello  AeW' Arnionia  e  Gcnerosita ,  dQWAtUvitd 
e  Perseveranza  ,  e  della  Religione.  Bello  e  in  quest'  ultimo  ti- 
tolo  il  consiglio  di  non  condurre  ia  cliiesa  i  fanciuUi  in  troppo 
tenera  eta  «  perche  non  si  fa  altro  che  cohivare  in  loro  una 
festevole  compiacenza  alle  forme  religiose  e  forse  a  grave 
danno  dcllo  spirito  »,  e  nel  penultimo  possono  dar  materia 
di  molte  e  profonde  osservazioni  le  seguenti  parole :  «  e 
inc.rescevole  che  il  comun  modo  d'  insegnare  ahbia  piii  per 
iscopo  I'  esercizio  della  memoria  che  dell'  intelletto  » .  Oh  ,  quan- 
ta verita  non  si  ascondono  sotto  si  semplice  corteccia!  In- 
telletti  per  tal  modo  allevati  nunquam  tutelcB  suce  fiunt.  E 
certo  die  non  ad  altro  mirava  Montaigne  quando  dicea 
«  non  si  domandi  conto  at  fanciuUo  delle  parole  soltanto  della 
sua  lezione,  ma  del  signijicato  ben  anche  e  della  sostanza,  » 
Molte  altre  ottime  cose  di  questo  bel  libretto  citar  vor- 
remmo,  ma  preferiarao  in  vece  di  raccomandarne  di  nuovo 
vivaraente  la  lettura ,  augurando  che  anche  tra  noi  possa 
essere  ripetuto  fino  alia  nona  edizione ,  onde  almeno  si 
vegga  non  essere  la  moltiplicita  delle  edizioni  il  privilegio 
soltanto  dei  libri  perniciosi  od  msulsi ,  del  che  abbiamo 
pur  troppo  recentissimi  esempi. 

II  modo  onde  quest' opuscolo  e  tradotto,  nel  mentre  fa 
onore  alia  signora  Mllesi  per  chiarezza  e  facilita  di  espres- 
sione  e  per  una  sufficiente  purita  di  favella ,  ridonda  inol- 
tre  a  sua  lode  per  alcune  emendazioni  ed  aggiunte  da  lei 
introdottevi ,  e  che  ci  mostrano  come  11  suo  cuore  rispon- 
desse  concorde  alia  mente ,  nell'  atto  ch'  ella  dava  alle  in- 
glesi  idee  una  veste  italiana.  Ma  quello  che  ancor  piii  fa 
elogio  alia  signora  Milesi  si  e  la  scelta  del  libro ,  peeche 
nel  procacciarsi  con  essa  un  titolo  alia  gratitudine  di  tutti 
quelli  che  si  daniio  pensiero  della  buona  educazione  in  Ita- 
lia, ha  dato  un  luminoso  esempio  di  niaterno  zelo ,  e  ci  ha 
fornita  una  prova  novella  per  asserire  che  dipende  dalle 
donne  principalraente  il  buon  esito  dell' educazione  ,  e  con 
esso  la  perfezione  deiruiuano  iucivilimento. 


246  APPKNDICE 

Petri  Pauli  Vergerii  senioris  Jusdnopolitani  de  Re- 
publica  Vcncta  Fragmenta  nunc  primum  in  lucem 
edita.  —  Fenetiis ,  i83o,  ex  typogr.  Picottiana , 
in  8.° 
Lettera  di  Cornelio  Frangipane  a  suo  nipote  Pietro 
scritta  nel  secolo  XVI ,  e  pubblicata  celebrando  il 
piimo  sacrifizio  il  rei^erendo  sig.  D.  G.  B.  Tavo- 
schi-Fedeli.  — •  Udine ,  1829,  per  Liberate  Ven- 
drame ,  in  8.° 

Questi  clue  opuscoli  ci  danno  nuova  e  bella  testiinonlanza 
del  modo  onde  festeggiare  si  possono  le  sagre  promozioni 
anche  senza  aver  ricorso  alle  canore  inezie  divenute  og- 
gimai  iagrate  e  troppo  volgari.  I  frammenti  del  Vergerio 
vennero  dai  signori  conte  Benedetto  Valmarana  ed  Ema- 
nnele  Antonio  Cigogna  meritamente  intitolati  al  dottissimo 
sacerdote  e  professore  D.  Gio.  Antonio  Moschini  all'  occa- 
sione  die  questi  venne  ascritto  nell'  illustre  capitolo  de'  ca- 
nonici  di  S.  Marco.  E  dicemmo  meritamente,  perche  ci  e 
noto  quanto  al  sig.  Canonico  debbano  e  la  patria  storia 
e  I'archeologia  e  le  arti  belle.  Pietro  Paolo  Vergerio  so- 
prannomato  il  vecchio,  a  distinzione  dell' altro  che  liori  un 
secolo  dopo  di  lui ,  nacque  in  Giustinopoli,  or  Capo  d'Istria, 
e  fa  uno  de'  piii  rinomati  storici  de'  saoi  tempi.  Gli  anzij- 
detti  inediti  frammenti  vennero  fortunatamente  alle  mani 
del  sig.  Cigogna,  1' erudito  e  benemerito  editore  delle  ve- 
neziane  iscrizioni ,  delle  quali  abbiamo  piii  volte  parlato. 
Essi  trovansi  in  un  piccolo  codice  cartaceo  scritto  alia  fine 
del  secolo  XV  od  al  principio  del  XVI.  Sono  in  due  parti 
divisi.  La  prima  discorre  sul  luogo  della  citta  di  Venezia, 
sulla  forma ,  sugli  edifizj ,  suU'  indole  e  sui  costumi  dei 
Veneziani :  T  altra  tratta  dei  maglstrati.  Prezioso  opuscolo, 
quantunque  imperfetto ,  perche  preziose  sempre  sono  le 
cose  risguardanti  la  storia  e  la  patria  erudizione. 

La  lettera  del  friulano  Cornelio  Frangipane ,  celebre  ora- 
tore  latino  del  secolo  XVI,  contiene  gli  ammaestramenti 
per  chi  vivere  dee  nel  mondo.  E  sifFatti  ammaestramenti 
giungono,  a  parer  nostro,  non  intempestivi,  ma  anzi  op- 
portunissimi  ad  un  giovane  sacerdote  ,  che  pel  suo  stesso 
ministero  non  potra  a  meno  di  trovarsi  talvolta  in  quello 
ehe  chiamasi  gran  mondo.  Che  non  di  rado  avviene  che 
gli  ecclesiastic!  circoscritti  nella  loro  pratica  al  solo  mondo 


,  PARTE    ITALIiNA.  247 

de'  semlnarj  manchlno  di  qnella  prudenza  die  tanto  e  ne- 
cessaria  nel  buon  governo  delle  anime ,  e  die  non  mai 
andar  dovrebbe  dlsgiunta  dal  sacro  lor  ministero. 

Scelta  d  Iscrizioni  moderne  in  lingua  italiana.  —  Pe- 
saro  ,  1829,  pei  tipi  di  Anticsio  Nobili  ,  in  12.° 
di  pag.  XXXIX  e  201  oltrc  gV  Indici  e  V  Errata. 
Prezzo  lir.  3.  22  ital. 

Iscrizioni  di  Gianfiancesco  Rambelli  lughcse.  —  Lugo, 
1829,  per  la  Melandriana ,  in  8.°,  di  pag.   27. 

Nel  tomo  So,  quaderno  del  g'lugno  182,8,  pag.  819  e  segg. 
di  questo  Giornale  gia  noi  discorso  abbiamo  a  lungo  sul- 
r  Italiana  eplgrafia  ^  e  rispondendo  alle  varie  obljiezioni  die 
fare  soglionsi  contra  1'  use  di  essa ,  ed  accennando  le  re- 
gole  die  nell'iisarne  praticare  si  dovrebbero,  dimostrato  ne 
abbiamo  la  convenienza,  massime  la  dove  parlasi  al  popolo 
delle  classidie  lingue  totalinente  igoaro.  Sembra  cbe  il  gusto 
per  r  italiana  epigrafia  vada  ora  nella  penisola  nostra  vie 
pill  diffondendosi.  Che  oltre  le  collezioni  da  noi  ivi  ram- 
mentate  una  ne  venne  pure  piibVjIicata  V  anno  scorso  ia 
Roma  coi  tipi  di  Vincenzo  Poggioli  e  col  tito'o  di  Nuova 
Raccolta  di  epigrafi  italiane  di  autori  diver  si ,  e  final  mente  le 
due  di  Pesaro  e  di  Lugo,  die  qui  annunziamo.  Ma  ritor- 
nando  su  quest'  argomento ,  comeche  costanti  neir  opinione 
nostra,  siaiuo  pero  ben  alieni  dairaffermare  che  delibansi 
totalmente  sliandire  dall'  Italia  le  iscrizioni  latine.  Cio  sa- 
rebbe  lo  stesso  che  il  rinunziare  stoltamente  ad  uno  de'  piu 
bei  retaggi  dai  maggiori  nostri  tramandatici.  Che  pero  noi 
neir  anzidetto  articolo  non  die  del  tutto  sbandirle ,  ne 
raccomandanimo  anzi  lo  studio,  soggiugnendo  che  escluse 
vorremmo  le  volgari  iscrizioni  da  que'  luoghi  ove  parlasi 
specialiuente  ai  dotti  ed  agli  stranieri ,  ed  ove  1'  idiouia 
latino  tener  sempre  dovrebbe  inconcusso  il  seggio  suo ; 
per  esenipio  su'  gran  nionumenti,  nelle  biblioteclie ,  nei 
licei,  nelle  accademie  ed  in  altri  sifFatti  luoghi. 

]Ma  se  ad  outa  della  superiorita  della  poesia  latina  fu 
lecito  il  poetare  anche  nell'  idionia  italiano ,  e  in  questo 
sino  dal  suo  nascere  si  ebbero  poemi  dell'  immortalita  de- 
gnissimi,  perche  mai  si  vorranno  dall' italiana  letteratur.i 
escludere  le  epigrafi  ?  Perche  mai  1'  Italia  dovni  in  questo 
genere  di  bella  letteratura  essere  da  meno  di  tutte  le  altre 


248  ATPENDICK 

plu  colte  nazioni,  alle  qiiali  fu  essa  un  tempo  macstra  in 
ogni  genere  di  umano  sapere  ?  Ne  ci  si  opponga  clie  1'  ita- 
liana  lingua  per  1"  indole  sua  non  si  presta  si  di  leggleri 
a  quella  concisione  e  brevita  che  tutta  e  propria  dell'  idio- 
ma  del  Lazio ;  perciocche  quella  cotanto  decantata  brevita 
e  sempre  in  ragione  della  lingua  stessa,  e  quindi  breve  e 
concisa  dirassi  un'  iscrizione  quando  le  idee  ne  siano 
espresse  con  tutta  quella  brevita,  della  quale  e  capace 
r  idioma  in  cui  essa  e  dettata.  Ma  vorremnio  clie  le  ita- 
liane  epigrali  fossero  sempre  scritte  con  isqulsitezza  di 
stile ,  e  con  quelle  medesime  norme  che  dalle  latine  ci 
vengono  additate.  Cosa  veramente  vituperevole  e  bensi  a 
vedersi  come  questo  genere  ancora  venga  talvolta  detur- 
pato  da  un  tal  quale  romanticismo ,  per  cui  ogni  uomo 
a  dispetto  di  Minerva  (  i  romantici  ci  perdonino  questa 
espressione  clie  ci  sembra  qui  opportunissima  )  prendono 
1o  stile  e  ne  deturpano  i  mainni  ;  e  cio  che  e  peggio  , 
alcuni  di  colore  che  fra  noi  essere  dovrebbero  maestri 
del  dire ,  precedono  col  mal  esempio  dettando  iscrizioni 
prive  d' ogni  garbo ,  senza  veruna  scelta  di  modi  o  di 
parole ,  zoppicanti  nella  sintassi  e  quali  appena  si  per- 
metterebbero  nelle  taverne ;  del  che  riportar  potremmo 
non  pochi  eseinpi  ,  se  non  temessimo  d'  arrecar  onta  al 
nostro  Giornale  e  ai  leggltori.  Se  ne  condanni  dunque 
r  abuso :  si  condannino  piii  ancora  le  epigrafi  triviali ,  le 
iperboliche ,  le  afFettate  ;  ma  non  si  gridi  si  altamente , 
come  alcuni  fanno ,   il  bando  all' italiana  epigrafia. 

L'  editore  della  sovrannunziata  Scelta ,  che  dalla  lettera 
dedicatoria  ci  si  manifesta  essere  il  sig.  Terenzio  Mamlani 
della  Rovere ,  fa  precedere  un  suo  proemio  suU'  italiana 
epigrafia.  Ma  la  piii  parte  delle  cose  di  esso  pi-oemio 
trovansi  gia  ventilate  nel  suddetto  nostro  articolo  ,  e  me- 
glio  ancora  nel  Discorso  sulla  epigrafia  italiana  del  dot  tore 
Francesco  Orioli ,  da  noi  ivi  lodato  •,  e  percio  non  senza 
maraviglia  trovato  abbiamo  che  non  vi  si  fa  alcun  cenno 
di  tale  Discorso ,  sebbene  abbia  esso  veduta  la  luce  in 
una  citta  degli  Stati  pontificj ,  cloe  in  Bologna.  Ci  appa- 
gheremo  dunque  di  qui  riferire  le  poche  cose  che  dall'  Orioli 
e  da  noi  dette  non  furono  e  che  contengonsi  nel  proemio 
del  sig.  Mainiani. 

L'  editore  ci  fa  noto ,  che  presto  avremo  una  storia  del- 
r  epigrafia  italiana  composta  con  una  fatica  erudita  dal  ch. 


PARTE   ITALTANA.  249 

ab.  Manuzzi,  U  quale  rinnowra  fra  noi  I'esptnpio  de  Greet , 
le  eid  vecclde  iscrizioni  fiirono  adunate  e  trascrktc  da  quel 
Fdocoro  ricordato  da  Ateneo.  Parlando  poi  della  difficolta  di 
espriniere  schiettamente  in  latino  quella  caterva  di  nomi , 
di  titoli ,  ecc.  a  noi  provenuti  dai  settentrionali  e  dal  reg- 
gimento  feudale  del  medio  evo ,  fa  la  seguente  opportu- 
nissima  osservazione :  "  Una  pari  difficolta  irae  seco  la 
»  nostra  religione  afTatto  diflerente  dalla  idolatrica  per  po- 
»»  tersi  valei-e  del  linguaggio  di  lei.  Quindi  libare  sacra  de 
»/  altari  significa  prendere  1'  Eiicaristia :  Pii  manes  sono  le 
>t  anime  pnrganti ,  e  Virgines  maxiinm  sono  le  abbadesse  , 
»  poste  in  un  fascio  con  le  sacerdotesse  di  Vesta  ....  Ne 
>i  possiam  qni  rimanerci  dal  rillettere  qnanto  sia  sconcia 
H  cosa  I'udire  in  mezzo  a  vocaboli  nobllissimi,  cbe  gia 
tt  siionarono  sulle  labbra  di  Livio  e  di  Tullio,  e  V  ordo 
»  canonicorum  ,  e  'I  diaconus  heneficiarius  ,  e  '1  cardinalis 
ti  abbas  ecc,  la  quale  miscbianza  non  molto  e  discosta  da 
w  quella  di  alcuni  traduttori  cbe  fanno  ragionar  Tacito 
tt  delle  pasquinate  e  inducono  il  Panfilo  di  Terenzlo  ad 
u  aspettare  un  credo  </  (  e  qui  aggiugnersi  potrebbe  la  scon- 
venevolezza  di  non  pocbi  altri  modi  del  Cesari  nel  sue 
volgarizzamento  delle  epistole  di  Cicerone ,  del  cbe  parlato 
abbiamo  altra  volta  (i)).  "  D' altra  parte  il  Bembo  sdegnoso 
tt  di  qual  sia  dizione  sconcia  e  inelegante,  corse  a  nominare 
>;  il  Concistoro  de'  Cardinali  Collegium  Auguruin  :  or  non  e 
>/  questo  un  fuggire  Scilla ,  e  un  dare  di  necessita  in  Ca- 
»  riddi  ?  "  Osservando  inoltre  cbe  sovente  il  nostro  idioma 
si  esprlme  con  maggiore  cbiarezza  e  brevita  del  romano  , 
ne  riporta  i  seguenti  modi:  V  intarsiatore ,  vocabolo  cbe 
lutto  esprlme  il  soggetto  e  assai  piii  cbiaramente  del  faber 
Ugnurius  dello  Scbiassi ,  cosa  da  noi  ancora  osservata  di 
tale  proprieta  parlando.  Incisore  ben  vale  quest'  altra  frase 
del  MorcelU  Sculptor  linearis  cere  faciendo :  Lettore  di  etica 
risponde  concisamente  al  Doctor  decurialis  discipUnce  morum 
tradendoi  dello  stesso  Morcelli. 

Ne  pero  questo  genere  di  latine  composizioni  essere  puo 
di  gran  diletto,  o  di  gran  lode  a  chi  in  esso  s' aflatica* 
Non  di  gran  diletto,  percbe ,  siccome  il  nostro  editore  os- 
serva ,  il  diletto  nelle  arti  nascere  suole  dalla  novita  de'  tro- 
vati,  o  dal   raljbellirli  e  condurli  ai  termini  dell' eccellenza  : 

(l)  Biblioteca  Italiaiia  tomo  47.*^,  agosto    1B27,  pag.    186. 


a5o  APPENDICE 

n  nia  in  verlta  per  noi  iioti  si  vede  come  questa  sorta  dl 
piacere  possa  entrar  mai  neiranimo  degli  Iscrizionisti  latini, 
poiche  a  loro  e  legge  la  iniitazione  scrupolosa  de'  marmi 
deiraureo  secolo,  e  il  por  piede  fuori  di  quelle  orme  vor- 
i-ebbe  giudicarsi  eresia  ^  e  d'  altra  parte  chiunque  s'  argo- 
mentasse  di  rintracciare  nuovi  fiori  di  stile ,  iiuovi  colle- 
gamenti  di  frasi  e  simili ,  a  clii  mai  potrebbe  persuadere 
cli'  elle  non  sono  llcenze  ,  ma  leggiadrie  ,  noii  istranezze , 
ma  begli  ardiri  ?  "  A  cio  s'  aggiungono  la  noja  e  la  briga  di 
dovere  spessissimo  entrare  in  lunghe  e  tedlose  discussioni 
intorno  al  valore  d'  un  "vocabolo ,  d'  un  emistichio ,  d'  una 
sigla ,  d'  un'  abbreviazione  e  simili ,  senza  die  venga  non 
rare  volte  giammai  deciso  o  ben  cliiarito  il  punto  o  il  con- 
cetto su  cui  movesi  la  quistione.  Non  pure  di  gran  lode, 
perche  dopo  i  nuovi  e  continui  studj  del  celeberrimo  Mor- 
celli  "  nella  lapidaria ,  e  i  documenti  ch'  egli  ne  ordino,  e  gli 
esemplari  d'  ogni  foggia  die  ne  offerse  » ,  venne  totalmente 
chiusa  la  via  dell' invenzione ,  che  gia  non  era  ne  molto 
ampia ,  ne  lunga.  Laonde  se  anche  ne'  passati  tempi  ad 
ogni  latinista  cbe  avesse  fior  di  senno  non  era  si  difficile 
cosa  il  dettare  un'  epigrafe  ricorrendo  ai  Tesauri  grute- 
riani  e  muratoriani ,  e  al  Forcellini ,  meno  lo  e  ora  raerce 
del  sussldio  prestatoci  dal  Morcelli ;  e  meno  lo  sara  ancora 
dopo  die  per  cura  del  ch,  Sdiiassi  sara  apparso  alia  luce 
il  lessico  morcelliano  «  ove  a  ciascun  concetto  di  epitafj 
troverannosi  registrate  a  rincontro  le  frasi  piii  accomodate 
e  del  miglior  latino.  Sembra  che  lo  scrivere  titoli  nel  ser- 
mone  romano  sia  per  divenire  V  allegro  ufficio  e  la  pingue 
messe  de'  pedanti ,  a  quel  modo  che  ogni  uomo  di  pulpito , 
s'egli  e  magro  d'erudizione,  trova  al  suo  proposito  la  me- 
gllo  adatta  sentenza  o  della  Bibbia  o  de'  Padri  svolgendo 
le  Concordanlice  e  lo  Specimen  sentendarum  »  ,  ai  quali  due 
sussidj  ora  quello  aggiugnesi  del  Thesaurus  patruin  che  viene 
nella  citta  nostra  pubblicandosi  da  Antonio  Fortunato  Stella 
e  figli. 

Nobile  e  dunque  la  meta  che  si  ofFre  agll  scrlttorl  del- 
r  italiana  epigrafia,  purche  eglino  non  si  allontanino  dalle 
norme  de' latini.  Che  le  essenziali  regole  del  componimento 
sono  le  medesime,  siccome  d'una  medesima  natura  sono  i 
fondamentali  precetti  d'  ogni  altro  genere  di  comporre  sia 
in  verso,  sia  in  prosa.  Guardisi  percio  1'  epigrafista  dal 
soverchio,    dall' alFettato ,   dal    fastoso,    dal    declamatorio , 


PARTE   IT.VLIANA.  25 1 

dall'intralclato;  ne  si  climentichi  i<  che  la  grandezza  semplice 
e  vera  del  dire  noii  vive  scompagnata  dalla  grandezza  vera 
dei  f'atti.  Stranissima  cosa  di  veder  sempre  aumentare  le 
lodi  e  sopraccumularsi  gli  onori  a  misura  clie  scemano  le 
azionl  alle  quali  competono.  II  Senate  romano  onoro  Ce- 
sare  di  una  lapide ,  quod  ejus  ductu  auspiciisque  gentes  al- 
pinm  omni'sque  a  mari  supero  ad  inferuni  perdncbant  sub 
imperium  populi  rornani  sunt  redactoe :  quanti  aggiuntivi  di 
somnio  ,  divino  ,  invittissimo  ,  gloriosissinio  v'  avrebbero 
sparse  i  modernl !  »  Quest'  accusa  pero  ci  sembra  troppo 
generale ,  e  T  autore  ond'  essere  a  se  stesso  coerente  avrebbe 
dovuto  circoscriverla  a  que'  grammaticuzzi  o  scrittorelli  clie 
dettano  titoll  cui  non  sopportano  le  medesirne  pietre ,  per  ser- 
virci  delle  sue  stesse  parole.  Costoro  non  sapendo  far  rae- 
glio  illardiscono  di  superlativi  le  loro  epigrafie  e  di  ogni 
defunto  ti  fanno  un  santo ,  un  valentissimo ,  un  sommo , 
un  uomo  d'  ogni  virtu  modello.  Contro  di  loro  tornano  qui 
in  acconcio  quelle  celebri  parole  del  poeta  M.  Fleutry : 

Taisez-vous ,  imposteurs  ! 

Eh  quoi !  Des  os  en  poudre  out  encor  des  flatteurs? 
Tali  sono  le  cose  che  in  questo  proenilo  sembrate  cl 
sono  meritevoli  di  particolare  attenzione.  Le  epigrafi,  end'  e 
composta  la  coUezione ,  dividonsi  in  sei  capi ,  cioe  :  iscri- 
zioni  sacre  ,  onorarle  ,  epitaflfj  ,  iscrlzioni  istoriche ,  elo- 
gi,  iscrizioni  temporarie ,  oltre  un' appendice.  Ne  pero  af- 
fermar  possiamo  che  vadano  tutte  scevere  di  mende.  Che 
anzi  ci  siamo  abbattuti  in  alcune  clie  avrebbero  potuto 
omettersi  senza  verun  danno  della  collezione.  E  1'  editore 
niolte  altre  e  al  certo  bellissime  potuto  avrebbe  aggiungere 
traendole  dalle  gia  citate  coUezioni ,  ed  altre  ancora  pro- 
cacciandosele  tra  quelle  che  o  conservansi  inedite  o  vanno 
di  giorno  in  glorno  apparendo  nelle  varie  citta  d'  Italia.  Cost 
operando  (sicconie  altrove  gia  osservarono)  dato  avrebbe 
piii  sicura  fede  a  quelle  parole  coUe  quali  nel  suddetto 
proeinio  dice  che  1' iscrizioni  nella  sua  raccolta  contenute 
sono  le  migliori  che  sieno  apparse  ne' nostri  anni,  essendosL 
egli  curMo  di  trascegliere  le  piii  perfette.  Crediamo  nondi- 
meno  di  far  cosa  a'  nostri  leggitori  gradevole  qui  ripor- 
tandone ,  quasi  per  saggio ,  alcune  di  quelle  clie  ci  parvero 
le    piii   pregiabili. 


252  APPKNDICE 

Dl  Giuseppe  Manuzzi. 

An.  MDCccxxvi 

alia  Vergine  Genitrice 

quest'  ara 

e  suoi  adornamenti 

dedicb 

Andrea  Porrini  Conte 

fattone  voto. 


Dello  stesso  (in  Forli). 

A 

Eosa  di  Domenico  Versari 

che  visse  xxiii  anni 

ingenua  spiritosa  pudica  pia 

e  di  virtii  per  epitaffio  ineffabili 

con  lieto  animo 

sofferta  lunga  infermita 

spirb  divotamente 

alii  xxvni  di  novembre  mdcccxxV 

Ignazio  Ilossi 

infelicissimo  marito 

fece  alia  consorte  ottima 

docilissima 

della  quale  non  fia  che  pensi 

senza  un  sospiro. 


Dello  stesso. 

Fui 

Maria   Botdni 

di  anni  xlvi 

qui    collocata 

per  cura  ed  alle  spese 

di  Geltrude  Frullani 

oh  quanta  amore  mi  portava  ! 

la  servii  fedelmente 

e  con  ogni  diligenza  anni  xxi 

la  notte  del  xvi  maggio 

MDCCCXXIII 

fa  t  ultima  del  viver  mio. 


PARTE   ITALIANA.  253 

V 

Dello  stesso. 

Teresa  Bagni 

qui  composta  dal  marito 

Ulisse  Mancini 

fu  di  tanta  gentilezza  e  pieta 

che  spesso  rende  piii  leggiere  ' 

le  angosce  dell'  inopia 

nata  il  xiv  di  maggio  mdcclkxxiv 

cessb  di  vivere 

il  primo  di  agosto  mdcccxxvi. 


Dello  stesso  (  nel  Forlivese  ). 

Addio  lettore 

Fid  Alberto  Manuzzi 

fanciullino  di  7Jiesi  yi  ore  villi 

lagrimato  da  miei  genitori 

Domenico  e  Maria 

il  XVI  di  ottobre  mdcccxxii, 

Addio  caro  angioletto 

ti  soi'i'enga  di  me. 


Dello  stesso  ( la  Forli ). 

Qui  sono  le  ossa 

di    Giulio    Maltoni 

Awocato  eruditissimo 

di  forte  animo  e  perspicace  ingegno 

sostenne  con  mirabile  decoro  la  pretoria 

e  pill  volte  la  patria  amministrazione 

visse  pio  costumato  lxxv  anni 

riposb  ncl  Signore 

il  xviii  di  novemhre  del  mdcccxiv 

e  di  Giuseppe  fratello  di  liu 

Notaio 

uomo  anche  egli  arnantissimo  della  patria 

e  de'  congiunti 

morto  celibe  ottuagenario 

con  esempio  a  tutti  di  religione  e  interezza 

il  XIV  di  aprile  degli  an.  mdcccxxvi 

le  soreJle  Maltoni 

diedero  mesiissime  sepolcro  e  titolo 

al  gtnitore  e  alio  zio 

ottimi  bcnemcriti  desideratissimi. 


a54  APPENDIOE 

Del  Conte  Giambattista  Giovio. 

Ad  Andrea  Doria 
Ammiraglio  e  padre  deUa  patria 

felicissimo 

che  vinse  Galli  Cesarei  Barhari 

e  se  stesso 

restitutore  della  concordia 

e  liberta  genovese. 


Di  Luigi  Muzzi. 
A 

Niccola  Ermolai 

studiosissinio  giovane 

placido  affettuoso 

morto  di  anni  xx  nel  mdcccxviux 

Domenico  padre  e  Clementina  madre 

teneramente  gemebondi 

sopra  le  care  ceneri 

p.  p. 

_  O  figlio 

0  dolcissima  di  tutte  le  cose 

accogli  queste  lagrime 

le   sole  che  spargemmo 

di  dolore  per  te. 


Di  Pietro  Giordan!. 

Qui  e  sepolta 

Anna  Grassulini  Pisana 

pia  generosa  cortese 

visse  molto  e  xxy  a.  cieca 

la  ricompensi  tallegrezza  dell'  eterna  luce 

che  le  prega  da  Dio  affettuosamente  la  figlia 

Lisabetta  Galeotti  v.  Tanciani  Mini 

MDCCCXXVIII. 


Di  Luigi  Muzzi.      i 

Monumento 

di 

Angiolina   Binaldi 

iissuta  anni  diciassette 

morta  il  prima  di  novembre 

del    MDCCCXV 

avc  anima  innocentissima. 


PARTE   ITALIAN.V.  255 

Dello  stesso. 

Sotto 

questa  lapide 

giace 

Arrighetto  Leoiii 

decenne 

morto  di  caduta 

ieri  quattro  di  aprile 

del  MDCccxix 

e  qui  verra  presto 

per  ismisurato  dolore 

Elena    madre 

infelicissima. 

Dello  stesso. 

FanciulU  e  wrginette 

spargete  fiori  a  piene  mani 

sib  questo  riposo 

di  Enrichetta  Meiicci 

tanto  buona  e  tanto  cara  bambina 

morta  di  anni  ix 

nel  MDCCcvi. 


Dello  stesso. 

Al 

divo 

Luigi  Gonzaga 

emolo 

dcgli  Spiriti  angelici 

venite 

0  pari  fanciulU 

e  pudicJie  verginelle 

a  cantare 

hiiuii  e  preghiere 

festive. 


256  APl'ENDICE 

Del  Conte  Giulio  Perticarl  (In  Tolentino). 

A  Luigi  F.  di  Francesco  Evangelisti 

da  Tolentino 

dell'  Ordine  de'  Patrizi 

uomo  di  forte  animo 

che  per  amore  al  Principe 

si  fece  severo  a'  suoi  e  a  se  stesso 

magistrato  integerrimo  e  pio 

tenero  delta  patria 

delta  sua  famiglia  amantissimo 

caro  a  tutti  fuorche  alia  fortuna 

mono  d'anni  tviii 

cH  XXI  di  giugno  del  mdcccxx 

Giovanni  Costaroli  Patrizio  tolendnate 

pose  e  dedicb  lacrimando 

al   suocero    inconiparabUe, 

Di  Paolo  Costa  ( in  Bologna  ). 

A  Jacopo  Zauli 

Patrizio  faentino 

iielle    umane    lettere 

prestantissimo 

per  gentilezza  di  costumi 

a  tutti  caro 

che  nelV  an.  xxi  dell' eta  sua 

tra  le  infelici  arnii  italiane 

ne'  ghiacci  della  Eussia 

giacque    senza    sepolcro 

Paolo  Costa 

p.  q.  m. 


Di  Pietro  Giordani. 

Mariannina 

prole  unica  delizia  unica 

di   Maria    Rigo    e   Paolo    Toschi 

Stette  con  loro  xvi  mesi  v  di 

fino  al  '2.1.  febbrajo  1827. 

Ti  ritruveremo  carissima  angioletta 
in  grembo  a  Dio. 


PAUTE    ITALIANA.  aS/ 

Dello  stesso. 

Regnando  Leone  XII 

ed  essendo  chiamato  alia  prcfettura  delle  acque  in  Roma 

Agostino  Rivarola  Card.  Legato 

Lavmio    de'  Medici    Spada    Viceleg. 

ottenne  di  fondare  I'Accademia 

che  in  vi  mesi 

con  architettura  d' Ignazio  Sard  bologncse 

fu  compiuta 

i  Ravennati  per  amor  dclla  patria 

tolsero  dalle  case  i  piii  pregiati  quadri 

e  li  depositarono  nclla  Pinucoteca 

it  Comune  diede  tutte  le  supellettili  nccessarie 

e  in  gesso  modelll  classici  alia  sciiola  di  scidtura 

e  scampe  nobilissiine  alia  scuola  d' intaglio 

era  Gonfaloniere  it  Conte  Carlo  Arrlgoni 

MDCCCXXVIl. 


Dello  stesso  (in  San  Remo). 

MDCCCXXVIIt 

II  Consiglio  del  Comune 

ad  istanza  di  Alberto  Nota  R.  Intendente 

per  cura  di  Andrea  Carli  Sindaco 

nella    citta    die    beeva    scarso    e    reo 

condusse  per  piii  di  vn  metri 

acqua  ottima 

vinte  le  difficolta  dell' opera 

accorciati  grandemente  it  tempo  e  le  spese 

da  universale  e  spontanea  concorso 

d  os;ni  ordine  di  cittadini. 


Di  lui  Anoninio  (II  sig.   Avvocato  Agostino   Zanelli), 
in  Mantova. 

Alia  Maesta  di  Francesco  I 

cjuesto  nuovo  adito  al  foro  virgiliano 

la  patria  del  Cantore  d' Augusta 

dedica  e  consacra. 

Degne    di    lodi    ci    sono    piir    sembrate  le  iscrizionl  del 
lughese  sig.  Ranibelli ,    perche  scntte  con  semplicita ,  con 

BibL  Iiul.  T.  LVIII.  17 


a58  APPKNDICK 

eleganza  e  generaliuente  coa  bel  garbo  di  liagua.   Ne  dia- 
mo  un  saggio  nella  seguente : 

Quando 

il    clima    delle    Russie 

domava  f  ardimento 

delle    Gallo-Itale  falangi 

Pietro  Colherd 

tenente  prodissimo 

Jlniva  per  dlsagio  apple  d' un  albero. 

Alii    dura    morte ! 

Giovanni  fratello 

F. 

E  qm  ci  glova  il  ripetere  che  nobile  impresa  ed  a  se 
stesso  utilissima  farebbe  quel  tipografo  die  prendesse  a  giu- 
diziosamente  scegliere  e  pubblicare  le  piii  belle  epigrafi  tra 
le  moltissime  che  trovansi  sparse  ne'  cimiteri  ed  ia  altri 
luoglii  della  patria  nostra. 


Napoll  c  contorni,  di  Giuseppe  M.  Galanti:  nuova 
cdizione  interamente  riformata  dcdV  editore  Luigi 
Galanti. — Napoli,  i82Cf.,  piesso  Borel  e  comp., 
in  8°  con  mold  rami. 

ISon  vi  ha  dubblo  che  la  cltta  di  Napoli ,  come  varie 
altre  d'  Italia  ,  ofFra  da  venti  anni  a  questa  parte  grandi 
cainbiainenti  nel  suo  materiale ,  nuovi  edificj ,  considei'e- 
voli  aggiunte  ,  abl)ellimenti  di  niolto  pregio.  II  descrivere 
percio  nuovamente  quella  metropoli,  o  1' aggiungere  alle 
descrizioni  gia  note  le  piix  insigiii  novita  che  quella  pre- 
senta  in  oggi,  e  impresa  utde  non  meno  che  lodevole.  E 
gia  molti  vi  si  acclnsero  quale  in  un  modo ,  e  quale  nel- 
I'altro.  L' editore  del  libro  che  annunziamo  conoscendo  i 
pregi  della  Breve  descrizione  della  citta  di  Napoli  e  del  suo 
contorno  ivi  pubblicata  da  un  suo  illustre  pareiite  iino  dal- 
1' anno  1792,  ha  creduto  bene  di  riprodurla  al  j^ubblico 
coir  aggiuiita  di  molte  rlflessioni  criticlie  assai  severe  sul 
gusto  di  quelle  del  suo  concittadino  Milizia,  ecoll'indica- 
zione  forse  troppo  leggiera  e  troppo  breve  delle  nuove 
fabbriche  sorte  posteriormente  a  quel  Iibro,  quantunque 
magnitiche  e  di  gran  fama.  Principalissima  tra  queste  e 
senza  dubbio  il  grandioso  templo  di  S.  Francesco  di  Paola, 


PARTE    ITA.LI\?irA.  sSq 

una  delle  plu  grand!  opere  archltettoniche  del  nostri  tempi 
per  ampiezza  di  diniensioni ,  per  regolarita  dl  dlsegno ,  e 
per  ricchezze  di  materiali  i  al  di  cui  ornamento  ,  benclie 
non  ancora  conipiuto  in  ogni  sua  parte ,  concoisero  i  piu 
celebri  artisti;  e  il  di  cui  prospetto  iaciso  in  rame  circola 
da  varj  anni  per  I'Europa.  Noi  dunque  crediamo  di  dover 
supplire  a  tal  difetto  del  libro  coa  un  poco  piii  di  parole 
se  non  con  una  nilnuta  descrizione  di  cosi  uiagniiico 
ediiicio. 

Nel  lato  della  gran  piazza  incontro  al  reale  pixlixzTo  pre- 
clsamente  alle  falde  dell'  antico  colle  Ecliia ,  oggi  Fizzofal- 
cone  sorge  il  nuovo  tempio  incominciato  sino  dalfanno  1816 
per  ordine  e  veto  del  re  Ferdiiiando  I ,  e  die  si  sta  ora 
compiendo  per  munilicenza  del  regnante  Francesco  I.  dl 
lui  figlio  sotto  la  direzione  del  cavalier  Pietro  Bianchi  ar- 
chitetto  ingegnere,  ed  autore  dell' opera. 

II  complesso  del  grandiose  edificio  consiste  in  un  gran 
tempio  rotondo  con  due  minorl  chiese  a  lato  ,  vestibolo  o 
antitempio  liancbeggiato  da  portici.  La  forma  del  tempio 
principale  e  circolare  perfetta  con  n."  6  cappelle,  coro  e 
altar  maggiore :  innalzasi  per  ben  200  palmi ,  ossia  metri  55 
sopra  altrettantl  di  largliezza ,  coperto  da  una  sola  gran  volta 
emisferica ,  ossia  cupola  rivestita  esteriormente  nella  parte 
cilindrica  di  pietra  calcarea  a  raassi  qnadrati  del  raonte  di 
Gaeta ,  sostenuta  nella  parte  interna  da  34  colonne  e  altret- 
tanti  pilastri  d'ordine  corintio  ,  di  eguale  diametro  delle  14 
interne  del  Panteon  di  Roma,  tutte  a  massi  del  bel  marmo 
venato  di  Mondragone.  L' intero  corpo  dell' edificio  poggia 
concentricamente  sopra  uno  spazioso  basAmento  quadrate , 
nel  cui  lato  di  fronte  si  protrae  1' antitempio  o  vestibolo 
con  gradinata  coniposto  di  n.°  10  colonne  isolate  ioniche  e 
n.°  6  pilastri  con  frontespizio  ornato  di  bassi  rilievi ,  e  di 
3  statue  colossali,  il  tutto  coniposto  di  grandi  niassi  di 
niaruio  di  Carrara.  In  fondo  al  niedesimo  evvi  la  porta  di 
uuione  e  d' ingresso  al  tempio,  come  pure  le  altre  due  la- 
terali,  che  introducono  alle  rispettive  due  cliiese  minori,  di 
forma  niista  con  cupola  die  compongono  una  linea  sola  di 
palmi  320,  ossia  metri  90;  e  souo  esse  costrutte  a  destra 
e  a  sinistra  ncgli  angoli  del  detto  lato  di  fronte,  per  cui 
trovausi  ianestate  al  tempio  rotondo  in  modo  da  potervisi 
officiare  anclie  isolatameute  giusta  la  loro  destinazione  ad 
uso  di  confraternite  cavallcresclie. 


a6o  APPENDICE 

Dai  lat'i  del  vest'ibolo  si  dli-amano,  passando  avanti  alle 
due  chiese  niinori,  due  ale  di  portici,  oganna  dl  un  quarto 
di  circolo,  le  quali  poggiano  sopra  gradinata  di  lava  del 
Vesuvio ,  e  si  compoiigono  in  tutto  di  n."  44  colonne  do- 
rlche  isolate,  della  lava  di  Pozzuolo ,  e  di  n."  60  pilastri 
con  rispettivi  zoccoli ,  capitelli  e  cornici  della  pietra  cal- 
carea  di  Gaeta ,  e  coronate  nella  parte  superiore  da  statue 
di  marmo  allegorlche  costituenti  insieme  col  suddetto  ve- 
stil)olo  un  estebo  porticato  semiellittico  di  palmi  800,  ossia 
metri  210  in  giro.  Nello  spazio  circoscritto  dal  suddetto  gran 
porticato ,  e  precisamente  nei  centri  suU'  asse  maggiore  fi- 
gurano  sopra  proporzionati  piedestalli  di  marmo  carrarese 
le  due  coiossali  statue  equestri  fuse  in  bronzo  dal  signor 
Jlighetti,  1' una  di  Carlo  III,  e  1' altra  di  Ferdinaudo  I 
padre  e  figlio  di  gloriosa  memoria.  La  prima  e  opera  in- 
tera  ed  inipareggiabile  dell' iramortale  Canova ;  alia  se- 
conda ,  poiche  rimase  il  solo  cavallo  per  la  sopraggiunta 
di  lui  morte  ,   suppli  la  figura  il  sig.  Cavaliere  Antonio  Call. 

Anclie  relativamente  ai  contorni  di  Napoli  manca  qual- 
clie  cosa  d'  importanza  nel  libro  die  abbiamo  annunziato. 
Tali  sono  le  scavazioni  interessantissime  ultimamente  in- 
traprese  nel  famoso  anfiteatro  Canipano  presso  5.  Maria  di 
Capua ;  delle  quali  non  si  fa  motto  dal  Galanti ,  benche 
formino  I'argomento  principale  del  seguente  libro  che  fu 
stampato  Y  anno  innanzi  iiella  medesima  citta  di  Napoli. 


Capita  Vetcre ;  ossia  descrizione  dl  tutti  i  monumentl 
di  Capua  antica ,  e  particolarmente  del  sno  nobi- 
lissimo  anfiteatro ,  di  Giacomo  RuccA.  —  Napoli , 
1828,  dalla  tipografta  di  Luigi  Nobile ,  in  S°  con 
due  tavole  in  rame. 

Moltissime  parole  di  questo  libro  sono  impiegate  sul- 
r  unica  parola  nominativa  di  Capua,  della  quale  cercasi  la 
derivazione  per  ogni  via,  ed  e  riconosciuta  iinahnente  per 
etrusca.  Quindi  trattasi  della  fondazione  di  quella  citta , 
della  sua  rinomanza ,  del  suo  valore  ,  de'  suoi  piii  lUustri 
cittadini  e  de' suoi  monumentl,  del  crittopontico  ,  del  teatro, 
deir  arco  trionfale ,  delle  curie,  dei  circlii ,  dei  tempj  ecc. 
Si  parla  inoltre  della  scuola  gladiatoria  di  Lentulo ,  dalla 
quale  fuggi  Spartaco  con  tanto  danno  delle  romane  legioni, 
e   non  si  lascia  di  far  cenno  anclic  degli  unguenti    e  degU 


PARTE    ITVLIANA.  a6l 

ungnentarj  Capuctni,  come  pure  delle  due  piazze  Seplasia 
ed  Alhana,  clie  profumate  dalla  copia  di  simili  unguenti 
inspiravano  moUezza  in  tutti  gli  animi ,  e  fui-ono  princi- 
palmeate  fatali  alle  tiuippe  di  Aiiaibale  ivi  stazionate.  Qaindi 
si  passa  a  parlare  langamente  del  fauioso  aafiteatro  Cam- 
pano,  e  a  noL  senibra  con  tone  esagerato  in  qnanto  all'an- 
ticliita,  alPampiezza  ed  ai  confronti  che  si  fanno  di  qne- 
sto  col  Flavio  di  Roma,  e  coll' altro  Veronese,  sostenen- 
dosi  il  Cainpano  per  il  piii  vasto,  per  il  piii  noljile ,  e  per 
il  piu  antico  di  tutti.  In  quanto  alle  sostruzloni  ultima- 
mente  scoperte  in  quell' aufiteatro,  se  ne  discorre,  come 
se  quelle  del  Colosseo  non  fossero  state  scoperte  i5  anni 
prima  con  tanto  clamore  e  con  tante  dispute  del  romani 
archcologi.  Si  osa  affermare  che  di  queste  assai  scrissero  gli 
anticlii,  i  quail  in  verita  non  ne  fecero  alcun  motto  diret- 
tamente,  e  si  tace  il  molto  clie  a' giorni  nostri  fn  detto 
e  pubblicato  in  Roma  all'occasione  di  quelle  maravigliose 
scoperte.  Noi  dunque  abbiamo  ragione  di  credere  che  sor- 
gera  ben  tosto  alcuno  tra  i  dotti  accademici  Ercolanesi,  il 
quale,  pleno  di  vera,  solida  ed  imparziale  dottrina  parlera 
piu  adegaatamente  di  quel  celebrato  nionumento  ora  che 
per  munilicenza  del  regnante  sovrano  vi  si  vanno  facendo 
scavamenti  e  scoperte  di  tanta  importanza. 


//  Vaticano  descritto  ed  illustrato  da  Erasmo  Pisto- 
LEsi.  — Roma,    1829-1880,  dalla  tipografia  delta 
Societd  edltricc ,  in  fog.  pic.  In  Milano  le  assncia- 
zioni  si  riccvono  dalla  Societd  tipografica   de  Clas- 
sici  italiani ,   in  contr.  di  S.  Majgherita 
Quest'  opera  grandiosa ,     che    accresce    il    numero    delle 
tante  gia  pnbblicate  intorno    alle    diverse    parti  e  al   tutto 
insieme  delf  ammirabile  edificio    Vaticano,    si    va    pubbli- 
cando  a  fascicoll ,  uno  per  mese,   e  ciascuno  di    circa   10 
fogli  d' illustrazione,  con  708   rami  a  contorni,   rappre- 
sentanti  le  principali  pitture    o    sculture ,    o    archltetture, 
che  gli  appartengono.   Slnora  ( maggio   i83o)   non  ne  soao 
comparsi  che  7  £iscicoli ,  i  quali  debbono  arrivare  al  nu- 
mero di  80   affinche  l' opera  diventi  compinta.   I  rami  sono 
pregevoli  per  la  loro  esattezza  e  verita,  quantunque  tratti 
nella  maggior  parte  da  altre  stampe  gia   conosciute.  Le  il- 
lustrazioni  comprese  net  testo  e  nelle  note  offrono  riunito 


262  APPKNDICE 

insieme  qnanto  si  trova  sparso  nei  cliversi  librl  che  lianno 
trattato  del  medesirao  soggetto.  E  questi  libri ,  a  dire  11 
vero ,  non  sono  poclil ,  potendosi  formare  con  essi  un'  al- 
tra  biblioteca  vaticana,  come  apparisce  dall' opera  del  Can- 
celiieri ,  che  ha  per  tiiolo  Descrizione  della  basilica  vati- 
cana con.  una  biblioteca  elegit  autori  die  ne  hanno  trattato. 
Roma,  1788,  nella  stamperia  vaticana,  in  8."  Ne  senza  ra- 
gioae  j  tali  e  tante ,  e  cosi  sublimi ,  e  cosi  diverse  essendo 
le  produzloni  delT  arte  ,  che  con  maraviglia  del  riguardanti 
costituiscono  e  adornano  11  vaticano  edlficio. 


La  piazza  del  Gran  Duca  dl  Firenze ,  co'  siioi  mo- 
numentl ,  disegnad  da  Fr.  Pieraccinl ,  incisi  da  G, 
Paolo  Lasinio ,  e  dlchiarati  da  Melch.  Missirini.  — 
Firenze,  i83o,  presso  Pagni,  Bardi  e  C,  in  foL 
di  pag.  3o ,  tai'.  XXI. 

La  piazza  del  Gran  Duca  di  Firenze  pno  rlguardarsi 
qnal  mnseo  di  belle  artl ,  o  come  altri  disse ,  come  un  elo- 
quente  compendio  delle  glorie  fiorentlne.  Un'  opera  dunque 
che  ci  presenti  e  11  tutto  e  le  parti  di  tale  piazza  non  puo 
essere  die  di  grande  importanza  si  per  le  arti  che  per  la 
storla.  I  nomi  poi  delle  persone  alle  quail  affidato  ne  fw 
1'  esegulmento  sono  chlarlssimi  e  tali  che  ben  anco  da  se 
soli  bella  e  slcura  guarentigla  ci  offrlrebbero  de'  non  co- 
muni  pregi  deir  opera  che  annunziarao. 


Atlante  storico ,  geografico ,  genealogico ,  cronologico  e 
letterario  di  M.  A.  Le  Sage  ,  in  ogni  sua  parte  cor- 
retto,  ampliato  e  proseguito  sino  alV  anno  corrente. 
Prima  veneta  edizione.  —  Venezia,  Girolamo  Tasso 
editore,  dispensa  XIX.  Prezzo  lir.  2.  25. 

latorno  a  questa  preglablle  e  laborlosa  edizione  veggasi 
cio  che  scritto  ne  abblamo  nel  vol.  48.%  pag.  898  e  se- 
guenti.  Noi  non  mancheremo  di  tenerne  un  particolare 
dlscorso  tosto  che  ci  sani  permesso  dalla  moltipllcita  delle 
altre  materle.  Intanto  crediamo  dover  nostro  1'  annunziare 
ch'  essa  va  progredendo  con  quel  medesimo  inipegno,  con 
quella  cura  medesima  end'  eblie  si  bell'  incominciamento. 


PARTE    ITALIANA.  a63 

Mcmorie  della  re^la  cittd  dl   Venezia  e  BTonnmento  di 

Cnnova.    —    Venezia,  presso    Cio.   Gallo  cd'uorc  e 

proprictario  ,  in  2^.°  per  travcrso. 

Qnesta  leggiadrissima  operetta   consiste  in  28  vedute  va- 

ganiente  incise  airacqnerello,  e  rappresentanti  i  piu  insigni 

edificj    cU    Venezia.    E  I'editore  ben  a  diritto  voile  intito- 

lai-la  Memorie ,  perocclie  essa  e  fatta  in  modo  di  vivainente 

ridestare    T  imagine    de'  monumenti  die  in  quella    niaravi- 

gljosa  citta  piu  colpir  sogliono  lo  sguardo  de'  viaggiatori. 


Osservazioni  dl  M.  Cantoni  Salodiano  intorno  ad  un 
opuscolo  di  monsig.  Gio.  Serafino  Volta ,  intitolato 
Descrizione  del  lago  di  Garda  e  de'  siioi  contor- 
jii,  ecc.  —  Milano  ,  i83o,  per  Nicolo  Bettoni , 
in  8.°  di  pag.  82. 

Nel  tomo  56.%  pag.  36o  di  questo  Giornale  noi  date  ab- 
biamo  un  sunto  della  Descrizione  del  lago  di  Garda  pub- 
blicata  nel  1828  da  monsig.  Volta,  frapponendovi  qaalche 
nostra  critica  osservazione  intorno  a  cose  puramente  scien- 
tifiche,  ed  in  fine  lodandola  come  guida  piacevole  e  istrut- 
tiva  a  clii  viaggia  il  lago  di  Garda.  Oua  chi  mai  creduto 
avrebbe  die  queste  ultime  parole  muovere  dovessero  la 
bile  del  signor  M.  Cantoni  Salodiano  e  si  fattamente  di 
spignerlo  a  riveder  le  bucce  di  quella  descrizione ,  sen- 
tenziando  a  prima  ginnta  essere  ella  dettata  in  rude  e  sgra- 
ziata  manicra ,  e  noi  daniiando  aU'anatema?  Ma  pure  il 
nome  di  monsignore  non  e  poi  si  abljietto ,  ne  totalmente 
ignoto  nella  repubblica  letteraria.  Che  pero  la  rut^e  manJera 
colla  quale  il  Salodiaao  censore  imprese  a  denigrarlo  ,  ri- 
sentesi  di  una  tal  quale  animosita  indegna  dell'  uom  echo 
e  ben  costumato. 

Monsig.  Volta  ha  posto  in  fronte  all'  opuscolo  il  pro- 
prio  nome ,  siccome  ogli  praticato  avea  con  altri  suoi  lavori 
die  dal  dotto  pulihlico  stati  erano  non  discorteseniente  ac- 
colti.  Quel  nome  pareva  bastevolmente  guarentirci  nel  50;7i- 
mario  che  noi  andavamo  focendo  delle  cose  che  ci  si  pre- 
sentarono  come  positive  o  di  fatto,  non  potendo  noi  im- 
maginarci  die  in  tali  cose  cotanto  T  autore  dipartito  si  fosse 
dal  vcro,  quanto  lo  viene  Tavversario  suo  accusando.  Ora 
le  mende  di  cui  il  critico  Salodiano  accagiona  mons.  Volta 
concernoao  in  parte  inczie  o  cose  di  nessuna  importanza , 


264  A  I>  P  E  N  D  I  n  K 

e  per  csemplo,  sc  T  istltuto  di  educazlone  in  Salo  chla- 
mar  si  deljba  collegio  anzi  die  seniinario  :,  in  parte  poi 
cose  di  fatto  della  cui  verita  non  potrelslje  venirsi  perfet- 
taiiiente  in  chiaro,  fuorclie  scorrendo  i  luoghi  stessi  coi 
due  libretti  tra  le  mani  e  con  buoni  testinionj  a  fianco. 
La  qual  ragione  fa  quella  che  gia  ci  trattenne  dal  metter 
a  confronto  la  descrlzione  del  sig.  canonico  con  quella  del 
sig.  dottor  Pollini ,  che  noi  sommaniente  stiiniamo  ,  e  cui 
furono  in  questo  giornale  tributate  piu  volte  le  ben  ginste 
lodi ;  riducendoci  per  conseguenza  a  non  dare  della  prima 
clie  annunziavamo ,  se  non  un  breve  compendio,  appo- 
nendovi  pero  alcnne  osservazioni  ove  le  credenuno  airuopo, 
non  intorno  cose  di  fatto,  di  cui  lasciavamo  giudice  chi 
nieglio  di  noi  coriosceva  le  ricordate  situazioni.  Quanto  a  cio 
cb' e  di  noi,  il  sig.  M.  Cantoni  puo  esser  sicuro  che  non 
Tabbiamo  niente  affatto  per  snptrbo  e  tracotato ,  se  ci  si 
fa  ammonitore:  non  possiamo  per  altro  non  dargli  qui 
ancora  alcuna  taccia  di  ruvido  e  di  poco  cortese  ne'  modi 
cli'  usa  neir  amuionire.  E  un  po'  piii  di  buona  fede  noi 
amato  avremmo  neir  accusa  dataci  di  poca  diligenza  nel 
compendiare  libri ,  poiche  T  errore  di  cui  egli  c'  incolpa , 
a  clii  spassionataniente  legge  non  puo  non  cader  subito 
innanzi  dovere  essere  attril^uito  alia  stampa ,  sicconie  oni- 
missione  di  una  parola.  Noi  alibiamo  nominato  Desenzano, 
Salo ,  Maderno ,  ecc. ,  poi  con  quell"  ordine  niedesimo  pi- 
gliammo  a  ricordare  cio  che  di  ciascuno  di  quei  paesi  ri- 
chiedeva  j^articolare  ricordanza ,  ond' e  che  chi  legge  non 
tarda  ad  accorgersi  che  per  difetto  di  stampa  fu  ouimessa 
la  parola  in  Salo  nel  brano  ch'  e  tra  il  periodo  risguar- 
dante  Desenzano  e  1' altro  che  nomina  Maderno. 

Ma  onde  mostrare  al  sig.  M.  Cantoni  die  c'  incresce  lo- 
gorare  pagine  per  lihrl  di  nessun  noine ,  non  possiamo  di- 
lungarci  piu  oltre  a  tenzoiiare  contra  le  osservazioni  di  lui, 
poiche  cest  emploier  de  I'drtillerie  pour  detruire  une  chau- 
inicre,  ecc.  i  e  ci  sia  qui  permesso  di  far  use  di  siffatte 
parole  di  Voltaire,  die  cadono  proprianiente  in  acconcio. 
Pigliando  nondimanco  la  volta  nostra  nell'  ammonire ,  gli 
farem  solo  da  ultimo  presente  che  lo  scrivere  non  rude  e 
sgraziato ,  I' einendata  locuzioiie ,  a  cui  egli  vorrebbe  ridurre 
il  signor  canonico  Volta ,  non  ista  certamente  nelle  ricer- 
catezze ,  nelle  leziosaggini,  ne'' modi  svenevoli  ed  affettati, 
ne'  pretti  fiorentinismi  di  cui  egli  il  signor  Cantoai  intesse 
da  cima  a  fondo  le  osservazioni  sue, 


PARTE   IT  A  LI  AN  \.  265 

S  C  I  E  N  Z  E. 

Commenti  sopra  II  Codlce  dclle  gravl  trasgressioni  dl 
polizia  del  sigiior  Kudler  profcssore  nell  I.  R. 
Unlvcrsild  dl  Vienna ,  fuscicoli  I  e  III.  —  Verona , 
1829,  per  Giuseppe  Rossi,  pag.   128  e  884,  in  8." 

II  Kndler  da  pi'incipio  a'  snoi  Commenti  con  un'  intro- 
duzione  dottissinia  suU'  oggetto  delle  leggi  penali ,  sulla 
necessaria  separazione  del  delicti  dalle  gravi  trasgressioni 
di  polizia  ,  suU'  essenza  di  queste ,  e  sulla  loro  legale  par- 
tizione,  additando  in  pari  tempo  le  sorgenti ,  le  cognizioni 
snssidiarie  e  la  storia  letterarla  del  diritto  penale. 

Dopo  cio  il  Kndler  divide  i  siioi  Commenti  in  due  parti. 
La  prima  comprende  i  caratteri  essenziali  ad  ogni  trasgres- 
sione  politica  e  la  pena  relativa.  La  seconda  contiene  la 
forma  con  cnl  precede  la  legge  primltiva  in  caso  di  gravi 
trasgressioni  di  polizia.  L'  una  e  costituita  dalla  sezione 
del  Codice  penale  die  tratta  delle  gravi  trasgressioni  di 
polizia  e  della  loro  punizione.  L'  altra  dalla  sezione  dello 
stesso  Codice,  la  quale  riguarda  la  procedura  relativa  alle 
gravi  trasgressioni  politiche.  II  Kudler  prende  a  determi- 
nare  1' essenziale  carattere  delle  gravi  trasgressioni  politiche 
ill  generale  dalla  conosceaza  della  legge ,  nella  cui  viola- 
zione  stanno  tutte  le  trasgressioni  politiche.  Questa  legge, 
egli  dice,  o  riguarda  1"  obhligazione  generale,  ossia  e  tale 
die  ognuno  e  capace  di  giudicarla  per  1'  essenza  delle  sue 
azioiii ,  e  dei  doveri  generali  di  diritto;  oppurc  riguarda 
speciali  obbligazioni  die  non  si  possono  conoscere  se  non 
per  dovere  del  proprio  stato  ,  del  proprio  mestiere  ,  della 
propria  professione ,  o  per  altri  particolari  rapporti.  Nel 
primo  caso  la  violazione  di  questa  legge  generale  ,  e  delle 
relative  generali  obbligazioni  produce  sempre  per  se  una 
trasgressione  politica.  Nel  secondo  caso  non  avvi  trasgres- 
sione  di  polizia  se  non  quando  sia  I'egolarmente  emanata 
e  conosciuta  cotesta  legge  da  cui  s'  inducono  simili  parti- 
colari obbligazioni.  Assegnato  per  tal  modo  il  carattere 
costitutivo  delle  gravi  trasgressioni  politiche  trapassa  a  di- 
stinguerle  in  proprie  ed  in  iinproprie,  facendo  osservare 
siccome  nelle  proprie ,  oltre  la  conoscenza  della  legge  e 
la  sua  violazione ,  concorrer  debba  solamente  o  V  impre- 
veggenza,  o  la  trascuratezza ,  o  I'obblivione,  o  la  cre- 
denza,  o  la  niancanza  di  caiitele  ,  ed  anclic  il  niun  dauno 


aGG  APPENDICE 

derivator,  e  non  mai  la  prava  iatenzlone  o  1' animo  dell- 
Ijerato;  poiche  allora  o  si  verifica  il  delitto,  oppure  si 
trasmntano  esse  in  trasgressioni  improprie,  il  cui  carattere 
o  condizione  essenziale  si  e  questa  prava  intenzioiie  o  ani- 
mo deliljerato ,  onde  da  veri  delitti  possono  convertirsi  in 
semplici  trasgressioni  di  polizia ,  quali  sono  le  azioni  crl- 
jninose  degl' impuberi,  i  reati  commessi  in  istato  di  ubbria- 
chezza  accidentale  punibili  siccome  gravi  trasgressioni  po- 
litiche  secondo  le  circostanze. 

A  questa  teorica  delle  gravi  trasgressioni  di  polizia  in 
genere  succede  quella  delle  loro  pene  considerate  nel  doppio 
oggetto,  i.°  Delle  loro  specie  o  qualita ;  2."  Delia  loro 
estensione  o  quantila.  Relativamente  alle  qualith  le  distin- 
gue il  Kudler  in  principali  ed  accessorie  esponendo  tutta 
la  dottrina  raziouale  e  positiva  sulle  une  e  suUe  altre. 
Relativamente  alia  quantita  egli  considera  le  pene  di  du- 
rata  jjeriuanente  o  temporaria ,  e  questa  a  tempo  deter- 
niinato  o  indeterminato ,  siccome  dispone  il  Codice  pe- 
nale.  In  fine  viene  il  Kudler  a  ragionare  delle  gravi 
trasgressioni  politiche  in  particolare  secondo  Y  ordine  dei 
paragrafi  di  esso  Codice;,  e  ad  ogni  paragrafo  sviluppa  la 
dottrina  filosofica  tanto  delia  disposizione  della  legge  , 
quanto  dei  motivi  die  I'hanno  determinata.  Questo  me- 
todo  veramente  egregio  di  trattar  filosoficamente  le  parti 
pill  positive  della  giurisprudenza ,  die  noi  ablsiamo  gia 
riscantrato  ne'  due  fascicoli  di  sopra  annunciati  dal  signor 
Kudler,  fa  desiderare  che  sia  continuata  la  pubblicazione 
di  tutti  gli  altri ;,  poiche  allora  quest'  opera  unita  all'  altra 
del  professore  Jenull  sulla  parte  dei  delitti  e  delle  pene  , 
dara  tin  Commentario  italiano  compiuto  e  sommamente 
istruttivo  su  tutto  il  Codice  penale  del  i-egno  Lombardo- 
Veneto. 


Del  dirltto  di  eriger  fabbr'tche  e  del  diiitt.o  di  vietarle, 
deir  uso  e  non  uso  delle  seivitu  non  che  delle  sin- 
gole  specie,  di  Blichele  Schuster  I.  R.  Consigliere , 
Professore  del  diritto  civile  austriaco  neW  Universitd 
di  Praga.  Versione  italiana.  —  Milano ,  1829,  da 
Placido  Visaj.  Fascicolo   i.°,   2..^  e  3.°,  in  8.° 

Lo  scopo  del  sig.  Scliuster,  siccome  egli  dice  nella  Prefa- 
zione  ( pag.  4) ,  si  e  quello  di  somministrare  una  raccolta 


PARTE    ITALIANS.  267 

di  materiali  important!  per  un  Commentario,  nel  quale 
le  prescrizioni  del  Codice  civile  austriaco  fossero  discasse 
a  guisa  di  scieiiza ,  siccome  lo  furono  quelle  del  Diritto 
roinano.  Sicche  in  ognuna  di  esse  si  venisse  sviluppando 
il  piinci^jio  lilosofico ,  ed  il  suo  spirito  nel  modo  piii  esteso 
per  via  di  analisi  e  della  ragionata  spiegazione  di  tutte  le 
singole  disposizioni  anche  analoghe. 

Al  conseguimento  di  tale  scopo  egli  pubblica  innanz'i 
tratto  un  primo  volume  di  silTatto  Commentario,  e  poscia 
1' opera  qui  annunciata  ,  in  cui  sicuramente  avvi  T  ordine 
ed  il  metodo  d'  una  scienza  non  meno  die  il  risultamento 
pill  utile  per  la  pratica  di  essa.  IP  opera  versa  sul  diritto 
delle  faljbriche ;  e  le  sue  materle  dividonsi  in  cinque  ca- 
pitoli  die  tutta  ne  esauriscono  Testensione  e  I'importanza. 
II  primo  capitolo  coniprende  il  diritto  di  eriger  fabbriche. 
II  secondo  il  diritto  di  vietarle.  11  terzo  il  diritto  di  uso 
e  di  non  uso.  II  quarto  le  singole  specie  di  servitu.  II 
quinto  ed  ultimo  I'  usucapione  e  la  prescrizione.  Tutte 
queste  materle  massimamente  quelle  contenute  nel  primi 
tre  capitoli  sono  trattate  e  dlscusse  con  cliiarezza  e  con 
profondita  nella  parte  teorlca ,  e  con  moltlsslmo  acume  an- 
clie  nella  parte  pratica,  nella  quale  si  svHuppano  tutte  le 
qulstloni  sul  diritto  delle  fabbriche  die  sono  di  magglor 
rllievo ,  e  die  dal  senso  letterale  della  legge  non  vengono 
dimostrate.  C16  die  e  osservaljile  intorno  alio  sciogllmento 
di  codeste  qulstloni  si  e  die  il  Schuster  non  rintraccia  o 
crea  nel  Codice  la  masslma ,  ma  la  deduce  sempre  analiti- 
camente  dalle  singole  disposizioni  del  Codice.  Nel  die  egli 
si  distingue  da  que'  Casisti  legali  die  per  rispondere  alle 
loro  tesi  vorrebbero  accoinodare  la  legge  alle  controversie, 
e  non  le  controversie  alia  legge.  Noi  chiuderemo  questo 
sempllce  annunclo  incorando  la  nostra  gloventu  alio  studio 
filosofico  delle  nostre  leggi  positive  in  opere  simlli  a  que- 
sta,  e  ripetendole  colle  stesse  parole  dell' autore  il  comune 
consiglio  anche  de'  nostri  dotti  Glureconsulti  "  Che  la  Glu- 
rlsprudenza  e  una  delle  scienze  piii  dlilicili ;  e  die  blso- 
gna  raddoppiare  di  sforzi  nello  studio  slngolarmente  del 
Diritto  roinano  siccome  quello  die  dona  una  facolta  giudi- 
caliva  prevalence  in  tutte  le  leggi ,  e  quindi  anche  in  quelle 
del  vlgente  Diritto  austriaco.  " 


263  ArPENDICE 

Storla  de' principj  rcgolatorl  dellistnizione  delle  pruove 
ne'processi  penall,  di  Nlccola  Nicolini  ,  tratta 
dalla  Sim  opera :  Delia  procedura  penale  nel  regno 
delle  Due  Sicilie.  —  Napoli  ^  1829,  dalla  tipo- 
grafia  dl  M.  Criscuolo  ,  in  8.°,  di  pag.  334.  Prezzo 
carl.   I   5o. 

Quasi  tutti  gli  scrittorl  di  dirltto  universale  trattando 
del  processo  criminale  lo  hanno  conslderato  sotto  1'  aspetto 
della  discnssione  delle  prove  e  del  metodo  della  pronun- 
zlazione  delle  sentenze.  Quindi  e  quasi  esausta  la  materia 
della  distinzione  del  giudizio  di  fatto  e  del  gludlzio  di 
diritto,  e  della  forma  della  discussione  ,  e  della  pronun- 
ziazione  e  deU'appellabilita  o  inappellabilita  delle  sentenze 
stesse.  Uii  trattato  eve  si  assuma  di  proposito  la  teoria 
deir  instruzione  delle  prove  ne'  giudizj  peiiali  era  forse 
desiderato.  Qucsto  prende  grande  impoVtanza  dalla  osser- 
vazione  che  per  quauto  triste  sieno  le  leggi ,  pochi  sempre 
son  quelli  che  vanno  ad  essere  giudicati ,  ma  moltissimi 
possono  essere  inquisiti.  Nicolini  prende  questo  di  mira 
ed  assumendo  in  principio  che  un  codlce  di  rlto  non  e 
che  una  logica  pratica  sanzionata  dalla  legge  ,  co'  principj 
di  logica  prcsi  da  Locke,  Genovesi,  Condillac  e  Tracy  forma 
tutto  il  suo   lavoro. 

Questo  metodo  nel  foro  e  tutto  nuovo;  al  quale  poi 
sembra  che  T  autore  abbia  corrisposto  colla  novita  della 
esecuzione ;,  e  con  molte  nuove  e  curiose  ricerche. 

Dalla  logica  del  tempo ,  sempre  variabile  secondo  lo 
stato  delle  conoscenze  comuni ,  egli  trae  la  varieta  dei 
modi  di  tanti  codici  di  procedura,  quante  sono  le  nazioni 
e  quante  sono  le  epoche  delfumana  civilta.  Tratta,  come 
artlcolo  fondamentale  del  suo  lavoro,  della  logica  comnne 
e  del  rito  giudiziario  che  vi  corrisponde  nei  tempi  di  prima 
barbarie.  Riunisce  poi  tutti  i  tempi  ed  i  varj  periodi  della 
civilta ,  e  secondo  il  loro  progredimento  fa  procedere  per 
sette  cause  e  sotto  sette  aspetti  tutta  la  storia  variatissima 
de' principj   regolatori  delF  instruzione  delle  prove. 

Questo  piano  e  sembrato  a'  giureconsulti  e  filosofi  cosi 
ampio  che  il  volume  di  Nicolini  puo  formare  la  materia 
di  piu  volumi,  particolarmente  se  si  desse  uno  sviluppo 
conveniente  alle  note  delle  quali  T autore  ha  arricchito  il 
suo  lavoro. 


r.VETE    IT\I,I\NA.  269 

L' ultima  sezlone  {Delia  diversita  de  modi  onde  assicii- 
rarsi  dclla  persona  dt  rei) ,  se  non  contiene  come  le  altre 
cosa  alcana  di  nuovo  ,  riunisce  pero  in  brevi  carte  ordi- 
natamente  tutta  la  grave  iiiateria  de'  modi  di  custodia 
de'  rei ,  e  ne  determina  i  conlini  secondo  1'  eterno  piinci- 
pio  della  necessita  civile,  clie  e  il  principio  unico,  dallo 
sviluppauiento  di  cui  prende  forma  tutto  il  lavoro. 


Memorie  della  reale  Accademia  delle  scicnze  di  To- 
rino. Tamo  XXXIII.  —  Tofino,  1829,  dalla 
stampeiia  reale. 

Coaiincia  qnesto  volume  colla  storia  della  classe  di  scienze 
fisiche  e  matematiclie  negli  anni  1827  e  1828,  scritta  dal 
prof.  Giacinto  Carena,  nella  quale  si  fa  cenno  degli  scritti 
presentati  all' Accademia  e  dei  giudizj  pronunciati  intorno 
a  diverse  invenzloni  e  scoperte.  Sotto  la  data  del  di  y  di 
gingno  1827  si  annuncia  die  il  dottore  Carlo  Bertero  da 
Alba  stava  per  intraprendere  un  secondo  viaggio  in  loa- 
tanissime  regioni,  sj^intovi  dall' amore  della  scienza  bota- 
nica.  A  questa  storia  tlen  dietro  1' elogio  storico  dell'ac- 
cademico  dottor  Luigi  Bellardi,  valente  botanico ,  cbe  cesso 
di  vivere  il  di  4  maggio  del  1826.  Seguono  le  disserta- 
zioni  accademiche  in  uumero  di  19,  di  ciascuna  delle  quali 
daremo  qui  una  brevissima  notizia. 

II  teologo  Losana,  professore  emerito  dell' Universita, 
ed  attualmente  prevosto  del  comune  di  Lombriasco,  coltiva 
con  molto  ardore  la  zoologia.  Nel  tomo  ventesimonono  diede 
una  Rlemoria  sugli  animali  infusorj  polimorli.  Nel  presente 
ragioua  de'  monomorfi.  II  cav.  Avogadro  raffronta  i  poteri 
refringenti  de'  corpi  gasosi  determmati  dal  Dulong  coUe 
formole  di  agguaglio  tra  i  detti  poteri  e  le  affinita  pel  ca- 
lorico  dedotto  da'  calori  speciiici.  Noi  nel  dicembre  del  1816 
(p.  478)  e  nel  gennajo  del  18 17  (p.  78)  abbiamo  in  questo 
Gioniale  inserito  una  dissertazione  di  lui  nella  quale  ridu- 
ceva  a  certe  relazioni ,  dette  dall'  autore  numeri  allinitarj , 
r  aflinita  dei  corpi  pel  calorico.  Blot  e  Arago  aveano  fiitte 
alcune  osser\'azioiii  su'  poteri  refringenti ,  le  quali  ed  eraao 
poclie  e  lasciavano  un  addentellato.  Dulong  entro  in  aringo : 
moltiplico  le  osservazioni  e  ridussele  a  maggior  esattezza. 
L' Avogadro  tolse  ad  esaminare  la  scrittura  del  Francese 
e  a  cavarnc  tutto  il  possibile  vantaggio.  L'  avvocato  Golla 


a'JO  A  r  P  K  N  D  I  G  E 

presenta  sclilarlmenti  ed  agglunte  relative  al  coploso  suo 
giardiijo  botaaico  esistente  ia  Rivoli.  la  questo,  noii  mea 
che  in  altri  suoi  lavori  botanici ,  11  signor  Colla  ebbe  a 
compagiia  la  figlia  sua  Tecofila  Billotti,  da  Ini  incUrizzata 
alio  studio  di  questa  scienza.  Ella  dipinge  le  plante ;  ella 
fa  bella  mostra  nell'  alho  delia  Societa  liniieana  di  Parigi. 
Noi  leggeramo  con  piacere  la  desci-izione  d'  un  Pelargonium 
Berterianwn ,  d'  un'  Acacia  Spini ,  d'  ua  Cactus  Spirii.  II  pro- 
fessore  Cantii  da  una  nota  sur  una  miniera  di  carbonate 
di  manganese  violetto  compatto  recenteniente  scoperta  nella 
vallea  di  Lanzo  pi-esso  il  comune  d'Ala.  II  prof.  Borson  ra- 
giona  su  alcuni  fossili  della  Tarantasia.  Egli  e  quello  die 
arricchi  piu  che  ogni  altro  il  museo  di  Torino,  per  quanto 
ragguarda  a'  niinerali.  II  prof.  Lavini  ofFre  T  analisi  cb'  ei 
fece  della  lava  del  Vesuvio  che  eruppe  nel  iBaa.  Ottenne 
acqua,  acido  idro-clorico  ,  idro-clorato  ammoniacale  ,  sol- 
fato  di  calce,  muriato  di  soda,  calce ,  ossido  di  ferro, 
allumlna,  magnesia,  silice,  carbonio.  Fece  pure  T  analisi 
delle  ceneri  del  Vesuvio  del  1794:  ma  allora  ottenne  ben 
altri  risukamenti ,  ebloe  cioe  solfato  di  potassa ,  rame , 
manganese,  non  acido  Idro-clorico,  non  idro-clorate  di 
soda:  non  magnesia :  i  rimanenti  componenti  comuni,seb- 
bene  in  diverse  proporzioni.  II  dottore  BelUngeri  continua 
i  suoi  esperimenti  suU'  elettricita  degli  umori  animali.  Nella 
presente  dissertazione  tiene  ragionamento  della  saliva,  del 
muco ,  del  pus ,  tanto  semplice  die  contagloso.  II  profes- 
sore  Re  diede  un  ragguaglio  delle  piante  scoperte  dal  Bel- 
lardi  di  onorata  memoria ,  le  quali  non  sono  ancora  state 
comprese  nella  flora  del  Piemonte.  II  sullodato  Avogadro 
fa  alcune  considerazioni  sopra  la  legge  della  forza  elastica 
cleir  aria  coinparativamente  alia  sua  densita  ne'  casi  di 
compressione  senza  perdita  di  calorico  e  sopra  quella  del 
calore  specifico  dell'  aria  in  agguaglio  alia  temperatura  ed 
alia  pressione,  II  cavaliere  Cisa  De-Gresy  toglie  a  discu- 
tere  sul  problema  della  perturbazione  de'pianeti:  argo- 
mento  in  cui  versarono  i  La-Grange,  i  La-Place,  i  Pois- 
son ,  i  Plana ,  nomi  tutti  onorevolmente  rammentati  dallo 
scrittore.  Jacobi  nel  giornale  di  Sdiumacher  nel  mese  di 
novembre  del  1837  diede  una  sua  teoria  delle  trascendenti 
elittiche.  Legendre  nel  medesimo  giornale  nel  febljrajo  del 
i8a8  vi  appose  pareccliie  considerazioni.  II  professor  Plana 
propone  un  nuovo  metodo    per  discoprire  e  dimostrare  la 


TARTK    ITALIAN!.  271 

possibilita  Je'  teoremi  conipresi  nella  teorla  del  Jacob!. 
Faceado  passaggio  alle  IMemorie  die  spettano  alia  classe 
delle  scienze  niorali,  storiclie  e  filologiclie  ,  noi  veggiamo 
pararcisi  inuaazi  la  descrizioue  di  alcuni  papiri  greci  die 
trovausi  nel  rcale  niuseo  egiziano.  Questa  provincia  e  spe- 
cialmente  perlnstrata  dal  professorc  Peyron,  eriuUtissimo 
nelle  lingne  orientali  e  nella  gieca.  II  senatore  conte  Sclopis 
tratta  de'  Longobardi  in  Italia  :  e  promette  di  dare  succes- 
sivameiite  alcune  lezioni  sul  medesinio  soggetto.  Li  questa 
prima  lezione  esamina  lo  stabilimento  della  domiiiazione  de' 
'  Longobardi  in  Italia  e  gli  ordini  del  loro  goveruo.  II  conte 
Napione  di  Cocconato  favelia  intorno  al  Regale  della  zecca 
in  Italia  nei  secoli  X  e  XI.  II  pi-ofessore  Barucdii  dlscorre 
dei  tripodi  in  generate ,  ed  in  particolare  di  cjnello  dell'  an- 
tica  citta  d' ladustria.  II  suUodato  Peyron  da  T  illiistrazione 
di  due  papiri  greco-egizj  dell'  I.  R.  mnseo  di  Vienna. 
L' abate  Gazzera  presenta  un' iscrizione  metrica  ritrovata 
sopra  nn  antico  sarcofago  clie  esisteva  nel  giardiao  de'  frati 
della  Consolata  di  Vercelli ,  e  gia  altra  volta  pubblicata 
dal  prof.  Gio.  Antonio  Ranza.  Dimenticato  il  prezioso  rao- 
numento  e  negletto  per  moltissimi  auni  fn  di  naovo  ritro- 
vato  a  caso  dal  dott.  Dalmazio  Sancio,  die  a  ridilesta  del 
sig.  Gazzera  ne  distese  in  una  sua  lettera  latina  una  dotta 
illustrazione.  Si  agitarono  ed  agitansi  tuttora  di  molte  coa- 
troversie  suU'  autore  dell'  opera  De  iinltadone  Christi ;  gli 
uni  r  attribiiiscono  a  Tommaso  Da-Kempis  :  altri  al  can- 
celliere  Gerson  :  i  Francesi  a  S.  Bernardo.  II  Napione  si 
accinse  pur  egli  a  trattar  sifFatta  quistione.  Nel  libro  della 
Patria  di  Colombo  egli  ispiro  dabbj  se  per  avventura  la 
gloria  della  coniposizione  di  quell'  opera  sia  dovuta  ad  un 
quarto :  e  questi  sarebbe  Giovanni  Gerseno  monaco  nel 
monastero  di  santo  Stefano  di  Vercelli.  Aggiunge  in  fine 
alcune  considerazioni  sul  codice  De  imitatione  Christi,  die 
trovasi  in  Arona. 

Prcnozioni  fondamentali  di  biologia  che  semano  i  II- 
mltl  al  matcrialismo  ed  all  aiiimismo  nella  scicnza 
della  natura ,  del  dott.  Lidgi  FoR^'T.  —  Torino  , 
1829,  dalla  stanipcria  rcale,  in  8.°,  di  pag.  i5o. 
Prczzo  lire  2. 
II  Forni  divulgo  gia  colle  stampo  varie    scritturc,    nelle 

quali  propose  i  suoi   pcnsaiuenti    suUa    biologia,    Prccipue 


2~2  APPENDICE 

sono :  gll  Elenientl  della  fisiologia  della  natuva :  II  saggxo 
sul  calorico.  E  gia  gran  tempo  clie  sta  tlettando  un'  opera 
in  cui  trattera  difrusaiuente  si  rilevante  argomento.  Intanto 
ha  creduto  di  prcmetterne  nella  presente  i  principj  fon- 
damentali.  La  vita ,  die'  egli ,  non  compete  solamente  agli 
animali  ed  a'  vegetali :  ne  tutti  i  corpi ,  che  non  riferi- 
sconsi  alle  snddette  due  classi,  possonsi  chiamare  inorga- 
nici.  II  globo  terracqueo  e  organico.  I  suoi  fenomeni  sono 
analoghi  a  quelli  della  vita  delle  piante  e  degli  animali. 
Tutti  i  corpi,  che  non  sono  incomljustlbili  e  sconnessi, 
godono  di  una  vita  :  ne  possonsi  appellare  inorganici.  Ogai 
pbrzione  di  sostanza  separata  dall'  organisino  vuoisi  riguar- 
dare  per  organica ,  se  non  abliia  subito  la  combustione 
ignita ,  la  niortilicazione ,  la  putrefazione.  I  fenomeni  vi- 
tali ,  o  le  funzioni ,  tanto  nell'  intero  globo  ,  quanto  in  cia- 
scun  corpo ,  riduconsi  a  due ,  che  sono ;  T  assimilazione  e 
la  disassimilazione.  Evvi  un  fluido,  principio  di  vita.  Un  tal 
fluido  esiste  negli  spazj  celesti,  nell'atmosfera,  neU'acqua, 
ne'  cibi ,  in  tutti  i  corpi  che  non  subirono  le  mentovate 
mutazioni  per  cui  abbiano  perduto  Torganismo,  e  ovun- 
que  lo  stesso.  VIene  tramandato  da  corpo  a  corpo.  I  corpi 
organizzati  l' assorbiscono,  se  lo  rendono  proprio  e  speci- 
fico,  poi  il  restituiscono  sotto  peculiavi  circostanze.  La  ge- 
nerazione  non  e  che  trasmissione  del  fluido  vitale  dai  ge- 
neranti  ne'  generati.  La  fecondazlone  apporta  le  condizioni 
necessarie  alF  attualita  della  vita.  Del  resto  esso  non  manca 
al  germe  prima  della  fecondazlone.  II  fluido  vitale  univer- 
sale non  e  solo  T  eccitatore  di  se  stesso,  ma  e  pure  il 
modificatore  e  1'  organizzatore  di  se. 

E  attivo  quando  e  libero  e  fuori  del  corpo :  e  passivo 
quando  e  specilico  ed  insito.  A  questo  solo  fluido  vitale 
voglionsi  riferire  tutti  i  movimenti  istintivi.  La  sanita  ri- 
sulta  dalla  facolta  delf  equabile  distribuzione  del  fluido  vi- 
tale in  ogni  punto  dell' economia  dell' individuo.  Gli  de- 
menti in  natura  sono  tre :  calorico ,  ossigene ,  luce.  Dalla 
prima  combinazione  de'  tre  saddetti  elementi  risultano  le 
modificazioni  dei  flaidi ,  magnetico ,  elettrlco ,  vitale.  La 
teoria  del  fluido  vitale  s'  interpoae  tra  1'  animismo  ed  il 
materialismo.  Gli  animlsti  riguardano  V  animo  come  il  prin- 
cipio della  vita,  1  materialisti  non  veggono  che  materia. 
L' esistenza  dell'anima  non  si  puo  mettere  in  dubbio  :  ma 
ssa  non    puo   spiegare  tutti  i  fenomeni  della  vita.  E  pure 


PARTE   ITA.LIANA.  2j3 

iin  mlstero  la  presenza  d'  uno  splrlto  In  un  corpo.  Am- 
iiictteiRlo  ua  fluido  non  dissipiamo  afFatto  la  caligine ,  ma 
di  molto  la  diraJinmo.  Questa  e  In  iscorcio  la  dottrina  del 
Form.  Non  ci  fernieienio  a  stabilire  un  confronto  fra  liii, 
i  Tedeschi  e  i  piu  antichi,  clie  gia  ammettevano  una  vita 
universale.  Cel  vietano  le  leggi  di  un  giornale.  Non  pos- 
siarao  tuttavia  tralasciare  di  avvertire  die  il  Forni  si  mostra 
piu  clie  ogn'altro,  diligentissimo  indagator  della  natura. 
Ma  forse  talvolta  si  abbandona  ,  come  fece  altre  volte , 
ai  voli  d'  una  fervida  immaginativa.  La  qual  cosa  tuttavia 
non  puo  apporsi  a  colpa ,  sol  die  non  confondansi  le  ve- 
rita  dimostrate  coUe  congetture  probabili. 


Raccolta  di  disegni  rapprcsentantl  le  principall  mac- 
chine  ill  offii  ramo  cl  industria ,  delta  provincia  di 
*  Bologna ,  corredata  delle  necessarie  dcscrizioni ,  e 
jiotate  le  paTt.icolari  ciicostanze  cite  accompagiiarono 
le  costruzioni ,  del  dott.  Angela  Zamboni.  —  Bo- 
logna^  1829,  tip.  dell  0\\no.  Fascial  VI .in  4." 

Noi   vorremmo  che  quest'  esempio  imitato  fosse  in  altri 

paesi  deir  Italia  e  specialmente  nella  Lomljardia,    eve  ab- 

bondano  le  macdiine  in  ogni  genere  di  manifatture,  mas- 

sime  poi  pel  sctificio.  Quest'  e    1'  unico    modo    onde    far  si 

clie  tanto  la  persona  di  studio  ,  e  I' ingegnere ,  quanto  i/ icm- 

j   plice  meccanico  urwfice  trovino    i    dad    sufficiend ,   il   prinio 

I    per  calrolare  I'  effetto  di  ciascuna  macchina  ,    il  secondo  per 

j    eseguirla  e  porla  in  opera  con  precisione    e    con    sicurezza , 

I    siccome  avverte  1'  egregio  editore.   Cosi  noi  avremrao  forse 

I    nn  tdl  corredo  di  disegni  in  ogni  genere  di  macchine  per 

arti  e  raestieri  da  non  invidlare  le  oltramontane  nazioni. 


Paidi  Mascagni  Anatomia  nnivcrsa ,  XIIV  tabuUs 
ceneis  j'nxta  arclictypwn  hominis  adidti  accuratissime 
repnescntata ,  etc.  Fasciculus  septirnus.  —  Fisis , 
op.  Nicol.  Capurro,  etc.,  in  carta  slragj-andc,  delta 
d  di  nostiL  elelautina.  Prezzo  di  ciascwi  fascicolo 
lir.   280  ital. 

Quest' edizlone  die  e  la  piu  magnifica,  la  piii  grandiosa 
fra  qiiante  vengono  ora  eseguite  nella  nostra  penisola ,  ha 
oggimai  feliccmente  oltrepassato  il  mezzo  del  suo  canunino, 

Bibl.  Ital.  T.  LVUI.  18 


^74  APPENDICE 

II  fascicolo  clie  ora  annnnziamo  contiene  i."  lo  strato 
qirarto  della  parte  posteriore  del  corpo  umaiio,  tav.  I,  II,  III; 
a.°  Le  speciali  figux'e  dello  strato  terzo,  tav.  I,  i  visceri, 
tav.  IX. 


Ccnni  sopra  il  morbo  migliare  Veronese  di  Francesco 
Fagiuoli  di  Verona ,  medico  condotto  in  Cerea.  — 
Verona,  i82g  ,  presso  Paolo  Libanti,  di  pag.  74, 
in  8.°  grande. 

E  solo  da  alcnnl  anni  che  apparve  endemica  nel  Vero- 
nese una  nianiera  di  esantema  a  bollicine  migliari,  e  la 
quale  per  nulla  s' accorda  coUe  descrizioni  del  nioibo  mi- 
gliare  finora  pubblicate;  ond' e  clie  i  medici  di  quella 
provincia  non  dubitano  di  estimarla  affatto  nuova.  II  signor 
dottor  Fagiuoli ,  siccome  medico  condotto  di  comune  ove 
viemmaggiormente  mostrasi  esso  malore,  venne  richiesto 
dalla  superiore  autorita  di  darne  gli  opportuni  schiarimenti. 
Imprese  egli  percio  a  scrivere  i  Cenni  clie  ora  qui  an^ 
nunziamo  •,  ed  i  quali  egli  divise  in  due  parti.  Nella  prima 
piglia  a  disamlnare  gli  accidenti  ed  i  fenoiueni  che  nella 
economia  delf  umana  fabbrica  appajono  nel  morbo  in  di- 
scorso ,  e  conchiude  die  sia  peculiar  guisa  di  morbo  mi- 
gliare ,  suscitato  da  potenza  particolare  ,  che  puossi  seaza 
dubbio  ritenere  siccome  specifico  miasma  contagioso ,  ap- 
palesantesi  svariatissimo  nei  gradi  di  forza  per  cui  pno 
suscitare  diversi  gradi  di  fenomeni  morbosi ,  e  in  seguito 
ad  essa  forza  sua  ed  alle  particolari  costituzioni  far  cor- 
rere  il  male  sporadico ,  endemico  od  epidemico ,  ed  assa- 
lire  anche  piii  volte  una  stessa  persona ,  ed  a  brevi  in- 
tervalli  eziandio.  II  quale  pecnliar  contagio  poi  avrelilje 
in  senso  suo  azione  irritativo-stiinolante  inducendo  sempre 
infiammazione  piu  o  men  grave  nel  sistema  cutaneo ,  e 
per  consegnenza  suscitante  diatesi  di  natura  sempre  e  co- 
stantemente  iperstenica.  Nella  seconda  parte  ridurrebl^esi 
il  dottor  Fagiuoli  a  stabilire  il  metodo  cui-ativo ,  il  quale 
dovendo  di  forza  essere  fondato  in  sulla  premessa  condi- 
zione  gefeerale  morbosa  non  puo  a  meno ,  secondo  lui ,  di 
non  essere  coiitrostimolante  ossia  depriaiente  j  piu  o  meno 
attivo  poi  a  norma  della  gravita  dei  progressi  morbosi, 
e  delle  varie  sne  complicazioni.  II  qual  metodo  per  altro 
non  e  al  dire  del    signor  D.  Fagiuoli   «  sempre    il    mezzo 


PARTE    IT\LI\NA.  2  70 

»  sicuro  ell  gunrlgloiie,  poiche  non  vale  piii  in  cjuesta 
'/  nialattia  die  a  temperare  1'  eccitamento  acciesciuto , 
»'  ed  a  tenerlo  dentro  certi  limiti  ,  onde  dalla  conti- 
»  nuata  azlone  irritativo-stimolante  della  causa  morbosa 
"  pei  tessuti  viveiiti  non  si  csaurisca  la  vitalita  ;  poi- 
»  die  non  sara  rnai  in  jiotere  della  medicina  il  troncare 
»/  o  diminuiire  T  azion  del  contagio.  »/  Tra  i  riniedj  pro- 
porzionati  all'  uopo  noi  vedianio  piu  die  ogn'  altro  connnen- 
dato  il  bagno  freddo;  il  quale  viene  altresi  prescritto  per  la 
cura  prolilattica ,  die  secondo  la  teorica  accennata  consi- 
sterebbe  pure  nel  tenere  abbassato  T  eccitamento,  e  nel- 
r  uso  alti-esx  degl'  involventi  pel  sospetto  che  sia  rimasta 
qualche  reliquia  contagiosa  nelle  prime  vie.  Finalmente  ven- 
gono  proposti  gli  spurglii  coi  sulTumigi  d'  aceto.  Egli  non 
puossi  dair  iin  canto  non  lodare  la  diligenza  e  1'  ottimo 
nietodo  adoperato  dal  signor  dottor  Fagiuoli  nell'  esporre  e 
disaminare  gU  accidcnti  ed  i  fenomeni  del  morbo  in  qui- 
stione  ■,  ci  duole  dall'  altro  il  vederlo  ancora  intieramcnte 
avvinto  ad  una  teorica  fallace  e  per  la  quale  egli  tragga  corj- 
scguenze  che  ben  diverse  essere  si  vorrebbero.  Non  sap- 
piamo  poi  perdie  ritenendo  egli  necessario,  com' e  in  fatto, 
trattandosi  di  morbo  contagioso ,  il  disinfettare ,  dia  la 
pret'erenza  sovr' ad  ogni  altro  mezzo  ai  suiFumigi  di  accto, 
e  dimenticlii  i  piu  sicuri  e  valevoli,  le  dissoluzloni  cioe  dei 
cloruri. 

II  signor  dottor  Fagiuoli  termina  i  suoi  Cenni  apportando 
quattro  storie  particolarizzate  della  malattia  di  cui  discorse, 
Noi  non  possiamo  terminare  questo  annunzio  senza  nietter 
innanzi  un  dubbio  nostro  il  quale  sarebbe  questo  ,  se  quel 
tanto  svariare  di  tempo  nell' uscire  che  durante  la  malattia 
fa  Fesantema  niigliare,  e  quel  tanto  diversiiicare  di  vo- 
lume ,  forma  ed  umore  delle  bollicine  sue,  non  possa  in— 
durre  a  credere  1' esantema  in  discorso  secondario,  sintomo 
del  male  in  corso  anziche  morbo  per  se  stesso  primario. 


276  APPENDICE 

Nuovo  trattato  sidle  cmorragie  uterine  cli  Edoanlo 
Rigby  e  Stewart  Duncan,  corredato  di  molte  os- 
servazioni  tratte  dalla  pratica  di  questi  insigni  au- 
tori ,  traduzione  dall  inglese  con  note  ed  ag^unte 
delta  signora  vedova  Boivin ,  preceduta  da  una 
notizia  storica  aggiuntai^i  dalla  stessa  sul  tratta~ 
mento  dclle  emorragie  uterine  e  sussegidta  da  un 
saggio  analitico  delV  opera  del  signer  Bigcschi  sullo 
stessa  soggetto ,  non  die  da  una  lettera  del  chia- 
rissimo  signer  Chaussier  sulla  sti'uttura  dell'  utero , 
prima  traduzione  italiana  con  note  ed  aggiunte  del 
dottore  Francesco  Ferrario  ,  gid  assistente  alia 
cattedra  ed  alia  clinica  ostetricia ,  e  ripetitore  di 
ostetricia  teorico-pratica  presso  VI.  R.  Universitd 
di  Pavia,  ora  medico-cJururgo-ostetricante  in  Mi- 
lano.  Tomo  prima  —  Mdano ,  1829  ,  per  gli  edi- 
tori  dell  Indicatorc  lombardo ,  contrada  dei  BIo- 
rord,  n°  4120,  in  8.°,  di  pag.  222.  Prezzo  ,  lire 
3  italiane. 

Svariatisslmi  e  spesso  pur  troppo  pericolosl  sono  i  casi 
di  emorragie  dell'  utero.  Laoude  chi  attende  all'  ostetricia 
dee  innaiizi  tutto  fare  sovr'  essi  grandissimo  studio ,  stan- 
teche  succedono  per  lo  piu  o  per  gravidanza ,  o  aU'atto  del 
parto,  o  ia  seguito  ad  esso.  E  veramente  beii  fondate  sono 
la  teorica  e  la  dottrina  •,  importanti  sono  le  osservazioni 
ed  ottimi  i  precetti  die  a  loro  risguardo  pubblicarono  ia 
Ingliilterra  Rigby  e  Duncan.  Quindi  e  die  per  consiglio  del 
celebre  Chaussier,  la  vedova  Boivin,  gia  favorevolraente 
conosciuta  per  altre  cose  di  sua  professione  ostetrica  rese 
di  pabblica  ragione ,  piglio  opportunamente  a  divulgare  in 
Francia  il  loro  Trattato,  aggiugnendovi  alcun  die  suggeri- 
tole  dalla  estesa  e  lunga  pratica  in  simile  argomento.  E  il 
signor  dottor  Ferrario  avviso  non  erroneamente  ciie  un  tal 
lavoro  potesse  tornar  utile  anche  all'  Italia ,  e  quindi  die 
niano  a  voltare  nell'  idioma  nostro  la  traduzione  francese. 
Tuttavolta  non  ci  possiamo  a  tale  risguardo  astenere  da 
un  riflesso ,  il  quale  e  die  le  traduzloni  di  traduzioni 
senza  il  confronto  dell'  originale  vanno  ordinarlamente  a 
tale  die  questo  piii  non  vi  si  ravvisi.  In  quanto  alia  tra- 
duzione che  annunziamo  del  signor  Ferrario,  parci  d'altro 


PARTE   ITALIANA.  377 

Into  clie  sappia  un  po'  troppo  del  francese ,  non  corra , 
come  importerebbe ,  con  vero  giro  di  locuzione  italiana. 
Del  resto  le  annotazioni  sue  cL  sembrano  per  la  maggior 
parte  assai  air  uopo  e  d'  importanza.  Questo  primo  tomo 
coiitiene  le  Ricerche  di  Rigby  si  intorno  alle  cause  pro- 
ducenti  le  emorragie  uterine ,  die  al  modo  dl  giugnere 
a  perfezionare  il  metodo  di  i-ipararvi  ,  e  va  ricco  di  GVI 
osservazloni  pratiche  di  esse  emorragie;  XLIII  delle  quali 
proveniiero  pel  distacco  della  placenta  abbarbicatasi  all'  ori- 
fizlo  deir  utero ,  sicche  erano  inevitabili ;  LXIII  per  la 
separazione  della  placenta  in  forza  di  qualche  causa  acci- 
dentale. 


Compendlo  dl  medlcina  pratlca  veterinaria  dl  Glo. 
Battlsta  VoLPi ,  professore  dl  cllnlca  nella  R.  Scnola 
veterinaria  dl  Mllano ,  con  un!  appendlce  in  fine  sul 
metodo  dl  purgare  i  cavalll  in  prlmavera  col  verde. 
Seconda  edlzlone.  —  Mllano,  i83o,  col  tlpl  dl 
G.  I'irotta,  dl  pag.  824,  In  8.°  grande  ,  prezzo 
lire  4  austrlache. 

Dacche  la  veterinaria  raggiunse  1'  onovevole  grado  clie 
ora  le  compete,  non  piu  persone  volgari  soltanto,  ma  uomini 
dotti  e  scienziati  la  fecero  subbietto  dei  loro  studj  e  delle 
loro  cure.  L'  Italia  non  di  manco  rimane  ancora  in  deside- 
rio  di  buone  ed  estese  opere  di  medicina  pratica  veteri- 
naria ,  le  quali  stlano  a  livello  delle  attuali  cognizioni 
rnediche  attenenti  aU'uomo,  poiche  i  principj  stessi  e  le 
stesse  osservazloni  vagliono  anche  pe'  bruti.  II  sig.  Gio- 
vanni Battlsta  Volpi ,  gia  professore  di  clinica  nella  nostra 
scuola  veterinaria  sino  daU' anno  i8i3,  pigUo  a  pubblicare 
il  compendlo  di  cui  ora  annunziamo  una  seconda  edlzione  i 
ma  esso  In  vero  e  ben  plccola  cosa,  e  per  mala  sorte  tutto 
e  fondato  suUa  pretta  prettissima  teoria  controstimolante  , 
la  quale  condusse  sovente  1'  autore  ad  erronee  deduzioni , 
ed  a  fallaci  e  non  proporzionati  metodi  curativi.  Le  malattie 
poi  di  cui  e  tenuto  discorso  in  esso  Compendlo ,  vennero 
divise  in  ma'atlie  fehhrili ,  ed  in  malattie  croniche.  La  sinoca, 
la  peripneumonia,  T  angina,  la  corizza,  la  glossitlde,  Tot- 
talmia  ,  1'  encefalitide ,  V  artritide  ,  il  reumatismo ,  la  gastri- 
tide  ,  r  entiritidc  ,  la  colica  ,  T  epatitide  ,  la  splenitide  ,  la 
nefritide ,    la    cistitidc,    la    luetritide,    T  idropisie ,  i    flussi 


27B  APPENDICE 

intestlnall,  il  flemmone  e  la  risipola,  il  glavardo,  lo  spurgo 
alle  gambe  ,  1"  apoplesia ,  la  febbre  perniciosa  ,  il  tetano 
soiio  nelle  prime.  Nella  seconda  si  comprendono  la  tlsi- 
cliezza  polnionare,  1' asma  o  bolsaggine,  I'epilessia,  i  coii- 
tagi  cronici,  il  moccio,  il  farcino  e  la  scabbia.  A  parte  e 
distintamente  parlasi  delta  timpanitide  e  dell'  indigestione. 
Questa  divisione  non  e  la  piu  esatta,  poiche  tra  le  malattie 
feljbrili  ve  n'  ha  di  quelle  clie  noa  ban  febbre,  nieatre  tra  le 
seconde  vi  sono  di  quelle  die  vanno  ognora  accoinpagnate 
da  febbre.  L'  articolo  della  febbre  perniciosa  nierita  ono- 
revole  menzione ,  poiche  concerne  una  maniera  di  male, 
cni  il  professore  Yolpi  richiamo  giustamente  1'  attenzione 
de'  veterinarj ,  i  quali  vi  passaron  mai  sempre  sopra ,  e 
la  considerarono  in  ogni  case  non  piii  che  halordone. 
L'  autore  termina  il  sue  libro  col  nietodo  di  purgare  i  ca- 
valli  in  primavera  per  via  dell'  erba  di  recente  tagliata  •, 
nietodo  fra  noi  comunemente  in  uso. 


Trattato  sistematlco  delle  epizoozie  dei  piu  utili  mam- 
miferi  domesdci  per  comodo  ed  uso  degli  allicvi 
di  medlcina  e  chmirgla ,  no7i  che  dei  medici  pro- 
vinciali  e  distrettuali ,  dei  veterinarj  ed  economi 
rurali ,  compiluto  da  Gio.  Batista  Laurin  ,  dottor^ 
in  medicina ,  professore  p.  ordinano  di  polizia  ve- 
terinaria  e  dottrina  delle  epizoozie  nelV  I.  R.  Uni- 
versitd  di  Pavia ,  membra  della  facoltd  medico-chi- 
rurgica  ticinese. — ■  Milano  ,  i82f),  dalla  tipografia 
Eivolta,  poZ.   i.° 

L'  Italia  dopo  i  Greet  pub  a  ragione  vantarsl  di  essersi 
prima  di  ogni  altra  nazione  occupata  nello  studio  della  ve- 
terinaria ,  avendoiie  ricoiiosciuto  1'  iraportanza.  Ella  ebbe 
quindi  negli  anticlii  e  nei  nioderni  tempi  scrittori  in  cio 
riputati  e  segnalati.  Ma  pure  rispetto  alle  epizoozie,  ossia 
alle  malattie  generali  difFusiliili  o  gia  diffuse  su  varj  indi- 
vidui  bruti,  non  poteva  dire  di  possedere  finora  nn  trattato 
che  potesse  onninamente  andar  del  paro  con  que'  che  pub- 
blicati  furono  dai  Tedeschi  e  dai  Frances!.  Bene  quindi 
stava  ad  uii  pubblico  professore  di  questo  ranio  di  zooja- 
tria  di  riempiere  quel  vuoto ,  e  dare  in  pari  fetnpo  ai 
discepoli  suoi  una   sicura  norma  cui  attenersi.  Da    quanto 


PARTE    ITALIVNA.  279 

nol  ahbiamo  sott'  occliio  possianio  accertarc  che  in  que- 
st' opera  il  sig.  professore  Laurin  scgal  un  ordine  rigoroso, 
e  vi  sparse  ia  ogiii  cosa  uaa  souima  chiarezza.  Le  masslme 
ragiouatissiaie  di  Veitli  gli  valsero  cU  princijiale  gulda,  seii- 
za  cssere  servile ;  jioiclie  con  sana  critica  seppe  profittare 
anclie  delT  osservazione  di  altri  autori  ed  italiani  e  stra- 
nieri,  soccorrendo  sempre  colle  proprie  ove  trovava  man- 
canza,  o  non  consentaneity  alia  ragione  ed  al  vero.  Per- 
suaso  poi  che  i  principj  regolatori  delle  funzioni  organiclie 
sono  in  fine  gli  stessi  tanto  nelT  uonio  die  nel  hriito,  noa 
e'sito  ad  applicare  a  questo  le  teoriclie  fisiologiche  e  pa- 
tologiche  di  quelle,  tranne  le  niodificazioni  ricliieste  dalle 
diverse  indiviilualita  di  esso  liruto.  Nondiinanco  nelle  teo- 
riclie non  aino  il  nostro  professore  soverchiare  oltre  il  bi- 
sogno,  e  il  maggior  use  die  ne  fece  {a  nel  render  ragione 
dei  fenomeni  febbrili  e  dell'  infiammazione ;  nel  die  puossi 
dire  die  egli  abbia  proceduto  in  modo  presso  die  tutto 
suo  proprio  ed  originale.  Ed  originale  e  piu  die  inai  al- 
r  uopo  e  il  quadro  sintoiiiatologico  per  divenire  alia  diagnosl 
dei  mali,  poiclie  lo  studioso  anclie  col  solo  materlalmente 
seguirlo  vien  condotto  come  per  meccanismo  a  riconoscere 
nel  brute ,  die  non  annunzia  colla  parola  il  suo  male ,  la 
specie  di  questo  da  citi  e  molestato.  Non  men  commende- 
vole  della  diagnosi  riesce  I'eziologia,  o  la  cognizione  delle 
cause  niorbose,  e  commendevole  e  pure  il  trattamento  te- 
rapentico  e  preservative,  sempre  razionale.  In  ogni  in- 
contro  poi  ov'  e  necessita  teccasi  in  modo  liensi  succinto 
111a  sulTiciente  alio  scope  tutto  cio  che  concerne  le  massime 
di  polizia  veterinaria.  Terminata  die  sia  questa  pregevole 
opera,  noi  ci  studieremo  di  darne  breve  ma  ra2,ionato 
sunte.  Intante  non  possianio  non  rallegrarci  col  professore 
Laurin  del  bel  done  ch'  egli  lia  fatto  alia  scienza  die  pro- 
fessa,  e  die  fu  dcgno  di  essere  dedicate  al  supremo  ar- 
chiatro  di  Gesare. 


aSo  V  A  R  I  E  T  a' 


VARIETA. 


curiosita'  bibliografighe. 

Xn  uii'  opera  pubblicata  non  ha  guari  a  Lomlra  col  titolo 
cli  The  Book  Rarities  in  the  University  of  Cambridge  (  Rarita 
bibliograficlie  dell' Universita  di  Cambridge,  ecc),  del  signer 
C.  H.  Hartshorme,  in  8°,  contengonsi  molte  curiosita  bi- 
bliografiche  degne  certamente  dell'  attenzione  dei  dotti.  Noi 
ne  daremo  un  saggio  coll'  accennare  le  tre  seguenti : 

I .°  Un  Trattato  di  cranologia  die  vanta  1'  antichita  di 
piu  secoli ,  ed  al  quale  trovasi  annessa  un'  incisione  bensi 
imperfetta  e  rozza,  ma  che  rappresenta  una  testa  divisa 
in  compartimenti ,  ove  indicate  sono  quasi  tutte  le  grandi 
divisioni  del  sistema  frenologico.  Se  la  cosa  e  vera ,  come 
scmbra  non  potersi  duliitare,  non  si  sarebbero  a'  di  nostri 
scoperte  clie,  per  dir  cosi,  le  gradazioni  de'  colorl  e  le  parti 
pill  minute.  Tutte  le  odierne  scoperte  consisterebber  dunque 
neir  aggiugnimeiito  delle  frazioni ,  e  nell'  essersi  suddivisa 
air  iniinito  la  regione  dell'  intelletto  ,  siccome  opportuna- 
niente  osserva  un  Giornale  d'oltrammonte,  e  quindi  torne- 
reljlje  qui  in  acconcio  il  JVil  sub  sole  novum. 

2,."  La  descrizione  d'  una  carta  geografica  fatta  a  Roma 
nel  1467,  e  clie  ora  si  conserva  nella  Biblioteca  del  Re 
d'  Inglillterra  ,  e  di  un'  altra  carta  pariniente  geografica,  ma 
d'  una  data  meno  antica  e  fatta  a  Marsiglia ,  nelle  quali 
1'  isola  di  Terra-Nuova  presso  la  costa  orientale  dell'Arae- 
rica  Settentrionaie  e  indicata  col  nome  di  JVova  Terra  Bac- 
caboos.  E  da  notarsi  die  nel  Levante  e  detto  tuttora  bac~ 
calan  il  pesce  che  proviene  dai  mari  di  quell'  isola. 

3.°  Coinunemente  si  ritiene  che  il  Begiomontano  sla  stato 
il  primo  die  in  Europa  dato  abbia  agli  almanacchi  la 
loro  forma  attuale ,  aggiugnendovi  le  predizioni  degli  eclissi 
e  le  fasi  della  luna ,  e  calcolando  il  movimento  de'  pianeti. 
Le  sue  Effemeridi  pel  corso  di  trent'  anni  dal  1475  al 
i5o6  furono  pubblicate  a  Norimberga  nel  1474.  (*)  Prima 

(*)  II  Lalande  cita  delle  Eftemeridi  manoscritte  per  I'amio  144^ 
psistenti  nella  Biblioteca  del  Re  di  Francia. 


V  A  R  I  E  T  a'.  281 

tVi  quest' opoca,  gli  Svcdcsi,  J  Danes!,  i  Norvegi  servivansi 
d'niia  verghetla  ili  Icgno,  suUa  quale  crano  scritti  in  ca- 
rattere  runico  T  ordine  delle  feste ,  le  lettere  dominicali ,  i 
giorni  tlella  settiniana ,  ecc.  I  Danesi  introtlassero  I' nso 
di  questa  specie  di  calendar]  nell'  Ingliilterra  ,  dove  molti 
tuttora  se  ne  conservano,  ed  uno  liellissimo  nella  Inlilioteca 
del  Collegio  San  Giovanni  a  Cambridge.  Essi  variavano  sol- 
tanto  nella  forma  e  nella  materia.  Talvolta  venivano  incavati 
su  tavolette  di  legno ,  die  poi  insieme  legavansi  quasi  alia 
foggia  di  un  libro,  tal  altra  scrivevansi  od  intagliavansi  sni 
foderi  delle  spade,  sulle  dargiie ,  ecc.,  e  per  gli  orefici  e 
manifattori ,  su  loro  arnesi ,  martelli  e  cose  slmili.  Se  ne  co- 
strulvano  in  rame,  in  corno ,  in  pelle  d'auguilla  fortemente 
tesa  sul  legno ;,  ma  il  piii  delle  volte  consistevano  in  una 
specie  di  canne  o  di  bastoni ,  clie  usavansi  portare  al  mer- 
cato ,  alia  cliiesa ,  ecc,  ond'  all'  uopo  consultarll.  La  parte 
clie  dicesi  profetica  non  fu  aggiunta  agli  almanacchi  nel- 
r  Ingliilterra  clie  al  principle  del  i8.°  secolo  da  Partridge, 
clie  ogni  settiniana  pnl^blicava  le  sue  predizioni  e  vendere 
le  faceva  come  periodic!  giornali. 


Manoscritti  orientali  della  Persia  trasportati  a  Pietroburgo. 
II  sig.  Senkovski ,  professore  delle  lingue  orientali  a  Pie- 
troburgo,  in  una  sua  lettera  al  sig.  Silvestro  di  Sacy  an- 
nuiizia  che  1  Imperatore  delle  Russle  giovandosi  della  supe- 
riorita  ottenuta  colle  sue  vittorie,  lia  ordinato  clie  vengano 
dalla  Persia  estratti  tutti  que'  manoscritti  orientali  di  cui 
fosse  per  avventura  mancante  Tlmp.  Biblioteca  di  Pietro- 
burgo. Ne  i  soli  general!  russi  ricevuto  hanno  P  ordlne  di 
sccglierne  dalle  librerie  delle  citta  persiane  sottomesse  colla 
forza  delle  arm! ;  ma  V  Imperatore  stesso  nel  suo  trattato 
di  pace  collo  Schah  stipulo  la  cessione  di  quattrocento 
opere  a  sua  scelta  in  tutta  1'  estensione  della  Persia.  Al 
momento  in  cui  scriveva  il  sig.  Senkovski ,  gia  sessanta 
opere,  e  tutte  preziose,  state  erano  consegnate.  Trecento 
altre  gia  provenute  erano  da  Ardebil.  Con  tali  acquisti  e 
con  quelli  che  dalP  Imperatore  Alessandro  fatti  eransl  prece- 
dentementc ,  PI.  Blljlloteca  di  Pietroborgo  diverrh  in  questo 
genera  di  libri  una  delle  piii  ricche  d'Europa. 


282  V  A  R  1  E  T  A  . 

YIAGGI. 

Sqnarclo  <T  una  letteia  del  signor  consigllere  Giuseppe 
AcERBi ,  console  generale  di  S.  ML  /.  R.  A.  ncl- 
V  Egitto ,  datata  dal  ramo  del  Nilo  dl  Rosctta  al 
di  sotto  di   Tcivane,  il  2  aprile   1800. 

La  vostra  carlssima  in  data  26  novemhre  delP  anno 
scorso  mi  ha  ragginnto  in  viaggio ,  mentr'  io  attendeva  a 
dar  compimento  alle  escursionl ,  coUe  cjnali  prefisso  avea 
di  conoscere  pel  lungo  e  pel  largo  T  Egitto.  Ho  rivolte  le 
prore  della  mia  Dahabia  (  Barca  con  camere  coperte ) 
verso  Alessandria  niia  residenza  ;  ma  giacclie  il  vento  con- 
trario  ui'  olabliga  a  tenermi  legato  alia  riva ,  io  mi  vendi- 
cliero  procurandomi  il  piacere  di  conversare  con  un  amico. 
Dalla  direzione  attuale  del  mio  viaggio  comprenderete  die 
ne  tocco  quasi  la  line.  Ho  visitato  il  Fayum  che  non  potei 
vedere  1'  anno  scorso  ^  ma  per  verita  la  Provincia  delle 
rose  non  ha  conservato  che  le  spine.  Quella  Provincia 
faniosa  conquistata  sul  deserto  da  un  antico  e  sapiente 
governo  ha  piii  di  qualunque  altra  dell'  Egitto  bisogno  di 
vigilanza  paterna.  Del  che  ella  mancando  e  ora  dive- 
nuta  la  pin  povera  e  Ta  piu  infelice.  La  sua  fertihta  era 
figlia  della  sapienza  e  dell'  industria  :  da  per  tutto  dighe 
immense,  argini  ben  combinati ,  e  canali  che  distribuivano 
con  moko  artificio  e  con  pari  equita  le  acque  fecondatrici 
del  Nilo,  condotte  con  inaraviglioso  ardlmento  per  centi- 
naja  di  miglia ,  sempre  lungo  le  falde  della  catena  Ubica , 
mediante  il  famoso  canale  di  Giuseppe  (Bahr  Jusuf).  Le 
dighe  e  gli  argini  abbisognano  di  sollecite  riparazioni , 
ma  i  turclii  hnnno  per  sistema  di  non  riparare  mai  nulla. 
Dal  lato  deir  antichita  quella  Provincia  non  presenta  nulla 
d'importante  per  chi  ha  avvezzato  P  occhio  agli  avanzi 
di  Tebe.  Un  povero  ed  isolato  obelisco  giace  rotto  in  due 
e  prostrato  in  una  vasta  pianura  presso  Beghigh,  i  cul 
jeroglifi  poco  profondamente  scolplti  indicano  la  decadenza 
deir  arte.  Infatti  dallo  scudetto  o  cartello  del  prenome  si 
puo  riconoscere  qucllo  del  noine  che  sta  sepolto  sotto  il 
terreno ,  e  se  non  m  inganno  vi  ho  i-avvisato  il  re  Nec- 
tanebo  della  3o.*  ed  ultima  dinastia  faraonica.  Perclie  la 
bella  scoperta  de'' prcnomi  dovuta  anch' essa  al  Cliampollion, 
dopo  quella  delle  tavole  di  Abidos  ,  ci  mette  in  grado  di 
conoscere  i  noini  dei  Faraoni,   quand' anche    sieuo  logori, 


V  A  R  I  E  T  a'.  a83 

o  guasti  o  mnncnntl.  Le  piramliU  del  Fnyum  sono  dl  mat- 
toni  ci'UcU :  ma  del  famoso  labiritito  noii  si  puo  trovar 
traccia  anche  cercandolo,  come  ho  fatto  io ,  coa  Erodoto 
e  Strabone  alia  mano. 

IIo  bevuto  le  accjue  del  lago  Meris  die  sono  potabilis- 
sime,  checche  ne  dicano  i  Francesi  della  gran  Description 
lie  l'1-^ypte.  Vero  e  pero  die  erano  state  in  quest'  anno 
alimcntate  da  un'  inondazione  straordinaria.  Non  vi  fidate 
degli  scrlttori  che  lo  danno  per  un  lago  artificiale.  Esso 
non  era ,  a  mio  avviso ,  die  un  b»cile  naturale  die  i  sa- 
pientl  Egizj ,  forse  sotto  il  le  Meris,  riconobbero  e  giu- 
dicarono  opportuno  per  ricevere  I'eccesso  delle  acquc  qualora 
si  fosse  riuscito  di  poterle  fin  la  condurre  a  fecondare 
quel  deserto.  Del  resto  ncssun  altro  avanzo  d'  antidiita 
iuteressante.  Le  roviae  dell"  antica  Arsinoe  non  niostrano 
neppure  ii  cartello  di  lei  die  le  diede  il  noiue  ,  ne  dello 
sposo  benefattore. 

Tomato  al  Cairo  dopo  il  Fayam ,  non  scppi  resistere 
alia  tentazione  di  visitar  Suez  ed  il  War  Rosso.  —  Ho 
viaggiato  coi  Rangiferi  oltre  il  cerdiio  polare  ,  era  giusto 
die  provassi  i  droniedarj  sotto  il  tropico.  Ebbene  in  quattro 
gionii  e  tre  nottl  attraversai  sopra  qncUa  montatura  il 
deserto.  die  separa  il  Mar  Rosso  dalla  capitale  delTEgitto, 
ed  eccomi  in  faccia  all'  Arabia  Petrea.  Ho  attraversato  il 
golfo  presso  a  poco  in  quel  Inogo  ove  Io  attraverso  IMose. 
Nell'Arabia  Petrea  visitai  le  foatane  cosi  detie  di  Mose  tre 
ore   lontane  da  Suez. 

Fui  tentato  di  spingerml  fino  al  monte  Sinai ,  ma  alia 
mia  eta  non  si  fa  piii  quello  die  si  vuole ,  si  la  quello 
die  si  puo.  —  Fui  d' altronde  scoraggiato  da  due  ncci- 
denti  funesti,  uno  accaduto  al  mio  domestlco ,  e  F  altro 
ad  un  inglese  viaggiatore ,  slanciati  ambidue  fuor  dell'  ar- 
clone  de'loro  dromedarj  con  pericolo  di  rimanere  sul  luogo. 
Bisogna  vedere  a  che  altezza  trovasi  il  cavaliero  sopra  il 
dromedario.  Otto  pledi  son  pochi.  Alle  fontane  di  Mose 
trovai  delle  vestigia  della  potenza  veneta.  Yoi  sapete  che 
quella  republilica  equipaggio,  aiizi  costrusse  una  flotta  per 
battersi  coi  Portoghesi  nel  Mar  Rosso.  Furono  gli  ultinii 
sforzi  per  conservare  lo  scettro  del  commercio  marittiiiio 
die  le  scappava  di  mano  dopo  la  scoperta  del  Capo  di 
Buona  Spcranza.  I  Veneziani  condusscro  con  hen  combi- 
nati   canali   Ic  acque  delle  fontane    di    Mose  per  due   o  tre 


284  V  A  R  I  E  T  a'. 

miglia  a  traverso  del  deserto  per  portarle  sin  presso  alia 
riva  del  mare.  Ma  colle  spese  die  fecero  nel  costruir  quella 
flotta  ill  un  paese  ove  noti  sono  ne  alljeri,  ne  ferri,  ne  cor- 
daggi,  avrebbero  potuto  tagliar  T  Istmo  segueiido  le  tracce 
deir  antico  canale.  Questo  canale  e  visibile  anche  per  chi 
nol  volesse  vedere,  ed  io  vi  ho  cavalcato  dentro  per  ben 
due  ore  sopra  il  mlo  dromedario.  Esse  metteva  foce  nel 
ramo  pelusiaco,  e  noa  e  da  mettersl  piu  in  dubbio  una 
sifFatta  comunicazione.  L' opera  de' Francesi  Tha  dimostrata. 
A  Suez  si  aspettava  un  battello  a  vapore  dell' Indie,  e  nel 
golfo  era  un  brik  da  guerra  della  compagnla ,  die  levava 
diligentemente  la  carta  idrografica  di  tutto  il  golfo  da  Suez 
a  Babel- el -Mandel. 

Dopo  Suez  tornai  al  Cairo,  dove  raggiunta  la  mia  harca 
discesi  pel  ramo  di  Damiatta  visitando  tutto  cio  che  ofFre 
d' interessante  questa  parte  orientale  del  Delta  e  dell'Egitto. 
Ho  rlconosciuto  i  quattro  rami  Pelusiaco,  Fanitico,  Man- 
desio  e  Fatmetico ,  ed  ho  visitato  T  antica  Bubaste  e  Atribis 
e  Tunis,  e  il  lago  Menzaleh  fino  alia  solitaria  ed  abban- 
donata  Pelusa  dove  il  gran  Pompeo  fini  vittima  di  un  atroce 
tradimento.  Non  vi  e  piu  piaiita  che  vegeti ,  non  piu  animale 
die  viva  su  quelle  solitudini  macdiiate  da  cosi  nero  de- 
litto.  Eccomi  di  nuovo  al  Cairo  dov'  ebbi  la  carisslma  vo- 
stra,  ed  eccomi  di  nuovo  in  viagglo  sul  ramo  di  Rosetta, 

Ma  prima  di  tornare  ad  Alessandria  mi  restavano  a  ve- 
dere i  conventi  copti  ed  i  laghi  alcalini ,  posti  nella  cosi 
detta  valle  de' natroni.  Volli  vedere  anch' essi ,  e  vi  scrivo 
ancor  caldo  di  questo  viaggio.  Non  vi  pavlero  di  slfFatte 
singolarita  difFusamente  come  vorrei,  perche  questa  lettera 
diverrebbe  troppo  lunga.  D'  altronde  niolto  mi  rimane  an- 
cora  a  dirvi.  Mi  limitero  a  narrarvi  die  m'  incontrai  ai 
laghi  del  natrone  con  un  insigiie  chimico,  il  figlio  del  ce- 
lel3re  Darcet  di  Parigi ,  e  ch'  ebbi  da  lui  que'  lumi  che  io 
non  poteva  sperare  da  nessun  altro.  Egli  stampera  il  suo 
viaggio  cliimico  subito  tornato  in  Francia.  Mi  reputo  for- 
tunato  di  questo  incontro  come  di  quello  di  ChampoUion 
a  Tebe.  Trovasi  stabilito  nella  valle  dei  nati'oni  un  ita- 
liano  ( certo  Bafii )  il  quale  lia  preso  per  tre  anni  1'  ap- 
palto  esclusivo  di  quella  sostanza  salina  ( carbonato  di 
soda )  per  ispedirla  raffinata  in  Europa ,  dove  non  si  e 
finora  trasmessa  che  in  uno  stato  brutto  e  pieno  non  diro 
di  solfati  e  muriati ,  ina  anche  di  terra  e  di  sabbia.    Egli 


V  A  R  I  E  T  a\  285 

introdusse  con  grandissimo  successo  la  fabbrlcazione  del 
nitro  senza  fiioco  e  coUa  evaporazione  a'  raggl  del  sole. 
Un' idea  cos\  semplice  non  venne  in  capo  a  iiessnno,  nep- 
pure  de'  dotti  Frances!  della  spedizione.  Baffi ,  ne  forte  chi- 
mlco  ne  letterato ,  ma  mediocre  speziale  della  Pergola ,  ha 
procurato  milioni  a  questo  Bascia  con  sifTatta  fabbricazione. 
Egualmente  semplice  e  quella  della  piuilicazione  del  na- 
trone  e  ne  spera  un  grosso  profitto. 

Ma  tornando  al  mio  via^gio  vi  diro  clie  torno  carico  di 
spoglie  opime.  Porto  iene ,  sciakali,  icneumoni,  pipistrellii 
pill  di  trenta  specie  di  rettili ;  molti  insetti  e  circa  cin- 
tjuanta  specie  di  uccelli,  molti  de'  quali  affatto  diversi  da 
quelli  die  portai  1' anno  scorso ;  una  raccolta  di  conchiglie 
del  ]\Iar  Rosso  e  del  Nilo  e  dei  laghi  vicini :  ho  poi  ua 
ricco  erbario  ed  una  buona  raccolta  di  minerali. 

Le  antichita  egizie  qui  costano  piii ,  e  sono  dlvenute 
piii  rare  che  in  Europa.  Una  statuetta  di  bronzo  aha 
poco  pill  di  un  plede ,  tutta  ossidata  e  con  una  sfioritura 
a  una  spalla  che  la  deformava ,  fu  pagata ,  me  presente , 
in  Alessandria  800  talleri;  ma  quello  clie  restava  di  in- 
tatto  era  degno  de'  piii  bei  tempi  della  Grecla.  A  Livorno 
vi  sono  tre  o  quattro  raccolte  die  non  si  possono  vendere. 
A  Londra  si  trovano  pezzi  bellissimi  per  la  meta  prezzo 
di  quello  che  costano  qui.  I  pezzi  di  lavoro  volgare  e  della 
brutta  epoca  sono  coniuni ,  ma  per  contrapporli  a'  begli 
avanzi  di  Pesto  ci  vorreljbe  qualche  basso  rilievo  sotto  la 
18.*  dinastia,  e  quando  Pesto  non  era  aiicor  nato;  perche 
bisogna  bene  persuaders!  che  tutte  le  arti  sono  nate  qui, 
e  che  i  Greci  non  furono  die  imitator!  felici  dell'  arti 
egizie.  Ess!  imitarono  coUo  stesso  talento  col  quale  Virgilio 
iinito  Ennio.  L'  opera  di  ChanipoUion  vi  dara  un'  idea 
dell' arte  egizia  prima  dell' era  volgare  ^  e  non  vi  aspette- 
rete  tanta  perfezione,  varieta,  eleganza  nelle  arti  del  di- 
segno.  La  grand'  opera  della  Description  de  VEgypte  vi  da 
un' idea  dell' architettura,  ma  non  della  scultura;  perche  i 
disegnatori  e  gl'  incisor!  hanno  tutto  confuso  e  guastato 
il  carattere  distintivo  delle  epoche  de'  diversi  monumenti 
collo  stile  e  colla  manlera  francese. 


286  V  A.  R  I  E  T  A.'. 

ECOKOMIA.    RURALX. 

Metodo  praticato  in  Corsica  per  trattenere  gU  sciami  delle 
api.  —  L'  uomo  cui  e  afFulata  In  custodia  delle  arnie  nel 
tempo  ill  cui  gli  sciami  sogUono  emigrare ,  tiene  sovra 
r  una  delle  sue  spalle  una  piccola  arnia  vota ,  della  quale 
si  il  fondo  che  gli  orli  dell'  apertura  sono  strofinati  con 
iscorza  di  cedro.  Egli  si  accosta  alio  sciame  e  lo  spruzza 
col  succo  di  cedro  di  cui  ha  la  bocca  ripiena.  L'  odore 
attrae  le  api,  e  basta  che  una  sola  di  esse  entri  nell' arnia, 
perche  venga  da  tutte  le  altre  seguita. 

(  Annal.  agricol.  de  Roville. ) 


GEOLOGIA. 

Ossa  umane  fossili.  II  sig.  Boue  ha  trasmesso  alia  R.  Ac- 
cademla  delle  scienze  a  Parigi  una  lettera  intorno  all'  esi- 
stenza  di  ossa  umane  nell'  antico  suolo  d'  alluvione.  Egli  nel 
1823  ne  ha  trovate  nel  paese  di  Baden.  Un  altro  fatto  e 
quello  dei  cranii  umani,  che  il  sig.  conte  di  Raspumoroski 
dice  d'  aver  trovato  fra  ossa  di  quadruped!  di  specie  estinte 
od  equatoriali  in  una  cavita  delle  Alpi  ooperta  di  terra 
calcarea  magnesiaca.  Questi  fatti  pero ,  ch' essere  potreb- 
bero  importantlssimi,  hanno  bisogao  di  conferuia  e  di 
autorevoli  esami. 

ARCHEOLOGIA. 

Al  signorl  Dlrettori  dclla  Blblloteca  Italiana. 

Con  grandisslmo  piacere  ho  veduto  nel  fasclcolo  del  p."  p.° 
aprile  della  Blblioteca  Italiana  la  Nota  del  Principe  di  Canino 
su  le  antichita  etrusche  trovate  negli  scavi  fatti  di  suo  or- 
dine,  e  aggiunta  al  catalogo  delle  medeslme,  publjlicato 
I' anno  scorso  in  Viterbo  dai  fratelli  il/o/zarc/iJ ,'  e  cosi  pure 
mi  sono  rallegrato  in  vedere ,  che  uno  de'  nostri  piii  distinti 
letterati  soggiunte  abbia  a  quella  nota  alcane  sue  osserva- 
zioni ,  nelle  quali  si  confermano  le  massime  del  prinoipe 
di  Canino,  e  si  rischiara  il  punto  preciso  della  quistione, 
che  consiste  nel  determinare  T  anieriorita  o  la  posteriorita 
degli  Etruschi  o  de'  Greci  in  fatto  di  belie  arti. 

Ben  lontano  dal  voler  io  entrare  di  nuovo  in  questa 
profonda  discussioue  ,  mi  giova  soUanto  di  ricordare  ,  che 
alia  pag.  21a  delle  niie  Osservazioni  ml  vaso  che  conservusi 


V  A  R  I  E  T  A  .  2"  J 

in  Cenova  sotto  il  nome  di  Sacro  Catino,  pnliblicate  in 
Torino  in  lingua  francese  fino  dall'anno  1807,  trovasi 
una  Innga  nota  sopra  la  nuova  deiiominazione  de'  vasi  etru- 
sclii ,  proposta  dal  signer  Quatreincre  de  Qiiinry ,  clie  in- 
titolare  li  volcva  ceramografici.  In  questa  nota  non  sola- 
niente  si  difendono  gli  antiqnarj  italiani  die  ctruscid  nomi- 
narono  que'  vasi ,  ma  si  fa  eziandio  uienzione  dcgli  studj  da 
essi  fiitti  per  coUegare  le  ricerche  di  que'  vasi  colla  storia 
de' tempi  e  de'luoghi;  si  parla  delie  antiche  citta  d' Italia, 
presso  le  quali  si  sono  trovati  di  que'  vasi  •,  dei  sepolcri 
e  delle  loro  forme ,  non  die  degli  oggetti  in  essi  contenuti ; 
e  si  fa  vedere  die  alcuni  vasi  erano  stati  avanti  quell'  epoca 
trovati  neU'Etruria,  e  die  altri  se  ne  potevano  trovare  , 
cosicdie  inutile  era  il  voler  camblare  quelia  nomenclatura , 
la  quale  finalmeiste  mostravasi  non  ben  adattata  a  carat- 
terizzare  i   vasi   medesimi. 

Ricordo  alle  Signorie  loro  questo  lavoro ,  perche  mentre 
esso  era  riceve  un  grandissinio  lume  dalle  nuove  scoperte 
del  principe  di  Caniiio  ,  sembrava  allora  in  qualdie  mode 
preludere  alle  medesime ,  e  camminava  sugli  stessi  principj 
del  Fasscri,  del  Gori,  del  Guarnacci  e  di  altri  nostri  scrit- 
tori,  citati  in  quelia  nota  e  neile  relative  csservazluni. 
Sono  colla  piu  distiuta  stima 
Mllaiio ,   8  giugno   i83o. 

L.  Bossi. 


R.  GiFxONi,  F.  Carlini  e  I.  Fumagalli  ,  direiiori  ed  eduori. 


Publjlicato  il  di   23   jriuc-no    i83o. 


Mllano ,   dull'  I.   7i.  Slanipctia. 


Osse7vazlo7il  mctcorologlche  fatte  all  I.  R.  Osservatorio  dl  Brcra. 


IM  A  G  G  I 

0 

i85o. 

Mattina. 

N 

N 

Seba. 

'5 
3 
O 

6 

— 1  "S 

n 

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^z 

13  3 

S  2 

0  c 

Stato 
del  cielo. 

6 

— 1     OJ 

S  2 

0  d 
.1  g 

Stato 
del  cielo. 

poll 

Iin. 

0 

poll 

liii. 

0 

I 

27 

10,8 

+    9'2 

N 

Ser.  nuv.  ser. 

27 

9,8 

+1(3,5 

0 

Sereno. 

1 

27 

9,7 

+10,0 

0 

Sereno. 

27 

9,i 

+16,7 

SEE 

Ser.  nuv.  piogg 

b 

27 

10,0  +11,0 

0 

Sereno. 

27 

10,0 

+17,5 

0 

Ser.  nebb. 

4 

27 

10,8  +11,2 

NE 

Serene. 

27 

10,4 

+18.3 

0 

Ser.  nebb. 

5 

27 

11,5 

+12,8 

IS'E 

Nebb.  ser. 

27 

11,0 

+  18,7 

s 

Sereno. 

6 

27 

11,4 

+i3,5 

E 

Nebb.  ser. 

27 

11,0 

+19,0 

S  0 

Sereno. 

7 

27 

9.6 

+12,6 

NE 

Sereno. 

27 

8,2 

+18,8 

0 

Nuv.  nebb. 

8 

27 

7,« 

+14,2 

0 

Nuv.  nebb.  ser. 

27 

6,9 

+18,5 

s 

Pioggia. 

9 

27 

6,0 

+  l3,2 

NE 

Nuv.  pioggia. 

27 

4,5 

+16,0 

E* 

Ser.  nuv. 

10 

27 

■6,4 

+i5,o 

0 

Sereno. 

27 

5,6 

+  i5,3 

N 

Temp.  ser. 

II 

27 

5,5 

+10,7 

E 

Nuvolo. 

27 

7,0 

+  l5,2 

E 

Ser.  nuv. 

12 

27 

7,b 

+1 1,0 

SE 

Sereno. 

27 

8,0 

+16,7 

E 

Ser.  nuv- 

lb 

27 

8,6 

+11,0 

£ 

Nuvolo. 

27 

Q,o 

4.14,3 

SE 

Pioggia. 

i4 

27 

9,9 

+11,2 

N 

Pioggia. 

27 

10,2 

+12,8 

0 

Pioggia. 

i6 

27 

10,5 

+1 1,6 

N  N  0 

Nuvolo. 

27 

9^7 

+  I2,J 

SO 

Ser.  neijb. 

i6 

27 

9,0 

+14,0 

N 

Nuvolo. 

27 

8,5 

+  17,8 

N 

Nuvolo. 

I J 

27 

8,5 

+i3,5 

E 

Nuvolo. 

27 

9,3 

+  17,7 

0 

Nuv.  ser. 

i8 

27 

10,0 

+  i5,o 

NE 

Nuv.  ser. 

27 

9,1 

+  17,5 

0 

Sereno. 

19 

27 

9:^! 

+i3,7 

E 

Nuv.  ser. 

27 

8,8 

+  18,4 

SO 

Sereno. 

20 

27 

9^0 

+12,0 

N 

Sereno. 

27 

8,5 

+  19,7 

NO 

Sereno. 

21 

27 

8,7 

+  l3,2 

N  N  E 

Sereno. 

27 

8.5 

+21,3 

S 

Sereno. 

22 

27 

8,8 

+i5,5 

NO 

Sereno. 

27 

9-^^ 

+2  0,6 

SO 

Ser.  nebb. 

20 

27 

10,3 

+  l5,2 

N  N  0 

Sereno. 

27 

10,6 

+21,6 

SO 

Ser.  nuv.  str. 

24 

27 

10,8 

+  i5,o 

NO 

Sereno. 

27 

10,0 

+21,5 

s  0 

Nebb.  ser. 

25 

27 

9.2 

+  l5,7    N  N  0 

Ser.  ncljb. 

27 

8,0 

+21,2 

ES* 

Nuv.  ser. 

26 

27 

8,0 

+  l5,2 

0 

Ser.  nebb.  nuv. 

27 

7,1 

+  19,5 

0...S 

Nuv.rott.ser. 

37 

27 

7,0 

+1 1, a 

E 

Ser.  nebb. 

27 

6,0 

+  18,8 

S*..  0 

Nuv.  ser. 

28 

27 

5,0 

+11,5 

N  NE 

Nuv.  pioggia. 

27 

8,0 

+  14,5 

SE 

Ser.  nuv.  ser. 

29  27 

9,0 

+  H,7 

S 

Sereno. 

27 

9'4 

+  16,7 

s  0 

Sereno. 

.10  27 

10,6 

+10,2 

NE 

Sereno. 

27 

10,8 

+  17,7 

SSE 

Sereno. 

01 

27 

11,6  +i3,5 

E 

Sereno. 

28 

0,0 

+  18,8 

NN  0 

Nuv.  ser. 

Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  iin.     0, 

0 

Altezza  mass,  del  term.  +  21,6 

minima v  27       »     j. 

\ 

minima    ....  *     8,7 

\ 

media "27      «     9, 

Qiiantilii  della  piog 

i 

gia 

linee  21,21. 

BIBLIOTECA  ITALIANA 

PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERAL!. 


Idee  elementarl  di  archltettura  civile  per  la  scuola 
del  disegno,  di  Giovanni  Antolini  ,  professore  di 
archltettura  ,  membra  delV  Accademia  reale  di  belle 
arti  dell'  Istituto  di  Francia  ,  corrispondente  della 
R.  Accademia  delle  belle  arti  di  Napoli  ,  ecc.  Edi- 
zione  seconda  accresciuta  di  ini  Appendice.  —  Mi- 
lano  ,  1829,  dtdla  Societd  tipografica  de  Classici 
itnliani ,  in  foglio.  Edizione  di  dugento  csemplari. 
Prezzo  lir.  iiS  ital. 


V 


olendo  noi  dare  innanzi  tutto  un  idea  di  cio  che 
contiensi  in  quest*  opera  ci  serviremo  dell'indice  suo 
che  e  il  segueute  :  <c  Proeniio.  Gapitolo  i.°  Geometria 
pratica;  a.'^  dei  disegni  e  prima  delle  piante ;  3.°  delle 
cornici ;  4."  dei  legiiami ;  5.°  delle  pietre  ;  6.°  del 
disegno  delle  fondiimenta ;  7.°  del  disegno  dei  sot- 
terranei  e  principalmente  delle  cantine  ;  8.°  delle 
diverse  niuraglie  che  si  esprimono  nel  disegno  ;  ()^ 
dei  bugnati ;  10.°  degli  ordini  in  generale  ;  ii.''del- 
r  ordine  attico ;  12.*^  della  soprapposizione  degli  or- 
dini; i3.^  dei  rapporti  di  arnionia  delle  pard  fra 
loro ,  e  di  queste  col  tutto;  14.°  dei  loggiati  o  por- 
tici  ,  degli  atrj  ,  delle  sale  e  delle  camere  ;  i5.°  delle 
proporzioni  delle  camere  ,  e  delle  regole  per  deter- 
minarle  e  distribuirne    le  parti;    16.^  delle   porte  e 

Bibl.  ItaL  T.  LVIII.  19 


290       IDEE  ELEMENTAKI  DI  ARClIITETTUnA    CIVILE 

delle  finestre  ,  e  delle  loro  simmetrie  neH'  esteriore 
(legli  edilicj  ;  1 -.°  dci  frontispizj;  18.°  delle  fasce  e 
de  parapetti  delle  tinestre  ;  19.°  dei  sola]  o  soffitte 
delle  volte  ,  de2;li  archi  e  dei  pavinienti ;  20.°  della 
costruzione  dci  tetti  e  dei  cornicioni  che  coprono, 
rassicurano  e  difendono  la  fabbrica  ;  21.**  degli  oi'- 
namenti  •,  22.°  dci  cammini  ;  28.°  delle  latrine;  24.° 
dei  pozzi  e  delle  cistenie;  25.*'  delle  piaute  di  di- 
verse scale;  26.°  dcU' uso  dei  piedestalli;  27.°  delle 
varie  maiiiere  d'  innestare  le  travi  e  di  fortilicarle.  — 
Appendice.  Dci  pavinienti:  i.°entrata,  pordci,  can- 
tina ,  tincUo;  2.°  cortile  nobile;  3.°  cortili  rustici; 
4.°  riniesse  e  sellerie ;  5.°  scuderie  ;  6.°  appartamenti 
terreni ;  7.°  scale  ;  8.°  pavinienti  ne'  piani  nobili  ; 
9.°  processo  per  fare  i  terrazzi  ,  cosi  detti  alia  ve- 
neziana.  Delia  sinniictria  degli  archi.  Sui  niodiglioni 
e  dentelli  nelle  cornici.  Delle  volte  in  foglio,  dette 
alia  voltcrrana.  Alcnne  regolc  generali  proposte  agli 
studiosi  deir  architcttnra.  » 

Gio  premesso  ,  anderemo  era  esponendo  le  nostre 
osservazioni,  come  siam  usi  di  fai'e  in  opere  di  belle 
arti ,  cioe  notando  e  quelle  cose  che  nell'  opera  ci 
senibrano  piu  pregevoli ,  e  quelle  altre  ancora  nelle 
quali  dissentiamo  dal  ch.   autore. 

Nel  proeniio  egli  vicn  dicendo  non  essere  stato 
r  intento  suo  quello  di  forniare  un  anipio  trattato  di 
architettura ,  ma  solo  mi  breve  corso  elementare , 
«  mediante  il  quale  con  facili  modi  e  semplici  re- 
gole  possano  i  principianti  farsi  strada  agli  studj  piii 
elevati  dell'  arte.  »  Nondimeno  la  sola  esposizione 
delFindice  bastevolmente  ci  diniostra  I'importanza  di 
quest'  opera  non  pei  giovani  iniziati  nell'  architettura 
soltanto ,  ma  anche  per  colore  che  gia  questa  bel- 
iissima  arte  professano.  E  noi  andiamo  pienamente 
coir  autore  d'accordo  lino  al  cap.  9.°  Troviamo  pero 
su  di  che  fermarci  al  cap.  io.°  dov  egli  parlando 
degli  ordini  in  generale  dice:  «  Cinque  si  vogliono 
gli  ordini  di  architettura :  toscano ,  dorico  ,  jonico , 
corintio,  composito:  ma  noi  osservando  che  1  ordine 


PER   LA   SCUOLA   DEL   DISEGNO.  29 1 

toscano  e  come  un  dorico  semplice  ,  e  che  il  com- 
posito,  inventato  dai  Romaui,  dill'erisce  dal  corintio 
soltanto  nelle  volute  joaiclie  incastrate  nel  capitello 
corintio ,  conservando  pel  resto  i  caratteri  e  le  pro- 
porzioni  di  questo ,  prendiaino  in  considerazione  i 
soli  tre  ordini  originali ,  cioe  dorico  ,  jonico  e  co- 
rintio ,  i  quali ,  senza  smania  di  novita ,  sonimini- 
strano  abbastanza  tutte  le  maniere  del  ben  fabbri- 
care  ,  robusta  ,  nobile  e  delicata.  » 

Glie  non  si  possa  oltrepassare  il  numero  di  cinque 
negli  ordini  di  architettura ,  sono  gia  secoli  da  che 
cio  col  fatto  stesso  e  comprovato  ,  tal  die  nessuno 
oso  tinora  aggiungervi  il  sesto ;  ma  che  il  numero 
di  cinque  possa  ridursi  a  tre  soli ,  non  sarenio  mai 
per  convcnirne  coll'  autore.  Imperocche  la  divisione 
deir  arcliitettura  in  cinque  ordini  fu  semprc  e  am- 
messa  da  tutti  i  classici  e  piu  celebri  precettisti  e 
insegnata  in  tutte  le  scuole  del  mondo ,  cioe  tin  dove 
si  conosce  Y  architettura  greca  e  romana.  Qual  van- 
taggio  poi  ne  verrebbe  alio  studioso  coll' apprendere 
che  r  ordine  toscano  e  somigliante  al  dorico  ,  il  com- 
posito  al  corintio ,  e  che  peicio  a  tre  soltanto  ridursi 
debbono  gli  ordini  dell  arcliitettura  ?  Rla  se  1'  ordine 
toscano ,  distinto  da  tutti  i  maestri  per  vero  ordine 
diverso  dal  dorico,  insegna  il  modo  di  semplilicare,  e 
se  il  composito  quello  insegna  di  variare,  perche  mai 
r  autore  ha  voluto  toglierne  al  giovane  gli  esempi  e 
il  modo  d'imitarli,  avendoli  nell' opera  sua  ommessi? 
Se  poi  egli  suppone  ,  come  sembra ,  che  questi  due 
ordini  non  tenuti  da  lui  per  veri  e  distinti  possano 
air  uopo  crearsi  da  ogni  studioso  ed  architetto  col 
dedurre  il  primo  dal  dorico  ,  Y  altro  dal  corintio , 
sarebbe  questo  un  imprudente  avviso  che  esporrebbe 
il  giovane  al  pericolo  di  andare  errato ,  mancando 
egli  di  precetti  e  di  esempli. 

Nello  stesso  cap.  10.^  1' autore  parla  della  propor- 
zione  delle  singole  trabeazioni  degli  ordini,  dicendo : 
«  La  trabeazione  in  ogni  ordine  avra  la  proporzione 
di  quattro  moduli  d'altezza:    sara  percio  nel  dorico 


292       IDKE   ELEMENTARI  DI   ARCHITETTURA  CIVILE 

due  ottavi ,  ncl  jotiico  due  noni ,  nel  corintio  due 
decimi  dell'  altezza  delle  rispettive  colonne :  ed  ecco 
come  progressivamente  le  trabcazioni  s'  ingentiliscono 
di  proporzione  relativa  ,  senza  cambiare  misura  po- 
sitiva.  » 

Le  proporzioni  delle  trabeazioni  di  ciascun  ordine 
clie  vediamo  assegnate  dalT  autore  ,  sono  presso  che 
uguali  a  quelle  del  Palladio;  ma  siccome  quelle  del 
Vignola  sono  state  sempre  e  sono  tuttora  le  piu  ac- 
cette  nelle  scuole  ,  cosi  sarebbe  imprudenza  Tabban- 
donarle.  Imperocche  le  proporzioni  del  Palladio  e  di 
molti  altri  maestri,  comeche  valentissimi,  non  asse- 
gnano  che  il  quinto  dell'  altezza  della  colonna  ai  tre 
ordini,  jonico,  corintio  e  composito.  Ora  tale  propor- 
zione essendo  troppo  gentile  nelle  cose  grandi,  fa  si 
che  maneggiata  dai  giovani  ai'chitetti,  non  sempre  torni 
a  proposito  nelle  fabbriche  che  oltrepassano  in  gran- 
dezza  una  certa  misura.  Laonde  conviene  non  rare 
volte  alteiarla.  Ora  tale  alterazione  puo  ragionevol- 
mente  farsi  bensi  da  un  provetto  od  esperimentato 
professore  ,  il  quale  conosce  e  sa  quand'  essa  debba 
praticarsi.  Ma  il  principiante  o  il  discepolo  che  crede 
riescir  sempre  uguale  reflfetto  in  quella  proporzione, 
tiensi  strettamente  al  suo  modello.  Quindi  e  che  fra 
le  tante  imitazioni,  che  da' giovani,  e  talvolta  anche 
da' vecchi  architetti,  fannosi  de' palladiani  edihcj ,  ra- 
rissime  sono  quelle  che  il  medesimo  eifetto  produ- 
cano  delle  originali.  II  Vignola ,  al  contrario ,  nelle 
trabeazioni  assegna  il  quarto  dell'  altezza  delle  co- 
lonne in  tutti  gli  ordini  indistintamente,  e  quindi  le 
sue  proporzioni  sono  in  cio  piu  robuste  ,  per  cosi 
dire,  e'piu  conformi  a  quelle  de' greci  e  de'romani 
monumenti  dond' egli  le  ha  dedotte.  Cosi  le  propor- 
zioni da  lui  insegnate  e  per  le  grandi  e  per  le  pic- 
cole  cose  non  hanno  per  la  loro  stessa  maggiore  ar- 
monia  o  convenevolezza  si  facilmente  bisogno  d'  es- 
sere  alterate  in  ragione  della  maggiore  o  della  mi- 
nore  distanza  in  cui  sono  poste  o  vedute ,  siccome 
talvolta  nelle  piii  gentili  del  Palladio  avviene.  Laonde 


PFR    r,A    ?CUOLA    DEL    DISKGNO.  298 

il  giovane  arcliitetto  col  solo  Vignola  alia  niano  puo 
andar  meno  errato.  E  cio  tliccndo  ci  protestiamo  ben 
alieni  dalT  alYermare  die  le  proporzioni  del  Palladio 
dir  si  debhano  inferiori  a  quelle  del  Vigiiola.  Clie 
anzi  le  palladiaue  qiiando  vcngano  ben  usate  supe- 
rano  quelle  d'  ogni  altro  maestro.  Ma  elle  non  pos- 
sono  si  di  leggieri  iniitaisi  dal  giovane ,  il  quale' non 
ha  ancora  bastevole  pratica  per  conoscerne  e;li  effetti. 
Quindi  c  che  tutti  i  maestri  prel'erirono  sempre  pei 
loro  allievi  le  proporzioni  del  Vignola ,  come  piu 
agevoli  e  piii  sicure,  sebbene  neU'arte  sia  questi  al 
Palladio  inferiore. 

Nel  cap.  io.°,  ove  parlasi  dei  piedestalll ,  T  autore 
cosi  si  esprime:  <c  In  o2;ni  ordinauza  abbiamo  oin- 
messo  i  piedestalli ,  perclie  li  riputiamo  contrarj  alia 
solidita  reale  ed  apparente  delT  ordine.  Imperocche 
e  certo  che  un  sostcgno  e  piu  resistente  di  un  solo 
che  di  pill  pezzi,  e  che  data  un' altezza  ,  se  vi  si 
giungera  con  la  colonna  sopra  il  piedestallo  ,  \(y>sa 
avra  un  diametro  niinore  di  (piell'  altra  che  impiegar 
vorrebbesi  senza  piedestallo.  »> 

Per  provare  che  i  piedestalli  siano  contrarj  alia 
solidita  reale  ed  apparente  dell' ordine,  converrebbe 
mostrarlo  cogli  esempi,  L'  asserzione  dell'  autore  ci 
sembra  quindi  vana  ed  intempestiva  ,  perche  sopra 
di  un  piedestallo  vedianio  innalzate  colonne  di  2;ran 
mole  e  di  mirabilissima  altezza ,  siccome  sono  in 
Roma  la  trajana  e  Y  antonina  ,  e  le  altisslme  guglie 
del  V^aticano  e  del  Popolo,  ed  altre  simili.  Che  se 
tutte  le  cose  di  questo  genere  si  dovessero  innal- 
zare  di  un  pezzo  solo,  per  obbedire  alle  due  ra- 
gioni  di  reale  ed  apparente ,  le  colonne  del  nostro 
Duomo  di  tanti  pezzi  costrutte,  come  se  ne  vedono 
tant'  altre  e  recenti ,  far  dovrebbero  ribrezzo  ;  ma 
in  vece  appajono  e  reputate  sono  solidissime  quanto 
quelle  di  un  sol  pezzo ,  come  e  solidissima  la  co- 
lonna anche  sopra  un  piedestallo,  quando  abbia 
buono  e  sicuro  fondamento  die  la  sostenga.  Che  poi 
dove  praticar  vogliasi   la  colonna  con  piedestallo  in 


294       ^'^'^^  ELEMENTARI  DI  ARCHITETTURA  CIVILE 

un'altezza  obbligata,  sia  meglio  il  costruirla  in  modo 
die  comprenda  I'altezza  del  piedestallo  stesso,  perclie 
venga  di  un  diametro  maggiore ,  quindi  piu  grande , 
lasceremo  che  altri  lo  decida.  Ma  pure  crediamo  di 
richiamare  all'  attenziene  del  chiarissimo  autore  le 
seguenti  cose :  cioe  che  siccome  Y  architetto  taute 
volte  impiegar  dee  colonne  di  media  grandezza  a 
norma  della  volonta  di  chi  fabbrica ,  perche  meno 
costose,  o  per  altre  ragioni  di  risparmio;  cosi  e  cosa 
convene  vole,  anzi  necessaria  che  si  mostri  alFalunno, 
come  coi  piedestalli  ingrandire  si  possano  le  colonne 
stesse.  Non  debb'  adunque  negV  insegnamenti  degli 
ordini  onimettersi  cio  che  concerne  i  piedestalli.  E 
cio  appunto  non  fu  da  alcuno  de'  precettisti  ommesso, 
massime  ne'  libri  elementari ,  trattone  il  fantastico  Mi- 
lizia ,  il  quale  per  altro  accenno  le  circostanze  in  cui 
i  piedestalli  ammettere  o  tralasciare  si  possano. 

Nel  cap.  12.°  r autore,  trattando  della  soprappo- 
sizione  degli  ordini ,  dice  :  «  L'  ultimo  ordine  abbia 
di  se  il  solo  architrave ;  il  resto  sia  un  proporzio- 
nato  cornicione  sporgente  un  piede  fuori  della  base 
deir  edilicip ,  per  difenderlo  dalle  piogge  ,  e  mostri 
quel  carattere  che  conviene  alia  sua  rappresentanza 
e  situazione.  »  Ma  dove  si  hanno  due  o  tre  ordini 
r  uno  air  altro  sovrapposto ,  non  sapremmo  come 
accordar  si  possano  agl  inferiori  ordini  le  rispettive 
trabeazioni ,  ed  all'  ultimo  ,  ossia  al  superiore  il  solo 
architrave  con  un  grandissimo  cornicione  che  pro- 
porzionato  sia  a  tntta  Y  altezza  degli  altri  ordini  presa 
insieme.  Cio  produr  dee  un' intollerabile  dissonanza. 
E  siffatta  sconvenevolezza  scorgesi  appunto  in  una 
facciata  con  simile  modo  costrutta  dal  Sanmicheli  a 
Veuezia  (i).  Ci  sembra  percio  che  meglio  sarebbesi 

(i)  Vedi  le  fabbriche  piu  cosplcue  di  Venezia,  misu- 
rnte ,  illustrate  ed  intagliate  dai  membri  della  veneta  reale 
Accademia  di  belle  arti.  Volume  primo.  Venezia  ,  181 5, 
dalla  tipografia  di  Alvisopoli ,  a  carte  83,  il  palazzo  Cri- 
loaai  a  S.  Luca. 


VV.U    LV    SCUOLA.    DEL    DTSrCNO.  29^ 

r  autore  apposto  rol  proporre  ai  giovani  il  bell'  esem- 
pio  die  ci  si  j)resenta  nel  nostro  palazzo  dctto  del 
JRIarini,  dove  T  arcliitetto  Galeazzo  Alessio  scppe  ter- 
miiiare  la  sua  facciata  a  tre  ordiiii  con  iin  nuovo  e 
bellissimo  cornicione ,  senza  the  1'  ullimo  abbia  sopra 
di  se  r  architrave  in  proporzione  dell'  ordine.  Tale 
architravato  cornicione  ha  T  altezza  e  lo  sporto  in 
ragione  di  tutta  la  facciata,  senza  olfendere  nulla  le 
singole  proporzioni  dei  tre  ordiui ,  no  disdire  all'  ul- 
timo, ossia  al  superiore. 

L'  autore  parlando  de'  rapporti  d'  armonia  (  capi- 
tolo  1 3.*^)  cost  alferma:  «  Questa  bcllissima  combi- 
nazione ,  cui  e  piu  fiicile  desiderare ,  che  tissare 
delle  regole  per  conseguirla ,  e  della  piu  grande 
importanza  nell'  architettiu'a,  ed  e  quella  che  nel- 
r  animo  dei  riguardanti  un  edificio  produce  quella 
grata  sensazione  che  lo  rende  contento  e  soddisfatto. 
Rarissinii  sono  quegli  editicj  forniti  di  questa  deli- 
ziosa  ed  amena  prerogativa  ,  ne  fuori  del  tempio  di 
S.  Liberale  di  Castelfhuico  nella  Trevigiana  ,  archi- 
tettato  dal  Preti ,  non  mi  ricordo  che  ve  ne  siano 
altri.  »  —  Noi  non  conosciamo  il  tempio  di  S.  Liberale 
di  Castelfranco  nella  Trevigiana ;  ma  se  esso  e  un  capo 
d'  opera  di  armonia ,  e  s'  egli  e  vero  che  non  si  possa 
fissure  delle  regole  per  conseguirla  (che  noi  pero  non 
crediamo),  dovuto  avrebbe  1' autore  riportarne  il  di- 
segno  onde  gli  architetti  avessero  per  tal  modo  una 
delle  piu  dimostrative  lezioni  dell'  armonia.  Ma  as- 
sicurandoci  egli  di  aver  veduti  moltissimi  edificj  ,  e 
soggiugnendo  di  non  ricordarsi  se  oltre  il  tempio  di 
S.  Liberale  altri  ve  ne  siano  dotati  di  tale  preroga- 
tiva ,  converrebbe  quasi  da  cotal  dubbio  indurre  che 
tutti  gli  altri  ne  manchino  ,  non  pur  eccettuati  gli 
antichi  monumenti.  Ma  come  mai  potrebbe  cio  affer- 
marsi?  Crederebbe  fors'egli  di  tale  prerogativa  man- 
canti  anche  le  opere  di  un  Palladio  ? 

Nel  capit.  ij.'^  r  autore  viene  parlando  de' fronti- 
spizj  ,  e  COS!  si  esprime :  «  I  frontispizj  sono  1'  effi- 
gie    del   tetto ,    e   mostrano   che    le    acque    piovane 


296        IDEE  ELEMENTARI  DI  ARCHITETTURA  CIVILE 

scolano  da  una  parte  e  dall  altra  :  dove  non  vi  sia 
questa  circostanza  e  bisogno ,  non  si  faranno  mai 
frontispizj.  Se  tale  adunque  e  il  fine  dei  medesimi 
in  arcliitettura ,  nelV  interno ,  ove  non  piove  ,  non  si 
faranno  gianimai.  Ne  in  nessun  caso  si  faranno  fron- 
tispizj rotti ,  ne  come  a  corna  rovesciati  in  fuori  per 
dar  luogo  a  qualche  finestrino ,  busto ,  nicchia  od 
altro ,  ne  tampoco  concavi  o  convessi  in  pianta  , 
aflinche  F  acqua  non  abbia  da  uscir  fuori  prima  del 
loro  termine ,  e  cader  sopra  quelli  che  si  trovassero 
a£facciati  alle  finestre.  5)  —  Ma  se  dove  non  piove  mai 
non  si  devono  fare  frontispizj  per  le  ragioni  dalf  au- 
tore  addotte ,  anche  le  cornici  formanti  pure  una 
parte  del  tetto  non  mai  praticarsi  dovrebbero  la  dove 
non  piove ,  e  tanto  meno  quanto  che  hanno  esse 
quella  parte  che  chiamasi  il  gocciolatojo.  Laonde  ben 
ridicolo  esserne  dovrebbe  F  uso  nelle  sale.  Ma  ad 
onta  di  questi  che  noi  chiameremo  sofismi ,  le  cor- 
nici col  gocciolatojo  medesimo  si  fanno  tanto  ne'  luo- 
ghi  scoperti  che  ne'  coperti  per  puro  ornamento  e 
non  per  altro  fine.  Puo  dunque  il  frontispizio  con- 
siderarsi  come  una  parte  d''  ornamento  al  pari  delle 
cornici ,  le  quali  nell  esterno  degli  edificj  servono  a 
gettar  Y  acqua  piovana  ,  nelP  interno  non  hanno  ve- 
run  altro  officio  che  quello  di  ornare.  Per  le  stesse 
ragioni  il  frontispizio  puo  servire  e  all'  uno  e  all'  al- 
tro uso.  Quindi  pratitato  lo  vediamo  negli  altari  ed 
in  altre  interne  parti  anche  de  piu  famosi  monu- 
menti  dell'  antichita ;  e  cosi  fecero  senipre  e  fanno 
tuttora  i  piu  rinomati  architetti  senza  veruna  taccia 
o  tema  di  contraddizione. 

L'autore  nello  stesso  capitolo  ci  avverte  che  se- 
condo  I'autorita  di  Vitruvio  e  f  esempio  de' monu- 
menti  greci  e  romani ,  si  debbono  ommettere  «  i 
modiglioni  nel  frontispizio ,  perche  essi  rappresen- 
tando  le  teste  de'  panconcelli  o  del  tetto  o  degl'  im- 
palcamenti ,  si  mostrano  sempre  per  la  disposizione 
e  costruzione  loro  ,  nella  cornice  orizzontale  ,  ne  mai 
in  quella  del  fxontispizio  inclinata.  » 


PER    LA    SCUOLA    DEL    DISECNO.  29^ 

Non  e  molto  die  fu  agitata  in  questa  Biblioteca  la 
quistione  (1),  se  le  mcnsole  praticarsi  debbano  anche 
nella  cornice  del  pendio  del  fiontispizio,  o  solamente 
nella  cornice  orizzontale  del  fiontispizio  niedesimo. 
Ed  ivi  fu  con  autorevoli  ragioni  diniostrato  cii*  esse 
mensole  coUocar  si  possono  tanto  nella  cornice  di 
pendio,  quanto  nella  orizzontale  (2).  Laonde  qui  non 
altro  risponderemo ,  se  non  die  esscndo  le  mensole 
nella  cornice  una  parte  integrante,  1' omnietterle  ia 
quella  di  pendio  sarebbe  lo  stcsso  die  il  voler  ca- 
vare  i  denti ,  cio  dicasi  per  ischerzo ,  dove  non  ser- 
vono ;  seriamente  poi  soggiugnendo  die  con  tale 
mutilazione  si  togliercbbe  T  euritmia  alia  cornice,  e 
percio  questa  perderebbe  quel  pregio  tanto  dall' au- 
tore  stesso  decantato  nella  cliiesa  di  Gastelfranco. 

L' auto  re  nel  capitolo  2i.°parla  delFuso  dell  e  sta- 
tue, e  cosi  viene  dicendo  :  «  Le  statue  ed  i  bassi- 
rilievi  nella  fabbrica  forniano  la  parte  di  decorazione 
la  pill  signiticante.  Le  statue  ordinariamente  si  an- 
nicchiano ,  ma  se  sono  belle  non  si  godono  die  da- 
vanti,  e  stanno  mcglio  isolate;  quelle  die  si  pon- 
gono  sugli  acroterj  delle  falibridie  son  mal  collocate : 
se  sono  belle  ,  non  si  possono  ammirare ;  se  sono 
Lrutte ,  non  bisogna  che  vi  siano  ,  e  sono  di  spesa 
inutile :  sembra  che  i  Greci  andassero  dietro  a  que- 
sta ragione  ,  perche  la  su  non  posero  mai  statue.  » 
Viiole  adunque  1'  autore  die  siano  mal  collocate  le 
statue  poste  sugli  acroterj  delle  fabbridie;  quindi  tutti 
gli  arcliitetti  e  anticlii  e  moderni  si  sarebbero  mala- 
mente  apposti  cola  su  collocandole  per  ornamento. 
Belle  ei  dice  die  non  convengono ;  brutte  e  meglio 
die  non  vi  siano.  Ma  non  dicendo  poi  egli  die  stiano 
male   le    statue   per    ornamento ,    poteva   anche   cosi 

(i)   Vedi  Biblioteca  italiana,  1001042  dalla  pag.  i5  alia  26. 

(a)  Verii  Risposta  delP  architetto  pittore  scenico  Paolo 
Landriani  alle  Osservazioni  suU'  uso  di  collocate  modiglioni 
o  deiitelli  iie' frontispizj ,  ecc.  Milano,  i8a5,  presso  An- 
tonio Fortunate  Stella  e  figli. 


298        IDEE  ELEMENTARI  DT  ARCHTTETTURA  CIVILE 

sogglugnere :  «  fra  il  sommo  bello  ed  il  brutto  tol- 
lerabile  prendasi  la  media ,  e  facciasi  una  statua  che 
partecipi  delT  uno  e  dell' altro  veduta  davvicino,  ma 
osservata  da  lontano  present!  sempre  la  beilezza  o 
per  mcglio  dire  la  giustezza  dell'  insienie ,  e  non 
ridca  di  un  inutile  finimento.  »  Che  poi  i  Greci  col- 
locate non  abbiano  le  statue  suUe  loro  maestose  fab- 
briche  nel  modo  che  fecero  in  seguito  i  Pvomani  non 
vogliamo  negarlo ,  ma  pure  chiarissima  ne  e  la  ra- 
gione.  Perciocche  forse  gli  acroterj  non  erano  stati 
ancora  dai  Greci  immaginati;  come  non  lo  erano 
tant'  altri  oggetti  che  poi  da'  Romani  aggiunti  furono 
per  puro  ornamento  architettonico.  Altrimenti  si  do- 
vrebbe  conchiudere  che  i  Greci  non  solo  arrivarono 
alia  perfezione  di  tutto  il  sommo  bello,  ma  che  ave- 
vano  gia  tutto  esausto  cio  che  potevasi  immaginare 
dagli  altri  popoli  intorno  al  sommo  bello  medesimo. 
Non  volendo  pero  noi  entrare  in  discussion!  che  quasi 
risentonsi  di  greca  superstizione,  cosi  conchiuderemo: 
Un  maestoso  edificio  non  coronato  di  statue,  e  simile 
ad  un  uomo  sontuosamente  vestito ,  ma  colla  testa 
calva ,  o  da  corrispondente  berretto  non  coperta. 

Nell'Appendice  parlandosi  della  simmetria  degli  ar- 
clii  si  danno  agli  studiosi  le  seguenti  norme:  «  Quando 
al  giovane  architetto  sia  dato  di  fare  i  disegni  di 
un  qualche  editicio  in  cui  entrino  arcate  di  yarie 
grandezze  ,  come  di  chiese  ,  facciate  ,  di  archi  trion- 
fali  stabili  o  movibili ,  nella  sua  concezione  abbia 
ferma  la  massima  di  simmetrizzarle  egualmente  tutte  , 
se  vuole  che  si  riconoscano  derivate  da  un  sol  prin- 
cipio ,  e  che  producano  quell'  armoniosa  sensazione 
che  r  anima  desidera ,  die  1'  occhio  contenta  dei  ri- 
guardanti  intelligenti ,  e  se  ama  di  procacciarsi  la 
meritata  lode.  In  una  chiesa  ,  per  esempio ,  si  puo 
dare  il  caso  che  vi  debbano  essere  arcate  di  varie 
larghezze  d'  un  egual  sesto  incurvate :  la  piii  grande 
si  considera  la  principale  navata  di  mezzo ,  la  di  cui 
volta  nasce  sull'impostatura  della  cornice  dell'ordine, 
il  quale   nelle  chiese  si  suol  poire   per  decorare  la 


PILR    L\    SCUOLA    DFX    DISECNO.  299 

navata  anziiLitta.  La  secotula  areata  e  quella  die  dal 
suolo  s'lnnalza  ooiraichivolto  semplicemente  ,  o  con 
la  ^crraglia  I'm  sotto  V  architrave  della  cletta  trabea- 
zione  del  priino  ordine.  La  tcrza  sarebbe  quella  clie 
dal  suolo  giunge  col  suo  archivolto  o  serraglia  fin 
sotto  r  impostatura  della  seconda  areata.  Tutte  tre 
queste  arcate ,  affmclie  producano  una  piacevole  sen- 
sazioae ,  e  d'  uopo  che ,  scbbene  di  larghezza  diiFe- 
renti ,  derivino  da  un  sol  principio  di  proporzione  : 
per  esempio  ,  se  la  piu  grande ,  die  e  la  nave  di 
mezzo,  ha  in  altezza  due  volte  la  sua  larghezza,  la 
niedesima  proporzione  deve  valere  per  le  navate 
piccole  se  vi  sono ,  per  le  arcate  secoude,  e  per  le 
terze  di  uno  a  due:  cioe  1' altezza  di  due  volte  le 
rispettive  loro  larghezze  ,  altrimenti  facendo  ,  nasce 
una  discordanza  seusibile  contraria  alia  felice  riuscita 
deir  opera.  » 

Chi  non  bene  conosce  V  elTetto  della  distanza  ,  o 
non  ne  fa  conto,  trovera  forse  giuste  e  le  ragioni 
e  le  volute  proporzioni  delf  autore  negli  archi  di 
grandezza  diversi.  I\Ia  non  potendo  noi ,  nc  1'  archi- 
tetto  dovendo  niai  dimenticare  il  divario  che  nelle 
proporzioni  producesi  per  la  inaggiore  o  ininore  di- 
stanza dair  occhio ,  non  possiamo  a  meno  di  cosi 
rispondere :  Chi  facesse  in  una  chiesa  di  tre  navi 
tutte  le  diverse  arcate  nella  medesima  ed  uguale 
proporzione  ,  come  insegna  Y  autore ,  queste  non  si 
riconoscerebbero  per  tali  se  non  col  misurarle ;  per- 
che  e  noto  che  la  distanza  ne'  luoghi  chiusi ,  fa  al- 
r  occhio  comparire  le  grandi  altezze  ,  maggiori  di 
quello  che  non  siano.  E  per  esempio  la  volta  della 
grande  navata  del  mezzo ,  fatta  in  altezza  due  volte 
la  sua  larghezza  che  sono  i  due  cjuadri ,  e  dall'  oc- 
diio  veduta  c  giudicata  di  proporzione  piu  svelta  , 
cioe  al  disopra  dei  due  quadri  stessi ;  pel  contrario 
col  misurarla  ,  si  trovera  precisamente  di  due.  Quindi 
per  ragione  inversa  ,  come  spiegheremo  piu  sotto  , 
le  arcate  <lelle  navi  laterali ,  ossia  delle  piu  piccole , 
fatte  ugualmcnte   coUa  stessa  proporzione    delle  due 


3oO        IDEE  ELEMENTARI  DI  ARCHITETTURV  CXVILS: 

larghezze,  sembreranno  a  chi  le  guai'di  essere  un  nio- 
mento  al  disotto  dei  due  quadri  stessi,  qnindi  piu  tozze 
delle  piu  grand! ;  pcrclie  I'occliio  arrivando  piu  pre- 
sto a  queiraltezza  minorc ,  la  giudica  e  la  vede  piu 
bassa  di  quello  che  non  sia.  Gosi  ancora  di  propor- 
zione  disuguale  dalle  piu  grandi  comparir  devono 
le  arcate  seconde  per  la  stessa  ragione  della  mag- 
giore  o  niinore  distanza  dalT  occliio ,  benclie  siano 
simili  nella  proporzione.  Conosciute  pertanto  le  cause 
di  queir  apparente  disuguaglianza  di  proporzione  ne- 
gli  archi  ,  i  bravi  architetti  fecero  le  grandi  arcate 
sempre  al  disotto  delle  proporzioni  delle  medie  ,  e 
le  piu  piccole  al  contrario  sempre  piu  svelte  dell'  al- 
tre  per  ottenere  cosi  quella  grata  armonia  che  vor- 
rebbe  1  autore  nelle  proporzioni  tutte.  Quanto  poi 
alia  ragione  di  proporzione  degli  archi  diversi  che 
trovansi  nelle  facciate  e  ne'  monumenti  od  archi  trion- 
fali ;  militando  qui  ancora  la  ragione  di  distanza , 
considerare  si  dee  che  gli  edificj  di  cui  fanno  parte 
sorgono  generalmente  in  luoghi  liberi  e  spaziosi. 
Quindi  e  che  noi  ponendoci  in  una  ra2;ionevole  di- 
stanza possianio  con  un  solo  sguardo  tutto  compren- 
derne  Y  i/isleme  e  I'aspetto,  e  conoscerne  la  ragione 
delle  singole  proporzioni  degli  archi.  Ma  cosi  far 
non  possiamo  in  un  tempio ,  ove  tutta  la  distanza  e 
nel  tempio  stesso  circoscritta.  Da  cio  sembrerebbe 
doversi  conchiudere  che  gli  archi  nelle  esteine  fac- 
ciate e  ne'  monumenti  trionfali  possano  farsi  tutti 
in  perfetta  uguaglianza  di  proporzioni.  Ma  siccome 
naturalmente  amianio  di  vedere  le  cose  grandi  piu 
davvicino  che  ci  sia  possibile ,  ed  allora  esse  ci  ap- 
pajono  diverse ;  cosi  gli  architetti  procurano  di  mo- 
derare  le  grandi  altezze  negli  archi  ,  specialmente 
poi  ne'  trionfali ,  col  tenere  il  piu  grande  al  disotto 
de'  due  quadri  ,  e  col  dare  ai  laterali  o  piu  piccioli 
qualche  cosa  di  piu  dei  due  quadri.  Ma  il  portarli 
ai  due  quadri  e  mezzo ,  come  generalmente  si  usa , 
a  canto  di  un  grande  che  ha  la  proporzione  di  uno 


PER    LA    SCUOLA    DEL    DISEGNO-  30l 

e  mezzo  o  poco   piu ,    e   cosa    disconvenevole  ,    sic- 
come  1  autore  stesso  saggiamente  avvisa. 

Atl  onta  pcio  cli  queste  nostre  osservazioni  e  di 
altre  die  far  potrcmmo  sullo  stile  o  sulla  dizione , 
r  opera  delT  egregio  sig.  prof.  Antolini  e  non  solo 
opportunissima  ad  avviare  i  giovani  negli  Element! 
dell'arte,  ma  loro  sommiiiistra  ancora  gran  copia  di 
sodi  ed  luili  ammaestramenti,  perche  eglino  raggiu- 
gnere  possano  felicemente  la  meta  nelP  intrapresa 
carriera.  Che  se  in  varie  cose  dissentimmo  dal  ch. 
autore  ,  noi  speriamo  che  non  vorra  adontarsene , 
ma  che  anzi  attribuira  i  scntimenti  nostri  a  quelle 
medesime  ragioni  ed  a  quella  liberta  stessa,  per  cui 
egli  in  molte  cose  pur  dagli  altri  dissente.  Le  co- 
gnizioni  da  lui  acquistate  nel  corso  di  oltre  a  35 
anni ;  lo  studio  suo  sugli  antichi  e  sui  moderni  mo- 
numenti ,  massime  in  Roma,  la  quale  anche  senza 
pubbliche  scuole  fu ,  ed  e  tuttora  da  se  stessa  il  piti 
grande,  il  piu  florido  Ateneo  dell'arti  belle;  le  molte 
sue.opere,  onde  tra  professori  acquistossi  un  nome 
distinto,  gli  danno  diritto  alia  piu  giusta ,  alia  piu 
verace  stiina ,  alia  quale  non  sareni  mai  per  detrarre 
in  alcana  benche  piccolissima  parte. 


3C2 


Jntorno  alP  indole  delict  lettcratura  it.aliana  net  se- 
colo  XIX,  ossia  Delia  letteratura  civile.  Saggio  dl 
Dcfendcnte  Sacchi.  —  Pavia,  i83o,  per  Luigi 
Landoni. 


D. 


'efendente  Sacchi  ha  composto  di  mold  suoi  ar- 
ticoli,  gia  inseriti  nella  Minerva  Ticinese ,  il  volume 
del  quale  imprendiamo  a  parlare.  Egli  sorge  qui  a 
divelare  1'  indole  della  letteratm-a  italiana  nel  se- 
colo  XIX ,  siccome  cosa  di  fatto ,  ma  inosservata  fi- 
nora :  e  dove  molti  affaticansi  a  dire  che  \  Italia  ha 
bisogno  di  cambiare  la  propria  letteratura,  e  si  sfor- 
zano  d'  indovinare  la  strada  che  dovran  battere  i 
nostri  scrittori  quando  sara  dissipata  la  nebbia  oude 
molti  souo  tuttora  accecati;  egli  vuol  dimostrare  ia 
vece  che  gli  scrittori  gia  sono  dove  costoro  argo- 
mentansi  d'avviarli,  e  che  la  nostra  letteratura  al- 
r  insaputa  de'  critici  e  gia  cambiata.  Di  questo  cam- 
biamento  per  altro  I'autore  non  reca  veruna  lode  al 
romanticismo ;  perche  ai  seguaci  di  quella  scuola  venne 
TTiefio  la  dirittura  della  veduta,  e  la  loro  letteratura 
e  traviata.  Ma  il  naturale  progredimento  della  vita 
sociale  ha  improntate  di  un  nuovo  suggello  anche  le 
produzioni  de'  bcwni  ingegni ;  di  che  nacque  una  let- 
teratura civile.  «  Essa  vuole  che  in  ogni  poesia  s'  in- 
»  sinui  lo  spirito  del  proprio  secolo ,  piu  o  meno 
»  siccome  il  coniporta  il  genere :  se  tocca  cose  pre- 
»  senti  tutte  esprima  le  alFezioni  della  socievole  con- 
»  vivenza  attuale  :  se  avvenimenti  passati  vi  sparga 
»  il  colorito  delF  eta  cui  appartengono ,  per  essere 
»  storica,  ma  in  modo  che  si  presti  alle  opinioni  di 
»  cui  nudrianio  la  mente ,  per  essere  civile.  Rifiuta 
»  poi  come  credenza  la  pagana  mitologia ,  certe  tinte 
»  di  tempi  trascorsi  e  unicamente  intese  dai  contem- 
»  poranei ,  gli  errori  dei  barbari ,  le  superstizioni  dei 
»  popoli  a  noi  loiitaui.    Fa    ttsoro  nelle  opere  degli 


iNTORNO  all' indole  della  letteratura,  ccc.  3o3 

»   auticlii  e  delle  altre  nazioni  cli  quanto  e  piii  eletto 
»   e  meglio  si  conviene  al  gusto  nostro ;    lo  assimila 
»   allc  cognizioni,    alle    imniagiiii    clie    ne    generano 
3>   ncir  intelletto   gli   oggetti  rhe  ne  circondano ,   e  a 
»  cui  danno   una   speciale    lisononiia  il  niodo  di  vi- 
»  vere  clic  usiamo:    non   tiene  assoluto  il  bello  an- 
»  tico  ateniese,  ma  ponendolo  neU'eleggere  il  meglio, 
»  ne  ricouosce  uno  di  tutte  le  eta,  di  tutti  i  popoli; 
»  non  serve  a  leggi  convenzionali,  ma  pero  non  cal- 
»   pesta   quelle   che   appunto   le   insegnano   1'  ordine 
»  stesso    delle    cose.    Negli  argomenti  trasceglie  piu 
»  presto  quelli  che  spcttano  all' eta  di  mezzo  ed  al- 
»  r  era    moderna   che  all'  antica  ,    perche  questi  ap- 
»  partenendo  agli  avi  e  padri  nostri,  e  puonno  me- 
»  glio  destare  il  nostro  interesse  per  se  ed  accomo- 
»  darsi  ai  nostri  sentimenti:    nella    religione    elegge 
»  sempre  quella  in  cui  crediamo.  »   Sono  poi  fonda- 
mento   di   questo   Sagglo   alcune   opinioni  o  dottrine 
che  si  possono  fedelmente   ridurre  sotto  forma  assai 
breve.  =   Le  opere  deiringegno   sono   1' espressione 
dello  spirito  pubblico:  e  pero  ad  ogni  mutamento  che 
accade  nella  vita  degli  Stati  ne  conseguita   un  altro 
anche   nella  letteratura.    II    volere  o  precorrere   per 
vaghezza  di  novita,  o  contrariare  per  cieca  venera- 
zione  delle  cose  antiche  a  queste  letterarie  mutazioni 
e  impresa  inutile  e  che  non  riesce  mai  a  buon  fine. 
La  poesia  (  alia   quale  principalmente  si  restringe  il 
discorso    del   sig.  Sacchi )  e  stata  in  tutte  le  nazioni 
prima  teocratica ,  poi  eroica,  poi  chile,  seguitando  il 
corso   delle   cose  umane  comprovato  dalla  storia  dei 
popoli  tutti ;  e  il  passaggio  dall  uno  all'  altro  di  questi 
caratteri  e  una  necessaria  conseguenza  delle  politiche 
mutazioni.  Pero  questa  civile  letteratura  e poesia  (usia- 
mo qui  le  parole  proprie  del   signor  Sacchi)    non  e 
sogno  della  nostra  mente ,  jna  gid  la  condusse  V  ordine 
de'  tempi ,  e  da  molti  anni  ebbe  in  parte  forma  e  vita 
merce  la  cura  di  sublimi  iatelletti;   ne  vuolsi  confon- 
dere   con   quella  traviata,  che  si  denomina   romanti- 
cismo.  =  Di  qui  si  apre  il  signor  Sacchi  la  via  ad 


3c4   INTORNO  all'  INDOLE  DELLA  LETTERATURA 

esaminare  quello  die  si  e  fatto  dai  nostri  scrittori  nei 
varj  geiieri  della  poesia:  e  ciascuno  pud  indovinare 
assai  liicilmente  i  suoi  gindizj,  qualora  si  sappia  che 
egli  e  d'  accordo  coi  romantici  nello  sbandire  dal- 
r  epopea  e  dalla  draminatica  le  iinitd,-  esige  il  sopran- 
naturale  conforme  per  altro  alle  opinioni  dei  tempi; 
stima  necessario  1'  ideale ;  coadanna  la  meschianza  del 
comico  col  tragico;  e  vuol  che  il  linguaggio  della  poe- 
sia sia  diverso  da  quel  della  prosa.  11  Grossi ,  il  Ricci 
e  I'Arici  nelP epopea;  il  Rossi,  il  Barbieri  e  il  Roniani 
nel  melodramiiia  sono  tutd,  secoadp  il  nostro  autore, 
d'  una  niedesima  scuola  ( letteratafh  civile )  ,  e  tutti 
conobbero,  qual  piu  qual  meno ,  la  poesia  che  si 
richiede  alia  nostra  eta;  ma  nessuno  per  altro  seppe 
raggiungerla  pienamente.  Noi  non  procediamo  piu 
oltre  perche  gia  i  nostri  iettori  sanno  meglio  di  noi 
quello  che  il  sig.  Sacchi,  dove  fu  conseguente  agli 
esposti  princip) ,  debbe  aver  detto  intorno  alle  pro- 
duzioni  letterarie  de' nostri  giorni ;  e  gia  ne  par  di 
sentire  ben  mille  voci  esclamare,  che  la  recente  no- 
stra letteratura  e  abbastanza  sopraccaricata  di  nomi 
nuovi  applicati  a  vecchie  dottrine. 

Questa  e  T  accusa  che  molti  senza  dubbio  appor- 
ranno  all' autore  del  Saggio;  e  noi  per  verita  non  sap- 
piamo  com' egli  se  ne  possa  scolpare.  Forse  nel  1816 
questo  libretto  poteva  arrivare  opportuno,  quando  il 
romanticismo  era  un  nome  ancor  vago  ,  e  le  parti 
venute  per  esso  a  contesa  non  avevan  potuto  per 
anco  ne  intendersi  ,  ne  concordarsi  col  soccorso  di 
fatti  che  ammendassero  in  qualche  maniera  il  difetto 
di  una  buona  deHnizione.  Ma  ora  che  cosa  puo  mai 
trovarsi  in  questo  volume  che  gia  non  sia  nell'  in- 
timo  senso  di  tutta  quanta  la  nazione  ?  Nulla  (  noi 
lo  direm  francamente  ) ,  nulla;  se  non  forse  il  nome 
di  letteratura  civile.  E  noi  certo  non  ci  vantiamo  di 
avere  precorse  le  opinioni  del  secolo ;  ne  crediamo 
si  di  leggieri  a  coloro  che  di  tanto  si  tengono  pri- 
vilegiati:  ma  sentiam  nondimeno  che  non  potremmo 
dare  un  epilogo  di  questo  libro  del  sig.  Sacchi  senza 


ITAUANA    NEL    SECOLO    XIX.  3o5 

ripctei'C  in  genevale  cose  per  noi  gia  dettc  altic 
volte;  o  cont'utarc  in  alcune  parti  accessoric  opi- 
iiioni  c  (la  noi  e  da  altri  gia  confutate  assai  spesso. 
Peru  in  luogo  di  un  conipiuto  esame  di  questo  llbro 
verremo  accennando  soltanto  alcune  idee  clie  ci  cor- 
sero  alia  niente  nel  leggerlo ;  e  T  opera  del  signor 
Sacchi  ci  sara ,  piii  ch'  altro ,  occasione  a  si2;ni(icare 
alcuni  pensieri  spettanti  alle  piu  recenti  quistioni  di 
letteratura. 

E  innanzi  tutto  noi  noa  vediamo  come  sia  necessaria 
ne  utile  questa  denominazione  di  lettcratara  civile  ^ 
ne  quanto  sia  manifesto  die  una  letteratura  siffatta 
appartenga  alia  nostra  eta  piu  die  al  secolo  XVI,  od 
ai  tempi  di  Sofocle  e  non  a  quelli  di  Omero.  — •  II 
poeta  nclle  sue  creazioni  abbraccio  sempre  ( fuorclie 
nei  casi  di  traviamento )  il  passato ,  il  presente  e  il 
futuro.  Perclie  dalla  storia  e  dalle  tradizioni  tolse  gli 
argomenti  da  mettere  innanzi  a'  suoi  coetanei ,  aflinche 
questi  giudicandoli  rettamente  ne  traessero  ainmae- 
stramento  alia  loro  condotta:  e  cosi  del  passato  fece 
senno  ai  presenti ,  e  apparecdiio  per  quanto  era  da 
lui  un  vivere  piu  beato  agli  avvenire.  Tale  si  e  il 
carattcre  costante  di  ogrii  buona  letteratura.  E  sicconie 
t[uesta  debbe  pigliare  il  suo  norae  non  dalla  iiatura 
degli  argomenti  (  che  e  cosa  accidentale  ) ,  ma  dal  line 
a  cui  e  dirctta  ,  nel  die  veramente  c  riposta  tutta 
la  sua  importanza ,  cosi  ogni  buona  letteratura  deb- 
b'essere  stata  sempre  civile,  perclie  debbe  aver  sem- 
pre cercato  di  promovere  al  bene  la  civile  societa. 
Quindi  non  si  puo  dire  che  in  Omero  si  trovi  la 
poesia  croica  ed  in  Sofocle  la  civile,  se  non  sola- 
mente  per  la  differenza  dei  tempi  die  precedettero 
a  questi  pocti :  ma  nel  line  die  si  proposero  poe- 
taudo,  furono  tutti  e  due  civili;  se  questo  nome  dee 
darsi  (come  vuole  il  sig.  Sacchi)  a  quella  letteratura 
die  dal  passato  trae  materia  di  ammaestramento  ai 
presenti.  E  perche  questo  e  il  voto  c  il  bisogno  di 
tutte  le  eta  ,  non  sappiamo  come  si  possa  tlire  che  la 
letteratura  civile  conviene  ad  un  secolo  di  preferenza 

Bibl.  Ital.  T.  LVllI,  .1^ 


3o6       INTORNO    all'  INDOLE    DELL  A    LETTER  A.TURA 

che  ad  un  altro.  —  La  divisione  di  poesia  teocra- 
tica,  eroica  e  civile  che  il  signer  Sacrhi  ha  voliito 
diseppellire  fu  dcsunta  dalla  diversita  dei  soggetd 
che  i  j)oeti  han  cantati,  non  gia  dal  line  che  can- 
tando  s'ebbexo  proposto:  il  quale  (conviene  ripetere 
questo  vero )  non  ha  potuto  uiai  esser  altro  che  I  am- 
maestramento  della  societa ,  senza  risolvere  in  una 
ciancia  vana  e  ridevole  ogni  poetica  creazione.  Quella 
divisione  pertanto  e  un"  osservazione  di  fatto ,  noa 
un  principio  teoretico-,  e  serve  jier  ordinare  in  classi 
le  opere  dci  poeti  che  furono,  non  per  aprire  alcuna 
via  ai  viventi. 

A  questa  osservazione  se  ne  possono  aggiungere 
parecchie  altre  risgiiardanti  alcune  isolate  sentenze 
del  libro  nelle  C[uali  pare  che  il  sig.  Sacclii  non  ab- 
bia  posta  tutta  la  ddigenza  del  suo  ingegno.  Gia  niolti 
hanno  detto  che  i  roniantici  iniitando  Shakespeare, 
Schiller  e  Gothe,  si  sono  gettati  in  braccio  a  maestri 
ancor  barbari:  e  il  sig.  Sacchi  aderendo  in  gran  parte 
a  questo  volgar  pregiudizio  afferma  che  1"  errore  dei 
roniantici  sta  nell'aver  toko  a  imitare  scrittori  sorti 
in  nazioni  la  cui  civiltd  spiuitava  nppena  quandu  Italia 
avea  gid  corsi  tutd  i  periodi  della  vita ,  giudicando 
nelle  opere  di  siffatti  anturi  natura  e  verild  quanta  era 
difetto  d  iinmatura  ragione.  Ma  il  Gothe  e  vivo  tut- 
tora;  e  il  mondo  sa  oggimai  quanto  sia  vero  che  la 
civilta  spunti  appena  presso  cfuella  nazione  la  quale 
si  gloria  di  possederlo,  o  che  la  ragione  di  quell" uo- 
mo  si  grande  si  possa  dire  inimatura.  Questo  mede- 
simo  si  puo  applicare  anche  a  Schiller ,  vissuto  lino 
ai  di  nostri :  sicche  cjuesta  sentenza  non  potrebbe 
trovar  fede  se  non  forse  rispetto  a  Shakespeare , 
presso  coloro  alnieno  ai  quali  pare  indizio  di  bar- 
barie  e  mancanza  d'ogni  ragione  I'aver  posto  il  mare 
in  Eoemia ,  e  non  pare  poi  frutto  di  squisito  e  ma- 
turo  giudizio  I  aver  conosciuii  e  dipinti  con  tanta 
verita  e  maestria  tutti  i  segreti  del  cuore.  D'altra 
parte  qualora  quest"  asserzione  del  sig.  Sacchi  dovesse 
prcndersi    nella    sua    in'tierezza .    gli   potrebb'  essere 


XTALIANA.    NEL    SECOLO    XIX.  So^ 

domandato  se  la  civika  degl' Inglesi  non  ha  fatto 
verun  piogresso  in  due  secoli  e  inezzo?  perocche 
quella  nazione  e  piu  che  niai  innaniorata  di  Shake- 
speare :  ovvero  cjiianclo  i  concittadiiii  di  Codie  e  di 
Schiller  arriveranno  a  tal  grado  di  civilia  da  cono- 
scere  che  qiiesti  autori,  ben  lungi  dal  collocare  hi  na- 
zione  al  di  sopra  di  moke  akre,  sono  anzi  iin  testi- 
monio  parhinte  del  suo  tarclivo  incivihnicnto? 

Per  un  motivo  quasi  contrario  noi  non  possianio  con- 
Veniie  col  sig.  Sacchi  ove  propone  a  nioiielli  di  epica 
civde  Mdton  ,  Klopstock  e  Vida  ;  mentre  in  vece  le 
opere  di  questi  tre  insisni  poeti,  ricchissinie  di  sin- 
golari  bellezze  si  di  concetti  come  di  stile ,  chi  le 
consideri  couie  poenii,  sono  imniensamente  lontane  dal 
ragginngere  il  Hne  propostosi  dagli  autori  di  fon.lare 
un  epo|)ea  cristiana.  Noi  che  abbianio  rimproverato 
al  sig.  Sacchi  il  difetto  di  novita.  non  trarremo  sopra 
noi  stessi  questa  censura  ripetendo  cio  che  i  critici 
pill  stiniati  hanno  detto  in  tpiesto  proposito;  ma  in 
luogo  di  ogni  raziocinio  e  di  ogni  autoiiia  ci  appel- 
leremo  al  sentimento  di  qnanti  hanno  letto  il  Klop- 
stock, il  Milton  e  il  Vida.  £  se  Tcpopea  del  Klopstock 
fosse  veramente  civile  ( val  quanto  dire,  secondo  il 
sig.  Sacchi,  se  fosse  conforme  alio  spirito  dei  tempi), 
come  mai  sarebbe  rimasta  straniera  non  solo  a  noi , 
ai  Francesi,  agl' Inglesi ,  ma  si  anche  alia  maggior 
parte  della  nazione  tedesca?  La  Messiade  e  tanto  Ion- 
tana  dalla  popolarita ,  che  i  pin  ne  parlano  a  cre- 
dcnza:  e  noi  ben  vorremmo  che  il  cav.  Matfei  par- 
tecipasse  all' Italia  le  moke  bellezze  di  quel  poema, 
ma  non  crederemmo  per  questo  che  ne  venisse  ai 
nostri  poeti  im  modello  di  moderna  epopea. 

In  alcune  akre  parti  V  opera  del  sig.  Sacchi  porta, 
se  cosi  dobbiam  dire,  I'improntadi  iin  lavoro  troppo 
affrettato ,  e  potrebbe  ditfondere  idee  non  abbastanza 
precise.  II  Goldoni  (dice  in  un  luogo)  colle  sue  com- 
medie  mise  ad  entusiasmo  qiiegli  stessi  che  si  vedeano 
ritratti ,  sicche  diserto  i  teatri  ove  Ifi  cieca  nioltitiidine 
giocondavasi  di  fiabe.  Nel  secolo  XVII  (dice  altrove) 


3o8   INTORNO  all' INDOLE  DELLA  LETTru,VTUnA. 

lii  commcdia  cadtlo  in  f[ucllc  esagerazioiii  e  stianezzc 
(V  ogni  maniera  alle  ([uali  soggiacquero  non  solamentc 
le  Icttere,  ma  si  anchc  tutte  le  aiti :  allora  tutte  si 
poscro  in  iscena  le  piu  pazze  fole ,  e  casi  piu  strava- 
gaiid  die  si  possono  peusare.  Lo  stesso  niorho  s'  ap- 
prese  al  gran  Torquato  die  vide  si  rettamcnte  ncll  cpica, 
e  fe  glhitridii  d  Amove.  Chi  iioii  direl^be,  leggendo 
queste  parole ,  che  le  Fiabe  del  Gozzi  precede ttero 
alle  comnicdie  del  Goldoni  e  furou  per  esse  dimeii- 
ticate  ?  e  che  il  Tasso  venne  dopo  la  cori'uzione  della 
poesia  e  dclle  arti ,  dalla  (piale  poi  non  seppe  guar- 
darsi?  Eppure  si  sa  che  il  Gozzi  scrisse  le  Tie  Mela- 
rance  coiraltre  sue  Fiabe  quando  il  Goldoni  era  gia 
celebre ,  e  gli  fece  si  descrto  il  teatro ,  ch'  esso  aJj- 
bandono  Venezia  e  V  Italia  per  trasferirsi  a  Parigi. 
E  il  Tasso  niori  nel  1595,  sicche  il  cattivo  gusto  del 
secolo  XVII  non  pote  apprendersi  a  lui;  sebbene  egli 
lie  desse  gia  indizio  non  nella  commedia ,  che  fu  per 
av Ventura  una  satira ,  ma  in  alcuni  concetti  del  suo 
grande  poema.  —  Ma  che  giova  V  andare  accennando 
queste  minute  particolarita,  quando  il  libro  in  gene- 
rale  propaga  opiuioni  alle  quali  non  potremmo  con- 
traddire  senza  venir  a  contesa  con  noi  medesimi  die 
le  abbiamo  accolte  e  sostenute  gia  da  gran  tempo  e 
piu  volte  ?  Aiizi  a  che  giova  ora  mai ,  domandano  al- 
cuni, questo  lungo  ragionare  di  teorie ,  di  che  T  Italia 
da  molti  e  molti  anni  e  intronata?  Le  massime  priii- 
cipali  (comunque  alcuni  contendano  ancora)  gia  sono 
concordemente  fissate:  e  se  la  critica  non  procede 
alcun  poco,  se  non  si  leva  oggimai  a  guidare  con 
pill  precisione  i  nostri  scrittori,  gia  e  soverchio  ogni 
suo  discorso.  Non  basta  piu  il  dire  che  si  debbon 
lasciare  la  mitologia  e  le  regole  dei  pcdanti-,  le  streghc 
e  la  sfreuata  licenza  dei  novatori.  Non  basta  il  dire 
che  si  debbon  trattare  argomenti  di  storia  moderna; 
die  si  debbon  fuggire  del  pari  e  quell'  idcale  che 
per  essere  troppo  i'antastico  nou  riesce  a  niun  frutto, 
e  quel  vero  che  nclla  sua  nudita  nou  si  prcsta  alle 
grandi  ra|)nrcscatnzioni  dclla  fantasia.    Tutto   questo 


ITALIA.N\    NEL    SECOLO    X\X.  'ic() 

gih  si  c  tlctto  p'lu  volte:  c  i  classicisti  sostcngono  clie 
(jncsta  fa  scinprc  la  vera  loro  dottiina  ;  e  i  romantici 
piu  asscnnati  diinostraii  col  fatto  di  non  aver  mai 
(loinamlato  piu  in  la  ;  e  il  sig.  Sacchi  ({uet-to  pure  ci 
vien  ripeteiulo  sotto  il  noine  di  letteratnra  civile.  Ma 
se  la  critica  non  sa  spingcrsi  al  di  la  di  rpiesto  con- 
fine al  quale  si  e  condotta  gia  da  gran  pezza  ,  sa- 
rebbc  pur  tempo  cli'  ella  si  mettesse  in  silenzio  , 
aspettando  che  i  nostri  ingegni  pigliassero  con  que- 
ste  nornie  ad  arricchirnc  di  nuove  produzioni.  —  A 
noi  non  apparisce  ben  chiaro  se  T  ufficio  del  cri- 
tico  sia  quello  di  porsi  fra  gli  antesignani  della  let- 
tcratiua  per  guidar  gli  scrittori;  o  di  collocarsi  in 
vece  ncUe  ultime  lile  contentandosi  di  avverlirc  e 
sospingere  clii  si  dilunga  dal  giusto  senticro,  contra- 
riando  alio  spirito  del  tempi  ed  a  quanto  c  richiesto 
dai  bisosini  della  societa.  Ma  ben  ci  e  conosciuto 
peraltro ,  die  il  mettersi  nella  fronte ,  e  quivi  consu- 
marsi  a  guardare  se  gli  altri  si  avanzano,  ne  mai 
dare  un  passo,  come  sarebbe  in  guerra  un  for  mo- 
stra  di  falso  coraggio,  cosi  nel  regno  delle  lettere 
e  un  volersi  acquistarc  opinione  di  grande  sapienza 
a  troppo  facile  prczzo.  E  vedcndo  la  lentezza  dei 
grandi  e  I'esitanza  degl' ingegni  o  nuovi  o  minori, 
quasi  vorremmo  dire  che  ai  critici  d'  oggidi  si  ajipar- 
tenga  di  collocarsi  nei  primi  posti :  e  poiche  hanno  di- 
strutto  gran  parte  delfantico  edificio,  mostrare  con 
pill  chiarezza  die  non  hanno  fiitto  fmora  le  norme 
da  seguitare  nella  costruzione  del  nuovo. 

Indarno  si  vien  ripetendo  die  dalla  storia  troppo 
antica  non  si  possono  trarre  argomenti  opportuni  alia 
nostra  poesia :  bisogncrebbe  determinare  una  volta  i 
conlini  dcntro  dei  (piali  debbe  aggirarsi  il  poeta  in 
({iiesta  elezione.  Abbastanza  si  e  detto  che  si  vo- 
gliono  nbbandonare  non  solo  le  crcdenze,  ma  si  anclie 
le  opiiiioui  de'' secoli  troppo  lontani  da  noi,  e  pi- 
gliarc  in  vece  come  elementi  delle  nostra  crcazioni 
le  opinioni  correnli :  ora  bisogncrebbe  die  i  critici 
sceverando    le    biionc    dalle    cattive  ,    le    utili    dalle 


3lO       ISTORNO    ALL  INDOLE    DELL  A    LF.TTERATliRA 

tlannose  sentenze  agevolassero  agli  scrittori  la  stratla. 
Finalmente  gia  si  e  ripetuto  abbastanza  che  i  poeti 
debbono  colle  lorn  produzioni  avviare  il  mondo  a 
quel  viaggio  a  cui  lo  incaniminano  la  nuova  Hlosofia 
e  i  bisogni  di  cjuesta  eta:  ora  sarcbbe  mestieri  che 
i  critici  coa  profondi  e  impaiziali  ragionanienti  cer- 
cassero  di  separare  i  buotii  e  ragionevoli  dcsiderj 
dalle  vane  speranze  e  dalle  dannose  illusioni,  e  sol- 
levando  per  cjuanto  possono  il  velo  che  ticn  celato 
il  futuro,  facesscro  nianifesta  la  strada  a  cui  gli.  scrit- 
tori debbon  rivolgere  il  mondo,  Chi  non  sente  in  se 
stesso  ne  il  coraggio ,  ne  la  forza  che  si  richiedono 
a  qnesta  impresa  dovrebbe  ogginiai  rimanersi;  e  ri- 
traendosi  dalle  prime  schiere  contentarsi  di  stare  nel 
retroguardo  per  sospingere  la  moltitudine  che  va  lenta 
sempre  alle  mutazioni,  e  per  inerzia  o  per  ignoranza 
assai  facilmente  travia. 

Noi  non  dissimuleremo  ne  le  difficolta ,  ne  i  pe- 
ricoli  di  questo  uBkio  che  siam  venuti  accennando. 
Molte  di  quelle  cose  delle  quali  esso  dovrebbe  giovarsi 
stanno  tuttora,  direbbe  Oniero ,  sulle  ginocchia  di  Gio- 
ve:  a  moiti  sarebbe  forse  invidiato  il  teiitar  di  presa- 
pere  anche  solo  di  un  gioruo  cio  che  quel  nuiiie  geloso 
della  sua  possanza  tien  nascosto  ai  mortali;  e  solo 
il  gfulo  sa  talvolta  deludere  quella  severa  custodia , 
e  ritrarre  nelle  sue  produzioni  uno  stato  del  mondo 
che  per  lui  solo  e  maturo,  perche  egli  solo  precorre 
alia  moltitudine,  e  si  solleva,  e  rapisce  la  fav.lla  del 
sole.  Ma  che  giova  la  critica  al  genio?  La  critica  or- 
dinaria  (si  vuol  pur  confessare )  non  ammaestra  se 
non  gl' ingegni  minori :  e  chi  sorvolando  al  suo  se- 
colo  sa  veder  nuove  vie,  costui  sara  sempre  scrittore 
e  non  critico.  —  Tuttavolta  ne'  molteplici  uffici  che 
noi  djremmo  appartenere  alia  critica  d'oggidi  ve  n'  ha 
quaU'uno  dov  essa  potrebbe  utilmente  far  prova  di  se 
pii  che  non  fece  sinora.  P.u  volte ,  per  cagione  di 
esempio,  fu  agitata  la  quistione  del  tempo  o  remote 
o  vicino  da  cui  gli  scrittori  debbono  prendere  gli 
argomenti.  Ma  considerando  sempre  la  cosa  potto  un 


ITALIANA    NEL    snCOLO    MX.  3ll 

punto  di  veduta  tutto  filologico  o  artistico  si  venne 
senipre  a  quel  la  conchiusione,  die  bisogna  atteneisi 
a  tale  distanza  in  cui  le  ciicostanze  niinori  e  natu- 
ralniente  triviali  sfumino  e  quasi  dispajano,  come 
quelle  liguic  di  secoudo  ordiiie  abbozzate  dal  pittore 
nel  fondo  del  quadro  e  lasciate  a  bello  siudio  nel- 
I  oscuro.  perclie  non  usur[)ino  Tattcnzione  dello  spet- 
talore  alle  Hgure  piii  nobili  e  piii  importanti.  La  quale 
dottrina,  coinunque  bia  vera  in  gran  parte  e  inge- 
gnosa ,  non  basta  per  altro  ai  di  nostri;  perche  1  im- 
portanza  dei  t'atti  e  dei  personaggi  in  quel  campo  a 
cui  la  Ictteratura  si  volc^e  non  e  per  anco  determi- 
nata.  Per  risolvere  adunque  la  proposta  quistione  in 
un  modo  die  sia  degno  dell  eta  nostra  ,  e  clie  ri- 
sponda  verarnente  ai  bisogui  della  buona  letteratura, 
sarejjbe  niestieri  determinarc,  col  iilo  delle  nostre  isii- 
tuzioni  alia  niano,  qual  e  nella  storia  il  punto  ultimo 
al  quale  esso  si  attacca,  ed  oltre  il  quale  non  debbe 
esercitare  T  ingegno  clii  non  vuol  (are  della  poesia 
un'  arte  di  semplice  passatenipo.  E  coniinciando  da 
quelle  grandi  emigrazioni  dei  popoli  d' Occidente  alle 
quali  soggiaccjue  1  iniperio  di  Koma  ,  e  discendendo 
coi  tenij)i  a  indagare  1  istituzione  dei  feudi ,  il  loro 
passaggio  dair  indole  militare  a  quella  di  principati 
civili;  le  cro-iate;  le  sroperte  geograKiche  e  scienti- 
ficlie;  la  grande  lotta  del  sacerclozio  coll  imperio;  le 
cagioni  per  le  cjuali  in  tutta  f  Europa  quasi  ad  un 
punto  stesso  si  accese  e  si  spen^e  la  liberta;  i  pri- 
vdegi  di  alcune  classi  fondati  e  distrutti ,  nia  presti 
sempre  a  risorgere  sotto  diverse  apparenze;  sarebbe 
mestieri  (diciamo)  deterniinare  per  questa  via  quali 
siano  gli  avvenimenti  ed  i  personaggi  di  tutta  la 
storia  moderna  de'  quali  durino  anclie  al  presente 
gli  effetti.  Di  questa  inaniera  la  critica  potrebbe  esser 
utile  anclie  dopo  quindici  anni  di  dispute:  e  se  qual- 
cuno  vorra  dime  clie  noi  Tabbiamo  scambiata  colla 
storia  e  colla  HlosoHa  civile  ,  noi  gli  risponderemo 
clie  Teta  delle  rettoriche  e  delle  poeticlie  propria- 
mente  dette  e  passata.   Frattanto  per  la  mancanza  di 


3  12      INTOnNO    all' INDOLE   DELLA    LETTER  \TnnA. 

un  libro  che  abbracci  tuttc  Ic  cose  prcdctte  c  le 
reciproclic  loro  relazloni ,  la  nostra  icttcratura  nou  ha 
fatto  ill  tanti  anni  di  stud)  e  di  lotta  verun  notabile 
passo  :  ed  anche  nelle  opere  de'  piu  in2;eguosi  essa 
ci  prescnta  alcuni  frammenti  di  lui  nuovo  edifizio , 
anziche  Finticro  di  questa  fobbrica  da  si  gran  tempo 
e  desiderata  c  proniessa.  Mancando  i  piu  di  una 
cognizione  conipiuta  e  lilosoHca  di  tutti  i  secoli  di 
mezzo  ,  si  gettano  al  superficiale  e  alio  strano  delle 
forme  piuttostoche  al  profondo  ed  all' utile  delle  cose; 
pescano  qualche  fatto  singolare  in  una  cronaca;  e  non 
sanno  che  quando  i  fatti  non  valgono  a  ditlondere 
qualche  luce  suUa  storia  e  sull'  andamento  della  ci- 
vilta,  il  levarli  dalle  cronache  d'Argo  o  da  quelle  di 
Napoli,  dalla  famiglia  di  Prianio  o  da  quclla  di  Mat- 
teo  Visconti  riesce  sempre  a  un  medesimo  line.  Quindi 
a  noi  non  pare  ne  in  tutto  vera  ,  ne  in  tutto  falsa 
quella  conchiusione  del  sig.  Sacchi  ove  dice  :  «  Non 
»  sono  gia  le  teorie  che  formano  lo  spirito  pubblico, 
))  il  carattere  della  poesia  e  i  modi  che  prende;  ma 
»  dallo  spirito  pubblico,  dall  incremento  della  civilta, 
»  dalle  opere  create  dai  grandi  ingegni  s'  inducono 
»  i  principj  che  naturalniente  ressero  I'alto  loro  iu- 
«  telletto  nel  raggiungere  I'ottimo  quando  erano  nello 
»  stato  sociale  abile  a  sentirli.  »  Perocche  dalle  opere 
2;ia  fatte  ben  si  deducono  le  resole  risiiuardanti  le 
forme  esteriori ;  le  quali  poi  nel  regno  delle  lettere 
non  possono  mai  diventare  generali  senza  farsi  ti- 
ranniche:  ma  in  quanto  all' indole  intrinseca  delle 
creazioni  poetiche  puo  qualche  volta  la  critica  pre- 
correre  agli  scrittori.  Ben  e  vero  che  il  critico  non 
puo  fondare  una  nuova ,  ma  durabil  dottrina ,  della 
quale  non  si  troviao  i  germi  nello  spirito  pubblico ; 
e  quindi  il  sig.  Sacchi  ha  ragione  di  dire  che  questo 
non  e  formato  dalle  teorie :  ma  e  vero  altresi  che 
qualche  volta  i  poeti  per  molte  e  varie  cagioni  son 
lenti  a  sentire  od  a  rapprescntare  nelle  loro  produ- 
zioni  questa  mutata  condizione  dei  tempi ,  sicche  o 
inerti  o  superstiziosi  contrallanno  alio  spirito  pubblico; 


ITALIAN.!    DEL    SECOLO    XTX,  3l3 

cd  allorn  la  criiica  puo  scnza  dubliio ,  nnzi  dcbbe, 
prccederli :  cd  nmmaostrnndoli  del  romo  si  dcliljaiio 
uuirorniarc  ai  ljiso2;ni  del  secolo ,  viene  a  dcLcnni- 
uare  il  caiattere  della  pocsia  clie  non  sussiste  ancoia. 
Cosi  questa  digrcssionc  sulT  uflicio  dci  critici  the 
a  nioki  pareva  forse  male  alloj>,ata  e  strettamcnte 
congiunta  col  lihro  del  sig.  Sacchi ;  dal  quale  noii 
possiamo  staccarci  scnza  toccarc  tin*  altra  quistionc 
pill  sottile  e  piii  nuova  ,  intoino  alia  cosi  detta  Ict- 
tcratura  cwopca  iritravveduta  dal  Godie  e  proclaniata 
rccentcnientc  dall  Antologia  di  Firenze.  II  sig.  Sacchi 
c  d'opinione  die  la  Iclicratura  civile  si  op[)onga  iic- 
ccssariamente  alia  possiliilita  di  una  letteratura  eu- 
ropea ,  e  ragiona  di  questo  iiiodo:  cc  Puo  ccrto  avve- 
»  nire  die  vi  abbia  in  tutta  Europa  una  letteratura 
»  della  raciione,  ove  tutta  Europa  pervenga  alio  stesso 
«  stadio  d  iucivilimcnto :  pero  non  accadra  inai  die 
»  tutti  i  popoli  i  quali  costituiscono  la  faiuiglia  die 
»  coabita  iu  questa  nostra  parte  del  pianeta ,  pren- 
»  dano  lo  stesso  fare,  lo  stesso  carattere ,  gli  stessi 
»  modi  e  costumi ,  cose  tutte  che  diversificano  se- 
»  condo  la  situazione  p-eoffraUca,  il  clima  e  tutte  le 
»  altre  circostanze  interne  ed  esterne  d'una  nazione: 
»  quindi  le  lettere,  cui  uliicio  e  rappresentarc  questo 
5)  carattere,  dovraniio  prendere  indole  diversa  ne"  di- 
»  versi  popoli,  anche  nello  stesso  tramite  di  rohura. 
»  Di  conseguenza  la  letteratura  per  esserc  civile  in 
»  ciascuna  nazione  europea  non  potra  essere  eguale 
»  in  tutta  Europa,  a  qualunque  2;i'ado  pervenga  d' iu- 
)j  civiliinento.  »  A  noi  duole  veramente  che  il  signor 
Sacchi  abbia  voluto  contentarsi  di  cosi  breve  ed  in- 
compiuta  risposta  in  una  qiiistione  si  bella  e  si  nuova , 
negligentando,  sicconie  stanco,  quella  parte  sola  del 
jiroprio  tenia  nclla  quale  avrcbjje  potuto  Id^crarsi  dal- 
r  uliicio  di  conipilatore,  per  aprirsi  una  strada  a  tra- 
verso  di  non  ancora  tenlale  dillicolla.  i\Ia  die  signi- 
ii(;a  duiiqiu!  la  letleratura  dcllti  ragloiic  die  il  signor 
Sacchi  intravvcde  come  il  Gothe  ha  intravveduta 
r europea:'  E  la  letteratura  civile  e  lorse  o  contraria 


3l4       INTORNO    all"  INDOLE    DELLA    LETTEUATURA 

o  discorde  o  diversa  da  cjuella  della  ragione?  E  se 
cosi  e  ,  perrlie  non  cerca  il  sig.  Sac(  hi  (T  insegnarci 
ad  ustiie  del  presenie  trumite  di  coltura  per  traspor- 
taici  in  quell'  aliro,  che  scnza  dubbio  saia  piu  per- 
fetto ,  giacche  la  perfezione  dell  uomo  consiste  nel 
conforniarsi  ia  tutto  a  ragione?  11  nionilo  oraniai  e 
si  stance  di  questi  nomi  gittati  con  tuono  profetico 
a  tidanza  deiraluui  buona  fade,  die  i  piu  saiebbero 
intoUeranti  per  sino  di  ogni  drscorso  coniunque  breve 
che  da  noi  si  volesse  pur  fare  a  moscrarne  la  vanua: 
e  noi  spenleremo  forse  megho  le  nostre  parole,  e 
meglio  forse  risponderemo  al  desiderio  de'  nostri  let- 
tori  niettendo  loro  dinanzi,  per  quanto  possianio,  1  ac- 
cennata  quistione  acconipagnata  da  alcuni  nostri  pen- 
sieri. 

II  problcma  proposto  dalTAntologia  di  Firenze  di- 
mostra  subitamente  la  propria  digniia  dall  avere  per 
fondamcnto  c[neir  altro  tutto  HlosoHco  e  politico,  se 
dai  cliina  o  dalle  istituzioui  civili  s"  infornii  il  carat- 
tere  delle  nazioni.  11  Montesquieu  puo  dirsi  capo  di 
qunnti  parteggian  pel  clinia  :  fra  quelli  che  tengono 
la  contraria  opinione  crediamo  dover  noniinare  piin- 
cipalmente  il  Sisniondi  nelle  Repubbliche  italiane.  Lo 
scrittore  dell' Antolo2,ia  di  Fiietize,  che  s;a  per  la 
seconda  opinione,  trova  |)OssibiIe  e  fors'anche  vicina 
una  letteratura  europta;  perche,  distrutta  f  opinione 
deir  influenza  del  clinia  ,  non  sussistono  piu  cagioni 
eterne,  inimiitabili .  invincibili  le  c[uali  possano  im- 
pedire  che  tutta  f  Euroj)a  abbia  quando  die  sia  una 
letteratura  uniforme.  Noi  non  direnio  che  cjuesto 
scrittore  abbia  ragione ;  ma  ben  possianio  alTerniare 
che  il  sig.  Sacchi  ebbe  torto  opponeudogli  la  situa- 
zione  geografica  e  il  clinia.  Perocche  quando  a  un 
autore  che  ,  non  senza  essersi  armato  di  buoni  argo- 
men  i,  si  vuol  sottrarre  ad  un  antico  sistcina  per  ab- 
bracciarne  un  contrario,  si  oppone  quel  sistenia  ine- 
desinio,  allora  o  la  Ciiusa  e  disperata,  o  1'  ingegno  e 
la  logica  di  chi  la  difende  sono  troppo  ineguali  al 
bisogno.   La    qual    cosa    non    volendo   noi    dire    del 


ITALIANA    NKL    SECOLO    XIX.  3l5 

signor  Sacchi ,  stimiamo  ch'  egli ,  trovatosi  gia  al  ter- 
mine  tlcl  suo  liino  cjuanclo  usci  fuori  cjiicsta  nuova 
qiiistione,  ne  voile  niostiar  d'ignorarla ,  ne  potc  pie- 
nainente  disciiterla.  E  noi  pure  senliamo  (he  a  trat- 
tar  dcgnaniente  la  tcsi  pioposta  dalTAmologia  biso- 
gnerebbe  uno  spazio  nuiggiore  di  qiullo  che  ci  puo 
essere  conceduto  dopo  uii  articolo  lorse  gia  troppo 
lungo;  nia  pur  venemo  sliorando  la  quistione  secon- 
doclie  ne  conredono  le  circostanze  e  l  ingegno.  — ' 
Lo  studio  delle  istituzioid  (dice  i'autore)  pud  solo 
svelare  le  origini  del  gusto  particolnre  che  si  mnnife' 
sta  nei  popoli.  E  le  diverse  istituzioni  sotto  I  uifliisso 
d  uno  stesso  cielo  creavano  una  Ictterntura  in  Atene 
€  nnn  la  •concedcvano  a  Sparta.  Queste  righe  con- 
tengono  chiaranienre  e  rassunto  dello  scritiore,  e  la 
maggior  jirova  di  fatto  di  che  niai  potesse  fortilicarlo. 
E  lispetto  iill  idea  di  recare  alle  istituzioni,  piutto- 
stoclie  al  clima,  il  gusto  delle  nazioni,  ci  pate  tanto 
onorevole  al  genere  uniano  da  non  trovare  si  di  leg- 
gieri  chi  voglia  faisene  oppositore.  Lascianio  che 
alruni  frutti  siano  velenosi  sotto  il  cielo  deirAfiica, 
e  delicati  e  salubii  sotto  una  zona  piiti  temperata; 
che  all  unc  belve  siano  feroci  e  sanguinarie  nei  de- 
serti  d'Arabia  e  di  Libia  ,  e  mansuete  in  vece  e  do- 
mestichc  nelle  benigne  spiagge  tPEuropa:  e  noi  creati 
ad  imniagine  di  Chi  non  sente  influsso  di  siiolo  o  di 
cielo,  rivendichianio  per  quanto  e  possibile  la  digniia 
nostra;  e  contrastando  ad  ogni  dottnna  che  ci  niette  a 
comune  coi  bruti,  dicianio  all' uomo  ch' egli  solo  e 
colpevole  del  proprio  decadiniento.  ]\Ia  rispetto  alia 
prova  desunta  da  Atene  e  da  Sparta  confessianio  di 
non  trovaria  cosi  picna  e  cosi  concludente  com'  e 
sembrata  all'  autore.  Le  istituzioni  possono  ridurre 
al  silenzio  gl  ingegni ;  e  questo  (  senza  uscire  di 
Atene  )  si  pi  ova  paragonando  quella  citta  nei  tempi 
di  IVricle  ed  in  quelli  della  doniinazione  ottomana: 
ina  quando  esse  i'acciano  luogo  alle  lettere,  non  pos- 
sono intieramente  cambiare  quella  parte  d'  impronta 
che    il    nostro    ingegno    rireve    dal    rorpo ,    soggetto 


3l6       INTORNO    all' INDOLE    nr,LL\    LETTERATITR\ 

senza  alcnn  dubbio  a<i;V  inflnssi  del  cielo  e  del  snolo. 
Quindi  la  prova  addotta  dairautnrc  sarcljbe  iiiolto 
pill  forte  s'egli  avcsse  potuto  dire  clie  le  istituzioni 
di  Sparta  in  vece  di  vietare  ogni  letteratura  ,  ne 
crearono  una  contraria  a  qucUa  di  Atene ;  e  non 
gia  contraria  nelle  raassime  ,  nci  concetti,  nel  fine, 
nia  si  in  quelle  parti  die  spettano  al  gusto.  Quindi 
ancora,  sebbene  sia  vero  clie  in  tempi  diversi  e  sotto 
diverse  istituzioni  il  mezzogiorno  e  il  settentrione  , 
il  levante  e  I'occidente  d  Europa  abbracciarono  idee 
ed  opinioni  diverse,  e  una  stcssa  letteratura  pote 
trapiantarsi  in  contrarie  regioni ,  e  vero  per  altro 
eziandio  clie  in  tutti  questi  trapiantamenti  rimase 
sempre  un  qnalclie  notabile  effetto  del  gusto  nazio- 
nale;  e  noi  lo  vedianio  anche  a  traverso  alle  servili 
iniitazioni  dei  tempi  pivi  abbietti.  —  Qiiello  studio 
compiuto  e  sistematico  del  medio  evo  da  cui  gia  di- 
cemmo  die  la  moderna  letteratura  dovrebbe  pigliare 
pill  determinata  direzione  e  molto  aspetto  di  iiovita, 
guida  anclV  esso  in  gran  parte  ad  una  letteratura  die 
dir  si  potrcbbe  europea;  perclie  1'  origine  delle  mo- 
derne  nazioni  e  coniune;  comune  il  feiidalismo  die 
ci  separa  dal  mondo  antico ;  comuni  in  gran  parte  gli 
effetti  delle  crociate;  comuni  le  principali  massime 
di  giurisprudenza  dedotte  dal  diritto  romano;  comune 
la  morale  dell'  Evangelio  avversa  ad  ogni  inimicizia. 
E  il  commercio  niiral:)ilmente  ampliato  ,  e  la  prodi- 
giosa  rapidita  dei  viaggi  principalmente  di  mare, 
fanno  non  dell' Europa  soltanto,  ma  del  mondo  in- 
tiero  una  sola  famiglia :  e  ad  un  solo  ovile  ha  pro- 
messo  di  raccoglierci  quando  die  sia  un  pastore  a 
cui  niuna  promessa  fallisce.  —  Finche  nelle  lettere 
consideravansi  come  parti  precipue  Y  espressione  e  la 
forma,  Y  influenza  del  clima  dovette  esser  tenuta  in 
grandissimo  conto;  e  da  quella  diversita  cli'  essa  impri- 
me  nelle  produzioni  delf  ingegno  poteronsi  dcrivare 
diverse  indoli  e  diversi  caratteri  di  letterature:  ma  da 
clie  s'  e  imparato  a  considerare  le  lettere  come  parte 
della  vita  delle  nazioni   e    stromcnto    di   civilta ,    fu 


ITALIANA    NEL    SECOLO    XIX.  Si/ 

conosciuto  cziaiulio  chc  Ic  foinic  c  rcsprcssionc  sono 
cose  acccssoric ,  c  die  la  letteratura  piio  essere  eu- 
ropca  come  la  buona  morale  da  cni  pij^lia  i  snoi 
j)riiicipali  argometid  o  le  piii  nobili  sue  iuspirazioni. 
Qiiesto  peraltio  non  t02;lie  die  il  gusto  non  tenga 
(lal  suolo  e  dal  ciclo  un  indole  alcpianto  diversa  nclle 
diverse  nazioni ;  e  quest'  indole  noi  non  vediamo  co- 
me sia  neccssaiio  nc  utile  sforzarsi  di  abbandonarla. 
Ne  il  vocabolo  dl  letteratura  curopea  ( dice  Y  Anto- 
logia )  suona  distruzionc  c^  ogni  spirito  iiazlonale ,  di 
ogid  carattere  iiidividuale  de'  pupoll.  —  Ma  quando 
poscia  soggiunge :  IVon  v  ha  dunque  una  causa  im- 
mutabllc ,  eterna.,  cJie  ponga  invincibill  differ cnzc  d  in- 
dole ,  di  passioni ,  di  dcsiderii  tra  popolo  e  popolo : 
non  V  ha  legge  costituita  dalla  natura  die  assegni 
prepotcntemente  un  gusto  particolaie ,  una  individuale 
carattcristica  a  ciascuna  delle  famiglie  nellc  quale  e 
divisa  I  umana  schiatta:  allora  noi  conlessianio  di 
duljitare  ch'  essa  o  contraddica  a  se  medesinia  o  con- 
fonda  cose  troppo  diverse  fra  loro.  Perocche  dove 
sia  tolta  ogni  dilTerenza  d' indole,  credianio  die  sara 
toko  il  carattere  individuale  dei  popoli;  e  quand' an- 
che  per  1  uniformita  della  morale  e  delle  istituzioni 
cio  dovcsse  av venire ,  crediamo  die  il  gusto  let- 
tcrario  di  un  popolo  dovreblj'  essere  ancora  diverse 
da  qucllo  di  un  altro;  perche  il  gusto  non  e  una 
cosa  medesima  colle  passioni  e  coi  desiderj  ,  ma 
e  soltanto  un  modo  di  csprimerli.  In  mezzo  ai  ghiacci 
dello  Spitzberg  e  sotto  i  cocenti  calori  del  Senegal 
Tuonio  cristiano  e  governato  da  leggi  uniforrai  avra 
una  perfetta  somiglianza  d'  indole ,  di  passioni ,  di  de- 
siderj :  ma  in  un  luogo  celebrera  il  raggio  del  sole 
che  per  mezzo  alle  iiubi  si  la  via  a  scaldarlo;  nell'altro 
invodiera  in  vece  la  nube  die  si  attraversi  per  lui  ai 
raggi  di  quel  pianeta.  L'uomo  vive  dell' aria,  dell'ac- 
qua ,  delle  produzioni  e  per  sino  delle  fatiche  ch'  egli 
escrcita  sopia  il  suolo  dove  abita;  e  tiitte  queste  cose 
die  lo  fanno  essere  in  un  sito  nerboruto  e  robusto, 
in   un    altro    gracile    e    liacco.    debbono   esercitare 


3l8       INTORNO    ALl'iNDOLE    DELL4    LETTfiRATUHA 

una   qualche  efficacia  sul  gusto   e   quindi  suUa  lette- 

ratura.  S' inganna  per  conseguenza  chi  fa  dell' espres- 

sione  o  del  gusto    una    parte  precipua  della  lettera- 

tura,   e  non  vede  come  sotto  una  scorza  alcun  poco 

diversa,   la  buona  e  sublime  letteratura  e  o  puo  es- 

sere  almeno  una    sola    in    tutta    T  Europa :    nia   s' in- 

ganna  ugualmente    chi    stima   clie   Tuniformita    delle 

massime  religiose  e  politiche  debbano  fare  uniforme 

anclie  il  gusto    di    chi    sostenta  a  fatica  la  vita  fra  i 

ghiacchi  perpetui  dei  monti,  e  di  chi  vive    nell'ab- 

bondanza  di  ogni  cosa  sotto  un  cielo  die  non    s'ac- 

cende  e  non   verna ,    ma   ride    sempre   di   temperata 

serenita.    —    E  noi  non  rlfiutiamo  la  cittadiiianza  al 

genio:  noi  non  abliianio  stranicri  se  non    coloro  che 

nella  storia  sono  al  di  la  di  quel  punto  al  quale  ab- 

biam  detto  che  si  annoda  il  tilo  del  nioderno  incivi- 

limento;  e  da  tutte  le  parti  d'Europa  piglierem  vo- 

lentieri  quanto  puo  contribuire  a  promoverlo ;  e  non 

ci  ostineremo,  se  piace  al  Cielo,    a  impedire  che  in 

tutta  lEuropa,  anzi  nel  mondo  tutto,  1"  umana  schiatta 

proclami  e  coltivi  quella  uniformita  di  passioni  e  di 

desiderj  ,   quella  fratellanza  perfetta  a  cui  essa  e  ri- 

cliiamata    costantemente    dalla    memoria   dell'  origine 

sua,   e  dall' idea  del  tine  a  cui  e  destinata.    Ma    non 

per  questo,  ripeteremo  coll'Antologia  =:   all  ludia  e 

forza  ritemprare  il  suo  gusto.   =   No  ,    non   il  gusto  , 

ma   la    blosolia    della   letteratura   si    vuol    ritemprare 

fra    noi :    e    questa    puo    farsi    europea    qualora   tutta 

r  Europa  si  spinga  ad  un  inedesimo  grado  d' incivi- 

limento    morale   e  politico;    ma    il   gusto    presentera 

sempre  alcune  notabili  differenze,  ne  sappiamo  quale 

aumento  di  utilita  o  di  diletto  potrebbe  sperarsi  dal 

cancellarle.    E   forse    lo    scrittore    vdell"  Antologia    non 

diede  alia  parola  gusto   quel    signiHcato    ristretto  nel 

quale  comunemente  vien  presa:  ed  allora  ogni  qui- 

stione  dispare,  e  la  vantata  profezia  del  Gothe   non 

aveva  bisogno  di  cosi  lungo  commento.  La  storia  di 

tutti   i    tempi    e  quasi    un   poema  in  cui  viene  rap- 

presentata  una  grande  famiglia    la   quale  ,  divisa  ab 


ITALIANA    NEL    SECOLO    XIX.  3ia 

antico,  da  molti  secoli  si  affatica  e  combatte  per  ri- 
condursi  alia  priiiiitiva  unita.  iMoIti  errori  e  di  niente 
e  di  cuore  riiiinno  dispersa  ;  niolte  virtu  si  richie- 
dono  a  riromporla  di  niiovo:  nia  le  nazioni  che  per 
lunghe  eta  s'ingiuriarono  a  viceiida  col  sopranaome 
di  barbare,  gia  da  gran  tempo  si  amano  o  si  rispct- 
tano  almeno.  Chi  ha  proniesso  di  riiinirle ,  clii  puo 
disperdore  anche  di  an  ccnno  tutti  gli  errori  onde 
furono  traviate  vien  suscitando  piu  rhe  niai  forte  fra 
le  genti  una  voce  che  le  richiania  e  le  scorge  al 
diritto  sentiero,  e  quasi  dircmnio  al  conses^uiniento 
di  un  patrimonio  coniune ;  e  i  progressi  gia  fatti  ci 
8ono  caparra  non  dubbia  degli  avvenire.  Quando  tutti 
gli  uoniini  avranno  una  sola  intenzione,  quando  tutti 
saranno  persuasi  che  per  esser  felici  bisogna  stringersi 
tutti  ad  un  sol  vincolo  di  cariia,  allora  in  tutte  le 
parti  del  mondo,  sotto  qualunqne  varieta  di  forme 
politiche  sara  una  sola  lilosoiia,  una  sola  lettcratura; 
ma  il  gusto  o  fespressione  avra  pur  sempre  visibili 
diversita,  perche  le  istituzioni  degli  uomini  soggiar- 
ciono  a  nmtamenti ,  ma  il  clima  nelle  sue  grandi 
varieta  debbe  durare  col  mondo:  e  queste  differenze 
nella  unita  faranno  piu  bello  il  prodigio  a  cui  il  graa 
poema  del  moiido  dee  riusciie. 


3jo 


Aanall  dell  Istltato  di  conispondcnza  archeolog/'ca 
pa'  T  atino  1829.  Fascicoll  J  c  II,  pag.  258,  con 
tavole  ill  ramc. 

Bidletdno  dcgli  Annali  dcW  Istltato  di  corrispondenza 
arcJieologica  per  I  anno  iVrif).  —  Roma,  ambidue 
presso  Salviiicci ,  in  8.°,  di  pag.  208. 

CJna  societh  di  dotti,  intesa  a  dilatare  gll  studj  e  le  cogni- 
zioui  dell'  antichita,  ha  stabilito  in  Roma  un  Istituto  di  cor- 
rispondeaza  arclieologica ,  sotto  la  protezione  di  S.  A.  R. 
il  principe  di  Prussia  e  la  presideaza  di  S.  E.  il  dnca  di 
Blacas.  Qucsto  Istituto  assume  1'  obbligo  di  pubblicare 
uii'  opera  periodica  ,  consistente  in  annali ,  in  un  buliet- 
tino  e  in  tavole.  "  L'  opera  d^gU  Annali  ( cosi  nel  Mani- 
festo )  e  divlsa  in  tre  parti.  Nella  prima  si  danno  le  de- 
scrizioni  particolari  degli  scavi,  de'monumenti  iinora  tras- 
curati  o  sconosciuti  e  degli  accrescimenti  de'  musei  di 
auticliita.  Nella  seconda  si  contengono  i  ragguagli  delle 
produzioni  letterarie  di  soggetto  arclieologico.  Nella  terza 
si  comprendono  quelle  illustrazioni ,  le  quali  prodotte  dal- 
r  esanie  e  dal  paragone  de'  monumenti ,  sono  anzi  appog- 
giate  a  documenti  clie  amplilicate  con  semplici  congliiet- 
tiire.  II  Bullettino  mensuale  osserva  la  stessa  divisione 
delle  materie  ,  ed  e  destinato  a  far  conoscere  prestainente 
le  notizie  le  quali  ricliiedono  una  soUecita  puliblicazione. 
Cr  iatagli  dei  disegni  formano  una  I'accolta  di  scelti  monu- 
menti inediti  di  architettura ,  scultura  e  pittura ,  e  sono 
accompagnati  da  plante  topograficlie,  restituzioni  ragionate 
di  monumenti  distrutti  o  nuitilati ,  e  da  fac-sinuli  epigra- 
iici.  Le  illustrazioni  relative  a  questi  monumenti  si  lianno 
neir  opera  degli  Annali ,   ecc.   " 

II  prinio  volume  degli  Annali  (  1829  )  e  preceduto  da 
un' introduzione  dell'  cditore  signor  Gerhard,  ove  dopo 
aver  fatto  cenno  dello  stato  attuale  dell'  arclieologia  e  del- 
r  imperfezione  clic  le  deriva  dal  grandissimo  numero  dei 
monumenti  o  inediti  o  raal  dicliiarati ,  entra  a  parlare 
della  necessita  di  un  istituto  di  corrispondenza  fra  i  dotii 
di  diverse    nazioni  c  di  studj    div$jrsi ,    onde    raccoglierne 


ANNALl    dell' ISTITUTO,    eCC.  3^1 

gli  sparsi  lavori  e  profittare  dei  soccorsl  scambievoli.  Mo- 
6tra  poi  quanto  sia  graade  1' iinpresa  dell' Istitnto ,  come 
quella  die  alihraccera  i  inonumenti  dell'  arte,  gli  studj 
epigrafici  e  quelli  dell'antica  lopogralia  ;  terminando  col- 
I'indicare  i  copiosi  ajiili  die  aspetta  da' collaboratori  di 
ogni  specie,  ardieologi,  artisti ,  dilettanti  ,  mecenati,  pronti 
a  giovare  dell' opera  loro  e  dei  lore  liimi  il  presente  htituto. 

Lo  stesso  egregio  editore  sppve  gli  Annali  coa  aicune  os- 
servazioni  sui  cosi  detti  monuiiieatL  ciclopei.  Egll  dope  aver 
ricordate  le  plu  aiitiche  maniere  di  costiuire ,  ed  ainmesso 
ia  queste  un  ordine  di  successive  perfezionamento ,  noa 
si  niostra  poi  inclinato  a  riguardare  nelle  varie  fogge  dl 
costruzione  ahrettanti  criterj  sicuri  per  giudicare  dell'  epoca 
del  nionumento.  Ia  fatti  queste  diverse  costruzioni  si  tro- 
vaao  talvolta  framinischiate ;  ed  e  ragioiievole  die  alia  va- 
ria  maniera  di  costruire  abbiano  contribuito  e  1' uso  del 
monumeiito  e  il  tempo  impiegato  ad  erigerlo  e  la  natura 
de' materiali  circostanti.  Cosi,  p.  e.,  Ia  calcarea  piu  facil- 
niente  del  titfo  si  forma  in  poligoni,  ecc.  Egli  pensa  adun- 
qiie  die  diverse  fabbriche,  die  per  la  loro  rozzezza  risve- 
giiano  r  idea  di  una  remotissima  anticliita ,  possaiio  deri- 
vare  da  imitazioae  di  secoli  posteriori  comandata  dalle 
circostanze  di  tempo  e  di  luogo.  E  a  sostegno  di  questa 
opiiiione  vengouo  i  monumenti  di  Norba  e  di  Signia:  que- 
sta ultima  specialiiiente ,  colonia  romaiia  del  secoudo  se- 
colo,  ci  ofTre  antidie  niura  del  tutto  conformi  alle  ciclopee. 
Intauto  una  certa  somiglianza  die  prescntano  fra  loro  i 
monumenti  die  vanno  sotto  il  nome  di  ciclopei,  e  il  nou 
ritrovarsi  questi  presso  alcuni  antichi  popoli,come,  p.  e., 
gli  Etrusclii  e  i  Sabini  ,  lo  conducono  a  supporre  die 
questa  maniera  di  fahbricare  fosse  propria  di  qualcbe  an- 
tica  nazione,  forse  dei  Pelasgi  e  degli  Aborigeni  ,  donde 
pare  die  traessero  origine  i  Latini.  Queste  idee  sono  co- 
me preliminari  alle  illnstrazioni  delle  antidie  faldiriche 
di  Norba  e  Signia  impresse  nelle  prime  tre  tavole  de'  mo- 
numenti inediti  die  si  stampano  separatamente  a  Parigi. 
Si  dee  saper  grado  all'  ardiitetto  Knapp  die  ne  lia  dato 
esattissimi  disegni  di  monumenti  cosi  iinportanti.  Sieguono 
cinque  iscrizioni  signine,  aicune  sepolcrali  ed  altre  allu- 
sive a  fabbriche   pubbliche. 

L' argomento  delle  fabbridie  ciclopee  ritorna  alia  p.  )o2  , 
ove  si  da  notizia  di  ua'  opera  del   signor  Gell    in'.ortio   1« 

BibL  Ital.  T.  LVIII.  21 


322       ANNALI  DELL' ISTITUTO  DI  CORlUSrONUENZA 

luura  clt  anticlie  citth.  L"  autore ,  avendo  visitati  quasi 
tatti  i  liioghi  deU'aatica  Grecia  ,  ha  rliuiito  in  nn  volume 
i  saggi  pill  interessanti  di  niura  die  vi  ha  trovati  ,  e, 
senza  sostenere  alcniia  teoria  ,  gli  ofTre  come  materia  di 
studio  agli  eruditi.  Cosi,  a  mostrare  la  non  dubbia  maniera 
ciclopea  ,  ha  scelto  quelle  parti  della  mura  di  Tirinte  che 
ineglio  corrispondono  all'  autorita  di  Pausania,  Le  mura  di 
Licosiira  presentano  un  seccmdo  modo  di  costruzione  con 
massi  di  pietra  calcarea  die  variano  in  forma  e  in  dimen- 
sione  secondo  i  loro  strati  naturali  ove  giacquero.  Una 
terza  specie  a  poligoni  inclinati  e  distorti  si  ha  nelle  mura 
di  Elatea  e  di  Abac  nella  Focide ,  ecc.  Quest'  opera ,  che 
si  va  pubblicando  a  Berlino ,  contiene  i  disegni  di  moiti 
altri  nionumenti ,  tendenti  a  chiarire  la  storia  delle  co- 
struzioni. 

Si  viene  in  seguito  agli  scavi  etrusdii.  E  siccome  que- 
sta  materia  e  sparsa  in  pin  articoli  degli  Annali  e  del  Bul- 
lettino ,  cosi  giovera  raccoglierne  qui  insieme  le  notizle 
pill  importanti.  II  signor  Avvolta  ne  informa  delle  scoperte 
fatte  negli  ultimi  anni  presso  Corneto.  —  Sepolcri  di  varia 
])Vofondita  e  costruzione  ,  isolati  o  riuniti ,  regolari  o  senza 
alcun  ordine  ,  sormontati  da  elevazione  o  senza  di  questa. 
Dentro ,  casse  di  travertino  o  di  grosse  tegole  ,  o  incavate 
iiel  tufo  e  situate  quasi  sempre  incontro  le  porte ,  con 
ossa ,  vasi  di  terra ,  patere  di  bronzo  ,  monete  ,  ecc.  In 
una  cassa  si  trovarono  le  ossa  di  un  cavallo.  Siegue  la 
distinta  e  particolare  descrizione  di  un  sepolcro  di  re  guer- 
riero.  Dalla  relazione  del  signor  Fossati  sappiamo  che  questi 
sepolcri  di  Tarquinia  sono  talvolta  a  due  piani:  qnalcuno 
e  niunito  di  scala  e  di  un  vestiliolo  scoperto  :  gl'  ingressi 
o  sono  latei'ali  o  quasi  verticali :  non  venue  osservata 
nicuna  regola  nella  direzione  del  sepolcro  :  talora  due  sca- 
lini  ricorrono  intorno  a  tre  lati  del  tumulo. — Spesso  den- 
tro la  camera  si  alzano  alcuni  pozzetti  e  talora  oltre  questi 
una  specie  di  letto  inclinato  sostenuto  da  pilastrini.  —  Al 
di  sopra  di  alcuni  tumuli  si  veggono  massi  a  foggia  di 
basi  doriche.  — Alcuni  sepolcri  hanno  servito  a' Cristiani, 
come   si  rileva  dalle  note  lucerne  die   vi  si  trovano ,  ecc. 

A  tali  notizie  fanno  seguito  gli  annunzj  delle  ultime 
scoperte  fatte  sulia  pianura  fra  Canino  c  Montalto ,  dcllc 
quali  gia  si  e  tenuto  ragionamento  in  questo  nostro  gior- 
nale.  Gli  scavi    opcrati    dai    signori    Caudelori .,    possideiiti 


AROIIEOLOCIC\    IN    ROM.V.  3:i3 

altra  parte  cli  quelle  terre,  hanno  sommiuistrata  aach'' cssi 
una  uiirabilo  quantita  cli  vnsi  cli|iinti ,  la  prima  raccolta 
tlei  ([uall  c  statu  accjiiistata  dal  Governo  Foiitilicio  ad  ar- 
riccliire  il  Museo  Vaticano.  I  piu  curiosi  fra  (jucsti  vasi 
sono  descritti  dal  sig.  Fossati  in  diversi  articoli  del  Bul- 
lettino. 

I  sigaorl  FeoU  hanno  scoperto  parimente  in  quelle  cam- 
pagne  un  Ijel  numcro  di  vasi  dipinti.  L'antica  (ossa  ha 
lasciato  vedere  una  quantita  di  grotte  incavate  nel  tufo  , 
contcnenti  casse  di  nenfro  e  circa  200  scheletri  coperti 
di  tavole  o  di  sola  terra.  Vicino  agli  scheletri,  vasi  e 
patere.  La  presenza  di  un  tripode  era  ivi  senipre  un 
indizio  sicuro  di  quella  dei  vasi.  In  questi  scavi ,  come 
anclie  in  quelli  di  Tarquinia,  e  accaduto  talvolta  di  tro- 
vare  ossa  bruciate  e  scheletri  intieri  nella  stessa  grotta. 
Dai  sepolcreti  di  Clusium  sono  uscite  niolte  urne  di  pietra 
storiate  e  vasi  di  creta  nera  non  cotta  con  dipinti  etruschi. 
Cli  scarabei  ciie  abbondano  a  Ghiusi  non  si  trovano  mai 
nei  sepolcri,   ma  sparsi  nel  terreno.  I  vasi  di  Ghiusi  sono  / 

adorni  per  lo  piii  di  figure  animalesclie,  di  teste  umane  e 
di  maschere  di  rozzo  disegno.  Le  forme  de'  maniclii  e  co- 
jierchi  sono  singolnri.  Yi  si  trovano  anche  lucerne,  piccolt 
triclinj  ed  altri  arnesi  rimarchevoli  per  la  stranezza  delle 
forme  e  degli  ornati.  Quanto  il  suolo  di  Ghiusi  abbondi 
di  antlchita  etrusche ,  lo  attesta  il  Museo  Casuccini  ncchis- 
simo  di  lU'ne  di  terra,  di  bronzi,  di  cippi  di  tufo  con 
etrusche  sculture  a  Ijassissimo  rilievo ,  di  vasi  dipinti  e 
specialmente  di  vasi  neri.  Anche  gU  scavi  di  Volterra 
hanno  dato  urne,  metalU  ,  ori,  vasi  ed  altri  oggetti,  die 
il  sig.  Ginci  ha  ceduto  al  suo  augusto  sovrano  ,  dietro  una 
scelta  fattaoo  dal  ch.  Zannoni.  Dopo  la  relazione  di  tante 
scoperte  Teditore  finisce  col  dividere  i  sepolcri  in  due 
classi.  I  prinii  incavati  orlzzontalmente  nel  tufo,  formati 
di  una  o  piii  celle,  talvolta  con  parcti  dipinte,  e  con  pog- 
getti  air  intorno  per  sostenere  o  le  urne  ossuarie  come  a 
Ghiusi  e  a  Volterra,  o  i  cadaveri  come  a  Tarquinia  •,  anche 
con  niccliie  per  coUocare  i  vasi.  Gli  altri  piii  sem|)lici, 
incavati  a  perpendicolo  per  dcporre  le  ceiieri  dei  defunti, 
ove  talvolta  piii  vasi  di  bronzo,  contenculi  ceneri  cd  ossa , 
sono  raccolti  dentro  una  grande   olla  di   crota. 

In  altro  articolo  il  cli.  editore  prcsenta  aicuui  ccMuii 
topogralici  intornj  i   vasi.   II   prcgio   soinnio  dei  nul.un   pti 


3^4     ANNALi  dell'istituto  di  corrispondenza 

disegiio  e  per  la  vernite,  e  il  vederne  emergere  di  somi- 
glianti  da  scavi  diversi  o  fra  loro  lontani ,  ha  falto  sup- 
porre  che  andassero  in  conimercio.  L'  editore  non  sa  essere 
di  qaesto  avviso,  dacche  tali  vasi  rarameiite  si  trovano 
ne'luoghi  di  vicina  e  facile  comunicazione  con  Nola;  come 
r  Apulia  e  la  Campania :  qnando  poi  se  ne  rinvengono 
anche  nelle  alpestri  citta  della  Lucania,  eve  sarebbe  stato 
cosi  diflicoltoso  il  trasporto.  Egli  pensa  che  se  ne  debba 
cercare  la  spiegaziotie  nella  diversa  maniera  degli  artefici 
iiiiitata  in  paesi  diversi.  E  ,  dopo  avere  accennate  le  dif- 
ferenze  piii  generali  de'  vasi  ,  termina  ecu  alcuni  desiderj 
tendenti  a  delinire  le  moke  quistioni  intorno  qiiesta  ma- 
teria. Pill  sotto  vi  ritorna  con  alcune  varieta  sepolcrali. 
Dopo  aver  descritto  un  bel  sepolcro  di  Canosa  ,  insiste 
julla  necessita  di  osservare  il  coUocamento  de'vasi,  per 
ineglio  intenderne  1"  uso.  Cosi  in  alcuni  sepolcri  e  regola 
costante  il  trovare  una  lancella  e  un  vaso  a  tre  manichi 
a  piedi  dello  sclieletro,  e  verso  la  testa  prefericoli,  tazze 
p  vasetti  per  balsanii.  In  altri  si  veggono  sotto  le  ascelle 
flue  piccoli  lacrimali  di  creta ,  presso  la  testa  una  lucerna 
e  un  vaso  grande  fra  le  gambe  ecc.  Questo  studio  dovrebbe 
estcndersi  anche  agli  altri  oggetti  che  si  trovano  ne'  se- 
polcri ,  come  idoli ,  amuleti  e  specialmente  le  ambre. 

Alio  stesso  soggetto  appartiene  una  lettera  in  cui  il 
j>rincipe  di  Canino  niuove  qualche  dubblo  al  sig.  Gerhard  se 
veramente  dalla  Grecia  si  traggano  vasi  soniiglianti  a  quelli 
d' Italia;  e  cio  aU'occasione  che  il  signor  WolfF  recava  vasi 
di  Egina  da  un  suo  viaggio  nella  Grecia.  E  il  dotto  edi- 
tore, ammettendo  che  i  vasi  greci  non  possano  gareg- 
giare  cogl'  itali  ne  in  copia ,  ne  in  mole ,  ne  in  bellezza  , 
si  chiania  poi  persuaso  che  molti  e  molti  vasi  ,  del  tutto 
conformi  agli  etruschi ,  provengano  dalla  Grecia  propria- 
inente  detta.  Siegue  la  relazione  del  signor  Wolfl",  il  quale 
essendosi  trovato  nell'  isola  di  Egina  allorche  si  demoli- 
vano  le  sostruzioni  del  tempio  di  Venere  ,  ha  potnto  assi- 
stere  egli  stesso  alia  scoperta  di  antichi  sepolcri,  conte- 
uenti  vasi,  idoli,  armi  ,  utensili  di  bronzo ,  precisamentc 
come  ne'  sepolcri  di  Magna  Grecia  e  di  Etruria.  Se  non 
che  questi  vasi  erano  generalmente  piii  piccoli  degl'  itali, 
e  la  maggior  parte  ad  un  sol  manico.  Quanto  alle  pitture 
si  poteano  dividere  in  \asi  con  fondo  rosso  c  figure  nere  , 
coii   fondo  bianco  e   figure  ncie ,    con  fondo     nero  e   figure 


ARCnr.OLOCIGA    IN    ROMA.  32J 

Si  tralasciAiio  per  brevita  alcuni  altri  piccoli  articoli 
rigiiardnnti  i   vasi  dipinti. 

II  coiisiglier  Restiier  ci  fa  la  relazione  cU  pitture  anti- 
che  scoperte  in  alcuni  sepolcri  di  Tarrjninia.  Ginochi , 
esercizj ,  cenc  ,  treni  haccliici  ne  formano  il  soggetto  prin- 
cipale.  Ve  ne  ha  pure  qualcnno  mitologico ,  satiri  e  bende 
per  ornati.  II  disegno  non  e  uniforme;  in  alcuno  spira 
r  antica  semplicitii ;  in  altro  si  riconosce  un' epoca  di  de- 
cadenza.  1  visi  sono  tutti  in  prolilo  ;  i  cavalli  svelti  colle 
teste  alquanto  grevi.  I  colori  sono  piuttosto  grossolani  e 
spesso  tendono  al  cupo,  non  senza  inolta  bizzarria  nella 
distriljuzione.  Alcuni  cavalli  in  turchino  ,  e  dello  stesso 
colore  i  ricci  di  qualche  figura ,  ecc.  Vi  e  pero  arnio- 
nia  neir  insieme  e  a  malgrado  delle  molte  imperfezioni 
queste  pitture  non  mancano  di  fare  un'  impressione  assai 
gradevole.  Alcune  sono  accompagnate  da  iscrizioni  sulle 
quali  gli  eruditi  potranno  esercitarsi  con  profitto.  Altri  se- 
polcri ,  con  pitture  analoghe  alle  precedenti ,  furono  sco- 
perte presso  .Cliiusi. 

Quanto  a  Roma  ,  il  cavaliere  Bunsen  ,  dopo  aver  dato 
uno  specchio  cronologico  degli  scavi  operati  nel  foro  e 
sue  adjaceuze  dal  1802,  in  die  si  coinincio  a  sgombrare 
r  arco  di  Settimio  Severe  ,  sino  al  1827,  quando  fa  rias- 
sunto  il  progetto  di  uno  scavo  generale  del  foro,  en- 
tra  a  parlare  degli  ultimi  lavori  destinati  u  a  isolare  e 
ridnrre  all' antica  planta  il  Teinplurn  Pads  ed  il  tenipio 
di  Venere  e  Roma  coi  monumenti  e  siti  contigui,  e  ri- 
stabillre  V  antico  livello  dalf  arco  di  Tito  sino  a  quello 
di  Costantino  ,  sgombrando  tutte  le  costruzioni  moderne , 
di  maniera  che  scendendo  da  un  arco  all'  altro  non  si  veda 
a  mano  manca  clie  il  tempio  di  Venere  e  Roma ,  e  a  mano 
destra  le  fabbriche  palatine  ":,  e  in  altro  articolo  annunzia 
come  "  gli  scavi  operati  nella  strada  moderna  che  dall' arco 
di  Tito  conduce  a  quello  di  Costantino  hanno  tolta  quasi 
ogni  dubliiezza  suIT  anJamento  dell' antico  selciato  die  dal 
lato  dcstro  di  quell'  ultimo  arco  trionfiile  niena  per  l'  erta 
del  Palatiuo.  Esso  non  passo  certameute  per  entro  V  arco 
di  Tito  ,  e  neppure  immediatamente  a  lui  d'  accanto  ,  come 
sarebbesi  con  verosimiglianza  potuto  supporre  dall'analo- 
gia  deir  altro  monumento  trionfale.  >/  —  Si  parla  ancora 
di  scoperte  fatte  presso  il  Foro  Trajano,  e  di  altre  net 
contorni   di   Roma. 


020       AN>T\T.I  DELL   ISTITUTO  DI  CORniSPONDENZA 

Intorno  gli  scavi  Ji  Poinpei  liasterh  ilcoiclare  clie  la 
casa  di  Castore  e  Polluce ,  cosi  delta  dalla  costoro  efligie 
trovatasi  nell' ingresso ,  e  una  delle  piix  magniliche  fab- 
briclie  di  quell'  antica  citta.  II  suo  intiero  discoprimento 
ha  costato  dieci  niesi,  e  al  dire  del  signer  Laslandiere 
essa  raccliiude  un  vero  inuseo.  I  freschi  die  vi  si  amnii- 
rano  sono  di  una  grazia  e  di  una  composizione  molto 
superiore  a  tutti  gli  altri.  Dopo  quelle  di  Castore  e  Pol- 
luce  e  stata  scoperta  un'  altra  abitazione  curiosa  con  pit- 
ture  parimente  bellissime.  Non  istarenio  a  ridire  dei  mol- 
tlssinii  oggctti  trovati  nell' una  e  nell' altra.  —  Anclie 
ad  Ercolauo  fu  disotterrata  una  casa  con  pitture  e  uten- 
sili.  In  alcuni  ripostigli  sussistevano  ancora  le  provvisioni 
della  famigli"  :  dattili ,  castagne ,  fichi  secchi  tagliati  per 
iTieta  ed  accoppiati  ,  noci  ,  nociuole  ,  aglj ,  grano  ,  lentic- 
chie  ,  cicerchie ,  fave,  paste  forse  col  uiiele ,  olio  aggru- 
niato ,  prosciutto  ,  mandorle,  prugne.  —  Qualche  scoperta 
e  stata  fatta  a  Pesto  dirimpetto  al  tempio  inaggiore.  — 
Sepolcri  greci  vennero  scavati  nel  comune  di  Giugliano 
e  nel  tenimento  di  Mugnano.  —  Iscrizioni  sepolcrali  a 
Minturna.  —  Finalmente  Napoli  ha  lasciato  vedere  una 
fabbrica  antica  considerabile  per  alcuni  dipinti  del  niede- 
sinio  stile  degli  afFresciii  di  Pompei ;  fatto  die  ,  al  dire 
del  signor  Bonucci ,  potra  essere  importante  per  la  storia 
deir  arte. 

Dagli  scavi  di  Nola  e  uscito  un  buon  numero  di  quck 
vasi  Ijruciati  die  diconsi  salicernj.  Pare  die  gli  anticlii 
rompessero  quest!  vasi  prima  di  gettarli  al  f'uoco  ;  dacclie 
se  ne  trovano  frammenti  intatti  appartenenti  agli  stessi 
vasi ,  onde  altri  pezzi  sono  bruciati.  Una  scoperta  degna 
di  osservazione  e  quella  di  due  coppe  la  cui  superficie  in- 
terna e  spalmata  di  una  vernice  bianca  e  lucente  come  le 
raigliori  porcellane.  Anche  il  signor  duca  di  Blacas  ha  tro- 
vato  dei  sepolcri;  e  nell'  uno  d' essi  due  sdieletri  di  fan- 
ciulli  con  allato  una  scimniia  e  un' oca  in  terra  cotta. 

Si  toccano  anche  uel  Bullettiao  le  scoperta  di  Egitto  , 
die  noi  ci  dispensiamo  dal  riferire  essendo  abbastauza  note 
per  molti  articoli  di  giornali. 

Alle  notizie  degli  scavi  succedono  i  nionumenti.  —  Un 
estratto  di  lettera  del  signor  barone  di  Stackelberg,  dove 
si  accenna  un  bassorilievo  gieco ,  esprinienie  la  caccia 
di    un    leone    e  destinato    forse    a    d.ecorare    una    fiiblirica 


ARCHF.OLOGICA    IN    ROM.V.  Di^ 

rotonda. —  Altro  bassorilievo  ilisegnato  dal  signor  WolfF  in 
Astro  (  Zirca  )  nel  quale  il  signer  Gerhard  riconosce  un'al- 
legoria  n  del  lellce  siiccesso  die  proviene  dai  misterj  di 
Diana  a  chiiuKiiie  concorre  ad  acquistarne  1'  inixiazione.  »  — 
Sei  disegni  di  stele  e  cippi  sepolcrali  scojierti  nella  Grecia , 
di  cui  il  signer  Wolff  i'e'  dono  all'  Istituto.  In  questa  occa- 
sione  il  signor  Gerhard  fa  menzione  di  moiti  altri  monu- 
uienti  dello  stesso  genere  ,  sparsi  nelle  coUezioni,  e  ricorda 
come  le  stele  rappresentino  per  lo  piii  le  scene  della  vita 
familiare  e  allusiva  al  ilne  della  vit*:  monuuieuti  die  per 
r  eccellenza  dell'  arte  e  per  la  grandezza  loro  (  alti  da  6 
a  8  palnii )  si  distinguono  da  tutti  gli  altri  del  genere 
sepolcrale.  I  cippi  (  alti  da  3  a  5  palini  )  ornati  di  un 
piccolo  frontone  portano  quasi  sempre  un'  iscrizione  greca 
relativa  al  noine  dei  defunti  J  ma  sono  lavorati  con  trascu- 
ranza  e  abbondano  in  tutti  i  musei.  —  Una  statua  di 
marmo  scoperta  a  LilJebone  (  Juliobona  )  ,  che  rappresenta 
probabilmente  Faustina  madre  sotto  le  sembianze  di  Ce- 
rere  ,  forma  il  soggetto  di  una  lettera  del  signor  Raoul- 
Rochette  al  prof.  Panofka.  —  II  signor  duca  di  Luynes , 
dope  aver  dato  un  cenno  storico  sull"  eniisrrazione  e  vi- 
cende  dei  Canipani  in  Sicilia ,  attribuisce  loro  iilcune  me- 
daglie  in  bronzo  ( fra  le  quali  due  inedite  )  che  si  vole- 
vano  appartenenti  ai  Campani  d"  Italia.  —  Una  lunga  iscri- 
zione greca  e  spiegata  dal  signor  Boeckh  come  un  indice 
di  viucitori  alle  Panatenee.  II  dotto  interprete  riguarda 
questo  marmo  qual  monumento  di  somma  importanza , 
ravvisandovi  una  giusta  idea  della  varieta  e  uioltitudine 
de'  giuochi  che  si  celebravano  in  Atene.  —  Due  iscri- 
zioni  latine  sono  dichlarate  dal  prof.  Orioli.  Nella  prima 
u  e  curiosa  la  determinazione  delle  possessioni  attraver- 
sate  dair  acquedotto  nel  suo  corso :  >i  nelPaltra,  di  lati- 
nita  semlbarl3ara  «  e  notabile  il  perpetuo  idiotismo  pel 
quale  vi  e  sempre  scritto  crediins ,  cooptems ,  adsumains , 
forse  perclie  cosi  ivi  si  pronunziava  sopprimendo  la  vo- 
cale  intermedia.  ■ —  Un  altro  marmo  sepolcrale  con  due 
iscrizioni  latine  e  riportato  dal  ch.   Zannoni. 

II  signor  Qnatremere  de  Quincy  annunzia  e  raccomanda 
due  opere  d'arte,  riguardanti  le  cose  di  Pompei  ;  Puna 
del  signor  Zahn,  che  si  puljlilica  a  Berlino,  1"  altra  a 
Parigi  per  cura  del  signor  Briiloff.  Senza  lodar  nella  prima 
la  superflua  magnificcnza  e  il  formato  incomodo  ,   egli  ne 


328       ANNALI  DELL'iSTITUTO  DI  CORRISPONDENZA 

nnimira  jl  gusto  e  la  scrupolosa  esattezza  dell' esecuzioiic. 
L'  opera  del  sJgiior  Zalin  die  trovasi  ora  alia  settiiua  di- 
stribuzione  compreiide  una.  scelta  de'  niigliori  dipinti  e 
ornati  di  Pompei ,  alciuii  coloritl ,  altri  a  semplice  coti- 
torno.  Molte  tavole  sono  occupate  da  quegli  strani  orna- 
menti  architettoaici  clie  gia  condanno  ne'  suoi  scritti  Vi- 
truvio.  Vi  sono  anclie  vedute  di  strade  e  di  inonumenti ; 
e  pare  die  T  opera  ridotta  a  compimento  portera  in  fronte 
la  pianta  generale  della  citta.  Segue  1"  elogio  del  sig.  Briiloflf 
pel  suo  diligente  ristauro  delle  terme  di  Pompei:  giudi- 
ziosa  impresa  die  V  autore  vorrcbbe  imitata  dagli  artisti 
per  gli  altrl  nionumenti ,  potendone  derivare  molta  utilita 
air  arciieologia.  II  ristauro  e  preceduto  dalle  notizie  die 
ne  ha  lasciate  Vitruvio  intorno  i  bagiii  di  cui  ha  seguito 
fedelmente  i  precelti.  Notabile  in  qucste  terme  e  il  te- 
pidariuin.  Una  sala  lunga  36  palmi  e  larga  i8  presenta 
all'  altezza  di  5  un  aggetto  sul  quale  poggiano  piccole 
colonne  e  telanimi  di  terra,  cotta ,  sostenenti  1'  intavola- 
niento.  La  volta  e  decorata  con  molta  eleganza  di  compar- 
timenti  in  figure,  fogliami  ed  altri  ornamenti  di  stucco. 

La.  terza  parte  ha  principio  con  notizie  topografiche 
suir  isola  di  Eglna  raccolte  da  uq  viaggiatore ,  che  noi 
tralasceremo  come  pubblicate  in  gran  parte  per  altri 
scritti.  Segue  un  articolo  del  cav.  Roelle  sulle  antichita 
roniane  trovate  in  Isvevia.  Egli  vede  nelie  citta  romane 
della  Svevia  una  linea  di  fortificazioni  per  difendere  1'  ini- 
pero  dalle  incursioni  germaniche.  Certo  i  Ron)ani  I'onda- 
rono  citta  ne'  luogbi  che  pin  abblsognavano  di  riparo :  ma 
non  si  pub  menar  buono  all' autore  che  «  tutti  gli  anti- 
quarj  credono  che  la  citta  di  Aquileja  fosse  suUa  riva 
destra  del  Danubio  poco  distante  da  Ulma,  altro  punto 
strategico  di  grande  importanza^  »  nientre  anzi  tutti  1'  hanno 
creduta  in  Italia  fra   Concordia  e  Tergeste. 

Vengono  poi  le  illustrazioni  de'  monumenti  di  scultura. 
II  famoso  bassorilievo  di  Agamennone  e  Taltitio  rinvenuto 
a  Saraotrace,  ed  ora  sussistente  nel  museo  di  Parigi,  e  sog- 
getto  di  una  lettera  del  barone  di  Stackelberg.  /<  Chi  sa  se 
questo  bassorilievo  noa  decorasse  un  giorno  il  tribunale 
di  un  Arconte ,  alludeado  alle  sue  funzioni  col  giudicare 
del  comandante  dell' armata  greca ''  Appoggia  questa  opi- 
nione  Paver  trovata  una  sedia  in  Atene  nel  sito  delPaa- 
tico    Pritaneo    in    cui    era     un    bassorilievo    allusivo    alia 


ARCHEOLOGICA    DI    ROMA.  ,52^ 

liberta  degll  Ateniesi  col  soggetto  di  Armodio  e  di  Aristo- 
gitone.  '/  —  II  fregio  della  cella  del  Partenone  e  meglio 
spiegato  per  lo  studio  del  signor  Mueller.  Nel  lato  orien- 
tale  e  Amore  ia  vece  di  Erittonio  ;  e  ia  vcce  di  Pandroso 
e  Aglauro  sono  Venere  e  Suadela  ,  i  cui  tempj  erano  presso 
r  Acropoli.  Cos'i  rielle  due  figure  giovanili  congiunte  rico- 
nosce  Castore  e  Polluce :  ma  a  die  questa  Divinita  nel 
concilio  degli  Dei?  "  Finxit  igitur,  ut  puto  ,  hoc  loco 
deos  ,  quorum  delubra,  aras ,  monlmenta ,  pompa  pana- 
thenaica  ,  dum  ad  Acropoliin  adscendit  praetergredieha- 
tur ,  etc.  "  —  II  signor  Welcker  presenta  una  nuova  il- 
lustrazione  della  Tavola  Iliaca.  Senza  negare  a  questo  mo- 
numento  un  uflizio  didascalico,  egli  sostiene  inoltre  die 
«  Pensemble  de  ces  representations  est  base  sur  une  pensee 
distincte  et  sur  un  plan  combine  seloii  les  preceptes  de 
I'art.  "  In  vece  di  vedervi  solaniente  la  distruzione  di 
Troja  espressa  in  tanti  gruppi  particolari,  P  autore  vi  rav- 
visa  un  qnadro  che  lia  per  soggetto  la  salvezza  di  Enea 
e  la  sua  emigrazione  dalla  citta  distrutta.  Enea  e  il  per- 
sonaggio  principale  scolpito  nel  quadro  di  mezzo,  ed  a 
questo  si  rileriscono  liitte  le  rappresentazioni  die  sooo 
alPintorno,  le  quali  sfrvono  come  di  accessor]  o  prepa- 
rativi  al  pensiero  dominante,  cioe  la  traslazione  del  Pal- 
ladio.  Questo  monuiiiento  dovea  ricordare  ai  Romani  che 
Troja  cadde   perche  Roma   sorgesse. 

Vengono  in  fine  le  spiegazioni  di  alcune  pltture  di  Pom- 
pei  de"  slgnori  Panofka  e  Hirt;  e  il  signor  Avellino  in  una 
medaglia  di  Metaponto  trova  in  mano  a  Cerere  una  face, 
ia  vece  di  uno  stromento  di  agricoltura ,  come  si  era 
creduto. 

Ed  ecco  le  iiotizie  principali  cade  compongonsi  i  quln- 
dici  Humeri  del  Buliettino  per  1' anno  1829,  e  i  due  fa- 
scicoli  degli  Annali  ai  quali  vanno  unite  alcune  piccole 
tavole  a  schiarimento  delle  materie.  Ora  sappiamo  che 
quindinnanzi  gli  Annali  si  stamperanno  a  Parigi.  Dei  mo- 
numenti  iuediti  sono  pubblicati  due  soli  fascicoli  occupati 
da  vasi  dipinti ,  eccetto  le  prime  tre  tavole  che  riguardano 
le  fabbriche  di  Norba  e   Signia. 


33o 


PARTE   II. 

SGIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Elementi  della  scienza  del  commercio  di  Adolfo  Corti. 
— •  Pavia,  1829  ,  nella  stamperia  Fusi  e  comp.  in 
8.°  dl  pdg'  X  e  334.  Lir.  8  aust.  ColV  cpigrafe 


The  proper  study   of  niikintl  is  man. 
Po»E. 


In  due  parti  sono  distrlbuiti  questi  Elementi,  la  prima 
viene  intitolata  Teorica  del  commercio ,  la  seconda  Delia 
pratica  del  commercio.  u  Avendo  diviso  (dice  rA.)questo 
"  trattato  in  parte  teorica  ed  in  parte  pratica,  ho  nella  pri- 
"  ma  cercato  di  sviluppare  i  principj  nietafisici  ia  mode 
"  die  servir  potessero  d"  istradamento  alia  pratica ;  e  nella 
"  seconda  ho  esposto  i  metodi  di  corrispondenza  mercan- 
"  tile ,  la  tenuta  dei  libri  di  ragione ,  e  le  norme  piu  si- 
"  cure  per  1'  intelligenza  e  la  pratica  del  giro  dei  camhj , 
"  con  altre  nozioni  relative  all'  esercizio  del  commercio  " 
(Prefazione,  pag.   ix). 

La  prima  parte  vien  divisa  in  due  sezloni:  la  prima  e 
intitolata  Principj  fondamentcdi ;  la  seconda,  Dei  vantaggi  del 
traffico ,  ossia  della  speculazione.  La  seconda  parte  com- 
prende  quattro  sezioni,  delle  quali  la  prima  ha  per  titolo: 
Della  corrispondenza  mercantile ;  la  seconda  Della  tenuta  dei 
lihrl  di  ragione  (1);  la  terza  Del  giro  del  camhj;  la  quarta 
finalmente ,  Nozioni  intorno  ai  pesi ,  cdle  misure ,  ai  cambj  ed 
agli  itsi  ecc.  delle  principali  piazze  di  commercio  (2).  E  qui 
vengono  dall' autore  in  ordine  alfabetico  annotate  43  piazze, 

(1)  Sono  gia  trent'' anm  clie  si  conosce  la  Science  des  Negocians 
et  Teneurs  de  Livres  di  Boucher.^  stanipata  in  4-''  *  Bordeaux.  Lo 
Btesso  autore  pubblico  un''altra  opera  assai  stimata  intitolata:  In- 
stitutions commerciales.  Paris,    1S02. 

(2)  E  osservabile  clie  V  autore  non  si  e  curato  di  ridiirre  le 
diverse  misure  e  monete  ad  un  coniune  e  noto  uiisuratore  couie 
tutti  gli  smttori  praticano  co\  riferirsi  alle  metriche  declniali. 


/-' 


ELEMENTI  DELLA.  SCIENZA  DEL  COMAIERCTO.       33  I 

malgrado  clie  nel  Mvnlore  pcrfetto  del  negozianli  stampato 
a  Trieste  nel  1793  conipilato  da  Andrea  Mctrii  se  ne  Icgga 
il  mimero  tli  233;  o  nel  Canibista  universale  (  tanto  colc- 
Ijre  e  tanto  autorevole)  deW ingle se  Kelly,  tratlotto  e  stam- 
pato a  Parigi  nel  1823  si  legga  il  numero  di  delte  citla 
conimerciali  ascendere  fino  a   3a2. 

Vcramente  il  libro  del  sig.  Corti  fatto  nella  guisa  da  lui 
immaglnata  parercbhe  destiaato  a  coloro  die  si  consacrano 
alia  professione  niercantiie ;  nia  posta  tale  mira ,  non  pare 
die  il  sno  liln'O  possa  soddisfare  al  bisogno.  Forse  sott'  uii 
altro  aspetto  potreljbe  esscre  utile  agli  studlosi  della  civile 
econoniia^  se  proprianiente  nella  sua  parte  prima  contenesse 
la  teorica  del  conimercio:  ma  questa  teorica  veraiuente  coni- 
nierciale  e  in  genere  e  in  ispecie  vi  manca  intierameate.  Le 
riflessioni  su  gli  appetiti  e  le  passioai,  sit  le  spensieratezze 
e  la  cautela,  su  la  credulita  e  i  raggiri,  su  la  lealta  e  le  frodi, 
in  breve  sulle  cose  del  mondo  in  fatto  d'  interessi  pecu- 
niarj  (  riflessioni  die  occupano  la  massima  parte  detta  teo- 
rica )  ,  lungi  dal  forinare  la  teorica  del  cornmercio  propria- 
niente detta  ,  costituiscono  in  vece  una  niera  serle  di  nio- 
rali  osservazioni,  ossia  cognizioni  di  mondo  in  fatto  d"  inte- 
resse.  Nel  rimanente  poi  si  accennano  e  si  definiscono  alcune 
nozioni  o  descrizioni  die  potrebbero  comporre  Tallaljeto 
della  teorica  del  cornmercio.  Grande  e  sommamente  utile 
ufficio  sarebbe  stato  cjuello  di  dare  esatte  e  ben  dimo- 
strate  deilnizioni  degli  enti  economicl  die  entrano  nel- 
I'esercizio  del  cornmercio.  La  nccessita  di  nn  tale  lavoro 
fix  sentita  e  notata  da  inolti  economisti,  e  specialiiiente  dal 
celebre  Malthas,  il  quale  nel  1827  colle  stanipe  di  Lon- 
dra  pubblico  un  libro  intitolato:  <'  Definlzioni  in  economia 
';  politica  preceduta  da  ricerclie  sulle  regole  che  guidar 
"  dovrebbero  gli  economisti  politici  nel  definire  ed  inqjie- 
>'  gare  i  loro  vocaboli ,  con  osservazioni  intorno  la  viola- 
>'  zione  di  queste  regole  negli  scritti  loro,  ecc.  "  II  signor 
Corti  inolto  saviainente  penso  nella  parte  teorica  a  spie- 
gare  parecdiie  di  sifFatte  nozioni ,  ed  in  cio  non  si  po- 
trebbe  niai  bastevolmente  lodare  1' intenzlone  di  lui.  Ma 
qui  si  puo  chiedere  se  egli  vi  sia  poi  riixscito.  Ognuno 
sente  che  ogni  discussione  in  punto  di  detinizioni  e  dcci- 
siva  per  la  scienza.  Essa  jjoi  diviene  tanto  piii  importante 
(juanto  ))iii  la  materia  tocca  davvicino  i  nostri  interessi; 
e  dair  altra  parte  forma  argomeuto  di  giurisprudcnza  com- 
nierciale  e  di  competenze   giiidiziali. 


333       EI,EMi:Nri    UELLA    8CIENZ  V    DEL    COMMEKCIO 
Dell' idea  di  Commercio.  —  I. 

Un  primo  esempio  lo  abbintno  nelPidea  d'l  cornmercio  che 
forma  T  oggetto  di  tutto  il  libro.  n  Per  cornmercio  (dice 
»  r  A.  pag.  i)  intendiamo  quelle  sole  relazioni  die  hanno 
»  per  iscopo  il  cambio  o  baratto  dei  beiii  alienabili.  "  Quaa- 
do  nella  teorica  del  regime  commerciale  contentar  ci  do- 
vessimo  di  uu  generale  ed  iiidistitito  sigiiilicato  della  pa- 
rola ,  forse  non  apporremmo  nulla:  ma  forti  motivi  eco- 
nomici  e  giuridici  richieggono  ulteriori  distinzioni  e  spie- 
gazioni.  Prima  di  tutto  domandiamo  se  si  possa  collocare 
r  idea  caratteristica  e  propria  del  commercio  neWe  relazioni 
indicate  dairautore.  II  commercio  e  una  FUNZIONE  e  non 
una  reluzione.  Questa  funzione  e  complessa,  e  pero  coU' ana- 
lisi  si  pub  in  essa  distinguere  una  somma  di  altre  funzioni 
semplici.  Ma  il  commerciare  e  sempre  una  funzione  umana 
e  fra  esseri  umani  nella  quale  si  ricambiano  le  utilita. 

Rettilicata  V  Idea  generale  del  commercio  delle  cose  go- 
devoli,  conviene  passare  ad  una  distinzioue  capitale  tanto 
in  economia  quanto  in  giurisprudenza.  Questa  consiste  nel 
I'assegnare  le  difFerenze  fra  la  mercatura  propria mente  detta 
e  le  civili  contrattazioni  in  genere.  Questa  distiuzione  nel- 
r  opera  del  signor  Corti  tutta  rivolta  alle  speculazioiii  mer- 
caatili  pare  che  non  dovesse  dimenticarsi ,  perocche  per 
essa  si  veniva  a  specificare  ed  a  circoscrivere  I'oggetto 
proprio  della  sua  trattazione.  E  siccome  questa  distinzione 
e  prefinizione  ecouomica  e  giuridica  non  pare  comunemente 
noia  (i),  cosi  noi  crediamo  prezzo  delf  opera  di  tratte- 
nerci  alquanto  sulla  medesima.  Onde  poi  procedere  in  una 
maniera  dimostrativa  ci  faremo  strada  colle  idee  volgari, 
e  colla  loro  discussione.  Delle  quali  ricerche  ci  venne  pre- 
sentata  tre  anni  sono  1'  opportunita  dal  celebre  economista 
signor  Say  e  dal  signor  Dunnjer  in  Francia. 

II  signor  Say  nel  suo  Trattato  di  economia  poUtica  sul- 
r  idea  del  commercio  aveva  detto:  «  Colore  clie  comprano 
mercanzle  nel  loro  paese  per  rivenderle  nel  medesimo  fan- 
no  il  commercio  interno.  Quelli  che  comprano  mercanzie 
iu  grosse  partite  per  rivenderle  a  piccoli  mercanti ,  fanno 

(l)  In  prova  di  cio  leggasi  la  pagina  182  del  tomo  II  del 
Nuovo  Prospetto  delle  scieii^ze  rconomiche  di  Melchiorre  Gioja.  Mi- 
lano  ,   i8i5  ,  pres9o  Pirotta. 


m    ADOLFO    CORTI.  333 

il  commerclo  all'  ingrosso.  Qaelli  che  comprano  per  riven- 
derle  ai  consumatori  fanno  il  commercio  al  minuto.  Quelli 
che  comprano  niercaiizie  fiiori  del  loro  paese  per  rivea- 
derle  fiiori  del  medesimo  fanno  il  commercio  di  trasporto. 
Quelli  clie  comprano  mercanzie  in  un  tempo  per  rivenderle 
ia  altro  tenipo  piii  opportuno  fanno  il  commercio  di  spe- 
culazione.   n 

Qiiesto  niodo  di  vedere  non  piaccjue  al  signer  Dunoyer 
ed  accusi)  tutte  queste  definizioni  come  nial  concepite , 
perocclie  a  suo  dire  il  Say  confonde  quasi  sempre  il  Com- 
mercio col  Cambio.  «  In  tutte  queste  definizioni  si  vede  (cosi 
il  sig.  Dunoyer)  che  il  nostro  autore  fa  consistere  \\  com- 
mercio nd  comprare  per  rivendere.  ]Ma  se  la  cosa  fosse  cosi 
non  sussisterebbe  particolarita  nel  commercio  per  la  quale 
si  potesse  distinguere  dalle  altre  industrie.  Imperocche  in 
tutte  si  compra  e  si  vende.  II  manifatturiere  compra  mer- 
canzie sotto  una  forma  per  rivenderle  sotto  di  un' altra , 
nelia  stessa  guisa  che  il  commerciaute  le  compra  in  un 
luogo  per  rivenderle  in  un  altro  Si  dovra  dire  per  cio 
che  il  manifatturiere  ed  il  commerciante  esercitino  la  stessa 
specie  d' industrial  lo  non  ignoro  che  giuridicamente  par- 
lando  il  commercio  vien  definite  un' azione  di  comprare  per 
vender e ,  ma  parlando  econoniicamente  questa  definizione 
non  corre ,  come  osservo   lo  stesso  sig.  Say. 

»  L' industria  commerciale  non  consiste  nel  comprare  e 
nel  vendere,  lo  che  pur  si  verifica  di  ogni  altra  industria, 
perocche  col  semplice  comprare  e  vendere  non  si  produce 
nulla.  La  fabbricazione  produce  col  trasformare;  il  com- 
mercio col  trasportare.  II  commercio  esteriore  consiste  nel 
trasportare  dal  didentro  al  difuori,  o  da!  dlfuorl  al  didentro. 
II  commercio  interiore ,  nel  trasportare  dalP  una  all*  altra 
parte  del  didentro  :  il  commercio  in  grosso  nel  trasportare 
dalle  fabbriche  nei  raagazzini  dei  grossi  mercanti :  il  com- 
mercio al  minuto  nel  trasportare  da  questi  magazzini  nelle 
botteghe :  a  dirlo  in  breve,  in  qualunque  guisa  venga  fatto, 
esso  consiste  sempre  nel  trasportare  e  nell'  avvicinare  le 
cose  ai  compratori.  In  cio  come  arte  consiste  il  caratteri- 
siico  del  commercio,  e  non  nell' azione  di  comprare,  di 
vendere  e  di  cambiare  (i). 

(I)  Questa  idea  non  e  punto  nuova.  II  Conte  Verri  dopo  altri 
Taveva  prodotta  fino  dill' anno  i"^!.  Veggasi  il  Gioja .  Prospetto, 
ton).  II  ,  pag.   124. 


334       TLEMENTI    DELL.V    SCIENZA.    DEL    COMMERCIO 

'I  Senibraini  dunque  die  il  sig.  Say  aoii  sia  conseguente 
a'  suoi  principj  e  male  descriva  i  fatti  da  lui  stesso  osser- 
vati  allorclie  egli  la  cntrare  i  nomi  di  vendita  e  di  coinpra 
nella  sua  delinizioue  del  coinmercio.  Quaado  si  paria  delFin- 
dusti'ia  clie  trasporta ,  non  si  da  Inogo  a  parlar  di  cambio; 
come  non  se  ne  deve  parlare  allorche  si  parla  dell'  indu- 
stria  clie  trasforma.  Cambiare  e  lavorare,  cambiare  e  fab- 
Jsricare,  cambiare  e  trasportare;  cambiare  e  produrre  in  una 
maniera  qualunque  sono  due  azioni  fra  loro  totalmente  di- 
verse e  die  si  deliboao  assolutamente  considerare  a  parte  » 
Fin  qui  il  signer  Dnnoyer. 

Dope  la  lettura  di  questo  paragrafo,  ognuno  pub  doman- 
dare:  come  mai  1' ecoiiomia  politica  sia  cosi  poco  innoltrata 
da  lasciar  kiogo  a  dispute  come  queste?  Come  mai  le  pa- 
role in  bocca  deU'econoinista  debbano  avere  un  significato 
diverso  da  quello  die  viea  inteso  sia  dal  publjlico,  sia  dalla 
j;iurisprudenza,  trattandosi  di  deliiiire  io  steiso  faf^o?  Oltre 
di  tutto  cio  trattasi  di  sapere  se  sia  prezzo  dell'  opera  di 
occLiparsi  di  tale  dispnta  ;,  malgrado  die  sia  stata  proposta 
da  uno  scrittore  ripntato.  Fermaiidoci  a  quest'  ultima  qui- 
stione  noi  dobbiamo  cliiedere  se  la  disputa  suUa  definizione 
del  commercio  sia  puramente  scolastica  o  se  pure  sia  anclie 
civile.  Se  fosse  meramente  scolastica  noi  non  ispenderemmo 
tempo  e  fatica  intorno  alia  raedesima,  perocche  il  mondo 
aiiderebbe  secondo  la  sua  natura  a  dispetto  degli  scrittori. 
Ma  se  per  lo  contrario  fosse  anche  quistione  civile ,  noi  cre- 
deremmo  conveniente  di  entrare  nel  foudo ,  perocche  per  lo 
nieno  ci  premerebbe  di  sapere  con  quale  ulBcio  pubblico 
dovreinmo  trattare  i  fatti  nostri.  Or  qui  ci  conviene  os- 
scrvare  die  il  commercio  venendo  nelle  incivilite  socleth 
esercitato  in  due  diverse  nianiere,  il  suo  nome  riceve 
due  sensi  special!.  A  norma  quindi  di  questi  due  sensi  can- 
giansi  i  rapporti  e  le  discipline.  Nella  favella  italiana  la 
Mercatura  inchiude  un  senso  die  la  distingue  dall'  altro 
commercio  comune  che  chiaraasi  contrattazione ,  ed  a  nor- 
ma di  questi  due  sensi  si  variano  le  relazioni  e  le  regole 
conseguenti.  Per  la  qual  cosa  sorge  una  seconda  distinzione 
la  quale  assai  piii  meritava  attenzione.  Per  procedere  con 
un  ordine  lucido  iiicominceremo  coll'  esaminarc  il  passu 
recato  dal  siji.  Duiiovcr. 


'■'t 


DI    ADOLFO    CORTI.  335 

III. 

A  primo  tratto  noi  veggiamo  clie  il  eig.  Dunoyer  noa 
concede  clie  si  confoiida  il  coinmercio  col  ccunbio,  Piii  ab- 
basso  poi  ci  parla  (\e\\'' ladustria  commercinle.  Qui  conviene 
ben  intenderci  nei  termini.  Altro  e  Tiadustria  commerciale, 
ed  altro  e  la  fiuizlone  plenaria  del  commercio,  Un  uomo 
singolare  pno  esercitare  da  se  solo  il  trasporto ,  ma  da  se 
solo  non  puo  commerciare.  II  commercio  incliiuderii  eter- 
namente  come  prima  idea  sua  essenziale  che  uno  dia  libe- 
ramente  una  cosa  e  1'  altro  liberamente  la  ricamlji.  Quando 
non  si  eseguisca  cjnesta  fanzione  non  esistc  punto  commer- 
cio. Un  tale  porta  legna  e  pollame  sul  raercato  cui  niuno 
cerca  o  vuole,-  ed  egli  la  riporta  a  casa ;  ba  forse  fatto 
un  commercio  percbe  ba  trasportato?  Commercio  senza 
smercio  e  un  assurdo  in  termini. 

Quali  sono  le  conseguenze  die  ne  derivano  ?  La  prima: 
cbe  convien  distinguere ,  ma  non  disgiungere  1'  industria 
nel  commerciare  AaWa.  funzione  complessa  costituente  il  com- 
mercio. L'  industria  del  mercante  forma  una  condizione ,  ma 
non  tutta  1'  essenza  del  commercio.  Certamente  assumendo 
la  compra  e  la  rivendita  in  un  concetto  astratto  si  puo 
ligurare  clie  manclii  V industria  mercantile*,  ma  nel  senso 
comune  questa  viene  sempre  sottintesa.  Ognuno  sa  che  il 
mercante  pone  in  conto  di  prezzo  il  trasporto,  la  custodia 
e  tutte  le  altre  cure,  lo  che  costituisce  1' industria  sua;  e 
pero  col  prezzo  della  cosa  egli  esige  anche  quello  della  sua 
industria.  Ecco  che  allora  il  commercio  e  per  lui  produttivo 
del  prezzo  della  sua  industria  al  pari  del  lavoro  personale 
sulle   cose,   o   dell' opera  prestata  ad  altrui  benefizio. 

Ma  quest'  industria  consiste  forse  nel  solo  trasporto  della 
mcrce  ?  Niun  mercante  converra  mai  in  questa  restrizione. 
Stando  alia  qualificazione  del  sig.  Dunoyer  il  mercante  si 
confonde  cosi  collo  spedizioniere  che  dir  non  si  potrebbe 
esistere  altro  mercante  che  lo  spedizioniere  medesimo.  E 
forse  permcsso  al  sig.  Dunoyer  di  sovvertire  il  senso  co- 
mune dei  nomi  per  far  valere  una  sua  idea'  Clie  cosa  dun- 
que  resta  ?  Che  piii  errori  ad  un  sol  tratto  furono  posti 
ill  mezzo  dal  sig.  Dunoyer.  II  jirimo  che  1' industria  mer- 
cantile costituisca  1'  essenza  del  commercio ,  nel  meiitre  che 
non  ue  forma  die  un  fatto  conncsso.  11  secondo  che  que- 
st'industria  consista  nel  solo  trasporto,  nel  mentre  die  vi 
si  uniscono  altri  ammiuicoli  secondo  la   natura  della  merce 


336       ELEMEXri    DELLA,    8CIENZA    DEL    COJIMERCIO 

ed  altre  circostanze  nccidentali.  E  qui  siaci  lecito  di  ricor- 
dare  die  le  definizijoni  non  istanno  in  balia  degli  scrittori, 
ma  ricevono  la  legge  del  senso  comune.  II  filosofo  pub 
bensi  far  uscire  dal  concetto  adottato  di  una  parola  le  idee 
essenziali  nascoste ,  ma  non  travolgerne  o  mutilarne  il  si- 
gnificato.  Queste  idee  essenziali  sono  quelle  die  interven- 
gono  sempie  nelle  varie  applicazioni  die  1'  uso  comune 
jfuol  fare  di  un  date  vocabolo.  Gio  posto ,  giacche  non  si 
suole  mai  dire  essersi  fatto  commercio  se  non  si  ricam- 
biano  gli  utili ,  ne  viene  di  necessita  che  1'  idea  di  utilltd 
ricambiata  sara  idea  essenziale  al  commercio.  Noi  non  vo- 
gliamo  gia  dire  die  tutta  la  definizione  consista  in  que- 
iC  idea ,  ma  secondo  il  comune  significato  questa  e  idea 
principalisslma  fondamentale ,  essenziale. 

Dunqne  a  torto  pretende  il  sig.  Dunoyer  di  porre  in 
conflitto  reconomia  coUa  giurisprudenza.  D'altronde  poi  sic- 
come  r  idea  del  fatto  o  della  funzione  di  fatto  e  la  stessa 
per  amenduei  cosi  anclie  la  definizione  reale  del  commer- 
cio debb'  essere  identica.  Altro  e  poi  die  T  economista  la 
riguardi  sotto  T  aspetto  delP  utile ,  e  il  legale  sotto  quello 
del  giusto;  ed  altro  e  die  le  condizioni  deZ /a££o  siano  di- 
verse. Un  pittore  assume  il  hello  nella  testa  dell'  Apollo  ; 
ed  un  fisionomista  vi  assume  T  espressione  delle  inclinazioni 
morali :  sara  forse  per  questo  la  testa  d'  Apollo  diversa  in 
se  medesima  o  si  fingeranno  due  sembianti  nello  stesso 
tempo  ?  Guai  a  noi  se  si  potesse  fare  la  separazione  pre- 
tesa  dal  sig.  Dunoyer ! 

IV. 

Diremo  noi  dunque  die  la  definizione  del  sig.  Say  sla 
esatta  ?  Questa  e  un'  altra  quistione.  E  vero  die  nel  dare 
la  spiegazione  del  vocabolo  egli  fece  uso  d'  un  concetto 
usitato  per  lo  piii  nel  discorso  comune,  ma  e  vero  del 
pari  die  gli  diede  tome  generale  una  condizione  la  quale 
non  e  die  partkolare .  Giovera  lo  spiegarci.  Comprare  per 
rivendere  importa  un  doppio  ricambio  di  utilita.  II  primo 
ricanibio  avviene  nella  compra ,  die  forma  il  primo  estre- 
mo  della  mercatura ,  il  secondo  ricambio  avviene  nella  ri- 
vendita  che  ne  forma  il  secondo  estremo.  Entro  questi  due 
estremi  sta  la  mercatura;  ed  il  complesso  di  tutte  le  fun- 
zioni  necessarie  per  eflfettuare  questi  estremi  costituisce  la 
mercatura  medesima.  Ma  qui  come  ognun  vede  non  si  ve- 
nfica   che   un   modo  sjiecialc   di   commercio,    vale  a  dire   il 


DI    ADOLFO    COKTI.  3'Sj 

meiliato.  Vn  uomo  acquista  in  via  di  ereJita  un  orto  in 
citta  nel  quale  coltivaasi  fragole  e  altri  frntti.  Cliiiinque 
ne  brama  va  a  riceverne  coatro  daiiari  dalle  mnni  del 
padrone.  £  vero  o  no  die  questi  fa  conimercio  dei  frntti 
dell'  orto  suo?  Qual  vendita  e  nvendita  intervenne  qui? 
Qual  trasporto  poi  si  efFettua  in  qnesto  caso?  La  man- 
canza  del  primo  estremo  viene  opposta  al  sig.  Say:  quella 
del   secondo  al  sig.  Dunoyer. 

Ma  volendo  solo  disputare  col  primo,  die  cosa  ne  ri- 
sulta  ?  Essere  vero  die  si  puo  commerciare  senza  una 
conipera  per  rivendere,  come  si  puo  commerciare  con  essa. 
Quindi  ne  sorgono  due  maniere  di  commercio.  La  prima 
dir  si  puo  civile  ed  immedlata;  e  I'altra  mercantile  e  me- 
diata.  La  prima  riceve  il  nome  generico  di  contraltazione^ 
senza  die  ivi  si  ponga  mente  per  qual  modo  il  possessore 
abbia  acquistata  la  cosa  da  lui  venduta.  La  seconda  riceve 
il  nome  di  mtrcatura  nella  quale  il  commercio  vien  fatto 
mediante  compera  colla  desiinazione  e  col  fatto  della  ri- 
vendita.  Da  cio  si  vede  die  la  mercatura  costituisce  una 
specie  particolare  di  commercio,  la  quale  si  ravvisa  dai 
modi  speciali  proprj  a  lei.  Di  fatto  il  mercante  e  un  iii- 
termediario  fra  i  produttori  e  i  consumatori.  Se  taluno 
comperasse  per  non  rivendere,  non  sarebbe  piii  mercnnte, 
ma  mero  acquirente.  Se  taluno  smerciasse  roba  altrui ,  non 
sarebbe  mercante,  ma  commissionario.  Se  taluno  smerciasse 
roba  propria,  non  comprata  per  rivendere,  non  sarebbe 
mercante,  ma  proprietario  venditore.  II  carattere  dunque 
d'inlermediario  a  doppio  cambio  forma  il  distintlvo  proprio 
del  mercante.  Le  funzioni  del  trasporto  non  sono  die  modi^ 
ossia  mezzi  pratici  coi  quali  si  efFettua  la  mercatura,  la 
quale  con  una  mano  acquista  le  cose  godevoli  e  coU'altra 
le  trasmette  a  chl  le  domanda.  Se  togliete  una  di  queste 
funzioni,  voi  togliete  T  idea  propria  della  mercatura.  Essa 
quindi  risulta  dal  concetto  complesso  di  tutte  queste  fun- 
zioni destinate  in  intenzione  e  subordinate  in  efFetto  l'  una 
a  i'altra. 

V. 

Era  precetto  degli  scolastici  die  a  costituire  una  buona 
definizione  riciiiedonsi  il  genere,  la  specie  e  la  difFerenza 
ultima.  II  mercante  acquista  le  cose  go.levoli  e  le  possiede 
al  pari  del  padrone  di  una  campagna  e  di  una  fabbrica 
senza  essere  ne  possidente,  ne  (abbricatore.  Egli  Ic   vende 

Bibl.  Itcd.  T.  LVIIJ.  2-2 


338       ELEMENTI    BELLA    SCIENZA.    DEL    COMMERCIO 

ad  altri  senza  ne  cssere  procuratore ,  ne  commissionario. 
Ma  egli  ha  qnalita  comuni  si  coi  piimi  che  coi  second!. 
Colui  che  abitualmente  fa  il  commercio  col  doppio  cambio  dellc 
cose  godevoH  dicesl  dunque  mercante.  Qui  il  sig.  Dunoyer  dice 
che  anche  il  fabbricatore  compra  e  poi  vende.  Ma  si  ri- 
sponde  che  se  compra,  non  e  per  rivendere  le  cose  come 
fa  il  mercante ,  ma  per  dar  loro  certe  forme  prima  di  ven- 
derle.  Qnesta  funzione  intermedia  distingue  il  fabbricatore 
dal  puro  mercante ,  e  pero  T  obbiezione  del  sig.  Dunoyer 
diviene  un'  arguzia. 

Passiamo  oltre.  Due  fonti  di  guadagno ,  e  qulndi  due 
guise  di  farsi  ricco  si  possono  cumulare  nel  mercante.  La 
prima  e  quella  che  pub  competere  al  proprietario  delle  cose 
godevoli,  e  questa  risalta  dal  prezzo  eventuale  del  genere 
comiiierciabile  considerato  immediatamente.  La  seconda  e 
quella  che  pub  esserc  comune  col  sempllce  condottiere, 
custode  e  dispensiere  ^  e  qnesta  risulta  dal  complesso  delle 
funzioni  personali ,  col  mezzo  delle  quali  si  fa  T  acqui- 
sto  e  si  agevola  lo  smercio ,  cioe  si  efFettua  la  tradizione 
immediata  delle  cose  comprate  da  lui.  Questo  complesso  di 
funzioni  costituisce  V  iiidustria  mercantile ,  la  c[ua\e  propria- 
iiiente  non  e  che  una  somma  di  servigi  utili  che  vengono 
pagati  insieme  col  prezzo  immediato  delle  cose. 

Ma  queste  funzioni  non  formano  che  un  aspetto  solo 
del  commercio ,  e  non  escono  dalla  persona  del  mercante. 
Dunqne  T  industria  mercantile  nel  commercio  stesso  mer- 
cantile non  forma  che  un  lato  solo  di  tale  commercio. 
Esso  viene  compiuto  allorche  la  rivendita  e  efFettuata , 
come  porta  la  nozione  essenziale  gia  sopra  dimostrata. 
Dunqne  considerando  il  commercio  mediafo  nel  quale  que- 
st' industria  si  puo  verificare,  essa  puo  bensi  costituire 
una  particolarita  di  fatto  di  lui ,  lua  non  mai  V  idea  piena 
e   propria  di   lui. 

Fu  detto  dal  codice  di  Commercio  che  sono  mercand  co- 
foro  che  esercitano  atd  di  mercatura ,  e  ne  fanno  la  loro  pro- 
fessione  abkuale.  Ma  in  che  consistono  questi  atti  di  merca- 
tnra  ?  Ecco  iina  quistione  non  indifferente  sotto  1' aspetto 
civile.  Quando  si  tratta  di  sapere  in  che  cousistano  tali  atti, 
chiedonsi  funzioni  talmente  qualilicate  e  talmente  proprie 
che  non  si  possano  confondera  con  atti  di  altre  professioni 
o  diverse  o  finitime,  ma  siano  caratteristici  e  proprj  della 
mercantile.    Ora    questa   proprieta  di    concetto  non  si  puo 


DI    ADOLIO    CORTI.  33^ 

trovare  neiridea  slngolare  ed  isolata  del  tale  o  tal  atto,  ina 
nella  ragionc  complessa  del  mcdesinio.  Qui  trattasi  d' idee  di 
rapporto  le  rjuali  assumono  la  loro  qualith  logica  dal  fine 
a  cui  sono  sii})ordinaie  e  dal  tiuto  al  r|unle  appartengono, 
e  perb  prese  singolannetite  ed  ia  senso  diviso  non  c'l  danno 
il  carattere  logico  della  niercatura.  Prese  per  lo  contraiio 
in  complesso  e  in  senso  finale,  ci  somministrano  la  qua- 
litJi  propria,  ossia  la  loro  appartenenza  essenziale  a  rjuesta 
professione.  La  querela  e  un  albero,  conie  il  pero  e  un  altro 
alhero.  Coi  caratteri  generic!  e  comuni  potete  forse  distin- 
guere  ia  quercia  dal  pero'  Dali' altra  parte  perc'ie  hanno 
alcune  particolarlta  comuni  forse  si  debljono  confondere  ' 
Come  dunqiie  si  distinguono  ?  Fuorclie  dalPaggregato  com- 
plesslvo  delle  loro  qualita. 

Per  la  qual  cosa  ,  volendo  ridurre  ai  minimi  termini  il 
concetto  dell' atto  mercantile  o  di  mercatura,  dir  si  pub 
die  sotto  nome  di  atto  mercantile  dehba  intendersi  oaiil 
funzione  iliretta  al  commercio  di  doppio  cambio  come  fu  sopra 
spiegato.  II  commercio  poi  in,  geiierale  consiste  in  quella 
funzione  per  la  qucde  uno  liheramente  da  e  V  altro  libera- 
mente  ricambia  una  cosa  rispetiivamente  stimata  utile  con 
reciproco  accontentumento. 

YI. 

Ma  poste  cotali  idee  in  se  verissime,  forscche  possono 
esse  appagare  la  dottriua  della  politica  economia?  Ecco 
una  quistione  alia  quale  ne  il  signor  Say,  ne  il  signor 
Dunoyer  hanno  posto  mente,  e  clie  tanto  pur  importava  di 
esaminare.  Accordiamo  essere  necessarlo  di  conoscere  V  in- 
dole del  conmiercio  nei  rapporti  indiiiduali  e  rispctto  al 
tornaconto  del  possessore ,  del  fabbricatore  e  del  mercante; 
ma  e  d'  uopo  dire  nello  stesso  tempo  die  l'  economista 
non  dee  fermarsi  a  mezza  strada  e  darci  una  cosa  per 
un'altra.  Conviene  certamente  nell' architettura  conoscere 
la  qnalita  dei  materiali  di  una  fabbrica ,  il  peso  e  la  fbrza 
della  loro  coesione ;  ma  cib  basta  forse  per  T  arte  di  fab- 
bricare  con  solidita,  comodi  ed  elegauza  ?  Con  queste  co- 
gnizioni  sole  si  potra  forse  mai  somministrare  una  vera 
p  compiuta  nozione  dell"  architettura  ?  Posta  T  indole  del- 
r  economia,  ossia  deir  ordiiie  sociale  delle  riccliezze,  si  ac- 
corjiono  o  no  "!i  econoinisti  che  1"  idea  nictatisica  del  com- 
niercio  sia  immediato  ,  sia  mediato  fra  due  strameri  o  nei 
senso  puramentc  individiiale  privato  non   l)abtH  per  lormar 


3^0       ELEMtNTI    DtLLA    SCIENZA    DEL    COMMIRCIO 

la  nozione  del  commerclo  di  ragion  sociaJe,  die  in  ultimo 
occupar  deve  Y  economista  ?  Se  la  politica  economia  non 
dee  imitare  il  selvaggio,  il  quale  per  cogliere  il  frutto 
taglia  r  albero  ,  ne  segue  die  essa  non  si  dovra  limitare 
alle  sole  vedute  del  toniaconto  del  castaldo,  del  fabbrica- 
tore  e  del  inercante ,  ma  dovra  volgere  in  ultimo  T  atten- 
zione  verso  lo  scopo  costituente  la  politica  economia  ,  e 
contemperare  le  idee  di  modo  die  ne  sorgano  nozioni  di 
ordine  veramente  sociale.  Allora  lo  scrittore  avrk  compiuto 
il  suo  esanie  i  allora  avra  ubl)idito  alia  sua  missione,  avra 
soddisfatto  al  suo  dovere,  perocche  allora  ci  avra  data  la 
vera  politica  economica,  e  non  la  nuda  gretta  e  parti- 
colare  teoria  del  tornaconto  individuale.  Se  insegnando  la 
teoria  dei  moti  celesti  taluno  si  limitasse  alia  sola  forza 
centripeta,  die  cosa  direste  voi  di  si  fatta  dottrina?  Lo 
stesso  avviene  nella  politica  economia,  col  limitarsi  all' offi- 
cina  del  fabbricatore  e  al  banco  del  negoziante,  come 
pur  troppo  vien  fatto  oggidi.  II  dogma  di  produrre  il 
massimo  di  guadagno  col  minimo  di  spesa  non  dlviene 
dogma  econoiiiico  se  non  venga  conteiiiperato  con  tutte  le 
mire  sociali.  Preso  nel  senso  volgare ,  cioe  rispetto  al  fab- 
bricatore ed  al  mercante  senza  aggiungere  altro,  e  una 
vera  calamita.  Esso  non  presenta  die  una  personificazione 
delfavarizia  senza  limiti  e  senza  riguardi.  Niun  legislatore 
e  niun  governo  si  avviso  mai  di  angustiare  le  sue  mire 
entro  il  cerchio  di  un  banco  o  di  un'officina;  ma  per 
I'intcresse  stesso  del  commercio  dovettero  prevalersi  dei 
rapporti  di  comune  equita  e  sicurezza.  Tutti  i  regola- 
menti  su  gli  agenti  commerciali  i  tutte  le  cauzioni  per  la 
sicurezza  delle  transazioui  possono  forse  essere  suggerite 
dalle  grette  vedute  volgari  ?  Ma  se  dalFaltra  parte  le  esi- 
genze  civili  sono  indispensabili  all'esercizio  del  commercio, 
come  mai  non  dovranno  computarsi  quali  requisiti  di  que- 
sta  ftmzione   considerata  nella  sua   pratica  esistenza? 

Quando  parliamo  di  comporre  le  nozioni  di  ragioii  so- 
ciale accoppiando  le  mire  del  tornaconto  individtiale  col 
sociale  non  pretendiamo  d'  intimare  verun  sacrificio  alia 
privata  utilita,  ma  la  vogllam  anzi  portata  al  massimo  segno 
possibile  nelle  date  circostanze.  Questo  risultamento  non 
ci  potra  venir  negato  da  qualsiasi  economista  illuminato. 
Niuno  di  essi  penso  mai  die  la  teoria  del  tornaconto  in- 
dividiiale   sia   incompatibile  rolla   teoria  <\e\  vero   tornnronto 


Dl    ADOLFO    CORTI,  3^1 

sociale ;  nia  per  lo  contrarlo  ogauno  sa  clie  amendue  si 
associano  cli  nioilo  che  ia  fine  da  rjucsta  alleanza  il  toraa- 
conto  private  risulta  il  massiino  possiljile.  Certamente  se 
voi  distaccate  Toccliio  dallo  stato  complessivo  ed  ahituale 
per  limitarvi  ad  una  siiigolar  frazioiie  e  ad  una  posizione 
transitoria  e  tntta  privata ,  voi  non  troverete  clie  la  tale 
manifattura  o  il  tal  negoziato  mercantile  vi  prodnca  il  niag- 
gior  lucro  sperahile ,  od  ottenuto  in  altre  circostanze ;  iiia 
oltreche  questo  non  e  per  se  stesso  un  sacrllicio  da  voi  fatto 
alia  comune  utilita,  egli  e  un  calcolo  t'also  in  se  stesso, 
perocclie  non  dovete  restringervi  al  lucro  isolato  di  quel 
momento  o  di  quell' oggetto,  ma  computare  T  intiero  be- 
nefizio  risultante  dal  contemperamento  delfindlvidaale  col 
iociale  interesse. 

VII. 
Venendo  ora  alio  nozioni  del  commerclo  in  generale  e 
delle  due  sue  tonne  di  esercitarlo  ( cioe  delta  maniera 
immediata  e  mediata),  io  domando  se  sia  vero  o  no  che 
coi  caratteri  sopra  espressi  la  definizione  sia  applicabile 
tanto  al  comniercio  di  due  selvaggi  clie  s'  incontrano  per 
accidente,  quanto  al  comniercio  di  due  conciitadini  convi- 
venti  nella  miglior  vita  civile'  Cio  posto,  come  mai  potrerao 
noi  accoglierla  come  nozione  conipiota  di  ordine  eronoinico 
civile,  e  pero  come  plena  norma  delle  sue  dottrine?  Clie  cosa 
dunque  rimane  a  farsi  ?  Aggiungere  le  condizioni  (dalle  quali 
risulta  questo  commerclo  civile),  aggiungerle  alia  nozione 
generale  sopra  espressa  e  formarne  una  nozione  sistemati- 
ca.  Cosi,  per  esempio,  converrebbe  aggiungere  la  liberta 
equa  e  sicura,  qual  requisite  di  questo  commercio,  siccome 
di  qualunque  altra  funzlone  economica.  Finche  non  abbiamo 
nozioni  tassative,  cloe  definizioni  e  regole  rinite ,  le  scieuze 
e  le  arti  valgono  poco.  Forse  il  pubblico  dovra  aspettare  lunga 
pezza  prima  di  avere  la  definizione  suddetta  del  commercio, 
perocclie  converra  procedere  oltre  nella  scienza  della  po- 
litica  economia ,  la  quale  in  oggi  si  trova  a  mezza  strada. 
Frattanto  ci  semljra  di  aver  fatto  sentire  clie  non  dobbiamo 
riposare  sulle  odierne  dottrine,  ma  procedere  alT  integrita 
sociale  della  scienza.  Cio  che  rende  sociali  le  riccliezze 
si  e  appunto  il  commercio.  Ora  come  sara  mai  possibile 
che  esista  un  commerclo  veramente  sociale  senza  che  venga 
regolato  dalle  condizioni  indispensablli  della  socialita '  Che 
«e    dair  altra    parte    il    commercio    trae    la    sua    forma  da 


342       FLmrNTI    DELLA    SCIEN7A    DEL    COMMERCIO 

queste  condizioni ,  esse  ne  costituiranno  tlovunque  i  ca- 
ratteri  specific!  e  distiativi.  In  generale  poi  lo  stato  eco- 
nomico  forma  nil  aspetto  della  vita  <]elle  nazioni  agri- 
cole  e  commerciali ,  e  pero  e  un  fenonieiio  risultante  dal- 
I'azione  simultanea  ddlla  posizione  sociale  e  della  gover- 
nativa.  II  fatto  posiiivo  di  questo  commercio  risulta  dunque 
da  quel  coinpiesso  concreto  ,  contiiiuo  e  connesso  di  par- 
ticolari  niotori ,  di  particolari  azioni,  di  particolari  mezzl 
die  forniano  lo  stato  iiitiero  di  fatto  di  un  popolo.  Cio 
posto ,  nella  teoria  iion  sono  perinesse  le  vedute  staccate , 
i  disegni  di  protilo,  le  dottrine  isolate  alle  quali  non  ri- 
sponde  il  rimanekite ,  ma  conviene  dare  il  fenomeuo  in 
conseguenza  delle  sue  cause  assegaabiii ,  necessarie  ,  per- 
petue ,  oiiimettendo  le  applicazioni  positive  e  approfittando 
soltanto  degli  esempi  per  comprovare  la  teoria. 

I  limiti  di  quest' articolo  non  ci  pennettono  di  produrre 
e  di  sviluppare  la  sistematica  deiinizione  del  commercio 
di  ragione  sociale  e  civile  con  tutti  i  suoi  caratteri  di 
fatto  e  di  ragione.  Ci  restringiamo  pertanto  a  far  osservare 
ed  a  bene  raccomandare  la  distiuzione  fra  le  private  con- 
trattazioni  e  la  volgare  mercatura.  Quanto  poi  al  raodo , 
ossia  air  ordiue  giuridico  ed  economico  ,  vorremmo  die 
non  niai  si  dipartisse  dal  principio,  altro  essere  il  con- 
siderare  le  funzioni  commerciali  di  ragione  individuale ,  e 
quale  di  fatto  si  esercita  fra  mercanti  stranieri ,  ed  altro 
il  considerare  queste  funzioni  nelF  ordine  civile,  e  pero  di 
ragione  sociale,  la  quale  importa  tutti  i  contemperanienti 
cogli  altri  rami  tutti  dell'  amministrazione  puliblica  e  della 
ragione  civile.  Se  le  leggi  ed  i  regolamenti  non  sono  atti 
di  arbitrio ,  ma  di  ragione,  essi  vengono  desunti  certa- 
mente  dai  rapporti  reali  e  necessarj  della  sociale  convi- 
venza  in  cui  si  agita  sempre  il  gran  problema  di  comporre 
il  tornaconto  privato  col  tornaconto  comune  sociale ,  per 
cui  al  massimo  segno  si  aumenta  e  si  assicura  il  torna- 
conto stesso  particolare. 

Delia  bilaiicia  di  Commercio.  —  I. 

II  secondo  oggetto  degno  di  principale  attenzione  nella 
parte  teorica  del  libro  del  sig.  Corti  e  la  dottrlna  da  lui 
insegnata  come  dogma  intorno  alia  cosi  detta  Bilancia  del 
Commercio.  «  II  valore  delle  esportazioni,  dic'egli,  di  uno  stato 
posto  al  confrnnto  delle  importazioni   che  yi  si  fanno  da  un 


DI    ADOLFO    CORTI.  843 

altro  stato  costituisce  la  bilancia  del  commercio.  Perclie  ii  coni- 
mercio  possa  sussistere  fVa  due  Stati  bisogna  che  la  loro 
bilancia  non  si  allontani  dalP  equilibrio,  cioe  l^isogna  che 
il  valore  dalle  importazioni  dl  uno  Stato  uguagli  quello 
delle  sue  esportazioni.  Quando  la  bilancia  pende  in  disfa- 
vore  di  uno  Stato,  cioe  quando  riceve  in  merci  piii  di 
quello  che  da  e  compensa  la  diirerenza  con  danaro,  dicesi 
fare  un  commercio  passuo.  Quello  Stato  poi  clie  oltre  alle 
merci  di  cambio  riceve  anche  un  compenso  in  danaro  di- 
cesi fare  un  commercio  cativo.  Un  commercio  sbilanciato 
non  puo  langamente  sussistere  fra  due  nazioni  isolatamente 
considerate.  "  —  «  Un  paese  che  spedisce  in  un  altro  una 
"  quantitii  minore  di  merci  di  quello  che  dal  medesimo 
»  ne  riceve,  si  pone  da  per  se  in  equililirio;  in  progresso 
>t  s'  impoverisce  e  ne  va  ricevendo  sempre  di  meno,  fin- 
»  che  ridotto  ad  estrema  poverta  noa  riceve  plu  nulla.  » 
(^Esprit  ties  Lois,  Hi-,  xx ,  ch.  xxi ,  pag.  38,   39.  )  (i). 

Qui  si  puo  domandare  se  questa  dottrina  le  mille  volte 
spacciata  e  qui  ricantata  dall' autore  sia  vera  e  giudiziosa 
o  non  piuttosto  esprinia  quel  volgare  pregiudizio  delle  genti 
non  istrutte  del  modo  con  cul  si  formino,  si  distribuiscaao  e 
si  consumino  le  riccliezze?  Certamente  se  posto  uno  Stato 
colle  dovute  sue  condizioni  le  cose  avveuissero  come  figu- 
rate  sono  dal  volgo  e  dal  sig.  Corti,  noi  dovremmo  riguar- 
dare  come  scusabile  la  gelosia  degli  avi  nostrl ,  e  come  plau- 
slbili  gli  sforzi  onde  non  sottostare  al  niinacciato  impoveri- 
mento.  Ma  dopo  che  V  analisi  delle  funzioni  economiche , 
ed  una  irrefragal)lle  esperienza  dimostrarono,  quanto  in 
uno  Stato  non  violentato  sia  assurda  e  disastrosa  la  dottrina 
della  pretesa  Bilancia  commerciale  ,  non  e  piii  lecito  fo- 
meutare  i  pregiudizj  di  uno  zotico  e  nocivo  idiotismo  eco- 
nomico.  E  siccome  il  sig.  Corti  viene  in  campo  coU"  auto- 
rita  di  Montesquieu ,  cosi  noi  contrapponiamo  quella  poste- 
riore  di  Adamo  Smitli  alia  quale  concorda  quella  del  sig. 
Say  e  di  altri  celebri  moderni  economisti,  e  soprattutto  il 
fatto  moderno  dell' Inglese  legislatura,  la  quale  tratta  dalla 
forza  irrefragabile  delle  cose,   fu  obbligata  a  proclamare  la 

(l)  Se  Montesquieu  vivesse  a""  di  nostri,  come  luai  apiegherebbe 
il  fatto  ripetuto  dagli  Stati  Uniti  di  America,  i  quali  assai  piii 
importano  merci  estere  nel  loro  paese  di  quello  clie  ne  traspor- 
tino  al  dl  fiiori,  e  lungi  dal  rovin.usi  vaimo  ognor  piii  prosperando? 


344       ELEMENTI    DELT.A    SCIENZA    DEL    COMMERCIO 

liberta  commerciale  esterna,  e  dovette  cosi  rovesciare  tutta 
In  dottrina  e  la  pratica  della  fignrata  bilancia  commerciale 
prima   da  lei  adottata. 

II. 

E  perclie  non  si  ahljia  campo  a  replicare  e  per  pre- 
venire  solide  obbiezioni,  conviene  avanti  tntto  tener  j)re- 
seiite  la  condizione  foiidamentale  sottintesa  nella  qnistioiie 
della  Bilancia  commerciale.  Questa  condizione  consiste  nella 
«tato  normale  econoinico  di  un  dato  popolo  in  cui  si  tratta 
di  applicare  la  dottrina  di  detta  bilancia.  In  tale  stato  nor- 
male conviene  avvertire  alia  Bilancia  interna  fra  la  produ- 
zione  e  la  consnmazione  delle  riccliezze  magistralmente  av- 
vertita  dal  Jetto  Adamo  Smith  colle  seguenti  parole;  "  Havvi 
certamente  r.n'  altra  bilancia  giii  sopra  spiegata  assai  di- 
versa  ilella  bilancia  del  commercio,  e  clie  a  proporzione 
cbe  essa  diventa  favorevole  o  sfavorevole  trae  seco  imman- 
cabilmente  la  prosperita  o  la  decadenza  di  una  nazione: 
questa  e  la  Bilancia  del  prodotto  annuale  e  della  consuma^ 
zione.  Fu  gia  osservato  die  se  il  valor  permutabile  del 
prodotto  annuo  eccede  quello  dell' annua  consumazione,  il 
capitale  della  societa  dee  annualmente  aumentarsi  in  pro- 
porzione di  quest'  eccesso.  In  -tal  caso  la  societa  vive  coUa 
propria  rendita ;  e  cio  che  ella  risparmia  sopra  questa  ren- 
dita  viene  naturalmente  aggiunto  al  suo  capitale  ed  impie- 
gato  in  modo  die  1' annuo  prodotto  si  fa  sempre  maggiore. 
Ma  se  per  lo  contrario  il  valore  permutabile  delT  annuo 
prodotto  si  trova  al  disotto  dell' annuale  consumazione, 
egli  e  forza  che  il  capitale  della  societa  annualmente  di- 
minuisca  in  proporzione  di  qucsto  aeficit.  Lr.  sua  spesa 
allora  eccede  la  sua  entrata ,  e  quindi  necessariamente  in- 
tacca  il  capitale.  Per  la  qual  cosa  il  suo  capitale  dee  ne- 
cessariamente decadere ,  e  con  lui  deve  pur  decadere  il 
valor  permutabile  dell' annuo  prodotto  della  sua  industria.  " 

"  La  bilancia  interna  del  prodotto  e  della  consumazione 
e  del  tutto  diversa  da  quella  che  appellasi  bilancia  del 
commercio.  Quest'  interna  bilancia  verificare  si  pub  anche 
in  una  nazione  la  quale  non  esercitasse  verun  commercio 
straniero ,  ma  che  fosse  assolutamente  separata  dal  rima- 
nente  del  mondo.  Per  lo  contrario  essa  si  pub  figurare 
su  tutto  i!  globb  terrestre,  la  ricchezza ,  la  popolazione  e 
i  progressi  del  quale  possono  per  gradi  crescere  o  de- 
erescere.  " 


DI    ADOLFO    CORTl.  S^^ij 

»  La  bilancia  interna  del  prodotto  e  della  consuniazione 
pu5  essere  costantemente  favorevole  ad  una  nazione,  l)en- 
clie  qiiella  die  appellasi  Inlancia  del  cornincrcio  esterno 
apparisca  a  lei  contraria.  Una  nazione  puo  iniportare  nel 
8UO  seno  un  valor  piu  grande  di  cose  di  queilo  die  essa 
esporti  all'estero,  e  cio  si  puo  verilicare  continuamente 
nello  scorreie  un  mezzo  secolo.  L' oro  e  Targenio  die  a 
lei  pervcngono  durante  tutto  qviesto  tempo  possono  essere 
inviati  sul  moiiiento  fuori  del  pnese :  la  sua  moneta  cir- 
colante  puo  gradualmente  diminuire  ,  e  varie  specie  di 
carta  monetata  possono  rimpiazzarla :  inline  i  debiti  me- 
desimi  die  ella  contrae  presso  le  principal!  nazioni  colle 
quali  va  irafficando  ,  possono  sempre  cuniularsi ,  e  cio  nou 
ostante  puo  accadere  die  la  sua  riccliezza  realc  ed  il  va- 
lore  permutabile  delle  sue  terre  e  del  suo  lavoro  siensi 
aumentaii  in  questo  tratio  di  tempo  con  una  proporzione 
assai  maggiore.  Lo  stato  delle  nostre  colonie  delF  America 
settentrionale,  ed  il  commercio  die  esse  praticavano  colla 
Gran  Bretagna  prima  degli  ultimi  rivolgimenti  sommini- 
strano  una  prova  per  la  quale  \iene  dimostrato  die  V  ipo- 
tesi  da  me  figurata  non  e  punio  impossibile  "  {Dt  la  richesse 
des  nations  lib.  4,  cap.  3  ,  tomo  2.",  pag.  426  al  427.  Pa- 
rigi   1  800  ). 

Volendo  ora  avere  un  csempio  dello  stato  contrailo,  giova 
qui  ricordare  un  passo  assai  celelne  di  un  distinto  scrittore 
asiatico  del  paese  di  Cadiemire  riferito  dal  Robertson  nelle 
sue  Ricercht  sioriche  suit  India  antica  ( Nota  3,  edizione 
di  Milano  per  Vincenzo  Ferrario). 

"  Nel  riflettere ,  egli  dice,  alia  poverta  di  Turan  (  con- 
trada  al  di  la  deU'O-xus)  e  delP  Arabia,  non  ho  a  prin- 
cipio  saputo  intendere  il  perclie  queste  interne  contrade 
non  abbiano  mai  potuto  conservare  le  riccliezze ,  inentre 
die  queste  in  vece  si  auinentano  ogni  giorno  nell' Indo- 
stano.  Timur  reca  nel  Turan  i  tesori  della  Turchia ,  della 
Persia  e  dell"  Indostano  ,  ma  essi  sonosi  consumati  intera- 
mente.  Per  tutto  il  regno  de' primi  quattro  califii ,  la  Tur- 
cbia,  la  Persia,  una  parte  dell' Arabia,  1"  Etiopia  ,  1' Egitto 
e  la  Spagna  erano  loro  tributarj,  eppure  Turan  non  era 
ricco.  Quindi  e  evidente  die  lo  sparire  delle  ricchezze  in 
uno  stato  dee  nascere  o  per  qualche  loro  esanrimento 
straordinario,  o  per  qualclie  vizio  del  governo.  L' Indo- 
stano e  stato    soveate   sacdieggiato  da  usurpatori  itranieri : 


346       ELEMENTl    DELLA.    SCIENZi.    DEL    COilMEKCIO 

e  niuno  de'  suoi  re  lia  accuninlato  tesori;  il  paese  ha  po- 
chlsslme  miniere  d' oro  e  d' argeiito ;  e  pare  abboiida  di 
contante  e  di  ogn'i  specie  di  ricchezze.  La  copia  del  nu- 
merario  e  sicuraineiite  T  efFetto  del  moltissimo  oro  ed  ar- 
gento  die  v'  iiitroducono  i  vascelli  europei  e  qnelli  delle 
altre  nazioni ,  molti  de' cjuali  comprano  a  danaro  contante 
le  nianifattiire  e  le  prodnzioiii  del  paese.  Se  questa  non 
e  la  cagione  dello  stato  florido  delf  ladostano,  conviene 
attribuirlo  ad  una  grazia  particolare  di  Dio.  (  Memoria  di 
Khojeh-Ahdulkurreem ,  pag.  42.) 
III. 

Offni  lettore  anche  non  economista  riconosce  che  con- 
sumare  senza  riprodurre  reca  seco  1  impoverimento.  La 
fonte  viva  e  perenne  della  riprodazione  dee  sempre  ope-_ 
rare  ond"  avere  nell' interno  di  un  paese  una  bilancia  na- 
zionale  sempre  favorevole  di  ricchezze.  Senza  di  quest'  in- 
terna favorevole  liilancia  e  iinpossibile  creare  un  sopi'ap- 
piu  veraniente  nazionale ,  disponihile  e  permutabile  col- 
1'  estero.  E  se  per  la  concentrazione  in  pochissime  mani 
della  ricchezza  territorlale  si  verilicasse  un  soprappiii  di- 
sponihile pei  pochi  ricchi  (  come  nell'  antica  Polonia  ove 
si  vendeva  il  grano  per  comprare  galoni  d'oro),  questo 
soprappiii  disponiljile  non  sarebhe  nazionale,  ma  di  alcuni 
pochi.  Dair  altra  parte  poi  diverrebbe  una  i-eale  distra- 
zione  del  capital  nazionale  fatta  a  spese  della  piu  gran 
massa  del  popolo  ridotta  alia  sorte  del  hue  e  del  cavallo 
condannati  a  svolgere  la  gleba  del  padrone. 

Questo  stato  di  cose  non  puo  essere  computato  nel  buoii 
ordine  della  civile  economia  nella  quale  si  tratta  della 
equa  partecipazione  e  della  libera  concorrenza  delle  ric- 
chezze. Quale  dunque  sara  lo  stato  delle  cose  che  nella 
quistione  della  bilancia  esterna  supporre  si  dovra  onde  de- 
cidere  se  si  debba  o  no  procurarla  e  sostenerla?  —  Ognuno 
risponde  clie  supporre  si  dovra  prima  di  tutto  verificarsi 
una  bilancia  nazionale  interna  favorevole  quale  fu  sopra 
descritta,  da  cui  rlsulti  la  continua  riprodazione  dei  lavori 
utili  somministranti  una  porzione  disponihile  nelle  estere 
permutazioni. 

Ma  come  si  potra  mai  alimentare  cotal  fonte  viva  e  be- 
nefica  pari  al  sangne  die  circola  nelle  vene  umane  senza 
le  condizioni  costituenti  1'  ordinamento  ed  il  moviinento 
della  libera  concorrenza  nell'  ordine  sociale  delle  ricchezze  ? 


DI    ADOLFO    CORTI.  84^ 

Quanilo  cospiraiio  cause  contrarie  clie  cosa  ne  avviene'  — 
Clie  tanto  la  bilancia  interna,  ciuanto  l"  esterna  diveatano 
sfavorevoli  ,  od  il  croUo  e  assolutamcnte  iuevitabile ,  pe- 
rocche  si  tratta  di  senipre  consnmare  senza  proporzional- 
mente  riprodurre. 

Qual  e  mal  la  conseguenza  onde  determinare  la  quistione 
con  tutte  le  sue  condizioni  e  dentro  i  suoi  giusti  termini  ?  — 
Che  per  condizione  I'ondameutale  del  problema  vengano 
supposte  in  fatto  esistere  in  un  da  to  popolo  le  condizioni 
necessarie  dell'  ordinamento  nell'  esercizio  della  econoinica 
e  civile  concorrenza. 

IV. 

Poste  tali  considerazloni,  die  cosa  pronunciar  si  dee  in- 
torno  la  veccliia  e  volgare  opinione  sulla  l)ilancia  comiiier- 
ciale  esterna?  Qui  Adamo  Smith  risponde  primieramente 
per  noi :  <i  lo  mi  sono  studiato  di  diuiostrare  quauto  sia 
inutile  nei  principj  stessi  del  sistema  mercantile  di  fVap- 
porre  imbarazzi  straordinarj  alia  importazione  delle  merci 
provenienti  da  paesi  coi  quali  si  suppone  essere  la  bilancia 
del   commercio  svantaggiosa. 

>/  Ma  niente  vi  puo  essere  di  piii  assurdo  di  tutta  questa 
dottrina  circa  la  Ijilancia  del  commercio  ,  snlia  quale  fon- 
dansi  non  solamente  tutti  i  regolamenti  clie  tendono  a  re- 
stringere  questo  commercio,  ma  anche  quasi  tutti  gli  altri 
che  tendono  a  dirigerlo.  Se  due  piazze  trafficano  I'una  con 
r  altra ,  questa  dottrina  suppone  che  se  la  bilancia  e  ugua- 
le ,  niuna  delle  due  ne  perde  ne  guadagna ;  ma  se  alcun 
poco  ella  pende  da  una  parte,  I'una  perde  e  1" altra  gua- 
dagna  in  proporzione  clie  la  bilancia  si  scosta  da  un  esatto 
equilibrio. 

!i  Le  due  supposizioni  sono  false  ;  imperocche  un  com- 
mercio forzato  jier  mezzo  dei  premj  e  dei  moaopolj  puo 
riuscire  corue  comunemente  riesce  svantaggioso  ai  paesi  a 
pro  dei  quali  si  pretese  di  stabilire  il  favore,  come  noi 
procureremo  di  dimostrare  piu  sotto.  All'  opposto  il  coia- 
inercio  rcgolarmente  e  naturalmentc  csercitato  senza  che 
iutervenga  veruna  forza  c  verun  costringimento  fia  due 
piazze,  riesce  sempre  vantaggloso  ad  amendue  quantunque 
non  lo  sia  egualmente  sempre  per  1'  una  o  per  1'  altra. 
Sotto  il  nome  di  vantaggio  o  di  lucro  noi  intendlamo  nun 
r  accrcscimento  della  quantita  d'  oro  o  d'  argento  ,  ma  quello 
del  valor  peniuual)ile  del  prodotto  annuo  delle   tcrre  c  del 


340       ELEMENTI    DELL  A    SCIKNJ!  V    DEL    COMMr.RCIO 

lavoro  del  paesi ,  vale  a  dire  V  incremento  della  rendita 
annnale  de' siioi  abitanti.  (^R'chesse  des  nations  lib.  IV, 
cap.  3,  pnrte  2.*  pag.  407  e  408,  tomo  2.  Parigi  1800, 
presso  Laran.  ) 

Noi  ci  reslringiamo  ad  allegare  rjuesta  semplice  declsione 
ricevuta ,  proclamata  concordemcnte  dai  piii  ceieliri  eco- 
nomisti  onde  comrapporla  a  quella  di  Montesquieu  citata 
dal  sig.  Corti.  Chi  poi  amasse  di  vederne  la  dimostrazione 
puo  consnltare  T  opera  stessa  dello  Smith  nel  luogo  ora 
citato.  Tutto  cio  riguarda  il  merito  intrinseco  della  vec- 
chia  dottrina  della  bilancia  commerciale. 

Noi  potremmo  poi  soggiungere  che  gli  adoratori  di  que- 
8ta  bilancia  commerciale  corroao  dietro  ad  ua  fantasma 
che  si  nascoade  nelle  nuvole  e  clie  non  puo  essere  veri- 
ficato  coi  soliti  mezzi  de"  registri  doganali ,  si  perche  pa- 
recchie  merci  sono  esenti  di  dazio,  si  perche  aitre  sfng- 
gono  col  contrabbando ,  e  si  ancora  perciie  sotto  il  fatto 
matcriale  d'  importazioni  ed  esportazioni  non  si  puo  asso- 
ciare  V  intento  proposto  della  maggiore  o  minore  riccliezza 
nazionale.  Ognuno  sa  che  coll'  importazione  e  colle  rispet- 
live  esportazioni  spesso  si  cumulano  niagazzini  intieri  di 
merci  le  quali  stanno  a  mero  deposito  in  una  data  piazza 
per  conto  di  esteri  mercanti ,  ne  si  possono  considerare 
come  smerciate  nel  paese  quantnnque  siano  nel  medesimo 
importate.  Ora  questa  sola  circostanza  sovrerte  certaiiiente 
tutti  i  calcoli  degli  economisti  fantori  della  detta  bilancia, 
tal  clie  quando  ci  troviamo  alle  strette  onde  veriiicare  ma- 
terialmente  i  dati  della  medesima,  T  oggetto  ci  sfugge  di 
mano  senza  poterne  assegnare  i  limiti.  A  maggior  istru- 
zione  di  questo  punto  si  puo  consultare  il  capo  IV,  lib.  Ill, 
parte  I  del  Nuovo  prospetto  delle  scienze  economiclie  di 
Melchiorre  Gioja.  (Tom.  a,  pag.  iS^  e  seguenti.  Milaao, 
18 15,  presso  Gio.  Pirotta.) 


A  malgrado  del  disinganno  che  gli  scritti  di  Smith  e  di 
altri  accreditati  moderni  economisti  apportarono  suUa  dot- 
trina della  pretesa  bilancia ;  ed  a  fronte  del  grand^  atto 
praticato  dall' inglese  legislatura,  alcuni  o  ciechi  o  animati 
da  mire  oblique  si  ostinarono  e  si  ostinano  tuttavia  a  pa- 
trocinare  il  pregiudizio  di  zotici  bottegai  del  trivio.  Ua 
Terrier ,  un  Saint-Chamans  e   recentemente  un  Dombasle  in 


DI    ADOLFO    CORTT.  3^^ 

Francia,  e  tjualche  nome  anche  in  Italia  (i),  si  presenta- 
roao  come  patrocinatori  della  gia  screditata  bilancla,  pre- 
tendendo  clie  far  si  debba  di  tutto  per  introdurre  e  trat- 
tenere  nel  paese  il  numerano  anche  con  mezzi  coattivi.  11 
nostro  nnmerario,  dicon  essi,  forma  parte  dei  nostri  capi- 
tali.  Dair  altra  parte  il  nnmerario  e  uaa  ricchezza  noa 
consLimabile ,  od  almeno  assai  lentamente  consumabile:  dua- 
que,  come  assai  piu  dnrevole,  esso  dee  preferirsi  alle  merci. 
Dunqne  priinariamente  debb' esso  con  tutti  i  modi  possibili 
procacciarsi  e  trattenersi. 

A  quest' argomento  fu  risposto  dal  celel)re  signer  Say. 
Egli  fece  in  primo  Inogo  osservare  in  fatto  die  la  porzione 
di  nnmerario,  mediante  il  quale  gli  uomini  in  complesso 
percepiscono  le  loro  entrate,  e  clie  essi  impiegano  nella 
compra  delle  cose  godevoli  non  forma  (  le  moins  du  monde) 
parte  del  loro  capitale  e  per  conseguenza  del  capita  le  del 
paese.  L'  impiego  principale  del  danaro  per  la  comune  dei 
cittadini  ridncesi  appunto  alia  compera  suddetta  delle  cose 
godevoli.  Questa  fa  si  che  il  nnmerario  passi  forse  per 
venti  volte  da  una  mano  all'  altra  prima  clie  venga  cumu- 
lato  e  posto  in  rlsparmio  ond"  essere  aggiunto  ad  nn  ca- 
pitale. Da  cio  ne  viene  che  il  nnmerario  costitnente  il  vero 
capitale  di  una  nazione  ridncesi  alia  minor  parte  di  qnello 
che  viene  da  lei  maneggiato. 

Dal  tutto  poi  della  popolazione  passando  alia  classe  ia- 
dustriale  e  commerciaute  o  a  dir  meglio  a  chi  brama  di 
arricchire,  e  cosa  notissima  non  tornar  conto  a  questa  classe 
di  possedere  capltali  formati  da  materie ,  le  quali  lenta- 
mente si  smaltiscano.  Tanto  il  fabbricatore,  qnanto  il  nier- 
cante  hanno  interesse  di  far  si  che  girino  prontamente  i 
\  loro  capltali,  perocche  da  questo  giro  ritraggono  il  pro- 
posto  guadagno.  I  capitali  o  giacenti ,  o  che  lentamente 
si  alienano,  son  loro  un  peso  ed  un  male.  Essi  abbiso- 
gaano  d'  una  ritota  spedita  di  cambj  onde  rimborsare  i 
valori ,  le  spese  e  gl'  interessi  correuti  ed  ottenere  per 
soprappiu  un  guadagno  aetto,  lo  che  ottenere  noa  si  pu6 


(i)  Tra  gli  altri  un  certo  signer  Viola  che  colle  stampe  di 
Lorenzo  Dato  in  Palermo  neir  anno  1828  pubblico  una  Memoria 
sulla  utilicd  della  Legge  che  vieta  0  limita  I'  estrazione  delle  materie 
prime  ad  oggetto  di  favorire  le  manifatture  naiianali  in  risposca  ad 
una  oplnione  del  sig/ior  ]\'ico!d  Palmisri. 


35o       ELEMENTI    DELLA    SCIENZA.    DEL    COJIMERCIO 

con  oggetti  lentamente  smerciabili.  Da  cio  ne  viene  die  la 
classc  proLliutrice  cerca  sempre  di  sbara/zarsi  del  nurae- 
rario  per  cangiarlo  contra  nierci  di  pronto  spaccio. 

La  lentezza  nel  consumare  non  cade  snl  danaro,  il  quale 
non  si  mangia  ne  si  l^eve ,  ma  bensi  suUe  cose  godevoli, 
e  pero  il  consnmatore  ha  interesse  che  un  mobile ,  un  ve- 
stito  o  altra  cosa  sia  durevole  -,  e  qiiindi  ne  computa  il 
valore  anche  in  ragione  della  durata.  Ma  qui  si  esce  dalla 
sfera  della  pretesa  bilancia  e  si  entra  in  un'  altra  nella 
quale  le  dogane  non  possono  esercitare  veruna  influenza. 
Un  privato  spende  cento  scudi  in  una  tela  di  lino  del 
paese ,  itn  altro  li  spende  in  una  tela  di  cotone  straniera ; 
ovvero  lo  stesso  individuo  fa  successivaraente  queste  due 
spese.  Forseche  non  ha  soddisfatto  alio  stesso  bisogno  ?  E 
come  niai  entra  qui  la  bilancia  ?  —  Voi  mi  direte  che  i 
primi  cento  scudi  o  almeno  quelli  della  prima  compera  del 
uiercante  non  escirono  dal  paese.  Sia,  e  che  percio  :'  Voi 
mi  rispondete  che  giova  imporre  una  tassa  di  protezione , 
o  proibire  il  cotone  per  favorire  la  fabbrica  della  tela  di 
lino. 

Due  ragioni,  io  rispondo,  si  oppongono  al  vostro  divisa- 
niento.  0  le  ricerche  naturali  delle  tele  di  lino  sono  per 
se  stesse  soddisfacenti  ad  alimentare  faljbriche  o  no.  Se  lo 
sono ,  allora  il  vostro  intervento  e  superfluo.  Se  non  lo 
sono,  allora  il  vostro  intervento  e  ingiusto  e  rovinoso.  Come 
potreste  voi  in  linea  di  giustizia  e  di  buona  economia  con- 
dannare  tutta  la  popolazione ,  la  quale  a  miglior  prezzo 
puo  provvedere  il  suo  bisognevole  a  sottostare  al  mono- 
polio  di  una  classe ,  la  quale  pona  a  carico  del  pubblico 
tutti  i  lavoranti  in  caso  d'  infermita  e  di  diminuiti  guada- 
gni  ?  In  secondo  luogo  se  il  vostro  paese  ha  l)isogno  di 
commerciare  al  difuori,  non  sara  forse  esso  obbligato  a 
soffrire  dolorosa  rappresaglie  ,  e  alia  fine  rinunziare  alia 
mercantile  vostra  esclusione  come  appunto  far  dovette  Tln- 
ghilterra? 

Finalmente  come  potreste  provarmi  che  con  questo  me-» 
todo  flirete  inclinare  la  bilancia  della  vera  ricchezza  in 
vostro  favore?  Qui  sta  il  punto  della  quistione.  La  moneta 
i3on  si  mangia,  ne  si  bee,  e  la  sua  maggior  ablDondanza 
presa  in  se  stessa  non  fa  che  iacarire  il  prezzo  delle  cose 
godevoli  senza  moltiplicare  maggiormenle  le  prodnzioui. 
Cosi  con  uno  scado   potendo  io  in  un  teuipo  procacciarmi 


DI    ADOLFO    COUTI.  35l 

nil  moggfo  di  grano  die  in  altro  tempo  non  potrei  otte- 
nere  c!ic  con  clue  scudi ,  ne  segue  che  quegli  clie  prima 
possedette  uno  scudo  dispoaibile  in  grano  f'u  egualiiiente 
ricco  di  quello  clie  possiede  dappoi  due  scudi  disponibili 
per  lo  stesso  oggetto  che  acquistare  non  si  puo  che  coir 
doppio  prezzo. 

Non  c  duaque  la  quantita  del  numerario  importato  nel 
paese  al  disopra  delle  merci  vendute  ail' estero  clie  per  se 
stesso  costituisca  o  costituir  possa  il  carattere  plu  van- 
taggioso  del  commercio  fra  nazione  e  nazione,  ma  Ijensi 
il  iiiiglior  niodo  di  essere  di  cjuel  tal  jjopolo  rispetto  al- 
1' altro  popolo  in  consegnenza  delle  permutazioni  faite  senza 
intaccare  la  provvigione  necessaria  a'  suoi  reali  Isisogni, 
ossia  senza  sconvolgere  V  interna  bilancia  di  cui  sopra  si 
e  parlato. 

Fingasi  pure  che  il  vostro  Stato  rigurgiti  di  danaro  im- 
portato dair  estero :  credete  voi  ch' esso  sara  per  cio  solo 
intrinsecaniente  piii  ricco?  —  Dir  si  potra  in  quel  rao- 
niento  piu  danaroso ,  ma  non  piii  ricco.  La  riccliezza  di 
un  paese  consiste  nell' aVibondanza  egualmente  diffusa  degli 
oggetti  soddisfacenti  ai  Ijisogni,  ossia  nei  niezzi  equamente 
diffusa  di  ottenere  cio  che  fa  bisogno,  e  non  negli  istro- 
menti  di  caniliio  di  questi  beni.  11  fondamento  poi  slcuro 
e  stabile  di  questa  ricchezza  sta  nella  staljile  e  sicura  fa- 
colta  interna  di  produrre  e  riprodurre  questi  Ijeni,  e  non 
nclia  potenza  precaria  di  ritrar  danaro  dall' estero.  Dico 
nella  potenza  precaria;  perocche  una  guerra  suscitata,  o 
un' industria  al  di  fuori  accresciuta,  abbatte  e  rovescia  le 
aspettative  fondate  su  relazioni  iadipendenti  da  voi ,  e  fa 
svanire  la  vagheggiata  vostra  bilancia. 

VI. 

Esiste  un'  altra  bilancia ,  la  quale  pel  sue  scope  dir  si 
puo  di  ragion  di  Scato  forse  non  abbastanza  spiegata  dagli 
economisti.  Questa  consiste  nel  rilevare  e  confrontare  le 
due  posizioni,  1' una  naturale  e  1' altra  regolaineiUare,  che 
rtgurar  possiamo  in  un  paese  d'  altronde  ben  ordinate  e 
civilnicnte  diretto.  Un  esempio  porra  in  chiaro  il  nostro 
pensiero.  Fingianio  un  paese  agricola  posto  sotto  un  cielo 
temperato  e  fclice  ove  si  verifichi  lo  stato  nonnale  ccono- 
mico  morale  e  politico  conforme  alia  miglior  sua  potenza. 
Supponiarao    die    in  qucsto  Stato,    oltre  al  suo  l)isogno  o 


3oa       EI.EMENTI    DELLA-    SCIENZA.    DEL    COMMEnCIO 

fuori  de'  suoi  bisogni  si  coltivi  una  materia  ricercatii  dal- 
r  estero ,  come  a  modo  di  esempio  la  seta.  Esso  ne  invia 
air  estero  pel  prezzo  di  dagento  milioai  di  franchi.  Ne- 
gli  esteri  paesi  vieiie  coiivertita  in  variate  nianifatture, 
lo  smercio  delle  quali  produce  coinplessivamente  seicento 
milioni.  AIT  aspetto  di  tale  ricavo  figuriaiiioci  che  un  nii- 
nistro  dica :  io  veggo  seicento  milioni  coinplessivamente 
ricavati  dalle  tali  e  tali  piazze  sal  traffico  di  quella  seta 
inviata  dal  mio  paese.  Se  tutta  cjuesta  seta  in  vece  di  es- 
sere  lavorata  da  fabbricatori  esteri  fosse  lavorata  da  nia- 
nifattori  nazionali ,  il  rnio  paese  riceverebbe  i  seicento 
milioni  procacciati  dagli  stranieri.  Or  bene,  io  faro  di  tutto 
ontlelearti,  i  telai  e  i  processi  stranieri  vengano  trapiaa- 
tati  nel  mio  paese.  Faro  che  tanti  nazionali,  che  partono 
per  andar  in  traccia  di  fortnna  altrove,  si  fermino  in  paese 
a  lavorare.  Cosi  avro  col  maggior  numero  di  popolazione 
un  prodotto  annuo  di  seicento  milioni  ricavati  dalT  estero, 
dal  quale,  deducendo  tutte  le  spese  necessarie,  forse  rica- 
vero  di  netto  trecento  milioni  onde  aumentare  il  capitale. 
In  conseguenza  proibiro  T  uscita  delle  sete  non  ridotte  a 
manifattura.  Aggravero  di  dazio  e  proibiro  le  manifattitre 
della  stessa  materia  straniera,  e  stendero  gli  altri  regola- 
menti  analoghi  per  ottenere  una  bilancia  favorevole  di  sei- 
cento  milioni. 

Io  domando  se  questo  progetto  sarebbe  giudizioso.  Prima 
di  tutto  interrogiierei  tale  ministro  dicendo :  la  posizione 
del  vostro  paese  e  per  se  plausibile  o  no?  —  In  confronto 
di  altri  molti  (  mi  risponde )  e  plausibilissimo.  1  mezzi  del 
suo  buon  vivere  stanno  in  una  prospera  agricoltura  e  uelle 
arti  prime  che  vi  sono  annesse :  la  popolazione  e  di  iiiolto 
esente  da  quella  spaventosa  mendicita  che  cotanto  afBigge 
r  Ingliilterra.  Non  vi  sono  grandi  ammassi  di  luoghi  di 
nianifatture  che  corrompono  gli  uomini  condensati  e  ren- 
dendoli  imprevidenti  dall' oggi  all'indomaai,  fanno  si  die 
vadano  ad  atfoUare  gli  spedali  e  le  case  di  ricovero  gia  da 
lore  computate  come  rifugio.  Coloro  che  non  trovano  da  la- 
vorare si  spargono  al  di  fuori  dove  incontrano  gia  pratiche 
antecedenti  e  scaricano  insensibilmente  un  eccesso  di  po- 
polazione :  molti  ritornano  con  riccliezze ,  di  modo  che  la 
popolazione  che  rimane  non  diviene  un  sopraccarico  a  peso 
delP  economia  del  paese ,  ne  compromette  la  sicurezza  e  il 
liposo  comunc.  In  breve   il  niodo  di  essere  e  le  produzioni 


DI    ADOLFO    CORTI.  35;^ 

interessantl  cU  questo  paese ,  che  non  fa  riunore ,  si  trova 
sodtlist'ncente.  Ma  se  puossi  migliorare  aacora ,  perche  noix 
farlo  't  Se  duaque  si  potesse  fargli  guadagnare  tre  niilioni 
netti ,  perclie  non  procurargli  questo  guadagno' 

Al  che  io  rispoado,  clie  volendo  vol  procacciare  con  mezzi 
artificiali  questo  beneficio ,  oltracche  cio  eccede  ogni  umano 
potere,  voi  produrreste  altri  danni  economic!  si  morall  che 
politici ,  i  quali  posti  in  bilancia  col  danaro  da  voi  vagheg- 
giato  renderebbero  il  vostro  done  troppo  pericoloso,  e  tutto 
lo  Stato  sottopoi-rebbero  a  cure  ed  a  sforzi  straordinarj ,  e 
ad  altri  enornii  spese  con  angustia  e  inalcoiitento  della  nii- 
glior  parte  della  vostra  nazioiae;  in  fine  riagirebbero  suUa 
produzione  stessa  della  vostra  seta  ed  a  bel  bello  ne  dis- 
seccherebbero  la  sorgente.  E  per  dar  ragioue  della  niia 
risposta  vi  domaado  in  prime  luogo,  se  convenga  soprac- 
caricare  lo  Stato  di  una  popolazione,  I'esistenza  della  quale 
sia  precaria ,  e  la  cui  vita  sia  ad  ogni  tratto  resa  ostile  e 
tanto  pill  sottratta  daH'impero  della  legge,  quanto  rainori 
vincoli  economici  e  niorali  la  possono  rattenere.  Tale  e  la 
condizione  dei  giornalieri  e  degli  operaj  salariati ,  la  quale 
quanto  piix  condensa  uomini  di  scorretta  o  impedita  edu- 
cazione,  tanto  piii  ne  li  corrompe,  e  moltiplica  i  faciao- 
rosi ;  estende  1' immoi'alita  ed  aumenta  una  massa  disposta 
a  novazioni  e  rivolgimenti  luinaccianti  le  classi  aglate,  one- 
ste  e   ben  costumate. 

Da  quest' aspetto  morale  e  politico  passando  all' econo- 
mico  io  domando  :  e  vero  o  no  che  tutta  la  popolazione 
che  sordamente  sarebbe  uscita  dallo  Stato  a  cercar  furtuna 
e  che  nello  Stato  introduce  nuove  riccliezze  e  da  1'  essere 
a  famlglie  gia  in  rovina,  venendo  rattenute  nello  Stato  per 
le  nuove  case  d'  industria  conviene  in  caso  d'  infermita  o 
di  mancato  lavoro  mantenerla'  Ora  ponete  in  bilancia  cio 
che  lo  Stato  guadagna  coi  vostri  stabilimenti  industriali 
forzati  con  cio  che  dee  spendere  ond'  alimentare  o  conte- 
ner  ne'  limiti  de'  doveri  questa  massa  aggiunta ,  e  poi  pre- 
ferite ,  se  vi  da  ctiore ,  il  vostro  progetto  alio  stato  natu- 
rale  del  vostro  paese.  E  qui  a  vostro  disinganno  debbo 
farvi  osservare  che  dei  trecento  milioni  da  voi  vaglieggiati 
poco  o  nulla  il  totale  della  nazione  ne  puo  approfittare ,  ma 
in  vece  debb'  essa  andar  incontro  a  gravi  perdite.  Tutto  il 
beneficio  va  ad  iugrassare  gl'  intraprenditori  delle  fabbri- 
che ,    i  quali   mantengono  i   lavoranti    robusti    col    minimo 

BibL  ItaL  T.  LVIII.  23 


354      ELEMENTI   DELLA    SCTENZ.V  DEL  COMMERCIO. 

possihile  di  spesa  e  sono  seinpre  pronti  a  gettarii  sulla 
strada,  alia  niinaccia  di  ogm  mala  fortuna  ahbandonandoli 
sempre  nei  casi  d'  impotenza.  Questi  intrapreiiditovi  poi 
favoriti  dalle  franchigie  contribuiscono  ii  meno  ad  impin- 
gnare  Terario,  talche  in  ultima  analisi  voi  coiidannate  i 
possessori  delle  materie  prime  a  sottostare  ad  un  odioso 
monopolio  nel  quale  la  loro  stessa  concorrenza  a  vendere 
materie  che  non  si  possono  esportare  rende  la  loro  con- 
dizioiie  vieppiii  disastrosa,  nel  mentre  che  dall' altra  parte 
debbono  contribuire  a  mantenere  gli  operai  scartati  dalle 
olficine  ed  a  salariai'e  custodi  armati  per  la  comune  sicu- 
rezza. 

Ora  volendo  voi  cosi  favorire  qnesta  classe  a  dispendio 
dei  produttori  attuali ,  credete  forse  di  poterlo  fare  impu- 
nemente  ?  Circa  la  meta  del  passato  secolo  ad  un  ministro 
di  uno  Stato  italiano  venne  in  capo  il  vostro  progetto.  Che 
cosa  ne  avvenne  ?  Che  i  proprietarj  assoggettati  al  mono- 
polio  dei  fabbricatori  a  poco  a  poco  tralasciarono  di  al- 
levare  baclii  da  seta ,  e  cosi  in  vece  di  far  guadagnare  la 
mano  d  opera  coi  lustrini  ed  altri  drappi,  si  pervenne  ad 
arresiare  la  produzione  e  quindi  a  distruggere  il  commer- 
cio  che  prima  esercitavasi, 

Romagnosi. 


355 


APPENDICE, 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  AUTI  STRANIERE. 


Exercices  de  Mathemadqucs  par  31.  Augustin-Loids 
Cavchy  ingcnicur  en  chef  des  ponts  et  chanssees , 
professeur  d  I'ccole  royale  polytecliniquc ,  etc.  —  A 
Palis  ^  1826,  1827,  1828,  1829,  chcz  de  Bure 
f teres,  etc.  (  Opera  periodica  che  si  puhbhca  per 
distribuzioni ,  o  per  numeri ,  ciascuno  al  prezzo  dl 
fr.  I.  5o.  U  annua  associazione  e  di  fr.  18.  Finora 
pubblicate  ne  furono  44  distribuzioni.  ) 

J\  far  conoscere  lo  scopo  propostosi  in  questi  Esercizj 
dair  illustre  geometra  francese  nulla  meglio  giovera  del  ci- 
tare  alcune  parole  tli  lui  niedesiino. 

'(  Get  ou\  rage  ( dice  egli )  se  composera  d''aiie  suite 
"  d'articles  sur  les  dilFerentes  parties  des  sciences  niathe- 
»  matiques.  II  paraitra  par  livraisons  qui  se  succederont 
»  a  des  epoques  peu  eloignces  Tune  de  Tautre.  Dans  ces 
"  articles  on  se  propose  de  passer  en  revue  les  diverses 
"  branches  d''analyse ,  d'cclaircir  les  dltficultes  qu'elles  pre- 
"  sentent,  et  d'olFrir  de  nouvelles  metliodes ,  a  I'aide  des- 
''  quelles  on  puisse  trailer  plus  facilenient  des  questions 
>t  deja  resoUies ,  ou  resoudre  celles  qui  ne  fetaient  pas 
"  encore.  Les  principales  applications  de  ces  inethodes 
"  seront  relatives  a  la  physique ,  a  la  mecanique  et  a  la 
"   tlieorie  des  nombres.  " 

Un  tale  piospetto  di  cose ,  non  che  la  cclebrita  di  cui 
gode  lueritamcntc  Cauchy  ,  sono  motivi  ben  atti  a  sve- 
gliare  per  quest' opera  un  forte  inlercsse  nei  coltivatori 
delle  matematiciic.  Ma  la  moltiplicita  degli  argonienli  trat- 
tati  senza    un    ordiue    sistematico    ci  rende  iuipossibile ,  a 


356  APPEND  ICE 

nieno  di  voler  qui  presentare  un  indice,  di  dare  succin- 
taniente  ai  lettori  un'  idea  complessiva  del  tutto.  Intanio 
sembra  a  nol  di  non  male  apporci  riguardando  questi 
Esercizj  come  una  collezione  di  Memorie  die  Tautore  eru- 
dite non  meno  che  fecondo  ha  scritto,  tasteggiando  di 
luano  in  mano  a  piacere  varj  rami  matematici.  Nondimeno, 
volendo  pure  per  poco  arrestarci  in  alcuni  particolari , 
ecco  un  rapidissimo  cenno ,  anzi  quasi  una  mera  indica- 
zione  di  alcuni  argomenti  in  essi  discussi. 

L'autore  lia  ritoccato  nel  primo  articolo  di  questi  Eser- 
cizj un  argomento  gia  da  lui  trattato  altrove,  cioe  alcune 
diflicolta  inerenti  all'  interpretazione  ed  all'  uso  di  varie 
formole  tri2;onometriche.  Le  sue  riflessioni  rischiarano  e  rin- 
francano  alcuni  punti  importanti  d'analisi  sublime,  come 
puo    scorgersi  da  varj   luoghi   degli  Esercizj  medesimi. 

Altrove  egli  insegna  alcuni  criterj  co'  quali  riconoscere  se 
itna  ciasse  di  equazioni  trascendenti  ammetta  o  no  radici 
immaginarie.  Questo  problema ,  tentato  appena  dal  grande 
Eulero  per  due  semplicissime  equazioni ,  e  di  una  emi- 
nente  importanza  in  varie  questioni  lisico-matematiche 
conducenli  a  punto  ad  equazioni  del  genere  di  quelle  con- 
template dair  autore ,  le  cui  ricerche  su  questo  tema  av- 
verarono  alcuni  sospetti  analitici  provenienti  da  i-isultati 
ottenuti  con  metodi  indiretti.  Di  qui  cogliamo  1' occasione 
per  rinnovare  il  voto  gia  espresso  da  un  non  oscuro  geo- 
inetra  affinche  i  matematici  provino  le  Icro  forze  nel  ramo 
ancora  si  poco  conosciuto  delle  equazioni   trascendenti. 

In  ima  pregevole  Memoria  impressa  in  litografia  nel 
iSaS  Cauchy  ha  mostrato  come  dall'analogia  gia  da  lungo 
tempo  osservata  fra  le  potenze  e  le  difFerenze  finite  o  in- 
finitamente  piccole,  e  da  alcune  equazioni  simboliche  feli- 
cemente  immaginate  si  possa  trarre  grande  vantaggio  per 
I'integrazione  delle  equazioni  lineari  a  coefficienti  costanti, 
e  di  alcune  altre  '-,  nella  quale  trattazione  fu  preceduto  da 
Brisson  debitamente  ricordato  dal  nostro  autore  ^  questi 
poi  rischiaro  e  modifico  questa  teorica,  Negli  Esercizj  poi 
rifuse  in  due  articoli  la  citata  Memoria,  dando  alia  ma- 
teria maggiore  sviluppo  ed  estensione.  Noi  leggemmo  e  i 
due  anzidetti  articoli  e  la  Memoria  litografica ;  e  special- 
mente  in  queili  alabiamo  ritrovato  assai  di  eleganza  ed 
alcuni  nuovi  metodi  e  teoremi  generali  sulT  integrazione 
di  alcune  equazioni.  ,  •      - 


PARTE    STRANIF.nA.  357 

Parecclii  articoli  vertono  sugli  iategrali  Jefinlti.  IvI,  oltre 
varie  nuovc  considernzioiii  e  diliiculazioni  ,  s'  insegnano 
inolte  formole  generalissime,  ia  cui  come  casi  particolari 
son  contenute  hen  niolte  altre  pur  general!  ed  insigni ,  ma 
omai  universalmente  conosciute.  Rammentiamo  qui  come 
alio  studio  del  vasto  ramo  degP  integralL  delJniti  invitano 
da   ogni   parte  i  bisogni  delle  scienze   fisico-malematiche. 

In  questi  Esercizj  apparvero  per  la  prima  volta  alcune 
dottrine  analiticlie  aveiiti  per  base  la  considerazione  di  un 
acciiiente  particolare  cui  soggiace  in  alcuni  casi  lo  sviluppo 
della  funzione /(x  +  i)  ordinate  secondo  le  potenze  di  i , 
clie  vi  significa  una  quantita  indeterminata.  Queste  dottrine 
costituiscono  un  ramo  d'analisi  chiamato  dall'autore  cal~ 
col.o  dei  residui ,  e  da  lui  ritenuto  siccome  analogo  al  calcolo 
infinitesimale.  Diciamone  una  parola. 

Sviluppata  nel  mode  dichiarato  la  funzione  f(x  +  i),  se 
per  uuo  o  piii  valori  particolari  di  x  lo  sviluppo  presenta 

ua  termine  della  forma  — r-  k ,    il  coefficiente    k  ,    quantita 

afFatto  determinata  e  dipendente  dal  significato  di  f  (x)  e 
dal  valor  particolare  attribuito  alia  variabile  x,  dicesi  da 
Caucliy  residuo  della  funzione  f  (x)  relative  al  valor  par- 
ticolare della  variabile  x.  La  somma  di  tali  coefficienti  fc, 
o  residui,  dicesi  residuo  integrale,  e  la  ricerca  di  questi 
coeflicienti  o  residui ,  dicesi  estrnzione  del  residui :  a  questa 
operazione ,  la  quale  puo  essere  relativa  ad  alcuni  soltanto, 
od  anche  a  tutti  i  residui  di  cui  e  suscettibile  la  funzione 
/(x),  r  autore  da  per  simbolo  algebrico  caratteristico  Ti- 
niziale  ,^.  Noa  vuolsi  qui  dissimulare  che  queste  denomina- 
zioni  oltre  al  non  essere  in  iin  rajjporto  rappresentativo  colle 
idee  di  cui  sono  prese  come  segni  rammeraorativi ,  hanno 
di  piu  il  difetto  di  trovarsi  gia  associate  ad  altre  idee  nbii 
aventi  alcuna  analogia  con  quelle  proprie  del  nuovo  calcolo , 
o  ramo  che  dir  si  voglla.  L'  influenza  dei  pregi  o  difetti  del 
linguaggio  e  argomento  conosciuto  dai  metafisici ,  inassime 
dopo  Condillac ;  ed  e  un  fatto  dispiacevole  che  non  poche 
difettose  locuzioni  deturpano  quelle  delle  matematiche.  l\Ia 
I' equitii  vuole  clie  si  soggiunga  die  le  poclie  notazioni 
adottate  pel  nuovo  calcolo  sembranci  e  semplici  e  abba- 
stanza  Ijene   immaginate. 

Vedesi  intanto  dalla  nozione  istessa  della  cosa  come  i 
valori  di  x  ai  quali  corrisponde  in  una  funzione /( x )  un 


358  APPENDICE 

reskluo    trovansi    esclusivamente    fra    le    racllcl    dell'  equa 

zione  — - —  =  o.  E  questo  e  appunto  II  germe    delle    pro- 

posizioni  stabilite  su  questo  calcolo  in  varj  articoli  degli 
Esercizj.  Ma  affiiiche  i  lettori  clie  non  avessero  ancora 
contezza  di  questi  principj ,  non  li  credaao  sterili  specu- 
lazioni,  sappiano  die  '' illustre  scrittore  ne  ha  ben  tosto 
palesate  varie  applicazioni,  Non  cnrando  infatti,  come  di 
minor  momento,  T  utilita  da  esso  ritrattane  per  la  decom- 
posizione  delle  frazioni  razionali  nel  caso  delle  radici  eguali 
od  ineguali ,  per  la  spedita  dimostrazione  della  formola 
d' interpolazione  di  Lagrange,  per  T  integrazione  di  al- 
cune  equazloni  lineari  non  senza  qualche  vantaggio  sui 
metodi  noti ,  cio  che  piu  monta  si  e  che  il  calcolo  dei 
residui  e  divenuto  fra  le  mani  del  suo  inventore  un  nuovo 
sussidio  per  la  somma  delle  serie,  per  la  determinazione 
degl'  integral!  deiiniti ,  e  (  cio  die  lo  rende  ancor  piu  in- 
teressante )  per  la  soluzione  di  varj  problemi  di  fisica- 
mateniatica  rignardanti,  p.  e. ,  la  propagazione  del  calo- 
rico,  le  vibrazioni  delle  corde  e  delle  lamine  elasticlie,  la 
propagazione  del  suono.  Vedansi  percio  due  Memorie  di 
Cauchy  suU'  applicazione  del  calcolo  dei  residui  ai  problemi 
di  lisica-matematica ,  1'  una  stampata  a  parte  in  Parigi  nel 
1837,  I'altra  inserita  fra  gli  atti  deirAccademia  delle  scienze 
di  Parigi. 

Del  resto,  ne' principj  del  calcolo  de' residui  sparsi  per 
entro  gli  Esercizj,  e  facile  ravvlsare  I  frammenti,  per  dir 
COS!  5  di  un  vasto  ramo  d'  analisi :  ed  e  cosa  del  tutto  pa- 

lese  che  la  considerazione  dei  termini  della  forma  — :-  k    esi- 

i 

stenti  in  alcuni  casi  speciali  nello  sviluppo  cVi  f  (x  +  i) 
presentato  nel  solito  modo  ,  chiama  lo  spirit©  ad  analoghe 

considerazioni  sui  termini  della  forma  -^r-fc',  ~^x-h",  ecc. 

Cio  bastl  riguardo  agli  argomenti  trattati  in  quest'  opera. 
Una  vasta  erudizione,  e  un  ingegno  fecondo  d'invenzione 
sono  meriti  troppo  evidenti  nell'  egregio  autore :  il  pub- 
blico  dotto  gli  ha  gia  riconosciuti ,  e  noi  di  buon  grado 
facciamo  eco  alle  lodi  giustamente  tributate  dagP  Intelli- 
genti  al  geonietra  francese.  Quanto  pero  alia  maniera  di 
esporre  da  lui  tenuta ,  sembraci  di  potere  affermare  che 
all'amore  della  brevith  egli  sacrifichi  talvolta  la  cura  della 


PARTE    STHANIERA.  Z5() 

necessaria  chiarezza.  Ne  vedesi  senza  dispiacere  abhozzata 
la  trattazione  or  deiruno,  or  dell' altro  tema,  ina  non 
condotla  a  tennlae,  inostrata  di  fwga  una  interessante  teo- 
rica,  ina  non  siiiricientemente  sviluppate  le  parti:  dispia- 
cere tanto  pill  ragloiievole ,  rjnanto  che  iiessuno  meglio 
dell'  esimio  inveutore  potrebbe  progredire  ad  appagare  la 
nostra  curiosita  scientifica.  In  questa  guisa  lo  spirito  errando 
qua  e  la,  privo  del  niezzi  dl  ben  concepire ,  ben  distingncre 
e  ben  connettere ,  e  inetto  a  farsi  un  modello  di  quel  si* 
sterna  di  unificazione  ideale ,  senza  cut  11  pin  imponente 
corredo  di  cognizioni  riducesi  ad  una  rozza  ed  indigesta 
mole,  ad  un  fantasma  di  sapere,  ad  un  nulla  sotto  appa- 
renze  pompose. 

In  primo  luogo ,  nell'  aadamento  dimostrativo  del  nostro 
autore  e  sovente  sensibile  1'  ommissione  di  varie  nozioni , 
ne  comuni  abliastanza  ne  ovvie,  d' analisi  materaatica.  Vero 
e  che  lo  scrittore  di  Memorie  (  e  tale  e  11  caso  nostro ) 
suppone  generabnente  il  lettore  a  livello  presso  a  poco 
dello  stato  attuale  della  scienza ,  e  in  inoltl  casl  non  po- 
trebbe fare  altrmienti.  Ma ,  oltre  che  anche  in  cio  vi  hanno 
alcuni  limiti  (benclie  non  facili  a  ben  definirsi),  che  noii 
conviene  oltrepassare  ,  allorche  trattasi  di  dottrine  non 
abbastanza  universal!  e  famigliari,  e  molto  piu  dl  quelle 
che  sono  11  frutto  dl  studj  particolarl  dello  scrittore,  il 
dovere  dl  rendersi  chiaro  non  concede  si  di  leggieri  che 
si  sopprimano  gli  anelll  delle  proposizloni,  e  che  si  pro- 
ceda  ,  quasi  diremmo,  catnminando  a  grandi  salti. 

In  secondo  luogo  cio  che  piu  nuoce  alia  chiarezza  si 
e  la  mancanza  di  quelle  considerazionl  che  solo  ponno 
derlvarsi  dalla  natura  stessa  delle  cose,  considerazioni  senza 
le  quail  e  Impossiblle  1'  Intelligenza  di  certe  idee  di  rap- 
porti  che  servono  poi  di  inateriale  al  calcolo  per  Isvolgere 
la  trattazione  degll  argomenti ,  impossiblle  la  plena  dilu- 
cidazione  dl  alcune  sottili  difficolta ;,  che  taluno  dlrebbe 
metafisiche  della  scienza.  Per  poco  che  uno  sia  inlziato 
nelle  sclenze  di  puro  razioclnio,  e  In  quelle  che  ne  di- 
pendono,  sa  che  altra  cosa  e  la  parte  della  trattazione  che 
si  affida  airandamento  misterioso,  ma  sicuro  del  calcolo, 
ed  altra  cosa  sono  1  prelimlnari  e  gli  element!  da  cavarsi 
soltanto  da  un'  attenta  esplorazioue  del  soggetto ,  prelinii- 
nar!  ed  element!  che  1' algebra  conferma^  ma  non  rUro^a, 
pone  in  relazione  con  verita  gia  ammesse,  ma  non  dimostra 


36o  APPENDICE 

a  priori:  sa  die  1' asserire  il  contrario  e  un  clrcolo  viztoso; 
sa  die  si  aftacclano  bene  spesso  alcune  verita  che  si  scor- 
gono  da  prima  a  traverse  a  certa  nebbia  di  oscurita  ,  die 
si  sospettano  e  s'  indovinano  solo  per  la  nostra  laevitabile 
tendenza  all'  analogia  ,  e  quasi  per  un  certo  istinto  men- 
tale  che  ci  trascina  a  credere  prima  che  si  abbia  una 
scienza  accertata;  sa  in  fine  che  s'incoiitrano  difficolta ,  il 
cui  scioglimento  va  ricercato  da  tutt'  altro  fonte  che  dal 
sussidio  delle  regole  algebriche.  Quante  volte  trovasi  allora 
lo  spirito  costretto  a  fare  T  estremo  de"  saoi  sforzl ,  a  ri- 
piegarsi  sopra  se  stesso ,  ad  internarsi  fino  alle  piu  recon- 
dite e  semplici  nozionl,  a  ricostruire  con  operosi ,  lenti  e 
reiterati  tentativi  il  sistema  parziale  di  alcune  idee,  a  fine 
di  giungere  a  bene  stabilire  e  rischiarare  ( e  noii  sempre 
quanto  vorrebbe )  i  suoi  concetti !  Ora  intorno  a  questi 
principj  che  servono  di  base  al  calcolo,  ma  non  si  dedu- 
cono  da  esso  intorno  a  queste  verita  mezzo  apparenti  e 
mezzo  occulte  ,  che  tanto  incomodano  T  inerzia  di  chi  vuol 
evitare  la  fatica  del  raziocinio ,  intorno  a  queste  difficolta 
che  dicemmo  metafisiche,  deve  piu  che  mai  afFaticarsi  lo 
scrittore  •,  ogni  negligenza  qui  e  capitale ,  ogni  reticenza  e 
sospetta.  E  dove  egli  non  riesca  al  suo  intento,  sia  almeno 
lealei  confessi,  e  non  dissimuli  la  propria  impotenza.  IVon 
omnia  possumus  omnes.  Questo  e  un  punto  d'  altissima  im- 
portanza  nell'arte  didattica ,  ma  trascurato  pur  troppo  da 
parecchi  scrittori  della  scienza  matematica.  Vedonsi  alcuni 
di  essi  andare  scrupolosi  intorno  ai  piii  evidenti  e  facili 
passaggi  da  formola  a  formola,  darsi  briga ,  affannarsi  per 
ispezzare ,  sininuzzare  e  triturare  ( ci  si  permetta  la  me- 
tafora )  cio  che  riguarda  il  puro  algoritmo ,  mal  favorendo 
i  pigri,  e  nauseando  i  lettori  attivi.  Ma  allorche  trattasi 
di  cio  che  non  puo  farsi  dipendere  dal  magistero  del  cal- 
colo ,  di  quei  punti  di  vista  che  aspettano  luce  soltanto 
da  un' accurata  metafisica  ,  di  quelle  difficolta  dove  si  vede 
cio  che  lo  scrittore  pub ,  allora ,  guide  iiifedeli ,  nel  mag- 
gior  uopo  abbandonano  del  tutto  i  lettori. 

Ma  ritornando  indietro  da  questa  digressione ,  in  cui  ci 
trasse  il  dolore  piii  volte  provato  nell' osservare  i  cattivi 
metodi  d'esporre  la  scienza,  ripetiamo  di  buon  cuore  la 
protesta  della  debita  estimazione  che  professiamo  al  dotto 
geometra  francese.  Se  troviamo  difettoso  il  suo  modo  di  scri- 
vere .  riputiamo  di  tutta  giustizia  I'apprezzare  1' estensioiie 


PARTE    STRANTERA.  36  I 

del  sapere  ed  ingegno  suo:  ma  egll  non  abblsogna    di  ul- 
teriori  nostri  elogi. 

G.  G. 


Carta  topografica  del  Reno  e  dl  ambedue  le  live  dl 
esso ,  da  Himingen  fino  a  Lauterburg ,  o  lungo  i 
confinl  fiance  si-bade,  si ,  giusta  il  trattato  di  pace  in 
Parigi  iiel  1 8 1 4  e  1 8 1  5 ,  ecc.  Litogrufia  delV  istituto 
litografico  di  Herder^  in  Fiiburgo  nella  Brisgovia, 
1828.  Prezzo ,  fior.  64  del  Reno ,  Risdal.  sasson.  3o. 
Magnifica  edizione. 

Varj  giornali  lianiio  dl  gia  reso  ginstizia  al  nierlto  di 
quest' opera  topografica,  si  quanto  alia  parte  scientifica  che 
quatito  alia  somina  maestria  con  cui  fa  condotta  la  lito- 
grafica  esecuzione. 

Questa  carta  coiista  di  diecinove  fogll,  ciascano  del  qnali 
e  alto  metri  0,6  e  largo  metri  0,5  circa  :  e  costrulta  snlla 
proporzione  di  ^y-  della  vera  gi-andezza.  I  punti  per  essa 
trigonometricamente  determinati  fiirono  58 1:  pel  calcolo 
del  trlangoli  si  e  fatto  uso  della  base  misurata  nel  1804 
dagl' ingegneri  francesi  presso  Ensislieim  nelPAIsazia  su- 
periore ,  la  qual  base  e  della  kingliezza  dl  metri  19044,4. 
Quanto  alle  determinazioni  degli  azimuth  del  latl  del  trlan- 
goli, e  alle  dlstanze  de'slngoii  punti  de'  trlangoli  dal  me- 
ridiano  di  Parigi  (del  quale  meridiano  si  fa  uso  nella  carta  ) 
e  dalla  perpendlcolare,  si  sono  ritenute  le  prime  dedotte 
dalle  osservazioni  e  nilsure  degl'  Ingegneri  francesi ,  sulle 
quail  eransi  gia  istituitl  tutti  1  calcoli,  anzlche  le  piu  mo- 
derne ,  da  cui  differiscono  alquanto. 

Le  misure  pel  luoglii  clrconvlclni  al  Reno  die  stendonsi 
una  mezza  lega  e  plii  da  ambedue  le  rive,  sono  per  la 
maggior  parte  affatto  nuove ,  e  quelle  appunto  reclproca- 
mente  coniunlcatesi  tra  gl'  Ingegneri  francesi  che  opera- 
rono  sulla  rlva  sinistra  e  i  tedeschi  che  operarono  suUa 
destra. 

II  corso  del  fiume  e  disegnato  secondo  le  misure  prese 
nel  novendore  del  1827  dagl' Ingegneri  di  Francia  e  del 
Gran  Ducato  dl  Baden.  Nella  carta  si  trovano  riportati  i 
piu  notabili  cangiamenti  soflfeiti  dal  Reno  dair cpoca  delle 


36a  APPENDICE 

prime  rettificazioni  dei  confini  fino  all'  epoca  accennata.  Le 
montagne   sono  tratteggiate  col  metodo  di  Lelimann. 

Ogni  foglio  e  disegnato  ia  projezione  iateraiiiente  oriz- 
zontale ,  e  orlentato  secondo  la  meridiana  di  Parigi  e  per- 
pendicolare  ad  essa ;  di  cui  la  prima  fu  presa  come  linea 
priacipale  delle  ascisse ,  T  altra  come  linea  delle  ordinate 
in  ogni   calcolo. 

La  moltitudine  de'  particolari  oggetti  disegnati  in  questa 
carta  con  somma  precisione  e  nitidezza  la  rendono  assai 
preziosa  al  geografo,  all' ingegnere,  al  geognostico,  al  tat- 
tico ,  e  generalmente  a  colore  che  coltivano  scienze  aventi 
qualche  relazione  coUa  geografia.  E  inutile  il  ripetere  qui 
gli  elogi  che  questo  capolworo  del  bell'  istituto  litografico 
di  Herder  ha  meritamente  ricevuto  dagl' intelligenti.  Tanta 
e  si  niirabile  e  I'abilita,  tanta  I'eleganza  con  cui  fu  eseguito ! 
Ci  rimane  soltanto  ad  incoraggire  quell'  illustre  istituto,  per- 
che  dar  voglia  compimento  ad  altre  produzioni  litograliche 
delle  quali  ha  destato  un  grande  e  giusto  desiderio  nel 
colto  pubblico. 


■•^ 


PARTE    ITALT.VN.V.  363 


PARTE  II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


LETTEIiATURA    E   BELLE   ARTI. 

Quintl  Horatil  Placet  carmiiia  ex  rccenslone  Fiid.  Guil. 
DoERJNG.  Tomus  primus.  —  Saiptorcs  rel  rusticce 
ex  rccensione  Jo.  Qottlob  Schneider  cum  notls. 
Tomus  tertius.  —  Augustoe  Taurinorum ,  1829  e 
i83o,  ex  typis  Josephi  Pomba. 

Oono  quest!  i  volnmi  77  e  78  della  collezione  torinese  » 
die  va  gloriosamente  avvicinandosi  al  sno  termine. 

Parleremo  prima  di  tutto  del  secondo  di  que''  volunii,  che 
e  anche  anteriore  per  data  della  stampa,  non  conteneiido 
esso  se  noa  che  la  continuazloue  tXe"  Rustlcl  lacini ,  della 
quale  ahbianio  altrove  fatta  oaorevole  menzione.  In  esso 
trovansi  i  libri  delle  Cose  agrarle  tW  CoJumella  ^  comiaciando 
dal  V  slno  al  XII,  ed  a  questi  vedesi  aggiunto  il  libro 
del  medesimo  de  arbor ibn s ,  che  Fra  Gioconclo  il  prlnio  pose 
separataineute  al  fine  de'  libri  di  Columella  nelf  edizione 
Aldina ,  mentre  in  addietro  formava  uno  de'  libri  della 
grand' opera  di  quell' autore  de  re  rustica.  Altro  libro  della 
Cultura  de' campi  aveva  fatto  ad  esso  precedere  lo  stesso 
Columella ;'  ma  questo  ando  perduto  ,  forse  a'  tempi  dello 
scrittore  medesimo,  perche  piii  dilTusamente  aveva  egli 
altrove  trattata  quella  materia.  Questo  volume  grossissimo 
e  abbondantemente  corredato  di  varianti  e  di  note,  tra  le 
quali  alcune  ne  vediamo  aggiunte  dai  diligentissimi  cditori. 
Non  senza  qualche  interesse  ci  siamo  arrestati  sul  discorso 
inserito  alia  fine  del  libro  vi  di  Columella  intorno  alle 
forme  delfasino  di  razza  ed  al  tempo  delP  accoppiamento, 
nel  qual  discorso  vediamo  accennate  ancora  le  osservazioni 
del  valente   veterinario  torinese  Briignojie. 

Un  avviso  del  tipografo  posto  in  fronte  all*  Orazio  ,  rende 
ragionc  della  scclta  che  opportunamente  si  e  fatta  del  testo 
emendato  dal  Doering.   Vi  si   paila    pure  Ijrevemente  dello 


364  APPENDICE 

dotl  d\  Orazio ,  del  suo  perpetuo  studio  d' imitare  1  Greci , 
e  si  fa  vedere  non  essere  cotale  studio  riprovevole„  benche 
il  Corcirese  tra  di  noi  conosciuto  sotto  il  nome  di  Diclimo 
cherico  abbia  ardito  di  appellate  i  vei'si  oraziani  un  mosaico 
assai   bello,  composto  pero  di  pietrnzze   parie  e  lesbie. 

Segnono  la  vita  di  Orazio ,  scritta  da  Sveionio ,  ed  una  no- 
tizia  letteraria  di  Ora^io  stesso,  ti-atta  dalla  Bibliotcca  latiiia 
del  Fabricio  accresciuta  AaW Ernesti ;  poi  cominciano  i  cjuattro 
libri  de'  poenii  oraziani ,  die  tutti  in  quftsto  volume  con- 
tengonsi ,  come  pure  vi  si  trovano  il  libro  degli  Epodi  ed 
il  poema  secoiare  della  Iiicoluniita  delf  Iniju'ro ,  tutti  come 
al  solito  accoiiipagnati  da  perjjetue  annotazioni. 

In  un  articolo  inserito  in  questa  Biblioteca,  torn.  LVi, 
pag.  a85  e  seg. ,  parlandosi  delT  edizione  delle  opere  di 
Orazio  colla  traduzione  del  Massucco ,  fatta  dal  Bonfanti , 
si  disse  evidentemente  g,uasta  la  lezione :  me  doctarum  edercs 
prccinia  frontium  Diis  mlscent  supcris ,  sembrando  doversi 
leggere  te ,  come  altri  corressero ,  e  piii  recentemente  il 
Wakefield.  Anche  in  questo  volume  si  e  ritenuta  la  stessa 
lezione  me ,  siccome  adottata  dal  Doering ,  e  questa  giu- 
stificano  ottimamente  i  comentatori  co!  dicliiararne  il  sen- 
timento:  io  sono  poeta ,  e  cinto  della  corona  d' edera , 
premio  de'poeti,  sono  ammesso  al  concilio  degli  Dei.  Si 
soggiugne  che  i  poeti  pieni  di  un  divino  furore,  credono 
di  trovarsi  cogli  Dei,  di  vederli  e  di  udirli,  il  clie  si 
prova  col  verso  3  dell"  ode  xix  del  libro  II,  e  col  6 
della  IV  del  libro  iii.  L'edera,  come  ognun  sa,  era  sacra  a 
Bacco  al  pari  del  lauro ,  e  premio  insigne  de'  poeti ,  massime 
di  coloro  che  cantavano  le  lodi  di  Bacco ,  e  Virgilio  nel  v. 
a5  deir  egloga  vil  invita  i  pastori  ad  ornare  d' edera  il 
crescente  poeta.  —  Nella  stessa  nota  si  fa  vedere  che  al- 
cuno  non  potra  facilmente  accordare  al  Wakefield ,  che  il 
Te  invece  del  Me  riferire  si  debba  a  Mecenate.  A  questa 
lezione  si  oppongono  i  codici  tutti  e  tutte  le  migliori  edi- 
zioni,  oltre  di  che  e  facile  il  vedere  che  essa  si  oppone 
al  contesto ,  ed  e  contraria  al  buon  senso  ed  alia  natura 
di  tutto  il  componimento.  Se  fu  ainmessa  come  semplice 
conghiettura  dall'  Have ,  veixne  come  in  nessun  conto  te- 
nuta  dal  Mitscherlich ,  e  vittoriosaraente  combattuta  dal  Ja- 
ni,  dal  Vanderbourg  e  dal  Doering.^  celebri  interpreti  del 
Venosino.  Si  aggiugne  che  Mecenate  non  fu  mai  poeta  j 
che  quindi    alia    sua    fronte    non    si    addiceyano  le  edere , 


PARTE    ITALIANA.  365 

premio  de'dottl  vati ,  e  cli'egU  al  pari  dl  Orazio  non  po- 
tcva  introdursi  nel  consorzio  degli  Dei:  se  cio  avesse  Ora- 
zio  attribuito  a  Mecaiatc ,  evitata  noa  avrebbe  la  taccia 
di  basso  adulatore  ,  tanto  piu  clie  Mecenate  da  tutta  Roma 
riguardavasi  come  uomo  di  pessiuio  gusto  nello  scrivere 
anclie  in  prosa ,  e  Augusto  stesso  lo  proverbiava  pel  suo 
stile  molle ,  artilicioso  e  leccato ,  die  alcuiio  de'  nostii  mo- 
derni  c!iiamerel)be  sdolcinato.  Ne  Orazio  tampoco  puo  es- 
sere  tacciato  di  jattanza,  se  in  cjuesto  luogo  egli  si  acco- 
iiioda  al  precetto  da  esso  altrove  esposto ,  di  usare  di 
qiieir  allerezza  die  e  ridiiesta  dai  nieriti.  Qiieste  parole  da 
noi  aggiugnersi  doveano  a  rettificazione  del  suddetto  articolo. 
Steso  gia  cjuesto  articolo,  ci  e  giiinto  il  secondo  volume 
delle  opere  Oraziane ,  die  e  il  LXXIX  della  Collezione.  In 
questo  si  contengono  le  Satire ,  poi  i  due  libri  delle  Ejji- 
stole,  con  due  indici  alia  fine ,  T  uno  copiosissimo  delle 
parole,  T  altro  de' nomi  proprj  contenuti  in  quelle  opere. 
Anclie  in  questo  volume  ci  venne  fatto  d'aramirare  la  stessa 
accuratezza  nella  correzione  del  testo  e  la  stessa  scelta  ed 
uberta  delle  note. 


Sopra  Roma.  Sciold  dl  Pietro  Marocco.  —  Milano , 
i83o,  presso  A.  F.  Stella   e  figli. 

Piii  volte  abbiamo  parlato  del  sig.  Pietro  Marocco  ;  ed 
ora  torniamo  a  lui  volentieri,  perclie  le  sue  produzioni  ci 
persuadono  sempre  piii  die  i  diligentl  suoi  studj  appianan- 
dogli  finalmente  ogni  diflicolta,  lo  collocberanno  tra  breve 
nel  novero  de'nostri  migliori  scrittori.  Egli  sente  qual  poesia 
si  conviene  a'  suoi  tempi ;  e  se  qualche  volta  puo  dirsi 
che  la  facolta  di  significarla  non  corrlsponde  in  tutto  alia 
forza  ed  alia  dirittui-a  del  sentimento,  nessuno  vorra  ne- 
gate per  certo  ch'  egli  non  abbia  gia  fatti  notabili  passi 
verso  quel  punto  al  quale  visibilmente  s'  e  indirizzato.  Di 
tempo  in  tempo  si  veggono  anche  in  questo  componimento 
alcune  reminiscenze  di  una  scuola  dalla  quale  T  autore  si 
vien  dilungando:  e  queste  reminiscenze  non  istanno  punto 
nei  nomi  delle  Grazie ,  di  Temi,  di  Marte  e  di  qualche 
altra  divinita  da  lui  ne*"  suoi  versi  introdotta ;  ma  in  certe 
fantasic  che  usurpano  il  luogo  a  quelle  pensate  sentenze , 
ed  a  quelle  osservazioni  delle  quali  il  signor  Marocco 
non  ha  penuria  giammai,    Noi  ne    accenniamo   tre  eseinpi 


366  APPENDICE 

air  antore  (  pag-  lo  Forse ,  ecc,  pag.  i5  Vdi,  ecc.  e  pag. 
46  £  corre ,  ecc),  perche  da  lui  piii  die  da  molti  lettori 
sperianio  che  debba  esser  sentita  la  necessita  di  sbandlre 
sifFatti  ornamenti  da  quella  poesia  a  cui  egli  consacra  il 
robusto  siio  iagegno.  E  in  vece  poi  di  ogni  lode  trascri- 
viamo  i  seguenti  versi : 

La  pei  superbi  spazi  intermiriad 

Che  all'  inimenso  tesor  fanno  delubro  (i)  .  .  . 

Tacito  m  innoltrai.  Scese  una  plena 

Nello  spirko  mio  cT  inimaginosi 

Lampi ,  e  la  gloria  un  folgore  nel  core 

Avveniommi:  la  gloria  che  cotante 

Mani  sveglib  daW  infingarda  lebbra 

A  lavori  immortali ;  ed  a  concetti 

Che  colla  luce  splenderan  del  sole 

Cotanti  ingegni  sollevb,  cotante 

A  viagnalmi  sudor  largi  corone. 

Qua  e  la  locate  sul  terren  che  calde 

D'  imitta  forza  e  di  robusio  senno 

O  di  santa  pieta  I'  orine  serhava  , 

Questi  sorgevan  siniulacri  .... 

Oh  care  vie  si  popolate !    oh  santi 

D'  immagini  istruenti  orti  e  lavacri ! 

Oh  penetrali !  non  fiducia  e  amico 

Segreto  di  reita  ,  ma  neW  ornato 

Consiglieri  di  tema  e  rdigione  !  ecc. 


Novclle  di  Diodata  Saluzzo  Roero.  —  Milano ,  i83o, 
per  Viucenzo  Ferrario.    Un  volume  in  8.°  piccolo  , 
r  di  pug,  366. 

Qneste  novella  appena  uscite  in  luce  vennero  con  lode 
annunziate  da  alcuni  giornali  ,  e  se  a  ricordarle  ora  altro 
luotivo  per  noi  non  rimanesse  che  quello  di  ripetere  le 
altrui  lodi ,  pur  non  lascerennno  di  farlo  per  la  stiraa  che 
ben  si  deve  alia  chiarissima  autrice.  Crediamo  poi  tanto 
pill  di  poterlo  fare  in  quanto  ne  sembra  che,  separata- 
mente  da  quelle  lodi,  vi  sia  a  dir  qualche  cosa  intorno 
alia  scelta  de'  soggetti    ed  al  genere    del    componiaiento  a 

(1)1  Musei. 


PARTE  it;vlia.na.  ZOj 

ciii  la  signora  Saluzzo  voile  drizzare  ii  nervo  del  sno  ia- 
gegno;  ne  pensiamo  con  cio  detrarre  alle  lodi  cli' ella  ot- 
teane ,  poiclie  que' glornali  non  si  occuparono  di  tale  ar- 
gomento. 

Ben  sappiamo  che  qiialclie  aceibo  spirito  non  ha  man- 
Ciito  di  cliiamare  la  pubblicazione  di  queste  novelle  un'altra 
sfortunata  incursione  del  romanticismo  vestito  da  novel- 
liero  ne'  canipi  del  Bello ,  e  guidato  dalla  Pantasilea  del 
Romantici ;  ma  e  nostra  opinlone  che  il  vero  non  si  abbia 
mai  ad  avvolgere  nel  manto  del  rldicolo ,  la  ove  cio  non 
pno  farsi  senza  mancare  ai  piii  delicati  riguardi  della  cor- 
tesia  sociale.  La  signora  Saluzzo,  coUa  letteraria  riputa- 
zione  che  si  e  procacciata ,  onora  come  donna  il  suo  sesso, 
e  chi  al  pari  di  lei  ha  lodevolmente  adempiute  le  speranze 
date  fin  sui  prinii  albori  di  una  lunga  giornata ,  merita 
venerazione ,  quantunque  possa  aver  sull'  ultimo  inciampato, 
men  per  difetto  d'  ingegno   che   per  errore  di  giudizio. 

E  mania  de'  nostri  giorni  1'  andar  razzolando  fra  le  ma- 
cerie  de'  secoli  barbari  e  le  desolate  torri  dell'  abbattuto 
feudalismo  per  cercarvi  argomenti  da  cantarsi  al  secolo 
della  civilta  e  della  moderazione  :  e ,  per  colmo  di  strava- 
ganza ,  di  cio  si  fanno  promotori  quegli  stessi  che  pur 
vantando  liberi  sensi  e  nobilta  di  pensamenti  pare  abbiano 
giurato  di  far  rivivere  que'  tempi  di  oppressione  e  di  av- 
vilimento,  coirabbellirne  a  tutto  studio  I'iramagine  ed 
avvezzarvi  le  menti  del  popolo.  Ogni  opera  dell'uomo,  se 
non  e  fuor  di  cervello ,  debb'avere  uno  scopo,  ed  alcun 
altro  ragionevole  non  ne  potrebbero  que'  tali  a  loro  difesa 
addurre ,  se  non  di  crescere  negli  animi  1'  abborrimento 
di  que'  tempi,  col  presentarne  una  viva  pittura.  Ma  noi 
risponderemmo  che  miglior  senno  sarebbe  il  non  parlarne 
aflatto,  per  non  dar  luce  ad  epoche  che  sono  nell' univer- 
sale o  ignorate  o  malnote,  o  meriterebbero  di  essere  ad 
un  perpetuo  obblio  condannate  onde  non  si  faccia  nuovo 
insulto  colla  rimembranza  di  esse  ai  diritti  di  quell'  uma- 
nita  che  si  a  lungo  impunemente  oltraggiarono.  Senza  di 
che  nel  modo  ch'essi  tengono  per  giugnere  a  questo  lor 
preteso  intendiraento,  non  sono  dissimili  da  colui  che  per 
accertarsi  della  purita  d'  un  giovinetto  gli  parlasse  di  pec- 
cati  che  forse  non  conosce,  o  che  per  ispirargli  T  orrore 
della  dissolutczza ,  gliela  rapprcscntasse  sotto  le  scmbianze 
di  una  Veuere ,  adorna  di  tutli  que'  prestigi  che  piii  pos- 
souo  sncrvar  Tanimo  e  liisiugarc  i  sensi. 


36(S  APPENDICK 

La  slgiiora  Saluzzo  ,  bramosa  di  fare  una  prova  del  sao 
iiigegno  lia  scosso  polverose  cronache  e  tarlate  pergamtiie 
onde  caiitare  strani  casi  d'  amore  ed  oscuri  o  infanii  de- 
ILtti  di  prepotent!  castellaai.  Tali  sono ,  tranne  la  morte 
di  Eva,  gli  argoinenti  delle  novelle  acritte  dalla  nobil  donna: 
ma  perclie  andar  cercando  tempi  e  costiimi  si  dai  nostri 
difFerenti,  e  privi  percio  di  quell' interesse  che  in  tiitte  le 
opere  del  Bello  e  indispensabile  requisito  ?  Che  direste 
d'  un  architetto  che  si  afl'acceiidasse  in  raccogliere  le  sparse 
rovine  di  qualche  gotico  edidzio  ,  e  costruitone  un  ammasso 
qualunque  a"  vostri  sguardi  con  compiacenza  lo  additasse  ? 
Eppnre  se  parlaie  alia  iiiente  si  potesse  con  tanta  evi- 
denza  come  agli  occlii  si  parla  ,  non  parreljbe  di  questa 
men  grande  la  stranezza  di  que'  cercatori  di  barbare  anti- 
caglie.  E  il  medio  evo  un  caos  in  cui  gU  elementi  di  un 
mondo  sconvolto  vanno  tra  loro  orrendamente  lottando  e 
rilottando ,  fiaclie  ne  esce  un  mondo  novello  ,  ordinate  a 
gentllezza  di  costumi ,  a  dignita  di  vivere ,  a  santita  di 
leggi ,  a  verita  di  sapere.  Perche  dnnque  aggirarsi  in  quel- 
r  antica  confiisione  per  ritrarne  con  tanta  soUecitudine  tetre 
seml)ianze  e  contratfatte  figure?  Che  cosa  direste  di  colui 
clie,  messo  il  piede  in  un  campo  il  quale  gia  tempo  servi 
di  cimitero,  e  clie  poi,  ridotto  a  coltara,  rigoglioso  di 
biade  or  fiorisce,  andasse  ne' pingui  solchi  rovistando  per 
disotterrarne  cranj  ed  ossa  umane  ,  avanzi  nefandi  di  se- 
polta  strage  ?  Cessi  dunque ,  se  pur  giova  sperarlo ,  cessi 
finalmente  cotesta  smania  di  vaneggiare  in  un  tenebroso 
passato ,  e  facciano  gl'  ingegni  un  miglior  uso  di  lor  forze 
eleggendosi    piii    degni    argonienti, 

Che  non  son  fole  antiche  e  vani  amori. 
E  se  a  questo  voto  e  lecito  aggiungerne  un  altro,  cessi 
ad  un  tempo  quello  sciagurato  novellare  che  altro  non  sa- 
pendo  fuorche  gonhar  di  chimere  gli  oziosi  cervelli ,  stra- 
scina  pero  gli  animi  ai  piii  funesti  traviamenti  coU'alte- 
rarne  il  sentire  e  coU'educargli  alia  sfrenatezza  delle  pas- 
sioni. 

Che  se  dovessimo  far  da  ultimo  un  cenno  del  modo 
onde  la  signora  Saluzzo  ha  trattato  le  sue  novelle ,  noi 
diremmo  ,  senza  pero  niaL  fraudare  a  quell'  alta  opinione 
che  del  suo  merito  abbiamo,  essere  elleuo  quanto  alio  stile, 
si  nella  prosa  che  nel  verso,  mancanti  di  scorrevolezza  e  di 
<|uella  uobile  facilita  che  al  bello  scrivere    si  vogliono ,  e 


PARTE   ITALI.VNA.  869 

quavito  air  invenzione  ed  alia  condotta  essere  destituite 
tl' iiitciessc  dramiuatico,  di  azione  e  di  cai'atteri ,  e,  (juel 
cir  e  pPgg'O,  di  vcrisimiglianza.  Sarenio  pero  solleciti  di 
eccettuare  1' Isabella  Losa  ed  aiiche  la  Caspara  Staiiipa, 
le  cjuali  ne  senibrano  noii  indoj^ne  della  nobile  autrice;  e 
concliindeiemo  osservando  clT  ella  lia  colle  sue  uovelle 
dato  ua  nuovo  esempio  die  anclie  ad  uii  buon  ingegno  , 
(juaudo  eutri  iii  cattiva  strada ,  e  forza  siuarrirsi. 

Favole  di  Giovanni  Gay  c  Odoardo  Moore  con  alcunc 
altrc  di  Edinondo  Burke ,   dalC  originale  inglesc  re- 
cale  in  versi  italiam  datl abate  Gactauo  G.ijicnjat. 
Brescia,    iH'6o ,  prcsso    Angela     Vallotli    tipografo  , 
in  8."  di  pag.  396. 

Senza  nulla  detrarre  al  merito  delle  favole  di  Gay,  ed 
alle  satire  anziclie  tavole  di  Moore  e  di  Barker  noi  ci-e- 
dianiu  di  poter  asserire  clie  il  vettureg;;iaie  componinieuti 
di  (juesto  genere  da  stranieri  iinrni  neirArao,e  ini  portar 
cavoli  a  Legnaja.  Chi  uou  couosce  tra  noi  nn  Pignotti , 
un  Passeroni ,  un  Bertola  ,  un  Roljeili ,  un  Perego,  nn  Glie- 
rardo  de' Rossi  e  cent' altri  favoleggiatori  e  scrittofi  d' apo- 
loghi?  Chi  tra  i  satirici  non  ricorda  un  Ariosto,  un  Adi- 
mari ,  nn  Soldani,  un  Alamanni ,  un  Bentivoglio,  un  Men- 
zini ,  un  Rosa,  un  Aifieri ,  un  Elci ,  e  tutta  quella  nunie- 
rosa  scliiera  che  scrisse  tanti  e  tali  capitoli  satirici  clie  se 
il  raondo'si  potesse  colla  censura  de' costumi  x'i  forma  re , 
gia  saremmo  da  un  pezzo  tornati  alia  felice  eta  dell'  oro  ? 

II  signor  abate  Gargnani  avrebbe  dunque  nieglio  impie- 
gato  il  suo  tempo  giovandosi  in  tutt' altro  della  sua  cogni- 
zione  nella  lingua  inglese  e  del  sua  genio  clie  al  tradurre 
e  al  verseggiare  lo  trasporta.  IMa ,  di  grazia,  quale  e  quanta 
e  cotesta  cognizione,  di  che  tempra  e  cotcsto  genio,  e 
quale  il  suo  verseggiare '  Oh  fastidiose  domande !    Se  diamo 

fede   alia   prefazione  deU'autoro ossia   delPeditore,   U 

merito  della  novella  traduzionc  del  chiarissimo  abate  Gargnani , 
e  cosa  certa ;  nia  per  noi  vuole  a  tutte  tre  quelle  domande 
rispondere  T  esame  d' una  sua  qualunque  favola  tradotta. 
Si  apra  dunque  il  libro  del  signor  Abate:   ecco  ^  a  pag.  8S, 

La  donna  riottosa  e  il  pappagallo , 
e  questa   e   la   20   delle  favole  di  Gay,   parte     prima.    Eb- 
bene ,  qui   ti  ha   un   Gay,  edizione  di  Londra  1790.,  c  qui, 

mOL  leal.  T.  LVlll.  24 


3  70  APPENDICE 

a  cai'te  yS  la  favola  stessa.  Vedlamo oli   signore! 

che  gnazzabuglio  ci  avete  vol  fatto?  Pazienza  ,  lo  steinpe- 
rare  i  concetti  ia  im  lago  di  parole,  il  cancellare  dal  testo 
qualche  idea  che  noa  vi  torna  bene  nel  verso ,  pazienza 
il  ]iigliare  talvolta  un  granchio  per  un  granciporro,  nia  al- 
terare  il  contesto  col  sopprimere  ,  trasportare,  cambiare  , 
attribuire  ad  uno  quello  ch' e  deU'altro,  travisare  in  soin- 
nia,  contraflFare  1' originate  in  modo  che  diventi  tutt'altro, 
ah  ...  ,  Perche  nessano  si  fidi  alle  nostre  sole  parole  , 
nietteremo  la  traduzione  letterale  a  riscontro  della  tradu- 
zione  poetica  del  signor  Gargnani ,    ed  ocjnuno  gindichera. 

Cominciamo  dal  punto  ov'  ha  principio  il  bello  della  Gar- 
gnaniana  versione : 

Un  marito,  cui  per  sua  penitenza  e  toccata  in  sorte  una 
di  quelle  niogli  stizzose,  che  da  mattina  a  sera  hanno  I'u- 
gola  in  moto  per  dir  male  del  prossimo,  si  lascia  pren- 
dere  un  giorno  alia  malinconia  di  ammonire  la  donna  del 
suo  peccato :  Ella,  come  angue  calcato ,  gli  avventa  que- 
sto  diluvio  di  parole : 


Traduzione  letterale. 
«  Luce  del  sole  !  La  volubile  lin- 
gua risponde:  ye'  1' aria  grave  che  si 
da  il  pazzo  !  veh ,  il  filosofo  !  Sara 
solo  sprezzato  il  piu  scelto  dono  dl 
natural   No,  non  t'  accigliare;  perche 


Trarlvzlone  flel  signor   Gargnani, 
Bella   arte   rispose   piesta 
QuelU  lingua  ,    ognora   lesta  : 
Ye'  il    saccente ,    il    sputatondo 
Che   il   miglior   dono    che   al   mondo 
Fe'   natura  ,   screditare 


io   Toglio  essere  ascoltata.   Guarda  mo'      Vuol   col   sciocco   suo  parlare  ! 


come  le  donne  si  vorrebbero  bella- 
roente  sopraffare  ;  nifgato  perfiao  il 
privilegio  del  pappagnllo.  Voi  ne  ap- 
prezzate  il  cicaleccio  ,  lo  stridulo  can- 
to ,*  ma  le  donne  devono  sempre  aver 
torto.  » 

E  qui  Ic  riputazioni  Tolarono  in 
pezzi  di  madri ,  di  figlie  ,  di  zie  e 
di  nipoti :  ella  corse  tutto  il  linguag- 
gio  del  pappagallo  ,  sfacciato,  turpe, 
da  ubbriaco  ,  scurrile  e  mereiricio  ; 
£u  tutto  il  ses?o  ella  sfiiga  la  sua  fu- 
ria,    giudica   e   condanna    senza   giari. 

Ad  un  tratto  il  torreiite  delle  sue 
parole  allarmo  gatto  ,  scimia ,  canj  e 
uccelli  :  Tutti  uniscono  le  loro  forze 
per  reprimeria  ,  il  micio  soffia  {sputa), 
la  Bcimmia  strilla  a  lei  d'  intorno  ;  il 
cane  latrantc  le  sue  calcagna  assalta ; 
la  pica  divulga  tutii  i  suoi  errori  ;  e 
il  pappagallo  infuriato  dalla  sua  gab- 
Lia   col  seguent*   rimbrotlo  ,  trionfan- 


Ma  non  farmi  il   viso   fiero, 
Sent!   un   poco   il   mio  pensiero  : 
Si   che  proprio   in    tjucsta    etato 
Son   le   doune   ben    ^pacciate , 
Ch'  e    virtu   in    un  parrocchetto  , 
Quel   che  e   sommo   in   noi   difetto. 
Gran    portento   udir    vi   pare  , 
Se  M    sentite   a   cinguettare  : 
E    se  mai   dietro   alle  donne 
Grida  forte:   putte  ,   monne  ! 
A   coiai   motti   villani 
Voi   battete   pur   le  mani? 
E    s'  lo   parlo    in    tal    nianiera  , 
Son   riottosa ,   son  ciarliera. 
]S'e   fiatare   piu   non    posso  , 
Che   a  tua   delta   i  panni   addoiso 
Non   istrazi   a   questa  ,    a   quella, 
Sia   pur  zla  ,   iiezza  ,  o  sorella, 
E   per  me  gli   e   grave  fallo 
Cio  che   e   lode   al    pappagallo. 

La    tua  causa   mal   difendi  , 
Wolto   m«le   tu   la   p.  end: 


PARTE   ITALIANA.  871 

do   tl«ll«  sua    voce  ,    represse     la     sua  Sul   juo  ciritto  :    on   pnrrocclietlo 

rabbit.  Sol   si   prendc   per    diletto  , 

■«    Uii   pappagallo   c  stimato  pel  soo  Clie   si   ha   delle   sue    ciaric: 

parlare  ,  ma    le     donne    ciarliere    soiio  Ma   una   donna  ,    che   nidi  parl«  , 

tliiprcizate.    Colei  clie  attacca  1'  altrui  E   1'  onor   dell'  altre   otVeiida  , 

ouore   s' attira    contro   ogni    C05a    vi-  Trova   ognor    chi    gliele   icnda. 

vente.  Pensate  ,   madama  ,   quando  sli-  E   a  tuo   grado   puoi   sfiatnrti  , 

rate   i     vostri     polraoni ,     die    tutti   i  Cli'  anclie   I'  altre  a   rimbeccarti 

vostri  vicini  banno  anch' essi  lingua:  Ihin    la    lingua   nguzza   al   paro 

un    calunnjatore    56    ne    procura    dieci  Delia   tua  :    ne    gli    e   di   raro 

niila  ;    il   nioudo   con   intercsso  paga  il  CUc  una  betla   ne   trae    cento 

debito.    »  A I  belKardo   in   un   niomcnto  , 

I'erclic   il   niondo  a  cbi  fa  male 
Paga   il   pro   Eul  capitale. 

Or  bene,  die  te  ne  pare,  o  lettore?  Ya ,  e  fidati  alle 
lodi  degli  editor).  Leggi  e  troverai  in  qaesto  libro  il  bu;or, 
i\  giuijoloso  ( pag.  94),  le  latora  (i5i),  il  fojoso  (3^7)  ed 
altri  giovinetti   vezzi  di  tal  genere. 

Leggi  e   vi  troverai  di  questi   versi  ottonnrj. 
Tut  to  il  bel  di  mia  eta  verde  (  77  ) 
Repe ,  e  pel  marin  cristalli  (146) 
Sappi  fral  fiore  meschino   (  i  3  6 ) 
In  codeste  lor  passioni 
Ai  pill  graiidi  oinaccioni  (  77  ) 
Ne   vi  mancano  anche  di  qnesti  endecasillabi 

Sono  fors'  to  die  vi  fa  esser  rei  (36) 
Signer  si. 

A  noi  sul  dosso  e  gli  arcion  v  inforcid  (i3o) 
Einpiendo  t aer  di  lor  nitriti  altieri  (i3i) 
All!  per  carita,  signer  Gargnani,  noa  si  tratta  poi  clie 
d' oreccliio  qui,  e  potete  cosi   sljagliare? 

Ve  ne  voglianio  dir  una  ancora  ,  e  basti.  Se  nella  rostra 
prefazione,  ossla  nella  prefazione  dell'editore,  ci  avvertite 
die  vi  siete  permessa  la  discreta  Ucenza  cC  accorciare  la  mo- 
rale, la  dov' e  poco  acconcia  ai  nostri  costunii,  perclie  non 
vi  siete  anche  preso  la  Ucenza  d' accorciare  I' invnoralita  , 
la  dove  non  e  acconcia  ai  costumi  di  nessuno?  Se  ne  trova 
ua  esempio  a  pag.   i5o. 

In  morte  di  donna  Isabella  Alfani  Riccl,  Elegie  del 
cavaliere  Angela  Maria  Ricci.  —  Pisa,  i83o,  li- 
pografia  Nistri,  in   12.° 

Le  sei  Elegie  del  cav.  Ricci  spirano  quella  (IcMIe,  nia 
»oave  aruiouia,  die  t"u  gia  il  carattere  pnuiiiivo  di  qiicslo 


3-2  APPENDICE 

genere  di  compoiiiinenti.  Esse  fnrono  a  lul  tlettate  dal- 
ramore  e  dalla  doglia^  ed  ei  le  scrivea  contemplando  la 
tomba  deir  estinta  dolcissima  sua  coiisorte  Isabella  Alfani; 
e  le  iutitolava  airamico  suo,  il  commendatore  Tliorwaldsen, 
del  cni  inslgne  scalpello  e  opera  quella  tomba.  E  siccouie 
avvenir  suole  alle  aniine  belle  nella  perdita  di  cio  che 
aveano  di  piii  caro,  vieii  egli  il  dolor  suo  quasi  disacer— 
bando  coUa  rimembranza  de'  casi  oh'  ebbe  colia  coasorte 
sua  comutti.  Tale  rimembranza  fassi  per  lui  ogiior  piu  viva 
nel  contemplare  il  geiiio  delP  Amor  slnccro  scolpito  sulla 
tomba,  in  cui  e  il  ceuere  di  lei  die  gli  fu  cagion  di  la- 
uiento : 

Sol  qiiando ,  aid  Morte  piii  poteo  che  Amore! 

Nel  leggere  le  quali  melodiche  lamentazioni  noi  ancora  ci 
sentimmo  sospinti  al  dolore  e  al  pianto. 


Lczione  delV  abate  Michele  Colombo  intorno  al  fa- 
vellare  e  scr'wcre  con  proprietd. —  Farma ,  i83o, 
per  Giuseppe  Paganino ,  in  8.°  pice,  pug-  44. 

Poclii  libri  uscirono  in  Italia  a  questi  ultimi  anni ,  die 
fossero  coronati  di  tanto  pubblico  favore  ,  quanto  le  Lezioni 
del  Colombo  suite  doti  principrdi  d'  una  colta  favella.  Esse 
vanno  per  le  maiii  di  tutti,  e  con  grandissjmo  frutto  leg- 
gonsi  non  eolo  da'  giovanetti  a  cui  sono  ri volte  ,  ma  dai 
lore  maestri  e  da  ogiii  altro  a  cui  scaldi  il  petto  alcun 
amore  della  patria  lingua.  A  questo  lucidissimo  serto  di 
precetti  graminaticali  1'  autore  ha  aggiunto  ora  una  gemma 
che  ci  pare  accrescerne  d'assai  lo  splendore  •,  e  se  si  con- 
sider! poi  ch' essa  e  parto,  come  ci  attesta  egli  stesso  in 
sul  bel  cominciare  della  nuova  lezione ,  della  sua  decrepi- 
tezza,  non  puo  non  destarsi  in  noi  altissima  maraviglia 
dal  trovarvi  per  entro  tanta  freschezza  d'  idee ,  tanto  or- 
dine ,  tanta  squisitezza  di  giudizlo.  Si  racconta  che  1'  abate 
Colombo,  teniendo,  per  la  tanto  grave  eta,  di  avere  in 
questa.  lezione  fatto  cosa  indegna  della  pubblica  luce ,  fosse 
in  procinto  di  consegnarla  alle  tiamme,  e  che  ne  venisse 
impedito  da  un  suo  amico.  Se  non  mentisce  la  fama  ,  sieno 
rendute  publiUche  grazie  a  dii  ci  conservo  cosi  pregevole 
sci'ittura. 


PARTK    TTALTANA.  SjS 

Discorso  del  profcssore  Giacomo  TonniAf^iNt  ,  letlo 
in  occasione  del  siio  ritoriio  all  Uidvcrsitd  di  Par- 
ma il  ^  dlcembie  1829.  — Parma,  i83o,  coi  tlpL 
Bodoninni  ,   in  8.° 

E  dcJicato  tlalPaiitore  airangusta  arciduchessa  Maria 
Luigia ,  die  alle  tante  Ijeneficcnze  die  va  ogni  di  spar- 
gendo  sugli  avveiiturati  siiol  sndditi  voile  aggiugnere  quella 
])nre  di  restitiiire  al  liinghi  voti  di  qnesii  il  loro  illiistre 
concittadino. 

Qnesto  eloqnente  discorso  tiitto  si  agglra  snl  ritorno 
deirautore  in  Parma  (  dopo  quasi  tre  liistri  di  asseiiza  e 
d' iiisegnameuto  ileila  dinica-iiiedica  neir  Uiilversita  ponti- 
ficia  tli  Bologna),  e  suli\-iinoi-e  della  patria.  Se  iion  ci 
fallisce  il  giudizio,  a  noi  pare  clie  questo  commovente 
argomento  non  fosse  stato  trattato  avanti,  in  orazione  ac- 
cadeinica,  con  taiito  afletto ,  coa  piii  accoucia  e  sohria 
erudizione  e  con  maggiore  dignita.  E  fama  die  quando  fii 
recitato  dalla  cattedra  ne  ando  commosso  1'  immenso  udi- 
torio  a  tale    die    podie    ciglia  ne  uscirono    asciutte. 

Non  potenimo  a  meno  di  ainmirare  quel  sentimento  di 
delicata  riconoscenza  die  dqmina  pnre  in  questa  orazioue 
verso  i  suoi  antidii  benefaitori ,  verso  i  miovi ,  verso  i 
cari  parent! ,  verso  i  snoi  precettori ,  verso  la  dotta  citta 
die  lo  accolse  per  quindici  anai  con  tanta  memorahile 
ospitalita ,  ed  il  vide  allontanarsene  con  si  gran  dispia- 
ceaza  (i). 

Manuale,  ossla  Gnida  per  migllorare  lo  stdc  dl  Can- 
celleria,  ccc,  dl  Giuseppe  Dembsher.  —  Bldano  , 
i83o,  coi  tipi  di  C.   M.  Destefanis. 

Ginsto  e  senza  dnhbio  il  lameuto  del  nostro  autore  contro 
lo  strazio  die  si  fa  della  lingua  italiana  da  moiti  impiegati 
puliblici ;  e  si  aggiiinga  pnr  francamente  da'  notaj  e  dagli 
avvocati,  generalmente  parlando.  II  male  e  venuto  a  tanta 
gravezza  die  i  vocaboli  o  barbari  o  barbarainente  abusati 
costituiscono  una  specie  di  gergo  a  cni  sono  stranieri  del 
pari  e   il  volgo  ed  i  dotti.  Noi  dnnque    lodiamo    il    signor 


(i)  Vfdi   Ci'/Liw    storico    suUa    istituzinrie    della  Societa  medico- 
chirurgicii  di  Bologna^  ivi   i83o,  da  pag.  xxi   a  xxm. 


374  APPENDIOE 

Dembslier  di  qnesta  sua  operetta ,  ilalla  quale  sperlamo  clie 
possa  venire  bnon  frutto  ^  tanto  perclie  le  cose  ivi  conte- 
nute  ci  pajono  in  generale  verlssime,  quanto  perclie  a 
far  nascere  il  tlesiderio  e  la  cura  di  fuggJr  qnestl  errori 
non  mancava  forse  se  noii  dil  uscisse  una  volta  a  mostrare 
che  non  passano  inosservati  ne  senza  scorno  di  clii  gli  usa. 
Noi  piuttosto  per  dimostrare  d' aver  letto  il  llbro ,  clie  per 
desiderio  di  censarare,  noteremo  una  sola  cosa  fra  le  regole 
grainmalicali.  delT  autore. 

N.°  34.  u  Con  licenza  il  Tasso  si  permise  la  ben  comincia 
11  inipresa.  ToccA,  compba,  comincia,  in  luogo  di  toccata, 
'I  cominciata  si  vuole  adoperare  nelle  prose  famigliari , 
"  nelle  gravi  non  mai :  meno  pol  nelle  poetiche  scritture.  >/ 
La  regola  dovrebbe  quasi  invertirsi :  egli  e  certo  almeno 
die  i  participj  dei  quali  qui  trattasi  mal  si  usano  senipre 
dai  poeti ,  i  quali  dicono  senza  sincope  compro,  tocco,  co- 
mincio.  Come  Cihi  non  compri  alia  mia  parca  mcnsn,  disse 
il  Tasso:  JVe  d' esser  tocco  da' suoi  sand  piedi,  il  Petrarca. 


Elogi  storlci  di  cinque  illiistri  Sacerdoti  di  Castclfranco 
dettati  neW  anno  18 12  da  Mousignore  Scbastiano 
SoLDATi ,  pubblicati  nel  giorno  di  sua  esaltazione 
alt  episcopato  di  Treviso.  —  Padova ,  1829,  coi 
dpi  della  Minerva ,  in  8.° 

Si  e  rallcgrato  altre  volte  questo  nostro  giornale  perdie 
alle  raccolte  di  poesie  solite  pubblicarsi  all'  occasione  di 
private  e  pubbliche  esultanze  siasi  sostituita  la  ristamjia  di 
qualche  preziosa  operetta,  o  1' edizione  di  qualdie  scritto 
inedito,  intitolandolo  alle  persone  che  s'infioravano  da  prima 
con  corone  d'ordinario  appassite.  Esprimiamo  la  stessa  com- 
piacenza  alia  Deputazioiie  di  Castelfranco ,  che  onoro  Tesal- 
tamento  di  Moiisignor  Soldati  alia  sede  vescovile  di  Treviso 
jiubblicando  alcuni  tra  i  molti  elogi  storici  dettati  gia  dal- 
r  illustre  Prelato,  quand' egli  sedeva  alia  direzione  di  quel 
ginnasio  municipale :  e  lo  facciamo  tanto  piu  volontieri  in 
quanto  che  vediamo  conservata  la  memoria  e  la  riputazione 
di  alcuni  uomlnl  insigni  die  tanto  ornamento  acquistarono 
alle  lettere  italiane.  Sono  essi  i  PP.  Domenico  Dotto  e  Lo- 
renzo Mazzocclii  dell'ordine  de' Servi  di  Maria,  1' Abate 
Girolamo  Glorialanza  ed  i  PP.  Giuseppe  Francesco  Frassca 


PARTE    ITALIAlNA.  Sj^S 

e  Giuseppe  Antonio  Trento  Minoi-i  Conventnali  ,  apparte- 
nenti  tutti  al  INIanicipio  di  Castelfranco.  IMonsignore  Soldati 
prendendo  a  considerare  principaUnente  il  merito  loio  scien- 
tifico  e  letterario,  con  istile  teiso  e  liorito,  quale  si  con- 
viene  a  cfuesio  genere  di  comporre,  ricorda  gli  studj  die 
eglino  lianno  fatto,  il  metodo  clie  segiiirono  nel  percorrerli , 
la  felice  loro  riuscita ,  V  indole  ed  il  carattere  de'  loro  sci-itti , 
la  lode  clie  uicritaniente  loro  derive j  senza  risparniiare , 
ove  spontanee  cadevano  ed  opportune ,  alcune  riflessioni 
tendenti  a  dirigere  ed  afTrancare  la  gioventii  sulle  Ijelle 
vestigia  da  esso  loro  segnate,  onde  crescere  all' onor  delle 
lettere  ed  alia  gloria  del  patrio  Municipio.  I  tipi  della  Mi- 
nerva con  un' edizione  nitida  ,  splendida,  correttissima  con- 
corsero  egregianiente  airintento  del  deputati  di  Castelfran- 
co, perclie  Tomaggio  clie  essi  tributavano,  anclie  per  questo 
late,  tornasse  gradito  all' illustre  Prelate. 


Fita  di  Pietro  Aretlno  saitta  dal  Coute  Glammaria 
Mazzucchelli. — Mlliino,  i83o,  tip o grafia  dl  Fran- 
cesco  Souzogno  e  cuinp. 

Non  sappiamo  se  la  storia  letteraria  di  verun  altro  paese 
faccia  menzione  di  un  uonio  tanto  singolare  quanto  Pietro 
Aretino,  Ch'egli  I'osse  dotato  di  sj>irito  non  ordinario  ne 
sono  prova  i  suoi  librl :  clie  poi  I'ingegno  gli  fosse  gran- 
dissimo,  saremuio  quasi  tentati  di  crederlo  sulla  fede  di 
molti  contemporanei ,  i  quali  per  aver  conversato  con  lui 
lianno  potuto  conoscerlo  nieglio  clie  non  facciam  noi.  Del 
resto  la  storia  non  tace  clie  niolta  parte  degli  encomj  a  Ini 
dati  si  vuol  recare  al  desiderio  clie  avevano  i  lodatori  di 
fuggirne  la  maldicenza ,  piuttostoclie  al  merito  del  lodato. 
Quindi  se  fn  divinizzato  da  molti,  fu  conculcato  da  altri 
con  modi  d'  inespriuiibile  vituperio :  ed  egli  die  avrebbe 
potuto  col  suo  ingegno  meritare  ogni  gran  lode,  coUa  sua 
condotta  e  coUe  opere  sue  giustifico  piii  die  in  parte  gli 
obbrobrj  die  si  divolgaron  di  lui.  Ora  di  tanto  romore 
ch' ei  suscito  nel  raondo  letterario,  e  del  quale  tanto  si 
piacque  ,  non  rimangono  se  non  pocbi  liliii  o  mediocri  od 
infami,  ed  una  noininanza  troppo  peggior  dell'oblio.  La  vita 
che  il  Mazzucctielli  ne  scrisse  e  meritamente  lodata ,  seb- 
bene  vi  si  trovi  pin  diligenza  a  raccogliere  ,  che  ingegno 
a  ordinare  o  ad  infondere  nei   inateriali  quella  vita  per  cui 


3-6  Aprr.  NDicE 

le  opere  dowll  scrittorl  si  dicono  creazioni.  Mnnca  soprn 
tutto  un  vero  g'mdizio  tlell'' aiUore ,  e  ua'' indagine  dei  iiio- 
tivi  pei  qnali  nil  nomo  di  scai'si  studj  pote  emergere  tanto 
famoso  in  un  secolo  t'ormicolante  di   veri  sapienti. 


Vins^s^i  a  Peklno ,   a  Manilla  ed  alV  isola  di  Francia 

fatti  negli  anni  1794  cil  1801   da  31.  De  Cuignes. 

Vcrsione  dal  franccse  di  F.  C ,  con  rami  colorati.  — 

Milano ,  1829-30,  presso  l  editor e  Lorenzo  iSonzo- 

gno.    Tomi  4  in   12.° 

Ci  compiaciamo  di  annnnciare  la  pubblicazione  di  qnesti 
viawgi  (  veramente  noii  molto  recenti,  e  puljblicati  gia  da 
pill  di  2,5  anni  in  Francia),  perclie  essi  mostrano  il  di- 
visamento,  con  cui  Teditore  Zore/j^o  Sonzogno  imprende  a 
continnare  la  bella  raccolta  de'  viaggi  dopo  quelli  di  Cook 
eseguiti  tanto  per  mare  qnanto  per  terra ,  incoininciata  da 
altri  della  sua  famiglia.  Da  cio  abbiam  luogo  a  sperare 
ch'egli  vorra  quanto  prima  pubblicare  alcuni  dei  via-gi 
piu  recenti,  del  quali  varj  se  ne  sono  eseguitl  in  qnesti  nl- 
timi  anni,  ed  assai  importanti,  non  meno  pel  paesi  a  cni 
furono  diretti,  die  per  le  notizie  di  fisica,  dl  astronomia  e 
di  storia  natiirale,  cbe  per  mezzo  dei  medesimi  ci  venne 
fatto   d'  acqnistare. 

I  viaggi  del  De  Gidgnes ,  benclie  £itti  da  piii  di  3o  anni  , 
destano  il  piii  grande  interesse ,  percbe  ci  danno  notizie 
molto  esatte  della  Cina ,  clie  altri  fuorcbe  il  De  Guignes 
non  avrebbe  potato  raccogliere,  per  la  sua  pratica  intelli- 
genza  della  lingua  cinese  e  per  la  sua  sorte  avventurosa 
di  essersi  trovato  addetto  ad  un'  amliasciata  al  sovrano 
della  Cina,  giacche  rare  sono  sifFatte  occasioni ,  e  in  altre 
non  sarebbe   niai   possibile   il   penetrare   in   quell'  impero. 

Di  una  sola  cosa  potremmo  dolerci,  ed  e  clie  la  rela- 
zione  di  un  viaggio  clie  duro  poco  meno  di  sette  anni  , 
e  die  per  conseguenza  dee  rlescire  lungliissima ,  non  ve- 
desi  distinta  in  capi  ne  in  paragrafi,  e  soltanto  si  comin- 
cia  in  ciascun  mese  a  notare  in  modo  poco  visibile  le 
giornate  del  viaggio,  senz' alcuna  distinzione  ne  pure  di 
anni.  L' introduzione  stessa  non  e  separata  dal  principio 
del  viaggio,  e  dopo  quattro  pagine  di  storia  del  modo  con 
cui  fu  disposta  1'  ambasciata  olandese ,  si  comincla  tostn 
dagli  avvenimenti  del  giorno  22   noveiubre   1794.     Si  dira 


P\nTE    ITALIANS.  3-- 

forse  clie  cosi  st  e  fatto  nell'  originale ;  ma  a  nol  senihra 
clie  rjualche  opportiina  Jivisione  avreljlie  potato  introdursi 
nella  traJuzione.  Fortnnatamcnte  alia  nieta  del  a."  volume 
coniinciano  le  osservazioul  sui  Cinesi  divise  in  capitoli,  e 
t]ueste  continnano  sino  alia  fine  del  4.° 

Semhra  altresi  clie  di  quella  prima  introdiizione  avreb- 
bero  potuto  tcniperarsi  convencvolmente  alcune  espressioni 
troppo  dure  riguardo  all' aiuliasciata  inglese  di  Lord  Ma- 
cartney, riguardo  al  poco  frutto  di  quella  spedizione,  e 
specialmente  riguardo  all'  orgoglio  niostrato  dai  Cinesi  nel 
vedere  Europei  venlrsene  dall' estreniita  del  niondo  per 
tributare  oma^gi  al  loro  impcratorc ,  inentre  dalla  relazione 
dell' anihasciata  inglese  scritta  dallo  Staunton  sappiamo  clie 
al  principio  del  vincgio  sul  liume  Giallo  tolte  furono  dai 
vascelli  le  liandiere  o  banderuole ,  clie  porta  vano  nn'iscri- 
zione  relativa  a  quel  preteso  omaggio.  Sembra  pure  clie 
in  ima  versione  italiana  di  que'  viaggl  si  sarebbe  potuta 
impinguare  quella  introduzione  senza  allungarla  di  mo'to , 
ed  accennnre,  p.  es.  ,  cio  clie  fatto  non  aveva  il  De  Gui- 
gnes  scrivendo  avanti  il  cominciare  di  questo  secolo  ,  la 
relazione  dell  anibasclata  olandese  alia  Cina  pubblicata  in 
Francia  da  Moreau  di  Saint  Mary,  I'ambasciata  inglese 
success! va  di  Lord  .-iinherst ,  e  le  relazloni  di  altri  vlaggi 
success!  vi. 

INIentre  ci  place  d' incoraggiare  1"  editore  alia  contlnua- 
zione  di  un'  opera  che  puo  certamente  riuscire  vantag- 
giosa  air  Italia ,  non  vogliaino  oniettere  di  raccomandargli 
una  inaggior  cura  riguardo  alle  sue  versioni.  In  quella  dei 
"viaggi  del  De  Guignes  iroviamo  molte  mende  die  troppo 
lungo  sarelibe  il  voler  qui  notare ;  qualche  oscurita,  qual- 
clie  tra voigiinento  di  elocuzione  trovasi  alia  pag.  i5  del 
tomo  i.°;  coci  alia  pag.  19  leggiamo  che  il  dope  pranzo 
Ic  montagne  s' allontanarono ;  dove  noi  crediamo  die  siansi 
omesse  le  parole  dalla  iista  ;  cosi  scorrendo  rapidaniente 
i  volnmi  ci  sjiiacque  di  vedere  non  iinmoreremo  a  discu- 
tere ,  V  acqua  ben  lisciata  e  bagnata  in  precede nza,  il  5a- 
pore  sdolciato ,  1'  apparenza  planibea ,  i  rampali ,  die  si  e 
forse  staiiipato  in  vcce  di  rampoUi ,  rffetti  da  vcrnice  y  ecc 


378  APPENDICE 

L' Archltettinri  di  Fitriwio,  tradotta  in  italiano  da 
Qnirico  ViviANi,  ilhisUata  con  note  critiche  ed  am- 
pliata  di  aggiunte  intorno  ad  ogni  genere  di  costru- 
zione  antica  e  moderna,  con  tavole  in  rame ,  per  opera 
del  tradnttore  e  dell'  ingegnere  arcliitetto  Vinccnzo 
TuzzT.  —  Udine,  i83o,  pei  fratelli  Mattiuzzi ,  ti- 
pografia  Pecile.  Fasc.  I,  in  8.°  fig.  (*). 

Deir  Architettnra  di  Marco  Vitruvio  Pollione ,  libri 
died,  pubblicati  da  Caiio  Amati ,  professore ,  ecc  — 
Milano-,  1829,  i83o  ,  Giacomo  Pirola.  Tamo  I, 
fascicolo  IV.  Prezzo  di  ciascun  fascicolo ,  in  4.° 
ital.   lir.   8.   5-,   in  fogllo  ital.   lir.    12.   85. 

Ora  che  volge  al  suo  fine  la  splendida  edlzioae  del  Vi- 
truvio coi  commenti  del  Polcni  e  dello  Stratico  fatta  in  Ud'uie 
dai  fratelli  Mattinzzi  (i),  sidadai  medesiml  principio  a  qnella 
della  traduzioae  italiana  del  testo  Vitniviano  con  note  ed 
aggiunte;  e  qnesta  non  potra  se  non  die  rluscife  gratissima 
agli  studiosi  itaiianl ,  pei'clie  gli  editor!  si  sono  proposti  il 
triplice  oggetto  di  servire ,  i.°  alia  comodita  degli  esperti 
architetti  ed  ingegneri^  2.°  all' istrazione  degli  iniziati  nel- 
r  architettura  e  nelle  scienze  annesse  ;  3."  all' esercizio  degli 
eruditi.  Ai  primi  giovera  certamente  tale  nuova  versione  , 
corredata,  come  ci  sipromette,  di  tutte  le  moderne  scien- 
titiclie  cognizionii  a  vantaggio  dei  secondi  s' inseriroao  tra 
i  comenti  anclie  quelle  spiegazioni  ,  che  forse  per  artistl 
provetti  serabrerel^bero  troppo  comuni ;  e  per  soddisfare 
il  desiderio  degli  nltimi ,  si  promette  alia  fine  in  separato 
fascicolo  il  testo  latino  cui  si  attenne  il  tradnttore ,  colla 
distribuzione  raedesima    osservata    nella    versione ,    e    quel 


(*)  Le  associazioni  e  corrispondenze  pel  regno  Lombardo  ,  11 
Piemonte  e  il  Genovesato  si  ricevono  al  negozio  di  Antonio  Te- 
aenti ,  calcografo  e  Idsrajo  in  Milano,  socio  editore. 

(i)  Di  questa  grandiosa  edizione  e  poc'  anzi  uscito  il  volume  IV, 
parte  I.  In  essa  parte  coutengonsi  i  libri  IX  e  X  delF  Architet- 
tura di  Vitruvio ,  corredati  di  belle  e  numerose  tavole  risguar- 
danti  speciakuente  le  diverse  niaccliine  ed  i  varj  struni»-uti  raec- 
canici  degli  autichi.  Colla  parte  II,  gik  impressa ,  avra  compimento 
tutta  r  edizione.  E  noi  ne  parlereino  nuovamente ,  e  con  tanto 
inaggior  impegno,  quanto  che  forma  dessa  il  pid  bel  nioniuiieiuo 
ch'  ergere  si  potesse  al  roniano  arcbiretto. 


PARTE    ITALIANA.  3^9 

testo  ,  oltre  le  pmemlazioni  del  Poleni  e  dello  Strcuico  e 
quelle  chc  saranno  puliblicate  tlal  Marini^  presentera  an- 
cora  le  variant!  inedite  di  parecclu  codici  collazionati  dai 
piu   grandi   cruditi. 

Non  avendo  noi  alle  mani  se  non  clie  il  primo  fascicolo 
di  quest'' opera ,  non  entrerenio  a  lungarnente  ragionare  del 
meriio  della  versione,  e  solo  qualche  ceano  faremo  delle 
note  clie  troviaino  copiose  e  j)iene  di  antica  e  moderna 
erudizione.  AH' opera  si  premetiono  alcuni  brevissimi  ceniiL 
iiitorno  alia  vita  di  Vitruvio ,  lasciando  che  dalP  opera  sua 
stessa  si  traggano  le  notizie  delle  cognizloni  di  lui  iatorao 
alia  scienza  e  all' arte ,  come  pure  quelle  dello  stato  suo  e 
della  sua  probita ;  si  preuiette  altresi  un'  introduzione  alia 
stessa  architettura  Vitruviana.  In  questa  imprendesi  a  di- 
mostrare  il  merito  grande  dell' autore ,  1' unico  che  tra  gli 
anliciii  maestri  abbia  lasciate  lezioni  speculative  e  pratiche 
deir  arte  sua ,  e  riunite  abbia  in  un  corpo  le  dottrine  dei 
greci  e  dei  latini  arciiitetti;  aggiugnendo  a  quelle  le  inven- 
zioni  del  proprio  ingegno.  Si  mostra  poi  in  quell"  introduzione 
die  per  ben  giudicare  di  Vitruvio  e  d'  uopo  conoscerlo  in 
tutta  la  sua  integrita  :  si  parla  delle  diverse  edizioni  di  lui  e 
de'  suoi  commentatori,  del  mode  in  cui  si  e  modellata  ed 
eseguita  la  versione  clie  ora  si  presenta ,  e  non  si  tacciono 
finalmente  le  censure  dalle  quali  non  e  andata  esente  V  o- 
pera  Vitruviana,  facendosi  anclie  vedere  1' insussistenza  di 
alcune.  Trovasi  in  fine  uno  slancio ,  clie  noi  diremmo  forse 
troppo  immaginoso,  contra  I'applicazione  delle  forme  archi- 
tettouiciie  del  medio  evo  fittta  ai   sacri  edilizj. 

Quanto  alia  traduzione,  aggiugneremo  clie  non  possiamo 
a  nieno  di  non  lodare  il  divisamento  del  Viviani ,  il  quale 
scostandosi  talvolta  dal  Barbara  e  dal  Galiani,  si  e  fatto 
carico  di  renderne  la  ragione.  Le  note,  come  gia  si  disse, 
sono  copiose  e  quasi  continue  a  corredo  del  testo,  ma  alcune 
ci  sembrano  forse  piu  doviziose  di  erudite  notizie  di  quello 
che  sarebbesi  potuto  desiderare  in  un'  edizione  destinata 
soltanto  ad  agevolare  la  lettura  di  quest'  opera  ai  giovani 
studiosi  che  non  possono  avere  tra  le  mani  ne  forse  in- 
tendere  il  testo  corredato  di  annotazioni  in  grandiosi  vo- 
lumi.  Alcune  pero  di  tali  note  ci  sono  seinbrate  impor- 
tantissime ,  quelle  massiinaniente  che  si  riferiscono  ad  og- 
getti  di  storia  naturale  o  di  fisica  da  Virnuio  accennati, 
e  tra  esse  una.  nc   al)])iamo    distinta    conccincnte    i    pini , 


3«^0  APPENDICK 

altra  sulF  eoliplla ;  e  degna  pure  di  comtnendazione  cl  e 
sembrata  qnella  apposta  alia  pag.  9.5  lelntiva  alia  celebre 
Torre  de'  venti  di  Atene.  la  qnella  in  cui  si  tratta  dei  pi- 
iii,  e  si  illustra  la  parola  sapinus  di  Vitruvio ,  noii  possiamo 
dissimulare  che  ci  ha  fatto  qualche  sorpresa  il  noii  vedere 
dal  Foieni  e  dallo  Stratico ,  ne  tainpoco  dal  Vmani  accen- 
nato  giammai  il  larice ,  che  e  il  sapin  dei  Francesi ,  comu- 
nissimo  nell'  Italia ,  e  dubitando  noi  che  I'  abies  dei  Latini 
sia  quello  clie  dai  botanici  si  chiama  picca  (  asserzione  pi- 
gliata  dalla  Eivista  enciclopedica),  saremmo  per  dolerci  col 
Viviani  stesso  che  tradotto  al)bia  nella  detta  paguia  il  vo- 
cabolo  picea ,  cioe  piiius  picea  per  pece ,  che  certo  non  e 
applicabile  airalbero,  il  quale  in  tiitta  quasi  T  Italia  si 
denomina  peccia.  Riguardo  aireolipila,  le  ricerche  che  si 
fanno  oggi  giorno  per  trovare  nell'  anticliita  qualclie  vesti- 
gio  deir  uso  del  vapore  considerato  come  motore,  ci  ani- 
niano  a  snggerire  a  quel  valenti  ricercatori  la  lettura  del 
passo  Yitruviano,  nel  quale  si  dice  che  nasce  il  K'ento 
quando  il  calore  s'  incontra  coll'  wniclo  ;  e  Z'  impeto  del  fer- 
vors, esprime  la  forza  dello  spirito  so^rnte,  del  che  pito  ve- 
dersi  la  verita  dalle  colipUe  di  metallo. 

Tre  sono  le  ginnte  che  fatte  si  veggono  in  questo  fa- 
scicolo  al  libro  I  deirarcliitettura  di  Vitrmio :  versa  la 
prima  suUe  leggi  die  riguardano  T  architettura ;  la  seconda 
sulle  fondamenta  degli  edificj ;  la  terza  suUe  costruzioni 
militari  antiche  e  moderne.  Ma  di  queste  ,  come  di  tutto 
il  rinianente  dell'  opera  si  ragionera  in  altro  articolo  ,  e 
intanto  ci  limiteremo  a  notare  che  assai  ben  eseguite  ci 
senibrano  le  tavole  in  rame ,  in  numero  di  dodici  aggiunte 
a  questo  primo  fascicolo. 

Ma  disconvenevole  cosa  sarebbe  il  parlare  dell' architet- 
tura  di  Vitruvio  e  non  rivolgei'e  ad  un  tempo  il  discorso 
alia  belia  edizione  che  della  medesima  viene  in  Milano 
eseguendosi  dal  sig.  prof.  Amati,  e  che  fu  da  noi  annun- 
ziata  nel  fascicolo  dello  scorso  marzo.  Essa  precede  con 
pie  rapido  e  coraggloso ,  giuiita  gia  essendo  al  ca]jo  VIII 
del  libro  IV.  Ad  essa  ancora  precedono  alcune  Notizie  pre- 
liminari,  nelle  qnali  trattasi  del  merito  di  Vitruvio  sotto 
il  quadruplice  aspetto  di  fisico ,  matematico,  meccanico  ed 
arcliitetto  •,  si  accennano  le  principal!  edizioni  ed  i  diversi 
volgarizzamenti  che  fatti  furono  dell'  opora  di  lui,  non  che 
i  varj   lavori  die  da   dottissimi   uomini    vennero    sovr'essa 


TARTE    1TALIA.NA.  38  I 

intrapresi ,  ecc.  Passa  cjuindi  il  sig.  Professore  a  dar  ra- 
gione  del  sao  lavoro ,  protestamlo  d'  aver  avato  per  iscojio 
il  buon  volcre.  dl  essere  utile  alia  gioventu  studiosa  dell' ar- 
chitettura  col  procuraile  una  comoda  ,  poco  costosa  e  a  lei 
adatta  edizione  ,  ed  avvertendoci  d' essersi  specialmente  at- 
tenuto  alle  cdizioni  del  Diirantino,  del  Giocoiido ,  del  Bar- 
baro,  dello  Schelder,  del  Galiani,  deH'Orsini,  e  della  re- 
centissima  dcUo  Stratico  e  del  Foleni. 

Quest' edizione  e  par  corredata  di  note;  e  1' autore  ci 
avvisa  di  averle  o  appoggiate  a  monumemi  antichi ,  o  tratte 
da  autorei^oU  commeatatori.  Ricchissima  e  poi  di  figure  ,  e 
qiieste  ben  disegnate  e  coUa  massinia  nitidezza  incise.  Esse 
seguono  I'ordine  progressivo  del  testo,  e  servono  a  chia- 
rirlo.  Ed  a  vie  uieglio  chiarirlo  ancora  altre  figure  vi  ag- 
giunse  il  signor  Professore  rappresentanti  gli  anticlii  e  pin 
famosl  edificj  de'  Greci  e  de'  Komani.  Utile  poi  agli  studiosi 
riescir  dovreblje  il  metodo  col  quale  egli  di  riscoiitro  a  cia- 
scuna  tavola  ha  \-)osia.  una  succinta  spiegazione  dclle  principali 
simmetrie ,  come  nel  teste  trovansi  registrate.  Anche  questa 
edizione  merita  dunque  incoraggianiento  e  tanto  piu  quanto 
clie  lia  essa  per  iscopo  d'avviare  i  cultori  dell' arte  sul 
retto  canimlno.  Ma  noi ,  siccome  gia  avvertito  abbiamo  nel 
suddetto  fascicolo ,  ritorneremo  su  questa  e  sulla  viviana 
traduzioue  tosto  clie  ci  sara  pervenuto  qualche  parte  an- 
che di  quella  del  Rlarini.  Intanto  di  questa  tacere  non  vuolsi 
clie  nelle  Notizie  prelmiinari,  e  nelle  note  ancora  bramato 
avreiniHO  un  po'  piu  d'  accuratezza  e  di  eleganza  nello  stile. 


Storia  dell  arte  col  mezzo  dec  montimenti  dalla  sua 
decadenza  nel  IV.  serolo  fino  al  suo  risorgirneiito 
nel  XVI,  dl  G.  B.  L.  G.  Seroux  d  Agincoubt  , 
con  note.  —  Milano  ,  presso  Ranicri  Fanfatii ,  in 
foglio.  PubbUcatl  46  fascicoli,  prezzo  di  ciascnn 
fascicolo  in  carta  vclina  scclta ,  di  6  tavole  colla 
descrizione  delle  medesirne,  per  gli  associati  lire  5 
ital.  e  cent.  3o  per  ogni  foglio  di  stampa  del  testo  rc- 
lativo;  in  carta  velina  leggiera  lire  4  e  cent.  2 5  come 
sopru^  in  carta  coniunc  sundinciile  lire  o.  e  cent.  20. 


382  APPENDICE 

Antologia  stranlera ,  Qlornale  di  scienze ,  lettcrc  cd 
arti  presso  gll  stranieri,  ovvero  Scelta  d  ardcoli  tra- 
dotti  da'  misJ,io}i  giomali  letterarj  inglcsi^  francesi, 
tcdeschi ,  ecc.  —  Torino ,  dalla  tipograjia  e  libierla 
di  Giuseppe  Pomba ,  in  8.° 

Tutto  rjuello  clie  puo  contribuire  a  diffondere  e  comu- 
nicare  rapidameiite  fra  gll  uomini  i  progressl  deir  uvnano 
pensiero  e  i  suoi  effetti  sopra  il  comune  incivilimento  e 
di  utilita  si  evidente  die  non  ha  bisogno  di  essere  dinio- 
strata.  E  pero  noi  non  vogliamo  esser  lenti  a  dire,  che 
V Antologia  del  Pomba  e  divenuta  in  pochi  mesi  uno  dei  mezzi 
migliori  clie  abbia  1'  Italia  per  conoscere  lo  stato  delFinci- 
vilimento  presso  le  straniere  nazioni.  Q^aest"  Antologia  guarda 
all'  utilita  piii  assai  che  al  diletto ;  e  pero  non  dubitiaino 
di  afFermare  ch'essa  trovera  senipre  maggior  favore ,  quanto 
pill  il  mondo  si  verra  persuadendo  clie  il  massimo  dei  di- 
letti  consiste  nell'  istruirsi.  In  generale  gli  editori  lianno 
finora  attenuta  In  loro  promessa  di  dare  all' Italia  le  cose 
pill  recent!  stampate  fuori  del  nostro  paese :  e  le  traduzioni 
oltre  air  essere  diligenti  sono  anche  scritte  lodevolmente. 


SCIENZE, 

Bibliotcca  dei  Sand  Padri  greci  e  laUni  in  volgar 
lingua  tradotti  ed  illustrati ,  fasc.  i .°  del  vol.  I.  — 
Milano ,  i83o,  per  Gaspare  Truffi ,  in  8.°  Ogni 
volume  sard  composto  di  sei  fascicoli  ;  prezzo  d  ogni 
fascicolo  lir.  i.  5o  austriache.  Finora  il  solo  primo 
fascicolo  di  pag.  xlv  e  5o. 

Collectio  Selecta  SS.  Ecclesioe  Patrum  complectens 
exquisidssiina  opera  turn  dogmadca  et  moraUa^  turn 
apologedca  ct  oratoria ,  accwundbus  D.  Caillau 
Missionum  Gallicarum  preshytero ,  et  nonnullis  Cleri 
Gallicani  prcsbyteris  una  cum  D.  31.  N.  S.  Guillon 
in  facultate  Theologice  parisiensi  Eloquendce  Sacra; 
jjrofessnre,  proedicatore  regio,  etc.  —  Mcdiolani,  i83o, 
typis  Ant.  Fontanse,  in  8."  Esce  pure  per  associazione 
€  per  fascicoli ,  ciascuno  cd  prezzo  di  oust.  lir.  2. 
Finora  il  solo  primo  fascicolo  di  pag.  xi  e  200. 
Se    a  sommo    vantaggio    della    fede   e   de'  costuuii   torna 

lo  studio  profondo  deile  sante  Scritliue,   tonia  uon   lueno 


PARTE   ITAtlANA.  383 

quello  del  Padrl  clie  ne  sono  i  piix  fedeli  interpret!.  Qnesti 
chiarlssimi  ingegni  suscitati  dalla  Sapienza  divina  a  con- 
servazione  e  difesa  d'  una  religione  die  deve  fiorire  sino 
al  compimento  de'  secoli ,  seppero  fra  il  terrore  dc''  sup- 
plicj  ,  fra  la  inalignita  delle  eresie,  fra  le  tenebre  dell'  igno- 
i-anza  mantenere  puro  ed  incorrotto  il  fonte  delle  salutari 
doctrine  clie  a  noi  derivano  dalla  parola  di  Dio  scritta ,  e 
dai  subliini  docamenti  per  la  voce  degU  Apostoli  a  noi 
tramandati.  Per  questa  cagione ,  piii  clie  per  1' anteriorita 
di  loro  vita ,  noi  soglianio  appellarli  col  sacro  nome  di 
Padri  ;  e  perclie  splendono  nel  seno  delia  Cliiesa  come 
una  guida  luniinosa  ,  noi  giustamente  ci  rivolgiamo  a  loro, 
quasi  ad  universal!  dottor! ,  e  facciamo  tesoro  di  lor  sen- 
tenze  quando  liisogno  intervenga  d!  nieglio  illiistrare  uii 
punto  cattolico ,  o  di  convincere  gli  spiriti  alia  verita 
rihellanti.  Ne  tuttavia  questo  nostro  ricorso  all'  autorita 
de'  Padri  e  troppo  ossequioso  e  cieco  ,  siccoine  aiiiano  j^er- 
suadersi  i  cristiani  dalla  nostra  fede  dissenzienti ,  ne ,  per 
troppa  anipiezza  di  termini  e  di  credenza ,  qiiella  loro 
autorita  si  tiene  da  noi  infallibile  e  santa.  Confcssiamo  noi 
pure  die  ad  ognuno  di  essi  singolarmente  prfso  potevano 
fare  illusione  i  travianienti  delP  umano  spirito ;  e  direnio 
di  piu  die  alcuni ,  de'  quali  altissinia  la  fama  giunse  fino 
a  noi,  ne  diedero  prove  non  meno  indnbitate  die  dolo- 
rose.  Laonde ,  per  vero  sentire  de'  cattolici ,  e  irrefragabile 
r  autorita  de' Padri  allora  soltanto  die  ne'  giudizj  appar- 
tenenti  alia  fede  od  ai  costumi  cospirano  essi  d'  un  con- 
senso  pieno  ed  unanime  ;  ovvero  allorclie  il  giudizio  di 
alcuno  e  identico  col  sentimento  della  Cbiesa.  Dal  qual 
principio  risnlta  la  prerogativa  die  eziandio  nel  caso  espres- 
so gode  la  Cliiesa  suU' autorita  de' Padri.  Perciocclie  il  pre- 
gio  d'  infallibilita ,  end'  e  rivestita  la  Cliiesa  ,  e  intrinseco 
a  lei ;  ne  sarebhe  essa  la  Cbiesa  di  Gesu  Cristo  se  un'  eterna 
luce  di  verita  non  la  lUuminasse  ne'  suoi  giudizj  •,  la  dove 
i  Padri  fallibili  per  se  ,  quando  infallilMlmente  pronunziano  , 
non  fanno  die  pronunziare  il  giudizio  della  Cbiesa:  e  per  una 
spontanea  conseguenza  questo  valore  d' autorita  si  risolve  nel- 
1' autorita  della  Cliiesa  stessa,  cui  rappresentano  i  Padri  col 
rappresentare  ne'  singoli  tempi  le  singole  Chiese  a  cui  ap- 
partenevano,  e  dal  complesso  delle  quali  la  universale  risulta. 
Stnbilito  questo  principio,  facilnientc  si  scorge  come 
»ieno  di  non  lieve  ccnsura  mcritevoli   e   quelli  die  poicndo 


334  APPENDICE 

appoggiare  una  loro  senteiiza  al  testimonlo  cU  qualche  so- 
litai-io  Padre,  fors'anclie  ititeso  a  rovescio,  subitamente 
gridano  al  triont'o,  e  quelli  die  ne'  Padi-i  non  amano  con- 
siderate die  semplici  individui  ,  esponenti  private  dottrine  , 
e  queste  o  sparse  di  una  profana  letteratara  cui  appre- 
sero  essendo  ancor  gentili ,  o  ravvolte  nel  misticismo  della 
platonica  iilosofia  ^  e  quelli  finalmente  die  si  lusingano  di 
acquistarsi  un  ampio  corredo  di  ecclesiastica  coltura ,  come 
prima  venga  lor  fatto  di  percorrere  le  Bibliotedie  tie  Padri. 
Perciocclie  se  per  T  esatta  intelligeuza  di  ogni  autore  per 
eta ,  per  lingua ,  per  nazione  a  noi  peregrine  e  d'  uopo 
premettere  uno  studio  die  ce  ne  appiani  la  via ,  indarno 
si  credera  di  penetrare  il  sentimento  e  lo  spirito  dei  Pa- 
dri ,  senza  avere  sgombrati  dal  nostro  cammino  non  solo 
i  comuni  impedimenti,  ma  gli  altri  ben  anco  die  sono 
cagionati  daila  nianiera  del  dire  ad  essi  particolare,  dal 
metodo  in  que'  secoli  dominante.  Giovera  pertanto ,  prima 
di  accostarci  alia  lettura  di  qualclie  Padre,  I'esaminare 
attentameiite  la  vita  e  le  iniprese  di  lui ,  e  col  soccorso 
di  una  sana  critica  il  saper  distinguere  gli  scritti  veri  e 
legittimi  di  *lui  dagli  apocrifi  e  supjiositizj.  E  qualora  giu- 
dicar  si  deblja  della  dottrina  di  alcuno,  sara  prudentissimo 
consiglio  il  giudicarla  piuitosto  dai  luoghi  ne'  quali  a  liello 
studio  si  e  ventilato  qnalche  argomento,  die  non  dagli 
altri  ove  se  ne  parlo  soltanto  di  un  cenno  od  alia  sfuggita. 
11  qual  principio  ci  fa  pure  accorti  die  non  Ijisogna  in- 
terpretare  a  rigor  di  lettera  ,  ne  ricevere  come  altrettanti 
assiomi  senza  considerazione  ed  esame  tutto  cio  die  nel 
fervoi'e  dello  scrivere  e  per  arte  oratoria  avranno  per  av- 
ventura  esagerato.  Laonde  nelle  discussioni  appartenenti 
alia  fede  meglio  ancora  noi  ci  rivolgeremo  alle  loro  opere 
polemiclie ,  nelle  quali  abbandonando  essi  le  applicazioni 
accomodatizie  die  ben  reggono  coll'  eloquenza  del  perga- 
mo ,  con  rigore  si  attengono  alio  stretto  e  genuino  senso 
scritturale.  E  per  verita  se  noi  attendiamo  un  Agostino 
allorche  si  reca  a  disputare  contro  d'  un  Celestio ,  o  contro 
d' un  Fausto,  troviamo  in  lui  tutt' altro  dicitore  da  quello 
die  dalle  cattedre  evangeliclie  istruiva  ed  aiiimaya  alia 
virtii  la  plebe  cristiana.  Lo  stesso  S.  Bernardo ,  nel  cui 
dire  oratorio  appare  forse  un  non  so  che  di  frondoso ,  e 
di  un' arte ,  forse  troppo  studiata  delle  biblidie  allusiorti , 
ben  sa  temperare  il  suo  stile,  e  ouiettere,  direm  cosi,  ogui 


PARTE    ITALIANA.  385 

picnerR.i  dl  tinte,  allorche  per  via  dialettica  inipugna  11 
vizio  e  r  errore.  E  non  a  caso  a])])iain  detto  discussioni 
apparleaenti  (dlafcdc  (  cio  che  pure  iiitendiamo  de' costHnii  )i 
poiche  se  le  nostre  ricerclie  niirano  ad  argomeati  di  filo- 
logia ,  di  scienzc  natural!  e  di  lingue ,  noi  noii  dubitiain 
d'asserire  die,  lualgrado  T  ossequio  dovuto  a  tali  autori , 
possianio  talora  prudentemente  da'  lor  giudizj  dipartirci  i 
e  abljastanza  ce  ne  aflidano  in  questi  tempi  i  progress! 
deir  arte  critica  non  meiio  die  delle  scienze  positive  ,  e  lo 
studio  ampiamente  dilTuso  dclle  lingue  d"  oriente ,  le  quali  , 
se  cccettuiamo  la  greca,  crano  forse  coumni  ai  soli  Ori- 
gene ,  Epifanio  e  Girolamo. 

Queste  considerazioni  ci  corsero  al  pensiero  tosto  die 
ci  recammo  ad  esaminare  la  prima  delle  due  annunziate 
opere,  della  quale  e  tempo  oniai  die  si  favelli ;  e  qui  fra 
tanto  le  aldjiam  divisate,  perdie  bramato  avremmo  die  nella 
Introduzione  di  essa  se  ne  fosse  alquanto  ragionato.  Sembra 
a  noi  die  per  cotal  rispetto  le  idee  di  niolti  non  sieno  trop- 
po  esatte ;  ed  e  importantissima  cosa  die  venga  ben  deli- 
nito ,  quando  V  autorita  dei  Padri  sia  tale  da  cattivarsi  il 
nostro  spirit©  in  ossequlo  della  fede ,  quando  essa  e  bensi 
grave  e  degna  di  tutta  ponderazioiie,  ma  non  irrefraga- 
bile ,  e  quando  in  fine  noi  possiamo  discostarcene  senza 
taccia  di  temerita  o  di  un  orgoglio  intollerante.  Ne  all' au- 
tore  deir  Introduzione  potevano  mancare  su  di  cio  disser- 
tazioni  interessanti  e  utilissiuii  scritti  (i).  Pure  a  questo 
nostro  desiderio  ci  lusingliiamo  die  potra  in  parte  sup- 
plirsi  coUe  illustrazioni  die  a  mano  a  mano  accoiiipagnar 
debbono  1' opera  del  Padri,  ed  alle  quali  precederartiio  le 
Memorie  storidie  intorno  la  vita  di  ciascun  d' essi  con  tale 
brevila  descrltte ,  ci  vien  detto,  che  non  esc/uda  tutto  quanto 
pub  servire  a  dare  un  adequata  idea  delle  sue  cristiane  e  ci- 
vili  qucdita. 

Or  per  venire  all' andamento  del  primo  fasclcolo,  nou 
omette  il  tipografo  di  farci  sentire  a  quanto  vasta  ed  ardua 
impresa  siasi  egli  accinio;  e  noi  perfettamente  convenghia- 
mo  con  lui :  ed  appunto  percio  egli  invoca  //  favore  dcl- 
V  illwninato    Clero    d'  Italia ,    cui    con    devoto    aniino    questa 

(i)  Veg^asi  particolarmente  T  opera  intitolata  :  Fetit  Traite  de 
la  lecture  des  Peres  de  rSnUse,  on  la  Metode  pour  Us  lire  utileiiietU, 
Paris,   Conterot  ct  Gueriii,  an    i688. 

BibL  Ital.  Tom.  LVJJI.  25 


386  APTENDICE 

nuova  Raccolta  delle  opere  del  Santi  Padri  offre  e  consacra , 
uon  isperando,  seuza  tale  protezione,  di  condurre  cotal  suo 
lavoro  a  prospero  tine.  Ma  dal  canto  suo  egli  ci  promette 
somma  diligenza  tipografica  ^  non  disgiunta  da  celerita  di 
esecuzione  •,  e  per  ogni  altro  intento  egli  si  rivolse  all'  opera 
di  distinti  letterati  nella  sacra  e  nella  profana  crudlzione 
egualmente  versad.  Nell'  accennata  Introduzione  si  da  una 
serie  cronologica  degli  autori  die  o  parlarono  intorno  gli 
scrlttori  ecclesiastici ,  o  diedero  biblioteche  di  questo  ge- 
nere  fiao  alia  biblioteca  del  Du  Pin ,  rispetto  alia  quale  si 
dice  che  sarebbe  temerita  lo  scostarsene  frequeiitemente  nel 
compilare  la  prestnte  Biblioteca.  E  per  verita  se  dobbiam 
giudicare  da  un  punto  solo ,  ossia  dalle  notizie  intorno  il 
libro  di  Ermn ,  il  Du  Pin  e  seguito  cosi  da  vicino  in  qual- 
che  part«  da  vederne  espresse  le  frasi  e  le  sentenze  me- 
desime. 

Si  espone  poscla  1'  ordlne  divisato  per  questa  Biblioteca. 
Le  opere  non  si  distribuiscono  per  ordine  di  materie ,  per- 
che  vi  sarebbe  troppa  perturbazione  di  tempi ,  e  si  uni- 
rebbero  per  modo  d'  esempio  gli  scritti  del  secolo  aposto- 
lico  con  quelli  dei  tempi  a  noi  piu  vicini.  Si  distribuiscono 
dunque  per  ordine  croaologico,  adiiiche  meglio  si  ravvisi 
r  impronta  dei  tempi  stessi ;  e  se  ne  presentano  quattro 
epoche  dlstinte.  Comincia  la  prima  coi  Padri  apostolici  e 
termina  al  principio  del  quarto  secolo  •,  la  seconda  si  estende 
dalla  celebrazioae  del  primo  concilio  ecumenico  fino  alia 
caduta  dell'  impero  d'  occidente  ;  la  terza  epoca  abbraccla 
lo  spazio  di  circa  3oo  anni  ,  quanti  se  ne  contano  dal 
prinoilDio  del  dominio  gotico,  passato  poscia  ai  Longobardi, 
flno  alia  coronazione  di  Carlo  Magno  •,  la  quarta  ed  ultima 
epoca  comprende  i  tempi  die  corsero  dal  principiare  del 
secolo  nono  alia  seconda  crociata ,  nel  qual  tempo  fioriva 
S.  Bernardo.  L'  editore  quantnnque  in  questa  Bil)!ioteca 
siasi  proposto  di  seguire  croiiologicamente  V  ordine  de'  Pa- 
dri, dicliiara  pero  die  talora  gli  sara  necessario  lo  sco- 
starsene per  tener  dietro  o  alia  confutazione  di  uu'eresia, 
o  alle  apologie  di  nostra  fede  contra  le  calunnle  de'  pa- 
gani ,  o  ad  altri  non  dlssimili  argomenti.  Egli  poi  si  fa 
carico  di  darci  al  principio  d'  ogni  epoca  un  brevissimo 
prospetto  storico  dello  stato  della  Cliiesa  e  de'  principali 
avvenimenti  che  favoregglarono  o  rltaruarono  i  progress! 
del    cristianesimo.   Terra  dietro  a  tale  prospetto  un  indice 


PARTE   1TALIA.NA.  387 

ragionnto  delle  opere  del  Patlri  clie  nell'  epoca  loro  rlspet- 
tiva  si  clistlnseroi  ci6  clie  nel  presente  fascicolo  veggiamo 
cseguito  i-ispetto  alia  prima  epoca. 

I  primi  sciitti  clie  si  presentano  sono  due  lettere  di 
S.  Clemcnte  Romano  alia  Chiesa  di  Corinto  ^  poi  segue 
una  breve  analisi  di  altre  due  lettere  intorno  la  Verginita 
attribuite  alio  stesso  S.  Clemente.  Poi  si  passa  ad  Erma 
che  si  crede  essere  autore  dell'  opera  intitolata  il  Pastore. 
Di  quest'  opera  originariamente  scritta  in  greco  esiste  un'  an- 
tica  versione  latina  pubblicata  nella  Bibliotlicca  Patrwn , 
la  quale  fu  volgarizzata  dal  Geniccioli,  e  cosi  stampata  in 
Vcnezia  T  anno  1796.  Un  tale  volgarizzamento  fu  qui  ri- 
portato ,  con  pochissime  varianti.  In  altio  articolo  ragione- 
remo  particolarmente  delle  versioni  in  questa  Biblioteca 
adottate. 

La  Collezione  latina  degli  stessi  Santi  Padri,  clie  qui 
pure  annunciamo,  e  quella  medesima  gia  da  noi  lodata  nel 
tomo  56.°,  pag.  218  di  questo  giornale.  Noi  non  possiamo 
quindi  che  applaudire  al  tipografo  sig.  Antonio  Fontana  , 
ii  quale  vien  cosi  presentando  all' Italia  una  comoda,  bella 
ed  accuratissiraa  ristampa  di  un'  opera,  clie  ridondare  non 
puo  se  non  a  sommo  vantaggio  d'  ogni  colto  e  devoto  stu- 
dioso  delle  teologiclie  discipline.  E  il  henemerito  editore 
lodar  debbesi  ancora,  perclie  iinpreso  abbia  a  dare  le  opere 
de' Santi  Padri  nel  testo  latino,  anzi  che  nelfitaliana  ver- 
sione. Imperocche  queste  si  fatte  CoUezioni  destinate  sono 
specialmente  per  gli  ecclesiastici ,  i  quali  pei  loro  studj  e 
per  la  stessa  loro  pratica  abbisognano  del  testo  latino.  E 
certamente  sarebbe  un  assurdo  il  supporre  in  essi  un'  as- 
soluta  ignoranza  del  latino  idlonia,  che  e  pur  quello  della 
cattolica  Chiesa.  Oltre  di  che  nessuno  oscrebbe  con  asse- 
veranza  guarentire  1' esattezza  c  1' integrita  de' volgarizza- 
inenti ;  ne  alcuno  abbandonar  vorra  giammai  le  pure  e 
limpide  sorgenti ,  quando  dato  gli  sia  di  potere  in  esse 
agevolmente  attignere.  Ciie  questa  mania  di  tutto  volga- 
rizzare  non  fa  oggimai  che  tutta  d'  impure  acque  e  fangose 
inondare  la  bella  Italia. 

Questo  fascicolo  forma  la  parte  prima  del  primo  tomo, 
e  comprende  la  prefazione  dell' editor  parigino,  e  cio  che 
sino  a  noi  pervenne  dell'apostolo  hariiaba  ,  di  Erma  di- 
scepolo  degli  Apostoli ,  di  Dionigi  1' areopagita,  di  S.  Cle- 
mente, di   S,  Ignazio,  di  S.  Policarpo,  di  S.  Giustino,  con 


388  Al'PENDICE 

succlnte  ed  accurate  notizie  de'  loro  attl.  E  nella  prcfa- 
zioiie  toccate  sono  con  bel  garbo  alcune  delle  osservazioni 
da  noi  piu  sopra  esposte. 

Biblioteca  scelta  di  orazioni  sacre,  ossia  collezlone 
completa  di  pancgirici  per  le  feste  dl  Nostra  Si- 
gnore ,  della  Beata  Vergine  e  de'  Santl ,  tratte  dai 
migliorl  scrhtori ,  dedicata  all  illustrissimo  e  reve- 
rendissimo  monsignore  Qiambattista  Castelnuovo , 
Vescovo  dl  Como.  • — ■  Como,  coi  dpi  di  C.  Pietro 
Ostinelli.   Vol.  aS  ,  in  8.° 

Giunta  felicemente  al  suo  termine  quest'  opera ,  gia  da 
iiol  piu  volte  iodata,  non  posslamo  dlspensarci  dal  tributar 
nuovame-tite  agli  editori  quegli  encomj  che  ben  si  merita- 
rono  dalla  cristiana  non  nieno  che  dalla  letteraria  repub- 
blica.  Estremo  era  il  bisogno  in  Italia  di  vedere  giudizio- 
samente  riunite  le  opere  di  que"  pochi  valorosi  che  i  no- 
bili  sforzi  del  loro  ingegno  rivolsero  a  perfezionare  la 
sacra  eloquenza,  arte  quanto  bella  e  sublime  in  se  stessa, 
altrettanto  utile  ai  pubblici  e  privati  interessi ,  perche 
freno  al  mal  costume  ,  perclie  stimolo  potente  alia  fede 
ed  alia  pieta.  Siccome  pero  la  scarsezza  de'  buoni  modelli , 
e  pill  ancora  T  abbondanza  dei  cattivi  seco  ognor  trassero 
e  perpetuarono  il  degradamento  delle  scienze  e  delle  arti ; 
cosi  la  ragione  e  1'  esperienza  provarono  non  potersene 
meglio  promovere  il  perfezionamento  che  col  presentare  a 
chi  le  coltiva  una  bene  ordinata  serie  de'  capi  d'  opera 
che  ognuna  vanta  nel  suo  genere.  Ardua  piii  che  non  sera- 
bri  a  primo  aspetto  era  in  genere  di  sacra  eloquenza  una 
si  degna  impresa.  Chi  non  vede  di  fatto  quanto  sia  cosa 
difficile  e  delicata  il  dovere  da  una  quantita  di  opere  tutte 
per  se  stesse  piu  o  meno  pregevoli  scegliere  le  migliori 
con  perlcolo  d'  ofFuscare  la  ben  meritata  rinomanza  de'  piii 
ir^igni  autori ,  e  con  essi  recar  danno  in  faccia  alio  stra- 
niero  anche  alia  gloria  italiana ,  nell'  atto  stesso  che  si 
tenta  di  porre  in  bella  mostra  e  i  pregi  degli  uni  ed  i  fasti 
dell'altra?  L' essersi  poi  gli  anzidetti  editori  circoscritti  a 
non  presentare  nella  Loro  biblioteca  che  modelli  di  pane- 
giriche  orazioni ,  se  fii  lodevole  divisaniento  in  quanto  che 
di  queste  piix  si  pativa  scarsezza  ,  e  d'  altronde  una  colle- 
zione  assai  commendevole  di  prcdiche  stavasi  gia  coiupilando 


PARTE    ITILIANA.  889 

nella  stcssa  lor  patria ;  e  pero  ianegablle  che  per  cio  stes- 
BO  si  trovaroa  eglino  costretti  a  raccogliere  in  un  campo 
ben  piu  sterile  e  pressoche  deserto.  E  per  verita  sebben 
r  orazion  paoegirica  abbia  sempre  a  se  chiamata  I'  atten- 
zione  e  lo  studio  di  tutti  i  sacri  oratori ,  nondimeno  essa 
e  queir  ancora  che  offre  iiieno  d'  ogn'  altra  buoni  modelli 
d'  eloqaenza.  Ne  poteva  diversameiite  avvenire  dacclie  for- 
mar  se  ne  voile  un  oggetto  di  poinpa  e  di  piacere  ,  an- 
zicbe  di  spirituale  vantaggio  per  le  anime  cristiane. 

L'  orazion  panegirica ,  come  qualsiasi  altro  discorso  da 
pulplto,  non  dev' essere  ad  altro  ordinata  che  ad  inculcare 
o  la  credenza  di  una  verita ,  o  la  pratica  di  una  virtu. 
Imperocche  tutta  la  differenza  clie  passa  tra  i  panegirici 
e  le  prediche  non  ad  altro  si  riduce  che  alia  diversita  di 
scelta  e  d'  uso  negli  argomenti  con  cui  provare  1'  assunto ; 
ristrignendosi  il  panegirista  a  que'  soli  die  a  lui  fornisce 
la  solennita  di  cui  ragiona,  mentre  nei  dicorsi  morali  h 
libero  air  oratore  di  addurre  tutti  quei  fatti  e  tutte  quelle 
ragioni  che  a  lui  sembrano  e  piii  eOicaci  a  condurlo  al 
sue  scopo,  e  piu  convenient!  al  suo  carattere  ,  al  luogo 
da  cni  parla ,  ai  bisogni  di  chi  rascolta,  alia  santita  del 
soggetto  che  svolge.  Da  quelT  Imprudente  travolgimento  di 
scopo  nacquero,  siam  per  dire,  tutti  i  difetti  che  riuiar- 
cansl  nelle  opere  di  questo  genere.  Gli  oratori  non  conside- 
rando  i  cristlani  niisteri  sotto  di  un  solo  aspetto,  sotto  quel- 
1' unico  spirito  che  una  verita  rannoda  coll' altra  e  forma 
di  esse  quel  tutto  niirabile  ,  che  nella  religion  de'  redenti 
sorprende  e  rapisce ,  confonde  ed  illumina ,  atterrisce  e 
consola ,  non  cercando  nell' umiiiazione  del  Figliuolo  del- 
Tuonio  r  esaltamento  del  Padre  celeste,  come  mai  pote- 
vano  eglino  elevarsi  a  quella  verita  e  grandezza  di  con- 
cetti clie  imperiosamente  trascinan  gli  animi  a  seguire  con 
pari  ardore  Gesii  Cristo  e  fra  le  delizie  del  Taborre  ,  e 
fra  le  ignominie  del  Golgota?  — ■  E  cosi  negli  elogi  della 
Vergine  e  de'  Santi  :  si  lodano  questi  eroi ,  e  Dio  autore 
de'  loro  trionfi  e  comunemente  il  piu  obliato ,  quando  altro 
non  son  essi  che  corpi  opachi  scintillanti  di  quella  luce 
che  da  lui  ricevono.  Rlostrare  Dio  grande,  Dio  mirabile 
ne' suoi  Santi,  ecco  dove  tendere  dovrebbero  specialmente 
tutti  gli  sforzi  de'  sacri  paneglristi. 

Nulla  poi  di  piii  opportuno  a  colpire  gli  animi  de'  Cri- 
stlani quanto  il  convincerli    che    coloro    ch'essi    venerano 


Sqo  appendick 

sugli  altarl  eran  nomlnl  della  stessa  loro  natura,  soggettl 
alle  meilesime  inclinazioiii,  e  che,  in  tempi  clai  preseati 
noa  dissiiiiili ,  seppero  cooperaiido  alle  gvazie  celesti  trion- 
fare  di  quelle  tentazioni ,  da  cui  lasciansi  essi  tanto  vil- 
mente  superare.  Vedesi  allora  nelF  altrui  vita  1' aperta  con- 
danna  della  propria ;  ammiraasi  le  intime  relazioni  che 
passano  tra  Dio  e  le  sue  creature ,  e  scorgonsi  le  vie  per 
cui  suole  egli  guidarle  all'  eterna  loro  salute :  allora  si  ap- 
prezza  V  eflicacia  di  que'  sussidj ,  con  cui  egli  pietoso  sov- 
viene  all'  uniana  debolezza ,  ed  i  mezzi  ravvisansi ,  onde 
trai'iie  durevole  profitto.  Ma  per  raggiungere  una  meta  si 
nobile  bisogna  formarsi  prima  un'idea  esatta,  precisa  del- 
1'  eroe  che  si  prende  a  celebrare ,  non  potendosi  dar  lode 
e  gloria  all'  autore  senza  una  plena  cognizlone  dell'  opera 
da  lui  compiuta.  Devesi  quindi  primieramente  analizzare 
tutto  che  dal  Santo  fa  operate,  per  potere  con  sicurezza 
conoscere  le  qualita  della  mente  e  del  cuore  di  lui ,  e  stu- 
diarne  le  particolari  tendenze ,  onde  colla  guida  di  queste 
salire  a  discernere  il  principio  movente  delle  imprese  di 
lui ,  vederne  il  fine ,  i  rapporti  e  1'  influenza  ch'  ebbero  le 
medesime  sul  ben  essere  della  Ghiesa  e  della  societa :  e 
necessario  conoscerne  gli  afletti,  i  pensieri,  le  azioni  e  le 
loro  conseguenze.  Imperocche  con  questo  variato  complesso 
di  cose  vuolsi  comporre  un  tutto  die  sia  del  pari  e  il 
qnadro  il  piu  sincero  ed  utile  della  vita  del  Santo  che 
air  imitazione  si  propone  del  popolo  fedele,  ed  il  testi- 
monio  il  piu  eloquente  e  grandiose  dell'  onnipotenza  e  della 
bonta  di  quel  Dio,  che  T  inferma  nostra  natura  sorregge 
ed  esalta  a  manifestazione  di  sua  gloria ,  a  salute  delle 
atiime  nostre. 

I  difetti  che  rimproveransi  generalmente  al  panegirici 
ci  danno  la  prova  la  piii  convincente  della  verita  de'  no- 
stri  principj.  Tali  sono,  a  cagion  d'esempio,  quelle  pro- 
posizioni  piu  nuove  che  vere ,  piu  brillanti  e  capricciose 
che  grandi  ed  utili ,  di  cui  molti ,  ed  al  ccrto  spensierati , 
si  fan  belli  e  vanagloriosi ,  quando  in  vcce  dovrebbero 
arrossirne  e  paventare  perche  o  giuochi  miserabili  di  pa- 
role ,  o  paradossi  ridicoli  e  ributtanti.  Tali  quelle  division! 
che,  in  vece  di  disporre  le  materie  in  modo  che  piii  na- 
turale ,  chian  e  precisa  ne  risulti  la  dimostrazione ,  la 
rendono  in  vece  piit  artificiosa,  intralciata  e  prolissa, 
obbligandosi    a    passaggi    o    del    tutto  comuni,    o  strani  e 


PARTE    ITAMVNA.  ~)f)  I 

saltnarj.  Tali  quelle  tinte  Innguide,  vaglie  e  superficial!,  die 
lungi  dal  caratteri/zare  T  eioe ,  di  cui  si  celehra  la  iiie- 
moria ,  dipingono  pinttosto  lo  stato,  la  condizione,  il  ini- 
nistero  di  lui ,  i-animentano  le  politiche  vicende  dell'  epoca 
in  cui  fiori ,  e  sperticaiio  elogi  si  indetcrmiuati ,  die  ugnal- 
mente  possono  a  lui  convenire  die  a  cent'  altri.  Tali  quelle 
fredde  narrazioni  noii  per  altro  clamorose  die  per  frequenti 
esclamazioni ,  non  rimarciievoli  per  altro  die  per  eiifasi 
triviale  e  stucdierole,  non  per  altro  seatite  die  per  rigur- 
gitanza  nauseosa  di  epitcti  e  di  superlativi,  per  cui  tutto 
esagerandosi,  tutto  manoniettendosi ,  tutto  diviene  pur  an- 
che  niaraviglioso  ed  iniinitabile  pel  volgo ,  die  alia  fede 
del  sacro  dicitor  s' abbandona  •,  tutto  sospetto  di  superchie- 
ria  e  di  falsita  pel  saggio ,  die  della  IVode  dell'  oratore 
s' avvede.  Tali  quelle  applicazioni  inopportune  e  stlrac- 
chiate  di  pratica  morale,  foiuentatrice  soltanto  di  estrin- 
sedie  minute  abltudini  ,  straaiere  egualmente  all'  indole 
d'  illuminato  intelletto ,  die  alio  spirlto  semplice  e  sublime 
di  quella  Religloiie  augusta ,  die  appunto,  perclie  scuola 
di  prudenza  e  di  mansuetudine ,  e  pure  la  maestra  di  tutte 
le  condizioni  e  di  tutte  le  eta.  Tali  rmalmente  quelle  pe- 
rorazioni,  die  sono  piuttosto  un  iributo  all'usanza,  clie 
uno  slancio  dello  zelo,  un  risultamento  di  accattata  pietii , 
ciie  r  effetto  di  quella  carlta  apostolica ,  la  quale  piena  di 
sua  missione  presentasi  a  proclamare  le  glorie  del  suo  Dio 
nelle  virtu  de' servi  di  lui.  Clie  se  e  diQicile  il  riscontrare 
riuniti  in  un  solo  panegirista  tutti  questi  difetti  ed  in  quel 
grade  die  noi  abbiara  rimarcato  •,  e  pero  ancora ,  a  nostro 
avviso,  pill  difficile  il  rinvenire  alcuno  die  ne  sia  del  tutto 
esente.  Gli  stessi  Frances!  confessano  die  anclie  i  loro 
oratori  s' acquistaron  poca  lode  in  tal  genera  di  componi- 
rnenti,  non  avendo  ess!  pure  saputo  scliivare  gli  scogli 
ne'  quail  urtarono  i  nostri.  Clie  pero  ad  intra])rendere  ed 
a  condurre  a  complmento  una  biblioteca  o  coUezione  die 
tutte  abbracci  le  migllori  panegiridie  orazioni  italiane , 
ridiiedevasi  e  non  volgare  cognizione,  e  gusto  squisitis- 
simo,  ed  in  oltre  un  desiderio  vivo  ed  eflicace  di  giovare 
alia  sacra  eloquenza.  Ond'  e  die  se  gli  editor!  della  pre- 
sente  biblioteca  avean  gia  tutto  il  diritto  alia  nostra  stinia 
per  averla  prudentemente  tcntata  ;  certo  die  tutta  ben  ora 
si  meritano  la  gratitudine  nostra  per  averla  •  felicemente 
compiiita. 


393  APPBNDICE 

Ne  pero  affermar  vogliamo  die  tiitte  le  orazloni  in  que- 
sta  biljlloteca  raccolte  vadano  aflatto  libere  dalle  tacce 
die  noi  in  genei-e  abbiani  rlaiproverato  a  simil  sorta  di 
composizioni.  Che  anzl  dolil^iaino  avvertire  i  lettori  di  star 
bene  sovr' esse  gnardinghi,  perche,  se  lodevole  ed  utile 
fu  il  divisamento  degli  editoii,  quello  cioe  di  dare  per 
ciascuna  solennila  e  per  ciascun  Santo  una  e  piii  panegi- 
riclie  orazioni  onde  offrire  abljoudante  varieth  di  assunti 
e  di  trattazioni ;  certo  die  percio  stesso  molte  volte  si 
trovaron  essi  nel  caso  di  ben  doversi  accontenlare  anclie 
del  mediocre,  alFidandosi  piii  alia  buona  volonta  e  al  cri- 
terio  di  clii  dovea  usarne,  die  alia  riconosciuta  esempla- 
rita  degli  ofterti  niodelli.  E  cio  valga  principalmente  pei 
giovani  iniziati  nel  difficile  e  periglioso  aringo  della  sacra 
eloquenza ,  a'  quali  se  vogliamo  raccomandata  la  presente 
biblioteca  per  la  varieta  e  copia  de'  soggetti  e  degli  as- 
sunti ,  non  che  per  la  perspicacia  de'  concetti  e  per  la 
disinvoltura  delle  prove ,  di  cui  van  per  l"  ordinario  belle 
ie  opere  della  maggior  parte  degli  scrittori  in  essa  indi- 
cati  •,  vogliam  pero  cauti  gli  stessi  e  suila  scelta  delle  pro- 
posizioni ,  e  suU'  imitazione  dello  stile  e  delle  figure  ret- 
toridie  die  in  esse  vi  dominano :  cose  suUe  quali  sareb- 
besi  pur  anclie  desiderato  che  gli  stessi  editor!  ne  gli 
avessero  particolarmente  ed  all'  opportnnita  ammaestrati. 
E  bramato  pure  avremmo  die  fra  tanti  piccioli ,  o  meno 
elevati  primeggiasse  quel  Grande,  ch' e  pure  tuttora  1' unico 
che  fra  gli  stranieri  dia  nome  alia  sacra  nostra  eloquenza  , 
e  die  risentito  e  maestoso  tutte  pur  manifest!  le  riccliezze 
di  nostra  lingua,  e  tutti  ci  appresti  gli  artificj  ed  i  sussidj 
della  parola ,  il  Segneri. 

Nexus  sclendficus  prcecipuanun  proposltionum  spectan- 
tium  ad  inl.roducdonem  Jurispriidentice  Eccleslaslicce 
auctore  Friderlco  Maria  Zinellio  in  Patriarchali 
SeminnTio  Venedarum  Jnrisprudendce  et  Historice 
Ecclcsiasdcce  professore.  —  Fenedis,  iS3o,  ex  typo- 
graphia  Aloysiopolitana ,  in  8° 

Quest'  opuscolo  del  sig.  prof.  Zinelli  presenfa  un  com- 
plesso  di  proposizioni  che  forraano  come  il  prospetto  delle 
materia  da  jvilupparsi  nel  corso  delle  sue  lezioni  di  giu- 
risprudenza  ecclesiastica.  Non  e  a  riegarsi  che  questo  metodo 


PARTE    ITALIAXA.  Sq^ 

abbia  a  tornare  a  luolta  facilltazione  dell'  insegnamento , 
e  da  questo  lato  tutti  sapranno  luion  grado  al  prof.  Zi- 
nelli.  Ma  non  e  altresi  a  dissimularsi  clie  nioltc  di  quelle 
sue  proposizioni,  sia  clie  si  considerino  isolatameate ,  sia 
che  si  uiisurino  nei  loro  rapponi  vicendevoli  e  con  tutto 
il  sistema  dell'  autore  ,  vadano  soggette  a  molte  eccezioni  e 
possano  incontrare  una  giusta  opposizione.  Alcune  di  esse 
saranno  giudicate  inesatte  e  inancanti,  alcune  vaghe  ed  in- 
determinate, altre  pericolose,  altre  contraddittorie,  se  pure 
si  fermera  a  queste  qualificazioni  il  giudizio  di  molti.  Per 
altro,  siccorae  Tautore,  nella  dedica  pieniessa  all'opuscolo, 
dichiara  non  contenersi  nell'  opuscolo  stesso  tutto  il  suo  si- 
stema ,  ma  essere  suo  intendimento  di  darne  a  viva  voce 
un  compiuto  sviluppo ,  neque  omnia  tantum  vka  <>:oce  do- 
cenda ,  sono  sue  parole ,  neque  omnia  in  scripds  ipsis  esse 
tradenda  existimaii ;  cosi  giova  sperare  clie  dark  alle  sue 
proposizioni  quella  niigliore  spiegazione  che  gli  conciliera 
un  pill  moderato  giudizio  dal  tribunale  delle  pubbliclie 
opinioni. 


Omelia  pastorale  d  ingicsso  alia  scde  vescoiile  di 
Treviso  dell'  illustrissimo  e  rcvercndissimo  Monsi- 
gnore  Sehasdano  Soldati  ,  recituta  nclla  CJiiexa  cat- 
tedrale  il  di  d  Ogtiissanti  1829,  e  puhblicata  per  cura 
della  Congregazione  Municipale. —  Treviso,  1829, 
tipografia  Andreola ,   in  4.°  di  pag.  2  3. 

Uu  personaggio  di  conosciuta  riputazione  che  rivestito 
deir  eminenza  del  Sacerdozio ,  tra  la  pompa  solenne  delle 
sacie  cerimonie ,  parla  per  la  prima  al  suo  Popolo  da  cui 
era  ardentemente  desiderato,  ed  in  un'orazione  ridondante, 
immaginosa  esprime  colla  effusione  di  un  cuore  commosso 
i  doveri  iniportanti  delP  episcopate  ed  il  miglior  desiderio 
di  po\erneli  soddisfare ,  richiamando  insieme  il  suo  gregge 
alle  pill  care  reminiscenze  col  maneggio  felice  di  partico- 
lari  circostanze,  un  tal  personaggio  non  poteva  non  ecci- 
tare  interesse,  commozione ,  entusiasmo.  iSon  e  quindi  ma- 
raviglla  se  la  Congregazione  Municipale  di  Treviso  prcga\a 
r  ilhistre  Prelato  a  cederle  lo  scritto  da  pubblicarsi  coUe 
stampe ,  p.er  accomunare  anche  alio  straniero  i  seniimenti 
di  cui  era  dessa  peneirata.  Che  diremo   percio  di  Moasig. 


394  APPENDIGE 

Soldati  die  ripugnaiite  piegavasi  al  pubblico  voto,  chiaman- 
tlo  la  sua  prodnzione  povera  di  quelle  doti  che  potrehbero 
merkarle  I'  ammirazioae  degli  scienziati  e  tale  da  aver  stanza 
appena  fra  I' aniine  tenere  e  riconosread?  Diremo  die  cer- 
cando  egli  nascoiidere  le  lielle  qualiui  del  suo  iiigegno , 
altre  ne  appalesa  die  oiioraiio  d' assai  il  suo  cuore,  die 
accrescono  oniamento  alle  prime  ed  acquistano  a  lui  una 
estimazione  sempre  niaggiore.  Tutt'  al  piu  ci  farem  corag- 
gio  d''  aggiugnei'e ,  die  qnaldie  tratto  della  sua  Omelia  po- 
tra  sembrare  piu  brillante  die  vero,  o  che  ad  un  esordio 
tutto  ordine  ed  accuratezza  non  corrisponde  sempre  il  ri- 
manente  delT  orazione ;,  cio  che  per  altro  ha  dovuto  essere 
efFetto  naturale  del  cuore ,  il  quale  pieno  del  suo  argo- 
mento  traboccava  alia  meglio  trascinando  seco  lo  spirito 
bendie  nodrito  ai  grandl  principj  dell' arte.  Che  se  la  let- 
tura  di  quest''  orazione  non  risveglia  in  taluno  queiranimato 
sentlmento  che  commoveva  i  Trevigiani,  ai  quali  discen- 
deva  dalle  labbra  dell'  illustre  autore ,  vorra  pure  egli  ri- 
flettere  alia  diversita  delle  circostanze ,  ne  dimentidiera 
Tavviso  del  Venoslno: 

»  Segnius  irrUant  animos  dcmissa  per  aures 
»   Qiiani  qucB  sum  ocuUs  suhjecta  fidelibus. 


CCCLXVI  gloria  delV  anno  consacrati  alia  Passionc. 
di  Gesit  Crista  ,  da  Andrea  Rubei.  —  Udine , 
1829,  pei  fratelli  Mattiuzzi,  tip.  Pecile ,  in  i6.° 
di  pag.  374. 

La  storia  della  Passione  di  G.  C.  divlsa  in  tante  parti 
quanti  sono  i  giorni  dell' anno,  senza  che  nulla  perda  del 
suo  ordine  e  della  sua  successione  ^  esposta  con  opportune 
spiegazioni  che  o  determinano  i  fatti,  o  spicgano  il  vero 
senso  delle  lettere;,  seguita  da  brevi,  interessanti  riflessionl 
morali,  che  fanno  sentire  la  reminiscenza  dei  Padri  dai 
quali  furono  tolte ;  scritta  con  molta  purezza  di  lingua  e 
pretta  ingenuita  di  stiles  stampata  con  nitidezza  e  corre- 
zione,  sono  le  belle  doti  di  questa  operetta,  che  onorano 
d' assai  il  nome  del  suo  autore  e  d' assai  la  raccomandano 
alle  anime  pie. 


PARTE    ITALIAN  A.  3o5 

Del  Possesso  e  delta  Prescrizione  secondo  il  Diritto 
civile  austriaco.  Trattad  dell'  I.  i?.  consigliere  c 
professorc  D.  Giuseppe  Winhvarter.  Versione  dal 
tedcsco.  —  Verona,  1829, /?<?r  Giuseppe  Rossi  edi- 
tore  y  vol.  2,  in  8.°  di  pag.   io3  e  223. 

Questi  clue  trattatl  del  signer  consigliere  Winiwarter 
formano  parte  delia  Raccolta  de'  commentarj  alia  legislazione 
austriaca,  ed  a  questi  siccome  agU  altri  deve  applaudire  il 
nostro  giornale  si  pel  merito  delT  opera ,  come  anche  pel 
giudizio  deir  cditore  nell' averne  fatto   la   scelta. 

Lo  scopo  del  Winiwarter  si  e  quello  di  esporre  ia  modo 
speciale  ed  in  un  solo  sistcma  tutte  le  teoriche  del  pos- 
sesso e  della  prescrizione  nella  loro  rispettiva  connessione 
e  nei  loro  coniuni  rapporti ,  inentre  nel  Codice  generate 
austriaco  si  trovano  vaglie  e  disperse  ne'  varj  capitoli ,  o 
di  presentare  pur  anche  il  facile  scioglimento  delle  piii 
important!  quistioni  die  possono  insorgere  nella  varia  loro 
applicazione.  A  tal  fine  comincia  il  Winiwarter  dal  consi- 
derare  le  varle  specie  di  possesso ,  quali  sono  il  possesso 
di  cose  corporali  ed  incorporali ,  il  possesso  naturale  e  ci- 
vile,  formale  e  tavolare ,  ossia  neMibri  civici  e  pubblici 
presso  di  noi  non  ancora  stabiliti.  Indi  passa  all'  acquisto 
delpoi5e550,  alle  sue  divisioni,  al  suo  diritto,  alle  sue 
azioni  ed  ai  modi  pei  quali  esso  si  estingue ,  dando  in 
siffatta  guisa  un  compiuto  trattato  su  questa  materia. 

Intorno  al  possesso  delle  cose  corporali  accenna  il  Wi- 
niwarter i  suoi  essenziali  requisiti  consistenti :  i.°  in  una 
cosa  qualunque  corporea;  2.°  nel  potere  fisico  esercitato  sopra 
questa  cosa  corporea ;  3.°  nelPanimo  di  aver  la  cosa  stessa 
siccome  propria.  II  possesso  delle  cose  incorporali  ei  lo  di- 
stingue o  come  conseguenza  d'un  preesistente  diritto,  ovvero 
come  fondamento  d'  un  diritto  non  ancora  acquistato.  In- 
torno alle  altre  specie  o  divisioni  del  possesso  il  Winiwarter 
discerne  assai  avvedutamentc  la  diversa  qualita  e  tutte  le  dif- 
ferenze  tra  possesso  naturale  e  civile,  tra  possesso  giuridico 
propriamente  detto  e  possesso  sempliceniente  formale  o  ta~ 
volare.  Relativamente  all'  acquisto  del  possesso  egli  dimostra 
come  il  possesso  acquistare  si  possa  immediatamente  o  me- 
diatamente ,  e  quali  siano  tutti  gli  estremi  necessarj  a 
tale  acquisto,  secondo  die  il  possesso  e  legittimo  o  illegit- 
timo,   vizioso  o  non  vizioso,  di  buona  o  di  mala  fede.  In 


396  APPENDIOB 

ordiae  al  diritti  del  possesso  egli  passa  a  fame  la  piu  esatta 
enumerazione  riducendo  tutti  i  dirittl  general!:  i.°  al 
nessuii  obbligo  di  produrre  il  proprio  titolo;  2..°  alia  pre- 
fereiiza  del  possessore  in  case  di  diilibio ;  3."  alia  proibi- 
zione  di  perturbare  di  propria  autorita  il  possessore ;  4." 
al  mantenimento  del  possesso  anche  colla  forza,  quando 
ginnga  tardi  il  soccorso  del  giudice  i  ed  i  diritti  particolari 
i.°  air  uso  e  agli  utili  della  cosa  posseduta ;  2.°  al  risar- 
cimento  delle  spese  necessarie  ed  utili  secondo  le  varie 
specie  de\  possesso.  Inline  il  Winiwarter  rispetto  alle  azioni 
possessorie  le  subordina  tutte  al  triplice  mode  col  quale 
il  possesso  puo  essere  oggetto  di  contestazione,  cioe  per 
r  acquisto  del  possesso  preteso,  per  la  difesa  del  possesso 
perturbato,  pel  riacqnisto  o  per  la  ricupera  del  possesso 
perduto.  E  qui  mentre  I'autore  dicbiara  tutte  queste  azioni 
reali  perche  fondate  sopra  un  diritto  reale ,  qual  e  il  pos- 
sesso, ricorda  la  procedura  sommaria  o  soniniariissima  pel 
turbamento  del  possesso  introdotta  ancbe  nel  Regno  Loni- 
bardo-Veneto  colla  Notiiicazione  i3  ottobre  1825,  proce- 
dura pero  avente  l'  unico  scopo  di  tutelare  o  conservare 
niomentaneamente  il  primo  possesso  di  fatto  ,  e  quindi 
essenzialmente  diversa  e  preparatoria  soltanto  a  quella 
che  si  proniove  in  petitorlo  per  V  azione  ordinaria  di  pos- 
sesso ,  la  quale  non  ha  luogo  se  non  per  V  acquisto  del 
possesso  medesimo. 

Collo  stesso  ordine  e  colla  stessa  chiarezza  dal  Wini- 
warter usata  nel  trattato  del  possesso,  si  viene  esponeudo 
quello  della  prescrizione  assumendone  per  questi  sommi 
capi  tutta  la  vasta  materia:  i.°  giusta  idea  o  definizione 
della  prescrizione  e  sue  difFerenze  colV  usucapione;  2.°  re- 
quisiti  della  prescrizione  e  dell' usucapione ;  3.°  loro  im- 
pedimenti  •,  4.°  loro  interruzione;   5°  loro  efFetti. 

II  Winiwarter  chiama  colla  legge  la  prescrizione  la  per- 
dita  d'  un  diritto  non  esercitato  entro  un  dato  tempo 
dalla  legge  stabilito.  Egli  distingue  la  prescrizione  nel  sue 
piu  lato  senso  in  estintiva  ed  acquisitiva,  la  quale  e  propria- 
mente  1'  usucapione.  Tre  sono  secondo  il  Winiwarter  gU 
cstremi  o  le  condizioni  essenziali  alia  prescrizione  :  i .  un 
diritto  gla  sussistente  od  acquisito;  2.°  il  non  esercizio  di 
questo  diritto;  3.°  la  perdita  di  esso  diritto  e  la  conseguente 
estinzione  delle  relative  obbligazioni.  Egli  dopo  cio  viene 
a  discorrere  degli  oggetti    di  prescrizione.  non  distinguendo 


PARTK    IT\LI\N\.  3()J 

i  dlrllti  dalle  nzloni  clie  nel  Codice  austriaco  vcngono  a 
parilicarsl ;  espone  il  legale  fondamento  della  prescrizione 
stessa  ,  la  teorica  dei  termini,  della  loro  decorrenza  e 
della  loro  computazione ;  e  considera  in  particolare  I'usu- 
capione  circa  alle  cose  immoblli ,  alle  servitu ,  ai  dlritti 
continui  o  discoiitinui,  al  diritto  di  pcgno,  di  eredita  ed 
anclie  rispetto  ai  diritti  personali ,  diniostrando  siccome  i 
primi  possano  essere  oggetto  di  usncapione ,  mentre  gli 
ultimi  noil  sono  idonei  a  questo  modo  di  prescrizione, 
Indi  passa  a  ragionare  della  prescrizione  nel  suo  stretto 
senso ,  spiegando  com'  essa  ahhia  effetto  in  ordiiie  a  tutti 
i  diritti  in  cui  si  pretende  la  prestazione  del  proprio , 
consista  questa  prestazione  o  nel  dare  ,  o  nel  fare ,  o  nel 
tollerare ,  o  nell'  ommettere  ;  come  siano  imperscrittlblli  i 
diritti  clie  non  e  dato  di  esercitare ,  le  eccezioni  propria- 
mente  dette  ,  i  diritti  personali  consistenti  in  pure  relazloni 
del  carattere  e  dell' essenza  della  persona,  ed  i  diritti  di 
mera  facolta  ;  e  conchiudendo  V  intero  trattato  colle  piii 
ampie  dottrine,  i."  sul  tempo  ordinario  e  strnordinario  ap- 
plicato  anclie  alle  prestazioni  annue,  al  diritto  d' impu- 
gnare  le  dichiarazioni  d' ultima  volonta,  al  diritto  di  esigere 
la  legittinia,  di  rescindere  i  contratti ,  di  cliiedere  T  inden- 
nizzazione  •,  2.."  sui^L' iinpeclLnieati  aWa.  prescrizione  ,  che  sono 
il  difetto  della  meute ,  certi  rapporti  di  famiglia,  Tassenza; 
3°  sui  modi  d' interrompere  la  prescrizione ^  che  sono  la 
tacita  od  espressa  ricognizione  del  diritto ,  la  giudiziale 
proposta  deir  azione  ,  V  interrompimento  del  possesso ;  4° 
sngli  effetti  della  prescrizione  e  dell'  usucapione  ,  che  con- 
sistono  neir  acquisto  della  proprieta  o  del  diritto,  nella 
liberazione  delP  obbligo  sussistente  ;  5.°  il  calcolo  di  questi 
effetti  nel  divieto  della  rinuncia  anticipata  alia  prescrizione 
e  nella  giusta  couiputazione  delle  prescrizioni  incominciate 
sotto  il  regime  di  precedenti  leggi. 


Principj  del  diritto  commcrciale  secondo  lo  spirito 
delle  leggi  pontificie ,  opera  di  Emidio  Cesarini  , 
curiale  rotale.  —  Roma,  1^2,-j-i^oo  ,  presso  Van- 
tore.  Pubblicati  tomi  4,  in  8.°,  di  pag.  781  com- 
plcssivamente.  Prezzo  scudi  2  romani,  pari  a  ital. 
lire  10.  74. 


390  APPENDICE 

Niiove  riccrche  fisico-chlmiche  ed  analisi  clelle  acqite 
jnlnerali  dl  Recoaro  ,  istitidte  per  ordine  espresso 
di  S.  A.  I.  il  serenisslnio  Arciduca  Vicere  del  regno 
Lomhardo-Veneto ,  e  per  commissione  immediata 
dell  cccclso  I.  R.  Governo  di  Venezia  dal  dottor 
Girolaino  Melandri-Contessi  ^  profcssore  ordinario 
dl  cJdinica  generale  animale  e  farmaceutica  nclV  I. 
R.  Uidversitd  dl  Padova  ,  membra  e  preslderUe  del- 
V  I.  R.  Accademla  dl  sclenzc ,  letlcre  ed  artl  delict 
stessa  clttd ,  ecc.^  agglante  in  fine  la  Relazlone  gid 
stampata  sull'  aualisl  dell'  aequo  jnlnerale  dl  Staro , 
c  la  Memorla  sulla  naticra  e  composlzione  deltacqua 
del  monte  Clvdllna ,  Inserta  negll  atti  dell'  Ateneo  di 
Trrvlso ,  r  una  e  I  ultra  dello  stesso  Professore.  — 
Padova,  i83o,  col  dpi  della  Minerva.,  di pag.  206, 
in  8.° 

L'  analisi  chimica  d'  na  acqna  minerale  gia  per  la  natura 
sua  e  per  le  felici  mediche  applicazioni  fainosa  qual  e 
qiiella  tli  Recoaro ,  non  riesce  sicuramente  vana  ed  oziosa , 
ma  contribuisce  al  niaggior  nso  clie  se  tie  puo  fare  dimo- 
straudo  con  precisione  le  qualita  e  le  proporzioni  dei 
principj  die  la  compongoao,  e  le  mutazloni  cui  essi  prin- 
cipj  vaniio  soggetti.  Giova  poi  ad  illuminare  e  dirigere  la 
composizioii  sua  artifiziale  dell"  acqua  inedesiraa ,  ove  non 
sia  dato  d'  averla  naturale ,  rende  comune  a  piu  region!  il 
tesoro  die  pareva  coucesso  ad  un  sol  tratto  di  paese ,  e  lo 
fa  permanente  ,  d"  intera  proprieta  della  medicina  e  nieno 
soggetto  alle  vicende  del  globo.  II  sig.  prof.  Melandri-Con- 
tessi  rlunt  nelP  opuscolo  die  anaiinziaino  tutti  i  risulta- 
nienti  delle  operazioni  analitidie  fatte  sj.ille  acque  di  Re- 
coaro, rapportando  tutti  i  chimici  procedimenti  in  esse 
adoperati.  Fece  precedere  all' analisi  alcuni  cenni  fisio-geo- 
gralici-statistici  sul  paese  di  Recoaro ,  una  succinta  descri- 
zione  geognostica  del  suolo ,  non  die  una  breve  storia  del- 
r  acqua  minerale  e  de'  lavori  sovr'  essa  intrapresi  in  ad- 
dietro  da  varj  rinomati  fisici.  In  appresso  niette  innanzL 
le  congetture  sulla  naturale  formazione  di  tale  acqua ,  in- 
segna  il  modo  di  coniporia  artiGzialiiiente ,  e  in  fine  ricorda 
i  mezzi  come  a  lungo  conservaria  e  renderla  atta  ad  es- 
sere  senza  die  punto  si  alteri  trasporlata  in  paesi  lontani. 


PAKTE    ITALIANA.  399 

Con  tutta  la  precisione  e  la  possibile  esattezza  venne  con- 
dotta  dal  nostio  piofessore  T  aaalisi  di  sitfatte  accjuc.  Quella 
delta  della  fonte  Lclia,  acldula  e  comunemcnte  adoperata 
conterrebbe  per  ogni  1000  centinietri :  acido  carbonico  li-. 
bero  e  combinato,  den.  2,280  —  calce,  0,966  —  magne- 
sia, 0,279  — soda,  0,017,2  —  pi-otossido  di  ferro,  0,0 82,2  — 
acido  solforico,  1,244  — •  silice  o  acido  silicico,  0,026,2  — • 
estrattivo  dedotto  ,  o,oo5.  Per  cio  poi  ch'e  delle  acque  della 
fonte  Lorgna,  di  Civillina  e  di  Staro  ricordate  in  questa 
operetta  noi  rimetteremo  ad  essa  i  nostri  leggitori  ( di  quella 
di  Civillina  abbianio  parlato  nel  tomo  45.°,  marzo  1827, 
pag.  423  di  questa  Biblioteca),  sembrandoci  clie  ora  basti 
di  ricordare  il  prodotto  dell'  aaalisi  della  piii  importante , 
cioe  di  quella  di  Recoaro. 

Anallsi   delt  assoluto    valore    delle    terre   derivata    da 
rappord  di  economia  rurale    e    scogli  fisico-cldmici 
dell  agricoltiaa ,    di   Giuseppe  CErdNi.  —  Bldano , 
1826,  dalla  dp.  di  Coinmercio ,  in  12°  di  pag.  892. 
Analisi  della  sdma  delle  case  e  retufili  derivata  da  jap- 
porU  di  valore  colla  distribuzione  interna  dei  fabbri- 
cati  relutivamente  agli  iisi   delle  diverse  classi  della 
popolazione  cosdtuenti  il  nierito  sociale.  —  Miluno^ 
18265  dalla  tip.  sudd.,  di  p.  ic6,  del  medesimo  autore. 
Trattato  generalc  sidle  stime  d.ei  fondi  rustici ,  boschivi 
ed  urbani ,   e  sidle  consegne  e  riconsegne  si  seinplici 
die  livellarie  delle  possessioni,    edifizj  e  case,    del- 
V  ingegnere  ai'cJdtctto  Caterino  Sabini.  —  3Tilano , 
i83o,  coi  tipi  di  C.  M.  Dcsteianis,  in  8.°,  di  p.  221. 
Osservazioni  tecniche  a  260  e  piii    errori    nclV  opera 
di  221   pagine  intitolata:     Trattato    generale    sidle 
stime  dei  fondi ,   ccc. ,   dell  ingegnere  architetto  Ca- 
terino   Sabini ,    di    Giuseppe    Cerini.    —   3Iilano  , 
i83o,  prcsso  Lidgi  Ncrvetti ,  in  S.°  di  pag.  75. 
La  scienza  di  valutare  i  terreni    e    le  case  sta  propria- 
luente  nel  giudicare  quanto  danaro  dove  in  una  tal  epoca 
ed  in  un  tal  luogo  sborsare  il  compratore  per  aver  in  canibio 
il  real  possesso  di  un  tal  fondo ,  riferendolo  ad  una  tal  epoca 
coUe   tali  e  tali  altre  condizioni  uiodificanti  1'  entita  del  pos- 
sesso medesimo.  II  dettar  leggi  per  simile  valutazionc  chc 


400  APPENDICE 

siario  applicabili  ad  ogni  epoca  e  ad  ogni  luogo  della  terra  e 
argomeato  complicatissimo  ,  poiche  gli  elenienti  da  consi- 
derarsi ,  altri  in  plu  eel  altri  ia  ineno,  variano  ia  denoniina- 
zione ,  cjnalita  e  qnantita  quasi  ad  ogni  puiito  del  globo  , 
e  seiitono  F  influenza  delf  epoca  in  cui  se  ne  fa  la  consi- 
derazione ,  come  sentono  del  pari  T  influenza  dei  rapporti 
politici  e  di  commercio  tra  ogni  punto  del  globo  ed  i  punti 
di  contatto  ai  quali  le  produzioni  di  qualunque  genere  di 
iin  tal  terreno  possono  essere  portate  per  il  cambio  o  con 
altre  produzioni  o  con  danaro.  E  per  danaro  intendiamo , 
cio  die  e  forse  inutile  il  rimarcare,  quelia  merce  generale 
paragonabile  con  uuf.e  le  altre  merci ,  la  quale  in  tutta 
Europa  ed  in  gran  parte  dell' Asia,  Africa  ed  America  fe 
uno  dei  due  metalii  detti  nobili ,  cioe  o  Toro  o  T  argento. 

Se  un  tal  trattato  di  generale  valutazione  potesse  aversi, 
abbraccerebbe  il  nome  di  tutto  quanto  si  conosce  nell'  orbe 
terracqueo  in  fatto  di  produzioni  dei  tre  regni  animale,  ve- 
getabile  e  fossile ,  e  di  tutti  gli  anelli  fra  1' uno  e  raltro 
regno ;  abbraccerebl^e  tutte  le  leggi  cbe  nei  varj  paesi  le- 
gano  il  suolo  all'  uomo ,  e  1'  uonio  al  potere  supremo  di 
dominazione  •,  aljbraccerebbe  finalmente  i  nomi  convenzio- 
nali  di  tutte  le  monete ,  che  sono  gli  elementi  del  danaro , 
e  di  tutte  le  misure  di  lunghezza ,  superficie  e  capacita  , 
che  sono  gli  elementi  dello  spazio.  Nulla  di  tutto  cio  che 
riguarda  il  mondo  fisico  ed  il  mondo  morale  potrebbe  es- 
sere estraneo  ad  un  tal  trattato  che  percio  pare  vano  il 
tentar  di  comporre;  ma  questa  e  pero  la  larva  che  pochi 
uomini  piii  o  meno  celeljri  s'accinsero  di  alibracciare.  Quelia 
larva  diventa  ancor  piu  gigantesca  se  per  causa  della  va- 
lutazione dei  terreni  si  entra  neiranalisi  delle  varie  so- 
stanze  cercata  dai  geolowi  e  dai  cliimici  per  tentar  di  cono- 
scere  il  processo  della  natura  nella  formazione  del  globo, 
e  per  trarre  dalle  varie  sue  produzioni  1'  utilita  maggiore  al 
ben  essere  dell'  uomo. 

Con  quei  poclii,  ma  con  forze  assal  minori,  vi  si  e  vo- 
luto  porre  anclie  il  sig.  Cerini ;  quindi  nella  sua  analisi 
dell'assoluto  valore  delle  terre  trovi ,  come  suol  dirsi,  d' ogni 
erba  un  mal  composto  fascio.  Trovi  le  misure  di  tutta 
Italia  ,  Alemagna  ,  Francia  ,  Inghilterra  ,  Spagna  ,  Dani- 
marca,  Svezia  e  Russia,  accoppiate  col  prospetto  del  me- 
dio valore  monetario  che  ebbero  i  cereali  in  Lombardia  nel 
secolo  deciraottavo,    e   tolte  senza  dirti  di    qual  fonte  che 


TARTE    ITALIANA.  4OI 

doveva  essere  pnr  imlicata:  trovi  accennate  alcane  ilclle  pro- 
diizloni^c  coiiciiiiazioni  usate  in  detti  pacsi:  trovi  taiite  ta- 
belle  dl  noini  cliiinici  ove  e.afl'astellato  a  capriccio  il  lin- 
guaggio  delle  diverse  eta  di  cpiesta  iutralciatissinia  scienza  , 
e  per  poco  clie   vi    I'ifletti  noii  puoi   trattencre  il  riso. 

Stando  ad  una  tabella  coUocata  dai  sig.  Cerini  alia  pa- 
gina  202  vi  sarebl)ero  dei  coniponenti  sempUci  e  composd 
die  concorrono  alia  formazione  dci  prodotii  organici  cd  inor- 
ganiri  del  suolo ,  e  die  senono  altemativamen/e  quali  agenti 
o  reugi'nd  diimici  alio  s^iluppo  dclla  iegctazione  in  concorso 
della  tcinperucura.  Fra  questi  agenti  o  reagcnti  si  annoverano 
trentanove  luetalli  di  cui  ventuno,  compreso  T  oro  ed  il  pla- 
tino,  non  sarebbero  dcfiniU:  secondo  quella  tal)ella,  la  luce, 
I'azoto  ed  il  calorico  parrebbero  un  coniposto  di  ossigene  e 
d"'idrogene,  il  carbonato  di  calce  sarelilje  uguale  alia  creta 
pnra,  T  aflinlta  cliiinica ,  vale  a  dire  la  teiiilcaza  die  lui 
una  sostanza  di  uiiirsi  con  una  materia  piuttoslo  die  altra 
sarebbe  paragonabile  alt  effetio  die  fisicamcnte  si  riscontra 
in  not  pure  di  prender  interessanienio  per  una  fisonomia,  ed 
al  contrario  ripugnanza  per  un  alira.  In  quella  tabella  s' in- 
dicano  con  una  sola  cifra  i  varj  rapporti  nei  qu(di  si  coni- 
binano  le  sostanze  acidi/icanu  e  solvcnti  ed  infianiniahili ,  ed 
i  mctalli ;  in  quella  tabella  si  ritiene  essere  il  sole  un  corpo 
dotato  di  azione  repuJsiva  verso  la  ninssa  dell  atnwsfera  ter- 
restre  die  tende  per  forza  repellrnte  a  mantenerla  lontana 
da  esso  ;  si  ritiene  die  I'  atinosfcra  circondante  la  parte  di 
superfide  die  va  (  col  moto  della  terra  )  assoggettandosi  di 
mano  in  mano  alia  diretta  azione  del  sole  provando  una 
pressione  per  la.  forza  repulsiva  del  sole ,  si  condensa ,  ecc. 

Non  la  finiremmo  con  un  volnnie  se  ci  volesslnio  addos- 
sare  V  incarico  nojosissimo  di  far  rlniarco  di  tutti  gli  er- 
rori  d'  ogni  genere ,  di  tutte  le  inesattezze  di  linguaggio 
che  in  t'atto  di  scienza  corrispondono  ad  altrettanti  errori, 
di  ciii  ridonda  la  confnsa  coinpllazlone  dt-l  signor  Ceriui , 
per  la  quale  ha  posto  a  contribiizlone  chi  sa  quali  e  quanti 
volunii  senza  quasi  mai  citarne  alcuno :  non  vogliani  pero 
tralasciare  di  dar  idea  del  suo  modo  di  argomentare  in 
econouiia ,  e  percio  trascri\ianio  un  brano  della  sua  pre- 
fazione  in  cui  tenta  di  giustilicare  il  titolo  del  suo  libro: 
Analisi  dell assohuo  valore  dd'e  terre.  Ogni  cosa,  egli  dice, 
nel  consesso  degli  uoniini  ha  due  valori,  cioe  assoluio  e  re- 
lativo  .  .  .  nelle  moneie  d'oro,  per  esanpio ,  il  valore  ili  tariffa 

Biil.  ItuL  T.  LVIII.  a6 


40a  ArPKNDICE 

e  I'  assoJuto  per  essere  il  risultato  del  tltolo  e  delle  spese  di 
monetazione ,  ed  il  corso  itiasgiore  che  vediamo  in  commer- 
cio  e  il  i^alore  rclativo  ,•  cosi  il  prodotto  di  un  fondo  consi- 
derato  come  semplice'  risultato  dell'  applicazione  dclle  forze 
fisico-meccaniche  dell'  iiomo  alia  chimica  del  terreno  ne  e  il 
va'ore  assoluto,  mentre  quel  i-alore  che  pub  avere  per  essere 
piuttosto  in  un  luogo  di  qucllo  che  sia  in  un  altro ,  oppure 
laiorato  in  un  modo  piuttosto  che  neW  altro  e  valore  rela- 
tivo  al  luogo  il  primo ,  al  modo  di  lavorarlo  il  secondo :  il 
vnlore  relative  e  variahile ,  mentre  il  valore  assoluto  e  sempre 
lo  stesso  nei  rapporti  di  economia  rurcde.  Tsoa  par  possibile 
il  mostrare  in  si  breve  cliscorso  una  confusione  niaggiore 
d'  idee  ;  a  noi  sembra  che  1'  idea  di  valore  di  un  terreno 
nel  modo  clie  1' abbiamo  gia  definito  sia  unica,  e  che  quel 
clie  il  signor  Cerini  chiama  valore  assoluto  possa  meglio 
chiamarsi  attitudine  naturale  cdla  produzione ;  due  pezzi  di 
terreno  possono  avere  la  niedesima  attitudine  alia  produ- 
zione se  hanno  estensione  e  llsiciie  condizioni  perfettamente 
uguali  \  nia  se  sono  posti  T  uno  in  Ungheria  e  I'  altro  in 
Italia  potrete  acquistaie  il  primo  colla  quantita  tale  di  oro , 
mentre  vi  converra  di  darne  il  doppio  od  il  triplo  per 
avere  il  secondo.  E  queste  sono  idee  per  se  stesse  tanto 
evident!  da  non  aver  bisogno  di  dimostrazione. 

Se  ci  si  domandasse  il  perche  abbiamo  ora  preso  a  par- 
lare  dell' Analisi  dell' assoluto  valore  delle  terre  del  signor 
Cerini  stampata  sino  nel  i8a6,  risponderemiuo  clie  e  per 
giustificarci  da  un  lato  di  averne  taciuto  linora  ,  e  per 
negare  dall'  altro  al  detto  autore  la  facolta  che  si  arroga 
di  giudicare  cattedraticamente  gli  altri  libri  die  trattano 
della  stima  dei  terreni.  Non  gli  neghiamo  pero  il  buon  vo- 
lere  ed  il  merito  dell' operosita,  il  quale  pub  diventare 
vitilissimo  in  lui  quando  col  tempo  gli  si  associi  il  criterio 
per  la  retta  argomentazione. 

Pensando  noi  che  un  trattato  di  valutazione  di  terreni 
adattato,  come  lo  voleva  comporre  il  sig.  Cerini,  a  tutto 
r  oibe  terracqueo  sia  vana  impresa  a  tentarsi ,  come  gia 
il  dicemmo,  opiniamo  che  utile  possa  sempre  dirsi  ogni 
qualunque  lavoro  che  miri  a  tracciare  11  metodo  di  valu- 
tazione dei  terreni  usato  In  una  tal  regione  determinata  • 
e  sotto  questa  vista  non  lasciamo  dl  encomiare  11  sig.  Sa- 
binl ;  egli  col  titolo  di  trattato  geuerale  sulle  stime  de' t'ondi 
(  e  qui  doveva  aggiungere  uelf  alta  Italia  ) ,    ci  ha  offerto 


PARTE    ITALIANA.  403 

bonar'iamente  un  lihro  scritto  si  roa  poco  metodo ,  in  disa- 
«lonio  stile  e  con  vocaljoli  in  gran  parte  del  popolo  <.U 
Lonibardia  ,  aia  die  contiene  una  qiiantita  di  dati  iitili  a 
chi  nel  regno  Lonibardo-Veneto  si  occnpa  ili  valutare  Je 
proprieta  die  si  concainbiano  coll''  ordinaria  contrattazione 
t'ra.  privati.  Ai  glovani  die  passar  devono  dalle  occnjni- 
zioni  nel  calcolo  siibliiue  a  quelle  del  peiito  sarii  ijiiesto 
liliro  di  qnalclie  vantaggio  per  cercare  alcuni  dati ,  delta 
cui  cogni/ione  alcnni  nomini  nicdiocri  ,  die  furorio  scnipre 
estranei   alia  scienza  ,  f'anno  talvoita  ridicolo  inisti^ro. 

II  sig.  Cerini  die  avea  scritto  nel  1826  il  lihro  di  ciii  ora 
parlammo  fa  ofTeso  qnasi  dalT  anniinzio  dato  nel  i83o  dal 
sig.  Sahini ,  del  coiiiun  desiderio  non  ancora  appagato  di  un 
trattato  di  stiiiie  ;  qnindl  ha  creduto  di  trovare  nel  lavoro  di 
Ini  di  duecento  vent'  una  pagine  duecento  cinquanta  e  piu 
errori ;  e  strano  che  dopo  il  tiatone  esempio  da  lui  inede- 
simo ,  egli ,  il  Cerini,  riinproveri  al  Saljiui  d' aver  intro- 
dotto  nel  sno  lavoro  alcnne  generali  idee  siiile  vahiiazioni; 
e  che  poi  gli  rimprovei'i  con  vera  contraddizione  di  avere, 
parlando  dei  gelsi  (  vedi  pag.  21),  oinniesse  le  cose  piit 
essenziali  come  sono  le  airatteristiche  fisiche  lopognifidie  rd 
astroiiomiche  del  luog,o ,  e  geolop.ica  ( la  geologica  )  struttura. 
della  terra  nci  rurali  rupporti.  Le  minute  osservazioni  iti- 
dividuali  fatte  dal  sig.  Cerini  degli  errori  del  sno  antago- 
nista  sono  di  si  corta  veduta  die  non  meritan  che  in  esse 
ci  occnpiaino  ne  pnnto  ne  poco;,  per  lo  piu  quelle  osser- 
vazioni risolversi  potrebhero  in  diversita  ili  opinioni  o  di 
linguaggio  ,  ed  ove  sono  tecniche  non  oltrepassauo  la  co- 
gnizione  delFagente  di  una  piccola  fattoria. 

Giacche  tanto  il  Cerini  quanto  il  Sabiiii  sono  implegati 
nelle  operazioni  del  catasto,  gli  eccltiamo  a  spendere  ir.e- 
glio  il  tempo  nel  porsi  d'  accordo  anzi  che  nel  conl'ii- 
tarsi  reciprocamente  colie  stampe,  e  gli  avvertianio  die 
male  interpreterebliero  le  nostre  parole  se  giudicassero  die 
noi  reputiamo  Inutili  aiVatto  nel  perito  di  stinie  di  fondi 
le  cognizioni  fisico-chimiclie  di  cui  fa  pompa  specialniente 
il  sig.  Cerini;  pero  crediaino  die  di  tali  cognizioni  sia 
meglio  andarne  aflatto  digiuni  die  averne  di  confuse  od 
imperfette  o  false. 

Diremo  finalmente  una  parola  sul  separate  libretto  del 
sig.  ('erini  intitolato  Arudid  drlla  stiina  dcRc  case  c  rettifiH , 
avvertciidu  die  Ic  s;;iaumKUicatiirc  biniili  a  quclia  cuiueiuiia 


404  Al'PENDICE 

in  tal  tltolo  aljbondano  in  ogni  jsagina  dello  stesso  au- 
tore.  Per  dar  norma  di  valutazione  delle  case  il  signor 
Cerini  s' alza  a  pretesa  di  dettar  leggi  di  statica,  di  deco- 
razioiie ,  di  prospoitiva,  di  polizia  stradale,  e  rivolge  e  rag- 
gruppa  la  sua  matassa  in  niodo  da  renJerla  inestricabile. 
Poclii  avranno  inteso  cosa  abbia  volnto  significare  il  si- 
gnor Cerini  coW  analisi  de' rcttifili ;  quindi  in  noi  sta  il 
davere  di  dicbiararlo^  per  T  analisi  dei  rettifili  intende  egli 
Tindagine  pemaZe  necessaria  onde  giudicare  a  cjual  compenso 
lia  diritto  il  proprietario  di  una  casa  che  viene  luutilata 
per  raddrizzare  ed  allargare  la  contrada  lungo  cui  e  posta: 
dopo  alcune  genericiie  idee  nell' argoniento ,  il  sig.  Cerini 
entra  in  varie  particolarita  allndenti  all"  allarganiento  della 
Corsia  de'  Servi  in  Milano  che  medltavasi  appunto  nelT  e- 
poca  in  cui  egli  scriveva  quel  suo  trattato  f,  ci  previene 
pero  (  pag.  84)  di  non  aver  detto  tutto  quanto  pensava 
nello  stesso  argoniento.  Ecco  le  sue  parole:    «  Non  la  fatica 

V  di  scrivcre  mi  traitenne  ,  non    la  mancanza    di   cognizioni 

V  nelle  convenienze  di  pubblica  amministrazione ,  non  quelle 
"  sulla  natura  dell'  uonio  e  de'  suoi  rigiri  nel  seno  della  so- 
»   cieta ,  via  hensi  V  inuulita  di  esporre  quello  che    da  magi^ 

V  strati  iedo  praticamcnte  eseguire  tanlo  intorno  ai  riguardi 
»  doi-uli  al  privato  interesse  ,  quanto  alia  pubblica  soddisfa- 
>'  zione ;  »  e  nmlgrado  questa  dichiarazione  dice  poi  tante 
cose  inutili  o  conte  ed  alia   sua  solita   nianiera. 


Archivj  del  proprietario  e  delV  agricoltore ,    ossia  col- 

lezione  periodica  di  Memorie  e  di  Osservazioiii  so- 

pra  le  parti  tiitte  dell'  ecqnomia  doniesdca  c  iiirale. 

rol.S.^ — Piacenza,    i83o,   dai  torchi  Del  IMajno  , 

in  8.°  ,  fasc.    i.° 

Di  questo  giornale  incominciato  sin  dall' anno  1826,  e 
piii  volte  intcrrotto,  cosicche  noa  ne  uscirono  che  6  fa- 
scicoli  durante  lo  spazio  di  piii  di  tre  anni  ,  e  ora  ripi- 
gliata  la  continuazione  con  promessa  delP  editore  die  C ope- 
ra ,  anche  per  Sovrano  favore ,  progredira  regolarmente  colla 
pubblicazione  di  6  fascicoli  nel  cor  so  di  ciascun  anno  all'  in- 
circa.  II  fascicolo  7.°  ultiniamente  uscito  contiene  notizie 
iullo  stabilimento  agricola  di  Roville  ;  sul  modo  di  condurre 
una  cascina  di  J.  Twamlcy  ;  sopra  alcune  malattie  del  fru^ 
mento ;  ml  cavolo  albero  ;  sulle  Accademie  de' Georgofili  di 
fifciizc  i  ((.grariif.  di  Fesaro  c  d' orticoltura  di  Parigi,  ecc, 


TAUTE   ITALIANA.  408 

*  Portolano  del  mare  Adrindcn  compilato  sntto  la 
dlrezione  dcW  Islkuto  geografico  inilkare  dell  I.  R. 
Stato  maggiore  gcneralc  dal  cnpitano  Claconio  Ma- 
niENi.  —  Mllaiio  ,  i83o,  dull  I.  li,  Stampeiia , 
gr,  in  4.",  con  adante. 

Delia  fccondazionc  delle  piante.  Dis<!crtazionc  inaii- 
giirale,  cul  ecc.y  sotto  gli  cmspirj  dl  Giuseppe  Mo- 
RETTly  P.  P.  dl  botanica,  ecc,  dava  in  luce  Fran- 
cesco AiXQStino  Qeba  ,  socio  di  varie  Accademie  ita~ 
liane  e  strauiere,  ccc.  —  Milano,  180O,  presso  gli 
Fditori  degh  An/iali  luuvcrsidi  dcllc  scicnzc  c  dcL- 
l  industria. 

Delia  fccondazionc  delle  piante.  Mcnioria  del  dottor 
Francesco  Gera  ,  mendiro  di  raric  Accademie ,  ecc. 
Seconda  edizione  notahilmente  accrcsciuf.a  c  corrc- 
data  di  moltc  utili  applicazioni  relative  alia  coltura 
de  campi ,  degli  orti  e  del  giardini.  —  Milano , 
1IV60 ,  presso  gli  Editori  degli  Annuli  unucrsali  delle 
scienze  e  dell  industria. 

U  giovane  antore  de'  due  annunziati  oimscoli  gia  da 
limgo  tempo  andava  sforzaadosi  (  ed  i  suoi  slorzi  erano 
generosi  e  degiii  certamente  di  lodi  )  con  opere  separate 
e  con  articoli  pi-ofiisi  in  piii  d' nn  giornale ,  di  acqnistarsi 
un  nome  fra  i  nostri  piu  veggenti  agronomi  ed  economisti. 
Se  non  die,  giuiito  al  termine  de' suoi  studj  neirUniversita 
<li  Pavia,  parve  a  un  tratto  volgersi  ad  altra  meta,  e  contro 
la  generale  aspottazione,  produsse  nel  giorno  della  sua  laurea 
una  dissertazione  snWa  Fecontlazione  delle  piante,  prodrouio, 
com' egli  diceva,  d' altra  piiiestesa,  clie ,  sacra  alio  stesso 
fnustisslmo  giorno,  avrebbe  fra  poco  veduta  la  luce.  — • 
II  fatto  accompagno,  o,  pev  meglio  dire,  precedette  la  pro- 
niessa,  e  dopo  poclii  giorni  scorsi  dalla  distribiizione  del 
prodromo,  trovossi  vemliljiie  nelle  liotteghe  dei  lil)rai  di 
Milano  e  di  Pavla,  colla  singolare  cjualilicazione  di  5tT0/ii/a 
edizione,  l' opera  maga;iore.  — •  Slccoiue  la  Dissertazione  e 
un  airiistellamento  di  jicriodi  sconnessi  tratti  letteralmente 
e  prcssoclie  a  caso  da  questa  seconda  edizione  ,  cui  percio 
anieremmo  applicare  il  motto  proles  sine  rnatre  creata,  se 
coti  sili'attc  parole  non   temessinio  di  farla  credere  per  un 


406  ATPENDICE 

istante  lavoro  originale;  cosi  ill  qnesta  soltanto  darenio  una 
breve  notizia. 

L'Accademia  Teyleriana  cU  Harlem  lia  proposto  ,  iioii  lia 
guari,  uu  preuiio  a  clii  presentera ,  per  la  iiiie  deH' anno 
corrente ,  la  niigiior  Memoria  snilo  stato  attuale  delle  co- 
gnizioni  intorno  alia  fecondazione  del  vegetabili  del  difFe- 
renti  ordini.  —  II  sig.  Gera  prese  a  tratiare  cjnesto  argo- 
inento  non  gia  per  soddisfare  L'Accademia  (  di  clie  per  tre 
volte  e  certo  con  rara  niodestia  si  confessa  incapace),  ma 
hen  p.'iMosto  per  ricornare  di  nuovo  sovra  nn  argoinento  die 
altamente  lo  dilettb ,  e  piii  ancora  per  aver  occasione  di  ri- 
pctere  utili  ed  amene  cose  relaliie  alia  collura  de' campi,  degli 
orti  e  dei  giardird  (i).  Qnesto  lavoro,  delicato  e  trascen- 
dente  come  lo  chiama  1' antore  (2),edlviso  in  due  parti: 
nella  prima  il  signor  Gera  proponsi  di  esporre  la  strutiura 
delle  parti  die  servono  alia  generazione  delle  piante ;  di  no- 
verare  i  prindpali  fatti  che  in  essa  generazione  si  conoscono, 
e  di  tracciare  qiiella  teoria  die  gll  parru,  piit  confacente  alia 
spiegazione  dei  medesbni;  contlensi  nella  seconda  parte  tutto 
quanto  speita  all'  iiso  pratico  di  qiiesta  teoria. 

Ecco  come  fu  compilata  la  parte  prima,  Quanto  sta  fra 
la  pag.  1 5."  del  libro,  che  e  la  i ."  del  testo ,  e  la  pag.  58.% 
e  un  indigesto  niiscuglio  di  capitoli,  period!  e  perlino  brani 
di  periodi  tolti  dalle  opere  di  Rlirbel  (3) ,  di  Richard  (4), 
di  De  CandoUe  (5),  di  Brongniart  (6),  di  Gallesio  (7)  e 
di  altri  recentissimi ,  anzi  viventi  autori ,  tradotti  spesso 
in  senso  contrario  a  quello  degli  autori  rispettivi,  sempre 
in  pessiino  stile ,  e  per  T  ordinario  connessi  scnza  aicun 
ordine  e  critica.  Le  undici  pagine  che  immediatamente  suc- 
cedono  alia  58."  sono  prese  d''un  solo  colpo  e  letteral- 
mente  dall' opera  del  Gallesio:  le  rimanenti  ventisei,  colle 
quali  si  compie  la  parte  prima,  sono  tratte  in  pari  manieivi 
dal  De  Candolle  ,  eccettuatiue  alcuni  poclii  periodi  che  sono 
di  Mlrbei. 

(l)    Vodi    ]ia;j.    ]3. 
(1)  Ibidem. 

(3)  MirJjel ,  Eleiiiens  de  botanique  e  A/males  des  sciences  nalu- 
relles,  anno    iSatj. 

(4)  Ricliard  ,  Siemens  de  botanique. 

(5)  De  Candolle  ,  Organograp/de. 

((>)  Brononiart,   Annales  des  sc,  nat.    1827  .   tOHi.    12. 
(7)  Gallesio,  Delia  riproduzione  vegeta/e ,  Pisa,  i8j6. 


PARTE    ITALIANA.  407 

La  pnrte  secondn  e  compost.n  dl  elemcntl  assal  meno 
cterogenei.  Essa  consta  di  trentotto  pagine,  delle  quali  le 
prime  trentatre  soiio  tratte  ad  littcram  dal  Gallesio,  e  le 
rimanenti  quatiro  da  De  Candolle,  eccettuatene  due  (la 
12.8.^  e  seg.),  delle  quail  non  abbiamo  potato  riconoscere 
la  provenien/.a ,  ma  die  certamente  non  appartengono  al 
sig.   Gera. 

L'  opera  da  ultimo  si  compie  coa  died  pagiae  di  antin- 
tuzioni,  ed  anclie  queste  soao  tolte  dagli  autori  clie  ven- 
nei"o  spogliatl  per  la   compilazione  delT  opera. 

La  maniera  con  cul  il  signor  Gera  trasporta  dalP  altrui 
sol  proprio  Iil:ro  parole  e  pensieri  merita  di  essere  in  pnr- 
ticolare  acceiinata.  Egli  traduce  letteralmetite  le  parole  j'ni 
VII,  j'ai  duisc,  etc.,  degli  antori  fiances!,  siccoiue  pure 
usurpa  e  fa  proprj  gli  io  ed  i  noi.  del  dottissimo  Gallesio, 
seuza  giammai  accennare  la  penna  donde  uscirono.  Quindi 
sue  proprie  diventano  tutte  le  ricerclie  ,  le  osservazioni , 
le  idee  sistematiclie ,  ecc. ,  die  nel  libro  si  espongono. 

Ma  da  taluuo  ci  si  dimandera  se  nulla  propriameute  si 
trovi  iu  tutto  cjuesto  volume  die  proprio  sia  dell' autore  .. . 
Noi  die  ci  protestiamo  uomini  di  buoua  coscienza  ci  rechia- 
luo  a  dovere  di  dichiarare  die  Tautore  vi  ha  inserita  una  sua 
particolare  osservazione  microscopica  ed  alcuni  period!  di 
pro|)r!a  ed  originale  fattura.  L' osservazione  ,  cui  vogliamo 
alludere  (i)  ,  teiide  a  negare  T  esistenza  di  un' appendice 
tubulosa ,  die,  secondo  Noedliam ,  Amici,  Bron2;i-:iart  e 
Bartling,  si  svolge  dai  granell!  del  poUine  nell' atto  die  si 
inumidisce.  Da  principio  i' autore  ne  ragiona  in  modo  da 
far  credere  codesta  esistenza  affatto  immaginaria,  ne  vi 
manca  un  tal  quale  sarcasmo,  die  ben  non  sappiamo  quanto 
clebba  riuscir  grato  agli  uomini  illustri  cui  e  diretto:  ma 
dopo  poche  linee,  con  una  bonarieta  affatto  singolare,  trova 
non  solo  probabilissima  1"  esistenza  della  sopraddetta  ap- 
pendice tubulosa,  ma  invaso ,  direbbesi,  da  spirito  profe- 
tlco,  si  fa  a  prevedcria  nelle  eta  future,  cloe  nei  tempi 
in  cui  gli  stromenti  ottici  avranno  ricevuto  maggior  per- 
fezione. —  In  quanto  agli  altri  pezzi  proprj  del  sig.  Gera, 
non  vogliamo  qui  farci  carico  d'  indicarli ,  come  il  femmo 
pel  plagj.  Havvi  un  criterlo ,  pel  quale  il  lettore  potra 
agevolmente  rlconoscerli.  Eccone  due  perclie  servano  di 
conferma  al  d!r  nostro  : 

(I)    Vcdi  pag.   r>4  <■   3.1. 


40B  ArPENDICE 

A  pag.  14-3:  a  La  vista  ilello  piantc  clie  nelle  forcste 
>'  furono  feiite ,  e  qnindi  le  foglie  diedero  un  colore  men 
>'  vivo,  e  quella  delle  foglie  clie  in  autunno  cangiano  di 
"  colore,  allorclie  il  siigo  cessa  di  agire  e  le  piante  si 
II  spogliano  del  loro  oniamento,  lianno  potuto  niotivare 
It  che  la  screziatura,  ed  anzi  colori  misti  di  uiio  stesso 
>>  fiore ,  noil  sono  che  il  prodotto  di  una  nialattia.  Ma  qua! 
»  difFerenza  fra  gl'  impinmi  bosciii  di  vegetal)ili  aiumalati 
"  con  quei  colori  vivi  e  brillanti,  che  abbelliscono  le  piante 
11   screziate  e   i  petall  dei  nostri  fiori  ?  >> 

A  pag.  1 3  9:  "  Cosi  e  pure  quivi  indispcnsabile  di  av- 
»  venire  che  la  prima  edizioae  di  questo  mio  lavoro  com- 
II  parve  sotto  gli  auspicj  del  celeberrimo  botanico  signor 
»/  prof.  Moretti  di  Pavia,  e  quindi  clie  essendosi  in  questo 
1/  conservate  le  stesse  opinioni ,  e  mio  do^ere  di  avvertire  , 
I)   che  sempre  mossi  dietro  i  suoi  savj   consigli.  >> 

Ma  prescindendo  dal  plagio  e  dallo  stile  (i)  ha  egli  poi 
il  sig.  Gera  raggiunto  lo  scopo  che  si  era  prefisso  ?  ha  egli 
soddisfatto  alle  promesse  che  leggonsi  sul  fontisplzio  del 
suo  libro  ?  Noi  protestiamo  solennemente  di  no 


Institationcs  pathologice  generalis  proelectioiiibiis  aca- 
demicis  adcommodatce  ^  auctoie  Josepho  Corneliani 
Medicinoe  doctor  e ,  et  Pathologice  generalis  atque 
viaterice  medicce  prof,  hi  scientiarmn  Universitate  tici- 
nensi.  Volumen  primutn.  —  Ticini  Megii,  mdcccxxix, 
ex  typographia  Fnsi  et  Socii ,  in  8.°  di  pag.  280. 
Prezzo  life  4  austr. 

In  mezzo  alia  dovizia  che  si  ha  di  opere  che  concer- 
nono  la  patologia  generale ,    rimaiie    tuttavia    desiderio    di 

(i)  il  cosa  degna  di  singolare  osservazione  come  in  un'' opera 
essenziahuente  botanica,  C[uale  e  ia  presente,  quasi  tutti  i  nomi 
generici  e  sivecifiri  delle  citate  piante  siano  e  spesso  e  in  modo 
assai  ridicolo  sbagliati,  Ne  diaiiio  qui  alciini  eseaipi,  lasriando  che 
il  lettore  giudichi  se  al  tipogi'afo  ,  o  nun  piuttosto  alfaiitore  se 
ne  debba  dare  la  colpa. 

Pag.     2 1   solana  per  solano 

»     ivi  fumeterri  »   fmiiosterni 

»      24  Lycop.  selvaticum     »   L.  elveticuni 
«    l36  penis])ernie  ?>   menispernie 

»     ivi  esurbiacee  »   cuforbiacee 

ecc,  ecc. 


PARTE   ITALIANA.  409 

un  bnon  lil)ro  sa  qiiesta  importantissiina  pnrte  tlella  scien/a 
jtiedica ,  vero  fondaincnto  di  razionnle  nietodo  curativo.  Im- 
perocclie  il  poter  pervcnire  a  iciuleve  plausiliile  spiegazione 
dci  fenomeni  cd  accldenti  morbosi,  ossia  dci  deviamenti  dello 
stato  normale  clio  dalla  fahljrlca  aniiiiale  presentasi,  noa  che 
di  quanto  ad  essi  lia  ri^laziouc,  noa  e  sicnramente  la  piii 
facile  cosa,  stanteclie  la  tagioii  intima  da  cui  que' fenomeni 
od  accldenti  procedono  non  cade  per  nulla  sotto  ai  sensi. 
Ond'  e  clie  il  patologo  non  piio  se  non  clie  ridiirsi  ad  argo- 
mentarla  seguendo  le  pin  proljabiii  congetture  !e  qiiali  sieno 
in  corrispondenza  coi  fatti ,  e  da  questi  rinfrancata.  E  poi- 
clie  cfuesti  fatti  possono  essere  rigiiardati  sotto  aspetti  di- 
versi,  e  spesso  sono  esaiuiaati  da  patologi  clie  non  lianno 
la  mente  cliiarita  dalla  llaccola  della  sana  logica,  e  scevra 
di  prevenzione,  interviene  die  diversa  cagion  niovente 
sia  lore  assognata ,  e  che  qnella  che  a  pi-inia  giunta  puu  in 
apparenza  rendere  plausibile  spiegazione  di  alcnn  fenomeno, 
per  la  fatale  inclinazlone  che  si  ha  di  trojipo  generallzzare, 
venp;a  dlchiarata  principlo  di  tutti  1  fenomeni  ed  accldenti 
morbosi ;  e  di  questo  niodo  sleno  forzati  i  fatti  ad  olibedire 
air  ininiaginata  cagione ,  e  non,  come  vorrebb' essere ,  la 
cagione  ai  fatti.  Quindi  avviene  che  noi  abbiamo  tanti  e  si 
svarlati  slstemi  di  niediclna,  alcuni  de' quail  tra  loro  in  asso- 
luta  opposizlone ;  per  la  niaggior  parte  poi  slffattl  che  sa- 
pendo  pill  di  nietaflslca  ,  che  di  fislca  anlmale  (la  quale  no 
dovrebbe  essere  11  vero  solo  ed  unico  fondamento)  alfatto 
pratico,  al  letto  dell'  infermo  rlnvengonsi  vani,  e  scorgesi 
che  conducono  airerrore.  Ad  onta  pero  deile  tante  e  tanto 
gravi  dlfllcolta  che  s  incontrano  a  stablllre  una  buona  teorlca 
niedica ,  Tela  nostra,  non  sapremmo  ben  dire  se  a  pro 
od  a  danno  della  scienza  e  deirumanita,  va  lussuregglante 
di  mediclie  teorle,  delle  quail  quattro  sono  le  doniinanti : 
1.*  la  fislo-patologica  della  scuola  di  Vienna;  2.*  la  iisio— 
patologica  di  Croussais ;  3.*  T  orgaiilca  di  Buffalini ;  4.*  la 
Browniana  riformata,  o,  come  impropriamente  i  seguaci 
suoi  la  dicono ,  iY/iOCrt  dottrina  medica  italiana.  Ai  principj 
della  prima  informo  per  la  maggior  parte  11  sig.  professor 
Cornellani  le  Istituzionl,  di  cui  annunziamo  11  primo  volume, 
e  che  servlr  debltoiio  di  testo  alle  sue  Iczionl.  Dlcemmo  per 
la  maggior  parte  ,  poiche  egli  vi  arreco  alcune  yariazioni 
e  nioiliiicazioni ,  le  (juali  non  sapremmo  dire  se  migliorino  la 
teorlca   dclf  llartuiann ,   tanto    plu    che    nou    rlL^uardauo   i 


4IO  APPENDICE 

prlnclpj  fondamentali  dl  essa.  Dei  quail  prlnclpj  fondamen- 
tali  bisognei'ebbe  metier  mano  a  ragionata  aaalisi ,  se  in- 
tendimeato  nostro  fosse  di  voler  discorrere  e  disaminare 
le  Jsdtuzioni  del  Professor  pavese  con  tutta  quella  estensio- 
ne  die  la  qualita  del  subbietto  rlchiedereblDe.  La  qnal  cosa 
parendoc'i  convenire  assai  piii  ai  giornall  ciie  esclnsivamente 
alle  scienze  mediche  son  dedicati,  die  non  alia  condizioae 
del  nostro ,  estimammo  lim'itarci  a  brevi  cenni ,  pel  quali 
abbiano  i  leggitori  nostri  un'  idea  di  questa  nuova  opera 
patologica.  Inconiincia  adunque  il  signer  professore  con 
una  introdu/ione  in  cui  rinvengonsl  per  la  niaggior  parte 
le  idee  medesime  che  Hartmann  espose  nella  introduzione 
che  sta  in  capo  alia  sua  Tlicoria  morbi ,  etc.  (Viudob.  i8a8), 
ina  duolci  il  diilo,  steniperate  in  maggiori  parole  ed  in  una 
dizione  meno  bella ,  e  meno  succosa  per  cui  parci  per- 
dano  di  quella  forza  e  di  quella  dignita  con  cui  il  se- 
wnalato  scrittore  di  Vienna  le  presenta.  E  di  pari  modo 
precede  la  cosa  nel  susseguente  paragrafo  che  concerne  la 
patolofia  in  generale.  Viene  egli  in  appresso  a  favellare 
della  malattia  in  generale  ,  ma  non  gli  vanno  a  grado  le 
definizioni  che  di  essa  furono  fin  qui  date  e  ne  propone 
egli  una,  che  noi  credianio  dover  qui  rapportare,  postale 
a  fianco  quella  di  Hartmann. 

Corneliani.  HtiTtmann. 

Morbus    definiri    potest     organismi  Morbus  earn  vitae  corporis  cujusdam 

liuraani ,    et    processus    vitalls    sublata      internoe    mutaiionem  iistit,  qua  ipsius 
integritas  ,    atque    abnorniis    ralio     ab      evoliitio    turlj;:tnr,    ilestructio   promn- 
externji   quidem   potentiis    uocentibus      vetur ,  mntusque  nrjanlcus  a   lepitima 
efFertis  infUicta,    ut  inde  Isesa  facultas      ad   evolutioriem   et    totaru    ■vltse    tineni 
»it    ad  liberum  ,     asquabile  ,    constans      ratioue   recedit. 
et  iocundum  actionum  functionumque 
vitalium  cxercitium,    neque    vita   bu- 
mana     finem    a   natara     sibl   praeilxura 
amplius   atiingere    queat. 

Se  nelle  diffinlzioni  il  soverchiare  di  concetti  e  dl  parole 
riesce  in  meglio ,  pare  a  noi  che  il  professor  di  Pavia  la 
vinca  su  quello  di  Vienna.  Per  cio  poi  clT  e  della  sede  della 
malattia,  il  nostro  patologo  tiene  con  chi  crede  ch'essa  sia 
ad  un  tempo  nei  solidi  e  nei  fluidi,  e  in  quanto  all' ori- 
gine  ed  alia  essenza  sempre  locale.  Noi  lascerenio  dal  se- 
guire  r  autor  nostro  nell'  esposizione  ch'  ei  fa  delle  quattro 
teoriche  mediche  che  sovra  notammo,  e  nelle  principali 
differenze  che  ne  fa  sorgere  dal  loro  confronto:  ci  faremo 
pero  lecito  di  osservave  che    nelle    poche    confutnzioni    ai 


PARTE    ITALIA!<TA.  4II 

principali  piintl  potevanio  d.l  lui  forse  nspettarcl  di  nie- 
glio,  massinie  clopo  i  tanti  scritti  die  a  questo  propo- 
sito  si  sono  puhblicati.  E  potreblie  anclie  essere  clie  vi 
losse  altresi  chi  lo  accagionasse  (U  non  avere  pur  bene 
inteso  alcuni  di  que' punti  di  dottrina,  ed  csseisi  talvolia 
contraddetto.  —  '<  Gerinani  vero  postqiiam  vim  organicani 
distiiixerant  .  vim  vitalem  cum  ipsa  vi  organica  confundi 
arbitrati  sunt,  cumque  jam  ostendissent ,  organicani  vim 
simijlicem  virinm  priniiti\arum  modificntionem  esse,  ad 
vires  quoqne  primitivas  vim  vitalem  referre  dcbuernnt.  Ex. 
lioc  principio  et  aliud  sponte  fluxit,  banc  vim  nimquani 
extin^ui  posse,  quamvis  corpora  organica  in  sua  elementa 
dissolvantur,  ideoc(ue  organica  corpora  ab  auorganicis  es- 
seniialiter  non  differre ,  et  nuUam  sibi  adparenteni  mor- 
tem contingere ,  cum  nisi  vitas  modum  sub  ilia  metamor- 
pbosi  corpora  mutent.  »/  La  quale  oljbiezione  non  saprem- 
mo  se  recga  dopo  Li  dicbiarazione  die  fa  Hartmann  alia 
pag.  70  della  sua  patologia  sopraccitata  :  —  "  nos,  quae  vitae 
particular!  praesunt,  vires  ad  generates  universi  vires  re- 
ducere,  eadem  ratione,  qua,  quibus  corpus  organicum  con- 
struitur,  materiae  in  communia  reliquorum  corj^orum  ele- 
menta resolvuntur;  sed  ideo  nos  nondum  contendere,  sin- 
gulain  vitac  eflicientinm  niliil  aliud  esse  ac  siniplicem  aliquam 
naturae  eflicientiam.  Nos  potius  cam  professi  sunius ,  et 
adluic  profitemur  sentcntiam :  eodem  penitus  modo  quo 
communia  corporum  elementa,  ad  certam  rationera  conflata, 
substantias  organlcas  constiiuunt ,  eodem  etiam  primitivas 
universi  vires,  ad  determinatam  rationem  congredientes  di- 
namicos  vitas  factores  constituere  ;  et  in  definita  Iiac  rom- 
positionis  ratione  radirari  simul  singidtF ,  qiuB  inde  emergit , 
efficienticB  vitalis  imiolein  atque  naturam  singulareni.  >>  — ■ 
Germaniae  patologi  sedem  morbi  proxiniam  in  actione  seu 
processu  vitali  reponunt;  Itali  e  contra  in  intima  mixtione 
organica  orgauismi  vivi  eam  inveniunt,  quoniam  ^■italis 
actio  conditionum  vitte  materialium  jam  est  elFectus  "  pag. 
181  (i).  —  "  Worbi  simpliciter  dynamici  existentiam  admittit 

(i)  Fa  meraviiilia  come  s'abbia  voliito  accusai'e  la  scuola  alo- 
luaniia  di  considerare  solo  nt-i  iiiali  lo  state  diuaniico ,  e  non  la 
condizione  organica  ,  iiientre  gia  Hartmann  fu  il  primo  die  con- 
f'utando  il  sistema  di  Brown  niostrasse  1^  en-ore  souimo  delPaver 
lasciato  da  banda  P  attivitii  organica.  V.  Analyse  des  ljro>\  ui- 
sclien  systems,    i8c2,   vol.  2.  pa^.  406,  4?",  46c. 


412  APPENDICE 

Schola  Bononlensis ,  dam  morbos  diathesicos  ab  adiatlie- 
sicis  sinipbci  inc'itatlone  vel  irritatione  inductis  distinguit , 
ill  quibiis  vitalis  motus  a  statu  normali  aberrans  totam 
iTiorbi  rationeiu  coiitinet  »  paa;.  i83.  —  "  Istiusmodi  afFec- 
tiones  (inorbi  nenipe  dynamici)  jiixta  italicam  doctrinam 
moi'liis  diatliesicis  sc!iola3  Bononiensis  respondent,  in  qiiihus 
pr£etef  la3sani  incitationem  profunda  quoque  distingnitur 
intimioris  organizationis  alienatio  >»  pag.  i86.  Ora  come 
si  possono  in  tra  di  loro  concordare  questi  passi  che  ar- 
recano  cose  ripngnanti  ed  al  tutto  opposte?  E  ben  pa- 
recchi  altri  a  prova  di  qnanto  sopra  avvertimmo  noi  po- 
tremmo  recarne  innanzi ,  se  inira  nostra  fosse  una  com- 
piuta  disamina  delle  istiiuzioni  patologiclie  del  professor 
di  Pavia.  Clie  pero  noi  progredlremo  alle  essenziali  diffe- 
renze  dei  mali ,  le  qnali  poi  ci  sembrano  essere  interamente 
quelle  stesse  stabilite  dall'  Hartmann ,  e  fondate  sul  prin- 
cipio :  die  ogni  particolar  vita  non  puo  insorgere  se  non 
die  da  forze  tra  di  loro  opposte  ;  che  ovunque  in  natura 
e  opposizione  di  forze,  ivi  e  ancora  opposlzione  della  ma- 
teria, e  viceversa.  Alia  vita  animale  concorrono  quindi  fat- 
tori  dinamici  e  fattori  materiali.  Dal  che  risulta  clie  la 
vita  sia  uno  stato  forzato ,  e  che  per  se  stessa  tenda  e 
operi  alia  distruzlone. 

Ma  perche  poi  essa  vita  susslsta  per  tratto  di  tempo,  fa 
d'  uopo  die  si  ristorino  le  forze  e  si  ripari  la  materia  del 
corpo  in  cui  e-,  il  che  non  puo  intervenire  se  non  che  in 
forza  di  cose  esterne.  Tutta  la  susta  della  vita  dipende  per 
conseguenza  da  due  forze  1' una  interna,  esterna  1' ahra , 
dair  operare  cioe  dei  fattori  dinamici  del  processo  vitaie, 
e  dei  fattori  materiali,  non  che  dal  commercio  che  ne  ri- 
sulta del  corpo  vivo  e  della  natura  esterna  ;,  giunto  il  quale 
commercio  a  non  sapremmo  qual  grado  di  disturbo,  lianno 
origine  i  mali  dinamici.  Ma  siccome  ci  sono  forze  o  potenze 
die  possono  direttamente  intaccare  e  ledere  T  organizza- 
zione  nei  materiali  attribnti  suoi ,  cosi  i  mali  che  da  que- 
ste  rlsultano  si  chiamano  organici.  E  il  signor  professore 
attenendosi  ai  mali  dinamici  quale  snbbietto  di  patologia 
medica,  e  credendo  che  questi  consistano  in  uno  sviamento 
del  processo  vitaie  dallo  stato  suo  normale ,  del  quale  svia- 
mento e  a  rintracciarsi  la  cagione  nei  fattori  vitali ,  stabi- 
lisce  la  seguente  massima :  «  Cum  vitalis  processus  duabus 
constet  vitce  actionilms,  nimirum  productione    organica  et 


PARTE   ITALIAN  A.  4l3 

incitatione  sen  motu  vitali,  seqnitur,  has  dims  vitse  comli- 
tiones  in  cjuocumque  nioi-ho  tlynamico  priiiiitus  adlicl  de- 
l)ere.  "  Ma  V  esistenza  di  tali  azioni  non  potendosi  coii- 
ceplre  divisa,  e  d'altra  parte  in  uno  stesso  organo  mai  non 
potendo  essere  in  fra  loro  opposte ,  stante  die  1'  eccesso 
od  il  difeito  di  prodn/ione  orgaaica  porta  con  seco  costan- 
temente  soverchiezza  o  languidezza  del  nioto  vitale,  cosi 
egli  comprende  in  una  sola  sezione  i  mali  dinainici ,  — 
i<  atijnc  sinuil  ad  eminentem  JMsionein  et  primitus  evolu- 
tam  unius  vel  alterius  conditionis  processiim  vitalem  con- 
stituentes  attentioneni  dirigiiniis.  "  11  processo  vitale  puo 
poi«viare  uel  grado,  e  dare  I'iperstenia  e  Tastenia,  e  nel- 
r  indole  e  nel  nuituo  accordo  coi  singoli  sistemi  ed  organi. 
L'astenia  divides!  in  dirctta  cd  iiulireUa :  diretta  per  sottra- 
zione  dt-i  naturali  stimoli  •,  indircUa  pel  sovercliio  adoprare 
degli  stimoli.  Quest'  indole  anoniiale  del  vital  niovimeuto 
ridnccsi  in  fine  a  tal  eijuillljrlo  d«;ir  espansione  e  della 
rontrazione ,  od  alia  uiutata  direzione  del  niovimento  stes- 
so. Data  questa  patogenia ,  o  spiegazione  clie  sia  dell'  in- 
gencrarsi  dei  I'enomeni  niorbosi ,  vi  coUega  il  signor  Pro- 
fessore  i  sommi  generi  dei  mali,  die  sono,  i.°  le  febljri 
o  malattie  con  emineate  dlsturbo  di  ameiidue  le  condi- 
zioni  della  vita  f,  2.°  le  cacliessie,  o  malattie  con  eminente 
lesione  della  vita  plastica;  3.°  le  neiirosi  ed  i  mali  irrita- 
tivi ,  ossia  malattie  con  eminente  perturbamento  della  vita 
animale,  ossia  dell' incitazione  vitale.  Le  febbri  dividonsi  in 
ipersteniche  o  coa  eccesso  di  procedimento  vitale  ^  in  aste- 
niclie  o  con  diminnzlone  di  procedimento  vitale ;  in  gastri- 
che,  nervose ,  caclietidie  ,  seitidie  ,  o  con  indole  alterata  del 
procedimento  vitale.  Le  cacliessie,  in  ipertroOe  con  sover- 
cliiezza  di  vita  plastica  sotto  forma  di  iiutrizloue  eccedente; 
in  atrolie,  con  dlfetto  di  vita  plastica  sotto  forma  di  tabe; 
in  cacotrolle ,  o  con  viziata  indole  della  vita  plastica.  Le 
neiirosi,  in  iperstcsia,  anestesia ,  pseudostesia ,  ossia  senso 
eccedcnte ,  niancante,  6  sviante  per  qualita;  in  iperdi- 
namie,  adinamie,  pseudodinamie  psichiche  ,  ossia  opera- 
zioui  della  mente  svianti  per  eccesso,  per  difetto  e  per 
indole  •,  in  ispasmi  tonici  ,  paralisi  e  convulsion!  ;  ossia 
mali  con  eccesso,  difetto,  e  morbosa  indole  di  niovimcnti 
niuscolari ;  i  mali  irritativi  vengono  stablliti  in  foggia  di 
neiirosi,  in  foggia  di  angiopatic.  Noi  di  volo  osserveremo 
soknuio,   the   sc  il  processo  vitale  c  il    riiiiUauiento    della 


414  APPENDICE 

forza  clinamicn  e  ilella  materia,  non  in  esso  dobbiamo  rav- 
visai'e  la  causa  prosslma  dei  mali ,  ma  si  negli  efticienti 
siioi ,  poiche  operando  sur  esso  noi  operiamo  su  di  ua  pro- 
dotto ,  e  non  sui  produttoii.  In  qnanto  pel  a  questo  ac- 
cordo  della  patogenia  coi  sommi  generi  dei  mali,  dei  quali 
si  danno  anco  la  diffinlzione  e  la  spiegazione,  ci  pare  die 
egli  trapassi  i  limiti  della  patologia  generale ,  ed  entri  gia 
nella  speciale.  In  appresso  se  i  morbosi  accidenti  partono 
seinpre,  come  sopra  Tautore  avanzo,  da  un  punto,  sono 
sempre  locali  in,  quanto  alia  sede,  le  febbri  essenziali  le 
cacliessie  non  reggono  per  nissun  verso,  e  non  possono 
per  nulla  costituire ,  die  die  in  opposto  si  sforzi  adckirre 
il  signor  Professore ,  un  sommo  genere  di  malattie ,  es- 
sendo  secondarie,  e  non  piii  cbe  1' espressione  e  1' efFetto 
di  altra  primitiva  morbosa  condizione.  L' autore  terinina 
questo  primo  volume  mettendo  innanzi  1'  accordo  della  pa- 
togonia  coi  generali  principj  di  terapia.  Metodo  antiflogi- 
stico  sottraente  ,  debilitante  ,  refrigerante  nell'  iperstenia , 
corroborante ,  stimolante  ,  nutriente  nell'  astenia  diretta ; 
neir  indiretta  non  ci  sono  principj  fermi ,  dovendosi  aver 
riguardo  alle  cagioni  die  inceppano  le  forze  vitali.  La  quali 
cagioni  bisogna  jiure  cercar  di  levare  ne'  mali  irrltativi.  Ri- 
medj  specifici ,  die  vagliono  ad  accrescere  od  a  far  cessare 
secoudo  importa  i  movimenti  di  espansioae  e  di  costrizione 
sono  il  caso  delP  indole  anorrpale  del  procedimento  vitale. 
Noi  cbiuderemo  questi  nostri  cenni  mostrando  il  desiderio 
cbe  r  egregio  signor  Professore  piii  ordine ,  piii  chiarezza 
e  piii  precisione ,  per  non  parlare  de'  principj ,  presentasse 
nelle  istituzioni  patologidie,  per  la  cui  intelligenza  sovente 
e  bisogno  ricorrere  alia  patologia  dell'  Hartmann ;  a  ri- 
scbiaramento  della  quale  dovrebbero  in  vece  servire. 


Della  scienza  della  vita,  dlscorsl  dl  Giuseppe  De  Fi- 
Lippi  dottorc  in  mcdicina  e  c/dnagia,  cav.  della 
Corona  di  ferro  di  tcrza  classe — ■  Blilano  ^  i83o, 
C  B.  Bianclu  e  Coinp.,  vol.  i.°  in  12."  di  pag. 
253.  Prezzo  lit:  3  austriache.  Si  vende  da  L.  Du- 
molard^  corsia  del  Daomo^  ?i°  900. 


PARTE    ITALI\NA.  4l5 

L'  arte  del  curare  le  inalatUe  portata  al  sublime  grado 
di  certezza  fisica  dalP  esatta  dcfinizionc  delle  cose 
che  esclude  tutte  Ic  opinionl  chc  la  mautenncro  fi~ 
nora  cougetlurale  ^  fallacc  ed  assai  pcncolosa,  Pro- 
spcUo  di  an  nuovo  sistema  di  medicina  teorico-pra- 
tica  appoggidto  allc  sole  Icggi  della  fisica  anirnale, 
del  duttor  Jjugi  Bucellati  ,  die  porta  per  titolo 
I Esscnza  delle  malattie  desunta  dalla  causa  prossima 
die  I  autore  sottopone  alia  discussione  delle  Acca- 
dcmie  e  Societd  mediche  invitandole  a  pronunziare 
il  saggio  loro  giudizio.  —  Jllilano,  i83o,  da  P.  M. 
Visaj ,    di  pagine    447 ,  in  8.^^   Prezzo  lir.  5.  60. 

Pnuvres  humaiiis  que  nous  somm.es !  Que  de  siecles  il  a 
fdllu  pour  ocquerir  un  ptu  de  raisoii!  sclauiava  gia  uq  lilosofo 
francese.  Ma  a  peggior  partito  ora  noi  siamo  in  risguardo 
alia  medicina:  quel  peu  de  raison  che  credevaino  aver  toc- 
cato ,  non  e  pur  troppo  clie  un'illusione.  Perciocche  il  sigaoi?' 
dott.  Bucellati  col  libro  clie  annunziamo  ci  mostra  che  nou 
pur  un  passo  linora  fatto  ahbianio  suUa  buona  via,  e  che 
oziose  ed  a  nulla  riescono  quante  mai  opere  gia  vantiamo  si 
di  patologia,  che  di  clinica,  per  la  ragione  che  fondano  tutte 
su  falsissirae  congettnre.  Scovrir  Terrore  ove  altri  non  s'av- 
viso  pur  mai  che  fosse  e  gia  prova  d"  ingegno  e  di  perspi- 
cacia  non  poca  ;  niettergli  poi  di  paro  una  certissluja  verita 
e  il  somino  delT  uniana  sapienza.  L'  arte  del  curare  le  ma- 
lattie era  fin  di  presence  non  piii  che  un' arte  coiigetturale, 
laddove  ora  venne  dal  dottor  Bucellati  portata  al  grado 
sublime  di  certezza  fisica.  L'  umanita  non  puo  quindi  noa 
essere  gratissima  al  nuovo  Esculapio  ,  e  noi  dobbiamo 
dirci  ben  fortunati  ,  se ,  in  forza  di  tale  fisica  certezza 
appena  ci  accorgeremo  succedere  in  noi  alcun  segno  di 
aUenita  cconomia  ;  rlcorrendo  a  lui  saremo  indulibiamente 
risanati  e  vivremo  immortali !  Ed  egli  e  veramente  cosa 
increscevole  che  le  infallibili  verita  mediche  messe  iunanzi 
dal  dott.  Bucellati,  e  li  tanto  bene  di  cui  ci  vorrebbe  far 
godere ,  non  si  vogliano  riconoscere  dagli  altri  medicii  anzi 
sieno  cagione  di   movergli    aspra   guerra  e  di  disprezzarlo. 

Ma  tale  e  la  sorte  degli  uomini  che  per  grandi  verita  o 
scoverte  sfolgoreggiano  nel  niondo  ,  poiche  non  reggendo 
gli  altri  a  ragguardare  iu   tauta  luce  icutauo  d' cstuiguerla, 


4l6  APPENDICE 

o  con  dispctto  volgono  altrove  Poccliio!  II  dottor  nostro  puo 
dirsi  pero  pid  fortunato  di  Galileo  e  di  altri  soimni  iilosofi, 
posciache  alia  iin  fine  si  lasclan  per  lui  da  banda  e  career! 
e  catene  e  pubbliche  penitenze  e  il  suo  gastigo  si  riduce  sol- 
tanto  air  esser  cliiamato  medico  vcrmiiioso  e  stercoraceo.  E  il 
dilesigio  clie  fassi  delle  teoriclie  sue,  o  per  piii  glnsto  dire 
dei  precetti  niedici  portati  a  certezza  fisica,  proviene  a  tntta 
raglone  dal  non  essere  i  medici  edncati  a  buona  logica;  ond'e 
che  ginstissimo  e  lodevolissinio  divisamento  fii  quelle  del 
nostro  rtfondltore  della  scienza  rnedica  (p.  a 2)  di  consecrare 
cioe  nel  suo  libro  un  articolo  intorno  alia  logica  del  medico 
■filosofo,  perche  cosi  chi  si  niettesse  a  leggerlo  iuiparasse, 
die  la  buona  logica  e  scrivere  tutto  quello  che  cade  sulla 
penna  faccia  o  non  faccia  all'  uopo ;  stemperare  le  poche 
idee  In  una  foga  di  parole,  parlare  sempre  bene  di  se  e  con 
disprezzo  degli  altri ;  riconoscere  e  decantare  se  solo  veg- 
gente ,  risanatore ,  gli  altri  cliianiar  ciechi ,  omicidi;  im- 
parasse  il  leggitore  che  la  logica  del  vero  medico  fllosofo  e 
quella  che  non  foiidasi  in  suit' opinione ,  perche  T  opinione 
e  in  fisica  un  giudizio  incerto ,  e  quindi  chi  la  siegue  non 
fa  buon  uso  della  ragione ;  perche  il  giudizio  die  costituisce 
il  buon  uso  della  ragione  deve  parti  re  dalla  certezza  fisica 
e  morale.  La  quale  certezza  morale  pero  siccome  in  fisica 
non  fa  sufficiente  prova ,  e  dl  forza  che  in  medicina  il  buon 
uso  della  ragione  s'  attenga  alia  certezza  fisica  fondata  in 
sulla  testimonianza  infallibile  dei  nostri  sensi.  Ed  ecco  per 
conseguente  che  i  verrni  e  le  zavorre  gastriclie ,  siccome  vi- 
sibili  e  palpabili,  sono  di  certezza  fisica,  e  quindi  la  vera 
causa  materiale  (prossima)  delle  malattie  tutte  non  pur 
eccettnate  le  contagiose ;  poiche  il  miasma  contagloso  non 
e  causa,  ma  cffetto  della  malattia.  Tenghiamoci  mondi  dai 
vermi  e  dalle  zavorre  gastriche  e  intestinali,  e  poi  possia- 
mo  andar  sicuri  anche  in  mezzo  alia  peste ,  ed  a  qualunquR 
contagio,  fosse  pure  il  venereo,  che  ne  saremo  rispettati. 
La  logica  del  i'ero  medico  filosofo  non  deve  fondare  in  sul- 
V opinione.,  e  in  fatto  il  sig.  Bucellati  s' astiene  interamente 
nel  suo  Prospetto  di  nuovo  sistema  di  medicina  teorico-pra- 
tica  da  ogni  opinione :,  clie  per  nulla  opinione  e  quella  ( a 
ritroso  di  quanto  venne  finora  insegnato  e  che  I'  esperienza 
rinfranca )  che  tutte  le  cause  dietro  le  quail  si  svHuppa  qua- 
lunque  malattia  sono  debililanti ,  le  stesse  cause  alteranti  com- 
prese  ( afor.  3o);  non  opinione  Testimare  che  V  eccitabilita 
e  in  ragione  della  debolezzu  (afor.  jj)i  che  la  predisposizionc 


PARTE   ITALIANA.  4 1  -j 

c    scmpre    debolezza    ( aforisini   29    e    39);    non    ojniuone  ^ 
e  cosa  interauieute  consentanea  alio  stabilito    neir  afor.   3o 
citato ,   che   le  cause  ulteraiiti  di  uii  poterc    reladvo  agiscono 
o  stiinolando  od  irritando;  non  opinione ,  che  V  alwruto  rnoio 
del  cuorc  (  reazione  )    e  sistema   arterioso  e  quello  che  costi- 
tiiisce  queW  alter azione    deW  eronomia    animale    chLarnata    col 
vocabolo  insignificante  di  febbre  (afor.  27  )i  non  opinione  it 
far  della  febbre  e  dell'  intianuuazione  una  cosa  stessa  e  stes- 
sissiuia   (afor.   5^.).  Non  e  opinione ,  ma  logira  fomiata  sulla 
ccrtezza  fisica  I'asserire  (afor.  66),  che  tutti  i  camhiamcnti  che 
accadono  nel  meccanismo  OFgaiuco  ,  tamo  del  solidi ,    qiumto 
degli  umori ,  sono  segid  di  alterata  economia  animale ,  e  per 
conscguenza  e  an  errore  il  dire  che  le  nialattie   possanu    ri- 
conoscere  per  causa  tali  cambiamenti ,    perchii    non  sono  che 
cffctti  morbosi.  E  In  fatto  sicconie  efl'etti  niorl)osi,  non  pos- 
sono  costituire  Tessenza  della   condizione  morbosn,  la  quale 
se  non  e  nelle  parti  che  compongono  la  fabljrica  animale,  e 
se   non   ci   si  appalesa   con  fenoineni   dilunc;antisi  dallo  statu 
normale,  e  ciie  noi  percio  cliianiiamo  effetii  morbosi,  ove  sara 
mai',  e  come  ci  si  fara  essa  conosccre  ''  Non  opinione ,  ma  con- 
segnenza  della  piu  sana   logica  e  dell' esperienza  die  vanta 
secoli  in   conferma  ,    che    cura   palliativa ,   ossia  una  guari- 
gione  assai  precaria  e  quella  delle  fcbbri    interinittcnti    colla 
china  (afor.   80).    Ma    noi    non  ci   dilungheremo  piu  oltre 
neir  arrecare    esenn>Ii  di  questo  totale  allontanamento  dal- 
r  opinione  m   cui  tiensi   il  signor  Bucellati ,  perche  ciascuno 
ne  puo  rinveaire  quasi  in  ogni  pagiua  del  libro  di  lui  ■-,  ri- 
porteremo  in  vece  alcune  diflinizioni.    La   malattia  consiste 
in  un  alterazione  qualuncjue  dell' economia  animale;  —  il  vera 
principio  iitale  e  I'  aninia;  —  I'  infiammazione  e  violent o  disten- 
dimento  dei  vasi  capillari ;  -  la  causa  prossima  delle  infinite 
forme  morbose  e.  sempre  un  effetto  morboso ;  -  sintomo  ii  I'ef- 
fetto  morboso  che  distingue  una  malattia  da  un'  altra ;  —  gli. 
effetti  morbosi  sono   alterazioni    dell' economia    animale,    cioe 
nialattie  ;  le  uUerazioni  dell'  econonua  nnimale  non  so/io  tuttc 
mnlattie ,   perche  gli  effetti  morbosi  che  distinguono  una  ma- 
lattia da  un'  altra  diconsi  sintomi. 

Ora  queU'assoluto  allontanamento  dairo/wi(o//e,  e  questa 
che  non  ])uossi  non  riconoscere  siccome  una  piu  che  esatla 
dillinlzione  delle  cose,  per  cui  T  essenza  loro  intima  ci  si  af- 
fnccia  tosto  alia  mente,  condussero  il  nostro  rifonditore  delle 
mediche  bisogne  a  quella  ccrtezza  fisica  di  curare  ic  nialattie 

JJM.  ItuL  T.  LVlll.  2-7 


4l8  APP.    PARTE   ITALIANA. 

tia  noi  sopra  notata.  NeU'operare  la  quale  rifuslone  non  dl- 
partisr.i  per  nulla,  a  quanto  ne  dice,  dalle  leggi  della  fisica 
jininiale,  la  quale  egli  dimostra  di  ampiamente  conoscere,  e 
nel  suo  piu  intimo ,  spicciatamente  in  poclie  pagine  e  con 
non  pill  che  vaghe  ed  insignilicanti  parole  presentandone  le 
pill  precise  nozioni.  E  11  sommo  amore  del  semplificar  le  cose 
riluce  chiarissimo  anche  nella  parte  jjatologica  e  nella  tera- 
peutica.  Certainente  die  il  sempliflcare  i  principj  fondamen- 
tali  di  una  scienza  e  dare  ad  essa  grande  avanzamento,  ed  e 
opera  riservata  a  poclii^  il  ridnrne  poi  una  diflicilisslma  ed 
intricatissima  quale  e  la  medicina  a  tre  soli  solissimi  prin- 
cipj e  opera  di  smisuratissimo  ingegno.  E  questi  tre  principj 
clie  ])ortano  un'  arte  finora  congetturale  ad  arte  di  certezza 
fisica  sono  i  seguenti:  i."  Tutte  le  cause  dietro  le  quali  si 
sviluppano  le  nialattie  non  sono  die  predisponenti ,  ed  ope- 
rano  siccome  debilitanti;  a.°  Tutte  le  malattie  non  sono  ciie 
Tespressione  dciralterazicne  deU'economia  animale,  e  quindi 
non  cl  ha  die  una  sola  nialactia  sotto  diverse  accidental! 
forme,  derivante  da  una  sola  causa  alterante  o  prossima  , 
vale  a  dire  dalle  zavorre  del  canale  alimentare  e  dalla  ver- 
niinaziotie;  3.°  Non  ci  ha  cura  radicale  trattone  quella  del 
vomitivi  e  dei  purganti  in  fuori. 

Per  un  sistema  di  tanta  novita ,  di  tanto  laconismo  e  di 
tanta  semplicezza  e  facilita  ad  essere  compreso  era  ben  giusto 
di  riclamare  il  giudizio  delle  accademie  e  delle  societa  medi- 
che,  giacche  i  raedici  da  se  non  vogliono  darsene  pensiero , 
non  vogliono,  per  sentenza  del  nostro  autore ,  sgraziata- 
meute  farvi  studio  sopra,  e,  aggiugnianio  noi,  pare  loro  sia 
veramente  un  operare  da  incivili  il  dare  mentita  al  signor 
Bucellati  col  ritenerlo  non  piii  che  sistema,  e  sistema  in 
tutta  Testensione  del  tevniine,  e  come  suolsi  intendere  in 
medicina,  e  col  non  voler  credere  pienamente  all' autore 
che  non  sia  certamente /ru«o  d'i/igcgTiO  assai  Umitato ,  e  per 
cui  egli  non  poteva  estendersi  oltre  i  snoi  ristrettissimi  confini 
(  pag.  27).  Ma  le  accademie  mediche  sono  composte  di  me- 
dic! ,  1  quali  dal  loro  particolare  seggio  hanno  gia  senten- 
ziato  il  nostro  dottore.  E  posciaclie  egli  si  e  ad  esse  ap- 
pellate, non  varrebbe  il  ripetere  che  dal  momento  die  gll 
uomini  riduconsi  in  adunanza  le  loro  teste  si  rinipiccoli- 
scono  (a  quel  die  ne  dice  Montesquieu  che  ben  lo  do- 
veva  sapere ).  Laonde  a  dlsavventura  non  poca  per  gl  in- 
fermi  e  pel  signor  Bucellati  c'  e  molto  a  temcre  per  la 
causa  sua  dinanzi  a   si   pericoloso   tribunaie. 


f '0 


VARIETA. 


VOCABOLARIO    BELLA    LINGUA    LEGALE^ 
Ai  signori  Direttori  della  Biblioteca  Italiana. 

J_ja  gentile  accondiscendenza  ,  colla  quale  vi  compiaceste 
ognora  d'  inserire  nel  vosti-o  Giornale  le  rimostrauze  die 
sul  conto  di  qualche  autore  vi  fiirono  iaviate  ,  mi  fa  spe- 
rare  die  vorrete  egualincnte  accogliervi  aiiche  la  presente. 
L'animenda  non  vori";i  forse  parere  a  tutti  molto  grave: 
ma  vol  ben  sapete  che  T  onore  d'  aver  tentato  il  prinio 
un'  utile  impresa  non  e  per  ogni  uomo  si  piccola  cosa  da 
potergli  esser  tolto  seuza  querela  •,  maggionnente  poi  se 
r  abbia  quasi  ridotta  a  compimento.  Nel  fascicolo  di  gennajo 
di  quest' auno,  pag.  58,  F  estensore  dell' articolo  iutorno  il 
Sagg,io  di  lingua  legale,  Dialogn  di  Maurizio  Moschini ,  pub- 
blicato  dalla  stamperia  Marciiesani  di  Roveredo  nel  1828, 
osserva  bensi  la  dovuta  giustizia  alia  Disscrlazione  della 
lingua  forense  di  Ferdinando  Arrii'abene  ,  cinque  anni  avanti  , 
nel  1820,  edita  in  Bergamo  coi  tipi  Mazzoleni  :  ma  allor- 
die  scende  a  discorrere  sulP  opera  tU  un  Vocabolario  di 
lingua  legale  italiana ,  tacendo  affatto  il  nonie  dell'  Arriva- 
bene ,  si  mostra  esdusivaraeute  soUecito  di  attribuire  al 
Moschini  la  lode  dell'averne  gia  intrapresa  la  compilazione. 
La  raorte  di  questo  saggissimo  giovine  fa  pur  troppo  grave 
luancanza  per  la  pubblicazione  del  Vocabolario  legale  ;  man- 
canza  die  non  so  in  quanta  parte  varro  io  a  coinpensare  : 
la  maggiore  opera  nondiraeno  e  tutta  dovuta  agl'  incessant! 
stud]  del  niantovano  signor  Ferdinando  Arrlvabene.  I  ro- 
veretani  concittadini  del  Moscliini .  che  ben  sapevano  ogni 
sua  letteraria  fatica ,  nel  loro  cenno  necrologico  intorno  a 
lui ,  inserito  nel  Messaggiere  tirolese  n.°  3  ,  29  gennajo  1828, 
dichiararono  gia  schiettamente  ch' egli  avea  solo  raccolto  di 
mode  giiinte  pel  Dizionario  di  lingua  legale ,  die  al  presente 
apparecchia  il  signor  Ferdinando  Arrivabene,  a  cui  si  era  as- 
sociato  per  la  compilazione  di  quest'  utile  opera.  Fino  da  quando 
r  Arrivabene  risiedeva  in  Brescia  giudice  d'Appello  vi  avea 
gia  posto  nianoi  e  nel  1809  quando  un  fratello  di  lui, 
nell"  eta  appena  di  quindici  anni,  pubblicava  coUe  staiii- 
pe   del  Bcttoni    un  Dizionario  domestico  sisicmatico ,   a\eva 


4aO  V  A  R  I  E  T  A  . 

potuto  fofnire  a  tjuell'  uopo  copiosa  raccolta  dl  legali  vo- 
caboli.  Ne  rlstette  poscia  dalP  annunciarlo  apertaniente  (^ol- 
r  umile  titolo  di  Glossario  d' infima  italianita  giudiciariay 
alia  pag.  8  della  succitata  sua  dissertazione  f,  aniiunzio  che 
venne  dal  Moschini  medesimo,  alia  pag.  5  del  suo  Saggio  , 
rlpetuto.  A  tanta  pienezza  di  prove  non  saprei  soggiugnere 
cosa  maggiore :  ma  perclie  s'  intenda  fiao  a  cjual  termlne 
r  Arrivabene  ha  condotto  il  suo  lavoro ,  voglio  pur  qui 
trascrivere  un  brano  di  lettei-a  che  il  Moschini  a  lui  diri- 
geva  il  la  ottobre  i8a5.  i<  Capitatimi  appena  i  due  fa- 
scicoli  del  suo  Vocabolario  ,  io  mi  sono  dato  a  scorrerli 
avidissimamente ,  ne  li  deposi  si  ne  fu  compita  la  lettura : 
durante  la  quale  incredibil  piacere  ho  sentito  a  veder  cosi 
egreglamente  compilata  un"  opera  che  da  molto  tempo  io 
bramava.  Ne  forse  rimasemi  nulla  a  desiderarvi ,  se  non 
fosse  quel  finimento  ch'  ella  non  ha  potuto  ancor  darle ,  e 
che  certo ,  quando  potra  tornarvi  sopi-a,  le  dark.  "  Cotesto 
finimento  concerneva  in  ispecial  modo  una  parte  assai  dif- 
ficile ,  quella  di  munire  e  d'  autenticare  i  gia  raccolti  vo- 
caboli  con  testi  d'  autori  classici ;  ed  appunto  questa  parte 
aveasi  valorosamente  assunta  il  Moscliini ,  che  in  tale  stu- 
dio pote  rinvenire  tesoro  di  belle  giunte ,  le  quali  io  stom- 
mi  ordinando  a  compimento  della  edizione.  L' opera,  che 
venne  dall'  Arrivabene  a  me  affidata ;,  escira  tra  qualche 
tempo  con  nuove  giunte  da  me  arricchita :  ma  invoco  nul- 
ladimeno  ajuto  da  tutti  i  sapienti  giuristi  d' Italia,  piu 
d'uno  de' quali ,  mi  e  noto ,  raccolse  gia  abbondanza  di 
legali  parole ;  e  protesto  loro  che  anclie  per  quel  non  nuovo 
ch' essi  m' ofFrissero ,  e  che  volessero  farmi  arrivare  al  mio 
domicilio  in  Mantova,  contrada  Ghisio ,  n."  2341,  saprei 
sempre  mostrarmene  publjlicamente  grato.  E  poiche  V  opera 
deir  Arrivabene  e  rlvolta  al  duplice  fine  di  stabilire  la 
lingua  del  foro ,  e  di  riformare  quella  dei  dicasterj ,  questo 
voto  e  egualmente  diretto  all'  insigne  autore  del  codice 
parmense,  barone  Vincenzo  Mistrali ,  governatore  di  Par- 
ma ,  ed  a  queir  altro  coltissimo  Magistrato  che ,  diciotto 
anni  sono ,  pubblicava  in  Milano  un  Elenco  di  alcune  pa- 
role,  oggidi  frequcniemente  in  uso ,  le  qiiaJi  non  sono  ne  vo- 
caholarj  italiani. 

Degnatevi ,  o  signori ,  col  vostro  autorevole  consiglio 
d'  assecondare  le  mie  voci ,  e  un  gran  danno  della  bella 
lingua  d' Italia  sara  riparato.  ^j^^^.,  „  ^^^^^ .  ^^^^.^^^^ 

Mantova   14  giugno   i83c.  Francesco  FaccioU. 


VAniETA.  4^1 

rnOGRAMMA. 

Rcnle  Accndcinia  dcllc  scienze  di  Torino.  Classe  dclle  scienze 
morali,  storicJie  e  filologiche. — La  ricerca  del  documeuti,  c 
la  critica  di  essi  nelle  storie  rlstrette  e  special!,  soao  seaza 
dubbio  gli  studj  piii  utili  alT  avanzaniento  della  scienza 
storica.  Tuttavia  giova  talvolta  allargar  gli  argomenti,  mol- 
tiplicare  i  paragoai,  e  considerare  le  generalita ,  le  quali 
bea  chiarite  riflettono  poi  nuova  luce  sngli  eventi  piu  par- 
ticolari.  L' Accademia  intcnde  del  paro  pi-onmovere  queste 
due  parti  d' ogni  buona  e  compiuta  critica;  e  percio  aven- 
do  gia  premiato  alcuni  lavori  di  Storia  specialmente  no- 
strale ,  ora  ha  deliberato  proporre  una  disrjuisizioae  critica 
spettante  alia  storia  generale  d'  Italia.  Quindi  ha  scelto  uii 
argomento,  che  quaiito  piii  e  stato  trattato  anticamente 
ed  ultimamente  da  nazionali  e  stranieri ,  tanto  piii  abbi- 
sogna   oramai  d' esser  definito  con  una  lyetodica  esposizione. 

Adunque  ella  desidera  un  lavoro  storico-critico  Siille  in- 
stituzioni  Municipali  in  Italia ,  dalla  caduta  deW  Imperio  Oc- 
cidentalc  al  fine  dcW  Imperio  della  Casa  di  Svevia  ( Hohen- 
staufcn)  ,   dalfanno  476   al    1254. 

E  pill  particolarmente  : 

I."  Che  fatto  lui  ritratto  delle  ultime  instltuzioni  mnnl- 
clpali  romane ,  si  vengano  distinguendo  le  niutazioni  suc- 
cedute  ia  ogni  eta  sotto  i  Goti ,  i  Greci ,  i  Longobardi ,  i 
Carolingi ,  nientre  il  regno  e  V  imperio  erano  disputati  tra 
Principi  Italiani ,  Frances!  e  Gerniani ,  e  in  ultimo  sotto 
gl'  Imperatori  e  i  Re  delle  due  case  di  Franconia  e  Svevia. 

a.°  Che  sulla  questlone  della  piu  o  meno  intera  distru- 
zione  di  quelle  instituzioni  romane  si  renda  particolare 
ragione  degli  scrittori  die  tennero  per  Tuna  o  per  I'altra 
parte,  particolarmente  Sigonio  (i),  Fumagalli  (a),  Lupi  (3), 
Sismondi  (4) ,  Muratori  (5) ,  Savigny  (6) ,  Leo  (j)  e  Fa- 
gnoncelli   (8). 

(1)  De  Regno  Italioe.  Uh.   VII. 

(2)  Antichitd  Loiigoliardico-Mllanesi.  Dissert.  VI.  XI.  XXI. 

(3)  Co(7.   Diplomat.   Civit.  et  Eccles.  Bergomatis.   1  vol.  in  fol. 

(4)  Histoire  des  Republ,  Italiennes ;  principahnente  i  Capi  I. 
II.  V.  VL 

(5)  Antiquit.  ItaUae  medii  aevi :  principahnente  le  Dissert.  X\II. 
XXn.  XLV.  XLVI.  XL VII.  XLVIII.  XLIX.  L.  LII. 

(6)  Gcschichte  des  Romisc/ien  Rechts  in.  Mitteraher,  Heidelberg 
1814-1816. 


422  V  A  n  I  E  T  A  . 

3.°  Che  a  defiiiire ,  qnanto  sia  possibile,  tale  questlone, 
e  ridurla  a  distiate  particolari  certezze ,  si  raccolgano  e  si 
illiistriiio  quanti  piu  si  possano  Diplomi  Imperiali  ed  altri 
documenti  atti  a  chiai-ire  concession!  di  diritti  e  governi 
nmnicipali ;  ovvero  si  dimostri  quali  citta  esercitarono  tali 
diritti  senza  aver  mai  di  sifFatte  concessloni. 

II  preniio  sara  una  medaglia  d'  oro  del  valore  di  sel- 
cento  lire. 

I  lavori  dovranno  essere  presentati  prima  del  fine  di 
ottobre  i83a,  in  lingua  italiana ,  latina  o  francese,  ma- 
noscritti  e  senza  nome  d' autore. 

Essi  porteranno  Hu'epigrafe,  ed  avranno  unita  una  po- 
lizza  sigiliata  con  dentro  il  nome  e  1'  indirizzo  dell'  autore , 
e  di  fuori  la  stessa  epigrafe  posta  snllo  scritto.  Se  da  que- 
sto  non  sara  vinto  il  premio ,  la  polizza  non  aprirassi  e 
sara  Ijriiciata. 

Sono  esclusi  dal  concorso  i  soli  Accademici  residenti. 

II  giudizio  sara  pronunziato  nel  prirao  trimestre  del  mil- 
le  ottocento  trentatre. 

I  pieghi  dovranno  essere  diretti  per  la  posta  od  altri- 
menti,  ma  sigillati  e  franchi  di  porto,  alia  Reale  Accademia 
delle  Scienze  di  Torino.  Quando  non  vengano  per  la  posta, 
dovranno  essere  consegnati  all' uffizio  dell' Accadeiuia  me- 
desima ,  dove  al  portatore  se  ne  dark  la  rice vuta.  Torino , 
il   i5   giugno    i83o. 

II  Presidente  L' Accademico  Segretaiio  Aggiunto 

Conte  Pkospeeo  Balbo.  Prof.   Costanzo  Gazzera. 


ANNUNZJ. 

I  dotti  d' Italia  e  d' Oltremonte  stavano  in  attenzione 
d' aver  notizia  dei  fortunati  scavi  fatti  da  S.  E.  il  signer 
principe  di  Canino  nel  suo  feudo,  negli  anni  i8a8  e  1829, 
ed  adesso  siamo  in  caso  di  annunziare  la  pubblicazione  di 
due  opere  ad  illustrazione  degH  antichi  vasi  ritrovati;  le 
quali  quantunque  insieme  coUegate   con    un  certo  vincolo , 


(7)  Eiitwickdung  der    verffassiing   der    Longobardischen    Staedte. 
H  amburgo   1824,   8." 

(8)  SidC  antichlssima  origine  e  successione  dei  govemi  municipali 
nflle  Citta  Ttalianc.  Bergamo,   iSaS,  2  vol.  8.° 


Y   A  R   I  !■;  T  a'.  423 

possono  stare  e  si  vemlono  aiiche  scparatameiite,  osscndu 
ognuna   in  se  stessa  coinpleta. 

La  prima  e  iin  volume  ia  4.°  di  oltre  200  pngine  di 
testo  comj)ilnto  dal  proprietario,  e  contiene  la  descrizione 
di  quesii  vasi  con  42  tavole  ,  nelle  quali  si  riportano  I'e- 
delmente  soltanto  in  fac-siini'e  le  iscrizioui  ritrovate  in 
detti  vasi ,  ed  e  iatitolata  :  Museum  ttrusque  de  Lucien  Bo- 
najmrte,  prince  de  Canino  ;  Fouilles  cle   1828  a   1829. 

La  seconda  e  una  inagnifica  opera  in  fogl.  mass,  che  con- 
tiene le  pitture  in  colori  copiate  esattaraente  dagli  origi- 
nali  dei  vasi  summentovati ,  il  cui  titolo  e :  Vases  etrusques 
de  Lucien  Bonaparte,  etc.  Questa  grandiosa  coUezione  sara 
composta  di  100  tavole,  che  si  distribuiranno  in  20  fa- 
scicoli ,  contenente  ciascuno  5  tavole  colorite ,  ed  ogni  mese 
ne  verra  uiio  alia  luce  fino  al  compimento  delT  opera.  In- 
tanto  restano  invitati  tutti  quelli  che  desiderassero  asso- 
ciarvisi ,  che  prcsso  Guglielmo  Piatti  di  Firenze  trovasi 
vendihile  il  primo  fascicoio  al  prezzo  di  Paoli  67  1/2 
fiorentini ,  prezzo  a  ciii  si  venflei-anno  pure  i  19  fascicoli 
successivi,  che  si  pubblicheranno  alfepoca  prescritta.  II  vo- 
lume in  4.°  poi  delle  illustrazioni  si  rilascera  per  Paoli  44. 
Firenze  primo  luglio    i83o. 


STORIA     NAT  U  RALE. 

Ossenazionl  intorno  all  articolo  intitolato :  Notizia 
sovra  alcunc  tare ,  die ,  sotto  il  iionie  d  ariiillc  , 
sccwausl  nel  comurie  di  Lurago  Marinonc ^  distrctto 
d  Appiano  ,  proiincia  di  Como ,  inseiito  ncl  tomo 
LVII  della  Bibltoteca  Italiana. 

Qual  rinomanza  s' avevano  le  terre  di  Lnrngo  Marinone, 
qual  singolare  profitto  si  poteva  coUe  mcdesime  ottenere 
prima  che  il  chimico  Gaetano  Rosina  assoggettatele  ai  pro- 
cessi  deir  arte  sua  scoprisse  in  loro  proprieta  afl'atto  ignote 
antecedentemente  ,  per  le  quali  meritano  esscre  tenute  in 
grandissimo  conto '  Anzi  che  fossero  quelle  terre  oggetto 
di  accurato  chimico  esame,  nessnn  vantaggio  traeva  il  pro- 
prietario  nemmeno  dnlio  strato  d'argilla  che  e  quello  imme- 
diatamente  soggetto  alia  terra  vegetale.  Analizzata  poi  dessa 
dal  Pvosina  per  adempiere  ai  quesiii  del  programma  ema- 
nato    il   29    maggio   1819    dall' L    R.    Istituto    di    scicnze. 


424  V  A  R  1  E  T  A  . 

lettero  etl  arti  tli  Mllano  (1),  cominclo  egli  stesso  n  fame 
uso  nella  fabbricazlone  tli  peiitole  refrattarie ,  dl  vasl  co- 
nici  per  raffineria  dl  znccliero  ed  altrl  simili  oggetti ,  e 
d^allora  in  poi  ne   diveniie  estesissimo  T  uso  e  lo  sniercio. 

Successivameiite  osservo  il  Rosiiia  stesso  die  sotto  lo 
strato  d'argilla  ne  eslsteva  uii  altro  di  una  terra  dotata  di 
caratteri  ben  diversi ,  intorno  ai  quali ,  lungamente  appli- 
catosi  scopri  potere  la  medesima  servire  alia  costruzione 
delle  forme  per  la  fusione  de'  metalli ;  rltrovamento  die  e 
della  niassima  importanza  qnalora  si  rifletta  che  per  I'ad- 
dietro  i  fonditori  italiani  furono  sempre  costretti  a  trarre, 
con  grave  dispendio,  per  le  loro  opere  una  terra  consi- 
mile  dalla  Francia.  E  questa  scoperta  fn  tanto  piu  oppor- 
tuna  e  proficua  in  quanto  die  venne  immediatamente  appli- 
cata  in  grande  alia  fusione  de' bronzi  colossali  die  adorne- 
ranno  tra  poco  il  magnifico  nostro  Arco  della  Pace  (2). 

Ecco  in  qual  modo  le  terre  di  Lurago  Marinone  furono 
fatte  produttrici  di  sommo  vantaggio  e  meritevoli  che  no- 
tizia  di  esse  venlsse  data  al  pubblico  nel  lodato  giornale 
la  Biblioteca  Italiana. 

Or  bene  clii  il  crederebbe?  Del  cliimico  Rosina  non  vlene 
in  tal  Notizia  fatta  parola  die  due  volte  sole;  in  una  per 
accusarlo  gratuitamente  di  un  errore  o  quanto  meno  di  una 
contraddizloiie  nell'  analisi  cblmica  della  terra  argillosa  dello 
strato  superiore;  nelf  altra  ,  die  e  al  fine  dell' articolo,  per 
accennare  di  sfuggita  che  Rosina  fatta  maggiore  atteniione 
alV argilla  friahile  di  Lurago,  gli  venne  forse  in  pensie.ro  di 
sostituirla  a  quella  di  Francia  nella  fusione  de' metalli,  del 
che,  si  dice,  non  acquistb  la  certezza  se  non  allorquando  si 
fecero  gli  sperimenti  nella  fabbrica  Manfredini. 

(1)  II  Programma  invitava  a  proporre  tevre  figulinc  dello  Stato 
opportune  per  la  fabbricazione  delle  stoviglie  resistenti  alle  di- 
verse temperature.  II  Rosina  presento  una  ragionata  Memoria  che 
fn  pubblicata  nel  1822  ,  a  spese  dell' erario  ,  avendo  avuto  la 
sorte  di  essere   coronato  dai  gran  prcniio  Jjiennale. 

(2)  Per  ordine  di  S.  M.  fu  creata  un'  ajiposita  commissione 
onde  rlferisse  intorno  all'  esito  della  nuova  terra  da  fonditore  sco- 
perta dal  Rosina  e  adoperata  per  le  dette  fusioni. 

Presidente  di  tale  Comiiiissione  e  f  illustre  architetto  Marchese 
Luigi  Gagnola  autore  dell' Arco   e  direttore  dei  lavori. 

Yedi  Gazzetta  di  Milano  ,  18  settembre  1829,  ed  il  Giornale 
la  Farfalla  7  febbrnjo    1829, 


V  A  R  I  E  T   \'.  425 

Si  e  forse  volnto  con  queste  ultline  parole  far  credere 
die  la  scoperta  fu  F  opera  del  case,  o  die  il  Rosina  s'av- 
veiituro  alia  cieca  agli  sperlinenti  delia  fusione  del  getti  ia 
hroii/o  ?  Anclie  prima  di  tale  sjierimento  ogli  avcva  la  cei- 
tezza ,  e  derivavagli  dalle  nozioni  teoreticlie,  e  da  ripetute 
prove,  clic  quella  terra  era  veramente  da  fonditore ,  altri- 
menti  non  sarebbe  state  temerario  al  segno  da  proporia 
come  tale  per  servire  alia  fusione  de'  cavalli  e  figure  co- 
lossali  deir  Arco  della  Pace,   al  clie   in  fatti  serve  tuttora. 

Per  dire  pol  alcune  cose  anclie  intorno  al  primo  ccnno 
clie  r  estensore  dell'  articolo  si  e  dcgnato  fare  del  Rosina, 
osservereino  die  se  il  risuUamento  delfanalisi  di  detta  terra 
argillosa  di  Lurago  fatta  dal  medesimo  e  riportata  dal  si- 
gnor  Breislak  nella  sua  Dcscrizione  geologica  della  provlncia 
di  Milano ,  appare  diverse  da  (piello  die  venae  pubbli- 
oato  poscia  nella  Memoria  sidle  sloiiglie  del  Rosina  stesso, 
cio  poteva  derivare,  come  avvenne  in  fatti ,  dalTavere  as- 
soggettate  ai  chimici  esperimenti  diversi  lotti  della  terra  di 
quello  strato.  E  a  cognizione  degli  esperti  die  in  uno  strato 
esteso,  quantunque  tutto  della  niedesliua  natura ,  gli  elc- 
menti  die  lo  compongono  possono  variare  in  proporzioni 
infinite,  cio  die  si  scorge  appunto  nelT  arglUa  di  Lurago, 
la  quale  varia  anzl  in  piii  luoglii  di  colore  e  di  giacitura. 
Appare  quindl  evidente  die  tal  rimarco  fu  precipitosamente 
dettato  e  manca  di  solido  foodamento,  del  die  si  ha  mag- 
gior  prova  nel  vedere  in  esso  accolta  1'  analisi  della  terra 
da  fonditore  die  si  asserisce  fatta  da  un  esperto  chiniico 
milanese  in  cui  e  esposto :  die  nella  sua  composizione  en- 
trano  So.a  parti  di  allumina  sopra  100  della  niassa,  mentre 
si  dice  poco  sopra  die  tale  terra  e  alFatto  friabile,  ruvida  al 
tatto ,  e  die  s  impasta  difficibnente  coll'  acqua. 

Cliiunque  possiede  appena  le  prime  linee  della  scienza 
cliimica  s'  accorgera  ben  tosto  delT  equivoco  in  tali  parole 
compreso.  L'  allumina  e  la  sostanza  die  da  alia  terra  la 
tenacita ,  la  morbidezza  al  tatto ,  e  la  proprieta  di  fame 
pasta  coir  acqua-,  ora  nelle  argille  piu  comuni  die  presen- 
tano  tutli  qnesti  caratteri ,  non  entrano  mai  al  di  la  di  i5 
o  20  parti  di  allumina.  Come  no  potrel)bero  adunque  en- 
trare  3o  e  piii  in  una  terra  ajffatto  friabile ,  aspra ,  c  die 
diffidlmente  i  impasta  coll' acqua? 

Pareva  esser  debito  di  cliiunque  si  fosse  accinto  a  par- 
lare  delle  terra  di  Lurago  Marinone  il  fare  accurata  storia 


426  V  A.  R  I  E  T  A  , 

AcWa  scoperta  e  dell'  uso  delle  proprietri  delle  medesime  at- 
Iribuendone  11  merito  a  chi  si  doveva.  Ma  se  in  vece  di 
seguire  questa  via,  come  il  richiedevano  verita  e  giustizia, 
bramavasl  noa  accordare  pai'ola  di  lode  a  quel  solo  che 
con  lunghissimo  e  grave  dispendio  d'  opera  e  di  mezzi  ha 
tatte  quelle  terre  vaataggiose  alia  socleta,  era  obbligo  al- 
meno  il  non  ferirlo  con  mal  calcolate  supposlzioni.  Pel 
solo  scopo  di  schermlrsi  di  queste  ha  il  Rosina  impugnata 
la  penna,  giacche  quanto  all' onore  della  scoperta  nutre 
speranza  ch'  esso  sia  appoggiato  a  pin  validi  argomenti  che 
di  parole.  Gaetano  Rosina. 


CHIMICA. 
Scoperta  dcW  argento  metoUico  nel  tessuto  animale.  —  £ 
cosa  notissima  clie  allorquaado  adoperasi  il  nitrato  d'  ar- 
gento come  un  rimedio  per  le  nialattie  nervose,  la  pelle 
degli  ammalati,  nelle  parti  che  trovansi  esposte  alia  luce, 
acquista  non  rade  volte  un  colore  azzurrognolo.  II  signor 
Brande  ,  facendo  T  analisi  di  varle  parti  del  corpo  di  un 
ammalato  morto  in  cotale  stato,  trovo  che  il  plesso  coroi- 
dale ,  ed  il  pancreas  contenevauo  una  quantita  assai  nota- 
bile  d' argento  in   istato   metalllco. 

(^  Quart.  Journ.  of  Sc.  decemb.    1821).) 


ERRATA-GORRIGE. 
Tomo  58.° 

Pag.  199  lit.  10   spimlerometro  ^''gg^  siiincleromctro 

>•    2u6      »    a8    Giuseppe  Brugnatelll  >•  Gaspare    Crugnatelli 

>•    209      "    3  6   coi  (leutl  >•  roibent! 

».  aio  >•  21-22  fino  dal  1808  (2)  ,  e  »  fiuo  ilal  1808,  e  il  Ma- 
il Marianini  ed  il  De  rianini  ed  il  Dc  la  Ki- 
Ja  Rive  ve  (a) 

»    212      w    3o    Eenclu  »  Rendu 

>•    2x3      »    35    nosto  >•  nosti-o 


R.  QiRONi,  F.  Caelini  e  I.  Fumagai.u  ,  direttori  ed  editori. 

Pubblicato  il  di  3o  luglio   i83o. 

Milano ,  dcdJJ  L  R.  Stamperia. 


42? 

INDIGE 

delle  materle  contenute  in  questo  tomo  LVIII. 


PARTE   I. 

LETTERATURA   ED    ARTI   LIBERALI. 


h 


Je   fabhriche  civili^    crxlesiasticlie  e  inilitari ,   di  M. 

Sanmicheli.  Articolo  a."  ed  ultimo jjag.        3 

Storia  della  citta  e  diocesi  di  Coma ,  di  C.  Cantii.  — 

Storia  di  Como ,  di  M.  Monti.  Articolo   i." "      19 

Catologo  di  sceke  antichita  etrusche  degli  scavi  del  prin- 

cipe  di  Canino  (  Luciano  Bonaparte  )  ,  con  Osserva- 

zioni  di  G.  D.  Jlomagnosi "      28 

Lettera  di  L.  Bossi    suW  anteriorila    degli    Etruschi    ai 

Greci  in  fatto  di  belle  arti >/    286 

Museo  etrusco  e   Vasi  etruschi  del  principe  di  Canino  >>  422 

Idee  generali  sul  romanzo  storico »    145 

Idee  elementari  di  architettura  civile,  di  G.  Antolini.  »  289 
Intorno  all' indole  della  letter atura  italiana  nel  secolo  19.°, 

ossia  Delia  letteratura  ciiile ,  di  D.  Sacchi  .  .  .  .  "  3o2 
Annali  dell'  Istituto  di  corrispondenza    archeologica  per 

r  anno   1829 "820 

Bullettino    degli    Annali    dell' Istituto   di  corrispondenza 

archeologica  per  V anno   1829 "     ivi 

PARTE   11. 

SGIENZE    ED    ARTI    MECCANIGHE. 

Le  disposizioni  del  Begolamento  generate  del  processo 
civile  in  armonia  tra  loro,  ecc.,  opere  di  G.  A.  Ca- 
stelli  e  di  G.  N.  Giordani.    Con    un   progetto  di  B. 

Poli  su  questo  argomento »      53 

Memorie  di  fisica  della  Societa  Italiana  delle  scienze  »  76 
Memoires  de  mathematiqne  et  de  physique  par  G.  Libri  »  85 
lielazione    dello    stato  attuale  della  scienza  dettro-ma- 

gnetica  in  Italia v    193 

Elementi  della  scienza  del  conimercio,  di  A.  Corti .  .  »  33o 


4^B  I  N  D  I  C  E 

APPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI    STRANIERF. 

Corpus  histories  Byzantincc pag.  89 

Leben  etc.  Delia  vita  e  delle  opere  de' principali  poeti 

latini  dal  i5.°  at  18.°  secolo ,  di  A.  Budick.  .  .  .  »  91 
The  travels  etc.  Viaggi  di  Ihn  Batuta  in  Orieiite  nel  14.° 

serolo ,  cor\  note  di  S.  Lee "214 

Sulle  relazioni  di  struttura  organica  e  di  parentela  fra 

gli  aniinali  antichi  e  viventi,  di  Geoffroy-Saint-Hilaire  »  aSo 

Exercices  de  mathematiques ,  par  A.  L.  Cauchy  .   .  .   »  355 

Carta  topografica  del  Reno »  36 1 

PARTE  II. 

SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI    ITALIANE. 

Agraria.  —  Scrip  tores  rei  rusticos »  363 

Archivj  del  proprietario  e  dell'  agricohore "  404 

Archeologia  e  Belle  arti.  —  Napoli  e  contorni ,  di  G. 

M.  Galanti ./  aSB 

Descrizionc  del  grandioso  tempio  di  S.  Francesco  di 

Paola  a  Najjoli »  ivi 

Monumenti  di  Capua  antica,  di  G.  Rucca   .   ..."  260 

II   Vaticano  descritto  ed  illustrato  da  E.  Pistolesi  .  »  261 

La  piazza  del  Gran  Duca  a  Firenze,  di  M.  Missirini  »  262 

Memorie  della  R.  citta  di  Venezia v  a63 

L'architettura  di   Vitruvio ,   traduzioni    di  Q.   Viviani 

e  di  G.  Amati "  378 

Storia  dell' arte  col  mezzo  dei  monumenti,  di  G.  B. 

L.  G.  Seroux  d'Agincourt ,  con  note »  3  8 1 

Atti  accademici.  —  Memorie  della  R,  Accademia  delle 

scienze  di  Torino >/  269 

Chimica.  —  Rirerche  sulle  acque  di  Recoaro,  ecc,  di 

Melandri-Contessi "  398 

Economia.  —  Analisi  delt  assoluto  vcdore    delle    terre , 

e  della  stima  delle  case  e  rettifili,  di  G.  Cerini  .  »  399 

Trattato  generale  sulln  stima  dei  fondi ,  di  C.  Sabird  »  ivi 

Osservazioni  tecniche  al  Trattato  suddetto,  di  G.  Cerini  »  iri 

Educazione. —  Galateo  di  M.  Gioja  per  la  gioventii .  »  106 

Cenni  pel  miglioramento  della  prima  educazione ;  tra~ 

Uaziom  libera  daW  inglese  ^  di  Bianca  fliilesi  Mojon  »  244 


I  N  D  1  0  E.  JaQ 

Eloquenza.  —  Discorso  del  prof.  C.   Toinmasiiu  .     pag.  373 
Epigrafia.  —  Scelta  d'  iscrizioni  moderne  in  lingua  ita- 

/^■««« .-•347 

Iscrizioni  di  G.  F.  Rambelli „     \^,i 

Equitazione.  —  Sul  morso  piii  confaceme   al   cwallo, 

di  M.    Weyrother,  traduzione  di  P.  Sajler  .   .   .  »    12a 
Filologia.  —  Lezione  di  M.  Colombo  intorno  al  favel- 

hire  e  scrivere  con  proprieta "   37a 

Manuale  per  migliorare  lo  stile  di  cancelkria ,  di  G. 

Dernbsher "373 

Filosofia.  —  Lettera    di    Cornelio    Frangipane  per  chi 

viver  dee  nel  mondo »   246 

Geografia  e  Viaggi.  —  Ossermzioni  di  M.   Cantoni  cdla 

Descrizione  del  lago  di  Gar  da  di  G.  S.   Volta    .  »   263 
Viaggi  a  Pekino ,  a  Manilla,  ecc,  di  M.  De  Guignes <,   376 
Portolano  del  mare  Adriatico ,  di  G.  ilarieni .  .  .  >,  405 
Legislazione.  —  Commend  sopra  il  Codice    delle  gravi 

trasgressioni  di  polizia,  del  P.  Kudler »    a65 

Del  diriuo  di  eriger  fabbriche  e  di  vietarle  ecc,  di 

M.  Schuster »/    266 

Storia  de'  principj  regolatori  delle  pruove  ne  processi 

penali,  di  N.  Niccolini "268 

Del  possesso  e  della  prescrizione ,  di  G.  WinUvarther  »   3q5 
Principj  del  dirilto  commercial e ,  di  E.   Cesarini  .   .  „   3n^ 
Meccanica.  —  Raccolta  di  disegni  delle  principali  mac- 
chine  in  ogni  ramo  d'industria,  di  A.  Zamboni  >,   273 
Medicina.  —  Lucm  Stullii  opuscula  duo  medica  .  .  .  »    iin 

Pauli  Mascagrd  Anatomia  universa "273 

Cenni  sopra  il  morho  miliar e  Veronese.,  di  F.  FagiuoU  »  274 
Nuovo    trattato    delle    emorragie  uterine,   traduzione 

con  aggiunte  di  F.  Ferrario v   276 

Compendia  di  medicina  pratica  veterinaria ,  di  G.  B 

J^'P' '"277 

Trattato  sistcmatico  delle  epizoozie ,  di  G.  B.  Laurin  "278 
Jnstitutiones  pathologice  generalis  I.  Corneliani.  .  .  „  408 
L'  arte  di  curare  le  malattie  portata  al  sublime  grado 

di  certezza  fisica ,  di  L.  Bucellati "  4i5 

Della  scienza  della  vita,  di  G.  De  Filippi "   414 

Poesia.  —  Sci  inni  di  Omero  tradotti „      o3 

Le  satire  di  G.  Giovenale  tradotte  da  T.  Accio  .  .  »      94 

Sdruccioli  di   T.  Gargallo „      o5 

SI  Riccio  raplto  di  A.  Pope,  tradotto  da  A.  Beduschi  >>     96 


4*^0  INTDICE. 

Maria  Suiarda,  tmgedia  di  Schiller  tradotta  in  versi 

da  Edvige  De  Battisti pag.     07 

Maria  Stuarda,  tragedia  di  L.  Barichella .;     iyi 

In  morte  della  contessa  Annetta  Serego  Alighier''  nata 

Schio^  versi  di  C.  Betteloni »/    100 

Saggio  di  alcune  poesie  di  F.  M.  Travella »    101 

/  sette  Sacramcnti ,  odi  di  F.  M.   Travella    .  .  .  .  »     ivi 
Poesie  minori  del  Petrarea  sul  testo  latino  ora  cor- 
rem  per  cur  a  di  D.  De  Bossetti,  volgarizzate  da 
poeti  viventi  o  da  poco  defwui.  Art.   1°    .   ...»   2.33 
Eneide  di   Virgilio ,  traduzione  di  Eufrosina  Massoni  »   3  38 

La   ValUsniera,  idilUo  di  A.  M.  Ricci »/   240 

Elegie  di  A.  M.  Ricci v   371 

II  dissoluto  geJoso  ,  commedia  di  A.  Zanolini  ...  v  241 
Raccolta  di  novelle  morali,  per  cura  di  S.  Ticozzi  »  242 
Famle  sopra  i  doveri  sociali ,  di  G.  Perego  .   ..."   243 

Quinti  Hovatii  Flacci ,  carmina v   363 

Sopra  Roma.,  sciolti  di  P.  Marocco >/   365 

Favole  di  Gay,  Moore  e  Burke,  tradotte  da  G.  Gar- 

gnani „    36^ 

Novelle  di  Diodata  Saluzzo  Roero »   366 

Pohgrafia.  —  Antologia  strani-era ,  giornule ''38a 

Religione.  —  Opere  di  S.  Francesco  di  Sales  .  ...»  107 
Educazione  cristiana  ,  ossia  Catcchismo  universale.  »  108 
II  hbro  sacro  di   Tobia ,  giusta  la  versione  di  A.  Ni- 

colai „    109 

Vangeli  festivi  giusta  il  rito  romano "    110 

Delia  metropolitana  e  del  metropolita  di  Milano  ,  di 

G.    Villa .-   .  .   "     ivi 

Breviariuni  Amhrosianum »    118 

Biblioteca  dei  Santi  Padri ,  tradotti  ed  illustrati  .  >>  382 
Collectio  selecta  SS.  Ecclesice  Patrum ,  D.  Caillau  .  »  ivi 
Nexus  scientificus  jurisprudentice  ecclesiasticm ,  F.  M. 

Zinelli »   3cj% 

Biblioteca  scelta  di  orazioni  sacre .;   388 

Oinelia  pastorale  di  M.  S.  Soldati ''393 

Trecentnsessa?itasei  giorni  consacrati  alia  Passione  di 

Gesit  Cristo "   394 

-Scoria  e  Biografia.  —  L'Europa  nel  medio  evo,  di  A. 

Hallain:  traduzione  di  M.  Leoni "    loa 

P.P.  Vergerii  seniores  de  Bepublica  veneta  fragmenta  •>  346 
At/ante  storico  ,  geografico ,  genecdogico  ,  cronologico 

e  letterario  di  M.  A.  Le  Sage,  corretto  ecc,  .  .  "   262 


I  N  D  I  G  E.  43  1 

Elogi  storici  di  cinque  illustri  sacerdoli  di  Casiclfraiico  pag.  874 

Vita  di  Pictro  Aretino "  SyS 

Elogio  del  dottor  Luigi   Caccialupi,  di  G.   Chiappa.   »  10a 

. di  Paolo  Bongioanni  professore  di  ostetricia    ■>  ivi 

del  C.  G.  A.  Bramhilla  chirurgo,  di  C.  A.  Jtigoni  »  ivi 

Elogi  d'  illustri  italiani "  i  o  5 

La  vita  di  Carlo  Zeno "  i\i 

Scoria  naturale.  —  Aloysii    Colla    novi    scitamincarum 

generis  de  stirpe  jam  cognita  comincntatio    ...»  119 

Prenozioni  fondamcntall  di  biologia ,  di  L.  Foriii  .  »  ayi 

Delia  fccondazione  delle  pianie ,  di  F.  Gcra  ....'>  400 

VARIETA'. 

Agraria.  —  Metodo  per  trattenere  gll  sciarni  delle  api  >>   a86 

Premio  per  una  Memoria  sul  gelso "    142 

Arti  e  Mestieri.  —  Tappeti  pei  pavimenii »    I'ij 

Astronomia.  —  Delia  cometa  attualmente  visibile.   .   .  »»    141 
Bihliografia.  —  Curiosita   bibliograjiche    dell'  Univcrsita 

di   Cambridge "380 

Manoscritti  orientali  della  Persia    Irasportaii  a  Pie- 

trohurgo »   3  8  1 

ClUmica.  ■ —  Osscrvazioni  chimiche  su  molte  anforc  sco- 

perte  recentemente  presso  Milano ,  di  G.  Jxosina    »    187 
Scoperta  dell' argento  metallico  nel  tessuto  ommale.»   426 

Errata- Corrige "    5  4^ 

"4^6 

lilologia.  —  Di  tin  voca'iolario  della  lingua  legale    .   »   419 
Fisica.  —  Osseriazioni  meteorologiclie  di  aprile    ..."    144 

. — . (//  maggio  . 

• — . ■         di  giugno  . 

Geografia  e   Viaggi.  — •  Notizie  intorno  ad  Algeri 

Gerard  e  Csoma  nella   Vallata  di  Sulci 

Sfjuarcio  di  lettera  di  G.  Acerbi  suW  F^itto    .  . 
Medicina.  —  Esamina  delle  Ossenazioni  ai  Brevi  cenui 

sul  vajuolo  dominante  nel  Milanese,  ecc "    laS 

Verme  nella  midolla  spinale  di  un  agnello  colpito  da 

paralisia »    1 2  9 

Sroria.  —  Programma  della  R.  Accademia  delle  scienze 
di   Torino  per  una  Memoria    sulle    istituziord  mu- 

niripali  in  Italia v   42 1 

Sioria  naturale.  —  Ossa  umane  fossili  nel  Badese.  .  »   aiJ6 
Osservazioru  di  G.  Jtosina  alia  Notizia   suUe   argilte 

di  Lurago  Marinone »/   423 


288 
43a 
129 
]36 


28: 


Osscrvazlonl  mctcorologiche  fatte  alt  I.  R.  Osscivatorio  dl  Brera. 


f 

G  I  U  G  N 

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ib:)o. 

JIattina 



Sera. 

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del  cielo. 

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1  ^ 

Stato 
del  cielo. 

poll. 

l.n.  j            0 

poll. 

l.n. 

0   1 

I 

28 

1,0  +1  r,7 

NO 

Scrcno. 

28 

1,0 

+18,7 

S...E 

Sereno. 

1 

28 

1,2+12.6 

NE 

Sereno. 

27 

'1,7 

+  19,7 

S 

Sereno. 

7, 

27 

11,5  +i5,o 

NE 

Serene 

27 

9'7 

+20,0 

N  E 

Ser.  nebb. 

1 

2'7 

q4 

+i5,6 

E 

Niiv.  rotto. 

27 

9^>i 

+20,5 

S  £ 

Nuvolo. 

5 

27 

10,0 

+16,0 

NO 

Nuv.  rolt.  ser. 

27 

10,8 

+21,.') 

S 

Nuv.  rol lo- 

(i 

27 

27 
27 

27 
27 

1 1,0 

+15.7 
+  16,2 

N 

Sereno. 

27 

11,0 

+22.3 

S 

ser,  nuv.  ser. 

7 
8 

10,8 

NE 

Ser.  nebb. 

27 

9,3 

+22,6 

SE...S  Ser.  temp.piog.] 

q,o 

+16,3 

E 

Nuv.  rotto. 

27 

8,0 

+21,0 

E 

Temp,  pioggia. 

0 

8,0 

+  i3,5 

N  E 

Nuvolo. 

27 

8,2 

+  18,5 

SO 

Ser.nu.te.piog. 

10 

I  I 

9^2 

+  i3,o 

N 

Nuv.  ser. 

27 

9,0 

+  17,5 

s  0 

lemp.pioggia. 

27 

q,5 

+ 1 5,0 

0 

Ser.  nuv.  ser. 

27 

8,8 

+  18,7 

so 

Ser.  nebb. 

12 

2-7 

q,o 

+i4«o 

E 

Sereno. 

27 

8,6 

+  19,3 

s 

Sereno. 

i5 

27 

8,3 

+14,5 

0 

Ser. neb. nu. ser. 

^7 

7,0 

+  19,7 

SS  0 

Nuv.  ser. 

'1 

2"' 

6,1 

+14,0 

0 

Sereno. 

27 

^,7 

+20,3 

E 

Sereno. 

i5 

27 

5,7 

+14,1 

E 

Nuv.  rotto. 

27 

4,6 

+  19,3 

SO...S 

Tuon.  ser.  nuv. 

27 

5,3 

+  12,5 

E 

Nuv.rott...piog. 

27 

5,3 

+i5,4 

N  N  0 

Piogg...  nuv. 

1  - 

27 

2-7 

6,0 

+  8,5 

N 

Sereno. 

27 

8,0 

+i4,6 

SO...E 

Pioggia. 

1 8 

8,6 

+11,5 

NE 

Nu.... te.piog.gr. 

27 

8,3 

+  lD,0 

SSE 

Sereno. 

'9 

20 

27 
27 

8,5 

+10,7 
+  12,0 

so 

Sereno. 

27 

8,0 

+17,0 

SO 

Sereno. 

8,7 

N 

Sereno. 

2' 

7,5 

+  19,0 

E  N  N 

Nuv-  temp.piog. 

9T 

27 
27 

2T 

7^0 
6,1 

+i5,o 

0 

Ser.  nebb. 

27 

5,8 

+18,3 

S  0 

Nuv.  ser. 

77 

+14,2 

N  N  0 

Nuvolo. 

27 

b.8 

+  17,5 

E 

Poc  piog.  nuv. 

-IT 

6,0 

+i4^o 

0 

Sereno. 

27 

7,^ 

+20,7 

SO 

Sereno.                ' 

24 
25 

27 
27 

q,2 

+  i5,o 

NE 

Ser.  nebb. 

27 

9v 

+21,0 

E 

Nuv.  ser. 

10,0 

+i5,5 

E 

Ser.  nebb.  ser. 

27 

9,« 

+21,7 

0 

Sereno. 

Trt 

27 

10,0 

+16,6 

N 

Sereno. 

27 

9,8 

+23,8 

SE 

Sereno. 

27 

27 

q,o 

+17,7 

S 

Ser.  temp.  piog. 

27 

9,2 

+17-.0 

0 

\uv.  tcin.piog. 

28  27 

29  27 

q,6 

+i4,o 

0 

Sereno. 

27 

9,8 

+21,0 

0 

Sereno. 

9'.7 

+i5,8 

NO 

Sereno. 

27 

9'>2 

+22,0 

SE 

Sereno. 

")0 

27 

9'0 

+i8,,o 

£ 

Nuv.  rotto. 

27 

9,0 

+23,5 

N  NO 

Ser.  uuv.  ser. 

Altczza  mass,  del  bar. 

poll.   28  lin.      I 

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Altezza  mass,  del  term.  +  20,8 

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