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BIBLIOTECA ITALIANA
o si\
GIORNALE
LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI
COJIPILATO
DA VARJ LETTER AT I.
TOMO LVIII.
ANNO QUINDICESmO.
Apiilc, Maggio c Giugno
i83o.
MILANO
PUKSSl> I.\ niFxEZIONE DEL CIOIINALE.
IMPERIALE EEGIA STAMPERIA.
II presente Qlornale^ con tutti i volumi precedenti., e
posto sotto la salvagitardia della Leggc , cssendosi
adeinpiuto a qitanto essa prcscrlve.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTEPvATURA ED ARTI LIBERALI.
Lc fabhrichc civill , cccleslast'ichc c militarl , dl MicJielc
Sanmicijelt , discpnute ed incise da Ronzani Fran-
cesco e Luciolli Girolamo. — Verona, io23-25-
26-27-29-00, dalia tipografia degli crcdi di Jllarco
RIoioui , a spcse dcgli autori. Opera comjmUa.
X arlando dc' prinii dieci fascicoli di qucsta gran-
diosa ed iniportante coUczioiie espresso abbiamo il
dcsidcrio nostio , perche essa con quel nicdesmio
sa2;2;io ed accurato metodo end' era stata intrapresa
vcuisse pur condotta a felice compinicnto (i), I 110-
stri voti furono pienainente appagati. Ora noi non
dipartendoci dalla gia segnata via anderemo a mano
a mano dimostrandone i pregi , e qui ancora le os-
servazioni nostrc francamente aggiu2,ncremo )a dove
lossimo per disscntire dai dotti c benomeriti cditori.
Fascicolo IX. — Palazzo detto la Soranza , poco
distante da Castclfranco sidla legia strada. Tav. n° 2.
« Di qucsto sontuoso cdificio ( cosi gli cditoxi )
)i pill nou rimane pictra sopra pietra , onde mag-
s' giormentc ci giova serbaruc la lornia. La sua fronte
(i) ^ cdi Bibliotcca italiaua tumo 44", fasc. tii iiovem-
Jne 1026, pag. 166.
4 LE FABBRICIIE CIVILI , ECCLESIASTICIIE
» e rivolta al sucl , e avvcgnache a sempUcissime
X arcate oUVc uu aspetto cli robustczza couinusto a
» ma2;nificenza ; e privo com" c cli colonue ostcuta
» quel gcneic clic c pur frequentissimo nelF Etruria ,
» c puossi a huona ragionc qualilicare per etrusco ,
» onde tanto si scosta dal romano, la cui vaghczza
y> dalle colonne causata fece meritare al Palladio il
j> titolo di llalTaello dclF architcttura. » Tutta la fac-
ciata di (piest' edillzio e nobiimente costrutta a bn-
^ne , e par quasi clie destinata sla a resistere ai colpi
ileir artiglicria. IMa il Sanmicheli sapeva alle sue fab-
briclie iniprimere un sitfatto carattere di variata e
distintiva roliustezza clie anche le piu semplici ap-
parivano imponcnti; c cio egli otteneva senza verun
grave dispeiidio.
Ninfeo ncl pcdazzo Era de Cornari prcsso il tcatro
di S' Aji^elo ill V'eiiezia. Tav. 7z/' 3.
« Esistendo un cortile non molto ampio, siccome
» nol sono i cortili in Vcnezia , a questo adatto il
» Sanmicheli un' invenzione a due piani che seguono
33 quelli delta casa anteriore , con colonne ed arclii
» d'ordine dorico all'infcriore e jonico al superioi'e. »
Cosi ci avvertono gli editori. La colonna riposa so-
pra vmo zoccolo o dado , ordinario partito del nostro
arclutetto, clie qui gli tor na opportuno avendola egli
clevala sopra tre gradini , salienti di fronte c di banco
al recesso , clie e una specie di ninfeo. In questa
fiibbrica tutta interna non troviamo gran cose da
rilevare , fuorche ne' cosi detti dettagli delle parti
i quali esprimono sempre Parte e la bravura del
celeljerrimo architetto.
Fascicolo X. — Palazzo della Torre in Verona in
contrada di S. Fermo masiiiore. Tav. n.° 3-
Quest' edilicio trovasi tuttora imperietto : la sua
facciata non fu condotta oltre la meta. L' alzamento
componesi di un pian terreno e di un piano no-
bile , divisi r uno dall' altro con mezzanini. Le fi-
nestrc del pian terreno sono arcuate-, quadre quelle
de" mezzanini •, rettangole quelle del secondo piano
E MILITAUI DI jr. SANMICHELT, CCC. O
o piano nolnlc con froiitispizio , al di sopra del
fpialc sono altrc bassissimc iincstrc di ahri mczza-
iiiiii situate a p;uisa di iVcgio sotto d' im cornicione
di legno e di stile piiittosto semplice , ma con grandc
sporto. Pare che da taluno dubitato siasi se qiiesto
cdificio appartcnga vcramente al Sanmicheli , giacclie
gli cditori cosi avvcrtoijo: « Osservando le tavole
5) dei dettaglj si rimarchi ad evideuza lo stile del
» Sanmicheli , die in tante parti c cosi preciso da
)> non potcrsi porre in ineertezza. Tutto ciu facemmo
v diligenteraente presente appunto pcrche il Mallei
3> attribnisce quest' editicio al secolo del seicento. »
Ed a noi ancora sembra clie la porta d' ordine jonico
pel suo stesso stile e per le proporzioni sue sia ve-
ramente del Sanniicheli ; ma nel I'cstante 1" edificio
ci si presenta di silFatto stile che meglio direbbesi
opera dello Scamozzi. Tanta e la somiglianza che si
ravvisa fra esso e lo stile dclle fabljriche di quest' ar-
chitetto. Noi siamo dunque d' avviso die quest' edi-
ficio stato sia originalmente disegnato dal Sanmicheli,
ma poi condotto a conipimcnto da altro architetto ,
il quale aggiugnervi voile qualdie cosa del suo pro-
prio , siccome in altre falibridie avvenne.
Fascicolo XI. — Palazzo Roncalli sulla piazza di
Rovigo. Tav. n° 5.
Bella e la descrizione die ne danno i cli. editori :
nondimeno nella facciata a noi sembra di ravvisare
qualchc nicnda nelle proporzioni. E per esempio la
troppa depressione degli archi nel priino ordine
troppo contrasta colla grande sveltezza delle arcuate
fincstre del secoiido, e forma quindi un insieme, le
cui parti sembrano soverchiamcnte disparate.
Fascicolo XII. — Lazzcrctto in un sobOorgo di
Verona. Tav. n.° 3.
Nella descrizione degli editori trovansi le seguenti
parole : « La parte certamente piu degna di dislinta
» osservazione e il tempio che nel bel mezzo del
» ricinto sopra trc gradiiii s' innalza a doppio ordine
>j di colonne , sonuontato da cupola leggiadrissima ,
6 I.E FAnurvICIIE civim, ecclesiasticiie
» tutto apcrto a giorno, cd in giiisa clic possa ogni
» persona dalla porta della propria stanza essere pa-
» tcntemcntc prcsente al santo sacrilizio della mcssa. »
QucsV ampio edilicio destinato agV infetti di con-
tagio somiglia alio spazioso nostro die piir chiamasi
lazzeretto parimente con porticali tutt' all' intorno
ncir interior ricinto, se non che il Veronese c del
nostro assai piii scmplice nelle decorazioni. ]Ma pivi
grandioso ne e il tcmpio che sorge nel mezzo. Che
ii nostro, opera del celebre Pellegrini, e di elegante
disegno, non ha guari tutto come il Veronese ugual-
mcnte aperto, troppo piccolo e smilzo in si grand' area
appare. E pcro da notarsi che il portico tutt' all' in-
torno praticato nel tempio del Sanniicheli presenta due
disuguali ordini; 1' esterno con colonne piii alte di
quelle dell' intei^no. Dal che nasce che Ic colonne del-
r uno stranamente contrastano con quelle dcH'altro:
esenipio non nuovo, confermato anzi dalla pratica di
qualche greco architetto. ]Ma la Grecia ancora non
mancava di architetti fantastici e licenziosi.
Porta d ingrcsso al palazzo pretorio ora delegatizlo
in Verona. Tav. n° i.
Gli editori opportunaniente osservano che il Va-
sari non die di questa porta un giusto giudizio, di-
cendo die pare alquanto nana , e nemmeno il po-
steriore Temanza, il quale la chianio alquanto tozza.
« Ma cio non pertanto ( soggiungono essi ) T ordine
» a colonne scanalate e sor-montate da intera trabea-
5» zione e frontispizio , il tutto elevato sopra uno
5) zoccolo , corrispondono in ogni parte alle pin belle
» e pill esatte proporzioni , rese vieppiu elcganti e
» dalla no])ilta del marmo e dall' eccellenza del la-
3) voro. » E noi qui non possiamo a meno di sog-
giugnere: Peccato che si leggiadra porta non a-bbia
nel vano dell' arco una miglior proporzione, stando
la sua larghezza all" altezza come due a tre !
Poita d ingresso alio squero del buclntoro nell ar-
scnale^ e porta d ingresso al palazzo Grimani a santa
Maria Formosa in Venezia. Tav. u° 2.
E MILITAUI m M. SAXMICIIELI, CCC 7
« La prima ( dicono gli editori ) servi d' iiigresso
» alio s(|ucio del bucintoro : squero chiamano cola,
» il locale per costruire uii naviglio al coperto. E
» tutta in niarmo istriano liancheggiata da due fine-
» stroni con attica rilevata nel mezzo ov' c un im-
» magine in rilievo siml)oleggiante cjuella repubblica.
» La macsta di questa porta non mentisce ne il va-
5) lore dcirarchitetto, n6 I'lifficio cui era destinata. 3>
Tale sembra a noi ancora ; e benche semplice negli
ornati , sorgc nondimeno imponente al pari di tutte
le fal^briche del Sanmicheli , si per Y armonia del
carattere , tutto esscndovi giudiziosaraente bugnato ,
e si ancora per 1' ordine dorico che ne forma il
principal ornamento. La seconda porta e pure d' or-
dine dorico bugnato , che consiste in un arco fian-
cheggiato da una semicolonna per parte ; ha la sua
serra2;lia che va a terminare sotto alia cornice del-
r ordine , restando soppressi nel mezzo il fregio e
r architrave il quale rimane saa^omato soltanto sopra
le due colonne, cosi che direbbesi tagliato dalle due
mezze colonne sole , il che non ci pare lodevole
divisamcnto.
Qui terminano le fabbriche civili del Sanmicheli :
segue r architettura ecclesiastica del medesimo archi-
teito.
Fascicolo I. ■ — Tempio dctto delta Madonna di
Campapia nd sohborglii di Verona. Tav. n° 6.
Tempio niagnitico che sorge isolato suUa grande
strada di Venezia ad un miglio da Verona : e di
forma circolare al di fuori , ottagona al di dentro ,
con maestosa cupola. L' interno ha due compartimcnti
di colonne , Y uno inferiore , 1' altro supcriore , am-
biduc d' ordine composito. Vi si enlra per tre gran
portc di marmo bronzetto riccamente intagliate. cc II
» suo prcsbiterio quadrato al disotto ( cosi gli edi-
» tori ) si converte in cupola rotonda , ed e questa
» riposata sugl' inferiori quattro archi grandi e sui
» piccoli delle vcle : un ordine di llnestre arcuate
» e concentrate ne2;li archi , che ornano il tamburo ,
8 LE FABBRICIIE CIVILI, ECCLESIASTICHE
3» (lilTomlono ncl prcs]>itcrio c nolle ahsidi chc il
» dilatano , una luce sommcssa e propria dei pcne-
» trali d' un santuario cristiano. »
Ma gli editor! passando poi alia descrizione dcl-
r estcrno accusano varj diletti di alterazione nel di-
se^no, fatta da altri architetti clie ridussero a com-
pimcnto il tcnipio: « Qui appunto ( dicono essi ) e
» dove si nianifesta I impoverimento. II peristilio
» circolare e periptero , cioe semplice , ed cusdlos il
» suo genere , cioe d' intercolunuio di media lar-
■» ghezza. L' ordine puo riferirsi al dorico pel capi-
» tello coi tre anelli , ma gli esecutori ( della labbrica )
» no storpiarono con disdoro il disegno , lasciaudo
» ignuda di decorazione una gran parte esterna del
» tempio. » Ma noi esaminandone il disegno crediamo
di potere cosi rispondere a tale critica osservazione :
Se il male tutto consiste nella mancanza di decora-
zione , della c[uale appar ignuda la parte die forma
basamento all' ordine composito del tamburo e clie
rimane sopra T ordine medesimo, compiendo coUa sua
cornice tutta 1' altezza del tamburo stesso , coronate
al dJsopra da un elegante balaustrata ; soggiugneremo
clie tale impoverimento fu piuttosto un bene clie un
male , ed aiizi un ragionevole divisamento onde con-
servare quella semplicita caratteristica clie si vede im-
maginata dalF autore in tutta la decorazione esterna »
non volendo egli clie una parte fosse dalf altra so-
vercliiata. Siamo c|uindi d' avviso die non si trovi
arbitrio ne guasto alcuno in questa parte , ma die
tutto sia giusta T originario pcnsiero del Sanmiclieli.
Che poi la cupola ( piuttosto di bella forma ) non
abbia uu cupolino di stile corrispondcntc a cpiello
del celebre autore di tutto il tempio , e questa la
solita cosa die succede nc' pin moderni o posteriori
architetti , c|uando pongono piede nell' altrui messe ,
vaghi di raettervi quasi il proprio sigillo, riformando,
anzi spesse volte sciaguratamente guastando F altrui
concepimento.
E MILITMU DI M. SANMICIIELI , CCC. 9
Fascicolo II. — Prcshtlcrio c campanile del diinmo
in Verona. Tav. n.° 6.
« 11 prinio ( cosi gli editori ) e uii seniiccicliio
» proliin2;ato alquaiito allc due estreniita in linea
» paralcUa, ed ha per oggetto di ricignere il pre-
» sbiterio della cattcdrale in Verona. Quest uso venne
» introdotto nelle chiesccattolichc ad imitazione delle
)> 2;reche , la liturgia delle quali sottragge alia vista
» coiiiune r csercizio de' sacri misteri , mentre pel
3) rito cattolico romano tali recinti non lianno altro
» oggetto che di segregare i niinistri o i peisonaggi
» ivi animessi, dalla folia del popolo. — L' opera e
5) tutta in marmi veronesi , eccettuatene alcune spec-
» cilia ture. L' ordine e jonico puro , ed ha il solito
5) dado sotto la base ed il capitello col collarino ; il
» piedestallo si dircbbe troppo alto se nol giustifi-
» casse il niotivo onde si eressc la fabbrica ; nict il
» circolare dillicil lavoro e si ricco ed elegante che
» in vano si saprebbe bramare di piu. » Noi accor-
derenio volontieri che cpicsto presljitcro che ci sem-
bra fatto sul gusto di cpiello del duomo di Firenze ,
sia ricco ed elegante e di nn difficile lavoro, ma non
niai che sia di belle proporzioni neirinsicnie; appunto
per la troppa altezza del suo basaniento die tbrma
uno sproporzionato piedestallo all' ordine sovrapposto
di media 2;randezza. Anclie 1 arco die da inj^resso
al prcsbitcrio ci pare stranamentc composto ili parti
diverse , appartenendovi nelle sue alette il piede-
stallo medesimo e dividendole in due pilastrini uno
sopra r altro , sagomati il primo colla cornice dello
stesso piedestallo, il sccondo con qiiella delFimposta
dcir arco. Aggiugnesi la bizzarria degli ornamenti
iutrodotti uella sola parte sopra la divisione del pie-
destallo che separa 1' aletta , dal die formasi un in-
sienie il piu capriccioso del mondo. L* altezza aricora
deir arco, presa allimposta, e meno della meta della
sua larghezza. Noi speriamo che i ch. cditori non
si vorranno adontare , se concliiuderemo non scm-
brarci F archilcttura di questo prcsbitcrio pareggiare
la put saiia cd csqaidla i^reco-iomanu.
lO LF, FAr.r.RICTTE CTVILI , FCCLESIASTICIIE
Campnvilc. 11 faJ.>bricato del campanile e tuttora
imperletto, non arrivaiido forsc alia mela del suo
compimeuto. Dai due ordini o tronclii che ne siissi-
stono , nulla con2;ettarar potrcbbcsi di certo intorno
al suo lininiento. Convieu dire che smairito siasi il
dise2;no orip;iualc, giacche gli editori non ci olTrono
die s\ intao;li dcllc parti sussistenti. Lo stile pero e
la solidezza attestano Y antenticita di quest' opera
come vcramente del Sanmicheli , e tale clie se stata
fosse condotta al suo tcrnune ci presenterebbe in que-
sto genere di fiibbrichc uno de' piu bei monumenti.
Fnscicolo III. • — Campanile di S. Giorgio in Braida
in Verona. Tav. n.° 4.
Anche questo campanile non fu condotto al suo
compimcnto. Che che ne dicano gli editor! , nulla
noi vi troviamo di sinciolare nclF arcliitettura che e
di forma (juadrata. Ne lodar possiamo che ommessi
siansi i modjglioni nella cornice. Perciocche vi si
vede il gocciolatojo in due fasce convertito, e quindi
formante colla cornice medesima un niasso pcsante.
Meschina ci sembra poi la larghezza dell' edilicio ,
tutta da un intercolunnio di quattro metope com-
presa. Clie Fordine, per quanto grande appaja, non
puo presentare una bella c piramidale proporzione
sopra una l^ase si ristretta , siccome chiaramente scor-
gcrebbesi se il campanile stato fosse al suo terminc
condotto.
Prospctto del tempio di S. Maria in Organo in
Verona. Tav. n.° 2.
Questo prospetto ancorr. , siccome vedesi nelf in-
tawliato disc2;no , non fu mai condotto al suo com-
pimento : e d' ordine composito tutto hi marmo
della j)rovincia con eleganza di fregi e speccliiaturc.
Gli editori ci fanno osservare che questo e forse il
solo esempio del Sanmicheli in colonna rotonda , c
so2;giungono che « la ccnsura pin necessaria (da farsi)
» cade suUe mczze colonne quadre applicate in ri-
» tiro alle rotonde , abuso pur troppo comune an-
» the ai grandi architctti. — Michelangelo vi cadde ,
E MILITAUI DI M. SANMICIIELI, CCC. II
» c Tesenipio tli un Miclielangclo quanto iioix fii
» pcrnicioso ! Cio nialgrado la nostra faroiata tra
» per la bcllezza del suo riparto , ira per la macsfa
» delle sue parti princjpali e per la nobilla della
» materia, puo riguardarsi qual una delle piu ono-
» revoli prodnzioni del Sanmicheli nella classe ec-
» clesiastica. » Di questfl facciata dare non potrcb-
bcsi un sicuro giudizio , appunto perchc tuttora im-
perfctta, non giugnendo cssa che al solo architrave.
Nulla pero ci parve di riscontrare di straordinario
nel suo disegno , perclie riguardar si deljba qiial una
(Idle piu oiiorcvoll prodnzioni del Sanmicheli nclla
classe ccclcsiastica. Ne ci sembra di bella proporzione
il vano della porta, ne quello delle due iinestre la-
terali che cccedono in altezza i due ([uadri e mezzo
della loro larghezza. Vi si vede pero sempre ne'cosi
detti dettagli la 2;rande niaestria delFautore.
Fascicolo IF. — Cupola di S. Giorgio in Braida
in Verona. Tav. n^ 6.
I ch. editori, pi'emesse alcime brevi ricerche sul-
r originc e sulla costruzione delle cupole , ci avver-
tono che il tempio sul quale I'u innalzata questa del
Sanmicheli gia sussisteva , mancante pero di essa ,
perclie crasi temuto che i piloni e gli archi per la
ti'oppa loro leggerezza atti non fossero a sostenerla.
Che pero nessuno degli architetti succeduti all' ignoto
disegnatore del tempio osato avea di supplire a tale
mancanza. I\Ia il Sanmicheli « consultati i llanchi
» ( cosi cssi continuano ) e riconosciuti validissimi ,
» spicco cgli la volta dal lato interno di essi onde
» tutto il rimancnte di lor 2;rossezza facesse fronte
y> alia spinta •, di poi la costrusse a due soli strati
» di pietre cotte tutta di cguale diametro sino alia
» cima , ed al vano dei cassettoni la irnarni di uno
» solo ; c con cio ne conscgui perfettaniente F in-
» tento ; poscia che questa cupola non niostro mai
5> un pelo , ed c intatta come il prime giorno. —
» L" ordine d' arcliitcttura di che si decora il tam-
i> buro csteruo cd interno e un coniposito ad una
12 LE FABERICIIE CTVILI, EOCLESIVSTIOHr;
» sola mauo di foj^lic. La trabcazione e molto sobria
5> cli nicmbrature e ncssuua intagliata. »
Qucsta cupola e del diaincti-o di i3 nielri o mezzo
circa. La sua curva uou o giau clie clevata. Neiriuteino
ha la forma di uu pcrfetto semiccrcliio; neircsterno
apparrudo quasi doppia , alzasi alcun poco dal pa-
ralcllismo dellc due curve ossia dell' interna e del-
r esterna. Ncl taniburo ha un bel riparto di fine-
strc arcuate, e nella volta interna un parimente bel
riparto di ben intesi cassettoni quadrati. Sopra la
cornice al piede del tamliuro stesso e un' elegante
balaustrata dove termina il disegno del Sanmicheli.
La le2;2;ierissima costruzione di tutta la cupola mo-
stra quanto da questo celel^ervjmo arcliitetto cono-
sciuta fosse la statica. Perocche egli schivando ogni
rischio costrui di Icgno con armatura di ferro la
lanterna ossia il cupolino, acciocche questo non avesse
a troppo gravitare snlla gran cupola : divisaraento
contrario a quelle del Brunelleschi che volcva od
almcno raccomandava che il cupolino che far si dovca,
sopra la sua cupola del duomo di Firenze fosse del
niaggior peso possibile , al fine di rcnderc piu fer-
ma la cupola stcssa , temendo che cjuesta spaccar si
potesse superiormente , quando un gran peso noii
le fosse di contrasto ; il die mostra la diiferenza del
sapere di questi due si famosi maestri.
FascicoLo V. — Monumenti scpolcrall in Padova
€ in Verona. Tav. n° 4.
Quattro sono i monumenti in questo f;iscicolo con-
tenuti. II primo e quello di Alessandro Contarini
nella chiesa del Santo a Padova. II Vasari ne fa
grandi encomj , e dice che in esso \ arcliitetto seppe
torsi dalFordinario avendolo immaginato pin a forma
di altare che di sepolcro. Quasi direbbesi che lus-
sureggia per insigui opere di scultura : nondimeno
nel suo insieme impone e sorprcnde ; e siamo in cio
d' accordo cogli editori. Peccato che la troppa ric-
chezza della scultnra non lasci alFocchio un tal quale
riposo ondc poterc piii distintamciitc godcrne le siii-
golc parti !
E MILITAni DI M. SANMICITELI, CCC. 1 3
II socondo rlic sta di contro alT an/.idctto, c il
iiiausoleo del cclcl>rc cardinal Bcnibo, I'orniato da un
bcl basainciuo portante quaitro colonuc corintic con
ricca tral^cazione e rronusi)izio. Nclia iiiccliiu di mezzo
sta sopra d' un picdeslallo il busto del cardinale.
Squisito ne e lo stile , semplice e bella la coinposi-
zioiic : ma gli editoii gii/diziosamente avvertouo chc
csso ancora ostenta le forme di altare , anzi chc di
monumento sepolcrale. — Scevero da tale difctto e
il tcrzo, di Tommaso Da-Vico, nel tempio di S. Zc-
none a Verona, d' ordine jonico. Vien ora per la
prima voka pubblicato, Noi non ardiremmo riporlo
fra le piii stjuisite opere del Sanmicheli. — II quarto
c qucllo di Tommaso Lavagnoli nclla facciata del
tempio di S. Eufeniia parimente in Verona : consistc
in una gran nicchia rettangola con uno stipitc clic
acco2;lie T urna. Qucsta nicchia e decorata da due
scmicolonne , cV ordine jonico , con traljeazione e
frontispizio. Essa sorgc sur un basamcnto sagomato,
a guisa di piedestallo , sostenuto da mensole. L' in-
vcnzione, quantunquc bella, non esce dalle comuui
od usitate.
Oratoiio in Villa di Fumane , tenitojio Veronese ,
crettovi da famiglia Delia Torre. Tav. ji° 2.
Tem])ictto ottagono, iinora inedito, di curiosa for-
ma nclla pianta e di belle proporzioni nell' insieme ,
con voka a pieno centro nell" interno , con atrio o
pronao : all' intonio c decorato da colonne quadrc
con capitcllo dorico di quel genere detto da moderni
toscano. Sarebbe a bramarsi die non apparisse si
spoglio d' ornamenti. Ma forse ci si potrebbe oppor-
tunamcnte rispondere che ben anco la nuda ossatura
dcllc opere del Sanmicheli esser deljbc pregiata.
Fascicolo VL — Duomo di Montcfiascune. Tav.n°^.
Questo tempio , per avviso degli stcssi editori ,
non e che \\n saggio de' primi o giovanili studj del
Sanmicheli. Un incendio al sorgere del secolo XVII
ue fece precipitare la cupola. Da quell" epoca vi pose
mano col suo licenzioso stile T architetto Fontana e
14 LE F.VBERTCIIE CIVILI , ECCLESIASTICIIE
si fattanicntc clic nulla noa pld vi si ravvisa (leH'ori-
ginario disegno. Laonde meglio per avventura stato
sarebbe il noii parlarne. La pianta e ottagona , do-
rico r ordine si nell' intcrno die nelF esterno.
Camera scpolcrale Petrucci in Otvicto- Tav. ii."^ 2.
OttaQ;oua e la camera con coloanc quadre d' ordine
dorico e con piedistallo sovra un dado die sjiorgendo
lutt' air intorno pno servir di sedile. La volta c a
sczlonc di cercliio , con bella c sobria trabeazione.
Dopo un primo vestibolo si prcsenta la cappella ve-
raniente singolare per novita d' invenzione ; percioc-
clie vi si ve2;gono in piccolo spazio praticatc due
grandiose scale die nicttono alia prima cappella sc-
polcrale , dondc per un vcstiboletto si passa all' altra
piccola cappella dell' altare graziosamente arcliitettata.
Fascicolo VII. — Monumcnto scpolcrale o cappella
Pellcgiini a S. Bernardino in Verona. Tew. n.° 6.
Cliiunque facciasi ad osservare qucsta bellissima
rotonda a due ordini , splendido monumento della
conjugale pieta di Marglierita Pellegrini , non puo
a meno di tutto sentirsi compreso da quella niara-
viglia die aiiclie nei non intelligenti nascere suole
air aspetto delle opere eminenteniente belle. Tanta e
la magnilicenza e la squisitezza sua ! Esso fii quindi
soggctto di studj e d' imitazione ad un BiuiicUesclii ,
ad un Palladio e ad altri celeberrimi maestri. Gio-
vcra quindi il qui riportare la descrizione die ne
fanno gli editori : k L' un ordine c V altro e corin-
» tio, e il capitello c dun diametro corrispondente
» a quello insegnato da Yitruvio , cioe eguale alia
» sua altezza die i posteriori allungarono alquanto;
» allungo (pii all' inVece V arcliitetto la colonna , ol-
» tre la diinensionc del corintio vitruviano. Lo sti-
» lobate del primo ordine ricorre con Ic niense an-
5) uiccliiate ad uso d altare ; le coloiine scanalate va-
» riamente e la traljeazione sormontata da frontespizj
>i al disopra de2;li altari ; ma le iiicchie intcrmedie ,
^3 perclie ad uso mortuario , alquanto iiclla loro luce
:» <-leprcssc ^i ( Tcniaui per certo clic il Saninicheli
E MILITARI DI M. SANxMICHELI, eCC l5
stcsso non accettcrcbbe questa raglonc dcgli autori,
perchc la proj)orzionc del vano clella nicchia crescc
im moinento dei due (juadri ; qiiindi non si puo
dire dcprcssa ). «■ L' ordinc sccondo sorgc pure da
» uno stilobate all"" altczza del ballatojo. E da notarsi
» la viuta dillicolta di girare lutta la decorazione
» (e la squadrata e la Jigurata ) a tondo perfetto , con
5) una precisione di lavoro che difficilniente si sa-
yf prebbe ottenere a' nostri tempi. L' arco di ciascun
)j altarc, dovendo esser girato circolarmente, riesce,
» e vero , alquanto supino a chi di protilo il rimira ;
» Icggiero , ma inevitaljilc inconvcxiiente jirodotto
» dalla pianta circolare , ciie il Sanmichcli non si c
» permesso in altri cdilizj di un piu grande diame-
yi tro , ove convert! il rotondo in otta2;ono. y>
Questa maravigliosa cappella compiesi con una
bellissima cupola a casscttoni quadrati , sormontata
da corrispondente cupolino. Tutti gli ornamcnti , ])ar-
ticolarmcntc quelli del vano de pilastri delF ordine
medio che forma V imposta dellc arcate , sono squi-
sitissimi si nel disegno die nell' csecuzione , scolpiti
in marmo Veronese , coniune a tutto il monumento.
Bellissima e pure e di singolare disegno la porta
d' ingresso copiata dall' antico. Questo sacro monu-
mento e tanto piu da ammirarsi , quanto che il San-
niicheli occupato erasi per la piu parte di sua vita
in fortificarc le piazze , siccome osservano i ch. cditori.
Con questo fascicolo chiudesi la classe ecclesiastica
dclle fabbriche del Sanmicheli.
Fascicolo III. — Architettiira militare. — Porta dl
S. Zcnone alia strada dl Brescia in Verona. Tav. n.° 5.
La decorazione di questa porta scmbra piu del
gcnerc civile che del militare, specialmente se si
osservi la fronte che corrisponde alia campagna. Piu
semplice e piu severa e la fronte che risguarda la
citta. Che pero gli editori avvisano che sarebbe stato
miglior partito il rivolgere questa alia campagna ,
pcrclie piu opportuna alia mibtare difcsa. Non ose-
rcmmo allermare clic questa pareggi Ic altre porte
militari del SanmicUdi.
1 6 LE FABnUICIIE CIVILI , ECCLESIASTICHE
Fascicolo IV. — Porta del palio in Verona , vol-
garinci.'te Porta Stoppa. Tav. n° 6.
Nulla iuiaji^iiiarsi potrebbe di pin sublime e ad un
tempo di piii squisito quanto 1' arcliitettura di questo
cdillcio. II suo carattere si presenta vago e gentile,
ma nel tempo medesimo impoiiente per tessuto fer-
missimo e marziale : quasi bella armatura , che nel
suo stesso finissimo lavoro si mostra destinata non
all ornamento solo , ma alia difesa di valoroso c no-
Lile cavaliero. Eccone la descrizione. « L' esterno e
» un dorico splendidissimo a colouue sporte per due
» terzi, scanalate a pianuzzi, e gli intercolunnj riem-
» piti a bugne lisce : robusto ed elegante insieme ne
» e il principale ingresso , bella Y imposta ricorrente
» da un capo all' altro , su cui frontea^gia un arclii-
3) trave a grandi cunei, dai quali , al mezzo delle
» porte stesse, sporgono busti di eroi guerrieri di
» cgregia scultura , e di un elTetto diguitosissimo.
» Verso la citta forma prospetto molto piu ampio
» un' aka loggia arcuata. L' opera e parimente dorica
» e a bu2;ne scabre, e cpiale piu si conviene a nxi-
» litare edifizio. Le colonne sono alquanto scarse
» nel diametro : non hanno imoscapo , ma sorgono
» in vece da un alto plinto bene sporto , per servir
•» anclie di panclietta. 51 Bellissimo e poi tutto I'in-
terno di questa loggia, sebbene a colonne (pmdre,
tutto bugnato in singolare riparto , e di un meravi-
glioso elletto.
« Quest' opera ( soggiungono gli cditori ) cotanto
» ammirata nel tempo suo da Sforza Pallavicino ,
» governatore delle armi venete , non lo fu meno
» al nostro dal marchese Ca2;nola esimio arcliitetto,
5) dalla cui matita veggonsi rilicaire le idee delTiUi-
» tica magniHcenza. »
Fascicolo V. — Fortificazioni dl Verona. Tav. n.^ 6.
Nella prima tavola di questo fascicolo e la pianta
rrencrale delle mura di Verona, onde « rimarchinsi
o ... ,
» ( cosi gli editori ) a colpo d' occhio que' siti , ove
)j ercsse il Sanraiclicli T opere sue. « Questc sono
E MlLtTAni DI M. 9ANMIC11ELI, ecc I -^
pol tutte delineate nelle susseguenti tavole, si col
loro alzaniento , che coi singoli spaccati. Non crediaino
di dover agguiguere altre parole; essendo verissimo
che il Saniincheli se fa graiide nella civile , fa senza
dubbio priiicipe nella militare moderna architettura.
Fascicolo VI. — Porta di Terra fcrma in Zara
Tav. n° 3.
Questa porta ha grande somiglianza con quella
di S. Zenone di Verona , trattone Y ordine , dorico
in questa , composito nell" altra. La Veronese pero
e condotta con maggiore pcrfezione , presentando
poniposamente ornate anibedue le fronti, cio che in
questa di Zara non vedesi che nella sola fronte verso
3a campagna.
Porta del castello di S. Nicolo presso Sebenico.
Tav. n.'^ 2.
Questa porta ancora assomiglia nella sua architet-
tura a quella di porta nuova in Verona verso la
campagna. L' ordine e dorico a colonne tonde, ma
negli angoli quadrate ; sorge da un basamento a scar-
pa al livello del fosso della fortezza. Essa pero non
ci sembra delle migliori opere del SanmicheU , non
presentando ne un insieme veramente bello , ne le
piu armoniche proporzioni.
Fascicolo VII. — ■ Cisterna delta del cinque Pozzi
in Zara. Tav. 7z.° 4.
Opera celebratissima , edifizio maraviglioso , che
pud servire di modello per altri simili e troppo ne-
cessarj edifizj nelle fortezze che mancano d' acqua
dolce: e un paralellogrammo lungo 46 metri circa,
largo 24 sopra 7 di altezza, ma la sua singola-
nta ( cosi gli editori ) cc consiste nell' aver elevato
» il Sanmicheli il piano dei grandi recipient! sopra
» qucllo della fossa di circonvallazione , e d' aver co-
» struito lungo i mcdcsimi un canale di scarico che
» per mezzo d'una cateratta possono vuotarsi , ripu-
» hrsi e ristorarsi a grand' agio; vi esiste pure un
» inho di scarico . che ncl caso di soverchia affluenza
Pibl. Ital. T. LVIII. :.
l8 LE FABBKICHK CIVILI , ECCLESIASTICHE CCC.
» delle acque ne viene per esso emessa la sopiab-
bondanza a salvezza delle volte.
Porta di S. Martino alia fortezza di Legnago.
Tav. n° 2..
Questa porta e pur d' ordine dorico , in marmo
bianco a bugne scabre , dividesi in tre campi : nelle
estremita ha colonna e pilastro appajati come alia
porta nuova di Verona; e due che formano il corpo
di mezzo, sporgenti la meta del loro diametro.
Delle tre aperture \ arcuata di mezzo e alquanto
depressa ( difetto generale delle porte di fortezze ).
II fregio deir ordine ha il suo proprio ornato , il
resto e tutto semplice. Sopra il detto ordine e un
attico a bugne. Nel riquadro di inezzo vedesi il so-
lito stemnia del Leone veneto , conterminato da pic-
colo frontispizio sulla cornice dell' attico medesimo.
Ci ha pero dubbio , che tal fmimento non sia tutto
disegno dell' insigne autore, ma modernamente alte-
rato da altro architctto.
Alia parte che risguarda I'architettura militare dan-
no compimento il Baluardo S. Croce in Padova, la
Pianta della fortezza di Orzimiovi ed una delle sue
pojte , la Pianta della fortezza di Legnano, e iinal-
mente la Pianta della fortezza di Candia. Intorno ai
quali edificj non possiamo che pienamente convenire
nel giudizio de' dotti ed egregj editori.
Riferito cosi il sunto di cio che contiensi in questa
pregiabilissima collezione , chiuderemo col dire che
prestare non poteasi agli studiosi dell' arte architet-
tonica miglior servigio, quanto col porgere loro in-
sieme raccolte le opere del Sanmicheli, vero geiiio
deir arte. Bella ci e pur sembrata 1' esecuzione si nel
testo che nelle tavole , le quali delineate sono con
semplicita e nitidezza di contorni.
L. e G.
Storia delta cittd e dlocesl dl Como esposta in died
libii dal professoj'e Cesai'e Cantu'. — Como, 1829-
i83o, presso ifigli dc Cajiantonio OstmeUi. Finora
un volume in cinque distribuzioni.
Storia di Como scritta da Maurizio Monti ^ profes-
sore nel liceo diocesano della stessa cittd. — Como ,
1829-1830, coi torch] di C. Pietro Ostinelli. Fi-
nora un volume in due parti.
0,
gni volta die il nostro utirio nc chiania a far ma-
nifesto cio clie peiisiaino di qualche nuova opera, ci
tornano sempre al pensiero le varie opinioni degli uo-
mini intorno a questa usanza de* letterarj giornali; e
domandianio, dubitando, a noi stessi se la nostra fatica
sara giudicata utile o dannosa, e se le nostre parole
ci saranno recate ad aniore de' buoui studj e del vero,
oppure a superbia ed invidia. E certo qucsto levarsi
a giudicare le produzioni delF altrui ingegno dee
parere , piu ch' altro , una disaniabil superbia , per
quanto chi scrive si sforzi di togliere dalle sue pa-
role tutto cio che potrebbe dar loro o aspetto di
alterezza o pretensione di supcriorita. Ne forse e
sempre possibile che il giudizio dell' aiiimo si vesta
di tutta quella umilta di parole che gli sareJjbe nie-
stieri : e quella franchezza che naturalmente s' im-
prirae in tutto cio che procede dall' intima pcrsua-
sioue, s'interpreta d'ordinario per alterigia, e spiace
massimamcnte a coloro i quali si trovano olTesi daUa
naturale amarezza della censura. 11 perche poi questo
che da molti e creduto invidiabile privilegio , e un
incarico spesse volte gravoso: e dove mohi ci cre-
dono intenti sempre a spiare le occasioni di censu-
rare, c bramosi di mostrarci nel pnbblico quasi con
autorita di maestri, noi possiamo aftermare che solo
il desiderio di fuggir questa taccia ha potuto impedir
qualche volta il nostro giudizio dal palesarsi uella sua
20 9T0RIA DELLA CITT.V E DIOCKSl
vera pienezza. Tal die se qualcuno, a malgrado di
tutto qnesto, ci grida invidiosi e maligni, credianio che
r aceibita di qucste parole ( se noii e un'ingiustizia )
debbasi riferire non a noi nia all' ulicio di qualsi-
■vo2;lia scrittor di gioriiali. E questo ulicio noi po-
trenimo bensi abbandonarlo, non gia esercitarlo di-
versamente da quello che facciamo , senza contrad-
diie alia nostra , qualunque siasi , opinione.
Qualcuno forse domanclera perche mai, dopo avere
gia per mold anni battuta questa carriera , dopo
aver giudicato di nonii e di opere illustri e inipor-
tanti , con una liberta di parole che a molti pareva
sciolta da o^ni dubbiezza, osiEi sokanto crediam ne-
cessario di far palese questa segreta esitanza dell' am-
mo nostro. E noi possiamo assai facilaiente rispon-
dere a tale inchiesta.
Due giovani di bell' ingegno e di non volgare
dottrina, entrati animosi nel piu difficile aringo della
eloquenza, pubblicano couteniporaneamente la sto-
ria di una stessa citta , sicche noi non possiamo
parlare delle opere loro senza porle a riscontro ; e
anche quando vorremo fuggire questa parte incre-
scevole e quasi odiosa del debito nostro , i lettori
vi saranno pero naturalmente condotti dalle nostra
parole. Oggi pertanto ci si e fatto necessario d'in-
correre in quella brutta e spiacevole odiosita dei
confronti da cui abbiamo sempre cercato di allonta-
nai'ci per quanto ci e stato possibile; sapendo come
sogliono riuscir gravi anche a coloro che non hanno
in odio per se medesima la censura , e come facil-
mente si attribuiscono a quelle cagioni dalle quali
possiamo con tutta verita protestarci lontani. Per
questo motivo noi ci rechiamo oggi con animo piu
che mai dubitoso alio scrivere; perche sebbene siam
certi che le nostre parole, come signilicatrici di non
preoccupato giudizio, saranno pure da ogni volon-
taria ingiustizia , non possiamo assicurarci per altro
ne di coglier sempre nel segno , ne di trovar sempre
chi giudichi dirittamente di noi.
Di co>ro, ere. sr
Tuttavolta queste considerazioni non potranno ri-
nioverci dal nostro costume di far manifesta con
tutta sincerita quella seiitenza die piu ci sembi-a
conforme alia ragione ed al vero ; perche dalle altrui
accuse ci pu6 ditendeie il buon giudizio degli uouiini
imparziali, e sopra tutto la voce dell' interna coscienza ;
ma contro il rimorso <Ti avere a grado di chi che
sia falsificata la propria opinione non potremmo tro-
vare conforto ne dentro ne fuori di noi. Con talc
intendimento adunque diremo quel che ne pare di
queste due storie, ciascuna delle quali e pervenuta
a mezzo il volume da^li autori asseginato , e com-
prende appunto un U2;uale spazio di tempo. Ma prima
di farci a considerarle ciascuna nelle singole sue
parti, premetteremo alcune brevi considerazioni sulle
storie municipali e sul modo che a noi parrebbe
pill acconcio per iscriverle fruttuose.
Le nazioni delle quali e composta la grande fami-
glia europea furono un tempo divise in niolti pic-
cioli Stati; e ogni terra di qualche importanza aveva
un governo suo proprio, qual che ne fosse la forma.
In processo di tempo alcune di quelle terre cresciute
in potenza soverchiarono Faltre men forti; e le vinte
cessando allora di avere una vita politica di per se
stesse, compenetraronsi al tutto con quelle ond'erano
fatte dipendenti. Le quali poi o progredendo nella pro-
sperita distesero a poco a poco il loro dominio sopra
tutte le altre, e divennero cosi centro e metropoli
di nazioni ; o declinando anch' esse cedettero alia
preponderanza di qualche straniera potenza.
Finche durarono adunque i piccioli Stati ciascuno
ebbe una storia sua propria , nella quale si trovan
descritte le private istituzioni, e i consigli e le guerre,
e tutta insomma la vita di ciascheduno : ma quando
questa vita si spense, e una sola citta impose le leggi
e comando le imprese a molte altre. queste non eb-
bero piu storia loro particolare ; e chi scrisse i fatti
di una sola terra scrisse la storia di molte che di-
pendevan da quella. Qnindi la storia delle rnodernc
22 9TORIA DELL.V CTTT.V E DIOCESI
nazioni rende senibianza di iiii fiuiiie clie trae princi-
pio da moke separate sorgenti ; le quali ne' flessuosi
loro via2;gi mettono foce le une nelle altre, e final-
niente tutte si gittano in un letto solo, dove una sola
forza devolve tntte le acque con ugual moto e per
una medesima strada ad un medesimo fine. A cono-
scere e rappresentar pienamente 1' origine di questa
grande fiumana e necessario die I'uonio risalga a quelle
prime sorgenti , e tutte le cerchi e le imiti nei loro
appartati viaggi ; ma quando esse poi si sono com-
penetrate in un solo volume di acque , egli ne segna
con un sol tratto di penna il corso di tutte. Cosi a
scriver la storia delle nostre nazioni e mestieri che
r indagatore studii in quelle cronaclie primitive per
attingervi la vita di que' separati governi de' quali poi
si e composta la nazione ; ma a niisura che quei
governi si estinguono , il soggetto del suo libro viene
sempre piu accostandosi all' unita ; sicche poi quando
e spento (in T ultimo di que' piccioli Stati, e uno solo
gli ha tutti soverchiati e raccolti sotto di se, le
molte fonti della sua narrazione si riducono ad una
sola , e le cronache particolari cedono il luogo alia
vera storia nazionale.
Questo brevissimo cenno delle umane vicende gia
hasta a farci conoscere che senza le cronache muni-
cipali mancherebbe allc nazioni la storia de' loro primi
cominciainenti : ma ci avverte eziandio che 1' utilita
di siffatti libri finisce insieme colla politica indipen-
denza de' varj Stati. Quindi le storie particolari di-
vidonsi naturalmente in due classi : le une scritte nei
primi cominciamenti dello sviluppo civile e politico,
quando le citta sono libere o indipendenti almeno fra
loro : le altre raccolte e composte in secoli molto piii
tardi , allorche gli appartati governi municipali si sono
gia compenetrati da gran tempo in un solo. E le
prime come fonti della storia nazionale sono di grande
importanza , perche senza di quelle ci mancherebbe
ogni notizia di molti fatti : le altre sono un oggetto
(se co!ii possiam dire) di lusso, c non lianno veruna
DI COMO, eCC. 2.)
iinportanza, perclie non ci possono dire cosa alcuna
clie gia non si trovi nella storia di tutta la nazione.
Le prime ci presentano tante istituzioni, tante leggi,
tanti consigli, tante imprese e vicende da nieditare,
quanti sono gli Stati concoisi a formare la nazione:
le altre cominciandosi appiinto dove qnesta moltitu-
dine di governi si com]X)se in un solo , dove le im-
prese e le vicende cominciarono ad esser mosse da
un solo consiglio e da una sola forza , non possono
esser mai altro die una sterile ripetizione di quelle
leggi e di quei fatti di che si compone la storia na-
zionale.
Cliiunque pertanto volga uno sguardo agli annali
d' Italia conosce assai di leggieri come siauo poche
quelle citta delle quali importi scrivere isloria vera-
mente continuata iino ai di nostri ; mentre alle piu
manca assai presto ogni materia che possa dirsi lor
propria e particolare. E trova per cagione di esem-
pio, die il tilo della storia propriamente detta Comasca
si ruppe ai tempi di Azzone Visconti, dopo dei quali
non ebbe piii qiiella citta se non poclii e brevi e
interrotti momenti di storica importanza. E gia due
secoli prima ( nel 1127) col terminare della famosa
guerra decenne, 1' indipendenza di Como era stata
interrotta , assoggettandosi quella citta ai Milanesi dai
quali poi si sottrasse ai tempi della lega Lombarda.
Pero nelle Repubbliche del Sismondi sta quanto la
storia italiana offerisce di piu iniportante in fatto di
notizie niunicipali. Prima die si svegliasse in Italia
lo spirito di liberta, le nostre terre stettero a legge
comune sotto 1' Impcrio : e quando quel breve e tu-
multuoso periodo volse al suo termine, sicche di
tante repubbliche italiane rimasero pochi paesi, non
direm liberi , ma indipendenti , le storie particolari
perdettero la loro vera importanza , non avendo piu
da narrare se non come i cittadini gia liberi s ac-
comodarono al giogo de' vincitori , o qualche volta
inutilmente cercarono di riacquistare la pristina di-
gnita , o ]>iu spesso consnmarono in misere quistioni
24 STORIA DELL.V CITTA E DIOCESI
cittaclinesche quel poco di forza e di spirito guerriero
che in lor rimaneva.
Noi dimque crediamo che il campo di clii toglie
a scrivere presentemente la storia di alcuna di quelle
citta italiane che perdettero presto la loro politica
indipendenza e che potrebbero dirsi percio di se-
condo ordiiie , si circoscriva principalniente a quel
limiti che ne ha segnati il Sismondi. Lo storioo do-
vrebbe proporsi di cliiarire le cagioni dalle quali
nacque e fu spenta V indipendenza di quella citta
ond' e2,li ha in animo di parlare ; e in tutto quelle
che puo ilhistrare questo argoniento scrivere con
quell ampiezza che si conviene alio storico diligente
e assennato ; ma in tutto il restante poi la sua nar-
razione , siccome in campo non suo , dovrebbe cam-
minarebrevissima. Quindi i dieci libri nei quali il prof.
Cantii ha divisa la sua storia sarebbonsi , al parer
nostro , ridotti assai meglio a tre soli; dei quali il
primo avrebbe dovuto accennare I'origine della citth.
e quel che sappiamo di lei durante il dominio dei
Eomani, poi sotto i barbari, e sotto I imperio rinrio-
vato da Carlo Magno lino alle prime cagioni della
liberta italiana : nel secondo 1' auiore avrebbe narrata
con queir ampiezza che si conviene alia storia, I'ori-
gine, i progressi e la Fine della liberta comasca, nel
che propriamente c riposto 1' interesse di tutto il
suo lavoro : e nel terzo linalmente avrebbe compen-
diato quel poco che la storia comasca offerisce di
notevole duranti le varie signorie a cui la citta
soggiacque fino ai di nostri. Ma per avere allargata
di troppo la sua tela il prof, Cantii , giunto al ter-
mine del suo terzo libro , dopo 25o pagine , trovo
necessario di conchiudere : « Ma usciii oramai da
» queste oscure eta nelle quali appena qua e la tro-
» vamnio qualche scarsa notizia , sicche dovette il
» nostro discorso correre sovente 2;enerale e digiuno
5) d' interesse, entriamo in un tempo di piu sicui'i
» ricordi , in un tempo famoso per la Lombardia ,
V nel quale il sapere, la volonta, la possanza sociale
Di COMO, ecc. 25
» delle citta italiane concorse a suscitar dalla bar-
» barie Feuropea civilta, in un tempo nel quale po-
» tevano stabilirsi destini gloriosi da un popolo li-
» bero , nia die sventuiatamente si consumo fra il
» sangue e le stragi fraterne. » Se dunque Tautore
ammette die dove il discorso cone generale e digiuno
iV interesse ( s' intende rispetto alia stoiia particolare
ch' egli racconta ) , perdie non ha egli toccato sotto
maggior breviia questo peiiodo die appartiene natu-
ralmente alia storia generale d' Italia i E se questa
sua massima e vera , come a noi pare verissima , quale
interesse debbono promettersi i lettori daU'altra meta
del suo libro, in cui il suo discorso dovra apparte-
nere quasi sempre alia storia lombarda o italiana,
pochissimo a quella particolare di Como che noii
ebbe piu governo suo proprio? Quello poi che qui
abbiam detto del prof. Gantu vale in parte anche del
prof. Monti; perche tutti e due han battuta una me-
desinia strada, e dove non ebbero alle mani fatti
proprj di quella citta della quale tolsero a scrivere,
allargaronsi a raccontar le vicende di tutta la nazio-
ne. E certo a noi non incresce di sentirci ripetere
da due giovani colti e ingegnosi gran parte della
storia italiana: e trovansi , non v' ha dubbio, qua e
la alcune osservazioni che tornan loro ad onore;
ma non per questo lasciamo di dire clV essi, per
quanto a noi sembra, errarono entrambi in quella
che dir si potrebbe economia del libro. Ma questo
difetto si scorge principalmente nelf opera del prof.
Cantu, per avere egli applicato alia storia particolare
di una sola e poco importante citta quel nietodo che
alcuni lianno introdotto in servizio delle storie di
intiere nazioni , dividendo nella sua narrazione le
Vicende, il Governo, la Religione , i Gostumi, le Arti
e gli Uomini illustri. Noi non sappiamo se questo
metodo possa mai dirsi lodevole in nessuna storia ;
e lo crediamo, piu ch' altro , una violenta e spesso
importuna applicazione dei metodi appartenenti alle
scienze del calcolo e della natura. Gli uomini non
a6 STOUIA BELLA CITTa" E DIOCESI
sono niai sc noii qiiello die li fanno essere le isti-
tuzioni civili e politiclie , la religione , la filosofia ,
le costunianze de' loro tempi ; e i fatti storici sono
sempre una conseguenza di tutte queste cagioni in-
sieme concorse. La grande arte dello scrittore per-
tanto e riposta nel sapere eleggere qiiei fatti clie piii
siano acconci a rappresentare in se stessi gli efietti
di queste cagioni , per mettere innanzi a' suoi leg-
gitori la vera vita del mondo , anziche gli elementi
separati da cui questa vita risulta. II dividere i fatti
da tdtte queste cagioni e dai loro effetti e un togliere
da questo studio quasi tutto il diletto e gran parte
della sua utilita ; e un supporre che tutti i lettori
sappiano far quello ch'essi han diritto di cercar nello
storico, trovare cioe la relazione e il reciproco influsso
delle istituzioni su gli uomini o sulle opere loro , e
degli eventi e degli uomini sulle istituzioni.
Laonde Tucidide , Cornelio Tacito e il Machiavelli
saranno sempre mirabili esemplari, principalmente per
avere saputo eleggere e disporre i fatti cosi , che
nei loro libri si vede come in uno speccliio tutta in-
tiera 1' immagine di que' tempi ch' essi descrivono.
E tanto eran lungi dal credere di dover separare gli
uni dagli altri gli storici elementi , che anzi per
compiere affatto la loro pittura innestarono spesso
alle grandi vicende nazionali i casi e i costumi di
qualche uomo privato , quando loro parvero tali che
il lettore per essi potesse meglio conoscere in tutta
la sua intierezza quella eta che avevano alle mani.
Tutta vol ta vogliamo concedere che nella storia gene-
rale delle grandi nazioni possa introdursi quel metodo
contro del quale parliamo: ma trattandosi di una pic-
ciola terra, quale necessita ci puo indurre a questa
divisione? o quale utilita puo venirne ? Della necessita
non occorre , crediamo , di far parola ; perche dove
i fatti e i personaggi storici sono pochi non debb' es-
sere certamente ne impossibile ne difficile il descri-
verli accompagnati dalle loro cagioni e dai loro ef-
fetti. Rispetto air utilita , noi domandiamo quale
DI COMO , CCC. 27
vantaggio possan ritrarre i lettori dal trovare un capi-
tolo apposito destinato ai costiimi dei Comaschi sotto
i Romani, sotto i Barbari , sotto i Carlovingi .'' Le
citta non hanno costumi loro proprj se non quando
Iianno governo proprio : nei tempi di politica dipen-
deiiza i costumi comaschi saranno stati natiiralmente
quelli di Milaiio , di Bergamo . di Pavia ; o se pote
esservi qualchc ditTcrenza, sara stata di necessita si
leggiera da non potersi e non doversi scompagnare dai
fatti. E quello che diciam dei costumi vale forse ancor
piu rispetto alia religione ; perche questo grande ele-
niento sociale , dopo il passaggio dall" idolatria al cri-
stianesimo, non puo mai nella storia di Como offerir
materia a separate considerazioni. Pero il sig. Cantu
sotto il titolo Religione ci ha data la successione dei
Vescovi , cosa a dir vero molto lontana dalla comune
maniera d' interpretare questa parola : e nell' esame
del libro avremo occasione di vedere, come anche
questo disgiungere i Vescovi dal corpo della storia
torni importuno e lasci vota la narrazione.
Queste osservazioni sul metodo movono principal-
mente da due considerazioni : 1' una che essendo lo
studio della storia per se stesso assai lungo conviene
che gli scrittori cercliino ogni via d' abbreviarlo per
quanto sta in loro: Paltra che dovendo ogni persona
mediocremente colta studiare almeno la storia di tutta
la sua nazione, le storie niunicipali dovrebbero li-
mitarsi ai soli tempi veramente importanti per cia-
scheduna citta. Considerate come un sussicho e cpiasi
un compimento alia storia generale sono utilissime,
perche ci fanno conoscere minutamente quelle circo-
stanze alle quali chi scrive i fatti di tutta la nazione
non puo mai dare una bastevole ampiezza. Quando
esse in vece aspirano a tener luogo delle storie ge-
nerali escono dei limiti loro assegnati, ripetono im-
perfettamente quel che trovasi in altri con piu am-
piezza e piu opportunita raccontato , e falsificano
bene spcsso il giudizio de' leggitori intorno alia vera
importanza storica di ciascheduna citta.
( Sard contlnuato. )
a8
Catalogo dl scclte antlchitd etrusche tr ovate negli
scavi del principe dl Canino 1828-29. — Vi-
terbo , 1829, dalla ttpografia del fratelli Monarchi,
in 4.° di pag. i85.
Osservazio/d del prof. Q. D. RoMAGNOSi intorno ad
una Nota del principe di Canino.
N,
I eir annunziare questo Catalogo noi non potremmo
far meglio che prevalerci deir avviso postogli in
fronte
'( II catalogo generale ascende a due mlla numeri. Si
pubbliclieranno successivamente dieci centurie di oggetti
sceiti neir ordine seguente :
I." Centuria. Oggetti che si trovano in Roma ne! palazzo
del sig. cav. Valentini, console di S. M. Prussiana ;
a.'* Oggetti con iscrizioni
S.'' Vasi grandi. Prima centuria.
4.^ Cuppe
5." Vasi mezznni e plccoli [ In Ca
6.* Vasi grandi. Seconda centuria \ presso
7.* Tazzette e curiosita 1 il proprietarlo.
8." Bronzi , ori e scarabei
9." Oggetti con iscrizioni in facsimile
10.'^ Oggetti per la storia delT arte
>i Tutte le anticliita con iscrizioni , e le piii scelte fra
quelle non iscritte saranno incise. Per soddisfare intanto
alia curiosita degli eruditi si da il presente catalogo. —
Questi scavi rlspondono direttamente alia disfida dell' illu-
stre Vinkelmann di trovare vasi etruschi nell' Etruria pro-
pria: si pnote senza presunzione ormai ai vasi campani
di Nola opporre i vasi etruschi di Canino. Gli artisti e gli
eruditi decideranno facilmente a quali spetta il primo range.
Le iscrizioni sono state copiate fedelmente e con attenzione;
nia non si puo negare die per interpretarle la copia e in-
sufficiente. II proprietario non essendo archeologo, ne el-
lenista domanda i lunii degli eruditi e sara gratissimo a
quelli che vorranno contrihuire alP illusirazioni de' preziosi
nionumenti scoperti dopo tanti secoli , e scavati in sua
presenza, gran parte in uno stato perfetto di conservazione,
ANTtCHITA ETRUSCHE , CCC. 2C)
e fra i quail moiti sono capi d' opera della piltura degli
antichi. — Veruna ristaurazioiie di pittura nou si e per-
messa , volendosi gelosainente conservare cjuesti monumenti
come si sono trovati. — Le intei-pi-etazioni si danno come
sono state ispirate dal prinio aspetto senza pretensione e
senza pregiudicare alle spiegazioni piix erudite degli ar-
cheologi. "
A ({uesto catalogo siiccede un Elenco dei nomi
proprj contenuti nelle due prime Centurie coUa stam-
pa pure di Viterbo , 1829, presso Camillo Tosoni.
Finalmente si soggiunge la segueiite
Nota del princ'pe di Canino.
Dopo aver pubblicato le prime due centurie , la quaa-
tita di nuovi uionuinenti ritrovatl cl fa sospendere la coa-
tiuuazione del catalogo per alcune settimane afline di met-
tere in ordine le nuove scoperte. Terininando questa priiua
parte crediamo dovere accennare in poche rlghe Toccasione
die diede origine ai nostri scavi , ed azzardiamo alcune
osservazioni sopra 1' antichita di queste pittare etrusche
nella speranza di eccitare gli eruditi a riprendere sopra
una base piu soda la questione gia tanto agitata sull" aa-
teriorita delle belle arti fra T Italia e la Grecia.
Origine dei nostri scavi, — Nel principio del 1828, e
quando da piu di un anno era lontano dalle mie terre si
scopri per accidente una grotta sotterranea nel piano detto
Cavalupo poco distante dal monte Cucumella ove si tro-
varono alcuni vasi etruschi. Due agenti infedeli mi nasco-
sero r accaduto, si appropriarono tutto , si occuparono di
scavare in tutta I'estensione delle terre di Canino, e
vendettero furtivamente gli oggetti ritrovati al sig. Dorow.
Queir ilhmiinato archeologo , die si porto a quest' effetto
di persona in Canino , credette senza dubbio che i pro-
prietarj fossero intesi di tutto. Molle casse di oggetti pas-
sarono nelle sue niani, ed egli probabilmente dara conto
al pubblico della loro provenienza, e ne fara 1' illustra-
zione come si deve sperare dalla sua buona fede e dai
suoi talenti.
II Governo ed i Proprietarj dopo poche settimane furono
informati delT accaduto. Gli agenti infedeli furono puniti,
e dopo la regolare licenza, nel inese di ottobre scorso la
principessa di Canino fece aprire gli scavi in sua presenza
3o ANTICHITA' ETKUSCHE TrxOVATE NECLI SCAVl
alia Doganella presso il poate deli' Abbadia. I primi ten-
tativi furoao poco felici, ma la qualita di alcuni oggetti
basto per farla insistere coa una costanza alia quale si
devono le nostre scoperte. Ella stessa indico il punto del
nuovo scavo al piede del monte Cucumella nel piaao detto
Cavalupo , e ne ti-accio ella stessa il circolo di confine.
L' esito sorpasso la sua aspettativa. Mi trovava allora in-
goH'ato nella esplorazione astronomica della Zona di Sini-
gallia da me gia in parte fatta con un gran telescopio
di Herscliell con l' assistenza del mio coliaboratore ed
amico il molto rev. padre Maurizio da Brescia. Quel la-
voro essendo presso al suo termine , non volli lasciare il
mio osservatorio ; ma deciso due niesi dopo dal progress©
degli scavi mi portai finalmente in Canino nel dicembre,
e vi trovai giu scavati la piii gran parte degli oggetti ora
depositati nel palazzo del sig. cav. Valentinl. Sorpreso
oltremodo dalla bellezza di molti capi aumentai successiva-
mente fino a cento il nnniero degli scavatori; allora soltanto
s' incomincio il catalogo generale degli scavi, registrandovi
gli oggetti con il sito ed il mese a misura che venivano
ripuliti ; la quantita di questi oggetti obbligandoci a de-
positarne giornalmente un gran numero nel magazzino
per rlpulirli e descriverli success! vamente, non si e potuto
percio nel catalogo conserv^ire 1' ordine progressivo delle
date. In quattro mesi di scavi sempre nel medesimo sito,
a Levante ed a Ponente del monte Cucumella , e nello
spazio di un rubbio di terra , si sono scoperti in questi
ipogei pill di due mila capi, e fra questi il vaso con
r iscrizione VITHLON OCHEI n." 1887 del catalogo, il quale
ha conferniato la congettura gia nata nel mio spirito da
molte altre circostanze suUa posizione dell'antica Vitulonia
in queste maremme •, per mettere snlla via gli archeologi
si presentano al loro esame imparziale ed a quello del
pubblico le osservazioni qui appresso.
Sito degli scavi. — L' antica Etruria nei secoli trojani era
padrona dell' Italia e dei due mari. Questa verita storica
e ammessa da tutti. Vitulonia capitale di quell' impero fu
distrutta in tempi cosi remoti, che gli antichi Storici
dichiarano ignorare qual fosse la posizione precisa di
questa prima sede dell' itala potenza. Si sapeva pero clie
Vitulonia fu posta dentro le terre un poco al disopra della
riva del mare ove si sbarcavano le miniere dell' isola
DEL rUIXCIPE DI OANINO. 3 1
d' Elba e che fossero celebri i suoi Lagni luiiierali dctti
Caldane.
La lettura di questl passi e le circostanze locali fecero
nascere nel inio sjiirito I'idea, clie gl'ipogei scoperti fos-
sero nelle rovine di Yitulonia ^ in fatti i bagai niinerali
di Caniao , gia celeljri e ristaurati nel primo secolo del-
I'era cristiana dal proconsole Minncio, furono venti anni
fa da me scoperti e ristablliti. Si vedono ancora presso i
bagni nuovi nelle rovine degli antichi bagni i pavinienti
marmorei di molte sale coi lore gradini, e gli acquedotti
che portavano le acqne dai monti sono ancora impouenti.
Vi trovai un piedistallo con 1' iscrizione di Minucio, ed
una statiia di marmo d' Igia di lavoro eccellente. Queste
acque mineral! hanno dato il nome di Caldane ad una
porzione della terra che lo ha sempre portato e lo con-
serva tntt' ora ; la ininiera dell'isola d' Elba continua a
sbarcarsi sulle nostra spiagge ed a fondersi quivi , in modo
che tutte le poche circostanze precise sopra Vitiilonia a
noi tramandate dalT antichita esistono tntt' ora. Questa
singolare coincidenza di fatti positivi antichi e moderni
agginnta ai capi d' opera trovati nei primi uiesi liastavano
certamente per dar qnalche corpo alia congetcura di Vitu-
lonia. Si sperava trovare negli ipogei qualche iscrizione
che ponesse fuori di dubbio una tal congettura ; lino al
a a d' aprile si erano trovati in circa 200 oggetti coa
iscrizione, ma nessuna di queste relativa a Vitulonia ;
bensi uno dei piii bei vasi intitolato Jl Genio cT Italia, n.°
542 del catalogo generale parve ofFrire una pittura a c'lb
allusiva. Ma finalmente il 22 aprile nello scavo detto
Cannelloccliio, ipogeo della famiglia Arionsa , in una
grotta profonda venti pahni ed intieramente ripiena di
terra fu scavato perfettaniente intatto il vase n.° 1887
che porta 1' iscrizione VITHLON OCHEI , e per pittura i
popoli Vituloniensi tigurati da una matrona e da una fi-
gura virile , che fanno omaggio all' antico Bacco. A quesia
preziosa scoperta ed alle circostanze locali che abbiamo
esposte si aggiungano gl' ipogei delle famiglie principal!
etrusche trovati con le loro iscrizioni , e si rifletta se gli
ipogei di tali fimiglie ripieni di capi d' opeia dell' arte
potevano appartcnere ad altra citta che alia capitale.
Oramai non poniamo piu in dubbio che i nostri ipogei
siano quclli dclT antica Vitulonia : pochissimi fatti di tempi
3a ANTICHITA ETRUSCHE TROVATE NEGLI SCAVI
cosi remoti ci sembrano corroborati da tante probabllita :
I'opinione di alciiiii die pongoiio Vitulonia verso Piombino
noa ci preseiita veruna prova in confronto. La citta di
Vulcia , e gli altri luderi sparsi nei nostri contonii fnrono
fabbricati sopra le mine di Vitulonia , ed i tre magnifici
poati che si vedono ancora uno intiero e due in luine
alia Fiora , tanto vicinl 1' uno all' altro , univano probabil-
mente le due parti della capitate.
Epoca del Monumenti. — Cerchiamo ora a qual epoca si
debbano attribuire i monumenti scavati. — Nei primi
secoli di Roma Vitulonia piii non esisteva; i nostri ipogei
sono dunque anteriori alia fondazione di Roma. — La
Grecia non fiori per la pittura clie quattro secoli dope
la fondazione di Roma ^ dunque i capi d' opera di pittura
mirabilmente coaservati nei nostri ipogei sono almtno
anteriori di quattro secoli al bel secolo della Grecia ;
dunque 1' anteriorita delle belle arti nei mondo antico
appartiene all' Italia nostra cotnc glic ne appartiene il
primato nell' Europa moderna. In fatti si rifletta die se i
vasi fittili dipinti avessero esistito sopraterra nelle nostre
maremme, i Romani conquistandole avrebbero portato via
oggetti tanto preziosi , de' quali varj portano l' immagiiie
ed il nome del padre Enea , e non potevano percio ia
verun conto essere negletti dai Romani ; inoltre gli artisti
etrusdii di quei tempi che seguirono i conquistatori in
Roma avrebbero necessariamente ivi portato 1' arte della
pittura sopra i vasi. Or sappiamo che quest' arte fu ignota
ai Romani \ sappiamo inoltre che i Romani nei tre primi
secoli di Roma furono sempre in guerra con gli Etruschi;
Sappiamo precisamente die la nostra Lucumonia di Tar-
quinia fu invasa dai Romani nell' anno 884 di Roma,
cinquant' anni prima del Fidia greco ! In quell' epoca non
esistevano piii sopraterra vasi etruschi dipinti nei nostri
paesi , e non solo erano sotterrati, ma 1' arte di dipingerli
era iatieramente perduta , senza di che i Romani avreb-
bero conosciuta e 1' arte ed i monumenti; dunque i nostri
ipogei rimontano con evidenza matematica ad nn' epoca
anterlore a Fidia , e con probabllita quasi equivalente al-
r evidenza rimontano al di la della fondazione di Roma
nei secoli Trojani e poco posteriori, quando 1' impero
etrusco comprendeva tutta 1' Italia , senza eccettuarne
r inferiore chiamata poi Magna Grecia , la Sicilia c le
DEL PRINCIPE Dl CVNINO. 33
Isole. Vltiilouia era centre cU qnesto impero quando gli
Italian! padroni dei loro mari e di quelli degli altri com-
battevano g,U Argonanti , commerciavano in Mitileue e in
tutte le parti delf Arcipelago , e portavano da per tutto
la luce beueiica delle belle arti clie la Provvidenza sembra
avere accordato air Italia non gia di volo come alia Grecia
itia in tutti i secoli , dai pin remoti ai inoderni. E tempo
clie gli eruditi Italiani non piix discordi fra loro, raa riu-
niti dair eviilenza dei nostri raonnmenti nella sostanza
deir opinione difesa dall' illnstre senatore Bonaroti, Pas-
seri , Gnarnncci, e tanti altri, pongano fuor di dubbio la
primazla della loro patria troppo tempo oscurata dalla
Greco-mania.
Caratteri dei Monwnenti. — Coloro die non vedono , e
non vogllono vedere nnlla di bello e di bnono , clie nella
Grecia trionfano osservando nelle iscrizioni dei vasi etru-
scbi delle lettere simili alT antico greco, ed alcnne parole
simili al greco. Prima di rispoadere , domandiamo come
cinquant' anni prima di Fidia i Greci clie non possedevano
ancora capi d' opera di pittura avrel^bero introdotto ia
Italia questi capi d' opera i come ne avrebbero riempiti i
nostri ipogci gia ia po>5sesso dei Romani , i qnali non gli
lianno mai conosciuti ; domandiamo come si puole rao'io-
nevolmcnte supporre, clie i Greci millantatori di lor natura,
clie si attribuivano seiiza scrnpolo e gli Dei e gli Eroi e
le invenr.ioni di tutte le nazioni non avrebbero parlato
dei vasi dipinti se gli avessero avuti? Sembra evidente, che
gli Italiani lianno il vanto di avere scoperto die per eter-
nizzare i monunienti umani non vale ne pietra ne bronzo,
ma r umile terra cotta sola traversa i secoli senza alte-
razione alcana. Questa sola scoperta dell' Italia antica in-
dica che non solamente le belle arti e 1' immaginazione
che le crea , ma le scienze e la medttazione dalle quali
derivauo fiirono proprieta della nostra penisola qnando la
Grecia era barbara ed il resto dell' Occidente nelle tene-
bre. — Dopo aver fatto questa domanda rispondiamo sulle
lettere all' antico greco conformi , e sopra alcune parole
greche , die Erodoto, lib. 5, capit. 89. asserisce che le let-
tere etrusche e le anticiie greche erano conformi. In fatti
r antico greco non fu altro die il pelasgo ; e questo me-
desimo pelasgo fu necessariamente la lingua degli anti-
chi etruschi. Tutto ci venne dall' Oriente j i Pelasgi noa
Bibl. Ital Tom. LVIII. 3
34 ANTICHITA' ETRUSCHE TROVATE NEGLl SCAVl
provenivano da Grecia beiiclie alcunl venendo in Italia
abbiano passato per la Grecia; nia essi provenivano dal-
r Oriente. Dopo la dispersione delle genti i Pelasgi ven-
nero in Italia, in Grecia, nelle Isole ; una medesima lin-
gua esisteva necessariamente fra quei Pelasgi ; dunque nei
secoli pill remoti i medesimi caratteri e la medesima lin-
gua non solo probabilmeiite , ma necessariamente esiste-
vano e nelle Isole , e in Grecia, e nelf Italia; dunque piu
soao antichi i monumenti e piu devono presentare carat-
teri pelasgi o anticlii greci , o anticlii etruschi che sono
una sol cosa. Questa osservazione non e sfuggita al chia-
rissimo Lanzi che dichiara essere T uniformita di caratteri
un segno manifesto di antichita : dunque se questi monu-
menti presentano qualche parola simile alle parole greche,
o alcuni nomi siniili ai nomi greci si deve conchiudere,
che queste parole e questi noini furono pelasgi, o greco-
anticiii, o etruschi. — Si devono trovare alcuni verbi e nomi
conformi nelle due lingue, come se ne trovano nell' italiano
nioderno e nel latino ; ma se ne devono trovare e se ne
trovano molto di piu inintelligiblli ai professor! di greco
antico e moderno, sebbene i caratteri si leggano chiara-
mente (i), — In quanto ai caratteri etruschi delle tavole
eugubine sembra evidente che sono posteriori alia fonda-
zione di Roma, e percio si allontanano , e dovevano allonta-
narsi un poco piii dalla forma pelasga , e mostrano infatti il
passagglo dai caratteri etruschi ai latini. — I nostri Ipo-
gei essendo anteriori alia fondazione di Roma , ne risulta
che non possono presentare nessun fatto posteriore a que-
st'epoca, e precisamente non ne presentano alcuno. — I
fatti mitologici essendo di origine pelasga furono dagli
Etruschi celebrati prima che dai Greci per la ragione in-
contrastabile, che 1' Etruria fu civilizzata in corpo di po-
tente nazione quando la Grecia era ancora neir infanzia;
e percio sono spesso trattati nei nostri monumenti con
(l) Se un americano che conoscesse il laflno ed ignorasse
1 Italiano vedendo queste pagine ed osservando che i cai-atteri
Bono conformi al latino conchiudesse da questa conformita di ca-
ratteri che la nostra lingua e latina, cosa si direbbe di lui ? con
un tal modo di ragionare Y italiano , il francese , T inglese , lo
spagnuolo ecc, si direbbero una medesima lingua , giacche i loro
caratteri sono confornii I —
DEL PRINCIPE DI CANINO. 35
dettagli divers! dalle tradizioni posteriorniente adottate dai
Greci , come si vede in nioUi vasi e particolarmente nel
vaso n." 544, dove e ammii-abilmente dipiuta la morte di
Achille in prescnza di Neoptolerao. I fatti delle guerre
Tebana e Trojana erano eiiropei , riempivano il mondo
della loro fama, e dovevano necessariameiite occupare la
nazione die allora signoreggiava nelle arti , senza parlare
dell'origine etrusca di Dardano e de' suoi Trojani , delle
colonic pelasghe passate e ripassate da Etriiria in Grecia
e da Gx'ecia in Etruria. Se fossero posteriori i nostri nio-
numenti alia Ibndazione di Roma ed alia arti della Grecia,
come sarebbe possibile clie non presentassero nessnna
pittura allnsiva a Romolo, ad Alessandro , o a cjualclie
fatto di quel bel secolo nel quale i Greci emularono gli
antichi Italiani e ( soffocata la meraoria di questi ) furono
chianiati maestri del mondo?
Vasi fitdli dip'mti clie si pretendono trovati in Grecia. —
Per sostenere il sistema ultra-greco ( il quale era bene scu-
sabile nell" assenza , o nella scarsezza di monumenti etru-
schi incontrastabili) si e preteso cbe alcuni vasi dipinti.come
gli Etruscbi si sono trovati in Atene, in Tebe, in Corin-
to, ecc. Kispondiamo che non basta asserire cbe un monu-
mento e stato ritrovato in tal luogo;, bisogna provarlo.
Citare Strabone clie non parla di vasi dipinti in Corinto
nia soltanto di vasi preziosi , ed arguirne clie erano dipinti
sono argomenti poco degni della serieta storica ; rispon-
diamo in secondo luogo , che al caso nostro non si tratta
di vasi dipinti, ma di capi d' opera di pittitra sopra vasi
fittili , cio che e ben diverse ; vasi grossolanamente dipinti
trovandosi anche nei paesi selvaggi. Pure suppoaiamo che
per eccezione qualche vaso etrusco dipinto maestrevolraente
si trovi in Grecia : non vediamo ragione di maravigliarsi
e domandiamo se e piu probabile, die gli Etruscbi pa-
droni del mare e dell' Italia e delle Isole abbiano intro-
dotto uno , o due dei loro l^ei vasi in Grecia , o che i
Greci che non banno mai parlato di capi d' opera di pit-
tura sopra i vasi fittili ne abbiano portato delle migliaja
nei nostri ipogei gia sepolti nei primi secoli di Roma, o
die artisti greci siano venuti a dipingere in Etruria capi
d' opera sopra vasi fittili cbe non hanno uiai dipinti in
Grecia. Sappiamo pure che Aristofane parla ironicamente
de' pittori di vasi da luorto , cio che non avrebbe fatto se
36 ANTrCHlTA."' ETRUSCHE TROVATE NEGLI SOWI
i valenti pittori greci si fossero esercitati sopra i vasi fit-
tili , e noil si puo sostenere ragionevolmente die la pit-
tura greca sopra vasi di terra cotta aljbia mai fiorito.
Le colonie etriische di Capua e di Nola poi dette Magna
Grecia , la Sicilia possedata in parte dagli Etriischi posso-
nOj anzi devono aver fatto penetrare qnalclve capo di
opera della pittura etrusca in qualche corte , o in qualche
tempio di Grecia, come ai di nostri vediamo in Italia
qualche vaso parigino di Sevres capo d' opera delle nia-
nufatture moderne •, ma un' eccezione noii prova nulla , e
questa eccezione per alcuni vasi dipliiti trovati in Grecia
ci sembra ancora molto dubbia. II nome greco dato ad un
vaso etrusco ne accresce il prezzo, e sarebbe percio pos-
sil)ile c!ie nel commerclo di tali oggetti questa provenienza
greca ideata dairinteresse ed accomodata con astuzia aves-
se sorpreso piii di un archeologo di buona fede ; ma i
dotti esteri per amore della verita e gl' Italiani inoltre
auianti della patria gloria devono oramai portare la fiac-
cola in questi misteri. In quanto ai vasi de' quali parla il
sig. eav. Ingliirami nella sua bell' opera come trovati in
Tebe ed in Corlnto , questi sono di uno stile si rozzo
die la loro provenienza benrhc fosse provata non e di
verun peso ove si tratta dell' anteriorlta di capi d' opera
di pittura sopra vasi fittili , e ce ne rlportiamo ai lumi
del sig. cav. Ingliirami, e del sig. Millingen die ha il
primo illuslrato questi vasi. La provenienza de' monumenti
storici deve essere gelosamente provata da testiiiioni ocu-
lar! senza di die rimane dubbia , ed un archeologo di
buona fede non puo die arrischiare le sue dottrine nel-
r incertezza della base sulla quale si fonda. Questa pro-
venienza essendo certa rimane ad assicurarsi che le pit-
ture non siano state ristaurate ; oltre i caratteri del dise-
gno che non possono sfnggire agli artisti che vedono i
monumenti e non si contentano di ragionare sopra le co-
pie, vi e un metodo sicuro per iscoprire gl' inganni col-
pevoli che possono adulterare la storia ; l' acqua forte svela.
tutto(i): percio raccomandiamo di sottoinettere all'acqua-
forte ben pura ed abbondante tutte le pittnre etrusche o
(i) Non sappiaino se questa pi'ova sia in tutto conrludeute , e
se L moderni tanto inge^nosi iiel coatraliare le opera dell' aiitichita,
siano in tutto privi di luezzi per costruire dei vasi resistenti
DEL PRINCIPE DI CANINO. 3j
pretese greclie sopra i vasi de' qnali si vuole ragionare;
altrimenti sarelihe fnhhricare come i fancinlli palazzi di
carta, e disegnare stiUa sabbia : chi sparge timori suU' uso
dell' acquaforte sopra le pitture de' vasi o parla senza
averla provata , od ha nn fine nascosto. Con delle prove
ripetute mille volte ci sianio assicurati, die T acquaforte
aiiclie a liagno fernio non altera in nulla le pittnre anti-
clie de'vasi etrusclii , ma svela tutti i ristauri moderni ....
Ragionare sojira vasi etruschi ed illnstrarli prima di sot-
toporli alia gran prova non e piii degno di chi cerca la
verita, ed attestiamo che la prova e senza pericolo ; dis-
sertazioni piene di dottrina e di erudizione sono sparse
al vento se riposano sopra monnmenti falsificati in tutto
o in parte , e cio sarebbe iriiitare il celebre Annio , che
ha laboriosamente fabbricato sopra basi immaginarie. Sen-
za la prova indispensabile dell' acquaforte la scienza ar-
cheologica resterebbe stazionaria anche mille anni o si
perderebbe di errori in errori jirofittevoli soltauto agli au-
tori delle ristaurazioni. A questa prova dell' acquaforte
invitiamo tutti i possessori di vasi etruschi, ed ofFeriamo
di farla a richiesta di chiunque sopra tutti i nostri mo-
nument!.
Conciliazione delle opinioni Etrusrhe e Greche. — Termi-
iiando questa nota , non ci dissimuliamo che deve sembrare
teuierario ad alciino 11 contraddire un' opinione aljbracciata
da tanti eruditi archeologi, e confessiamo ingenuamente
che nel principio , benche avessimo A^eduto il greco autore
Pausania asserire, die 1' Italia eljbe delle statue di bronzo
molto prima de' Greci , e nulla di meno 1' opinione cor-
rente non ci lasciava 1' ardire di supporre che 1' Italia
sapesse scrivere o dipingere prima de' Greci ; se poi non
avessimo avuto per darci coraggio le dissertazioni del se-
natore Bonaroti e di altri eruclitissimi autori , non avrem-
mo ardito manifestare la nostra opinione. L' aspetto dei
monumenti non sarebbe forse stato l^astante per animarci,
e ci saremmo contentati di pensare in silenzio cio che
ci sembrava evidente ; anzi malgrado il Bonaroti e le
all acqua fovte. Tutte le nostre stoviglie che sono coperte di ver-
nice vetrificata non teniono al certo sifl'atta prova; ed ajiche senza
ncoiTere alia vcrnice, la inodeina cliiniira soniuiinistra i mezzi di
coniporre dei color! resistenti agli acidi piu couceiitiati.
38 ANTICHIT\' ETHTISCHE THOVATE NEGLI SCAVI
nostre scoperte, rantorita cli tanti scrittori antichi e mo-
derni favorevoli all' aaterioiiia delle arti in Grecia lascio
nel nostro spirlto 1111' impresslone bastante per ritardare
la pubblicazione di quesfa nota ; non ci siamo determiuati
finalmente, die per T intiina persuasione nella quale siamo,
che la contraddizione fra tanti uomini dotti non e die
una contraddizione apparente , e die in realta le due
opinioni si rinniscono nel sentiere della verita. Ecco cio
che rimane a dimostrare, ed avreino adeinpito 1' incarico
che ci sembra affidato dalle nostre scoperte.
1." II fatto evidente dimostra che due niila oggetti di
pittura fra i quali molti capi d' opera paragonabili alle
pill belle opere della Grecia sono stati ritrovati da noi
in sei niesi nel centro dell' antica Etruria ; tutti gli artisti
e gli archeologi si possono convincere di questa verita.
a.° Questi capi d' opera di pittura essendo riinasti
ignoti ai Romani che molto prima del bel secolo della
Grecia depredarono le nostre niaremme , ne risulta con
evidenza die queste pitture erano gia sotterrate nei nostri
ipogei nei primi secoli di Roma.
3.° Plinio parla di pitture eccellenti etrusche ante-
riori alia fondazione di Roma che esisievano in Ardea.
4.." Plutarco cita il carro di bronzo conquistato da
Romolo neir antica citta etriisca di Camerte nel quale vi
era un'iscrizione in caratteri simili all' antico greco.
5." Da un' altra parte Tacito nomina Deniarato come
apportatore della pittura e delle lettere in Etruria; e Ci-
cerone nella Repubblica scrive che si deve tutto ai Greci.
Non fo che accennare le citazioni persuaso che cio basti
agli archeologi di buona fede per rintracciare la verita.
Come sarebbe mai possibile di conciliare simili contrad-
dizioni fra tanti uomini somnii antichi e moderni senza
pensare , che sotto il nome greco si confondono e dagli
uni e dagli altrl due popoli ben distinti, cloe i Greci-
EUeni ed i Pelasgi , i quali appartengono all' Etruria co-
me alia Grecia , giacche hanno popolato nei tempi piu
remoti la Grecia e 1' Etruria? Come non abbracciare I'idea
tanto semplice che in due epoche ben distinte le belle
arti hanno fiorito in Italia; la prima nei secoli anti-
romani, epoca della potenza Etrusca e che potrebbesi
chiaraare 1' epoca Etrusco-pelasga , la seconda epoca dope
Demarato , quando le arti sopite nell' Italia e rinascenti
DEL PRINCIPE Dl CA.NINO. 89
in Grecia ritornarono da Grecia nell'istessa Etruria die
niolti secoli prima le aA'eva gia portate alia perfezlone ?
Cercando la verita di biiona fede ho domandato a me stesso
come si potevano conciliare altrimenti le contraddizioai
degli autori i mi sono proposto a me stesso ( mettendo
da parte i nostri monumenti ) la soluzione di questo pro-
blema storico, e mi sono convinto che non vi e altra so-
luzione possiblle clie I'epoca antiromana delle belie arti
etrusco-pelasghe e 1' epoca posteriore della rinascenza di
queste arti nell' Etruria romana. Mi sono convinto che il
Bonaroti per la forza del suo genio ha scoperto la verita
prima che Tazzardo riponesse alia luce i monumenti in-
contrastabili dell' Etruria antiromana •, e rileggendo Vin-
kelmann e Lanzi, mi t sembrato vedere a chiare note,
che non abbracciano I'opinione greca che in mancanza
di monumenti etruschi. Si vede che il dotto Lanzi, benche
soggiogato anclt'egli in parte dalla opinione greca, protesta
tante volte die non intende entrare nella gran questione,
e die parla soltanto sopra i monumenti da lui conosciuti:
anzi parlando del sistema del dottissimo monsignor Guar-
nacci dice precisamente tomo i, p. 14a: Pub essere che il
tempo riserbi all' c same de posteri qualche monumento favo-
revole alia sua sentenza : ma quei the abhiamo la contra-
riano apertamente. — Mi e sembrato percio travedere cliia-
ramente la verita sino nel cuore degli avversarj , verita
nascosta ai loro occhi dai monumenti da loro conosciuti
e giudicati posteriori alia Grecia , ma verso la quale li
riportava a difetto di altri monumenti il loro genio ; e
non credo potersi dubitar di buona fede che Lanzi e Vin-
kelmann al primo aspetto degli ipogei di Vitulonia non ab-
bracciassero T opinione delle due epoche italiane che con-
cilia tutte le opinioni, benche in apparenza contraddittorie,
carattere incontrastabile della verita. Li fatti ecco alcune
citazionl di Vinkelmann che sottopongo alia imparziale nie-
ditazione dei lettori.
r.° Le mdlleur moyen de soutenir I' opinion commune
en faveiir des Etrusques serait de produire des vases trouves
effectivement en Toscane ; mats jnsqu'ici personne n'a pu
en montrer (tomo i, pag. 284, edizione di Parigi). — Ec-
cone due mila trovati sulle sponde della Fiora ( altre volte
detta Ariminia) nel centre delPantica Etruria e sul limite
della moderna •
40 ANTICHIT\ ETRUSCHE TUOVA.TE NEGLI SC VVI
a.° Tomo i.°, pagina 340. Quclques monuments decou-
verts en Toscane et fort ressemblonts au bon siecle de la
Grtce nous font hesiter a distinguer les oui-rages etrusques
des grecs. — Alcuni monnmenti ! ! ! Cosa direbbe di mi-
gliaja ?
3." Les Grecs ne marquaient pas les noms des Dieux
et des Heros sur Icurs figures. — • Molti del nostri monu-
inenti portano i nomi degli Eroi e degli Dei , duncjue noii
sono gi'eci per confessione di Winkelmann.
4." — Pag. 246. Mercure 71 est barbu que dans les figu-
res etrusques. — Mercurio e barbuto in tutti i nostri mo-
numenti ; dnnque qnesti sono etruschi per confessione di
Winkehuann.
5"° — Pag. 284. Des personnes dig7ies de foi assurent
que des vases on ete dccouverls a Corneto d'ou il resulterait
que ces iases sont de fabrique etrusque. — Dunque i nostri
vasi sono etruschi per confessione di Winkelmann. Chi puo
ricusarsi a conchiudere che se Winkehnann vivesse non
vergasse carte diverse sopra la storia delle arti; che noa
confessasse che ranteriorita appartiene alf Italia : e che
quando si leggono gli autori antichi non si devono con-
fondere gli anticlii Greci • — • Pelasgi con i Greci-Elleni , co-
me hanno fatto i sostenitori dell'opinione iiltra-greca, e non
si devono neppure confondere gli antichi Etruschi— Pelasgi
con gli Etrnschi-Romani come hanno fatto. alcuni sosteni-
tori deir opinione ultra-etrusca. Ammettendo la distinzione
delle due epoche provata orniai dal fatto , si rileggano
tntti gli autori anticlii e moderni , Plinio, Cicerone, Ta-
cito, Strabone 5 Dionisio, Servio, Diodoro , Livio, il gran
senatore Bonaroti, Dempstero, Passeri, Gori , Guarnacci,
Bourguet , Lanzi, Winkelmann ecc. e non si trovera piix
veruna contraddizione. I vasi fittill con iscrizioni etrusco-
pelasghe conformi in parte come dovevano essere necessa-
riamente all'antico greco delle iscrizioni Amiclee, Sigee,ecc.
sono opere antiromane della grand" Etruria padrona dell'I-
talia e dei due raari.
Tutti i caratteri delle plij antiche iscrizioni greche,
come i caratteri del carro di Roraolo, come i vasi fittili
di Yitulonia appartengono tutti ugualmente alia grand' epo-
ca della prima grandezza italiana , alPepoca etrusco-pelasga,
nella quale quell' antichissimo popolo venuto d'Oriente e
in Arcadia e in Tessalia, e in Etruria, e nelle Isole, e
DEL PRINCirE DI C.VNIXO. 41
portanclo e lipoi-tando le sue colonic clalF Italia iuGrecia,
e clalla Grecia in Italia parlava e scriveva necessariameate
una medesima lingna, diraniata poi e in clieno e in etrusco
come tutte le lingae niadri si diraniano in dialetti diversi.
Tutti i monumenti in vece o di sculture o di bronzo
o di medaglie, le urne Volterrane^ ecc, tutte le iscrizio-
nl in cnrattere etrnsco approssimandosi al latino come le
ta\'o!e Eugubiue, ecc, tutti questi monumenti illustrati e
giudicati dagli archeologi raoderni come posteriori alia
Grecia saranno in fatti posteriori pcrciie appartenentl alia
rinascenza delle arti in Italia , o all' epoca etrusco-ro-
mana che probabilmente tira il suo lustro da Demarato,
come ce lo accenna Tacito. A qnest'epoca etrusco-romana
si adattano giustissimaraente tutti i ragionamenti dei gran-
di nostri archeologi moderni, come alia prima epoca etru-
sco-pelasga rinionta rammirabile antiveggenza del senator
Bonaroti e suoi seguaci ed il fatto incontrastabile delle
nostre scoperte cbe niette fuor di dubbio Tanteriorita dei
capi d' opera di pittura nella nostra Italia.
Un archeologo per il quale professo grande stima mi
sembra supjiorre die alcune colonie Lidie stabilite nella
nostra Etruria abbiano quivi portato I'arte della pittura
sopra i vasi fittlli; ma osserveremo che se queste colonle
sono posteriori a lloma, nou possono aver portato in Etruria
i nostri capi d' opera senza che niun scrittore romano lo
dica ; se sono anterior! a Roma , questi Lidii , o Arcadi , o
Tessali . o Fenicii, non sono che rami deirantico popolo
Pelasgo , sono anteriori al bel secolo degli Elleni , e per-
cio la questione e decisa in favore dell' Italia. — Niuno
sapra mai come le migrazioni dei popoli oriental! dopo
la disperslone si siano fatte precisamente , ma non s! tratta
d' indagare dove questi popoli orientali sono andati prima,
se in Grecia, nelle Isole, in Italia, in Ispagna, nel Nord, ecc;
si tratta di sapere in quale parte dell' occideiite questi
popoli orientali detti Pelasgi hanno fondato il primo state
sociale , il primo impero incivilito, e le belle art! che ne
sono la conseguenza : la storia indicava gia 1' impero
Etrusco anteriore alia guerra trojana : ma si ricusava di
accordare a quest'impero I'anteriorita delle belle arti^ ecco
il punto precise dal quale non si deve deviare, se si
cerca la verita. Ecco il punto deciso delle nostre scoperte
etrusche , antiromane , pelasghe , a meno che si voglia
42 ANTICHITA ETRUSOHE TROVATE NEGLI SCAVl
chiudere gli occhi all' evidenza. — SI parla pure dl niedaglie
greclie, fenicie, ecc; ma le piii antiche niedaglie noa ri-
moatano che a pochi secoli prima delFEra volgare, epoca
modernissima in paragone della civilizzazione etrusca la
quale e anteriore per confessione de' Greci autori stessi
all'epoca trojana ; le medaglie ( tutte posteriori all' Impero
etrusco ) e tutti i dialettl orientali posteriori a quell' im-
pero non possono ofFerirci che poclie tracce e poche eti-
mologie : queste sono ascose nei monuraenti fittili soli an-
teriori alle medaglie , e nei caratteri di questi monumenti
appartenenti alia lingua madre Pelasga dalla quale tutti i
nostri dialetti si diramarono ; le obbiezioni tirate dalle
medaglie non ci sembrano percio piix valevoli che 1' opi-
nione delle colonie lidie.
Possihilita di scuoprire I' epoca precisa del nostri monumen-
ti. — L' epoca dei nostri monumenti evidentemente antiro-
mani abbraccia probabilmente qualche spazio di tempo an-
teriore a Troja , ed i secoli fra Troja e Roma; ma non si
potrebbe con tanti monumenti inscritti scoprlre un'epoca
precisa? Questo e stato in ultimo I'oggetto delle riflessioni
che sottomettiamo agli archeologi italiani ed esteri , e
specialmente agli astronomi; molti dei vasi Vituloniensi
alludono alle guerre Tebane e Trojane i questi sono evi-
dentemente posteriori a queste guerre ; ma molti altri vasi
alludono a fatti ignoti , e molti presentano delle scene
simboliche che sembrano provare in parte il sistema del
chiarissimo sig. cav. Inghirami, e che I'occhio dell'astro-
nomo ravvisa assolutamente come espressione dello stato
celeste in un' epoca qualunque scritta simbolicamente sulla
creta ad perpetuam rei memoriam. Le spiegazioni che il
dottissimo cav. ha date di alcuni vasi di poco conto , di
provenienza non provata, di conservazione o ristaurazio-
ne incerta , di lavoro mediocre e meno atto percio a ser-
vir di annali al cielo antico, tutte queste illustrazioni
ammirabili sopra soggetti poco adattati a riceverle non
sarebbero meglio applicate ai nostri capi d' opera an-
tiromani , di certa provenienza , e di conservazione in-
tatta ? Ci permettiamo questo appello all' illustre archeolo-
go astronomo della moderna Etruria (i) nella speranza che
(l) Sebbene il celebre archeologo Francesco Inghiranii si nio-
stvi uelle sue opere abbastauza foraito delle cognizioni astronomiclie
DEL PRINCIPE DI CANINO. 48
illustrando i monumonti deiranticliissima Etriirla-pelasga
potia non solamente lllustrare alcuno dei nostri vasi sini-
bolici, ma dalla loro astrononiica illustrazione ravvisarvi
lo stato di un' epoca celeste che cL dia 1' epoca precisa
dei medesiiiu nionumenti. E qual piii bel caiupo aperto
alia storia che di penetrare nei secoli piu remoti col
calcolo astronomico , solo documento inalterabile dei fatti
mondani, quando il genio deiruomo puole arrivare a
svelarlo? La medesima speranza che manifestiamo al sig,
Inghirami T abbiamo pure concepita verso gli eruditi ar-
cheologi di cui soiio ornate nei nostri tempi e 1' Italia,
e 1' Inghilterra, e la Germania, e la Francla da dove
sono partiti e partono tutt'ora tanti raggi di luce; e la
Francia che nella sua immortale Accademia delle inscri-
zioni e belle lettere ha portato piii avanti di chiunque la
fiaccola della critica nella oscura antichita dei priml secoli.
In quanto a me ho creduto aderapire un dovere imposto-
nii , manifestaiido le mie scoperte ed accennando le rifles-
sioni nate nei mio spirito senza pretendere entrare con
autorita neiraringo, e lasciando oramai il campo libero a
chi cerca la verita.
Canino, 2 giugno 1829.
Ossewazioni.
Dopo la lettura di questa Memoria noi dol^bianio
confessare che nei campo congetturale dei tempi an-
teriori alia storia scritta , ci sembra difficile di ra-
gionare piu concludentemente di quello che fece il
principe di Canino. II punto preciso della quistione
non consiste nei determinare Y anteriorita o la po-
steriorita dell' incivilimento etrusco rispetto al greco,
perocche 1' anteriorita e riconosciuta in favore degli
Etruschi , ma bensi Y anteriorita in fatto di belle artL
Provata per altro la grande anteriorita degli Etruschi
che sono indispensabili in chi si aceinge ad illustrare gli an-
tichi monuiuenti, ci iiasce pero dubbio die il sig. Principe nei
cliianiarlo qui col titolo di astronoiuo della iiio'ieriia Etruria lo ab-
bia confuso col non meno illustre di liii fratello P. Gio\anni In-
ghii-anii delle Scuole pie , abbastauza noto in Europa pe' suoi la-
vori astrononiici e geogvaiici.
44 antichita' etrusche trovate negli scavi
sopra i Greci nel vivere civile ( cioe in consorzj
stabili c ordinati colla reliivione, colle leggi c coUa
vita agricola ), si avcva di £i;ia in mano un buon dato
o almeno una presunzione anclic per le arti l:>elle.
Ed in vero si puo forse asserire che il senso del
bello e r attitudine ad esprinierlo colla mano sia cosi
proprio , cosi ingenito , cosi esclnsivo alia Grecia
che sussistere e manifestar non si potesse presso gli
Etrnschi? Forsechc dopo la seconda barbaric del me-
dio evo il gcnio dell" arti belle per una vittoriosa
spinta naturale non si risve2;li6 in quclla stessa Etruria
alia quale sembra che negar si voglia nellantichita?
Ma per quelle prevenzioni che si sogliono con-
trarre nelle scuole e nelle prime letture , lo splendor
greco sembra assorbire la riflessione; e pero nasce
una specie di tenacita per sentimenti preconcepiti ,
la quale non si puo debellare fuorche con piu ga-
gliarde prove positive. Or bene; oltre quelle addotte
dal principe di Canino crediamo sussisterne una la
quale puo confermare la medesima opinionc. L Adria
posta Ira 1' Adige ed il Po e non molto rimota dal
mare fu colonia etrusca fiorente e magnilica. Non
ignoriamo la confusione fra quest' Adria del basso
Po coW Atria Picena fatta da alcuni(i), ma tale con-
fusione non colpisce il nostro argomento. L' Adiia
Veneta e quella di cui si tratta qui. Da essa e dal
suo territorio coll' invasione dei Galli in tutta l' Italia
superiore ne furono cacciati gli Etruschi e gli Umbri,
talche ivi spenta si giacque la coltura da questi in-
trodotta. Fra i paesi colla prima invasione nel secolo II
di Roma occupati dai Galli entro certamente Adria ,
la quale si deve comprendere nella prima invasione
fatta dai Galli Lingoni che occuparono tutto lo spa-
zio dal Tare lino al fiume Utente ( oggi Montone )
(i) Deir antica numismatica della citta di Atri nel Pi-
ceno , con un discorso preliminare su le origini italiche ,
del cav. Delfico. Yedi Biblioteca Italiana , torao Sg.", qna-
derai di agosto e settembre iSaS, p. 148 e 289.
DEL PRINCIPE DI C\NINO. 4$
clie vicino a Ravenna si scarica nelT Adriatico. L' e-
spulsione degli Etrusclii da Adda non avvcnne nella
scconda invasione fatta dai Galli Senoni i quali dopo
traversato il territorio tenuto da' Boj e dai Lin<^oni
ferniaionsi Iiingo le spiagge dclT Adriatico dai liume
Utente insino al liume Esi. Prcndendo anclie per li-
mite questa seconda invasione noi giungianio a circa
35c) anni dopo la fondazione di Pvoma, come si puo
rilevare da Tito Livio. Cio posto, che cosa ne emerge?
Che dalla gallica invasione in poi non si puo credere
die fatto siasi vcrun lavoro etrusco in un pacse dai
quale furono cacciati gli Etrusclii stcssi e die giacque
distrutto dalle piu feroci fra le tribu galliclie , come
noto Tito Livio. Dunque se in Adria si trovano la-
vori di genere etrusco, essi indubitatamente si do-
vranno riconoscere come assolutamcnte etrusclii. Non
solamentc nianca ogni indizio die Greci gia perfetti
neir arti belle siansi stabiliti in Adiia od abbiano cola
recato lavori d' un genere gia conosciuto , ma consta
persino die soltanto dopo la gallica invasione essi
potevano quivi segnalarsi. Dunque e tolto il dubbio
che sulla stessa terra adriaca siansi potute a^giungere
produzioni greche alle antidiissime etrusdie.
Questa conseguenza viene avvalorata quando si as-
suma come im fatto la osservazione del principe di
Canino che la Grecia non fiori per la pittura e le
belle arti che quattro secoli dopo la fondazione di
Roma. Confrontando dunque le epoclie della cacciata
degli Etrusclii e degli Umbri dalf Adria , cessa qua-
lunque possibilita di una mescolanza d' opere greche
con quelle dell' Adria. Ma cosi e di fatto: percioc-
clie rccentcmente sono stati scoperti molti vasi etru-
sclii e coppe anche con iscrizioni etrusdie nella citta
di Adria, ossia in un luogo vicino; e tali anticaglie
raccolte furono dalla nobile famiglia Bocchi^ presso
della quale ciascuno puo vederle. Dunque abbiamo
una luminosa prova di confronto onde certamente
giudicare delle operc di puro e schietto gusto etrusco
e ben disccrnerle da (quelle die una piu uirda perizia
46 ANTICHITA.' ETRUSCHE TROVATE NEGLI SCA.VI
greca avesse potato mescolare in Toscana. Ne questa
prova puo essere leggiera o equivoca come la sco-
perta di uno o due vasi per accidente trovati altro-
ve, quale, per esenipio, sarebbe quelle di Corinto
accennato dal Dodwel; ma bcnsi riesce piena e lu-
minosa, perocche la raccoka della famiglia Bocchi si
puo dire an gabinetto etiusco nel quale , oltre a5
vasi diversi con iscrizionl ctrusclie , altri molti se ne
veggono di carattere proprio di quella nazione.
Noi non ignoviamo die il sig. G. B. Zaiinoni nel
render conto degli scavi fatti dal principc di Canino
pronuncio « die i vasi di lui sono greci al tutto, e le
» iscrizioni etrusdie vi sono agginnte di poi, e certo
•a non cosi presto non veggendovisi punto quella sec-
» cliezza di lettere die apparisce nelle epigrafi dei
» monumenti etrusclii del piu antico tempo (1). » Una
cosi risoluta decisione non avendo per base die il
solo pensiero del signor Zannoni , non puo da noi
essere accettata. Quanto poi alle iscrizioni , doman-
deremo se egli le abbia vedute nell' original e dei
vasi stessi , o se pure abbia giudicato sulle copie ?
II sig. Zannoni non ce lo dice , e pero nulla ci pre-
senta di persuasivo. E poi singolare 1' idea di iscri-
zioni agginnte dappoi su vasi trovati in luoglii se-
polcrali. Noi intendiamo bene die sotto statue o vasi
esposti a spettacolo , o die si vogliono accreditare
in commercio , si facciano queste aggiunte posterio-
ri; ma in cose sepolte e trovate in ipogei confes-
siamo die per noi questo e un enigma. Finalmente
il gabinetto di Adria del sig. Bocchi potra servire di
prova di confronto onde escludere il sospetto troppo
gratuito e troppo fuor di natura esternato dal sig.
Zannoni. Frattanto osserviamo die le cosi dette graf-
fiature sotto il piede di parecchi vasi registrati nella
prima centuria del principe di Canino sono di una
tale secchezza primitiva etrusca die non lascia alcun
(l) Iristhuto di corrlspondenza archeologica di Roma 1829. Nel-
r Antologia di Firenze , fascicolo di gennajo i83o, pag. 64.
DEL PRINCIPK DI CANINO. 47
dubbio sul tempo in cui esse furono fatte. Qui dun-
que supporre si potrebbe clie tali grafliature avve-
nissero nel costruire il vaso , e die le successive pit-
ture e i caratteri segnati sulla superficie superiore
del vaso, siano lavoro di mano piu esperta allorche
il vaso fu dipinto; talclie da questa medesinia disso-
miglianza nasce un argoniento piccisameute coritrario
a quello del sig. Zannoni.
Se piu oltre si volessero spingere le ricerche, noi
potreniino osservare che la scoperta dei sepolcri del
Castel di Asso ( di cui leggesi una lunga Memoria
del sig. professore Orioli corredata di stampe nel
tonio IV dei Monwnenti etruschi o di etnisco nome
pubblicati dal cavaliere Francesco Inoliiiami, Ragio-
nainento settinio ) , ci somministra non dubbie prove
della somma, anzi della piu rimota anticliita del vi-
vere civile della gente etrusca , o direm meglio della
civika iniziata presso di lei da quegli stessi Ocea-
nici. ossia Pelasgi, i quali si stabilirono lino ai piedi
del Caucaso, lungamente abitarono in Mesopotamia
e nella Siiia , e venneio pel Mediterraneo a pian-
tarsi in Gozo , Malta e Sicilia. Altri sepolcri poi di
forma veiamente primitiva e assai piu antica perche
piu rozza e semplice si trovano scavati per un tratto
di due miglia circa fino al poggio piu eminente su
cui sorgeva la citta di Tarqidnia vicina afFatto al
mare. Questi sepolcri in forma di semplici celle si-
niili a que' di Sicilia ( volgarmente appellate grotte
corncttaiie ) souo scavate in rupi per lo piu di pe-
perino o in tufo, come leggesi nella spiegazione della
tavola LI deir opera di Micali sull Italia avanti il
dominio dei Romani. Con questi monumenti comuni
anclie alf Arabia ed all' Egitto quegli antichissimi
Oceani scolpirono negli scogli stessi le prove del lore
passaggio , dei loro stabilimenti e della loro primitiva
religione scavando sepolcri nel sasso sul pendio delle
montagne e in luoghi non facilmente accessibili. Questi
monumenti per se stessi attestano un popolo stanziatosi
stabilmente su di un date territorio , ed oltre cio
48 antichita' etrusche trovate negli scavi
manifestano quel primitivo senso religioso verso gli
antenati , sul sepolcro dei quali al dire di Erodoto
ginravano i Nasiimoni. Questi Oceanici fondatori dei
mistcri di Samotracia coianto venerati e religiosa-
niente occultiiti dall' anticliita per liinga e lunga
serie di secoli erano tal gente che certaniente rasso-
migliar non si potevano nc ai selvaggi , ne ai no-
madi che ingombrano taiita pane della storia andea
e moderna. Benclie {>;li Oceanici per la loro naviga-
zione e per cssere veniiti dal mare si possano con-
fondere coi Fenicj , cio non ostante ci ha una grande
distinzione : qucsta consiste nel loro modo di stabi-
lirsi e di operare sai cosi detti Aborigeni dei paesi da
essi visitati e ne' quali si stabilirono. Se per avven-
tura quanto all' origine si volessero immedesimare i
Pelasgi coi Fenicj , sarebbe d' uopo nello stesso tempo
distinguerli quanto al loro procedimento. I primi,
per quanto sembra, cercarono nuove sedi per istan-
ziarsi specialmente dopo il gran cataclismo che som-
merse tanta parte di mondo incivilito e pose in secco
tante altre parti gia prima coperte dal mare, e quindi
pare che spessissime volte siansi trapiantati in terra
lasciate sgombre dalle acquc e disabitate. I Fenicj
per lo contrario animati dal solo spirito mercantile
pare che impreso non aljliiano se non a stabilire sta-
zioni e fattorie, senza molto curarsi della sorte degli
aborigeni di que' paesi ne' quali s incontravano. I
Pelasgi si possono considerare come tanti tralci tra-
piantati che insensibilmente crebbero in popolazione
ed in civilta ritenendo sempre gli antichi istituti ,
specialmente que' che riferivansi alia religione. Col
raccogliere le memorie della civilta certaniente co-
municata da questi Oceanici , noi ne vediamo le tracce
in Arabia, nella Persia, nell' India e sopra tutto nella
Siria e nell' Egitto (i).
(i) la prova dell' ultra— antichissima epoca della intro-
dotta civilta iielle isole itallche si puo citare la cosi delta
Torre dei Giganti dell' isola di Gozo , la quale non e che
DEL, rniNCIPE DI CANIIMO. 40
Ora le tracre prcsso i prinii Etnischi die cosa ci
prescntano ? Noi veggiamo il costume o Y uso clei
sepolcii nellc rupi. Noi veggiamo la collocazione del
Lingam o Pliallus: noi veggiamo i tumuli ad opere
rastrematc : noi veggiamo la medesima cosmogouia :
in breve tutta vi si presenta in esse Fimpronta di
quella primitiva e oltre antichissima civilta iniziata ,
la quale si ravvisa comune all Asia piu vetusta.
L' esistenza dei sepolcri di Tarquinia e di Castel
di Asso iu Toseana niostra queste opere successiva-
mentc ridotte ad un artilizio piu ricercato di quelli
di JMalta e di Sicilia. Dionigi di Alicarnasso nel suo
primo libro delle Romane antidikd narra che ad
OiTinio antica e diroccata citla deo;li Etruschi « nia-
» nifeste ancor erano al suo tempo le fondameuta
)) delle mura e certe fosse d' antica magnificenza , e
» mi giro di sepolcri sopra alte scogliere protratte in
» lungo^^'. quest' Orvinio e forse lo stesso che Castel
d'Asso? Ora si ronsultino i noti e celebri viaggi dei
signori Saint-Non c di Howcl e si vedranno in Si-
cilia ed in Malta lunglie lile di questi sepolcri in
alte scogliere ed a piu lile le une sopra le altrc sca-
vati nel sasso, molti dei quali sono nude cellc del-
1 altezza di piedi quattro , della lunghezza di sei e
della larghezza di cinque con una pietra a modo di
cuscino incavata per collocare la testa del cadavere.
Altri sepolcri sussistono di forma piu larga per due
o trc teste. Da questo gretto o ruvido stato si ves;-
gono passare ad un migliore oi-nato , come sono
un tenijiio o\c now solamente si ravvisa il carattere cosi
detto ciclopico , ma |nna forma ritnale di un genere uni-
co e straordinario ed anteriore alia stessa idolatrla pro-
priamente delta, ossia alia rappresentazione degli oggetti
niitologici uiediante figure uiiiaue o di anlmali. Ivl in lui
al)side posta a destra si vede un altare die in tntto e per
tutto non oflfre clie ligure architettoniclie e geometrlclie
traiine un scrpente scolpito in un dado di sasso a iiaaco
deir altare.
Libl. hid. T. LVlli. 4
5o ANTICniT.v' ETRL'SCUB TROVATE NEGLI SCAVl
quelli di Castel di Asso , e finalmente in ipogei,
come qnclli d' Arabia , d' Egitto e di Vitulonia.
Volendo noi ora vedere la conaessione di queste
opere coirincivilimento italico in relazione al greco,
chiederemo se sia vero o no che secondo la favola
stessa dei Greci la Sicilia fu il luogo primitivo di Ce-
rere, simbolo certissimo della vita agricola e civile,
come osservo anclie Cicerone ? E vero o no che la
favola stessa greca fa partire quesla Cerere da Sicilia
e la fa ginngere in Atene? I misteri Elensini, al dire
appunto di Cicerone , non sono forse quelli che
trasscro gli uomini agresti a questa nostra civilta?
Dunqne 1' incivilimento primitivo precedette a con-
fessione stessa dei Greci ( chi sa per quanto tempo?)
in Sicilia a quello della Grecia medesima, e fu dal-
r italica terra portato nelF Attica. Come dunque ri-
conoscere non si potrebbe che nella contigua e forse
allora unita Italia ( della cni terra colla cresciuta loro
popolazione i Siciliani abbisognavano) non siasi per
moiti e molti secoli prima che in Grecia trapiantato
r incivilimento? Quando Tibullo rimproverava ai Greci
r antica loro vita ferina e i cosi detti portenti crimi-
nosi delle loro vetuste memorie e ne vantava sgom-
bri 2;ritaliani, forse alludeva a questa somma ante-
riorita dell' italiano incivibmento almeno nella parte
la pill meridionalc, e che toccava il mare Tirreno.
Cio posto, come suppor e si potra che il 2;enio at-
tivo ed ognor progrediente della civilia e dell' arti
belle sotto un cielo ed in una terra nella quale ferve
il gusto con tutti i sussidj, sia rimasto per tanti secoli
sepolto od ozloso? Meglio era ncgare agli Etruschi
una naturale disposizione che far venire dalla Grecia
chi la svolgesse. Tali supposizioni sono inverisimili e
contrarie ad ogni presunzione ed alia buona tilosofia
della storia. Si conceda dunque che tanto in linea
filosofica quanto in linea storica Topinione del prin-
cipe di Canino devesi accogliere come la piu vera.
Per norma generale dobbiamo avvertire che nel
giudicare dei vetustissimi monumenti ne' quali in
DEL PHINCIPE DI CANINO. OI
qualclie guisa si inescola la religione , si possouo trarrc
coiiclusioni false suU' abilita e sal gusto dei loro autori.
Noi ne ahbiamo un esempio nci moderni Indiani. Essi,
al riferirc del P. Paolino, rimproverati della goffa ma-
niera di disegiiare le loro divinita , rispondono: cono-
scere bcnissimo di malfare; e fuori dclle cose religiose
saper Tar rneglio : ma essere obbligati a nulla iunovare
per religioso precetto. Con tali ceppi non si puo cer-
tamente tesserc la storia delParte, ed equivoco riesce
ogni giudizio sul naturale andaniento dell' arti belle
presso di un dato popolo. Un esempio simile all' in-
diano lo abbiamo avuto eziandio nell' antico Egitto;
e pero non pare ragionevole e filosolico il volere
coi soli monumenti religiosi sotto degli occlii giudi-
care del genio e delle disposizioni naturali degli an-
ticiii, e nieno poi il volere con si fatte opere tessere
la storia naturale dell' arte.
Se i Greci i piu tardi di tutti in fatto di idolatria
propriamcnte detta, come avverti Erodoto, a cui pareva
clie solo jeri gli Dei distinti e figiuati fossero dall 0-
rientc pervennti, se i Greci non a2;giogati dalKestre-
mo rigore degli Egizj e degli Indiani si emancipa-
rono dalle grette e ritual i maniere degli altri popoli
per dar luogo ad un miglior gusto progressivo e
ad una mirabile pcrfezione , da cio non lice argo-
mentare clie le altre nazioni tutte e segnatamente
r Etruria abbiano mancato di genio e di gusto natu-
rale per le arti belle : clie anzi si mostra maggiore
il merito di queste quando malgrado i ceppi rituali
hanno potuto manifestare il loro gusto e la loro abi-
lita. Ad ocL-hi esercitati gl' indizj del gusto e del
genio naturale non isfuggono, e pero concludere si
dee per Y anteriorita in favorc appnnto di qnesti
Toscani, i quali nellc reliquie rimasteci lasciarono le
prove visibili dei loro progrcssi.
Con queste osservazioni nostre crediamo di aver
anclie risposto ad un articolo del Journal des Sa-
vaiis iuserito nel fascicolo di febbrajo del i83c,
alia pagina 114 a 12c. clic porta il nome del signor
5a antichita' etrusohe, ecc.
Raoul-Rochette. Colla distinzione dei lavori di anti-
chissima forma degli Etruschi da quelli di mano greca
o di scuola greca tutti gli argomenti del detto signore
riescono inconcliideiiti. Perche in oggi abbiamo in
Italia lavori francesi ed inglesi o fatti alia loro fog-
gia, forscche si esclude T esistenza dei lavori proprj
italiani del XVI secolo nel quale ne i Francesi, ne
gl' Inglcsi sapevano lavorare come gV Italiaui ? Di-
stingue tewpora et concordabis jura.
Noi chiudiamo osservando die le divinazioni sulla
antichissima storia debbonsi trarre dalla gcologia , dai
monumenti , e dalle tradizioni meditate colla civile
filosolia-, e per cio clie Tarcheologia non avra giam-
mai intero il suo corpo, quand'essa manclii di qual-
cheduno dei rami suddetti di fatto , e non avra
anima se non venga studiata colla civile fdosofia.
53
PARTE 11.
SCIENZE ED ARTI MECCANICIiE.
Le disposizioni del Rcgolamento generals del proccsso
civile in armonia tiu loro ed in riscontro cogli altri
codiciy colle patenti sovrane , auliclie risoluzio7u ,
notificnzioni e circolari governative c colle scntenze
de trihunali supeiiori , dell aw. Giuseppe Antonio
Castelli. — Milano , 1828, dalla tipografia Ili-
volta, in 8.°, di pag. 38o. Lir. 4 cmst.
I pnragrafi del Regolamcnto del processo ciille vigente
nel Regno Lombardo Veneto posti in armonia fra
di loro ed in riscontro col codice civile generale ,
col codice di coinrnercio , col codice penale , colle
superiori istriiziotd, non che colle sovrane jjatenti ,
risoluzionl aulicJie , notificazioni governative , circo-
lari d uppello, massimc legali, ecc.^ a cui si pre-
inettono la norma di giansdizione , ecc. , di Gio,
Nepomuceno Giordan i , ascoltante presso V I. R.
Trihunale di Treviso. Tomi 2. — Treviso 1828,
dalla tipografia Andreola, in 8.° Lir. 7 anst.^ P^'^g-
292 e 256. — Articolo del prof. Baldassare Poll
D,
opo la promulgazlone clelle leggi austrlaclie nel Regno
Lombardo-Veneto anche i giureconsulti italiani si diedero
ad istudiaile e ad interpretarle coi commentarj , coi con-
front! e col volgarizzamento delle opere piu accreditate
della Germania. Sono noti nel nostro foro i conunenti al
Codice civile aastiiaco del Castelli, del Borella, del Ta-
glioiii, del Carozzi e del Martinez ; i trattati del Carcano,
del Bellingeri, deU'Ascona, del Reale, dell' Allierici , del
Conti ; le tradnzioni dei libri di Zeiller , di Jenull, di
Schcidlein, di Fuger , di Pratobevera , di Winiwarter, di
Schuster, di Kudler ed il gioraale di Giurisprudenza pra-
tica conipilato dalfavv." Zini : come pure sono note altre
^4 I'E DISPOSIZION'I DliL REGOLAMENTO
produzioni di tal genere tra le quali le due del Castelli
e del Gioidani qui annunciate. Ad onta pero di tanti scritti
niuno tolse fui qui a parlarne. Noi non vo2,liamo indagare
i motivi di questo silenzlo, nc farci vendicatori d' un torto
che forse potiebbe essci-e nostro. Lo scopo preseiite si e
qucilo di passare a rassegna alcuni di codesti scritti al
solo fine di eccitare auclie fi-a noi un po' piii d'amore
agli studj legali clie con tanto zelo e con tanta gloria si
coltivano dalle altre nazioni.
II regolamento del processo civile, siccome legge uni-
versale sui modi di sperimentare nel Regno Lombardo-
Veneto i privati diritti, e il primo studio, lo studio piu
necei^sario a chiunque voglia rendersi utile ed insieme
rinomato ncl pratico sapere. Egli e percio commendevole
qualunque lavoro o divisamento che tenda ad agevolare
sifiatto studio e a renderci faniigliari a simil legge. Cio
ci dispone ad essere piii benigni , ma ancbe giusti verso
il Castelli ed il Giordani, le cui opere che noi qui vo-
gliamo far conoscere , non ebbero la piii bella accogiien-
za (]). Noi rispettiamo I'altrui severo giudizio, ed accon-
tentandoci nel sunto di queste opere di parlare soltanto
del buono e dell' utile che vi abbiam trovato, incoragge-
remo tutti i giureconsulti italiani a mostrarsi ne gli ultimi,
ne gl' ioferiori nella moderna legale sapienza.
II Castelli dicliiarando ardua impresa e plena di difficolta
quella de' commenti alia processura , si Innita al materiale,
ma utile lavoro, siccome egli stesso lo appella, di mettere
in armonia ed in riscontro tra loro le varie disposizioni
del Regolamento generale e gli altri codici, e Patenti Sovrane
e le decisioni auliclie o superiori emanate dalla puljblica-
zione del Regolamento fino al di d'oggi. In tale disegno
cominciando egli dal % i-" del regolamento, in cui si ordina
che il giudice non possa procedere se non previa petizione,
fuorclie ne' casi espressi dalla legge , enumera tutti questi
casi di procedura penale, di procedura volontaria ed anche
contenziosa, ne' quali e tenuto il giudice a provvedere
senza aspettare Istanza dalle parti. .Cost proseguendo da
questo paragrafo fino all' ultimo coll' identico ordine del
regolamento , ci viene di mano in mano accennando ie
(i) Vedi il Glornnle delle scienze e lettere delle Proviitcie
Feiifte , vol. 91 e <)5 , gennajo e luaggio 1829.
CETfF.RALE DKL PHOCESSO CIVILE CCC. 3o
niotlificazioni e le aggiunte che si recarono alle varie di-
sposizioiii del processo civile.
Anclie il Giordani assnmendo perfino il titolo dell' opera
del Castelli si pose a richiainare sotto ciascliedmi paragrafo
le varie Icggi die si sono finora pul)ljlicate. Se non che
1' nno tiene una via diversa da qnella dell' altro. II Ca-
stelli coiiiincia dai paragrafi del regolamento senza pre-
niettere nulla ne intorno alia giurisdizione , ne all' orga-
nizzazione giudiziaria; mentre il Giordani fa precedere le
Sovrane Kisoluzioni sulla norma di giurisdizione esuU'espe-
riniento di conciliazione , non dandosi regolare processo
senza competenti niagistrature, e senza il j^reliniinare espe-
rimento di conciliazione. Cio non di meno non dimentica
il Cnstflli di rapportare rpieste Risoluzioni Sovrane a Inogo
opportuno ; poiciie ]iarlando delle eccezioni e del processo
verbale ( ^^ 6 e i6) annovera tntte le diverse eccezioni
perentoric- che sorgono dal Godice civile; richiama il par-
ticolar modo di procedere per V eccezione della declina-
toria di foro ; ed indica ad una ad una le varie procedure
straordinarie e sommarie clie si ammettono nelle cause
mercantiii o di caiid)io, negli affari montanistici e militari,
nelle controversie di matrimonio e di finanza, di turbato
possesso , di prenotazione , di purgazione dei beni dalle
ipotcche e linalmente di privilegi. In cio ci pare piii ac-
curate e pin ordinato il Castelli del Giordani ; giacclie
r uno colloca tntte q-.ieste leggi alia fine del regolamento,
mentre T altro a ciaschedun paragrafo ha saputo accon-
cianiente innestarle,
Un' altra difFerenza che si scorge tra il metodo del
Castelli e quello del Giordani si e die dove quegli espone
le massime legali , questi cita le sentenze de' tribunal! su-
periori. Cio e quanto piii di tuito rileva nel presente
articolo. Sicche noi non vogliam lasciare di far note que-
ste massime legali e queste sentenze, afFinclie ne torni
un qualche utile a clii vorrk farsi nostro leggitore.
Massima I. Le cause demandate alle Freture urbane si
possono sottoporre ai Tribunali pel principio che le Pre-
tnre urbane sono a tutta utijita privata ; die ciascheduno
puo rinunciare al proprio diritto; die V autorita cui e aHl-
data la cognizione del piii non e incompetente a conoscere
del meno nello stesso genere di azione (i). Intorno a
(l) Vedi GiortUni la not* a pag. aC) , tonio i.*
56 LE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO
ijiiesta massima e da osservarsi -che per V aperta disposi-
zioiie della Norma ginrisdizionale 29 settembre 18 19, ^ 20
non si da raai proroga d' una ginrisdizioiie speciale, ossia
determinata da particolare materia siccome e quella di cui
gludicano le Preture urbane. E certo altresi die T istita-
zione delle Preture urlsane oltre al private interesse , in-
volge la i-agione d' utilita pubblica nella celerita delle liti
e nel buon ordine di trattarle. Infine non sussiste il piu
o il meno nello stesso genera di azione quando la materia
delegata alle Preture e speciale e quindi di diverso genere
da quella competente ai Tribunali.
Massima II. Eccettuati i militari, trattandosi di corape-
tenza in ragione di persona, puo aver Inogo il patto pre-
ventivo di sottoporre una determinata controversia ad ua
giudice diverso (i). A questa massima si oppone il § 20
della citata Norma di glurisdizione, dalla quale si annulla
ogni patto preventivo di questo genere, aflinche le parti
non possano a loro arbltrio sconvolgere 1' ordine de' giu-
dizj dalla legge stabilito. Ne vale i'analogia, ne 1' argo-
nientare a fortiori, pel motive che non e piu attendijjile
r eccezione d' incompetenza per titolo di persona quando
non la si opponga entro la meta del termine alia risposta.
Ad una giusta illazione di analogia ci vuole o identita o
rassomiglianza di circostanze. II patto preventivo di sotto-
mettere una causa ad un giudice diverso e bilaterale, espres-
so, indefinite, anticipate, necessario e fatto anche per
motivi preveduti e contrarj alia legge. La rinuncia o per-
dita deir eccezione d' incompetenza e unilaterale, tacita o
presunta sempre volontaria, fatta in giudizio e circoscritta
a particolari circostanze che allontanano 1" espressa inten-
zione di non osservare la legge. Per tanta differenza adun-
qne tra I'uno etra Taltra manca ogni fondamento all' ana-
logia. D' altronde la legge proil^itiva del patto preventive di
sottoporsi ad un giudice incompetente e assoluta, non am-
luette alcuna distinzione , e sarebbe illusoria e senza verun
fine, cjualora sofFerisse che le parti- a loro piacimento po-
tessero toglierla e distruggerla.
Massima III. Si debbono rigettare ex-officio le petizioni
in cui si accumulane diversi oggetti (2). I casi espressi di
(i) Vedi ibid. , pag. Sz.
(2) Vedi ibid., pag. 64.
GENERA.LE DEi. rROCESSO CIVILE CCC. Sj
i-ifrettare ex-officio la petlzione sono clue (§ i .) : V nno e
quando sia notoriaineQte inabile I'attore, T altro quando
sia r oggetto noii apparteueiite alia giurisdizioiie. D' altra
parte potia il giudice prescrivere la rifoniia d' ufiicio d'lma
petizione in cut si accuinullno piu oggetti col decreto die
sepcirati ali oggetd delta petizione si prowedera come di ra-
gione , senza entrare in una ispezione di nierito , contro
cio che opinano lo Srheidlein e il Fiiger? (i). Noi dobbiam
ricordare a tal uopo il ^ 48 delle Istruzioni auliche 4 marzo
1833 in cui s' ingiunge di non rimandare d' ufllcio le pe-
tizioni per essere mal dirette e raal documentate o per
siniili ragioni.
Massinia IV. Le parti possono accordarsi di presentare
piu o meno di quattro scriiture (2). Su cio si conviene
dallo Scheidkin pel motlvo che le transazioni delle parti
operano come legge ne' loro diritti. D' altronde e noto il
principio legale : Non debet ad plus licet quod jninus est
lion licere. Ma potranno le parti crescere il numero delle
scritture oltre alia conclusionale e controconclusioaale , la
probatoriale e controprobatoriale fino al pnnto di ridurle
alia tripllca , alia quadruplica , siccome voile gia il Barba-
covi? (3) I paragrafi 46, 334 e 2 35 del Regolaniento limitano
il numero di questi atti , ne si potrebbe estendere mai la
convenzione in modo da sostituire una procedura afFatto
diversa da quella che e stabilita nel Regolaniento.
Massima V. L' incompetenza in ragione di materia puo
essere opposta in qualunqne stato di causa ; anzi e dovere
del giudice di dichiararla ex-officio (4). L' eccezione d' in-
competenza deve opporsi isolatamente e nella meta del
termine alia risposta nel process© scritto; e ne' casi di
procedura verbale alia prima comparsa delle parti. Se il
convenuto tace su quest' eccezione non puo piii essere sen-
tito (5). Ma r incompetenza di materia e di diritto pub-
blico. II giudice superiore secondo il ^ 336 del Regola-
niento dovrebbe ex-officio cassare la sentenza e il giudizio
(1) V. pag. 43 Analisl della processura ci\:ile austriaca, vol. 1."
(2) Vedi ibid., pag. 5".
(3) Progetto di im nuovo Codice giudiziario nelle cause civlli
pel Princijiato di Trento , vol. i.°
(4) Vedi ibid., pag. 85.
(5) Notificazlone 11 dicenibre 1820.
58 LB DI8POSIZIONI DEL UtGOLAMENTO
nullo , quand' anche la jjarte non avesse iiiterposta la re-
lativa querela. Dunque si pno senipre dichiarare dal giu-
dice r iiicomjjeteiiza per materia, qnand' anche non P ab-
bia opposta la parte.
Massiina VI. La parte vincitrice pno procedere all' ese-
cuzione contro il denunciante, quand' anche sostenga ed
assuma la lite 11 solo interpeliato (i). II processo di de-
nunzia che ha luogo per tntti i casi di evizione (^ ^9 )
ammette qneste tre condiinazioni rispetto alP interpeliato:
1." o egli assume la lite e la iratta e la sostiene da solo,
a." o r assume in nnione del denunciante e si fa consorte
di lite, 3.° o rifiuta espressainente o tacitamente T assnn-
zione ed ogni intervento nella lite. In tutti questi casi e
salvo ii diritto delTattore contro il reo denunziante , poiche
I'assunzione o 1' intervento nella lite non e un modo di
innovare i diriiti e le obbligazioni rispetto all'attore, ma
un modo soltanto di ottenere il plenario efFetto dell' evi-
zione a vantaggio del reo.
Massitna VII. Nel concorso de' creditor! non puo ten-
tarsi 1' accomodamento prima della scadenza del termine
ad insinuare (2). Cio e evidente; poiche il Regolamento
al ^ 98 ordina che il giudice in una giornata postei'iore
al termine delle insinuazioni debba chiamare i creditori
insinuati davanti a se per tal accomodamento. D' altronde
sarebbe improvvido che il giudice volesse prestar la sua
interposizione senza una distinta e precisa cognizione del
vero stato attivo e passivo, e dei titoli e della qualita
de' credit! insinuati. Se non che il giudice entrando nella
trattativa di questo amichevole componimento non puo
abusare della sua autorita; non deve insistere con esorta-
zioni importune , ma con fondate ragioni e colla dovuta
prudenza aftine di" ottenerlo (§ 346). In questa procedura
viene a sospendersi naturalmente pel momento il corso agli
atti , mentre simile sospensione e . assolutamente proibita
nella proposta de' comuni amiclievoli componimenti sulle
controversie gia portate in giudizio (§ 348).
Massiina VIII. Nel pagamento de' creditori della sesta
classe in cui si comprendono le persone aventi un titolo
non oneroso o di beneficenza , siccome il fisco per le multe
(1) Vedi ibid., pag. 97. . • 1 .
(2) Vedi ibid., pag. i3i.
CENERALE DEL rUOCESSO CIVILE CCC. Sg
aJ esso aggiudicate, seiiilira die del)ba segulrsi I'ordine suc-
cessive e noa proporzionalc (i). Lo Scheidlcin ammette
cliiaramciite rorditie di preferenza per la moglie dclPobe-
rato, sia pel suo maiiteniineuto , sia per tiitti gli altri patti
nuziali ; poscia 1" ordiiie pioporzioiiale pei donatarj e pei
legatarj V ed infine T ordine successivo a favore del fisco
per le multe gia aggiudicate a suo vantagglo , le quali for-
mano per esso un titolo luciativo.
Massima XI. La graduatoria, ossia classificazione non e
una sentenza, ma uii piano di pagamento (2). La gradua-
toria non fu prouuueiata dietro uu regolare processo di
offesa e di difosa ; anzi nell' unico processo che precede
alia graduatoria , e die e cjuello siiUe insinuazioni destinato
nnicamente al riconoscimento della loro liquidita , ed iii
cui viene interdetta ogni contestazione sulla loro preferenza.
Quindi e giusto die la legge non consideri la graduatoria
come sentenza, die non ammetta ne ap|)ellazione , ne re-
stituzione in intero contra di essa ; ma il solo giudizio o
querela di priorita. La graduatoria pero produce gli effetti
d'una sentenza per que' creditor! contro cui entro il ter-
mine di giorni 3o non si I'osse proposta la petizione di
priorita ( ^ i^9 )•
Massima XII. Tre classi si distinguono di presunzioni ,
i.° juris et de jure; 2." juris tcmtwn ; 3.° hoiniiiis. Le prime
non ammettono prova in contrario. Le seconde non la
escludono. Le ultime dipendendo uaicamente dai ragiona-
menti del giudice sono inattendihili (3). Queste sono le
distinzioni die ammette anclie il Pratobevera , la cui opi-
nione per altro e ben diversa da quella del Giordani suUe
presunzioni dclT uoino o del giudice. Queste ultime pre-
sunzioni sono alle volte ammesse, siccome si raccoglie dal
§ iQf) del Regolamento in cui la legge lascia deteriuinare
dalla qualita delle circostanze la fede che nieritar si possa
la comparazione de' caratteri.
Massima XIII. La confessione e indivisibile nel senso e
neir opinione di qnelli die per un medesinio og:getto inten-
dono tutti i fatti influenti nella medesima decisione della
controversia , sebbcne distinti pel tempo , pel luogo e per
(i) V. ibid. , pag. 1%.
(a) V. ibid., pag. i58.
(3) V. ibid., pag. 181.
60 LE DISPOSIZIONI DEL UECOLAMENTO
le persone (i). Quest'' oplnlone e direttamente contraria a
qaella del Fratohevera ; poldie tutti questi costituirebbero
dei fatti separatl , estranei alia confessione , e percio biso-
gnevoli di prova siccome replica (a). D'altronde il Rego-
lameiito al § i68 somministra due dati certissimi per de-
terminare T iasciiidibilita della confessione, i." ilmedesimo
discorso ; a.' il mcdesimo oggetto ; e qaesti dati sconipari-
scono accogliendo T opiiiioiie del Giordani.
Massima XIV. I testimoiij debbono deporre sopra fattI
di cui abbiano la certezza fisica. Cio e verissimo •, e quindi
si esckidono i testimonj cle anditu et credulitate : I primi
avrebbero la certezza morale o d' intiiiia coscienza che
cio clie riferiscono per meiiioria sia conforme a quelle che
da altro hanno udito : I secondi , siccome qnelli die dal
noto ragionano all' ignoto, sono da considerarsi periti, os-
sia testimonj particolari, e non testimonj comuni , siccome
si ricbiede alia prova ordinaria per testimonj.
Massima XV. II Regolamento gindiziario non ofFre esem-
pio di sentenze interlocutorie che non facciano pregiudizio
air oggetto principale, se pare non volesse considerarsi
per tale quella che ordina il deposit© gindiziale d' nn do-
cnmento originale (3). Le sentenze interlocutorie sono quelle
die preparano la sentenza nella causa principale. Pare
impossibiie ideare alcuna di esse che non tocchi diretta-
mente o indirettamente il merito , tanto piii die il Rego-
lamento stesso ne' casi in cui ammette le sentenze inter-
lociTtorie , siccome nelle prove , irapone che le circostanze
da provarsi siano decisive, e che non si ammettano arti-
coli irrilevanti (§§ aoa e 2o3 ). L'esempio per altro citato
dal Giordani riguarda piuttosto un decreto che una sen-
tenza interlocutoria i giacche , secondo le disposizioni del
Regolamento, il deposito giudiziale degli original! sospetti
verrebbe ordinate per decreto ( §§ 187 e 188). E d' al-
tronde anclie un tale decreto farebbe sempre danno in
quanto per esso si contrasta 1' autenticita delle prove es-
senzialmente connessa col merito della causa, e con cio
su cui soltanto si deve pronunciare.
(1) V. ibid., pag. l85.
(2) V. Pratobevera, Trattato sulla prova per confessione.
(3) V. Giordani, pag. 33, tom. II.
GENERALE DEL rnOCESSO CIVILE CCC. 6 1
Fill qui si e osseuvato quali siano le niassinie legali ci-
tate dal Giordani ; e quali tra esse noi possiaiiio ammet-
tere o rigettare. Ora si espongano le sentenze tie trilninall
superiori i-animemorate dal Castclll , dalle quali si com-
prendera ([ual sia il inodo e lo spirito con cui i magistrati
italiani vadano applicando la nuova legge del processo
civile.
Sentenze: I. Si puo aniniettere in giudizio una dlfTida-
zione al debitore , la quale lo nietta in avvertenza di non
pagare cio cU' egli deve ad un teizo (Decreto d'appello,
1 3 dicembre 1818). II. Alf efietto di obbligare negli atti
di causa ad un' espressa impugnativa vi vogliono asser-
zioni precise e positive (Sentenza d'appello ;, 5 dicerabre
j8i8). III. Anclie nella disputa sulla qualita del processo
r eccezione d' inconipetenza dev' essere opposta da sola
(Decreto d'appello, 7 febbrajo 1817). IV. Avanti di de-
cidere sul meriio si deve pronunciare sull' eccezione della
qualita del processo opposta dal reo , quand' anche la do-
inanda fosse appoggiata ad un atto die faccia pieua fede ,
e quand' anclie sia stata decretata per esse la compari-
zione in processo verbale (Decreto d' appello , 7 fejjbrajo
1 8 17). V. Al processo di difFamazione non puo prestar
subbietto clie la niillanteria d' un' azione civile, non raai
r iuiputazione d' un fatto criniinoso o disdicevole (Sentenza
del Tribunale di prima istanza in Milano , ig novembre
1824). VI. Nel processo di provocazione in causa di nuova
fabbrica non si ha riguardo a quello die si e allegato sui
diritti di proprieta sul fondo sopra il quale si vuol fab-
bricare (Sentenza aulica, 16 ottobre 1821). VII. Le azioni
attive in un concorso , le quali si debbono esercitare
contro terzi debitori amniettono la massima di seguire il
foro personale de' rei (Decreto d' appello , 4 marzo iSaS).
VIII. Il termine alle insinuazioni in un concorso puo es-
sere prorogate dal giudice (Decreto del Tribunale di prima
istanza in Milano, 12 settembre 182 3). IX. La sola emana-
zione della graduatoria per distribuzione del prezzo in un
giudizio particolare di spropriazione forzata non esclude
il prezzo dal concorso universale apertosi posteriormente
(Sentenza d'appello, i3 novembre 18 18). X. Contro cau-
zione si dii il rilascio delle merci entro 14 giorni dalla
particolare sentenza pronunciata sull' insinuazione ( Sen-
tenza d'appello, 29 marzo 1827). XI. II dircttario puo
63 LE DlSPOSIZIOm DEL REGOLAMENTO
convenire 1' utilista pel cnnone avanti il di lui foro per-
soiiale (Decreto anlico, 12 agosto 1816). XII. La restitu-
zioue in intero pno aver laogo per docuineiiti nuovamente
riiivemiti ariche dopo 1' intimazione della classificazione
(Sentenza d' appello , 5 marzo 1827). XIII. La confessione
d' una somnia a mutuo e V aggiunta circostanza d' averla
restitnita non amniettono il principio dell' inscindibilita
della confessione, e non esimono dalla prestazione del giu-
raraento deferito, perche il fatto del mutuo e quello della
pretesa restiiuzlone sono due fatti separati avvenuti in
due epoche diverse (Sentenza, i3 agosto 1827, confer-
mata dall' appello). XIV. Poclie lettere majuscole e minu-
scole d' uno scritto indubitato non possono servire di com-
parazlone nei caratteri (sentenza d' appello, i3 marzo 1823).
XV. II sensale nella niediazione de' contratti fnori della sua
giurisdizione, e un testimonio inabile anche per T utile
iaimediato die puo aspettarsi nel processo (Sentenza d' ap-
pello, II novembre 1 8 1 8 ). XVI. La riprova non viene
ingiunta sopra le medesinie circostanze sulle quali fu am-
messa la prova , ma deve riguardare diverse circostanze
(Sentenza d' appello, 7 luglio 1825). XVII. II curatore
d' un concorso non avendo diritto di transigere non puo de-
ferire percio un giuramento da cui dipende V esito della lite
(Sentenza d'appello, 5 dicembre 1818). XVIII. Sono escluse
dal Regolamento le proroghe consensuaU per la produzione
de' gravami e delle risposte d' appello e di revisione (De-
creto d' appello , 26 marzo 1818). XIX. E nulla la sen-
tenza pronuuciata da un giudice incompetente ratione ma-
tericB vel rei suce (Decreto d' appello , i3 luglio 1826 ).
XX. II superiore tribunale rigettando la prova anunessa
dalla prima istanza deve proferire anche sul mcrito , e
non ritornare gli atti alia prima istanza perche ella giu-
dichi prima sopra di cpiesto (Decisione del Senate , 2 5 lu-
glio 1820). XXI. L' arresto personale in via di cauzione
puo aver luogo anche prima della scadenza del debito ,
quando vi sia sospetto di fuga (Sentenza d' appello, 3o
aprile 1817). XXII. Va soggstto alParresto personale il
debitore che abbia anche notificata la sua sostanza, e que-
sta sia insufiicieate a coprire il siio debito (Decreto d" ap-
pello, 2 novembre 18 19). XXIII. Si fa luogo ail' arresto
personale nella via esecutiva anciie per debiti contratti
pi'ecedentemente ail' attivazione del Regolamento giudiziario
GENEnALB DEL PROCESSO CIVILE CCC. 65
(Decreto aulico, 24 dicembre 1818). XXIV. Niuno puo
esseie deteiiino in carcere oltre ua anno pei debiti con-
tratd anterionncnte all" arresto (Decreto d'appello, 10 lu-
glio 1822). Moltissiiue altre di qiieste Decisioiii o Sentenze
si potrebbero togliere in ordine al processo civile dal Gior-
nale di ginrisprudenza pratica dello Zini , al quale ebbe
ricorso il Castelli. Noi ci limiteiemo a ricoidare T influenza
ch' esse lianno nel toro ed in faccia alia legge ; T utilita
die pno derivarne dal conoscerle , e cio die fu scritto sopra
di esse ne' punti pin importanti die lianno I'isoluti.
II Codice universale anstriaco determina in raodo asso-
luto r influenza de' gindicati al § la: Le sentenze proferite
dai Tribunali in casi speciali non hanno mai forza di legge ,
ne possono estendersi ad altri casi 0 ad altre persone. E di
cio si rende ben ginsta ragione osservando clie una legis-
lazione la quale converta in norme di diritto alcune par-
ticolari decisioni, corre pericolo di sanzionare degli errori
e delle ingiustizie :, nientre ciascbeduna causa ba per cosi
dire la propria fisiononda; e mentre la diversa qualita
delle persone, delle circostanze meno apparent! od anche
una importante obbiezione fatta per la prima volta dalle
parti puo camljiare di posta il fatto e per conseguenza
anclie il diritto.
Non per questo i gludicati sono da dichiararsi di nes-
suna utilita. In cio si corre agli estremi. Altri li vogliono
oracoli appoggiati al principio cb' essi formano un neces-
sario suppletnento alle leggi. Altri considerandoli siccome
norme sempre incerte e fallaci stabiliscono in tutti i casi
il contrario principio: Non exemplis sed legibus judicandum.
Ci ba delle ragioni si per I' afFermativa , come per la he-
gativa. Ma 1' opinione piii giusta sara quella di ritenerli
fonti autorevoli di legale istruzione , qnalora ne vengano
fatte gindiziose raccolte, e qualora si abbia T avvedimento
di rapportare con tutta sincerita e con tutta 1' estensione
le specie de' flitti die da essi vengono decisi.
Discendendo al particolare delle sentenze qui rifertte
dal Castelli si scorgono cbiaramente le varie quistioni di
procedura contenziosa die vennero giudicate da' nostri tribu-
nali. Tali sentenze si trovano assai confornii collo spirito
della legge e coUe spiegazioni de' commentatori , mentre
disconvengono colle massime manifestate al pubblico da
alcuni giureconsulti.
64 iE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO
Alia pubblicazioiie del Regolamento giudiziario nel no-
stro Regno insorsero varie quistioni suU' applicazione del
^ 448 il quale concede la catturazione del debitore qnando
eseguitasi la pignorazione egli non abbia dl che coprire
I'interesse del creditore. Le qulstioni piu note furono que-
ste : I. Si puo sottoporre ad arresto il debitore die faccia
una notilicazione insufiiciente del suo avere entro il ter-
mine del tre giorni prescritto dal ^ 448 ? IL Puo aver
luogo r arresto per deljiti anteriori alia pubblicazione del
Regolamento giudiziario? III. Puo aver luogo I'arresto per
que' nioblli su cui il creditore non possa per disposizione
della legge dirigere T esecuzlone reale? Queste quistloni
di somnia in.portanza vennero agitate da' nostri giurecon-
sulti con nioltissimo calore , frattanto che i tribunali ab-
bracciarono opinioni a loro affatto contrarie (i). Intorno
alia prima quistione furono d" accordo i tribunali co' giu-
reconsulti. SI disse clie le sentenze e i decretl debbono
aver effetto senza conslderare se siano o no in facolta le
parti dl adempiere alle cose da essi ordinate ; che T espres-
sione stessa della legge colla parola infruttuosainente ab-
braccia i diversi casi d' una notificazione insufficiente
deir avere o contraria alia legge • che questi casi sono ap-
jjunto quelli o di nessuna notificazione, o di una notifica-
zione vuota , o di una notificazione semivuota , ossia in-
sulliciente • che T arresto in tali casi e una misura piii ad
utilita de' debitorl die de' credltori ; poiche essa serve ad
ispirare confidenza e ad aumentare il credito a fine dl ot-
tenere de'prestltl che non potrebbero aversl altrimenti.
Intorno alia quistione seconda la comune de' legall tenne
la negativa •, mentre 11 Senato del supremo ti-ibunale di
giustizia coiraulico Decreto 24 dicembre 1818 soprammen-
tovato ha oplnato per raffermativa , dichiarando che abbia
luogo r arresto anche per debltl contratti precedentemente
air attivazione del nuovo Regolamento giudiziario.
Le ragionl de' giureconsultl che lianno difesa 1' opinione
contraria , ossia la negativa l riducono presso a poco alle
(l) V. Delia liberta personale per debiti anteriori alia pro-
inulgazione del Codice austriaco. Riflessioni dell' aw." Giuseppe
Antonio Conti. Milano , I016. — Sui sequesirt secondo i principj
dolla legislazione del regno Lombardo-Veneto dell' aw." Alberici.
Wilano, 1816. — SulP arresto jieraonale per debiti. Lettere di un
giureconsulto lombardo. Milano, 1818, coi tipi di Gio, Pirotta-
GENEUALE DFL TROCESSO CIVILE CCC. 05
segnenti : I. die la liljcrta noa puo penlersi seiiza un con-
senso espresso o tacito ; che le legn;i non hauno elletto
retroattivo, e che lo stesso Codice austriaco stabilisce al
^ 17' che r[uaiito e conforme agli iiinatl diritti naturali si
abbia a ritenere snssistente sino a tanto che noa venga
provata una legale ristrizione di questi diritti. II. Clie Tar-
resto personale comniinato dal Regolamento, lungi dal rav-
visarsi siccome un niodo di esecuzione, e la perdita di un
diritto, un' obbligazione la quale deve inisurarsi coi prin-
cipj del Codice civile, il quale esclude la sua influenza
sopra gli atti antcriori che hanno potuto deterniinare o
r uno o Taitra. III. Clie il decreto della notiticazione
dell' avere del debitore non e illusorio, quantunque noa
sussegnito dall'arresto, quando si considcri ai tanti inezzi
clie ci sono nel Regolamento per renderlo eflTicace , tra L
qnali niezzi si annoverano I'aprimento del concorso , il
sequestro della sostanza del creditore , la consegna del de-
bitore medesiino al glutlice criminale qualora si rendesse
colpcvole di dolosa occultazione e di trafugamento della
sua sostanza. IV. Che I'arresto sebbene sia un atto che
comincia e si compie materialmente sotto la legge del Re-
golamento, pure virtualmente trae i snoi prlnclpj e la sua
obbligazione originaria dall'epoca del debito. V. Che la
legge in odiosis deve sempre interpretarsi ristrittivamente.
\I. Che I'arresto essendo un aggravio non puo iniporsi
senza il consenso dell' aggravato. YII. Clie il creditore e
il debitore hanno supplito all'epoca del debito alia inan-
canza dell' arresto colle loro convenzioni , onde la legge
nnova concedendo I'arresto verrelihe In certo senso a con-
cederlo doppio. VII. Che se all' epoca della leolslazione
italiana non si aminise 1' arresto per i debiti anteriori pei
quali si otteneva I'arresto giusta le dlsposizioni del metodo
giudiziario 1804, non ne viene di conseguenza clie quella
legislazione riguardasse I'arresto, siccome un oggetto di
sem|}lice procedura, o di semplice esecuzione, e ineno poi
che debba concedersi questo arresto per lo stesso iiiotivo
per cui quella il niegava •, mentre la legislazione italiana
era limitata , espressa ed assolnta non ammettendo I'arresto
se non nei casi da essa indicati (i). Ad onta pero di queste
(l) V, le riflessioni deli' avvocato Cunti, e le lettere d" un
giureconsulto lombardo.
Bibl. Ital. T. LVIIl. 5
66 LE DISPOSIZIONI DKL REGOLAMENTO
ragion'i, i trlbunall nostri decretarono I'arresto per gli ob-
hletti stessi ricoiiosciuti dai glureconsulti , ossia a dire, o
perche 1' arresto non e che nii modo dl procedura ed ua
atto esecutivo, o perclie e T efFetto della coiitnmacia e
della retiitenza all' esatta osservaiiza de' loro ordini.
Rispeito air ultima quistioiie V Alberici e di parere che
r arresto personale non possa aver Iiiogo per que' mobili
che la legge proibisce di sottoporre ad esecuzione. Questa
sua opinione si appoggia all' nssurdo che la legge dia da
una parte un privilegio o beneficio nell' esimere tali mo-
bili dair oppignorazione , e che poi lo tolga dall' altra
coll' assoggettare ad atti esecutivi la persona che e ben
piii prege'.ole e piii cara di qualunque bene. Egli a so-
stegno di questa sua sentenza invoca la Notificazione 6
luglio i8i6 in cui mentre il legislatore vieta il seqtiestro
del soldo degl' itiipiegati , impedisce anche contro di essi
ogni personale esecuzione (i). Sopra questa qnistione, per
quanto e a nostra notizia , non venne proferito verun giudi-
cato. In ogni modo pero si avrebbe di che dabitarne ancora
si perche non sembra cosi nianifesta 1' analogia come la
trova r Alberici fra le due disposizioni di legge, si perche
e diversa la ragione per cui si dichiarano inimuni gl'im-
piegati da ogni esecuzione anche personale da quella per
cui si riconoscono non pignorabili certi niobili. Ma noi non
la finiremmo raai piii ne colle parole, ne colle digression!
se volessimo istituire un esatto confronto tra le sentenze
qui rapportate e le opinioni legali che si manifestarono in
contrario. Non v' e causa che non abbia il pro ed il con-
tro. Non v' e causa che non trovi il suo avvocato. Quindi
tornando al proposito deU'articoIo vogliamo far nolo un
progetto nostro , che renderel^be piii estesa e piu proficua
r impresa stessa del Castelli e del Giordani ; mettendo in
armonia non solo i paragrafi e le leggi del Processo civile,
ma quelle pur anche di tutta la Procedura giudiziaria,
Questo progetto puo compiersi col porre nel loro ordine
naturale e ragionato tutte codeste leggi varie e disperse ,
e col formare un libro clie sarebbe 1' nnico testo o manuale
di tutte queste leggi nel modo che qui viene esposto.
(l) V. il citato opuscolo dei sequestii deli'avvocato Alberici,
pag. 72 e 73.
GENJ'KALE DEL VHOCESSO CIVILE CCC. 67
INTRODUZIONE.
Articolo I. Dclle Icggi di proceduni giuiliziaria civile
in generale.
^ I. II coinplesso dclle leggi clie deterniinaiio i motli
dl cscrcitare in giudizio i privati dirltti, fonnaao la pro-
ccdura g'uidiziaria civile (1).
^ 2. La procedura giiidiziaria civile e dl due specie.
L' una contcnzlosa o per le liti. L'altra iolotuaria costituente
r uflicio nohile del Giudice (2).
(^ 3. I testi o le fonti dclle leggi di procedura civile
sono a) il Coilice civile imiversale austriaco e di comnier-
cio , b) il Regolaniento generale del processo civile, c) la
Raccolta degli Atti di Governo, d) le varie istruzioni ema-
nate dai Tribunali superiori , e) le formule di decreti , di
sentenze e di istanze in oggetti di procedura civile.
S 4. Le leggi propriamente dette di procedura civile sono
i Codici e le So\rane Rlsoluzioni. Le determinazioni Auliclie,
le Notificazioni di Governo e le Circolari d*' appello noa
sono clie atti di promulgazione, dichiarazioni o spiegazioni
dclle leggi. Le decisioni giudiziarle , i commenti noii lianno
forza di legge , ne si possono estendere ai varj casi (§12
Codice universale).
S 5. Dclle leggi di procedura civile, quando siano de-
hitaniente promulgate , niuno puo allegare ignoranza ( § ^
Codice universale ).
§ 6 Anche le leggi di procedura civile non hanno ef-
fetto retroattivo. Esse decidono tutti gli affari incoati colle
loro forme e colle loro prescrizioni , ed anche quelli clie
incominciati con altre leggi fossero pendenti al tempo della
loro emanazione (§ 5. Codice universale, Notilicazione
3o dicembre i8i5 ).
^ 7. Le leggi di inera procedura non olililigano clie
ncgli atti intrapresi e consumati nello Stato. Quest' obbligo
si estende anche agli stranieri (^5. Codice universale).
^ 8. Le leggi di procedura civile non possono essere
a[)plicate che nel significato proprio dclle loro parole in
([) Fuger, couimeiitario eopra il Rf golamento generate della
procedura giiuliziana civile. Traduzione di Gio. Felice Cristiancig,
Vcnc/.ia , 1826.
(2) V. Fuger , ibid.
68 LE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO
connessione di esse e della chiara intenzione del legisla-
tore (§6. Codice universale).
S cj. Le regole d' intellii^enza e d' interpretazione delle
leggi di procedura civile sono: I. le parole; II. il senso
natiirale della legge ; III. i casi tonsimili ed i fondamenti
di leggi analoghe i IV. i principj del diritto naturale. Queste
regole vengono usate nell' ordine successive iii cui si tro-
vano (§7- Codice universale).
^ lo. L' interpretazione delle leggi anche di procedura
civile fatta in modo obbligatorio per tutti non ispetta che
al legislatore (§8. Codice universale).
^ II. Le leggi di procedura civile lianno effetto finche
non siano abrogate, derogate, o surrogate dallo stesso
legislatore (§9- Codice universale).
S 12. Le leggi di procedura civile del Regno Lombardo-
Veneto sono obbligatorie per tutti gli abitanti di questo
Stato, salvo le espresse eccezioni, i privilegi e le di-
spense (^ 10 e 1 3. Codice universale).
^ 1 3. Le leggi di procedura giudiziaria civile lianno
per oggetto gli affari contenzlosi e tutti gli afFari d'ufficio
nobile, ossia di giurisdizione volontaria.
§ 14. Le leggi di procedura civile si applicano dai
competenti Magistrati secondo il rispettivo potere, ossia
secondo la loro rispettiva giurisdizione e la loro rispettiva
coinpetenza slabilita dal legislatore nella giudiziaria orga-
nizzazione.
Articolo II. Ddl' organizzazione giudiziaria, 0 del sistema
cT amniuiistrazione della giustizia.
§ 1 5. Tutti i Magistrati o Giudici del Regno sono no-
minati da S. M. GT inipiegati giudlziarj d'' ordine inferiore
vengono eletti dal Senato del Supremo Tribunale di giu-
stizia.
Qui si procede ad esporre coll' ordine stabilito dalla legge
i paragrafi della Notificazione 3 febbrajo 18 18, colla quale
fu pubblicata nel nostro Regno T organizzazione de' Tri-
bunali e delle Preture, aggiungendovi anclie la Notifica-
zione successiva di concentramento delle Preture stesse,
e I'avviso d'Appello 20 fel^brajo 1818, con cui si deter-
minarono i circondarj di giurisdizione delle due Preture
urbane di Milano ora ridotte ad una sola. Successivaraente
»i passa alF esposizione della norma di giurisdizione 29
CENKRALE BEL PIlOCpSSO CIVILE eCC 69
settembre 18 19 in un terzo articolo die pone termine all' in-
trocUizione.
Cio fatto, si viene alia parte prima die e qiiella della
procediira coiitenziosci deJotta tutta dal Rego.<iirieato gene-
rale e dalle leggi successive die vi riferiscono.
PARTE PRIMA.
Procedura contenziosa.
§ I La procedura contenziosa e costituita dalle varie
disposizioni del Regolamento giudiziario die e norma ge-
nerale per tutti , e dalle leggi posteriormente emanate ad
esse relative.
CAriTOLO I.
Del processo giudiziario in genere.
^ I . Nessuno pno intentare alcun processo o formale
petizione senza il previo esperimento della conciliazione
fuori degli oggetti eccettuaii o non qnalificati espressamente
dalla legge per simile esperimento. Qui segnitano i para-
grafi della Legge 2 marzo 1824 suUa conciliazione, andando
fino al ^ 16 sui casi della procedura verbale. Questi casi
sono : I .° le cause di contrabbando e la contravvenzione
alle leggi di finanza ( Decreto 20 agosto 1804, richiamato
in vigore dalle circolari 2 3 ottobre 1816, e 14 agosto
1817, e dalTaulico Decreto 9 luglio 1817 )i 2.° le cause
di commercio e di cambio ( Circolare 3 dicembre 1816,
ed il capitolo XLI del Regolamento giudiziario della Ga-
lizia); 3.° le controversie di matrimonio (Notificazione 3o
luglio 1819, e 22 maggio 1817); 4.° le cause contro mi-
litari o fra militari (Notificazione 21 gennajo i8i6, i
gennajo 1818, e gli aulici Decreti 20 agosto 1784, e 17
ottobre 1794 pubblicati colla Notificazione 2 3 maggio 18 18 );
5." gli afFari montanistici ( Patente i novenibre 1780): 6."
gli incident! uelle cause di processo scritto e gli afFari d' ur-
genza ; 7.° le liti in punto turbamento di possesso (Noti-
ficazione 1 3 ottobre 1825); 8.° le domande di prenotazione
(Notificazione 28 aprile 1824); 9." le cause per la purga-
zione dei beni dalle ipoteclie; 10.° la dicbiarazione di morte
degli assenti (Notificazione 22 maggio 1828 )i ii." la so-
spensione deir esecuzione per titolo di orrezione o di sur-
rezione (Circolare d'appello 28 ottobre 1826 )i ia.° le
70 LE DISPOSTZIONI DEL HECOI.AMFNTO
cause di contraflazione dei privilegi ( Risoluzione sovraiia
8 dicembre 1820 ).
Dopo cio si espoiigono tatti i paragrafi del Regolaniento
ne' singoli capitoli sottopoiicndo ad ogniino le seguite mo-
dificazioni dalle leggi posteriormente emanate. Ed in qne-
sto si preiidoiio a norma i lihri del Castelli e del Gior-
dani, mettendo pero in ordine sempre di paragrafi le No-
tificazioni e le Gircolari da essi citate. Cosi si mette ter-
niine alia prima parte ossia alia procedura contenziosa
per passare alia seconda la quale porge piu ditticolth ad
essere compilata; poiclie non c' e d'ajuto verun esenipio.
PARTE SECOiNDA.
Procedura volontaria o degli affari non contenziosi.
§ I. La procedura volontaria abbraccia tuttl gli afFari
non contenziosi die sono i." La ventilazione delle eredita;
2." La procedura risguardante le tutele e le cure ( V. Istru-
zione per le Preture 18 22)", 3.° Tutti gli oggetti die non
si comprendono in cjueste due rubriche, come i fedecom-
niessi , i depositi giudiziali , T adozione e la legittimazione,
1' assenso ai matrimonj , le separazioni di mensa e di let-
to, r esperimento di conciliazione, i testamenti giudiziali,
le intimazioni di ditlide e di proteste, il registro delle pri-
vate scritture per la data certa , la sorveglianza sugli Uf-
ficj delle ipotedie e suUe Camere notarili , la vidimazione
o legalizzazione dei documenti , Tesame degli aspiranti al-
r avvocatura e alia giudicatura , la liquidazione delle spese.
§ 2. La procedura volontaria in certi affari e di com-
petenza delle sole Preture urbane e foresi, come nel-
r esperimento della conciliazione (§ i5. Notilicazione 2
marzo 1824). In altri oggetti essa e di competenza tanto
delle Preture foresi quanto de' Tribunali di prima istaiiza.
II Giudice competente negli affari non contenziosi e quelle
che sarebbe competente negli affari contenziosi per ri-
guardo alia persona ( § 27 della Norma di glurisdizione
29 setteiubre 18 19). Ci sono per altro degli oggetti non
contenziosi demandati immediatamente ai Tribunali d'ap-
pello , come la sorveglianza sulle prime Istanze , 1' esame
degli avvocati (V. i capitoli 39,° e 40.° del Processo civile).
§ 3. Nella giurisdizione volontaria di regola il giudice
procede ex officio , massime in quegli affari che sono di
pubblico intsresse per la salvezza de'privati diritti^ come
GENERALE PEL PROCESSO CIVILE CCC. 7 1
le tutele, le cure, le eredita cU persone ignote od assenti
( '^ 1 55, 1 56, 162 delle auliche Istruzioni 4 niarzo i8a3).
AUe volte pero egli non agisce che dietro istanza delle parti
interessate , come neiradozione e nella legittimazione ( No-
tificazione 2 aprile 1819).
^ 4. Le istanze nella procedura vclontaria jiossono es-
sere fatte in iscntto o verbal!. Le istanze in iscritto non
abbisognano tlella /irnia di patrocinatore od avvocato. Esse
dovranno essere stese con ordine e senza superfluita. Do-
vranno contenere cio clie e soltaato pertinente alia domanda.
Gli opportiini docnmenti col seniplice indirizzo al Tribu-
nale o alia I'rctura. In questa forma dovranno compilarsL
anclie le domande o istanze dottate a protocoUo, ossia
verbali ( V. T Istruzlone del iy85 pei Tribiinali e le Istru-
zioni per le II. KR. Preture foresi urbane 1823).
§ 5. I Tribunali superiori di appello e di revisione, gli
nni neir estensione del rispettivo Governo , Taltro in tutta
r estensione del Regno conoscono e decidono in seconda
ed in ultima istanza anclie gli alFari non contenziosi nella
linea della rispetiiva loro podesta ( § 28 Norma di giu-
risdizione 29 settembre 1819).
§ 6. La procedura per il gravame d" appellazione o di
revisione negli affari non contenziosi si fa sempre per via
di ricorso (V. Fuger uHicio nobile del Giudice vol. 3.°).
§ 7. Clii si crede aggravato da c[unluncjue dlsposizione
del Giudice di prima Istanza in tali oggetti puo interporre
al Tribunale d' appello il suo gra\ame o ricorso (§ 268
Codice universale ).
§ 8. Questo gravame o ricorso pero deve prodursi pri-
ma alio stesso Giudice di prima istanza. Se egli persiste
nella sua prima disposizione, ed il ricorso rimane senza
efFetto, allora si puo inoltrarlo al Tribunale superiore
( ^ 268 Codice universale ).
§ 9. II tcrmine di questo ricorso e quelle di 14 giorni
decorribili dalT intimazione del Decreto di prima istanza ,
contro del quale si vuole gravare al Tribunale superiore
( § 339 del Codice civile. Fuger vol. II ). Per questo ter-
mine non lia luogo alcuna proroga ( aulico Decreto 24 no-
vembre 1793 ).
§ 10. II ricorso a I Tribunale superiore si presenta in
un solo escmplare non essendovi intimazione a parte
7^ LE DTSPOSTZIONI DEI. RKGOL AMENTO
contraria, e la relativa decisione ha senipie Iiiogo per via
di decreto (§3. Fuger sul Ricorso ).
§ II. II Triljunalt' superiore incevnto il ricorso pno de-
cidere snliito, od eccitare il Giiidice di prima istaiiza a
dire le sue occorrenze d'' utlicio sul presentato ricorso. Que-
ste occorrenze non si comunicano alia parte siccome i mo-
tivi e le occorrenze negli afFari contenziosi ( ^ 33^ del
Processo civile, e Decreto d'Appello 7 giugno 1816).
§ 12. Non puo piu aver luogo ulteriore ricorso, quando
la decisione delTAppello e cont'orine a quella della prima
Istanza. In caso solo di divergenza tra queste due decisioni
si puo ricorrere al supremo Tribunale di giustizia ( ^ 4.
Fiiger sul Ricorso ).
Dopo cio s"' inserisce jjaragrafo per paragrafo tutta I'lstru-
zione per le JRe^ie Prcture in affari non contenziosi ; e cos'i
si passa al particolare de' singoli oggetti non contenziosi
annoverati nel primo paragrafo di questa seconda parte.
Quivi, oltre a cio che si contiene su questi singoli oggetti
nel terzo volume dell' opera di Fiiger, si riferiscono esat-
tamente le relative Risoluzioni e Notificazioni, cioe le Istru-
zioni auliclie 4 marzo i8a3 sulla procedura volontaria •, le
Istruzioni (p dicembre 18 19 per il registro delle private
scritture^ la Circolare d'Appello 11 luglio 18 18 sulla fa-
colta anche de' Pretori , siccome i Presidenti de' Tribunal!
a legalizzare le firme de' notaj residenti nel loro distretto;
la Notificazione 2 aprile 1820 per la procedura nell' ado-
zione e nella legittimazione; la Notificazione 27 ottobre
1820 per la purgazione dei beni dalle ipoteclie colla re-
lativa Risoluzione sovrana 19 gennajo 1826, ed analoga
Notificazione governativa 10 agosto 1828 sul rinnovamento,
sulla trasformazione delle iscrizioni ipotecarie; la Notifica-
zione 22 maggio 1827 sulla procedura uniforme per gli
assenti^ le varie disposizioni contenute nell' Istruzione 1785,
e tutte quante le leggi sparse clie regolano in qualsiasi
modo gli oggetti come sopra accennati. E qui si da ter-
mine alia seconda parte del libro o testo unico delle leggi
di procedura, per farvi succedere la terza od ultima, che
riguarda il metodo di trattare e di spedire tutti gli afFari
giudiziarj , tanto in ordine alia procedura contenziosa ,
quanto in ordine alia procedura volontaria.
1
OENERAI.K DEI, PROCESSO CIVILE OCO. ^o
PARTE TERZA.
Melodo per la tratazione e per la spedi.zionc di tuui
gli affari giudiziarj.
§ 1. II metodo per la trattazione e per la spedizioae
di tutti gli allaii giiuliziarj si desume i.° dall" Istruzione
ai Tribunali del 1780; -i.." dalle Istriizioni per le II. RR.
Pretnre i823; 3.° dalle Istrazioni aiiliclie 4 niarzo iSaS;
4.° dalle varie Notiljcazioni e Circolarii 5." dal Formolario
del 1818.
S 2. Tutte le specie de' Tribunali o Giudici per gli af-
fari giiuliziarj si riducono a tre. Alia prima istanza , alia
seconda o all" appello. AH" ultima o alia revisione. Le prime
Istanze sono i Trilmnali proviiiciali e le Preiure foresi ed
urbane ne" liuiiii della loro competenza e della loro giu-
risiiizione. Le seconde Istanze sono i due Tribunali d'ap-
pello. L' ultima Istanza e il Seuato Lombardo-Veneto del
supremo Tribunale di giustizia ( INotificazione 3 febbrajo
i8]8, e Norma di giurisdizione 19 settembre 18^9).
S 3. 11 metodo di trattare e di spedire gli aft'ari giudi-
ziarj presso tutte le Istanze e comune ed unifornie , salve
le eccezioni per le Preture attesa la dilTerenza del loro
personale. Quindi presso tutte le Istanze esistono tre prin-
cipali ullici d' ordine alP uopo : i.° II protocollo degli esi-
bitii 2." La spedizione ; 3.° La registratura (V. le Istru-
zioni del 1785 e del i823 ). Non si nomina 1' ufiicio dei
depositi , il quale ha una particolare destinazione.
^ 4. La trattazione degli affari giudiziarj comincia coUa
presentazione de' loro atti al protocollo degli esibiti. E
questo il canale per cui il giudice ne prende cognizione
per deciderli e per spedirli ( V. le Istruzioni gia citate ).
^ 5. E qui si passa a trascrivere sempre nelia consueta
maniera tutti i paragrafi delle Istruzioni sopraddette, prima
nella parte clie riguardano le Preture, e poscia nella parte
che riguardano i Tribunali , ne' quali ci lia un particolare
metodo di giudicare, come si scorge dai capitoli 3, 4, 5
e 6 dell' Istruzione del 1785 intorno alia trasmissione degli
esibiti al relatore , alia maiurazioiw de'rapporti, al rapporto
delle cause e al protocollo delle sessioni per la loro sen-
tenza. Dopo si ripigliano tutte queste istruzioni in cio die
concerne alia spedizione , all' intimazione e alia registratura
74 J-E DISPOSIZIONI DEL UEGOLAMENTO
degli affari clie seguono un slstema identico s'l presso le Pre-
ture , come presso i Trihnnali. Finalnicnte si niette terniiiie
a cjuesta terza parte del libro col rapportare tutte le istni-
zioui e tutte le leggl iiidicaiitl il modo di tenere le udicnze,
di assumere 1 testimonj ed i giuramenti ed ogiii altra norma
di contegno e di disciplina tanto nella procednra conten-
ziosa, quanto nella volontaria ;, e presentando a niaggioi*
istriizione anclie le module delle sentenze , dei decreti ,
degli editti e delle istanze die trovausi esposti nell' Istru-
zioue del lySS e nel forniolario dell' anno 1818.
Ecco il progetto delP unico testo die potrehbe farsi di
tutte le varie leggi di procedura vigenti nel Regno Lom-
bardo-Veneto. Sara egli cjuesto un lavoro possibile ad ese-
guirsi, qualora altri volesse farlo? Non riuscira questo un
lavoro tutto materiale ed anche inutile, quando pnr venisse
efFettuato? La risposta a tali domande porra fine all' arti-
colo die noi non vorremmo stucclievole per la lungliezza
pin di qnello die parra a taluni per la somma aridita della
materia.
Questo. lavoro non e solo possibile; ma andie facile ad
esegulrsi. Noi non proponiamo per tipo il nostro progetto,
essendo contentissimi ch'esso basti a suggerirne 1' idea. Le
leggl di procedura die vennero tra noi pubblicate dopo
I'attlvazione del Regolamento del processo civile sono varie
e disperse ne' diversi atti del Governo, nelle Clrcolari del
Tribunal! d'appello, nelle Decisioni e nel Decreti del Su-
premo Trlbunale di giustlzia.
Queste leggi non si ha a comnientarle ne ad inter-
pretarle. E suflTiciente di raccoglierle e di rapprossimarle
ne' loro rapport! e sotto la loro proi>ria categoria nelle
due grandi divisionl della procedura civile in contenziosa
ed in volontaria. A quest' inipresa si rlchlede una discreta
intelligenza, ma una somma esattezza. Se si dimentica una
sola legge tutta 1' opera riesce imperfetta. Se una legge
non e posta nel proprio ordine risulta vana tutta la fatica.
Se si volessero rapportare anclie le decisioni de' Triljunali
superior!, si rapportino In via di note soltanto sotto le re-
lative disposizioni, togliendo ad esse il Codice Austriaco
ognl efllcacla di legge, ed ogni influenza d! legale appli-
cazione.
Simile lavoro non potrebbe neppur dirsi del tutto ma-
teriale, mentre verrelibe a riuscire utilissimo. Ci6 sia detto
OENERALE DEL PROCFSSO CIVILE eCC.
75
non per liisinga al nostro amor proprio, ma per altrul
incoraggiamento. D'altra parte non e egli vcro the senza
la precisa e letterale nozione clelle leggi positive la mente
vaneggia in ipotetici ragionanienti ; clie la confusione e
il disorcline delle leggi oltreclie ne diflicoltano sonmiamente
la ricordanza, ci ingombrano d'incertezze e di errori? Tutti
qiiesti inconvenienti dispariscono al nostro progetto. In
qncsto la mente vcde in pochi punti di vista general!
tutta I'ampiezza e T estensione delle leggi di procedura;
le associa e le connette per mezzo delF analogia dei lore
oggetti ; e cosi le richiama e le applica in un punto a
causa del loro regolare e giusto collocamento. In questo la
mente non si spaventa ne alia grandezza della mole, ne alia
disparita delle disposizioni , quando si mette ad istudiarle
e ad apprenderle. Ecco il lavoro clie dovrebbe compiersi
in questo momento per rendere piii agevole clie mai lo
studio della civile procedura. Ecco il libro che potrebbe
servire di Manuale a tutti i giureconsulti; ma di cui noi
non osiamo che proporre il disegno, mentre vorremmo che
altri di noi migliori si prendessero la cura di eflettuarlo.
Memoiie dl matcmatica e di fisica dclla Societd ita-
linna delle sclenze residcntc in Modcna. Tomo XX.
PaTte conteiieiite le Memorie dl fisica. — Modena ,
1829, presso la tipografia Camerale,
XLicco gli argomenti di queste Memorie:
Riflessioni sopra una malatda delle vie orinarie osservata
da Vincenzo Gaetano Malacaene medico e chinirgo in Pa-
dova. II desiderio di promovere la scieiiza medica rispetto
alia cura delle malattie degli organi nropojetici , clie di
loro natnra sono sempre gravi allorche provengono dalla
viziata escrezione o eliminazione delT orina , malattie in
cui le osservazioni d' Ippocrate e le ricerche di sommi
medici poco ottennero di protiito , mossero 1' autore delle
Jtiflessioni a pnlDblicare le osservazioni cliniche da lui fatte
sopra ua morl)o di qiiesto genere. Era qnesto uii tiimore
al perineo in un soggetto melanconico , sedentario , ardente
degli studj legali. Ne tesse la storia patologica , e poiche
detto tumore era siissecutivo al catarro vescicale , tratta
di qnesta malattia. Ne fa il confronto con que^lo di cui
ando afFetto il celebre Gasaubono , espone il mozYvo della
sua frequenza nella virilita avanzata , rende ragione del
trattameuto terapeutico adottato nel caso descritto , pel
quale attesta di avere ottenuto giovamento dall'acqua di
Nocera , dall' acqua di calce , dalla salsapariglia , dalla ci-
cuta , dal josciamo , dai semicupj , senz' avere pero potuto
irapedire 1' esito fatale. Conchiudesi con alcune conseguenze
sul tenor di vita e sul metodo cui-ativo opportnno al morbo
vescicale.
Di alcuni pesci del mare di Puglia , Memoria dell' arci-
prete Giuseppe Maria Giovene. — Le descrizioni furono
esegnite dietro Y ispezione di pesci ancor vivi , o almeno
ancora freschi , siccome usciti appena del mare. Per in-
teadere Timportanza di questo studio zoologico convien
ritenere che il signer Giovene ci assicura di non aver mai
veduto farsi menzione dei pesci del mare di Puglia, e che
in questo pur ne guizzano alcuni comunemente creduti
appartenere a mari da esso lontani. Le specie di pesci in
essa Memoria descritti sono una specie di razza, detta dagli
MEMORIE DELLA SOCIETA.' ITALIANA , CCC. J77
indigeni pesce colascione : na tricliiuro con tre luacchle
longiiiidinali ciii projjone tli appellare trimaccolato : il cen-
tronoto condiutore di Lacepede: un esoceto chiamato vol-
garmente rondiiiella di mare : tre pleurotietti , cioe lo zan-
gliettone , la zanglietta, la passera: un pesce aniericano degli
Spari : lo scorfano : un badiano : lo scjualo galeo di Linneo:
na balliste ( forse un caprisco di Linneo) : parecclii biennj ,
specialniente il nmstelare. Da cio siamo indotti a concliiu-
dere: i ." che 1' ittiolo2;ia ha ancora alcuni canipi da percor-
rersi da' naturalisti tra cui i pesci del poco espiorato mare
Adriatico; 2." die allorclie si ritrovano qua e la cadaveri di
pesci di\enuti fossili e creduti esotici , e di mestieri assi-
curarsi con molta diligenza se sieno tali realniente o no,
vispetto ai Inoglii eve trovansi giacere i detti fossili , prima
d'immaginare a nostro grado catastroli geologiciie sempre
nuove , e aumentare di secoli e secoli T antichiia del mondo,
per ispicgare il fenomeno.
Supp!einento i.° e 2° alia Memoria di Giuseppe Raddi in-
titolata: Crittogame brasiliane, inserita nel precedente lolume
XIX , e tavole per servire di corredo alia niedtsima. — II
Raddi espone pareccliie Crittogame del Brasile ; sono le
seguenti : Jungermannia serpilli-folioides. — Reboullia ma-
derensis. — Marchantia vittata. — Conferva lichenoides. —
Peziza ambigua. — Retigerus dimorphus. — Didymodoa
brasiliense. — Endocarpon pulcliellum. — FruUania di-
chotoma. — Schulthesia brasiliensis. — FruUania brasilien-
sis. — Frullanoides rio-janeirensis. — Scholotheimia vi-
ticulosa. — Opegrapha cymbiformis. — Lecanora acervu-
lata. — Lecanora punicea. — Borrera flavicans. — Borrera
exilis. — Verrucaria gemmata. — Stereocaulon ramulo-
sum. — StJcta tomentosa. — Conferva lichenoides. — The-
lepliora pavonia. — Clavaria furcata. — Thelephora pal-
metto. — Ulva undulata. — Marchantia clienopoda. — •
Marchantia papillata. — • Marchantia hirsuta. — ■ Yiviaaia
sinuata , ecc.
Sail' influenza del magnetismo nel'e chimiche comhinaziom ,
spcrienze del dottor Pietro Carpi professors di mineralogia
neli Universiia della Sapienza. — II signor Murray profes-
sore di cliinuca r.d Edimburgo aveva risvegliato Tattenzione
del lisici con alcune sperienze sulla decomposizione de' sali
metaliici ottennta mediante il magnetismo , da cui sembre-
rebbe risultare fra questa causa e cjuella dei fenoraeni
78 MFMORIE DELLA. SOCIETA.' ITALIANA^
elettrici un nuovo pmito tVi analogia. Ma il professor Carpi
trovaiido difliclle lo spiegare , ammessa la teorica di Am-
pere sulle correnti elettriche in uii niagnete , come dal
mai;netisnio si possaiio otteiiere efFetti chimici sui corpi ,
e d'altra parte nulla essendovi ad opporre ai fatti osser-
vati dair illustre chimico , fu d'avviso di ripeterne le spe-
rienze per venire in cliiaro se i fatti , incontrastabili nella
lore essenza , dovessero per avventnra attribuirsi ad altra
causa. Citate adunque le sperienze principali di Murray,
riferisce poscla le proprie , da cui ehbe risultati conformi
a quelli dal metlesinio Murray ottenuti. Sospetto il profes-
sore italiano clie il ferro potesse avere qualche parte alia
produzione del fenomeno colla sua azione cliiniica , e qui
necenna como verificasse poi il sospetto. Rimaneva pertanto
a vedersi se il raagnetismo vi alibia almeno alcuna parte :
a tale scopo istitui apposite esperienze in cui V azione del
magnetismo era liliera dall' influenza dell' azione chimica
del ferro , ed assicurossi della sua nuUita relativamente ai
fenomeni di decomposizione die il Murray attribuisce alia
sua efficacia. Segue da cio die il ferro e quello die colla
sua azione diimica ha prodotto la decomposizione dei sali
luetallici meiitovata. Tolta pero al magnetismo questa nia-
niera d' influire nella natura die gli si riputava comune
coir elettricismo , ognun vede die non viene per questo
(riflette il signor Carpi) a cadere T opinione dell'identita
della causa de' fenomeni elettrici e magnetici resa probabile
da molti altri fatti d' incontrastabile analogia.
Seguono dello stesso Carpi alcune Osservazionl naturali
fatte all' isola delt Elba in un viaggio da lui , non ha guari ,
cola intrapreso. — Qui dopo alcuni cenni sulla posizione
geografica, sui primi abitatori, sulle sorgenti d'acqua dolce,
sul commercio , sui clima di quell' isola , trattiensi sulla
mineralogica e geognostica costituzione di essa. Esamina
le materie minerali die vi si trovano in inaggiore abboa-
danza 5 cioe il granito, lo sdiisio micaceo, lo schisto ar-
gilloso e talcoso, la calcaria primitiva , la serpentina ed
il ferro : di quest' ultimo fa menzione speciale , essendo
esso celebre fino da' tempi piu remoti per la sua quantita
e qualita. Correda in fine di osservazioni la sua opinione
che quest' isola sia di formazione primitiva, non gia di
formazione vulcanica , come vorrebbero Thiebaut ed altri.
RESIDENTE IN MODENA. "^(J
In una breve Memoria die segue, 11 medesimo Carpi ci
da Nolizia snpra V esistenza del la litia net la Icpidolitc del-
l' isola dell' Elba. — La litia e iin nuovo alcali scoperto da
Arfwedson nel 1818, e rinveauto da lui nella petaliie ,
nel trilano e nella lepidolite cristnliizzata , poscia da Ber-
zelins nella ruhellite e da Wenz nella lepidolite di Rosena
in I\]ora\ia. Dopo 1' analisi fatta tial Carpi ili quella spe-
cie di mica detta lepidolite dell' Elba, sappianio clie il nuovo
alcali e altresi contenuto in questa sostanza minerale.
Consideraziorii suilo stato uttiude della fisica del corpo
uniano in opposizione at nnovi principj di anatomia fisiolo-
gica e difisiologia dell' uotno (opera del profcssore Henszler
pubblicat.a in jSorimberga V anno iSaS ), Memoria del pro-
fessore Stefano Galljxo. — L' oggetto di questa Memoria
si e di mostrare : i ." Non esser vero cio die dice Henszler
die la fisiologia rispetto al sistema vascolare ed alle nltime
ramilicazioni dei vasi era iniperfetta alf epoca della pnb-
blicazione dell' opera citata ; die anzi le nuove osserva-
zioni e sperienze fatte da Henszler e da altri valenti me-
dici inducono oscurita sopra punti gia dilucidati. 2.° Che
la fisiologia, anclie prima di tali osservazioni e scoperte,
era in grado di essere applicata a riconoscere quando e
come le funzioni degli organi cospirino ad eseguire nor-
malmente le operazioni animali e applicabile era pure alia
patologia. Dovendo rivendicare 1' onore d' Italia combattuto
da Henszler reca in mezzo quanio in varj tempi ei pub-
bllco. Nel 1794 dimostro come i sistemi nervoso e saa-
guigno siedano al governo del corpo animale. Nel 1796
combatte le dottrine medico-pratiche allora enaesse dai
fisico-chimici e da' fisico-dinamici. Nel 1807 diede una
maggior estensione alle sue idee sui mentovati sistemi.
Nel 1808 dubito die parecchi vasi linfatici abbiano negli
animali invertebrati una distinta terminazione nelle vene.
Ne assicura il signor Gallino die in una Memoria da lui
letta all'Accademia di Padova 1' anno 1826 (e die coni-
parira nel nuovo volume de' suoi Atti ) si era studiato di
mostrare come la fisiologia era arrivata a togliere 1' im-
perfezione delle nostre coguizioni sulle varie funzioni dei
nervi, mentre, secondo 1' Henszler , tale imperfezlone e
una delle cause che ha finora impediti i progress! della
fisiologia.
8o MEMORTE DELLA SOCIETA.' ITALIANA
Melastome BrasUiane , Memoria di Giuseppe Raddi, —
L' autore presenta le sue osservazioni sopra trentotto spe-
cie tU melastome da lui stndiate al Brasile. Le scomparte
in cuiattro gciieri , e soiio: Bertoloiiia. — Rhexia. — Me-
lastoma. — • Leandra. — Fra le Bertoloiiie iie trovo una, cioe
la Nymphseifolia. — Nel genere Kliexia iiiconiro le se-
guenti : EUiptlca. — Superba. — Estrellensis. — Foiniiosissi-
nifi. — Fontanesii. — 'l^riflora. — Gorymbosa. — Gracilis. —
Sebastianopolitatia. — Herbacea. — Langsdorfliana. — He-
teromalla. — Holosevicea. — Al genere Melastonia spet-
tano le seguenti: LaBvigata. — Pendulifolia. — Snaveo-
lens. — Hymenoiiervia. — Holoscricea. — Albicans. —
Fothergilla. — Stiangnlata. — Al genere Leandra riferi-
sconsi queste : Salicilolia. — Hirta. — Livolncrata. —
Rubella. — Estrellensis. — Variabilis. — Hirsutissima. — •
Gapillaris. — Staminea. — Punicea. — Agrestis. — • Fiin-
hriata — Bullosa. — Strigillosa.
Sopra un galvaiiometro con nuove aggiunte , Memoria del
cav. Leopoldo Nobilt. — L'autore descrive un galvanome-
tro da lui ideato sul principio di altro suo galvanometro
(di cui gia diede notizia altrove ), ma reso di piu estesa
utilita , piti precise e piii comodo , e fabbricatogli dal suo
amico e concittadino il dottore Pietro Minghetti.
Sperienze sopra la bile , Memoria del professore Domenico
MORICHINI. — Vedute discordanti le opinioni di celebri
chiniicl, come Tlienard , Berzelius , ecc. sopra 1 costituenti
della bile , si e accinto il prof. Morichini a fare su questo
arf'omento alcune indagini sue proprie. Espone alcune sue
sperienze sopra la hile del porco, del bue , del bufalo,
dell'uomo, dello storione. Da queste sperienze risulta che
in tutti gli animali la bile contiene il picromele : che la
sostanza colorante contiene deU' albumina e del muco : che
il picromele e composto dell'acido margarico, dell'acido
oleico e di un olio dolce : die I'acldo oleico e 1' olio con-
corrono alia colorazione della bile. II Morichini fu il prime
ad esaminare la bile di bufolo e di storione.
Circa la pretesa inutilitd delle dottrine fisiologiche per la
patologia era costituente una nuova dottrina medica italiana:
Memoria di Stefano Gallino. — L' autore vi sostiene 1' uti-
lita e necessita di molte indagini fisiologiche per la me-
dicina e la patologia , contro la diversa opinione di alcuni
patologi. I suoi argonicnti ci sembrano irrepugnabili : e
RESIDENTE IN MODENA. (Si
come mal conoscerc i guasti d" una niacchina senz"' aver
prima conosclnto come tlebliansi regolannente esoguira i
iiioviiiicnti tli essa?
Qnadro nosografico-cUnico di gcnerale risultamento dcllc
malattlc tractate nella cUnica medica superiore dell' I. R.
Unwcrsita di Padova ncl corso de' sedici. unnl scolastici coin-
prest fra it 1809 ed il iSaS daW I. R. Consigliere di Go-
verno professore P. O. , ecc. C. Valeriano Luigi Brera. —
II quadro e tlesuiito dai Prospetti annualmente pubhlicatl
daH'anno scolastico 1809-1810 fiiio a tutto il 1024-1825.
Per le classificazioni delle nialattie T aiitore dice di aver
seguito ii sisteina indicato neiredizione da lui corretta e
aumentata delle Istituzioiii di nicdicina praticrf del signor
Borsieri. Qiiesti prospetti, dice il prof. Brera, <i hanao
» diil'atto diniostrato, come anche frammezzo al couflitto
» de' sistemi , e delle dispute scolastiche il prodotto dell' e-
»/ spcricnza mantengasi ognora caro e saldo nel cuore e
» nella mente di quelli , che si prefiggono di csercitare
" r arte medica col nobilissimo e pure divisamento di
" rinscir proficui alia langueiite umanita. » Divide le ma-
lattic come segne : i.° fcliljri semplici ; 2." fcbbri conta-
giose •, 3." iniiammazioni febbrili; 4.° afFezioni del sistema
cntaneo; 5.° del sistema enceialico-nervoso; 6." del sisteina
sanguigno-respiratorio i 7.° del sistema linfatico-glandulare ;
8.° del sistema gastro-entcrico^ 9.° del sistema delle ri-
prodnzionii io.° del sistema osseo. Ma tiittavia confcssar
do])biamo die sin qui non si e proposta una nosologia
perfetta e clie forse non si pno spcrare clie si possa quando
clie sia proporre.
Osservazioid intorno ad uii particolare moiiniciito prodoUo
dal calore ne livelli a holla d aria. Memoria del dottor Giu-
seppe Belli ,' professore di fisica nelV I. R. Liceo di Porta
Nuova in Milano. — Che un fatto gia da altri reso note
dcsti il pcnsiero di vedere se , e come si verificbi merce
della stessa cagione in diverse clrcostanze , a fine di aumen-
tare cosi il numero de' lenomeni spiegabili col medesimo
principio, o determinare utilmente i limiti dell' applical/i-
lita di csso , scmbrera forse ad alcuno un facile prodotto
di una spontanea generalizzazione d' idee. Ma cosi non ne
giuilica clii e eserciiato nelle scienze naturali , o alineno
nc conoscc la storia; clic egli ben sa come quest' esten-
sione d' idee , questo penslcro di variarc in piii guise le
Blbl. hal. T. LVIII. 6
82 MEMORIE DELLA SOCIETA' ITALIANA
osservazioni e gli sperimenti s" afl'accia solo a colui che
possicile lo spirito ill couibinazlone, dote cU mente invi-
tlinliile die unita con un sano criterio costituisce negU
stndiosi della natura la facolta d' invenzione. Trovato un
fatto , r abile fisico procaccia di scoprirne quella causa
preilonnnante die nello stato della scienza puo riguardare
come prossima, scevrandola da quelle che operano come
rimote , da quelle die sono inclifferenti al fenomeno , ben-
clie sulle prime si sospetti che ne siano cagloni a motivo
della loro coesistenza coUa vei-a causa , e dalle secondarie
che nello stato di natura in cui tutto procede per via
composta , sono impossibili ad eliminarsi , ma che , con-
correndo coii poca energia insieme colla causa principale,
si possono , e talvolta anche si debbono ommettere , al-
meno in una prima indagine. Scoperto un fatto, rinvenu-
taiie la cagione, egli pero non s' arresta : persuaso che
tutto nelP universo si trova disposto in numero, peso e
mlsura, die dalla curva descritta dall' atonio nuotante nella
polveie air orbita de" corpi celesti , nel regno inorganlco
il tntto procede per norme geometriche , s' accinge col cal-
colo ad investigare le leggi a cui soggiace il fenomeno
contemplato, per poterlo cosi a suo bell' agio prevedere,
accompagnare nel suo corso , e presentare descritto e nii-
surato •, unico modo di renderlo capace d' essere utilmente
applicato.
Seguendo appunto questa traccia il prof. Belli ha isti-
tuite le ricerche, oggetto della citata Memoria. Alcune spe-
rienze del signor Gugliehno Librl relative al moto de' li-
quid! sui corpi riscaldaii gli fanno sospettare che analoghi
fenomeni possano aver luogo in uno stromento sensibilis-
simo alle vicende di temperatura, quale e il livello a bolla
d'aria. E perche grande e I'uso che si fa di questo indi-
catore , indottosi a porre ad esanie il suo pensiero, lo vede
avverato. Reso orizzontale lo stromento , ed accostatavi da
una parte e superiormente alia bolla aerea una sorgente
di calorico , vide die quella dopo alcuni secondi si moveva
verso di questa, e cio ogni volta che si rinnovava la prova.
II moto della bolla era poi tale da non lasciar dubbio
ch'esso provenisse o per dilatazione dell' alcool che la re-
stringesse, o per dilatazione del tubo che T alluugasse,
Assicuratosi col variare le sperJenze e con ingegnosa
RESIDENTE IN MODENA. 83
argomentazlone die il moto della bolla non doveva attri-
buirsi, almeno iii grado essenziale , ne a sollevaniento del
tul)o nella parte piu i-iscaklata , no all' allargamento in esso
prodotto dal calore , ne alia diminuzione della densita del
liquido, e confermato nell' opiuione die il f'enonieno deljba
aver la sua causa principale nella diminuzione deli' azion
capillare , siccome dalle sperienze del signer Liljri e da
altre dello stesso genere sembra potersi condiiudere. Con
prove dirette voile sperimentare se , e quanto 1' azione
capillare dell' alcool venga infievolita dal calore , e dietro
alcune osservazioni fatte coUe deljite precauzioni assegna
una piccola scala di confronto fra le temperature dell' al-
cool e le elevazioni nel tubo capillare. Non si puo, a dir
vero, da cotesta piccola tavola dedurre una legge ^ ma
r oggetto di essa e soltanto di rendere indubitabile 1' esi-
stenza del fcnomeno. Che anzi una tal legge devest rac-
cogliere dai fatti e non da scmplici teoretidie speculazioni ,
siccome avverte il cliiarissimo professore dopo avere ac-
cennata la dilFerenza nella niisura dello scemamento della
capillarita. in relazione colla diminuita densita , quale e
indicata da Laplace, e quella die sembra risultare dalle
prove sue proprie. Istituiti poi altri sperimenti ad ulte-
riore conferma delle cose antecedenti , egli invita i lisici
die ne avessero 1' opportunita ad assicurarsi sino a die
punto possa arrivare questo efFetto del calore negli ordi-
narj livelli. Questi sperimenti sarebbero assai utili per
imparare la miglior nianiera di adoperare e custodire dalle
irregolarita sifFatti stromenti,
Venendo in seguito alia determinazione della legge del
fenomeno, il problenia manifestasi da se stesso impossibile
a trattarsi dlrettamente ove si vogliano considerare tutte
le circostanze in concrete. Laonde il signor Belli accomo-
dandosi ad una opportuna semplificazione ed ipotesi , intra-
prende in questo stato di cose ad applicarvi le forze del
calcolo , esaminando da prima la forma della bolla sotto
temperatura costante, poi come essa si niodificlii per una
deteriiiinata variazione della medesima temperatura rispetto
ad una parte della liolla. Non dissimula nondimeuo die
i risultamenti die traggonsi dal calcolo, sel)bene concordi
rispetto alia direzione dei movimenti , non lo sono ilel
tutto rispetto alia misura di essi con quelli somministraii
34 MKiVrORIK DELL A. SOCIETA' ITALIANA CCC.
tla alciine spcrienze che furono fatte all' osservatorlo in
Milauo coi livelli sensiliilissiml die ivi si trovano (i).
Delia qual cUfFerenza pero rende egli ottimamente ragione,
considerate si le particolari- circostanze fisiche accompa-
gnanti le sperienze snddette, si ancora Tindole dell' Ipo-
tesi assunta nell' istituire il calcolo. Ma siccome la parte
niatematica del lavoro del nostro fisico e ancor meno di
sua natura suscettibile d' essere svolta chiaraiiiente ai let-
tori di quello che gia sia la parte sperimentale , senza
entrare in troppo lunghe particolarita , noi non ne faremo
pill parola. Li consiglieremo in vece a voler vedere il tutto
nella Memoria suddetta in cui troveranno una cliiara par-
tizione del soggetto , una lucida esposizione di esso in
tutte le sue parti , molta sagacita si nelP istituire come
neir interpretare le sperienze , e somma abilita nel maiieg-
"io dell'analisi mateiuatica.
(i) Negli Annali di Ai^ricoltura ^ ecc. che si pubblicano in I\li-
lano , vol. X, pag. 356, si fa opportunamente osservare che sa-
rebbe stato luegUo di fare 1' esperienza accennata dal prof. Belli
in ordine inverse , cioe applicando un pezzo di ghiaccio al li-
vello ; poiche in tal guisa si sarebbe ottenuta una temperatara
pill certa e piii costante. Non possiamo pero convenire cogli edi-
fori del suddetto giornale ove , dando come certa un' opinione
che il signor Belli presenta in via di diibbio , vogliono spiegare
il movimento oscillatorio osservato dal chiai-. prof. Cesaris neUe
niuraglie della specola riducendolo ad una pura apparenza pro-
dotta unicamente dalF azione del calore sul livello. Per convin-
cersi deirinsufficenza delfaddotta spiegazione basta il riflettere che
questo movimento si e verificato non solo con livelli riparati dal
sole ed immedlataniente rovesciati, ma ancora con fili a piombo
di considerabile lunghezza , e con cannoccbiali diretti ad oggetti
si terrestri die celesti.
85
BIcmoircs dc mathematique et de physique, par Gidl-
lauine Librj. Tome pienucr. — Florence, 182c;,
chez Leonard Ciardctti , in 4.° di pag. 210.
Q,
.iiestc Mcmorie annunziano im Gcometra chc si
mctte neir aiingo matcinatico con una franrhezza c
un vigore da eccitarc sorpresa anclie in chi lo per-
corre da lungo tempo. Fino dalla prefazione Tautore
dimostra un ampiczza di coguizioni c una fclicita di
vcdnte quanta altii in eta provetta si crederebl>e for-
tunato di posscdere soltanto in parte: nc il progress©
del lihro e discordc dal suo principio , giacche vi si
trattano diversi argomenti di gran rilievo nella scien-
za. Faremo di questi un breve cenno aggiungendo
altresi alcuna di cpiellc osservazioni chc possono sem-
prc iarsi anclie sidle opere piii pensate ; una lode
vaga e generale verrebhe piu presto clie da altri
dallo stesso autore spregiata.
Non si ncga die dote primaria in un cultore delle
scienze esatte sia quell' ingegno d' invenzione che
ccrca solamente difficolta da sciogliere e verita da
scoprire: ma pregevolissima e tuttavolta anche la
prcrogativa di lui che dona a'suoi lavori un finimento,
che nc comiette felicementc le parti e ne forma un
tutto ben disposto cd ordinato -, chc di questa sola
manicra si tolgono le scienze severe da quella ele-
vazione in cui sembrano inaccessibili al piu degli
uomini, e si fanno conoscere ed amare. Se cio si
ammettc, ci semln-a che incontrastabilmente si debba
riscontrare nel sig. Liliri la prima dote , credendo
noi di vedere nella sua opera qualche trovato di
tanta importanza ed ciTicacia da poter ingrandire i
conlini dclla sricnza ; ma sentiamo un poco di difli-
colta ad essergli larghi di quella lode che pienamente
gli accordasse la scconda prero£r,ativa. ^ conlbrto di
r[uesta nostra asserzione ecco alcune riflessioni in cui
(hscorriamo separatamente delle tre prime Mcmorie,
e complcbsivauiculc dcUc ukiiue tre.
86 MEMOIRES DE M.VTIllilMATTQUE etC,
Troviamo nella prima , sopra alcune formole gene-
Tali d'analisi, airrontata e viiita la nialagevolczza di
un calcolo il quale ha con che spaventare per la sua
lungliezza e coniplicazionc. Vi e qui una nuova fe-
lice conibinazione di sommatorie per mezzo d'indici
doppj e ne segue la possibilita di assegnare la ri-
chiesta formola gcnerale : ecco un merito non pic-
colo dal lato dell iuvcnzione. Del rimanente le tro-
vate formole potranno per avventura ad altri siccome
a noi senibrare ancora di primo getto , cioe non ri-
dotte a tutta la seniplicita di cui sono capaci, ne pre-
parate in modo che ne sia facile Y uso e 1' applica-
zione. Forse non piacera in esse generalmcnte quella
notazione che piuttosto di una successione di som-
matorie per un intcgrale flnito molteplice adotta la
sommatoria del logaritmo di una sommatoria, ponen-
dola per esponente alia base dei logaritmi iperbolici.
L' identita delle espressioni sussiste per un prodotto
di cui tutti i fattori vengono da una stcssa funzione
ove il valore della variabile differisce coutinuamente
di un' unita: ma e un salto un po' forte quel tradurla
dalle vere quantita ai simboli delle operazioni senza
nemmeno avvertire di questo il lettore. Inoltre in un
libro di analisi moderna potrebbe taluno desiderare
di non trovar piu i fattoriali del Vandermonde dopo
che essi si sanno tutti esprimere facilmente mediante
la gamma del Legendre , il qual trascendente ha sul
prime un vantaggio tanto grande che basta a farlo
dimenticare ed e quello di contenere un solo ele-
mento in vece di due , talche ridotto in tavole , rie-
scono queste a semplice c non a doppia enti'ata.
La seconda Memoria ha per argomento la teoricd
del colore. E noto die questa teorica e stata trattata
in una grand' opera dal sig. Fourier , il quale creo
tutti i metodi analitici per sottoporla a calcolo ap-
poggiandosi a pochi dati fisici desunti dalla sperienza.
Uno di questi ultimi stabilisce che la quantita di
calore che esce dalla superficie dei corpi e propor-
zionale alia differenza delle temperature del corpo c
PAR C. I.IBRI. 87
del mezzo che lo circonda; ma siiratta legge non fu
trovata vera a tiitto rigore dai sigtiori Dulong e Pe-
tit, i quali dopo liinghi tentativi ne assegnarono un al-
tra. 11 sig. Libri pertanto nel caso particolare del
moto lineare del calore in iia' armilla circolare e in
certe circostanze introduce I'espressione della nuova
leege neir equazione a differenze parziali propria di
questo moto. E un osservazione generale, che quando
dietro piii accurate ricerche si procura di perfezio-
nare T espressione matematica di qualche legge fisica
gia conosciuta sotto forma semplice, non si viene ia
fondo a camhiarla, ma ad aggiungervi una correzione
che e una quantita di un ordine inferiore a quelle
che ordinariamente si considerano, e che pero si puo
spesso trascurare. Nel caso attuale se nelT equazione
dillerenziale svolgasi in serie il termine introdotto
dair autore secondo le potenze di una costante pic-
colissima in valore , si trova per primo termine quello
stesso che serve di base ai calcoli di Fourier: e lo
stcsso avviene anche dopo le integi'azioni ; cioe la
nuova espressione della temperatura vax'iabile diver-
silica dalia gia conosciuta unicamente per termini
molfiplicati per le potenze positive di quella quan-
tita piccolissima.
La terza Memoria tratta delle funzioni scontinuc.
Si sa che queste funzioni per un,a porzione continua
dei valori della variabile vanno d' accordo con una
funzione ordinaria, e per una cert' altra porzione
vanno d' accordo con un' altra funzione ordinaria , e
possono per tratti finiti mantenere valori costanti ed
anche assolutamente nuUi. Molte questioni sono state
fatte anche da grandi geometri intorno ad una tale
discontiuuita che primamente occorse per le funzioni
arbitrarie introdotte nelTintegrazione delle equazioni
a dilFerenze parziali , e in ispezialta nel famoso pro-
blema sulla vibrazionc delle corde sonore. A cliia-
rire scmpre piu T argomento e togliere di mezzo le
dispute ottima e 1' osservazione del sig. Libri che
niostra come la discontiuuita si ottenga pel giuoco
88 MEMOTRHS DE MATHlilMATIQUE etC.
(li al< uni fattori chc moltijilirnno fnnzioni ordinarie
e clie manten<>;ono fia ccrti liniid della variabile un
valoie coslante, csscudo j)oi sciiipre zero per tutt'al-
trove : tali fattori e2;li li trova in alciiui integrali de-
liiiili siii qnali non cade eontroversia. Verso il fine
di questa Menioria V autore diniostra la proprieta
della discontiniiita in alcune fnnzioni doppiamente
esponenziali : il che e tanto piu osser vabile in quanto
che linora le fnnzioni discontinne animesse dai geo-
nietri non erano espresse che per serie inllnite o
per integrali definiti.
Delia tre Memorie suUa teorica dei immeri non
farcmo particolare discorso; dircmo bensi ch'esse ci
seniJjrano lavorate con masisior amore, e fanno co-
noscere nelf autore un ingegno che di preferenza si
occupa dello studio dclf analisi indeterminata. Qnivi
in fatti anche piu che in altro luogo ci e paruto di
scorgere alcun tratto di felicissima invenzione, prin-
cipio di nuovo nietodo , e seme di nuova teorica.
Bastera accennare 1' idea ofrandiosa di richiamare tutti
i problcmi finora detti indeterminati o senndeternn-
nati ad essere in vece piii che determinati , espri-
mendo con altrettante ecpiazioni quanto e il nuraero
delle incognite la condizione eh' esse debbano essere
nunieri interi; allora la questione e ridotta all' analisi
ordinaria , e le formole che si trovano conservano
i coefficienti delle incognite nelle prime equazioni ,
cioe quelle date di cui pcrdevasi Y espressione let-
tcrale ncUe riduzioni numeriche dci metodi antece-
dentemente usati.
Chiudcremo colF annunziare che l' autore promette
una teorica piu estesa da lui cliiamata delle fnnzioni
intere , alia quale egli vede mettere capo moltissime
svariate questioni d' analisi , e quelle stesse trattate
in cinque delle attuali Memorie. II libro adunque di
cui parliamo non e che un primo saggio del molto
di pill che dobbiamo aspettare da questo nobilissimo
ingegno sorto per ouore delle scicnze italianc ncUa
patria del Galileo.
89
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
Corpus htstorice Byzcmtinoe, etc. — BonJUK, 1S28-29-30,
ia 8.*^ Flnora volumi 11. — In Milano si vende
dalla Socictd ttpografica de classici italiani in con-
trada di S. Margherita.
L
a nuova e bella edizlone Jegli storicl di Bizanto che
si piililjlica a Bonn sotto gli anspicj del chiarissimo signor
Niebulir e di gia pervenuta al tomo nndecimo, e inerce
di essa gia rlveduta lianno la luce Agatia, Cantacuzeno,
Niceforo, Gregora, Costantino Poifirogeneto. II volume XI
or era pubblicato, oltre la storia di Leone il Diacono, con-
tiene il libro De velitadoiie hclUca di Niceforo Foca , le
Acroasie di Teodosio sulla conquista dell' isola di Greta, ecc.
La storia di Leone il Diacono, alia quale precede un'eru-
dita e critica ]:/refazione del sig. Niebulir , e diligentemente
riprodotta sulla bella edizlone del sig. Hase , gli esemplari
della quale furono pressoche tutti divoi-ati da un naufragio.
" Leone ( dice il sig. Hase) nacque a Caloe presso la sor-
gcnte del Gaistro, nell'Asia procousolare, verso Tanno 960
o 9.53 deir era volgare , siccome sembra. Egli passo a Go-
stantinopoli per compiervi gli studj. Gola fu da maraviglia
sorpreso in veggendo T iinperatore Niceforo girare a ca-
vallo e spiegare la piu fredda e la piii graade fermezza
in un popolare tumulto insorto nel giorno delTAscensione
del 966. Fattosi poscia diacono, segni 1' iniperatore Basilic
nella spedizione contro de" Bulaari , e corse a pericolo di
essere trucidato in una strage che que' barbari fecero del
bizantino esercito. Non ci e ben noto che cosa sia poscia
di hii divenuto^ nia credesi die ritirato si fosse per iscrivere
la sua storia. Questa pero apparire non pote px-ioia del 989,
90 A P P E N D I c r
giacche in essa trattasl <leir ultima vicenda cli Barda Foca
che ribellato erasi coatro dell' imperatoie Basillo. Cosi Leone
impreso avea a narrare tre importanti guerre , quelle cioe
di Creta, d'Asia, di Russia. 1 suoi libri spargono non pic-
cola luce sulle cose avvenute dal 969 al 975. Ma il sue
stile riseatesi dell'afFettazione e della goofiezza di que'tenipii
poiclie ambivasi allora di dare ad ogni cosa poetici colori.
Egli va schivando , come farebbesi d' iino scoglio , qualsi-
voglia vocabolo di uso volgare o comune ; non e vago che
della ricercatezza , e viene poi accumulando sinonimi a si-
nonimi. " II sig. Hase aggiugne pure non poche ed impor-
tanti osservazioni sul gusto de' principali autori bizantini.
Ci da poscia la storia dell' unico manoscritto che sia fino
a noi pervenuto degli scritti di Leone, e delle cure di cui
fe' uso per lettificarne il testo.
II libro De velltatione bellica non e, secondo il signer
Hase , opera propriamente di Niceforo Foca , ma soltanto
scritta per ordine di lui , lungo tempo dopo la sua morte,
cioe dopo il regno di Trinisceto e probabilmente sotto Ba-
silio e Costantino, nel 976', perciocche i'autore parlando
degli augusti usa sempre del numero plurale. Quest' opera
puo considerarsi come un buon Commentario della tattica
militare per le guerre descritte da Leone il Diacono.
L' edizione del sig. Hase venne in questa nuova arric-
chita delle Acroasie di Teodosio , le quali consistono in un
cattivo poema greco in cinque canti; cattivo come poema,
buono pero ed importante come istoria. Questo Teodosio
era un monaco di nome pressoche ignoto. Seguono le No-
velice tratte dal Leunclavio, e la Legazione di Luitprando ,
tratta dal Muratori. Non e ben noto se questo Luitprando
sia lo storico, e tnolte i-agioni apportansi ed a favore e
contro di tale opinione. AUe JVovellce ed alia Legazione tien
dietro un piacevolissimo dialogo intitolato Philopatris. Questo
fu per qualche tempo annoverato fra i dialoghi di Luciano,
Ma poi prevalse intorno ad esso 1' autorita del Gesuero, e
si voile che appartenesse a' tempi di Solone. Un certo So-
lano immaginandosi poscia di riscontrarvi la dottrina del
procedimento dello Spirito Santo, lo fece discendere sine
al duodecimo secolo. II signor Hase e d' avviso che questo
dialogo apparteaga al medio evo ; ed il sig. Niebuhr aven-
done fatto un pin profondo esame , giudica che stato sia
composto sotto il regno di Niceforo Foca nell' anno 968
PARTE STRANIERaV. <) I
o 969. La strage delle vergini di Greta, e rambasceria
sulle vittorie di Siria sono perfettaniente confonni a cio
die Teodosio ne ha riferito. II sig. Lnssen poi, altro degli
editor! , oude qiiesto volume contenesse per cosi dire una
compiuta enciclopedia intorao a Niceforo Foca ed a Trini-
sceto , ha scclto negli autori aralji tutto cio die riguarda
que' due augusti , giovaadosi speciahiiente delle opere di
Ahulf'arage, Abulfeda, Cameledino , Oniar-liea-Alimed. Fi-
nalmente a corredo della cronologia gli aunall dellrt Storia di
Leone sono in quattro diverse inaniere indicati nel margined
cioe dalla creazione del niondo, dall' era cristiana, da quella
delle indizioni e da quella degP imperatori.
Ci siamo alquanto intertenuti nel dar contezza di questo
volume, onde i leggitori -nver possano una giusta idea di
tale nuova edizioue certamente commendevolissima in fatto
d' erudizione , e pregial)ile ancora in cio die risguarda la
parte tipografica. Ma pure affermare iion sapremmo se ad
opere di silFatto genere , e di lor natura si gravi e volu-
minose bene si convenga la forma di ottavo , o se meglio
apposti sarebbersi gli editor! col procurarne una ristanipa
in foglio , siccome sono le due di Parigi e di Yenezia. Certo
e die quando trattasi di opere di gran mole riescono assai
incomode e qitasi diremmo disconvenevoli e sproporzionate
le edizioni in ottavo o di piccola forma.
Lcben und Wircken der vorziigUchsten lateirdschen Di-
chter, etc. Delia vita e delle opere de' principall
poetl latiiii dal i5.° al io.° secolu , per cura di
A. BuDiCK. — Vienna, 1O27-1829, vol. 3, in 8.°
L' editore con una sua dotta prefazione discorre in primo
luogo sul rinascimento delle lettere latine e delle tragedie
di Albertino IMusato : parla di poi del Petrarca e degli al-
tri rigeneratori della classica auticliita e specialmente del
Poggio. Dair Italia egli fa passaggio alia Francia , la quale
sotto di Lnigi XII e di Francesco I ebbe tanti cultori delle
Muse latine, e quindi alia Germania , dove le stesse Muse
ebbero pure e quasi ad un tempo non podii e valorosi
seguaci. L' editore rammenta poscla le poesie latinamente
scritte dagl' Inglesi, da'Belgici, dagli Ungheresi, ecc. ecc.
92 A I' P E N D 1 G E
II primo volmne conticnc le seguenti l)iografie : Angelo
PoUziano , poeta del secolo XV. L' editore ne riporta di-
versi coinponimenti , aggiungendovi alcuiie tradiizloiii in
tedesco. Segue II Saniiazaro contemporaneo del Poliziano ;
poi Gm'aimi Cesiiigo, conosciuto sotto il nome di Giano Pan-
nonio , perche era uiigherese. II successive secolo elilie nu
Mattia Surbiesky , sovrannoininato 1' Orazio dei Sarniati.
Questo poeta lasci6 di se una rinomanza si fatta . die ben
ancora nel 1824 venue rinnovata un' edizione delle opere
sue. Yiene poi il celel^re Yriarte clie ci ha pur traman-
dato de' bellissimi versi latini , ed e generalmente noto il
suo poema dei Bad di Giovanni Secondo. Questo poeta , il
cui vero nouie era Giova/mi JE'cenaj-f/, vivea nel secolo XVI.
II secondo volume comincia da Adolfo Klotz di Blscofs-
werden , die viveva nello scorso secolo , e del quale ce-
lebri sono le poesie liriche. II sig. Budick risale quiudi al
secolo XVI, e discorre di Francesco Molza di Modena , di
Marc Antonio Flaminio, contemporaneo di Leone X, e del
conte Castiglione morto nel iSag a Toledo, ove trovavasi
come legato del Papa. Dopo di esso ci si presenta il Ve-
ronese Girolamo Fracastoro co' suoi due poemi la Sifilide
ed il Giuseppe.
Non ignobile luogo tengono ancora in questa collezione
lo Scozzese Buchanan nato nella contea di Lennox , die fa
ad un tempo e guerriero e scienziato e poeta : sgraziata-
mente egli appartenne al numero de' nemici di Maria
Stuarda , ed ai fanatici ammiratori di Elisabetta. — Dau-
rat o Dinemandy , nato a Limoges nel iSoy, die si di-
stinse coUe armi , fu professore di letteratui-a greca , e
finalmente nelF eta d'anni 80 sposo la figlia d' un pastic-
ciere die non oltrepassava I'anno 17." e ne ebbe un fi-
gliuolo. — II famoso Ugone Grozio , nato a Delft sul finire
del secolo XVI , die alle piii profonde dottrine univa una
felicisslma attitudine agli ameni studj.
L' edizione contiene non solo le notizie biografidie dei
suddetti poeti^ ma gli estratti ancora delle varie loro opere,
e le relative indicazioni tipograliche. Per tntti i quali pregi
essa non pub die riescire gradevolissima agli studiosi della
latina poesia.
FVRTE ITVLI.VNA. ()5
PARTE 11.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
LETTEJiATUBA.
Sci inni di Omero recall in verso italiano da Alcssan-
dro Venanzi. — Pavia, i83o, stamperia Bizzoni.
jLXblilamo parlato gla tante volte di tratluzioni clal greco,
e tante volte abbiamo espressa la nostra, qualnnque siasi,
opinione siil modo che dovrebbe tenersi in cosi fattl lavori,
die stiniiamo inutile il farci ad esaminare minutamente
questi Inni. Solo a far conoscere fin dove il sig. Venanzi
ha volnto esser fedele al siio testo porremo qui I'introdu-
zione aU'lnno di Venere (da cui il volume comincia ) let-
teralniente voltata nella nostra lingua , poi la nuova poe-
tica versione. « IMusa , dimmi le opere di Yenere Ciprigna
" aljbondevole-d'-oro, la quale e negli Dei dolce desiderio
" desto, e assoggettossi le schiatte degli uomiui mortal! ,
" e gli augelli volanti pel cielo, e gli animali tutti, quanti
» la terra ne nutre e quanti il mare. A tutti stauno a
" cuore le opere della ben coronata Citerea ; ma di tre
» non pote persuadere le menti , ne ingannarle. »
Le gentili mi canta opere, o Musa,
Di Venere Ciprigna, che amoroso
Nel core degli Dei sparse desio
E i mortali domb , domo gli augelli
E le fere selvagge , e quanti nutre
Aniinali la terra , e quanti il mare.
A Citerea di vagld serti adorna
Tutti il collo piegar, io/co tre Dee
Di cui non valse ad ahbagliare il senna
O a sedurre gli affetti.
Dopo qucsto confronto, Ijreve, ma pur sufficiente a farsi
un giusto coucctto della versione del signor Venanzi sotto
il rispetto della fcdcha , uou ci rimanc se non da dire clic
94 APPENDICE
la lingua del traLluttore e buona , ma 11 sno verso non ab-
bastanza variato, ne abbastanza esente da quella cascaggine
ch'egli rimprovera al Salviui. Direino ancora die, potendo
eleggere fra gl' inni attribuitl ad Omero, non avremnio vo-
luto clie fosse tralasciato quello ad Apollo, il quale e il
solo che abbia in Tucidide uu grande mallevadore della sua
autenticita.. Ma quello cbe non fece il sig. Venanzi fark
qualcun altro per cerio ; tanti sono oggldl i traduttori delle
poesie omerlche ! Alcibiade non troverelibe contro chi eser-
citare quel pugno con cui percosse un maestro percbe non
aveva alcun libro di Omero.
Le Satire di G. Giovenale tradotte in versi sciolti , ji-
vedatc , corvette e rischiarate con note da Teodoro
Accio. Seconda edizione. — Lugano^ 1828, G.
Ruggia e C.
Le Satire di Giovenale non banno avuto per anco in
Italia un traduttore clie possa dirsi perfetto : neppur quelle
cbe furon volgarizzate dal Cesarotti , il cui lavoro ci sem-
bra degno di essere studiato soltanto a motivo di alcune
argute e sapienti annotazioni. Ma nel tradurre egU e, se-
condo il sno solito , troppo licenzioso; e malgrado della
sua energia , e lontano ancora dalla rapida e forte maniera
di esprimersi del suo testo. Ne la versione delf Accio in
questa parte vince quella del Cesarotti.
Credo Pudicitiam , Saturno rege , moratam
In terris , visanique diu.
II Cesarotti raffazzona a suo modo il concetto dlcendo :
Pudicizia gia fa. Soggiorno in terra
Ebhe 5 creder lo vo'; ma sotto il regno
DeW antico Saturno.
E 1' Accio:
Jo credo ben die in que' felici tempi
Cui Saturno reggea con scettro d' oro
Avesse I' onestade albergo in terra,
E fatto abbia quaggiii lunga dimora.
Nessuno dei due traduttori s' accosta alia brevita del lati-
no; e colla brevita va perduta la forza. Ma il Cesarotti
non sarebbesi mai indotto, crediamo, a mettere in bocca
PARTE IT.VI.IVN'A. qS
di Gioveuale i felici tempi cui ScUurno reggea con scettro
iC oro. Fra la Pudicizla poi e T Oaesta potrehb'esservi qual-
clie dilTerenza , piincipaliiiente trattaiidosi di dover iadicare
il vero soggetto del componiinento. Da questo brevissinio
saggio si puo conoscere in generale il carattere della ver-
sione dell' Accio. Del resto noi abbiam detto die il Cesa-
rotti raiiazzono il concetto a suo modo. Altri forse vorra.
dire che scguito 1' esenipio del gesuita Tarteron: Oui,je
veux croire que la Fadicite a demeure un tems assez consi-
derable sur la terre ; mais ce nest que sous le regne de
Saturne , etc.
Sdniccioli del marchese Tommaso Qargallo. — Como,
l83o, prcsso i figli di C. A. Ostinelli stampatori
provinciali.
II march. Gargallo ha volute far prova di scrivere parec-
chie ottave in cui ciascun verso ha tre sdruccioli tutti rimati
fra loro colla raedesima legge di questo metro ; sicche puo
dirsi che in ogni ottava tre ottave sdrucciole van progre-
dendo di pari passo. Nessuno aveva osato mai tanto , o
forse nessuiio aveva creduto giammal che V ardimento po-
tesse qui condurre a lodevole fine ^ che senza dubbio il
Marini ed il Passeroni non si riraasero dalla prova perche
la difficolta ne li scoraggiasse. E noi , per dire schietta-
mente 1' animo nostro , crediamo che 1' esperimento del
Gargallo dimostri assai bene da un lato la ricchezza della
nostra lingua, daU'altro la grande perizia e padronanza
che ne ha lo scrittore, ma confessiamo pero che il suono
di questi versi ci riesce tanto sgradevole da durare spesse
volte fatica a trovarne coll' occhio la rima , non che a
sentirla coll' orecchio leggendo. Leviamone un saggio, e sia
r introduzione.
D' una coppia magnanima amazonia
Che smania per Eucherio di Marruhio
( Taut' alto scoppia , ed anima , e indemonia
V insania e il desiderio del connubio ! )
E I' arte doppia e V anima laconia ,
Di Germania a V Imperio in sid Danubio
lo canto ; o Borea , amplifica mia carUica
Jperborea , mirifica , romantica.
96 Al'PENDlCE
SoUtaria e V omerica viottola ;
Vittoria ehhtr V cstcdche farraginl ;
E svaria, conic sferica pallottola.
La storia tra poetiche compaginl ■■
Ne altr aria ha la chimerica mia frottola
D' Emilia e Onoria , atletiche viragini.
Nacque in Etruria Emilia in via Cocomero ;
L'altra furia in Sicilia, e han casa al vomero.
Certo dee nuocere al buon effetto di questa prova il non
trovarsi le rime iatcrmedie in sedi del verso senipre uguali
e determinate ; cosa gia preveduta dal cli. Autore : ma cjual
die ne sia la caglone, a noi riescono di miglior snono quelle
ottave nelle qaali i versi hanno bensi tre sdruccioli ( e gia
la prova e abliastanza scabrosa), ma in vece della rima
interna, si obljligano ad un' uguale cadenza di accenti. Ec-
cone una del Passeroni contro i ciitici.
E simili a que' militi mi scmbrano
Che assalgono con impeto e comhattono
I timidi che fuggono e gli smemhrano ,
Gli cacciano , gV inseguono , li battono ;
3Ia cedono e qua pecore s assemhrano
Se in uomini men deboli s' imbattono ;
E fuggono qua' femmine i pericoli
Fer Semite, per tramiti e per vicoli.
II Riccio Rapito di Alessandro Pope , tradotto da
Antonio Beduschi. — Milano , looo, dalla So-
cietd tipogr. de classici italiaid.
I pregi del poemetto inglese son conosciuti da tutti; e
sebbene ( rispetto all' invenzione o macchina ) alcuni forse
r abbiano sovercliiamente lodato , e molta parte del suo
interesse vada perduta ai di nostri , nondimeno e an-
cora per molte ragioni uno de' piu geniali componimenti
che si possano leggere nelia moderna letteratura. II signor
Bedusclii tradiicendolo non ha volnto legarsi a vincolo di
fedelta scrupolosa ; e questa sua dichiarazione rende inu-
tile ogni confronto col testo. Solo potrebbe questo parer
necessario per conoscere se in qualche luogo questa man-
canza di fedeltii defraudi il lettore delle bellezze del tcsto :
ma sotto (juesto rispetto chiitnquc del testo ha coutczza, sa
lURTIi ITVLl.VNA. 9pr
cir ivi o(fnl verso, ognl frase, ogni parola Iki in se una
qiialche hcllezzai e quintli e ben natnrale die il non tra-
dur fcdelmente torna lo stesso come il tralasciare qua o
la alciine (U ([ucste bellezze. Ma i tradiittori die piece-
dettero al Bedasdii e si diedero vanto di fedelta, hanno
essi ritratte ndle loro version! tutte le bellezze del poenia
inglese? Ci danno essi un' immagine piii compiLita di qnella
grazia , eleganza , ariiuniia di die il testo e inimitalDil
modello? Noi non vos^Iianio istitnire (jni alcnn confVonto :
e pero ci limitiamo a dire die la versione del signer Be-
dusclii ci scmbra lodevole assai; e, chi ne toglicsse qiial-
die niodo non abbastanza evidente , qiialdie parola non
del tutio propria, qnaldie frase di cercata eleganza, cre-
diamo die la potrebbe facilmente coliocare fra le migliori
vcrsioni de' nostri <:iorni.
Maria Stiiarda. Tingedta di Fedcrico Schiller tradotta
in \ersi italiani da Edvige de Battisti di S. Gior-
gio. — Verona^ 1829 , dalla tipografia di Paolo
Libanti, in 8.° Prezzo anstr. lir. 4. 5o (*).
Maria Stnarda. Tragcdia di Lorertzo Barichella. —
Vicenza, 1829, Piccutti.
Una giovine donna la quale pochi annl addietro pubblico
una versione dal tedesco poco piii cbe mediocre, presenta
oggi air Italia la Stuarda di Federico Scliiller assai lode-
volniente tradotta, e pone cosi un testimonio certissimo
del sno ingegno e della sna diligenza. Essa non presume
di contendere col Mallei rispetto a que' pregi di verso e
(*) Bella et. 'one. Precede un erudite ed interessante proeiuio
della stessa eignora de' Battisti intorno alio Schiller, ed alia let-
teratura alenianna, e intorno ancora al metodo cui ella si attenne
in questa sua traduzione. Al jiroeuiio seguono le Notizie storiche
de' fatti appartenetul alF azioiie della tragedia. Quest'' edizione e pur
coiredata del Ragionamento critiro di Giov. Fed ScMiik sulla tra-
gedia stessa, e della Ballata^ Il Conte d'Hahsburg , dello Schiller
egregiamente rccata in verso italiauo dalla niedesiuia coltissinia
dauia. Vago ornaniento poi le aggiiigne I incisione a bulino delLa
fainusa dipiutura deirilayez, esposta uelle sale di Brera in questa
citta raniii) 1827, e rappresentante la sventm-ata Regina die vien
condotta al patibolo.
Dibl. Iial. T. LVIII. 7
()o A r P E N D 1 C E
di Stile, pe*" quali esso e meritameate collocato fra i mi-
gllori d' Italia •, e solo porta speranza die possa tornare al-
triii accetta la ililigeiiza coUa quale ha procurato di rappre-
sentare le fattezze legittime dell' originale con tuUa quella in-
tegritci ed esattezza , chc il diverso gcnio ed i diffcrenti modi
di'Ue due lingue hanno potuto comportare. Noi possiamo ag-
gimigere con tutta verith che la signora de' Battisti nella
sua versione non. si inostra soltanto fedele interprete del
testo , ma ben anco buona arcliitettrice di versi , e piii
clie niezzanamente padrona delle vere eleganze del nostro
idioina. Laonde , sebbene non vogliamo esortarla a tradurre
le rimanenti tragedie di Scliiller (per quello cli' essa me-
desiiiia dice del cav. MatFei), vogliamo per altro pregarla
a non rimanersi dal porgere sa qualche altro autore alle
glovani italiane questo bellissimo e necessario eserapio die
posson ritrarre da lei.
Ci dnole clie 1' aver noi gia parlato ampiamente di que-
sta tragedla non ci permetta d' intrattenerci gran fatto in-
torno ad una nuova versione ; nia non lasceremo pero di
levarne alcun saggio per tutta lode delia signora de' Bat-
tisti. E il primo sia una parte della scena fra Mortimero
e Dudleo (Leicester), dove la rapidita del dialogo e F im-
portanza di ciascuna parola rendono piit cUe mai difficile
I'incarico del traduttore.
Dud. Vana e la forza. Perigliosa troppo
E tale impresa.
Mort. Da temer non meno
For a ogrC indugio.
Dud. Cavaliere , il credi,
Inop'portuno e il cimentarsi.
Mort. // fia
Solo per te che a possederla aspiri!
Noi salvarla vogliamo, e aW alme nostre
Senso ignoto e il timer.
Dud. Troppo t'affrelti,
Inesperto garzone, ad ardua impresa
E di rischl ripiena.
■Mort. E tu guardingo
In quest' opra d' onor troppo ti mostri.
Dud. lo veggo i lacci onde siam cinti.
Mort, E tutti
Jo di spezzarli ho fede.
PARTE ITALIANA. 99
Dud. ^ Un tal coruggio
E danenzn , furor.
Rlort. Non e valore
Qucsta prudenza tua.
Dud. La fine amhiscl .
Dell' infelice Sabington.
Mort. Tu sdegni
Dell' invitto Norfolk seguir I' esempio , ecc.
L' altro saggio il trarremo dalla coafessione dove !a poe-
sia piglia un colore tutto diverso dal primo. La sventurata
Stuarda si e confessata ; Melville che la crede colpevole
nella congiura di Parry e Babingtoa le doiiianda perche
celi a Die il delitto end' era e piinita dagli uomini. E
Maria risponde :
lo son disposta all' ultuno passaggio
Verso { eterniia. Prima che intero
Compia il suo giro I' indice che segna
L' ore fugaci, io sarb innanzi al trorco
Del giudice supremo ; eppur ripeto :
Tutto io gia confessed
A trarmi dagl' indegni ceppi
Tutti i re provocai ; ma ne coll' opra
Ne colla mente delta mia nemica
Tesi insidie alia lita
Melv. Dunque sail il patibolo sicura
Dell' innocenza tua?
Mar. Dio mi concede
Che colla morte immeritata io purghi
L' onerosa di sangue antica colpa,
Melv. Vanne ora dunque, e colla morte intera
Penitenza ne compi, Innanzi all' ara
Vittima rassegnata ti presenta,
Che delit'o di sangue il sahgue cspia.
Per dtholezza femminile errasti ,
Ma non segue nel regno della luce
Fralezza umana I' oninie beate ,
E in virtiL del poter che m' e concesso
Di sciorre e di legare , or io t' annunzio
Che rimesso € e in clelo ogni peccato , ecc.
Qnesta poesia ( noi vogliamo ripeterlo ) e iin hellisslmo e
necessario esempio alie giovani italiane alle cjuali noa raanca
lOO APPENDIOE
r ingegiio , mn 11 volere e 1' usanz.i di coiisacrarsl alio studio
della bnoiia letteratnra. E qiiando saranno in Italia parec-
chie doniie die scrivano come la slgnora de' Battisti, e pro-
babile die molti nomini conoscano piu. die non faniio al
presente la necessila di stndiare per conservarsi il nome
di sesso migliore. E prol^abile , pei* esempio, che il sig.
Baricliella non coinincera una tragedia dicendo :
Qiiclla Stnanla che all' onor fu spenta
Non Sara piii speiUa alia vita? . . Ok vita , ecc.
ne scrivera piix
. . . . Di duol mi sento in petto
Squarciarsi il cor.
ne . • Me spinge tua sventura somma
Te a sostener.
ne Regina! . , tu ! . . ribclle al culto io! . . D' empia
Setta , imitaiido il padre tuo , non fosti
Capo, ecc.
ne altre niolte cose di questa fatta.
Jn morte della contessa Annctta Serego Alighicri nata
Schio. Versl di C Betteloni. —^ Verona., 1829,
per Valeiitiiio Crescini.
Qnesti sono i versi d' un giovine , clie noa manca di
una carta disposizione alia poesia. Conosciamo il sig. Bet-
teloni, e crediamo giovargli, facendogli notare alcune cose,
Fanatico seguace del romanticismo , senza conoscerlo puiito,
crede die ogni strana imagine, ogni inusitata espressione
formi lo spirito di questa scuola, e s' inganna. Crede tal-
volta d'imitare il Parini , il Foscolo ed il Manzoni, e
non si avvede, che inentre avvlsa d'' accostarsi a quest;
sommi, egli se ne allontana le mille niiglia. Duro riesce
quindi talvolta il suo verso e per esempio ==r Anche una
volta Questa, sola una volta , i tremolanti = Che balza
ed arde presso il tuo si freddol == (Talora da nel cadente
e nel basso) ^= Zitto, o sposo infelice, ella e gia polve =
Che ogni cruccio, ogni spasimo ne acqueta.=
L' andaraento in generale poi e diflicile e contorto. Ma
forse creile egli di dare sul^liuiita per tal modo alia sua
poesia ? Egli ben s' inganna , giacdie dalla nobilita del pen-
siero e dalFeleganza dell' espressione nasce la sublimita ,
il bello della poesia, non dj^i raddoppiati intercisi, non
dalle affettate trasposizioni.
fARTE ITALIANA. 10 I
Altfo non picclolo difetto si c per certo quello di ua
humero grandissiiiio di nojosi soggiugniaienti. Eccone una
prova ne' prinii tredici ver9i= ai figli Uioi Taddio, = 1' ul-
timo addio d nn guaido : Anclie una volta Questa , sola uaa
volta = ill lor cui desti vita > Bevi un raggio di vita :^ ua
palpito rispondi Ai violenti palpiti del core ecc. = Tutto il
coniponimento poi spira iiii certo stncchevole dolciume di
pensieri, clie lual corrisponde al noliile soggetto cui T au-
tore ha preso a cantare. Un diliivio di baci e di amplessi
teneri innonda i versi del sig. Betteloni, e per dire forse
cosa inusitata , o per cacciarvi entro la pai'ola 6aao,spo-
gliando la niorte di falce e di dardo, s' immagino clie
ella iiccida col bacio scrivendo. == Che di niorte il bacio
Recise a mezzo , e irrigidi col fiato. ==
Moke altre cose vi sarebl)ero a mostrargli, che egli forse
crede gcmme, e son ben altro ciie gemmed nia ci pare di
nver gia detto alibastanza : e solo aggiugaereino un con-
siglio. Studii il sig. Betteloni indefessaniente sui niigllori , e
procuri iniitarll nel loro bello, non nei difetti; segua la na-
tura e Tespressione che gli detta il cuore , e chiare esponga
le idee, ed allora la sua poesia acquistera forza e bellezza ,
cioe tutto cio clie presentemente le nianca.
Saggio di alcwic poesie di Francesco M. TraVKlLa. — ■
Lugano, 1828, ncllu tipu^r. di Francesco VeladinL
e coinp.
I sette sacrainentL Odi di Francesco M. Travella. —
Lugano, 1 83c, presso Giuseppe Ruggia e cuinp.
II secolo e forse troppo difficile e severo in fatto di
poesia ^ e questa severita e forse cagione clie qaalclie no-
bile ingegno rimanga silenzioso, luentre potrebbe uscir fuori
non senza lode con qualche poetica produzione. Noi non
potremino per altro lodare queste poesie del prevosto Tra-
vella senza contraddire al gusto del secolo, e senza niet-
terci neila necessita di coronare ogni mese alnien dieci o
dodici poeti niigliori, senza dubbio, di lui. La lirica del
sig. Travella e senza inspirazione e senza fiore di lingua:
i suoi Seriiioni non mancano qna e la di qualche buona
sentenza ; ma nessuno \i cerchi novita, sale, splendore o
rorrezione di stile. I'arlando contro coloro che s" inchinano
alle ricchezze esclania :
lOa APPENniCE
Pera lo sciocco
Che tal uso inventb : morio s' impacci
Nel bkume laggiuso , n' niuii ritorna.
E in una nota agginnge : « Espressioni del Parini nell' ode
la salubritd dell' aria. <> Del Parini non v' ha qui se non la
voce bitwne , nia quell' u' per cloiide e tale sgi-aiiimaticatura
die non s' impara alia scuola del castigate cantore del
Giorno. E noi ci limitiamo a questo esempio per non riu-
scire troppo lunghi.
X' Europa nel Medio Evo fatta italiana su I inglese
di Airigo Hallarn per M. Leoni. Vol. i ." — Lu-
gano., 1829, coi dpi di G. Iliiggia c camp.
L' autore inglese tolse a descriverci V Europa qual essa
fii nel Medio Evo , considerandone principalmente le po-
litiche istituzioni , per farci pienamente conoscere lo stato
della societa in quei tempi, sui quali e distesa ancora una
densa caligine. L'importanza dell' argomento trovo nell' Hal-
lam quell' instancabile diligenza , quell' acutezza di giudi-
zio e quclla soljrieta nell' espressione che si richiedevano
a ben condurre un siffatto lavoro , del quale noi daremo
niaggior contezza quando la versione che annunciamo sara
venuta al suo termine.
Elogio del dott. Luigi Caccialupi, di Giuseppe Chiappa.
— Favia, 1829, dalla tipografia di Pietro Bizzoni,
di pag. i5, in 4.*^
Elogio di Paolo Bongioanni , professore di oste-
tricia nelV I. R. Universitd di Pavia. — 3filano,
l83o, presso gli editori degli Annali univcrsali delle
scienze e dell industria, di pag. 3i , in 8.°
Elogio del cav. Gio. Alessaiidro Brambilla , letto nella
grande aula dell' I. JR. Universitd di Pavia il di 3
novembre delV anno 1829, per la solenne inaugu-
razione degli studj , dal dottor Cristiano Antonio
RiGONi, p. O. professore di fisiologia e membra
della facoltd medica nella suddetta Universitd. —
Pavia ^ i83o, tipografia Bizzoni, di pag. 83.
Dei due primi elogi noi crediamo dover limitarci al solo
annunzio , avendone gia snfficienteniente discorso parecchi
TARTK ITA.LIANA. I03
giornali scleatifici e lelterarj. la qiianto al terzo , ci sem-
l)ra die iion sarii ai leggitori nosirl dlsaggratlevole il ve-
der qui estratti i prlncipali avvenimentl della gloriosa
vita di colui clie ii'' e sul)hietto, e a cni comniendazione
basterebbe in vero V essere stato 1' intinio aniico ed il
chiriatro di Giuseppe II. A mezzo 1' aprile 1728 nacque
G. A. Brainljilia in S. Zenone, ten-a a non molta distanza
da Pavia. Inclinato com'' era alia cliirnrgia , fecesi a stu-
diarla soito Grazioli e Berelta , die di quei di segnalavaiisi
neir insegnarla all'Ateneo di qiiella citta. Ma a ben rintVan-
care le teoriche colla pratica freqnento ancbe per lien cinque
anni in qualita d'alunno lo spedale, clie a lui il quale dad-
dovero e assidno osservava al letto del malato fu grande
scuola. Rlirando in segixito ad nscire della mediocrita estimo
Branibilln , die I'avere uilizj sanltarj nelle tru|>pe imperiali
aprirebbegli il varco. Non isdegno quindi venirvi adoperato
qual cbiriirgo minore ; e ben un Instro dnro in questa, ri-
spetto al saper siio, veramente umile condizione con tntta
pazienza , in capo al qual tempo ottenne quella mercede
clie ben si meritava, tanto per 1' attenzione ed esattezza
die metteva ne' suoi doveri , e per la carita die usava
co' miseri infernii, quanto pe" graadi frutti die mostrava
ricavati dalf indefesso studio sui libri e sui cadaveri :, giac-
die dietro solenne e luminosa prova gli venne conferito
il grailo di cliirurgo maggiore di regginiento. La virtii sua
e r egregie sue doti die quindi innanzi potevano vieppid
spiccare , e 1" essersi sovr' ogni altro cliirurgo nelia guerra
dei sette anni segnalato gli procacciarono fama di grande ed
avveduto operalore. Ricliieslo percio a medicare cospicui
personaggi, e bene nelle operazioni sue riuscendo , dell' eta
di 35 anni t'u nominato primo chirurgo della guardia nobile
imperiale, e un anno da pel Timperatrice Maria Teresa lo
voile cliirurgo delTaugusto priniogenito suo. Al quale pe'tanti
pregi della mente e del cuore divenne in l)reve carisslmo, a
lui entro in intima confidenza e fu compagno nei viaggi. Ma
di essa confidenza non fece uso V imperiale chirurgo se non
die in bene della scienza die prot'cssava , ed a pro del sol-
dato. Egli pero colT aver pointo in quei viaggi visitare le
diverse scuole di cliirurgia e i tanti dirterenti spedali , iii-
tervenire ai dotti convegni, conversare coi piii celebrati
professori, de'qualia quel tempo non era scarsezza, pro-
caccio a se stesso cotnli lumi che bella comparsa fece in
1C4 V P P E N D I C E
tra i piu cliiari chinirglil delT eta sua •, e fii in grado di
publjlicare pai-ecchi scrittl cd opere di non poco conto, e
die dnreraano estinia'e finclie in pregio si avra T inipor-
tanza e 1' lUilita degli argomenti , ramore al vero , la pron-
tezza e la sagacita dello spirito di osservazione, i'opportuna
eriidizione.
A lui inoltre tutta e doviita la necessarissima riforma dei
cliirurglii di armata, e percio il soldato deve sapergli grado
di non vedei-e la salute sua piu in niano d' ignorant! ch' egli
paventava piii del neniico in canipo. Per aggiugnere al quale
scopo persuase Brambilla da prima I'lmperadore essere ne-
cessario il niandare a spesa di lui scelti giovani alle pid
celebri scuole di niedicina che fossero in Europa , i cpiali
al ritorno facessero copia agli altri chirurghi delle apprese
cojnizioni, indi Innalzare quella che ora niaestosa sorge
scuola niedico-chirurgica militare, eve nulla manca di quanto
fa alio scopo suo ; ed a cui maggior lustro venne altresi
conceduto il titolo di accadeniia , fatlone presidenie lo stesso
Brambilla , clie gia stato era ascritto tra le piii stimate so-
cleta scientiticlie. Ma mentre il Brambilla dava opera in
Vienna al bene generale dello Stato , non dimenticava per
anco la patria sua, e TUnlversita di Pavia deve alle istanze
di lui presso TAugusta Donna ed il gran Giuseppe T essere
divenuta una delle piii segnalate e riputate di Europa. A
proprle spese egli rarriccbi inoltre di arredi e di stro-
menti chirurgici , e dono al museo di storia naturale pre-
zlosi oggetti del valsente di ben ottomila iiorini. Ne da nieno
voile essere in generosita collo spedale , ove ebbe principio
la sua carriera, a segno di gratitudine provvedendolo di bi-
blioteca e di ricco armamentario cbirurglco. Morto a co-
mune sciagura TAugusto Giuseppe, ne senti Brambilla piii
die ogni altro afflizione perdendo a un tratto il protettore
e Tamico. E ben presto ebb'egli a provare i colpi dell' in-
vidia cbe tutto morde , nia vieppiii ove sono meriti veri
e distinti. I quali colpi riuscivangli ancor piii dolorosi in
quanto cbe partivano da clii era stato da lui grandemente
beneficato. Ond' e cbe richiesto avendo in fine ed ottenuto
di dimettersi da ogni pubblica carica , conservati tutti gli
onori e gli stipend] , riparo in seno alia patria , cbe sgra-
ziatamente solo per poco tempo Palbergoi poicbe temendo
il cav. Brambilla de' sovrastanti politici cambiamenti, la-
sciata Pavia per avviarsi ancora in Germania, mori in
PARTE ITALIANA. lOJ
viacgio a Padova per infiammazlone di vescica passnta ra-
piilaiiieate ia gangrena.
Sordo il cav. Branibilla alle voci delPadulazione e del-
r interesse , noii mai si dilungo dalle massirne di probita
e di giustizia. D'animo atto a concepire grandi ed utili
cose, sapeva ancora ben condnrle a coinpimento, fermo su-
perando ogni ostacolo. Quasi a sollievo di piii gravi pen-
sieri e cure amava altresi le arti belle, la pittura, e il di-
seono ill ispecie in cui sovente veniva qual maestro con-
sultato. Tale in breve fu colui che per reali meriti coUa
scienza cliirurgica e coU' umanita giunse agli onori di proto-
chirurgo, di presldente di tutte le cose niediche e cliirur-
giche in un vasto iuipero, che s'ebbe la conlidenza de'Ce-
sari , e titoli di nobilta e feudi, e del quale il ch. pro-
fessor Rigoni piglio con savio avviso a niagnificarne le bea
dovute lodi toccandogli sua volta a solenneuiente iuaugurare
gli studj.
Elogl (t illiistri Italiani — Venezia , 1829, dalla ti-
pografia di Alvisopoli.
La vita di Carlo Zeuo. Idem. Idem.
Sono questi clie anaunciamo due nuovi volumi aggiunti
dal ch. Gamba alia sua raccolta dl Operette d' istruzione c
piacere. A far conoscere V intendimento di lui nella scelta
degli elogi ne trascrivianio le ultime parole della prefa-
zlone : « II medico Cocchi loda qui il botauico Micheli ;
» il monaco Buonafede loda il monaco Galiano ; i poeti
y> Cerretti e Salandri lodano i poeti Cassiani e Frugoni;
" lo scienziato Palcani loda lo scienziato Lorgna i ed il
" filologo Pindemonte loda il filologo Torelli. E riserbato
" al solo Paradisi prosatore e poeta il colorirci niirabil-
» mente le geste del guerrlero INlontecuccoli. " Rispetto
poi alia vita di Carlo Zeno essa fu scritta in latino lo-
datissimo dal Muratori , da Jacopo Zeno suo nipote ; e la
tradusse in italiano, non lodc\ olissimo, Francesco Quirini
nel secolo XVI. II nuovo editore riniodeniaiuione V 07-togra-
fia voile regolarne eziandio qutdcke frase, e fece opera ne
cessaria e da sapergliene grado.
I06 APPENDICE
Nuovo Galateo dl Melchiorre GlojA iin nUra volta
purgato ed accresciuto dl varj pensierl sopra la
civiltd , la pratica del mondp ed altri pwiti corrc-
lativi ad uso dclla gioventu. — Milano , i83o, da
Placido Maria Visaj.
II Galateo del Gioja dovrebb' essere scritto in lingua
piu corretta e piii pora : quello del Casa in fatto di lin-
gua ( non dicianio di stile) sara sempre tenuto in gran
pregio, nia quanto piu invecchia si dira sempre piii che
dovrebb' essere scritto con maggior dose di filosolia. L' uno
e 1' altro pero fauno ritratto del tempi e degli autori. II
libro del Gioja insegnando la pulitezza , la civilta , le ma-
niere urbane e gentili, dilFonde per tutto una copiosa e
piacevole erudizione alia quale s' innestano sempre alcune
idee di un ordine superiore a quelle die sono oggetto del
libro stesso. A leggere quel volume accade come nei vlaggi,
che d' ordinario si fanno per vlsitare un qualclie luogo
determinato , e lungo la via ne vedi molti altri; e per
una cltta che ti eri proposto di conoscere ne conosci ben
cento. Pero potrebbe darsi die qualcuno glunto al termine
del volume trovasse di aver fatto poco profitto in quello
che si prometteva da un Galateo ; ma s' egli avra prestata
una mediocre attenzione al suo libro , si trovera iniziato
in quelle discipline die sono utili sopra tutte al benessere
dell' uomo e della societa. Per questo il Galateo del Gioja
ebbe in pochi anni molte edizioni , e pareccliie migliaja
di esemplari trovaron prontissimo spaccio. E il Gioja che
ben conosceva il motivo di tanta fortuna, ed era desidero-
sissimo di rendere popolari quegli studj ne' quail egli era
si dotto , allargava sempre la sua tela e V arricchiva sem-
pre di nuove aggiunte. Ma si dimentico qualche volta che
il suo libro era destinato alia gioventu; e quindi fu co-
nosciuto assai presto che alcune di quelle aggiunte per
varie ragloni si dovevano aljbandonare , a volere che non
andasse perduto lo scopo del libro, e per fuggire anzi che
in alcune sue parti non rlusclsse a fine troppo diverso.
Con questo intendimento il Visaj ha fatta la ristampa che
annunziamo, commettendo a persona abllissima l' incarlco
di togliere il soverchio dall' ultima edizione. Cosi in questo
volume abblamo il Galateo del Gioja , quale puo deslde-
rarlo ogni biton padre a' suoi figli. Quivi tutto ha I'autorita
P\nTE 1T.\LIANA. IO7
di quel grande ingegno, perclie T cditore non ha ina'i so-
stitiiita uii"' idea ])iopria a quelle di lui. In luogo poi delle
necessaiie omissioni si voile arriccliire il volnme di uaAp-
pcndicc conicnentc varj pensiert sopra la civilta, la pratica
del niondo ed altri punti correlativi. Questi pensieri tolti dal
Trublet, dal la Bruyere e dal piccolo la Bruyere, sono
scelti e tradotti lodevoUuente.
S C I E N Z E.
Edizione complcta di tutte le opcre di San Francesco
di Sales. — Brescia, 1829, tipografia Pasini nel
pio isdtnto di S. Barnrdni , in \6.^ L' edizione c
distribuita in i a. volunii : ne sono puhblicad 5.
II merito delle opere del santo Vescovo di GInevra e
cosi generalmente conosciuto clie torna inutile il parlarne
air occasione di una nuova ristampa. Abbiasi piuttosto la
debita lode T editore bresciano che le riproduce , e man-
tiene cosi difluso il lienefico influsso clie deriva alle anime
huone da quegli scrittori privilegiati che la Provvldenza
suscita soltanto ad intervallo di secoli al niiglior bene della
cristianita. E forse Teditore avreljbe giovato meglio alFin-
tenlo , se nella ristampa di queste opere avesse tentato
alcune correzioni nello stile del Salesiano , onde adattarlo
al gusto del secolo nostro ed alia varia condizisne dei
lettori di libri divoti. Colpa de' tempi in citi scriveva il
santo Autore , trascorse egli di spesso in ardite metafore
e ridicoli traslati , trasse similitudini da fisiche nozioni
corrette da i>osteriori scoperte, uso applicazioni di fatti
rifiutati dal giudizio d' una critica piii maturata ; mende
tutte che sogliono pur dispiacere a qualche pio lettore,
per quanto non cerchi egli il bello nel suo religioso trat-
tenimento. Questa correzione fu gia praticata dal P. Bri-
gnon nella Filotea del Sales non ha gran tempo da lui
riprodotta , e se abbia egli prestato un' opera utile ed op-
portuna , lo puo rilevare uu facile confronto di quella sua
purgata edizione tanto coll' originate francese , quanto colic
varie italianc versioni.
Ic8 Atl'ENDlCfe
Educazionc cristiana , ossia Catcckismo univci'sate. -"
Venezia, 1821 al i82>o, per Antonio Curd, tip. Bra-
golin. Pubhlicati "3 voliimi.
Fu gia delto, e con verith , che questo e il secolo dei
compendj e delle raccolte. Ogni raiiio letterario e scienti-
fico e pressoclie tutto 1" uiiiano sapere e stato ai di nostri
ridotto in corpi uniti o compendiati, e se mancava ai
sacri studj una Biblioteca Catechistica ecco supplito anche!
a tale difetto. La repubblica letteraria ha ella mai con cio
gundagnato? Qiianto gli studj possono aver acquistato di
facilita, non avrebbero forse altrettanto perduto in pro-
fondita ed estensione ? L'ingegno mediocre che e facile ad
accontentarsi , il genio giovanile che e intollerante di lunga
fatica, foraiti di questo genere di snssidlo, saranno mai
animati a spingere piii oltre gli sforzi loro ? II sig. Baillet
nel suo Jugem. des Savans parlando dei compendj letterarj
e scientifici non dubito di chiamarii un des premiers fruits
de I'ignorance et de la faineantise , oil la barbaric a fait
tomher les siecles qui ont suivi la decadence de I'empire.
Tali riflessioni ci cadevano in pensiero nel vedere questo
Catechismo unii'ersale , e se crediamo ch' esse gli si possano
applicare in generale , non intcndiamo pero di detrarre al
suo merito rispettivo. Le dottrine vi sono trattate con sani
principj , le singole materie hanno un snfticiente svilnppo,
Tordine e successivo e spontaneo , T esposizione e chiara,
semplice, plana; la lingua, se non sempre , e generalmente
corretta. Soltanto il metodo seguito dalT editore non sem-
braci immune da qualche censura. Le materie distribuite
in tante istruzioni ci vengono da prima presentate in via
di dialogo, poscia le stesse ci sono proposte in un discorso
continuato, e le stesse in fine d' ogni volume ci si ripro-
ducono in un altro dialogo piii compendtoso. Questa tripli-
cata ripetizione non e dessa soverchia? II secondo dialogo,
che epiloga il catechismo pei giovanetti , dovea estendersi
anche a quegli altri argomenti , alia rapina , peresempio,
alia frode , alFusura, che sono oltre T istrnzione a quella
eta opportuna ? Saremmo quasi tentati a credere che que-
sto metodo abbia servito a nulla piii che a moltiplicare i
volumi, e ad efFettuare 1' improprio disegno di un esteso
compendia , propostosi dall' editore nella sua prefazione.
PARTE ITALIANS. lOQ
// libio sacro dl Tohia , giusta la vci'sioJie del cJda-
jisstmo P. Alfonso Nicolai, con prcfdzioue e note. —
Ediz'ione a profitto c di proprictd dclla Sciiola del
Sordo-nintl dl Cremona. — Cremona, i83o, tipo-
grafia ]\Ianiui , in 8.'', di pag. j3i. Prczzo austr.
lir. 1. yS.
Aureo liliretto, in cui ravvislaino nno tie' piu liei doni
die i geuUori fare possaiio a' lor riglinoli. Nella prefazioiie
si accennaao i pregi del libro di Tol)ia , e si danno ia-
toriio ad esso alcune notizie critiche ed erudite. La storia
del popolo Eljreo dalla divisione ne'due regiii di Giuda e
d' Israele sino a' tempi di Tohia vi e pure succintamente
espressa quasi in un quadro. Le note sono brevi , chiare
ed atte ad illustrare il testo, ond' esso venga e ben inteso
e convenevolmente gnstato. Elle furono tratte dalle opere
de' piii iliustri interpreti; specialmente poi dalle disserta-
zioni del Nicolai , uno de' piii celebri esegeti.
II libro di Toliia fu sempre teuuto in gran pregio nella
Cliiesa. Gli anticlii cristiani erano soliti ornare j vetri
sacri or col fatto di Tobia il giovane , or con quello del
veccliio Tobia. Questi vetri, de' quali sussistono alcuni
frammenti, erano giusta 1' opinione degli antiquarj , tazze
o biccliieri, di cui usavasi in occasione di nozze , presen-
tandoci Tobia il giovane il piii bell' eseinplare della bene-
dizione e santita del niatrimonio. E tra' nioderni , cosi do-
nianda opportunamente il dotto IMunstero : t< In qual libro
" biblico delPantico Testamento ritroverai tu esortazioni
>/ si eflicacl alle opere di pieta clie abbiano congiunti
» esempli tanto splendidi, siccome in questo? Dove mai
" ti sara fatto di riscontrare ammaestranienti si paterni ,
» sinceri, degni d' ogni approvazione intorno al modo ,
" col quale comportar ti devi inverse Dio , inverso i ge-
» nitori, inverso i poveri specialmente a noi congiunti di
» fede, colla inoglie, in fine coi mortali tutti e cogli stessi
» defunti , siccome in Tobia? » Ottimo poi fu il divisa-
mento dell'editore, quello cioe di mettore questo libro a
proiitto de!Ia scuola de! Sordo-niuti di Cremona •, esempio
clie noi brameremuio imltato anche in altri istituti di puh'
hlica o di privata beoeficenza.
no ArPKNDICE
Vans^eli festhi , ginsta il rito romano , cogll argomenti
c con alciiue breii illustjazioni. — Milano , 1829,
prcsso Clacoino Agnelli, in 8.°, di pag. lyS, ollre
5 d indice.
Quest' edizione non e altrimenti una delle moltissime
ristanipe clie a' di nostri vaano facendosi di siniil genere
di libri. Esso e lavoro di uii ottimo ecclesiastico , in cui
la dottrina e la sacra erudizione vanno del pari coUo zelo
e collo studio di giovare il suo prossimo, qualunque siasl
la classe cui tjuesti appartenga. Ed appnnto a tale sapien-
tissimo scopo tende il libro che di lui ora annunziamo.
Negli' argomenti si viene con chiarezza e precisione espo-
nendo la dottrina trainandataci dall'ecclesiastica tradizione.
L' autore poi giovandosi delle cosi dette arinonie , sull' esem-
pio degli antichissimi Padri ( uso specialmente racconian-
dato da Euseblo), lia posto ogni cura nel concordare le
varie narrazioni degli Evangelisti , perche i lettori aver
potessero una fedele ed esatta Istoria dei detti e del fatti
di Gesix Cristo , talvoUa raccontati troppo succintamente
dair uuo o dair altro degli Evangelisti. Le note sono bre-
vissime, quali cioe bastano a far comprendere la forza del
teste. Laonde questo libro da se stesso sufficlentemente si
raccoraanda ad ogni buon fedele.
Fasti dclla Metropoli e del Metropolita di Milano ,
descritti da Giovanni Villa, Dottore della Biblio-
tcca ambrosiana. — Milano, i83o, coi dpi di Gio-
vanni Pirotia, in 8.° di pag. 280. Prezzo lir. 3 austr.
Le cose risguardanti la critica, la storia e 1' erudizione
il pill delle volte giaciono sparse in una polverosa farragine
cH grossi volumi , dai quali rifuggono i piii de" lettori , seb-
bene comunissima sia fra gli uomini la curiosita di prea-
dere esatta notlzia di tanti oggetti che formano argoraento
di quistione ben anco nelle famigliari conversazioni. Noi
percio reputiamo della letteraria repubblica benemeritissimi
coloro che attendono od a pubblicare scritti antichi ed ine-
diti , od a raccogliere cio che su di una data materia tro-
vasi di piu importante in que' libri ch' essere non pos-
sono si agevolmente nelle mani di chicchessia , per tal modo
de' lore studj facendo direm quasi un aiimento ad ogni
PARTE ITALIAJ^l. I 11
paliito convenevole. Perciocclie /< i libii reccnti se nulla di
buono contengoiio, sogliono prenderlo dagli anticlii , sic-
come opportunamente avvertiva il ponteflce Alessandro VII.
appunto delle opere d'erudizioae parlando. " Bello e quindi
il vedere un Dottore deli' Amhrosiaiio Collegio , spinto da
nobile zelo di esporre le glorie della Chiesa IMilanese, e
di secondare gli ottiini suggeriinenti dell' insigne fondatore
della Biblioteca Aiubrosiana, raccogliere col primo suo la-
voro tutto cio che atto fosse a promovere al piu alto grade
la rinonianza della Metropoli e del Rletropolita di Milano,
e r opera sua consecrare all' eminentissimo porporato die
ora si degnamente siede sulla cattedra di Ainljrogio e di
Carlo. Gli si dee dunque perdonare se trasportato talvolta
da una specie di entusiasmo d' ingrandlre in qualunque
modo e conferinare con tuui i possibili argomeuti V as-
suntosi impegno, studiossi d' impinguare le sue dimostra-
zioni anche a fronte della critica piu rigorosa , bencbe alle
regole di questa per lo piu siasi egli attenuto.
Un tutto fece egli della Wetropoli e del Metropolita , e
1' opera sua divise regolarmente in tre parti , cercando nella
prima a quale epoca a un dipresso rimontl 1' istituzione
della milanese I\Ietropoli ; nella seconda quali e quante
ne' diversi tempi fossero le cbiese ad essa suflraganee j nella
terza quali fossero i privilegi e i lustri delta Metropoli e
del IMetropolita nell' ordine spirituale e nel civile.
Trattasi dunque nella prima parte dell' antichita di quel-
la istituzione, e molte prove di fatto si adducono in con-
ferma dell' antichita medesima. Premesse alcune generali
notizie sulla gerarchia metropolitica , si parla del titolo di
Arcivescovo che piu presto o piii tardi si adotto nelle me-
tropoli. 11 primo csempio di questo titolo in Milano tro-
vasi in Tomaso nomlnato Arcivescovo Milanese in una per-
gamena dell' anno 777; falsi o per lo meno sospetti ripu-
tandosi i documenti, nei quali quel titolo vedesi applicato
a' Vescovi anteriori. L' origine pero di questa metropoli sa-
viamente dall'autore si assegna, non gia a' tempi di S.Bar-
naba, benche forse la chiesa nostra fosse una delle prime
ad essere insignita del diritto metropolitico , ma bensi alle
disposizioni politiche dell' Italia del IV secolo , e quindi
a' tempi del nostro grande 5. Ambrogio. Le prove di fatto
che si adducono in conferraa dell' antichita di ijuesta me-
tropoli , ci sembrano assai ben fondate e della piu squisita
112 APPENDICE
erudizione corrcilate. Qulmli noa si ammette coll' Ughelli
che 5. Ainbro^io fosse il primo metropolita Milaaese , giac-
che per confessione dello stesso scrittore prima di S. Ai7i~
brooio varie chiese si aaminziaiio gia come siifFragaaee della
Milanese.
Versa la parte secoada snlP estensione della Milanese me-
tropoli, e in questa come suffraganee si accennano le chie-
se di Ravenna, d'Aquileja, di Vercelli, di Pavia, di Ge-
neva, di Bologna 5 di Torino, di Ferrara , di Como , di
Aosta e di Coira , di Piacenza, Bersello e Parma, di Mo-
dena e Reggio, di Bergamo e di Brescia , di Novara , Cre-
mona e Lodi, di Verona e Mantova , di Albenga , Asti,
Ivrea e Imola , di Tortona, Savona , Alba, Acqui e Ven-
timif'lia, di Bobbio, Alessandria, Mondovi, Casale S. Evasio,
Vi-^evano e Crema, di Trento e Luni , e per fino di Sirmio.
Altre ancora neirantica Qeografia iacra se ne annoverano ,
poste neir Emilia, nella Flaminia , nel Piceno e nella Ve-
ueziaj e da una lettera di S. Ainbrogio si raccoglie clie ad
esso soggette erano non solo le chiese della Liguria , del-
r Emilia e della Venezia , ma quelle ancora di tutte 1' altre
provincie adjacenti, dal che si trae principale argomento
a credere die anche Ravenna confinante colP Emilia fosse
tra le chiese suffraganee di Milano. Quanto alia chiesa di
Aquileja , si dice non esservi alcun fdUO positivo e certo ,
con che provare I' antica dipendenza di quella chiesa dalla
nostra ; e si soggiungono varie osservazioni per cui si rende
probabile quella dipendenza. Se non sembrasse troppo ar-
dimento, vorremmo qui introdurre un pensiero tutto nostro,
ed e che delPantica connessione , e quindi certamente della
dipendenza del patriarcato d' Aquileja dalla nostra nietro-
poli potrebbe forse formare argomento il vedere nella mila-
nese diocesi incastrata a cosi dire la parrocchia di Varenna
sul Lario, che probabilmeate da quel patriarcato dipendeva,
e che formo poscia parte della diocesi di Udine, il cui
vescovo succcduto era nella dignita e ne' diritti dell' antico
patriarca Aquilejese ^ finche sotto di Benedetto XIV abolita
la sede patriarcale di Udine , fu essa parrocchia definiti-
vamente aggregata alia diocesi di Milano , sebbeae conservi
tuttora il rito romano.
Non parleremo delle chiese di Vercelli , di Como , di
Bergamo, di Novara, Cremona e Lodi, ne di molt' al-
tre clie fjuasi lino a' di nostri soggette furouo al diritto
P\RTE ITALIANA. I i3
metropolitico della chicsa mlbnese. Notercmo soltanto clie
I'autore con lunga ed erudita discussione fa vcdere clie
dalla istitiizione del Metropoliti lino al VI secolo la cliiesa
ticinese in in tntta i' esteiisione del terinine suiliaganea
della milanese ; die nel secolo VI dopo remigi-azione dei
Vescovi milancsi a Genova, i Vescovi di Pavia si sottras-
sero da cjuella dependenza in via di fatto col farsi ordi-
nare dalla Santa Sede ; die nel principio deirottavo se-
colo si sciolsero essi legalmente daif obl)ligo della lore
consecrazione per parte del milanese Metropolita , senza
pero cessare d' essergli sufTrnganei in altre parti, le quali
dair autore pretendonsi sufficicnti a costituire I' esscnza del
metropolitico diritto ^ die que' Vescovi si svincolarono inte-
ramente da quella dependenza nel 1743 per bolla di Be-
nedetto XIV, passando ad essere suffraganei di Roma come
Arcivescovi di Amasia •, e die finalmente nel 1819, o piut-
tosto nel 1 82 1, la sede pavese, staccata dalla amasiense ,
fece ritorno alia primitiva totale dependenza dalla nostra.
Tanto piu rendevasi necessaria questa discussione, quanto
die varj punti di fatto e varj documenti erano stati re-
centemente contrastati per parte di alcuni scriitori pavesi.
Con tre prove di fatto si giustifica pure la suggezlone
della chiesa di Genova a quella di Milano. Quanto poi alia
chiesa di Bologna, si adduce il fatto di S. Ainbrogio, die
velo in Bologna le sacre vergini , vi ricerco i corpi dei
SS. I\Iartiri Vitale , e Agricola , una chiesa vi ''onsacro sotto
la loro invocazione e feces! pure a quivi propagare i rlti
ambrosiani. Due altri fatti posteriori provano parimente die
5. Massimo Vescovo di Torino, fosse suffraganeo della no-
stra Metropoli. Non altrimenti dimostrasi la suggezione della
chiesa di Ferrara alia milanese, attestando lo stesso «S. Am-
brogio , che tutta a lui soggiaceva I'antica Emilia: aggiugnesi
r idcntita di tal sede con quella di Vicovenza cola trasfe-
rita , oltre la testimonianza di altri documenti comedie di
data assai posteriori. Se Como videsi per qualdie tempo
sotto la giurisdizione di Aquileja , si mostra tuitavia die
quella cliiesa dalla sua fondazione fin verso il principio
del VII secolo ebbe a metropoli IMilano ; che dopo quel
tempo fu suirraganea ora d"" Aquileja, ora di Milano; die
per breve tempo passata sotto Gorizia, dal 1789 in avanti
ripiglio la primitiva metropoli di IMilano, alia quale tuttora
soggiace. La suggezione della cliiesa d' Aosta alia milanese
JJcOL lud. T. LVIII. 8
Il4 ArrENDICE
si dlmostra con varj docunicnti, e con eguali pi-ove si di-
niostra pure qnella della cliiesa di Coii-a , benche questa
passasse poscia sotto la metropoU niogontina.
Con egnali argomenti si prova T antica dependenza delle
cliiese di Piacenza , Bersello e Parma, come qnella pure
delle chiese di Modena e Reggio , dalla nostra nietropoli.
Riguardo a Bergamo, cltasi il terzo de' suoi Vescovi con-
sacrato da Sant'Ainbrogio. Quanto a Brescia, citansi un Ve-
scovo Ottatiano o Ottavio sottoscritto ad una lettera sino-
dale dell' anno 461 diretta a S. Leone, e I'approvazione
data dal nostro Arcivescovo Angilberio II alio stabillmento
del monastero bresciano de' Santi Faustino e Giovlta. Ne
nianca la menzione di Vescovi bergamasclii e bresciani ,
die nel spcolo XIII e nei successiyi assistettero in Milano
a pill sinodi provinciali.
L' appellazione portata a S. Ainbrogio dal giudizio di
Siagrio Vescovo di Verona , clie condannata aveva la ver-
gine Indicia , e 1' assoUizione di quella vergine pronunciata
da 5. Ambrogio inedeslmo in vm concilio , giovano a pro-
vare 1' antica dependenza della chiesa Veronese. Piu tardi
ebbe principio quella della cbiesa mantovana, die stabi-
llta soltanto nel IX secolo , fu assoggettata ad AquIIeja ;
di la passo sotto Roma e sotto Ferrara, e quindi sotto
Milano noil prima deU'anno 18 19. Per la suggezione d'Imola
alia nostra metropoli, non milita fuordie una lettera di
S. Ainbrogio a certo Costanzo, Vescovo di una sede innomi-
nata, nella quale gli si racconianda di vlsitare tratto tratto
la cliiesa posta al foro di Cornelio (cioe ad Iniola), fin-
che non sia di Vescovo provveduta. Maggiori dubbj po-
trebbero suscitarsi iiitorno alle chiese di Trento, di Luni
e di Sirmio. E quanto a Trento , si limita 1' autore a mo-
strare assai verisiniile , die quella chiesa in una parte del
IV e in altra del V secolo a noi appartenesse. Riguardo a
Luni , trovasl una lettera di S. Gregorio Blagno nella quale
a Costanzo Vescovo, e probabilmente inetropolita di Mi-
lano, si racconianda che cooperi con Venanzio a- riordi-
nare la discipHna di una chiesa, di cui era Vescovo lo
stesso Venanzio. Ma non e chiaro se quel Venanzio fosse
Vescovo di Luni , oppure di Lodi , giacche nella lettera
siiddetta diconsi giunte al Papa relazioni o ricorsi de Lau-
dentium partibus , che alcuni pero leggere vot-rebbero Lu-
nensium. Questa Iczione accreditat:i dalla testimonianza dei
rAKTE ITALIANA. I i5
Maurini, prende vigore tlalla notizia clie la provincia ml-
lanese stendevasi negli antichi tempi liingo le coste iiia-
rittijiie del Genovesato, e stendersi poteva faciluieiite fiiio
air attigua Lnni. Ua Sevcro Vescovo di Luni vedesi pure
sottosciitto imniediatamente dopo ua snfTraganeo di Milano,
cioe il Vescovo di Ventimiglia. Riguai-do poi alia cliiesa di
Sirmlo, cltta primaria deli' lUirio occidentale, e la piii Ion-
tana di quante mai ebbero Milano a metropoli , citansi il
Baronio , V Ughelli, il Castiglioni ed altri i quali sono d' av-
viso die nel IV secolo lino a Sirniio si stendesse la pro-
vincia milanese, in tale opinione condotti dall'autorita di
PaoUno contemporaneo e biografo di 5, Ambrogio , die lo
fa viaggiai-e a Siinuio per ordinarvi un Vescovo cattojico,
nominate Anemio. Dubbio e tuttavia, come imparzialmente
riconosce Tantore, se il Vescovo di Sirmio non fosse gia
metropolita, allorche di Milano eralo S. Ambrogio. Con egua-
le sincerita egli tace intorno alP antica dependenza di altre
chiese dalla nostra metropoli , come di Briniano , ora di-
strutta , di S. Giovanni di Blaurienne , di Sion, di Arezzo
e di Firenze , benclie da alcuni gravi scrittori al nostro
metropolita credansi quelle chiese per qualclie tempo as-
soggettatc. Si chiude questa seconda parte , die e la pin
ampia di tutta T opera , con un quadro cronologico della
estensione della Metropoli di Blilano.
Trattasi nella parte terza della dignlta del Metropolita
milanese, die si fa consistere nella preminenza sopra di
altri Metropoliti d' Italia, nell' antichita e nel pcivilegio del
pallio e della croce , nel privilegio di capo del rito am-
brosiano, in qucllo di coronare i Re d' Italia, come pure
di prcscntare al Papa i Ee die coronare dovevansi Impe-
ratori in Roma, nella dovizia di Cardinali e di Vescovi
santi die trovansi nella serie de' nostri IMetropoliti , nolle
loro riccliezze ( die noi coll' autore non vorremnio appel-
lare sterininate, sembrandoci questo epiteto ripugnante alia
cristiana modestia , e non applicabile alle circostanze dei
nostri tempi), e nella grande loro potenza nel civile. L' au-
tore lia in questa parte certamente raccolto tutto cio die
accuiuulare potevasi ond' ingrandire la dignita del nostro
IMetropolita.
Clie se rimanere ci potesse qualdie dubbio sul merito
di quest' opera , csso cader non potrebbe die sull' am-
piczza dcUe asserzioni delT autore e degli ouori ch'egli al
Il6 APPENDICE
Metropollta aggluiUca; alcunl de'' quali jier avventura non si
appoggiano che a scarsl e poco autorevoli argomcntl od
anclic talvolta a cltazioni di documenti o di autori sospetti.
Lodiamo tuttavia il suo divisamento , perche nulla abbia
egli voIlUo omcttere di cio che il decoro aumentar potesse
del sno Metropolita ; ed aggingnereino ancora eh" egli ia
alcuiii puiiti fece uso di squisita erudizione ed anche di
una crltica giudlziosa.
Non privi d' interesse sono i pochi ceniii che si riferi-
scono al priniario privilegio deirArcivescovo nostro , di es-
sere cioe capo del rito ambrosiano, e qui ben a proposito
si accennano le glorie del Metropolita attuale che ad esempio
del piu illustri suoi predecessori , raostro grandissimo zelo
per la purezza ed integrlta dell' ambrosiana liturgia, e pre-
sentato avendo al regnante Pio VIII le Osservazioni del Maz-
zucchelli su di varj oggetti al rito nostro appartenenti, ne
ottenne risposta onorevole tanto per se medesimo quanto
per r eruditissimo autore di quel libro. Riguardo al pri-
vilegio di coronare i Re d' Italia , qualche mancanza jjo-
trebbe forse notarsi in questo capitolo ^ ma V autore ha
creduto di potersi sciogliere da qualunque imljarazzo, ri-
ferendosi all' opuscolo intitolato : ddle incoroiiazioni dei Re
d' Italia seguite nell' Insubria , stampato in Milano nel i8o5,
opuscolo di fuggitiva o temporanea occasione.
Due osservazioni ci si presentano al proposito di cio che
si asserisce intorno alle grandissiuie ricchezze del Metropo-
lita milanese ed all' antica di lui potenza nel civile. Si dice
nel testo alia pag. 2o5 che le valli Leventiua, di Blenio e
di Biasca o delle riviere, donate agli ordinarj e decuraani
della metropolitana da Arnolfo II, cedute furono da essi a
Giovari Galeazzo Sforza colia riserva del titolo di cond per
quattro degli ordinarj ; e che finalniente per ben di pace
vennero dal Duca trasmesse agli Svizzeri. Non totalmente
esatta troviamo quest' asserzione , perche ai quattro ordi-
narj menzionati non si riserbo il solo titolo di cond; ma
eglino lino alia soppressione del capitolo nietropolitano,
fatta ne' tempi repuljblicani , godettero dei tributi delle
suddette valli, di altre rendite unite e dei diritti annessi
al feudo che tra i piii illustri viene menzionato anche dal
Lunig nel suo Codice diplomadco dell Italia. Parlandosi poi
della potenza degli Arcivescovi nel civile, pag. 227, si
dice che con Giovanni Visconti si estinse la civile potenza
PARTE ITALIANA. I I 7
del nostro Aicivcsrovo , nc piu rinacqiic in altri. Nol cre-
tliamo poter afl'ermare die gli Arcivescovi successivi con-
servarono senipre 11 principato dclla Valsokla , nienzionato
ancli' esso dal citato Lunig, col diritto che i guircconsuiti
chiainano del mero e misio impcrio , e questo diritto co-
stantemente da essi si mantenne lino alia morte del Car-
diiiale Arcivescovo Fozzobonclli , cioe siiio al 1781.
Altre osservazioni noi tjni aggiugnere potreinmo , se
forse giii di troppo intertenuti iion ci fossinio nella di-
samina di questo lil)ro. E parlando in generale, ci sembra
che r autoie avrelibc in piu luoglii potuto giovarsi anche
di cio clie fu a' di nostri pubblicato da scrittori che forse
con maggior criiica di qnella di taluno degli antichi discus-
sero ora Tun punto ora Taltro delle materle niedesimc.
La dove poi ei parla de'Riti roinano ed aml)rosiano, ci
parve non del tutto scevero da quelle spirito di niunicipio,
da cui uno storico mostrarsi dovrebbe alienissimo sempre.
Alia pag. 1 85, ove parlasi della coronazione di Carlo V.,
leggemiuo Clemente V, in vece di YII. Attribuire vogliaiiio
quest' errore ad una semplice emenda di stampa. Ma spe-
cialmente bramato avremmo un po'piu di studio nello stile,
il quale procede talvolta non bastevolmente colto , tal
altra un po' pedestre , e di quando in quando con una
iiianicra clie quasi direbbesi dedamatoria. Ne da cio po-
trcbbe pienamente assolversi T autore per la protesta da
lui fatta nel chiudere la sua prefazione. Percioccbe altro
e uno stile purgato e colto, ed altro un dir Sanese ed
nno stile da lima e da compasso. Da questo abborre ogni
uomo di buon senno e di squisito sentire , di quello far
debb' uso cbiunque scrive o parla nella letteraria repub-
blica. E se da norma sifTatta non e lecito il dipartirsi in
qualsivoglia scrittura ; assai meno poi lo sara in un' opera
di natura sua arida e grave, la quale percio inliorarsi dee
coUo stile ond' adescare vie meglio i leggitori.
Ma queste in un lavoro di grande iinportanza , e dl fa-
tica grandissinia , siccome e quello di cui ragionato ab-
biamo , repntar si deljbono mende lievi. E certaniente i
nostri concittadini se ne compiaceranno , vedendo in que-
st'opera, c niasslme nella terza parte, per ogni modo illu-
strata la dignita , la grandezza , la celebrita della Cliiesa no-
stra c del nostro Metropolita.
llS APPENDICF.
Breiinrinm Ambrosiannm S. Carolo archieplscopo edi-
tiiin Cdi'olo Cajctano Cardiiudi Q(dsnddo archiepl-
scopo deiiiio irnpressiiui. Pars oestiva , a PascJiate
usque ad Dom. VII post Pentec. — Mediolani ,
M.DCCC.xxx , typis Joanrds Bei nardonu , in 8.°
{Prezzo lir. 5 ital. , paii a lir. 5. 74 austr.).
Tra i saggi provvedimenti cui rivolse le pastoral! sue
sollecitadliii T emiueatissimo nostro Arcivescovo, appena
assunto alia cattedra di Ambrogio e di Carlo, noa fu cer-
taiueiite l' ultimo quello di una nuova edizione deirambro-
siaiio Bre\'iario, gia da lungo tempo desiderata da tutti i
hnoni ecclesiastlci della milanese diocesi. Perciocche nelle
antecedenti edizioni iion poclie meade iacontravansi in cio
die risguarda la tipografia, noii ngualmente in tutte vede-
vasi chiara o ben distinta la rubrica, ne tutte erano per-
fettamente nel testo confonni. La parte storica poi non
era scevera di lacune, ed in alcuni comecbe rarissimi luoglu
sembrava dalla retta critica dissentire. A cio aggiugnevasi
che dopo quelle ultime edizioni essendosi nella nostra li-
turgia introdotte e nuove feste e piu ampie e piii accurate
officiature , era d' uopo e per queste e per quelle ricorrere
ai varj supplimenti die in diversl tempi stati erano pub-
blicati. Laonde reminentissimo Arcivescovo, riscontrati per
ordine suo da dotti teologi i luogbi die bisogno aveano di
emendazione o di aggiugnimenti, e questi soli con prii-
dente parsimonia ritoccati, lasciando intatta la salmodia,
quale ci fu da' niaggiori nostri tramandata, cioe di versa in
alcuni luoghi dalla vulgata itala o romana o veneta, im-
primere fece questa nuova accuratissima e per pregi tipo-
grafici bella e nitida edizione , saggiamente ingiugnendo
che in avvenire di essa sola usar debba T ambrosiano clero.
Ebbe pero luogo in quest' edizione ancora uno sbaglio
tipografico a pag. 420, parte estiva, lezione III di S. Bar-
uaba ; ove si legge : Ejus caput et cineres asservantur
Y)er asservabantur : di che ci diede avviso lo stesso editore,
il quale ci fa altresi sapere che 1' associazione a questo
Breviario venue da lui protratta sino alia pubblicazione di
tutta la parte jeaiale , e che dopo di questa il prezzo di
ogni volume ossia d' ognuna delle quattro parti sara au-
nientato d' una lira italiaua e cinquanta centesimi.
I'AUTE ITAMANA. II()
Aloysii Colla , Novi scitaininearum generis De sdrpe
jam cogidta commcntatio. — Tauriid, mardo i83o,
ex Hcgio typographceo , in quarto , pcig- 1 2 , con
una stampa.
Ottaviano Targioai-Tozzetti, rapito, non ha guari , alia
scienza di cui in splcndido ornainento , nel iSiS mando
al Colla nn amoiuo cassuiiiuaar vivente. Questa pianta
fiori la prima volta nell' Ofto botanico di Rivoli in agosto
del 1829. II Colla la paragono colic altre piante di amo-
mo; ma avcndo accuratamente esaminati gli organi della
friittificazione credette poterla riferire alle scitaminee. E
niolto propiuqaa al genere zenzovero.
Lucce Stullii rhagiisini opuscida duo tncdica , Bono-
nice studiuriun , a. MDCCcxxviin ex typogrciplieo
Annesii Nobilii et soc , di pag- 55 , in 0°
Chiaro qual medico, qnal naturalista e qual letterato
suona il noine di Luca Stulli non ha gnari dalla morte ra-
pito , e bene quindi opero il fratel sue Biagio pubblicandone
con bella edizione i due opuscoli die annnnziaiiio, impor-
tantissimi ambidne per la scienza medica dal lato del sog-
getto , e per la letteratura da qucUo della bella e gastigata
ilizione. Concerne il primo opuscolo si fiera , si stermina-
tricc peste da non saperne trovare di simile negll annali
della storia medica. Apparve nel circondario di Ragusi in
sul terminare dell' anno iSaS: il miasma suo era d' incre-
dibile attivitk, non perdonava ne a sesso ne ad eta, anzi
a rovcsclo dell' ordinaria peste assaliva vie maggiormente i
i'anciullif, per lo piii uccideva in ventiqnattr' ore, talvolta
entro tre giorni , radissimo entro sette. Se il malato aggiu-
gneva al nouo di, non avea piii dubbio di salvamento. Era
pero rarissima cosa questa lortuna , poiche di cento sol
quattro risanavano , e sol per opera di natura , non per
ajuto di medicina. Svariavano grandemente i fenomeni ed
i segni morbosi ; ma 1' emorragia di naso od in vita od in
morte v' aveva sempi^c , sempre il male di capo. Nei ca-
daveri erano flittene , vibici, antraci, biibboni, or tutti a
una volta, or solo 1' uno o piii di essi •, nessnno in chi mo-
riva in ventiqnattr' ore. Mancava ne'cadaveri l' indizio ca-
ralteristico della comune peste, la pieghevolezza degli arti.
I20 APPENDICE
Singolarl fenomonl intorno all' Infezlone vcngono inol-
tre dair autore rapportati , pei quali e pure dimostrat.a
r attitudine , la disposizloiie diversa die hanno le diverse
persone a pigliare i contagl. Osservazione iion certamente
nuova, nia Ijen degna di esser notata, rinveniamo in ap-
presso quella , clie durante cotal peste apparisse maggior
fecoadita nelle donne , e concepissero fla di quelle , cui ,
per essere in sul terminare le purghe , pareva levata a
clo ogni speranza. Terminato die V autore nostro ebbe
di accennare quanto egli crede all' uopo per dare breve
si ma abbastanza particolarizzata nozione di si terribil
pesLe 5 si fa alia descrizione di un' altva guisa di morbo die
i Turdil soglion diiamare sua appendice, e cli' e il mor])0
dei carbonclii. Esso pare specialmente proprio dei buoi ,
dei muli, dei cavalli, delle pecore, delle capre , e pare clie
venga da miasma, e s'ingeneri anthe di per se per in-
terne cagloni.
Gli animali die ne son presl divengon tristi , patlscoiio
anoressia , impigriscono , camrainan lentaracnte , e come
barcoUanti , ban febbre forte ;, al collo , alia gola , agl' in-
guini ed in qualunque altra parte del corpo rialzansi tu-
mor! grossi qual uovo di Colombo ; di color rosso atro se
sono ove non e pelo ; i quali tumori tasteggiati ci faiino
accorti contener essi un fluido , die tutta poi ne riempie
la cavita die formano. Questo fluido poco stante da ad-
dietro, o tutto ad un tratto svanisce, accrescendo il male
in malignita , e pigliando per metastasi nobili viscere ;, ia
segnito a cai, in mezzo a tutti gl' indlzj del massiiiio ab-
battimento e rilassamento entro ventiqnattr' ore giugne la
niorte. I buoi vicini al trapasso vengono pigliati da tal
furore die dan del capo in qualunque luogo, e abbattutlsi
in corpi duri piu in breve vanno cosi di questa vita. Nei
cadaveri rinviensi grossa la milza , rigonfio il fegato con
istrisce cerialee e nere , la vescichetta del fiele vuota ,
I'intestin retto gangrenato. Son pochi gli animali , die iioa
curati sottraggansi alia mortalita di qnesto morbo. La cura
si eseguisce con bevande di vin generoso , con triaca ,
sale ammoniaco e grasso di porco , fatta ogni cosa traa-
gugiare. I tumori s' apron, si vuotan premendoli, e si
lavano ripetutamente con vin caldo stemperatovi parimente
sale ammoniaco, per poi aljbruciarli col cauterio. Durante
la suppurazione si da quella bevanda eccitante due volte
PARTE ITALIANA. 12 1
al (U airanimale^ ed esso per rjuesti rimcJj in dieci o
docVici di e sano. L" esperlenza cliian die per semplice
contatto i vivi noii pigliano questo male , die puo appic-
carsi per lo contagio clie viene dall' esalazlone degli escre-
nienti , e dal pntrcriirsi dei cadaveri, e trapassar neiruomo
per lo aprire essi cadaver! , per lo toccarne i carbondii
avendovi alcuna ferita alia niaiio. Esso trapassa qnindi
dalle bestie neiruomo, e dall' uomo nelle bestie. Piffliando
r uomo appare snbito fortissima f'ebbre , e in capo a poche
ore sorge una tal quale pustoletta grossa qual cece , per
lo piu alle articolazioni. V lia tosto vertigine e vomito.
Quella pustoletta appare poco stante un furoncolo , e dopo
due o tre ore divicne nera con all' ingiro ceixhlo ceruleo.
Lasciando andare il male senza ripararvi in dodici ore
la pustola e grossa qual uovo di polio, e vi sor^ono in
vicinanza vil)ici ; 1' infermo da in sopore , e in un batter
d'occliio si fa enfisematico ; e in pronto vomito di feti-
dissima bile; freddano le estremita ; sopraggiugne lo sfa-
celo, indi la morte , non niai piii tardo di ventiquattr' oi'e.
L' autore non sa die cosa siasi i-invenuto nei morti di
questo morbo. Riniediando\i presto non riesce fatale. E il
sicuro rimedio anclie nell' uomo sono il presto aprire e
bruciare le pustole , e all' interno gli eccitanti.
Breve monograiia di una specie di febbre scarlattina die
fu pur in Eagusi 1' anno 182 3 abbiamo nel secondo opu-
scolo. Con assai disuguali e different! slntomi correva que-
st'esantema della cui forza contagiosa non v' aveva diiara
prova; infieriva vie maggiormente nei ragazzi, e per lo piii
non ancor tcrminato il terzo di levavali dal mondo, senza
cbe i diversi tentati nietodi di cura giovassero. E perdie
cliiaramente si veda il tanto svario de' fenomeni morbosi,
r autore parecchie storie riferisce dalle prime delle quali
ricaverebbesi cbe la scarlattina in discorso s' assomigliasse
a quclla, die gia epidemica in alcun sito di Francia noto
Swieten nel suo Trattato degli esantemi febbrili ; e nella
quale , come in quella di Ragusi , tanto e si pronto era il
corrompimento de' cadaveri , die nissuno ardi notomizzarli.
In questa occorrenza 1' autore fatto prova del cloro , die
alcuni predicano qual sicuro domatore di ogni febbre scar-
lattina , per quanto maligna sia , non ne ottenne nissun
buon efietto. Se i limiti, cui in (juesto giornale non ci
pare sia il caso d' oltrepassare , eel pei-mettessero , noi
122 APPENDICE
saremnio entrat'i nella disamina dell' lutricata dottrina del-
r origine e del propagarsl delle epideraie in generate, e
del miasma scarlattinoso in particolare , di cui con alcuna
ampiezza piglia a ragionare rautore, poiche in alcun punto
crediamo che non si possa interainente essere del siio sen-
timento. Del resto se anclie per altri rispetti non possiarao
interamente sottoscriverci , e commendare le teoriche da
lui altrove avanzate , lodarlo pero ci e forza per la chiara ,
semplice, esatta e precisa esposizione delle cose, pel giusti
e savj riflessi , per lo spirito di retta osservazione, e per
r amore della scienza e del bene dell' umanita die le scrit-
ture sue dimostrano e promovoao.
S/d morso piii confacente al cavallo , operetta del ca-
vcdierc Massimillaiio Weyrother , imperiale regio
cavallcrizzo alia scnola spagiiuola , gid primo ca-
' vallerizzo all' I. R. Istituto inilltare di eqiiitazione
" in Winer-IVeustat , traduzione dal tcdcsco. — Mi-
^ lano, i83o, dalla Societd tipografica dci classici
^'" italiani, di pag. 5^, in 3.° grande.
• A Pel maneggio , governo e gnida del cavallo riesce dl
non poca importanza il saper l^ene imbrigliarlo ; non di
manco chi finora tratto di tale soggetto non si estese
quant' era d' uopo intorno alia parte principale ; cioe alia
piu confacente maniera di applicare il morso attenendosi
alle proporzioni di qnesto coUa bocca del cavallo, e aU'arte
di misurarlo e di calcolarlo. Ma per ben riescire in cio
non si poteva non ricorrere a ritrarne i fermi principj
dalla meccanica , essendo il morso considerato sotto il vero
suo scopo non piii che una maniera di leva. Qncsta ri-
cerca e percio la prima cui di proposito attese il signer
Weyrother, pervenendo a staliilire che il morso e una leva
di secoiido genere. Dopo di che egli s' estende a chiarire
come in ogni sua parte abbia il morso ad operare , onde
ottengasi perfettamente lo scopo cui tende , e quali esser
debbano le dimensioni e le forme sue , e con quali rlsulta-
nienti risponda ogni sua parte al diverso regolare delle
redini. Che pero descritte vengono ed esaminate le dilJe-
renti maniere di morso in uso presso le diverse nazioni
mostrandosi com' esse facciano al caso. Due tavole in rame
ajutano poi V intelligenza della matex'ia in discorso. Noi non
PARTE IT.VLIA.NA. 123
tlnbltiamo pnnto die cliiiinqne o perafFetto, o per soUaz-
zo , o per mestiero nianeggia e regge cavalli noa sia per
trovare grande sussidio, ed altresi con che trarsi sovente
d' Imljarazzo nella presente operetta della ciii traduzione
dolibiamo saper grado al signor Pietro Sajler cavallerizzo
di S. A. I. R. il serenissimo Arciduca Yicere del i-egno
Lombardo-Veneto.
V A R I E T A.
Esamina dclle Osseivazlonl al Brcii ccnni siil vajuolo
dumlnaiite ncl Milanese, ccc.
Ocrivendo i Brevi cenni sid vajuolo {\) lo scope m'lo prin-
cipale fu di far conoscere quanta sia stata auclie neU'at-
tuale epideniia dal fatti confennata V euergica virtii del
vaccino. Non dovevasi quiudi passare sotto silenzio uno
scritto , del quale il titolo (2) fa supporre , che il metodo
comuueniente adottato di vaccinare sia difettoso , e quindi
insufiiciente a teneici immuni dal vajuoloso contagio. Pon-
derate le ragioni addotte dal sig. dottore Fantonetti , bo
creduto ravvisarle non conformi all' osservazione ed alia
sperienza , e conseguenteniente bo concbiuso cbe la ri-
vaccinazione doveva per lo meno riuscire inutile.
Lo stesso signor dottore iuseri nel successivo fascicolo
(febbrajo, p. 276 ) di questa Bibiioteca alcune Oiienaa'orai
ai Brexi cenni ecc. Vediarao ora di dare a tutte queste os-
servazionl il loro giusto valore.
Osservazione i". « La diversita tra il vajuolo raodificato
e la varicella e indubliiamente accertata. "
Le ragioni da me enunciate, le qaali dimostrano cbe il
vajuolo modificato e la varicella per niolti riguardi sono
aftini, erano piu tendenti a rendere manifesta la costante
benigaita di quelle , cbe non a sostenere la natura identica
di quest! due esantenii. Di fatto bo subito dopo ammesso,
(1) Biblioteca Italiana , gennajo i83o, p, no.
(2) Delia noccssita della rivaccinazione , Ragionaiuento del sig,
dottore Fantonetti ccc.
124 V A R I E T A .
die tr.i qubstl vi pnssa una cllversita. Parm'i qulndi die si
poteva anclie far senza di qnesta osservazione.
Osscnazionc 2.^ << E indul)l)laiiiente pur accertato, die
il vajuolo niodilicato .... trapassa in vajoolo vero e le-
glttimo in cui n' e proporzionato. »
Che il vajuolo modificato possa portare vajuolo vero e
una quistione da alcuni anni agitata e non niai decisa. Gli
autori citati dal sig. dott. Fantonetti in appoggio della sua
opinione trovarono forti oppositori , le sperieuze dei quali
si possono conoscere leggendo gli scritti in questi ultimi
tempi publilicati sul vajuolo e sul vajuoloide. Mi liasta
qulndi il fare per ora presente, die il dott. Guillou (1)
innesto moltissimi soggetti coil' umore estratto dalle pustole
del vajuolo modificato , ed ottenne delle vere pustole vac-
cine e non il vajuolo. Dietro cio non sara pennesso ad
un medico, die ebbe campo di osservare non piccolo nu-
mero di ammalati di vajuolo, e die non ostante le piu
scrupolose ricerclie non arrivo niai a scoprire un sol caso
di vajuolo naturale e legittimo causato dal modificato, noa
sara pennesso , io dico , ad un tal medico di non mostrare
su questo punto la sua piena convinzione? II sig. dottore
Fantonetti soggiunge, die la quistione fu definita dall'Ac-
cadeniia reale delle sclenze di Parigi (3). Io dovrei prima
di tutto fargli riflettere , die non e possiblle avere alia
iTiani tutti i giornali appena pubblicati, e jjrincipalmente gli
esteri ; die il giornale da lui citato non era fors' anco ar-
rivato a Milano quando io scriveva, e die il fascicolo degVi
Annali universal! di medicina (3) , su cui trovasi la rela-
zione del sig. Emery letta a nome della Commissione del
vaccino non erasi ancor pubblicato quando il mio Ynano-
scrltto e state consegnato alle stampe ; ma cio nulla monta.
Fosse almen vero quanto viene asserito con tanta fran-
chezza ! Basta dare un' occhiata a quella relazione per con-
vincersi die la cosa e ancora piix die mai indecisa. II si-
gner Desormaux nella discussione del i5 dicembre su quella
relazione stima troppo assolute le condusioni , quindi dice:
It Medici in gran novero niegano ancora die il vajuoloide
( vajuolo modificato ) possa dare vajuolo ;, e non venne
(l) Biblioteque nied. janv. 1827.
(a) Jour. i;en. de med,, janv. l83o,
' (3) Febbrajo i83o.
V A R I E T X. 125
rapport.ito noii pur vin sol fatto di questa sorte die noii lasci
aJctiii tliibljio. " 11 clottor Cenclrin in una nota alia stessa
lela/.ioae cosi concliuule : " DaU' innesto di vajuoloide noa
ne viene clie vaJLioloide e mai vajuolo. Le sperienze c!ie
sono nella uiia Memoria citata da Emery lo provauo senza
altro. A chi conosce il vajuoloide, il vajuolo e la vaccina
i-iesce inipossil)ile 11 prestar fede ai fatti die si riferiscono
di vajuoloide, die nvrebbe suscitato vajuolo, posciadie egli
scoriicsi a cliiaie note, dal uiodo con cui sono luessi in-
nanzi quel fatti die gli autori loro non ebbero mai cono-
sciuto ne il vajuolo, ne il vajuoloide (i). " Dopo tuttocio
non mi sarei giammai aspettato die il sig. dott. Fantonetti
per non credermi capace di dare una solenne mcntita a
mcdici riputatissinii , dovesse farmi la grazia di stimarmi
non pienamente al fatto delle cognizioni attuali su questa
materia.
Esaiiiiniamo ora le osservazioni die particolarmeute rl-
guardano 1' opinione del sig. dott. Fantonetti suUa neces-
sita della rivaccinazione.
Osservazione 3." « Noa e provato die poclie pustole di
vaccino, ed anche una sola sia quel tanto appunto die
riesca senza piii etFicace a tutta levar via T attitudine al
vajuolo. »
Qui non vengono riportati fatti, e solo si dice, die
se trovansi nelle diverse persone diversi gradi d' idoneita
vajuolosa, una eguale dosa di vaccino non dovra bastare a
toglierla in tutti. 11 sig. dott. Taroni (a) gli risponda per
me : k Riflettendo sulla proprieta dei contagi , die non agi-
scono come i veleni in ragione della quaatita, per cui quella
perturbazione indotta da una molecola si osserva eguale a
quella di piii molecole , neppure questa opinione sembra
avere sutliciente appoggio, se non viene confermata dai
fatti. " Noi sappiamo altronde die il signor dott. Sacco,
dice ripetutamente (3) die e indifferente per 1" elTetto del
»
(1) Annali univers. di rued., febb. i83o. Articolo tradotto dal
sig. dott. Fantonetti.
(2) Ann. univer. di med. febb. i83o. Si noti clie nella quarta
osservazione vengono riportate in conferma della rivaccinazione
alcime gperionze di questo medico , le quail non potevano essere
a iiiia cognizione , essendo state pubblicate quaiido i iiiiei Ercvl
ceiini eran ;:ia stauipati.
(3) Trattcito di vaccinazionc , pag. II3 , e alti'ove.
laO V A R I E T A .
vacc'mo 11 numcro delle pmiture . . . una produce Tistesso
etFetto di dieci e ventl. II dott. Chiappari dettava la stessa
cosa dalla cattedra (i). Qneste coiicliiLisioni dovevano es-
sere certanientc il frntto di osservazioni indnbitate , mentre
il primo aveva fin d'allora vaccinatl piu di i5om. individui,
ed il secondo era addetto alia pia Casa di S. Caterina, ed
era particolarmente incaricato della vaccinazione. Boffinet,
non ricordato dal sig. dottor Fantonetti , Boffinet (2), che
spiega principj per nulla diversi da' suoi, e che pur pro-
pone la rivaccinazione, confessa che la piu parte dei me-
dici rltiene che una sola pustola di vero vaccino basta a
preservare dal vajuolo. lo posso assicurare, che il maggior
numero degli ammalati di vajuolo modificato da me osservati
mostrava ouattro ed anclie sei cicatrici lasciate dal vac-
cino. La stessa comniissione del vaccino (3) rifiuto la pro-
posizlone fatta di eseguire piii punture dicendo, che molte
persone che eljbero una o due pustole . quantunque abbiano
di frequenti trattato coi vajuolosi , schivarono il vajuolo. Po-
sto tutto cio, serabrami che sia provato abbastanza quanto
ho esposto nei Brevi cenni.
Osservazione 4." « Non e vero che tutti i celebri vac-
cinatori concordino nelT affcrmare torni vano il rivaccinare
in cui di fresco vaccinato uscirono ottlme bolle. "
lo lion impugno che gli autori da lui riportati abbiano
ottenute delle Ijuone pustole vaccine da persone altra volta
vaccinate: devo pero far presente che molti furono i sog-
getti su cui si fecero gli sperimenti , e che in l:)en pochi
sortirono buone pustole; che quasi tutti questi pochi erano
stati vaccinati alcuni anni jJi'hna da altri vaccinatori , per
cui non si poteva avere certezza del buon esito del prime
innesto. II dottore Dornbluth (4) ripete 1' innesto su 284
soggetti a poca distanza dalla prima vaccinazione , che
era stata da lui eseguita e riconosciuta vera, ed in soli
tre ottenne delle pustole , che rassomigliavano a quelle del
vero vaccino. Questi tre soggetti non potevano essere di
quelli , che conservano V idonelta a contrarre il vajuolo
(1) Lezioni d'' Ostetrlcia. ' '
(2) Jour, des progres etc., 1828, t. XI , p. 188.
(3) Ann. univ. di uied., febb. i83c.
(4) Jour, des proiires etc, 1827, vol. I.°, pa^. 68.
V A n I ir T A . I2T
aiiclie una secomla volta? II dottor Sacco (i) dice inutile
uti secoiido iniiesto dopo sei o sette gioriii dal primo.
Cio viene par confermato dalla sperienza di Crigthoii , e
di Bryce citato da Batemaii (2). II sig. dottore Fantonetti ,
clie tanto si appoggia alle sne sperienze , e egli poi certo
che la prima vacciiiazione da lui non osservata sia stata
regolare ia quelli die nianifestarono al secondo ianesto
buone pustole vaccine ? Le iiiie sperienze poi quantunque
non circostanziate non sono certo niinori in numero delle
sue , e sono state praticate su fanciulli da me antecedeu-
teniente vaccinati con pleno efFetto. La stessa Accademia
reale delle scienze di Parigi cosi si esprime : i< Quanto al
rivaccinare bisogna dire, clie finora dalle prove non si ha
nulla di costante " (3). Finainiente se e stato diniostrato
evidentemente da tutti i celebri vaccinatori , die la vacci-
nazione preserva indubbiamente dal vajnolo, bisognera
convenire, die quella toglie tutta 1' idoneita vajuolosa :
dunque la rivaccinazione e inutile. Pare anclie adesso che
io aldiia veramente pigliato un equiioco?
Osservazione S.'' " La senslbilita della filjra , e la predi-
sposizione ad una maniera di contagio sono lien la diversa
cosa ".
Io diceva , che i bambini ed i fanciulli essendo di fibra
niolto sensibile dovrebbero sentire a preferenza I' influsso
del contagio. A me pare die la fibra piii tenera e deli-
cata sia piii atta a sentire qualunque specie d' impressione,
che e quanto dire sia piii sensibile. Ma senta pure altri-
nienti il signer dottore Fantonetti, che io non voclio fer-
niarmi su quistioni di parole , mentre i fatti depongono
abbastanza in niio favore. Non e ella osservazione costante
di tutti i pratici, che nelle epidemie vajuolose gl' individui
di tenera eta vengono colli a preferenza dal male? Ora ,
snpposto die T ordinaria vaccinazione lasci spesse volte un
residuo d'idoneiui vajuolosa, perche non e cosi avvenuto
nelle nostre due epidemie? Forse die il vaccino adoperato
negli ultiml dieci anni , e che tuttora si adopera e piii ener-
gico di quel die serviva da prima per gl' innesti? Ovvero
non torna raeglio attribuirc un tale fortunate avvenimento
(i) Opera citata , pag. 49.
(2) Compendio pratico delle inalattie rutauec. Vol. II, p. Il5.
(3) Ann. uuiv. di lued. , febbrajo i83o.
128 V A R I E T A*.
ai saggl i-egolamenti introdotti , eJ alia niaggiore dlligenza
dei vacciiiatori? In Iscozla Tliomsoii vedeva Topposto, giac-
che testimonia , die pareva die col crescere deW eta scemasse
e lion auinentasse V iJoneita vajuolosa. Rispetto i'autorita di
Thomson ; ma braraerel sapere come era in aliora nelle
sue coatrade trattata la vaccinazlone. Se poi in ogni epi-
demia pei'sone dotate della massima sensibilita si videro
andarne immuni , cio altro non vnol dire se non che quelle
o erano state vaccinate a dovere , o non eransi esposte
alle cause del contaglo.
Osservazioiie 6.* « lo non pretesi raai che le sperienze
che arrecai facessero pruova a quel mio non piii che
suggerimento di rlvaccinare per maggior agio colle pustole
ottime , che rinvengonsi nella stessa persona ".
Cio e vero , ed ingenuamente confesso , die forse in
questo punto non mi sono io abbastanza chiaramente
espresso. Mi si permettera pero dl far riflettere , che male
si appone chi dice, che col levare il virus alia bolla vac-
clnica in settima od in ottava giornata non si disturlia punto
il suo corso. II signor dottor Sacco dopo numerose ed ac-
cui'ate esperlenze (i) conchiude , che il vaccino preserva
dal deciaio all" undecimo giorno. II dizionario delle scienze
mediche nota, che 1' efFetto preservative del vaccino e or-
dinariamente prodotto alia nona e decima giornata dalF in-
nesto. Aspettianio noi iino a quest' epoca ad aprire le pu-
stole per eseguire la vaccinazione ? A qual fine Robert e
Byot (2) consigliano di non aprire tutte le pustole dei vac-
cinati ?
Osservazione 'j?- it Non e finalmeote provato, che la
rlmanenza in alcuni ben vacclnati dell' attitudine vajuolosa
dipenda dall' andamento non regolare ed iucompiuto delle
prime pustole ".
Io non intesi mai di dimostrare ad evidenza questa
mia opinione : ml contentai di mettere sott' occhio gli ar-
gomenti clie la rendono molto probabile : forse il tempo
la potra convalidare.
Da tutto cio chiaramente appare , che le Osservazioni
del signor dottore Fanionetti nulla aggiungono a quanto
egli gia disse , e non iniievoliscono ne punto ne poco i
(i) Opera cit.
(2) Ann, luiiv. di ujed. , febb. io3o.
V A R I E T A . 1^9
rifless'i tla me opposti al siio Ragionamento. Dimqiie resta
provato clie la tcttiia da lui emessa e afiPatto insiissisteiite,
o die quiiKli il siio divisamcato di livaccinare anclie allor
quando T inuesto sorli uu pieno elFetto non deve essere in
iiiodo altuiio seguito.
Dott. G. Roioadi,
MEDICINA VETERINAUIA.
II sig. Dnpuy, professore di medlcina veterinaria a Pari-
gi, lia trovato una specie di venne (hydatide) nella uildolla
spiiiale di iiii agiiello colpito da paralisia ne' meiultri po-
steriori. Ej;li attrilmisce (piest" aJrezioiie alia pasiura che
ipiesti auiiuali prenilouo ne' liioghi troppo umidi o palu-
tlosi. ( Bibl. pliys. ccon. )
V I AG G I.
Not'izie iiitorno ad Algcii.
ho Stato d'Algeri clie aldiraccia Tantica Numldia e la
Mauritania cesarea , provincie un di tonto riuomatc per
istraordinaria fertilita e uinnerosa popolazione , csteadesi
sid littorale del IMeditcrraneo dall' orlente all' occidente in
uno spazio lungo i8o leghe. La sua media larghezza dal
nord al sud-est e di circa 5o leglie , senza comprendervi
r arida Getulia al di la dell'Atlante. Esso e attraversato
d' orieate in occidente da una doppia catena di montagne,
cioc dal piccolo e dal grande Atlante j donde discendono
e fiumi e ruscelli che vi spargono la freschezza e la fe-
condila. E difcso contra i venti del inezzodi dall' Atlante,
gode dolcissinia tomperatura e grande salubrita. Rare as-
sai vi sono le malattie; ne gli Eiiropei ch' ivi fanno di-
mora trovansi giammai a cimento con quelle mortali epi-
deniie , che in hrevissimo tempo tante vite ne mietono
nelle Aniille. L' oftahuia luedesima, pur cosi coniune in
Egitto, non vi si conosce.
Questo paese incolto per la maggior parte, in balia a
trihii nomadi e pastorali a cui la vita errante porge ua
facile siaiupo contra le esazioni e le violenze di un go-
verno tiranuico, potrelibe col sussidlo di buone leggi e
della ci\ iltii europea divenire uno Stato tloridissimo , sic-
come lo era un tempo. Olire le lane fine, gli olii , la seta
Bibl. Ital. Tom. LVIII. 9
I 3o V A U I E T a'.
e la cera die il paese somministrerebbe a plena dovlzia a
cjuella Poteiiza clie ne intraprendesse la conqiiista, una gran
parte del suo territorio renderebbesi di leggieri acconcio
alia cultura della caiina da zncchero, del cotone e del-
r indaco. A cio si aggiunga die esso ne' pascoli dell'Atlaate
nutre numerose tonne di coi-sieri i piii adatti ad uso di
cavalleria.
La totale popolazioiie del paese puo valutarsi da j, 800,000
a 1,900,000 abitaiiti circa, cioe :
Mori, Arabi , coiitadini e operai 1,200,000
Arabi indipendenti 400,000
Berber! stabilitisi ne' villaggi 200,000
Giudei 3o,ooo
Turchi, rinegati, formanti T aristocrazia .... 20,000
Discendenti dei medesimi , ma di una classe
men nobile 20,000
In tutto . . . 1,870,000
La citta d' Algeri ha, dalla parte di terra, circa 1200
tese di circuito. Se dalla parte di mare essa e sommamente
forte, a motivo del suo molo e de' lialuardi armati di nu-
merosa artiglieria, vera cosa e pero die dalla parte di
terra non varrebbe ad opporre una grande resistenza. La
sua cortinji e i suoi bastioni sono deboli e male ideati ,
senza strade coperte , ciiiti da fosse poco larghe e poco
profonde. All' angolo occideatale, nella parte la piia ele-
vata sorge la cittadella cliiamata Cassauhah. L' angolo del
sud e r orientale sono difesi da fortini e da alcune bat-
terie. Due deboli castelli coUocati sopra due alture fuori
del suo recinto e provveduti d' artiglieria impediscono an-
cora cli' altri vi si accosti. Ma la cittadella e dominata da
alti poggi , donde sarel^lie facile il fulminarla.
La guarnigione consta di 6000 a 65oo Turclii o ri-
negati.' Gli Arabi e i Mori cbe vi si potrebbero armare am-
montano da ySoo a 85oo, in tixtto 14a i5 mila uomini,
compresi 2000 cavalleggleri.
II dey , capo dell' aristocrazia militare che domina ad
Algeri , ha sotto di se tre hiogotenenti o vassalli quasi in-
dipendenti, conosciuti sotto il nome di bey. Quello del Le-
vante risiede a Costantina, F antica Cirta. Questa citta
iiutnera circa 60,000 anime : e 16 leghe lontana dal ma-
re ^ 70 da Algeri. II bey che vi comaoda ha sotto i suoi
I
V A n I E T A . l3l
orJ'ini circa 2000 soldati turclii, e puo adanarc sotto i suoi
drappelli 5ooo o Cooo nomini di cavallcria nioia ed araba
del tutto senza discipllna. II bey delf occideate lia la sua
res'ulenza a Tretnecea e a Mascara, cittix ambedue senza
difesa poco lungi dal mare, e discoste di 90 leghe da
Algeri. La sua forza niilitare e di circa iSoo Tnrcbi, cut
si potrebbero aggiungere da 4000 a 5ooo cavaUeri mori
ed arabi , paragoiiabili in tutto ai precedent!. Un vasto de-
serto di sabbla , qnello d'Anga, separa in qnesta parte oc-
cidentale lo Stato d' Algeri dal i-egno di Fez.
II bey del mezzodi non lia residenza stabile ; anzi da
molto tempo il dey non ne elegge piu alcuno, contentan-
dosi di spedirvi nno de' suoi priniarj olliciali alia testa di
1000 Turclii onde tener sottomesse ie tribii di Arabi e di
Berberi cbe abitano P Atlanta e le pianure che sono ai
piedi di qucste montagne. Del resto tali soldati , die non
lianno ne tattica ne coraggio, sono armati d' un cattivo fu-
cile senza bajonetta, d'un pugnale e di due pistole alia
cintura.
Passeremo in silenzio i nomi di alcune piccolo citta aperte
e di nessuna importanza situate nell' interno , eccettuata
pero Tifeli, piccola piazza niediocremente forte sulle fron-
tiere d' Algeri dalla parte di Tunisi. Ma la costa ci scluera
in sul littorale, o poco lungi dal mare, un gran numero
di citta una volta floride , ed ora , dopo cbe gcmono sotto
la barjjarie d'un governo oppressore , totalmeute povere
e spopolate.
Seguendo la costa dalf occidente all' orieute trovansi Ie
citta di Nedroma, di Oran, clie ha ia,ooo abitanti ; Mu-
stagnan , citta assai considerevole , cbe esporta molto gra-
no •, Tenis ;, Sercella , i cui contorni sono coperti di giar-
dini ; Algeri , la capitale , situata in mezzo a valli e a
fertili poggi. Bugia , buon porto , da cui si traggono olio,
fichi e legna, difeso da 5oo giannizzeri; Culen Goullioa ,
da cui si esportano pelli i Bona , T antica Ippona , buon
porto, il cui terrltorio e coperto di uiagnilici olivi e aran-
ci, difeso da aco giannizzeri ; varie altre citta raeno ini-
portanti, e linalmente il Bastione di Francia , e La Calle
gia fattoria o stabilimento d'una Societii di negozianti fran-
cesi, delta Coinpagnia d' Africa die u'ebbe la concessione
da Soliniano II verso T anno i56i.
1 3a V A R I E T a'.
Le trlhu d' Arabi le piu potent!, e clie percio godoiio
una specie d' iiidipeiideiiza , sono :
i.° Qnella dei Benni Animer, a poca dlstanza da Tre-
mecen; a." tre altre presso Bleda e nella stessa provincia,
clie , sebbene meno nnmerose e nieno a temersi, noii la-
sciaiio percio di rispingere le pretese del bey dl Treme-
cea , cui pagano spesso a colpi di fucile 11 tributo ch' egli
esige ;, 3." i Benl Albas e i Couces , presso Bugia, tribii
nnmerose clie nell' anzidetto niodo contengonsi col bey di
Costantiiia; in fine, verso le sorgenti della Mejerda , alle
froniiere di Tunisi , abitano gli Hewidschas , tribu di Ber-
beri quasi indipendenti. Costoro occupano molta esteuslone
di territorlo nelle valli e nelle montagne delTAtlant.e. Altri
territorj sono pure occupati dagli Arabi , i fpiali , per la
loro scarsa popolazione incapaci di resistenza , pagano il
tributo.
Le rendlte della reggenza consistono:
I." Nei livelli o pagamentl che fannosi dai due bey;,
a." Nei tributi sopra i Giudei e sopra i IMori coltivatori
od operai ;
3." Idem sui campl d' Arabi e di Eerberi nomad i ;
4.* Nei monopolio de' grani ;,
5.° Nei prodotto delle dogane suU' iinportazione e sulla
esportazione ;
6.° Nelle pene pecuniarie e nelle avanie, casualita fiscali
a cui il governo da la massima estensione;
7.° Finalmente nei tributi masclierati die sotto 11 titolo
di donatlvl pagansl dalle potenze crlstiane.
La somma totale ascende a circa due niUionl di piastre
dl Spagna, non compresl i beneficj consideraI)ili degli esat-
tori e dei bey dl cui abbiamo parlato.
La tirannlde del governo cbe aggrava 11 paese dl Algeri,
la peste che vl penetra ogni dodlci o quindici annl , ne
lianno spopolato Insensibilmente 11 paese. La popolazione di
due o tre secoli fa era forse doppia delTattnale. Nessun pro-
gresso vl fecero l' incivllimento e 1' Industria. L" arte stessa
guerresca , la sola in cui 1 barliari ritrovino alcun pregio,
e rimasta stazionaria , tale , in una parola , qual era al
secolo decimosesto.
La prima spedlzione tentata contro di questo paese ,
sotto 11 regno dl Ferdinando d'Aragona, nei ]5o8, fu
comandata da Fernando di Cordova. L*" imbarco si face a
V A It t E T a'. I 33
M.llagn i r.irmata era til 12,000 noniini: fii pi'esa Orano,
uia fa impossihile il potere internarsi nel paese con si de-
boli forze , ed Oraao fu perdiita poco dopo.
Nel i5io fecesi una nuova spedizione con 11,000 fanti
e 4,000 cavalieri sotto Pietro di Navarra. Orano fu ri-
presa , e fu pnr acqnistata Bugia.
Nel ]5i6 Diego Vera voile assediaro Algeri alia testa
di 9,000 noniini-, ne jierde un terzo, c ritorno in Ispagna.
Carlo V pariito da Malaga nella stagione la piii ino|)poi'-
tana con 28,000 uomini , sbarco senza ostacolo 1' anno
1541 nella baja di Temensfnst a 4 leglie da Algeri. Una
ftiriosa tenipesta rese vana la spedizione e costrinse Carlo
a retrocedere soltanto colla meta di sue truppe.
Nel 1 68 1 Luigi XIV invio 3, 000 uomini a Gigeri per
istalnlirvi una colonia francese e tenere a freno gli Alge-
I'ini ; ma i Francesi assaliii da forze maggiori vidersi ol)-
])ligati a rimbarcarsi dopo la perdita di 400 uomini.
Algeri fu bombardata nel i683 e nel 1684. Varie spe-
dizioni furono intraprese dalT IngbiUerra e dall' Olanda
contro di questo covile di pirati durante il 18.° secolo.
Neir anno 1767 il celeberrinio cav. Angelo Emo costrinse
colla sua flotta quel dey a ferniare onorevole pace colla ve-
neta repubidica.
Una spedizione venue pur fatta nel 1775 dagli Spagnuoli
die erano in numero di 20,000 i nia ando fallita.
Nel 1816^ lord Exmoutb comandante d' una squadra in-
glese assale Algeri e brucia la flotta de"" jiirati.
Cosie maritlinie del pacse d' Algeri.
( Articolo estratto dalla geografia di Biker. )
U dotto autore osserva die vi lianno parecchie dcscri-
zioni del paese sottomesso a questo Stato barbaresco , e
cita un' opera tedesca (i) in cui esse sono indicate, poi
soggiuuge; ti Dopo questi viaggi fu pubblicata un'' opera
classica del celebre Sliaw (2), testimonio oculare, suH' in-
terno di tale contrada (U\enuta piii die mai inaccessibile.
(1) Nachrichten u'ld, Bemerkungen iiber Algier. Altona , 1798,
tre parri in 8."
(2) Travels , or obser^iations oil several parts of Barbary arid the
Levant. Oxford, 1738, in fo^Iio con carte e figure. Tradoito in
francese col tltolo : Voyat^es dans plusieurs provinces de la Barbaric
et du Levant. L.ittaye, 1743, 2 vol. in 4-° — Seconda edi/.ione
deir orij^inale iiiglcsc. Londra , fS^, in 4."
i34 V A n 1 K T a'.
L' ultima sjJCLllzione ilegp Inglcsi contra Algeri nel i8i6(i)
ha richiamata 1" attciizione sulla capitale tli questo paese
signoreg;giato da' pirati. Pananti ne parlo assai mlnuta-
inente (2), senza pero insegnarci alcuna cosa di nuovo
sul resto della costa. Blaquiei-e, capitaao del vascello in-
glese il il/f/r/HO, pin Istratto intonio alle coste di Barbe-
ria , confessa che , per le scarse notizie die se ne lianno
sarebbe temerita il volerne dare una particolare e geogra-
fica descrizione (3). Un nuovo Vasco de Gama (4) ha
pulil^licato in via di frammenti sopra questo Stato alcune
osservazioni generali degne d' esser lette.
La relazione di Sliaw , avvegnache la plu antica , e
tuttavia 1' autorevole relativaniente alia costa che si estende
tra r iniljoccatnra del Maloccia all' ovest e quella dello Zaine
air est. Pananti pure assegna questi liumi per confini alio
Stato algerino. Ma una serie costante di recenti incursioni
per terra nella provincia limitrofa tra Costantina e 1' antica
frontiei-a della reggenza di Tunisi hanno fatto dimenticare
i confini clie separavano altra volta i due Stati da questa
parte, ed hanno soninianiexite cangiata la faccia di questi
paesi, popolatissimi per altro e fertilissimi. Blaqniere ci
fa conoscere le piu recenti notizie somniinlstrateci da te-
stimonj oculari su questa parte orientale della costa.
Costantina, capitale di tal provincia orientale del regno
d'Algeri , contava ancora 3o,ooo abitanti. Questa citta giace
in un territorlo fertilissimo, che ora obbedisce ad un bey
piarticolare , il quale sarebbe in grado di formare una mi-
lizia di 20,000 uoniini, se non fosse dipendente egli stesso
da Algeri. Costantina e in una posizione assai forte e con-
serva avanzi di antichita romane : i suoi abitanti sono ospi-
talieri, e narrasi che di la possono i viaggiatori recarsi con
sicurezza nelP interno del paese. Tra Costantina e la costa,
verso La Calie e Tabarca , snlle rive dello Zaine che se-
para il paese d'Algeri dal paese di Tunisi, trovansi molte
(1) SalaiiLC. Narrative of the expedition to Ahier. Londra, l8if),
in 8.0
(2) Ai"^eat!ire e osservazioni di Filippo Pananti sopra le coste
di Barheria. JMilano , 1817, Stella, 3 vol. in ia.° Quest' opera fu
tradotta in inglese , poscia in francese col titolo ; Relations d^un
sejour a Jlger. Parlgi , loao , in 8.°
(3) Blaquiere letters from the Mediterranean. Londra, 1823,
a vol. in 8."
• (4) Vasco de Gauia — Isell' opera di lackson sopra Marocco.
V A R I E T a'. i35
forcstc i circostfinrn rara in tali regioni , oJ assai preziosa
pel* le costruzioni navali.
La Cnllc, porto mediocre ma assai Ijene sitaato presso
il Capo Biiono, era altre volte il Ijanco priiicipale della
com[)agnia fraacese d'AflVica; e molto liene fortilicato ; i
contorni ne sono assai fertili. La Francia lo penlette du-
rante la giierra della rivolazione. Nel 1806 gl' Inglesi ne
chlesero dal dey d'Algeri la cessione , mediante una ren-
dita annua di j 100 lire sterline. Eglino volevano stabilirvi
un j)osto luilitare die avrebbe servito a sostenere il lore
dominio inarittimo a Malta i ina le loro trattative andarono
a vuoto.
Ai confini dcgli Stati d'Algeri e di Tunisi , all" imbocca-
tura dello Zalne, trovasi la piccola isola di Tabarca, di
cui i Genovesi fiirono padroni sine al 1798: era e posse-
duta da Barbaresclii. A punto su questa parte della costa
la pesca del corallo e della maggiore importanza: fassi prin-
cipaliiiente da' Frances! , da' Sardi di Cagliari , da' Siciliani
di Trapani : i Barliaresclii la turbano sovente ; nondimeno
essa put) generalnieiite occupare iiovecento battelli e nove-
mila uomini.
E cliiaro a vedersl come un silTatto paese non abl>ia
alcnna attrattiva pe' viaggiatori guidati dalla sola curiosita.
Ecco il perclie le dcscrizioni speciaU d'Algeri devonsi sol-
tanto o ad Europei latti prigioiiieri e scliiavi , o a per-
sone die esercitarono t'unzioiii puldjlidie presso il dey-, o
a religiosi die si recavano al riscatto degli schiavi. Tro-
vansi elle accennate nel tomo IV della Bibliotheque des co-
yages del slg. Boudier de la Ridiardiere. Questi parlando
della Ilistnirc d'AIi^er (\i hau^'xer de Tassy, opera eccellente,
osserva die qnesto libro costituisce il fondo delT Etat gc-
ntral et particul'n'r du royaiiine ei ville d Alger di Leroi , e
die poscia un Inglese , avendovi aggiunta un' analisi delle
Meinoires sur Tunis di Saint Gervais , diede il tutto alia
luce col titolo: A compleat history of the piratical States of
Jiarbary, senza citare gli autori delle cui opere giovossi.
Piu tardi fu tradotto in francese da alcmio die certamente
ignorava I'origine del libro inglese.
Oggidi, in cui tutto cio cbe concerne Algeri attrae na-
turalniente 1' attenzioiie del pulihilico , vedemmo comparire
in podii giorni quattro opere su questo paese. Non ne in-
tratterremo i lettori ; ma faremo loro riflettere die 1' opera
l36 V A R I E T a'.
int'itolnta: Hi stoife d' Alger , un vol. in 8.", pnljl^licatasi non
ha guar! <i Parigl con una carta del pacse e una vednta
della capitale altro non e se non una ristampa del liVjro di
Lau2;icr de Tassy ; e cio dalT editore avreljlie ben dovuto
annunciarsi sul titolo. Egli non altro vi agglunse fnorclie una
relazione del boiubardaniento d'Algeri sotto lord Exmouth,
Gerard e Csoma. — • II dottore Gerard , inglcse , allievo
del celebre viaggiatore die percorsc Ic niontagne Bltues
(azzurro) lia visitato la vallata di Sulci, ed ha fatte di
pubblico dirltto alcune importanti notizie intorno a questo
paese die e circondato dai piu alti punti del globo. II
principale scopo del suo viaggio era quello d'introdnrre il
vaccino nel Thibet; nia sembra die le erronee prevenzioni
del Rajah di quel paese abbiano impedito il boon esito di
tale intraprendimento. AlPaltezza di i5,5oo pledi inglesi
egli trovo un gran nuniero di conchiglie fossili assai cu-
riose. Giunto a 200,000 piedi sulla frontiera del /iounaour
sperava di poter gettare uno sguardo sul territorio della
Cina •, nia non pote vederne che le frontiere consistenti in
una catena formata da'vertici di sterili montagne. Ciascuno
di tali vertici sorgeva per lo meno all' altezza di 21,000
piedi. In questo paese da si lungo tempo ai dotti stranieri
inaccessiblle egli incontro a caso il piii animoso filologo che
siasi finora conosciuto : era desso un unglierese , Csoma di
nome , nato a Koro.
Questo viaggiatore, abbandonata nel 1816 la Transil-
vania , avea percorso la Valachia , la Bulgaria e la Roma-
nia 5 di la recato erasi per mare alfEgitto, e visitata la
Siria , giunto era in Persia passando per Ba:^dad. Dopo un
soggiorno di piii mesi a Teheran s' innoltro verso il centro
deirAsla; percorse il Korosaii, Bogharo , Kabul, Kasche-
inir , e giunse nel 1822 a Ladak. Si e quindi stabilito nel
Thibet, a Kounaour , nel convento di Kanain , dove visse
fra quei inonaci professanti la religione del Lama. II suo
scopo era lo studio deir idioma tibetano , non die la ri-
cerca delle bibliotedie die trovansi ne' convent! di questo
paese. Egli ha gia fatto si grandi progrest-i die pubblicare
pote una grammatica ed un dizionario della lingua d' un
jiaese che vien repntato come la culla dell' umaa genere.
In quest' incogniti paesi trovo un' enciclopedia in 44 vo-
lumi , la quale tratta delle scienze e delle arti. La parte
V A It I F T a'. I 3-^
lueilicfi (U ([iicsta ;;r:i nd' opora fonii.i cinque voliinii. I ilo-
cunicnti clie in gran uunitTO cd impressi conservansi ncgli
arcliivj di que' conventi dar jiotranno non poclie e pre-
ziose notizie per la storia e per la geografia. E da notarsi
clie la litogralia liorisce da un tempo ininjfinorabile nella
capitale del Thibet, dove se ne fece pur uso per rappre-
sentare in 60 tavole la notoniia delle diverse parti del
corpo uniano. ( /. 0.)
ARTI E JIESTIERI.
Tappi'ti pel pavimcnti. — Nell" Ingliilterra anclie le faml-
glie lueno agiate aver sogliono nelle loro caniere strati di
jianno o di altre materie, perclie i loro pavinienti, il piii
delle volte di legno, sono generalmente assai male costrutti
ed incomodi. Un certo sig. Tajdiii'l venne propoucndo la
fiil^hricazione di tappeti clie rappresentino carte geograiiclie
a colori , onde col riguardare per terra sia facile 1" istruirsi
ricreando la vista. Si potrel)bero percio fabbricare anclie
carte tinte , le quali in vece d' essere caricate di arabesclii
c tli altri inutili ornamenli, rappresentassero, per esem-
pio, medaglioni d'uomini celebri, od avvenimenti storici,
come gia un tempo praticavasi cogli arazzi. In tal modo
le pareti parlcrelibero alio spirito ed al cuore. (/. G.)
AUCIIEOI.OGIA E CHI.'\IICA.
II sig. Gaetano Rosina, del quale abbiamo gia fatto ono-
revole menzione in qnesto Giornale , ci lia trasmessa una
sua Memoria intorno ad un gran nuaiero di anfore d" argilla
o terra cotta, scoperte non ba guari alia cascina delta la
Baragiola , a due miglia- fuori di porta Vercellina. Non
essendoci permesso dai llniiti di questo fascicolo di tutta
qui inserirla , crediam bene di riportarne alnieuo le cose
clie ci sembraiio piu degne di attenzione.
Tali anfore sono di vaij colori, ma la piu parte d' un
rosso di mattone. Alciine giacevano colla bocca aU'ingiu,
cioe colla bocca in contatto col sottoposto terreno. Quasi
tutte poi contenevano piu o meno una terra grass a scbi-
stosa di colore cinericcio liruno, ed alcune crano diligen-
temente cliiuse con pezzi della luedesima terra. Nell' una
di esse si rinvennero pure ossa stVaceliate, e nella stessa
argilla invoke. Le indagini da lul praticate sovra di alcune
lo convinsero non aver esse appartenuto alia classe di qitelle,
l38 V A R I E T a'.
nelle quail gli antichi conservavano 1' olio od 11 vino , m.n
bensi alia classe de' vasi funerei o sepolcrali. Per alcnne
moiiete poi , pariniente ivi scoperte , egli a hiion diritto
giudica essere state tali anfore seppellite ne' pi-iini secoli
del romano impero. E di fatto nelle vicinanze della detta
cascina e un luogo die da tempo immeuioral)ile ciiiamasi
il Campo della morte. Cola oltre un gran numero di mo-
nete romane fu pure trovata una lamina , lucida da una
parte , e di una composizione metallica si fatta die niolto
si assomiglia alia lega del metallo delle campane, con un
eccesso pero di stagno: dal die potrebbe congetturarsi aver
ella appartenuto a quella specie di specclij inetallici di cui
usavano gli anticlii.
II sig. Rosina e d'avvlso clierargilla della quale si ser-
vivano gli anticlii Romani per formare tali anfore fosse di
due specie: quella con cui si costrulvano le anfore di co-
lore bianco-gialliccio era della natura medesima delPargilla
die si cava tutt' ora al luogo della Stradella lungo il Po
per la fabbricazione della majolica •, quella poi per anfore
di colore rosso-mattone era Targilla comune del genere di
quella die si trova nei dintorni di Milano colla quale si
fanno tegole e mattoni.
Egli poi procedendo alia disainina della materia rinchiusa
ne' vasi osserva primieramente cli' essa non e stata in al-
cun modo rnescolata colP esteriore , cioe con quella appar-
tenente al terreno , giacche 1' anfora da lui esauiinata si
conserve sana come lo e tutt' ora , e giaceva capovolta ,
siccome appare andie diiaramente dalla manifesta dift'e-
renza del colore. II vaso vuotatosi dell' interna materia e
prosciugato delF acqua da cui era imbevuto divenne so-
noro: e da cio si ritiene dal sig. Rosina come una prova
die r argilla esteriore non pote penetrarvl.
Egli e d' opinione perclo che la terra contenuta nel vasi
altro non sla che una decomposizlone delle materle ani-
mali, suUe quali 1' influenza delP acqua abbla promosso
quel moto intestlno delle molecole del corpl solldl , del
quale lianno trattato divers! modern! autor! e tra ess! !1
medesimo sig. Rosina (i). Egli appoggla questa sua opinione
suUa teorica delle proporzioni chimidie , giusta la quale
(l) Vedi gazzetta di Milano, n." 70 del giorno 10 iiiarzo 1820,
OTC ha gi;i fatto parola del nioto interno dei solidi.
V A K I K T A , Joy
una molccola elementare puo costitnire dello sostanze af-
latlo fra loro diU'ereiiti secondo die vicne in contatto e si
combina con clue o con tre molecole d' un altro elemento.
" L' acqua ( cosi e^li prosegue), come ebbi occasione di
osservare in molti altri terreni, disconipone le recce anche
le jiiii dure allordie e od e stata con esse in contatto pe-
renne dando un' arjjilla clie e piia o meno buona, secondo
la rjualita della materia da cui deriwa. Cosi Targilla di Trez-
zo e proccdente dalia decomposizione dell' arena comiuie ;
quella di Lell'e dalla calcaria ; cjuella die si trova presso
Monte Orfano, provincia di Como nei possedimenti del
nobiie signor D. Pietro Lossetti , dallo cnm quarzoso, il
quale vi si trova niischiato qua e la nella stessa terra non
del tutto discomposto:, quelle della Brianza ordinariamente,
e soprattutto quella di Nobero, Briosco e Cavriano dalla
calcaiia in lamiiie', quella di Maggiora in Piemonte dalla
calcaria quarzosa e dallo scliislo niicaceo die si trova alia
Coniiona nello siesso territorio ; quella della Spccola dalla
decomposizione del quarzo e del feldspato (i). Molte altre
tcrre di questa natura ho citate nella mia Memoria sulle
stoviglie preuiiata dall'I. R. Istituto di scienze, lettere ed
arti ecc. di Milano, ed impressa nella Reale stamperia nel
182a.
« La cenere dei corpi umaui discomposta per le surrife-
rite circostanze ha dato un' argilla die non fa eflervescenza
cogli acidi, die e morbida, tenace, senza odore, e die puo
ridursi in istoviglie. Lo die fu in fatti da nie cseguito fa-
cendone formare tre pentoliiii nella fabbrica della diita Bon-
zanini a Porta Ticinese, i cui proprietarj vi si prestarono
graziosnmente. Tali pentolinl sono morbidi al tatto, sonori,
di color cannella , e reslsteuti quanto basta al fuoco di cu-
cina. Queste opere possono da me sottoporsi all' esame di
chiunijue vago sia di sift'atta materia.
" Le sostanze ond' e costituita la suddetta argilla sono
I'acido fosforico combiuato alia calce, rallumina, la magne-
sia, piccole porzioni d' idrato di ferro, e sostanza animalc.
(I) « Quest' argilla fu da me scojierta in'l tcniiiiento di I^Iozzate
di raf,ione di S. E. il C»nfe Alfonso Castifjlioui ed alia presenza
de chiarissinii suoi figli i Conti Carlo ed Antonio , die non nii-
nori in cortesia e d alta bonta d' animo al loro illustre genitore
mi onorarono de'loru benevoli suffragi e del piu lusingliiero lii-
coraggiajuento. >.
140 VAniETA.
" Neir analisi cli questa materia io nil sono sefvito del
inetodo da nie indicate nella gia citata niia IMenioria sulle
stoviglie. IIo poi riconosciuto T acido fosforico coml)inato
colla calce trattandolo col liornce al cannello, avend' esso
presentato iin vetro trasparente che fatto brnstolare prese
il colore di bianco di latte. La sostanza aniniale fa da me
separata col mezzo della potassa pura e delTacetato di piombo.
" Per vie piu assicurarnii deU' esistenza di essa materia
aniraale ho sottoposta una porzione di argilla in crogiuolo
chiuso ad un fnoco nioderato;, lasciatolo qnindi raffreddare,
rilevai essere divenuta di nn color bruno-nero ; ed ecco
un'altra prova della presenza di tale sostanza, non potendo
questo colore appartenere al bitume vegetale per T indicata
impenetrabilita del vasi.
V Avendo fatto ascendere il calore ad nn grado piii for-
te, cioe fin a tanto che il crogiuolo divenne di un bianco
di luna, sopra di un" alti'a porzione d' argilla egualmente
chlusa con Into nella fucina delF esperto fabbro-meccanico
signor Alessandro Motta , trovai die rafFreddato poscia il
crogiuolo, r argilla aveva acquistato esteriormente un co-
lor bruno carico, ed interiormente un verde cliiaro di vi-
triolo, ed una figura spugnosa propria delle sostanze ani-
mali carbonizzate, colla ditferenza die la terra cementata
riusci dura a guisa della pomice ( lava). Ho continuato il
fuoco assai piu violento su di una terza porzione di nuova
argilla cementandola in un carbone cavo e scoperto. Que-
sta dope mezz' ora divenne piii spugnosa di un volume
cinque 0 sei volte il primiero •, la massa acquisto il color
del ferro nella parte interna e superliciale , e qua e la si
vetrifico presentando un color brillante di mercuric con
alcuni globetti.
>i Cosi ho posto fine agU esperimenti nella persuasione
di avere esausti tutt' i suggerimenti dell' arte mia.
" Due per me fortissimi motivi mi lianno spinto a pub-
blicare queste poclie osservazioni. II primo fu il desiderio
di rendere con non dnbbie prove manifesto die col giro
dei secoli le ceneri dei corpi umani possono convertirsi in
argilla ; il secondo T opportunita di annunziare che dalla
scoperta di siffatte quantita di vasi sepolcrali ci si da cer-
tezza che essi appartengano ad un deposito il quale si
estende per un gran tratto di terreno ; del che 'ci porge
indizio il rimbombo che i manaali; battendo T argilla per
VARIETA. 141
impastaila e rlduila a forma , seiitono sotto i loro piedi
suU" aja attigua alia cava.
>; Molti ahri ilati si rllevano nei dintorni della Bara-
giola per credere ctie quel luogo fosse un antico cimitero.
In geiinajo scorso Andrea del Frate , manuale addetto
alia faljbrica de' mattoni , nello scavare V argilla ha rinve-
nuto le basi di due pilastri in cotto, del diametro ciascu-
no di nn braccio cjnadrato , i cjuali erano probabilmente i
sostegni d' un cancello die serviva di porta. In altro luogo
in poca distanza dai pilastri un altro giornaliero ha sco-
perto neir inverno xlelf anno scorso la circonferenza ia
mnro di un pozzo o cistcrna del diametro di circa due
Jjraccia , di cui non fu riconosciuta la profondita.
" Ne' fondi della cascina detta di S. Protaso cola vicino,
saranno circa sei anni, fu rinvenuto ncUo scavare la terra
per plantar viti un'oUa con 18 lucerne, parte in vetro di
color naturnle, parte in vetro color cilestrino , e verde,
giallo, rosso e violetto. "
Noi facciaui plausi al sig. Rosina, e crediamo poi dover
nostro 1' incoraiigiarlo ne'' suoi esperimenti e nelle scoperte
sue, pel cjual genere di studj e di lavori ha egli gia in
pill occasion! diniostrata una non comune attitudine.
Delia comcta attualmente visibile.
Dopo I'apparizione della coiueta periodica deU'Enlce, che
fu osservata sulla fine del 1828, non si era piu veduta al-
cuna nuova cometa^ quella die si osserva attualmente e
stata scoperta dal vigilantissimo signor Gambart direttore
del regio Osservatorio di Marsiglia, a cui si presento gih
niolto luminosa la mattina del di ai aprile nella costel-
lazione del piccolo cavallo.
Suir appoggio delle osservazioni fatte nel corso d' un
mese i calcolatori hanno gia potuto stabilire con inolta ap-
prossimazione gli elementi parabolici delf orbita di questo
nstro, dai quali si puo conchiudere cli'esso non e identico
con alcuna delle comete gia conosciute ; cosicche viene ad
essere la i38.* nell' ordine di quelle di cui sia stata de-
terminata Torbita, giusta il catalog© pubblicato dal signor
Sclmmacher (i) ed esteso dal signor Santini (2) fino al-
r anno 1829.
(i) Astronoiii. Abliamlliin|:cn. Parte I. Altona, iHaJ,
(3) Eleuicnti d' astrononuA. Ediz seconda, vol. I. Padova, i83o.
142 V A R I E T A .
La conieta glunse alia maggior viclnanza alia terra il cU
26 marzo, nou essendoiie distante piii d' ua settimo della
distanza media della terra dal sole; passo pel nodo il di 6
aprlle ed arrive al perielio il di 9. Siipponendo ciie V lii-
tensita della luce sia generalmeate nella raglone inversa dei
quadrati delle distanze dell' oggetto dal corpo ilium iiiaute e
dall'osservatore, la cometa attuale dovreljb' essere stata nel
raassimo splendore il di ay marzo; nella qual epoca tro-
vandosi a 60° di declinazione australe sara apparsa assai
cospicua agli osservatori di quell' emisfero. Essa va ra-
pidameiite scostandosl da nol , ed a quest' ora noa e piu
vislbile, come ne' primi giorai , ad occhio nudo.
Soggiungiamo qui gli elementi del moto parabolico della
cometa calcolati dal sig. Santliii a Padova e dal sig. Car-
Imi a Milaiio.
Carlini.
Suir osservazione del cli
2 1 aprile fatta a Marsi-
glia e su quelle de' giorni
5 e 19 maggio fatte a
Milano.
Sandni.
Sulle osservazjoni dei giorni
3o aprile , 8 c l8 raaggio
fatte a I'adova.
Passacglo pel perielio
Longit. del perielio.
Longit. del nodo, . .
Inclinazione
Log. dist. perielia. . .
Aprile 9,5269 t. m. a Milano
212 18 o
206 20 O
21 12 10
9,96484
moto diretto
Aprile 9,63804 t. m. a Padova
212 23 18,8
206 22 43,1
21 II 8,8
9,9650486
moto diretto
L' Ateneo di Bergamo propone un preraio di cinquanta
zecchini per una Memoria che insegni un metodo piii si-
curo, e meno dispendioso di quelli sino ad ora proposti,
per cni un gelso vegetl, e prosper! durevolmente nel luogo
stesso ove e stato un gelso raorto ; e la contagione di un
gelso infetto non si propaghi ai geisi vicini.
Le Memorie saranno scritte in lingua italiana , o fran-
cese i e verranno presentate non piu tardi dell' ultimo giorno
V A. R I E T a'. I 43
deU'anno prossimo ventnro i83i; osservaiido la costu-
inaiiza accndomica riguardo al nome delT autore. — II
Presidente Albonihetti.
ERRATA-GORRIGE.
Tomo 56.°
Pag, 148 lin. 14 dell.1 celebre Cleopatra ^<-'gg^ ''i Cleopatra Coccia
» ivi » ny <U (piella lasciva e scaltra >• della celebre Cleopatra
rcsrina
Tomo 57.°
17 >> 2 1 Sncri3«o
10 1 •■ 14 conte
io3 >• 1 venga
123 "II Kiioiiigeo
137 neHa nola iin. a. dalla
ivi ivi » 3 dalla
354 lin. lO invariabile.
31 (in alcuni e5em|il.iri ) Re-
meyat
33 del ferro ossido
39 e certe
a e materia
37 incontrarsi
32 che preiideva principal—
menic quanJo era uniiclo.
40a
Jocrisso
Commendatoro
versa
Enosigco
delta
della
variabile.
Reniusat.
407
ivi
408
ivi
409
25 delle terre figullne del regno
del feno ossiilato
a certe
questa terra e materia
incontrossi
che le e proprio princi-
palmente qua n do c an—
cora umida
delle nostre terre £ga1ina
indigene
Pug. 293 lin. I e segg. le variant! scritte dall" autore
eulle prove di stampa forse con poca chiarezza e inesatta-
nicnte , causarono un notabile errore di fatto. Tutto il pe-
riodo si leggeva cost : E la Criisca medesitna non dispregera
un t'semj)io tolco da un suo accademico che I'Alberd nel suo
Dizionario ci por^e , ed e un chlarissimo testimonio di questo
vera. L'autore avrebbe poi voluto scrivere : E I'Alberti nel
suo Dizionario ci porge un ecc.-' ma i segni delle correzioni
fiiroao da lui iaavvertentemente uial coUocati. Sebliene 1' ar-
gomento rinianga nella sua intierezza, preghiamo i lettori
di registrare (juesta correzione.
R. GinoM, F. Carlini e I. Fvmagalli, direttori ed editori.
Pubblicato il di J giusrno i83o.
0SSC7
vazioni meteor
olo seiche fatte all I. R.
Osservatorio di Brera.
A P R I L E 1
800.
31.
ITTINA.
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Seha.
5
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Quaulita dclla pioggia
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BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Gerollmi , ossla II Nario d una Principessa , dclV au^
tore dl Slbllla Odcdeta. Mortara, 1829, Capriolo.
/ Prigionieri dl Pizzighettone. Romanzo storico del
secolo XVI ^ delV aiUore dl Sibllla Odaleta e delta
Fidanzata Ligure. Vol. 3- Mdano, 1829, Stella.
Cecilia dl Baone , ossla la Marca Tiivlglana al finlre
del medio evo. Nairazione storlca dl P. Z. ( Pietro
Zorzl). Vol. 4. Venezla, 1829, Andreola. {E an-
nunzlata una seconda edlzlone coiretta da mold e
gravl errorl dl stampa. )
Irene Delfino. Storla Venezlana del secolo VI. Vol. 2.
Venezla, i83o, Gnoato.
La Villa dl S. Clullano. Storla Venezlana del se-
colo VII , data la luce dalU autore d Irene Delfi-
no. Vol. 2. Venezla, i83o, Gnoato.
La Battaglla dl Benevento. Storla del secolo XIII ^
scrltta dal dott. F. D. Querrazzi. Vol. 4. Llvorno ,
1827, Bertani, Antoiielli c comp., e 3Iilano, 1829,
Malatesta.
I
Discorso primo. — Idee gcnerali.
nuovi romanzi che , dope averci data occasione
di esporre alcune idee general!, saranno il soggetto
delle nostre parole , non vennero qui accompagnati
a fame congiuntaniente discorso per alcun intrinseco
BibL Ital. Tom. LVIII. 10
146 be' ROMANZl STORICI.
legame che interceda fra loro, ma perche quando
le considerazioiii sull' arte anche applicate ad oggetti
diversi si concentrano a priucipj di unita , non solo
quesd principj s' accrescono d' evidenza e di forza ,
ma cio che vale ancor meglio, ove riesca colla mol-
tiplicila de' confrond e delle speiienze di far mani-
festa negli effetti la difficolta somma dell' arte ren-
duta ai veri suoi fini , lo studio ne diventa necessa-
riamente piu nobile ed alto , e rcsta per sili^tta guisa
meno abbandonato all'arbitrio intollerabile degli scrit-
tori volgari. Ne si creda che fra gli uffici della cri-
tica sia di lieve importanza quello , che si di rado
le viene compiuto , di mettere un argine all' ardi-
tezza e all' imperizia della plebe scrivente , e solle-
vare le buone lettere a un punto che faccia disperato
alia mediocrita il poterle raggiugnere ; imperocche
non e guadagno , ma irreparabile scapito , che la
presunzione dei molti si getti tumultuosa alle porte
cF un santuario , che per necessita non puo mai aprirsi
se non ai pochissimi : e forse a penetrare nelle ca-
gioni recondite delle cose questo e il principale mo-
tive , per cui quasi sempre e presso tutti i popoli
al secolo nel quale le arti e le lettere furono piuc-
che mai vigorose e fiorenti , ne seguito un altro
d' impotente stanchezza o di aberrazione febbrile.
Egli e ben vero che un si grave fenomeno intellet-
tuale si vuol comunemente desumere da altre piu
speciose cagioni , e senza dubbio e capace di grandi
e belle fiasi il discorso , col quale i retori ne so-
gliono accusare una certa fiacchezza che nell'umana
natura succede quasi per una legge lisica alia ga-
gliarda e faticosa azione anteriormente spiegata. E
uoi non vogliamo entrare in una quistione che atte-
nendosi a quanto v' ha di piu. importante e di piu
sublime nelle scienze speculative, ci condurrebbe a
piu severe e astruse parole che non ci sono accon-
sentite dalF indole del nostro subbietto : ma se anche
non si vuol discendere col pensiero nei pericolosi
iibissi della metafisica , come potrassi negare nei fatti
^
DE ROMANZI STORICI. 1 47
la somma influenza die a produrre quel decadimento
viene esercitata dalla turba de' mediocri aUbllantcsi
coUe sue frodi a disputare di passo in pasf.o la prc-
ininenza ai mi2;liori ? Tutti sanno clic le arti e le
lettere non souo mai couosciute e apprezzate meglio
die nei tempi in cui per un felice concorso di cir-
costanze poterono innalzarsi alia massima altczza ;
ma appunto la speranza di partecipare agli onori c
alle riconipense die si vedono concedute ai cliiari
intelletti , agisce allora potendssima suUa cupidigia
degl' ingcgni comuni , die quanto meno sono capaci
di preudere una strada da se , tanto pin volcnticii
si lasciano trasportare dietro agli altii gin pel facile
declivio dell' imitazione. E riniitazionc servile, conre
il primo e il piu sicuro indizio die la niente umana
e gia stanca , e pure ad un tempo la prima e la piii
forte causa, per cui cpiesta deplorabile stancliezza si
va senipre piu dilatando e accrescendo. Se non die
a parlare con ma^giore propiieta , quando si vede
una nazionc bassainente occupata a iniitare con ver-
gognosa pazienza se stcssa od altrui , si dovrebbe
piuttosto dire , non cli' ella e venuta a stancliezza ,
ma die tenendosi in disparte i piu poderosi de' suoi
figliuoli , tutto r incarico di continuare 1' antica glo-
ria c ricaduto sopra cpie' deboli die per un intinia
miseria erano gia stanchi prima di venire sul campo.
Ne dee far maraviglia questo ritrarsi dei xiobili
ingegni diuanzi alia plebe die si precipita con loro
in uno stesso cammino ; impcrocclie e solito costume
de' sapienti il correre una via solitaria e scpararsi
come ncUa vita civile , cosi anclie nelle occupazioni
della mente dal profano cousorzio del volgo. E se
ad alcuno potesse senibrare die lo scoraggiamcnto
de' migliori sia ingiusto , perclie poco dee curarsi
d' aver comune con akri la strada , clii sente die in
due o tre passi sara uscito di vista a' suoi disuguali
compagni , noi non vorremmo rispondere a qucsta
idea si benigna, se non col dire, die senza dubbio
ella proccde da un uomo , il quale , dopo aver
148 de' romanzi stobici.
considerate astrattamente le cose, non voile mai scen-
dere dalle sue belle teorie alia dolorosa esperienza
della vita reale. Che per fernio non potra mai ca-
dere in pensiero a nessuno die i mediocri valgano
a seguitare tino al termine i sublimi intelletti, e
quand'' anclie si volesse accogliere questa supposizione
impossibile, non ne deriverebbe ancora alcun impe-
dimento ai pivi degni , i quali non sono mai ne in-
vidiosi , ne gareggianti ; ma se in un tale rapporto
non e gran fatto dannosa Y influenza della moltitu-
dine , ben altre riflessioni si presentano a chi , ri-
movendo le apparenze magniiiche , osa guardare ,
senz' arrctrarsi , la trista verita degli umani casi , e
impara da essa , quanto iucrescano all' anima dei va-
lorosi i continui fastidj , onde la malignita li tor-
menta , e come V ostinata e picciola guerra de' vili
sia piu potente clie ogni inimicizia della fortuna a
spegnere la sacra e necessaria tiamma dell' entusiasmo.
Perche se di tratto in tratto sorge un qiialche inge-
gno si forte da saper disprezzare la turba che lo
persegue e lo preme , egli e questo un avvenimento
che a gran fatica si rinnova una volta per secolo ,
e in vece in una tanta scarsezza d intelletti vigorosi
e quasi incredibile il numero di quelli che potendo
riuscire eccellenti si lasciano arrestare a mezza la
via , e inebbriati di amarezze e di sdegno si per-
suadono che gli uomini non valgono abbastanza ,
perche si abbia a soffrir tanto per loro. Ne questo
fatto e per alcun modo separabile dalla concorrenza
de' mediocri , i quali , per cosi dire , souo costretti
dal proprio interesse e dall'orgoglio ad attraversarsi
con ogni perversita di mezzi all' innalzamento dei
migliori , che sarebbe troppo evidente testimonio
della loro bassezza. Inganniamo il mondo , o il mondo
ci spT'ezzerd 1= questo e il grido d' unione che un
infelice bisogno di falsa gloria, o I'avidita del gua-
dagno mette in bocca ai codardi , e a questo grido
si affoUano i molti , e si rinforzano degli artifizj
scambievoli , e insidiosi e arroganti assaltano i pochi
DE ROMANZI 6T0RICT. 140
che vista la qualita de' ncmici vogliono piattosto cc-
dere il campo, che avvilirsi comlDattendo ed anche
vinrendo.
I\Ia quando il niiserabile trionfo de' mediocri e
compiuto , quale sara la condizione delle arti e delle
lettere clic al)borrendo da ogni stato niezzano non
possono discendere dalla loro altezza senza correre
il rischio gravissimo di ruinare sino in profondo ?
E quesd vmcitori cosi indegni , cosi incapaci della
vittoria come faranno a proseguirne i successi ? E con
quali fallacie potra essere continuato V inganno della
nazione? E facile il comprcndeic che T errore non
sarebbe che di pochi niomenti, se fosse lasciato nella
sua integrita il senso naturale de' popoli che abban
donati a se stcssi non tardano mai a ricondursi verso
le nornie immutabili del Vero e del Bello : ma come
speraie che la turba vincente voglia rinunziare cosi
presto ai prol'itti della battaglia? Come credere che
debba astenersi per vergogna dal ricorrere all' unico
mezzo che per qualche tempo puo prolungare il suo
disgraziato dominio? E questo mezzo, come ben si
vede , non e altro che if pervertimento de" pubblici
giudizj e lo sforzo incessante di falsare ad ogni co-
sto quelle regole eterne da cui sono gia condannati ,
ancor prima che avvengano , tutti i traviamenti dello
spirito umano. Di qui confusione pessima d' ogni dot-
trina , e incertezza sempre crescente di principj e
di massime, e una specie di ribelHone scandalosa
contro la sapicnza de' secoli trapassati , dei quali si
rifiutano gl' insegnamenti e si rinnega fino la gloria.
Egli e allora che il Borromini ticne lo scettro del-
r arte , e la squisita purezza del Palladio e una po-
vera semplicita che bisogna compiangere ; egli e al-
lora che il IMarino viene proclamato il piu gran poeta
che mai avesse 1" Italia , e 1 Ahghieri diventa un bar-
baro , il cui nome non puo pronunciarsi senza sor-
ridei'e alia stolta ammirazione che dagli avi gli fu
tribuita.
i5o de' romanzi storici.
Sospinti dalla lunga via che ne resta a percorrere ,
noi non possiamo seguitare piu avanti nelle conse-
guenze che sono necessarie a provenire da questi
fatti ; ma chi non s' avvede che quando i niediocri
non potendo sahi-e fino alia vera sede delle arti e
delle lettere , trassero miseramente le une e le altre
fino alia lore bassezza , il danno non puo arrestai'si
a soli qnesti termini , e si debbe anzi consumare
fino a queir ultimo punto in cui le arti e le lettere
sono tanto scadute dal loro primitive splendore , che
i nobili ingegni non solo le fuggono per non accom-
pagnarsi ai volgari , ma le sdegnano anche per se
stesse , siccome prive d' ogni dignita , e venute a
parte dell' altrui corruzione e vergogna ? Chi non si
accorge che allora 1' avvilimento e fatto si graude ,
che senza mia scossa fortissima , senza una rinnova-
zione totale delle circostanze e delle opinioni il ri-
sorgimento piu non potrebbe operarsi se non per la
strada lentissima della ignoranza assoluta e della bar-
barie , le quali permettessero alia ragione de' popoli
di riprendere V antica rettitudine dopo aver comprata
a si caro prezzo la dimenticanza di tanti errori e di
tanti sofismi ?
E forse mentre avevamo dichiarato di non voler
assumere un linguaggio severo, troppo discorde dal
nostro argomento , noi ci siamo in vece con sitfatte
parole lasciati trasportare troppo avanti dalla gravita
della quistione che nel progresso del discorso si sol-
levo , ma questo e quasi impossibile a non avvenire ,
quando si toccano materie strettamente connesse colla
civilta del genere umano , e si parla in un tempo
in cui alia sapienza e sostituito il dubbio , e la ve-
rita e diventata una controvcrsia. Ne per cio noi ci
siamo troppo divisi , come altri potrebbe credere ,
dai romanzi , intorno ai quali si debbe occupare il
nostro ragionamento : che i lettori piu attenti si sa-
ranno di leggieri avveduti, come queste considera-
zioni siano del tutto affini a quelle altre in cui abbia-
mo dovuto entrare, allorche parlando dell' eccellente
de' komanzi storici. i5i
romanzo <li Alessandro Manzoni ne tocco tli svol-
gere i motivi , per cui nelF ultimo secolo V arte del
romanziero era caduta in iin' abbiezione cosi profon-
da. Anche allora noi al)biamo brevemente accennato
il vitiiperio clie per la vilta dell' artista si facea
comunc all' arte prostituita e corrotta ; aiiche allora
noi abbianio notato il bisogno che a togliere la de-
cadenza si ellettuasse per opera di qualche valoroso
una grande niutazione nelle menti dcgli uomini: e
da questa niutazione orainai compiuta, e dal timore
che quel vituperio rinnovandosi un' altra volta non
ne distrugga ogni vantaggio , sono appunto derivate
le idee che finora siamo venuti esponendo.
II IManzoni col partecipare all' arte la dignita pro-
pria ha certamente rimosso un grande ostacolo , e
noi fumnio i prinii ad annuuziare che molti e molti
dietro i suoi passi sarebbero entrati nclla carriera
nobilitata da lui , ma se le cose procedono come
sono incamminate , e se la critica non adopera ogni
sua forza a rcprimere e contenere gli abusi , avremo
noi fatto un guadagno reale ? Sara egli veramente
utile , veramente onorevole alia nostra letteratura
r impulso che la risospinse in una strada gia per
tanti anni quasi negletta ? Quando i Promessi Sposi
uscirono in luce e vennero licevuti con un tanto
consenso di lode dagl' Italiani e dagli stranieri , noi
non abbiamo voluto turbare un trionfo cosi nuovo
e cosi bello con predizioni sinistre : che anzi allon-
tanando ogni augurio di men lieti pensieri ci siamo
abbandonati con csultanza di cuore alle piu giojose
e larghe speranze, e raccogliendo in brevi parole
gli elementi di futuro successo abbiamo osato afl'er-
mare che in un corto volgere d" anni sarebbe accer-
tata alia nostra Italia anche questa brillante vittoria.
Ma se allora la carita delta patria, e il sentimento
cosi umano e spontaneo dell' ammirazione trattenne
fra questi conlini il nostro discorso , perche dovremmo
noi tacere piu oltre quando quelle due affezioni me-
desime , che un tempo ne persuasero al silenzio ,
1 5a DE ROMANZl 6T0RICT.
insorgono piii vigorose a comandarci un libero e
risoluto linguaggio? Perche arrestare la verita a mezzo
il labbro , quanclo forse anche manifestata rozzamente
sapra farsi strada attraverso le ire de' plebei con
qualche profittevole avviso?
Noi non vogliamo abbominare nessuno , e meno
che altri gli autori de' romanzi clie ci danno occa-
sione a spiegar queste idee : noi dobbiamo anzi ag-
giugnere che finora il ragionamento e tutto generale,
e che nel discendere ai particolari ci tornera caro , se
potremo esimere dalla turba questi scrittori : ma prima
di accostarci esclusivamente alle opere loro , non ci
sara egli permesso di domandare agl' Italiani , che
cosa sia questa moltitudine d' insulsi romanzi che
ogni giorno piu numerosa si va calando come una
nuvola d' insetti su' bei campi della nostra lettera-
tura , e li contrista e li mette a solitudine d' ogni
frutto migliore ? Non v' ha dubbio che anche dal
romanzo , chi vi sia veracemente chiamato dalla na-
tura , puo cogliere una palma molto pregiabile , ma
in egual modo, non v'ha dubbio, che questa palma
nella parita delle altre condizioni sara sempre F ultima,
sara sempre la piu ignobile fra quelle che sollevando
r immaginazione e T intelletto 1' uomo potrebbe ac-
quistarsi. Come fu adunque che tanti e tanti al primo
segnale si sono slanciati sopra un' arena che presenta
cosi poche speranze alia loro ambizione ? E qual e
la lusinga clie li sedusse ad una carriera , ove il re-
stare appena alcuni passi al di qua della meta e lo
stesso che il non avere nemmeno preso le mosse via
per lo stadio? Nelle scienze ed anche nelle lettere,
specialmente in quella parte che risguarda 1' erudi-
zione, vi sono molti gradi prima di giugnere al
sommo : e tuttavia per ciascuno di questi gradi in-
feriori v' e ancora una lode che volentieri si concede
air utile diligenza e alio studio indefesso. Ma chi sa
dirci quale sia la lode che puo aspettarc un roman-
ziero mediocre ? E qual e la riputazione cosi infiraa
de' romanzi sTonici. i53
e cieca che volesse scainbiarsi a quella del Piazza
e del Chiari ?
Se non che a considerare attentamentc V indole
dcir ingegno uniano e lo stato della nostra lettera-
tura noa e diHicile intendeie , come un errorc di
per se cosi manifesto possa dilatarsi con tanta rapi-
dita , c ingannare anche le menti che sarebbero sor-
tite a occupazioni piii degnc, o sc non altro meno
disutili. Noi non ci f'ermeremo a ripetere cose troppo
comuni sullo spirito d'imitazione affatto ingenito alia
natura deH'nomo, ne vogliamo ritornare alle idee
prehminari del nostro discorso per fame un' appU-
oazione , che nella sua ampiezza non sarebbe per
anco abbastanza giusta e sicura , ma se un esenipio
puo giovare a chiarezza, non e forse T Itaba sotto
molti rapporti nella situazione niedesima in cui si
trovarono i nostri padri, quando Melcliiorre Cesarotti
introdusse fra noi i canti bardici di Ossian o di
Macphcrsonr' Non puo essere nostra intenzione d' in-
stituire un rigoroso confronto fi-a tempi , fatti ed
uomini essenzialmente diversi , ma quando il para-
gone si voglia restrin2:ere ai soli termini dell' in-
fluenza letteraria , chi non riconosce la somiglianza
perfetta che intercede fia le due epoche ? 11 Cesa-
rotti non aveva appena trasportato al nostro idioma
quelle singolari , e , per cosi dire , temerarie poesie
che si sentirono da ogni parte rispondergli come un
eco gl' imitatori , e la mandria servile uscendo a
torme dai boschetti d' Arcadia gia inariditi corse in
traccia d' im nuovo pascolo fra i torrenti e le rupi
della Caledonia. La nazione aveva giustamente ap-
plaudito agli sforzi quasi sempre felici del Cesarotti ,
e niille verseggiatori si gettarono sulla medesima
strada cercando la gloria d' un eguale snccesso fra
la polvere de' suoi vestigj. Ma se tutti sanno che
quella stoltezza fu seguita da un castigo proniissimo ,
se tutti sanno che fra tanti verseggiatori non c riu-
scito pur ad un solo di preservare dalla dimenti-
canza il suo nome, come avviene che a' nostri giorni
l54 De' EOMANZI STORICI.
la parita delle premesse non faccia temere la parita
delle conseguenze ? Come avviene die gl' imiiatori
di Glial tiero Scott e i seguaci di Alessandro Manzoni
si promettano una sorte diversa da qiiella degV imi-
tatori di Ossian e del Cesarotti ? Vi sono per certo
alcune diflerenze clie qui non giova d' annoverare ,
ma la direzione subitanea della nostra letteratura
verso il ronianzo non e forse I'effetto d'un impulso
pienamente consimile? Non e forse anclie adesso
r azione di una forza straniera clie assistita dal con-
corso d'una forza nazionale determina gVingegni ad
entrare per una via die la voce dell' intima ispira-
zione non avrebbe loro mai consigliata?
Nessuuo ammira piii di noi il genio prodigioso di
Gualtiero Scott, e se non possiamo approvare I'im-
passibilita con cui quasi sempre contempla e racconta
la vita umana , se non possiamo approvare , die a
nialgiado del suo continuo rispetto per la virtii, egli
si abbia in cio lasciato iniprimere dal carattere del
nostro secolo , die di tutto dubitando deve per ne-
cessita essere indifferente a tutto , non per questo
vogliamo separarci dal voto concorde delle nazioni
die onorano in lui la piii ricca fantasia e la fama
pill splendida della letteratura vivente. Per egual
modo noi godiamo di poter afFermare con persiiasione
immutabile , die nessiiuo ci avanza nel rendere in-
tera giustizia alio stupeudo ingegno di Alessandro
Manzoni , ne il dissentire da alcuna delle sue idee
letterarie ci toglie punto di venerarlo siccome una
gloria principale d Italia. Ma die lianno mai di co-
mune lo Scott e il Manzoni coUa turba die si pre-
cipita sul loro sentiero ? E clii ha mai voluto far una
eolpa al poeta di Morven, perclie gFillegittimi suoi
discendenti non trasportarono dalla grotta di Fingallo
die le stravas^anze e la nebbia? Qui si tratta unica-
meiite di cercare i motivi da cui si lasciano illudere
tanti scrittori, e di scemarne, per quaiito e possibile,
la trista efficacia , ne per conse2;uenza puo mai essere
discorso delle vere vocazioni , che ne limiti del Buono
DE ROMANZI STORICI. l55
e del Bcllo debbono essere fedelmentc iibbidite sotto
pena a clii le trasgredisce di nou far niai nulla di
glorioso e di grande. Ma per conoscere e misurare
gli efTetti non c egli necessario di risalire senza ri-
guardi fino alle cause, e come potrassi opporre al-
cun arginc air accrescimcnto del danno , se non e
manifestata la fonre da cui e provenuto? Diciamlo
pure francamente, come il bisogno ricliiede. La gran
fania acquistata presso tutti i popoli da Gualtiero Scott
e la prima e la piu forte cagione che i romanzi sto-
rici si vadano per siffatta guisa moltiplicando : I'esem-
pio cosi onorevole e fortunate di Alessandro Manzoni
e il secondo allettamento che serve a vincere e stra-
scinare anche i piu irresoluti. Tanto e vero che la
gloria e un sole dcsidcrabile , immortale , vivissimo,
ma che a Hsailo senza avere lo sguardo delf aquila
r uomo ne rimane quasi sempre abbagliato , ed anzi
accecato !
Noi abbiamo detto die Gualtiero Scott e 1' alta
sua fama sono la prima e la piu forte cagione del
mutamento avvenuto in questa parte inferiore della
nostra letteratura; ma forse alcuno mirando piu che
ad altro alia ragione de' tempi non vona acquietarsi
alia nostra opinione , opponendo in contrario che
Faiitore del Wawerley era gia letto e ammirato da
niolti anni in Italia, e tuttavia lo spirito d'imitazione
non si volse al romanzo, se non quando i Prornessi
Sposi con pill vicina lusinga gli dischiusero davanti
la strada. Ne forse sarebbe facile il rispondere a una
tale obbiezione, se la cosa dovesse giudicarsi cosi
in astratto senza guardare piu addentro nella realta,
ma nessuno vorra per certo fame neppure da lon-
tano un soggetto di controversia o di dubbio , se
in vecc di considerare imicamente Y esterna appa-
renza sara esaminato quale fosse sotto questo rap-
porto la situazione degli aninii prima ancora che si
pubblicasse il romanzo del IManzoni , e di che tem-
pra sia in generale 1' imitazione die prevalse anche
dope che fu pubblicato. Chiunque conosce i romanzi
1 56 DE UOMANZI STORICI.
di Gualtiero Scott ( e dov' e oramai clii non li co-
nosca?), chlunque , se questa espressione ci sia per-
messa , ha niai assistito anclie ad un solo di que' suoi
drammi cosi veri e viventi , dovra confessare die
non vi fu niai autore piu atto di questo niaraviglioso
Scozzese a diffondere il desiderio e quasi la neces-
sita di soniiglianti letture; ne in fatti avvi nazione
civile deir antico o del nuovo mondo die non abbia
in tale riguardo sentita la sua potente influenza, ne
v' e popolo cui sia conceduta dalla fortuna la pace
delle lettere , die applaudendo a Gualtiero non ab-
bia eccitati i proprj scrittori a rinnovargli con opera
nazionali quei senipre nuovi piaceri della niente die
il grande Straniero avea profusi con tanta larghezza.
Come adunque T unica Italia avrebbe potuto restarsi
immune dalla forza di questa azione esercitata con
uguale successo su tutte le genti ? E quale resistenza
di circostanze speciali poteva mai operare die cjuando
fosse giunto T istante della maturita , gli elTetti non
corrispondessero alia causa die gli aveva prodotti?
Egli e ben vero die non di rado anclie i semi piu
vigorosi e gittati nella piu fertile terra sono per qual-
che causa inimica impediti di svilupparsi e di ger-
mogliare , ma se una volta e superato \ ostacolo die
li soffocava, ognun vede die il campo non puo gia
fruttillcare a caso, e per cosi dire ad arbitrio , ma
deve necessariamente fecondare ed eniettere il germe
die gli venne aflidato. L' Italia senza dubbio fu piu
tarda delle altre nazioni a sentire T influenza del
romanziere Scozzese , ed anclie volendo prescindere
dal fatto decisivo , die le sue opere indugiarono di
qualche anno ad essere introdotte fra noi, non man-
clierebbero altri niotivi intrinseci alfingegno italiano,
con cui sarebbe agevolmente spiegato questo ritardo:
ma C|uando il nostro popolo vide con rapida pro-
gressione succedere maraviglie a maraviglie , e 1' a-
sprezza de' nomi , e la novita degli avvenimenti e
de' luoghi gli passo inosservata sotto i prestigj della
narrazione; quando per una specie di magia tutta
De' nOMANZl STORtCI. I07
nuova e riservata al solo incantatore di Abbotsford i
clan (telle terre alte , e le rive del Tay e del Lomond
gli divennero piii famigliari che gli abitatori delle
nostra alpi e le sponde de' nostri bei laghi , allora
non era piu possibilc che mold e molti scrittori noa
si sentissero anclie fra noi strascinati a pagare il loro
tributo d' imitazione ; e se in vece di mettersi subi-
tamentc all' opera sembro che per qualche tempo si
stessero a guardare 1' un 1' altro quasi aspettando che
alcuno di loro dar volesse il primo segnale, un sif-
fatto indugio provenne soltanto da quclla causa se-
condaria che noi abbiamo altrove annunziato, cioe
dalla bassezza a cui era scaduto in Itaha il nome del
romanziero , e dalla vergogna che sconsigliava all' a-
nior proprio di accompagnarsi al deriso autore della
Turca in ciniento e della Ballerina onorata. Ecco il
forte ostacolo che Alessandro I\Ianzoni rimosse col
farsi romanziero egli stesso ; ecco la sola parte che
per giustlzia gli si puo attribuire in qnesto straripa-
mento della lettcratura verso il romanzo. Eravi per
cosi dire una moliitudine di scrittori che bramava
vivamente di potersi gcttare per una strada, che
bella e scgnata di nobili orme correa loro davanti ,
ma tutti esitavano, perche ad entrarvi bisognava met-
tersi in un varco , che per 1' akrui vilta era dive-
nuto vilissimo. 11 JManzoni si fece innanzi , e passando
il primo, lascio quel varco tutto illustrato della sua
gloria : la moltitudine mando un grido di gioja , e
61 rovescio inipetuosa sulla via lusingatrice che da
gran tempo stava ammirando.
Ne gli elTctti furono punto discordi alia causa onde
mossero , perche se alcuno fosse tuttavia incredulo
a quelle ragioni primitive che assegnano a Gualtiero
Scott la pill gagliarda influenza , si ne pare , ch' ei
lion potrebbe mai riliutarsi alia dimostrazione certis-
sima colla quale i fatti vennero ad apporre un ulti-
mo suggello di evidenza alia nostra opinionc. Ales-
sandro Manzoni, e nessuno lo nega, ando innanzi agli
altri, ma dove sono qucUi che anclassero veracemente
1 58 De' ROMANZI STORTCI.
dietro a lui? E clii lo imito" finora nelle parti che
lo fan singolare? Chi lo imito in altro modo che se-
guendolo in qualclie minutezza di narrazione o di
stile , o appigliandosi in genere a quella specie di
letteratura in cui c venuto a provarsi il suo inge-
gno? Noi vediamo ogni giorno moltiplicare i roman-
zi , e sembra che le provincie italiane non abbiano
oramai altra gara che questa, ma chi puo mostrarci
un romanzo solo che provenga dalla scuola del
nostro Manzoni? Ed anzi c[ual e lo scrittore della
nuova maniera che non manifesti buonamente la ri-'
soluta sua volonta cV essere il Giialtiero Scott del-
r Italia ? La Signora di Monza , forse per la qualita
deir argomento che continua 1" episodio dei Promessi
Sposi, e il romanzo che si discosta meno dalla idea
esemplare che piacque al Manzoni ; ma ancora quanta
e la differenza nel modo di considerare i tempi, le
cose e gli uomini ! Quanto sono dissiniili i mezzii
stessi con cui vengono ricercati i fini dell" arte ! Che
se questo deve pur dirsi di quel lavoro raedesimo
che pill si avvicina al concetto del Manzoni, se oc-
correndo si potreljbe eziandio dimostrare che 1' imi-
tazione di Gualtiero Scott sedusse piu volte anche
r illustre autore toscano nel momento istesso cli ei si
proponeva di star fermo al suo vicino modello , di
c|uanto non si fa ancora piii manifesta la cosa , quando
si guarda agli altri romanzieri die non impediti dalla
condizione del loro subbietto poterono avviarsi con
un passo servilmente libero sulle vestigia dello stra-
niero ? Noi non vogliamo per anco nominare nessu-
no , ma chiunque abbia seguito con attenzione il
movimento attuale della nostra letteratura , avra di
leggieri conosciuto questo vero , che oramai per la
moltiplicita degli esempi e fatto troppo palese ; e
forse le altre nazioni , se la fortuna non toglie che
giungano fino a loro siffatte miserie , si dimandano
a quest' ora con dolorosa raaraviglia, se dunque so-
no finite le glorie dell' ingegno italiano , se dunque
la raaestra de' popoli e la favorita delta natura e
DE' ROMINZI STORICI. 169
prostrata a tanta vilta , che non solo sia ridotta a
nudrirsi d' una sterile imitazione , ma debba perfino
ricorrere a loatane terre meno sacre nella memoria,
e meno rallegrate dal sole per ricercarvi i proprj
niodclli.
Ne alcuno considerando il Manzoni come il primo
imitatorc dello Scozzese voglia credere a lui sfavo-
revoli queste parole, che nella nostra intenzione sono
in vece dirette a dargli una nuova e gran lode :
perche noi resistendo Irancamente alia volgare sen-
tenza, dopo aver detto che gl' Italiani non presero
ad imitare il Blanzoni , osiamo aggiugnere che il
Manzoni non lia punto iinitato Gualtiero Scott. Forse,
se r autore del XT^avverley non avesse cosi univer-
salmente allettati gli animi al piacere de' snoi rac-
conti , il nostio J^Ianzoni avrebbe impiegata in altra
guisa la potenza creativa del suo capace intelletto,
ma che fa questo a poterlo riguardare come imitatore,
quando in cpielie parti che costituiscono per essenza
r imitazione, e anzi difl'icile il trovare due ingegni
I piu diversamentc coniormati dalla natura e dallo stu-
I dio , qnando non v" e una pagina sola dei Promessl
' Sposl, che possa dirsi provenuta nemmeno in modo
indiretto dalle tante opere dello Scozzese? Nessuno
I vorra certo pretendere che in un discorso necessa-
I riamente ristretto a brevi e determinati conlini la
I nostra asserzione venga confermata di quelle prove
I a cui sarebbe richiesta un analisi assai lunga e non
j fruttuosa: nessuno vorra domandare da noi (piella
dimostrazione rigorosa , che secondo tutte le le2;gi del
ragionamento deve prcstarsi soltanto da coloro che
I volessero allerniare il fatto che noi ripugniamo : ma
se trattandosi d' una verita , che quasi per intero ap-
j partiene a quelle che si chiamano verita di senti-
mento , si riniette la controversia alia decisione prima
1 e spontanea della coscienza intellettuale e morale ,
I non e egli vcro , che passando da un romanzo di
i Gualtiero Scott a quelio del IManzoni si scnte di es-
scre entrato in un cerchio allatto divcrso di allczioni
l60 DE' ROMANZI 6T0RI0I.
e d' idee ? Non e egli vero che par quasi di essere
trasportato ad un mondo tutto nuovo, ove le cose
si rivestano d' altri colori , sotto un altro sole, forse
mono splendido , ma ugualmente puro , e qualche
volta fianinieggiante di raggi piu fecondi e piu caldi?
E poiclie dalla dilFei'enza degli effetti bisogna di ne-
cessity conchiudere alia differenza delle cause e del
mezzi , chi non \ede che, stabilita a questo modo
per giudizio dell' indmo sense la diversita assoluta
della impressione tinale che producono il Manzoni e
lo Scott, ogni sospetto d' imitazione viene rimosso
dal nostro valoroso Italiano , che ne imitato ne imi-
tatore resta solitario nella sua grandezza agli ultimi
termini della strada che voile percorrere ?
Ne pero da queste parole, che uscirono cosi liete
e volonterose alia difesa del nostro Manzoni, sono
a dedursi conseguenze che resistano alle idee finora
spiegate, o alle opinioni che abbiamo espresse nel
discorrere in altri tempi del suo lodato romanzo:
imperocche se ne fu caro di poter liberare 1' autore
dei Promessi Sposi da un' accVisa non vera, in cui
troppo facilmente la mediocrita avrebbe cercato un
conforto o una discolpa alia propria impotenza, non
per questo noi possiamo , come vorrebbe il cuore ,
assolverlo interamente dall' aver cooperato alia falsa
direzione che il romanzo ha presa in Italia. Alessan-
dro Manzoni non e colpevole di questo affoUamento
d' inezie romanzesche , onde ogni giorno piii s' im-
miserisce la nostra letteratura : Alessandro Manzoni
non ha incoraggiata col proprio esempio la turba
degli imitatori, che rinnegando la patria si tengono
beati e sublimi, perche si arrampicarono come un e-
dera su per le vecchie muraglie di Kenilworth •, ma
Alessandro Manzoni ha un altio torto, che tanto piu
apparisce gi-ave e difficile da perdonarsi, quauto piu
si conosce e si inchina il suo ingegno maraviglioso
e veramente italiano.
Alloiche pubbUcandosi i Promessi Sposi noi ci
Biamo abbandonati a quella cosi allegra speranza che
De' nOMANZI STORICI. l6l
finalmentc sarebbe concccluto all" Itaba di essere an-
che nel romanzo , come in tutte le altre cose , la
prima, la nostra conlidenza non fu cosi piena e as-
soluta da fame dimenticare, che il trionfo poteva
essere consefiuito alia sola condizione , die il mal
augurato romanzo storico non venisse ad affascmare gli
ingegni- e quando il discorso dalla sua generalita
s' innalzo a considerare 1' cgregio lavoro del Manzo-
ni, la niolta nostra ammirazione per liii non ci trat-
tenne punto dal palesargli con riverente francliezza,
come ne rattristasse il vederlo entrato nella perico-
losa carriera del romanzo storico, che forse e ancora
piu nocivo ai progressi dell' arte che alia verita. Ma
in quel niomcnto di sincero cntusiasmo noi non ab-
biamo aperto del tutto il nostro pensiero, e in vece
di sorgere direttamente contro Y esempio che venia
dato da un uomo di tanta autorita, ci siamo sforzati
di combatterne in una mauiera quasi indiretta la dan-
nosa eflicacia, dimostrando con 02;ni nostro potere, co-
me il romanzo storico fosse nella Ictteratura un genere
interamente vizioso, e proscritto con uguale disdegno
dalla ragioiie e dalla morale. E forse allora il nostro
intendimento poteva anche dirsi opportuno alle cir-
costanze , perche noi abbiamo procurato nel tempo
medesimo di far conosccre come I'istesso Blanzoni,
mentre da una parte si lasciava strascinare a confon-
dere la storia al romanzo , dalf altra si affaticava
colle cure piu intense a cUminuire e correggere il
proprio difetto ; e quando una volta 1' esempio era
dato , ci pareva che almcno potesse esser utile il
far manifesto che pochi, incerti e quasi ripugnanti
erano stati i passi del Manzoni sul falso cammino ,
e che in sostanza lo scrupoloso e irresoluto suo con-
tegno era una tacita condanna del sistcma che aveva
adottato : ma che valgono i I'agionamenti incontro
alia forza de' fatti? E che giovano le sottili distin-
zioni auche fondate sul vero , quando 1' apparcnza
non le ajuta , e in ultimo risultato la stessa realta
le rcspinge? Qualunf|ue fosse la cautela dal Manzoni
5lbL hal. T. LVllI. II
l6a De' ROMA.NZI STORICI.
adoprata, c per quanto fossero notabili le difTerenze
fra la sua nianicra e la maniera di Gualtiero Scott,
ncssnno potra ncgare clie qiiella sua storia r'lfatta non
fosse un romanzo storico nel signillcato vizioso della
parola •, e tanto basto perche i medioci-i si confer-
niassero per qucsta nuova lusinga nella inclinazione
che gia li traeva a farsi greggia dello Scozzese.
E non sia alcuno che per difendere il Manzoni
voglia afferniare , che in sostanza il suo torto fu ne-
cessariamente innocuo alia nostra letteratura, perche
gli animi, come noi stessi abbianio teste annunziato,
si sarcbbero rivolti anche senza di lui a quel genere
falso e dannoso. Una talc difcsa non sarebbe forse
dispregevole c|uando si trattasse d' un altro, ma qual
e r ammiratore del Manzoni che volesse accettarla ?
E chi non vorra piuttosto unirsi con noi a rifiutare
una discolpa senza dignita , che a ben esaminarla
somiglia quasi a iin insulto ? Sara forse vero , quan-
tunque tante altre istorie ugualmentc rifattc rendano
assai dubbia la cosa , sara forse vero che \ esempio
ofTerto dai Fromessi Sposi non abbia influito nel di-
rigere gF Italiani verso il romanzo storico ; ma que-
sto , se la verita deve csser detta , che puo giovare
al Manzoni? Non e egli forse uno di quegli uomini
a cui bisogna domandar conto non solo di cio che
fecero , ma eziandio di cio che non fecero ? E se
anche uno spirito d' imitazione riprovevole era pe-
netrato negl ingegni italiani, non era forse tutto de-
gno di lui il coraggio di sollevarsi nella sua forza,
e contrastare all' impeto dclla folia imminente , e tra-
volgerla per cosi dire da una strada nelf altra ? E
impossibile il definire con qualche certezza se da
questa magnanima impresa sarebbe riuscito quel mu-
tamento, ch' e desiderabile alia gloria della nostra
patria ; e forse I inganno de' traviati prima di rav-
vedersi avrebbe cio nulla ostante voluto aspettare
le replicate condanne dell' esperienza, ma certo al
Manzoni sarebbe derivata anche dal solo tentative
una lode bellissima ; e noi anzi secondando la nostra
de' romanzi storict. i63
ammirazioue per lui, c scorgcrulo mauifesta nella
prcscntc lettcratura la virtu efficacissima de' suoi
esempi, non possiamo rinnnziare all" idea che se an-
che gli cUetti non avcssero corxisposto del tutto alia
sua egrcgia intenzione , ne sarebbe senipre provenuto
un miglioraniento essenziale, cd ahneno la niokitu-
dinc inccrta avrcbbc divise Ic sue adorazioni fra la
Stella chc tramouta c la Stella che nascc. Che se ad
alcuno senibrasse alTatto indilFerente per Fonore ita-
liano , che il volgo vada a strascinarsi piuttosto per
una via che per T altra , la nostra risposta sarebbe
prontissima. Noi abbiamo dimostrato forse anchc trop-
po , in ([uale stinia ci sia la turba dcgli scrittori me-
diocri , e per ccrto le nostre parole non fiirono mai
dirette a consigUarc ima iniitazione nazionale in Inogo
d' un' iniitazione straniera ; ma in (picsto caso lungi
dal volcr surrogarc niiseria a miseria, si tratta in vece
di far succedere con niutamcnto grandissinio e deci-
sivo la verita all' errore : si tratta di sostituire le an-
tiche c infallibili nornie del Vero e del Bello a un
vano e pericoloso delirio , che accompagnato da un
ingcgno come quello di Gualticro Scott puo ancora
crear maraviglie , ma che penetrando nella massa
della nazione devc necessariamente falsarne il gusto ,
e produrre un vitupcrio di ftrntasmi e di sogni. E
sc la verita caduta in mano ai mediocri diventa assai
di leggieri nel canipo della letteratura cosa timida ,
quasi puerile e troppo spesso nojosa, non per que-
sto, ove la malignita e 1 invidia siano rimosse, ne
deriva alcun danno importante, perche la via da
trascorrcre rimanc ancor ccrta , e se i deboli dopo
aver fatti pochi passi perdono il coraggio e si ar-
-restano , vcrranno, quando che sia, i poderosi, che
occu[)ando con franco piede la strada gia sicura ed
aperta potranno abbandonarsi senza pericolo alia
•libera e generosa inspirazione dell' anima. Ma se in
vece della verita trionfi 1' crrorc, il quale per con-
dizionc di sua natura non ha progresso che in peg-
gio, c impossibile chc il nocunicnto si restringa
164 de' romanzi stokici.
soltanto al volgo degli scrittori , perclie incamminata
una volta la corrente verso un segno determinato ,
anche gringegni piu foiti sog^liono volentieri segui-
tare il movimento dell' onda , e se niai un secreto
istinto gli avvisa che per quel cammino si va in-
contro al naufragio, non di rado egli ^ gia troppo
tardi ; e meutre si affannano , correndo a ritroso ,
per afferrare la sponda , V intelletto si svigorisce , il
cuore si raffredda e si chiude, e il momento della
gloria e passato. — E s' aggiunga un altro danno
ancor piu frequente, che i grandi scrittori, ovunque
profondano le ricchezze del loro ingegno , gettano ,
per cosi dire , un velo di splendore sopra i difetti ,
sicche la moltitudine innamorata a quella luce , e in-
capace di penetrare piu avanti comincia daU'applau-
dirli a malgrado degli errori che non discerne, e a
poco a poco sotto il prestigio dell' illusione linisce
npplaudendoli appunto per questi errori medesimi,
che le si convertono in altrettante bellezze : e allora,
perche la lode e un fascino quasi insanabile, i grandi
scrittori anche fatti accorti del pessimo inganno troppo
difficilmente acconsentono a deuiolire di propria mano
Tediiizio della passata grandezza, ed anzi inebbriati
dair aura popolare che li solleva , si slanciano il piu
delle volte senza ritegno nell' esagerazione de' vizj
per loro colpa divenuti leggiadri e piacenti: deplo-
rabile stato in cui la nazione corrotta si fa corrut-
trice , e i suoi piu nobili ingegni seduttori insieme
e sedotti vendono al clamoroso, ma passeggiero ap-
plause de conteniporanei la tranquilla, ma irrevoca-
bile e immortale approvazione de' posteri.
II perche noi abbiamo udito con vero sentimento
di gioja quello che la fama racconta del nostro Man-
zoni, che non solo egli abbia dentro se conosciuta
la falsita del sistenia cui ne' Promessi Sposi si era
appigliato , ma voglia ben anche far palese il sue
disinganno , e dimostrare con lunghe e vigorose pa-
role , come il romanzo storico sia nemico alle inten-
zioni morali delF alta letteratura , e riesca altresi di
De' ROMANZI STORTCr. 1 65
gran pregiudizio agli avanzamcnti deir arte e alia
plena e libera rappresentazione del bello, II quale
esempio altrettanto raro quanto onorevole , non e
dubbio che sara di molto valore sugli Italian!, per-
che nessnn discorso e plu elfettivo a persuadere le
menti , che quello d' uu uonio gia per se niedesimo
autorevole e creduto, cui s'aggiunga la fede dellespe-
rienza , e che senza ferire alcun amor proprio istrui-
sca gli altri soltanto col disapprovare se stesso. L'ln-
ghilterra ha gia abbandonalo il romanzo storico, la
Germania comincia a stancarsene , la miglior parte
della Francia lo mette in deriso: perche dunque le
parole del Manzoni non basteranno ad arrestare Tltalia
che si muove ancoi'a nei primi passi del suo travia-
mento? Perche non basteranno a risparniiarle lumi-
liazione profonda di ricevere quasi in trionfo il vi-
lipeso riliuto dcgli altri popoh? — E il Rlanzoni
bastera , se per somma sventura non avvi a questo
riguardo nell' indole de' nostri tempi una forza con-
traria, che indomabilc ad ogni eloquenza debba con-
sumarsi da se medcsima iiella miseria de' suoi elTetti :
ei bastera , se non gli resiste quell' impeto sconsi-
gliato e infclice che avviluppa tanti ingegni , e gli
spinge a rompere tutti i freni dell'arte, a disprezzare
tutte le leggi e le tempcranze deU'ordinc. Parliamo
pure arditamente, perche il silenzio non ha piii scusa
che lo difenda.
I nuovi hlosofi proclamano ogni giorno dalla lore
cattedra con molta superbia che questo secolo arde in
una scte inestinguibile di verita, die la verita e il suo
primo, il suo piu giande bisogno. E noi certamente,
piuche un nonic cosi santo non serva di mantello alle
disgraziate passioni dciruomo, noi pure adoriamo que-
sto sole delle intclligenze, questo riflesso della divi-
nita sulla terra; nia come credere all' orgoglio d'un
simile vanto , quando in tutte le diramazioni della
civilta e della sapienza alia calma pacilica del vero
e succeduta la guerra e la tempesta delle opinioni ;
quando ogni meschino individuo dal fondo della sua
166 de' romanzi stortci.
privata ragione si ribella all'autorita cle' secoli , e re-
spingendo la coscienza del genere umano osa dire
airunivcrso: tu hai scmprc mentito? — E restando
nella nostra materia che incalzata da piu alti pensieri
di continuo nc sfiigge, come credere che nella let-
teratura V amore della verita sia cosi forte , quando
fra cento discordi scntcnze non e ancora ben fermo,
neppnre quale sia la verita letteraria , quando la ve-
rita de'fatti, ch'e fondamento o almeno scorta a tutte
le verita, e abbandonata ad ogni istante agli arbitrj
della fantasia che se ne fa gioco, e la confonde ai
brillanti suoi sogni ? O v' ha forse alcuno che in buona
fede possa accostarsi a coloro che per fu2;gire una
contraddizione cosi patente vollero ail'ermare che nel
romanzo storico e in tali altri somiglianti lavori essi
hanno a scopo principale d' insegnare in modo ag-
gradevole la verita e di abbellirla? Pur troppo noi
abbiamo udito piu volte ripetere con fronte intrepida
im sofisma cosi temerario , ma si puo egli spingere
piu oltre la confusione delle idee e V abuso delle
parole? E qual e I'uomo, a cui presuma tanto I'in-
gegno da voler abbellire la verita in quel senso e
in quel modo che a giustificare il romanzo storico
sarebbe pur necessarior Senza dubbio anche il vero
per giugnere fino a noi, ed essere avvertito e com-
preso, ha bisogno di certe forme che lo rappresentino
e gli diano , per cosi dire , una esterna sembianza ; e
queste forme che sono cosa dell' arte , dcbbono essere
precise , convenienti alF oggetto , e dignitose d' una
eleganza propria e quasi nativa: ma chi non vede
che in tale riguardo tutto lo sforzo dell'artista, qua-
luuque sia fistromento di cui egli si serve, ha da
rivolgersi nnicamente a rendere la verita piu mani-
festa e visibile , e se questa espressione ci sia per-
niessa, a trovarle mia veste cosi trasparente die la
sua luce arrivi pura e inviolata alia bramosa coii-
templazioue degli uomini? Quando Tacito nel con-
dannarc all" immortalita dclFinfamia e delF esecrazione
Tiberio adopera que' suoi robusti e trcmendi colori
de' rom.\nzi sTORicr- 167
che furono copiati tante volte, ma rinnovatl non niai,
certamente non vorra dirsi ch' egli ci rapprescnti il
vero in abito disadorno c neglctto , ma qiialuiKpie
sia r accusa clic gli mossero i timidi, qualuncpic sia
la ficrczza c il risalto delle sue tintc, cgli e facile
di scorgcre quasi in ogni parola 1" inipronta incan-
cellabile della vcrita ; e quella sua Agrippina che
coUe morte reliquie di Gernianico nel seno sccnde
dalla nave ncUa maesta del dolore e della svcntura ,
fra i barbari che piangono sulle ccneri di chi gli
avcva domati, e i Roniani che divorando le lagrime
frenioiio in cupo sdenzio d'aver perduta una seconda
volta la liberta; quella sua niiiabile Agiip|)ina cosi
vii'tuosa e cosi disgraziata e certo la piu bella imma-
gine di tutte le istorie, il piu perfetto simulacro che
ringejino dell' uomo abbia mai innalzato alia ricor-
danza d' un grande e non meiitato infortunio; ma e
per questo il i-acconto di Tacito e forse men vero ,
avvi forse un solo de' suoi conteniporanei , un solo
fra gli storici in tutto il corso de' secoli che ardisca
sollevare la voce a snientirlo? E se anche travolgcndo
il valore delle parole si volesse dire che questo niodo
di rappresentare la verita e un abbellirla , quale pro-
fitto potrebbe ancora derivarne ai difensori del ro-
xnanzo storico, che per tutto ornamento gettano alia
verita le vesti della mcnzogna , g, pretendono quasi
d'averla fatta regina per questo solo che le diedero
a miserabile cortcggio f errore e la falsita? — I popoli
della Provcnza ricordano ancora benedicendo i tempi
del buon Pvcnato , tempi di pocsia c di preghicra ,
memorie di pace e d'amore; e gli storici non occul-
tando come quel re fosse dcbole, ne parlano sempre
con alfettuosa vencrazionc, come d' un uomo che
perdeado lo splendore de' regni senza un sospiro si
doleva unicamente che gli fosse toko il mezzo di
far felici gli uoniini, e inginocchiato a pie dell'altare
colla sua cetra non vivcva che in due soli pcnsicii,
quello del suo Dio e quello del suo popolo, del suo
popolo che ristretto negli ultimi anni a brevissimo
1 68 db' komanzi storici.
cerchio egli amava con una tenerezza ancora piu in-
tense , come il padre cV una numerosa famiglia clie
spogliato a poco a poco de' mold suoi figli concentra
tutto il suo amore sopra quell' unico clie gli rimane.
E di questo Renato cosi caro alia tradizione e alia
veridica istoria, che cosa e avvcnuto fra le mani di
Gualtiero Scott, che nclla sua Anna di Gejerstein voile
fame un contrasto con Carlo il Temeiario e con Mar-
garita d'Angio ? Avvi forse alcuno il quale ardisca
atFermare che fu abbellita la verita , quiindo il ro-
manziero trasponendo e sfigurando i fatti ed i tempi
lo converti nel piu inibecille degli uomini, in un mi-
eerabile , che dinientico d' ogni decoro, e dominate
fissamente da una ridicola idea non possiede nem-
meno tanto ingegno che gli basti per giugnere al
delirio della pazzia ? — In cgual niodo tutti sanno
come sia grande e terribile nell' istoria il fondatore
della casa dcgli Ajubiti, quel magnanimo Saladino
che la rettitudine del nostro Alighieri non dubito di
collocare nel prato verdeggiante e luminoso degli
antichi eroi , ove solo e in disparte rappresenta tutta
la gloria e tutta la virtu della sua fiera nazione ; e
i narratori delle crociate cosi cristiani come arabi
s' accordano a celebrare lui nome che alia causa santa
riusci troppo funesto, ma che fu proclamato in suouo
da non dimenticarsi mai piu sui piani di Tiberiade,
e per le contrade di Gerusalemme riconquistata ai
patimenti delfantico servaggio. E Gualtiero Scott che
cosa ha f^tto di questo generoso guerriero , la cui
vita gli presentava tanti avvenimenti gloriosi dal mo-
niento che usci colle prime sue armi dal castello di
Tekrit fino a quell' ultimo grido , che gia moribondo
fece correre per le vie di Damasco ad annunziare
che il vincitor delF Oriente non portava seco di tutte
le sue conquiste che un drappo funebre ? Che cosa
ha fatto il romanziere Scozzese di tanta gloria e di
tanta virtu ? Ha egli forse mostrato quel grande nello
splendore de' suoi trionfi o quando rompea le catene
de' vinti , e versava le sue beneficenze con mano
de' romanzi storici. 169
ugualmente prodiga sui Cristiani e sui Saraceni ? O
se voleva parlare di Saladino per abbassarlo, ha egli
almeno trascelta per condurnelo innanzi queH'ora in-
felice, in cui strascinato dall' inipeto della vittoria
sparse indarno di tanto sangue i campi di Galilea, e
disonoro la sua nobile spada troncando il capo a Pd-
naldo di Castiglione gia prigioniero ? E incredibile a
dirsi , ma Gualtiero Scott non solo non ha pur so-
gnato nel suo Riccardo in Palestina alcuna di queste
splendide idee , non solo non ha saputo aggiugnere
ornamenti alia verila che non ne aveva bisogno, ma
abbandonando tutte le imprese di Saladino , e respin-
gendo le testimonianze di tutti gli storici ha areata
in vece una favola assurda per fabbricare sovr' essa
un romanzo che tradisce ogni legge del verosi-
mile; e il gran Saladino condaunato a un ignobile
ti-avestimento e divenuto uno scorridore , un me-
dico arabo , un ciurmatore di talismani , una spia.
Ne si venga ad opporre che queste sono colpe del
romanziero, c non del genere da esso adottato, e
che lo stesso Gualtiero Scott in altri lavori seppe
temperare nieglio il suo ingegno , e armonizzare in
un accordo mirabile e piii conveniente il romanzo e
la storia. Una tale difesa non e in sostanza che un
complesso di oziose parole , perche se lo spazio del
discorso ci fosse bastevole , noi potremmo in egual
modo provare che tutti i romanzi storici di Gualtiero
Scott sono macchiati delFistesso difetto, e non pure
i suoi , ma tutti indistintamente i romanzi storici che
furono scritti linora : anche la Giulia Sevcra del Si-
smondi , f[uantunque per essere possibilmente fedele
air infedele sua storia 1" aiitore si accontentasse di
riuscire nojoso. Se T intriuseco vizio che corrompe
questa specie di componimento fosse state possibile
a vincersi colla virtu dell' ingegno , Gualtiero Scott
I'avrebbe gia vinto, ma ne egli, ne alcun altro sa-
ranno mai capaci di tanto, perche v' e impossibilita
assoluta, perche v'e contraddizione ne' termini, per-
che il romanzo e la storia , il falso ed il vcro non
170 De' ROMANZI STORICr.
si confonderanno niai , senza die prima si confon-
dano le menti degli uomini. Moke cose c tutte forti
e irrepugnabili si possono dire contro i romanzi sto-
rici, molte no dira il Manzoni tutte pellegrine , e
rendute ancora piu nuove e piu gagliarde dalla sua
efiicace parola , ma perch e le idee piu esatte e piu
decisive sono ad un tempo le piu semplici , e quelle
che spontaneameute si offrono le prime auche agli
ingegni minori , fra tutti gli argomenti che mai si
potranno raccogliere, sara sempre il piu vigoroso
questo che abbiam era toccato , qucllo stesso che
parlanJo altrove dei Promessi Sposi abbiamo quasi
di passaggio posto innanzi ai lettori. In questo ge-
nere di romanzi « ognl sforzo per conservare la ve-
ritd dee riuscire impoteiite o avere ad effetto che I in-
dole del componlmento si snaturi del tutto. L' alteniativa
e tale che nessuno arriverd mai a sfuggijia. Se i per-
sofiaggi ed i fatd sono storici e restano come li de-
scrive la storia , il racconto ronianzesco rimarrd affatto
indipendente da essi, ed in vece d avere un romanzo
storico si avrd un romanzo e una storia che cammi-
neranno vicini come due line e par alelle ^ ma senza toc-
carsi giammai. Che se i casi peri ed i find verranno
scambievolmente ad ajutarsi, e gli uni serviranno a
vicenda a formare e scioglicre il nodo degli cdtri , ecco
necessaiiamente tradita la veritd. »
Se non che forse alcuno fra coloro che volontarj
81 espongono a un si gran danno, vorra in buona
fede confessare questa parte della sua colpa, procu-
rando poi di trovarle indulgenza con quella scusa
si facilmente accettata dagli uomini , che alia Ime
con quei leggieri deviamenti dalla verita ei non cerca
che nuov€' fonti di oncsto diletto , e contende con
ogni suo sforzo ad aumentare la liber ta della mente,
allargando i confini della fantasia. E per avventura
egli e questo 1' argomento che forte di tutta la umana
debolezza ha protetto fmora piu validamente i ro- j
manzi storici, e molti stimarono anche di aggiugnergli
nuovo vigorc adducendo \ csempio della drammatica j
de' romanzi sTORior. 171
e deir epopea, c dimandando pcrche non debba es-
serc pcrmesso ai romanzieri quella mcschianza della
verita c della I'inzione cli e si largamente conccduta
ai poeti. Ma qui appunto dove gli avversarj della
nostra opinione si circoiidano d' una si speciosa ap-
parenza , qui si aprira al Manzoni piu largo e piii
sicuro il cainpo per attcrrarli e sconfiggerli colle pro-
prie loro arnii , imperocche fino a tanto die la qui-
stione resta ncUe regioni superiori della scienza e
deU'intelletto, i retori contend di scliernire cio che
non intendono, d'ordinario si riliutano ad affrontare
una materia che li confonde gia ne' prinii pensieri ,
e a cui sentono di non potersi niai sollevare ; nia
quando la controversia discende fino a quelle arti di
cui fanno profcssione , quando si giugne allc teorie
del licllo che in sostanza sono di tutta sublimita, ma
nelle quali si vcrgogncrebbero troppo di non sem-
brare maestri , allora egli c ben neccssario che ac-
cettino la proterta battaglia ; e pel Manzoni quando
gli avra condotti a questo punto il combattimento e
la vittoria saranno una cosa medesima. E 1' impresa
e di per se cosi facile , che se non fosse imperdo-
nabile temerita , e quasi irriverenza il prevenire un
grande ingegno nella trattazione d' un argoniento cui
egli ha consacrato meditazioni lunghe e severe, noi
stessi conlidando nella bontii della causa vorremmo
accostarci ad csaminare anche da questa parte F opi-
nione contraria per farnc manifesto e innegabile il
sofisma e la vanita : perche se agevole e il dimo-
strarc che quei primi col pretendcre di abbellire il
vero non ahro fanno che incoronare di iiori la vit-
tima che strascinano al sacrilizio, anrora pin spcdita
e vincente dec riuscirc la conl'utazioue di questi se-
cond!, che vantandosi di moltiplicare a spese del Vero
le sorgenti del Bcllo , si scordano che il Bello non
e altro che lo splendore del Vero . e superbamentc
trionfano d' aver dilatati i termini delf intclletto ,
quando in vece dovrebbero pensare che povera c
infelice c la gloria di quel navigantc che ha scoperto
172
de' romanzi storici.
un nuovo Occano da non potersi mai velegglare
senza naufragio.
Ed anche sotto questo rapporto noi non conosciamo
alcuno in Italia clie meglio c pin opportunamente del
Manzoni potesse assuniere il nobile ufBcio di ricon-
durre Farte alia verita, perche a tacere del suo in-
gegno gia lodato abbastanza, e a non ripetere cpianto
gia dicemmo sulla fede che deve accpiistargli il par-
lare per sua propria esperienza, egli ha inoltre con-
seguito con tutto il tenore della letteraria sua vita
il grande vantaggio di poter pronunciare liberamente
e senza tenia di nemico riniprovero la sua nuova
opinione. Se alcuno di noi che Fino dal primo sor-
gere della quistione romantica abbianio conibattuto
per la difesa delle vecchie dottrine , volesse ora in-
nalzarsi a discorrere del romanzo storico secondo i
principj universali del Bello fondati sul consenso dci
tempi e delle nazioni, poco ne gioverebbe il dichia-
rare con veraci parole che la nostra guerra non fu
mai contro i migboramenti , ma soltanto contro gli
abusi , e che abborrendo del pari dalle stravaganze
dei romantic! e dalle insipidezze dei classicisd, ogni
nostro sforzo venne unicamente adoprato a ritornare
gl' Italian! su quella strada antica e gloriosa che si
allontana ugualniente dalla timidezza de' pedant! e
dair audacia de' novatori. Qualunque fosse la dichia-
razione che venisse a confermare la solenne protesta
gia contenuta nel primo nostro ragionamento sopra
rAdelcli! , starebbe sempre contro di noi quel volgare
pregiudizio, che crede non potersi contrastare a! pro-
gress! d' iin' opinione senza aderire ciecameme agli
oppost! error! dell' opinione contraria ; e se alcun!
poch! che non s! lasciano travolgere alio studio di
parte , saprebbero forse accogliere con pacato animo
il nostro discorso , egl! e certo che il piu gran nu-
mero degli avversarj predicando sempre tolleranza ,
e non tollerando mai nessuna voce che li contrad-
dica , solleverebbero per noa doverc! ascoltare un
grido Concorde di riprovazione , quasi che a definire
De' R0MAN2I STORICr. 178
ima tanta causa potesse bastare il ripetere, come fanno
di continuo c scnza posa, I'istessa calunnia, che tutti
i (lifcnsori dellc miserabill antiche dottrine sou uo-
niini d' ingegno al)l)ietto e servile , che strisciando
nella polverc maledicotio la forza di clii spiega un
gran volo, e incapaci d'ogni nobile idea risguardano,
treniando, come una miuaccia ogui nuovo movimento
deir umano intcUctto. Ma se questa falsa e codarda
accusa puo togliere fede al vero nelle menti parziali,
fmche per questo vero combatdamo noi soli, non e
egli manifesto che tutti gli ostacoli a ravvisarue la
perfetta evidenza dovranno di necessita venir meno ,
allorche il Manzoni istesso si accordera con noi a
respingere il romanzo storico , siccome dannoso ai
progressi dell' arte e non conveniente alia dignit^
delfartista? O vi sara egli forse alcuno che ardisca
rinnovare ancora la taccia di servilita e di timidezza ,
quando ritratti in dispartc quelli cui era fin qui de-
stinata , essa andrebbe a percuotere un uomo che
ncl proporre le teorie del bello e nelfapplicarle coi
fatti alia letteratura della nazione pose a fondamento
d' ogui suo concetto T indipendenza e la liberta del
pensiero? E a questa felice e opportuna situazione
del nostro Manzoni s' aggiugne per renders^li piu
agcvole I'impresa, che appartenendo egli con eguale
splendore ai poeti ed ai romanzieri, non ne sara ri-
cusata Tautorita ne dagli uni, ne dagli altri, quando
colla buona fede ch' e il primo distintivo delle sue
opinioni si fara a ribatteie le fallaci conseguenze ,
che a lavore del romanzo storico si vorrebbero de-
durre dalla somiglianza che intercede fra la poesia
ed il romanzo : ne certamente egli dovra stancare
gran fat to il vigore del suo intellctto per distruggere
un v^ino sofisma , la cui forza riposta unicamente nella
confusione di due parole va suU'istante a cessare,
quando si distingue la fiiizlone dalla falsltd.
Forse ai nostri leggitori sara riuscito importune
che in questo ragionamcnto ne sia ora mai piu volte
accaduto di riferirci ai discorsi, che in altro tempo
174 I*e' ROMANZl STORICT.
esprcsscro le nostrc idee sul romanzo , ma come que-
ste nuove parole servono appunto a svolgere i pen-
sieii die allora non furono abbastanza spiegati, egli
era del tutto impossibile clie non ci occorresse fre-
qucntemcnte di risalire a quci principj che reggendo
I'intcra materia la ridiicono a conucssione e unita :
ed anche in questo momento arrivati al bisogno di
distinguere la falsita c la finzione uoi ci troviamo
nnovamente nella necessita di dover ricordare che
questa distinzione cosi importante fu gia in allora
avvertita per trarne alcune uorme essenziali al go-
verno delf ingegno e alia custodia della morale. Se
non che avendo noi doviito in qiiella occasione per
secondare il corso del nostro tenia contenerci fra de-
terminati confini, che ne tolsero di allargare, come
avrebbe giovato, I'applicazione di quei principj an-
che allc dottrine del bello, non possiamo questa volta,
quando 1' argomento ne riconduce all' istessa quistione ,
accontentarci delle cose gia dette , e per non lasciare
troppo incompiuta la manifestazione del nostro con-
cetto ne divien necessario di procedere ad alcuni
rapidi cenni , che almeno in parte e lontanamente
diano a conoscere, per che modo in fatto di arti la
falsita si distingua dalla finzione, e con che riguardi,
e sino a qual punto il vcro , che abborre sempre dalla
falsita possa entrare nel dominio della finzione senza
nuocere agli effetti , che per mezzo della finzione
istessa l' artista vuol conseguire. Ne qnesto sara un
invadere il campo die all' eloquenza del Manzoni e
serbato , perche non appena con poclii e brevi tratti
avremo segnata T idea die ci rinianeva imperfetta ,
anche il nostro discorso si arrestera.
La finzione considerata come il prodotto della fa-
colta inventiva, che si esercita sulle arti d'imitazione,
non e cosa per alcun modo opposta alia verita; che
anzi ad esaminarla ne' suoi elementi si scorge ch' e
la verita medesima rapprescntata per via di sim-
boli o desunta dal mondo reale ad esprimere con
nuove combinazioni le immagini delF intcUetto. Per
de' romanzi sTomci. 176
ronscgucnza sotto la finzione e scmprc la verita, e
parlarulo il linguaggio deir arti , le f'avole attribuite
ad Esopo c i romanzi di Enrico Fielding sono egual-
nientc vcri chc le storie del Guicciardino. All' in-
contro la falsita, sotto qualunque aspetto si guardi, e
sia che provenga dall' errorc , o che derivi da una
deUbcrata intenzione , e sempre in contrasto dirctto
coUa verita, perche e soltanto col negarla, che ar-
riva a niostrarsi come cosa almeno in apparenza esi-
stente : non c quindi possibile che fra Y una e Y al-
tra abbia luogo pur un istante di trcgua , e meno
ancora , che siano mai per compenetrarsi ad occu-
parc insieme lo stesso punto dell' univcrso intellet-
tuale o morale. Questi assiomi sono cosi evideiiti ,
che la scicnza matematica non ne ha di piu certi ,
e tuttavia egli e unicamcnte col dissiraularne la forza
e riliutarne le applicazioui , che si e voluto rinvenire
una difcsa per chi abbandona la verita dell' istoria
ad essere confusa e corrotta dalla falsita del ro-
nianzo. E noi diciam ora espressamente falsita del
romanzo qiieir istesso prodotto della fantasia , che
poc'anzi avevanio chianiato finzione, perche dal mo-
mento che il Vero storico si travisa per la hnzione
romanzesca , la iinzione che dee rapprcsentare la
verita perde il suo carattere distintivo per assumere
quello della falsita , che appunto dal suo ripugnare
e corrompere il vero si forma e si contrassegna.
Se alcuno col pretesto di accrescere diletto alia sto-
ria si argomentasse di frapporle una serie di ro-
manzesche avventure , egli e fuori di dubbio , che
un grido universale s'innalzerebbe contro la sua te-
meraria stoltczza , accusandolo di voler falsificare i
documenti della vita civile e la memoria del ge-
nere umano ; ma quando col pretesto di accrescere
interesse al romanzo si ardiscono introniettere i fatti
della storia agli avvenimenti creati dalla fantasia ,
quando si costringe Y istoria a prendere Y attitudine
e la dirczione che si credo al romanzo piu favo-
revole , non e egli in sostanza im larsi rco della
176 DE ROMANZI STORICl.
medesima colpa ? Non e forse ugualmente la verita
storica che viene contraffatta ed offesa ? Noi ben
sappiamo che a un tanto rimprovero si usa rispon-
dere , che 1' istoria non si deve imparar ne' roman-
zi, e che qualunque sia la variazione che questi si
permettono a maggiore diletto , restano senipre in-
tatti i volumi degli storici , in cui la dubbiosa mente
deir uomo puo con sicurezza domandaie al passato
le norme del presente e dell' avvenire. Ma se una
tale risposta si riduce a' veri suoi termini , che cosa
ne riniane che pur da lungi soddisfaccia alia no-
stra obbiezione ? La storia a considerarla sotto quel
lume , in cui solo e giovevole all' uniana pruden-
za , non e gia una cosa astratta , e per cosi dire
sussistente da se nei volumi che la comprendono :
questi sono certamente preziosi , perche custodiscono
il sacro deposito delle tradizioni, la rimembranza
delle glorie e delle sventuve , ma la storia , che
provvede di esempi e di consigli la vita, quella che
influisce con potenza sulle azioni degli uomini , e
che quindi bisogna conservare inviolabile, e la sto-
ria , che noi chiameremo vivcnte , quella die s' intro-
duce , qualunque ne sia il modo , a formar parte
delle nostre idee , 1' istoria , che divenuta intrinseca
alia mente ed alia coscienza ne dirige con impulso
quasi impercettibile le operazioni e i giudizj , e pre-
para in f ondo all' anima umana un germoglio , che
nei casi della vita esteriore sorgera ben presto, come
fu preparato. Se 1' istoria non e una tilosofia di spe-
rienze , se non e la morale insegnata dai fatti , ogni
sua importanza si lisolve in una mera curiosita, cui
non giova difendere , ma s' ella e in efl^tto , quale
noi la crediamo , e quale sinora 1' ha definita V una-
nime consenso de' saggi , egli e manifesto che per
qualunque maniera la verita istorica si corrompa , il
danno e sempre lo stesso, e che anzi il pericolo
maggiore proviene appunto dai romanzieri, i quali
chiamano a se una moltitudine assai piu numerosa
che gli storici , e parlando ad ogni qualita di persone
DE noMANZI STORIGI. 1 77
diffondono T errore , anclie dove 1' educazione e lo
studio non haniio predisposto nulla clic lo resplnga.
Che se il ragionamento per sottoporre questi prm-
cipj alia prova delle conseguenze die ne derivano,
pi'ocede ad esamiaare gli effetti , che al prezzo d' uii
tanto danno sono possibili a conseguirsi , si fa tosto
palcse, come ad uscire dai conlini e dalle coudizioni
deiraite lo scapito soverchi sempre il guadagno,
lie debba mai spcrarsi di giovare alia rapprcsenta-
zione del bcllo col separarla imprudentemente dalle
leggi deir ordine. Egli e continuo a vedeisi , clie i
ronianzieri per coadune una scena , da cui aspettano
una profonda commozione , o per disporre la cata-
strofe delle immaginarie loro vicende , trasformino
ad arbitrio 1' istoria scompigliando senza riguaido e
gli iioiiiini , e le cose , ed i tempi , ma dov e il pro-
litto che per questi deplorabili abusi dell' ingcgno
abbia arricchiti i tesori delP arte ? E fra tanti ro-
inanzicri, che confondendo il vero ed il falso cor-
sero dksfrenati pel campo, quanti sono, che valgano
nemmeno la polvere che han soUevato? La lettera-
tura possiede certamente alcuni romanzi storici di
bellczza mirabile , e ne avra sempre , linclie i nobili
intelletti non si persuaderanno , che per amore del-
r istessa loro fama debbono allontanarsi da questa
carriera ; ma chi ne puo indicare un solo romanzo,
in cui la bellezza provenga esscnzialmente dall' in-
troduzione d' un fatto, o d' un personaggio storico,
e non piuttosto dalla ricchezza d'una inunaginazione,
che valse a far dimenticare la scia2;urata meschianza
del falso e del vero ? E se Pietro da Cortona ha pro-
fuse tante maraviglie di pittura nel salone dei Bar-
berini , chi vorra attribuire ai vizj della sua maniera
quel successo che gli fu procurato dal vi2;ore della
sua fantasia sempre fclice anche in mezzo agli er-
rori ? I grandi ingegni , anche a dispctto di grandi
ostacoli fan cose grandi , ma chi sa dire che cosa
avrebbero fatto, se nessun impedimento si fosse op-
posto alia loro potenza ? Chi sa dire quanta parte
BM. IiaL T. LVIII. 12
178 De' nOM-VKZl STORICJ.
della loro gloria abbiano perduta quel glorno , die
un disgraziato pensiero li fece discostarsi dalle nor-
me infallibili del Vero e del Bello? — E appunto
qucsto esercizio imperfetto delle facolta native, que-
sto rimanersi al di qua della meta, questo riuscire
minori di se medesinii , e la condanna cui debbono
soggiacere tutti coloro, clie nelle arti si sottraggono
ai principi dell'ordine, la condanna cli' e inflitta ai
ronianzieri quando si dipartono dalla iinzione insti-
tuita ad esprimere il vero per attenersi alia falsita ,
dalla quale il vero necessariamente abborrisce.
II Bello nelle arti vuole unita , perche vuoie ar-
nionia ; e 1' impressione clie deriva da esso , se ha
da produrre tutto l" elTetto di cui e capace , non
dcv' essere interrotta da nessun contrario, ma giu-
gnere inviolata alTanima nostra, e posarvisi in pace
con un sentimento niisto d' ammirazione e di tene-
rezza ; perche 1' anima umana conservando 1' inipron-
ta dcUa divina sua origine si privilegia d' un aniore
infinito per 1" unita, e posta in esiglio sulla terra, ovc
non potra inai rinvenire quella che le fu tolta, la
cerca tuttavia con tutta Y inquietudine e 1' impeto
del desiderio , e addoloi'ata di non trovarla in se stes-
sa la dinianda alio spettacolo dell" universo , la di-
manda ai prodigi dclT arte , e non gode riposo , e
non vede bellezza, ove non contcnipli almeno una
scolorita inmiagine di cio che le nianca. Sia pur gran-
de e indoniabile 1' orgoglio che corronipe la nostra
mente , ella non potra niai rinnegare se medesinia
lino al punto di resistere con persuasione a questO
vero, la cui certezza le viene dimostrata ad ogni
istante della vita , e piu che inai quando superba
per la varieta e Tabljondanza delle sue doti ardisce
dividere il proprio vigore , e ne fa spcrimcnto so-
pra oggctti che fra loro non s'acrordano a ncssuna
armonia. L ingegno dell' uomo e una scintilla pro-
venuta dal Sole eterno, un soflio delT aura divina, c
come tale pno certamcnte dispicgarc nclle sue ope-
razioni umi potenza che corrisponda all' altezza da
db' KOMANzi STonicr. 179
cui cgli dcriva ; lua guai , se ritiutando le condizioni
dclla sua I'orza ei si diparte daH'unita! Guai se nel-
1' csprinici'c i suoi concetti per mezzo dell' arte noa
allontana con ogni cura tutto quelle , die turbando
cjuesta unita puo sminuire o distruggere l" eiFctto
ch' ei vorrebbe produrrc. La debole inipressione clie
risulta da ogni suo sforzo , lo convince tosto , e lo
punisce d' aver prostituita la dignita della sua voca-
zione.
Ma se il bisogno dell' unith e deli' armonia appar-
tiene all'esscnza della nostra natura, se questo prin-
cipio e le consegucnze che ne scaturiscono sono
gia per se stessc iucontrastabili nell' applicazione
gcneralc che deve flirsene a tutte le arti , chi non
vede che V applicazione particolare n e piii certa
che mai , quando si tratta dclle arti della parola, e
sopra tutto, quando il discorso si volge all' arte del
ronianziero. Ncssuno vorra certo ncgare, che in quc-
6ta specie di componinicnti ogni niigliorc succcsso
non dipenda nclla niassima parte dallo stato di nou
interrotta illusione, a cui lentamente, e quasi per
un continuo e secreto accordo dclT anima e trasfe-
rita la fantasia de' Icttori : nia come mai potra sus-
sistcrc questo mirabile accordo , come mai potra du-
rare questa necessaria e cara illusione , se i lettori
d' ogni romanzo storico sono in vece messi per forza
in uno stato di diffidenza , a cui nessuna illusione
puo accoi\ipagnarsi? Finclic tutto il racconto si spa-
zia nel campo dclle iinzioni , la nostra mcnte , che
fugge volentieri dalla realta de' fatti che la circon-
dano per trasportarsi a una realta superiore pin gen-
tile e pill pura , non ha bisogno che d' un primo
suo moto per entrare in quel mondo idcale; e quando
una volta vi e giunta, purche le rimanga la verita
intrinseca dei concetti e dei sentimenti , non trova
pill cosa alcuna che distiugga il delizioso suo in-
canto, e vive tutta intcra in quella nuova creazionc ,
e piange e sorride , e dimcntican lo per un istante
il luogo da cui c partita , si ristora in un bcato
i8o de' romanzi storici.
riposo per tornare piii gagliarda a x-iplgliare il peso
della sua umanita. Ma se in mezzo alle finzioni del
romanzo si vuol introdurre F istoria , la quale ne
costiinge a restar sempre inimobili nel pensiero della
vita reale, non e egli palesc clie la fantasia deve
ad ogni tratto veniiiie impedita , perche le riesce
impossibile di lasciarsi trasportare con pieno abban-
dono ai niovimenti del suo felice entusiasmo ? Noi
supponiamo che i leggitori conoscano 1' istoria da
cui si vuol trai-re argoniento o sussidio al romanzo ,
e che percio non sia da temersi quel gran danno
che nasce dalla corruzione del vero: noi supponiamo
di piu , che Tautore, con quanto e in lui di buon
volere e d'inoie^no , si sforzi di tenere distinti il
romanzo e T istoria; ma se questa doppia ipotesi ,
che nel fatto sussiste cosi rare volte , puo sotto vm
diverso rapporto attenuare la colpa del romanziero,
dii non conijnende , che nessun prolitto puo a lui
derivarne per conservare illesi gli efl'etti dell arte ?
Sia pur sollecito , e quanto esser puo fortunato lo
studio con cui esso procede , noi abbiamo gia ve-
duto , che per una resistenza non superabile , intrin-
seca alia natura stessa delle cose, egli e del tutto
impossibile, che senza scambiare T indole del com-
ponimento V istoria sia mantenuta nella piena sua
integrita ; ma se questa premessa e gia di per se
dimostrata , ugualmente necessaria ne proviene la
conscguenza, che nel romanzo si presenti sotto aspetto
d' istoria alcun fatto che riesca nuovo ai lettori , e
non corrisponda alle reminiscenze che si trovano
depositate nella loro memoria. Ed allora quale sara
rimpressione che si dovra produrre nell' animo di
chi sente narrarsi un avvenimento, al quale la sua
persuasione non e ancor preparata ? Se non si trat-
tasse d' istoria, il lettore sarebbe gia disposto a se-
condare rimma^inazione del romanziero, ma il fatto
gli e messo dinanzi coi carattcri della verita , e
quindi per condizione della sua propria natura non
gli e conceduto di accoglierlo come vero, finche
de' romanzi storici. i8i
la slncerita di questl caratteri non gli sia manifesta.
Egli sa d' aggirarsi in un caos di vero e di falso ,
sui conrini del lomanzo e dell' istoria , e tostoche
non trova nella sua mente una cognizione antcriore
rhe gli aBernii la realia di quanto e narrato , egli
deve necessariamente sospcndcre il corso della sua
fantasia, c domandare a se stesso: « Ouesto fiitto, che
» io non conosceva, e egli poi vero? Questo perso-
5) naggio ha egli veramente da aggiugnere alle sue
» virtCi o a' suoi delitd anche questo nuovo argomento
» di lode o d' infamia? Ho io ascoltata la voce dellisto-
» rico o del roinanziere ? » E questa donianda, che
viene a interporsi fra le piii viva e splendent! im-
ma2;ini della linzione , produce a un dipresso sul-
r aninio tie' leggitori l effetto medesinio , clic la pa-
rola dcllo scliiavo proferita nella pompa de' trionfi
operava sulT animo del vincitore. Chi legge , e ri-
chiamato anch esso alia severa realta , ne le brillanti
apparenze che aacora rimangono , ne il lusso della
immaginazione , che colora gh oggetti, valgono a
mantcnere un incanto che fu gia dissipato. L' illu-
sione e sparita , e sara molto , sc a qucUa specie di
ebbrezza tiionfale , a cui si erano innalzate le no-
stre idee, non sottentra, come a Vespasiano, un sen-
tiniento di stanchezza e di noja. — Ne si dica , che
daU'esame, a cui furono costretti i lettori, potrebbe
alcuna volta emergere , che ad una bella linzione
fosse venuta a nieschiarsi una recondita e bellissima
verita , perchc se anche questo rarissimo caso dovesse
accadere , i principj che noi abbiamo accennati noa
iscemeiebbero punto del loro vigore, e starebbe
sempie irrepugnabile in fatto , che il movimento
della fantasia fu impedito , e che appressando il vero
positivo dclla storia al vero imitativo o smibolico
della linzione non solo fu perduto il vantaggio che
nasce dalT unita e dall' armonia, ma si venne inoltre
colla confusione di due cose bellissime ad aveine
una tcrza quasi deforrae . come il pittorc che me-
scendo i piu graziosi colori della sua tavolozza ,
iSa De' ROMANZl STORTCT.
r azzurro cJ il carmino non ne vede uscire clie ua
briino cupo troppo dispiacente alio sgiiardo. E poi-
clie un esempio puo qualche volta giovare a chia-
rezza, fingiamo per un istante che un ardsta di
presuntuosa ignoranza sperando di ottenere un mag-
gior cffetto gettasse suUe spalle alia Venere de' Me-
dici un vei'o manto di poi-pora , o incoronasse di
vere ghirlande TAuroi-a di Guido. Non e egli certo
clie mille voci d'abbominio s'innalzerebbeio contro
una tanta barbarie? E nessuno la vorrebbe difendere,
ed ogui piu forte rimprovero le sarebbe ad un tempo
giustissimo e scarso. Ma il caso, che prima abbiamo
supposto , c egli diverso ? E dov' e la giustizia , se
nel romanzicro storico la medesima colpa non sog-
giace alia medesima accusa ? E perche non si grida
anche a lui , come deve gridarsi all' artista, che quella
verita accostata alia finzione perde essa stessa la
sua bellezza , e distrugge tutta V illusione che 1' arte
avea procurata?
Che se questi danni provengono dal falso sistema
anche quando e adoperato ogni sforzo per ripararne
i difetti, anche quando si accoglie la premessa favo-
revole ipotesi che concedette scienza storica ai let-
tori , e molta aflezione per la verita al romanziero ,
noi speriamo che 1' evidenza stessa della cosa ci
dispensi dal muovere alcun' altra parola per dimo-
strare il nocumento che deriverebbe nella suppo-
sizione contraria , se in vece i lettori non conosces-
sero quella parte d' istoria che fu introdotta nel ro-
manzo , e il romanzicro sacrificasse senza ritcgno
ogni realta di avvenimenti alio sfrenato delirio della
sua fantasia. Egli e ben vero, che per un' infelice
esperienza quest' ultimo caso risulta di gran Innga
piu frequente del primo , ma troppo sarebbe misero
lo stato della letteratura e delT ingegno italiano, se
lo spirito di controvcrsia rendesse necessaria la prova
di quei principj , che gia pi'ovati dall' antorita uni-
versale sono r unico criterio d' 02;ni certezza. E dove
saremmo noi arrivati, se T errore anche presentandosi
t)E* ROMANZI 6T0RICI. l83
come errorc c senza la mentita larva della verlta tro-
vasse difensori contro cui si dovessc coinbattere ? II
perche non volendo il nosl%o pensiero arrestarsi pin
a lungo senza Ijisogtio nclla tcma d'un infortunio, chc
pur ristretto alio sole arti sarebl)e gravissimo, ne sein-
bra, clic a compicre I'idca rimasta imperfetta nel di-
scorso sui Promcssi Sposl piu non ci occorra die di
soggiiignerc un mot;to brevissimo per quel romanzieri,
die tiniorosi di olTcndere la verita , ma risoluti ad
un tempo di permettere all' inimaginazione uu libe-
rissimo corso si confidano di passare illesi in mezzo
ai due .scogli , se dopo aver trasgredid nel romanzo
tutti i conlini del vero gettano qua e la alcune note
in cui si avvisa die questo o quel fiitto avvcnne
con circostanzc diverse, die questo o quel perso-
naggio non viveva ancora in que' tempi, o non ebbe
parte alcuna a que'casi. E noi concediamo , die I'in-
tenzione di questi romanzieri possa parere molto
lodevole , e se ne riuscisse di persuadcrci , die uu
avanzo d' amore per la verita fosse quello die li
conduce a un tale partito, noi vorrcmmo andie spe-
rare die piu cauti e mcglio avvisati saprcbbero lien
tosto ritirarsi del tutto da una confusione tanto dan-
nosa ; ma sarenio noi tassati di soverchio ri2;ore , se
confessiamo di non sentirci punto disposti a riporrc
alcuna fiduria in questa specie di transazione fra il
vero ed il falso ? Forse i rapporti d'analogia sem-
breranno a prima giunta alquanto remoti , ma esa-
minando bene addentro la cosa , clii non vede die
questi tcntativi d' un impossibile accordo sono quasi
eempre seguitati dal medcsimo elTctto die si accom-
pagna a quelle infelici transazioni morali , in cui la
coscienza patteggia col rimorso a prolitto della pas-
sione? II romanziero dira senza dubbio a se medesimo,
die per mezzo di quelle annotazioni i diritti della
verita sono salvi , e con siffatta lusinga potra giu-
gnere assai facilmente ad assopire la naturale sua
ripugnanza pel falso , ma clii ne assicura , die ap-
punto per questo ei non trascorra con peggiore audaria
184 i'e' romanzi storici.
ad ogni piu scapestrata licenza? Chi ne assicura,
die rotto per tal modo Y ultimo freno , soverchiata
r estrema barriera , ei iidn si getti con niaggior im-
peto ad ogni delirio piu ripiovevole, come Tuomo
die lion si ritrae da nessun eccesso, perclie crede
d' aver preparata ad ogni evento la difesa e 1' im-
punita ? E se questo avvenisse, se per la confidenza
nel rimedio fosse accresciuta la gravezza del male ,
potremmo noi sperare die quell' emenda fosse pari
al bisogno ? Tutti indistintaniente i leggitori del ro-
manzo ricevono Y impressione dell' errore , ma quanti
sono die leggano le note per ricercarvi la .verita ?
Quanti sono die le ricordino ? L' errore e dipinto
alia fantasia coi piu vivi colori ; 1' errore e stampato
a caratteri di fuoco ncll' anima , e si vorra preten-
dere die la verita cacciata , per cosi dire , in un
angolo , e sepolta sotto la macerie dell' crudizione
possa sollevarsi e prevalere nell' ingannata mente
degli uomini ? Volesse Dio , die la potenza del Vero
anclie abbandonata a se stessa fosse cosi vittoriosa ,
ma pur troppo noi veggiamo ad ogni istante avve-
nii-e il contrario -, pur troppo alia selva degli errori ,
come a quella degrincanti, fa d' uopo d'un guerriero
rivestito di tutte 1' armi die la distrugga. • — Ne si
dica per ultimo scampo die i lertori saranno cosi
diligenti e scrupolosi . da confrontare di continue il
testo e le note per tenersi in guardia contro ogni
deviazione dal vero. Una silfatta chimera e piii facile
ad immaginarsi die a credersi , e se anclie il ra-
gionamento degli avversarj volesse ricorrere a un
tale partito, non solo la loro causa non ne divente-
rebbe migliore, ma noi non ci terremmo neppure in
debito di aggiugnere una sola parola , perche in
questo caso risorgerebbe senz' altro, e con piii forza
die mai , quanto abbiamo detto poc' anzi sul bisogno
deir illusione, e sul nocumento die proviene dal
dissiparla. Supponiamo pure die 1' ingegno del ro-
manziero abbia portata al sommo T illusione di questi
lettori, supponiamo die nell' anima loro sia penetrata
VZ ROMANZI STOmCI. 1 35
]a commozione piu ad'ettuosa e piii forte: se per
avvenuira essi discendono dall' errorc , die trionfa
nel romanzo, alia verita die si cela in fondo al vo-
lume , tutto e iinito. Quclla severa annotazione e
somigliante a una goccia d' acqua gelata , che ca-
dendo riduce in una massa incrte un torrente di
vapore capace a dar impnlso allc macdiine piii po-
derose. Forse la verita sara salva, ma relTicacia del-
r artista e senza dubbio perdiita.
E noi arrivati a qucsta condusionc die ci scmbra
di tutta evidenza, ne accorgiamo di aver anche com-
piuta , quantunque per cenni troppo imperfetti , la
manifestazione del nostro pensiero. — La finzione nelle
arti e bella e lodevole , iinclie serve ad esprimere
il vero : quando si oppone al vero, non e piu Ijn-
zione , ma falsita. La falsita ripu^na alio scopo di
tutte le arti: non conviene alia poesia, non con viene
al romanzo. E sc il vero e condannato a nieschiarsi
non colla fmzione, ma colla falsita, ei si vcndica ne-
cessariamente di un tale consorzio distruggendo anche
gli elletti die sarebbero derivati dalla Bnzione : as-
siomi incontrastabili che ajutando dell'ingenita lore
forza la nostra liacchezza ci condussero lino a cjuesto
punto ove il discorso deve arrestarsi, aspettando che
i'eloquenza del Manzoni metta in tutta la sua luce
una materia che noi abbiamo appena adombrata.
Se non die dopo cpieste lunglie parole ci sembra
di poter riprendere con piu coraggio f interrogazione
gia mossa in principio. Che cosa significa cpiesta turba
sempre crcscente di romanzi? E qual e la lusinga che
seduce i romanzieri storici ad entrare in una carriera,
ove i danni della verita e dell" arte sono tanto pa-
lesi? Noi ci siamo sforzati di esaminare con ogni
attenzionc i motivi d' un avvenimento che minaccia
COS! dappresso la Ictteratura italiana, ma comunque
ne sia forse riuscito di notare alcuna fra le c^gioni
di tanto abuso, una risposta accettabile che possa darsi
dai romanzieri alia nostra domanda, una risposta che
valga almeno in parte a salvarli dalle accuse che li
l86 he' KOM4NZI STORinr.
nercuotono, non rabblamo ancora trovata. E intanto
da ogni confine d' Italia si viene moltlplicando questa
miseria, e una sorda voce ne avvisa che la sola Ve-
nczia prepara ad un tratto QUARANTA romanzi sto-
rici die raccontino fino dalla prima origine tutti i
casi della repubblica. E chi sa tino a dove sara per
trascorrere una licenza cosi deplorabile se la critica,
come cia incominciando I'abbiamo invocata, non sorge
con tutta la forza della sua severita a disperdere que-
ste piccole ambizioni, a strappare anche 1' ultima foglia
di quelle ignobili palme che forse la vanita si ripro-
niette imniortali? IMolti sono e finissimi gV inganni
deir amor proprio , molte e care le illusioai die ne
derivano , ma sconsigliata , anzi neniica e quell' in-
dulgenza che perdona e incoraggisce i traviamenti
per non contristare i traviati. Bisogna interrompere
quel sogno piacevole die a prolungarsi sarebbe se-
gnito da una veglia troppo affliggente; bisogna dire
ai romanzieri storici con risoluto linguaggio quello
ch' cssi debbono gia sentirsi in fondo del cuore , ma
che non osano confessare ne a se stessi , ne agli
alti-i. Coi pochi grandi ingegni veracemente cliiamati
al romanzo, se anche si perdono nel false sentiero,
vuol usarsi una cortesia che concilii ad un tempo la
schiettezza e la riverenza, ma cogli altri die si pren-
derebbero a tutta lode anche le consuete frasi di gen-
tilezza, giova oramai deporre ogni vano e pernicioso
riguardo; cogli altri, die son moltitndine, dev' esser
fatta ginstizia piena e inesorabile, giustizia che ri-
mandi al sue posto chi n' e uscito soltanto per cor-
rompere Parte e per insultare la verita. OuelFidea che
forse e ancora indistinta nella loro mente , si faccia ad
essi manifesta in tutta la sua umiliazione , e sappiano
una volta che 1' applicarsi al romanzo storico , tranne
il caso dei sommi intelletti, per cui e un errore, in
tutti eh altri e un indizio certissimo di debolezza. A
o ...
creare una favola, a immaginare avvenimenti, perso-
naggi, caratteri, a condurrc la finzione sino al suo ter-
mine col solo aiuto del cuore e della fantasia, bisogna
DE' ROMANZI STORICI. ItW
avcre dcntro se qualche cosa di vigoioso e cVattlvo,
bisogna possedere almeno una scintilla di quella fa-
colta sublime cho invcnta , ma per dcttarc un romanzo
storico, come T Europa nc licevette ben mille dalla
iniitazionc di Gualtiero Scott, ehe cosa si ridiiede,
ohe noa sia conceduto alia mcdiocrita piu disprezzata
ed oscura? La materia del racconto e gia creata, gli
avvenimenti sono disposti , sono pronti i personaggi ,
sono trovati i caratteri. L' istoria ha provveduto ogni
cosa, ed ogni sforzo si riduce unicamente a cercare,
che rincomoda verita voglia trasformarsi in romanzo.
E quanto e nidla cio che basta a raggiugnere questo
seopo infelice? Si turbi, si ritardi, si affretti T ordine
de' fatti e de' tempi, si costringano tutti i faraosi del
secolo ad entrare in quel cerchio, si confondano con
loro alcune ombre scolorite di Flibbertigibbet, di 3Teg-
meirilies c di Ochiltree, si saccheggino i libri de' geo-
grali e degli antiquarj , si descrivano i luoghi, le
costumanze, le fogge; un dialogo e una descrizione,
una descrizione ed un dialogo , e la grand' opera e
terminata. Un volume aveva olTcrta la sostanza del
racconto , venti volumi ne fornirono le parti acccs-
sorie. La facolta inventiva e l' immaginazione dormi-
vano , ma durante il loro sonno i libri si eonfusero
insieme, e un libro fu generato. — E tuttavia a mal-
grado d' una poverta cosi manifcsta i romanzieri sto-
rici vogliono essere tenuti in gran pregio, ed anzi
da questo continuo biso^no di sostentarsi a spese
dciristoria, della geogralia e dell antiquaria essi trag-
gono una nuova illusione, che accarezzano con molto
amore siccome 1' ultima che li puo confortare. Per-
che mai , dicono questi romanzieri tentando d' ingan-
nare se stcssi , perche dovremo noi andarne confusi
cogli altri frivoli novellatori , noi che ci soUeviamo
alia dignita dcgli storici, all' utile varieta de' geografi,
alia diligenza degli antic^uarj ? E in questo pensiero
essi gridano che il tcnue artilizio di un umile dici-
tore di f'avole non puo aver nulla di comune col
nobile magistero di clu spogliando il romanzo della
i88 dk' uomanzi etorici.
nativa sua leggerezza ha saputo innalzarlo ad un
posto da cui era tanto loiitano. — E chi sa (juanti
srrittori che senza una tale lusinga impieghercbbero
utilmente le loro fatiche in qualche studio couceduto
anche as;!' in<>;e«;ui minori, sono da essa traviati a
consumarsi in questa dannosa carriera ! Ma se la cri-
tica incalzandoli fino all' estremo vorra adempicre
tutto il suo uflicio , se la critica sapra antipoire il
progresso dell'ai-te alle tiniide suggestioni degli uniani
rispetti , quanto le sara facile di penetrare anche in
quest' ultimo asilo, di disperdere anche quest' ultima
consolazione dell' amor propriol Noi non vogliamo
esaminare , perche il luogo non e opportuno , quali
conscguenze debbano aspettarsi dall'audacia del secolo
che rimette ogni cosa in quistione , ne qual tristo
mutamento possa awenire dalle indagini temerarie
che succedettero alle ricerche dejili eruditi , ma
come ad ogni male si meschia sempre alcun bene ,
qucsto e pur certo , che combattuto dalle circostan-
ze , e spinto dalle nuove opinioni il tempo dell' an-
tica ciarlataueria letteraria e passato. Altre frodi ,
altre peggiori frodi deturpano senza dubbio anche
a' nostri giorni il campo della sapienza , ma cjuella
vecchia haratteria de' pedanti c smascherata per
sempre, ne col superbo apparato d' una farraginosa
erudizione e piu possibile di sbalordire nessuno.
Si dibattano pure quanto sanno i romanzieri storici
per far credere , che le svariate cognizioni dei loro
voliuni furono da essi raccolte con lunghe e sudate
vigilie. I dotti conoscono gia tutti le numerose offi-
cine , ove questa facile mercanzia si vende e si
compra ; e il popolo che ha veduto gli auguri sorri-
dere ncirincontrarsi, oramai sorride ancor esso, e si
stringe nelle spalle per compassione. Romanzieri , fa
d' uopo fmalmente disingannarsi: per cjuesta via non
v' e speranza di lode : se volete vivere , bisogna in-
ventare , o quando vi parra di aver conseguita una
fama onorevole , sorgera la pubblica voce ad avver-
tirvi , che non siete , e non sarete mai altro che
de' ROiyiA.Nzi sTORicr. 189
compllatori , compilatori , compilatori. — Ne alcimo
voii,lia (lolersi , chc la critica sia chiamata a tanta se-
voiita per opcre cosi Icggicre come sono i romanzi;
iniperoccho non e mai di lieve importanza cio die
puo niioceic alia buona ed utile direzionc degl' iii-
gegni , e al rctto disceruiniento del vero, nc mai la
rigidezza dc' critici e piu giustamcnte impicgata, che
quaiido si I'ivolge sopra quelle scritture , che non
comandate da nessun pubblico vantaggio , anzi per
se stesse atVatto disutili a2;giungono a qiiesto difetto
il pericolo di riuscire gravcniente dannose. Indulgen-
za e da usarsi volonticri a quei laboriosi scrittori ,
che si travagliano fra studj ingrati , ma necessarj ,
indulgcnza a (jue' generosi , che senza aspirare alia
ricompense dclla gloria si affaticano in una modesta
oscurita a migliorare la condizioue dcgli uomini. E
se anche a quesli benemeriti non riuscisse di far cosa
pill che mediocre, non e toUerato ad alcuno che li
"venga ad accusare della loro liacchezza : perche quan-
to e nociva , e da perse2;uitarsi senza pace la me-
diocriia prosuntuosa e brigante, altrettanto vuol es-
eere incoraggita e ajutata quest' utile mediocrita, che
dc' continui suoi sacrilizj non puo aspettarsi altro
premio sopra la terra, che una breve e scarsa rico-
noscenza , e la tacita e non proHttevole approvazione
de' buoni. Ma quale affinita v e egli mai fra qucsti
dimenticati cultori d'una fruttuosa sapienza , e i ro-
manzieri storici , che per la sola avidita dei mutabili
sullragi volgari non teniono di corrompere a pregiudi-
zio comunc un' arte di sua natura oziosa c supcrflna,
che ha gia gran bisogno di riscattare fintrinscca sua
frivolezza colla manifcsta nobilta de'suoi tini? E perche
la critica dovrebbe con vani fregi di tortuose parole
rintuzzare un rimprovero , che non produrra alcun ef-
fetto, se non c vibrato nella pienezza del suo vigore,
e con tutta F encrgia d'una pcrsuasione profonda?
Noi conchiudiamo. II romanzo , come j^ia in altro
luogo vcnne osservato , ha la sua sorgente nelF im-
perfetta natuia dell" uomo , e forte del couscnso di
190 De' R0M\NZI 5T0RICI.
tutti i popoli e di tvitti i tempi non sara nmi re-
spinto da nessima civilta e da nessuiia barbaric. Guai
adunque , se il torrerite ch' e inipossibile ad arre-
starsi, viene abbandonato a strariparc dove piu gli
aggrada , senza che alcuno ne vogba reggerc il corso !
Guai se in vece di adoprarc il romanzo a teiierci
r aniino gentile , e a risparniiarci colla finzione la
dolorosa sciiola della rcalta gli si permette confon-
dendo il false col vero di secondare e d' accrescere
i traviamenti della fantasia e dell' intelletto ! I danni
della verita tradita saranno grandissinii, i danni del-
r arte corrotta puniranno le olYese della verita. Ma
guai ancora , guai per la gloria italiana , se quando
la critica avra combattuto e vinto questo delirio che
strascina le menti ai romanzi storici , ella vorra con-
tentarsi della sua dimezzata vittoria ! Guai , se dai
romanzieri storici ella non sapra ri vol tare le arnii
sopra ogn altra turba di romanzieri die volcsse pren-
derne il posto, e invadere con nuovo impeto e de-
vastare la nostra letteratura ! Ingiuriosa e non degna
di grati discepoli fu V accusa che per gran tempo
le altre genti diedero agV Italiani d' essere un popolo
di sonettanti e di parolaj , ma che sarebbe , se in
vece meritassimo 1' accusa di essere un popolo di
romanzieri , un popolo che da tutta l' eredita di Gre-
cia e di Roma non conserva che i poveri avanzi di
Apulejo e di Longo sofista! Che sarebbe, se 1' esem-
pio , la facilita , la speranza del lucro , il desiderio
d' un nome popolare spingessero , come sembra pros-
simo ad avvenire, la massa degli scrittori a dissipare
ringegno in quest' umile occupazionc , se quegli stessi
che sarcbbero nati a cose niigliori si lasciasscro sc-
duxTc da questa maligna influenza ? 11 romanzo si
vuol accettare come un sollicvo della mente che
viene in esso a riposarsi da piu alti e da piu pro-
ficui pensieri : il romanzo si vuol anche concedcre,
perche T immagitiazione abbia, a dir cosi , uno spi-
raglio, da cui il soverchio del suo calore si svampi ,
ma siamo noi vcnuti ad un punto che questo sfogo
de' romanzi sToiuci. 191
e questo sollicvo ne siaa necessarj ? La nostra fan-
tasia si niostra oUa cosi atliva, cosi prepotcnte, die
piu non Ic basti il campo infiiiito dclla poesia ? O
voglianio noi liposarci del nostro ozio? L ispirazione
(li quest' aria e 1' istessa clie aninio i nostri padri ,
la iiamnia di questo sole nou e nieno calda, ue lueno
splendentc , Ic leggi trionfano , gli ordinamenti pub-
bliti e la pace proteggon gli stud] ; e tuttavia qual e
il iiutto the vedianu) provenire da qucste circostanze
cosi favorevoli? Noi Tabbiaino avuto un' altra volta
questo penoso coraggio , e purclie giovi voglianio
ripetere ancora quelle parole clie a pronunciarle ne
costarono tanto: la letteiatura italiana , tranne poclie ,
assai poche cccczioni , e oraniai fatta iniscra e mu-
nicipale: un onii)ra della passata grandezza , un pal-
lido riilesso delTantica sua luce. E bello, scnza dub-
bio , e glorioso il poter dire : noi sianio nati ovc
nacquero Dante e il Maccliiavello, Michelangelo e il
Galileo , ma se gli stranieri al suono di questi gran
nouii venisscro a domandarci , come ne sia conti-
nuata la gloria, non e egli vero clie noi dovremmo
ritirarci e rispondere: Inchinatevi ai nostri sepolcri?
E in questo deplorabile stato , finche non e pronta
una piu degna risposta , in vece di sorgere a ripi-
gliare il seggio die ne appartiene , saranno gettati
il tempo, la fatica, T ingegno a dettare romanzi ?E
intanto le niolte lacune della nostra moderna lettc-
ratura resteranno non adempite? E in mezzo a una
moltitudine inerte, fatta narratrice di novelle e di
favole , ajipena un solo si provera nell' istoria, a
cui sopra tutti i popoli noi sianio emincntemcnte
chiamati ? Ah se mai una tanta vergogna dovesse
accadere , non si dica almeno, die la critica dissi-
mulo un avviso die forse poteva esser utile. —
Italiani, non vi lasciate allettare dai romanzi e dai
romanzieri : Italiani, serivete f istoria. Chi piu di
voi deve amare T istoria?
■ E in questo consiglio noi abbianio finilo, e con
C8S0 ridiiamando ^la luizionc a" \nii illusiri e piu
192 DE ROMANZI 8TORICI.
giovevoll stutlj , e in ispecie all'istoria, ch' 6 fonda-
mento e nianitestazione di verita , il discorso fu ri-
condotto al primo suo intcnto , die respinti i medio-
cri , e riservato il canipo a' niigliori voleva, quanto
gli era possibile, arrestare la corruzione dell' arte ,
e piu ancora ditcndere Y interesse della verita nei
ronianzi storici cosi danneggiata. Che se alcuno rac-
cngliendo 1' intero costrutto di queste idee generali,
che ne fecero strada a parlare dei nuovi romanzi ,
venisse a dirci che le nostre parole in difesa del
Vero useirono troppo gravi e veementi , perche in
sostanza si trattava unicamente di quistioni lettera-
rie , e perche le verita offese dai romanzieri storici
non sono fra quelle cui e affidato il presente e Tav-
venire del genere uinano , noi confortati da un' in-
tima e insuperabile convinzione non vorremmo cer-
care ne discolpa, ne scusa. II nostro linguaggio fu
per certo piu severo e piu risentito, che in siffatte
controversie non si soglia adoprare , ma bisogna pur
ricordarsi che le quistioni letterarie , se non vanno
giudicate coi principj eterni della morale e dell' or-
dine , sono una miseria da lasciarsi ai retori ed ai
sofisti: bisogna pur ricordarsi che disposto una volta
r animo anche nelle materie meno importanti a ri-
cevere indifferentemente il vero ed il falso , tutte
le verita sono condotte a un eguale pericolo, perche
gli errori dell' intelletto , come quelli del cuore , si
succedono sopra una terribile scala in cui dal primo
grado troppo fiicilmente e con ruina quasi non av-
vertita si precipita lino all' estremo.
a.
193
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECGANICHE.
Relazione dello stato attualc dclla scicnza clcttro~ma-
gnctica in Italia.
La verite est plus repamlue cjui on ne peine.
Ltiliiiit2, cEuvr couipl. torn. V, pag. i3.
Xja scienza tlel magnetlco fino a' nostri gionii fit ristretta
ai volgarl , ina pero quasi inesplicaljili fenoineni , die tro-
Vansi registrati nei coinuni corsi di fisica, e in modo
particolai-e nella classica opera di J. H, Van-Swinden ,
che ha per titolo: Analogic de V electricite , et du magiie-
tisme , ma sotto dei nostri occhi questo ramo di lisica ,
quanto ineiio brillante , tanto piu utile ricevette ua tale
sviluppo, die ora a dirltto gareggia coi non ordinarj trat-
tati di lisica speciale. Ci daoie pero, e qnesto sia detto
per aniore del vero e dell' onore nostro italiano , che non
pochi de' fisici nostri abbiano attribuito il nuovo incre-
mento della scienza magnetica al benemerito per altro e
valente fisico di Copenaghen , mentre la prima lace scin-
tillo suir orizzonte d' Italia ; onde vederamo che nn nostro
Italiano, come gia in altro tempo il Cesalpino, si sia la-
sciato sfnggir di mano 1' onore d' una delle piii insigni
scoperte. Fino dal 1802, come abbiamo dalla gazzetta di
Trento del 3 agosto 1803, il peritissimo nostro jurecon-
sulto Romagnosi avea osservata T influenza degli apparati
voltiani esercitata sopra 1' ago magnetico liberamente so-
speso , facendolo declinare per alcuui gradi dalla sua di-
rezione polare. IMa perclie da un lato 1' attenzione de' fisici
era a quel tempo tiuta diretta , come riflette I'Antologia
di Firenze , ad osservare una nuova scena di fenomeni
chimici operati cogl' ingcgnosissimi clettromotori del Fran-
klin italiano, che ap|)arvero in pieno Iniiie principalmente
per opera del sagacissimo Davy, e dall' altro il nustro Ko-
magnosi era cliiamato dalla natura de' prediletti suoi studj
alia riccrca di verita d' altro gcnere , ne il pubblico fece
Bibl. hul. T. LVIII. 1 3
194 DELLO STATO ATTUALE DELL\ SCIENZ4
grande attenzione alia riferita esperienza , ne egli s' af-
IVetto di dai-e ad essa il conveniente sviluppo, riserbaudosi
a riprodurla in una Meiiioria sul ga'vanisino , die avea
divisato rendere di pul^blico diritto. Cosi qnesto primo
esperimento , clie ove fosse stato convenevolinente stLidiato
potea divenire sorgente di tutte le nioderne scoperte elet-
tro-dlnamiche, rimase a gnisa di germe, die sebbene com-
messo ad ubertoso terreno, se la necessaria umidita o il
calorico manchi non puo dispiegare il suo natnrnle vigore.
Solo r Eiu-opa si scosse allordie del 1820 vide tali ricerche
nascere in Daaimarca per opera di Oersted, il quale coila
instancabile sua assiduita pote giugnere a scoprire le leggi
che regolaao le deviazioai degli aghi magnetici, delie quali
la fondameatale si e (i) « che questi sviansi dalla natu-
rale lor posizione decliiiando verso 1' oriente il polo al di
sopra del quale entra V elettrico , e verso T occidente se
qnesto entra al di sotto di loro. » Colla quale fondairien-
tale scoperta si aperse la via all' osservazione di molti al-
tri fenomeni per mezzo di cui nuovi ed importantissimi
punti di analogia si conobbero fra T elettrico ed il magne-
tico. In fatti tostoche si pubblicarono i fenomeni oerste-
diani tntti i fisici si misero a verificarli , come si piio
vedere nei giornaii scientifici dal 1820 in qua, fra i quali
il Blot, il Savart e il La -Place si occuparono nel deter-
minare la natura della forza deviatrice dell' ago, die venne
dali'ialtimo calcolata essere in ragione inversa del quadrato
della distanza tra 1' ago e 1' asse del filo. Aliri memori
delle anticlie esperienze di Wilke (2) , di Beccaria e di
Yan-Maruni sulla magnetizzazione permanente dei fi'i di
acciajo per mezzo delle scaricbe delle bottiglie di Leida
e delle batterie elettriciie , e delle piu recenti del nostro
Mojon (3) tutte colle pile , si misero come i signori Arngo
in Parigi , Configliachi a Pavia, Gazzeri , Ridolii , Anti-
nori a Firenze, a riprodurre il fenomeno della magnetiz-
zazione degli aghi di acciajo per 1' influenza delle spire
ideate dai fisici francesi , che faceano 1' ufficio di filo
(1) Bibl. Univ., aout 1820, e Giornale di Pavia, t. l3, pag.
335 per lo stesso anno.
(2) V. I deir opera di Wan-Swinden.
(3) Sa;igio teorico e pratico siil Galvanismo del prof. Aldini
ttampato a Paiigi nel 1804.
ELETTRO-MACWETICA IN ITALIA. I()5
congiuntlvo degli apparati voltiani. E ia questo furono
avvetiturati i snlloclnii fisici Ai Firenze cbe poterono deter-
ininare e il tempo ncccssario alia magiietizzazione e la
poiariia denli aglii, seconcloclie essi erano eiitro alle spire
o fuofi coUocati, e secomloclie le volute da sinistra a de-
6tra , e da destra a sinistra piegavano. Ci duole di non
poter dare un preciso conto tli tali lavori , e pero invi-
tiaino gli aniatori delle cose italiane a voler leggere il t, i6
delta Biljlioteca universale, pag. loi, dove troveranno que-
sta materia trattata con niaestria , e riconosceranno come
a que' perspicacissimi ingegni non isfuggi die i fenomeni
magnetic! degli apparati voltiani sono in ragione inversa
degli elFetti cliiinici da loro prodotti. Ma neU' atto die ia
Italia il signor Becelli spingeva piii innanzi le sue ricerche
sulle declinazioni oerstediane , delle quali si rese conto
nel toiuo 41.°, pag. 228 di questa Biblioteca, e die la
scuola di Pavia s' aflfrettava a rintracciare la prossinia im-
niettiata cagione di questi nuovi fenomeni , in Italia ed
in Francia era stato osservato dai peritissimi fisici di sopia
ricordati die il filo congiuntivo qnando la corrente e molto
intensa attrae la limatura di ferro non magnetizzata sen-
sibilmente in diversi punti variabili di sua lungliezza ; ed
il rinomatissimo Ampere (i) con esperienze le piii deci-
sive riconobbe I'attrazione e la ripulsione di due correati
che vanno nella stessa direzione o in contraria, e die ove
queste possano verticalmente od orizzontalmente dirigersi,
vengono dalP azione del globo obbligate a collocarsi in
determinate posizioni die sono espresse dal sagacissinio
De la Rive figlio nei due seguenti semplicissimi fatti.
ti 1." Una corrente verticale, die non puo muoversi che
intorno di ua asse verticale, tende a collocarsi in niodo ,
clie il piano die 1' unisce al suo asse sia perpeadicolare
al nieridiano magnetico, ed a fissarsi essa stessa a ponente,
se e ascendente, a levante se e discendente; 2.° Una cor-
rente orizzontale tende a muoversi, in tutte le posizioni
in cui si trova, parallelamente a se stessa in un senso, o
in un altro, secondoclie varia la sua direzione. Le quali
verita ed altre ad esse analoghe vengono ora diniostrate
dair illustre prof. Zamlioni , com' egli ia breve fiira vedere
in una sua speciale Memoria , con apparati cosi semplici
(l) Rfnieil d'obspr. ^lectrodyn., par M, Ampere.
196 DELLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA
ed efficacl, die pare da questo lato non potere di piu de-
siderare Li sclenza. Da questi prlncipj cosi staljiliti venne
r ipotesi dell' esistenza di una corrcnte elettrJca da oriente
in occidente sul globo , i giri contlnui del Fai'aday , del
Davy e dell' Ampere medesimo , 1' anello galieggiante del
De la Rive, il niulinello di Barlow, T ingegnoso globo
artificiale , col quale lo stesso fisico dimostra, che gli ef-
fetti del magnetisnio terrestre sono dovuti a correnti elet-
triclie i e finalmente la brillante ipotesi amperiana consi-
stente nel considerar le magneti come tant.i complessi di
correnti elettrlche che circolino in tutte le sezioni della
loro superficic , e intorno a tutte le parti della loro so-
stanza in piani normali o piu o meno inclinati all' asse (i)
dair O. air E. Egli e vero clie con una tale supposizione
si pub render ragione dei principali fenomeni che pre-
sentano le calamite dell' attrazione , cioe ripulsione, de-
clinazione ed inclinazione ; ma questa ipotesi, quantunque
ingegnosissima, ofFre al fisico diflicolta cosi forti, che pare
potersi coUocare, se e permesso il dirlo, fra i moti vor-
ticosi della brillante imaginativa di Cartesio. Avvegnache ,
come ha i'atto subitamente osservare la scuola di Pavia ,
non si pno spiegare con questa ipotesi come, data una cor-
rente dalF O. all'E. che magnetizzi , per cosi dire, 1' ac-
ciajo ed il ferro , si aljbiano dei centri di azlone nelle ca-
lamite. Per ottenere la compiuta spiegazione de' fenomeni
fa d' aopo aggiugnere un'altra ipotesi, cioe che per mezzo
della corrente le calamite si costituiscono al tempo stesso
come iante pile isolate. Ma non sappiam noi che nelle pile,
qiiando sono isolate, i centri di azlone ossia i poll si co-
stituiscono nella dlrezlone della corrente, e non mai nella
normale, come dovrebbe avvenlre pel magnetlsmo naturale ,
giusta le idee del valente fisico francese ? Altre difTicolta
in appresso tutte a fatti appoggiate oppose il cavalier No-
blli (a), die merltano di essere consultate dai fisici. Egli fa
vedere come 1' ipotesi amperiana condnca a dlstruggere ogni
effetto, almeno senslblle nelle calamite, dovendo di necessita
le correnti opporsi per non essere in massa, jna suddivise:
(1) Annal. general, des scieiic. physiq. de Bruxelles, octob, et
novemb. 182,0. Annal. dc chimie , septeuil). 1820, etc,
(2) Memona sul confronto de' circuitl elettricl c magneticl,
Questioni sul iiiagnetismo , Modena , 1824,
Er.r.TTRO-MAGNETICA IN ITALIA. 1 97
cio in modo particolare dimostrano le sue esperienze dell' ag-
gregate di cei-cluetti difTerenti disposti ia gnisa, die mecca-
nicamente i-appresentaiio 1' ipotesi di Ampere, nelle qnali
non ebhe sviliippo apprczzabile di magnetismo. Non possiamo
qui , dovcndo ritcncrci alia ricliiesta hrevita di 1111 articolo ,
esporre le altre didicolta ciie presenta 1' ipotesi del lodato
fisico francese; gli studios! potranno leggerle nelle citate
Quesdoni sal magnetismo. Qaeste furono cagioae al fisico
italiano di modilicare I'ipotesi amperiana amuicttcndo: i.°che
ii coniplcsso delle correnti interne nelle magneti scemi di
grandezza dal mezzo verso gli estremi, come in un' elica
tusiforme , e percio si diminixisca la lore celerita dalPeijua-
tore verso i poll i 3.° die siavi un irraggiamento niagnetico
rap[)resentato dalla lunghezza e direzione dei raggi della
limatura di ferro; 3.° die la polarita di consenso dei corpi
clie si magnetlzzano sia prodotta da un nrto delle cor-
renti del corpo magnetizzante sul fluido naturale di quello
die si magnetizza , per cul il fluido elettrico sia determi-
nato a muoversi in un' elica fusiforme. Col sussidio dei
tre indicati principj spiega in un modo elegante, preciso
e maraviglioso i diversi fenomeni della magnete e delle
correnti elettriche ; raa nell' atto die seriamente meditando
non possiamo ammirare abbastanza il sagacissimo ingegno
del cavalier Nobili nelle sedici quistioni die lia esposte
sul magnetismo, non possiamo a meno di non confessare
essere anclie la teona del nostro fisico italiano appoggiata
su pura ipotesi , die non si e potuta per anco con alcua
fotto comprovare. Sopra ogni altra scuola pare die sia stata
avventurata quella di Pavia , die sobria nell' ipotesi , acuta
nelle ricercbe , felice nell' invenzione, ha stabilito i fon-
damenti piii sodi di questo nuovo ramo scientifico. Farebbe
un vero acquisto la fisica se il valente professore Confix
gliachi recasse a fine 1' ideato lavoro intorno alia reciproca
azione elettrica e magnetica che e ripartito sotto i seguenti
articoli: « i.° Condizioni perche 1' elettrico spinto dagli
elettroraotori del Yolta operi sugli aghi inagnetici le de-
clinazioni oerstediane, e circostanze die le accompagnanoi
a." Fenomeni di declinazione operati dal magnetico del tutto
analoghi a quelli di Oersted ; 3." Declinazioni oerstediane
prodotte cogli altri apparati elettrici non elettromotori;
4.° Magnctizzazione per mezzo dell' elettrico amministrato
e cogli apparati elettroraotori , e colle macchine ordinarie ;
198 DELLO ST.VTO ATTUALE DELLA SCIENR.V
5.* Tentativi d' elettrizzazione colle calamite natural! disar-
mate, natnrall annate ed artificiali. " Di tjuesti cinque articoli
i due priuii videro la luce nelT ultimo bimestre del i8ao
del Giornale di Pavia ;, e nel priino del i8ai. Essi come
in gernie racchiudoao le viste le piii perspicaci di un sommo
fisico, clie tanto lustro pi-ocacciarono al di kii indefesso
allievo il signor professore ]Marinnini. E perclie le ricerche
della scuola di Pavia non vengono da' lisici ricordate , sic-
come meritano , crediamo far cosa utile alia scienza suc-
ciiitameate qui riportandole, onde rilucano al confronto di
quelle del Mariauini, clie vennero tanto altamente a diritto
commendate dall' Arago, e ciie fecero dire a un dotto fisico
rammenlar esso all' Italia i giorni fclici deW accadenua del
Cimento.
Prima clie il professor Sweigger (i) inventasse 11 galva-
nometro, die venne perfezionato dal Mariauini riducendolo
a forma di ventaglio dietro le viste di Biot (2) di sopra
ricordate, e dal cavalier Nobili , che lo rese astatico con
due aglii magnetici inversamente coUocati (3), il professor
Configliachi in due distinti luoglii del primo articolo della
citata Wemoria avea stabilite le principali condizioni in-
dispensajiili , onde avere un galvauoinetro, cli' egli amo
chiamare elettropassonietro, clie fosse uniforme a se stesso ,
e paragonabile cogli altri apparecchi di tal fatta. Egli iin-
pertanto relativamente alia prima condizione, al numero
quarto dell' articolo primo staliilisce, clie si debba avere
riguardo all' inerzia dell' ago, alia sua niobilita sul perno,
al grado di sua forza raagnetica , alio stato di moto an-
tecedenteniente concepito, alia distanza in cui trovasi dal
filo congiuntivo, e ad altre simili circostanze , fra le quali
a parer nostro dee riferirsi e il diametro, e il nuuiero
dei giri del filo congjuntivo isolate. Riguardo poi alia se-
conda condizione ecco come si esprime il fisico di Pavia
(i) Ann. de chimie, torn. 22, pag. 358, e Giornale di Pavia >
1833 , bim. 4.
(2) Esercltazioni scientlfichc dell' Ateneo di Venezia , tom. I ,
pag. 3 1 3.
(3) Bibl. Univ., t. 29, pag. 119.
Vedi aache il Condensator Galvo-magnetico di Poggendoi-ff di
Berlino. Bibl. univ. 1821 , pag. 19.5 , cd il Sideroicopio di Le-
feailljf. Bibl. vuiiv. , pag. 82, pel 1829.
ELETTRO-MAGNETICA IN ITALIA. ign
al niunero la del citato articolo primo: /< Prcmessa una
foiidamentale esperieiiza , da cui sia determinato clie lui
ago magaetico declina staljilmente d' ini dato namero di
gradi per la corrente elettrica inossa da una sola coppia
elettroniotrice della stessa natura e superl^cie, e sempre
egnahneiite disposta , potranno i fisici istituire delie espe-
rieii/e di confronto sulla quantita di elettrico messo ia
circolo dagli elettromotori o di diversa natura , o di su-
perficie dis'ersa; siccoiue essi hanno fatto coif esperimento
fondaineiitale per mezzo dello spinderomet.ro nella costru-
zione degli elcttroinetri , oiiJe fossero verauiente tali, cioe
paragoaahili fra loro. L' ago destinato a questo intento sa-
re!)be uii vero elettropassoineiro , ossia niisuratore della
quantita delP elettrico , e percio della sua corrente : stru-
mento prezioso clie la scienza elettrica ancora desidera,
niassiiue per riconoscere nelle scariclie elettriclie, che sono
il prodotto della tensioae e della quautita di elettrico, il
valore delP uiio e delf altro di questi due fattori , e come
r uao r altro conteiuperi in alcuni cast, e sino a qual
grado, siccoiue si osserva nelle scosse ed in altri fenomeni
fisiologici. " Ecco per qual modo 1' elettro-passometria puo
essere elevata al grado di scienza , come dal nostro Volta
venae vidotta T elettrometria. E da desiderarsi clie i dotti
d'Europa, ed in particolare gl' Italiani pensino a riem-
piere un tal vano, die tuttavia incoutrasi in questo nuovo
ramo di scienza i ma mentre stiamo scriveudo viene in parte
il nostro desiderio soddisfatto alia nuova, che un valente
fisico ha a tale oggetto rivolte le sue ricerclie. Stabilite
dalla scuola di Pavia le condizioni richieste per avere
un esatto elettro-passometro, die dia risultamenti uniformi
a cose |)ari e paragoaaliili , passa ad esj^orre, breveinente
pero, alcune iiuportantissime ricerclie die vennero unita-
meiite ad altre con uua ctiiarezza ed un ordine veramente
aininirando trattate dal professor Marianiai nel suo Saggio
di esperienze elettro-metriche rese di pubhlico diritto nel
182.S in Venezia dalla tipografia di Alvlsopoli , e che ri-
guardauo: i .° il •' rapporto, che esiste fra Tenergia degli
apparati elettromotori e le declinazioni da essi prodotti
sugli aghi calamitati ; 2,.° Ia fiicolta elettromotrice relativa
de' condnttori di prima classes 3.° Ia facolta conduttrice
dei liquidi per T elettrico. " E in quanto alia prima ricerca ,
il signor professor Configliachi stahilisce ( Art, i.°, n.* 1
aOO DELLO ST.\TO ATTUiVLE DELLA SCIENZA.
della citata Memoria ), clie i fenomeni osservati da Oersted,
e gli altri a qnclli analoghi, o da cjuelli dipendenti, a cose
pari nel rimaneiite , soiio <t proporzionali alia niaggior
qiiantita di elettrico , che nel piii breve spazio di tempo
atti-aversa T arco condnttore , clie congiange i poli dell' ap-
parato voltiano ; » e perclo alia snperficie dell' apparato
semplice, come ricorda al nnmero i3 del suddetto primo
articolo , e di cio al nnmero secoiido rende una validissima
ragione dedotta dai principj teoretici degli apparati voltiani,
e da qnanto i fisici in tali ricerche conseguirono •, perche
It quando e chiuso il circnito voltiano con un filo me-
tallico di snfliciente grossezza relativaniente alia corrente
elettrica in ogni parte dell' apparato, la tensione e distrutta ,
e dopo un breve intervallo di tempo, la corrente clie pas-
sando per 1' arco circola in tutte le copple elettromotrici
non e che la quantita di elettrico niessa in movimento da
una di qneste coppie. "
Qnesta prima legge venne nel citato saggio comprovata
ed estesa dal professor Marianinl alia sezione i.'% P^g- ^4
sino alia 34 inclnsivamente , dove con una serie di espe-
rienze le piu precise stabilisce clie /< I'azlone degli appa-
rati elettromotori semplici sulle calamite e direttamente
proporzionale alia loro superlicie. " Vide inoltre il nostro
fisico « clie se confrontando gli efFetti elettromagnetici di
elettromotori semplici a piastre piccole con quelli di elet-
tromotori a piastre molto grandi non veggonsi seguir esse
in ragione dclle superlicie elettromotrici , egli e perche i
fili congiiintivi lasciano oziosa una porzione della corrente
elettrica non conducendola coUa debita celerita. >> II che
era stato avvertlto dal signor professor Configliachi e al
numero 14 dell' articolo i.°, ed al nnmero a3 del mede-
simo , non che al 6 ove dice : n gli eft'etti sono senipre
maggiori quando non riscontrisi residua tensione elettrica
ai poli voltiani , neppur sensibile cioe all' elettroscopio piu
squisito, qual ela rana di Galvani, ed ai condensatori o
duplicator! piu efficaci, » Non intendiamo con cio di de-
trarre rainimaraente al inerito del valente sperimentatore
che mise nel chiaro suo lume questa legge, giacche il sa-
gace suo maestro aveva ingenuamente confessato che an-
dava debitore di molti felici risultamenti all' utilissima as-
sistenza ed intelligente cooperazione del signor D. Maria-
nini in allora aggiuuto alia cattedra di fisica iiell' I, R.
ELETTRO-MACNETICA m ITALIA. 201
Universita di Pavia. E qui con placere diremo clie il Ma-
riauini alia detta legge di proprio aggiunse i seguenti
fatti: i.° Che non s' induce alterazione di sorta negli eiFetti
elettromagnetici variando la mnssa delle piastre, ove co—
stante riiiianga la superficie ; 2.° Clie torna vano 1' accrescere
le superlicie olettromotrici se non s' estenda d"" altrettanto
lo strato uniido fra esse cojlocato; 3.° Che Telletto elet-
tromagnetico e prossimaniente proporzionale entro certi
limiti alia superficie della piastra di rame , al qual fatto
deesi ascriveie la mnggior attivita degli apparati del no-
stro Novellucci, di WoUaston , di Bcrzelius , di Stadion,
come ha osservato il prot'essor Configliachi al n." 5 del-
r articolo i." della citata Memoria. Venendo era la scuola
di Pavia ad esaminare il rapporto die esiste fra la ten-
sione degli apparati elettromotori e le declinazioni da
esse prodotte suUe calamite , stabilisce quale canone fon-
dainentale (articolo i.", n.° 3), clie '< con una sola coppia
a cose pari s'' inducono nelP ago magnetico le stesse de-
clinazioni clie si operano con un apparato composto di
coppie della stessa natura, di eguali dimensioni , analoga-
mente d'lsposte e separate con un conduttore umido egual-
mente imperfetto , come lo e quello di una coppia sola. "
La qual legge con apposite esperienze viene stabilita al
n." 1 3 del predetto articolo primo. Non manca neppure
il professor Conilgliachi di osservare a qual vantaggio po-
tesse tornar la maggior tensione degli apparati nelle decli-
nazioni magnetiche. Egli dice impertanto (art. 1.°, n.° 18)
clie la maggior tensione e giovevole n quando i contatti
non sono perfetti fra I'arco ed i poli della pila ; quando
nella formazlone dell' arco entra in tutto o in parte un
conduttore di seconda classe piii imperfetto di quello clie
e frapposto all' una ed all' altra coppia elettromotrice ;
perche la tensione residua giova ad aprlre il passaggio
alia corrente elettrica attraverso quegl' imperfetti condut-
torl. " II professor Marianini occupatosi in un tale soggetto
alia sezione seconda dell' articolo i." del ricordato Saggio
dalla pag. aS sino alia 52, ha stabilita vie magglormenfe
la surrlferita legge, cioe che gli efFetti elettro-magnetici
u non s' ingrandiscono coll' aumentar la tensione dell' appa-
rato elettromotore elementare reiidendolo composto. " In
tali esperienze pero avviene talvolta che sovrapponendo
coppie a coppie ed esperiraeatando di niauo in niano
aOa DELLO STATO ATTUALE DELT.A. SOIEXZi
r azione elettro-magnetica la si riscontra maggiore ed ora
minore. II che attribnire si deve senza dnbhio alia dlversa
eiiergia ddlc coppie sovrapposte. Ed in fatti coa replicate
esperienze egli si e avveduto die a parith di circostaiize
gli effetti elettro-inngnetici degli apparati semplici sono ia
ragioiie della teiisione elettrica de2,li elettromotori. A qiiesta
legge per altro coafessa egli aver ribcoutrate delie notabili
eccezioiii , die sono esposte al paragrafo gS e seg. del ri-
cordato Sags,io. Al vedere come la di versa energia degli elet-
tromotori semplici nel piii dei casi concorre a render niag-
giori gli effetti elettro-magaetici, e non vi concorre quella
degli elettromotori composii, il professor Marianini rimase
fnor misnra maravigliato , e con un' attenzione la piit in-
defessa si diede a rintracciare di cio la cansa. Dopo alcune
ipotesi coUa scorta de' fatti parvegli di averla rinvenuta in
una specie di ostacolo , die Talterndtiva di strati umiJi
oppone al moviniento df IT elettrico eccitato daireletiromo-
tore medesimo. E in cio vie piu si riconfermo allorclie
a coppie attive frappose delle inattive , die vide sempre
alfievolire la corrente elettrica. II die e conforme al ca-
none fondamentnle del Voha , die i corpi a contatto , nel-
I'atto c'le famio T uffizio di elettromotori, non cessano di
far qnello ili condnttori analogamente alia loro nattira. Ed
ecco il perclie aggiitgnendo coppie a coppie negli elettro-
motori, non si accresce T eiFetto eiettro-magnetico , cre-
scendo r ostacolo in ragione delle alternative. Egli si assi-
ctiro con replicate esperienze di questo fatto ;, e percio
pote stabilire /< die 1 elFetto eiettro-magnetico e sempre
egnale- alia somma degli effetti parziali di ciasciin elemento
divisa pel nnmero totale delle coppie tanto attive, die
non attive; » ma non isfn-ro-i nennnre al Marianini l' os-
servazione c'le ove i diaframmi frammezzati da condnttori
di prima classe dimianiscono di tanto la corrente elettrica ,
non la rnllentano pnnio qnando sono tutti rinniti in modo
da formarne un solo. 11 che attribii egli ad una specie
di rifrazione elettrica amioga a qnella della luce e del
calorico. La qnale senienza riesce vieppiii plaitsinile dopo
le esperienze fiitte e dal professor Zantedesdii (i) e dallo
stesso professor Marianini snlla propagazione dell' elettrico
(I) Bibl. italiana 1829. Minerva ticineic 1829.
ELETTRO-MAGNETICV lit ITALIA. 303
a guisa del fluido lurainoso. (i) Da tutto questo ben chiaro
si scorge qnanto sagace fu il fisico di Venezia in qnesta
seconda serie d' iiiiportantissime ricerctie , die diedero uii
cosi maraviglioso sviliippo alia legge siabilua dalia scuola
di Pa via.
Neli' articolo secondo del ricordnto Sag^io il ]irofessor
Mariaaiai si occupa della facolta elettroinotnce relativa dei
condiutori di prima classe , e dispiega coa fina acutezza
viste tali, die si possoao cliiamare a diritto quasi origiaali.
Avvegnadie le esperienze dei Gautherot (2) dei due fill
di platino, die aveano servito di comnnicazione ai due
poli delP elcttromotoie e quelle di Oersted (3) praticate
col filo p.ietallico precedeiiteiiiente adoperato ia ua a[>pa-
rato voitiano, e finalmeute quelle di Ritter (4) esei'uite
sur un luigi d' oro , die era statu da prima collocato nel
circuito fra due paani bagnati , davano a vedere bensi
come siano atti tali nietalli a produrre dei feaouieni fisio-
logici , ma noa permettevano die si potesse neppure da
loatana scorgere la cansa doude provenivano. Mi pare
piuttosto die le viste del celebre chimlco di Pavia L. Bru-
guatelli (5) abbiano sdiiusa la via al sigaor Mariauini
nel nuovo ramo tli ricerdie die espone ia questo secondo
articolo, avendo egli osservato cbe i carboni ossidati su-
peravano i non ossidati nella facolta di spiugere T elettrico,
e die r oi'o posto al polo negativo d' uu appareccliio voi-
tiano couvertivasi alia superticie in oro idrogenato, che
avea la proprieta di acquistare T elettricita positiva al con-
tatto delToro non idrogenato; e molto piii le esj^erienze
del professor Configliaciii (6), die unitamente al Brugna-
telli aveva fatto vedere che i nietalli in modo pariicolare
collocati in una direzione, favoriscono il polo positivo, e
in direzione contraria lo favoriscono meno o passano in
vece ad isolare T opposto. Cio nulla manco lo sviluppo
dato dal Marianini a questo articolo merita somma lode,
(1) Ann. de cbiinie 182Q, novenibre , pag. i3i.
(2) Histoire du Galvanisme par Sue, part, a , pag. 47a,
(3) Journal de pl'ysiq., t. 87, pag. 4'^2.
(4) Annali di chiniica di Pavia, t. 23, pag. 77.
(5) ]>Ipinorie fisico-niarematiche dell' Istiruto iraliano, t, I.*, p. 3,
Annali di cluiulca di Pavia, t. 22, pag. 2R2.
(6) Memoria sopra i conduttori eletti-ici applicati alia pila vol-r
tuna. Giornalc di Pavia 1808 , pag. 163.
204 DELLO STATO ATTUALE DELL A SCIENZA
avendo egli col sassiJio delle declinazioni magneticlie messo
ia pieno Inme i segnenti i-isaltamenti , die in cinque se-
zioni dell' articolo secoudo espone inconiinciando dalla pag.
53 sino alia pag. 144. " i.° Clie gli elettromotori di prima
classe , qualora vengano ad ossidarsi , crescono costante-
mente nella loro facolta elettromotrice relativa, in maniera
che, messi a contatto due pezzi dello stesso metallo T uiio
ossidato e Taltro no, Tossidato spinge I' elettrico nelF altroi
2." Glie gli elettromotori di prima classe guadagnano in
forza elettromotrice se vengono adoperati come elettro-po-
sitivi, e perdono di nuovo il vantaggio se vengono usati
come elettro-negativi. " A questo fatto ha lodevolmente ap-
poggiata il Marianini la sua bella teoria delle pile di Rit-
ter, e delle mutazioni alle quali vanno soggetti gli apparati
voltlani , allorche si chiude o si apre il circuito come era
stato osservato da Ritter , Configliachi e Brugnatelli ; << 3."
Che i liquidi alterano la facolta elettromotrice in modo
che la piastra bagnata si comporta come la meno ossidata •, "
ma intorno a cio meritano una particolare attenzione le
esperienze di Davy, Avogadro, Michelotti , Oersted , Bec-
quavel, Yelin , De la Rive, nelle quali essi dimostrano
che 1' intensita e la direzione della corrente elettrica di-
pende dalla maggiore o minore azione chimica sur un me-
tallo in confronto di un altro , e che quello che e piu
intaccato ha una temperatura maggiore di quello che lo e
meno •, <t 4.° Clie 1' accresciuta temjjeratura d' una piastra
giova a far circolare piu rapidamente T elettrico •, ma lascia
r elettromotricita relativa della piastra che si riscalda ancora
alio stesso grado. » A queste esperienze per altro si oppon-
gono quelle del cav. Nobili nelle quali si stabilisce, che la
corrente elettrica si determina dalla parte calda alia fredda,
ad eccezioue dello zinco del ferro e deir antimonio (i),
che producono un fenomeno inverso ; n 5." Che T ago ma-
gnetico, sebbene inetto a far conoscere la grandezza della
tensione elettrica delle coppie voltiane " ( il che forse
potra derivare o dalla diversa loro facolta conduttrice , o
dalla diversa capacita per T elettrico), « vale pero sempre
ad indicare quale dei due element! d' una coppia si elet-
trizzi in piu, e quale si elettrizzi in meno, " ma anche
intorno a cio invitiamo il signor professor Marianini a
I I — 11 ■ r
(I) Bibl. univ. i8a8.
ELETTIlO-:^rAGNETICA. IN ITALIA. 2o5
ripetere gll esperimenti del De la Rive inseiiti negli Annali
di chimica di Parigi, perclie pajono di talc natuia da met-
tere per lo meno in dubljio qnanto egli in questa quinta
sezioiie delF articolo secondo si e ingegnato di dimostiare
appoggiato alia teoria del seniplice contatto , sebhene molto
ancoia ci manclii, come fecero vedere non Iia guari rag-
guardevolissimi fisici, onde stabilire die I'azione cliimica
sia Tunica cagione dello sbilnnclo elettrico (i).
Nel terzo articolo il Marianini si occupa, col sussidio
delle deviazioni magneticlie , nel rinveniie la facolta con-
duttrice dei liquid! jier Telettvico; ma anclie intoi-no a
tale soggetto era state indicato dal Configliaclii in due luoglii
della ricorJata Memoria intoi-no air azione reciproca elet-
tro-magnetica ( articolo i.°, n.° i5 e i6. ) clie la natura
del liquido, il suo spcssore e la tempcratura sono circo-
stanze che non vogliono esscre trascurate. Quest! cenni
furono pi-obalnlmente germi fecoadi pel IMarianini , e gli
sommlnistrarono ampla materia per le tre sezioni dell' ar-
ticolo terzo die incomincia alia pag. 145, e mette fine al
suo lavoro. Dalle esperienze iuipertanto qui riportate egli
concliiude " i." Clie la facolta conduttrice dei liquid! va
crescendo di mano in mano che cresce la tempera tura
dei medesimi , senza pero che se ne conosca il rapporto
costante , il quale aumento e tanto minore , quanto e mag-
giore la conduciljilita del liquido, e che a pari circostanze
nel diminuire della temperatura la conducibilita non de-
grada di tanto di quanto si era accresciuta per la tempe-
ratura corrispondente in piu; 2.° Clie lo stato del liquido
che dee 1' elettrico attraversare influisce nel i-allentare piu
o meno la velocita del medesirao -^ <> e questa e la causa
delle anomalie alia legge risguardante gli elettromotori
compost!, osservate e da Oersted e da Configliaclii (3);
3.° Clie si puo deterrainare la facolta conduttrice relativa
di varj liquid! della quale egli presenta un' ampia tavola
clie in sentenza degli stessi oltremontan! e la piu completa
ed esatta che abbia la scienza (3).
(1) Annales de cliimie 1829 e Gioruale ai-cadico di Roma 1829
»ettenibre, pag. 273.
(2) Bibl. iiniv. , t. l5 , pag. 187. Giornale di Pavia 1820,
pag. 453.
(3) Pouillet Clemens de pbysiq. , t, i.' , a.« par., pag. 766.
ac6 DBLLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA
StalDilJte per tal guisa cial fislco di Pavia e dal Marianlni
le condizioni indispensabili ai fenonieni eleitro-magnetici ,
ed assewnate le cause dell' iacreiiiento e dimiiiuzione delle
declinnzioni , il Confi^liaclii (art. i .% n.° 3a) passa a de-
terminare con opporimie sperienze , die 1' ago niagnetico
soggetto alle declinazloni noii e piu-amente passivo; nia clie
reciprocamente inflnisce ad operare qualclie caiiibianiento
rello stesso fdo percorso della corrente elettrica , e percio
che rcciproca sia I' azione del filo coagiuiUivo e deW ago ma-
gnetlco. Appogglato a qiiesto principio, egli vede die tale
azione piio rignardarsi come analoga a quella die eser-
ciiano due calamiie fra loro. Nel die a dir vero fa pre-
venuto dnila sagncita del Marianini, ed egli stesso gli rende
questa lode ove dice (dec. 2.% t. 4.°, pag. 17 del Gior-
nale di F.ivia) « con nostra nieraviglia ( il Marianini ) sco-
pri che Pago sottoposto e sovrapposto presentava i feno-
meni oerstediani. "
II merito inipertanto del prof. Configliaclii in questa
parte si e di aver tali fenomeni con un fino criterio ana-
lizzati , per cui lia potato pronunciare un fonilato gindizio
suir klenlita della causa dei fenomeni eh'ttrici e magnetici.
Crediamo di far cosa grata a' nostri lettori coU'esporre qui
breveinente tale sentenza della scuola di Pavia , noa tro-
vandosi registraia per quanto sappiamo in verun corso di
fisica, ne in veruno de' giornali oltreniontani indicata, ma
solo accennata o trattata in diversi liiogln del giornale di
Pavia, e nelP appendice alia Guida della Cliiniica del prof.
Giuseppe Brugnaielli.
II Configliaclii osserva i." che una calamita naturale
armaia, di forma paralellepipeda , o quasi paralellepipeda
presentata coi piedi rivolti al basso al polo nord di un ago
liberamente sospeso lo fa declinare all' O. sia il suo polo
nord sottoposto o sovrapposto all' ago. Che se la crlamita
si avesse a far ruotare in guisa da presentare il grimaldello
rivolto all' insii, le declinazloni avverrehbero inversamentej
2." Clie a cose pari il polo nord della calamita presentato
al polo sud dell" ago oflre dedinazioni opposle alle prece-
dentii 3." Che le descritte dedinazioni non inancano, colla dif-
ferenza pero di qualclie grado nell' ampiezza, anclie nel caso
die la calamita in vece di essere coUocata a piombo sotto
o so|)ra dell'ago, venga disjjosta a destra o a sinistra del
medesimo , paraleliamente all' ago stesso, ed in un piano
ELETTnO-MAGNETIO.V IN ITALIA. 3O7
superiore od inferiore ; 4.° Che scorrendo colla calamita
paralellamente alia niaggiore dimensione dell' ago, ovvero
alzandola ed ahljassandola in nn piano perpendicoiare alia
lungliezza del medesimo a destia o a siuistra, talvoka i
poll del medesimo nome si attraggono •, 5.° Che staccandosi
il grimaldello dall' armatura , mentre il polo nord della
calamita e rivolto alTomoIogo delPago, la declinazione
s'accresce, e in quella vece si diminuisce se e rivoho al
polo coatrario. Rimesso il grimaldello nelP uno e nelT al-
tro caso, hello e il vedere come le declinazioiii lornino
all'ampiezza di prima.
Osservati qncsti fenomeni , che imitamente ad altri si
possono leggere nella citata Memoria, rautore e passato a
vedere la posizione dc poll prlmarj e secondarj di una ca-
lamita naturale od artiliciale , e con moltiplici esperienze
eseguite colla magnetizzazione di aghi d' acciajo ciie prima
uoii manitVstavano magneiismo sensihile, ha potuto verifica-
re: i.^Che in tntte le calamiie di forma paralellepipeda, oltre
Tazione prevalente dci due jioli prinripali, avvi nn'azione
distinta e <;ontraria sidle qiiattro altre facce prese a due a
due; 2." Che tale azione nelle calaiuite fatte a punta e meno
notahile, e die niiina azione sensihile di poli secondarj
riscontrasi nelle calamite natnrali di ligura sfenca ; 3.° Che
alTestremita dei tre assi oriogonali corrispondenii al mezzo
delle sei facce P azione magnetica non e zero; ma che e
contemperata dalT influenza dei poli contra:-] , e percio se
si conduce una diagonale dall" angolo solido ove liniscono
le tre facce nord, alTopposto ove si uniscono le tre facce
sud , essa puo considerai^si generalmente come 1" asse nia-
gaetico, ossia come la risultanie di tutte le for^e nord da
un lato e di tutte le forze sud dalPahro.
Con questi principj, clie non sono aUro che una gene-
rale espressione de' fatti osservati, rende ragione in ua
niodo semplice e chiaro delle declinazioni degli aghi otte-
niite per mezzo delle calamiie : ecco come egU si esprime
alia pag. aS del t. 4, dec. a. Quando N della calamita sta
sopra n dell" ago va verso O , la ripulsloae fra ■S 5 prevale
a quella fra N n, il centro S e piii vicino alf ago esterna-
inente, essendo rivolto al hasso. Tirandosi la calamita pa-
ralellamente airO, la declinazione all' 0 continua , e cre-
sce ben anche entro un dato limite cospirando in parte le
forze d' attrazione e ripulsione e poitandosi piit esternament*
ao8 DELLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA
il centro 5. Che se in vece si muove la calamlta verso
E, la declinazione O sussiste ancora; ma e ininore dive-
nendo contrarie le forze istesse , mentre pero prevf.le il
centro iV^ che tiovas I all' alto, ma piu esternamente. Quan-
do N sta sopra <S dell' ago la declinazione e all' E per pre-
valente attrazione del centro S con IV : ne si cambia , mo-
vendo la calamita paralellamente verso V E, o verso 1' 0:
ma e maggiore alcun poco nel primo nioto laterale cre-
scendo la forza d' attrazione, mentre nel secondo le forze
si contrastano, sebbene prevalga N per attrar 5.
Ma se si fa ruotare la calamita rovesciandola sopra I'ago,
o rovesciata sopra se stessa portandola al di sotto dell' a-
go , le declinazioni si permutano; giacche se N della ca-
lamita riguarda n dell' ago , 1' azione repellente fra JV ed n
prevale, I'ago percio declina all'£: ed e maggiore andando
per contrario colla calamita all'O ^ giacche allora diventa N
piu efticace, minore deir£'5 apponendosi iV ad 5, sebbene
prevalga la repnlsione di S sopra 5, che di iV^ sopra n. Cosi
se in vece N riguarda 5, 1' ago declina all' O •, 1' azione at-
traente fra N ed 5 prevale, e maggiore andando all'^ di-
"ventando N piu efticace^ minore all'O, opponendosi iV ad
S, sebbene 1' attrazione di S sopra n prevalga a quella
di N sopra s (i).
Con questo semplicissimo modo il ConfigllachI rende ra-
glone dei fenomeni della declinazione magnetica da lui
pienamente analizzati. Per simigliante guisa gli riesce fa-
cile la spiegazione di molti altri che sono riportati nella
sua Memoria, e die non possiaiiio qui riferire senza oltre-
passare que'limiti che cl sono prefissl, e percio invitiamo
gli studios i a voler leggere il lavoro originale del dotto fi-
sico intorno all' azione elettrica e magnetica.
Giunto il Configliachi a cosi felici risultamenti, credette
di potere stabilire « 1' identita delle declinazioni a cui gli
aghi vanno soggetti o per la reciproca Ibro azione con
una calamita armata di sufficiente grossezza , o per quella
fra essi ed un filo condiittore elettrizzato a corrente ", os-
servando che 1' operazione di rovesciare le declinazioni e
del tittto identica a quella di rivolgere nell' uno o nell'al-
tro piano verticale ed orizzontale la calamita sopra se
(i) Colle lettere majuscole sono indicati i poll della calamita
e colle minuBCole quelli delfago. j
ELETTRO-MAGNETICA IN ITALIA. 2C9
nicdcslma. E per ci6 anmiaestrato dalle esperlenze die avea
istituite fiiio dal 1808 unitamente al Briigiiatelli, clie tro-
vansi registrate nella Memoria sui coaduuorl inserita nel
priino volume della decade 2 del giornale di Pavia, pag.
340, egU si fece a considerare i.° clie Telettrico pub es-
ser libcro , ossia senslbile alia snperficie de' corpi ; nel qual
caso si lianno i fenoineni comunemente conosciati di tras-
fusionc e A'l tensione t'lettrica; 2,.° che 1' elettrico puo esser
latente in tre modi diversi , o come il calorico specifico, clie
diveiiendo libero da origine ai fenomeni cU elettrica pres-
sione o attuazione , o come il calorico di stato d' aggregazionc
liquida o fliddo-elaslica nan pennanetUe della materia , che
da origine ai fenomeni degli elettromotori , e della magne-
tizzazione passeggicra , o come il calorico chimicainente corn-
hinato , qual e ne' fluidi elastici permanenti , dal quale
hanno origine i fenomeni di permanente 0 dureiole magne-
tizzazione.
Ne a dir vero ipotetico sembra un tal mode di considerare
i diversi stati nei quail si trova T elettrico ; perocclie una
tale sentenza non e altro clie un risultamento delle diverse
esperlenze , clie in varie epoche ottennero i fisici , come
Tralles, Beccaria, Yolta, Saussure, Davy, Becquerel, Sager,
Becelli , Libes ed altri non pociii.
CoUa scorta del secondo princlpio il Configliachi si a pre
la via a considerare << che quaado ha luogo la scarlca o
la corrente elettrica attraverso un conduttore, non sia lo
stesso elettrico che trascorra ad un tratto tutto Tarco;
ma che si faccia in vece un cambio di elettrico fra tutte
le sue molecole ed in diversa proporzione , niaggiore cioe
fra le molecole piii vlcine all' entrata ed all' uscita della
corrente , e di mano in mano in ragione decrescente slno
al mezzo. » Per questi cambi di elettrico ineguali puo in-
tendersi, che una porzione di esso si infigga, o si fissi, o
si combini alle singoie molecole dei corpi , e come questi
trovinsi nelle opposte estremita in uno stato elettrico con-
trarlo , come si osserva in una serie di lamine coi denti
riunite faccia a faccia. Puo percio distinguersi la magne-
tizzazlone in dlretta o per infissione, e la maguetizzazione
per attuuzione. L' una inolecola all'altra alTacciata con op-
posta elettricit.H rende per presslone la tensione insensibiie,
ed in questo stato di combinazione i corpi tutti, anclie i
niigliori conduttori come i metalli , ponno riguardarsi per
£iOL Ital. T. LVIII. 14
210 DELLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA
rispetto air elettrico come coibenti La loro azione non i
sensibile , ossia Y attuazioiie magnetica non si spiega die
sovra quelli clie trovansi in pari circostanza , o che ponno
divenir tali , e forse per mezzo dell' aria , la quale come
le lamine coibenti si elettrizza per attuazione. (i) E sic-
come ciascuna molecola puo considerarsi , come nella teo-
ria della cristallizzazione, un cristalletto di una data figura,
p. e. cubica, cosi ponno aver origine i poli lateralt oltre i
principaU ; e quindi distinguesi la magnetizzazione ordinaria
dalla straor dinar ia.
II filo congiuntivo percib nelle esperienze oerstediane
potrebbesi considerare quasi per similitudine come un con-
duttore imperfettissimo fra i poli di una pila , nel mezzo
della quale vi e zero di tensione , ed ai due estremi la
tensione opposta residua , cioe nel caso nostro zero d' azio-
ne magnetica nel mezzo del corpo magnetizzato , e due
centri d"" azione opposta verso le sue estremita.
Ne si creda che la scuola di Pavia a porre si fatto prin-
cipio sia stata condotta dal bisogno di render ragione di
quanto presentavano di strano le moderne scoperte, perche
r avea gia stabllito fino dal 1808 (2), e il Marianini ed ii
De la Rive lo hanno gia riconfermato osservando die il
filo congiuntivo d' un apparato voltiano acquista la pro-
priety di dar origine ad una corrente elettrica , die si
move in una direzione opposta a quella deli' elettromotore.
Ora a quella guisa che un ago di figura paraiellepipeda
vien diviso in due prismi triangolarl, nelF uno de' quali
predomina 1' azione nord, nell'altro la sud , si potra divi-
dere il filo congiuntivo in due mezzi cilindri suUa superficie
(i) II professor Zantedesdii siiio dall anno trascorso avea os-
servato che in un' aria rareflitta al pnnto di sostenere una sola
]inea di pressione bar. le attrazioni e ripulsioni magtietiche si os-
servauo avvenire ad una doppia distanza di quella che succedono
alia pressione di 28 pollici. II che eg,li attribuisce alia piii agevol©
infissazione dell' elettrico , come avvieue iiei mastici iiiolli ; sarebbe
pero desiderabile clie il calcolo focesse vedere c^uaiito attribuire
si debba alia minoie resistenza del mezzo. Con cio almeno si 6
potiito togliere quel dubbio che trovasi registrato nell' opera di
Van-Swinden, cioe se le attrazioni e ripulsioni nelTaria rare-
fatta avvengano ad una niaggiore o luinore distanza che all' ordi-
naria pressione.
(2) Ann, de Chiniie, t. 87, pag. 84.
ELETTRO-MAGNETIC.V IN ITALIA. 211
del quail si spieghi un' opposta azioae niagnetlca , nord
cioe e sud-^ ed i centri magnetici dei semi-cilindri ven-
gano coiiginnti dalT asse niagnetico , 11 quale faccia angolo
coir assc di ligura , iniitando cos'i le calainlte a poll lateral!
o traversall di Brugmans e di Beccaria.
La splegazioue impertanto delle decliaazioni magnetiche
indotte dal lilo coagiuntivo percorso dclla corrcute elet-
trica ne viene facilissiaia senza ciie si abliiano a supporre
nuove leggi di attrazione e di rlpulslone diverse dalle gla
conoscuue : ed ecco la qual mode si esprhue il lislco di
Pavia alia pag. ar; deirarticolo a." della plii volte rlcor-
data Memorla: i< Quando 11 iilo stara sopra T ago (i) ed il
N di questo rlvolto al polo positive, prevalera la ripulsioae
fra S ed 5, ed 11 iV^ dell' ago declinera alT £; e vi decli-
nera ancora sia clie si porti 11 filo all' 0 ovvero airjEdel-
I'ago paralellamente al raedesimo ;, ina qualclie poco di
pill essendo 11 Hlo all' O per la magglore attrazione fra
•S ed n, clie la rlpulslone fra S ed s. Quando 11 fdo stara
sopra 1' ago ed 11 N di questo rlvolto in vece dalla parte
del polo negatlvo, prevalera 1' attrazione fra S ed n , ed
11 iV deir ago declinera all' 0 , e vi declinera egualmente
sla die si porti 11 filo all' O ovvero all' E paralellamente
air ago, ma qualche poco di piii essendo il filo all' O per
essere maggiore 1' azione rlpulsiva fra 5 ed 5 clie F at-
traente fra 5 ed n.
Quando 11 filo si porra sotto 1' ago , ed 11 iV di questo
corrispondera al polo posltlvo, prevalendo allora la rlpul-
slone fra iV ed n, il iV declinera all' O e vi declinera sia
die 11 filo si porti all' O , ovvero all' ^^ ma qualclie poco
pill 11 filo essendo all'i?, perclie maggiore e la rlpulslone
fra iV ed n , die 1' attrazione fra N ed s.
Quando 11 filo si porra sotto Tago, ed 11 N corrispon-
dera al polo negatlvo, prevalendo I'attrazione fra iV ed 5,
il N declinera aU'Zi, e vi declinera, sia che 11 filo trovisi
airO, ovvero all' J?, ma un poco plii pero essendo il filo
air £ per essere maggiore I'attrazione fra iV ed s, che la
rlpulslone fra N ed n. »
Per slmlgllante guisa col sussldio dei poll laterall amici si
spiegano le attrazionl e rlpulsioni delle correnti osservate
(l) Colle lettere majuscole s'indicano i poll dell' ago, colle mi-
nuscule quelle del filo.
2.12 DELLO STATO ATTUALE DELL A SCIENZA
da Ampere , la disposizione dei poli degli aglii , die si
magnetizzano secoiidoche si dispongono o attraverso al fdo
congiuntivo, come osservaroiio Davy e Configliachi , o
dentro o fuori ad un' elica , come sperimentarono i fisici
di Firenze , non die di tutti quei movimenti che abbiamo
di sopra ricordati. Aramettendo poi uii' azioae elettrica nel
globo da oriente in occidente , e dal sud al nord nell' at-
mosfera per T ineguaglianza di temperatura (i) secondo le
viste del Noblli i fenomeni dell'azione del globo sulle cor-
reiiti libere e sulle calamite riescono di facile intelligenza.
Si puo sperare die Tipotesi assunta dalla scuola di Pa-
via , siccome reiide compiutamente ragione de' fenomeni
die abbiamo esposti, si presti con pari feliclta alia spie-
gazione de' molti altri che riguardano 1' azione termo-elet-
trica iiella considerazione della quale gl' Italiani prevennero
gli oltremontani (2) , e la reciproca dei corpi calamitati ,
e di quelli , die sensibllmente tali non sono , sieno essi in
movimento o in riposo , quali furoao scoperti da Arago e
da Barlow (3), non die di quelli di Lebaillis, die si ri-
feriscono all' azione unicamente repulsiva dell' antimonio e
bismuto (4).
Arricdiita la scienza elettrica di una serie cosi maravl-
gliosa di fatti e corredata d' istruinenti piii delicati spinse
innanzi le sue ricerche , e non potendosi verificare le idee
di Ritter, che asseri d' aver ottenuto i segni elettrici ai
capi di una pila coinposta di sole Ijarre magaetizzate, con-
venientemente disposte , i fisici s' ingegnaroao colla scorta
dei fenomeni chimici operati dalle magneti di rilevare se
vi fosse preferenza d' azione d' un polo in confronto di un
altro. II sig. Professore (5) Ab. Beaclu s' accorse per il
prime die al polo nord si depositava una raaggior quan-
tita d' ossldo di ferro die al polo sud. II qual risultamento
venne riconfermato dal professor Zantedesclii , che analizzo
(i) Cio pai'e die venga sostenuto e dalP assevei-azlone di Gay-
Lussac e di Kapfer, che videro dimitiuirsi T intenslta dell'azione
niagnetica, a proporzione che si elevarono nel seno dell' atmosfera.
Bibl. Ital. i83o, gennajo , pag. 108.
(3) Bibl. Univ., novembre, 1829. '
(3) Ann. de Chimie, 1826, Bibl. Univ. l8a6.
(4) Bibl. Univ. 1829, pag. 82.
(5) Ann. de chiniie , 1828, pag. 196. . :
F,I.ETT^O-M\G^ETICA IN ITALIA. 2l3
tale azione clella inagnete in tutte le sue circostanze rela-
tivainente ai diversi punti del gIol)0 (i), ed e gimito a
coiisegnenze conformi a quelle di Ampere e del cavalier di
Nobili; anzi gli parve di poter conchiudere, die il polo
nord di una magiiete equivalga al polo zinco d'un apparato
voltiano. Noii tacereino per altro , die tali fenomeni unita-
mente a quelli di Muschman e di Hansteen vengono as-
solutaniente contraddctti dal niuno efletto die ha potato
coiiseguire il professore Erdmana (2). Senza pero detrarre
al merlto di tali sperimentatori , aspetteremo die il tempo
metta nel cliiaro sue lume la verlta, la quale pero sembra
die sia pei priml , siccome quelli die in tempi diversi
e ill diversi luoglii fecero un numero piu. variato di espe-
rieiize. In manlera noii dissimigliante vengono rivocati in
dnbbio dai signori Riess e Moser (3) i risultamenti delle espe-
rienze del cavalier Moricliini, della signora Sommerville (4),
del Professore Yelia , e quelle altresi del ]>rofessor Zante-
deschi , die colle sue ultime ricerdie ha potuto cono-
scere nella luce una polarita col mezzo della quale egli
spiega tutti i fenomeni i piu delicatl die presenta il fluido
luminoso. Sul quale argomento ci giova 11 ricordare gli
esperimenti fatti nell' anno scorso suUo spettro solare , il
quale presento al raoltiplicatore sensibilissimo del Zan-
tedeschi (5) e alia rana ben preparata del Barlocci (6)
un' azione elettrica del ragglo rosso al violetto , per cui si
ebbero declinazioni nel primo e scosse nella seconda. La
scienza elettromagnetica e una miniera , nella quale noa
lianno i fisici per anco potuto penetrare come si conver-
rebbe ; cio nulla ostante i felici successi fin qui ottenuti
in simili indagiai ci Inducono a sperare die un glorno si_
possa levare in gran parte quel velo che ci ricopre i se-
greti della natura. Agl' Italiani spetta in modo speciale il
tener dietro all' andamento degU effetti magnetici, e il non
permettere die i forestieri ci i-apiscano quelle scoperte che
abbiamo veduto nascere in questo nosto classico suolo.
(i) Bibl. Ital. , 1829.
(2) Bibl. Univ. 1829, pag. 96.
(3) Ann.il de Chimie , 1829 , novembre , pag. 3o4.
(4) Bibl. Ital. V. 45, pag. 63.
(5) Bibl. Univ. 1829.
(6) Giornale Arcadico di Roma, 18^9.
214
APPENDICE.
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
The travels of Ibn Batata etc. Viaggl di Ihn Batata,
tradotti dal compendj di alcani manoscritti arabicl
conscnati nella pubhlica lihreria di Cambridge ■, con
note illastrative delta storia , della geografia , delta
botanica^ detle anticJiitd ecc. di Samiiele Lee, pro-
fessore di lingaa arabica nelV iiniversitd di Cambridge
e membra di varie societd di dotti. — Londra ,
1829, stampato d'ordine del comitato delle tradu-
zioni dalle Hague orlentali , di pag. 248, in 4.°
N<
on ignotl erano in Enropa questi Vlaggi avanti la bella
puliblicazione cbe recentemente ne lia fatta in inglese il
dottor Lee. I letterati tedeschi che ora con grandissimo
vantaggio si occnpano nello studio delle lingue orientali ,
avevano gia con due opere pubblicate a Jena date alcune
preziose notizie intorno a quel turco viaggiatore. II signor
Kosegarten, professore di lingue orientali nelT Universita
di Jena , aveva pubblicato nel 1818 un commentario acca-
demico in latino de Mohammcde Ehii Batuta arabe Tingitano
ejusque itinerihus ; e nel 1 8 1 9 il signor Apetz , servendosi
del codice stesso di cui aveva fatto uso il Kos'egarten ,, pub-
blicata aveva in latino la descrizione della terra del Ma-
labar , tratta dalf itinerario arabico del Batuta , e corredata
di molte annotazioni. Ma ancora niancava la serie compiuta
di que' viaggi , e questa e stata dal Lee ricavata con gran-
dissima diligenza da tre manoscritti arabi , contenenti tutti
un comjiendio di quel vasto itinerario. Dicesi bensi che
il figliuolo di un ricco mercante di Tripoli possegga una
copia deir opera originale intera ; ma finora questa non
APP. PARTE STRANIUnA. 2l5
si e veduta in Europa, e qulndi il Lee ha dovuto rlcor-
rere ai tre citatl manosciitti , che tutti soao copie dello
stesso compendio. Questo riesce tuttavia di grandissimo in-
teresse , perclie contiene molte curiose informazioai otte-
nute ill tempi di coasidcrahili avvenimenti, e per esempio
i progressi dei Tartari nell'Asia minore, e la decadenza del-
r impero dellMndostan, che andava incainminandosi al suo
finale soggioganiento operate dalla dinastia IMogolIa.
Notereiiio di passaggio clie alcuni viaggi riescono im-
portantissimi, i.° per 1' epoca in cui sono eseguiti; 2.° per
i paesi che il viaggiatore ha percorsi; 3.° pel carattere
ingenuo e lontano da quahuKjue impostura del viaggiatore
stesso o dell'autore della relazloiie. II Batata era un teo-
logo turco di Tanger , sheik , o capo di una trihii , il
quale spcse 20 interi anni nel viaggiare in paesi stranieri ,
e lascio molte importanti notizie della Spagna, della Grecia,
di Ceylan, di Giava ecc. , e comnnico altresi molti rag-
gnagli della iSigrizia , delle isole Maldive, dove fu gindice
per 8 mesi , e della Cina ove ando come ambasciatore
della corte di Dehli , presso la quale fece per iiiolti anni
la sua residenza.
Senza seguire il Batuta in tutte le sue peregrinazioni ,
daremo soltanto un' idea della sua relazione, notandone,
ove occorra, le cose piu importanti. Parte il peregrino da
Tanger, sua patria , nell'anno 728 dell' egira , corrispoa-
dente al i324-5 dell'era volgare ; passa ad Algeri , a Co-
santina o Cosantinia, detta anche da alcuni geografi arabi
Costantina, a Bonna, a Tunisi, a Susa e a Tripoli , ora-
iDPttendo noi i nomi di varj distretti ch' cgli attraversa ,
nomi che diflicllmente potrebbono riscontrarsi nei modern!
geografi e generalmente nei geografi non arabi. Si arresta
il Batuta ad Alessandria ed al Cairo, e nella prima di
quelle citta narra di aver trovato un dotto e pio uomo
che aveva la facolta di operare miracoli. Questi nomina-
vasi Borhart Oddln , che noi troviamo in altri piu recenti
scrittori chiamato Boranoddino , e di esso e degli scritti suoi
ci scmbra di avcre vedute memorie nelle Biblioteche ara-
biche , cosicche ci fa maraviglia come il Lee altra nota noa
abhia apposta a questo articolo se non se quella che cia-
scun santo tra i Maomettani ha la facolta di operare mi-
racoli , i quali pero sono detti dagli Arabi stessi azioni be-
reero/e. Parla pure il Batuta di un sheik abissino , discepolo
21 T) APPENDICE
di altro sheik, nominato Ahu Abas, famoso ancli'esso per
la sua pieta e i suoi miracoli , e autore di varle opere
sommamente pregiate dal Musulmani. In generale il Batuta
mostra grandissima venerazlone per tutti que' santi mira-
colosi e per tutti i dotti , e parlando del suo soggiorno
al Cairo e nelle vicinanze, descrive a lungo il corso del
Nilo , clie paragona co' piu grandi fiumi del mondo , e ne
riferisce le benefiche inondazioni „ e tanto questo fiume ,
quanto il Gange e il Volga, non meno die 1' Eufrate e il
Tigri, vorrebbe ia qualche modo far discendere dal para-
dise , cioe dal paradiso terrestre.
Partendo dal Cairo, il peregrino percorre Talto Egitto;
fa menzione di moltissimi distretti , ora quasi interamente
sconosciuti , e ritoriia al Cairo , non senza avere pigliata
qualche cognizione dei Berberi , che con nostra sorpresa
vediamo descritti come Neri. Dall' Egitto , attraversando il
deserto , si avvia nella Siria ; vede la citta di Balbis o
Bilbis , e quella di Gaza , dopo la quale altra ne trova ,
detta dagli Arahi di Abranio I'amico, dove gli si fa credere
che riposino in un sotterraneo Abraino stesso , Isacco e
Giacobbe , e vi abbiano pure tomba le loro mogli. Si di-
rige quindi a Gerusalemme, e su la strada visita la tomba
creduta di Giona , come pure il villaggio di Betlerae , che
egli ancora dice luogo della nativita di Gesii. Vede Naplous ,
allora principale citta de' Samaritani ^ vede Eglon, e quindi
si volge alle parti marittime della Siria ; in Acca visita
la tomba di un famoso profeta ; passa a Tiro e a Sldone ,
e giugne a Tiberiade , di cui visita i bagni famosi. Per
Tarabalas , o Tripoli della Siria , ch"" egli descrive come
una grande citta, perEmessa, per HamaoHamath, come
e nominata nella Scrittura , per Aleppo, per Laodicea ,
pel monte Libano e per Baolbek giugne a Damasco, della
quale citta descrive lungamente le moschee , le tombe di
varj profeti , e parla ancora dei dotti teologi in quel luogo
ritrovati.
Parte in seguito coi pellegrini della Siria ; attraversa la
valle di El Arus ; passa ad El Kadisia , villaggio ed altre
volte citta celebre , perche con una vittoria da Omar ri-
portata sui Persiani cesso 1' adorazione del fuoco e trionfo
r isiamismo ; vede la patria di Ah con edifizj ornati di
pitture e arricchiti di lampade d' oro e d' argento e con
giardiai famosi per miracoli che dicevansi in essi operati ;
PARTE STRANIERA. 2 1"'
vcde Basra citta circontlata da palrae, e in cssa pnre una
moschea dl Ali ; s' inibarca in un piccolo battello sulP Eu-
frate i vede El Oballa in nn angolo del goUb persico , e
gingne ad Al)badan , villagglo situato in nna palude salsa;
pei' mare qnindi si reca alia piccola citta di INIagitn o
Magal , e attraversando per tre giorni una pianura abitata
dai Kurdi , giugne alia citta di Ramln , ch' egli descrive
come assai bella , e poi alia citta di Tostar , situata al-
r estremita di cjuella pianura. Scorre presso di questa un
fiume detto El Azrak , cioe TAzzurro, le cui acque sono
chiarissime e assai fredde nella calda stagione. Si presen-
tano quindi al Batuta alte montagne , nolle quali viaggiando
per alcuni giorni, vede la citta detta Idliaj , dove le strade
sono tagliate nella rnpe, ed altre piazze dell' Irak El Ajam,
e dopo venti stazionl giugne ad Ispaiian, attraversando al-
cune citta, in una delle quali visita un santo , operatore
di miracoli , in altra la tomba di un profeta , presso la
quale dicevasi avere soggiornato qualche tempo Noe, ed
aver- egli fatte la vicino scaturire acque termali. Per El
Hilla, e Karbela giugne il viaggiatore a Bagdad, die de-
scrive come citta grandissima, uialgrado le vicende sofferte;
visita Abu Said, re dell' Irak, e con esso viaggia per dieci
giorni, passando per Telriz , graade e bella citta, per Sa-
mari-a, citta distrittta e per Tekrit, donde si reca all' isola
di Ibn Omar , situata nel Tigri , ed ora nominata Geziret
o Gezirat. Grande citta rovinata e pure quella di Nislbin ,
distante due giornate di canimino , ove si fabbrica un'ac-
qua o un essenza di rose incomparabile a qualunque altra
al dire del viaggiatore: questi per Mozul ritorna a Bagdad
e di la continua il suo viaggio alia Mecca , dalla quale
parte ad oggetto soltanto di visitare l' Yemen ; vede quindi
Judda , Zabid , Jabala , Tiazz, residenza del re, Sencia ,
che vien detta la capitale di tutta quella regione , e per
mare da Aden si reca a Zaila , citta dei Berberi , e a
Makdarhn , ov' egli e ])en accolto , e regalato di vegetabili
e di riso fritto coll' olio. L' uso di que' paesi er% in quel
tempi die qualunque viaggiatore nobile, o teologo , cioe
studioso della legge , doveva essere presenfato al Snltano,
o capo di ciascuna citta , avantl di poter liberainente in
essa girare.
Dair Yemen dice il Batuta di essersi incamminato al
pnese di Zamn lungo la spiaggia del mare, e sembra
2l8 APPENDICE
indicato con questo noine lo Zeng, o 1' odlerno Zanguebar;
nia anclie nelle note del Lee si promuove 11 dubbio che
quel viagglatore andasse cosi lontano da quella parte. Di
la pero imliarcato su di un vascello, passo alf isola di Mam-
bava , o Mombasa nell' India , ove trovo grandissinia qnan-
tita di cedri, di limoni e di fichi banani , come pure di
certi fruttl detti jambre , simili in aspetto alle ulive, ma
somniamente dolci •, 11 grano pero portavasi dagli stranieri
in qiieir isola , perche essa non ne prodnceva. Di la pa-
rimente per mare recossl alia citta di Kulwa, assal grande,
ma tutta fabbricata di legno : ivi vide che grandisslmo
conimerclo facevasi in avorlo; e nella citta di Zafar os-
servo die si conducevano cavalll nell' India, benche con
buon vento non si potesse eseguire il tragitto in raeno di
un niese. Quel paese abbondava sommamente dl pesci e
di dattili, e col pesci si nutrivano anche i bestlanii. Le mo-
nete , se crediamo al viaggiatore , erano cola battute di rame
e di stagno, e gli abitanti, benche accostumati a bagnarsL
pill volte il giorno , erano esposti agli attacchi dell' elefan-
tiasi. Parla quindi della citta di El Ahkaf e de' suoi bel-
lissimi giardini , nei quail vide anche gli alberi che pro-
ducono le noci dl cocco e le noci di betall o betel , che
egli non credeva trovarsi se non che nell' India , e percio
lungamente descrlsse 1' albero del betel; parla dl Haslk,
abltata da pescatori arabl , e dice cola trovarsi 1' albero
dell' incenso , che e piccolo , e che per mezzo d' incision!
fornisce un sugo dolce quanto il latte , il quale concrete
pol a foggia di gomma, chlamasi lohan, dal che si e for-
mato il nome nostro di olibano. Irabarcatosi di nuovo ar-
rlva air isola disabitata di Talr , donde passa ad una
grande isola , i cni abitanti non mangiano se non che
pesce. La citta dl Kulhat , abltata da Arabl , trovasi suUa
clma di una montagna , ed e sottoposta al re di Ormutz :
sbarca 11 Batuta. nel paese di Amman, e in sei o sette
glorni atti'aversa un deserto ^ trova in quel paese alberi ,
anche frattiferi , giardini e ruscelll e da 11 nome di Nazwa
alia prlncipale citta di qviel paese , sltuata pure su di una
collina e circondata di giardini : quegli abitanti che il Ba-
tuta chiama sclsmaticl, mangiano la carne degli asinl do-
mestic! che si vende per le strade. Segue la descrizlone
di Ormutz, fabbricata in rlva al mare, mentre la nuova
Ormutz trovasi in un' isola con una citta detta Harauna ,
I'AUTE STKANIERA. 21^
grande e ben fabbricata e rcsidenza del re. Non possiamo
prestar fede in qncsto luogo al viaggiatore, die dice aver
veduto cola la testa di un pesce che poteva paragonarsi
ad una collina , e i cui occhi parevano due porte , cosic-
che le persone entravano da una ed uscivano dalFaitra.
D' uopo e cjuindi passare un deserto privo d' acqua , della
estensione di quattro giornate , ne questo puo farsi senza
I'ajuto di alcuni turcomanni coraggiosi e pi^atici dei luoghi ;
cosi giugnesi al distretto del Kauristan o Kuzislan , donde
oltrepassato per tre giornate altro deserto si arriva a Lar
capitale del Laristau, citta grande e liella, cinta di giardini.
Quella diKaisa, altrlnienti detta Siraf, e situata sulia riva
dell' oceano indiano in un bellissimo e fertilissimo distretto
abit ito da Persiani : ma arabi sono tutti colore che atten-
dono alia pesca delle ]3erle , e questa viene a lungo de-
scritta dal viaggiatore. Egli dice che i pescatori si applicano
al viso una specie di maschera , fatta col guscio o coUa
cortecci.a delle testuggini , nella quale si lascia uno spa-
zio per la prominenza del nasoi che i pescatori rimangono
nn' era , due ed anche piii sotto T acqua , e che trovano
le conchiglie fisse nella' sabbia , in mezzo a piante o rami
di corallo : soggiugne die stando ancora sotto 1' acqua , essi
aprono le conchiglie colle loro niani o le spaccano con
un coltello di rame, e quindi le pongono in una specie
di sacco die pende dal loro collo ■-, che essi trovano in
seguito le perle entro la carne dell'animale che e tagliata
pariraente con un coltello ed esposta all' aria; che si rac-
colgono le perle piccole e grandi , ma die la quinta parte
della raccolta appartiene al re. Si reca poscia il viaggia-
tore alia citta di Kotaif, che descrive come assai grande
e bella, abitata da una setta di Arabi entusiasti-, quindi
alia citta di Hajar, ove abbondano straordinariamente i
datteri , e di questi si nutriscono i bestianii ; poi alia citta
di Yemama , grande e bella , e di la torna in pellegrinag-
gio alia Mecca, quindi nelf Egitto, attraversa grandi deserti
e giugne al Cairo, donde poco dopo riparte per recarsi dL
nuovo nella Siria e vedere per la seconda volta Gerusa-
lemme, passando per Laodicea : da questa dice di esscr
passato nel paese di Rom o Roam, cosi cliiamato, perclie
appnrteneva primitivamente ai Romani, ed ora e occupata
dagli stessi , cioe dai cattolici in numero consideralnle ,
sotto la protezione dei Maouiettani.
220 APPENDICE
Da Gernsalemme passa il viaggiatore nell' Anatolia, nella
quale osserva molte citta e fortezze. Ometteiulo iiol que'
barbari nomi die riscontrave non si potrebbono sulle no-
stra carte, a riserva forse di Amasia e di Arzerrum, ove
il Batuta dice di aver veduto un uomo clie oltrepassava
r eta di i3o anni, e che apparteneva alia societa appel-
lata dei giovani ; accenneremo soltanto la citta di Birki ,
nella quale il re gli mostro un aerolite, caduto dal clelo
in quelle vicinanze, cioe una pietra nera , solida, duris-
sima e rilucente, il cui peso superava quello di un ta-
lento, cioe il peso, secondo alcuni, di 112 llbbre in-
glesi , secondo altri, di lao. II re ordino clie quella pietra
fosse spezzata , ma per 1' ignoranza forse dei tagliapietre
si tento ben quatti'o volte di tagllarla senza che dagli stru-
menti di ferro ricevesse alcuna impressione , cosicche d' or-
dine del re medesimo fu collocata di nuovo nel luogo
stesso ov' era caduta ( Questa sara forse una notizia da
aggiugnersi al catalogo degli aeroliti del signor Chladni).
Nel novero di quelle citta trovansi Magnesia e Bergama
o Pergamos , nella quale credevasi aver abitato il filosofo
Platone , e ancora mostravasi la sua casa a' tempi del Ba-
tuta. Al di la della citta di Erim stendesi un luogo deserto
detto di Klfiak , che pero produce erbe verdeggianti , ma
non gia alberi , ed e privo interamente di acqua ; presso
El Majer vedesi dal nostro viaggiatore un campo del sul-
tano Maometto Uzbek , e una moschea o piuttosto una cap-
pella detta Alcoa, riccamente ornata con un trono nel mezzo
coperto di lamine d' argento , e in parte dorato , colla in-
serzione altresi di varie gemme. Quel sultano faceva cola le
sue preghiere , e secondo il Batuta era uno dei sette grandi
re del niondo , e questi secondo lui erano il sultano del-
r Occidente , quello dell' Egitto e della Siria , quello dei
due Irak, quello dei Turchi Uzbek, quello del Turchistan
e quello deir India e della Cina. Non ben si comprende
cio che il viaggiatore intenda per la citta di Bulgar ,
della quale aveva udito parlare, e che secondo gli scrit-
tori arabi era una citta della Siberia sommamente fredda.
Egli avrebbe pero bramato di verificare cio che dicevasi
della brevita de' giorni e delle notti di essa nelle opposte
stagioni dell' anno f, ina non puo ammettersi cio ch' egli
dice, che tra il campo del sultano ov' egli allora trovavasi,
e la citta di Bulgar non vi aveva se non che la distanza
PARTE STn.VNlEKA.. 221
dl diccl glornate ; soggiiigne tuttavia che facendo in quel
liiogo la sua quotldinna pregliiera, fii sorpreso dalla nolle,
e die essendovi riinasto soli tre giorni , non vide se non
die un paese di luiseria, ove i viaggi non si eseguivano
senza pericoli, lutta la lerra era coperta di ghiaccio , e
non si cammiuava ch' enlro piccole slilte tirale dai cani.
Non enlravano, dic'egli, in cjnelle region! se non die po-
veri mercanti, portando seco loro viveri , bevande e legne,
perclie non vi si trovavano ne alberi, ue pietre , ne case ,
il die fornisce a un dipresso T idea delf odierna Siberia,
quasi seinpre coperta di ghiaccio.
Tornato al campo del sultano, 11 Batata intraprende
_ nn viaggio ad Astracan, cli' egli dice situata in riva al
fiume Atlial, cioe il Volga, da esso chiainato uno de' piu
grandi liumi del niondo : cola c[uel sultano Irattenevasi
nella fredda stagione , ma a quel tempo il Volga e tulle
le acque vicine erano gelale , e fu d' uopo rompere il
ghiaccio per continuare il viaggio. Una delle mogli di quel
sultano era figliuola dell' imperatore di Costantinopoli , e
braraando essa di recarsi a visitare il padre , il Batuta
ottenne di accompagnarla. Egli atlraverso dunque varie
monlagne della Russia, die descrive come abitate da Cri-
stiani con rossi capelli ed occhi azzurri, genie da lui
credata perfida ; passo per varie citta e fortezze , e quindi
giunse a Costantinopoli, della quale citta vengono da lui
principalmente descritte le cerimonie religiose: di la rilorno
nella Tartaria e ad Astracan , molt' egli estendendosi in
questo capitolo del suo viaggio su Torigine, su i progress!,
su le imprese, su le leggi e su i regolamenti di Gengis—
Kan. Tra le cose di Costantinopoli , ben descritta e la
. chiesa di S. Sofia, ridolta poscia alio stalo di moschea :
tra le citta visitate in quel viaggio tengono il primo luogo
quelle di Korasan e di Kabul.
« II viaggio del Batuta ci trasporta quindi nell' India, ove
giunse al cominciare deiranno i332. Passato il fiume Indo
che il viaggiatore noniina Sindo, annoverandolo come uno
dei piu grandi liumi del niondo che scorre al pari del Nilo
anche durante la fredda stagione, egli si trova sul lerri-
torio indiano, il cui imperatore era in quell' epoca Mao-
metlo Shah ; descrive le prime citta di quella regione
da lui vedute e specialmente Sivastan , il cui territorio e
fertile massime di poponi , e i cui abitanti si nutriscoao
222 APPENDICE
generalniente di niiglio, tU piselli, di pescl e di latte
di hnfolo , giacche qnesti aainiali souo cola al)boadan-
tissimi. Parla qnindi a liingo de' corrierl indlani , tanto
a piedi quanto a cavallo , e nota che questi soao situati
alia distaaza di 4 niiglia Tuno daU'akro, mentre de' jie-
destri se ue trova uno a ciascun iniglio. Loda per la sua
situazione la citta di Lahar , per le sue fabbriche quella
di Balcar, per la sua grandezza e i suoi comodi quella di
Abuhar. Parlaiido delle produzioni naturali dell' Indostan ,
accenna la pianta del loto, altra pianta fruttifera die al-
cuui credono il mnnglier de' Francesi, il cui tronco rasso-
miglia a quello dell' araiicio , ma e assai plu grosso , e il
cui frutto e della grandezza di una prugna di Damasco. Tali
frutti si conservano nel sale , e nello stesso modo si coii-
serva lo zenzero verde , coll' aggiugnervi alcun poco di pepe
con che si condiscono varj cilii. Accenua ancora i frutti
nominati saliki e barki , che alcuno crede non altro essere
che il frutto dell' albero del pane , cioe dell' autocarpus in-
tegrifolia, ed un altro frutto, detto nel paese el land, pro-
dotto da una specie di pipercula, ed altro nominate juni-
mun, simile nell'aspetto aU'uliva, ma nero , e prodotto
da un grande albero, che si crede \' eugenia di Kraufurd ;
inoltre I'arancio dolce abbondantissimo, del quale pero e
piu slimato Tamaro, ed avvene una specie che produce i
frutti di un sapore tra il dolce e racido , e questi diconsi
eccellenti. Segue la descrizione di altri alberi fruttiferi,
de' quali sarebbe difficile il trovarne in oggi gli analoghi, e
per ultimo si nota che il riso vi si semina tre volte I'anno
nel medesimo terreno, e che il sesamo e la canna da
zucchero sono coltivate insieme col grano di autunno.
Passando per le citta di Abuhar e di Ajudahan, il Bat.uta
fa menzione dell" inumana pratica delle femmine indiane
di abbruciarsi alia morte de' loro mariti , soggiugnendo
che quando non si risolvono da loro stesse ad abbruciarsi,
sono strettamente rinchiuse , e rimangono come in prigione
tra i loro parenti , perche reputate infedeli ai mariti; le
persoae al contrario e specialmente le donne che cir-
condano quelle c!ie gettansi nel rogo , le iacaricano de' sa-
luti pei loro parenti e aiuici, e cantano e danzano fmche
esse sieno consumate dal fuoco. Egli fa pure menzione di
quegl' Indiani clie si gettano volontariamente nel Gange,
al qual fiurae essi fanno peregrinaggi , e vi gettano le
PARTE STRA.N1ER.V. 223
ceneri de' corpi che sono stati abbruciati. Si descrlvono
quindi le citta di Sarsati o Surnsta, di Hansi, e di Delili
capitale deirimpero, che si dice magnitica , combiaaado
nella sua strutiura la bellezza e la forza , composta so-
stanzialmente da quattro citta, le quali , essendo contigue,
ne formano una sola. Nella casa detta il Ttsoro vi aveva
riso ed altri grani per 90 anni ; la inoschea era grandls-
sima, e superava ogni altra in grandezza e in bellezza;
vi aveva pure un tenipio indiano, detto dagl' Indiani Casa
di Budda , n»a (juesto poscia erasi adattato alf uso di una
inoschea.
Lasceremo da parte la storia della conquista di Dehli,
come pure quella dei fatti dell' Indostan dai primi tempi
sine air epoca in cui quel paese fu visltato dal Batuta , ma
seguiremo brevemente il corso de' suoi viaggi piu impor-
tanti. A quella storia vedesi aggiunta un' appendice , con-
tenente il ragguaglio parimente storico della fortezza di
Gwalior, clie si dice una delle niaggiori curiosita delP In-
dostan. Tale ragguaglio e estratto da un libro indiano, in
cui si paria di tutte le vicende di quella fortezza e de' suoi
goveruatori. Bastera I'accennare ch' essa fu piantata origi-
nariainente su di una collina, le cui vicinanze abbonda-
vano di bestie feroci, e che prima d' ogn' altro vi si sta-
bili un ereniita o un divoto nominato Gawali, da cui pi-
glio il nome. I seguenti capitoli concernono T arrivo del
Batuta al palazzo della regina madre , la raorte e i fune-
rali di una figlia di essa, il ritorno dell' imperatore a
Dehli, il carattere e le querele di lui cogli abltanti,
r uccisione di un emir e di altri illustri personaggi , e le
crudelta di quel principe, le quali cose pero non tolgono
clie il Batuta componga un panegirico arabico in lode di
esso. In queir intervalio egli e creato gludice di Dehli;
irovasi in gran pericolo di perdere la vita, e fmalmente
dimette la sua carica, e tornando agli uflici religiosi ai
quali in tutto il corso del viaggio mostrato erasi somma-
niente afl'eziunato, si attacca da prima ad un pio Sheik,
da lui nominato santo e la fenice de' Santi delT eta sua ,
die opcrava molti miracoli ; poscia entra tra i fachiri e
indosyando una delle loro tonache, rimaue tra essi alquanti
niesi, alimentandosi soltanto con piccola porzione di riso.
Ma ben presto 1' imperadore lo spedisce ambasciator alia
Cina ; ed cgli dcscrive quclf amljasciata , le miniere d'oro
224 APPENDICE
che si trovano nelle moiitagne di Kora , V arrlvo delF am-
basclata a Biana , la giierra insorta cogl' Indiani e la sua
stessa ppiglonia che ne vieiie in conseguenza , quiiidi il ri-
torno a Dehli^ e poscia presenta uii niiovo raggnaglio di
altri paesi deil' Iiidostan. Noteremo di passaggio , che 1' ira-
peratore della Cina aveva maiidato in dono al sovrano
deir India loo mammelucchi, 5o fnnciulle schiave, 5oo
aliiti sfarzosi, loo libljre di muschio, ed altri abiti ar-
ricchiti di giojelli con cinqne spade pui- giojellate , e chie-
sto aveva al sultano il perniesso di rifabbricare un tem-
pio agl' idoli vicino alia montagna di Koia , paese ove
trovavansi indiani infedeli. II sultano accordato aveva sotto
certe condizioni la richiesta , e spediva all' imperatore
Cinese altri regali, specialmente loo fanciulle schiave in-
diane cantanti, loo vesti di seta, altre 5oo tinte nel co-
lore dello zafFerano, loo pezze della piu bella tela di co-
tone, e looo vesti indiane di vario genere , con molti stru-
menti d' oro e d' argento , e spade giojellate, piii lo abiti
d' onore , ornati d' oro che servivano al sultano medesimo.
Biana, nominata anche Kul , bella citta cinta di vigne, era
stretta d'assedio dagli indiani infedeli, che distruggere vo-
levano tutti gli abitanti. Diflicilmente si credera , che in ua
attacco fatto contra i numerosi assedianti, alcuno di essi
non sia rimasto in vita ; ma si nota che perirono altresi
molti del seguito deU'ambasciata, i quali tutti il Batuta onora
col nome di martirl: sopraggiunta essendo una numerosa
cavalleria de'nemici, i viaggiatori dovettero ritirarsi, e in
queir occasione il Batuta fu fatto prigioniere, e niolto ebbe
poscia a sofFrire nella sua prigionia. I paesi descritti dal
viaggiatore dopo il suo ritorno sono le citta di Barun,
di Genderi, che si dice assai grande, la fortezza di Da-
vigir, una delle piu considerabili dell' India, la citta di
Nazar Abad , abitata da Maratti clie si nutrivano soltanto
di riso e d' altri vegetabili, vietato essendo loro 1' uso delle
carni , quelle di Sagar, di Cambaya, di ICuca , in cui rise-
deva un re; quindi si descrivono I'isola di Sindabur, la citta
di Hinaur , munita di uu porto , e una gran parte del Ma-
labar, i cui abitanti erano allora tributarj al re di Hinaur
suddetto. Lunga e la relazione clie il viaggiatore da del
Malaljar, nel quale dice di aver trovati la re, e che il mag-
giore di essi aveva 5o,ooo uomini di truppe a' suoi ordini,
c il minora non raeno di Sooo j paria egli del pepe nero
PARTE STRANIEHA. 225
comunlsslmo In quella regioae , delle piante dell' aloe da noi
detto surcotrino, del niiglio e di altri vegetahlli di quella re-
gione. Moke citta narra di aver vednte del Malabar •, quella
specialmente di Manjarna, dove trovo mercatanti della Persist
e del Yemen, e piu di 4000 mercatanti maomettani , in-
tenti al trallico dello zenzero e del pepe nero cola abbon-
daatissitni , quella di Dadkannan , presso la quale vide un
albero miracoloso, che fu cagione dell' introduzione del-
rislamismo in quella regione , quella di Kalikut, ecc,
Convlene credere che 1' ambasciata si fosse rimessa in
viaggio, e ciie il Batuta ne facesse parte, perche egli co-
uiincia a parlare dei giunchi o delle barche cinesi, del ri-
cevimento ottenuto a bordo di uno di que' vascelli , del-
r innoltramento dell' ambasciata sine a Kawlan e Kanjar-
kara , donde tomato a Kalikut , si uni ad una spedizione
contro Sindabur, piazza che fu presa d' assalto. Si descri-
vono ancora molte citta del Malabar, e quindi il viaggia-
tore torna a Sindabur e s' imbarca per le isole Maldive.
Queste sono pure parzialmente descritte, annunziandosl
ancora le natural! produzioni, cioe le noci di cocco che si
inangiano col pesce in vece di pane, tre diversi generi di
palme che tutte insieme producono frutti in ciascun mese,
il vino di palma e 1' olio di uliva j si parla altresi dell' in-
dole paclfica di quelle popolazioni , de' loro costumi , an-
che religiosi, e del loro commercio. Non obblieremo, che
le loro vivande dolci , ch' essi mangiano co' frutti crudi ,
diconsi dal Batuta fortissimo incentivo a Venere , per il
che egli in quel soggiorno teneva presso di se molte fan-
ciulle schiave e quattro mogli, mentre tuttavia loda la re-
ligione e la castita di quel popolo. Una regina governava
in quel tempo la principale di quelle isole , e il viaggiatore
nota che generalmente scrivevasi in quel paese sopra foglie
di palma con uno stilo di ferro. Egli recossi all'isola di Kalnus
e quindi alia principale delle Maldive, ove fu presentato al
visir della regina, assunse 1' ufficio di giudice, sposo tre
altre donne , divento sospetto al visir medesimo, e quindi
fatto divorzlo con tre di quelle mogli, passo a visitare le
altre isole e quella specialmente di Muluk, della quale as-
sai commenda la fertilita. Veleggia in segnito verso Ceylan;
visita il re Abiittala , parla delle naturali produzioni di
qucir isola , e specialmente delle perlo ; ottiene la liceiiza
di visitare il famoso pico d' Adamo i descrive quindi il
Blbl. I Lai. Tom. LVllI. i5
2a6 APPENDICE
porto dl Kanliar, capitale di Ceylan , le sue moschee, la
coi'te deir imperatore, i suoi elefanti bianchi , i voluminosi
rubini cola trovati , alcnni monaci indiani , nn ritiro delle
vecchie donne , il giogo detto di Alessandro , i costumi dei
percgrini die si I'ecano al pico o alia montagna di Adamo,
varie citta o villaggi veduti nel passaggio ed un grande
tempio dedicate agl' idoli , con braniiiii , sacerdoti e figliuole
di nobili addette a quel culto.
Lungo sarebbe seguii-e il viaggiatore nel suo ritorno alia
costa del Coromandel, e nel ragguaglio ch' egli da dei pa-
lazzi dei re dell' India e dei governatori di quelle regioni,
delle successioni di quei re, della nuova sua prigionia tra
gl' Indiani , del suo ritorno a Kalikut ed alle isole Maldive,
del Bengala , delle montagne di Kamru , del fiume Az-
zurro , delle produzioni di quel paese , e del carattere e
dei costumi di quel popolo. Diremo soltanto, die a Pattan
o Fattan egli vide diversi animali anche nemicissimi tra
di loro , cliiusi in una medesima gabbia •, die il fiume Az-
zurro scendeva dalle montagne di Kamru , e inondava e
rendeva fertili le terre come il Nile nelF Egitto ; che nel-
1' isola di Sumatra vide uomini che avevano la bocca so-
migliante a quella dei cani , e le donne con volti non dis-
similii che queste si coprivano con foglie d'alberi, mentre
gli uomini , interamente nudi , non portavano se non ua
piccolo panno intorno a' genitali , e che tra le produzioni
del Bengala registravansi specialraente i fichi banani e le
Doci di Betel. Un intero capitolo e consacrato alia descri-
zione di Sumatra , dove 1' ambasciadore Batuta e presen-
tato al re-, i prodotti di quell' isola si fanno consistere nelle
noci di cocco e di betel , nell' aloe indiano o succotrino ,
nella radice della canfora , negli aranci dolci , ecc. Cola
1' ambasciata forma nuove provvigioni pel viaggio della
Cina e giugne a Giava , le cui produzioni sono a ua
dipresso quelle di Sumatra, ma vi si aggiugne anche 1' in-
censo : si descrivono i costumi di quell' isola, e quindi
I'arrivo al paese di Tavalisi , dei cui abitanti s' indica
il carattere bellicoso e quello in particolare delle donne,
si parla della regina di Kailuka, creduta dal viaggiatore
di origine turca , e cosi pure di un reggimento di donne
da essa formato. II seguente cajjitolo non parla se non della
Cina , del suo gran fiume , al quale proposito non voi--
remmo veder citato nelle note il Baudrand , che lo chiama
PARTE STRANIERA. 227
Caraniorano •, ticll' agricoltura cinese , della popolazlone di
quell" inipero, della porcellana , delle scuole, tra le quali
se ne registrano alcune niaoinettane, della ricchezza e lus-
suria de'Ciiiesi, della loro moneta di carta, delle loro rea-
dite, dei loro faocliL d'artilizio, delle loro pitture, del
commercio e del registro de' vascelli forestieri , dell' incon-
tro fatto dalTauibasciatore con un iifliciale deirimperatore
che lo provvede di casa e di tutto il necessario, della vi-
sita fatta a quel sovrano , di una citta maomettana , e del
ritorno fatto per acqua a El Zaitum. Si viene di nuovo a
parlare di Sumatra , e delle cerinionie de' matritnonj in
quel paese j poscia il viaggiatore veleggia per V Indostan ,
giugne a Kawlam e a Zafur nell'Arabia, descrive il porto
di Shiah , e molte citta attravei'sate per recarsi di nuovo
ad Ormutz, ad Ispahan, a Damasco , a Damleta, al Cairo,
ad Alessandria ed a Tanger , donde passa a Gibilterra e
visita r Andaluzia. Parlando di nuovo di Sumatx-a , accenna
cosa veramente incredilDile , cioe die si vide un giorno
nel mare (alia distanza pero di 20 miglia incirca) una
montagna o un monticello , il quale al nascer del sole piii
non si scopri se non die nell'aria, e questo si disse al viag-
giatore essere un uccello di tale gi-andezza die poteVa por-
tar via ne' suoi artigli un rinoceronte. Nelle note pero si
citano alcuni scrittori persiani, i quali fanno ancli' essi men-
zione di quell' uccello , detto anka o siinurg , repiitandolo
tuttavia favoloso. Assai rapidamente e descritto il ritorno
del Batuta dall' India all' Egitto, come pure un nuovo viag-
gio da esso fatto alia Mecca e a Gerusalemme , e piu so-
briamente aucora la sua andata nella Spagna, cui die forse
motivo una peste die allora desolava 1' Egitto. Da Fez re-
cossi a Tunisi, di la a Tanger, da esso detto Tanjier, e
nomina Suljta il luogo al quale approdo nella Spagna, dove
il primo oggetto die si presento al sup sguardo fu il monte
o il colle della Yittoria , uno, die' eili , dei piu grandi ri-
fugi dell" islamismo. Passo quindi a Gibilterra, noininata
pure nionte della Vittoria , di la a Maibela , a Malaga,
eh' egli chiama una delle prime citta dell' Andaluzia e di
cui loda le produzioni naturali, specialmente i ficbi e i
pomi granatin, poi a Tabsli e a Dania e quindi a Gra-
nata^ ma non procede piii oltre , e torna a IMarocco, quindi
a Fez, a Tanger, visita il gran deserto, parla degll ippo-
potami , c tra le citta da esso vedute nomina Tamljaktu ,
228 ArPENDlCE
che alcuno tentato saiebbe dl pigliare per la citth di Tom-
bucto , di cui tanto si e parlato , e alia quale sono re-
centemente state dirette varie spedizloni degli Europei. Ma
secondo il Batuta si giugnerebbe a quella citta scendendo
il Nilo ; e anche il sigiior Kosegarten e d' avviso che il Ba-
tuta con molti altrl scrittori arabi precedent) scambiato ab-
bia il corso del Nilo con quello del Niger ; lo stesso eru-
dite tedesco scrive il nome di quella citta Tumbuktu , il
cbe maggiormente si avvicina a quello oggidi ricevuto di
Tombucto. Parla finalmente il Batuta di una citta detta
Mali, residenza di un re, i cui abitanti erano bianchi ,
nientre pero vi aveva un giudice pei negri. II re o il
sultano di Mali comandava allora in Tambaktu, ove se-
deva un magistrato di negri, dal sultano stesso stabilito.
Di la recossi il viaggiatore a Bardama o Burdaina , i cui
abitanti proteggevano le carovane, e quindi alia citta di
Nakda , detta da altri Tekedda , fabbricata di pietre rosse,
presso la quale scorreva un fiume o un ruscello , derivante
da miniere di rame, che alteravano il colore e il sapore
delle sue acque ; la miniera era situata presso la citta ; e
in essa lavoravano moltissinii schiavi nel fondere e ridurre
in barre quel metallo. II Batuta lascio quella piazza, ove
termina la relazione del suo viaggio, nelTanno i353, e di
la sembra che passasse di nuovo nella Barberia.
La relazione di questo viaggio richiederebbe un piu
lungo estratto , qualora notare si volessero le cose piu im-
portanti tanto relative alle produzioni natiirali delle diverse
regioni, quanto alia storia de' diversi paesi, ai loro co—
stumi , al loro traffico, agli avvenimenti seguiti durante
quel periodo, ed agli scliiarimenti coplosissimi che trarre
se ne potrebbono per la geografia dell' Oriente del medio
evo. Alcuni punti geografici sono illustrati nelle note del
Lee , sparse di copiosa erudizione e di citazioni di scrit-
tori Arabi e Persiani. Ma con somma nostra sorpresa non
vediamo se non che scarsamente in alcune note al capo 23.
citato il nostro celebre viaggiatore Marco Polo , il quale
percorse avendo presso che tutte le regioni delPAsia visi-
tate dal Batuta, avrel)be colla sua relazione presentati
molti opportuni confronti , speciahnente in cio che ri-
guarda la geografia di que" tempi e i nomi delle provincie
e delle citta. E si ehe il Lee avrebbe potuto grandemente
approfittarne , avendo sott' occhio la bella tiaduzloue che
PAUTE STRANIERA. 22()
del vlaggio cli Marco Polo Iia recentemente pubblicata la
Ingliilterra il sigiior Marsden, da liii citata soltanto alia
pag. 220, nientre non lia notato sostanzialmente se non
die r iilentita del (kimhalu di Marco Polo col Pekin dei
Cinesi , gia ricoiioscluta daW Asscmani nella sua Biblioteca
Orientalc. Sareblie forse impresa degna di qualche erudito
Itallano 1' Istituire un confroato tra le notizie geografiche
contenute nei viaggi del Batuta , e quelle die nel secolo an-
tecedente erano state fornite dal celebre viaggiatore Italiano.
Del rimanente il Lee , tutto occupato nelle varie lezioni
arabiche del suo testo e nel confronto con altri scrittori
Arabi e Persian!, non si e curate di seguire con accu-
rata critica le diverse escursioni del Batuta; non ba posto
jnente ad alcune irregolarita della relazione medesima ,
nella quale si torna piu volte su di uno stesso argomento
e su di una stessa regione, senza ben distinguere le epoche;
non si e fatto puuto sollecito di esporre la cronologia dei
diversi viaggi, conibinata colle distanze , dalla quale forse
potrebbe eccitarsi qualdie dubbio suUa geauinita della re-
lazione ^ non ba notato il carattere eccessivamente divoto
dello scrittore Turco , die nelle sue peregrinazioni non si
e applicato generalmente se non die alia visita dei luoghi
santi , dclle sante o pie persone , e ba date prove mani-
feste della sua credulita nel riferire confidentemente i loro
miracoli ; non si e fatto carico delle frequenti sue esage-
razioni , e del suo spirito tendente sempre ad ingrandirej
non ba per ultimo risclnarate le indicazioni degli oggetti
naturali esposte dal Batuta col confronto delle descrizioni
date dai moderni naturalist! , accontentandosi di citare al-
cune volte Crawfurd ; e cosi pure in vece di appoggiarsi ai
moderni viaggiatori, specialmente Inglesi, per la ricogni-
zione dei luogbi, e massime per le citta Indiane visitate
dal Batuta, si e accontentato di citare talvolta la sola opera,
per altro pregevolissima, del Maggiore Rennell sulf India.
Devesi tuttavia riguardare come assai importante la comu-
nicazlone cbe il Lee far voile alFEuropa con questo com-
pendio della relazione di un antico viaggiatore Arabo, finora
scarsaraente conosciuta.
aSO APPENDICE
SuUe rdazionl dl struttiira or-ganica e di parcntela che
possoiio esistere fra gh animcdl dclle epoche storiche
e attualmente viventi , e le specie antidiliwiane e
perdute. Memoria di Geoffroy-Saint-Hilaire ,
letta alt Accademia delle scienze.
\jU animali di cni s' incontrano gli avanzi sepolti nel
sen della terra, appartenenti quasi tutti a specie otl a ge-
neri che omai piii non si trovano nello stato di vita , deb-
bonsi forse ripiitare gli antenati di quelll che or popolano
la terra , attribnendo le softerte variazioni al tempo e alle
vicende del globe ? 0 dovrassi per avventnra accettare
r opposta opinione , secondo cui aiiimetterebbesi che dopo
grand! catastroii sieno sorti per novella creazione esseri
novelli ? Ecco il problema , la cui risoluzione sara V og-
getto d' una sequela di Memorie , delle quali la prima sola
fu letta air Accademia.
L'autore piglia principio confessando che la scienza non
e ancora fornita di tutti que' documenti che sembrano ne-
cessarj alia compiuta trattazione dell' argomento. Anzi egli
invoca 1' altrui indulgenza suU' ardire ch' egli dimostra nel-
1' accingersi a cotal questione in un tempo in cui puo
apparir prematuro il discuterla. Ma a clo spronoUo vina
particolar circostanza. « Aveva io , die' egli, appena letto
alcune important! osservazioni comunicate all' Accademia
dal dottore Roulin, quando, trovandomi preoccupato d' an-
tiche meditazioni sugli animali antidiluviani , sfuggimmi ,
sul finir del mio ragguaglio, nn riflesso impossibile ad essere
bene afferrato senza maggiori sviluppi ; fuvvi chi clo av-
verti, e stimolommi a pensare a dar questi schiarimenti. »
E sentenza di GeofFroy-Saint-Hilaire che nel regno ani-
niale siavi una non interrotta successione dalle prime eta
del mondo sino a noi operata per via di generazione. E
di vero, gli antichi animali, i cui resti conservaronsi nello
stato fossile , difFeriscono tutti , o almen quasi tutti , da
quelli che esistono alia superficie della terra. Ma cio non
basta per inferirne che quelli non poterono essere gli an-
tecessor! d! questi. In fatt! , tra le specie perdute e le
viventi havvi un iiotabile legame di analogia. Nonfuguari
rVRTE STRANIERA. 2^ I
difficile il comprenderle entro le grandi classificazioni ; consi-
derando come tutte sono formate d'orgard analog} d ^ le giu-
dichiamo modificazioni d' un medesimo essere , di qucllo die
not chiamiamo aniinale vertcbralo.
Considerando la creaziono animale nel suo Insieme dal
suo pr'mcipio sino ad ora, T autore crede di ravvisarvi da
prima VTna serie progressiva, cjual sarelibe cjuella degli
ittiosauri , plcsiosauri , pleurodattili , mesosauri , teleosanri ,
megidonici, megaterj , anoploterj , palcoterj , ecc. , animali tutti
trasfonnati in guisa da non esistere oggi piii alcuno dei
generi die formavano. Per mezzo dei mastodoiiti T autore
coacatena a quegli aniinali piii antichi del globo gli ani-
mali apparsi da poi, i quali constano di specie de' mede-
sinii generi , le une perdute e antidilitviane , e le altre
presentemente viventi : questi ultimi sono qnelli die senza
trasmutazioni , o almeno con leggerissime variazioni , po-
terono adattarsi alio stato attuale del mondo. Questi ani-
mali, i quali parte si trovano in istato fossile e parte in
istato di vita, sono gli elefanti, i rinoceronti, alcuni didelfi ,
alcane jene, alcuni orsi, ecc.
GeofFroy-Saint-IIilaire cita come 1' opera d' un autore
die ha precorso i lumi del proprio secolo, quella di De
Lamarck ove questi tratta deW influenza delle circostanze
sulle azioni e le abitudini de' corpi viventi, e reciprocamente
deW influenza delle azioni e delle abitudini dei corpi vivenli
sulla modijicazione delle loro parti.
I fatti particolari ai quali De Lamark appoggia la sua
grande idea , non ponno vantafe un' esattezza rigorosa ;
fors' anco uno pur non ve a" ha ove non si ravvisi mac-
diia d' inesattezza ; con tutto cio l' illazione , die da essi
insieme presi egli deduce, e vera; tanta e la possanza
dell' ingegno per presentire le grandi verita della natura.
Non altrimeuti Buil'on, ispirato dalla sua penetrazione , sco-
pre die gli animali delle regioni equatoriali abitano uno
dei continenti ad esclusione dell' altro , seliljene alcuna
delle prove allegate da cjuel uoino celelire a convalidare
cotale opinione non possa forse oggidi ammettersi ; e pure
questa proposizione e divenuta una legge die ha ricevuto
dal tempo il sigillo di una piena conferina.
Ed a proposito dell' opinione di De Lamarck 1' autore
cita un luogo notabile in Pascal: « Gli esseri auimati ,
dice egli , uel loro priucipio eraiio solamcnte individui
232 APPENDICE
informi e amblgui , di cui le circostanze permanent! In
inezzo a cui viveano, hanno deciso in origine la costitu-
zione. "
A solidamente stabilire V opinione di GeofFroy , il punto
importante sta nel dimostrare die le difFerenze di costitu-
zioni atmosferiche poterono e per frequenza e per energia
essere tali da richianiare le varie specie e i varj generi
dai tipi che offrivano nell' origine delle cose alio state d' og-
gidi. Cio crede V autore che non possa rivocarsi in diibbio.
« Pongasi mente alle raoditicazioni cui possono ancora
sogglacere le specie a motivo d' un semplice traslocamento
da una latitudine ad un' altra , cangiamenti verificati dal
dottor Roulin sugli animali trasportati d' Europa in Ame-
rica ; pongasi mente in particolar raodo ai fatti si impor-
tanti somn.iuistrati dallo studio delle mostruosita , e cessera
la meraviglia per le mutazioni arrecate nelle specie ani-
mali dalla succession del secoli, e la meraviglia per quelle
introdotte nelle cause, merce la cui influenza si svilup-
pano gli animali. »
Rendere evidente l" efiicacia delle cause estcriori a mo-
dlficare lo sviluppo degli esseri viventi , ecco il verace
scopo delle sperienze tentate dall' autore nello stabiliniento
d'Auteuil^ ove si edncano pulcini nati (eclos) coU' influsso
di un calore artificiale.
Oggi per la prima volta V autore svela il fine filosofico
di queste ricerche , dissimulato per necessita in un' epoca
in cui la scienza era persegultata. Le sperienze qui richia-
mate sono decisive. GeofFroy- Saint-Hllaire facendo variare
gli stati di calore , di secchezza , di raoto , non solo pro-
duceva a suo piacere alcune mostruosita , ma sapeva al-
tresi far sorgere la tale o tal' altra maniera di mostruosita
con acconce precauzioni. Ne alcuno ci opponga clie le
specie mostruose prodotte cosi in un modo artificiale , erano
inette a rlprodursi e a perpetuarsi. La natura ajutata dal
tempo die mai non le manca , operando con modificazioni
pill numerose e piii lente , ben pote ella far cio die non
riuscira giammai alia piii destra sperimentazione.
GeofFroy tratta eziandio la questione tanto lungamente
agitata della preesistenza dei germi , e oppone a questa
teoria il sistema delle nostre cognizioni sulla mostruosita ,
e in particolare le sperienze or ora mentovate, in cui
fece egli deviare a suo piacere e in un senso determiuato
r organizzazione dal suo uaturale cammiiio.
rVRTE ITVLIANA. 233
P A R T E II.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
LETTERATURA E BELLE ARTI.
Poesie minori del Pctrarca sul testo latino (posto dl
confronto ) ora corrctto volgarizzate da poed viventl
o da poco dcfnnti. — Blilano , 1829, dalla Societd
tipografica de Classici Italiani. Vol. i.°, in 12° Ital.
lir. 4., in 8.° col ritratto del Petrarca llr. 6. 5o,
in 8.° in carta di colla col ritiatto lir. 9. — L' opera
e divisa in tre volumi.
xJtd rlnascimento delle lettere nel secolo XVI fino quasi
ai di nostri la riputazione del Petrarca si fondo sempre
sopra le sole poesie amorose:'e molti celehri petrnrchisli noii
conobbero le sue opcre latiue di prosa ne di verso ; o
se n' ebbero contezza non lasciarono pero indizio alcuno
di averle studiate. A poco a poco la storia letteraria si e
divolgata piii che noa fosse dapprima , e il cantore di
Laura , collocato fra gli eruditi e i filosofi , fu salutato ri-
storatore del culto di \ irgilio e d'Omero: ma questa lode
gli fu tributata dai piii suUa fede del Bettinelli , del Ti-
rabosclii, del Ginguene ^ e il canzoniere continue ad essere
tuttavia r unico libro di tanto ingegno die si leggesse da
molti. Forse le sue lettere senili sarebbero al presente
fra le mani di tutti se il Perticari ne pubblicava la sua
traduzione : e forse ora per le cure dell' avvocato Rossetti
diventeranno popolari queste poesie minori clie nel loro
latino e nelle scorrette edizloni non potevano invogliare
se non poclii studiosi. Laonde sarebbe ingiustizia , noa
cominciare le nostre parole da un sincero rendimento di
grazie a quell' egregio editore , die non perdona ne a fa-
tiche ne a spese per restituire ad un grande Italiano tutta
intiera la fama di cui e degno. E se noi non sareuio in
alcune cose pienamente d' accordo con lui , il diremo sin-
ceramente come a sincero amatore della verita e della
334 APPENDICE
gloria del suo autore ^ ma non per questo sara minore la
stiuia e la gratitudine nostra verso la nobile sua fatica.
II signor Rossetti in un lungo dlscorso prelimhiare va
indagando il carattere dello spirito del Petrarca: indagine ,
come ognun vede , assai dilicata ; alia quale per altro
r autore ha voluto soddisfare per una via dlsgiunta da quella
amenita die ciascuno vorrebbe trovare dovunque parlasi
del Petrarca.
« Intelletto, fantasia e volonta (dice 11 signor Rossetti)
sono le primarie potenze deU' essere deU'uonioi ed il giu-
sto equilibrio di queste tre , elevate che slano al massimo
punto deir umana possibilita , forma T uomo veramente
perfetto. La minore loro elevazione e la diversa propor-
zione fra loro costltuiscono un' Infinlta progressiva gradua-
zlone di preponderanze e di equilibrj i, onde vedlamo na-
scere da un canto tanti esempi di relatwa eccellenza del
sapere , del fare e del volere , come dall' altro altrettanti
ne vedlamo di egualmente relatk-a pravita. » la. tall pro-
porzioni ( prosegue dlcendo ) consiste il carattere d' ogni
uomo , il qual carattere e grande dove preponderi una
delle tre potenze predette ; eleiato se ne preponderano due;
perfetto quando v' abbia un perfetto equilibrio del massimo
di quelle tre potenze. Ma V eccellenza o la pravita di un
carattere « dipendono sempre dalla proporzione magglore
in cui la volonta stassl colle altre due potenze : qulndi
eccellente sara 11 carattere nascente dall' equilibrio dell' in-
telletto coUa fantasia , aventi assoluta preponderanza sulla
volonta ; forte sara quello in cui stanno Intelletto e volonta
preponderant! sopra la fantasia; laddove sempre perversa
quello riusclra , nel quale fantasia e volonta , o quest' ul-
tima soUanto hanno 11 predominio suU' intelletto. » Ora
il carattere dello spirito del Petrarca e quello i< dl eleva-
tezza delle tre potenze con equllibrata preponderanza d' in-
telletto e fantasia. Da cio segue che il suo intelletto noa
poteva a meno di pendere all' ideale nella storla e nella
morale , e qulndi nel sapere e nel fare ; laddove la sua
fantasia dovea egualmente chinare alia verlta degli afFetti
e degli avvenimenti: onde frenata mai sempre, ondegglare
dovea la sua volonta fra la verlta e la bellezza della realta
e deir ideale. " Di qui poi il Petrarca » pote essere som-
mo nel suo erotico canzoniere . . . potea essere grande al-
tresi ill quel genere di poesia epica nella quale predomina
PARTE ITALIANA. 235
I'entusiasnio graCco, sla poi desso pittorico o morale , en-
comiastico o detcstativo . . . Ma nelfepopea, in cui la fan-
tasia debbe colP intelletto , per cos'i dire , immedesimarsi ,
ed in cui dee crearsi la storia e celarsi ad im tempo il
sentimeiito del poeta , ossia 1' affetto generante la propria
creazione di lui , c quello die da questa e generato , non
potea il Petrarca riuscire ne sommo, ne grande, perche
r eccesso dcUa fantasia creatrice non era in lui. "
Se cjuesto discorso fosse una traduzione di qualche au-
tore oltramoatano di estetica , noi dlrenimo die il sig. Ros-
setti , dopo avere traslatato il suo testo , avrebbe potato ag-
giungergli qualcbe nota per giovare i suoi leggitori nella
dilficile impresa di bene deciferarlo: ma posto die dobbiam
credcrlo sua propria creazlone , non possiamo astenerci
dal dire aver lui addensate molte nubi oscurissime intorno
a un sosTgetto per se medesimo facile e cliiaro. Perche
vorremo noi Italiani ravvolgere nel linguaggio di una me-
tafisica tutta ingombra delle neblsie setlentrionali le nostre
dottrine poeticlie , splendide come il cielo sotto il quale
viviamo? E questo linguaggio di una pretesa scienza die
va grettamente notomizzando le facolta necessarie al poeta,
ne fara mai un poeta, giunge piii die mai importune in una
prefazione al Petrarca , dove 1' animo de' leggitori si pro-
inette cose troppo diverse. A, provare che il Petrarca noa
era nato alia vera epopea val piu die ogni argomento
r Africa sua : il cercare a priori la cagione perche questo
poema e rimasto tanto lontano dalla perfezione non e altro
se non erigere un edilizio a cui mancherebbe il miglior
fondamento, se questo poema non sussistesse. D' altra parte
a voler sostenere che il Petrarca non riusci nell' epopea
per difetto delle facolta necessarie a quel genere di poesia ,
bisognerebl)e dimostrare molte altre cose, e innanzi tutto
che r argomento da lui cantato fosse capace di una per-
fetta epopea.
Queste osservazioni aV)biam fatte al discorso del signor
Rossetti , non tanto perche discordiamo in generale dalle
sue opinioni , quanto perche ci e sembrato opportune di
cogliere questa occasione per avvertire la 2;ioventu itallana
di non lasciarsi invescare al desiderio oggimai fatto comune
di significare con vocaboli nuovi e dilllcili cose facili e
conosciute assni prima di questa eta. Noi stimiamo quanto
altri mai e la diligenza e T ingegao e V acuiue degli stranieri ;,
236 APPENDICE
niolti tlei quail cl possono somministrare not'izie e klee
utilissline , ma vorremmo die queste notizie e queste idee
entrando nell" italica letteratiira vestissero forme italia-
ne. Del resto, qualunque sia I' opinione clie aver si debba
del citato discorso, ripetiamo assai volentieri clie molta
senza dubbio e la lode dovuta al siguor Rossetti per questa
edizione delle poesie minori del Petrarca , le quail era per
lui potranno essere studiate o nel testo da lui con grande
studio corretto, o nelle versioni comiiiesse ad egregi iet-
terati ed eseguite con sollecito amore. Delle quali noi forse
terremo discorso quando V edizione sara venuta al suo
termlne ; iimitandoci per ora a poche osservazioni su al-
cune correzioni del testo latino nelle quali non siamo pie-
namente d' accordo colF egregio editore.
Eel. I. n." I. Qui s fata regie diver sa gemeUis? — In liiogo
di regit tutte le edizioni hanno neget. n A me pare pero
( cosi 11 signor Rossetti ) dovervisi sostituire regjt, percioc-
clie 1' antitesi delle idee de' tre versi precedenti e del sus-
seguente richiedono questa correzlone , mentre il senso ed
il tempo del verbo negare male vi si accorderebbero. "
Ma contro la fede di tutte le edizioni voglion essere molti
e gagliardi i motivi clie ci facciano sostituire ex ingenio
una nuova lezione : e questi motivi si riducono forse ad
un solo , cioe alia mancanza d' ogni senso nella comune
lezione. E noi non crediamo die questa mancanza abbla
potuto movere il signor Rossetti ; giacche leggendo quis
fata neget diiersa gemellis n esce un senso probabilissimo :
e Jia che alcuno neghi diversi fati esser posti a noi die pur
siamo gemelli?
lb. n.° 5. Mutatamque novo frangebam carmine vocem.
Mutatamque novo fingebani carmine vocem
^mulus etc.
II signor Rossetti ha cambiato qui la puntegglatura
delle edizioni comijni, ed anche T ordine dei versi ; ai
quali si sforza di trovare qualcbe spiegazlone. n Credo
volere qui il Petrarca farci conoscere com' egli da giovi-
netto spezzava la mutata favella con nuova maniera di versi ,
cioe tentava la nuova pocsia volgare ; come poi formava
la mutata favella co'' nuovi suoi versi , cioe come stabiliva
la volgare favella italiana coUe volgari sue rime ; e come
mentre cosi adoperavasi conobbe Omero. " Noi confes-
siamo di non intendei'e questo commento ; e dubitiamo che
PARTE ITALIANA. 207
r wno ilei due vers! dcbbasi togliere come semplice glos-
sema, come un pentimento clie I'autore si dimentico poi
dt cancellare. Cosi debbe avere opinato anche il professore
Arici ; e n' e prova la sua bella vei'sioue , dove senza puato
ripetersi disse scinplicemeute :
a nuoii modi
Formai la voce trasinutatn.
La quale mancanza poi di uniformita rispetto alle emenda-
zioni ed all" intelligenza del testo latino fra 1' editore e i
volgarizzatori e un difetto non infreqnente in questi volunii.
lb. n." 9. Hos ego cantantes sequor. Cosi per coiifessione
del signor Rossetti si legge in tutte le edizioni. " Ma io
pero (prosegue) oso sostitnirvi cantando, parendomi giu-
sto die il vivo segua cantando le orme de' poeti morti ,
anzi che quegli segua questi contanti. » Qui dunque es-
sendo concordi le stampe nella lezione cantantes, il signor
Rossetti non lia per raallevadore della sua emendazione
8e non il gusto e il giudizio suo particolare. E noi non
vogliaiuo revocare in dubbio ne 1' uno ne 1" altro •, ma por-
tiamo opinione che in questo* il signor Rossetti alibia ol-
trepassati i limiti assegnati ad un semplice e fedele editore.
Potrebbe anche dirsi che la ragione da lui addotta e pro-
sastica troppo , e che per soverchio studio di logica esat-
tezza egli condanna una bella immagine, un fiore di poesia.
Che bella e poetica e senza duljbio quest' immagine sotto
la quale il Petrarca ci rappresenta se stesso avviato suUe
orme di Virgilio e di Omero che lo precedon cantando.
E qui pure puo dirsi che all' editore manca il suliVagio
del ch. traduttore , dicendo egli: Or de caniori Segno io
quindi le schiere.
Eel. III. n." 10. ScipioTiibus actus eharnis. II signor Ros-
setti nota che alcuni leggono Scipionibus actus hybernis ; e,
rigettata questa lezione , soggiunge : n La seconda dovra
toUerarsi, non gia per gli arzigogoli di Benvenuto sul
curru eburneo e sul baculus lingua eburnea (?) Scipio dicitur;
ma unicamente perche non v' ha altro ripiego. " Eppure
due vie si aprivano all' editore per correggere il testo,
sicche desse alcun senso. Bastava ricordarsi che il nome
de' Scijuonl venne dal bastone ( scipio ) con cui P. Cor-
nelio cammlnando ajutava ia sua cecita : e che un bastone
eburneo [scipio eburnus) finche duro la repubblica , fn
r iuscgna de' trioufanti. Quindi il signor Rossetti pole va di
238 APPENDICK
leggieri coiTeggere qnesta lezione, scrlvendo con inizlale
minuscola la voce scipionibus ; e rlsparmiare per questa
volta la censura ch' el move all' antico comentatore. O se
gli pareva die la frase actus scipionibus eburnis lasciasse
ancor qualche dubljio ( perclie altra cosa e che i trionfanti
portassero per insegna un bastone d' avorio ; eel altro e il
dire che Scipione fosse o condotio o accompagnato al trionfo
con siffaui bastoni) , poteva lasciare iatatto il Scipionibus e
rivolgere le sue emendazloni alV hybcrnis. Nel che pure il
traduttore ( SalvagnolL Marchetti ) doveva essergli scortaj il
quale dicendo Dietro t esempio dei grandi cai suoi, mostra
di avere considerato anch'egli per nome proprio la voce
scipionibus, e accenna ad una facile correzione del teste.
Gli avi dl Scipione non poterono dirsi certamente eburni,
ma iberi; e noi qiiindi credlamo che il Salvagnoli leggesse
Scipionibus actus hiberis , perche nell' Iberia i gi-andi avi
dell' Africano si resero illustri e co' loro esempi ed anche
coH'infelice loro fine gli apersero la strada ai trionti. E
siccome la lezione Scipionibus eburnis non da verun senso ,
COS! il signor Rossetti non avrebbe dovuto passarla senza
tentare almeno una qualche correzione , posto che altrove
non dubito di rifare il testo anche senza necessita.
Di questa maniera potremmo notare forse in ogni egloga
pill d' un luogo dove la lezione piaciuta al signor Rossetti
non puo accettarsi per buona : se non che risparmiando
a uoi stessi questa nojosa fatica siamo sicuri di far cosa
grata anche ai lettori, perche i testi corretti sono desiderati
da tutti, ma le correzioni e i motivi di esse non dilettano
se non solo un picciolissimo numero di persone: e al nostro
proposito gia e bastevole questo saggio. Perocche noi non
vogliamo se non persuadere il signor Rossetti a procedere
con piu misurata liberta nella correzione del testo, affin-
che r opera sua risponda in tutto a' desiderj suoi proprj
ed air aspettazione ciie il pubbllco ha concepita della sua
diligenza.
Eneide dl Virgilio, traduzione dl Eufroslna Massoni. —
Lucca ^ 1829, dalla dacale tipograjia Bertini.
Mentre dobbiam confessare che i nostri giovani ( chi che
se n' abbia la colpa ) negligentano in generate lo studio della
lingua latina , una donna ofFerisce all' Italia un esempio
TAUTE ITAtlANA. 289
rarisslmo in ognl eta , traducendo in versi tutta intiera
I'Eneide di Virgilio. E siccome con qiiesto lavoro essa voile
ajutare i proprj iigliuoli a ben conoscere Y idioraa del La-
zio, cosi ha dovuto studiare sopra tutto la fedelta, dando
prova non duhbia di esserne essa medesima egregia cono-
scitrice. Noi dunque cominciamo dal render grazie alia
signora Massoni di questo nobile esenipio, pregando la gio-
ventu italiana a non gnardare senza una lodevole invidia
qnesto slngolar monuraento del feuiminlle ingegno , per
quanto ha cara la gloria della patria letteratura. In questo
non ha luogo diversita di opinioni o di scuole: i Tedeschi
e gFItaliani, il Manzoni e il Monti, i romantici e i clas-
sici insomnia hanno tutti cercata la gloria per questa via:
anzi r Inghilterra e la Germania, dove la letteratura e si
libera dalT iniitazione dei Latini e dei Greci, hanno tolto
quasi all' Italia il vanto della latinita. E , per non uscire
de' nostri , vorreino noi credere che solo all' ingegno e nulla
all' avere studiato in Virgilio ed in Cicerone debbasi ascri-
vere quella tanta diversita che si scorge fra lo stile dei
Manzoni e quello di tanti giovani che si son dati digiuna-
mente a imitarlo? E senza lo studio della lingua latina
avrel)be TAriosto ottenuta quella fama di egregio scrittore
ch'egli ha? Lasciamo di parlare del greco , coltivatissimo
in quella eta nella quale si fece piii che niai ricca la no-
stra lingua , ed ora negletto per mode che appena qualcuno
lo studia nel silenzio delle domesticlie sue niura : ma se
colore che si consaci-ano alie lettere non coltivano il latino
per richiamare a' loro veri signlficati le nostre parole, qua!
confine avra la licenza degli altri? Certo noi non facciamo
se non solamente un piccolissimo cenno dei molti mall che
debbon venire alia nostra lingua dal negligentar la latina;
ma sappiamo pur troppo che anclie questo pochissimo riu-
ficira grave a parecclii , ne ci assicuriamo ne pure di fug-
gire la taccia di pedanti. Pero volgiamo assai volentieri di
nuovo il nostro discorso alia signora Massoni che vuole
istruiti nell' idioma del Lazio i suoi figli, e per questo no-
bile intento ha sostenuta la lunga fatica di tradurre il mag-
gior poenia latino. I critici vorranno trovar senza dubliio
alcuni luoghi dove 1' egregia donna pote\a essere piii fe-
dele. Diranno, per esempio, che quel memorein irani Junonis
non e Ijcn tradotto nell' ira memoranda (.U Giuno. Dirannq
240 APPENDICE
che il muUuni ille ct terris jactatus ec alto fa travestito con
troppe parole dicendo :
molto
Con I' armi in terra oprb, molto sostenne
Fra i gorghi spinto dell' immenso sale.
Qneste ed altre consimili cose diraiino i critici. Ma se vor-
ranno esser giusti diranno inoltre che in generate la tra-
duzione e fedele , e qualche volta rappresenta le finezze
del testo assai hene , dove il Caro lascio che andasserci
perdnte. E noi ne recliianio in eseinpio quel luogo dove e
detto che V infelice Cassandra viene strascinata Ad coelum
tendens ardentia lumina frustra: Luminal nam teneras ar-
cehant vinculo pulmas. E la signora Massoni traduce :
Invano al del gli ardenti lumi estolle ;
I lumi: che le man tenere allaccia
Aspra catena.
Ma il Caro spense 1' affetto di questo passo avendo obliato
r aggiunto ardentia e frapposta alia ripetizione della voce
lumina la prosastica formola io dico.
Ecco dal tempio
Trar veggiam di Minerva, con le chiome
Sparse, e con gli occhi indarno al del rivolti
La Vergine Cassandra. Io dico gli occhi
Perche le regie sue tenere mani
Eran da lacci indegnamente avvinte.
La necessita di esser brevi non ci consente piu numerosi
confronti, i quali senza togliere il vanto della lingua e di
alcune altre sovrane bellezze al Caro, potrebbei-o nondi-
nieno somniinistrare materia di bella e giusta lode per la
signora Massoni. La vei'sione e fatta snll' edizione del-
r Heyne , ed e dedicata al niarchese Cesare Lucchesini
splendidissimo hime delle lettere italiane , ed iUustre cul-
tore degli idiomi di Grecia e di Roma.
Zrt Vallismera, Id'illio del cap. Angela Maria Ricci,
del S. O. Q. — Rieti , i83o, per Salvatorelixmchi.
L' annunciare un idilllo del cav. Ricci sopra la Vallisniera
e cosa piacevole a noi, carissima a tutta ritalia, che si
proraette ( e non indarno ) da lui Ijellissime produzioni in
questi argomenti. Ma e troppo increscevole il dover dire
che questo idillio sarebbe accompagnato da qualche poesia
PARTE ITALIANA. 24 1
dl Uibano Lampredl, se non laoguisse quel forte ingegno
prostrato piii die dagli aiini dall' inferma salute. Mi mvlsi
( cosi egli in una sua lettera che serve di prefazione ) , e
cliiesi ajuto a inano fortissima , a quella del cai;. A. M. Ricci;
e tale inchiesta frutto 11 bell' idlllio che annuncianio. Noi
per levarne un saggio trascriviamo que' versi nei quali e
descritto come la Vallisniera compie le leggi d' Iinene e
propagasi,
Ecco tutta
L' augural pianticella a poco a poro
Lieveinente agitarsi, e qual se ia lei
L' innamorata JSajade s accenda
D' un fervido desir : pregni dell' avida
Polve in cui spira Amor, gl' impazienii
Maschi fioretti dull' algoso fondo
Vie vie sorgon, si stendono, cercando
A' loro ampltssi in testimonio il sole ,
C/ie d' un vago rossor ne tinge i lembi:
Finche, tolto ognifren (tanto Amor puole
Che fin dai cari genitor ci svelle ) ,
Dello stelo natio rotti i legami ,
Abhandonan la madre , e rigirando
Sui chiari umor come il desio gli porta
Cercan la Sposa nel femineo fiore ,
Che la stessa favilla il sen gli tocca.
Ella frattanto , come I' alba in cielo
Candida e schietta , le virginee spire
Trae dal materno stelo e al fior che I'ama
E quasi intorno a lei danzando muove
Off re il calice aperto , ad aver pace
Da (fuella polve in che s' aggira ed arde
La non mai spenta pronuba scintilla
Del primo Amore che ad Imen le sorti
Delia perenne giovcntii commise
In cui s addoppia e si fa hello il niondo.
II Dissoluto geloso , commedia dl carattere in cinque
atd dell' avvocato Antonio Zanolini, ecc. — Lu-
gano, 1829, co' dpi dl C. Ruggia e C.
II sig. avvocato Zanolini in alcune osservazioni critiche
rivela con tutta ingenuitk i difetti del suo componiuiento:
BibL Ikd. T. LVlll. 16
242 APPENDICE
e 11 prof. Francesco Orioli in una Lettera all" autore stesso
dimostra con fine giudizio quanto questa commedia ofFe-
risce alia lode od al biasirao, sicche il nostro ufiicio gia
sarebbe compiuto col solo annuncio. Non lascerenio per
altro di aggiungere die il sig. ZanoHni si mostra capace di
battere , nou senza gloria, la strada per la quale si e messo.
Raccolta di novelle morali, storie^ raccond e favole
accomodati all' istruzionc dell itallana gioventh per
ciira di Stefano Tjcozzi. — Milano ., i83o, per
Gaspare Truffi ( Sono pubblicati otto volumi , che
contengono Agnese , ossla la Straniera di Karensi.
Volumi due. ■ — Paolino di Dutikerque. La forza
dell' amicizia. Volume unico. — Matteo Visconti in
esilio, II solitario del Bosforo. Volume unico. —
Gli Arabi nclle Qallie. Volumi tre — Gli amori
pastorali di Dafni e Cloe : traduzionc castigata
di G. Gozzi. Volume unico ).
Quale sia la nostra opinione sui romanzi e sul roman-
zieri fa espresso piu volte , e specialmente nel discorso
che da principio a questo fascicolo. Noi abbiamo sempre
detto, che il romanzo s' attiene con legame strettissimo
alia natura dell' uomo . e che percio non essendo possibile
ad evitarsi bisogna adoperare ogni cura a impedirgli di
I'luscire dannoso. Nessun mezzo sarebbe piu opportuno a
questo scopo clie quelle di una buona raccolta , che da una
parte presentasse ai giovani un' innocente lettura , dall' altra
offerisse i veri modelli che di siffatti componimenti pos-
sedono le diverse nazioni E sotto questo rapporto noi lo-
diamo il pensiero del tipografo Truffi , e gli diamo consl-
glio di proseguire nella sua impresa, purche sia vero,
come ne vien fatto sperare , ch' egli si e risoluto di met-
tere in atto la sua intenzione con principj diversi da quelli
che lo hanno guidato finora. La Straniera di Karensi , e
gli Arabi nelle Gallie dei quali e taciuto l' autore non sono
altro die la Straniera e il Rinnegato notissimi romanzi
del Visconte d' Arlincourt , ne certo sara conveniente di
ricorrere in fnturo ad uno scrittore , il cui nome e oramai
divenuto un emblema di stravaganza e d' esagerazlone. In
egual maniera non si dovranno piu mettere sotto gli occhi
PARTE ITALIANA. '2^3
de' giovani dipiiiture somigUanti a quelle dl Longo , clie
anclie castigate dal Gozzi sono sempre troppo nude e pe-
ricolose, ne saraiino a introdursi romanzi storici, della
cui riprovevole coadizione fu gia parlato abbastanza : ia-
vece noi aspettiamo cbe il Truffi meglio avvisato ci dia
alcuna fra le opere di Miss Edgeworth , in ispecie i rac-
conti popolari , e noii dlmentichi ne il sir Andrea Wylie
del Gait, ne i mlgliori romanzi del Cooper. Che se a
questi ed altri tali capolavori egli volesse tramezzare alcun
racconto da tornar gradito ad una classe di lettori piu
nuraerosa, non gli sarebbe disdetto di scegliere fra i ro-
manzi deir ottinio augusto La Fontaine , die un tempo
troppo apprezzato ci sembra ora soverchiamente negletto.
Saranno ben pochi coloro che non amino leggere ed an-
clie rileggere la famiglia Blouniy il Ballo mascherato e
Odoardo di Winter.
Favole sopra i doveri sociali , ad iiso dclle Sciiolc
cT Itcdia , di Gactano Perego , con giunta di un
Saggio sopra i doveri di se stesso. Quinta cdizione. —
Milano, i83o, per Giovanni Silvestri, in i6.°, dl
pag. XV e 399. Prczzo austriache lir. 3. 45 ,• ital.
lir. 3 ( Questo volume e il 247.° della Biblioteca
scelta di opere italiane antiche e moderne , che
vien pubblicandosi dal Silvcstii, e che fu piu volte
da noi commendata ).
II solo ranimentare che queste Favole meritaronsi gli
elogi del Parini, e che anzi 1' autore fu da lui e da altri
dottissimi personaggi de' tempi snoi incoragglato a dettarle,
basta perclie esse siano al colto pubblico i-accomandate.
" Le narrazioni del Perego son fatte in istile chiaro, sem-
" plice, famigliare e del tutto proporzionato alia intelli-
" genza de' giovanetti. •> Cosi il Parini scrivea alia tanto
benemerita Societa nostra patriotica : e questa destinava
al Perego una medaglia d" oro, quand' egli pubblicata avesse
r opera sua. Ma ella non vide la luce che nel 1804, nel
qual anno la Societa piii non sussisteva. Noi brameremmo
che queste favole divenissero , per cosi esprimerci , fami-
gliari agli studiosi giovinetti ed ai luoghi di pubblica e di
privata educazione. I saggi istitutori ed i buoni padri di
famiglia certamente ne anderebbero contenti.
244 APPENDICE
Cennipel miglloramento delta prima ediicazione de'ifan-
ciulll , traditzione libera di Bianca Milesi Mojon,
dalla nona edizione inglese. — Blilano , 1 83o , presso
A. F. Stella e figli, in 8.° piccolo di pag. 104.
Un padre andato col proprio figlio a consultar Socrate
per sapere a chi dovesse affidarne T educazione , diceva al
filosofo die neir agricoltura le cure le quali precedono la
piantagioae, non sono di veruna difficolta, e neppure la
piantagioiie medesima: che in cio gli animali si rassoniigliano
a tutte le piante, nia che difficilissima e variata e la cul-
tura di queste, una volta che abblano messo radice: e mi
sembra, soggiugneva quel buon genitore, clie lo stesso sia
degli uomini , per quanto posso dal figliuol mio giudicare.
Non v' ha dubbio che la parte piu malagevole ed impor-
tante dell' u ma no sapere e qnella che tratta dell' allevamen-
to de'fanciulU, e che fa opera sopra tutte lodevolissima
chiunque si occupa in si delicato argomento.
Pero dobbiamo avere il maggior obbligo alia signora
Milesi Mojon dell' opuscolo che, tradotto daU'inglese, ella
ha pur teste presentato all' Italia , pieno di belle e filoso-
ficlie considerazioni intorno al modo di niigliorare la prima
educazione de' fanciuUi , tutte di facilissima applicazione,
dettate dalla piu pura morale, e da una sottilissima e per-
spicace indagine del vero. Quest' opuscolo scritto senza pre-
tensione e consultando sempre il cuore non meno della
mente , senza di che non vi puo essere buona educazione,
val piu di molti trattati in cui la gravita delle massime
e I'arla accigliata dell' autore sono atte ad annojare e I'in-
stitutore e 1' alunno. Noi desideriamo che un tal libro vada
per le mani di tutti , perche se gli educatori vi possono
attignere utili norme per la migliore instituzione de' fan-
eiulli , possono gli adulti ricavarne preziose riflessioni pel
miglioramento di se stessi : ed in cio e forse il bisogno piu
grande che non si crede.
Le materie dell' operetta sono esposte per titoli , cioe
Principii generali d' educazione ; Lealta e sincerita ; Auto-
Tita ed ohhedienza ; Ricompense e castighi , lode e hiasimo ;
Indole ; Giustizia ; Armonia e Generosita ; Timidezza e forza ;
Jndipendenza ; AuivLta ; Perseveranza ed attenzione : Vanita
ed affett.azione ; Purita e finezza di sentimento ; Ordine , co-
stumi e modi; Religioner Conclusione.
PAUTE 1TALIA.NA. ^45
Singolarmente commendevoli e per acume e per evidenza
di massirae sono i tltoli delle Hicompense e del Castighi, quello
della Giustizia , quello AeW' Arnionia e Gcnerosita , dQWAtUvitd
e Perseveranza , e della Religione. Bello e in quest' ultimo ti-
tolo il consiglio di non condurre ia cliiesa i fanciuUi in troppo
tenera eta « perche non si fa altro che cohivare in loro una
festevole compiacenza alle forme religiose e forse a grave
danno dcllo spirito », e nel penultimo possono dar materia
di molte e profonde osservazioni le seguenti parole : « e
inc.rescevole che il comun modo d' insegnare ahbia piii per
iscopo I' esercizio della memoria che dell' intelletto » . Oh , quan-
ta verita non si ascondono sotto si semplice corteccia! In-
telletti per tal modo allevati nunquam tutelcB suce fiunt. E
certo die non ad altro mirava Montaigne quando dicea
« non si domandi conto at fanciuUo delle parole soltanto della
sua lezione, ma del signijicato ben anche e della sostanza, »
Molte altre ottime cose di questo bel libretto citar vor-
remmo, ma preferiarao in vece di raccomandarne di nuovo
vivaraente la lettura , augurando che anche tra noi possa
essere ripetuto fino alia nona edizione , onde almeno si
vegga non essere la moltiplicita delle edizioni il privilegio
soltanto dei libri perniciosi od msulsi , del che abbiamo
pur troppo recentissimi esempi.
II modo onde quest' opuscolo e tradotto, nel mentre fa
onore alia signora Mllesi per chiarezza e facilita di espres-
sione e per una sufficiente purita di favella , ridonda inol-
tre a sua lode per alcune emendazioni ed aggiunte da lei
introdottevi , e che ci mostrano come 11 suo cuore rispon-
desse concorde alia mente , nell' atto ch' ella dava alle in-
glesi idee una veste italiana. Ma quello che ancor piii fa
elogio alia signora Milesi si e la scelta del libro , peeche
nel procacciarsi con essa un titolo alia gratitudine di tutti
quelli che si daniio pensiero della buona educazione in Ita-
lia, ha dato un luminoso esempio di niaterno zelo , e ci ha
fornita una prova novella per asserire che dipende dalle
donne principalraente il buon esito dell' educazione , e con
esso la perfezione deiruiuano iucivilimento.
246 APPKNDICE
Petri Pauli Vergerii senioris Jusdnopolitani de Re-
publica Vcncta Fragmenta nunc primum in lucem
edita. — Fenetiis , i83o, ex typogr. Picottiana ,
in 8.°
Lettera di Cornelio Frangipane a suo nipote Pietro
scritta nel secolo XVI , e pubblicata celebrando il
piimo sacrifizio il rei^erendo sig. D. G. B. Tavo-
schi-Fedeli. — • Udine , 1829, per Liberate Ven-
drame , in 8.°
Questi clue opuscoli ci danno nuova e bella testiinonlanza
del modo onde festeggiare si possono le sagre promozioni
anche senza aver ricorso alle canore inezie divenute og-
gimai iagrate e troppo volgari. I frammenti del Vergerio
vennero dai signori conte Benedetto Valmarana ed Ema-
nnele Antonio Cigogna meritamente intitolati al dottissimo
sacerdote e professore D. Gio. Antonio Moschini all' occa-
sione die questi venne ascritto nell' illustre capitolo de' ca-
nonici di S. Marco. E dicemmo meritamente, perche ci e
noto quanto al sig. Canonico debbano e la patria storia
e I'archeologia e le arti belle. Pietro Paolo Vergerio so-
prannomato il vecchio, a distinzione dell' altro che liori un
secolo dopo di lui , nacque in Giustinopoli, or Capo d'Istria,
e fa uno de' piii rinomati storici de' saoi tempi. Gli anzij-
detti inediti frammenti vennero fortunatamente alle mani
del sig. Cigogna, 1' erudito e benemerito editore delle ve-
neziane iscrizioni , delle quali abbiamo piii volte parlato.
Essi trovansi in un piccolo codice cartaceo scritto alia fine
del secolo XV od al principio del XVI. Sono in due parti
divisi. La prima discorre sul luogo della citta di Venezia,
sulla forma , sugli edifizj , suU' indole e sui costumi dei
Veneziani : T altra tratta dei maglstrati. Prezioso opuscolo,
quantunque imperfetto , perche preziose sempre sono le
cose risguardanti la storia e la patria erudizione.
La lettera del friulano Cornelio Frangipane , celebre ora-
tore latino del secolo XVI, contiene gli ammaestramenti
per chi vivere dee nel mondo. E sifFatti ammaestramenti
giungono, a parer nostro, non intempestivi, ma anzi op-
portunissimi ad un giovane sacerdote , che pel suo stesso
ministero non potra a meno di trovarsi talvolta in quello
ehe chiamasi gran mondo. Che non di rado avviene che
gli ecclesiastic! circoscritti nella loro pratica al solo mondo
, PARTE ITALIiNA. 247
de' semlnarj manchlno di qnella prudenza die tanto e ne-
cessaria nel buon governo delle anime , e die non mai
andar dovrebbe dlsgiunta dal sacro lor ministero.
Scelta d Iscrizioni moderne in lingua italiana. — Pe-
saro , 1829, pei tipi di Anticsio Nobili , in 12.°
di pag. XXXIX e 201 oltrc gV Indici e V Errata.
Prezzo lir. 3. 22 ital.
Iscrizioni di Gianfiancesco Rambelli lughcse. — Lugo,
1829, per la Melandriana , in 8.°, di pag. 27.
Nel tomo So, quaderno del g'lugno 182,8, pag. 819 e segg.
di questo Giornale gia noi discorso abbiamo a lungo sul-
r Italiana eplgrafia ^ e rispondendo alle varie obljiezioni die
fare soglionsi contra 1' use di essa , ed accennando le re-
gole die nell'iisarne praticare si dovrebbero, dimostrato ne
abbiamo la convenienza, massime la dove parlasi al popolo
delle classidie lingue totalinente igoaro. Sembra cbe il gusto
per r italiana epigrafia vada ora nella penisola nostra vie
pill diffondendosi. Che oltre le collezioni da noi ivi ram-
mentate una ne venne pure piibVjIicata V anno scorso ia
Roma coi tipi di Vincenzo Poggioli e col tito'o di Nuova
Raccolta di epigrafi italiane di autori diver si , e final mente le
due di Pesaro e di Lugo, die qui annunziamo. Ma ritor-
nando su quest' argomento , comeche costanti neir opinione
nostra, siaiuo pero ben alieni dairaffermare che delibansi
totalmente sliandire dall' Italia le iscrizioni latine. Cio sa-
rebbe lo stesso che il rinunziare stoltamente ad uno de' piu
bei retaggi dai maggiori nostri tramandatici. Che pero noi
neir anzidetto articolo non die del tutto sbandirle , ne
raccomandanimo anzi lo studio, soggiugnendo che escluse
vorremmo le volgari iscrizioni da que' luoghi ove parlasi
specialiuente ai dotti ed agli stranieri , ed ove 1' idiouia
latino tener sempre dovrebbe inconcusso il seggio suo ;
per esenipio su' gran nionumenti, nelle biblioteclie , nei
licei, nelle accademie ed in altri sifFatti luoghi.
]Ma se ad outa della superiorita della poesia latina fu
lecito il poetare anche nell' idionia italiano , e in questo
sino dal suo nascere si ebbero poemi dell' immortalita de-
gnissimi, perche mai si vorranno dall' italiana letteratur.i
escludere le epigrafi ? Perche mai 1' Italia dovni in questo
genere di bella letteratura essere da meno di tutte le altre
248 ATPENDICK
plu colte nazioni, alle qiiali fu essa un tempo macstra in
ogni genere di umano sapere ? Ne ci si opponga clie 1' ita-
liana lingua per 1" indole sua non si presta si di leggleri
a quella concisione e brevita che tutta e propria dell' idio-
ma del Lazio ; perciocche quella cotanto decantata brevita
e sempre in ragione della lingua stessa, e quindi breve e
concisa dirassi un' iscrizione quando le idee ne siano
espresse con tutta quella brevita, della quale e capace
r idioma in cui essa e dettata. Ma vorremnio clie le ita-
liane epigrali fossero sempre scritte con isqulsitezza di
stile , e con quelle medesime norme che dalle latine ci
vengono additate. Cosa veramente vituperevole e bensi a
vedersi come questo genere ancora venga talvolta detur-
pato da un tal quale romanticismo , per cui ogni uomo
a dispetto di Minerva ( i romantici ci perdonino questa
espressione clie ci sembra qui opportunissima ) prendono
1o stile e ne deturpano i mainni ; e cio che e peggio ,
alcuni di colore che fra noi essere dovrebbero maestri
del dire , precedono col mal esempio dettando iscrizioni
prive d' ogni garbo , senza veruna scelta di modi o di
parole , zoppicanti nella sintassi e quali appena si per-
metterebbero nelle taverne ; del che riportar potremmo
non pochi eseinpi , se non temessimo d' arrecar onta al
nostro Giornale e ai leggltori. Se ne condanni dunque
r abuso : si condannino piii ancora le epigrafi triviali , le
iperboliche , le afFettate ; ma non si gridi si altamente ,
come alcuni fanno , il bando all' italiana epigrafia.
L' editore della sovrannunziata Scelta , che dalla lettera
dedicatoria ci si manifesta essere il sig. Terenzio Mamlani
della Rovere , fa precedere un suo proemio suU' italiana
epigrafia. Ma la piii parte delle cose di esso pi-oemio
trovansi gia ventilate nel suddetto nostro articolo , e me-
glio ancora nel Discorso sulla epigrafia italiana del dot tore
Francesco Orioli , da noi ivi lodato •, e percio non senza
maraviglia trovato abbiamo che non vi si fa alcun cenno
di tale Discorso , sebbene abbia esso veduta la luce in
una citta degli Stati pontificj , cloe in Bologna. Ci appa-
gheremo dunque di qui riferire le poche cose che dall' Orioli
e da noi dette non furono e che contengonsi nel proemio
del sig. Mainiani.
L' editore ci fa noto , che presto avremo una storia del-
r epigrafia italiana composta con una fatica erudita dal ch.
PARTE ITALTANA. 249
ab. Manuzzi, U quale rinnowra fra noi I'esptnpio de Greet ,
le eid vecclde iscrizioni fiirono adunate e trascrktc da quel
Fdocoro ricordato da Ateneo. Parlando poi della difficolta di
espriniere schiettamente in latino quella caterva di nomi ,
di titoli , ecc. a noi provenuti dai settentrionali e dal reg-
gimento feudale del medio evo , fa la seguente opportu-
nissima osservazione : " Una pari difficolta irae seco la
» nostra religione afTatto diflerente dalla idolatrica per po-
»» tersi valei-e del linguaggio di lei. Quindi libare sacra de
»/ altari significa prendere 1' Eiicaristia : Pii manes sono le
>t anime pnrganti , e Virgines maxiinm sono le abbadesse ,
» poste in un fascio con le sacerdotesse di Vesta .... Ne
>i possiam qni rimanerci dal rillettere qnanto sia sconcia
H cosa I'udire in mezzo a vocaboli nobllissimi, cbe gia
tt siionarono sulle labbra di Livio e di Tullio, e V ordo
» canonicorum , e 'I diaconus heneficiarius , e '1 cardinalis
ti abbas ecc, la quale miscbianza non molto e discosta da
w quella di alcuni traduttori cbe fanno ragionar Tacito
tt delle pasquinate e inducono il Panfilo di Terenzlo ad
u aspettare un credo </ ( e qui aggiugnersi potrebbe la scon-
venevolezza di non pocbi altri modi del Cesari nel sue
volgarizzamento delle epistole di Cicerone , del cbe parlato
abbiamo altra volta (i)). " D' altra parte il Bembo sdegnoso
tt di qual sia dizione sconcia e inelegante, corse a nominare
>; il Concistoro de' Cardinali Collegium Auguruin : or non e
>/ questo un fuggire Scilla , e un dare di necessita in Ca-
» riddi ? " Osservando inoltre cbe sovente il nostro idioma
si esprlme con maggiore cbiarezza e brevita del romano ,
ne riporta i seguenti modi: V intarsiatore , vocabolo cbe
lutto esprlme il soggetto e assai piii cbiaramente del faber
Ugnurius dello Scbiassi , cosa da noi ancora osservata di
tale proprieta parlando. Incisore ben vale quest' altra frase
del MorcelU Sculptor linearis cere faciendo : Lettore di etica
risponde concisamente al Doctor decurialis discipUnce morum
tradendoi dello stesso Morcelli.
Ne pero questo genere di latine composizioni essere puo
di gran diletto, o di gran lode a chi in esso s' aflatica*
Non di gran diletto, percbe , siccome il nostro editore os-
serva , il diletto nelle arti nascere suole dalla novita de' tro-
vati, o dal raljbellirli e condurli ai termini dell' eccellenza :
(l) Biblioteca Italiaiia tomo 47.*^, agosto 1B27, pag. 186.
a5o APPENDICE
n nia in verlta per noi iioti si vede come questa sorta dl
piacere possa entrar mai neiranimo degli Iscrizionisti latini,
poiche a loro e legge la iniitazione scrupolosa de' marmi
deiraureo secolo, e il por piede fuori di quelle orme vor-
i-ebbe giudicarsi eresia ^ e d' altra parte chiunque s' argo-
mentasse di rintracciare nuovi fiori di stile , iiuovi colle-
gamenti di frasi e simili , a clii mai potrebbe persuadere
cli' elle non sono llcenze , ma leggiadrie , noii istranezze ,
ma begli ardiri ? " A cio s' aggiungono la noja e la briga di
dovere spessissimo entrare in lunghe e tedlose discussioni
intorno al valore d' un "vocabolo , d' un emistichio , d' una
sigla , d' un' abbreviazione e simili , senza die venga non
rare volte giammai deciso o ben cliiarito il punto o il con-
cetto su cui movesi la quistione. Non pure di gran lode,
perche dopo i nuovi e continui studj del celeberrimo Mor-
celli " nella lapidaria , e i documenti ch' egli ne ordino, e gli
esemplari d' ogni foggia die ne offerse » , venne totalmente
chiusa la via dell' invenzione , che gia non era ne molto
ampia , ne lunga. Laonde se anche ne' passati tempi ad
ogni latinista cbe avesse fior di senno non era si difficile
cosa il dettare un' epigrafe ricorrendo ai Tesauri grute-
riani e muratoriani , e al Forcellini , meno lo e ora raerce
del sussldio prestatoci dal Morcelli ; e meno lo sara ancora
dopo die per cura del ch, Sdiiassi sara apparso alia luce
il lessico morcelliano « ove a ciascun concetto di epitafj
troverannosi registrate a rincontro le frasi piii accomodate
e del miglior latino. Sembra che lo scrivere titoli nel ser-
mone romano sia per divenire V allegro ufficio e la pingue
messe de' pedanti , a quel modo che ogni uomo di pulpito ,
s'egli e magro d'erudizione, trova al suo proposito la me-
gllo adatta sentenza o della Bibbia o de' Padri svolgendo
le Concordanlice e lo Specimen sentendarum » , ai quali due
sussidj ora quello aggiugnesi del Thesaurus patruin che viene
nella citta nostra pubblicandosi da Antonio Fortunato Stella
e figli.
Nobile e dunque la meta che si ofFre agll scrlttorl del-
r italiana epigrafia, purche eglino non si allontanino dalle
norme de' latini. Che le essenziali regole del componimento
sono le medesime, siccome d'una medesima natura sono i
fondamentali precetti d' ogni altro genere di comporre sia
in verso, sia in prosa. Guardisi percio 1' epigrafista dal
soverchio, dall' alFettato , dal fastoso, dal declamatorio ,
PARTE IT.VLIANA. 25 1
dall'intralclato; ne si climentichi i< che la grandezza semplice
e vera del dire noii vive scompagnata dalla grandezza vera
dei f'atti. Stranissima cosa di veder sempre aumentare le
lodi e sopraccumularsi gli onori a misura clie scemano le
azionl alle quali competono. II Senate romano onoro Ce-
sare di una lapide , quod ejus ductu auspiciisque gentes al-
pinm omni'sque a mari supero ad inferuni perdncbant sub
imperium populi rornani sunt redactoe : quanti aggiuntivi di
somnio , divino , invittissimo , gloriosissinio v' avrebbero
sparse i modernl ! » Quest' accusa pero ci sembra troppo
generale , e T autore ond' essere a se stesso coerente avrebbe
dovuto circoscriverla a que' grammaticuzzi o scrittorelli clie
dettano titoll cui non sopportano le medesirne pietre , per ser-
virci delle sue stesse parole. Costoro non sapendo far rae-
glio illardiscono di superlativi le loro epigrafie e di ogni
defunto ti fanno un santo , un valentissimo , un sommo ,
un uomo d' ogni virtu modello. Contro di loro tornano qui
in acconcio quelle celebri parole del poeta M. Fleutry :
Taisez-vous , imposteurs !
Eh quoi ! Des os en poudre out encor des flatteurs?
Tali sono le cose che in questo proenilo sembrate cl
sono meritevoli di particolare attenzione. Le epigrafi, end' e
composta la coUezione , dividonsi in sei capi , cioe : iscri-
zioni sacre , onorarle , epitaflfj , iscrlzioni istoriche , elo-
gi, iscrizioni temporarie , oltre un' appendice. Ne pero af-
fermar possiamo che vadano tutte scevere di mende. Che
anzi ci siamo abbattuti in alcune clie avrebbero potuto
omettersi senza verun danno della collezione. E 1' editore
niolte altre e al certo bellissime potuto avrebbe aggiungere
traendole dalle gia citate coUezioni , ed altre ancora pro-
cacciandosele tra quelle che o conservansi inedite o vanno
di giorno in glorno apparendo nelle varie citta d' Italia. Cost
operando (sicconie altrove gia osservarono) dato avrebbe
piii sicura fede a quelle parole coUe quali nel suddetto
proeinio dice che 1' iscrizioni nella sua raccolta contenute
sono le migliori che sieno apparse ne' nostri anni, essendosL
egli curMo di trascegliere le piii perfette. Crediamo nondi-
meno di far cosa a' nostri leggitori gradevole qui ripor-
tandone , quasi per saggio , alcune di quelle clie ci parvero
le piii pregiabili.
252 APPKNDICE
Dl Giuseppe Manuzzi.
An. MDCccxxvi
alia Vergine Genitrice
quest' ara
e suoi adornamenti
dedicb
Andrea Porrini Conte
fattone voto.
Dello stesso (in Forli).
A
Eosa di Domenico Versari
che visse xxiii anni
ingenua spiritosa pudica pia
e di virtii per epitaffio ineffabili
con lieto animo
sofferta lunga infermita
spirb divotamente
alii xxvni di novembre mdcccxxV
Ignazio Ilossi
infelicissimo marito
fece alia consorte ottima
docilissima
della quale non fia che pensi
senza un sospiro.
Dello stesso.
Fui
Maria Botdni
di anni xlvi
qui collocata
per cura ed alle spese
di Geltrude Frullani
oh quanta amore mi portava !
la servii fedelmente
e con ogni diligenza anni xxi
la notte del xvi maggio
MDCCCXXIII
fa t ultima del viver mio.
PARTE ITALIANA. 253
V
Dello stesso.
Teresa Bagni
qui composta dal marito
Ulisse Mancini
fu di tanta gentilezza e pieta
che spesso rende piii leggiere '
le angosce dell' inopia
nata il xiv di maggio mdcclkxxiv
cessb di vivere
il primo di agosto mdcccxxvi.
Dello stesso ( nel Forlivese ).
Addio lettore
Fid Alberto Manuzzi
fanciullino di 7Jiesi yi ore villi
lagrimato da miei genitori
Domenico e Maria
il XVI di ottobre mdcccxxii,
Addio caro angioletto
ti soi'i'enga di me.
Dello stesso ( la Forli ).
Qui sono le ossa
di Giulio Maltoni
Awocato eruditissimo
di forte animo e perspicace ingegno
sostenne con mirabile decoro la pretoria
e pill volte la patria amministrazione
visse pio costumato lxxv anni
riposb ncl Signore
il xviii di novemhre del mdcccxiv
e di Giuseppe fratello di liu
Notaio
uomo anche egli arnantissimo della patria
e de' congiunti
morto celibe ottuagenario
con esempio a tutti di religione e interezza
il XIV di aprile degli an. mdcccxxvi
le soreJle Maltoni
diedero mesiissime sepolcro e titolo
al gtnitore e alio zio
ottimi bcnemcriti desideratissimi.
a54 APPENDIOE
Del Conte Giambattista Giovio.
Ad Andrea Doria
Ammiraglio e padre deUa patria
felicissimo
che vinse Galli Cesarei Barhari
e se stesso
restitutore della concordia
e liberta genovese.
Di Luigi Muzzi.
A
Niccola Ermolai
studiosissinio giovane
placido affettuoso
morto di anni xx nel mdcccxviux
Domenico padre e Clementina madre
teneramente gemebondi
sopra le care ceneri
p. p.
_ O figlio
0 dolcissima di tutte le cose
accogli queste lagrime
le sole che spargemmo
di dolore per te.
Di Pietro Giordan!.
Qui e sepolta
Anna Grassulini Pisana
pia generosa cortese
visse molto e xxy a. cieca
la ricompensi tallegrezza dell' eterna luce
che le prega da Dio affettuosamente la figlia
Lisabetta Galeotti v. Tanciani Mini
MDCCCXXVIII.
Di Luigi Muzzi. i
Monumento
di
Angiolina Binaldi
iissuta anni diciassette
morta il prima di novembre
del MDCCCXV
avc anima innocentissima.
PARTE ITALIAN.V. 255
Dello stesso.
Sotto
questa lapide
giace
Arrighetto Leoiii
decenne
morto di caduta
ieri quattro di aprile
del MDCccxix
e qui verra presto
per ismisurato dolore
Elena madre
infelicissima.
Dello stesso.
FanciulU e wrginette
spargete fiori a piene mani
sib questo riposo
di Enrichetta Meiicci
tanto buona e tanto cara bambina
morta di anni ix
nel MDCCcvi.
Dello stesso.
Al
divo
Luigi Gonzaga
emolo
dcgli Spiriti angelici
venite
0 pari fanciulU
e pudicJie verginelle
a cantare
hiiuii e preghiere
festive.
256 APl'ENDICE
Del Conte Giulio Perticarl (In Tolentino).
A Luigi F. di Francesco Evangelisti
da Tolentino
dell' Ordine de' Patrizi
uomo di forte animo
che per amore al Principe
si fece severo a' suoi e a se stesso
magistrato integerrimo e pio
tenero delta patria
delta sua famiglia amantissimo
caro a tutti fuorche alia fortuna
mono d'anni tviii
cH XXI di giugno del mdcccxx
Giovanni Costaroli Patrizio tolendnate
pose e dedicb lacrimando
al suocero inconiparabUe,
Di Paolo Costa ( in Bologna ).
A Jacopo Zauli
Patrizio faentino
iielle umane lettere
prestantissimo
per gentilezza di costumi
a tutti caro
che nelV an. xxi dell' eta sua
tra le infelici arnii italiane
ne' ghiacci della Eussia
giacque senza sepolcro
Paolo Costa
p. q. m.
Di Pietro Giordani.
Mariannina
prole unica delizia unica
di Maria Rigo e Paolo Toschi
Stette con loro xvi mesi v di
fino al '2.1. febbrajo 1827.
Ti ritruveremo carissima angioletta
in grembo a Dio.
PAUTE ITALIANA. aS/
Dello stesso.
Regnando Leone XII
ed essendo chiamato alia prcfettura delle acque in Roma
Agostino Rivarola Card. Legato
Lavmio de' Medici Spada Viceleg.
ottenne di fondare I'Accademia
che in vi mesi
con architettura d' Ignazio Sard bologncse
fu compiuta
i Ravennati per amor dclla patria
tolsero dalle case i piii pregiati quadri
e li depositarono nclla Pinucoteca
it Comune diede tutte le supellettili nccessarie
e in gesso modelll classici alia sciiola di scidtura
e scampe nobilissiine alia scuola d' intaglio
era Gonfaloniere it Conte Carlo Arrlgoni
MDCCCXXVIl.
Dello stesso (in San Remo).
MDCCCXXVIIt
II Consiglio del Comune
ad istanza di Alberto Nota R. Intendente
per cura di Andrea Carli Sindaco
nella citta die beeva scarso e reo
condusse per piii di vn metri
acqua ottima
vinte le difficolta dell' opera
accorciati grandemente it tempo e le spese
da universale e spontanea concorso
d os;ni ordine di cittadini.
Di lui Anoninio (II sig. Avvocato Agostino Zanelli),
in Mantova.
Alia Maesta di Francesco I
cjuesto nuovo adito al foro virgiliano
la patria del Cantore d' Augusta
dedica e consacra.
Degne di lodi ci sono piir sembrate le iscrizionl del
lughese sig. Ranibelli , perche scntte con semplicita , con
BibL Iiul. T. LVIII. 17
a58 APPKNDICK
eleganza e generaliuente coa bel garbo di liagua. Ne dia-
mo un saggio nella seguente :
Quando
il clima delle Russie
domava f ardimento
delle Gallo-Itale falangi
Pietro Colherd
tenente prodissimo
Jlniva per dlsagio apple d' un albero.
Alii dura morte !
Giovanni fratello
F.
E qm ci glova il ripetere che nobile impresa ed a se
stesso utilissima farebbe quel tipografo die prendesse a giu-
diziosamente scegliere e pubblicare le piii belle epigrafi tra
le moltissime che trovansi sparse ne' cimiteri ed ia altri
luoglii della patria nostra.
Napoll c contorni, di Giuseppe M. Galanti: nuova
cdizione interamente riformata dcdV editore Luigi
Galanti. — Napoli, i82Cf., piesso Borel e comp.,
in 8° con mold rami.
ISon vi ha dubblo che la cltta di Napoli , come varie
altre d' Italia , ofFra da venti anni a questa parte grandi
cainbiainenti nel suo materiale , nuovi edificj , considei'e-
voli aggiunte , abl)ellimenti di niolto pregio. II descrivere
percio nuovamente quella metropoli, o 1' aggiungere alle
descrizioni gia note le piix insigiii novita che quella pre-
senta in oggi, e impresa utde non meno che lodevole. E
gia molti vi si acclnsero quale in un modo , e quale nel-
I'altro. L' editore del libro che annunziamo conoscendo i
pregi della Breve descrizione della citta di Napoli e del suo
contorno ivi pubblicata da un suo illustre pareiite iino dal-
1' anno 1792, ha creduto bene di riprodurla al j^ubblico
coir aggiuiita di molte rlflessioni criticlie assai severe sul
gusto di quelle del suo concittadino Milizia, ecoll'indica-
zione forse troppo leggiera e troppo breve delle nuove
fabbriche sorte posteriormente a quel Iibro, quantunque
magnitiche e di gran fama. Principalissima tra queste e
senza dubbio il grandioso templo di S. Francesco di Paola,
PARTE ITA.LI\?irA. sSq
una delle plu grand! opere archltettoniche del nostri tempi
per ampiezza di diniensioni , per regolarita dl dlsegno , e
per ricchezze di materiali i al di cui ornamento , benclie
non ancora conipiuto in ogni sua parte , concoisero i piu
celebri artisti; e il di cui prospetto iaciso in rame circola
da varj anni per I'Europa. Noi dunque crediamo di dover
supplire a tal difetto del libro coa un poco piii di parole
se non con una nilnuta descrizione di cosi uiagniiico
ediiicio.
Nel lato della gran piazza incontro al reale pixlixzTo pre-
clsamente alle falde dell' antico colle Ecliia , oggi Fizzofal-
cone sorge il nuovo tempio incominciato sino dalfanno 1816
per ordine e veto del re Ferdiiiando I , e die si sta ora
compiendo per munilicenza del regnante Francesco I. dl
lui figlio sotto la direzione del cavalier Pietro Bianchi ar-
chitetto ingegnere, ed autore dell' opera.
II complesso del grandiose edificio consiste in un gran
tempio rotondo con due minorl chiese a lato , vestibolo o
antitempio liancbeggiato da portici. La forma del tempio
principale e circolare perfetta con n." 6 cappelle, coro e
altar maggiore : innalzasi per ben 200 palmi , ossia metri 55
sopra altrettantl di largliezza , coperto da una sola gran volta
emisferica , ossia cupola rivestita esteriormente nella parte
cilindrica di pietra calcarea a raassi qnadrati del raonte di
Gaeta , sostenuta nella parte interna da 34 colonne e altret-
tanti pilastri d'ordine corintio , di eguale diametro delle 14
interne del Panteon di Roma, tutte a massi del bel marmo
venato di Mondragone. L' intero corpo dell' edificio poggia
concentricamente sopra uno spazioso basAmento quadrate ,
nel cui lato di fronte si protrae 1' antitempio o vestibolo
con gradinata coniposto di n.° 10 colonne isolate ioniche e
n.° 6 pilastri con frontespizio ornato di bassi rilievi , e di
3 statue colossali, il tutto coniposto di grandi niassi di
niaruio di Carrara. In fondo al niedesimo evvi la porta di
uuione e d' ingresso al tempio, come pure le altre due la-
terali, che introducono alle rispettive due cliiese minori, di
forma niista con cupola die compongono una linea sola di
palmi 320, ossia metri 90; e souo esse costrutte a destra
e a sinistra ncgli angoli del detto lato di fronte, per cui
trovausi ianestate al tempio rotondo in modo da potervisi
officiare anclie isolatameute giusta la loro destinazione ad
uso di confraternite cavallcresclie.
a6o APPENDICE
Dai lat'i del vest'ibolo si dli-amano, passando avanti alle
due chiese niinori, due ale di portici, oganna dl un quarto
di circolo, le quali poggiano sopra gradinata di lava del
Vesuvio , e si compoiigono in tutto di n." 44 colonne do-
rlche isolate, della lava di Pozzuolo , e di n." 60 pilastri
con rispettivi zoccoli , capitelli e cornici della pietra cal-
carea di Gaeta , e coronate nella parte superiore da statue
di marmo allegorlche costituenti insieme col suddetto ve-
stil)olo un estebo porticato semiellittico di palmi 800, ossia
metri 210 in giro. Nello spazio circoscritto dal suddetto gran
porticato , e precisamente nei centri suU' asse maggiore fi-
gurano sopra proporzionati piedestalli di marmo carrarese
le due coiossali statue equestri fuse in bronzo dal signor
Jlighetti, 1' una di Carlo III, e 1' altra di Ferdinaudo I
padre e figlio di gloriosa memoria. La prima e opera in-
tera ed inipareggiabile dell' iramortale Canova ; alia se-
conda , poiche rimase il solo cavallo per la sopraggiunta
di lui morte , suppli la figura il sig. Cavaliere Antonio Call.
Anclie relativamente ai contorni di Napoli manca qual-
clie cosa d' importanza nel libro die abbiamo annunziato.
Tali sono le scavazioni interessantissime ultimamente in-
traprese nel famoso anfiteatro Canipano presso 5. Maria di
Capua ; delle quali non si fa motto dal Galanti , benche
formino I'argomento principale del seguente libro che fu
stampato Y anno innanzi iiella medesima citta di Napoli.
Capita Vetcre ; ossia descrizione dl tutti i monumentl
di Capua antica , e particolarmente del sno nobi-
lissimo anfiteatro , di Giacomo RuccA. — Napoli ,
1828, dalla tipografta di Luigi Nobile , in S° con
due tavole in rame.
Moltissime parole di questo libro sono impiegate sul-
r unica parola nominativa di Capua, della quale cercasi la
derivazione per ogni via, ed e riconosciuta iinahnente per
etrusca. Quindi trattasi della fondazione di quella citta ,
della sua rinomanza , del suo valore , de' suoi piii lUustri
cittadini e de' suoi monumentl, del crittopontico , del teatro,
deir arco trionfale , delle curie, dei circlii , dei tempj ecc.
Si parla inoltre della scuola gladiatoria di Lentulo , dalla
quale fuggi Spartaco con tanto danno delle romane legioni,
e non si lascia di far cenno anclic degli unguenti e degU
PARTE ITVLIANA. a6l
ungnentarj Capuctni, come pure delle due piazze Seplasia
ed Alhana, clie profumate dalla copia di simili unguenti
inspiravano moUezza in tutti gli animi , e fui-ono princi-
palmeate fatali alle tiuippe di Aiiaibale ivi stazionate. Qaindi
si passa a parlare langamente del fauioso aafiteatro Cam-
pano, e a noL senibra con tone esagerato in qnanto all'an-
ticliita, alPampiezza ed ai confronti che si fanno di qne-
sto col Flavio di Roma, e coll' altro Veronese, sostenen-
dosi il Cainpano per il piii vasto, per il piii noljile , e per
il piu antico di tutti. In quanto alle sostruzloni ultima-
mente scoperte in quell' aufiteatro, se ne discorre, come
se quelle del Colosseo non fossero state scoperte i5 anni
prima con tanto clamore e con tante dispute del romani
archcologi. Si osa affermare che di queste assai scrissero gli
anticlii, i quail in verita non ne fecero alcun motto diret-
tamente, e si tace il molto clie a' giorni nostri fn detto
e pubblicato in Roma all'occasione di quelle maravigliose
scoperte. Noi dunque abbiamo ragione di credere che sor-
gera ben tosto alcuno tra i dotti accademici Ercolanesi, il
quale, pleno di vera, solida ed imparziale dottrina parlera
piu adegaatamente di quel celebrato nionumento ora che
per munilicenza del regnante sovrano vi si vanno facendo
scavamenti e scoperte di tanta importanza.
// Vaticano descritto ed illustrato da Erasmo Pisto-
LEsi. — Roma, 1829-1880, dalla tipografia delta
Societd edltricc , in fog. pic. In Milano le assncia-
zioni si riccvono dalla Societd tipografica de Clas-
sici italiani , in contr. di S. Majgherita
Quest' opera grandiosa , che accresce il numero delle
tante gia pnbblicate intorno alle diverse parti e al tutto
insieme delf ammirabile edificio Vaticano, si va pubbli-
cando a fascicoll , uno per mese, e ciascuno di circa 10
fogli d' illustrazione, con 708 rami a contorni, rappre-
sentanti le principali pitture o sculture , o archltetture,
che gli appartengono. Slnora ( maggio i83o) non ne soao
comparsi che 7 £iscicoli , i quali debbono arrivare al nu-
mero di 80 affinche l' opera diventi compinta. I rami sono
pregevoli per la loro esattezza e verita, quantunque tratti
nella maggior parte da altre stampe gia conosciute. Le il-
lustrazioni comprese net testo e nelle note offrono riunito
262 APPKNDICE
insieme qnanto si trova sparso nei cliversi librl che lianno
trattato del medesirao soggetto. E questi libri , a dire 11
vero , non sono poclil , potendosi formare con essi un' al-
tra biblioteca vaticana, come apparisce dall' opera del Can-
celiieri , che ha per tiiolo Descrizione della basilica vati-
cana con. una biblioteca elegit autori die ne hanno trattato.
Roma, 1788, nella stamperia vaticana, in 8." Ne senza ra-
gioae j tali e tante , e cosi sublimi , e cosi diverse essendo
le produzloni delT arte , che con maraviglia del riguardanti
costituiscono e adornano 11 vaticano edlficio.
La piazza del Gran Duca dl Firenze , co' siioi mo-
numentl , disegnad da Fr. Pieraccinl , incisi da G,
Paolo Lasinio , e dlchiarati da Melch. Missirini. —
Firenze, i83o, presso Pagni, Bardi e C, in foL
di pag. 3o , tai'. XXI.
La piazza del Gran Duca di Firenze pno rlguardarsi
qnal mnseo di belle artl , o come altri disse , come un elo-
quente compendio delle glorie fiorentlne. Un' opera dunque
che ci presenti e 11 tutto e le parti di tale piazza non puo
essere die di grande importanza si per le arti che per la
storla. I nomi poi delle persone alle quail affidato ne fw
1' esegulmento sono chlarlssimi e tali che ben anco da se
soli bella e slcura guarentigla ci offrlrebbero de' non co-
muni pregi deir opera che annunziarao.
Atlante storico , geografico , genealogico , cronologico e
letterario di M. A. Le Sage , in ogni sua parte cor-
retto, ampliato e proseguito sino alV anno corrente.
Prima veneta edizione. — Venezia, Girolamo Tasso
editore, dispensa XIX. Prezzo lir. 2. 25.
latorno a questa preglablle e laborlosa edizione veggasi
cio che scritto ne abblamo nel vol. 48.% pag. 898 e se-
guenti. Noi non mancheremo di tenerne un particolare
dlscorso tosto che ci sani permesso dalla moltipllcita delle
altre materle. Intanto crediamo dover nostro 1' annunziare
ch' essa va progredendo con quel medesimo inipegno, con
quella cura medesima end' eblie si bell' incominciamento.
PARTE ITALIANA. a63
Mcmorie della re^la cittd dl Venezia e BTonnmento di
Cnnova. — Venezia, presso Cio. Gallo cd'uorc e
proprictario , in 2^.° per travcrso.
Qnesta leggiadrissima operetta consiste in 28 vedute va-
ganiente incise airacqnerello, e rappresentanti i piu insigni
edificj cU Venezia. E I'editore ben a diritto voile intito-
lai-la Memorie , perocclie essa e fatta in modo di vivainente
ridestare T imagine de' monumenti die in quella niaravi-
gljosa citta piu colpir sogliono lo sguardo de' viaggiatori.
Osservazioni dl M. Cantoni Salodiano intorno ad un
opuscolo di monsig. Gio. Serafino Volta , intitolato
Descrizione del lago di Garda e de' siioi contor-
jii, ecc. — Milano , i83o, per Nicolo Bettoni ,
in 8.° di pag. 82.
Nel tomo 56.% pag. 36o di questo Giornale noi date ab-
biamo un sunto della Descrizione del lago di Garda pub-
blicata nel 1828 da monsig. Volta, frapponendovi qaalche
nostra critica osservazione intorno a cose puramente scien-
tifiche, ed in fine lodandola come guida piacevole e istrut-
tiva a clii viaggia il lago di Garda. Oua chi mai creduto
avrebbe die queste ultime parole muovere dovessero la
bile del signor M. Cantoni Salodiano e si fattamente di
spignerlo a riveder le bucce di quella descrizione , sen-
tenziando a prima ginnta essere ella dettata in rude e sgra-
ziata manicra , e noi daniiando aU'anatema? Ma pure il
nome di monsignore non e poi si abljietto , ne totalmente
ignoto nella repubblica letteraria. Che pero la rut^e manJera
colla quale il Salodiaao censore imprese a denigrarlo , ri-
sentesi di una tal quale animosita indegna dell' uom echo
e ben costumato.
Monsig. Volta ha posto in fronte all' opuscolo il pro-
prio nome , siccome ogli praticato avea con altri suoi lavori
die dal dotto pulihlico stati erano non discorteseniente ac-
colti. Quel nome pareva bastevolmente guarentirci nel 50;7i-
mario che noi andavamo focendo delle cose che ci si pre-
sentarono come positive o di fatto, non potendo noi im-
maginarci die in tali cose cotanto T autore dipartito si fosse
dal vcro, quanto lo viene Tavversario suo accusando. Ora
le mende di cui il critico Salodiano accagiona mons. Volta
concernoao in parte inczie o cose di nessuna importanza ,
264 A I> P E N D I n K
e per csemplo, sc T istltuto di educazlone in Salo chla-
mar si deljba collegio anzi die seniinario :, in parte poi
cose di fatto della cui verita non potrelslje venirsi perfet-
taiiiente in chiaro, fuorclie scorrendo i luoghi stessi coi
due libretti tra le mani e con buoni testinionj a fianco.
La qual ragione fa quella che gia ci trattenne dal metter
a confronto la descrlzione del sig. canonico con quella del
sig. dottor Pollini , che noi sommaniente stiiniamo , e cui
furono in questo giornale tributate piu volte le ben ginste
lodi ; riducendoci per conseguenza a non dare della prima
clie annunziavamo , se non un breve compendio, appo-
nendovi pero alcnne osservazioni ove le credenuno airuopo,
non intorno cose di fatto, di cui lasciavamo giudice chi
nieglio di noi coriosceva le ricordate situazioni. Quanto a cio
cb' e di noi, il sig. M. Cantoni puo esser sicuro che non
Tabbiamo niente affatto per snptrbo e tracotato , se ci si
fa ammonitore: non possiamo per altro non dargli qui
ancora alcuna taccia di ruvido e di poco cortese ne' modi
cli' usa neir amuionire. E un po' piii di buona fede noi
amato avremmo neir accusa dataci di poca diligenza nel
compendiare libri , poiche T errore di cui egli c' incolpa ,
a clii spassionataniente legge non puo non cader subito
innanzi dovere essere attril^uito alia stampa , sicconie oni-
missione di una parola. Noi alibiamo nominato Desenzano,
Salo , Maderno , ecc. , poi con quell" ordine niedesimo pi-
gliammo a ricordare cio che di ciascuno di quei paesi ri-
chiedeva j^articolare ricordanza , ond' e che chi legge non
tarda ad accorgersi che per difetto di stampa fu ouimessa
la parola in Salo nel brano ch' e tra il periodo risguar-
dante Desenzano e 1' altro che nomina Maderno.
Ma onde mostrare al sig. M. Cantoni die c' incresce lo-
gorare pagine per lihrl di nessun noine , non possiamo di-
lungarci piu oltre a tenzoiiare contra le osservazioni di lui,
poiche cest emploier de I'drtillerie pour detruire une chau-
inicre, ecc. i e ci sia qui permesso di far use di siffatte
parole di Voltaire, die cadono proprianiente in acconcio.
Pigliando nondimanco la volta nostra nell' ammonire , gli
farem solo da ultimo presente che lo scrivere non rude e
sgraziato , I' einendata locuzioiie , a cui egli vorrebbe ridurre
il signor canonico Volta , non ista certamente nelle ricer-
catezze , nelle leziosaggini, ne'' modi svenevoli ed affettati,
ne' pretti fiorentinismi di cui egli il signor Cantoai intesse
da cima a fondo le osservazioni sue,
PARTE IT A LI AN \. 265
S C I E N Z E.
Commenti sopra II Codlce dclle gravl trasgressioni dl
polizia del sigiior Kudler profcssore nell I. R.
Unlvcrsild dl Vienna , fuscicoli I e III. — Verona ,
1829, per Giuseppe Rossi, pag. 128 e 884, in 8."
II Kndler da pi'incipio a' snoi Commenti con un' intro-
duzione dottissinia suU' oggetto delle leggi penali , sulla
necessaria separazione del delicti dalle gravi trasgressioni
di polizia , suU' essenza di queste , e sulla loro legale par-
tizione, additando in pari tempo le sorgenti , le cognizioni
snssidiarie e la storia letterarla del diritto penale.
Dopo cio il Kndler divide i siioi Commenti in due parti.
La prima comprende i caratteri essenziali ad ogni trasgres-
sione politica e la pena relativa. La seconda contiene la
forma con cnl precede la legge primltiva in caso di gravi
trasgressioni di polizia. L' una e costituita dalla sezione
del Codice penale die tratta delle gravi trasgressioni di
polizia e della loro punizione. L' altra dalla sezione dello
stesso Codice, la quale riguarda la procedura relativa alle
gravi trasgressioni politiche. II Kudler prende a determi-
nare 1' essenziale carattere delle gravi trasgressioni politiche
ill generale dalla conosceaza della legge , nella cui viola-
zione stanno tutte le trasgressioni politiche. Questa legge,
egli dice, o riguarda 1" obhligazione generale, ossia e tale
die ognuno e capace di giudicarla per 1' essenza delle sue
azioiii , e dei doveri generali di diritto; oppurc riguarda
speciali obbligazioni die non si possono conoscere se non
per dovere del proprio stato , del proprio mestiere , della
propria professione , o per altri particolari rapporti. Nel
primo caso la violazione di questa legge generale , e delle
relative generali obbligazioni produce sempre per se una
trasgressione politica. Nel secondo caso non avvi trasgres-
sione di polizia se non quando sia I'egolarmente emanata
e conosciuta cotesta legge da cui s' inducono simili parti-
colari obbligazioni. Assegnato per tal modo il carattere
costitutivo delle gravi trasgressioni politiche trapassa a di-
stinguerle in proprie ed in iinproprie, facendo osservare
siccome nelle proprie , oltre la conoscenza della legge e
la sua violazione , concorrer debba solamente o V impre-
veggenza, o la trascuratezza , o I'obblivione, o la cre-
denza, o la niancanza di caiitele , ed anclic il niun dauno
aGG APPENDICE
derivator, e non mai la prava iatenzlone o 1' animo dell-
Ijerato; poiche allora o si verifica il delitto, oppure si
trasmntano esse in trasgressioni improprie, il cui carattere
o condizione essenziale si e questa prava intenzioiie o ani-
mo deliljerato , onde da veri delitti possono convertirsi in
semplici trasgressioni di polizia , quali sono le azioni crl-
jninose degl' impuberi, i reati commessi in istato di ubbria-
chezza accidentale punibili siccome gravi trasgressioni po-
litiche secondo le circostanze.
A questa teorica delle gravi trasgressioni di polizia in
genere succede quella delle loro pene considerate nel doppio
oggetto, i.° Delle loro specie o qualita ; 2." Delia loro
estensione o quantila. Relativamente alle qualith le distin-
gue il Kudler in principali ed accessorie esponendo tutta
la dottrina raziouale e positiva sulle une e suUe altre.
Relativamente alia quantita egli considera le pene di du-
rata jjeriuanente o temporaria , e questa a tempo deter-
niinato o indeterminato , siccome dispone il Codice pe-
nale. In fine viene il Kudler a ragionare delle gravi
trasgressioni politiche in particolare secondo Y ordine dei
paragrafi di esso Codice;, e ad ogni paragrafo sviluppa la
dottrina filosofica tanto delia disposizione della legge ,
quanto dei motivi die I'hanno determinata. Questo me-
todo veramente egregio di trattar filosoficamente le parti
pill positive della giurisprudenza , die noi ablsiamo gia
riscantrato ne' due fascicoli di sopra annunciati dal signor
Kudler, fa desiderare che sia continuata la pubblicazione
di tutti gli altri ;, poiche allora quest' opera unita all' altra
del professore Jenull sulla parte dei delitti e delle pene ,
dara tin Commentario italiano compiuto e sommamente
istruttivo su tutto il Codice penale del i-egno Lombardo-
Veneto.
Del dirltto di eriger fabbr'tche e del diiitt.o di vietarle,
deir uso e non uso delle seivitu non che delle sin-
gole specie, di Blichele Schuster I. R. Consigliere ,
Professore del diritto civile austriaco neW Universitd
di Praga. Versione italiana. — Milano , 1829, da
Placido Visaj. Fascicolo i.°, 2..^ e 3.°, in 8.°
Lo scopo del sig. Scliuster, siccome egli dice nella Prefa-
zione ( pag. 4) , si e quello di somministrare una raccolta
PARTE ITALIANS. 267
di materiali important! per un Commentario, nel quale
le prescrizioni del Codice civile austriaco fossero discasse
a guisa di scieiiza , siccome lo furono quelle del Diritto
roinano. Sicche in ognuna di esse si venisse sviluppando
il piinci^jio lilosofico , ed il suo spirito nel modo piii esteso
per via di analisi e della ragionata spiegazione di tutte le
singole disposizioni anche analoghe.
Al conseguimento di tale scopo egli pubblica innanz'i
tratto un primo volume di silTatto Commentario, e poscia
1' opera qui annunciata , in cui sicuramente avvi T ordine
ed il metodo d' una scienza non meno die il risultamento
pill utile per la pratica di essa. IP opera versa sul diritto
delle faljbriche ; e le sue materle dividonsi in cinque ca-
pitoli die tutta ne esauriscono Testensione e I'importanza.
II primo capitolo coniprende il diritto di eriger fabbriche.
II secondo il diritto di vietarle. 11 terzo il diritto di uso
e di non uso. II quarto le singole specie di servitu. II
quinto ed ultimo I' usucapione e la prescrizione. Tutte
queste materle massimamente quelle contenute nel primi
tre capitoli sono trattate e dlscusse con cliiarezza e con
profondita nella parte teorlca , e con moltlsslmo acume an-
clie nella parte pratica, nella quale si svHuppano tutte le
qulstloni sul diritto delle fabbriche die sono di magglor
rllievo , e die dal senso letterale della legge non vengono
dimostrate. C16 die e osservaljile intorno alio sciogllmento
di codeste qulstloni si e die il Schuster non rintraccia o
crea nel Codice la masslma , ma la deduce sempre analiti-
camente dalle singole disposizioni del Codice. Nel die egli
si distingue da que' Casisti legali die per rispondere alle
loro tesi vorrebbero accoinodare la legge alle controversie,
e non le controversie alia legge. Noi chiuderemo questo
sempllce annunclo incorando la nostra gloventu alio studio
filosofico delle nostre leggi positive in opere simlli a que-
sta, e ripetendole colle stesse parole dell' autore il comune
consiglio anche de' nostri dotti Glureconsulti " Che la Glu-
rlsprudenza e una delle scienze piii dlilicili ; e die blso-
gna raddoppiare di sforzi nello studio slngolarmente del
Diritto roinano siccome quello die dona una facolta giudi-
caliva prevalence in tutte le leggi , e quindi anche in quelle
del vlgente Diritto austriaco. "
263 ArPENDICE
Storla de' principj rcgolatorl dellistnizione delle pruove
ne'processi penall, di Nlccola Nicolini , tratta
dalla Sim opera : Delia procedura penale nel regno
delle Due Sicilie. — Napoli ^ 1829, dalla tipo-
grafia dl M. Criscuolo , in 8.°, di pag. 334. Prezzo
carl. I 5o.
Quasi tutti gli scrittorl di dirltto universale trattando
del processo criminale lo hanno conslderato sotto 1' aspetto
della discnssione delle prove e del metodo della pronun-
zlazione delle sentenze. Quindi e quasi esausta la materia
della distinzione del giudizio di fatto e del gludlzio di
diritto, e della forma della discussione , e della pronun-
ziazione e deU'appellabilita o inappellabilita delle sentenze
stesse. Uii trattato eve si assuma di proposito la teoria
deir instruzione delle prove ne' giudizj peiiali era forse
desiderato. Qucsto prende grande impoVtanza dalla osser-
vazione che per quauto triste sieno le leggi , pochi sempre
son quelli che vanno ad essere giudicati , ma moltissimi
possono essere inquisiti. Nicolini prende questo di mira
ed assumendo in principio che un codlce di rlto non e
che una logica pratica sanzionata dalla legge , co' principj
di logica prcsi da Locke, Genovesi, Condillac e Tracy forma
tutto il suo lavoro.
Questo metodo nel foro e tutto nuovo; al quale poi
sembra che T autore abbia corrisposto colla novita della
esecuzione ;, e con molte nuove e curiose ricerche.
Dalla logica del tempo , sempre variabile secondo lo
stato delle conoscenze comuni , egli trae la varieta dei
modi di tanti codici di procedura, quante sono le nazioni
e quante sono le epoche delfumana civilta. Tratta, come
artlcolo fondamentale del suo lavoro, della logica comnne
e del rito giudiziario che vi corrisponde nei tempi di prima
barbarie. Riunisce poi tutti i tempi ed i varj periodi della
civilta , e secondo il loro progredimento fa procedere per
sette cause e sotto sette aspetti tutta la storia variatissima
de' principj regolatori delF instruzione delle prove.
Questo piano e sembrato a' giureconsulti e filosofi cosi
ampio che il volume di Nicolini puo formare la materia
di piu volumi, particolarmente se si desse uno sviluppo
conveniente alle note delle quali T autore ha arricchito il
suo lavoro.
r.VETE IT\I,I\NA. 269
L' ultima sezlone {Delia diversita de modi onde assicii-
rarsi dclla persona dt rei) , se non contiene come le altre
cosa alcana di nuovo , riunisce pero in brevi carte ordi-
natamente tutta la grave iiiateria de' modi di custodia
de' rei , e ne determina i conlini secondo 1' eterno piinci-
pio della necessita civile, clie e il principio unico, dallo
sviluppauiento di cui prende forma tutto il lavoro.
Memorie della reale Accademia delle scicnze di To-
rino. Tamo XXXIII. — Tofino, 1829, dalla
stampeiia reale.
Coaiincia qnesto volume colla storia della classe di scienze
fisiche e matematiclie negli anni 1827 e 1828, scritta dal
prof. Giacinto Carena, nella quale si fa cenno degli scritti
presentati all' Accademia e dei giudizj pronunciati intorno
a diverse invenzloni e scoperte. Sotto la data del di y di
gingno 1827 si annuncia die il dottore Carlo Bertero da
Alba stava per intraprendere un secondo viaggio in loa-
tanissime regioni, sj^intovi dall' amore della scienza bota-
nica. A questa storia tlen dietro 1' elogio storico dell'ac-
cademico dottor Luigi Bellardi, valente botanico , cbe cesso
di vivere il di 4 maggio del 1826. Seguono le disserta-
zioni accademiche in uumero di 19, di ciascuna delle quali
daremo qui una brevissima notizia.
II teologo Losana, professore emerito dell' Universita,
ed attualmente prevosto del comune di Lombriasco, coltiva
con molto ardore la zoologia. Nel tomo ventesimonono diede
una Rlemoria sugli animali infusorj polimorli. Nel presente
ragioua de' monomorfi. II cav. Avogadro raffronta i poteri
refringenti de' corpi gasosi determmati dal Dulong coUe
formole di agguaglio tra i detti poteri e le affinita pel ca-
lorico dedotto da' calori speciiici. Noi nel dicembre del 1816
(p. 478) e nel gennajo del 18 17 (p. 78) abbiamo in questo
Gioniale inserito una dissertazione di lui nella quale ridu-
ceva a certe relazioni , dette dall' autore numeri allinitarj ,
r aflinita dei corpi pel calorico. Blot e Arago aveano fiitte
alcune osser\'azioiii su' poteri refringenti , le quali ed eraao
poclie e lasciavano un addentellato. Dulong entro in aringo :
moltiplico le osservazioni e ridussele a maggior esattezza.
L' Avogadro tolse ad esaminare la scrittura del Francese
e a cavarnc tutto il possibile vantaggio. L' avvocato Golla
a'JO A r P K N D I G E
presenta sclilarlmenti ed agglunte relative al coploso suo
giardiijo botaaico esistente ia Rivoli. la questo, noii mea
che in altri suoi lavori botanici , 11 signor Colla ebbe a
compagiia la figlia sua Tecofila Billotti, da Ini incUrizzata
alio studio di questa scienza. Ella dipinge le plante ; ella
fa bella mostra nell' alho delia Societa liniieana di Parigi.
Noi leggeramo con piacere la desci-izione d' un Pelargonium
Berterianwn , d' un' Acacia Spini , d' ua Cactus Spirii. II pro-
fessore Cantii da una nota sur una miniera di carbonate
di manganese violetto compatto recenteniente scoperta nella
vallea di Lanzo pi-esso il comune d'Ala. II prof. Borson ra-
giona su alcuni fossili della Tarantasia. Egli e quello die
arricchi piu che ogni altro il museo di Torino, per quanto
ragguarda a' niinerali. II prof. Lavini ofFre T analisi cb' ei
fece della lava del Vesuvio che eruppe nel iBaa. Ottenne
acqua, acido idro-clorico , idro-clorato ammoniacale , sol-
fato di calce, muriato di soda, calce , ossido di ferro,
allumlna, magnesia, silice, carbonio. Fece pure T analisi
delle ceneri del Vesuvio del 1794: ma allora ottenne ben
altri risukamenti , ebloe cioe solfato di potassa , rame ,
manganese, non acido Idro-clorico, non idro-clorate di
soda: non magnesia : i rimanenti componenti comuni,seb-
bene in diverse proporzioni. II dottore BelUngeri continua
i suoi esperimenti suU' elettricita degli umori animali. Nella
presente dissertazione tiene ragionamento della saliva, del
muco , del pus , tanto semplice die contagloso. II profes-
sore Re diede un ragguaglio delle piante scoperte dal Bel-
lardi di onorata memoria , le quali non sono ancora state
comprese nella flora del Piemonte. II sullodato Avogadro
fa alcune considerazioni sopra la legge della forza elastica
cleir aria coinparativamente alia sua densita ne' casi di
compressione senza perdita di calorico e sopra quella del
calore specifico dell' aria in agguaglio alia temperatura ed
alia pressione, II cavaliere Cisa De-Gresy toglie a discu-
tere sul problema della perturbazione de'pianeti: argo-
mento in cui versarono i La-Grange, i La-Place, i Pois-
son , i Plana , nomi tutti onorevolmente rammentati dallo
scrittore. Jacobi nel giornale di Sdiumacher nel mese di
novembre del 1837 diede una sua teoria delle trascendenti
elittiche. Legendre nel medesimo giornale nel febljrajo del
i8a8 vi appose pareccliie considerazioni. II professor Plana
propone un nuovo metodo per discoprire e dimostrare la
TARTK ITALIAN!. 271
possibilita Je' teoremi conipresi nella teorla del Jacob!.
Faceado passaggio alle IMemorie die spettano alia classe
delle scienze niorali, storiclie e filologiclie , noi veggiamo
pararcisi inuaazi la descrizioue di alcuni papiri greci die
trovausi nel rcale niuseo egiziano. Questa provincia e spe-
cialmente perlnstrata dal professorc Peyron, eriuUtissimo
nelle lingne orientali e nella gieca. II senatore conte Sclopis
tratta de' Longobardi in Italia : e promette di dare succes-
sivameiite alcune lezioni sul medesinio soggetto. Li questa
prima lezione esamina lo stabilimento della domiiiazione de'
' Longobardi in Italia e gli ordini del loro goveruo. II conte
Napione di Cocconato favelia intorno al Regale della zecca
in Italia nei secoli X e XI. II pi-ofessore Barucdii dlscorre
dei tripodi in generate , ed in particolare di cjnello dell' an-
tica citta d' ladustria. II suUodato Peyron da T illiistrazione
di due papiri greco-egizj dell' I. R. mnseo di Vienna.
L' abate Gazzera presenta un' iscrizione metrica ritrovata
sopra nn antico sarcofago clie esisteva nel giardiao de' frati
della Consolata di Vercelli , e gia altra volta pubblicata
dal prof. Gio. Antonio Ranza. Dimenticato il prezioso rao-
numento e negletto per moltissimi auni fn di naovo ritro-
vato a caso dal dott. Dalmazio Sancio, die a ridilesta del
sig. Gazzera ne distese in una sua lettera latina una dotta
illustrazione. Si agitarono ed agitansi tuttora di molte coa-
troversie suU' autore dell' opera De iinltadone Christi ; gli
uni r attribiiiscono a Tommaso Da-Kempis : altri al can-
celliere Gerson : i Francesi a S. Bernardo. II Napione si
accinse pur egli a trattar sifFatta quistione. Nel libro della
Patria di Colombo egli ispiro dabbj se per avventura la
gloria della coniposizione di quell' opera sia dovuta ad un
quarto : e questi sarebbe Giovanni Gerseno monaco nel
monastero di santo Stefano di Vercelli. Aggiunge in fine
alcune considerazioni sul codice De imitatione Christi, die
trovasi in Arona.
Prcnozioni fondamentali di biologia che semano i II-
mltl al matcrialismo ed all aiiimismo nella scicnza
della natura , del dott. Lidgi FoR^'T. — Torino ,
1829, dalla stanipcria rcale, in 8.°, di pag. i5o.
Prczzo lire 2.
II Forni divulgo gia colle stampo varie scritturc, nelle
quali propose i suoi pcnsaiuenti suUa biologia, Prccipue
2~2 APPENDICE
sono : gll Elenientl della fisiologia della natuva : II saggxo
sul calorico. E gia gran tempo clie sta tlettando un' opera
in cui trattera difrusaiuente si rilevante argomento. Intanto
ha creduto di prcmetterne nella presente i principj fon-
damentali. La vita , die' egli , non compete solamente agli
animali ed a' vegetali : ne tutti i corpi , che non riferi-
sconsi alle snddette due classi, possonsi chiamare inorga-
nici. II globo terracqueo e organico. I suoi fenomeni sono
analoghi a quelli della vita delle piante e degli animali.
Tutti i corpi, che non sono incomljustlbili e sconnessi,
godono di una vita : ne possonsi appellare inorganici. Ogai
pbrzione di sostanza separata dall' organisino vuoisi riguar-
dare per organica , se non abliia subito la combustione
ignita , la niortilicazione , la putrefazione. I fenomeni vi-
tali , o le funzioni , tanto nell' intero globo , quanto in cia-
scun corpo , riduconsi a due , che sono ; T assimilazione e
la disassimilazione. Evvi un fluido, principio di vita. Un tal
fluido esiste negli spazj celesti, nell'atmosfera, neU'acqua,
ne' cibi , in tutti i corpi che non subirono le mentovate
mutazioni per cui abbiano perduto Torganismo, e ovun-
que lo stesso. VIene tramandato da corpo a corpo. I corpi
organizzati l' assorbiscono, se lo rendono proprio e speci-
fico, poi il restituiscono sotto peculiavi circostanze. La ge-
nerazione non e che trasmissione del fluido vitale dai ge-
neranti ne' generati. La fecondazlone apporta le condizioni
necessarie alF attualita della vita. Del resto esso non manca
al germe prima della fecondazlone. II fluido vitale univer-
sale non e solo T eccitatore di se stesso, ma e pure il
modificatore e 1' organizzatore di se.
E attivo quando e libero e fuori del corpo : e passivo
quando e specilico ed insito. A questo solo fluido vitale
voglionsi riferire tutti i movimenti istintivi. La sanita ri-
sulta dalla facolta delf equabile distribuzione del fluido vi-
tale in ogni punto dell' economia dell' individuo. Gli de-
menti in natura sono tre : calorico , ossigene , luce. Dalla
prima combinazione de' tre saddetti elementi risultano le
modificazioni dei flaidi , magnetico , elettrlco , vitale. La
teoria del fluido vitale s' interpoae tra 1' animismo ed il
materialismo. Gli animlsti riguardano V animo come il prin-
cipio della vita, 1 materialisti non veggono che materia.
L' esistenza dell'anima non si puo mettere in dubbio : ma
ssa non puo spiegare tutti i fenomeni della vita. E pure
PARTE ITA.LIANA. 2j3
iin mlstero la presenza d' uno splrlto In un corpo. Am-
iiictteiRlo ua fluido non dissipiamo afFatto la caligine , ma
di molto la diraJinmo. Questa e In iscorcio la dottrina del
Form. Non ci fernieienio a stabilire un confronto fra liii,
i Tedeschi e i piu antichi, clie gia ammettevano una vita
universale. Cel vietano le leggi di un giornale. Non pos-
siarao tuttavia tralasciare di avvertire die il Forni si mostra
piu clie ogn'altro, diligentissimo indagator della natura.
Ma forse talvolta si abbandona , come fece altre volte ,
ai voli d' una fervida immaginativa. La qual cosa tuttavia
non puo apporsi a colpa , sol die non confondansi le ve-
rita dimostrate coUe congetture probabili.
Raccolta di disegni rapprcsentantl le principall mac-
chine ill offii ramo cl industria , delta provincia di
* Bologna , corredata delle necessarie dcscrizioni , e
jiotate le paTt.icolari ciicostanze cite accompagiiarono
le costruzioni , del dott. Angela Zamboni. — Bo-
logna^ 1829, tip. dell 0\\no. Fascial VI .in 4."
Noi vorremmo che quest' esempio imitato fosse in altri
paesi deir Italia e specialmente nella Lomljardia, eve ab-
bondano le macdiine in ogni genere di manifatture, mas-
sime poi pel sctificio. Quest' e 1' unico modo onde far si
clie tanto la persona di studio , e I' ingegnere , quanto i/ icm-
j plice meccanico urwfice trovino i dad sufficiend , il prinio
I per calrolare I' effetto di ciascuna macchina , il secondo per
j eseguirla e porla in opera con precisione e con sicurezza ,
I siccome avverte 1' egregio editore. Cosi noi avremrao forse
I nn tdl corredo di disegni in ogni genere di macchine per
arti e raestieri da non invidlare le oltramontane nazioni.
Paidi Mascagni Anatomia nnivcrsa , XIIV tabuUs
ceneis j'nxta arclictypwn hominis adidti accuratissime
repnescntata , etc. Fasciculus septirnus. — Fisis ,
op. Nicol. Capurro, etc., in carta slragj-andc, delta
d di nostiL elelautina. Prezzo di ciascwi fascicolo
lir. 280 ital.
Quest' edizlone die e la piu magnifica, la piii grandiosa
fra qiiante vengono ora eseguite nella nostra penisola , ha
oggimai feliccmente oltrepassato il mezzo del suo canunino,
Bibl. Ital. T. LVUI. 18
^74 APPENDICE
II fascicolo clie ora annnnziamo contiene i." lo strato
qirarto della parte posteriore del corpo umaiio, tav. I, II, III;
a.° Le speciali figux'e dello strato terzo, tav. I, i visceri,
tav. IX.
Ccnni sopra il morbo migliare Veronese di Francesco
Fagiuoli di Verona , medico condotto in Cerea. —
Verona, i82g , presso Paolo Libanti, di pag. 74,
in 8.° grande.
E solo da alcnnl anni che apparve endemica nel Vero-
nese una nianiera di esantema a bollicine migliari, e la
quale per nulla s' accorda coUe descrizioni del nioibo mi-
gliare finora pubblicate; ond' e clie i medici di quella
provincia non dubitano di estimarla affatto nuova. II signor
dottor Fagiuoli , siccome medico condotto di comune ove
viemmaggiormente mostrasi esso malore, venne richiesto
dalla superiore autorita di darne gli opportuni schiarimenti.
Imprese egli percio a scrivere i Cenni clie ora qui an^
nunziamo •, ed i quali egli divise in due parti. Nella prima
piglia a disamlnare gli accidenti ed i fenoiueni che nella
economia delf umana fabbrica appajono nel morbo in di-
scorso , e conchiude die sia peculiar guisa di morbo mi-
gliare , suscitato da potenza particolare , che puossi seaza
dubbio ritenere siccome specifico miasma contagioso , ap-
palesantesi svariatissimo nei gradi di forza per cui pno
suscitare diversi gradi di fenomeni morbosi , e in seguito
ad essa forza sua ed alle particolari costituzioni far cor-
rere il male sporadico , endemico od epidemico , ed assa-
lire anche piii volte una stessa persona , ed a brevi in-
tervalli eziandio. II quale pecnliar contagio poi avrelilje
in senso suo azione irritativo-stiinolante inducendo sempre
infiammazione piu o men grave nel sistema cutaneo , e
per consegnenza suscitante diatesi di natura sempre e co-
stantemente iperstenica. Nella seconda parte ridurrebl^esi
il dottor Fagiuoli a stabilire il metodo cui-ativo , il quale
dovendo di forza essere fondato in sulla premessa condi-
zione gefeerale morbosa non puo a meno , secondo lui , di
non essere coiitrostimolante ossia depriaiente j piu o meno
attivo poi a norma della gravita dei progressi morbosi,
e delle varie sne complicazioni. II qual metodo per altro
non e al dire del signor D. Fagiuoli « sempre il mezzo
PARTE IT\LI\NA. 2 70
» sicuro ell gunrlgloiie, poiche non vale piii in cjuesta
'/ nialattia die a temperare 1' eccitamento acciesciuto ,
»' ed a tenerlo dentro certi limiti , onde dalla conti-
» nuata azlone irritativo-stimolante della causa morbosa
" pei tessuti viveiiti non si csaurisca la vitalita ; poi-
» die non sara rnai in jiotere della medicina il troncare
»/ o diminuiire T azion del contagio. »/ Tra i riniedj pro-
porzionati all' uopo noi vedianio piu die ogn' altro connnen-
dato il bagno freddo; il quale viene altresi prescritto per la
cura prolilattica , die secondo la teorica accennata consi-
sterebbe pure nel tenere abbassato T eccitamento, e nel-
r uso alti-esx degl' involventi pel sospetto che sia rimasta
qualche reliquia contagiosa nelle prime vie. Finalmente ven-
gono proposti gli spurglii coi sulTumigi d' aceto. Egli non
puossi dair iin canto non lodare la diligenza e 1' ottimo
nietodo adoperato dal signor dottor Fagiuoli nell' esporre e
disaminare gU accidcnti ed i fenomeni del morbo in qui-
stione ■, ci duole dall' altro il vederlo ancora intieramcnte
avvinto ad una teorica fallace e per la quale egli tragga corj-
scguenze che ben diverse essere si vorrebbero. Non sap-
piamo poi perdie ritenendo egli necessario, com' e in fatto,
trattandosi di morbo contagioso , il disinfettare , dia la
pret'erenza sovr' ad ogni altro mezzo ai suiFumigi di accto,
e dimenticlii i piu sicuri e valevoli, le dissoluzloni cioe dei
cloruri.
II signor dottor Fagiuoli termina i suoi Cenni apportando
quattro storie particolarizzate della malattia di cui discorse,
Noi non possiamo terminare questo annunzio senza nietter
innanzi un dubbio nostro il quale sarebbe questo , se quel
tanto svariare di tempo nell' uscire che durante la malattia
fa Fesantema niigliare, e quel tanto diversiiicare di vo-
lume , forma ed umore delle bollicine sue, non possa in—
durre a credere 1' esantema in discorso secondario, sintomo
del male in corso anziche morbo per se stesso primario.
276 APPENDICE
Nuovo trattato sidle cmorragie uterine cli Edoanlo
Rigby e Stewart Duncan, corredato di molte os-
servazioni tratte dalla pratica di questi insigni au-
tori , traduzione dall inglese con note ed ag^unte
delta signora vedova Boivin , preceduta da una
notizia storica aggiuntai^i dalla stessa sul tratta~
mento dclle emorragie uterine e sussegidta da un
saggio analitico delV opera del signer Bigcschi sullo
stessa soggetto , non die da una lettera del chia-
rissimo signer Chaussier sulla sti'uttura dell' utero ,
prima traduzione italiana con note ed aggiunte del
dottore Francesco Ferrario , gid assistente alia
cattedra ed alia clinica ostetricia , e ripetitore di
ostetricia teorico-pratica presso VI. R. Universitd
di Pavia, ora medico-cJururgo-ostetricante in Mi-
lano. Tomo prima — Mdano , 1829 , per gli edi-
tori dell Indicatorc lombardo , contrada dei BIo-
rord, n° 4120, in 8.°, di pag. 222. Prezzo , lire
3 italiane.
Svariatisslmi e spesso pur troppo pericolosl sono i casi
di emorragie dell' utero. Laoude chi attende all' ostetricia
dee innaiizi tutto fare sovr' essi grandissimo studio , stan-
teche succedono per lo piu o per gravidanza , o aU'atto del
parto, o ia seguito ad esso. E veramente beii fondate sono
la teorica e la dottrina •, importanti sono le osservazioni
ed ottimi i precetti die a loro risguardo pubblicarono ia
Ingliilterra Rigby e Duncan. Quindi e die per consiglio del
celebre Chaussier, la vedova Boivin, gia favorevolraente
conosciuta per altre cose di sua professione ostetrica rese
di pabblica ragione , piglio opportunamente a divulgare in
Francia il loro Trattato, aggiugnendovi alcun die suggeri-
tole dalla estesa e lunga pratica in simile argomento. E il
signor dottor Ferrario avviso non erroneamente ciie un tal
lavoro potesse tornar utile anche all' Italia , e quindi die
niano a voltare nell' idioma nostro la traduzione francese.
Tuttavolta non ci possiamo a tale risguardo astenere da
un riflesso , il quale e die le traduzloni di traduzioni
senza il confronto dell' originale vanno ordinarlamente a
tale die questo piii non vi si ravvisi. In quanto alia tra-
duzione che annunziamo del signor Ferrario, parci d'altro
PARTE ITALIANA. 377
Into clie sappia un po' troppo del francese , non corra ,
come importerebbe , con vero giro di locuzione italiana.
Del resto le annotazioni sue cL sembrano per la maggior
parte assai air uopo e d' importanza. Questo primo tomo
coiitiene le Ricerche di Rigby si intorno alle cause pro-
ducenti le emorragie uterine , die al modo dl giugnere
a perfezionare il metodo di i-ipararvi , e va ricco di GVI
osservazloni pratiche di esse emorragie; XLIII delle quali
proveniiero pel distacco della placenta abbarbicatasi all' ori-
fizlo deir utero , sicche erano inevitabili ; LXIII per la
separazione della placenta in forza di qualche causa acci-
dentale.
Compendlo dl medlcina pratlca veterinaria dl Glo.
Battlsta VoLPi , professore dl cllnlca nella R. Scnola
veterinaria dl Mllano , con un! appendlce in fine sul
metodo dl purgare i cavalll in prlmavera col verde.
Seconda edlzlone. — Mllano, i83o, col tlpl dl
G. I'irotta, dl pag. 824, In 8.° grande , prezzo
lire 4 austrlache.
Dacche la veterinaria raggiunse 1' onovevole grado clie
ora le compete, non piu persone volgari soltanto, ma uomini
dotti e scienziati la fecero subbietto dei loro studj e delle
loro cure. L' Italia non di manco rimane ancora in deside-
rio di buone ed estese opere di medicina pratica veteri-
naria , le quali stlano a livello delle attuali cognizioni
rnediche attenenti aU'uomo, poiche i principj stessi e le
stesse osservazloni vagliono anche pe' bruti. II sig. Gio-
vanni Battlsta Volpi , gia professore di clinica nella nostra
scuola veterinaria sino daU' anno i8i3, pigUo a pubblicare
il compendlo di cui ora annunziamo una seconda edlzione i
ma esso In vero e ben plccola cosa, e per mala sorte tutto
e fondato suUa pretta prettissima teoria controstimolante ,
la quale condusse sovente 1' autore ad erronee deduzioni ,
ed a fallaci e non proporzionati metodi curativi. Le malattie
poi di cui e tenuto discorso in esso Compendlo , vennero
divise in ma'atlie fehhrili , ed in malattie croniche. La sinoca,
la peripneumonia, T angina, la corizza, la glossitlde, Tot-
talmia , 1' encefalitide , V artritide , il reumatismo , la gastri-
tide , r entiritidc , la colica , T epatitide , la splenitide , la
nefritide , la cistitidc, la luetritide, T idropisie , i flussi
27B APPENDICE
intestlnall, il flemmone e la risipola, il glavardo, lo spurgo
alle gambe , 1" apoplesia , la febbre perniciosa , il tetano
soiio nelle prime. Nella seconda si comprendono la tlsi-
cliezza polnionare, 1' asma o bolsaggine, I'epilessia, i coii-
tagi cronici, il moccio, il farcino e la scabbia. A parte e
distintamente parlasi delta timpanitide e dell' indigestione.
Questa divisione non e la piu esatta, poiche tra le malattie
feljbrili ve n' ha di quelle clie noa ban febbre, nieatre tra le
seconde vi sono di quelle die vanno ognora accoinpagnate
da febbre. L' articolo della febbre perniciosa nierita ono-
revole menzione , poiche concerne una maniera di male,
cni il professore Yolpi richiamo giustamente 1' attenzione
de' veterinarj , i quali vi passaron mai sempre sopra , e
la considerarono in ogni case non piii che halordone.
L' autore termina il sue libro col nietodo di purgare i ca-
valli in primavera per via dell' erba di recente tagliata •,
nietodo fra noi comunemente in uso.
Trattato sistematlco delle epizoozie dei piu utili mam-
miferi domesdci per comodo ed uso degli allicvi
di medlcina e chmirgla , no7i che dei medici pro-
vinciali e distrettuali , dei veterinarj ed economi
rurali , compiluto da Gio. Batista Laurin , dottor^
in medicina , professore p. ordinano di polizia ve-
terinaria e dottrina delle epizoozie nelV I. R. Uni-
versitd di Pavia , membra della facoltd medico-chi-
rurgica ticinese. — ■ Milano , i82f), dalla tipografia
Eivolta, poZ. i.°
L' Italia dopo i Greet pub a ragione vantarsl di essersi
prima di ogni altra nazione occupata nello studio della ve-
terinaria , avendoiie ricoiiosciuto 1' iraportanza. Ella ebbe
quindi negli anticlii e nei nioderni tempi scrittori in cio
riputati e segnalati. Ma pure rispetto alle epizoozie, ossia
alle malattie generali difFusiliili o gia diffuse su varj indi-
vidui bruti, non poteva dire di possedere finora nn trattato
che potesse onninamente andar del paro con que' che pub-
blicati furono dai Tedeschi e dai Frances!. Bene quindi
stava ad uii pubblico professore di questo ranio di zooja-
tria di riempiere quel vuoto , e dare in pari fetnpo ai
discepoli suoi una sicura norma cui attenersi. Da quanto
PARTE ITALIVNA. 279
nol ahbiamo sott' occliio possianio accertarc che in que-
st' opera il sig. professore Laurin scgal un ordine rigoroso,
e vi sparse ia ogiii cosa uaa souima chiarezza. Le masslme
ragiouatissiaie di Veitli gli valsero cU princijiale gulda, seii-
za cssere servile ; jioiclie con sana critica seppe profittare
anclie delT osservazione di altri autori ed italiani e stra-
nieri, soccorrendo sempre colle proprie ove trovava man-
canza, o non consentaneity alia ragione ed al vero. Per-
suaso poi che i principj regolatori delle funzioni organiclie
sono in fine gli stessi tanto nelT uonio die nel hriito, noa
e'sito ad applicare a questo le teoriclie fisiologiche e pa-
tologiche di quelle, tranne le niodificazioni ricliieste dalle
diverse indiviilualita di esso liruto. Nondiinanco nelle teo-
riclie non aino il nostro professore soverchiare oltre il bi-
sogno, e il maggior use die ne fece {a nel render ragione
dei fenomeni febbrili e dell' infiammazione ; nel die puossi
dire die egli abbia proceduto in modo presso die tutto
suo proprio ed originale. Ed originale e piu die inai al-
r uopo e il quadro sintoiiiatologico per divenire alia diagnosl
dei mali, poiclie lo studioso anclie col solo materlalmente
seguirlo vien condotto come per meccanismo a riconoscere
nel brute , die non annunzia colla parola il suo male , la
specie di questo da citi e molestato. Non men commende-
vole della diagnosi riesce I'eziologia, o la cognizione delle
cause niorbose, e commendevole e pure il trattamento te-
rapentico e preservative, sempre razionale. In ogni in-
contro poi ov' e necessita teccasi in modo liensi succinto
111a sulTiciente alio scope tutto cio che concerne le massime
di polizia veterinaria. Terminata die sia questa pregevole
opera, noi ci studieremo di darne breve ma ra2,ionato
sunte. Intante non possianio non rallegrarci col professore
Laurin del bel done ch' egli lia fatto alia scienza die pro-
fessa, e die fu dcgno di essere dedicate al supremo ar-
chiatro di Gesare.
aSo V A R I E T a'
VARIETA.
curiosita' bibliografighe.
Xn uii' opera pubblicata non ha guari a Lomlra col titolo
cli The Book Rarities in the University of Cambridge ( Rarita
bibliograficlie dell' Universita di Cambridge, ecc), del signer
C. H. Hartshorme, in 8°, contengonsi molte curiosita bi-
bliografiche degne certamente dell' attenzione dei dotti. Noi
ne daremo un saggio coll' accennare le tre seguenti :
I .° Un Trattato di cranologia die vanta 1' antichita di
piu secoli , ed al quale trovasi annessa un' incisione bensi
imperfetta e rozza, ma che rappresenta una testa divisa
in compartimenti , ove indicate sono quasi tutte le grandi
divisioni del sistema frenologico. Se la cosa e vera , come
scmbra non potersi duliitare, non si sarebbero a' di nostri
scoperte clie, per dir cosi, le gradazioni de' colorl e le parti
pill minute. Tutte le odierne scoperte consisterebber dunque
neir aggiugnimeiito delle frazioni , e nell' essersi suddivisa
air iniinito la regione dell' intelletto , siccome opportuna-
niente osserva un Giornale d'oltrammonte, e quindi torne-
reljlje qui in acconcio il JVil sub sole novum.
2,." La descrizione d' una carta geografica fatta a Roma
nel 1467, e clie ora si conserva nella Biblioteca del Re
d' Inglillterra , e di un' altra carta pariniente geografica, ma
d' una data meno antica e fatta a Marsiglia , nelle quali
1' isola di Terra-Nuova presso la costa orientale dell'Arae-
rica Settentrionaie e indicata col nome di JVova Terra Bac-
caboos. E da notarsi die nel Levante e detto tuttora bac~
calan il pesce che proviene dai mari di quell' isola.
3.° Coinunemente si ritiene che il Begiomontano sla stato
il primo die in Europa dato abbia agli almanacchi la
loro forma attuale , aggiugnendovi le predizioni degli eclissi
e le fasi della luna , e calcolando il movimento de' pianeti.
Le sue Effemeridi pel corso di trent' anni dal 1475 al
i5o6 furono pubblicate a Norimberga nel 1474. (*) Prima
(*) II Lalande cita delle Eftemeridi manoscritte per I'amio 144^
psistenti nella Biblioteca del Re di Francia.
V A R I E T a'. 281
tVi quest' opoca, gli Svcdcsi, J Danes!, i Norvegi servivansi
d'niia verghetla ili Icgno, suUa quale crano scritti in ca-
rattere runico T ordine delle feste , le lettere dominicali , i
giorni tlella settiniana , ecc. I Danesi introtlassero I' nso
di questa specie di calendar] nell' Ingliilterra , dove molti
tuttora se ne conservano, ed uno liellissimo nella Inlilioteca
del Collegio San Giovanni a Cambridge. Essi variavano sol-
tanto nella forma e nella materia. Talvolta venivano incavati
su tavolette di legno , die poi insieme legavansi quasi alia
foggia di un libro, tal altra scrivevansi od intagliavansi sni
foderi delle spade, sulle dargiie , ecc., e per gli orefici e
manifattori , su loro arnesi , martelli e cose slmili. Se ne co-
strulvano in rame, in corno , in pelle d'auguilla fortemente
tesa sul legno ;, ma il piii delle volte consistevano in una
specie di canne o di bastoni , clie usavansi portare al mer-
cato , alia cliiesa , ecc, ond' all' uopo consultarll. La parte
clie dicesi profetica non fu aggiunta agli almanacchi nel-
r Ingliilterra clie al principle del i8.° secolo da Partridge,
clie ogni settiniana pnl^blicava le sue predizioni e vendere
le faceva come periodic! giornali.
Manoscritti orientali della Persia trasportati a Pietroburgo.
II sig. Senkovski , professore delle lingue orientali a Pie-
troburgo, in una sua lettera al sig. Silvestro di Sacy an-
nuiizia che 1 Imperatore delle Russle giovandosi della supe-
riorita ottenuta colle sue vittorie, lia ordinato clie vengano
dalla Persia estratti tutti que' manoscritti orientali di cui
fosse per avventura mancante Tlmp. Biblioteca di Pietro-
burgo. Ne i soli general! russi ricevuto hanno P ordlne di
sccglierne dalle librerie delle citta persiane sottomesse colla
forza delle arm! ; ma V Imperatore stesso nel suo trattato
di pace collo Schah stipulo la cessione di quattrocento
opere a sua scelta in tutta 1' estensione della Persia. Al
momento in cui scriveva il sig. Senkovski , gia sessanta
opere, e tutte preziose, state erano consegnate. Trecento
altre gia provenute erano da Ardebil. Con tali acquisti e
con quelli che dalP Imperatore Alessandro fatti eransl prece-
dentementc , PI. Blljlloteca di Pietroborgo diverrh in questo
genera di libri una delle piii ricche d'Europa.
282 V A R 1 E T A .
YIAGGI.
Sqnarclo <T una letteia del signor consigllere Giuseppe
AcERBi , console generale di S. ML /. R. A. ncl-
V Egitto , datata dal ramo del Nilo dl Rosctta al
di sotto di Tcivane, il 2 aprile 1800.
La vostra carlssima in data 26 novemhre delP anno
scorso mi ha ragginnto in viaggio , mentr' io attendeva a
dar compimento alle escursionl , coUe cjnali prefisso avea
di conoscere pel lungo e pel largo T Egitto. Ho rivolte le
prore della mia Dahabia ( Barca con camere coperte )
verso Alessandria niia residenza ; ma giacclie il vento con-
trario ui' olabliga a tenermi legato alia riva , io mi vendi-
cliero procurandomi il piacere di conversare con un amico.
Dalla direzione attuale del mio viaggio comprenderete die
ne tocco quasi la line. Ho visitato il Fayum che non potei
vedere 1' anno scorso ^ ma per verita la Provincia delle
rose non ha conservato che le spine. Quella Provincia
faniosa conquistata sul deserto da un antico e sapiente
governo ha piii di qualunque altra dell' Egitto bisogno di
vigilanza paterna. Del che ella mancando e ora dive-
nuta la pin povera e Ta piu infelice. La sua fertihta era
figlia della sapienza e dell' industria : da per tutto dighe
immense, argini ben combinati , e canali che distribuivano
con moko artificio e con pari equita le acque fecondatrici
del Nilo, condotte con inaraviglioso ardlmento per centi-
naja di miglia , sempre lungo le falde della catena Ubica ,
mediante il famoso canale di Giuseppe (Bahr Jusuf). Le
dighe e gli argini abbisognano di sollecite riparazioni ,
ma i turclii hnnno per sistema di non riparare mai nulla.
Dal lato deir antichita quella Provincia non presenta nulla
d'importante per chi ha avvezzato P occhio agli avanzi
di Tebe. Un povero ed isolato obelisco giace rotto in due
e prostrato in una vasta pianura presso Beghigh, i cul
jeroglifi poco profondamente scolplti indicano la decadenza
deir arte. Infatti dallo scudetto o cartello del prenome si
puo riconoscere qucllo del noine che sta sepolto sotto il
terreno , e se non m inganno vi ho i-avvisato il re Nec-
tanebo della 3o.* ed ultima dinastia faraonica. Perclie la
bella scoperta de'' prcnomi dovuta anch' essa al Cliampollion,
dopo quella delle tavole di Abidos , ci mette in grado di
conoscere i noini dei Faraoni, quand' anche sieuo logori,
V A R I E T a'. a83
o guasti o mnncnntl. Le piramliU del Fnyum sono dl mat-
toni ci'UcU : ma del famoso labiritito noii si puo trovar
traccia anche cercandolo, come ho fatto io , coa Erodoto
e Strabone alia mano.
IIo bevuto le accjue del lago Meris die sono potabilis-
sime, checche ne dicano i Francesi della gran Description
lie l'1-^ypte. Vero e pero die erano state in quest' anno
alimcntate da un' inondazione straordinaria. Non vi fidate
degli scrlttori che lo danno per un lago artificiale. Esso
non era , a mio avviso , die un b»cile naturale die i sa-
pientl Egizj , forse sotto il le Meris, riconobbero e giu-
dicarono opportuno per ricevere I'eccesso delle acquc qualora
si fosse riuscito di poterle fin la condurre a fecondare
quel deserto. Del resto ncssun altro avanzo d' antidiita
iuteressante. Le roviae dell" antica Arsinoe non niostrano
neppure ii cartello di lei die le diede il noiue , ne dello
sposo benefattore.
Tomato al Cairo dopo il Fayam , non scppi resistere
alia tentazione di visitar Suez ed il War Rosso. — Ho
viaggiato coi Rangiferi oltre il cerdiio polare , era giusto
die provassi i droniedarj sotto il tropico. Ebbene in quattro
gionii e tre nottl attraversai sopra qncUa montatura il
deserto. die separa il Mar Rosso dalla capitale delTEgitto,
ed eccomi in faccia all' Arabia Petrea. Ho attraversato il
golfo presso a poco in quel Inogo ove Io attraverso IMose.
Nell'Arabia Petrea visitai le foatane cosi detie di Mose tre
ore lontane da Suez.
Fui tentato di spingerml fino al monte Sinai , ma alia
mia eta non si fa piii quello die si vuole , si la quello
die si puo. — Fui d' altronde scoraggiato da due ncci-
denti funesti, uno accaduto al mio domestlco , e F altro
ad un inglese viaggiatore , slanciati ambidue fuor dell' ar-
clone de'loro dromedarj con pericolo di rimanere sul luogo.
Bisogna vedere a che altezza trovasi il cavaliero sopra il
dromedario. Otto pledi son pochi. Alle fontane di Mose
trovai delle vestigia della potenza veneta. Yoi sapete che
quella republilica equipaggio, aiizi costrusse una flotta per
battersi coi Portoghesi nel Mar Rosso. Furono gli ultinii
sforzi per conservare lo scettro del commercio marittiiiio
die le scappava di mano dopo la scoperta del Capo di
Buona Spcranza. I Veneziani condusscro con hen combi-
nati canali Ic acque delle fontane di Mose per due o tre
284 V A R I E T a'.
miglia a traverso del deserto per portarle sin presso alia
riva del mare. Ma colle spese die fecero nel costruir quella
flotta ill un paese ove noti sono ne alljeri, ne ferri, ne cor-
daggi, avrebbero potuto tagliar T Istmo segueiido le tracce
deir antico canale. Questo canale e visibile anche per chi
nol volesse vedere, ed io vi ho cavalcato dentro per ben
due ore sopra il mlo dromedario. Esse metteva foce nel
ramo pelusiaco, e noa e da mettersl piu in dubbio una
sifFatta comunicazione. L' opera de' Francesi Tha dimostrata.
A Suez si aspettava un battello a vapore dell' Indie, e nel
golfo era un brik da guerra della compagnla , die levava
diligentemente la carta idrografica di tutto il golfo da Suez
a Babel- el -Mandel.
Dopo Suez tornai al Cairo, dove raggiunta la mia harca
discesi pel ramo di Damiatta visitando tutto cio che ofFre
d' interessante questa parte orientale del Delta e dell'Egitto.
Ho rlconosciuto i quattro rami Pelusiaco, Fanitico, Man-
desio e Fatmetico , ed ho visitato T antica Bubaste e Atribis
e Tunis, e il lago Menzaleh fino alia solitaria ed abban-
donata Pelusa dove il gran Pompeo fini vittima di un atroce
tradimento. Non vi e piu piaiita che vegeti , non piu animale
die viva su quelle solitudini macdiiate da cosi nero de-
litto. Eccomi di nuovo al Cairo dov' ebbi la carisslma vo-
stra, ed eccomi di nuovo in viagglo sul ramo di Rosetta,
Ma prima di tornare ad Alessandria mi restavano a ve-
dere i conventi copti ed i laghi alcalini , posti nella cosi
detta valle de' natroni. Volli vedere anch' essi , e vi scrivo
ancor caldo di questo viaggio. Non vi pavlero di slfFatte
singolarita difFusamente come vorrei, perche questa lettera
diverrebbe troppo lunga. D' altronde niolto mi rimane an-
cora a dirvi. Mi limitero a narrarvi die m' incontrai ai
laghi del natrone con un insigiie chimico, il figlio del ce-
lel3re Darcet di Parigi , e ch' ebbi da lui que' lumi che io
non poteva sperare da nessun altro. Egli stampera il suo
viaggio cliimico subito tornato in Francia. Mi reputo for-
tunato di questo incontro come di quello di ChampoUion
a Tebe. Trovasi stabilito nella valle dei nati'oni un ita-
liano ( certo Bafii ) il quale lia preso per tre anni 1' ap-
palto esclusivo di quella sostanza salina ( carbonato di
soda ) per ispedirla raffinata in Europa , dove non si e
finora trasmessa che in uno stato brutto e pieno non diro
di solfati e muriati , ina anche di terra e di sabbia. Egli
V A R I E T a\ 285
introdusse con grandissimo successo la fabbrlcazione del
nitro senza fiioco e coUa evaporazione a' raggl del sole.
Un' idea cos\ semplice non venne in capo a iiessnno, nep-
pure de' dotti Frances! della spedizione. Baffi , ne forte chi-
mlco ne letterato , ma mediocre speziale della Pergola , ha
procurato milioni a questo Bascia con sifTatta fabbricazione.
Egualmente semplice e quella della piuilicazione del na-
trone e ne spera un grosso profitto.
Ma tornando al mio via^gio vi diro clie torno carico di
spoglie opime. Porto iene , sciakali, icneumoni, pipistrellii
pill di trenta specie di rettili ; molti insetti e circa cin-
tjuanta specie di uccelli, molti de' quali affatto diversi da
quelli die portai 1' anno scorso ; una raccolta di conchiglie
del ]\Iar Rosso e del Nilo e dei laghi vicini : ho poi ua
ricco erbario ed una buona raccolta di minerali.
Le antichita egizie qui costano piii , e sono dlvenute
piii rare che in Europa. Una statuetta di bronzo aha
poco pill di un plede , tutta ossidata e con una sfioritura
a una spalla che la deformava , fu pagata , me presente ,
in Alessandria 800 talleri; ma quello clie restava di in-
tatto era degno de' piii bei tempi della Grecla. A Livorno
vi sono tre o quattro raccolte die non si possono vendere.
A Londra si trovano pezzi bellissimi per la meta prezzo
di quello che costano qui. I pezzi di lavoro volgare e della
brutta epoca sono coniuni , ma per contrapporli a' begli
avanzi di Pesto ci vorreljbe qualche basso rilievo sotto la
18.* dinastia, e quando Pesto non era aiicor nato; perche
bisogna bene persuaders! che tutte le arti sono nate qui,
e che i Greci non furono die imitator! felici dell' arti
egizie. Ess! imitarono coUo stesso talento col quale Virgilio
iinito Ennio. L' opera di ChanipoUion vi dara un' idea
dell' arte egizia prima dell' era volgare ^ e non vi aspette-
rete tanta perfezione, varieta, eleganza nelle arti del di-
segno. La grand' opera della Description de VEgypte vi da
un' idea dell' architettura, ma non della scultura; perche i
disegnatori e gl' incisor! hanno tutto confuso e guastato
il carattere distintivo delle epoche de' diversi monumenti
collo stile e colla manlera francese.
286 V A. R I E T A.'.
ECOKOMIA. RURALX.
Metodo praticato in Corsica per trattenere gU sciami delle
api. — L' uomo cui e afFulata In custodia delle arnie nel
tempo ill cui gli sciami sogUono emigrare , tiene sovra
r una delle sue spalle una piccola arnia vota , della quale
si il fondo che gli orli dell' apertura sono strofinati con
iscorza di cedro. Egli si accosta alio sciame e lo spruzza
col succo di cedro di cui ha la bocca ripiena. L' odore
attrae le api, e basta che una sola di esse entri nell' arnia,
perche venga da tutte le altre seguita.
( Annal. agricol. de Roville. )
GEOLOGIA.
Ossa umane fossili. II sig. Boue ha trasmesso alia R. Ac-
cademla delle scienze a Parigi una lettera intorno all' esi-
stenza di ossa umane nell' antico suolo d' alluvione. Egli nel
1823 ne ha trovate nel paese di Baden. Un altro fatto e
quello dei cranii umani, che il sig. conte di Raspumoroski
dice d' aver trovato fra ossa di quadruped! di specie estinte
od equatoriali in una cavita delle Alpi ooperta di terra
calcarea magnesiaca. Questi fatti pero , ch' essere potreb-
bero importantlssimi, hanno bisogao di conferuia e di
autorevoli esami.
ARCHEOLOGIA.
Al signorl Dlrettori dclla Blblloteca Italiana.
Con grandisslmo piacere ho veduto nel fasclcolo del p." p.°
aprile della Blblioteca Italiana la Nota del Principe di Canino
su le antichita etrusche trovate negli scavi fatti di suo or-
dine, e aggiunta al catalogo delle medeslme, publjlicato
I' anno scorso in Viterbo dai fratelli il/o/zarc/iJ ,' e cosi pure
mi sono rallegrato in vedere , che uno de' nostri piii distinti
letterati soggiunte abbia a quella nota alcane sue osserva-
zioni , nelle quali si confermano le massime del prinoipe
di Canino, e si rischiara il punto preciso della quistione,
che consiste nel determinare T anieriorita o la posteriorita
degli Etruschi o de' Greci in fatto di belie arti.
Ben lontano dal voler io entrare di nuovo in questa
profonda discussioue , mi giova soUanto di ricordare , che
alia pag. 21a delle niie Osservazioni ml vaso che conservusi
V A R I E T A . 2" J
in Cenova sotto il nome di Sacro Catino, pnliblicate in
Torino in lingua francese fino dall'anno 1807, trovasi
una Innga nota sopra la nuova deiiominazione de' vasi etru-
sclii , proposta dal signer Quatreincre de Qiiinry , clie in-
titolare li volcva ceramografici. In questa nota non sola-
niente si difendono gli antiqnarj italiani die ctruscid nomi-
narono que' vasi , ma si fa eziandio uienzione dcgli studj da
essi fiitti per coUegare le ricerche di que' vasi colla storia
de' tempi e de'luoghi; si parla delie antiche citta d' Italia,
presso le quali si sono trovati di que' vasi •, dei sepolcri
e delle loro forme , non die degli oggetti in essi contenuti ;
e si fa vedere die alcuni vasi erano stati avanti quell' epoca
trovati neU'Etruria, e die altri se ne potevano trovare ,
cosicdie inutile era il voler camblare quelia nomenclatura ,
la quale finalmeiste mostravasi non ben adattata a carat-
terizzare i vasi medesimi.
Ricordo alle Signorie loro questo lavoro , perche mentre
esso era riceve un grandissinio lume dalle nuove scoperte
del principe di Caniiio , sembrava allora in qualdie mode
preludere alle medesime , e camminava sugli stessi principj
del Fasscri, del Gori, del Guarnacci e di altri nostri scrit-
tori, citati in quelia nota e neile relative csservazluni.
Sono colla piu distiuta stima
Mllaiio , 8 giugno i83o.
L. Bossi.
R. GiFxONi, F. Carlini e I. Fumagalli , direiiori ed eduori.
Publjlicato il di 23 jriuc-no i83o.
Mllano , dull' I. 7i. Slanipctia.
Osse7vazlo7il mctcorologlche fatte all I. R. Osservatorio dl Brcra.
IM A G G I
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i85o.
Mattina.
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29 27
9,0
+ H,7
S
Sereno.
27
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+ 16,7
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Sereno.
.10 27
10,6
+10,2
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Sereno.
27
10,8
+ 17,7
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Sereno.
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27
11,6 +i3,5
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Sereno.
28
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+ 18,8
NN 0
Nuv. ser.
Altezza mass, del bar. poll. 28 iin. 0,
0
Altezza mass, del term. + 21,6
minima v 27 » j.
\
minima .... * 8,7
\
media "27 « 9,
Qiiantilii della piog
i
gia
linee 21,21.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!.
Idee elementarl di archltettura civile per la scuola
del disegno, di Giovanni Antolini , professore di
archltettura , membra delV Accademia reale di belle
arti dell' Istituto di Francia , corrispondente della
R. Accademia delle belle arti di Napoli , ecc. Edi-
zione seconda accresciuta di ini Appendice. — Mi-
lano , 1829, dtdla Societd tipografica de Classici
itnliani , in foglio. Edizione di dugento csemplari.
Prezzo lir. iiS ital.
V
olendo noi dare innanzi tutto un idea di cio che
contiensi in quest* opera ci serviremo dell'indice suo
che e il segueute : <c Proeniio. Gapitolo i.° Geometria
pratica; a.'^ dei disegni e prima delle piante ; 3.° delle
cornici ; 4." dei legiiami ; 5.° delle pietre ; 6.° del
disegno delle fondiimenta ; 7.° del disegno dei sot-
terranei e principalmente delle cantine ; 8.° delle
diverse niuraglie che si esprimono nel disegno ; ()^
dei bugnati ; 10.° degli ordini in generale ; ii.''del-
r ordine attico ; 12.*^ della soprapposizione degli or-
dini; i3.^ dei rapporti di arnionia delle pard fra
loro , e di queste col tutto; 14.° dei loggiati o por-
tici , degli atrj , delle sale e delle camere ; i5.° delle
proporzioni delle camere , e delle regole per deter-
minarle e distribuirne le parti; 16.^ delle porte e
Bibl. ItaL T. LVIII. 19
290 IDEE ELEMENTAKI DI ARClIITETTUnA CIVILE
delle finestre , e delle loro simmetrie neH' esteriore
(legli edilicj ; 1 -.° dci frontispizj; 18.° delle fasce e
de parapetti delle tinestre ; 19.° dei sola] o soffitte
delle volte , de2;li archi e dei pavinienti ; 20.° della
costruzione dci tetti e dei cornicioni che coprono,
rassicurano e difendono la fabbrica ; 21.** degli oi'-
namenti •, 22.° dci cammini ; 28.° delle latrine; 24.°
dei pozzi e delle cistenie; 25.*' delle piaute di di-
verse scale; 26.° dcU' uso dei piedestalli; 27.° delle
varie maiiiere d' innestare le travi e di fortilicarle. —
Appendice. Dci pavinienti: i.°entrata, pordci, can-
tina , tincUo; 2.° cortile nobile; 3.° cortili rustici;
4.° riniesse e sellerie ; 5.° scuderie ; 6.° appartamenti
terreni ; 7.° scale ; 8.° pavinienti ne' piani nobili ;
9.° processo per fare i terrazzi , cosi detti alia ve-
neziana. Delia sinniictria degli archi. Sui niodiglioni
e dentelli nelle cornici. Delle volte in foglio, dette
alia voltcrrana. Alcnne regolc generali proposte agli
studiosi deir architcttnra. »
Gio premesso , anderemo era esponendo le nostre
osservazioni, come siam usi di fai'e in opere di belle
arti , cioe notando e quelle cose che nell' opera ci
senibrano piu pregevoli , e quelle altre ancora nelle
quali dissentiamo dal ch. autore.
Nel proeniio egli vicn dicendo non essere stato
r intento suo quello di forniare un anipio trattato di
architettura , ma solo mi breve corso elementare ,
« mediante il quale con facili modi e semplici re-
gole possano i principianti farsi strada agli studj piii
elevati dell' arte. » Nondimeno la sola esposizione
delFindice bastevolmente ci diniostra I'importanza di
quest' opera non pei giovani iniziati nell' architettura
soltanto , ma anche per colore che gia questa bel-
iissima arte professano. E noi andiamo pienamente
coir autore d'accordo lino al cap. 9.° Troviamo pero
su di che fermarci al cap. io.° dov egli parlando
degli ordini in generale dice: « Cinque si vogliono
gli ordini di architettura : toscano , dorico , jonico ,
corintio, composito: ma noi osservando che 1 ordine
PER LA SCUOLA DEL DISEGNO. 29 1
toscano e come un dorico semplice , e che il com-
posito, inventato dai Romaui, dill'erisce dal corintio
soltanto nelle volute joaiclie incastrate nel capitello
corintio , conservando pel resto i caratteri e le pro-
porzioni di questo , prendiaino in considerazione i
soli tre ordini originali , cioe dorico , jonico e co-
rintio , i quali , senza smania di novita , sonimini-
strano abbastanza tutte le maniere del ben fabbri-
care , robusta , nobile e delicata. »
Glie non si possa oltrepassare il numero di cinque
negli ordini di architettura , sono gia secoli da che
cio col fatto stesso e comprovato , tal die nessuno
oso tinora aggiungervi il sesto ; ma che il numero
di cinque possa ridursi a tre soli , non sarenio mai
per convcnirne coll' autore. Imperocche la divisione
deir arcliitettura in cinque ordini fu semprc e am-
messa da tutti i classici e piu celebri precettisti e
insegnata in tutte le scuole del mondo , cioe tin dove
si conosce Y architettura greca e romana. Qual van-
taggio poi ne verrebbe alio studioso coll' apprendere
che r ordine toscano e somigliante al dorico , il com-
posito al corintio , e che peicio a tre soltanto ridursi
debbono gli ordini dell arcliitettura ? Rla se 1' ordine
toscano , distinto da tutti i maestri per vero ordine
diverso dal dorico, insegna il modo di semplilicare, e
se il composito quello insegna di variare, perche mai
r autore ha voluto toglierne al giovane gli esempi e
il modo d'imitarli, avendoli nell' opera sua ommessi?
Se poi egli suppone , come sembra , che questi due
ordini non tenuti da lui per veri e distinti possano
air uopo crearsi da ogni studioso ed architetto col
dedurre il primo dal dorico , Y altro dal corintio ,
sarebbe questo un imprudente avviso che esporrebbe
il giovane al pericolo di andare errato , mancando
egli di precetti e di esempli.
Nello stesso cap. 10.^ 1' autore parla della propor-
zione delle singole trabeazioni degli ordini, dicendo :
« La trabeazione in ogni ordine avra la proporzione
di quattro moduli d'altezza: sara percio nel dorico
292 IDKE ELEMENTARI DI ARCHITETTURA CIVILE
due ottavi , ncl jotiico due noni , nel corintio due
decimi dell' altezza delle rispettive colonne : ed ecco
come progressivamente le trabcazioni s' ingentiliscono
di proporzione relativa , senza cambiare misura po-
sitiva. »
Le proporzioni delle trabeazioni di ciascun ordine
clie vediamo assegnate dalT autore , sono presso che
uguali a quelle del Palladio; ma siccome quelle del
Vignola sono state sempre e sono tuttora le piu ac-
cette nelle scuole , cosi sarebbe imprudenza Tabban-
donarle. Imperocche le proporzioni del Palladio e di
molti altri maestri, comeche valentissimi, non asse-
gnano che il quinto dell' altezza della colonna ai tre
ordini, jonico, corintio e composito. Ora tale propor-
zione essendo troppo gentile nelle cose grandi, fa si
che maneggiata dai giovani ai'chitetti, non sempre torni
a proposito nelle fabbriche che oltrepassano in gran-
dezza una certa misura. Laonde conviene non rare
volte alteiarla. Ora tale alterazione puo ragionevol-
mente farsi bensi da un provetto od esperimentato
professore , il quale conosce e sa quand' essa debba
praticarsi. Ma il principiante o il discepolo che crede
riescir sempre uguale reflfetto in quella proporzione,
tiensi strettamente al suo modello. Quindi e che fra
le tante imitazioni, che da' giovani, e talvolta anche
da' vecchi architetti, fannosi de' palladiani edihcj , ra-
rissime sono quelle che il medesimo eifetto produ-
cano delle originali. II Vignola , al contrario , nelle
trabeazioni assegna il quarto dell' altezza delle co-
lonne in tutti gli ordini indistintamente, e quindi le
sue proporzioni sono in cio piu robuste , per cosi
dire, e'piu conformi a quelle de' greci e de'romani
monumenti dond' egli le ha dedotte. Cosi le propor-
zioni da lui insegnate e per le grandi e per le pic-
cole cose non hanno per la loro stessa maggiore ar-
monia o convenevolezza si facilmente bisogno d' es-
sere alterate in ragione della maggiore o della mi-
nore distanza in cui sono poste o vedute , siccome
talvolta nelle piii gentili del Palladio avviene. Laonde
PFR r,A ?CUOLA DEL DISKGNO. 298
il giovane arcliitetto col solo Vignola alia niano puo
andar meno errato. E cio tliccndo ci protestiamo ben
alieni dalT alYermare die le proporzioni del Palladio
dir si debhano inferiori a quelle del Vigiiola. Clie
anzi le palladiaue qiiando vcngano ben usate supe-
rano quelle d' ogni altro maestro. Ma elle non pos-
sono si di leggieri iniitaisi dal giovane , il quale' non
ha ancora bastevole pratica per conoscerne e;li effetti.
Quindi c che tutti i maestri prel'erirono sempre pei
loro allievi le proporzioni del Vignola , come piu
agevoli e piii sicure, sebbene neU'arte sia questi al
Palladio inferiore.
Nel cap. io.°, ove parlasi dei piedestalll , T autore
cosi si esprime: <c In o2;ni ordinauza abbiamo oin-
messo i piedestalli , perclie li riputiamo contrarj alia
solidita reale ed apparente delT ordine. Imperocche
e certo che un sostcgno e piu resistente di un solo
che di pill pezzi, e che data un' altezza , se vi si
giungera con la colonna sopra il piedestallo , \(y>sa
avra un diametro niinore di (piell' altra che impiegar
vorrebbesi senza piedestallo. »>
Per provare che i piedestalli siano contrarj alia
solidita reale ed apparente dell' ordine, converrebbe
mostrarlo cogli esempi, L' asserzione dell' autore ci
sembra quindi vana ed intempestiva , perche sopra
di un piedestallo vedianio innalzate colonne di 2;ran
mole e di mirabilissima altezza , siccome sono in
Roma la trajana e Y antonina , e le altisslme guglie
del V^aticano e del Popolo, ed altre simili. Che se
tutte le cose di questo genere si dovessero innal-
zare di un pezzo solo, per obbedire alle due ra-
gioni di reale ed apparente , le colonne del nostro
Duomo di tanti pezzi costrutte, come se ne vedono
tant' altre e recenti , far dovrebbero ribrezzo ; ma
in vece appajono e reputate sono solidissime quanto
quelle di un sol pezzo , come e solidissima la co-
lonna anche sopra un piedestallo, quando abbia
buono e sicuro fondamento die la sostenga. Che poi
dove praticar vogliasi la colonna con piedestallo in
294 ^'^'^^ ELEMENTARI DI ARCHITETTURA CIVILE
un'altezza obbligata, sia meglio il costruirla in modo
die comprenda I'altezza del piedestallo stesso, perclie
venga di un diametro maggiore , quindi piu grande ,
lasceremo che altri lo decida. Ma pure crediamo di
richiamare all' attenziene del chiarissimo autore le
seguenti cose : cioe che siccome Y architetto taute
volte impiegar dee colonne di media grandezza a
norma della volonta di chi fabbrica , perche meno
costose, o per altre ragioni di risparmio; cosi e cosa
convene vole, anzi necessaria che si mostri alFalunno,
come coi piedestalli ingrandire si possano le colonne
stesse. Non debb' adunque negV insegnamenti degli
ordini onimettersi cio che concerne i piedestalli. E
cio appunto non fu da alcuno de' precettisti ommesso,
massime ne' libri elementari , trattone il fantastico Mi-
lizia , il quale per altro accenno le circostanze in cui
i piedestalli ammettere o tralasciare si possano.
Nel cap. 12.° r autore, trattando della soprappo-
sizione degli ordini , dice : « L' ultimo ordine abbia
di se il solo architrave ; il resto sia un proporzio-
nato cornicione sporgente un piede fuori della base
deir edilicip , per difenderlo dalle piogge , e mostri
quel carattere che conviene alia sua rappresentanza
e situazione. » Ma dove si hanno due o tre ordini
r uno air altro sovrapposto , non sapremmo come
accordar si possano agl inferiori ordini le rispettive
trabeazioni , ed all' ultimo , ossia al superiore il solo
architrave con un grandissimo cornicione che pro-
porzionato sia a tntta Y altezza degli altri ordini presa
insieme. Cio produr dee un' intollerabile dissonanza.
E siffatta sconvenevolezza scorgesi appunto in una
facciata con simile modo costrutta dal Sanmicheli a
Veuezia (i). Ci sembra percio che meglio sarebbesi
(i) Vedi le fabbriche piu cosplcue di Venezia, misu-
rnte , illustrate ed intagliate dai membri della veneta reale
Accademia di belle arti. Volume primo. Venezia , 181 5,
dalla tipografia di Alvisopoli , a carte 83, il palazzo Cri-
loaai a S. Luca.
VV.U LV SCUOLA. DEL DTSrCNO. 29^
r autore apposto rol proporre ai giovani il bell' esem-
pio die ci si j)resenta nel nostro palazzo dctto del
JRIarini, dove T arcliitetto Galeazzo Alessio scppe ter-
miiiare la sua facciata a tre ordiiii con iin nuovo e
bellissimo cornicione , senza the 1' ullimo abbia sopra
di se r architrave in proporzione dell' ordine. Tale
architravato cornicione ha T altezza e lo sporto in
ragione di tutta la facciata, senza olfendere nulla le
singole proporzioni dei tre ordiui , no disdire all' ul-
timo, ossia al superiore.
L' autore parlando de' rapporti d' armonia ( capi-
tolo 1 3.*^) cost alferma: « Questa bcllissima combi-
nazione , cui e piu fiicile desiderare , che tissare
delle regole per conseguirla , e della piu grande
importanza nell' architettiu'a, ed e quella che nel-
r animo dei riguardanti un edificio produce quella
grata sensazione che lo rende contento e soddisfatto.
Rarissinii sono quegli editicj forniti di questa deli-
ziosa ed amena prerogativa , ne fuori del tempio di
S. Liberale di Castelfhuico nella Trevigiana , archi-
tettato dal Preti , non mi ricordo che ve ne siano
altri. » — Noi non conosciamo il tempio di S. Liberale
di Castelfranco nella Trevigiana ; ma se esso e un capo
d' opera di armonia , e s' egli e vero che non si possa
fissure delle regole per conseguirla (che noi pero non
crediamo), dovuto avrebbe 1' autore riportarne il di-
segno onde gli architetti avessero per tal modo una
delle piu dimostrative lezioni dell' armonia. Ma as-
sicurandoci egli di aver veduti moltissimi edificj , e
soggiugnendo di non ricordarsi se oltre il tempio di
S. Liberale altri ve ne siano dotati di tale preroga-
tiva , converrebbe quasi da cotal dubbio indurre che
tutti gli altri ne manchino , non pur eccettuati gli
antichi monumenti. Ma come mai potrebbe cio affer-
marsi? Crederebbe fors'egli di tale prerogativa man-
canti anche le opere di un Palladio ?
Nel capit. ij.'^ r autore viene parlando de' fronti-
spizj , e COS! si esprime : « I frontispizj sono 1' effi-
gie del tetto , e mostrano che le acque piovane
296 IDEE ELEMENTARI DI ARCHITETTURA CIVILE
scolano da una parte e dall altra : dove non vi sia
questa circostanza e bisogno , non si faranno mai
frontispizj. Se tale adunque e il fine dei medesimi
in arcliitettura , nelV interno , ove non piove , non si
faranno gianimai. Ne in nessun caso si faranno fron-
tispizj rotti , ne come a corna rovesciati in fuori per
dar luogo a qualche finestrino , busto , nicchia od
altro , ne tampoco concavi o convessi in pianta ,
aflinche F acqua non abbia da uscir fuori prima del
loro termine , e cader sopra quelli che si trovassero
a£facciati alle finestre. 5) — Ma se dove non piove mai
non si devono fare frontispizj per le ragioni dalf au-
tore addotte , anche le cornici formanti pure una
parte del tetto non mai praticarsi dovrebbero la dove
non piove , e tanto meno quanto che hanno esse
quella parte che chiamasi il gocciolatojo. Laonde ben
ridicolo esserne dovrebbe F uso nelle sale. Ma ad
onta di questi che noi chiameremo sofismi , le cor-
nici col gocciolatojo medesimo si fanno tanto ne' luo-
ghi scoperti che ne' coperti per puro ornamento e
non per altro fine. Puo dunque il frontispizio con-
siderarsi come una parte d'' ornamento al pari delle
cornici , le quali nell esterno degli edificj servono a
gettar Y acqua piovana , nelP interno non hanno ve-
run altro officio che quello di ornare. Per le stesse
ragioni il frontispizio puo servire e all' uno e all' al-
tro uso. Quindi pratitato lo vediamo negli altari ed
in altre interne parti anche de piu famosi monu-
menti dell' antichita ; e cosi fecero senipre e fanno
tuttora i piu rinomati architetti senza veruna taccia
o tema di contraddizione.
L'autore nello stesso capitolo ci avverte che se-
condo I'autorita di Vitruvio e f esempio de' monu-
menti greci e romani , si debbono ommettere « i
modiglioni nel frontispizio , perche essi rappresen-
tando le teste de' panconcelli o del tetto o degl' im-
palcamenti , si mostrano sempre per la disposizione
e costruzione loro , nella cornice orizzontale , ne mai
in quella del fxontispizio inclinata. »
PER LA SCUOLA DEL DISECNO. 29^
Non e molto die fu agitata in questa Biblioteca la
quistione (1), se le mcnsole praticarsi debbano anche
nella cornice del pendio del fiontispizio, o solamente
nella cornice orizzontale del fiontispizio niedesimo.
Ed ivi fu con autorevoli ragioni diniostrato cii* esse
mensole coUocar si possono tanto nella cornice di
pendio, quanto nella orizzontale (2). Laonde qui non
altro risponderemo , se non die esscndo le mensole
nella cornice una parte integrante, 1' omnietterle ia
quella di pendio sarebbe lo stcsso die il voler ca-
vare i denti , cio dicasi per ischerzo , dove non ser-
vono ; seriamente poi soggiugnendo die con tale
mutilazione si togliercbbe T euritmia alia cornice, e
percio questa perderebbe quel pregio tanto dall' au-
tore stesso decantato nella cliiesa di Gastelfranco.
L' auto re nel capitolo 2i.°parla delFuso dell e sta-
tue, e cosi viene dicendo : « Le statue ed i bassi-
rilievi nella fabbrica forniano la parte di decorazione
la pill signiticante. Le statue ordinariamente si an-
nicchiano , ma se sono belle non si godono die da-
vanti, e stanno mcglio isolate; quelle die si pon-
gono sugli acroterj delle falibridie son mal collocate :
se sono belle , non si possono ammirare ; se sono
Lrutte , non bisogna che vi siano , e sono di spesa
inutile : sembra che i Greci andassero dietro a que-
sta ragione , perche la su non posero mai statue. »
Viiole adunque 1' autore die siano mal collocate le
statue poste sugli acroterj delle fabbridie; quindi tutti
gli arcliitetti e anticlii e moderni si sarebbero mala-
mente apposti cola su collocandole per ornamento.
Belle ei dice die non convengono ; brutte e meglio
die non vi siano. Ma non dicendo poi egli die stiano
male le statue per ornamento , poteva anche cosi
(i) Vedi Biblioteca italiana, 1001042 dalla pag. i5 alia 26.
(a) Verii Risposta delP architetto pittore scenico Paolo
Landriani alle Osservazioni suU' uso di collocate modiglioni
o deiitelli iie' frontispizj , ecc. Milano, i8a5, presso An-
tonio Fortunate Stella e figli.
298 IDEE ELEMENTARI DT ARCHTTETTURA CIVILE
sogglugnere : « fra il sommo bello ed il brutto tol-
lerabile prendasi la media , e facciasi una statua che
partecipi delT uno e dell' altro veduta davvicino, ma
osservata da lontano present! sempre la beilezza o
per mcglio dire la giustezza dell' insienie , e non
ridca di un inutile finimento. » Che poi i Greci col-
locate non abbiano le statue suUe loro maestose fab-
briche nel modo che fecero in seguito i Pvomani non
vogliamo negarlo , ma pure chiarissima ne e la ra-
gione. Perciocche forse gli acroterj non erano stati
ancora dai Greci immaginati; come non lo erano
tant' altri oggetti che poi da' Romani aggiunti furono
per puro ornamento architettonico. Altrimenti si do-
vrebbe conchiudere che i Greci non solo arrivarono
alia perfezione di tutto il sommo bello, ma che ave-
vano gia tutto esausto cio che potevasi immaginare
dagli altri popoli intorno al sommo bello medesimo.
Non volendo pero noi entrare in discussion! che quasi
risentonsi di greca superstizione, cosi conchiuderemo:
Un maestoso edificio non coronato di statue, e simile
ad un uomo sontuosamente vestito , ma colla testa
calva , o da corrispondente berretto non coperta.
Nell'Appendice parlandosi della simmetria degli ar-
clii si danno agli studiosi le seguenti norme: « Quando
al giovane architetto sia dato di fare i disegni di
un qualche editicio in cui entrino arcate di yarie
grandezze , come di chiese , facciate , di archi trion-
fali stabili o movibili , nella sua concezione abbia
ferma la massima di simmetrizzarle egualmente tutte ,
se vuole che si riconoscano derivate da un sol prin-
cipio , e che producano quell' armoniosa sensazione
che r anima desidera , die 1' occhio contenta dei ri-
guardanti intelligenti , e se ama di procacciarsi la
meritata lode. In una chiesa , per esempio , si puo
dare il caso che vi debbano essere arcate di varie
larghezze d' un egual sesto incurvate : la piii grande
si considera la principale navata di mezzo , la di cui
volta nasce sull'impostatura della cornice dell'ordine,
il quale nelle chiese si suol poire per decorare la
PILR L\ SCUOLA DFX DISECNO. 299
navata anziiLitta. La secotula areata e quella die dal
suolo s'lnnalza ooiraichivolto semplicemente , o con
la ^crraglia I'm sotto V architrave della cletta trabea-
zione del priino ordine. La tcrza sarebbe quella clie
dal suolo giunge col suo archivolto o serraglia fin
sotto r impostatura della seconda areata. Tutte tre
queste arcate , affmclie producano una piacevole sen-
sazioae , e d' uopo che , scbbene di larghezza diiFe-
renti , derivino da un sol principio di proporzione :
per esempio , se la piu grande , die e la nave di
mezzo, ha in altezza due volte la sua larghezza, la
niedesima proporzione deve valere per le navate
piccole se vi sono , per le arcate secoude, e per le
terze di uno a due: cioe 1' altezza di due volte le
rispettive loro larghezze , altrimenti facendo , nasce
una discordanza seusibile contraria alia felice riuscita
deir opera. »
Chi non bene conosce V elTetto della distanza , o
non ne fa conto, trovera forse giuste e le ragioni
e le volute proporzioni delf autore negli archi di
grandezza diversi. I\Ia non potendo noi , nc 1' archi-
tetto dovendo niai dimenticare il divario che nelle
proporzioni producesi per la inaggiore o ininore di-
stanza dair occhio , non possiamo a meno di cosi
rispondere : Chi facesse in una chiesa di tre navi
tutte le diverse arcate nella medesima ed uguale
proporzione , come insegna Y autore , queste non si
riconoscerebbero per tali se non col misurarle ; per-
che e noto che la distanza ne' luoghi chiusi , fa al-
r occhio comparire le grandi altezze , maggiori di
quello che non siano. E per esempio la volta della
grande navata del mezzo , fatta in altezza due volte
la sua larghezza che sono i due cjuadri , e dall' oc-
diio veduta c giudicata di proporzione piu svelta ,
cioe al disopra dei due quadri stessi ; pel contrario
col misurarla , si trovera precisamente di due. Quindi
per ragione inversa , come spiegheremo piu sotto ,
le arcate <lelle navi laterali , ossia delle piu piccole ,
fatte ugualmcnte coUa stessa proporzione delle due
3oO IDEE ELEMENTARI DI ARCHITETTURV CXVILS:
larghezze, sembreranno a chi le guai'di essere un nio-
mento al disotto dei due quadri stessi, qnindi piu tozze
delle piu grand! ; pcrclie I'occliio arrivando piu pre-
sto a queiraltezza minorc , la giudica e la vede piu
bassa di quello che non sia. Gosi ancora di propor-
zione disuguale dalle piu grandi comparir devono
le arcate seconde per la stessa ragione della mag-
giore o niinore distanza dalT occliio , benclie siano
simili nella proporzione. Conosciute pertanto le cause
di queir apparente disuguaglianza di proporzione ne-
gli archi , i bravi architetti fecero le grandi arcate
sempre al disotto delle proporzioni delle medie , e
le piu piccole al contrario sempre piu svelte dell' al-
tre per ottenere cosi quella grata armonia che vor-
rebbe 1 autore nelle proporzioni tutte. Quanto poi
alia ragione di proporzione degli archi diversi che
trovansi nelle facciate e ne' monumenti od archi trion-
fali ; militando qui ancora la ragione di distanza ,
considerare si dee che gli edificj di cui fanno parte
sorgono generalmente in luoghi liberi e spaziosi.
Quindi e che noi ponendoci in una ra2;ionevole di-
stanza possianio con un solo sguardo tutto compren-
derne Y i/isleme e I'aspetto, e conoscerne la ragione
delle singole proporzioni degli archi. Ma cosi far
non possiamo in un tempio , ove tutta la distanza e
nel tempio stesso circoscritta. Da cio sembrerebbe
doversi conchiudere che gli archi nelle esteine fac-
ciate e ne' monumenti trionfali possano farsi tutti
in perfetta uguaglianza di proporzioni. Ma siccome
naturalmente amianio di vedere le cose grandi piu
davvicino che ci sia possibile , ed allora esse ci ap-
pajono diverse ; cosi gli architetti procurano di mo-
derare le grandi altezze negli archi , specialmente
poi ne' trionfali , col tenere il piu grande al disotto
de' due quadri , e col dare ai laterali o piu piccioli
qualche cosa di piu dei due quadri. Ma il portarli
ai due quadri e mezzo , come generalmente si usa ,
a canto di un grande che ha la proporzione di uno
PER LA SCUOLA DEL DISEGNO- 30l
e mezzo o poco piu , e cosa disconvenevole , sic-
come 1 autore stesso saggiamente avvisa.
Atl onta pcio cli queste nostre osservazioni e di
altre die far potrcmmo sullo stile o sulla dizione ,
r opera delT egregio sig. prof. Antolini e non solo
opportunissima ad avviare i giovani negli Element!
dell'arte, ma loro sommiiiistra ancora gran copia di
sodi ed luili ammaestramenti, perche eglino raggiu-
gnere possano felicemente la meta nelP intrapresa
carriera. Che se in varie cose dissentimmo dal ch.
autore , noi speriamo che non vorra adontarsene ,
ma che anzi attribuira i scntimenti nostri a quelle
medesime ragioni ed a quella liberta stessa, per cui
egli in molte cose pur dagli altri dissente. Le co-
gnizioni da lui acquistate nel corso di oltre a 35
anni ; lo studio suo sugli antichi e sui moderni mo-
numenti , massime in Roma, la quale anche senza
pubbliche scuole fu , ed e tuttora da se stessa il piti
grande, il piu florido Ateneo dell'arti belle; le molte
sue.opere, onde tra professori acquistossi un nome
distinto, gli danno diritto alia piu giusta , alia piu
verace stiina , alia quale non sareni mai per detrarre
in alcana benche piccolissima parte.
3C2
Jntorno alP indole delict lettcratura it.aliana net se-
colo XIX, ossia Delia letteratura civile. Saggio dl
Dcfendcnte Sacchi. — Pavia, i83o, per Luigi
Landoni.
D.
'efendente Sacchi ha composto di mold suoi ar-
ticoli, gia inseriti nella Minerva Ticinese , il volume
del quale imprendiamo a parlare. Egli sorge qui a
divelare 1' indole della letteratm-a italiana nel se-
colo XIX , siccome cosa di fatto , ma inosservata fi-
nora : e dove molti affaticansi a dire che \ Italia ha
bisogno di cambiare la propria letteratura, e si sfor-
zano d' indovinare la strada che dovran battere i
nostri scrittori quando sara dissipata la nebbia oude
molti souo tuttora accecati; egli vuol dimostrare ia
vece che gli scrittori gia sono dove costoro argo-
mentansi d'avviarli, e che la nostra letteratura al-
r insaputa de' critici e gia cambiata. Di questo cam-
biamento per altro I'autore non reca veruna lode al
romanticismo ; perche ai seguaci di quella scuola venne
TTiefio la dirittura della veduta, e la loro letteratura
e traviata. Ma il naturale progredimento della vita
sociale ha improntate di un nuovo suggello anche le
produzioni de' bcwni ingegni ; di che nacque una let-
teratura civile. « Essa vuole che in ogni poesia s' in-
» sinui lo spirito del proprio secolo , piu o meno
» siccome il coniporta il genere : se tocca cose pre-
» senti tutte esprima le alFezioni della socievole con-
» vivenza attuale : se avvenimenti passati vi sparga
» il colorito delF eta cui appartengono , per essere
» storica, ma in modo che si presti alle opinioni di
» cui nudrianio la mente , per essere civile. Rifiuta
» poi come credenza la pagana mitologia , certe tinte
» di tempi trascorsi e unicamente intese dai contem-
» poranei , gli errori dei barbari , le superstizioni dei
» popoli a noi loiitaui. Fa ttsoro nelle opere degli
iNTORNO all' indole della letteratura, ccc. 3o3
» auticlii e delle altre nazioni cli quanto e piii eletto
» e meglio si conviene al gusto nostro ; lo assimila
» allc cognizioni, alle imniagiiii clie ne generano
3> ncir intelletto gli oggetti rhe ne circondano , e a
» cui danno una speciale lisononiia il niodo di vi-
» vere clic usiamo: non tiene assoluto il bello an-
» tico ateniese, ma ponendolo neU'eleggere il meglio,
» ne ricouosce uno di tutte le eta, di tutti i popoli;
» non serve a leggi convenzionali, ma pero non cal-
» pesta quelle che appunto le insegnano 1' ordine
» stesso delle cose. Negli argomenti trasceglie piu
» presto quelli che spcttano all' eta di mezzo ed al-
» r era moderna che all' antica , perche questi ap-
» partenendo agli avi e padri nostri, e puonno me-
» glio destare il nostro interesse per se ed accomo-
» darsi ai nostri sentimenti: nella religione elegge
» sempre quella in cui crediamo. » Sono poi fonda-
mento di questo Sagglo alcune opinioni o dottrine
che si possono fedelmente ridurre sotto forma assai
breve. = Le opere deiringegno sono 1' espressione
dello spirito pubblico: e pero ad ogni mutamento che
accade nella vita degli Stati ne conseguita un altro
anche nella letteratura. II volere o precorrere per
vaghezza di novita, o contrariare per cieca venera-
zione delle cose antiche a queste letterarie mutazioni
e impresa inutile e che non riesce mai a buon fine.
La poesia ( alia quale principalmente si restringe il
discorso del sig. Sacchi ) e stata in tutte le nazioni
prima teocratica , poi eroica, poi chile, seguitando il
corso delle cose umane comprovato dalla storia dei
popoli tutti ; e il passaggio dall uno all' altro di questi
caratteri e una necessaria conseguenza delle politiche
mutazioni. Pero questa civile letteratura e poesia (usia-
mo qui le parole proprie del signor Sacchi) non e
sogno della nostra mente , jna gid la condusse V ordine
de' tempi , e da molti anni ebbe in parte forma e vita
merce la cura di sublimi iatelletti; ne vuolsi confon-
dere con quella traviata, che si denomina romanti-
cismo. = Di qui si apre il signor Sacchi la via ad
3c4 INTORNO all' INDOLE DELLA LETTERATURA
esaminare quello die si e fatto dai nostri scrittori nei
varj geiieri della poesia: e ciascuno pud indovinare
assai liicilmente i suoi gindizj, qualora si sappia che
egli e d' accordo coi romantici nello sbandire dal-
r epopea e dalla draminatica le iinitd,- esige il sopran-
naturale conforme per altro alle opinioni dei tempi;
stima necessario 1' ideale ; coadanna la meschianza del
comico col tragico; e vuol che il linguaggio della poe-
sia sia diverso da quel della prosa. 11 Grossi , il Ricci
e I'Arici nelP epopea; il Rossi, il Barbieri e il Roniani
nel melodramiiia sono tutd, secoadp il nostro autore,
d' una niedesima scuola ( letteratafh civile ) , e tutti
conobbero, qual piu qual meno , la poesia che si
richiede alia nostra eta; ma nessuno per altro seppe
raggiungerla pienamente. Noi non procediamo piu
oltre perche gia i nostri iettori sanno meglio di noi
quello che il sig. Sacchi, dove fu conseguente agli
esposti princip) , debbe aver detto intorno alle pro-
duzioni letterarie de' nostri giorni ; e gia ne par di
sentire ben mille voci esclamare, che la recente no-
stra letteratura e abbastanza sopraccaricata di nomi
nuovi applicati a vecchie dottrine.
Questa e T accusa che molti senza dubbio appor-
ranno all' autore del Saggio; e noi per verita non sap-
piamo com' egli se ne possa scolpare. Forse nel 1816
questo libretto poteva arrivare opportuno, quando il
romanticismo era un nome ancor vago , e le parti
venute per esso a contesa non avevan potuto per
anco ne intendersi , ne concordarsi col soccorso di
fatti che ammendassero in qualche maniera il difetto
di una buona deHnizione. Ma ora che cosa puo mai
trovarsi in questo volume che gia non sia nell' in-
timo senso di tutta quanta la nazione ? Nulla ( noi
lo direm francamente ) , nulla; se non forse il nome
di letteratura civile. E noi certo non ci vantiamo di
avere precorse le opinioni del secolo ; ne crediamo
si di leggieri a coloro che di tanto si tengono pri-
vilegiati: ma sentiam nondimeno che non potremmo
dare un epilogo di questo libro del sig. Sacchi senza
ITAUANA NEL SECOLO XIX. 3o5
ripctei'C in genevale cose per noi gia dettc altic
volte; o cont'utarc in alcune parti accessoric opi-
iiioni c (la noi e da altri gia confutate assai spesso.
Peru in luogo di un conipiuto esame di questo llbro
verremo accennando soltanto alcune idee clie ci cor-
sero alia niente nel leggerlo ; e T opera del signor
Sacchi ci sara , piii ch' altro , occasione a si2;ni(icare
alcuni pensieri spettanti alle piu recenti quistioni di
letteratura.
E innanzi tutto noi noa vediamo come sia necessaria
ne utile questa denominazione di lettcratara civile ^
ne quanto sia manifesto die una letteratura siffatta
appartenga alia nostra eta piu die al secolo XVI, od
ai tempi di Sofocle e non a quelli di Omero. — • II
poeta nclle sue creazioni abbraccio sempre ( fuorclie
nei casi di traviamento ) il passato , il presente e il
futuro. Perclie dalla storia e dalle tradizioni tolse gli
argomenti da mettere innanzi a' suoi coetanei , aflinche
questi giudicandoli rettamente ne traessero ainmae-
stramento alia loro condotta: e cosi del passato fece
senno ai presenti , e apparecdiio per quanto era da
lui un vivere piu beato agli avvenire. Tale si e il
carattcre costante di ogrii buona letteratura. E sicconie
t[uesta debbe pigliare il suo norae non dalla iiatura
degli argomenti ( che e cosa accidentale ) , ma dal line
a cui e dirctta , nel die veramente c riposta tutta
la sua importanza , cosi ogni buona letteratura deb-
b'essere stata sempre civile, perclie debbe aver sem-
pre cercato di promovere al bene la civile societa.
Quindi non si puo dire che in Omero si trovi la
poesia croica ed in Sofocle la civile, se non sola-
mente per la differenza dei tempi die precedettero
a questi pocti : ma nel line die si proposero poe-
taudo, furono tutti e due civili; se questo nome dee
darsi (come vuole il sig. Sacchi) a quella letteratura
die dal passato trae materia di ammaestramento ai
presenti. E perche questo e il voto c il bisogno di
tutte le eta , non sappiamo come si possa tlire che la
letteratura civile conviene ad un secolo di preferenza
Bibl. Ital. T. LVllI, .1^
3o6 INTORNO all' INDOLE DELL A LETTER A.TURA
che ad un altro. — La divisione di poesia teocra-
tica, eroica e civile che il signer Sacrhi ha voliito
diseppellire fu dcsunta dalla diversita dei soggetd
che i j)oeti han cantati, non gia dal line che can-
tando s'ebbexo proposto: il quale (conviene ripetere
questo vero ) non ha potuto uiai esser altro che I am-
maestramento della societa , senza risolvere in una
ciancia vana e ridevole ogni poetica creazione. Quella
divisione pertanto e un" osservazione di fatto , noa
un principio teoretico-, e serve jier ordinare in classi
le opere dci poeti che furono, non per aprire alcuna
via ai viventi.
A questa osservazione se ne possono aggiungere
parecchie altre risgiiardanti alcune isolate sentenze
del libro nelle C[uali pare che il sig. Sacclii non ab-
bia posta tutta la ddigenza del suo ingegno. Gia niolti
hanno detto che i roniantici iniitando Shakespeare,
Schiller e Gothe, si sono gettati in braccio a maestri
ancor barbari: e il sig. Sacchi aderendo in gran parte
a questo volgar pregiudizio afferma che 1" errore dei
roniantici sta nell'aver toko a imitare scrittori sorti
in nazioni la cui civiltd spiuitava nppena quandu Italia
avea gid corsi tutd i periodi della vita , giudicando
nelle opere di siffatti anturi natura e verild quanta era
difetto d iinmatura ragione. Ma il Gothe e vivo tut-
tora; e il mondo sa oggimai quanto sia vero che la
civilta spunti appena presso cfuella nazione la quale
si gloria di possederlo, o che la ragione di quell" uo-
mo si grande si possa dire inimatura. Questo mede-
simo si puo applicare anche a Schiller , vissuto lino
ai di nostri : sicche cjuesta sentenza non potrebbe
trovar fede se non forse rispetto a Shakespeare ,
presso coloro alnieno ai quali pare indizio di bar-
barie e mancanza d'ogni ragione I'aver posto il mare
in Eoemia , e non pare poi frutto di squisito e ma-
turo giudizio I aver conosciuii e dipinti con tanta
verita e maestria tutti i segreti del cuore. D'altra
parte qualora quest" asserzione del sig. Sacchi dovesse
prcndersi nella sua in'tierezza . gli potrebb' essere
XTALIANA. NEL SECOLO XIX. So^
domandato se la civika degl' Inglesi non ha fatto
verun piogresso in due secoli e inezzo? perocche
quella nazione e piu che niai innaniorata di Shake-
speare : ovvero cjiianclo i concittadiiii di Codie e di
Schiller arriveranno a tal grado di civilia da cono-
scere che qiiesti autori, ben lungi dal collocare hi na-
zione al di sopra di moke akre, sono anzi iin testi-
monio parhinte del suo tarclivo incivihnicnto?
Per un motivo quasi contrario noi non possianio con-
Veniie col sig. Sacchi ove propone a nioiielli di epica
civde Mdton , Klopstock e Vida ; mentre in vece le
opere di questi tre insisni poeti, ricchissinie di sin-
golari bellezze si di concetti come di stile , chi le
consideri couie poenii, sono imniensamente lontane dal
ragginngere il Hne propostosi dagli autori di fon.lare
un epo|)ea cristiana. Noi che abbianio rimproverato
al sig. Sacchi il difetto di novita. non trarremo sopra
noi stessi questa censura ripetendo cio che i critici
pill stiniati hanno detto in tpiesto proposito; ma in
luogo di ogni raziocinio e di ogni autoiiia ci appel-
leremo al sentimento di qnanti hanno letto il Klop-
stock, il Milton e il Vida. £ se Tcpopea del Klopstock
fosse veramente civile ( val quanto dire, secondo il
sig. Sacchi, se fosse conforme alio spirito dei tempi),
come mai sarebbe rimasta straniera non solo a noi ,
ai Francesi, agl' Inglesi , ma si anche alia maggior
parte della nazione tedesca? La Messiade e tanto Ion-
tana dalla popolarita , che i pin ne parlano a cre-
dcnza: e noi ben vorremmo che il cav. Matfei par-
tecipasse all' Italia le moke bellezze di quel poema,
ma non crederemmo per questo che ne venisse ai
nostri poeti im modello di moderna epopea.
In alcune akre parti V opera del sig. Sacchi porta,
se cosi dobbiam dire, I'improntadi iin lavoro troppo
affrettato , e potrebbe ditfondere idee non abbastanza
precise. II Goldoni (dice in un luogo) colle sue com-
medie mise ad entusiasmo qiiegli stessi che si vedeano
ritratti , sicche diserto i teatri ove Ifi cieca nioltitiidine
giocondavasi di fiabe. Nel secolo XVII (dice altrove)
3o8 INTORNO all' INDOLE DELLA LETTru,VTUnA.
lii commcdia cadtlo in f[ucllc esagerazioiii e stianezzc
(V ogni maniera alle ([uali soggiacquero non solamentc
le Icttere, ma si anchc tutte le aiti : allora tutte si
poscro in iscena le piu pazze fole , e casi piu strava-
gaiid die si possono peusare. Lo stesso niorho s' ap-
prese al gran Torquato die vide si rettamcnte ncll cpica,
e fe glhitridii d Amove. Chi iioii direl^be, leggendo
queste parole , che le Fiabe del Gozzi precede ttero
alle comnicdie del Goldoni e furou per esse dimeii-
ticate ? e che il Tasso venne dopo la cori'uzione della
poesia e dclle arti , dalla (piale poi non seppe guar-
darsi? Eppure si sa che il Gozzi scrisse le Tie Mela-
rance coiraltre sue Fiabe quando il Goldoni era gia
celebre , e gli fece si descrto il teatro , ch' esso aJj-
bandono Venezia e V Italia per trasferirsi a Parigi.
E il Tasso niori nel 1595, sicche il cattivo gusto del
secolo XVII non pote apprendersi a lui; sebbene egli
lie desse gia indizio non nella commedia , che fu per
av Ventura una satira , ma in alcuni concetti del suo
grande poema. — Ma che giova V andare accennando
queste minute particolarita, quando il libro in gene-
rale propaga opiuioni alle quali non potremmo con-
traddire senza venir a contesa con noi medesimi die
le abbiamo accolte e sostenute gia da gran tempo e
piu volte ? Aiizi a che giova ora mai , domandano al-
cuni, questo lungo ragionare di teorie , di che T Italia
da molti e molti anni e intronata? Le massime priii-
cipali (comunque alcuni contendano ancora) gia sono
concordemente fissate: e se la critica non procede
alcun poco, se non si leva oggimai a guidare con
pill precisione i nostri scrittori, gia e soverchio ogni
suo discorso. Non basta piu il dire che si debbon
lasciare la mitologia e le regole dei pcdanti-, le streghc
e la sfreuata licenza dei novatori. Non basta il dire
che si debbon trattare argomenti di storia moderna;
die si debbon fuggire del pari e quell' idcale che
per essere troppo i'antastico nou riesce a niun frutto,
e quel vero che nclla sua nudita nou si prcsta alle
grandi ra|)nrcscatnzioni dclla fantasia. Tutto questo
ITALIA.N\ NEL SECOLO X\X. 'ic()
gih si c tlctto p'lu volte: c i classicisti sostcngono clie
(jncsta fa scinprc la vera loro dottiina ; e i romantici
piu asscnnati diinostraii col fatto di non aver mai
(loinamlato piu in la ; e il sig. Sacchi ({uet-to pure ci
vien ripeteiulo sotto il noine di letteratnra civile. Ma
se la critica non sa spingcrsi al di la di rpiesto con-
fine al quale si e condotta gia da gran pezza , sa-
rebbc pur tempo cli' ella si mettesse in silenzio ,
aspettando che i nostri ingegni pigliassero con que-
ste nornie ad arricchirnc di nuove produzioni. — A
noi non apparisce ben chiaro se T ufficio del cri-
tico sia quello di porsi fra gli antesignani della let-
tcratiua per guidar gli scrittori; o di collocarsi in
vece ncUe ultime lile contentandosi di avverlirc e
sospingere clii si dilunga dal giusto senticro, contra-
riando alio spirito del tempi ed a quanto c richiesto
dai bisosini della societa. Ma ben ci e conosciuto
peraltro , die il mettersi nella fronte , e quivi consu-
marsi a guardare se gli altri si avanzano, ne mai
dare un passo, come sarebbe in guerra un for mo-
stra di falso coraggio, cosi nel regno delle lettere
e un volersi acquistarc opinione di grande sapienza
a troppo facile prczzo. E vedcndo la lentezza dei
grandi e I'esitanza degl' ingegni o nuovi o minori,
quasi vorremmo dire che ai critici d' oggidi si ajipar-
tenga di collocarsi nei primi posti : e poiche hanno di-
strutto gran parte delfantico edificio, mostrare con
pill chiarezza die non hanno fiitto fmora le norme
da seguitare nella costruzione del nuovo.
Indarno si vien ripetendo die dalla storia troppo
antica non si possono trarre argomenti opportuni alia
nostra poesia : bisogncrebbe determinare una volta i
conlini dcntro dei (piali debbe aggirarsi il poeta in
({iiesta elezione. Abbastanza si e detto che si vo-
gliono nbbandonare non solo le crcdenze, ma si anclie
le opiiiioui de'' secoli troppo lontani da noi, e pi-
gliarc in vece come elementi delle nostra crcazioni
le opinioni correnli : ora bisogncrebbe die i critici
sceverando le biionc dalle cattive , le utili dalle
3lO ISTORNO ALL INDOLE DELL A LF.TTERATliRA
tlannose sentenze agevolassero agli scrittori la stratla.
Finalmente gia si e ripetuto abbastanza che i poeti
debbono colle lorn produzioni avviare il mondo a
quel viaggio a cui lo incaniminano la nuova Hlosofia
e i bisogni di cjuesta eta: ora sarcbbe mestieri che
i critici coa profondi e impaiziali ragionanienti cer-
cassero di separare i buotii e ragionevoli dcsiderj
dalle vane speranze e dalle dannose illusioni, e sol-
levando per cjuanto possono il velo che ticn celato
il futuro, facesscro nianifesta la strada a cui gli. scrit-
tori debbon rivolgere il mondo, Chi non sente in se
stesso ne il coraggio , ne la forza che si richiedono
a qnesta impresa dovrebbe ogginiai rimanersi; e ri-
traendosi dalle prime schiere contentarsi di stare nel
retroguardo per sospingere la moltitudine che va lenta
sempre alle mutazioni, e per inerzia o per ignoranza
assai facilmente travia.
Noi non dissimuleremo ne le difficolta , ne i pe-
ricoli di questo uBkio che siam venuti accennando.
Molte di quelle cose delle quali esso dovrebbe giovarsi
stanno tuttora, direbbe Oniero , sulle ginocchia di Gio-
ve: a moiti sarebbe forse invidiato il teiitar di presa-
pere anche solo di un gioruo cio che quel nuiiie geloso
della sua possanza tien nascosto ai mortali; e solo
il gfulo sa talvolta deludere quella severa custodia ,
e ritrarre nelle sue produzioni uno stato del mondo
che per lui solo e maturo, perche egli solo precorre
alia moltitudine, e si solleva, e rapisce la fav.lla del
sole. Ma che giova la critica al genio? La critica or-
dinaria (si vuol pur confessare ) non ammaestra se
non gl' ingegni minori : e chi sorvolando al suo se-
colo sa veder nuove vie, costui sara sempre scrittore
e non critico. — Tuttavolta ne' molteplici uffici che
noi djremmo appartenere alia critica d'oggidi ve n' ha
quaU'uno dov essa potrebbe utilmente far prova di se
pii che non fece sinora. P.u volte , per cagione di
esempio, fu agitata la quistione del tempo o remote
o vicino da cui gli scrittori debbono prendere gli
argomenti. Ma considerando sempre la cosa potto un
ITALIANA NEL snCOLO MX. 3ll
punto di veduta tutto filologico o artistico si venne
senipre a quel la conchiusione, die bisogna atteneisi
a tale distanza in cui le ciicostanze niinori e natu-
ralniente triviali sfumino e quasi dispajano, come
quelle liguic di secoudo ordiiie abbozzate dal pittore
nel fondo del quadro e lasciate a bello siudio nel-
I oscuro. perclie non usur[)ino Tattcnzione dello spet-
talore alle Hgure piii nobili e piii importanti. La quale
dottrina, coinunque bia vera in gran parte e inge-
gnosa , non basta per altro ai di nostri; perche 1 im-
portanza dei t'atti e dei personaggi in quel campo a
cui la Ictteratura si volc^e non e per anco determi-
nata. Per risolvere adunque la proposta quistione in
un modo die sia degno dell eta nostra , e clie ri-
sponda verarnente ai bisogui della buona letteratura,
sarejjbe niestieri determinarc, col iilo delle nostre isii-
tuzioni alia niano, qual e nella storia il punto ultimo
al quale esso si attacca, ed oltre il quale non debbe
esercitare T ingegno clii non vuol (are della poesia
un' arte di semplice passatenipo. E coniinciando da
quelle grandi emigrazioni dei popoli d' Occidente alle
quali soggiaccjue 1 iniperio di Koma , e discendendo
coi tenij)i a indagare 1 istituzione dei feudi , il loro
passaggio dair indole militare a quella di principati
civili; le cro-iate; le sroperte geograKiche e scienti-
ficlie; la grande lotta del sacerclozio coll imperio; le
cagioni per le cjuali in tutta f Europa quasi ad un
punto stesso si accese e si spen^e la liberta; i pri-
vdegi di alcune classi fondati e distrutti , nia presti
sempre a risorgere sotto diverse apparenze; sarebbe
mestieri (diciamo) deterniinare per questa via quali
siano gli avvenimenti ed i personaggi di tutta la
storia moderna de' quali durino anclie al presente
gli effetti. Di questa inaniera la critica potrebbe esser
utile anclie dopo quindici anni di dispute: e se qual-
cuno vorra dime clie noi Tabbiamo scambiata colla
storia e colla HlosoHa civile , noi gli risponderemo
clie Teta delle rettoriche e delle poeticlie propria-
mente dette e passata. Frattanto per la mancanza di
3 12 INTOnNO all' INDOLE DELLA LETTER \TnnA.
un libro che abbracci tuttc Ic cose prcdctte c le
reciproclic loro relazloni , la nostra icttcratura nou ha
fatto ill tanti anni di stud) e di lotta verun notabile
passo : ed anche nelle opere de' piu in2;eguosi essa
ci prescnta alcuni frammenti di lui nuovo edifizio ,
anziche Finticro di questa fobbrica da si gran tempo
e desiderata c proniessa. Mancando i piu di una
cognizione conipiuta e lilosoHca di tutti i secoli di
mezzo , si gettano al superficiale e alio strano delle
forme piuttostoche al profondo ed all' utile delle cose;
pescano qualche fatto singolare in una cronaca; e non
sanno che quando i fatti non valgono a ditlondere
qualche luce suUa storia e sull' andamento della ci-
vilta, il levarli dalle cronache d'Argo o da quelle di
Napoli, dalla famiglia di Prianio o da quclla di Mat-
teo Visconti riesce sempre a un medesimo line. Quindi
a noi non pare ne in tutto vera , ne in tutto falsa
quella conchiusione del sig. Sacchi ove dice : « Non
» sono gia le teorie che formano lo spirito pubblico,
)) il carattere della poesia e i modi che prende; ma
» dallo spirito pubblico, dall incremento della civilta,
» dalle opere create dai grandi ingegni s' inducono
» i principj che naturalniente ressero I'alto loro iu-
« telletto nel raggiungere I'ottimo quando erano nello
» stato sociale abile a sentirli. » Perocche dalle opere
2;ia fatte ben si deducono le resole risiiuardanti le
forme esteriori ; le quali poi nel regno delle lettere
non possono mai diventare generali senza farsi ti-
ranniche: ma in quanto all' indole intrinseca delle
creazioni poetiche puo qualche volta la critica pre-
correre agli scrittori. Ben e vero che il critico non
puo fondare una nuova , ma durabil dottrina , della
quale non si troviao i germi nello spirito pubblico ;
e quindi il sig. Sacchi ha ragione di dire che questo
non e formato dalle teorie : ma e vero altresi che
qualche volta i poeti per molte e varie cagioni son
lenti a sentire od a rapprescntare nelle loro produ-
zioni questa mutata condizione dei tempi , sicche o
inerti o superstiziosi contrallanno alio spirito pubblico;
ITALIAN.! DEL SECOLO XTX, 3l3
cd allorn la criiica puo scnza dubliio , nnzi dcbbe,
prccederli : cd nmmaostrnndoli del romo si dcliljaiio
uuirorniarc ai ljiso2;ni del secolo , viene a dcLcnni-
uare il caiattere della pocsia clie non sussiste ancoia.
Cosi questa digrcssionc sulT uflicio dci critici the
a nioki pareva forse male alloj>,ata e strettamcnte
congiunta col lihro del sig. Sacchi ; dal quale noii
possiamo staccarci scnza toccarc tin* altra quistionc
pill sottile e piii nuova , intoino alia cosi detta Ict-
tcratura cwopca iritravveduta dal Godie e proclaniata
rccentcnientc dall Antologia di Firenze. II sig. Sacchi
c d'opinione die la Iclicratura civile si op[)onga iic-
ccssariamente alia possiliilita di una letteratura eu-
ropea , e ragiona di questo iiiodo: cc Puo ccrto avve-
» nire die vi abbia in tutta Europa una letteratura
» della raciione, ove tutta Europa pervenga alio stesso
« stadio d iucivilimcnto : pero non accadra inai die
» tutti i popoli i quali costituiscono la faiuiglia die
» coabita iu questa nostra parte del pianeta , pren-
» dano lo stesso fare, lo stesso carattere , gli stessi
» modi e costumi , cose tutte che diversificano se-
» condo la situazione p-eoffraUca, il clima e tutte le
» altre circostanze interne ed esterne d'una nazione:
» quindi le lettere, cui uliicio e rappresentarc questo
5) carattere, dovraniio prendere indole diversa ne" di-
» versi popoli, anche nello stesso tramite di rohura.
» Di conseguenza la letteratura per esserc civile in
» ciascuna nazione europea non potra essere eguale
» in tutta Europa, a qualunque 2;i'ado pervenga d' iu-
)j civiliinento. » A noi duole veramente che il signor
Sacchi abbia voluto contentarsi di cosi breve ed in-
compiuta risposta in una qiiistione si bella e si nuova ,
negligentando, sicconie stanco, quella parte sola del
jiroprio tenia nclla quale avrcbjje potuto Id^crarsi dal-
r uliicio di conipilatore, per aprirsi una strada a tra-
verso di non ancora tenlale dillicolla. i\Ia die signi-
ii(;a duiiqiu! la letleratura dcllti ragloiic die il signor
Sacchi intravvcde come il Gothe ha intravveduta
r europea:' E la letteratura civile e lorse o contraria
3l4 INTORNO all" INDOLE DELLA LETTEUATURA
o discorde o diversa da cjuella della ragione? E se
cosi e , perrlie non cerca il sig. Sac( hi (T insegnarci
ad ustiie del presenie trumite di coltura per traspor-
taici in quell' aliro, che scnza dubbio saia piu per-
fetto , giacche la perfezione dell uomo consiste nel
conforniarsi ia tutto a ragione? 11 nionilo oraniai e
si stance di questi nomi gittati con tuono profetico
a tidanza deiraluui buona fade, die i piu saiebbero
intoUeranti per sino di ogni drscorso coniunque breve
che da noi si volesse pur fare a moscrarne la vanua:
e noi spenleremo forse megho le nostre parole, e
meglio forse risponderemo al desiderio de' nostri let-
tori niettendo loro dinanzi, per quanto possianio, 1 ac-
cennata quistione acconipagnata da alcuni nostri pen-
sieri.
II problcma proposto dalTAntologia di Firenze di-
mostra subitamente la propria digniia dall avere per
fondamcnto c[neir altro tutto HlosoHco e politico, se
dai cliina o dalle istituzioui civili s" infornii il carat-
tere delle nazioni. 11 Montesquieu puo dirsi capo di
qunnti parteggian pel clinia : fra quelli che tengono
la contraria opinione crediamo dover noniinare piin-
cipalmente il Sisniondi nelle Repubbliche italiane. Lo
scrittore dell' Antolo2,ia di Fiietize, che s;a per la
seconda opinione, trova |)OssibiIe e fors'anche vicina
una letteratura europta; perche, distrutta f opinione
deir influenza del clinia , non sussistono piu cagioni
eterne, inimiitabili . invincibili le c[uali possano im-
pedire che tutta f Euroj)a abbia quando die sia una
letteratura uniforme. Noi non direnio che cjuesto
scrittore abbia ragione ; ma ben possianio alTerniare
che il sig. Sacchi ebbe torto opponeudogli la situa-
zione geografica e il clinia. Perocche quando a un
autore che , non senza essersi armato di buoni argo-
men i, si vuol sottrarre ad un antico sistcina per ab-
bracciarne un contrario, si oppone quel sistenia ine-
desinio, allora o la Ciiusa e disperata, o 1' ingegno e
la logica di chi la difende sono troppo ineguali al
bisogno. La qual cosa non volendo noi dire del
ITALIANA NKL SECOLO XIX. 3l5
signor Sacchi , stimiamo ch' egli , trovatosi gia al ter-
mine tlcl suo liino cjuanclo usci fuori cjiicsta nuova
qiiistione, ne voile niostiar d'ignorarla , ne potc pie-
nainente disciiterla. E noi pure senliamo (he a trat-
tar dcgnaniente la tcsi pioposta dalTAmologia biso-
gnerebbe uno spazio nuiggiore di qiullo che ci puo
essere conceduto dopo uii articolo lorse gia troppo
lungo; nia pur venemo sliorando la quistione secon-
doclie ne conredono le circostanze e l ingegno. — '
Lo studio delle istituzioid (dice i'autore) pud solo
svelare le origini del gusto particolnre che si mnnife'
sta nei popoli. E le diverse istituzioni sotto I uifliisso
d uno stesso cielo creavano una Ictterntura in Atene
€ nnn la •concedcvano a Sparta. Queste righe con-
tengono chiaranienre e rassunto dello scritiore, e la
maggior jirova di fatto di che niai potesse fortilicarlo.
E lispetto iill idea di recare alle istituzioni, piutto-
stoclie al clima, il gusto delle nazioni, ci pate tanto
onorevole al genere uniano da non trovare si di leg-
gieri chi voglia faisene oppositore. Lascianio che
alruni frutti siano velenosi sotto il cielo deirAfiica,
e delicati e salubii sotto una zona piiti temperata;
che all unc belve siano feroci e sanguinarie nei de-
serti d'Arabia e di Libia , e mansuete in vece e do-
mestichc nelle benigne spiagge tPEuropa: e noi creati
ad imniagine di Chi non sente influsso di siiolo o di
cielo, rivendichianio per quanto e possibile la digniia
nostra; e contrastando ad ogni dottnna che ci niette a
comune coi bruti, dicianio all' uomo ch' egli solo e
colpevole del proprio decadiniento. ]\Ia rispetto alia
prova desunta da Atene e da Sparta confessianio di
non trovaria cosi picna e cosi concludente com' e
sembrata all' autore. Le istituzioni possono ridurre
al silenzio gl ingegni ; e questo ( senza uscire di
Atene ) si pi ova paragonando quella citta nei tempi
di IVricle ed in quelli della doniinazione ottomana:
ina quando esse i'acciano luogo alle lettere, non pos-
sono intieramente cambiare quella parte d' impronta
che il nostro ingegno rireve dal rorpo , soggetto
3l6 INTORNO all' INDOLE nr,LL\ LETTERATITR\
senza alcnn dubbio a<i;V inflnssi del cielo e del snolo.
Quindi la prova addotta dairautnrc sarcljbe iiiolto
pill forte s'egli avcsse potuto dire clie le istituzioni
di Sparta in vece di vietare ogni letteratura , ne
crearono una contraria a qucUa di Atene ; e non
gia contraria nelle raassime , nci concetti, nel fine,
nia si in quelle parti die spettano al gusto. Quindi
ancora, sebbene sia vero clie in tempi diversi e sotto
diverse istituzioni il mezzogiorno e il settentrione ,
il levante e I'occidente d Europa abbracciarono idee
ed opinioni diverse, e una stcssa letteratura pote
trapiantarsi in contrarie regioni , e vero per altro
eziandio clie in tutti questi trapiantamenti rimase
sempre un qnalclie notabile effetto del gusto nazio-
nale; e noi lo vedianio anche a traverso alle servili
iniitazioni dei tempi pivi abbietti. — Qiiello studio
compiuto e sistematico del medio evo da cui gia di-
cemmo die la moderna letteratura dovrebbe pigliare
pill determinata direzione e molto aspetto di iiovita,
guida anclV esso in gran parte ad una letteratura die
dir si potrcbbe europea; perclie 1' origine delle mo-
derne nazioni e coniune; comune il feiidalismo die
ci separa dal mondo antico ; comuni in gran parte gli
effetti delle crociate; comuni le principali massime
di giurisprudenza dedotte dal diritto romano; comune
la morale dell' Evangelio avversa ad ogni inimicizia.
E il commercio niiral:)ilmente ampliato , e la prodi-
giosa rapidita dei viaggi principalmente di mare,
fanno non dell' Europa soltanto, ma del mondo in-
tiero una sola famiglia : e ad un solo ovile ha pro-
messo di raccoglierci quando die sia un pastore a
cui niuna promessa fallisce. — Finche nelle lettere
consideravansi come parti precipue Y espressione e la
forma, Y influenza del clima dovette esser tenuta in
grandissimo conto; e da quella diversita cli' essa impri-
me nelle produzioni delf ingegno poteronsi dcrivare
diverse indoli e diversi caratteri di letterature: ma da
clie s' e imparato a considerare le lettere come parte
della vita delle nazioni e stromcnto di civilta , fu
ITALIANA NEL SECOLO XIX. Si/
conosciuto cziaiulio chc Ic foinic c rcsprcssionc sono
cose acccssoric , c die la letteratura piio essere eu-
ropca come la buona morale da cni pij^lia i snoi
j)riiicipali argometid o le piii nobili sue iuspirazioni.
Qiiesto peraltio non t02;lie die il gusto non tenga
(lal suolo e dal ciclo un indole alcpianto diversa nclle
diverse nazioni ; e quest' indole noi non vediamo co-
me sia neccssaiio nc utile sforzarsi di abbandonarla.
Ne il vocabolo dl letteratura curopea ( dice Y Anto-
logia ) suona distruzionc c^ ogni spirito iiazlonale , di
ogid carattere iiidividuale de' pupoll. — Ma quando
poscia soggiunge : IVon v ha dunque una causa im-
mutabllc , eterna., cJie ponga invincibill differ cnzc d in-
dole , di passioni , di dcsiderii tra popolo e popolo :
non V ha legge costituita dalla natura die assegni
prepotcntemente un gusto particolaie , una individuale
carattcristica a ciascuna delle famiglie nellc quale e
divisa I umana schiatta: allora noi conlessianio di
duljitare ch' essa o contraddica a se medesinia o con-
fonda cose troppo diverse fra loro. Perocche dove
sia tolta ogni dilTerenza d' indole, credianio die sara
toko il carattere individuale dei popoli; e quand' an-
che per 1 uniformita della morale e delle istituzioni
cio dovcsse av venire , crediamo die il gusto let-
tcrario di un popolo dovreblj' essere ancora diverse
da qucllo di un altro; perche il gusto non e una
cosa medesima colle passioni e coi desiderj , ma
e soltanto un modo di csprimerli. In mezzo ai ghiacci
dello Spitzberg e sotto i cocenti calori del Senegal
Tuonio cristiano e governato da leggi uniforrai avra
una perfetta somiglianza d' indole , di passioni , di de-
siderj : ma in un luogo celebrera il raggio del sole
che per mezzo alle iiubi si la via a scaldarlo; nell'altro
invodiera in vece la nube die si attraversi per lui ai
raggi di quel pianeta. L'uomo vive dell' aria, dell'ac-
qua , delle produzioni e per sino delle fatiche ch' egli
escrcita sopia il suolo dove abita; e tiitte queste cose
die lo fanno essere in un sito nerboruto e robusto,
in un altro gracile e liacco. debbono esercitare
3l8 INTORNO ALl'iNDOLE DELL4 LETTfiRATUHA
una qualche efficacia sul gusto e quindi suUa lette-
ratura. S' inganna per conseguenza chi fa dell' espres-
sione o del gusto una parte precipua della lettera-
tura, e non vede come sotto una scorza alcun poco
diversa, la buona e sublime letteratura e o puo es-
sere almeno una sola in tutta T Europa : nia s' in-
ganna ugualmente chi stima clie Tuniformita delle
massime religiose e politiche debbano fare uniforme
anclie il gusto di chi sostenta a fatica la vita fra i
ghiacchi perpetui dei monti, e di chi vive nell'ab-
bondanza di ogni cosa sotto un cielo die non s'ac-
cende e non verna , ma ride sempre di temperata
serenita. — E noi non rlfiutiamo la cittadiiianza al
genio: noi non abliianio stranicri se non coloro che
nella storia sono al di la di quel punto al quale ab-
biam detto che si annoda il tilo del nioderno incivi-
limento; e da tutte le parti d'Europa piglierem vo-
lentieri quanto puo contribuire a promoverlo ; e non
ci ostineremo, se piace al Cielo, a impedire che in
tutta lEuropa, anzi nel mondo tutto, 1" umana schiatta
proclami e coltivi quella uniformita di passioni e di
desiderj , quella fratellanza perfetta a cui essa e ri-
cliiamata costantemente dalla memoria dell' origine
sua, e dall' idea del tine a cui e destinata. Ma non
per questo, ripeteremo coll'Antologia =: all ludia e
forza ritemprare il suo gusto. = No , non il gusto ,
ma la blosolia della letteratura si vuol ritemprare
fra noi : e questa puo farsi europea qualora tutta
r Europa si spinga ad un inedesimo grado d' incivi-
limento morale e politico; ma il gusto presentera
sempre alcune notabili differenze, ne sappiamo quale
aumento di utilita o di diletto potrebbe sperarsi dal
cancellarle. E forse lo scrittore vdell" Antologia non
diede alia parola gusto quel signiHcato ristretto nel
quale comunemente vien presa: ed allora ogni qui-
stione dispare, e la vantata profezia del Gothe non
aveva bisogno di cosi lungo commento. La storia di
tutti i tempi e quasi un poema in cui viene rap-
presentata una grande famiglia la quale , divisa ab
ITALIANA NEL SECOLO XIX. 3ia
antico, da molti secoli si affatica e combatte per ri-
condursi alia priiiiitiva unita. iMoIti errori e di niente
e di cuore riiiinno dispersa ; niolte virtu si richie-
dono a riromporla di niiovo: nia le nazioni che per
lunghe eta s'ingiuriarono a viceiida col sopranaome
di barbare, gia da gran tempo si amano o si rispct-
tano almeno. Chi ha proniesso di riiinirle , clii puo
disperdore anche di an ccnno tutti gli errori onde
furono traviate vien suscitando piu rhe niai forte fra
le genti una voce che le richiania e le scorge al
diritto sentiero, e quasi dircmnio al conses^uiniento
di un patrimonio coniune ; e i progressi gia fatti ci
8ono caparra non dubbia degli avvenire. Quando tutti
gli uoniini avranno una sola intenzione, quando tutti
saranno persuasi che per esser felici bisogna stringersi
tutti ad un sol vincolo di cariia, allora in tutte le
parti del mondo, sotto qualunqne varieta di forme
politiche sara una sola lilosoiia, una sola lettcratura;
ma il gusto o fespressione avra pur sempre visibili
diversita, perche le istituzioni degli uomini soggiar-
ciono a nmtamenti , ma il clima nelle sue grandi
varieta debbe durare col mondo: e queste differenze
nella unita faranno piu bello il prodigio a cui il graa
poema del moiido dee riusciie.
3jo
Aanall dell Istltato di conispondcnza archeolog/'ca
pa' T atino 1829. Fascicoll J c II, pag. 258, con
tavole ill ramc.
Bidletdno dcgli Annali dcW Istltato di corrispondenza
arcJieologica per I anno iVrif). — Roma, ambidue
presso Salviiicci , in 8.°, di pag. 208.
CJna societh di dotti, intesa a dilatare gll studj e le cogni-
zioui dell' antichita, ha stabilito in Roma un Istituto di cor-
rispondeaza arclieologica , sotto la protezione di S. A. R.
il principe di Prussia e la presideaza di S. E. il dnca di
Blacas. Qucsto Istituto assume 1' obbligo di pubblicare
uii' opera periodica , consistente in annali , in un buliet-
tino e in tavole. " L' opera d^gU Annali ( cosi nel Mani-
festo ) e divlsa in tre parti. Nella prima si danno le de-
scrizioni particolari degli scavi, de'monumenti iinora tras-
curati o sconosciuti e degli accrescimenti de' musei di
auticliita. Nella seconda si contengono i ragguagli delle
produzioni letterarie di soggetto arclieologico. Nella terza
si comprendono quelle illustrazioni , le quali prodotte dal-
r esanie e dal paragone de' monumenti , sono anzi appog-
giate a documenti clie amplilicate con semplici congliiet-
tiire. II Bullettino mensuale osserva la stessa divisione
delle materie , ed e destinato a far conoscere prestainente
le notizie le quali ricliiedono una soUecita puliblicazione.
Cr iatagli dei disegni formano una I'accolta di scelti monu-
menti inediti di architettura , scultura e pittura , e sono
accompagnati da plante topograficlie, restituzioni ragionate
di monumenti distrutti o nuitilati , e da fac-sinuli epigra-
iici. Le illustrazioni relative a questi monumenti si lianno
neir opera degli Annali , ecc. "
II prinio volume degli Annali ( 1829 ) e preceduto da
un' introduzione dell' cditore signor Gerhard, ove dopo
aver fatto cenno dello stato attuale dell' arclieologia e del-
r imperfezione clic le deriva dal grandissimo numero dei
monumenti o inediti o raal dicliiarati , entra a parlare
della necessita di un istituto di corrispondenza fra i dotii
di diverse nazioni c di studj div$jrsi , onde raccoglierne
ANNALl dell' ISTITUTO, eCC. 3^1
gli sparsi lavori e profittare dei soccorsl scambievoli. Mo-
6tra poi quanto sia graade 1' iinpresa dell' Istitnto , come
quella die alihraccera i inonumenti dell' arte, gli studj
epigrafici e quelli dell'antica lopogralia ; terminando col-
I'indicare i copiosi ajiili die aspetta da' collaboratori di
ogni specie, ardieologi, artisti , dilettanti , mecenati, pronti
a giovare dell' opera loro e dei lore liimi il presente htituto.
Lo stesso egregio editore sppve gli Annali coa aicune os-
servazioni sui cosi detti monuiiieatL ciclopei. Egll dope aver
ricordate le plu aiitiche maniere di costiuire , ed ainmesso
ia queste un ordine di successive perfezionamento , noa
si niostra poi inclinato a riguardare nelle varie fogge dl
costruzione ahrettanti criterj sicuri per giudicare dell' epoca
del nionumento. Ia fatti queste diverse costruzioni si tro-
vaao talvolta framinischiate ; ed e ragioiievole die alia va-
ria maniera di costruire abbiano contribuito e 1' uso del
monumeiito e il tempo impiegato ad erigerlo e la natura
de' materiali circostanti. Cosi, p. e., Ia calcarea piu facil-
niente del titfo si forma in poligoni, ecc. Egli pensa adun-
qiie die diverse fabbriche, die per la loro rozzezza risve-
giiano r idea di una remotissima anticliita , possaiio deri-
vare da imitazioae di secoli posteriori comandata dalle
circostanze di tempo e di luogo. E a sostegno di questa
opiiiione vengouo i monumenti di Norba e di Signia: que-
sta ultima specialiiiente , colonia romaiia del secoudo se-
colo, ci ofTre antidie niura del tutto conformi alle ciclopee.
Intauto una certa somiglianza die prescntano fra loro i
monumenti die vanno sotto il nome di ciclopei, e il nou
ritrovarsi questi presso alcuni antichi popoli,come, p. e.,
gli Etrusclii e i Sabini , lo conducono a supporre die
questa maniera di fahbricare fosse propria di qualcbe an-
tica nazione, forse dei Pelasgi e degli Aborigeni , donde
pare die traessero origine i Latini. Queste idee sono co-
me preliminari alle illnstrazioni delle antidie faldiriche
di Norba e Signia impresse nelle prime tre tavole de' mo-
numenti inediti die si stampano separatamente a Parigi.
Si dee saper grado all' ardiitetto Knapp die ne lia dato
esattissimi disegni di monumenti cosi iinportanti. Sieguono
cinque iscrizioni signine, aicune sepolcrali ed altre allu-
sive a fabbriche pubbliche.
L' argomento delle fabbridie ciclopee ritorna alia p. )o2 ,
ove si da notizia di ua' opera del signor Gell in'.ortio 1«
BibL Ital. T. LVIII. 21
322 ANNALI DELL' ISTITUTO DI CORlUSrONUENZA
luura clt anticlie citth. L" autore , avendo visitati quasi
tatti i liioghi deU'aatica Grecia , ha rliuiito in nn volume
i saggi pill interessanti di niura die vi ha trovati , e,
senza sostenere alcniia teoria , gli ofTre come materia di
studio agli eruditi. Cosi, a mostrare la non dubbia maniera
ciclopea , ha scelto quelle parti della mura di Tirinte che
ineglio corrispondono all' autorita di Pausania, Le mura di
Licosiira presentano un seccmdo modo di costruzione con
massi di pietra calcarea die variano in forma e in dimen-
sione secondo i loro strati naturali ove giacquero. Una
terza specie a poligoni inclinati e distorti si ha nelle mura
di Elatea e di Abac nella Focide , ecc. Quest' opera , che
si va pubblicando a Berlino , contiene i disegni di moiti
altri nionumenti , tendenti a chiarire la storia delle co-
struzioni.
Si viene in seguito agli scavi etrusdii. E siccome que-
sta materia e sparsa in pin articoli degli Annali e del Bul-
lettino , cosi giovera raccoglierne qui insieme le notizle
pill importanti. II signor Avvolta ne informa delle scoperte
fatte negli ultimi anni presso Corneto. — Sepolcri di varia
])Vofondita e costruzione , isolati o riuniti , regolari o senza
alcun ordine , sormontati da elevazione o senza di questa.
Dentro , casse di travertino o di grosse tegole , o incavate
iiel tufo e situate quasi sempre incontro le porte , con
ossa , vasi di terra , patere di bronzo , monete , ecc. In
una cassa si trovarono le ossa di un cavallo. Siegue la
distinta e particolare descrizione di un sepolcro di re guer-
riero. Dalla relazione del signor Fossati sappiamo che questi
sepolcri di Tarquinia sono talvolta a due piani: qnalcuno
e niunito di scala e di un vestiliolo scoperto : gl' ingressi
o sono latei'ali o quasi verticali : non venue osservata
nicuna regola nella direzione del sepolcro : talora due sca-
lini ricorrono intorno a tre lati del tumulo. — Spesso den-
tro la camera si alzano alcuni pozzetti e talora oltre questi
una specie di letto inclinato sostenuto da pilastrini. — Al
di sopra di alcuni tumuli si veggono massi a foggia di
basi doriche. — Alcuni sepolcri hanno servito a' Cristiani,
come si rileva dalle note lucerne die vi si trovano , ecc.
A tali notizie fanno seguito gli annunzj delle ultime
scoperte fatte sulia pianura fra Canino c Montalto , dcllc
quali gia si e tenuto ragionamento in questo nostro gior-
nale. Gli scavi opcrati dai signori Caudelori ., possideiiti
AROIIEOLOCIC\ IN ROM.V. 3:i3
altra parte cli quelle terre, hanno sommiuistrata aach'' cssi
una uiirabilo quantita cli vnsi cli|iinti , la prima raccolta
tlei ([uall c statu accjiiistata dal Governo Foiitilicio ad ar-
riccliire il Museo Vaticano. I piu curiosi fra (jucsti vasi
sono descritti dal sig. Fossati in diversi articoli del Bul-
lettino.
I sigaorl FeoU hanno scoperto parimente in quelle cam-
pagne un Ijel numcro di vasi dipinti. L'antica (ossa ha
lasciato vedere una quantita di grotte incavate nel tufo ,
contcnenti casse di nenfro e circa 200 scheletri coperti
di tavole o di sola terra. Vicino agli scheletri, vasi e
patere. La presenza di un tripode era ivi senipre un
indizio sicuro di quella dei vasi. In questi scavi , come
anclie in quelli di Tarquinia, e accaduto talvolta di tro-
vare ossa bruciate e scheletri intieri nella stessa grotta.
Dai sepolcreti di Clusium sono uscite niolte urne di pietra
storiate e vasi di creta nera non cotta con dipinti etruschi.
Cli scarabei ciie abbondano a Ghiusi non si trovano mai
nei sepolcri, ma sparsi nel terreno. I vasi di Ghiusi sono /
adorni per lo piii di figure animalesclie, di teste umane e
di maschere di rozzo disegno. Le forme de' maniclii e co-
jierchi sono singolnri. Yi si trovano anche lucerne, piccolt
triclinj ed altri arnesi rimarchevoli per la stranezza delle
forme e degli ornati. Quanto il suolo di Ghiusi abbondi
di antlchita etrusche , lo attesta il Museo Casuccini ncchis-
simo di lU'ne di terra, di bronzi, di cippi di tufo con
etrusche sculture a Ijassissimo rilievo , di vasi dipinti e
specialmente di vasi neri. Anche gU scavi di Volterra
hanno dato urne, metalU , ori, vasi ed altri oggetti, die
il sig. Ginci ha ceduto al suo augusto sovrano , dietro una
scelta fattaoo dal ch. Zannoni. Dopo la relazione di tante
scoperte Teditore finisce col dividere i sepolcri in due
classi. I prinii incavati orlzzontalmente nel tufo, formati
di una o piii celle, talvolta con parcti dipinte, e con pog-
getti air intorno per sostenere o le urne ossuarie come a
Ghiusi e a Volterra, o i cadaveri come a Tarquinia •, anche
con niccliie per coUocare i vasi. Gli altri piii sem|)lici,
incavati a perpendicolo per dcporre le ceiieri dei defunti,
ove talvolta piii vasi di bronzo, contenculi ceneri cd ossa ,
sono raccolti dentro una grande olla di crota.
In altro articolo il cli. editore prcsenta aicuui ccMuii
topogralici intornj i vasi. II prcgio soinnio dei nul.un pti
3^4 ANNALi dell'istituto di corrispondenza
disegiio e per la vernite, e il vederne emergere di somi-
glianti da scavi diversi o fra loro lontani , ha falto sup-
porre che andassero in conimercio. L' editore non sa essere
di qaesto avviso, dacche tali vasi rarameiite si trovano
ne'luoghi di vicina e facile comunicazione con Nola; come
r Apulia e la Campania : qnando poi se ne rinvengono
anche nelle alpestri citta della Lucania, eve sarebbe stato
cosi diflicoltoso il trasporto. Egli pensa che se ne debba
cercare la spiegaziotie nella diversa maniera degli artefici
iiiiitata in paesi diversi. E , dopo avere accennate le dif-
ferenze piii generali de' vasi , termina ecu alcuni desiderj
tendenti a delinire le moke quistioni intorno qiiesta ma-
teria. Pill sotto vi ritorna con alcune varieta sepolcrali.
Dopo aver descritto un bel sepolcro di Canosa , insiste
julla necessita di osservare il coUocamento de'vasi, per
ineglio intenderne 1" uso. Cosi in alcuni sepolcri e regola
costante il trovare una lancella e un vaso a tre manichi
a piedi dello sclieletro, e verso la testa prefericoli, tazze
p vasetti per balsanii. In altri si veggono sotto le ascelle
flue piccoli lacrimali di creta , presso la testa una lucerna
e un vaso grande fra le gambe ecc. Questo studio dovrebbe
estcndersi anche agli altri oggetti che si trovano ne' se-
polcri , come idoli , amuleti e specialmente le ambre.
Alio stesso soggetto appartiene una lettera in cui il
j>rincipe di Canino niuove qualche dubblo al sig. Gerhard se
veramente dalla Grecia si traggano vasi soniiglianti a quelli
d' Italia; e cio aU'occasione che il signor WolfF recava vasi
di Egina da un suo viaggio nella Grecia. E il dotto edi-
tore, ammettendo che i vasi greci non possano gareg-
giare cogl' itali ne in copia , ne in mole , ne in bellezza ,
si chiania poi persuaso che molti e molti vasi , del tutto
conformi agli etruschi , provengano dalla Grecia propria-
inente detta. Siegue la relazione del signor Wolfl", il quale
essendosi trovato nell' isola di Egina allorche si demoli-
vano le sostruzioni del tempio di Venere , ha potnto assi-
stere egli stesso alia scoperta di antichi sepolcri, conte-
uenti vasi, idoli, armi , utensili di bronzo , precisamentc
come ne' sepolcri di Magna Grecia e di Etruria. Se non
che questi vasi erano generalmente piii piccoli degl' itali,
e la maggior parte ad un sol manico. Quanto alle pitture
si poteano dividere in \asi con fondo rosso c figure nere ,
coii fondo bianco e figure ncie , con fondo nero e figure
ARCnr.OLOCIGA IN ROMA. 32J
Si tralasciAiio per brevita alcuni altri piccoli articoli
rigiiardnnti i vasi dipinti.
II coiisiglier Restiier ci fa la relazione cU pitture anti-
che scoperte in alcuni sepolcri di Tarrjninia. Ginochi ,
esercizj , cenc , treni haccliici ne formano il soggetto prin-
cipale. Ve ne ha pure qualcnno mitologico , satiri e bende
per ornati. II disegno non e uniforme; in alcuno spira
r antica semplicitii ; in altro si riconosce un' epoca di de-
cadenza. 1 visi sono tutti in prolilo ; i cavalli svelti colle
teste alquanto grevi. I colori sono piuttosto grossolani e
spesso tendono al cupo, non senza inolta bizzarria nella
distriljuzione. Alcuni cavalli in turchino , e dello stesso
colore i ricci di qualche figura , ecc. Vi e pero arnio-
nia neir insieme e a malgrado delle molte imperfezioni
queste pitture non mancano di fare un' impressione assai
gradevole. Alcune sono accompagnate da iscrizioni sulle
quali gli eruditi potranno esercitarsi con profitto. Altri se-
polcri , con pitture analoghe alle precedenti , furono sco-
perte presso .Cliiusi.
Quanto a Roma , il cavaliere Bunsen , dopo aver dato
uno specchio cronologico degli scavi operati nel foro e
sue adjaceuze dal 1802, in die si coinincio a sgombrare
r arco di Settimio Severe , sino al 1827, quando fa rias-
sunto il progetto di uno scavo generale del foro, en-
tra a parlare degli ultimi lavori destinati u a isolare e
ridnrre all' antica planta il Teinplurn Pads ed il tenipio
di Venere e Roma coi monumenti e siti contigui, e ri-
stabillre V antico livello dalf arco di Tito sino a quello
di Costantino , sgombrando tutte le costruzioni moderne ,
di maniera che scendendo da un arco all' altro non si veda
a mano manca clie il tempio di Venere e Roma , e a mano
destra le fabbriche palatine ":, e in altro articolo annunzia
come " gli scavi operati nella strada moderna che dall' arco
di Tito conduce a quello di Costantino hanno tolta quasi
ogni dubliiezza suIT anJamento dell' antico selciato die dal
lato dcstro di quell' ultimo arco trionfiile niena per l' erta
del Palatiuo. Esso non passo certameute per entro V arco
di Tito , e neppure immediatamente a lui d' accanto , come
sarebbesi con verosimiglianza potuto supporre dall'analo-
gia deir altro monumento trionfale. >/ — Si parla ancora
di scoperte fatte presso il Foro Trajano, e di altre net
contorni di Roma.
020 AN>T\T.I DELL ISTITUTO DI CORniSPONDENZA
Intorno gli scavi Ji Poinpei liasterh ilcoiclare clie la
casa di Castore e Polluce , cosi delta dalla costoro efligie
trovatasi nell' ingresso , e una delle piix magniliche fab-
briclie di quell' antica citta. II suo intiero discoprimento
ha costato dieci niesi, e al dire del signer Laslandiere
essa raccliiude un vero inuseo. I freschi die vi si amnii-
rano sono di una grazia e di una composizione molto
superiore a tutti gli altri. Dopo quelle di Castore e Pol-
luce e stata scoperta un' altra abitazione curiosa con pit-
ture parimente bellissime. Non istarenio a ridire dei mol-
tlssinii oggctti trovati nell' una e nell' altra. — Anclie
ad Ercolauo fu disotterrata una casa con pitture e uten-
sili. In alcuni ripostigli sussistevano ancora le provvisioni
della famigli" : dattili , castagne , fichi secchi tagliati per
iTieta ed accoppiati , noci , nociuole , aglj , grano , lentic-
chie , cicerchie , fave, paste forse col uiiele , olio aggru-
niato , prosciutto , mandorle, prugne. — Qualche scoperta
e stata fatta a Pesto dirimpetto al tempio inaggiore. —
Sepolcri greci vennero scavati nel comune di Giugliano
e nel tenimento di Mugnano. — Iscrizioni sepolcrali a
Minturna. — Finalmente Napoli ha lasciato vedere una
fabbrica antica considerabile per alcuni dipinti del niede-
sinio stile degli afFresciii di Pompei ; fatto die , al dire
del signor Bonucci , potra essere importante per la storia
deir arte.
Dagli scavi di Nola e uscito un buon numero di quck
vasi Ijruciati die diconsi salicernj. Pare die gli anticlii
rompessero quest! vasi prima di gettarli al f'uoco ; dacclie
se ne trovano frammenti intatti appartenenti agli stessi
vasi , onde altri pezzi sono bruciati. Una scoperta degna
di osservazione e quella di due coppe la cui superficie in-
terna e spalmata di una vernice bianca e lucente come le
raigliori porcellane. Anche il signor duca di Blacas ha tro-
vato dei sepolcri; e nell' uno d' essi due sdieletri di fan-
ciulli con allato una scimniia e un' oca in terra cotta.
Si toccano anche uel Bullettiao le scoperta di Egitto ,
die noi ci dispensiamo dal riferire essendo abbastauza note
per molti articoli di giornali.
Alle notizie degli scavi succedono i nionumenti. — Un
estratto di lettera del signor barone di Stackelberg, dove
si accenna un bassorilievo gieco , esprinienie la caccia
di un leone e destinato forse a d.ecorare una fiiblirica
ARCHF.OLOGICA IN ROM.V. Di^
rotonda. — Altro bassorilievo ilisegnato dal signor WolfF in
Astro ( Zirca ) nel quale il signer Gerhard riconosce un'al-
legoria n del lellce siiccesso die proviene dai misterj di
Diana a chiiuKiiie concorre ad acquistarne 1' inixiazione. » —
Sei disegni di stele e cippi sepolcrali scojierti nella Grecia ,
di cui il signer Wolff i'e' dono all' Istituto. In questa occa-
sione il signor Gerhard fa menzione di moiti altri monu-
uienti dello stesso genere , sparsi nelle coUezioni, e ricorda
come le stele rappresentino per lo piii le scene della vita
familiare e allusiva al ilne della vit*: monuuieuti die per
r eccellenza dell' arte e per la grandezza loro ( alti da 6
a 8 palnii ) si distinguono da tutti gli altri del genere
sepolcrale. I cippi ( alti da 3 a 5 palini ) ornati di un
piccolo frontone portano quasi sempre un' iscrizione greca
relativa al noine dei defunti J ma sono lavorati con trascu-
ranza e abbondano in tutti i musei. — Una statua di
marmo scoperta a LilJebone ( Juliobona ) , che rappresenta
probabilmente Faustina madre sotto le sembianze di Ce-
rere , forma il soggetto di una lettera del signor Raoul-
Rochette al prof. Panofka. — II signor duca di Luynes ,
dope aver dato un cenno storico sull" eniisrrazione e vi-
cende dei Canipani in Sicilia , attribuisce loro iilcune me-
daglie in bronzo ( fra le quali due inedite ) che si vole-
vano appartenenti ai Campani d" Italia. — Una lunga iscri-
zione greca e spiegata dal signor Boeckh come un indice
di viucitori alle Panatenee. II dotto interprete riguarda
questo marmo qual monumento di somma importanza ,
ravvisandovi una giusta idea della varieta e uioltitudine
de' giuochi che si celebravano in Atene. — Due iscri-
zioni latine sono dichlarate dal prof. Orioli. Nella prima
u e curiosa la determinazione delle possessioni attraver-
sate dair acquedotto nel suo corso : >i nelPaltra, di lati-
nita semlbarl3ara « e notabile il perpetuo idiotismo pel
quale vi e sempre scritto crediins , cooptems , adsumains ,
forse perclie cosi ivi si pronunziava sopprimendo la vo-
cale intermedia. ■ — Un altro marmo sepolcrale con due
iscrizioni latine e riportato dal ch. Zannoni.
II signor Qnatremere de Quincy annunzia e raccomanda
due opere d'arte, riguardanti le cose di Pompei ; Puna
del signor Zahn, che si puljlilica a Berlino, 1" altra a
Parigi per cura del signor Briiloff. Senza lodar nella prima
la superflua magnificcnza e il formato incomodo , egli ne
328 ANNALI DELL'iSTITUTO DI CORRISPONDENZA
nnimira jl gusto e la scrupolosa esattezza dell' esecuzioiic.
L' opera del sJgiior Zalin die trovasi ora alia settiiua di-
stribuzione compreiide una. scelta de' niigliori dipinti e
ornati di Pompei , alciuii coloritl , altri a semplice coti-
torno. Molte tavole sono occupate da quegli strani orna-
menti architettoaici clie gia condanno ne' suoi scritti Vi-
truvio. Vi sono anclie vedute di strade e di inonumenti ;
e pare die T opera ridotta a compimento portera in fronte
la pianta generale della citta. Segue 1" elogio del sig. Briiloflf
pel suo diligente ristauro delle terme di Pompei: giudi-
ziosa impresa die V autore vorrcbbe imitata dagli artisti
per gli altrl nionumenti , potendone derivare molta utilita
air arciieologia. II ristauro e preceduto dalle notizie die
ne ha lasciate Vitruvio intorno i bagiii di cui ha seguito
fedelmente i precelti. Notabile in qucste terme e il te-
pidariuin. Una sala lunga 36 palmi e larga i8 presenta
all' altezza di 5 un aggetto sul quale poggiano piccole
colonne e telanimi di terra, cotta , sostenenti 1' intavola-
niento. La volta e decorata con molta eleganza di compar-
timenti in figure, fogliami ed altri ornamenti di stucco.
La. terza parte ha principio con notizie topografiche
suir isola di Eglna raccolte da uq viaggiatore , che noi
tralasceremo come pubblicate in gran parte per altri
scritti. Segue un articolo del cav. Roelle sulle antichita
roniane trovate in Isvevia. Egli vede nelie citta romane
della Svevia una linea di fortificazioni per difendere 1' ini-
pero dalle incursioni germaniche. Certo i Ron)ani I'onda-
rono citta ne' luogbi che pin abblsognavano di riparo : ma
non si pub menar buono all' autore che « tutti gli anti-
quarj credono che la citta di Aquileja fosse suUa riva
destra del Danubio poco distante da Ulma, altro punto
strategico di grande importanza^ » nientre anzi tutti 1' hanno
creduta in Italia fra Concordia e Tergeste.
Vengono poi le illustrazioni de' monumenti di scultura.
II famoso bassorilievo di Agamennone e Taltitio rinvenuto
a Saraotrace, ed ora sussistente nel museo di Parigi, e sog-
getto di una lettera del barone di Stackelberg. /< Chi sa se
questo bassorilievo noa decorasse un giorno il tribunale
di un Arconte , alludeado alle sue funzioni col giudicare
del comandante dell' armata greca '' Appoggia questa opi-
nione Paver trovata una sedia in Atene nel sito delPaa-
tico Pritaneo in cui era un bassorilievo allusivo alia
ARCHEOLOGICA DI ROMA. ,52^
liberta degll Ateniesi col soggetto di Armodio e di Aristo-
gitone. '/ — II fregio della cella del Partenone e meglio
spiegato per lo studio del signor Mueller. Nel lato orien-
tale e Amore ia vece di Erittonio ; e ia vcce di Pandroso
e Aglauro sono Venere e Suadela , i cui tempj erano presso
r Acropoli. Cos'i rielle due figure giovanili congiunte rico-
nosce Castore e Polluce : ma a die questa Divinita nel
concilio degli Dei? " Finxit igitur, ut puto , hoc loco
deos , quorum delubra, aras , monlmenta , pompa pana-
thenaica , dum ad Acropoliin adscendit praetergredieha-
tur , etc. " — II signor Welcker presenta una nuova il-
lustrazione della Tavola Iliaca. Senza negare a questo mo-
numento un uflizio didascalico, egli sostiene inoltre die
« Pensemble de ces representations est base sur une pensee
distincte et sur un plan combine seloii les preceptes de
I'art. " In vece di vedervi solaniente la distruzione di
Troja espressa in tanti gruppi particolari, P autore vi rav-
visa un qnadro che lia per soggetto la salvezza di Enea
e la sua emigrazione dalla citta distrutta. Enea e il per-
sonaggio principale scolpito nel quadro di mezzo, ed a
questo si rileriscono liitte le rappresentazioni die sooo
alPintorno, le quali sfrvono come di accessor] o prepa-
rativi al pensiero dominante, cioe la traslazione del Pal-
ladio. Questo monuiiiento dovea ricordare ai Romani che
Troja cadde perche Roma sorgesse.
Vengono in fine le spiegazioni di alcune pltture di Pom-
pei de" slgnori Panofka e Hirt; e il signor Avellino in una
medaglia di Metaponto trova in mano a Cerere una face,
ia vece di uno stromento di agricoltura , come si era
creduto.
Ed ecco le iiotizie principali cade compongonsi i quln-
dici Humeri del Buliettino per 1' anno 1829, e i due fa-
scicoli degli Annali ai quali vanno unite alcune piccole
tavole a schiarimento delle materie. Ora sappiamo che
quindinnanzi gli Annali si stamperanno a Parigi. Dei mo-
numenti iuediti sono pubblicati due soli fascicoli occupati
da vasi dipinti , eccetto le prime tre tavole che riguardano
le fabbriche di Norba e Signia.
33o
PARTE II.
SGIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Elementi della scienza del commercio di Adolfo Corti.
— • Pavia, 1829 , nella stamperia Fusi e comp. in
8.° dl pdg' X e 334. Lir. 8 aust. ColV cpigrafe
The proper study of niikintl is man.
Po»E.
In due parti sono distrlbuiti questi Elementi, la prima
viene intitolata Teorica del commercio , la seconda Delia
pratica del commercio. u Avendo diviso (dice rA.)questo
" trattato in parte teorica ed in parte pratica, ho nella pri-
" ma cercato di sviluppare i principj nietafisici ia mode
" die servir potessero d" istradamento alia pratica ; e nella
" seconda ho esposto i metodi di corrispondenza mercan-
" tile , la tenuta dei libri di ragione , e le norme piu si-
" cure per 1' intelligenza e la pratica del giro dei camhj ,
" con altre nozioni relative all' esercizio del commercio "
(Prefazione, pag. ix).
La prima parte vien divisa in due sezloni: la prima e
intitolata Principj fondamentcdi ; la seconda, Dei vantaggi del
traffico , ossia della speculazione. La seconda parte com-
prende quattro sezioni, delle quali la prima ha per titolo:
Della corrispondenza mercantile ; la seconda Della tenuta dei
lihrl di ragione (1); la terza Del giro del camhj; la quarta
finalmente , Nozioni intorno ai pesi , cdle misure , ai cambj ed
agli itsi ecc. delle principali piazze di commercio (2). E qui
vengono dall' autore in ordine alfabetico annotate 43 piazze,
(1) Sono gia trent'' anm clie si conosce la Science des Negocians
et Teneurs de Livres di Boucher.^ stanipata in 4-'' * Bordeaux. Lo
Btesso autore pubblico un''altra opera assai stimata intitolata: In-
stitutions commerciales. Paris, 1S02.
(2) E osservabile clie V autore non si e curato di ridiirre le
diverse misure e monete ad un coniune e noto uiisuratore couie
tutti gli smttori praticano co\ riferirsi alle metriche declniali.
/-'
ELEMENTI DELLA. SCIENZA DEL COMAIERCTO. 33 I
malgrado clie nel Mvnlore pcrfetto del negozianli stampato
a Trieste nel 1793 conipilato da Andrea Mctrii se ne Icgga
il mimero tli 233; o nel Canibista universale ( tanto colc-
Ijre e tanto autorevole) deW ingle se Kelly, tratlotto e stam-
pato a Parigi nel 1823 si legga il numero di delte citla
conimerciali ascendere fino a 3a2.
Vcramente il libro del sig. Corti fatto nella guisa da lui
immaglnata parercbhe destiaato a coloro die si consacrano
alia professione niercantiie ; nia posta tale mira , non pare
die il sno liln'O possa soddisfare al bisogno. Forse sott' uii
altro aspetto potreljbe esscre utile agli studlosi della civile
econoniia^ se proprianiente nella sua parte prima contenesse
la teorica del conimercio: ma questa teorica veraiuente coni-
nierciale e in genere e in ispecie vi manca intierameate. Le
riflessioni su gli appetiti e le passioai, sit le spensieratezze
e la cautela, su la credulita e i raggiri, su la lealta e le frodi,
in breve sulle cose del mondo in fatto d' interessi pecu-
niarj ( riflessioni die occupano la massima parte detta teo-
rica ) , lungi dal forinare la teorica del cornmercio propria-
niente detta , costituiscono in vece una niera serle di nio-
rali osservazioni, ossia cognizioni di mondo in fatto d" inte-
resse. Nel rimanente poi si accennano e si definiscono alcune
nozioni o descrizioni die potrebbero comporre Tallaljeto
della teorica del cornmercio. Grande e sommamente utile
ufficio sarebbe stato cjuello di dare esatte e ben dimo-
strate deilnizioni degli enti economicl die entrano nel-
I'esercizio del cornmercio. La nccessita di nn tale lavoro
fix sentita e notata da inolti economisti, e specialiiiente dal
celebre Malthas, il quale nel 1827 colle stanipe di Lon-
dra pubblico un libro intitolato: <' Definlzioni in economia
'; politica preceduta da ricerclie sulle regole che guidar
" dovrebbero gli economisti politici nel definire ed inqjie-
>' gare i loro vocaboli , con osservazioni intorno la viola-
>' zione di queste regole negli scritti loro, ecc. " II signor
Corti inolto saviainente penso nella parte teorica a spie-
gare parecdiie di sifFatte nozioni , ed in cio non si po-
trebbe niai bastevolmente lodare 1' intenzlone di lui. Ma
qui si puo chiedere se egli vi sia poi riixscito. Ognuno
sente che ogni discussione in punto di detinizioni e dcci-
siva per la scienza. Essa jjoi diviene tanto piii importante
(juanto ))iii la materia tocca davvicino i nostri interessi;
e dair altra parte forma argomeuto di giurisprudcnza com-
nierciale e di competenze giiidiziali.
333 EI,EMi:Nri UELLA 8CIENZ V DEL COMMEKCIO
Dell' idea di Commercio. — I.
Un primo esempio lo abbintno nelPidea d'l cornmercio che
forma T oggetto di tutto il libro. n Per cornmercio (dice
» r A. pag. i) intendiamo quelle sole relazioni die hanno
» per iscopo il cambio o baratto dei beiii alienabili. " Quaa-
do nella teorica del regime commerciale contentar ci do-
vessimo di uu generale ed iiidistitito sigiiilicato della pa-
rola , forse non apporremmo nulla: ma forti motivi eco-
nomici e giuridici richieggono ulteriori distinzioni e spie-
gazioni. Prima di tutto domandiamo se si possa collocare
r idea caratteristica e propria del commercio neWe relazioni
indicate dairautore. II commercio e una FUNZIONE e non
una reluzione. Questa funzione e complessa, e pero coU' ana-
lisi si pub in essa distinguere una somma di altre funzioni
semplici. Ma il commerciare e sempre una funzione umana
e fra esseri umani nella quale si ricambiano le utilita.
Rettilicata V Idea generale del commercio delle cose go-
devoli, conviene passare ad una distinzioue capitale tanto
in economia quanto in giurisprudenza. Questa consiste nel
I'assegnare le difFerenze fra la mercatura propria mente detta
e le civili contrattazioni in genere. Questa distiuzione nel-
r opera del signor Corti tutta rivolta alle speculazioiii mer-
caatili pare che non dovesse dimenticarsi , perocche per
essa si veniva a specificare ed a circoscrivere I'oggetto
proprio della sua trattazione. E siccome questa distinzione
e prefinizione ecouomica e giuridica non pare comunemente
noia (i), cosi noi crediamo prezzo delf opera di tratte-
nerci alquanto sulla medesima. Onde poi procedere in una
maniera dimostrativa ci faremo strada colle idee volgari,
e colla loro discussione. Delle quali ricerche ci venne pre-
sentata tre anni sono 1' opportunita dal celebre economista
signor Say e dal signor Dunnjer in Francia.
II signor Say nel suo Trattato di economia poUtica sul-
r idea del commercio aveva detto: « Colore clie comprano
mercanzle nel loro paese per rivenderle nel medesimo fan-
no il commercio interno. Quelli che comprano mercanzie
iu grosse partite per rivenderle a piccoli mercanti , fanno
(l) In prova di cio leggasi la pagina 182 del tomo II del
Nuovo Prospetto delle scieii^ze rconomiche di Melchiorre Gioja. Mi-
lano , i8i5 , pres9o Pirotta.
m ADOLFO CORTI. 333
il commerclo all' ingrosso. Qaelli che comprano per riven-
derle ai consumatori fanno il commercio al minuto. Quelli
che comprano niercaiizie fiiori del loro paese per rivea-
derle fiiori del medesimo fanno il commercio di trasporto.
Quelli clie comprano mercanzie in un tempo per rivenderle
ia altro tenipo piii opportuno fanno il commercio di spe-
culazione. n
Qiiesto niodo di vedere non piaccjue al signer Dunoyer
ed accusi) tutte queste definizioni come nial concepite ,
perocclie a suo dire il Say confonde quasi sempre il Com-
mercio col Cambio. « In tutte queste definizioni si vede (cosi
il sig. Dunoyer) che il nostro autore fa consistere \\ com-
mercio nd comprare per rivendere. ]Ma se la cosa fosse cosi
non sussisterebbe particolarita nel commercio per la quale
si potesse distinguere dalle altre industrie. Imperocche in
tutte si compra e si vende. II manifatturiere compra mer-
canzie sotto una forma per rivenderle sotto di un' altra ,
nelia stessa guisa che il commerciaute le compra in un
luogo per rivenderle in un altro Si dovra dire per cio
che il manifatturiere ed il commerciante esercitino la stessa
specie d' industrial lo non ignoro che giuridicamente par-
lando il commercio vien definite un' azione di comprare per
vender e , ma parlando econoniicamente questa definizione
non corre , come osservo lo stesso sig. Say.
» L' industria commerciale non consiste nel comprare e
nel vendere, lo che pur si verifica di ogni altra industria,
perocche col semplice comprare e vendere non si produce
nulla. La fabbricazione produce col trasformare; il com-
mercio col trasportare. II commercio esteriore consiste nel
trasportare dal didentro al difuori, o da! dlfuorl al didentro.
II commercio interiore , nel trasportare dalP una all* altra
parte del didentro : il commercio in grosso nel trasportare
dalle fabbriche nei raagazzini dei grossi mercanti : il com-
mercio al minuto nel trasportare da questi magazzini nelle
botteghe : a dirlo in breve, in qualunque guisa venga fatto,
esso consiste sempre nel trasportare e nell' avvicinare le
cose ai compratori. In cio come arte consiste il caratteri-
siico del commercio, e non nell' azione di comprare, di
vendere e di cambiare (i).
(I) Questa idea non e punto nuova. II Conte Verri dopo altri
Taveva prodotta fino dill' anno i"^!. Veggasi il Gioja . Prospetto,
ton). II , pag. 124.
334 TLEMENTI DELL.V SCIENZA. DEL COMMERCIO
'I Senibraini dunque die il sig. Say aoii sia conseguente
a' suoi principj e male descriva i fatti da lui stesso osser-
vati allorclie egli la cntrare i nomi di vendita e di coinpra
nella sua delinizioue del coinmercio. Quaado si paria delFin-
dusti'ia clie trasporta , non si da Inogo a parlar di cambio;
come non se ne deve parlare allorche si parla dell' indu-
stria clie trasforma. Cambiare e lavorare, cambiare e fab-
Jsricare, cambiare e trasportare; cambiare e produrre in una
maniera qualunque sono due azioni fra loro totalmente di-
verse e die si deliboao assolutamente considerare a parte »
Fin qui il signer Dnnoyer.
Dope la lettura di questo paragrafo, ognuno pub doman-
dare: come mai 1' ecoiiomia politica sia cosi poco innoltrata
da lasciar kiogo a dispute come queste? Come mai le pa-
role in bocca deU'econoinista debbano avere un significato
diverso da quello die viea inteso sia dal publjlico, sia dalla
j;iurisprudenza, trattandosi di deliiiire io steiso faf^o? Oltre
di tutto cio trattasi di sapere se sia prezzo dell' opera di
occLiparsi di tale dispnta ;, malgrado die sia stata proposta
da uno scrittore ripntato. Fermaiidoci a quest' ultima qui-
stione noi dobbiamo cliiedere se la disputa suUa definizione
del commercio sia puramente scolastica o se pure sia anclie
civile. Se fosse meramente scolastica noi non ispenderemmo
tempo e fatica intorno alia raedesima, perocche il mondo
aiiderebbe secondo la sua natura a dispetto degli scrittori.
Ma se per lo contrario fosse anche quistione civile , noi cre-
deremmo conveniente di entrare nel foudo , perocche per lo
nieno ci premerebbe di sapere con quale ulBcio pubblico
dovreinmo trattare i fatti nostri. Or qui ci conviene os-
scrvare die il commercio venendo nelle incivilite socleth
esercitato in due diverse nianiere, il suo nome riceve
due sensi special!. A norma quindi di questi due sensi can-
giansi i rapporti e le discipline. Nella favella italiana la
Mercatura inchiude un senso die la distingue dall' altro
commercio comune che chiaraasi contrattazione , ed a nor-
ma di questi due sensi si variano le relazioni e le regole
conseguenti. Per la qual cosa sorge una seconda distinzione
la quale assai piii meritava attenzione. Per procedere con
un ordine lucido iiicominceremo coll' esaminarc il passu
recato dal siji. Duiiovcr.
'■'t
DI ADOLFO CORTI. 335
III.
A primo tratto noi veggiamo clie il eig. Dunoyer noa
concede clie si confoiida il coinmercio col ccunbio, Piii ab-
basso poi ci parla (\e\\'' ladustria commercinle. Qui conviene
ben intenderci nei termini. Altro e Tiadustria commerciale,
ed altro e la fiuizlone plenaria del commercio, Un uomo
singolare pno esercitare da se solo il trasporto , ma da se
solo non puo commerciare. II commercio incliiuderii eter-
namente come prima idea sua essenziale che uno dia libe-
ramente una cosa e 1' altro liberamente la ricamlji. Quando
non si eseguisca cjnesta fanzione non esistc punto commer-
cio. Un tale porta legna e pollame sul raercato cui niuno
cerca o vuole,- ed egli la riporta a casa ; ba forse fatto
un commercio percbe ba trasportato? Commercio senza
smercio e un assurdo in termini.
Quali sono le conseguenze die ne derivano ? La prima:
cbe convien distinguere , ma non disgiungere 1' industria
nel commerciare AaWa. funzione complessa costituente il com-
mercio. L' industria del mercante forma una condizione , ma
non tutta 1' essenza del commercio. Certamente assumendo
la compra e la rivendita in un concetto astratto si puo
ligurare clie manclii V industria mercantile*, ma nel senso
comune questa viene sempre sottintesa. Ognuno sa che il
mercante pone in conto di prezzo il trasporto, la custodia
e tutte le altre cure, lo che costituisce 1' industria sua; e
pero col prezzo della cosa egli esige anche quello della sua
industria. Ecco che allora il commercio e per lui produttivo
del prezzo della sua industria al pari del lavoro personale
sulle cose, o dell' opera prestata ad altrui benefizio.
Ma quest' industria consiste forse nel solo trasporto della
mcrce ? Niun mercante converra mai in questa restrizione.
Stando alia qualificazione del sig. Dunoyer il mercante si
confonde cosi collo spedizioniere che dir non si potrebbe
esistere altro mercante che lo spedizioniere medesimo. E
forse permcsso al sig. Dunoyer di sovvertire il senso co-
mune dei nomi per far valere una sua idea' Clie cosa dun-
que resta ? Che piii errori ad un sol tratto furono posti
ill mezzo dal sig. Dunoyer. II jirimo che 1' industria mer-
cantile costituisca 1' essenza del commercio , nel meiitre che
non ue forma die un fatto conncsso. 11 secondo che que-
st'industria consista nel solo trasporto, nel mentre die vi
si uniscono altri ammiuicoli secondo la natura della merce
336 ELEMEXri DELLA, 8CIENZA DEL COJIMERCIO
ed altre circostanze nccidentali. E qui siaci lecito di ricor-
dare die le definizijoni non istanno in balia degli scrittori,
ma ricevono la legge del senso comune. II filosofo pub
bensi far uscire dal concetto adottato di una parola le idee
essenziali nascoste , ma non travolgerne o mutilarne il si-
gnificato. Queste idee essenziali sono quelle die interven-
gono sempie nelle varie applicazioni die 1' uso comune
jfuol fare di un date vocabolo. Gio posto , giacche non si
suole mai dire essersi fatto commercio se non si ricam-
biano gli utili , ne viene di necessita che 1' idea di utilltd
ricambiata sara idea essenziale al commercio. Noi non vo-
gliamo gia dire die tutta la definizione consista in que-
iC idea , ma secondo il comune significato questa e idea
principalisslma fondamentale , essenziale.
Dunqne a torto pretende il sig. Dunoyer di porre in
conflitto reconomia coUa giurisprudenza. D'altronde poi sic-
come r idea del fatto o della funzione di fatto e la stessa
per amenduei cosi anclie la definizione reale del commer-
cio debb' essere identica. Altro e poi die T economista la
riguardi sotto T aspetto delP utile , e il legale sotto quello
del giusto; ed altro e die le condizioni deZ /a££o siano di-
verse. Un pittore assume il hello nella testa dell' Apollo ;
ed un fisionomista vi assume T espressione delle inclinazioni
morali : sara forse per questo la testa d' Apollo diversa in
se medesima o si fingeranno due sembianti nello stesso
tempo ? Guai a noi se si potesse fare la separazione pre-
tesa dal sig. Dunoyer !
IV.
Diremo noi dunque die la definizione del sig. Say sla
esatta ? Questa e un' altra quistione. E vero die nel dare
la spiegazione del vocabolo egli fece uso d' un concetto
usitato per lo piii nel discorso comune, ma e vero del
pari die gli diede tome generale una condizione la quale
non e die partkolare . Giovera lo spiegarci. Comprare per
rivendere importa un doppio ricambio di utilita. II primo
ricanibio avviene nella compra , die forma il primo estre-
mo della mercatura , il secondo ricambio avviene nella ri-
vendita che ne forma il secondo estremo. Entro questi due
estremi sta la mercatura; ed il complesso di tutte le fun-
zioni necessarie per eflfettuare questi estremi costituisce la
mercatura medesima. Ma qui come ognun vede non si ve-
nfica che un modo sjiecialc di commercio, vale a dire il
DI ADOLFO COKTI. 3'Sj
meiliato. Vn uomo acquista in via di ereJita un orto in
citta nel quale coltivaasi fragole e altri frntti. Cliiiinque
ne brama va a riceverne coatro daiiari dalle mnni del
padrone. £ vero o no die questi fa conimercio dei frntti
dell' orto suo? Qual vendita e nvendita intervenne qui?
Qual trasporto poi si efFettua in qnesto caso? La man-
canza del primo estremo viene opposta al sig. Say: quella
del secondo al sig. Dunoyer.
Ma volendo solo disputare col primo, die cosa ne ri-
sulta ? Essere vero die si puo commerciare senza una
conipera per rivendere, come si puo commerciare con essa.
Quindi ne sorgono due maniere di commercio. La prima
dir si puo civile ed immedlata; e I'altra mercantile e me-
diata. La prima riceve il nome generico di contraltazione^
senza die ivi si ponga mente per qual modo il possessore
abbia acquistata la cosa da lui venduta. La seconda riceve
il nome di mtrcatura nella quale il commercio vien fatto
mediante compera colla desiinazione e col fatto della ri-
vendita. Da cio si vede die la mercatura costituisce una
specie particolare di commercio, la quale si ravvisa dai
modi speciali proprj a lei. Di fatto il mercante e un iii-
termediario fra i produttori e i consumatori. Se taluno
comperasse per non rivendere, non sarebbe piii mercnnte,
ma mero acquirente. Se taluno smerciasse roba altrui , non
sarebbe mercante, ma commissionario. Se taluno smerciasse
roba propria, non comprata per rivendere, non sarebbe
mercante, ma proprietario venditore. II carattere dunque
d'inlermediario a doppio cambio forma il distintlvo proprio
del mercante. Le funzioni del trasporto non sono die modi^
ossia mezzi pratici coi quali si efFettua la mercatura, la
quale con una mano acquista le cose godevoli e coU'altra
le trasmette a chl le domanda. Se togliete una di queste
funzioni, voi togliete T idea propria della mercatura. Essa
quindi risulta dal concetto complesso di tutte queste fun-
zioni destinate in intenzione e subordinate in efFetto l' una
a i'altra.
V.
Era precetto degli scolastici die a costituire una buona
definizione riciiiedonsi il genere, la specie e la difFerenza
ultima. II mercante acquista le cose go.levoli e le possiede
al pari del padrone di una campagna e di una fabbrica
senza essere ne possidente, ne (abbricatore. Egli Ic vende
Bibl. Itcd. T. LVIIJ. 2-2
338 ELEMENTI BELLA SCIENZA. DEL COMMERCIO
ad altri senza ne cssere procuratore , ne commissionario.
Ma egli ha qnalita comuni si coi piimi che coi second!.
Colui che abitualmente fa il commercio col doppio cambio dellc
cose godevoH dicesl dunque mercante. Qui il sig. Dunoyer dice
che anche il fabbricatore compra e poi vende. Ma si ri-
sponde che se compra, non e per rivendere le cose come
fa il mercante , ma per dar loro certe forme prima di ven-
derle. Qnesta funzione intermedia distingue il fabbricatore
dal puro mercante , e pero T obbiezione del sig. Dunoyer
diviene un' arguzia.
Passiamo oltre. Due fonti di guadagno , e qulndi due
guise di farsi ricco si possono cumulare nel mercante. La
prima e quella che pub competere al proprietario delle cose
godevoli, e questa risalta dal prezzo eventuale del genere
comiiierciabile considerato immediatamente. La seconda e
quella che pub esserc comune col sempllce condottiere,
custode e dispensiere ^ e qnesta risulta dal complesso delle
funzioni personali , col mezzo delle quali si fa T acqui-
sto e si agevola lo smercio , cioe si efFettua la tradizione
immediata delle cose comprate da lui. Questo complesso di
funzioni costituisce V iiidustria mercantile , la c[ua\e propria-
iiiente non e che una somma di servigi utili che vengono
pagati insieme col prezzo immediato delle cose.
Ma queste funzioni non formano che un aspetto solo
del commercio , e non escono dalla persona del mercante.
Dunqne T industria mercantile nel commercio stesso mer-
cantile non forma che un lato solo di tale commercio.
Esso viene compiuto allorche la rivendita e efFettuata ,
come porta la nozione essenziale gia sopra dimostrata.
Dunqne considerando il commercio mediafo nel quale que-
st' industria si puo verificare, essa puo bensi costituire
una particolarita di fatto di lui , lua non mai V idea piena
e propria di lui.
Fu detto dal codice di Commercio che sono mercand co-
foro che esercitano atd di mercatura , e ne fanno la loro pro-
fessione abkuale. Ma in che consistono questi atti di merca-
tnra ? Ecco iina quistione non indifferente sotto 1' aspetto
civile. Quando si tratta di sapere in che cousistano tali atti,
chiedonsi funzioni talmente qualilicate e talmente proprie
che non si possano confondera con atti di altre professioni
o diverse o finitime, ma siano caratteristici e proprj della
mercantile. Ora questa proprieta di concetto non si puo
DI ADOLIO CORTI. 33^
trovare neiridea slngolare ed isolata del tale o tal atto, ina
nella ragionc complessa del mcdesinio. Qui trattasi d' idee di
rapporto le rjuali assumono la loro qualith logica dal fine
a cui sono sii})ordinaie e dal tiuto al r|unle appartengono,
e perb prese singolannetite ed ia senso diviso non c'l danno
il carattere logico della niercatura. Prese per lo contraiio
in complesso e in senso finale, ci somministrano la qua-
litJi propria, ossia la loro appartenenza essenziale a rjuesta
professione. La querela e un albero, conie il pero e un altro
alhero. Coi caratteri generic! e comuni potete forse distin-
guere ia quercia dal pero' Dali' altra parte perc'ie hanno
alcune particolarlta comuni forse si debljono confondere '
Come dunqiie si distinguono ? Fuorclie dalPaggregato com-
plesslvo delle loro qualita.
Per la qual cosa , volendo ridurre ai minimi termini il
concetto dell' atto mercantile o di mercatura, dir si pub
die sotto nome di atto mercantile dehba intendersi oaiil
funzione iliretta al commercio di doppio cambio come fu sopra
spiegato. II commercio poi in, geiierale consiste in quella
funzione per la qucde uno liheramente da e V altro libera-
mente ricambia una cosa rispetiivamente stimata utile con
reciproco accontentumento.
YI.
Ma poste cotali idee in se verissime, forscche possono
esse appagare la dottriua della politica economia? Ecco
una quistione alia quale ne il signor Say, ne il signor
Dunoyer hanno posto mente, e clie tanto pur importava di
esaminare. Accordiamo essere necessarlo di conoscere V in-
dole del conmiercio nei rapporti indiiiduali e rispctto al
tornaconto del possessore , del fabbricatore e del mercante;
ma e d' uopo dire nello stesso tempo die l' economista
non dee fermarsi a mezza strada e darci una cosa per
un'altra. Conviene certamente nell' architettura conoscere
la qnalita dei materiali di una fabbrica , il peso e la fbrza
della loro coesione ; ma cib basta forse per T arte di fab-
bricare con solidita, comodi ed elegauza ? Con queste co-
gnizioni sole si potra forse mai somministrare una vera
p compiuta nozione dell" architettura ? Posta T indole del-
r economia, ossia deir ordiiie sociale delle riccliezze, si ac-
corjiono o no "!i econoinisti che 1" idea nictatisica del com-
niercio sia immediato , sia mediato fra due strameri o nei
senso puramentc individiiale privato non l)abtH per lormar
3^0 ELEMtNTI DtLLA SCIENZA DEL COMMIRCIO
la nozione del commerclo di ragion sociaJe, die in ultimo
occupar deve Y economista ? Se la politica economia non
dee imitare il selvaggio, il quale per cogliere il frutto
taglia r albero , ne segue die essa non si dovra limitare
alle sole vedute del toniaconto del castaldo, del fabbrica-
tore e del inercante , ma dovra volgere in ultimo T atten-
zione verso lo scopo costituente la politica economia , e
contemperare le idee di modo die ne sorgano nozioni di
ordine veramente sociale. Allora lo scrittore avrk compiuto
il suo esanie i allora avra ubl)idito alia sua missione, avra
soddisfatto al suo dovere, perocche allora ci avra data la
vera politica economica, e non la nuda gretta e parti-
colare teoria del tornaconto individuale. Se insegnando la
teoria dei moti celesti taluno si limitasse alia sola forza
centripeta, die cosa direste voi di si fatta dottrina? Lo
stesso avviene nella politica economia, col limitarsi all' offi-
cina del fabbricatore e al banco del negoziante, come
pur troppo vien fatto oggidi. II dogma di produrre il
massimo di guadagno col minimo di spesa non dlviene
dogma econoiiiico se non venga conteiiiperato con tutte le
mire sociali. Preso nel senso volgare , cioe rispetto al fab-
bricatore ed al mercante senza aggiungere altro, e una
vera calamita. Esso non presenta die una personificazione
delfavarizia senza limiti e senza riguardi. Niun legislatore
e niun governo si avviso mai di angustiare le sue mire
entro il cerchio di un banco o di un'officina; ma per
I'intcresse stesso del commercio dovettero prevalersi dei
rapporti di comune equita e sicurezza. Tutti i regola-
menti su gli agenti commerciali i tutte le cauzioni per la
sicurezza delle transazioui possono forse essere suggerite
dalle grette vedute volgari ? Ma se dalFaltra parte le esi-
genze civili sono indispensabili all'esercizio del commercio,
come mai non dovranno computarsi quali requisiti di que-
sta ftmzione considerata nella sua pratica esistenza?
Quando parliamo di comporre le nozioni di ragioii so-
ciale accoppiando le mire del tornaconto individtiale col
sociale non pretendiamo d' intimare verun sacrificio alia
privata utilita, ma la vogllam anzi portata al massimo segno
possibile nelle date circostanze. Questo risultamento non
ci potra venir negato da qualsiasi economista illuminato.
Niuno di essi penso mai die la teoria del tornaconto in-
dividiiale sia incompatibile rolla teoria <\e\ vero tornnronto
Dl ADOLFO CORTI, 3^1
sociale ; nia per lo contrarlo ogauno sa clie amendue si
associano cli nioilo che ia fine da rjucsta alleanza il toraa-
conto private risulta il massiino possiljile. Certamente se
voi distaccate Toccliio dallo stato complessivo ed ahituale
per limitarvi ad una siiigolar frazioiie e ad una posizione
transitoria e tntta privata , voi non troverete clie la tale
manifattura o il tal negoziato mercantile vi prodnca il niag-
gior lucro sperahile , od ottenuto in altre circostanze ; iiia
oltreche questo non e per se stesso un sacrllicio da voi fatto
alia comune utilita, egli e un calcolo t'also in se stesso,
perocclie non dovete restringervi al lucro isolato di quel
momento o di quell' oggetto, ma computare T intiero be-
nefizio risultante dal contemperamento delfindlvidaale col
iociale interesse.
VII.
Venendo ora alio nozioni del commerclo in generale e
delle due sue tonne di esercitarlo ( cioe delta maniera
immediata e mediata), io domando se sia vero o no che
coi caratteri sopra espressi la definizione sia applicabile
tanto al comniercio di due selvaggi clie s' incontrano per
accidente, quanto al comniercio di due conciitadini convi-
venti nella miglior vita civile' Cio posto, come mai potrerao
noi accoglierla come nozione conipiota di ordine eronoinico
civile, e pero come plena norma delle sue dottrine? Clie cosa
dunque rimane a farsi ? Aggiungere le condizioni (dalle quali
risulta questo commerclo civile), aggiungerle alia nozione
generale sopra espressa e formarne una nozione sistemati-
ca. Cosi, per esempio, converrebbe aggiungere la liberta
equa e sicura, qual requisite di questo commercio, siccome
di qualunque altra funzlone economica. Finche non abbiamo
nozioni tassative, cloe definizioni e regole rinite , le scieuze
e le arti valgono poco. Forse il pubblico dovra aspettare lunga
pezza prima di avere la definizione suddetta del commercio,
perocclie converra procedere oltre nella scienza della po-
litica economia , la quale in oggi si trova a mezza strada.
Frattanto ci semljra di aver fatto sentire clie non dobbiamo
riposare sulle odierne dottrine, ma procedere alT integrita
sociale della scienza. Cio che rende sociali le riccliezze
si e appunto il commercio. Ora come sara mai possibile
che esista un commerclo veramente sociale senza che venga
regolato dalle condizioni indispensablli della socialita ' Che
«e dair altra parte il commercio trae la sua forma da
342 FLmrNTI DELLA SCIEN7A DEL COMMERCIO
queste condizioni , esse ne costituiranno tlovunque i ca-
ratteri specific! e distiativi. In generale poi lo stato eco-
nomico forma nil aspetto della vita <]elle nazioni agri-
cole e commerciali , e pero e un fenonieiio risultante dal-
I'azione simultanea ddlla posizione sociale e della gover-
nativa. II fatto posiiivo di questo commercio risulta dunque
da quel coinpiesso concreto , contiiiuo e connesso di par-
ticolari niotori , di particolari azioni, di particolari mezzl
die forniano lo stato iiitiero di fatto di un popolo. Cio
posto , nella teoria iion sono perinesse le vedute staccate ,
i disegni di protilo, le dottrine isolate alle quali non ri-
sponde il rimanekite , ma conviene dare il fenomeuo in
conseguenza delle sue cause assegaabiii , necessarie , per-
petue , oiiimettendo le applicazioni positive e approfittando
soltanto degli esempi per comprovare la teoria.
I limiti di quest' articolo non ci pennettono di produrre
e di sviluppare la sistematica deiinizione del commercio
di ragione sociale e civile con tutti i suoi caratteri di
fatto e di ragione. Ci restringiamo pertanto a far osservare
ed a bene raccomandare la distiuzione fra le private con-
trattazioni e la volgare mercatura. Quanto poi al raodo ,
ossia air ordiue giuridico ed economico , vorremmo die
non niai si dipartisse dal principio, altro essere il con-
siderare le funzioni commerciali di ragione individuale , e
quale di fatto si esercita fra mercanti stranieri , ed altro
il considerare queste funzioni nelF ordine civile, e pero di
ragione sociale, la quale importa tutti i contemperanienti
cogli altri rami tutti dell' amministrazione puliblica e della
ragione civile. Se le leggi ed i regolamenti non sono atti
di arbitrio , ma di ragione, essi vengono desunti certa-
mente dai rapporti reali e necessarj della sociale convi-
venza in cui si agita sempre il gran problema di comporre
il tornaconto privato col tornaconto comune sociale , per
cui al massimo segno si aumenta e si assicura il torna-
conto stesso particolare.
Delia bilaiicia di Commercio. — I.
II secondo oggetto degno di principale attenzione nella
parte teorica del libro del sig. Corti e la dottrlna da lui
insegnata come dogma intorno alia cosi detta Bilancia del
Commercio. « II valore delle esportazioni, dic'egli, di uno stato
posto al confrnnto delle importazioni che yi si fanno da un
DI ADOLFO CORTI. 843
altro stato costituisce la bilancia del commercio. Perclie ii coni-
mercio possa sussistere fVa due Stati bisogna che la loro
bilancia non si allontani dalP equilibrio, cioe l^isogna che
il valore dalle importazioni dl uno Stato uguagli quello
delle sue esportazioni. Quando la bilancia pende in disfa-
vore di uno Stato, cioe quando riceve in merci piii di
quello che da e compensa la diirerenza con danaro, dicesi
fare un commercio passuo. Quello Stato poi clie oltre alle
merci di cambio riceve anche un compenso in danaro di-
cesi fare un commercio cativo. Un commercio sbilanciato
non puo langamente sussistere fra due nazioni isolatamente
considerate. " — « Un paese che spedisce in un altro una
" quantitii minore di merci di quello che dal medesimo
» ne riceve, si pone da per se in equililirio; in progresso
>t s' impoverisce e ne va ricevendo sempre di meno, fin-
» che ridotto ad estrema poverta noa riceve plu nulla. »
(^Esprit ties Lois, Hi-, xx , ch. xxi , pag. 38, 39. ) (i).
Qui si puo domandare se questa dottrina le mille volte
spacciata e qui ricantata dall' autore sia vera e giudiziosa
o non piuttosto esprinia quel volgare pregiudizio delle genti
non istrutte del modo con cul si formino, si distribuiscaao e
si consumino le riccliezze? Certamente se posto uno Stato
colle dovute sue condizioni le cose avveuissero come figu-
rate sono dal volgo e dal sig. Corti, noi dovremmo riguar-
dare come scusabile la gelosia degli avi nostrl , e come plau-
slbili gli sforzi onde non sottostare al niinacciato impoveri-
mento. Ma dopo che V analisi delle funzioni economiche ,
ed una irrefragal)lle esperienza dimostrarono, quanto in
uno Stato non violentato sia assurda e disastrosa la dottrina
della pretesa Bilancia commerciale , non e piii lecito fo-
meutare i pregiudizj di uno zotico e nocivo idiotismo eco-
nomico. E siccome il sig. Corti viene in campo coU" auto-
rita di Montesquieu , cosi noi contrapponiamo quella poste-
riore di Adamo Smitli alia quale concorda quella del sig.
Say e di altri celebri moderni economisti, e soprattutto il
fatto moderno dell' Inglese legislatura, la quale tratta dalla
forza irrefragabile delle cose, fu obbligata a proclamare la
(l) Se Montesquieu vivesse a"" di nostri, come luai apiegherebbe
il fatto ripetuto dagli Stati Uniti di America, i quali assai piii
importano merci estere nel loro paese di quello clie ne traspor-
tino al dl fiiori, e lungi dal rovin.usi vaimo ognor piii prosperando?
344 ELEMENTI DELT.A SCIENZA DEL COMMERCIO
liberta commerciale esterna, e dovette cosi rovesciare tutta
In dottrina e la pratica della fignrata bilancia commerciale
prima da lei adottata.
II.
E perclie non si ahljia campo a replicare e per pre-
venire solide obbiezioni, conviene avanti tntto tener j)re-
seiite la condizione foiidamentale sottintesa nella qnistioiie
della Bilancia commerciale. Questa condizione consiste nella
«tato normale econoinico di un dato popolo in cui si tratta
di applicare la dottrina di detta bilancia. In tale stato nor-
male conviene avvertire alia Bilancia interna fra la produ-
zione e la consnmazione delle riccliezze magistralmente av-
vertita dal Jetto Adamo Smith colle seguenti parole; " Havvi
certamente r.n' altra bilancia giii sopra spiegata assai di-
versa ilella bilancia del commercio, e clie a proporzione
cbe essa diventa favorevole o sfavorevole trae seco imman-
cabilmente la prosperita o la decadenza di una nazione:
questa e la Bilancia del prodotto annuale e della consuma^
zione. Fu gia osservato die se il valor permutabile del
prodotto annuo eccede quello dell' annua consumazione, il
capitale della societa dee annualmente aumentarsi in pro-
porzione di quest' eccesso. In -tal caso la societa vive coUa
propria rendita ; e cio che ella risparmia sopra questa ren-
dita viene naturalmente aggiunto al suo capitale ed impie-
gato in modo die 1' annuo prodotto si fa sempre maggiore.
Ma se per lo contrario il valore permutabile delT annuo
prodotto si trova al disotto dell' annuale consumazione,
egli e forza che il capitale della societa annualmente di-
minuisca in proporzione di qucsto aeficit. Lr. sua spesa
allora eccede la sua entrata , e quindi necessariamente in-
tacca il capitale. Per la qual cosa il suo capitale dee ne-
cessariamente decadere , e con lui deve pur decadere il
valor permutabile dell' annuo prodotto della sua industria. "
" La bilancia interna del prodotto e della consumazione
e del tutto diversa da quella che appellasi bilancia del
commercio. Quest' interna bilancia verificare si pub anche
in una nazione la quale non esercitasse verun commercio
straniero , ma che fosse assolutamente separata dal rima-
nente del mondo. Per lo contrario essa si pub figurare
su tutto i! globb terrestre, la ricchezza , la popolazione e
i progressi del quale possono per gradi crescere o de-
erescere. "
DI ADOLFO CORTl. S^^ij
» La bilancia interna del prodotto e della consuniazione
pu5 essere costantemente favorevole ad una nazione, l)en-
clie qiiella die appellasi Inlancia del cornincrcio esterno
apparisca a lei contraria. Una nazione puo iniportare nel
8UO seno un valor piu grande di cose di queilo die essa
esporti all'estero, e cio si puo verilicare continuamente
nello scorreie un mezzo secolo. L' oro e Targenio die a
lei pervcngono durante tutto qviesto tempo possono essere
inviati sul moiiiento fuori del pnese : la sua moneta cir-
colante puo gradualmente diminuire , e varie specie di
carta monetata possono rimpiazzarla : inline i debiti me-
desimi die ella contrae presso le principal! nazioni colle
quali va irafficando , possono sempre cuniularsi , e cio nou
ostante puo accadere die la sua riccliezza realc ed il va-
lore permutabile delle sue terre e del suo lavoro siensi
aumentaii in questo tratio di tempo con una proporzione
assai maggiore. Lo stato delle nostre colonie delF America
settentrionale, ed il commercio die esse praticavano colla
Gran Bretagna prima degli ultimi rivolgimenti sommini-
strano una prova per la quale \iene dimostrato die V ipo-
tesi da me figurata non e punio impossibile " {Dt la richesse
des nations lib. 4, cap. 3 , tomo 2.", pag. 426 al 427. Pa-
rigi 1 800 ).
Volendo ora avere un csempio dello stato contrailo, giova
qui ricordare un passo assai celelne di un distinto scrittore
asiatico del paese di Cadiemire riferito dal Robertson nelle
sue Ricercht sioriche suit India antica ( Nota 3, edizione
di Milano per Vincenzo Ferrario).
" Nel riflettere , egli dice, alia poverta di Turan ( con-
trada al di la deU'O-xus) e delP Arabia, non ho a prin-
cipio saputo intendere il perclie queste interne contrade
non abbiano mai potuto conservare le riccliezze , inentre
die queste in vece si auinentano ogni giorno nell' Indo-
stano. Timur reca nel Turan i tesori della Turchia , della
Persia e dell" Indostano , ma essi sonosi consumati intera-
mente. Per tutto il regno de' primi quattro califii , la Tur-
cbia, la Persia, una parte dell' Arabia, 1" Etiopia , 1' Egitto
e la Spagna erano loro tributarj, eppure Turan non era
ricco. Quindi e evidente die lo sparire delle ricchezze in
uno stato dee nascere o per qualche loro esanrimento
straordinario, o per qualclie vizio del governo. L' Indo-
stano e stato soveate sacdieggiato da usurpatori itranieri :
346 ELEMENTl DELLA. SCIENZi. DEL COilMEKCIO
e niuno de' suoi re lia accuninlato tesori; il paese ha po-
chlsslme miniere d' oro e d' argeiito ; e pare abboiida di
contante e di ogn'i specie di ricchezze. La copia del nu-
merario e sicuraineiite T efFetto del moltissimo oro ed ar-
gento die v' iiitroducono i vascelli europei e qnelli delle
altre nazioni , molti de' cjuali comprano a danaro contante
le nianifattiire e le prodnzioiii del paese. Se questa non
e la cagione dello stato florido delf ladostano, conviene
attribuirlo ad una grazia particolare di Dio. ( Memoria di
Khojeh-Ahdulkurreem , pag. 42.)
III.
Offni lettore anche non economista riconosce che con-
sumare senza riprodurre reca seco 1 impoverimento. La
fonte viva e perenne della riprodazione dee sempre ope-_
rare ond" avere nell' interno di un paese una bilancia na-
zionale sempre favorevole di ricchezze. Senza di quest' in-
terna favorevole liilancia e iinpossibile creare un sopi'ap-
piu veraniente nazionale , disponihile e permutabile col-
1' estero. E se per la concentrazione in pochissime mani
della ricchezza territorlale si verilicasse un soprappiii di-
sponihile pei pochi ricchi ( come nell' antica Polonia ove
si vendeva il grano per comprare galoni d'oro), questo
soprappiii disponiljile non sarebhe nazionale, ma di alcuni
pochi. Dair altra parte poi diverrebbe una i-eale distra-
zione del capital nazionale fatta a spese della piu gran
massa del popolo ridotta alia sorte del hue e del cavallo
condannati a svolgere la gleba del padrone.
Questo stato di cose non puo essere computato nel buoii
ordine della civile economia nella quale si tratta della
equa partecipazione e della libera concorrenza delle ric-
chezze. Quale dunque sara lo stato delle cose che nella
quistione della bilancia esterna supporre si dovra onde de-
cidere se si debba o no procurarla e sostenerla? — Ognuno
risponde clie supporre si dovra prima di tutto verificarsi
una bilancia nazionale interna favorevole quale fu sopra
descritta, da cui rlsulti la continua riprodazione dei lavori
utili somministranti una porzione disponihile nelle estere
permutazioni.
Ma come si potra mai alimentare cotal fonte viva e be-
nefica pari al sangne die circola nelle vene umane senza
le condizioni costituenti 1' ordinamento ed il moviinento
della libera concorrenza nell' ordine sociale delle ricchezze ?
DI ADOLFO CORTI. 84^
Quanilo cospiraiio cause contrarie clie cosa ne avviene' —
Clie tanto la bilancia interna, ciuanto l" esterna diveatano
sfavorevoli , od il croUo e assolutamcnte iuevitabile , pe-
rocche si tratta di senipre consnmare senza proporzional-
mente riprodurre.
Qual e mal la conseguenza onde determinare la quistione
con tutte le sue condizioni e dentro i suoi giusti termini ? —
Che per condizione I'ondameutale del problema vengano
supposte in fatto esistere in un da to popolo le condizioni
necessarie dell' ordinamento nell' esercizio della econoinica
e civile concorrenza.
IV.
Poste tali considerazloni, die cosa pronunciar si dee in-
torno la veccliia e volgare opinione sulla l)ilancia comiiier-
ciale esterna? Qui Adamo Smith risponde primieramente
per noi : <i lo mi sono studiato di diuiostrare quauto sia
inutile nei principj stessi del sistema mercantile di fVap-
porre imbarazzi straordinarj alia importazione delle merci
provenienti da paesi coi quali si suppone essere la bilancia
del commercio svantaggiosa.
>/ Ma niente vi puo essere di piii assurdo di tutta questa
dottrina circa la Ijilancia del commercio , snlia quale fon-
dansi non solamente tutti i regolamenti clie tendono a re-
stringere questo commercio, ma anche quasi tutti gli altri
che tendono a dirigerlo. Se due piazze trafficano I'una con
r altra , questa dottrina suppone che se la bilancia e ugua-
le , niuna delle due ne perde ne guadagna ; ma se alcun
poco ella pende da una parte, I'una perde e 1" altra gua-
dagna in proporzione clie la bilancia si scosta da un esatto
equilibrio.
!i Le due supposizioni sono false ; imperocche un com-
mercio forzato jier mezzo dei premj e dei moaopolj puo
riuscire corue comunemente riesce svantaggioso ai paesi a
pro dei quali si pretese di stabilire il favore, come noi
procureremo di dimostrare piu sotto. All' opposto il coia-
inercio rcgolarmente e naturalmentc csercitato senza che
iutervenga veruna forza c verun costringimento fia due
piazze, riesce sempre vantaggloso ad amendue quantunque
non lo sia egualmente sempre per 1' una o per 1' altra.
Sotto il nome di vantaggio o di lucro noi intendlamo nun
r accrcscimento della quantita d' oro o d' argento , ma quello
del valor peniuual)ile del prodotto annuo delle tcrre c del
340 ELEMENTI DELL A SCIKNJ! V DEL COMMr.RCIO
lavoro del paesi , vale a dire V incremento della rendita
annnale de' siioi abitanti. (^R'chesse des nations lib. IV,
cap. 3, pnrte 2.* pag. 407 e 408, tomo 2. Parigi 1800,
presso Laran. )
Noi ci reslringiamo ad allegare rjuesta semplice declsione
ricevuta , proclamata concordemcnte dai piii ceieliri eco-
nomisti onde comrapporla a quella di Montesquieu citata
dal sig. Corti. Chi poi amasse di vederne la dimostrazione
puo consnltare T opera stessa dello Smith nel luogo ora
citato. Tutto cio riguarda il merito intrinseco della vec-
chia dottrina della bilancia commerciale.
Noi potremmo poi soggiungere che gli adoratori di que-
8ta bilancia commerciale corroao dietro ad ua fantasma
che si nascoade nelle nuvole e clie non puo essere veri-
ficato coi soliti mezzi de" registri doganali , si perche pa-
recchie merci sono esenti di dazio, si perche aitre sfng-
gono col contrabbando , e si ancora perciie sotto il fatto
matcriale d' importazioni ed esportazioni non si puo asso-
ciare V intento proposto della maggiore o minore riccliezza
nazionale. Ognuno sa che coll' importazione e colle rispet-
live esportazioni spesso si cumulano niagazzini intieri di
merci le quali stanno a mero deposito in una data piazza
per conto di esteri mercanti , ne si possono considerare
come smerciate nel paese quantnnque siano nel medesimo
importate. Ora questa sola circostanza sovrerte certaiiiente
tutti i calcoli degli economisti fantori della detta bilancia,
tal clie quando ci troviamo alle strette onde veriiicare ma-
terialmente i dati della medesima, T oggetto ci sfugge di
mano senza poterne assegnare i limiti. A maggior istru-
zione di questo punto si puo consultare il capo IV, lib. Ill,
parte I del Nuovo prospetto delle scienze economiclie di
Melchiorre Gioja. (Tom. a, pag. iS^ e seguenti. Milaao,
18 15, presso Gio. Pirotta.)
A malgrado del disinganno che gli scritti di Smith e di
altri accreditati moderni economisti apportarono suUa dot-
trina della pretesa bilancia ; ed a fronte del grand^ atto
praticato dall' inglese legislatura, alcuni o ciechi o animati
da mire oblique si ostinarono e si ostinano tuttavia a pa-
trocinare il pregiudizio di zotici bottegai del trivio. Ua
Terrier , un Saint-Chamans e recentemente un Dombasle in
DI ADOLFO CORTT. 3^^
Francia, e tjualche nome anche in Italia (i), si presenta-
roao come patrocinatori della gia screditata bilancla, pre-
tendendo clie far si debba di tutto per introdurre e trat-
tenere nel paese il numerano anche con mezzi coattivi. 11
nostro nnmerario, dicon essi, forma parte dei nostri capi-
tali. Dair altra parte il nnmerario e uaa ricchezza noa
consLimabile , od almeno assai lentamente consumabile: dua-
que, come assai piu dnrevole, esso dee preferirsi alle merci.
Dunqne priinariamente debb' esso con tutti i modi possibili
procacciarsi e trattenersi.
A quest' argomento fu risposto dal celel)re signer Say.
Egli fece in primo Inogo osservare in fatto die la porzione
di nnmerario, mediante il quale gli uomini in complesso
percepiscono le loro entrate, e clie essi impiegano nella
compra delle cose godevoli non forma ( le moins du monde)
parte del loro capitale e per conseguenza del capita le del
paese. L' impiego principale del danaro per la comune dei
cittadini ridncesi appunto alia compera suddetta delle cose
godevoli. Questa fa si che il nnmerario passi forse per
venti volte da una mano all' altra prima clie venga cumu-
lato e posto in rlsparmio ond" essere aggiunto ad nn ca-
pitale. Da cio ne viene che il nnmerario costitnente il vero
capitale di una nazione ridncesi alia minor parte di qnello
che viene da lei maneggiato.
Dal tutto poi della popolazione passando alia classe ia-
dustriale e commerciaute o a dir meglio a chi brama di
arricchire, e cosa notissima non tornar conto a questa classe
di possedere capltali formati da materie , le quali lenta-
mente si smaltiscano. Tanto il fabbricatore, qnanto il nier-
cante hanno interesse di far si che girino prontamente i
\ loro capltali, perocche da questo giro ritraggono il pro-
posto guadagno. I capitali o giacenti , o che lentamente
si alienano, son loro un peso ed un male. Essi abbiso-
gaano d' una ritota spedita di cambj onde rimborsare i
valori , le spese e gl' interessi correuti ed ottenere per
soprappiu un guadagno aetto, lo che ottenere noa si pu6
(i) Tra gli altri un certo signer Viola che colle stampe di
Lorenzo Dato in Palermo neir anno 1828 pubblico una Memoria
sulla utilicd della Legge che vieta 0 limita I' estrazione delle materie
prime ad oggetto di favorire le manifatture naiianali in risposca ad
una oplnione del sig/ior ]\'ico!d Palmisri.
35o ELEMENTI DELLA SCIENZA. DEL COJIMERCIO
con oggetti lentamente smerciabili. Da cio ne viene die la
classc proLliutrice cerca sempre di sbara/zarsi del nurae-
rario per cangiarlo contra nierci di pronto spaccio.
La lentezza nel consumare non cade snl danaro, il quale
non si mangia ne si l^eve , ma bensi suUe cose godevoli,
e pero il consnmatore ha interesse che un mobile , un ve-
stito o altra cosa sia durevole -, e qiiindi ne computa il
valore anche in ragione della durata. Ma qui si esce dalla
sfera della pretesa bilancia e si entra in un' altra nella
quale le dogane non possono esercitare veruna influenza.
Un privato spende cento scudi in una tela di lino del
paese , itn altro li spende in una tela di cotone straniera ;
ovvero lo stesso individuo fa successivaraente queste due
spese. Forseche non ha soddisfatto alio stesso bisogno ? E
come niai entra qui la bilancia ? — Voi mi direte che i
primi cento scudi o almeno quelli della prima compera del
uiercante non escirono dal paese. Sia, e che percio :' Voi
mi rispondete che giova imporre una tassa di protezione ,
o proibire il cotone per favorire la fabbrica della tela di
lino.
Due ragioni, io rispondo, si oppongono al vostro divisa-
niento. 0 le ricerche naturali delle tele di lino sono per
se stesse soddisfacenti ad alimentare faljbriche o no. Se lo
sono , allora il vostro intervento e superfluo. Se non lo
sono, allora il vostro intervento e ingiusto e rovinoso. Come
potreste voi in linea di giustizia e di buona economia con-
dannare tutta la popolazione , la quale a miglior prezzo
puo provvedere il suo bisognevole a sottostare al mono-
polio di una classe , la quale pona a carico del pubblico
tutti i lavoranti in caso d' infermita e di diminuiti guada-
gni ? In secondo luogo se il vostro paese ha l)isogno di
commerciare al difuori, non sara forse esso obbligato a
soffrire dolorosa rappresaglie , e alia fine rinunziare alia
mercantile vostra esclusione come appunto far dovette Tln-
ghilterra?
Finalmente come potreste provarmi che con questo me-»
todo flirete inclinare la bilancia della vera ricchezza in
vostro favore? Qui sta il punto della quistione. La moneta
i3on si mangia, ne si bee, e la sua maggior ablDondanza
presa in se stessa non fa che iacarire il prezzo delle cose
godevoli senza moltiplicare maggiormenle le prodnzioui.
Cosi con uno scado potendo io in un teuipo procacciarmi
DI ADOLFO COUTI. 35l
nil moggfo di grano die in altro tempo non potrei otte-
nere c!ic con clue scudi , ne segue che quegli clie prima
possedette uno scudo dispoaibile in grano f'u egualiiiente
ricco di quello clie possiede dappoi due scudi disponibili
per lo stesso oggetto che acquistare non si puo che coir
doppio prezzo.
Non c duaque la quantita del numerario importato nel
paese al disopra delle merci vendute ail' estero clie per se
stesso costituisca o costituir possa il carattere plu van-
taggioso del commercio fra nazione e nazione, ma Ijensi
il iiiiglior niodo di essere di cjuel tal jjopolo rispetto al-
1' altro popolo in consegnenza delle permutazioni faite senza
intaccare la provvigione necessaria a' suoi reali Isisogni,
ossia senza sconvolgere V interna bilancia di cui sopra si
e parlato.
Fingasi pure che il vostro Stato rigurgiti di danaro im-
portato dair estero : credete voi ch' esso sara per cio solo
intrinsecaniente piii ricco? — Dir si potra in quel rao-
niento piu danaroso , ma non piii ricco. La riccliezza di
un paese consiste nell' aVibondanza egualmente diffusa degli
oggetti soddisfacenti ai Ijisogni, ossia nei niezzi equamente
diffusa di ottenere cio che fa bisogno, e non negli istro-
menti di caniliio di questi beni. 11 fondamento poi slcuro
e stabile di questa ricchezza sta nella staljile e sicura fa-
colta interna di produrre e riprodurre questi Ijeni, e non
nclia potenza precaria di ritrar danaro dall' estero. Dico
nella potenza precaria; perocche una guerra suscitata, o
un' industria al di fuori accresciuta, abbatte e rovescia le
aspettative fondate su relazioni iadipendenti da voi , e fa
svanire la vagheggiata vostra bilancia.
VI.
Esiste un' altra bilancia , la quale pel sue scope dir si
puo di ragion di Scato forse non abbastanza spiegata dagli
economisti. Questa consiste nel rilevare e confrontare le
due posizioni, 1' una naturale e 1' altra regolaineiUare, che
rtgurar possiamo in un paese d' altronde ben ordinate e
civilnicnte diretto. Un esempio porra in chiaro il nostro
pensiero. Fingianio un paese agricola posto sotto un cielo
temperato e fclice ove si verifichi lo stato nonnale ccono-
mico morale e politico conforme alia miglior sua potenza.
Supponiarao die in qucsto Stato, oltre al suo l)isogno o
3oa EI.EMENTI DELLA- SCIENZA. DEL COMMEnCIO
fuori de' suoi bisogni si coltivi una materia ricercatii dal-
r estero , come a modo di esempio la seta. Esso ne invia
air estero pel prezzo di dagento milioai di franchi. Ne-
gli esteri paesi vieiie coiivertita in variate nianifatture,
lo smercio delle quali produce coinplessivamente seicento
milioni. AIT aspetto di tale ricavo figuriaiiioci che un nii-
nistro dica : io veggo seicento milioni coinplessivamente
ricavati dalle tali e tali piazze sal traffico di quella seta
inviata dal mio paese. Se tutta cjuesta seta in vece di es-
sere lavorata da fabbricatori esteri fosse lavorata da nia-
nifattori nazionali , il rnio paese riceverebbe i seicento
milioni procacciati dagli stranieri. Or bene, io faro di tutto
ontlelearti, i telai e i processi stranieri vengano trapiaa-
tati nel mio paese. Faro che tanti nazionali, che partono
per andar in traccia di fortnna altrove, si fermino in paese
a lavorare. Cosi avro col maggior numero di popolazione
un prodotto annuo di seicento milioni ricavati dalT estero,
dal quale, deducendo tutte le spese necessarie, forse rica-
vero di netto trecento milioni onde aumentare il capitale.
In conseguenza proibiro T uscita delle sete non ridotte a
manifattura. Aggravero di dazio e proibiro le manifattitre
della stessa materia straniera, e stendero gli altri regola-
menti analoghi per ottenere una bilancia favorevole di sei-
cento milioni.
Io domando se questo progetto sarebbe giudizioso. Prima
di tutto interrogiierei tale ministro dicendo : la posizione
del vostro paese e per se plausibile o no? — In confronto
di altri molti ( mi risponde ) e plausibilissimo. 1 mezzi del
suo buon vivere stanno in una prospera agricoltura e uelle
arti prime che vi sono annesse : la popolazione e di iiiolto
esente da quella spaventosa mendicita che cotanto afBigge
r Ingliilterra. Non vi sono grandi ammassi di luoghi di
nianifatture che corrompono gli uomini condensati e ren-
dendoli imprevidenti dall' oggi all'indomaai, fanno si die
vadano ad atfoUare gli spedali e le case di ricovero gia da
lore computate come rifugio. Coloro che non trovano da la-
vorare si spargono al di fuori dove incontrano gia pratiche
antecedenti e scaricano insensibilmente un eccesso di po-
polazione : molti ritornano con riccliezze , di modo che la
popolazione che rimane non diviene un sopraccarico a peso
delP economia del paese , ne compromette la sicurezza e il
liposo comunc. In breve il niodo di essere e le produzioni
DI ADOLFO CORTI. 35;^
interessantl cU questo paese , che non fa riunore , si trova
sodtlist'ncente. Ma se puossi migliorare aacora , perche noix
farlo 't Se duaque si potesse fargli guadagnare tre niilioni
netti , perclie non procurargli questo guadagno'
Al che io rispoado, clie volendo vol procacciare con mezzi
artificiali questo beneficio , oltracche cio eccede ogni umano
potere, voi produrreste altri danni economic! si morall che
politici , i quali posti in bilancia col danaro da voi vagheg-
giato renderebbero il vostro done troppo pericoloso, e tutto
lo Stato sottopoi-rebbero a cure ed a sforzi straordinarj , e
ad altri enornii spese con angustia e inalcoiitento della nii-
glior parte della vostra nazioiae; in fine riagirebbero suUa
produzione stessa della vostra seta ed a bel bello ne dis-
seccherebbero la sorgente. E per dar ragioue della niia
risposta vi domaado in prime luogo, se convenga soprac-
caricare lo Stato di una popolazione, I'esistenza della quale
sia precaria , e la cui vita sia ad ogni tratto resa ostile e
tanto pill sottratta daH'impero della legge, quanto rainori
vincoli economici e niorali la possono rattenere. Tale e la
condizione dei giornalieri e degli operaj salariati , la quale
quanto piix condensa uomini di scorretta o impedita edu-
cazione, tanto piii ne li corrompe, e moltiplica i faciao-
rosi ; estende 1' immoi'alita ed aumenta una massa disposta
a novazioni e rivolgimenti luinaccianti le classi aglate, one-
ste e ben costumate.
Da quest' aspetto morale e politico passando all' econo-
mico io domando : e vero o no che tutta la popolazione
che sordamente sarebbe uscita dallo Stato a cercar furtuna
e che nello Stato introduce nuove riccliezze e da 1' essere
a famlglie gia in rovina, venendo rattenute nello Stato per
le nuove case d' industria conviene in caso d' infermita o
di mancato lavoro mantenerla' Ora ponete in bilancia cio
che lo Stato guadagna coi vostri stabilimenti industriali
forzati con cio che dee spendere ond' alimentare o conte-
ner ne' limiti de' doveri questa massa aggiunta , e poi pre-
ferite , se vi da ctiore , il vostro progetto alio stato natu-
rale del vostro paese. E qui a vostro disinganno debbo
farvi osservare che dei trecento milioni da voi vaglieggiati
poco o nulla il totale della nazione ne puo approfittare , ma
in vece debb' essa andar incontro a gravi perdite. Tutto il
beneficio va ad iugrassare gl' intraprenditori delle fabbri-
che , i quali mantengono i lavoranti robusti col minimo
BibL ItaL T. LVIII. 23
354 ELEMENTI DELLA SCTENZ.V DEL COMMERCIO.
possihile di spesa e sono seinpre pronti a gettarii sulla
strada, alia niinaccia di ogm mala fortuna ahbandonandoli
sempre nei casi d' impotenza. Questi intrapreiiditovi poi
favoriti dalle franchigie contribuiscono ii meno ad impin-
gnare Terario, talche in ultima analisi voi coiidannate i
possessori delle materie prime a sottostare ad un odioso
monopolio nel quale la loro stessa concorrenza a vendere
materie che non si possono esportare rende la loro con-
dizioiie vieppiii disastrosa, nel mentre che dall' altra parte
debbono contribuire a mantenere gli operai scartati dalle
olficine ed a salariai'e custodi armati per la comune sicu-
rezza.
Ora volendo voi cosi favorire qnesta classe a dispendio
dei produttori attuali , credete forse di poterlo fare impu-
nemente ? Circa la meta del passato secolo ad un ministro
di uno Stato italiano venne in capo il vostro progetto. Che
cosa ne avvenne ? Che i proprietarj assoggettati al mono-
polio dei fabbricatori a poco a poco tralasciarono di al-
levare baclii da seta , e cosi in vece di far guadagnare la
mano d opera coi lustrini ed altri drappi, si pervenne ad
arresiare la produzione e quindi a distruggere il commer-
cio che prima esercitavasi,
Romagnosi.
355
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED AUTI STRANIERE.
Exercices de Mathemadqucs par 31. Augustin-Loids
Cavchy ingcnicur en chef des ponts et chanssees ,
professeur d I'ccole royale polytecliniquc , etc. — A
Palis ^ 1826, 1827, 1828, 1829, chcz de Bure
f teres, etc. ( Opera periodica che si puhbhca per
distribuzioni , o per numeri , ciascuno al prezzo dl
fr. I. 5o. U annua associazione e di fr. 18. Finora
pubblicate ne furono 44 distribuzioni. )
J\ far conoscere lo scopo propostosi in questi Esercizj
dair illustre geometra francese nulla meglio giovera del ci-
tare alcune parole tli lui niedesiino.
'( Get ou\ rage ( dice egli ) se composera d''aiie suite
" d'articles sur les dilFerentes parties des sciences niathe-
» matiques. II paraitra par livraisons qui se succederont
» a des epoques peu eloignces Tune de Tautre. Dans ces
" articles on se propose de passer en revue les diverses
" branches d''analyse , d'cclaircir les dltficultes qu'elles pre-
" sentent, et d'olFrir de nouvelles metliodes , a I'aide des-
'' quelles on puisse trailer plus facilenient des questions
>t deja resoUies , ou resoudre celles qui ne fetaient pas
" encore. Les principales applications de ces inethodes
" seront relatives a la physique , a la mecanique et a la
" tlieorie des nombres. "
Un tale piospetto di cose , non che la cclebrita di cui
gode lueritamcntc Cauchy , sono motivi ben atti a sve-
gliare per quest' opera un forte inlercsse nei coltivatori
delle matematiciic. Ma la moltiplicita degli argonienli trat-
tati senza un ordiue sistematico ci rende iuipossibile , a
356 APPEND ICE
nieno di voler qui presentare un indice, di dare succin-
taniente ai lettori un' idea complessiva del tutto. Intanio
sembra a nol di non male apporci riguardando questi
Esercizj come una collezione di Memorie die Tautore eru-
dite non meno che fecondo ha scritto, tasteggiando di
luano in mano a piacere varj rami matematici. Nondimeno,
volendo pure per poco arrestarci in alcuni particolari ,
ecco un rapidissimo cenno , anzi quasi una mera indica-
zione di alcuni argomenti in essi discussi.
L'autore lia ritoccato nel primo articolo di questi Eser-
cizj un argomento gia da lui trattato altrove, cioe alcune
diflicolta inerenti all' interpretazione ed all' uso di varie
formole tri2;onometriche. Le sue riflessioni rischiarano e rin-
francano alcuni punti importanti d'analisi sublime, come
puo scorgersi da varj luoghi degli Esercizj medesimi.
Altrove egli insegna alcuni criterj co' quali riconoscere se
itna ciasse di equazioni trascendenti ammetta o no radici
immaginarie. Questo problema , tentato appena dal grande
Eulero per due semplicissime equazioni , e di una emi-
nente importanza in varie questioni lisico-matematiche
conducenli a punto ad equazioni del genere di quelle con-
template dair autore , le cui ricerche su questo tema av-
verarono alcuni sospetti analitici provenienti da i-isultati
ottenuti con metodi indiretti. Di qui cogliamo 1' occasione
per rinnovare il voto gia espresso da un non oscuro geo-
inetra affinche i matematici provino le Icro forze nel ramo
ancora si poco conosciuto delle equazioni trascendenti.
In ima pregevole Memoria impressa in litografia nel
iSaS Cauchy ha mostrato come dall'analogia gia da lungo
tempo osservata fra le potenze e le difFerenze finite o in-
finitamente piccole, e da alcune equazioni simboliche feli-
cemente immaginate si possa trarre grande vantaggio per
I'integrazione delle equazioni lineari a coefficienti costanti,
e di alcune altre '-, nella quale trattazione fu preceduto da
Brisson debitamente ricordato dal nostro autore ^ questi
poi rischiaro e modifico questa teorica, Negli Esercizj poi
rifuse in due articoli la citata Memoria, dando alia ma-
teria maggiore sviluppo ed estensione. Noi leggemmo e i
due anzidetti articoli e la Memoria litografica ; e special-
mente in queili alabiamo ritrovato assai di eleganza ed
alcuni nuovi metodi e teoremi generali sulT integrazione
di alcune equazioni. , • -
PARTE STRANIF.nA. 357
Parecclii articoli vertono sugli iategrali Jefinlti. IvI, oltre
varie nuovc considernzioiii e diliiculazioni , s' insegnano
inolte formole generalissime, ia cui come casi particolari
son contenute hen niolte altre pur general! ed insigni , ma
omai universalmente conosciute. Rammentiamo qui come
alio studio del vasto ramo degP integralL delJniti invitano
da ogni parte i bisogni delle scienze fisico-malematiche.
In questi Esercizj apparvero per la prima volta alcune
dottrine analiticlie aveiiti per base la considerazione di un
acciiiente particolare cui soggiace in alcuni casi lo sviluppo
della funzione /(x + i) ordinate secondo le potenze di i ,
clie vi significa una quantita indeterminata. Queste dottrine
costituiscono un ramo d'analisi chiamato dall'autore cal~
col.o dei residui , e da lui ritenuto siccome analogo al calcolo
infinitesimale. Diciamone una parola.
Sviluppata nel mode dichiarato la funzione f(x + i), se
per uuo o piii valori particolari di x lo sviluppo presenta
ua termine della forma — r- k , il coefficiente k , quantita
afFatto determinata e dipendente dal significato di f (x) e
dal valor particolare attribuito alia variabile x, dicesi da
Caucliy residuo della funzione f (x) relative al valor par-
ticolare della variabile x. La somma di tali coefficienti fc,
o residui, dicesi residuo integrale, e la ricerca di questi
coeflicienti o residui , dicesi estrnzione del residui : a questa
operazione , la quale puo essere relativa ad alcuni soltanto,
od anche a tutti i residui di cui e suscettibile la funzione
/(x), r autore da per simbolo algebrico caratteristico Ti-
niziale ,^. Noa vuolsi qui dissimulare che queste denomina-
zioni oltre al non essere in iin rajjporto rappresentativo colle
idee di cui sono prese come segni rammeraorativi , hanno
di piu il difetto di trovarsi gia associate ad altre idee nbii
aventi alcuna analogia con quelle proprie del nuovo calcolo ,
o ramo che dir si voglla. L' influenza dei pregi o difetti del
linguaggio e argomento conosciuto dai metafisici , inassime
dopo Condillac ; ed e un fatto dispiacevole che non poche
difettose locuzioni deturpano quelle delle matematiche. l\Ia
I' equitii vuole clie si soggiunga die le poclie notazioni
adottate pel nuovo calcolo sembranci e semplici e abba-
stanza Ijene immaginate.
Vedesi intanto dalla nozione istessa della cosa come i
valori di x ai quali corrisponde in una funzione /( x ) un
358 APPENDICE
reskluo trovansi esclusivamente fra le racllcl dell' equa
zione — - — = o. E questo e appunto II germe delle pro-
posizioni stabilite su questo calcolo in varj articoli degli
Esercizj. Ma affiiiche i lettori clie non avessero ancora
contezza di questi principj , non li credaao sterili specu-
lazioni, sappiano die '' illustre scrittore ne ha ben tosto
palesate varie applicazioni, Non cnrando infatti, come di
minor momento, T utilita da esso ritrattane per la decom-
posizione delle frazioni razionali nel caso delle radici eguali
od ineguali , per la spedita dimostrazione della formola
d' interpolazione di Lagrange, per T integrazione di al-
cune equazloni lineari non senza qualche vantaggio sui
metodi noti , cio che piu monta si e che il calcolo dei
residui e divenuto fra le mani del suo inventore un nuovo
sussidio per la somma delle serie, per la determinazione
degl' integral! deiiniti , e ( cio die lo rende ancor piu in-
teressante ) per la soluzione di varj problemi di fisica-
mateniatica rignardanti, p. e. , la propagazione del calo-
rico, le vibrazioni delle corde e delle lamine elasticlie, la
propagazione del suono. Vedansi percio due Memorie di
Cauchy suU' applicazione del calcolo dei residui ai problemi
di lisica-matematica , 1' una stampata a parte in Parigi nel
1837, I'altra inserita fra gli atti deirAccademia delle scienze
di Parigi.
Del resto, ne' principj del calcolo de' residui sparsi per
entro gli Esercizj, e facile ravvlsare I frammenti, per dir
COS! 5 di un vasto ramo d' analisi : ed e cosa del tutto pa-
lese che la considerazione dei termini della forma — :- k esi-
i
stenti in alcuni casi speciali nello sviluppo cVi f (x + i)
presentato nel solito modo , chiama lo spirit© ad analoghe
considerazioni sui termini della forma -^r-fc', ~^x-h", ecc.
Cio bastl riguardo agli argomenti trattati in quest' opera.
Una vasta erudizione, e un ingegno fecondo d'invenzione
sono meriti troppo evidenti nell' egregio autore : il pub-
blico dotto gli ha gia riconosciuti , e noi di buon grado
facciamo eco alle lodi giustamente tributate dagP Intelli-
genti al geonietra francese. Quanto pero alia maniera di
esporre da lui tenuta , sembraci di potere affermare che
all'amore della brevith egli sacrifichi talvolta la cura della
PARTE STHANIERA. Z5()
necessaria chiarezza. Ne vedesi senza dispiacere abhozzata
la trattazione or deiruno, or dell' altro tema, ina non
condotla a tennlae, inostrata di fwga una interessante teo-
rica, ina non siiiricientemente sviluppate le parti: dispia-
cere tanto pill ragloiievole , rjnanto che iiessuno meglio
dell' esimio inveutore potrebbe progredire ad appagare la
nostra curiosita scientifica. In questa guisa lo spirito errando
qua e la, privo del niezzi dl ben concepire , ben distingncre
e ben connettere , e inetto a farsi un modello di quel si*
sterna di unificazione ideale , senza cut 11 pin imponente
corredo di cognizioni riducesi ad una rozza ed indigesta
mole, ad un fantasma di sapere, ad un nulla sotto appa-
renze pompose.
In primo luogo , nell' aadamento dimostrativo del nostro
autore e sovente sensibile 1' ommissione di varie nozioni ,
ne comuni abliastanza ne ovvie, d' analisi materaatica. Vero
e che lo scrittore di Memorie ( e tale e 11 caso nostro )
suppone generabnente il lettore a livello presso a poco
dello stato attuale della scienza , e in inoltl casl non po-
trebbe fare altrmienti. Ma , oltre che anche in cio vi hanno
alcuni limiti (benclie non facili a ben definirsi), che noii
conviene oltrepassare , allorche trattasi di dottrine non
abbastanza universal! e famigliari, e molto piu dl quelle
che sono 11 frutto dl studj particolarl dello scrittore, il
dovere dl rendersi chiaro non concede si di leggieri che
si sopprimano gli anelll delle proposizloni, e che si pro-
ceda , quasi diremmo, catnminando a grandi salti.
In secondo luogo cio che piu nuoce alia chiarezza si
e la mancanza di quelle considerazionl che solo ponno
derlvarsi dalla natura stessa delle cose, considerazioni senza
le quail e Impossiblle 1' Intelligenza di certe idee di rap-
porti che servono poi di inateriale al calcolo per Isvolgere
la trattazione degll argomenti , impossiblle la plena dilu-
cidazione dl alcune sottili difficolta ;, che taluno dlrebbe
metafisiche della scienza. Per poco che uno sia inlziato
nelle sclenze di puro razioclnio, e In quelle che ne di-
pendono, sa che altra cosa e la parte della trattazione che
si affida airandamento misterioso, ma sicuro del calcolo,
ed altra cosa sono 1 prelimlnari e gli element! da cavarsi
soltanto da un' attenta esplorazioue del soggetto , prelinii-
nar! ed element! che 1' algebra conferma^ ma non rUro^a,
pone in relazione con verita gia ammesse, ma non dimostra
36o APPENDICE
a priori: sa die 1' asserire il contrario e un clrcolo viztoso;
sa die si aftacclano bene spesso alcune verita che si scor-
gono da prima a traverse a certa nebbia di oscurita , die
si sospettano e s' indovinano solo per la nostra laevitabile
tendenza all' analogia , e quasi per un certo istinto men-
tale che ci trascina a credere prima che si abbia una
scienza accertata; sa in fine che s'incoiitrano difficolta , il
cui scioglimento va ricercato da tutt' altro fonte che dal
sussidio delle regole algebriche. Quante volte trovasi allora
lo spirito costretto a fare T estremo de" saoi sforzl , a ri-
piegarsi sopra se stesso , ad internarsi fino alle piu recon-
dite e semplici nozionl, a ricostruire con operosi , lenti e
reiterati tentativi il sistema parziale di alcune idee, a fine
di giungere a bene stabilire e rischiarare ( e noii sempre
quanto vorrebbe ) i suoi concetti ! Ora intorno a questi
principj che servono di base al calcolo, ma non si dedu-
cono da esso intorno a queste verita mezzo apparenti e
mezzo occulte , che tanto incomodano T inerzia di chi vuol
evitare la fatica del raziocinio , intorno a queste difficolta
che dicemmo metafisiche, deve piu che mai afFaticarsi lo
scrittore •, ogni negligenza qui e capitale , ogni reticenza e
sospetta. E dove egli non riesca al suo intento, sia almeno
lealei confessi, e non dissimuli la propria impotenza. IVon
omnia possumus omnes. Questo e un punto d' altissima im-
portanza nell'arte didattica , ma trascurato pur troppo da
parecchi scrittori della scienza matematica. Vedonsi alcuni
di essi andare scrupolosi intorno ai piii evidenti e facili
passaggi da formola a formola, darsi briga , affannarsi per
ispezzare , sininuzzare e triturare ( ci si permetta la me-
tafora ) cio che riguarda il puro algoritmo , mal favorendo
i pigri, e nauseando i lettori attivi. Ma allorche trattasi
di cio che non puo farsi dipendere dal magistero del cal-
colo , di quei punti di vista che aspettano luce soltanto
da un' accurata metafisica , di quelle difficolta dove si vede
cio che lo scrittore pub , allora , guide iiifedeli , nel mag-
gior uopo abbandonano del tutto i lettori.
Ma ritornando indietro da questa digressione , in cui ci
trasse il dolore piii volte provato nell' osservare i cattivi
metodi d'esporre la scienza, ripetiamo di buon cuore la
protesta della debita estimazione che professiamo al dotto
geometra francese. Se troviamo difettoso il suo modo di scri-
vere . riputiamo di tutta giustizia I'apprezzare 1' estensioiie
PARTE STRANTERA. 36 I
del sapere ed ingegno suo: ma egll non abblsogna di ul-
teriori nostri elogi.
G. G.
Carta topografica del Reno e dl ambedue le live dl
esso , da Himingen fino a Lauterburg , o lungo i
confinl fiance si-bade, si , giusta il trattato di pace in
Parigi iiel 1 8 1 4 e 1 8 1 5 , ecc. Litogrufia delV istituto
litografico di Herder^ in Fiiburgo nella Brisgovia,
1828. Prezzo , fior. 64 del Reno , Risdal. sasson. 3o.
Magnifica edizione.
Varj giornali lianiio dl gia reso ginstizia al nierlto di
quest' opera topografica, si quanto alia parte scientifica che
quatito alia somina maestria con cui fa condotta la lito-
grafica esecuzione.
Questa carta coiista di diecinove fogll, ciascano del qnali
e alto metri 0,6 e largo metri 0,5 circa : e costrulta snlla
proporzione di ^y- della vera gi-andezza. I punti per essa
trigonometricamente determinati fiirono 58 1: pel calcolo
del trlangoli si e fatto uso della base misurata nel 1804
dagl' ingegneri francesi presso Ensislieim nelPAIsazia su-
periore , la qual base e della kingliezza dl metri 19044,4.
Quanto alle determinazioni degli azimuth del latl del trlan-
goli, e alle dlstanze de'slngoii punti de' trlangoli dal me-
ridiano di Parigi (del quale meridiano si fa uso nella carta )
e dalla perpendlcolare, si sono ritenute le prime dedotte
dalle osservazioni e nilsure degl' Ingegneri francesi , sulle
quail eransi gia istituitl tutti 1 calcoli, anzlche le piu mo-
derne , da cui differiscono alquanto.
Le misure pel luoglii clrconvlclni al Reno die stendonsi
una mezza lega e plii da ambedue le rive, sono per la
maggior parte affatto nuove , e quelle appunto reclproca-
mente coniunlcatesi tra gl' Ingegneri francesi che opera-
rono sulla rlva sinistra e i tedeschi che operarono suUa
destra.
II corso del fiume e disegnato secondo le misure prese
nel novendore del 1827 dagl' Ingegneri di Francia e del
Gran Ducato dl Baden. Nella carta si trovano riportati i
piu notabili cangiamenti soflfeiti dal Reno dair cpoca delle
36a APPENDICE
prime rettificazioni dei confini fino all' epoca accennata. Le
montagne sono tratteggiate col metodo di Lelimann.
Ogni foglio e disegnato ia projezione iateraiiiente oriz-
zontale , e orlentato secondo la meridiana di Parigi e per-
pendicolare ad essa ; di cui la prima fu presa come linea
priacipale delle ascisse , T altra come linea delle ordinate
in ogni calcolo.
La moltitudine de' particolari oggetti disegnati in questa
carta con somma precisione e nitidezza la rendono assai
preziosa al geografo, all' ingegnere, al geognostico, al tat-
tico , e generalmente a colore che coltivano scienze aventi
qualche relazione coUa geografia. E inutile il ripetere qui
gli elogi che questo capolworo del bell' istituto litografico
di Herder ha meritamente ricevuto dagl' intelligenti. Tanta
e si niirabile e I'abilita, tanta I'eleganza con cui fu eseguito !
Ci rimane soltanto ad incoraggire quell' illustre istituto, per-
che dar voglia compimento ad altre produzioni litograliche
delle quali ha destato un grande e giusto desiderio nel
colto pubblico.
■•^
PARTE ITALT.VN.V. 363
PARTE II.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
LETTEIiATURA E BELLE ARTI.
Quintl Horatil Placet carmiiia ex rccenslone Fiid. Guil.
DoERJNG. Tomus primus. — Saiptorcs rel rusticce
ex rccensione Jo. Qottlob Schneider cum notls.
Tomus tertius. — Augustoe Taurinorum , 1829 e
i83o, ex typis Josephi Pomba.
Oono quest! i volnmi 77 e 78 della collezione torinese »
die va gloriosamente avvicinandosi al sno termine.
Parleremo prima di tutto del secondo di que'' volunii, che
e anche anteriore per data della stampa, non conteneiido
esso se noa che la continuazloue tXe" Rustlcl lacini , della
quale ahbianio altrove fatta oaorevole menzione. In esso
trovansi i libri delle Cose agrarle tW CoJumella ^ comiaciando
dal V slno al XII, ed a questi vedesi aggiunto il libro
del medesimo de arbor ibn s , che Fra Gioconclo il prlnio pose
separataineute al fine de' libri di Columella nelf edizione
Aldina , mentre in addietro formava uno de' libri della
grand' opera di quell' autore de re rustica. Altro libro della
Cultura de' campi aveva fatto ad esso precedere lo stesso
Columella ;' ma questo ando perduto , forse a' tempi dello
scrittore medesimo, perche piii dilTusamente aveva egli
altrove trattata quella materia. Questo volume grossissimo
e abbondantemente corredato di varianti e di note, tra le
quali alcune ne vediamo aggiunte dai diligentissimi cditori.
Non senza qualche interesse ci siamo arrestati sul discorso
inserito alia fine del libro vi di Columella intorno alle
forme delfasino di razza ed al tempo delP accoppiamento,
nel qual discorso vediamo accennate ancora le osservazioni
del valente veterinario torinese Briignojie.
Un avviso del tipografo posto in fronte all* Orazio , rende
ragionc della scclta che opportunamente si e fatta del testo
emendato dal Doering. Vi si paila pure Ijrevemente dello
364 APPENDICE
dotl d\ Orazio , del suo perpetuo studio d' imitare 1 Greci ,
e si fa vedere non essere cotale studio riprovevole„ benche
il Corcirese tra di noi conosciuto sotto il nome di Diclimo
cherico abbia ardito di appellate i vei'si oraziani un mosaico
assai bello, composto pero di pietrnzze parie e lesbie.
Segnono la vita di Orazio , scritta da Sveionio , ed una no-
tizia letteraria di Ora^io stesso, ti-atta dalla Bibliotcca latiiia
del Fabricio accresciuta AaW Ernesti ; poi cominciano i cjuattro
libri de' poenii oraziani , die tutti in quftsto volume con-
tengonsi , come pure vi si trovano il libro degli Epodi ed
il poema secoiare della Iiicoluniita delf Iniju'ro , tutti come
al solito accoiiipagnati da perjjetue annotazioni.
In un articolo inserito in questa Biblioteca, torn. LVi,
pag. a85 e seg. , parlandosi delT edizione delle opere di
Orazio colla traduzione del Massucco , fatta dal Bonfanti ,
si disse evidentemente g,uasta la lezione : me doctarum edercs
prccinia frontium Diis mlscent supcris , sembrando doversi
leggere te , come altri corressero , e piii recentemente il
Wakefield. Anche in questo volume si e ritenuta la stessa
lezione me , siccome adottata dal Doering , e questa giu-
stificano ottimamente i comentatori co! dicliiararne il sen-
timento: io sono poeta , e cinto della corona d' edera ,
premio de'poeti, sono ammesso al concilio degli Dei. Si
soggiugne che i poeti pieni di un divino furore, credono
di trovarsi cogli Dei, di vederli e di udirli, il clie si
prova col verso 3 dell" ode xix del libro II, e col 6
della IV del libro iii. L'edera, come ognun sa, era sacra a
Bacco al pari del lauro , e premio insigne de' poeti , massime
di coloro che cantavano le lodi di Bacco , e Virgilio nel v.
a5 deir egloga vil invita i pastori ad ornare d' edera il
crescente poeta. — Nella stessa nota si fa vedere che al-
cuno non potra facilmente accordare al Wakefield , che il
Te invece del Me riferire si debba a Mecenate. A questa
lezione si oppongono i codici tutti e tutte le migliori edi-
zioni, oltre di che e facile il vedere che essa si oppone
al contesto , ed e contraria al buon senso ed alia natura
di tutto il componimento. Se fu ainmessa come semplice
conghiettura dall' Have , veixne come in nessun conto te-
nuta dal Mitscherlich , e vittoriosaraente combattuta dal Ja-
ni, dal Vanderbourg e dal Doering.^ celebri interpreti del
Venosino. Si aggiugne che Mecenate non fu mai poeta j
che quindi alia sua fronte non si addiceyano le edere ,
PARTE ITALIANA. 365
premio de'dottl vati , e cli'egU al pari dl Orazio non po-
tcva introdursi nel consorzio degli Dei: se cio avesse Ora-
zio attribuito a Mecaiatc , evitata noa avrebbe la taccia
di basso adulatore , tanto piu clie Mecenate da tutta Roma
riguardavasi come uomo di pessiuio gusto nello scrivere
anclie in prosa , e Augusto stesso lo proverbiava pel suo
stile molle , artilicioso e leccato , die alcuiio de' nostii mo-
derni c!iiamerel)be sdolcinato. Ne Orazio tampoco puo es-
sere tacciato di jattanza, se in cjuesto luogo egli si acco-
iiioda al precetto da esso altrove esposto , di usare di
qiieir allerezza die e ridiiesta dai nieriti. Qiieste parole da
noi aggiugnersi doveano a rettificazione del suddetto articolo.
Steso gia cjuesto articolo, ci e giiinto il secondo volume
delle opere Oraziane , die e il LXXIX della Collezione. In
questo si contengono le Satire , poi i due libri delle Ejji-
stole, con due indici alia fine , T uno copiosissimo delle
parole, T altro de' nomi proprj contenuti in quelle opere.
Anclie in questo volume ci venne fatto d'aramirare la stessa
accuratezza nella correzione del testo e la stessa scelta ed
uberta delle note.
Sopra Roma. Sciold dl Pietro Marocco. — Milano ,
i83o, presso A. F. Stella e figli.
Piii volte abbiamo parlato del sig. Pietro Marocco ; ed
ora torniamo a lui volentieri, perclie le sue produzioni ci
persuadono sempre piii die i diligentl suoi studj appianan-
dogli finalmente ogni diflicolta, lo collocberanno tra breve
nel novero de'nostri migliori scrittori. Egli sente qual poesia
si conviene a' suoi tempi ; e se qualche volta puo dirsi
che la facolta di significarla non corrlsponde in tutto alia
forza ed alia dirittui-a del sentimento, nessuno vorra ne-
gate per certo ch' egli non abbia gia fatti notabili passi
verso quel punto al quale visibilmente s' e indirizzato. Di
tempo in tempo si veggono anche in questo componimento
alcune reminiscenze di una scuola dalla quale T autore si
vien dilungando: e queste reminiscenze non istanno punto
nei nomi delle Grazie , di Temi, di Marte e di qualche
altra divinita da lui ne*" suoi versi introdotta ; ma in certe
fantasic che usurpano il luogo a quelle pensate sentenze ,
ed a quelle osservazioni delle quali il signor Marocco
non ha penuria giammai, Noi ne accenniamo tre eseinpi
366 APPENDICE
air antore ( pag- lo Forse , ecc, pag. i5 Vdi, ecc. e pag.
46 £ corre , ecc), perche da lui piii die da molti lettori
sperianio che debba esser sentita la necessita di sbandlre
sifFatti ornamenti da quella poesia a cui egli consacra il
robusto siio iagegno. E in vece poi di ogni lode trascri-
viamo i seguenti versi :
La pei superbi spazi intermiriad
Che all' inimenso tesor fanno delubro (i) . . .
Tacito m innoltrai. Scese una plena
Nello spirko mio cT inimaginosi
Lampi , e la gloria un folgore nel core
Avveniommi: la gloria che cotante
Mani sveglib daW infingarda lebbra
A lavori immortali ; ed a concetti
Che colla luce splenderan del sole
Cotanti ingegni sollevb, cotante
A viagnalmi sudor largi corone.
Qua e la locate sul terren che calde
D' imitta forza e di robusio senno
O di santa pieta I' orine serhava ,
Questi sorgevan siniulacri ....
Oh care vie si popolate ! oh santi
D' immagini istruenti orti e lavacri !
Oh penetrali ! non fiducia e amico
Segreto di reita , ma neW ornato
Consiglieri di tema e rdigione ! ecc.
Novclle di Diodata Saluzzo Roero. — Milano , i83o,
per Viucenzo Ferrario. Un volume in 8.° piccolo ,
r di pug, 366.
Qneste novella appena uscite in luce vennero con lode
annunziate da alcuni giornali , e se a ricordarle ora altro
luotivo per noi non rimanesse che quello di ripetere le
altrui lodi , pur non lascerennno di farlo per la stiraa che
ben si deve alia chiarissima autrice. Crediamo poi tanto
pill di poterlo fare in quanto ne sembra che, separata-
mente da quelle lodi, vi sia a dir qualche cosa intorno
alia scelta de' soggetti ed al genere del componiaiento a
(1)1 Musei.
PARTE it;vlia.na. ZOj
ciii la signora Saluzzo voile drizzare ii nervo del sno ia-
gegno; ne pensiamo con cio detrarre alle lodi cli' ella ot-
teane , poiclie que' glornali non si occuparono di tale ar-
gomento.
Ben sappiamo che qiialclie aceibo spirito non ha man-
Ciito di cliiamare la pubblicazione di queste novelle un'altra
sfortunata incursione del romanticismo vestito da novel-
liero ne' canipi del Bello , e guidato dalla Pantasilea del
Romantici ; ma e nostra opinlone che il vero non si abbia
mai ad avvolgere nel manto del rldicolo , la ove cio non
pno farsi senza mancare ai piii delicati riguardi della cor-
tesia sociale. La signora Saluzzo, coUa letteraria riputa-
zione che si e procacciata , onora come donna il suo sesso,
e chi al pari di lei ha lodevolmente adempiute le speranze
date fin sui prinii albori di una lunga giornata , merita
venerazione , quantunque possa aver sull' ultimo inciampato,
men per difetto d' ingegno che per errore di giudizio.
E mania de' nostri giorni 1' andar razzolando fra le ma-
cerie de' secoli barbari e le desolate torri dell' abbattuto
feudalismo per cercarvi argomenti da cantarsi al secolo
della civilta e della moderazione : e , per colmo di strava-
ganza , di cio si fanno promotori quegli stessi che pur
vantando liberi sensi e nobilta di pensamenti pare abbiano
giurato di far rivivere que' tempi di oppressione e di av-
vilimento, coirabbellirne a tutto studio I'iramagine ed
avvezzarvi le menti del popolo. Ogni opera dell'uomo, se
non e fuor di cervello , debb'avere uno scopo, ed alcun
altro ragionevole non ne potrebbero que' tali a loro difesa
addurre , se non di crescere negli animi 1' abborrimento
di que' tempi, col presentarne una viva pittura. Ma noi
risponderemmo che miglior senno sarebbe il non parlarne
aflatto, per non dar luce ad epoche che sono nell' univer-
sale o ignorate o malnote, o meriterebbero di essere ad
un perpetuo obblio condannate onde non si faccia nuovo
insulto colla rimembranza di esse ai diritti di quell' uma-
nita che si a lungo impunemente oltraggiarono. Senza di
che nel modo ch'essi tengono per giugnere a questo lor
preteso intendiraento, non sono dissimili da colui che per
accertarsi della purita d' un giovinetto gli parlasse di pec-
cati che forse non conosce, o che per ispirargli T orrore
della dissolutczza , gliela rapprcscntasse sotto le scmbianze
di una Veuere , adorna di tutli que' prestigi che piii pos-
souo sncrvar Tanimo e liisiugarc i sensi.
36(S APPENDICK
La slgiiora Saluzzo , bramosa di fare una prova del sao
iiigegno lia scosso polverose cronache e tarlate pergamtiie
onde caiitare strani casi d' amore ed oscuri o infanii de-
ILtti di prepotent! castellaai. Tali sono , tranne la morte
di Eva, gli argoinenti delle novelle acritte dalla nobil donna:
ma perclie andar cercando tempi e costiimi si dai nostri
difFerenti, e privi percio di quell' interesse che in tiitte le
opere del Bello e indispensabile requisito ? Che direste
d' un architetto che si afl'acceiidasse in raccogliere le sparse
rovine di qualche gotico edidzio , e costruitone un ammasso
qualunque a" vostri sguardi con compiacenza lo additasse ?
Eppnre se parlaie alia iiiente si potesse con tanta evi-
denza come agli occlii si parla , non parreljbe di questa
men grande la stranezza di que' cercatori di barbare anti-
caglie. E il medio evo un caos in cui gU elementi di un
mondo sconvolto vanno tra loro orrendamente lottando e
rilottando , fiaclie ne esce un mondo novello , ordinate a
gentllezza di costumi , a dignita di vivere , a santita di
leggi , a verita di sapere. Perche dnnque aggirarsi in quel-
r antica confiisione per ritrarne con tanta soUecitudine tetre
seml)ianze e contratfatte figure? Che cosa direste di colui
clie, messo il piede in un campo il quale gia tempo servi
di cimitero, e clie poi, ridotto a coltara, rigoglioso di
biade or fiorisce, andasse ne' pingui solchi rovistando per
disotterrarne cranj ed ossa umane , avanzi nefandi di se-
polta strage ? Cessi dunque , se pur giova sperarlo , cessi
finalmente cotesta smania di vaneggiare in un tenebroso
passato , e facciano gl' ingegni un miglior uso di lor forze
eleggendosi piii degni argonienti,
Che non son fole antiche e vani amori.
E se a questo voto e lecito aggiungerne un altro, cessi
ad un tempo quello sciagurato novellare che altro non sa-
pendo fuorche gonhar di chimere gli oziosi cervelli , stra-
scina pero gli animi ai piii funesti traviamenti coU'alte-
rarne il sentire e coU'educargli alia sfrenatezza delle pas-
sioni.
Che se dovessimo far da ultimo un cenno del modo
onde la signora Saluzzo ha trattato le sue novelle , noi
diremmo , senza pero niaL fraudare a quell' alta opinione
che del suo merito abbiamo, essere elleuo quanto alio stile,
si nella prosa che nel verso, mancanti di scorrevolezza e di
<|uella uobile facilita che al bello scrivere si vogliono , e
PARTE ITALI.VNA. 869
quavito air invenzione ed alia condotta essere destituite
tl' iiitciessc dramiuatico, di azione e di cai'atteri , e, (juel
cir e pPgg'O, di vcrisimiglianza. Sarenio pero solleciti di
eccettuare 1' Isabella Losa ed aiiche la Caspara Staiiipa,
le cjuali ne senibrano noii indoj^ne della nobile autrice; e
concliindeiemo osservando clT ella lia colle sue uovelle
dato ua nuovo esempio die anclie ad uii buon ingegno ,
(juaudo eutri iii cattiva strada , e forza siuarrirsi.
Favole di Giovanni Gay c Odoardo Moore con alcunc
altrc di Edinondo Burke , dalC originale inglesc re-
cale in versi italiam datl abate Gactauo G.ijicnjat.
Brescia, iH'6o , prcsso Angela Vallotli tipografo ,
in 8." di pag. 396.
Senza nulla detrarre al merito delle favole di Gay, ed
alle satire anziclie tavole di Moore e di Barker noi ci-e-
dianiu di poter asserire clie il vettureg;;iaie componinieuti
di (juesto genere da stranieri iinrni neirArao,e ini portar
cavoli a Legnaja. Chi uou couosce tra noi nn Pignotti ,
un Passeroni , un Bertola , un Roljeili , un Perego, nn Glie-
rardo de' Rossi e cent' altri favoleggiatori e scrittofi d' apo-
loghi? Chi tra i satirici non ricorda un Ariosto, un Adi-
mari , nn Soldani, un Alamanni , un Bentivoglio, un Men-
zini , un Rosa, un Aifieri , un Elci , e tutta quella nunie-
rosa scliiera che scrisse tanti e tali capitoli satirici clie se
il raondo'si potesse colla censura de' costumi x'i forma re ,
gia saremmo da un pezzo tornati alia felice eta dell' oro ?
II signor abate Gargnani avrebbe dunque nieglio impie-
gato il suo tempo giovandosi in tutt' altro della sua cogni-
zione nella lingua inglese e del sua genio clie al tradurre
e al verseggiare lo trasporta. IMa , di grazia, quale e quanta
e cotesta cognizione, di che tempra e cotcsto genio, e
quale il suo verseggiare ' Oh fastidiose domande ! Se diamo
fede alia prefazione deU'autoro ossia delPeditore, U
merito della novella traduzionc del chiarissimo abate Gargnani ,
e cosa certa ; nia per noi vuole a tutte tre quelle domande
rispondere T esame d' una sua qualunque favola tradotta.
Si apra dunque il libro del signor Abate: ecco ^ a pag. 8S,
La donna riottosa e il pappagallo ,
e questa e la 20 delle favole di Gay, parte prima. Eb-
bene , qui ti ha un Gay, edizione di Londra 1790., c qui,
mOL leal. T. LVlll. 24
3 70 APPENDICE
a cai'te yS la favola stessa. Vedlamo oli signore!
che gnazzabuglio ci avete vol fatto? Pazienza , lo steinpe-
rare i concetti ia im lago di parole, il cancellare dal testo
qualche idea che noa vi torna bene nel verso , pazienza
il ]iigliare talvolta un granchio per un granciporro, nia al-
terare il contesto col sopprimere , trasportare, cambiare ,
attribuire ad uno quello ch' e deU'altro, travisare in soin-
nia, contraflFare 1' originate in modo che diventi tutt'altro,
ah ... , Perche nessano si fidi alle nostre sole parole ,
nietteremo la traduzione letterale a riscontro della tradu-
zione poetica del signor Gargnani , ed ocjnuno gindichera.
Cominciamo dal punto ov' ha principio il bello della Gar-
gnaniana versione :
Un marito, cui per sua penitenza e toccata in sorte una
di quelle niogli stizzose, che da mattina a sera hanno I'u-
gola in moto per dir male del prossimo, si lascia pren-
dere un giorno alia malinconia di ammonire la donna del
suo peccato : Ella, come angue calcato , gli avventa que-
sto diluvio di parole :
Traduzione letterale.
« Luce del sole ! La volubile lin-
gua risponde: ye' 1' aria grave che si
da il pazzo ! veh , il filosofo ! Sara
solo sprezzato il piu scelto dono dl
natural No, non t' accigliare; perche
Trarlvzlone flel signor Gargnani,
Bella arte rispose piesta
QuelU lingua , ognora lesta :
Ye' il saccente , il sputatondo
Che il miglior dono che al mondo
Fe' natura , screditare
io Toglio essere ascoltata. Guarda mo' Vuol col sciocco suo parlare !
come le donne si vorrebbero bella-
roente sopraffare ; nifgato perfiao il
privilegio del pappagnllo. Voi ne ap-
prezzate il cicaleccio , lo stridulo can-
to ,* ma le donne devono sempre aver
torto. »
E qui Ic riputazioni Tolarono in
pezzi di madri , di figlie , di zie e
di nipoti : ella corse tutto il linguag-
gio del pappagallo , sfacciato, turpe,
da ubbriaco , scurrile e mereiricio ;
£u tutto il ses?o ella sfiiga la sua fu-
ria, giudica e condanna senza giari.
Ad un tratto il torreiite delle sue
parole allarmo gatto , scimia , canj e
uccelli : Tutti uniscono le loro forze
per reprimeria , il micio soffia {sputa),
la Bcimmia strilla a lei d' intorno ; il
cane latrantc le sue calcagna assalta ;
la pica divulga tutii i suoi errori ; e
il pappagallo infuriato dalla sua gab-
Lia col seguent* rimbrotlo , trionfan-
Ma non farmi il viso fiero,
Sent! un poco il mio pensiero :
Si che proprio in tjucsta etato
Son le doune ben ^pacciate ,
Ch' e virtu in un parrocchetto ,
Quel che e sommo in noi difetto.
Gran portento udir vi pare ,
Se M sentite a cinguettare :
E se mai dietro alle donne
Grida forte: putte , monne !
A coiai motti villani
Voi battete pur le mani?
E s' lo parlo in tal nianiera ,
Son riottosa , son ciarliera.
]S'e fiatare piu non posso ,
Che a tua delta i panni addoiso
Non istrazi a questa , a quella,
Sia pur zla , iiezza , o sorella,
E per me gli e grave fallo
Cio che e lode al pappagallo.
La tua causa mal difendi ,
Wolto m«le tu la p. end:
PARTE ITALIANA. 871
do tl«ll« sua voce , represse la sua Sul juo ciritto : on pnrrocclietlo
rabbit. Sol si prendc per diletto ,
■« Uii pappagallo c stimato pel soo Clie si ha delle sue ciaric:
parlare , ma le donne ciarliere soiio Ma una donna , che nidi parl« ,
tliiprcizate. Colei clie attacca 1' altrui E 1' onor dell' altre otVeiida ,
ouore s' attira contro ogni C05a vi- Trova ognor chi gliele icnda.
vente. Pensate , madama , quando sli- E a tuo grado puoi sfiatnrti ,
rate i vostri polraoni , die tutti i Cli' anclie I' altre a rimbeccarti
vostri vicini banno anch' essi lingua: Ihin la lingua nguzza al paro
un calunnjatore 56 ne procura dieci Delia tua : ne gli e di raro
niila ; il nioudo con intercsso paga il CUc una betla ne trae cento
debito. » A I belKardo in un niomcnto ,
I'erclic il niondo a cbi fa male
Paga il pro Eul capitale.
Or bene, die te ne pare, o lettore? Ya , e fidati alle
lodi degli editor). Leggi e troverai in qaesto libro il bu;or,
i\ giuijoloso ( pag. 94), le latora (i5i), il fojoso (3^7) ed
altri giovinetti vezzi di tal genere.
Leggi e vi troverai di questi versi ottonnrj.
Tut to il bel di mia eta verde ( 77 )
Repe , e pel marin cristalli (146)
Sappi fral fiore meschino ( i 3 6 )
In codeste lor passioni
Ai pill graiidi oinaccioni ( 77 )
Ne vi mancano anche di qnesti endecasillabi
Sono fors' to die vi fa esser rei (36)
Signer si.
A noi sul dosso e gli arcion v inforcid (i3o)
Einpiendo t aer di lor nitriti altieri (i3i)
All! per carita, signer Gargnani, noa si tratta poi clie
d' oreccliio qui, e potete cosi sljagliare?
Ve ne voglianio dir una ancora , e basti. Se nella rostra
prefazione, ossla nella prefazione dell'editore, ci avvertite
die vi siete permessa la discreta Ucenza cC accorciare la mo-
rale, la dov' e poco acconcia ai nostri costunii, perclie non
vi siete anche preso la Ucenza d' accorciare I' invnoralita ,
la dove non e acconcia ai costumi di nessuno? Se ne trova
ua esempio a pag. i5o.
In morte di donna Isabella Alfani Riccl, Elegie del
cavaliere Angela Maria Ricci. — Pisa, i83o, li-
pografia Nistri, in 12.°
Le sei Elegie del cav. Ricci spirano quella (IcMIe, nia
»oave aruiouia, die t"u gia il carattere pnuiiiivo di qiicslo
3-2 APPENDICE
genere di compoiiiinenti. Esse fnrono a lul tlettate dal-
ramore e dalla doglia^ ed ei le scrivea contemplando la
tomba deir estinta dolcissima sua coiisorte Isabella Alfani;
e le iutitolava airamico suo, il commendatore Tliorwaldsen,
del cni inslgne scalpello e opera quella tomba. E siccouie
avvenir suole alle aniine belle nella perdita di cio che
aveano di piii caro, vieii egli il dolor suo quasi disacer—
bando coUa rimembranza de' casi oh' ebbe colia coasorte
sua comutti. Tale rimembranza fassi per lui ogiior piu viva
nel contemplare il geiiio delP Amor slnccro scolpito sulla
tomba, in cui e il ceuere di lei die gli fu cagion di la-
uiento :
Sol qiiando , aid Morte piii poteo che Amore!
Nel leggere le quali melodiche lamentazioni noi ancora ci
sentimmo sospinti al dolore e al pianto.
Lczione delV abate Michele Colombo intorno al fa-
vellare e scr'wcre con proprietd. — Farma , i83o,
per Giuseppe Paganino , in 8.° pice, pug- 44.
Poclii libri uscirono in Italia a questi ultimi anni , die
fossero coronati di tanto pubblico favore , quanto le Lezioni
del Colombo suite doti principrdi d' una colta favella. Esse
vanno per le maiii di tutti, e con grandissjmo frutto leg-
gonsi non eolo da' giovanetti a cui sono ri volte , ma dai
lore maestri e da ogiii altro a cui scaldi il petto alcun
amore della patria lingua. A questo lucidissimo serto di
precetti graminaticali 1' autore ha aggiunto ora una gemma
che ci pare accrescerne d'assai lo splendore •, e se si con-
sider! poi ch' essa e parto, come ci attesta egli stesso in
sul bel cominciare della nuova lezione , della sua decrepi-
tezza, non puo non destarsi in noi altissima maraviglia
dal trovarvi per entro tanta freschezza d' idee , tanto or-
dine , tanta squisitezza di giudizlo. Si racconta che 1' abate
Colombo, teniendo, per la tanto grave eta, di avere in
questa. lezione fatto cosa indegna della pubblica luce , fosse
in procinto di consegnarla alle tiamme, e che ne venisse
impedito da un suo amico. Se non mentisce la fama , sieno
rendute publiUche grazie a dii ci conservo cosi pregevole
sci'ittura.
PARTK TTALTANA. SjS
Discorso del profcssore Giacomo TonniAf^iNt , letlo
in occasione del siio ritoriio all Uidvcrsitd di Par-
ma il ^ dlcembie 1829. — Parma, i83o, coi tlpL
Bodoninni , in 8.°
E dcJicato tlalPaiitore airangusta arciduchessa Maria
Luigia , die alle tante Ijeneficcnze die va ogni di spar-
gendo sugli avveiiturati siiol sndditi voile aggiugnere quella
])nre di restitiiire al liinghi voti di qnesii il loro illiistre
concittadino.
Qnesto eloqnente discorso tiitto si agglra snl ritorno
deirautore in Parma ( dopo quasi tre liistri di asseiiza e
d' iiisegnameuto ileila dinica-iiiedica neir Uiilversita ponti-
ficia tli Bologna), e suli\-iinoi-e della patria. Se iion ci
fallisce il giudizio, a noi pare clie questo commovente
argomento non fosse stato trattato avanti, in orazione ac-
cadeinica, con taiito afletto , coa piii accoucia e sohria
erudizione e con maggiore dignita. E fama die quando fii
recitato dalla cattedra ne ando commosso 1' immenso udi-
torio a tale die podie ciglia ne uscirono asciutte.
Non potenimo a meno di ainmirare quel sentimento di
delicata riconoscenza die dqmina pnre in questa orazioue
verso i suoi antidii benefaitori , verso i miovi , verso i
cari parent! , verso i snoi precettori , verso la dotta citta
die lo accolse per quindici anai con tanta memorahile
ospitalita , ed il vide allontanarsene con si gran dispia-
ceaza (i).
Manuale, ossla Gnida per migllorare lo stdc dl Can-
celleria, ccc, dl Giuseppe Dembsher. — Bldano ,
i83o, coi tipi di C. M. Destefanis.
Ginsto e senza dnhbio il lameuto del nostro autore contro
lo strazio die si fa della lingua italiana da moiti impiegati
puliblici ; e si aggiiinga pnr francamente da' notaj e dagli
avvocati, generalmente parlando. II male e venuto a tanta
gravezza die i vocaboli o barbari o barbarainente abusati
costituiscono una specie di gergo a cni sono stranieri del
pari e il volgo ed i dotti. Noi dnnque lodiamo il signor
(i) Vfdi Ci'/Liw storico suUa istituzinrie della Societa medico-
chirurgicii di Bologna^ ivi i83o, da pag. xxi a xxm.
374 APPENDIOE
Dembslier di qnesta sua operetta , ilalla quale sperlamo clie
possa venire bnon frutto ^ tanto perclie le cose ivi conte-
nute ci pajono in generale verlssime, quanto perclie a
far nascere il tlesiderio e la cura di fuggJr qnestl errori
non mancava forse se noii dil uscisse una volta a mostrare
che non passano inosservati ne senza scorno di clii gli usa.
Noi piuttosto per dimostrare d' aver letto il llbro , clie per
desiderio di censarare, noteremo una sola cosa fra le regole
grainmalicali. delT autore.
N.° 34. u Con licenza il Tasso si permise la ben comincia
11 inipresa. ToccA, compba, comincia, in luogo di toccata,
'I cominciata si vuole adoperare nelle prose famigliari ,
" nelle gravi non mai : meno pol nelle poetiche scritture. >/
La regola dovrebbe quasi invertirsi : egli e certo almeno
die i participj dei quali qui trattasi mal si usano senipre
dai poeti , i quali dicono senza sincope compro, tocco, co-
mincio. Come Cihi non compri alia mia parca mcnsn, disse
il Tasso: JVe d' esser tocco da' suoi sand piedi, il Petrarca.
Elogi storlci di cinque illiistri Sacerdoti di Castclfranco
dettati neW anno 18 12 da Mousignore Scbastiano
SoLDATi , pubblicati nel giorno di sua esaltazione
alt episcopato di Treviso. — Padova , 1829, coi
dpi della Minerva , in 8.°
Si e rallcgrato altre volte questo nostro giornale perdie
alle raccolte di poesie solite pubblicarsi all' occasione di
private e pubbliche esultanze siasi sostituita la ristamjia di
qualche preziosa operetta, o 1' edizione di qualdie scritto
inedito, intitolandolo alle persone che s'infioravano da prima
con corone d'ordinario appassite. Esprimiamo la stessa com-
piacenza alia Deputazioiie di Castelfranco , che onoro Tesal-
tamento di Moiisignor Soldati alia sede vescovile di Treviso
jiubblicando alcuni tra i molti elogi storici dettati gia dal-
r illustre Prelato, quand' egli sedeva alia direzione di quel
ginnasio municipale : e lo facciamo tanto piu volontieri in
quanto che vediamo conservata la memoria e la riputazione
di alcuni uomlnl insigni die tanto ornamento acquistarono
alle lettere italiane. Sono essi i PP. Domenico Dotto e Lo-
renzo Mazzocclii dell'ordine de' Servi di Maria, 1' Abate
Girolamo Glorialanza ed i PP. Giuseppe Francesco Frassca
PARTE ITALIAlNA. Sj^S
e Giuseppe Antonio Trento Minoi-i Conventnali , apparte-
nenti tutti al INIanicipio di Castelfranco. IMonsignore Soldati
prendendo a considerare principaUnente il merito loio scien-
tifico e letterario, con istile teiso e liorito, quale si con-
viene a cfuesio genere di comporre, ricorda gli studj die
eglino lianno fatto, il metodo clie segiiirono nel percorrerli ,
la felice loro riuscita , V indole ed il carattere de' loro sci-itti ,
la lode clie uicritaniente loro derive j senza risparniiare ,
ove spontanee cadevano ed opportune , alcune riflessioni
tendenti a dirigere ed afTrancare la gioventii sulle Ijelle
vestigia da esso loro segnate, onde crescere all' onor delle
lettere ed alia gloria del patrio Municipio. I tipi della Mi-
nerva con un' edizione nitida , splendida, correttissima con-
corsero egregianiente airintento del deputati di Castelfran-
co, perclie Tomaggio clie essi tributavano, anclie per questo
late, tornasse gradito all' illustre Prelate.
Fita di Pietro Aretlno saitta dal Coute Glammaria
Mazzucchelli. — Mlliino, i83o, tip o grafia dl Fran-
cesco Souzogno e cuinp.
Non sappiamo se la storia letteraria di verun altro paese
faccia menzione di un uonio tanto singolare quanto Pietro
Aretino, Ch'egli I'osse dotato di sj>irito non ordinario ne
sono prova i suoi librl : clie poi I'ingegno gli fosse gran-
dissimo, saremuio quasi tentati di crederlo sulla fede di
molti contemporanei , i quali per aver conversato con lui
lianno potuto conoscerlo nieglio clie non facciam noi. Del
resto la storia non tace clie niolta parte degli encomj a Ini
dati si vuol recare al desiderio clie avevano i lodatori di
fuggirne la maldicenza , piuttostoclie al merito del lodato.
Quindi se fn divinizzato da molti, fu conculcato da altri
con modi d' inespriuiibile vituperio : ed egli die avrebbe
potuto col suo ingegno meritare ogni gran lode, coUa sua
condotta e coUe opere sue giustifico piii die in parte gli
obbrobrj die si divolgaron di lui. Ora di tanto romore
ch' ei suscito nel raondo letterario, e del quale tanto si
piacque , non rimangono se non pocbi liliii o mediocri od
infami, ed una noininanza troppo peggior dell'oblio. La vita
che il Mazzucctielli ne scrisse e meritamente lodata , seb-
bene vi si trovi pin diligenza a raccogliere , che ingegno
a ordinare o ad infondere nei inateriali quella vita per cui
3-6 Aprr. NDicE
le opere dowll scrittorl si dicono creazioni. Mnnca soprn
tutto un vero g'mdizio tlell'' aiUore , e ua'' indagine dei iiio-
tivi pei qnali nil nomo di scai'si studj pote emergere tanto
famoso in un secolo t'ormicolante di veri sapienti.
Vins^s^i a Peklno , a Manilla ed alV isola di Francia
fatti negli anni 1794 cil 1801 da 31. De Cuignes.
Vcrsione dal franccse di F. C , con rami colorati. —
Milano , 1829-30, presso l editor e Lorenzo iSonzo-
gno. Tomi 4 in 12.°
Ci compiaciamo di annnnciare la pubblicazione di qnesti
viawgi ( veramente noii molto recenti, e puljblicati gia da
pill di 2,5 anni in Francia), perclie essi mostrano il di-
visamento, con cui Teditore Zore/j^o Sonzogno imprende a
continnare la bella raccolta de' viaggi dopo quelli di Cook
eseguiti tanto per mare qnanto per terra , incoininciata da
altri della sua famiglia. Da cio abbiam luogo a sperare
ch'egli vorra quanto prima pubblicare alcuni dei via-gi
piu recenti, del quali varj se ne sono eseguitl in qnesti nl-
timi anni, ed assai importanti, non meno pel paesi a cni
furono diretti, die per le notizie di fisica, dl astronomia e
di storia natiirale, cbe per mezzo dei medesimi ci venne
fatto d' acqnistare.
I viaggi del De Gidgnes , benclie £itti da piii di 3o anni ,
destano il piii grande interesse , percbe ci danno notizie
molto esatte della Cina , clie altri fuorcbe il De Guignes
non avrebbe potato raccogliere, per la sua pratica intelli-
genza della lingua cinese e per la sua sorte avventurosa
di essersi trovato addetto ad un' amliasciata al sovrano
della Cina, giacche rare sono sifFatte occasioni , e in altre
non sarebbe niai possibile il penetrare in quell' impero.
Di una sola cosa potremmo dolerci, ed e clie la rela-
zione di un viaggio clie duro poco meno di sette anni ,
e die per conseguenza dee rlescire lungliissima , non ve-
desi distinta in capi ne in paragrafi, e soltanto si comin-
cia in ciascun mese a notare in modo poco visibile le
giornate del viaggio, senz' alcuna distinzione ne pure di
anni. L' introduzione stessa non e separata dal principio
del viaggio, e dopo quattro pagine di storia del modo con
cui fu disposta 1' ambasciata olandese , si comincla tostn
dagli avvenimenti del giorno 22 noveiubre 1794. Si dira
P\nTE ITALIANS. 3--
forse clie cosi st e fatto nell' originale ; ma a nol senihra
clie rjualche opportiina Jivisione avreljlie potato introdursi
nella traJuzione. Fortnnatamcnte alia nieta del a." volume
coniinciano le osservazioul sui Cinesi divise in capitoli, e
t]ueste continnano sino alia fine del 4.°
Semhra altresi clie di quella prima introdiizione avreb-
bero potuto tcniperarsi convencvolmente alcune espressioni
troppo dure riguardo all' aiuliasciata inglese di Lord Ma-
cartney, riguardo al poco frutto di quella spedizione, e
specialmente riguardo all' orgoglio niostrato dai Cinesi nel
vedere Europei venlrsene dall' estreniita del niondo per
tributare oma^gi al loro impcratorc , inentre dalla relazione
dell' anihasciata inglese scritta dallo Staunton sappiamo clie
al principio del vincgio sul liume Giallo tolte furono dai
vascelli le liandiere o banderuole , clie porta vano nn'iscri-
zione relativa a quel preteso omaggio. Sembra pure clie
in ima versione italiana di que' viaggl si sarebbe potuta
impinguare quella introduzione senza allungarla di mo'to ,
ed accennnre, p. es. , cio clie fatto non aveva il De Gui-
gnes scrivendo avanti il cominciare di questo secolo , la
relazione dell anibasclata olandese alia Cina pubblicata in
Francia da Moreau di Saint Mary, I'ambasciata inglese
success! va di Lord .-iinherst , e le relazloni di altri vlaggi
success! vi.
INIentre ci place d' incoraggiare 1" editore alia contlnua-
zione di un' opera che puo certamente riuscire vantag-
giosa air Italia , non vogliaino oniettere di raccomandargli
una inaggior cura riguardo alle sue versioni. In quella dei
"viaggi del De Guignes iroviamo molte mende die troppo
lungo sarelibe il voler qui notare ; qualche oscurita, qual-
clie tra voigiinento di elocuzione trovasi alia pag. i5 del
tomo i.°; coci alia pag. 19 leggiamo che il dope pranzo
Ic montagne s' allontanarono ; dove noi crediamo die siansi
omesse le parole dalla iista ; cosi scorrendo rapidaniente
i volnmi ci sjiiacque di vedere non iinmoreremo a discu-
tere , V acqua ben lisciata e bagnata in precede nza, il 5a-
pore sdolciato , 1' apparenza planibea , i rampali , die si e
forse staiiipato in vcce di rampoUi , rffetti da vcrnice y ecc
378 APPENDICE
L' Archltettinri di Fitriwio, tradotta in italiano da
Qnirico ViviANi, ilhisUata con note critiche ed am-
pliata di aggiunte intorno ad ogni genere di costru-
zione antica e moderna, con tavole in rame , per opera
del tradnttore e dell' ingegnere arcliitetto Vinccnzo
TuzzT. — Udine, i83o, pei fratelli Mattiuzzi , ti-
pografia Pecile. Fasc. I, in 8.° fig. (*).
Deir Architettnra di Marco Vitruvio Pollione , libri
died, pubblicati da Caiio Amati , professore , ecc —
Milano-, 1829, i83o , Giacomo Pirola. Tamo I,
fascicolo IV. Prezzo di ciascun fascicolo , in 4.°
ital. lir. 8. 5-, in fogllo ital. lir. 12. 85.
Ora che volge al suo fine la splendida edlzioae del Vi-
truvio coi commenti del Polcni e dello Stratico fatta in Ud'uie
dai fratelli Mattinzzi (i), sidadai medesiml principio a qnella
della traduzioae italiana del testo Vitniviano con note ed
aggiunte; e qnesta non potra se non die rluscife gratissima
agli studiosi itaiianl , pei'clie gli editor! si sono proposti il
triplice oggetto di servire , i.° alia comodita degli esperti
architetti ed ingegneri^ 2.° all' istrazione degli iniziati nel-
r architettura e nelle scienze annesse ; 3." all' esercizio degli
eruditi. Ai primi giovera certamente tale nuova versione ,
corredata, come ci sipromette, di tutte le moderne scien-
titiclie cognizionii a vantaggio dei secondi s' inseriroao tra
i comenti anclie quelle spiegazioni , che forse per artistl
provetti serabrerel^bero troppo comuni ; e per soddisfare
il desiderio degli nltimi , si promette alia fine in separato
fascicolo il testo latino cui si attenne il tradnttore , colla
distribuzione raedesima osservata nella versione , e quel
(*) Le associazioni e corrispondenze pel regno Lombardo , 11
Piemonte e il Genovesato si ricevono al negozio di Antonio Te-
aenti , calcografo e Idsrajo in Milano, socio editore.
(i) Di questa grandiosa edizione e poc' anzi uscito il volume IV,
parte I. In essa parte coutengonsi i libri IX e X delF Architet-
tura di Vitruvio , corredati di belle e numerose tavole risguar-
danti speciakuente le diverse niaccliine ed i varj struni»-uti raec-
canici degli autichi. Colla parte II, gik impressa , avra compimento
tutta r edizione. E noi ne parlereino nuovamente , e con tanto
inaggior impegno, quanto che forma dessa il pid bel nioniuiieiuo
ch' ergere si potesse al roniano arcbiretto.
PARTE ITALIANA. 3^9
testo , oltre le pmemlazioni del Poleni e dello Strcuico e
quelle chc saranno puliblicate tlal Marini^ presentera an-
cora le variant! inedite di parecclu codici collazionati dai
piu grandi cruditi.
Non avendo noi alle mani se non clie il primo fascicolo
di quest'' opera , non entrerenio a lungarnente ragionare del
meriio della versione, e solo qualche ceano faremo delle
note clie troviaino copiose e j)iene di antica e moderna
erudizione. AH' opera si premetiono alcuni brevissimi ceniiL
iiitorno alia vita di Vitruvio , lasciando che dalP opera sua
stessa si traggano le notizie delle cognizloni di lui iatorao
alia scienza e all' arte , come pure quelle dello stato suo e
della sua probita ; si preuiette altresi un' introduzione alia
stessa architettura Vitruviana. In questa imprendesi a di-
mostrare il merito grande dell' autore , 1' unico che tra gli
anliciii maestri abbia lasciate lezioni speculative e pratiche
deir arte sua , e riunite abbia in un corpo le dottrine dei
greci e dei latini arciiitetti; aggiugnendo a quelle le inven-
zioni del proprio ingegno. Si mostra poi in quell" introduzione
die per ben giudicare di Vitruvio e d' uopo conoscerlo in
tutta la sua integrita : si parla delle diverse edizioni di lui e
de' suoi commentatori, del mode in cui si e modellata ed
eseguita la versione clie ora si presenta , e non si tacciono
finalmente le censure dalle quali non e andata esente V o-
pera Vitruviana, facendosi anclie vedere 1' insussistenza di
alcune. Trovasi in fine uno slancio , clie noi diremmo forse
troppo immaginoso, contra I'applicazione delle forme archi-
tettouiciie del medio evo fittta ai sacri edilizj.
Quanto alia traduzione, aggiugneremo clie non possiamo
a nieno di non lodare il divisamento del Viviani , il quale
scostandosi talvolta dal Barbara e dal Galiani, si e fatto
carico di renderne la ragione. Le note, come gia si disse,
sono copiose e quasi continue a corredo del testo, ma alcune
ci sembrano forse piu doviziose di erudite notizie di quello
che sarebbesi potuto desiderare in un' edizione destinata
soltanto ad agevolare la lettura di quest' opera ai giovani
studiosi che non possono avere tra le mani ne forse in-
tendere il testo corredato di annotazioni in grandiosi vo-
lumi. Alcune pero di tali note ci sono seinbrate impor-
tantissime , quelle massiinaniente che si riferiscono ad og-
getti di storia naturale o di fisica da Virnuio accennati,
e tra esse una. nc al)])iamo distinta conccincnte i pini ,
3«^0 APPENDICK
altra sulF eoliplla ; e degna pure di comtnendazione cl e
sembrata qnella apposta alia pag. 9.5 lelntiva alia celebre
Torre de' venti di Atene. la qnella in cui si tratta dei pi-
iii, e si illustra la parola sapinus di Vitruvio , noii possiamo
dissimulare che ci ha fatto qualche sorpresa il noii vedere
dal Foieni e dallo Stratico , ne tainpoco dal Vmani accen-
nato giammai il larice , che e il sapin dei Francesi , comu-
nissimo nell' Italia , e dubitando noi che I' abies dei Latini
sia quello clie dai botanici si chiama picca ( asserzione pi-
gliata dalla Eivista enciclopedica), saremmo per dolerci col
Viviani stesso che tradotto al)bia nella detta paguia il vo-
cabolo picea , cioe piiius picea per pece , che certo non e
applicabile airalbero, il quale in tiitta quasi T Italia si
denomina peccia. Riguardo aireolipila, le ricerche che si
fanno oggi giorno per trovare nell' anticliita qualclie vesti-
gio deir uso del vapore considerato come motore, ci ani-
niano a snggerire a quel valenti ricercatori la lettura del
passo Yitruviano, nel quale si dice che nasce il K'ento
quando il calore s' incontra coll' wniclo ; e Z' impeto del fer-
vors, esprime la forza dello spirito so^rnte, del che pito ve-
dersi la verita dalle colipUe di metallo.
Tre sono le ginnte che fatte si veggono in questo fa-
scicolo al libro I deirarcliitettura di Vitrmio : versa la
prima suUe leggi die riguardano T architettura ; la seconda
sulle fondamenta degli edificj ; la terza suUe costruzioni
militari antiche e moderne. Ma di queste , come di tutto
il rinianente dell' opera si ragionera in altro articolo , e
intanto ci limiteremo a notare che assai ben eseguite ci
senibrano le tavole in rame , in numero di dodici aggiunte
a questo primo fascicolo.
Ma disconvenevole cosa sarebbe il parlare dell' architet-
tura di Vitruvio e non rivolgei'e ad un tempo il discorso
alia belia edizione che della medesima viene in Milano
eseguendosi dal sig. prof. Amati, e che fu da noi annun-
ziata nel fascicolo dello scorso marzo. Essa precede con
pie rapido e coraggloso , giuiita gia essendo al ca]jo VIII
del libro IV. Ad essa ancora precedono alcune Notizie pre-
liminari, nelle qnali trattasi del merito di Vitruvio sotto
il quadruplice aspetto di fisico , matematico, meccanico ed
arcliitetto •, si accennano le principal! edizioni ed i diversi
volgarizzamenti che fatti furono dell' opora di lui, non che
i varj lavori die da dottissimi uomini vennero sovr'essa
TARTE 1TALIA.NA. 38 I
intrapresi , ecc. Passa cjuindi il sig. Professore a dar ra-
gione del sao lavoro , protestamlo d' aver avato per iscojio
il buon volcre. dl essere utile alia gioventu studiosa dell' ar-
chitettura col procuraile una comoda , poco costosa e a lei
adatta edizione , ed avvertendoci d' essersi specialmente at-
tenuto alle cdizioni del Diirantino, del Giocoiido , del Bar-
baro, dello Schelder, del Galiani, deH'Orsini, e della re-
centissima dcUo Stratico e del Foleni.
Quest' edizione e par corredata di note; e 1' autore ci
avvisa di averle o appoggiate a monumemi antichi , o tratte
da autorei^oU commeatatori. Ricchissima e poi di figure , e
qiieste ben disegnate e coUa massinia nitidezza incise. Esse
seguono I'ordine progressivo del testo, e servono a chia-
rirlo. Ed a vie uieglio chiarirlo ancora altre figure vi ag-
giunse il signor Professore rappresentanti gli anticlii e pin
famosl edificj de' Greci e de' Komani. Utile poi agli studiosi
riescir dovreblje il metodo col quale egli di riscoiitro a cia-
scuna tavola ha \-)osia. una succinta spiegazione dclle principali
simmetrie , come nel teste trovansi registrate. Anche questa
edizione merita dunque incoraggianiento e tanto piu quanto
clie lia essa per iscopo d'avviare i cultori dell' arte sul
retto canimlno. Ma noi , siccome gia avvertito abbiamo nel
suddetto fascicolo , ritorneremo su questa e sulla viviana
traduzioue tosto clie ci sara pervenuto qualche parte an-
che di quella del Rlarini. Intanto di questa tacere non vuolsi
clie nelle Notizie prelmiinari, e nelle note ancora bramato
avreiniHO un po' piu d' accuratezza e di eleganza nello stile.
Storia dell arte col mezzo dec montimenti dalla sua
decadenza nel IV. serolo fino al suo risorgirneiito
nel XVI, dl G. B. L. G. Seroux d Agincoubt ,
con note. — Milano , presso Ranicri Fanfatii , in
foglio. PubbUcatl 46 fascicoli, prezzo di ciascnn
fascicolo in carta vclina scclta , di 6 tavole colla
descrizione delle medesirne, per gli associati lire 5
ital. e cent. 3o per ogni foglio di stampa del testo rc-
lativo; in carta velina leggiera lire 4 e cent. 2 5 come
sopru^ in carta coniunc sundinciile lire o. e cent. 20.
382 APPENDICE
Antologia stranlera , Qlornale di scienze , lettcrc cd
arti presso gll stranieri, ovvero Scelta d ardcoli tra-
dotti da' misJ,io}i giomali letterarj inglcsi^ francesi,
tcdeschi , ecc. — Torino , dalla tipograjia e libierla
di Giuseppe Pomba , in 8.°
Tutto rjuello clie puo contribuire a diffondere e comu-
nicare rapidameiite fra gll uomini i progressl deir uvnano
pensiero e i suoi effetti sopra il comune incivilimento e
di utilita si evidente die non ha bisogno di essere dinio-
strata. E pero noi non vogliamo esser lenti a dire, che
V Antologia del Pomba e divenuta in pochi mesi uno dei mezzi
migliori clie abbia 1' Italia per conoscere lo stato delFinci-
vilimento presso le straniere nazioni. Q^aest" Antologia guarda
all' utilita piii assai che al diletto ; e pero non dubitiaino
di afFermare ch'essa trovera senipre maggior favore , quanto
pill il mondo si verra persuadendo clie il massimo dei di-
letti consiste nell' istruirsi. In generale gli editori lianno
finora attenuta In loro promessa di dare all' Italia le cose
pill recent! stampate fuori del nostro paese : e le traduzioni
oltre air essere diligenti sono anche scritte lodevolmente.
SCIENZE,
Bibliotcca dei Sand Padri greci e laUni in volgar
lingua tradotti ed illustrati , fasc. i .° del vol. I. —
Milano , i83o, per Gaspare Truffi , in 8.° Ogni
volume sard composto di sei fascicoli ; prezzo d ogni
fascicolo lir. i. 5o austriache. Finora il solo primo
fascicolo di pag. xlv e 5o.
Collectio Selecta SS. Ecclesioe Patrum complectens
exquisidssiina opera turn dogmadca et moraUa^ turn
apologedca ct oratoria , accwundbus D. Caillau
Missionum Gallicarum preshytero , et nonnullis Cleri
Gallicani prcsbyteris una cum D. 31. N. S. Guillon
in facultate Theologice parisiensi Eloquendce Sacra;
jjrofessnre, proedicatore regio, etc. — Mcdiolani, i83o,
typis Ant. Fontanse, in 8." Esce pure per associazione
€ per fascicoli , ciascuno cd prezzo di oust. lir. 2.
Finora il solo primo fascicolo di pag. xi e 200.
Se a sommo vantaggio della fede e de' costuuii torna
lo studio profondo deile sante Scritliue, tonia uon lueno
PARTE ITAtlANA. 383
quello del Padrl clie ne sono i piix fedeli interpret!. Qnesti
chiarlssimi ingegni suscitati dalla Sapienza divina a con-
servazione e difesa d' una religione die deve fiorire sino
al compimento de' secoli , seppero fra il terrore dc'' sup-
plicj , fra la inalignita delle eresie, fra le tenebre dell' igno-
i-anza mantenere puro ed incorrotto il fonte delle salutari
doctrine clie a noi derivano dalla parola di Dio scritta , e
dai subliini docamenti per la voce degU Apostoli a noi
tramandati. Per questa cagione , piii clie per 1' anteriorita
di loro vita , noi soglianio appellarli col sacro nome di
Padri ; e perclie splendono nel seno delia Cliiesa come
una guida luniinosa , noi giustamente ci rivolgiamo a loro,
quasi ad universal! dottor! , e facciamo tesoro di lor sen-
tenze quando liisogno intervenga d! nieglio illiistrare uii
punto cattolico , o di convincere gli spiriti alia verita
rihellanti. Ne tuttavia questo nostro ricorso all' autorita
de' Padri e troppo ossequioso e cieco , siccoine aiiiano j^er-
suadersi i cristiani dalla nostra fede dissenzienti , ne , per
troppa anipiezza di termini e di credenza , qiiella loro
autorita si tiene da noi infallibile e santa. Confcssiamo noi
pure die ad ognuno di essi singolarmente prfso potevano
fare illusione i travianienti delP umano spirito ; e direnio
di piu die alcuni , de' quali altissinia la fama giunse fino
a noi, ne diedero prove non meno indnbitate die dolo-
rose. Laonde , per vero sentire de' cattolici , e irrefragabile
r autorita de' Padri allora soltanto die ne' giudizj appar-
tenenti alia fede od ai costumi cospirano essi d' un con-
senso pieno ed unanime ; ovvero allorclie il giudizio di
alcuno e identico col sentimento della Cbiesa. Dal qual
principio risnlta la prerogativa die eziandio nel caso espres-
so gode la Cliiesa suU' autorita de' Padri. Perciocclie il pre-
gio d' infallibilita , end' e rivestita la Cliiesa , e intrinseco
a lei ; ne sarebhe essa la Cbiesa di Gesu Cristo se un' eterna
luce di verita non la lUuminasse ne' suoi giudizj •, la dove
i Padri fallibili per se , quando infallilMlmente pronunziano ,
non fanno die pronunziare il giudizio della Cbiesa: e per una
spontanea conseguenza questo valore d' autorita si risolve nel-
1' autorita della Cliiesa stessa, cui rappresentano i Padri col
rappresentare ne' singoli tempi le singole Chiese a cui ap-
partenevano, e dal complesso delle quali la universale risulta.
Stnbilito questo principio, facilnientc si scorge come
»ieno di non lieve ccnsura mcritevoli e quelli die poicndo
334 APPENDICE
appoggiare una loro senteiiza al testimonlo cU qualche so-
litai-io Padre, fors'anclie ititeso a rovescio, subitamente
gridano al triont'o, e quelli die ne' Padi-i non amano con-
siderate die semplici individui , esponenti private dottrine ,
e queste o sparse di una profana letteratara cui appre-
sero essendo ancor gentili , o ravvolte nel misticismo della
platonica iilosofia ^ e quelli finalmente die si lusingano di
acquistarsi un ampio corredo di ecclesiastica coltura , come
prima venga lor fatto di percorrere le Bibliotedie tie Padri.
Perciocclie se per T esatta intelligeuza di ogni autore per
eta , per lingua , per nazione a noi peregrine e d' uopo
premettere uno studio die ce ne appiani la via , indarno
si credera di penetrare il sentimento e lo spirito dei Pa-
dri , senza avere sgombrati dal nostro cammino non solo
i comuni impedimenti, ma gli altri ben anco die sono
cagionati daila nianiera del dire ad essi particolare, dal
metodo in que' secoli dominante. Giovera pertanto , prima
di accostarci alia lettura di qualclie Padre, I'esaminare
attentameiite la vita e le iniprese di lui , e col soccorso
di una sana critica il saper distinguere gli scritti veri e
legittimi di *lui dagli apocrifi e supjiositizj. E qualora giu-
dicar si deblja della dottrina di alcuno, sara prudentissimo
consiglio il giudicarla piuitosto dai luoghi ne' quali a liello
studio si e ventilato qnalche argomento, die non dagli
altri ove se ne parlo soltanto di un cenno od alia sfuggita.
11 qual principio ci fa pure accorti die non Ijisogna in-
terpretare a rigor di lettera , ne ricevere come altrettanti
assiomi senza considerazione ed esame tutto cio die nel
fervoi'e dello scrivere e per arte oratoria avranno per av-
ventura esagerato. Laonde nelle discussioni appartenenti
alia fede meglio ancora noi ci rivolgeremo alle loro opere
polemiclie , nelle quali abbandonando essi le applicazioni
accomodatizie die ben reggono coll' eloquenza del perga-
mo , con rigore si attengono alio stretto e genuino senso
scritturale. E per verita se noi attendiamo un Agostino
allorche si reca a disputare contro d' un Celestio , o contro
d' un Fausto, troviamo in lui tutt' altro dicitore da quello
die dalle cattedre evangeliclie istruiva ed aiiimaya alia
virtii la plebe cristiana. Lo stesso S. Bernardo , nel cui
dire oratorio appare forse un non so che di frondoso , e
di un' arte , forse troppo studiata delle biblidie allusiorti ,
ben sa temperare il suo stile, e ouiettere, direm cosi, ogui
PARTE ITALIANA. 385
picnerR.i dl tinte, allorche per via dialettica inipugna 11
vizio e r errore. E non a caso a])])iain detto discussioni
apparleaenti (dlafcdc ( cio che pure iiitendiamo de' costHnii )i
poiche se le nostre ricerclie niirano ad argomeati di filo-
logia , di scienzc natural! e di lingue , noi noii dubitiain
d'asserire die, lualgrado T ossequio dovuto a tali autori ,
possianio talora prudentemente da' lor giudizj dipartirci i
e abljastanza ce ne aflidano in questi tempi i progress!
deir arte critica non meiio die delle scienze positive , e lo
studio ampiamente dilTuso dclle lingue d" oriente , le quali ,
se cccettuiamo la greca, crano forse coumni ai soli Ori-
gene , Epifanio e Girolamo.
Queste considerazioni ci corsero al pensiero tosto die
ci recammo ad esaminare la prima delle due annunziate
opere, della quale e tempo oniai die si favelli ; e qui fra
tanto le aldjiam divisate, perdie bramato avremmo die nella
Introduzione di essa se ne fosse alquanto ragionato. Sembra
a noi die per cotal rispetto le idee di niolti non sieno trop-
po esatte ; ed e importantissima cosa die venga ben deli-
nito , quando V autorita dei Padri sia tale da cattivarsi il
nostro spirit© in ossequlo della fede , quando essa e bensi
grave e degna di tutta ponderazioiie, ma non irrefraga-
bile , e quando in fine noi possiamo discostarcene senza
taccia di temerita o di un orgoglio intollerante. Ne all' au-
tore deir Introduzione potevano mancare su di cio disser-
tazioni interessanti e utilissiuii scritti (i). Pure a questo
nostro desiderio ci lusingliiamo die potra in parte sup-
plirsi coUe illustrazioni die a mano a mano accoiiipagnar
debbono 1' opera del Padri, ed alle quali precederartiio le
Memorie storidie intorno la vita di ciascun d' essi con tale
brevila descrltte , ci vien detto, che non esc/uda tutto quanto
pub servire a dare un adequata idea delle sue cristiane e ci-
vili qucdita.
Or per venire all' andamento del primo fasclcolo, nou
omette il tipografo di farci sentire a quanto vasta ed ardua
impresa siasi egli accinio; e noi perfettamente convenghia-
mo con lui : ed appunto percio egli invoca // favore dcl-
V illwninato Clero d' Italia , cui con devoto aniino questa
(i) Veg^asi particolarmente T opera intitolata : Fetit Traite de
la lecture des Peres de rSnUse, on la Metode pour Us lire utileiiietU,
Paris, Conterot ct Gueriii, an i688.
BibL Ital. Tom. LVJJI. 25
386 APTENDICE
nuova Raccolta delle opere del Santi Padri offre e consacra ,
uon isperando, seuza tale protezione, di condurre cotal suo
lavoro a prospero tine. Ma dal canto suo egli ci promette
somma diligenza tipografica ^ non disgiunta da celerita di
esecuzione •, e per ogni altro intento egli si rivolse all' opera
di distinti letterati nella sacra e nella profana crudlzione
egualmente versad. Nell' accennata Introduzione si da una
serie cronologica degli autori die o parlarono intorno gli
scrlttori ecclesiastici , o diedero biblioteche di questo ge-
nere fiao alia biblioteca del Du Pin , rispetto alia quale si
dice che sarebbe temerita lo scostarsene frequeiitemente nel
compilare la prestnte Biblioteca. E per verita se dobbiam
giudicare da un punto solo , ossia dalle notizie intorno il
libro di Ermn , il Du Pin e seguito cosi da vicino in qual-
che part« da vederne espresse le frasi e le sentenze me-
desime.
Si espone poscla 1' ordlne divisato per questa Biblioteca.
Le opere non si distribuiscono per ordine di materie , per-
che vi sarebbe troppa perturbazione di tempi , e si uni-
rebbero per modo d' esempio gli scritti del secolo aposto-
lico con quelli dei tempi a noi piu vicini. Si distribuiscono
dunque per ordine croaologico, adiiiche meglio si ravvisi
r impronta dei tempi stessi ; e se ne presentano quattro
epoche dlstinte. Comincia la prima coi Padri apostolici e
termina al principio del quarto secolo •, la seconda si estende
dalla celebrazioae del primo concilio ecumenico fino alia
caduta dell' impero d' occidente ; la terza epoca abbraccla
lo spazio di circa 3oo anni , quanti se ne contano dal
prinoilDio del dominio gotico, passato poscia ai Longobardi,
flno alia coronazione di Carlo Magno •, la quarta ed ultima
epoca comprende i tempi die corsero dal principiare del
secolo nono alia seconda crociata , nel qual tempo fioriva
S. Bernardo. L' editore quantnnque in questa Bil)!ioteca
siasi proposto di seguire croiiologicamente V ordine de' Pa-
dri, dicliiara pero die talora gli sara necessario lo sco-
starsene per tener dietro o alia confutazione di uu'eresia,
o alle apologie di nostra fede contra le calunnle de' pa-
gani , o ad altri non dlssimili argomenti. Egli poi si fa
carico di darci al principio d' ogni epoca un brevissimo
prospetto storico dello stato della Cliiesa e de' principali
avvenimenti che favoregglarono o rltaruarono i progress!
del cristianesimo. Terra dietro a tale prospetto un indice
PARTE 1TALIA.NA. 387
ragionnto delle opere del Patlri clie nell' epoca loro rlspet-
tiva si clistlnseroi ci6 clie nel presente fascicolo veggiamo
cseguito i-ispetto alia prima epoca.
I primi sciitti clie si presentano sono due lettere di
S. Clemcnte Romano alia Chiesa di Corinto ^ poi segue
una breve analisi di altre due lettere intorno la Verginita
attribuite alio stesso S. Clemente. Poi si passa ad Erma
che si crede essere autore dell' opera intitolata il Pastore.
Di quest' opera originariamente scritta in greco esiste un' an-
tica versione latina pubblicata nella Bibliotlicca Patrwn ,
la quale fu volgarizzata dal Geniccioli, e cosi stampata in
Vcnezia T anno 1796. Un tale volgarizzamento fu qui ri-
portato , con pochissime varianti. In altio articolo ragione-
remo particolarmente delle versioni in questa Biblioteca
adottate.
La Collezione latina degli stessi Santi Padri, clie qui
pure annunciamo, e quella medesima gia da noi lodata nel
tomo 56.°, pag. 218 di questo giornale. Noi non possiamo
quindi che applaudire al tipografo sig. Antonio Fontana ,
ii quale vien cosi presentando all' Italia una comoda, bella
ed accuratissiraa ristampa di un' opera, clie ridondare non
puo se non a sommo vantaggio d' ogni colto e devoto stu-
dioso delle teologiclie discipline. E il henemerito editore
lodar debbesi ancora, perclie iinpreso abbia a dare le opere
de' Santi Padri nel testo latino, anzi che nelfitaliana ver-
sione. Imperocche queste si fatte CoUezioni destinate sono
specialmente per gli ecclesiastici , i quali pei loro studj e
per la stessa loro pratica abbisognano del testo latino. E
certamente sarebbe un assurdo il supporre in essi un' as-
soluta ignoranza del latino idlonia, che e pur quello della
cattolica Chiesa. Oltre di che nessuno oscrebbe con asse-
veranza guarentire 1' esattezza c 1' integrita de' volgarizza-
inenti ; ne alcuno abbandonar vorra giammai le pure e
limpide sorgenti , quando dato gli sia di potere in esse
agevolmente attignere. Ciie questa mania di tutto volga-
rizzare non fa oggimai che tutta d' impure acque e fangose
inondare la bella Italia.
Questo fascicolo forma la parte prima del primo tomo,
e comprende la prefazione dell' editor parigino, e cio che
sino a noi pervenne dell'apostolo hariiaba , di Erma di-
scepolo degli Apostoli , di Dionigi 1' areopagita, di S. Cle-
mente, di S, Ignazio, di S. Policarpo, di S. Giustino, con
388 Al'PENDICE
succlnte ed accurate notizie de' loro attl. E nella prcfa-
zioiie toccate sono con bel garbo alcune delle osservazioni
da noi piu sopra esposte.
Biblioteca scelta di orazioni sacre, ossia collezlone
completa di pancgirici per le feste dl Nostra Si-
gnore , della Beata Vergine e de' Santl , tratte dai
migliorl scrhtori , dedicata all illustrissimo e reve-
rendissimo monsignore Qiambattista Castelnuovo ,
Vescovo dl Como. • — ■ Como, coi dpi di C. Pietro
Ostinelli. Vol. aS , in 8.°
Giunta felicemente al suo termine quest' opera , gia da
iiol piu volte iodata, non posslamo dlspensarci dal tributar
nuovame-tite agli editori quegli encomj che ben si merita-
rono dalla cristiana non nieno che dalla letteraria repub-
blica. Estremo era il bisogno in Italia di vedere giudizio-
samente riunite le opere di que" pochi valorosi che i no-
bili sforzi del loro ingegno rivolsero a perfezionare la
sacra eloquenza, arte quanto bella e sublime in se stessa,
altrettanto utile ai pubblici e privati interessi , perche
freno al mal costume , perclie stimolo potente alia fede
ed alia pieta. Siccome pero la scarsezza de' buoni modelli ,
e pill ancora T abbondanza dei cattivi seco ognor trassero
e perpetuarono il degradamento delle scienze e delle arti ;
cosi la ragione e 1' esperienza provarono non potersene
meglio promovere il perfezionamento che col presentare a
chi le coltiva una bene ordinata serie de' capi d' opera
che ognuna vanta nel suo genere. Ardua piii che non sera-
bri a primo aspetto era in genere di sacra eloquenza una
si degna impresa. Chi non vede di fatto quanto sia cosa
difficile e delicata il dovere da una quantita di opere tutte
per se stesse piu o meno pregevoli scegliere le migliori
con perlcolo d' ofFuscare la ben meritata rinomanza de' piii
ir^igni autori , e con essi recar danno in faccia alio stra-
niero anche alia gloria italiana , nell' atto stesso che si
tenta di porre in bella mostra e i pregi degli uni ed i fasti
dell'altra? L' essersi poi gli anzidetti editori circoscritti a
non presentare nella Loro biblioteca che modelli di pane-
giriche orazioni , se fii lodevole divisaniento in quanto che
di queste piix si pativa scarsezza , e d' altronde una colle-
zione assai commendevole di prcdiche stavasi gia coiupilando
PARTE ITILIANA. 889
nella stcssa lor patria ; e pero ianegablle che per cio stes-
BO si trovaroa eglino costretti a raccogliere in un campo
ben piu sterile e pressoche deserto. E per verita sebben
r orazion paoegirica abbia sempre a se chiamata I' atten-
zione e lo studio di tutti i sacri oratori , nondimeno essa
e queir ancora che offre iiieno d' ogn' altra buoni modelli
d' eloqaenza. Ne poteva diversameiite avvenire dacclie for-
mar se ne voile un oggetto di poinpa e di piacere , an-
zicbe di spirituale vantaggio per le anime cristiane.
L' orazion panegirica , come qualsiasi altro discorso da
pulplto, non dev' essere ad altro ordinata che ad inculcare
o la credenza di una verita , o la pratica di una virtu.
Imperocche tutta la differenza clie passa tra i panegirici
e le prediche non ad altro si riduce che alia diversita di
scelta e d' uso negli argomenti con cui provare 1' assunto ;
ristrignendosi il panegirista a que' soli die a lui fornisce
la solennita di cui ragiona, mentre nei dicorsi morali h
libero air oratore di addurre tutti quei fatti e tutte quelle
ragioni che a lui sembrano e piii eOicaci a condurlo al
sue scopo, e piu convenient! al suo carattere , al luogo
da cni parla , ai bisogni di chi rascolta, alia santita del
soggetto che svolge. Da quelT Imprudente travolgimento di
scopo nacquero, siam per dire, tutti i difetti che riuiar-
cansl nelle opere di questo genere. Gli oratori non conside-
rando i cristlani niisteri sotto di un solo aspetto, sotto quel-
1' unico spirito che una verita rannoda coll' altra e forma
di esse quel tutto niirabile , che nella religion de' redenti
sorprende e rapisce , confonde ed illumina , atterrisce e
consola , non cercando nell' umiiiazione del Figliuolo del-
Tuonio r esaltamento del Padre celeste, come mai pote-
vano eglino elevarsi a quella verita e grandezza di con-
cetti clie imperiosamente trascinan gli animi a seguire con
pari ardore Gesii Cristo e fra le delizie del Taborre , e
fra le ignominie del Golgota? — ■ E cosi negli elogi della
Vergine e de' Santi : si lodano questi eroi , e Dio autore
de' loro trionfi e comunemente il piu obliato , quando altro
non son essi che corpi opachi scintillanti di quella luce
che da lui ricevono. Rlostrare Dio grande, Dio mirabile
ne' suoi Santi, ecco dove tendere dovrebbero specialmente
tutti gli sforzi de' sacri paneglristi.
Nulla poi di piii opportuno a colpire gli animi de' Cri-
stlani quanto il convincerli che coloro ch'essi venerano
Sqo appendick
sugli altarl eran nomlnl della stessa loro natura, soggettl
alle meilesime inclinazioiii, e che, in tempi clai preseati
noa dissiiiiili , seppero cooperaiido alle gvazie celesti trion-
fare di quelle tentazioni , da cui lasciansi essi tanto vil-
mente superare. Vedesi allora nelF altrui vita 1' aperta con-
danna della propria ; ammiraasi le intime relazioni che
passano tra Dio e le sue creature , e scorgonsi le vie per
cui suole egli guidarle all' eterna loro salute : allora si ap-
prezza V eflicacia di que' sussidj , con cui egli pietoso sov-
viene all' uniana debolezza , ed i mezzi ravvisansi , onde
trai'iie durevole profitto. Ma per raggiungere una meta si
nobile bisogna formarsi prima un'idea esatta, precisa del-
1' eroe che si prende a celebrare , non potendosi dar lode
e gloria all' autore senza una plena cognizlone dell' opera
da lui compiuta. Devesi quindi primieramente analizzare
tutto che dal Santo fa operate, per potere con sicurezza
conoscere le qualita della mente e del cuore di lui , e stu-
diarne le particolari tendenze , onde colla guida di queste
salire a discernere il principio movente delle imprese di
lui , vederne il fine , i rapporti e 1' influenza ch' ebbero le
medesime sul ben essere della Ghiesa e della societa : e
necessario conoscerne gli afletti, i pensieri, le azioni e le
loro conseguenze. Imperocche con questo variato complesso
di cose vuolsi comporre un tutto die sia del pari e il
qnadro il piu sincero ed utile della vita del Santo che
air imitazione si propone del popolo fedele, ed il testi-
monio il piu eloquente e grandiose dell' onnipotenza e della
bonta di quel Dio, che T inferma nostra natura sorregge
ed esalta a manifestazione di sua gloria , a salute delle
atiime nostre.
I difetti che rimproveransi generalmente al panegirici
ci danno la prova la piii convincente della verita de' no-
stri principj. Tali sono, a cagion d'esempio, quelle pro-
posizioni piu nuove che vere , piu brillanti e capricciose
che grandi ed utili , di cui molti , ed al ccrto spensierati ,
si fan belli e vanagloriosi , quando in vcce dovrebbero
arrossirne e paventare perche o giuochi miserabili di pa-
role , o paradossi ridicoli e ributtanti. Tali quelle division!
che, in vece di disporre le materie in modo che piii na-
turale , chian e precisa ne risulti la dimostrazione , la
rendono in vece piit artificiosa, intralciata e prolissa,
obbligandosi a passaggi o del tutto comuni, o strani e
PARTE ITAMVNA. ~)f) I
saltnarj. Tali quelle tinte Innguide, vaglie e superficial!, die
lungi dal caratteri/zare T eioe , di cui si celehra la iiie-
moria , dipingono pinttosto lo stato, la condizione, il ini-
nistero di lui , i-animentano le politiche vicende dell' epoca
in cui fiori , e sperticaiio elogi si indetcrmiuati , die ugnal-
mente possono a lui convenire die a cent' altri. Tali quelle
fredde narrazioni noii per altro clamorose die per frequenti
esclamazioni , non rimarciievoli per altro die per eiifasi
triviale e stucdierole, non per altro seatite die per rigur-
gitanza nauseosa di epitcti e di superlativi, per cui tutto
esagerandosi, tutto manoniettendosi , tutto diviene pur an-
che niaraviglioso ed iniinitabile pel volgo , die alia fede
del sacro dicitor s' abbandona •, tutto sospetto di superchie-
ria e di falsita pel saggio , die della IVode dell' oratore
s' avvede. Tali quelle applicazioni inopportune e stlrac-
chiate di pratica morale, foiuentatrice soltanto di estrin-
sedie minute abltudini , straaiere egualmente all' indole
d' illuminato intelletto , die alio spirlto semplice e sublime
di quella Religloiie augusta , die appunto, perclie scuola
di prudenza e di mansuetudine , e pure la maestra di tutte
le condizioni e di tutte le eta. Tali rmalmente quelle pe-
rorazioni, die sono piuttosto un iributo all'usanza, clie
uno slancio dello zelo, un risultamento di accattata pietii ,
ciie r effetto di quella carlta apostolica , la quale piena di
sua missione presentasi a proclamare le glorie del suo Dio
nelle virtu de' servi di lui. Clie se e diQicile il riscontrare
riuniti in un solo panegirista tutti questi difetti ed in quel
grade die noi abbiara rimarcato •, e pero ancora , a nostro
avviso, pill difficile il rinvenire alcuno die ne sia del tutto
esente. Gli stessi Frances! confessano die anclie i loro
oratori s' acquistaron poca lode in tal genera di componi-
rnenti, non avendo ess! pure saputo scliivare gli scogli
ne' quail urtarono i nostri. Clie pero ad intra])rendere ed
a condurre a complmento una biblioteca o coUezione die
tutte abbracci le migllori panegiridie orazioni italiane ,
ridiiedevasi e non volgare cognizione, e gusto squisitis-
simo, ed in oltre un desiderio vivo ed eflicace di giovare
alia sacra eloquenza. Ond' e die se gli editor! della pre-
sente biblioteca avean gia tutto il diritto alia nostra stinia
per averla prudentemente tcntata ; certo die tutta ben ora
si meritano la gratitudine nostra per averla • felicemente
compiiita.
393 APPBNDICE
Ne pero affermar vogliamo die tiitte le orazloni in que-
sta biljlloteca raccolte vadano aflatto libere dalle tacce
die noi in genei-e abbiani rlaiproverato a simil sorta di
composizioni. Che anzl dolil^iaino avvertire i lettori di star
bene sovr' esse gnardinghi, perche, se lodevole ed utile
fu il divisamento degli editoii, quello cioe di dare per
ciascuna solennila e per ciascun Santo una e piii panegi-
riclie orazioni onde offrire abljoudante varieth di assunti
e di trattazioni ; certo die percio stesso molte volte si
trovaron essi nel caso di ben doversi accontenlare anclie
del mediocre, alFidandosi piii alia buona volonta e al cri-
terio di clii dovea usarne, die alia riconosciuta esempla-
rita degli ofterti niodelli. E cio valga principalmente pei
giovani iniziati nel difficile e periglioso aringo della sacra
eloquenza , a' quali se vogliamo raccomandata la presente
biblioteca per la varieta e copia de' soggetti e degli as-
sunti , non che per la perspicacia de' concetti e per la
disinvoltura delle prove , di cui van per l" ordinario belle
ie opere della maggior parte degli scrittori in essa indi-
cati •, vogliam pero cauti gli stessi e suila scelta delle pro-
posizioni , e suU' imitazione dello stile e delle figure ret-
toridie die in esse vi dominano : cose suUe quali sareb-
besi pur anclie desiderato che gli stessi editor! ne gli
avessero particolarmente ed all' opportnnita ammaestrati.
E bramato pure avremmo die fra tanti piccioli , o meno
elevati primeggiasse quel Grande, ch' e pure tuttora 1' unico
che fra gli stranieri dia nome alia sacra nostra eloquenza ,
e die risentito e maestoso tutte pur manifest! le riccliezze
di nostra lingua, e tutti ci appresti gli artificj ed i sussidj
della parola , il Segneri.
Nexus sclendficus prcecipuanun proposltionum spectan-
tium ad inl.roducdonem Jurispriidentice Eccleslaslicce
auctore Friderlco Maria Zinellio in Patriarchali
SeminnTio Venedarum Jnrisprudendce et Historice
Ecclcsiasdcce professore. — Fenedis, iS3o, ex typo-
graphia Aloysiopolitana , in 8°
Quest' opuscolo del sig. prof. Zinelli presenfa un com-
plesso di proposizioni che forraano come il prospetto delle
materia da jvilupparsi nel corso delle sue lezioni di giu-
risprudenza ecclesiastica. Non e a riegarsi che questo metodo
PARTE ITALIAXA. Sq^
abbia a tornare a luolta facilltazione dell' insegnamento ,
e da questo lato tutti sapranno luion grado al prof. Zi-
nelli. Ma non e altresi a dissimularsi clie nioltc di quelle
sue proposizioni, sia clie si considerino isolatameate , sia
che si uiisurino nei loro rapponi vicendevoli e con tutto
il sistema dell' autore , vadano soggette a molte eccezioni e
possano incontrare una giusta opposizione. Alcune di esse
saranno giudicate inesatte e inancanti, alcune vaghe ed in-
determinate, altre pericolose, altre contraddittorie, se pure
si fermera a queste qualificazioni il giudizio di molti. Per
altro, siccorae Tautore, nella dedica pieniessa all'opuscolo,
dichiara non contenersi nell' opuscolo stesso tutto il suo si-
stema , ma essere suo intendimento di darne a viva voce
un compiuto sviluppo , neque omnia tantum vka <>:oce do-
cenda , sono sue parole , neque omnia in scripds ipsis esse
tradenda existimaii ; cosi giova sperare clie dark alle sue
proposizioni quella niigliore spiegazione che gli conciliera
un pill moderato giudizio dal tribunale delle pubbliclie
opinioni.
Omelia pastorale d ingicsso alia scde vescoiile di
Treviso dell' illustrissimo e rcvercndissimo Monsi-
gnore Sehasdano Soldati , recituta nclla CJiiexa cat-
tedrale il di d Ogtiissanti 1829, e puhblicata per cura
della Congregazione Municipale. — Treviso, 1829,
tipografia Andreola , in 4.° di pag. 2 3.
Uu personaggio di conosciuta riputazione che rivestito
deir eminenza del Sacerdozio , tra la pompa solenne delle
sacie cerimonie , parla per la prima al suo Popolo da cui
era ardentemente desiderato, ed in un'orazione ridondante,
immaginosa esprime colla effusione di un cuore commosso
i doveri iniportanti delP episcopate ed il miglior desiderio
di po\erneli soddisfare , richiamando insieme il suo gregge
alle pill care reminiscenze col maneggio felice di partico-
lari circostanze, un tal personaggio non poteva non ecci-
tare interesse, commozione , entusiasmo. iSon e quindi ma-
raviglla se la Congregazione Municipale di Treviso prcga\a
r ilhistre Prelato a cederle lo scritto da pubblicarsi coUe
stampe , p.er accomunare anche alio straniero i seniimenti
di cui era dessa peneirata. Che diremo percio di Moasig.
394 APPENDIGE
Soldati die ripugnaiite piegavasi al pubblico voto, chiaman-
tlo la sua prodnzione povera di quelle doti che potrehbero
merkarle I' ammirazioae degli scienziati e tale da aver stanza
appena fra I' aniine tenere e riconosread? Diremo die cer-
cando egli nascoiidere le lielle qualiui del suo iiigegno ,
altre ne appalesa die oiioraiio d' assai il suo cuore, die
accrescono oniamento alle prime ed acquistano a lui una
estimazione sempre niaggiore. Tutt' al piu ci farem corag-
gio d'' aggiugnei'e , die qnaldie tratto della sua Omelia po-
tra sembrare piu brillante die vero, o che ad un esordio
tutto ordine ed accuratezza non corrisponde sempre il ri-
manente delT orazione ;, cio che per altro ha dovuto essere
efFetto naturale del cuore , il quale pieno del suo argo-
mento traboccava alia meglio trascinando seco lo spirito
bendie nodrito ai grandl principj dell' arte. Che se la let-
tura di quest'' orazione non risveglia in taluno queiranimato
sentlmento che commoveva i Trevigiani, ai quali discen-
deva dalle labbra dell' illustre autore , vorra pure egli ri-
flettere alia diversita delle circostanze , ne dimentidiera
Tavviso del Venoslno:
» Segnius irrUant animos dcmissa per aures
» Qiiani qucB sum ocuUs suhjecta fidelibus.
CCCLXVI gloria delV anno consacrati alia Passionc.
di Gesit Crista , da Andrea Rubei. — Udine ,
1829, pei fratelli Mattiuzzi, tip. Pecile , in i6.°
di pag. 374.
La storia della Passione di G. C. divlsa in tante parti
quanti sono i giorni dell' anno, senza che nulla perda del
suo ordine e della sua successione ^ esposta con opportune
spiegazioni che o determinano i fatti, o spicgano il vero
senso delle lettere;, seguita da brevi, interessanti riflessionl
morali, che fanno sentire la reminiscenza dei Padri dai
quali furono tolte ; scritta con molta purezza di lingua e
pretta ingenuita di stiles stampata con nitidezza e corre-
zione, sono le belle doti di questa operetta, che onorano
d' assai il nome del suo autore e d' assai la raccomandano
alle anime pie.
PARTE ITALIAN A. 3o5
Del Possesso e delta Prescrizione secondo il Diritto
civile austriaco. Trattad dell' I. i?. consigliere c
professorc D. Giuseppe Winhvarter. Versione dal
tedcsco. — Verona, 1829, /?<?r Giuseppe Rossi edi-
tore y vol. 2, in 8.° di pag. io3 e 223.
Questi clue trattatl del signer consigliere Winiwarter
formano parte delia Raccolta de' commentarj alia legislazione
austriaca, ed a questi siccome agU altri deve applaudire il
nostro giornale si pel merito delT opera , come anche pel
giudizio deir cditore nell' averne fatto la scelta.
Lo scopo del Winiwarter si e quello di esporre ia modo
speciale ed in un solo sistcma tutte le teoriche del pos-
sesso e della prescrizione nella loro rispettiva connessione
e nei loro coniuni rapporti , inentre nel Codice generate
austriaco si trovano vaglie e disperse ne' varj capitoli , o
di presentare pur anche il facile scioglimento delle piii
important! quistioni die possono insorgere nella varia loro
applicazione. A tal fine comincia il Winiwarter dal consi-
derare le varle specie di possesso , quali sono il possesso
di cose corporali ed incorporali , il possesso naturale e ci-
vile, formale e tavolare , ossia neMibri civici e pubblici
presso di noi non ancora stabiliti. Indi passa all' acquisto
delpoi5e550, alle sue divisioni, al suo diritto, alle sue
azioni ed ai modi pei quali esso si estingue , dando in
siffatta guisa un compiuto trattato su questa materia.
Intorno al possesso delle cose corporali accenna il Wi-
niwarter i suoi essenziali requisiti consistenti : i.° in una
cosa qualunque corporea; 2.° nel potere fisico esercitato sopra
questa cosa corporea ; 3.° nelPanimo di aver la cosa stessa
siccome propria. II possesso delle cose incorporali ei lo di-
stingue o come conseguenza d'un preesistente diritto, ovvero
come fondamento d' un diritto non ancora acquistato. In-
torno alle altre specie o divisioni del possesso il Winiwarter
discerne assai avvedutamentc la diversa qualita e tutte le dif-
ferenze tra possesso naturale e civile, tra possesso giuridico
propriamente detto e possesso sempliceniente formale o ta~
volare. Relativamente all' acquisto del possesso egli dimostra
come il possesso acquistare si possa immediatamente o me-
diatamente , e quali siano tutti gli estremi necessarj a
tale acquisto, secondo die il possesso e legittimo o illegit-
timo, vizioso o non vizioso, di buona o di mala fede. In
396 APPENDIOB
ordiae al diritti del possesso egli passa a fame la piu esatta
enumerazione riducendo tutti i dirittl general!: i.° al
nessuii obbligo di produrre il proprio titolo; 2..° alia pre-
fereiiza del possessore in case di diilibio ; 3." alia proibi-
zione di perturbare di propria autorita il possessore ; 4."
al mantenimento del possesso anche colla forza, quando
ginnga tardi il soccorso del giudice i ed i diritti particolari
i.° air uso e agli utili della cosa posseduta ; 2.° al risar-
cimento delle spese necessarie ed utili secondo le varie
specie de\ possesso. Inline il Winiwarter rispetto alle azioni
possessorie le subordina tutte al triplice mode col quale
il possesso puo essere oggetto di contestazione, cioe per
r acquisto del possesso preteso, per la difesa del possesso
perturbato, pel riacqnisto o per la ricupera del possesso
perduto. E qui mentre I'autore dicbiara tutte queste azioni
reali perche fondate sopra un diritto reale , qual e il pos-
sesso, ricorda la procedura sommaria o soniniariissima pel
turbamento del possesso introdotta ancbe nel Regno Loni-
bardo-Veneto colla Notiiicazione i3 ottobre 1825, proce-
dura pero avente l' unico scopo di tutelare o conservare
niomentaneamente il primo possesso di fatto , e quindi
essenzialmente diversa e preparatoria soltanto a quella
che si proniove in petitorlo per V azione ordinaria di pos-
sesso , la quale non ha luogo se non per V acquisto del
possesso medesimo.
Collo stesso ordine e colla stessa chiarezza dal Wini-
warter usata nel trattato del possesso, si viene esponeudo
quello della prescrizione assumendone per questi sommi
capi tutta la vasta materia: i.° giusta idea o definizione
della prescrizione e sue difFerenze colV usucapione; 2.° re-
quisiti della prescrizione e dell' usucapione ; 3.° loro im-
pedimenti •, 4.° loro interruzione; 5° loro efFetti.
II Winiwarter chiama colla legge la prescrizione la per-
dita d' un diritto non esercitato entro un dato tempo
dalla legge stabilito. Egli distingue la prescrizione nel sue
piu lato senso in estintiva ed acquisitiva, la quale e propria-
mente 1' usucapione. Tre sono secondo il Winiwarter gU
cstremi o le condizioni essenziali alia prescrizione : i . un
diritto gla sussistente od acquisito; 2.° il non esercizio di
questo diritto; 3.° la perdita di esso diritto e la conseguente
estinzione delle relative obbligazioni. Egli dopo cio viene
a discorrere degli oggetti di prescrizione. non distinguendo
PARTK IT\LI\N\. 3()J
i dlrllti dalle nzloni clie nel Codice austriaco vcngono a
parilicarsl ; espone il legale fondamento della prescrizione
stessa , la teorica dei termini, della loro decorrenza e
della loro computazione ; e considera in particolare I'usu-
capione circa alle cose immoblli , alle servitu , ai dlritti
continui o discoiitinui, al diritto di pcgno, di eredita ed
anclie rispetto ai diritti personali , diniostrando siccome i
primi possano essere oggetto di usncapione , mentre gli
ultimi noil sono idonei a questo modo di prescrizione,
Indi passa a ragionare della prescrizione nel suo stretto
senso , spiegando com' essa ahhia effetto in ordiiie a tutti
i diritti in cui si pretende la prestazione del proprio ,
consista questa prestazione o nel dare , o nel fare , o nel
tollerare , o nell' ommettere ; come siano imperscrittlblli i
diritti clie non e dato di esercitare , le eccezioni propria-
mente dette , i diritti personali consistenti in pure relazloni
del carattere e dell' essenza della persona, ed i diritti di
mera facolta ; e conchiudendo V intero trattato colle piii
ampie dottrine, i." sul tempo ordinario e strnordinario ap-
plicato anclie alle prestazioni annue, al diritto d' impu-
gnare le dichiarazioni d' ultima volonta, al diritto di esigere
la legittinia, di rescindere i contratti , di cliiedere T inden-
nizzazione •, 2.." sui^L' iinpeclLnieati aWa. prescrizione , che sono
il difetto della meute , certi rapporti di famiglia, Tassenza;
3° sui modi d' interrompere la prescrizione ^ che sono la
tacita od espressa ricognizione del diritto , la giudiziale
proposta deir azione , V interrompimento del possesso ; 4°
sngli effetti della prescrizione e dell' usucapione , che con-
sistono neir acquisto della proprieta o del diritto, nella
liberazione delP obbligo sussistente ; 5.° il calcolo di questi
effetti nel divieto della rinuncia anticipata alia prescrizione
e nella giusta couiputazione delle prescrizioni incominciate
sotto il regime di precedenti leggi.
Principj del diritto commcrciale secondo lo spirito
delle leggi pontificie , opera di Emidio Cesarini ,
curiale rotale. — Roma, 1^2,-j-i^oo , presso Van-
tore. Pubblicati tomi 4, in 8.°, di pag. 781 com-
plcssivamente. Prezzo scudi 2 romani, pari a ital.
lire 10. 74.
390 APPENDICE
Niiove riccrche fisico-chlmiche ed analisi clelle acqite
jnlnerali dl Recoaro , istitidte per ordine espresso
di S. A. I. il serenisslnio Arciduca Vicere del regno
Lomhardo-Veneto , e per commissione immediata
dell cccclso I. R. Governo di Venezia dal dottor
Girolaino Melandri-Contessi ^ profcssore ordinario
dl cJdinica generale animale e farmaceutica nclV I.
R. Uidversitd dl Padova , membra e preslderUe del-
V I. R. Accademla dl sclenzc , letlcre ed artl delict
stessa clttd , ecc.^ agglante in fine la Relazlone gid
stampata sull' aualisl dell' aequo jnlnerale dl Staro ,
c la Memorla sulla naticra e composlzione deltacqua
del monte Clvdllna , Inserta negll atti dell' Ateneo di
Trrvlso , r una e I ultra dello stesso Professore. —
Padova, i83o, col dpi della Minerva., di pag. 206,
in 8.°
L' analisi chimica d' na acqna minerale gia per la natura
sua e per le felici mediche applicazioni fainosa qual e
qiiella tli Recoaro , non riesce sicuramente vana ed oziosa ,
ma contribuisce al niaggior nso clie se tie puo fare dimo-
straudo con precisione le qualita e le proporzioni dei
principj die la compongoao, e le mutazloni cui essi prin-
cipj vaniio soggetti. Giova poi ad illuminare e dirigere la
composizioii sua artifiziale dell" acqua inedesiraa , ove non
sia dato d' averla naturale , rende comune a piu region! il
tesoro die pareva coucesso ad un sol tratto di paese , e lo
fa permanente , d" intera proprieta della medicina e nieno
soggetto alle vicende del globo. II sig. prof. Melandri-Con-
tessi rlunt nelP opuscolo die anaiinziaino tutti i risulta-
nienti delle operazioni analitidie fatte sj.ille acque di Re-
coaro, rapportando tutti i chimici procedimenti in esse
adoperati. Fece precedere all' analisi alcuni cenni fisio-geo-
gralici-statistici sul paese di Recoaro , una succinta descri-
zione geognostica del suolo , non die una breve storia del-
r acqua minerale e de' lavori sovr' essa intrapresi in ad-
dietro da varj rinomati fisici. In appresso niette innanzL
le congetture sulla naturale formazione di tale acqua , in-
segna il modo di coniporia artiGzialiiiente , e in fine ricorda
i mezzi come a lungo conservaria e renderla atta ad es-
sere senza die punto si alteri trasporlata in paesi lontani.
PAKTE ITALIANA. 399
Con tutta la precisione e la possibile esattezza venne con-
dotta dal nostio piofessore T aaalisi di sitfatte accjuc. Quella
delta della fonte Lclia, acldula e comunemcnte adoperata
conterrebbe per ogni 1000 centinietri : acido carbonico li-.
bero e combinato, den. 2,280 — calce, 0,966 — magne-
sia, 0,279 — soda, 0,017,2 — pi-otossido di ferro, 0,0 82,2 —
acido solforico, 1,244 — • silice o acido silicico, 0,026,2 — •
estrattivo dedotto , o,oo5. Per cio poi ch'e delle acque della
fonte Lorgna, di Civillina e di Staro ricordate in questa
operetta noi rimetteremo ad essa i nostri leggitori ( di quella
di Civillina abbianio parlato nel tomo 45.°, marzo 1827,
pag. 423 di questa Biblioteca), sembrandoci clie ora basti
di ricordare il prodotto dell' aaalisi della piii importante ,
cioe di quella di Recoaro.
Anallsi delt assoluto valore delle terre derivata da
rappord di economia rurale e scogli fisico-cldmici
dell agricoltiaa , di Giuseppe CErdNi. — Bldano ,
1826, dalla dp. di Coinmercio , in 12° di pag. 892.
Analisi della sdma delle case e retufili derivata da jap-
porU di valore colla distribuzione interna dei fabbri-
cati relutivamente agli iisi delle diverse classi della
popolazione cosdtuenti il nierito sociale. — Miluno^
18265 dalla tip. sudd., di p. ic6, del medesimo autore.
Trattato generalc sidle stime d.ei fondi rustici , boschivi
ed urbani , e sidle consegne e riconsegne si seinplici
die livellarie delle possessioni, edifizj e case, del-
V ingegnere ai'cJdtctto Caterino Sabini. — 3Tilano ,
i83o, coi tipi di C. M. Dcsteianis, in 8.°, di p. 221.
Osservazioni tecniche a 260 e piii errori nclV opera
di 221 pagine intitolata: Trattato generale sidle
stime dei fondi , ccc. , dell ingegnere architetto Ca-
terino Sabini , di Giuseppe Cerini. — 3Iilano ,
i83o, prcsso Lidgi Ncrvetti , in S.° di pag. 75.
La scienza di valutare i terreni e le case sta propria-
luente nel giudicare quanto danaro dove in una tal epoca
ed in un tal luogo sborsare il compratore per aver in canibio
il real possesso di un tal fondo , riferendolo ad una tal epoca
coUe tali e tali altre condizioni uiodificanti 1' entita del pos-
sesso medesimo. II dettar leggi per simile valutazionc chc
400 APPENDICE
siario applicabili ad ogni epoca e ad ogni luogo della terra e
argomeato complicatissimo , poiche gli elenienti da consi-
derarsi , altri in plu eel altri ia ineno, variano ia denoniina-
zione , cjnalita e qnantita quasi ad ogni puiito del globo ,
e seiitono F influenza delf epoca in cui se ne fa la consi-
derazione , come sentono del pari T influenza dei rapporti
politici e di commercio tra ogni punto del globo ed i punti
di contatto ai quali le produzioni di qualunque genere di
iin tal terreno possono essere portate per il cambio o con
altre produzioni o con danaro. E per danaro intendiamo ,
cio die e forse inutile il rimarcare, quelia merce generale
paragonabile con uuf.e le altre merci , la quale in tutta
Europa ed in gran parte dell' Asia, Africa ed America fe
uno dei due metalii detti nobili , cioe o Toro o T argento.
Se un tal trattato di generale valutazione potesse aversi,
abbraccerebbe il nome di tutto quanto si conosce nell' orbe
terracqueo in fatto di produzioni dei tre regni animale, ve-
getabile e fossile , e di tutti gli anelli fra 1' uno e raltro
regno ; abbraccerebl^e tutte le leggi cbe nei varj paesi le-
gano il suolo all' uomo , e 1' uonio al potere supremo di
dominazione •, aljbraccerebbe finalmente i nomi convenzio-
nali di tutte le monete , che sono gli elementi del danaro ,
e di tutte le misure di lunghezza , superficie e capacita ,
che sono gli elementi dello spazio. Nulla di tutto cio che
riguarda il mondo fisico ed il mondo morale potrebbe es-
sere estraneo ad un tal trattato che percio pare vano il
tentar di comporre; ma questa e pero la larva che pochi
uomini piii o meno celeljri s'accinsero di alibracciare. Quelia
larva diventa ancor piu gigantesca se per causa della va-
lutazione dei terreni si entra neiranalisi delle varie so-
stanze cercata dai geolowi e dai cliimici per tentar di cono-
scere il processo della natura nella formazione del globo,
e per trarre dalle varie sue produzioni 1' utilita maggiore al
ben essere dell' uomo.
Con quei poclii, ma con forze assal minori, vi si e vo-
luto porre anclie il sig. Cerini ; quindi nella sua analisi
dell'assoluto valore delle terre trovi , come suol dirsi, d' ogni
erba un mal composto fascio. Trovi le misure di tutta
Italia , Alemagna , Francia , Inghilterra , Spagna , Dani-
marca, Svezia e Russia, accoppiate col prospetto del me-
dio valore monetario che ebbero i cereali in Lombardia nel
secolo deciraottavo, e tolte senza dirti di qual fonte che
TARTE ITALIANA. 4OI
doveva essere pnr imlicata: trovi accennate alcane ilclle pro-
diizloni^c coiiciiiiazioni usate in detti pacsi: trovi taiite ta-
belle dl noini cliiinici ove e.afl'astellato a capriccio il lin-
guaggio delle diverse eta di cpiesta iutralciatissinia scienza ,
e per poco clie vi I'ifletti noii puoi trattencre il riso.
Stando ad una tabella coUocata dai sig. Cerini alia pa-
gina 202 vi sarebl)ero dei coniponenti sempUci e composd
die concorrono alia formazione dci prodotii organici cd inor-
ganiri del suolo , e die senono altemativamen/e quali agenti
o reugi'nd diimici alio s^iluppo dclla iegctazione in concorso
della tcinperucura. Fra questi agenti o reagcnti si annoverano
trentanove luetalli di cui ventuno, compreso T oro ed il pla-
tino, non sarebbero dcfiniU: secondo quella tal)ella, la luce,
I'azoto ed il calorico parrebbero un coniposto di ossigene e
d"'idrogene, il carbonato di calce sarelilje uguale alia creta
pnra, T aflinlta cliiinica , vale a dire la teiiilcaza die lui
una sostanza di uiiirsi con una materia piuttoslo die altra
sarebbe paragonabile alt effetio die fisicamcnte si riscontra
in not pure di prender interessanienio per una fisonomia, ed
al contrario ripugnanza per un alira. In quella tabella s' in-
dicano con una sola cifra i varj rapporti nei qu(di si coni-
binano le sostanze acidi/icanu e solvcnti ed infianiniahili , ed
i mctalli ; in quella tabella si ritiene essere il sole un corpo
dotato di azione repuJsiva verso la ninssa dell atnwsfera ter-
restre die tende per forza repellrnte a mantenerla lontana
da esso ; si ritiene die I' atinosfcra circondante la parte di
superfide die va ( col moto della terra ) assoggettandosi di
mano in mano alia diretta azione del sole provando una
pressione per la. forza repulsiva del sole , si condensa , ecc.
Non la finiremmo con un volnnie se ci volesslnio addos-
sare V incarico nojosissimo di far rlniarco di tutti gli er-
rori d' ogni genere , di tutte le inesattezze di linguaggio
che in t'atto di scienza corrispondono ad altrettanti errori,
di ciii ridonda la confnsa coinpllazlone dt-l signor Ceriui ,
per la quale ha posto a contribiizlone chi sa quali e quanti
volunii senza quasi mai citarne alcuno : non vogliani pero
tralasciare di dar idea del suo modo di argomentare in
econouiia , e percio trascri\ianio un brano della sua pre-
fazione in cui tenta di giustilicare il titolo del suo libro:
Analisi dell assohuo valore dd'e terre. Ogni cosa, egli dice,
nel consesso degli uoniini ha due valori, cioe assoluio e re-
lativo . . . nelle moneie d'oro, per esanpio , il valore ili tariffa
Biil. ItuL T. LVIII. a6
40a ArPKNDICE
e I' assoJuto per essere il risultato del tltolo e delle spese di
monetazione , ed il corso itiasgiore che vediamo in commer-
cio e il i^alore rclativo ,• cosi il prodotto di un fondo consi-
derato come semplice' risultato dell' applicazione dclle forze
fisico-meccaniche dell' iiomo alia chimica del terreno ne e il
va'ore assoluto, mentre quel i-alore che pub avere per essere
piuttosto in un luogo di qucllo che sia in un altro , oppure
laiorato in un modo piuttosto che neW altro e valore rela-
tivo al luogo il primo , al modo di lavorarlo il secondo : il
vnlore relative e variahile , mentre il valore assoluto e sempre
lo stesso nei rapporti di economia rurcde. Tsoa par possibile
il mostrare in si breve cliscorso una confusione niaggiore
d' idee ; a noi sembra che 1' idea di valore di un terreno
nel modo clie 1' abbiamo gia definito sia unica, e che quel
clie il signor Cerini chiama valore assoluto possa meglio
chiamarsi attitudine naturale cdla produzione ; due pezzi di
terreno possono avere la niedesima attitudine alia produ-
zione se hanno estensione e llsiciie condizioni perfettamente
uguali \ nia se sono posti T uno in Ungheria e I' altro in
Italia potrete acquistaie il primo colla quantita tale di oro ,
mentre vi converra di darne il doppio od il triplo per
avere il secondo. E queste sono idee per se stesse tanto
evident! da non aver bisogno di dimostrazione.
Se ci si domandasse il perche abbiamo ora preso a par-
lare dell' Analisi dell' assoluto valore delle terre del signor
Cerini stampata sino nel i8a6, risponderemiuo clie e per
giustificarci da un lato di averne taciuto linora , e per
negare dall' altro al detto autore la facolta che si arroga
di giudicare cattedraticamente gli altri libri die trattano
della stima dei terreni. Non gli neghiamo pero il buon vo-
lere ed il merito dell' operosita, il quale pub diventare
vitilissimo in lui quando col tempo gli si associi il criterio
per la retta argomentazione.
Pensando noi che un trattato di valutazione di terreni
adattato, come lo voleva comporre il sig. Cerini, a tutto
r oibe terracqueo sia vana impresa a tentarsi , come gia
il dicemmo, opiniamo che utile possa sempre dirsi ogni
qualunque lavoro che miri a tracciare 11 metodo di valu-
tazione dei terreni usato In una tal regione determinata •
e sotto questa vista non lasciamo dl encomiare 11 sig. Sa-
binl ; egli col titolo di trattato geuerale sulle stime de' t'ondi
( e qui doveva aggiungere uelf alta Italia ) , ci ha offerto
PARTE ITALIANA. 403
bonar'iamente un lihro scritto si roa poco metodo , in disa-
«lonio stile e con vocaljoli in gran parte del popolo <.U
Lonibardia , aia die contiene una qiiantita di dati iitili a
chi nel regno Lonibardo-Veneto si occnpa ili valutare Je
proprieta die si concainbiano coll'' ordinaria contrattazione
t'ra. privati. Ai glovani die passar devono dalle occnjni-
zioni nel calcolo siibliiue a quelle del peiito sarii ijiiesto
liliro di qnalclie vantaggio per cercare alcuni dati , delta
cui cogni/ione alcnni nomini nicdiocri , die furorio scnipre
estranei alia scienza , f'anno talvoita ridicolo inisti^ro.
II sig. Cerini die avea scritto nel 1826 il lihro di ciii ora
parlammo fa ofTeso qnasi dalT anniinzio dato nel i83o dal
sig. Sahini , del coiiiun desiderio non ancora appagato di un
trattato di stiiiie ; qnindl ha creduto di trovare nel lavoro di
Ini di duecento vent' una pagine duecento cinquanta e piu
errori ; e strano che dopo il tiatone esempio da lui inede-
simo , egli , il Cerini, riinproveri al Saljiui d' aver intro-
dotto nel sno lavoro alcnne generali idee siiile vahiiazioni;
e che poi gli rimprovei'i con vera contraddizione di avere,
parlando dei gelsi ( vedi pag. 21), oinniesse le cose piit
essenziali come sono le airatteristiche fisiche lopognifidie rd
astroiiomiche del luog,o , e geolop.ica ( la geologica ) struttura.
della terra nci rurali rupporti. Le minute osservazioni iti-
dividuali fatte dal sig. Cerini degli errori del sno antago-
nista sono di si corta veduta die non meritan che in esse
ci occnpiaino ne pnnto ne poco;, per lo piu quelle osser-
vazioni risolversi potrebhero in diversita ili opinioni o di
linguaggio , ed ove sono tecniche non oltrepassauo la co-
gnizione delFagente di una piccola fattoria.
Giacche tanto il Cerini quanto il Sabiiii sono implegati
nelle operazioni del catasto, gli eccltiamo a spendere ir.e-
glio il tempo nel porsi d' accordo anzi che nel conl'ii-
tarsi reciprocamente colie stampe, e gli avvertianio die
male interpreterebliero le nostre parole se giudicassero die
noi reputiamo Inutili aiVatto nel perito di stinie di fondi
le cognizioni fisico-chimiclie di cui fa pompa specialniente
il sig. Cerini; pero crediaino die di tali cognizioni sia
meglio andarne aflatto digiuni die averne di confuse od
imperfette o false.
Diremo finalmente una parola sul separate libretto del
sig. ('erini intitolato Arudid drlla stiina dcRc case c rettifiH ,
avvertciidu die Ic s;;iaumKUicatiirc biniili a quclia cuiueiuiia
404 Al'PENDICE
in tal tltolo aljbondano in ogni jsagina dello stesso au-
tore. Per dar norma di valutazione delle case il signor
Cerini s' alza a pretesa di dettar leggi di statica, di deco-
razioiie , di prospoitiva, di polizia stradale, e rivolge e rag-
gruppa la sua matassa in niodo da renJerla inestricabile.
Poclii avranno inteso cosa abbia volnto significare il si-
gnor Cerini coW analisi de' rcttifili ; quindi in noi sta il
davere di dicbiararlo^ per T analisi dei rettifili intende egli
Tindagine pemaZe necessaria onde giudicare a cjual compenso
lia diritto il proprietario di una casa che viene luutilata
per raddrizzare ed allargare la contrada lungo cui e posta:
dopo alcune genericiie idee nell' argoniento , il sig. Cerini
entra in varie particolarita allndenti all" allarganiento della
Corsia de' Servi in Milano che medltavasi appunto nelT e-
poca in cui egli scriveva quel suo trattato f, ci previene
pero ( pag. 84) di non aver detto tutto quanto pensava
nello stesso argoniento. Ecco le sue parole: « Non la fatica
V di scrivcre mi traitenne , non la mancanza di cognizioni
V nelle convenienze di pubblica amministrazione , non quelle
" sulla natura dell' uonio e de' suoi rigiri nel seno della so-
» cieta , via hensi V inuulita di esporre quello che da magi^
V strati iedo praticamcnte eseguire tanlo intorno ai riguardi
» doi-uli al privato interesse , quanto alia pubblica soddisfa-
>' zione ; » e nmlgrado questa dichiarazione dice poi tante
cose inutili o conte ed alia sua solita nianiera.
Archivj del proprietario e delV agricoltore , ossia col-
lezione periodica di Memorie e di Osservazioiii so-
pra le parti tiitte dell' ecqnomia doniesdca c iiirale.
rol.S.^ — Piacenza, i83o, dai torchi Del IMajno ,
in 8.° , fasc. i.°
Di questo giornale incominciato sin dall' anno 1826, e
piii volte intcrrotto, cosicche noa ne uscirono che 6 fa-
scicoli durante lo spazio di piii di tre anni , e ora ripi-
gliata la continuazione con promessa delP editore die C ope-
ra , anche per Sovrano favore , progredira regolarmente colla
pubblicazione di 6 fascicoli nel cor so di ciascun anno all' in-
circa. II fascicolo 7.° ultiniamente uscito contiene notizie
iullo stabilimento agricola di Roville ; sul modo di condurre
una cascina di J. Twamlcy ; sopra alcune malattie del fru^
mento ; ml cavolo albero ; sulle Accademie de' Georgofili di
fifciizc i ((.grariif. di Fesaro c d' orticoltura di Parigi, ecc,
TAUTE ITALIANA. 408
* Portolano del mare Adrindcn compilato sntto la
dlrezione dcW Islkuto geografico inilkare dell I. R.
Stato maggiore gcneralc dal cnpitano Claconio Ma-
niENi. — Mllaiio , i83o, dull I. li, Stampeiia ,
gr, in 4.", con adante.
Delia fccondazionc delle piante. Dis<!crtazionc inaii-
giirale, cul ecc.y sotto gli cmspirj dl Giuseppe Mo-
RETTly P. P. dl botanica, ecc, dava in luce Fran-
cesco AiXQStino Qeba , socio di varie Accademie ita~
liane e strauiere, ccc. — Milano, 180O, presso gli
Fditori degh An/iali luuvcrsidi dcllc scicnzc c dcL-
l industria.
Delia fccondazionc delle piante. Mcnioria del dottor
Francesco Gera , mendiro di raric Accademie , ecc.
Seconda edizione notahilmente accrcsciuf.a c corrc-
data di moltc utili applicazioni relative alia coltura
de campi , degli orti e del giardini. — Milano ,
1IV60 , presso gli Editori degli Annuli unucrsali delle
scienze e dell industria.
U giovane antore de' due annunziati oimscoli gia da
limgo tempo andava sforzaadosi ( ed i suoi slorzi erano
generosi e degiii certamente di lodi ) con opere separate
e con articoli pi-ofiisi in piii d' nn giornale , di acqnistarsi
un nome fra i nostri piu veggenti agronomi ed economisti.
Se non die, giuiito al termine de' suoi studj neirUniversita
<li Pavia, parve a un tratto volgersi ad altra meta, e contro
la generale aspottazione, produsse nel giorno della sua laurea
una dissertazione snWa Fecontlazione delle piante, prodrouio,
com' egli diceva, d' altra piiiestesa, clie , sacra alio stesso
fnustisslmo giorno, avrebbe fra poco veduta la luce. — •
II fatto accompagno, o, pev meglio dire, precedette la pro-
niessa, e dopo poclii giorni scorsi dalla distribiizione del
prodromo, trovossi vemliljiie nelle liotteghe dei lil)rai di
Milano e di Pavla, colla singolare cjualilicazione di 5tT0/ii/a
edizione, l' opera maga;iore. — • Slccoiue la Dissertazione e
un airiistellamento di jicriodi sconnessi tratti letteralmente
e prcssoclie a caso da questa seconda edizione , cui percio
anieremmo applicare il motto proles sine rnatre creata, se
coti sili'attc parole non temessinio di farla credere per un
406 ATPENDICE
istante lavoro originale; cosi ill qnesta soltanto darenio una
breve notizia.
L'Accademia Teyleriana cU Harlem lia proposto , iioii lia
guari, uu preuiio a clii presentera , per la iiiie deH' anno
corrente , la niigiior Memoria snilo stato attuale delle co-
gnizioni intorno alia fecondazione del vegetabili del difFe-
renti ordini. — II sig. Gera prese a tratiare cjnesto argo-
inento non gia per soddisfare L'Accademia ( di clie per tre
volte e certo con rara niodestia si confessa incapace), ma
hen p.'iMosto per ricornare di nuovo sovra nn argoinento die
altamente lo dilettb , e piii ancora per aver occasione di ri-
pctere utili ed amene cose relaliie alia collura de' campi, degli
orti e dei giardird (i). Qnesto lavoro, delicato e trascen-
dente come lo chiama 1' antore (2),edlviso in due parti:
nella prima il signor Gera proponsi di esporre la strutiura
delle parti die servono alia generazione delle piante ; di no-
verare i prindpali fatti che in essa generazione si conoscono,
e di tracciare qiiella teoria die gll parru, piit confacente alia
spiegazione dei medesbni; contlensi nella seconda parte tutto
quanto speita all' iiso pratico di qiiesta teoria.
Ecco come fu compilata la parte prima, Quanto sta fra
la pag. 1 5." del libro, che e la i ." del testo , e la pag. 58.%
e un indigesto niiscuglio di capitoli, period! e perlino brani
di periodi tolti dalle opere di Rlirbel (3) , di Richard (4),
di De CandoUe (5), di Brongniart (6), di Gallesio (7) e
di altri recentissimi , anzi viventi autori , tradotti spesso
in senso contrario a quello degli autori rispettivi, sempre
in pessiino stile , e per T ordinario connessi scnza aicun
ordine e critica. Le undici pagine che immediatamente suc-
cedono alia 58." sono prese d''un solo colpo e letteral-
mente dall' opera del Gallesio: le rimanenti ventisei, colle
quali si compie la parte prima, sono tratte in pari manieivi
dal De Candolle , eccettuatiue alcuni poclii periodi che sono
di Mlrbei.
(l) Vodi ]ia;j. ]3.
(1) Ibidem.
(3) MirJjel , Eleiiiens de botanique e A/males des sciences nalu-
relles, anno iSatj.
(4) Ricliard , Siemens de botanique.
(5) De Candolle , Organograp/de.
((>) Brononiart, Annales des sc, nat. 1827 . tOHi. 12.
(7) Gallesio, Delia riproduzione vegeta/e , Pisa, i8j6.
PARTE ITALIANA. 407
La pnrte secondn e compost.n dl elemcntl assal meno
cterogenei. Essa consta di trentotto pagine, delle quali le
prime trentatre soiio tratte ad littcram dal Gallesio, e le
rimanenti quatiro da De Candolle, eccettuatene due (la
12.8.^ e seg.), delle quail non abbiamo potato riconoscere
la provenien/.a , ma die certamente non appartengono al
sig. Gera.
L' opera da ultimo si compie coa died pagiae di antin-
tuzioni, ed anclie queste soao tolte dagli autori clie ven-
nei"o spogliatl per la compilazione delT opera.
La maniera con cul il signor Gera trasporta dalP altrui
sol proprio Iil:ro parole e pensieri merita di essere in pnr-
ticolare acceiinata. Egli traduce letteralmetite le parole j'ni
VII, j'ai duisc, etc., degli antori fiances!, siccoiue pure
usurpa e fa proprj gli io ed i noi. del dottissimo Gallesio,
seuza giammai accennare la penna donde uscirono. Quindi
sue proprie diventano tutte le ricerclie , le osservazioni ,
le idee sistematiclie , ecc. , die nel libro si espongono.
Ma da taluuo ci si dimandera se nulla propriameute si
trovi iu tutto cjuesto volume die proprio sia dell' autore .. .
Noi die ci protestiamo uomini di buoua coscienza ci rechia-
luo a dovere di dichiarare die Tautore vi ha inserita una sua
particolare osservazione microscopica ed alcuni period! di
pro|)r!a ed originale fattura. L' osservazione , cui vogliamo
alludere (i) , teiide a negare T esistenza di un' appendice
tubulosa , die, secondo Noedliam , Amici, Bron2;i-:iart e
Bartling, si svolge dai granell! del poUine nell' atto die si
inumidisce. Da principio i' autore ne ragiona in modo da
far credere codesta esistenza affatto immaginaria, ne vi
manca un tal quale sarcasmo, die ben non sappiamo quanto
clebba riuscir grato agli uomini illustri cui e diretto: ma
dopo poche linee, con una bonarieta affatto singolare, trova
non solo probabilissima 1" esistenza della sopraddetta ap-
pendice tubulosa, ma invaso , direbbesi, da spirito profe-
tlco, si fa a prevedcria nelle eta future, cloe nei tempi
in cui gli stromenti ottici avranno ricevuto maggior per-
fezione. — In quanto agli altri pezzi proprj del sig. Gera,
non vogliamo qui farci carico d' indicarli , come il femmo
pel plagj. Havvi un criterlo , pel quale il lettore potra
agevolmente rlconoscerli. Eccone due perclie servano di
conferma al d!r nostro :
(I) Vcdi pag. r>4 <■ 3.1.
40B ArPENDICE
A pag. 14-3: a La vista ilello piantc clie nelle forcste
>' furono feiite , e qnindi le foglie diedero un colore men
>' vivo, e quella delle foglie clie in autunno cangiano di
" colore, allorclie il siigo cessa di agire e le piante si
II spogliano del loro oniamento, lianno potuto niotivare
It che la screziatura, ed anzi colori misti di uiio stesso
>> fiore , noil sono che il prodotto di una nialattia. Ma qua!
» difFerenza fra gl' impinmi bosciii di vegetal)ili aiumalati
" con quei colori vivi e brillanti, che abbelliscono le piante
11 screziate e i petall dei nostri fiori ? >>
A pag. 1 3 9: " Cosi e pure quivi indispcnsabile di av-
» venire che la prima edizioae di questo mio lavoro com-
II parve sotto gli auspicj del celeberrimo botanico signor
»/ prof. Moretti di Pavia, e quindi clie essendosi in questo
1/ conservate le stesse opinioni , e mio do^ere di avvertire ,
I) che sempre mossi dietro i suoi savj consigli. >>
Ma prescindendo dal plagio e dallo stile (i) ha egli poi
il sig. Gera raggiunto lo scopo che si era prefisso ? ha egli
soddisfatto alle promesse che leggonsi sul fontisplzio del
suo libro ? Noi protestiamo solennemente di no
Institationcs pathologice generalis proelectioiiibiis aca-
demicis adcommodatce ^ auctoie Josepho Corneliani
Medicinoe doctor e , et Pathologice generalis atque
viaterice medicce prof, hi scientiarmn Universitate tici-
nensi. Volumen primutn. — Ticini Megii, mdcccxxix,
ex typographia Fnsi et Socii , in 8.° di pag. 280.
Prezzo life 4 austr.
In mezzo alia dovizia che si ha di opere che concer-
nono la patologia generale , rimaiie tuttavia desiderio di
(i) il cosa degna di singolare osservazione come in un'' opera
essenziahuente botanica, C[uale e ia presente, quasi tutti i nomi
generici e sivecifiri delle citate piante siano e spesso e in modo
assai ridicolo sbagliati, Ne diaiiio qui alciini eseaipi, lasriando che
il lettore giudichi se al tipogi'afo , o nun piuttosto alfaiitore se
ne debba dare la colpa.
Pag. 2 1 solana per solano
» ivi fumeterri » fmiiosterni
» 24 Lycop. selvaticum » L. elveticuni
« l36 penis])ernie ?> menispernie
» ivi esurbiacee » cuforbiacee
ecc, ecc.
PARTE ITALIANA. 409
un bnon lil)ro sa qiiesta importantissiina pnrte tlella scien/a
jtiedica , vero fondaincnto di razionnle nietodo curativo. Im-
perocclie il poter pervcnire a iciuleve plausiliile spiegazione
dci fenomeni cd accldenti morbosi, ossia dci deviamenti dello
stato normale clio dalla fahljrlca aniiiiale presentasi, noa che
di quanto ad essi lia ri^laziouc, noa e sicnramente la piii
facile cosa, stanteclie la tagioii intima da cui que' fenomeni
od accldenti procedono non cade per nulla sotto ai sensi.
Ond' e clie il patologo non piio se non clie ridiirsi ad argo-
mentarla seguendo le pin proljabiii congetture !e qiiali sieno
in corrispondenza coi fatti , e da questi rinfrancata. E poi-
clie cfuesti fatti possono essere rigiiardati sotto aspetti di-
versi, e spesso sono esaiuiaati da patologi clie non lianno
la mente cliiarita dalla llaccola della sana logica, e scevra
di prevenzione, interviene die diversa cagion niovente
sia lore assognata , e che qnella che a pi-inia giunta puu in
apparenza rendere plausibile spiegazione di alcnn fenomeno,
per la fatale inclinazlone che si ha di trojipo generallzzare,
venp;a dlchiarata principlo di tutti 1 fenomeni ed accldenti
morbosi ; e di questo niodo sleno forzati i fatti ad olibedire
air ininiaginata cagione , e non, come vorrebb' essere , la
cagione ai fatti. Quindi avviene che noi abbiamo tanti e si
svarlati slstemi di niediclna, alcuni de' quail tra loro in asso-
luta opposizlone ; per la niaggior parte poi slffattl che sa-
pendo pill di nietaflslca , che di fislca anlmale (la quale no
dovrebbe essere 11 vero solo ed unico fondamento) alfatto
pratico, al letto dell' infermo rlnvengonsi vani, e scorgesi
che conducono airerrore. Ad onta pero deile tante e tanto
gravi dlfllcolta che s incontrano a stablllre una buona teorlca
niedica , Tela nostra, non sapremmo ben dire se a pro
od a danno della scienza e deirumanita, va lussuregglante
di mediclie teorle, delle quail quattro sono le doniinanti :
1.* la fislo-patologica della scuola di Vienna; 2.* la iisio—
patologica di Croussais ; 3.* T orgaiilca di Buffalini ; 4.* la
Browniana riformata, o, come impropriamente i seguaci
suoi la dicono , iY/iOCrt dottrina medica italiana. Ai principj
della prima informo per la maggior parte 11 sig. professor
Cornellani le Istituzionl, di cui annunziamo 11 primo volume,
e che servlr debltoiio di testo alle sue Iczionl. Dlcemmo per
la maggior parte , poiche egli vi arreco alcune yariazioni
e nioiliiicazioni , le (juali non sapremmo dire se migliorino la
teorlca dclf llartuiann , tanto plu che nou rlL^uardauo i
4IO APPENDICE
prlnclpj fondamentali dl essa. Dei quail prlnclpj fondamen-
tali bisognei'ebbe metier mano a ragionata aaalisi , se in-
tendimeato nostro fosse di voler discorrere e disaminare
le Jsdtuzioni del Professor pavese con tutta quella estensio-
ne die la qualita del subbietto rlchiedereblDe. La qnal cosa
parendoc'i convenire assai piii ai giornall ciie esclnsivamente
alle scienze mediche son dedicati, die non alia condizioae
del nostro , estimammo lim'itarci a brevi cenni , pel quali
abbiano i leggitori nostri un' idea di questa nuova opera
patologica. Inconiincia adunque il signer professore con
una introdu/ione in cui rinvengonsl per la niaggior parte
le idee medesime che Hartmann espose nella introduzione
che sta in capo alia sua Tlicoria morbi , etc. (Viudob. i8a8),
ina duolci il diilo, steniperate in maggiori parole ed in una
dizione meno bella , e meno succosa per cui parci per-
dano di quella forza e di quella dignita con cui il se-
wnalato scrittore di Vienna le presenta. E di pari modo
precede la cosa nel susseguente paragrafo che concerne la
patolofia in generale. Viene egli in appresso a favellare
della malattia in generale , ma non gli vanno a grado le
definizioni che di essa furono fin qui date e ne propone
egli una, che noi credianio dover qui rapportare, postale
a fianco quella di Hartmann.
Corneliani. HtiTtmann.
Morbus definiri potest organismi Morbus earn vitae corporis cujusdam
liuraani , et processus vitalls sublata internoe mutaiionem iistit, qua ipsius
integritas , atque abnorniis ralio ab evoliitio turlj;:tnr, ilestructio promn-
externji quidem potentiis uocentibus vetur , mntusque nrjanlcus a lepitima
efFertis infUicta, ut inde Isesa facultas ad evolutioriem et totaru ■vltse tineni
»it ad liberum , asquabile , constans ratioue recedit.
et iocundum actionum functionumque
vitalium cxercitium, neque vita bu-
mana finem a natara sibl praeilxura
amplius atiingere queat.
Se nelle diffinlzioni il soverchiare di concetti e dl parole
riesce in meglio , pare a noi che il professor di Pavia la
vinca su quello di Vienna. Per cio poi clT e della sede della
malattia, il nostro patologo tiene con chi crede ch'essa sia
ad un tempo nei solidi e nei fluidi, e in quanto all' ori-
gine ed alia essenza sempre locale. Noi lascerenio dal se-
guire r autor nostro nell' esposizione ch' ei fa delle quattro
teoriche mediche che sovra notammo, e nelle principali
differenze che ne fa sorgere dal loro confronto: ci faremo
pero lecito di osservave che nelle poche confutnzioni ai
PARTE ITALIA!<TA. 4II
principali piintl potevanio d.l lui forse nspettarcl di nie-
glio, massinie clopo i tanti scritti die a questo propo-
sito si sono puhblicati. E potreblie anclie essere clie vi
losse altresi chi lo accagionasse (U non avere pur bene
inteso alcuni di que' punti di dottrina, ed csseisi talvolia
contraddetto. — '< Gerinani vero postqiiam vim organicani
distiiixerant . vim vitalem cum ipsa vi organica confundi
arbitrati sunt, cumque jam ostendissent , organicani vim
simijlicem virinm priniiti\arum modificntionem esse, ad
vires quoqne primitivas vim vitalem referre dcbuernnt. Ex.
lioc principio et aliud sponte fluxit, banc vim nimquani
extin^ui posse, quamvis corpora organica in sua elementa
dissolvantur, ideoc(ue organica corpora ab auorganicis es-
seniialiter non differre , et nuUam sibi adparenteni mor-
tem contingere , cum nisi vitas modum sub ilia metamor-
pbosi corpora mutent. »/ La quale oljbiezione non saprem-
mo se recga dopo Li dicbiarazione die fa Hartmann alia
pag. 70 della sua patologia sopraccitata : — " nos, quae vitae
particular! praesunt, vires ad generates universi vires re-
ducere, eadem ratione, qua, quibus corpus organicum con-
struitur, materiae in communia reliquorum corj^orum ele-
menta resolvuntur; sed ideo nos nondum contendere, sin-
gulain vitac eflicientinm niliil aliud esse ac siniplicem aliquam
naturae eflicientiam. Nos potius cam professi sunius , et
adluic profitemur sentcntiam : eodem penitus modo quo
communia corporum elementa, ad certam rationera conflata,
substantias organlcas constiiuunt , eodem etiam primitivas
universi vires, ad determinatam rationem congredientes di-
namicos vitas factores constituere ; et in definita Iiac rom-
positionis ratione radirari simul singidtF , qiuB inde emergit ,
efficienticB vitalis imiolein atque naturam singulareni. >> — ■
Germaniae patologi sedem morbi proxiniam in actione seu
processu vitali reponunt; Itali e contra in intima mixtione
organica orgauismi vivi eam inveniunt, quoniam ^■italis
actio conditionum vitte materialium jam est elFectus " pag.
181 (i). — " Worbi simpliciter dynamici existentiam admittit
(i) Fa meraviiilia come s'abbia voliito accusai'e la scuola alo-
luaniia di considerare solo nt-i iiiali lo state diuaniico , e non la
condizione organica , iiientre gia Hartmann fu il primo die con-
f'utando il sistema di Brown niostrasse 1^ en-ore souimo delPaver
lasciato da banda P attivitii organica. V. Analyse des ljro>\ ui-
sclien systems, i8c2, vol. 2. pa^. 406, 4?", 46c.
412 APPENDICE
Schola Bononlensis , dam morbos diathesicos ab adiatlie-
sicis sinipbci inc'itatlone vel irritatione inductis distinguit ,
ill quibiis vitalis motus a statu normali aberrans totam
iTiorbi rationeiu coiitinet » paa;. i83. — " Istiusmodi afFec-
tiones (inorbi nenipe dynamici) jiixta italicam doctrinam
moi'liis diatliesicis sc!iola3 Bononiensis respondent, in qiiihus
pr£etef la3sani incitationem profunda quoque distingnitur
intimioris organizationis alienatio >» pag. i86. Ora come
si possono in tra di loro concordare questi passi che ar-
recano cose ripngnanti ed al tutto opposte? E ben pa-
recchi altri a prova di qnanto sopra avvertimmo noi po-
tremmo recarne innanzi , se inira nostra fosse una com-
piuta disamina delle istiiuzioni patologiclie del professor
di Pavia. Clie pero noi progredlremo alle essenziali diffe-
renze dei mali , le qnali poi ci sembrano essere interamente
quelle stesse stabilite dall' Hartmann , e fondate sul prin-
cipio : die ogni particolar vita non puo insorgere se non
die da forze tra di loro opposte ; che ovunque in natura
e opposizione di forze, ivi e ancora opposlzione della ma-
teria, e viceversa. Alia vita animale concorrono quindi fat-
tori dinamici e fattori materiali. Dal che risulta clie la
vita sia uno stato forzato , e che per se stessa tenda e
operi alia distruzlone.
Ma perche poi essa vita susslsta per tratto di tempo, fa
d' uopo die si ristorino le forze e si ripari la materia del
corpo in cui e-, il che non puo intervenire se non che in
forza di cose esterne. Tutta la susta della vita dipende per
conseguenza da due forze 1' una interna, esterna 1' ahra ,
dair operare cioe dei fattori dinamici del processo vitaie,
e dei fattori materiali, non che dal commercio che ne ri-
sulta del corpo vivo e della natura esterna ;, giunto il quale
commercio a non sapremmo qual grado di disturbo, lianno
origine i mali dinamici. Ma siccome ci sono forze o potenze
die possono direttamente intaccare e ledere T organizza-
zione nei materiali attribnti suoi , cosi i mali che da que-
ste rlsultano si chiamano organici. E il signor professore
attenendosi ai mali dinamici quale snbbietto di patologia
medica, e credendo che questi consistano in uno sviamento
del processo vitaie dallo stato suo normale , del quale svia-
mento e a rintracciarsi la cagione nei fattori vitali , stabi-
lisce la seguente massima : « Cum vitalis processus duabus
constet vitce actionilms, nimirum productione organica et
PARTE ITALIAN A. 4l3
incitatione sen motu vitali, seqnitur, has dims vitse comli-
tiones in cjuocumque nioi-ho tlynamico priiiiitus adlicl de-
l)ere. " Ma V esistenza di tali azioni non potendosi coii-
ceplre divisa, e d'altra parte in uno stesso organo mai non
potendo essere in fra loro opposte , stante die 1' eccesso
od il difeito di prodn/ione orgaaica porta con seco costan-
temente soverchiezza o languidezza del nioto vitale, cosi
egli comprende in una sola sezione i mali dinainici , —
i< atijnc sinuil ad eminentem JMsionein et primitus evolu-
tam unius vel alterius conditionis processiim vitalem con-
stituentes attentioneni dirigiiniis. " 11 processo vitale puo
poi«viare uel grado, e dare I'iperstenia e Tastenia, e nel-
r indole e nel nuituo accordo coi singoli sistemi ed organi.
L'astenia divides! in dirctta cd iiulireUa : diretta per sottra-
zione dt-i naturali stimoli •, indircUa pel sovercliio adoprare
degli stimoli. Quest' indole anoniiale del vital niovimeuto
ridnccsi in fine a tal eijuillljrlo d«;ir espansione e della
rontrazione , od alia uiutata direzione del niovimento stes-
so. Data questa patogenia , o spiegazione clie sia dell' in-
gencrarsi dei I'enomeni niorbosi , vi coUega il signor Pro-
fessore i sommi generi dei mali, die sono, i.° le febljri
o malattie con emineate dlsturbo di ameiidue le condi-
zioni della vita f, 2.° le cacliessie, o malattie con eminente
lesione della vita plastica; 3.° le neiirosi ed i mali irrita-
tivi , ossia malattie con eminente perturbamento della vita
animale, ossia dell' incitazione vitale. Le febbri dividonsi in
ipersteniche o coa eccesso di procedimento vitale ^ in aste-
niclie o con diminnzlone di procedimento vitale ; in gastri-
che, nervose , caclietidie , seitidie , o con indole alterata del
procedimento vitale. Le cacliessie, in ipertroOe con sover-
cliiezza di vita plastica sotto forma di iiutrizloue eccedente;
in atrolie, con dlfetto di vita plastica sotto forma di tabe;
in cacotrolle , o con viziata indole della vita plastica. Le
neiirosi, in iperstcsia, anestesia , pseudostesia , ossia senso
eccedcnte , niancante, 6 sviante per qualita; in iperdi-
namie, adinamie, pseudodinamie psichiche , ossia opera-
zioui della mente svianti per eccesso, per difetto e per
indole •, in ispasmi tonici , paralisi e convulsion! ; ossia
mali con eccesso, difetto, e morbosa indole di niovimcnti
niuscolari ; i mali irritativi vengono stablliti in foggia di
neiirosi, in foggia di angiopatic. Noi di volo osserveremo
soknuio, the sc il processo vitale c il riiiiUauiento della
414 APPENDICE
forza clinamicn e ilella materia, non in esso dobbiamo rav-
visai'e la causa prosslma dei mali , ma si negli efticienti
siioi , poiche operando sur esso noi operiamo su di ua pro-
dotto , e non sui produttoii. In qnanto pel a questo ac-
cordo della patogenia coi sommi generi dei mali, dei quali
si danno anco la diffinlzione e la spiegazione, ci pare die
egli trapassi i limiti della patologia generale , ed entri gia
nella speciale. In appresso se i morbosi accidenti partono
seinpre, come sopra Tautore avanzo, da un punto, sono
sempre locali in, quanto alia sede, le febbri essenziali le
cacliessie non reggono per nissun verso, e non possono
per nulla costituire , die die in opposto si sforzi adckirre
il signor Professore , un sommo genere di malattie , es-
sendo secondarie, e non piii cbe 1' espressione e 1' efFetto
di altra primitiva morbosa condizione. L' autore terinina
questo primo volume mettendo innanzi 1' accordo della pa-
togonia coi generali principj di terapia. Metodo antiflogi-
stico sottraente , debilitante , refrigerante nell' iperstenia ,
corroborante , stimolante , nutriente nell' astenia diretta ;
neir indiretta non ci sono principj fermi , dovendosi aver
riguardo alle cagioni die inceppano le forze vitali. La quali
cagioni bisogna jiure cercar di levare ne' mali irrltativi. Ri-
medj specifici , die vagliono ad accrescere od a far cessare
secoudo importa i movimenti di espansioae e di costrizione
sono il caso delP indole anorrpale del procedimento vitale.
Noi cbiuderemo questi nostri cenni mostrando il desiderio
cbe r egregio signor Professore piii ordine , piii chiarezza
e piii precisione , per non parlare de' principj , presentasse
nelle istituzioni patologidie, per la cui intelligenza sovente
e bisogno ricorrere alia patologia dell' Hartmann ; a ri-
scbiaramento della quale dovrebbero in vece servire.
Della scienza della vita, dlscorsl dl Giuseppe De Fi-
Lippi dottorc in mcdicina e c/dnagia, cav. della
Corona di ferro di tcrza classe — ■ Blilano ^ i83o,
C B. Bianclu e Coinp., vol. i.° in 12." di pag.
253. Prezzo lit: 3 austriache. Si vende da L. Du-
molard^ corsia del Daomo^ ?i° 900.
PARTE ITALI\NA. 4l5
L' arte del curare le inalatUe portata al sublime grado
di certezza fisica dalP esatta dcfinizionc delle cose
che esclude tutte Ic opinionl chc la mautenncro fi~
nora cougetlurale ^ fallacc ed assai pcncolosa, Pro-
spcUo di an nuovo sistema di medicina teorico-pra-
tica appoggidto allc sole Icggi della fisica anirnale,
del duttor Jjugi Bucellati , die porta per titolo
I Esscnza delle malattie desunta dalla causa prossima
die I autore sottopone alia discussione delle Acca-
dcmie e Societd mediche invitandole a pronunziare
il saggio loro giudizio. — Jllilano, i83o, da P. M.
Visaj , di pagine 447 , in 8.^^ Prezzo lir. 5. 60.
Pnuvres humaiiis que nous somm.es ! Que de siecles il a
fdllu pour ocquerir un ptu de raisoii! sclauiava gia uq lilosofo
francese. Ma a peggior partito ora noi siamo in risguardo
alia medicina: quel peu de raison che credevaino aver toc-
cato , non e pur troppo clie un'illusione. Perciocche il sigaoi?'
dott. Bucellati col libro clie annunziamo ci mostra che nou
pur un passo linora fatto ahbianio suUa buona via, e che
oziose ed a nulla riescono quante mai opere gia vantiamo si
di patologia, che di clinica, per la ragione che fondano tutte
su falsissirae congettnre. Scovrir Terrore ove altri non s'av-
viso pur mai che fosse e gia prova d" ingegno e di perspi-
cacia non poca ; niettergli poi di paro una certissluja verita
e il somino delT uniana sapienza. L' arte del curare le ma-
lattie era fin di presence non piii che un' arte coiigetturale,
laddove ora venne dal dottor Bucellati portata al grado
sublime di certezza fisica. L' umanita non puo quindi noa
essere gratissima al nuovo Esculapio , e noi dobbiamo
dirci ben fortunati , se , in forza di tale fisica certezza
appena ci accorgeremo succedere in noi alcun segno di
aUenita cconomia ; rlcorrendo a lui saremo indulibiamente
risanati e vivremo immortali ! Ed egli e veramente cosa
increscevole che le infallibili verita mediche messe iunanzi
dal dott. Bucellati, e li tanto bene di cui ci vorrebbe far
godere , non si vogliano riconoscere dagli altri medicii anzi
sieno cagione di movergli aspra guerra e di disprezzarlo.
Ma tale e la sorte degli uomini che per grandi verita o
scoverte sfolgoreggiano nel niondo , poiche non reggendo
gli altri a ragguardare iu tauta luce icutauo d' cstuiguerla,
4l6 APPENDICE
o con dispctto volgono altrove Poccliio! II dottor nostro puo
dirsi pero pid fortunato di Galileo e di altri soimni iilosofi,
posciache alia iin fine si lasclan per lui da banda e career!
e catene e pubbliche penitenze e il suo gastigo si riduce sol-
tanto air esser cliiamato medico vcrmiiioso e stercoraceo. E il
dilesigio clie fassi delle teoriclie sue, o per piii glnsto dire
dei precetti niedici portati a certezza fisica, proviene a tntta
raglone dal non essere i medici edncati a buona logica; ond'e
che ginstissimo e lodevolissinio divisamento fii quelle del
nostro rtfondltore della scienza rnedica (p. a 2) di consecrare
cioe nel suo libro un articolo intorno alia logica del medico
■filosofo, perche cosi chi si niettesse a leggerlo iuiparasse,
die la buona logica e scrivere tutto quello che cade sulla
penna faccia o non faccia all' uopo ; stemperare le poche
idee In una foga di parole, parlare sempre bene di se e con
disprezzo degli altri ; riconoscere e decantare se solo veg-
gente , risanatore , gli altri cliianiar ciechi , omicidi; im-
parasse il leggitore che la logica del vero medico fllosofo e
quella che non foiidasi in suit' opinione , perche T opinione
e in fisica un giudizio incerto , e quindi chi la siegue non
fa buon uso della ragione ; perche il giudizio die costituisce
il buon uso della ragione deve parti re dalla certezza fisica
e morale. La quale certezza morale pero siccome in fisica
non fa sufficiente prova , e dl forza che in medicina il buon
uso della ragione s' attenga alia certezza fisica fondata in
sulla testimonianza infallibile dei nostri sensi. Ed ecco per
conseguente che i verrni e le zavorre gastriclie , siccome vi-
sibili e palpabili, sono di certezza fisica, e quindi la vera
causa materiale (prossima) delle malattie tutte non pur
eccettnate le contagiose ; poiche il miasma contagloso non
e causa, ma cffetto della malattia. Tenghiamoci mondi dai
vermi e dalle zavorre gastriche e intestinali, e poi possia-
mo andar sicuri anche in mezzo alia peste , ed a qualunquR
contagio, fosse pure il venereo, che ne saremo rispettati.
La logica del i'ero medico filosofo non deve fondare in sul-
V opinione., e in fatto il sig. Bucellati s' astiene interamente
nel suo Prospetto di nuovo sistema di medicina teorico-pra-
tica da ogni opinione :, clie per nulla opinione e quella ( a
ritroso di quanto venne finora insegnato e che I' esperienza
rinfranca ) che tutte le cause dietro le quail si svHuppa qua-
lunque malattia sono debililanti , le stesse cause alteranti com-
prese ( afor. 3o); non opinione Testimare che V eccitabilita
e in ragione della debolezzu (afor. jj)i che la predisposizionc
PARTE ITALIANA. 4 1 -j
c scmpre debolezza ( aforisini 29 e 39); non ojniuone ^
e cosa interauieute consentanea alio stabilito neir afor. 3o
citato , che le cause ulteraiiti di uii poterc reladvo agiscono
o stiinolando od irritando; non opinione , che V alwruto rnoio
del cuorc ( reazione ) e sistema arterioso e quello che costi-
tiiisce queW alter azione deW eronomia animale chLarnata col
vocabolo insignificante di febbre (afor. 27 )i non opinione it
far della febbre e dell' intianuuazione una cosa stessa e stes-
sissiuia (afor. 5^.). Non e opinione , ma logira fomiata sulla
ccrtezza fisica I'asserire (afor. 66), che tutti i camhiamcnti che
accadono nel meccanismo OFgaiuco , tamo del solidi , qiumto
degli umori , sono segid di alterata economia animale , e per
conscguenza e an errore il dire che le nialattie possanu ri-
conoscere per causa tali cambiamenti , perchii non sono che
cffctti morbosi. E In fatto sicconie efl'etti niorl)osi, non pos-
sono costituire Tessenza della condizione morbosn, la quale
se non e nelle parti che compongono la fabljrica animale, e
se non ci si appalesa con fenoineni dilunc;antisi dallo statu
normale, e ciie noi percio cliianiiamo effetii morbosi, ove sara
mai', e come ci si fara essa conosccre '' Non opinione , ma con-
segnenza della piu sana logica e dell' esperienza die vanta
secoli in conferma , che cura palliativa , ossia una guari-
gione assai precaria e quella delle fcbbri interinittcnti colla
china (afor. 80). Ma noi non ci dilungheremo piu oltre
neir arrecare esenn>Ii di questo totale allontanamento dal-
r opinione m cui tiensi il signor Bucellati , perche ciascuno
ne puo rinveaire quasi in ogni pagiua del libro di lui ■-, ri-
porteremo in vece alcune diflinizioni. La malattia consiste
in un alterazione qualuncjue dell' economia animale; — il vera
principio iitale e I' aninia; — I' infiammazione e violent o disten-
dimento dei vasi capillari ; - la causa prossima delle infinite
forme morbose e. sempre un effetto morboso ; - sintomo ii I'ef-
fetto morboso che distingue una malattia da un' altra ; — gli.
effetti morbosi sono alterazioni dell' economia animale, cioe
nialattie ; le uUerazioni dell' econonua nnimale non so/io tuttc
mnlattie , perche gli effetti morbosi che distinguono una ma-
lattia da un' altra diconsi sintomi.
Ora queU'assoluto allontanamento dairo/wi(o//e, e questa
che non ])uossi non riconoscere siccome una piu che esatla
dillinlzione delle cose, per cui T essenza loro intima ci si af-
fnccia tosto alia mente, condussero il nostro rifonditore delle
mediche bisogne a quella ccrtezza fisica di curare ic nialattie
JJM. ItuL T. LVlll. 2-7
4l8 APP. PARTE ITALIANA.
tia noi sopra notata. NeU'operare la quale rifuslone non dl-
partisr.i per nulla, a quanto ne dice, dalle leggi della fisica
jininiale, la quale egli dimostra di ampiamente conoscere, e
nel suo piu intimo , spicciatamente in poclie pagine e con
non pill che vaghe ed insignilicanti parole presentandone le
pill precise nozioni. E 11 sommo amore del semplificar le cose
riluce chiarissimo anche nella parte jjatologica e nella tera-
peutica. Certainente die il sempliflcare i principj fondamen-
tali di una scienza e dare ad essa grande avanzamento, ed e
opera riservata a poclii^ il ridnrne poi una diflicilisslma ed
intricatissima quale e la medicina a tre soli solissimi prin-
cipj e opera di smisuratissimo ingegno. E questi tre principj
clie ])ortano un' arte finora congetturale ad arte di certezza
fisica sono i seguenti: i." Tutte le cause dietro le quali si
sviluppano le nialattie non sono die predisponenti , ed ope-
rano siccome debilitanti; a.° Tutte le malattie non sono ciie
Tespressione dciralterazicne deU'economia animale, e quindi
non cl ha die una sola nialactia sotto diverse accidental!
forme, derivante da una sola causa alterante o prossima ,
vale a dire dalle zavorre del canale alimentare e dalla ver-
niinaziotie; 3.° Non ci ha cura radicale trattone quella del
vomitivi e dei purganti in fuori.
Per un sistema di tanta novita , di tanto laconismo e di
tanta semplicezza e facilita ad essere compreso era ben giusto
di riclamare il giudizio delle accademie e delle societa medi-
che, giacche i raedici da se non vogliono darsene pensiero ,
non vogliono, per sentenza del nostro autore , sgraziata-
meute farvi studio sopra, e, aggiugnianio noi, pare loro sia
veramente un operare da incivili il dare mentita al signor
Bucellati col ritenerlo non piii che sistema, e sistema in
tutta Testensione del tevniine, e come suolsi intendere in
medicina, e col non voler credere pienamente all' autore
che non sia certamente /ru«o d'i/igcgTiO assai Umitato , e per
cui egli non poteva estendersi oltre i snoi ristrettissimi confini
( pag. 27). Ma le accademie mediche sono composte di me-
dic! , 1 quali dal loro particolare seggio hanno gia senten-
ziato il nostro dottore. E posciaclie egli si e ad esse ap-
pellate, non varrebbe il ripetere che dal momento die gll
uomini riduconsi in adunanza le loro teste si rinipiccoli-
scono (a quel die ne dice Montesquieu che ben lo do-
veva sapere ). Laonde a dlsavventura non poca per gl in-
fermi e pel signor Bucellati c' e molto a temcre per la
causa sua dinanzi a si pericoloso tribunaie.
f '0
VARIETA.
VOCABOLARIO BELLA LINGUA LEGALE^
Ai signori Direttori della Biblioteca Italiana.
J_ja gentile accondiscendenza , colla quale vi compiaceste
ognora d' inserire nel vosti-o Giornale le rimostrauze die
sul conto di qualche autore vi fiirono iaviate , mi fa spe-
rare die vorrete egualincnte accogliervi aiiche la presente.
L'animenda non vori";i forse parere a tutti molto grave:
ma vol ben sapete che T onore d' aver tentato il prinio
un' utile impresa non e per ogni uomo si piccola cosa da
potergli esser tolto seuza querela •, maggionnente poi se
r abbia quasi ridotta a compimento. Nel fascicolo di gennajo
di quest' auno, pag. 58, F estensore dell' articolo iutorno il
Sagg,io di lingua legale, Dialogn di Maurizio Moschini , pub-
blicato dalla stamperia Marciiesani di Roveredo nel 1828,
osserva bensi la dovuta giustizia alia Disscrlazione della
lingua forense di Ferdinando Arrii'abene , cinque anni avanti ,
nel 1820, edita in Bergamo coi tipi Mazzoleni : ma allor-
die scende a discorrere sulP opera tU un Vocabolario di
lingua legale italiana , tacendo affatto il nonie dell' Arriva-
bene , si mostra esdusivaraeute soUecito di attribuire al
Moschini la lode dell'averne gia intrapresa la compilazione.
La raorte di questo saggissimo giovine fa pur troppo grave
luancanza per la pubblicazione del Vocabolario legale ; man-
canza die non so in quanta parte varro io a coinpensare :
la maggiore opera nondiraeno e tutta dovuta agl' incessant!
stud] del niantovano signor Ferdinando Arrlvabene. I ro-
veretani concittadini del Moscliini . che ben sapevano ogni
sua letteraria fatica , nel loro cenno necrologico intorno a
lui , inserito nel Messaggiere tirolese n.° 3 , 29 gennajo 1828,
dichiararono gia schiettamente ch' egli avea solo raccolto di
mode giiinte pel Dizionario di lingua legale , die al presente
apparecchia il signor Ferdinando Arrivabene, a cui si era as-
sociato per la compilazione di quest' utile opera. Fino da quando
r Arrivabene risiedeva in Brescia giudice d'Appello vi avea
gia posto nianoi e nel 1809 quando un fratello di lui,
nell" eta appena di quindici anni, pubblicava coUe staiii-
pe del Bcttoni un Dizionario domestico sisicmatico , a\eva
4aO V A R I E T A .
potuto fofnire a tjuell' uopo copiosa raccolta dl legali vo-
caboli. Ne rlstette poscia dalP annunciarlo apertaniente (^ol-
r umile titolo di Glossario d' infima italianita giudiciariay
alia pag. 8 della succitata sua dissertazione f, aniiunzio che
venne dal Moschini medesimo, alia pag. 5 del suo Saggio ,
rlpetuto. A tanta pienezza di prove non saprei soggiugnere
cosa maggiore : ma perclie s' intenda fiao a cjual termlne
r Arrivabene ha condotto il suo lavoro , voglio pur qui
trascrivere un brano di lettei-a che il Moschini a lui diri-
geva il la ottobre i8a5. i< Capitatimi appena i due fa-
scicoli del suo Vocabolario , io mi sono dato a scorrerli
avidissimamente , ne li deposi si ne fu compita la lettura :
durante la quale incredibil piacere ho sentito a veder cosi
egreglamente compilata un" opera che da molto tempo io
bramava. Ne forse rimasemi nulla a desiderarvi , se non
fosse quel finimento ch' ella non ha potuto ancor darle , e
che certo , quando potra tornarvi sopi-a, le dark. " Cotesto
finimento concerneva in ispecial modo una parte assai dif-
ficile , quella di munire e d' autenticare i gia raccolti vo-
caboli con testi d' autori classici ; ed appunto questa parte
aveasi valorosamente assunta il Moscliini , che in tale stu-
dio pote rinvenire tesoro di belle giunte , le quali io stom-
mi ordinando a compimento della edizione. L' opera, che
venne dall' Arrivabene a me affidata ;, escira tra qualche
tempo con nuove giunte da me arricchita : ma invoco nul-
ladimeno ajuto da tutti i sapienti giuristi d' Italia, piu
d'uno de' quali , mi e noto , raccolse gia abbondanza di
legali parole ; e protesto loro che anclie per quel non nuovo
ch' essi m' ofFrissero , e che volessero farmi arrivare al mio
domicilio in Mantova, contrada Ghisio , n." 2341, saprei
sempre mostrarmene publjlicamente grato. E poiche V opera
deir Arrivabene e rlvolta al duplice fine di stabilire la
lingua del foro , e di riformare quella dei dicasterj , questo
voto e egualmente diretto all' insigne autore del codice
parmense, barone Vincenzo Mistrali , governatore di Par-
ma , ed a queir altro coltissimo Magistrato che , diciotto
anni sono , pubblicava in Milano un Elenco di alcune pa-
role, oggidi frequcniemente in uso , le qiiaJi non sono ne vo-
caholarj italiani.
Degnatevi , o signori , col vostro autorevole consiglio
d' assecondare le mie voci , e un gran danno della bella
lingua d' Italia sara riparato. ^j^^^., „ ^^^^^ . ^^^^.^^^^
Mantova 14 giugno i83c. Francesco FaccioU.
VAniETA. 4^1
rnOGRAMMA.
Rcnle Accndcinia dcllc scienze di Torino. Classe dclle scienze
morali, storicJie e filologiche. — La ricerca del documeuti, c
la critica di essi nelle storie rlstrette e special!, soao seaza
dubbio gli studj piii utili alT avanzaniento della scienza
storica. Tuttavia giova talvolta allargar gli argomenti, mol-
tiplicare i paragoai, e considerare le generalita , le quali
bea chiarite riflettono poi nuova luce sngli eventi piu par-
ticolari. L' Accademia intcnde del paro pi-onmovere queste
due parti d' ogni buona e compiuta critica; e percio aven-
do gia premiato alcuni lavori di Storia specialmente no-
strale , ora ha deliberato proporre una disrjuisizioae critica
spettante alia storia generale d' Italia. Quindi ha scelto uii
argomento, che quaiito piii e stato trattato anticamente
ed ultimamente da nazionali e stranieri , tanto piii abbi-
sogna oramai d' esser definito con una lyetodica esposizione.
Adunque ella desidera un lavoro storico-critico Siille in-
stituzioni Municipali in Italia , dalla caduta deW Imperio Oc-
cidentalc al fine dcW Imperio della Casa di Svevia ( Hohen-
staufcn) , dalfanno 476 al 1254.
E pill particolarmente :
I." Che fatto lui ritratto delle ultime instltuzioni mnnl-
clpali romane , si vengano distinguendo le niutazioni suc-
cedute ia ogni eta sotto i Goti , i Greci , i Longobardi , i
Carolingi , nientre il regno e V imperio erano disputati tra
Principi Italiani , Frances! e Gerniani , e in ultimo sotto
gl' Imperatori e i Re delle due case di Franconia e Svevia.
a.° Che sulla questlone della piu o meno intera distru-
zione di quelle instituzioni romane si renda particolare
ragione degli scrittori die tennero per Tuna o per I'altra
parte, particolarmente Sigonio (i), Fumagalli (a), Lupi (3),
Sismondi (4) , Muratori (5) , Savigny (6) , Leo (j) e Fa-
gnoncelli (8).
(1) De Regno Italioe. Uh. VII.
(2) Antichitd Loiigoliardico-Mllanesi. Dissert. VI. XI. XXI.
(3) Co(7. Diplomat. Civit. et Eccles. Bergomatis. 1 vol. in fol.
(4) Histoire des Republ, Italiennes ; principahnente i Capi I.
II. V. VL
(5) Antiquit. ItaUae medii aevi : principahnente le Dissert. X\II.
XXn. XLV. XLVI. XL VII. XLVIII. XLIX. L. LII.
(6) Gcschichte des Romisc/ien Rechts in. Mitteraher, Heidelberg
1814-1816.
422 V A n I E T A .
3.° Che a defiiiire , qnanto sia possibile, tale questlone,
e ridurla a distiate particolari certezze , si raccolgano e si
illiistriiio quanti piu si possano Diplomi Imperiali ed altri
documenti atti a chiai-ire concession! di diritti e governi
nmnicipali ; ovvero si dimostri quali citta esercitarono tali
diritti senza aver mai di sifFatte concessloni.
II preniio sara una medaglia d' oro del valore di sel-
cento lire.
I lavori dovranno essere presentati prima del fine di
ottobre i83a, in lingua italiana , latina o francese, ma-
noscritti e senza nome d' autore.
Essi porteranno Hu'epigrafe, ed avranno unita una po-
lizza sigiliata con dentro il nome e 1' indirizzo dell' autore ,
e di fuori la stessa epigrafe posta snllo scritto. Se da que-
sto non sara vinto il premio , la polizza non aprirassi e
sara Ijriiciata.
Sono esclusi dal concorso i soli Accademici residenti.
II giudizio sara pronunziato nel prirao trimestre del mil-
le ottocento trentatre.
I pieghi dovranno essere diretti per la posta od altri-
menti, ma sigillati e franchi di porto, alia Reale Accademia
delle Scienze di Torino. Quando non vengano per la posta,
dovranno essere consegnati all' uffizio dell' Accadeiuia me-
desima , dove al portatore se ne dark la rice vuta. Torino ,
il i5 giugno i83o.
II Presidente L' Accademico Segretaiio Aggiunto
Conte Pkospeeo Balbo. Prof. Costanzo Gazzera.
ANNUNZJ.
I dotti d' Italia e d' Oltremonte stavano in attenzione
d' aver notizia dei fortunati scavi fatti da S. E. il signer
principe di Canino nel suo feudo, negli anni i8a8 e 1829,
ed adesso siamo in caso di annunziare la pubblicazione di
due opere ad illustrazione degH antichi vasi ritrovati; le
quali quantunque insieme coUegate con un certo vincolo ,
(7) Eiitwickdung der verffassiing der Longobardischen Staedte.
H amburgo 1824, 8."
(8) SidC antichlssima origine e successione dei govemi municipali
nflle Citta Ttalianc. Bergamo, iSaS, 2 vol. 8.°
Y A R I !■; T a'. 423
possono stare e si vemlono aiiche scparatameiite, osscndu
ognuna in se stessa coinpleta.
La prima e iin volume ia 4.° di oltre 200 pngine di
testo comj)ilnto dal proprietario, e contiene la descrizione
di quesii vasi con 42 tavole , nelle quali si riportano I'e-
delmente soltanto in fac-siini'e le iscrizioui ritrovate in
detti vasi , ed e iatitolata : Museum ttrusque de Lucien Bo-
najmrte, prince de Canino ; Fouilles cle 1828 a 1829.
La seconda e una inagnifica opera in fogl. mass, che con-
tiene le pitture in colori copiate esattaraente dagli origi-
nali dei vasi summentovati , il cui titolo e : Vases etrusques
de Lucien Bonaparte, etc. Questa grandiosa coUezione sara
composta di 100 tavole, che si distribuiranno in 20 fa-
scicoli , contenente ciascuno 5 tavole colorite , ed ogni mese
ne verra uiio alia luce fino al compimento delT opera. In-
tanto restano invitati tutti quelli che desiderassero asso-
ciarvisi , che prcsso Guglielmo Piatti di Firenze trovasi
vendihile il primo fascicoio al prezzo di Paoli 67 1/2
fiorentini , prezzo a ciii si venflei-anno pure i 19 fascicoli
successivi, che si pubblicheranno alfepoca prescritta. II vo-
lume in 4.° poi delle illustrazioni si rilascera per Paoli 44.
Firenze primo luglio i83o.
STORIA NAT U RALE.
Ossenazionl intorno all articolo intitolato : Notizia
sovra alcunc tare , die , sotto il iionie d ariiillc ,
sccwausl nel comurie di Lurago Marinonc ^ distrctto
d Appiano , proiincia di Como , inseiito ncl tomo
LVII della Bibltoteca Italiana.
Qual rinomanza s' avevano le terre di Lnrngo Marinone,
qual singolare profitto si poteva coUe mcdesime ottenere
prima che il chimico Gaetano Rosina assoggettatele ai pro-
cessi deir arte sua scoprisse in loro proprieta afl'atto ignote
antecedentemente , per le quali meritano esscre tenute in
grandissimo conto ' Anzi che fossero quelle terre oggetto
di accurato chimico esame, nessnn vantaggio traeva il pro-
prietario nemmeno dnlio strato d'argilla che e quello imme-
diatamente soggetto alia terra vegetale. Analizzata poi dessa
dal Pvosina per adempiere ai quesiii del programma ema-
nato il 29 maggio 1819 dall' L R. Istituto di scicnze.
424 V A R 1 E T A .
lettero etl arti tli Mllano (1), cominclo egli stesso n fame
uso nella fabbricazlone tli peiitole refrattarie , dl vasl co-
nici per raffineria dl znccliero ed altrl simili oggetti , e
d^allora in poi ne diveniie estesissimo T uso e lo sniercio.
Successivameiite osservo il Rosiiia stesso die sotto lo
strato d'argilla ne eslsteva uii altro di una terra dotata di
caratteri ben diversi , intorno ai quali , lungamente appli-
catosi scopri potere la medesima servire alia costruzione
delle forme per la fusione de' metalli ; rltrovamento die e
della niassima importanza qnalora si rifletta che per I'ad-
dietro i fonditori italiani furono sempre costretti a trarre,
con grave dispendio, per le loro opere una terra consi-
mile dalla Francia. E questa scoperta fn tanto piu oppor-
tuna e proficua in quanto die venne immediatamente appli-
cata in grande alia fusione de' bronzi colossali die adorne-
ranno tra poco il magnifico nostro Arco della Pace (2).
Ecco in qual modo le terre di Lurago Marinone furono
fatte produttrici di sommo vantaggio e meritevoli che no-
tizia di esse venlsse data al pubblico nel lodato giornale
la Biblioteca Italiana.
Or bene clii il crederebbe? Del cliimico Rosina non vlene
in tal Notizia fatta parola die due volte sole; in una per
accusarlo gratuitamente di un errore o quanto meno di una
contraddizloiie nell' analisi cblmica della terra argillosa dello
strato superiore; nelf altra , die e al fine dell' articolo, per
accennare di sfuggita che Rosina fatta maggiore atteniione
alV argilla friahile di Lurago, gli venne forse in pensie.ro di
sostituirla a quella di Francia nella fusione de' metalli, del
che, si dice, non acquistb la certezza se non allorquando si
fecero gli sperimenti nella fabbrica Manfredini.
(1) II Programma invitava a proporre tevre figulinc dello Stato
opportune per la fabbricazione delle stoviglie resistenti alle di-
verse temperature. II Rosina presento una ragionata Memoria che
fn pubblicata nel 1822 , a spese dell' erario , avendo avuto la
sorte di essere coronato dai gran prcniio Jjiennale.
(2) Per ordine di S. M. fu creata un' ajiposita commissione
onde rlferisse intorno all' esito della nuova terra da fonditore sco-
perta dal Rosina e adoperata per le dette fusioni.
Presidente di tale Comiiiissione e f illustre architetto Marchese
Luigi Gagnola autore dell' Arco e direttore dei lavori.
Yedi Gazzetta di Milano , 18 settembre 1829, ed il Giornale
la Farfalla 7 febbrnjo 1829,
V A R I E T \'. 425
Si e forse volnto con queste ultline parole far credere
die la scoperta fu F opera del case, o die il Rosina s'av-
veiituro alia cieca agli sperlinenti delia fusione del getti ia
hroii/o ? Anclie prima di tale sjierimento ogli avcva la cei-
tezza , e derivavagli dalle nozioni teoreticlie, e da ripetute
prove, clic quella terra era veramente da fonditore , altri-
menti non sarebbe state temerario al segno da proporia
come tale per servire alia fusione de' cavalli e figure co-
lossali deir Arco della Pace, al clie in fatti serve tuttora.
Per dire pol alcune cose anclie intorno al primo ccnno
clie r estensore dell' articolo si e dcgnato fare del Rosina,
osservereino die se il risuUamento delfanalisi di detta terra
argillosa di Lurago fatta dal medesimo e riportata dal si-
gnor Breislak nella sua Dcscrizione geologica della provlncia
di Milano , appare diverse da (piello die venae pubbli-
oato poscia nella Memoria sidle sloiiglie del Rosina stesso,
cio poteva derivare, come avvenne in fatti , dalTavere as-
soggettate ai chimici esperimenti diversi lotti della terra di
quello strato. E a cognizione degli esperti die in uno strato
esteso, quantunque tutto della niedesliua natura , gli elc-
menti die lo compongono possono variare in proporzioni
infinite, cio die si scorge appunto nelT arglUa di Lurago,
la quale varia anzl in piii luoglii di colore e di giacitura.
Appare quindl evidente die tal rimarco fu precipitosamente
dettato e manca di solido foodamento, del die si ha mag-
gior prova nel vedere in esso accolta 1' analisi della terra
da fonditore die si asserisce fatta da un esperto chiniico
milanese in cui e esposto : die nella sua composizione en-
trano So.a parti di allumina sopra 100 della niassa, mentre
si dice poco sopra die tale terra e alFatto friabile, ruvida al
tatto , e die s impasta difficibnente coll' acqua.
Cliiunque possiede appena le prime linee della scienza
cliimica s' accorgera ben tosto delT equivoco in tali parole
compreso. L' allumina e la sostanza die da alia terra la
tenacita , la morbidezza al tatto , e la proprieta di fame
pasta coir acqua-, ora nelle argille piu comuni die presen-
tano tutli qnesti caratteri , non entrano mai al di la di i5
o 20 parti di allumina. Come no potrel)bero adunque en-
trare 3o e piii in una terra ajffatto friabile , aspra , c die
diffidlmente i impasta coll' acqua?
Pareva esser debito di cliiunque si fosse accinto a par-
lare delle terra di Lurago Marinone il fare accurata storia
426 V A. R I E T A ,
AcWa scoperta e dell' uso delle proprietri delle medesime at-
Iribuendone 11 merito a chi si doveva. Ma se in vece di
seguire questa via, come il richiedevano verita e giustizia,
bramavasl noa accordare pai'ola di lode a quel solo che
con lunghissimo e grave dispendio d' opera e di mezzi ha
tatte quelle terre vaataggiose alia socleta, era obbligo al-
meno il non ferirlo con mal calcolate supposlzioni. Pel
solo scopo di schermlrsi di queste ha il Rosina impugnata
la penna, giacche quanto all' onore della scoperta nutre
speranza ch' esso sia appoggiato a pin validi argomenti che
di parole. Gaetano Rosina.
CHIMICA.
Scoperta dcW argento metoUico nel tessuto animale. — £
cosa notissima clie allorquaado adoperasi il nitrato d' ar-
gento come un rimedio per le nialattie nervose, la pelle
degli ammalati, nelle parti che trovansi esposte alia luce,
acquista non rade volte un colore azzurrognolo. II signor
Brande , facendo T analisi di varle parti del corpo di un
ammalato morto in cotale stato, trovo che il plesso coroi-
dale , ed il pancreas contenevauo una quantita assai nota-
bile d' argento in istato metalllco.
(^ Quart. Journ. of Sc. decemb. 1821).)
ERRATA-GORRIGE.
Tomo 58.°
Pag. 199 lit. 10 spimlerometro ^''gg^ siiincleromctro
>• 2u6 » a8 Giuseppe Brugnatelll >• Gaspare Crugnatelli
>• 209 " 3 6 coi (leutl >• roibent!
». aio >• 21-22 fino dal 1808 (2) , e » fiuo ilal 1808, e il Ma-
il Marianini ed il De rianini ed il Dc la Ki-
Ja Rive ve (a)
» 212 w 3o Eenclu » Rendu
>• 2x3 » 35 nosto >• nosti-o
R. QiRONi, F. Caelini e I. Fumagai.u , direttori ed editori.
Pubblicato il di 3o luglio i83o.
Milano , dcdJJ L R. Stamperia.
42?
INDIGE
delle materle contenute in questo tomo LVIII.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
h
Je fabhriche civili^ crxlesiasticlie e inilitari , di M.
Sanmicheli. Articolo a." ed ultimo jjag. 3
Storia della citta e diocesi di Coma , di C. Cantii. —
Storia di Como , di M. Monti. Articolo i." " 19
Catologo di sceke antichita etrusche degli scavi del prin-
cipe di Canino ( Luciano Bonaparte ) , con Osserva-
zioni di G. D. Jlomagnosi " 28
Lettera di L. Bossi suW anteriorila degli Etruschi ai
Greci in fatto di belle arti >/ 286
Museo etrusco e Vasi etruschi del principe di Canino >> 422
Idee generali sul romanzo storico » 145
Idee elementari di architettura civile, di G. Antolini. » 289
Intorno all' indole della letter atura italiana nel secolo 19.°,
ossia Delia letteratura ciiile , di D. Sacchi . . . . " 3o2
Annali dell' Istituto di corrispondenza archeologica per
r anno 1829 "820
Bullettino degli Annali dell' Istituto di corrispondenza
archeologica per V anno 1829 " ivi
PARTE 11.
SGIENZE ED ARTI MECCANIGHE.
Le disposizioni del Begolamento generate del processo
civile in armonia tra loro, ecc., opere di G. A. Ca-
stelli e di G. N. Giordani. Con un progetto di B.
Poli su questo argomento » 53
Memorie di fisica della Societa Italiana delle scienze » 76
Memoires de mathematiqne et de physique par G. Libri » 85
lielazione dello stato attuale della scienza dettro-ma-
gnetica in Italia v 193
Elementi della scienza del conimercio, di A. Corti . . » 33o
4^B I N D I C E
APPENDICE.
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERF.
Corpus histories Byzantincc pag. 89
Leben etc. Delia vita e delle opere de' principali poeti
latini dal i5.° at 18.° secolo , di A. Budick. . . . » 91
The travels etc. Viaggi di Ihn Batuta in Orieiite nel 14.°
serolo , cor\ note di S. Lee "214
Sulle relazioni di struttura organica e di parentela fra
gli aniinali antichi e viventi, di Geoffroy-Saint-Hilaire » aSo
Exercices de mathematiques , par A. L. Cauchy . . . » 355
Carta topografica del Reno » 36 1
PARTE II.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
Agraria. — Scrip tores rei rusticos » 363
Archivj del proprietario e dell' agricohore " 404
Archeologia e Belle arti. — Napoli e contorni , di G.
M. Galanti ./ aSB
Descrizionc del grandioso tempio di S. Francesco di
Paola a Najjoli » ivi
Monumenti di Capua antica, di G. Rucca . ..." 260
II Vaticano descritto ed illustrato da E. Pistolesi . » 261
La piazza del Gran Duca a Firenze, di M. Missirini » 262
Memorie della R. citta di Venezia v a63
L'architettura di Vitruvio , traduzioni di Q. Viviani
e di G. Amati " 378
Storia dell' arte col mezzo dei monumenti, di G. B.
L. G. Seroux d'Agincourt , con note » 3 8 1
Atti accademici. — Memorie della R, Accademia delle
scienze di Torino >/ 269
Chimica. — Rirerche sulle acque di Recoaro, ecc, di
Melandri-Contessi " 398
Economia. — Analisi delt assoluto vcdore delle terre ,
e della stima delle case e rettifili, di G. Cerini . » 399
Trattato generale sulln stima dei fondi , di C. Sabird » ivi
Osservazioni tecniche al Trattato suddetto, di G. Cerini » iri
Educazione. — Galateo di M. Gioja per la gioventii . » 106
Cenni pel miglioramento della prima educazione ; tra~
Uaziom libera daW inglese ^ di Bianca fliilesi Mojon » 244
I N D 1 0 E. JaQ
Eloquenza. — Discorso del prof. C. Toinmasiiu . pag. 373
Epigrafia. — Scelta d' iscrizioni moderne in lingua ita-
/^■««« .-•347
Iscrizioni di G. F. Rambelli „ \^,i
Equitazione. — Sul morso piii confaceme al cwallo,
di M. Weyrother, traduzione di P. Sajler . . . » 12a
Filologia. — Lezione di M. Colombo intorno al favel-
hire e scrivere con proprieta " 37a
Manuale per migliorare lo stile di cancelkria , di G.
Dernbsher "373
Filosofia. — Lettera di Cornelio Frangipane per chi
viver dee nel mondo » 246
Geografia e Viaggi. — Ossermzioni di M. Cantoni cdla
Descrizione del lago di Gar da di G. S. Volta . » 263
Viaggi a Pekino , a Manilla, ecc, di M. De Guignes <, 376
Portolano del mare Adriatico , di G. ilarieni . . . >, 405
Legislazione. — Commend sopra il Codice delle gravi
trasgressioni di polizia, del P. Kudler » a65
Del diriuo di eriger fabbriche e di vietarle ecc, di
M. Schuster »/ 266
Storia de' principj regolatori delle pruove ne processi
penali, di N. Niccolini "268
Del possesso e della prescrizione , di G. WinUvarther » 3q5
Principj del dirilto commercial e , di E. Cesarini . . „ 3n^
Meccanica. — Raccolta di disegni delle principali mac-
chine in ogni ramo d'industria, di A. Zamboni >, 273
Medicina. — Lucm Stullii opuscula duo medica . . . » iin
Pauli Mascagrd Anatomia universa "273
Cenni sopra il morho miliar e Veronese., di F. FagiuoU » 274
Nuovo trattato delle emorragie uterine, traduzione
con aggiunte di F. Ferrario v 276
Compendia di medicina pratica veterinaria , di G. B
J^'P' '"277
Trattato sistcmatico delle epizoozie , di G. B. Laurin "278
Jnstitutiones pathologice generalis I. Corneliani. . . „ 408
L' arte di curare le malattie portata al sublime grado
di certezza fisica , di L. Bucellati " 4i5
Della scienza della vita, di G. De Filippi " 414
Poesia. — Sci inni di Omero tradotti „ o3
Le satire di G. Giovenale tradotte da T. Accio . . » 94
Sdruccioli di T. Gargallo „ o5
SI Riccio raplto di A. Pope, tradotto da A. Beduschi >> 96
4*^0 INTDICE.
Maria Suiarda, tmgedia di Schiller tradotta in versi
da Edvige De Battisti pag. 07
Maria Stuarda, tragedia di L. Barichella .; iyi
In morte della contessa Annetta Serego Alighier'' nata
Schio^ versi di C. Betteloni »/ 100
Saggio di alcune poesie di F. M. Travella » 101
/ sette Sacramcnti , odi di F. M. Travella . . . . » ivi
Poesie minori del Petrarea sul testo latino ora cor-
rem per cur a di D. De Bossetti, volgarizzate da
poeti viventi o da poco defwui. Art. 1° . ...» 2.33
Eneide di Virgilio , traduzione di Eufrosina Massoni » 3 38
La ValUsniera, idilUo di A. M. Ricci »/ 240
Elegie di A. M. Ricci v 371
II dissoluto geJoso , commedia di A. Zanolini ... v 241
Raccolta di novelle morali, per cura di S. Ticozzi » 242
Famle sopra i doveri sociali , di G. Perego . ..." 243
Quinti Hovatii Flacci , carmina v 363
Sopra Roma., sciolti di P. Marocco >/ 365
Favole di Gay, Moore e Burke, tradotte da G. Gar-
gnani „ 36^
Novelle di Diodata Saluzzo Roero » 366
Pohgrafia. — Antologia strani-era , giornule ''38a
Religione. — Opere di S. Francesco di Sales . ...» 107
Educazione cristiana , ossia Catcchismo universale. » 108
II hbro sacro di Tobia , giusta la versione di A. Ni-
colai „ 109
Vangeli festivi giusta il rito romano " 110
Delia metropolitana e del metropolita di Milano , di
G. Villa .- . . " ivi
Breviariuni Amhrosianum » 118
Biblioteca dei Santi Padri , tradotti ed illustrati . >> 382
Collectio selecta SS. Ecclesice Patrum , D. Caillau . » ivi
Nexus scientificus jurisprudentice ecclesiasticm , F. M.
Zinelli » 3cj%
Biblioteca scelta di orazioni sacre .; 388
Oinelia pastorale di M. S. Soldati ''393
Trecentnsessa?itasei giorni consacrati alia Passione di
Gesit Cristo " 394
-Scoria e Biografia. — L'Europa nel medio evo, di A.
Hallain: traduzione di M. Leoni " loa
P.P. Vergerii seniores de Bepublica veneta fragmenta •> 346
At/ante storico , geografico , genecdogico , cronologico
e letterario di M. A. Le Sage, corretto ecc, . . " 262
I N D I G E. 43 1
Elogi storici di cinque illustri sacerdoli di Casiclfraiico pag. 874
Vita di Pictro Aretino " SyS
Elogio del dottor Luigi Caccialupi, di G. Chiappa. » 10a
. di Paolo Bongioanni professore di ostetricia ■> ivi
del C. G. A. Bramhilla chirurgo, di C. A. Jtigoni » ivi
Elogi d' illustri italiani " i o 5
La vita di Carlo Zeno " i\i
Scoria naturale. — Aloysii Colla novi scitamincarum
generis de stirpe jam cognita comincntatio ...» 119
Prenozioni fondamcntall di biologia , di L. Foriii . » ayi
Delia fccondazione delle pianie , di F. Gcra ....'> 400
VARIETA'.
Agraria. — Metodo per trattenere gll sciarni delle api >> a86
Premio per una Memoria sul gelso " 142
Arti e Mestieri. — Tappeti pei pavimenii » I'ij
Astronomia. — Delia cometa attualmente visibile. . . »» 141
Bihliografia. — Curiosita bibliograjiche dell' Univcrsita
di Cambridge "380
Manoscritti orientali della Persia Irasportaii a Pie-
trohurgo » 3 8 1
ClUmica. ■ — Osscrvazioni chimiche su molte anforc sco-
perte recentemente presso Milano , di G. Jxosina » 187
Scoperta dell' argento metallico nel tessuto ommale.» 426
Errata- Corrige " 5 4^
"4^6
lilologia. — Di tin voca'iolario della lingua legale . » 419
Fisica. — Osseriazioni meteorologiclie di aprile ..." 144
. — . (// maggio .
• — . ■ di giugno .
Geografia e Viaggi. — • Notizie intorno ad Algeri
Gerard e Csoma nella Vallata di Sulci
Sfjuarcio di lettera di G. Acerbi suW F^itto . .
Medicina. — Esamina delle Ossenazioni ai Brevi cenui
sul vajuolo dominante nel Milanese, ecc " laS
Verme nella midolla spinale di un agnello colpito da
paralisia » 1 2 9
Sroria. — Programma della R. Accademia delle scienze
di Torino per una Memoria sulle istituziord mu-
niripali in Italia v 42 1
Sioria naturale. — Ossa umane fossili nel Badese. . » aiJ6
Osservazioru di G. Jtosina alia Notizia suUe argilte
di Lurago Marinone »/ 423
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