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BIOLOGIA MARINA
MANUALI HOEPLI
ó ;^./
RAFFAELE ISSEL
BIOLOGIA MARINA
FOEME E FENOMENI
DELLA
VITA NEL MARE
ILLUSTRATI DALLA SCOGLIERA MEDITERRANEA
con 211 figure, di cui 110 originali
ULRICO HOEPLI
EDITORE LIBRAIO DELLA REAL CAS.
MILANO
1918
PROPRIETÀ LETTERARIA
1-^X0
Milauo — Tij)0>iratìa Umberto Allej^retti — Vtti Orti. 2.
INDICE DELLE MATERIE
Pag.
Prefazione xiii
Gap. I. — Vita acquatica iit generale e vita
marina 1
Differenze tra vita acquatica e vita terrestre quali
si rivelano nella locomozione e nella respirazione. —
Vita marina e vita d'acqua dolce; separazione fi-
siologica tra l'una e l'altra. — Importanza ed an-
tichità della vita marina di fronte agli altri modi di
esistenza.
Gap. II. — Uno sguardo alle condizioni fisiche
del mare ed alla loro influenza generale su-
gli organismi viventi 19
Generalità; influenza delle sostanze solide e dei
gas disciolti. — Influenza della temperatura, della
luce, della pressione. — Movimenti delle acque e
loro influenza.
Gap. III. — Cenni sulla influenza del fondo ma-
rino. I domini biologici marini; i caratteri
dei fondi e degli organismi costieri . . . 49
Configurazione e natura del fondo marino. — Ben-
tos e plancton; bentos litorale e bentos abissalo. —
Cenno sulla distribuzione degli organismi costieri e
sui \arì fattori che li governano. — La successione
dei fondi e degli organismi nel dominio costiero
(Mediterraneo); comunità biologiche costiere e loro
caratteri generali.
vili Indice delle malerie
Pag.
Gap. IV. — Uno sguardo generale alla biologia
del plancton .81
Caratteri del plancton e loro interpretazione. —
Migrazioni orizzontali; migrazioni verticali a breve
e lv*go periodo; migrazioni di sviluppo. — Mani-
festazioni della sensibilità organica relative a questi
movimenti. — Quantità del plancton, sua distri-
buzione; stratificazione del plancton, sopratutto nel
Mediterraneo. — Importanza del plancton nella cir-
colazione della vita marina.
Gap. y. — Breve illustrazione di alcuni orga-
nismi planctonici 124
Protozoi, Celenterati e Ctenofori. — Echinodermi,
Vermi e Molluschi; fotofori dei Cefalopodi. — Cro-
stacei e Tunicati.
Gap. vi. — Breve illustrazione di alcuni orga-
nismi planctonici 173
Larve pelagiche di Pesci bentonici; Pesci pelagici
anche nella condizione adulta ; Pesci batipelagici del
Mediterraneo. — Delfini e Balene. — Fitoplancton :
Diatomee, Peridinee, Coccolitoforidee. Cloroficee.
Gap. vii. — Uno sguardo alla fauna abissale 204
Limiti della fauna abissale ; suoi caratteri in rela-
zione coll'ambiente ; sue origini. — Spongiari, Celen-
terati, Vermi, Molluschi, Echinodermi abissali. —
Crostacei e Pesci abissali.
Gap. Vili. — La vita nelle pozze di scogliera 233
I Coleotteri {Ochtebius) ed i Copepodi (Harpacticus)
delle pozze. — I Rotiferi ed i Protisti. — Resistenza
alla concentrazione dell'acqua e fenomeni di vita la-
tente da questa determinati. — Importanza di tali
fenomeni.
Gap. IX. — Organismi anfibi della zona di ma-
rea e della zona sopralitorale 262
Caratteri generali. — I Cirripedi della zona di ma-
rea (CMamalus). — L'Attinia rossa. — La Littorina
ed i suoi commensali. — La Ligia ed i Granchi anfibi.
Indice delle materie
Pag.
Gap. X. — La vita fra le Alghe sommerse . 291
Alghe della scogliera e loro importanza. — Idroidi
(Coryne), Meduse striscianti di Clavatella. — Anellidi
tubicoli (Spirorbis), Terebellidi e Molluschi Nudi-
branchi {Aeolia, Galvina). — Crostacei {Caprella, A-
canthonyx, Maja), Pantopodi.
Gap. XI. — Vita della scogliera sommersa . . 326
stelle e Ricci di mare {Asterias, Paracentrotus). —
Molluschi Gasteropodi (Cyprea, bonus, ecc.). Polpo
(Ociopus). — Animali viventi sotto le pietre; Chi-
toni, Orecchie di mare (CM^on, HaKofis) ; Gorgonie.
Gap. XII. — La vita sui fondi a Coralline e
sui fondi melmosi 350
Fondo a Coralline; caratteri generali ; Spugne {Axi-
nella), Briozoi (Myriozoum, Retepora), Anellidi (Pro-
tuia, Swnicc),Echinodernii (Echinus, Spatangus, Astro-
pecten, ecc). — Molluschi (Saxicava, Pecten,Cerithium,
Aporrhais, Fusus, Murex, ecc.), — Crostacei {Lam-
brus, ecc.) — Tunicati (Cynthia, ecc.). Pesci {Scyllio-
rhinus). — Fondo melmoso: caratteri generali ; Ce-
lenterati {Alcyonium, Pennatula,Cariophyllia). — E-
chinodermi (Ophioglypha, Stichopus), Molluschi {Tur-
ritélla, Cassidaria, Dentalium, Avicula, Isocardia). —
Crostacei {Squilla, Penaeus, Dromia), — Tunicati
{Phallusia). — Pesci {Torpedo, Raja, Peristedion, Lo-
phius, Centriscus, Argentina, ecc.).
Gap. XIII. — La vita sulle arene litorali . . 387
Generalità; Anellidi {Arenicola, Hermella), Echino-
dermi {Echinocyamus), Molluschi {Cardium, Donax,
Sepiolà). — Crostacei {Crangon, Diogenes, Portunus);
Pesci (<SoZca, Trachinus Callionymus, ecc.); vita nelle
ghiaie.
Gap. XIV. — La vita nelle praterie di Fosi-
donia. 1 405
Biologia della Posidonla ; relazioni della Posidonia
colla fauna. — Idroidi e Briozoi {Sertularia, Membra-
Indice delle materie
Pag.
nipora). Molluschi {Rissoa, Phasianella, ecc.). — Cro-
stacei (Idotea), — Pesci (Hippocamptis, Syngnathus,
Nerophis, Siphostoma, Labrus, Crenilabrus, ecc.).
Gap. XV. — La vita nelle praterie di Posido-
nia. II 431
Fauna vivente sul fondo della prateria: un piccolo
Paguro (Catapaguroides) ; simbiosi ed altre partico-
larità biologiche di alcuni Paguridi. — La Zenobiana,
Attinie, Molluschi. — Il feltro di Alghe sulle foglie
di Posidonia; Foraminiferi, Vermi, Acari. — Impor-
tanza delle Zosteracee nel ciclo alimentare del ben-
tos litorale.
Gap. XVI. — I colori degli organismi marini
e i problemi delV adattamento 458
Colori degli animali marini; sistema cromatoforo
dei Crostacei, dei Cefalopodi e dei Pesci. ~- Fatti che
regolano la distribuzione dei colori e le funzioni del
sistema cromatoforo; fenomeni di omocromia. —
Funzione ed interpretazione biologica dei cromato-
fori, in relazione alle controversie sull'adattamento.
Gap. XVII. — 1 Pesci utili e la pesca. I. Pe-
sci planctonici ed Anguilla 488
Acciuga e Sardina. — Tonno — Pesce-Spada. —
Anguilla.
Gap. XVIII. — I Pesci utili e la pesca. II.
Pesci bentonici. Problemi relativi alla pro-
duttività del mare 521
Muggini, Orata, Saraghi, Salpa, Occhiata, Lupo;
cenni morfologici e biologici. Dentice, Triglia di
scoglio, Cernia, Ombrina; id. id. — Merluzzo, Pa-
rago. Triglia di fango, Pleuronettidi, id. id. — Cenno
sui metodi e sugli attrezzi di pesca bentonica in Li-
guria. — I problemi relativi alla produttività dei
mari italiani. — Compito della biologia marina ap-
plicata alle industrie del mare.
Indice delle materie
Pag.
Cap. XIX. — Cenni sui metodi più semplici di
raccolta e di studio nella biologia marina . 560
Generalità; metodi per la pesca del plancton (reti
da plancton, conservazione del materiale). — Metodi
della pesca bentonica (rete a raschiatoio, redazze,
mangano draghe; pesca profonda). — Cannocchiale
marino; acquari e modo di ossigenarli; mezzi ottici e
libri: laboratori marini. Conclusione.
i>r:efa.zion^je
lì 'presente volumetto ripete, con qualche cambiamento,
il corso libero di Biologia marina che ho tenuto nelV Uni-
versità di Genova durante il triennio 1913-1915.
Troppo scarsa la materia — mi direte voi — e la
forma piò, adatta ad una volgarizzazione o almeno ad
una semi-volgarizzazione che non a conferenze accade-
miche. Risponderò come la brevità sia senz'altro giusti-
ficata dalla norma, che fedelmente seguivo, d'intercalare
alle conferenze una, e più spesso due sedute dedicate alla
presentazione di materiale vivo, o conservato, ed a qual-
che esercizio di laboratorio. D'altronde questo mio la-
voro non ha la pretesa di passare per un trattato e
neppure per un compendio di talassobiologia.
La veste semi-popolare in un libro che vorrebbe appa-
rire al corrente delle ultime scoperte, attingendo materia
da monografie speciali e recando pure qualche contri-
buto originale, è roba da far corrugare la fronte a più
di un professore ed a più di un editore. Io parlavo a
studenti di prim'anno, appena iniziati allo studio delle
scienze naturali e cercavo di evitare una esposizione
troppo uniforme e pesante, sia pure sacrificando in ta-
lune parti Vequilibrio della materia e la trattazione
XIV Prefazione
esauriente di certi temi. Ho creduto opportuno di presen-
tarmi cogli stessi criteri ai lettori; diranno questi se ho
avuto ragione oppure torto.
Meputo doveroso Vindicare in quali argomenti ho por-
tato un piccolo contributo personale: sono dell'autore
le considerazioni a principio del primo capitolo (Vita
acquatica); il capitolo Vili (Pozze di scogliera), il
XIV ed il XV son tratti in gran parte da memorie del-
Vautore; non mancano osservazioni personali nei ca-
pitoli X e XI (Scogliera sommersa) e sopratutto nel
IX (Zona di marea, dove si parla dell'Attinia e della
Littorina) e nel XVI (Arene litorali, per quanto con-
cerne gli atteggiamenti della Sepiola e del Diogenes).
I capitoli II e III (Influenza generale delle condi-
zioni fisiche, generalità sugli organismi bentonici);
il capitolo IV (Biologia del plancton) ed il VII (Fauna
abissale) sono desunti da libri e memorie recenti di bio-
logia marina; non ho tuttavia mancato di aggiungervi
alcune notizie, sopratutto per quanto si riferisce in modo
particolare al Mediterraneo in generale ed al Mare Li-
gure in particolare. Nella parte che passa in rassegna
alcuni tipi di organismi planctonici (capitoli V e VI)
ho tratto largo profitto dalla pratica acquistata a Quarto
dei Mille in due anni di pesche planctoniche metodica-
mente eseguite.
Ho creduto meglio presentare ai lettori comunità bio-
logiche realmente esistenti in punti determinati del Me-
diterraneo {dintarni di Genova) che non illiistrare un
quadro biologico corrispondente a condizioni medie,
perciò i dati sulle faune peculiari a singole zone del lito-
rale {capitoli dalVVIII al XIV) son tratti, salvo poche
eccezioni, da materiale che Vautore medesimo ha potuto
raccogliere ed osservare.
Prefazione xv
L'essermi di 'preferenza indugiato in cose ed in feno-
meni 'personalmente conosciuti, spiega come siano trat-
tati con una certa larghezza alcuni argomenti, mentre sono
taciuti od appena accennati altri che si ritengono più,
importanti; per la stessa ragione ho trattato dei vegetali
in modo molto succinto. Alle nozioni sulla etologia delle
specie marine ho riserbato una parte pi'ii larga di quella
che è loro generalmente assegnata negli scritti di questp
tipo e di questa mole, perchè tali nozioni mi sembrano
costituire un complemento assai utile alla conoscenza
biologica delVambiente.
Mi è parso anche saggio consiglio, dal punto di vista
didattico, parlare più diffusamente del litorale superiore,
dove le raccolte e V osservazione riescono più facili e più
accessibili ad ognuno, che non delle acque più profonde
Un intiero capitolo è dedicato alla colorazione degli
animali marini, onde porgere esempio di un complesso
problema biologico che emerge da fatti via via osservati
Era mio proposito non sconfinare dal terreno pretta
mente scientifico. Soltanto a lavoro quasi ultimato i
consiglio di persona autorevole mi ha persuaso ad ag
giungere, come sa^ggio di applicazione, due capitoli sui
Pesci utili e sulla pesca marittima. Anche in questa
parte, necessariamente breve, ho cercato che le cose dette
fossero, per quanto era possihiU, frutto di personale
esperienza acquistata visitando la pescheria, discorrendo
coi pescatori e partecipando alle loro spedizioni.
Nei cenni sui metodi di pesca scientifica che pongono
termine al libro ho creduto superfluo il ripetere quanto
con dovizia di particolari e di figure ci possono offrire
certe opere di talassografia; mi sono quindi limitato a
porgere, insieme a ì>revi cenni sulle applicazioni mo-
XVI Prefazione
derne, quelle istruzioni pratiche che meglio valgono ad
avviare alle prime ricerche marine un principiante for-
nito di mezzi modesti.
La nota bibliografica posta in appendice ad ogni ca-
pitolo è soltanto in parte una scelta delle opere più
importanti e più autorevoli. Certe memorie speciali vi
figurano perchè mi han servito a svolgere o a discu-
tere punti che mi parevano degni. di rilievo, e accanto
a lavori generali di fondamentale importanza son ci-
tati anche scritti popolari, ai quali mi è occorso qua
e là di attingere.
A rendere pubblici questi miei saggi mi ha spinto
più, d'ogni altra cosa una riflessione. Molti naturalisti
del gruppo più, giovane, studenti e laureati, sono gene-
ralmente assorti in esercizi ed in minuziose indagini
di morfologia o di fisiologia generale, e a me sembra
che V indole e V ambiente dei loro studi non consentano
loro di acquistare quella visione larga e diretta della na-
tura che sarebbe desideràbile. Il naturalista « da labora-
torio » ha ucciso il naturalista « da campagna » e se
ha corretto spesso le gravi deficienze, non ha mólte volte
ereditate le buone qualità del suo predecessore. La bella
organizzazione di taluni laboratori marini, dove lo stu-
dioso trova giornalmente sul proprio tavolino il materiale
vivente, se da ima parte offre inapprezzabili vaìitaggi,
toglie però al biologo non poche opportunità d'imparare
e di meditare, perchè lo dispensa dal ricercare di propria
iniziativa gli organismi che lo interessano e dal rendersi
conto coi propri occhi di una quantità di fatti relativi
alla vita ed ai costumi di quelli. Appariranno esagerate,
ma non sono certo destituite di fondamento le parole del
Massari: « le biologiste actuel, quelquHl soit, se conduit
Prefazione
comme un peintre paysagiste qui, sans jamais sortir
de son atelier, travaillerait d'après des esquisses faites
par autrui ».
Considero quindi molto utili quegli scritti che inco-
raggiano gli amici delle scienze biologiche e sopratutto
i principianti, a scrutare gli organismi nell'ambiente
loro naturale a riconoscerli, ad osservarli in ^itu sotto
i più svariati punti di vista; e sarò ben lieto se colla
modesta mia opera potrò contribuire, anche in minima
parte, allo scopo. Né corro il rischio di presentare un
duplicato; poiché nella letteratura biologica italiana
tanto l'efficace libretto del Baffaele, non piit. recente,
quanto V altro recentissimo del Gavanna, pieno di garbo
nel suo indirizzo zoologico -culinario, hanno intenti che
alquanto si discostano dai miei.
Un'altra circostanza mi ha spronato a pubblicare :
Poco prima della guerra il barone tedesco von Miimm,
stabilitosi nel castello di San Giorgio a Portofino, sti-
pendiava uno zoologo di Francoforte, onde preparare
un libro, riccamente illustrato, sulla fauna marina lo-
cale. A me, che da qualche anno andavo frugando nella
scogliera Ligure, rincresceva di lasciarmi prevenire da
uno straniero.
E termino con una parola di ringraziamento sincero
alle persone che mi hanno aiutato.
Mentre terminavo il lavoro e correggevo le bozze ho
avuto preziose indicazioni e larga ospitalità, nei rispet-
tivi Istituti, dai Proff. V. Grandis, B. Grassi, G. Pa-
rona (^) eF. Raffaele. I dirigenti dell'Istituto Idrografico
(^) Questi mise a mia disposizione il materiale raccolto du-
rante una inchiesta sulla pesca.
XVIII Prefazione
della B. Marina, e in particolar modo il prof. Ludo-
vico Marini, mi sono stati larghi di cortesie. Sulla pesca
e sulla comparsa di certi animali marini m'informarono
gentilmente il prof. Mezzana di Savona, il cajnt. Gi-
chero di Camogli ed il sig. G. Fa^gioni di Genova. Alla
rara dottrina ed alla ricca biblioteca delV amico Dot-
tor Achille Forti ho ricorso in questa, come in altre cir-
costanze, e non invano.
La guerra, e i conseguenti doveri miìUdri. m'impe-
dirono di fare, come avrei desiderato, certe aggiunte al
testo e sopratutto alle illustrazioni.
Anche in tempi meno burrascosi, un lavoro come il
mio, dove tante e svariate notizie sono condensate in
breve spazio, non poteva, andar esente da errori. Mi fa-
ranno cosa grata quei maestri e colleghi che me li vor-
ranno benevolmente segnalare.
Istituto d' Anatomia Comparata della R. Uni-
versità di Genova e laboratorio marino di Quarto
dei Mille. 1916.
R -AFFA EIE ISSEL.
EKRATA- CORRIGE
Pag. 7, riga 15^: non Amfibi, ma Anfibi.
Pag. 24, riga 3^: non Manganese, ma manganese.
Pag. 59, riga 8^: dopo dimora, porre punto fermo.
Pag. 65, riga 25'^: non quantunque si manifesti, ina. qtiantunqice
manifesti.
Pag. 73, riga 3-^ : non Posidonia oceanica, ma Posidonia caulini.
Pag. 87, spiegaz. fig. 12: non Tier U. Pfianzenleh., ma Tier u.
Pflanzenleh.
Pag. 94, spiegaz. fig. 14: non Taumatolampas, ma Thaumato-
lampas.
Pag. 95, riga 11'^: non Amfipodi, ma Anfipodi.
Pag. 97, spiegaz. fig. 17 : non Glorophtalmus, ma Chlorophtalmus
Pag. 113, intestazione: Uno cguardo, ma Uno sguardo.
Pag. 116, riga 9^^ : non e di sparpagliarsi, ma ed a sparpagliarsi.
Pag. 119, riga 233': non hemygimnus, ma hemigymnus.
Pag. 124, riga 9^: dopo i Celenterati, i Ctenofori, porre punto
e virgola.
Pag. 131, intestazione: non planstonici, ma planctonici.
Pag. 143, spiegaz. fig. 38: non Gymhulia peroni Blainy, ma
Cymhulia peroni Blainv.
Pag. 159, riga 22^: non simili quelli, ma simili a quelli.
Pag. 161, spiegaz. fig. 52: non Phillosoma, ma Phyllosoma.
Pag. 170, fig. 58: Nella fig. C, a destra di ms ci vuole una pun-
teggiata, da prolungarsi sino entro ai margini dell' appen-
dice caudale ; a destra di Is la punteggiata deve toccare le
gemme laterali di detta appendice.
Pag. 179, spiegaz. fig. 62: non dalV Ereinbaum più, ma dal-
l' Wirenhaum.
Pag. 180: non Mola rotunda, ma Orthagoriscus mola.
Pag. 197, spiegaz. fig. 71: sopprimere, nelle due ultime righe,
la lettera C e tutta la dicitura che segue.
Pag. 201, penultima riga: non Pontosphera, ma, Pontosphaera.
Pag. 202, righe 5^^ e 7=^: non Halosphera, ma Halosphaera.
XX Errata- Corrige
Pag. 209, righe 6* e 12* : non Stenorhyncus, ma Slenorhynchus .
Paj;. 217, spiegaz. fig. 77: non Brachipodo, ma Brachiopodo.
Pag. 218, spiegaz. fig. 78: non rotundus, ma rottindalus.
Pag. 219, riga 19"^ : non Le Brisinga coronata, ma La Brisinga
coronala G. O. Sars (fig. 79). Va soppressa la frase succes-
siva che va da Altre sino ad abissali.
Pag. 226, riga 7^: non litorale, ma costiero.
Pag. 228, penultima riga: n9n Trachyri7icus, ma Trachyrhyn-
chus.
Pag. 277, spiegaz. fig. 96: non Littorina meritoides, ma Litto-
rina neritoides.
Pag. 317, spiegaz. fig. 114: non Caprella aeanthifera, ma Caprella
acanthifera.
Pag. 331, fig. 19: mancano le frecce, colla punta verso l'alto del
foglio, che segnano la direzione del movimento,
Pag. 333, spiegaz. fig. 120: non Pedicellarie, ma pedicellarie.
Pag. 335, fig. 122: invertire le due lettere ^ e i?, in modo ohe
risulti : A Monodonta turbinata — B Oypraea lurida.
Pag. 344, spiegaz. fig. 127 : invece di « {Serranus scriba) del vero »,
porre: * {Serranus scriba), metà del vero.»
Pag. 364, spiegaz. fig. 136: non Seyllixun ma, Scylliorhinus.
Pag. 380, riga 20^: non sembralo ma, sembì'a la.
Pag. 394, ultima riga della nota: non unzione, ma funzione.
Pag. 405, sommario, riga 4^ : non Sygnatus, ma Syngnalhus.
Pa^. 413, spiegaz. fig. 156: non Serturia, ma Sertularia. Nella
figura la lettera C va cancellata.
Pag. 423, quart'ultima e terz'ultima riga : non in hmgo un tubo,
ma in un lungo tubo.
Pag. 424, riga 2 < : non Sygnatus, ma Syngnalhus.
Pag. 455, riga 29^^: non Anfiipodo, ma Anfipodo.
Pag. 489, spiegaz. figura 176: dopo .4 cctMflra togliere i due segni
neri.
Pag. 515, fig. 185: l'accorciamento degli ultimi stadi deve es-
sere pili sensibile di quanto apparisca nella figura.
Pag. .543, riga 14«: non di lire e, ma di lire.
Pag. 567, spiegaz. fig. 205: non raschialore, ma raschiatoio.
Pag. 568, spiogaz. fig. 206: non redazzo, ma redazze.
Per svista alcuni nomi specifici derivati da nomi propri
sono scritti con iniziale maiuscola, mentre, data la norma se-
guita, dovevano, per uniformità, scriversi tutti con minuscola.
CAPITOLO I.
Vita acquatica in generale e vita marina
Sommario: Differenze tra vita acquatica e vita terrestre quali
si rivelano nella locomozione e nella respirazione. — Vita
marina e vita d'acqua dolce; separazione fisiologica tra
runa e l'altra. — Importanza ed antichità della vita ma-
rina di fronte agli altri modi di esistenza.
Tutti sanno come la terra emersa accolga organismi
ben differenti da quelli che abitano le acque, ma sol-
tanto al naturalista capace di abbracciare con uno
sguardo l'insieme delle forme organiche si chiederebbe
d'interpretare questa differenza, o, più modestamente,
di esprimere in brevi termini dove e come si manifesti.
Una considerazione che mi sembra istruttiva, quan-
tunque non figuri in alcun testo di biologia, può met-
tere in luce le diverse esigenze dei due domini, il ter-
restre e l'acquatico: nel regno animale (al vegetale
non pensiamo pel momento) il contrasto fra vita ac-
quatica e vita terrestre apparisce con evidenza par-
ticolare a chi studi uno degli attributi più importanti
del regno animale, la locomozione. Immaginiamo di
ordinare gli animali in una serie, a seconda della mag-
giore o minore facoltà che hanno di muoversi in ogni
1 — R. ISSKL.
Capitolo primo
senso; gli estremi allora si toccano in quantochè le
tipiche differenze appariscono in principio ed in fine
della serie. Voglio dire che le qualità più spiccate di
organismo acquatico si rivelano da una parte tra le
specie più sedentarie, incapaci di spostarsi, almeno
nella condizione adulta; dall'altra fra quelle che si
spostano rapidamente ed in ogni direzione dello spazio
che le circonda.
Per vari motivi una Spugna, un Corallo, un Briozoo
male si concepirebbero fuor d'acqua, anzitutto perchè
un animale abbarbicato al fondo, come la pianta
alla sua zolla, sarebbe incapace di provvedere al nu-
trimento sulla terra emersa. L'acqua è veicolo e vi-
vaio di sostanze nutritive ben migliore dell'aria;
spoglie di organismi galleggianti cadono in copia sul
fondo dagli strati superiori; inoltre l'acqua è ottimo
solvente di sostanze organiche e costituisce in certi
casi una soluzione nutritiva, infine tenui correnti
proprie dell'ambiente o prodotte dall'attività mede-
sima dell'animale (minuscole ciglia che vibrano, bat-
tendo ritmicamente il liquido) bastano soventi volte
a portare il cibo necessario, senza contare che i minuti
organismi delle acque sono tanto abbondanti da in-
cappare spesso fra i tentacoli di qualche sedentario
nemico.
Per contro l'atmosfera che circonda l'animale ter-
restre non suole accogliere sufficiente quantità di or-
g'^,nismi o di resti organici né per caduta dagli strati
più alti né per correnti spontanee o provocate. L'E-
peira, il Ragno dei giardini, si precipita a paralizzare
col morso velenoso ed a suggere l'insetto rimasto pri-
gioniero nelle sue reti. Supponete invece il Ragno sta-
VHa acquatica in generale e vita marina 3
zioiiario nel centro della tela e padrone soltanto della
preda che il caso faccia impigliare proprio in quel
punto ; in poco tempo esso morirebbe d'inedia. L'ani-
male terrestre deve cambiar posto per fuggire condi-
zioni atmosferiche dannose: pioggia, vento, eccessi
di caldo e di freddo. Sojjrattutto fugge l'estrema sic-
cità, che privando i tessuti del minimo d'acqua ne-
cessario alle funzioni vitali, uccide l'organismo o se
talvolta vien tollerata lo è soltanto in condizioni di
vita latente (una sorta di letargo, ved. cap. Vili).
Tale j)ericolo non minaccia l'organismo acquatico,
il quale si trova molto spesso in ambiente così costante
ed uniforme da poter condurre, senza danno, una vita
completamente sedentaria. In armonia con quanto
precede sta la circostanza che le Spugne, i Coralli,
i Briozoi ed altri animali fissi non hanno sulla terra
emersa alcun rappresentante.
Passando dagli animali fìssi ai meglio dotati in fatto
di mobilità, il contrasto assume una forma diversa.
E qui si rivela il debole di ceree definizioni passate
nell'uso comune; ci siamo espressi con precisione scien-
tifica quando abbiamo contrapposto la vita « ter-
restre » alla vita « acquatica » ?
Se con questi due termini vogliamo indicare il fon-
damento biologico della definizione, l'esattezza non
è raggiunta. L'attributo di terrestre; la presenza di
un substrato solido sul quale poggia l'organismo in
quiete od in moto è di secondaria importanza; il Cro-
staceo vagante sul fondo marino non profitta forse
di un substrato solido come la Scolopendra che corre
sui vecchi muri ? Per l'mia e per l'altro il fattore fon-
damentale è il fluido che da ogni parte li circonda;
Capitolo primo
l'acqua nel primo caso; l'atmosfera, e non il terreno,
nel secondo; qualche biologo purista, in base a tale
considerazione, non ha mancato di avvertire che gli
animali terrestri si dovrebbero piuttosto chiamare
« aericoli ».
Ora la diversa influenza biologica dei due fluidi
si rivela sopratutto negli organismi capaci di solle-
varsi per lungo tratto dal suolo. Mercè il loro peso
specifico uguale a quello dell'acqua, o di poco diverso,
molti animali acquatici si mantengono in equilibrio
o all'equilibrio provvedono senza grande dispendio
di energia. Qualche bollicina di gas nel plasma di un
Protozoo, qualche colpo di pala dei piedi natatori
di un Gamberetto possono raggiungere lo scopo ; certi
Anellidi marini strisciano sull'arena finché i movi-
menti serpeggianti del loro corpo seguono un ritmo
lento, mentre s'innalzano a nuoto quando le contor-
sioni diventano più. vivaci.
Anche dove entrano in scena speciali apparati idro-
statici, come la vescica natatoria dei Pesci, questi
organi richiedono moderato sviluppo di muscoli ed un
dispendio di energia muscolare relativamente piccolo
e di breve durata.
Non così l'animale che s'innalza dalla terra emersa.
Esso deve sollevare un peso pari a centinaia di volte
quello dell'aria spostata; infatti un decimetro cubo
d'aria a 0» e 760° mm. di pressione pesa gr. 1,293,
mentre un decimetro cubo del corpo di un volatore
può pesare parecchie centinaia di volte questa cifra.
Di qui lo sforzo ingente per conseguire l'equilibrio,
sia che due ali flessibili, fungenti da propulsore, vi-
brino rapidamente dietro a due ali rigide e coriacee
Vita acquatica in generale' e vita marina 5
funzionanti da organi di librazione, come avviene nei
Coleotteri volatori, sia che due o quattro grandi ali
adempiano contemporaneamente all'ufficio di propul-
sori ed a quello di organi di librazione, come si ve-
rifica negli Uccelli e nelle Farfalle. La massa elastica
dell'aria, compressa dal battito dell'ala, esercita per
reazione una spinta in alto che, quando supera la
forza di gravità, vale a sostenere il corpo del volatore.
In armonia colle caratteristiche fisiche dei due am-
bienti stanno quindi le forme generalmente svelte ed
affusolate, con organi motori relativamente poco estesi,
nei nuotatori molto attivi; a sagoma robusta e ad
organi di propulsione relativamente enormi nei po-
tenti volatori. Un Delfino fra i Cetacei; uno Scombero,
Fìg. 1.
Un nuotatore : Acciuga. Originale, Genova.
un'Acciuga (fìg. 1) fra i Pesci, possono servire come
esempio del primo tipo ; una Libellula un grosso Ra-
pace (fìg. 2) come esempi del secondo; questi servono
di modello al velivolo ; quelli al sommergibile.
Non converrebbe tuttavia spingere troppo innanzi
questo ragionamento, sopratutto quando si tratta
di gruppi zoologici fra loro lontani. Se nella fauna ter-
restre nulla troviamo che somigli ad un Echinoderma,
Capitolo primo
contentiamoci di verificare che il tipo Echinoderma
non si è propagato sulla terra emersa. Se e per quale
ragione la peculiare architettura di questi esseri non
Fig. 2.
Un volatore: Aquila. Originale.
sia compatibile di adattarsi alla vita aericola è qui-
stione alla quale non sapremmo rispondere.
Vita acquatica in generale e vita marina 7
Ma un altro punto importante va toccato; l'aria,
come mezzo respiratorio impone adattamenti diversi
a seconda che è disciolta nell'acqua, oppure costi-
tuisce da sé sola tutta la massa fluida che avvolge
l'organismo. Molti animali acquatici di semplice or-
ganizzazione o di piccola statui'a non possiedono spe-
ciali organi per l'assorbimento dell'ossigeno e l'emis-
sione dell'anidride carbonica; la respirazione si compie
allora attraverso alla pelle. Nella maggior parte dei
casi invece la funzione è localizzata in speciali regioni
della pelle foggiate a pennacchi, a lamelle, ad arbo-
rescenze sporgenti dal corpo ; spesso tanto sporgenti
da contribuire al pirofilo caratteristico della specie,
come avviene, per esempio in certi Anellidi e in certe
larve di Amfibi, oppure vengono protette in cavità
poco profonde e di facile accesso, come si verifica
nei Crostacei più elevati e nei Pesci.
Invece gli organi respiratori degli animali terrestri
si sviluppano e si diramano nell'interno del corpo
sotto forma di tubuli, come le trachee degli Insetti,
o di sacchi suddivisi in logge, come i polmoni dei Ver-
tebrati. Un tale sviluppo interno è il solo compati-
bile col pericolo del prosciugamento, al quale le deli-
cate membrane respiratorie non potrebbero sopravvi-
vere. Quasi sempre i Pesci, tratti fuori dal loro natu-
rale elemento, periscono anche prima che le branchie
siano asciutte e non è difficile scoprirne la cagione.
Le lamelle di cui la branchia si compone (la struttura
lamellare aumenta a piii doppi la superficie respira-
toria) stanno divaricate nell'acqua, permettendo alle
correnti liquide libera circolazione; nell'aria si attac-
cano l'una all'altra formando una massa compatta.
Capitolo primo
per il che tanto si riduce la superficie assorbente da
determinare, in pochi istanti la morte per asfissia.
Il contrasto fisico fra aria ed acqua si riflette anche
sopra altri aspetti biologici e in tesi generale si può
dire che se l'acqua è il grande vivaio del mondo, la
vita terrestre è una minoranza scelta, in cui le funzioni
si compiono generalmente con intensità più grande,
in cui le attitudini psichiche tendono a dispiegarsi
in forme più complesse e più alte.
L'aria e l'acqua sono adunque domini separati da
particolari esigenze fisiologiche e abitati da viventi
diversamente conformati. Ma anche nel novero degli
organismi acquatici le condizioni si rivelano tutt'altro
che uniformi.
Confrontiamo gli animali che si raccolgono in un
bassofondo marino con quelli che popolano uno stagno
d'acqua dolce a poche diecine di metri di distanza.
Non soltanto le specie saranno diverse, ma, secondo
ogni probabilità, gli ordini e le classi; in parte anche
i tipi.
Tali differenze nella fauna e nella flora si connettono
ad una incompatibilità fisiologica; molti sanno che
i Pesci di mare periscono generalmente dopo un tempo
più o meno lungo se gettati in acqua dolce. 11 sale è
veleno per gli animali d'acqua dolce — dicevano gli
antichi fisiologi, attribuendo così a quella morte il
significato di una intossicazione. Ciò tuttavia non ren-
deva conto del fenomeno opposto per cui gli animali
Vita acquatica in generale e vita marina 9
d'acqua dolce muoiono se trasferiti in acqua marina.
Ricercando, col Bert, la causa essenziale della morte
nel fenomeno fisico dell'osmosi, la interpretazione
si accorda coi dati forniti dall'esperienza.
La fisica insegna che, due soluzioni di concentrazione
diversa, separate da una membrana permeabile al-
l'acqua, ma non alla sostanza disciolta, tendono a me-
scolarsi, e si produce allora una corrente dalla solu-
zione pili concentrata alla meno concentrata, finché
la concentrazione è divenuta uniforme. Ora nel corpo
degli Invertebrati marini la concentrazione dei liquidi
interni del corpo è uguale a quella del mare che li
circonda e, come in questo, è dovuta a sali minerali;
vi sono commiste, è vero, altre sostanze, ma l'influenza
loro si può trascurare. Nei mari poco salati, come il
Baltico, contengono poco sale anche i liquidi organici
dell'Invertebrato. Una tale concordanza delle due con-
centrazioni si verifica anche negli Squali e nei Pesci
cartilaginei in genere, senonchè a mantenere la neces-
saria concentrazione non compariscono qui soltanto
i sali minerali, ma anche prodotti d'altra natura, come
l'urea; esempio istruttivo di uno stesso equilibrio fisio-
logico raggiunto con mezzi chimici differenti. In ta-
luni Invertebrati d'acqua dolce è stata riconosciuta
una concentrazione dei liquidi interni alquanto più
elevata di quella dell'ambiente; si tratta però di cifre
di gran lunga inferiori a quelle indicate per l'acqua
marina.
Una spiccata indipendenza dalla concentrazione del-
l'acqua cominciano a manifestare i Pesci ossei, in-
quantochè il sangue di questi Vertebrati è più concen-
trato dell'ambiente nelle specie d'acqua dolce; mentre
lo è meno nelle marine.
10 Capitolo primo
Pel fatto dell'osmosi, se noi d'un tratto trasferiamo
un organismo dall'ambiente suo naturale ad altro di
concentrazione diversa, i liquidi interni tenderanno
a porsi in equilibrio cogli esterni attraverso alle mem-
brane di separazione, che sono, in questo caso, le pa-
reti delle cellule onde si compongono i tessuti e gli
organi, e le sostanze non cellulari che formano le di-
fese esterne del corpo (cuticole, dermascheletri cal-
carei, ecc.)
Non riuscirebbe facile precisare fino a qual punto
le membrane vive siano da paragonarsi alle membrane
morte usate nell' esperimento di fisica per quanto
concerne le condizioni di permeabilità, tanto più
quando si consideri che varie cause possono modificare
le condizioni di equilibrio tra fluidi estemi e fluidi
interni, l'azione regolatrice degli organi escretori, la
tensione superficiale dei liquidi, ecc.
Ad ogni modo il fenomeno principale che si verifica
è lo stesso ; l'animale marino, collocato in acqua dolce,
assorbe acqua e si rigonfia; l'animale d'acqua dolce,
immerso in acqua marina, perde acqua e si deprime ;
le rane, tolte dagli stagni in cui vivono e poste in un
recipiente di acqua di mare, perdono in breve volgere
di tempo circa un quarto del loro peso. È frequente
il caso in cui le correnti osmotiche e le conseguenti
variazioni di volume alterino tanto gravemente i tes-
suti da produrre la morte. A tali alterazioni sono di
regola molto sensibili le appendici che presiedono alla
respirazione; le branchie, perchè i danni prodotti
dallo squilibrio osmotico le rendono inadatte agli
scambi respiratori ; si può in taluni casi affermare che
uno sbalzo di concentrazione faccia perire l'animale
Vita acquatica in generale e vita marina 11
asfissiato. Anzi conviene notare che i Crostacei su-
periori e i Pesci hanno i tegumenti impermeabili
(o almeno permeabili con somma lentezza) e le cor-
renti osmotiche si producono soltanto attraverso
all'apparato branchiale.
La vita d'acqua salsa e la vita d'acqua dolce hanno
dunque in comune forme ed attitudini in armonia
con particolari esigenze fisiche dell'ambiente acqua-
tico, ma fra l'una e l'altra c'è una barriera, dipendente
dalla copia delle sostanze disciolte. Si tratta di una
differenza quantitativa, perchè sali disciolti, seb-
bene in dose assai tenue, non mancano nelle acque
dolci egli organismi d'acqua dolce pei-iscono se man-
tenuti a lungo in acqua distillata. Invece la barriera
che separa la vita terrestre dalla vita acquatica può
dirsi, per certi riguardi, legata ad una differenza
qualitativa .
Tuttavia i limiti tra fauna marina e fauna d'acqua
dolce non sono meno netti di quelli che si notano
tra fauna terrestre e fauna acquatica in genere. È
vero che si conoscono animali capaci di passare perio-
dicamente da un ambiente all'altro come fanno quei
Salmoni che risalgono i fiumi nordici all'epoca della
riproduzione o l'Anguilla che scende nel profondo
dell'Oceano per accoppiarsi e figliare. Ma d'altronde
anche la fauna terrestre presenta fatti analoghi ri-
spetto alla fauna delle acque, sebbene l'alternanza
si compia, in questo caso con ritmo diverso ; tutto il
periodo giovanile di certi animali si svolge nell'acqua
dolce (assai più di rado nell'acqua marina) mentre
l'adulto è terrestre; le Zanzare e le Efemere tra gli
Insetti, le Kane e i Rospi tra gli Anfibi sono esempi
volgari.
12 Capitolo primo
È vero che alla foce dei fiumi si ha spesso una sorta
(li zona neutra fra l'acqua dolce e l'acqua salsa, ove
le due faune e le due flore subiscono una parziale me-
scolanza. Ma una zona limite altrettanto popolata
si osserva anche tra mare e terra, ove un certo numero
di specie anfibie partecipano della vita d'acqua salsa
o della vita terrestre.
Non si tralasci poi una riflessione d'ordine fauni-
stico e fisiologico. Sono legione i viventi d'acqua dolce
che rivelano in chiaro modo la loro origine marina,
come si verifica in taluni Pesci dei nostri laghi. Ma
d'altra parte molti gruppi d'acqua dolce dimostrano
parentela assai piii stretta colla fauna terrestre che
non colla fauna marina; tant'è vero che mantengono,
con qualche secondaria modificazione, il modo di re-
spirare proprio alle forme aericole; incapaci di usu-
f ruttare l'aria disciolta in seno al liquido, debbono
di tanto in tanto salire a galla per farne provvista.
Tali sono, ad esempio le Limnee, quei Molluschi
a conchiglia cornea, avvolta a spira conica e rigonfia,
che tante volte abbiamo veduto nei nostri stagni:
tal'è la grande schiera dei Coleotteri acquaioli, che
nella forma e nei costumi non dimostrano essenziali
differenze rispetto alle specie terragnole.
Ognuno dei punti toccati di corsa in questo para-
grafo potrebbe dare argomento ad interessanti di-
scussioni circa il collegamento biologico dei diversi
domini abitati.
Tali discussioni esorbiterebbero dal compito che
ci siamo prefissi. Ricorderò soltanto che le forme e
le strutture organiche possono fino ad un certo punto
farci capire come un organismo prosperi in un deter-
Vita acquatica in goierale e vita marina 13
minato ambiente, mentre la prima ragione delle
diiì'erenze iniziali che hanno prodotto negli organismi
le diverse attitudini è problema che sfugge ai nostri
metodi d'indagine.
Intanto dai cenni esposti poco fa trarremo un ap-
prezzamento generale: è giusto dal punto di vista
fisiologico, contrapporre la vita delle terre a quella
delle acque e considerare poi mare ed acqua dolce
in via subordinata, ma il biologo non commette er-
rore trattando la vita marina, quella d'acqua dolce
e quella terrestre sullo stesso piede, come tre modi
capitali di esistenza nell'Universo vivente.
Haeckel ed Ortmann li hanno chiamati rispettiva-
mente alobio, limnobio, gè ob io; e se l'abuso degli
ellenismi non vi annoia, fate vostre tali espressioni.
Che alla vita marina spetti il primo posto nel bi-
lancio della Natura animata, in parte risulta da si-
curi documenti, in parte si ammette in base ad ipo-
tesi molto probabili.
Se Bernabò Visconti avesse domandato al mugnaio
di Franco Sacchetti : Quanti animali sono nel mare ì
il mugnaio invece di cavarsela con una spiritosa in-
venzione, avrebbe potuto rispondere : « ve ne sono più
che in terra » e dire cosa conforme al vero. Intanto gli
organismi marini dispongono di uno spazio incompa-
rabilmente pili esteso dei terrestri. Ricordate il para-
gone della geografìa tra le terre emerse ed i mari;
questi ricoprono il nostro globo i^er 71 % della sua
superfìcie; quelle i 29 %.
14 Óapitolo primo
Ma le imita paragonabili pel nostro scopo — os-
serva il Joubin — non sono già due superfìcie, ma
bensì una superfìcie ed un volume, poiché nel mare
ferve la vita e negli strati superiori non mancano
organismi vivi nelle zone intermedie e sul fondo ; per
contro si può dire che i 29 % occupati dalle terre
emerse rappresentino biologicamente una superfìcie,
dalla quale fa d'uopo ancora detrarre le più alte
vette montaaie e le estreme terre polari, dove non v'ha
quasi palpito di vita.
Però non conviene prendere troppo alla lettera
questa asserzione. Il terriccio dei campi accoglie pic-
coli animali e vegetali che si estendono anche nel
senso della profondità; inoltre, come fa notare il
Eacovitza, certi Insetti che gli entomologi ricercano
con tanto ardore nelle grotte e che si considerano ge-
neralmente come cavernicoli non appartengono in
realtà alla fauna delle caverne, ma abitano le buche,
le fenditure, l'angusta rete di vie sotterranee nelle
rocce del sottosuolo e capitano soltanto accidental-
mente nelle caverne.
È vero però che la vita del terriccio (edafon, come
l'ha chiamata il Francé) non si approfonda general-
mente a più di un metro dalla superficie e i sistemi di
fenditure popolate di organismi ipogei, sebbene si
diramino a profondità convsiderevoli, sono limitati a
certe regioni; si tratta dunque di associazioni biolo-
giche, le quali infirmano soltanto in parte il paragone
espresso dianzi. Per analogo motivo non la infirmano
i volatori che si innalzano per breve tempo e in via
temperarla nell'atmosfera, né le cisti di Protozoi né le
uova di minuti organismi che il vento tratto tratto
solleva e disperde.
rUa acquatica in generale e vila viarina lo
Affinchè le relazioni tra la vita marina e gli altri
modi di esistenza riescano più evidenti, sarà utile
di enumerare le principali suddivisioni del regno ani-
male, i cosidetti grandi tipi del regno animale, te-
nendo conto del genere di vita proprio a ciascuno di
essi. Avverto che qui, come in ogni classificazione bio-
logica, le linee di separazione troppo nette male cor-
rispondono a quanto si osserva in natura. Intanto gli
animali che sfrattano altri animali vivendo come pa-
rassiti di organi interni, (cosi fanno le Tenie), non
si possono logicamente ascrivere né al mare, né al-
l'acqua dolce, né alla terra. Immersi in un bagno di
liquido organico, essi non vengono direttamente in-
fluenzati né dall'aria atmosferica, nò dall'acqua dolce
o salata; approvo quindi il Montgomery che li ra-
duna in un gruppo biologico chiamato entobio
(vita interna) e farò cenno della vita endoparassitica
ogniqualvolta la trovi rappresentata nel tipo. Inoltre
non crederei di cadere in errore considerando il ter-
riccio umido come un ambiente biologico che si
differenzia non solo dall'acquatico, ma anche dal
terrestre. Anzi certi Protozoi e Vermi che siamo abi-
tuati a considerare come animali terrestri, stanno,
dal punto di vista fisiologico, assai più vicini al mondo
acquatico, per l'assolutq bisogno che hanno di un grado
cospicuo di umidità. Alcune specie di Lombrichi ter-
ragnoli campano per molti giorni se li tenete in acqua ;
poueteli al sole su di una superficie liscia e li vedrete
in pochi minuti inflaccidirsi e morire. Segnalerò
dunque la vita umicola, quando è modo di vita nor-
male e caratteristico per alcuni rappresentanti del
tipo.
16 Capitolo prÌ7no
Sottoregno dei Protozoi: Marini, d'acqua dolce, li-
micoli, endoparassiti.
Tipo dei Poriferi: in grande maggioranza ma-
rini; pochi d'acqua dolce.
Tipo dei Celenterati: in grandissima maggio-
ranza marini; pochissimi d'acqua dolce.
Tipo dei Ctenofori; esclusivamente marini.
Tipo dei Vermi (^): marini, d'acqua dolce, umi-
coli, endoparassiti.
Tipo dei Molluschi: marini, d'acqua dolce, ter-
restri; pochissimi endoparassiti.
Tipo degli Echinodermi: esclusivamente ma-
rini.
Tipo degli Artropodi: marini, d'acqua dolce,
terrestri, pochissimi endoparassiti.
Tipo dei Tunicati: esclusivamente marini.
Tipo dei Vertebrati: marini, d'acqua dolce,
terrestri.
^
o
Non v'ha dunque alcun tipo speciale all'acqua dolce
od alla terra emersa, mentre ve ne sono ben tre: Cte-
nofori, Echinodermi e Tunicati che assolutamente non
si trovano fuori del mare. Altri due non hanno invaso
l'acqua dolce che con piccola avanguardia, così mentre
i Celenterati marini spiegano grande varietà e ricchezza
di forme, i Celenterati d'acqua dolce si riducono a
(*) Vermi è un'espressione puramente convenzionale, ma tal-
volta comoda in pratica, per desigrnare il complesso oltremodo
eterogeneo di gruppi zoologici che non possono venire ascritti
ad alcuno degli altri tipi enumerati.
Fila acquatica in generale e vita marina 17
qualche Idra, all'Idroide Cordylophora lacustris, oltre
a pochissime Meduse natanti nelle acque fluviali e
lacustri d'Africa e d'Asia.
Questi dati basterebbero per accreditare l'ipotesi
che il mare sia la culla dei viventi; i documenti for-
niti dai fossili, quantunque incompleti, danno ad essa
valore di realtà. Sul problema della prima origine
della vita, dinnanzi al quale appariscono ben fragili
le più seducenti costruzioni ipotetiche, vai meglio
sorvolare. Ma sta di fatto che in terreni antichissimi
del nostro globo; in quelli ascritti dai geologi alla
fine dell'era arcaica ed al principio della paleozoica
i fossili finora conosciuti appartengono tutti ad In-
vertebrati marini, e soltanto più tardi compariscono
resti lasciati dai viventi della terra emersa e delle
acque dolci.
È interessante poi verificare come alcune specie
viventi nei mari paleozoici abbiano attraversato senza
modificarsi la serie immane dei periodi geologici e si
ritrovino nei mari attuali; così i Pentacrini fra gli
Echinodermi, le Lingule fra iBrachiopodi e come queste
siano generalmente forme piuttosto semplici (meno
specializzate) nell'ambito del gruppo zoologico al
quale vengono ascritte.
Per contro alcuni gruppi di animali, come i Trilo-
biti fra i Crostacei e le Ammoniti fra i Cefalopodi,
dopo aver sfoggiato una grande ricchezza di forme
in tempi geologici più o meno remoti, hanno soggia-
ciuto a completa estinzione.
li. ISSEL.
18 Capitolo primo
BIBLIOGRAFIA
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Richard J., L'OcéanograpMe. Paris, Masson, 1907.
Richet J., Dictionnaire de Physiologie, tome 2. Paris, 189G.
CAPITOLO II
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare
ed alla loro influenza generale
sugli organismi viventi
Sommario: Generalità; influenza delle sostanze solide e dei {?as
disciolti. — Influenza della temperatura, della luce, della
pressione. — Movimenti delle acque e loro influenza.
Una scienza sorta da pochi decenni, la talasso-
grafia (dal greco QaAdrra, mare) abbraccia oggi tutte
le indagini scientifiche del mare (^). Disciplina multi-
forme perchè richiede il concorso di specialisti diversi :
fisici, chimici, zoologi, botanici; ma nel tempo stesso
unitaria, perchè i vari suoi rami si valgono in parte
di mezzi comuni di ricerca (laboratori marini, navi
talassografiche) e tutti concorrono, sapientemente
coordinati, a risolvere i problemi generali che si ri-
feriscono al mare.
Ogni cultore moderno di biologia marina (o se meglio
vi piace, di talassobiologia) deve avere una esatta cono-
scenza delle proprietà fisiche e chimiche dell'acqua
(') Nome preferibile a quello, pure molto usato, di oceanografia.
20
Capitolo secondo
marina, dei movimenti del mare, del fondo marino.
Nozioni elementari relative a questi fattori ed alla
loro importanza generale nella vita degli organismi
marini trovano posto nel presente capitolo e in parte
1 *M (H
P.-^^
/^^'"a^ Y
\
I
Fig. 3.
Le suddivisioni del Mediterraneo: Bi, golfo di Biscaglia — Ca,
golfo di Cadice — Al, mare di Alboran — Ct, mare Cata-
lano — G, golfo del Lione — Li, mare Ligure — Ba, mare
Balearico — T, mare Tirreno — Ad, mare Adi-iatico — S,
mare di Sidra — 1, mare Ionio — E, mare Egeo — Lv, mare
di Levante — M, mare di Marmara — N, mar Nero (Schraidt).
di quello che segue. Poiché in tali cenni mi soffermo
volentieri sui dati che si riferiscono al Mediterraneo,
reputo necessario avvertire ch'io parlo del Mediter-
raneo inteso in senso lato o Mediterraneo romano.
Per quanto concerne le suddivisioni, mi attengo a
Uno aguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 21
quelle recentemente adottate dallo Schmidt; nomi
e confini delle singole parti sono chiaramente dimo-
strati dall'annessa cartina (fìg. 3).
Le sostanze solide disciolte nell'acqua marina ri-
chiamano l'attenzione del biologo sia per l'azione
chimica esercitata da ciascuna di esse sopra gli orga-
nismi viventi, sia per l'azione fisica che spiegano,
nel loro complesso, innalzando la densità del liquido,
e di questa abbiamo già parlato trattando dei feno-
meni che si producono nei tessuti col passaggio del-
l'acqua dolce al mare e viceversa.
Il problema si presenterebbe ovunque negli stessi
termini se tutti i mari avessero salsedine uguale.
Ciò tuttavia non si verifica; mentre si può ammettere,
come media, un residuo solido di 35 gr. per litro, cor-
rispondente alla salsedine media dell'Atlantico, si
trova pel nostro Mediterraneo una cifra più elevata
che varia da 37 gr. a 39 gr. per litro. Per la scarsa
quantità d'acqua dolce che vi affluisce e per la forte
evaporazione il Mare Kosso è il più salato di tutti
(circa 45 %o) mentre la massa ingente d'acqua dolce
recata dai fiumi e dai ghiacciai montani e la scarsa
evaporazione rendono assai meno salata l'acqua dei
mari nordici. Così l'Oceano Glaciale Artico ha soltanto
17,6 %o di sali; il Baltico 7,4 %o nella parte mediana,
mentre all'estremità settentrionale l'acqua è pres-
soché dolce (0,60 %o) ©d alberga organismi lacustri.
Finché si tratta di conoscere il residuo fisso totale,
non è difficile il metodo, né dubbio il risultato. Assai
più ardua, è la. valutazione dei singoli componenti,
tanto che si v discusso a. lungo so le ]j]()porzioiii l'ela-
tive degli elementi mutino da una località all'altra.
22 Capitolo secondo
Oggi però i talassografi si trovano d'accordo nel con-
siderare l'acqua marina come una soluzione più o meno
diluita, ma a proporzioni praticamente costanti,
di guisa che, raccolto un saggio qualunque, e deter-
minato coir analisi il quantitativo d'un solo elemento
chimico, ad esempio del cloro, si deduce senz'altro
la salsedine totale e si potrebbe altresì dedurre il
quantitativo degli altri elementi. Sono d'uso comune
in oceanografìa le tabelle di Knudsen, nelle quali,
accanto alla cifra esprimente il tencrre in cloro si legge
la salsedine corrispondente. Nelle analisi chimiche
riprodotte dai trattati, occupa il primo posto il clo-
ruro sodico (circa 27 gr. su 35); seguono, in ordine
di peso, cloruro di magnesio, solfato di magnesio,
solfato di calcio ; vengono poi, in dose molto minore,
bromuro di magnesio, carbonato di calcio; quantità
piccolissime di cloruro di rubidio, metafosfato di
calcio, bicarbonato di ferro e tracce di corpi diversi,
fra i quali la silice. In realtà il chimico potrà dire con
esattezza la quantità dei singoli elementi, mai com-
posti enumerati nelle analisi rappresentano combi-
nazioni puramente arbitrarie; si ammette infatti che
nell'acqua marina come in tutte le soluzioni saline
diluite, i sali si trovino in gran parte dissociati allo
stato di ioni ; anzi secondo recenti indicazioni soltanto
il 10 % delle sostanze disciolte risulterebbe non dis-
sociato.
Che cosa dobbiamo pensare, in tesi generale, della
importanza biologica che spetta alle sostanze di-
sciolte ? La fisiologia non è ancora in grado di rispon-
dere in modo esauriente a questa domanda, ma già
si conoscono in proposito fatti molto interessanti.
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 23
Il sale marino o cloruro di sodio è senza dubbio il
composto caratteristico, il composto principe dell'ac-
qua marina. Eppure possiamo oggi affermare che il
cloruro di sodio non è in grado di determinare, senza
il concorso di altri sali, un ambiente compatibile colla
vita organica; difatti un animale marino, immerso
in acqua avente la stessa densità del mare, ma con-
tenente soltanto cloruro sodico, cessa di vivere dopo
un tempo più o meno lungo. La vita invece si man-
tiene perfettamente quando al sale marino vengano
aggiunte piccole quantità di cloruri di calcio e di
potassio. Questi sali, che fatti agire da soli riusci-
rebbero nocivi, esercitano adunque un'azione anta-
gonistica rispetto al primo e valgono a neutraliz-
zarne l'azione tossica.
Altro fatto importante è che la presenza di questi
tre elementi, nelle medesime proporzioni in cui l'ana-
lisi li rivela nell'acqua marina, non è necessaria
soltanto agli organismi d'acqua salsa, ma anche ai
terrestri; tant'è vero che il siero del sangue nei mam-
miferi li contiene tutti e tre in soluzione meno concen-
trata, ma su per giù colle stesse proporzioni relative
che vengono indicate per l'acqua marina.
Alcune sostanze contenute nell'acqua salsa non son
rivelate dai metodi più delicati d'indagine chimica,
data la loro quantità estremamente tenue; deve tut-
tavia tenerne conto il biologo poiché molti organismi
hanno la proprietà di concentrarne qualcuna nei
propri tessuti. Col puzzo di iodoformio che sparge
il Balanoglossas tradisce la presenza dell'iodio nei
suoi tessuti. Il rame ha nel sangue di molti animali
marini (ad es. dei Cefalopodi e di alcuni Crostacei)
24 Capitolo secondo
la funzione die compete al ferro nella emoglobina del
sangue dei Vertebrati; il fosforo si trova in quantità
notevole nelle Spugne, il Manganese nelle Zosteracee
(piante monocotiledoni marine), il fluoro e l'argento
in alcuni coralli; il rubidio ed il cerio, metalli assai rari
sulla terra emersa, furono riconosciuti nel guscio delle
Ostriche.
I sali di calcio non occupano quantitativamente
un posto segnalato nella serie dei componenti prin-
cipali, per l'uso larghissimo che ne fanno gli orga-
nismi del mare fissandolo in quantità più o meno
considerevole. Che la deposizione del carbonato di
calcio sia favorita dalla temperatura elevata at-
testano, colle imponenti costruzioni, le Madrepore
tropicali. Il tallo delle Alghe incrostanti, i gusci dei
Foraminiferi che si accumulano in quantità stra-
grande nei fondi marini, le conchiglie dei Molluschi e
dei Brachiopodi sono costituiti principalmente di
carbonato di calcio ; allo stesso materiale debbono la
loro solidità le spicule delle Spugne calcaree, le co-
razze elegantemente scolpite degli Echinodermi e dei
Crostacei, La silice ha un impiego assai più limitato
e comparisce come materiale da costruzione soltanto
in alcuni gruppi d'organismi inferiori: gusci di Dia-
tomee (Alghe microscopiche), scheletri di Radiolari
dalla fantastica varietà di forme (fig. 4, 5 e 6), spi-
cule di Spugne silicee. È interessante la proprietà
del silicio di dar luogo a forme più ornate, a dise-
gno più minuto e complicato, e geometricamente più
regolari di quanto non faccia il calcio, e la quistione
meriterebbe di venir studiata a fondo dal punto di
vista fisiologico e chimico -fisico.
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc.
25
La densità dell'acqua marina a pressione costante
dipende dalla salsedine e dalla temperatura. Ora i
più autorevoli tra i talassografi moderni sogliono
fare una distinzione ben netta fra densità dell'acqua
marina e gravità specifica della stessa. Parlano di
Fig. 4.
Radiolario feodario : Planhlonelta atlantica, subsp. robusta Haecker, >< 20.
Secondo V. Haecker (« Valdivia»), 1908.
densità quando la temperatura' è considerata fattore
variabile, e in tal caso si conviene generalmente di
chiamare densità il rapporto fra una massa determi -
7iata d'acqua marina alla temperatura misurata sul
]M)st(» e lu massii d'ini ugual volume d'acqua distil-
lata a 4" (si sceglie 4" perchè a questa temperatura
l'acqua distillata possiede il maximum di densità).
26
Capitolo secondo
Per contro parlano di gravità specifica quando en-
trambi i termini del rapporto s'intendono ridotti ad
una temperatura costante. Circa questa temperatura
vari sistemi vennero adottati, ma due soltano tendono
Fig. 5.
Kadiolario feodario : Circospalhis sexfurca Haecker x 18.
Secondo V. Haecker (« Valdivia»), 1908.
oggi a prevalere: col primo viene prescelta la tem-
peratura di 17,50 tanto per l'acqua marina quanto
per l'acqua distillata; col secondo, più moderno, l'ac-
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 27
qua marina a 0» vien riferita all'acqua distillata a
4° (si sceglie lo zero perchè il maximum di densità
dell'acqua marina con 35 Voo di sali è di poco infe-
riore a 0°).
Tuttavia nell'uso comune s'indicano come densità
anche i valori relativi alla gravità specifica e tutte le
densità ricordate in questo volumetto sono gravità
specifiche calcolate in base all'ultimo criterio.
Del resto da uno qualunque dei tre valori dianzi
definiti si può facilmente passare agli altri due me-
diante formule, o meglio tabelle già preparate, che
figurano nel manuale del Knudsen. Collo stesso mezzo
la cifra relativa alla salsedine totale si traduce subito
nella densità corrispondente.
Dirò, per citare due sole cifre, che la densità del-
l'acqua Atlantica con 35 "/oo <ii sali è 1,028, quella del-
l'acqua Mediterranea con 39 % di 1,031 (i). Dal punto
di vista biologico la densità è fattore importante
non soltanto nel caso estremo del passaggio di un
organismo dall'acqua dolce all'acqua marina e vice-
versa, ma anche entro a limiti assai più ristretti.
Il biologo deve aver presente che non tutti gli or-
ganismi si comportano nello stesso modo di fronte a
questo fattore; da una parte abbiamo gli stenoalini
che hanno bisogno di una salsedine e quindi d'una den-
(*) Nelle densità marine la prima decimale è 0. E aiccome
i metodi moderni permettono di determinare con esattezza
cinque decimali, si avrebbe per ogni indicazione un numero di
7 cifre. Per brevità si è convenxito allora di sopprimere l'unità
0 lo zero e di trasportare la virinola fra la terza e la quarta
(leciiiiale. (^osì inv(^c»' rlr scrivere 1,02!>7+ «i suole anche scri-
vere -JlLTl.
28
Capitolo secondo
jk
Fig, G. — Kadiolaiiu l'eodariu : Gor</onclla inirabilis llacckel, ^ W.
Secondo l'Haeckel (« Challenger »), 1867.
Uno sguardo alle condiziotii fisiche del mare ecc. 29
sita pressoché costante; dall'altra gli eurialini capaci
di resistere a variazioni relativamente forti.
Gli stessi gas respiratori dell'atmosfera, disciolti
nell'acqua marina, provvedono ai bisogni degli orga-
nismi marini. Ricorderò come la solubilità dell'ossi-
geno diminu^isca coli' aumento della salsedine e, in
proporzioni maggiori, coll'aumento della temperatura.
Un litro d'acqua marina a 10^ di temperatura e 35 7oo
di salsedine discioglie circa cm. 6,4 di ossigeno e
cmc. 12 di azoto. Indagini recenti hanno dimostrato
che il ricambio dell'azoto nelle acque marine può
venir modificato da particolari Bacterì i quali hanno
la proprietà di fissare l'azoto libero producendo
composti nitrogenati (nitrati, nitriti, sali d' ammo-
nio). Aggiungerò a questo proposito come varia e
complessa sia l'azione chimica svolta dai Bacteri
marini e come i risultati sicuri conseguiti dai biologi
nello studio del problema siano finora molto scarsi.
Per quanto concerne l'anidride carbonica, si può
considerare come media una dose di 50 cmc, nella
quale però il gas libero è rappresentato soltanto da
pochi decimi di cmc. ; ma tale quantità dipende in
larga misura dalla presenza degli organismi animali e
vegetali che la emettono nei processi respiratori,
nonché degli organismi vegetali che la consumano
pei bisogni della nutrizione. La pianta infatti assimila
il carbonio scindendo l'anidride carbonica nei suoi
due componenti carbonio ed ossigeno; mediante il
carbonio e l'acqua fabbrica gl'idrati di carbonio,
donde, per sintesi sempre più complicate, procede
alla ricostruzione della stessa materia vivente di cui
è plasmata.
30 Capitolo secondo
Una volta si attribuiva ai gas delle profondità marine
una pressione tanto più elevata quanto più alta era
la colonna d'acqua sopraincombente. Oggi è noto che
i gas disciolti si diffondono anche a grandissima pro-
fondità come una massa continua ed omogenea e non
si trovano quindi sotto pressione; ne consegue che la
respirazione degli animali d'alto fondo si compie in
condizioni press'a poco uguali a quelle che si verifi-
cano negli strati superiori.
La superfìcie del mare, riscaldata dai raggi solari,
assume temperature diverse a seconda della latitu-
dine e di altri fattori. Notiamo subito come gli orga-
nismi marini sottostiano a condizioni termiche assai
meno variabili dei terrestri. Ci vuol molto più calore
per riscaldare allo stesso grado una massa d'acqua,
che non un egual volume d'aria; ne consegue che il
mare segue in ritardo e con minore ampiezza le varia-
zioni termiche dell'atmosfera; così la temperatura
superficiale annua del Mediterraneo nelle acque Li-
guri varia in cifre tonde, da 12» a 25°, mentre l'escur-
sione annua della temperatura all'ombra è di circa
due volte e mezzo maggiore (a Genova, per esempio,
la temperatura atmosferica ha variato, nel 1912, da
un minimo di — 1,7 ad un massimo di 31,2). Si aggiunga
che i massimi riscontrati, in alto mare, nella zona
torrida superano di poco i 35» (35,5° nel golfo Persico).
Ma anche nei limiti ristretti della variabilità ter-
mica marina si rivelano i tolleranti e gli intolleranti.
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 31
per cui sogliamo distinguere gli organismi euritermi,
che sopportano variazioni cospicue di temperatura,
dagli stenotermi che richiedono invece una tempe-
ratura pressoché costante.
Per quanto concerne la distribuzione verticale della
temperatura in seno ai mari, ricorderò questa nonna
generale; la temperatura dei grandi Oceani decresce
di regola colla profondità, di guisa che al fondo si
trovano acque molto prossime allo zero (2 14° circa,
in media, nell'Atlantico); è questa una ragione d'in-
compatibilità, certo non meno importante della luce
e della pressione, tra la fauna della superfìcie e la
fauna degli abissi. Tuttavia in seno ai mari polari
correnti relativamente tepide possono mitigare, negli
strati intermedi il gelo prodotto dai ghiacci superfi-
ciali.
L'abbassamento del termometro lungo la linea ver-
ticale non si manifesta nell'Oceano in modo uniforme.
Così nell'Atlantico settentrionale la temperatura, mi-
surata durante la stagione estiva, decresce molto ra-
pidamente, per i primi 50-100 metri, indi assai len-
tamente. Più in basso s'incontra nuovamente una
zona, il cosidefcto strato ter modino, dove la de-
crescenza si fa brusca (tra 450 e 750 metri circa), poi
questa si fa di nuovo lentissima e graduale sino al
■'ondo.
Nei mari quasi completamente chiusi, si danno con-
dizioni termiche affatto speciali. Così nel Mediterraneo
possiamo distinguere, lungo la verticale, due zone
termiche. La profonda (che raggiunge quattro km. di
potenza) mantiene una temperatura pressoché uni-
forme in tutti i suoi strati, e costante in ogni stagione
32 Capitolo secondo
dell'anno; tale temperatura è di qualche decimo di
grado superiore a 13o nel bacino Orientale, di qualche
decimo inferiore nel bacino Occidentale. La superfi-
ciale, molto pili sottile (da 200 a 400 metri circa) ha
temperatura variabile, influenzata dalle stagioni. D'in-
verno la differenza termica fra le due zone scomparisce
e si può dire allora che l'acqua Mediterranea, dalla
superfìcie sino al fondo di 4000 e più metri, presenti
una condizione di omotermia. Indagini dovute
sopratutto al comandante Magnaghi della Marina Ita-
liana e molto i^iù tardi alla spedizione danese diretta
dallo Schmidt, hanno posto in chiaro che omotermia,
nel senso rigoroso del vocabolo, non si verifica, poiché
fu più volte riscontrato un minimo di temperatura
intermedio fra le due zone anzidette e, molto più in
basso, un massimo intermedio situato a profondità
variabili, ma generalmente comprese fra i mille e i
millecinquecento metri. Non bisogna tuttavia dimen-
ticare che siffatte differenze ammontano appena a
pochi decimi di grado.
Durante l'estate la diminuzione di temperatura che
si osserva nella zona superiore scendendo lungo la ver-
ticale è, di necessità, molto rapida, perchè dai massimi
superficiali di 25o o 26° si raggiunge, dopo poche
centinaia di metri, lo strato costante a 13°.
È chiaro dunque che l'Atlantico non comunica la
gelida temperatura dei suoi abissi al bacino Mediter-
raneo, dal quale lo separa una soglia sottomarina che
sbarra, fino a 360 metri dalla superfìcie, lo stretto di
Gibilterra.
Tutti riconoscono l'importanza biologica della tem-
peratura. Le migrazioni periodiche di certi Pesci vanno
Uno aguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 33
attribuite agli impulsi, che secondo ogni probabilità,
debbono sospingere questi animali verso acque di de-
terminata temperatura e salsedine e dipendere per
ciò direttamente dal fattore termico. È pure assodata
la importanza della temperatura marina nei fenomeni
di accrescimento, così la crescita di alcune specie,
rapidissima nella stagione calda, si rallenta o rimane
sospesa durante i rigori invernali. La stratificazione
termica dei mari ha pure una influenza non dubbia
sulle migrazioni verticali degli organismi viventi fra
due acque.
Per quanto concerne l'azione dei raggi luminosi, le
recenti campagne della nave norvegese « Michael
Sars » hanno dimostrato come la luce penetri in seno
alle acque marine assai più profondamente di quanto
dapprima si opinasse. Non tutti i colori dello spettro
solare sono ugualmente penetranti; primi ad estin-
guersi sono i raggi rossi, poi i gialli ed i verdi; gli az-
zurri ed i violetti hanno impressionato leggermente
la lastra fotografica ad un migliaio di metri di pro-
fondità. Certo gli ultra-violétti discendono più in
basso; ad ogni modo, in un esperimento compiuto
alla quota di 1700 metri la gelatina sensibile non ha
subito alterazioni di sorta.
Quando si dice che le zone superiori del mare sono
illuminate, non bisogna pensare ad una luce parago-
nabile a quella che godiamo in pieno giorno sulla terra
emersa. Basta scendere di un metro, secondo le indi-
cazioni del Kégnard, perchè la intensità luminosa si
riduca del 50 % e un palombaro che si tuffa nelle
nostre acque, col più bel sole, scorge intorno a sé alla
profondità di una diecina di metri una luce appena
3 — R. ISSEL.
Capitolo secondo
paragonabile a quella del crepuscolo. Corollari biolo-
gici d'alto interesse si traggono dalle nozioni acquisite
intorno al comportamento della luce. Ricorderete
come le piante marine» per nutrirsi, decompongano
l'anidride carbonica disciolta nell'acquii e come un
tale processo, al pari di quanto si verifica nelle piante
terrestri, sia dovuto ad una speciale sostanza colorata
tipicamente in verde, la clorofilla, che funziona mercè
il concorso della luce. Ora è indubitato che vari fat-
tori, ancora non ben conosciuti nei loro effetti, go-
vernano la distribuzione delle Alghe; citerò soltanto
l'agitazione delle acque e la natura del substrato, ma
una influenza di prim'ordine va certamente ascritta
ai raggi luminosi. In tesi generale possiamo ammet-
tere che le Alghe verdi richiedano una maggiore in-
tensità luminosa; esse vivono sino a poche diecine
di metri di profondità e ben di rado oltrepassano i
cento. Per contro si può ritenere che le Alghe rosse
(le quali hanno un pigmento rosso mescolato alla
clorofilla) si contentino di una debolissima luce; seb-
bene non manchino rappresentanti lungo la scogliera
superficiale, talune specie discendono a profondità
più che doppia (almeno 250 m.). Secondo una teo-
ria molto in voga tra i biologi qualche tempo fa, la
distribuzione delle Alghe dipenderebbe in larga mi-
sura dal colore dei raggi luminosi inquantochè la
pianta tenderebbe ad assumere la tinta complemen-
tare di quella dei raggi superstiti ad una determinata
profondità. Le Alghe verdi starebbero là dove i raggi
rossi (molto efficaci per l'assimilazione) filtrano an-
cora in at)bondanza; le Alghe rosse là dove i raggi
rossi sono estinti e giungono soltanto i verdi, gli az-
Dno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 35
zurri, i violetti. Ma la teoria non sembra confermata
né dall'indagine in natura, né dalle esperienze di
laboratorio.
Più in basso la luce troppo affievolita impedisce in
modo assoluto qualsiasi traccia di vita vegetale; scom-
pariscono quindi gli animali che si nutrono di Alghe
viventi, mentre persistono i carnivori e i mangiatori
di detriti. I Bacteri infimi organismi sprovvisti di
pigmento assimilatore non discendono, per quanto
finora ci é noto, molto più in basso delle Alghe.
La penetrazione della luce vien regolata sopratutto
da due fattori. In primo luogo si ha penetrazione mas-
sima laddove i raggi del sole colpiscono perpendico-
larmente la superfìcie delle acque; per conseguenza
la zona illuminata sarà tanto più sottile quanto più
ci avviciniamo ai poli. Questa circostanza consente
un'applicazione biologica immediata. Vi sono specie
d'alto mare che hanno una diffusione larghissima in
mari diversi; l'Hyort ha notato come alcune di esse
compariscano sotto latitudini elevate del nostro emi-
sfero a tenue profondità, mentre procedendo verso
mezzogiorno sogliono rifugiarsi in acque profonde.
Il fatto si spiegj); ammettendo che la vita di quelle
s])ccie sia intonata ad un certo grado di semi-oscurità,
il quale domina in zone tanto più lontane dalla su-
perfìcie, quanto più grande è la distanza dall'equatore.
In secondo luogo l'acqua si lascia attraversare meno
facilmente dai raggi luminosi quando la sua purezza
è turbata da particelle solide in sospensione. Anche
qui entra in campo la biologia, perchè non si tratta
solamente di particelle minerali, ma anche di orga-
nismi piccolissimi, galleggianti in seno al liquido.
36 Capitolo secondo
Un disco bianco, calato in alto mare presso ai trò-
pici si può vedere ancora fino a 50 metri di profondità,
nell'oceano tropicale, e fino a 45 metri nel Mediter-
raneo (secondo le esperienze del Padre Secchi), mentre
nel mare di Norvegia, più ricco di detriti e di plancton,
il limite di visibilità non oltrepassa i 25 metri.
Si può affermare, in tesi generale, che le abitudini
di molti animali marini siano intimamente connesse
al loro modo di comportarsi verso la luce. Alcuni la
fuggono nascondendosi sotto alle pietre, entro a tane
o a fessure, altri cercano invece le zone meglio illumi-
nate, altri sono attratti o respinti secondo un ritmo
determinato dalle loro condizioni fisiologiche. Sap-
piamo con certezza che molti animali natanti fra due
acque sogliono compiere delle migrazioni verticali sa-
lendo di notte in zone meno profonde; sebbene il
fenomeno non sia ancora sufiSicientemente chiarito,
si deve ritenere che in siffatte migrazioni abbiano
larga parte i raggi solari.
Quelle tenuissime quantità di luce capaci d'impres-
sionare una lastra fotografica a 500-1000 metri di pro-
fondità non sarebbero certo percepite dalla nostra re-
tina; nasce spontanea la conclusione che, partendo da
un livello relativamente poco profondo, debbano re-
gnare nelle acque marine le tenebre più complete.
Invece la fosforescenza animale, fenomeno limitato
nelle acque superficiali, assume una diffusione lar-
ghissima nel mare profondo, ed un chiarore paragona-
bile a quello di un vivido plenilunio regna probabil-
mente in certe zone dove la vita abissale si manifesta
più rigogliosa. Speciali Bacteri fan rilucere la melma
dei fondi marini; Vermi, Echinodermi, Ctenofori,
Uno aguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 37
Molluschi emettono dal tegumento un muco luminoso ;
nei Crostacei, nei Molluschi Cefalopodi e nei Pesci
la fosforescenza si localizza in organi speciali. L'in-
dagine di queste lampadine viventi o fotofori desta
il più alto interesse per i molti problemi biologici
che richiama ; non mancherò di darne più innanzi un
cenno descrittivo.
La pressione che l'acqua esercita negli strati pro-
fondi ha certo una importanza non trascurabile dal
punto di vista biologico, non però così grande come
una volta si riteneva. A produrre una pressione di
un'atmosfera basta una colonna d'acqua dolce alta
metri 10,33; se la colonna è d'acqua marina (con sal-
sedine del 35 7oo) hasta un'altezza di metri 10,07,
poiché l'acqua salsa è più pesante. Parlando quindi
in cifre rotonde, a 100 metri di profondità domina
una pressione di 10 atmosfere, ed alla profondità
media degli Oceani, che è circa 3600 metri, si, avrà
una pressione di 360 atmosfere. Il preconcetto pel
quale gli abissi marini venivano descritti una volta
come immensi deserti, si basava sopratutto sulla con-
siderazione di queste cifre imponenti; oggi si è con-
vinti che la pressione, di per sé, non costituisce un serio
ostacolo al diffondersi della vita. Anzitutto essa agisce
da ogni parte ed agli animali d'acqua profonda non
porfca alcun, danno la colonna d'acqua soprastante,
come a noi non reca molestia l'atmosfera che c'in-
combe. Inoltre i tessuti animali di alto fondo si svi-
luppano in queU' ambiente ed i fluidi che ne ricol-
mano le lacune acquistano una pressione tale da far
equilibrio alla pressione esterna dell'acqua.
Conosciamo, del resto, specie tolleranti che migrano
38 Capitolo secondo
giornalmente, in senso verticale, anche per più cen-
tinaia di metri senza risentirne alcnn danno. Certo
fra i Pesci forniti di vescica natatoria, cioè di un ser-
batoio d'aria che funziona come organo idrostatico,
ve ne sono che non possono sopportare squilibri forti
e repentini di pressione. Quando son tratti a bordo
da grandi profondità e la tensione del gas interni
non è più controbilanciata dalla pressione che si
esercita sulla superficie esterna, il corpo si rigonfia,
le squame si distaccano, la vescica natatoria fa ernia
fuori della bocca e talvolta scoppia; gli occhi fuore-
scono dalle orbite.
Tuttavia, prescindendo da particolari disposizioni
anatomiche, la rapida morte delle specie abissali por-
tate alla superficie si suole attribuire oggi piuttosto
alla differenza di temperatura che alla differenza di
pressione.
A proposito della pressione marina vige ancora nel
pubblico un pregiudizio curioso che mi giunse alle
orecchie quando tutti parlavano del « Titanic », del
sontuoso piroscafo inglese naufragato nell'Atlantico.
Da persona non incolta sentii esprimere l'opinione
che la carcassa dell'enorme postale e le salme dei nau-
fraghi, trovando negli strati profondi dell'Oceano una
densità mano a mano accresciuta dalla pressione della
colonna d'acqua soprastante, non dovessero mai scen-
dere al fondo ma vagare indefinitamente fra due acque.
L'errore apparisce evidente a chi non ignora come
l'acqua sia corpo suscettibile bensì di venir compresso,
ma soltanto in tenuissimo grado. Ricorda l'Hyort
come a 4000 metri di profondità, la pressione di 400
atmosfere abbia per effetto di aumentare la densità
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare tee. 39
dell'acqua di 1,8 % soltanto. Applicando questa no-
zione ad un caso pratico, si supponga di buttare in
mare un pezzo di ferro del peso di 1 kg.; immediata-
mente al di sotto della superficie questo corpo, in
virtù del principio d'Archimede, subisce una spinta
dal basso in alto equivalente al peso del volume
d'acqua spostato, e si comporta come se pesasse
gr. 869; a 4000 metri di profondità si comporta come
se il suo peso fosse ridotto a gr. 866 e avesse subito,
nell'ingente dislivello, la perdita insignificante di
3 gr. Ma v'ha di piii; abbandonati a sé stessi negli
abissi oceanici, scendono al fondo non soltanto i corpi
massicci, ma anche corpi organici o spoglie di orga-
nismi, i quali contenendo nel loro interno cavità chiuse,
ripiene d'aria o d'altro gas, galleggerebbero se posati
alla superficie. Infatti, allorché le pareti dei vacui
sono cedevoli, il volume del gas e quello dei vacui
diminuiscono per effetto della pressione e il corpo cade
tanto più rapidamente quanto più la pressione si
eleva. Queste relazioni fìsiche hanno evidentemente
una importanza notevole nella nutrizione della fauna
profonda, poiché moltissimi organismi abissali si ci-
bano di detriti pioventi dall'alto.
Contemplate ora lo specchio azzurro d'uno dei
nostri golfi ; esso apparisce immobile nella calma piatta
di certi crepuscoli estivi. Ma la quiete perfetta non
é che illusione; anche in quei crepuscoli le acque ma-
rine si muovono senza posa.
40 Capitolo secondo
Esporre i complicati problemi relativi ai movimenti
del mare dal punto di vista fisico e indagare le molte-
plici influenze clie tali movimenti esercitano sulla
forma e sulle abitudini degli organismi marini è im-
presa che esorbita dai confini modesti del presente
capitolo. Vi basti un concetto sommario dei fenomeni
ed un cenno intorno alla loro influenza generale sulla
vita.
Importa prima di tutto distinguere l'azione dei
moti che hanno carattere oscillatorio: moto ondoso
e maree, da quella dei moti che si producono con di-
rezione definita: le correnti.
L'onda sollevata dal vento raggiunge spaventose
altezze nei mari vasti e poco ingombri, si parla infatti
di onde alte 18 metri nell'Oceano Glaciale Antartico
e poco meno nel Pacifico ; onde meno alte s'incontrano
nei bacini minori e rinchiusi fi'a le terre; nel nostro
Mediterraneo pare non superino i 9 metri. La prima
conseguenza biologica che si manifesta quando il mare
comincia ad agitarsi è la discesa di molti organismi
galleggianti, i quali lasciano la superficie per trovare
rifugio in zone piti profonde, ove l'acqua è tranquilla.
Ma a quale livello dovrà trovarsi la calma ? Si legge
che, teoricamente, l'onda si propaga sino ad una pro-
fondità pari a 350 volte la sua altezza, per conseguenza
le onde di 5 metri dovrebbero mandare le ultime vi-
brazioni sino a 1750 metri di fondo. Io crederei di
non errare ritenendo che ad un centinaio di metri le
onde, se non sono completamente sopite, non eser-
citano più, nelle nostre acque Mediterranee, una sen-
sibile influenza sugli organismi.
Però bassifondi generalmente calmi vengon tal-
Uno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 41
volta agitati e sconvolti dalle mareggiate piìi violente ;
accade allora di vedere piante marine ed anche qualche
animale morto o semivivo gettato sulla spiaggia. In
scala più vasta suol ripetersi il fenomeno quando so-
pravviene l'onda di eccezionale altezza che accompagna
le grandi scosse di terremoto; non mancò l'esempio
nella recente catastrofe di Messina (1908).
L'onda assume poi un'importanza biologica parti-
colare laddove si frange contro la scogliera, poiché
nessuna specie animale o vegetale può sostenere l'im-
peto, se non possiede mezzi opportuni per mantenere
ben salda la sua aderenza alla roccia. Degna di nota
è una reciproca difesa che si esercita tra la scogliera
e l'organismo contro il mare; da una parte la roccia ac-
coglie nelle sue fessure e nelle sue cavità molti animali
che ivi riparano in tempo di burrasca; d'altra parte
compatte colonie di specie fìsse (per esempio di Balani
e di Mitili) e di Alghe incrostanti intonacano per larghi
tratti la rape e la proteggono, vietando, o almeno ri-
tardando, l'azione demolitrice dei colpi di mare.
Non ondulazioni rapide, determinate dall'azione del
vento, ma un ritmo lento e regolare, dovuto all'attra-
zione combinata del sole e della luna, fa giornalmente
pulsare le acque marine. Durante sei ore il livello del
mare si abbassa per innalzarsi poi durante le sei suc-
cessive, tanto che due livelli massimi e due minimi si
verificano^ nel corso delle ventiquattr'ore.
Allorché i centri dei due astri e quello della terra si
trovano su di una stessa linea, l'azione del sole e della
luna si sommano e l'oscillazione raggiunge allora la
massima ampiezza (marea di sigizia), mentre quando
le linee congiungenti i centri rispettivi del sole e della
42 Capitolo secondo
luna con quello della terra s'incontrano ad angolo
retto, le azioni in parte si elidono e si verifica l'oscil-
lazione minima (marea di quadratura). Se alla super-
fìcie del globo non vi fosse altro che mare, e l'onda
provocata dal sollevarsi delle acque scorresse libera-
mente, lamareagonfierebbele acque in modo uniforme;
invece le còste dei continenti e la varia configurazione
del fondo la modificano a tal segno che la sua ampiezza
cambia enormemente da un mare all'altro. Le più
forti maree che si conoscono sono quelle della baia di
Fundy, nella Nuova Scozia, che raggiungono in tempo
di sigizia circa 18 metri; al Mont Saint Michel, sulle
coste occidentali della Francia, il dislivello è poco
minore: 14-15 metri. Nei mari chiusi sul tipo del Me-
diterraneo la marea si presenta estremamente ridotta,
non oltrepassa infatti i 40 centimetri nei dintorni di
Genova.
Dove la marea è forte e le spiaggie son basse ed a
lento declivio, il mare si ritira per parecchi chilometri
lasciando allo scoperto innumerevoli organismi ma-
rini, che si rifugiano nella scogliera o si approfondano
nella sabbia umida; poi ritorna, irrompendo con vio-
lenza, ad alta marea. Hanno così origine correnti di
marea che non mancano d'importanza biologica
inquantochè portano al largo l'acqua della riva col
suo plancton (^) e sospingono le acque dell'alto mare
verso la riva, operando in tal modo una mescolanza.
Le oscillazioni ritmiche delle onde e delle maree,
non rappresentano le sole cause che muovano le acque
marine. Queste sono dominate da altri impulsi, che
(*) Organismi fluttuanti.
Uno sguardo alle condizioni Jisiohe del mare ecc. 43
le spostano con direzioni e con velocità svariate non
soltanto nella zona superficiale, ma anche nelle pro-
fonde; alludo alle correnti ed estendo il vocabolo
« correnti » ad ogni moto del mare che non abbia
carattere oscillatorio.
Come origine prima delle correnti marine s'invocano
da molti i venti costanti dovuti all'aria piti fredda e
pesante delle regioni polari artica ed antartica, che
spira verso l'equatore e viene a prendere il posto di
quella più calda e rarefatta delle regioni equatoriali;
altri pongono in prima linea la differenza di densità
determinata da variazioni della temperatura e' del
contenuto salino, differenze che tendono a compen-
sarsi con spostamenti di acque più o meno ingenti.
Anche l'influenza della rotazione terrestre sulle cor-
renti non viene da tutti interpretata cogli stessi cri-
teri. Ora si può affermare che le diverse cause agiscano
insieme, ma è difficile problema rendersi conto della
loro importanza relativa nei singoli casi.
Ad ogni modo questi movimenti di traslazione si
associano e si coordinano in un grandioso movimento
di circolazione marina, i cui tronchi principali percor-
rono i grandi Oceani e si suddividono in numerosis-
simi rami e ramuscoli di varia importanza che s'in-
sinuano tra le terre e penetrano fin nei più profondi
addentramenti delle coste.
Alcune correnti, sopratutto tra le principali, sono
perenni, e si muovono sempre nella medesima dire-
zione. Da queste passiamo per gradi a piccole correnti,
dovute a venti locali, che si producono saltuariamente
con direzione e con intensità mutevoli. Esorbiterebbe
dal mio compito il descrivere sia pure sotto forma sclie-
44 Capitolo secondo
matica, la circolazione dei mari; è doveroso però ac-
cennare al Gulfstream o corrente del Golfo, che è fra
tutte la meglio conosciuta e la più importante per i
paesi d'Europa. Staccandosi dalla sua principale ra-
dice, la corrente della Florida, il Gulfstream esce dal
golfo del Messico ed oltrepassa lo stretto di Florida
con una temperatura prossima a 32° ed una densità
elevata; prima si dirige a nord lungo il continente
americano, poi si allontana dalla costa. d'America, da
cui lo separa la corrente fredda che discende dal Ca-
nada, e piega verso levante dividendosi a ventaglio
in tanti rami, che lambiscono le coste occidentali
dell'Europa settentrionale e ne rendono il clima più
mite.
E mentre i rami settentrionali si spingono fino alle
isole Spitzberg, un ramo importantissimo, la corrente
delle Canarie, discende verso sud, e raggiunta la cor-
rente equatoriale, forma insieme col ramo princi-
pale di questa un sistema chiuso a modo di anello;
nelle acque circoscritte da questo anello si accumu-
lano e galleggiano in quantità stragrande Alghe
strappate al litorale della Florida, fra le quali pre-
domina il genere Sargassum : e questo il famoso
mare di Sargassi ben noto al biologo per la fauna
speciale che vi alligna.
L'andamento della circolazione marina nell'Atlan-
tico settentrionale, secondo l'interpretazione più ac-
cettata, si riassumerebbe in un movimento di trasla-
zione superficiale delle acque atlantiche dall'equatore
verso il polo Artico, compensato da un ritorno di acque
fredde, nelle regioni profonde dal polo verso l'equatore.
Hanno per noi speciale interesse le correnti del Me-
Vno sguardo alle condizioni fisiche del mare ecc. 45
diterraiieo. Per effetto del clima relativamente caldo
e secco, il Mediterraneo perde molto più acqua per
evaporazione, che non ne riceva dai fiumi sfocianti
lungo le sue coste. A compensare il dislivello che tende
così a prodursi, una massa d'acqua Atlantica entra
per lo stretto di Gibilterra e, mantenendosi alla super-
ficie, fluisce lungo le coste settentrionali dell'Africa
inviando rami nel Mare Balearico e nel Tirreno.
Le acque più salate e più dense del Mediterraneo
danno invece origine ad una corrente profonda, che
per la stessa via scorre verso l'Atlantico e, superata
la soglia di Gibilterra, si approfonda costeggiando l'Eu-
ropa occidentale. A nord del capo S. Vincenzo (Por-
togallo) la presenza delle acque Mediterranee si rivela
chiaramente a 1500 m. di profondità, con una salse-
dine di oltre 36 7oo ®ti una temperatura di 11° (notate
che le acque dell'Atlantico orientale alla stessa pro-
fondità non misurano che 4o-5o); secondo le recenti
investigazioni del « Thor » si rende sensibile anche in
plaghe più settentrioneli, cioè a sud-ovest dell'Irlanda.
Circa le correnti del Mare Ligustico è ancora viva
la discussione, ma buoni motivi fanno ritenere che il
movimento generale delle acque litorali proceda di re-
gola da oriente ad occidente; nell'Adriatico prevale una
corrente che ascende lungo la costa dalmata ed istriana
per discendere lungo le coste della penisola italica.
Lo studio dell'Adriatico dimostra come l'influenza
delle acque fluviali si renda sensibile, mercè le correnti,
molto lungi dalla foce. Così a 25 ed a 45 miglia al largo
di Ancona la nave italiana « Ciclope » registrava una
salsedine di oltre 38 7oo» mentre in una zona inter-
media, a 35 mis'lia della stessa città, la salsedine si
46 Capii olo secondo
abbassava a 33 °/oo P^r effetto delle acque padane
discendenti da settentrione.
Le correnti, e sopratntto le maggiori, hanno un'im-
portanza di primo ordine nella diffusione degli orga-
nismi marini. La loro velocità, in taluni casi conside-
revole (9 km. all'ora per la corrente della Florida)
permette loro di trascinare gli esseri galleggianti a
distanze assai grandi dal luogo di nascita di questi.
Ma se la continuità e la relativa uniformità dell'am-
biente marino, insieme col facile trasporto dovuto alle
correnti, fanno sì che talune specie acquistino negli
Oceani un'area di dispersione assai più vasta di quanto
si verifichi sulla terraferma; d'altra parte ogni grande
corrente, individuata da condizioni fisiche particolari,
offre speciali caratteristiche, sia nella quantità, sia
nella composizione del suo plancton.
Conosciamo certe plaghe dove giungono a contatto
correnti molto diverse per temperatura e per salsedine ;
in tal caso soltanto le specie più tolleranti passano im-
punemente dall'una all'altra, mentre innumerevoli or-
ganismi stenotermi e stenoalini periscono e cadono
sul fondo. Si determinano in tal modo condizioni ecce-
zionalmente favorevoli per la fauna che vive sul fondo
sottostante e che gode di questa pioggia d'alimento
copiosa e continua.
Investigare il regime delle correnti è necessario
a chi esercita la pesca con metodo razionale, perchè
la distribuzione e le migrazioni di molte specie di Pesci
dipendono dalla temperatura e dalla salsedine e queste
sono intimamente connesse alle correnti; la pratica
insegna infatti che le variazioni d'intensità e di dire-
zione in certi rami di corrente sono accompagnate
Uno sguardo alle Hiondizioìii finche ilei mare ecc. 47
da mutamenti correlativi nel cammino seguito dai
Pesci migratori.
Abbiamo sinora parlato di circolazione marina in
senso orizzontale; i dati di osservazione conducono
ad ammettere anche una circolazione in senso verti-
cale. Iniziano il movimenta le acque superficiali, rese
più pesanti o dall'abbassamento della temperatura,
o dall'aumento di salsedine dovuto alla evaporazione;
esse discendono in zone più profonde e vengono so-
stituite dalle acque degli strati sottostanti. Siffatte
correnti si propagano a profondità variabili; pare che
nell'Ionio e nel Tirreno interessino soltanto la zona su-
perficiale; nel Mare Ligure e nel Balearico settentrio-
nale si trasmettano invece fino alle zone più profonde.
Col rinnovamento continuo d'acqua, le correnti ver-
ticali influenzano in senso favorevole la vita, perche
contribuiscono a mantenere entro i limiti richiesti,
anche nelle zone profonde, la provvista di gas respi-
rabile.
Detriti organici e minutissimi organismi viventi,
incapaci di spostarsi con mezzi propri vengono tra-
scinati in gran copia dalla circolazione verticale;
questa possiede adunque notevole importanza come
agente distributore di sostanze nutritive.
BIBLIOGRAFIA
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Copenhagen, 1912.
CAPITOLO III
Cenni sulla Influenza del fondo marino
I domini biologici marini
i caratteri dei fondi e degli organismi costieri
Sommario : Configurazione e natura del fondo marino. — Bentos
e plancton ; bentos litorale e bentos abissale. — Cenno sulla
distribuzione degli organismi costieri e sui \arì fattori
che li governano. — La successione dei fondi e degli or-
ganismi; nel dominio costiero (Mediterraneo); comunità
biologiche costiere e loro caratteri generali.
Intorno alla configurazione generale del fondo ma-
rino vi bastino pochi cenni. Senza dubbio gli abissi
maggiori superano in profondità l'altezza delle mon-
tagne più eccelse dell'Asia; 9788 è la quota registrata
dalla nave tedesca « Planet » in uno scandaglio ese-
guito nella Fossa delle Filippine tra Cebìi e Ternate
(Oceano Pacifico); 8341 il massimo sinora trovato
per l'Atlantico. Nel Mediterraneo lo scandaglio ha
segnato una profondità di 4404 m. tra la Sicilia e
Candia. Tale profondità massima fa parte di una de-
pressione detta levantina; oltre che in questa, il
Mediterraneo si avvalla in tre altre depressioni prin-
cipali: la esp erica tra la penisola spagnola, la Cor-
4 — R. ISSEL.
50 Capitolo terzo
sica e la Sardegna, con una profondità massima di
3150 m. ; la tirrenica, tra le due isole di Sardegna
e Sicilia e la penisola italica, con 3730 m. ; la pontica,
nel Mar Nero, con 2618 m. L'Adriatico ha una pro-
fondità massima di 1228 m.
Ma nei confronti fra la morfologia del fondo marino
e quella della terra emersa, più ancora delle profon-
dità massime ha importanza la media, la quale, se-
condo i calcoli dei più autorevoli talassografi, si ag-
gira intorno ai 3500 metri ed è quindi multipla di
5 volte la cifra ammessa come altezza media dei con-
tinenti. E siccome i pendii del fondo marino non ri-
sentono l'azione demolitrice della pioggia, del disgelo
e di altri fattori clie agiscono sulla terra emersa, si
conservano assai meno ripidi e piti uniformi.
È condizione normale che dal battente del mare si
giunga per un declivio assai dolce ad una profondità
di 200 metri circa; più innanzi il pendio si accentua
e rapidamente conduce ai fondi abissali di oltre 1000
metri, di guisa che i continenti sono circondati da una
sorta di scarpata, la platea continentale (^).
I paesi a coste piatte o lentamente degradanti
hanno, come ben s'intende, una platea continentale
assai estesa, mentre questa è molto ristretta nelle
plaghe simili alla nostra Liguria, dove aspre montagne
scendono quasi a precipizio sul mare. Uno sguardo
ad una carta recente delle profondità marine riesce
molto istruttivo a questo riguardo. In tali carte la
(*) I termiui comunemente adoperati sono zoccolo continen-
tale oppure piattaforma continentale; quello di platea continen-
tale è usato in uno scritto popolare di Jack la Bolina,
Cenni sulla influenza del fondo marino eco. , 51
platea continentale è segnata in bianco, le successive
zone batimetriche in colore tanto più carico quanto
piti grande risulta la profondità. Orbene, l'Inghil-
terra apparisce circondata da una larga zona bianca,
la quale, ad oriente, ricolma tutto lo spazio compreso
fra le isole Britanniche e la costa Finlandese, abbrac-
ciando la base della penisola Scandinava ed inoltrandosi
fino all'estremità settentrionale del Baltico, fatta ec-
cezione per una tenue striscia che segue le coste della
Svezia. Questo ampio tratto di mare è dunque costi-
tuito quasi unicamente dalla platea continentale. In-
vece un orletto bianco appena visibile segue le rive
del Mediterraneo Occidentale, se facciamo astrazione
da una zona di bassifondi, non continua del resto,
che s'incontra tra la Sicilia e la Tunisia. La metà set-
tentrionale dell'Adriatico e buon tratto del Mar Nero
(più d'un terzo dell'intera superficie) dalla parte Nord
hanno fondi inferiori ai 200 metri. Lungo le coste li-
guri il pendio divalla, in alcuni tratti, ripidissimo,
tantoché un abisso di ben 914 metri si apre a soli
3 km. a S. E. di Capo Noli; nel territorio di Savona
(ftg. 7) e la linea isobata di 2000 m. passa a poco più
di 12 miglia da Capo Berta (Oneglia) (^). 11 confronto
è istruttivo dal punto di vista biologico; infatti ninno
contesta oramai che la povertà della nostra pesca co-
stiera e le dovizie peschereccie dei mari nordici di-
pendano, almeno in parte,, dalla diversa estensione
della platea continentale.
(') Isobate si dicono, nella carte idrografiche, le linee che riu-
niscono i punti di uguale profondità.
52
Capitolo erzo
Accanto alla configurazione giova studiare anche
la natura del fondo, come fattore di prima impor-
tanza nella distribuzione degli organismi marini. Se,
indossato l'abito del palombaro, noi muovessimo
Fig. 7.
Kiva a picco, in vicinanza di fondi abissali: Capo di Noli in
Liguria. Fotogr. originale.
da una delle, nostre spiagge per camminare sul fondo
e inoltrarci verso il largo, troveremmo prima di tutto
i materiali più voluminosi e più pesanti; pezzi di roc-
cia strappati alla scogliera; ciottoli convogliati dai
fiumi. Un poco più lontano, a cagione della più lenta
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 53
caduta, vengono abbandonati materiali più leggeri,
finché si giunge alla sabbia, e poi ad una melma finis-
sima che ricopre immense distese d'Oceano e dove
i materiali più voluminosi non sono rappresentati
che a lunghi intervalli da massi proiettati dai vulcani,
o da scorie buttate via dai piroscafi, oppure, nelle la-
titudini elevate, da pietre e detriti diversi lasciati
cadere dai ghiacci galleggianti.
In tesi generale i fondi nelle vicinanze dei conti-
nenti e nei mari interni, come il Mediterraneo, sono
coperti da quei depositi che il Murray ed il Renard
chiamano « terrigeni », cioè costituiti in prevalenza
da materiali provenienti dalla terra emersa o pel
veicolo dei corsi d'acqua e delle correnti atmosferiche
o per l'azione demolitrice del mare. Ter contro nei
bacini oceanici, lontano dalle coste, i depositi risultano
in buona parte di gusci e di scheletri d'organismi
che hanno vissuto nelle zone d'acqua soprastanti, e
vengon perciò denominati depositi pelagici dagli
autori predetti.
Mentre nel Mediterraneo i saggi d'alto fondo sono
composti di una melma azzurrognola o giallastra,
generalmente assai povera in sostanze organiche, nei
grandi Oceani la melma d'alto fondo, eccezione fatta
per la cosidetta melma rossa (red day), è piena zeppa
di avanzi riferibili a specie pelagiche. Prima per im-
portanza è la melma a Globigerine, composta
quasi per intero di piccoli gusci calcarei appartenenti a
Foraminiferi pelagici. Predomina fra gli altri un guscio
lungo mezzo millimetro o poco piti, che si presenta
all'occhio armato di lente come un aggregato di sfe-
rule bianchiccie d'in uguale grossezza: è quello della
54 Capitolo terzo
Globigerina hulloides. A profondità superiori ai 5500
metri i gusci calcarei subiscono una lenta dissoluzione,
tantoché negli abissi maggiori la melma a Globige-
rine cede il posto ad un fango di colore rossastro. Ma
nella zona compresa fra i 700 e 5500 m. circa la sua
diffusione è grandissima; la si trova infatti in gran
parte dell'Atlantico e per un tratto molto esteso del
Pacifico e dell'Oceano Indiano (da 72° lat. N. a 60°
lat. S.)- In plaghe assai limitate dell'Atlantico e del
Pacifico tropicali, dov'è scarsa la variazione annua
di temperatura, accompagnano o sostituiscono i gusci
di Poraminiferi resti d'altri organismi calcarei, spe-
cialmente conchiglie di Molluschi appartenenti ai due
gruppi pelagici dei Pteropodi e degli Eteropodi. Que-
sta melma a Pteropodi non discende oltre ai
3 km. di profondità.
Le melme ricche di resti silicei sono caratteristiche
dei mari freddi ; così la melma a Diatomee conte-
nente innumerevoli gusci di queste Alghe microsco-
piche, occupa una larga striscia nell'Oceano Glaciale
Antartico ed un'altra più stretta nel Pacifico setten-
trionale a profondità variabili da un migliaio di metri
sino ad un massimo di 3500. Proprie dei mari tro-
picali, ma di acque profonde e per conseguenza fredde,
sono le melme a Radiolari. Gli scheletri silicei
fantasticamente vari e delicati di questi Protozoi, pre-
dominano in certe regioni del Pacifico Tropicale e
dell'Oceano Indiano, fra 2000 e 5000 m. circa di pro-
fondità; talvolta furono riscontrate sino a 7000 m.
Pare che la loro presenza sia connessa non soltanto
alla temperatura, ma anche ad una salsedine relati-
vamente bassa e ad una certa quantità di detrito
minerale sospeso nelle acque superficiali.
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 55
Ma la maggiore estensione fra i depositi pelagici
si attribuisce all'argilla rossa raccolta nelle grandi
profondità oceaniche sino alle massime quote esplo-
rate ed alla quale fanno gradualmente passaggio le
melme ricche di detriti animali. Essa ha consistenza
simile a quella del burro ed è composta specialmente
di argilla, ma vi si rinvengono anche concrezioni mi-
nerali diverse, sopratutto noduli di manganese, denti
di pescecane, ossa timpaniche di Cetacei. Indagini
recenti l'iian dimostrata molto ricca in sostanze ra-
dioattive.
Già s'intravede da questo cenno sommario l'inte-
resse che presentano pel biologo i fondi marini. Anzi-
tutto essi offrono, a chi li sa interpretare, un quadro
istruttivo, sebbene incompleto, della fauna e della
flora viventi negli strati superiori. Non si deve poi
dimenticare l'importanza' che ha lo stato di aggrega-
zione del fondo. Finché ci troviamo nel campo sconfi-
nato dei depositi oceanici è questo un fattore presso-
ché uniforme, perché si tratta quasi sempre di melma ;
le cose però mutano di aspetto appena ci avviciniamo
alla costa. « Dimmi su che fondo abiti e ti dirò chi sei »,
potremmo sentenziare a proposito di fauna costiera,
se i proverbi fossero ancora di moda. E invero l'area
di abitazione di innumerevoli specie non tanto é se-
gnata dalla profondità, quanto dalla natura del fondo
marino ; allorché si trova un certo tipo di fondo in
una determinata regione si é sicuri di rintracciarvi al-
cuni caratteristici abitatori. I sedentari che tenace-
mente si iittiiccaiio allo scoglio, i timidi che si seppel-
liscono nella sabbia o s'insinuano fra i detriti, i giro-
vaglii che passeggiano sulle fronde delle piante marine,
56 Capitolo terzo
acquistano bene spesso una certa aria di famiglia
che non può sfuggire all'occhio esperto del naturalista.
Ma l'influenza del fondo marino merita di essere
discussa sotto un punto di vista più generale. Tutti i
biologi ammettono oggi che dal fondo si debba trarre
un criterio di prima importanza per stabilire i diversi
modi di esistenza. Infatti lo studio comparativo degli
organismi marini ci dimostra chiaramente come la
forma e le abitudini si orientino secondo direzioni di-
verse a seconda che la vita si svolge in relazione col
fondo oppure indipendentemente dal fondo stesso.
Si chiamano bentonici i primi e bentos (da fièvdos,
dfono) il loro complesso; planctonici oppure pela-
gici gli altri eplancton (da nXà^cò, vagare, e néÀayog,
mare) l'insieme loro, abbracciando con questi termini
tanto i vegetali quanto gli animali.
Dipendono evidentemente dal fondo le piante crit-
togame o fanerogame che vi stanno abbarbicate,
nonché gli animali che aderiscono al fondo o se ne
valgono, camminando e strisciando, come di substrato.
Al plancton appartengono invece tutti gli organismi
che per un periodo continuato della propria esistenza
galleggiano o si mantengono fluttuanti a mezz'acqua
ed alle cui attività vitali si conservi estranea la pre-
senza del fondo.
E gli animali dotati di potenti organi natatori,
come la maggior parte dei Pesci, molti Cefalopodi
e qualche Crostaceo, dovranno ascriversi al plancton
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 57
oppure al bentos ? Dirò subito come si ammetta da
taluni un terzo gruppo biologico detto necton com-
prendente i forti nuotatori che si spostano con mezzi
propri, attribuendo al plancton soltanto gli organismi
che vivono in balia delle onde e si lasciano traspor-
tare passivamente dalle correnti.
Io non riterrei necessario il concetto di necton;
per vedere chiaro nelle varietà della natura a
nulla giova rendere più complesse le classificazioni e
meglio vale ordinare queste intorno a semplici idee.
In pratica se può riuscire artificiosa la separazione tra
bentos e plancton, risulta encor più arbitraria la di-
stinzione tra gli organismi che subiscono un trasporto
passivo e quelli che progrediscono con mezzi propri.
Non soltanto si verificano gradi numerosi di transi-
zioni da specie a specie, ma lo stesso animale che vince,
colle sue natatoie, una corrente di debole intensità,
può essere incapace di nuotare contro una corrente
più forte. E sopratutto giova osservare come il cri-
terio della dipendenza dal fondo sia quasi sempre su-
scettibile di applicazione anche quando si tratta di
necton. Infatti se taluni Pesci costieri sogliono di
tanto in tanto abbandonare le vicinanze immediate
del fondo, tali incursioni sono generalmente assai li-
mitate nel tempo e nella distanza. Inoltre questi ani-
mali dipendono dal fondo in larga misura perchè quivi
ricercano il nutrimento o almeno si cibano di altri
animali pascolanti sul suolo sottomarino. Analoghe
considerazioni potremmo applicare alle schiere degli
Invertebrati; i Gamberetti nuotano con agilità ed
hanno qualche carattere in comune (ad esempio la
rasparenza del corpo) coi Crostacei planctonici, non-
58 Capitolo terzo
dimeno si comprendono nel bentos perchè frequentano
i declivi coperti di Alghe, le praterie di Zosteracee, le
arene ingombre di detriti vegetali e quivi si procu-
rano cibo. D'altra parte i Pesci pelagici che a regolare
intervallo si avvicinano alla costa, vi rimangono du-
rante un periodo relativamente breve che coincide per
lo più coll'epoca riproduttiva. Criterio fondamentale
sarà dunque per noi la durevole relazione col fondo
marino; della diversa natura ed autonomia dei movi-
menti conviene tener conto soltanto in via subor-
dinata.
Possiamo quindi ammettere un bentos natante
(molti Pesci, Cefalopodi, Crostacei) in contrapposto
ad un bentos sedentario o sessile (Attinie, Coralli)
strisciante (molti Vermi e Molluschi), ambulante
(moltissimi Crostacei). Distinzioni tutt'altro che asso-
lute, poiché alcuni animali possono nuotare e stri-
sciare (Polpi, molti Anellidi) oppure nuotare e cam-
minare (taluni Crostacei), ma non inutili, poiché si
può ritenere come tipica la forma di locomozione
più spesso adoperata.
Moltissimi organismi bentonici hanno larve che
vivono nel plancton e discendono al fondo quando
stanno per raggiungere la condizione adulta. L'in-
versa condizione può dirsi eccezionale; ricorderò
i Copepodi appartenenti alla famiglia MonstrilUdae,
che allo stato di larva vivono da parassiti nel sangue
di Anellidi bentonici, mentre allo stato adulto con-
ducono libera vita nel pelago. In entrambi i casi non
sarebbe lecito parlare di un modo di esistenza in-
termedio fra bentos e plancton, poiché tutta la prima
parte della vita si svolge in un ambiente e tutta l'ul-
tima parte nell'altro.
Cenni sulla itijliiema del Jond o marino ecc. 59
Taluni animali combinano i due modi d'esistenza,
con ritmo determinato, nel periodo adulto; così fanno
certi Anellidi che strisciano sul fondo durante il giorno
e di notte vengono a turbinare alla superfìcie, nonché
certi Molluschi nudi, come le Tethys, che in un breve
periodo dell'anno si trovano fluttuanti nelle correnti
superficiali, sebbene il fondo melmoso sia loro abituale
dimora,
Organismi adulti per i quali mi par dubbio il rife-
rimento al bentos piuttosto che al plancton sarebbero
alcuni Crostacei (Copepodi), che in certi mari poco
profondi si allontanano molto dalle coste e si raccol-
gono promiscuamente al plancton tipico, mentre in
altri mari non sogliono abbandonare le vicinanze
immediate della scogliera rivestita di Alghe.
Ma bentos e plancton dovranno presentare varia-
zioni importanti a seconda della zona marina che fre-
quentano; di qui la necessità di stabilire alcune sud-
divisioni dell'ambiente marino, distinte, oltre che
dalle loro proprietà fisiche, da particolari aggruppa-
menti di organismi.
Occupiamoci per ora dell'ambiente marino bento-
nico, ossia del fondo e delle sue immediate vicinanze.
Che la parte più profonda e più oscura si debba di-
stinguere dalla più superficiale e meglio illuminata
si riconosce da ogni biologo ; non regna però l'accordo
circa il numero e la relativa estensione delle singole
parti. Ecco una prima suddivisione, semplice e di
applicazione generale: chiameremo dominio co-
stiero la platt'a continentale, e dominio batiben-
tonico la distesa dei fondi sottostanti; come linea di
separazione adotteremo convenzionalmente quella di
60 Capitolo terzo
duecento metri. Istituita in b.ase ad un concetto geo-
grafico, una tale ripartizione si accorda tuttavia con
criteri biologici, poiché la vita vegetale non scende
che in via d'eccezione oltre ai duecento metri di pro-
fondità. I termini « costiero » e « batibentonico » cor-
rispondono a « litorale » ed « abissale » di molti au-
tori.
Conviene ora procedere a suddivisioni ulteriori,
ma qui regna tra i biologi grande disparità di vedute.
Variano i concetti che presiedono alla classificazione
di regioni e di zone, varia l'estensione a queste attri-
buita; spesso un nome prescelto dall'autore X per
denotare una zona, viene applicato dall'autore Y
con significato diverso. Le indagini accurate di spe-
cialisti moderni e sopratutto del Pruvot hanno do-
cumentato scientificamente due verità che già dove-
vano risultare evidenti a chiunque abbia cognizioni
un poco estese di biologia marina:
1* Le suddivisioni proposte per un dato mare
molto spesso non si adattano ad un altro mare, sia
per quanto concerne la distribuzione dei fondi, sia
per quanto si riferisce alle comunità biologiche pro-
prie dei fondi stessi.
2» È vana impresa voler suddividere il dominio
costiero in strisce orizzontali, limitate, sia pure in
via approssimativa, da una linea batimetrica. Risulta
infatti che la natura del fondo è il fattore più impor-
tante nella distribuzione degli organismi costieri e
che alla medesima profondità si trovano, anche in
località vicine, fondi assai vari per natura e per esten-
sione. Chiunque abbia pratica di fauna marina rico-
nosce a prima vista il prodotto di una pesca fatta a
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 61
20 metri di profondità in fondo a coralline da quello
di un'altra pesca fatta pure a 20 metri, in fondo sab-
bioso o prateria di Posidonia. Supponiamo per contro
di avere dinanzi agli occhi il contenuto di due reti
tratte su fondo melmoso, l'una a 60, l'altra a 100
metri di profondità; distinguere in tal caso la pesca
più profonda dalla meno profonda mercè l'ispezione
delle specie raccolte, riesce spesso difficile anche ad
un naturalista provetto.
Per conseguenza è opportuno applicare una suddi-
visione in regioni batimetriche limitatamente a un
certo tratto di mare e non è possibile segnare limiti
di profondità che non risultino molto elastici, e subor-
dinati alla natura del fondo.
Le condizioni dei dintorni di Genova corrispondono
presso a poco a quelle indicate dal Pruvot per un tratto
del Mediterraneo francese occidentale (Banyuls) e
forse valgono a un dipresso per tutto il Mediterraneo.
In base a queste condizioni ammetterei nel dominio
costiero due regioni, una superiore© litorale, l'altra
inferiore o sublitorale (corrispondente alla regione
costiera del Pruvot). La regione litorale si distingue
per la natura svariata dei suoi fondi e per la rigogliosa
vegetazione di Crittogame (Alghe) e di Fanerogame
(Zosteracee) che vi alligna. Nella regione sublitorale
è caratteristico il fondo di materiale finamente sud-
diviso; per lo più melma, qualche volta sabbia; le
piante marine vi sono molto scarse o mancano del
tutto.
La regione litorale si lascia ancora suddividere ìi;l
zone a seconda del fondo e i caratteri di queste zone,
come vedremo meglio più innanzi, si presentano di-
62 Capitolo terzo
versi secondo la natura della costa prescelta come
punto di partenza. Altra è la successione dei fondi
lungo la scogliera, altra lungo la spiaggia, altra in
una insenatura tranquilla ove la melma può deposi-
tarsi a tenue profondità e giungere in certi casi fino
alla riva.
Mentre fauna e fiora costiere dimostrano radicali
mutamenti, anche nello spazio di pochi metri, col
crescere della profondità e col cambiare del substrato,
la fisionomia complessiva degli organismi costieri,
esaminata in senso orizzontale, si mantiene uniforme
in plaghe molto vaste del nostro globo, tantoché
rOrtmann, uno zoologo il quale ha studiato a lungo
la distribuzione degli animali marini, si limita a sta-
bilire per il dominio costiero sei grandi provincie bio-
geografiche, cioè due circumpolari (la artica e la an-
tartica) e quattro circumtropicali (la indo -pacifica, la
americana occidentale, la americana orientale, la afri-
cana occidentale, la africana orientale. Per dirla in
termini più succinti e più tecnici, gli organismi co-
stieri sono molto specializzati dal punto di vista a m -
bientale, meno dal punto di vista geografico. In
ciò si manifesta una sensibile differenza fi-a gli esseri
che popolano i declivi sommersi dei continenti e quelli
che vivono sui continenti medesimi. Se non mancano
fra gli organismi litorali famiglie o generi propri a
determinate regioni, è ben difficile di trovare un gruppo
tassonomico superiore alla famiglia (ordine o classe)
Cenni sulla injluenza del fondo marino ecc. 63
che risulti esclusivo al una plaga ristretta del globo
e manchi totalmente in altre.
Soltanto il sott'ordine dei Cefalopodi tetrabran-
chiati è limitato alla regione indopacifica e l'ordine
degli Xifosuri (Crostacei) a questa regione ed alle coste
occidentali dell'America settentrionale. Notate però
che questi gruppi sono entrambi rappresentati da
un sol genere; Nautilus pei primi e Limulus pei se-
condi ; entrambi superstiti di epoche geologiche assai
remote.
Le indagini comparative sulla fauna marina hanno
dimostrato che la temperatura è fattore di primissima
importanza nella distribuzione geografica del bentos
litorale. Dipende sopratutto dalla temperatura la
tendenza che manifestano specie e gruppi bentonici
a diffondersi piuttosto nel senso dei paralleli che
in quello dei meridiani. Questa tendenza può libera-
mente esplicarsi laddove le coste dei continenti de-
corrono secondo una direzione generale non molto
divergente da quella dei paralleli. Non crediate invece
che sia facile la diffusione dove le coste sono orientate
secondo i meridiani e dove, per conseguenza, la via
di propagazione della specie parallelamente all'equa-
tore attraversa un grande oceano; i fondi abissali
frappongono un ostacolo insormontabile alla grandis-
sima maggioranza degli animali e delle piante che po-
polano il dominio costiero. Molti organismi bentonici
hanno bensì larve o stadi giovanili che menano vita
pelagica, fluttuando alla superficie e negli strati in-
termedi del mare. Ma tutto induce a credere che questi
non possano varcare l'oceano e propagarvi la specie
sull'opposto litorale. Non soltanto le larve plancto-
64 Capitolo terzo
niclie muoiono se, al momento di posarsi sul fondo,
non trovano il substrato opportuno all'ulteriore svi-
luppo, ma diffìcilmente possono venir trascinate per
molte centinaia di miglia lungi dalla costa senza in-
contrare correnti che, per temperatura e salsedine,
mal si convengono alla loro esistenza.
Oltre alla temperaturn ed alla salsedine che circo-
scrivono l'habitat dei meno eurialini e dei meno eu-
rite.rmi (e si noti che certi animali altamente euritermi
della zona di marea hanno diffusione pressoché mon-
diale), oltre alle correnti che trasportano le larve, la
distribuzione attuale del bentos, come di tutto il
mondo mai ino e di tutto il mondo vivente, dipende
anche da fattori d'altra natura. In primo luogo bi-
sogna pensare alla concorrenza vitale, fonte di
lotte continue tra le diverse specie, sopratutto là dove
la vita è molto rigogliosa. Tali lotte hanno per con-
seguenza la eliminazione di alcune specie, mentre
favoriscono la diffusione di altre. In secondo luogo
fa d'uopo tener conto delle condizioni passate del
nostro pianeta, cioè della distribuzione relativa delle
terre e delle acque in tempi geologici trascorsi.
Comunicazioni aperte in tempi remoti sono attual-
mente intercettate; terre emerse si elevano dove si
stendeva il mare, mentre le acque marine soverchianti
hanno diviso, sminuzzato o completamente sommerso
vasti continenti.
Conviene avvertire come la importanza da attri-
buirsi ai mutamenti geologici nel tracciare le vie
di diffusione sino all'attuale dimora delle specie, sia
molto diversa a seconda delle idee che si accettano
sulla origine delle specie. 0 le specie nuove sono nate
Cenni sulla infiuenza del fondo marino ecc. 65
in UH solo punto della terra (è Fidea dominante dei
centri di diffusione) e allora i mutamenti in parola
si debbono ad ogni passo invocare. Oppure si ammette,
col Rosa, che ima specie nuova abbia potuto origi-
narsi contemporaneamente in più località separate e
allora molto si spiega senza di quelli.
Ma qualunque sia la premessa, l'indagine degli
strati nel terreno e lo studio degli organismi fossili
offrono in taluni casi testimonianza sicura che i cam-
biamenti nella configurazione terrestre hanno influito
in larga misura sull'attuale distribuzione del bentos.
E ricordo un esempio. La fauna marina nel litorale
Atlantico delle Americhe è molto diversa da quella
del litorale Pacifico; come mai si cancellano le diffe-
renze lungo le opposte rive dell'istmo di Panama con-
giungente le due terre ! Rispondono subito la geologia
e la paleontologia, e c'insegnano come le due Ame-
riche fossero, in epoca relativamente recente, sepa-
rate da un braccio di mare poco profondo: di qui la
somiglianza delle faune.
È necessario completare queste indicazioni con qual-
che cenno intorno al bentos litorale del Mediterraneo
(almeno per quanto concerne la fauna), considerato
nelle sue relazioni col bentos litorale degli Oceani.
Quantunque si manifesti connessione molto intima
colla vita Atlantica, la fauna della platea continen-
tale mediterranea presenta un carattere suo proprio,
dovuto al fatto che molte specie sono ad essa pecu-
liari. La parte dell'Atlantico dove meglio si rivela
l'affinità zoologica è indubbiamente quella che bagna
i lidi dell'Africa occidentale, possiamo quindi accet-
tare il criterio dell' Ortmann che fa del Mediterraneo,
5. — R. ISSEL.
66 . Capitolo ierzo
dal punto di vista del bentos, una subregione della
regione Africana occidentale.
Ma le relazioni tra il Mediterraneo ed il confinante
Oceano hanno più volte mutato, anche in epoca geo-
logica assai recente, e non si possono bene apprezzare
senza por mente ad alcuni dati che la paleontologia
ci fornisce. Al principio dell'era quaternaria c'è stato
un periodo, il cosidetto periodo siciliano, durante il
quale una serie di specie (ricorderemo, fra le altre,
la Cyprina islandica) proprie delle acque fredde
e provenienti dall'Atlàntico settentrionale, ha invaso
il Mediterraneo, lasciando vestigia numerose in taluni
depositi fossiliferi, per esempio a Monte Pellegrino
ed a Ficarazzi presso Palermo. Di tali specie sono
estinte, altre sopravvivono nel nostro mare; a spiegare
questa immigrazione dal Nord, si invoca dai geologi
un abbassamento della soglia di Gibilterra che avrebbe
lasciato libero afflusso alle fredde correnti dei bassi-
fondi Atlantici.
Un periodo successivo, che recenti autori deno-
minano Tirreno, è distinto invece dall'inverso feno-
meno ; specie di acque calde, proprie dei lidi Africani,
invadono la platea Mediterranea in numero assai più
grande dell'attuale. Così fi-a i Molluschi il Conus te-
studinarius, lo Strombus huhonius, il Tapes senega-
lensis, oggi scomparsi dalle nostre acque, abbondano
in certi giacimenti fossiliferi (ad esempio presso Ca-
gliari), e prosperano ancor oggi lungo le rive del
Senegal.
Se passiamo ad esaminare la distribuzione delle
specie litorali entro ai confini del Mediterraneo, con-
frontando le faune a diverse latitudini, troviamo una
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 67
notevole uniformità. Rivolgendo la nostra attenzione
soltanto ai mari che bagnano le nostre terre, le specie
che noi raccoglieremmo, a mo' d'esempio, a Genova
od a Nizza sono su per giù le stesse che in pari condi-
zioni d'ambiente ritroveremmo a Palermo, a Taranto;
a Tripoli. Noteremo soltanto come taluni abitatori
meridionali non oltrepassino le coste di Spagna e di
Algeri; come un certo numero di specie del bacino
occidentale del nostro mare manchi nell'Adriatico e
sopratutto nella sua parte più settentrionale, ove per
compenso abbondano poche specie, le quali compari-
scono assai rare, oppure mancano totalmente lungo
la opposta riva della penisola.
A differenza di quanto si rileva nello stretto di Pa-
nama, gli abitatori del litorale Mediterraneo presen-
tano radicali differenze rispetto a quelli del contiguo
Mare Rosso. Né il canale di Suez, aperto omai da quasi
mezzo secolo, ha potuto determinare una copiosa me-
scolanza di specie mediterranee con specie eritree.
Secondo osservazioni del Tillier, direttore della na-
vigazione francese dello stretto, riferite anche dal
Cuénot, soltanto undici specie di Molluschi prove-,
nienti dal Mar Rosso si sono acclimate a Porto Said,
e non più di quattro sono giunte dal Mediterraneo
fino a Suez. Ancor più ristretta è stata la migrazione
dei Pesci ; otto specie soltanto hanno passato il canale
in un senso o nell'altro e pare non abbandonino le
immediate vicinanze dei due sbocchi. E il motivo ì
in realtà molti animali si avventurano nel canale di
Suez, ma la maggior parte di essi vien trattenuta
dai laghi Amari, una zona intermedia di acqua sopra -
salata (circa 75 grammi per litro di sali), che lascia
68 Capitolo terzo
passare soltanto poche specie singolarmente eurialine,
funzionando così da barriera .
Il bentos litorale, colle sue innumerevoli forme se-
dentarie, vaganti, striscianti e natanti, popola dunque
i pendii della platea continentale. Nessun altro gruppo
biologico offre maggiore ricchezza di fauna, sfoggio
più grande di forme di colori, di atteggiamenti variati.
Aspra è la concorrenza vitale, quindi molteplici
e raffinati i mezzi per la conquista del nutrimento e
la difesa dei nemici ; nei siti meglio favoriti dal clima
e dai ripari naturali raggiunge il più alto grado quel
fenomeno che potrebbesi chiamare la occupazione
intensiva dello spazio libero. Non v'ha fronda
di alga, non dorso di granchio o voluta di conchiglia
a cui non aderiscano altri organismi. E questi, per loro
conto, dan spesso ricetto ad altri viventi più piccoli,
donde quelle multiple e complicate associazioni di
animali con vegetali o di animali fra loro che stupi-
scono il profano e lasciano perplesso il biologo fretto-
loso d'interpretare e di concludere. Poiché la più forte
cagione d'incostanza nelle condizioni fisiche del mare
risiede nella i>rossimità della terra emersa, ne con-
segue che il dominio costiero, sopratutto nella regione
litorale, è di tutti il più variabile, A seconda delle
vicissitudini atmosferiche i corsi d'acqua che sfociano
in mare diluiscono più o meno l'acqua marina e la
intorbidano coi loro detriti; inoltre in certe plaghe
d'acqua sottile e tranquilla le condizioni di tempera-
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 69
tura si allontanano da quelle medie accennate poc'anzi
per seguire più da vicino le variazioni atmosferiche.
Coir aumento continuo del traffico i grandi porti di-
vengono centri perenni d'inquinamento e sarebbe
interessante il conoscere con indagini metodiche, come
reagiscano gli organismi viventi al diffondersi delle
impurità disciolte nella massa acquea, galleggianti
alla superficie, o accumulate nella fanghiglia fetente
del fondo.
Risulta da tutto ciò come si convengano al dominio
litorale gli organismi capaci di tollerare mutevoli
condizioni di vita ; in tutta la regione e particolarmente
nelle zone superiori predominano le specie euriterme
ed eurialine ed, in tesi generale, le specie molto resi-
stenti.
Questa parte dell'ambiente marino può dirsi il
regno della vegetazione d'acqua salsa; sono di sua
esclusiva pertinenza le boscaglie variopinte delle Alghe
pluricellulari richiamanti a frotte gli animali erbivori
e le praterie di Zosteracee; mentre il plancton non
comprende che vegetali minutissimi. I Sargassi dei
grandi Oceani, colla loro fauna speciale, rappresen-
tano in realtà un lembo di vita litorale sospinto e trat-
tenuto in alto mare.
Del bentos d'acqua salsa fanno parte animali ap-
partenenti ad ogni tipo conosciuto (eccettuato quello
pelagico dei Ctenofori) ed al maggior numero delle
classi. Ciononostante, se consideriamo con uno sguardo
d'insieme il quadro biologico dei fondi marini, quali
si presentano ad occhio nudo, vediamo che i rappre-
sentanti di pochi gruppi, sia per la frequenza, sia per
le dimensioni, appariscono come le principali figure
70 Capitolo terzo
del quadro. Si tratta di Crostacei superiori o Cro-
stacei decapodi, di Molluschi lamellibranclii protetti
da conchiglia bivalve e Gasteropodi a conchiglia ge-
neralmente spirale, più di rado nudi; di Echinodermi
dal corpo corazzato (ricci, stelle di mare, Ofiure, Olo-
turie). Talvolta vi si aggiungono Anellidi emergenti
da tubi o striscianti sul fondo mediante appendici
armate di setole. A questi organismi vaganti o stri-
scianti fa d'uopo aggiungerne altri sessili che, vivendo
in colonie numerose, contribuiscono in misura più o
meno larga a formare lo sfondo fìsso del quadro ; Asci-
diacei (tipo dei Tunicati) dal corpo cilindrico munito
di doppia apertura, Spugne, polipi di Antozoi isolati
o riuniti in colonie arborescenti; colonie di Briozoi
a crosta o ad alberetto, Alghe svariate, Zosteracee.
Un altro elemento, talvolta costante, tal'altra mute-
vole e passeggero per la rapidità dei movimenti è
dato dalla grande schiera dei Pesci marini. Soltanto un
esame minuzioso, ad occhio nudo o armato di lenti,
può darci un'idea della caterva di organismi più pic-
coli, appartenenti a svariatissimi gruppi, che circolano
fra i primi, si nascondono nel fondo, si associano in
varia guisa alle piante ed agli animali maggiori, e co-
stituiscono come uixa fauna secondaria o epifauna,
sovrapposta o commista alla principale.
Poiché gli aggruppamenti biologici del dominio co-
stiero sogliono cambiar faccia col mutare del fondo,
la conoscenza del substrato è indispensabile alle inda-
gini del biologo ed alla pratica del pescatore.
La successione dei fondi, studiata in paesi diversi,
oifre tratti molto importanti in comune, dovuti a
relazioni fisiche e biologiche generali, ma si notano
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 71
com'è naturale, varianti non lievi in relazione colla
natura delle rive, l'ampiezza della marea, la tempera-
tura, la salsedine, la configurazione eia storia geologica
del litorale. Farmi sufficiente in proposito una espo-
sizione sommaria di quanto si verifica lungo le coste
Liguri e corrisponde su per giù alle condizioni che voi
ritrovereste in buona parte nel Mediterraneo. Il quadro
si presenterà un poco diverso a seconda che prende-
rete le mosse dalla spiaggia oppure dalla scogliera are-
nosa (fig. 8).
Partite, per questa volta, da una delle nostre spiag-
gette sassose, tanto diverse dalle molli arene di Via-
reggio o di Eiccione. Al battente del mare troverete
una cintura di materiale grossolano, strappato alla
scogliera dalle onde oppure convogliato alla spiaggia
dai corsi d'acqua e poi ridotto, pel lavorio delle acque,
in tanti ciottoli appiattiti e levigati. Per un certo
tratto il ciottolato viene scoperto e sommerso con re-
golare alternativa dalla marea, ma si tratta di zona
ben piccola, data la tenue ampiezza che la marea
possiede lungo le nostre rive. Il suo interesse biologico
è nullo o quasi nullo poiché il forte attrito allontana
da quei ciottoli ogni organismo vivente. I materiali
travolti dal mare cadono tanto più lontani e tanto più
lenti quanto più sono leggieri, perciò nello spazio di
pochi metri vedrete i ciottoletti far seguito ai ciottoli
più vistosi, poi la ghiaia ai ciottoletti e poco a poco
la sabbia grossolana e finalmente la sabbia minuta
rimanere padrona del campo.
Questa sabbia pura, o arena litorale, olire substrato
poco adatto ai vegetali ; do*^e invece si trova commista
ad una certa quantità di melma, il bassofondo si tra-
72
Capitolo terzo
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 73
sforma in una verdeggiante prateria costituita da
fanerogame marine appartenenti alla famiglia delle
Zosteracee, e sopratutto aAìa, Posidonia oceanica. Gli
ultimi cespugli isolati di Posidonia cessano a poche
diecine di metri di profondità (a Genova non oltre
50 m.) e subentrano gradatamente, spesso coll'inter-
posizioue di una breve zona di ghiaia melmosa, conte-
nente numerosi resti animali, le melme che ricoprono
di un manto quasi continuo la regione sublitorale.
Se invece di muovere dalla spiaggia vorrete iniziare
le vostre esplorazioni dalla scogliera, prima di raggiun-
gere il battente del mare, troverete un tratto più o
meno ampio esposto agli spruzzi del mare agitato;
una interessante zona di confine, dove il topo sbucato
dalla cantina gareggia in velocità col Crostaceo am-
fibio, che tratto tratto vien fuori dal mare per compiere
sulla rupe le sue scorrerie. *•
Segue, più in basso, una zona che alternativamente
si scopre e si sommerge per effetto della marea; mal-
grado la tenue ampiezza della oscillazione nelle nostre
acque tale zona non manca d'importanza biologica
perchè accoglie rappresentanti tipici ed abbastanza
numerosi dei due regni.
Ora scendete sotto al livello delle acque basse; vi
sarà facile riconoscere come le rupi della scogliera,
rivestite da un manto lussureggiante di Alghe, con-
tinuino sott'acqua con forme poco meno ardite e ca-
pricciose di quelle ohe vi sono famigliari nella parte
emersa e vadan poi a terminare nei declivi del fondo
a Coralline. Concorrono a formar questo fondo ma-
teriali diversi: detriti d'ogni grandezza rotolati dalle
pendici della scogliera, gusci di rnoUuschi, resti cai-
74 Capitolo terzo
carei di Briozoi, di Coralli. Il tutto è intonacato e più
o meno saldamente cementato insieme da incrostazioni
dovute all'attività di speciali Alghe dette Coralline.
Queste Alghe hanno la specialità di secernere uno
strato di carbonato di calcio assai compatto, mentre
altri organismi, come gli Anellidi tubiceli, ne coadiu-
vano l'azione cementante; i frammenti di roccia cosi
rivestiti presentano una certa rassomiglianza colle
formazioni stallatitiche delle caverne e coi travertini
formati da certe sorgenti termo -minerali. La zona delle
Coralline comincia a profondità variabili, talora sol-
tanto a venti metri e non si estende generalmente
oltre ad una sessantina di metri; i pescatori liguri la
conoscono sotto il nome di crena oppure di utina. La
medesima formazione vien pure designata come fondo
coralligeno perchè in certe località vi abbonda il
Corallo, tuttavia l'ambiente ove meglio prospera il
prezioso Celenterato non si deve generalmente ri-
cercare in diretta continuazione della riva scogliosa,
ma bensì sopra banchi di scoglio che emergono come
isole dalle melme circostanti a 70, 100, 150 e più
metri dalla superfìcie. Classica località coralligena è
il banco di Sciacca tra la Sicilia e la Tunisia. Lo stesso
cemento a base di Alghe incrostanti intonaca anche,
sino ad un certo livello, le rupi profonde; è noto anzi
come le costruzioni delle Coralline raggiungano grande
potenza nelle cosidette secche a Coralline che sorgono
dai fondi del golfo di Napoli e godono meritata fama
per la fauna ricca ed interessante che vi alligna.
Partendo da una profondità variabile (per lo più
50-70 metri in mare aperto) si entra nella regione sub-
litorale e il fondo assume un tipo uniforme sia din-
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 75
nanzi alla spiaggia, sia dinnanzi alla scogliera. Oltre-
passate le arene scoperte e le praterie di Posidonia
nel primo caso ; i fondi coralligeni nel secondo, si varca
per lo più una breve striscia di minuta ghiaia fangosa
commista a gusci di Molluschi e ad altri avanzi ani-
mali, poi si trova la melma grigiastra sublitorale
che pili non ci abbandona sino alle massime profondità.
La monotonia di questa fanghiglia vien rotta soltanto
a rari intervalli da qualche spuntone di scoglio pro-
fondo. Farmi superfluo insistere sul fatto che i diversi
tipi di fondo noji sono sempre ben distinti e che dal-
l'uno all'altro si passa con transizioni graduali. Ag-
giungerò che i limiti batimetrici tra le zone variano a
seconda della configurazione della riva e di altri fat-
tori locali.
I dati suesposti si riferiscono al mare aperto;
])resso alla foce .dei corsi d'acqua le melme si av-
vicinano sovente alla riva; nelle piccole insena-
ture e nei porti ben riparati giungono talvolta sino a
terra. Per contro in località molto esposte all'impeto
del mare e ai piedi delle scogliere molto erte si trovano
ciottolati e grosse ghiaie, libere da incrostazioni di
Coralline, anche a notevole profondità e distanza dalla
riva, come si verifica presso il Capo di Noli.
Rispetto alla profondità ed alla natura del fondo
gli organismi si comportano come verso altri fattori
dell'ambiente esterno; vi sono quindi, con tutte le
sfumature intermedie, gli s p e e i a 1 i z z a t i e gli i n d i f -
ferenti. La natura del fondo e la profondità possono
limitare in modo rigoroso l'area di abitazione di un
animale, mentre sappiamo che talune specie prospe-
rano con substrati vari ed a livelli diversi. Per ci-
76 Capitolo terzo
tare due esempi, i MoUusclii bivalvi hanno general-
mente una distribuzione verticale molto estesa, mentre
spesso fra gli Echinoidi (Ricci di mare) le specie sono
regolarmente scaglionate sui fondi; così nel golfo di
'Sa.ipoìiV Arbacia pustulosa della scogliera non discende
sotto ai tre metri, mentre VEchinus mierotuberculatus
si trova tra i 5 ed i 25 metri. In tesi generale ciascun
fondo ha una fisionomia caratteristica, poiché se tutte
le specie non sono ad esso peculiari, è almeno carat-
teristica una determinata associazione o comunità
di animali e di vegetali.
Farmi difficile concretare qualche norma gene-
rale circa le variazioni che si notano nel bentos lito-
rale col crescere della profondità. Osserverò soltanto
che paragonando tra di loro specie dello stesso genere
o della stessa famiglia, molto spesso riconosciamo che
quelle viventi in acque superficiali o a pochi metri
di fondo sono più piccole, più variopinte e più vivaci
nel muoversi di altre che abitano a qualche diecina
di metri.
Fra l'ambiente popolato dal bentos costiero ed il
periodo riproduttivo si manifestano importanti re-
lazioni ed è merito del Lo Bianco l'averle poste in
luce. Così le specie del golfo di Napoli che vivono espo-
ste all'impeto delle onde si riproducono quasi sempre
nella stagione delle calme (ossia nei mesi più caldi
dell'anno), senza di che le larve appena schiuse non
potrebbero sopravvivere alle burrasche. E la piccola
minoranza che fa eccezione alla regola, figliando d'in-
verno e di primavera {Asterina Murex, Blennius, ecc.)
suol fissare tenacemente le uova alla rupe e proteg-
gerle mediante una capsula. Le acque sottili e dor-
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc. 77
mieliti (lei porti, soggette ad intense putrefazioni ed
a soverchio riscaldamento, sopratutto nella stagione
estiva, sono popolate da specie che si riproducono
iu prevalenza durante l'in verno e la primavera; le
specie commensali e parassite che vivono in ambiente
costante e ricco di nutrimento depongono le uova in
ogni stagione. Meritano speciale menzione certi Idroidi
{Pennaria, Gorydendrium) che si spogliano dei loro
polipi ed entrano in uno stato di vita latente al so-
praggiungere delle tempeste autunnali, per emettere
poi nuovi rami e ricoprirsi di polipi nel maggio suc-
cessivo. Il Lo Bianco attribuisce tale sospensione di
attività vitale ad una difesa contro i movimenti delle
onde ; io non escluderei del tutto il dubbio che altri
fattori (temperatura, densità, nutrimento) debbano
rivelare, all'indagine, una relazione più o meno
stretta coli' interessante fenomeno.
Conoscere, nei diversi mari e sui diversi fondi, la
densità relativa del bentos sulla platea continentale ;
non sarebbe vana fatica; se ne trarrebbero infatti de-
duzioni interessanti intorno alla produttività del mare.
Il biologo danese Petersen ha pensato di applicare
al bentos metodi statistici sul tipo di quelli già da tempo
in uso per gli organismi pelagici. Con una sorta di
doppio cucchiaio (simile alle benne automatiche in uso
nei nostri porti moderni per raccogliere il carbone nelle
stive delle navi e trasportarlo nei magazzeni) taglia
ed asporta un campione di fondo di superfìcie deter-
minata, poi classifica e numera gli organismi che vi si
trovano e pesa il quantitativo totale di sostanza or-
ganica (1). Ricavando i suoi dati dalle medie di nume-
(*) L'indagine deve naturalmente limitarsi ai fondi costituiti
di materiale suddiviso: ghiaie, arene, melme.
rS Capitolo terso
rosissime osservazioni e mercè il corredo di accurate
indagini fìsiche, egli spera di giungere a conclusioni
importanti sulle relazioni che intercedono tra la com-
posizione e la densità del bentos ed i diversi fattori
che ne regolano l'esistenza.
Per studiare il problema da un punto di vista ge-
nerale, sarebbe desiderabile che metodi consimili, colla
necessaria critica e larghezza divedute, venissero adot-
tati anche nello studio del Mediterraneo.
Aggimigo in appendice uno schema di domini ben-
tonici (1) avvertendo ancora che le cifre indicanti
profondità (e sopratutto quella relativa al confine in-
feriore della regione litorale) figurano allo scopo di fis-
sare i concetti, ma si debbono intendere come limiti
convenzionali e variabili. La fig. 8 indica schematica-
mente la successione dei fondi piti importanti nel do-
minio costiero, in mare aperto.
(*) Lo schema è dell'autore, sebbene 1 concetti fondamentali
siano tratti dal Pruvot. Per quanto si riferisce al dominio ba-
tibeutonico vedi il Capitolo VII.
Cenni sulla influenza del fondo marino ecc.
Schema dell'ambiente marino bentonico
E delle sue suddivisioni.
In corrivo le comunità ÌjìoJor/ìehe cor rispoii denti
{Medìternuteo X. (>.).
DOMINIO COSTIERO
(platea continentale)
sino a 200 m.
Bentos costiero
dominio
BABIBKNTONICO
tla 200 ni. in giù
Batihentos
Regione litorale (fondo di svariata
natura) ; sino a 60-70 m.
Bentos litorale (fauna e flora).
Regione sublitorale (fondo in gran
prevalenza melmoso); da 60-70
m. a 200 m.
Bentos sublitorale (fauna e scarsa
flora).
Regione profonda (melmosa) ; da
200 m. a 500 m.
Bentos profondo (fauna).
Regione abissale (melmosa) ; da
500 m. in giìi.
Bentos abissale (fauna).
BIBLIOGRAFIA
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Richard J., op. cit (ved. bibliografia, cap. I).
CAPITOLO IV
'Uno sguardo generale
alla biologia del plancton
So>rMARio: Caratteri del plancton e loro interpretazione. — Mi-
grazioni orizzontali; migrazioni verticali a breve e lungo
periodo; migrazioni di sviluppo. — Manifestazioni della
sensibilità organica relative a questi movimenti. — Quan-
tità del plancton, sua distribuzione; stratificazione del
plancton, sopratutto nel Mediterraneo. — Importanza del
plancton nella circolazione della vita marina.
Vivano alla superfìcie o negli strati intermedi, siano
agili nuotatori oppure vaganti in completa balia delle
onde, gli abitatori tipici del dominio pelagico si man-
tengono indipendenti dal fondo marino e questo carat-
tere biologico fondamentale serbano per tutta la vita
o almeno per un periodo continuato della stessa.
Sino a pochi anni fa si discorreva di animali e di ve-
getali pelagici. Oggi il vocalobo plancton (dal greco
jtMì^cj), creato per designare complessivamente la
flora e la fauna caratteristiclie dell'ambiente pelagico,
sta per passare nell'uso comune, ma non tutti lo
intendono allo stesso modo. È invalsa l'abitudine di
chiamar plancton soltanto gli organismi più minuti
e di non comprendervi le specie più vistose. Io non
6. — R. ISSKL.
82 Capitolo quarto
vedo il perchè di una tale esclusione, sembrandomi
logico di ascrivere al plancton così le specie microsco-
piche come i grandi Cetacei (Balene, Capodogli, ecc.),
i quali nell'era geologica presente battono il «record»
della statura animale.
Trattare a fondo degli aspetti e delle vicende della
vita nel mondo planctonico sarebbe compito troppo
lungo per l'indole di questo lavoro; mi contenterò di
metterne in evidenza le linee più generali e gli episodi
più interessanti.
Anzitutto il fondo marino non entra in campo come
modificatore di forme e di abitudini, mancano quindi
nel plancton tutti quegli svariati adattamenti che
col fondo hanno relazione. Una cosa è necessaria al
plancton : mentenersi in equilibrio in seno al liquido.
E l'impressione di trasparenza e di tenuità che ogni
novizio riporta dall'esame di un saggio qualunque di
plancton indica già con quale mezzo la Natura abbia
soddisfatto al bisogno. Molto spesso il corpo è impre-
gnato di una grande quantità d'acqua che lo rende
più leggero, ne acquistano trasparenza più o meno
perfetta non soltanto le cellule dei tessuti, ma anche
le sostanze intercellulari che talvolta si sviluppano
in masse considerevoli di diafana gelatina. Tali masse
formano una parte preponderante nel corpo delle
Meduse e di alcuni Molluschi pelagici ; in talune specie
la trasparenza è tanto perfetta da renderli pressoché
invisibili, sotto certe incidenze di luce, anche all'oc-
chio esercitato del naturalista. Tutto ciò che v'ha di
pesante e d'ingombrante nell'organismo tende a ri-
dursi o a scomparire del tutto; questo fenomeno si
manifesta nella conchiglia dei Molluschi ; nel mantello
dei Tunicati, ecc.
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 83
Al galleggiamento contribuisce in altri casi la pre-
senza di materiali specificamente leggieri; s'interpre-
tano in questo modo le bollicine di gas che compari-
scono in certe epoche nella capsula centrale dei Ea-
diolari ed è molto probabile che le gocciole grasse che si
trovano nelle uova galleggianti dei Pesci cospirino allo
stesso scopo.
Tutti sanno che fra due corpi aventi lo stesso vo-
lume si mantiene meglio a galla quello che ha super-
ficie più estesa, e ciò spiega come l'aumento della su-
perficie galleggiante possa render conto di molte forme
che si osservano nel plancton. Confi'ontate un Crosta-
ceo del plancton con qualcuno dei suoi affini guizzanti
fra le Alghe della costa; nel primo troverete antenne,
zampe, setole e in generale tutte le appendici assai più
sviluppate che nel secondo ; in taluni casi poi la specie
pelagica fa pompa di un apparato straordinariamente
ricco di spine o di setole semplici o piumate. I Copepodi,
quei piccoli Crostacei agilissimi che formano general-
mente la parte più importante del plancton ne offrono
esempi omai classici nell'estetica naturale. Occorre
tuttavia rilevare come il grande sviluppo di alcune
appendici, delle antenne per esempio, non accejmi
soltanto ad un maggiore sviluppo del piano di galleg-
giamento, ma si possa anche interpretare come un
più ampio sostegno a quelle parti che sorreggono gli
organi dei sensi. Poiché non v'ha dubbio che questi
organi abbiano spesso nel plancton uno sviluppo ge-
neralmente cospicuo e tutto fa credere che siano anche
più raffinati nella loro funzione. 11 corpo appiattito,
ridotto, in alcuni casi, ad una tenue lamina, è adatta-
mento non raro nei Crostacei pelagici, e rientra nello
stesso ordine di fatti ai quali dianzi accennavo.
84
Capitolo quarto
Riassumerò i dati relativi ad alcuni tipi fra i più
caratteristici dell'architettura planctonica nei gruppi
più importanti di organismi:
Piccole forme sferiche o sferoidali con appendici
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 85
radiali, rigide, più o meno sviluppate: alcuni Forami-
niferi pelagici (fig. 9) e molti Eadiolari (fig. 22, 25).
Piccole forme a disco o a tavoletta : molte Diatomee
pelagiche.
Forme sferiche od ovoidali, ricche in tessuti gela-
tinosi: Ctenofori (fig. 32), Trocofore (larve di Anellidi,
fig. 33 B).
Forme a nastro, ricche in tessuti gelatinosi: alcuni
Ctenofori {Gestus, fig. 10).
Fig. 10.
Ctenoforo: Cestus Veneris Lsr. V3 della grand, naturale. Dal-
l'Aquarium Neapolit., modificato.
Forme a grappolo o a ghirlanda: molti Sifono-
fori (fig. 11).
Forme ad ombrello od a disco, con sviluppo grande
di tessuti gelatinosi: Meduse (fig. 12).
Forme cilindriche, con un gruppo importante di
visceri confinato in una piccola massa opaca (nucleo
viscerale): alcuni Molluschi Eteropodi e Pteropodi
(fig. 36), alcuni Tunicati (Salpe, fig. 57).
('orpo allungato, conico o fusiforme: Chetognati
(OS. t<agiUa), alcuni Pteropodi {(Jreseis, fig. 37) e Ce-
falopodi pelagici (Cranchidi, fig. 41).
86
Capitolo quarto
Piccole forme ovoidali con lunghe appendici:
molti Copepodi pelagici.
Forme appiattite a guisa di lamina: alcuni Co-
pepodi (Sajjphirina, fìg. 44); talvolta con lunghe ed
Fig. 11.
Sifonoforo: Praya diph)/es Blainv. Imit. dal Vogt. 1851.
esili appendici (larve Phillosoma delle Aragoste ed
affini, fìg. 52). 0
Forme lineari con lunglic appendici: alcuni Cro-
stacei adulti (Lucifer), ed alcune hirve di (hostacci
decapodi {Calliaxls, fig. 51).
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 87
Il tentativo di porre in relazione queste forme colle
speciali esigenze della vita pelagica data dalle prime
Fig. 12.
Medusa: Ghrijsaora mediterranea. Per. Les. Dal Ti^r U. Ptlan-
zenleb. d. Nordsee (fot. Schensky): ridotta a metà.
indagini metodiche sul plancton. Ma soltanto in epoca
recentissima alcuni autori e sopratutto l'Ostwald
hanno posto in rilievo, dal punto di vista fisico, tutte
88 Capitolo quarto
le condizioni mercè le quali gli organismi pelagici
si mantengono in equilibrio entro al liquido che li
circonda.
Importa conoscere i fattori che regolano siffatto
equilibrio, fattori che si riducono essenzialmente a tre:
1° La differenza di peso specifico fra il corpo e
l'acqua ambiente. È noto che rimanendo costanti gli
altri fattori, un corpo si mantiene a galla quando i
due pesi specifici sono uguali, e cade tanto più velo-
cemente a fondo quanto più forte è l'eccesso del suo
peso specifico rispetto a quello del liquido.
2» La resistenza dovuta alla forma del corpo,
chiamata pure attrito esterno. Questa resistenza
di forma è tanto più considerevole quanto più estesa
è la sezione orizzontale del corpo (cioè la più grande
superficie del corpo normale alla direzione di caduta)
e quanto più grande è la superficie specifica (cioè
la superficie totale del corpo riferita al volume di esso),
È noto infatti che, a parità di altre condizioni, un
corpo appiattito galleggia meglio di un corpo mas-
siccio e che una piccola sfera dove la superficie è più
estesa rispetto al volume, galleggia meglio di una
grande sfera la cui superficie, relativamente al volume
è minore (le superficie crescono come i quadrati, i
volumi come i cubi).
30 L'attrito interno del liquido, detto anche
viscosità. Per definire questo fattore immaginiamo di
scegliere due corpi uguali e di porre l'uno nell'alcool,
l'altro nella cera fusa; questo cadrà più rapidamente
di quello, malgrado che i duo liquidi abl)iano la inod(^-
sima densità, ciò perchè la cera ha un attrito interno
più elevato di quello dell'alcool. La viscosità, secondo
Duo sguardo generale alla biologia del plancton 89
rOstwald, è di prima importanza per interpretare
le forme del plancton. Nell'acqua di mare essa va au-
mentando, in tenui proporzioni, col crescere della sal-
sedine, mentre diminuisce, ma in proporzioni assai
più forti, coir innalzarsi della temperatura. Dove sarà
minima la resistenza alla caduta e massimo lo svi-
luppo delle disposizioni organiche atte a prevenire
la caduta stessa? Evidentemente nei mari caldi, so-
pratutto se hanno salsedine relativamente bassa. Il
contrario avverrà nei mari freddi, specialmente ove
la salsedine sia relativamente elevata.
In appoggio a siffatte vedute si citano le varietà
di stagione riscontrate in taluni organismi del fito -
plancton o plancton vegetale; nei mari a forte oscil-
lazione termica talune specie sogliono presentarsi
sotto due forme diverse, già descritte dagli autori
come specie distinte: una forma estiva gracile, a te-
gumento sottile, con appendici molto sviluppate; ed
una forma invernale più massiccia, a tegumento più
spesso e con minóre sviluppo di appendici. Parago-
nando specie viventi nei mari caldi con altre congeneri,
proprie dei mari freddi, si sono poi vedute relazioni del
tutto analoghe a quelle accertate nel confronto tra
forme estive e forme invernali della medesima specie.
Ho sempre ricevuto l'impressione che le vedute
dell' Ostwald siano unilaterali. L'attrito interno potrà
avere la sua parte nel determinare i caratteri morfo-
logici del plancton, ma i fattori che influiscono sulle
forme mi sembrano assai più complessi. Probabil-
mente si possono invocare cause interne dipendenti
dalla costituzione intima della sostanza viva e delle
Sostanze minerali che ne formano l'impalcatura; cause
90 Capitolo quarto
indipendenti dalle condizioni di fluttuazione. Inoltre
(e questo è ben noto ai botanici) la modalità della ri-
produzione in taluni gruppi, ad esempio delle Diato-
raee, modifica in varia guisa la forma e la statura delle
generazioni successive indipendentemente da altre
influenze. Tutto considerato, ritengo probabile che
esaminando caso per caso le forme del plancton uni-
tamente alle condizioni chimico -fisiche del mare si
troverebbero fatti e cifre che contraddicono alle re-
lazioni stabitite dall' Ostwald.
Per lo più vediamo mantenuti negli organismi plan-
ctonici gli stessi mezzi d'offesa e di difesa caratteri-
stici pel gruppo al quajie appartengono; la Medusa
secerne un liquido urticante come l'Attinia della sco-
gliera. In taluni casi le difese chimiche acquistano
particolare energia. L'estratto che si ottiene col fila-
mento urticante della Fisalia, iniettato nel sangue
di un colombo, lo uccide nello spazio di un'ora. La
l)arte preponderante del plancton che si lascia tra-
sportare passivamente dalle correnti è mal fornita
in fatto di protezione meccanica ; si tratta di creature
fragili e delicate. Per contro non mancano adatta-
menti i quali consentono un'aggressività ed una vora-
cità non sospettate in quei piccoli corpi; i Pneumo-
dermi, piccoli Molluschi pelagici nudi che nuotano
mediante un paio di alette, assalgono prede di doppia
grossezza sia colla proboscide armata di ventose, sia
mediante sacchetti uncinati che possono estroflettere
dalla bocca.
Anche la trasparenza sarebbe secondo alcuni un
mezzo difensivo, perchè rende invisibile l'animale che
ne è dotato, ma chi può dimostrare coi fatti l'asserto f
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 91
Anzi sotto un certo punto di vista, i fatti parlerebbero
in senso contrario. Le Salpe e le Pterotrachee, Tuni-
cati le prime. Molluschi Gasteropodi le seconde,
hanno taluni visceri fra i più importanti confinati
in un minuscolo sacco che si trova nella parte poste-
riore del corpo e spicca per la sua tinta bruna, nera,
argentea od azzurra, mentre il resto del corpo è gela-
tinoso e trasparente. Ora i Gabbiani ed altri Uccelli
marini vanno proprio a beccare questo nucleo visce-
rale che si vede ad una certa distanza; la trasparenza
del corpo serve dunque a metter meglio in evidenza
le x>arti che piìi importerebbe difendere. E a che vale
la trasparenza contro i predatori ai quali la preda
si rivela specialmente pel senso del tatto ! Certo non
giova contro di quelli che per cibarsi deglutiscono a
sorsi l'acqua con tutto il plancton, senza esercitare
alcuna scelta relativa alla qualità del cibo.
Questioni dello stesso genere si presentano a chi
studia i colori degli animali planctonici. Tali colori
non sono distribuiti a capriccio, ma lasciano ricono-
scere certe relazioni colla profondità e colla intensità
conseguente dei raggi luminosi. La livrea azzurra è
propria di alcuni animali natanti alla superficie, le
Velelle o barchette di San Pietro che a lunghi intervalli
invadono le nostre acque costiere hanno forma di
dischetti azzurri sormontati da una piccola vela; di
un colore violaceo è la Iantina dalla fragile conchiglia,
la cui femmina si trascina dietro le uova sospese ad
un galleggiante di schiuma, e di un anello dello stesso
colore è fregiata la più comune Medusa dei nostri
mari, la Uhizostoma pulmo. Sono abbastanza frequenti
nel plancton di superficie anche le tinte gialle o brune ;
92 Capitolo quarto
ne offrono esempi certe Meduse, Salpe e minuscole
larve di Molluschi Gasteropodi.
Fra gli organismi planctonici, i quali oltre alla su-
perficie sogliono frequentare la zona d'ombra (da 30 a
500 metri di profondità) prevalgono quelli affatto in-
colori, ma non mancano animali che sopra uno sfondo
incoloro portano macchie colorate, per lo più rosse e
brune, con questa livrea si presentano le larve di
molti Crostacei superiori (Granchi, Paguri, ecc.). Bel
plancton profondo (sotto ai 500 metri) si ricordano
con particolare frequenza le tinte nere, rosso -accese,
più di rado violacee.
Ancora non è lecito im giudizio sicuro sulla natura
biochimica e sulla importanza biologica di queste
tinte; la complessità del problema apparirà meglio
quando toccherò la questione dei cromatofori in uno
dei capitoli seguenti.
La fosforescenza animale, il suggestivo fenomeno
della luce fredda emessa dall'organismo vivo, è assai
comune nel plancton marino. A chiunque abbia un po'
di pratica del Mediterraneo e della sua fauna sono
famigliari gli scintillii intermittenti di certi Crostacei
Schizopodi che meriterebbero il nome di lucciole ma-
rine. Per contro la luce diffusa che brilla come fuoco
d'artifizio ad ogni immersione di remo, nelle calde notti
estive, è dovuta quasi sempre a miriadi di piccoli
Protisti vegetali appartenenti alla classe dei Flagel-
lati (generi Ceratium, Peridinium, ecc.). Il corpo ovoi-
dale dei Ctenofori splende di luce azzurrognola, e
quello dei Phos;omi, in cui molti piccoli individui
•^ono ordinati iu colonia attorno ad un cilindro gela-
tinoso, brilla di sj^lendore rossastro.
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 93
Ma gli splendori piìi vivi delle luci animali e la com-
parsa di organi speciali, atti a produrle appartengono
sopra tutto alle zone profonde dell'ambiente pelagico
per opera di Invertebrati superiori: Crostacei, Cefa-
lopodi (fig. 13 e 14) e di Pesci. Anzi ogni specie lumi-
nosa mostra nelle tenebre disegni caratteristici dovuti
alla peculiare disposizione dei suoi apparecchi fotogeni,
disegni a cui danno risalto, nei Pesci, le tinte general-
mente fosche del corpo.
Taluni naturalisti ammettono che la luminosità
animale sia risultante necessaria di certe reazioni chi-
miche svolgentisi nell'organismo, senza rivestire in
alcun modo il carattere di un adattamento biologico ;
si tratta essenzialmente di ossidazioni di sostanze adi-
pose che avvengono in presenza di una soluzione salina.
Ove manca l'acqua salata non si produce il fenomeno;
così i Ceratium dei laghi non sono luminosi mentre ri-
lucono quelli del mare.
Se qualcuno sostiene che la luminosità dei Protisti,
quali il Ceratium, è un fenomeno chimico che si svolge
indipendentemente da qualsiasi utilità per la specie,
sono d'accordo con lui e in generale mi par lecito am-
metterlo per animali torpidi e di bassa organizzazione.
Ma non mi sembra si possa negare a priori qualsiasi
portata utilitaria al fenomeno quando si tratta di or-
ganismi relativamente elevati e di organi luminosi com-
plessi; ciò che nel suo primo apparire, era semplice con-
seguenza, si è modificato e perfezionato nell'esercizio di
una importante funzione. E come l'ufficio di lampada
per rischiarare la via mi sembra evidente per alcuni
Pesci luminescenti del plancton profondo che portano
vistose luci accanto agli occhi, cosi, in altri casi, la
94
Capitolo quarto
luce potrà servire come trappola
per attirare organismi fototro-
pici, come richiamo di un sesso
verso l'altro, ecc.
Fig. 13.
(yeliilopodo pelagico lumi-
noso: Thauìuatolampas
diadema Chan, veduto
dalla parte ventrale. I
globetti sul corpo, at-
torno agli ocelli e alle
braccia tentacolari sono
fotofori. Dal Chun(«Val-
divia »), 1910.
Fig. 14.
Taìimatolampas diadema Cliuu: fotogr.
dal vei'o coi fotofori in funzione.
Cliun (« Vuldivia»), 1910.
Dal
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 95
Tuttavia le specie luminescenti sono tanto numerose
e le loro abitudini tanto varie che bisogna guardarsi
dal concludere troppo in fretta ; quando fosse possibile
di investigare sperimentalmente caso per caso, allora
verrebbero spontanee le interpretazioni.
Come tipiche del plancton si descrivono certe par-
ticolarità degli organi visivi. Occhi smisuratamente
grandi sono talvolta una prerogativa di animali pre-
datori che frequentano la superficie ma discendono
anche in zone poco o punto illuminate, ad esempio gli
Iperidi tra i Crostacei Amfipodi. Occhi sostenuti da
lunghi peduncoli e quindi trasformati in lunghe ap-
pendici coniche o cilindriche si riscontrano in taluni
Molluschi, sopratutto Cefalopodi (fìg. 15 e 16), e Cro-
stacei. Né una tale conformazione è sempre dovuta
al peduncolo, poiché la stessa camera ottica dell'occhio
si prolunga spesso a foggia di tubo (occhio telesco-
pico). Allora le diverse parti costituenti sono distri-
buite nello spazio cilindrico, presentando rispetto al-
l'ordinamento normale speciali modificazioni. A quanto
sembra, queste raggiungono l'effetto di usufruttare al
più alto grado quantità minime di luce, che può es-
sere luce solare filtrante attraverso masse potenti
d'acqua, oppure luce animale emessa da organi lu-
minosi.
Tra i Pesci batipelagici hanno generalmente occhi
molto grandi quelli che vivono a poche centinaia di
metri, dove l'oscurità non e completa. Per quelli
delle zone oscure non si ritiene ancora dimostrata una
relazione costante, ma da quanto si conosce sembra
che l'occhio tenda a ridursi od a scomparire del tutto
quanto più la zona abitata é profonda.
96
Capitolo quarto
La fig. 17 illustra una
tale regressione con una
serie di cinque esem-
plari.
A
'-^•i^^li^^
Fig. 15.
Cefalopodo pelagico ad occhi
peduncolati. Sandalops me-
lancholicus Chuu, x 5, dal
Chun («Valdivia»), 1910.
Fig. 16.
Cefalopodo pelagico ad occbi
penducolati Bathothauma
lyromma Cbmi, ^'5 della
grand, naturale, dal Cbuu
{< Valdivia »•), 1910.
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 97
D
3
Fig. 17.
Sviluppo relativo dell'occhio in alcuni Pesci batipelagici ap-
partenenti alla famiglia degli Scopelidi :
A, Capo del Clorophtalmtis produchis Gthr., pescato a 575,
m. di prof.
B, Capo del Bathypterois dubins Vaili, pescato a 843-1635 m.
di prof.
C, Capo del Benthosaurus grallalor Good e Bean , pescato a
3000 m. di prof.
D, Capo del Bathymicrops regis n. g. n. sp., pescato a 5000
m. di prof.
E, Capo del Ipnops murrayi Gtlir,, pescato a 3000 m. di prof.
Dal Murray - Hyort, 1912.
7. — R. ISSEL.
98 Capitolo quarto
Ma il plancton si muove di continuo e di qui trae ar-
gomento uno speciale capitolo della biologia marina:
capitolo grandioso per la quantità della materia viva
in movimento e per l'imponenza dei fattori fisici che
la governano; capitolo arduo per la complessità dei
problemi e la difficoltà pratica di raccogliere in nu-
mero sufficiente, e colla dovuta esattezza, i dati ne-
cessari alla soluzione di questi.
Se facciamo astrazione dai Cetacei, dai Pesci e da
alcuni grandi Cefalopodi, parenti non lontani dei Polpi,
delle Seppie e dei Calamai del litorale, gli organismi
del plancton non hanno in generale movimenti molto
vigorosi, cosicché si lasciano trasportare come oggetti
inerti. Oppure sono attivi nuotatori, non però abba-
stanza robusti per tener testa a correnti di una certa
intensità. Il plancton che vive in balia delle onde è
dunque un indicatore vivente delle correnti marine e
viaggia convogliato da queste. Accade tuttavia che
un certo numero di organismi venga abbandonato
dai margini estremi delle correnti nelle insenature più
profonde della costa e quivi si accumuli, talvolta in
copia assai grande. Lungo le coste Liguri il fenomeno
si verifica regolarmente in fine d'inverno e in prin-
cipio di primavera nella rada di Villafranca (Nizza),
rinomata per la bellezza del suo plancton ; in propor-
zioni più modeste lo potremmo osservare lungo la
costa orientale del promontorio di Portofino. Ma in
nessun altro paese le vicende delle correnti offrono
Uno sguardo generale alla biologia del piandoti 99
tanto interesse al biologo come nello stretto di Messina,
l'angusta via di comunicazione fra l'Ionio ed il Tir-
reno. Bisogna ricordare anzitutto che questi due mari
posseggono opposte fasi di marea, dimodocliè l'uno in-
nalza il suo livello mentre l'altro lo deprime. A com-
pensare lo squilibrio cagionato da questo moto d'al-
talena, una forte corrente fluisce durante sei ore della
giornata dall'Ionio verso il Tirreno, e spirate le sei
ore un'altra corrente si desta in senso contrario. Dal
conflitto delle acque che ancor salgono con quelle che
già hanno cominciato a discendere si formano vortici
dei quali vari classici latini e greci han tramandato,
nella leggenda di Scilla e di Cariddi, il pauroso ricordo.
Inoltre le acque, animate da rapido movimento,
vanno a cozzare contro una soglia sottomarina che si
eleva a 80 metri dalla superfìcie fra Punta Pezzo e
Ganzirri. Taluni opinano che le correnti, giungendo
dal mare profondo, risalgano contro la soglia e, ri-
fluendo indietro, pervengano ai livelli superiori. Ad
ogni maniera, sia questa laverà cagione del fenomeno,
o ve ne siano altre ancora non sufficientemente inda-
gate, si verifica, su larga scala, una salienza di acque
profonde alla superficie. Ne consegue che le acque su-
perficiali dello stretto di Messina convogliano, insieme
ad un ricco plancton di superficie, tutte le specie
pelagiche caratteristiche di livelli più bassi, fino a
più centinaia di metri di profondità; anzi talune di
queste in determinate condizioni metereologiche ven-
gono buttate dalle onde sulla spiaggia del Faro.
In tal modo lo zoologo può raccogliere colle mani
o coli' aiuto di un semplice bicchiere esemplari ch'egli
non potrebbe ottenere in altra località finora espio-
100 Capitolo quarto
rata se non a prezzo di lunghe e dispendiose fatiche.
Non è tuttavia da escludersi che in altre plaghe del
Mediterraneo, si verifichino, in minori proporzioni, gli
stessi fenomeni conosciuti per Messina.
Le grandi correnti oce^iche disperdono le specie
planctoniche sopra tratti vastissimi di mare e certo
hanno contribuito non poco alla diffusione mondiale
di alcune di esse. Per quanto concerne le correnti lo-
cali, hanno importanza notevole quelle parallele alle
coste, nel disseminare tutte le specie bentoniche le
cui larve fan parte del plancton. Senza un tal mezzo
di trasporto molte larve sarebbero costrette a svilup-
I)arsi poco lontano dall'individuo progenitore.
È quotidiano spettacolo l'incontro del battesimo
col funerale, ma non v'ha forse altro ambiente in
cui la morte e la vita procedano di pari passo con tanta
intensità. Mentre dalle uova liberamente galleggianti
o trascinate dalle femmine in grappoli ed in cordoni
sciamano migliaia di vivacissime larve, il cammino della
corrente è segnato da una discesa continua, inesora-
bile, di organismi morti. E anche astraendo da quelli
che cadon vittime di predatori, non tutti son periti
di morte naturale; se una corrente calda incontra
acque più fredde molti animali e vegetali stenotermi
non sopportano il cambiamento di temperatura e
soccombono lasciando il campo ad altri organismi più
resistenti. Avviene talvolta che due correnti impor-
tanti, una calda e l'altra fredda s'incontrino; allora
è una vera pioggia di organismi pelagici quella che
cade sul fondo ed altrettanta manna per i Pesci che
sogliono convergere a frotte sotto alle zone di con-
fluenza. Ben conoscono il fenomeno i sapienti organiz-
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 101
zatori della pesca nei Mari Nordici e l'han saputo sfrut-
tare per trar miglior partito dei banchi pescherecci
conosciuti e ricercarne dei nuovi.
La salsedine ha pure influenza nella diffusione degli
organismi pelagici. Se nel plancton prevalgono in
tesi generale, gli organismi stenoalini, v'ha tuttavia
una proporzione notevole di eurialini, sopratutto fra
le specie che poco si allontanano dalle rive.
Nelle ultime investigazioni dell'Adriatico lo Steuer
ebbe a verificare che l'area popolata dai comunissimi
Radiolarì coloniali della famiglia dei Collidi vien cir-
coscritta dalla isoalina (^) 37 7oo; mancavano quindi
quei Protozoi nella parte più settentrionale del ba-
cino, diluita dalle acque del Po.
Ma è tempo ch'io vi intrattenga brevemente sulle
migrazioni verticali del plancton.
Ai primi tepori della primavera, quando il mare è
in calma perfetta e le acque sono limpide, possiamo go-
dere a nostro bell'agio lo spettacolo di organismi sva-
riati galleggianti o natanti a pochi palmi di profondità.
Ma ecco che il vento comincia a soffiare increspando la
superficie; tosto molti di quegli animali cominciano
a discendere e in pochi istanti si sottraggono al nostro
sguardo. Probabilmente le oscillazioni dell'acqua sono
percepite dagli speciali organi che presiedono al senso
dell'equilibrio e l'animale reagisce spostandosi verso
zone più profonde e tranquille.
Un acquazzone che venga a sferzare la superficie
produce il medesimo effetto.
(*) Isoaline son dette le linee che riuniecono fra di loro punti
di salsedine uguale.
102 Capitolo quarto
Oltre alle discese ed ascese occasionali, provocate
dalle onde e dalle condizioni metereologiclie, altre
se ne conoscono che seguono un periodo regolare.
Questo periodo può essere di brete ò di lunga durata,
poiché non v'ha dubbio che certe migrazioni dipendano
dall'alternarsi del giorno colla notte, ed altre si ri-
velano intimamente connesse all'avvicendarsi delle
stagioni. In entrambi i casi non è difficile la semplice
verifica del fatto. In una notte tranquilla d'agosto
allontaniamoci per breve tratto dalla riva di uno dei
nostri golfi più riparati e raccogliamo col retino un
saggio di plancton superficiale. Esaminando poi la
raccolta, vi troveremo spesso, in grande quantità,
certe larve planctoniche di Crostacei, che cercheremmo
invano nei saggi raccolti alla superficie, di pieno
giorno. Ciò accade perchè quelle larve salgono a galla
dopo il tramonto per discendere poi in acque i)iìi pro-
fonde quando risplende il sole.
Oltre ai Crostacei accennati, molti altri animali:
Celenterati, Molluschi, Pesci, si comportano nella
stessa maniera. Importa notare che la meta di questo
sali-scendi non è sempre la superficie del mare; molte
specie d'acque profonde non giungono mai tanto in
alto, ma tuttavia compiono regolarmente il loro cam-
mino ascensionale e toccano, nelle ore notturne, il
limite superiore della zona da esse abitata. Mercè
una serie di accurate osservazioni il fenomeno venne
verificato dallo Hyort per alcune specie di Pesci vi-
venti nel plancton profondo fra 150 e 500 metri. Per
quanto concerne l'entità del dislivello verticale, gior-
nalmente superato, sembra certo che alcuni organismi
pelagici siano capaci di risalire, durante le ore not-
turne, per oltre un migliaio di metri.
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 103
Le migrazioni a lungo periodo offrono im campo
di ricerche molto attraente e in parte ancora mal noto.
« Il mare fiorisce », dicono i nostri pescatori con poe-
tica immagine, in fine d'inverno e in principio di
primavera. È questa infatti la stagione in cui le
specie più belle e più vistose del plancton sogliono mo-
strarsi alla superficie del nostro mare.
A primavera inoltrata questi organismi abbando-
nano definitivamente la superficie e non si lascian piìi
vedere per vari mesi consecutivi. Né le comparse di
plancton a stagione fissa si riducono sempre a semplici
migrazioni verticali; ma sono la risultante di migrazioni
verticali combinate con migrazioni orizzontali. E se
in alcuni casi non si dimostra o non s'indovina una
connessione tra questo duplice moto e le manifesta-
zioni vitali della specie, per altri è ben noto che il
viaggio dal fondo alla superficie e dall'alto mare alle
rive si compie attivamente e coincide col periodo
riproduttivo. Esempio di singolare importanza pratica
ci offre il Tonno ; quando nell'estate si avvicina alle
coste ed incappa nelle tonnare, il Pesce è in piena atti-
vità riproduttiva; poscia si allontana e scompare;
tutto fa credere che pel resto dell'anno si rifugi in
alto mare ed in acque profonde.
Havvi poi una terza maniera di migrazione verti-
cale, non meno importante delle altre due, che si po-
trebbe definire migrazione di sviluppo. Essa consiste
in ciò: molti animali si spostano verticalmente a
seconda dello stadio di sviluppo ; ad una determinata
età corrisponde un determinato livello. Non è lecito
il dare alcuna norma assoluta a questo riguardo,
poiché se in tesi generale si può dire che i giovani
104 Capitolo quarto
frequentino acque più superficiali di quelle abitate
dagli adulti, è anche vero che talune specie, dopo
aver superate le prime fasi di sviluppo in acque
profonde, raggiungono la condizione adulta negli
strati meglio illuminati del pelago. Cosi le indagini
del Lo Bianco e di altri ci hanno insegnato che gli
stadi giovanili di molti Pesci appartenenti al planc-
ton profondo (come i Trachipteridi e taluni Scope -
lidi) si raccolgono negli strati superficiali, e lo stesso
accade di alcuni piccoli Crostacei {Euphausia fra gli
Schizopodi, Amalopenaeus fra i Decapodi). Si può
dire che in taluni casi la vita pelagica non conosca bar-
riere, e che un rimescolio incessante, uno scambio
continuo si compia tra la superficie e gli strati in-
termedi del mare.
Ma quali sono mai le cause di tutte queste migra-
zioni ?
Secondo la maggioranza dei biologi moderni, l'im-
pulso a migrare vien dato da effetti isolati o in vario
modo combinati, di sensibilità organiche a vari
stimoli estemi, sensibilità che si manifestano per lo
più (sopratutto nelle larve e negli adulti meno elevati
nella serie zoologica) sotto forma di tropismi. Una
breve definizione dei tropismi: sono così chiamate
quelle reazioni per le quali un essere vivente eccitato
da uno stimolo esterno, di natura fisica o chimica,
si orienta o si muove nella direzione dello stimolo o
in direzione opposta. Un animale, colpito da un fascio
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 105
di luce si volta e poi si dirige verso la sorgente lumi-
nosa ? Diciamo allora che è positivamente foto-
tropico, mentre diremo che è negativamente fo-
to tropico se si muovesse nella direzione contraria,
sempre ricordando che questi non sono mai termini
assoluti perchè lo stesso individuo che viene attratto
da una luce moderata può talvolta fuggire da una luce
troppo intensa. Notate poi che, indipendentemente
dai tropismi, i viventi possono reagire con energia alle
variazioni d'intensità che si verificano in certe con-
dizioni ambienti (sensibilità differenziale del Bohn).
Si capisce senz'altro che un Crostaceo negativa-
mente fototropico, il quale sta a galla durante le ore
notturne, discenda in strati piti profondi e più oscuri
allorché sorge l'alba ed il sole comincia ad illuminare
la superfìcie, ma come potrà mai questo tropismo ne-
gativo sospingerlo in alto all'avvicinarsi della notte?
La difficoltà si attenua quando si ponga mente al
fatto che i tropismi non sono di necessità costanti,
ma possono cambiare di senso con un ritmo determi-
nato. Come prima conferma scientifica del fatto si
cita quella fornita a Napoli dal Loeb e dal Groom.
Sperimentando sopra le piccole larve pelagiche del
Balanus perforatus (Crostaceo Cirripedo), questi au-
tori riconobbero com'esse non si mantengano a lungo
positive verso la luce, ma presentino un certo ritmo
corrispondente all'alternarsi del giorno colla notte.
E il ritmo si rivela ben chiaro in laboratorio. Le larve
di Balanus natanti in un bicchiere, dopo aver subita
per qualche tempo l'azione dei raggi solari, di positive
che erano diventano negative e lasciano allora la pa-
rete del recipiente rivolta verso la luce per adunarsi
106 Capitolo quarto
lungo la parete opposta ; per l'appunto si osserva che
l'ora alla quale si verifica l'inversione del tropismo
coincide con quella in cui, nelle condizioni naturali,
avrebbe principio il moto discendente delle larve dalla
superficie verso strati più profondi.
Ma i tropismi non soltanto oscillano per un ritmo
regolare; si dimostra come stimoli chimici e fisici di
varia natura possano, in un momento qualunque,
invertirne il sènso o modificarne l'intensità. Così un
rapido aumento di densità fa volgere verso la luce certi
animali che normalmente si orientano verso le pareti
più oscure; l'aumento dell'anidride carbonica disciolta
nell'acqua marina rende invece negativo il fototropi-
smo positivo, mentre una diminuzione nei due fattori
citati ha per effetto di accentuare i tropismi normali.
Fatti dello stesso ordine si potrebbero citare per
altre reazioni agli stimoli esterni; alla temperatura,
alla salsedine, alla pressione, all'ossigeno, alle sostanze
organiche disciolte; tutti agenti che hanno una im-
portanza più o meno grande nella biologia del plancton.
Anche le co'rrenti determinano il manifestarsi di una
speciale reazione detta reotropismo, è noto che ta-
luni Pesci, sopratutto negli stadi giovanili, sono at-
tratti dall'acqua in moto e la percorrono in dire-
zione opposta al senso della corrente stessa.
Da taluni si ammette, e talvolta forse con ragione,
che certi modi complessi di reagire, i quali a tutta
prima non sembrano potersi risolvere in semplici
manifestazioni della sensibilità organica, dipendano
in realtà dal sommarsi e dall' interferire, in varia ma-
niera, di parecchie reazioni elementari del tipo dei
tropismi.
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 107
Quale risultato può trarre il talassografo da questi
reperti della fisiologia generale ì Egli può studiare
a suo agio, in un laboratorio marino, come si compor-
tino le diverse specie del plancton rispetto alla luce,
alla temperatura, alla densità, ecc., e metodicamente
indagare quali effetti produca sui loro tropismi l'in-
tervento di opportune modificazioni nelle proprietà
fisiche e nella composizione chimica dell'acqua ma-
rina. Allora, se egli ha una buona conoscenza del
plancton locale, una volta notate le condizioni fisiche
e chimiche del mare in un dato momento, potrà senza
tema di apparir presuntuoso, arrischiare un presagio
sulla composizione qualitativa e quantitativa del
plancton nello stesso momento. Ma il problema è
complicato, e anche quando gli studi in proposito
saranno più profondi e più. completi, non è a credere
che si debbano oltrepassare i limiti di una j^revisione
molto limitata od approssimativa.
Dovete pensare infatti che non soltanto le cause
esterne sono varie e variamente combinate, ma si
modifica anche il modo di reagire dell'individuo a
seconda delle sue condizioni fisiologiche. Si aggiunga
poi che gli organismi delicati del plancton, quando
vengono pescati e mantenuti per qualche tempo nei
nostri laboratori, possono trovarsi in una condizione
fisiologica anormale che non offre un concetto giusto
del loro modo di comportarsi in natura.
Ma tropismi e reazioni 'affini saranno veramente i
grandi e soli motori di questi viaggi del plancton ?
Senza bisogno di ricorrere ai tropismi è lecito credere
che le correnti dovute a squilibri di temperatura e di
salsedine facciano discendere e risalire molti minu-
108 Capitolo quarto
tissimi organismi in via completamente passiva, so-
pratutto Protozoi e Protofìti. Non metto in dubbio
che in molti Invertebrati e sopratutto negli stadi lar-
vali l'azione dei tropismi abbia una considerevole
importanza e l'esperimento lo prova ogni giorno. Ma
quando poi si tratta di animali in cui le manifesta-
zioni psichiche sono già relativamente elevate, come
i Crostacei superiori, i Cefalopodi ed i Pesci, entrano
in campo attività più complesse, che si connettono
in niodo manifesto alla difesa della specie, alla ricerca
del nutrimento, alla riproduzione (i). E si hanno buoni
motivi per credere che l'animale non si lasci sempre
guidare ciecamente dagli stimoli esterni ma sia capace,
entro certi limiti, di modificare i propri atti in seguito
ad esperienza individuale; tutto ciò mi sembra scon-
finare dal campo dei tropismi.
(*) Non crederei che rinvocare i tropismi implichi una con-
cezione meccanica dei fenom^eni vitali, quando si ammetta che
i tropismi sono reazioni proprie degli organismi viventi. E appli-
cando la definizione di tropismi alle reazioni più dirette e più
stereotipe, debbo riconoscere che non si può tracciare alcun li-
mite ben netto fra i tropismi ed altre manifestazioni della sensi-
bilità organica, generalmente definite come atti riflessi, istin-
tivi, ecc.
Vengono considerati i tropismi secondo due punti di vista fon-
damentali: 1° i tropismi sono il movente; l'essere vivo vien gui-
dato dai suoi tropismi (inerenti alla natura chimica ed alla forma
del suo corpo) nell'iambiente che gli conviene; 2° i tropismi sono
una conseguenza; è proprietà di ogni essere vivente il contrarre
abitudini conformi ai bisogni bell'ambiente che lo circonda;
l'organismo si comporta in un determinato modo verso quel dato
agente fisico perchè ciò è in armonia coi bisogni principali della
sua esistenza. Discutere a fondo il problema richiederebbe pa-
recchi capitoli. Forse (accenno di volo alla mia impressione) •
movente e conseguenza agiscono entrambi ed interferiscono
in vario modo.
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 109
Ho toccato questo capitolo della fisiologia generale
a proposito del plancton, perchè sopratutto nello
studio del plancton e nel problema delle migrazioni
planctoniche in particolare deve tenerlo presente il
talasaobiologo ; ma è superfluo aggiungere che le qui-
stioni relative ai tropismi si ripetono in tutto il
mondo organico.
Ed ora che conosciamo, nelle linee più generali,
i viaggi degli esseri planctonici, vien fatto di chiedere :
sarà possibile intravedere in questa mobile compa-
gine qualche ordine costante e preciso ? Nel mondo
mobile e mutevole per eccellenza del plancton si potrà
determinare con qualche approssimazione la quantità
relativa dei viventi nei diversi mari, nei diversi strati,
nei diversi x>eriodi di tempo ì
È ovvio che il concetto di quantità s'impone a
chiunque voglia raggiungere un certo grado di preci-
sione in siffatto ordine di ricerche. Per citare un esem-
pio concreto, non basta oggi al biologo l'affermare
che il tale Crostaceo comparisca alla superfìcie del mare
in tal mese o in tal giorno, ma siccome il grosso del-
l'esercito è preceduto da un'avanguardia e lascia
dietro di sé un codazzo di ritardatari, importa cono-
scere quando il numero degli individui abbia raggiunto
il suo maximum.
Così se poniamo mente al numero relativo degli
organismi viventi fra due acque, in un dato momento,
troveremo che a un certo livello questo numero è mas-
110 Capitolo quarto
Simo ; al disopra ed al disotto va gradatamente dimi-
nuendo. In altre parole, per conoscere quando e dove
si presentano i massimi ed i minimi, come procedano
gli aumenti e le diminuzioni, è necessario una vera e
propria statisticadelplancton; allora la comparsa
giornaliera od annuale di una specie, la sua distribu-
zione verticale ed altri dati consimili si lasciano tra-
durre in altrettante curve, nelle quali il vertice segna
il numero massimo degli individui. Si potrebbe ammet-
tere che un tal massimo coincida coll'insieme di con-
dizioni fìsiche più favorevoli alla specie (optimum
fisiologico), tuttavia non crederei sempre accettabile
questa norma, perchè il prosperare di una specie non
dipende soltanto da fortunate condizioni d'ambiente,
ma anche da cause intrinseche le quali non lascian
riconoscere alcun legame immediato coll'ambiente
stesso.
Ma chi si prende la briga di contare il plancton ?
Sappiate adunque che questi lavori statistici appar-
tengono oggi al programma giornaliero di molti isti-
tuti marini e lacustri. Con una pazienza degna di cer-
tosini, e con metodi simili a quelli usati dai medici
e dai patologi per numerare i globuli rossi del sangue,
tecnici all'uopo addestrati contano il numero comples-
sivo degli organismi contenuti in un dato volume d'ac-
qua marina e molte volte il computo viene eseguito
separatamente per ciascuna delle specie rappresentate
nel saggio, od almeno per le dominanti. Quando una
statistica così combinata proceda di pari passo con
indagini precise sulla temperatura, sulla salsedine;
sulle vicende delle correnti, ognuno capisce come si
possano conseguire indicazioni preziose intorno alle
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 111
relazioni che intercedono tra gli agenti fisici e la com-
pagine del plancton marino. Tuttavia la ricchezza
grande del mondo fluttuante, la rapidità dei suoi mo-
vimenti ed altre cause rendono il problema assai in-
tricato. Per ottenere risultati importanti occorrono
indagini ripetute per lunghi anni ed intervalli bre-
vissimi nello stesso luogo e a varie profondità, sa-
pientemente coordinate ad altre compiute in luoghi
ed in mari diversi. Ma a che cosa non si giunge colla
perseveranza ?
E la superiorità conquistata dagli oceanografi nor-
vegesi, danesi e tedeschi consiste appunto in una
dose fenomenale di i)erseveranza, posta al servizio
di metodi rigorosi e di un'organizzazione ben disci
plinata.
Molti però sostengono che la fatica non sia propor-
zionata al risultato e sembra dar loro ragione il fatto
che certi metodi più minuziosi e faticosi di statistica
planctonica sono oggi un po' meno in auge di prima.
Le ricerche future decideranno; intanto vale la pena
di ricordare alcune interessanti conclusioni, a raggimi -
gere le quali hanno contribuito, in parte più o meno
grande, i metodi or ora accennati.
Per quanto concerne la ricchezza relativa del plan-
cton, è noto oggidì come il plancton dei mari freddi
superi per quantità quello dei mari caldi. Ciò sembra
a tutta prima un paradosso biologico, perchè siamo
abituati a pensare che dalle temperature elevate
tragga maggiore rigoglio la vita, eppure il fatto è stato
più volte confermato.
Ma se vogliamo spiegarlo, la faccenda si complica.
Credo inutile lo intrattenervi sulle molte ipotesi prò-
Il2 Capitolo quarto
poste a tal fine da biologi e da oceanografi. Ricorderò
soltanto come trovi oggi molto favore la teoria del
Natlianson, che attribuisce la maggiore ricchezza del
plancton circumpolare alla più attiva circolazione
verticale che si verifica in quelle regioni. Per effetto
di questa circolazione le correnti ascendenti riportano
negli strati superiori una quantità di detriti organici
che altrimenti cadrebbero sul fondo e in tal modo
permettono una nutrizione molto più intensiva del
plancton che abita la zona illuminata. Reputo vi sia
qualche cosa di vero anche in un'altra ipotesi (Loeb),
che farebbe tutto dipendere dalla lunghezza relativa
del ciclo vitale; nelle acque più fredde il ricambio si
compie più lentamente e quindi il ciclo vitale dura di
più; in conseguenza di questo fatto generazioni suc-
cessive della medesima schiatta possono coesistere
nei mari freddi in numero assai maggiore di quanto
non avvenga nei mari caldi.
Volendo accennare alla distribuzione degli orga-
nismi pelagici alla superfìcie del globo, bisogna an-
zitutto fare una distinzione. Le larve di organismi
litorali che appartengono temporaneamente al planc-
ton hanno una distribuzione che si connette a quella
degli adulti bentonici da cui derivano. Per contro gli
organismi che vivono pelagici per tutta la vita ma-
nifestano spesso una diffusione assai più ampia e que-
sto si poteva prevedere, dato (oltre ad altre ragioni)
il facile trasporto per mezzo delle correnti e date le
condizioni fìsiche la quali si mantengono pressoché
uniformi in plaghe molto vaste di Oceano. Dal punto
di vista della distribuzione orizzontale l'Ortmann di-
stingue il dominio pelagico in tre grandi regioni,
Uno cguardo generale alla biologia del plancton 113
l'artica, l'antartica, l'atlantica e la indopacifica. Nu-
merosi organismi planctonici euritermi varcano iconfìni
di tali regioni e meritano il nome di cosmopoliti, altri
sono limitati ad una sola regione ; altri ancora non si
lasciano raggruppare in altro modo che in specie
d'acque calde ed in specie d'acque fredde. Così i Mol-
luschi eteropodi appartenenti alla famiglia Atlantidae
sono pressoché esclusivi alle acque calde e di 14 specie
descritte 3 sono esclusive alla regione indopacifìca;
11 comuni alla indopacifìca ed all'atlantica.
Una differenza piìi o meno spiccata si nota fra il
plancton che vive in vicinanza immediata delle coste o
plancton n eriti co, e quello che si trova piìi al largo
o plancton d'alto mare. Quello è generalmente
più ricco di questo perchè contiene una larga propor-
zione di organismi, i quali appartengono al dominio
pelagico soltanto in via temporanea. La vita plancto-
nica è per essi un periodo giovanile di rapido accre-
scimento, soventi volte anche di rapide e radicali tra-
sformazioni, finito il quale discendono al fondo ed
assumono l'esistenza bentonica defìnitiva. Le grazio -
sissime larve di Crostacei, di Molluschi, di Vermi,
che aggiungono tanta attrattiva al nostro plancton
costiero, hanno sciamato sul fondo marino; e al fondo
torneranno, per maturarvi gli organi della riproduzione,
quelle che han potuto sfuggire ai carnivori voraci del
pelago. Per contro il plancton d'alto mare è costituito
quasi unicamente da organismi che nell'ambiente pe-
lagico trascorrono tutta intera l'esistenza. E i limiti
fra i due tipi planctonici ? Non è possibile tracciarne
perchè i venti e le córrenti non lo consentono ; l'espe-
rienza insegna tuttavia che, in tesi generale, le larve
8. - R. IssKL.
114 Capitolo quarto
neritiche non vengon trascinate lungi dalle coste più
di qualche centinaio di miglia. Secondo il Lobianco
le larve dei Pesci litorali nel senso piti stretto (come i
Sarghi, i Paraghi, le Scorpene) si trovano nel plan-
cton sino a 15 km. e più dalla costa.
Alcune specie durevolmente planctoniche non so-
gliono allontanarsi dalle coste, mentre altre son pro-
prie dell'alto mare ed altre ancora si trovano indiffe-
rentemente in acque costiere ed Oceaniche. La grande
Medusa Bhizostoma pulmo fra gli animali, molte specie
di Diatomee planctoniche fra i vegetali sono neritiche ;
le Yelelle e le Jantine vivono normalmente in alto
mare.
Durante l'inverno, per effetto delle migrazioni pe-
riodiche, molte specie d' alto mare fanno la loro com-
parsa nelle correnti litorali. Già si sono compilati
speciali calendari del plancton colla scorta dei
quali si possono prevedere lo scomparire ed il compa-
rire periodico di questa o di quest'altra specie; na-
turalmente il calendario non acquista tutto il suo
valore se non è frutto di osservazioni precise e se-
guitate per molti anni. Quando si tratta di uova e
di larve la loro apparizione dipende naturalmente
dall'epoca in cui l'adulto si riproduce.
Per citare qualche esempio concreto, i Radiolari
appartenenti all'ordine degli Acantari si trovano
nelle acque di Quarto dei Mille per quasi tutto l'anno^
mentre le belle specie dei Feodari e degli Spumellari
solitari non compariscono che d'autunno e d'inverno
e le colonie gelatinose degli Spumellari coloiiiali (Col-
lidi) son proprie dei mesi temperati e caldi. Nella
schiera delle larve pelagiche gli Ofioplutei (larve di
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 115
Ofìuroidi) si vedono in tutte le stagioni, mentre le
Auricularie (larve di Oloturoidi) mancano costante-
mente nei mesi estivi.
Le statistiche dimostrano che per molte specie ani-
mali del plancton si verifica un solo massimo annuale ;
per altre (ricordo ad es. certe Diatomee) si nota in-
vece un aumento progressivo di individui due volte
all'anno, di guisa che la curva di frequenza presenta
due vertici in luogo di uno.
Biologi di varie nazioni hanno investigato la distri-
buzione del plancton a seconda delle profondità, me-
diante speciali reti che si possono chiudere a deter-
minati livelli; i risultati ottenuti sono assai istruttivi
e si conseguono con relativa facilità per quegli orga-
nismi di piccole dimensioni che non hanno movimenti
attivi. Dimostra infatti la pratica come questi siano
distribuiti uniformemente nelle acque marine
finché sussistono determinate condizioni fìsiche; di-
modoché un conteggio di plancton eseguito sopra
pochi litri d'acqua atlantica in un dato punto, vale,
e un dipresso, per tutti gli altri saggi che si prele-
vassero alla stessa profondità in punti assai lontani
della medesima zona.
Secondo le ultime ricerche, la massa del plancton
vegetale si può ritenere praticamente limitata ai
primi duecento metri. Le ricerche dell' Hjort nell'A-
tlantico concordano con quelle eseguite dal Lohmann
nel Mediterraneo circa il maximum di vita vegetale
che si troverebbe compreso fra 40 e 60 metri di pro-
fondità. Pili in basso la quantità di fitoplancton di-
minuisce rapidamente; a 75 metri di fondo si riduce
a circa la metà della cifra corrispondente; a 100 m.
non v'ha più che un quinto di questa cifra.
116 Capitolo quarto
Tuttavia lo Schiller nelle sue recentissime investi-
gazioni adriatiche trovò Diatomee sino a 250 metri
di fondo e l'esistenza di un plancton vegetale, per
quanto estremamente diradato, fu verificata anche
a profondità assai più rilevanti; sino ad oltre 400 m.
x\lla distribuzione verticale del fìtoplancton le sta-
gioni recano continui cambiamenti: nelle nostre acque
esso tende a concentrarsi in una zona poco profonda
durante la stagione fredda e di sparpagliarsi poi, du-
rante i mesi estivi, lungo una distanza verticale assai
maggiore. Per quanto concerne i Bacteri, pare se ne
trovino tanto negli strati superficiali quanto nei
profondi.
Più ardue sono le indagini relative al plancton ani-
male, sia per le cospicue dimensioni, sia per la grande
mobilità di alcuni suoi rappresentanti. Mi riferirò
sopratutto agli studi compiuti dal Lobianco nel golfo
di Napoli e ricorderò come taluni animali si raccol-
gano indift'erentemente alla superficie ed in acque
profonde sino a quote rilevanti: così il Foraminifero
Glohigerina hulloides, già citato a proposito dei fondi
marini, ed il Sifonoforo Diphyes sieboldi vennero ri-
conosciuti ai più diversi livelli dalla superficie sino
alle profondità rispettive di 1200 e 1500 metri. Per
contro la maggioranza degli organismi pelagici è
limitata a certe condizioni batimetriche che inda-
gini accurate e ripetute permettono di determinare
con una certa approssimazione.
11 Lobianco distingue tre comunità planctoniche:
1* Un plancton di zona luminosa (o phaoplan-
cton) che abita la zona superiore del pelago sino ad
una trentina di metri di profondità. Sono tipici per
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 117
questo plancton i Radiolari coloniali dei generi Col
lozum e Gollosphaera, le Velelle, le Pelagie, molti
Copepodi, numerose larve di animali bentonici, eco
Le specie di questa zona hanno generalmente dimen
sioni più. piccole delle loro congeneri di acque profonde
2» Un plancton di zona d'ombra (o knepho
plancton), abitatore della zona scarsamente illuminata
che da una trentina di metri scende sino a 500 m, circa
Fra gli organismi caratteristici si possono citare il
"X
Fig. 18.
Medusa della zona d'ombra: Bhopaloncnia velalitm Ggb; >< 2.
Dal Lo Bianco, 1903, modific.
Bhopàlonema velaturn (fig. 18) fra le Meduse, le ele-
gantissime larve di Solenocera siphonocera fra i Cro-
stacei, le Atlanta e le Hyalea fra i Molluschi, molte
larve pelagiche i cui adulti vivono bentonici a consi-
derevoli profondità, ecc. Anche l'Hjort distingue per
l'Atlantico una zona pelagica intermedia che giunge
sino a 500 m., ma la fa cominciare alquanto più in
basso (150 m.) o la considera come tipica dimora dei
Pesci a corpo argentino, a differenza della superiore,
la quale alberila di preferenza specie diafane, incolore,
oppure colorate in azzurro.
118 Capitolo quarto
3* Un plancton di zona oscura (o skotoplancton),
che vive al disotto di 500 m. Tanto nel Mediterraneo
quanto nell'Atlantico sono peculiari a questa fauna
(e parlo soltanto di fauna perchè la flora è scomparsa)
Pesciolini dalle tinte brune e nere e Crostacei dalla
vivace livrea scarlatta. Fra le specie Mediterranee
peculiari a questa zona ricorderò la Medusa Peri-
phylla dodecahostricha, parecchi Crostacei Schizopodi,
tra i quali il Meganyctiphanes norvegica, parecchi pe-
sciolini dalle forme allungate, dalla grande bocca ar-
mata di denti lunghi e sottili e dal corpo costellato
di organi luminosi (gen. 3Iyctophum, Gyclothone, ecc.).
Io mi riferirò spesso ad una classificazione più sem-
plice degli esseri pelagici, chiamando epipelagiche
la fauna e la flora che abitano i due livelli superiori del
Lobianco e la regione che le accoglie ; batipelagiche
la fauna e la regione al disotto dei 500 m. Non bisogna
dimenticare che suddivisioni di questa natura hanno
soltanto un valore molto relativo e molto approssi-
mativo. L'ora, la stagione, la località, il concorso di
svariate circostanze possono modificarne più o meno
profondamente il -significato. Membri numerosi del
plancton d'ombra risalgono durante la notte alla su-
perficie, mentre animali della zona oscura s'innalzano
fino alla zona d'ombra e talvolta risalgono a galla.
Già si è ricordato come talune specie del plancton
profondo abbiano uova a larve galleggianti negli
strati superiori ; aggiungeremo qui che tale circostanza
favorisce la diffusione della specie, poiché nelle acque
superficiali si manifesta più ener^j^ica l'iizione delle
correnti.
Le profondità del Mediterraneo superiori a 1500 m.
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 119
non sono ancora esplorate, in modo sistematico, dal
punto di vista del plancton. Un poco meglio cono-
sciuti sono gli Oceani, dove reti calate verticalmente
e suscettibili di chiudersi al momento voluto, oppure
rimorchiate orizzontalmente e nello stesso tempo a
livelli diversi, han permesso di verificare che una
fauna pelagica, sebbene oltremodo diradata, vive
ancora a profondità comprese tra 4500 e 5000
metri e forse anche più in basso. Secondo l'Hacker
si possono distinguere nei mari caldi parecchie zone
batimetriche, ciascuna contraddistinta da uno spe-
ciale gruppo di Kadiolari; la più profonda di esse,
cioè la zona delle Pharyngella, si estende appunto da
1500 m. a 5000 m.
Nella fauna come nella flora, la distribuzione verti-
cale degli individui non si manifesta regolare. È fre-
quente il caso in cui il massimo numero degli indivi-
dui si verifica in uno strato intermedio, poco al di-
sotto del limite superiore, mentre pochissimi esem-
plari, in proporzione pressoché costante, si continuano
a trovare fino a grandissima profondità. Così durante
la spedizione del « Michael S ars» nell'Atlantico, l'Hjort
non trovò alcun individuo di J.rgri/ro^e?ectts hemygimnus
al disopra di 150 metri, ne contò 62 fre 150 e 300 m.,
ben 203 (il massimo) fra 300 e 500 m.; soltanto 21
fra 500 e 2000 m.
Paragonabile a quella che si compie sulla terra
emersa, ma molto più grandiosa nel suo complesso, è
120 Capitolo quarto
la circolazione di vita che si produce in seno alle acque
marine per opera del plancton.
Il primo anello della catena alimentare è formato
dalle Alghe microscopiche, Diatomee, Peridinee, Coc-
colitoforidee, che abitano gli strati superiori dell'O-
ceano. Queste Alghe fabbricano il proprio corpo col-
l'anidride carbonica, coi sali disciolti e coll'acqua e
debbono quindi considerarsi come le grandi produt-
trici di nutrimento. A capo della schiera innumerevole
dei consumatori, che richiedono sostanza organica
già bell'e formata, stanno i più minuscoli animali del
plancton e sopratutto i Copepodi, che rappresentano
sempre una parte cospicua nel mondo pelagico di
ogni zona e d'ogni mare. Kisulta infatti da replicate
osservazioni che il tubo digerente dei Copepodi con-
tiene sopratutto Alghe dei tre gruppi dianzi citati;
queste vengono però ingerite in larga misura dalle
Appendicolarie, dalle Balpe e da altri membri delle
comunità pelagiche. I carnivori grandi e medi fanno
strage del piccolo plancton, o trangugiandolo a sorsi
senza alcuna scelta, o dando la caccia separata a par-
ticolari componenti.
Non è a credere tuttavia che le dimensioni siano
sempre un criterio giusto per decidere delle relazioni
tra divoranti e divorati. Sappiamo che alcuni carnivori
assalgono ed ingoiano in un solo boccone prede talvolta
pili grosse di loro; Sagitte di pochi millimetri abboc-
cano grossi Copepodi ; il Ctenoforo Eucharis multicornis
vien talvolta divorato da Una specie piti piccola della
medesima classe: la Beroe Forékali Chun. fSopratutto
nelle zone profonde sembra dififuj^a nel plancton l'atti-
tudine a sopportare lunghi digiuni, interrotti da pasti
Uno sguardo generale alla biologia del plancton 121
pantagruelici; è un adattamento alla fauna diradata
di quelle regioni. Così certi Pesci batipelagici, mercè
la bocca dilatabile e la elasticità non comune dello
stomaco e delle pareti ventrali, deglutiscono in un
solo boccone altri Pesci più voluminosi e lo stomaco,
rigonfio e disteso dalla preda ingerita, forma un gran
sacco alla parte ventrale del corpo (fig. 19). Per contro
■.\
Fig. 19.
Chiasmodus niger Johns. , leggerm, ingrandito. Attraverso alio
stomaco ed alle pareti ventrali del corpo, enormemente ri-
gonfi e resi trasparenti dalla distensione, si scorge un esem-
plare, molto più grande, della- stessa specie inghiottito in
un solo boccone. Dal Murray - Hyort, 1912.
il corpo immane delle Balene e delle Balenottere si
pasce di organismi assai minuti; infatti la bocca di
questi Cetacei, colle fìtta serie di lamine cornee, ric-
camente fraiigiiiie (i fanoni) che guarnisce il palato,
funziona da filtro e non lascia passare clie Molluschi
Pteropodi, piccoli (-rostacei ed altri organismi di mo-
destissima mole.
122 Capitolo quarto
In questi ultimi tempi hanno sollevato lunghe di-
scussioni le idee del Piitter sul problema dell'ali-
mento nel mare. Il Piitter afferma che la quantità di
carbonio e di azoto necessaria per l'alimentazione degli
animali marini può essere fornita soltanto in piccola
parte dal plancton. Il resto si trova nelle acque marine
sotto forma di composti organici disciolti e proviene
dal ricambio materiale degli organismi in genere, ma
sopratutto delle Alghe e dei Bacteri. Prova ne sia che
molti animali del plancton si raccolgono di regola col
tubo digerente vuoto. In altre parole le acque marine
funzionerebbero come ima soluzione nutritizia.
Che la vita di taluni esseri marini possa trar pro-
fìtto da una tal maniera di alimentazione è verosimile,
ma indagini recenti tendono ad escludere che il pro-
cesso sia d'importanza cosi grande e generale come
il Pùtter ammette. Giova riflettere sopratutto a que-
sto: seilplancton è insufficiente ai bisogni della fauna,
i detriti delle Alghe e delle Fanerogame bentoniche
costituiscono un'altra fonte importantissima di nu-
trimento, della quale bisogna tener conto.
Il plancton ha speciale importanza per le nostre
genti marinare, che delle specie pelagiche (Tonno,
Pesce-spada, Acciuga, Sardina) fanno le sole pesche
veramente rimuneratrici.
Né il valore alimentare del plancton si limita al-
l'ambiente pelagico. Pesci litorali si cibano talvolta
di plancton; così ho potuto verificare che giovani
Pagellus centrodontus, pescati fra gli scogli di Porto-
fino, si rimpinzano di plancton e sopratutto di Creseis
(Pteropodi) mentre le altre specie della scogliera che
s'imbrancano coi Pagellus danno la caccia esclusiva-
mente a Crostacei, ad Anellidi ed a Molluschi costieri.
Uno aguardo generale alla biologia del plancton 123
Mentre gli Invertebrati ed i Pesci bentonici fanno
largo uso delle spoglie di plancton cadenti dall'alto,
è noto ohe gli Uccelli marini, se insidiano attivamente
i Pesci, non disdegnano le Salpe, le Velelle ad altri
organismi galleggianti. Nel guano d'America, concime
assai pregiato, che risulta sopratutto di escrementi
d'Uccelli, si possono distinguere e classificare al mi-
croscopio gusci di Diatomee pelagiche, prima man-
giate da qualche aninlale planctonico, poi giunte con
questo nello stomaco del pennuto.
BIBLIOGRAFIA
Delage Y.-Herouard E., Tratte de Zoologie concrète (in 5 vo-
lumi). Paris, Reinwald, 1896-1903.
JouBiN L., op. cit. (vedi bibliografia, cap. I).
Lo Bianco S., Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col
Yacht « Puritan » nelle adiacenze di Capri ed in altre località
del Mediterraneo. «Mittheil. an d. Zoolog. Station zu Neapel».
Bd. 16, 1903.
— Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di ma-
turità sessuale degli animali del golfo di Napoli. « Mittheil.
a. d. Zoolog. Station zu Neapel », Bd. 19, 1909.
Loeb J., op. cit. (ved. bibliografia, cap. II).
Mazzarelli G., Oli animali abissali e le correnti sottomarine dello
stretto di Messina. « Rivista mens. di Pesca e Idrobiologia »,
anno 4°, 1909.
Murray J.-Hjort J., op. cit. (ved. bibliografia, cap. II).
Ortmann a. e., op. cit. (ved. bibliografia, cap. I).
Pubtter a., op. cit. (ved. bibliografia, cap. I).
Steuer a., Planktonkunde. Leipzig-Berlin, Teubner, 1910
(Esteso trattato del plancton con ricchissima bibliografia),
— Einige Ergebnisse der VII Terminfahrt S. M. S. Najade in
Sommer 1912 in der Adria. « Internat. Rev. d. ges. Hydro-
biologie u. Hydrographie », Bd. 5-6, 1913.
CAPITOLO V
Breve Illustrazione
di alcuni organismi planctonici
I. Invertebrati.
Sommario: Protozoi, Celenterati e Ctenofori. — Echinodermi,
Vermi e Molluschi; fotofori dei Cefalopodi. — Crostacei
e Tunicati.
Illustrare tutti gli animali del plancton significhe-
rebbe passare in rassegna tutta la fauna marina. An-
zitutto quasi ogni classe ed ogni ordine di animali
marini comprende specie che appartengono al plan-
cton, almeno nel periodo giovanile. Inoltre vi sono
gruppi zoologici importanti, composti per intero di
esseri pelagici per tutta l'esistenza. Sono questi i
Radiolari fra i Protozoi, i Sifonofori e le Scifomeduse
fra i Celenterati, i Ctenofori, gli Eteropodi ed i Pte-
j*opodi fra i Molluschi; i Chetognati; le Appendicolarie
e le Salpe fra i Tunicati.
Finalmente in molti ordini bentonici si trova qual-
che famiglia od anche soltanto quah-he genere iso-
lato con abitudini pelagiche. Così i tardi e corazzati
Echinodermi sono caratteristici per la ^'ila di fonde»,
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 125
eppure una Oloturia, ben diversa, nella linea esteriore,
dalle Oloturie che strisciano nella melma, venne, or
non è molto, scoperta nel plancton profondo degli
Oceani^ unica eccezione in tutto il tix^o (gen. Pelago -
thuria).
Fig,20.
Forami nifero : Glohigevina bulloides d'Ovb.
Quarto dei Mille.
X 240. Originale
\Ji\ lavoro d'insieme od una serie di monografie,
dove fossero descritte e figurate le specie nostrane del
plancton, sarebbe opera d'inestimabile utilità e i bio-
logi si augurano di veder presto iniziato nel Mediter-
raneo quel che è fatto compiuto pei mari Nordici.
Intanto ihoi dobbiamo limitarci ad una rassegna
126
Capitolo quinto
molto rapida, soffermandoci ad osservare qua e là
alcune specie prescelte fra le piti interessanti e fra
quelle che più facilmente si raccolgono poco lungi
dalla costa.
Pochi Foraminiferi menano vita pelagica; i più co-
muni e caratteristici sono la Glohigerina bulloides
(fìg. 20) d'Orb., il cui guscio calcareo è munito di
Fig. 21.
Poraminifero : Orhulina universa d ' Orb,
Quarto dei Mille.
40 ; Originale,
lunghi prolungamenti rigidi, e la Orhulina universa
(fìg. 21), che si può paragonare ad una Globigerina
racchiusa in un guscio sferico o sferoidale.
Soventi volte nella stagione calda e temperata ac-
cade di vedere la superfìcie del mare coperta da mi-
riadi di cilindretti trasparenti di variabile lunghezza
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 127
o di sferette poco più grosse di un pisello. Ognuno di
quei corpiccioli non è un animale, ma una massa di
gelatina che alberga una colonia di animali: di Pro-
tozoi appartenenti all'ordine dei Radiolari. I corpi
sferici, che un modestissimo ingrandimento del mi-
croscopio ci mostra disseminati a regolari intervalli
nella gelatina, sono appunto i membri di tali colo-
nie, classificate dai sistematici nei generi Sphaerozoum,
Pig. 22.
Radiolario spumellario : Chromyomma perspictiiini Haeck.
Originale; dia. della Sig.na E. Rezzo. Quarto dei Mille.
Gollozoum, Collosphaera, ecc. In questi Radiolari lo
scheletro siliceo, caratteristico del gruppo, è poco svi-
luppato e relativamente semplice. Osservati a forte
mgrandimento, si mostrano cosparsi di puntini gialli.
Malgrado l'opinione di recenti autori che riterrebbero
questi corpi gialli connessi colla funzione riproduttiva
la maggior parte degli zoologi è ancora di parere che
si tratti di Alghe simbionti, dette Zooxantelle per la
tinta loro speciale.
128 Capitolo quinto
Lo sclieletro siliceo diventa complesso ed elegante
negli Spumellarì solitari, che si mostrano alla super-
fìcie d'inverno (fig. 22) ed ha perfetta regolarità geo-
metrica negli Acantarì. Kicorderò fra questi VAcan-
thometron pellucidum J. Miiller, in cui sono ben visi-
bili nastrini contrattili (mionemi), inseriti da una
parte alle spicule dello scheletro, dall'altra alla peri-
feria del corpo cellulare. I nastrini funzionano come
muscoli; contraendosi fanno dilatare la massa del pro-
toplasma periferico e aumentano il volume del corpo
(fig. 23), allungandosi provocano il restringersi di
quella massa e quindi una diminuzione di volume
(fig. 24). Altri gruppi di Radiolari popolano special-
mente le acque profonde; sopratutto meritano d'es-
sere ricordati i Feodarì per la ricchezza veramente
sbalorditiva di forme strane ed eleganti, in cui da
costruzioni di regolarità geometrica si passa ad altre
che sembran piuttosto dominate da principi simili a
quelli che governano, nelle piante, l'ordinamento
dei rami e delle foglie lungo il caule. I Feodari sono
così chiamati da un ammasso centrale di pigmento
scuro, il f eodio, che avvolge in parte la capsula cen-
trale. Essi son rappresentati nel nostro plancton in-
vernale dalla comunissima Aulacantha scolymantha
Haeckel (fig. 25), che apparisce ad occhio nudo come
un globetto trasparente di mezzo millimetro circa di
diametro, avente nel centro un punto nero (il feodio),
e da parecchi altri generi, fra i quali ricorderò le ele-
gantissime Coelacantha (fig. 26). Ho dianzi figurato
(fig. 4-6) alcune specie pescate nei grandi Oceani.
Ve ne sono alcune che raggiungono grossezza insolita
per Protozoi (oltre ad 1 cm.); in altre, come la Gorgo-
Breve illustrazione di alcuni organismi planclonici 129
netta miràbilis (fìg. 6) i motivi ornamentali raggiun-
gono uno sviluppo ed una ricchezza straordinarie.
Gli Infusori compariscono nel plancton in numero
relativamente piccolo di specie. Sono in parte co-
9. — R. ISSEL.
130
Capitolo quinto
muni al mare ed all'acqua dolce i microscopici Tin-
tinnidi. Tali Protozoi, a corpo conico, si muovono
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velocemente a spii-ale mercè una corona di membra-
nelle vibratili inserita nella parte anteriore, e nuo-
Breve Ulmtrazione di alcuni organismi plansionici 131
tando sporgono alquanto dal guscio (fatto ad imbuto
a trombetta) che li protegge ed al quale sono uniti
alla base da un sottile filamento ; al più lieve urto l'a-
nimale si contrae e si rannicchia nell'interno della sua
dimora (fig. 27).
/
Fig. 25.
Radiolario feodario: Aulacanlka scoli/mavJ ha ììa,ecké\. , x i5.
Originale, Quarto del Mille.
Il tipo dei Celenterati partecipa alla composizione
del plancton con specie molto note per dimensioni
cospicue e giustamente celebrate per eleganza di
forme. La comune Medusa Bhizostoma pulmo (può
raggiungere mezzo metro di diametro), cerchiata di
violetto, accoglie spesso giovani pesciolini (piccoli
Trachurus o Stromateus) all'ombra della sua cupola
gelatinosa. Avvicinandosi cautamente colla barca si
può osservare come in piena quiete i pesciolini sogliano
allontanarsi alquanto dalla Medusa protettrice ; basta
però la vibrazione prodotta battendo le mani perchè
tornino subito a rifugiarsi sotto all'onjibrello di questa.
132
Capitolo quinto
È comune, ma soltanto nei mesi autunnali, la bel-
lissima Gothylorhiza tuherculata (fig. 28)/dall'ombrello
EyMic*A "^lM ^"- < ■•
Pig. 26.
Kartiolai'io feodario del Mediterraneo: Coelacantha oì'nata Borgert, x 66.
Secondo il Borgert, 1901.
giallo -bruno e dai numerosi tentacoli violetti. Sono
legione nel plancton le piccole Meduse di varia forma,
che nascono come gemme da colonie Idroidi, poi si
staccano e nuotano liberamente, producendo uova
Breve illustraxione di alcuni organismi planctonici 133
donde schiudono larve, queste si fissano e per suc-
cessive gemmazioni riproducono la colonia bentonica
d'Idroidi(fig. 29). Si distinguono dalle due dianzi citate
perchè posseggono il velo,
sorta di diaframma mem-
branoso teso al disotto
dell'ombrello e conte-
nente i muscoli necessa-
ri alla contrazione rit-
mica di questo. Sono
trasparenti come il cri-
stallo VObelia geniculata
(fig. 30 A), a tentacoli
brevi e numerosi; ad
ombrella piatta, e 1'^-
glaura hemistoma (figura
30 B) di forma cilindro -
conica; nelle Gorymorplia
uno dei tentacoli assume
sviluppo preponderante
sugli altri tre. Non posso
tacere dei Sifonofori, de-
lizia degli esteti ed argo-
mento di lunghe discus-
sioni fra i morfologi.
Molte parti di un Sifo-
noforo si debbono piut-
tosto considerare come
Fig. 27.
Infusori plactonici : Tintinni-
di. A, Tintiìinopsis davidojffi
Daday, coli' animale espan-
so, X 140. B, Tinlinnopsis
campanula Ehrb., id. x 200.
C, Diclyocysta temphim Hae-
ckel, coir animale semi-re-
tratto, X 290. - Originale.
Quarto dei Mille.
individui di una colonia
formati per successive gemmazioni, che non come
organi di un organismo. L'apparato più vistoso è si-
tuato all'apice e consta di una campanella, più spesso
134
Capitolo quinto
di una serie di campanelle ripiene di gas: i pneu-
matofori, che servono al galleggiamento della colo-
nia. Individui adibiti ad altre funzioni aderiscono
''pniiilll
.;<S^^
Fig. 28.
Colhijlorhiza ttiberculala L. , -Vi della grandezza naturale. Dal Gains-
borougli-Mayer, 1910.
alla faccia inferiore di un disco, oppure sono ordi-
nati lungo uno stelo in numero ed in aggruppa-
menti caratteristici pei singoli generi.
Guardiamo per esempio una Diphyes (fig. 31), il
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 135
Sifonoforo più comune nel plancton nerit.ico. Il pneii-
matoforo è rappresentato da due campanelle sovrap-
poste; lungo il filamento retrat-
tile che penzola dallo spazio
interposto fra le due campane
scorgiamo, a brevi intervalli, del-
le nodosità biancastre. Ciascuna
di queste, esaminata con una
forte lente, si rivela composta
da un tubicino a larga bocca:
un gastrozoide o individuo nu-
tritore, destinato all'alimenta-
zione della colonia; nonché da
un bottoncino destinato a ma-
turare gli elementi riprodut-
tori (medusoide). I due indi-
vidui sono inoltre protetti da
una squama membranosa ed
il gastrozoide è munito di un
filamento, armato di organi ur-
ticanti, che serve a carpire la
preda. È divertente vedere le
Biphyes innalzarsi e discendere
obliquamente nei bicchieri di
plancton con rapidi sbalzi. Le
Praya (fig. 11) e' le Galeolaria,
più grandi e più eleganti delle
Biphyes, hanno parti delicata-
mente colorate. Nelle Velelle,
un pneumatoforo, foggiato a cresta membranosa,
sormonta il| disco colorato in azzurro, che porta in-
dividui di varia funzione sulla faccia inferiore. Que-
Fig. 29.
Stadio idroide dell' 06e-
lia geniculala Allin. ,
X 40 circa. Secondo
l'Herdman, 1905.
136
Capitolo quinto
sti Celenterati galleggiano ed invadono talvolta, a
stuoli enormi, le nostre acque costiere.
I Ctenofori sono fra gli organismi più caratteri-
stici del plancton marino. Diafani e gelatinosi, nuo-
tano battendo l'acqua con ritmo regolare, mediante
palette formate di ciglia insieme agglutinate ed alli-
Due Idromed
hemistoma. Per. et Lea
Fig. 30.
A, Obelia geniculala Allui., 5. B, Aglaara
5. Originale.
neate in otto serie meridiane. Predominano le forme
a palloncino o a globo (fig. 32), quasi sempre munite
di due lunghi tentacoli retrattili che servono ad affer-
rare la preda. Le Beroe, che non hanno tentacoli, si
valgono soltanto delle dimensioni enormi della bocca
per ingoiare voluminosi bocconi. Hanno forma aber-
rante le cinture di Venere {Cestus Veneris, fig. 10),
veri nastri gelatinosi, iridescenti, che raggiungono
Breve illustrazione di alcuni organiami plauctonici 137
qualche decimetro di lun-
ghezza e in cui la progres-
sione viene coadiuvata
dalle ondulazioni del cor-
po. Giova ricordare come
le palette motrici dei Cte-
nofori presentino una no-
tevole autonomia di mo-
vimento ; esse continuano
a vibrare anche staccate
dal corpo. La presenza,
nei saggi di plancton, di
queste lamelle semoventi
è spesso imbarazzante
pel novizio, che a tutta
prima le prende per ani-
mali completi. Per spie-
gare come tanto spesso
capitino sotto agli occhi
del naturalista, basta ag-
giungere che molti Cteno-
f ori sono esseri oltremodo
fragili e delicati. Così non
si è ancora trovato un
procedimento per conser-
vare in buon stato VEu-
Fig. 31.
Un Sifonoforo : Diphyes, x 4 circa.
Originale. (Quarto dei Mille.
138
Capitolo quinto
charis multicornis, grande [specie Tdi color ^ bruno,
Fig. 32.
Placton composto di Ctenofori {Pleurobrachia pileus) ; grand.
naturale. Secondo l'Herdman (fotogr. Scott), 1914.
irta di papille coniche; se nell'atto della raccolta la
facciamo scivolare un po' bruscamente nel bicchiere.
Breve illustrazione di alouni organismi planctonici 139
la vediamo tosto dissolversi in brandelli gelatinosi.
L'eterogenea moltitudine di organismi noti convenzio-
nalmente sotto il nome di Vermi non contribuisce che
in scarsa misura alla formazione del plancton. V'ha
tuttavia un piccolo grup-
po, quello dei Chetogna-
ti, che appartiene soltan-
to al plancton e vi si mo-
stra copioso in ogni sta-
gione; il genere piti co-
mune Sagitta (fig. 33 A),
comodamente visibile ad
occhio nudo, ha corpo fu
siforme e trasparente,
procede a scatti per e- AiÉ
nergiche contrazioni mu-
scolari; il capo è armato
di robuste setole disposte
in due fasci. Fra gliAnel-
lidi adattati alla vita pe-
lagica anche nella condi-
zione adulta van ricordati
i Tomopteridi, diafani co-
me vetro, in cui le appen-
dici seriali del corpo sono
trasformate in altrettan-
te palette. Kare eccezioni,
rivelate dalle recenti in-
dagini sul plancton Oceanico, sono i rappresentanti
pelagici dei Nematodi e dei Nemertini adulti.
Per contro si trovano abbastanza numerose nel
plancton le larve x>6lagiche di alcuni grupj)i, e so-
Fig, 33.
A, Chetognato : Sagilla bipunc-
iaia A. Gr.
B, larva di Anellide : Trocopho-
ra di Polygordixis.
C, larva di Anellide (Spionide).
Originale. Quarto dei Mille.
140 Capitolo quinto
pratiitto di quegli Anellidi i quali, striscianti sul
fondo o sedentari nei loro tubi, aggiungono tanto brio
al quadro della vita bentonica. Esempio tipico è la
larva del Polygordius (fìg. 33 B), detta Trocophora
per la doppia corona di ciglia vibratili che cinge il
suo corpo diafano, conico -sferoidale, che si sposta
Fig.
Larva pelagica di Gasteropodo con aculei. Originale, x 30 circa
Dai materiale della R. Nave € Liguria», Oceano Pacifico.
roteando. Man mano che lo sviluppo progredisce, i se-
gmenti del Verme definitivo si formano al polo infe-
riore della larva e a questa conferiscono l'aspetto di
un fungo. Le larve degli Anellidi appartenenti alla
famiglia degli Spionidi (fig. 33 0), si riconoscono a
prima vista pei due lunghi ciuffi di setole che l'animale
tiene riuniti a fascio, rivolto all'indietro, oppure al-
larga a guisa di ventaglio. Le larve di Molluschi, na-
tanti per mezzo di ciglia, hanno alcuni punti di somi-
Breve illustrazione di alcuni organismi plancionici 141
glianza con quelle degli Anellidi, senonchè nella mag-
gior parte di esse vediamo precocemente sviluppata
una fragile conchiglia brevemente avvolta a spirale
e per lo più destinata a costituire l'apice della con-
chiglia definitiva nell'adulto. Alcune larve oceani-
Fig. 35.
Conchiglia di un Eteropodo : Atlanta fusca Soni, x 25. Origi-
nale, es. di Messina.
che di Gasteropodi hanno la conchiglia fornita di
appendici di librazione sotto forma di sottili aculei
(fìg. 34). I Lamellibranchi si formano molto per tempo
una conchiglietta bivalve.
Due gruppi di Gasteropodi, gli Eteropodi ed i Pte-
ropodi, trascorrono tutta la vita nel plancton e sono
all'uopo profondamente modificati in confronto ai
142 Capitolo quinto
Molluschi costieri. Grià la riduzione delle parti massicce
ed ingombranti ci ha condotti a far cenno degli Ete-
ropodi. Per quanto concerne la conchiglia, conviene
aggiungere come nei generi Atlanta (fìg. 35) ed Oxy-
gyrus questa sia tale da proteggere completamente
il corpo allorché l'animale è contratto. Nella Cari-
naria la conchiglia dell'adulto assume l'aspetto di
un berretto frigio, che protegge soltanto la masse-
rella dei visceri dorsali, mentre lascia scoperto il
corpo grande e gelatinoso; finalmente ogni traccia
di conchiglia manca nelle Pterotra^liea adulte (fìg. 36)
dopo aver fatto un'effimera comparsa durante il pe-
riodo larvale. Nelle Pterotrachea lo strato esterno del
corpo è uno spesso involucro di diafana gelatina; l'a-
nimale, tenendo il ventre in alto, nuota lentamente
coll'ampia natatoia a forma di scure, che. corrisponde,
nei Gasteropodi striscianti sul fondo, alla parte ante-
riore del piede; è carnivora vorace mercè i dentelli
uncinati della sua raspa (radula), che può estro -
flettere dalla lunga proboscide.
I grandi individui di Pterotrachea coronata (che mi-
surano talvolta 30 cm. e più di lunghezza) possono
recare sensibile fastidio a chi li afferra incurvando
la proboscide sulla mano e pungendo la pelle colla
raspa; più volte ne ho fatto l'esperienza.
Gli organi più importanti sono confinati in tenue
spazio alla parte posteriore del corpo, ove comincia
la coda (corrispondente alla parte posteriore del piede) ;
il fegato colla glandola digestiva e genitale stanno in
un sacchetto fusiforme, rivestito di pelle argentea;
il cuore, il rene e le branchie sono contigui, all'in -
nanzi. La cristallina trasparenza del corpo permette
Breve illuslrazione di alcuni organismi planctonici 143
Un Pteropodo: Oreseis acicn-
la. Rang. x 2. Originale.
Qnai'to dei Mille.
Fig,
Un Pteropodo
reni Blainy metà de
grand, naturale. Originale
Cymhulia pe-
' nia
144 Capitolo quinto
di scorgere nelle varie regioni i gangli nervosi
e di seguire i più minuti filamenti dei nervi che da
questi si dipartono; ecco adunque una anatomia
assai complessa, che si può studiare senza l'aiuto di
forbici e scalpello. Nei Pteropodi due lobi laterali del
piede acquistano sviluppo preponderante e diventano
un paio di natatoie che per la forma ed i movimenti
fanno pensare alle ali delle farfalle. È costante reperto
nel plancton neritico la Greseis acicula (fig. 37), pic-
colo Pteropodo dal guscio diafano, conico ed acumi-
nato. Più di rado s'incontra la Cymhulia peroni
(fig. 38), lunga sino a tre o quattro centimetri, che pos-
siede ampie natatoie ed in luogo di vera conchiglia
ha una sorta di guscio gelatinoso fatto a barchetta.
Si conoscono anche Pteropodi nudi che nei mari nor-
dici formano parte importante nel pasto delle balene.
Irritati si contraggono in una sferetta, ma se si la-
sciano tranquilli, tornano, dopo pochi istanti ad espan-
dere le piccole natatoie e le appendici più o meno
numerose di cui è fornito il capo.
Raramente s'incontrano nel plancton dei Cefalopodi
pelagici, salvo forse in località favorite da speciali
condizioni idrografiche, ed è peccato, perchè si tratta
di specie quanto mai belle ed interessanti. Fra i Cefa-
lopodi ad otto braccia (parenti quindi dei Polpi e dei
Moscardini) ricorderemo il Tremoctopus violaceus, che
ha le otto braccia collegate da un'ampia membrana
natatoria; nel plancton profondo il Chun ha pescato
il Cirrothauma murrayi (fig. 39), il quale, unica ecce-
zione conosciuta, manca d'organo visivo.
Nel gruppo dei Cefalopodi a dieci braccia s'incon-
trano alcune specie che per i loro adattamenti alla
Breve illustrazione di alcuni organismi piancionici 145
esistenza pelagica notevolmente si allontanano dai
Calamari e dalle Seppie tanto comuni presso alla riva.
Il Chiroteuthis veranyi (fig. 40), che si raccoglie qual-
che volta nel Nizzardo' e nel mare di Sardegna, ha
Fig. 39.
Cefalopodo batipelagico cieco : Cyrrothaiima murrayi Chini,
meno di metà della grand, natur. Secondo il Chun, dal
Murray - Hjort, 1912.
corpo esile e diafano, lunghe e grosse le braccia ses-
sili, sottili ed enormemente prolungate le braccia ten-
tacolari, molto vistosi gli occhi e la natatoia circo-
lare. Il Chiroteuthis ci conduce ad una singolare famiglia
di Cefalopodi (fam. Cranchiidae) raj^presentata uni-
10. -T R. ISSEL.
146
Capitolo quinto
Fig. 40.
Cefalopodo pelagico del Mediterraneo : Chiroleuthis veranyi,
(Fér.) metà della grand, natur. Secondo il Verany, 1851,
leggerm. modificato.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 147
camente da specie pelagiche, in grande maggioranza
viventi nel plancton profondo dei grandi Oceani.
Percorrendo collo sguardo le belle
figure che illustrano, nell'atlante
del Chun, il materiale raccolto dal-
la « Valdivia », notiamo subito co-
me nella serie dei Cranchidi le
braccia sessili tendano a diven-
tare rudimentali. Per contro gli
occhi coi peduncoli che li sosten-
gono acquistano grande sviluppo
e forme caratteristiche; valgano
ad esempio V E uzygaena pacifica Iss.
(fig. 41) e ancor meglio il San-
dalops melancholicus Chun (fig. 15)
ed il Bathothauma lyromma Chun
(fig. 16).
Questi ed altri Cefalopodi del pe-
lago profondo hanno particolarità
interessanti connesse alla dimora
in ambiente oscuro; oltre agli oc-
chi peduncolati presentano un as-
sortimento di organi luminosi o
fotofori, la complessità e la per-
fezione dei quali destano vivo in-
teresse fra i biologi, che coli' aiuto
del microtomo e del microscopio
ne hanno indagato l'intima strut-
tura. Per definirli in due parole si
potrebbero chiamare occhi a rove-
scio; occhi destinati a fabbricare
ed irradiare la luce anziché rice-
verla e trasmetterla ai centri nervosi.
Fig. 41.
Cefalopodo batipela-
gico (Cranchide):
Euzygaena pacifica
(R. Issel). Oceano
Pacifico. Secondo
l'Issel, 1908.
148
Capitolo quinto
Darò una idea sommaria dei fotofori disseminati
sotto la pelle ventrale delle Histioteuthis (flg. 42),
grandi Cefalopodi che noi consideriamo come rarità
per la difficile cattura, mentre debbono essere abba-
stanza comuni nelle zone batipelagiche del Medi-
o . o
Fig. 42.
Fotofori di Cefalopodi batipelagici. A, sezione schematica di
un fotoforo déìV Histioteuthis riippeli e, ritìettore esterno
f, strato fotogeno — i, riflettore intei-no — p, strato pig-
mentale, imit. dal Joubin, 1911 — B, un pezzo di pelle ven-
trale dell' Abraliopsis movisi, x 4. e, cromatofori 1, fotofori.
Originale. — C, Tre gz-audi fotofori all'estremità delle brac-
cia del IV psiio neW Abraliopsis movisi Originale.
terraneo. Immaginatevi una piccola coppa a tre
strati concentrici; lo strato interno, il piti impor-
tante di tutti, è paragonabile alla retina e serve
a produrre la luce; v'ha poi uno strato medio che
funziona da riflettore interno e corrisponde-
rebbe alla coroidea ; finalmente lo strato esterno, para-
gonabile alla sclerotica, è pigmentato in nero e serve da
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 149
isolante, impedisce cioè che la luce si disperda. E le
somiglianze non cessano a questo punto, poiché verso
l'esterno la piccola coppa è chiusa e sormontata da
una vera lente, simile al cristallino dell'occhio, e ca-
pace di concentrare il fascio luminoso; nell'area poi
che ricopre l'organo luminoso, la pelle diviene tra-
sparente al pari della cornea oculare.
Si sono inoltre scoperte parti accessorie che mancano
all'occhio, mentre hanno esatta corrispondenza in
quanto si pratica dall'industria umana; dei riflet-
tori esterni che formano un'aureola luminosa at-
torno al punto risplendente proiettato dal fotoforo ;
e persino degli schermi colorati, che in determinate
circostanze possono impartire a questi curiosi fari
viventi le tinte più vivaci. Tali schermi sono costi -
tutti da masserelle di sostanza colorata o cromato-
fori, dei quali ci occuperemo più diffusamente in
altro capitolo. Sotto l'impulso di una eccitazione ner-
vosa, il cromatoforo può dilatarsi, oppur contrarsi
in un minutissimo grumo sferico. Nelle specie costiere
questo processo determina rapidi cambiamenti della
tinta generale del corpo; nelle specie luminose cam-
biano colore le luci emesse dai fotofori. Supponete
infatti che nel tegumento soprastante al fotoforo la
masserella colorata sia contratta; in tal caso la luce
apparirà biancastra; se invece in questo tratto viene
ad espandersi un cromatoforo di colore rosso, anche
la luce del fotoforo sarà rosseggiante.
ìiieìVAbraUopsis movisi Ver., uno dei Cefalopodi
batipelagici più comuni nell'Atlantico e nel Mediter-
raneo, av^evano suscitato discussioni e congetture tre
organi sferici di color nero posti in cima alle braccia
150 Capitolo quinto
del 40 paio (fìg. 42 C). Non si poteva attribuir loro
l'ufficio di fotofori (sebbene la struttura loro lo sug-
gerisse) a cagione di un involucro nero che li avvolge
completamente intercettando il passaggio della luce.
Kecentemente, però uno zoologo giapponese, studiando
una specie vicina vivente nei mari del Giappone
(Watasea scintillans) ha posto in chiaro come il dia-
framma nero ricopra l'organo in quistione solamente
negli esemplari morti ; l'animale vivente può abbassarlo,
mettendo a nudo le sferette che sono in realtà fulgi-
dissimi fotofori. Altri organi luminosi, assai più mi-
nuti, si vedono disseminati su tutta la superficie
ventrale del Cefalopodo (fìg. 42 B).
È imponente la legione dei Crostacei planctonici.
Fra quelli che non abbandonano mai la vita pelagica
il primo posto spetta certo ai Copepodi. Ben raramente
vi accadrà di osservare un saggio di plancton senza
vederne in quantità più 0 meno grande e molto spesso
questi piccoli Crostacei formano da soli quasi l'intera
massa della fauna pelagica. Le loro dimensioni, che
vanno da un punticino biancastro appena visibile
sino alla mole di un granello di riso, il loro guizzare
a rapidi scatti in ogni direzione li fanno riconoscere
a prima vista nei bicchieri di plancton.
Talvolta prevalgono poche specie od anche una
specie sola con numero stragrande di individui,
tal'altra si presenta all'occhio del mierogi*afo tutta una
serie di specie diverse. Nelle forme più comuni il ce-
Breve iUuatrazione di alcuni organismi planctonici 151
falotorace si presenta ovoidale, l'addome forcuto e
munito di lunghe setole, le antenne lunghe: gli arti
natatori setolosi. Citeremo il Centropages typicus con
occhio unico mediano, co-
munissimo nel plancton
neritico del Mare Ligure, e
le diafane Copilia{fìg. 43),
'Vao,,^^
Fig. 43.
Copepodi pelagici : Copilia vi-
trea Giesbr. Dal Lo Bianco,
secondo il Giesbrecht.
Fig. 44.
Copepodo pelagico iridescen-
te : Sapphirina ovato — lan-
ceolata Dana. Dallo Steuer,
1910, secondo l'Haeckel.
provviste di due grandi occhi telescopici che appar-
tengono piuttosto al plancton d'alto mare e popolano
le acque costiere nella stagione fredda. Le Sapphirina
(fig. 44), dal corpo piatto e dalle brevi appendici, brillano
152
Capitolo quinto
della più fulgida iridescenza che sia dato ammirare
nel mondo pelagico. I Crostacei Anfipodi forniscono
al plancton specie dal capo grandissimo, dagli occhi
vistosi e di complicata struttura, alcune delle quali,
come le Pkronima, divorano le colonie di un Tuni-
cato (Pyrosoma) lasciando però intatta la porzione
coriacea che ha forma di un diafano barilotto. In questo
involucro la femmina di Phronima prende stabile di-
Fig. 45.
Antìpode pelagico : Phronima nel suo bai-ilotto, x 2.
masso di uova. Originale. Quarto dei Mille.
mora, e giunto il momento della riproduzione, attacca
alle pareti interne della botticella l'ammasso discoide
delle sue uova (fig. 45).
Fra i Crostacei Schizopodi (simili nella forma esterna
ai Gamberetti, ma forniti di sette paia di arti toracici
bifidi) molti nuotano nel pelago per tutta la vita. Il
Meganyctipìianes norvegica (fìg. 46) è una specie lunga
tre centimetri, che porta lungo i fianchi una serie di
fotofori non molto dissimili, nell'intima struttura, da
quelli descritti nei' Cefalopodi. Ha dimora normale
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 153
nelle acque profonde, ma a lunghi intervalli risale alla
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suporfìcio 0 kì dirigo, in branchi enormi, verso la riva.
In Liguria si registrano due recenti invasioni di questo
154 Capitolo quinto
Schizopodo, l'una nel 1909, l'altra nel 1913. A Savona
l'autorità ebbe a proibirne il consumo pei disturbi
non lievi dell'intestino sofferti da chi ne aveva in gran
copia mangiati. Siccome altrove se ne fece largo uso
a tavola senza alcun danno, son propenso a credere
che i lamentati disturbi derivassero piuttosto da in-
dividui poco freschi che non da qualche proprietà ve-
nefica del Crostaceo.
Le specie che appartengono al plancton per tutta la
vita non sono molto numerose tra i Crostacei più ele-
vati. Si ascrivono, in maggioranza, alla famiglia dei
Sergestidi e sono talvolta poco dissimili dai Gambe-
retti, tal'altra hanno corpo assai più esile, quasi fili-
forme, ed occhi portati da lunghi peduncoli.
Convien qui incordare che nei Crostacei l'accresci-
mento del corpo e le modificazioni di forma che si ve-
rificano durante lo sviluppo non possono venir secon-
dati dal tegumento, rigido ed incapace di accrescersi
per proprio conto; è quindi necessario che ad ogni
fase larvale segua una muta completa ; sotto alla pelle
vecchia si scorge in via di formazione la nuova, non
di rado ben diversa dalla prima pel numero e la di-
sposizione delle sue appendici. Questi cambiamenti
hanno particolare interesse nei Sergestidi perchè la
larva sguscia dall'uovo in uno stadio assai precoce
e subisce un numero assai grande di mute prima di
raggiungere la condizione adulta. Lo stadio detto di
Acantosoma, col suo ricco ed elegantissimo orna-
mento di spine, per lo più vivamente colorate, non fa
certo prevedere l'adulto a corpo liscio e disadorno che
segnerà la meta delle trasformazioni successive.
Nel plancton neritico, accanto ai Crostacei dure voi-
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 155
mente planctonici, acquistano particolare importanza
le larve di quelle specie che appartengono al bentos
nella condizione adulta. I Balani, che a sviluppo com-
pleto stanno attaccati alle roc-
ce, hanno minutissime larve pe-
lagiche foggiate su di un tipo
(il Nawplius) comune a tutti i
Crostacei inferiori. Al pari di
tutti i Nauplii, nuotano con tre
paia di appendici, e posseggono,
come caratteristica del gi'uppo,
una lunga spina terminale.
Le Squille o Cannocchie (Cro-
stacei stomatopodi) prima di
rintanarsi nelle melme sublito-
rali, attraversano una serie ab-
bastanza lunga di stadi larvali
pelagici (fìg. 47).
Belle e variate sono le larve
di quei Crostacei superiori (Cro-
stacei decapodi) che vivono co-
stieri nella condizione adulta.
Mentre nella famiglia dei Pe-
neidi, il piccolo lascia l'uovo
precocemente in foriha di Nau-
plius, e poi si trasforma in Zoea
le larve d'altre famiglie di De-
capodi schiudono generalmente
sotto le spoglie di Zoea. Sono allora fornite, oltre che di
antenne (due paia) di mandibole (un paio) e di ma-
scelle (due paia), anche di tre paia di appendici bi-
fide, clic nella larva funzionano da zampe natatorie,
Fig. 47.
Larva di Squilla, x 20
circa. Originale. Quar-
to dei Mille.
156
Capitolo quinto
Fig. 48.
Larva Zoea di uu Peneide, veduta dalla ijartc ventrale, x 23.
Oi'iginale. Quarto dei Mille.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 157
mentre nell'ulteriore sviluppo cambieranno ufficio,
diventando zampe mascellari a servizio deH' alimen-
tazione. Il corpo della Zoea è protetto da uno scudo
anteriormente prolungato in un rostro, e la coda ter-
mina con una lamina triangolare (telson). Non rare
in fin d'inverno sono le Zoea dei Peneidi (fig. 48),
Fig. 49.
Larva Zoea di un Gamberetto (Leander), veduta di fianco x 100
circa. Originale. Quarto dei Mille.
nelle quali le antenne, frangiate di lunghissime se-
tole, partecipano, con battiti regolari al movimento
di natazione. La forma definitiva vien raggiunta
dopo una serie assai lunga di mute.
158
Capitolo quinto
Fig. 50.
Larva Zoea di Galathea, veduta dalla parte ventrale, x 80
circa. Originale, Quarto dei Mille.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 159
Le antenne non hanno funzione natatoria nelle
Zoea dei comuni Gamberetti {Leander, fìg. 49), che
soltanto un esperto zoologo può distinguere dalle
Zoee di altri gruppi, grazie a certi caratteri nel relativo
sviluppo dei segmenti, nel numero e nell'ordinamento
delle appendici. Fra le Zoee dei Decapodi Anomuri,
che raggiungono la forma definitiva dopo un numero
assai limitato di mute, ricorderò quelle dei Paguridi,
comuni durante tutto l'anno, e quelle poco dissimili dei
Galateidi (fìg. 50), frequenti sopratutto di primavera.
Paradossale pel capo lungamente peduncolato e pel
corpo filiforme (fìg. 51) si presenta la Zoea della Cal-
liaxis oc^riaiica, Crostaceo (Decapodo anomuro) appar-
tenente ad una famiglia prossima a quella dei Paguridi.
Notate come la larva comparisca abbastanza fre-
quente a primavera, nelle acque di Quarto, mentre
l'adulto è ancora sconosciuto nel Mare Ligure.
Aberranti sono pure le larve delle Aragoste e degli
Scillari (fig. 52), i così detti Fillosomi; nessun profano
potrebbe infatti ravvisare una giovane Aragosta nel
piccolo essere diafano ed appiattito, che ha i contorni
simili piuttosto quelli di un ragno e dove l'addome
muscoloso e robusto dell'adulto è rappresentato da
una minuscola appendice, che si accresce poi negli
stadi successivi. A prova di quanto sia difficile strap-
pare al plancton tutti i suoi segreti ; ricorderò come le
nostre conoscenze intorno allo sviluppo di un animale
cosi volgarmente noto come l'Aragosta, fossero ancora
incomplete pochi anni or sono, allorquando il Bouvier
potè ottenere gli stadi non ancora descritti e colmare
le lacune.
Larve di Granchi (Decapodi brachiuri) si raccolgono
160
Capitolo quinto
in ogni stagione; sono Zoee il cui addome ricurvo a
semicerchio fa prevedere l'atteggiamento caratteri-
Fig. 51.
Larva Zóea di Calliaxis adriatica Heller, veduta di fianco, x 20.
(L'estremità posteriore del corpo è voltata di fronte). Ori-
ginale, Quarto dei Mille.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 161
stico dell'adulto, che lo porta ripiegato sotto al to-
race; lo scudo è dorsalmente armato da una lunga
spina ricurva.
Gli Echinodermi costituiscono un tipo di animali
molto ben cii'coscritto sia nelle forme, sia nelle abitu-
dini, tanto che non forniscono alcun rappresentante
né alla vita d'acqua dolce né alla vita parasitica. Al
Fig. 52.
Larva Phillosoma di Ai'agosta, ingrandita. Secondo il Cunnin-
gliani, dal Calman, 1911.
plancton danno nella condizione adulta il solo genere
Pelagothurìa, che non si trova nei nostri mari. Nel pe-
riodo giovanile invece la grande maggioranza dei nostri
Echinodermi è fluttuante e le larve dei Ricci di mare
(fig. 53), delle Stelle di mare, delle Ofiure (fig. 54), delle
Oloturie compariscono in branchi talvolta numerosis-
simi, sopratutto in inverno e primavera, alla super-
li. — R. ISSEL.
162
Capitolo quinto
fìcie del mare; sono creature trasparenti, munite di
protuberanze o di braccia, più o meno divaricate, ri-
\J
Pig. 53.
Laiva di uu Riccio di mare (EchinophUeus), x nO circa. Ori-
ginale. Quarto dei Mille.
gide; nuotano roteando mediante cordoni di ciglia vi-
bratili i quali accompagnano, con decorso sinuoso, i
contorni delle protuberanze o delle braccia. Le più
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 163
eleganti sono le larve degli Spatangidi (fig. 55), che
oltre alle lunghe braccia diritte attorno alla bocca,
fi
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O
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93
o
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presentano al polo opposto, una lunga appendice.
Tutte queste larve possiedono una simmetria bilate-
164
Capitolo quinto
Fig. 55.
Larva di uno Spatangide (SpatangopluteusJ, x 50 circa. Ori
ginale. Quarto dei Mille.
Breve illuatrazione di alcuni organismi planctonici 165
rale e l'adulto, colla sua simmetria caratteristica a
cinque raggi, comincia ad abbozzarsi, come una gemma
interna sul lato sinistro della larva. Nei dintorni di
Genova sono frequenti gli stadi di sviluppo delle Olo-
turie. In un primo stadio la larva è quadrangolare
e i cordoni cigliari disegnano sulla sua faccia ven-
trale una sorta di H (fig. 56 J.) ; in uno stadio successivo
i cordoni si rompono e tornano poi a saldarsi in circoli
come doghe di una botte, attorno al corpo che ha preso
appunto la forma di un barilotto (fig. 5QB). Dalla parte
anteriore di questo non tardano a svilupparsi cinque
tentacoli, poi le corone di ciglia scompariscono e lo
scheletro calcareo (rappresentato sul principio da ro-
selline o bastoncini isolati di carbonato di calcio) co-
mincia a formare alla base dei tentacoli un anello
completo (fig. 56 C).
Ai Tunicati pelagici, e, in più tenue misura, alle
larve planctoniche di Tunicati bentonici (come le
Ascidie, le Cinzie, ecc.) spetta una parte non indif-
ferente nella composizione del plancton. Membri pres-
soché costanti d'ogni comunità planctonica sono le
Appendicolarie ; il genere Oikopleura è, in tutto il
gruppo, il più noto per la sua frequenza. Esso è rap-
presentato, nel nostro plancton neritico e superfi-
ciale da specie assai minute, talvolta appena visi-
bili ad occhio nudo.
Questi Tunicati, dal corpo ovale, nuotano con agi-
lità vibrando, a mo' di scudiscio, la loro lunga coda
diafana e piatta, di forma lanceolata. Mercè una se-
crezione particolare si fabbricano un guscio piriforme,
gelatinoso, munito di speciali aperture per l'afflusso
e il deflusso dell'acqua messa in moto dalle ciglia
166
Capitolo quinto
./->
c
( /
V
B
Fig. 56.
Stadi di sviluppo planctonici di Oloturoidi :
A, larva detta Auricularia. — B, stadio ulteriore, detto
DoliolaHa. — C, giovane Oloturoide al termine della vita
pelagica, x 50 circa. Originale. Quarto dei Mille.
Breve illustrazione di alcuni orgaìiismi planctonici 167
vibratili dell'animale. L'apertura d'entrata è chiusa
da un delicatissimo reticolato e funziona come un
filtro sopraffino da plancton, cosicché gli organismi
che passano, vengono travolti sino alla bocca dell' Ap-
pendicolaria e poscia ingeriti, sono esclusivamente
quelli di minime dimensioni.
Le Salpe fanno talvolta delle vere invasioni nel
plancton dei nostri mari. Alla fine di dicembre del 1912
un tale stuolo di Salpa democratico -mucronata (fig. 57)
nuotava nelle acque di Quarto, che le reti planctoniche
ne erano ostruite e piii non funzionavano dopo pochi
minuti di lavoro. E spesso gli eserciti delle Salpe pre-
ludiano ad un temporaneo impoverimento del plancton
locale, perchè quei Tunicati, che hanno dimensioni va-
riabili da alcuni millimetri ad un paio di decimetri,
fanno, pei bisogni della nutrizione, un consumo enorme
di minuta flora e minuta fauna pelagica. A proposito
delle Salpe vien fatto di osservare che i problemi della
generazione hanno esercitato speciale attrattiva sulla
mente dei poeti. Uno scienziato poeta, il Kedi, stu-
diando gli insetti delle carni putride, scosse la teoria
della generazione spontanea; ad un poeta scienziato,
il Chamisso, dobbiamo la scoperta interessantissima
della generazione alternante nelle Salpe. A quali vi-
cende conduce questa generazione alternante I Una
Salpa isolata, priva di sesso, presenta dalla parte
dorsale una piccola appendice (stolone prolifero), che
poco a poco si sviluppa in un cordoncino e si segmenta
in tante porzioni uguali. In ciascuno di questi segmenti
disposti in doppia fila, si vanno abbozzando gli organi
della Salpa madre. Raggiunta una certa grossezza,
la doppia catena di Salpe figlie si distacca dalla nu-
168 Capitolo quinto
trice e va ondulando per qualche tempo fìncliè le sin-
gole Salpe, giunte a conveniente sviluppo si separano
e vivono indipendenti. Questi individui non tornano
/ Br
Fig. 57.
Tunicato pelagico: Salpa democratico - mucronata Forsk. A,
forma sessuata. — B, forma asessuata con una catena di
Salpe figlie in via di sviluppo. Secondo, il Claus-Grobben,
1910.
a riprodursi gemmando la catena di Salpe figlie, ma
iniziano il periodo sessuale del ciclo, maturando
prodotti genitali maschili e femminili sul medesimo
individuo (poiché si tratta di animali ermatioditi), ma
Breve illustra zione di alcuni organismi planctonici 169
in tempi diversi. Le uova fecondate danno origine a
Salpe, che si riproducono per gemme e chiudono in
([uesto modo il ciclo vitale.
La forma sessuata e la non sessuata sono un poco
diverse tra loro, tanto che gli antichi zoologi le consi-
deravano come specie distinte. Ora che si conosce il
legame genetico, vengono tuttavia mantenuti i due
nomi quasi a ricordo della primitiva credenza; per
questo udite parlare di Salpa democratico -mucronata,
di Salpa maxima- africana e via dicendo.
Per gli episodi affatto insoliti che presenta nella sua
generazione alternante il Doliolum può dirsi l'animale
più curioso e più interessante fra quanti han vita nelle
acque salse.
Le linee generali dello sviluppo sono press'a poco le
stesse che abbiamo accennate per la Salpa. Senonchè
una prima singolarità si manifesta nelle relazioni
che intercedono fra la nutrice asessuata (fig. 57 B) e la
colonia che ne trae origine sotto forma di piccole gemme
ventrali. Man mano che la colonia cresce, la nutrice
subisce modificazioni profonde; perde l'intestino e le
branchie, mentre ingrossa ed irrobustisce i nastri mu-
scolari (fig. 57 G); in altre parole una parte dei suoi
organi è sacrificata a vantaggio della progenitura, ciò
che rimane è una sorta di pompa vivente, destinata
ad irrigare con acqua continuamente rinnovata, e
quindi ben aereata, le gemme in via di sviluppo.
Più singolari ancora sono le migrazioni e la divisione
di lavoro che si riscontrano nelle gemme di Doliolum.
Esse infatti non rimangono alla superficie ventrale
dove si sono formate, ma si separano l'una dall'altra
e strisciando sul corpo della nutrice raggiungono un'ap
170
Capitolo quinto
Fig. 58.
Tunicato pelagico Doliolum denticulatum Q. G.
A, individuo sessuato (oozoite); i, intestino; br, branchia: m,
muscoli.
B, nutrice asessuata; le gemme nate sullo stolone ventrale
(stv) migrano sullo stolone dorsale (std) che diventa poi
una lunga coda (fig. C) ; m, muscoli : br, branchia.
C, nutrice che ha perduto intestino e branchie e sviluppato
un lungo stolone ove si dispongono le gemme mediane
(ms) e laterali (Is): m, muscoli.
D, individuo nutritore che si origina dalle gemme laterali :
br, branchia.
E, larva sviluppata dall'uovo; eh, corda dorsale.
Dal Claus-Grobben, 1910; seraplif.
Breve illustrazione di alouui organismi planctonici 171
pendice che si trova dalla parte dorsale ed è foggiata
a coda (flg. 58 G); notate pòi che non si muovono per
impulso proprio, ma per virtù di speciali cellule del
corpo dette forociti, le quali si incaricano del tra-
sporto, ponendosi a tre o quattro per volta ai fianchi
della gemma e trascinandola alla sua posizione defi-
nitiva. Quivi giunte, le gemme si saldano alla coda e
invece di trasformarsi tutte in individui dello stesso
tipo come nelle Salpe, assumono tipi diversi per forma
e per funzione. Quelle che si dispongono lungo i mar-
gini laterali dell'appendice diventano individui dalla
grande bocca (fig. 58, D), ai quali spetta il compito di
nutrire non soltanto la giovane colonia, ma anche la
nutrice che la ha generata. Quelle invece che hanno
migrato lungo la linea mediana dell'appendice dorsale
diventano individui portatori di altre gemme, desti-
nate a staccarsi. Tosto la coda si frammenta; la
nutrice, gli individui nutritori ed i portatori peri-
scono ; sopravvivono le gemme che divenute libere si
trasformano In individui completi e giunte a pieno
sviluppo maturano gli organi della riproduzione. Tali
individui corrispondono alle Salpe sessuate (fig. 58 A).
Dalle loro uova nascono larve caudate (fig. 58 E), che
per successive metamorfosi riprodurranno la nutrice
e ricominceranno il singolarissimo ciclo vitale.
Dinanzi ad una storia come quella del DoUolum
penso debbano rimanere molto impacciati quei na-
turalisti che si sforzano di trovare la necessità e l'uti-
lità in ogni manifestazione dell'organismo vivente !
172 Capitolo quinto
BIBLIOGRAFIA
Chux C, Die Cephalopoden: I. Theil., Oegopsida. « Wisseusch.
Ergebn. d. Deutsch. Tiefsee Expedit. », Bd. 18, 1910.
Delage Y,-Herouard e., op. cit. (ved. bibliografia, cap. IV).
Claus C.-Grobben K., Lehrbuch der Zoologie. Marburg, Elwert,
1910.
Haeoker V., Tiefsee Radiolarien. « Spezie!. Teil. Wisseusch.
Ergebn. Deutsch. Tiefsee Expedit. », Bd. 14, 1908.
ISHIKAWA C, Einige Bemerkungen uber den leuchtenden Tinten-
fisch Watasea nov. gen. (Abraliopsis der Autoren) scintillans
Berry aus Japan. « Zool. Anzeiger », Bd. 43, n. 4, 1912.
.TouBix L., op. cit. (ved. bibliografia, cap. I).
KoRSCHELT E,, Heider K., Lehvbuch der vergleichenden Entwic-
klungsgeschichte der wirbellosen Tiere. Jena, Fischer, 1890-
1893.
Lo Bianco S., op. cit. (ved. bibliografia, cap. IV).
Neumaxn G., Doliolum. « Wissensch. Ergebn. d. Deutsch.
Tiefsee Expedit. », Bd. 12, 1906.
Steuer a., op. cit. (ved. bibliogr., cap. IV), N. 10.
CAPITOLO VI
Breve Illustrazione
di alcuni orgranlsml planctonici
II.
Sommario: Larve pelagiche di Pesci bentonici; Pesci pelagici
anche nella condizione adulta; Pesci batipelagici del Medi-
terraneo. — Delfìni e Balene. — Fitoplancton : Diatomee,
Peridinee, Coccolitoforidee. Cloroflcee.
Anche di Vertebrati troviamo larga rappresentanza
nel plancton, se conserviamo a questo vocabolo il
significato largo che gli abbiamo attribuito da prin-
cipio. In ogni stagione, ma sopratutto in primavera,
nuotano nel pelago stadi giovanissimi di Pesci bento-
nici. Le specie più volgarmente note sul mercato, come
i Saraghi, le Orate, le Triglie, depongono uova galleg-
gianti e sono pelagiche nei primi periodi della loro
esistenza; quando poi hanno assunto in gran parte
i caratteri definitivi, pur serbando ancora dimensioni
assai piccole (pochi centimetri) in confronto dell'a-
dulto, si avvicinano alle coste e contraggono relazioni
col fondo. Le uova pelagiche dei Pesci sono traspa-
renti, di forma quasi sempre sferica, ed assai minute.
174
Capitolo sesto
misurando molto spesso meno di un mm. di diametro.
Ai profani sembrano tutte uguali fra di loro q quasi,
-^-."«fe«
Fi<i. :.;•.
Sviluppo (Iella Triglia di fango (Mnllns harhalns LJ Stadio
A ingrandito 9 volte; stadio B - D, 7 volte: stadi E ed F,
5^2 volte; stadio G, 7 volte, stadio H, 4 volte. Secondo il
Lo Bianco, 1908.
Breve illuf<trazione di alcuni orgavismi planctonici 175
mentre un provetto specialista saprà in molti casi
riconoscere almeno il genere al quale appartengono;
buoni caratteri sono il numero e le dimensioni delle
gocciole di grasso contenute nell'uovo, il diametro
di questo, le eventuali sculture che si osservano sul
guscio (chorion), le particolarità del tuorlo, ecc.
Mercè l'opera delle stazioni marine si sono oramai
identificati, con lunghe e pazienti ricerche, gli stadi
successivi di sviluppo in molte specie di Pesci ossei.
Quanto espone il Lo Bianco a proposito della Triglia
merita di essere accennato per due motivi; prima di
tutto perchè rappresenta un tipo di sviluppo il quale si
ripete su per giù in molte altre specie litorali, poi
perchè ci mostra un processo biologico mirabilmente
intonato alle condizioni del mare e dell'atmosfera.
Le uova della Triglia sono pelagiche e galleggianti.
Deposte dalla femmina verso il crepuscolo e fecondate,
vengono sospinte al largo dalla brezza che in quel pe
riodo della giornata sSpira di regola dalla terra verso il
mare. Nella notte l'uovo inizia il suo sviluppo e di-
venta un poco più pesante, cosicché al mattino se-
<i,uente, quando si desta la brezza di mare, che tende-
rebbe a ricacciarlo verso la costa, è disceso al disotto
della superficie di quel tanto che basta per non sentir
più l'azione del vento. Dalle uova nascono i pesciolini,
che hanno una bella livrea azzurra e si spingono nel
plancton di superficie fino a parecchie miglia al largo.
Più tardi si dirigono a frotte verso la riva, abbandonano
la vita pelagica e vivono per qualche tempo presso il
fondo in acque sottili, ove acquistano tinte brune e
giallastre simili a quelle delle arene sottostanti, finché
le burrasche autunnali le scacciano e le disperdono;
176
Capitolo sesto
allora raggiungono acque più profonde e quivi fissano
la loro dimora definitiva (fig. 59 e 59 his).
In tesi generale il pesciolino pelagico appena schiuso
non è tanto dissimile dall'adulto da meritare la qua-
Brevti illuslrazione di alcuni organinìni planctonici 177
litica di larva vera e propria. Ciò almeno si verifica
nella gran maggioranza dei Pesci bentonici littoranei.
Per contro, in taluni gruppi di Pesci lo sviluppo è ac-
compagnato da trasformazioni molto importanti, che
a buon diritto vengono definite metamorfosi.
Tali sono gli Apodi o Murenoidi, che comprendono
l'Anguilla, il Grongo, l'Ofìsuro, la Murena (fig. 60) e
Fig. 60.
Mìirena adulta {Murnena helena L.) <lal Murray - Hjort, 1912.
parecchie altre specie di Murenoidi (ben 19 vivono,
secondo il Grassi, nel Mediterraneo).
Le metamorfosi di questi Pesci e segnatamente del-
l'Anguilla, che di tutti i Murenoidi è il più interessante,
costituiscono una delle pagine più belle e più curiose
della biologia marina. Mentre mi riserbo di svolgere
l'argomento in uno dei capitoli destinati alla illustra-
zione dei Pesci utili (cap. XVII), ricorderò fin d'ora
come le larve sgusciate dall'uovo siano diafane, ap-
piattite ed abbiano la bocca armata di pochi denti
lunghi, sottili e pieghevoli (fig. 61). Col procedere dello
sviluppo la larva si accresce e diventa più larga, cosi
da assumere un profilo simile a quello di una foglia ; suc-
cessivamente l'animale entra in una fase metamor-
12. - R. ISSEL.
178 CupUolo Stelo
fica: il corpo di piatto si fa cilindrico ed ai caratteri
larvali si vanno rapidamente sostituendo quelli, ben
diversi, dell'animale definitivo. Sembra che la maggior
parte delle larve di Murenoidi viva nella regione del
knephoplancton .
Hanno dato argomento ad interessanti ricerche le
larve dei Pleuronettidi, famiglia che comprende le
Sogliole, i Rombi, le Pianuzze ed altri generi, più co-
muni e variati nei vasti bassifondi dei mari Nordici
che non sull'angusta piattaforma continentale del
Fig. 61.
Due larve di Mui-enoidi : A. ])relarva di Opldsurns serpens, >< 5;
B, ])relarva del Grongo {Conf/er rnlgaris Cuv.)- ■ !!• Dal
Grassi, 191. S.
nostro Mediterraneo. Nei primi stadi di sviluppo i
Pleuronettidi sono compressi ai lati e perfettamente
simmetrici. Col procedere dello sviluppo subiscono
una serie di deformazioni che interessano special-
mente le ossa del cranio e per le quali uno dei due occhi
comincia a spostarsi in alto e scavalcando il margine
superiore del capo va a collocarsi accanto all'altro;
dimodoché l'adulto, assunte abitudini bentoniche per
eccellenza, rivolge in alto la faccia oculata e colorata
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 179
del suo corpo, mentre poggia sulla rena o sulla melma
la faccia opposta, scolorata e senz'occhi. Presento ai
lettori l'uovo e la larva della Sogliola comune (fig, G2) ;
.-^;
lì
ì
'^
B
Fig. 62.
Sviluppo della Sogliola {Solea vulgaris L:). — A e B, uovo.
>< 17. — C, larva col sacco vitellino, :< 2(). — D. a larva
alquanto più progredita. Dall' Ere nibaura più (Nord. Pla-
kton) 1905; A-C Secondo il Cunninghani.
e quella di un altro Pleuronettide assai piti raro, il
Symphurus ligulatus Cocco, nel quale alcuni raggi
della pinna dorsale sul capo sono prolungati, e la
massa dei visceri è prominente a guisa di sacco (fìg. G3).
180 Capitolo sesto
Oltre ai Pesci che appartengono al plancton sol-
tanto nella condizione giovanile, se ne conoscono
molti altri che rimangono pelagici per tutta la vita,
salvo certe incursioni periodiche verso la costa che
si compiono in alcune famiglie. Hanno speciale im-
portanza nel Mediterraneo taluni Clupeidi (Acciuga,
Fig. 63.
Larva di mi Plenroiiettidc : St/mphiirus liqulalus (Cocco), x 2
Pai Kyle («Tlior»), 1913. '
Sardina) e Scombridi (Tonno, Scombro, ecc.). Degli
uni e degli altri tratterò diffusamente nel capitolo
relativo ai Pesci utili. Intanto parmi opportuno dare
qualche cenno di altre specie non rare nel Mediter-
raneo e assai notevoli per le forme che rivestono.
La Mola o Pesce-luna {Mola rotunda Cuv., fig. 64)
appartiene all'ordine dei Plectognati e si distingue
pel corpo lateralmente compresso, lungo talvolta
sino a due metri, a contorno ovale senza alcun restrin-
gimento posteriore; anziché un Pesce intero, sembra
la parte anteriore d'un Pesce staccata dal resto. Ha
due robuste pinne falciformi, una dorsale, l'altra
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 181
anale, mentre le pettorali sono poco sviluppate e
mancano le ventrali; la caudale è ridotta ad una la-
mina, lobata nell'adulto, che segue il margine poste-
riore del tronco; la bocca è piccolissima e il corpo
fasciato, sotto al tegumento da uno strato di grasso.
Fig. 64.
Pesce mola (Orthagoriscus mola Cuv.) Originale.
I giovani differiscono dagli adulti sopratutto per la
forma e per lo sviluppo delle pinne.
Sembra che il Pesce-luna viva normalmente in acque
piuttosto profonde; certo è che nella stagione calda
si mostra di frequente alla superficie. In fine di pri-
mavera branchi numerosi di giovani Mole, che non
raggiungono i^er lo più un metro di lunghezza, si
mostrano lungo le coste liguri; in una sola giornata
182 Capitolo sesto
ne ho veduti oltre a 500 esemplari rimaner prigionieri
nella tonnarella di Camogli, ove si praticano delle vere
mattanze di quei Pesci. Peccato che la cattura sia
tutt'altro che gradita ai pescatori; anzitutto le carni
sono tenute in poco conto ; inoltre tutti dicono che l'ar-
rivo delle Mole sia indice di condizioni sfavorevoli
alla comparsa dei Tonni.
A differenza del Tonno e di altri Pesci, che raggiun-
gono acque costiere e superficiali nel periodo della
riproduzione, vi sono molte specie che abitano costan-
temente gli strati oscuri del mare; tale fauna di mare
profondo comprende una ricca serie di Pesci i quali,
se offrono di rado un interesse pratico, danno al na-
turalista prezioso materiale di studio.
I Begalecus ed i Trachypterus sono Pesci pelagici
molto singolari, che vivono in acque profonde e si
ascrivono all'ordine dei Malacotteri: il loro corpo, fog-
giato a nastro lungo sino a tre metri è di colore ar-
genteo splendente, mentre le pinne, fra le quali spicca
sopra tutto la lunghissima dorsale, hanno una bella
colorazione rossa. La bocca si apre molto obliqua-
mente nel muso breve e quasi troncato. Le uova di una
specie di Trachypterus (molto probabilmente il T. cri-
status, secondo Jacino) si distinguono per l'elegante
scultura a reticolato esagonale che adorna la mem-
brana. Gli embrioni in un certo periodo dello sviluppo
sono provvisti di occhi spiccatamente telescopici;
procedendo lo sviluppo, l'organo visivo si va man mano
accorciando, fino a riacquistare la foggia comune nella
larva appcMia schiu.^a (fiu'. ()5). Questa (fig. 00) a>^s.umo
un aspetto ciuattiMistico [tei filamenti in cui si pro-
lungano la pinna dorsale e le ventrali, mentre la
Breve illiis trazione di alcuni organismi 2}f (me tonici 183
Fig. 65.
Traeìif/pleì-vsp sj). A-D. sviluppo dell ' embrione entro l'uovo:
nello startio B gli ocelli sono spiccatamente telescopici, ^' S.
— E, larva appena sgusciata, ,< 5 circa. Dal Lo Bianco,
1908.
184
Capitolo sesto
caudale dimostra la solita forma. Nel Trachypterus
adulto tali pinne si riducono; la caudale, invece di
orientarsi, come di regola, secondo il prolungamento Jj
del corpo, si dirige obliquamente in alto. (Jiovani
Trachypterus di ])oclu centimetri di lunghezza si rin-
Breve illuatrazione di alcuni organismi planctonici 185
vengono a primavera, abbastanza frequenti nel plan-
cton superficiale della rada di Villafranca, percorsa
da forti correnti.
Alcune famiglie non danno al mondo batipelagico
che rappresentanti scarsi od isolati, i quali si suppon-
gono derivati o dalla fauna costiera o dalla pelagica
di superficie. Ricorderò V Opisthoproctus soleatus Vaili.,
pescato nell'Atlantico dal « Talisman » e dalla « Valdi-
via » sino a quattromila metri di profondità; bizzarro,
pel corpo tozzo, per la mandibola sporgente, per gli
enormi occhi telescopici, per la pinna anale sospinta
indietro accanto alla caudale. L'aspetto di questo Pesce
non farebbe certo sospettare una parentela coi Sal-
moni delle acque dolci, eppure l'ittiologo non tarda
a riconoscervi uno per uno tutti i caratteri propri
alla famiglia dei Salmonidi.
Per contro vi sono interi gruppi di Pesci confinati
nel plancton profondo, ed una statistica recente di-
mostra come una buona metà delle specie batipela-
giche pescate nei mari di tutto il globo, si raggruppi
nelle tre famiglie degli Stomiatidi, degli Stemopti-
chidi e degli Scopelidi. Sono in generale Pesci di mo-
deste dimensioni ed a scheletro debole; fra le molte
particolarità che li rendono interessanti, noterò la
luce che emettono da appositi fotofori, e le ampie
migrazioni verticali per cui talune specie, si avvici-
nano di notte alla superficie.
Per fare la conoscenza di questi strani animali non
occorre uscire dalle regioni Mediterranee. Infatti, oltre
alle catture accidentali che si verificano in vari punti
dellt» nostre acquo, Messina è celebre pel gettito fre-
([uente che ne fanno le correnti sulla spiaggia del Faro.
186
Capitolo sesto
Si prende con relativa frequenza anche nel Mare Li-
Fig. 67.
Capo dello Slomias boa. x 2. Secondo lo Zngniayer (Camp, del
princ. di Monacò), 1911.
gustico lo .S7o/)n"rt.5 boa (Risso), dal corpo ali ungati!^
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 187
simo, dalla larga bocca armata di denti sottili, ricurvi
ed acuminati e dal lungo barbiglio pendente sotto la
mandibola (fig. 67). Oltre agli organi luminosi nella
regione del capo (nota la bella serie allineata sotto la
mandibola) ciascuna delle squame esagonali che pro-
Fig. 68.
Due pesci batipelagici frequenti nel Mediterraneo :
A, Chauliodus sloanei Bl. e Sch., grand, natur. — B, Argy-
ropelecus hemigymniis Cocco, x 2 circa. Secondo il Mur-
ray-Hjort. 1912.'
teggono il tronco dello Stomias porta un organo lu-
minoso al centro oppure al margino; nella serie infe-
l'iore (li S([uam(; ])(»i ogni l'otoiioro centrale è accompa-
gnato da un gruppetto di altri fotofori minutissimi.
188 Capitolo sesto
Tra gli Sternoptichidi più notevoli citerò VArgy-
ropelecus hemigymnus (fig. 68 B), comune in tutto
l'Atlantico fra 150 e 500 metri di profondità; è co-
mune a Messina, ove le correnti dello stretto lo por-
tano alla superficie; più raramente si raccoglie nel
mare Ligure. L'etimologia greca del nome ricorda due
particolarità di questo pesciolino, lo splendore argen-
teo del corpo e la sua forma a scure, dovuta al fatto
che il margine ventrale viene ampliato da una serie
di processi ossei formanti una sorta di impalcatura.
Fra gli Scopelidi che si raccolgono a Messina ricor-
derò il Oonostoma denudatum Eaf., risplendente nel-
l'oscurità per una ricca serie di fotofori allineati lungo
il margine ventrale del corpo; questi fotofori comin-
ciano digià a svilupparsi nelle piccole larve di un cen-
timetro e mezzo di lunghezza.
Nel Chauliodus Sloanei (fig. 68 B), non meno ben
dotato dal punto di vista della luminosità, la forma
esteriore ricorda quella degli Stomias; manca però il
barbiglio, e poco all'indietro del capo si innalza una
pinna dorsale che ha il primo raggio prolungato in
un sottile filamento. Anche i Chauliodus (fig. 68 A)
sono pesci batipelagici non rari nei nostri mari. Le
Ciclothone sono di colore fosco e nei costumi si rive-
lano nettamente batipelogiche.
Agli Scopelidi si riferiscono le curiose larve dette
Stiloftalmoidi del plancton di Messina (fig. 69); gli
occhi sono portati da lunghi peduncoli, i quali si vanno
però accorciando col procedere dello sviluppo. 11
Sanzo ha di recente dimostrato come tali larve appar-
tengano a due specie di Scopelidi già note nella condi-
zione adulta, cioè lo Seo^jelus caniniaitu-s 0. \'. e lo
Breve illustraziove di alcuni orfianiami planclonici 189
Scopelus humboldti Risso. I caratteri stiloftalmoidi
sono sviluppati in grado estremo in certe larve ocea-
ss
55
* ia
o s-
*o 'S
S *3ò
niche descritte dal Brauer, che hanno i peduncoli
190 Capitolo sento
oculari sviluppati come il ramo trasverso d'una T, nel
quale l'asta sia rappresentata dal corpo. Queste larve,
battezzate Stylophtalmus paradoxus, furono raccolte
nell'Atlantico e nell'Oceano Indiano fra 1400 e 4000
metri di profondità.
Farmi difficile trovare nella biologia marina un ar-
gomento più favorevole alla ipotesi evolutiva di quello
che ci offrono i Cetacei. Se le specie che popolano at-
tualmente la terra fossero sorte indipendentemente
l'una dall'altra, come si potrebbe concepire che un Ce-
taceo si conservi fedelmente Mammifero nell'archi-
tettura interna del suo corpo mentre nell'aspetto e-
sterno è pisciforme a tal punto che il gran pubblico
e purtroppo anche i cronisti dei fogli quotidiani si
ostinano a chiamarlo « Pesce » ?
Supponiamo invece che le specie siano deiivate
l'una dall'altra, sia pure per numerose linee genealo-
giche fra di loro indipendenti. Allora non avremo
difficoltà ad ammettere che Balene e Delfini siano di-
scendenti di Mammiferi terrestri, modificati in guisa
da diventare mirabilmente adatti alla locomozione
acquatica.
1 grandi Cetacei, quasi tutti privi di denti e forniti
di fanoni (hanno denti i Fiseteridi dei quali è tipo
il Capodoglio) nuotano nei grandi Oceani e sopratutto
nelle regioni fredde, ove tuttavia alcune specie sem-
brano condannate a non remoto annientamento per
la caccia spietata che muovon loro i balenieri. I soli
Cetacei indigeni del nostro mare sono i Delfinidi, di
più modeste dimensioni ed a bocca fornita di denti.
I Delfini a muso acuto compariscono spesso lungo le
coste e si mostrano talvolta in branchi assai numerosi
Breve illustrazione di alcuni organismi plancionÌGi 191
quando inseguono le Acciughe e le Sardelle. Chiunque
ha viaggiato un po' a lungo in mare si è divertito ad
osservare le loro eleganti movenze attorno al piroscafo,
che li alletta coi resti di cucina. Per contro le Orche
e le Pseudorche, a capo arrotondato, sono animali
assai rari sebbene diffusi per tutti i mari del. globo.
Al pari degli altri Cetacei il Delfino respira con pol-
moni, il che lo obbliga a salire a galla di tanto in tanto
per far provvista d'aria; partorisce vivi i suoi piccoli
e li allatta; ecco dunque le caratteristiche essenziali
di un Mammifero. Per contro il corpo è foggiato in
modo da opporre un minimo di resistenza all'acqua
mercè la forma affusolata e la superficie liscia ; i rari
peli che spuntano durante la vita embrionale cadono
prima della nascita. L'abbondante strato di grasso
che si accumula sotto la pelle, contribuisce, insieme
alla tessitura spugnosa delle ossa, a diminuire il peso
specifico. Sormonta il dorso una pinna dorsale simile
a quella di certi Pesci, ma non comparabile alla stessa
dal punto di vista morfologico, perchè si tratta di una
semplice appendice cutanea, non sostenuta da raggi
ossei. Gli arti anteriori son trasformati in natatoie;
ninna traccia degli arti posteriori, quantunque lo sche-
letro possegga i rudimenti del bacino. La coda biloba,
se ricorda la pinna caudale dei Pesci, ne differisce
per la sua disposizione orizzontale anziché verticale
e sopratutto per la sua funzione; il Pesce nuota spe-
cialmente con moti energici della parte posteriore del
tronco e della coda; il Delfino mantiene, nuotando, il
corpo rigido e diritto, mentre la coda, animata da
rapidissime oscillazioni funge da elica e può impartire
al Cetaceo una tale velocità da competere colle più
192 Capitolo sesto
rapide navi. Ma come mai procederà l'allattamento in
mi Mammifero cosi costituito ! Il meccanismo mercè
il quale il piccolo d'un Mammifero terrestre sugge il
latte materno non sarebbe possibile in acqua; la fun-
zione si compie invece in altro modo; mediante con-
trazioni muscolari la femmina spruzza il latte, denso
e vischioso, nella bocca del piccolo. Questo, che è
l'unico partorito durante l'annata, introduce il suo
rostro in una delle borse che si aprono nel ventre della
femmina, ai lati dell'ano, e nell'interno delle quali
sporgono i capezzoli.
Nuovi particolari circa i costumi dei Delfìni ci sono
forniti da alcuni individui di Tursiops truncatus te-
nuti prigionieri nell'Acquario di New York. Risulta
fra le altre cose, che i Delfini sono attivi e vivaci tanto
di giorno quanto di notte, che non vedono gli oggetti
sospesi fuori d'acqua, anctie a distanza brevissima
dalla superficie; che al pari del Gatto, amano tra-
stullarsi colla preda lanciandola due o tre metri in-
nanzi a sé, poi tornando di bel nuovo a ghermirla.
I Cetacei maggiori non sono indigeni del Mediter-
raneo, ma vi fanno tuttavolta delle apparizioni non
troppo rare. Così dal 1896 al 1909 il Parona registra
per la Liguria ben 26 catture. Una forte maggioranza
di queste si riferisce alla Balenottera comune {Balae-
noptera physalus L.); in seconda linea, ma a notevole
distanza, viene il Capodoglio {Physeter macrocephalus
L.); è ultima la Balenottera rostrata (Balaenoptera
acuto -rostrata Lacep.). Della Balena basca {Balaena
hiscayensis Eschr.) si ricorda una sola cattura ita-
liana, e in tempi meno recenti (1877): la famosa ba-
lena di Taranto, il cui scheletro si conserva nel Mu-
seo zoologico di Napoli.
Breve ilhiatrazione di alcuni organismi planctonici 193
La Balenottera comune raggiunge i quindici metri
LMv^w
V
^W»
S^'
Fig, 70.
Veduta parziale di una Balenottera rimorchiata nel porto di
Genova; si scorgono le pieghe della pelle ventrale. Origi-
nale, da negat. di Alberto Issel.
di lunghezza e presenta, al pari delle sue congeneri,
13. - R. Issel.
194 Capitolo sesto
una serie di pieghe nella pelle del ventre che le confe-
riscono, quando sia rovesciata sul dorso, un aspetto
caratteristico (fig. 70).
I Genovesi ricordano come nel 1896 un grosso esem-
plare di Balenottera venisse segnalato, già morto,
al largo di Genova e rimorchiato in porto. Ben pre-
sto il fetore insopportabile che emanava da quella
mole in via di putrefazione indusse le autorità ad or-
dinarne l'allontanamento, cosicché la spoglia del Ce-
taceo venne rimossa ed abbandonata in alto mare.
È logico supporre che i grandi Cetacei, penetrati
attivamente o passivamente per lo stretto di Gibil-
terra, rimangan prigionieri nel Mediterraneo, il quale
non presenta forse condizioni fìsiche adatte e non offre
nutrimento proporzionato alla grossezza ed alla vo-
racità di quei giganti, tant'è vero che la dissezione
dell'apparato digerente attesta sempre un prolungato
digiuno.
I venti e le correnti s'impadroniscono dei loro corpi
già estenuati o morenti, li sospingono verso le nostre
spiaggie e spesso ve li fanno arenare; il fenomeno si
verifica sopratutto lungo i lidi settentrionali dell'Italia
continentale e della Sardegna.
Come ho detto da principio, gli organismi vegetali
del plancton sono limitati agli strati superiori del mare.
Tuttavia hanno una importanza enorme perchè ser-
vono di pascolo ai piccoli animali pelagici e rappresen-
tano perciò il primo anello di una grandiosa circola-
Brave illustrazione di alctmi organismi planctonici 195
zione di alimenti. Al contrario di quanto accade nel
regno animale, poche classi del regno vegetale entrano
a far parte del plancton, ma quelle poche sfoggiano
varietà notevole di forme. Kichiamo anzitutto la
vostra attenzione sopra un fatto generale. Il plancton
vegetale o fìtoplancton è composto, in maggioranza
grandissima, da quelle specie microscopiche ed a
struttura unicellulare che si possono comprendere
sotto il nome di Protisti vegetali o Protofìti. Le Alghe
superiori non vi sono rappresentate, poiché i Sargassi
dell'Oceano vanno considerati non già come plancton,
ma come un lembo di bentos portato in alto mare.
Giustamente si afferma che tali particolarità sono
in armonia colle esigenze dell'ambiente pelagico, in
quanto che i corpi di piccolo volume più facilmente
rimangono sospesi nell'acqua. Inoltre la materia vi-
vente vegetale trae maggior profitto dalla luce neces-
saria ad una intensa assimilazione (e quindi ad un'at-
tiva riproduzione) quando è suddivisa, come il fìto-
plancton, in minutissime particelle, di quel che acca-
drebbe se fosse organizzata in masse più vistose; in-
fatti nel primo caso la superficie assimilante possiede,
rispetto al volume dell'organismo, una estensione mag-
giore.
Troveremo quindi spiegabile che le Alghe inferiori
abbiano da sole invaso lo spazio disponibile nella
zona illuminata del dominio pelagico.
Ai Bacteri, che non mancano neppure in alto mare,
ed alle Schizoficee, gruppo di Alghe inferiori per
molti riguardi affini ai Bacteri, accenno soltanto di
passaggio. Le Schizoficee marine hanno forma di
tenui filamenti che si riproducono per scissione;
196 Capitolo sesto
sono proprie dei mari caldi e sebbene in particolari
circostanze di tempo e di luogo possano moltiplicarsi
in quantità considerevole, non presentano interesse
particolare pel nostro plancton.
Hanno invece capitale importanza le Diatomee e le
Peridinee pelagiche, tutte microscopiche e composte
di una sola cellula ; le prime si mostrano abbondanti
nella stagione fredda, le seconde nei mesi più caldi.
Le Diatomee son protette da un guscio o scheletro
sUiceo, nel quale i forti ingrandimenti del microscopio
rivelano, in molti casi, delicatissime sculture. Tra le
forme più caratteristiche, i Goscinodiscus (fig. 71)
hanno la forma di scatolette cilindriche, a basi piane
oppure convesse ed appariscono quindi circolari
quando si vedono di prospetto, come avviene per lo
più nei preparati microscopici di plancton, ove rara-
mente fanno difetto. I Ghaetoceras a scheletro quadran-
golare, munito di appendici filiformi, sogliono aggre-
garsi in catene rettilinee, composte di parecchi in-
dividui; ai due estremi della catena si sviluppa un
paio di appendici più robuste. In altro modo sogliono
collegarsi le Thalassiothrix (fig. 71 B), che hanno
forma di lunghe e strettissime lamelle:
Tre o più individui si uniscono fra di loro a ventaglio ;
talvolta più ventagli si saldano per le loro estremità
libere ; ne risulta una linea spezzata in cui altre linee
che si dipartono simmetricamente dai vertici degli
angoli rientranti; in taluni casi il ventaglio o la spez-
zata tendono a chiudersi e ad assumere la figura di
stella. Son dunque assai vari i processi mercè i quali
vien conseguito l'aumento di superficie fluttuante;
ancora mal conosciuti e meritevoli d'indagini le forze
e gli stimoli che li guidano.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 197
Non di rado appariscono alla superficie, per tratti
assai estesi di mare, grandi masse di un muco traspa-
rente ; è il fenomeno del « mare sporco », ben noto ai
pescatori adriatici (non è così comune ed imponente
m
,^'
Pig. 71.
Due Diatomee del Plancton mediterraneo : A, Coscinodiscus
ocxdus-iridis Ehrb., x 540. Secondo lo Schmidt A 1874-77.
— B, Thalassiothrix frauenfeldi Griìn., x 200. Secondo il
van Heurok (Synopsis) — C, Thalassiolhrix riunite in co-
lonia in tre diversi modi. Originale.
nel Tirreno) ed a questi poco gradito per l'ingombro
che suol recare alle reti. Molto si è discusso intorno
alle cagioni del mare sporco, ma i più autorevoli osser-
vatori lo attribuiscono a Diatomee del plancton, che
198 Capitolo sesto
si moltiplicano con rapidità eccezionale e nel mede-
simo tempo emettono una grande quantità di mucil-
lagine; condizioni fìsiche particolari, forse una sal-
sedine abnorme, determinerebbero la comparsa del
fenomeno. Nella massa gelatinosa si rinvengono anche
Peridinee, ma sembra ch'esse rimangano impigliate
nel muco senza contribuire per nulla a formarlo.
Le Peridinee o Dinoflagellati vanno ascritte senza
alcun dubbio al fitoplancton e quindi alla schiera dei
minuti organismi produttori, pel modo col quale prov-
vedono ad assimilare il nutrimento. E a tutto rigore
si considerano come piante anche per la corazza di
cellulosa onde il loro corpo è rivestito. Ma la loro pro-
prietà di spostarsi velocemente mediante due flagelli
locomotori le colloca a fianco di altri Flagellati, ai
quali nessuno nega uno schietto carattere di anima-
lità. A questo proposito non è inutile il ricordare come
in alcune Peridinee (gen. PoucJietia) sia stato descritto
un piccolo ammasso di pigmento, sormontato da un
corpicciolo foggiato a lente, che taluno, e forse con fon-
damento, vorrebbe interpretare come un occhio ru-
dimentale.
Uno dei due flagelli delle Peridinee vibra veloce-
mente entro ad un solco della corazza, l'altro si muove
liberamente ed è diretto all'indietro nel moto di tra-
slazione.
Nel genere Geratium (fìg. 12 A), uno di quelli più
comunemente rappresentati nel plancton dei nostri
mari, variano in larghissima misura lo spessore e la
lunghezza delle tre appendici a mo' di corna, in cui si
prolunga il tegumento di cellulosa fatto di piastrelle
ben connesse. Parecchi individui di Geratium sogliono
talvolta riunirsi a catena.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 199
I Peridinium (fìg. 12 B e C), dalle forme più tozze
e panciute, sono pure molto frequenti e dividono coi
Fig. 72.
Tre Peridinee del plancton mediterraneo : A Peridinium di-
vergens Ehrb. , x 500. Secondo lo Schiitt (Engler e Franti
Natiirl, Pflanzenf.) — B, Ceratium furca subsp. eugrammum
(Ehrb) Jorgens. Secondo l'Jòrgensen, 1911. C, Veratiiim mas-
siliense (Gourr.) Jorgens, id. id.
Ceratium la proprietà di emettere nell'oscurità una
luce diffusa per tutta la massa cellulare.
200 Capitolo sesto
Tra le Peridiuee meno frequenti e più eleganti
mi piace ricordare la Dinophisis homunculus a forma
di anfora fiancheggiata da un'aletta, e le forme alta-
mente ornamentali degli Ornithocercus (fìg. 73), in
cui le superfìci di librazione sono date da grandi espan-
Fig. 73.
Una Peridinea: Ornithocercus magnificus Stein x 450 circa.
Originale, Quarto dei Mille.
sioni membranose sorrette da nervature ramificate.
Nelle acque di Quarto gli Ornithocercus fanno una
breve apparizione durante l'autunno.
Il fenomeno dell' « acqua rossa », più volte segnalato
nel Tirreno, è dovuto alla comparsa, in quantità stra-
grande, di minute Peridinee; così l'arrossamento os-
servato nel golfo di Spezia or fa un quarto di secolo,
fu cagionato, secondo il Carazzi, da una sola specie,
il Prorocentrum micans Ehrb.
Breve illustrazione di alcuni organismi planctonici 201
Al nannoplancton o plancton dei nani, cioè a
quegli organismi tanto piccoli che sfuggono dalle
maglie della più fitta garza da plancton, si ascrivono
svariati Protozoi e Protofìti; ricorderò, fra questi ul-
timi, un gruppo di altri Flagellati che portano il nome
mal pronunziabile di Coccolitoforidee. Già da tempo
antico si conoscevano, nei sedimenti marini, delle mi-
A B C
Fig. 74.
Tre Coccolitoforidee, >< 1000. A, Syracosphaera prolongata. —
B, Rabdosphaera claviger Murr. e Blackm. — C, Goccolitho-
phora leptopora Murr. e Blackm. Dal Murray e Hjort, 1912.
nutissime concrezioni discoidi formate di carbonato
di calcio, dette coccoliti, ma soltanto in tempi recen-
tissimi se n'è accertata l'origine. Le Coccolitoforidee
(fig. 74) sono piccole cellule sferiche od oblunghe, mu-
nite di -uno o due ciglia, talvolta anche di filamenti
calcarei semirigidi. Il loro protoplasma secerne, nel
suo interno, i corpuscoli dianzi accennati. Certe spe-
cie di CoGColitophora e Pontosphera hanno un diametro
non superiore a 5 millesimi di millimetro.
202 Capitolo sesto
Invece le Cloroficee od Alghe verdi, assai meno
importanti per numero e diffusione di specie, hanno
nel plancton dei rappresentanti che si vedono distin-
tamente ad occhio nudo. Citerò fra queste la Halo-
sphera viridis, una sferetta trasparente, tempestata
di corpuscoli d'un bel color verde e di forma discoide.
Li' Halosphera si osserva di frequente nelle acque calde
e temperate dell'Atlantico e del Mediterraneo.
Non crediate che occorrano lunghi mesi di ricerche
per trovare rappresentanti di tutti i gruppi citati
in questi due capitoli. Se disponete di un saggio fortu-
nato di plancton, che sta comodamente in un bicchiere
da pila, vi accadrà spesso di trovare, (eccettuati, ben
inteso, i Pesci adulti ed i Cetacei) tutti i termini prin-
cipali della serie, dal Foraminifero e dalla Diatomea
su su fino al Crostaceo, al Tunicato ; alla larva di Pesce.
All'uomo che sa osservare e meditare, nessun'altra
comunità organica offre un'immagine più grandiosa
e più suggestiva della vita.
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Breve illuitrazione di alcuni organismi planctonici 203
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cesse Alice » (1901-1910). Résult. des camp, scientif. de S. A. S,
le Prince Albert I del Monaco, fase. 35, 1911.
CAPITOLO VII
Uno sguardo alla fauna abissale
Sommario: Limiti della fauna abissale; suoi caratteri in rela-
zione coll'ambiente ; sue origini. — Spongiari, Celenterati,
Vermi, Molluschi, Echinodermi abissali. — Crostacei e
Pesci abissali.
Se varchiamo la platea continentale, non cambia la
natura dei fondi, ricoperti da un manto, ben raramente
interrotto, di melma. Per contro altre condizioni fìsicbe
si vanno rapidamente modificando; alla debolissima
luce succede a poco a poco l'oscurità completa, alla
variabilità termica una costanza che le vicende delle
stagioni non giungono a turbare.
Quando si parla di fauna abissale, vien fatto di pen-
sare, per tradizione, ad una comunità biologica nella
quale abbondano le specie che mancano ai' livelli su-
periori e presentano le stimmate caratteristiche del
mare profondo. Ora tali specie sono ancora ben scarse
lungo i primi declivi che fanno seguito ai fondi subli-
torali. Nel Mediterraneo, come notava il Giglioli nar-
rando le esplorazioni del « Washington », una fauna a
caratteri francamente abissali comincia a comparire
soltanto a 400 o 500 metri di profondità. Almeno in
Uno sguardo alla fauna abissale 205
via provvisoria, potremo quindi suddividere il do-
minio batibentonico mediterraneo in due regioni: la
superiore o profonda e la inferiore o abissale.
Xella prima si verifica ancora una penetrazione, per
quanto tenue, di raggi luminosi ed una fauna non an-
cora radicalmente mutata; nella seconda, che conver-
remo di far cominciare a 500 metri, la penetrazione
della luce è scarsissima o nulla e la fauna assume ca-
rattere nettamente abissale; a questa intendo sopra -
tutto riferirmi nel corso del presente capitolo.
Non crediate che i naturalisti possano sempre affer-
mare con sicurezza che una data specie appartenga
alla fauna abissale, secondo la definizione accettata.
Finché si tratta di animali che hanno il corpo orga-
nizzato per camminare o per strisciare, non può correr
dubbio circa la loro esistenza bentonica. Ma quando
le esplorazioni d'alto fondo recano Cefalopodi o Pesci,
non è agevole cosa il decidere se questi nuotassero in
prossimità del fondo oppure vivessero normalmente
fra due acque (specie batipelagiche). Molti Pesci si
catturano dalle navi oceanografiche mediante reti,
trascinate sulla melma; tuttavia può darsi che il
Pesce non rimanga prigioniero mentre l'ordigno lavora
sul fondo, ma vi penetri mentre questo viene issato
a bordo. È vero che le forme dell'animale porgono
spesso buoni criteri per ascriverlo al bentos piuttosto
che al plancton, ma non sempre la forma ci dà una
giusta idea del modo di vita; così (per citare un esem-
pio tratto da una zona biologica diversa), qualora
nulla ci fosse noto intorno alla storia dell'Anguilla,
i caratteri della specie farebbero forse prevedere le sue
attitudini di instancabile viaggiatrice '? Malgrado tali
206 Capitolo aetlimo
incertezze, che del resto non hanno capitale impor-
tanza, e malgrado le difficoltà materiali e finanziarie
inerenti alle esplorazioni degli altri fondi, già s'intrav-
vede, almeno nelle sue grandi linee, il quadro biolo-
gico di quelle regioni.
Oramai non v'ha mare del globo il cui fondo non sia
stato solcato dalla draga e dal gangano. Dovunque si
è verificato che col crescere della profondità la fauna
si dirada, ma non scomparisce; anzi, fino a 3000-4000
metri la vita si mantiene talvolta rigogliosa, quantun-
que meno ricca di quella che anima la platea conti-
nentale. Continuando a discendere, i viventi divengono
assai rari e pochi sono certamente quelli che oltre-
passano i 6 chilometri. La quota di 6035 metri è sinora
la più alta alla quale siano segnalati animali viventi ;
si tratta di una piccola Attinia, di una Stella di mare
{Hyphalaster Parfaiti), di un Anellide e persino di un
pesciolino (il Grimaldichtys profundissimus recente-
mente descritto dal Roule), pescati dal' principe di
Monaco a sud-ovest dell'arcipelago del Capo Verde.
Prove eseguite a profondità più rilevanti lasciano sup-
porre che gli abissi di 7-9 chilometri non alberghino
alcun essere vivo; però le indagini compiute in propo-
sito dalle navi talassografiche non mi sembrano ancora
tali da permettere un'aftermazione troppo recisa in
questo senso.
Per quanto concerne la relazione tra gli organismi
e l'ambiente abissale, ci domandiamo anzitutto quale
influenza eserciti la mancanza di luce. Senza i raggi
del sole non possono assimilare i vegetali; questa man-
cheranno dunque al bentos, come mancano al plancton
profondo. Di qui l'assenza di animali erbivori, poiché
Uno sguardo alla fauna abissale 207
si deve ritenere probabile che non soltanto i vegetali
viventi, ma anche le spoglie che piovono dalla super-
fìcie vengano divorate dal plancton sottostante prima
di adagiarsi sul fondo.
È interessante esaminare come si comportino gli
organi visivi nell'ambiente oscuro. Fra gli Inverte-
brati superiori e sopratutto fra i Crostacei, sono fre-
quenti le specie prive di occhi e in tal caso si verifica
spesso una certa compensazione nel grande sviluppo
degli organi di senso, nonché delle appendici (zampe,
antenne) che li portano.
Come giustamente osserva lo Hjort, le nostre cono-
scenze intorno alla distribuzione verticale dei Pesci
sono ancor troppo incomplete da permettere conclu-
sioni definitive intorno alle relazioni che intercedono
fra l'intensità della luce e lo sviluppo dell'organo vi-
sivo. Tuttavia si è osservato più volte questo fatto:
mentre sembra che, in tesi generale, i Pesci pelagici
abbiano occhi tanto piìi piccoli quanto più vivon pro-
fondi, i Pesci bentonici posseggono occhi vistosi anche
a grandissima profondità, ove non giungono i raggi
più penetranti della luce solare. Ma quale dovrà es-
sere l'ufficio di questi occhi? Oggi sappiamo che il
fenomeno della luce animale si presenta estremamente
diffuso anche fra gli Invertebrati dei fondi abissali;
Antozoi, Vermi, Molluschi, Echinodermi brillano nel
buio con varia tinta e con varia intensità. È logico
supporre che l'occhio serva al Pesce per scoprire l'In-
vertebrato e per abboccarlo, ma sarebbe arduo il
definire, nello stato attuale delle nostre conoscenze,
quale parte spetti all'organo della vista e quale agli
altri apparati di senso, sopratutto all'olfattorio. Dalle
208 Capitolo settimo
ultime ricerche sembra poi che i Pesci abissali, per
proprio conto, non emettano luce, e in ciò si com-
portino diversamente da molti Pesci natanti negli
strati intermedi.
La temperatura, fresca negli abissi Mediterranei,
gelida in quella dei grandi Oceani, subisce tenuissime
variazioni; pel che la fauna abissale si dimostra ste-
notermica nel grado più eminente. Una calma per-
petua regna in quelle plaghe, dove non si propagano
le agitazioni delle burrasche più violente e dove le cor-
renti, se pur si producono, hanno lentissimo decorso.
Si capisce quindi come organi motori molto robusti,
destinati a vincere, camminando o nuotando, ener-
giche resistenze, non compariscano di regola negli
alti fondi. Al contrario si hanno scheletri e gusci de-
boli, poveri di carbonato di calcio, e, sopratutto nei
Pesci, corpi gracili, non di rado in contrasto col capo
massiccio e voluminoso.
Fin qui le condizioni fìsiche della fauna abissale
concordano in parte con quelle alle quali è sottoposta
la fauna batipelagica, notando però come l'ambiente
sia molto più costante per l'animale abissale, che vive
sedentario o che poco si allontana dal fondo, di quanto
lo sia pel batipelagico, che suol compiere estese mi-
grazioni in senso verticale. L'influenza del fondo de-
termina invece una differenza capitale tra i due do-
mini. Alla melma finissima che riveste i fondi sconfinati
degli Oceani si connettono infatti particolarità inte-
ressanti dei suoi abitatori, sia nel campo delle forme,
sia in quello dei costumi.
Gracili e lunghissime appendici sono prerogativa co-
mune dei Crostacei che camminano sulle melme degli
Uno aguardo alla fauna abissale 209
abissi. Certo una tal conformazione risponde alle esi-
genze dell'ambiente, inquantochè distribuisce il peso
del corpo sopra una base molto larga ed impedisce
all'animale di sprofondare. Tuttavia presentano gli
stessi caratteri Grranchi litorali molto noti, apparte-
nenti ai generi InacJius e StenorhyncTius. Il Calman
fa notare la grande somiglianza tra il gen. Steno -
rhyncus e il gen. abissale Latreillia, che pure appar-
tiene ad una famiglia diversa. Io aggiungerei che una
tale convergenza deve la sua origine a cause indi-
pendenti dall'influenza del fondo, tant'è vero che
Inachus e Stenorhyncus si raccolgono non solo sulle
fronde pieghevoli delle Alghe, ove gli arti lunghi e
filiformi potrebbero riuscir vantaggiosi come sulla
melma; ma anche sopra fondi della più varia natura.
Si hanno poi buone ragioni per credere che molte
specie abissali a corpo tozzo e pesante usino seppel-
lirsi nel fango, come vedremo fare agli abitatori delle
arene litorali, e che altri vi scavino ripari sotto forma
di tane o di gallerie.
Corpi larghi ed appiattiti, come hanno taluni Echi-
nodermi, oppure provvisti alla base di un viluppo
di lunghi filamenti, quali si veggono in certe Spugne,
sono comuni reperti fra gli animali sedentari o poco
mobili, che poggiano sulla melma abissale.
Per quanto concerne la nutrizione, vi sono da una
parte i carnivori voraci, armati di mezzi potenti di
nuoto e di prensione, dall'altra quelli che si contentano
di animali morti e di resti organici. Talvolta la preda
morta vien presa separatamente, spesso invece la
melma viene ingurgitata in gran copia trattenendo
le tenui quantità di sostanza organica che vi sono
14. — R. ISSEL.
210 Capitolo settimo
commiste, così fanno le Oloturie abissali. Per quanto
concerne le dimensioni, gli abitatori dei fondi abis-
sali .mostrano una spiccata tendenza ad uscire dai
limiti di statura entro ai quali oscilla normalmente
il gruppo zoologico relativo ; ed è curioso notare come
lo scarto avvenga qualche volta in un senso e qualche
volta nel senso opposto.
Cosi le specie abissali di Molluschi Lamellibranchi
sono generalmente più piccole delle loro consorelle
litorali. Invece tra i Crostacei Antìpodi che nella
fauna costiera hanno modestissime dimensioni si an-
novera una specie abissale di ben 14 cm. di lun-
ghezza: Alicella gigantea Chevreux, dragata dal prin-
cipe di Monaco a 5285 metri di profondità nei paraggi
di Madera. Anche i Crostacei Isopodi del litorale non
oltrepassano di solito il mezzo decimetro di lunghezza,
mentre il Bathynomus giganteus Bouvier (fig. 75), rac-
colto dalla spedizione del « Blake » in 2000 metri di
fondo, misura ben 22 centimetri.
È stato notato che gli animali degli abissi (sopra -
tutto i Crostacei) si distinguono molte volte dai loro
parenti delle acque litorali per la grossezza maggiore
delle uova. Conviene osservare a questo proposito
come l'uovo grande contenga di regola una piti forte
provvista di tuorlo nutritivo, il che si connette poi ad
un prolungarsi dello sviluppo embrionale e ad un
conseguente accorciamento del periodo di sviluppo
che il piccolo trascorre fuori dell'uovo. Non mancano
casi nei quali differenze di volume nelle uova sono
state verificate anche fra individui della stessa specie.
Così la femmina del Paguro d'alto fondo {Parapagu-
TU8 pilosimanus) ha uova di variabili dimensioni e le
Uno sguardo alla fauna abissale 211
più voluminose appartengono appunto agli individui
pescati a maggiore profondità. Probabilmente la tem-
Fig. 75.
Isopodo abissale : Bathynomus giganteus M. Edw., ^ ,, del vero.
Secondo Milne-Edward e Bouvier, dal Muri'ay -Hjort, 1912.
peratura ha in questo caso una influenza preponde-
rante. Ma siccome sulla grossezza dell'uovo agiscono
212 Capitolo settimo
molti altri fattori e non sempre si verifica l'accen-
nata relazione, non è lecito trarre da consimili esempi
deduzioni d'ordine generale.
Malgrado le particolarità enumerate, l'esplorazione
del bentos abissale non ci ha recato alcuna classe o
alcun ordine di animali totalmente nuovi rispetto
agli abitatori della platea continentale. E allorquando
l'esame zoologico rivela caratteri molto diversi, è
sempre riconoscibile la parentela molto stretta cogli
affini di acque poco profonde, oppure si trovano nella
serie delle specie fossili quelle che valgono a stabilire
una transizione fra le abissali e le costiere viventi.
Il caso di famiglie o generi costieri non rappresen-
tati negli abissi è più frequente del caso inverso; si
può adunque definire la fauna abissale come una fauna
costiera impoverita e modificata. E senza escludere
che alcuni discendenti della fauna batipelagica ab-
biano potuto contrarre col fondo durevoli relazioni,
possiamo ritenere logica l'ipotesi che un certo nu-
mero di animali costieri, fuggenti la luce, dotati di
forme e di attitudini tali da potersi adattare ad un
substrato molle, abbiano poco a poco popolati i fondi
abissali.
All'inizio delle indagini talassografiche moderne si
supponeva che gli abitatori degli abissi fossero co-
smopoliti. Dopo le ultime ricerche si può bensì rico-
noscere alla fauna in questione un carattere meno va-
riato, ma si è posto in chiaro che le differenze fauni-
stiche tra i diversi litorali si ripercuotono anche negli
abissi confinanti. Così la fauna abissale dell'Atlantico
lungo le coste Americane ha fisonomia differente da
quella dello stesso Oceano lungo le rive d'Europa e
Uno sguardo alla fauna abissale 213
d'Africa ; basti il ricordare che sopra 74 specie di Echi-
noidi abissali (Ricci di mare) complessivamente note
sulle due aree, soltanto 24 sono comuni ad entrambe.
Notate ancora che simili differenze si manifestano in
zone di uguale temperatura e salsedine, il che mette
in luce, per la distribuzione della fauna abissale, l'im-
portanza degli stessi fattori geografici e biologici che
influiscono sui viventi delle acque sottili.
Poco o nulla si conosceva intorno alla fauna abissale
del Mediterraneo, allorquando le spedizioni del « Wa-
shington », del « Travailleur » e del « Talisman » tras-
sero alla luce dalle profondità mediterranee alcuni ti-
pici rappresentanti degli alti fondi Atlantici. Oggi,
quantunque le conoscenze nostre in materia siano
ancora incomplete e frammentarie, possiamo dire
che si tratta di una fauna Atlantica molto impove-
rita, sia dal punto di vista della specie, sia da quello
degli individui.
Certamente in uno stesso tratto di mare la fauna
abissale cambia più o meno radicalmente d'aspetto
col crescere della profondità, ma sarebbe impresa
prematura e poco utile il voler stabilire zone batime-
triche ben distinte dal punto di vista biologico.
Tutti i grandi tipi di animali costieri forniscono
rappresentanti ai fondi abissali, ma in proporzione
assai varia; così gli Echinodermi abissali sono legione,
mentre i Tunicati compariscono negli alti fondi con
pochissime specie.
214 Capitolo settimo
Nella serie, ormai ricchissima, di animali provenienti
dalla regione abissale, esamineremo con rapidi cenni
qualche gruppo, o qualche specie frale più tipiche ed
interessanti, con particolare riguardo alle specie che
vivono nel Mediterraneo.
Non mancano gli esseri che siamo soliti collocare
alla base della serie zoologica; accanto ai gusci delle
Globigerine, caduti dal plancton soprastante, la melma
profonda suole accogliere altri Foraminiferi che stri-
sciano sul fondo mediante i loro filamenti di proto-
plasma e sono protetti da un guscio calcareo a su-
perfìci curve (forme a sj)ira, a bottiglia, a monile, ecc.)
oppure da un astuccio fatto di particelle di melma
insieme agglutinate. Nell'avspetto non presentano dif-
ferenze molto sensibili di fronte ai loro parenti dei
bassifondi.
Per contro sono tipiche degli abissi le Spugne si-
licee, il cui scheletro interno ci presenta le costruzioni
geometriche, delicatissime, proprie del materiale si-
liceo. Le Hyalonema a forma di casco, da cui si diparte
un lungo ciuffo di spicule, le Pheronema (fìg. 76) a
forma di coppa riposante su di un viluppo di filamenti
di aspetto vitreo, furono scoperte negli abissi Ocea-
nici e ritrovate più tardi nelle acque Mediterranee.
I Celenterati si spingono oltre i cinque chilometri
di profondità e abbondano nelle raccolte d'alto fondo,
ma sono poca cosa in confronto alla varietà grandis-
sima dei Celenterati costieri. Nel gruppo degli Alcio-
nari (a polipo con otto braccia piumose) sono carat-
teristiche certe forme, comuni sopratutto nei mari
freddi, in cui i polipi associati in piccole colonie bril-
lanti di vivida luce, si aprono sopra un fusto carnoso
Uno sguardo alla fauna abissale 215
Fig. 76.
Spugna silicea: Pheronema carpenteri Wy. Thoms. Secondo
Wyville- Thomson, dal Murray e Hjort, 1912,
216 Capitolo settimo
e contrattile infisso nella melma; citerò il genere,
Umbellularia. Del gruppo degli Zoantari, in cui la
simmetria è dominata dal numero sei o da un mul-
tiplo di sei, fanno parte forme abissali solitarie, assai
più grandi delle loro affini di acque basse. Così nel
gen. Stephanotrochus ogni polipo è sorretto da uno
scheletro a forma di larga coppa calice che ha oltre
4 cm. di diametro e poggia sulla melma.
Tra le forme sociali e coloniali notevolmente di-
verse dalle Madrepore delle secche costiere, ricorde-
remo il gen. Lophoelia, in cui i polipi sono disseminati
sopra fusti calcarei irregolarmente suddivisi e rami-
ficati. Questi Coralli di mare profondo si associano
talvolta in numero sufficiente per formare dei veri
boschetti, dove trovano asilo e sostegno Vermi, Mol-
luschi, Crostacei ed altri Invertebrati. Sui primi de-
clivi abissali al largo del promontorio di Portofino
si stende una fìtta boscaglia di Coralli profondi ed i
pescatori sanno che se calassero in quella zona i pa-
lamiti d'alto mare rischierebbero d'impigliarli nei
rami e si esporrebbero alla perdita sicura dell'at-
trezzo.
Non sembra che i Vermi diano contingente molto
ricco alla fauna abissale. Anellidi viventi in tubi dia-
fani furono pescati sino a 5600 metri. Le poche specie
sinora raccolte negli alti fondi Mediterranei non pre-
sentano molte differenze dalle specie del litorale, anzi
sono in gran parte comuni ai due domini.
Di singolare importanza è il gruppo dei Brachio-
podi. Questi hanno una conchiglia bivalve come i
Molluschi Lamellibranohi, però con una differenza
fondamentale nella orientazione del corpo i>er ri-
Uno sguardo alla fauna abissale
217
spetto alle valve; nei Brachiopodi si distingue una
valva dorsale da una ventrale; nei Lamellibranclii
una destra da una sinistra. Meriterebbero il nome di
fossili viventi, perchè dopo essere
apparsi in epoca geologica remotis-
sima (i primi Brachiopodi si tro-
vano nel Siluriano) ed aver preso
grande sviluppo nel Siluriano e nel
Devoniano sono oggi ridotti a po-
che diecine di specie, quasi tutte
confinate negli alti fondi. Nel Me-
diterraneo predomina il genere
Terebratula (fig. 77). Scarseggiano
i Molluschi, rappresentati per lo
più da piccole specie a conchiglia
poco resistente e di pallide tinte.
In alcuni Lamellibranchi si è ri-
scontrata una tolleranza batime-
trica veramente singolare : la zona
da essi abitata si estende di po-
chi metri al disotto della superfi-
cie sino a grandissime profondità.
Li'Axinus planatus Jeffr. è noto
ai malacologi come specie peculia-
re agli abissi Mediterranei e fu
trovato a piìi di mille metri.
Fra i Gasteropodi va citata la famiglia dei Pleuro-
tomaridi, che han conchiglie di forme eleganti a bocca
intagliata da una fessura. Zoologi e paleontologi sono
d'accordo nel ritenere che i Pleurotomaridi rappresen -
tino un tipo antichissimo fra i Gasteropodi viventi e i
collezionisti inglesi comperano a prezzi favolosi le
Fig. 77.
Un Bracliipodo : Te-
rebratula caput '■
serpentis Lam. Me-
diterraneo, grand,
nat. Fotogr. origi-
nale, da esemplare
del Mus. Zool. Uni-
versità di Genova.
218
Capitolo settimo
\^
Fig. 78.
Un Crinoide abis-
sale: Metacrinus
rotundus P. H.
C, mare. del
Giappone, ^'4 del
' vero. Originale,
da esempi, del
Mu8. Zool.Univ.
Genova.
conchiglie rarissime di
Tleur otomaria, (Antille,
Molucche, Mar del Giap-
pone). Giova ricordare che
il primo esemplare di Pleu-
rotomaria non fu raccolto
vivente, ma si rinvenne
la conchiglia entro ad una
nassa dove l'aveva por-
tata un Paguro. Piccole
specie di Clathurella rac-
colte dal « Washington »
negli abissi mediterranei
e descritte come nuove
dal Jeffreys, strisciano a
più di 2800 metri di fon-
do ; nessun particolare
svela, nel loro aspetto e-
sterno, l'abitazione pro-
fonda.
Per dovizia di specie e
varietà di forme, per mo-
dificazioni speciali ed in-
teressanti, gli Echinoder-
mi meritano il primo po-
sto nel mondo abissale.
Tutte le classi del tipo,
cominciando dai Crinoidi,
vi si trovano in varia mi-
sura rappresentate.
I Crinoidi costieri son
fissati mediante un pedun-
Uno sguardo alla fauna abissale 219
colo soltanto nella condizione di latva ; gli adulti si muo -
vono sopra fondi coralligeni o melmosi, appoggiandosi a
dieci braccia sottili ed articolate colle quali manten-
gono sollevato il piccolo corpo fatto a calice. Invece
i Crinoidi abissali stanno costantemente abbarbicati
al fondo mediante un lungo stelo formato di una serie
di articoli discoidi o pentagonali. Le loro braccia,
ornate di una serie doppia di tentacoli (pinnule) sono
semplici in alcuni generi, ad esempio nei Pentacrinus ;
in altri elegantemente ramificate, come si verifica
nei Metacr.inus (fig. 78) e negli Hyocrinus. Risulta
dallo studio dei fossili che questi Echinodermi eran
molto più diffusi in epoche geologiche remote, sin
dai primi periodi dell'era arcaica.
Gli Asteroidi ed Ofiuroidi scendono sino alle mas-
sime profondità abitate; forme varie ed eleganti ci
offrono sopratutto i primi, fra i quali convien ricor-
dare gli Hymenaster a corpo sottile come un foglio di
carta. Le Brisinga coronata, munita di braccia cilin-
driche e risplendente di vivida luce, fu ripescata
nel Mediterraneo dopo che già l'avevan fatta conoscere
le esplorazioni atlantiche. Altre specie, di Asterie,
come la Brisinga coronata 0. Sars. (fig. 79), frequen-
tano le nostre regioni abissali. Però nessuna specie
mediterranea di Asterie si può dire tipicamente abis-
sale perchè anche le abitatrici di acque profonde, o
sui nostri fondi, o su quelli di altri mari si prendono
qualche volta anche molto al disopra della linea di
200 metri. Così la sola specie del Mediterraneo pro-
veniente da pili di mille metri, il Phitonaster bifrons
W. Thoms. abita, in altri mari, anche il dominio co-
stiero.
220
Capitolo settimo
'Fra gli Echinoidi o Eicci di mare acquistano svi-
luppo le specie in cui le appendici del tegumento sono
Fig. 79.
Una Stella di mare abissale : Bvisinga coroìxala O, Sars. Se-
condo il De Folin, 1887.
cilindriche o foggiate a lamella anziché ad aculei.
Vivono in maggioranza nelle aeque profonde del-
l'Atlantico e del Pacifico gli Echinoturidi, famiglia
Uno sguardo alla fauna abissale 221
di Ecliinoidi in cui le piastrelle dello scheletro, anziché
saldate a corazza, sono libere nel tegumento che di-
venta perciò assai meno consistente. Negli Acestes,
pescati dal « Challenger » fino a 5000 m. di fondo, la
superficie dorsale porta un incavo che serve da camera
incubatrice per i piccoli.
Ma le forme più specializzate si reclutano fra gli
Oloturoidi. Una intera famiglia di questa classe {Eia-
sipodidae) vive infatti relegata sulle melme abissali
dei grandi Oceani a grandissima profondità; la Seo-
toanassa translucida Hór. venne scoperta nell'Atlan-
tico a ben 5005 metri. Essa comprende animali dalle
forme strane, in cui sono completamente scomparsi
quei pedicelli ambulacrali che servono alle Oloturie dei
bassifondi per strisciare sul terreno. Il corpo è irto
di grossi tubercoli e dorsalmente si prolunga in una
vistosa appendice, fatta a mo' di cucchiaio, la cui
funzione ancora non è ben certa; probabilmente si
tratta di un organo tattile.
I Crostacei di grandi profondità hanno fornito agli
zoologi ed ai paleontologi materiale di alto interesse
scientifico. Oltre ai gruppi inferiori (e già si è parlato
di Anfipodi e di Isopodi giganteschi) danno largo con-
tributo i Crostacei piti elevati, i Decapodi. La tribù
degli Erionidi comprende oggidì due generi, Poly-
cheles e Pentacheles (fig. 80), esclusivamente abissali,
con poche specie; hanno abito esterno non molto
dissimile da un'Aragosta, ma portano chele a quattro
222
Capitolo setlimo
oppure a tutte e cinque le paia di zampe toraciche
(gli altri Decapodi non ne hanno mai più di tre paia).
Sono tutte cieche e meritano il nome di fossili viventi ;
:^.
iS;:;^
Fig. 80.
Penlacheles scuìptus, metà della grand, natur. Dallo Smith S.
J. («Blake»), 1882-1883.
gli Erionidi erano infatti comuni nell'era secondaria
dal Trias al Cretaceo. Dagli occhi ben sviluppati
di alcuni Eryon, splendidamente conservati negli
Uno sguardo alla fauna abissale 223
scisti litografici di Solenhofen, si arguisce che abitas-
sero anche i bassifondi; estinti nelle acque litorali,
i pochi superstiti della tribìi han trovato rifugio nelle
acque profonde. Sembra certo che gli Erionidi viventi
attraversino una metamorfosi ; difatti certe forme con
torace rigonfio a palloncino, che menano vita batipe-
lagica e si riferivano ad un genere distinto {Eryo-
neicus) vennero testé riconosciute per stadi giovanili
dei Polycheles e dei Pentacheles. Il ritrovamento negli
abissi mediterranei di Erionidi, già noti come specie
caratteristiche degli abissi atlantici, fu il reperto
più notevole e significativo della campagna del
« Washington ».
Nei Litodidi (fig. 81) a zampe lunghe e spinose l'a-
bito esterno è da Gran chi mentre la parentela zoolo-
gica li colloca in prossimità immediata dei Paguri;
hanno, è vero, l'addome protetto da piastre solide e
non molle e deformato come i Paguri, ma conservano
tuttavia tracce molto chiare di una primitiva torsione.
Il Mediterraneo non alberga Litodidi, mentre non
mancano i Paguridi abissali comuni a profondità
atlantiche. Accennerò al Parapagurus pilosimanus
che, a differenza dei Polycheles, ha grandi occhi, seb-
bene si trovi altrettanto profondo, e vive avvolto,
come in un manicotto, dalla massa carnosa di una
Attinia coloniale {Epizoanthus).
Lo studio dei Crostacei abissali ci ha insegnato che
il fenomeno del parassitismo non scomparisce nelle
acque profonde. Difatti anche i Pesci abissali sono tal-
volta infestati da Crostacei parassiti appartenenti al-
l'ordine dei Copepodi. Questi non differiscono molto
dai Copepodi liberi negli stadi larvali, ma durante il
224
Capitolo settimo
periodo adulto subiscono modificazioni profonde in
armonia colla vita che conducono. Curiosi mutamenti
sono quelli ai quali va soggetto il sesso femminile;
infatti la femmina, prima o dopo la fecondazione, si
deforma, subisce una riduzione più o meno completa
delle appendici e in certe specie diventa una sorta
Fig. 81.
Decapodo abissale : Neolitodes Grimaldii M Edw. e Bouv.
Secondo il Milne Ewards e il Boiivier (Campagne del princ.
di Monaco), 1894.
di sacco ripieno di uova. La maggior parte di tali
Copepodi parassiti abita le acque litorali, ma specie
peculiari, illustrate dal Brian sugli esemplari del
principe di Monaco, vivono a spese di Pesci abissali.
Citerò la Behelula Edwardsi (fìg. 82), che si configge
nella pelle dei Macrurus (fìg. 83).
Per quanto concerne i Pesci, le specie che accennano
Uno sguardo alla fauna abissale
225
aduli «habitat» batibentoiiico sono certo in minoranza
rispetto a quelle che per i caratteri del corpo e per la
Fig. 82.
Fig. 83.
Un Copepodo parassita di Pesci Parte anteriore di un Pesce
abissali : Rebelula Edwardsi
Kollik.; femmina coi tubi ovi-
geri. Secondo il Brian (Cam-
pagne del princ. di Monaco),
1912.
abissale [Macrurus atlan-
ticus) infestato dalla Rehe-
licla JEdwardsi. Secondo il
Brian(Campagne del princ.
di Monaco), 1912.
15. — R. ISSEL.
226 Capitolo settimo
maniera con cui vennero catturate si ritengono ba-
tipelagiche. Kiesce istruttivo consultare i cataloghi che
accompagnano le grandi monografìe talassografiche,
quando si tenga conto delle parentele rispettive dei
singoli gruppi. Un certo numero di specie si deve ascri-
vere a famiglie che acquistano sviluppo assai maggiore
nel dominio litorale. In tal caso le forme esterne più
o meno modificate e talvolta anche bizzarre, non giun-
gono mai a cancellare quelle che si potrebbero dire
le note caratteristiche della famiglia. Altri, sebbene
appartenenti ad ordini ben noti, si raggruppano in
Fig. Si.
Squalo abissale : Harriotta raleighiana Good e Bean, Vs circa
dellji grandezza naturale. Secondo il Murray e Hyort, 1912.
famiglie caratteristiche dei fondi abissali. Darò un
breve cenno dei primi. Fra i Pesci cartilaginei gli Squali
e le Razze di mare profondo poco differiscono dai loro
parenti delle acque sottili. Uno dei più modificati è
senza dubbio V Harriotta raleighiana Good e Bean,
dal lungo rostro e dalla coda terminata in punta (fig. 84).
Fra i Pesci ossei meritano di essere ricordati i Gadidi,
che forniscono all'industria peschereccia dei Mari Nor-
dici prodotto importante per quantità e per varietà
di specie costiere, mentre alla nostra non danno altra
specie di vera importanza economica all'infuori del
Nasello {Merluccius vulgaris). Il Nasello può figurare
Uno sguardo alla fauna abissale 227
a buon diritto tra gli abitatori dei fondi abissali,
poiché, se gli individui piccoli e medi si pescano ge-
neralmente sulla platea continentale, i grandi sogliono
discendere sino a 600, 700 metri ed oltre. Una pesca
coi palamiti, compiuta nel golfo di Genova alla pro-
fondità di 600 metri, fornì ben 97 esemplari di Mora
Fig. 85.
Pesce abissale del Mediterraneo : Eretmcxphoms kleinembergi
Giglioli, leggerai, impiccolito Dal Mazzarelli, 1912.
mediterranea, Gadide abissale che porta un lungo bar-
biglio sotto la mandibola.
Li'Eretmophorus Kleinembergi Giglioli (fìg. 85) è
un Gadide conosciuto soltanto nella condizione gio-
vanile. Descritto dal Giglioli, fu poi ritrovato a Napoli
e in Liguria. Il Mazzarelli l'ottenne a Messina in uno
228
Capitolo settimo
stadio più progredito. I visceri addominali di questo
pesce sono accolti in un sacchetto che pende al disotto
della regione branchiale e i primi raggi che sorreggono
la pinna dorsale si continuano in lunghe lacinie, fatte
a banderuola.
Caratteristica degli alti fondi è la famiglia dei Ma-
cruridi. Son parenti non lontani dei Gadidi, ma se ne
BMg 86.
Pesce abissale del Mediterraneo: Hymenocephalus italicus Gi-
glioli, grand, naturale. Dal Giglioli.
distinguono pel muso più o meno sporgente che arieggia
un poco quello degli Squali; hanno grandissimi gli
occhi e il corpo gracile, squamoso, assottigliato gra-
datamente verso la coda, che termina in punta. Ri-
cordo qui V Hymenocephalus italicus Gigi. (fìg. 86),
dragato per la prima volta nel Mediterraneo dal
« Washington » a 508 metri di profondità.
Il TracJiyrhinGhus scaher Raf., (chiamato Sant'Anto-
nio dai pescatori di Noli), col muso prolungato in
Uno aguardo alla fauna abissale 229
punta e gli affini Macrurus coelorhyncJius e M. sclero -
rhynchus (fig. 87), a capo più ottuso, debbono essere
comuni nei fondi abissali del Mediterraneo, a giudi-
carne dalla relativa frequenza con cui vengono presi
coi palamiti, anche dai pescatori. Hjort richiama l'at-
tenzione dei biologi sopra l'estesissima distribuzione
batimetrica dell 'ultima specie, trovata da 540 metri
di profondità sino a ben 3655 metri.
Fig. 87.
Pesce abissale del Mediterraneo : Macrurus sclerorhynchus
Val.; V3 della grand, naturale. Secondo il Vinciguerra, 1879.
Dopo di aver accennato ad alcuni abitatori del Me-
diterraneo, non voglio tacere dei Maltidi, che vivono
nell'Oceano Indiano. Alludo sopratutto al Goelophrys
brevicaudatus Brauer (fig. 88); questo Pesce ha il corpo
appiattito in senso dorso -ventrale ed un curioso or-
gano lobato occupa la parte anteriore, verticalmente
troncata, del muso. Quest'organo, cheèpoiun fotoforo,
conferisce al capo un aspetto tale che gli zoologi della
« Valdivia » quando il Coelophrys giunse a bordo, cre-
dettero di aver a che fare con un Pesce in cui il cranio
fosse spaccato ed il cervello fuoruscisse dall'apertura.
230
Capitolo settimo
Certo le esplorazioni future ci riservano ancora sco-
perte interessanti perchè le tenui strisele di fondo sulle
quali ha lavorato la rete a tavole ed il gangano rap-
presentano ben poca cosa in confronto alle aree ancora
inesplorate.
Fig. 88.
Goelophrys brevicaudatus A. Brauer, grandezza naturale. A,
l'animale veduto di fronte. — B, l'animale veduto di fianco.
Secondo il Brauer (<« Valdivia»), 1906 08.
Nel 1881, promuovendo le crociere d«l « Washington»
sotto il comando del Magnaghi e la guida scientifica
del Giglioli, l'Italia recò un contributo di prim'ordine
alla esplorazione del MediteiTaneo profondo e la esi-
stenza di una fauna abissale, negata in base a precon-
cetti teorici, divenne per suo merito un fatto acqui-
Unti sguardo alla fauna abissale 231
sito alla biologia marina. Da pochissimi anni il nostro
paese si è ridestato dal lungo periodo di inerzia che
ha offuscato per quasi un trentennio il merito di un
inizio così brillante. Auguriamo che i risultati del
« Washington » abbiano presto a completarsi mercè
l'impiego dei nuovi metodi e dei nuovi criteri di in-
dagine e che a scienziati nostri e non soltanto a Da-
nesi ed a Norvegesi ne sia riserbato il vanto.
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232 Capitolo settimo
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nova. «Ann. Museo Civico di Genova», voi. 14, 1879.
CAPITOLO Vili
La Tita nelle pozze di scogliera
Sommario : I Coleotteri (Ochtebius) ed i Copepodi (Harpacticus)
delle pozze. — I Rotiferl ed i Protisti. — Resistenza alla
concentrazione dell'acqua e fenomeni di vita latente da
questa determinati. — Importanza di tali fenomeni.
Uno sguardo d'insieme ed una rapida rassegna vi
hanno fatto testé conoscere gli- abitatori delle diverse
regioni marine e le condizioni molteplici che ne rego-
lano l'esistenza. In questo capitolo e negli altri sei
che lo seguono il campo delle nostre osservazioni di-
verrà pili ristretto perchè non ci allontaneremo dal
dominio costiero. In compenso dovremo fermarci più
a lungo sulle forme e sulle manifestazioni vitali di
taluni organismi che incontreremo nelle nostre ricer-
che, ricavando più vasto argomento di studio da
quelle zone che si possono esplorare con modesto cor-
redo di attrezzi e con minore dispendio di fatica.
Ho creduto bene di raffigurare la vita marina quale
si presenta lungo la nostra Kiviera Ligure, sopratutto
nel tratto compreso fra Genova e Portofino ; tuttavia
non potrete rimproverarmi di esporre cose d'interesse
troppo locale perchè condizioni fìsiche e comunità
234 Capitolo ottavo
biologiche mantengono carattere pressoché uguale in
ogni parte del bacino mediterraneo.
Possiamo cominciare la nostra esplorazione anche
se il mare agitato non concede l'uso della barca. In-
fatti per osservare fenomeni interessanti legati all'am-
biente biologico marino, non occorre discendere sino
al battente del mare ; già ad un paio di metri sopra il
pelo dell'acqua la scogliera che si profila con aspri con-
tomi, oppure si protende in mare con banchi dolce-
mente inclinati, offrirà materia a molte considerazioni.
Negli incavi più profondi della roccia ristagnano
qua e là le piccole pozzanghere, le quali danno quasi
sempre ricetto ad un certo numero di organismi vi-
venti. Scrutiamo una di queste raccolte d'acqua; il
più delle volte ci accadrà di scoprirvi degli insettucci
neri che si muovono alla superficie oppure si arram-
picano lungo le pareti 'sommerse.
Sono Coleotteri acquaioli che si chiamano dagli
entomologi Oehtehius e vengono ascritti alla famiglia
degli Idrofilidi. Voi già conoscete questa famiglia,
che ha per prototipo l'Idrofilo nero delle acque dolci
(Hydrophilus piceus), quel grande Coleottero che nuota
negli stagni e svolazza qualche volta anche nel fitto
delle case, attratto dal bagliore della luce elettrica.
Al suo confronto gli Oehtehius sembrano pigmei, poi-
ché raggiungono appena due millimetri di lunghezza,
ma non sono per questo men degni dinota. L'afferma-
zione vale tanto i^er V Oehtehius quadrieolUs Mulsant a
gambe lunghe, quanto per V Oehtehius suhinteger Mul-
sant a gambe relativamente brevi (fig. 89), che vivono
promiscuamente nelle pozzanghere ed hanno uguali
costumi.
La vita nelle pozze di scogliera 285
Le piccole larve di Ochtebius, tutte irte di setole,
popolano a primavera e di estate l'acqua di scoglio.
Passeggiando sul fondo roccioso, palpano continua-
mente colle mandibole il tenue strato di melma di
Fig.
Ochtebius subinleger Muls., che cammina col ventre in alto
sulla superficie interna del liquido, x 25. Secondo l'Issel
R. , 1914.
detriti che qua e là vi si raccoglie, e ne traggono, per
nutrimento, avanzi animali e vegetali che le acque
marine e le piovane vi hanno portato, nonché piccole
Alghe, invisibili ad occhio nudo, vegetanti fra quei
236 Capitolo ottavo
detriti. In autunno avanzato ed in inverno le larve
hanno compiuto la metamorfosi e non rimangono che
gli adulti. Osservateli un po' da vicino : sebbene trascor-
rano la loro esistenza nell'acqua, questi organismi
hanno un sistema di locomozione che non è affatto
caratteristico della vita acquatica ; non hanno le zampe
adatte al nuoto e non sanno nuotare, ma camminano
velocemente col ventre in aria, appoggiando le zam-
pette contro la superficie interna del liquido.
A voi sarà più famigliare una tecnica alquanto di-
versa di locomozione; quella che utilizza invece la
faccia esterna del velo superficiale; la citano anche
i trattati di Fisica per dimostrare che la superfìcie
libera dei liquidi, seguendo le leggi della tensione su-
perficiale, si comporta come una pellicola elastica.
Tutti avrete veduto certi Emitteri, le Idrometre,
le Velie, le Gerris che corrono alla superficie degli
stagni sollevati sulle loro lunghe gambe; nel Pacifico
si conoscono anche Emitteri marini (gen. Halobates),
che col medesimo sistema passeggiano sulle acque del
mare. Del resto vi sono anche animali prettamente
acquatici, che si comportano come gli Ochtehius, cosi
procede la Scapholeberis mucronata (0. F. Miiller),
piccolo Crostaceo Fillopodo vivente in acqua dolce,
che si appende normalmente alla superficie interna
del liquido.
Se fissiamo la nostra attenzione sopra una pozzan-
ghera ricca di Ochtehius, vediamo che molti di questi
Coleotteri camminano sulle pareti alla profondità di
pochi centinietri; ogni tanto un individuo si distacca
dal fondo, si capovolge e sale verticalmente a galla ; qui
si mantiene fermo un istante, poi si mette in cammino
La vita nelle pozze di scogliera 237
contro la superfìcie nel modo caratteristico che ab-
biamo descritto. Raggiunta la sponda, si raddrizza in
posizione normale e scende di nuovo lungo il pendio
della rupe, ove si trattiene fino alla successiva salita.
Certo questa non è sempre determinata da spontaneo
impulso dell'animale; basta un movimento un po'
brusco che esso compia quando incontra una irregola-
rità del terreno per farlo staccare. Il più leggero urto
che ad arte s'imprima al Coleottero mediante un fu-
scello, produce il medesimo effetto. Una grossa bolla
d'aria che tiene imprigionata fra i peli dell'addome
tende costantemente a farlo salire e rivoltare col
ventre in alto; è soltanto l'aderenza delle sue zam-
pette uncinate quella che può vincere la spinta idro-
statica e mantenerlo aderente al fondo.
Ma gli OcJitebius non fanno da padroni assoluti delle
pozze di scogliera. Raccogliamo l'acqua con un grande
bicchiere o meglio filtriamone una certa quantità per
mezzo di un crivello di garza. Tosto vedremo guizzare
in ogni direzione una moltitudine di animaletti che
appariscono ai nostri occhi come punti di colore aran-
ciato. Si tratta di un piccolo Crostaceo appartenente
all'ordine dei Copepodi, VHarpacticus fulvus Fischer
(fìg. 90). Fra i caratteri più spiccati visibili àelVHar-
pacticus e nella maggioranza dei Copepodi che menano
vita libera van ricordati l'occhio unico e mediano
(donde il nome di Cyclops dato a un genere molto dif-
fuso nelle acque dolci), cinque paia di zampe nata-
torie appiattite a pala di remo (donde il nome di Co-
pepodi dal greco kójzì] remo), di cui sono muniti i
segmenti toracici, mentre l'addome forcuto è privo
di arti.
238
Capitolo ottavo
Copepodo delle pozze : Harpaclicìis fulvus Fischer.
A. inascbio veduto dal dorso, in densità normale >i 60.
B. maschio veduto dal dorso, in vita latente per concentra-
zione dell'acqua, x 60, Secondo l'Issel R., 1914,
La vita nelle pozze di scogliera 239
Col soccorso di una lente che ingrandisca una die-
cina di volte, si possono agevolmente distinguere i due
sessi, perchè nel maschio le antenne del secondo paio
terminano con una sorta di borsa uncinata ; nel periodo
della riproduzione il maschio si porta innanzi la fem-
mina tenendola ferma con quei ganci. La femmina
così accoppiata non ha ancor finito di crescere ed è
assai più piccola del maschio; in quelle che son tor-
nate libere ed han maturate le uova le dimensioni ri-
sultano alquanto maggiori. Perchè le femmine e spe-
cialmente le femmine giovani han colorito molto più
vivace dei maschi, presentando, oltre alla tinta gialla
di fondo, una proporzione assai maggiore di rosso e
di ranciato ? La ragione si manifesta al microscopio ;
nel loro corpo si accumula una sostanza adiposa di
quel colore, che in gran parte viene usutruttata nello
sviluppo delle uova. Le uova vengono deposte in un
sacchetto a forma di pera che sta appeso al ventre,
e quando sono ben innanzi nello sviluppo lasciano
scorgere per trasparenza un punto rosseggiante che
è l'occhio dell'embrione. Le larve appena liberate
dalle spoglie dell'uovo sono ancora ben dissimili dagli
adulti. Il contorno del corpo è quasi circolare anziché
piriforme e di tutte le appendici caratteristiche del-
l'adulto non si sono finora sviluppate che tre paia
soltanto. Questo tipo di larva che comparisce nello
sviluppo di moltissimi Crostacei è conosciuta dai na-
turalisti sotto il nome di Nauplius e l'abbiamo ritro-
vato sotto altre spoglie quando ci siamo occupati
del plancton. Lo sviluppo dei segmenti del corpo, degli
arti e delle sue setole si compie in vari periodi succes-
sivi, a capo di ciascuno dei quali il Crostaceo si li-
240 Capitolo ottavo
bera completamente del suo tegumento e comparisce
con una pelle nuova che si era andata formando al di-
sotto dell'antica.
1^' Harpa^iticus ha un tipico modo di nuotare, co-
mune, del resto, a quasi tutti i Copepodi liberi; va
avanti a piccoli scatti, ognuno dei quali è dovuto al
battere simultaneo dei piedi natatori e non procede
diritto, ma interseca spesso la direzione primitiva de-
scrivendo degli occhielli più o meno ampi.
Oltre ai Coleotteri ed ai Crostacei, le pozze alber-
gano altri organismi che non si rivelano ad occhio
nudo. Se aspirate mediante una cannuccia di vetro
i detriti che si raccolgono sul fondo e ne esaminate
ima piccola quantità al microscopio, vi scoprirete
molto spesso alcuni Rotiferi; v'invito ad occuparvi
soltanto della specie più bella e più grande, lunga un
terzo di millimetro: la Pterodina clypeata Ehrb.
(fig. 91). Attraverso alla corazza ovale, di trasparenza
cristallina, che riveste il suo corpo, si delineano chia-
ramente i contorni degli organi; richiamo la vostra
attenzione sopratutto sul potente apparato mastica-
tore o macina (mastax), caratteristico dei Rotiferi
e facilmente osservabile. I margini trituranti di questo
apparato, veduti a fortissimo ingrandimento, appa-
riscono formati da una rastrelliera di piccole lance
acuminate (fig. 91 0). L'apparato digerente, l'ovario,
la vescichetta pulsante dell'apparato escretore, si di-
stinguono a prima vista. Dall'apertura anteriore della
La vita nelle pozze di scogliera
241
corazza l'aiiiniale, appena si trova in condizioni fa-
vorevoli mette fuori il capo munito di due punti
.t.
B
Fig. 91.
Rotifero delle pozze : Pterodina clypeata Ehrb.
A, Un individuo espanso e natante, x 260. — B, un indivi-
duo contratto entro alla sua lorica, in vita latente, x 260.
— C, organo trituratore (mastax) della Pterodina, x 1000.
A e B secondo l'Issel, 1914. C, originale. Quarto dei Mille.
16.
R. ISSEL.
242 Capitolo ottavo
oculari rossi (occhi nella più semplice espressione)
e di una corona di ciglia vibratili che servono alla
locomozione; dall'apertura posteriore può stendere
un'appendice cilindrica: il piede. Nella Pterodina la
struttura del piede si allontana dalla regola generale,
perchè, invece di terminare con una o due punte mo-
bili, presenta all'apice un piccolo fascio di ciglia vi-
bratili. Generalmente il piede serve ai Rotiferi per
aderire agli oggetti sommersi ed il suo compito vien
facilitato da un liquido attaccaticcio che geme da
speciali glandole, dette appunto glandole del piede.
Da oltre due anni osservo le Pterodine delle pozze
e mai mi è capitato nel campo del microscopio un in-
dividuo di sesso maschile. Questo fatto può richia-
mare alcune considerazioni interessanti: è molto dif-
fusa nella serie animale una tendenza della natura a
ridurre il numero dei maschi o ad eliminarli addirit-
tura dalla vita della specie. Condizione assai comune
è un leggiero predominio numerico delle femmine.
Jj' Harpacticus fulvus, il piccolo Copepodo or ora illu-
strato, segue costantemente questa norma e possiamo
dire che il fenomeno si ripeta in tenui proporzioni
anche nella razza umana, poiché se è vero che nascono
più uomini che donne, il bilancio s' in verte a favore
delle donne quando si ponga mente al numero dei
nati che sopravvivono. I Nematodi liberi, piccoli
vermi cilindrici che vivono nel terriccio umido, fra
i detriti vegetali o nell'acqua, sono molto istruttivi
a questo riguardo, poiché, come ha dimostrato il
Maupas, ci offrono vari gradi di transizione; in alcune
specie i maschi abbondano; in altre, per esempio
nel Diplogaster robustus» la proporzione dei maschi
La vita nelle pozze di scogliera 243
è ridotta all'uno per diecimila ; di più in siffatti maschi,
che pure han struttura perfettamente normale, si
è perduto l'istinto della riproduzione; si tratta forse
di « maschi atavici », E finalmente ben 18 specie han
rivelato al Maupas l'assenza totale di maschi e la
riproduzione per uova non fecondate.
Molte volte la riduzione dei maschi si verifica in
altro modo; non è una costante deficienza numerica,
ma una periodica scomparsa quella che richiama l'at-
tenzione del biologo. Le femmine in tal caso si ripro-
ducono per partenogenesi, cioè depongono uova
che si sviluppano senza previa fecondazione del ma-
schio ; poi, dopo un certo numero di generazioni parte-
nogenetiche si verifica una generazione sessuale con ab-
bondante comparsa di maschi e consecutiva feconda-
zione delle uova. Proprio nella classe dei Rotiferi si
trovano varie condizioni intermedie tra periodi ses-
suali frequenti e la scomparsa dei maschi.
Vi ha un intero gruppo di Rotiferi (RotiferiPloimi)
al quale appartiene appunto la nostra Pterodina,
dove la comparsa periodica dei maschi costituisce la
norma; se in alcune specie i maschi risultano ancora
ignoti ciò vuol dire probabilmente che sono molto rari
oppure che gli specialisti non hanno eseguite indagini
sufficientemente accurate onde rintracciarli. In un al-
tro gruppo ( Rotiferi Bdelloidi), al quale appartiene il
Rotifero Gom.\ine {Botifer vulgaris), per quante ricerche
si siano fatte, non si è riusciti a trovare un solo ma-
schio, e tutto induce a credere che periodi sessuali non
abbiano a verificarsi. Sembra, del resto, che analoghe
condizioni si ripetano in certi Crostacei: la Daphnia
pulex, var. ohtusa, fu allevata per cinque anni senza
244 Capitolo ottavo
che i maschi venissero ad interrompere la serie delle
generazioni partenogenetiche. Sempre fra i Crostacei, si
è verificato il caso interessante per cui la stessa specie
si presenta sotto due varietà locali, identiche per
quanto si riferisce alla forma del corpo, ma distinte
per quanto ha riguardo alla condizione sessuale; così
V Artemia salina di Capodistria si riproduce esclusi-
vamente per partenogenesi, mentre neìV Artemia sa-
lina di Cagliari, studiata dall'Artom, le femmine ven-
gono regolarmente fecondate dai maschi.
I maschi dei Rotiferi Ploimi — giova ricordarlo —
sono individui riproduttori nel senso più letterale
della parola ed organizzati soltanto per vivere il
tempo necessario a compiere il loro ufficio; non v'ha
bocca né tubo digerente; l'apparato cigliare è ridotto,
la statura di gran lunga inferiore a quella della fem-
mina.
L'indagine accurata di alcune specie ha condotto
a risultati che si possono probabilmente estendere a
molti Rotiferi di questo gruppo. Esistono cioè due
categorie di femmine, diverse dal punto di vista fisio-
logico e qualche volta distinte anche per qualche ca-
rattere nella forma esterna. Quelle della prima cate-
goria non possono venii' fecondate dai maschi; si ri-
producono partenogeneticamente e depongono uova
dalle quali nascono soltanto femmine; quelle della se-
conda categoria sono a fecondazione facoltativa;
quando si riproducono per via partenogenetica, depon-
gono esclusivamente uova maschili (cioè uova dalle
quali schiudono maschi); quando vengono fecondate
dai maschi, danno origine soltanto a femmine.
Non mancano, insieme ai Rotiferi, organismi più
La vita nelle pozze di scogliera
245
minuti, composti di una sola cellula : sono Infusori che
si moltiplicano attivamente quando sul fondo delle
pozze macerano in abbondanza i detriti d'Alga e di
Posidonia buttati a riva dalle onde e sopratutto pic-
coli riagellati, lunghi pochi centesimi di millimetro.
Fra questi riconosciamo non di rado la Carter ia sub-
cordiformis Wille (fìg. 92 A ),
tanto prolifica da colo-
rare talvolta in verde -la
superfìcie delle pozze e na-
tante con quattro flagelli.
Più costanti sono le Crypto-
monas (fìg. 92 jB), munite di
due soli flagelli. Il rapido
movimento le avvicinereb-
be agli animali, ma le loro
parentele nella serie delle
Alghe e più ancora il tipo
di nutrizione le collocano
fra i vegetali; assimilano
infatti il carbonio dell'a-
nidride carbonica disciolta
nell'acqua, e il pigmento
assimilatore è clorofilla di
un bel verde nella Garteria, mentre si presenta giallo
nella Gryptomonas; quest'ultima lascia pure scorgere,
in seno al protoplasma, dei granuli d'amido dai con-
torni angolosi. Ora l'amido è uno dei primi e prin-
cipali prodotti di assimilazione in questi Protisti ve-
getali, come nelle piante superiori.
La recentissime indagini dello Schiller che la Car-
teria suhcordiformis risulta un componente normale
Fig. 92.
Flagellati delle pozze
di scogliera:
A, Carteria suhcordiformis
Wille, X 1000. B, Grypto-
monas sp., X 1900. Secon-
do r Issel, 1914.
246 Capitolo oiiaro
del nannoplaiicton adriatico; è dunque un organismo
schiettamente marino. Anche VHarpacticus, quantun-
que peculiare alle pozze, ha tutti i suoi congeneri
nell'acqua salsa, mentre Pterodina ed Ochtebius, pur
essi localizzati nelle acque sopra -litorali, appartengono
a gruppi d'acqua dolce. Specie di varia origine si danno
adunque convegno in questo ambiente sui generis.
Oltre agli animaletti. che si rinvengono tutto l'anno
nelle pozze, ve ne sono altri che capitano soltanto
nella buona stagione; alludo sopratutto ad alcune
specie di Zanzare (Culex), che vi depongono le uova.
L'acqua si x>opola allora di piccole larve setolose vi-
vacissime; poi le larve si trasformano in ninfe che
hanno capo e torace imprigionato in un cappuccio;
addome ricurvo terminato da due palette natatorie.
Larve e ninfe salgono e scendono incessantemente
nell'acqua per mettere fuori il loro apparato respira-
torio ; nella larva questo ha forma di un tubo posto alla
estremità posteriore del corpo e quindi obbliga l'ani-
male a mantenersi alla superficie capovolto; mentre
nella ninfa è costituito da due tubetti che si aprono
nella regione del capo. L'insetto alato che viene alla
luce squarciando la pelle della ninfa svolazza intorno
la scogliera è nelle sue vicinanze.
Non crediate che io vi abbia presentato questi ani-
maletti di varie classi soltanto per descriverne le
forme e gli atteggiamenti, oppure per trarne pretesto
a divagazioni biologiche. Tutti sono collegati da una
• La vita nelle pozze di scogliera 247
1.
particolarità comune: la tolleranza rispetto all'am-
biente esterno. Accennando alla influenza dei sali,
abbiamo veduto come la concentrazione dell'acqua
marina vada soggetta a tenui oscillazioni lontano dalle
coste, mentre nelle acque costiere le variazioni sono
più forti; sempre però contenute entro a limiti non
molto ampi.
Ora il piccolo mondo delle pozze di scogliera è co-
stretto a subire, nella composizione chimica dell'am-
biente, differenze assai più forti di quelle che divi-
dono l'acqua dolce dall'acqua marina. Ce ne renderemo
conto facilmente se noi abbiamo la pazienza di osser-
vare, a più riprese quel che succede nella scogliera, sia
in tempo di quiete, sia in tempo di buiTasca.
Il mare si mantiene calmo oppure leggermente
mosso ! In tal caso le onde rotte dagli scogli più avan-
zati non giungono a lanciare i loro spruzzi sui ripiani
o nei solchi ove si raccolgono le pozze. Ma sopravviene
una pioggia dirotta; ecco che di lì a poco tempo gli
incavi della scogliera saranno ricolmi di acqua dolce,
o almeno di un'acqua avente un grado di salsedine
così tenue che appena si avverte col palato. Se invece
Giove pluvio riposa e il mare, sforzato dallo scirocco
si gonfia in cavalloni, spruzzi abbondanti vengono
ad inaffiare le rupi; nelle mareggiate più violente
l'onda investe le pozzanghere in pieno e le ricopre di
un velo spumeggiante.
In fine di primavera ed in estate si verifica un'altra
condizione di cose meno comune ma più notevole per
noi. Avviene cioè che le pozze, ricolme di acqua marina,
subiscano per parecchi giorni l'influenza di un periodo
lungo di siccità. Sotto l'ardore dei raggi solari l'acqua
248 Capitolo ottavo
va diminuendo per evaporazione e diventa sempre
più concentrata ; giunge un punto nel quale i sali non
possono più rimanere disciolti e la precipitazione co-
mincia; ma siccome ognuna delle sostanze disciolte
ha un coefficiente di solubilità suo proprio, ne con-
segue che precipita dapprima un prodotto poi, se-
guendo un ordine determinato di successione, si depo-
sitano tutti gli altri. Alla fine la pozza è completamente
prosciugata e sul fondo rimane uno strato candido di
sali.
Non v'ha dunque l'ambiente biologico più variabile
di questo. Non soltanto la completa evaporazione
è affare di pochi giorni, se le dimensioni dello stagno
sono esigue, ma rapida è anche la variazione di salse-
dine che si produce in senso opposto, quando la piog-
gia diluisce le pozzanghere concentrate oppure ne
riempie altre digià prosciugate. Osserviamo tuttavia
un fatto ; per lo strato acqueo che riposa sul fondo la
diluizione non è così pronta come a prima vista si
crederebbe. Anzi è norma che si formi un velo d'acqua
fresca e diluita sopra uno strato d'acqua molto più
concentrata e un po' più calda, e talvolta passano
parecchi giorni prima che la mescolanza sia compiuta
e l'equilibrio ristabilito.
Ad ogni modo la variabilità è tanto grande che non
sembrerebbe compatibile colla vita; pensate che si
considera già notevolmente eurialino un animale che
subisca oscillazioni di densità comprese fra 1,020
e 1,040, mentre la densità delle pozze può oscillare
da poco più di 1, coyrispondenti a 2 o 3 grammi per
litro di sali disciolti, sino a oltre 1,220, cifra questa
che equivale a oltre 300 gr. di sale per litro ! Eppure
La vita nelle pozze di scogliera 249
se tutti gli abitatori delle pozzanghere non soprav-
vivono a densità così estreme, ve ne sono alcuni ca-
paci di sopportarle per un tempo più o meno lungo.
In generale gli Infusori ed i Kotiferi, dei quali ab-
biamo tenuto parola, cessano di vivere a densità non
lontane da 1,100; le larve dei Ditteri sono più resi-
stenti e periscono intorno a 1,140; gli Ochtebius adulti
non si trovano più nelle pozzanghere quando la den-
sità si avvicina a 1,160.
Per contro i piccoli Flagellati che abbiamo testé ri-
cordati ed il Copepodo delle pozze {Harpacticus fulvus),
tollerano per breve tempo i massimi di concentrazione
ai quali l'acqua possa arrivare. Ci troviamo dinanzi
ad un fenomeno molto spiccato di adattamento, per
il quale una comunità ristretta di organismi vive e si
riproduce in condizioni che riuscù-ebbero mortali per
la maggior parte dei suoi affini, sia provenienti dal
mare, sia immigrati dalle acque dolci.
Giova qui richiamare quanto si è detto nelle prime
pagine intorno alla influenza esercitata sugli orga-
nismi acquatici dagli squilibri forti di densità; in
una soluzione più concentrata dei suoi liquidi interni
l'organismo si disidrata; in una soluzione più diluita
subisce invece un processo d'idratazione.
Ora è molto probabile che una tal disidratazione
venga ritardata nei Coleotteri e nelle larve di Zanzara
dai tegumenti spessi e poco permeabili. Ma il caso è
certo ben diverso per gli Harpacticus e per i Flagellati
nei quali lo strato esterno del corpo è non soltanto
sottile, ma permeabilissimo, tant'è vero che, immersi
in una soluzione fortemente venefica, questi organismi
soggiaciono ad una rapida morte. Di qui una notevole
250 Capitolo ottavo
I
differenza nel modo di comportarsi: mentre Ochtebius
e larve di Zanzara cessano di muoversi e poco dopo
muoiono in concentrazioni molto elevate, i Copepodi
ed i Flagellati cadono in una condizione, interessante
dal punto di vista biologico, che ha tutte le apparenze
della morte ed è invece uno stato di vita latente
o sospesa.
Giugno, luglio e agosto vi offriranno l'occasione di
osservare il fenomeno negli Harpacticus, perchè du-
rante questi mesi avviene quasi sempre che all'inva-
sione del mare seguano lunghi periodi di calma e di
sole. Facilmente troverete una pozza dove i Copepodi
brulicano a migliaia e se avrete un po' di pazienza
potrete spiare giorno per giorno qiiello che accade. Da
principio, finché la concentrazione si mantiene rela-
tivamente bassa, vedrete che i Copepodi son diffusi
nell'acqua con una certa uniformità, poiché guizzano
vivacemente in ogni direzione ed in tutti gli strati
della massa liquida. Dopo qualche giorno però co-
mincia a verificarsi una certa depressione ed in numero
sempre crescente gli individui lasciano gli strati supe-
riori per nuotare in prossimità del fondo. Poco oltre
a 1,090 i movimenti si fanno stentati e diventano
sempre piìi rari gli individui che ancora s'innalzano,
guizzando, a pochi centimetri dal fondo. Tutti gli altri
formano sul fondo stesso uno straterello di colore ran-
ciato, che mostra, esaminato da vicino, un intenso
brulichio.
Se un temporale non viene a guastare questa espe-
rienza in natura, la concentrazione si eleva rapida-
mente ; precipitazioni saline cominciano a comparire
alla superfìcie ed a depositarsi sul fondo. A poco a
La vita nella pozze di scogliera 251
poco il brulichio dello strato ranciato si fa sempre più
debole e subentra quiete perfetta. Qualunque osser-
vatore superficiale concluderebbe che i Copepodi han
dovuto soccombere ad una salsedine troppo elevata.
Ma prolungando un poco l'attesa, riuscirà facile per-
suadersi del contrario. Il tempo volge alla burrasca,
ecco che gli spruzzi marhii o l'acquazzone vengono a
diluire la massa d'acqua ridotta a piccolo volume
dalla evaporazione. Torniamo alla pozza: nessuna
traccia più dello straterello ranciato, ma un guizzare
vivacissimo di Copepodi per tutta la massa liquida.
Sono gli stessi — mi domanderete — oppure si tratta
di nuovi inquilini giunti non si sa come? Posso as-
sicurarvi che sono proprio gli stessi. La vita non era
ancora spenta in quei piccoli corpi, soltanto non si
tradiva per alcuna manifestazione esteriore, era vita
latente o, se meglio vi piace, morte apparente.
Provocando ad arte i fenomeni descritti entro un
recipiente di vetro che sia piuttosto basso e capace, ne
seguiremo con maggior precisione l'andamento. Po-
tremo adottare il medesimo processo che in natura si
verifica, cioè lasciar evaporare il liquido poco a poco.
In questo modo sarà facile seguire passo passo, col-
l'aiuto di una lente, la diminuzione dei movimenti
spontanei concomitante al crescere della densità. Al-
lorché questi sono cessati completamente, riesce ancor
facile il provocarne ove si sottoponga l'animale a qual-
che stimolo meccanico, punzecchiandolo, per esempio,
colla punta di un ago. Da principio il Copepodo rea-
gisce con pochi èolpi successivi delle zampe natatorie ;
poi, in uno stato d'inerzia più avanzato, non fa che
agitare le antenne e le zampe senza cambiar di posto.
252 Capitolo ottavo
Finalmente, quando la densità si è innalzata a circa
1,125, l'animale non dà più alcun segno di vita, né per
impulso proprio, né per stimoli ad arte impartiti.
Ora facciamo l'esperimento inverso ; con uno schiz-
zetto di vetro a manico di gomma aspiriamo alcuni
Harpacticus immobilizzati e trasportiamoli in un re-
cipiente a parte coUa minor quantità possibile d'acqua
concentrata; indi versiamo in questo recipiente del-
l'acqua marina e, coll'occhio aUa lente, stiamo a vedere
quello che succede.
Dopo un tempo variabile a seconda della tempera-
tura e di altri fattori, ma sempre limitato a pochi mi-
nuti, si nota un leggero fremito neUe antenne o in
qualche zampa del Copepodo; poi l'agitarsi di qualche
appendice, poi qualche piccolo guizzo interrotto da
pause; in capo a pochi istanti eccolo in movimento,
come se nulla fosse accaduto. Così in un batter d'oc-
chio tutte le manifestazioni della vita si risvegliano in
quei corpi apparentemente inerti. Notate poi che un
tale stato letargico può durare molto a lungo. Il
giorno 7 del passato giugno avevo messo in disparte
una boccia d'acqua concentrata a 1,139, nella quale
si trovavano molti Harpacticus in condizione di vita
latente. Ogni giorno separavo 20 individui dopo
averli trasportati in acqua marina, notavo il numero
di quelli che riprendevano la loro attività normale ed
il tempo che impiegavano a risvegliarsi. Dopo 4
giorni dalla raccolta ne rivissero diciotto sopra venti
e i primi sintomi di risveglio si manifestarono dopo
6 minuti. Trascorsi 16 giorni, ripresero vita otto sopra
venti e i primi movimenti comparvero dopo 13 mi-
nuti circa. Dopo 19 giorni il numero dei rivissuti fu
La vita nelle pozze di scogliera 253
soltanto di quattro su venti ed i primi segni di vita
non apparvero che dopo 20 minuti. Finalmente, il
22° giorno dopo la raccolta, un solo Harpacticus ri-
prese a nuotare vivacemente. Nella settimana succes-
siva qualche individuo inafi&ato con acqua di mare
dava ancora segno di vita, ma si trattava di risveglio
effimero ed incompleto; infatti il Crostaceo non riac-
quistava i suoi movimenti normali e periva dopo bre-
vissimo tempo.
Dovete notare che gli Harpacticus e i due Flagellati
sono i soli organismi delle pozze capaci di tollerare
in vita latente concentrazioni poco lontane dalle mas-
sime od anche, per breve tempo, le massime. La Pte-
rodina clypeata ed alcuni Infusori presentano bensì lo
stato di vita sospesa, ma vi cadono a densità molto
minori, né possono tollerare le massime.
Ad ogni modo, qualunque sia l'organismo sperimen-
tato, si verifica, come nel caso àeW Harpacticus fulvus,
questa norma ; che il risveglio è tanto più lento quanto
è piti lungo il tempo trascorso dall'inizio dello stato
letargico e quanto piti alta è la densità che ha deter-
minato la morte apparente.
Molte particolarità degne di nota offre il fenomeno
della vita latente; ne ricorderò soltanto due. Anzi-
tutto un aumento brusco di densità, quale si ottiene
facendo passare i Copepodi dall'acqua marina ad una
soluzione molto concentrata di sale, viene tollerato
assai meno di un aumento graduale, di guisa che, a
pari squilibrio, la morte apparente che precede la
morte vera è molto più breve nel primo caso che nel
secondo. Inoltre, se i piccoli Crostacei vengono sotto-
posti al passaggio inverso, cioè trasferiti dall'acqua
254 Capitolo ottavo
salsa o soprasalata (vale a dire più salata del mare)
in acqua dolce, dimostrano una resistenza di gran lunga
minore. Così basta molte v^lte farli passare brusca-
mente da una densità intermedia fra mare ed acqua
dolce (es. 1,015) all'acqua dolce perchè soccombano.
E la morte in tali casi, oppure la ripresa dell'attività
normale quando lo squilibrio è stato più piccolo e
più graduale, sono preceduti da un rallentamento di
funzioni vitali molto meno completo di quello che il
passaggio opposto ci ha offerto; tanto che appena si
può discorrere di morte apparente. La. disidratazione
dei tessuti è dunque assai meno nociva della idrata-
zione.
Ma il biologo non deve contentarsi di descrivere e
di interpretare i fatti; deve anche vagliarne l'impor-
tanza generale collegandoli ad altri già noti nello stesso
ordine di idee.
Notizie sopra fenomeni di vita sospesa, che si pro-
ducono per sfavorevoli condizioni d'ambiente, non
mancano nella letteratura biologica; giova dunque di-
scutere che cosa offrano di comune con quanto ab-
biamo veduto neìV Harpacticus fulvus e nei suoi com-
pagni delle pozze di scogliera. Numerosi animali — è
cosa a tutti nota — non spiegano la loro attività nei
periodi più caldi oppure nei più freddi dell'annata ;
molti Molluschi, Anfibi, Rettili si nascondono per sver-
nare sotto ai macigni, nel cavo delle rupi, nel terriccio,
ed aspettano il ritorno del tepore primaverile in una
La vita nelle pozze di scogliera 255
condizione letargica, durante la quale non si muovono
e non ingeriscono alimenti. Non sempre la stagione può
dirsi l'unica causa determinante dei fenomeni di questo
tipo; nel caso classico della marmotta il letargo
è fatto complesso, poiché la temperatura non basta a
produrlo, richiedendosi a tal uopo un certo numero di
condizioni favorevoli ; prima fra tutte una tana od un
cunicolo entro al quale l'animale possa a suo agio ran-
nicchiarsi. È noto come svariati organismi possano
tollerare a lungo delle temperature molto basse in
condizione di vita latente. Perfino animali d'organiz-
zazione elevata, come certi Pesci, congelati entro ad
un pezzo di ghiaccio, ritornano in vita anche dopo
molti giorni, purché si abbia cura di procedere molto
lentamente al disgelo.
Ad una inerzia estiva (estivazione) vanno soggetti
molti animali, sopratutto nei paesi aridi e caldi. Nel
caso nostro non si può certo invocare la temperatura
elevatissima che regna nelle pozzanghere durante i
mesi estivi perchè artificialmente si possono riprodurre
i fenomeni anche di inverno, a temperature di quattro
o cinque gradi sopra zero.
Si descrive poi una forma di vita latente che si pro-
duce per vero disseccamento dei tessuti. Il Leuwe-
nhoeck per i Tardigradi e lo Spallanzani per i Koti-
feri furono i primi a farci conoscere questi curiosi
fenomeni di « reviviscenza ». Nei muschi che vegetano
fra le commessure delle ardesie o delle tegole hanno di-
mora alcuni Rotiferi che si mantengono attivi finché
il muschio è bagnato ; quando la pianticella si prosciuga
i Rotiferi disseccando si contraggono e si raggrinzano,
tantoché veduti al microscopio, diventano quasi irri-
256 Capitolo ottavo
conoscibili. Ma appena la pioggia torna ad inumidire
le fronde, si distendono, s'inturgidiscono e di lì a poco
tornano a muoversi, a nutrirsi, a riprodursi. Questa
sospensione di vita non è peculiare agli abitatori dei
muschi ; se ne danno esempi numerosissimi anche nella
fauna che popola le acque dolci; piccoli Crostacei,
statoblasti (gemme riproduttrici) di Briozoi, Infusori
possono disseccarsi pel prosciugamento degli stagni
dove vivono e riprender poi le loro funzioni normali
appena la pioggia ripristini lo stagno prosciugato, op-
pure il vento li sollevi e li trasporti in una nuova rac-
colta d'acqua. Il Giard riferisce come alcuni Molluschi
esotici d'acqua dolce, ad esempio la Vivipara henga-
lensis Lam. e V Ampullaria globosa Swains, abbiano
ripreso vita dopo sei mesi di segregazione in ambiente
asciutto.
Egli crede che i fenomeni di sonno estivo, e forse
anche quelli di sonno invernale si spieghino piuttosto
colla disidratazione del protoplasma che colla influenza
della temperatura e a conferma di questa sua opinione
cita l'esempio di Molluschi terrestri che in pieno rigore
invernale si sono risvegliati ed han strisciato per
qualche tempo sulla neve al sopraggiungere di un ac-
quazzone. È probabile che le due influenze si possano
combinare in proporzione diversa a seconda del clima
e del modo di reagire dell'animale.
Ad ogni modo risulta evidente che i fenomeni ti-
pici di « anidrobiosi » (vita senz'acqua), come il Giard
li denomina, abbiano molto di comune con quelli che
VHarpacticus fulviis ed altri organismi delle pozzan-
ghere di scogliera ci hanno dianzi permesso di studiare.
Negli uni e negli altri è fenomeno capitale la disidra-
La vita Utile pozze di incoglierà 257
tazioiie del protoplaKsma; la differenza sta in ciò; che
nel nostro caso la disidratazione si produce in seno ad
un liquido, mentre nei casi contemplati dal Giard
si determina nell'atmosfera asciutta. Alla diversità
d'ambiente si connette anche il modo con cui l'orga-
nismo si protegge durante il periodo di vita latente.
Quelli che disseccano nell'atmosfera si circondano per
lo pili d'una membrana o almeno d'uno straterello di'
muco, mentre i nostri abitatori delle pozze di scogliera
non fabbricano alcun involucro particolare.
Questi organismi, adattati alla sottrazione d'acqua
in ambiente liquido, manifestano invece una resistenza
assai debole di fronte alla sottrazione d'acqua nel-
l'atmosfera; gli Harpacticus, lasciati prosciugare len-
tamente in uno straterello di melma umida delle poz-
zanghere, non si mantengono in vita piti di un giorno
o di un giorno e mezzo.
Certo l'ambiente soprasalato non sottrae ai loro
tessuti tutta l'acqua che contengono; ninna mera-
viglia dunque se non si dimostrano adattati alla più
forte disidratazione che si determina nell'atmosfera.
Ma gli organismi anidrobiotici nel senso del Giard
son realmente atti a sopportare una perdita completa
della loro acqua, oppure la resistenza loro è dovuta
alla facoltà di serbarne a lungo una tenuissima dose *?
Ecco una questione alla quale non siamo ancora in
grado di rispondere e che potrebbe formare oggetto
d'interessanti ricerche.
E gli Ochtebius adulti che son provvisti d' ali non
cercheranno di evitare l'acqua eccessivamente salata ?
Per vedere come si comportino nelle circostanze più
critiche, v'invito, se avete buona vista, a sedervi sullo
17. — R. ISSEL.
CapUolo ottavo
scoglio ed a spiare alquanto i loro costumi. Premetto
che VOchtebius non merita di essere classificato fra
i volatori più meschini; le sue ali membranose di color
bruno, nascoste, in posizione di riposo, sotto alle elitre
nerastre, sono ben sviluppate e mosse da muscoli re-
lativamente potenti. Tuttavia i rigori dell'inverno ren-
dono il Coleottero pigro e mal disposto a valersi di
queste appendici. Tolto dall'acqua, si vale soltanto
delle zampe per farvi ritorno, e in queste condizioni
si orienta assai male. Provate a collocarlo a tre o
quattro centimetri dalla sua pozza ; ben di rado lo
vederete prendere la strada giusta, e soltanto dopo in-
finiti giii e rigiri. Per via l'istinto lo conduce a fermarsi
in tutte le fessure e gli incavi che incontra sul cam-
mino; più di una volta vi accadrà di rintracciare l'ani-
male morto, dopo breve tempo, entro ad uno di questi
nascondigli. Per contro nella stagione calda si serve delle
ali con destrezza e appena collocato sulla rupe spicca
il volo e va, nella maggior parte dei casi, a posarsi
nella pozza da cui si è tolto o in im'altra vicina. Così
nella stagione in cui l'ambiente fisico di alcune pozze
diventa molto spesso incompatibile colla vita per
la forte e prolungata evaporazione, il nostro Oclitehins
si trova nelle condizioni migliori per mutare ])osto.
Esso può trovare subito l'ambiente che gli conviene,
perchè le piccole raccolte d'acqua di scogliera, anche
a brevissimo intervallo l'una dall'altra, hanno densità
diverse a seconda del volume di liquido e della mag-
giore o minore distanza dal battente del mare.
Esistono ambienti paragonabili, pel quadro biolo-
gico che presentano, a (quello donde ha tratto materia
il presente capitolo i
I.n vita tìellr po::c lìl Rcogliera
Convieii dire clie in i)iìi vaste proporzioni, le saline
hanno molto in comune colle pozze di scogliera. Sono
bacini ampi e poco profondi, dove l'acqua marina
subisce, entro appositi compartimenti, una serie di
sedimentazioni successive abbandonando in tal modo
tutto il sale che viene disciolto. Ve ne sono in eser-
cizio sulle coste di Sardegna, di Sicilia, d'Istria, di
Francia, d'Inghilterra e per la singolarità dell'ambiente
han richiamato a più riprese l'attenzione dei biologi.
Non mi consta che alcuno abbia mai osservato nello
saline il piccolo mondo animale e vegetale che abbiamo
esaminato nelle pozze di scogliera; per contro gli zoo-
logi vanno segnalando in quasi tutte le saline d'P^uropa
un interessante Crostaceo che la scogliera non fflberga.
Intendo alludere sdV Artemia salina Leach, apparte-
nente all'ordine dei Fillopodi. Secondo il Feronnière,
V Artemia resiste a 1,16 nelle saline Lorenesi e secondo
l'Artom a 1,23 in quelle di Cagliari. Il Calman ha
tatto testò conoscere mi altro esempio più segnalato
di resistenza; in una varietà di sale greggio che si
consuma in Inghilterra si trovano, commiste ai cri-
stalli di cloruro di sodio, numerose uova di Artoida, le
([uali, separate e collocate in acqua di opportuna coii -
centrazione, possono schiudere e svilupparsi, attra-
verso aUe successive metamorfosi, in adulti normali.
Gli zoologi dispongono adunque di un mezzo facile e
comodo pei- procurarsi in laboratorio delle Artemie
viventi.
Possiamo riconoscere nelle uova deìVArlemia salina
un esempio di anìdrobiosi nel senso del Giard, ma
i fenomeni di completa sospensione dei movimenti
per concentrazione dei sali non erano ancor segnalati
2G0 Capitolo ottavo
nella fauna delle saline. Ciò vale a giustificarmi se,
a proposito delle acque di scogliera, mi sono indugiato
nn po' a lungo sopra questo interessante capitolo della
biologia.
Abbiamo narrato le vicende degli abitatori stabili
delle pozzanghere e accennato pure a quelli che com-
pariscono soltanto in stagioni determinate. Gli uni
e gli altri non fuggono e non soccombono se non per
densità elevatissime che vengono raggiunte ben po-
che volte nel corso dell'annata. Ma accanto agli orga-
nismi tipici vi sono anche visitatori temporanei propri
di zone biologiche confinanti. Essi fanno incursioni
nelle pozzanghere quando le condizioni fisiche di queste
ultime sono simili a quelle dell'acqua che sogliono fre-
quentare; cioè dell'acqua marina normale, oppure leg-
germente diluita o concentrata.
Potremo quindi raccogliere nelle pozze un Mol-
lusco: la Littorina, un Crostaceo Isopodo: la Ligia,
un Decapodo, il Paehygrapsus marmoratus, tutte spe-
cie anfibie che impareremo meglio a conoscere nel
capitolo seguente.
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suchungen anlàsslich der Kreuzungen S. M. S. Najade in
der Adria. « Internat. Revue d. ges. Hydrobiolog'ie u
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Steuer a., Biologisches Skizzenbuch fiìr die Adria. Leipzig-
Berlin, Teubner, 1910.
CAPITOLO IX
Org^anisnii anfibi della zona di marca
e della zona sopralitorale
Sommario: Caratteri generali. — I Cirripedi delia zona di marea
(Chtamalus). — L'Attinia rossa. — La Littorina ed i suoi
commensali. — La Ligia ed i Granchi anfibi.
Lo vicende alle quali abbiamo assistito nel piccolo
ni >n(lo che frequenta le pozze di scogliera sono inti-
mamente connesse alla incostanza della concentra-
zione salina; il grande nemico degli organismi acqua-
tici, il prosciugamento, sopravviene molto di rado
a 1 roncare il loro ciclo vitale. Esiste invece un gruppo
biologico di esseri ])ci ((iiali il prosciugamento o al-
meno l'emersione rappresenta un evento normale.
Non abbiamo che da scendere pochi passi verso la
riva e, nella ipotesi meno fortunata, scopriremo subito
una o due specie caratteristiche di questo nuovo am-
biente. Il fenomeno che delimita la zona in questione
— l'abbiamo già accennato' nella parte generale —
è la marea, questa continua pulsazione dell'Oceano
che innalza poco a poco il livello delle acque per sei
ore e lo abbassa gradatamente nelle sei consecutive.
Se nel Mediterraneo la zona sottoposta alla marea
Organismi anfibi dtlla zona di marea ecc. 2H3
è ridotta ai minimi termini (si tratta di pochi deci-
metri) non per questo mancano alla flora ed alla fauna
che la popola caratteri ed adattamenti jiarticolari. Le
specie che subiscono le imponenti oscillazioni di marea
sulla scogliera Atlantica in gran parte si ritrovano
anche da noi; lungo le nostre rive come lungo le rive
dell'Atlantico e del Pacifico gli inquilini della zona di
marea sono siffattamente legati a quelle peculiari con-
dizioni di esistenza, che invano si cercherebbero le
specie più tipiche ad un livello più alto o più basso.
Non tutti gli organismi dei quali discorreremo in
<luesto capitolo van soggetti ad un ritmo regolare di
sommersione e di emersione. Sarebbe anzi assai fa-
cile di stabilire un certo numero di gradi intermedi
fra un tale ritmo ed una condizione di vita prettamente
terrestre" da una parte; completamente acquatica
dall'altra.
Due parole soltanto sul mondo vegetale; talune
Alghe vegetano esclusivamente nella zona di marea
occupando una striscia larga mezzo metro o poco più
che si può studiare nel suo tipico aspetto sopratutto
nelle insenature più tranquille del nostro litorale. Voi
noterete subito come certe specie vivano costante-
mente ad un livello più alto di certe altre. Ciò per-
chè sono adattate a periodi più lunghi di emersione
e vengono bagnate ad alta marea oppure soltanto
spruzzate dalle onde.
Esplorando la scogliera di Portofino durante la
264
Capitolo nono
stagione estiva, osserveremo, al battente del mare,
una larga incrostazione biancastra di Alghe Coral-
line, frammiste alle quali troveremo, al livello su-
periore, i talli bruni e finamente arricciati della Bis-
soella verruculosa Bert.; all'inferiore quelli lisci; di
color verde-tenero della lattuga marina ( Ulva).
Fig. 93.
Attinia e Cirripedi della zona di marea :
A, un esemplare espanso ; A' uno contratto di Actinia equina
B, parecchi esempi, di. Ohtamalus slellatus Ranz. attaccati
allo scoglio, B^ un esempi, che sta emettendo i cirri. Ori-
ginale. Quarto dei Mille.
Che cosa sono quelle protuberanze biancastre che
tappezzano per larghi tratti la rupe ? Se ne vedono
un po' dappertutto, ma gli esemplari più numerosi
e più grandi si trovano nelle fessui'e, nelle grotticelle,
nei luoghi riparati in genere. Sembrano tanti piccoli
Organismi anfibi della zona di marea ecc.
265
crateri e fanno pensare alla riproduzione in plastica,
di un paesaggio lunare. Ogni cratere è il guscio cal-
careo di un piccolo Crostaceo cirripedo, Ghtalamus
stellatus Kanz. (fig. 93 B).
In alcuni tratti della scogliera gli Ghtamàlus lianno
un bel colore verde tenero. Raschiando con una lan-
Fig. 94.
Animale di Ghtamàlus estratto dal suo guscio,
Quarto dei Mille.
12. Originale
cetta la superficie del guscio ed esaminando il detrito
al microscopio ci accorgeremo subito come tale colo-
razione non sia propria del Cirripedo, ma provenga da
un'Alga microscopica la quale lo riveste di un tennis -
Simo feltro. La forma del guscio a tronco di cono
molto aperto resiste bene all'impeto del mare, poiché
le onde non vi hanno presa. Vi sono anche gusci allun-
gati verticalmente, ma una tal foggia deriva dalla
mutua compressione di parecchi individui cresciuti
266 Capitolo nono
l'imo accanto all'altro; in tal caso l'nnione fa la forza.
Deir animale che ha secreto il guscio (fig. 94) nulla ci
è dato di scorgere perchè un opercolo mobile fatto
di quattro piastre {iw termine tecnico terga e sciita)
chiude ermeticamente l'apertura. L'acqua necessaria
per inumidire il corpo ed apportargli la provvista d'aria
disciolta viene in tal modo conservata a contatto del-
l'animale nel periodo in cui questo rimane a secco.
Quando il mare lo ricopre, il Cirripedo, senza lasciare
la «uà dimora, alla quale è unito per la parte ventralo
dell'addome, può spiegare liberamente le sue appen-
dici di colore bruno, ch'erano ravvolte a spirale nello
spazio angusto tra il guscio ed il corpo e con moto al-
terno le emette e le ritira. Con un po' di pazienza e
col soccorso di una buona lente riusciremo a contare
dodici paia di queste appendici, ma in realtà non ve
ne sono che sei, biforcate, a poca distanza dalla base,
in due rami irti di setole. Sono vere zampe? Chiama-
tele pure zampe o piedi, se tenete conto del fatto che
occupano la medesima posizione rispetto ai segmenti
del corpo e si svilu]>paMO nella stessa maniera delle
zampe vere e propiie. Ma questa denominazione non
è del tutto corretta se poniamo mente all'importanza
funzionale dell'organo e vai meglio allora sostituirla
con quella di cirri donde ha tratto il nome l'intero
ordine di Crostacei (Crostacei Cirripedi) che ha nel
Ghtamalus uno dei più minuscoli rappresentanti. Poiché
l'esistenza del Cirripedo è indissolubilmente legata
allo scoglio dove si attacca, le appendici non servono
come organo di moto, ma valgono a trattenere par-
ticelle alimentari, a ricambiare l'aria; a percepire sti-
moli, TI corpo, di un bel colore ranciato, è ridotto ad
Organismi anfibi della zona di marea ecc. 267
un sacco oblungo, di consistenza piuttosto molle, nel
(|uale solchi appena discernibili accennano alla segmen-
tazione tipica di Crostacei. Di occhi non v'ha traccia ;
e qui giova ricordare che l'azione della luce sull'or-
gano visivo ha una parte importante nel determinare
i movimenti dei Crostacei suscettibili di spostarsi,
mentre il Chtalamus, fissato alla sua rupe, si lascia
probabilmente guidafe da una sensibilità tattile loca-
lizzata sopratutto nei cirri e può fare a meno di un
organo speciale sensibile alla luce. Un vero occhio
ì)er quanto di struttura assai semplice, possiedono
invece le larve, agili e mobilissime, che si pescano fre-
(luentemente nel plancton, e che hanno servito al
Loeb per i suoi studi sul modo di comportarsi degli
animali rispetto agli stimoli luminosi.
Il Chtalamus non si trova soltanto nel Mediterraneo ;
possiamo dirlo cosmopolita, tanto è vasta la sua di-
stribuzione geografica; dall'Islanda al Capo Verde,
dalla Patagonia alle coste degli Stati Uniti, dalle Fi-
lippine alla Cina.
Fra gli animali della zona di marea che si attac-
cano allo scoglio non tutti sono corazzati come il
piccolo Cirripede o come la Patella che oppone al-
l'impeto delle onde l'ampia superficie della sua con-
chiglia conica e depressa. Vi si trovano anche animali
sprovvisti di teca solida; i quali però non si espon-
gono di norma agli spruzzi più violenti, ma predili-
gono gli antri, le grotticelle e qualunque iregolarità
della roccia che possa offrir loro un riparo.
268 Capitolo nono
Voi già conoscerete l'Attinia rossa (Actinia equina)
alla quale i pescatori Liguri han posto il nome di
« tornata di mare ». Se la osserviamo attaccata allo
scoglio (fìg. 93 A), durante la bassa marea, giustifica
davvero questo nome: una massa ovoidale carnosa,
di qualche centimetro di diametro e di colore rosso
vivo, con una infossatura mediana dalla parte ante-
riore; ecco tutto quanto possiamo scorgere della sua
organizzazione esterna. Ma appena il mare comincia
a sommergere l'animale, le labbra dell'infossatura si
svaginano e si dilatano a disco frangiato di tentacoli;
la tornata si trasforma in qualche cosa ohe richiama
alla mente un crisantemo. Il corpo cilindrico aderisce
alla rupe mediante una suola carnosa listata di az-
zurro al suo margine ; i petali del fiore sono i tentacoli,
allungati, conici, disposti in parecchie serie; esterna-
mente a questi ve n'hanno altri brevi, ottusi, che si
scorgono bene soltanto in completa espansione e la
cui tinta di un azzurro pallido spicca sul rosso cupo del-
l'insieme.
Nel regolare i movimenti della nostra Attinia hanno
quindi una parte importante il moto ondoso e la marea.
Infatti l'Attinia si espande allorché il mare la bagna
senza investirla troppo rudemente ; mentre si contrae
e si chiude appena rimanga all'asciutto o l'acqua la
vada flagellando con troppa violenza. La chiusura e
l'invaginazione dei tentacoli hanno significato protet-
tivo, perchè in tal modo l'interno deUcorpo vien con-
servato umido più a lungo; inoltre il contrarsi a pal-
lottola dell'Attinia ha per effetto di intui'gidire la base
sale e di assicurare con tal mezzo un'aderenza piti
salda dell'animale al substrato. Riferiscono alcuni os-
Organismi anfibi della zona di marea ecc. 209
servatori che le Attinie, tenute in acquario, dove il
livello dell'acqua si mantiene costante, continuano
ciò malgrado a « ricordarsi » del ritmo delle maree,
seguitano cioè ad aprirsi ed a chiudersi come se ancora
fossero sottoposte all'altalena delle maree.
Però questa attività periodica, questo « ritmo vi-
tale » non è tanto facile da osservarsi perchè si com-
plica con un secondo ritmo, il quale corrisponde al-
l'alternarsi del giorno colla notte. Se la permanenza
in acquario si prolunga, le nuove condizioni ambienti
finiscono col cancellare il primo ritmo e non lasciano
che il secondo. L'Attinia non si ricorda piti della marea,
se di ricordo è lecito parlare allorché si vuole alludere
a quella particolare influenza degli stimoli passati
che è propria degli organismi viventi e soltanto degli
organismi viventi. Per effetto del ritmo diurno e
quando la luce le giunge abbondante, si mantiene
espansa durante due periodi, al mattino e nel pome-
liggio, evitando le ore di illuminazione troppo intensa.
Xotate che queste forme di sensibilità non richiedono
la presenza di un centro nervoso vero e proprio, e
un organo centralizzato del sistema nervoso manca
infatti nell'Attinia, come in tutti gli Antozoi; in sua
vece troviamo un sistema nervoso diffuso, costituito
da una delicata rete di cellule a lunghi prolungamenti,
che si trova nello strato piti profondo deirectoderma(^)
ed è sviluppato sopratutto nel disco boccale.
La nutrizione delle Attinie è argomento più inte-
ressante di quanto a prima vista si crederebbe. Non
alludo con ciò alla semplice architettura che si rivela
O Strato esterno del corpo.
270 Capitolo nono
iiell'apparato digerente, come in tutta l'organizza -
zione dell'Attinia. Se un solo vacuo funziona contem-
poraneamente da intestino e da cavità generale del
corpo, se l' anato mo non descrive altri annessi della
cavità in parola tranne alcune tenui lamine che ser-
vono nel tempo stesso per sostenere cellule glandolari
e per aumentare la superfìcie assorbente, la forma poco
complicata non è indizio di più semplici processi bio-
chimici; molto probabilmente la digestione delle At-
tinie deve ritenersi fenomeno altrettanto complesso
dal punta di vista chimico quanto la digestione di
un Vertebrato. Intendevo piuttosto accennare ad altri
fatti relativi alla nutrizione. L'Attinia equina gode di
scarsa mobilità, sono rari e lenti i cambiamenti di
dimora ch'essa compie strisciando sulla base carnosa.
Per contro trae profìtto di molte sostanze che giungono
in contatto dei suoi tentacoli irti di nematoblasti,
microscopici organi che ad un brusco contatto esplo-
dono lanciando fuori con forza un sottile filamento
intriso di liquido urticante. Il nutrimento è sovente
(Costituito da minuti organismi, ma ò provato che l'At-
tinia può alimentarsi anche di sostanze organiche di-
sciolte, sia pure in tciniissinia proporzione, nell'acqua
marina.
11 modo col quale viene atterrata e ingerita la preda
è caratteristico: se un pezzetto di carne si posa deli-
catamente sopra un tentacolo, questo tentacolo len-
tamente si piega, s'incurva, circonda la particella nu-
rritiva e la sospinge verso la bocca. Quanto piii lo
stimolo esercitato sopra un tentacolo è intenso, tanto
più numerosi sono i tentacoli circostanti ai quali si
trasmette l'eccitazione e che si incurvano alla loro
volta verso la parte direttamente stimolata.
Orgaviffimi au/ihì (Itila zona di marea ecc. '271
Del resto l'Attinia equina è straordinariamente tol-
lerante in fatto di alimentazione; tant'è vero che
senza speciali cure si riesce a tenerla in acquario per
mesi e per anni.
Ignoravo tuttavia, prima che il caso me lo insegnasse,
la straordinaria resistenza e il modo di comportarsi
dell'Attinia rispetto al digiuno. Nel novembre del
1907 avevo raccolto sulla scogliera di Boccadasse una
bella Actinia equina di circa 5 centimetri di diametro
La mantenni in laboratorio entro ad un cristallizza
tore che non conteneva piìi di tre o quattro litri d
acqua, senza mettere in opera alcun dispositivo per
l'areazione del liquido. Nelle prime tre o quattro set
timane si provvide a nutrire il Celenterato con pez
/etti di carne ed a ricambiare l'acqua frequentemente
])oi si trascurò la nutrizione e si ebbe cura soltanto
di rinnovare l'acqua marina a lunghi intervalli
non più di una volta al mese. Orbene l'Attinia soprav
visse fino all'inverno 1912, cioè per oltre quattro anni
ma,consumando il suo i)iu])ii() corpo e diminuendo con
tinuamente di volume. Negli ultimi giorni i tentacol
formavano sporgenze ax)pena visil)ili sul disco boccali
ed il e;)ip() non (m;i più voluminoso <li mi (Mtc di media
grossezza.
Presso a ])oco nello niede-inic condiziuni dell'At-
tiiiia equina vive un'altra specie, VAnemonia sili-
cata, la quale può raggiungere dimensioni notevol-
mente superi )ri ed è assai variabile m'Ha tinta. Lungo
la nostra Riviera (juesta variabilità mi sembra legata
a speciali condizioni d'ambiente: le Anemonie che si
trovano nelle acque impure e tranquille dei porti a
Camoo-li ed a Portofino hanno un colore bianco ijiallo-
272 Capitolo novo
giiolo; quelle che vivono sulla scogliera battuta dalle
onde di Quarto e di Quinto hanno una tinta che varia
dal giallo -bruno al verde cogli apici dei tentacoli
violetti.
Meno sedentaria dell'Attinia rossa, si dimostra più
sensibile a condizioni difficili d'ambiente e deperisce
in prigionia se l'acquario non è tenuto con molta cura.
Non diremmo cosa rispondente al vero affermando
che tutti gli animali incontrati sulla scogliera poco
lungi dal pelo dell'acqua subiscano regolari alternative
di immersione e di emersione. Alcuni di essi hanno
fatto un passo innanzi verso la vita terrestre e sotto
questo punto di vista si debbono ritenere molto istrut-
tivi, perchè segnano in certo modo una tappa del cam-
mino che molte specie hanno seguito passando dal-
l'acqua all'atmosfera. Secondo le idee ancora in V9ga
fra i biologi, il dominio costiero sarebbe la culla dalla
quale hanno preso origine tutti i principali gruppi
di viventi che popolano il nostro pianeta. Anche senza
accordare a questa teoria illimitato consenso, noi
riconosciamo che alcuni organismi della zona di marea
sembrano ubbidire ad un impulso che li sospinge verso
la terra emersa e che si manifesta con modificazioni
più o meno accentuate di struttura e di costumi.
Nulla dunque di più verosimile che specie prettamente
terrestri al giorno d'oggi, abbiano percorso, nella loro
storia genealogica, un analogo cammino.
Usciamo dunque dalla zona di marea ed entriamo
Organismi avjihi della zoììa di marea ecc. 273
ili quella che potremmo cliiamare sopramariiia (so-
pralitorale della maggior parte degli autori). È una
zona di confine fra l'ambiente marino ed il terrestre,
il cui limite inferiore è segnato dall'alta marea, mentre
il superiore varia grandemente a seconda della con-
formazione della riva, della violenza delle onde, ecc.
Le pozze di'scogliera che hanno richiamato la nostra
attenzione nel primo capitolo non sono che un aspetto
particolare di questa vita intermedia tra il mare da una
parte, la terra emersa e l'acqua dolce dall'altra; esse
rappresentano, per dirla in termine scientifico, una
facies acquatica della zona di marea.
Ma è ben rappresentata anche una facies terre-
stre, e questa comprende organismi di vario costume.
Alcuni vivono all'asciutto sulle rocce o sulle spiagge,
ma possono anche rimanere a lungo sommersi; altri
sono prettamente terrestri, ma prediligono il suolo
ricco di sale e l'atmosfera inumidita dallo spruzzo
salino.
Ecco, per quanto concerne i primi, un esempio in-
teressante, la Littorina (fig. 95). È un piccolo Mol-
lusco Gasteropodo, poco appariscente, perchè la tint^
bruna della conchiglia più o meno screziata di nerastro,
di verde e di violaceo non spicca affatto sulla parete
rocciosa. D'altronde le dimensioni, che non oltrepas-
sano quelle di un pisello nella Littorina punctata Gm.,
assai minori nella più comune Littorina neritoides
L., nascondono facilmente il Mollusco ad occhi meno
indiscreti di quelli di uno zoologo. Tuttavia non du-
reremo fatica a raccoglierne in grande quantità, poi-
ché gli scogli emersi ne son talvolta ricoperti durante
l'inverno e la primavera; d'estate non la incontre-
18. - R. ISSKL.
Capitolo nono
i\^ <?#'
Fig. 95.
scoglio calcareo (le parti bianche
son vene di calcite) con parec-
chie Liltorina punctata Gra. Fo-
tografia, grandezza natur. A, Lit-
lorina punctata Gin., in atto di
strisciare, x 6. Originale. Quarto
dei Mille.
Organismi anfibi dalla zona di marea ecc. 275
remo tanto spesso perchè si rifugia nelle fessure più
profonde, attratta dal fresco e dalla umidità.
Anche in circostanze ordinarie la LiUorina non
soffre quando trascorre parecchio tempo all'asciutto.
Imprigionati alcuni esemplari entro ad una scatoletta
di cartone, li ho trovati ancor vivi dopo tre o quattro
settimane.
L'opercolo che chiude ermeticamente l'apertura
della conchiglia permette al Mollusco di conservare
lungamente una gocciolina d'acqua in contatto degli
organi respiratori. Ed insieme alla protezione conse-
guita mediante l'opercolo non posso tacere di una di-
sposizione anatomica particolarje. Nella cavità del
corpo, limitata, da una piega esterna dal cosidetto
mantello, affiora una branchia non dissimile da quella
degli altri Gasteropodi marini, la quale provvede ai
bisogni della respirazione acquatica. Ma la parete
stessa del mantello, nella sua faccia interna, i3resenta
un principio di apparato respiratorio aereo; un ab-
bozzo dell'organo molto più sviluppato, che nelle lu-
mache terrestri si denomina impropriamente pol-
mone. Non d'altro si tratta che di un reticolo delicato
di vasi sanguigni, a traverso il quale si compie l'assor-
bimento dell'ossigeno. Altri Molluschi che menano
vita amfibia rappresentano un passo piìi avanti sulla
via dell'adattamento terrestre. Così certi Gasteropodi
terrestri esotici, appartenenti al genere Cerithidea,
hanno rudimentale la branchia, mentre il polmone
assume uno sviluppo assai maggiore di quanto si ri-
scontra nella Littorina.
Se il problema della respirazione si risolve mercè
la comparsa di un organo nuovo, come si provvede
27fi Capitolo nono
lì, quello deiraliineiito quando la Littoriua vive al-
l'asciutto o almeno a fior d'acqua ? La scogliera emersa
è cosi povera di vita che non sembra doverle otì'rire
un pasto copiDSO, ma qualche chiazza di Alghe micro-
scopiche incrostanti la roccia è sufficiente allo scopo.
La tecnica seguita dai Gasteropodi nel cibarsi merita
di essere ricordata. La piccola mandibola cornea che
arma la bocca ha importanza secondaria; l'organo
])rincipale è costrutto sopra un tipo diverso: dalla
parete ventrale della faringe sporge un tubercolo mu-
scoloso di forma ovoidale, e questo porta aderente
alla sua faccia superiore un nastro (radula) di consi-
stenza cartdaginea, armato di durissimi dentelli, mu-
niti alla loro volta di punte piii o meno robuste e
numerose. Lungo la radula sono allineate parecchie
serie di dentelli ed ogni serie comprende, nel caso più
frequente, tre tipi diversi: un dentello centrale, un
paio di dentelli laterali e finalmente un paio oppure
pili paia di dentelli marginali.
Mercè l'azione di muscoli speciali il tubercolo
colla radula eseguisce un movimento di va e vieni
che molto opportunamente venne paragonato a quello
che anima la lingua del gatto, sebbene proceda più
lento. Li questo movimento i dentelli anteriori si
logorano e vengono sostituiti dalle sei'ie successive
mentre nuovi dentelli si formano continuamente alla
cstrcniità posteriore della radula.
In alcuni (rasteropodi la radula serve come organo
di presa e può a tal uopo venir estrofiessa dalla bocca;
ne offrono esempio le Carinarie e le Pterotrachee
del plancton; la Littorina invece, al pari di moltis-
simi altri Gasteropodi, appoggia la bocca al substrato
Organismi atifìbi della zona di marea ecc.
277
e coi suoi dentelli radulari lo raschia, o, se il termine
è lecito, lo pialla asportandone particelle nutritive.
Per la dimostrazione della radula la piccola Littori ìi a
neritoides è un oggetto dei migliori, dato l'eccezionale
sviluppo dell'organo (fìg. 96). Questo raggiunge in-
Fig. m.
Radula della Littorina meriloides. L.; due file di dentelli, > 580.
Originale. Quarto dei Mille.
fatti lunghezza pari a ben cinque volte quella del
corpo e, per trovar posto nella cavità della faringe,
è costretto a ravvolgersi a spira. Siffatte proporzioni
sono molto probabilmente connesse alla dieta erbivora
del Mollusco ed al rapido logorio che i dentelli subi-
scono per lo sfregamento contro la parete rocciosa.
Ma i piccoli Molluschi anfibi invitano a conside-
razioni d'altro genere. Non v'ha dubbio che la zona
di marea offra agli organismi condizioni di vita piut-
to>^(o precarie; ora è interessante verificare come ciò
iioìi a})olisca del tntU) mia teiid<Miza assai coniuiie in
natura, e s])«M-ialiiH'iitr nella fauna marina: l'occu-
278
Capitolo nono
pazione intensiva dello spazio libero. CoU'aiuto
di una lente sezioniamo una Littorina e mettiamo a
nudo la branchia che sporge dalla parte sinistra, nella
cavità ricoperta dal mantello ; è presto fatto allestire
una preparazione dilacerando sul vetrino la piccola
branchia entro ad una goccia d'acqua di mare op-
pure sfregandola con una certa energia entro alla
goccia stessa. Appena messo l'occhio al microscopio
Fig. 97.
lufiisoiì che vivono commensali sulle branchie della Littorina :
A, Ancislrum cyclidioides Iss. , x 800. B. Scyphidia littori-
nae n. sp., x 300. Originale. Genova.
ci colpisce subito un turbinio di piccoli esseri, ro-
teanti a larghe spire. Sono Protozoi appartenenti al
gruppo degli Infusori cigliati; talvolta ve n'ha una
sola specie; tal' altra se ne distinguono due molto
diverse per la forma e pel modo di vita. Gli ospiti
più comuni della Littorina (fig. 97 A) sono ovali, ap-
piattiti, mobilissimi e corrono alla superfìcie delle la-
niinette che costituiscono la branchia. (xVi individui
(Iella specie meno frequente (fig. 97 B) sono riuniti per
Organismi anfibi della zona di marea ecc. 279
lo più in piccoli gruppi. Fissati alle branchie dell'ospite
colla base del loro corpo cilindrico, espandono l'estre-
mità libera fatta a disco, dove gli alimenti vengono
guidati nell'imbuto boccale da una spira di membra -
nelle vibranti.
I primi, collocati dai sistematici nel genere An-
cistrum debbono richiamare la nostra attenzione perchè
abitatori caratteristici delle branchie, tant'è vero
che molti altri Molluschi Gasteropodi, come le Pi-
sanie, i Cerizi ed i Fusi ne albergano sovente una
certa quantità. Più numerosi e talvolta anche più
variati sono gli Ancistrum nella cavità del mantello
dei Molluschi Lamellibranchi, i quali conservano tra
le due valve della loro conchiglia una provvista più
considerevole d'acqua marina. In questi Infusori a
ciglia lunghe e robuste, la bocca si apre posterior-
mente sopra uno dei lati stretti del corpo ; una delle
facce più larghe, e precisamente quella concava, è
munita, all'innanzi, di un pennacchio di ciglia più
fìtte che vibrano in una direzione e con ritmo tali da
offrire, come la corona cigliare dei Kotiferi, l'illusione
di una ruota che giri. Questo movimento energico
delle ciglia ha per effetto di opporsi al movimento
altrettanto vivace che anima le ciglia vibratili delle
branchie, senza di che l'Infusorio verrebbe in meno
che non si dica travolto e spazzato via.
L'altra specie, quella cilindrica, appartiene al genere
Scyphidia e siccome, per quanto mi consta, non è mai
stata descritta, la chiameremo Scyphidia littorinae.
I sistematici collocano le Scyphidia non lontano dalle
Vorticelle descritte in ogni trattato di Zoologia, come
esempi di Infusoi-i Cigliati altamente complessi. Tut-
280 Capitolo nono
tavia le ScypJiidia non hanno come le Vorticelle un
peduncolo, che possa accorciarsi con rapido scatto,
avvolgendosi a spirale, ma colpite da uno stimolo
troppo forte, contraggono, raccorciandolo, tutto il
corpo e chiudono il disco boccale.
Mi domanderete quali relazioni possano intercedere
fra questi irrequieti Infusori ed i loro ospiti. L'Infu-
sorio non mangia i tessuti vivi del Mollusco e non
sembra meritar quindi l'epiteto di parassita; esa-
minando con cura il suo citoplasma vi si trovano
ogni sorta di detriti raccolti nella cavità branchiale;
sia corpi estranei provenienti dal di fuori, sia parti-
celle identiche, per forma e per colore, ad altre che
si trovano nel corpo del Mollusco: sostanze escremen-
tizie oppure cellule staccate dai tessuti. Gli Ancistrum
adempiono probabilmente all'ufficio di spazzatori
delle branchie, ma ciò non si esclude che possano
diventar dannosi quando si moltiplichino a dismisura ;
bisogna ricordare infatti che « animale innocuo » ed
« animale dannoso » sono sempre concetti molto re-
lativi.
Ho potuto verificare che i piccoli spazzaturai pul-
lulano laddove l'ambiente è più ricco di sostanze or-
ganiche in via di decomposizione, come nelle vicinanze
del porto, mentre scarseggiano o mancano del tutto
sui fondi puliti e battuti dal mare aperto.
Giova qui ricordare che Infusori associati ad altri
animali viventi in società piti o meno intimamente
all'ospite non costituiscono una particolarità dei Mol-
luschi marini, ma si ritrovano in moltissimi altri ani-
mali acquatici e terrestri. Il rumine del bove, l'inte-
stino cieco del cavallo sono vere culture di grossi In-
Organismi anfibi della zona di marea ecc. 281
fusori dalle forme strane. L'Infusorio disseccato ed
incistato viene introdotto col fieno e quando il suo
ingresso nel tubo digerente dell'ospite vien impedito
colla sterilizzazione degli alimenti sembra che l'ospite
ne risenta danno, forse perchè i Protozoi ingeriscono
cellulosa vegetale trasformandola in un composto più
assimilabile. Qualche cosa di analogo forse succeder
nei curiosi Flagellati che abitano l'intestino delle Ter-
miti e che si rimpinzano di fibre legnose. Così dal
semplice inquilino che può riuscire utile o nocivo se-
condo le circostanze, si passa al commensale adattato
ad una determinata funzione biologica nei riguardi
dell'ospite.
Ma gli Infusori non debbono distoglierci da altre
osservazioni che si fanno comodamente ad occhio nudo
e che sono importanti perla biologia della zona so-
pramarina.
Esplorando la scogliera nei giorni sereni di prima-
vera e di estate vedremo correre sulle rocce inumidite
dallo spruzzo, sulle vecchie muraglie, sui moli, un
Crostaceo di color bruno con una fascia giallo -chiara
nel terzo posteriore del corpo ; è la Lygia italica. Questo
Crostaceo appartiene all'ordine degli Isopodi e pro-
cede sul terreno mediante sette paia di zampe ambu-
latone (pereiopodi); le zampe natatorie (pleopodi)
sono stipate in breve spazio nella parte posteriore
del tronco. Nessuna regola sembra guidare le corse
disordinate alle quali si abbandona, con fermate im-
282 Capitolo nono
provvise e cambiamenti bruschi di rotta. È certo che
negli atteggiamenti di questo Crostaceo ha grande
importanza la sensibilità verso la luce. Tuttavia,
avendo osservato a lungo le evoluzioni della Lygia,
non riesco a convincermi che il suo cammino possa
essere determinato a priori (come vorrebbe il Bohn)
considerando gli effetti che sull'organo visivo dell'ani-
male esercita la distribuzione delle luci e delle ombre
nella zona percorsa.
Le Lygia si aggirano di sovente intorno alle rac-
colte d'acqua lasciate dalla marea od alle pozze di
scogliera, dove han dimora gli Harpacticus e gli Och-
tehius; si rifugiano sott'acqua appena la nostra ombra
si proietta sullo scoglio e rimangono a lungo nascoste
sotto le pietre ove la salsedine non sia troppo diversa
da quella normale delle acque marine. Le femmine
poi soggiornano in acqua all'epoca della riproduzione
ed in acqua schiudono le uova portate entro ad una
sorta di tasca incubatrice che sta fra le zampe tora-
ciche ; è fatto pressoché generale tra gli animali an-
fibi di riprodursi e di trascorrere le prime fasi della
vita nell'ambiente originario.
Altri rappresentanti più elevati e più corazzati
della classe dei Crostacei frequentano questa zona.
Nelle tane che la marea scopre e ricopre si nasconde
il Favollo {Eriphia spinifrons, fig. 98), Granchio dalle
pinze robustissime e di color bruno nero, lucenti come
l'ebano. Più piccolo e meno potentemente armato è
un altro Granchio di spiaggia, il Garcinus moenas
che sembra assai raro nei dintorni di Genova. Arti
più lunghi e più snelli dei due precedenti ha il comunis-
simo Fachyfjrapsus marmoratus, facilmente ricouo-
I
Organismi anfibi della zona di marea ecc. 283
scibile pel suo cefalotorace quadrangolare, di fondo
grigio o bruno o verdastro screziato di bianchiccio.
Nessuno dei tre Crostacei poc'anzi nominati lascia
Fig. 98.
Un granchio anfibio : Eriphia spinifrons Hbst. Metà della gran
dezza naturale. Fotogr. originale. Quarto dei Mille.
AcoTgere l'addome a chi lo guardi dal dorso e a que-
sto proposito sarà opportuna qualche considerazione
morfologica. Nella serie dei C'i'ostacei superiori o
Crostacei Decapodi si manifestji una progressiva ten-
denza alla riduzione di questa parte. Fra i Deca-
284 Capitolo nono
podi cosidetti reptanti, perchè vagano sul fondo e
generalmente fanno poco uso del nuoto, gli Zoologi
hanno distinto parecchie sezioni suddivise in tribù
e famiglie che, disposte nel loro ordine naturale ci
dimostrano il graduale svilupparsi dell' accennata,
tendenza. Le due sezioni dei Palinuri e degli Asta-
curi alle quali si ascrivono l'Aragosta e il Gambero
comprendono Crostacei con addome robusto e ben
sviluppato. Non così nella sezione degli Anomuri;
nella prima tribù, quella dei Galateidi (gen. Ga-
lathea, Munida, e?c.) l'addome è ancora protetto da
tegumenti duri, ma notevolmente abbreviato e nella
posizione normale più o meno ripiegato sotto al
ventre. In quella dei Talassinidi (generi Gebia, Caì-
lianassa, ecc.), l'addome è molle e l'animale usa di
seppellirsi, per difesa, nella sabbia o nella melma. Pro-
cedendo nella serie degli Anomuri troviamo la tiibù
caratteristica dei Paguridi (generi Eupagurus, CU-
banarius, ecc.), nei quali l'addome, oltre a rimaner
molle, apparisce contorto. Il fatto si verifica non sol-
tanto nei generi che cercan riparo in conchiglie di
Molluschi od in altro guscio mobile, ma si accenna
anche nei Litodidi che vivono allo scoperto.
La sezione dei Brachiuri, alla quale si riferiscono
le tre specie poc'anzi nominate, si distingue per l'ad-
dome ridotto ad una piccola scaglia, e aderente, in
apposito incavo, alla parte ventrale del cefalorotace.
Ricorderò ancora come nella prima tribù dei Bra-
chiuri, che è quella dei Dromiacei, questa scaglia
porti ancora i rudimenti dell'ultimo paio di arti, cioè
delle zampe caudali od uropodi, mentre altri Granchi
non posseggono ])ì\i alcun vestigio di tali appendici.
Organismi anfibi della zona di inarea ecc. 285
Invece esistono ancora le zampe natatorie o pleopodi,
ma diminuite di mole e di numero ; il numero normale
di cinque paia è generalmente ridotto ad un sol paio
nel maschio. Nella femmina ve ne sono quattro paia
e servono a sostenere i grappoli delle uova, attorno ai
quali un incavo del cefalotorace e la lamina addo-
minale (assai più sviluppata che nel maschio), ripie-
gata contro di quello, formano un'ottima camera in-
cubatrice.
Quale differenza di atteggiamenti si nota fra VE-
riphia ed il Pachygrapsus, che pure vivono poco
lontani l'uno dall'altra nella medesima rupe! Credo
sarebbe erroneo in biologia il voler sempre ricercare
una corrispondenza fra le attitudini e la forma del
corpo, ma nel caso presente la corrispondenza si ri-
vela assai netta. Inseguito, il Pachygrapsus trae pro-
fitto dalle sue agili zampe e si salva colla fuga e
con quella sua curiosa andatura di sghembo fugge
tanto veloce che molte volte non si riesce a tenergli
dietro.
Invece VEriphia, se non riesce a nascondersi subito
in una tana od in qualche fenditura, assume degli
atteggiamenti difensivi; si drizza sulle zampe poste-
riori e spalanca minacciosamente le grosse chele, vere
tanaglie che armano quelle del primo paio; guai al-
l'incauto che si lasci pizzicare un dito, perchè la pinza
di un grosso maschio di Eriphia sarebbe capace di
squarciare la pelle e di produrre una dolorosa ferita.
E invero, questi animali posseggono una notevole forza
muscolare; secondo il Camerano, la pinza sinistra
di una grossa Eriphia, notevolmente più grossa e più
robusta della pinza destra, è capace di sollevare un
280
Capitolo nono
peso di otto chili. E parlo di maschi perchè non sol-
tanto fra i Granchi ma in tutti i Crostacei Decapodi
9 S
^ bit
a.-o
1^
il maschio è più grande e più robusto della femmina,
al contrario di quanto succede in altri Artropodi, per
Organismi anfibi della zona di marea eco. 287
esempio nei Ragni, dove la corpulenza è prerogativa
del sesso femminile.
Le chele deìVEriphia meritano ancora un breve
cenno ; esse ci offrono l'esempio di appendici simmetri-
che nelle quali si manifesta un differenziamento se-
condo diverse direzioni. Infatti la chela sinistra pre-
senta, lungo i margini interni delle sue dita, una serie
di crestine appiattite a mo' d'incisivi ed è quindi atta
a tagliuzzare la preda (fig. 99), mentre la chela destra,
la più robusta delle due, è armata di grossi tubercoli
ottusi, a guisa di molari (fìg. 100) ed ha quindi tutti
i requisiti per stritolare gli oggetti duri. In altri Cro-
stacei, p. es. nell'Astice {Homarus vulgaris) il diffe-
renziamento è ancora più spiccato.
Osservando la fuga di un Pachygrapsus o di un Gar-
cinus ci accadrà talvolta di sorprendere un altro feno-
meno degno di nota: il Granchio si ferma di botto e
rimane immobile per parecchi secondi, in qualunque
posizione si trovi al momento dell'arresto.
Fa il morto per sottrarsi ai suoi nemici — direbbero
forse quei biologi che pensano soltanto allo « scopo »
delle forme e degli atteggiamenti senza indagarne il
determinismo fisiologico. Studiando invece le condi-
zioni dei fenomeni indipendentemente dalla maggiore
o minore utilità che questi possono avere nei ri-
guardi della specie (il problema è ben diverso) si
giunge ad altre considerazioni. Quel che avviene nel
Granchio è, secondo ogni probabilità, un fenomeno di
arresto mercè il quale i muscoli rimangono afflo-
sciati e gli arti si lasciano piegare e distendere in
ogni guisa senza opporre resistenza; il tono mu-
scolare è momentaneamente abolito.
2.S8
Capitolo nono
Non bisogna credere che una tal condizione diimnio-
bilità temporanea sia prodotta dalla vista di un altro
animale o da un brusco contatto con questo. A deter-
Organismi avfib'i dtlla zona di marea ecc. 289
miiiaiia bastiiuo tenui variazioni dell'ambiente esterno :
una inuguaglianza del terreno, una differenza nella
temperatura o nella illuminazione; anzi gli stimoli
lievi risultano più efficaci dei forti. Se nei Granchi
della scogliera tali arresti subitanei possano servire
di difesa è cosa molto dubbia, per conto mio sarei
propenso ad una risposta negativa.
Credo però che certi atteggiamenti, i quali in molti
organismi non hanno speciale importanza biologica,
possano in altri venir adattati a qualche utile ufficio.
Ricordiamo che il fenomeno della immobilità tempo-
ranea si presenta con frequenza e con durata ben mag-
giore in alcuni Artropodi terrestri, negli Insetti « che
fanno il morto ». È anzi una nota caratteristica nella
biologia dei Fasmidi, di quei singolari Ortotteri che
somigliano in modo straordinario a fuscelli disseccati.
Orbene, recentissime esperienze condoti e sui Fa-
smidi tenderebbero a dimostrare che in questi animali
la morte apparente ha il carattere di un fenomeno
ritmico, cioè si produce a determinati intervalli senza
rispondere all'azione diretta di alcun stimolo esterno.
A meno che opportuni esperimenti mi dimostrino il
contrario, non vedo nulla di assurdo nel ritenere che
il fatto biologico sia in questo caso perfezionato e
adattato alla difesa individuale; la somiglianza dell'In-
setto colla pianta nella forma e nel colore sarebbe inef-
ficace se non intervenissero a renderla piti completa
lunghi periodi d'immobilità.
Ma è tempo di chiudere la digressione. I biologi
che abitano presso al mare dovrebbero far grazia
per qualche tempo alle rane e ai cani, vittime prede-
stinate dei laboratori, e conoscere un po' da vicino
19. — R. ISSEL.
290 Capitolo nono
i viventi della zona di marea, che forse meglio d'ogni
altra comunità biologica si prestano a belle indagini
nel campo della fisiologia generale.
BIBLIOGRAFIA
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voL 14, 1884.
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gén. psycholog. », année 7, 1907.
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PoLTMANTi O., Sttidi di fisiologia etologica: II. Lo stato di immo-
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Physiologie », Bd. 13, Hft. 3, 1912.
Pruvot G., op. cit. (ved. bibliografia, cap. III).
Vkrworn M., Allgemeine Physiologie,y A\ifl. Jena, Fischer, 1902.
CAPITOLO X.
La vita fra le Alg^he sommerse
SoALMARio: Alghe della scogliera e loro importanza. — Idroidi
(Coryne), Meduse striscianti di Clavatella. — Anellidi tu-
bicoli (Spirorbis), Terebellidi e Molluschi Nudibranchi
(Aeolis, Oalvina). — Crostacei {Caprella, Acanthonyx, Maja),
Pantopodi.
Al disotto della tenue striscia sottoposta alla alta-
lena delle maree la scogliera diventa il regno delle
Alghe. Più abbondanti e più svariate nell'acqua lim-
pida e nei luoghi riparati, esse ricoprono talvolta la
rupe sommersa di un manto lussureggiante e vario-
pinto. È peccato che la nostra letteratura botanica
non ci abbia ancora fornito un calendario completo
delle Alghe; un prospetto dal quale risulti l'epoca di
comparsa e di maggiore rigoglio delle specie più note.
Anche dal punto di vista zoologico non sarebbe inu-
tile raccoglier dati di tale natura, perchè nella zona
delle Alghe sommerse fauna e flora sono intimamente
connesse e certe variazioni di quella non si possono
sempre capire senza i cambiamenti di questa.
Intanto chi ha vissuto in riva al mare per più anni
consecutivi, anche senza aver compiuto in proposito
292 Capitolo decimo
speciali ricerclio, si è accorto di un fatto: la vegeta-
zione crittogamica delle nostre scogliere è in anticipo
su quella della terra emersa. In fine d'autunno le Alghe
son scarse e poco sviluppate, ma già nel mese di gen-
naio, quando ancora non sono sbocciati i primi ane-
moni sulla collina, è manifesto un risveglio della flora
crittogramica marina. Nel Golfo di Napoli si è ve-
duto che il periodo di massimo rigoglio va da febbraio
sino a maggio ; più tardi la maggior parte delle specie
scomparisce dopo di aver maturati gli organi ripro-
duttori. La regola tuttavia vale per la zona com-
presa tra la superfìcie e le profondità di venti metri;
più in basso il periodo culminante della vegetazione
va ritardato fno all'estate, talvolta fino all'autunno.
Non precisate ancora, ma certo poco differenti da
queste sono le condizioni che si verificano lungo il
Mediterraneo settentrionale.
In talune località una sola specie o poche specie di
Alghe assumono il predominio sopra tutte le altre
e danno al paesaggio la nota caratteristica, la quale può
variare colla stagione perchè nuove specie entrano
successivamente nel periodo di pieno sviluppo.
L'aspetto di certe piccole insenature di Portofino
al termine d'autunno, quando le acque limpide la-
sciano scorgere il fondo roccioso chiazzato di Alghe
rosse {Peysonnelia, Cora^Une) è ben diverso da quello
che si presenta all'osservatore durante l'estate, quando
un'Alga bruna, o Feoficea, la Dictyoptsris pohjpo-
dioides (fig. 109), diventa padrona del campo. Essa
invade gli scogli sino a fior d'acqua con folti cespugli
di fronde dicotomicamente ramificate, che ricordano
da lontano quelle di certe felci, donde il suo nome spe-
cifico.
La vita fra le Alghe sommerse 293
Altre località della riviera li£,are offrono condi-
zioni propizie ad Alghe svariate; parecchie diecine
di specie, si contendono il terreno. Tal'è la scogliera
di Quarto, che si protende a levante del monumento
a Garibaldi, tal'era più vicino a Genova la scogliera
di Boccadasse, prima che i grandiosi lavori edilizi
eseguiti in quella regione mettessero a soqquadro
la riva.
La distribuzione delle Alghe lungo la nostra sco-
gliera vien governata da fattori diversi; piìi importanti
degli altri sembrano essere la luce e l'agitazione delle
acque. Anche presso alla superficie, nelle grotte, nei
ri})ari; nelle fenditure ove penetra scarsa quantità
di luce, la flora algologica diventa più bella e più ricca
perchè vi partecipano in proporzione larghissima le
Rodoftcee o Alghe rosse, mentre le Cloroficee, che han
bisogno di una più forte illuminazione, diventano
più rare. L' agitazione violenta delle acque lascia
vivere soltanto le specie dotate di una notevole resi-
stenza, oppure quelle specie deboli che si attaccano
alle fronde di altre Alghe più robuste od alle foglie
delle Zosteracee.
Fra le Alghe verdi o Cloroficee si distingue a
primo d'occhio VAcetabularia mediterranea (fig. 101),
che ha la forma di un ombrellino giapponese; le stecche
dell'ombrellino sono raggi fertili lungo i ([uali si svi-
luppano gli organi riproduttori della pianta.
Le Halimeda (fig. 102) che si trovano di preferenza
nella parte profonda della scogliera hanno un tallo
formato di tanti dischetti allineati l'un dietro l'altro,
disposizione simile a quella che ci è famigliare nella
pianta del fico d'India. Una pleiade^ di piccole Cloro-
294
Capitolo decimo
ficee, che soltanto un consumato specialista saprebbe
denominare, vivono seminascoste fra le Alghe più
grandi o addirittura sulle fronde di altre specie.
Fra le Alghe brune o Feoficee, oltre alla Dictyo-
pteris (fig. 103), richiama subito la nostra attenzione
Fig. 101.
Alga cloroficea : Acelabularia medilerranea. Lanix, Secoudo
rOltmans, 1905, impiccolita di V3.
la Padina pavonia (fig. 104), un cartoccetto di color
caffè chiaro con striscio e sfumature piìi fosche. Pel
loro tallo robusto e coriaceo, nel quale i rami laterali
sorpassano di gran lunga il fusto centrale, si riconoscono
facilmente le Cystoseira (fig. 105). Queste Alghe vi-
vono gregarie e talvolta formano delle selve in minia-
tura lungo il nostro litorale, anche nei tratti abba-
stanza rudemente battuti dalle onde. All'apice del
La vita Jra le Alghe sommerse 295
tallo la tinta olivastra di talune Gystoseira passa in
un azzurro metallico, iridescente. Non è questo un
fenomeno dovuto a sostanza colorante, ma lo provo-
cano microscopici schermi, a struttura lamellare, che
i^^Q:
fi
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Fig. 102.
Alga clorotìcea : Halitneda luna (EU et" Sol.) Lamx. Secondo
r Oltmans, 1905, impiccolita di V3.
sono internamente disposti contro le pareti cellulari
dell'Alga, dal lato che guarda verso la luce più in-
tensa. Si tratta dunque di un fatto fisico simile a
quello che determina lo splendore madreperlaceo nella
296
Capitolo dtcimo
faccia interna di molte conchiglie. Soltanto le Alghe
rosse o le Ko do ficee sono capaci di vegetare nelle
zone più profonde del dominio costiero ; tuttavia abbon-
Fig. 103.
Alga feoficea Dictyopteris polypodioides (Desi ) Lanjx., leggenii.
impiccolita. Fotogr. originale. Quarto dei Mille.
dano anche a fior d'acqua. Non è a credere però che
tutte le Rodofìcee siano colorate in rosso ; molte anzi
rivestono altre tinte. Così nella scogliera di Quarto ab-
bonda una piccola Rodoficea, l'Alga uncinata {Hypnea
La vita fra It Alghe sommerse
297
aspera fig. 106), che si abbarbica ad altre Alghe coi
piccoli uncini ond'è armato il suo tallo di colore ver-
Flg. 104.
Alga feolicea: Padina pavonia (L.), leggerni. impiccolita. Fo-
togr. originale. Quarto dtei Mille.
dastro; tinta poco diversa hanno i Gelidium, i cui rami,
piuttosto crassi, sono muniti di una doppia serie di
brevi ramuscoli, ordinati come le barbe di una i^enna.
298
Capitolo decimo
Per contro ha color rosso -bruno la comunissima
Alga o fronda di pino {Halopithys pinastroides, fig. 107)
la quale deve il suo nome ad una certa sua lontana
rassomiglianza con fronde di conifere in miniatura,
ed è rosea la Corallina officinalis, che erige il suo tallo
Fig. 105.
Alga feoficea: giovane Cystoseira mediterranea Sauv.
naturale. Originale. Quarto dei Mille.
grand.
ricco di sali calcarei, a cespuglietto finemente ramifi-
cato, anziché distenderlo a guisa di rigida crosta, come
sogliono fare le altre Corallinacee poc'anzi ricordate.
Le Alghe si debbono considerare come un elemento
di prim'ordine per la dift'usione di certe specie animali,
tant'è vero che la fauna della scogliera algosa acquista
un carattere suo proprio.
La vita Jra le Alghe sommerse
299
Valutare con precisione la importanza che assu-
mono le Alo^lie in tutte le manifestazioni della vita ani-
1.^
|S
^rt
male è impresa lunga e complessa; tuttavia è lecito
di additare le principali cause che valgono a stabilire
300 Capitolo decimo
una connessione più o meno intima tra la fauna e la
flora.
Fi-. 107.
Alga rodoficea : Jlalopilhys pinaslroides (Giiiel.) Kuetz, leg-
germ. impiccolita. Fotogr. originale. Quarto dei Mille.
Anzitutto molte specie di Alt^^lic servono di sostegno
La vita fra le. Alghe sommerse 301
ad animali sessili, i quali, nel y/eriodo adulto della loro
esistenza si fissano durevolmente al tallo della Crit-
togama. Una relazione meno continua, ma non priva
di interesse biologico, contraggono quelle specie ani-
mali che, senza essere legate stabilmente al substrato
vegetale, sogliono cercar riparo tra le Alghe. L' inte-
resse biologico è specialmente grande laddove si sta-
bilisce una spiccata somiglianza di colore tra l'Alga
e l'animale; più ancora dove forme ed atteggiamenti
particolari rendano la somiglianza più efficace.
Giova poi ricordare come l'Alga fornisca ad alcuni
animali non soltanto riparo, ma anche nutrimento.*
Talvolta le Alghe piìi grandi, quelle comodamente vi-
sibili ad occhio nudo, vengono mangiate da erbivori.
Più spesso l'erbivoro non insidia l'Alga macroscopica,
ma una moltitudine di esseri minuti o microscopici
che popolano la superficie dell'Alga maggiore. In
questa vegetazione epifitica delle Alghe prevalgono
le Diatomee, ma son rappresentate anche le Mizoficee
(vegetali inferiori poco dissimili dai Bacteri), Protozoi
vari. Alghe verdi, ecc. C'è tutto un mondo di anima-
letti di varia classe che vive a spese di questo feltro
vegetale e si giova quindi delle Alghe maggiori in via
indiretta.
L'ultimo anello nella catena dei Carnivori è costi-
tuito dai Pesci che guizzano attorno alle Alghe, nonché
dai grossi Invertebrati predatori, quali le Asterie ed
i Polpi striscianti sulla rupe. La maggior parte di questi
animali non dipende, se non in via molto subordinata
dalla vegetazione crittogamica.
Vi sono tuttavia Pesci erbivori, come le Salpe ed
altre specie che ingeriscono quantità notevoli di Alghe,
302 Capitolo decimo
o in via puramente accidentale mentre abboccano la
preda, o perchè normalmente hanno dieta mista.
Siccome frammenti di Alga contenenti le spore
(germi riproduttori delle Alghe) attraversano intatti
l'intestino v'è ragione di supporre, col Piccone, che le
spore conservino, dopo la loro emissione insieme cogli
escrementi, la facoltà di germogliare e che i Pesci
possano quindi efficacemente contribuire alla dissemi-
nazione di queste Crittogame.
Gli animali che stanno attaccati alle Alghe non si
possono comodamente osservare sul posto perchè
troppo minuti; conviene adunque divellere una certa
quantità di Alghe e collocarle in un recipiente d'acqua
marina. Scrutando la superficie della pianta, non tar-
deremo a scoprirvi qua e là piccole colonie di Idroidi.
Gli Idroidi sono polipi riuniti in colonie striscianti
oppure arborescenti; dalla colonia si formano nuovi
membri mercè un processo di gemmazione, che fa
pensare a quello per cui dall'albero sorgono nuovi
getti. Ma in una determinata epoca dell'anno, lungo
i rami oppure sul corpo dei polipi stessi, compariscono
gemme isolate o multiple, che sviluppandosi diven-
tano Meduse. Queste non tardano a staccarsi e abban-
donata la riva nuotano per qualche tempo nel plancton.
La Medusa rappresenta l'individuo sessuato della
colonia, poiché sviluppa prodotti sessuali maschili
e femminili e dalle uova fecondate nascono larve na-
tanti per mezzo di ciglia, simili, nella forma esterna, a
La vita fra le Alghe sommerse
303
certi Infusori. Dopo un
vagabonda, la larva si
fissa all'Alga od al suolo
e si trasforma nel primo
polipo della colonia Idroi-
de, donde per gemmazio-
ne si svilupperà l'intera
colonia; tal'è il modo più
comune con cui 8Ì com-
pleta il ciclo vitale in
questi classici esempi di
generazione alternante.
A Quarto è difficile
svellere dieci o dodici pian -
te di Halopitys senza sco -
prirvi qualche colonia di
un piccolo Idroide; la
Coryne muscoides{fig. 108).
Si presenta sotto forma
di un alberetto bianchic-
cio, smilzo e poco rami-
ficato, alto un paio di
centimetri o tre centi-
metri al massimo. I polipi
che stanno al vertice dei
ramuscoli hanno la forma
di un cono molto allun-
gato, alla sommità del
quale s'apre la bocca; tra
la bocca e la base s'im-
piantano a varia altezza
dieci o dodici tentacoli
breve periodo di esistenza
wmi
"■■'■]W
Fig. 108.
Idroide Coryne muscoides sopra
un tallo di Halopilhys, >c 10;
Originale. Quarto dei Mille,
304 Capitolo decimo
rigonfiati, alla estremità libera, in mi battone sferico.
Tanto il corpo molle dei polipi, quanto il fusto della
colonia sono protetti da un involucro trasparente,
che apparisce solcato, in senso trasversale, da finissime
strie. Irritato da un contatto brusco, il polipo si ri-
gonfia e si accorcia, e i tentacoli si contraggono, incur-
vandosi verso l'alto.
Nelle Coryne gli individui clie portano gli organi
della riproduzione non giungono a staccarsi e a nuo-
tare liberamente in veste di Medusa, ma rimangono
aderenti al polipo sotto forma di gemme ovali, dette
go no tee he, che si sviluppano in primavera (fi-
gura 109).
Nella scogliera di Quarto l'Alga bruna Diciyopieris
'polypodioides non suole albergare alcun Idroide, al-
meno in acque superficiali; per contro in certi scogli
a fior d'acqua che si trovano a Portofino e Niasca
(Paraggi) i suoi talli si presentano letteralmente co-
perti, alla base, da colonie graziosissime di Campanu-
laria, dove ciascun polipo, a tentacoli tenui e cilindrici,
si erige sopra un fusto separato ed i singoli fusti sono
allineati lungo un filamento comune (idroriza).
Il caso di una piccola Medusa che si allontana dal
comune tipo pelagico per adattarsi alla vita strisciante
rappresenta una eccezione, ma cercando bene fra le
Alghe non sarà difficile di averne sotto gli occhi l'e-
sempio più caratteristico. Ad occhio nudo è un grumo
bianchiccio a mala pena visibile; osserviamolo al
microscopio con piccolo ingrandimento. Si presenta
allora come un piccolo disco semi-trasparente, munito
di sei lunghi tentacoli, oltremodo flessibili e contrattili.
All'apice ogni tent acolo si biforca in dtierami ; l'inferiore
La vita fra le Alghe aommsrse
30è
munito di una piccola ventosa, il superiore di un ri-
gonfiamento sferico irto di nematoblasti; di quei tali
apparecchi urticanti che già abbiamo imparato a co-
noscere nella zona di marea, a proposito dell'Attinia
^•
#,
..... . m. /#
^-
Fig. 109.
Un polipo di Coryne muscoides colle gonotecbe (g), x 100
circa. Originale. Quarto dei Mille.
rossa. La Medusa solleva e protende all'innanzi uno
o più tentacoli e con questi aderisce saldamente al
substrato, poi contraendoli fa progredire tutto il
corpo.
20. — R. ISSEL.
306 Capitolo decimo
Queste singolari Meduse (fig. 110), cliiamate dagli
zoologi Eleuterie prima che venisse riconosciuta l'ori-
gine loro da colonie Idroidi appartenenti al genere
Clavatella, si osservano quasi sempre in via di attiva
riproduzione. Non alludo però allo sviluppo per mezzo
di uova, normale tra le Meduse Idroidi, poiché nel
caso nostro il processo di gemmazione, proprio della
colonia Idroide, si ripete anche nella Medusa; ne
risulta, in breve, una nuova generazione di Meduse
striscianti che direttamente si origina dalla Medusa
prolifera. Tutte le Eleuterie osservate a Quarto por-
tavano gemme medusoidi al margine dell'ombrello,
negli spazi interposti fra i tentacoli. Per quanto con-
cerne lo stadio di sviluppo c'era una progressione re-
golare tra la più recente e la più antica; quella si pre-
sentava come una semplice protuberanza del margine
ombrellare ; questa come una Medusa coi suoi tentacoli
già ben sviluppati e prossima certo al distacco.
Si è scoperto, or non è molto, un fatto curioso:
questa forma di riproduzione per gemme viene diret-
tamente influenzata dall'ambiente esterno. La Drze-
wina ed il Bohn hanno provato a mantenere delle
Eleuterie in acqua marina privata di ossigeno ed hanno
veduto che le gemme in formazione sul margine del-
l'ombrello, anziché diventare piccole Meduse, si tra-
sformavano in braccia supplementari.
Mi domanderete ancora che cosa sono le macchie
rosse allungate che si trovano alla base di ciascun ten-
tacolo. Si tratta di stigmi, di semplicissimi organi di
senso, che molto probabilmente non possono percepire
più di semplici differenze nella intensità della illu-
minazione. Forse per legge di compenso un intero
La vita fra le Alghe sommerse
307
^^^f^f ^
/r
Fig. 110.
Medusa strisciante di Clavatella, x 50 circa. Inm,, mo, m^, m^,
si vedono Meduse figlie che si stanno sviluppando, per gem-
mazione, dalla Medusa madre. L'indice della lettera m è
tanto più elevato, quanto più lo sviluppo della gemma è
progredito. Originale. Quarto dei Mille.
308 Capitolo decimo
gruppo di Meduse Idroidi è fornito di tali stigmi (Tu-
bularie-Antomeduse), mentre un altro gruppo (Campa-
nularie-Leptomeduse), che manca di stigmi, possiede
per compenso degli statocisti, organi destinati a per-
cepire le condizioni di equilibrio.
Tornando per un momento al bentos che vive ses-
sile sulle Alghe, non si può fare a meno dinotare certe
macchioline bianche, lunghe un millimetro o poco più,
disseminate sui talli delle Alghe ; in taluni rami tanto
numerose da apparire come una fitta punteggiatura.
A chi la esamini con una buona lente, ogni macchio-
lina si presenta come una breve spirale avvolta in un
piano o poco deviante da un piano. Somiglia moltis-
simo a certe conchiglie di Gasteropodo, ma non appar-
tiene ad un Mollusco. Infatti se aspettiamo pochi
minuti, vediamo spuntar fuori dall'apertura della con-
chiglia non già un rostro ed un piede carnoso da Ga-
steropodo, ma un fascio di sottili tentacoli i quali di-
vergendo si espandono, formando un elegante pen-
nacchio. La presenza di questo apparato indica subito
la posizione tassonomica dell'animale, anche prima di
spezzar la conchiglietta calcarea e di verificare che
il corpo è suddiviso in un certo numero di segmenti.
Si tratta di un Anellide sedentario. In questo gruppo
di Anellidi i tentacoli che irradiano dal capo sono sem-
pre sviluppatissimi e in taluni generi, come nello
Spirorbis che abbiamo sotto gli occhi (fig. Ili), fun-
zionano anche da branchie.
La vita fra le Alghe sommerse
309
310 Capitolo decimo
Nel gruppo degli Anellidi erranti, che non si circon-
dano d'un astuccio protettore, le appendici del capo
sono generalmente assai meno sviluppate e le bran-
chie ordinate lungo una regione assai più estesa del
corpo.
Con moderato ingrandimento del microscopio è age-
vole vedere che tanto i fusti principali dei tentacoli,
quanto le diramazioni che da questi divergono come
le barbe di una penna, sono forniti di robuste ciglia
vibratili.
Le correnti d'acqua prodotte da queste ciglia non
soltanto valgono a favorire il ricambio dei gas respi-
rabili, ma trascinano verso* la bocca una quantità
di piccoli organismi (Diatomee, Flagellati) che al-
l'animale servono di cibo. Una delle appendici che
sporgon fuori dalla conchiglia, per la minore lunghezza
e per la forma clavata non merita il nome di tentacojo
e infatti essa viene adibita ad altro ufficio, o, per dir
meglio cumula due funzioni diverse. Anzitutto serve
da opercolo e, quando venga ritirata, tappa ermeti-
camente l'apertura della conchiglia. Inoltre nello Spi-
rorbis che abbiamo sotto la lente ed in altre specie di
quel gruppo diventa, nel periodo della riproduzione una
camera incubatrice per le uova. Guardando bene po-
tremo scorgere nell'interno dell'opercolo dei corpiccioli
piuttosto opachi, ciascuno fornito di un paio di pun-
ticini rossi; sono gli embrioni cogli occhi già formati.
Fra vita sedentaria e vita errante non mancano
transizioni. Così lungo le Alghe si vedono spesso a stri-
sciare degli Anellidi muniti di una ricchissima corona
di tt^ntacoli filiformi nel eentro della quale si scorgono
piccole branchie ramificate. Sono giovani Terebellidi
La vita fra le Alghe sommerse
311
(fig. 112), che sebbene abbiano oltrepassato da lungo
tempo la condizione larvale, menano ancora vita li-
Fig. 112.
Giovane Terebellide strisciante fra le Alghe per mezzo dei
tentacoli cefalici, x 6. Originale. Quarto dei Mille.
bera, e dei tentacoli si servono per camminare. De-
poniamone uno sul fondo di un biccliiere; i tentacoli,
dapjprima contratti in un disordinato groviglio, fluì-
312 Capitolo decimo
SCODO poco a poco come rivoletti di un liquido denso, e
si dispongono a raggiera aderenti al vetro; poi l'ani-
male comincia a strisciare verso la superficie dell'acqua
e a tal uopo contrae i tentacoli rivolti in alto allun-
gando gli altri e portando cosi innanzi tutto il corpo.
Ma, raggiunta la condizione adulta, l'Anellide perde
le abitudini vagabonde e si fabbrica un tubo aggluti-
nando pietruzze o granellini di sabbia con una secre-
zione mucosa; i tentacoli non servono più come or-
gani di moto, ma soltanto alla prensione degli alimenti
ed al ricambio dell'acqua.
Gli animali che contraggono relazioni colle Alghe
strisciando o camminando sulle Alghe medesime sono
legione. Per osservarne qualcuno a nostro agio, basta
lasciar riposare un fascio di Alghe in un grande bic-
chiere d'acqua marina. Dopo qualche ora una molti-
tudine di animaletti si è radunata a fior d'acqua o al-
meno sui rami superiori del fascio.
Non tralasciate mai di esaminare un poco da vicino,
quando l'occasione si presenti, qualche rappresentante
del gruppo dei Nudibranchi. Si tratta di Molluschi
che a mio parere non temono rivali nella fauna di sco-
gliera marina per l'eleganza e la varietà dei colori.
Immaginatevi un corpo lungo pochi millimetri (tut-
t'al più pochi centimetri nei giganti del gruppo) 'mu-
nito all'innanzi di due paia di tentacoli e non molto
dissimile nella forma (salvo le dimensioni) dai luma-
coni nudi che vediamo a strisciare sulle pietre o sui
muri durante le pioggie autunnali.
Mi domanderete dove sono le branchie nude indi-
cate dal nome. In realtà le appendici del dorso che
danno la nota caratteristica a (juori animali si jm)s-
La vita fra le Alghe sommerse 313
sono cliiamare organi respiratori, inquantochè rappre-
sentano un aumento di superfìcie della pelle e tutta la
pelle adempie alla funzione respiratoria, ma non ri-
sulta che siano organi specializzati per la respirazione
e non meritano quindi il nome di vere branchie.
Poche diecine d'anni fa questi Nudibranchi erano
tutt' altro che rari nei dintorni immediati di Genova
e senza uscire dal porto si poteva trovarne raschiando
le Alghe lungo le pareti sommerse dei moli. Ammon-
tano a ben trentadue le specie del porto di Genova
illustrate dal Trinchese con belle tavole a colori in
una monografia che vide la luce dal 1887 al 1891. Un
lavoro di tal natura sarebbe impossibile nelle condi-
zioni odierne del nostro porto ; i veli oleosi galleggianti
alla superfìcie, il pulviscolo di carbone, i rifiuti d'ogni
qualità vanno scacciando dalle gettate e dai fondi
melmosi le ultime vestigia della fauna e l'inquina-
mento prodotto dall'uomo si rende sensibile a distanza
sempre più grande dalla riva.
Se vana è la speranza di ottenere in breve volgere
di tempo un ricco bottino di specie, per compenso
si può essere quasi certi di ritrovare una specie de-
terminata quando si conosca la località ch'essa fre-
quenta; così grandi Aeolis, dalle appendici dorsali
azzurre o violacee vivono nelle insenature secon-
darie dell'ancoraggio di Portofino e nelle giornate
calde e tranquille vengono a strisciare sui talli
della Dictyopteris. Le appendici esili e cilindriche
delle Aeolis diventano appiattite e fogliacee nella
Galvina pietà (fig. 113), non troppo rara nei dintorni
di Quarto. Questo Xudibranco, lungo al massimo
(lue ceulinict ri, h;i il corpo giallognolo e le ap]H'ii<li('i
per lo più chiazzato di verde colla punta rosea.
314
Capitolo decimo
Ricercando con cura tra le Alghe del litorale, riu-
Fig. 113.
Un Nudibranco : Galvina pietà Haider e Hanck. , >< 4. Secondo
il Trinchese, 1871 - 1877.
tìcirete forse a scoprire altri tipi ugualmente graziosi
La vita fra le Alghe sommerse 315
di Nudibranclii : le Amphorina ad appendici dorsali
panciute come anfore, le Doto a tentacoli imitanti
il fiore accartocciato di una Calla e ad appendici
lobate. Queste propaggini dorsali dei Nudibranchi me-
ritano ancora qualche parola. Premetto ch'esse non
rappresentano soltanto un aumento della superficie
respiratoria, ma debbono pure considerarsi come
un annesso dell'apparato digerente, inquantochè ac-
colgono nella loro cavità interna diverticoli della
glandola digestiva; del cosidetto fegato. Ora in al-
cune specie (la comune Aeolis papillosa è nel numero)
il diverticolo presenta all'apice e quindi in corrispon-
denza della estremità dell'appendice, una dilatazione
piriforme detta tasca a nematoblasti. Essa contiene
un certo numero di quei microscopici organi urticanti
che abbiamo imparato a conoscere nei Celenterati.
Per qualche tempo si è creduto che gli Eolididi
ed altri Nudibranchi disponessero di queste efficaci
armi difensive, insolite pei Molluschi. Oggi sappiamo
con certezza che i nematoblasti non appartengono
già ai tessuti del Mollusco, ma provengono da colonie
Idroidi delle quali il Mollusco si pasce; i dardi sono
della vittima e non del predatore. Fra i Nudibranchi
troviamo, oltre ai vegetariani puri, come le Elysia,
molte specie che adottano la dieta animale. È d'uopo
aggiungere che, stando alle osservazioni del Trinchese,
alcuni Eolididi, costretti dalla fame, divorano le
proprie uova e aggrediscono anche individui della
medesima specie i^er divorarli.
1 piccoli Nudibranchi, sebbene generalmente si
muovano strisciando sulle ]>iaiite nuirine, possono
anche galleggiare strisciuudo a ventre in alto contro
316 Capitolo decivio
la superficie del liquido; molti avranno osservato
come le Limnee delle nostre paludi seguano il mede-
simo procedimento. Più d'una volta mi è accaduto di
veder mettere in pratica dalle AeoUs galleggianti un
altro espediente: per lasciare la superficie e recarsi al
fondo non aspettano di aver raggiunta la parete del-
l'acquario dove potrebbero strisciare, ma filano un cor-
doncino di muco, al quale si appendono calandosi
lentamente sino al fondo. È possibile che questa
tecnica dipenda da condizioni fisiologiche anormali,
ad ogni modo è interessante il porla a confronto con
quella che in altro ambiente e con altro scopo mettono
in pratica i lumaconi quando si appendono al ramo
durante l'accoppiamento.
Un altro incontro è quasi inevitabile per chi esamini
molte Alghe di scogliera, sopratutto nei mesi tempe-
rati e caldi: le Caprelle. La specie più frequente a
Quarto è la Capretta acantliifera var. grandimana
(fig. 114). Il suo corpo è ridotto a ben misera espres-
sione: un filamento bianchiccio lungo pochi millime-
tri; Tesame degli arti mostra come anche queste ap-
pendici abbiano subito una riduzione su vasta scala.
Infatti nell'ordine dei (.'rostacei Antìpodi, al quale la
Caprella si riferisce, dovremmo trovare di regola sette
paia di zampe toraciche (pereiopodi), mentre qui ne
contiamo cinque paia, poiché il terzo ed il (piarto son
rapprrseiitati da duo nioncoiii ap^ùatliti ed ovali.
Per (|uauto concome le zampe addominali (il cui iiu-
La vita fra le Alghe sommerse
31'
mero tipico è di 5 i)aia) non restano che avanzi a
pena riconoscibili ed incapaci di funzione.
L'impicciolimento o la scomparsa di alcune appen-
dici non costituiscono adunque una specialità dei
parassiti; intere serie di animali liberamente viventi
ci mostrano talvolta delle economie su tutta la linea
che nessuna influenza esterna potrebbe giustificare.
Nel caso nostro la riduzione considerevole di alcune
Fig. 114.
Anfipodo: Caprella aeanlhifera Leach, var. grandimana
Mayer x 12. Originale. Quarto dei Mille.
parti è fino ad un certo punto compensata dallo svi-
luppo grande di altre. Alludo sopratutto alle robuste
chele o pinze colle quali terminano le zampe toraciche
del secondo paio ; nel maschio della Caprella in parola
queste pinze raggiungono larghezza assai maggiore di
quella del corpo.
Vi esorto ora a scrutare colla lente qualche fronda
d'Alga ove stanno passeggiando le Caprelle. Un po'
di pazienza, e non tarderete molto a vedere alcune
di esse fermarsi in atteggiamento caratteristico. Pun
318 Capitolo decimo
tellata sulle ultime paia di zampe toraciche ad un
ramuscolo d'Alga, la Gaprella drizza il suo corpo e
lo mantiene disteso ed immobile nel vuoto; colle sue
larghe « mani » protese all'innanzi dà quasi l'impres-
sione di un individuo in atto di preghiera. Del resto
una tale attitudine non è nuova a chi conosca bene
i costumi degli Insetti. Parecchi lettori ricordano senza
dubbio la posa caratteristica della Mantide o Mona-
chella dei prati, e già l'immagine della Mantide si
era presentata nel 1788 allo zoologo tedesco A. F*
Miiller quando, in un suo libro, aveva chiamate le
Caprelle Mantes acquaticae. Si direbbe che in ogni
grande tipo zoologico l'organismo disponga di certi
speciali atteggiamenti i quali tendono a ricomparire
qua e là anche in gruppi molto lontani, quando si
ripetano certe particolarità nell'architettura del corpo.
Dal punto di vista fisiologico mi sembra evidente
che il fatto rientri nella stessa categoria di quelli
accennati a proposito dei Granchi e debba quindi
considerarsi come una sorta di arresto durante il
quale certe attività muscolari vengono temporanea-
mente inibite. Biologicamente parlando può esso riu-
scire vantaggioso ? Certo ai nostri occhi la Caprella
filiforme ed immobile, si distingue a mala pena dal-
l'Alga ove dimora, ma se ciò costituisca una difesa
contro i nemici naturali del Crostaceo è quistione
più complicata di quanto a prima vista non appaia.
Sull'argomento dovrò riparlare più tardi; osservo in-
tanto che alcune specie di Caprelle si trattengono di pre-
ferenza sulle colonie di Idroidi, nel qual caso la somi-
glianza col substrato è assai minore di quanto si ve-
rifichi fra le Alghe.
La vita Jra le Alghe sommerse 319
Mentre eravamo intenti a studiare gli animaletti
saliti alla superfìcie del bicchiere, non abbiamo notato
fra le Alghe del fondo, un vivace rimescolio.
Diradiamo le fronde e scopriamo l'intruso; quasi
sempre esso è un Granchio ; e la specie che più sovente
ci capita fra le mani è il piccolo Acanthonyx lunulatus
(fig. 115). Il suo cefalotorace si attenua all'innanzi
Fig. 115.
Un granchio : Acanthonyx lunulatus Latr. , grand, naturale.
Si vede una piccola colonia di Briozoi attacata al rostro.
Originale. Quarto dei Mille.
e termina in un rostro, carattere questo eh' è comune
a tutta la tribù degli Oxirinchi. Il nome generico di
Acanthonyx (da acanthos, spina e onyx, unghia) al-
lude ad un carattere non privo d'interesse biologico.
Non soltanto gli artigli coi quali terminano le zampe
toraciche sono acuminati e ricurvi, ma sotto al micro-
scopio si rivelano forniti d'una serie di uncinetti
secondari. Ciò spiega come il Granchio posato nel
cavo della mano si attacchi tenacemente all'epider-
mide, tanto che è necessario un tenue sforzo per distac-
carlo, e anche se rivoltiamo la mano, vi rimane appeso.
320 Capitolo decimo
Ecco i provvidi ramponi necessari per chi si affida
ai ramuscoli delle Alghe! Una specie delle stesse di-
mensioni, ma meno ben dotata in fatto di appigli,
non potrebbe certo avventurarsi sulle mobili fronde
senza correre il rischio di rotolare in basso.
Il nome specifico di lunulatus deriva da una intac-
catura fatta a mezzaluna che divide il rostro in due
parti; ma non tanto c'interessa questo particolare
morfologico del rostro, quanto un corpo estraneo che
qualche volta lo sormonta a guisa di pennacchio; a
Quarto si tratta per lo più di un ramuscolo di Briozoo.
Attribuisco al fatto una certa importanza perchè lo
ritengo come un accenno dell'istinto di mascherata
che giunge a pieno sviluppo in altre specie della me-
desima famiglia e sopratutto nella Maja verrucosa.
Quando raccogliete molti individui di provenienze
differenti, non tardate ad accorgervi come VAcaìi-
thonyx tenda ad assumere una colorazione simile a
quella delle Alghe sulle quali si arrampica; gli indi-
vidui raccolti a Boccadasse tra le Alghe verdi sono
verdi od olivastri, mentre volgono al rossiccio quelli
che vivono sui tratti della scogliera di Quarto coperti,
in prevalenza, di Alghe rosse o brune.
Secondo le osservazioni del noto oceanografo nor-
vegese Hjort, questo fenomeno si verifica al più alto
grado in un piccolo Granchio del mare di Sargassi,
il Planes minutus, che può presentare le più svariate
livree corrispondenti al colore dell'Alga ove ha di-
mora.
Dicevo come la Maja verrucosa ci offra un classico
esempio dell'istinto di mascherata che appena si
accenna neW Acanthonyx e si sviluppa più o meno
In altri Oxirinchi.
La vita fra h Alghe sommerse
821
Non è difficile procurarsi qualche Maja, anche a
l^ochi palmi di profondità sotto al livello marino e
la statura abbastanza cospicua di questo Granchio
bruno e bitorzoluto (può oltrepassare un decimetro
di lunghezza) permette di osservarlo comodamente
Fig. 116.
Un Granchio: Maja verrucosa M. Edw. , niascherata con Al-
ghe : alquanto impiccolita. Dal Calman, 1911.
in acquario. Le sue zampe sono piuttosto corte; quelle
del primo paio, assai più brevi delle altre, portano una
pinza di colore rossastro, molto sottile nella femmina,
moderatamente rigonfia nel maschio. Oltre che ai bi-
sogni dell'alimentazione, tali pinze servono ad un
altro scopo. Con esse l'animale strappa dei pezzetti
21. - K. ISSEL.
322 Capitolo decimo
d'Alga che trova nel suo cammino e se li accomoda
sul dorso ove rimangono saldamente attaccati, perchè
trattenuti da minutissimi uncini ond'è armata, in
serie, la superficie dorsale del cefalotorace.
A mascherata completa le Maja sembrano dei
veri giardinetti ambulanti (ftg. 116) e datele loro mo-
venze tarde ed interrotte da lunghi riposi; data la
predilezione che hanno pel folto della vegetazione
marina, si capisce come sfuggano, molto sovente,
agli sguardi più attenti. Un fisiologo polacco, il Min-
kiewicz, ha eseguito alla stazione zoologica di Villa -
franca di Nizza suggestive esperienze sopra l'istinto
della Maja. Egli ripuliva accuratamente il dorso di
alcuni esemplari e li collocava entro ad acquari fasciati
con carta di un determinato colore, poi metteva a
disposizione dei Crostacei striscioline di carta di tinte
assortite. 11 risultato da segnalare era questo, che gli
indumenti prescelti per la mascherata non venivano
raccolti a casaccio, ma, entro certi limiti, le Maja trae-
van fuori dal mucchio multicolore le striscioline di
tinta corrispondente a quella dell'acquario (^).
Non crediate, del resto, che i frammenti coi quali
gli Oxirinchi si rivestono il corpo servano soltanto
da maschera; in caso di fame il vestito diventa
anche una riserva alimentare. Racconta infatti il
Calman come un Granchio affine alla Maja, il Ragno
di mare {Stenorhynehus longirostris), sia stato veduto
a toglier colle pinze frammenti del suo rivestimento
dorsale e portarli alla bocca.
(*) Recentissimi osservatori, come il Pearse e lo Stevens, non
hanno però confermato questi risultati.
La vita fra le Alghe sommerse
323
Pag. 117.
Cu Pantopode: Pallene emaciata A. Dohrn; maschio veduto
dal dorso, x 18. Dal lato sinistro sono disegnate soltanto
le zampe ovigere (o) dal destro tutte le zampe, eccetto le
ovioere. Dal Dohrn A., 1«81.
324 Capitolo decimo
Per quanto coiieeriie la natura del materiale, la
Maja non è davvero molto esigente; si contenta di
ciò che trova, pezzetti di carta (come nelle esperienze
accennate) fili di lana, ecc. ; il modo col quale li usa
dimostra il carattere automatico dei suoi movimenti ;
perchè in mancanza di oggetti adatti all'uopo, altri ne
raccoglie che non possono aderire in alcun modo alla
superficie dorsale. Più d'una volta ho visto le Maja.
ripulite dalle loro Alghe e messe in acquario a fondo di
ghiaia, compiere ripetutamente la fatica di Sisifo:
sollevavano colle pinze i sassolini e se li mettevano
sulla schiena; naturalmente alla prima movenza bru-
sca il sassolino perdeva l'equilibrio rotolando al
fondo.
Un'ultima occhiata, molto attenta però, al nostro
mazzo di Alghe. Salle fronde delle Alghe, come sulle
colonie di Idroidi, si trovano sempre animalucci lunghi
pochi millimetri che facilmente si sottraggono allo
sguardo pel tardo movimento, per l'aspetto fili-
forme degli arti e per la tinta poco vistosa. Sono i
Pantopodi o Picnogonidi, animali di dubbie affinità,
da taluni collocati in appendice ai Crostacei, da altri
avvicinati agli Aracnoidi, da altri ancora considerati
come classe a parte. Il tronco di questi Artropodi è
poco sviluppato in confronto di quattro paia di arti
(ve ne sono in tutto da 5 a 7 paia), i quali accolgono
nel loro interno propaggini dell'apparato digerente.
I Pantopodi ci offrono un esempio d'incubazione delle
uova affidata al maschio ; soltanto nel maschio esiste
infatti il terzo paio di arti, funzionanti da piedi ovigeri.
Nel periodo riproduttivo un lungo cordone bianchic-
cio, contenente le uova, si avvolge attorno a queste
appendici e vi permane fino allo schiudere delle larve.
La vita fra le Alghe sommerse 325
BIBLIOGRAFIA.
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nebst einen Verzeichnis der bisher daselbst beóbachteten Arten.
« Mittheil. a. d. Zoolog. Station zu Neapel », Bd. 3, 4 Hft.,
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Trinchese S., Aeolididae e famiglie affini. Parte I, Bologna,
Gamberini e Parmeggiani, 1877; Parte II, «Meni, della
R. Accad. dei Lincei », Classe di Scienze Fis. Matem. e Natur.,
voi. 11, 1881.
CAPITOLO XI.
Vita della scogrliera sommerga
Sommario: Stelle e Ricci di iijare (Asterias, Paracenirolus). — -
Molluschi Gasteropodi {Cuprea, Conus, ecc.). l'olpo (Octo-
pus). — Animali viventi sotto le pietre; Chitoni, Orecchie
di mare (Chiton, Haliotis) ; Gorgonie.
La fauna delle Alghe sommerse, argomento delle
ultime pagine, non costituisce una comunità biolo-
gica ben distinta da quella illustrata nel presente
capitolo. Ma per distribuire equamente la materia,
dopo aver considerato animali sedentari, striscianti,
od ambulanti sulle Alghe (oppure rimpiattati tra le
fronde come le Maja) ve ne presenterò altri che, pur
frequentando la scogliera algosa, dipendono general-
mente in via meno diretta dalla v^egetazione marina.
Di questi alcuni strisciano sulla rupe o vi si attac-
cano; altri nuotano nelle vicinanze.
Cominciando da un metro o due sotto al livello
marino, si possono trovare in abbondanza i Ricci di
mare {Paracentrotus lividus) ed anche qualche Stella
di mare: oggetti preziosi d'indagine e dimostra-
zione perchè in pochi altri organismi potremo stu-
diare adattamenti più istruttivi negli organi di moto
e in quelli di prensione degli alimenti.
J'ita della scogliera sommersa
327
Nei dintorni di Genova, come in tutto il Mediter-
raneo, abbonda in ogni stagione la grande Asteria
(Asterias glacialis, fig. 118), un' altra specie più appa-
riscente, malgrado le dimensioni più modeste, per
la tinta rosso -ranciata uniforme del suo corpo, VEchi-
Fig. 118.
Stella di mare: Aslerias glacialis L;
turale. Imit. dal Ludwig.
circa della graud. ua-
ìtcìster sepositiis, si trova anche più comune nelle inse-
nature tranquille di mare e si può raccogliere talvolta
in copia col semplice sussidio di una canna spaccata.
Occupiamoci un poco dell'Asteria glaciale; il co-
lore di questo Echinodermo vien descritto come bruno
() verdastro o rossiccio. Ciò vale tuttavia per quegli
esemplari che hanno dimora in acque superficiali.
328 Capitolo undicesimo
Ne ho veduti alcuni pescati nelle parti più profonde
della scogliera e nei fondi a Coralline, che dimostra-
vano in modo molto evidente l'azione della luce sui
pigmenti animali, poiché la loro tinta generale era di
un paglierino pallidissimo, quasi latteo, e soltanto
l'apice dei tentacoli presentava una delicata sfuma-
tura violetta.
Le Stelle di mare, come tutti gli altri Echinodermi,
hanno qualche cosa di profondamente caratteristico
che li allontana da tutti gli altri gruppi animali; fanno
quasi l'impressione di organismi arcaici, relitti di
tempi geologici passati. Ed arcaici sono davvero gli
Echinodermi; cominciano a pullulare negli strati
pili antichi dell'era paleozoica e malgrado il gran nu-
mero di specie comparse nei mari da quelle epoche
remotissime sino ai tempi attuali, si sono mantenuti
ligi a certi capisaldi della organizzazione, i quali da
una parte conferiscono al gruppo singolare compat-
tezza, dall'altra gli serbano una posizione a parte nella
serie zoologica. Com'è noto, lo scheletro delle Asterie
è composto di gran numero di piastrelle solidamente
connesse, ma nel medesimo tempo articolate fra di
loro; dalla parte ventrale corrono, lungo la linea me-
diana delle braccia, cinque solchi dai quali emergono
gli organi locomotori o pedicelli. L'acqua marina,
aspirata dall'Asteria mediante la contrazione di spe-
ciali vescichette membranose, filtra nell'interno del
corpo attraverso i forellini di una piastra speciale
dello scheletro: la lamina madreporica. Di qui vien
condotta ad un canale collettore, donde si distribuisce
a cinque canali radiali, uno per ciascun braccio.
Finalmente, per le sottili diramazioni di questi canali.
Vita della scogliera sommersa 329
viene iniettata nei pedicelli e conferisce loro il turgore
necessario acciocché la j)iccola ventosa che portano
all'apice possa aderire tenacemente alla parete dello
scoglio. Osserviamo l'Asteria che sale lungo la parete
di un acquario : si vedono i pedicelli staccarsi succes-
sivamente dal substrato, poi protendersi e riattaccarsi
più avanti nella direzione verso la quale l'animale è
sollecitato a muoversi. Degno di nota è la coopera-
zione di tutte le oracela nel movimento: Ciascun
braccio isolato dal corpo è suscettibile di vivere e di
camminare per proprio conto, mentre nell'Asteria
integra i movimenti sono in tal guisa coordinati dal-
l'azione del sistema nervoso centrale che i pedicelli
assumono posizioni diverse rispetto all'asse delle sin-
gole braccia, per orientarsi tutti verso una stessa meta.
E sebbene le braccia per la forma e la struttura siano
tutte equivalenti, pure il Bohn ha osservato che nelle
Asterie adulte soltanto certe braccia vengono di
preferenza dirette all'innanzi nella progressione, assu-
mendo l'ufficio di braccia direttrici; sembra invece
che tale polarità non sia ancora comparsa nelle Asterie
giovani poiché queste si valgono indifferentemente
di tutte e cinque. L'aderenza dei pedicelli permette
all'Asteria di percorrere non soltanto le pareti verti-
cali della scogliera o dell'acquario, ma anche di spo-
starsi lungo volte orizzontali col dorso all'ingiù.
Nella sua vita hanno molta importanza gli stimoli
che si esercitano sulla superfìcie ventrale del corpo, per
cui si nota una costante tendenza a mantenere fra que-
sta superfìcie ed il substrato il contatto più largo. È
istruttivo verificare quanto siano rapidi e relativa-
mente svelti i movimenti coi quali l'animale capovolto
330 Capitolo undicesimo
riesce a rimettersi in posizione normale. Dopo aver
esplorato l'ambiente agitando i pedicelli, torce un
braccio lungo l'asse longitudinale e con l'apice rivol-
tato si attacca e si puntella sul fondo, poi solleva il
corpo inarcando le braccia e lo fa ruotare finché di
bel nuovo riposa sul ventre (fig. 119). Ho osservato
che se il rovesciamento si fa eseguire in una vaschetta
con uno strato d'acqua poco profondo, l'Asteria sa
compiere la rotazione in modo da non lasciar emergere
dal recipiente alcuna parte del corpo.
Le Asterie presentano all'estremità di ciascun brac-
cio un punticino rosso (stigma) interpretato come un
occhio semplicissimo, tuttavia la sensibilità alla luce
è diffusa per tutta la superficie del corpo, dal momento
che le Asterie private di stigmi non si comportano
diversamente dagli individui normali. Le Asterie
della scogliera sogliono ricercare l'ombra; altre che
vivono in fondi scoperti e pianeggianti e non potreb-
bero difendersi colla fuga, secondo il Bohn, incurvano
tutte le braccia nel medesimo senso; si tratta forse
di un atteggiamento destinato a proteggere gli stigmi
dalla luce troppo viva.
Le abitudini eminentemente jH-edatrici, che il pro-
fano non sospetterebbe in un animale così tardo come
l'Asteria, son rese possibili da una curiosa partico-
larità dell'apparato digerente. L'animale può estro -
flettere il suo stomaco come un dito di guanto ed in-
trodurlo con violenza fra le valve semiaperte di un
Mollusco Lamellibranco. Lo stomaco estroflesso cir-
conda la preda (cioè le parti molli del Lamellibranco),
la paralizza coi succhi gastrici e la sugge, poi vien
ritirato nell'interno del corpo e così ha termine questa
curiosa digestione extra -corporea.
Fila della scogliera aommtrsa
331
is-ìs^
Fig. 119.
Diagramma di uua Asteria rovesciata che si raddrizza. Le
freccie indicano la direzione del movimento. Le braccia
che si corrispondono nelle due fasi successive A e B sono
indicate colle stesse lettere ; le braccia fissate al substrato
sono contrassegnate da una croce. Secondo il Cole, 1913.
Non soltanto Mollusclii, iiiu ])criìu() liicci di mure
cadono vittime dell'Asteria orlaciale.
332 Capitolo undicesimo
Organi sui generis, affatto peculiari agli Echino-
dermi, sono lepedicellarie. Nella Stella di mare tali
appendici sono pressoché sessili e riunite alla super-
ficie dorsale del corpo in tanti mazzetti, ciascuno dei
quali circonda una spina corta e robusta.
È interessante vedere come sotto l'azione di un ec-
citamento meccanico, per esempio sfregando la pelle
con una bacchettina di vetro, tanto la spina quanto il
mazzetto di pedicellaria che la circonda si erigano
e vengano a sporgere, come altrettanti piccoli globi,
dalla superficie del tegumento; nel tempo stesso le
branche delle pedicellarie chiuse si aprono. Se un pic-
colo animale, passeggiando alla superfìcie dell'Asteria,
viene a stimolare le pedicellarie aperte, determina al-
l'istante un riflesso per cui le branche si chiudono
ed attanagliano l'intruso.
Più caratteristiche sono le pediceUarie (fig. 120) del
comune Riccio di mare {Paracentrotus lividus), comu-
nissimo lungo la scogliera. Prendete un Riccio di mare
ben vivace, e tenendolo sommerso in una vaschetta di
adequa di mare esaminate con una forte lente la re-
gione della bocca. Vedrete uno spettacolo dei più
attraenti : tutta una selva di pedicellarie che si muovono
fra gli aculei dondolando sui loro peduncoli. Ad alcune
pedicellarie (nel Riccio di mare se ne descrivono
quattro tipi diversi) spetta, secondo gli osservatori
più autorevoli, l'ufficio di ripulire dai corpi estranei
la superficie del corpo. Una funzione velenifera è poi
comune a tutte le pedicellarie, ma particolarmente
sviluppata nelle pedicellarie cosidette globif ere dove
la tenaglia, fatta di tre branche uncinate, è circondata
da vistose glandole del veleno. Ohe si tratti di tos-
Vita della scogliera sommersa
333
sico molto attivo lo dimostrano le esperienze della
Kyotzof: un estratto di tali organi che contenga
40 pedicellarie per ogni chilogrammo dell'animale
Fig. 120.
Due Pedicellarie del Riccio di mare comune: Paracentrotiis
Uvidìis (Laniarck) : A, j)edicellai"ia della regione boccale
(detta ofiocefala) a grosse pinze, ;< 80. Secondo lo Jaui-
nies, 1904. — B, pedicellaria (detta globifera) in cui le pinze,
assai esili, sono circondate da vistose glandolo velenifere
(gì.). Secondo il Mortensen, 1913.
sperimentato, uccide un coniglio nello spazio di due
o tre minuti.
A differenza delle due Stelle di mare ricordate, che
hanno distribuzione, verticale molto estesa, il Para-
centroius ìividus vive da pochi palmi a pochi metri
334 Capitolo undicesimo
di profondità; poggia sul suolo roccioso colla bocca
rivolta in basso e sebbene il suo intestino si trovi
spesso pieno di detriti di varia natura, usufrutta esclu-
sivamente le Algke (^), che va raschiando mercè i
denti durissimi del suo apparato masticatore. Le acque
limpide e continuamente agitate rappresentano una
condizione normale del suo habitat; ed è sopratutto
per questa ragione che riesce diffìcile il mantenerlo
a lungo in vita nei soliti acquari di laboratorio.
Poiché siamo nel mondo dei Molluschi, debbo men-
zionare, sia pure di volo, alcuni Gasteropodi ricono-
scibili dalla forma caratteristica delle loro conchiglie
(fig. 121). 11 Conus mediterraneus, la Columhellu ru-
stica, la Pisania maculosa, per citarne soltanto alcuni,
sono frequentissimi ovunque lungo la nostra Kiviera
ed è ben difficile in tempo di calma non vederne a
fior d'acqua qualche esemplare vivente, oppure qual-
che conchiglia vuota, portata in giro dal comunissimo
Pagui'ide Clibanarius misanthropus, che facilmente
riconoscerete dalle zampette verdognole coll'apice
bianco listato longitudinalmente di rosso.
I Trochi (fig. 122 B) e le Gibbule (fig. 121, E) dalla
conchiglia a largo cono, strisciano volentieri all'a-
sciutto nella bella stagione. La Cypraea lurida (figura
122 A) è uno dei pochissimi rappresentanti mediter-
(') Pare invece che un'altra specie comunissima da noi, lo
Sphaerechimis granularis a spine hianohe. abbia (lieta mista.
Vita della scogliera sommersa — 335
Fig. 121.
Jonchiglie di Molluschi Gasteropodi comuni sulla scogliera souiiueri
in grand, naturale :
\., Comift mediUrraneus Brug. B, Pisania maculosa Lam.
J, Columhella rustica L. D. Gtrithnim rupestre Risso.
E, Gibhula iimbilicaris L.
Fotog. originale. Quarto dei Mille.
Fig. 122.
Conchiglie di Gasteropodi comuni sulla scogliera sommersa, in
grand, naturale:
A, Cypraea hirida L. — B. Monodonta turbinata Boru. Fo-
togr. originale. Quarto dei Mille.
336 Capitolo undicefiimo
ranci di un genere che ostenta cospicue dimensioni
e disegni elegantissimi nelle specie dell'Oceano Indiano.
A Quarto frequenta gli scogli ad una certa profondità,
ma non è difficile raccoglierla nelle ore notturne al-
lorché risale a fior d'acqua, forse per soijdisfare i suoi
istinti carnivori, h' Euthria cornea (fig. 123), altra
specie di mediocre grossezza, abita la scogliera pro-
fonda e la zona delle Coralline.
Fig. 123.
Un Gasteropodo: Eulhria cornea, L. strisciante: grand, natu-
rale. Originale. Quarto dei Mille.
Per muoversi nella regione della scogliera sommersa
i Polpi {Octopus vulgaris, fig. 124 0) dispongono di
ima tecnica assai piti varia di quella dell'Asteria.
Quelli che vediamo prendere dai nostri pescatori me-
diante un uncino a lungo manico sono generalmente
di peso inferiore ai due chilogrammi, ma di tratto in
tratto se ne pescano di tre, cinque e perfino dieci chi-
logrammi di peso.
Gli otto tentacoli o braccia che fan corona al becco
Vita della scogliera sommersa
337
corneo del Polpo sono armati di due serie di ventose ;
negli Eledone o Moscardini le ventose sono uniseriate.
Quando l'animale si muove su terreno accidentato,
le braccia gli servono per strisciare ed essendo duttili
al più alto grado si possono protendere in ogni direzione
Fig. 124.
più noti e comuni tra i Cefalopodi mediterranei:
A, Calamaio; Loligo vulgaris Lamarck. — B, Sepia, Sepia
officinalis L. — C, Polpo; Octopus vulgaris Lamark. Se-
condo l'Jatta, 1896.
ed introdurre nelle fessure della rupe. Per contro,
su terreno pianeggiante, il Polpo può camminare pog-
giando sulle braccia ripiegate a voluta, e, se le circo-
stanze lo richiedono, può anche nuotare colla massima
agilità riunendo a fascio le braccia: l'organo di propul-
sione è in questo caso l'imbuto, dal quale viene
espulsa con forza l'acqua aspirata nella cavità fra
corpo e mantello.
22. — R. ISSBL,
338 Capitolo undicesimo
Il mantello che protegge tutto il corpo del Polpo,
ad eccezione del capo, si attacca dorsalmente al capo
stesso, mentre è libero dalla parte ventrale; l'imbuto
è un breve tubo conico aderente alla parete ventrale
del corpo, poco al disotto del capo e porta alla base
due larghi lembi membranosi. Ad ogni aspirazione
l'acqua penetra largamente nella fessura tra corpo e
manteUo irrigando la cavità ove sporgono liberamente
le branchie. Nel momento successivo, grazie alla con-
trazione di speciali muscoli ed alla pressione esercitata
dall'acqua che riempie la cavità sui lembi basali dell'im-
buto, questi vengono ad applicarsi contro il mantello
in modo da chiudere completamente la cavità. Al-
lora l'acqua non trova altra via d'uscita che la stretta
apertura dell'imbuto e vien quindi proiettata sotto
forma di getto violento; il getto determina, per rea-
zione, la spinta all'indietro dell'animale. Si tratta di
un apparecchio idraulico comune a tutti i Cefalopodi
ed affatto peculiare; non serve soltanto alla locomo-
zione ma provvede anche il gas respirabile alle bran-
chie, le quali espandono ad ogni aspirazione le loro la-
melle cutanee, disposte, come le barbe di una penna,
ai lati di un fusto comune.
Piccoli Granchi ed altri Crostacei sono pasto favo
rito del Polpo e non è a credere che i Cefalopodo li
riduca in suo potere col solo aiuto delle lunghe braccia
e del becco corneo foggiato sul tipo del pappagallo;
il Lobianco ha scoperto che il Polpo sputa nella camera
branchiale della preda una secrezione velenosa che si
produce nelle glandole salivari del secondo paio e con
tal mezzo riesce a paralizzarla. Gli effetti fisiologici
di questo veleno, come ha osservato il Baglioni, sono
Vita della scogliera sommersa 339
affatto simili a quelli provocati da certi composti fe-
nolici.
Col progresso delle nostre cognizioni sulla fauna
marina gli avvelenatori diventano dunque più nume-
rosi di quanto fosse lecito supporre.
La conoscenza dei Pesci marini è importantissima,
sia dal punto di vista pratico, sia perchè la grandis-
sima maggioranza dei Vertebrati marini è costituita
dai Pesci. Infatti i Eettili marini del Mediterraneo
(Testuggini) si possono chiamare rarità, mentre i Mam-
miferi adattati alla vita d'acqua salsa (Cetacei, Pin-
nipedi o Foche) sono complessivamente limitati ad
un numero esiguo di specie.
1 Pesci della scogliera sommersa merifano una vi-
sita speciale. Non potrei certo raccontare le vicende
di tutte le specie che vengono a pascolare fra le Alghe
sommerse; l'indole del libro non lo consentirebbe e
poi, malgrado le indagini del Lobianco e di altri
appassionati ricercatori della fauna mediterranea, la
vita ed i costumi di molte specie anche volgari non
ci son noti che a grandi linee od a frammenti. Con-
viene aver pazienza sino a che le indagini talasso-
grafiche siano più complete e la fotografìa, colla ci-
nematografia sottomarina passi, dallo stadio di espe-
rimento fortunato a quello di metodo corrente di
indagine.
Per mezzo di un retino a mano si può catturare fra
gli scogli qualche esemplare di Bavosa crestata {Blen-
nius pavo Risso, fig. 125); è un pesciolino lungo un
decimetro o poco più, con una pinna dorsale che va
dalla estremità posteriore del capo sino alla coda; il
suo colore è olivastro con una macchia rotonda alla
340
Capitolo undicesimo
base del capo e alcune fasce trasversali più scure sul
tronco; macchia e fasce hanno un orlo di colore az-
zurro, che nella stagione degli amori diventa piti vi-
vace ed acquista uno splendore metallico. Il capo, di
forma molto ottusa, è sormontato, nel maschio, da una
Fig. 125.
Jilennius pavo Risso, appoggiato al sasso colle pinne ventrali:
metà della grand, naturale. Originale, Quarto dei Mille.
cresta adiposa di color giallo; ecco un bell'esempio
di quei caratteri che vengono detti sessuali secon-
dari perchè senza far parte degli organi riproduttori,
compariscono come appannaggio di un sesso. 11
corpo non ha squame ed è protetto da un'abbondante
secrezione mucosa, al pari di quanto si verifica nelle
Anguille.
Questa piccola Bavosa si alleva molto bene in pri-
Vita della scogliera sommersa 341
gioiiia e manifesta abitudini piuttosto sedentarie.
Altri pesciolini, piìi agili nuotatori, imparano molto
presto a scendere obliquamente dall'alto per ghermire
il cibo che si depone sul fondo dell'acquario entro
ad una vaschetta di vetro. Il Blennius continua per
molto tempo a battere colla testa contro le pareti della
vaschetta. Più tardi impara a sollevarsi fino al mar-
gine di questa, ma non è capace di abboccare il cibo
guizzando, e, per afferrare il boccone sente il bisogno
di adagiarsi nella vaschetta, scompigliando e spargendo
all'intorno tutto il contenuto
Un pesce bentonico per eccellenza si dimostra
anche pel modo col quale si comporta fra i sassi e le
sporgenze della scogliera; una delle sue posizioni pre-
ferite è di stare appoggiato in posizione obliqua; tal-
volta quasi verticale al substrato roccioso, puntel-
landosi sulle pinne ventrali che sono sottili, ma robuste.
I costumi dei Blennii meritano la i>iìi viva atten-
zione. Poco potrei raccontare sulla riproduzione del
Blennius pavo; ma una serie di fatti notevoli ci è stata
narrata dal Guitel a proposito di specie affini. Cosi
la femmina del Blennius Montagui, voltandosi col
ventre in alto, attacca le sue uova alla superficie infe-
riore di qualche pietra sommersa, e il maschio le vigila
nel modo pivi fedele. Non soltanto esso agita di con-
tinuo le pinne per rùinovare la corrènte d'aria indi-
si>ensabile alla respirazione degli embrioni, ma- si af-
fretta a rimuovere colla bocca qualsiasi corpo estraneo
che venga a posarsi alla superficie delle uova. Piccoli
Blennius, riferibili a specie numerose, abbondano fra
la scogliora ligure (come risulta dairrlenco che ne
si CSC il Miicigueirii), e al pari delle specie studiale
342 Capitolo undicesimo
dal Guitel fornirebbero al biologo ed allo psicologo
soggetti attraenti d'indagine.
Questo adattamento alla vita di fondo che già si
osserva nel Blennius giunge a ben altro sviluppo e
perfezione nel Periophtalmus kohlreuteri del Mar
Rosso, che appartiene ad una famiglia vicina (Gobiidi)
e che per inseguire la preda esce dall'acqua e saltella
sulla spiaggia poggiando sulla base, all'uopo modi-
ficata, delle pinne pettorali. La relazione col fondo com-
patto s'imprime in modo ben diverso sopra due altri
Pesci nostrani: alludo al Gobius paganellus, grosso
Ghiozzo dalle tinte fosche grigie o nerastre, le cui
pinne ventrali son fra loro saldate in modo da formare
una piccola coppa. Di questa coppa si servono i
Ghiozzi come di una ventosa per aderire alle superfìci
solide che incontra sul suo cammino.
Più radicalmente modificato apparisce un altro
pesciolino, il Lepadogaster Gouani (fig. 126), che in-
sieme "ad altri congeneri non è raro lungo le coste li-
guri. L'apparato adesivo è in questo caso una vera
ventosa ed alla sua formazione prendono parte tanto le
pinne pettorali, quanto le ventrali; ne risultano due
coppe situate l'una dietro l'altra. Quando il Lepado-
gaster si attacca al vetro od allo scoglio non è sempre
facile impresa il distaccarne, col solo aiuto delle dita,
quel corpo viscido e nudo.
Relazioni meno intime colla scogliera manifestano
alcune specie conformi, nell'architettura del corpo, al
tipo comune di Pesce nuotatore.
Fra queste si trovano alcune delle piii graziose e
variopinte dei nostri mari, conic itlcuiii Scrriiiidi
{Serranuts cahrilla e Herranufi acriba) e Labridi {Julia
Vita della scogliera sommersa
343
vulgaris, Julis pavo). Facile preda anche ai dilettanti
meno esperti, i Serrani abboccano voracemente al-
l'esca meno prelibata che si cali in mare coli' amo, a
pochi metri di profondità. Il Serranus cahrilla è gial-
lognolo con otto fasce trasversali rossicce o brune;
Fig. 126.
Lepadogasler Gouani Lac. , in grand, naturale: A, l'animale
di fianco attaccato allo scoglio. — B, capo dello stesso, ve-
duto dall'alto. Originale, Quarto dei Mille.
livrea più elegante riveste il congenere Serranus
scriba (fig. 127), che oltre alle fasce nerastre porta sul
capo quei delicati disegni azzurri listati di nero, donde
ha tratto il nome. Dal punto di vista anatomico,
i Serrani sono notevoli pel fatto, assai raro tra i Pesci,
di riunire i due sessi sopra il medesimo individuo. Per
quanto concerne la biologia, ricordo un'asserzione di
pescatori alla quale non prestavo fede prima di averla
più di una volta verificata coi miei propri occhi. Molto
spesso un Serrano se ne sta in sentinella dinnanzi alla
buca od alla fessura abitata dal Polpo, librandosi sulle
344
Capitolo undicesimo
natatoie. È probabile che si tratti di una associazione
nella sua forma meno intima; forse di una simbiosi
Vita della scogliera sommersa 345
iniziale e che le relazioni fra i due « amici » si riducano
semplicemente a ciò, che il Serrano si giova degli
avanzi di Crostacei consumati dal Mollusco e fluttuanti
presso alla tana di quest'ultimo. Ad ogni modo questa
relazione sarebbe meritevole di speciale indagine.
E le Donzelle ? Per la loro smagliante livrea ove il
ranciato contrasta coli' azzurro e col bruno e il rosso
col verde sono vere gemme della nostra fauna ittio-
logica; VIulis vulgaris si distingue per una fascia
laterale ranciata a zig-zag, mentre la lulis pavo porta,
nella stessa posizione, una fascia diritta rossa.
Studiando i loro costumi si capisce facilmente come
nuotino nello stesso branco coi Serrani senza entrare
in competizione per gli alimenti. Difatti, esaminando
il contenuto intestinale di molti esemplari, ho veduto
che i Serrani si cibano preferibilmente di Crostacei,
come piccoli Paguridi e Gamberetti, mentre le lulis,
che hanno i denti più ottusi e piii robusti, fan preda
di piccoli Molluschi Gasteropodi, (Marginelle, Rissoe,
piccole Nassa), di cui stritolano i gusci.
Un pesciolino bruno con riflessi dorati, dalla lunga
coda falcata, nuota spesso nelle insenature tranquille
della scogliera insieme ai Serrani: è la Castagnola
(Heliases chromis L., famiglia dei Pomacentridi ) ;
l'adulto è bruno con riflessi dorati, mentre i giovani,
che di luglio sogliono nuotare in branchi numerosi
a pochi palmi di profondità, si distinguono pei loro
riflessi, di un azzurro lapislazzuli dei piìi intensi.
346 Capitolo undicesimo
Certi animali marini hanno esigenze particolari e
rigorosamente circoscritte in fatto di abitazione, e
considerati sotto questo punto di vista meritano un
posto a parte nella fauna di scogliera. Vi sono, per
esempio, Molluschi appartenenti all'ordine degli Anfì-
neuri di cui non riuscite a scoprire un solo individuo
se non lo andate a cercare alla parte inferiore dei
sassi; i conchigliologi sanno che una raccolta abbon-
dante di Chiton litorali è tutta questione di forza
muscolare che vien prodigata rivoltando le grosse
pietre dei bassifondi.
Il Chiton (dal greco ;ttr6Jv, tunica, guscio) hanno
una conchiglia fatta come uno scudetto ellittico e
convesso, decomponibile in otto piastrelle articolate.
Le specie mediterranee del genere non superano, in
lunghezza, i tre cm. Il Mollusco sta attaccato alla roc-
cia col dorso all'ingiìi per mezzo del suo piede musco-
loso. Il profano lo osserva aspettando che qualche parte
del corpo venga a far capolino fuori della conchiglia,
ma ciò non avviene perchè il guscio nasconde e protegge
ogni cosa. Infatti questi Molluschi primitivi, che nel
poco sviluppo e nella simmetria del sistema nervoso
conservano qualche cosa che li avvicina a certi gruppi
di Vermi, non hanno un capo ben distinto: la parte
corrispondente al capo si riduce ad un breve rostro
solcato da una fessura : la bocca ; gli occhi ed i tentacoli
fanno completamente difetto. Tuttavia si trovano
disseminati alla superficie della conchiglia organi di
senso molto semjjlici che presiedono probabilmente
Fita della scogliera sommersa
347
ad una sensibilità generale rispetto alle variazioni
dell'ambiente esterno. E giova qui ricordare come in
alcuni Chitonidi tropicali questi sensilli appariscano
specializzati e si trasformino in veri occhi. Si tratta
Fig. 128.
Conchiglie di JIuHolis: A, Haliotis iuherculala L. — B, ffalio-
tis lamellosa Lamk. Fotog. originale, Villafranca.
del resto di occhi assai semplici, un gruppo di cellule
retiniche, (elementi sensibili alla luce), circondato da
un involucro isolante di pigmento nero e sormontate
da un corpo diafano che funziona da lente.
348 Capitolo undicesimo
In vari punti del Mediterraneo, le Riviere Liguri
non escluse, allignano i Gasteropodi conosciuti sotto
il nome di Orecchie di mare {Haliotis tiiber culata, fi-
gura 128 J^, Haliotis lamellosa, fig. 128 B), che mani-
festano abitudini poco diverse da quelle dei Ghiton e al
pari di questi si rinvengono di frequente sotto alle pie-
tre sommerse. Rimanere a lungo coi margini della con-
chiglia aderenti allo scoglio impedirebbe le necessarie
comunicazioni fra l'animale e l'ambiente esterno;
a stabilirle provvede una serie di fori allineati lungo
i margini della conchiglia, che lasciano libero adito
all'acqua marina. Il mantello, la vasta piega cutanea
che avvolge il corpo del Mollusco, presenta una lunga
fessura, i cui margini si mantengono combacianti
nei tratti sottoposti agli intervalli tra un foro e l'altro,
mentre stanno divaricati in corrispondenza dei fori
stessi e li attraversano con tre sottili appendici, molto
sensibili al tatto.
Le cicatrici che continuano, verso l'apice, la serie
delle aperture, sono antichi fori otturati da secrezione
calcarea. Nella giovanissima Haliotis il primo foro si
forma come un intaglio del margine, poi, per accresci-
mento che si produce lungo l'intero margine, la fes-
sura si trasforma in foro ; nello stesso modo si for-
mano gli intagli, e quindi i fori successivi; all'ultimo
formato corrisponde l'apertura anale.
Finalmente, se volete farvi una idea di organismi
sessili che vivono solidamente impiantati sulla roccia,
dovete esplorare le acque limpide e tranquille nei
tratti dove la scogliera sommersa discende con pendio
molto rapido. Nei dintorni di Portofino scoprirete
faoilineiitc, u una (liccina di metri di ])rof<»ii(lità ed
Vita della scogliera sommersa 349
ciucile meno, le colonie della Gorgonia verrucosa. Sono
alberetti a fusto sottile riccamente ramificato, costi-
tuiti da sostanza cornea, che acquista maggiore rigi-
dità per la presenza di corpuscoli calcarei (detti scle-
riti) disseminati nel suo interno. I polipi disseminati
lungo i rami sono, come quelli del Corallo, forniti di
otto tentacoli piumosi.
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Verany G. B., Mollusques méditerranéens: I. Céphalopodes de
la Mediterranée. Génes, 1851.
CAPITOLO XII.
La vita sui fondi a Coralline
e sui fondi melmosi
SomjVIArio: Fondo a Coralline; caratteri generali; Spugne {Axi-
nella), Briozoi (Myriozoum, Retepora), Anellidi (Protula
Eunice), Echinodermi {Echinits, Spatangus,Astropecten, ecc).
— Molluschi {Saxicava, Pecten, CerUhium, Aporrhais, Fu-
sxLS, Murex, ecc.), — Crostacei (Larribrus, ecc.) — Tunicati
Cynthia, ecc.). Pesci {Scylliorhinus). — Fondo melmoso:
caratteri generali ; Celenterati (-4 Zci/omwm, Pennaiula, Ca-
riophyllia). - — Echinodermi {Ophioglypha, Stichopus, Mol-
luschi {Turritella, Cassidaria, Dentalium, Avicula, Isocar-
dia). — Crostacei (Squilla, Penaeus, Dromia), — Tunicati
(Phallusia). — Pesci (Torpedo, Raja, Peristedion, Lophius,
Centriscus, Argentina, ecc.).
Una ricchezza non comune di vita distingue il fondo
a Coralline che fa seguito alla scogliera sommersa.
La luce penetra in questo fondo considerevolmente
attenuata, per cui la varietà delle Alghe scema gran-
demente in confronto a quella che domina negli oriz-
zonti superiori. Il minor numero di superstiti è for-
nito dalle Alghe verdi, delle quali tuttavia si raccoglie
ancora qualche rappresentante. Predominano invece
le Rodoficee e tra queste hanno sviluppo enorme le
Coralline {Lytìtophillum, Lyiìwthamnion, Melobeiia),
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 351
che sogliono rivestire e saldare insieme con una sorta
di cemento ruvido e compatto i detriti di roccia pro-
venienti dal disfacimento della scogliera, innumere-
voli resti animali e spesso anclie frammenti di scoria
lasciati cadere dai piroscafi.
Questo fondo a concrezioni (fìg. 130), che assume
tinte per lo più biancastre, ma spesso anche rosee o
violacee, è conosciuto dai pescatori liguri sotto il
nome di crena o di zina.
Bisogna notare anzitutto che tali concrezioni, per
la loro superficie ronchiosa; per le cavità ed i meati
che si aprono nella loro massa, costituiscono un
ambiente oltremodo favorevole a molti Inverte-
brati; sopratutto a quelle specie che possono facil-
mente insinuarsi ed annidarsi in piccoli spazi. D'altra
parte l'agitazione delle onde non si propaga, se non
molto attenuata, ai fondi coralligeni, e lascia vivere
un certo numero di organismi sessili, anche se delicati
e privi di quegli speciali adattamenti che abbiamo
testé conosciuti nelle zone superiori.
Un colpo fortunato di gangano fa subito intravedere
i caratteri generali di questa fauna; si tratta general-
mente di specie più grandi delle loro afiB.ni viventi
in acque meno profonde e per quanto concerne i co-
lori le varie gradazioni del rosso e del bruno comin-
ciano ad acquistare predominio sulle altre tinte.
Se fra le concrezioni di Coralline la fisionomia gene-
rale della vita ha un carattere suo proprio, non è
a credere che tutte le specie siano peculiari a questo
tipo di fondo. Alcune frequentano indifferentemente
la scogliera sommersa, anche a pochi metri di profon-
dità, altri si ritrovano pure nelle sabbie e nei detriti.
352
Capitolo dodicesimo
Vi abbondano le Spugne o Poriferi; fra le più co-
muni in Liguiia ci-
terò le Axinella (fi-
gura 129), che eri-
gono le loro costru-
zioni fibrose in for-
ma di cilindri sot-
tili, lunghi anche
qualche decimetro
ed a colori gene-
ralmente vivaci. 1
larghi fori che si
aprono alla super-
ficie sono gli oscu-
li; servono come
vie di uscita all'ac-
qua che, penetrata
nel sistema di ca-
vità interne per un
complesso di aper-
ture minori (pori
inalanti), vi ha
recato l' ossigeno
necessario alla re-
spirazione e le par-
ticelle nutritive di
culla Spugna si nu-
tre.
Le colonie di
Briozoi sono carat-
teristiche di questi
pendii e li ricoprono talvolta per notevoli estensioni,
Pig. 129.
Spugna: Axinella faveolaria Ndo, V3
della grand, naturale. Secondo l'Ac-
quarium Neapol.
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 353
tantoché i fondi a Coralline meriterebbero anche il
nome di fondi a Briozoi.
La Betepora cellulosa (fig. 130) innalza le sue co-
struzioni calcaree simili a trine accartocciate; altre
Fig. 130.
Frammento di fondo a Coralline: ^/^ delia grand, naturale, A
sinistra una colonia di Briozoi (Betepora cellulosa Cavol.)
e un i)iccolo Granchio {Pihimmis); a destra un'altra colonia
di Briozoi (Myriozoum triincalnm Donati). Fotogr. origi-
nale. Quarto dei Mille.
specie sviluppano le loro colonie sotto forma di arbo-
rescenze. Così procede il Myriozoum truncatum Do-
nati, che per la tinta rossa ricorda il Corallo, sebbene
la sua natura di Briozoo venga tradita dai rami re-
golarmente dicotomici e dalla disposizione dei forel-
lini che si aprono alla superfìcie; le logge dei singoli
23. - R. IssEL.
354 Capitolo dodicesimo
individui. Le colonie morte e i detriti di varia gi-os-
sezza che sempre abbondano nel contenuto delle reti
tratte in questi fondi, provengono da una ricca fauna
di Briozoi.
I Vermi pullulano negli anfratti del fondo concre-
zionato. Sono piccoli Nemertini dal corpo cilindrico
non segmentato e armato di proboscide; sono Turbel-
larì appiattiti come foglie, spesso vivacemente colo-
rati; sono Anellidi erranti dal capo ornato di cirri,
dal corpo di grandezza e colori svariati; accanto alle
forme più vistose delle Eunice (dove le appendici
o par apodi, appaiati ad ogni segmento del corpo,
sono munite di setole e di brevi cirri), altre piìi minute
strisciano serpeggiando e s'insinuano nei meati piìi
sottili. I tubi calcarei degli Anellidi sedentari contri-
buiscono largamente a cementare il fondo. Fra i più
grandi bisogna citare quelli delle I* rotula, dalla cui
apertura l'animale emette un ciuffo di tentacoli color
rosso cremisi.
E gli Echinodermi ? Certo sono assai più variati
di quelli della scogliera. 11 comune Riccio di mare ha
ceduto il campo ad altre specie più vistose. Ricorderò
lo Sphaerechinus granular is a spine brevi aventi la
base violetta e l'apice bianco, e VEchinus acutus, al-
quanto allungato secondo l'asse principale del corpo,
cogli aculei di un bel giallo alla base, rosso violacei
alla estremità. Accanto agli Echinoidi cosidetti re-
golari si cominciano qui a trovare anche gli irregolari,
che hanno il corpo appiattito anziché globoso e le
cinque zone ambulacrali riunite sulla faccia superiore,
ove disegnano il contorno di un fiore a cinque petali.
In una specie che si rinviene sui banchi coralligeni
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 355
di Quinto: lo Spafdiigu.s inermis,i\ guscio è unifor-
memente coperto di setole, mentre le vere spine, molto
allungate e di colore violetto son tutte riunite in due
piccoli gruppi. Attaccata a queste spine ho trovato
qualche volta una piccola specie di Mollusco I^amel-
libranco: la Lasaea rubra.
Fra le Stelle di mare compariscono gli Astropecten,
che dalle Asterie si distinguono specialmente per la
mancanza di apertura anale e per le due serie di
brevi e forti aculei che armano il margine di ciascun
braccio. La specie più vistosa è V Astropecten auran-
tiaciis, che misura fino a 40 cm. d'apertura ed ha la
superficie dorsale di un bel colore ranciato -bruno
con un poco d'azzurro nel centro. La locomozione
degli Astropecten differisce alquanto da quella del-
l'Asteria; si può dire che V Astropecten, anziché stri-
sciare mediante l'adesione delle piccole ventose in
cui terminano i pedicelli, si muova camminando. In-
fatti suole innalzare il corpo, facendo leva sui pedi-
celli distesi, poi, con rapida flessione, piega tutti i
pedicelli contemporaneamente nello stesso senso, spo-
stando così il corpo in direzione determinata. Cam-
biando il senso di flessione dei pedicelli, può mutare
anche la direzione del movimento, senza che il corpo
modifichi, ruotando, la propria orientazione.
1 Molluschi dei fondi coralligeni sono legione ed hanno
una parte importantissima nel conferire alla fauna la
sua particolare fisionomia. Il gangano e la draga trag-
gono sempre alla luce una quantità di conchiglie
in parte viventi in parte vuote ; quelle di Gasteropodi
vengono in gran parte requisite dai Paguridi. Le bi-
valvi, quando sono molto vecchie, div^engono talvolta
356 Capitolo dodicesimo
irriconoscibili per le abbondanti concrezioni che vi si
depositano e per gli organismi sessili (Briozoi, Anellidi
sedentari ecc.) ai quali servono di sostegno. Secondo
le osservazioni fatte dal Pruvot nel Golfo del Lione,
le conchiglie morte dei fondi marini appartengono
talvolta a specie divenute rarissime o addirittura
estinte nel Mediterraneo, e debbono quindi conside-
rarsi come veri fossili.
Fra i Molluschi lamellibranchi la specie piii grande
e più ornamentale è senza dubbio il Pettine da pelle-
grino; Pecten (Vola) jacohaeus Li. (fìg. 131), che tutti
conoscono per le grandi valve, elegantemente costu-
late e solcate in senso radiale. Molti però ignorano
quale importanza abbia la notevole differenza di cur-
vatura che si nota fra una valva e l'altra; ce ne ren-
diamo subito conto se osserviamo il Pecten vivente
in un acquario: la valva destra, che è fortemente con-
vessa, poggia sempre sul fondo, mentre la sinistra
volge in alto la sua leggera concavità. In posizione
di riposo, le valve stanno socchiuse e dalla fessura
fuoresce il lembo, elegantemente frangiato, del man-
tello lungo il quale si scorge una serie di macchioline
nere. Questi punticini non sono altro che piccoli
occhi poco meno complicati, nella loro architettura,
dell'occhio di un Cefalopodo o di un Vertebrato. Anzi,
un particolare di struttura nella retina li avvicina
piuttosto all'occhio dei Vertebrati che non a quello
dei Cefalopodi: nei Vertebrati e nel Pecten i bastoncini
retinici si trovano nello strato della retina che guarda
verso l'interno del corpo ed è quindi più lontano dalla
sorgente luminosa, mentre i bastoncini retinici dei
Cefalopodi si trovano nello strato esterno, rivolto verso
la luce.
La vita sai fondi a Coralline e sui fondi melmosi 357
Uno spettacolo inatteso ci si offre se, preso un
Pecten in buone condizioni fisiologiche, lo poniamo a
giacere sulla valva piana anziché sulla convessa ; dopo
qualche tempo lo vediamo sollevarsi dal fondo, de-
scrivere una curva e ricadere sulla valva convessa.
Fig. 131.
Pettiue (Pecten jacohaeus L.) conchiglia iu grand, naturale
Fotogr. originale. Napoli.
La singolare capriola è dovuta a contrazioni energiche
del muscolo adduttore (il muscolo che serve a chiudere
la conchiglia); l'acqua che esce, lanciata fuori dalla
violenta contrazione delle valve, determina una spinta
che fa drizzare il Pecten sul suo cardine fino alla posi-
l 'apiiolij dodict'siino
zione verticale; raggiunta questa, il Mollusco ricade,
per inerzia, dall'altra parte.
Del resto il Pettine non salta solamente per abban-
donare una posizione anormale, ma con battiti rai)i-
dissimi della conchiglia si muove qualche volta spon-
taneamente, compiendo dei piccoli voli. Il Lobianco
ha visto alcuni individui attraversare di un sol tratto
una vasca dell'Acquario di Napoli, che misura m. 2,68
di lunghezza, e v'ha ragione di credere che nell'am-
biente naturale le distanze superate in questo modo
siano anche maggiori.
Pili frequenti del Pecten jacohaeux si raccolgono
alcuni suoi fratelli minori: Pecten rarius. P. jìe.rno-
sus, P. opercidaris (fìg. 132 C). In quest'ultimo note-
rete la variabilità grande di colore, anche fra gli indi-
vidui provenienti dalla stessa località ; dal bianco
e dal giallo canarino si passa al granato scuro con tutta
la gamma di tinte intermedie, talvolta uniformi, tal-
volta elegantemente screziate.
Sul fondo a Coralline non manca mai una piccola
specie in cui l'occhio inesperto a mala pena ravvise-
rebbe un Mollusco, poiché le forme irregolari e il colore
biancastro la fanno agevolmente confondere con un
sassolino od un frammento di concrezione. Parlo della
Saxieava arctica (fig. 1327^), Lamellibranco a guscio gib-
boso e ruvido per rilievi longitudinali. Specie affini a
questa, mediante una secrezione acida emessa dalle
glandoLe salivari e aiutandosi con movimenti della
conchiglia, si scavano nel fondo duro una nicchia che
serve loro di riparo. Così fanno anche i Litodomi e
le Foladi della zona di marea, mentre non è accer-
tato >(■ la N'. (ircficd soglia mettere in opera la mede-
sima Iccnica,
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 359
Dal punto di vista numerico, i Lamellibranchi sono
quasi sempre soverchiati dai Gasteropodi. Nei dintorni
di Sturla, di Quarto, di Quinto spesseggia il Cerithium
Fig. 132.
MolluscLi viventi sui foudi a Coralline, leggeriii. impiccoliti.
A, Fusus roslralus Olivi. — B, Cerithium vulgalum Brug.
— C, Pecten opercularis L. — D, Scxicava arctica h. —
Originale. Genova.
vulgatum, che ha la conchiglia a cono molto allungato
ed elegantemente scolpito, mentre in altri tratti,
X)er esempio a Sori ed a Recco è più conmne il piede
di Pellicano {Ajyorrhais pespelecam), in cui dall'aper-
360
Capitolo dodictsivio
tura irradiano quattro punte carenate. Il Bauer sup-
pone che queste punte costituiscano una difesa contro
le Stelle di mare. Tuttavia contro una delle specie
più grandi di Asteroidi, VAstropecten aurantiacus, la
difesa non deve riuscire molto efficace, dal momento
che gli zoologi di Trieste trovano spesso lo stomaco
deìV Astropecten pieno zeppo di gusci di Aporrhais.
Fra le numerose specie di Gasteropodi che vivono
sui fondi a Coralline ricorderò, il Fusus rostratus
(fig. 132 J.), dall'animale rosso -ranciato e dall'aper-
tura che si prolunga inferiormente in una lunga appen-
dice scanalata.
Fig. 133.
I due Murici: Murex hrandaris L. (a sinistra); Murex truncu-
Ins L. (a destra), leggerra. impiccoliti. Originale, Mare Li-
gure.
Il Murice spinoso {Murex hrandaris, fig. 133) e
quello senza spine {Murex trunculus, fig. 133) sogliono
pure frequentare questa zona, tuttavia pare che se-
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 361
guano la legge, comune a molti organismi marini, di
avvicinarsi alla riva quando sopraggiunge l'epoca
della riproduzione. Difatti le loro uova si rinvengono
spesso nelle praterie di Posidonia, oppure gettate a
riva dal mare. Non si tratta già di uova isolate, ma di
masse ingenti di uova riunite in una" sorta di nido
(nidamento) di consistenza cartacea, che fa pensare
ad un nido di vespe. Ogni embrione si sviluppa in una
celletta fatta a mo' di pantofola e, giunto a pieno svi-
luppo, fuoresce da una apertura circolare che si apre
nella parete superiore di questa. Il nidamento di
Murex risulta dalla deposizione di parecchi individui
ed è quindi assai grande; il Lobianco ne vide a Napoli
che quasi raggiungono la grossezza del corpo umano.
Frequentano di preferenza i fondi a Coralline certi
Crostacei Decapodi il cui tegumento è ornato, sul
dorso e sugli arti, delle piìi varie sculture. Si direbbe
che le ronchiosità del fondo concrezionato vengano
riprodotte sul dermascheletro di questi animali e non
sono alieno dal credere che realmente si tratti di forme
mimetiche (nelle quali cioè riveste importanza bio-
logica la somiglianza tra l'animale e gli oggetti vicini).
La Pisa corallina, il Lambrus angulifrons M. Edw.
mancano ben di rado nelle raccolte. Nella Pisa, pa-
rente prossima della Maja verrucosa, si ritrova l'abi-
tudine di famiglia, la mascherata ; senonchè il Granchio
si limita per lo più a mettere sul dorso qualche pez-
zetto di Spugna. Il Lamhrus (fìg. 134) è notevole pel
grande sviluppo e la forma prismatica dei chelipedi
(zampe del primo paio), che in posizione di riposo ri-
piega dinnanzi al corpo assumendo un aspetto carat-
teristico. Anche la Maja squinado, il maggior Granchio
362 Capitolo dodicesimo
dei nostri mari, passeggia colle sue lunghe gambe nel
regno delle Coralline. In Liguria ne capita di tanto in
tanto qualche esemplare sul mercato; a Venezia si
vende a ceste sotto il nome di granzevolo, e le sue carni,
sebbene assai meno stimate di quelle dell'Aragosta
o dell'Astice, sono pure tenute in qualche pregio. Sui
Fig. 134.
Graiicliio: Lamhrus aiìf/ulifroìis M. Edw. : - j della grand, na-
turale, Originale, da esempi, del Mus. Zool. Univ., Genova
fondi a Coralline dei dintorni di Genova è ben difficile
di raccogliere qualche frammento di fondo concrezio-
nato senza che ne scappi fuori un granchiolino color
rosso -fuoco {Pilumnus sp., fig. 130), munito di setole
lunghe e rade.
La zona che stiamo esplorando comprende anche
alcuni Tunicati : ricorderò la Cynthia papillosa (fig. 135),
dal corpo fatto a botticella, lungo non più di otto o
nove centimetri. Come in tutti gli affini di questo
gruppo (Ascidiacei) dall'apertura superiore o sifone
boccale, penetra la correlile (racciua marina, che dopo
La vita sui fondi a ('oralline e sui fondi melmosi 363
aver irrigato le fessure branchiali dell'intestino, passa
nella cavità cloacale e viene espulsa dal sifone cloacale
che si apre lateralmente, poco pivi in basso. Entrambe
le aperture sono munite nella Cynthia di una corona di
setole che funziona da apparecchio filtrante.
Non si può dire che i
fondi a Coralline alimen-
tino una fauna speciale,
uè una serie molto ricca
di Pesci. Vorrei tuttavia
ricordarvi alcuni Squali
che sembrano nutrire una
certa predilezione per tale
zona. Preda non deside-
rata per le loro carni poco
buone, i Gattucci si attac-
cano spesso ai palamiti
dei pescatori. Tanto la
specie a fondo chiaro ed
a chiazze grandi (5fc^^ ''"""'^'^t^: <^^'''/*'« ^"Z^'^^"^" '^
r' V ^ quasi metà della grand, natu-
horhinus stellane), quanto i-ale. Sec : l'Aquarium Nea-
r altra a fondo scuro ed a l'*'''^-
macchie piccole {S. cani-
cula, fig. 136) sono molto frequenti nelle acque Me-
diterranee.
►Se in pescheria vengono disprezzati, si tengono in
gran conto nei laboratori ove si coltiva la fisiologia com-
parata, perchè forniscono ottimo materiale di studio,
data la facilità relativa colla quale si mantengono in
prigionia.
Dal punto di vista morfologico riuniscono tutti i
(•ui;ii Idi ti])ici (Iculi Squali: il tegumento cosj)arso di
135.
364
Capitolo dodiciHimo
dentelli ossei appuntiti (squame placoidi) che lo ren-
dono ruvido, il corpo affusolato, il muso terminato
da un rostro, nella parte inferiore del quale si apre
obliquamente La bocca armata di robusti denti trian-
Fig. 136.
Gattuccio {Seyllium canicula L.): '/in della grand. naturale-
Imitato dall'Aquarium Neapolit.
golari, le cinque fessure branchiali ai lati del capo, la
coda fortemente eterocerca. Robusti nuotatori come
sono, inseguono anche animali molto veloci, ma, data
la speciale conformazione del loro capo, sono obbli-
gati a voltarsi di fianco per poterli abboccare. Quando
La vita sui Jondi a Coralline e sui fondi vielmosi 365
nou nuotano, siccome hanno un peso specifico più
elevato di quello dell'acqua, e d'altra parte non di-
spongono di un apparato idrostatico, sotto forma
di vescica natatoria, per modificarlo, se ne stanno
adagiati sul dorso ; tale attitudine viene specialmente
assunta durante le ore diurne, che corrispondono ad un
periodo di minore attività.
La pelle scabra può costituire una difesa per questi
pesci, come la pelle viscida la costituisce per l'Anguilla.
Il Rymberk fa osservare che quando si afferra un
Gattuccio, questo inarca fortemente il suo corpo in
guisa da sfregare contro la mano che lo stringe la sua
raspa caudale, cioè il margine dorsale della parte
posteriore del tronco, armata di dentelli più numerosi
e più robusti di quelli che rendono scabre le altre parti
del corpo, e in questo modo cerca di liberarsi.
Giunta la primavera, la femmina depone le uova
e le appende ai rami di un Alcionario, al tubo di un
Anellide sedentario, o ad altro oggetto sommerso. Ciò
è possibile mediante i particolari annessi dell'uovo;
questo è infatti protetto da una sorta di capsula qua-
drangolare, di natura cornea, da cui si partono quat-
tro lunghi viticci. Il piccolo schiude dall'uovo in uno
stadio di sviluppo assai avanzato per cui può provve-
dere, senza rischi troppo gravi, ai bisogni dell'esi-
stenza. A questa condizione dello sviluppo è connessa
la fecondità, oltremodo scarsa nella femmina, la quale
nello spazio di quattro o cinque mesi (che tanto dura
il periodo riproduttivo) non depone più di un paio
di uova per ogni due settimane; siamo dunque ben
lontani dai milioni di uova deposti annualmente da
certi Pesci ossei !
366 Capitolo dodicesimo
Dai fondi a f'oralline si passa per gradi alle melme
grigiastre della regione sublitorale. In mare aperto
queste cominciano per lo più tra i 60 e gli 80 metri
di profondità, ma presso alla foce dei fiumi e nelle in-
senature tranquille e riparate si estendono assai più
innanzi verso terra. Le sabbie sublitorali che in alcuni
tratti del Mediterraneo vengono qua e là ad interrom-
pere la distesa dei fondi melmosi, mancano, per
quanto mi è noto, nei dintorni immediati di Genova.
Sulla melma vive generalmente una fauna di In-
vertebrati più povera di quella dei fondi a Coralline,
ma tuttavia degna di essere conosciuta per le specie
interessanti che alberga. Val dunque la pena di esplo-
rarla oppure di esaminare bene il contenuto del sacco
di una paranzella per acquistarne diretta conoscenza.
L'importanza biologica del fondo molle e suddiviso
risulta ben chiara da quanto già siamo andati espo-
nendo intorno alla fauna abissale. Fra le melme del
litorale profondo la vegetazione è ridotta a ben poca
cosa, sia per la debole luce, sia perchè il fango non
offre sostegno alle Crittogame. V è relativa abbon-
danza di animali che fan vita sedentaria e se ne stanno
rimpiattati, mentre divengono assai più scarsi quelli
che strisciano o camminano sul suolo. Tenuissima è
l'azione delle correnti e delle onde; ne consegue che
vi prosperano anche organismi sessili, dotati di
mezzi assai deboli di sostegno.
La calma dell'ambiente ha pure un altro effetto
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 367
sapra talune specie sedentarie o poco mobili, che non
attraversano, durante lo sviluppo, una fase plancto-
nica. Le larve che schiudono dalle uova di tali specie,
quando non vengono disperse da qualche causa acci-
dentale, possono evolvere in gruppo accanto all'in-
dividuo progenitore, dando così origine a particolari
adunamenti o nidi, vere oasi di vita rigogliosa in
mezzo a fondi assai poveri.
Oltre a numerose Spugne, alcune specie di Celen-
terati coloniali vivono sedentari nella melma e vi si
mantengono infìggendo profondamente il peduncolo,
coadiuvati in ciò dalla turgescenza delle sue pareti.
Così fa V Alcyonium palmatum (fig. 137), tanto spesso
raccolto dalle paranze. Grìi zoologi lo ascrivono allo
stesso ordine degli Alcionari, che comprende anche il
Corallo nobile, ma dal Corallo differisce sopratutto
pel fatto che non ha uno scheletro o fusto centrale as-
siale calcareo, lapideo (la parte usufruttata come og-
getto di ornamento), ma soltanto dei corpiccioli cal-
carei al pari di quanto si verifica nelle Gorgonie.
Li' Alcyonium erige il suo fusto massiccio, carnoso, di
consistenza simile a quella del cuoio, suddiviso in un
piccolo numero di rami sui quali sono impiantati i
singoli individui della colonia sotto forma di minuscoli
polipi biancastri ad otto tentacoli piumati. Meno co-
muni deW Alcyonium si raccolgono le Pennatule, nelle
quali il fusto carnoso porta due serie di rami opposti,
appiattiti, ordinati come le barbe di una penna. Le
Pennatule sono degne di nota per la viva luce ver-
dastra che emettono nell'oscurità. Dal punto di vista
degli organi riproduttori presentano una condizione
che ci è familiare in molti vegetali terrestri; della
368
Capitolo dodicesimo
medesima specie di Pennatula si trovano alcune co-
lonie con tutti i polipi di sesso maschile, altre con
tutti i polipi femminili; si tratta quindi di specie
dioiche.
Fig. 137.
Alcionario: Alcyonium palmatum h. : A, colonia contratta.
Va della grand, naturale. — B, estremità di una colonia
coi rami espansi, id, id. — C, apice d'un ramo coi polipi
espansi; grand, naturale. — D, polipo isolato, x 8. Originale,
da esempi, del Mus. Zool. Univ. Genova.
La vita sui fondi a Coralline e ani fondi melmosi 369
Uu altro Aiitozoo che spesso si raccoglie nei fondi
fangosi presso Genova è la Gariophylliaclavus (fìg. 138).
Quantunque strettamente imparentata
con specie coloniali per eccellenza,
quali le Madrepore tropicali, artefici
di grandiose costruzioni calcaree, tut-
tavia differisce tanto dalle Madrepo-
re, quanto daìV Alcyonium e dalla Pen-
natula pel fatto che i suoi polipi sono
solitari e si trovano spesso impiantati p- jgg
sopra gusci di conchiglie, sopra fram- zoantario: Caryo-
menti di Briozoi ecc. Ogni polipo è phylUa clavus
protetto da uno scheletro calcareo, a naturale ^So-
struttura finamente porosa e a forma grafia originale,
di caUce, suddiviso nell'interno da dis- Q»^^^^« deiMille.
sepimenti radiali brevi, alternati con
altri più lunghi; è ben manifesta la simmetria esa-
gonale.
Nel fango sarà ben diffìcile di rinvenire Ricci di
mare (Echinoidi), ma si possono dragare altri Echino-
dermi degni di menzione. Tali sono alcune specie di
Ofiuroidi, fra i quali VOphioglypha lacertosa è quella
che raggiunge maggiori dimensioni. Negli Ofiuroidi
il disco centrale, contenente la massa degli organi,
è nettamente distinto dalle cinque braccia. Mercè la
struttura del loro scheletro, fatto da una serie di anelli
articolati, queste possono compiere movimenti molto
estesi, per cui l'Ofiura striscia con moto relativamente
veloce e può anche arrampicarsi lungo una superficie
fortemente inclinata. I pedicelli ambulacrali, assai
ridotti, non avendo che una funzione secondaria nella
locomozione vengono piuttosto adoperati come organi
24. - R. IssEL.
370
Capitolo dodicesimo
tattili. Anche VOphioglypha si rivela un carnivoro dei
più voraci, quando, abbassando le papille che limi-
tano l'apertura orale, spalanca una bocca relativa-
mente enorme per impadronirsi della preda.
Non v'ha poi migliore occasione di questa per cono-
scere la struttura di un Oloturoide. Com'è noto l'asse
principale del corpo assume in questi animali uno svi-
luppo preponderante in confronto agli altri e le zone
ambulacrali acquistano inuguale sviluppo, per cui il
Fig. 139.
Oloturoide : Stichopiis rcgalis Cuv. , ^/, circa della grand,
rale. Secondo l'Acquarium Neapolit.
corpo assume forma cilindrica e simmetria bilaterale.
Alcune specie del genere Holoturia conducono la loro
pigra esistenza nella sabbia o nella fanghiglia degli
ancoraggi tranquilli, anche a tenuissima profondità
ed hanno tinte fosche, mentre la specie che s'incontra
più spesso in questi fondi ha un bel colore roseo oppure
rosso, il corpo largo appiattito e irto di brevi tentacoli
conici (gen. Stichopus; fig. 139). Come gli altri Olo-
turoidi, quando vien tratto all'asciutto si raccorcia
con traendo la parte muscolosa del corpo, la quale
fortemente s'inturgidisce per la pressione del liquido
interno: in questa contrazione vengono protette e
La vita sui fondi a Coralline e 8ui Jondi melmosi 371
nascoste le delicate appendici sensitive che fan corona
attorno alla bocca. Poste in acquario, non tardano
a distendersi e strisciano lentamente sul fondo aiu-
tandosi anche colle contrazioni del corpo.
Lo 8tÌGhopus alberga spesso nella porzione terminale
dell'intestino (cloaca) un pesciolino del genere Fie-
rasfer {Fierasfer acus, Fierasfer dentatus), il quale,
fissata dimora nell'Oloturia, vive da commensale usu-
fruttando gli avanzi di pasto; devo però aggiungere
che nelle pesche fatte in Liguria il Fierasfer non si dimo-
stra affatto un ospite costante; poiché l'ho trovato
soltanto negli esemplari pescati al largo Portofino.
Oltre alla simbiosi col Fierasfer, lo Stiehopus ed
altri Oloturoidi sono degni di menzione per una para-
dossale abitudine. Tratti fuori dell'acqua e feriti (per
esempio quando si comincia la dissezione) oppure
esposti ai raggi cocenti del sole, oppure anche spon-
taneamente se tenuti prigionieri per qualche tempo
in acquario, espellono dall'ano con violenza l'intera
massa dell'intestino insieme col cosidetto polmone
acquatico (organo ramificato che sbocca nella cloaca
ed ha probabilmente funzione respiratoria) e cogli
organi genitali. È un caso eccezionale di auto -ampu-
tazione o, come si suol dire, di autotomia. Il lato
più interessante del fenomeno sta in ciò, che l'animale
non è fatalmente condannato a perire per questa emis-
sione di visceri, poiché alcuni sperimentatori hanno
con certezza verificato che le parti perdute, almeno in
certe specie, si riproducono nel corso di poche setti-
mane.
372 Capitolo dodicesimo
I Molluschi che si ritrovano esclusivamente sulle
melme del litorale profondo o le frequentano di pre-
ferenza sono assai numerosi. Oltre alle specie nude
o fomite di conchiglia interna s'incontrano spesso
Gasteropodi dalle conchiglie eleganti e vistose.
Le Turritelle {Turritella communis) hanno la con
chiglia a spira allungata e sottile e il capo munito di
rostro. Nelle Cassidarie {Gassidaria thyrrhena), la
spira è breve e rigonfia; l'animale quando cammina
protende un lungo sifone a sinistra del rostro. Il se-
creto delle glandole salivari contiene una forte pro-
porzione di acido solforico ed il Mollusco molto pro-
babilmente se ne vale per forare gusci di altri Mol-
luschi e di Echinodermi dei quali fa largo consumo
nella sua vita di carnivoro vorace. Questa proprietà
è ancora più accentuata in un altro Gasteropodo dei
nostri mari il Dolium galea, che può dirsi il gigante
dei nostri mari, poiché diventa grosso come il capo
di un bambino. Disgraziatamente il Dolium sembra
scomparso nei dintorni di Genova ed anche a Napoli,
dove abbondava pochi lustri or sono, si è fatto estre-
mamente raro.
I Dentalium sono tipo di una classe speciale di Mol-
luschi: gli Scafopodi. Dalla piccola conchiglia che ri-
corda un dente di elefante in miniatura l'animale
emette un piede di forma paragonabile ad una ghianda,
mercè il quale può strisciare sul fondo fangoso, e un
gruppo di filamenti, rigonfi a clava nella loro estre-
mità, che sono impiantati sul capo.
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 373
Fra i Lamellibranclii mi piace di ricordare una
parente non lontana dell'Ostrica, nella quale le due
valve, ovali ed appiattite, si prolungano in una sot-
tile appendice: VAvicula tarentina (fig. 140). Essa
vive spesso in società numerose, ha il piede pochissimo
Fig. 140.
Molluschi lamellibrauchi : gruppo di Avicula larentina Laiu.
'a della grand, naturale. Fotogr. ol-iginale. Santa Marghe-
rita.
sviluppato e nella condizione adulta poco si muove;
suol condurre invece vita sedentaria attaccandosi
(come fanno i Mitili) agli oggetti sommersi mediante
una secrezione del piede, il bisso, che si rapprende in
filamenti cornei. Un granchiolino commensale, il
Pinnotheres veteruni, si annida spesso nella conchiglia
tra corpo e mantello e si ciba dei detriti organici so-
spesi nell'acqua della cavità.
374
Capitolo dodicesimo
Merita particolare menzione un Lamellibranco assai
decorativo, che rimane impigliato non di rado nelle
reti delle paranze pescanti attorno a Portofino: la Iso-
cardia cor. (fìg. 141). In questa grande specie le due
Pig. 141.
Mollusco lamellibranco : Isncardia cor L. , veduta di lianco
gi"aud. natura,le. Fotogr, Originale. Caruogli.
valve, ugualmente convesse e rigonfie, si avvolgono a
spira nella regione apicale. lulsocardia acquista una
certa importanza ({uale documento relativo all'ori-
gine della nostra fauna. Essa viene intatti con-
siderata come una superstite di quella fauna di acque
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 375
fredde che penetrò nel Mediterraneo all'inizio dell'era
quaternaria né sembra destinata a mantenervisi an-
cora per lungo volgere di tempo, perchè da noi è
dovunque poco diffusa e in talune plaghe s'incontrano
bensì molte conchiglie vuote, mentre riesce oltremodo
difficile trovare esemplari viventi.
Fra i Crostacei sono notevoli gli Scalpellum, Cir-
ripedi che s'impiantano sugli arbuscoli delle Gorgonie,
su conchiglie di Molluschi, ecc. La forma della teca
calcarea bivalve sostenuta da un robusto peduncolo
è ben definita dal nome generico. La fessura tra le
due valve socchiuse lascia passare il fascio dei cirri,
espansi e retratti con movimento ritmico, pei bi-
sogni della respirazione e della nutrizione. Gli Scal-
pellum per la forma e per i costumi si avvicinano alle
Lepas che si rinvengono spesso attaccate a pezzi di
legno galleggiante e la cui teca ha forma ovale.
La Squilla (Squilla niantis), che si vende non dirado
sul mercato di Genova, è pure abitatrice della melma,
ove suole rimpiattarsi scavando una galleria. Ma
quando esce dal nascondiglio per inseguire la preda,
si manifesta ottima nuotatrice. E tale lo dimostra
anche la forma allungata e il grande sviluppo dell'ad-
dome e degli arti natatori relativi. L'aspetto ca-
ratteristico e piuttosto rapace dell'animale è dato
dalle cinque paia di zampe mascellari che fari se-
guito alla mandibola ed alle mascelle e terminano
in un artiglio (^). Questo carattere e lo sviluppo li-
mitato dello scudo cefalotoracico, che lascia liberi
i tre segmenti posteriori, permettono di distinguere a
C) È sviluppatissiiiio l'artigJio ck'I 2" puino.
376 Capitolo dodicesimo
prima vista la Squilla e gli altri Stomatopodi dai Cro-
stacei Decapodi, nei quali si contano tre sole paia di
zampe mascellari e tutti i segmenti del cefalotorace
sono coperti dallo scudo.
Fortissimo sviluppo ha il primo paio di questi arti
nella Squilla; di qui una certa grossolana somiglianza
colla Mantide o Monachella dei prati, consacrata dal
nome specifico.
Sul tappeto melmoso e sulle sabbie profonde della
regione sub -litorale si muove pigramente un singolare
Granchio, che gli zoologi hanno battezzato Dromia
vulgaris M. E. Comparisce anche sul mercato e
se ne raccolgono qualche volta dei begli esemplari
di sesso maschile che raggiungono il mezzo chilo-
grammo di peso. Il corpo tozzo e gli arti, piuttosto
brevi e massicci, sono bruni, mentre le grosse chele,
tinte in roseo, se ne stanno ripiegate, in posizione di
riposo; contro al margine anteriore del capo. L'ultimo
paio di zampe, assai più breve dei precedenti, è impian-
tato più in alto e si ripiega sul dorso invece di toccar
terra. Questa disposizione, lungi dall'incomodare la
Dromia, si adatta ad uno speciale ufficio. Le zampe
del quinto paio servono infatti da fermagli per trat-
tenere un oggetto, per lo più una Spugna, che la Dro-
mia si carica sul dorso. È uno degli esempi più belli
e più popolari di simbiosi offerti dalla nostra fauna
marina. Provatevi a separare il Crostaceo dalla Spugna,
mantenendo però l'una e l'altro nel medesimo acqua-
rio; la Dromia si pone subito alla ricerca del suo ri-
paro e quando l'abbia trovato e palpato si volta per
afferrare la Spugna colle zampe posteriori, poi con ra-
pida manovra, se la rinjette sulla schiena,
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 377
Nel caso della Dromia l'importanza della Spugna
come difesa del Crostaceo risulta evidente.
Alcuni tratti del fondo melmoso albergano co-
lonie numerose di Tunicati. Le grandi Phallusia ma-
millata, dal corpo bianco -latteo e gibboso, non tradi-
scono certo la loro parentela colle delicate Salpe del
plancton.
La P. mentula (fig. 142) si distingue per le dimensioni
minori, per la superficie più regolare del corpo e per
la tinta rosea. Raramente vi accadrà di racco-
glierla in primavera senza vedere attaccati alla sua
superficie uno o più corpiccioli biancastri a forma
di lente piano-convessa, con un piccolo foro nel centro.
Questi corpiccioli non sono altro che nidamenti dei
Fusus, di quei Gasteropodi che or non è molto ab-
biamo imparati a conoscere. Il corpo lenticolarc è
una capsula contenente un piccolo numero di uova;
le larve che da queste uova si sviluppano escono dal-
l'apertura superiore in uno stadio avanzato; di-
fatti son già fornite di una conchiglia, ornata di deli-
cate sculture e non molto lontana, per la forma, da
quella dell'adulto. È curiosa questa preferenza del
Fusus per VAscidia e sarebbe interessante l'inda-
gare quali stimoli tattili, olfattori o d'altra natura
la possano determinare.
Il mondo dei Pesci viventi in questa zona com-
prende specie biologicamente assai diverse. Più carat-
teristiche e più localizzate delle altre son quelle che
378
Capitolo dodicesimo
sogliono rimpiattarsi nel fango. Tuttavia si conoscono
molti altri Pesci buoni nuotatori che, senza presentare
Fig. 142.
Tunicato: Phalliisia menlula Miill., alla quale aderiscouo nida-
menti di un Gasteropodo (Fusus); grand, naturale. Originale.
Camogli.
alcun adattamento speciale, si mantengono nella zona
soprastante ai fondi melmosi.
Le Torpedini (fig. 143) col loro corpo tondeggiante,
La vila sui fondi a Coralline e sui fondi melinosi 379
appiattito, ci offrono uno degli esempi migliori di
Pesce sedentario. Le pinne pettorali sono molto larghe
e costituiscono una espansione laterale del tronco, al
Fig. 143.
Torpedine: Torpcdo mavmovnla Risso, veduta dal dorso; disse-
zione della parte anteriore per mettere in evidenza l'orga-
no elettrico (o). Secondo il Fritsch, dal Garten, 1910. (trat-
tato del Winterstein).
((uale si uniscono per tutta la loro base; anche le
ventrali sono disposte lateralmente e, come avviene
anche nei Pescicani, la loro porzione interna si mo-
380 Capitolo dodicesimo
difica nel maschio e diventa un organo copula-
tole.
I due fori che si osservano ventralmente, poco al
disopra della bocca e che dai profani vengono volen-
tieri scambiati per occhi, sono le narici, unite alla
bocca mediante un solco. Gli occhi, di piccole dimen-
sioni, stanno invece sul dorso ed a poca distanza
segue un paio di fori detti spiracoli, che rappresen-
tano la comunicazione col mondo esterno di due tasche
branchiali rudimentali; le cinque paia di fessure bran-
chiali si aprono dietro alla bocca. L'organo elettrico
della Torpedine rappresenta in peso poco meno della
terza parte del corpo e non è difficile da preparare.
Anzi, per averne im'idea, non è neppur necessario
ricorrere allo scalpello ed alla forbice, poiché in piccole
Torpedo (es. T. ocellata), conservate intere in for-
malina, l'organo si disegna magnificamente per tra-
sparenza attraverso alla pelle del ventre. Per qual-
che tempo la batteria elettrica della Torpedine è
sembrato qualche cosa sui generis che non poteva
riannodarsi ad alcunché di conosciuto nel campo del-
l'anatomia comparata. Ma l'aspetto della questione
cambiò quando gli embriologi ebbero dimostrato che
le colonnine prismatiche di cui l'organo risulta com-
posto (e che disegnano alla superficie di questo un
reticolato poligonale) derivano da -trasformazione di
elementi muscolari. La corrente elettrica che deter-
mina la scossa é diretta dal ventre verso il dorso e il
miglior modo per sperimentarla sulla propria persona é
di prendere in mano una Torpedine sostenendola con
una mano dalla parte ventrale e poggiando l'altra
mano sulla fabcia opposta. Una delle attrattive del
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 381
celebre acquario di Napoli consiste in una Torpe-
dine posta a disposizione del pubblico; più persone
riunite in catena si divertono spesso a ricevere si-
multaneamente la scossa, come si farebbe* con una
bottiglia di Leida.
Dal punto di vista della biologia generale era mala-
gevole il concepire un animale fornito di un'arma cosi
speciale e così potente, mentre altri Pesci zoologica-
mente affini e viventi negli stessi fondi, come le Razze
ne sono sprovvisti. In realtà non è scientificamente
esatto che le Razze manchino di apparati elettrici.
Certi organi posti nella regione caudale di questi
Sciaci e descritti una volta col nome di organi
pseudoelettrici, pare siano in realtà apparati
elettrici veri e propri soltanto differiscono da quelli
della Torpedine, inquantochè sono assai meno svilup-
pati e producono una corrente incomparabilmente più
debole.
Fra Torpèdine e Razza c'è poi un'altra differenza
che merita di essere notata: la trasformazione di ele-
menti muscolari in elementi elettrici si manifesta
molto precoce nello sviluppo embrionale della Tor-
pedine, mentre è assai tardiva nella Razza ove s'inizia
soltanto nel periodo postembrionale. Ciò potrebbe
forse indicare che nella Torpedine l' organo ha rag-
giunto la sua piena efficienza, mentre nella Razza è in
via di formazione. Del resto la facoltà di produire
scariche elettriche apparisce oggi diffusa più di quanto
dapprima si credesse; non soltanto si è andato accre-
scendo l'elenco dei Pesci elettrici, ma non si esclude
che persino Invertebrati terrestri siano capaci di pro-
durre scariche elettriche, percepite, sebbene molto
382 Capitolo dodicesimo
debolmente, anche dall'uomo. Il fatto venne recente-
mente indicato a proposito di certi lumaconi nudi
appartenenti al genere Daudehardia {^).
Una forma come questa della Torpedine si rivela
particolarmente opportuna nel fondo melmoso, per-
mettendo al corpo di rimpiattarsi senza troppo affon-
dare. Tuttavia la troviamo ripetuta in altri animali
dello stesso gruppo, che nuotano assai meglio. Le
Razze, si distinguono subito dalle Torpedini pel
contorno romboidale anziché ovale e per la coda ar-
mata dorsalmente da una serie di robuste spine. Fra
le molte specie di Razze (non sempre di facile classi-
ficazione) è assai nota la chiodata {Raja clavata), che
porta disseminati sul tegumento molti scudetti ossei,
armati di una spina ricurva. Mercè le ondulazioni
ritmiche dei lembi del corpo la Maja può disporre di
nuoto agile e veloce a servizio della sua voracità, e
vorace si dimostra veramente quando grandi esem-
plari inghiottono prede voluminose, come Grattucci
di mediocri dimensioni e dopo averli avvinghiati colla
coda li porta alla bocca e ne fa un solo boccone. Nel
genere Trygon la preda viene ferita da un forte aculeo
velenifero che sporge dalla base della coda e che, dal
punto di vista embriologico, rappresenta una trasfor-
mazione della pinna dorsale.
Altri abitatori delle melme litorali sono le Rane pe-
scatrici, zoologicamente note sotto il nome generico
di Lophius. Questi Acantotteri segnano un passo in-
nanzi nella vita sedentaria inquantochè non inseguono
la preda, ma la carpiscono coll'enorme bocca dopo
che l'hanno attirata per mezzo di esche mobili.
O Occorrerebbe però una conferma.
La vita sui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 383
Tanto nella Rana pescatrice (LopMus piscatorius)
quanto nel Budego {LopMus budegassa) l'esca è data
da un lembo cutaneo oscillante al vertice di un fla-
gello mobile, il quale al pari degli altri che lo seguono
rappresenta un raggio isolato della prima pinna dor-
sale. Altra particolarità consiste nelle pinne pettorali
sostenute da un breve e tozzo peduncolo. Il corpo
depresso, il colore oscuro ed uniforme sul dorso; la
posizione dorsale degli occhi sono altrettanti caratteri
in relazione colla vita di agguato che questi Pesci
conducono, rimpiattati nei fondi melmosi. Per dare
una idea della voracità dei LopMus, ricorderò come in
un giovane esemplare, lungo 26 cm., pescato a Santa
Margherita lo stomaco racchiudesse un Nasello
{Merluccius vulgaris) lungo ben 18 cm. e inghiottito
in un solo boccone.
Altri Pesci non si nascondono nei fondi melmosi
ma si appoggiano, potremmo dire camminano, su
quei fondi mercè speciali adattamenti delle pinne pet-
torali. Infatti i primi raggi di tali pinne sono liberi
ed articolati e l'animale procede appoggiandoli uno
dopo l'altro sul suolo sottomarino; mentre, ove il
bisogno lo richieda, le pinne ben sviluppate gli per-
mettono di nuotare celeremente. Nelle Gallinelle
(gen. Trigla) ha insolito sviluppo la parte posteriore
delle pinne pettorali, spesso vivacemente colorata; il
capo è grande ed a profilo fortemente obliquo, talvolta
quasi tronco ; il muso forcuto ; piastre ossee corazzano
il capo ed una parte del tronco. Questi due ultimi ca-
ratteri si esagerano nel curioso Pesce forca (Periste-
dion cataphractus, fig. 144), in cui il muso fornito di
barbigli ha sviluppatissima l'appendice forcuta e il
384
Capitolo dodicesimo
corpo, interamente corazzato da piastre carenate, si
attenua regolarmente dall'innanzi all'indietro in
forma di piramide ottogonale. L'appendice del muso
Fig. 144.
Pesce forca : Perisledion cataphraetum L, Dall'originale e da
una figura dell'Hjort, 1912.
dev'essere utile al Pesce forca per scavare nella melma
e fame scappar fuori gli animaletti di cui si nutre.
Debbo finalmente accennare allo stuolo innumere-
Fig. 145.
Pesce trombetta: Oentriscus scolopax L. Secondo l'Hjort, 1912.
vole dei Pesci che contraggono relazioni meno com-
plesse col fondo, inquantochè nuotano liberamente
nelle acque soprastanti alle melme litorali.
La vita 8ui fondi a Coralline e sui fondi melmosi 385
In una pesca eseguita a cento metri di profondità
lungo le nostre Kiviere non manca mai un piccolo
Acantottero, che ha il secondo raggio della prima
pinna dorsale rappresentato da un robusto aculeo
e il muso prolungato a tubo lungo e sottile: il Pesce
-1 .-■ ..^:^^
Fig. 146.
Argentino : Argentina sphyraena L. Originale. Genova.
trombetta {Centriscus scolopax L., fìg 145). Una pic-
cola specie di Malacottero, l'Argentina {Argentina
sphyraena, fìg. 146) merita un cenno come unico rap-
presentante marino, nelle nostre acque, della famiglia
dei Salmonidi, alla quale si ascrivono le Trote, i Te-
moli ed i Coregoni delle nostre acque dolci. Caratte-
ristica della famiglia è la piccola appendice adiposa,
posta nel tratto posteriore del dorso, opposta alla
pinna anale ed omologa alla seconda dorsale. Ma è pe-
culiare all'Argentina l'argenteo splendente di cui bril-
lano le squame, e tale proprietà, ben conosciuta
dall'industria, viene usuf ruttata nella fabbricazione
delle perle artificiali.
Del Nasello e di altri Pesci utili avremo da ripar-
lare più innanzi.
k
25. -r R. IssEL.
386 Capitolo dodicesimo
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CAPITOLO xin.
La vita sulle arene litorali
Sommario: Generalità; Anellidi (Arenicola, Hennello), Echino-
dermi {Echinocuaìiius), Molluschi (Cardium, Donax, Sepiola).
— Crostacei (Crangon, Diogenes, Portunus); Pesci {Solea, ecc.
Trachinus Callionymus, ecc.); vita nelle ghiaie.
Alla stessa profondità di pochi metri donde abbiamo
tratto molte specie caratteristiche della scogliera
sommersa o delle Posidonie, può riuscire istruttiva
l'esplorazione dei fondi costituiti di sabbia che si
trovano in alcuni tratti, poco lungi dalla spiaggia.
Sarà una buona occasione per confermare con pratici
esempi quanto si affermava nel trattare la distribu-
zione generale degli organismi costieri. Dicevamo al-
lora che la natura del fondo e le piante dominanti
esercitano sui caratteri della fauna una influenza assai
più sensibile di quella che generalmente competa alla
profondità.
Nei dintorni immediati di Genova tali fondi sab-
biosi scoperti (^) occupano aree assai limitate, inter-
rompendo qua e là i declivi accidentati della scogliera
(^) Per fondi scoperti intendo liberi da vegetazione.
388 Capitolo tredicesimo
sommersa e le macchie di Posidonia e di Zostera,
mentre acquistano estensione maggiore oltre Savona
a ponente, oltre Chiavari a levante; basta ricordare
gli arenili di Alassio e di Le vanto. Lungo il litorale
adriatico le spiagge arenose assumono sviluppo molto
grande. Contentiamoci per ora di esplorare la breve
striscia di arena litorale di fronte allo scoglio di
Quarto. Come altre consimili, essa è continua con una
spiaggetta angusta e petrosa, che occupa una insena-
tura poco profonda del litorale.
Ben altrimenti ricco e facile sarebbe il nostro bot-
tino su qualche spiaggia nordica, per esempio sulle
coste della Bretagna e della Normandia., ove il feno-
meno della marea suol raggiungere imponenti propor-
zioni. Del resto differenze notevoli nella biologia delle
arene scoperte si notano anche tra i diversi bacini
del nostro Mediterraneo. La spiaggia del Lido di Ve-
nezia è cosparsa di innumerevoli conchiglie di Mol-
luschi Lamellibranchi, le quali si cercherebbero in-
vano lungo le nostre spiagge liguri, ove spesso accade
di camminare per più chilometri senza incontrarne
un solo esemplare.
Oltre i confini del Mare Ligustico, a Viareggio per
esempio, il mare getta sulla riva sabbiosa conchiglie
appartenenti a parecchie specie di Bivalvi ma non così
abbondanti né così variate come sull'Adriatico. Cer-
tamente l'alto Adriatico ha una fauna di Bivalvi
assai più copiosa, il che senza dubbio va posto in re-
lazione col più mite declivio e colla maggiore esten-
sione delle arene. Ma d'altronde la scarsità di Bivalvi
sui bassifondi liguri non è tale da spiegare la completa
mancanza dei loro resti. Se non vediamo le conchiglie
La vita sulle arene litorali 389
/
sulla spiaggia, vuol dire che le onde non ve le possono
abbandonare per la speciale configurazione del fondo ;
tutto fa credere che spesso la conchiglia non venga
travolta verso la riva, ma rotoli in direzione opposta,
e si raccolga ad un livello più basso di quello ove il
Mollusco ha vissuto.
I Vermi abitatori delle sabbie non sono frequenti
attorno a Quarto, mentre abbondano in altri tratti
del nostro litorale.
Accennerò a due Anellidi Policheti, i quali non
mancano d'interesse pratico inquantochè servono per
innescare gli ami dei pescatori.
Nell'Arenicola {Arenicola marina) il capo è sprov-
visto di appendici. Mentre i segmenti anteriori del
suo corpo portano setole regolarmente aggruppate a
fasci, i segmenti mediani sono muniti di piccoli ciuffi
che hanno funzione respiratoria. Questi Anellidi pra-
ticano nel fondo sabbioso delle gallerie fatte ad U, e
ne rendono solide le pareti interne mediante una se-
crezione mucosa, elaborata dalle glandole cutanee,
la quale si rapprende appena giunga in contatto col-
l'acqua del mare. Si può dire che le Arenicole adem-
piano nelle sabbie marine ad una funzione analoga
a quella che il Darwin ha classicamente illustrata
nei Lombrichi delle campagne. Esse ingeriscono una
grande quantità di sabbia, fissando ed assimilando
le particelle organiche commiste ai granellini di na-
tura minerale; poi emettono alla superficie la parte
non digerita sotto forma di piccoli cilindri avvolti
a spirale ; in questo modo rimescolano continuamente,
e per cosi dire « lavorano » il bassofondo.
A differenza delle Arenicola, il Vermello {Her
390
Capitolo tredÌG€8Ìmo
niella alveolata) appartiene alla medesima famiglia
delle Serpule ed al pari di queste ha una corona
di tentacoli sul capo. 11 suo corpo si mostra netta-
mente diviso in due regioni, che si potrebbero chia-
Fiji. 147.
Costruzioni del Verniello: Sabellnria [Uermella) alveolala L.,
metà della gi-aud. naturale. Fotogr. originale, da esempi,
del Mus. Zool. Uuiv. Genova.
mare toracica ed addominale. Vive abbastanza comune
a piccolissima profondità in moltissimi punti del
nostro litorale, per esempio lungo la spiaggia di
Sturi a. Le abitazioni della Uermella sono tubi costi-
La vita sulle arene litorali 391
tiiiti di sabbia melmosa agglutinata e riuniti in gran
numero danno luogo a costruzioni (fig. 147) che ricor-
dano gli alv^eari. Lo Joubin riferisce come in taluni
luoghi dell'Atlantico l'attività costruttrice di tali
Anellidi risulti tanto intensa da formare dei veri
banchi di considerevole estensione.
Un corpicciolo ovale, bianchiccio, che non raggiunge
un centimetro di lunghezza, comparisce nelle sabbie e
merita di essere ricordato, essendo il guscio del più
piccolo Echinoderma che si conosca. U Echinocyamus
pusillits (iìg. 148), tale è il suo nome, si rinviene diffi-
EE
Viyr. UH. Fig. 149.
Kc'liiiioide: Echynocyaimis pu- Mollusco lamellibranco:i>onaa;
sillus (N. F. Miill), : 2 semislriatus Poli, grand,
(dermascbeletro). Origina- naturale. Originale. Quar-
le. Quarto dei Mille. to dei Mille.
cilmente in vita, mentre spesso troverete il dermasche-
letro vuoto. Sulla faccia superiore convessa è perfet-
tamente distinguibile la rosetta a cinque petali delle
zone ambulacrali, sulla faccia inferiore, piana, la po-
sizione della bocca è segnata da un foro mediano
grande; quella dell'apertura anale da un foro assai
più piccolo ed eccentrico.
Una delle poche specie di Bivalvi che si trovino
abbastanza frequenti a pochi metri di profondità
nelle sabbie in vicinanza di Quarto è un Calcinello
392 Capitolo tredicesimo
{Donax semistriatus, fìg. 149). Dalle sue valve pressoché
triangolari, di color giallo, spesso screziate di violaceo,
spunta un piede piuttosto largo ed appuntito, che serve
all'animale per strisciare, e due sottili sifoni: il sifone
branchiale, donde penetra nella cavità del mantello
l'acqua destinata ad arcare gli organi respiratori; ed
il sifone cloacale, donde l'acqua viene emessa unita-
mente coi prodotti di rifiuto della respirazione e della
digestione.
Assai meglio adatte per studiare la biologia dei La-
mellibranchi sono le grandi specie che si trovano lad-
dove le arene litorali hanno estensione maggiore.
Tali sarebbero i Cuori: il Cardium tuherculatum a
valve fasciate di bruno rossiccio ed ornate di costole
radiali, ed il Cardium echinatum a costole armate
di piccoli aculei ricurvi. Talora il Mollusco (alludo alla
prima specie) giace colla conchiglia a piano sul basso-
fondo arenoso, tal' altra sta confìtto verticalmente
nella sabbia, lasciando affiorare alla superficie sol-
tanto le bocche, elegantemente frangiate, dei due
sifoni.
Nulla di più squisitamente sensibile e duttile del
piede, di colore rosso -fuoco, al quale sono affidati i
movimenti di questo Mollusco. Allo stato di riposo
è completamente retratto nella conchiglia; nei periodi
attivi si allunga, si accorcia, s'incurva, si foggia a scal-
pello, a lama di scure, a lancia. Nel produrre la
turgescenza di quest'organo hanno parte importante
piccole quantità di sangue che dal mantello ven-
gono spinte a ricolmare speciali lacune sparse fra
i tessuti del piede. In condizioni fisiologiche il Car-
dium si serve del piede per esplorare tutto all'in-
La vita sulle arene litorali
393
torno il terreno e per insinuarsi nella sabbia fino alla
profondità voluta. Proviamo ad infiggere l'animale
verticalmente, ma in posizione inversa ; cioè coi sifoni
in basso. 11 Gardium erige il piede, poi, facendo
leva su di questo ed op-
portunamente incurvan-
dolo, descrive un angolo
di 180 gradi (fig. 150), e
riesce a rimettersi in po-
sizione normale. Se pog-
gia sopra una superficie
compatta, il Cardiitm com-
pie talvolta, anche per
spontaneo impulso, un
movimento curioso simile
a quello del Pecten; riz-
zandosi sul piede verti-
calmente protratto, ed e-
mettendo un piccolo get-
to d' acqua, spicca un bre-
ve salto che lo fa ricade-
re ad una certa distanza.
È probabile che ciò av-
venga anche in natura,
poiché molti Gardium si
raccolgono anche sopra
fondi compatti.
Una volta il Gardium tuberculatum prosperava nella
sabbia melmosa del porto di Genova, anche in vici-
nanza immediata degli approdi. La vita del Mollusco
è oggi resa impossibile dalle impurità delle acque e
dalle sostanze in putrefazione che si accumulano nelU
Fig. 150.
Gardium tuberculatum L. che
si rivolta rizzandosi sul piede,
p, piede. — 8, Si, sifoni. Dal
Polimanti, 1912.
394 Capitolo tredicesimo
melma; mentre le draghe a vapore adibite alla esca-
vazione dei fondi portuari recano alla luce una mol-
titudine di conchiglie vuote di questa specie e di pa-
recchie altre in perfetto stato di conservazione.
Anche un Cefalopodo, la Sepiola (fìg. 151), frequenta
per tutto l'anno la zona delle arene scoperte a tenue
profondità, diversa in ciò dalla Sepia (fig. 124), che vi
fa solo temporanee incursioni. Come nella Sepia, il
capo, provvisto di due grandi occhi, porta, oltre ad
otto braccia sessili, munite di ventose per tutta la
lunghezza, due braccia tentacolari, in cui di ventose
sono armate soltanto le estremità, rigonfie a clava.
La Sepiola (^) è discreta nuotatrice; per nuotare e per
mantenersi in e(iuilibrio possiede un paio di natatoie
pressoché circolari, che si agitano con ondulazioni
ritmiche al terzo posteriore del corpo. Come la Sepia,
fa uso frequente del getto d'inchiostro che le permette
di allontanarsi in fretta senza essere veduta; il liquido
nero viene elaborato in uno speciale organo glandolare,
detto la tasca del nero, e recato all'esterno da un
condotto che sbocca nella cavità del mantello dalla
parte ventrale, nelle. immediate vicinanze dell'ano. È
divertente vedere una dozzina di Sepiole scaricare
tutte insieme la loro nuvoletta. Ho verificato che la
scarica si produce senza fallo allorché 11 Mollusco,
appena pescato si mantenga per qualche minuto al-
l'asciutto e poi si rimetta in acqua marina. I suoi
(*) Recentemente l'antica Sepiola romleleti venne smembrata
dal Naeff, (Zoolog. Anzeiger, Bd. 40) in più specie che non si
possono classificare con sicurezza se non si dispone del maschio
maturo, con un braccio ectocotilizzato, cioè niodifìcato por la
unzione riproduttiva.
La vita sulle arene litorali 395
cainbianieiiti di colore sono molto rapidi e vivaci.
Osserviamola in acquario ed aspettiamo che sia ben
tranquilla; ci apparirà allora semi-trasparente, tem-
])estata di minutissime macchiette nere. Provate ora
a stuzzicarla con un oggetto qualunque: l'animale as-
Fig. 151.
Scpiola. L'animale nataute, mentre lancia l'inchiostro ; grand,
naturale. Originale. Quarto dei Mille. .
sume tosto una colorazione bruna intensa con riflessi
di rame, che si oscura e si rischiara alquanto ad in-
tervalli regolari.
Se l'acquario ha un fondo di sabbia spesso almeno
due dita e se l'animale si trova in buone condizioni
fisiologiche, saremo sicuri di vederlo a compiere dopo
breve tempo un atto caratteristico per la fauna di
questa zona. La Sepiola si dirige nuotando verso il
fondo e giunta a poca distanza dalla superfìcie sab-
biosa, inclina il corpo all'innanzi, poi incomincia una
vserie di piccoli movimenti di va e vieni che hanno per
t'ii'etto di immergere parzialmente il corpo nella rena;
396 Capitolo tredicesimo
frattanto le correnti espiratorie del sifone, spazzando
via, ad ogni getto, una piccola quantità di sabbia,
facilitano l'operazione. E qui la Sepiola cambia te-
cnica: a fine di rendere più completo il suo insabbia-
mento, si butta addosso dell'altra rena con movimenti
ritmici delle braccia sessili più esterne, che sono anche
le più robuste (quelle del terzo paio; ricordando che
le paia si contano dalla linea medio -dorsale verso il
ventre). Quando il seppellimento è terminato, la sola
parte visibile della Sepiola sul fondo sabbioso è una
piccola emergenza a mo'di cupola, formata dalla parte
dorsale del capo con gli occhi e la base delle braccia.
Indovinare la presenza del Cefalopodo senza avere
assistito a tutta la manovra, riesce difficile anche agli
osservatori più acuti.
Ed ora fissiamo la nostra attenzione su altri orga-
nismi che ci è dato raccogliere traendo la rete o la
draga a una diecina di metri di profondità.
Il Gamberetto da sabbia {Crangon vulgaris, fig. 152,
Grangon trispinosus) appartiene alla stessa tribù dei
Caridei, alla quale si riferiscono i gamberetti natanti
fra le erbe marine {Leander, Alpheus, Virhius, ecc.),
ma se ne distingue pel corpo appiattito, in cui l'ad-
dome non si mantiene incurvato come nei generi ac-
cennati. Due particolarità sono da notarsi nel Crangon;
anzitutto il colorito grigio variegato di nerastro, che
fedelmente ricopia l'aspetto del suolo sabbioso ; inoltre
l'abitudine, che ha in comune colla Sepiola, di seppel-
La vita sulle arene litorali
397
lirsi nella sabbia. Mettiamo alcuni Crangon in un ac-
quario che abbia il fondo ricoperto di uno strato di
arena, ed osserviamo attentamente: in capo a pochi
istanti lo vediamo avvicinarsi al fondo poi, con oscil-
lazioni rapidissime del tronco e degli arti, seppellirsi
Fig. 152.
Gamberetto da sabbia: Crangon vulgaris L., grand, naturale.
Secondo il Calmau, 1912, leggerm. modificato.
in un attimo nel mobile substrato. Lungo le spiagge
nordiche i Crangon abitano spesso le pozze d'acqua
salsa lasciate dalla marea e la loro presenza è rivelata
dalla nuvoletta di sabbia che il Crostaceo solleva
quando si nasconde.
398 Capitolo tredicesimo
■ Insieme ai Crangon manca ben di rado qualche Pa-
guro di sabbia, descritto scientificamente come Dio-
genes pugilator (fig. 153). Con Diogene ha in comune
l'abitazione entro ad un angusto riparo, il quale tut-
tavia è assai più bello della classica botte, poiché con-
siste sempre in una conchiglia di Gasteropodo. Il
Fig. 153.
Paguro da sabbia: Diogenes pugilator (Koux), entro ad una
concliiglia di Cohimhella, ingrandito quasi due volte. Ori-
ginale. Quarto dei Mille.
nome specifico di pugilator si accorda male colla sere-
nità del filosofo di Corinto, ma è opportuno per indi-
care le abitudini del Crostaceo, forse più vivaci e bat-
tagliere di quelle degli altri Paguri.
Gli arti toracici lunghi e sottili gli servono a meravi-
glia nelle lunghe corse alle quali si abbandona, quando
procede a sghembo e a saltelloni sul fondo sabbioso.
Una delle pinze in cui terminano le zampe del primo
paio, e precisamente la sinistra, è di gran lunga più
sviluppata dell'altra, sopratutto nel sesso maschile,
e ricorda, per la forma, una tenaglia dentistica. Del
resto l'assimetria pronunciatissima delle chele è re-
La vita sulle arene litorali 399
pollo non raro nei Crostacei superiori. C'è per esempio
un Ch-anchio comune in certi tratti della costa mediter-
ranea d'Africa, il Gelasimus tangeri, in cui il maschio
^ possiede una chela paradossale; più voluminosa dello
stesso corpo. Un maschio ed una femmina di Gela'
simus stabiliscono dimora comune entro ad una buca
della roccia; la femmina occupa il fondo della cavità;
il maschio si colloca invece presso l'apertura e ne
tappa l'ingresso mediante la pinza maggiore. In questo
caso adunque la chela funziona, oltre che da organo
di prensione, anche da tetto della dimora coniugale.
Ritornando al Diogene, dirò come abbia osservato
nei suoi costumi una particolarità che non conoscevo.
Il Crostaceo si nasconde nella sabbia né più né meno
di quanto sogliano praticare la Sepiola ed il Crangoìi.
A un certo punto si ferma di botto e retrocedendo
comincia a scavare la rena colle zampe toraciche an-
teriori, le quali sono assai robuste e rivolte all'indietro,
e gli servono quindi efficacemente anche per buttare
da parte il materiale sollevato. Allorché il Diogenes
ha terminato il suo lavoro, la conchiglia emerge sol-
tanto come una leggera protuberanza del fondo sab-
bioso, nella quale si apre un foro corrispondente al-
l'apertura della conchiglia. Dall'apertura il Crostaceo si
pone in vedetta, non senza aver prima ben spazzato,
con altri movimenti delle zampe, il davanzale del suo
(»sservatorio. Verrebbe fatto di pensare che si tratti
^^ di una posizione di agguato, ma qui le apparenze in-
^ gannano perchè, al pari dei suoi parenti delle Po-
sidonie, il Diogenes si nutre specialmente di detriti.
Penso che in ambiente piano, scoperto e ben illu-
minato, come il fondo sabbioso frequentato dal Dio-
400 Capitolo tredicesimo
genes, i mezzi atti a dissimulare il corpo debbano es-
sere più numerosi ed efficaci che altrove. Probabil-
mente il Crostaceo si trova esposto alle insidie dei
Sargus, pronti a stritolare coi robusti denti a macina
la conchiglia col suo inquilino. Nulla di strano dunque
se trovate nel Diogenes due sistemi di protezione as-
sociati: la dimora nella conchiglia e l'abitudine d'in-
sabbiarsi-
Fra gli abitatori dei fondi sabbiosi meritano di
essere accennati, almeno di volo, alcuni Granchi nei
quali l'ultimo paio di zampe toraciche si allarga in
una paletta ovale. Mercè questa conformazione, la
zampa funge da remo e il Granchio può nuotare; e
siccome l'animale non si allontana dal costume carat-
teristico dei suoi compagni d'ambiente, la paletta gli
serve anche per scavare la sabbia ove si nasconde.
È comune presso Genova il Portunus depurator;
un'altra specie molto grande e di colore rosso acceso
viene apprezzata dai pescatori di Nizza come ali-
mento: è il Portunus corrugatus, piuttosto raro nelle
acque genovesi.
A questa piccola fauna delle arene litorali non fanno
difetto alcuni Pesci. Basta allontanarsi di poche die-
cine di metri dalla riva per raccogliere giovani Pleu-
ronettidi di qualche centimetro di lunghezza {Solea,
Bhomboidichtys, ecc.), ben diversi da specie a specie
per i caratteri zoologici, ma simili per la livrea scre-
ziata che riproduce, con notevole fedeltà, l'immagine
del fondo sabbioso. Notate poi che queste colorazioni
sono suscettibili di modificarsi con una rapidità non
comune tra i Pesci. L'animale non fa che brevi e poco
agili nuotate, mantenendo il corpo obliquo ; conduce
La vita sulle arene litorali
401
vita sedentaria riposando a piatto sull' arena, della
quale con rapidissime oscillazioni, suole cospargersi
anche il corpo. Poggia sul fondo col fianco scolorato
e volge in alto il fianco ricco di pigmento, sul quale,
per una dissimetria spiccatissima del cranio, stanno
riuniti entrambi gli occhi, quasi con-
tigui nella Sogliola, assai distanti
l'uno dall'altro nel Bhomhoidichtys.
1 Trachini (è specie assai fre-
quente da noi il Trachinus draco)
hanno il corpo molto allungato e
compresso ai lati, gli opercoli spi-
nosi, la prima pinna dorsale ar
mata di 4 o 5 forti spine; lunghis-
sime la seconda dorsale e la ana-
le. Allo stato di riposo stanno rim-
piattati nella sabbia o nella ghiaia
minuta, lasciando sporgere soltanto
il capo fornito di grandi occhi. Di-
sturbati nel loro nascondiglio, guiz-
zano via con grandissima agilità.
L'insabbiamento non è la sola di-
fesa del Trachino ; agli aculei robusti degli opercoli e
della prima pinna dorsale è connesso un apparato glan-
dolare, che, al pari di quanto si verifica nella Scorpena,
inocula nelle punture un liquido fortemente venefico.
Già negli individui giovanissimi di 3 o 4 cm. di lun-
ghezza si determina l'atto riflesso che presiede alla
puntura; sfiorate con un oggetto qualunque il dorso
del pesciolino e vedrete i raggi della prima dorsale
erigersi ad un tratto, e la pinna, macchiata di nero,
distendersi a ventaglio. La ferita recata da un adulto
26. — K. IssEL.
J
Fig. 154.
Gallionymus belenus
Risso; capo vedu-
to dall'alto, X 2.
Originale, Rapallo.
402 Capitolo tredicesimo
di 30 o 40 cm. di lunghezza all'incauto che afferri
il Trachino colle mani o lo calpesti a piedi nudi
riesce, a quanto assicurano i pescatori, atrocemente
dolorosa.
Non occorre allontanarsi molto per trovare i Tra-
chini adulti; in quanto ai giovani si possono racco-
gliere a pochi passi dalla spiaggia. E quivi si rinven-
gono pure, nella buona stagione, altri Pesci novelli,
come Gallinelle (Trigla), Triglie (Mullus), i quali,
sebbene giovanissimi, hanno già le forme ed i costumi
tipici degli adulti.
Non voglio chiudere questo cenno sui Pesci senza
accennare ad un Acantottero, il quale, anche a pieno
sviluppo, non oltrepassa 7 od 8 centimetri di lunghezza.
Si chiama Gallionymus belenus Kisso (fig. 154) e quan-
tunque non passi per una specie comune, lo si raccoglie
molto di frequente sul fondo sabbioso in certi golfi
della nostra Riviera, ad esempio presso Rapallo.
Per la forma generale del corpo lo direste un Lepado-
gaster, ma lo fa subito distinguere la presenza di due
pinne dorsali e sopratutto l'aspetto del capo. La bocca
è piccolissima, sporgente e rivolta verso il basso,
tanto da conferire al capo stesso un profilo che arieggia
un muso di pecora. Inoltre una delle piastre ossee che
proteggono l'apparato branchiale, il preopercolo,
porta da ciascun lato una robustissima spina, seghet-
tata e rivolta all'indietro. Essendo in relazione con
un minuscolo apparato velenifero, tale spina rappre-
senta un'arma simile a quelle che abbiamo trovata nei
Trachini.
Altra disposizione che rivela le abitudini del pescio-
lino è quella degli occhi, che sono assai grandi e rivolti
La vita sulle arene litorali 403
all'iiisù. In tal modo esso può scorgere l'insidia che lo
minaccia dall'alto, mentre se ne sta in agguato sul
fondo ed aspetta il momento favorevole per ghermire la
preda. Anche il colore del corpo lo dissimula abba-
stanza bene fra le sabbie: è grigio -giallognolo con mac-
chioline nerastre, ben diverso dalle smaglianti livree
di altri Gallionymus [C. lyra) che occupano il posto
d'onore nelle iconografìe colorate dei Pesci europei.
Nascondiglio e veleno: ecco due prerogative tipi-
che per i Pesci delle sabbie.
Fondi di minuta ghiaia formano molto spesso una
striscia che termina a cinquanta metri di profondità
o poco più fra sabbia e melma; ma altre strisele più
o meno estese non mancano a profondità minore.
Quelle che si stendono dinnanzi a Quarto e Sturla
sono generalmente assai povere di organismi vi-
venti; vi si accumulano in compenso innumerevoli
conchiglie vuote, appartenenti sopratutto a Gastero-
podi; in certi campioni di ghiaia raccolti a 25 metri
di profondità si conterebbero addirittura a migliaia
per ogni chilogrammo di saggio. L'occhio del biologo
non dura gran fatica a riconoscere come soltanto una
piccola parte di quei Molluschi abbiano vissuto in situ.
Non poche infatti sono le specie caratteristiche delle
praterie di Posidonia; altre provengono certamente
dalla scogliera sommersa. Inoltre si osserva che, ad
eccezione di una piccola minoranza, son tutti esem-
plari molto piccoli, inferiori al centimetro di lunghezza.
Evidentemente le correnti e le onde han potuto smuo-
verle, trascinarle ed accumularle in taluni punti de-
terminati dalla configurazione del pendio. Insieme alle
conchiglie si rinvengono più o meno numerosi fram-
404 Capitolo tredicesimo
menti di Briozoi e tubi calcarei di Anellidi. I più
comuni, su questi fondi, appartengono al genere Di-
trupa, che prospera ad una cinquantina di metri di
profondità; per la sua forma conica, ricurva ed ap-
piattita alla estremità posteriore facilmente lo si
confonde, a prima vista, con una conchiglia di Den-
talium.
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1913.
PoLiMANTi O., Studi sulla contrazione del muscolo adduttore di
Ostrea ecc. « Zoolog. Jahrbiicher, Abt. Aligera. Physìol. »,
Supplem. 15, Bd. 3, 1912.
Pruvot G., op. cit. (ved. bibliogr., cap. III).
Steuer a., op. cit. (ved. bibliogr., cap. Vili).
CAPITOLO XIV. -
La vita nelle praterie di Posidonla. I
Sommario: Biologia della Posidonia; relazioni della Posidonia
colla fauna. — Idroidi e Briozoi {Sertularia, Membranipora).
Molluschi (Rissoa, Phasianella, ecc.). — Crostacei (Idotea),
— Pesci (Hippocampus, Sygnaius, Nerophis, Siphostoma,
La^rus, Crenilabrus, ecc.).
Mentre la scogliera sommersa è il dominio delle
Crittogame, sui fondi pianeggianti o a dolce pendio,
ove la sabbia è commista ad una certa quantità di
melma, vegetano piante capaci di sbocciare dei veri
fiori. Queste piante, che appartengono tutte alla fa-
miglia delle Zosteracee, sono parenti non lontane di
altre che vivono negli acquitrini della terra emersa.
Non più di quattro specie ne conta la flora mediter-
ranea : Posidonia caulini, Zostera marina. Zostera nana,
Gymodocea aequorea. Ma lo scarso numero delle specie
vien compensato ad usura dalla proprietà di vivere
gregarie formando delle vere praterie sottomarine.
Il contrasto fra la scogliera rivestita da una flora
svariatissima di Alghe e la prateria formata molto
spesso da una sola specie ha riscontro in quanto si
osserva fra le nostre Alpi; sulle rocce ben esposte e
406 Capitolo quattordiceaimo
ricche di humus cento specie diverse si contendono
il terreno ; sul pendio sottostante il Kododendro copre
uniformemente il suolo coi suoi cespugli rosseggianti
e diventa padrone assoluto. Ma le ragioni fisiologiche
le quali dividono i Rododendri dalla flora delle rupi
sono assai meno fondamentali di quelle che separano,
in mare il regno delle Alghe da quello delle Zosteracee.
Nel primo caso decidono la natura del terreno, la luce,
l'umidità; nel secondo è diverso il tipo di nutrizione
della pianta, inquantochè l'Alga assorbe l'acqua ed i
sali per tutta la superficie del tallo e la parte basale
(il cosidetto callo radicale) nuli' altro richiede alla
rupe fuorché un punto d'appoggio. La Zosteracea
invece possiede un grosso caule sotterraneo o ri-
zoma, fornito di numerose radici, le quali non sol-
tanto servono per ancorare saldamente la pianta al
fondo, ma funzionano anche come organo di assorbi-
mento succhiando, dal terreno l'acqua ed i sali nutritivi ;
un processo di nutrizione identico a quello delle piante
terrestri. Il substrato composto di materiali suddivisi
è quindi condizione necessaria pel suo sviluppo. Fra
le quattro specie di Zosteracee che dianzi ho nominato,
la Posidonia caldini è di gran lunga la più importante.
Lungo le rive ligustiche è quasi sempre unica costi-
tuente delle praterie litorali. Dalle altre Zosteracee
si distingue a prima vista per le sue foglie a nastro
di un bel verde lucente, larghe sino ad un centimetro
e lunghe, a sviluppo completo, più di un metro (ne ho
misurate alcune che superavano m. 1,50). È pianta
perenne e il suo rizoma può resistere, in piena vitalità
all'avvicendarsi di parecchi inverni; non sempre tut-
tavia perisce di morte naturale, perchè le più violenti
La vita nelle praterie di Posidonia 407
mareggiate ne sradicano e ne gettano a riva una certa
quantità. Caduca per contro è la chioma verde della
pianta, poiché in estate muoiono le foglie vecchie e si
distaccano dal rizoma {^) ; allora il mare, ammucchiando
questo fogliame imbrunito sulle spiagge, innalza quegli
argini compatti che tutti abbiamo veduto lungo la
nostra Riviera. In fin d'ottobre, prima ancora che la
caduta sia terminata, cominciano a far capolino le
foglie novelle (fig. 155), d'un bel verde tenero, ricurve
come lame di sciabola; ogni rizoma produce parecchi
di questi getti, composti per lo più di sei foglie. Nel
centro di ciascun getto non tarda a mostrarsi l'infio-
rescenza di fiorellini verdognoli poco vistosi. Com'è
naturale gli insetti o il vento non possono in questo
caso fungere da pronubi ed al mistero della feconda-
zione presiedono le onde del mare. Il trasporto è reso
facile da un adattamento particolare del polline: i
grani pollinici non si diffondono isolatamente nell'ac-
qua, ma vengono agglutinati in tanti minuscoli ser-
pentelli che le onde trascinano sugli organi femminili.
In marzo e aprile i frutti maturi della Posidonia,
simili, per la forma esterna, ad una grossa oliva, si
distaccano e vengono a galla. Poco a poco l'azione
continuata dell'acqua fa macerare l'involucro; i semi
cadono sul fondo ove germogliano.
Accennando al contrasto fra la scogliera rivestita
di Alghe e le praterie di Posidonia non ho voluto in-
tendere con ciò che Alghe e Posidonie si escludessero
a vicenda. Come nei pendii alpini vi è spesso una spe-
C) Crii avanzi delle foglie cadute fonnauo, alla baae della
pianta, una sorta di caingliatura di colore bruniccio.
408 Capitolo quattordicesimo
ciale flora di piante erbacee che vivono all'ombra dei
cespugli di Rododendro, così alcune specie di Alghe
amanti dell'ombra, dove le condizioni del substrato
si mostrano favorevoli, crescono all'ombra delle Po-
sidonie o s'impiantano sui rizomi: citerò fra queste
le Peyssonnelia e le Udotea. Ma v'è poi una schiera di
minute specie adattate a maggiore intensità luminosa
che s'impiantano invece sull'apice della stessa làmina
fogliare conducendo, come si suol dire, una vita epi-
fitica, L'Alga, per quanto è noto, richiede alla Posi-
donia soltanto un sostegno, ma questo acquista note-
vole importanza nella distribuzione della Crittogama,
inquantochè le permette molto spesso di vegetare
anche in plaghe dove il fondo offrirebbe condizioni
affatto disadatte.
Dinnanzi a Quarto e a Quinto le Posidonie vegetano
in piccole macchie od isole più o meno folte anziché
formare delle praterie continue. Queste si ammirano
invece nel massimo rigoglio in alcuni tratti della nostra
Riviera ove la costa presenta delle insenature profonde,
come accade lungo la costa orientale di Portofino.
Ivi le Posidonie, invece di cominciare a qualche di-
stanza dal battente del mare, giungono sin quasi alla
riva; ne consegue che la bassa marea lascia allo sco-
perto le estremità delle foglie, le quali si adagiano alla
superfìcie. È spettacolo attraente il contemplare uno
di questi campi superficiali di Posidonia, quando il
mare è lievemente increspato e gli apici fogliari, se-
guendo il ritmo dell'onda, piegano con moto lento e
flessuoso all'innanzi e all'indietro. Se vi piace di veri-
ficare l'effetto che esercitano sulle Posidonie agitazioni
più forti del mare, vedrete che a piccola profondità
La vita nelle praterie di Poaidonia 409
il portamento della pianta ne rimane durevolmente
modificato, inquantochè le foglie sono tutte inclinate
nel senso della traversia dominante. Se la pianta ha
ben definite esigenze riguardo alla natura del fondo,
ove configge il suo rizoma, non è troppo intollerante
per quanto concerne la composizione chimica dell'ac-
qua marina. Così nel piccolo seno di Niasca tra Pa-
raggi e Portofino le acque, per lunghi periodi tranquille,
sono di sovente diluite da un ruscello che raccoglie
le acque del soprastante vallone; ciò malgrado le
Posidonie soggette a questa diluizione non sembrano
soffrirne, anzi sono più lunghe e rigogliose che in altre
località circonvicine. Notate poi che le Zostere dei
mari nordici si accontentano sovente di acqua appena
salmastra.
A proposito della Zostera {^) il biologo danese Peter-
sen ha fatto dei calcoli che meritano di essere ricordati.
Tenendo conto della distribuzione dei campi di Zo-
stera lungo le coste della Danimarca e del numero di
foglie novelle spuntate da ogni pianta, egli conclude
che la quantità di sostanza vegetale prodotta annual-
mente dalle Zostere (misurata allo stato asciutto)
equivale a circa il quadruplo della quantità di fieno
che in quel paese ogni anno si raccoglie. Sarebbe in-
teressante ripetere gli stessi calcoli per le Posidonie
che disegnano lungo le nostre rive una cintura ver-
deggiante. Sebbene incompleta e discontinua, questa
cintura non può non esercitare una influenza profonda
sopra il mondo animale che ha dimora in quella zona.
(') Le foglie di Zostera e Posidoniasi adoperano nell'industria
per imbottire materassi, ecc.
410 Ckipilolo quallordiceaimo
Anzi'i legami più o meno intimi che avvincono il
destino dell'animale a quello del vegetale si rivelano
qui ad ogni passo.
Organismi di vario tipo, almeno nel periodo adulto
della loro esistenza, vivono attaccati alle foglie od
ai rizomi, altri strisciano o si arrampicano sulle
foglie ; una ricca popolazione si agita sui fondi sabbiosi
della prateria e non mancano le specie che, pur nuo-
tando liberamente, ricercano di preferenza, o ad esclu-
sione d'ogni altra, l'ombra della Posidonia,
Del piccolo mondo che vive sessile sulla foglia ò
molto agevole far conoscenza. Guardate attentamente
un fascio di foglie raccolte a uno o due metri di pro-
fondità, e non tarderete a scoprire alla superficie
di qualcuna di esse un esile cordoncino bianchiccio
dal quale si innalzano, a regolari intervalli, piccoli fusti,
lunghi al massimo un paio di millimetri. Il cordoncino
è la radice comune della colonia o idroriza, i piccoli
fusti sono idrocauli che sorreggono i polipi protetti
da una teca chitinosa. Nella specie che abbiamo
sotto gli occhi, la Sertularia mediterranea Marktanner,
(fig. 156 J.) le logge sono regolarmente ordinate, ima
sopra all'altra, ai lati dell'idrocaule ed hanno forma
triangolare, alquanto appiattita.
La Sertularia è talmente specializzata dal punto
di vista dell'abitazione che la cerchereste invano sopra
un substrato diverso da quello che la Posidonia le
suole offrire; prima ch'io raccogliessi questo Idroide
La vita nelle praterie di Poaidonia
411
Pig. 155.
Giovane getto di Posidonia coH'intìoresceiiza, raccolto ad mia
trentina di metri di profondità. Attaccate al rizoma si ve-
dono Alghe dei gen. Udotea (u) e Peyssonelia (p) e Briozoi
dei gen. Buc/tda (b) e Crisia (e): all'apice delle giovani fo-
glie, incrostazioni di Coralline. Originale. Qnarto dei Mille.
412 Capitolo quattordicesimo
in Liguria, la specie era considerata come molto rara
perchè gli specialisti non avevano mai pensato a ri-
cercarla sulle Zosteracee, ove se ne rinvengono a pro-
fusione. Come i biologi distinguono le specie eurialine
dalle stenoaline, potrebbero distinguere le eurises-
s i 1 i dalle 8tenosessili,a seconda che si valgono indif-
ferentemente di substrati diversi, oppure sono adattate
ad un substrato solo; ma se riesce facile verificare il
fatto e coniare per esso un nuovo vocabolo composto,
è molto arduo il rendersene ragione; perchè mai di due
specie affini l'una è indifferente, l'altra specializzata ?
Temo che la chimica e la chimico -fisica non possano
rispondere a simili quesiti, che ogni giorno si affac-
ciano alla mente del biologo.
Più frequenti ancora della Sertularia sono altri or-
ganismi appartenenti alla classe dei Briozoi e sopra -
tutto la Membranipora pilosaLi. (fìg. 156 B). In questo
caso, poiché la colonia si estende a guisa di crosta,
l'aderenza col substrato si effettua per tutta la super-
ficie. Laddove le Membranipora trovano condizioni
molto favorevoli per svilupparsi, tutte le foglie di
Posidonia appariscono solcate da striscioline più o
meno lunghe e ramificate, le quali, ad occhio nudo,
appariscono formate da un reticolato finissimo. Ogni
maglia del reticolato è una celletta contenente un
polipide o individuo della colonia; l'ordinamento è
tale che le cellette, allineate in una serie longitudinale,
si alternano regolarmente con quelle della serie con-
tigua.
Osservate come ad uno stesso modo di vita corri-
sponda una certa somiglianza nell'aspetto; per la
forma e gli atteggianxenti i Briozoi ricordano gli
La vita nelle praterie di Posidonia 413
B
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1 j
^i 1
f# Il
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1
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i 1
Fig. 156.
Fogli6 di Posidonia, raccolte a un metro di profondità, con
animali epifiti. A, apice di giovane foglia con Idroidi (iS'er-
turia mediterranea Markt.), x 3. — B, porzione di foglia
con Briozoi {Microporella malusii Audouin, a sinistra, e
Membranipora pilosa L, a destra). Dall' Issel, 1912, Origi-
nale, Portofino.
414 Capitolo quattordicesimo
Idroidi; eppure nell'Idroide, conformemente all'ar-
chitettura dei Celenterati, le linee generali del corpo
si riducono ad un sacco a doppia parete, mentre il
Briozoo, animale celomato, possiede dei muscoli, un
intestino completo piegato ad U ed un ganglio ner-
voso abbastanza cospicuo. Nel caso della Membra-
nipora la somiglianza è limitata alle parti molli e non
si estende alla parte solida, calcarea, della colonia,
mentre vi sono altri Briozoi che si sviluppano in co-
lonie arborescenti e ricordano molto da vicino certi
Idroidi anche nell'involucro esterno. Uno spettacolo
microscopico dei più attraenti è offerto dagli individui
che sciorinano fuori della celletta la corona dei ten-
tacoli, foggiata a ferro di cavallo e circondante la
bocca, per scomparire poco dopo nell'interno della
loggia.
La Sertularia e la Membranipora appartengono ad
una fauna sessile che si potrebbe chiamare stabile,
perchè si ritrova, più o meno frequente, in tutte le
stagioni dell'anno. Ben inteso che la continuità si
riferisce alla specie, ma non già ad individui deter-
minati ; il distacco autunnale della vecchia foglia segna
anche la morte delle società di Idroidi e di Briozoi che
ne godono il sostegno. Ma le larve pelagiche di Mem-
branipora, volgarissimo reperto dei saggi di plancton,
nuotano sul mare in quantità enorme; molte di esse
cadono sulle giovani piante e vi si attaccano, dando
origine a nuove colonie.
Nelle rigogliose praterie a fior d'acqua che si ammi-
rano a Portofino si vede chiaramente come alle colonie
di Sertularia e di Memòranipora non si addica^ una luce
troppo intensa. Nelle piante coricate verso la riva
La vita nelle praterie di Poaidonia 415
l'estremità della foglia ha direzione pressoché paral-
lela alla superfìcie del mare, tanto da ricevere in pieno
la luce solare nella sua pagina superiore ; ora le colonie
di Sertularia, laddove il loro sviluppo non viene im-
pedito dal feltro di Alghe epifìtiche, crescono soltanto
sulla pagina inferiore. Per contro alla base della pianta,
ove la direzione delle foglie diventa verticale o mode-
ratamente obliqua, le due pagine fogliari ricevono luce
in proporzione pressoché uniforme; in questo tratto
accade molto sovente di trovare colonie di Sertularia
che abbiano invaso i due lati. La Membranipora è
più tollerante ; tuttavia i nastrini traforati s'inerpicano
assai più in alto sulla pagina protetta dalla luce
che non su quella illuminata in pieno.
Vuol dire che la larva fondatrice della colonia si
ferma e si attacca solamente là dove non risente mo-
lestia per la luce troppo intensa. La colonia in via di
sviluppo non può mutar posizione, ma si orienta svi-
luppando nuovi rampolli nella direzione richiesta dalle
sue esigenze fisiologiche. Le leggi che presiedono ad un
siffatto orientamento dovrebbero formare oggetto di
speciali indagini da parte di chi ne possiede il tempo
e i mezzi.
Se invece di raccogliere le Posidonie nella zona su-
perficiale, noi ne sradichiamo col gangano a venti o
trenta metri di profondità, vediamo che alla base
delle piante, dove esistono le fibre delle vecchie foglie,
si sviluppa una fauna abbastanza ricca di Briozoi,
non più crostosi, ma arborescenti: sono le Grisia dal
fusto semplice colle logge a tubetto ricurvo (fig. 155 0),
le Bugula a cespuglio ramificato e molte altre. La Bu-
gula (fig. 157) è oggetto interessante perchè le sue
Fig. 157.
Brìozoo: Bugula: A, colonia in-
grandita due volte. — B, porzione
di un ramo, x 10. Originale. — C,
un animaletto (polipide) espanso
fuori della cella con un'avioularia
(a) sulla parete di questa, t, ten-
tacoli dell' indiv. normale ; forte
ìnerandim. Secondo il Parker e
Haswell, dall'Emery, 1911.
colonie, oltre agli in-
dividui di tipo norma-
le, altri ne hanno che
non maturano organi
riproduttori e risul-
tano modificati per di-
verso ufficio. Confor-
mati come il becco di
un uccello rapace, le
cui branche si aprono
e si chiudono conti-
nuamente, essi affer-
rano piccoli animali o
detriti organici messi
in movimento dalle ci-
glia onde i tentacoli
degli individui normali
sono rivestiti. Questi
individui sui generis
denominati per il loro
aspetto avicularie,
hanno sede sulle pareti
delle logge che accol-
gono gli individui nor-
mali, e vicino all'aper-
tura della loggia stes-
sa. Sembra competa
loro la funzione di
provvedere alla difesa
ed alla pulizia della
colonia.
Oltre agli Idroidi ed
La vita nelle praterie di Posldonia ili
ai Briozoi trovano stabile appoggio sulle foglie di Fo-
sidonia Coralli semplici, Anellidi dal guscio calcareo
ed ai rizomi aderiscono di sovente piccole Spugne.
È tempo di rivolgere la nostra attenzione ad altri
esseri che hanno legami meno continuati, ma non meno
intimi colla pianta. Se l'organizzazione loro non li co-
stringe a vita sedentaria sulla Posidonia, ne frequen-
tano tuttavia le foglie con predi-
lezione più o meno spiccata. Pet-
tinando le chiome della Posidonia
con un robusto e fitto retino, non
potrà mancare una raccolta più o
meno copiosa di piccoli Gastero-
podi. Del resto, nelle giornate piti
calde d'estate, vi accadrà spesso di
scorgere, anche dalla barca, le spire ^ig- 1^^-
turrite dei Trochi e delle Rissoe «r,S°« MUw/.'o"
muoversi lentamente tra le foglie riginale. Portofino,
e far capolino tra i filamenti delle
Alghe epifitiche. La specie predominante in parecchie
località della nostra Riviera èia, Bissoavariabilis Mùhlf.
(fig. 158), che ha la conchiglia di un bianco latteo,
adorna di rilievi e di macchiette longitudinali, di colore
rosso -bruno e cerchiata di violetto al peristoma (bocca
della conchiglia). L'animale esplora continuamente la
via cogli esili tentacoli ornati di anelli bruni, e raschia
colla radula i piccoli organismi vegetali ed animali
(Diatomee, Foraminiferi), che stanno attaccati alle
foglie. L'essere piccola e leggera conferisce alla nostra
Bissoa qualche vantaggio rispetto ad altri Molluschi
affini, poiché non soltanto può strisciare sopra qual-
siasi oggetto solido, per quanto tenue, che incontri
r^
sul suo cammino, ma gode al-
tresì la facoltà di potersi capo-
volgere e di strisciare a ventre
in alto contro la superficie del-
l'acqua. Ugual sistema abbiamo
veduto mettere in pratica da
certi Nudibranchi.
Fig. 159.
Crostaceo isopodo : Ido-
tea heclica (Fallasi, so-
pra una foglia di Po-
sidonia, grand, natura-
le. Origin., Portofino.
Passando ad illustrare le spe-
cie che camminano sulle foglie
(bentos ambulante) vi farò noto
l'esempio più istruttivo. È que-
sto yidotea hectica (Pallas), (fi-
gura 159), Crostaceo che si trova
relativamente comune a Por-
tofino, a pochi metri di fondo,
e non manca del resto in alcuna
località mediterranea, dove le
praterie di Posidonia vegetano
abbastanza fìtte e rigogliose.
Appartiene al sottordine degli
Isopodi e presenta, ben spic-
cate, le caratteristiche del grup-
po: corpo compresso in senso
dorso -ventrale, regione toracica
assai allungata e costituita da
sette segmenti , ciascuno dei
quali porta un paio di zampe
che servono a camminare (pe-
La vita nelle praterie di Posidonia 419
reiopodi); addome brevissimo, e quindi stipati l'uno
dietro l'altro gli arti relativi. Come dimensioni è certo
risopodo più vistoso dei nostri 'mari, poiché rag-
giunge il mezzo decimetro di lunghezza. Nell'aspetto
si notano subito alcune particolarità: antenne del
secondo paio lunghe e sottili, appiattimento del corpo
spinto quasi all'estremo, margini laterali che, comin-
ciando dal terzo segmento toracico, si mantengono
quasi paralleli fino alla base della lamina caudale
(telson); margine posteriore di questa lamina inta-
gliato a mezzaluna.
Nella Idotea, come in molti altri Isopodi, i piedi
caudali, in posizione tipica, dovrebbero fiancheggiare
il telson, stanno invece ripiegati sul ventre a guisa
di opercolo ; questo protegge le cinque paia di zampe
addominali (pleopodi) che, agitando ritmicamente l'ac-
qua, funzionano anche da appendici respiratorie.
Alcuni autori accennano ad individui verdi che vi-
vono sulle Posidonie fresche e ad altri bruni che si
raccolgono invece sulle Posidonie disseccate; per
quante ricerche abbia fatte, non ho mai potuto tro-
vare altro che individui di un bel verde smagliante,
Tutt'al più si vedono alcune macchioline bianche
lungo la linea mediana e la tinta verde di fondo che
non è contenuta in cellule speciali, ma diffusa nel te-
gumento, assume un tono più scuro a luce intensa pel
dilatarsi di piccoli cromatofori bruni (^) che riman-
gono contratti nella oscurità.
Non dovete tralasciare l'occasione di studiare un
poco le abitudini della Idotea hectica in relazione alla
O Vedi capitolo XVI.
420 Capitolo quattordiceaimo
forma ed al colore che la distinguono. Vi accorgete
subito che si tratta di una nuotatrice poco valente.
Agitando i pleopodi'con energia maggiore di quanta
ne occorra pei movimenti respiratori, e mantenendo
il corpo obliquo verso l'alto, può bensì nuotare, ma
non si sostiene a lungo e presto si lascia ricadere al
fondo. Spesso la vediamo camminare colle zampe to-
raciche, ma nell'atteggiamento più frequente e pili
caratteristico se ne sta immobile e attaccata per tutta
la sua lunghezza ad una foglie di Posidonia. Se l'esem-
plare è a pieno sviluppo, il corpo ha la stessa larghezza
della foglia e le lunghe antenne non sconfinano dai
margini perchè in posizione di riposo l'animale suole
richiuderle, portandole dalla posizione divergente alla
parallela; l'inganno non potrebbe essere più completo.
La base principale di siffatto costume va ricercata
nella grande sensibilità che l'animale possiede verso
gli stimoli di contatto; appena toccato un sub-
strato che abbia certe determinate qualità, l'animale
vi si attacca, orientandosi in maniera da stabilire
il più esteso contatto possibile fra il corpo e l'oggetto
medesimo. Si ammette che nel compiere atti di tal
natura gli animali siano guidati sopratutto da sensa-
zioni tattili. Sappiamo pure che la sensibilità risiede
nelle setole che attraversano il tegumento, ma troppo
ignoriamo circa la fisiologia dei Crostacei per esporre
in proposito nozioni sicure.
Certo il contatto colla superficie solida è nota domi-
nante nei costumi della Idotea; non crederei che il
colore della foglia influisca sulla scelta, tant'è vero
che se ad una Idotea attaccata ad una foglie verde
di Posidonia introduciamo tra capo e foglia un nastro
La vita nelle praterie di Posidonia 421
di metallo colorato in rosso e stuzzichiamo con esso
gli arti anteriori, l'Idotea lascia la foglia per attac-
carsi al nastro metallico colle sue zampe uncinate.
Alle interessanti relazioni fra l'Idotea ed il suo am-
biente si deve attribuire il significato di un adatta-
mento difensivo del Crostaceo contro i suol nemici ?
L'esperienza alla quale poc'anzi alludevo, se ci può
fornire un elemento per analizzare gli atteggiamenti
descritti non è tale da pregiudicare in senso negativo
la quistione biologica. Se l'Idotea verde non va per
spontaneo impulso sopra gli oggetti verdi, ciò non ha
importanza perchè in natura non avverrà mai che un
nastro metallico rosso venga sostituito alla foglia di
Posidonia.
Si tratta invece di vedere se l'Idotea, obbligata a
vivere su di un substrato diverso dalla Posidonia per
forma e per tinta, sarebbe meglio protetta dalle in-
sidie dei carnivori. Dovremo riparlare più innanzi del
mimetismo e dei suoi avversari piti o meno decisi;
pel momento, siccome nessuna esperienza mi dimostra
il contrario, son propenso a credere che la forma e gli
atteggiamenti, ed anche il colore della Idotea, ab-
biano valore protettivo.
Anche fra la turba dei natanti si conoscono specie
che dipendono più o meno direttamente dalla vegeta-
zione di Posidonia. Richiamate dall'ombra o dal bru-
lichio di piccoli organismi che servono loro di cibo,
alcune non abbandonano mai questa zona, almeno
422 Capitolo quattordicesimo
nella condizione adulta; altre vi si mantengono di
preferenza. I Crostacei natanti ed i Pesci danno la
nota dominante. Come spesso avviene tra gli animali
che conducono lo stesso modo di vita, gli uni sono mor-
tali nemici degli altri, e non a torto i pescatori apprez-
zano i Gamberetti come un'esca di effetto sicuro.
Nella tribù dei Caridei, alla quale appartengono i
comuni Gamberetti marini, l'agilità delle movenze
compensa il tenue spessore del tegumento, al contrario
di quanto si nota in certi Granchi. Il cefalotorace è
protetto da uno scudo, lateralmente appiattito, che si
prolunga all'innanzi in un rostro; l'addome lungo e
muscoloso, scattando, determina quei guizzi fulminei
del Crostaceo, che, tratto tratto vengono ad inter-
rompere il nuoto più calmo e più regolare, dovuto
all'azione ritmica delle zampe addominali. Nella fles-
sione brusca dell'addome funziona da pala motrice la
coda colle due paia di piedi caudali, formanti nel loro
complesso una specie di ventaglio. È peculiare ai
campi di Posidonia il piccolo Virhius viridis, verde
come smeraldo, il cui rostro ha il margine superior-
mente liscio ; inferiormente armato di due piccoli denti.
I Gamberetti o Leander sono diafani come il cristallo
e soltanto al margine dei segmenti macchiettati di
bruno, di giallo, di azzurrognolo; il loro rostro è
lungo e seghettato.
Di forme e livree più svariate di quelle dei Gambe-
retti fan pompa i loro persecutori: i Pesci delle pra-
terie di Posidonia. Alcuni vanno considerati come
caratteristici di questo ambiente e per l'indirizzo che
abbiamo dato alle nostre esplorazioni offrono parti-
colare attrattiva. Se desiderate conoscere un gruppo
La vita nelle praterie di Pasidonia 423
di Pesci litorali ben lantani dalla rappresentazione
schematica che si suol dare di un Pesce, non troverete
nulla di meglio dei Lof ©branchi. Il mio modo di con-
cepire le relazioni fra l'animale e l'ambiente mi vieta
di affermare senz'altro che il modo di vita dei Lofo-
branchi spieghi le forme di questi, ma senza dubbio
tra le une e l'altro corrono relazioni suggestive che
giova indagare.
I Lofobranchi traggono il nome dalle branchie fog-
giate a ciuffo ; però tale carattere, fondamentale per
la classificazione, non influisce sulle linee generali
del corpo, il quale tende a divenire vermiforme, sia
disponendosi ad angolo retto col capo, come si verifica
nel Cavalluccio marino, sia nella direzione del capo
medesimo, come avviene nei Pesci-ago. Di pari
passo le natatoie subiscono importanti riduzioni.
Il Cavalluccio marino possiede, oltre ad una pinna
dorsale abbastanza sviluppata, anche due piccole
pettorali ed una piccolissima anale. Invece nel ge-
nere Nerophis la riduzione è molto più avanzata
poiché l'estremità caudale, terminata in punta sot-
tile, non porta alcun vestigio di pinna e di tutto l'ap-
parato degli arti pari ed impari più non rimane che
una breve pinna dorsale. Se ben ricordate, un feno-
meno analogo : allungamento vermiforme del corpo e
concomitante riduzione degli arti, si è già fatto osser-
vare nei Murenoidi. Altra particolarità dei Lofobranchi
consiste nell'avere il corpo corazzato da piastrelle
ossee più o meno resistenti ed il muso prolungato in
lungo un tubo, all'estremità del quale si apre, come
fessura verticale, la bocca.
Due Cavallucci marini {Hippocampus brevirostris
424
Capitolo q mattoidi et Simo
Cuv. e sopratutto Hippocampus guttulatus Cuv.,
fìg. 160) ed alcune specie di Pesci -ago {Sygnatus
acus L., Siphostoma typhle L., Nerophis ophidion)
abbondano lungo le nostre rive; a Portofino ei rac-
Fig. 160.
Cavalluccio marino (Hippocampus guttulatus Cuv.) attaccato
colla coda ad una foglia di Posidonia. Originale.
coglie di preferenza il Nerophis ophidion (fìg. 161 e
162), che ha un bel colore verde azzurro, costellato
di macchie alterne azzurrine, listate di bruno. La pinna
dorsale, in continua vibrazione, ha una parte impor-
tante nei movimenti del Cavalluccio marino; è uno
Fig. 161. — Nerophis ophidion L., in posizione verticale, tra le
foglie di Posidonia, metà della grandezza naturale. Origi-
nale, Quarto dei Mille.
426 Capitolo quattordicesimo
spettacolo dei più divertenti il vederlo scendere e
salire nell'acquario, mantenendo il corpo rigido ed in
posizione verticale. Per contro il Nerophis e gli altri
teste citati si muovono un po' pesantemente, mediante
ondulazioni in un piano orizzontale, rese possibili pel
fatto che la corazza è foggiata ad anelli articolati fra
di loro.
Del resto questi animali fanno uso molto limitato
della loro facoltà di nuotare. Più spesso rimangono
tranquilli tra le foglie delle Posidonie e delle Zostere.
w^^m
Fig. 162.
Nerophis ophidion L., parte anteriore, x 3. Originale. Porto-
fino.
Il Cavalluccio marino, mantenendo il corpo verticale
si àncora alla foglia colla sua coda prensile, elegante-
mente avvolta a spirale. Un atteggiamento più sug-
gestivo sogliono assumere le altre specie citate; pun-
tellandosi al suolo mediante la coda, restano fermi a
lungo col corpo eretto. In tale posizione è ben diffi-
cile, anche ad un occhio esercitato, discernere il pe-
sciolino tra i fasci delle foglie (fig. 162). L'animale
potrebbe essere tradito dal contorno del capo se un
particolare morfologico non valesse a rendere l'illu-
sione più completa. Osservate bene il becco di un
Siphostoma typhle, esso è alquanto svasato all'apice
ed il suo margine anteriore si presenta regolarmente
arcuato, proprio come l'apice fogliare della Posi-
donia.
La vita nelle praterie di Poaidonia 427
Oltre a questi atteggiamenti, ai quali si deve attri-
buire, almeno in parte, un significato protettivo, la
biologia dei Lofobranchi ci offre un'altra particolarità
degna di nota; al maschio è affidata la cura della prole
e le uova, deposte dalla femmina, si sviluppano in ap-
posito serbatoio che si apre lungo il ventre maschile.
Nel Cavalluccio marino si tratta di una vera tasca
incubatrice; nel nostro Nerophis di una semplice
doccia, che in primavera si trova ripiena di uova di
color ranciato, assai grandi e ricche di tuorlo.
Fra i Labridi si contano parecchie specie che hanno
una singolare predilezione per le praterie di Posidonia.
Della famiglia abbiamo già fatto conoscenza lungo la
scogliera accennando alle Julis o Donzelle. Al pari
delle Julis, i frequentatori delle praterie sottomarine
nulla posseggono di molto spiccato, dal punto di vista
della forma, ma si distinguono per gli splendidi colori
fra i quali predomina il verde. Sono Pesci di piccole
o mediocri dimensioni, muniti di una sola e lunga
pinna dorsale, con pinna caudale quasi sempre arro-
tondata, o tronca al margine posteriore.
Specie di Labrus e di Crenilabrus sono vittime abi-
tuali di gangano e di lenza; in queste il margine del
preopercolo si presenta liscio, in quelle ornato di minu-
tissimi denti. Assai comune è il Labrus turdus, che fa
pompa della sua livrea di un verde smagliante e dal-
l'acuto muso allunga le labbra, fortemente protrat-
tili, per carpire i piccoli Crostacei di cui si nutre. Più
frequente ancora è il Crenilabrus pavo a tinta verdastra
più o meno variegata di bruno, con macchie biancastre
sul ventre.
Specie più vistose figurano talvolta sul mercato
428 Capitolo quattordicesimo
di Grenova: ricorderò il Labrus tnerula, che ha le pinne
dorsale ed anale e le pettorali di un bellissimo azzurro ;
altre specie, più rare fan pompa di violaceo, e di rosso;
possiamo dire che i Labridi siano i soli Pesci capaci
di rivaleggiare, per lusso di colore, con quelli che, nei
mari tropicali, frequentano le secche madreporiche. In
fatto di movimento sono nuotatori abbastanza svelti,
tuttavia qualche cosa della caratteristica immobilità
dei Pesci-ago si ritrova anche in questo gruppo. Di
tanto in tanto, osservando i Grenilabrus in acquario,
accade di vederli fermi sul fondo e coricati sul fianco,
di contro ad un sasso o ad una pianta marina. L'ine-
sperto li crederebbe morti o moribondi, ma non tarda
ad accorgersi che simili attitudini di riposo vengono
temporaneamente assunte anche da individui che si
trovano in condizioni fisiologiche normali.
Sebbene vengano pescate di preferenza all'ombra
delle Zosteracee, le Scorpene non contraggono relazioni
di forma né di colore con queste piante. Il gran capo
irto di spine e munito sulla nuca di piccole appendici
cutanee, la larga bocca che spalancandosi lascia ve-
dere le pieghe del faringe, il corpo tozzo, le conferiscono
un aspetto quasi diabolico. La Scorpena possiede un
apparato velenifero ben sviluppato distribuito, in va-
rie regioni del corpo, alla base delle spine. Più efficaci
di tutte sono le glandole poste al piede delle prime
spine che armano la pinna dorsale. In posizione nor-
male di riposo la pinna sta depressa; ma supponete
che un incauto venga a calpestare la Scorpena col
piede nudo ; l'animale erige le spine bucando la pelle.
Il veleno emesso dalla glandola geme lungo la doccia
ond'è solcata la spina ed avvelena la ferita, provocando
acuti dolori.
La vita nelle praterie di Posidonia 429
Nelle praterie sottomarine troverete frequente la
Scorpaena porcus di color bruno marmoreggiato di
nerastro. È un pesce piuttosto sedentario e sta rim-
piattato sul fondo sabbioso, finché non venga distur-
bato o non lo smuova il bisogno di cibo.
Trovandovi in tempo ed in luogo opportuno, non
rivolgete la vostra attenzione soltanto ai Pesci adulti.
Durante la stagione estiva il bassofondo a Posidonia
non è soltanto teatro di amori o di lotte per la con-
Fig. 163.
Stadio giovanile di Corvina nigra Cuv, Originale, Quarto dei
Mille.
quista del nutrimento, ma diventa anche una sorta
di giardino d'infanzia per una pleiade di pesciolini
giovanissimi, i quali, tostochè abbiano raggiunto una
certa età cominciano a trasmigrare in acque più
profonde. Si raccolgono spesso, anche a pochi deci-
metri di profondità, gli stadi giovanili della Corvina
nigra (fig. 163), a capo voluminoso e uniformemente
macchiettati di bruno. L'adulto frequenta i fondi
sassosi a profondità più rilevanti.
430 Capitolo quattordicesimo
BIBLIOGRAFIA.
BouLENGER G. A.-BouLENGER C. L., op. cit. (ved. bibliogr.,
cap. XI).
Cori C. J.,op. cit. (ved. bibliogr., cap. VI).
IssEL R., Il bentos animale delle foglie di Posidonia studiato dal
punto di vista bionomico (con estesa bibliografia). « Zoolog,
Jahrbiich, Abt. Systemat. », Bd. 33, Hft. 5, 1912.
Petersen C. G. J., Om Baendeltangens (Zostera marina) aars
produktion i de Danske Farvande. « Mindeskrift f. Japetus
Steenstrup », 9. Copenhagen, 1913.
Raffaele F., La vita nel mare. Milano, Vallardi.
Sacchi M., Sulla struttura degli organi del veleno nella Scorpena.
« Atti Soc. Ligustica Scienze Natur. e Geogr. », voi. G, 1895.
Steuer A., op. cit. (ved. bibliografia, cap. Vili).
CAPITOLO XV.
La vita nelle praterie di Posidonia. II
Sommario: Fauna vivente sul fondo della prateria: un piccolo
Paguro (Catapaguroides); simbiosi ed altre particolaritìi
biologiche di alcuni Paguridi. — La Zenobiana, Attinie, Mol-
luschi. — Il feltro di Alghe sulle foglie di Posidonia; Fo-
raminiferi, -Vermi, Acari. — Importanza delle Zosteracee
nel ciclo alimentare del bentos litorale.
In pratica non, potremmo nettamente distinguere
gli organismi vaganti che frequentano le foglie di
Posidonia da altri che strisciano o camminano sul
fondo sabbioso della prateria, perchè talune specie
comuni sul fondo sogliono talvolta inerpicarsi su per
le foglie. Così, falciando col retino le sommità delle
foglie durante le notti estive, è facile raccogliere certi
Molluschi e certi Crostacei che invano si cercherebbero
nelle ore diurne, quando stanno rimpiattati a riparo
dalla luce troppo intensa.
Ad ogni modo esiste una larga schiera di organismi
che sogliono darsi convegno sui fondi sabbiosi dove
crescono le Posidonie e le Zostere e contraggono sol-
tanto relazioni pili o meno indirette colla pianta.
Non allontaniamoci dalla località piìi indicata per
432 Capitolo quindicesimo
l'esplorazione delle praterie sottomarine: dalle piccole
insenature di Portofino.
Cominciando da piccole profondità, quattro o cinque
metri, ecco i rappresentanti di un gruppo zoologico
che più degli altri attira la nostra attenzione, sia perchè
bastano da soli a riempire il fondo della rete, sia per
i singolari costumi che offrono argomento a discus-
sione in molte opere di biologia.
Alludo al gruppo dei Paguridi, nel quale le pinze
per lo più robuste e gli istinti generalmente irrequieti
e battaglieri mal si conciliano coli' addome floscio
e pieghevole. Ma questi guerrieri, armati di tutto punto
soltanto nel cefalotorace, rimediano coU'istinto alla
debolezza nativa proteggendo l'addome entro a con-
chiglie di Molluschi Gasteropodi, che trascinano dietro
in tutte le peregrinazioni, pronti a nascondervisi
dentro completamente ad ogni minaccia di carnivoro.
I Gasteropodi viventi nei nostri mari Jianno, in grande
maggioranza, la conchiglia destrorsa, cioè avvolta da
destra verso sinistra. In relazione a questa particola-
rità anche l'addome dei Paguridi è ritorto a spirale
nel medesimo senso; di più le zampe addominali del
lato destro sono atrofizzate, mentre quelle di sinistra
conservano proporzioni normali.
In alcuni argomenti di zoologia marina i pescatori
sanno dimostrare un'acutezza di osservazione degna
di un naturalista di vaglia; ma, quando si tratta di
Paguridi, ci vuole del bello e del buono per togliere
loro dal capo una idea sbagliata : la conchiglia, dicono
essi, non è un corpo estraneo requisito dal Crostaceo ;
il Paguro nasce già bell'e rivestito del suo guscio.
Ma perdonerete di buon grado ai pescatori questo
La vita nelle praterie di Posidonia 433
pregiudizio, considerando quanto sia riuscito arduo,
anche agli studiosi di professione, il rendersi conto
del fenomeno in tutte le sue fasi.
Le difficoltà, del resto, sono inerenti a cause d'ordine
generale: le delicate larve pelagiche ed i primi stadi
giovanili nei Paguri, come nei Crostacei Decapodi in
genere, sono oltremodo delicati e ci vogliono cure as-
sidue e costanti per tenerli in vita ed osservarne i
costumi in prigionia.
La larva Zoea dei Paguridi, finché nuota nel plan-
cton è perfettamente simmetrica; in breve volgere di
tempo muta di pelle da due a quattro volte a seconda
della specie, presentando, in seguito ad ogni muta,
qualche modificazione di forma che si risolve sopra -
tutto nella comparsa di nuove spine e nello sviluppo
di nuove paia di arti. Dall'ultima muta vien fuori
uno stadio ancora simmetrico (detto di Glaucothoe),
che ha già ben sviluppate le cinque paia di zampe
toraciche caratteristiche dell'adulto. Il fatto che le
Glaucothoe sono piuttosto rare nel plancton dimostra
come lo stadio sia breve e la vita pelagica venga
presto abbandonata. Infatti il giovane Crostaceo non
tarda a cadere sul fondo e si mette in cerca di una con-
chiglia proporzionata aUe minuscole dimensioni del
suo corpo. Questo comincia a subire una torsione e
diventa assimmetrico ; cadremmo tuttavia' in errore
attribuendo il fenomeno all'effetto attuale della
pressione esercitata dalla conchiglia, poiché si tratta
di un processo ereditario, tant'é vero che continua
a prodursi anche quando si rimuove la supposta ca-
gione. Se infatti alleviamo giovanissimi individui senza
offrir loro un riparo, la torsione del corpo si verifica
28. — R. IsSKL.
434 Capitolo quindicesimo
ugualmente. Conviene tuttavia ricordare come il
Thomson abbia notato negli individui allevati senza
conchiglia una leggera tendenza a conservare gli arti
normalmente atrofizzati e il Bouvier abbia verificato
una solidità maggiore del tegumento ed una pigmen-
tazione più ricca in adulti separati ad arte dal loro
guscio protettore.
Nel Mediterraneo vivono specie di Paguridi appar-
tenenti a generi diversi, (già abbiamo imparato a
conoscere il Diogenes delle sabbie), e tutte si cercano
un guscio di Gasteropodo quando hanno oltrepassato
gli stadi larvali ; notando però come una piccola specie
variopinta, il Glibanarius Bouxi, prima di aver rag-
giunto completo sviluppo, abiti entro a gusci diAnel-
lidi tubicoli. Allorché, per la crescenza dell'ospite,
la casa diventa troppo angusta, il Paguro sloggia e
si cerca un'altra conchiglia più grande. Non meno in-
teressante dell'abitazione in un guscio estraneo è
l'istinto, molto diffuso tra i Paguridi nostrani ed eso-
tici, di associarsi ad un altro animale, Porifero o Ce-
lenterato, che si fissa sopra la conchiglia.
Quante volte la simbiosi del Paguro e dell'Attinia
è ricordata nelle opere di volgarizzazione scientifica
e quanto si è discusso intorno alla sua interpretazione !
Eppure non si può ancora affermare con sicurezza
quali siano gli elementi biologici di una tale convi-
venza, né qual vantaggio debbano ritrarne i due as-
sociati.
In generale si ammette che l'Attinia, convivendo col ^
Paguro, acquisti il vantaggio di una maggiore mobi- Ji
lità e si giovi anche delle abitudini voraci del Crostaceo
consumando gli avanzi dei suoi pasti. Più ovvio sembra
La vita nelle praterie di Posidonia 435
il vantaggio che il Paguro ritrae dall'Attinia nella di-
fesa contro i nemici, poiché le batterie urticanti del-
l'Attinia riusciranno, in eerti casi, più efficaci che le
pinze del Crostaceo.
Le osservazioni degli autori più recenti, tra i quali
ricorderò lo Schàffer e il Brunelli, ci mostrano come
i Paguri, ed in grado più tenue anche le Attinie sim-
bionti, reagiscano a stimoli determinati di natura
tattile e muscolare con atti, che sino ad un certo punto
risultano adattati ai bisogni della convivenza, tantoché
lo sperimentatore ne riporta quasi l'impressione che
una sorta d'intesa intelligente si stabilisca fra il Cro-
staceo e l'Attinia.
Molti hanno potuto verificare come il Paguro,
quando si sceglie una casa nuova perché la vecchia
è divenuta troppo angusta, abbia cura di traslocare
anche l'Attinia, prima distaccandola, poi sollevandola
delicatamente colle pinze. D'altra parte sembra che
certi processi biologici dell'Attinia siano regolati dal
fatto della simbiosi. lu'Eupagurus prideauxi non è
protetto a sufficienza dalla spira troppo corta e dalla
bocca troppo larga della conchiglia di Natica in cui
si rifugia. A restringerla provvede tuttavia un dia-
framma di consistenza cornea, che l'Attinia secerne
dalla base (dal così detto disco pedale). Orbene l'At-
tinia, staccata dalla conchiglia ed obbligata a vivere
sopra un substrato diverso, cessa affatto dal produrre
questo diaframma. Secondo il Brunelli, se si distacca
l'Attinia dalla conchiglia ove dimora il Pagurus ar-
rosor, non soltanto questo la solleva colle chele per
rimetterla a posto, ma esercita eziandio, sulla base
dell'Attinia stessa, una stimolazione prolungata, che
436 Capitolo quindicesimo
ha per effetto d'indurre nel Celenterato un incurva-
mento ed una espansione del disco pedale, condizione
questa che vale a rendere l'adesione più pronta e più
facile. Certi atti dei Paguri accennano dunque a fa-
coltà psichiche più complesse di quelle che general-
mente si sogliono attribuire ai Crostacei.
Fig. 164.
Paguride: Catapaguroides timidus (Roux) : A, L'animale in una
conchiglia di Phasianella speciosa. Miihlf, x 2; B, chela de-
stra dell'animale, x 8. Originale. Portofino.
Ma lasciamo da parte la vita psichica dei Paguri
in generale ed osserviamo un poco più da vicino la
piccola specie che a migliaia e migliaia d'individui
passeggia sui bassifondi a Posidonia di Portofino
(fig. 164). Il suo nome scientifico è Catapaguroides
timidus Roux e realmente si dimostra meno aggres-
sivo e più torpido dei suoi affini viventi in acque su-
perficiali. Inoltre è un pigmeo della famiglia, poiché
gli individui più grandi a mala pena raggiungono
La vita nelle praterie di Poaidonia 437
due centimetri di lunghezza; ma quale sfoggio di
tavolozza in quel minuscolo corpo ! Nella regione del
capo gli occhi bianchi, macchiettati di rosso, son por-
tati da peduncoli oculari a strisce verdi e marrone;
le antenne del primo paio, verdi alla base e azzurre
nella parte mediana, terminano con un flagello del
più bel cremisi; mentre nei tegumenti del torace e
dell'addome si mescolano il bianco, il verde oliva,
l'azzurro, U violetto.
Sulle conchiglie abitate dal Catapaguroides (Nassa,
Trochus, ecc.) non torreggia alcuna Attinia, vi si os-
serva però molto spesso un altro Celenterato simbionte
appena visibile ad occhio nudo. È un Idroide vivente
in colonie numerose, nelle quali i polipi fusiformi e
muniti di una serie di tentacoli si innalzano ciascuno
sopra il proprio peduncolo, da una base comune fog-
giata a suola. V'invito ad osservare un po' da vicino
tanto le conchiglie abitate dal Catapaguroides timddus
quanto quelle ove ha dimora VEupagurus anachoretus,
che si trova insieme al primo e se ne distingue per
le maggiori dimensioni e l'elegante disegno a strisce
brune.
Si trovano generalmente integre quelle conchiglie
che hanno il peristoma (bocca) molto ispessito, mentre
altre, che non presentano questo rinforzo, sono quasi
sempre rotte presso all'apertura; ciò succede nei pic-
coli Trochi, nelle Natiche, nelle Turritelle ecc. È questo
un indizio del metodo seguito dai Paguri onde procu-
rarsi una conveniente dimora. Credevano molti na-
turalisti che il Crostaceo non aggredisse il Mollusco vi-
vente per rubargli la conchiglia, ma si giovasse di
Molluschi morti. In realtà si verifica spesso il contrario ;
438 Capitolo quindicesimo
il Paguro per impossessarsi del Mollusco introduce
le chele tra il guscio e il corpo molle e suol facilitare
l'impresa spezzando i margini del peristoma. La rot-
tura cosi prodotta da un Paguride è caratteristica
e somiglia a quella praticata con una piccola tenaglia.
È interessante ricordare come certi Molluschi compiano
speciali atti difensivi quando vengono assaliti dai Pa-
guri. Il Bauer racconta in proposito una scena sug-
gestiva: In un angolo dell'acquario un Paguro assale
un Murex hrandaris e si appresta a divorarlo, intro-
ducendo una chela fra corpo e guscio. In men che non
si dica il Murex compie un movimento di rotazione
sul suo asse longitudinale, in maniera da chiudere la
pinza tra una delle pareti verticali dell'acquario e il
margine della conchiglia, poi comincia ad eseguii'e
una serie di movimenti di va e vieni, quasi di sega,
contro l'arto imprigionato, finché il Crostaceo è co-
stretto ad abbandonare la vittima e si allontana. Ciò
serve a dimostrare come relazioni etologiche degne
di studio corrano non soltanto fra i due associati
nella simbiosi, ma anche tra il predatore e la preda.
Un'occliiata a tre altre specie comuni di Paguridi
non mi sembra fuori di luogo. Fra le Posidonie o su
altri fondi a una ventina di metri almeno di profon-
dità si trova VEupagurus Prideauxi, dianzi nominato,
dalle lunghe gambe cerchiate di violetto, e dalla ve-
loce andatura. Gli elementi della simbiosi sono, in
questo caso immutabili, perchè il Paguro occupa
sempre una conchiglia di Natica e questa è invaria-
bilmente sormontata dall'Attinia a macchio cremisi,
VAdamsia imlUata.
Ha movimenti jiiù tardi e s'appropria indiiferente-
La vita nelle praterie di Poaidonia 439
mente gusci svariati di Gasteropodi il Paguristes
oculatus Fabr., la cui tinta di un rosso vivo è inter-
rotta soltanto da una macchia cerulea alla faccia in-
terna delle chele. Nei dintorni di Genova la conchiglia
Fig. 165.
Paguride : Paguristes oculatus (Risso); protetto da una Spugna
(Suberites domuncula), 2/3 della grand, naturale. Originale.
Napoli.
che protegge il Paguristes offre di rado sostegno a
commensali. Per contro in altre località, ad esempio
nel Golfo di Napoli, vedreste abitualmente il Pagu-
ristes far capolino da un corpo globoso, che può rag-
giungere grossezza di poco inferiore a quella del pugno
ed ha un bel colore ranciato, più. di rado bianchiccio
oppure violetto (fig. 165). Si tratta di una Spugna e
precisamente della Suberites domuncula, ch« vive in
simbiosi col Paguro ; ma sarebbe erroneo il credere che
la Spugna s'impianti direttamente sul Crostaceo. Se-
zionando con precauzione molte- Suberites, è agevole
440 Capitolo quindicesimo
vedere che la società di mutuo soccorso ha sempre
come centro e punto di partenza una conchiglia che
può essere anche minutissima. In tal caso è chiaro
che la Suberites ha cominciato ad invadere la prima
conchiglia scelta dal Paguro subito dopo il termine
della vita larvale. Primo fatto interessante : la Spugna
assume sviluppo rigoglioso e forme regolari soltanto
sulle conchiglie abitate dal Paguro. Quivi prende ori-
gine dalla larva come sottile crosta ranciata, poi co-
mincia a fasciare tutta la superfìcie, ricoprendone poco
a poco tutte le asperità e le appendici. E tenderebbe
anche ad otturarla completamente, se il Paguro, coi
ripetuti movimenti che fa per sporger fuori del guscio
e per rintanarsi, non impedisse al tessuto della Spugna
di accumularsi dinnanzi all'apertura. Ingrossando la
Spugna, quest'azione del Crostaceo determina la for-
mazione di una galleria tra l'apertura della conchi-
glia e la superficie esterna della Suberites e pel modo
col quale il Paguro è costretto a spostarsi, tale galleria
continua esattamente la spirale interna della con-
chiglia. Se la conchiglia è molto piccola, il Paguro ri-
mane libero nella galleria o tutt'al più aderisce al
guscio soltanto cogli uropodi (piedi caudali). La società
si completa con un piccolo Crostaceo Anfìpodo, che
abita in piccole logge, simili ad occhielli, alla super-
fìcie della Spugna, spesso anche con minuti Mol-
luschi gasteropodi impiantati nel tessuto di questa.
La simbiosi più ornamentale è quella che si forma
attorno alla specie maggiore del gruppo, il Pagurus
arrosor Fabr. {Pagurus striatus) i cui maschi a com-
pleto sviluppo possono misurare oltre a un decimetro
di lunghezza e cercano asilo in grandi conchiglie di
La vita nelle praterie di Poaidonia 441
Murex o di Gassis. L'Attinia che si attacca alla con-
chiglia è una specie a lunga colonna carnosa a striscio
longitudinali brune e bianchiccie, VAdamsia ronde-
leti; il numero di esemplari portato da ciascun Cro-
staceo si eleva spesso a cinque. Anche VAdamsia,
al pari della Spugna, può accogliere piccoli Crostacei
Antìpodi entro a logge scavate
nel suo disco e nell' angusto
spazio fra conchiglia ed inqui-
lino trovano asilo speciali Anel-
lidi simbionti (Nereis), mentre
al dorso medesimo del Crostaceo
aderiscono talvolta Forami ni-
feri e all'addome si attaccano
Crostacei Isopodi parassiti :
tutto un piccolo mondo che ha
per centro il Paguro. È da no-
tare che queste Attinie simbionti
si mostrano assai voraci ; accade
talvolta di vedere piccoli Pesci
O piccoli Cefalopodi imprigio- Attinia (ìdarnsia ronde-
natifra i loro tentacoli (fìg. 166). leti) commensale di un
Sarebbe dunque inesatto ritene- f^g^^o, in atto di af-
^ lerrare una Sepiola.
re eh esse consumino soltanto Originale, Genova.
gli avanzi di mensa del Paguro
e che in ciò risieda il vantaggio della convivenza.
Tanto il Paguristes quanto l'ultima specie citata
frequentano i livelli più bassi delle Posidonie ed i
fondi a Coralline.
442 Capitolo quindicesimo
Nella vita intensa che ferve sui bassifondi marini
tutti gli animali che non sono abbastanza difesi dalla
velocità dei movimenti, da protezioni meccaniche, da
forme, da atteggiamenti speciali, cercano di rifugiarsi
e di nascondersi in luogo sicuro. È una corsa al na-
scondiglio, assai istruttiva perchè ci dimostra come
costumi analoghi possano venir contratti da gruppi
diversi di animali, che in relazione a siffatta conver-
genza presentano tratti comuni nella morfologia.
Basta esaminare con attenzione il fondo della rete,
brulicante di piccoli Paguri, per trovare un bellissimo
esempio. In mezzo alle conchiglie si vedono qua e là
delle cannucce lunghe pochi centimetri, più o meno
annerite dalla macerazione: sono radìchette di Posi-
donia, oppure paglie di grano, o pezzetti di caule, pro-
venienti da qualche pianta terrestre che il vento o gli
acquazzoni hanno trascinato in mare.
Molti dei miei lettori, intenti a raccogliere ed a mettere
da parte il contenuto animale della rete, butterebbero
via quei frammenti come inutili avanzi. Posiamone
invece qualcuno sul fondo di un bicchiere ricolmo d'ac-
qua marina ed aspettiamo; ecco che le cannucce co-
minciano a muoversi e a passeggiare qua e là, trasci-
nate da un ani maluccio bruno o nerastro che emerge
dal tubo colla parte anteriore del corpo e con tre paia
di lunghe ed esili zampe (fig. 167 e 168). È uiì Cro-
staceo parente prossimo delle Idotee, la Zenàhiuna
'prismatica (Risso). Prima che venisse raccolto in gran
La vita nelle praterie di Fosidonia
443
copia a Portofino era stato segnalato qua e là nel Me-
diterraneo ed anche in località italiana (Taranto), ma
nulla si conosceva circa i suoi costumi, quantunque
altre specie di Zenohiana si trovino sparse qua e là
Fig. 167.
Isopodo tubicolo : Zenobiana prismatica (Risso) x 2: A, Femmina
in una radichetta di Posidonia. — B, maschio in una can-
nuccia di paglia. — C, individuo veduto dal ventre, nella
posizione assunta entro la cannuccia. Originale. Portofino
in mari diversi del globo. L'istinto della Zenohiana
e quello del Paguro differiscono in ciò: che la prima
cerca di foggiarsi un astuccio diritto, il quale si adatta
a meraviglia ai margini i)aralleli del suo corpo, mentre
il Paguro presceglie un guscio avvolto a spirale. La
444 Capitolo quindicesimo
differenza tuttavia scompare se, invece di prendere a
confronto i Paguridi nostrani, gettiamo uno sguardo
alle specie esotiche; nell'Oceano Indiano vive infatti
un genere chiamato Xilopagurus (ossia Paguro da
legno) che abita in pezzi di legno cavi od in canne di
bambù perfettamente rettilinee.
In relazione al modo particolare di esistenza, le
zampe della Zenohiana presentano modificazioni pa-
ragonabili a quelle che si riscontrano nei Paguridi.
Delle sette paia di zampe toraciche le prime tre sono
Fig. 168.
Z&iiobiana prismatica (Risso), maschio veduto di profilo, x 5.
Originale. Portofino.
ben sviluppate; il quarto paio invece è minuscolo,
quasi rudimentale, e non tocca neppure il suolo quando
l'animale, estratto dal suo tubetto, si pone in cammino.
Queste zampe, rispetto a quelle delle Idotee, hanno
cambiato funzione e servono soltanto ad assicurare
l'aderenza del Crostaceo alla sua dimora; a tal uopo
sono armate di più serie di setole lunghe e robuste.
Qui conviene osservare come nei Paguridi le zampe
toraciche del quarto paio abbiano subito una regres-
sione parallela a quella testé accennata. Infatti non
vengono neppure adoperate nel camminare, stanno
ripiegate contx'o il dorso e presentano all' estremità
La vita nelle praterie di Posidonia 445
due superfìcie rese scabre da una moltitudine di tu-
bercoletti, mercè i quali è resa più salda l'aderenza
del Crostaceo all'interno della conchiglia.
Chi si compiaccia d'indagare i costumi della Zeno-
biana, si accorgerà come la vita tubicola vi deter-
mini certe impronte che non sono comuni soltanto ai
Paguri, ma anche ad altri organismi abitatori di tubi,
come sarebbero gli Anellidi tubicoli. Così manife-
stano una sensibilità squisita rispetto a differenze
molto tenui nella intensità della luce. Fate che un'om-
bra leggerissima appena li sfiori mentre se ne stanno
fermi col capo fuori del tubo, e li vedrete rientrare di
scatto nell'interno. Senza esser tacciati di finalismo
ad oltranza, si può ritenere che tale sensibilità possa
costituire una difesa per l'animale tubicolo, inquantochè
l'ombra che passa sul suo corpo è spesso quella di un
predatore che lo insidia dall'alto.
Minacciata più direttamente, la Zenohiana si com-
porta in altro modo. Provate a toccare con un corpo
estraneo qualunque, un ago o un fuscello, il margine
anteriore del capo ; il Crostaceo si precipita all'innanzi,
facendo atto di afferrare il corpo estraneo; toccate
invece la parte posteriore e allora l'individuo retro-
cede d'un balzo, sporgendo minaccioso fuori del tubo
l'addome, tagliato obliquamente a scalpello. Credo
che tali movimenti debbano interpretarsi come rea-
zioni difensive, in armonia col particolar modo di
vita. Infatti sono precisamente opposti a certi ri-
flessi che si producono nelle I do tee delle foglie ed in
altre specie non tubicole; punzecchiate uno di questi
Isopodi, quando stanno attaccati alla foglia e vedrete
prodursi un movimento all'innanzi se vien stimolata
446 Capitolo quindicesimo
la parte posteriore; un movimento retrogrado se si
tocca l'anteriore. La Zenohiana, rimpiattata entro al
suo tubo è tanto sensibile che, a provocare movimenti
aggressivi dei piti vivaci, basta toccare leggermente
non già l'animale, ma l'estremità della cannuccia.
Si direbbe che la Zenohiana, dotata di reazioni cosi
violente non debba tollerare un coinquilino; sembra
invece che l'istinto riproduttivo modifichi profon-
damente i suoi costumi; a primavera non è diffi-
cile trovare cannucce dalle quali fa capolino ad una
estremità il. capo bruno di una femmina; all'altra
quello nero d'un maschio. E si noti che questa coabi-
tazione è tutt' altro che comoda, almeno per uno dei
coniugi; il più robusto si mette in moto e procede
per la sua strada; l'altro tentenna ed annaspa il ter-
reno colle zampe anteriori, senza alcun pratico ri-
sultato.
Ma come procede il piccolo Isopodo per foggiarsi
un astuccio ? Certo non gb. capita sempre di trovarlo
bell'e scavato, come si verifica per le pagliuzze di
grano. A giudicarne dagli avanzi di tessuto vegetale
che abbondano nel suo tubo digerente, la Zenohiana
va corrodendo il midollo colle proprie mandibole, finché
la cavità è sufficientemente profonda. Aggiungerò
che la Zenohiana, al pari di molti altri abitatori dei
bassifondi, è più vivace di notte che non durante il
giorno, mentre di giorno suole muoversi pigramente
sul fondo, di notte si arrampica con grande agilità
lungo le foglie. Per questo le ore buie risultano le
più propizie alla cattura di questi animaletti.
I Cerianti {Gerianthus memhranaceics), uno degli
ornamenti più apprezzati del celebre acquario di Na-
La vita nelle praterie di Posidonia 447
poli, prosperano anch'essi nella zona delle praterie
sottomarine. Ma queste grandi e bellissime Attinie,
nelle quali da un lungo peduncolo irradia una corona
di tentacoli filiformi a tinta oltremodo varia e deli-
cata, sembrano costituire una rarità nei dintorni di
Genova.
Accenno brevemente alle Asterine {Asterina gib-
bosa Forbes), una piccola Stella di mare grigiastra,
in cui le braccia emergono appena dal contomo pen-
tagonale del corpo. Fra i Molluschi abbondano le
Fasianelle, in cui l'opercolo massiccio, bianco e lucido
come porcellana, chiude una conchiglia piuttosto
fragile e delicata. La Phasìanella pullus si distingue
per gli eleganti disegni bruni e bianchi; di forme più
snelle è la Ph. speciosa, (fig. 164). Piccole specie di
Cerithium (ad esempio Cerithium scabrum) sogliono
attaccare le uova, protette da un nastro gelatinoso,
alle foglie di Posidonia.
Finora ci siamo imbattuti in organismi sedentari,
natanti o striscianti, che dalla presenza delle Zoste-
racee traggono qualche elemento più o meno impor-
tante di benessere. Ora conviene armarsi di micro-
scopio per conoscere sommariamente un piccolo mondo
che presenta le stesse varietà di movimenti, ma le cui
relazioni colla pianta sono molto diverse. Le foglie
della Posidonia (mi si perdoni il paragone un poco
grossolano) sono come certe stazioni climatiche: ac-
colgono una popolazione stabile per tutta l'annata ed
448 Capitolo quindicesimo
una temporanea, fluttuante, nella stagione calda e
temperata.
Le sorti della popolazione fluttuante non dipendono
direttamente dalla foglia, ma bensì dalle Alghe che
vegetano sulla foglia e di cui ho fatto cenno nel pre-
cedente capitolo. Sulla parte terminale dei lunghi
nastri di Posidonia si formano dei sof&ci feltri e delle
capigliature, lunghe talvolta qualche centimetro, le
quali, a chi guardi dall'alto il fondo erboso, con-
vertono il verde tenero della prateria in una tinta
d'insieme bruna o giallastra. Le Alghe epifite comin-
ciano a comparire in marzo sotto forma di ciuffetti
isolati. In aprile i ciuffi sono già molta sviluppati
e non di rado costituiti da una sola specie vegetale
(Alghe brune del genere Ectocarpus); più innanzi nella
stagione il feltro è ridotto in lunghezza ma vi com-
pariscono per contro rappresentanti di svariate fa-
miglie di Alghe.
Eccezione fatta per alcuni Crostacei e Molluschi
Gasteropodi, i quali possono avere dimensioni relati-
vamente cospicue, il mondo animale che popola queste
boscaglie in miniatura comprende organismi propor-
zionati ai tenui intervalli che si aprono tra i filamenti
delle Alghe; si richiede quindi l'ausilio del microscopio
a chi si proponga di studiarlo.
I punticini biancastri disseminati nel feltro fin
dalla primavera rivelano all'occhio armato di lente
le forme eleganti proprie alle conchigliette calcaree
dei Foraminiferi ; se ne trovano di specie diverse ed
in tutti gli stadi, ma prevalgono gli stadi giovanili.
I Foraminiferi, com'è noto, costituiscono un ordine
speciale nella classe dei Rizopodi. La conchiglia al-
La vita nelle praterie di Posidovia
449
berga una massa di protoplasma fluido e vischioso,
capace di emettere una moltitudine di filamenti esili
e molto lunghi, i quali, irradiando da un'unica aper-
tura, oppure attraversando la conchiglia per numero-
sissimi forellini separati, funzionano da apparecchio
locomotore e servono anche alla cattura degli alimenti.
Fig. 169.
Forauiinifero : Discorhina Bertheloti. D'Orb
sei. 1912.
150. Secondo l'Is-
Una delle specie più comuni sulla Posidonia è la
Discorhina bertheloti (fig. 169). A pieno sviluppo la
sua conchiglia a spirale appiattita risulta composta
di una ventina di logge contigue ed è abbastanza
diafana da lasciar scorgere un pigmento rosso acceso
che colora le ultime logge e volge gradatamente, verso
le prime, al ranciato e poi al giallo.
Invece nella Cornuspira involvens (fig. 170) la con-
29. — R. IssBi^.
450 Capitolo quindicesimo
chiglia è fatta di una unica loggia avvolta a spirale per
molti giri e ricorda quella dei Planorbis, G-asteropodi
frequenti nelle acque dolci.
Accanto ai Foraminiferi si moltiplica attivamente
in estate e diviene spesso predominante un altro
Protista: un minuscolo Flagellato di color giallo, noto
nella sistematica col nome di Exiiviella laevis. È pro-
tetto da un guscio trasparente, appiattito e di forma
Fig. 170.
Forarainifero : Cornuspira involvens Keuss, x 200 circa. Origi-
nale, Portofino.
ovale, fatto di due metà, come quelle scatole, in forma
di uovo di gallina, che si vendono durante le feste
pasquali.
Abbondano i Nematodi marini, piccoli Vermi al-
lungati e cilindrici, col faringe armato di denti chi-
tinosi e l'esofago dilatato a bulbo; le femmine hanno
la coda terminata in punta, l'estremo posteriore dei
maschi è ottuso e ricurvo. I movimenti dei Nema-
todi hanno qualche cosa di rigido e nel tempo mede-
La vita nelle praterie di Poaidonia 451
simo di snello che non si può ben definire ma è ti-
pico. Procedono serpeggiando ; talvolta piegano il corpo
ad anello contraendo la robusta muscolatura longi-
tudinale; poi lo distendono con violenza; al che giova
l'elasticità della cuticola che riveste il corpo.
Pochi gruppi dimostrano al pari dei Nematodi adat-
tabilità alle condizioni più svariate di esistenza. Non
solo questi Vermi si trovano bentonici in mare, ma
recentemente è stato descritto anche un genere plan-
ctonico {Nectonema). Molte specie vivono parassite
di animali e di piante, altre si trovano in acqua dolce;
molte abitano il terriccio umido e divengono un co-
stituente non trascurabile dell'edafon (^) ; non mancano
nei ruscelli gelidi delle Alpi e nelle acque termali a
quarantacinque gradi di temperatura. Il bentos va-
gante delle Alghe epifitiche comprende numerosi Anel-
lidi (comuni del resto anche sulle Alghe della scogliera) ;
sono degne di particolare menzione le piccole specie
appartenenti alla famiglia dei Sillidi, perchè presen-
tano il fenomeno della gestazione esterna; le uova
coU'embrione in via di sviluppo non vengono deposte
e poi abbandonate a sé stesse, ma dopo la deposi-
zione, rimangono per qualche tempo attaccate ai pa-
rapodi della femmina e, quivi progrediscono nello svi-
luppo. Non mancano neppure larve di Insetti (fa-
migUa dei Chironomidi), simili a quelle che abbiamo
imparato a conoscere nelle pozze di scogliera, ed Acari
marini (Idracnidi ed Alacari) in vari stadi di sviluppo.
A questo proposito è opportuno ricordare come gli
(') Abbondano anche nei detriti vep:etali ed in taluni escre-
menti.
452 Capitolo quindicesimo
Insetti a larva iiiarina rappresentino poco meno di
una eccezione; lo stesso si può ripetere per gli Acari
marini, i quali erano pressoché sconosciuti nel nostro
mare, prima che un naturalista napoletano, il Police,
ne rendesse note parecchie specie viventi nel Golfo
di Napoli.
Questi rampolli marini di gruppi zoologici che hanno
acquistato larga diffusione e ricchezza grandissima di
forme nella fauna terrestre ed in minor grado anche
nella fauna delle acque dolci, forniscono documenti
di non poco valore per la genesi della fauna marina.
Generalmente si ammette (e già da principio lo ab-
biamo accennato) che la maggior parte dei principali
gruppi zoologici abbia origine marina e che discendenti
più o meno modificati di questi gruppi abbiano colo-
nizzato le terre emerse e le acque dolci. Per le forme
dianzi accennate tutto conduce ad ammettere una
migrazione in senso inverso, cioè un ritorno alla vita
marina dall'ambiente terrestre o d'acqua dolce. Tant'è
vero che queste specie non hanno alcun legame di
parentela con gruppi strettamente marini, mentre ne
offrono di evidenti con famiglie terrestri o d'acqua
dolce. Cosi gli Acari marini o Alacari (studiati dal
Police) che si arrampicano sui ,i;alli delle Alghe hanno
grande affinità con alcuni gruppi d'Acari terrestri,
mentre gli Idracnidi marini appartengono ad un gruppo
molto ben rappresentato nei corsi d'acqua, negli
stagni e sopratutto nei laghi.
Basta un'occhiata ad una Pontarachna (fig. 171),
il solo genere del gruppo che popoli le nostre rive,
per accorgersi che, a differenza degli Alacari, si tratta
di animale nuotatore; tanto nella Pontarachna quanto
La vita nelle praterie di Fosidonia 453
nelle specie d'acqua dolce il corpo è globoso, le zampe
lunghe, esili e munite di setole che facilitano il galleg-
giamento.
Fra i nuotatori abbondano anche piccoli Crostacei
appartenenti ai gruppi dei Copepodi e degli Antìpodi,
che guizzano vivacemente nel feltro delle Alghe epi-
fìtiche e vi si riproducono.
Fig. 171.
Un Acariuo (Idracnide) di mare: Ponlarachna, ,< 30 circa. Ori-
ginale. Quarto dei Mille.
Da quanto abbiamo insieme veduto risulta che nel
folto delle Posidonie e delle Zostere gli animali cer-
cano sostegno, riparo, nascondiglio (^), mentre schiere
di carnivori sono attratti nella zona delle praterie
dall'abbondante preda che quivi si raduna.
Gli studi quantitativi dei biologi danesi sul bentos
(') Può attrarli anche l'ossigeno emesso dalla pianta.
454 Capitolo quindicesimo
litorale, come pure il capitolo che tratta dei fondi a
Posidonia nel libretto popolare del Cori sopra la fauna
adriatica, ammettono che le Zosteracee allo stato vi-
vente non servono di cibo ad alcun animale. Per quanto
concerne il Mediterraneo, sarei propenso a ritenere
troppo assoluta una tale affermazione. Quasi un tren-
tennio fa, compiendo accurate ricerche sul contenuto
intestinale dei Pesci, il Piccone aveva osservato come
le Salpe {Box salpa) ed, in grado assai minore anche
le congeneri Boghe (Box vulgaris) sogliano ingerire in
grande quantità foglie di Posidonia e di Zostera,
sopratutto nella stagione autunnale. È vero che i
tessuti coriacei della Posidonia appariscono ben poco
alterati dall'azione dei succhi gastrici; tuttavia mi
pare molto diffìcile che la pianta venga in tanta copia
e tanto- spesso introdotta nel tubo digerente senza
venire usufruttata, almeno in parte, come alimento.
All'infuori dei due Box, non conosco altri animali
piccoli o grandi che normalmente mangino le foglie
verdi delle Zosteracee. Ma con ciò non si vuole affer-
mare che le fanerogame marine siano escluse dal ciclo
alimentare della fauna. Sotto questo punto di vista
le ricerche dei biologi danesi tendono ad attribuire
alla Zostera una importanza assai piti grande di
quanto fosse lecito supporre. Nelle sue indagini il
Boysen-Jensen si è sopratutto servito di un metodo
chimico: poiché un composto organico, il pentosano,
è contenuto in quantità assai più elevata nelle piante
di Zostera che non nel plancton, dosando la quantità
di pentosano nei detriti organici commisti alle sabbie
od alle melme dei fondi marini, si potrà conoscere se
questi ripetano T origine loro dal disfacimento di foglie
La vita nelle praterie di Posidonia 455
di Zostera oppure dalle spoglie del plancton caduto
dalle acque soprastanti. Ora le analisi eseguite sopra
una ricca serie di saggi di fondo liauno mostrato
che in taluni fiordi norvegesi i detriti organici del fondo
stesso provengono in gran parte dalla Zostera e sol-
tanto in minima parte dal plancton. È indubitato
che molte specie animali proprie del bentos (sopra-
tutto quelle che si muovono poco e che per questa
ragione si annoverano tra le più caratteristiche) si
cibano di detrito organico ; ne consegue che nelle zone
costiere la Zostera è fonte principalissima di nutri-
mento; soltanto in mare aperto il plancton assume
qualche importanza.
Sarebbe di grande interesse il ripetere queste inda-
gini lungo il nostro litorale. Probabilmente ne risulte-
rebbe la verifica di notevoli relazioni fra le praterie
più estese e più rigogliose di Posidonia e la vita che si
svolge sulle melme sublitorali.
Possiamo aggiungere che le foglie divelte della Po-
sidonia, in vario grado di macerazione, vengono con-
sumate da una quantità di piccoli Invertebrati e che
al disgregamento contribuiscono altri organismi più
bassi, appartenenti al gruppo dei Bacteri. Né questo
lavorio si limita alle spoglie sommerse della pianta,
ma continua non meno inteso laddove le foglie si ac-
cumulano in lunghi argini per l'azione delle onde.
Sconvolgendo uno di tali argini ne vediamo spesso
uscir fuori a migliaia, saltellando, piccoli Crostacei
bianchicci. Si tratta di un Anfiipodo divoratore im-
penitente di quei detriti; VOrchestia gammarellus. Esso
merita al pari della Lygia (cap. IX) di essere compreso
nel numero di quegli organismi che stabiliscono una
456 Capitolo quiadiatsimo
transizione tra la vita acquatica e la vita terrestre, ma
è assai meno marina della Lygia poiché in taluni casi
fu trovata a centinaia di chilometri dal mare.
Anche nelle pozze di scogliera di cui abbiamo trat-
tato diffusamente in altro capitolo, la fauna minuta
contribuisce in larga misura alla distruzione delle
foglie maceranti di Posidonia.
E se ricordate ancora che la Posidonia partecipa
in modo indiretto all'alimentazione della fauna, of-
frendo sostegno ad una piccola flora epifitica sfruttata
da una moltitudine di organismi erbivori, vi convin-
cerete che la fronda della pianta marina, come il
filo d'erba della prateria terrestre, abbia una impor-
tanza biologica che sconfina ben oltre l'ambiente
d'origine e giunge assai lontano nella catena degli
esseri vivi.
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CAPITOLO XVI.
I colori degli organismi marini
e i problemi dell'adattamento
Sommario: Colori degli ammali marini; sistema cromatoforo
dei Crostacei, dei Cefalopodi e dei Pesci. — Fatti che rego-
lano la distribuzione dei colori e le funzioni del sistema cro-
matoforo; fenomeni di omocromia. — Funzione ed inter-
pretazione biologica dei cromatofori, in relazione alle con-
troversie sull'adattamento.
Chi ha potuto ammirare la vita rigogliosa che ferve
tra le scogliere madreporiche nei mari tropicali o chi,
meno fortunato, si è divertito a visitare un acquario
marino ben provvisto, è rimasto colpito sopratutto
dalla varietà, dalla vivacità e dalla delicatezza delle
tinte.
Il visitatore digiuno di studi biologici difficilmente
intravede qualche norma nella distribuzione dei co-
lori animali, ma, per poco ch'egli si renda familiari
le abitudini e le dimore preferite di questi, non tar-
derà ad intuire qualche ordine costante in ciò che gli
sembrava governato dal caso. Le pagine che abbiamo
testé dedicate alle diverse zone marine ed ai loro più
caratteristici abitatori ci hanno permesso di quando
/ colori degli organismi marini ecc. 459
in quando di additare alcuni fatti relativi ai colori,
ma non ci danno ancora elementi bastevoli per trarne
considerazioni generali.
In materia di tinte appariscenti, il primato appar-
tiene senza dubbio alla regione litorale, anzi, distin-
guendo meglio, alle zone meno profonde del litorale;
le livree screziate e variopinte sembrano esclusive a
questa parte dell'ambiente marino.
Sia nel litorale, sia nel pelago, le colorazioni azzurre
e le verdi discendono ben di rado al disotto delle zone
superiori, fortemente penetrate dai raggi del sole.
Partendo da poche diecine di metri, nei fondi coral-
ligeni e melmosi, abbiamo notato che il bruno e spe-
cialmente il roseo ed il rosso prevalgono sopra le altre
tinte. Anche nel plancton i Crostacei di un rosso scar-
latto son propri della zona più profonda (al disotto
dei 500 m.) e vivono insieme ai pesci batipelagici di
un nero vellutato, mentre le specie a livrea argentina
si mantengono in uno strato medio e le larve diafane
sono più comuni nel superiore. Piuttosto limitata sem-
bra la tavolozza della fauna che popola i fondi abis-
sali, dove, accanto alle specie scolorate, si trovano le
rosse, le brune, le violacee.
La biologia non si contenta di verificare questi
fatti, ma pretende d'indagarne il come ed il perchè.
Il compito è quanto mai arduo e complesso; al come
risponde tuttavia in modo soddisfacente l'indagine
microscopica con argomenti che mi studierò di rias-
sumere in poche pagine.
Premetto che negli organismi marini, come nei ter-
restri, non tutti i colori dipendono da sostanza colo-
rante raccliiusa nei tessuti. Lo splendore madreper-
460 Capitolo sedicesimo
laceo nell'interno delle conchiglie, la vivida iridescenza
delle Saffirine sono cagionati da fenomeni d'inter-
ferenza della luce, che si producono attraverso a lamelle
calcaree sovrapposte nel primo caso; entro a partico-
lari strutture del tegumento nel secondo. Per un fe-
nomeno analogo appariscono colori cangianti lungo
la serie di palette cigliate nella Beroe ed in altri Cte-
nofori, mentre nel cinto di Venere {Cestus Veneris)
particolari cellule del tegumento producono una sorta
di fluorescenza. I pigmenti colorati hanno diffusione
larghissima fra gli animali marini. Fra i Celenterati,
gli Anellidiji Crostacei inferiori (ad esempio i Copepodi
liberi delle Alghe o del plancton) la pelle, e spesso
anche alcuni organi interni, contengono una sostanza
colorante allo stato diffuso, oppure il colore apparisce
confinato entro a goccioline. Per contro in quei gruppi
della fauna marina che dimostrano una organizzazione
più complessa la colorazione è legata in tutto od in
gran parte ad uno speciale apparato che viene detto
cromatoforo o apportatore di colore. Sebbene veri
e propri cromatofori compariscano di già in certi
Molluschi Gasteropodi, possiamo dire che l'apparato
a pieno sviluppo si trova soltanto nei Cefalopodi,
nei Crostacei superiori e nei Pesci {^).
Non possiamo fare a meno di soffermarci sopra un
argomento tanto interessante e cominceremo col de-
scrivere brevemente come si dispongano le cose nei
Crostacei.
(*) In questi animali si trovano però altri elementi coloranti
estranei al sistema cromatoforo, come le goccioline ranciate o
gialle in Crostacei e Pesci, i cristalli di guanina che producono,
nei Pesci, lo splendore argenteo, ecc.
/ colori degli organismi marini ecc. 461
Il sistema cromatoforo dei Crostacei consta essen-
zialmente di cellule isolate o riunite a gruppi, che
hanno la sede principale nella parte proJEonda del te-
gumento, sebbene non manchino alla superficie di al-
cuni organi interni. Osservate al microscopio (in certe
specie basta una semplice lente), appariscono con-
tratte in un piccolo grumo sferoidale, oppure espanse
Pig. 172.
Cromatoforo bruno-nero nel cefalotorace del Crauf/ou trispino-
sus Bell, ,< 100 circa. Originale. Quarto dei Mille.
in modo che la massa centrale si continua in una serie
di prolungamenti irregolari, semplici o suddivisi in
ramificazioni più o meno ricche (fig. 172). Sino a poco
tempo fa si considerava il cromatoforo come una cel-
lula ameboide capace di emettere prolungamenti in di-
rezioni non prestabilite, poi di ritirarli, come fa l'Ameba,
assumendo una forma tondeggiante. In realtà le cose
avvengono diversamente; indagini minuziose hanno
accertato che i prolungamenti dei cromatofori (le
462
Capitolo sedicesimo
cosidette cromorize), osservati in due successive espan-
sioni, ricompariscono nell'identica posizione.
^.0
Fig. 173.
Cromatofori dell'idonea tricuspidata Desra., fortem. ingranditi.
A, croinat. contratti. — I?, cromat. espansi coi prolunga-
menti. — C, cromatoforo in stato di massima espansione. Se-
condo il Matzdorff, 1882.
Le cromorize sono adunque formazioni permanenti.
Nello stato di contrazione (fig. 173) ben difficilmente
si possono scorgere, data la sottigliezza e la traspa-
/ colori degli organismi marini ecc. 463
reiiza degli esili tubicini che le compongono; allo
stato di attività le scorgiamo invece colla più. grande
evidenza, perchè vengono invase ed iniettate dalla
sostanza colorata. I granuli minutissimi onde risulta
formata questa sostanza, granuli che si possono ve-
dere soltanto con ingrandimenti molto forti, sono in-
fatti animati da energiche correnti che spesso cambiano
di velocità e di direzione. Si tratta di una interessante
manifestazione di quelle correnti del protoplasma che
tutti abbiamo imparato a conoscere negli elementi
di biologia e che il botanico dimostra a preferenza nelle
cellule dei peli staminali della Tradescanzia.
Molte larve marine nei primi stadi della vita ed
anche alcune specie adulte hanno i cromatofori tutti
della stessa forma e dello stesso colore. Più spesso
il Crostaceo ha tinte di varia qualità, ciascuna distinta
da un colore, non di rado anche da una forma e da una
grandezza diversa. Spesso parecchi pigmenti si rac-
colgono nello stesso cromatoforo, di guisa che questo
apparisce, a mo' d'esempio, rosso nel centro e bruno
alla periferia.
Nei tessuti contigui ai cromatofori gli istologi hanno
potuto mettere in evidenza minuti filamenti e gangli
nervosi, i quali servono a stabilire una connessione
fra il sistema cromatoforo ed il sistema nervoso
centrale.
Per effetto di una eccitazione prodotta dalla luce,
le correnti di granuli colorati iniettano le cromorize
e le masserelle di colore appariscono dilatate. Ben s'in-
tende come l'animale apparisca più. vivacemente co-
lorato, dal momento che la superfìcie complessiva
occupata dalle masserelle colorate si è fatta più estesa
464 Capitolo sedìGeaimo
in relaziono colla superficie totale del coijx). Questo
accade, ben inteso, quando i cromatofori sono di una
sola specie. Ma che cosa succederà se i cromatofori
sono di parecchi colori ? In tal caso è facile verificare
come non tutti reagiscano nello stesso modo; se l'in-
tensità luminosa è debole, soltanto i cromatofori di
un dato colore entreranno in funzione, quelli di un
altro colore rimarranno in riposo; se la luce è forte,
certi pigmenti si mostreranno assai più sensibili di
altri e sulla tinta generale del corpo predomineranno
quei cromatofori i quali, ad un momento determinato,
si troveranno nello stato di massima espansione.
I Cefalopodi forniscono un materiale classico per
lo studio dei cromatofori e ne posseggono general-
mente un corredo assai ricco. Persino nelle specie
prettamente pelagiche, come il Ghiroteuthis Veranyi
ed i Cranchidi, un certo numero di queste formazioni
interrompono, in rari punti, la trasparenza cristallina
del corpo. Il cromatoforo è relativamente voluminoso ;
in una Sepiola viva o conservata si distinguono como-
damente ad occhio nudo come tante macchioline dis-
seminate, l'una accanto all'altra, con una certa regola-
rità. E sebbene le specie bentoniche di Cefalopodi
abbiano, in condizioni fisiologiche normali, una colo-
razione propria, di cui tiene il debito conto la siste-
matica, ciò non toglie che i mutamenti di colore siano
in talune specie assai vari ed appariscenti. Il piano di
struttura si discosta alquanto da quello accennato
per i Crostacei. Ogni elemento del sistema, conside-
rato a parte, consta essenzialmente di una cellula
circondata da una membrana; un sacchetto pieno di
granuli colorati che si può contrarre e dilatare. Ma
/ colori degli organismi marini ecc. 465
\
^ /
Fig. 174.
Cromatofori del Loligo vulgaris L., fortem. ingranditi. Secondo
l'HofFinann, dal Fucbs, 1913 (trattato del Winterstein).
30. — R iSSEL,
466 Capitolo sedicesimo
la sostanza pigmentata non invade, come nei Crostacei,
dei prolungamenti ramificati ; essa può mantenersi nei
limiti di una figura compatta, perchè la membrana,
da floscia e pieghettata che era, si distende e si fa tur-
gida. Voi scorgete bensì, attorno ad ogni cromatoforo,
tutta una raggiera di prolungamenti che gli conferi-
scono un aspetto stellato (fig. 174); non sono però
cromorize, ma piccoli muscoli inseriti sulla membrana
del cromatoforo, i quali, contraendosi, ne. producono
la distensione. Avendo a suo servizio un tipo speciale
di muscolatura, il sistema cromatoforo dei Cefalopodi
si deve considerare più specializzato di quello dei Cro-
stacei, senza contare poi che la trama di filamenti
nervosi in relazione coll'elemento colorato (fig. 175)
è molto pili ricca e più complessa. Tutto il sistema poi
si rivela governato da uno speciale territorio del cer-
vello, al quale ripetute indagini fisiologiche han per-
messo di assegnare il nome di centro cromatico.
Come norma generale si può dire che il cromatoforo
in stato di riposo è contratto; in attività funzionale
dilatato; ora però i fisiologi sono d'accordo nel rite-
nere che, quando non intervengano speciali eccita-
menti, il cromatoforo si mantenga in uno stato di
espansione media, grazie ad una influenza tonica
del sistema nervoso.
Mentre nei Crostacei l'azione dei cromatofori è
relativamente lenta, richiedendo in generale qualche
minuto, nei Cefalopodi è rapida; quasi istantanea,
sopratutto per quanto concerne la fase di espansione.
Un'altra particolarità interessante consiste in ciò, che
in piena attività funzionale dei cromatofori vediamo
l'animale oscurarsi ed impallidire alternativamente;
/ colori degli organismi marini ecc.
467
delle rapide onde di colore sembrano percorrerlo ad
intervalli. Il fenomeno è prodotto da regolari oscilla-
zioni di volume, da vere pulsazioni dei cromatofori,
I
^mL.jd±j^A
Fig. 175.
Plesso ner\roso nello strato a cromatofori del Loligo vulgaris
L., fortein. ingrandito. Secondo l'HoflFmann, dal Fuchs 1913
(trattato del Winterstein). '
le quali in talune specie si succedono con ritmo anche
piti veloce del polso umano normale (da 80 a 100 per
minuto nel comune Polpo).
Dal complesso degli esperimenti eseguiti sull'appa-
468 Capitolo sedicesimo
rato cromatoforo dei Cefalopodi, risulta che la sua fun-
zione è determinata da cause varie e complesse. Nel
provocare reazioni da parte delle cellule pigmentali
hanno infatti grande importanza, oltre alla luce, anche
•molti altri stimoli diversi dai luminosi. Il Polpo che
nuotando giunge in contatto collo scoglio, vi si at-
tacca tosto mediante le ventose che armano le sue
braccia; allora lo stimolo, prodotto dalla contrazione
muscolare delle ventose, basta a provocare, per azione
riflessa, un cambiamento di colore. Così sembra ben
dimostrato che mutamenti nella concentrazione del-
l'acqua marina sono fortemente risentiti dai cromato-
fori, mentre non mancano d'importanza la tempera-
tura, ^a quantità di gas respirabili ed altri fattori,
sia che agiscano comunemente in natura, sia che ven-
gano introdotti ad arte dallo sperimentatore.
Anche le livree variopinte dei Pesci sono correla-
tive allo sviluppo grande che in questo gruppo assume
il sistema cromatoforo. Loro sede più importante è
il tegumento, ma non mancano negli organi interni;
così quelli della vescica natatoria nel Fierasfer
(Emery) sono fra i piìi grandi e più. belli che si cono-
scano. Per la forma poco si differenziano da quelli
dei Crostacei; anche qui sembra escluso che si manife-
stino movimenti ameboidi, almeno nell'animale adulto
(mentre taluni osservatori li descrivono nell'embrione)
e si ammette che le ramificazioni irregolari del croma-
toforo seguano, nella fase di espansione, delle vie pre-
formate. Non bisogna tuttavia dimenticare una dif-
ferenza segnalata fra Invertebrati e Pesci in ciò che
si riferisce all'azione fondamentale del sistema; nei
Crostacei e nei Cefalopodi l'espansione rappresenta
1 colori degli organismi marini ecc. 469
lo stato attivo del cromatoforo, nei Pesci per contro
lo stato attivo è la contrazione ; l'espansione lo stato
di riposo; ciò spiega come i Pesci, mantenuti in un lo-
cale buio, acquistino generalmente una tinta più fo-
sca. Accettare questi fatti come generali mi sembra
tuttavia prematuro.
Premessi questi rapidi cenni relativi ai singoli tipi
marini, vediamo un poco quali induzioni complessive
si possano trarre intorno alla distribuzione, al modo
d'agire ed alla funzione biologica tanto del sistema
cromatoforo, quanto dei colori in genere nella fauna
marina.
I biologi si sono ripetutamente domandati quali
leggi governassero il disegno caratteristico ed il co-
lore della pelle negli animali marini (beninteso che
il problema sconfina dal dominio dei mari ed abbraccia
anche la fauna terrestre e d'acqua dolce); come tro-
veremo elementi per risolvere la questione f Credo
più opportuno pensare anzitutto alle cause che influi-
scono sul colore e sulla distribuzione dei disegni,
senza discutere per ora l'utilità che loro compete
nella vita dell'individuo e della specie.
Intanto si ammette che i pigmenti rappresentino,
in ultima analisi, un prodotto di escrezione che ha
una tinta dovuta alla sua natura chimica ed indipen-
dente dagli agenti esterni; allo stesso modo che il
solfo è giallo t'd il minio rosso. Qualche volta si è
verificato che la <{ualità del nutrimento influisce di-
470 Capitolo sedicesimo
rettamente sulla colorazione del corpo. Certi Nudi-
branchi assumono una determinata colorazione quando
si nutrono di una specie di Alga e ne prendono invece
una diversa quando cambiano dieta per un periodo
abbastanza lungo.
Per quanto concerne l'azione della luce, si è pensato
che certi fatti relativi alle colorazioni animali, dipen-
dano da un'azione chimica della luce, simile a quella
che subisce il secreto della porpora (^), il quale, verdo-
gnolo appena emesso, diventa poi di un bel colore vio-
letto. Si è veduto che certe larve di Molluschi, gialle
o brune nei mari temperati, si tingono in violaceo
nelle acque tropicali, intensamente illuminate dai
raggi del sole; la larva della Velella, rossa nelle pro-
fondità marine, diventa azzurro -violacea alla super-
ficie. Però, se una tale interpretazione può appagare
in alcuni casi, non mi sembra suscettibile di un'appli-
cazione molto larga; è certo infatti che moltissime
volte i pigmenti non si comportano nella maniera ac-
cennata.
Conviene qui accennare alle norme che regolano, sul
corpo degli animali il disegno colorato. Notate poi
che l'interesse della quistione non si limita alle specie
che portano una livrea variegata, perchè, anche lad-
dove la pelle ha una tinta unita nella condizione
adulta, il colore suol comparire, nei primi periodi dello
sviluppo, sotto forma di macchie o di strisele isolate.
Il van Rymberk ha studiato a lungo la pigmentazione
cutanea dei Gattucci {ScylUum) ed è riuscito a dimo-
strare con evidenza una relazione fra la innervazione
^') Alludo a quello del Murcx tnincalua.
/ colori degli organismi marini ecc. 471
segmentale del corpo e la distribuzione delle fasce
o macchie che sono più chiare o più scure per rispetto
alla tinta fondamentale. In altre parole i cromatofori
si formano e si aggruppano sotto l'influenza di deter-
minati territori nervosi, ciascuno dei quali corrisponde
a un determinato gruppo di segmenti. Io sarei pro-
penso a credere che influenze nervose di analoga natura
abbiano grande importanza anche nell'apparato cro-
matico degli Invertebrati. Non ho compiuto alcuna
ricerca in proposito, ma studiando una piccola rac-
colta di Cefalopodi, credo di aver trovato indizi tali
da confermare il supposto che il, pigmento si raduni
in zone governate non già da nervi segmentali (poiché
si tratta, in questo caso, di animali non segmentati),
ma dal sistema nervoso centrale. Alludo a quei cu-
riosi Cefalopodi pelagici, Cranchidi, il cui corpo è in-
coloro e di una trasparenza cristallina, con poche
macchie di pigmento. Orbene, si osserva che le più
vistose di queste macchie stanno al disopra e al di-
sotto del cervello e delle masse gangliari ottiche,
cioè dei centri nervosi più importanti.
Assai più discutibile sembra l'azione che esercitano
sui cromatofori i vasi sanguigni. Il Loeb ha veduto
che negli embrioni di Fundulus (un pesce nord-
americano) i cromatofori si radunavano attorno ai vasi
sanguigni e crede con ciò dimostrata una volta di più
la importanza dei tropismi (i), perchè suppone che i
cromatofori vengano attratti dall'ossigeno contenuto
nel sangue circolante. Altri sostengono che i croma-
tofori ci diano soltanto l'illusione di ubbidire a spe-
(') Circa i tropismi, vedi il oap* IV,
472 Capitolo sedicesimo
ciali tropismi, mentre in realtà non fanno che seguire
le vie di minore resistenza, svilupparsi cioè nelle dire-
zioni dove trovano minori ostacoli da parte di altri
tessuti. Non sarebbe forse difficile decidere la que-
stione per via sperimentale, dirigendo tenuissimi getti
di ossigeno sopra parti determinate . di embrioni.
Kiguardo alla funzione generale dei cromatofori,
v'è un fatto che merita di essere specialmente notato :
un'associazione più o meno intima che si stabilisce
fra il sistema cromatoforo e l'organo della vista.
L'esperimento ha posto fuori dubbio che in alcuni
animali, per esempio in alcuni Crostacei, certe qualità
di cromatofori entrano in funzione quando lo stimolo
luminoso è loro comunicato dall'occhio; per dirla in
termini più rigorosi, l'impressione luminosa ricevuta
dalla retina si comunica, per mezzo del sistema ner-
voso centrale, al sistema cromatoforo. Il Megusar,
che ha fatto in proposito molte ed accurate esperienze,
ha veduto che se ad un Gamberetto ma,YÌno (Leander)
si recidono alla base i peduncoli oculari, tosto i cro-
matofori rossi, bruni e gialli cessano di funzionare
e rimangono paralizzati. Ma questa non è regola gene-
rale, tant'è vero che i cromatofori bianchi dello stesso
Crostaceo possono reagire in via diretta all'azione della
luce ed anche nell'animale, accecato mantengono inal-
terata la propria sensibilità. Credo opportuno citarvi
anche un altro fatto d'importanza generale; esso di-
mostra come il sistema cromatoforo subisca influenze
forse determinate in origine dalla luce solare, ma non
collegate attualmente da relazioni dirette con questo
fattore. L'apparato in quistione suol presentare dei
cambiamenti periodici che corris|M>n(l(Ui<) ;i11;i1um-
I colori degli organismi marini ecc. 473
narsi del giorno colla notte; c'è dunque una specie
di riposo periodico dei cromatofori, un ritmo vi-
tale intonato al periodo diurno. E allo stesso modo
che certe Attinie, tenute costantemente immerse
nell'acqua di mare, continuano ad ubbidire per qualche
tempo al ritmo della marea, così certi Crostacei hanno
continuato a presentare il ritmo diurno dei cromato-
fori, anche se mantenuti in permanenza nell'oscurità.
Il fatto, scoperto dal Jourdain, è stato poi confermato
dal Keeble e dal Gamble, due biologi inglesi che hanno
studiato a lungo l'argomento, e da molti osservatori
successivi. Aggiungerò che la condizione notturna
del sistema cromatoforo nei Crostacei è generalmente
completa contrazione dei cromatofori e quindi una
tinta molto chiara del corpo; per contro nei Crangon
il pigmento nero si espande durante le ore notturne.
Ed ora è tempo di chiedersi: quale influenza gene-
rale sulla tinta del corpo posseggono i meccanismi
delicati che abbiamo descritto f Comoda e semplice
sarebbe la quistione se si potessero estendere ai Cro-
stacei, ai Cefalopodi, ai Pesci (dato che meritino con-
ferma) le conclusioni del botanico Gaidukov. Questi,
coltivando delle Oscillatorie in recipienti di vetro a
diversi colori, osservò che i filamenti di tali Alghe
assumevano un colore complementare rispetto a
quello della luce adoperata. Aggiungerò che anche due
zoologi, il Gamble ed il Keeble già nominati, hanno
creduto di poter dimostrare la produzione di colori
complementari anche nella livrea di alcuni Pesci
(Labridi), ma tale interpretazione non trova oggi con-
senso.
in generale le cose procedono un po' diversamente
474 Capitolo sediceaivto
a seconda che la luce giunge agli animali diretta-
mente oppure vien riflessa dal fondo; nella prima
condizione si trovano, com'è ovvio, gli organismi
planctonici; nella seconda vivono, molto spesso, gli
abitatori del dominio costiero.
Trattandosi di luce diretta, si è veduto che luci de-
terminate producono sul sistema cromatoforo una
data reazione; ne risulta una tinta complessiva del-
l'animale, che in molte specie non ha somiglianza col
colore dell'ambiente. In altre specie, per contro, è
noto che le modificazioni del pigmento hanno per ri-
sultato di assimilare, entro a certi limiti e in modo più
0 meno fedele, la colorazione del corpo con quella
dell'ambiente che lo circonda. Questa omocromia
è stata verificata a mo' d'esempio in alcuni Labridi,
i quali, come ben ricorderete, hanno livree vistose,
che rivaleggiano con quelle dei Pappagalli americani,
e in cui predominano sopratutto le tinte azzurre e
verdi.
Assai più diffusa e tangibile si rivela l'influenza che
sul colore del tegumento esercita il fondo marino.
1 pescatori sanno benissimo come certi Cefalopodi
e Pesci possano rivestire un colore tanto somigliante
a quello del fondo marino sul quale vivono, da in-
gannare anche un occhio ammaestrato da lunga pra-
tica. E, ripensando a quanto abbiamo detto riguardo
ai Diogenes, alle piccole Sogliole e ad altri abitatori
delle sabbie litorali, si può aggiungere che non sol-
tanto nella tinta del coi*po, ma anche nella disposi-
zione delle macchie, delle strisele, delle sfumature
vi è spesso qualche cosa che molto si avvicina al di-
segno offerto dal fondo. Uno sperimentatore ameri-
I colori degli organismi marini ecc. 475
cano, il Sumner, mantenne delle Sogliole in acquari
che avevano il suolo fatto a scacchiera nera e bianca
o variegato con altri disegni, e vide il disegno cutaneo
modificarsi, per effetto di espansioni e di retrazioni
dei cromatofori, tanto da imitare, sebbene in modo
assai incompleto, l'aspetto del fondo.
L'intima connessione che già abbiamo notato, tra
cromatofori ed organi visivi, si rivela sopratutto in
queste colorazioni provocate dal fondo marino. I
Pesci accecati non vanno più soggetti a cambia-
menti di colore o, se qualche attività dei cromatofori
ancora persiste, non si tratta mai di mutamenti in
armonia colla tinta del substrato. Ricorderò a questo
proposito un particolare degno di nota: gli stimoli
luminosi che si manifestano efficaci pel funzionamento
dei cromatofori, almeno nei Pesci, sono soltanto quelli
che colpiscono la porzione inferiore della retina; di-
fatti, se la metà superiore dell'occhio vien spalmata
con una vernice opaca, il Pesce nulla manifesta di
anormale: mentre se l'occhio vien ricoperto nella sua
metà inferiore, l'animale si comporta come se fosse
completamente accecato. Sembra inoltre che cosifatti
fenomeni siano fortemente influenzati dal prolungato
esercizio; così un Rombo, il quale aveva vissuto per
un tempo assai lungo sopra un fondo di sabbia bianca,
impiegò ben quattro giorni per adattarsi ad un fondo
di colore bruno ; ripetendo successivamente il passaggio
a brevi intervalli, l'adattamento cromatico divenne via
via più rapido, fino a produi-si in due sole ore.
L'influenza cromatica che il fondo esercita sopra
il tegumento di certi animali marini viene intei'pre-
tata come una sorta di processo fotografico, nel senso
476 Capitolo sedicesimo
che l'immagine del fondo formata sulla retina, si ri-
produce nel cervello e di qui vien trasmessa al tegu-
mento mediante il sistema nervoso. Ma se questa è
una maniera di concepire il fenomeno, uno dei più
suggestivi della fisiologia comparata, non vale certo
a farne comprendere l'intima natura.
Una persona che non ragioni tanto per il sottile sa-
rebbe indotta senz'altro ad affermare che il sistema
cromatoforo ha la funzione d*intonare il colore del
corpo al colore della luce riflessa dal fondo. Ma i
fisiologi hanno voluto analizzare il fenomeno per co-
noscere quale fra gli elementi che la fisica considera
in un raggio colorato fosse veramente responsabile
dei fatti dianzi riferiti. Molti autori, e fra gli altri
il Fuchs, il quale ha passato in rassegna tutte le espe-
rienze compiute in questo campo, reputano ben di-
mostrato che i cromatofori reagiscano alla intensità
della lucQ, mentre, secondo loro, nulla proverebbe
ancora, in modo scevro da critica, che i cambiamenti
di volume del pigmento siano governati dalla lun-
ghezza d'onda, ossia dal colore della luce.
Non posso dilungarmi su questo punto, ma sono
disposto a credere che anche il colore abbia la sua in-
fluenza. E, dato che il colore non agisca sui mutamenti
rapidi del sistema, non escluderei che debba influire
durante lo sviluppo nel periodo di formazione dei cro-
matofori e dei pigmenti ditt'usi. Parlo sopratutto di
quegli animali che frequentano ambienti di. colore
costante e nei quali la tinta fondamentale del corpo
s^i mantiene sempre più o meno simile a quella del
substrato. Faccio astrazione, ben inteso, dai casi nei
(|ii;i1i il colore dipende da nutrimento iii^rrito.
/ colori degli organismi marini ecc. 477
Aggiungerò brevi cenni anche sulla quistione della
omocromia attiva. Secondo tale concetto si am-
mette che un animale bruno, verde o d'altro colore
per ragioni indipendenti dalla influenza attuale del
fondo tende a dirigersi verso l'ambiente che armonizza
colla tinta del suo corpo, in altre parole non è il fondo
che determina il colore dell'animale, ma bensì un co-
lore preesistente che determina la scelta del fondo.
Tuttavia non abbiamo prove sicure che un adatta-
mento attivo si produca veramente fra gli animali
marini. In certi Gamberetti d'acqua dolce (Palaemo-
netes) il Megusar ha potuto vedere che le varietà
bruno -scure preferiscono i fondi bruni e le varietà
bianco -grigie i chiari; ma anche in questo caso può
esservi quistione di intensità luminosa e non di co-
lore ed in tale senso il Megusar interpreta il fatto.
Egli pensa che la varietà scura sia abituata a vivere
entro certi limiti d'intensità della luce riflessa da fondo ;
quando una luce più intensa colpisce la retina, l'ani-
male risente una sensazione sgradevole che provoca
un movimento di fuga, mentre il fatto inverso si pro-
duce per la varietà chiara. Ed ecco il momento oppor-
tuno per richiamare alla memoria del lettore la Maja
verrucosa ed il curioso istinto che tra le mani del Min-
kiewicz questo Granchio ebbe a rivelarci. Quando la
Maia, tra variopinte striscio di carta presceglie, per
attaccarsele al dorso, quelle di tinta corrispondente
alla carta ond'è fasciata la parete dell'acquario, si
producono fenomeni che hanno stretta relazione cogli
altri testé riferiti. Il Granchio orienta i movimenti
raccoglitori delle sue pinze verso una luce di qualità
corrispondente a quella che, attraverso le pareti del-
478 Capitolo sedicesimo
l'acquario, Viene a colpire il suo apparato visivo (^). Sif-
fatta qualità consisterebbe nel colore secondo il Min-
kiewicz, nella intensità luminosa secondo altri, ma ciò
non è per noi di essenziale importanza. A noi importa
sopratutto di notare come l'influenza della luce che,
per la mediazione dell'organo visivo, suole esercitarsi
sopra il sistema cromatoforo, nella Maja si eserciti
invece sopra i movimenti attivi che presiedono alla
mascherata.
Ora sapete, almeno per sommi capi, quali siano gli
elementi istologici che determinano il colore negli
animali marini, quali mutamenti valgano a provocare
nell'aspetto generale del corpo e come ne venga rego-
lato il meccanismo. Un' ultima e legittima domanda
rimane da soddisfare : quale funzione possiede l'appa-
rato cromatoforo e quale utilità si deve attribuire
ai colori in generale ed ai cromatofori in particolare
nella vita degli animali marini ? Per quanto nell'esame
di una quistione scientifica lo studioso cerchi di spo-
gliarsi d'ogni preconcetto, è talvolta opportuno di
assumere subito una posizione nel campo delle idee
generali, poiché il modo stesso d'impostare i problemi
e di sottoporli a discussione può radicalmente cambiare
a seconda che certe premesse vengono accettate op-
pure respinte.
Circolano oggi tra i biologi ed il pubblico colto arti-
ca) Vedi osservazione, in nota, a pag. 322.
/ colori degli organismi marini ecc. 479
coli di riviste e libri che trattano dei problemi fonda-
mentali della biologia con indirizzo alquanto diverso
da quello che dominava qualche lustro fa, quando il
pensiero scientifico s'informava generalmente ai con-
cetti classici della teoria evolutiva. E siccome il pub-
blico che non ha l'occasione né il tempo di approfon-
dire i problemi legge di preferenza gli scritti nuovi
e non consulta i vecchi, anche se più importanti, io
mi riferirò ai nuovi per mettere a fuoco la questione.
D'altronde l'indole di questo libro non si preste-
rebbe a lunghe e profonde disquisizioni di biologia
generale. Mi limiterò dunque a discutere in breve due
concetti opposti, che spesso compariscono in lavori
speciali ed in opere di volgarizzazione biologica. Sen-
tiamo, se il termine vi pare lecito, la campana del-
l'estrema destra e quella dell'estrema sinistra e ve-
diamo quale delle due suoni più gradita al nostro orec-
chio o se piuttosto sia da preferire la nota intermedia.
Da una parte stanno i vitalisti. La scuola vitalista,
com'è noto, fa intervenire nei fenomeni della vita
organica un quid specifico ; un principio vitale proprio
agli esseri viventi, a differenza della scuola meccani-
cista, la quale sostiene che tutto debba un giorno
venir spiegato e coordinato, anche nel mondo organico,
dalle leggi della fisica e della chimica. Per i vitalisti
dell'ala estrema questo principio vitale (ch'essi iden-
tificano colla psiche, donde il nome di psico -biologia)
ha il potere di plasmare organi ed organismi in modo
corrispondente ai bisogni della specie, secondo un
determinato fine; la finalità sarebbe secondo loro il
gran propulsore dello sviluppo organico. Conviene
aggiungere che nulla di sostanzialmente nuovo v'ha
480 Capitolo sedicesimo
negli attuali concetti psico -biologici d'oltr'Alpe, poiché
dieci lustri or sono li sviluppava, in chiare note, l'il-
lustre botanico chiavarese Delpino, uno dei fondatori
della biologia vegetale. Secondo i canoni psicobiolo-
gici si deve ricercare nella finalità la prima cagione
delle disposizioni organiche; un organo si forma nel
tempo e nel luogo richiesti dalle esigenze della specie.
Così l'apparato luminoso dei Cefalopodi e dei Pesci
batipelagici si sarebbe formato perchè questi animali
hanno bisogno di fari che rischiarino loro il cammino :
le colorazioni verdi degli animali viventi nelle praterie
sottomarine sarebbero determinate dal bisogno di
protezione della specie, la quale, possedendo una tinta
analoga a quella del fondo, viene scoperta assai più
difficilmente dai nemici carnivori, ecc. (^).
. Esaminiamo invece la tesi dei meccanicisti ad ol-
tranza. Questi sono degnamente rappresentati dal capo
scuola, il celebre biologo americano Loeb, ed in modo
ancor più genuino da un francese, il Bohn. Nei suoi nu-
merosi lavori il Bohn sostiene non doversi ammettere
alcuna finalità come causa delle forme organiche e degli
atti negli organismi, poiché forme ed atti sono fatal-
mente determinati da fattori fisici e chimici, indipen-
dentemente dall'utile che ne può derivare all'organi-
smo, tant'é vero che riescono molte volte inefficaci o no-
civi. Dovrebbe il biologo indagare soltanto quali condi-
zioni inteme e quali agenti esterni valgano a produrre
i fenomeni, la questione della utilità biologica offrendo
ben scarso interesse. Un esempio caratteristico delle
idee del Bohn si trova nel suo modo di prospettare
(*) Si ritorna così alle idee del Lamarck.
l colori degli organismi ynarini ecc. 481
talune questioni relative alle colorazioni ed agli at-
teggiamenti degli animali. Secondo il Bohn non è im-
probabile che la patologia costituisca una delle basi
della evoluzione. Certi stadi morbosi del corpo; certi
indebolimenti locali nell'attività dei tessuti provocano
l'apparizione del melanismo (accumulo di pigmento
nero) nella pelle; non potrebbe essere questa la prima
ragione del melanismo nei Pesci di acqua profonda ?
Per quanto concerne i vistosi colori e gli strani atteg-
giamenti dei maschi durante la stagione degli amori,
il Bohn richiama l'attenzione del lettore sul fatto che
in quel periodo molti prodotti di escrezione della
femmina passano nel tuorlo dell'uovo, mentre nel
maschio una parte di essi può accumularsi nella pelle
sotto forma di pigmento colorato. E siccome la eli-
minazione insufficiente da parte dei reni suole dar
luogo a fenomeni di intossicazione, le strane movenze,
le (( danze » di tanti maschi nel periodo della riprodu-
zione sono forse spasmi muscolari di origine tossica,
che potrebbero avere molti punti di contatto colle
crisi di uremia che si descrivono nell'uomo...
Fin qui il Bohn ; e la mia opinione ?
È indubitato che nella fauna marina, come in ogni
altra fauna, compariscono strutture ed atteggiamenti,
l'utilità dei quali salta agli occhi. Ma parmi s'intuisca
dall'esame imparziale delle natura che una tale condi-
zione sia ben lungi dall'apparire universale. Non potrei
accettare la tesi degli psicobiologi che fan tutt'uno
di causa e di scopo biologico. L'origine delle forme e
dei fenomeni vitali e la loro utilità biologica mi sem-
brano due cose ben distinte e per nulla in antitesi
l'una coU'altra. Scoprire che un Gasteropodo Nudi-
si - R. ISSEL.
482 Capitolo sedicesimo
branco è bruno perchè si nutre di Alghe brune non
pregiudica, per me, la quistione se la tinta bruna debba
o no proteggerlo contro i carnivori ; soltanto non dirò :
questo animale è bruno perchè il colore bruno lo
salva dalle insidie dei nemici.
D'altra parte non ammetterei che sia di poco mo-
mento il rendersi conto dell'utilità biologica e quindi
non sarei d'accordo cogli ultra-meccanicisti. Anzi ri-
terrei che questo tattore ci sia di grande aiuto nel com-
prendere le reciproche relazioni degli organismi e i
problemi relativi al modo con cui lo spazio abitabile
vien popolato. E sceglierei una via intermedia fra i
due estremi accennati, ammettendo che molte dispo-
sizioni organiche (e forse anche molte abitudini) siano
nate indipendentemente dalle relazioni d'ambiente del-
l'organismo ma che in determinate circostanze, e sotto
l'impulso di ignoti fattori, siano capaci di modificarsi
e di perfezionarsi coU'esercizio di queste relazioni.
Due problemi separati adunque, ed entrambi in-
teressanti.
Questa breve incursione nel campo delle idee gene-
rali ci servirà per discutere con maggiore conoscenza
di causa la funzione ed il valore biologico dei pigmenti
colorati nella fauna marina.
È molto probabile che in animali relativamente
bassi (o meglio poco specializzati), come certi Vermi
e certi Molluschi, il colore e la distribuzione dei pi-
gmenti si debbano considerare come semplice con-
seguenza del ricambio. Ma laddove il pigmento si
organizza in un delicato sistema cromatoforo, connesso
a speciali terminazioni nervose, si può prevedere a
priori che abbia pure assunto un particolare ufficio
nella vita dell'animale. Quale sarà questo ufficio 1
/ colori degli organismi marini ecc. 483
Dopo i lavori classici del Darwin, del Wallace, del
Weissman si è fatto un gran parlare delle colorazioni
cosidette protettive ed è prevalsa, sopratutto tra gli
zoologi, la tendenza a considerare certe tinte ed in
particolare i mutamenti repentini di colore, come adat-
tamenti protettivi. Nel caso di animali che assumono
colore uguale al fondo ove posano, come si verifica
per il Polpo, per le Sogliole e per molti altri, si ammette
che il meccanismo dei cromatofori raggiunga l'effetto
di rendere l'animale poco visibile, occultandolo al-
l'occhio dei nemici. Quando l'animale ostenta all'im-
provviso macchie di colore, come fa il Blenniiis ocel-
laris, spiegando l'occhiuta pinna dorsale, si parla
allora di atteggiamenti e di colori terrifici, desti-
nati cioè ad incutere terrore al nemico ed a fargli
abbandonare l'inseguimento. Le belle tinte di certe
specie, ad esempio le livree nuziali nei maschi, tanto
spoetizzate dal Bohn, furono considerate come orna-
menti atti a sedurre la femmina. Anche cultori mo-
dernissimi di oceanografìa biologica, come lo Steuer
e più di recente anche l'Hjort, non sono alieni dal con-
siderare le tinte vivaci del plancton come protettive.
L'azzurro delle Velelle e delle larve di Triglia sarebbe
una difesa contro i Gabbiani ed altri Uccelli marini,
poiché la massa delle acque marine suole apparire
azzurra all'occhio che la vada scrutando dall'alto.
I Crostacei scarlatti del plancton profondo vivono
in una zona dove i raggi rossi della luce solare sono
quasi tutti assorbiti; per conseguenza appariscono
neri e non meno protetti contro i loro nemici di quanto
lo siano i Pesci luminosi di un nero vellutato che nuo-
tano nelle stesse acque. 11 pigmento bruno ai ('rostacei
484 Capitolo sedicesimo
che vsi arrampicano sulle Alghe brune, il pigmento verde
agli altri che si attaccano alle Zostere ed alle Posi-
donie conferiscono quella protezione che non verrebbe
loro assicurata dai tardi movimenti né dal corpo
inerme. Queste interpretazioni, a prima vista tanto
seducenti, han subito negli ultimi tempi assalti repli-
cati della critica.
Conviene aggiungere che la critica ha trovato ap-
pigli sopratutto nel campo della biologia marina.
Intanto vien sollevata contro la teoria dei colori pro-
tettivi una obbiezione di carattere fondamentale.
Per affermare che la livrea colorata protegga la preda
dalle insidie del predatore, o sul predatore stesso pro-
duca una impressione di spavento, bisognerebbe ac-
certare che i carnivori marini distinguano i colori a un
dipresso come noi. Secondo alcuni ciò non è affatto
dimostrato; altre esperienze proverebbero invece che
i Pesci distinguono e ricordano i colori. E, ammettendo
pure che la protezione risulti efficace anche dinnanzi
all'apparato ottico dei carnivori, altre difficoltà ri-
mangono insolute. Alcune di queste vertono sulla
posizione e sulla distribuzione dei cromatofori. È ra-
gionevole attribuire a tali elementi una funzione pro-
tettiva od ornamentale, quando essi compariscono in
grande quantità anche alla superficie di organi in-
terni, non esercitando, in tale posizione, alcuna in-
fluenza sopra l'aspetto generale del corpo ? Aggiungete
poi che il microscopio rivela spesso, nei tegumenti, dei
cromatofori isolati di colore vivace, mentre la colora-
zione risulta nel suo complesso uniforme e tutt'altro
che vistosa. Fra le Alghe sommerse abbiamo incontrato
il piccolo Granchio Aeanihonìj.r hinuìaius; orbene nel
1 colori degli organismi marini ecc. 485
tegumento di questa specie spiccano dei cromatofori
azzurri e vermigli (^) che certo influiscono assai poco
sopra la colorazione verde, bruna o rossiccia del corpo ;
esempi piti dimostrativi ancora si trovano in alcuni
Pesci di scogliera.
Un'altra obbiezione di non poco conto vien sugge-
rita dalla rapidità colla quale il sistema cromatoforo
suol reagire. Perchè i mutamenti dei cromatofori
riuscissero veramente efficaci in un animale che si
sposta con rapidità, occorrerebbe che contrazioni ed
espansioni fossero sempre assai pronte, come si verifica
generalmente nei Cefalopodi, e non molto lente, come
accade invece in tanti Crostacei. Si è fatto osservare
che l'omocromia tra l'animale e il fondo, allorché
l'animale s'innalza nuotando, non potrebbe avere al-
cuna efficacia contro il carnivoro che tende agguato
dal basso.
E se l'utilità difensiva dei pigmenti, nel senso fin
qui discusso, apparisce in molti casi assai dubbia,
non si potrà attribuire agli stessi una funzione fisio-
logica d'ordine più generale ? Oggi sono di questo pa-
rere autorevoli fisiologi e bisogna riconoscere che nes-
sima difficoltà importante sembra contrastarlo. I cro-
matofori sarebbero schermi colorati, grazie ai quali
verrebbe moderata e regolata l'energia luminosa che
agisce sul tegumento. Ogni categoria di cromatofori
risente in modo diverso la luce di determinata inten-
sità (e forse di determinato colore) e il sistema, nel suo
complesso, reagirebbe in maniera da fornire ai sotto-
stanti tessuti l'energia richiesta pel buon funziona-
mento di questi.
(*) Ossei'vazioue comuuicataini dalla s^ig•uom Dott. Brezzi.
486 Capitolo sedicesimo
Qualche fisiologo ha pure sostenuto l'idea che l'ap-
parato cromatoforo debba anche servire còme regola-
tore del calore; ma se l'ipotesi sembra probabile per
quanto concerne certi Vertebrati inferiori che vivono
sulla terra emersa (e in modo particolare i Camaleonti)
non sembra potersi applicare agli animali marini.
Con tutto ciò non crederei a priori che il naturalista
debba sempre ingannarsi quando intuisce nei pigmenti,
oltre ad una funzione d'importanza assai piti generale,
anche una difesa contro i nemici, sopratutto nei casi
pili spiccati e negli animali la cui vita psichica è già
abbastanza complessa. Per molte specie saranno senza
dubbio giustissime, o in tutto o in parte, le obbiezioni
enumerate poc'anzi, ma sinché la biologia non registri
esperimenti tali da provarmi il contrario, io riterrò
sempre che una probabile funzione regolatrice della
energia luminosa si possa adattare, in via secondaria
alla protezione della specie contro ai carnivori. Consi-
dero dunque come difensive le colorazioni déìV Idotea
e del Planes, il disegno delle Sogliole, la mascherata
delle Maja.
La poetica concezione del Mackenzie, che nella
eleganza delle forme e dei colori animali ravvisa una
manifestazione estetica della natura, di carattere pu-
ramente oggettivo, può forse acquietare l'artista. Al
biologo si richiedono ancora difficili ricerche e mol-
teplici esperienze onde veder chiaro nell'intricato pro-
blema.
/ colori degli organismi marini ecc. 487
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grafia), 1913-1914.
CAPITOLO XVII.
I Pesci utili e la pesca.
Pesci planctonici ed Anguilla
Sommario: Acciuga e Sardina. — Tonno — Pesce-Spada. —
Anguilla.
La biologia dei Pesci più ricercati dall'uomo, i me-
todi di pesca, la produttività del mare dal punto di
vista pratico, sono argomenti di così grande impor-
tanza, che non dovrebbero mai venire lasciati comple-
tamente in disparte anche da chi coltivi la biologia
marina senza fini di applicazione. D'altronde i reperti
teorici della biologia marina sono collegati da mol-
teplici relazioni coi problemi pratici della pesca e
riuscirebbe spesso difficile di stabilire dove cessino
gli uni e dove gli altri comincino a delinearsi. Già si
è verificato in questo, come in altri campi, che un
lavoro di puro interesse teorico acquistasse, coU'andar
del tempo, un valore non preveduto anche dal lato
pratico. Per lo piti il pubblico non si rende ben conto
di tali circostanze ed il porle in chiara luce vorrebbe
essere uno degli scopi di questo capitolo, il quale d'al-
tronde, non j)uò certo fornire sui Pesci e sulla pesca
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 489
informazioni tanto minuziose come quelle che il let-
tore potrà facilmente rintracciare in lavori speciali
della materia.
Osserveremo prima di tutto che nel Mediterraneo
l'importanza economica dei Pesci pelagici e migratori
è superiore a quella delle specie che vivono in relazione
col fondo. Questi Pesci pelagici ricercati dall'uomo si
ripartiscono in due sole famiglie: i Clupeidi e gli
Scombridi, mentre i Pesci bentonici più apprezzati
sul mercato appartengono a svariate famiglie.
Ai Clupeidi si riferiscono l'Acciuga, la Sardina dei
nostri mari e l'Aringa dei mari nordici ; agli Scombridi
il Tonno, la Palamita, lo Scombero, il Biso, il Pesce
spada ed altre specie nostrane meno importanti.
Fig. 176.
Acciuga {Eiu/raulis enchrasicholus L.)- Originale, Geuova
L'Acciuga (fìg. 176) ha grande valore economico in
tutti i porti mediterranei e dà luogo, colla Sardina,
alla sola pesca veramente importante per la nostra Li-
guria. È iin pesciolino di forme allungate, compresso
ai lati e da noi raramente oltrepassa i 15 centimetri
di lunghezza; nell'Atlantico supera i 20.
Le Acciughe pescate nel Mare Ligure sono general-
mente più piccole di quelle che si pescano lungo le
coste dell'Italia meridionale e della Sicilia. Le squame
490 Capitolo diciasettesiìno
larghe e sottili che ricoprono il suo corpo si distaccano
con grande facilità; la sua mascella inferiore si pre-
senta alquanto più breve della superiore, carattere
questo che permette di facilmente distinguere l'Ac-
ciuga dalla Sardina; lungo il ventre corre una carena
liscia. Ha un colore verde o verde azzurro con splendidi
riflessi metallici sul dorso, argenteo sul ventre ; una li-
nea nerastra separa la tinta dorsale dalla ventrale.
L'Acciuga non è soltanto un'abitatrice del nostro
Mediterraneo, ma la sua patria si estende a tutta la
parte meridionale dell'Oceano Atlantico; è ben raro
che nei suoi viaggi si spinga a settentrione dell'Inghil-
terra. È pesce gregario per eccellenza, poiché suol
Fig. 177.
Uovo di acciuga, x 20. Originale. Quarto dei Mille.
muoversi in branchi composti da numero stragrande
di individui che compariscono nelle nostre acque co-
stiere in inverno avanzato, in primavera ed in estate.
Questa migrazione in massa verso le rive, come av-
viene di regola nei Pesci pelagici, coincide coU'epoca
della riproduzione e infatti le femmine spargono nel
plancton di superficie milioni e milioni di uova gal-
leggianti, che, nel mare Ligure, si trovano da maggio
a settembre.
Il carattere che fa riconoscere a prima vista le
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 491
uova di Acciuga (fig. 177) è la forma ellissoidale in
luogo della sferica normale fra i Pesci, e non è difficile
scoprirle ad occhio nudo in un bicchiere di plancton
perchè sono abbastanza grandi (millim. 1,2). Os-
servandole al microscopio, si scorge, nelle piti avan-
zate, l'embrione avvolto a semicerchio, diafano come
cristallo, e, attaccato al ventre di questo, un ammasso
di tuorlo nettamente segmentato in larghi poliedri.
Le Acciughe novelle (fìg. 178) che sgusciano dal-
l'uovo si mantengono prive di pigmento fino ad uno
stadio relativamente molto avanzato del loro sviluppo.
Giovanissime Acciughe e Sardine vengono pescate in
quantità grandissima in vicinanza immediata della co-
sta; poste in commercio sotto il nome di Gianchetti,
sono da molti considerate come una ghiottoneria. 1
Gianchetti non vanno confusi coi Rossetti dalla tinta
rossastra, i quali, malgrado l'esigua dimensione, sono
Pesci adulti; appartengono alla famiglia dei Gobiidi o
Ghiozzi e vengono chiamati scientificamente Aphya
pellucida.
Secondo il Page, i giovani dell'Acciuga, una volta
acquistato il pigmento e raggiunta la lunghezza di
12 centimetri, già sono in grado di riprodursi nel me-
desimo anno in cui sono nati: quando tornano a visi-
tare le coste nell'annata successiva lian raggiunto la
lunghezza massima di 17-18 centimetri e depongono
le uova una seconda volta; poi scompariscono defi-
nitivamente e tutto fa credere che colla seconda depo-
sizione di uova si chiuda il loro ciclo vitale. Per con-
siderare attendibili tali risultati bisogna presupporre
che le Acciughe europee costituiscano una specie
unica ed omogenea. Invece risulta probabile, per le
492 Capitolo diciasttlesimo
ricerche del Lo Giudice, che la specie in questione al
pari dell'Aringa si possa smembrare in un certo nu-
mero di sottospecie o di razze locali, ciascuna distinta
da particolarità morfologiche (e forse biologiche).
Fig. 178.
Giovanissime Accingile (Giauclietti); grand, natnrale. Fotogi-,
originale. Genova.
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 493
La ►Sardina (Clupea pilahardiis Art., fig. 179) è pa-
rente dell'Acciuga, ma facilmente se ne distingue pei
caratteri generali del genere Clupea, fra i quali ricor-
deremo la mascella superiore alquanto più corta della
inferiore e la carena denticolata lungo il ventre. La"
lunghezza raggiunge i 16 centimetri nel nostro mare
(i 25 nell'Atlantico); il colore è di un bel verde me-
tallico sul dorso, con fascia laterale azzurrognola,
ventre d'argento ed opercoli a riflessi dorati.
Fig. 179.
Sardina (Clupea pilchardus Art.) Originale. Genova.
Le sue uova hanno il tuorlo segmentato come nel-
l'Acciuga, ma presentano forma sferica anziché ellis-
soidale; nelle larve la pigmentazione è piti precoce
di quanto si verifichi nell'Acciuga (fig. 180).
Dal punto di vista della biologia, la Sardina somi-
glia all'Acciuga, soltanto depone le uova più al largo (^)
e la sua permanenza (e quindi la stagione di pesca)
lungo le nostre rive si prolunga per tutto l'autunno,
spesso anche nell'inverno; nei periodi più fortunati
si può dire che duri tutto l'anno.
Dove vanno l'Acciuga e la Sardina quando si al-
(^) Depone, nel ]\[editerraneo, da ottobre a marzo.
494
Capitolo diciaseitesimo
lontanano dalle nostre coste ? Sebbene non ci sia dato
seguire passo passo il loro cammino, è lecito affermare
Fig. 180.
Sviluppo (Iella Sardina. A, uovo con embrione, x 20. — li,
larva appena sgusciata, >< 17. — B, larva di min. 11,5 di
lunghezza, x Q^,U. — D, larva di 21 mm. di lunghezza, /i 3.
Secondo il Cunningham dall' Elirenbaum (Nord. Plankton).
1909, leggerni. modificato.
I Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 495
che al par di molte altre specie planctoniche si rechino
più al largo ed in acque più profonde, ma sembra im-
probabile che le razze nostrane di questi Pesci ab-
bandonino mai le acque mediterranee.
Dei viaggi annuali dei Clupeidi deve trar profitto
il pescatore e il profìtto sarebbe costante e sicuro se
le migrazioni si compissero con regolarità, sia riguardo
al tempo, sia riguardo alla quantità del pesce. Disgra-
ziatamente la comparsa delle Acciughe e delle Sar-
dine è oltremodo capricciosa. Qualche volta capitano
in stuoli enormi e le barche non bastano a caricarle
tutte; mentre nell'annata successiva la pesca è tanto
meschina che appena basta a pagare le spese, senza
che l'alternarsi delle annate buone colle cattive lasci
intravedere alcun ritmo costante. Queste variazioni
dipendono senza dubbio da un complesso di condi-
zioni ambienti ancora mal note e che converrebbe
sottoporre a nuove .indagini. Certo la temperatura ha
grande influenza, tantoché l'Hoeck ha potuto accer-
tare che un arrivo anticipato dei Clupeidi in parola
corrisponde, nei mari Nordici, ad una stagione ecce-
zionalmente mite. Ma il fattore forse più importante
nella migrazione dei Clupeidi (oltre ai fattori fisici)
deve ricercarsi nel richiamo esercitato dal nutri-
mento. Acciuga e Sardina sono infatti divoratrici
impenitenti di plancton, che ingurgitano sorseggiando
l'acqua marina; probabilmente le stesse cause che
determinano l'aumento di plancton neritico favori-
scono la moltiplicazione dei due Pesci e ne affrettano
U richiamo verso le rive. Se il biologo vorrà giungere
a dettare consigli ai pescatori mediterranei circa la
pasca delle Acciughe, dovrà prima comjjiere un lungo
496 Capitolo diciasettesimo
e paziente lavoro di raccolta, di osservazione e di sta-
tistica del plancton e porre in chiaro le relazioni che
intercedono fra la biologia degli esseri pelagici e quella
del Pesce migratore. Ricorderò a questo proposito
un fatto citato dal Lobianco; la grande eruzione del
Vesuvio nell'anno 1909 aveva siffattamente inquinato
di cenere una parte del Golfo di Napoli che gli orga-
nismi galleggianti erano in gran parte periti ; orbene
in quell'annata le Acciughe non si fecero vedere, come-
ai solito, in vicinanza immediata della costa e si man-
tennero molto più al largo.
Per quanto concerne le cause accidentali che pos-
sono influire sulla comparsa dei Clupeidi, il De Filippi
riferisce, sulla fede del Brandt, uno straordinario epi-
sodio. Nel 1859 uno stuolo enorme di Acciughe inse-
guito dai Delfini penetrò nel golfo di Balaklava (Mar
Nero) in massa compatta. Rimasto prigioniero e sof-
focato in breve spazio, gran parte del pesce non tardò
a perire e putrefare; l'aria ne fu talmente ammorbata
da costringere alla fuga buona parte della popolazione.
E l'inconveniente durò a lungo, perchè le spoglie,
cadendo sul fondo, vi avevano formato un sedimento
di notevole spessore che veniva smosso ad ogni agi-
tazione del mare e in parte buttato sulle rive.
La località dove la pesca dell'Acciuga e della Sar-
dina si pratica sopra scala più vasta è la plaga compresa
fra la Sicilia e l'Africa ed ha per centro l'isolotto
di Lampedusa. Quivi la pesca, esercitata in primavera
da pescatori siciliani, dà un prodotto che può oltre-
passare i 15000 quintali con un guadagno di oltre
un quarto di milione di lire. Acciughe e Sardine, so-
pratutto le prime, si pescano attivamente in tutti
/ Ptsci utili e la pesca - Pesci planctonici 497
i porti della nostra Liguria; centro importante è la
cittadina di Camogli. Di qui non soltanto i pescatori
escono al largo per fare la pesca locale con piccole
imbarcazioni, ma vanno con barche più capaci nelle
acque dell'Arcipelago toscano, ove si ripromettono un
prodotto più abbondante.
Nella cittadina di Noli fiorisce poi l'industria delle
Acciughe salate. Il pesce vien raccolto sul posto da un
centinaio di barche ed il bottino negli anni fortunati
è bastato a riempire oltre 3500 barili, recando ai pro-
prietari un guadagno di oltre un quarto di milione.
Il metodo di pesca è assai semplice: si tende in
mare, durante la notte, una rete mantenuta verticale
dai piombi che ne guarniscono il margine inferiore
e galleggiante pei sugheri fìssati al superiore. Questa
rete che si chiama manata o manaidee misura circa
75 metri di lunghezza per un'altezza di circa 20, viene
coli' uno dei capi assicurata ad una barca e mantenuta
libera all'altro estremo, lasciando che le correnti la
trascinino pian piano alla deriva; Acciughe e Sardine
vengono a dar di cozzo contro questa parete e, stran-
golate dalle maglie, non hanno la forza di liberarsi.
È spettacolo attraente il ved^r salpare le reti da Ac-
ciughe in una giornata serena; quei pesciolini che a
centinaia si dibattono fra le maglie sembrano lamine
di terso argento lampeggianti al sole.
Allorché la pesca continua nella stagione fredda,
le Sardine invece di viaggiare alla superficie sogliono
condurre, durante le ore notturne, vita più sedentaria,
trattenendosi presso al fondo; in tali circostanze i
pescatori le insidiano colle reti a strascico anziché
colle manate.
32 — R. IssKL.
498 Capitolo diciasettesimo
Ma fi*a le specie pelagiche mediterranee che sono og-
getto di pesca ben organizzata, il Tonno occupa senza
contrasto il posto d'onore. I Tonni appartengono
alla famiglia degli Scombridi e si riconoscono a prima
vista per la presenza di un corsaletto, cioè di un tratto
nella regione toracica, dove le squame sono più grandi
e più appariscenti, per una piccola carena longitudi-
nale ai lati del peduncolo codale, per la seconda pinna
dorsale che fa seguito immediatamente alla prima;
per una serie di appendici dette p in nule, disposte
in serie tra la seconda pinna dorsale e la gran coda
falcata sul dorso; tra la coda e la pinna anale sul
ventre. La specie più comune nell'Atlantico, il Thyn-
nus alalonga L., detto anche Tonno bianco dal colore
delle sue carni od Alalunga dalla insolita lunghezza
delle sue pinne pettorali falciformi, è un animale di
dimensioni relativamente modeste, poiché raramente
giunge al metro di lunghezza, mentre il Tonno vero
o Tonno del Mediterraneo, Orcynus thynnus (fìg. 18U.),
chiamato pure Tonno rosso per la tinta rossiccia delle
sue carni, è uno splendido Pesce che comunemente
supera il metro di lunghezza e non di rado raggiunge
i due metri; il suo peso oscilla normalmente fra uno
o due quintali, ma si ricordano negli annali delle Ton-
nare individui del peso di quattrocento chilogrammi e
più (^);. la tinta è dorsalmente azzurro -scura, inferior-
(') Nella tonnara di Tono, si presero recentemente Tonni di
430 Kg. ed uno di 500 Kg, (Sella).
/ Pesci utili e la pesca -Pesci planctonici 499
mente mista di grigiastro e di argenteo; i Tonni gio-
vani portano fasce verticali di colore più fosco.
Il Tonno comune non si trova soltanto nel Mediter-
raneo, ma abita una regione molto estesa; vien se-
gnalato infatti per tutta la parte settentrionale del-
l'Oceano Atlantico e a settentrione si spinge sino al
Baltico ed al Mare del Nord.
/'■'
Fig. 181.
Tonno {Orcynus thynnus Liitk): A, adulto. Secondo il Cuvier.
B, larva, x 10. Secondo il Sanzo, 1910.
È regola generale che lungo le coste mediterranee
non si veda comparire alcun Tonno dalla fine dell'au-
tunno sino alla primavera successiva. I primi Tonni
visitano le* nostre acque a primavera avanzata in
frotte numerose; sono allora ben nutriti e maturi per
la riproduzione e vengono impropriamente chiamati
tonni d' arrivo o tonni di corsa. Si trattengono vi-
cino alle coste per un periodo di tempo più o meno
500 Capitolo diciasettesimo
lungo, poi, in un'epoca più o meno avanzata dell'estate
e che talvolta si prolunga sino a buona parte dell'au-
tunno, lasciano la riva e cominciano a dirigersi verso
l'alto mare. Appariscono allora dimagriti e gli organi
della riproduzione completamente vuoti attestano che
nel frattempo le uova sono state emesse e fecondate.
Questi Tonni, chiamati dai pescatori tonni di
ritorno, non tardano a scomparire e di Tonno non
si sente più parlare fino alla stagione successiva. Con-
viene aggiungere che tali periodiche apparizioni del
Tonno non si limitano al bacino occidentale, ma si
estendono ad Oriente fino al Mare Egeo, ai Dardanelli,
al Mare di Marmara, al Bosforo e finalmente al Mar
Nero ; pare anzi che il golfo di Costantinopoli debba il
suo nome di Corno d'oro all'opulenza dei cittadini,
che in tempi andati avevano esercitato con fortuna
l'industria del Tonno.
Fin dall'antichità pescatori e studiosi han cercato
di interpretare il viaggio periodico del Tonno. Donde
vengono gli individui che a primavera incappano
nelle nostre tonnare ? Qual'è la meta estrema della
loro corsa ? Dove si dirigono allorquando abbandonano
le rive italiane? Ecco altrettanti quesiti ai quali im-
porta dare una decisiva risposta, non soltanto a van-
taggio della scienza, ma anche nell'interesse di una
efficace distribuzione delle stazioni di pesca. L'idea
che dominava altre volte fra i naturalisti ed alla quale
si mantengono ancora fedeli gran parte dei pratici
e dei pescatori è la seguente: il Tonno non sarebbe
un pesce indigeno del Mediterraneo, ma visiterebbe
ogni anno le nostre acque come un viaggiatore di
passaggio. La sua normale dimora dovrebbe ricercarsi
/ Pesci utili e la pesca - l'esci planctonici 501
nelle plaghe meridionali dell'Oceano Atlantico ; di qui
il Tonno penetrerebbe ogni primavera nel Mediterra-
neo attraverso allo stretto di Gibilterra, si spingerebbe
fino ai lidi del Mar Nero per deporvi le uova e poi ri-
tornerebbe alla sua patria d'origine; all'Atlantico,
per la medesima via seguita nell'andata.
A sostegno di questa opinione si citano alcuni ar-
gomenti che sembrano di gran peso e prima di tutto
l'ordine secondo il quale avverrebbero le successive
comparse dei Tonni nei diversi punti del Mediter-
raneo.
Ancor oggi dai pescatori e da persone che si occu-
pano dell'industria del Tonno sentiamo ripetere che
a primavera i primi branchi di Tonno vengono segna-
lati sulle coste atlantiche nei dintorni dello stretto di
Gibilterra, poi al di qua dello stretto lungo la costa
spagnola; poi nella Francia meridionale e nell'Italia
settentrionale e soltanto più tardi lungo le coste del-
l'Italia meridionale ed insulare, nonché dell'Africa
settentrionale. Dicono i pescatori che il Tonno « viaggia
coll'occhio sinistro », significando con ciò che il Pesce
procede avendo sempre alla sua sinistra la terra piìi
vicina. Tale in poche parole, la teoria della prove-
nienza atlantica del Tonno. Ben accetta dai più,
questa non mancò tuttavia di suscitare fondati dubbi
nella mente di taluni naturalisti del xviii secolo e
della prima metà del secolo passato. Ma una esposi-
zione metodica degli argomenti contrari, resa più
valida da nuove considerazioni, comparve soltanto
una trentina d'anni fa per opera dello zoologo di Pavia,
Pietro Pavesi. Egli trattò ampiamente la quistione
rendendo conto di una inchiesta sulla pesca che il
Governo italiano aveva afiìdata alle sue cure.
>02 Capitolo diciastttesimo
Fra l'altre cose il Pavesi, confrontando senza pre-
concetto le notizie e le date relative alle catture di
Tonno nelle diverse stazioni, non riscontra affatto
quella regolare successione che taluno pretende. Egli
aggiunge che se realmente il Tonno facesse il giro del
Mediterraneo, entrando e poi uscendo per lo stretto
di Gibilterra, la pesca dovrebbe risultare abbondante
o scarsa nel Golfo di Cadice; inoltre, colle stragi che
si praticano dalle tonnare, i Tonni dovrebbero essere
di molto diminuiti alla fine del supposto giro. Risulta
invece che queste due relazioni non si verificano
in pratica. Importanza non dubbia va poi attribuita
a due fatti: vi sono località del Mezzogiorno nelle
quali si pesca qualche esemplare di Tonno durante
tutto l'inverno e sui mercati di Sicilia si espongono
talvolta individui giovanissimi, il cui peso non supera
40 o 50 grammi. Tali considerazioni indussero il Pa-
vesi a concludere che il Tonno sia stazionario nel
Mediterraneo e che nel Mediterraneo si riproduca.
Altri studi più recenti valgono a confermare le
induzioni del Pavesi e danno il colpo di grazia alla
teoria della provenienza atlantica del Tonno. Il re
di Portogallo, Carlo di Braganza, pochi anni prima di
perire sotto i colpi dei congiurati, aveva imitato il
principe di Monaco dedicandosi allo studio del mare.
Durante le crociere compiute sul suo yacht « Amelia »
aveva raccolto una serie di dati tendenti a dimostrare
che quei branchi di Tonno i quali in primavera si
dirigono verso le acque di Gibilterra, non trasmigrano
nel Mediterraneo, ma tornano indietro dopo qualche
tempo, senza avere imboccato lo stretto.
Pochi anni or sono il Sanzo scopriva l'uovo galleg-
/ Peavi ulili e la pesca - Pesci planctonici • 503
piante del Tonno: un uovo sferico di circa 2 mm. di
diametro, e una serie di giovanissimi esemplari, il
più piccolo dei quali non misura che 34 mm. di lun-
ghezza (fìg. 181 B); prova sicura che il Tonno può
figliare nelle nostre acque.
Ma se il Tonno ha stabile dimora fra noi, come può
sottrarsi alle insidie dei pescatori per tanti mesi del-
l'anno ■? Ciò significa che le linee fondamentali della
sua biologia somigliano a quelle di molti altri Pesci
del pelago. Nella sua dimora normale il Tonno è un
pesce batipelagico e vive a profondità considere-
voli, probabilmente superiori ai mille metri, ove do-
mina una temperatura costante prossima ai tredici
gradi. Avvicinandosi l'epoca della riproduzione, un
impulso irresistibile lo spinge a dirigersi verso le acque
che han proprietà diverse da quelle profonde (la tem-
peratura ha probabilmente molta influenza); nuota
allora verso la costa e s'innalza fino agli strati super-
ficiali. Compiuto l'atto riproduttivo, si modificano di
nuovo gli impulsi che regolano il cammino dell'ani-
male, manifestandosi però in maniera meno imperiosa :
di qui il vagare isolati o in gruppi piccoli invece che
muoversi, con direzione ben definita, in schiere com-
patte ; finalmente il Pesce torna ad approfondarsi e
si rifugia negli avvallamenti più profondi del Medi-
terraneo. Dove sono le stazioni invernali del Tonno ?
In qual periodo delle sue migrazioni l'attività ripro-
duttiva si manifesta più intensa ! A tali domande
non siamo in grado di rispondere, ma le indagini fu-
ture, già iniziate da alcuni biologi e segnatamente
da quelli del Comitato Talassografico Italiano, getto-
ranno certo molta luce sopra l'interessante x>i'oblema,
504
Capitolo diciasttleaiwo
La pesca del Tonno che procura più lauto guadagno
è quella dei Tonni d'arrivo e gli impianti più grandiosi
e più completi a ciò predisposti si trovano sulle coste
deUa Sicilia, della Sardegna e della Tunisia. Sono le
.-•-isola-
camera
della
morte coda
coda
terra.
Fig. 182.
Schema di una tonnara. Dal Pavesi, 1889; semplificato.
famose tonnare (fìg. 182), sistemi di reti fìsse che
funzionano come gigantesche trappole entro le quali il
Pesce viene imprigionato e poscia ucciso. Una tonnara
si compone di due parti; la coda e l'isola. La coda è
1 Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 505
una rete molto forte, lunga da un centinaio di metri
fino ad oltre 3 chilometri, tesa a modo di muraglia
fra la terra e l'isola, parte principale del sistema.
L'isola vien suddivisa in diversi compartimenti, i
quali, a seconda del bisogno, si fanno liberamente co-
mmiicare, oppure si separano l'uno dall'altro mediante
chiuse mobili. I compartimenti hanno le quattro pa-
reti costituite di reti ma non posseggono fondo, ad
eccezione dell'ultimo, che si denomina camera della
morte ed ha per fondo un'ampia rete orizzontale,
sommersa. L'esperienza ha suggerito di orientare l'in-
gresso dell'isola o bocca della tonnara in modo tale
che il pesce, seguendo la direzione della sua corsa, o
imbocchi direttamente l'isola stessa, oppure vada a
cozzare contro la coda, nel qual caso non retrocede,
ma continua il suo cammino costeggiando la muraglia
di rete e raggiungendo ugualmente l'apertura della
trappola.
Allorché i Tonni sono entrati nell'isola, i pescatori,
montati sopra numerose barche, li spaventano con
grida, con rumori, con gettito di pietre; in tal modo
riescono a sospingere il branco sempre più addentro
nella tonnara, avendo cura di chiudere man mano le
comunicazioni tra i diversi compartimenti acciocché
il Pesce non possa più tornare indietro. Quando tutti
i Tonni sono radunati nella camera della morte, si
procede alla cosidetta mattanza, descritta dai testi-
moni oculari come una fase particolarmente selvaggia
ed impressionante della pesca. Le barche si schierano
attorno alla camera della morte, vengon salpati tutti
gli ormeggi che trattengono la rete di fondo e questa,
al canto di una nenia speciale, viene sollevata a fior
506 Capitolo diciaaelleaiino
d'acqua dagli sforzi combinati dei pescatori. I Tonni
guizzano e si dibattono con furia ed i loro muscoli
possenti potrebbero ridurre a mal partito l'uomo che
non si tenesse a prudente distanza. Ma tosto vengono
feriti da ogni parte con lunghe aste di ferro uncinate,
tanto che il mare tutto all'intorno rosseggia di sangue;
poscia vengono issati sulle barche e scaricati a tèrra
presso all'officina destinata alla conservazione.
L'animale vien con sorprendente destrezza vuotato
e squartato, poscia si procede alle operazioni neces-
sarie per conservarlo. Un certo numero di individui
vien seccato al sole e poscia salato oppure immerso
in salamoia, ma il metodo più pregiato di conserva-
zione consiste nel far subire al Tonno una breve cot-
tura, poi di chiuderlo sott'olio entro a barili. E sic-
come con tale sistema il Tonno non conserverebbe
a lungo la sua fi'eschezza in clima caldo, si ricorre in
larghissima scala al metodo più moderno della prepa-
razione sott'olio in scatole di latta chiuse ermetica-
mente. Non tutte le parti del Tonno sono ugualmente
apprezzate; vien considerata superiore alle altre la
ventresca (muscoli addominali) e il sapore delicato
di questa parte è dovuto ad un olio grasso, diffuso in
tutto il corpo, ma ivi radunato in più forte quantità.
Si era concepita la speranza di mettere in voga
l'olio di Tonno, ritenuto più digeribile ed anche più
efficace, come farmaco ricostituente, del famoso olio
di fegato di merluzzo. Ma l'impresa non sortì esito
fortunato dal punto di vista finanziario e venne ab-
bandonata.
Pochi dati statistici pongono in evidenza come le
tonnare abbiano acquistato nel Mediterraneo e spe-
1 l'esci utili e la pesca - Pesci planctonici 507
cialmente lungo le coste dell'Italia meridionale ed
insulare, Timportanza di una grande industria. Nel
1905 le tonnare italiane in esercizio ammontavano a
49, diedero lavoro a 3225 persone e fornirono un pro-
dotto complessivo di 81.500 quintali, valutati a circa
tre milioni e mezzo di lire. Le più produttive sono
quelle di Favignana e di Formica nel compartimento
di Trapani, di Carloforte in quello di Cagliari. Nel solo
anno 1911 la tonnara di Carloforte pescò ben 18.000
quintali di Tonno; oltre un quinto del complessivo
bottino.
Ma se le tonnare sono fonte di lauto guadagno a chi
le esercita, non bisogna dimenticare che il Tonno,
come molti Pesci migratori, è incostante nelle sue ap-
parizioni. Certe località una volta ben conosciute
per la pesca copiosa vengono ora evitate da questi
Pesci, mentre si trae buon profìtto da altre che davano
in passato un prodotto meschino. La pratica inse-
gna come il Tonno eviti le acque poco limpide; all'in-
torbidamento cagionato da gettito copioso di detriti
venne testé attribuito, e forse con ragione, il mutato
cammino dei branchi e il conseguente danno sofferto
da certe tonnare. In altri casi le variazioni d'itinerario,
non hanno ancora ricevuto soddisfacente interpreta-
zione. Gli studi biologici già iniziati sullo sviluppo
del Tonno, nonché sulle relazioni tra i suoi movimenti
e le condizioni fìsiche e biologiche del mare dovranno
proporsi questa meta pratica: essere in grado di ar-
mare nuovi impianti colla sicurezza di ottenere una
pesca rimuneratrice.
Mi son riferito fìnora alla pesca, in grande scala,
del Tonno. Non merita questo nome, ma é degna tut-
508 Capitolo diciastilesimo
tavia di essere ricordata la pesca dei Tonni di ritorno,
che si pratica nell'Italia settentrionale con mezzi
assai più modesti e con prodotto molto meno copioso.
Kicorderò la tonnarella di Camogli, sistemata presso
alla città omonima, lungo la costa rocciosa del pro-
montorio di Portofino. Si tratta di un impianto sem-
plificato e pel numero delle camere e per le comples-
sive dimensioni. La coda misura 350 metri di lun-
ghezza; l'isola circa 230. Con questa tonnarella si
prendono Tonni di peso generalmente non superiore
a 20 o 30 kg.; la raccolta annua nel 1913 è stata di
circa 200 quintali.
Anche il Pesce-spada (fig. 183 J.) merita un cenno
particolare. Può dirsi cosmopolita perchè abita, oltre
al Mediterraneo, l'Atlantico, il Pacifico, l'Oceano
Fig. 183.
Pesce spada (Xiphias gladius L;) adulto.
Indiano e si avventura in latitudini assai elevate,
(come lo dimostra la cattura non eccessivamente rara
di questa specie nel Mare di Norvegia), ma dà luogo
I Pesci Mtili e la pesca -, Pesci planctonici 509
ad una speciale organizzazione di pesca soltanto nel
mezzogiorno d'Italia.
Ascritto, come il Tonno, alla famiglia degli Scom-
bridi, forma tuttavia insieme al rarissimo Tetrapturus
belone, una sezione a parte di questa famiglia, distinta
per la mancanza di pinnule, per le pinne ventrali
ridotte ad un raggio solo oppure assenti, e sopratutto
pel muso prolungato in una forte lamina, donde il
nome scientifico di Xiphias gladius dato al Pesce-
spada. A questo prolungamento prendono parte tre
ossa del cranio : l'etmoide, il vomere ed i premascellari.
L'adulto ha lunghezza media di oltre metri 2,50 (i)
e peso medio di circa 70 kg., ma può superare i 4 m.
ed i 300 chili di peso; ha corpo fusiforme, robusto,
lateralmente compresso, occhi grandi, spada lunga, di-
ritta e tagliente; denti minutissimi o mancanti; una
prima pinna dorsale grande e falciforme alla estremità
anteriore del dorso, ed una seconda, piccolissima,
alla estremità posteriore; le pinne pettorali sono ri-
curve e terminano in punta; mancano le ventrali,
la coda è grande e semilunare.
Per quanto si conosce intorno alla biologia del
Pesce-spada, dobbiamo ritenere che si tratti, anche
in questo caso, di una specie batipelagica, la quale si
avvicina alle coste e sale alla superficie nella stagione
della riproduzione, vale a dire nei mesi di aprile,
maggio e giugno. I pescatori ritengono che in prima-
vera il Pesce -spada migri verso Sud costeggiando la
Calabria e attraversando lo stretto di Messina, e al
principio d'estate rifaccia lo stesso cammino a ritroso^
in piena maturità sessuale.
C) Compresa la spada.
510 Capitolo diciasettesimo
Si nutre di Pesci e di Cefalopodi che abbocca vol-
tandosi di fianco ; la spada è un'arma difensiva abba-
stanza efficace poiché, a quanto si asserisce, il Pesce-
spada si cimenta talvolta con Pesci o con Cetacei che
hanno dimensioni maggiori delle sue. All'uomo riesce
talvolta molesto per lo scempio che fa delle reti ta-
gliando le maglie colla spada e può anche diventare
pericoloso quando sia irritato o ferito ; già si è verifi-
cato che infilzasse la sua spada nella parete di una
barca e si racconta che abbia trafitto, balzando fuor
d'acqua, un marinaio seduto sull'orlo della barca.
A primavera esso depone le sue uova, dalle quali
sguscia una larva pelagica relativamente assai grande
(mm. 4,7) e fornita di ampia pinna caudale, ma an-
cora sprovvista di rostro. Questa larva è oggi ben
conosciuta per gli studi quasi contemporanei del Sanzo
e del Sella. Stadi più avanzati, lunghi pochi centi-
metri, presentano invece un prolungamento assai
più sviluppato, in proporzione, di quello dell'adulto,
e non soltanto nella mascella superiore, ma anche
neUa inferiore; la pinna dorsale è ancora indivisa.
La pesca del Pesce -spada è regolarmente organiz-
zata lungo le coste della Calabria e della Sicilia. Una
vedetta posta a terra in posizione elevata, oppure
una barca ferma sull'ancora, sorveglia da lontano
l'arrivo del Pesce e ne avverte i pescatori, montati
sopra barche agilissime dette ontri lanciatori. Una
seconda vedetta è collocata sulla barca e ne guida
i movimenti da un posto di osservazione situato ai
due terzi di un albero. Quando il pesce giunge a tiro,
il lanciatore, ritto all'estrema poppa, lo colpisce a
quattro o cinque metri di distanza mediante una lunga
/ Pe8ci utili e la pesca - Pesci planctonici 511
asta ferrata detta delfiniera o draffiniera. Il Pesce
ferito trascina una sagola unita all'asta; finché, este-
nuato, può facilmente venire raggiunto, agganciato e
rimorchiato. La pesca colla draffiniera si pratica di
giorno, ma anche di notte si catturano molti Pesci-
spada mediante reti speciali, dette palamidare, che
servono sopratutto alla cattura delle Palamite.
Per dare una idea dell'importanza economica del
Pesce-spada ricorderò come nel solo stretto di Messina
tale pesca occupi circa 2000 persone con piti di 300 im-
barcazioni e si raccolgano annualmente circa 1500 quin-
tali di pesce per un valore di circa 250.000 lire.
Nelle acque liguri si prende di tanto in tanto qualche
Pesce -spada, sopratutto nella tonnarella di Camogli,
ma si tratta di catture eccezionali. Merita di essere
ricordato il caso di giovani Pesci-spada, che incappati
nelle funicelle dei palamiti e facendo movimenti
scomposti per liberarsi, s'ingarbugliarono a segno da
rimanere prigionieri. Le carni del Pesce-spada, so-
pratutto quelle degli individui giovani, han fama di
cibo prelibato.
Chiuderò questi cenni sulla vita delle specie pela-
giche parlando dell'Anguilla (fig. 184^). A rigor di
termine l'Anguilla non si potrebbe definire come Pesce
marino, poiché trascorre in acqua dolce il periodo piìi
lungo della vita e ricerca le profondità marine soltanto
nell'ultima fase di questa. Ma siccome il soggiorno
nelle acque salse é indispensabile al propagarsi della
specie ed offre agli studiosi problemi del più alto in-
512
Capitolo diciasettesimo
teresse scientifico, non voglio tacere di questo Pesce
veramente sui generis, L'Anguilla è il rappresentante
più conosciuto dell'ordine degli Apodi o Murenoidi;
ha corpo serpentiforme che può giungere ad un metro
di lunghezza; squame minutissime nascoste sotto la
pelle, che è nuda e viscida nella superficie estema;
Fig. 184.
•Anguilla (Anguilla vulgaris Turt.); A, parte anteriore di un'An-
guilla di 35 era ; abito normale. Originale. B, Capo di An-
guilla argentina. Secondo il Grassi, 1913.
bocca ampia con piccoli denti ricurvi disposti a fasce
sulle mascelle e sul vomere. Mancano le pinne ven-
trali, come in tutti gli Apodi; le tre pinne impari
ne formano una sola che s'inizia al terzo anteriore del
corpo; gli occhi sono normalmente assai piccoli; il
colore è verdastro sul dorso e bianco sul ventre.
L'Anguilla vive nei torrenti, nei fossati, negli stagni,
nei laghi, e siccome reagisce negativamente alla luce.
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 513
si mantiene nascosta sotto le pietre nei luoghi melmosi
durante il giorno e manifesta la sua attività nelle ore
notturne dando la caccia a Vermi, Insetti ed altri
animalucci acquatici, dei quali si nutre.
Fin dall'antichità più remota si sapeva che nella
stagione autunnale numerose Anguille discendono i
corsi d'acqua, si dirigono al mare e ivi scompariscono.
Erano poi conosciute e consumate da tempo immemo-
rabile le Anguille giovanissime, lunghe da cinque ad
otto centimetri, che si denominano comunemente
cieche e migrano in direzione opposta, imboccando
cioè la foce dei fiumi e risalendone il corso durante i
mesi d'inverno e di primavera. Ma la sorte dell'An-
guilla, dal momento in cui l'individuo a pieno sviluppo
s'inabissa nel mare, fino al momento in cui s'imbranca
alla foce dei fiumi sotto la veste di cieca, rimase av-
volta, per molti secoli, nel mistero.
A nessuno era riuscito di scoprire individui con or-
gani sessuali completamente maturi, come nessuno
aveva potuto riconoscere in mare piccole Anguille
in uno stadio di sviluppo anteriore a quello di cieca.
Intorno alla riproduzione dell'Anguilla le favole più
strane trovavano credito, come ancora lo trovano,
fra i pescatori; citerò soltanto quella che fa nascere
l'Anguilla da connubio di una biscia d'acqua con un
Pesce lacustre e l'altra che ravvisa i piccoli dell'An-
guilla in certi Nematodi parassiti ond'è ben spesso
infestato il tubo digerente dell'adulto. Ma con ra-
gione fu scritto essere la realtà ancora più sorpren-
dente della favola.
Una breve nota del Delage aveva stabilito, sebbene
in modo incompleto, che il Grongo {Conger vulgaris L.)
33 — R. IssEL.
514 Capitolo diciasettesimo
si sviluppa da un Leptocefalo. Ma la prima documen-
tazione scientificamente completa del fatto si ebbe
a proposito dell'Anguilla in una memoria del Grassi
e del Calandruccio che vide la luce nel 1893 e venne
più tardi ampliata nelle indagini più recenti e sopra-
tutto nella grande monografia del Grassi sullo sviluppo
dei Murenoidi. I Leptocefali erano da tempo conosciuti
e conservati come rarità nei Musei, ma sebbene taluni
zoologi avessero loro riconosciuto qualche affinità
col gruppo dei Murenoidi, nessuno aveva prima di-
mostrato che quei pesciolini diafani ed appiattiti fos-
sero le larve delle Anguille e di altri generi affini.
Oggi possiamo dunque ricostruire il ciclo vitale
dell'Anguilla, almeno nelle linee principali. Partiamo
dal Pesce a pieno sviluppo e vediamo in breve quello
che succede. Giunto l'autunno, un certo numero d'in-
dividui subisce, in certi caratteri, importanti modifi-
cazioni: ingrossano gli occhi e diventano sporgenti,
il colore verdastro e bianchiccio dei fianclii e del ventre
cede il posto a un vivido riflesso argenteo ; il Pesce ri-
veste la sua livrea nuziale e vien detto volgarmente
Anguilla argentina (fig. 184 B). Allora, guidato da un
impulso potente, compie il suo viaggio al mare e in
seno alle acque marine pare possa superare distanze
assai grandi prima di compiere l'atto riproduttivo.
Dove abbia termine la sua corsa e in quali zone av-
venga di preferenza la deposizione delle uova ancora
non sappiamo, ma si suppone che ciò debba avvenire
in mari di profondità considerevoli, superiori ai mille
metri.
La larva giovanissima, appena sgusciata dall'uovo,
ancora non è stata descritta, ma, per quanto si conosce,
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctomci 515
intorno allo sviluppo di altri generi, parenti assai vi-
cini dell'Anguilla, deve certamente trattarsi di una
Fig. 185.
Metamorfosi dell'Anguilla. Ridotto dallo Sclimidt, 1912.
larva (o meglio di una prelarva, indicando con questo
nome gli stadi pili giovani) a corpo appiattito e di
>16 Capitolo diciasettesimo
moderata altezza e fornita di pochi e radi denti. Cre-
scendo, il corpo diventa più alto ed assume contorno
paragonabile a quello di una foglia d'olivo: individui
di questa forma ed in vari stadi di sviluppo sono stati
omai raccolti in quantità grande e riferiti con sicu-
rezza alla comune Anguilla. Seguono interessanti mu-
tamenti (fìg. 185) che conducono dallo stadio di larva
a quello di cieca, ossia di giovane Anguilla nella forma
definitiva ; noteremo fra gli altri la diminuzione di sta
tura e la perdita ingente di volume che la larva avan -
zata (o semilarva) subisce passando dalla forma ap-
piattita alla cilindrica. Raggiunto che abbia lo stadio
di cieca, l'Anguillina cessa di far parte del plancton
profondo marino e si avvicina alla foce dei fiumi.
Un impulso che la sollecita a nuotare in direzione
opposta a quella seguita dalla corrente (reotropismo
negativo) ha certo grande importanza nel guidare
il suo cammino.
Il Bellini ha dato su queste cieche interessanti no-
tizie statistiche. Le cieche di lunghezza oscillante
fra 56 e 61 mm. sono, in grandissima maggioranza
(99 %), individui di sesso maschile, quelle da 65 mm.
in su sono invece tutte femmine. C'è inoltre notevole
differenza tra le diverse categorie di grandezza ri-
spetto all'epoca nella quale viene assunta la livrea
di nozze. Le cieche di 56-61 mm. diventano Anguille
argentine dopo tre anni e mezzo circa, quelle di
63-73 mm. dopo un periodo variabile da quattro anni
a quattro e mezzo; quelle di 78-84 mm. debbono in-
vece aspettare da sei anni e mezzo a sette. Ma questi
dati meritano conferma.
11 maschio a pieno sviluppo raramente raggiunge
/ Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 517
i 50 cm. di lunghezza, mentre le femmine raggiun-
gono in via normale i 65 cm. e non di rado arrivano
ad un metro ; queste grosse Anguille (dette a Roma
capitoni) sono le più pregiate dal punto di vista ga-
stronomico.
Chiarito nella sua parte fondamentale l'enigma re-
lativo alla riproduzione dell'Anguilla, un altro que-
sito dev'essere ancora risolto circa le condizioni am-
bienti e circa le regioni del mare dove le uova vengono
deposte e dove schiudono le larve. Il Grassi aveva no-
tato come in certe regioni dove abbonda l' Anguilla
non si fosse mai segnalata la cattura di un Leptocefalo
brevirostre, mentre questo si raccoglie con relativa
frequenza soltanto nello stretto di Messina, ben noto
(come altrove s'è detto) per la diuturna salienza delle
correnti profonde alla superfìcie. Per spiegare questo
fatto egli suppose che la maturazione e la deposizione
delle uova si verificassero normalmente nel Mediter-
raneo alla profondità di almeno cinquecento metri,
che le uova fluttuassero a rilevante profondità e che
nelle stesse condizioni vivessero larve e semilarve
prima di trasformarsi in cieche.
Invece l'oceanografo danese Schmidt e il norvegese
Hjort sostengono, in base ai fatti osservati, una in-
terpretazione diversa. Essi richiamano l'attenzione
dei biologi sopra alcune circostanze che ritengono si-
gnificative. Anzitutto raccolsero nell'Atlantico Lepto-
cefali di Anguilla assai piii piccoli (quindi più giovani
e più vicini al luogo d'origine) di quelli trovati nel
Mediterraneo (ne trovarono di 35-40 mm. (^) mentre
C) In un recentissimo lavoro lo Schmidt descrive larve che
non raggiungono i 9 nini, di lunghezza.
518 Capitolo diciasettesimo
il più piccolo trovato dal Grassi misura 51 mm.)
e verificarono che i Leptocefali sono più frequenti
nelle vicinanze dello stretto di Gibilterra che nelle
altre parti del bacino occidentale del Mediterraneo.
Inoltre le larve d'Anguilla da essi raccolte non vivono
in zone profonde, ma nelle zone superiori di mari molto
profondi (1000-5000 metri), non oltrepassando di
giorno i 150 e risalendo di notte, pel già descritto
fenomeno delle migrazioni notturne, a soli 30 metri
dalla superficie. Ne concluse lo Schmidt che le An-
guille dei nostri paesi non schiudono nel Mediterraneo,
ma provengono tutte dalle plaghe dell'Atlantico set-
tentrionale situate fuori della platea continentale e
circoscritte da particolari condizioni di temperatura
e di salsedine. 11 Grassi non è disposto ad accettare
queste idee. Egli ricorda in proposito un mucchio
di Leptocefali, spiaggiato al Faro di Messina, dove gli
individui al disotto di 70 cm. rappresentavano l'SO %
del numero totale e contraddicono quindi ai dati dello
Schmidt, secondo i quali si avrebbe, per le larve infe-
riori a 70 mm., una percentuale di appena 3-5 % nelle
acque mediterranee situate ad oriente del 3'^ longit. 0.,
di contro ad una percentuale di ben 60 "/^ ad occi-
dente di questo meridiano. Cita poi alcune recenti cat-
ture di Leptocefali d'Anguilla nel Mare Ionio, dove, se-
condo lo Schmidt, queste larve dovrebbero totalmente
mancare.
Tali essendo i termini del dibattito, era di grande
importanza l'indagare se idati or ora esposti si potes-
sero applicare a tutte le Anguille. Indubbiamente
l'Anguilla atlantica e la Mediterranea appartengono
ad una sola specie secondo il comune criterio degli
I Pesci utili e la pesca - Pesci planctonici 519
ittiologi, ma può darsi che in seno a quest'unica specie
si possano distinguere sottospecie o razze locali al
pari di quanto rigorosi metodi statistici han messo
in luce per l'Aringa. Se fosse dimostrato che le An-
guille mediterranee si raggruppano in una od in pa-
recchie sottospecie con un'area di riproduzione pro-
pria, le divergenze, almeno in parte, si spiegherebbero
e la questione sarebbe chiarita.
Lo Schmidt, paragonate fra di loro Anguille del
Baltico, dell'Atlantico e del Mediterraneo, respinge
questa ipotesi; il confronto eseguito, con metodo sta-
tistico, non accenna, secondo lui, ad alcuna differenza
di razza fra Anguille atlantiche ed Anguille mediter-
ranee. 11 Grassi sostiene invece che le cieche cattu-
rate a Livorno e a Pisa si possano distinguere da
quelle dell'Atlantico (i).
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chilogrammi di questi Pesci.
520 Capitolo (iiciasetlesimo
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— Uova e larva di Pesce-Spada (Xiphias gladius). Nota prelimin.
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ser f. Kommissionen f. Havundersogelser » , Ser. Fiskeri,
Bd. 4, Nr. 7. Copenhagen, 1914.
CAPITOLO XVIII.
I Pesci utili e la pesca.
II. Pesci bentonici. Problemi relativi
alla produttività del mare
Sommario: Muggini, Orata, Saraglii, Salpa, Occhiata, Lupo;
cenni morfologici e biologici. Dentice, Triglia di scoglio.
Cernia, Ombrina; id. id. — Merluzzo, Parago, Triglia di
fango, Pleuronettidi, id. id. — Cenno sui metodi e sugli
attrezzi di pesca bentonica in Liguria. — I problemi rela-
tivi alla produttività dei mari italiani. — Compito della
biologia marina applicata alle industrie del mare.
Pochi spettacoli riescono pili attraenti, pel natura-
lista, di una visita al mercato del pesce in una città
marinara del Mediterraneo occidentale, durante la
buona stagione. Difatti le specie di Pesci esposte sui
banchi, se generalmente non sono rappresentate da
grandi quantità di esemplari, presentano, per compenso,
una interessante varietà. A Genova, per esempio, le
specie abbastanza note in pescheria da possedere un
nome consacrato nel dialetto locale oltrepassano le
duecento; per contro quelle che hanno requisiti tali
da costituire un prodotto di' reale importanza econo-
mica e di cui tratterò brevemente in queste pagine,
non giungono alla ventina. Ognuno ben capisce che j
522 Capitolo diviotlesimo
requisiti consistono sopratutto nella cattura frequente
e facile, nelle sufficienti dimensioni, nelle carni sapo-
rite e non troppo spinose.
Per quanto concerne l'area occupata dalle specie
utili, convien dire che le più sedentarie rimangono
generalmente confinate in determinate zone della
platea continentale, mentre le buone nuotatrici pas-
sano dall'una all'altra tanto che sarebbe molto difficile
circoscrivere la loro dimora. Non bisogna poi dimenti-
care che i Pesci giovani nuotano per lo più in acque
meno profonde di quelle frequentate dagli adulti
e che le migrazioni verso la riva all'epoca degli amori,
sebbene meno estese di quelle dei Pesci planctonici,
debbono tuttavia considerarsi, anche per i Pesci del
bentos, come fatto d'importanza generale. Una clas-
sificazione dei Pesci bentonici a seconda del loro ha-
bitat dovrà quindi limitarsi a stabilire pochi gruppi
comprensivi e non sempre ben distinti. In un primo
gruppo potremmo collocare i Muggini, alcuni Sparidi
(Orata, Sarago, Salpa) e la Spigola.
I Muggini (fig. 186) o per meglio dire il genere Mugli,
suddiviso in parecchie specie non troppo agevoli da
distinguersi, ha corpo fusiforme con capo più o meno
depresso, muso arrotondato, con bocca terminale poco
ampia e priva di veri denti, ma con piccole appendici
dentiformi; mascella inferiore munita internamente
di un tubercolo che si può incastrare in un corrispon-
dente incavo della superiore; due pinne dorsali con-
tigue, di cui la prima, subtriangolare, con quattro raggi
spinosi. La specie più grande {Mugli cephalus Cuv.)
raggiunge i 70 cm. di lunghezza.
L'Orata {Ohrysophrys aurat^ L.), famiglia degli Spa-
l Pesci utili e la pesca -.l'esci bentonici
523
ridi; fig. 187) lia corpo compresso ovale-oblungo con
capo robusto e piuttosto ottuso, bocca fornita ante-
riormente di denti conici, posteriormente di robusti
Fig. 186.
Cefalo (Muffii cephalus Cuv.). Dal Cavauna, 1913.
molari arrotondati, disposti in 3-5 serie sulla ma-
scella superiore ed in almeno due serie sulla inferiore ;
Fig. 187.
Orata (Chrysophrys aurata L;). Originale. Genova.
è caratteristica una macchia dorata sugli opercoli e
quasi sempre v'ha un arco dorato tra i due occhi. Le
Orate più grandi raggiungono il mezzo metro di lun-
ghezza.
524 Capitolo dicioUesimo
I Saraghi (genere Sargus, famiglia degli Sparidi;
fig. 188) hanno corpo fortemente compresso ed a con-
torno ovale, bocca poco ampia, nella quale, dietro ai
denti anteriori, appiattiti e taglienti a mo' d'incisivi,
si osservano parecchie serie di molari arrotondati.
Nel Sargus vulgaris spiccano sul dorso grigio e sui
fianchi argèntei due larghe fascie nere; l'anteriore ri-
Fig. 188.
Sarago {Sargus rondeletii Geoflr.). Secondo l'Acquarium Neapol.
copre l'occipite e discende da ambo i lati sino all'ascella
delle pettorali; la posteriore cinge la base del pedun-
colo caudale. Il Sargus rondeletii (fig. 188), lungo sino
a 35 cm., ha parecchie fasce verticali nerastre, oltre a
numerose linee longitudinali bruniccie. Assai piti pic-
colo è lo Sparlo {Sargus annuìaris), che ha un solo
anello nero alla base della coda e pinne ventrale ed
anale colorate in giallo.
La Salpa {Box salpa L., famiglia degli Sparidi,
fig. 189) ha corpo compresso, ovale, oblungo; capo
piuttosto prominente, con mascella superiore un poco
più aporgente della inferiore e denti disposti in una
1 Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici
525
sola serie; quelli della mascella superiore appiattiti;
quelli della inferiore appuntiti e subtriangolari. 11
dorso è grigio -azzurro o grigio -verde; caratteristica
è la serie di linee longitudinali dorate che spiccano
526 Capitolo diciottesimo
sui fianchi argentei. La lunghezza massima è di 40 cm.
circa; le sue carni hanno un sapore fosforato caratte-
ristico.
La Spigola {Làbrax lupus Cuv., famiglia dei Per-
cidi, fig. 190) ha corpo oblungo, dorso alquanto con-
vesso, muso piuttosto acuto e prominente con ma-
scella inferiore più sporgente della superiore, bocca
armata di denti sottili sulle mascelle, sul vomere, sui
palatini e sulla lingua, preopercoli a margine seghettato
Fig. 190.
Spigola o Lupo (hahrax luptis Cuv.). Dal Griftìni, 1903.
ed opercoli armati di due spine ; due pinne dorsali, di
cui la prima conta 8 oppure 9 raggi spinosi; coda mo-
deratamente incavata; colore grigio plumbeo dorsal-
mente; argenteo ventralmente. La lunghezza può
giungere ad un metro.
Ije specie sin qui citate sono costiere per eccellenza
e proprie delle acque sottili ; generalmente si prendono
a pochi metri di profondità, tutt'al più si avventurano
a poche diecine di metri. Tutte, sebbene in grado dir
verso, si adattano alle mutevoli condizioni d'ambiente
che dominano nella vicinanza della riva.
Per quanto concerne la salsedine, i Muggini si di-
mostrano in sommo grado eurialini, poiché non sol-
1 Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici 527
taiito nuotano nelle acque salmastre alla foce dei
fiumi, ma ne risalgono talvolta il corso per lungliissimi
tratti. Da gran tempo una colonia di Muggini vive e si
riproduce nel laghetto di Arquà Petrarca, ai piedi dei
colli Euganei, sebbene le acque non abbiano che una
mineralizzazione debolissima per effetto di sorgenti
termali sgorganti dal fondo del bacino. Eurialini in
grado meno eminente, ma tuttavia spiccato, sono
Spigola ed Orata, le quali prosperano a meraviglia
anche in lagune salmastre ; assai meno gli altri Sparidi
testé accennati.
Al pari delle acque diluite vengono tollerate le
acque inquinate da detriti organici, ed anche sotto
questo punto di vista i Muggini hanno la palma come
frequentatori di mare torbido ed infetto; è noto che
branchi di questi Pesci sogliono aggirarsi attorno alla
bocca delle chiaviche. La loro bocca pressoché inerme
li obbliga a nutrirsi di preda assai minuta o di detriti,
mentre il Lupo é carnivoro assai vorace; Saraghi ed
Orate non soltanto si cibano di animali debolmente
difesi, come di piccoli Crostacei, ma possono far strage
di Molluschi stritolandone la conchiglia coi robusti
molari ; ed é già accaduto che le Orate recassero gravi
danni agli allevamenti delle Ostriche. A differenza
degli altri, la Salpa ha dieta erbivora ed ama rimpin-
zarsi di Alghe e di Zosteracee. I Saraghi, attratti forse
dalla risacca delle onde, sogliono avvicinarsi a pochi
passi dalla spiaggia nei periodi di mare mosso.
Ad un secondo gruppo potremo ascrivere il Dentice,
la Triglia di scoglio e la Lucerna.
Il Dentice {Dentex vulgaris Cuv., famiglia degli
Sparidi, fig. 191) ha corpo compresso, oblungo, muso
528 Capitolo diciottesimo
piuttosto prominente; in ogni mascella quattro grandi
denti conici a guisa di canini ed altri denti minuti
ed acuminati; colore azzurrognolo sul dorso, giallo -
argenteo sui fianchi, pinne rosee ed una macchia
nero -azzurra alla base delle pinne pettorali. Può rag-
giungere la lunghezza di un metro.
^^:^
Fig. 191.
Dentice (Dentex vulgaris Cuv.). Originale. Genova.
La Triglia di scoglio {Mullus surmuletus L., famiglia
dei Mullidi, fig. 192) è oblunga, attenuata all'indietro,
con capo a profilo alquanto ottuso, e due lunghi bar-
bigli pendenti dalla mascella inferiore; ha squame
assai vistose e due pinne dorsali ; triangolare la prima ;
trapezoidale la seconda. Il suo colore, rosso vivace
sul dorso, passa al roseo con strisele gialle sui fianchi
ed al bianco sul ventre. Lunghezza sino a 35 cm.
La Cernia o Lucerna {Poly priori cernium Valenc,
famiglia dei Percidi, fig. 193) ha corpo subovale, capo
robusto con occhi grandi ed assai sporgenti, mascella
inferiore prominente, squame ruvide e minute; pic-
coli denti sulle mascelle, sul vomere, sui palatini e
/ Pesci utili e la pesca - Pesci henionici
529
sulla lingua; opercoli attraversati longitudinalmente
da una carena scabra; pinna dorsale composta di un
tratto anteriore, sorretto da robustissimi raggi spinosi,
Fig. 192.
Triglia di scoglio {Midlus siirmuletiis L.). Secondo il Murray
e Hjort, 1912.
seghettati, in numero di undici, e di un tratto poste-
riore più breve, arrotondato e sorretto da raggi molli;
Fig. 193.
Cernia {Polijprion cevnliun Valenc). Secondo il Cavanna, 1913.
a quest'ultimo tratto somiglia la pinna anale, che
porta, all'innanzi, tre raggi spinosi seghettati. Color
34 — R. IssEL.
n30 Capitolo dicioUesimo
bruno, talvolta variegato di bianco e di biancastro. È
Uno dei Teleostei più grandi dei nostri mari, poiché
raggiunge talvolta i due metri di lunghezza.
Le tre specie menzionate frequentano livelli più
bassi di quelli indicati pel gruppo precedente. La Tri-
glia di scoglio (più apprezzata dai buongustai della
sua congenere, la Triglia di fango) si pesca in taluni
punti ad una ventina di metri di fondo, ma scende,
nei pressi della scogliera sommersa, a profondità as-
sai più rilevanti (^). Dentice e Lucerna si avvicinano
alla riva all'epoca degli amori, durante la bella sta-
gione; in tale circostanza non è raro d'incontrare alla
superfìcie qualche Lucerna che si libra sulle pinne al-
l'ombra di un legno galleggiante. Poi tornano nelle
acque profonde ; non è raro infatti che la Lucerna si
prenda coi palamiti a più centinaia di metri di fondo ;
secondo alcuni si spinge oltre ai 1000 metri.
Tutte e tre sono carnivore: la Triglia di scoglio si
ciba di piccoli animali che va snidando coli' aiuto di
barbigli; il Dentice e la Lucerna danno la caccia an-
che a prede voluminose: Pesci e Cefalopodi.
^
Finalmente porrei in un terzo gruppo il Merluzzo
o Nasello, i Pleuronettidi (Sogliole, Pian uzza, Rombi),
l'Ombrina, il Parago, la Triglia di fango.
Il Merluzzo o Nasello {Merluccius vulgaris L., fa-
miglia dei Gadidi; fig. 194) ha corpo assai allungato,
(•) Secondo Lobianco vive a Napoli «ino a 300 m. di fondo.
/ Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici
531
capo superiormente appiattito, mascella inferiore un
poco più sporgente della superiore, ampia bocca mu-
nita di due serie di denti; quelli della serie anteriore
Fig. 194.
Merluzzo o Nasello. (Merluccitis viilgaris L ;) Originale. Genova.
assai più minuti degli altri. Seconda pinna dorsale
(quasi contigua alla prima) simile ed opposta alla
pinna anale; pinna caudale tronca. Il colore è dorsal-
mente grigio, ventralmente argenteo, con linea late-
rale nerastra. La lunghezza può giungere a 75 cm.
I Rombi (genere Bhombus, famiglia dei Pleuronet-
tidi; fig. 195) hanno corpo fortemente appiattito, a
contorno ovale romboidale, di altezza superiore alla
metà della lunghezza; muso breve coi due occhi sul
fianco sinistro ; denti a mo' di setole in entrambe le
mascelle; pinna dorsale sorgente innanzi agli occhi;
colore del fianco oculato variabile dal grigio al bruno
e al bruno giallo con macchie biancastre sul corpo
e brime alla base delle pinne. Due specie sono comuni
fi'a noi: il Bhombus maximus L. è lungo sino a 75 cm.
ed ha i primi raggi della pinna dorsale semplici; il
Ehombus laevis L. non supera 65 cm. ed ha i primi
raggi della pinna dorsale più o meno profondamente
ramificati.
532
Capitolo diciottesimo
]jii Piainizza. o Pusseia {Pleuronectes Jlcsxs L..
vai", ildlic'is (Jiiiitlior, famiglia dei Pleuronettidi,
Fi-. 195.
Ivoiiilto (h'Itoiiihiis jiiaximus L.) Secondo il Cavaiiiia, IJIIH.
Fig. 1%.
Passera {l'h'uronecles Jiesns L. , \ar. ilaliens (Jiintb). Seeoudo
Cavanna. 1913.
/ Pesci utili e la jnsca - risei bevlonici
533
fig. 19(3) ha corpo ovale -oblungo, alto circa la metà
(Iella lunghezza; entrambi gli occhi posti sul fianco
destro e separati l'uno dall'altro da una carena; denti
su entrambe le mascelle (più robusti quelli dal lato
cieco); pinna dorsale sorgente innanzi all'occhio su-
periore, pinna anale {on 39-48 raggi, preceduta da una
spina; spesso vi soii;) macchie pallide sullo sfondo
grigio o grigio -verdastro del fianco oculato e macchie
brune alla base delle pinne impari. Lunghezza fino
■ci 40 cm. Comune soltanto nell'Adriatico.
^^^Si^'"
Fio-. 197.
So<;liolii [Solco nilf/dris L.). Secondi» il (Jritliiii. IHl;^.
Le Sogliole o Si',)uÌLi' (ucii. Soli'd, taniiii'lia <lei Plcii-
ronettidi, ftg. 197) hanno coipo fortemente appiat-
tito, ovale-oblungo, muso l)it ve ed al<[uanto arroton-
dato, in cui la mascella superiore è ])iìi sporgente della
inferioic: ilenli a nio' di scatole sol1a.iito sul la.to cieco;
(Mitici nil)i ^li ocelli posti s'ii limo dolK»: il supi-i'iore
un ])()" innanzi allinlLeriore ; s(|uaine munite di ]>ic-
cole ciglia; pinna dorsale sorgente airindietro dell'oe-
chio superiore.
Tia specie piii eomniie e più ;i piuf/./.u .i (No/ra nil-
(/((lis L.) ha il ciipi» iiiuiiito (li [)i<-coli tihinieiili sul la1o
534 Capitolo diciottesimo
cieco ; pinne pettorali ben sviluppate, coll'apice com-
pletamente occupato da una macchia nera; colore
di fondo variabile dal grigio al bruno ed al giallognolo
con molte macchie irregolari oscure. Lunghezza fino
a 40 cm.
Il Parago {Pagras vulgaris Cuv., famiglia degli
Sparidi; fig. 198) differisce dall'Orata soprattutto
perchè ha i denti molari disposti su due serie in en-
trambe le mascelle; ha capo robusto con mascella su-
periore un poco prominente, colore rosso o, roseo sulle
pinne e sul dorso; argenteo, con iridescenza dorata,
sui fianchi e sul ventre.
La Triglia di fango {Mullus barbatus L., famiglia
dei MuUidi; fìg. 199) somiglia molto alla Triglia di
scoglio, ma da questa si distingue per il capo piìi
ottuso e per la mancanza di strisce longitudinali gialle
sui fianchi. Il suo colore è rosso sul dorso; roseo -
argenteo sui fianchi e sul ventre. Lunghezza di rado
superiore ai 20 cm.
L'Ombrina {Umbrina cirrhosa L., famiglia degli
Scienidi; fig. 200) ha corpo ovale-oblungo, con muso
alquanto prominente e mascella superiore piti lunga
della inferiore; questa porta un caratteristico bar-
biglio grosso e corto. Prima pinna dorsale svibtrian-
golare e breve ; seconcbfc^ rettangolare ed assai lunga ;
pinna caudale appena sensibilmente incavata. Tipica
livrea dove, sopra un fondo argenteo, spiccano lungo i
fianchi, molte sottili linee oblique e sinuose di colore
dorato a margini bruni. Lunghezza sino a 70 cm.
La vita dei Pesci riuniti in quest'ultimo gruppo di-
pende, più o meno intii^amente, da fondi costituili
di materiale finamente suddiviso: sabbie o uiehue.
/ p€8ci ulili e la pesca - Pesci bentonici
535
Éé
536
Capitolo diciotlesimó
L'Ombrina si comincia a trovare, nei dintorni di Ge-
navar, sui fondi arenosi ad
una quindicina di metri sotto
il livello del mare, ma scen-
de comunemente molto più
in basso. Anche i Pagri, le
Triglie, le Sogliole, si pescano
ad una ventina di metri
nella buona stagione laddove
i fondi adatti si avvicinano
Fig. 199. alla riva, mentre in mare a-
Capo della Triglia di fango perto il pescatore suole ricer-
tri di profondità.
Il Pagro fa strage di Vermi, di Crostacei, di Mol-
luschi e si pesca sovente al confine tra i fondi coral-
^^'
--^^^i
^
Ouibriim ( L'/
Fig. 2(JU.
ìhriint cirrhosa I
.) OrijiiiiaU', Genova.
ligeni e la melma. La Triglia di fango rovista hi melma
coi barbigli e ne fa uscire gli animaletti (sopratutto
minuti Crostacei) dei quali si nutre; essa è diffusa in
/ l'esci utili e la ytaca - Pesci htntonici bòi
tutta la regione melmosa sublitorale. Più intima di-
pendenza dal fondo mostrano i Pleuronettidi che nuo-
tano poco e si adagiano nella melma o nella sabbia.
La Pianuzza, assai più comune nell'Adriatico che
in altre parti del Mediterraneo, vive in acque sottili
e si dimostra spiccatamente eurialina, penetrando in
acque salmastre e risalendo anche U corso dei fiumi.
Mentre il Rombo ed i piccoli esemplari di Merluzzo
frequentano le melme sublitorali, i grandi Merluzzi di-
scendono nella regione profonda e lungo i primi declivi
abissali. Gli altri Pesci citati nel capitolo, hanno per
quanto è noto, uova e larve viventi nel plancton di
superficie; le uova del Merluzzo fluttuano nella zona
del knephoplancton.
In Italia, come negli altri paesi, gli attrezzi usati
per la cattura dei pesci bentonici sono di tipo assai
vario. La natura del fondo, le specie che vengono in
particolar modo ricercate, le risorse dei pescatori, la
tradizione locale determinano la scelta di questo o di
(jucirallio ordigno; lo stesso tipo di rete può modi-
licaisi (la un luogo all'altro, nella forma e nel nome.
Noi ci lindteremó ad un cenno sommario, prendendo
coHic guida <|uanto si pratica nella nostra Liguria, e
distinguciemo un piccola pesca che si i)ratica nella
regione litoi'ale da una ])esca piii in grande che si pra-
tica nei fondi melmosi della regione sublitorale e del
dominio ì)aiil)("iit()nic(). Xella pesca litorale si adope-
rano svariati attrezzi, .he si possono tuttavia raggrup-
par.- inrorn.. a. tre ti]>i |)riuci])ali: Vam.), la rete fissa
r la rete a strascico.
538 Capitolo diciollesimo
L'amo è strumento troppo noto perchè io lo de-
scriva. Forti ami attaccati a robuste lenze hanno im-
portanza sopratutto per la cattura di grandi esemplari
che si avventurano in prossimità della riva. L'esca
che s'infigge sull'amo varia a seconda dei casi: una
pasta di pane e di pesce, oppure di formaggio putre-
fatto vien preferita per insidiare i Muggini ed i Sa-
raghi ; un Gamberetto vivo per le Orate. Curioso è
il metodo col quale si pesca la Lucerna sulla costa
di Portofino : da agosto ad ottobre si innesca uYi grosso
amo con un Pesce vivo (un piccolo Muggine od una
piccola Salpa) lasciando bagnare l'amo nell'acqua e
posando semplicemente sullo scoglio l'altra estre-
mità della lenza, munita di un galleggiante di sughero.
Il Pesce, abboccato l'amo, trascina via la lenza; il
jjescatore, che sta in vedetta, fa forza di remi e, se-
guendo il galleggiante, non dura fatica a raggiungere la
preda. In modo analogo si può pescare il Dentice.
Per avere bottino più ricco le lenze spesso non si
calano isolate ma appese, in numero di duecento e più,
ad una corda comune, che si mantiene al livello desi-
derato mediante pesi, i cui capi estremi sono segnati
da galleggianti. Dopo qualche ora il pala mito (così
vien chiamato l'attrezzo) vien salpato e si tolgono i
Pesci attaccati agli ami. Nei dintorni di Genova questi
palamiti costieri sono molto usati e si adoperano spe-
cialmente per pescare il Pagro al limite tra i fondi co-
ralligeni ed i fondi melmosi. Accennerò di volo a quelle
lenze che a mare mosso si trascinano daUa barca in
moto: così, vien presa, a mo' d'esempio, l'Occhiata.
Il tipo più usato di rete fissa per la pesca bentonica
è il tramaglio, una rete lunga per lo più un centinaio
1 Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici 539
di metri, che si assicura da un lato alla scogliera e
si tende- in mare verticalmente, non in direzione retti-
linea, ma facendole descrivere due o tre anse. La pa-
rete del tramaglio consta di tre strati di rete, ad-
dossati l'uno all'altro; i due esterni a maglia stretta;
il mediano a maglia assai larga. Allorché il Pesce
urta contro uno dei due teli esterni, questo forma
sacco tra le maglie del telo mediano ed imprigiona
l'animale. Con tal mezzo si pescano Salpe, Sagari,
Scorpene ecc. Per tendere insidie ai Muggini si ri-
corre molto spesso, lungo le coste italiane, a piccoli
impianti fissi denominati mugginare: sono recinti
lunghi cinquanta metri o poco più, collocati a ridosso,
di una scogliera. Le pareti del recinto (i cui margini
superiori corrono a fior d'acqua per effetto dei su-
gheri che li guarniscono) e il fondo sono fatti di rete;
è tuttavia lasciata un'apertura per l'ingresso del pe-
sce. Quando la vedetta, appostata in luogo elevato,
giudica che in trappola sia entrato un branco abba-
stanza numeroso di Muggini, l'apertura vien chiusa
prontamente e la rete salpata da apposita barca.
La forma più comune di rete a strascico usata nella
pesca litorale è la sciabica con tutti i suoi derivati.
La sciabica è un sacco di rete a maglia fìtta, che si pro-
lunga lateralmente in due ali di rete a maglia tanto
più larga quanto più ci allontaniamo dal sacco; a
queste ali si collegano le funi di rimorchio. Nei mo-
delli più grandi le ali possono raggiungere una lun-
ghezza di duecento metri ciascuna e quindi rastrellare
l'entrata di un piccolo seno di mare in tutta la sua
estensione. T pescatori gettano in acijua la relè dalhi
barca, descrivendo un cerchio e buttando a terra i
540
Capitolo diciottesimo
cavi di rimorchio; poi dalla spiaggia, mercè lo sforzo
('0iul)ill;ir<i (I
ir;l,rciii, la Iflf \ h
J;t,IUl
1 Pesci utili e la pesca - Pesci benionici 541
st lisciare sul fondo e tratta in secco. Reti più piccole
del medesimo tipo, come i tartan oni (fig 201) e gli
sciabicotti, vengono invece tirate dalla barca, e
questa vien prima assicurata al fondo per mezzo di
un'ancora.
Oltre i confini della regione litorale si esercita la pe-
sca colle paranze e coi palamiti d'alto fondo.
La paranza è una robusta barca di 15-25 tonnellate,
che spiega al vento una grande vela latina e, in favo-
revoli condizioni atmosferiche, può issarne altre q uattro
minori. L'attrezzo usato dalla paranza è una gi'ande
rete a forma di sacco, provvista, al pari della sciabica,
di due ali a cui vengono attaccate le funi di rimorchio,
lunghe parecchie centinaia di metri. Le paranze pe-
scano accoppiate (fig. 202), in modo che ciascuna
barca della coppia tira una delle funi e trascinano
la rete sul fondo melmoso per parecchie ore al giorno,
ad una profondità variante dai 50 ai 130 metri circa.
Una o due volte nel corso del giorno vien salpata la
rete e nella melma bigia, che riempie il sacco guizzano
svariatissimi Pesci. Fra quelli degni di speciale men-
zione dal punto di vista pratico vengono in prima linea,
per fi'equenza « pregio alimentare, le Triglie di fango e
i giovani Naselli. I Rombi e le Sogliole si raccol-
gono pure dalle nostre paranze, ma sempre in quan-
tità molto minore di quella che le barche adriatiche
ci forniscono, mentre predominano spesso altri Pleu-
ronettidi assai meno apprezzati, come gli Eucitharus
e sopratutto i Petrali {Arnoglossus).
1 palamiti, muniti di lenze e di ami assai robusti,
vengono in talune stazioni (Noli, Cornigliano, 8. Mar-
gluMÌta, ecc.) adattati alla pesca profonda e sì calano-
542
Capitolo diciottesimo
sulle melme sublitorali ed abissali fino a 600, 700 e
più metri di fondo ; alla fune si fanno descrivere delle
anse, come si pratica
coi tramagli; al verti-
ce di ogni ansa vien
collocato un galleg-
giante. Oltre ai grandi
-1 esemplari di Nasello
•2 {Merluccius vulgaris),
i prodotto più impor-
^ tante di tal genere di
3 pesca, si prendono
'^ Gronghi, Squali, ecc.,
'^. e non mancano qual-
53 S che volta caratteristi-
. 'g CI rappresentanti del
^ ^ bentos abissale, come
i i Macruri.
2 Terminando questo
t cenno > sommario sui
^ metodi di pesca, non
possiamo tacere una
quistione di capitale
interesse per la biolo-
gia applicata. Varia-
no le condizioni della pesca nelle diverse zone del nostro
mare: nell'Adriatico sono in generale migliori che nel
Tirreno, in Sicilia migliori che in Liguria, ma, in tesi gè-
/ Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici 543
nerale, si può affermare che la pesca in Italia versa in
misere condizioni. È stato calcolato che il pescatore
italiano non guadagna in media più di 94 centesimi
al giorno, mentre l'incasso del pescatore francese su-
pera le quattro e quello del pescatore inglese perfino
le otto lire giornaliere. Secondo una statistica del 1910
l'intera flotta peschereccia italiana, forte di ben 29.000
galleggianti, ha recato soltanto 34 milioni di guadagno,
mentre il paese, per sopperire al consumo interno, è
stato costretto ad importare pesce dall'estero per ben
86 milioni di lire. Quale umiliante confronto coli' In-
ghilterra, la quale, sebbene disponga di un numero
pressoché uguale di pescatori, sbarcava nel 1911 un
carico di pesce valutato più di 295 milioni di lire e
sufficiente non solo per un largo consumo nazionale,
ma anche per una ricca esportazione !
Tutti riconoscono come lo stato poco florido del-
l'industria peschereccia sia grave danno e grave di-
sdoro per un paese marinaro come il nostro ; e al male
non sono mancate né diagnosi né proposte di rimedio.
Ma, come avvien tanto spesso anche nell'arte medica,
diagnosi e ricette non sono concordi.
Riguardo alle cause invocate per spiegare il feno-
meno, giova ricordare due diverse tendenze: la prima
che io chiamerei tecnicista pone in prima linea il
problema tecnico: il pescatore italiano fa magra rac-
colta e magro guadagno perché non dispone dei mezzi
di pesca potenti e perfezionati omai largamente dif-
fusi presso le nazioni dell'Europa settentrionale. La se-
conda, che si può chiamare ambientista, attribuisce
invece grandissima importanza alle condizioni del-
l'ambiente marino: la povertà della pesca nei paesi
544 Capitolo diciotltaimo
bagnati dal Mediterraneo è dovuta ad un complèsso
di sfavorevoli circostanze nel campo fisico -biologico.
A quale delle due teorie conviene dare maggior
credito I Certo le idee dei tecnicisti non vanno re-
spinte a priori. È verissimo che la tecnica peschereccia
ha fatto passi da gigante all'estero e sopratutto nei
paesi che si affacciano al Mare del Nord e nel lontano
Giappone; gli Inglesi possedevano nel 1911 oltre
2200 vapori da pesca, senza contare le barche a vapore;
i Giapponesi avevano, nel 1910, 500 barche a motore
e 41 vapori da pesca con un personale peschereccio,
istruito in apposite scuole teorico -pratiche, ordinate
secondo criteri razionali e moderni. Persino l'Unione
Sud -Africana dispone oggi di sei vapori pescherecci.
I vapori da pesca (fìg. 203) non sono generalmente
inferiori alle 300 tonnellate e talvolta raggiungono
le 1000, dispongono di una grande rete a sacco e di
una stiva frigorifera destinata a conservare in buon
stato il pesce raccolto. La rete vien rimorchiata sul
fondo del mare con una velocità di 5-6 chilometri al-
l'ora e si. mantiene aperta per la divergenza di due
grandi e pesanti tavole a cui si uniscono da una parte
le labbra del sacco, dall'altra le funi di rimorchio. È
questo il traivi degli Inglesi, la cui bocca misura di
regola circa 30 metri di larghezza. Per i galleggianti
più modesti si fa largo uso di motori a scoppio onde so-
stituire completamente, o almeno sotto forma di au-
siliario, le vele ed i remi; attualmente i motori ad olio
pesante, più economici, sono in grande favore.
Tuttavia, dal tenere nel debito conto il progresso
tecnico, al vedere in questo l'unica' causa delle dispa-
rità dianzi lamentate, corre un bel tratto. Credo che
1 Pesci ìilili e la pesca - Pesci ientotìici
545
al giorno d'oggi nessun biologo può dirsi puro tecni-
cista, poiché laddove le industrie del mare rendono
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meno, ciò potrebbe dipendere da una più scarsa
produttività e troppe considerazioni ci fanno omai
credere che questa seconda ipotesi molto debba con-
tenere di giusto.
35. — R. IssEL,
546 Capitolo diciottesimo
Per quanto concerne la pesca ben tonica, il nostro
pescatore trae dalla platea continentale quasi tutto
il suo guadagno. Ora nel Mare del Nord questo campo
di sfruttamento si estende per centinaia e centinaia
di chilometri, mentre lungo le nostre coste dirupate
si riduce ad una striscia larga pochi chilometri, acqui-
stando soltanto nell'Adriatico una estensione alquanto
maggiore.
Pesci tipicamente bentonici, come i Gadidi ed i
Pleuronettidi, sono rappresentati nei mari nordici da
un numero rilevante di specie, che tutte, piìi o meno,
danno luogo a pesche copiose e rimunerative, mentre
i Gadidi e i Pleuronettidi nostrani, che hanno reale
importanza economica, si contano sulle dita.
È ovvio poi che la quantità del bestiame debba tro-
varsi in diretta relazione colla ricchezza dei pascoli;
ora si sa con certezza che il pascolo principale dei
Pesci: il plancton formicolante nel mare, è assai più
abbondante nelle acque fredde dei mari nordici che
in quelle tepide del Mediterraneo: una minor pesco-
sità apparirebbe logica conseguenza di questo fatto.
Esistono dunque deficienze nella tecnica, ma ai dati
biologici si deve accordare la massima considerazione.
In tema di provvedimenti atti a migliorare la pesca
fervono tuttora le discussioni. Il tecnicista non sembra
preoccuparsi dei danni che una soverchia distruzione
delle specie utili potrebbe recare a quella industria.
Taluno si mantiene ancor fedele al dogma del mare
inesauribile, che dominava pochi anni or sono tra
i biologi, e contava anche il Lobianco tra i piìi auto-
revoli sostenitori. Affermavano questi essere il mare
tanto grande ed i Pesci tanto prolifici che Puomo non
/ Pteci utili e la ptsca - Pesci bentonioi 547
può esercitare sensibile influenza, e credevano più
distruttiva l'opera degli Squali e d'altri carnivori
voraci che non quella delle sciabiche e delle paranze.
« L'Italia non ha che da copiare i potenti ordigni e
la discipliìiata organizzazione peschereccia della Ger-
mania per sanare le miserie dei pescatori » si ripete da
taluni, e si continua così un antico errore: si ammette
senz'altro che istituzioni estere debbano dare ottimi
frutti, quando si trapiantano in ambiente molto di-
verso da quello in cui sono nate.
Del resto, anche nei paesi nordici il grande sviluppo
della pesca a vapore non si è dimostrato privo d'in-
convenienti. Laddove centinaia di piroscafi solcano
giornalmente ed in ogni senso certi bassifondi, stati-
stiche precise hanno segnalato per alcune specie di Pe-
sci, un decremento relativo tanto al numero, quanto
alle dimensioni degli esemplari. E sebbene forti oscilla-
zioni possano prodursi anche indipendentemente dal-
l'uomo, in taluni casi è sembrata evidente la relazione
tra il depauperamento e la pesca sfrenata. Anzi l'opera
di alcune grandi istituzioni che hanno ad un tempo ca-
rattere scientifico e pratico, quali il Consiglio perma-
nente internazionale per l'esplorazione del mare, pre-
sieduto dal celebre esploratore Nansen, è in parte di-
retta a studiare provvedimenti tali da impedire la
soverchia distruzione delle specie commestibili. Ora,
se dannose conseguenze di una pesca troppo inten-
siva vengono ammesse per quelle zone di mare ove
regnano condizioni privilegiate dal punto di vista
della morfologia del fondo e dell'abbondanza del planc-
ton, a maggior ragione dovremmo temere effetti nocivi
nel nostro ambiente marino meno propizio, qualora
548 Capitolo diciottesimo
la pesca a va])ai'e colle reti a strascico venisse in
larga scala introdotta. L'ingegnere deve adunque stu-
diare i progressi tecnici ; il biologo suggerire con quali
limitazioni di tempo e di luogo vadano adoperati.
E per chiarir meglio la quistione giova rivolgersi
alle speciali condizioni della pesca nel nostro Mare Li-
gure. Da troppe parti e con troppa insistenza si la-
menta il progressivo depauperamento del mare, perchè
questo non corrisponda ad un fatto reale. Lungo le
nostre due Riviere i pescatori sono concordi nell'af-
fermare che da una quindicina d'anni almeno si è pro-
dotta una diminuzione fortissima nel numero dei
Pesci bentonici; in certe località ove il pescatore
riusciva a guadagnare una discreta giornata, oggi non
ricaverebbe neppure quel tanto che basti a compen-
sare il logorio degli strumenti. Conseguenza inevitabile:
in certi porti dove numerose famiglie vivevano esclu-
sivamente della pesca, non v'ha più alcuno che tragga
dalle reti l'unico provento, e coloro che non hanno
completamente abbandonato il mestiere, per dedi-
carsi ad altro più proficuo, conservano la pesca sol-
tanto come occupazione accessoria. Non bisogna certo
incolparne la pesca a motore, essendo il guaio ante-
riore alla comparsa delle prime motobarche, né potendo
i pochi e modesti battelli a motore attualmente in
uso esercitare una sensibile influenza. Ritenete dunque
legittima, se pure non scientificamente dimostrata,
la preoccupazione che la scarsa riserva di Pesce distri-
buita su di un'angusta striscia di fondo, possa venire
seriamente compromessa anche dalla pesca eserci-
tata cogli antichi sistemi. È impressionante la quantità
di pesce giovanissimo che vieii raccolta dal sacco della
/ Ptsci utili e la pesca - Pesci bentoìiici 549
paranzella. Migliaia e migliaia di pesciolini, che po-
trebbero facilmente sfuggire dalle maglie se la rete
lavorasse su fondo d'altra natura, restano soventi
impigliati nell'ammasso di melma vischiosa che ot-
tura le maglie ; fra centinaia di Naselli raccolti in una
stessa cala non se ne trova spesso un solo che raggiunga
i due decimetri di lunghezza. Né l'opera della rete
a strascico va seriamente indagata solo perchè fa
scempio di pesce novello, ma perchè, sconvolgendo
il fondo melmoso, porta lo scompiglio fra gli Inver-
tebrati bentonici e forse turba in modo diretto od
indiretto quelle relazioni biologiche le quali, automa-
ticamente stabilite fra i membri di una comunità bio-
logica, ne determinano l'equilibrio {^).
E sarebbe illogico assolvere a priori le grandi scia-
biche, le quali fanno strage di pesce assai piti minuto
di quello distrutto dalle paranze e neppure vorrei
considerare con indifferenza la pesca cogli esplosivi
{che molti ritengono insignificante nei suoi effetti
generali) allorché i bombardieri giornalmente ripe-
tono le loro gesta e sconvolgono scogliere già impove-
rite.
Tutto ciò sia detto senza contestare che il decre-
mento di certe specie utili si possa connettere a lente
modificazioni di fauna dovute a fattori non ben
noti ed indipendenti da qualsiasi azione diretta od
indiretta dell'uomo.
Il codice italiano della pesca (1913) si preoccupa di
(') Con ciò non intendo invocare nuove limitazioni e proibi-
zioni; credo anzi che senza studio metodico e riforme organiche
in tutto il campo della pesca non si possa rimediare efficacemente.
550 Capitolo divioltesimo
tutti quei sistemi che passano per distruttivi e certo
non si è ispirato al criterio della inesauribilità del mare
quando ha stabilito una serie di provvedimenti atti
ad evitare il depauperamento della fauna ittiologica.
Per citare alcune norme fra le più importanti, è
proibita la pesca a strascico mediante reti tratte dal
vapore, son vietati gli altri sistemi di reti a strascico
dal primo dicembre al primo maggio dell'anno suc-
cessivo entro ad un miglio marittimo dalla costa, e
limitazioni ancor più rigorose, relative alle reti a stra-
scico, vengono imposte nell'Italia meridionale ed in-
sulare, ove le condizioni locali lo suggeriscano. Pene
severe sono comminate ai pescatori colla dinamite;
norme speciali regolano la pesca nelle adiacenze delle
tonnare.
Per frenare la distruzione del pesce novello, sia plan-
ctonico sia bentonico, si vieta la pesca ed il commercio
degli individui che non raggiungono un certo minimo
di lunghezza fissato da apposita tabella. Questo mi-
nimo è di 7 centimetri per le Triglie, l'Acciuga e la
Sardina; di 12 centim. per la Spigola, l'Orata, il
Dentice, i Saraghi, i Muggini, i Rombi, le Sogliole,
le Pianuzze, il Nasello. Per l'Anguilla è stabilito un
minimo di 25 centimetri.
Come eccezione al divieto, suggerita da richieste lo-
cali, vien consentita ne' compartimenti marittimi della
Liguria la pesca delle Acciughe e Sardine novelle
(« gianchetti » o « paazette » a seconda della grossezza)
durante i mesi di febbraio e di marzo, e a Livorno la
])esca delle cieche da dicembre sino a tutto febbraio.
Altre disposizioni a scoi30 protettivo limitano la pesca
del Corallo, nonché la raccolta dei Crostacei e Mol-
luschi commestibili.
l Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici 551
D'altra parte, per migliorare le condizioni dell'in-
dustria, il Governo favorisce, colle debite cautele, l'in-
troduzione di battelli a vapore o di barche a vela
fornite di motore ausiliario e già sono in regolare
esercizio od in prova una trentina di questi galleg-
gianti, dieci dei quali nella nostra Liguria. Nel tempo
stesso incoraggia con propaganda scritta ed orale,
con fondi iniziali e con annuali sussidi, l'istituzione
di cooperative e sindacati. Mercè questo aiuto i pe-
scatori possono efficacemente congiungere i loro sforzi
e sopratutto riunire le somme necessarie per l'ac-
quisto di mezzi più costosi e perfezionati di pesca.
Ma se persone competenti giudicano oltremodo
incauto lo sviluppare la grande pesca a vapore sui
fondi comunemente sfruttati dalle nostre barche,
perchè non tentarla a profondità considerevoli?
Anche questa tesi ha trovato attivi fautori: pochi
anni or sono un brillante conferenziere prometteva
l'eldorado ai pescatori che muniti del grande trawl
a vapore avessero rastrellato i pendii del mare pro-
fondo. Pur troppo la promessa non ha serio fonda-
mento ; per quel poco che si conosce, le melme del Me-
diterraneo, nella regione profonda e nella abissale,
sono povere di vita. Anche riferendoci a quanto si
pratica nell'Oceano, è vero che lungo le coste atlan-
tiche del Marocco i piroscafi lavorano con vantaggio
sino a 400 metri di fondo, ma è anche vero che nel-
l'Atlantico francese le pesche metodiche della « Vienne »
non hanno scoperto alcuna zona industrialmente sfrut-
tabile al disotto dei 150 metri. E nulla ci permette di
affermare a priori che le catture di Naselli o di More
nelle nostre acque sarebbero tanto abbondanti da
Capitolo diciotltsimo
compensare le ingenti spese richieste dai vapori di
pesca. Con ciò non va del tutto respinta l'idea, poiché
non si può escludere che si trovino qua e là solchi ed
avvallamenti abbastanza ricchi da venire sfruttati
nel modo anzidetto. Sarebbe quindi assurdo impian-
tare ex abrupto una pesca a strascico sui fondi abissali,
ma è opportuno che le esplorazioni promosse dalla
scienza in acque profonde abbiano sempre di mira
anche il lato pratico della quistione.
Intanto, ove i mezzi lo concedessero, i piroscafi po-
trebbero essere utilmente impiegati non già per la
pesca nelle acque nostre, ma per recarsi lontano, a
compiere campagne di pesca in altri mari più pro-
duttivi.
Da un altro punto di vista vorrei considerare le
relazioni tra lo stato attuale della biologia marina
e la pratica della pesca: mi è accaduto, or non è molto,
di sentirmi chiedere: Ma i provvedimenti testé ac-
cennati in materia peschereccia hanno saldo fonda-
mento biologico, oppure vengono concretati in base
a giudizi empirici? Si può rispondere che le norme
regolatrici della pesca sono certo ispirate da tecnici
competenti e che dei reperti biologici si tiene, quando
è possibile, il debito conto. Tuttavia, per necessità di
cose, molti provvedimenti si debbono ridurre ancor
oggi a norme dettate più che altro dal buon senso e
dall'empirismo dei pescatori. Ciò perché sono ancora
oltremodo incomplete quelle conoscenze di biologia
marina che potrebbero dare una base veramente
scientifica alla legislazione.
/ Pesci uliiì e la pesca - Pesci beiiloìiici
Ardue é molteplici sono le ricerche da compiere
ed i problemi da risolvere neirinteresse della pesca.
Onde seguire i Pesci nelle fasi successive della vita
occorrono molte indagini preliminari e prima di tutto
bisogna riconoscere le specie con sicurezza ed in ogni
fase dello sviluppo. Eicostruire tutto il ciclo di svi-
luppo di una specie mettendo insieme gli stadi lar-
vali e giovanili planctonici e bentonici è paziente la-
voro di ricerca e di confronto che può assorbire per
interi lustri l'attività di uno zoologo.
Per fortuna la conoscenza delle uova e degli stadi
giovanili dei Pesci ha fatto grandi progressi in Italia
grazie sopratutto ai lavori del Raffaele, del Lobianco,
del Grassi, del Sanzo, e attualmente si va perfezio-
nando, con indirizzo moderno, per merito di un pic-
colo, ma operoso gruppo di zoologi. Alcuni di questi
coordinano l'attività loro in una istituzione speciale:
il Comitato talassografico italiano, fondato nel 1910
per iniziativa della Società pel progresso delle Scienze,
poi passato al Groverno e fornito di larghi mezzi dal
Ministero della Marina, allo scopo di coltivare lo
studio fisico e biologico dei nostri mari.
Convien dire per contro che altre indagini si pra-
ticano all'estero con metodi rigorosi e su larga scala
e già son feconde d'importanti risultati, mentre da
noi cominciano appena a trovar posto nel programma
dei biologi.
5ò4 Capitolo divivUesiino
Intanto non basta classificare i Pesci, ma occorre co-
noscerne anche l'età, che male si giudicherebbe dalle
dimensioni, non essendo uniforme la crescenza di esem-
plari della stessa specie, viventi in acque di latitudine
e di temperatura diverse. Si è scoperto che certe zone
concentriche, le quali si formano nelle squame, negli
statoliti, in certe ossa (p. es. ossa opercolari) dei Pesci,
rappresentano zone di accrescimento annuale, né più
né meno di quanto succede nei tronchi d'albero; donde
la possibilità, entro a certi limiti, di dedurre l'età
dell' individuo da cosifatti differenziamenti strut-
turali. Un'altra serie di ricerche ha per oggetto di
stabilire con sicurezza i caratteri esterni (spesso poco
evidenti) che valgono a distinguere il maschio dalla
femmina, nonché le modificazioni di forma e di colore
che accompagnano la maturità sessuale.
La vita dei Pesci utili dev'essere indagata in tutti
i suoi aspetti. D'alta importanza sono a mo' d'esempio
gli studi che si riferiscono alle migrazioni periodi-
che. I cambiamenti di livello delle specie pelagiche
{sopratutto delle larve) si studiano per mezzo di pe-
sche eseguite in serie a diverse profondità, in diverse
ore del giorno ed in stagioni differenti dell'anno.
Onde rintracciare le vie seguite nelle migrazioni oriz-
zontali, si fa uso, all'estero, di metodi poco dissimili
da quelli messi in pratica per gli uccelli migratori.
Numerosi esemplari di una determinata specie vengono
pescati e contraddistinti con una piastrina metallica
legata con filo d'argento alla base di una pinna (per
lo pili la dorsale) oppure con un bottone d' argento
infisso in una deUe lamine ossee che proteggono l'ap-
parato branchiale. Sulla piastrina o sul bottone si
I Pesci utili e la ptsca - Fisci btntonici òòi
notano le opportune indicazioni relative alla cattura
e subito dopo il Pesce vien rimesso in mare. Espio
rando piti tardi le zone circonvicine si riesce a ri
pescare qualcuno degli esemplari segnati ed a farsi
con tal mezzo un concetto preciso del cammino per
corso nel frattempo dal Pesce migratore. Special
diagrammi di migrazione, nei quali un com
plesso di rette o di frecce indica, sulla carta idrogra
fica, la direzione seguita e la distanza superata dai
singoli esemplari ripescati, figurano oggidì in tutti
principali periodici stranieri di talassobiologia appli
cata alla pesca. Le vicende della riproduzione, spesso
intimamente collegate alle migrazioni, sono interes-
santi da conoscere, sia dal lato puramente scientifico,
sia per suggerire le norme relative alla protezione
della specie. E qui, fra le altre indagini, entrano in
campo le ricerche planctoniche quantitative. Per
ogni saggio di plancton raccolto nelle crociere di esplo-
razione si determina la quantità di uova planctoniche
appartenenti ad una data specie di Pesci; laddove
vien segnalato un maximum di uova negli stadi più
arretrati di sviluppo, ci troviamo evidentemente nel-
l'area soprastante alla zona ove le uova sono state de-
poste e siamo in grado di tracciare sulla carta l'area
di riproduzione della specie.
Essendo noto quale importanza abbiano certi fat-
tori fisici e chimici nell' orientare gli atti vitali dei
Pesci, ne consegue la necessità di studiare con mi-
sure e con osservazioni precise le condizioni di tem-
])eratura, di salsedine, di movimento delle acque
in cui si svolgono le varie fasi dell'esistenza. P2 già
nei mari nordici i pescatori sanno giovarsi dei risul-
556 C'apilolo diciottesimo
tati ottenuti in questo campo, consultando lo scan-
daglio ed il termometro a rovesciamento prima di
calare le reti.
Non è poi soverchia presunzione il credere che lo
studio metodico delle relazioni tra l'organismo e le
contingenze fisiche ci lasci un giorno prevedere certi
fenomeni (come l'apparizione di specie pelagiche), i
quali sembrano prodursi a capriccio soltanto perchè
ci sfuggono alcuni degli elementi causali. Intanto la
compilazione di buone carte da pesca è uno dei
risultati pratici che l'industria potrà richiedere a buon
diritto, e in avvenire non lontano, dalle fatiche con-
cordi dei talassobiologi. Tali carte potranno fornire
ai pescatori indicazioni di grande utilità intorno ai
banchi già esplorati e magari indirizzarli anche allo
sfruttamento di nuovi campi di lavoro. Altre appli-
cazioni interessanti si potranno escogitare allorché
la fisica e la chimica del mare, associate ai vari rami
delle scienze zoologiche (sistematica, embriologia,
fisiologia, ecc.) ci avranno procurato nozioni più pre-
cise e più complete delle attuali intorno ai fattori
interni ed esterni che regolano l'esistenza dei Pesci
utili. Speriamo che in un prossimo rifiorire di studi
e di energie l'Italia si accinga con ardore al lungo
cammino che ancora le resta da percorrere in que-
sta direzione !
Accanto agli studi più ardui e complessi di biologia
marina è urgente, indispensabile, istituire un ser-
vizio più modesto ma non meno utile. Alludo alla
statistica, applicata non solo alle ricerche scienti-
fiche (perchè si fa della statistica in tutti i lavori che
traggono le conclusioni loro da serie ordinate e meto-
/ Pesci ui'Ui e la pesca - Pesci bentonici 557
diche di dati) ma, alle quotidiane raccolte dei pesca-
tori. Attualmente si tiene, e non dappertutto, un conto
approssimativo e globale del peso e del costo dei
Pesci raccolti; bisognerebbe fare molto di più: anno-
tare il numero di esemplari di ciascuna specie, le di-
mensioni loro, la profondità e la località esplorata
dal pescatore. Supponete che in via d'esperimento
venga temporaneamente vietato questo o quell'altro
mezzo di pesca ritenuto distruttivo, per vedere se
ne derivi un aumento nella pescosità della zona.
Riuscirebbe facile il giudicare con precisione i risul-
tati, confrontando le statistiche anteriori con quelle
posteriori all'esperimento e se ne potrebbero ricavare
norme pratiche prima ancora che le ricerche piti
complete dei biologi indagassero il come ed il perchè.
Se invece l'esperienza non è appoggiata da una sta-
tistica ben fatta, bisogna limitarsi, come troppe volte
è accaduto, ad apprezzamenti empirici, che poco
giovano a chiarire la quistione.
Ma cogli studi e coi molteplici provvedimenti di-
retti a sfruttare i Pesci utili non si esaurisce l'atti-
vità della biologia marina applicata ai bisogni del-
l'uomo. Prima di tutto converrebbe sviluppare e fa-
vorire con ogni mezzo una forma di piscicoltura ma-
rina che ha già dato buoni risultati in Italia e che
risulta fra tutte la piti facile, la più sicura e la me-
glio adatta ad una pronta riuscita. Alludo all'alleva-
mento di specie eurialine, come Orate, Spigole, Mug-
gini, negli stagni litorali. Assai più arduo è il pro-
blema della riproduzione artificiale dei Pesci marini
(piscifattura).
Nelle acque dolci si praticano con successo le se-
558 Capitolo diciottesimo
mine, introducendo migliaia di uova o meglio di pic-
coli appena schiusi (avannotti), i quali, crescendo e
figliando, possono popolare laghi, fiumi, torrenti in
breve volgere di tempo. Si può far lo stesso in mare
aperto ? Molti sono scettici in proposito, ma anche in
questo caso l'esperienza dev'essere sempre preferita
a qualunque aprioristica negazione. La coltivazione
ben diretta e la vendita ben sorvegliata delle Ostriche
e dei Mitili [Mytilus edulis) non vanno trascurate
e al pubblico diffidente non ci stancheremo di ripe-
tere che il tifo non si contrae in seguito a consumo di
Ostriche se viene prescelta una località salubre pel
parco di allevamento e s'impedisce al rivenditore di
usare l'acqua inquinata dei porti onde mantenere in
vita il Mollusco.
Altra applicazione interessante ci offre la coltiva-
zione delle Spugne, per la quale indagini recenti del
Sella additano, come campo molto propizio, certi
fondi del litorale Libico. L'allevamento dell'Astice
{Homarus vulgaris), oggi fiorente negli Stati Uniti
dovrebbe tentarsi anche nel nostro paese. Non è
assurdo pensare che qualche forma di propagazione
artificiale si possa trovare anche pel Corallo, e la col-
tivazione delle Alghe commestibili, che va assumendo
importanza sempre maggiore nel Giappone, dovrebbe
invogliare, anche fra di noi, qualche persona deside-
rosa di novità.
Lungo i monti delle Cinque Terre, che scendono a
precipizio in mare, il contadino ha ben saputo disten-
dere i filari delle sue vigne e scaglionare le strisce dei
suoi campi per balze rocciose che sembravano inac-
cessibili all'uomo e ribelli ad ogni coltura: così la
/ Pesci utili e la pesca - Pesci bentonici 559
scienza, guidando il braccio robusto del pescatore,
saprà un giorno ricavare insperati vantaggi anche dai
fondi, oggi poveri ed ingrati, del nostro mare.
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1908.
CAPITOLO XIX.
Cenni sui metodi più semplici di raccolta
e di studio nella blolosria marina
Sommario: Generalità; metodi per la pesca del plancton (reti
da plancton, conservazione del materiale). — Metodi della
pesca bentonica (rete a raschiatoio, redazze, gangano,
draghe; pesca profonda). — Cannocchiale marino; acquari
e modo di ossigenarli; mezzi ottici e libri: laboratori marini.
Conclusione.
Ho sinora taciuto degli strumenti e dei mezzi di
osservazione che il biologo adopera nelle sue indagini
sul mare. Trattare l'argomento a fondo sarebbe im-
presa non breve né facile, poiché, come accade in ogni
ramo della tecnica scientifica, l'armamentario tende
a diventare sempre più specializzato e più compli-
cato. Descrizioni abbastanza minuziose dei vari tipi
di apparecchi trovano posto in libri ben conosciuti,
quali sarebbero il Richard ed il Murray-Hjort, il
Fowler, nonché in speciali articoli di tecnica talasso-
biologica, e questi lavori potranno venir consultati
con profitto da chi desiderasse informazioni estese
in proposito. Nella presente appendice mi limiterò
a i)arlarvi di pochi oggetti indispensabili per l'espio-
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 561
razione marina, scelti fra quelli che mi sembrano più
pratici e più semplici. Avverto subito che molte ri-
cerche non sono accessibili ad un corredo tecnico
tanto modesto. Infatti questo non potrebbe consentire
né le pesche a grandi profondità né certe osservazioni
che richiedono metodi statistici particolarmente ri-
gorosi. Quanto sto per esporre mi pare sufficiente per .
chi aspira a formarsi una buona cultura generale nel
campo della biologia marina ed anche coltivare qual-
che tema speciale, pur disponendo di mezzi non su-
periori a quelli che possono venir forniti da un pri-
vato di modesta agiatezza o da un laboratorio uni-
versitario-italiano di media potenzialità economica.
Ad altro scopo tenderebbero ancora le mie indica-
zioni; vorrei richiamare sulla fauna e sulla fiora ma-
rine l'attenzione di qualche ricco disoccupato o semi-
disoccupato che abita lungo la riva del mare e persua-
derlo ch'egli ne potrà ricavare soddisfazioni intellet-
tuali ed estetiche di prim'ordine. Ciò con fatica e di-
spendio minore di quanto non ne richiedano altre
occupazioni ed altri passatempi abituali alle persone
facoltose.
Il tirocinio riuscirà più rapido e più facile a coloro
che già sono esperti marinai ed abili' dilettanti di
pesca. Del resto non bisogna dimenticare che gli stru-
menti messi in opera dal biologo non sono, molte
volte, che adattamenti di modelli già consacrati dal-
l'uso secolare dei pescatori e soltanto in piccola parte
si foggiano su modelli speciali.
A questi ultimi dobbiamo ascrivere le reti colle
quali si fa la pesca del plancton (fìg. 204). Consiglierei
anzitutto di tener pronte reti di due dimensioni di-
36. — K, IssBL.
Fig. 204.
Struiuenti per la raccolta del plancton: A, rete grande, Vp
della grand, naturale. — B, chiusura a baionetta del col-
lettore, ^/r, delVero. — C, filtratore ad elastico per plan-
cton, id, id. — D, imbuto a rubinetto per rete planctonica,
id. id. — E, rete piccola, *,i5 del vero. Originale.
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 563
verse: l'una grande (fig. 204^1) per gli organismi
che raggiungono una certa agilità e grossezza, l'altra
piccola per gli esseri minuti fluttuanti nell'acqua. La
rete grande ha per armatura un robusto cerchio in
ferro di 60 centimetri di diametro, munito di tre anelli,
ai quali si annodano le tre funi che uniscono la rete
alla corda di rimorchio. Il sacco conico della rete,
lungo circa 90 centimetri, si fabbrica con tela forte
e filtrante; ho trovato molto adatta allo scopo la tela
detta colabrodo. Convien foderare il quarto infe-
riore del sacco con garza da buratti a maglia non troppo
fitta, per esempio con quella contraddistinta dal
num. 5. Gli organismi pelagici che affluiscono coU'ac-
qua entro al sacco, si raccolgono in un recipiente col-
lettore. Uno dei sistemi più indicati per unire il col-
lettore al sacco è la chiusura a baionetta (fig. 204 B).
Si lega al fondo del sacco un anello di zinco di 12 cm.
di diametro. Entro a questo anello può essere intro-
dotto a sfregamento un secondo anello di zinco (il
collettore), che si fissa nel modo anzidetto ed ha il
fondo fatto della medesima garza da buratti adope-
rata per rivestire la parte inferiore della rete. Nella
fig. 204 A è disegnato, al disotto del collettore, un
peso in piombo, sostenuto da due cordicelle. La za-
vorra viene aggiunta allorché l'ordigno, invece di ve-
nir tratto orizzontalmente, si adopera per la pesca in
senso verticale.
Questa rete si può rimorchiare dalla barca con un
rematore, meglio con due rematori, mantenendo un'an-
datura non troppo spedita. Dopo una certa durata
di immersione, ad esempio un quarto d'ora, la rete
vien salpata, il collettore distaccato rapidamente dal
564 Capitolo diciannovesimo
sacco (avendo cura che in questa operazione il plan-
cton raccolto sulla garza non subisca un principio
di prosciugamento) e sciacquato rapidamente in un
vaso d'acqua marina: i grandi recipienti di vetro ci-
lindrici da pile elettriche servono benissimo allo scopo.
Per confezionare la rete piccola (fìg. 204 E) basta
un diametro d'apertura molto minore (20 o 25 centi-
metri) e un cerchio sottile; il sacco filtrante, si potrà
fare per intero di garza da buratti, scegliendo quella
più fitta, distinta col num. 20. Si può fare a meno di
collettore chiudendo semplicemente il fondo del sacco
mediante una cordicella. Terminata la pesca, il nodo si
scioglie ed il fondo del sacco si lava nel bicchiere d'ac-
qua marina per liberarlo dal plancton che vi è rimasto
aderente. Rimorchiando questo retino la barca deve
procedere molto lenta. Altro sistema usato nelle
reti da plancton è di unire al fondo del sacco un im-
buto di zinco o di altro metallo non troppo intaccato
dall'acqua salsa, che si prolunga in un tubo munito
di rubinetto (fig. 204 D); tolta dall'acqua la rete, si
apre il rubinetto e si svuota nel bicchiere l'acqua col
plancton rimasta nell'imbuto.
A titolo d'informazione dirò che si costruiscono oggi
per le esplorazioni talassografiche reti da plancton
mastodontiche, di parecchi metri di apertura, tali da
catturare anche i grandi Cefalopodi batipelagici. In-
gegnose disposizioni si sono messe recentemente in
pratica per poter chiudere ed aprire a volontà reti
rimorchiate in senso orizzontale. Nelle pesche verti-
cali viene usata da parecchi anni la rete del Nansen,
che viene calata chiusa, poi si fila lungo la corda un
peso (messaggero) che strozza il sacco della rete ti-
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 565
rando in basso un laccio che lo circonda ; operando la
chiusura in pesche successive a profondità diverse si
ottengono utili dati intorno alla distribuzione verti-
cale degli organismi marini. Ma anche senza ricorrere
alle reti a chiusura si può avere un concetto dell'ac-
cennata distribuzione applicando, in piccola scala, il
metodo inaugurato nelle esplorazioni biologiche del
« Michael Sars », metodo che consiste nel rimorchiare
contemporaneamente in senso orizzontale, parecchie
reti da plancton scaglionate a differenti profondità
lungo una corda comune. Supponiamo per esempio
di avere tre reti, delle quali la superiore lavori ad un
metro di profondità, la media a 20 e la inferiore a
40. L'esame di una rete isolata non ci può offrire
criterio sicuro intorno alla stratificazione del plan-
cton, perchè un organismo della rete a 40 m. può es-
sere stato raccolto non già a questo livello ma nelle
zone superiori, mentre la rete risaliva a bordo. Per
contro si traggono delle indicazioni di non poco va-
lore dall'esame comparativo delle tre reti; così se
im animale frequente nella rete a 40 m. non si ritrova
in quelle a 20 e ad 1 metro, vuol dire che il suo habitat
era limitato in quel momento alla più bassa delle tre
zone esplorate.
Per conservare i saggi di plancton sono state pro-
poste parecchie ricette a base di formalina, ma, come
liquido d'uso generale, credo ancora consigliabile il
più semplice, cioè una soluzione 3 % di formalina del
commercio in acqua di mare. Per concentrare il plan-
cton, sia vivente sia conservato, allorquando è spar-
pagliato in grande volume d'acqua, trovo asf^ai co-
modo versarlo in un tubo cilindrico di vetro (bicchiere
566 Capitolo diciannovesimo
cilindrico senza fondo) al quale adatto un fondo mo-
bile di garza da buratti mediante un anello, molto
teso, di gomma elastica (fig. 204 C). La garza col
plancton, staccata dal tubo, si sciacqua poi in un pic-
colo volume (es. 100 cmc.) d'acqua di mare o di li-
quido conservatore. Quando si voglia subito conser-'
vare il materiale e si tema di guastare, colla filtra-
zione, organismi molto delicati, vai meglio aggiungere
la formalina al recipiente grande e poi decantare al-
lorché tutto il plancton si è depositato sul fondo.
Il naturalista che voglia intraprendere, col massimo
rendimento, la esplorazione biologica del fondo marino,
dovrebbe modificare il tipo dell'attrezzo da pesca a
seconda della natura del fondo stesso e del livello
che vuol raggiungere; il corredo indispensabile può
tuttavia ridursi a pochi tipi principali.
La raccolta delle specie che si avventurano nella
zona sopralitorale non richiede, com'è ovvio, parti-
colari accorgimenti; aggiungerò soltanto che i piccoli
organismi natanti nelle pozze si possono raccogliere
facendo passare ripetutamente nell'acqua il bicchiere
a fondo mobile adoperato pel travaso del plancton.
Alghe sommerse fino a due o tre metri di profon-
dità si ottengono in gran copia raschiando la parete
dello scoglio mediante un retino a lungo manico, ad
armatura semicircolare e a sacco di rete assai fitta;
lungo il lato rettilineo dell'armatura corre la lamina
raschiantc, situata verticalmente rispetto al piano
Cenni sui melodi più semplici di raccolta ecc. 567
della bocca (fig. 205). In taluni laboratori di biologia
marina rende notevoli servizi una sorta di lunga pinza
a branche di ferro dentellate, destinata a raccogliere
pietre sommerse alle quali aderiscono talvolta orga-
nismi interessanti.
La raccolta sui pendii accidentati nelle parti pro-
Fig. 205.
Rete a raschiatore — Origiuale.
fonde della scogliera sommersa è fra tutte quella che
presenta maggiori difficoltà.
Qualche risultato si potrà ottenere mercè il soccorso
delle redazze (fig. 206). Sono queste fili di canapa
oppure lembi di vecchie reti logore legate a mazzo,
che si trascinano sul fondo acciocché vi rimangano
impigliati organisnii muniti di spine o di altre appen-
568 Capitolo diciaunovisimo
dici sporgenti, come colonie di Celenterati e di Briozoi,
Ricci e Stelle di mare. In vari modi vengono sistemate
le redazze; il piti semplice consiste nelF attaccarne
un certo numero (per es. 4 oppure 6) ad una sbarra
Fig. 206.
Redazzo. Originale.
di ferro piegata a semicerchio che pesi almeno 5 o 6
chili; la sbarra si fa strisciare sul fondo fissando la
fune di rimorchio ad un anello -collocato al vertice
della curva.
In qualche caso, sopratutto laddove la scogliera
offre dei tratti pianeggianti, si potrà anche ricorrere
ad una piccola draga (fig. 207), costruita secondo uno
dei modelli in uso da parecchi decenni presso i biologi.
La draga non è altro che un'armatura rettangolare
e massiccia di ferro munita di due lamine raschianti
parallele o divergenti (nel caso nostro le preferirei
un po' divergenti) ai lati brevi dell'armatura si arti-
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 569
colano due braccia di ferro, alle quali si adatta la
fune di rimorchio. Il sacco della draga, fatto di rete
molto forte, si suole proteggere esternamente o con
un secondo sacco' di cuoio oppure con una rete più
grossolana. Per la scogliera va bene una draga assai
piccola (p. es. con 40 cm. di larghezza), che si può ri-
morchiare colla barca a remi; spesso accade che lo
Fig. 207. '
Draga per raccolte biologiclie. Originale.
strumento s'incagli in una fessura o contro uno spun-
tone di roccia e allora occorre spostarsi colla barca
in diverse posizioni finché si è trovata quella ove la
draga cede alla trazione e si può ricuperare. Ai lati
dell'armatura e al fondo del sacco è sempre utile di
appendere alcune redazze, combinando così i vantaggi
dei due sistemi.
Quando le Posidonie o le Zostere sono a piccola
profondità, è molto utile di strappare qualche pianta
per osservare gli organismi epifiti, il che si ottiene ma-
neggiando con destrezza una fiocina a lungo manico.
Per lavorare sui fondi pianeggianti o quasi, come
praterie di Posidonia, arene litorali, fondi a Co-
ralline, fondi melmosi, si consiglia lo strumento
detto gangano. Un tipo molto pratico di gangano
mi sembra quello detto -> a stafte •> {ehalui à étriers),
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costruito dall'Istituto 0-
ceanografìco di Monaco
(fìg. 208). L' armatura,
tutta in ferro, consiste in
due staffoni, collegati a
metà altezza e mediante
viti con una robusta spran-
ga orizzontale. Alla parte
anteriore, ricurva, delle
staffe , si articolano le
sbarre unite, alla loro e-
stremità libera, colla fune
di rimorchio; tra i lati
posteriori, diritti, corrono
le due funi orizzontali che
formano l' apertura del
sacco e si zavorrano con
piccoli piombi. Il sacco è
fatto di rete con larghez-
za di maglia decrescente
dalla bocca verso il fondo,
e quivi si può aprire, sno-
dando una cordicella, per
versare fuori il prodotto
della raccolta. A bordo
della « Princesse Alice » il
Dott. Kichard ha usato
gangani di grande aper-
tura, mentre il modello
piccolo di Monaco, che ha
ni. 1,05 di apertura con
stafit'e lunghe m. 0,60 e
Ctnni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 571
alte m. 0,40, si può comodamente tirare mediante un
piccolo rimorchiatore o battello a motore e dà ottimi
risultati.
La corda del gangano si può salpare direttamente
a braccia, ma l'operazione, sopratutto se si raggiun-
gono parecchie decine di metri di profondità, riesce
penosa, mentre, facendo uso di un arganetto a mano la
fatica è di molto ridotta e si potrebbe spingere l'esplo-
razione anche a un centinaio di metri e più. Allo stru-
mento si possono legare alcune redazze, come si fa
colla draga, per quanto concerne la fune di rimorchio,
data la inclinazione che questa va assumendo durante
la pesca, occorre filarne almeno il doppio della profon-
dità raggiunta. Volendo manovrare il gangano con
una semplice barca a remi, si possono costruire, collo
stesso disegno, modelli più piccoli e quindi più leggeri.
Per esplorare i fondi melmosi sino a 120 o 130 metri
di profondità, il mezzo più pratico è di imbarcarsi
sopra una paranza. In Liguria Camogli e Santa Mar-
gherita sono centri importanti per questo genere di
pesca e barche destinate ad analogo ufficio (come i
bragozzi veneti) sono in funzione lungo le coste di
tutta la penisola. Il padrone della barca vi accorderà
facilmente il permesso di partecipare alla spedizione,
seguendo tutte le fasi della pesca. Quando il sacco
terminale della rete viene issato a bordo occorre molta
attenzione perchè nulla vada perduto del ricco mondo
di Invertebrati, confuso e nascosto insieme coi Pesci
in un grande ammasso di melma; nello stesso tempo
non si trascurerà di ispezionare le maglie della rete,
anche molto lontano dal sacco terminale, perchè pos-
sono rimanervi impigliate Comatule, Stelle di mare
ed altri abitatori dei fondi melmosi.
572 Capitolo diciannovtaimo
La pesca batipelagica e quella sui fondi abissali
sono riservate ai privati milionari o ai Governi che
dispongono di navi talassografiche. Tuttavia chi può
fare un viaggio in Sicilia avrà campo di raccogliere
e di osservare, trattenendosi a Messina, qualche esem-
plare di fauna batipelagica sospinti alla superficie
dalle correnti. La fortuna di assistere a qualche cat-
tura di specie abissali (almeno di Pesci abissali) potrà
capitare a chi si rechi al largo coi pescatori di pala-
miti, allorché questi vanno a salpare i loro attrezzi
calati a parecchie centinaia di metri di profondità,
come avviene non di rado (per citare soltanto porti
liguri) a Cornigliano, Varazze, Noli. Del resto, la
pratica e gli strumenti dei pescatori potranno in molte
occasioni sostituirsi all'opera del naturalista nella
raccolta del materiale, sia per afferrare i Polpi coll'un-
cino, sia per insidiare i grossi Crostacei colle nasse o
per raccogliere colle sciabiche faune bentoniche di
vario carattere.
Chi vuole mantenere in vita e per sottoporre al-
l'osservazione gli organismi tratti dal mare deve ricor-
rere ad una tecnica particolare. L'ideale, forse non
raggiungibile, sarebbe rappresentato da un telescopio
sottomarino che permettesse di scrutare la vita sub-
acquea in tutti i suoi misteri. E già si è fatto un passo
in questa direzione costruendo, in posizione adatta,
piccoli osservatori con finestre subacquee, o battelli
con una finestra di cristallo sul fondo. A parte tali co-
Cenili sui metodi più semplici di raccolta ecc. 573
stosi tentativi, riesce molto utile un semplice tubo co-
nico di zinco, la cui estremità superiore sia abbastanza
larga da potervi nascondere il viso e la inferiore, che
si tiene immersa nell'acqua, sia chiusa da un disco di
cristallo. Scrutando il fondo attraverso a questo sem-
plice apparecchio, si viene ad eliminare l'effetto per-
turbatore dell'agitazione superficiale e, in condizioni
favorevoli, si possono scorgere nitidamente piante ed
animali sino ad una considerevole profondità. Invece
che al tubo di zinco, il vetro può essere applicato ad
una cassetta di legno di opportune dimensioni.
Ma per osservare gli esseri marini con una certa con-
tinuità, non si può fare a meno di tenerli prigionieri
nel proprio laboratorio e a tal fine bisogna preparare
un acquario. Non parlerò dei grandi acquari in ce-
mento, chiusi da lastre fortissime di cristallo che si
trovano in tutti gli Istituti di qualche importanza.
Invece del solito acquario da gabinetto, fatto di lastre
di cristallo saldate insieme con stucco al minio, entro
ad un'armatura di metallo, si possono usare con van-
taggio quelle vasche parallelepipede di vetro, tutte
di un pezzo, che servono per gli accumulatori elettrici;
ve n'hanno in commercio di m. 0,60 e più di lunghezza.
A seconda degli organismi che si tengono in osser-
vazione, gioverà disporre sul fondo pezzi di scogliera
o concrezioni a Coralline oppure uno strato di sabbia
ben lavata. Animali e piante (^) debbono poi ricevere
la provvista d'aria indispensabile per le funzioni re-
spiratorie. Nelle stazioni biologiche ciò si ottiene colla
circolazione dell'acqua salsa; per mezzo di pompe
(*) È sempre utile tenere nell'acquario Alghe viventi.
574 Capitolo diciannovesimo
l'acqua \dene aspirata in un serbatoio, donde la di-
stribuiscono alle vasche tubazioni e rubinetti.
In taluni casi l'acqua che ha servito ad alimentare
le vasche vien condotta via mediante uno sfioratore
e si perde. In altri l'acqua, dopo aver defluito dalle va-
sche, viene fatta passare attraverso ad un filtro e ri-
condotta al serbatoio continuando così a circolare
senza rinnovarsi.
Ma lo studioso potrà anche contentarsi di acqua non
circolante o almeno cambiata soltanto a lungo periodo,
per es. di quindici o di venti giorni. In tal caso è in-
dispensabile iniettare nelle vasche una corrente di
aria. I sistemi a tal uopo sono numerosi e di vario
tipo. I più semplici consistono nel riempire d'acqua
un recipiente e nell'incanalare l'aria che l'acqua va
man mano scacciando. Ingegnose ed anche abbastanza
potenti sono le piccole pompe a doppio effetto che
funzionano col rubinetto d'acqua potabile; bisogna
tuttavia diffidare dei modelli troppo economici, che
facilmente si guastano e cessano di funzionare. Più
consigliabili mi sembrano gli apparecchi mercè i quali
l'aria viene direttamente aspirata e soffiata. Nei la-
boratori di Genova funziona da molto tempo con ot-
timo risultato la pompa rotativa del Grandis, che a
seconda del modo col quale si usa agisce come aspi-
ratore per fare il vuoto, oppure come compressore e
soffiatore. Essa risulta assai pratica per la piccolis-
sima mole e per la semplice costruzione e si mette in
movimento con un motorino elettrico. Il canale di
uscita dell'aria si può mettere in comunicazione me-
diante un tubo di gomma, con un tubo comune lungo
il quale si aprono tante bocche d'aria quante sono le
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 575
/'
vasche da mantenere ; alle
bocche si innestano i tubi
destinati a far gorgoglia-
re l'aria nell'acqua salsa
(fìg. 205). Al'getto d'aria
si conferisce la voluta sot-
tigliezza facendolo passa-
re da una cannuccia di
vetro, la cui estremità è
stata stirata alla lampa-
da. Polverizzatori d'aria
assai pratici, che si fab-
bricano in Germania e
possono facilmente essere
riprodotti da noi, consi-
stono in un cilindretto
cavo di ebanite, il quale
vien chiuso avvitandovi
dentro un secondo cilin- c^l
dretto massiccio. L'aria,
condotta da un tubo ri-
curvo di ebanite, entra per
un foro centrale alla base
del cilindro e circola nel
piccolo spazio compreso
fra la vite e al madrevi-
te. Le bollicine si possono
rendere più o meno minu-
te stringendo o allentan-
do la vite medesima"^ per
mezzo^di un'apposita chia-
ve, con che viene limitato,
oppure allargato lo spazio interposto.
576 Capitolo diciannovesimo
Anche gli acquari di piccole dimensioni, purché
mantenuti con cura, possono dar campo ad osserva-
zioni degne di nota ; in ogni caso riesce istruttivo esa-
minare gli animali non soltanto nel giorno, ma anche
nelle ore notturne poiché certe attività vitali sogliono
manifestarsi o divenire più intense di notte.
Ma colui che si limitasse ad osservare gli organismi
marini ad occhio nudo, rinunzierebbe alla parte più
attraente di un tal genere di studi; lenti e microscopi
sono quindi complemento indispensabile a chi voglia
gettare uno sguardo un po' vasto sul mondo d'acqua
salsa.
Lenti a largo campo ed a forte distanza frontale,
montate sopra apposito sostegno, sono opportune in
molte circostanze per un'occhiata d'insieme sopra
un saggio di plancton o sopra la microfauna delle
Alghe, per separare dal saggio ed isolare determinati
organismi, per compiere dissezioni ed esperienze su
piccoli animali. In fatto di microscopi composti un
modello medio fornito di tre obbiettivi a secco e di
un paio di oculari basta a rendersi conto di una quan-
tità di fatti e di relazioni interessanti. Nei trattati
di tecnica microscopica (^) si trovano tutte le istruzioni
necessarie per allestire preparati microscopici di pic-
coli organismi. I preparati nei quali si conserva l'og-
getto in loto (cioè intero) opportunamente fissato
(cioè ucciso con un minimum di alterazione nelle
linee esterne e nell'intima struttura) poi colorato
per renderlo ben visibile e per differenziare certe parti
da certe altre e finalmente conservato in una resina
(*) Vedi bibliografia.
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 577
tra due vetrini, sono molto istruttivi per l'indirizzo
nostro. Non bisogna tuttavia dimenticare che l'esame
dell'organismo vivente, in condizioni meno lontane
che sia possibile dalle fisiologiche, vai sempre meglio
di un riuscitissimo preparato. Ogni principiante do-
vrebbe esercitarsi ad osservare e a disegnare animali
vivi chiusi in una goccia d'acqua marina fra il vetrino
portaoggetti e il coprioggetti. Se si#a da fare con
specie molto minute, il secondo vien posato diretta-
mente sul primo; mentre conviene interporre due pez-
zetti di cannuccia di vetro stirata alla lampada, se
si tratta di organismi relativamente voluminosi che
verrebbero schiacciati dalla compressione diretta del
coprioggetti. L'acqua sovrabbondante si toglie aspi-
randola con carta da sigarette.
C'è anche mezzo di osservare senza vetrino copri-
oggetti e con ingrandimento assai forte organismi
natanti entro una vaschetta d'acqua marina e a tal
scopo non è male di aggiungere al corredo di obbiet-
tivi a secco un obbiettivo ad immersione con acqua
(al posto dei soliti obbiettivi ad immersione con olio
di cedro). Questo viene a pescare nella goccia d'acqua
coUa sua lente frontale e, se proviene da buona fab-
brica, dà una immagine di grande nitidezza.
Alle norme suesposte non converrebbe aggiungere
istruzioni sulle ricerche di fisiologia e di biologia gene-
rale, che richiedono molto spesso istrumenti compli-
cati e di gran prezzo. È vero che qualche argomento
si può anche trattare in un piccolo laboratorio pri-
vato, ma crederei vana ogni indicazione in proposito
poiché la tecnica varia e si modifica a seconda del
tema prescelto e del metodo escogitato.
37. — K. IssEL.
578 Capitolo diciannoiwsimo
Sia che lo studioso si contenti di verificare fatti e
fenomeni per sua istruzione, sia che intenda affron-
tare lo studio di un tema originale, deve ricordarsi
(;he un lavoro scientifico non si edifica quasi mai iso-
lato, ma sulle fondamenta che altri coi propri studi
e colle proprie pubblicazioni hanno gettate. Occorrono
quindi molti libri; si può dire anzi che la bibliografia
costituisca lo scoglio massimo pel naturalista. Tanto
imponente è la produzione scientifica odierna che riesce
malagevole il tener dietro a tutto ciò che si pubblica,
sia pure in un ramo molto ristretto di scibile. Per for-
tuna il male ha suggerito il rimedio : esistono pubbli-
cazioni periodiche le quali, raggruppando e classifi-
cando con determinati criteri i titoli (e in taluni casi
anche brevi recensioni), di libri stampati in una deter-
minata materia, rendono le ricerche bibliografiche
assai più facili e pronte (^).
Ma prima ancora di consultare i lavori speciali è
consigliabile che lo studioso legga qualche opera gene-
rale di biologia marina, ove accanto a concetti fonda-
mentali per la coltura, troverà frequenti richiami
ad opere importanti relative a questo od a quell'altro
gruppo. Una bella serie di monografie, concernenti la
fauna mediterranea, si trova nei due periodici della
Stazione Zoologica di Napoli, e molto si attende da
un'altra serie, testé iniziata dal Comitato Talasso-
grafico. Certo il tener conto scrupoloso della biblio-
(*) Citerò per la parte Zoologica il « Zoological Record», e
i'« International Catalogne of the Scientiflc Literature » di Lon-
dra; il '< Zoologischer Anzeiger » di Lipsia (e la sua continua-
zione « Bibliographia Zoologica » di Zurigo) ; il « Zoologisches
Jahresbericlit » di Napoli.
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 579
grafìa, dalla più importante alla più insignificante,
è dovere di ogni naturalista coscienzioso, ma può ri-
solversi in un danno, quando ne soffra l'originalità
e l'indipendenza di giudizio. In generale crederei
sano criterio prima vedere e confrontare coi propri
occhi ed interpretare col proprio cervello; più tardi
preoccuparsi di quanto i predecessori han pensato
sull'argomento.
Dicevo poc'anzi che il corredo di strumenti dianzi
descritto importa una spesa moderata ; tornerà certo
utile al lettore il sapere che, prescindendo dalle spese
relative ai libri, egli potrà procurarsi gli oggetti ne-
cessari per addestrarsi negli studi di biologia marina
con un migliaio di lire ed anche meno. Escludo però dal
computo totale quegli strumenti che non si possono
maneggiare col sussidio di una semplice barca a remi.
Chi ha tempo e denaro per viaggiare può rendere più
completa la sua istruzione frequentando laboratori
marini forniti di larghi mezzi e di esperto personale.
In Italia vanta florida esistenza la Stazione Zoologica
di Napoli fondata dal naturalista tedesco Dohrn. Pa-
gando l'affitto di posti di studio concessi ai propri
naturalisti le principali nazioni civili sussidiavano
questo Istituto, il quale s'era di recente arricchito di
una sezione fisiologica modernamente arredata.
Lo studio delle specie batipelagiche riceverà certo
un impulso potente da un istituto di grande impor-
tanza; la Stazione biologica di Messina, testé inaugu-
rata dal Comitato Talassografico Italiano, e giova spe-
rare che la Stazione marina di Cagliari, annessa all'Isti-
tuto Zoologico di quella Università, riceva dal Governo
tutto l'aiuto che merita. Alle applicazioni della bio-
580 Capitolo diciannovesimo
logia marina sono sopratutto dedicate piccole stazioni
testé istituite a Taranto ed a Venezia.
Anche laboratori modestissimi dovuti aUa iniziativa
privata, come quello di Quarto dei Mille (fìg. 211) (*),
possono recare contributo non disprezzabile allo stu-
dio di temi limitati e potrebbero partecipare anche
a lavori d'ordine generale, quando l'azione loro fosse
opportunamente coordinata a quella di centri maggiori.
E dobbiamo augurarci che per l'avvenire l'opera di
tutti gli Istituti marini del Mediterraneo si svolga,
in parte, secondo un programma comune.
Sulla Riviera francese, non lungi dai nostri confini,
s'innalza il grandioso Museo Oceanografico, fondato
dal principe di Monaco (fig. 210) e il ricco plancton
che la corrente abbandona nella vicina rada di Villa-
franca offre materiale prezioso d'indagine all'isti-
tuto colà funzionante per conto del Governo russo.
Fra i numerosi stabilimenti del genere sorti in
Francia ed in Inghilterra meritano speciale menzione
quelli di Roscoff in Bretagna, di Banyuls-sur-mer nei
Pirenei occidentali e di Plymouth in Cornovaglia.
Benemerenze di prim'ordine hanno acquistato le
stazioni di Helgoland e di Kiel in Germania, di Co-
penhagen in Danimarca e di Bergen in Norvegia;
tanto più che l'attività di questi istituti si è rivolta
non soltanto alla scienza pura, ma anche ai problemi
pratici della produzione marina.
Hanno seguito l'esempio tutte le nazioni civili,
compresi il Giappone e gli Stati Uniti; questi ul-
timi, colla nuova stazione biologica di Tortugas (a
(') Trasferito ora in Via 5 Maggio, 10 A Quarto dei Mille.
Cenni sui metodi più semplici di raccolta ecc. 581
S. della Florida) danno pregevole contributo allo stu-
dio di speciali problemi che si riferiscono alla bio-
logia dei mari caldi.
Ma i ricchi laboratori, gli strumenti perfezionati,
i buoni libri valgono ben poco se manca una cosa rara
582
Capitolo diciannovesimo
e preziosa, che nulla può sostituire: quell'entusiasmo
ingenito, quel sacro fuoco per le indagini naturali
che han fatto di un oscuro impiegato alle poste il
Fig. 211.
Piccolo laboratorio marino di Quarto dei Mille. Fotogr. ori-
ginale.
fondatore della biologia vegetale {^) e di un umile inser
viente dell'Acquario di Napoli il conoscitore, ovunque
noto ed apprezzato, della vita marina (-). Può diventare
(^) F, Delpino
(^) S. Lobianco.
Cetini sui metodi più semplici di raccolta ecc. 583
infedele alle scienze nostre chi le ha coltivate collo
scopo di ammazzare il tempo o di conquistare una po-
sizione nella società. Per coloro che veramente sono
animati dalla sacra scintilla, il libro della Natura non
si chiude mai.
BIBLIOGRAFIA.
Bade E., Das Seeicasseraquarium. Magdeburg, Creutz, 1907.
Bourée L., De la surface aux abimes. Paris, Delagrave, 1912.
Carazzi D.-Levi G., Tecnica microscopica, 2* edlz. Milano, .Soc.
editrice Libraria, 1916.
FowLER C. H., op. cit. (ved. bibliografia, cap. Ili),
Gravier C, Le laboratoire de biologie tropicale de Tortugds (Flo-
ride). « Rev. géiiér. d. Sciences pures et appliq. », année 21,
15 dèe, 1913.
KoFOlD C. A,, The biological Stations of FJurope. Washington,
Governm. print. office, 1910.
Lo Bianco S., Metodi usati nella Stazione Zoologica per la con-
servazione degli animali marini. « Mittheil. Zoolog, Station
Neapel «, Bd, 9, 1890,
Murray J.-Hjort J., op. cit. (ved, bibliogr., cap. II),
HicHARD J., op. cit. (ved. bibliogr., cap. I).
Stp:uer A., op. cit. (ved. bibliogr., cap, IV, 1* citaz.).
AGGIUNTE E SPIEGAZIONI
— Gap. II, pag. 20, 21, Suddivisioni del Mediterraneo.
Ho seguito lo Schmidt non perchè manchino in Italia ot-
timi atlanti e testi di Geografia, ma perchè volevo segnare,
con linee convenzionali, le suddivisioni del Mediterraneo e non
disponevo di un'altra cartina ove queste linee figurassero.
Pag. 40. Onde marine alte 18 m. -•
Recenti autori credono esagerata questa cifra.
— Gap. IV, pag. 92. Flagellati luminosi.
Un Flagellato che deve il suo nome alla viva luminosità e
vien citato in tutti i libri di testo, la Noctiluca miliaris, non ap-
partiene, per quanto mi consta, al plancton neritico del Mare
Ligure,\ ma venne segnalato in altri punti del Mediterraneo.
Pag. 114. Variazioni del plancton.
Indagini compiute a Trieste, a Monaco, a Quarto hanno di-
mostrato che in prossimità della costa, le quantità massime di
plancton si verificano in primavera ; le minime in estate.
— Gap. V, pag. 127. Radiolari coloniali.
I Radiolari coloniali citati a pag. 127 vengono riuniti dai
sistematici nella famiglia dei GoUidi.
— Gap. VI, pag. 190. Delfini.
Le specie di Delfini più comuni nelle nostre acque sono:
Delphinus delphis L. e D. tursio Fabr.
— Gap. Vili, pag. 245. Carteria e Cryptomonas,
La Carteria vien collocata dai botanici nelle Alghe verdi o
Cloroflcee.
— Gap. X, pag. 300-302. Relazioni fra Alghe e fauna.
Le Alghe, e le piante marine ìh genere, debbono pure conside-
rarsi come fonte di ossigeno, che vien liberato nel processo di
assimilazione e che gli animali consumano respirando.
586 Aggiunte e spiegazioni
— Gap. XII, pag. 368, fig'. 137. Alcyonium palmahnn.
La diflerenza d'aspetto tra A e B non dipende da contrazione,
ma da variabilità nella forma esterna delle colonie.
Pag. 370, Forma degli Oloturoidi.
La forma è grossolanamente cilindrica, poiché creste longitu-
dinali rendono poligonali le sezioni del corpo. Asse principale è
quello che, nel comune Riccio di mare, unisce la bocca al polo
opposto, od apicale. Tre zone ambulacrali si trovano, di regola,
nella superficie ventrale degli Oloturoidi (di contro a due dor-
sali) e quivi soltanto esistono pedicelli locomotori.
Pag. 377. Phallusia.
Ascidia è sinonimo di Phallusia.
— Gap. XV, pag. 455 e 456. Orchestia lontana dal mare.
In tal caso la deposizione delle uova avviene in acqua sal-
mastra o dolce anziché in mare.
— Gap. XVJII, pag. 532. Pleuronectes flesus var. italicus.
Non è ben certo se la Passera si ritrovi anche lungo le coste
occidentali della nostra penisola, o se sia prettamente Adriatica,
Taluni autori riferiscono la Passera italiana non al P. flesus ma
al P. platessa.
Ppg. 551. Provvedimenti a favore della pesca.
Durante la stampa del presente volumetto, mentre infie-
risce la guerra europea, si è verificato un promettente risveglio
nelle discussioni e nelle iniziative concernenti la pesca. Fra
l'altre cose si è costituita un'« Associazione Nazionale per il
progresso della pesca » che stampa in Roma un organo proprio
{Rassegna di Pesca).
— Gap. XIX, pag. 563. Reti da plancton.
In altri collettori, la garza filtrante ricopre una o più aperture
laterali un poco al disopra del fondo. Tutta la parte basale del
recipiente è di metallo e trattiene, a pesca finita, una piccola
quantità d'acqua. In tal modo non si corre il rischio di lasciar
prosciugare il plancton.
Pag. 579. Ora (durante la guerra) l'Istituto è retto da im
Gonsiglio di Amministrazione italiano.
Pag. 580. Il laboratorio di Quarto funziona sopra tutto per
cura dei Dr. Brian e Mackenzie e dello scrivente; gli accordano
appoggio morale e piccoli sussidi alcuni Enti cittadini.
INDICE DELLE FIGURE
Pag.
1 — Un nuotatore : Acciujra 5
2 — Un volatore: Aquila . 6
3 — Suddivisioni del Mediterraneo 20
4 — Radiolario: PlanMonetta atlantica 25
5 — » Circospathis sexfurca. 26
6 — » Gorgonetta inirabilis 28
7 — Capo di Noli 52
8 — Schema dei fondi costieri 72
9 — Foraminifero : Hastigerina pelagica 84
10 — Ctenoforo: Cestus veneris 85
11 — Sifonoforo : Praya diphhyes 86
12 — Medusa: Chnjsaora mediterranea 87
13 — Cefalopodo: Thaumatolampas diadema 94
14 — Thaumatolampas diadema, coi fotofori in fun-
zione 94
15 — Cefalopodo: Sandalops melancìiolicus 96
16 — Cefalopodo: Bathothauvia lyromma 96
17 — Sviluppo dell'occhio in alcuni Pesci batipelagici
iChlorophtalmus productus, Bathypterois du-
bius, Benthosaurus grallator, Bathyviicrops
regis) 97
18 — Medusa : Rhopalonema vélatum 117
19 — Pesce batipelagico: Chiasmodus niger 121
20 — Foraminifero: Globigerina bulloides 125
21 ^ — • 1 : Orbulina universa 126
22 — Radiolario: Chromycrmma perspicuum 127
23 — » : AcanthometronpelhiciduTn, coi inio-
nemi contratti • 129
24 — JìadiolSirio; Acanthometrcmpelluciduvì, coi xnio-
nemi distesi 130
25 — Radiolario; Aulacantha scolymaniha 131
588 Indice delle figure
Pag.
Fig. 26 — Radiolario: Coelacantha ornata 132
» 27 — Tintinnidi: Tintinnopsis davidoffl, Tiniinno-
psis campanula, Dictyocysta templum 133
28 — Medusa: Cothylorhiza tuberculata 134
29 — Idroide: Obelia geniculata 135
30 — Meduse: Obelia geniculata, Aglaura hemistonia 136
31 — Sifonoforo : Diphyes 137
32 — Ctenofori: Pleurobrachia pileus 138
33 — Chetognato: Sagitia bipunctata e due larve di
Anellidi: Trocophora di Pólygordius e larva
di Spionide 139
34 — Larva pelagica di Gasteropodo, con aculei.. 140
35 — - Conchiglia di Eteropodo: Atlanta fusca 141
36 — Eteropodo: Pterotrachea muiica 143
37 — Pteropodo: Creseis acicula 143
38 — » : Cymbulia peroni 143
39 — Cefalopodo: Cyrrothauma viurrayi 145
40 — » : Chiroteuthis veranyi 146
41 — » : Euzygaena pacifica 147
42 — Fotofori di Cefalopodi batipelagici 148
43 — Copepodo: Copilia vitrea 151
44 — » : Sapphirina ovato -lanceolata 151
45 — Antipode : Phronima 152
46 — Schizopodo: Meganyctiphanes norvegica 153
47 — Larva di Squilla 155
48 — Larva Zoèa di un Peneide lór,
49 — » » » ). Gamberetto (Leander) ... 157
50 — » » » Galatkea 158
51 — » » » Calliaxis adriatica 160
52 — » Phyllosoma di Aragosta 161
53 — » Echinopluteus di Riccio di Mare 162
54 — » Ophiopluteus di Ofìuroide 163
55 — » Spatangopluteus di Spatangide 164
56 — Stadi di sviluppo di un Oloturoide 165
57 — Tunicato: Salpa democratica mucronata 168
58 — Doliolum denticulatum, vari stadi 170
59 — Sviluppo della Triglia di fango (Mullus bar-
batus) 174
59 bis — Sviluppo della Triglia di fango (stadi ulte-
riori) 176
60 — Murena {Muraena helena) 177
61 — Prelarve di Coriger vulgaris e di Ophisurus serpens 178
62 — Sviluppo della Sogliola {Solca vulgaris) 179
63 — Jj&Tva, d'nn Vìenronettide (Symphurus ligulatus) 180
Indice delle figure 589
Pag.
Fig. 64 — Mola (Urthayoriscus mola) 181
» 65 — Uova e larva di Trachypterus 183
» 66 — Larva di Trachypterus 184
» 67^ — Capo di Stomias boa 186
» 68 — Pesci batipelagici: Chauliodus sloanei ed Argy-
ropelecus hemigymnus 187
j> 69 — Larve stiloftalinoidi di Scopelidi 189
» 70 — Balenottera (veduta parziale) 193
71 — Diatomee planctoniche: Cosdnodiscus oculus-
iridis e Thalassiothrix frauenfeldi 197
72 — Peridinee planctoniche: Peridiniwn divergens,
Ceratium furca subsp. engrammum, Ceratium
massiliense 199
73 — Peridinea: Ornithocercus magnificus 200
74 — CoGCo\itotoTÌdee:Syracosphaeraprolongata,Rhab-
dosphaera claviger, Coccolitophora leptopora . . 201
75 — Isopodo abissale: Bathynomus giganteus 211
76 — Spugna silicea: Pheronema carpenteri 215
77 — Brachiopodo: Terébratula caput-serpentis . . . . 217
7 8 — Crinoide abissale: Metacrinus rotundatus .... 218
79 — Asteroide abissale: Brisinga coronata 220
80 — Erionide: Pentacheles sculptus 222
81 — Decapodo abissale: Neolitlwdes grimaldii .... 224
82 — Copepodo parassita di Pesci abissali: Rebe-
lula edwardsi 225
83 — • Macrurus atlanticus infestato da Rebelula ed-
wardsi 225
84 — Squalo abissale: Harriotta raleighiana 226
85 — Pesce abissale: Erettnophorus kleinembergi ... . 227
86 — Pesce abissale: Hymenocephalus italicus 228
87 — Pesce abissale: Macrurus sclerorhynchus 229
88 — Pesce abissale: Coelophrys brevicaudatus 230
89 — Coleottero: Ochtebius subinteger 235
90 — Copepodo: Harpacticus fulvus 238
91 — Rotifero Pterodina clypeata . 241
92 — Flagellati : Carderia subcordiformis e Cryptomo-
nas sp 245
93 — Attinia: Actinia equina e Cirripedi Chtamalus
stellatus 264
94 — Animale di Chtamalus estratto dal suo guscio 265
95 — Scoglio con Littorina punctata e L. punctata in
atto di strisciare 274
96 — Radula di Littorina neritoides 277
97 — Infusori commensali della Littorina: Anci-
strum cyclidioides e Scyphidia littorinae ... 278
590 Indice delle figure
Pag.
Fig. 98 — Granchio: Eriphia spinifrons 283
» 99 — Chela sinistra di Eriphia spinifrons 286
» 100 — Chela destra di Eriphia spinifrons 288
» 101 — Alga cloroficea: Acetabularia mediterranea . ^ . 294
» 102 — » » Halimeda tuna 295
» 103 — » feoflcea: Dictyopteris polypodioides . . . . 296
» 104 — » » Padina pavonia 297
» 105 — » » giovane Cystoseira mediterranea 298
» 106 — » rodoficea: Hypnea aspera 299
» 107 — » » : Halopithys pinastroides 300
» 108 — Idroide: Coryne muscoides 303
» 109 — r^olipo di Coryne muscoides colie gonoteche. 305
» 110 — Medusa strisciante di Clavatella 307
» 111 — Anellide sedentario: Spirorbis 309
» 112 — Giovane Terebellide strisciante 311
> 113 — Nudibranco: Oalinna pietà 314
» 114 — - Anflpodo: Caprella acanth Lfera, var. grandiniana 317
' 115 — Granchio: Acanthonyx lunulatus 319
» 116 — » : Maja verrucosa 321
» 117 — Un Pantopode: Pallene emaciata 323
» 118 — Stella di mare: Asterias glacialis 327
■) 119 — Diagramma di un Asteria rovesciata che si rad-
drizza 331
» 120 — Due pedicellarie del Riccio di mare comune . . 333
' 121 — Gasteropodi: Conus mediterraneus, Columbella
rustica, Cribbulaumbilicaris, Pisania maculo -
sa, Cerithium rupestre 335
" 122 — Gasteropodi: Cypraea lurida. Monodonta tur-
binata 335
» 123 — • Gasteropodo: Euthria cornea . 336
» 124 — ■ Cefalopodi: Loligo vulgaris. Sepia officinalis.
Octopus vulgaris 337
» 125 — Blennius paro 340
» 126 — Lepadogaster gouani 343
» 127 — Serranus scriba 344
» 128 — QsiSteropodi: Haliotis tuberculata, H. lamellosa 347
» 129 — Spugna: Axinella faveolaria 352
» 130 — Fondo a coralline con due Briozoi: Retepora
cellulosa e Myriozoum truncatum e un gran-
chio : PiluTnnus 353
) 131 — Pecten jacobaeus 357
') 132 — Molluschi: Fvsus rostratus, Cerithium vulga-
tum, Pecten opercularis, Saxicava arctica. . 359
■' 133 — GsiSteropodi: Murexbrandaris, Murextriincidus 360
Indice delle figure 591
Pag,
Fig. 131 — Granchio: Lunibrus angulifrons 362
» 135 — Tunicato: Cynthia papillosa 363
136 — Gattuccio (Scylliorhinus canicula) 364
137 — - Alcionario: Alcyonium palmatum 368
138 — Zoantario: Caryophyllia clavus 369
139 — Oloturoide: Stichoìyus regalis 370
140 — - Lamellibranclii : Avicula tarentina 373"
141 — Lamellibranco : Isocardia cor 374
142 — - Tunicato: Phallusia mentula (con nidamenti
di Fusus) 378
143 — Torpedine: Torpedo marniorata 379
144 — - Pesce forca {Peristedion cataphractum) 384
145 — Pesce trombetta (Centriscus scolopax) 384
146 — Argentino (Argentina sphyraena) 385
147 — Costruzioni del Vermello: Sahellaria (Her-
mella) alveolaia 390
148 — Echinoide: Echynocyamus pusillus 391
149 — Lamellibranco: Donax semistriatus 391
150 — Cardium tuberculatum che si rizza sul piede 393
151 — Sepiola che lancia l'inchiostro 395
152 — Gamberetto da sabbia: Crangon vulgaris ... 397
153 — Paguro da sabbia {Diogenes pugilator) 398
154 — Capo del Callionynius belenus 401
155 — Giovane getto di Posidonia in flore, con Brio-
zoi ed Alghe 411
156 — Idroide: Sertularia mediterranea e Briozoi:
Microporella malusii e Membranipora pi-
losa, su foglie di Posidonia 413
157 — Briozoo: Bugula 416
158 — Gasteropodo: Ilissoa variabilis 417
159 — Isopodo: Idotea hectica 418
160 — Cavalluccio marino (Hippocampus guttulatus) 424
161 — Nerophis ophidion, in posizione verticale . . . 425
162 — - Parte anteriore di Nerophis ophidion 426
163 — Giovane Corvina nigra 429
164 — Paguride: Catapaguroides timidus in con-
chiglia di Phasianella speciosa 436
165 — Paguride: Paguristes oculatus in Suberites . . 439
166 — Attinia: Adamsia rondeleti mentre afferra
una, Sepiola 441
167 — Isopodo: Zenobiana prisma^tca veduta dorsal-
mente nella sua cannuccia, e ventralmente 443
168 — Zefiobiana prismatica, di fianco. . 444
169 — Foraminifero : Discorbina bertheloti 449
592 Indice delle figure
Pag.
Fig. 170 — Foraminifero : Cornuspira involvens 450
171 — Idracnide marino: Pontarachna 453
172 — Cromatoforo del Crangon trispinosus 461
173 — Cromatofori deU'Idotea tricuspidata 462
174 — » del Loligo vulgaris 465
175 — Plesso nervoso nello strato a cromatofori del
Loligo vulgaris 467
176 — Acciuga {Engraulis enchrasicholus) 489
177 — Uovo di acciuga . . .' 490
178 — Giovanissime Acciughe (Gianchetti) 492
179 — Sardina {Clupea pilchardus) 493
180 — Sviluppo della Sardina 494
181 — Tonno (Orcynus thynnus) e sua larva 499
182 — Schema di una tonnara 504
183 — Pesce spada (Xiphias gladius) 508
184 — Capo di Anguilla normale ed argentina 512
185 — Metamorfosi dell'Anguilla 515
186 — Cefalo {Mugil cephalus) 523
187 — Orata {Chrysophrys aurata) 523
188 — Sarago {Sargus rondeletii) 524
189 — Salpa {Box salpa) 525
190 — Spigola {Làbrax lupus) 526
191 — Dentice (DerUex vulgaris) 528
192 — Triglia di scoglio (Mullus surmuletus) 529
193 — Cernia {Polyprion cernium) 529
194 — Nasello {Merlu^cius vulgaris) 531
195 — Rombo {Rhonibus maximus) <. 532
196 — Passera (Pleuronectes flesus var. italicus). . . . 532
197 — Sogliola {Solca vulgaris) 533
198 — Pagro {Pagru^ vulgaris) 535
199 — Capo della Triglia di fango {Mullv^ barbatu^) 536
200 — Ombrina {Uvibrina cirrhosa) 536
201 — Pesca col tartanone (schema) 540
202 — Paranze liguri in pesca (schema) 542
203 — Vapore da pesca 545
204 — Reti da plancton 562
205 — Rete a raschiatoio 567
206 — Redazze 568
207 — Draga per raccolte biologiche 569
208 — Gangano a staffe 570
209 — Impianto di un piccolo acquario 575
210 — Museo Oceanografico di Monaco 581
211 — Piccolo laboratorio marino di Quarto dei Mille 582
INDICE DEI NOMI DI ANIMALI E DI PIANTE
{Non sono ripetuti in guest' indice quei nomi specifici
che compariscono soltanto nella spiegazione delle figure)
Abraliopsis movisi, 149.
Acantarì, 114, 128.
Acanthometron pellucidum, 12S.
Acanthonyx lunulatus, 319,484.
Acantosoma, 154.
Acari marini, 451.
Acciuga, 5,122,180,191,489,
495, 550.
Acestes, 221.
Acetabularia mediterranea, 293.
Actinia equina, 268.
Adamsia rondeleti, 441.
Adamsia palliata, 438.
Aeolis, 313, 316,
Aeolis papillosa, 315.
Aglaura hemistoma, 133.
Alacari, 452
Alalunga, 498.
Alcionart, 365.
Alcyonium, 369.
Alcyionium palmatum, 367.
Alghe, 34, 41, 122, 302, 304,
308,460,470,484.
Alghe bentoniche, 24, 58, 59,
61, 68, 69, 70, 83, 203, 291.
Alghe pelagiche (planctoniche)
120, 127, 195.
Alicella gigantea, 210.
Alpheus, 396.
Amalopenaeus, 104.
Ammoniti, 17.
Amphorina, 315.
Anclstrum, 279, 280.
Anellidi, 4, 7, 59, 460.
Anellidi bentonici, '58, 70, 74,
122, 308,354,356,389, 404,
417, 441, 445.
Anellidi pelagici (planctonici)
e loro larve, 85, 139.
Anemonia sulcata, 271.
Anfibi, 7, 11, 254.
Antìpodi, 95, 152, 210,316,440,
453, 455.
Anomuri, 284.
Anomuri (larve di), 159.
Antozoi, 70, 207, 369.
Aphya pellucida, 491.
Apodi, 177, 512.
Aporrhais pespelecani, 359.
Appendicolarie, 120, 124, 165.
Aragosta, 284.
Aragosta (larve di) 86, 159.
R. ISSEL.
594
Indice dti nomi di animali e di piante
Arbacia jJustulosa, 76.
Arenicola marina, 389.
Argentina sphyraena, 385.
Argentino, 385,
A rgyropelecus hemigymnus
119, 188.
Aringa, 519.
Arnoglossus, 541.'
Artemia salina, 244, 259.
Artropodi, 16.
Ascidiai ^Phallusia), 37 7.
Ascidiacei, 70.
Astacuri, 284.
Asterie, 301, 328, 355.
Asterias glacialis, 327."
Asterina, 76.
Asterina gibbosa, 447.
Asteroidi, 360.
Asteroidi abissali, 206, 219.
Astice, 558.
Astropeeten aurantiacus, 355,
360.
Atlanta, 117, 142.
Atlaniidae, 113.
Attinialrossa (Att. equina), 268.
Attinie, 58, 90, 206, 434, 447,
473.
Aulacantha scolymantha, 128.
Auricularia (larva), 115.
Axinella, 352.
Axinus planafus, 217.
Avicula tarentina, 373.
Bacterl marini, 29, 35, 36, 116,
122, 195, 455.
Balaena biscayensis, 192.
Balaenoptera acuto - rostrata,
192.
Balaenoptera physalus, 192.
Balanoglossus, 24.
Balani, 41.
Balani (larve di), 155.
Balanus perforatus, 105.
Balena, 82, 121, 190, 192.
Balenottera, 121, 192.
Barchetta dì S. Pietro, 91
Bathynomus giganteus, 210.
Bavosa -crestata, 339.
Beroe, 136, 460.
Beroe forskali, 120.
Biso, 489.
Bivalvi ( — Lamellibranclii),
388.
Blenniiis, 76.
Blennius montagui, 341.
Blennius ocellaris, 483.
Blennius pavo, 339, 341.
Boga, 454.
Box salpa, 454, 524.
Box vulgaris, 454.
Brachiopodi, 17, 216.
Brachiuri, 284.
Brachiuri (larve di), 159.
Briozoi, 2, 3, 70, 74, 353, 356,
404, 412.
Brisinga coronata, 219.
Budego, 383.
Bugula, 415,
B ligula, 415.
Calamaio, 98
Calcinello, 391.
Calla, 315.
Callianassa, 284.
Calliaxis (larve di), SO.
CalUaxis adriatica (larve di),
159.
Callionymus belenus, 402.
Callionymus lyra, 403.
Camaleonte, 486.
Campanularia, 304.
Campanularie-Leptomeduse,
308,
Cannocchla, 155.
Indice dei nomi di aniniali e di piante
595
Capitone, 517.
Capodoglio, 82, 190.
Caprella, 316.
Caprella acanthifera, var. gran-
diniana, 31G.
Carcinus 7noena$, 282.
Cardium echinatutu, 392.
Cardium tuberciilatuni, 392.
Caridei, 422.
CariopJiyllia clavus, 3G9.
Carteria suhcordifortms, 215.
Cassidaria thyrrhena, 372.
Cassis, 441.
Castai^nola, 345.
Catapaguroides timidus, 436.
Cavalluccio marino, 423, 426,
427.
CVfalopodi, 17, 23, 37, 56,
58, 63, 205, 460, 464. 466,
471, 473, 474, 480. 185. 510.
530.
Cefalopodi bentonici, OS, 107,
336, 394.
( '(^falopodi i)elap:ici (planctoni-
ci), 85. 93, 95, 98. 108, 144,
471, 480.
Celenterati, 16, 102,124,131,
268, 303,349,367, 460.
Ccntriseun scolopuj', 385.
Centropages ti/picvs. 151.
Cerntìum, 92, 93, 198.
Cerìantliiis membranaceiis, 416.
CerUhiuin scabrum., 447.
Cerithiutn vulgatitni, 359.
CeritJiidea, 275.
Cernia, 528.
(.'estus veneris, 136, 460.
Cetacei, 5, 55, 82, 190, 202, 339,
510.
Chaetoceras, 196.
C/iauliodus sloanei, 188.
( lietognati, 85, 124, 139.
' liirononiidi (larve di), 451.
chlton, 346, 348.
Cliitc.uidi, 347.
Cldamaìus stellatus, 265.
Chrysophrys aurata, 522.
Cieclxe, 513, 516.
Cirripedi, 265.
Cirrothauma murrayi, 144.
Claihurella, 218.
Clavatélla, (medui^a di). 304.
Clibanarius, 284.
('Ubanarius inisantfiroj))i.i. \\o\ .
(Jlibariariiis rouxl, 431.
Cloroficee, 202, 293.
(Uupea pilchardus, 493.
Clupeidi, 180, 489.
Coccoli toforidee, 120, 201.
CoccólUophora , 201.
Coelacantha, 128.
Coelophrys brenicaìidatufi, 229.
Coleotteri, 5, 12, 234.
Collidi, 114.
Collosphaera, 117, 127.
C'ollozcmm, 117, 127.
dolumbéUa rustica, 334.
Cornatala, 571.
Cfynger vulgaris, 177. 513. 5 4 2 .
(Unius ■niediterraìieufi, 3;!1.
Cnnus festìidinaHus, 66.
Copepodi, 58, 59.
Cop'epodi bentonici, 453.
Copepodi parassiti, 224.
Copepodi ])clafiici(pla.netonioi),
83, se. 1 17. 120. 150.
Copili a, 15 1.
Coralli-, 2, 58, 74, 210, 417.
(Uyrallina offidmdiK, 298.
Coralline, 2, 3, 73, 75, 292,
350.
Corallo, 2, 3, 74, 353. 55S,
' Cordylophora lacustri^, 1 7 .
Comuspira involvena, 449.
Corvina nigra, 429.
Corydendrium, 77
Corymorpha, 133.
Coryne muscaides, 303.
Coscinodiscus, 196.
Cothylorlàza tuberculata, 132.
Cranchidi, 85, 145. 471.
Crangon, 396, 473.
596
Indice dei nomi di animali e di piante
Crangon trispinosus, 396.
Crangon vulgaris, 396.
Crenilàbrus, 427, 428.
Crenilàbrus pavo, 427.
Creseis, 85, 122.
Creseis acicula, 144,
Crinoidi, 218.
CHsia, 415.
Crostacei, 3, 7, 11, 17, 23, 37,
216,338,345,460,468,472,
485, 536.
Crostacei abissali, 207, 218,219
Crostacei bentonici, 58, 122,
260, 281,361,375,418,432,
453, 455, 572.
Crostacei pelagici (planctonici)
57,83,93,95,108, 121, 161,
202, 459, 483.
Cryptomonas, 245.
Ctenoforì, 16, 36, 69, 85, 92,
120, 124, 136.
Culex, 246.
Cyclops, 237.
Cyclothone, 118.
CymbuUa peroni, 144.
Cyìnodocea aequorea, 405.
Uynihia papillosa, 362.
Cypraea lurida, 334.
(Jyprina i sland Ica, 06.
Cystoseira, 291.
Daphnia pulex, var. óbtusa,2iZ
Decapodi, (Crostacei), 70, 104,
221, 260, 283, 433.
Decapodi (larve di), 92, 102,
113.
Delfini, 5, 190.
Dentalium, 372, 404.
Dentex vulgaris, 527.
Dèntice, 527, 530, 538, 550.
Diatomee, 24, 54.
Diatomee bentoniche, 301,310,
417.
Diatomee pelagiche (plancto-
niche), 54, 85, 114, 115, 116,
120, 123, 196.
Dictyopteris polypodioide^, 292,
294, 304.
Diaoflagellati, 198.
Diìiophysis homunculus, 200.
Diogenes, 434, 474.
IHogenes pugilator, 398.
Diphyes, 134.
Diphyes siéboldi, 116.
Diììlogaster róbustus, 242.
Discorbina bertheloti, 449.
Ditruììa, 404.
Dolioluin, 169.
Dolium galea, 372.
Donax semistriains, 392.
Donzella, 345, 427.
Doto, 315.
Drmnia vulgaris, 370.
Dromiacei, 284.
E
Echinocyamus pusillus, 391.
Echinodermi, 5, 6, 17, 24, 36,
70, 124, 207, 218, 354, 369,
391.
Echinodermi (larve di), 101.
Echinoidi costieri, 76, 332, 354.
391.
Echinoidi abissali, 213, 221.
Echinoturidi, 220.
Echinu^ acuiva, 354.
Echinus niicrotuberculaius, 76.
Ectocarpus, 448.
Efemera, 11.
Elasipodidae, 221.
Eledone, 337.
Eleuteria, 300.
Elysia, 315.
EoUdidi, 315.
Indice dti nomi di animali e di piante
597
Eufiraulis enchrasicolus, 489.
Epeira, 2.
Eretmophorus kleinembergi, 227
Erionidi, 222.
Eriphia spinifrons, 282, 285.
Eryon, 222.
Eryoneicus, 223,
Eteropodì, 54, 85, 120, 124,
141.
Eucharis midliconiis, 120, 137,
138.
Eucytharus, 541.
/'Junice, 354.
Eupagurus, 284.
Eupagurtis anachoretus, 437.
Eupagurus prideauxi, 435, 438.
Euphausia, 104.
Euihria cornea, 336.
Euzygaena pacifica, 147.
Exuviella laevis, 450.
F
Farfalle, 5.
Fasmidi, 289.
Fagianella, 447.
Favello, 282.
Feodarì, 114, 128.
Feoflcee, 292, 294.
Fierasfer, 371, 468.
Fierasfer acus, 371.
Fierasfer dentatu^, 371.
Fillopodi, 259. %
Fillosoma (larva) 159.
Fisalia, 90.
Fìseteridi, 190.
; Flagellati, 245, 281, 450.
\ Foche, 339,
Folade, 358.
Foraminiferi abissali, 214.
Foraroiniferi bentonici, 417,
441, 448.
Foraminiferi pelagici (plancto-
nici), 53, 54, 85, 116, 126,
202.
Funduliis, 471.
Fusus (nidamenti di), 377.
Fv^us rostratus, 360.
G
Gabbiani, 91, 483.
Gadidi, 226, 546.
Galateidi, 284.
Galathea, 284.
GallineUa, 383, 402.
Oalvina pietà, 313.
Gamberetti, 4, 57, 422, 442,
472, 538.
Gamberetti (larve di), 159.
Gamberetto da sabbia, 396.
Gambero, 284.
Gasteropodi, 432, 450.
Gasteropodi abissali, 217, 218.
Gasteropodi bentonici,70,273.
334,359,372,417,440,448.
Gasteropodi pelagici (plancto-
nici) e loro larve, 92, 141,
142.
Oebia, 284.
Qelidium, 297.
Gerris, 236.
Giancbetti, 491.
Olaucothoe, 433.
Globigerina, 53, 214.
Olobigerina bulloides, 54, 116,
126.
Gobius paganellus, 342.
Gonostoma denudatum, 188.
Gorgonetta mirabilis, 128, 129.
Gorgonia, 375.
Gorgonia verrucosa, 349.
Granchi, 209, 284, 318, 322,
338, 361, 400.
Granchi (larve di), 92, 159.
Grimaldichtys profundissimv^,
206.
Grongo, 117, 513, 542.
598
Indice dei nomi di animali e di piante
H
Halimeda, 293.
Ualiotis lamellosa, 348.
Huliotis tuberculata, 348.
Halobates, 236.
Halopithys jpinastrcddes, 298,
303.
Halosphaera viridis, 202.
Ilarpacticus fulvus, 237, 242,
249, 256, 257, 282.
HarrùMa raleighiana, 226.
Ileliases chromis, 345.
Hemiella alveolata, 389,
Uippocam%)us brevirostris, 423
Hippocampus guttulatus, 424.
Jlolothuria, 370.
Ilomarus vulgaris, 558.
Hydrophiliis piceus, 234.
Ilytnenaster, 219.
Hyalea, 117.
Hyalonema, 214.
HymenocephalusUalicus, 228.
Hyocrimis, 219.
Hyphalaster 2itt^f(iiii, 206.
Tlyjmea aspera, 296.
Iantina, 91.
Idotea, 442, 446.
Idotea hectica, 418, 421.
Idra, 17.
Idracnidi marini, 451, 452.
Idrofllidi, 234.
Idrofilo, 234.
Idroidi, 17, 132, 133, 302, 315,
410.
Idromeduse, 133.
Inachus, 209.
Infusori, 129, 245, 249, 253,
278, 303.
Insetti, 7, 11, 14, 289, 513.
Insetti marini (larve di), 451,
452.
Isocdrdia cor, 374.
Isopodi, 210, 260, 281.
Lsopodi parassiti, 441.
lulis, 345, 427.
lulis pavo, 343, 345. "^
lulis vulgaris, 342, 343, 345.
Labrax lupus, 526.
Labridi, 427, 474.
Labrus, 427.
Labrus turdus, 427.
Laòrus merula, 428.
Lambrus angulifrons, 361.
Lamellibranchi, 70, 210, 330,
355, 373, 391.
Lamellibranchi abissali, 217.
Lamellibranchi (larve di), 141.
Lasaea rubra, 355.
Latreillia, 209.
Leander, 396, 442, 472.
Leander (larve di), 159.
Lepadogaster, 402.
Lepadogaster gouani, 312.
Lepas, 375.
Leptocefali, 514, 517.
Ligia, 260.
Linmea, 12, 316.
Limulus, 63.
Lingula, 17.
Litodidi, 223, 284.
Litodomo, 358.
Littorina, 273.
LUtorina neritoidcs, 273, 277,
Littorina punctata, 273.
Lofobranchi, 423.
Lophius, 382, 383.
Lophius budegassa, 383.
Lophius piscatorius, 383.
Lophoelia, 216.
Lucerna, 527, 528, 530, 538.
Indice dei nomi di animali e di piante
599
Lucifer, 86.
Lupo, 526, 527.
Lygia, 455.
Lygia italica, 281, 282.
Lythophyllum, 350.
Lythothamnion, 350.
M
Macruridl, 228.
Macrurus, 224.
Macrurus coelorhynchus, 229.
Macrurus sclerorhynchus, 229.
Madrepore, 24, 216, 369.
3Iaja, 326, 477, 486.
Maja squinado, 361.
Maja verrucosa, 320, 361.
Marmotta, 285.
Meduse, 17, 82, 85, 90, 92.
Meduse Idroidi, 306, 308,
Meganyctiphanes norvegica,
118, 152.
Melobesia, 350.
Membranipora ptZoso , 4 1 2 , 4 1 4 ,
415.
Merlv^cius vulgaris, 226, 383,
530, 541.
>rerluzzo, 385, 530, 537, 541,
542.
Metacrlnus, 219.
Mola rotunda, 180, 182.
Molluschi, 12, 16, 37, 54, 66,
67, 75, 82, 85, 90, 91, 102,
122, 124, 141, 207, 216, 255,
256, 355, 403, 431, 536.
Molluschi (larve di), 92, 113,
140, 377, 470.
Monstrillidae, 58.
Mora mediterranea, 227.
Moscardini, 337.
Muggini, 522, 526, 527, 538,
539, 557.
Mugil cephalus, 522.
Mullidi, 528, 534.
Mullus, 402.
Mullus barbatus, 534, 536.
Mullus surmuletus, 528, 530.
Munida, 284.
Murena, 177.
Murenoidi, 512.
Murenoidi (larve di), 177, 514.
Murex, 76, 441.
Murex brandaris, 360, 438.
Murex trunculus, 360, 470.
Murice, 360.
Myctophum, 118.
Myriozoum truncatum, 353.
Mytilus edulis, 544.
N
Nasello, 226, 383, 530,537,541,
542, 550.
Nassa, 437.
Natica, 435, 437. i
Nauplius (larva) 155, 239.
Nautilus, 63.
Nectonema, 451.
Nematodi bentonici, 450.
Nematodi liberi, 242.
Nematodi parassiti, 513.
Nematodi pelagici (planctoni-
ci), 139, 451.
Nemertini bentonici, 354.
Nemertini pelagici (planctoni-
ci), 139.
Nereis, 441.
Nerophis, 423, 424, 426, 427.
Nerophis ophidion, 424.
Nudibranchi, 312, 418, 470,
481.
Obelia geniculata, 133.
Ochtebius, 234, 246, 257, 258,
282.
600
Indice dei nomi di animali e di piante
Ochtebins, quadricollis, 234.
Ochtebiua subiìdeger, 235.
Octopus vulgaris, 336.
Ofioplutei (larve), 114.
Ofisuro, 177.
Ofiura (ofluroidi), 70, 369.
Ofiura (larve di), 161.
Ofluroidi abissali, 219.
Oloturoidi (Oloturie), 70, 125,
370.
Oloturoidi abissali, 210, 221.
Olotui'oidi (larve di), 161, 165.
Oloturoidi pelagici (planctoni-
ci), 125, 161.
Ombrina, 530, 534, 536.
OpMoglypha lacertosa, 369,370.
Orata, 173,180,522, 527, 538,
550, 557.
Orca, 191.
Orecchia di mare, 348.
Orchestia gammarellus, 455.
Orcymis thynnus, 498.
Omithocercus, 200.
Ortotteri, 289.
Oscillatoria, 473.
Ostrica, 558.
Oxirinchi, 319, 320.
Oxygyrus, 142.
Pachygrapsus marviorattis, 260,
282, 287.
Padina pavonia, 294.
Pagellus centrodontus, 122.
Pagro, 114, 530, 534, 536, 538,
Pagrus vulgaris, 530, 534, 536.
Paguri (o Paguridi), 92, 218,
223, 284, 334,434, 442, 443,
444, 445.
Paguristes oculatus, 439.
Paguro da sabbia, 398.
Pagurus arrosor ( =striatus),
435, 440.
Palaemonetes, 477.
Palamita, 489, 511.
Palinuri, 284.
Pantopodi, 324.
Parago (vedi Pagro).
Paracentrotus Uvidus, 326, 332.
Parapagurus pilosimanus, 210,
223.
Passera, 532.
Patella, 267.
Pecten, 356, 393.
Pecten flexuosus, 358.
Pecten jacobaeus, 356.
Pecten opercularis, 358.
Pecten varius, 358.
Pelagia, 117.
Pelagothuria, 125, 161.
Peneidi (larve di), 157.
Pennaria, 77.
Pentacheles, 223.
Pentacrini, 17.
Pentacrinus, 219.
Percidi, 526.
Peridinee, 120, 198.
Peridinium, 92, 93, 199.
Periphylla dodecabostricha, 118
Peristedion cataphractum, 383, ì
384. 1
Pesce forca, 383.
Pesce luna, 180.
Pesce spada, 122, 489, 508.
Pesce trombetta, 385.
Pesci, 4, 5, 7, 9, 11, 32, 37, 38,
56, 67, 205, 255, 301, 460. i
*73, 474, 480, 481, 484, 530, ì
542.
Pesci bentonici, 70,123, 177,
207, 339, 363, 378, 400, 422,
521.
Pesci pelagici (planctonici), 58,
83, 93. 95, 98,102,108, 121,
180, 184, 202, 207, 459, 480,
483, 488, 522, 550.
Pesci (uova e larve planctoni-
che di), 173, 183, 188, 491,
493, 503,510,513,537.
Petrale, 541.
Indice dei nomi di animali e di piante
601
Peyssonnelia, 292, 408.
Phallusia mamillata, 377.
PhMlusia mentula, 377.
Pharyngella, 119.
Phasianella pullus, 447.
Plmsianella speciosa, 447.
Pheronema, 214.
Phronima, 152.
Physeter ìnacrocephalìis, 192.
Pianuzza, 178, 530, 532, 537,
550.
Picnogonldi, 324.
Pilumnus, 362.
Pinnipedi, 339.
Pinnotheres veterum, 373.
Pirosoma, 92.
Pisa corallina, 361.
Pisania maculosa, 334,
Planes, 486.
Planes minutus, 320.
Planorbis, 450.
Pleurotomaria, 218.
PleurotomaridJ, 217.
Pleuronectes flesus var. i^aZi-
cus, 532.
Pleuronettidi, 178, 179, 530,
541, 546.
Pleuronettidi (larve di), 178,
179.
Plutonaster bifrons, 219.
Polpo, 301, 336, 483, 572.
Polycheles, 223.
Polygordius, (larva di), 140.
Polyprion cemiuni, 528.
Pontarachna, 451, 452.
Pontosphaera, 201.
Poriferi, 16, 352.
Portunus, corrugatus, 400.
Portunus depurator, 400.
Posidonia (o Posidonia), 61,
73, 75, 361, 388. 403, 405,
417, 426, 438, 442, 447, 453,
484.
Posidonia caulini ( = P. ocea-
nica), 73, 405.
Praya, 135.
Prorocentruni micans, 200.
Pouchetia, 198.
Pseudorca, 191.
Pterodina clypeata, 240, 243,
246, 253.
Pteropodi, 54, 85, 121, 122,
124, 141, 144,
Ptero trachea, 91, 142.
Pterotrachea coronata, 142.
Pyrosoìna, 152.
B
Radiolarl, 24, 54, 83, 85, 117,
119, 127.
Ragno di mare, 322.
Raja clavata, 382.
Rana, 11.
Rana pescatrice, 383.
Rapaci, 5.
Razze, 226, 381, 382.
Rebelula, edwardsi, 224.
Regalecìis, 182.
Retepora, cellulosa, 353.
Rettili, 254.
Rhizostomapulmo, 91, 114,131.
Rhomboidichtys, 400, 401.
Rhombus laevis, 531.
Rhombus maximus, 531.
Rhopalonema velatum, 117.
Ricci di mare, 70, 76, 326.
Ricci di mare (larve di), 161.
Rissoa, 417.
Rissoa variabilis, 417.
Rissoella verruculosa, 264.
Rizopodi, 448.
Rododendro, 408.
Rodoflcee, 296.
Rombo, 178, 475, 530, 531,
537, 541, 550.
Rospo, 11.
Rossetti, 491.
Rotiferi, 240, 249, 255, 256.
602
Jndice dei novii di animali e di piante
Sabellaria (Hermella) alveo-
lata, 389.
Saffirine, 460.
Sagitta, 85, 120, 139.
Salmoni, 11.
Salmonidi, 185, 385.
Salpa (Pesce), 301, 454, 524,
527, 538, 539.
Salpa democratica -mucronata,
167, 169.
Salpa max ima- africana, 169.
Salpe (Tunicati), 85, 91, 92,
120, 123, 124, 167.
Sandalops melancholicus, 147.
Sapphirina, 86, 151.
Sarago (o Sarge), 114, 173,
522, 527, 538, 550.
Sardina (o Sardella), 12, 122,
191, 493, 560.
Sargassi, 69, 195.
Sargassum, 44.
Sargus annularis, 524.
Sargtis rondeletii, 524.
Sargus vulgaris, 524.
Saxicava arctica, 358.
Scaf epodi, 372.
Scalpellum, 375.
Scapholeberis mucronata, 236.
Schizoficee, 195.
Schizopodi, 92, 104, 118, 152.
Scifomeduse, 124.
Scili ari, 159.
Scolopendra, 3.
Scombro (o Scombero), 5, 180,
489.
Scombridi, 489.
Scopelus caninianus, 188.
Scopelus hmnboldti, 189.
Scorpaena porcìis, 429.
Scorpena, 114, 482, 539.
Scotoanassa translucida, 221.
Scyllium, 470.
Scyphidia littorinae, 279.
Sepiola, 394, 399.
Serrani (Serranidi), 342.
Serranus cabrilla, 342.
Serranus scriba, 342.
Sergesti di, 154.
Sertularia m,editerranea , 410,
414, 415.
Sifonofori, 85, 116, 124, 133.
Sillidi, 452.
Siphostoma typhle, 424, 426.
Sogliola, 178, 401, 475, 483,
486, 530, 533, 536, 541, 550.
Solca, 400, 533.
Solca vulgaris, 530, 533.
Solenocera, siphonocera (larve
di), 117.
Sparidi, 522, 527.
Spatangidi (larve di), 163.
Spatangus inermis, 355,
Sphaerechinus granitlaris, 354.
Sphaerozoum, 127.
Spigola, 526, 527, 550, 557.
Spionidi (larve di), 140.
Spirorbis, 308.
Spugne, 2, 3, 24, 70, 352.
Spugne, 2, 3, 24, 70, 352, 367,
417, 439, 558.
Spugno abissali, 209, 214.
SpumelJarì 114, 127.
Squali, 226, 228, 363, 542.
Squilla (larve di), 155.
Squilla mantis, 375, 376.
Stelle di mare, 206, 327, 332,
355, 360, 571.
Stelle di mare (larve di), 70,
161.
Stenorhynchus, 209.
Stenorhynchus longirostris, 322,
Stephanotrochus, 216.
Sternoptichidi, 185, 188.
Stichopus, 370.
Stiloftalmoidi (larve), 188.
Stomatopodi, 376.
Stomias, 187.
Stomiatidi, 185.
Strombus bubonius, 66.
Indice dti nomi di animali e di piante
603
,St!/lophtalmus pariuloxus, 190.
Suberites domuncula, 439.
Suìnphurus ligulatus, 179.
Si/ngnathus acus, 424.
Talassiuidi, 284.
Tapes senegalensiìi, 6G.
Tardigradi, 255.
Tenie, 5, 541.
Terebellidi, 310.
Terebratula, 217.
Testuggini, 339.
Tethys, 59.
Tetrapttirus belone, 509.
Thalassiothrix, 196.
Thynmis alalonga, 498.
Tintinnidi, 130.
Tomopteridi, 139.
Tonno, 103, 122, 180, 182, 489,
498.
Tonno bianco, 498.
Torpedine, 378, 382.
T or pedo ocellata, 380.
Trachino, 401, 402.
Trachimis draco, 401.
Trachiptcridi, 104.
Tradescanzìa, 463.
Trachurus, 131.
Trachypterus, 182.
Trachyrhynchus scaber, 228.
Treìkoctopus violaceus, 144.
Trigla, 383, 402.
Triglia, 173, 402, 550.
Triglia (larve di), 483.
Triglia di fango, 530, 534, 536,
541.
Triglia di fango (uova e larve
di), 175, 176.
Triglia di scoglio, 527, 528,
530, 536.
Trochi, 334, 417. 437.
Trochus, 437.
Trocofora, 85.
Trota, 385.
Trygon, 382.
Tubularie-Antomeduse, 308.
Tunicati, 16.
Tunicati abissali, 213.
Tunicati bentonìoi, 70, 82, 362.
Tunicati pelagici (planctoni-
ci), 82, 85, 165, 202.
Turritella, 437.
Turritella communis, 372.
Tursiops truncatus, 192.
u
Uccelli, 5.
Uccelli marini, 91, 123, 483.
Udotea, 408.
Ulva, 264.
Umbellularia, 216.
Umbrina cirrhosa, 534.
Veletta (oViiMhi),'.)], 117, 123.
135, 483.
Velella (larve di), 470.
Vermello, 389.
Vermi, 15, 16, 36, 58, 139,
207,354,451, 482, 513, 536.
Vermi (larve di), 113, 139.
Vertebrati, 24, 356.
Virbius viridis, 422.
w
Watasea scintillans, 150.
604
Indice dei nomi di aìiiniali e di piante
Xifosuri, 63.
Xilopagurus, 444.
Xiphias gladius, 509.
z
Zenobiana prismatica, 442.
Zoantarl abissali, 216.
Zoéa (larva), 157, 433.
Zooxantelle, 127.
Zostera, 388, 409, 426, 431,
453, 484.
Zosteracee, 24, 58, 61, 69, 70,
73.
Zostera marina, 405.
Zostera nana. 405.
Zanzare, 11, 246.
PUBBLICAZIONI
(londe provengono le figure non originali del libro.
(Sono poste fra parentesi quelle di seconda mano)
Fig. 4 e 5 da: Hakcker V., Tiefsee Radiolarien. Wissensch.
Ergebnisse d. Deutscb. Tiefsee Expedit., 14 Bd., 1908,
0 tiii : Il AECKFA.Wj.,Jiadiolaria. « Challenger Reports ». Voi.
18, 1887 (nella spiegaz. per errore 1867).
' 9. 17, 19, 39, 60, 68, 74, (76) 84, 144, 145, 192 da: Mur-
ray J, Hjort J., The depths of the Ocean, London,
Macmillan, 1912.
» 10, 138el88 dall' Acquarium neapolitanum, 7 Auflage,
Leipzig. Breitkopf u. Hartel, 1912. '
» 11 da: VOQT C, Jiecherches sur les animattx inférieurs de
la Mediterranée. Mém. Instit. Génevois, Voi. I, 1854.
» 12 dal TiER UND Pflanzenwelt der Nordsee.
» Ì'A, 14, 15 e 16 da: Chun C, Op. cit., v. bibliografia cap. V.
» 18 e 43 da: Lo Bianco S., Pelagische tiefseefischerei d.
Maja in der Umgebung von Capri. Jena, 1904.
» 23 e 24 da: Schewiakoff W., Beitrdge zur Kenntniss der
Radiolaria Acanthometrea. Mém. Acad. St. Péters-
bourg, XII, 10, 1902.
» 26 da: Borgert A., Die Tripyleen Radiolarien des Mittel-
meeres. Mitteil. a. d. zool. Stat. Neapel, Bd. 14, 1901.
» 28 da: Mayer Goldsborough A,, Medusae of the world.
Carnegie Institution Public, n. 109, Washington, 1910.
» 29 da: Herdman W. A.. Report of the Liverpool Movine
Biology Committee, Liverpool, 1902.
» 32 da: id. id. id., 1913.
» 40 da: Vérany J. B.. Mollusgues Méditérranéens. I. Ce-
phalopodes de la Mediterranée. Qénes, Ferrando, 1847.
» 41 da: ISSKI. R., Cefalopodi pelagici. Raccolte planctoni-
che fatte dalla R. Nave « Liguria » etc. Voi. 1. Pubbli-
^ caz. R. Istituto Studi Sup. Firenze, 1908.
606 Puhhlicazioni donde provfìtgovo
Fig. 42 B da: JouBix L., Op. cit., vedi bibliografia cap. I.
» 44 da: Steuer A., Op. cit., vedi bibliografia cap. IV.
» (52), (75), 116 e 152 da: Cauvian W. T., Op. cU., vedi bi-
bliografia cap. VII. (Nel testo la fig. 75 è data per er-
rore come proveniente dal Murray-Hjort).
» 57 0 58 da: Ci.aus C, Gkobbkn K., Lchihitch <ìcr zoolo-
<jir. Mail, ara, Ehvert, 1910.
'> 5U e 51) hi.<i (la: Lo Rfanoo S., Op. cit., vedi bililii).i;r;ifìa
cap. VI {V citazione).
' (j1 e 184 B da: (Ìiìv^^sl I!., r;y>, r/L, vedi bibliografia capitolo
XVII, 1^ citazione.
f<;2) e (180) da: KintKXBAUM C, Op. cit., vedi biblio-
grafia cap. XVII.
» iV?, da: Kyle H. M., Fiat ftshes. Rep. on the Danish Ocea-
nographlcal expeditions 1908-1910 to the Mediterra-
neaii aiid adjaccnt seas. Voi. 2, (lopenhagen, 1913.
" (55 da: Lo Bianco S. ()j). cit., vedi bibliografia ca]). VI
(2^' citazione).
'> ()() da: J acino A., Op. cit., vedi ]jil)liografìa cap. VI.
" 07 da: Zua.\rAYEH E.. Oj,. ril.. vedi bihlio-ratia. cai». VI.
■-• (J!) da: Ma'/z AltKT.l.l (J., SI adi sui pcsi-i Ixill iitldu'ici tldlo
sfnfJixJ! Mesf^iiKi. 1. Larve si ilnftal moldi di Si-njjrìidi r
loro mciaiiairfosi iniziaìi. " lìivista nieiis. di l'esca e
Idi-ohiolo^ia ». Anno 7. l'.)12.
'> 71A da: Scii.mii>t A., Atlas der l)iatnmacccnl:undc. ìiQì\t-
zig. 1874-1914....
71 B da,: VAX IIkuiick IL, S'irnopfiìs drs Diatmuécs dit
lielgiqiie. Auvers, 188(1 -S5.
» 72 A da: ScHiiTT F., l'cridi niaìcfi. Kn^-lei' u. l'rant! Na-
turi, l'flanzeufaniilicn, I Teil, 1 Abt. I>. T-eipzig, 1>90.
72 B e (Jda: Jòrgen.skn E., Z)/e Tc/v/Z/r//. Intcì^nat. \\v\ . d.
ges. Hydrobiologie u. Hydrograpliie, Suii|dcni. Bd., 4.
1910.
79 da: 1)K FoLix, Sous les mers {Camp, d'exploration du
<t TmvaiUeur » et du tTalisman»). Paris, Baillière,
1887.
» 80 tla: Smith S., Cnistacea (Part. I, Decapoda) « Blake »
Reports. Bull. Mus. Compar. Zoology. Voi. 10, 1882-
188;L
') SI da: MiLXi; P]i)\vart>s A., BoT'viKri E. L.. f'niMarés
drcaixxlcs jiroreiunit des camj, ai/ars da i/ac/if ^ ri/iron-
delle » Brachyures et Anoniures. Itcbult. dcs Uampagnes
seientif. de S. A. S. le Prince Albert I de Monaco, fa-
scio. 7, 1894.
82 e 83 da: Brian A., Op. eit., vedi bibliogr. cap. VII.
le figure non originali del libro 601
Fig, 85 da: Mazzarelli G., Studi sui pesci batipelagici dello
stretto di Messina. — Intorno allo Ereiniophorus Klei-
nembergi Oigl. « Rivista mens. di Pesca e Idrobiologia »,
Anno 7, 1912.
8G da: Gigliolt E., Issel A., Pelagos. Genova, Sordo-
muti, 1884.
S7 (la: VixcKJiEiiit.v I)., O^j. c<7., vedi bibliografia ca]). VII.
8S tlìi: Bhaueh a., ()p. rit., vedi bibliografia cai). VII.
■' 89, 90, 91 A, 91 B, 92, da IrfSEL R., Op. rit., vedi biblio-
grafia cap. Vili.
» 101, 102 da: Oltmans F., Op. cit., vedi bibliografìa,
cap. X.
" 113 da: Trinchese S., Op. cit., vedi bibliografia cap. X.
» 117 da: Dohrn A., Op. cit., vedi bibliografia cap. X.
» 119 da: Cole L. J., Op. cit,, vedi bibliografia cap. XI.
» 120 A da: Jammes L., Traile de Zoologie pratique. Paris,
Masson, 1904.
» 120 B da: Mortensen Th., Die Echiniden des Mittelmee-
res. « Mitteil. a. d. zool. Stat Neapel », Bd. 21, 1913.
» 121 da .Iaita G., / Cefalopodi del Oolfo di Napoli {Si.'ite-
ìiiatica). « Fauna u. Flora Neapel », Monogr. 23, 1890.
150 da: Poliman ri O., O^?. ci<., vedi bibliografia, cap. XIII.
» 15G da: Issel, R., Op. cit., vedi bibliografia, cap. XIV.
» (157 C) da: Emery C, Compendio di zoologia, Bologna
Zanichelli, 1911.
» 173 da: Matzdorff C, Ueber die Fiirbung von Idotea
tricuspidata. Jenaische zeitschr. Naturwiss. Bd. 10
1882.
" (174), (175) da: FuoHS R. F., Op. cit., vedi bibliografia,
cap. XVI (JV inler Stein) .
181 B da: Sanzo L., Op. cit., vedi bibliografia cap. XVII,
1^ citaz.
1S2 da: Pavesi P., Op. cit., vedi bibliografia cap. XVII.
186, 193, 195, 196 da: Cavanna, Op. cit., vedi biblio-
grafia cap. XVIII.
" 190, 197 da: Griffini A., Op. cit., vedi bibliogr. cap. XII.
» 203 da: Plfhn M., Op. cit., vedi bibliografia cap. XVII.
Per la concessione di riprodurre alcune figure rivolgo vive
grazie al prof. J. Richard (Monaco) e Mazzarelli (Messina),
agli editori Macmillan e Methuen (Londra) e Carnesecchi (Fi-
renze).
HOEPLI
Pubblicati a tutto Agosto 1917.
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proposito di diffondere la cultura; che
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trotecnico - Sovratensioni - Ricettario del elettricista.
Acetilene (L') e le sue applicazioni di S. Castellani
e U. Romanelli, 3» ediz. di pag. xx-335 e 115 illustr. . 4 —
Acido solforico, nitrico, muriatico, ecc.
(Fabbricaz. dell') di V. Vender, pag. VIII-312 «07 ine. 3 50
Accfua forte (L') di F. Melis- Marini, di pjg. 178, con
10 tav. e 15 prove originali 3 50
Acqua potabile (Condottura di), di P. Bresadola, di
p. xvi-334 e 37 fig 3 óO
Acque minerali e termali d'Italia di L. Tiou,
di pag. xxii-552 5 50
Acque minerali artlflclali, acque gazose, ecc.,
di M. GiUA, con 42 illustrazioni 2 -
Acqn» sotterranee e grlaclmentl minerali,
di ìk Grossi di pag. xvi-380, con 68 incis. e una tavola 4 50
Acr4»batica e atletica di A. Zucca, di pag. xxx-
267, 100 av. e 42 ine. . . 6 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
£0
L. C
Acustica rtfiizNicctle, di A. Tacchinardi, di p. xil-lSS
-^on 85 ine. 2 50
f^dalterazlonl del vino e dell'aceto di A. Aloi,
di pag. xii'^ e 10 incis 2 50
Aerostatica» Aei*onautlca« Aviazione di G. G.
Bassoli, p. vill-184 e 94 incis. (esaurito).
Ikflarl (Vademecum dell'uomo di), di C. Dompè, di
p. xii-472 (in ristampa)
Ag:g:lustatoi*e meccanico^ di F. Massero, di pag
xii-263 con 296 ine
— Vedi Acciai,
Agraria — vedi: Abitazioni animali - Agricoltore
Agronomia - Alimentazione del bestiame - Ampelo-
grafia - Catasto italiano - Computisteria agraria
Economia fabbricati rurali - Estimo rurale - Geo
metria pratica - Legislazione rurale - Macchine agri
cole - Mezzeria - Pomologia - Telemetria - Triango
lazioni topograficlie e catastali.
,aLSi>lcoltoi*e (Prontuario dell') e dell'Ingegnere agro
nomo, di V. Niccoli, 6* ediz., p. xl-588 e 41 incis.
>lkgri*lcoltoi*e (Il libro dell'). Agronomia, agricoltura,
di A. Bruttini. 3» ediz., di p. xxiii-464 con 313 tìgure 3 50
,^Srlmensui*a (Elementi di) di S. Ferrbri-Mitoldi,
2» edizione, di pag. xviil-324, con 240 incisioni . . 3 50
,ÀS>*onomla di Carbga di Muricce, 3» ed. (esaurito).
Agronomia e asri*icoltiu*a snodefna di G.
Soldani, 3» ediz., di p, viii-416 e 134 incis. . . . 3 50
Agricoltura — vedi: Botanica - Chimica agraria - Col-
tivazione piante tessili - Coltura montana - Concimi -
Elettricità (L') nella vegetazione - Floricoltura - Fru-
mento e mais - Frutta minori - Frutticoltura - Funghi
e tartufi - Gelsicoltura - Giardiniere - Insetti nocivi
5 50
- Insetti utili - Malattie crittogamiche delle piante
erbacee coltivate - Molini - Olivo ed olio - Olii ve-
getali, animali e minerali - Orticoltura - Piante e fior i
- Piante industriali - Pomologia artificiale - Prato -
Prodotti agricoli del Tropico - Selvicoltura - Tabacco
- Uva passa - Viticoltura.
Agr>*uinft<^oltisi*a In Italia (L') e nella Libia* di
E. Ferrari, di pag. xiv-228, con 35 tavole . . . 3 50
Albanese paWato. Cenni grammaticali e vocabo-
lario, proverbi, dialoghi, di A. Leotti, di p. 433 . . 4 SO
Alcool. Fabbricazione e materie prime, di F. Canta-
UESSA, 2» ediz., di p. xil-447 4 —
Alcool Industs^lale* di G. Ciapetti. Produzione e
applicazione, p. xii-262 e 105 figure . . 3 —
AlcooUsmo (L') di G. Allevi, di p. xi-221 . 2 —
AlHrebra complementai^e di S. Pincherle, 2 voi.
I. Analisi algebrica, 3» ediz. di p. viii-174 con 8 ine. I 60
II. Teoria delle equazioni, 3* ediz., p. iy-167 e 4 ine. I 50
Algebra elementai*e di S. Pinchbrle, 12^ ediz. di
p. vill-210 i 50
— (Éiercizi di) di S. Pincherle, 2* ediz., p. viii-135 . . I SO
Aiinaentazlone di G. Strafforello, di p. viii-122 . 2 —
alimentazione del bestiame di Menozzi e Nic-
cni.i^* .ftdiz ja--y,3Li-r4Q7 . ^. __ _ » 4 —
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. C
Alligazione (Tavole di) per l' oro e l' argento di F
Bdttari, p. xii-220 . . . . 8 "^o »" *■.
'fPf *??'■**•* ^^') ^* ^ FoRMENTi, di p. XXVni-324 *. ." 3 50
Alpi (Le) dì I. Ball, traduz. dì 1. Cremona, p. iv.l20 I sO
Alpinismo dì G. Brocherel, dì p. viii-312 i _
ABaatoi>e (L') dì oggetti d'arte e di curiosità di L. DE
Mauri, 2« edw , di p xv-720, (in ristampa)
of *?***i.^^ ^^ majoliclie e porcellane di L. De Mauri
A-iL."*'^/ ?' P^^; """"l^*^ ^®° ^30 incisioni e 43 tavole . 12 50
ABi minisi razioni comianali, provinciali e
2.'K«!1^h'?'^%?^' Segretari e aspiranti Segretari co-
A«^Ìi ' ^' « Mariani, di p. xxxii-979, legato in peUe 9 50
A»pelogri*afla. Viti per uve da vino e da tavola, di
G. MoLON, p. XLIV.1243, 2 voi. . «voia, ai
SSUfl «binaica qualitativa Ul ««stanze
minerali e organiche, di P. E. Alessandr/
An«n«i'Ì'f^' ?^ P^^- ^^^-^70 ^«° 55 incis el'tTefle' 5 »
Analisi cliiniioa <|»alitativa (Tabelle di) di F P
Treadwell. Ediz. ital. con un compendio di ricerche "'•^^
SifotP"'"^^^^ "^^^ J^""}^'^' ^^ "^ ce°«o s»"e soluzioni
titolate, per cura di G. Panizzon, di pag. vii-238 e nn
Analisi eliiniica c|«antitatlva pSnderaie e
volumetrica, di P. fi. Alessandri 2» edSiW
di pag. xx-e62 con 73 incisioni ... euizione,
— vedi - Urologia.
Analisi del vino, di M. Barth e E. Comboni. 2* ed
di p. XVM40 .... ' ' - __
^Tvr22f e^sf fncT**" comparate di R. BÉsta]
Anatomia microscopica, dì D. Carazzl' dì d xi-
211, con 5 incis > p. ai
Anatomia pittorica, di A. Lombardini, 4» edlz a
cura di V. Lombardini dì p. xii-195 e 56 incìs ' 9 _
Anatomia topografica eli C. Falcone, 3» ediz., di
p. XII-oo7 e 48 fig. .... 7 fii
^■*5*?"*'* vegetale di A. Tognini, d'i p. xvi-724 ' 3 !!
^^'fl'l?Ì*"** (^")' ^^ ^' Bandoni.' di pag xii-fye;
con 32 figure 2 M
^J?*"*^" •*» cortile. Polli, Tacchini, Fagiani, Òche,*
Conigli ecc., di F. Faelli, 2* ediz., di pag. xxiv-388.
con 56 incisioni e 19 tavole colorate . . 6 5i
Im^^'ÌV Colombi domestici - Coniglicoltura "- Fagiani
- Malattie dei polli - Pollicoltura - Uccelli canori
Animali domestici. — vedi : Abitazione degli - Cam-
mello - Cane - Cani e gatti - Cavallo - MaUile - Porco
Razze bovine - Suinicoltura - Zebra.
^"iflf M fr^^'^^^^ol*? «IcM'womo di F. Mercanti,
di p. iv-179, con 33 incis. . . I SO
— Vedi: Insetti delle case.
Antichità grecite, pubbliche, sacre e prl.
m-.T.*t^!.*** ^ INAMA, 2» ediz. di p. xv-224 e 19 tav. . 2 50
Antichità private del romani, di N. Moreschi
M JUU Mi-vnn <1I ^.^ ^ ■>p^.l. ■ta-* iTi _j . -..^
i 50
8 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L- «
Aiiticliitù i>ul>l»lfclie i*oniane, di I. G. Hubert
e W. Kopp, di p. xiv-324 3 -
Antologria pi*oveuaEale, di E. Portal, di p. YIII-674 4 50
Antologia stenogrs*aflca9 di E. Molina, (esaurito)
Anti*<»poloj^ia, di S. Sergi, in sostituzione del ma-
nuale esaurito, di G. Canestrini (in corso di stampa).
Antropologia crlmlnalet di G. Antonini, di pa<
gine viii-167 . . . . ' 2 —
Antropometi^l», di R. Livi, di p. viii-237 e 32 incis. 2 53
Ape latina. Dizionario di frasi, sentenze ecc., a cura
di G. Fumagalli, p. xvi-353 3 50
Apicoltui*a, di G. Canestrini, 8* ediz. ampliata, a cura
di V. AsPREA, pag. viii-239, con 55 ine. . . -. . 2 50
Appalti di opei*e pubbllclie, di A. Cuneo, di
pag. viii-571 5 —
Appareccliiatui*a del tessuti di lana, di G.
Strobino, di pag. viii-618, con 404 incisioni. . . 8 50
Appi*endista mecca nlco, di V. Goffi, di pagine
XVi-315, con 203 incisioni 3 —
Arabo parlato in Egritto. Grammatica e vocabo-
lario, di A. Nallino, 2» ediz., di pag. xxvi-531 . . 7 50
Arabo parlato in Libia. Grammatica e repertorio
di vocaboli e frasi di E. Griffini, di pag. lii-378 . 5 —
-- vedi: Grammatica Italo- Arabo. '"' "
Araldica (Grammatica), di F. Tribolati. 4* edizione
a cura G. Crollalanza (in ristampa).
— vedi: Vocabolario Araldico.
Araldica zootecnica di E. Caneyazzi, di p. xix-
342 e 43 incis 3 50
Arazzo (L'arte dell') (Gobelins) di G. B. Rossi, di p. xv- ,
239 e 130 iUustr 5 _
Arctaeologria e storia dell'Arte j^rreca di I.
Gentile, 3» ediz. rifatta da S. Ricci, (esaurito).
Archeologia — vedi : Atene - Antichità greche - Anti-
chità romane - Epigrafia - Paleografìa - Rovine Pala-
tino • Topografia di Roma.
Arcbltettura italiana antica e moderna, di
A. Melani. 5» ediz., di p. xxxii-688, con 180 tavole . 12 —
— vedi : Stili architettonici.
Archivista (L'), di P. Taddei, Man. teorico pratico,
di p. VIII-486 .5-
Arcbivisti (Manuale per gli), di P. Pegghiai, di pa-
gine vi-229 3 —
Argentatura — vedi: Enciclopedia galvanica - Galva-
nizzazione - Galvanoplastica - Galvanostegia - Metal-
locromia - Metalli preziosi - Piccole industrie - Ri-
cettario dell'elettricista.
Argentina (Repubblica), storia e condizioni geogra-
fiche di E. Colombo, di p. xii-380 3 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 7
L. G.
ArlAnaetlca pi*a.tlcAf di F. Panizza, 2"' ediz., di
p. viii-188. . . I 50
Aritmetica razlonalev di F. Panizza, 6» ediz., di
p. XIl-210 I 50
— (Esercizi di) F. Panizza, di pag. viii-150 . . . I 50
Aritmetica e seometfla dell' operalo* di E.
GlORLi. 5a ed., p. xil-239, 79 ine, 136 eserc, 150 probi. 2 50
Armi antlcbe (Guida del raccoglitore) di I. Gelli di
p. viii-389, 23 tav. e 432 incis 6 58
Armonia, di G. Bernardi, 2* ediz., di pag. xx-338 . 3 50
Aromatici e nervini nell'alimentazione, di
A. Valenti, di p. xv-338 3 —
Arsenico (L') nella scienza e nell'industria, di L. MaU-
RANTONIO, di p. xiI-256 2 50
Arte decorativa antica e moderna, di A. Me-
lani, 2* ediz. di p. xxvii-551, 83 incis. e 175 tav. .12 —
Arte del dire (Retorica) di D. Ferrari, 9^ ediz. di
p. XVi-340 I 50
Arte della memoria* Storia e teoria di B. Plebani,
2* ediz., di pag. xxvi-235 con 13 illustrazioni. . . 2 50
Arte nel mestieri di I. Andreani, in 3 volumi.
I. Il falegname, 2« ed. di p. 309, 264 incis. e 25 tav. 3 —
II. n fabbro, di p. viil-250, con 266 incis. e 50 tav. 3 —
III. n muratore, 2* ediz. di p. viii-273, con 235 incis. 3 —
Arti grraflclie fotomeccanlclie, di P. Comter.
4" ediz., di p. xii-228, 43 incis. e 8 tav 2 50
Asfalto (Fabbricazione e applicazione), di E. Righetti,
di p. vili-152 e 22 incis. (in ristampa).
Assicurazione (Manuale di), di G. Rocca, p. xix-634 5 50
Assicurazione In genewsHef di U. Gobbi, di pa-
gine XII-308 3 -
Assicurazioni sulla vita, di C. Pagani, di pa-
gine vi-161 I 50
Assicurazioni e stima danni aziende ru-
rali di A. Capilupi, di p. viii-284 e 17 incis. . . 2 50
— vedi : Matematica attuariale - Patologia infortuni lavoro
- Scienza attu-ariale.
Assistenza e terapia deg^ll ammalati di
mente, di M. U. Ma sin i e G. Vidoni, di p. viii-233 2 50
Assistenza Infermi, dì C. Galliano, 2»' ediz., di
p. xxiv-r48 e 7 tav. (esaurito).
Assistenza degli infermi — vedi : Epidemie esotiche -
Malattie infanzia - Malattie dei lavoratori - Malat. paesi
caldi - Medicatura antisettica - Medicina sociale -
Medicina d'urgenza - Medico pratico - Rimedi - Soc-
corsi d'urgenza - Tisi - Tisici e sanatori - Tubercolosi.
Assistenza del pazzi, di A. Pieraccini, e pref. di
E. Morselli, 2» ediz., p. xx-279 2 50
Astronomia, di J. N. Lockyer e G. Celoria. 5» ed.,
di p. xvi-275 e 54 incis I 50
Astronomia nautica, di G. Naccari, 2* ediz., di
p. XYi-348 e 48 fìg. 3 59
S ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
"~ h, «
Astronomia antico testamento, di G. V. Sghia»
PARELLI, di p. 204 I 50
Atene antica e moderna* Cenni, di S. Ambrro*
SOLI, di p. LV-170, e 22 tavole 3 50
Atlante greogrraflco storico d^italla, di G. Ga-
ROLLO, p. viii-67 e 24 tav 2 —
Atlan-te greo^raflco universale di R. Eiepert
e testo di G. GaroUo, di p. \iii-88 e 27 carte. 11» ed. 2 50
Attrezzatura navale» di F. Imperato, 2 volumi:
I. Attrezzatura navale, 6» ediz. dì pag. 570, con 423
fig. nel testo 6 50
II. Manovra delle navi a vela e a vapore, segna-
lazioni marittime, 5» di patt. xx-904, 294 ine. e 29 tav. 8 50
Antocromlsta (L'). fotografia a colori, di L. Pel-
lerano, di pa«c. xxxii-544 con 75 fig. e 38 tavole . 9 50
Autografi (L'Amatore di) di E. Budan, p. xiv-426 e
361 facsimili 4 50
Antografl (Raccolte e raccoglitori di), di C. Vanbiak- <
CHI, di p. xvi-376 e 102 tav 6 50
Automobilista (Man. del^ a guida pei meccanici con-
duttori d'automobili, di G. Pedretti, 3» ediz. di
p. xx-900 con 984 illustrazioni (in ristampa).
Automobili — vedi: Caldaie a vapore - Chauffeur - Ci-
clista - Locomobili - Motociclista - Trazione a vapore.
Avarie e sinistri marittimi» Manuale del liqui-
datore di V. Rossetto, p. xv-496 e 23 fig. . . 5 50
Aviazione (Aeroplani, Idrovolanti, Eliche) di E. Ga-
RUFFA, di pag. 650, con 548 figure 9 50
Avicoltura — vedi : Animali da cortile - Colombi - Fa-
giani - Malattie dei polli - Ornitologia • Pollicoltura
- Uccelli canori - Uovo di gallina.
Bacbl da seta» di F. Nenci, 4» ed. (in ristampa).
Balbuzie. Cura dei difetti d. pronuncia di A. Sala, di
p. viIl-214 2 —
Ballo (II). I balli di jeri, di I. Gavina. 3» edizione rive-
duta da G. Frangeschini, di pag. vili 253 con 103 fig. 2 50
Ballo (II). / balli d'oggi, di F. Giovannini di p. viii-183. 3 50
Bambini — vedi : Balbuzie - Malattie d'infanzia - Nu>
trizione del bambino - Ortofrenia - Rachitide.
Bandiere» Insegane e distintivi del princi-
pali Stati del Mondo, di F. Imperato, di pa-
gine xyi-220, con 50 tavole a colori 5 50
Barbabietola da zucchero* Storia, lavorazione»
ecc., di A. SiONA p. xii-225 e 29 fis; 2 50
Barbabietola da zucchero* Coltivazione di B. B.
Debarbieri, p. xvi-220 e 12 fig 2 50
Batteriolosria* G. Canestrini. 2» ed., (esaurito).
Beneficenza (Manuale della), di L. Castiglioni e G.
Rota, di p. xvi-340 3 50
Bestiame e agrricoltura In Italia» di F. Al-
berti. 2* ed. di U. Barpi p. xii-322, 47 tav. e 118 fig. 4 50
SLENGO DEI MANUALI HOEPLI 9
L. a-
Sestiame — vedi ai singoli titoli: Abitazioni di ani-
mali - Alimentazione del bestiame - Araldica zoo-
(iacnica - Cammello - Cavallo - Coniglicoltura - Igiene
veterinaria Majale - Malattie infettive - Polizia sani-
taria - Policoltura - Razze bovine - Suinicoltura -
Veterinario • Zebre - Zoonosi - Zootecnia.
Biftncfaieirla. Disegno, taglio e confezione di E. Bo-
netti. 4* ediz.. di p. xx-269 e 71 tav 6 —
egSsblei (Manuale della), di G. Zampini, 2« ediz. di pa-
gine. xx-312 3 —
tSll»llug:i*a.fla. G. Fumagalli 3& ed. interamente rifatta
di pag. 360, con 87 fig 4 50
ISÌI>lloteea.i*lo (Man. del), di G. Petzholdt, tradu-
zione di G. Biagì e G. Fumagalli, (esaurito).
BUIai^o (11) e 11 griuoco delle bocce, di I. Gelli,
3» edizione, di pag. xii'-197 e 80 illustrazioni. . 2 M
Bio§rrafia — vedi : C. Colombo - Dantologia - Diziona-
rio di botanica - Dizionario biografico - Manzoni -
Napoleone 1 - Omero - Shakespeare.
BSoIogria animale, di G. Collamarini, di p. x-428
e 23 tav 3 -
Slarra, fabbricazione, ecc., di S. Rasio e F. Samarani,
di p. 279 e 25 fig 3 58
BonlflccuElonl. Amministrazioni, ecc., di G. Mezza-
notte, p. xii-294 3 —
Bonificazioni (La pratica delle), di A. Fanti, di pa-
gine xx-368, con 75 ine 4 —
Borsa e valoi*! pubblici, di E. Bonardi di pa-
gine xxvi-916 7 50
Boscbl e pascoli. Storia, importanza idro-geologica,
ecc., di E. Ferrari, di pag. 380, con 15 tavole . . 3 58
Botanica, di I. D. Hooker-Pedicino N.,5a ediz. a cara
G. Gola, di p. xyi-144 e 74 fig. . . . . . I 68
Botanica — vedi ai singoli titoli: Ampelografia - Ana-
tomia vegetale - Barbabietola - Caffé - Dizionario di
botanica - Fisiologia vegetale • Floricoltura - Funghi
Jacca - Garofano - Giardiniere - Malattie crittogami-
che - Orchidee - Orticoltura - Piante e fiori - Piante
erbacee a seme oleoso - Piante industriali - Pomolo-
gia - Prodotti del tropico - Rose - Selvicoltura - Uv«
- Tabacco.
Solatalo (11). Fabbricazione e misura delle botti, di L.
Pavone, riveduto da A. Slrucchi, di p. 240, con 127 fig. S ~
Boyscout — vedi Scoutismo.
Bspomatolo&la. I cibi dell'uomo, di S. Bellotti, di
p. XV-251 3 50
Baddlsn&o, di E. Pavolini, di p. xVi-164 (esaurito).
Oakcclatore (Manuale del), di G. Franceschi, 5' edis.,
aumentata, di p. xvi-489 con 83 ine. e tavole schem. 5 50
CAflè. Suo paese e importanza, di B. Belli, di p. xxiv-
S95 e 48 tav 4 58
@»ffettlei*e e soi*bettle«*4Pt* di L. Manettt, di pe-
sine xil-311 e 65 fig (in ristampa).
10 ELENCO DEI MANUALI HOKPLI
L. $.
Calcesti«iizzo (Costruzioni in) ed in cemento armatOc
di G. Vacghelli, 5» ediz., di p. xiX-387 e 274 fig. '. 4 50
Calci e cementi, di L. Mazzocchi. 4» ediz., di pa-
gine xil-256 e 64 fig . 2 50
Calcolazioni mercantili e bancarie — vedi: Affari -
Calcoli fatti - Commerciante - Computisteria - Con-
tabilità - Interesse e sconto - Prontuario del ragio*
nieré - Monete inglesi > Ragioneria - Usi mercantili •
Valori pubblici.
Calcoli fatti. 90 tabelle di calcoU fatU di E. Quaio.
2* ediz. di p. xil-342 4 50
Calcolo del canali in tei*i*a e in muratura?
di C. Sandri, di p. VIII-3a5 3 50
Calcolo infinitesimale, di E. Pascal:
I. Calcolo differenz., 3» ediz. (in ristampa).
IL Calcolo integrale, 3* ediz., di p. viii-330, 16 ine. 3 —
III. Calcolo delle variazioni e delle dis: finite,
p. XIl-300 (in ristampa)
— Esercizi critici di calcolo differenziale e integrale, di
E. Pascal, di p. xvi-275 - . 3 «
Calcolo infinitesimale — vedi ai singoli titoli: Deter*
minanti - Funzioni analitiche - Funzioni ellittiche •
Gruppi di trasformazione - Matematiche superiori.
Caldaie a vapore e istruzione ai conduttori, di L.
Gei, 3» ediz. di p. xvi-474 e 282 fig 4 —
Calderaio pratico e costruttore di caldaie a vapore,
di G. Belluomini. 2* ediz., di p. xii-248, con 220 ine. 3 —
Calligrrafla* Cenni storici e insegnamento di H. Per-
cossi, 2* ediz., di p. xii-151 e tav. . . " . . 5 cO
Calore, di E. Jones, trad. Fornari, p. 304 e 88 fig. . 3 —
Camera di Consiglio Civile, di A. Formentano,
di p. XXXII-574 4 50
Cammello (II) di E. Plassio, di pag. xii-3Ó3 con 2 tav. 3 -
Camplcello scolastico (II). Agricoltura pratica pei
maestri di Azimonti e Campi; di p. 186 e 126 incis. . I 50
Candele (L'industria delle). Estrazione e purificazione
della Glicerina, del Dott. V. Scansetti di p. 450 e. 98 ine. 6 —
Cane (II), razze, allevamento, ecc., di A. Vecchio, 3» eA.
con appendice " Le malattie dei cani , di P. A. Pb«
SCE, di p. xx-521 e 168 incisioni nero e colori . . 3 50
Cani e j^atti, costumi e razze, di F. Faelli, di p. xx-
429 e 153 fig 4 SO
C^ncttaggrio, del Gap. G. Groppi, di p. xxiv-456, 387
incis. e 91 tavole 7 50
Cantiniere (II). Man. di vinificazione di A. Strucchi.
4* ediz., di p. xii-260 e 62 incis 2 —
Canto (II) nel ilio meccanismo, di P. Guetta, di p. rm-
253 e 24 incis. (in ristampa).
Canto (Arte e tecnica del), di G. Magrini, di p. vi-168 2 —
Canto gresToriano, di A. Ottolenghi, di p. xvi-1 9 2 —
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 11
L. C.
CAontcbouc e g;utta:pei*ca9 di L. Settimi, di pa-
gine xvi-253 e 14 ili —
Capitauo niarittiiiio (II) di G Albi, pag xxiv-665 con
13 Gg., 2 quadri fuori testo, 16 tav. a colori e un Di-
zionario commerciale marittimo in 5 lingue . . 8 50
Caponi»i^ti*o (Man. del). Impiego di materiali idrau-
lici-cementizi, di G. Rizzi, 3* ediz., di pag. xvi-433 e
32 incisioni nel testo
Capomastro (II) pi*a.t|co, G. Yivarelli (in lavoro).
Capo^meccanico (II). Nuovo trattato di meccanica in-
dustriale, di S. Dinaro, di pag. 783, con 536 fig. . . 6 50
GappeUaio. di L Ramenzoni, di p. xii 222 e 68 incis. 2 50
Carboni fossili Inglesi) Coke, A^g:Ioinei*atl,
di G. Gherardi, di p. xii-586 e 5 carie geogr. . . 3 -
Carni conservate col freddo artiflclale* di
V. Ferretti, di p. xvi 499 e 83 fig 5 —
Carta (Industria della), di L. Sartori, di p. 329 e 106 ine. 5 50
Carte fotog^rallclie. Preparazioni, ecc. di L. Sassi,
p. Xil-353 3 50
Carte uia^lclie (Le), Giuochi di destrezza, di Ph.
De-Frank, di pag. xii-148 con 36 illustrazioni . . 2 50
Cartojsrratla. Teoria e storia di E. Gelgigh, di p. vi-
257, con 36 fig 2 -
Cartografia — vedi ai singoli titoli: Catasto • Celeri-
niensura - Compensazione errori - Disegno topogra-
fico - Estimo - Lettura delle carte - Telemetria - To-
pografia - Triangolaziodi.
Casa dell'avvenire (La). Vade-mecum dei costrut-
tori, ecc. di A. Pedrini, 2* ed. di p. xvii-917 e 445 fig. 9 50
Casaro (Man. del), di L. Morelli. Fabbricazione del
burro e del formaggio di p. xil-258 con 124 incis. . 2 50
Case operaie — vedi : Abitazioni popolari • Casa del-
l'avvenire - Casette popolari - Citta moderna - Fab-
bricati civili - Progettista moderno.
Caseificio, di G. Fasgetti, storia e teoria della lavo-
razione del latte, di p. xx-650 (in ristampa)
Casette popolari, villini economici e abitazioni ru-
rali, di I. Casali 4aediz, ai pag. viii-508.con 570 fig. 6 50
Catasto Italiano, di E. Bruni (in ristampa).
Catrame (II) e suoi derivali di G. Malatesta, di pag.628,
con 180 fig 7 50
Ca valli (L'arte di guidarli) di C. Volpini, di pagine
xxiv-216 e 100 illustrazioni . . . , . . 4 —
Cavallo (II), di C. Volpini, 5» ediz., di p. xx-543, con
93 fig. e 43 tav. a cura di A. Gianoli . . . . 7 50
— (Proverbi sul) raccolti da C. Volpini, di p. xix-172 . 2 50
Cavi telegrafici sottomarini, di E. Jona, di
p. XVi-338 e 188 fig 5 50
Celerimensiira e tav. logarit. di F. Borletti. 2'
edizione, di pag. xvi-298 e 30 incisioni . . . . 4 —
Celerlmensura (Tavole di) di G. Orlandi, di p. 1200 18 —
Cellulosa, celluloide, ecc., di G. Malatesta, di
D. vill-176 2 —
Cemento armato — vedi : Calcestruzzo Calci e cementi
- Capomastro - Mattoni - Vocabolario tecnico voi. VIII.
TZ ELENCO DEI MANUALI HOEPLl
L. C.
Centrali elettriche — vedi: Correnti alternate - Elet-
trotecnica - Iliuminaz. elettrica - Ingegn. elettricista.
Ceramiche ~ vedi: Prodotti ceramici - Maioliche e
Porcellane • Fotosmaltografia applicata alle.
Cere — vedi: Imitazioni e succedanei - Industria stea-
rica - Materie grasse - Merceologia tecnica - Ricet-
tario industriale.
Cbauffeui* (Guida del) e conducente d'automobili, e di
motori d'aviazione di G. Pedretti. 4» edizione di pa-
gine 980 con 905 illustraz., (in ristampa).
Ctaaiiffeui* di se ste<9so« Man. pratico ad uso di chi
guida la propria automobile senza chaufifeur, di G. Pe-
dretti 2* ediz. di pag. 495. con 336 fig. e 12 tavole . 6 50
dilmlca, di H. E. Roscoe, 7» ediz. a cura E. Ricci, di
pag. viii-238 I SO
Cbimlca (Storia della) di E. Meter. Ediz. itaL a cura dei
Dott. U. e G. GiUA e pref. I. Gutreschi, di pagine xxvni-721 7 50
Ctkimlca a.gri*ai*ia, di A. Aducco, 3* ediz. di pag. 572 4 —
Chimica agraria — vedi : Adulterazione vino - Alcool -
Birra - Casaro - Caseifìcio - Cognac - Densità dei
mosti - Distillazione vinacce - Enologia - Fecola •
Fermentazione e fermenti - Fosfati - Humus - Li-
quorista - Malattie vini - Terreno agrario - Zucchero.
Cblmlca analitica, di W. Ostwald, trad. di A.
Bolis, 2» edizione, di pag. xvi-296 2 50
Chimica applicata alla igiene — vedi: Analisi chimica
qualitativa - Bromatologia - Chimica clinica - Chimica
legale - Chimica delle sostanze alimentari - Dislnfe-
zioni - Elettrochimica - Farmacista - Igienista - Reattivi
e reaz. - Spettrofotometria - Urina - Urologia - Veleni.
Chimica applicata alle Industrie — vedi : Acido solfo-
rico - Alcool industriale - Alluminio - Analisi volu-
metrica - Birra - Chimica sostanze alimentari, colo-
ranti - Chimico - Conservazione prodotti, sostanza -
Colori e vernici - Distillazione legno - Enologia •
Esplodenti - Gas illuminante - Industria della carte,
frigorifera, saponiera, stearica, tartarica, tintori» •
Metallocromia - Merceologia - Pirotecnia - Prodotti e
procedimenti - Ricettario domestico, dell'elettricista,
industriale - Sale e saline - Soda caustica - Specchi -
Tintore - Vetro - Zolfo - Zncchero.
Gblmlca cllnica, di R. Supino (in ristampa).
Cblmlca fotog:i*afica, di R. Namias, di p. xii-230 . 2 50
Cblmlca ledale (Tossicologia), di N. Valentini, di
p. Xii-243 . . . 2 50
Cblmlca delie sostanze alimentari» ad oso
dei Medici, dei Farmacisti, ecc., di P. E. Alessandri.
2» ediz. di p. xv-627, due tav. e 149 incis. . . 5 50
Cblmlca delle sostanze coloranti. (Tintura d.
fibbre tessili di A. Pellizza, di p. viii-480 . . . 5 50
Cbimico (Man del) e dell'Industriale di L. Gabba, 5*
ediz. colle tavole di H. Will di pag. xxiv-588 . 6 50
Gtalromanzla e tatuag^^lo» di G. L. CerghiarI}
di p. xx-232 e 60 ili * 50
ELENCO DEI ìIaììVaU HOÈPL! ' !i
L. f.
C]lili*ai*j^la operativa* di R. Stecchi e A. Cardimi,
di p. viii-322, con 118 ine 3 —
Cliltai*i*a (Studio della), di A. Pisani, di p. xyi-138,
52 fig. e 27 esempi 2 —
Cibi — vedi : Aromatici - Bromatologia - Carni conser*
vate - Conservazione sostanze alim. - Macelli moderni
- Gastronomo moderno - Pane - Pasticciere - Paiti-
ficio - Patate - Tartufi e funghi.
Ciclista (Manuale del), di U. Grioni, 3* ediz., di p. XTI'
496, 285 incìs. e 8 tav 5 —
C^neiiiatogri*£ifla (Guida pratica della) di V. Mariani,
di pag, xxiii-312, con 151 illustraz 4 -
Città moderna, (La), ad uso degli ingegneri, di A.
Pedrini, di p. xx-510, 194 fig. e 10 tav 5 —
Città (Costruzione delle) di A. Caccia, di pag. 299 con
270 incisioni . . 4 50
Classificazione delle scienze» di C. Tri vero, di
p. XVl-292 3 —
Climatologia, di L. De Marchi, di p. x-29i e 6 carte i 59
Codice del bollo. Testo unìc<bf^^Qommenlato da E.
Corsi, di p. c-564 .... '^" 4 61
Codice cavalleresco Italiano, di J. Gelli, 12*
ediz. di pag. 336 3 50
Codice civile del Regino, riscontrato e coordinato
da L. Franchi, 6» ediz. con appendice, p. 243 . . I 50
Codice di commercio, riscontrato da L. Franchi,
6» ediz. di p. 208 I 60
Codice dogranale Italiano, commentato da E.
Bruni, di p. xx-1078 . 6 50
Codice dell* iu^e^nere Civile, Industriale,
Navale, Elettrotecnico, di E. Noseda, 2» edi-
zione rifatta, di pag. xxrv-1005 9 50
Codice nuovo del lavoro. Manuale di legislazione
sociale, di E. Noseda, di pag. xxiii-605 . . . . 6 50
Codice di marina mercantile, 4» ediz a cura
di L. Franchi, di p. iv-290 I 50
Codice penate e nuovo codice di procedura
penaSe, a cura di L. Franchi, 4* ediz., di p. iv-209 I 50
CjOdiee penale per l' esercito e penale militare
marittimo per L. Franchi, 4* ediz. colle disposizioni
emanate per la Guerra di p. 240 . . . . I 50
Codice del perito misuratore, di L. Mazzocchi
e E. Marzorati, 3» ediz., di p. vni-582 e 18 ili. . . 6 50
Codice di procedura civile, riscontrato da L.
Franchi, 3 ediz., di p. 181 I 50
Codice del teatro, di N. Tabanelli, di p. xyi-SaS 3 —
Godici (I cinque) del Regno d'Italia (Civile - Procedura
civile - Commercio - Penale e nuovo Codice di Pro-
cedura penale), edizione Vade-mecum, a cura di L.
Franchi, 6» ediz., di pag. 902, legatura imitaz. pelle . 6 50
Codici e legrg;l usuali d' Italia, riscontrati sul
testo ufficiale e coordinati e annotati da L. Franchi,
raccolti in sette grossi volumi legati in pelle.
14 ELENCO DEI MANUALI HOEPLl
' L. C
Voi. I. Codici — Codice civile - di procedura
civile - di commercio - penale - procedura penale >
della marina mercantile - penale per l'esercito - pe-
nale militare marittimo (otto codici) 4» ed. (in prepar.)
Voi. II. Leggi usuali d'Italia. Raccolta coordinata
di tutte le leggi speciali più importanti e di più ri-
corrente ed estesa applicazione in Italia; fìecreti re-
golamenti, ecc. Parte I. Dalla voce ' Abbordi di mare ,
alla voce • Croce rossa ,. 3* ediz. di pag. xii-1320 . 12 50
— Parte II. Dalla voce "Dazio consumo, alla voce "Mu-
tuo soccorso, 3» ediz. pagine 1321 a 2744 . . 12 50
— Parte III. Dalla voce "Navigazione interna, alla voce
" Stazzatura , pag 2725 a 3(305 12 50
— Parte IV. Dalla voce " Strade ferrate , a fine (in corso
di stampa)
— AppeiKliec alla 2* ediz. Le leggi dal 15 «viaggio 190i ai
1° gennaio 1911, ai p. 1910 a due colonne, legatura
in tutta Delle . . IO 50
Voi. III. Leggi e /esnvenzlonl sui diritti d'autore,
raccolta generale delle leggi italiane e straniere di
tutti i trattati e le convenzioni esistenti fra l'Italia ed
altri Stati. 2' ediz. di p. viii-617 6 50
Voi. IV. Leggi e convenzioni sulle privative in-
dustriali. Disegni e modelli di fabbrica. Marchi di
fabbrica e di commercio. Legislazione italiana e stra-
niera. Convenzioni fra l'Italia ed altri Stati, di pa-
gine vill-1007 6 50
C3oe:iiac. Spirito di vino e distillazione delle fecce e d.
vinacce, di Dal Piai-Prato. 2» ediz. a cura di A. F.
Sannino, di p. xii-210, con 38 incis 2 —
Ooleottei*! italiani, di A. Griffini, di p. xyi-334 e
215 incis 3 -
OoUaiulazione di materiali, di V. Goffi, di p. xv
260, 25 incis. e 8 tav 3 50
Golle animali e vegretali, gelatine e fosfati d'ossa,
di A. Archetti, di p. xvi-195 ^ 50
Colombi domestici e colombicoltui*a, di P.
BoNlzzi, 3» ediz., di p. x-212 e 26 fig 2 -
C3olonie. Manuale coloniale, di P. Revelli, pubblicato
per cura della Società di Esplorazioni Geografìclie dì
Milano, di pag. xii-240 3 50
Colonie. Elenco delle località abitate nelle Colonie ita-
liane, di C. Triverio, di pag. iv-66 con 4 carte geogr. I 50
Coloi*! (La scienza dei) e la pittura, di L. Guaita, 2»
ediz., di p. iv-368 3 —
Colori e vernici, ad uso dei pittori di M. Meyer e P.
BoNOMi Da-Ponte. 5» ediz. del Man. Gorini-Appiani
di pag. xvi-308 con 39 incisioni . . . -. . 3 —
Colori e vernici (Industria dei). Materie prime, fab-
bricazione, applicazioni, di E. Rizzini, di pag. xvi-564,
con 142 fig. e 10 tav 6 50
Coltivazione industriale delle piante aro-
matlclie e medicinali di C. Craveri, di pa-
gine xxix-307 - 75 incisioni e 24 tavole a colori . 8 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLl
L. C.
Ooltara montanct, di G. Spampani, di p. viii-424 •
171 incis 4 50
Gominerclaiite (Manuale del), di C. Dompé, i» ediz.»
di p. 768 6 05
Commercio (Storia del) di R. Larice, 2» ed., p. xii-299 3 —
Commercio — vedi ai singoli titoli; Affari - Codice di
comm., doganale - Corrispondenza - Geografia econo-
mica, commerciale - Produzione e commercio vino -
Scritture affari - Storia del Comm. - Usi mercantili.
Commissario giudiziale — vedi : Curatore dei fallimenti.
CJompensazloBie de^ll ei*i*oi*l e rilievi geam
detldf di F. Grotti, di p. iv-160 . . . . . 2 —
Composizione delie tlote nella pittura a
olio e ad acquerello, di G. Ronchetti, di pa-
gine viii-186 2 —
Computisteria, di V. Gitti: Voi. I. Computisteria
commerciale, 8» ediz. di p, vii-206 (in ristampa)
— Voi II. Computisteria finanziaria, 6» ediz., p. viii-157 f 50
Computisteria agrrarla, L. Retri, 3» ed. p. vii-210 i 50
Concia delle pelli. L'Arte del conciatore, del cuoiaio
e del pellicciaio, di G. Venturoli. 4» ediz., del Ma-
nuale di G. Gorini, di pag. xvi-206 2 50
Concia e tintura delle pelli, di V. Casaburi, di
pag. 445 e XXX tabelle 4 50
Conciatore (Manuale del) di A. Gansser, di pagine
XXlv-382 con 22 incisioni e 2 tavole 4 50
Conciliatore (L'ufficio di Conciliazione) di C. Capa-
LOZZA, di p. XLiil-461, con 144 formule di atti . . 4 50
Concimi, di A. Funaro, 3» ediz. di p. viii-306 . . 2 50
Condottura d' acqua potabile, di P. Bresa-
DOLA, di p. XV-334, con 37 fig 3 50
Congelamenti. Patogenesi e cura del Maggiore Medico
P. Casali e Capitano Me lico F. Pullè, con prefazione
Prof. Luigi Devoto, di pag. xvi-365, con 117 illustrazioni 6 50
Conlfere (Le), da rimboschimento, di C. Cra-
veri, di pag. xu-322, con 85 figure 4 —
Conlf^llcoltura pratica, di G. Licciardelli, 5*
ediz., di pag. xx-321, 116 fig. e 12 tavole colorate . 3 50
Conser-vazlone delle sostanze alimentari,
di G. Gorini, 4» ediz. a cura Franceschi e Venturoli,
di p. viii-231 2 -
Conservazione prodotti agrrarl, di C. Mani-
cardi, di p. XV-220 2 50
Conserve alimentari (L'industria delle) di G.
D'Onofrio, di pag. xx-654, con 165 incisioni . 5 50
Consigli pratici — vedi: Assistenza infermi - Caffet-
tiere - Infortuni lavoro - Liquorista - Medicina d'ur-
genza - Pasticciere e confettiere - Ricett. domestico ■
Ricett. d. elettricista - Ricett. fotografico - Ricett. in-
dustriale - Ricettario industrie tessili - Ricettario di
metallurgia - Soccorsi d'urgenza - Special, medicinali.
Consoli, Consolati e Diritto consolare, di M.
Arduino, di p. xv-277 3 —
Consorzi difesa del suolo. Idraulica, rimboschi-
mento, di A. Rabbeno, di p. viil-296 . . . . 3 —
Contabilità aziende rurali, di A. Db Brun, di
p. XIv-539 4 50
16 ELENCO DEI MANUALI HOBPLI
"~~~ L. C.
Contabilità i>aiicai*la, di A. Falco, di pag. xii-289 4 50
OontabUltà comunaley di A. De Brun, 2» ediz.,
di p. xvi-850 5 50
Gontabllltà dlomestlca per le famiglie e le scuole,
di O. Bergamaschi — vedi Ragioneria domestica.
Contabilità e amministrazione Imprese
elettrotecnlcbe, di F. Miola, di p. xvi-262 . 3 —
Contabilità grenerale dello Stato, di E. Bruni
4» ediz., di p. xvi.457 3 —
Contabilità — vedi: Computisteria commerciale, Finan-
ziaria, Agraria - Contabilità comunale, domestica -
Contabilità generale dello Stato - Interessi e sconti -
Logismografia - Paga giornaliera - Ragioneria - Ragio-
neria delle Cooperative, Industriale, pubblica -
Scritture d'affari - Società di mutuo soccorso.
Contrappunto, di G. Bernardi, di p. xyi-238 . . 3 50
Contratti e collaudi di lavori edili, di F. An-
dreani, di pag. xvi-355 3 53
Conversazione Italiana neo-ellenica, di E.
BRIGHENTI, di p. XII-143 2 —
Conversazione Italiana-tedesea, di A. Fiori e
G. Cattaneo. 98- ediz., di p. viii-484 . . . . 3 50
Conversazione francese-italiana, di E. Ba-
rosghi-Soresini, 2a ediz., di p. xv-288 . . . . 2 50
Cooperative rurali, di V. Niccoli. 2^ ediz., di pa
gine viii-394 3 50
Cooperazione nella sociologria e nella legrl-
slazione, di P. Virgilii, di p. xii-228 . . . I 50
Corano (II). Versione letterale italiana, di A. Fracassi
di pag. lxiv-463 5 —
(borano. Testo arabo e versione letterale italiana a
fronte, di A. Fracassi, di pag. lxx-700 . . . 9 50
Correnti elettrlcbe alternate, ecc., di A.
Marro, 3* ediz., di pag. xlviii-862, 379 ine. e 81 lab. 8 50
Corrispondenza bancaria, di A. Falco, di pa-
gine viii-338 3 —
Corrispondenza commerciale polig;Iotta ,
Italiana, Francese, Tedesca, Inglese, Spagnuola e Por-
toghese, di a. Frisoni, in sei parti
I. Parte Italiana, 5» ediz., pag. xx-520 , . 4 —
II. , spagnuola, 2» ediz., di pag. xxiv-515 . . 5 —
in. , francese, 3» ediz., p. xx-449 . . 4 —
IV. , inglese, di p. xvi-448 4 —
V. , tedesca, 2» ediz., di pag. xx-512 , . . 4 —
VI. , portoghese di pag. xyi-511 . . . . 5 —
Corrispondenza telefonica. Norme di servizio,
ecc., di O. Perdomini, di p. xii-375 . . . . 3 50
Corse. Dizionario delie voci più in uso, di G. France-
schi, di p. xii-305 2 50
esorti d'Assise. Guida dei dibattimenti, di C. Baldi,
di p. xx-401 3 50
Cosmogprafla, (Lezioni di) di G. Boccardi (in sostitu-
zione del Manuale del La Leta), di pag. xii-233, con
20 ine. e 2 tav. . . .... 3 —
I BLENGO DEI MANUALI HOSPLI 17
L. C.
CoBtimttore navale^ di G. Rossi, 2* ediz. rifatta, di
pag. xvi-817, con 674 figure . . . . 8 50
CkWtmzlonl — vedi : Abitazioni - Appalti - Architettura
>• Calcestruzzo - Calci - Capomastro - Casa dell' av-
venire - Casette popolari - Città (La) moderna - Codice
dell'ingegnere - Contratti e collaudi - Costruzioni eno-
tecniche, lesionate, metalliche, rurali - Fabbricati civili
- Fabbricati rurali - Fognatura - Fondazioni terrestri
e idrauliche - Imitazioni - Ingegn. civile - Ingegn.
costrutt. meccanico - Lavori marittimi • Laterizi -
Mattoni e pietre - Muratore - Peso metalli - Progettista
moderno - Prontuario agricoltore ingeg. rurale - Resi-
stenza dei materiali • Resisi, e pesi di travi metalliche
- Riscaldamento - Stime di lavori edili.
Costruzioni In cemento ai*n(ia.to« di G. Baluffi,
di pag. xii-271, con 85 illustr. . .... 3 —
C}o»tB*uzlonl enotecnlclxet di S. Mondini, di p. iy-
251, con 53 Incis 3 —
Costi*uzlonl lesionate* Cause e rimedi di I. An-
DREANI, di pag. Xil-243 con 122 incisioni . . . 3 50
Costruzioni nietalllclie, di G. Pizzamiglio, di
p. L-947, cou 1643 incis. e 52 tav 18 50
Costruzioni rurali in cemento arnxato* 41
A. Fanti, 2* ediz. completamente rifatta, di pag. xvi-315
con 160 ine .' 4 50
Cotone (Guida per la coltivazione del), di C. Tropea,
p. x-165 e 21 mcis 2 50
Crestomazia neo-ellenica, di E. Brighenti, di
p. XVi-405 4 20
Cristallografia, di F. Sansoni, (esaurito, 2^ ediz. ri-
fatta da C. Viola, in lavoro).
Cristoforo Colombo, di V. Bellio, p. iy-136, 10 fig. I 50
Crltto§?rafla diplomatica e commerciale, di
L. GiOPPi, di p. 177 3 50
Cronologrla e calendario perpetuo, di A. Cap-
pelli, di p. xxxiii-421 6 50
Cronologia delle scoperte e delle esplora-
zioni greogrraflclie, di L. Hugues, di p. yiii-487 5 50
Cronologia e storia medioevale e moderna,
di V. Casagrandi, 3* ediz. di pag. 262 . . . . I 50
Cubatura dei lefirnami rotondi e squadrati,
di G. BelluominÌ, 11* ediz., di p. vi-229 , , . 3 —
Cultura e vita s^^^^ (Disegno storico della), di D.
Bassi ed E. Martini, di p. xvi-791, 107 fig. e 13 tav. 7 50
Cuore (II). Suoi mali e sue cure, di G. Fornaseri, di
pag. xii-421, con 99 figure 4 -
Cuore (Terapìa fisica del) dì L. Minervini, di p. xii-476 5 50
Curatore di fallimenti (Manuale del) e del Com-
missario Giudiziale, di L. Molina (2» ediz. di p. LX-S92 8 50
Curve circolari e raccordi* 'Tracciamento delle
curve, di C. Ferrario, (in ristampa).
Curve graduate e raccordi pei traccia-
menti ferroviari, di C. Ferrario, di p. xx-251
e 41 fiir 3 50
T8 ELENCO DEI MANUALI HOEPLl
__-
Cai* ve. Tracciamento delle ferrovie e strade, di G. H.
A. Króhnkk, trad, di L. Loria, 3» ediz. p. viiM67 . 2 50
Dantolog^la. Vita e opere di Dante, di G. A. Scartaz
ZINI, 3» ediz. a cura N. Scarano, di p. xvi-424 . . 3 —
Da.ttilo^i*£t.fl£i. Manuale teorico pratico di scrittura a
macchina, di I. Saulle, di pag. xii-225, con 50 ine. . 3 —
Dazi dlog:etnAll del Regino d'Italia (Tariffa dei)
al 1° maggio 1909, dì G. Maddalena, di p. 152 . . I 50
Debito pubblico Italiano, E. Bruni, di p. xii-444. 3 50
Determinanti e applicazioni, di E. Pascal, di
p. vn-330 3 -
Diabete mellito e sua cura di A. Rodella, 2^^ edizione
di pag. xvi-204 . . .2 50
Dialetti italici, grammatica, ecc. di O. Nazari, di
p. xvi-364 (vedi anche Italia dialettale a pag. 31) 3 —
Dialetti lettei*ai*l gri*ecl, di G. Bonino, di pagine
XXXll-214 I 50
Didattica per le scuole normali, di G. Soli.
(2» ediz in lavoro).
Dinamica elementare, di G. Cattaneo, di p. viu-146 I 50
Dinamometri. Misura delle forze e loro azione lungo
determinate trajettorie, di L. Campazzi, di p. xx-273 e
132 ine. . . 3 -
Diplomazia e adenti diplomatici, di M. Ar-
duino, di p. xn-269 .... . . . 3 —
Diritti d'autore - vedi; Codici e leggi, Voi. Ili (pag. 14).
Diritti e doveri del cittadini, ad uso delle scuole
di D. Maffioli, 14» edizione, di p. xvi.230 . . . I 50
Diritto amministrativo e cenni di Diritto
costituzionale, di G. Loris, 9^' ed. di p. xxiii-461 3 —
Diritto amministrativo — vedi: Beneficenza - Catasto-
- Codice doganale - Esattore comunale - Giustizia
amministrativa - Imposte dirette - Legge sanità - Le-
gislazione sanitaria - Morte vera - Municipalizzazione
servizi - Polizia sanitaria - Ricchezza mobile.
Diritto civile. Compendio di G. Loris, 7* ed., p. xx-400 3 -
Diritto civile — vedi : Camera di Consiglio - Codice
civile - Codice procedura civile : Codice dell'Inge-
gnere ■ Conciliatore - Diritti e dovéri - Diritto italiano
- Espropriazione - Ipoteche - Lavoro donne - Legge
infortuni lavoro - Legge lavori pubblici - Legge re-
gistro e bollo - Legislazione acque - Legislazione ru-
rale - Notaio - Prontuario legislativo - Proprietario
di case - Storia del diritto - Testamenti.
Diritto commerciale Italiano, di E. Vidari. 4*
ediz. di p. x-448 3 —
Diritto costituzionale, di F. P. Contczzi, 3* ediz.,
p. xix-456 3 —
Dritto ecclesiastico, di G. Olmo. 2* ed., pag. xvi-488 3 —
Diritto internazionale penale di S. Adinolfi,
di pag. viii-258 I 55
airltto internazionale privato, di F. P. Com-
Tuzzi 2» ediz., di p. xxxix-626 4 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 19
L. C.
Diritto liitei*n««zloiiale pubblico» di F. P. Con-
Tczzi, 2» ediz., di p. xxxu-412 3 —
Diritto italiano, di G. L. Andrich, di p. xv-227 . I 50
Diritto mctrlttlmu italiano, A. Sisto, pag. xn<556 9 —
Diritto penale romano, di C. Ferrini, 2» ediz., di
p. vm-360 . 3 -
Diaeg;natore meccanico, di V. Goffi. 6^ ediz.,
di p. xii-532 con 475 fig 7 50
Disegrno (Principi di), e gli stili dell'ornamento di C
BoiTO, 6* ediz., di p. xix-lSi con 61 ine. e append. di
A. Melani: L'insegnamento dell'arte decorativa di pa-
gine 250 con 50 ine . . 5 50
Disegrno (Corso di), di J. Andreani, 3* ediz., di p. vm-
74 e 80 tav 3 50
Diaegrno (Grammatica del), di E. Ronchetti, di p. iv-
190 con 96 fig. e atlante di 106 tavole . . . . 7 50
Disegno as$tonometrlco, di P. Paoloni, di p. iv-
122, 23 fig. e 21 tav., (in ristampa).
Disegrno g^eometrico, di A. Antilli, 'i^ ediz., di
p. Xli-88 e 28 tavole l —
Disegno — vedi anche Acquaforte - Disegno industriale
- Disegno di projezioni ortogonali - Disegno topogra-
fico - Monogrammi - Oreficeria floreale - Ornamenti
sulle stoffe - Ornatista - Teoria delle ombre.
Disegrno industriale, di E. Giorli, 5» ediz., di
p. vill-435, con 554 ine 3 50
Disegno di proiezioni ortogonali, di D. Landi,
2* ediz., di p. viii-152, con 132 figure . . . . 2 —
Disegno topografico, di G. Bertelli, 4» ediz., di
S. vi-158, con Ì2 tav. 2 —
nfezione pubblica e privata, di P. E. Ales-
sandri e L. Pizzini, 2» ediz. di p. vili-258 e 29 ine. . 2 50
— vedi Profilassi e disinfezione.
Oistlllazione del legno, di F. Villani, di p. xiv-312 3 50
Distillazione delle vinacce, delle frutte fer-
mentate e di altri prodotti agrari, di M.
Da Ponte. 3* ediz., di p. xx-826, con 100 fig. . .8 50
Ditteri italiani, di P. LiOY, di p. vii-356, con 227 fig. 3 —
Divina Commedia, di Dante Alighieri in tavole
schematiclie di L. Polacco, di p. x-152 e 6 tavole di-
segnate da G. Agnelli 3 —
Dizionario albanese — vedi Albanese parlato.
Dizionario alpino-itallano, di E. Bignami-Sor-
mani e C. Scolari, di pag. xxii-310 . . . . 3 50
Dizionario di abbreviature latine e ita-
liane, di A. Cappelli. 2» «diz., di pag. lxviii-528 , 8 50
Dizionario blbliograflco, di C. Arlia, di d,^ 100 . I 50
Dizionario biografico universale, di G. Ga-
ROLLO, due voi. di p. 1118 a 2 colonne . . 18 —
— legato m mezza pelle 20 —
Dizionario di botanica generale, di G. BilaN-
CIONI, di p. xx-926 IO —
Dizionario dei Comuni e frazioni di Comuni
del Regno d» Italia, secondo il Censimento 1911,
di C. Triverio, con un elenco delle località abitate
nelle Colonie italiane, di pag. xu-512 . . . . 4 50
L. C.
Dizlonai*io enolojxrlco» di A. DursoPennisi, di
p. viii-465 con 16* ine 5 -^
OIzlonai*io E:riti*eo - Italiano -Arabo- Ama-
i*lco, di A. Allori, di d. xxxin-203 . . . 2 50
Dlzionai*lo foto^faflco in quatti^o ilns^ne* di
L. GiOPPi, di p. viii-600, 95 ine. e 10 tavole . . . 7 50
Oizionario francese - italiano, di G. Lb Bou-
CHER, di p. LXiv-556 3 50
Olzlonano f^eogrratico unl^versale, di G. Ga-
ROLLO, 2» ediz. di p. xii-1451 IO —
Dlzionai*io Italiano-Giapponese « di S. Chi-
MENZ, di p. xviil-219 8 —
Dizionario giuridico — vedi : Dizionario Legale.
Dizionario Gx*eco moderno-Italiano e vice*
versa, di E. Briohenti, di p. lx-848-612 . . . 12 50
Separatamente :
Voi. I, Greco modemo-Itallano 7 50
Voi. II, Italiano-Greco moderno 5 50
Dizionario italiano-insrlese e ringhi— ltal.9 di
J. Wessely, 16a ediz. a cura di G. Rigutini e G. Payw,
di p. vi.226-190 3 -
Dizionario HoepU deUa llngrua italiana»
compilato da G. Mari — vedi Vocabolario.
Dizionario iesrale. di S. Trinqali, di pag. xvi-1386 12 —
DizloniirSo niilane^^e-ltallano e italiano-
milanese, di G. Arrighi, 2* ediz., di p. 912 . . 9 50
Dizionario russo — Vedi Vocabolario russo.
Dizionario di scienze l]aosoticlie« di C. Ran-
zOLl,2* ediz. aumentata e corretta, di pag. viJ-1252 . . 12 50
Dizionario serlio di Uilinich (in preparazione).
Dizionario Spa^nuolo - Italiano e Italiano -
Spagrnuolo di G. Frisoni:
I. Italiano-Spagnuolo. Voi. di 1018 pag. L. 9.50 - leg. 12 50
Dizionario etiuioio^ieo steno^^rallco, di £..
Molina, di p. xvi-624 . . . . . . 7 50
Dizionario tecnico In 4i ling^ue, di E. Webber,
4 volumi
I. Itallano-Tedesco-Francese Inglese , 2^ ediz. di
p. xii-533 .... 6 —
II. Deutsch-Italleniscli-Franzòsicli-Engliscli (3» ed.
in lavoro).
III. FranpalB-Italien-AUemand-Anglais, 2* ediz., di
p. Vl-679 ... ....... 6 50
IV. English-Itallan-Gennan-Frencli, 2* ed. aumen-
tata di oltre 5000 termini di pag. iv-921 . . . . Il —
Dizionario italiano-tedesco e ted-ital*» di A.
tiORi, 5» ediz. per tì. Cattaneo, di p. 754 . . , 3 50
Dizionario italiano-tedeseo e tedesco-ita-
iano, di G. Sacerdote, di p. xii-470, xxxii-480 . 5 —
Dizionario uni^-ersale delle llngrue italiana»
tedesca, ingrlese, francese» disposte in un
unico alfabeto, di p. 1200 5 —
KLÉKÒÒ BÈI MANUALI HUkW.l II
U. ••
Dogana — vedi : Codice doganale - Godici e Leggi amali
d'Italia. Voi. Il, Parte 1» - Commerciante • Dazi doga-
nali • Trasporti e tariffe.
Dottrina popolare In <% llnj^ue, (Italiana-Fran-
cese-Inglese-Tedesca) Motti, frasi, proverbi di G. Sbssa.
2* ediz., di p. iv-112 2 —
Oovei*l del macchinista navale^ di V. Goffi,
di pag. xyi-310 2 50
Orog-bc e piante medicinali (Materia medica ve-
§ etale e animale) di P. A Alessandrini, 2* edixioaa
1 pag. xv-778, con 207 ine 7 50
Drogrblere (Manuale dei), di L. Manetti, di p. XXIT-S2S 3
Duellante (Manuale del), di F. Gelli, 2* ediz., di paj.
vili-250 e 26 tav 2 53
— vedi anche Scherma.
Economia matematica, di F. Virgilii e C. Gari-
baldi, i p. xii-210 e 19 ine I SO
economia politica, di W. Jevons, trad. L. Cona,
7» ediz., di p. xv-180 I 50
Bllettricità, di Flbeming Jenkin, tradiuione di R.
Ferrini, 5» ediz. riveduta, di pag. xii-237 e 40 ineii. ! 50
Elettricità — vedi : Cavi telegrafici - Contabilità im-
prese elettrotecniche • Correnti elettriche - Eiettriciti
industriale - Elettrotecnica - Elettrochimica - Elettro-
motori - Enciclopedia galvanica - Frodi sui misura-
tori elettrici • Fulmini - Galvanizzazione - Illumina-
zione - Ingegnere elettricista - Magnetismo - Metallo-
cromia - Ónde Hertziane - Operaio elettrotecnico •
Pila elettrica - Radioattività - Ricettario dell' elettri-
cista - Rontgen - Sovra-tensioni - Telefono • Tele-
grafìa - Unità assolute.
elettricità lndusti*lale, di P. Janet, trad. di G.
U. Brovedani, di p. xx-375 e 163 fig 3 50
Bietti*lcltà e matei*la, di J. J. Thomson, trad. di
G. Fak, di p. XL-299 e 18 flg 2
Elettricità medica* di A. D. Bocciardo, di p. x-201,
con 54 ine. e 9 tav. (in ristampa).
Elettricità (Influenza dell') sulla vegetaz. e sui prodotta
delle industr. agrarie di A. Bruttini, p. xvi-459 e 5S fig. 4 50
Elettricità sorbente di calore* Riscaldamento
elettrico domestico di G. Lo Piano, di pag. VIII-Ì88,
eoa 153 illustrazioni 2 50
Blettroclilmica. di A. Cossa, di p. yiil-104 e 10 ine. i 50
Elettromotori campioni e misura delie
forze elettromotrici, di G. P. Maorimi, di pag.
XVi-185 e 73 fig , 2 -
Elettrotecnica, (Principi di) di F. Dessy, di p. xii-123 2 59
Elioterapia (L') in alta montagna e trattamento della
tubercolosi, di 0. Bernhard, traduzione R. Curti,
di pag. vii-125 con 49 tavole 3 50
Elioterapia (L') nella pratica medica e nell'educa-
zione, di G. B. Boatta, di pag. xv-155 con 77 tavola 4 —
Eloquenza civile e sacra, L. AsiOLi, di p. iv-290 3 —
^ ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
■mbi-lologrla e moi^folo^la «?enei*ale, di G
Cattaneo, di p. x-242 e 71 fig. (esaurito).
■mbrlone mnano. embriogenià e oreano-
**",i*. dell'uomo, di C. Falcone, di p. xv-431,
con 90 ine 4 5Q
""!fi*^^*o:fJ*** *** ImmlsraaElone, di M. ÀrduinoÌ
ai p. X-24o ' Q
■nclclopedla galvanoplastica, élettrochl-
™^1 ^"m^tr """'""' ^' ^: ^^!^^^«' ^' p««- 5 50
Bnclclopedla Hoepli (Piccola) 2» edìz. completa-
tamente rinnovata dal dott. G. Garollo:
Volume I - lettere A-D di pag. x-1522' . |2 50
XP^'^'^^tÌJ -jettere E-M, pag. 1523 a 3114 . . |5 -
(11 Voi. Ili ed ultimo è in corso di stampa).
■nciclopedla ledale, di S. Tringali - vedi Dizio-
nario legale.
*"*^?^f" fisica, di R. Ferrini, 2^ ediz., di p. viii-187
• 47 Inc. ••••... I 59
■nliimilstlca. Enimmi, sciarade, rèbus' ecc. di D
Tolosani, di p. xii-516 e 29 illustr. . . 6 5»
■nolosla, di O. Ottavi, 7» eoiz. rifatta da A. Strucchl,*
di p. xvi-293, con 50 ine. ... 2 50
■nolosla dlomestlca, di R. Sernagiotto,' 2» édiz.,
di p. xiv-223, con 26 ine. ... 2 —
iBOlOgla — vedi ai singoli titoli : Alcool '- Ampelógra-
Adullerazione vino - Analisi vino - Bottaio - Canti-
niere - Cognac • Costruzioni enotecniche - Densità dei
mosti - Distillazione - Dizionario enologico - Liquo-
rtsta - Malattie vini - Mosti - Produzione del vino -
Tannini - Uva - Vini bianchi - Vini speciali - Vinifl-
cazione - Vino.
■pldemle esotiche, di F. Testi, di p. xii-203 . 2 —
■P««»*a.aa cristiana, di O. Marugghi, di p. yiii-453,
con 30 tav . . . 7 55
■plarrafla italiana moderna, di A. Padovan, di
di pag. xxvi-270 ' , 3 _
■pisrafla latina, di S. Ricci, di pag. xxxii-448 e
o5 tavole g 5Q
■pilessla. Eziologia, patogenesi e cura, "di p! Pini, di
p. X-277 2 50
Equazioni Integrrali (Teoria delle) di G. Vivanti, di
pagine 414 2 50
— vedi Algebra complementare;
■qnAUbrio del corpi elastici, dlR. Margolonoo,
■ritrea. Storia, geografia e note statistiche, di B
Mklli, di p. xii-164 2 —
*'ó?r?«*L'P^?®*J?'**** volgari, di G. StrÀfpo-
RKLLO, 2* ediz., di p, xil-196 | 50
^^ì^*^Kf comunale, ad uso dei Ricevitori, ecc.. di
al R. Mainardi, 2» ediz., di p. xvi-480 (esaurito).
Bs^clxl e quesiti sull'Atlante eeosr. cU R.
Kiepert, di L. Hugues, 3* ediz., di p. viii-208 . I 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPO
' L. 6.
Esercizi sintattici francesi, di D. Rodari, di
p. XII-403 3 —
Esercizi grreci, di A. Y. Risconti, 2» ediz^ di pag.
XXVii-234 3 —
Esercizi «li grammatica Italiana, di D. Fer-
rari, di pag. viii-236 . . I 50
Esercizi latini, di P. E. Cereti, di p. xii-333 . . I 50
Esercizi di traduzione a complemento del-
la s^^'"**^'*^» francese, di G. Prat, 3^ ediz., di
p. xn-174 I 50
Esercizi di traduzione a complemento del-
la gramm. tedesca, di G. Adler, 3» ediz. di
p. viii-244 (esaurito).
Esplodenti e modi di fabbricarli, di R. Mo-
lina. 4* ediz riveduta e ampliata con trattazione com-
pleta degli esplosivi moderni di pag. xxxn-422 . . 5 50
Espropriazioni per causa di pubblica uti-
lità, dì E. Sardi, di p. vii-212-83 . . . . . 3 —
Essenze naturali. Estrazione - Caratteri - Analisi,
ecc., di C. Graveri, con 73 figure 4 —
Essenze artificiali. Fabbricazione - Caratteri - Ana-
lisi, ecc., di C. Craveri, con 44 figure . . . . 3 50
Estetica. Lezioni sul bello, di M. Pilo, di p. xxiii-257 2 50
— Lezioni sul gusto, di M. Pilo, di p. xii-255 . . . 2 50
— Lezioni sull'arte, di M. Pilo, di p. xv-286 . . . 2 50
Estimo rurale, di P. Ficai, 2» ediz., di pag. xvi-308. 3 —
Estimo del terreni, di P. Filippini, di p. xvi-328 . 3 —
Etica (Elementi di), di G. Vidari, 4» ediz., di pag. xii-389 4 —
Btnojs^rafla, di R. Malfatti, (esaurito).
Euclide emendato, di G. Sagcheri, trad. di G. Roe-
cardini, di p. xxiv-126 e 55 fig I 50
Evoluzione. Storia e bibliografia evoluzionistica, di
C. Fenizia, di p. xiv-389 3 —
Ex Ubrls Italiani <3:>00>, illustraUda J. Gelli, di
p. xii-535, 139 tav. e 757 figure 9 —
Fabbricati civili di abitazione, di C. Levi, 5«
ediz., di p. xil-516 con 261 ino 6 —
Fabbricati rurali. Costruzione ed economia, di V.
Niccoli, 4» ediz., di p. xix-410, con 185 fig. . . 4 50
Fabbro (II), di J. Andreani, di p. viii-250, 266 fig. e
50 tavole 3 —
Fabbro ferralo (Manuale del), di G. Relluomini, S*
ediz. di p. viii-242 e 233 ine 2 50
VaLglAikl» Razze, allevamento, di C. Reltrandi, di
p. Vlll-182 e 26 fig. . . , 2 50
Falconiere moderno, di G. E. Chiorino, di p. XV-
247, 15 tav. e 80 illustr 6 —
Falef^name (U), J. Andreani, 2" ed. p. 309, 264 fig., 25 tav. 3 —
Falegname ebanista, di G. Relluomini, 5« ediz.,
di pag. xvi-230 con 120 incisioni 2 50
Farfalle (Le), di A. Senna. 24 tav. e testo di pag. 195 . 6 50
Farmacista (Man. del), di P. E. Alessandri, 4' ediz.
di p. 984 . . 8 50
24 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. C
FAmiacolosrla e Formularlo* di P. Piccinini.
di p. vili-382 3 5»
Fecola. Sua fabbricazione e trasformazione in destrina,
glucosio, ecc., di N- Aduggi, di p. xvi-285, con 41 fig. 3 5a
Vermentazloiil e fermenti* di R. Guareschi, di
p. XI-S50 3 —
Ferrovie e Tram vie. Costruzioni, Materiali, Eser-
cizio, Tecnologie dei trasporti, di P. Oppizzi, di pa-
gine xxil-1067 con 414 incisioni . . . . 12 50
Ferrovie e Tram vie (I più recenti progressi della
tecnica nelle) di P. Oppizzi, di pag. xix-291, e 124 ine. 5 50
rtrroyle — vedi: Automobili - Macchinista - Strade
ferrate - Trazione ferroviaria - Trazione a vapore -
■ Trasporti e tariffe - Vocabolario tecnico voi. V e VI.
FlaEiamlferl e fosforo* di C. A. Abetti, di p. xii-
172, e 5 av 2 50
Fieni del prati stabili Italiani di A. Pugliesb, con
prefazione di 6. Lo Priore, di pag. xu-418 . . . 4 50
Flg^iu*® grammaticali a complemento della
S>*anama-tlca* di G. Salvagni, di p. yii-308 . . 3 —
Filatura del cotone, di G. Beltrami, di p. xv-558
e 196 ine. (in ristampa)
Filatura e torcitura della seta, di A. Provasi,
di p. vii-281 e 75 fig 3 50
Fillossera (La) della vite. Risultati dei nuovi studi
italiani, di R. Grandori, di pag. xvi-256 e 17 tavole. 3 —
Fillossera e malattie crltto^amlclie della
vite, di V. Peglion, di p. viii-302 e 39 fig. . . 3 —
Films — vedi : Cinematografo.
Filolofl^la classica* sreca e latina* di V. Inama,
2* ediz., di p. xvi-222 I 50
Filonauta (Navigazione da diporto), di G. Oliyari* di
p. XVI.286 2 50
Filosofia del diritto, di A. Gruppali, di p. xi-378 3 —
Fil05»ofia morale* di L. Friso, 3* ediz., di p. xvi-380 3 —
Filosofia — vedi ai singoli titoli: Dizionario di scienze
filosofiche - Estetica - Etica • Evoluzione - Logica -
Psicologica.
Finanze (Scienza delle), T. Carnevali, 2» ed , p. iy-173 I 50
Fiori — vedi: Floricoltura - Garofano - Giardisiiere •
Orchidee - Orticoltura - Piante e fiori - Rose.
Fiori artlflclall, di O. Ballerini, 2* ed. di p. xvi-368,
con 246 figure 3 50
Fisica* di O. MURANl 10* ed. accresciuta, di p. xxiii-956 6 58
Fisica crlstallof^raflca* di W. Voigt, trad. di A.
Sella, di p. viii-392 3 —
Fisica medica. (Fisiologia - Clinica - Terapeutica), di
6. P. GOGGIA, pag. xn-954, 300 ine. e una tav. a colori 3 50
Flsiolosrla* di M. Poster, trad. di G. Albini, 4» ediz.*
di p. VII.223 e 35 ine I 50
Fisiologria vegfetale* L. Montemartini, p. XVi-230 I 50
Fisionomia e mimica, di G. Cerchla.ri, di p. xii-
835* 77 ine. e 38 tav 3 50
Flora delle Alpi* Illustrata di O. Penzio, 2* ed.,
di pag. XX-136 con 43 tavole in cromo . . 6 50
FlorScAltura, di G. Roda. 6* ediz., di p. vni-284 e 100 Inc. 2 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 2S
L. C.
Flotte moderne, E. Bucci di Santa-Fiora, p. iY-204 5 —
Vo^natufa biologrica (depurazione delle acqne la-
ride), di F. Lacetti, di pag. xu-376 4 -
Foj^natura cittadina, D. Spataro, (esaurito).
Fog^natiira domestica, di A. Cerutti, di p. Tiil-
421 e 200 fig 4 —
Fondazioni delle opei*e tei*i*esti*l e IdrAU-
llcbe e notizie sui sistemi più in uso in Italia, di
R. Ingria., di pag. xx-674 con 409 incisioni . . . 7 50
Fonditore In nsetalll, di G. Belluomini, 4* ediz.,
di p. vi-189 e 45 ine. (in eorso dì ristampa).
Fonologia Italiana, di L. Stoppato (esaurito).
Fonologrla. latina, di S. Ck)NSOLl, di pag. 208 . . I 50
Formole e tavole pei* Il calcolo delle ri-
svolte ad arco circolare, di F. Borletti,
di p. xil'69 2 50
Forniuliirio scolafi*tico di matematica ele-
mentare (aritmetica, algebra, geometria, trigono-
metria), di M. A. RossoTTi, 3» ediz. riveduta di p. xii-201 2 50
Fosfati e concimi fosfatici, A. MiNOZzi, p. xil-SCl 3 50
Fotocromato^rrafla, di L. Sassi, p xxi-138 e 19 Sf. 2 —
Fotosrrafia (i primi passi in), di L. Sassi, 4» ediz. am-
pliata di pag. xii-367 con 200 incisioni e 20 tavole . 4 —
Fotogrrafla Industriale, di L. Gioppi, di p. xiIl-208,
con 12 ine. e 5 tav 3 50
FotOj^raOa pel dilettanti. (Come dipinge il iole),
di C. MuFFONE, 8* ediz., (In ristampa).
Fotogrrafla a colori. Immagini fotografiche a colori
ottenute con sviluppi e viraggi su carte all'argento a
su diapositive, dì L. Sassi, di pag. xvi-163 . . . f —
Fotografia a colori — vedi Autocromista.
Fotografia ortocromatlca, di G. Bonagini, di
p. xvi-227, 83 fig. e 5 tav 3 50
Fotografia senza obiettivo, di L. Sassi, di p. XTI>
135, 127 ine. e 12 tav 2 50
Fotoj^rafla turistica, di T. Zanghibri, di p. XTI-
279, 84 ine. e 18 tav 3 50
Fotografia — vedi: Arti grafiche - Autocromista - Carte
fotog. - Dizionario fotog. - Fotocromatografia • Fotogr.
industriale - Fotogr. ortocromat. - Fotogr. per dilet-
tanti - Fotogr. senza obiettivo • Fotogr. turistica - Fo-
togrammetria - Fotominìatura - Fotoimaltograflt -
Primi passi in fotografìa - Processi fotomeccanici -
Proiezioni - Ricettano fotogr.
Fotoj^rammetrla, fototopo^rafla e appli-
cazioni, di P. Paganini, di pag. xvi-288, 200 fif.
e 4 tavole 3 50
Fotominìatura, di F. Tuccari, pag. X-1S6 e SS tav. 3 50
Fotosmaltogrrafla applicata, di A. MontaONa,
di p. yiii-200 e 16 ine 2 —
Fresatore e tornitore meccanico, di L. Duca,
3* ediz. ampliata, di pag. 188, con- 30 ine. . . 2 50
Frumento. Come si coltiva, di E. Azimonti, 3* adir.,
dì pag. XYi-311, con 88 incisioni e 12 tavole . . . 3 ~
26 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. C.
Frutta minori. Fragole, poponi, ecc., di À. Pucci,
di pag. viii-193 e 96 ine . . 2 50
Vmttlcoltura, di D. Tamaro, 6» ed., di p. 252 e. Ili ine. 2 50
Pullulili e parafulmini, di G. Canestrini, di pag.
viii-166 (2* edizione in corso di stampa).
Fnn^bl mang^ereccl e velenosi, di F. Cayara,
di p. xvi-192, e 43 tavole, (in ristampa).
Furetto. Allevamento e ammaestramento, di G. Lic-
CIARDELLI, di p. xil-172 c 39 fig 2 50
Funzioni analitiche, di G. Vivante, di p. yiii-432 3 —
Funzioni eUlttlcbe, di E. Pascal, di p. 240 . I 50
Funzioni polledrlcbe e modulari, di G. Vi-
VANTI, di p. vill-437 . . 3 —
Ssilvanlzzazlone, pulitura e verniciatura
del metalli, di F. Werth, 3^ edizione rilatta, di
pag. xxvii-700, con 309 incisioni 7 50
Galvanoplastica in rame, argento, oro, ecc.
di F. Werth, 2* ediz., di p. xiv-333, con 167 ine. . 4 —
Galvanostegria, di I. Ghersi, 2» ediz., rifatta da P.
CONTER, di p. xiI-383 . . 3 50
Garofano (Dianthus). Coltura e propagazione, di G.
Girardi e A. Nonin, di p. vi-179, con 98 ine. e 2 tav. 2 50
Gastronomo moderno (II), di E. Borqarello, con
200 Menus, di p. vi-411 3 50
Gaz Illuminante (Industria del), di V. Calza vara,
di p. xxxii-672 e 375 fig. (esaurito).
Gelati, dolci freddi, bibite refrlgrcrantl, con-
serve di frutta, di G. Ciocca, di pag. xix-220
con 146 illustrazioni 3 —
Gelsicoltura, di D. Tamaro, 2» ediz., di p. 274 e 80 ine. 2 50
Geog^rafla, di G. Grove, trad. di G. Galletti. 2* ed.,
di p. xil-160 e 26 fig I 50
Geografia classica, di H. Tozer, trad. di I. Gen-
tile, 5» ediz., di p. iv-168 I 50
Geogrrafla commerciale economica univer-
sale, di P. Lanzoni, 5* ediz. (in ristampa).
Geografia economica sociale d'Italia, di A.
Mariani, dì p. xxviii-477 4 50
Geoe^rafla fisica, di A. Geikie, trad. di A. Stoppani,
S' ediz, di p. iv-132 e 20 Inc. (esaurito).
Geologrla, di A. Geikie, trad. di A. Stoppani, 5» ediz.,
a cura G. Mercalli, di p. xii-180 e 49 ine. . . . I 50
Geologo (II) In campagrna e nel laboratorio,
di L. Sequenza, di p. xv-305 3 —
Geometria analitica, I. Il metodo delle coordi-
nate, di L. Berzolari, di p xvi-409 e 54 fig. . . —
Geometria analitica, il. Curve e superficie del se-
condo ordine, di L. Berzolari, di pag. 4jy, con 19 ine. 3 —
Geometria descrittiva (Elementi di), di C. Ra-
NELLETTI, di pag. xii-197, con 141 incisioni . . . 2 —
Geometria descrittiva (Applicazioni di), di C. Ra-
NELLETTI, dì pag. xii-201, con 133 figure . . . 2 —
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI , 2?
■ L. C.
Geometria descrittiva (Metodi della), di G. Loria,
di p. xvi-325 e 102 fig. ... ^ .... 3 -
— vedi : Poliedri, curve e Baperficitff di G. Loria, di
p. xvi-231 3 '
Geometria elementare (Complementi), di G. Ala-
SIA, di xv-244 e 117 fig I 50
Geometria e trlgronometria delia sfera» di
C. AlaSIA, di p. vin-208 e 34 fig I 50
Geometria metrica e trijaronometria, di S.
PlNGHERLE, 7» ediz., di p. IV-16Ó, con 47 fig. . . I 50
Geometria pratica, di E. Erede, 4* ediz., di p. XYI-
258 e 34 ine. ... I 50
Geometria proiettiva del plano e dell»
stella, di F. Asghieri, 2" ediz. (esaurito).
Geometria projettiva dello spazio, di F. A-
SGHIERI, 2* eaiz., di p. vi-264 e 16 fig I 50
Geometria pura elementare, di S. Pingherlb,
7» ediz., di p. viii-176, con 121 fig I 50
Geometria elementare (Esercizi), di S. Pingherlr,
2» ediz. di p. viii-136, con 50 fig I 50
Geometria elementare. Problemi e metodi per
risolverli, di I. Ghersi, 2» ediz. con 311 problemi e
esercizi, di pag. vi-271 e 185 figure 2 50
Gesù (Vita di), di L. Asioli, 2» ediz. riveduta, con una
carta topografica della Terra Santa, di pag. xii-253 . 3 —
Giacimenti minerali e acque sotterranee
(Ricerca dei), di M. Grossi, dì pag. xvi-380 . . . 4 50
Giardiniere (Il libro del), di A. PucGi, 2 volumi.
I. n giardino e la coltura dei fiori, 2» ediz., di ps-
gine xi-317 e 144 incisioni 3 50
II. La coltivazione delle piante ornamentali da
giardino, 2» ediz., di p. viii-325 e 186 ine. . , . 3 50
Giardino infantile, di P. Conti, di p. iv-213 e 27 tav. 3 —
Ginnastica (Storia della), di F. Valletti, di pag.
viii-184 I 50
Ginnastica femminile, di F. Valletti, di p. yi-12
e 67 fig 2 -
Ginnastica da camera, da scuola e pale»-
stra, di J. Gelli, 2» ediz.. di p. viii-168, con 253 fig. 2 50
Gioielleria, oreficeria, oro, argento e platino — vedi
ai singoli titoli: Orefice - Leghe metalliclie- Metallur-
gia dell'oro - Metalli preziosi - Saggiatore - Tavole
alligazione.
Oinochl — vedi : Biliardo • Lawn-Tennis - Scaccili.
Giuochi grlnnastici per le scuole e per il
popolo, di F. Gabrielli, 2» ediz., di pag. xxiii-217
con 24 illustrazioni 2 50
Giuoco del pallone e affluì (Foot-Bail, Lawn-Ten-
nis, Pelota, Palla a maglio) di G. Franceschi, di p.
Vlll-214, con 34 fig. (in ristampa)
Giurato (Manuale del), di A. Setti, 2* ediz., di p. 260 2 50
ainrlBprudenza — vedi: Amministrazioni comunali -
Avarie - Camera di Consìglio - Codici - Conciliatore
• Curatore fallimenti - Digesto - Diritto - Economia •
28 ELENCÒ DEI MANUALI HOEPLI
L. C.
Finanze - Giurato - Giustizia - Leggi - Legislazione -
Mandato commerdNile - Notaio • Psicopatologia le*
gaie - Polizia giudiziaria - Prontuario tecnico legisla-
tivo - Ragion. - Socialismo - Strade ferr. - Te iiamenti.
&tamtlxisi aii(imlnl>^t:s*atlva (Principi fondamen-
tali e procedura), di C. Vitta Cesaurito).
Glicerina — vedi : Candele.
«lottoio^la» di G. De Gregorio, di p. xxxii-318 3 —
ttnomonflcci.* L' orologio solare a tempo vero, di G. Bot-
TiMO Barzizz^, p. vin-199, 33 ine. (sost. il La Leta) . 2 50
dOBume» Resine, Gommo-resine e Balsami,
di L. Settimi, di p. xvi-373 e 17 fig. . . . . 4 50
filmfolos;!», di C. Lombroso, (esaurito).
SrAmnaatlca albanese, di V. Librandi, p. xyi-200 3 —
Or&mmatlca albanese — vedi Albanese parlato.
drammatica catalana con esercizi pratici e Di-
zionario di G. Frisoni, di pag. xxiv-279 . . . 3 -
«■iramiaaatlca ciooato-sei*I>a, G. ÀNDROVic,(esaur.)
t9x>«aamatlca dianese-norvegriuna, di G. Fri-
soni, di p. xx-488 „ 4 50
drammatica ebraica, di I. Levi fu I. 2* edizione,
di pag. iv-200 2 50
drammatica eaerlslana antica, ^erogrllllca,
di G. Farina di p. viii-185 4 50
drammatica francese, G. Prat, 4* ed., p. xii-207 I 50
drasumatica gialla (Oromoni ca), di E. Viterbo,
ia 2 voi.
I. aaUa-ltaUano, di p. viii-152 2 SO
IL Italiano-galla, di p. LXiy-106 2 50
drammatica ^reca, di V. Ina ma, 2» ed (in ristampa)
drammatica del g:i*eco-niodei*no. di R. Lu-
ÌSRA, 2» ediz., di p. vi-220 (in ristampa).
asmatica Inglese, L. Pavia, 3» ed. (In ristampa)
drammatica italo- A.i*ai>a con vocabolario com-
§ arativo tra l'Arabo letterario e il Dialetto libico, di
. SciALHUB, di pag. xvi-389 5 50
dramnaatica italiana, di C. Concari- ^i '«t?» da G.
B. Marchesi, 4» ediz.. riveduta e corredata di eser-
cizi di applicazione del Prof. D Ferrari, dlp. viii-201 ■ 50
drammaitca italiana (Esercizi di), per le scuole
lacoadarie, di D. Ferrari, di pag. viii-22^ . . i 50
dramanatica latina, L. Valmaogi, 2<i ed., p. yiii-256 i 50
drammatica mad^iara, di A. Aly-Belfàdel, di
p. XIX-332 3 -
draiBuuatica olandese, di M. Morgana, p. viii-224 3 —
drammatica persiana, A. De Martino, p. vi-207 3 —
drammatica .it»ortog:liese-brasiliana , di G.
Frisoni, 3* ediz., di p. xvi-356 3 50
drammatica provenzale, di E. Portal, di pa-
scne vin-232 I 50
Grammatica della llns?iia romena, R. Lovera,
3* ed. con l'aggiunta di modelli di lettere e di un vo-
cabolario delle voci più usuali, di pag viir-211 . . 2 50
Grammatica russa di Voinovich, di pag. xii-272 . 3 —
— vedi anche: Lingua russa - Vocabolario russo.
Grammatica serba di B. Guyon, (in corso di stampa).
drammatica slovena, di B. Guyon (in ristampa)
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 2*
L. C
Grammatica somala. Elementi di Somalo e di Ri-
Suahili parlato al Benadir, di E. Carcoforo di pa-
gine viii-154 2 5(>
Grammatica spagnuola, di L. Pavia, 4» ediz.,
di p. xii-194 I sa
Grammatica storica della llnj^ua e del dia-
letti italiani, di F. D'Ovidio e G. Meyer-Lubkc,
trad. di E. Polcari di p. xii-301 3 —
Grammatica svedese, di E. Paroli, di p. xv-293 3 -
Graniniatlca tedesca, L. Pavia, 4^ ed. di p. xx-296 3 —
Grammatica tut*eo-osmanli, di L. Bonelli, di
p. Vlll-200 3 —
Gravitazione. Spiegazione delle perturbazioni solari,
di G. B, AiRY, trad. F. Porro, di p. xxii-176 e 50 flg. I 50
Grecia antica — vedi: Antichità greche • Archeologia -
Atene - Cultura greca - Mitologia greca - Monete
greche - Storia antica.
Greco moderno — vedi: Conversazione ital.-neoellenica
- Crestomazia - Grammatica - Dizionario.
Gruppi continui di trasformazioni, di E. Pa-
scal, di p. xi-378 3 50
Guida numismatica universale, di F. Gnec-
CHI, 4* ediz,, di p. xv-612 8 —
anmus. Fertilità e igiene dei terreni, di A. Casali, di
p. xvi-210 2 -
Idraulica, di E. Zeni, 2* ediz. rifatta del Manuale di
T. Perdoni, di p. 'xxxi-480, 290 flg. e 3 tav. . . . 7 50
— vedi : Fondaz. terrestri e idrauliche. - Sistemaz. torrenti.
Idraulica fluviale, di A. Viappiani, p. xi-259, 92 fig. 3 50
Idroblologrla applicata, di F. Supino, di pag. 290
con 134 incisioni 3 50
Idroterapia, di G. Girelli, di p. iv-238 e 30 ine. . 2 —
Igiene della bocca e del denti, di L. Coulliaux,
di p. x\i-330 e 23 fig, (in ristampa).
Igiene del lavoro, di A, Trambusti e G. Sana-
Relli, di p. viii-262 e 70 ine 2 50
Igiene della mente e dello studio, di G. Anto
NELLI, di p. xxill-410 3 50
ifSlene ospedaliera, di C. M. Belli :
Voi. I. - Costruzioni degli Ospedali-Ospizi e stabi-
limenti affini, di pag. vii-503, con 253 incisioni . . 5 50>
Voi. II. - Ordinamento dei servizi negli ospedali,
di pag. 366, con 167 incisioni 4 —
Irtene della pelle, di A. Bellini, di p. xvi-240 . 2 —
Igpiene del piede e della mano. Pedicure e ma-
nicure, di G. Antonella di p. xvi-459 e 33 fig. . .4 50
Igiene della vita pubblica e privata, di G.
Faralli (in ristampa).
Igiene privata e medicina popolare, di C.
BocK, 3» ediz. ital. di G. Galli, di pag. xvi-303 . . 2 50
Wslene rurale, di A. Carraroli, di p. x-470 . . 3 —
Igiene scolastica, di A. Repossi, 2» ediz., p. iv-246 2 —
Ig^iene della scuola e dello scolaro, di M.Ra-
QAZZi, di pag. xii-386 . . . . . 3 50
10 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. (.
Igriene sessuale, di G. Franceschini, 2» edizione di
p. XII-192 . . 3 —
lettene del sonno, di G. Antonelli, di p. yi-224 . 2 —
Igriene veterlnat* la, di U. Barpi, di p. viii-221 2 —
Igplene della vista,, di A. LomonacK), di p. xil-272 . 2 50
Ig^lenii-^ta (Manuale dell'), ad uso degli Ufficiali sanitari,
studenti, ecc., dei dott. C. ToNZUJ e G. Q. Ruata, di
p. xii-374 e 243 fìg 5 -
IS>*oscopl, l^i*onieti*l, umidità atmosfei*lea,
di P. Cantoni, di p. xii-142 e 24 llg I 50
niumlnazloue elettrica. Impianti ed esercizi!, di
E. PLA.ZZOLI, 6* ediz., p. xii-955, 468 fig. (in ristampa).
I mbalsamazlone umana, di F. Di Colo, di p. x-
174 e 15 fig 2
— vedi: Naturalista preparatore.
Imbianchino decoi*atoi*e, D. Frazzoni, p. X-193 2 50
Isnenotterl, neui*ottei*l, pseudoneui*ottei*l,
oi*tottei*l e i*lncotl, di E. Griffini, di p. xyi-
687 e 243 fig 4 50
Imitazione di Cristo, di G. Gersenio, volgarizza-
zione di C. Guasti e note dì G. M. Zampini, 2* ediz.
di pag. L-462 4 50
Imitazioni — vedi Prodotti e procedimenti nuovi.
Immunità e resistenza alle malattie, di A.
Galli-Valerio, di p. viii-218 I 50
impianti elettrici a correnti alternate, di
A. Marro. 3» ediz., di pag. XLViii-862, con 379 inci-
sioni e 81 tabelle 8 50
Imposte dirette. Riscossione, eec, di E. Bruni, di
. p. viii-158 I 50
Incandescenza a graz. Fabbricazione reticelle, di
L. Castellani, di p. x-140 e 33 ine 2 —
Inchiostri da scrivere, R. Guaresghi, p. viii-162 2 50
Industria frlgrorlfera, di P. Ulivi, 2^ ediz., di p.
XVl-272 e 74 fig , . . . . 3 —
Industria dei saponi — vedi : Sap ni.
Industria tartarica, di G. CjaPETTI, di p. XY-276
e 52 fig 3 -
industria tessile. Analisi e fabbricazione dei tessuti
tinti in filo e tinti in pezza, ai F. Fachini, di pagine
xn-211, con 30 incisioni 2 50
industria tintoria, di M. Prato, p. xxi-292, e 7 fig. 3 —
Industrie (Piccole), di I. Ghersi, S'' ediz., di p. xii-388 3 50
Infanzia — vedi: Rachitide - Malattie dell' - Giardino
infantile - Nutrizione - Ortofrenia - Posologia • sor-
domuto.
Infermieri (Istruzioni per gli) — veù: ; assistenza.
Infezione — vedi : Disinfezione - Medicatura antisettica.
infortuni sul lavoro. (Mezzi tecnici per prevenirli;
di E. Magrini, di pag. 28.5 con 257 incisioni. . . 3 —
infortuni in montagma. Manuale per gli alpinisti,
di O. Bernhard, trad. R. Curii, di p. xvii-60, e 55 tav. 3 50
Ingreg^nere civile e Industriale (Manuale dell')
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI Jl
L. C.
di G. Colombo, 36» e 37» ediz, (101 e 106» migliaio), di
pagine 494, con 236 fi g 7 50
Inj$ee:nei*e costruttore meccanico, di C. Ma-
la vasi, 3* ediz. di pag. xxxiv-862, con 1564 fig. . . IO 50
liiS^eg:nei*e elettricista* di A. Marro, 2* ediz., di
XXXV-862 e 254 fig 8 SO
Ingreg'nere navale, di A. Cignoni, di pag. 324 e 36 fig. 5 50
Insegnamento dell'Italiano, di G Trabalza, di
p. xvi-254 I 50
Insetti (lellecase e dell'uomo e malattìe che dif-
fondono, con riguardo al modo di difendersene nelle
città, nelle campagne, al fronte, di A, Berlese, p. xii-
293, con 100 ine 4 50
Insetti noci^^l all' agricoltura e alla selvi-
coltura, di C. Craveri, di pag. x-481, con 229 fig. 4 —
Insetti utili, di F. Franceschini, p. xii-160, 42 fig. 2 —
Interesse e sconto, di E. Gagliardi, 3« ed., di p. 209 2 —
Inveccliiamento artificiale dei vini, aceti e spi-
riti di A. Durso-Pennisi, di pag. If5, con 35 ine. . 2 50
Inventore (Guida dell'), di I. Ghersi. Consigli, istru-
zioni, leggi, di pag. xii-511 4 —
Invenzioni utili (Piccole), di S. Paoletti, di p. xvi-
252 e 156 fig 2 SO
Ipoteche (Man. per le), di A. Rabbeno (in ristampa).
Islamismo, di I. Pizzi, di p. yiii-494 . 3 —
Italia dialettale di G. Bertoni, di pag. 257 . . 3 50
Ittiologia italiana, di A. Grifpini, di p. 487 e 244 fig. 4 50
Jucclie (Le), di G. MOLON, di pag. viii-247, con 53 ta-
vole in nero e 8 colorate 6 50
Laminazione del ferro e dell'acciaio, di M.
Balsamo, di p. viii-139, 50 fig. e 5 tav. . . . 2 —
Laterizi, di G. Revere, di p. xii-298 e 134 fig. . . 3 SO
Latino volgare (II), di C.H. Grandgent, traduzione
di N. Maccarone, di pag. xxiv-298 3 —
Latte e latterie sociali cooperative, di E.
Reggiani, di p. xii-444, con 96 fig 4 —
Lavorazione del metalli, di C. Arpesani, 2» ediz.
rinnovata, di pag, xvi-603, e 547 iuc. . . . 5 50
Lavorazione dei legnami, di C Arpesani, 2» ediz.
(in corso di stampa).
Lavori femminili, di T. e F. Oddohe, di p. yiii-54^,
822 ine. e 48 tav 5 60
Lavori femminili — vedi anche : Abiti per signora ■
Biancheria - Macchine da cucire • Monogrammi -
Trine a fuselli.
Lavori marittimi e impianti portuali, di F.
Bastiani, di p. xxiii-424, con 209 fig 6 50
Lavori In terra, di B. Leoni di p. xi-305 e 38 fig. 3 —
Lavoro donne e fanciulli. legge, regolamento
con note dt C. Noseda, di p. xv-1'4 . . . . I 50
La%vn-Teunis — vedi: Tennis.
Lectures fran^aises et tlx^mes italiens, di
J. Prat, di pag, vi-158 ... . . I 50
Legatore di libri, di G. G. Gianninl 2* ediz, am-
pliata, di pag, 263, con 27 tavole di cui 2 a colori . 4 Su
Legge comunale e provinciale, annotata da
E. Mazzoggolo. 7» ediz. (in corso di stampa).
32 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. fi!.
Liegr^e elettorale politica (La nuova), accarats-
mente riveduta sul testo ufficiale 0 50
L.eegre sugrli infoiatimi sul lavoro, di A.
Salvatore, di p. 312 3 _
Legrere sui lavori pubblici e regrol., di L. Fran*
CHI, di p. iv-IlO-XLVlii (esaurito).
Legrsre IVotarlle (La nuova) e Regolamento Settembre
1914, commentata da E. Bruni, di pag. xn-571 . . 4 50
L<esgre sull'ordLlnameiito griudlziarlo , di L.
Franchi, di p. iv-92-gxxvi I 59
L.eg:g:ende popolari, di E. Musatti, 3» ediz., dt
p. viii-181 I 50
Leggi — vedi : Codici^
Lie^gri sulla sanità e sicurezza pubblica, di
L. Franchi, di p. iv-108-xcii . . . . . I 50
ILeKSt sulle tasse di reg^lstro e bollo, di i^.
Franchi, di p. iv-124-cii (esaurito).
Licsbe metallicbe ed amalgrame, di I. Ghbrsi,
2* ediz., di p. Xli-433 e22fi 4 —
Lesislazlone agrraria italiana Codice della) di
E. Vita, di pag. xxvii-718 6 50
Legrlslazlone isulle acque, di D Cayalleri, di
p. XV-274 2 50
I^grislazione rurale, di E. Bruni, 3» ediz., di p.
XlI-450 3 -
L«g^islazione sanitaria italiana, di E. Noseda.
di p. viil-570 ■ -5 —
Lej^nami indigreni ed esotici. Usi e provenienze,
di O. Fogli, di p. viii-197, con 37 fig 2 50
Lepidotteri Italiani, di A. Griffini, di p. xill-248,
con 149 fig . . . 3 _
Letteratura albanese, di A. Straticò, di pag.
XXiv-280 3 —
Letteratura americana, di G. Strafforello,
di p. 158 I 50
Letteratura araba, di L Pizzi, di p. xii-388 . . 3 —
Letteratura assira, di B. Teloni, di p. xv-268 3 —
Letteratura bizantina (Storia della) (324-1453) di
G. MoNTBLATici, di pag. VIII-Ì92 3 —
Letteratura drammatica, di C. Levi, di pur.
XlI-339 ! . . 3 -
Letteratura ebraica, 2 volumi, di A. Revel, di
p. 364 3 —
Letteratura eg^iziana, di L. Brigiuti, (In lavoro).
Letteratura francese, dalle origini ai nostri giorni,
di G. Padovani, di pag. xx-525 3 —
Letteratura e crestomazia griapponese, di
P. Arcangeli, di pag. xvi-299 3 50
Letteratura «arreca, di V. Inama, 18* ediz. ampliata
ed in parte rifatta da D. Bassi e E. Martini, p. xvi-316 3 —
Letteratura indiana, di A. De Gubernatis, di p.
VIIM59 I 50
Letteratura Ingrlese, di F. A. Laino e I. Corti, di
pag. viii-208 I 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 33
i. ^
Letteratura Italiana, di C. Fenini, 6« ediz. ri-
fatta da V. Ferrari, di p. xii-268 (ia ristampa).
K<«tceratura Italiana moderna e contem-
poranea, di V. Ferrari. 3» edlz., di p. yiii-340 3 —
ftifttteratura italiana. InEegnamento pratico, di A
Db Guarinoni, di p. xix-338 3 —
letteratura militare, di E. MaraNESI (esaurito).
t^etteratura norveg^iana, di S. Consoli, di p. 288 I 50
Butteratura persiana, di I. Pizzi, di p^ x-208 I 50
K(®tteratura provenzale ntodlerna, di E. Por-
TAL; di p. xvi-221 ....... I 50
■Letteratura romana, di F. Ramorino, 8" ediz. d!
p. viii-349 I 50
&iff>tteratnra rumena, di R. Lovera, di p. X-199 . I 50
Letteratura spag;nuola, di B. Sanyisenti, à!
p. XVI-202 . . I 50
Letteratura tedesca, di O. Lange, 3« ediz. ital. d!
B. Minutti (in ristampa).
loetteratnra une:lierese, di Zigany-Arpad, di p.
Xll-205 I 90
S^etteratura universale, di P. Parisi, di pag. 899 3 —
Letterature slave, di D. Ciamboli, 2 voi.
I. Bulgari Serbo-Croati, Jugo-Russi. di p. iv-144 . I 50
II. Bussi, Polacclil, Boemi, di p. iy-142 . . I 50
Lettura delle carte topo^raflcbe, di A. Fer-
rari, di pag. xii-365, con 98 incisioni e 10 tavole . 5 50
UmnoloR^la. Studio dei laglil, di G. P. Magrini, dì
p xv-212 e 53 fig 3 —
Kiztflma cinese parlata, di F. Maonasco. di p. 130 2 —
LlD«rua griapponese parlata, di F. Maonasco»
di p. xvi-110 ... 2 50
Lflasp-ua erotica, di S. Friedmanh, di p. xyi-633 . 3 —
Lingua italiana — vedi : Arte del dire - Corrispon-
denza - Dialetti - Enciclopedia Hoepli - Figure gram-
maticali - Grammatica - Insegnamento d. italiano -
Italia dialettale - Morfologia - Ortoepia - Retorica -
Ritmica - "Verbi italiani - Vocabolario ital.
ingua latina — vedi : Abbreviature latine - Ape la-
tina - Epigrafia - Esercizi - Filologia classica - Fono-
logia - Grammatica - Latino volgare - Letteratura ro-
mana - Metrica - Sinonimi lat. - Verbi.
Line;ua russa. Grammatica ed esercizi, di P. G. Spk-
3ANDEO, 4» ediz. di p. ix-274 4 —
— vedi : Grammatica russa - Vocabolario russo e italiano.
Linera» dell* Africa, di G. Cust, trad. di A. De teu
htmatls, di p. iv-110 I 50
Lingue germaniclie — vedi: Grammatica danese-nor-
vesiana, inglese, olandese, tedesca, svedese.
Lingua neo-ellenlclie — vedi: Conversazione Gretto
mttzi& - Dizionario greco mod.
Lingue slave — vedi Grammatica croato-serba, Gramma-
tica slovena, Grammatica albanese, L'albanese parlato-
Lingue neo-latine, di E. Gorra. (2* ediz. in lavoro).
ft^nerue straniere, di C. Bìarcel, trad. di G. Da-
miani, di p. xvi-136 I 50
2
14 ELENCO DEI MANUALI HCKPLI
Uugnlstloa — vedi Grammatica storica della lin|;àa
Figure (Le) grammaticali - Verbi italiani.
Uquoplsta, di A. Castoldi, 2000 ricette pratiche, 2*
ediz. rifatta del Man., A. Rossi, pag. xvi-731 e 19 ine. 7 50
Litografia, di CL Doyen, di p. viii-261, con 8 tav. . 4 —
Uvellaziooe pratica, di A. Veglio, p. xii-129, 47'fis. 2 =
Locomobili e trebbiatrici* Man. pel conduttore,
di L. Gei. 3» ediz. di p. xvi-376, 227 fig. e xxxvii tab. 3 —
Loicaritml a S decimali, di O. Muller, 13* ediz.
a cura di M. Raina. di p. xxxvMDl ... I 50
liOurlca, di W. . Jevons, trad C. Cantoni, 5» ediz., di
p. viii-156, con 15 flg. I 50
Losrica matematica, di C. Burali-Forti, p. vi-15.ì I 50
Lo^lsmo^rafla, di C. Chiesa, 4« ediz. con note dei
prof. A. Masetti, di p. xv-196 . . . , . I 50
Lotta grreco-romana con cenni storici sulla Storia
della lotta, di A. Cougnet, di pag. vni-490 con 168 fo-
tografile di celebri lottatori e 126 fieure nel lesto. . 5 50
Lott<<. libere moderne. Svizzera, Islandese, Giappc-
Dtfse, Americana, Turca, di A. CouGNET, di pagine
XXlV-223, con 190 incisioni 2 50
Luce e colori, di G. Bellotti. (2* ediz. in lavoro).
Lnce e suono, di E. Jones, trad. di U. Pomari, dì
p. viii-336 e 121 ine. ...... 3 —
Luce e salute. Fototerapia e radioterapia, di A. Bel-
lini, di p. xil-362 e 65 fig 3 50
MACCblne e caldaie (Aitante di). S. Dinaro, di pa-
gine xv-80, con 112 tav. e 170 fig. (in ristampa).
Maccblne (Il montatore di) di jS. Dinaro, 2* ediz. di
p. XVl-502 e 62 incis 4 —
Macchine per cucire e ricamare, di A. Galas-
SINI, di p. vii-230 e 100 fig 2 50
Macchine utensili moderne (I problemi pratici
delle), di S. Dinaro, di pag. xvi-167 . . . 2 50
Macchine a vapore e Turbine a -vapore, di
H. Haeder e E. Webber. 2* ediz. ital., di p. xx-627,
con 1822 incis. . 8 50
Macchinista e fochista, di G. Gautero e L. Lo-
ria, 14» ed. rifatta da C. Malavasi, p. xvi-318 e 188 fig. 3 50
Macchinista na^^ale e Costruttore Meccst-
nico di E. GiORLi, 2» ed. rifatta, di pag. 591 e 350 fig. 8 50
Marcelli moderni. Con^^rvazicae uelie carni, di t.
A. Pesce, di p. xv-510 e 73 fig. . . , 6 50
Madrepe-^la* Suo uso nella industria e nelle arti, di
E. Orilia, di p. viii-258, 40 fig. e 4 tav 4 50
M»Knettsmo ed elettricità, di F. Grassi, 4» ed.,
di p. XXII 878, con 398 fig. e 6 tav 7 50
iB»Arnetlsmo e Ipnotismo, di G. Belfiore, 4 ed.,
di pagine viii.465 3 50
M»lale. Razze, riproduzione allevamento, di E. Maf-
CHI. 3» ediz. a cura C. Pucci, di pag. xvi-602 e 103 ine 6 —
Maioliche e porcellane, di L. De Mauri. 2» ediz..
di pag. xiv-843, con 430 incis., 43 tav. e 3500 marche 12 50
ELENCO DEI MANUALI HOKPLI 35
L. C.
M«ls o j^panotuirco* Coltivazione, di E. Azimonti.
2» ediz., di p. xii-196 e 61 ine 2 50
M*lai*Ia, e rlisaie in Italia* di G. Ergolani, di
p. viii-203 . . 2 —
Aiattie degrii animali utili all'a^iHIcoltara,
di P. A. Pesce, di pag. xii-611 4 50
Malattie crittogramlcbe delle piante erba-
cee, di R. WOLF, trad. di P Baccarini, di p. X-26S
e 50 ine 2 —
Malattie dell' infanzia, di G. Cattaneo, di pa-
scine xii-506 4 —
Malattie infettive deg:U animali, di U. Fer-
retti, di p. xx-582 4 50
Malattie dei lavoratori e igiene industria-
le, di G. Allevi, dì p. xii-421 . . 3 50
Malattie mentali, di L. Mongeri, di p. xvi-263'cob
3S tav 3 50
Malattie dell' oreccliio, del naso e della
ff:ola, di T Mancioli, di p xxili-540, con 98 ine. , 5 50
Malattie dei paesi caldi, di G. Muzio, di p. xil-
562, con 154 fig. e 11 tav 7 50
Malattie della pelle, di G. Francesghini, di ps-
giue xvi-217 2 50
Malattie dei poUi ed altri volatUi, di P. ▲.
Pesce, di p. xvi-297 e 50 incis 2 50
Malattie del sani^ue. Ematologia di E. Rebu-
SCHINI, di p. yiii-432 3 50
Malattie sessuali, di G. Franceschini, 3« ediz., di
pag. xv-280 3 50
Malattie e alterazioni del vino, di S Cbtto-
LINI, 2» ediz., di p. vili-380 e 15 tìg 3 —
Malattie dei vini. Chiarificazione, di R. Ayerna-
Sacca, di p. xii-400 e 23 fig 3 50
Mandato commerciale, di E. ViOARl, di p. vi-16C I 50
"SWandolinista (Man. del) di A. Pisani (2* ediz. in
corso d stampa).
Maniscalco pratico, di C Volpini. Anatomia, fer>
ratura, di p. xvi-398 e 193 fig 4 50
Manzoni A., Cenni biografici di L. Beltrami, di p. lOS,
con 9 autografi e 68 ine. I 50
Mare (II) di V. Bellio, di p. iy-140 e 6 tav. . . . I 50
Maria (Vita di), di L. Asioli, pag. viii-202 . . 3 —
■arina — vedi: Attrezzatura navale - Bandiere • Capi-
tano marittimo - Canottaggio - Ingegnere navale - Filo-
nauta - Flotte moderna • Marine da guerra - Marino -
Nautica stimata - Astro oomia nautica - Codice di ma-
rina - Avarie e sinistri marittimi.
Marine da ;;ruerra del mondo ai 189*7, di L.
D' Adda, di p. xvi-320 e 77 ili 4 50
Marino (Manuale del) Militare e mercantUe, di G. Db
Amezzaga., 2' ediz. con appendice di E. B. di Santa-
flora, di p. viii-438, con 18 silografie . . . 5 —
Marmista, di A. Ricci 2» ediz.. di p. xii-154 e 48 ine. 2 —
Massagrsio, di R. Mainoni, p. xii-179 (2» ed. in lavoro).
16 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
' ~ ^ i.. «.
MAtematica attnarlale, di U. Broggi, di pm-
gine xv-347 3 50
— vedi : Scienza attuariale.
afiatematlca (Complementi di) ad uso dei cliimici, dì
G. ViVANTi, di p. x-381 , : ■ ^ ~"
aflatematlca dilettevole e curiosa. Problemi,
Giuochi, ecc., di I. Ghersi, di pag. 740 con 693 figure 9 50
Hatomatiche - vedi: Alcebra - Aritmetica - Astrono-
mia - Calcolo Celerimensura - Compensazione er-
rori - Computisteria - Contabilità - Cubatura - Le
gnami - Curve - Economia matematica - Equazioni in-
tegrali - Formolario - Gruppi di trasformazione - In-
teresse - Logaritmi - Logica matematica - Ragioneria
- Storia della matematica - Trigonometria - Traccia-
mento curve - Triangolazioni.
Matemartcdie «uDeclox*! iHepertorio di), di h,
Pascal. 2 voi.
L Analisi, di p. xvi-642 . . . . . 6 -
II. Geometria e indice per i due voi., di p 950 . 9 aO
Materia medica moderna, di G. Malacrida, di
p. xi-761 (esaurito).
itatene ^ras^^e (Industria), I grassi e le cere, di S.
Fachini, di p. xiii-651 ,. . • ^ ^
Mattoni e pietre di sabbia e calce (Arenoliti),
di E. Stoffler e M. Glasenapp, con aggiunte di G.
Revere, di p. viii-232, 85 flg. e 3 tav. ... 3 —
Meccanica, di R. S. Ball, trad. I. Benstti, 6» ed., ri-
veduta e ampi, da C. Mavavasi, dì ?. xvi-198 e 87 fig. 2 50
Meccanica aerarla, di V. Niccoli, 2 voi.
I. Lavorazione del terreno, 2» ed. di p. 470 e 176 ine. 4 50
II Dal seminare al compiere la prima manipola
sione del prodotti, di p. xii-426 e 175 fig. 4 —
Meccanica applicata (Man. elem. dì) di F. Massero,
per le offic. e scuole operaie. Pag. xx-434 con 371 ine. 6 50
SMIeceanlca Industriale nelle scuole e per
Pofflclna, di S. Dinaro, (in ristampa)
^Meccanica del macchlnleita di bordo, di E
GlORLi, di p. xili-297 e 92 fig - 2 50
Meccanica raelonale, di R. Margolongo, 2 voi.
Cinematica - Statica, 2» ediz. dì pag. xv-32^ con 32 ine. 4 50
lì. Dinamica-Idromeccanica, di p. vi-324 e 24 Ine 3 —
meccanica (Tecnoiog.a; - v.: Aeronautica - Aggiustatore
- Appr. meccao. - Automobilista - Aviazione- Caldsde
- Chauflfeur - Costruzioni metalliche - Dinamica - Dise-
gnatore meccanico - Disegno industriale - Fresatore -
ingegnere civile - Ingegnere costruttore meccanico -
Lavorazione dei metalli - Locomobili - Macchine
(Atlante di), (Montatore dì) - Macchine utensìli - Mac-
chinista e fuochista - Macchinista navale - Meccanico
- Meccanismi - Modellatore meccanico - Momenti di
Inerzia - Orologeria - Termodin. - Tornitore Tieccan.
Meccanico (II), di E. Giorli. 7» ediz., di p. xvi-537 e
341 fig 4 50
Meccanico moderno (guida pratica del) di A. Mas-
SENz. Manuale teorico-pratico ad uso dei capi-officina
ed alunni delle scuole ind. e d'arti e «lestìeri, mecca-
nici, tornitori, fabbri, di pag. XXiv-3j1 con 331 ine. . 4 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLl 37
L. G.
Medicamenti — vedi: Diabete melito - Droghe • Elio-
terapia - Farmacista - Farmacoter. - Materia med.
- Medicatura - Med. d' urgenza - Med. prat. - Posologia
Prodotti chimici organ. - Rimedi - Sieroterapia Sifilide
- Soccorsi urgenza - Specialità medicinali- Veleni.
afeccanls^nil (òOO). Dinam., Idraui., Pneumat., ecc., di
T. Brown. t* ediz. ital. a cura di C. Malavasi,
(in corso di stampa).
Meclica,tiii*a. antlsettlccM di A. Zambler, con pre-
fazione di E. Tricomi, di p. xvi-124 e 6 ine. . . I 58
Medicina d'urgenza, di E. Trombetta (esaurito).
Medicina ledale militare, di E. Trombetta, di
p. xvi-330 (esaurito)
Medicina sociale, di G. Allevi, di p. 4C0 . . 3 50
Medicina dello spirito, di C. Giachetti, pag. 235. 2 50
Medico (II) a liordo e nel paesi tropicali, di
R. Ribolla, di pag. xix-326 3 50
Medico pratico, di C. Muzio, 4» ediz., dì p. xv-962 . 8 50
Menil>ra artificiali (Vitalizzazione delle) di G. Van-
ghetti, di pag. 241, con 137 figure 3 50
Merceologia tecnica, di P. Alessandri, due voi.
Voi. I. Materie prime, p. xi-530, 142 tav. e 93 ine. 6 —
Voi. II. Prodotti chimici, dì p. 526, 83 tav. e 16 ine. 6 —
Merceologia e Istituzioni commerciali, di
E. Bianchi (in sostituzione del Manuale di Luxardo)
dì pag. xvi-488 4 50
Mesotorio (II) nella cura dì alcune dermatosi e neo-
formazioni maligne della pelle, di A. Masotti, dì pag.
140, con 49 ine. nel testo 2 —
Metalli preziosi* Argrento, oro, platino, di A.
Linone, di p. xi-315 . . 3 —
Metallocromia. Colorazione e decorazione dei me-
talli, di I. Ghersi, 2" ediz., di pag. xvi-317 . . . 3 50
Metallografia applicata al prodotti side-
rurerlcl, di U. Savoia, di p. xvi-205 e 94 fig. . .3 50
Metallurgia — vedi: Acciai - Coltivazione delle miniere
- Fonditore - Lavorazione metalli - Leghe metalliche
- Meccanica industriale - Metallografia - Ricettario
deirelettricista - Ricett. di metallurgia - Saldature - Si-
derurgia - Tecnologie pei giovani - Tempera e cemen-
tazione - Zinco.
Metallurgrla dell'oro, di E. Cortese, di p. xv-262
e 35 ine 3 —
Meteorologia agricola, di G. Costanzo e C. Ne-
gro, di p. viil-208 e 27 ine 2 ZO
Meteorologia generale, di L. De Marchi, 2* ediz.,
di p. xvi-225 con 13 fig I 50
Metrica del greci e del romani, di L. Mùller,
2» ediz. ital. di G. Clerico, di p. xvi-186 . . . I 50
Metrologia universale e codice metrico In-
to>r>n azionale, di A Tacchini, di p. xx-482 . 6 53
Mezzeria pratica, di A. Rabbeno (Esaurito).
Microbiologia. Malattie infettive, di L. PizziNi, di
p. VIII-Ì42 2 —
BlicroBCOpia — vedi: Anatomia microscopica -Animali
parassiti - Ratteriologìa - Chimica clinica - Micro-
scopio - Protistologia - Tecnica protistologica.
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI
Microscopio (II), di C. Acqua, 2» ediz., di p. xii-230 . 2 —
Militarla — vedi: Armi antiche - Arte militare • Co-
dice cavalleresco - Duellante • Scherma - Tattica -
Telemetria - Tiro a segno - Ufficiale esercito.
Mineralogia de^^crlttiva, di L. Bombicci, 3^ ediz
a cura di P. Vinassa De Regny, di p. iv-330, coe
138 fig 3 -
Minerctlogri» grenerctle, di L. Bombicci. 3» ediz.
a cura di P. Vinassa De Regny, di p. xvi-210, con 193
fig. e 2 tav. (in ristampa)
Minerali (I), per E. Artini, di pag. xyi-422, con 40 tav.
e 132 incisioni . . . 9 53
Miniere (Coltivazione delle), di S. Bertolio. 3» ediz.,
di pag. viii-371, con 112 incisioni 3 50
Minimi ciuadrati. Formole, Esercizi e Applicazione
alla Topografia, di P. Fantasia, di pag. xvi-339, con
107 esercizi 4 —
Misuratori elettrici (Frodi nei), di M. Lanfranco,
di p. xi-277, con 27 ine. e 39 tavole ... 4 50
Mltolosria classica illustrata, di F. Ramorino, 5*
ediz. di p. X 356 e 91 fig ♦ 3 —
Mitologia (Dizionario di), di F. Ramorino (in lavoro).
Mitolo|g;la grreca, in due voi.
I. Divinità. II. Eroi, di A. Foresti (2» ediz. in lav.)
Mitologia tedesca, di R. Minutti, di p. xx-348 . 3 —
Mitologie orientali, di D. Bassi.
I. Mitologia Babilonese, Assira, di p. xvi-219 I 53
Modellatore sneccanico, falegname, ebani-
sta, di V. Goffi. 2» ediz. di p. xvii-435 . 5 50
Mollni. Industria. Costruzioni ecc. di C. Sibeb Mii lot,
3* ediz. rifatta da C. Mala vasi, di pag 425, con 226 figure
e dieci tavole 6 —
Momenti d* inerzia e loro applicazioni, di E.
GiORLi, di pag, \iii-166 con 148 ligure . . . 2 50
Moneta e falsa monetazione) di U. Mannuggi,
di p.xi-271 ... 3 —
Monete, pesi e misure Inglesi, di I. Ghersi, di
p. Xii-196, 46 tabelle di conti ia»ti (in ristampa)
Monete g^recl» v*, di S. AMBROSOLi.2a ediz. rifatta da
S. Ricci, di i> .g. xxv-603 con 670 ine , 2 tav. e 4 carte 9 50
Monete papali moderne di S. Ambrosoli, di pa-
<?ine xii-131 e 200 ine 2 50
Moi.5>.te romane, di F. Gnecchi. 3» ediz. di p. xvi-
418 con 203 fig. e 25 tav. (in ristampa).
Mone ? romane. I tipi monetari di Roma Imperiale,
di F. Gnecchi, di p. viii-119 e 28 tav. . 5 —
Monodrammi, di A. Severi, 73 tavole a serie di due
e di tre cifre (esaurito ).
Monodrammi moderni, di A. Soresina, in 35 tav. 3 —
Morfoloj^la j^reca, di V. Bettei, di p. xx-376 3 —
Morfologia italiana, di E. Gorra, di p. vi -142 . I 50
Morte vera e morte apparente, di F. Del-
l'acqua, di p. viil-lSR . 2 —
Mosche - Vedi Insetti della casa.
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 89
L. C.
Mosti del vini e degrll spilliti. DensltÀ ecc.,
di E. De Cillis, di p. xvi-230 2 —
Mosto (Dal) al vino. Fermentazione alcoolica, di S.
Cettolini di p. xii-490, con 62 ine 4 50
Motociclista (Man. del) Side-cars e Motorettes, di F.
BORRINO, 3* ediz., rifatta, di p. xii-364 (in ristampa).
Motori Diesel — vedi Motori a olio pesante.
Motori a grctz, di V. Calzavara (2^ ediz. riveduta, di
pag. xxxvi-423 con 160 incisioni 4 5D
Motori a olio pesante, a pressione ed a forza viva,
di E. Garuffa, di pag. viii-493, con 363 incisioni . 6 50
Motori a scoppio, di E. Garuffa, 3» ediz., di pa-
gine 659 con 617 fig (in ristampa).
Motrici ad esplosione, a jstaz povero, ad olii
pesanti, a petrolio, per aviazione, Diesel,
di F. Laurenti, 3» ed. ampliata di p. 598, con 355 ine. 6 50
Manicipallzzazione del servizi pubblici, di
C. Mezzanotte, di p. xx-324 3 —
Muratore (II), di I. Andreani, 2* ed. di p. 280 e 235 fig. 3 —
Musica* Espressione e Interpretazione, di
G. Magrini, di p. viii-119 e 228 fig 2 —
Musica (Manuale teorico pratico della), per le famiglie
e le scuole di G. Magrini,. 2* ediz. di psg. 615 . . 5 50
Musica — vedi anche ai singoli titoli: Acustica musi-
cale - Armonia - Arte e tecnica del canto - Ballo -
Canto - Chitarra - Contrappunto - Mandolinista -
Musica - Pianista - Psicologia musicale - Ritmica •
Semiografia musicale - Storia della musica - Stru-
mentazione - Strumenti ad arco - Violoncello - Violino.
Napoleone I., di L. Cappelletti, 3» ed. di p. 306 . 3 —
Naturalista preparatore (Imbalsamatore), di R.
Gestro, 5» ediz., di p. xvi 214 e 52 fig 2 50
Naturalista vla^j^latore, di A. Issel e R. Ge-
stro, di p. viii-144 e 38 ine. (esaurito).
Nautica — vedi: Astronomia nautica - Attrezzatura na-
vale - Avarie e sinistri marittimi - Bandiere - Ca-
notaggio - Codice di marina - Costruttore navale - Do-
veri macchinista navale - Filonauta - Flotte moderne -
Ingegnere navale - Lavori maritt. - Macch. navale •
Nautica stimata - Nave
Nautica stln^uia o navigazione **iana, di F.
Tami, di p. xxxii-179 e 47 fic. . . . . 2 50
Nave i-.ai moderna da battaglia, di G. Al-
Mai-hà, di pag. viii-237, con 60 figure e tavole . . 3 —
Nave (La) In tt 'ro* di E. Gioru, di pag. viii-?l3, con
t97 illustrazioni 3 50
Na ve (La) subacciuea. Sottomarini e somn;i-'rgibili
li E. Campagna, di pag. 358. con 108 ine;, e 8 tavole 5 50
Navigazione aerea (Aviazione^, di A. De Maria, di
p. xvi-338 e 103 fig. (in ristampa).
Nevrastenla, di L. Cappelletti di p. xx-490 (esaur.)
Notalo (Man. del), di A. Garetti, 9» ediz. interamente
rifatta, ampliata e messa al corrente con le nuavis-
sime disposizioni di legge per cura deJl'avv. G. V. Bian-
COTTi, di pag. xx-904 9 50
40 ELENCO DEI MANUALI HOEPLl
L. G
Numlsinaticcu Atlante numismatico Italia-
no, di S. Ambrosoli, di p. xvi-428 e 1746 ine. . . 8 50
Numismatica (Manuale di), di S. Ambrosoli, 5^ ediz.,
rifatta di F. Gnecghi, di pag. 248, con 40 tav. eliotipiche 5 50
Mnmismatica — vedi anclie ai singoli titoli: Atene -
Guida numismatica - Monete greche, papali, romane
• Yocabol. numismatico.
Nuoto (II). L' arte di nuotar bene, di A. Beretta, di
pag. xil-278, con 109 incisioni 2 50
Nutrizione del bambino, di L. Colombo, di p. xx>
228 e 12 ine 2 50
Oculistica (Manuale di), per Medici e Studenti, di D.
Bruno, di pag. xii-288, con 29 incisioni. . . . 3 50
Occultli^mo, di N. Lieo, di p xvi-328 . . . . 3 —
Occultismo — vedi anche ai singoli titoli : Chiromanzia
- Dizionario di scienze occulte - Magnetismo - Spiri-
tismo - Telepatia.
Oceanog:i*afla, di G. Magrini (in lavoro).
Ortalmojati*la veterinaria, di P. Negri e V.
Ricciarelli, di p. xvi-279, con 87 ili. e 15 tavole . 3 50
Olii veg^etall. Piante erbacee a seme oleoso, di G. Del
Nero, di p. xv-313 e 41 ine 3 50
OIU e grassi vegretall, animali e minerali, di
G. Fabris, di pag. 546, con 23 ine 5 50
Olivicoltura e Industria dell'olio d'oliva, di
F. R. Simari, di pag. xix-465, con 146 incisioni . . 4 50
Omero, di W. Gladstone, trad. di R. Palumbo e G.
Fiorilli (esaurito).
Operalo Manuale dell'), di G. Belluomini, 8» ediz., ri-
veduta da I. Ghersi di p. 314 con 33 ine. . . . 2 50
Operalo elettrotecnico, di G. Marchi, 5» ediz.,
di p. xx-670 con 417 flg. (in ristampa).
Operalo (L') meccanico al macchinarlo mo-
derno d' officina, di G. Ghiovato, curata da C.
Arpesani, di pag. viii-333 con 131 incisioni . . . 3 50
Orcbldee, di A. Pucci, di p. vi-303, e 95 ine. . . . 3 —
Ordinamenti degrll Stati liberi d' Europa, di
F. Racioppi, 2» ediz., di p. xii-316 3 —
Ordinamento degpll Stati liberi fuori d' Eu-
ropa, di F. Racioppi, di p. viii-376 . . . . 3 —
Orefice (Man. per 1'), di E. Boselli, 2» ed., (in ristampa).
Oreficeria floreale (Modelli), di A. Mylius, 50 ta-
vole e testo 3 —
Organista (Man. dell'), di C. Locher e pref. di E.
Bossi, di p. XIV.187 2 59
Orgranoterapla, di E. Rebuschini, di p. viii-432 . 3 50
Ornamenti sulle stoffe (L'arte di disporre gli), di
E. Casartelli, di p. xi-37, 38 tav. e 170 disegni . 3 50
Ornatista (Man. dell'), di A. Melani, 2* ediz., xxviii
tav. e testo 4 50
Ornltologfla Italiana, di E. Arrigoni degli Oddi,
di p. 907, 36 tav. e 401 fig 15 -
Orolo|s;eria moderna, di E. Garuffa, 2» ediz., di
p. viii-384 e 366 fig 5 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 4t
L. C.
Oi*tlcoltui*a, di D. Tamaro, 5* ediz. rifatta, di pag.
630, con 237 ine. . 5 50
Ortoepia e oi*to^i*afia Italiana mod[ei*na, di
G. Malagoli, 2» ediz. riveduta, di pag. XX-294 . . 3 —
Oi*tofi*eiila. educazione dei fanciulli» di P.
Parise, di p. xii-231 2 —
Ortopedia — vedi: Membra artificiali.
Ospedali — vedi : Igiene ospedaliera.
Ostetricia. Ginecologia minore, di L. M. Bossi
2» ediz. curata da V. De Blasi, di pag. xv-497 con
127 figure 4 50
Ostricoltura e mitilicoltura, di D. Carazzi, di
p. viii-302 2 50
Ottica, di E. Gelcich, di p. xvi-576 e 261 fig. . . 6 —
Ottica (L') di Euclide di G. Ovio. (In corso di stampa).
Paga giornaliera (Prontuario della), da L. 0,50 a
L. 10, di G. Carregaro-Negrin. 2» ediz., di p. x-463. 5 50
Paleoetnologla, di G. Pinza (in sostituzione del Ma-
nuale di Regazzoni, in corso di stampa).
Paleografia greca e latina, di E. A. Thompson,
trad. di G. Fumagalli, 3"^ ediz., di p. xii-208, con 38
ine. e 8 tavole 3 —
Paleontologia, di P. Vinassa De Reony, di p. xvii-
512, con 356 fig. . . 5 £0
Pane e panificazione, di G. Ercolani, di p. vill-
261, con 61 ine. e 4 tav. (in ristampa)
Parruccliiere (Manuale del), di a. Liberati, di p.
Xii-219 e 88 ine 2 50
Pasticciere e confettiere moderno, di G.
Ciocca, 2» ediz., di pag. lxxii-470, con 136 illustra-
zioni e 36 tavole in cromo 8 50
Pastificio (Industria del), di R. Rovetta, di p. xvi-
240, 107 ine. e 4 tav 3 —
Patate. Coltura e usi, di N. Adugci pag. 245 e 20 fig. . 2 50
Patologia degli infortuni sul lavoro in rap-
porto alla assicurazione, di T. Casarotti, pag. xv-642 6 —
Pedagogia (Storia della), di A. Morgana, con prefa-
di A. Straticò, di pag.
Pedagogia (Elementi di), di G. Vidari.
zione di A. Straticò, di pag. xix-553 ... 4
Voi. I. I dat della pedagogia, di pag. 412 . . 3 50
Voi. IL La dottrina generale dell'educazione (in corso
di stampa).
Voi. III. La Didattica (in eorso di stampa).
Pellagra. Storia, patogenesi, ecc., di G. Antonini, di
p. viii-166 e tav 2 —
Perito meccanico (II) nello studio di maech. idro-
vere, idrauliche, pneumofore, impianti industriali,
ecc., di S. Dinaro, di pag. viii-252 2 50
Pescatore (Man. del), di L. Manetti (in ristampa).
Peso dei metalli, a U, a Y, a Z, a T e a doppio T, di
G. Bkllcomini, 2» ediz., di pag. xxiv-248 (in ristampa).
Pianista (11). Pensieri, giudizi e consigli sullo studio
del pianoforte di V. Ricci, di pag. 263 , . . . 2 50
Piante aromaticlie e medicinali (Coltivaz. delle)
di C. Craveri, di pag. xxix-307, con 71 incisioni . 8 59
Piante e fiori sulle finestre, nei cortili, ecc.
di A. Pucci, 3» ediz. di p. viil-214 e 107 fig. . . . 2 50
42 ELENCO DEI MANUALI HOEPL
L< C.
(Piante erbacee a seme oleoso, di G. Del Nero»
di p. xv-313 e 51 fig 3 50
Piante industriali, A. Aldi, 3* ed., p. xi-274, 64 ine. 2 50
Piante tessili, di M. A. Savorgnan D'Osoppo, di p.
Xii-476 e 72 ine 5 —
Pietre preziose, di U. Mannugci, di p. xvi-308, 23
ine. e 14 tav 6 59
Pila elettrica (La), di A. Astolfoni, di p. xv-297,
con 105 incis 3 —
Pino da pinoli, di L. Biondi e E. Righini, p. xii-142 2 50
Pirotecnia moderna, di F. Di Majo, 3 ediz. riv.
e ampliata da G. Fiorini, di paj?. 198, con 130 ine. . 2 50
Plsclciiltnm Ieratica del Prof. F. Supino di p. viii-327,
con 79 incisioni e 14 tavole 5 SO
— vedi: Idrobiologia applicata.
Pittura. Fiori all'acquarello, ad olio ed a guazzo svdla
stoffe, di G. Ronchetti, di p. viii-167, e 11 tav. . . 3 —
Pittura pei dilettanti, ad olio, acquarello e mi-
niatura, G. Ronchetti, 5» ed., p. xvi-405, 30 ine. 32 tav. 4 50
Pittura italiana antica e moderna, di A. Me-
LANI, 3a ediz., di p. xviii-527 e 164 tav. . . . 9 50
Pittura murale. Afifresco, tempera, ecc., di 6. Ron-
chetti, di p, xv-358 ... .... 3 —
Pittura — vedi anche: Anatomia pittorica - Colori •
vernici - Composizione delle tinte - Decorazione - Di-
segno - Luce e colori - Ristauratore dipinti - Sceno-
grafia - Storia dell'arte.
Planctologia di E. Cortese, di pag. vni-387 con 12
figure e 2 tavole 3 —
Pneumonite crupale e sua cura, di A. Sera-
fini, di p. xyi-222 2 50
Poliedri, curve e superflci, secondo i metodi
della Geometria descrittiva, di G. Loria, di p. xvi-231 3 —
Poligponazioue taclieometrica di A. Barbieri, di
pag. xvi-246 . . . 2 £0
Polizia giudiziaria, ad uso dei Periti e Magistrati
di L. Tomellini, di p. xx-352 e 161 ine. . . . 5 —
Polizia sanitaria degli animali, di A. Minardi,
di p. viii-333 e 7 fig 3 —
Polli — vedi: Malattie dei polli - Avicoltura.
Pollicoltura, di G. Trevisani, 9» ediz., di pag. xvi-
224 ed 88 incisioni. ........ 2 50
Pomodoro. Coltivazione - Industria, ecc., di R. Ro-
vetta, di pag. 295, con 90 figure 3 —
Pomologia, G. Molon. p. xxxn-717 86 ine. e 12 tav. 3 50
Pomologia artificiale, di M. Del Lupo, di p. vi-
132 e 34 ine 2 —
Pòiiipiei*e moderno. Manuale del vigile del fuoco,
di P. Cogoli e R. Rampini, di p. 500, con 14 tav. e 526 fig. 7 50
Porco (II), Razze, allev., ecc., di F. Faelli, di p. xix-
461, con 100 fig. e 5 tavole .^ 5 —
Posologia dei rimedi più usati nella tera-
pia infantile, di A. Conelli, di p. viii-186 . . 2 —
Posta. Manuale postale di A. Palombi, di p. xxx-30S^ 3 —
J*rati (I). Prati naturali, artificiali, pascoli, ecc., di E.
Marchettano, di p. viii-392 e 162 ine 4 —
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 45
L- G.
PresUpl bevgrufiicLSclie. Valsassina , Valtellina e
Valcamonica, di A. Stoppani e A. Taramelli, 3»
ediz. di p. 290, 15 tav. e 3 carte. 2 voi. in busta . . 6 50
Privative g:ovei*natlve« Uffici di vendita e loro
funzionamento. Rivendite, di I. Guastalla, p. xix-406 3 50
Privative industriali — vedi: Codici e leggi Voi. IV (p. 14).
Processi fotoiKieccanlcI nio<lei*ni, di R. Na-
MIAS, 2a ediz., di pag. xi-321, con 76 figure e 12 tav. 4 —
Prodotti c&;^B*lcoll del tropico, di A. Gaslini,
di p. XVI-27& Mn ristampa).
Prodotti creruBVìlcl. Majoliche, porcellane, grès, di
G. Maderna, di p. xil-345 e 92 fig 4 50
Prodotti etilniici or^nnlei usati come me-
dicamenti (Fabbric. dei) di C. Craveri. Preparaz.
caratteri, reazioni, usi, dosi di 1600 prodotti Pag. viii-
73(tcon 27 ine. 8 SO
Prodotti e procedimenti nuovi nelle indu-
strie (succedanei, surrogati, ecc.) di I. Ghersi, di pag.
986, con 148 ine 9 50
Produzione e conrainerdo del vino In Italia,
di S. MONDINI, di p. vii-303 2 56
Profilassi e disinfezione per uso del R. Esercito
del Gap. Medico V. Ch odi, di pag. xii-196 con 32 ine. 4 50
Profumiere (Man. del), di A. Rossi, 2» ed., p. xxiv-650 6 50
Progettista nnoderno di costruzioni archl-
tettonlclie, di I. Andreani, 2* ediz. ampliata di
pag. xv-550, con 196 ine. e 67 tavole . . . . 6 50
Proiezioni fisse e clnematogrrafo, di L. Sassi,
di p. xvi-484, con 30? fig 5 —
Prontuario tecnico legrlslatlvo, di G. Viva-
RELLi, di p. 300, con 131 ine 3 —
Proprietario di case e opifici, di G. Giordani,
di p xx-264 I 50
Prospettiva, di C. Claudi, 3» ed., p. xii-76 e 33 tav. 2 50
Prospettiva per g^li scultori, il Bassorilievo,
di A. NoELLi, di pag. xii-78, con 53 disegni . . . 2 50
Protezione de^Ii animali, di N. Lieo, di p. yiii-200 2 —
Protlstolo^la, di L. Maggi, 2» ed., di p. 294 ^. 93 ine. 3 —
Proverbi e modi proverbiali Italiani, di 6.
Franceschi, di p. xix-380 3 —
Proverbi sul cavallo, di C. Volpini,, di p. xix-172 2 50
Pslctaiatrla. Confini, cause e fenomeni della pazzia,
di J. FiNzi, di p. viii-225 (esaurito).
Psicologria, di C, Cantoni, 2» ediz. (esaurito).
Psicologia flslolog:lca, di G. Mantovani, 2» ediz.,
di p. xil-175 e 16 ine I 50
Psicologia musicale, di M. Pilo, di p. x-259 . 2 50
Pslcopatolojs^ia le^xtle, di L. Mongert, di d- xx-421 4 50
Psicoterapia, di G. Pohtigliotti, p. xn-318 e22 ine. 3 —
Pugilato e lotta libera per difesa perso»
naie, di A. Cougnet, 2» ed., p. xxxv-396 e 222 ine. 4 50
Rtftccojsrlltore di o^grettl nslnutl e curiosi, d\
J. Gklli, di p. x-344 e 310 ine. 5 50
Racbltlde e deformità da essa prodotte, df
P. Mancini, di p. xxviii-300 e 116 fig. ... 4 —
44 BLENCO DEI MANUALI HOEPLI
L. C
Radioattività, di G. A. Blanc, pref. di A. Sella e
Append.^di G. D'Ormea, di p. vin-266 e 72 ine. . . 3 —
Ra^js^i Rontgen e loi*o pratiche applica-
zioni, di I. Tonta, di p. viii-160 (esaurito)
— veli: Ròutgen tecnica
Rag:lonei*la, di V. GITTI, 6» ediz., di p. viii-115 . . I 50
Rag:looei*la delle cooperative di consumo,
di G. Rota, (esaurito).
Ragrlonerla domestica, di A. Masetti. 2» ediz.
di pag. xii-186 . I 50
a^lonerla Industriale, di O. Berqamasghi, 3»
ediz. a cura di A. Masetti, di p. viii-404 . . . 4 —
Ragrlonerla pubblica, di A. Masetti, di p. xy-293 3 —
Ragrlonlere (Prontuario del), di E. Gagliardi. 2* ed.
rifatta ed aumentata, di pag. xii-603 . . . . 6 59
Razze bovine, equine, sulne, ovine e ca-
prine, di F. Faelli 2* ediz. ampliata di pag. xxxiif-
512 con 197 tav 12 50
Reattivi e reazioni di E. Tognoli, di pag. 289. . 3 50
Redolo calcolatore e applicazioni nelle ope-
razioni topo^raflclie, di G. Pozzi, 2^ ediz., di
p. Xvi-303 e 150 fig 3 —
Religione — vedi Bibbia - Corano - Imitazione Cristo -
San Giovanni - San Paolo - Vangelo - Vita di Gasù -
Vita di Maria.
Religioni primitive (L' idea di Dio nelle) di F. B.
Jevons e di U. Pestalozza, di pag. xvi-178 . . 2 —
Rellgrloni e lln^^ua dell'India Ing^lese, di R.
CUST, trad. di A. De Gubernatis, di p. iv-124 . . I 50
Residui agricoli. Utilizzazioni, ricuperi, di C. For-
MENTi, dì pag. 620, con 139 ine. 5 —
Residui Industriali. Utilizzazioni Ricuperi, di C.
Formenti, di p. xx-376 . . . . . . . 3 59
Resistenza del materiali e stabilità delle
costruzioni, di G. Sandrinelli, 3» ediz., di p.
XVIlI-495 e 274 ine 5 50
Resistenza e pesi di travi metalUcbe com-
poste, di E. ScHENGK, 2» ediz. (in eorso di stampa).
Retorica, ad uso delle scuole, di F. Capello,
di p. vi-122 . ... ... I 50
Rettili d' Italia, di C. Vandoni, di pag. 288 e 55 fig. 3 50
Sicami - V. Bianeberia - Lavori femm. • Msc i>>. da cucire
- Monogrammi - Piccole ind. - R'celt.domest, - Trine.
Ricchezza mobile (L'imposta sui redditi di), di E.
Bruni, di pag. 240 .... ... I 50
Ricerca di grlaclmentl minerali e acque
sotterranee, di M. Grossi (in lavoro).
Ricettarlo domestico, di l. Ghersi 6» ediz., con
7192 ricette, di pag. 1299 e 172 ine 14 50
Ricettarlo dell' elettricista, L Ghersi. p. vm-585
con oltre 2000 ricette e provvedimenti pratici e 43 ine. 5 —
Ricettarlo fotogrranco di L. Sassi, 5» ediz., di
pag. xxxii-362 3 50
Ricettarlo Industriale, di l. Ghersi, 6* ediz., com-
orendente 8500 procedimenti utili, di p. 1344 e 67 ine. 9 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI tì
__
Meettarlo pratico per le Industrie tessili e
«fflnl, di O. Giudici, di p. viii-270 . . 3 59
Ricettarlo pratico dll metallurela, di G. Bel-
LUOIIINI, di p. xil-328 3 50
Rlsuedl. L'arte di prescriverli e di applicarli, di G. Ma-
LACRIDA, di p. 400 3 50
Rimedi — vedi: Specialità medicinali.
Riscaldamento, ventilazione e Impianti di
motori, di C. Rumor e H. Stromenger, di p. xv!*
270 e 115 fig. 4 50
Eiscaldamento elettrico. — Vedi Elettricità sorgente
di calore.
ISIsorg:lmento Italiano ISl^-lSVi, di F. Quinta-
VALLE, di pag. XVI '528 4 —
iBIstaiBratore del dipinti, di 6. Secco-Suardo.
2» ediz , con una introduz. di G Preyiati (in e. stanpa)
Mtnslca e meirica razionale Italiana, di H,
Murari, 3' ediz. di p. xv-230 I 50
mitmlca musicale, di A. Tacchinardi, di p. xyi-254 3 —
iUvoluzIone francese 17^9-1709, dì G. P. So-
LERio, (2* ediz., in lavoro).
Soma antica — vedi : Anticliità priv. - Antichità pub-
bliche - Archeologia - Epigrafia - Mitologia - Monete
- Rovine (Le) del Palatino - Topografia - Micologia.
IKontgren tecnica (I fondamenti della), di J. ScHiN-
CAGLIA, di pag. xii-263, con 118 incisioni e 46 tavole. 5 50
BdBtgen — vedi: Raggi di - Elettricità medica - Luce
e salute - Radioattività
Storia, coltivazione, varietà, di G. Girardi, di p.
XVIII.284, 96 iU. e 8 tav 3 50
IKovIne del Palatino, di C. Cancogni, con pret. di
R. Lanciani, di p. xv-178. 44 tav. e una pianta . . 3 50
SavurMa^tore (Man. del), di F. Buttari, di p. viii-245 2 50
Saldature auf oprene del metalli, di S. Ragno
2a_edlz , di pag. vi-129, con 18 ine 3 —
Sale e saline, di A. De Gasparis, di p. viii-358 e 24 fig. 3 50
*^ -^«mn^entario» ài L. Ma NETTI, di n. 224 e 78 ine. . 2 —
San Giovanni, il Discepolo ciie Oesù amava,
di G. M. Zampini, di pag. xii-314 4 50
San Paolo, Epistole, di G. M. Zampini, di pag. xvi-405 4 —
f^auscrito (Studio del), F. G. FUMI, 3» ediz. p. xvi-343 4 —
Saponi (L'industria dei), di V. Sgansetti, con prefa-
lione di ii. Molinari, di pag. xx-475, (in ristampa).
Saponi da toeletta, di C. Franchi, di pag. xv-467
con 59 Incisioni 5 50
Saurto tag^llatore Italiano (II), di G. Psterlongo,
di p. xn-232 e 47 tav . 3 50
Scaccili (Giuoco degli), di A. Seghieri, 4» ediz., a cura
di E. MiLiANl, di pag. viii-550 5 50
''<».enos:rafla, G. Ferrari, p. xxiv-327, 16 !nc. e 160 tav. 12 —
Scliernia italiana, J. Gelli. Terza edizione riveduta
di pag. 250 con 108 ine 3 —
Scienza attuariale (Nozioni di). Matematica delle
assicurazioni, di G. Minutilli, di pag. xiii-329 . . 4 —
Scienze (Le) esatte neU' antica Grecia, di 6.
Loria, 2» ediz., di pag. xxiv-974 9 £0
46 8LKNGO DEI MANDALI HOEPLI
L. «
Scienze occulte (Dizionario di), di A. Pappalardo.
di D. VIII.338 , . .... , . 3 —
Soienze occulte — vedi : Ctiirotnanzia - Fisionomia
Grafologia - Magnetismo - Occultismo - Spiritismo -
Telepatia.
Bcontlsmo* Nozioni pratìctie ad uso dei giovani esplo-
ratori italiani, di F. Romagnoli, di pag. 598, con 132
Inc. e 51 tav. 5 50
Scrittura a macchina — vedi Dattilografia.
Scrittura doppia cttnericancM di C. Bellini,
2» ediz. accresciuta, di pag. xii-154 e 4 tabelle . . 2 —
Scritture d'aflTarl, di D. M affigli, 5» ed., p. viii-22! I 50
Scultura Italiana antica e modlerna, di A.
Melani, 3» ediz., di pag. xxxn-692, 170 tavole e 40 flg. IO 50
Segnalazioni marittime — vedi: Attrezzatura navale -
Bandiere.
Selfactln^ o fllatojo Intermittente» di L. To-*
NELLI, di p. vill-159 e 41 ine 2 50
Selvicoltura, estimo e economia forestale, di A. San-
TILLI, 2* ediz. di p. xil-292 e 54 ine 3 —
85lviC0ltura — vedi: Boschi e pascoli - Consorzi di
difesa del suolo - Coltura montana - Pino da pinoli.
Semeiotica* Esame degli infermi, di U. Gabbi, 2* ediz.,
di pag. xvi-216 e 11 ine 3 50
Bemlo^ratla musicale, di G. Gaspbrini, p. yiii-317 3 50
Seta (Industria della), di L. Gabba, 2» ediz. (esaurito).
Seta — vedi ai singoli titoli: Bacili da seta - Filatura e
torcitura - Gelsicoltura - Tessitore - Tessitura - Tin-
tura - Ricettari domestico e industriale.
Seta artiflclale, di G. B. Baccioni, di p. viii-221 . 3 59
Sfere cosniogrraactae e greo^rana materna"
tlca, di L. A. Andreini, dì p. xxix-326 e 12 ine. . 3 —
3bake!speare, di E. Dowden, trad. di A. Balzani, di
p. Xii-242 ... I 59
Siderurgia, di E. Zoppetti e E. Garuffa, (in ristampa).
Aleroterapla, di E. Rsbuschini, di p. viii-424 3 —
Sifilide (Patologia e terapia della) di A. Pasini, di pa-
gine vi-151 2 -
Sinonimi latini, di D. Fava, di p. LXiy-114. . . I 50
Sintassi francese razionale pratica, di D.
RODARI, di p. XVI-206 . . . . . I 50
Sintassi arreca, di V. Quaranta di p. xviii-175 l 50
Sintassi latina, di T. G. Perassi, 2* ediz., di p, yii-168 I SO
SIsfluologricM di L. Gatta, di p. yiii-175 e 16 ine i 50
Sismologia moderna, di G. B. Alfano, di p. xii-Sb" 4 —
Smacchiatura icidut^trlale e casalinga di
abiti, eCfc., di G. Tisgornia, di pag. xii-219 con 13 flg, 2 59
Smalto (Industria dello), di E. Verma, di p. 246 e 30 ine. 3 —
Sistemazione del torrenti e dei bacini mon-
tani, di C. Valentina p. xii-298, 165 ine. e 46 tav. 4 50
Soccorsi d'urgenza, di C. Galliano, 9» ediz. am-
pliata rispetto ai teriti In guerra, a cura del Dott B.
Anslesio, di pa£. lu-439. con 135 Ine 3 50
8t»clallsmo. dì G. Btraqhi, cu d xv-28& (In ristampa)
Sdcieta industriali per azioni, diF. Piccinelli
di p. xxxvi-534 5 50
ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 47
~ L. C,
Società di niucuo soccorso. Pensioni sussidi,
di G. Gardenghi, di p vi-152 I 50
SocloBogria ^cner»le, di E. Morselli, (esaurito).
Soda caustlc», cloi*o e cloi*atl alcalini p«s*
elettiH>Ilsi, di P. Villani, di p. vni-314 . , 3 50
Somalo (Elementi di) vedi Gramm. somala.
SoiHlo-Bauto e sua Istruzione* di P. Fornari,
di p. viii-232 e 11 ine. . . 2 —
Bottomarinl — vedi: Nave subacquea.
Sovratensioni neprtl Impianti elettrici. Cause,
effetti e protezioni, E. Piazzoli, pag. xvi.401 e 125 fig. 5 50
Bpecclil (Fabbricazione de^li) e la decoraxione
del vetro e del cristallo, di R. Namias, 2''ediz.
rifatta, di pag. xii-195 con 26 incisioni e 11 tavole . 2 50
Specialità medicinali (Formulario delle) di C. Cra-
VERI, di pagine xx-524 4 40
Bpeleologria, Studio delle caverne, C. Caselli, p. xii-lOS I SO
Spettrofotometria applicata, di G. Gallerani,
di p. xiX-395, 92 ine. e 3 tav 3 50
Spettroscopio e sue applicazioni , di R. A.
Proctor, trad. di F. Porro, di p. vi-179 e 71 ine. . I 50
Splrltl.^iv^o. A.. Pappalardo, 5» ediz. aumentala, di pa-
gine xvi-290. con 10 illustrazioni 3 SO
Sports Invernali. Pattinaggio, slitta, ecc., di N. Sal-
vanesghi, di p. xv-171 e 100 ili 3 —
StAxupag:^lo a caldo e bulloneria, di G. SgaN-
fkrla, di p. viii-160 e 62 ine 2 —
Stati del mondo (Gli), G. Garollo. Notiziario statisi. I —
Statistica, di F. Virgilii, 6» ediz., di p. xx-228 . . I 50
Btatmo^rafla, di G. KOSSl, di pag. Xil-214 . . . 3 —
Stearlneria — vedi: Candele.
Steno^rafla, di G. Giorgetti, 4» ediz., di p. YV-239 3 —
Stenografia (Guida allo studio della), di A. Nico-
COLETTI, 10» ediz., riveduta da D. Nigoletti, pag. 183 I 50
Stenogrrafla (Esercizi di lettura e scrittura), di A.
Nigoletti. 6* ediz. di p. viii-160 I 50
Stenografia. Antologia sten, di E. Molina, di p. 200 2 —
Stenografia. Dizionario etimologico stenografico, di
E. Molina, di p. xvi-624 7 SO
Stenografia. L'abbreviazione logica nella stenografia,
di D. Nigoletti, di pag. viii-123 I 59
Stenografo pratico, di L. Cristofoli, di p. xii-131 I 50
Stereometria. Sviluppo dei solidi e loro costruzione
in carta, di A. Rivelli, di p. 90, con 92 ine. e 41 tav. I 59
Stili architettonici (Gli), di B. Canella, di pagine
xvi-133, con 114 illustrazioni e 64 tavole. . . . 3 50
Stilistica, di F. Capello, di p. xii-164 (esaurito).
Stilistica latina, di A. Bartoli, di p. xiI-210 . ^ I 50
Stime di lavori edili, di I. Andrkani, di pag. 339 . 4 50
Storia antica, di I. Gentile e G. Toniazzo, in 2 voi.
I. L'Oriente antico, (esaurito).
II. La Grecia, di p. iv-216 I 50
18 BLBNCO BBI MANUALI HOEPLI
""" L. «.
Storia dell'arte, di G. Carotti.
Voi. I. L'Arte nell'Evo-antlco, di pag. lv-413 (esaurito).
Voi. II. L'Arte nel Medio-evo:
Parte I. - Arte cristiana^ di pag. viii-421 e 360 incis. 5 50
Parte II. - L'arte regionale italiana nel medio-evo,
di pag. 667 con 553 incisioni IO —
Parte III. - L' Apogeo dell' arte italiana nel medio-
evo, di pag. 581 a 1390, con 591 incisioni . . . 12 —
Voi. III. L'Arte nel rinascimento (in lavoro).
Voi. IV. L'Arte dell'Evo-modemo (in lavoro).
Storia dell'arte Bullltare, di V. Rossetto, di p.
TIil-504 e 17 tav 5 50
Storia e crooolog^la medloevale e modemn,
di V. Casagrandi, 3» ediz. di p. viii-254 . . . I 50
Storia d'Europa, di E. T. Freemann, trad. di A.
Galante, di p. xii-472 3 -
Storia di Francia, di G. Brasagnolo, di p. xyi-42« 3 —
Storia d' In^iillterra, G, Bragagnolo. p. xvi-S6? 3 —
Storia d'Italia, di P. Orsi, 5^ ediz., continuata fino
al 1915, di pag. xiii-^95 3 —
Storia — vedi: Antichità - Archeologia - Argentina -
Astronomia nell'antlcu t^ sìameutc • Atene - Commercio
- Cristoforo Colombo - Cronologia - Dizionario bio-
grafico - Etnografia - Islamì«m- - Leggende - Manzoni
- Mitologia • Monete - Numismatica - Omero - Eisorijl-
* mento - Fivolazione trancese - Slialiespeare - Topo-
grafia dì Roma.
Storia delle mat ematiche (Guida allo studio della)
di G. Loria, di pag. xvi-227 3 —
Storia delia miislca, di A. Untersteiner, 4"' edis.
di pag. 500 4 50
Storia naturale — vedi: Anatomia e fisiologia - Ana
tomia microscopica - Animali parass. - Antropologln
- Batteriologia - Biologia animale - Botanica - Cam
mello - Coleotteri - Cristallografia - Ditteri - Embrio-
logia - farfalle - Fisica cristallografica - Fisiologia -
Geologia imenotteri - Insetti - Ittiologia - Lepidotteri
- Limiologia Mineralogia - Naturalista preparatore
- Ns Moralista viaggiatore - Oceanografia - Ornitologia
- Ostricoltura - Pàleoetnologia - Paleontologia - Pisci-
coltura - Sismologia - Speleologia - Tecnica orotlstol
- Uccelli canori - Vulcanismo - Zebre - Zoologia.
Strade ferrate In Italia. Regime legale ammfai'
Strativo, di F. Tajani, di p. viii-265 ... 2 50
Strade ordinarle e loro manutenzione, d'
F. Frosali, di p. xi-216 e 37 ine 2 50
Strade urbane e provinciali e loro pavi-
mentazione di P. Bresadola, p. xvi-330 e 40 ine. 4 00
Strumentazione, di E. Prout, trad. di V. Ricci, 2»
edizione, di pag. xvi-314 e 95 incisioni (in ristampa).
Strumenti ad arco e mu^ilca da camera, del
Duca di Caffarelli, di p. x-235 (esaurito).
Strumenti diottrici, V. Reina, p. xiy-220 e lOSfig. 3 —
e$mnkentl metrici. Costruzione delle bilance, ecc.,
di E Bagnoli, r^i p, viii-252 e 192 ine 3 5§
Snccedaaei ~ vedi: Predotti o procedimenti.
BLENCO DEI MANUALI HOEPLI 4S
-_.
M^agikevo scoi*ze e appllcatztonl Industriali^
di A. FUNARO e N. LOJACONO, di p. VII-170 . . 2 58
SiiiiiÌcoltui*a. pratica, dì I. Stanga, di pag. 200, con
36 illustrazioni ...... . , 2 50
Saper>^tlzione« di G. Franceschi, di pag. xii-264 . 2 50
Surrogati — vedi: Prodotti o procedimenti.
Ta4:>a«;co (II) e sua coltura, di G. Beversen, di pa-
gine xxviii-219, 9 ine. e 31 tav 3 60
Tn>,ttacco, di G. Cantoni, di ^ iv-176 e 6 ine. 2 —
Tabelle di analisi — vedi : Analisi chimica qualitativa.
Taeinlui (I), nell'uva e nel vino, di R. Averna-Sacga,
di p. VIII.240 2 50
TArtufl e fun^lal, coltura e cacinatura, di Folco-
Bruni, di p viii-184 2 —
Tattica applicata, di A. Pavia di p. viii-214 . . 3 5C
Teatro antico ^t*eco-i*oniano, di V. Inama, di
p. xx-248 e 32 fìg 2 50
Tecnica protlstoloerlca. di L. Maggi, di p. xvi-318 3 -
Tecnologrie per I giovani operai, secondo i pro-
grammi governativi, di I. Andrbani :
I. — Legno, metalli, ecc., di pag. 780, con 511 ine. . 7 —
II. — Matematica, di pag. xii-488, con 210 ine. . . 6 —
III. — Fisica, (in preparazione).
Tecnologia e terniinolo@;ia monetaria, di G.
Sacchetti, dì p. xvi-191 2 -
Telalo meccanico (II). Guida pratica, di A. I^ombo
di p. xii-159 e 28 fig. . 2 —
Telefono (II), di G. Motta, (in ristampa).
Telegrafia elettrica, aerea, sottomarina e
sènza fili di R. Ferrini. 4» ed. ampi, da C. Cantani,
di pag. 352, con 137 ine 3 60
Telegrafista (Guida del), di G. Cantani, 3* ediz,, di
pag. 255, con 138 ine 2 50
Te&eg:rafo senza fili e ondle Hertziane, di O.
MURANI, 2» ediz., di p. xv-397 (in ristampa).
Telemetria, misura nelle distanze in guerra, di G.
Bertelli, di p. xiiM45 e 12 fig. (in ristampa).
Telepatia. Trasmissione del pensiero di a. Pappa-
lardo, 3* ediz., di p. xvi-343 3 —
Tempera — Vedi acciaio.
Tennis (II), dì A. Bonacossa e G. Porro Lamber-
tenghi, di pag. xx-240 con 84 illustrazioni . . 8 —
Teoria del numeri, di U. Scarpis, di p. viii-152 . I 50
teoria delle ombre, di E. BONCl 3* ediz. di pagine
XVi-134, con 48 ìg. e 6 tav 2 50
Teosofia, di G. Giordano, di p. viii-248 . . . 2 50
Terapeutica — vedi ai singoli titoli: Cliimica clinica •
Ciiimica legale - Farmacista - Farmacoterapia - Me-
dicina d'urgenza - Medico pratico - Organoterapia -
Posologia rimedi - Rimedi - Terapia malattie infanzia.
Termodinaneica. di G. Cattaneo, p. x-196 e 4 fìg. i 50
Terreno agrrario. Cliimica del terreno, di A. Fu-
W ARO, di p. viii-200 2 —
Tessili — vedi Tecnologie per i giovcni - Tessitura -
Filatura.
4
so ELENCO DEI MANUALI HOBPLI
L. <•
Vessltore (Man. del), di P. Pinghetti, 3» ediz., dt
p. Xlv-298 e iilustr 3 50
~ vedi: Apparecchiatura dei tessuti - Industrie tessili.
tessitura meccanica della lana e del co-
tone, di E. G. Pranzi, di p. vii-329 . . . 3 50
Tefii8itus*a meccanica della eeta, di P. PONCI,
di p. xii-346 e 179 ine 5 50
ffessuti CMan. del compositore di), di P. Pinghetti, di
p. viii-321, ili. da 2000 armature . . . . . 4 50
Vessutl di lana e cotone (Analisi e fabbricazione),
di O. Giudici, dì p. xii-».R4, con in<i<? Snc. . . 16 50
Testamenti (Manuale dei), di G. Serina, 3» ediz. rive-
duta ed ampliata, di pag. xiv-380 4 50
Tinrré italiano. Idiomi parlati in Eritrea, con 2 di>
zionari, di M. Camperio, di p. 180 . . 2 50
TÌBtoi*e (Man. del), di R. Lepetit. 4« ediz., di p. 482 5 —
7ÌBtai*a della seta, di T. Pascal, di p. xv-432 5 —
Tfpojj^rafla. Voi. I. Guida per chi stampa e fa stam*
pare di S. Landi, 2» edix. postuma, di pag. xxii-279 . 2 £0
— Voi. II. Lezioni di comoosizione. di S. Landi 2» ediz.
postuma, con appendice - Linotype - Monotype • Let-
tera-tipo - Vocabolarietto tecnica, di pag 370 . . 3 50
IFtwro a Negrno naacionale, di A. Bruno, p. yiii-335 3 —
Tfisl (Come si vince la). Profilassi e diagnosi di F. Mot
TOLA, e pref. di A. De Giovanni, di p. xil-208 . . 2 50
Tifiiict e sanatori, di A. ZUBLVNI, con pref. di B.
Silva, di p. XLi-240 2 —
"• vedi: Tubercolosi.
"ffopo^rafla (Man. di), di G. Del Fabro. 3» edizione,
di pag. XLiii-629 con 165 incisioni 6 50
Topogrrafla (Guida pei calcoli di), di G. Del Fabro,
di p. xvi-216 e 71 fig . 3 50
Topografia e rilievi — vedi: Cartografia - Catasto -
Celerimensura - Codice del perito - Compensazioni
errori - Curve - Disegno topogr. - Estimo terreni -
Estimo rurale - Fotogrammetria - Geometrìa praticc
• Prospettiva - Regolo calcolatore - Telemetria - Trac-
ciamento curve - Triangolazioni.
Vopogrraflia di Roma antica, di L. Borsari, di
p. vili-436 e 7 tav 4 50
^Tornitoi^ meccanico (Guida del), di S. Dinaro,
9a ediz. riveduta con appendice * La tornitura dei pro-
jettili per le artiglierie , di pag. 306 e 106 fig. . . 2 50
Toraitoire e fi^satoi^ meccanico, di L. Ducai
3» ediz., di p. 188, con 30 ine 2 50
Torrenti — v. (Sistemazione dei).
tracciamento delle curve deUe ferrovie e
strade, di G. H. A. Kronkhb, trad. di L. Loria, 3»
ediz., di p. viii-167 2 50
traduttore tedesco (II), di R. Minutti, pftg' xyi-224 I 50
Tramvle — vedi : Ferrovie.
trasporti aerei, di G. Cappelloni, di pag. xvi-367
con 259 figure 5 50
Vjrasporti, tariffe e reclami ferroviari, di
E. Pelizzaro, di pag. xvi-319 3 50
SLKNCO DEI MANUALI HOEPLI 51
L. «•
S'razlone fei*i*o varia, di P. Ofpizzi, di p. yii-204,
con 2 tav. e 51 fig. ■ . 3 50
Trazione a vapoi*e sulle fei*iH>vle ordina»
rie, di G. Ottone, di p. lxviii.469 . . . . 4 50
Triangolazioni topografiche e catastali, di
O. Jacoangeli, di p. xiv-340 e 33 ine 7 59
Trixononietria plana (Esercizi di), di C. ÀlaSIa,
dì p. xvi-292 e 30 ine. (in ristampa).
Trine a fut^elll, di G. Romanelli-B£arone, di p. vili-
331 e 200 illustr 4 56
Tnbercolo«»l (La), di M. Valtorta e G. Fanoli, con
pief. di A. Murri, di p. xix-291 e 11 tav. . . . 3 —
Turbine Idrauliche moderne* Teoria e costru-
idone, di C. Malavasi (in lavoro)
Turbine a vanoi<e. di E. Garuffa (in corso stampa).
^arco parlato. Grammatica, dialoghi, vocabolario,
di L. BONELLI e S. Jasigian, di p. viii-343 . . . 4 —
Uccelli canori. Caratteri, costumi e loro cura, di L
Ontersteiner, 2* ediz.. di p. viii-226 e 6 ine. . . 2 50
Umclale Italiano (L') di U. Morini «'esaurito).
Unita assolute. 'Definizione, dimensione, problemr
di G Bertolino di p. x-124 . . . . : . 2 50
Uovo (L') di gralllna. Conservazione e commercio, di
C. VI VI ANI, di pag. 394 con 48 incisioni . . . 3 50
Urina (L') nella diagnosi delle malattie, di F. Jorio, di
p. XVi-216 (In ristampa).
Urologia chimica e microscopica, di P, E. Ales-
sandri, di pag. 485, con 144 ine. e 2 tav. . . . 7 50
UbI mercantili riconosciuti dalle C«tmere di
Commercio in Italia, di G. Trespioli, di pa-
gine XXXlv-689 b —
Uve da tavola. Coltivazione e commercio, di D. Ta-
maro, 3» ediz. di p. xvi-278, 8 tav. e 57 . , . 4 —
VaRdemecum dell>uomo d'affari, di C. Dompé,
di p. xu-427 (in ristampa).
Vangrelo Manuale del) di G. M, Zampini . xlvii-480 4 50
Veleni e avvelenamenti, di C. Ferraris, di pa-
stine xvi-208 e 20 ine 2 50
Verbi greci anomali P. Spagnotti, pag. xxiv-107 I 50
Verbi italiani, di E. Polgari, di p. xii-260 . . . I 50
Verbi latini di forma particolare nel per-
fetto e nel supino, di A. Pavanello, p. vi-215 I £0
Vernici, lacche, mastici e inchiostri da
stampa. Fabbricazione, ecc., di U. Fornari, 3»
ediz., di paK. xv 1-272 . . .... 2 50
Vernici — vedi Colori e Vernici.
Veterinaria — vedi: Araldica zootecnica - Bestiame
Cavallo - Igiene veterinaria - Malattie infettive - Ma-
jale - Oftaimoiatria veterinaria - Polizia sanitaria -
Porco - Profilassi malattie - Razze bovine - Zootecnia.
Veterinario (Man. del), di C. Roux e V. Lari, di pa-
line xx-356 e 16 fig. (esaurito).
Vetro. Fabbricazione, lavorazione, applicazioni, di 6.
D'Angelo, di p. xix-527 e 821 fig. (esaurito).
52 ELENCO DEI MANUALI HOBPLI
L r.
migrile urbano (Vademecum pel) dì G. Sacchiero,
-W paR. xiv-178 I 50
Vini biancbl da pasto e vini mezzocolore,
di G. A. Prato. 2* ediz, rlv. da A. Strucchi, p. xn-280 2 50
Vini dai residui della vendemmia e vini sus-
sidiari. Secondi vini e vinelli - Modo di aumentare
la produzione di S. Gettolini di pag. 338 con 40 ine. 3 50
Vini (I migliori d'Italia), di A. Strugchi, di p. xx-25,42
iav. e 7 carte ... 3 50
Vini non genuini, di A. Dcrso-Pennisi di pag. 198, 2 50
Vini, aceti, spiriti (inveccliiamento artifi-
ciale del>« di A. Durso-Pennisi, di p. 185, con 35 ine. 2 50
Vini speciali provenienti da uve da tavola
e vini artificiali, di A. Durso-Pennisi, di p. xil*
212 e 68 fig. ... .... 2 50
vanificazione (Man. di), U. Gallo, p. xi-253 e 33 ine. 2 50
Vino (II), di G. Grazzi-Soncini, 2* edizione riveduta da
A. Strucchi, con appendice sui vini spumanti, di
pag. xx-229 e 17 incisioni 2 50
Violini, violinisti e musica per violino, di A.
Unterstbiner, con app. di A. Bonaventura, di pa>
urine vm-228 > ... 3 58
Violoncello, violoncellista e violoncellisti,
di S. FORiNA, di p. xvn-444 . . . . . 4 50
Viti meccaniche, calcolo e costruzione, di A. Mas-
SENZ, di p. xvii-215, con 100 ine. . . . 2 50
Vita di Gesù di L. Asioli, 2» ediz. con carta di Terra
Santa. Pag xii-253 3 —
Vita di iMaria di L. Asioli. Pag viii— 202 . . . 3 —
Viticoltura (Precelti di), di O. Ottavi, 7» ediz. riv.
da A. Strucchi, di p. xvi-244, con 30 incisioni . . 2 50
Vocabolario Albanese — vedi Albanese parlato.
Vocabolario araldico Italiano, di G. Guelfi, di
p. vm-294 e 356 ine. (io ristampa).
Vocabolario Hoepli della llng^ua Italiana*
compilato da G. Mari, di pag. 2226 a due colonne in
mezza pergamena e tela 18 —
— legato in un solo volume in mezza pelle e tela . . 18 --
Vocabolario russo-italiano e italiano-russo,
di V. FoMiN, con la pronunzia figurata seguita da un
dizionaretto pograflco dei nomi proprii, da un frasa-
rio e da due piccole grammatiche russa e italiana,
di pag x-812 Il 50
Vocabolario numismatico, in 7 lingue, di S. Am>
erosoli, di p. VIII-134 I 50
V<»cabolario tecnico Illustrato nelle sei lingue :
Italiana, Francese, Tedesca, Inglese, Spagnuola, Russa,
sistema Deinardt-Schloman, diviso in volumi per
ogni singolo ramo della tecnica industriale.
Voi. I. — Elementi di macchine e gli utensili più
asnali per la lavorazione del legno e del metallo,
ln-16, p. vm-403, con 823 ine. e prefazione dell' Ing.
Prof. G. Colombo ^esaurito).
Voi. II. — Elettrotecnica, con circa 1000 ine. e nu-
merose formule di p. xn-2100. a 2 e a 4 colonne . 30 —
ELENCO DEI MANUALI HOKPLI SS
L. «
Voi. III. — Caldaie a vapore, Maccbine a vapore,
Torbine a vapore, p. xi-1322, con 3500 inci» . 13 —
Voi. IV. — Motori a combustione, di p. x-618 con
1000 Inc. e numerose formule , IO —
Voi. V. — Ferrovie: Costruzione ed esercizio, di
p. xin-870, con oltre 1900 ine. e numerose formule . 14 —
Voi. VI. — Ferrovie : Materiale mobile, con oltre
1500 ìllustr . 12 50
Voi. VII. — Apparecchi di sollevamento e mezzi
di trasporto, di p. 650, con oltre 1500 ine. . . . 12 50
Voi. Vili. — Il calcestruzzo armato nelle costru-
zioni, di circa 600 pagine, con oltre 1200 ine. ' . . 7 —
Voi. IX. — Macchine utensili, di pagine x-706 con
2400 incisioni 12 50
Voi. X. — Veicoli a motore (automobili, motoscafi,
eronautica ed aviazione), con 1773 ine. . . . 15 —
Voi. XI. — Siderurgia, di pag. xu-7i5 con 1600 ine. 12 50
Volapuk (Dizion. Italiano-volapùk), nozioni di gram.,
di C. Mattei, secondo i principi dell'inventore M.
Schleyer, di p. xxx-198 2 50
Volapiik (Dizion. volapùk-ital.), di C. Mattei, p. xx-204 2 50
Volapuk (Manuale di conversazione, di M. Rosa Toif-
MASi e A. Zambelli, di p. 152 2 50
ValcanlNino, di L. Gatta, di p. vm-268 e 28 ine. . I 50
Zebi*e (Le) di A. Gripfini. Studio zoologico popolare
illustrato, di pag xxviii-298, con 41 tavole . . . 4 —
SEinco. Caratteri e proprietà, di R. Musu-BOY, di pagine
xvi-219, 10 ine. e 4 tav 3 50
Zolfo (Miniere di), di G. Cagni, di p. xii-275 e 34 ine. . 3 —
Zoolo;^lcM di E. H. GiOLiOLi e Ca Vanna G.
I. Invertebrati, di p. 200, con 45 figure (esaurito).
II. Vertebrati, Parte I, Generalità, Ittiopsidi (Pesci e
Anfibi), di pag. xvi-153, con 33 ine I SO
III. Vertebrati. Parte II, Sauropsidi, Teriopsidi (Ret-
tili, Uccelli e Mammiferi, di p. xvi-200, con 22 ine. . I 50
Zoonosi, di G. Galli Valerio, di p. xv-227 . . . I 50
Zootecnia, di G. Tampellini, 2» ediz., di p. xv-444,
179 ine. e 12 tav 5 50
Zootecnia — vedi: Abitazioni animali - Animali da
cortile - Alimentazione del bestiame - Araldica zoo-
tecnica - Bestiame - Cane - Cani e gatti - Cavallo -
Maiale - Ornitologia - Porco - Razze bovine - Vete«
rinario - Maniscalco.
Zaccliero (Industria dello):
I. Coltivazione della barbabietola da zuccbero, di
B R. Debarbieri, di p. xvi-220 con 12 ine. . . , 2 50
II. Commercio importanza economica e legisla-
zione doganale, di L. Fontana-Russo, di p. xn-244 2 50
III. Fabbricazione dello Zucchero di barbabietola,
di A. Taggani, di p. xn-228 con 71 ine 3 50
8accliei*o e alcool nel 1oik> rapporti masrl'
coli, flsiol. e soc«, di S. Laureti, di p. zvi-426 . 4 50
INDICE ALFABETICO PER AUTORI
(I numeri indicano le pagine)»
Abbo P. naotatore 40
Abetti C. A. Fiammiferi ... 24
Aeqna C. Microscopio .... 38
Adinolfl S. Diritto Intera, pen. 18
Adler 6. Eserc. di liagna tedesca 23
Adncci N. Le patate .... 41
— La Fecola 24
Aducco A. Cbimica agraria. .12
Acnelli 0. Divina Commedia . 19
Airy Q. B. Gravitazione ... 29
Alasia C. Trigonometria (Eser.) 51
— Gaomet. elem. (Complem. di) 27
— Geometria della sfera . . 27
Alberti P. il bestiame e l'agricol. 8
Albi é. Capitano marittimo . 11
Albini U. Fisiologia . . . .'24
Alessandri P.E. Ànal.chlm.qual. 5
— Analisi chimica quantitativa 5
— Analisi volumetrica ... 5
— CUmica sostanze alimentari 12
— DlBinfezione 19
— Farmacista 23
— aferceologia tecnica ... 37
— Droghe medicinali .... 21
— Urologia 51
Aifxno G.B.SismoIogia moderna 46
Allevi 6. Alcoolismo .... 4
— Le malattie dei lavoratori . 35
— Medicina sociale 37
Allori A. Dizionario Eritreo . 20
Almagià 6. La nave in battaglia 39
Alo! A. idultorazioni del vino 4
~ Piante Industriali .... 42
Aly-Belfadel A. Gram. magiara 28
Avbrosoli S. Atene .... 8
— Numismatica 40
— Atlante namismatico ... 40
— Monete Greche 38
— ?oc»bolario pei numismatici 52
— Monete papali 38
Andreani I. n progettista mod. 43
— Costruzioni lesionate ... 17
— Corso completo di disegno . 19
— L'arte nei mestieri : Falegna-
me - Fabbro - Muratore . 7 23 39
->- Contratti e collaudi ... 16
— Tecnologie per i giovani . 49
— Stime di lavori edili . . 47
Andreini A. Sfere cosmografiche 46
Amdrich G. L. Diritto italiano. 19
ABdrovic G. Gr. Serbo-croata . 28
ABtilli A. Disegno geometrico 19
AHtonelli 6. Igiene del sonno . 30
— lesene del'a mente. . . . 2Q
— Igiene del piede 29
Antonelli G.Antropol. Criminale 6
Antonini E. Pellagra .... 41
Appiani G. Colori e vernici . 14
Arcangeli P. Letter. giapponese 32
Archetti A. Colle anim. e veg. 14
Arduino M. Consoli e consolati 15
— Diplomazia <S
— Emigrazione 22
Arila C. Dizionario bibliogr. . ly
Arpesani C. Lav. metalli e legn. .hi
— Operaio mecjanico .... 40
Arriglii C. Dizionario milanese 2<
Arrigoni E. Ornitologia ... 40
Arti grafiche, eco 7
Artini E. 1 minerali .... 38
Aschieri P. Geom. projet. d. piano 27
— Geometria projett. d. spazio 27
Asioli L. Eloquenza .... 21
— Vita di Gesù 27-52
— Vita di Maria .... 35-52
Asprea V. Apicoltura . . . . o
Astolfoui A., La pila elettrica 42
Averna-Sacca R. I tannini nel-
l'uva e nel vino 49
— Malattie dei vini .... 35
Azimonti E. Frumento . . .25
— Campicello scolastico ... 10
— Mais 3D
Baccarini P. Malatt. crittogam. Sb
Baceioni G. Seta artificiale . id
Baddeley V. Law-Tennis . .31
Bagnoli E. Strumenti metrici . 48
Baldi C. Corti d'assise . . . it>
Ball J. Alpi (Le) 5
Ball R. Stawel. Meccanica . . 86
Ballerini 0. Fiori artiflciali . 24
Balsam» H. Laminaz. del ferro 31
Balnffi G. Cemento armato . 17
Balzani A. Shakepeare ... 46
Barbieri A. Poligonazione . . 42
Baroschi E. Conversaz. frane. 16
Barpi U. Igiene veterinaria . 50
— Bestiame 8
— Abitaz. d. animali domestici. S
Barth M. Analisi del vino . . 5
Bartoli A. Stilistica latina . . 47
Bassi D. Mitologie orientali . 38
— Cultura greca 17
Bassoll G. Aerostatica ... 4
Bastiani P. Lavori marittimi . Si
Belfiore G. Magnetis. ed ipnotls. 34
Belli B. n Caffè 9
Belli C. M. Igiene ospedaliera 29
Bellini A. Igiene della pelle . 29
— Luce e salute 34
Bellini C. Bcrìtt. dopp. aU'amer. 46
Belilo V. Mare ai). . . . 35
— Cristoforo Colombo ... 17
Bellotti S. Lace e colori . . 34
Bellottl G. Bromatologia . . 9
Belluominl 6. Calderaio pratico 10
— Cubatara dei legnami ... 17
— Fabbro ferraio 23
— Falegname ed ebanista . . 23
— Fonditore 25
— Operaio (Manuale dell') . . 40
— Peso dei metalli .... 41
— Ricettario di metallarii^ia . 45
Beltrami 0. Pilatura di cotone 24
Beitrami L. Aless. Manzoni . 35
Beltrandi C. I fagiani ... 23
Benetti J. Meccanica .... 36
Beretta A. Il nuoto .... 40
Bergamaschi 0. Contabilità doia. 16
— Ragioneria industriale . . 44
Berlese A. Insetti delle case e
dell'uomo 31
Bernardi 6. Armonia .... 7
— Contrappunto 16
Bernhard. Infortuni di mont. . 30
— L'elioterapia in montagna. . 21
Bertelli Q. Disegno topografieo 19
— Telemetria 49
Bertolini 6. Unità assolute. . 51
Bertolio S. Coltiv. Miniere. .38
Bertoni 6. Italia dialettale . .31
Berzolari L. Qeom. analit. I. . 26
— id. II. .26
Besta R. Anat. e fisici, eompar. 5
Bettei y. Morfologia greca. .38
Bettoni 6. Piscicoltura ... 42
Beversen 6. Tabacco . . . .49
Biagi 6. Bibliotecario ... 9
Bianchi E. Merceologia 37
Bianootti 6. Y. Man. del Notalo 39
Bignami-Sormani E. Dis. alpino 19
Bilancionl G. Dia. botanica gen. 19
Bilinich, Dizionario serbo . . 20
Biondi L. Pino da pinoli . . 42
Biraghi G. Socialismo ... 46
Biseonti A. Esercizi greci . . 23
Blanc G. A. Radioattività . . 44
Boceardlni G. L'Eulcide emend. 23
Bocciardo A. D. Elettr. medica 21
Bock C. Igiene privata ... 29
Boito C. Disegno (Prino. d»l) . 19
Bolis A. Chimica analitica . . 12
Bombioci C. Minerai, generale 38
— Mineralogia descrittiva . . 38
Bonacossa A- Il tennis ..... 49
Bonaeini C. Fotografia ortocr. 25
Bonardi E. Borsa e valori pubbl. 9
Bonaventura A. Viol.e violin.'»t. 52
Bonci E. Teoria delle ombre . 49
Bonelli L. Grammatica turca . 29
Bonelli L. Torco parlato. . . SI
Bonetti E. Biancheria .... 9
— Abiti per signor» . . . . J
Benino G. B. Dialotti greei . i^
Bonizzi P. Colombi domestiei , 14
Benomi Da Ponte. Colori vem. 14
Borgarello E. Gastronomia . . 20
Borìetti F. Celerimensura . .11
— Form, per il cale, di risvolte 25
Borrino F. Motociclista ... 29
Borsari L. Topogr. di Rome ani IO
Boselli F. Orefice 40
Bossi L. H. Ostetricia . . , ij
Bottiui-Barzizza G. Gnomonica 2R
Bragagnolo G. Storia di Franei» 48
— Storia d'Inghilterra . . 48
Bresadola P. Condotte d'acqna . 3
— Strade urbane e provinciali 48
Brighenti E. Diz. greco mcderce 2G
— Crestomazia neo-ellenica . 17
— Conversazione neo-eilenioa . 16
Briginti L. Letterat. egiziana I*
Brooherel G. Alpinismo . . . %
Broggi U. Matemat. attuariale 86
Brovedani G. U. Elettricità Ind. 21
Brown H. T. Mecoanissd (500) 37
Bruni F. Tartufi e funghi . . 49
Bruni E. Catasto italiano . . 1 •
— Codice doganale italiane . . Il
— Contabilità dello State . . 16
— Imposte dirette S^
— Legislazione rurale ... 12
— Ricchezza mobile .... 44
— Debito pubblico 18
— Legge notarile 32
Bruno A. Tiro a segno nafieuale 50
Bruno D. Oculistica ... ^ 40
Bruttini A. Libro dell'agricoltore 4
— L'elettr. nell'agricoltura . . 21
Bucci di S. Flotte mcdeme . 25
Budan E.. Autografi (Amat. di) 8
Burali-Forti C. Logica matem. S4
Buttar! F. Saggiatore (Mad. di) ih
— Alligazione 5
Caccia A. Costruzione d. città 13
Caffarelli F. Strumenti ad arco 48
Cagni G. Le miniere di solfo . 58
Calliano C. Soccorsi d' urgenia 46
— Assist, degli infermi ... 7
Calzavara Y. Industria del gaa 28
— Motori a gaz 39
Campagna E. Nave subacquea 39
Campazzi E. N. Dinamometri . 18
Camperio M. Tigrè-itallano . . 50
Campi C. Campicello scolaitiee 10
Cancogni D. Il Palatino ... 45
Canella R. Oli stili architettonlel 47
Canestrini G. Fulmini e paraf. 26
— Apicoltura 6
Canestrini G. Antropologia . . 6
Canestrini 6. Batteriologia. . 8
CanCTazzi E. Araldica zootec. 6
Cantaniessa F. Alcool ... 4
Cantani. Telegrafista .... 49
— Telegrafia 49
Cantoni C. Logica 34
— Psicologia 43
Cantoni G. Tabacco (II) ... 49
Cantoni P. Igroscopi, igrom. . 30
Capalozza C Ufficio di conciliaz. 15
Captilo F. Eettorica .... 44
— Stilistica 47
Capilnpi A. Assicnraz. e stima 7
Cappelletti L. Napoleone I. . .39
'-^ Nevrastenia 39
Cappelli A. Diz. di abbreviai. 3 19
— Cronologia e calend. perpetuo 17
Cappelloni G. Trasporti aerei . 50
Carazzi D. Ostricoltura ... 41
— Anat. microsc. (Tecn. di) . 5
Carcoforo E. Ele^i. di somalo . 29
Carega di Muricce Agronomia 4
Carnevali T. Finanze .... 24
Garetti S. Storia dell'arte . 48
Carraroli A. Igiene rurale . . 29
CarrcgaroNegrin C, Paga giom. 41
Casabnri V. Concia, tintura pelli 15
Casagrandi Y. Storia e Cronol. 48
Casali A. Humus (L') .... 29
Casali 1. Casette popolari . . 11
Casali P. Congelamenti ... 15
Casarotti T. Pat. infortuni lav. 41
Casartelli E. Omam. sulle stoffe 40
Caselli C. Speleologia .... 47
Castellani L. Acetilene (L'). . 3
— Incandescenza 30
Castiglioni L. Beneficenza . . 8
Castoldi A. Liquorista ... 34
Cattaneo C. Dinamica element. 18
"- Termodinamica 49
— Embriolog. morfol. ... 22
— Malattie infanzia 35
Cattaneo G. Convers. tedesca . 16
— Dizionario italiano-tedesco . 20
Cavalieri D. Legisl. delle acque 32
Cavanna G. Zoologia .... 53
Cavara P. Funghi mangerecci. 26
Cei L. Locomobili 34
— Caldaie a vapore .... 10
Celoria G. Astronomia ... 7
Cerchiari G. L. Chir. e tatuag. 12
— Fisionomia e mimica ... 24
Cereti P. E. Esercizi latini . . 23
Cerntti A. Fognat. domestica . 25
Cettolini S. Malattie dei vini . 35
— Dal mosto al vino .... 39
— Vini da residui e artificiali . 52
CUmenz S. Diz ital.-giapponese 20
Chiesa C. Logismografia ... 34
Chiodi V. Profilassi e disinfez. 43
Ckiorino E. Il falconiere mod. 23
Chievato G. L'operaio meccanico 40
Ciampoli D. Letterature slave 33
Giappetti G. L'alcool industriale 4
— Industria tartarica .... 30
Cignoni A. Ingegnere navale . 31
Ciocca G. Pasticcere e confett. 41
— Gelati 26
Claudi C. Prospettiva .... 48
Clerico G. v. Miiller, Metrica . 37
Codici del Regno d'Italia . . 13
Cogoli P. Pompiere moderno . 42
Collamarini G. Biologia ... 9
Colombo E. Repubbl. Argentina 6
Colombo G. Ingegnere civile 30-52
Colomi)0 L. Nutriz. del bamb. . 40
Comboni E. Analisi del vino . 5
Concari T. Gramm, italiana . 28
Conelli A. Posologia nella te-
rapia inferiore 42
Consoli S. Fonologia latina . 25
— Letteratura norvegiana . . 33
Center P. Industrie galvan. . 22
— Galvanostegia 26
— Arti grafiche 7
Conti P. Giardino infantile . . 27
Contnzzi F. F. Diritto costitna. 18
— Diritto intemaz. privato . .18
— Diritto intemaz. pubblico . 19
Corsi E. Codice del bollo . . 13
Cortese E. Metallurgia dell'oro 37
— Planetologia 42
Corti I. Letteratura inglese. . 32
Cessa A. Elettrocbimica . . .21
Cessa L. Economia politica . . 21
Costanzo G. Meteorologia agrlc. 37
Congnet Pugilato antico e mod. 43
— La lotta greco-romana . . 34
— Lotte libere moderne. . . 34
Conllianx L. Igiene della bocca 29
Craveri C. Insetti nocivi ... 31
— Conifere 15
— Essenze naturali 23
— , artificiali . . . . 28
— Piante aromatiche . . . 14 41
— Prod. chim. org. come medie. 43
— Specialità medicinali ... 47
Cremona I. Alpi (Le) .... 5
Cristofoli a. Stenografo pratico 47
Crollalanza G. Araldica (Gr) . 6
Croppi G. Canotaggio ... 10
Grotti F. Compens. degli errori 15
Cnneo A. Appalti Opere Pubbl. 6
Cnrti R. Infortuni della mont. 30
— L'elioterapia in montagna. . 21
Gnst R. Relig. e lingue d. India 44
— Lingue d'Africa 83
D'Adda L. Marine da guerra . 35
Dal Piaz. Cognac . . . . 14
Damiani Lingue straniere . . 33
D'Angelo 6. Vetro 51
Dante Alighieri. Tavole ... 19
Da Ponte M. Distillazione . . 19
De Amezzaga. Marina militar* 35
De Barbieri K.Zacchero(Ind.d.) 8 5S
De Brnn A. Contab. comunale 16
— Contabilità aziende rurali . 15
De Cillis E. Mosti (Densità dei) 39
De Francia Ph. Le carte magiche 11
- De fìasparis A. Sale e saline . 45
De Gregorio G.Glottologia . 28
De Gnarinoni A. Lett. italiana 33
De Gnbernatis A. Lett. indiana 32
— Lingue d'Africa 33
— Relig. e lingue dell'India . 44
Del Fabro G. Topografia . .50
— Calcoli di topografia ... 50
Dell'Acqua F. Morte vera e ap. 38
Del Lupo M. Pomol. artificiale 42
Del Nero G. Piante erbacee a
seme oleoso 42
De Marchi L. Meterologia . .37
— Climatologia .13
De Maria A. Man. di Aviazione 8 39
De Martino A. Gram. persiana 28
De Mauri L Maioliche (Amatore) 34
— Amatore d'oggetti d'arte . 5
Oessy. Elettrotecnica .... 22
Devoto L. Congelamenti ... 15
Di Colo F. Imbalsamaz. umana 30
DI Male F. Pirotecnia. . . .42
Dinaro S. Tornitore meccanico 50
— Macchine (Montatore) . . 34
— Atlante di macchine ... 34
-> Meccanica industriale ... 36
— Perito meccanico .... 41
— Macchine utensili .... 34
— Capo-meccanico 11
Dizionario univ. in 4 lingue . 21
Dompè C. Man. del commerc. . 15
— Vademecum uomo d'affari . 51
D'Onofrio G. Conserve aliment. 15
D'Ormea G. Radioattività . . 44
D'Ovidio Fr. Grammatica sto-
rica di lingua ital 29
Dowden Shakespeare .... 46
Doyen C. Litografia .... 34
DacaL. Fres. tom. meccanico 25-50
Darso-Pennisi Diz. enologico 20
— Vini speciali e artifi. , . . 52
— Invecchiamento artflc. vini 31-52
— Vini non genuini .... 52
Enciclopedia Hoepli .... 22
Eroolani G. Malaria e risaie . 35
— n pane 41
Erede G. Geometria pratica . 27
Fabrig G. Olii e grassi vegetali 40
Vaohini S. Materie grasse . . 36
— Industria tessile 30
f aè G. Elettricità e materia . 21
Vaelli F. Bazze equine ... 44
FaeUi F. Cani e gatti .... 10
— Animali da cortile .... 5
— n porco 42
Falco A. Contabilità bancaria . 16
— Corrispond. bancaria ... 16
Falcone 0. Anat. topografica . i>
— Embrione umano .... 22
Fanoli G. Tubercolosi. ... 51
Fantasia P. Metodi minimi qua-
drati 38
Fanti A. Costruzioni rurali. . lì
— La pratica delle bonificazioni 9
Faralli G. Ig. d. vita pub. e pr "'*J
Farina G. Grammatica egiziani 28
Fascetti G. Caseificio .... il
Fava D. Sinonimi latini ... 46
Fenini C. Letteratura italiana. 33
Fenizia C. Evoluzione .... 23
Ferrari A. Lettura carte topogr. 33
Ferrari D. Arte (L') dal dir* . 7
— Esercizi di grammatica . . 23
~ Grammatica italiana ... 28
Ferrari E. Baschi e pascoli . . «
— L'agrumicol. in Italia e in Libia 4
Ferrari G. Scenografia (La) . 45
Ferrari V. Lett. mod. italiana 33
— Lett. moderna e contemp. . 33
Ferrarlo C. Curve circolari . 17
— Curve graduate 17
Ferraris C. Veleni ed awelen. 51
Ferreri Mitoldi S. Agrimensura 4
Ferretti U. Mal. inf. di animali 35
— Carni conservate .... 11
Ferrini C. Diritto pen. romano 19
Ferrini R. Energia fisica . . 22
— Elettricità 21
— Telegrafia 49
Ficai P. Estimo rurale ... 23
Filippini P. Estimo dei terreni 23
Finzi J. Psichiatria .... 48
Fiori A. Dizionario tedesco . 20
— Conversazione tedesca . . 16
Fiorini C. Omero 41
Fiorini G. Pirotecnia .... 42
Fogli 0. Legnami ind. ed eeotlei 32
Fomin y. Vocabolario russo . 52
Fontana-Busso Zucchero . . 5»
Foresti A. Mitologia greca . . 38
Forino L. Il violoncello ... 52
Fermentano A. Camera di coni. 10
Fermenti C. Alluminio ... 5
— Residui agricoli 44
— Residui industriali .... 44
Fornaseri G. Il cuore e suoi mali 17
Fomari P. Sordomuto (II) . . 47
Fomari U. Vernici e lacche . 51
— Luce e suono 34
— Calore (II) 10
Foster M. Fisiologia .... 24
Fracassi A. Il Corano. . . if.
Franceschi (i. Cacciatore . . S
— Corso i6
Francesclii 6. Giuoco del paU. 27
— Proverbi 43
— Superstizione 49
Franceschi 6. B. Conserve »)tEs 15
Fraueeschini F. Insetti utili . 31
— Insetti nocivi 31
Franceschini 6. Malattie sess. 35
Franceschini 6. Malattie d. pelle 35
— Igiene sessuale 30
Franchi C. Saponi da toeletta . 45
franchi L. I cinque Codici . . 13
— Codici e Leggi usuali d'Italia 13
— Gli otto codici 14
— Gli stessi, separati ... 13
•— Ltggi sui lavori pubblici . 32
— Lagge e. tasse di reg. e bollo 32
— , suirOrdin. giudiz. . . 32
— , sanità e sicur. pubbl. 32
— L»ggi «olle priv. industr. . 14
— , diritti d'autore ... 14
f ranci E. 6. Tess. lana e cotone 50
Frazioni D. Iiabianchino decor. 30
freemann E. T. Storia d'Europa 48 •
Prledmann S. Lingua gotica . 33
Friso L. Filosofia morale . . 24
Frisoni 6. Grani, portogh. bras. 28
" Corrispondenza italiana . . 16
— , spagnuola . 16
— , francese . 16
— , inglese . . 16
— , tedesca . . 16
— , portoghese . 16
— Dizionario spagnnolo ... 20
~ t>ramm. Danese-Norveg. . 28
— Gramm. catalana .... 28
fresali F. Le strade ordinarie 48
fn«agalli 6. Bibliotecario . . 9
— Bibliografia 9
— Paleografia 41
— Ape latina 6
flMi F. G. Sanscrito .... 45
finare A. Concimi (I) ... 15
— Sughero, scorze e applic. . 49
— Terreno agrario 49
f abha L. Chimico (Man. del) . 12
— Beta (Industria della) ... 46
f abbi U. Semeiotica .... 46
fahelsberger-Noé Stenografia
(Diiionario di) 47
tabrlelll F. Giuochi ginnastici 27
taf Hard! E. Interesse e sconto 31
— Sagioniere (Front.) ... 44
•alante T. Storia d'Europa . 48
ffalassini B. M&cc. cuc. e ricam. 34
f allerani 6. Spettrofotometria 47
Salletti E. Geografia .... 26
falli 6. Igiene privata ... 29
falli Yalerio B. Zoonosi . . 53
— Immunità e res alle malattie 30
•allicia P. Resist. dei materiali 44
«allo U. Vinificazione .... 52
Sftnsser A. Man. del Conciatore 15
tardenghi 9. Soc. mutuo socc. 47
faretti A. Notaio (Man. del) . B9
Cardini A. Chirurgia operator. lì»
Garibaldi C. Econ. matematica 21
•amier-Valetti Pomologia art. 42
fiarollo G. Atlante geografico . b
— Dizionario biograf. univ. . 19
— Enciclopedia (Piccola) Hoepli 22
— Dizionario geogr. univers. . 20
— Gli Stati del mondo ... 47
Gamffa E. Orologeria .... 40
— Siderurgia 4t)
— Motori a scoppio .... 39
— Motori a olio pesante ... 39
— Aviazione 8
— Turbine a vapore .... 51
Gaslini A. Prodotti del Tropico 43
Gasperini G. Semiogr. musicale 46
Gatta L. Sismologia .... 46
— Vulcanismo 58
Gantero 6. Macch. e fuochista 34
Gavina F. Ballo (Manuale del) 8
Geikie A. Geografia fisica . . 26
— Geologia 26
Gelgich E. Cartografia ... il
— Ottica 41
Gelli J. Armi antiche . . . . 7
— Ex libris 2S
— Biliardo 9
— Codice cavalleresco ... 13
— Duellante 21
— Ginnastica maschile ... 27
— Scherma 45
— n raccoglitore 43
Gentile I. Archeologia ... 6
— Geografia classica .... 26
— Storia antica 47
Gersenio G. Imitaz. di Cristo . 30
Gestro L. Naturai, viaggiat. . 39
— Naturalista preparatore . . 39
Ghepardi G. Carboni fossili. . 11
Ghersi I. Galvanostegia ... 26
— Industrie (Piccole) .... 80
— Inventore 31
— Matematica dilettevole . . Sb
— Leghe metalliche . . . . 3^
— Metallocromia 87
— Monete, pesi e misure ingl. 38
— Geometria (Problemi) ... 27
— Ricettario domestico ... 44
— Ricettario industriale ... 44
— Ricettario dell'elettricità. . 44
— Prodotti e procedim. nnovi . 43
Glachetti C. Medicina d. spirito 37
Giannini G. G. Legatore di libri 31
ftibelii 6. Idroterapia. . . .23
eil^lioli E. H Zoologia ... 53
Gioppi L. -nttografla ... 17
— Dizionario fotografico ... 20
— Fotografia industriale ... 25
Giordani 6. Proprietario di c*8« 43
irtiordaao H. Teosofia .... 49
ibfior^ettl S. Stenografia ... 47
«iorii E. Disegno industriai» . 19
— Aritmetica e Geometria . . 7
— Meccanico (II) 36
^ Macchinista navale .... 34
— Msccanica del macc. di bordo 36
— La nave in ferro .... 39
— Momenti d' inerzia .... 38
Qiovanniui F. I Balli d'oggi . 8
Girardi tif. Le rose 45
— Il garofano 26
ftitti V. Computisteria ... 15
<- Ragioneria 44
9iaa M. Acque minerali ... 3
Gindìci 0. Tessuti di lana e cot. 50
— Ricettario industrie tessili . 45
sudatone W. E. Omero ... 40
Qlagenapp X. Mattoni e pietra 36
Snecchi F. Monete roma>ne. . 38
— Guida numismatica .... 29
— Tipi monetari di Roma imp. 38
Hobbi U. Assicuraz. generale . 7
Goffi C Acciai . . . • . . 3
— Apprendista meccanico . . 6
ftoffl V. Disegoat. meccanico . 19
— Collaudazioni 14
— Modellatore meccanico . . 38
■— Doveri del macchinista nav. 21
foggia G. P. Fisica medica . 24
Sola G. Botanica 9
Torini G. Colori e vernici . . 14
— Concia delle pelli .... 15
— Conserve alimentari . . .15
Gorra E. Lingue neo-latine . 33
— Morfologia italiana .... 38
Grandgent G. M. Latino volgare 31
Grandori R. La filossera d. vite 24
Grassi P. Magnetismo e elettr. 34
Grazzi-Soncini G. Vino (11) . . 52
Griffini A. Coleotteri italiani . 14
— Ittiologia italiana .... 31
— Lepidotteri italiani .... 32
— Imenotteri italiani .... 30
• • lo zebre 53
Grifflni E. Arabo parlato in Libia 6
Grioni U. Ciclista 13
Groppali A. Filosofia d. Diritto 24
Grossi M. Ricerca giacimenti mi-
nerali e acque sotterr. 3 27 44
Greve G. Geografia .... 26
Guaita L. Colori e la pittura . 14
Gaareschi R. Fermentazioni . 24
— Inchiostri 30
Gnastalla I. Privative govem. 43
Gaasti C. imitazione di Cristo. 30
Gaelfl C. Vocabolario araldico . 52
Gaetta P. Il canto 10
Gayon B. Grammatica tu^tBOti li
— Grammatica serba .... 28
Haeder H. Macchine a vapore . 34
Hooker I. Botanica .... 9
Hubert I. C. Antich. pubbl. rem. ^
Uagaes L. Bsercizi geogra&el • 22
— acoperte geograficli» . . . i/
Imitazione di Cristo .... SO
Imperato F. Attrezz. delle cari i
Inama V. Letteratura greca . -'»'"
— Grammatic» grec» ... 28
— Filologia classica ^
— Antichità greche . . . . '
— - Teatro antico greoc-roisaQc ^
Ingria R. Fondazioni idrauliche r?r
Issel A. Naturalista viaggiai. . 39
Jacoangeli 0. Triangol. topog. 51
Janet F. Elettricità iadustrlals 21
Jasigiaa S. Turco parlato . . S^
Jenkin P. Elettricità .... 21
Jevons F. B. L'idea di Dio nelle
religioni primitive ii
Jevons W. S. Economia polii. . 21
— Logica S4
Jena E. Cavi telegraflci . . .ii
Jones E. Calore (II) .... 10
— Luce e suono Si
Jerio F. L'urina nella diagnosi S 51
Eiepert R. Atlante geografico f
— Esercizi geografici . . . .22
Kopp W. Antich. priv. dei ro» S
Erohuke G. Tracciam. curve 18 50
Laing F. A. Letteratura inglese 32
Lacetti F. Fognatura biologica 25
La Leta B. M. Cosmograiia. . 16
■— Gnomonica ?8
Lanciani R. Le rovine d. Palatine 45
Landi D. Dis. di proiez. ortog. i9
Landi S. Tipografia (voi. I e H) 50
Lanfranco M. Frodi nei mia. elei. S^
Lange 0. Letteratura tedesca . «^^
Lauzoni P. Geografia comixtr. 26
Lari V. Manuale del veterinarie i
Larice R. Storia del commertie f S
Lanrenti F. Motrici ad espio, l"
Laureti S. Zucchero e alcool . iì
Le Boncher G. Diz. francese . ?0
Leoni B. Lavori in terra . . SI
Leotti A. Albanese parlato . . 4
Lepetit R. Tintore 50
Levi C. Fabbricati civ. di abit. 21
Levi C. Letteratura drammat. . S3
Levi I. Gramm. lingxia ebraica 2*
Levi-Malvauo. Acciaio. ... 3
Liberati A. Parrucchiere . . 41
Librandi V. Gramm. albanese 28
Lieoiardelli Q. Conigliooltan . 15
— Il furetto 26
Lieo N. ProtoB. degU mi1ib»U . 43
— Occultismo 40
Linone A. Metalli preziosi . . 37
Lioy P. Ditteri italiani ... 19
Liri L. Àntrocometria ... 6
Lecher C. Man. del' 'ck ranista . 4C
Leekyer I. N. Astronomi» . . 7
Lojaeono N. Saggerò • secrco . 49
Lsnbardini A. Anat. pittorici» 5
Lombroso 6. Grafologi» ... 28
Lomonftco A. igiene della viet» 30
L« Piano 6. Elettricità e calore 21
Ltria 6. Geometria descrittiv» 27
— Poliedri curve e superflci . 42
— La scienza dell'antica Grecia 45
~ Storia delle matematiche . 48
Lari» L. Tracciamento curve 1850
Loris. Diritto amministrativo . 18
— Diritto civile 18
LfTera R. Gramm. greca mod. 28
— drammatica rumena ... 28
— Letteratura rumena ... 33
Lttxardo 0. Merciologia ... 37
Saecarone N, Latino volgare. . 31
Maddalena G. Tariffa dazi dog. 18
Maderna 6. Prodotti ceramici . 43
Maflloll D. Diritti e dov. dei cit. 18
— Scritture d'affari .... 46
Maggi L. Protistologi» ... 43
— Tecnica protistologica ... 49
Magnasco P. Lingua giapponese 33
— Lingua cinese parlata . . 33
Magrini E. Infortuni sul lavoro 30
— Abitazioni popolari 3
Magrini 6. Limnologi» ... 33
— Oceanografia 40
Magrini 6. Arte tecn. di canto 10
— Music» 39
Magrini G. P. Elettromotori . 21
Malnardi G. Esattore .... 22
Ifainoni R. Massaggio ... 35
Jfalaerida G. Materia medica. 36
— L' arte di prescriv. i rimedi 45
Mala^oli C. Ortoepia italian» . 41
Malatesta G. Cellulosa ... 11
— Il Catrame 11
Malavasi C. Ing. costrut. mecc. 31
— Turbine idrauliche .... 51
— Macchinista e fuochista . . 34
— 550 meccanismi 37
Malfatti B. Etnografia ... 23
Maneini P. La rachitide ... 43
Mancioli T. Malattie orecchio .'35
Manetti L. Man. del pescatore 41
— Caffettiere 9
— Salsamentario 45
— Droghiere 21
Manicardi C. Conser. prod. agr. 15
Mannncci M. Moneta e monetaz. 3S
Mannneci M. Pietre preziose . 42
Mantovani G. Psicolog. fisiol. . 43
Maometto. Il Corano .... 19
Maranesi E. Letterat. militare. 33
Marazza E. Stearineria ... 47
Marcel C. Lingue straniere . . 33
Mareb«8i G. B. Gramm. italiana 23
Marcliettano E. I prati . . .42
Marchi E. Maiale (II) .... 34
Marchi G. Operaio elett. . . 40
Marcolongo R. Eq. d. corpi elast. 22
— Mecc. razionale . ... 36
Mari G. Vocabolario italiano . 52
Mariani A. Geografia economica 26
Mariani E. Amm.ni comunali . 5
Mariani V. Cinematografia . . 18
Marre A. Correnti alternate 16-80
— Ingegnere elettricista ... 81
Martini E. Cultura greca . . 17
Marncchi 0. Epigrafia cristiana 22
Marzorati E. Codice perito mia. 13
Masetti A. Logismografia . . 34
— Ragioneria pubblica ... 44
— Ragioneria industriale . . 44
— Ragioneria domestica ... 44
Masini M. U. Assist. ammal»tì. 7
Masotti A. Il Mesotorio ... 37
Massenz A. Lavorazione acciai 8
— Meccanico moderno. ... 36
— Viti meccaniche 52
Massero P. Aggiust. mecc. . . 4
— Meccanica applicata ... 36
Mattei C. Volapiik (Dizion.) . 58
Manrantonio L. L'arsenico . . 7
Mazzocchi L. Calci e cementi . 10
— Codice del perito misuratore 18
Mazzoccolo E. Legge comunale 31
Medri. Analisi chimiche ... 5
Meiani A. Architettura italiana 6
— Arte decorativa 7
— Insegnamento - Disegno . . 19
— Pittura italiana 42
— Ornatista 40
— Scultura italiana .... 46
Melis-Marini F. Acquaforte . 3
Melli B. L'Eritrea 22
Menozzi. Alimentaz. bestiama. 4
Mercalli G. Geologia .... 27
Mercanti F. Animali parassiti . 5
Meyer E. Storia della Chimica 12
Meyer M. Colori e vernici . . 14
Meyer-Liibke G. Gram. storica 29
Mezzanotte C. Bonificazioni. . 9
— Municipaliz. dei serv. pubbl. 89
Miliani E. Scacchi 45
Minardi A. Polizia sanitaria . 42
Minerrini L. Terapia del cuora 17
Minozzi A. Fosfati 25
Minntilli G. Scienza attuariale 45
Minntti R. Letteratura tedesea 33
— Tradattore tedesco .... 50
Hinutti Mitologia tedesca . . 3S
KiolaF.Cont.impreBeelettrot«e 16
Molina B. Antologia stenogr. 8 47
Molina E. Dizionario stenogr. 20 47
Aolina. Curatore dei fallimenti 17
tielina R. esplodenti . . . .23
Molan e. Pomologia . . . .ic
— Ampelografla 5
Molon G. uè jacche .... 31
jitadini S. Prodazione dei Tini 43
— Costruz. enotecniche . . .17
Koaj^erl L. Malattie mentali . 35
— Psicopatologia legale ... 43
Hentagna A. Fotosmaltografia 25
Mentelatici 6. Lettor, bizant. 32
M.jBtemartini L. Fisiol. veget. 24
fisrelli L. Man. del Casaro . 11
Ssreselii N. Antichità private . 5
Kwgagna A. Storia d. pedagog. 41
M arcana 0. Gramm. olandese . 28
Msrni U. Ufficiale (Man. p. 1') 51
Hsnelli E. Bociol. generale . 47
M«U« e. Telefono 49
M sttola F. Come si vince la tisi 50
lifone 6. Fotografia . . . 25
Killer L. Metrica Greci e Rom. 37
Killer 0. Logaritmi .... 34
Kiranl 0. Fisica 24
— ^«lagrafla senza Ali ... 49
Sararl L. Ritmica 45
Sitsatti E. Leggende popolari . 32
Km-Boy R. Lo zinco ... 53
Kll«io C. Medico pratico ... 37
— Malattie dei paesi caldi . . 35
Kylins A. Oreficeria floreale 40
Haeeari F. Astronomia nautica 7
Stallino A. Arabo parlato . . 6
Maailas R. Fabbr. degli specchi 47
•~ Processi fotomeccanici . . 43
— .'aimica fotografica ... 12
iBsarl 0 Dialetti italici ... 18
Segrl P. Cftalmojatria veter. . 40
aesrin C. Paga giorr aliera . 41
ISesro C. Meteorol. agricola . 37
Heiei T. Bachi da Beta ... 8
Hieeoll y. Allmentaz. bestiame 4
— iilooperative rurali ... 16
— Sostruzioni rurali .... 23
— Prontuario dell'agricoltore . 4
-- Msccanica agraria .... 36
Bfeeletti A. Stenografia (Guida) 47
— lasrcizi di stenografia . . 47
''(««letti D. Abbreviaz. stenogr. 47
Noelli A. Prospettiva p. scult. 43
^«iiia A. Il garofano .... 26
Insda E. Legislaz. sanitaria . 32
— Lavoro delle donne e fanciulli 31
— Codice Ingegnere .... 13
Noseda E. Co lice del lavoro . IS
«xd^oae F. T. Lavori femminili 31
^Tari 6 Filonauta .... 24
8 Ubo C. Diritto ecslesiastico . 18
8 Btzai P. frazione ferroviaria 51
Oppizzi P. Ferrovie e tramvle 24
.rilla E. La madreperla . . 34
dflandi 6. Celerimensura . . 11
irai P. Storia d'Italia ... 48
^fltwald W. Chimica analitica. 12
Ottavi 0. Enologia .... 22
-- Viticoltura 52
ùttolenghi A. Canto gregoriane 10
Ottone Gf. Trazione a vapore . 51
Ovie e. Ottica di Euclide . . 41
Padovan A. Epigrafia italiana .. 22
Padovani G. Letterat. franeass 32
Pagani C. Assic. sulla vita . . 7
Paganini P. Fotogrammetria . 25
Palombi A. Manuale postale 42
Palnmbo R. Omero. ... 40
Panizza F. Aritmetica razlcn. . 7
— Aritmetica pratica .... 7
— Esercizi Aritmetica raz. . 7
Panizzon G. Analisi qualitativa 5
Faoletti S. Invenzioni utili . . 81
Paoloni P. Disegno assonom. . 19
Pappalardo A. Spiritismo . 47
— dizionario scienze occulta . 46
— Telepatia k'a
Parise P. Ortofrenia .... 41
Parisi P. Lettaratura univers . 33
Faroli E. Grammatica sved. . 29
Pascal T. Tintura della set» . 50
Pascal E. Calcolo di£ferenzia « 10
— Calcolo integrale . . . , 10
— Calcolo delle variazioni . . 10
— Determinanti 18
— Esercizi di calcolo . • . 10
— Funzioni eUittiche .... 26
— Gruppi di trasformazioni . . 29
— Matematiche superiori . 86
Pasini A. Sifilide 46
Pavanello F. A. Verbi latini . 51
Pavia A. Tattica applicata . , 49
Pavia L. Grammatica tedascs . 29
— Grammatica inglese ... 28
— Grammatica spagnuola . . 29
Pavolini E. Buddismo. ... 9
Pavone L. Man. del bottaio . 9
Payn G. Dizionario ingleea . 20
Pecchiai P. Man. per gli arehiv. 6
Pedicino N. Botanica .... 9
Pedretti G. Automobilista (L'i . 8
— Guida d. mecc. ChanfTeur . li
— Chaatfeur di sé stesso . . 12
Pedrini. Casa dell'awenir«. . li
— Città moderna 13
Peglion V. Fillossera ... 24
Pelizzaro E. Trasporti e tariffa 50
Pellerano L. Autocromista . . 8
i'ellizza A. CbimicA sost. color. !«
Penzig 0. Plora deUe Alpi . . li
Perassi T. tt. Biatassl latlca . 46
Percossi E. CaUigratla . . . lO
Perdomini 0. Corrìsp. telefonica 16
Perdoni T. Idraulica ... 2»
Pesce t. A. Macelli moderni . 34
— Malattìe d«i cani . . . . lu
Pesce P. A. Malatti dei polli . 3&
— Malattie degli animali atili. 35
Pestalozza C. Relig. primitire. 44
Peterlongo 6. Man. del sarto . 45
Petri L. I ompatisterìa agraria 15
Petzholdt. Bibliotecario . . «
Piazzoli E. Illuminaz. elettr. . 30
— Sovraten, negli imp elettr. 47
Plccinelii P. Società per azioni 46
Piccinini P. Farmacoterapia . 24
Pieraccini A. Assist, dei passi 7
Pilo M. Sstetica 23
— Psicologfa musicale. ... 43
Pincherle S. Algebra element. 4
— Algebra (Esercizi) .... 4
— Algebra complementare . . 4
— Geometria (Esercizi) ... 27
— Geom. metrica e trigometria 27
— Geometria pura 27
Pinchetti P. Tessitore ... 50
— Compositore di tessuti . . 50
Pini P. Epilessia 22
Pinza 6. Paleoetnologia .... 41
Piombo A. R. Telaio meccanico 49
Pisani A. Mandolinista ... 35
— Chitarra 13
Pizzamiglio 6. Costms. metal!. 17
Pizzi L. Letteratura persiana . 33
— Islamismo 31
— Letteratura araba .... 32
Pizzini l. Disinfezione . . . 19
— Microbiologia 37'
Plassio E. Il cammello ... 10
Plebani B. Arte delia memoria 7
Polacco L. Divina Commedia . 19
Polcari S. Grammatica storica 29
— Verbi italiani 51
Pene! P. Tessitura seta ... 50
Porro F. Spettroscopio ... 47
— Gravitazione 29
Porro-Lambertenglii 6. U tennis 49
Portai 8. Letterat. provenzale 33
— Antologia provenzale ... 6
— Grammatica provenzale . . 28
Portigliotti C. Psicoterapia . 43
Pozzi tt. Regolo calcolatore . 44
Prat 6- Grammatica francese . 28
— Esercizi di traduzione . . 23
— Lectures fraa^aises ... 31
Prato G. Cognac 14
— Vini bianchi 52
Prato M. Industria tintoria . . SO
Proctor R. A. Spettroscopio . 47
Provasi A. F< '.atura deUa seta. 24
Front E. uumentazione . . 48
Paeci A. Prutu minori . . . 2f>
— Piante e fiori 41
Pucci A. arohidee 40
— a giardiniere 1 e D . . .27
Picei C. Il maiale 34
Pugliese A., Pieni italiani . . m
Puliè F, Congelamenti ... 15
Quale E. Calcoli fatti. . . . )ó
Quaranta V Sintassi greca . 46
Qnintavalle F. Bisorg. itaUano 4^
iiabbeno A. Mezzeria . . 37
— Ipoteche (Manuale per le) . 31
— Consorzi di difesa del suolo 15
Racdoppi F. Ordinamento degli
Stati liberi d'Europa . 40
Raccioppi F. Ordinamento degli
Stati liberi fuori d'Europ& . 40
Ragazzi M. Igiene della scuola 29
Ragno S. Saldature del metalli 45
Raina M. Logaritmi . . .34
Ramenzonl L. Cappellaio . . li
Ramorino F. Letterat. romana 3^
— Mitologia (Dizionario di) . .88
— Mitologia classic;^ illustrata. ^^
Rampini R. Pompiere moderno 42
Ranellettì C. Geom. descrittiva 26
— Applica?, di geom. descrittìra 2i
Ranzoll C. Dizion. scienze filo*. 20
Rasio 8. La Birra .... 9
Re 0. Cinematografo .... 13
Rebnschinl C. Malattie sangue 35
— Organoterapia 40
— Sieroterapia 46
Regazzonl J. Paleoetnologia . 41
Reggiani E. La produz. del latte 31
Rema Y. Teoria strum. diottrie! 48
Repossi A. Igiene scolastica . 29
Revel A. Letteratura ebraica . 32
Re velli P. Manuale coloniale . 14
RoYere 6. Matt. e pietre sabbia 36
— I laterizi - Si
Ribolla R. Il medico a bordo 3^
Ricci A. Marmista ..... 35
Ricci E. Chimica . . o . . 12
Ricci S. Epigrafia latina . .2
— Archeologia Arte etr., greca, -
— Monete greche 3 ^
Ricci y. Strumentazione . . 4S
— Pianista 41
Ricciarelli V. Oftalmojatria . 4C
Righetti E. Asfalto .... 7
Righinl E. Pino da pinoli . . 42
Rigntini 6. Diz. inglese-italiano 20
Rizzi G. Man. del Capomastro li
Rizzini E. Colori e vernici. . 14
Rlvelll A. Stereometria ^ . . 47
Roatta G. B. L'eìiotertipfa med. 21
fiocca G. As sicario! oc e 7
Roda F}]i. Florìcoltnia . , .24
Bodari D. Bìotassi francese . 46
— EéerclBl sintattici ... 28
Rodella A. Diabete melito . . 18
Romagnoli F. Bcontismo ... 4^
Bomanelll-M. G. Trine al fniellc 51
Romanelli U. Acetilene . . . S
Konetietti e. Pittura per dilett. 42
— Pittala maral© .... - 42
— Qrammat. di digeg. ... 19
— L' arte di dipingere s. stoffe 49
— Composizione delle tinte . . 15
So8eoe H. E. Chimica. . . . 1?
Rossetto y. Storia Arte MUit. 48
— Ararie e sinistri marlttiad . 8
Ressi A. Liquorista . . . .34
— Profumerie 43
Sossi C. Costrattore navale . 17
Rossi G. B. L'arte dell'arazzo. 6
Rossi G. Btatmografla 47
Rossetti M. A. Form, di mate». 25
Rata G. Ragioneria cooperat. . 44
Saix C. Man. del Veterinario . 51
Rtretta R. Pastificio .... 41
~ Pomodoro . . . . . . .42
Rnata G. Ironista 80
Rnmor C. Riscaldamento . . 45
Sacerdote G. Dizionario tedesco 20
Sacclieri F. 6. L'Euclide eraan. 2S
Sacchetti G. Tecnologia mocet. 49
Sacclilero G. Vigile urbano . 52
Sala A. Balbuzie (Cura delle) . 8
Salvagni G. Plg. grammaticali 24
SalTaneschi N. Sporta invernali 47
Salvatore A. Leggi infort. lav. 82
Samarani F. Birra 9
Sanarelli. Igiene del lavoro . 29
Sandri C. Canali in terra e mar. 10
Bandrinelli G. Resistenz. mater. 44
Sannino F. A. Cognac ... 14
Sansoni F. Cristallografia . . 17
^AUtilli. SeJvicoltura .... 46
Sanvisenti B. Letterat. spagn. 83
Sardi E, Espropriazioni ... 23
Sartori L. Carta (Industr. della) 11
Sassi L. Carte fotografiche . . 11
— Ricettario fotografico ... 44
-- Proiezioni (Le) 43
— Fotografia a colori .... 2^
— Fjtojromotografl» . . . .ùS
— Fotografia senza obbiettivo . 25
— Primi passi in fotografia . 25
Sanile I. Dattilografia ... 18
Savoia U. Metallogra^a ... 87
Savergnan M. A. Piante tessili 42
Scanferia G. Stamr> a caldo .47
Seansetti Y. Saponi .... 45
— Candele O'industrìa delle) . 10
Sparano L. Dantologia . . . IS
Searpis fi. Teoria dei numeri . i'i^
Seartazzini 6 A bantologia . i$
Schenck E. Resis. travi metall. 44
Schiaparelli G. V. L'astronomia 8
Schiuca?lia J. La RBntgen tee. 45
SciaihubG.Granim. Italo- Araba 28
codiar! C. L>izionario alpino . lij
Iscco-Snardo. Ristau. dipiati . 45
Ssghieri A. Scacchi ... 45
Segnenza L. n geol. in camp 26
Sella A. Fisica cristallografica 24
Senna A. Le farfalle .... 23
Serafini A. Pneumonite crupale 42
Sergi S. L'antropologia .... 6
Serica L. Testamenti .... 50
Semagiotto R. Enol. domestica 22
Sessa G. Dottrina popolare . . 21
Betti A. Man. del Giurato . . 27
Settimi L. Caoutchouc ... 11
— Gomme, resine, ecc. . . 28
Severi A. Monogrammi ... 88
Signa A. Barbab. da zucchero 8
Siber-Millot C. Molini e macin. 38
Silva B. Tisici e sanatori . . 50
Simari F. R. Olivicoltura . . 40
Sisto A. Diritto marittimo . , 19
Soldani G. Àgronom. moderna 4
Solerlo G. P. Rivoluz. ftancese 45
Soli G. Didattica 18
Soresina A. Monogr. moderni 38
Spagnotti F. Verbi gresi . . 51
Spampani G. Cultura montana 15
Spataro D. Fognat. cittadina 25
Sperandeo P. G. Lingua russa 33
Stanga I. Suinicoltura ... 49
Stecchi R. Chirurgia operator. 18
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— Enologia . 22
— I migliori vini d'Italia . . 52
— Viticoltura .52
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— Vini bianchi 52
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Taddei P. Archivista .... 6
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— G«l«icoltara 26
— Orticoltura 41
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Tiscornia G. Smacchiatura ... 46
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Tognoli E. Reattivi e reazioni 44
Tolosani D. Bnimmìstica ... 22
TomeUini L. Polizia giudiziar. 42
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Tonelli L. n Belfacting ... 46
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— Rettili d" Italia 44
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Verma E. Industria dello smalto 46
?iai»piani A. Idraulica fluviale 29
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— Mandato commerciale ... 35
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— Pedagogia 41
Yidoni G. Assistenza ammalati 7
Villani F. Distillaz. del legno. 19
— Soda caustica 47
Vinassa P. Paleontologia . . 41
— Minerai, generale .... 38
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Viola C. Cristallografia ... 17
Virgilli F. Cooperazione. . .16
— Economia matematica . 21
— Statistica 47
Vita E. Legislazione agraria . 32
Viterbo E. Grammatica Galla . 28
Vitta C. Giustizia amministr. . 2l
Vivanti 6. Funzioni anaUtiche 26
— Funzioni poliedriche ... 26
— Comp. matematica .... 86
— Equazioni integrali .... 22
Vivarelli G. Prontuario legisl. 43
— Il capomastro 11
Vivìani C. Uovo di gallina . . 51
Vocabolario Hoepli della lin-
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Vocabolario tecnico illustrato 52
Voigt W. Fisica cristallografica 24
Yoinovlch. Grammatica russa . 28
Volpini C. Cavallo H
— Arte di guidare i eavalli. . 11
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— Il maniscalco 35
Webber E. Macchine a vapore 34
— Dizionario tecnico .... 20
V^erth F. Galvanizzazione . . 26
— Galvanoplastica 26
Weesely J. Diz. inglese-italiane 20
Will. Tav. anallt. (v. Chimico) 12
Wittgens. Antichità romane . 6
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I Zambler A. Medicat. antisettie. 37
; Zampini G. Bibbia (Man. della) 9
I — Imitazione di Cristo ... 30
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Zanghieri. Fotografia turistica 25
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Zigany-Apard. Lett. ungherese 33
Zoppetti V. Siderurgia ... 46
Zabiani A. Tiaioi e sanatori! . 50
Zaeoa A. Aerobatlea e atletica 3
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