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Full text of "Biologia marina; forme e fenomeni della vita nel mare"

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BIOLOGIA  MARINA 


MANUALI    HOEPLI 


ó  ;^./ 


RAFFAELE    ISSEL 


BIOLOGIA  MARINA 


FOEME  E  FENOMENI 

DELLA 

VITA  NEL  MARE 

ILLUSTRATI  DALLA    SCOGLIERA   MEDITERRANEA 
con  211  figure,  di  cui  110  originali 


ULRICO   HOEPLI 

EDITORE   LIBRAIO    DELLA    REAL   CAS. 

MILANO 

1918 


PROPRIETÀ    LETTERARIA 


1-^X0 


Milauo  —  Tij)0>iratìa  Umberto  Allej^retti  —  Vtti  Orti.  2. 


INDICE  DELLE  MATERIE 


Pag. 
Prefazione xiii 

Gap.   I.  —    Vita    acquatica    iit    generale    e   vita 

marina 1 

Differenze  tra  vita  acquatica  e  vita  terrestre  quali 
si  rivelano  nella  locomozione  e  nella  respirazione.  — 
Vita  marina  e  vita  d'acqua  dolce;  separazione  fi- 
siologica tra  l'una  e  l'altra.  —  Importanza  ed  an- 
tichità della  vita  marina  di  fronte  agli  altri  modi  di 
esistenza. 

Gap.  II.  —  Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche 
del  mare  ed  alla  loro  influenza  generale  su- 
gli organismi  viventi 19 

Generalità;  influenza  delle  sostanze  solide  e  dei 
gas  disciolti.  —  Influenza  della  temperatura,  della 
luce,  della  pressione.  —  Movimenti  delle  acque  e 
loro  influenza. 

Gap.  III.  —  Cenni  sulla  influenza  del  fondo  ma- 
rino. I  domini  biologici  marini;  i  caratteri 
dei  fondi  e  degli  organismi  costieri  .      .      .     49 

Configurazione  e  natura  del  fondo  marino.  —  Ben- 
tos e  plancton;  bentos  litorale  e  bentos  abissalo.  — 
Cenno  sulla  distribuzione  degli  organismi  costieri  e 
sui  \arì  fattori  che  li  governano.  —  La  successione 
dei  fondi  e  degli  organismi  nel  dominio  costiero 
(Mediterraneo);  comunità  biologiche  costiere  e  loro 
caratteri  generali. 


vili  Indice  delle  malerie 

Pag. 

Gap.  IV.  —    Uno  sguardo  generale  alla  biologia 

del  plancton .81 

Caratteri  del  plancton  e  loro  interpretazione.  — 
Migrazioni  orizzontali;  migrazioni  verticali  a  breve 
e  lv*go  periodo;  migrazioni  di  sviluppo.  —  Mani- 
festazioni della  sensibilità  organica  relative  a  questi 
movimenti.  —  Quantità  del  plancton,  sua  distri- 
buzione; stratificazione  del  plancton,  sopratutto  nel 
Mediterraneo.  —  Importanza  del  plancton  nella  cir- 
colazione della  vita  marina. 

Gap.  y.   —  Breve  illustrazione  di  alcuni  orga- 
nismi planctonici 124 

Protozoi,  Celenterati  e  Ctenofori.  —  Echinodermi, 
Vermi  e  Molluschi;  fotofori  dei  Cefalopodi.  — Cro- 
stacei e  Tunicati. 

Gap.  vi.   —  Breve  illustrazione  di  alcuni  orga- 
nismi planctonici 173 

Larve  pelagiche  di  Pesci  bentonici;  Pesci  pelagici 
anche  nella  condizione  adulta  ;  Pesci  batipelagici  del 
Mediterraneo.  —  Delfini  e  Balene.  —  Fitoplancton  : 
Diatomee,  Peridinee,  Coccolitoforidee.  Cloroficee. 

Gap.   vii.  —   Uno  sguardo   alla  fauna  abissale  204 
Limiti  della  fauna  abissale  ;  suoi  caratteri  in  rela- 
zione coll'ambiente  ;  sue  origini.  —  Spongiari,  Celen- 
terati, Vermi,    Molluschi,  Echinodermi   abissali.    — 
Crostacei    e   Pesci  abissali. 

Gap.   Vili.  —  La  vita  nelle  pozze  di  scogliera    233 

I  Coleotteri  {Ochtebius)  ed  i  Copepodi  (Harpacticus) 
delle  pozze.  —  I  Rotiferi  ed  i  Protisti.  —  Resistenza 
alla  concentrazione  dell'acqua  e  fenomeni  di  vita  la- 
tente da  questa  determinati.  —  Importanza  di  tali 
fenomeni. 

Gap.  IX.  —  Organismi  anfibi  della  zona  di  ma- 
rea e  della  zona  sopralitorale 262 

Caratteri  generali.  —  I  Cirripedi  della  zona  di  ma- 
rea (CMamalus).  —  L'Attinia  rossa.  —  La  Littorina 
ed  i  suoi  commensali.  —  La  Ligia  ed  i  Granchi  anfibi. 


Indice  delle  materie 


Pag. 

Gap.  X.  —  La  vita  fra  le  Alghe  sommerse      .  291 

Alghe  della  scogliera  e  loro  importanza.  —  Idroidi 
(Coryne),  Meduse  striscianti  di  Clavatella.  —  Anellidi 
tubicoli  (Spirorbis),  Terebellidi  e  Molluschi  Nudi- 
branchi  {Aeolia,  Galvina).  —  Crostacei  {Caprella,  A- 
canthonyx,  Maja),  Pantopodi. 

Gap.  XI.   —    Vita  della  scogliera  sommersa .     .  326 

stelle  e  Ricci  di  mare  {Asterias,  Paracentrotus).  — 
Molluschi  Gasteropodi  (Cyprea,  bonus,  ecc.).  Polpo 
(Ociopus).  —  Animali  viventi  sotto  le  pietre;  Chi- 
toni, Orecchie  di  mare  (CM^on,  HaKofis)  ;  Gorgonie. 

Gap.  XII.  —  La  vita  sui  fondi   a   Coralline  e 

sui  fondi  melmosi 350 

Fondo  a  Coralline;  caratteri  generali  ;  Spugne  {Axi- 
nella),  Briozoi  (Myriozoum,  Retepora),  Anellidi  (Pro- 
tuia,  Swnicc),Echinodernii  (Echinus,  Spatangus,  Astro- 
pecten,  ecc). — Molluschi  (Saxicava,  Pecten,Cerithium, 
Aporrhais,  Fusus,  Murex,  ecc.),  —  Crostacei  {Lam- 
brus,  ecc.)  —  Tunicati  (Cynthia,  ecc.).  Pesci  {Scyllio- 
rhinus).  —  Fondo  melmoso:  caratteri  generali  ;  Ce- 
lenterati {Alcyonium,  Pennatula,Cariophyllia).  —  E- 
chinodermi  (Ophioglypha,  Stichopus),  Molluschi  {Tur- 
ritélla,  Cassidaria,  Dentalium,  Avicula,  Isocardia).  — 
Crostacei  {Squilla,  Penaeus,  Dromia),  —  Tunicati 
{Phallusia).  —  Pesci  {Torpedo,  Raja,  Peristedion,  Lo- 
phius,  Centriscus,  Argentina,  ecc.). 

Gap.  XIII.  —  La  vita  sulle  arene  litorali  .      .   387 

Generalità;  Anellidi  {Arenicola,  Hermella),  Echino- 
dermi {Echinocyamus),  Molluschi  {Cardium,  Donax, 
Sepiolà).  — Crostacei  {Crangon,  Diogenes,  Portunus); 
Pesci  (<SoZca,  Trachinus  Callionymus,  ecc.);  vita  nelle 
ghiaie. 

Gap.  XIV.  —  La  vita  nelle  praterie   di  Fosi- 

donia.  1 405 

Biologia  della  Posidonla  ;  relazioni  della  Posidonia 
colla  fauna.  —  Idroidi  e  Briozoi  {Sertularia,  Membra- 


Indice  delle  materie 


Pag. 
nipora).  Molluschi  {Rissoa,  Phasianella,  ecc.).  —  Cro- 
stacei (Idotea),  —  Pesci   (Hippocamptis,  Syngnathus, 
Nerophis,  Siphostoma,  Labrus,  Crenilabrus,  ecc.). 

Gap.   XV.  —  La  vita  nelle  praterie  di  Posido- 

nia.  II 431 

Fauna  vivente  sul  fondo  della  prateria:  un  piccolo 
Paguro  (Catapaguroides) ;  simbiosi  ed  altre  partico- 
larità biologiche  di  alcuni  Paguridi.  —  La  Zenobiana, 
Attinie,  Molluschi.  —  Il  feltro  di  Alghe  sulle  foglie 
di  Posidonia;  Foraminiferi,  Vermi,  Acari.  —  Impor- 
tanza delle  Zosteracee  nel  ciclo  alimentare  del  ben- 
tos litorale. 

Gap.  XVI.  —  I  colori   degli    organismi   marini 

e  i  problemi  delV adattamento 458 

Colori  degli  animali  marini;  sistema  cromatoforo 
dei  Crostacei,  dei  Cefalopodi  e  dei  Pesci.  ~-  Fatti  che 
regolano  la  distribuzione  dei  colori  e  le  funzioni  del 
sistema  cromatoforo;  fenomeni  di  omocromia.  — 
Funzione  ed  interpretazione  biologica  dei  cromato- 
fori, in  relazione  alle  controversie  sull'adattamento. 

Gap.  XVII.  —  1  Pesci  utili  e  la  pesca.  I.  Pe- 
sci planctonici  ed  Anguilla 488 

Acciuga  e  Sardina.  —  Tonno  —  Pesce-Spada.  — 
Anguilla. 

Gap.  XVIII.  —  I  Pesci  utili  e  la  pesca.  II. 
Pesci  bentonici.  Problemi  relativi  alla  pro- 
duttività del  mare 521 

Muggini,  Orata,  Saraghi,  Salpa,  Occhiata,  Lupo; 
cenni  morfologici  e  biologici.  Dentice,  Triglia  di 
scoglio,  Cernia,  Ombrina;  id.  id.  —  Merluzzo,  Pa- 
rago.  Triglia  di  fango,  Pleuronettidi,  id.  id.  —  Cenno 
sui  metodi  e  sugli  attrezzi  di  pesca  bentonica  in  Li- 
guria. —  I  problemi  relativi  alla  produttività  dei 
mari  italiani.  —  Compito  della  biologia  marina  ap- 
plicata alle  industrie  del  mare. 


Indice  delle  materie 


Pag. 

Cap.  XIX.   —   Cenni  sui  metodi  più  semplici  di 

raccolta  e  di  studio  nella  biologia  marina  .   560 

Generalità;  metodi  per  la  pesca  del  plancton  (reti 
da  plancton,  conservazione  del  materiale).  —  Metodi 
della  pesca  bentonica  (rete  a  raschiatoio,  redazze, 
mangano  draghe;  pesca  profonda).  —  Cannocchiale 
marino;  acquari  e  modo  di  ossigenarli;  mezzi  ottici  e 
libri:  laboratori  marini.  Conclusione. 


i>r:efa.zion^je 


lì 'presente  volumetto  ripete,  con  qualche  cambiamento, 
il  corso  libero  di  Biologia  marina  che  ho  tenuto  nelV  Uni- 
versità di  Genova  durante  il  triennio  1913-1915. 

Troppo  scarsa  la  materia  —  mi  direte  voi  —  e  la 
forma  piò,  adatta  ad  una  volgarizzazione  o  almeno  ad 
una  semi-volgarizzazione  che  non  a  conferenze  accade- 
miche. Risponderò  come  la  brevità  sia  senz'altro  giusti- 
ficata dalla  norma,  che  fedelmente  seguivo,  d'intercalare 
alle  conferenze  una,  e  più  spesso  due  sedute  dedicate  alla 
presentazione  di  materiale  vivo,  o  conservato,  ed  a  qual- 
che esercizio  di  laboratorio.  D'altronde  questo  mio  la- 
voro non  ha  la  pretesa  di  passare  per  un  trattato  e 
neppure  per  un  compendio  di  talassobiologia. 

La  veste  semi-popolare  in  un  libro  che  vorrebbe  appa- 
rire al  corrente  delle  ultime  scoperte,  attingendo  materia 
da  monografie  speciali  e  recando  pure  qualche  contri- 
buto originale,  è  roba  da  far  corrugare  la  fronte  a  più 
di  un  professore  ed  a  più  di  un  editore.  Io  parlavo  a 
studenti  di  prim'anno,  appena  iniziati  allo  studio  delle 
scienze  naturali  e  cercavo  di  evitare  una  esposizione 
troppo  uniforme  e  pesante,  sia  pure  sacrificando  in  ta- 
lune  parti    Vequilibrio    della  materia  e  la  trattazione 


XIV  Prefazione 


esauriente  di  certi  temi.  Ho  creduto  opportuno  di  presen- 
tarmi cogli  stessi  criteri  ai  lettori;  diranno  questi  se  ho 
avuto  ragione  oppure  torto. 

Meputo  doveroso  Vindicare  in  quali  argomenti  ho  por- 
tato un  piccolo  contributo  personale:  sono  dell'autore 
le  considerazioni  a  principio  del  primo  capitolo  (Vita 
acquatica);  il  capitolo  Vili  (Pozze  di  scogliera),  il 
XIV  ed  il  XV  son  tratti  in  gran  parte  da  memorie  del- 
Vautore;  non  mancano  osservazioni  personali  nei  ca- 
pitoli X  e  XI  (Scogliera  sommersa)  e  sopratutto  nel 
IX  (Zona  di  marea,  dove  si  parla  dell'Attinia  e  della 
Littorina)  e  nel  XVI  (Arene  litorali,  per  quanto  con- 
cerne gli  atteggiamenti  della  Sepiola  e  del  Diogenes). 

I  capitoli  II  e  III  (Influenza  generale  delle  condi- 
zioni fisiche,  generalità  sugli  organismi  bentonici); 
il  capitolo  IV  (Biologia  del  plancton)  ed  il  VII  (Fauna 
abissale)  sono  desunti  da  libri  e  memorie  recenti  di  bio- 
logia marina;  non  ho  tuttavia  mancato  di  aggiungervi 
alcune  notizie,  sopratutto  per  quanto  si  riferisce  in  modo 
particolare  al  Mediterraneo  in  generale  ed  al  Mare  Li- 
gure in  particolare.  Nella  parte  che  passa  in  rassegna 
alcuni  tipi  di  organismi  planctonici  (capitoli  V  e  VI) 
ho  tratto  largo  profitto  dalla  pratica  acquistata  a  Quarto 
dei  Mille  in  due  anni  di  pesche  planctoniche  metodica- 
mente eseguite. 

Ho  creduto  meglio  presentare  ai  lettori  comunità  bio- 
logiche realmente  esistenti  in  punti  determinati  del  Me- 
diterraneo {dintarni  di  Genova)  che  non  illiistrare  un 
quadro  biologico  corrispondente  a  condizioni  medie, 
perciò  i  dati  sulle  faune  peculiari  a  singole  zone  del  lito- 
rale {capitoli  dalVVIII  al  XIV)  son  tratti,  salvo  poche 
eccezioni,  da  materiale  che  Vautore  medesimo  ha  potuto 
raccogliere  ed  osservare. 


Prefazione  xv 


L'essermi  di  'preferenza  indugiato  in  cose  ed  in  feno- 
meni 'personalmente  conosciuti,  spiega  come  siano  trat- 
tati con  una  certa  larghezza  alcuni  argomenti,  mentre  sono 
taciuti  od  appena  accennati  altri  che  si  ritengono  più, 
importanti;  per  la  stessa  ragione  ho  trattato  dei  vegetali 
in  modo  molto  succinto.  Alle  nozioni  sulla  etologia  delle 
specie  marine  ho  riserbato  una  parte  pi'ii  larga  di  quella 
che  è  loro  generalmente  assegnata  negli  scritti  di  questp 
tipo  e  di  questa  mole,  perchè  tali  nozioni  mi  sembrano 
costituire  un  complemento  assai  utile  alla  conoscenza 
biologica  delVambiente. 

Mi  è  parso  anche  saggio  consiglio,  dal  punto  di  vista 
didattico,  parlare  più  diffusamente  del  litorale  superiore, 
dove  le  raccolte  e  V osservazione  riescono  più  facili  e  più 
accessibili  ad  ognuno,  che  non  delle  acque  più  profonde 
Un  intiero  capitolo  è  dedicato  alla  colorazione  degli 
animali  marini,  onde  porgere  esempio  di  un  complesso 
problema  biologico  che  emerge  da  fatti  via  via  osservati 

Era  mio  proposito  non  sconfinare  dal  terreno  pretta 
mente  scientifico.  Soltanto  a  lavoro  quasi  ultimato  i 
consiglio  di  persona  autorevole  mi  ha  persuaso  ad  ag 
giungere,  come  sa^ggio  di  applicazione,  due  capitoli  sui 
Pesci  utili  e  sulla  pesca  marittima.  Anche  in  questa 
parte,  necessariamente  breve,  ho  cercato  che  le  cose  dette 
fossero,  per  quanto  era  possihiU,  frutto  di  personale 
esperienza  acquistata  visitando  la  pescheria,  discorrendo 
coi  pescatori  e  partecipando  alle  loro  spedizioni. 

Nei  cenni  sui  metodi  di  pesca  scientifica  che  pongono 
termine  al  libro  ho  creduto  superfluo  il  ripetere  quanto 
con  dovizia  di  particolari  e  di  figure  ci  possono  offrire 
certe  opere  di  talassografia;  mi  sono  quindi  limitato  a 
porgere,   insieme   a  ì>revi  cenni  sulle   applicazioni   mo- 


XVI  Prefazione 


derne,  quelle  istruzioni  pratiche  che  meglio  valgono  ad 
avviare  alle  prime  ricerche  marine  un  principiante  for- 
nito di  mezzi  modesti. 

La  nota  bibliografica  posta  in  appendice  ad  ogni  ca- 
pitolo è  soltanto  in  parte  una  scelta  delle  opere  più 
importanti  e  più  autorevoli.  Certe  memorie  speciali  vi 
figurano  perchè  mi  han  servito  a  svolgere  o  a  discu- 
tere punti  che  mi  parevano  degni. di  rilievo,  e  accanto 
a  lavori  generali  di  fondamentale  importanza  son  ci- 
tati anche  scritti  popolari,  ai  quali  mi  è  occorso  qua 
e  là  di  attingere. 

A  rendere  pubblici  questi  miei  saggi  mi  ha  spinto 
più,  d'ogni  altra  cosa  una  riflessione.  Molti  naturalisti 
del  gruppo  più,  giovane,  studenti  e  laureati,  sono  gene- 
ralmente assorti  in  esercizi  ed  in  minuziose  indagini 
di  morfologia  o  di  fisiologia  generale,  e  a  me  sembra 
che  V indole  e  V  ambiente  dei  loro  studi  non  consentano 
loro  di  acquistare  quella  visione  larga  e  diretta  della  na- 
tura che  sarebbe  desideràbile.  Il  naturalista  «  da  labora- 
torio »  ha  ucciso  il  naturalista  «  da  campagna  »  e  se 
ha  corretto  spesso  le  gravi  deficienze,  non  ha  mólte  volte 
ereditate  le  buone  qualità  del  suo  predecessore.  La  bella 
organizzazione  di  taluni  laboratori  marini,  dove  lo  stu- 
dioso trova  giornalmente  sul  proprio  tavolino  il  materiale 
vivente,  se  da  ima  parte  offre  inapprezzabili  vaìitaggi, 
toglie  però  al  biologo  non  poche  opportunità  d'imparare 
e  di  meditare,  perchè  lo  dispensa  dal  ricercare  di  propria 
iniziativa  gli  organismi  che  lo  interessano  e  dal  rendersi 
conto  coi  propri  occhi  di  una  quantità  di  fatti  relativi 
alla  vita  ed  ai  costumi  di  quelli.  Appariranno  esagerate, 
ma  non  sono  certo  destituite  di  fondamento  le  parole  del 
Massari:  «  le  biologiste  actuel,  quelquHl  soit,  se  conduit 


Prefazione 


comme  un  peintre  paysagiste  qui,  sans  jamais  sortir 
de  son  atelier,  travaillerait  d'après  des  esquisses  faites 
par  autrui  ». 

Considero  quindi  molto  utili  quegli  scritti  che  inco- 
raggiano gli  amici  delle  scienze  biologiche  e  sopratutto 
i  principianti,  a  scrutare  gli  organismi  nell'ambiente 
loro  naturale  a  riconoscerli,  ad  osservarli  in  ^itu  sotto 
i  più  svariati  punti  di  vista;  e  sarò  ben  lieto  se  colla 
modesta  mia  opera  potrò  contribuire,  anche  in  minima 
parte,  allo  scopo.  Né  corro  il  rischio  di  presentare  un 
duplicato;  poiché  nella  letteratura  biologica  italiana 
tanto  l'efficace  libretto  del  Baffaele,  non  piit.  recente, 
quanto  V altro  recentissimo  del  Gavanna,  pieno  di  garbo 
nel  suo  indirizzo  zoologico -culinario,  hanno  intenti  che 
alquanto  si  discostano  dai  miei. 

Un'altra  circostanza  mi  ha  spronato  a  pubblicare  : 
Poco  prima  della  guerra  il  barone  tedesco  von  Miimm, 
stabilitosi  nel  castello  di  San  Giorgio  a  Portofino,  sti- 
pendiava uno  zoologo  di  Francoforte,  onde  preparare 
un  libro,  riccamente  illustrato,  sulla  fauna  marina  lo- 
cale. A  me,  che  da  qualche  anno  andavo  frugando  nella 
scogliera  Ligure,  rincresceva  di  lasciarmi  prevenire  da 
uno  straniero. 

E  termino  con  una  parola  di  ringraziamento  sincero 
alle  persone  che  mi  hanno  aiutato. 

Mentre  terminavo  il  lavoro  e  correggevo  le  bozze  ho 
avuto  preziose  indicazioni  e  larga  ospitalità,  nei  rispet- 
tivi Istituti,  dai  Proff.  V.  Grandis,  B.  Grassi,  G.  Pa- 
rona  (^)  eF.  Raffaele.  I  dirigenti  dell'Istituto  Idrografico 


(^)  Questi  mise  a  mia  disposizione  il  materiale  raccolto  du- 
rante una  inchiesta  sulla  pesca. 


XVIII  Prefazione 


della  B.  Marina,  e  in  particolar  modo  il  prof.  Ludo- 
vico Marini,  mi  sono  stati  larghi  di  cortesie.  Sulla  pesca 
e  sulla  comparsa  di  certi  animali  marini  m'informarono 
gentilmente  il  prof.  Mezzana  di  Savona,  il  cajnt.  Gi- 
chero  di  Camogli  ed  il  sig.  G.  Fa^gioni  di  Genova.  Alla 
rara  dottrina  ed  alla  ricca  biblioteca  delV  amico  Dot- 
tor Achille  Forti  ho  ricorso  in  questa,  come  in  altre  cir- 
costanze, e  non  invano. 

La  guerra,  e  i  conseguenti  doveri  miìUdri.  m'impe- 
dirono di  fare,  come  avrei  desiderato,  certe  aggiunte  al 
testo  e  sopratutto  alle  illustrazioni. 

Anche  in  tempi  meno  burrascosi,  un  lavoro  come  il 
mio,  dove  tante  e  svariate  notizie  sono  condensate  in 
breve  spazio,  non  poteva,  andar  esente  da  errori.  Mi  fa- 
ranno cosa  grata  quei  maestri  e  colleghi  che  me  li  vor- 
ranno benevolmente  segnalare. 

Istituto  d' Anatomia  Comparata  della  R.  Uni- 
versità di  Genova  e  laboratorio  marino  di  Quarto 
dei  Mille.  1916. 


R -AFFA  EIE    ISSEL. 


EKRATA- CORRIGE 


Pag.  7,  riga  15^:  non  Amfibi,  ma  Anfibi. 

Pag.  24,  riga  3^:  non  Manganese,  ma  manganese. 

Pag.  59,  riga  8^:  dopo  dimora,  porre  punto  fermo. 

Pag.  65,  riga  25'^:  non  quantunque  si  manifesti,  ina.  qtiantunqice 
manifesti. 

Pag.  73,  riga  3-^  :  non  Posidonia  oceanica,  ma  Posidonia  caulini. 

Pag.  87,  spiegaz.  fig.  12:  non  Tier  U.  Pfianzenleh.,  ma  Tier  u. 
Pflanzenleh. 

Pag.  94,  spiegaz.  fig.  14:  non  Taumatolampas,  ma  Thaumato- 
lampas. 

Pag.  95,  riga  11'^:  non  Amfipodi,  ma  Anfipodi. 

Pag.  97,  spiegaz.  fig.  17  :  non  Glorophtalmus,  ma  Chlorophtalmus 

Pag.  113,  intestazione:   Uno  cguardo,  ma  Uno  sguardo. 

Pag.  116,  riga  9^^  :  non  e  di  sparpagliarsi,  ma  ed  a  sparpagliarsi. 

Pag.  119,  riga  233':  non  hemygimnus,  ma  hemigymnus. 

Pag.  124,  riga  9^:  dopo  i  Celenterati,  i  Ctenofori,  porre  punto 
e  virgola. 

Pag.  131,  intestazione:  non  planstonici,  ma  planctonici. 

Pag.  143,  spiegaz.  fig.  38:  non  Gymhulia  peroni  Blainy,  ma 
Cymhulia  peroni  Blainv. 

Pag.  159,  riga  22^:  non  simili  quelli,  ma  simili  a  quelli. 

Pag.  161,  spiegaz.  fig.  52:  non  Phillosoma,  ma  Phyllosoma. 

Pag.  170,  fig.  58:  Nella  fig.  C,  a  destra  di  ms  ci  vuole  una  pun- 
teggiata, da  prolungarsi  sino  entro  ai  margini  dell'  appen- 
dice caudale  ;  a  destra  di  Is  la  punteggiata  deve  toccare  le 
gemme  laterali  di  detta  appendice. 

Pag.  179,  spiegaz.  fig.  62:  non  dalV  Ereinbaum  più,  ma  dal- 
l' Wirenhaum. 

Pag.  180:  non  Mola  rotunda,  ma  Orthagoriscus  mola. 

Pag.  197,  spiegaz.  fig.  71:  sopprimere,  nelle  due  ultime  righe, 
la  lettera  C  e  tutta  la  dicitura  che  segue. 

Pag.  201,  penultima  riga:  non  Pontosphera,  ma,  Pontosphaera. 

Pag.  202,  righe  5^^  e  7=^:  non  Halosphera,  ma  Halosphaera. 


XX  Errata- Corrige 


Pag.  209,  righe  6*  e  12*  :  non  Stenorhyncus,  ma  Slenorhynchus . 

Paj;.  217,  spiegaz.  fig.  77:  non  Brachipodo,  ma  Brachiopodo. 

Pag.  218,  spiegaz.  fig.  78:  non  rotundus,  ma  rottindalus. 

Pag.  219,  riga  19"^  :  non  Le  Brisinga  coronata,  ma  La  Brisinga 
coronala  G.  O.  Sars  (fig.  79).  Va  soppressa  la  frase  succes- 
siva che  va  da  Altre  sino  ad  abissali. 

Pag.  226,  riga  7^:  non  litorale,  ma  costiero. 

Pag.  228,  penultima  riga:  n9n  Trachyri7icus,  ma  Trachyrhyn- 
chus. 

Pag.  277,  spiegaz.  fig.  96:  non  Littorina  meritoides,  ma  Litto- 
rina  neritoides. 

Pag.  317,  spiegaz.  fig.  114:  non  Caprella  aeanthifera,  ma  Caprella 
acanthifera. 

Pag.  331,  fig.  19:  mancano  le  frecce,  colla  punta  verso  l'alto  del 
foglio,  che  segnano  la  direzione  del  movimento, 

Pag.  333,  spiegaz.  fig.  120:  non  Pedicellarie,  ma  pedicellarie. 

Pag.  335,  fig.  122:  invertire  le  due  lettere  ^  e  i?,  in  modo  ohe 
risulti  :    A  Monodonta  turbinata  —  B  Oypraea  lurida. 

Pag.  344,  spiegaz.  fig.  127  :  invece  di  «  {Serranus  scriba)  del  vero  », 
porre:  *  {Serranus  scriba),  metà  del  vero.» 

Pag.  364,  spiegaz.  fig.  136:  non  Seyllixun  ma,  Scylliorhinus. 

Pag.  380,  riga  20^:  non  sembralo  ma,  sembì'a la. 

Pag.  394,  ultima  riga  della  nota:  non  unzione,  ma  funzione. 

Pag.  405,  sommario,  riga  4^  :  non  Sygnatus,  ma  Syngnalhus. 

Pa^.  413,  spiegaz.  fig.  156:  non  Serturia,  ma  Sertularia.  Nella 
figura  la  lettera  C  va  cancellata. 

Pag.  423,  quart'ultima  e  terz'ultima  riga  :  non  in  hmgo  un  tubo, 
ma  in  un  lungo  tubo. 

Pag.  424,  riga  2  <  :  non  Sygnatus,  ma  Syngnalhus. 

Pag.  455,  riga  29^^:  non  Anfiipodo,  ma  Anfipodo. 

Pag.  489,  spiegaz.  figura  176:  dopo  .4 cctMflra  togliere  i  due  segni 
neri. 

Pag.  515,  fig.  185:  l'accorciamento  degli  ultimi  stadi  deve  es- 
sere pili  sensibile  di  quanto  apparisca  nella  figura. 

Pag.  .543,  riga  14«:  non  di  lire  e,  ma  di  lire. 

Pag.  567,  spiegaz.  fig.  205:  non  raschialore,  ma  raschiatoio. 

Pag.  568,  spiogaz.  fig.  206:  non  redazzo,  ma  redazze. 


Per  svista  alcuni  nomi  specifici  derivati  da  nomi  propri 
sono  scritti  con  iniziale  maiuscola,  mentre,  data  la  norma  se- 
guita, dovevano,  per  uniformità,  scriversi  tutti  con  minuscola. 


CAPITOLO  I. 
Vita  acquatica  in  generale  e  vita  marina 


Sommario:  Differenze  tra  vita  acquatica  e  vita  terrestre  quali 
si  rivelano  nella  locomozione  e  nella  respirazione.  —  Vita 
marina  e  vita  d'acqua  dolce;  separazione  fisiologica  tra 
runa  e  l'altra.  —  Importanza  ed  antichità  della  vita  ma- 
rina di  fronte  agli  altri  modi  di  esistenza. 


Tutti  sanno  come  la  terra  emersa  accolga  organismi 
ben  differenti  da  quelli  che  abitano  le  acque,  ma  sol- 
tanto al  naturalista  capace  di  abbracciare  con  uno 
sguardo  l'insieme  delle  forme  organiche  si  chiederebbe 
d'interpretare  questa  differenza,  o,  più  modestamente, 
di  esprimere  in  brevi  termini  dove  e  come  si  manifesti. 

Una  considerazione  che  mi  sembra  istruttiva,  quan- 
tunque non  figuri  in  alcun  testo  di  biologia,  può  met- 
tere in  luce  le  diverse  esigenze  dei  due  domini,  il  ter- 
restre e  l'acquatico:  nel  regno  animale  (al  vegetale 
non  pensiamo  pel  momento)  il  contrasto  fra  vita  ac- 
quatica e  vita  terrestre  apparisce  con  evidenza  par- 
ticolare a  chi  studi  uno  degli  attributi  più  importanti 
del  regno  animale,  la  locomozione.  Immaginiamo  di 
ordinare  gli  animali  in  una  serie,  a  seconda  della  mag- 
giore o  minore  facoltà  che  hanno  di  muoversi  in  ogni 

1   —  R.   ISSKL. 


Capitolo  primo 


senso;  gli  estremi  allora  si  toccano  in  quantochè  le 
tipiche  differenze  appariscono  in  principio  ed  in  fine 
della  serie.  Voglio  dire  che  le  qualità  più  spiccate  di 
organismo  acquatico  si  rivelano  da  una  parte  tra  le 
specie  più  sedentarie,  incapaci  di  spostarsi,  almeno 
nella  condizione  adulta;  dall'altra  fra  quelle  che  si 
spostano  rapidamente  ed  in  ogni  direzione  dello  spazio 
che  le  circonda. 

Per  vari  motivi  una  Spugna,  un  Corallo,  un  Briozoo 
male  si  concepirebbero  fuor  d'acqua,  anzitutto  perchè 
un  animale  abbarbicato  al  fondo,  come  la  pianta 
alla  sua  zolla,  sarebbe  incapace  di  provvedere  al  nu- 
trimento sulla  terra  emersa.  L'acqua  è  veicolo  e  vi- 
vaio di  sostanze  nutritive  ben  migliore  dell'aria; 
spoglie  di  organismi  galleggianti  cadono  in  copia  sul 
fondo  dagli  strati  superiori;  inoltre  l'acqua  è  ottimo 
solvente  di  sostanze  organiche  e  costituisce  in  certi 
casi  una  soluzione  nutritiva,  infine  tenui  correnti 
proprie  dell'ambiente  o  prodotte  dall'attività  mede- 
sima dell'animale  (minuscole  ciglia  che  vibrano,  bat- 
tendo ritmicamente  il  liquido)  bastano  soventi  volte 
a  portare  il  cibo  necessario,  senza  contare  che  i  minuti 
organismi  delle  acque  sono  tanto  abbondanti  da  in- 
cappare spesso  fra  i  tentacoli  di  qualche  sedentario 
nemico. 

Per  contro  l'atmosfera  che  circonda  l'animale  ter- 
restre non  suole  accogliere  sufficiente  quantità  di  or- 
g'^,nismi  o  di  resti  organici  né  per  caduta  dagli  strati 
più  alti  né  per  correnti  spontanee  o  provocate.  L'E- 
peira,  il  Ragno  dei  giardini,  si  precipita  a  paralizzare 
col  morso  velenoso  ed  a  suggere  l'insetto  rimasto  pri- 
gioniero nelle  sue  reti.  Supponete  invece  il  Ragno  sta- 


VHa  acquatica  in  generale  e  vita  marina  3 

zioiiario  nel  centro  della  tela  e  padrone  soltanto  della 
preda  che  il  caso  faccia  impigliare  proprio  in  quel 
punto  ;  in  poco  tempo  esso  morirebbe  d'inedia.  L'ani- 
male terrestre  deve  cambiar  posto  per  fuggire  condi- 
zioni atmosferiche  dannose:  pioggia,  vento,  eccessi 
di  caldo  e  di  freddo.  Sojjrattutto  fugge  l'estrema  sic- 
cità, che  privando  i  tessuti  del  minimo  d'acqua  ne- 
cessario alle  funzioni  vitali,  uccide  l'organismo  o  se 
talvolta  vien  tollerata  lo  è  soltanto  in  condizioni  di 
vita  latente  (una  sorta  di  letargo,  ved.  cap.  Vili). 
Tale  j)ericolo  non  minaccia  l'organismo  acquatico, 
il  quale  si  trova  molto  spesso  in  ambiente  così  costante 
ed  uniforme  da  poter  condurre,  senza  danno,  una  vita 
completamente  sedentaria.  In  armonia  con  quanto 
precede  sta  la  circostanza  che  le  Spugne,  i  Coralli, 
i  Briozoi  ed  altri  animali  fissi  non  hanno  sulla  terra 
emersa  alcun  rappresentante. 

Passando  dagli  animali  fìssi  ai  meglio  dotati  in  fatto 
di  mobilità,  il  contrasto  assume  una  forma  diversa. 
E  qui  si  rivela  il  debole  di  ceree  definizioni  passate 
nell'uso  comune;  ci  siamo  espressi  con  precisione  scien- 
tifica quando  abbiamo  contrapposto  la  vita  «  ter- 
restre »  alla  vita  «  acquatica  »  ? 

Se  con  questi  due  termini  vogliamo  indicare  il  fon- 
damento biologico  della  definizione,  l'esattezza  non 
è  raggiunta.  L'attributo  di  terrestre;  la  presenza  di 
un  substrato  solido  sul  quale  poggia  l'organismo  in 
quiete  od  in  moto  è  di  secondaria  importanza;  il  Cro- 
staceo vagante  sul  fondo  marino  non  profitta  forse 
di  un  substrato  solido  come  la  Scolopendra  che  corre 
sui  vecchi  muri  ?  Per  l'mia  e  per  l'altro  il  fattore  fon- 
damentale è  il  fluido  che  da  ogni  parte  li  circonda; 


Capitolo  primo 


l'acqua  nel  primo  caso;  l'atmosfera,  e  non  il  terreno, 
nel  secondo;  qualche  biologo  purista,  in  base  a  tale 
considerazione,  non  ha  mancato  di  avvertire  che  gli 
animali  terrestri  si  dovrebbero  piuttosto  chiamare 
«  aericoli  ». 

Ora  la  diversa  influenza  biologica  dei  due  fluidi 
si  rivela  sopratutto  negli  organismi  capaci  di  solle- 
varsi per  lungo  tratto  dal  suolo.  Mercè  il  loro  peso 
specifico  uguale  a  quello  dell'acqua,  o  di  poco  diverso, 
molti  animali  acquatici  si  mantengono  in  equilibrio 
o  all'equilibrio  provvedono  senza  grande  dispendio 
di  energia.  Qualche  bollicina  di  gas  nel  plasma  di  un 
Protozoo,  qualche  colpo  di  pala  dei  piedi  natatori 
di  un  Gamberetto  possono  raggiungere  lo  scopo  ;  certi 
Anellidi  marini  strisciano  sull'arena  finché  i  movi- 
menti serpeggianti  del  loro  corpo  seguono  un  ritmo 
lento,  mentre  s'innalzano  a  nuoto  quando  le  contor- 
sioni diventano  più.  vivaci. 

Anche  dove  entrano  in  scena  speciali  apparati  idro- 
statici, come  la  vescica  natatoria  dei  Pesci,  questi 
organi  richiedono  moderato  sviluppo  di  muscoli  ed  un 
dispendio  di  energia  muscolare  relativamente  piccolo 
e  di  breve  durata. 

Non  così  l'animale  che  s'innalza  dalla  terra  emersa. 
Esso  deve  sollevare  un  peso  pari  a  centinaia  di  volte 
quello  dell'aria  spostata;  infatti  un  decimetro  cubo 
d'aria  a  0»  e  760°  mm.  di  pressione  pesa  gr.  1,293, 
mentre  un  decimetro  cubo  del  corpo  di  un  volatore 
può  pesare  parecchie  centinaia  di  volte  questa  cifra. 

Di  qui  lo  sforzo  ingente  per  conseguire  l'equilibrio, 
sia  che  due  ali  flessibili,  fungenti  da  propulsore,  vi- 
brino rapidamente  dietro  a  due  ali  rigide  e  coriacee 


Vita  acquatica  in  generale'  e  vita  marina  5 

funzionanti  da  organi  di  librazione,  come  avviene  nei 
Coleotteri  volatori,  sia  che  due  o  quattro  grandi  ali 
adempiano  contemporaneamente  all'ufficio  di  propul- 
sori ed  a  quello  di  organi  di  librazione,  come  si  ve- 
rifica negli  Uccelli  e  nelle  Farfalle.  La  massa  elastica 
dell'aria,  compressa  dal  battito  dell'ala,  esercita  per 
reazione  una  spinta  in  alto  che,  quando  supera  la 
forza  di  gravità,  vale  a  sostenere  il  corpo  del  volatore. 
In  armonia  colle  caratteristiche  fisiche  dei  due  am- 
bienti stanno  quindi  le  forme  generalmente  svelte  ed 
affusolate,  con  organi  motori  relativamente  poco  estesi, 
nei  nuotatori  molto  attivi;  a  sagoma  robusta  e  ad 
organi  di  propulsione  relativamente  enormi  nei  po- 
tenti volatori.  Un  Delfino  fra  i  Cetacei;  uno  Scombero, 


Fìg.  1. 
Un  nuotatore  :  Acciuga.  Originale,  Genova. 

un'Acciuga  (fìg.  1)  fra  i  Pesci,  possono  servire  come 
esempio  del  primo  tipo  ;  una  Libellula  un  grosso  Ra- 
pace (fìg.  2)  come  esempi  del  secondo;  questi  servono 
di  modello  al  velivolo  ;  quelli  al  sommergibile. 

Non  converrebbe  tuttavia  spingere  troppo  innanzi 
questo  ragionamento,  sopratutto  quando  si  tratta 
di  gruppi  zoologici  fra  loro  lontani.  Se  nella  fauna  ter- 
restre nulla  troviamo  che  somigli  ad  un  Echinoderma, 


Capitolo  primo 


contentiamoci  di  verificare  che  il  tipo  Echinoderma 
non  si  è  propagato  sulla  terra  emersa.  Se  e  per  quale 
ragione  la  peculiare  architettura  di  questi  esseri  non 


Fig.  2. 
Un  volatore:  Aquila.  Originale. 


sia  compatibile  di  adattarsi  alla  vita  aericola  è  qui- 
stione  alla   quale  non   sapremmo   rispondere. 


Vita  acquatica  in  generale  e  vita  marina  7 

Ma  un  altro  punto  importante  va  toccato;  l'aria, 
come  mezzo  respiratorio  impone  adattamenti  diversi 
a  seconda  che  è  disciolta  nell'acqua,  oppure  costi- 
tuisce da  sé  sola  tutta  la  massa  fluida  che  avvolge 
l'organismo.  Molti  animali  acquatici  di  semplice  or- 
ganizzazione o  di  piccola  statui'a  non  possiedono  spe- 
ciali organi  per  l'assorbimento  dell'ossigeno  e  l'emis- 
sione dell'anidride  carbonica;  la  respirazione  si  compie 
allora  attraverso  alla  pelle.  Nella  maggior  parte  dei 
casi  invece  la  funzione  è  localizzata  in  speciali  regioni 
della  pelle  foggiate  a  pennacchi,  a  lamelle,  ad  arbo- 
rescenze  sporgenti  dal  corpo  ;  spesso  tanto  sporgenti 
da  contribuire  al  pirofilo  caratteristico  della  specie, 
come  avviene,  per  esempio  in  certi  Anellidi  e  in  certe 
larve  di  Amfibi,  oppure  vengono  protette  in  cavità 
poco  profonde  e  di  facile  accesso,  come  si  verifica 
nei  Crostacei  più  elevati  e  nei  Pesci. 

Invece  gli  organi  respiratori  degli  animali  terrestri 
si  sviluppano  e  si  diramano  nell'interno  del  corpo 
sotto  forma  di  tubuli,  come  le  trachee  degli  Insetti, 
o  di  sacchi  suddivisi  in  logge,  come  i  polmoni  dei  Ver- 
tebrati. Un  tale  sviluppo  interno  è  il  solo  compati- 
bile col  pericolo  del  prosciugamento,  al  quale  le  deli- 
cate membrane  respiratorie  non  potrebbero  sopravvi- 
vere. Quasi  sempre  i  Pesci,  tratti  fuori  dal  loro  natu- 
rale elemento,  periscono  anche  prima  che  le  branchie 
siano  asciutte  e  non  è  difficile  scoprirne  la  cagione. 
Le  lamelle  di  cui  la  branchia  si  compone  (la  struttura 
lamellare  aumenta  a  piii  doppi  la  superficie  respira- 
toria) stanno  divaricate  nell'acqua,  permettendo  alle 
correnti  liquide  libera  circolazione;  nell'aria  si  attac- 
cano l'una  all'altra  formando  una  massa  compatta. 


Capitolo  primo 


per  il  che  tanto  si  riduce  la  superficie  assorbente  da 
determinare,  in  pochi  istanti  la  morte  per  asfissia. 

Il  contrasto  fisico  fra  aria  ed  acqua  si  riflette  anche 
sopra  altri  aspetti  biologici  e  in  tesi  generale  si  può 
dire  che  se  l'acqua  è  il  grande  vivaio  del  mondo,  la 
vita  terrestre  è  una  minoranza  scelta,  in  cui  le  funzioni 
si  compiono  generalmente  con  intensità  più  grande, 
in  cui  le  attitudini  psichiche  tendono  a  dispiegarsi 
in  forme  più  complesse  e  più  alte. 


L'aria  e  l'acqua  sono  adunque  domini  separati  da 
particolari  esigenze  fisiologiche  e  abitati  da  viventi 
diversamente  conformati.  Ma  anche  nel  novero  degli 
organismi  acquatici  le  condizioni  si  rivelano  tutt'altro 
che  uniformi. 

Confrontiamo  gli  animali  che  si  raccolgono  in  un 
bassofondo  marino  con  quelli  che  popolano  uno  stagno 
d'acqua  dolce  a  poche  diecine  di  metri  di  distanza. 
Non  soltanto  le  specie  saranno  diverse,  ma,  secondo 
ogni  probabilità,  gli  ordini  e  le  classi;  in  parte  anche 
i  tipi. 

Tali  differenze  nella  fauna  e  nella  flora  si  connettono 
ad  una  incompatibilità  fisiologica;  molti  sanno  che 
i  Pesci  di  mare  periscono  generalmente  dopo  un  tempo 
più  o  meno  lungo  se  gettati  in  acqua  dolce.  11  sale  è 
veleno  per  gli  animali  d'acqua  dolce  —  dicevano  gli 
antichi  fisiologi,  attribuendo  così  a  quella  morte  il 
significato  di  una  intossicazione.  Ciò  tuttavia  non  ren- 
deva conto  del  fenomeno  opposto  per  cui  gli  animali 


Vita  acquatica  in  generale  e  vita  marina  9 

d'acqua  dolce  muoiono  se  trasferiti  in  acqua  marina. 
Ricercando,  col  Bert,  la  causa  essenziale  della  morte 
nel  fenomeno  fisico  dell'osmosi,  la  interpretazione 
si  accorda  coi  dati  forniti  dall'esperienza. 

La  fisica  insegna  che,  due  soluzioni  di  concentrazione 
diversa,  separate  da  una  membrana  permeabile  al- 
l'acqua, ma  non  alla  sostanza  disciolta,  tendono  a  me- 
scolarsi, e  si  produce  allora  una  corrente  dalla  solu- 
zione pili  concentrata  alla  meno  concentrata,  finché 
la  concentrazione  è  divenuta  uniforme.  Ora  nel  corpo 
degli  Invertebrati  marini  la  concentrazione  dei  liquidi 
interni  del  corpo  è  uguale  a  quella  del  mare  che  li 
circonda  e,  come  in  questo,  è  dovuta  a  sali  minerali; 
vi  sono  commiste,  è  vero,  altre  sostanze,  ma  l'influenza 
loro  si  può  trascurare.  Nei  mari  poco  salati,  come  il 
Baltico,  contengono  poco  sale  anche  i  liquidi  organici 
dell'Invertebrato.  Una  tale  concordanza  delle  due  con- 
centrazioni si  verifica  anche  negli  Squali  e  nei  Pesci 
cartilaginei  in  genere,  senonchè  a  mantenere  la  neces- 
saria concentrazione  non  compariscono  qui  soltanto 
i  sali  minerali,  ma  anche  prodotti  d'altra  natura,  come 
l'urea;  esempio  istruttivo  di  uno  stesso  equilibrio  fisio- 
logico raggiunto  con  mezzi  chimici  differenti.  In  ta- 
luni Invertebrati  d'acqua  dolce  è  stata  riconosciuta 
una  concentrazione  dei  liquidi  interni  alquanto  più 
elevata  di  quella  dell'ambiente;  si  tratta  però  di  cifre 
di  gran  lunga  inferiori  a  quelle  indicate  per  l'acqua 
marina. 

Una  spiccata  indipendenza  dalla  concentrazione  del- 
l'acqua cominciano  a  manifestare  i  Pesci  ossei,  in- 
quantochè  il  sangue  di  questi  Vertebrati  è  più  concen- 
trato dell'ambiente  nelle  specie  d'acqua  dolce;  mentre 
lo  è  meno  nelle  marine. 


10  Capitolo  primo 


Pel  fatto  dell'osmosi,  se  noi  d'un  tratto  trasferiamo 
un  organismo  dall'ambiente  suo  naturale  ad  altro  di 
concentrazione  diversa,  i  liquidi  interni  tenderanno 
a  porsi  in  equilibrio  cogli  esterni  attraverso  alle  mem- 
brane di  separazione,  che  sono,  in  questo  caso,  le  pa- 
reti delle  cellule  onde  si  compongono  i  tessuti  e  gli 
organi,  e  le  sostanze  non  cellulari  che  formano  le  di- 
fese esterne  del  corpo  (cuticole,  dermascheletri  cal- 
carei, ecc.) 

Non  riuscirebbe  facile  precisare  fino  a  qual  punto 
le  membrane  vive  siano  da  paragonarsi  alle  membrane 
morte  usate  nell'  esperimento  di  fisica  per  quanto 
concerne  le  condizioni  di  permeabilità,  tanto  più 
quando  si  consideri  che  varie  cause  possono  modificare 
le  condizioni  di  equilibrio  tra  fluidi  estemi  e  fluidi 
interni,  l'azione  regolatrice  degli  organi  escretori,  la 
tensione  superficiale  dei  liquidi,  ecc. 

Ad  ogni  modo  il  fenomeno  principale  che  si  verifica 
è  lo  stesso  ;  l'animale  marino,  collocato  in  acqua  dolce, 
assorbe  acqua  e  si  rigonfia;  l'animale  d'acqua  dolce, 
immerso  in  acqua  marina,  perde  acqua  e  si  deprime  ; 
le  rane,  tolte  dagli  stagni  in  cui  vivono  e  poste  in  un 
recipiente  di  acqua  di  mare,  perdono  in  breve  volgere 
di  tempo  circa  un  quarto  del  loro  peso.  È  frequente 
il  caso  in  cui  le  correnti  osmotiche  e  le  conseguenti 
variazioni  di  volume  alterino  tanto  gravemente  i  tes- 
suti da  produrre  la  morte.  A  tali  alterazioni  sono  di 
regola  molto  sensibili  le  appendici  che  presiedono  alla 
respirazione;  le  branchie,  perchè  i  danni  prodotti 
dallo  squilibrio  osmotico  le  rendono  inadatte  agli 
scambi  respiratori  ;  si  può  in  taluni  casi  affermare  che 
uno  sbalzo  di  concentrazione  faccia  perire  l'animale 


Vita  acquatica  in  generale  e  vita  marina  11 

asfissiato.  Anzi  conviene  notare  che  i  Crostacei  su- 
periori e  i  Pesci  hanno  i  tegumenti  impermeabili 
(o  almeno  permeabili  con  somma  lentezza)  e  le  cor- 
renti osmotiche  si  producono  soltanto  attraverso 
all'apparato  branchiale. 

La  vita  d'acqua  salsa  e  la  vita  d'acqua  dolce  hanno 
dunque  in  comune  forme  ed  attitudini  in  armonia 
con  particolari  esigenze  fisiche  dell'ambiente  acqua- 
tico, ma  fra  l'una  e  l'altra  c'è  una  barriera,  dipendente 
dalla  copia  delle  sostanze  disciolte.  Si  tratta  di  una 
differenza  quantitativa,  perchè  sali  disciolti,  seb- 
bene in  dose  assai  tenue,  non  mancano  nelle  acque 
dolci  egli  organismi  d'acqua  dolce  pei-iscono  se  man- 
tenuti a  lungo  in  acqua  distillata.  Invece  la  barriera 
che  separa  la  vita  terrestre  dalla  vita  acquatica  può 
dirsi,  per  certi  riguardi,  legata  ad  una  differenza 
qualitativa . 

Tuttavia  i  limiti  tra  fauna  marina  e  fauna  d'acqua 
dolce  non  sono  meno  netti  di  quelli  che  si  notano 
tra  fauna  terrestre  e  fauna  acquatica  in  genere.  È 
vero  che  si  conoscono  animali  capaci  di  passare  perio- 
dicamente da  un  ambiente  all'altro  come  fanno  quei 
Salmoni  che  risalgono  i  fiumi  nordici  all'epoca  della 
riproduzione  o  l'Anguilla  che  scende  nel  profondo 
dell'Oceano  per  accoppiarsi  e  figliare.  Ma  d'altronde 
anche  la  fauna  terrestre  presenta  fatti  analoghi  ri- 
spetto alla  fauna  delle  acque,  sebbene  l'alternanza 
si  compia,  in  questo  caso  con  ritmo  diverso  ;  tutto  il 
periodo  giovanile  di  certi  animali  si  svolge  nell'acqua 
dolce  (assai  più  di  rado  nell'acqua  marina)  mentre 
l'adulto  è  terrestre;  le  Zanzare  e  le  Efemere  tra  gli 
Insetti,  le  Kane  e  i  Rospi  tra  gli  Anfibi  sono  esempi 
volgari. 


12  Capitolo  primo 


È  vero  che  alla  foce  dei  fiumi  si  ha  spesso  una  sorta 
(li  zona  neutra  fra  l'acqua  dolce  e  l'acqua  salsa,  ove 
le  due  faune  e  le  due  flore  subiscono  una  parziale  me- 
scolanza. Ma  una  zona  limite  altrettanto  popolata 
si  osserva  anche  tra  mare  e  terra,  ove  un  certo  numero 
di  specie  anfibie  partecipano  della  vita  d'acqua  salsa 
o  della  vita  terrestre. 

Non  si  tralasci  poi  una  riflessione  d'ordine  fauni- 
stico e  fisiologico.  Sono  legione  i  viventi  d'acqua  dolce 
che  rivelano  in  chiaro  modo  la  loro  origine  marina, 
come  si  verifica  in  taluni  Pesci  dei  nostri  laghi.  Ma 
d'altra  parte  molti  gruppi  d'acqua  dolce  dimostrano 
parentela  assai  piii  stretta  colla  fauna  terrestre  che 
non  colla  fauna  marina;  tant'è  vero  che  mantengono, 
con  qualche  secondaria  modificazione,  il  modo  di  re- 
spirare proprio  alle  forme  aericole;  incapaci  di  usu- 
f ruttare  l'aria  disciolta  in  seno  al  liquido,  debbono 
di  tanto  in  tanto  salire  a  galla  per  farne  provvista. 

Tali  sono,  ad  esempio  le  Limnee,  quei  Molluschi 
a  conchiglia  cornea,  avvolta  a  spira  conica  e  rigonfia, 
che  tante  volte  abbiamo  veduto  nei  nostri  stagni: 
tal'è  la  grande  schiera  dei  Coleotteri  acquaioli,  che 
nella  forma  e  nei  costumi  non  dimostrano  essenziali 
differenze  rispetto  alle  specie  terragnole. 

Ognuno  dei  punti  toccati  di  corsa  in  questo  para- 
grafo potrebbe  dare  argomento  ad  interessanti  di- 
scussioni circa  il  collegamento  biologico  dei  diversi 
domini  abitati. 

Tali  discussioni  esorbiterebbero  dal  compito  che 
ci  siamo  prefissi.  Ricorderò  soltanto  che  le  forme  e 
le  strutture  organiche  possono  fino  ad  un  certo  punto 
farci  capire  come  un  organismo  prosperi  in  un  deter- 


Vita  acquatica  in  goierale  e  vita  marina  13 

minato  ambiente,  mentre  la  prima  ragione  delle 
diiì'erenze  iniziali  che  hanno  prodotto  negli  organismi 
le  diverse  attitudini  è  problema  che  sfugge  ai  nostri 
metodi  d'indagine. 

Intanto  dai  cenni  esposti  poco  fa  trarremo  un  ap- 
prezzamento generale:  è  giusto  dal  punto  di  vista 
fisiologico,  contrapporre  la  vita  delle  terre  a  quella 
delle  acque  e  considerare  poi  mare  ed  acqua  dolce 
in  via  subordinata,  ma  il  biologo  non  commette  er- 
rore trattando  la  vita  marina,  quella  d'acqua  dolce 
e  quella  terrestre  sullo  stesso  piede,  come  tre  modi 
capitali  di  esistenza  nell'Universo  vivente. 

Haeckel  ed  Ortmann  li  hanno  chiamati  rispettiva- 
mente alobio,  limnobio,  gè  ob  io;  e  se  l'abuso  degli 
ellenismi  non  vi  annoia,  fate  vostre  tali  espressioni. 


Che  alla  vita  marina  spetti  il  primo  posto  nel  bi- 
lancio della  Natura  animata,  in  parte  risulta  da  si- 
curi documenti,  in  parte  si  ammette  in  base  ad  ipo- 
tesi molto  probabili. 

Se  Bernabò  Visconti  avesse  domandato  al  mugnaio 
di  Franco  Sacchetti  :  Quanti  animali  sono  nel  mare  ì 
il  mugnaio  invece  di  cavarsela  con  una  spiritosa  in- 
venzione, avrebbe  potuto  rispondere  :  «  ve  ne  sono  più 
che  in  terra  »  e  dire  cosa  conforme  al  vero.  Intanto  gli 
organismi  marini  dispongono  di  uno  spazio  incompa- 
rabilmente pili  esteso  dei  terrestri.  Ricordate  il  para- 
gone della  geografìa  tra  le  terre  emerse  ed  i  mari; 
questi  ricoprono  il  nostro  globo  i^er  71  %  della  sua 
superfìcie;  quelle  i  29  %. 


14  Óapitolo  primo 


Ma  le  imita  paragonabili  pel  nostro  scopo  —  os- 
serva il  Joubin  —  non  sono  già  due  superfìcie,  ma 
bensì  una  superfìcie  ed  un  volume,  poiché  nel  mare 
ferve  la  vita  e  negli  strati  superiori  non  mancano 
organismi  vivi  nelle  zone  intermedie  e  sul  fondo  ;  per 
contro  si  può  dire  che  i  29  %  occupati  dalle  terre 
emerse  rappresentino  biologicamente  una  superfìcie, 
dalla  quale  fa  d'uopo  ancora  detrarre  le  più  alte 
vette  montaaie  e  le  estreme  terre  polari,  dove  non  v'ha 
quasi  palpito  di  vita. 

Però  non  conviene  prendere  troppo  alla  lettera 
questa  asserzione.  Il  terriccio  dei  campi  accoglie  pic- 
coli animali  e  vegetali  che  si  estendono  anche  nel 
senso  della  profondità;  inoltre,  come  fa  notare  il 
Eacovitza,  certi  Insetti  che  gli  entomologi  ricercano 
con  tanto  ardore  nelle  grotte  e  che  si  considerano  ge- 
neralmente come  cavernicoli  non  appartengono  in 
realtà  alla  fauna  delle  caverne,  ma  abitano  le  buche, 
le  fenditure,  l'angusta  rete  di  vie  sotterranee  nelle 
rocce  del  sottosuolo  e  capitano  soltanto  accidental- 
mente nelle  caverne. 

È  vero  però  che  la  vita  del  terriccio  (edafon,  come 
l'ha  chiamata  il  Francé)  non  si  approfonda  general- 
mente a  più  di  un  metro  dalla  superficie  e  i  sistemi  di 
fenditure  popolate  di  organismi  ipogei,  sebbene  si 
diramino  a  profondità  convsiderevoli,  sono  limitati  a 
certe  regioni;  si  tratta  dunque  di  associazioni  biolo- 
giche, le  quali  infirmano  soltanto  in  parte  il  paragone 
espresso  dianzi.  Per  analogo  motivo  non  la  infirmano 
i  volatori  che  si  innalzano  per  breve  tempo  e  in  via 
temperarla  nell'atmosfera,  né  le  cisti  di  Protozoi  né  le 
uova  di  minuti  organismi  che  il  vento  tratto  tratto 
solleva  e  disperde. 


rUa  acquatica  in  generale  e   vila  viarina  lo 

Affinchè  le  relazioni  tra  la  vita  marina  e  gli  altri 
modi  di  esistenza  riescano  più  evidenti,  sarà  utile 
di  enumerare  le  principali  suddivisioni  del  regno  ani- 
male, i  cosidetti  grandi  tipi  del  regno  animale,  te- 
nendo conto  del  genere  di  vita  proprio  a  ciascuno  di 
essi.  Avverto  che  qui,  come  in  ogni  classificazione  bio- 
logica, le  linee  di  separazione  troppo  nette  male  cor- 
rispondono a  quanto  si  osserva  in  natura.  Intanto  gli 
animali  che  sfrattano  altri  animali  vivendo  come  pa- 
rassiti di  organi  interni,  (cosi  fanno  le  Tenie),  non 
si  possono  logicamente  ascrivere  né  al  mare,  né  al- 
l'acqua dolce,  né  alla  terra.  Immersi  in  un  bagno  di 
liquido  organico,  essi  non  vengono  direttamente  in- 
fluenzati né  dall'aria  atmosferica,  nò  dall'acqua  dolce 
o  salata;  approvo  quindi  il  Montgomery  che  li  ra- 
duna in  un  gruppo  biologico  chiamato  entobio 
(vita  interna)  e  farò  cenno  della  vita  endoparassitica 
ogniqualvolta  la  trovi  rappresentata  nel  tipo.  Inoltre 
non  crederei  di  cadere  in  errore  considerando  il  ter- 
riccio umido  come  un  ambiente  biologico  che  si 
differenzia  non  solo  dall'acquatico,  ma  anche  dal 
terrestre.  Anzi  certi  Protozoi  e  Vermi  che  siamo  abi- 
tuati a  considerare  come  animali  terrestri,  stanno, 
dal  punto  di  vista  fisiologico,  assai  più  vicini  al  mondo 
acquatico,  per  l'assolutq  bisogno  che  hanno  di  un  grado 
cospicuo  di  umidità.  Alcune  specie  di  Lombrichi  ter- 
ragnoli campano  per  molti  giorni  se  li  tenete  in  acqua  ; 
poueteli  al  sole  su  di  una  superficie  liscia  e  li  vedrete 
in  pochi  minuti  inflaccidirsi  e  morire.  Segnalerò 
dunque  la  vita  umicola,  quando  è  modo  di  vita  nor- 
male e  caratteristico  per  alcuni  rappresentanti  del 
tipo. 


16  Capitolo  prÌ7no 


Sottoregno  dei  Protozoi:  Marini,  d'acqua    dolce,    li- 
micoli, endoparassiti. 


Tipo  dei  Poriferi:  in  grande  maggioranza  ma- 
rini; pochi  d'acqua  dolce. 

Tipo  dei  Celenterati:  in  grandissima  maggio- 
ranza  marini;   pochissimi  d'acqua   dolce. 

Tipo  dei  Ctenofori;  esclusivamente  marini. 

Tipo  dei  Vermi  (^):  marini,  d'acqua  dolce,  umi- 
coli,  endoparassiti. 

Tipo  dei  Molluschi:  marini,  d'acqua  dolce,  ter- 
restri; pochissimi  endoparassiti. 

Tipo  degli  Echinodermi:  esclusivamente  ma- 
rini. 

Tipo  degli  Artropodi:  marini,  d'acqua  dolce, 
terrestri,  pochissimi  endoparassiti. 

Tipo  dei  Tunicati:  esclusivamente  marini. 

Tipo  dei  Vertebrati:  marini,  d'acqua  dolce, 
terrestri. 


^ 


o 


Non  v'ha  dunque  alcun  tipo  speciale  all'acqua  dolce 
od  alla  terra  emersa,  mentre  ve  ne  sono  ben  tre:  Cte- 
nofori, Echinodermi  e  Tunicati  che  assolutamente  non 
si  trovano  fuori  del  mare.  Altri  due  non  hanno  invaso 
l'acqua  dolce  che  con  piccola  avanguardia,  così  mentre 
i  Celenterati  marini  spiegano  grande  varietà  e  ricchezza 
di  forme,  i  Celenterati  d'acqua  dolce  si  riducono  a 


(*)  Vermi  è  un'espressione  puramente  convenzionale,  ma  tal- 
volta comoda  in  pratica,  per  desigrnare  il  complesso  oltremodo 
eterogeneo  di  gruppi  zoologici  che  non  possono  venire  ascritti 
ad  alcuno  degli  altri  tipi  enumerati. 


Fila  acquatica  in  generale  e  vita  marina  17 

qualche  Idra,  all'Idroide  Cordylophora  lacustris,  oltre 
a  pochissime  Meduse  natanti  nelle  acque  fluviali  e 
lacustri  d'Africa  e  d'Asia. 

Questi  dati  basterebbero  per  accreditare  l'ipotesi 
che  il  mare  sia  la  culla  dei  viventi;  i  documenti  for- 
niti dai  fossili,  quantunque  incompleti,  danno  ad  essa 
valore  di  realtà.  Sul  problema  della  prima  origine 
della  vita,  dinnanzi  al  quale  appariscono  ben  fragili 
le  più  seducenti  costruzioni  ipotetiche,  vai  meglio 
sorvolare.  Ma  sta  di  fatto  che  in  terreni  antichissimi 
del  nostro  globo;  in  quelli  ascritti  dai  geologi  alla 
fine  dell'era  arcaica  ed  al  principio  della  paleozoica 
i  fossili  finora  conosciuti  appartengono  tutti  ad  In- 
vertebrati marini,  e  soltanto  più  tardi  compariscono 
resti  lasciati  dai  viventi  della  terra  emersa  e  delle 
acque    dolci. 

È  interessante  poi  verificare  come  alcune  specie 
viventi  nei  mari  paleozoici  abbiano  attraversato  senza 
modificarsi  la  serie  immane  dei  periodi  geologici  e  si 
ritrovino  nei  mari  attuali;  così  i  Pentacrini  fra  gli 
Echinodermi,  le  Lingule  fra  iBrachiopodi  e  come  queste 
siano  generalmente  forme  piuttosto  semplici  (meno 
specializzate)  nell'ambito  del  gruppo  zoologico  al 
quale  vengono  ascritte. 

Per  contro  alcuni  gruppi  di  animali,  come  i  Trilo- 
biti fra  i  Crostacei  e  le  Ammoniti  fra  i  Cefalopodi, 
dopo  aver  sfoggiato  una  grande  ricchezza  di  forme 
in  tempi  geologici  più  o  meno  remoti,  hanno  soggia- 
ciuto a  completa  estinzione. 


li.    ISSEL. 


18  Capitolo  primo 


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Richet  J.,   Dictionnaire  de  Physiologie,   tome   2.    Paris,    189G. 


CAPITOLO  II 

Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare 

ed  alla  loro  influenza  generale 

sugli  organismi  viventi 


Sommario:  Generalità;  influenza  delle  sostanze  solide  e  dei  {?as 
disciolti.  —  Influenza  della  temperatura,  della  luce,  della 
pressione.  —  Movimenti  delle  acque  e  loro  influenza. 


Una  scienza  sorta  da  pochi  decenni,  la  talasso- 
grafia (dal  greco  QaAdrra,  mare)  abbraccia  oggi  tutte 
le  indagini  scientifiche  del  mare  (^).  Disciplina  multi- 
forme perchè  richiede  il  concorso  di  specialisti  diversi  : 
fisici,  chimici,  zoologi,  botanici;  ma  nel  tempo  stesso 
unitaria,  perchè  i  vari  suoi  rami  si  valgono  in  parte 
di  mezzi  comuni  di  ricerca  (laboratori  marini,  navi 
talassografiche)  e  tutti  concorrono,  sapientemente 
coordinati,  a  risolvere  i  problemi  generali  che  si  ri- 
feriscono al  mare. 

Ogni  cultore  moderno  di  biologia  marina  (o  se  meglio 
vi  piace,  di  talassobiologia)  deve  avere  una  esatta  cono- 
scenza delle  proprietà  fisiche  e  chimiche  dell'acqua 


(')  Nome  preferibile  a  quello,  pure  molto  usato,  di  oceanografia. 


20 


Capitolo  secondo 


marina,  dei  movimenti  del  mare,  del  fondo  marino. 
Nozioni  elementari  relative  a  questi  fattori  ed  alla 
loro  importanza  generale  nella  vita  degli  organismi 
marini  trovano  posto  nel  presente  capitolo  e  in  parte 


1  *M               (H 

P.-^^ 

/^^'"a^  Y 

\ 

I 

Fig.  3. 

Le  suddivisioni  del  Mediterraneo:  Bi,  golfo  di  Biscaglia  —  Ca, 
golfo  di  Cadice  —  Al,  mare  di  Alboran  —  Ct,  mare  Cata- 
lano —  G,  golfo  del  Lione  —  Li,  mare  Ligure  —  Ba,  mare 
Balearico  —  T,  mare  Tirreno  —  Ad,  mare  Adi-iatico  —  S, 
mare  di  Sidra  —  1,  mare  Ionio  —  E,  mare  Egeo  —  Lv,  mare 
di  Levante  —  M,  mare  di  Marmara  —  N,  mar  Nero  (Schraidt). 


di  quello  che  segue.  Poiché  in  tali  cenni  mi  soffermo 
volentieri  sui  dati  che  si  riferiscono  al  Mediterraneo, 
reputo  necessario  avvertire  ch'io  parlo  del  Mediter- 
raneo inteso  in  senso  lato  o  Mediterraneo  romano. 
Per  quanto  concerne  le  suddivisioni,  mi  attengo   a 


Uno  aguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      21 

quelle  recentemente  adottate  dallo  Schmidt;  nomi 
e  confini  delle  singole  parti  sono  chiaramente  dimo- 
strati dall'annessa  cartina  (fìg.  3). 

Le  sostanze  solide  disciolte  nell'acqua  marina  ri- 
chiamano l'attenzione  del  biologo  sia  per  l'azione 
chimica  esercitata  da  ciascuna  di  esse  sopra  gli  orga- 
nismi viventi,  sia  per  l'azione  fisica  che  spiegano, 
nel  loro  complesso,  innalzando  la  densità  del  liquido, 
e  di  questa  abbiamo  già  parlato  trattando  dei  feno- 
meni che  si  producono  nei  tessuti  col  passaggio  del- 
l'acqua dolce  al  mare  e  viceversa. 

Il  problema  si  presenterebbe  ovunque  negli  stessi 
termini  se  tutti  i  mari  avessero  salsedine  uguale. 
Ciò  tuttavia  non  si  verifica;  mentre  si  può  ammettere, 
come  media,  un  residuo  solido  di  35  gr.  per  litro,  cor- 
rispondente alla  salsedine  media  dell'Atlantico,  si 
trova  pel  nostro  Mediterraneo  una  cifra  più  elevata 
che  varia  da  37  gr.  a  39  gr.  per  litro.  Per  la  scarsa 
quantità  d'acqua  dolce  che  vi  affluisce  e  per  la  forte 
evaporazione  il  Mare  Kosso  è  il  più  salato  di  tutti 
(circa  45  %o)  mentre  la  massa  ingente  d'acqua  dolce 
recata  dai  fiumi  e  dai  ghiacciai  montani  e  la  scarsa 
evaporazione  rendono  assai  meno  salata  l'acqua  dei 
mari  nordici.  Così  l'Oceano  Glaciale  Artico  ha  soltanto 
17,6  %o  di  sali;  il  Baltico  7,4  %o  nella  parte  mediana, 
mentre  all'estremità  settentrionale  l'acqua  è  pres- 
soché dolce  (0,60  %o)  ©d  alberga  organismi  lacustri. 

Finché  si  tratta  di  conoscere  il  residuo  fisso  totale, 
non  è  difficile  il  metodo,  né  dubbio  il  risultato.  Assai 
più  ardua,  è  la.  valutazione  dei  singoli  componenti, 
tanto  che  si  v  discusso  a.  lungo  so  le  ]j]()porzioiii  l'ela- 
tive degli  elementi  mutino  da  una  località  all'altra. 


22  Capitolo  secondo 


Oggi  però  i  talassografi  si  trovano  d'accordo  nel  con- 
siderare l'acqua  marina  come  una  soluzione  più  o  meno 
diluita,  ma  a  proporzioni  praticamente  costanti, 
di  guisa  che,  raccolto  un  saggio  qualunque,  e  deter- 
minato coir  analisi  il  quantitativo  d'un  solo  elemento 
chimico,  ad  esempio  del  cloro,  si  deduce  senz'altro 
la  salsedine  totale  e  si  potrebbe  altresì  dedurre  il 
quantitativo  degli  altri  elementi.  Sono  d'uso  comune 
in  oceanografìa  le  tabelle  di  Knudsen,  nelle  quali, 
accanto  alla  cifra  esprimente  il  tencrre  in  cloro  si  legge 
la  salsedine  corrispondente.  Nelle  analisi  chimiche 
riprodotte  dai  trattati,  occupa  il  primo  posto  il  clo- 
ruro sodico  (circa  27  gr.  su  35);  seguono,  in  ordine 
di  peso,  cloruro  di  magnesio,  solfato  di  magnesio, 
solfato  di  calcio  ;  vengono  poi,  in  dose  molto  minore, 
bromuro  di  magnesio,  carbonato  di  calcio;  quantità 
piccolissime  di  cloruro  di  rubidio,  metafosfato  di 
calcio,  bicarbonato  di  ferro  e  tracce  di  corpi  diversi, 
fra  i  quali  la  silice.  In  realtà  il  chimico  potrà  dire  con 
esattezza  la  quantità  dei  singoli  elementi,  mai  com- 
posti enumerati  nelle  analisi  rappresentano  combi- 
nazioni puramente  arbitrarie;  si  ammette  infatti  che 
nell'acqua  marina  come  in  tutte  le  soluzioni  saline 
diluite,  i  sali  si  trovino  in  gran  parte  dissociati  allo 
stato  di  ioni  ;  anzi  secondo  recenti  indicazioni  soltanto 
il  10  %  delle  sostanze  disciolte  risulterebbe  non  dis- 
sociato. 

Che  cosa  dobbiamo  pensare,  in  tesi  generale,  della 
importanza  biologica  che  spetta  alle  sostanze  di- 
sciolte ?  La  fisiologia  non  è  ancora  in  grado  di  rispon- 
dere in  modo  esauriente  a  questa  domanda,  ma  già 
si   conoscono   in    proposito   fatti   molto    interessanti. 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      23 

Il  sale  marino  o  cloruro  di  sodio  è  senza  dubbio  il 
composto  caratteristico,  il  composto  principe  dell'ac- 
qua marina.  Eppure  possiamo  oggi  affermare  che  il 
cloruro  di  sodio  non  è  in  grado  di  determinare,  senza 
il  concorso  di  altri  sali,  un  ambiente  compatibile  colla 
vita  organica;  difatti  un  animale  marino,  immerso 
in  acqua  avente  la  stessa  densità  del  mare,  ma  con- 
tenente soltanto  cloruro  sodico,  cessa  di  vivere  dopo 
un  tempo  più  o  meno  lungo.  La  vita  invece  si  man- 
tiene perfettamente  quando  al  sale  marino  vengano 
aggiunte  piccole  quantità  di  cloruri  di  calcio  e  di 
potassio.  Questi  sali,  che  fatti  agire  da  soli  riusci- 
rebbero nocivi,  esercitano  adunque  un'azione  anta- 
gonistica rispetto  al  primo  e  valgono  a  neutraliz- 
zarne l'azione  tossica. 

Altro  fatto  importante  è  che  la  presenza  di  questi 
tre  elementi,  nelle  medesime  proporzioni  in  cui  l'ana- 
lisi li  rivela  nell'acqua  marina,  non  è  necessaria 
soltanto  agli  organismi  d'acqua  salsa,  ma  anche  ai 
terrestri;  tant'è  vero  che  il  siero  del  sangue  nei  mam- 
miferi li  contiene  tutti  e  tre  in  soluzione  meno  concen- 
trata, ma  su  per  giù  colle  stesse  proporzioni  relative 
che  vengono  indicate  per  l'acqua  marina. 

Alcune  sostanze  contenute  nell'acqua  salsa  non  son 
rivelate  dai  metodi  più  delicati  d'indagine  chimica, 
data  la  loro  quantità  estremamente  tenue;  deve  tut- 
tavia tenerne  conto  il  biologo  poiché  molti  organismi 
hanno  la  proprietà  di  concentrarne  qualcuna  nei 
propri  tessuti.  Col  puzzo  di  iodoformio  che  sparge 
il  Balanoglossas  tradisce  la  presenza  dell'iodio  nei 
suoi  tessuti.  Il  rame  ha  nel  sangue  di  molti  animali 
marini  (ad  es.  dei  Cefalopodi  e  di  alcuni  Crostacei) 


24  Capitolo  secondo 


la  funzione  die  compete  al  ferro  nella  emoglobina  del 
sangue  dei  Vertebrati;  il  fosforo  si  trova  in  quantità 
notevole  nelle  Spugne,  il  Manganese  nelle  Zosteracee 
(piante  monocotiledoni  marine),  il  fluoro  e  l'argento 
in  alcuni  coralli;  il  rubidio  ed  il  cerio,  metalli  assai  rari 
sulla  terra  emersa,  furono  riconosciuti  nel  guscio  delle 
Ostriche. 

I  sali  di  calcio  non  occupano  quantitativamente 
un  posto  segnalato  nella  serie  dei  componenti  prin- 
cipali, per  l'uso  larghissimo  che  ne  fanno  gli  orga- 
nismi del  mare  fissandolo  in  quantità  più  o  meno 
considerevole.  Che  la  deposizione  del  carbonato  di 
calcio  sia  favorita  dalla  temperatura  elevata  at- 
testano, colle  imponenti  costruzioni,  le  Madrepore 
tropicali.  Il  tallo  delle  Alghe  incrostanti,  i  gusci  dei 
Foraminiferi  che  si  accumulano  in  quantità  stra- 
grande nei  fondi  marini,  le  conchiglie  dei  Molluschi  e 
dei  Brachiopodi  sono  costituiti  principalmente  di 
carbonato  di  calcio  ;  allo  stesso  materiale  debbono  la 
loro  solidità  le  spicule  delle  Spugne  calcaree,  le  co- 
razze elegantemente  scolpite  degli  Echinodermi  e  dei 
Crostacei,  La  silice  ha  un  impiego  assai  più  limitato 
e  comparisce  come  materiale  da  costruzione  soltanto 
in  alcuni  gruppi  d'organismi  inferiori:  gusci  di  Dia- 
tomee  (Alghe  microscopiche),  scheletri  di  Radiolari 
dalla  fantastica  varietà  di  forme  (fig.  4,  5  e  6),  spi- 
cule di  Spugne  silicee.  È  interessante  la  proprietà 
del  silicio  di  dar  luogo  a  forme  più  ornate,  a  dise- 
gno più  minuto  e  complicato,  e  geometricamente  più 
regolari  di  quanto  non  faccia  il  calcio,  e  la  quistione 
meriterebbe  di  venir  studiata  a  fondo  dal  punto  di 
vista  fisiologico  e  chimico -fisico. 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc. 


25 


La  densità  dell'acqua  marina  a  pressione  costante 
dipende  dalla  salsedine  e  dalla  temperatura.  Ora  i 
più  autorevoli  tra  i  talassografi  moderni  sogliono 
fare  una  distinzione  ben  netta  fra  densità  dell'acqua 
marina  e  gravità  specifica  della  stessa.  Parlano  di 


Fig.  4. 

Radiolario  feodario :  Planhlonelta  atlantica,  subsp.  robusta  Haecker,  ><  20. 

Secondo  V.  Haecker  («  Valdivia»),  1908. 


densità  quando  la  temperatura'  è  considerata  fattore 
variabile,  e  in  tal  caso  si  conviene  generalmente  di 
chiamare  densità  il  rapporto  fra  una  massa  determi - 
7iata  d'acqua  marina  alla  temperatura  misurata  sul 
]M)st(»  e  lu  massii  d'ini  ugual  volume  d'acqua  distil- 
lata a  4"  (si  sceglie  4"  perchè  a  questa  temperatura 
l'acqua  distillata  possiede  il  maximum  di  densità). 


26 


Capitolo  secondo 


Per  contro  parlano  di  gravità  specifica  quando  en- 
trambi i  termini  del  rapporto  s'intendono  ridotti  ad 
una  temperatura  costante.  Circa  questa  temperatura 
vari  sistemi  vennero  adottati,  ma  due  soltano  tendono 


Fig.  5. 

Kadiolario  feodario  :  Circospalhis  sexfurca  Haecker  x  18. 

Secondo  V.  Haecker  («  Valdivia»),  1908. 


oggi  a  prevalere:  col  primo  viene  prescelta  la  tem- 
peratura di  17,50  tanto  per  l'acqua  marina  quanto 
per  l'acqua  distillata;  col  secondo,  più  moderno,  l'ac- 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      27 

qua  marina  a  0»  vien  riferita  all'acqua  distillata  a 
4°  (si  sceglie  lo  zero  perchè  il  maximum  di  densità 
dell'acqua  marina  con  35  Voo  di  sali  è  di  poco  infe- 
riore a  0°). 

Tuttavia  nell'uso  comune  s'indicano  come  densità 
anche  i  valori  relativi  alla  gravità  specifica  e  tutte  le 
densità  ricordate  in  questo  volumetto  sono  gravità 
specifiche  calcolate  in  base  all'ultimo  criterio. 

Del  resto  da  uno  qualunque  dei  tre  valori  dianzi 
definiti  si  può  facilmente  passare  agli  altri  due  me- 
diante formule,  o  meglio  tabelle  già  preparate,  che 
figurano  nel  manuale  del  Knudsen.  Collo  stesso  mezzo 
la  cifra  relativa  alla  salsedine  totale  si  traduce  subito 
nella  densità  corrispondente. 

Dirò,  per  citare  due  sole  cifre,  che  la  densità  del- 
l'acqua Atlantica  con  35  "/oo  <ii  sali  è  1,028,  quella  del- 
l'acqua Mediterranea  con  39  %  di  1,031  (i).  Dal  punto 
di  vista  biologico  la  densità  è  fattore  importante 
non  soltanto  nel  caso  estremo  del  passaggio  di  un 
organismo  dall'acqua  dolce  all'acqua  marina  e  vice- 
versa, ma  anche  entro  a  limiti  assai  più  ristretti. 

Il  biologo  deve  aver  presente  che  non  tutti  gli  or- 
ganismi si  comportano  nello  stesso  modo  di  fronte  a 
questo  fattore;  da  una  parte  abbiamo  gli  stenoalini 
che  hanno  bisogno  di  una  salsedine  e  quindi  d'una  den- 


(*)  Nelle  densità  marine  la  prima  decimale  è  0.  E  aiccome 
i  metodi  moderni  permettono  di  determinare  con  esattezza 
cinque  decimali,  si  avrebbe  per  ogni  indicazione  un  numero  di 
7  cifre.  Per  brevità  si  è  convenxito  allora  di  sopprimere  l'unità 
0  lo  zero  e  di  trasportare  la  virinola  fra  la  terza  e  la  quarta 
(leciiiiale.  (^osì  inv(^c»'  rlr  scrivere  1,02!>7+  «i  suole  anche  scri- 
vere -JlLTl. 


28 


Capitolo  secondo 


jk 


Fig,  G.  —  Kadiolaiiu  l'eodariu :  Gor</onclla  inirabilis  llacckel,  ^  W. 
Secondo  l'Haeckel  («  Challenger  »),  1867. 


Uno  sguardo  alle  condiziotii  fisiche  del  mare  ecc.      29 

sita  pressoché  costante;  dall'altra  gli  eurialini  capaci 
di  resistere  a  variazioni  relativamente  forti. 

Gli  stessi  gas  respiratori  dell'atmosfera,  disciolti 
nell'acqua  marina,  provvedono  ai  bisogni  degli  orga- 
nismi marini.  Ricorderò  come  la  solubilità  dell'ossi- 
geno diminu^isca  coli' aumento  della  salsedine  e,  in 
proporzioni  maggiori,  coll'aumento  della  temperatura. 
Un  litro  d'acqua  marina  a  10^  di  temperatura  e  35  7oo 
di  salsedine  discioglie  circa  cm.  6,4  di  ossigeno  e 
cmc.  12  di  azoto.  Indagini  recenti  hanno  dimostrato 
che  il  ricambio  dell'azoto  nelle  acque  marine  può 
venir  modificato  da  particolari  Bacterì  i  quali  hanno 
la  proprietà  di  fissare  l'azoto  libero  producendo 
composti  nitrogenati  (nitrati,  nitriti,  sali  d'  ammo- 
nio). Aggiungerò  a  questo  proposito  come  varia  e 
complessa  sia  l'azione  chimica  svolta  dai  Bacteri 
marini  e  come  i  risultati  sicuri  conseguiti  dai  biologi 
nello  studio   del  problema  siano  finora  molto  scarsi. 

Per  quanto  concerne  l'anidride  carbonica,  si  può 
considerare  come  media  una  dose  di  50  cmc,  nella 
quale  però  il  gas  libero  è  rappresentato  soltanto  da 
pochi  decimi  di  cmc.  ;  ma  tale  quantità  dipende  in 
larga  misura  dalla  presenza  degli  organismi  animali  e 
vegetali  che  la  emettono  nei  processi  respiratori, 
nonché  degli  organismi  vegetali  che  la  consumano 
pei  bisogni  della  nutrizione.  La  pianta  infatti  assimila 
il  carbonio  scindendo  l'anidride  carbonica  nei  suoi 
due  componenti  carbonio  ed  ossigeno;  mediante  il 
carbonio  e  l'acqua  fabbrica  gl'idrati  di  carbonio, 
donde,  per  sintesi  sempre  più  complicate,  procede 
alla  ricostruzione  della  stessa  materia  vivente  di  cui 
è  plasmata. 


30  Capitolo  secondo 


Una  volta  si  attribuiva  ai  gas  delle  profondità  marine 
una  pressione  tanto  più  elevata  quanto  più  alta  era 
la  colonna  d'acqua  sopraincombente.  Oggi  è  noto  che 
i  gas  disciolti  si  diffondono  anche  a  grandissima  pro- 
fondità come  una  massa  continua  ed  omogenea  e  non 
si  trovano  quindi  sotto  pressione;  ne  consegue  che  la 
respirazione  degli  animali  d'alto  fondo  si  compie  in 
condizioni  press'a  poco  uguali  a  quelle  che  si  verifi- 
cano negli  strati  superiori. 


La  superfìcie  del  mare,  riscaldata  dai  raggi  solari, 
assume  temperature  diverse  a  seconda  della  latitu- 
dine e  di  altri  fattori.  Notiamo  subito  come  gli  orga- 
nismi marini  sottostiano  a  condizioni  termiche  assai 
meno  variabili  dei  terrestri.  Ci  vuol  molto  più  calore 
per  riscaldare  allo  stesso  grado  una  massa  d'acqua, 
che  non  un  egual  volume  d'aria;  ne  consegue  che  il 
mare  segue  in  ritardo  e  con  minore  ampiezza  le  varia- 
zioni termiche  dell'atmosfera;  così  la  temperatura 
superficiale  annua  del  Mediterraneo  nelle  acque  Li- 
guri varia  in  cifre  tonde,  da  12»  a  25°,  mentre  l'escur- 
sione annua  della  temperatura  all'ombra  è  di  circa 
due  volte  e  mezzo  maggiore  (a  Genova,  per  esempio, 
la  temperatura  atmosferica  ha  variato,  nel  1912,  da 
un  minimo  di — 1,7  ad  un  massimo  di  31,2).  Si  aggiunga 
che  i  massimi  riscontrati,  in  alto  mare,  nella  zona 
torrida  superano  di  poco  i  35»  (35,5°  nel  golfo  Persico). 

Ma  anche  nei  limiti  ristretti  della  variabilità  ter- 
mica marina  si  rivelano  i  tolleranti  e  gli  intolleranti. 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      31 


per  cui  sogliamo  distinguere  gli  organismi  euritermi, 
che  sopportano  variazioni  cospicue  di  temperatura, 
dagli  stenotermi  che  richiedono  invece  una  tempe- 
ratura pressoché  costante. 

Per  quanto  concerne  la  distribuzione  verticale  della 
temperatura  in  seno  ai  mari,  ricorderò  questa  nonna 
generale;  la  temperatura  dei  grandi  Oceani  decresce 
di  regola  colla  profondità,  di  guisa  che  al  fondo  si 
trovano  acque  molto  prossime  allo  zero  (2  14°  circa, 
in  media,  nell'Atlantico);  è  questa  una  ragione  d'in- 
compatibilità, certo  non  meno  importante  della  luce 
e  della  pressione,  tra  la  fauna  della  superfìcie  e  la 
fauna  degli  abissi.  Tuttavia  in  seno  ai  mari  polari 
correnti  relativamente  tepide  possono  mitigare,  negli 
strati  intermedi  il  gelo  prodotto  dai  ghiacci  superfi- 
ciali. 

L'abbassamento  del  termometro  lungo  la  linea  ver- 
ticale non  si  manifesta  nell'Oceano  in  modo  uniforme. 
Così  nell'Atlantico  settentrionale  la  temperatura,  mi- 
surata durante  la  stagione  estiva,  decresce  molto  ra- 
pidamente, per  i  primi  50-100  metri,  indi  assai  len- 
tamente. Più  in  basso  s'incontra  nuovamente  una 
zona,  il  cosidefcto  strato  ter  modino,  dove  la  de- 
crescenza si  fa  brusca  (tra  450  e  750  metri  circa),  poi 
questa  si  fa  di  nuovo  lentissima  e  graduale  sino  al 
■'ondo. 

Nei  mari  quasi  completamente  chiusi,  si  danno  con- 
dizioni termiche  affatto  speciali.  Così  nel  Mediterraneo 
possiamo  distinguere,  lungo  la  verticale,  due  zone 
termiche.  La  profonda  (che  raggiunge  quattro  km.  di 
potenza)  mantiene  una  temperatura  pressoché  uni- 
forme in  tutti  i  suoi  strati,  e  costante  in  ogni  stagione 


32  Capitolo  secondo 


dell'anno;  tale  temperatura  è  di  qualche  decimo  di 
grado  superiore  a  13o  nel  bacino  Orientale,  di  qualche 
decimo  inferiore  nel  bacino  Occidentale.  La  superfi- 
ciale, molto  pili  sottile  (da  200  a  400  metri  circa)  ha 
temperatura  variabile,  influenzata  dalle  stagioni.  D'in- 
verno la  differenza  termica  fra  le  due  zone  scomparisce 
e  si  può  dire  allora  che  l'acqua  Mediterranea,  dalla 
superfìcie  sino  al  fondo  di  4000  e  più  metri,  presenti 
una  condizione  di  omotermia.  Indagini  dovute 
sopratutto  al  comandante  Magnaghi  della  Marina  Ita- 
liana e  molto  i^iù  tardi  alla  spedizione  danese  diretta 
dallo  Schmidt,  hanno  posto  in  chiaro  che  omotermia, 
nel  senso  rigoroso  del  vocabolo,  non  si  verifica,  poiché 
fu  più  volte  riscontrato  un  minimo  di  temperatura 
intermedio  fra  le  due  zone  anzidette  e,  molto  più  in 
basso,  un  massimo  intermedio  situato  a  profondità 
variabili,  ma  generalmente  comprese  fra  i  mille  e  i 
millecinquecento  metri.  Non  bisogna  tuttavia  dimen- 
ticare che  siffatte  differenze  ammontano  appena  a 
pochi  decimi  di  grado. 

Durante  l'estate  la  diminuzione  di  temperatura  che 
si  osserva  nella  zona  superiore  scendendo  lungo  la  ver- 
ticale è,  di  necessità,  molto  rapida,  perchè  dai  massimi 
superficiali  di  25o  o  26°  si  raggiunge,  dopo  poche 
centinaia  di  metri,  lo  strato  costante  a  13°. 

È  chiaro  dunque  che  l'Atlantico  non  comunica  la 
gelida  temperatura  dei  suoi  abissi  al  bacino  Mediter- 
raneo, dal  quale  lo  separa  una  soglia  sottomarina  che 
sbarra,  fino  a  360  metri  dalla  superfìcie,  lo  stretto  di 
Gibilterra. 

Tutti  riconoscono  l'importanza  biologica  della  tem- 
peratura. Le  migrazioni  periodiche  di  certi  Pesci  vanno 


Uno  aguardo  alle   condizioni  fisiche  del  mare  ecc.     33 

attribuite  agli  impulsi,  che  secondo  ogni  probabilità, 
debbono  sospingere  questi  animali  verso  acque  di  de- 
terminata temperatura  e  salsedine  e  dipendere  per 
ciò  direttamente  dal  fattore  termico.  È  pure  assodata 
la  importanza  della  temperatura  marina  nei  fenomeni 
di  accrescimento,  così  la  crescita  di  alcune  specie, 
rapidissima  nella  stagione  calda,  si  rallenta  o  rimane 
sospesa  durante  i  rigori  invernali.  La  stratificazione 
termica  dei  mari  ha  pure  una  influenza  non  dubbia 
sulle  migrazioni  verticali  degli  organismi  viventi  fra 
due  acque. 

Per  quanto  concerne  l'azione  dei  raggi  luminosi,  le 
recenti  campagne  della  nave  norvegese  «  Michael 
Sars  »  hanno  dimostrato  come  la  luce  penetri  in  seno 
alle  acque  marine  assai  più  profondamente  di  quanto 
dapprima  si  opinasse.  Non  tutti  i  colori  dello  spettro 
solare  sono  ugualmente  penetranti;  primi  ad  estin- 
guersi sono  i  raggi  rossi,  poi  i  gialli  ed  i  verdi;  gli  az- 
zurri ed  i  violetti  hanno  impressionato  leggermente 
la  lastra  fotografica  ad  un  migliaio  di  metri  di  pro- 
fondità. Certo  gli  ultra-violétti  discendono  più  in 
basso;  ad  ogni  modo,  in  un  esperimento  compiuto 
alla  quota  di  1700  metri  la  gelatina  sensibile  non  ha 
subito  alterazioni  di  sorta. 

Quando  si  dice  che  le  zone  superiori  del  mare  sono 
illuminate,  non  bisogna  pensare  ad  una  luce  parago- 
nabile a  quella  che  godiamo  in  pieno  giorno  sulla  terra 
emersa.  Basta  scendere  di  un  metro,  secondo  le  indi- 
cazioni del  Kégnard,  perchè  la  intensità  luminosa  si 
riduca  del  50  %  e  un  palombaro  che  si  tuffa  nelle 
nostre  acque,  col  più  bel  sole,  scorge  intorno  a  sé  alla 
profondità  di  una  diecina  di  metri  una  luce  appena 

3  —   R.    ISSEL. 


Capitolo  secondo 


paragonabile  a  quella  del  crepuscolo.  Corollari  biolo- 
gici d'alto  interesse  si  traggono  dalle  nozioni  acquisite 
intorno  al  comportamento  della  luce.  Ricorderete 
come  le  piante  marine»  per  nutrirsi,  decompongano 
l'anidride  carbonica  disciolta  nell'acquii  e  come  un 
tale  processo,  al  pari  di  quanto  si  verifica  nelle  piante 
terrestri,  sia  dovuto  ad  una  speciale  sostanza  colorata 
tipicamente  in  verde,  la  clorofilla,  che  funziona  mercè 
il  concorso  della  luce.  Ora  è  indubitato  che  vari  fat- 
tori, ancora  non  ben  conosciuti  nei  loro  effetti,  go- 
vernano la  distribuzione  delle  Alghe;  citerò  soltanto 
l'agitazione  delle  acque  e  la  natura  del  substrato,  ma 
una  influenza  di  prim'ordine  va  certamente  ascritta 
ai  raggi  luminosi.  In  tesi  generale  possiamo  ammet- 
tere che  le  Alghe  verdi  richiedano  una  maggiore  in- 
tensità luminosa;  esse  vivono  sino  a  poche  diecine 
di  metri  di  profondità  e  ben  di  rado  oltrepassano  i 
cento.  Per  contro  si  può  ritenere  che  le  Alghe  rosse 
(le  quali  hanno  un  pigmento  rosso  mescolato  alla 
clorofilla)  si  contentino  di  una  debolissima  luce;  seb- 
bene non  manchino  rappresentanti  lungo  la  scogliera 
superficiale,  talune  specie  discendono  a  profondità 
più  che  doppia  (almeno  250  m.).  Secondo  una  teo- 
ria molto  in  voga  tra  i  biologi  qualche  tempo  fa,  la 
distribuzione  delle  Alghe  dipenderebbe  in  larga  mi- 
sura dal  colore  dei  raggi  luminosi  inquantochè  la 
pianta  tenderebbe  ad  assumere  la  tinta  complemen- 
tare di  quella  dei  raggi  superstiti  ad  una  determinata 
profondità.  Le  Alghe  verdi  starebbero  là  dove  i  raggi 
rossi  (molto  efficaci  per  l'assimilazione)  filtrano  an- 
cora in  at)bondanza;  le  Alghe  rosse  là  dove  i  raggi 
rossi  sono  estinti  e  giungono  soltanto  i  verdi,  gli  az- 


Dno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      35 

zurri,  i  violetti.  Ma  la  teoria  non  sembra  confermata 
né  dall'indagine  in  natura,  né  dalle  esperienze  di 
laboratorio. 

Più  in  basso  la  luce  troppo  affievolita  impedisce  in 
modo  assoluto  qualsiasi  traccia  di  vita  vegetale;  scom- 
pariscono quindi  gli  animali  che  si  nutrono  di  Alghe 
viventi,  mentre  persistono  i  carnivori  e  i  mangiatori 
di  detriti.  I  Bacteri  infimi  organismi  sprovvisti  di 
pigmento  assimilatore  non  discendono,  per  quanto 
finora  ci  é  noto,  molto   più  in   basso   delle  Alghe. 

La  penetrazione  della  luce  vien  regolata  sopratutto 
da  due  fattori.  In  primo  luogo  si  ha  penetrazione  mas- 
sima laddove  i  raggi  del  sole  colpiscono  perpendico- 
larmente la  superfìcie  delle  acque;  per  conseguenza 
la  zona  illuminata  sarà  tanto  più  sottile  quanto  più 
ci  avviciniamo  ai  poli.  Questa  circostanza  consente 
un'applicazione  biologica  immediata.  Vi  sono  specie 
d'alto  mare  che  hanno  una  diffusione  larghissima  in 
mari  diversi;  l'Hyort  ha  notato  come  alcune  di  esse 
compariscano  sotto  latitudini  elevate  del  nostro  emi- 
sfero a  tenue  profondità,  mentre  procedendo  verso 
mezzogiorno  sogliono  rifugiarsi  in  acque  profonde. 
Il  fatto  si  spiegj);  ammettendo  che  la  vita  di  quelle 
s])ccie  sia  intonata  ad  un  certo  grado  di  semi-oscurità, 
il  quale  domina  in  zone  tanto  più  lontane  dalla  su- 
perfìcie, quanto  più  grande  è  la  distanza  dall'equatore. 
In  secondo  luogo  l'acqua  si  lascia  attraversare  meno 
facilmente  dai  raggi  luminosi  quando  la  sua  purezza 
è  turbata  da  particelle  solide  in  sospensione.  Anche 
qui  entra  in  campo  la  biologia,  perchè  non  si  tratta 
solamente  di  particelle  minerali,  ma  anche  di  orga- 
nismi piccolissimi,  galleggianti  in  seno  al  liquido. 


36  Capitolo  secondo 


Un  disco  bianco,  calato  in  alto  mare  presso  ai  trò- 
pici si  può  vedere  ancora  fino  a  50  metri  di  profondità, 
nell'oceano  tropicale,  e  fino  a  45  metri  nel  Mediter- 
raneo (secondo  le  esperienze  del  Padre  Secchi),  mentre 
nel  mare  di  Norvegia,  più  ricco  di  detriti  e  di  plancton, 
il  limite  di  visibilità  non  oltrepassa  i  25  metri. 

Si  può  affermare,  in  tesi  generale,  che  le  abitudini 
di  molti  animali  marini  siano  intimamente  connesse 
al  loro  modo  di  comportarsi  verso  la  luce.  Alcuni  la 
fuggono  nascondendosi  sotto  alle  pietre,  entro  a  tane 
o  a  fessure,  altri  cercano  invece  le  zone  meglio  illumi- 
nate, altri  sono  attratti  o  respinti  secondo  un  ritmo 
determinato  dalle  loro  condizioni  fisiologiche.  Sap- 
piamo con  certezza  che  molti  animali  natanti  fra  due 
acque  sogliono  compiere  delle  migrazioni  verticali  sa- 
lendo di  notte  in  zone  meno  profonde;  sebbene  il 
fenomeno  non  sia  ancora  sufiSicientemente  chiarito, 
si  deve  ritenere  che  in  siffatte  migrazioni  abbiano 
larga  parte  i  raggi  solari. 

Quelle  tenuissime  quantità  di  luce  capaci  d'impres- 
sionare una  lastra  fotografica  a  500-1000  metri  di  pro- 
fondità non  sarebbero  certo  percepite  dalla  nostra  re- 
tina; nasce  spontanea  la  conclusione  che,  partendo  da 
un  livello  relativamente  poco  profondo,  debbano  re- 
gnare nelle  acque  marine  le  tenebre  più  complete. 
Invece  la  fosforescenza  animale,  fenomeno  limitato 
nelle  acque  superficiali,  assume  una  diffusione  lar- 
ghissima nel  mare  profondo,  ed  un  chiarore  paragona- 
bile a  quello  di  un  vivido  plenilunio  regna  probabil- 
mente in  certe  zone  dove  la  vita  abissale  si  manifesta 
più  rigogliosa.  Speciali  Bacteri  fan  rilucere  la  melma 
dei    fondi    marini;    Vermi,    Echinodermi,    Ctenofori, 


Uno  aguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      37 

Molluschi  emettono  dal  tegumento  un  muco  luminoso  ; 
nei  Crostacei,  nei  Molluschi  Cefalopodi  e  nei  Pesci 
la  fosforescenza  si  localizza  in  organi  speciali.  L'in- 
dagine di  queste  lampadine  viventi  o  fotofori  desta 
il  più  alto  interesse  per  i  molti  problemi  biologici 
che  richiama  ;  non  mancherò  di  darne  più  innanzi  un 
cenno  descrittivo. 

La  pressione  che  l'acqua  esercita  negli  strati  pro- 
fondi ha  certo  una  importanza  non  trascurabile  dal 
punto  di  vista  biologico,  non  però  così  grande  come 
una  volta  si  riteneva.  A  produrre  una  pressione  di 
un'atmosfera  basta  una  colonna  d'acqua  dolce  alta 
metri  10,33;  se  la  colonna  è  d'acqua  marina  (con  sal- 
sedine del  35  7oo)  hasta  un'altezza  di  metri  10,07, 
poiché  l'acqua  salsa  è  più  pesante.  Parlando  quindi 
in  cifre  rotonde,  a  100  metri  di  profondità  domina 
una  pressione  di  10  atmosfere,  ed  alla  profondità 
media  degli  Oceani,  che  è  circa  3600  metri,  si,  avrà 
una  pressione  di  360  atmosfere.  Il  preconcetto  pel 
quale  gli  abissi  marini  venivano  descritti  una  volta 
come  immensi  deserti,  si  basava  sopratutto  sulla  con- 
siderazione di  queste  cifre  imponenti;  oggi  si  è  con- 
vinti che  la  pressione,  di  per  sé,  non  costituisce  un  serio 
ostacolo  al  diffondersi  della  vita.  Anzitutto  essa  agisce 
da  ogni  parte  ed  agli  animali  d'acqua  profonda  non 
porfca  alcun,  danno  la  colonna  d'acqua  soprastante, 
come  a  noi  non  reca  molestia  l'atmosfera  che  c'in- 
combe. Inoltre  i  tessuti  animali  di  alto  fondo  si  svi- 
luppano in  queU'  ambiente  ed  i  fluidi  che  ne  ricol- 
mano le  lacune  acquistano  una  pressione  tale  da  far 
equilibrio  alla  pressione  esterna  dell'acqua. 

Conosciamo,  del  resto,  specie  tolleranti  che  migrano 


38  Capitolo  secondo 


giornalmente,  in  senso  verticale,  anche  per  più  cen- 
tinaia di  metri  senza  risentirne  alcnn  danno.  Certo 
fra  i  Pesci  forniti  di  vescica  natatoria,  cioè  di  un  ser- 
batoio d'aria  che  funziona  come  organo  idrostatico, 
ve  ne  sono  che  non  possono  sopportare  squilibri  forti 
e  repentini  di  pressione.  Quando  son  tratti  a  bordo 
da  grandi  profondità  e  la  tensione  del  gas  interni 
non  è  più  controbilanciata  dalla  pressione  che  si 
esercita  sulla  superficie  esterna,  il  corpo  si  rigonfia, 
le  squame  si  distaccano,  la  vescica  natatoria  fa  ernia 
fuori  della  bocca  e  talvolta  scoppia;  gli  occhi  fuore- 
scono  dalle  orbite. 

Tuttavia,  prescindendo  da  particolari  disposizioni 
anatomiche,  la  rapida  morte  delle  specie  abissali  por- 
tate alla  superficie  si  suole  attribuire  oggi  piuttosto 
alla  differenza  di  temperatura  che  alla  differenza  di 
pressione. 

A  proposito  della  pressione  marina  vige  ancora  nel 
pubblico  un  pregiudizio  curioso  che  mi  giunse  alle 
orecchie  quando  tutti  parlavano  del  «  Titanic  »,  del 
sontuoso  piroscafo  inglese  naufragato  nell'Atlantico. 
Da  persona  non  incolta  sentii  esprimere  l'opinione 
che  la  carcassa  dell'enorme  postale  e  le  salme  dei  nau- 
fraghi, trovando  negli  strati  profondi  dell'Oceano  una 
densità  mano  a  mano  accresciuta  dalla  pressione  della 
colonna  d'acqua  soprastante,  non  dovessero  mai  scen- 
dere al  fondo  ma  vagare  indefinitamente  fra  due  acque. 
L'errore  apparisce  evidente  a  chi  non  ignora  come 
l'acqua  sia  corpo  suscettibile  bensì  di  venir  compresso, 
ma  soltanto  in  tenuissimo  grado.  Ricorda  l'Hyort 
come  a  4000  metri  di  profondità,  la  pressione  di  400 
atmosfere  abbia  per  effetto  di  aumentare  la  densità 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  tee.      39 

dell'acqua  di  1,8  %  soltanto.  Applicando  questa  no- 
zione ad  un  caso  pratico,  si  supponga  di  buttare  in 
mare  un  pezzo  di  ferro  del  peso  di  1  kg.;  immediata- 
mente al  di  sotto  della  superficie  questo  corpo,  in 
virtù  del  principio  d'Archimede,  subisce  una  spinta 
dal  basso  in  alto  equivalente  al  peso  del  volume 
d'acqua  spostato,  e  si  comporta  come  se  pesasse 
gr.  869;  a  4000  metri  di  profondità  si  comporta  come 
se  il  suo  peso  fosse  ridotto  a  gr.  866  e  avesse  subito, 
nell'ingente  dislivello,  la  perdita  insignificante  di 
3  gr.  Ma  v'ha  di  piii;  abbandonati  a  sé  stessi  negli 
abissi  oceanici,  scendono  al  fondo  non  soltanto  i  corpi 
massicci,  ma  anche  corpi  organici  o  spoglie  di  orga- 
nismi, i  quali  contenendo  nel  loro  interno  cavità  chiuse, 
ripiene  d'aria  o  d'altro  gas,  galleggerebbero  se  posati 
alla  superficie.  Infatti,  allorché  le  pareti  dei  vacui 
sono  cedevoli,  il  volume  del  gas  e  quello  dei  vacui 
diminuiscono  per  effetto  della  pressione  e  il  corpo  cade 
tanto  più  rapidamente  quanto  più  la  pressione  si 
eleva.  Queste  relazioni  fìsiche  hanno  evidentemente 
una  importanza  notevole  nella  nutrizione  della  fauna 
profonda,  poiché  moltissimi  organismi  abissali  si  ci- 
bano di  detriti  pioventi  dall'alto. 


Contemplate  ora  lo  specchio  azzurro  d'uno  dei 
nostri  golfi  ;  esso  apparisce  immobile  nella  calma  piatta 
di  certi  crepuscoli  estivi.  Ma  la  quiete  perfetta  non 
é  che  illusione;  anche  in  quei  crepuscoli  le  acque  ma- 
rine si  muovono  senza  posa. 


40  Capitolo  secondo 


Esporre  i  complicati  problemi  relativi  ai  movimenti 
del  mare  dal  punto  di  vista  fisico  e  indagare  le  molte- 
plici influenze  clie  tali  movimenti  esercitano  sulla 
forma  e  sulle  abitudini  degli  organismi  marini  è  im- 
presa che  esorbita  dai  confini  modesti  del  presente 
capitolo.  Vi  basti  un  concetto  sommario  dei  fenomeni 
ed  un  cenno  intorno  alla  loro  influenza  generale  sulla 
vita. 

Importa  prima  di  tutto  distinguere  l'azione  dei 
moti  che  hanno  carattere  oscillatorio:  moto  ondoso 
e  maree,  da  quella  dei  moti  che  si  producono  con  di- 
rezione definita:  le  correnti. 

L'onda  sollevata  dal  vento  raggiunge  spaventose 
altezze  nei  mari  vasti  e  poco  ingombri,  si  parla  infatti 
di  onde  alte  18  metri  nell'Oceano  Glaciale  Antartico 
e  poco  meno  nel  Pacifico  ;  onde  meno  alte  s'incontrano 
nei  bacini  minori  e  rinchiusi  fi'a  le  terre;  nel  nostro 
Mediterraneo  pare  non  superino  i  9  metri.  La  prima 
conseguenza  biologica  che  si  manifesta  quando  il  mare 
comincia  ad  agitarsi  è  la  discesa  di  molti  organismi 
galleggianti,  i  quali  lasciano  la  superficie  per  trovare 
rifugio  in  zone  piti  profonde,  ove  l'acqua  è  tranquilla. 
Ma  a  quale  livello  dovrà  trovarsi  la  calma  ?  Si  legge 
che,  teoricamente,  l'onda  si  propaga  sino  ad  una  pro- 
fondità pari  a  350  volte  la  sua  altezza,  per  conseguenza 
le  onde  di  5  metri  dovrebbero  mandare  le  ultime  vi- 
brazioni sino  a  1750  metri  di  fondo.  Io  crederei  di 
non  errare  ritenendo  che  ad  un  centinaio  di  metri  le 
onde,  se  non  sono  completamente  sopite,  non  eser- 
citano più,  nelle  nostre  acque  Mediterranee,  una  sen- 
sibile influenza  sugli  organismi. 

Però  bassifondi   generalmente    calmi    vengon    tal- 


Uno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.     41 

volta  agitati  e  sconvolti  dalle  mareggiate  piìi  violente  ; 
accade  allora  di  vedere  piante  marine  ed  anche  qualche 
animale  morto  o  semivivo  gettato  sulla  spiaggia.  In 
scala  più  vasta  suol  ripetersi  il  fenomeno  quando  so- 
pravviene l'onda  di  eccezionale  altezza  che  accompagna 
le  grandi  scosse  di  terremoto;  non  mancò  l'esempio 
nella  recente  catastrofe  di  Messina  (1908). 

L'onda  assume  poi  un'importanza  biologica  parti- 
colare laddove  si  frange  contro  la  scogliera,  poiché 
nessuna  specie  animale  o  vegetale  può  sostenere  l'im- 
peto, se  non  possiede  mezzi  opportuni  per  mantenere 
ben  salda  la  sua  aderenza  alla  roccia.  Degna  di  nota 
è  una  reciproca  difesa  che  si  esercita  tra  la  scogliera 
e  l'organismo  contro  il  mare;  da  una  parte  la  roccia  ac- 
coglie nelle  sue  fessure  e  nelle  sue  cavità  molti  animali 
che  ivi  riparano  in  tempo  di  burrasca;  d'altra  parte 
compatte  colonie  di  specie  fìsse  (per  esempio  di  Balani 
e  di  Mitili)  e  di  Alghe  incrostanti  intonacano  per  larghi 
tratti  la  rape  e  la  proteggono,  vietando,  o  almeno  ri- 
tardando, l'azione  demolitrice  dei  colpi  di  mare. 

Non  ondulazioni  rapide,  determinate  dall'azione  del 
vento,  ma  un  ritmo  lento  e  regolare,  dovuto  all'attra- 
zione combinata  del  sole  e  della  luna,  fa  giornalmente 
pulsare  le  acque  marine.  Durante  sei  ore  il  livello  del 
mare  si  abbassa  per  innalzarsi  poi  durante  le  sei  suc- 
cessive, tanto  che  due  livelli  massimi  e  due  minimi  si 
verificano^  nel  corso  delle  ventiquattr'ore. 

Allorché  i  centri  dei  due  astri  e  quello  della  terra  si 
trovano  su  di  una  stessa  linea,  l'azione  del  sole  e  della 
luna  si  sommano  e  l'oscillazione  raggiunge  allora  la 
massima  ampiezza  (marea  di  sigizia),  mentre  quando 
le  linee  congiungenti  i  centri  rispettivi  del  sole  e  della 


42  Capitolo  secondo 


luna  con  quello  della  terra  s'incontrano  ad  angolo 
retto,  le  azioni  in  parte  si  elidono  e  si  verifica  l'oscil- 
lazione minima  (marea  di  quadratura).  Se  alla  super- 
fìcie del  globo  non  vi  fosse  altro  che  mare,  e  l'onda 
provocata  dal  sollevarsi  delle  acque  scorresse  libera- 
mente, lamareagonfierebbele  acque  in  modo  uniforme; 
invece  le  còste  dei  continenti  e  la  varia  configurazione 
del  fondo  la  modificano  a  tal  segno  che  la  sua  ampiezza 
cambia  enormemente  da  un  mare  all'altro.  Le  più 
forti  maree  che  si  conoscono  sono  quelle  della  baia  di 
Fundy,  nella  Nuova  Scozia,  che  raggiungono  in  tempo 
di  sigizia  circa  18  metri;  al  Mont  Saint  Michel,  sulle 
coste  occidentali  della  Francia,  il  dislivello  è  poco 
minore:  14-15  metri.  Nei  mari  chiusi  sul  tipo  del  Me- 
diterraneo la  marea  si  presenta  estremamente  ridotta, 
non  oltrepassa  infatti  i  40  centimetri  nei  dintorni  di 
Genova. 

Dove  la  marea  è  forte  e  le  spiaggie  son  basse  ed  a 
lento  declivio,  il  mare  si  ritira  per  parecchi  chilometri 
lasciando  allo  scoperto  innumerevoli  organismi  ma- 
rini, che  si  rifugiano  nella  scogliera  o  si  approfondano 
nella  sabbia  umida;  poi  ritorna,  irrompendo  con  vio- 
lenza, ad  alta  marea.  Hanno  così  origine  correnti  di 
marea  che  non  mancano  d'importanza  biologica 
inquantochè  portano  al  largo  l'acqua  della  riva  col 
suo  plancton  (^)  e  sospingono  le  acque  dell'alto  mare 
verso  la  riva,  operando  in  tal  modo  una  mescolanza. 

Le  oscillazioni  ritmiche  delle  onde  e  delle  maree, 
non  rappresentano  le  sole  cause  che  muovano  le  acque 
marine.  Queste  sono  dominate  da  altri  impulsi,  che 


(*)  Organismi  fluttuanti. 


Uno  sguardo  alle  condizioni  Jisiohe  del  mare  ecc.      43 

le  spostano  con  direzioni  e  con  velocità  svariate  non 
soltanto  nella  zona  superficiale,  ma  anche  nelle  pro- 
fonde; alludo  alle  correnti  ed  estendo  il  vocabolo 
«  correnti  »  ad  ogni  moto  del  mare  che  non  abbia 
carattere  oscillatorio. 

Come  origine  prima  delle  correnti  marine  s'invocano 
da  molti  i  venti  costanti  dovuti  all'aria  piti  fredda  e 
pesante  delle  regioni  polari  artica  ed  antartica,  che 
spira  verso  l'equatore  e  viene  a  prendere  il  posto  di 
quella  più  calda  e  rarefatta  delle  regioni  equatoriali; 
altri  pongono  in  prima  linea  la  differenza  di  densità 
determinata  da  variazioni  della  temperatura  e'  del 
contenuto  salino,  differenze  che  tendono  a  compen- 
sarsi con  spostamenti  di  acque  più  o  meno  ingenti. 
Anche  l'influenza  della  rotazione  terrestre  sulle  cor- 
renti non  viene  da  tutti  interpretata  cogli  stessi  cri- 
teri. Ora  si  può  affermare  che  le  diverse  cause  agiscano 
insieme,  ma  è  difficile  problema  rendersi  conto  della 
loro  importanza  relativa  nei  singoli  casi. 

Ad  ogni  modo  questi  movimenti  di  traslazione  si 
associano  e  si  coordinano  in  un  grandioso  movimento 
di  circolazione  marina,  i  cui  tronchi  principali  percor- 
rono i  grandi  Oceani  e  si  suddividono  in  numerosis- 
simi rami  e  ramuscoli  di  varia  importanza  che  s'in- 
sinuano tra  le  terre  e  penetrano  fin  nei  più  profondi 
addentramenti  delle  coste. 

Alcune  correnti,  sopratutto  tra  le  principali,  sono 
perenni,  e  si  muovono  sempre  nella  medesima  dire- 
zione. Da  queste  passiamo  per  gradi  a  piccole  correnti, 
dovute  a  venti  locali,  che  si  producono  saltuariamente 
con  direzione  e  con  intensità  mutevoli.  Esorbiterebbe 
dal  mio  compito  il  descrivere  sia  pure  sotto  forma  sclie- 


44  Capitolo  secondo 


matica,  la  circolazione  dei  mari;  è  doveroso  però  ac- 
cennare al  Gulfstream  o  corrente  del  Golfo,  che  è  fra 
tutte  la  meglio  conosciuta  e  la  più  importante  per  i 
paesi  d'Europa.  Staccandosi  dalla  sua  principale  ra- 
dice, la  corrente  della  Florida,  il  Gulfstream  esce  dal 
golfo  del  Messico  ed  oltrepassa  lo  stretto  di  Florida 
con  una  temperatura  prossima  a  32°  ed  una  densità 
elevata;  prima  si  dirige  a  nord  lungo  il  continente 
americano,  poi  si  allontana  dalla  costa. d'America,  da 
cui  lo  separa  la  corrente  fredda  che  discende  dal  Ca- 
nada, e  piega  verso  levante  dividendosi  a  ventaglio 
in  tanti  rami,  che  lambiscono  le  coste  occidentali 
dell'Europa  settentrionale  e  ne  rendono  il  clima  più 
mite. 

E  mentre  i  rami  settentrionali  si  spingono  fino  alle 
isole  Spitzberg,  un  ramo  importantissimo,  la  corrente 
delle  Canarie,  discende  verso  sud,  e  raggiunta  la  cor- 
rente equatoriale,  forma  insieme  col  ramo  princi- 
pale di  questa  un  sistema  chiuso  a  modo  di  anello; 
nelle  acque  circoscritte  da  questo  anello  si  accumu- 
lano e  galleggiano  in  quantità  stragrande  Alghe 
strappate  al  litorale  della  Florida,  fra  le  quali  pre- 
domina il  genere  Sargassum  :  e  questo  il  famoso 
mare  di  Sargassi  ben  noto  al  biologo  per  la  fauna 
speciale  che  vi  alligna. 

L'andamento  della  circolazione  marina  nell'Atlan- 
tico settentrionale,  secondo  l'interpretazione  più  ac- 
cettata, si  riassumerebbe  in  un  movimento  di  trasla- 
zione superficiale  delle  acque  atlantiche  dall'equatore 
verso  il  polo  Artico,  compensato  da  un  ritorno  di  acque 
fredde,  nelle  regioni  profonde  dal  polo  verso  l'equatore. 

Hanno  per  noi  speciale  interesse  le  correnti  del  Me- 


Vno  sguardo  alle  condizioni  fisiche  del  mare  ecc.      45 

diterraiieo.  Per  effetto  del  clima  relativamente  caldo 
e  secco,  il  Mediterraneo  perde  molto  più  acqua  per 
evaporazione,  che  non  ne  riceva  dai  fiumi  sfocianti 
lungo  le  sue  coste.  A  compensare  il  dislivello  che  tende 
così  a  prodursi,  una  massa  d'acqua  Atlantica  entra 
per  lo  stretto  di  Gibilterra  e,  mantenendosi  alla  super- 
ficie, fluisce  lungo  le  coste  settentrionali  dell'Africa 
inviando  rami  nel  Mare  Balearico  e  nel  Tirreno. 

Le  acque  più  salate  e  più  dense  del  Mediterraneo 
danno  invece  origine  ad  una  corrente  profonda,  che 
per  la  stessa  via  scorre  verso  l'Atlantico  e,  superata 
la  soglia  di  Gibilterra,  si  approfonda  costeggiando  l'Eu- 
ropa occidentale.  A  nord  del  capo  S.  Vincenzo  (Por- 
togallo) la  presenza  delle  acque  Mediterranee  si  rivela 
chiaramente  a  1500  m.  di  profondità,  con  una  salse- 
dine di  oltre  36  7oo  ®ti  una  temperatura  di  11°  (notate 
che  le  acque  dell'Atlantico  orientale  alla  stessa  pro- 
fondità non  misurano  che  4o-5o);  secondo  le  recenti 
investigazioni  del  «  Thor  »  si  rende  sensibile  anche  in 
plaghe  più  settentrioneli,  cioè  a  sud-ovest  dell'Irlanda. 

Circa  le  correnti  del  Mare  Ligustico  è  ancora  viva 
la  discussione,  ma  buoni  motivi  fanno  ritenere  che  il 
movimento  generale  delle  acque  litorali  proceda  di  re- 
gola da  oriente  ad  occidente; nell'Adriatico  prevale  una 
corrente  che  ascende  lungo  la  costa  dalmata  ed  istriana 
per  discendere  lungo  le  coste  della  penisola  italica. 
Lo  studio  dell'Adriatico  dimostra  come  l'influenza 
delle  acque  fluviali  si  renda  sensibile,  mercè  le  correnti, 
molto  lungi  dalla  foce.  Così  a  25  ed  a  45  miglia  al  largo 
di  Ancona  la  nave  italiana  «  Ciclope  »  registrava  una 
salsedine  di  oltre  38  7oo»  mentre  in  una  zona  inter- 
media, a  35  mis'lia  della  stessa  città,  la  salsedine  si 


46  Capii olo  secondo 


abbassava  a  33  °/oo  P^r  effetto  delle  acque  padane 
discendenti  da  settentrione. 

Le  correnti,  e  sopratntto  le  maggiori,  hanno  un'im- 
portanza di  primo  ordine  nella  diffusione  degli  orga- 
nismi marini.  La  loro  velocità,  in  taluni  casi  conside- 
revole (9  km.  all'ora  per  la  corrente  della  Florida) 
permette  loro  di  trascinare  gli  esseri  galleggianti  a 
distanze  assai  grandi  dal  luogo  di  nascita  di  questi. 

Ma  se  la  continuità  e  la  relativa  uniformità  dell'am- 
biente marino,  insieme  col  facile  trasporto  dovuto  alle 
correnti,  fanno  sì  che  talune  specie  acquistino  negli 
Oceani  un'area  di  dispersione  assai  più  vasta  di  quanto 
si  verifichi  sulla  terraferma;  d'altra  parte  ogni  grande 
corrente,  individuata  da  condizioni  fisiche  particolari, 
offre  speciali  caratteristiche,  sia  nella  quantità,  sia 
nella  composizione  del  suo  plancton. 

Conosciamo  certe  plaghe  dove  giungono  a  contatto 
correnti  molto  diverse  per  temperatura  e  per  salsedine  ; 
in  tal  caso  soltanto  le  specie  più  tolleranti  passano  im- 
punemente dall'una  all'altra,  mentre  innumerevoli  or- 
ganismi stenotermi  e  stenoalini  periscono  e  cadono 
sul  fondo.  Si  determinano  in  tal  modo  condizioni  ecce- 
zionalmente favorevoli  per  la  fauna  che  vive  sul  fondo 
sottostante  e  che  gode  di  questa  pioggia  d'alimento 
copiosa  e  continua. 

Investigare  il  regime  delle  correnti  è  necessario 
a  chi  esercita  la  pesca  con  metodo  razionale,  perchè 
la  distribuzione  e  le  migrazioni  di  molte  specie  di  Pesci 
dipendono  dalla  temperatura  e  dalla  salsedine  e  queste 
sono  intimamente  connesse  alle  correnti;  la  pratica 
insegna  infatti  che  le  variazioni  d'intensità  e  di  dire- 
zione in  certi  rami  di  corrente  sono  accompagnate 


Uno  sguardo  alle  Hiondizioìii  finche  ilei  mare  ecc.      47 


da  mutamenti  correlativi  nel  cammino  seguito  dai 
Pesci  migratori. 

Abbiamo  sinora  parlato  di  circolazione  marina  in 
senso  orizzontale;  i  dati  di  osservazione  conducono 
ad  ammettere  anche  una  circolazione  in  senso  verti- 
cale. Iniziano  il  movimenta  le  acque  superficiali,  rese 
più  pesanti  o  dall'abbassamento  della  temperatura, 
o  dall'aumento  di  salsedine  dovuto  alla  evaporazione; 
esse  discendono  in  zone  più  profonde  e  vengono  so- 
stituite dalle  acque  degli  strati  sottostanti.  Siffatte 
correnti  si  propagano  a  profondità  variabili;  pare  che 
nell'Ionio  e  nel  Tirreno  interessino  soltanto  la  zona  su- 
perficiale; nel  Mare  Ligure  e  nel  Balearico  settentrio- 
nale si  trasmettano  invece  fino  alle  zone  più  profonde. 
Col  rinnovamento  continuo  d'acqua,  le  correnti  ver- 
ticali influenzano  in  senso  favorevole  la  vita,  perche 
contribuiscono  a  mantenere  entro  i  limiti  richiesti, 
anche  nelle  zone  profonde,  la  provvista  di  gas  respi- 
rabile. 

Detriti  organici  e  minutissimi  organismi  viventi, 
incapaci  di  spostarsi  con  mezzi  propri  vengono  tra- 
scinati in  gran  copia  dalla  circolazione  verticale; 
questa  possiede  adunque  notevole  importanza  come 
agente  distributore  di  sostanze  nutritive. 


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ìwva.  Riv.  Geografica  Italiana,  Ann.  22,  1915. 

Dk  Marchi  E.,  Risultali  fisico -chimici  delle  prime  cinque  ero- 


•18  Capitolo  secondo 


etere  adriatiche  (agosto  1909-febbraio  1911).  R.  Gomit- 
Talassografico  Italiano,  Meni.  3,  1911. 

De  Toxi  G.  B.,  Alcune  considerazioni  sulla  Flora  Marina. 
Nuova  Notarisia,  Serie  27,  aprile-lu^^lio  1916  (esposizione 
critica  (lei  più  interessanti  problemi  di  talassobiologia  ve- 
getale). 

Helland-Han'Sex,  The  Ocean  loaters;  an  introductlon  to  phy- 
sical  oceanography .  «  Internat.  Revue  d.  ges.  Hydrobio- 
logie  u.  Hydrographie  »,  Hydrogr.  Supplem.,  Heft  2,  1912. 

HuGUES  L.,  Oceanografia.  Torino,   Bocca,   1901. 

JouBiN  L.,  op,  cit.  (ved.  bibliografia  cap.  I). 

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Bianco  Luno,  1901. 

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LOEB  J.,  La  conceptlon  mécanique  de  la  vie.  Paris,  Alcan,  1911. 

Marini  L.,  Lanci  di  galleggianti  per  lo  studio  delle  correnti  su- 
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Murray  J.,  Hjort  J.,  The  depths  of  the  Ocean.  London,  Mac- 
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Richard  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I,  n.  11). 

Thoulet  M.   G.,  L' Oceanographie.  Paris,  Baudoin,   1890. 

ScHinDT  J.,  Report  on  the  Danish  oceanographical  expeditions 
1908-1910  to  the  Mediterranean  and  adjacent  seas,  voi.  I. 
Copenhagen,  1912. 


CAPITOLO  III 

Cenni  sulla  Influenza  del  fondo  marino 

I  domini  biologici  marini 

i  caratteri  dei  fondi  e  degli  organismi  costieri 


Sommario  :  Configurazione  e  natura  del  fondo  marino.  —  Bentos 
e  plancton  ;  bentos  litorale  e  bentos  abissale.  —  Cenno  sulla 
distribuzione  degli  organismi  costieri  e  sui  \arì  fattori 
che  li  governano.  —  La  successione  dei  fondi  e  degli  or- 
ganismi; nel  dominio  costiero  (Mediterraneo);  comunità 
biologiche  costiere  e  loro  caratteri  generali. 


Intorno  alla  configurazione  generale  del  fondo  ma- 
rino vi  bastino  pochi  cenni.  Senza  dubbio  gli  abissi 
maggiori  superano  in  profondità  l'altezza  delle  mon- 
tagne più  eccelse  dell'Asia;  9788  è  la  quota  registrata 
dalla  nave  tedesca  «  Planet  »  in  uno  scandaglio  ese- 
guito nella  Fossa  delle  Filippine  tra  Cebìi  e  Ternate 
(Oceano  Pacifico);  8341  il  massimo  sinora  trovato 
per  l'Atlantico.  Nel  Mediterraneo  lo  scandaglio  ha 
segnato  una  profondità  di  4404  m.  tra  la  Sicilia  e 
Candia.  Tale  profondità  massima  fa  parte  di  una  de- 
pressione detta  levantina;  oltre  che  in  questa,  il 
Mediterraneo  si  avvalla  in  tre  altre  depressioni  prin- 
cipali: la  esp erica  tra  la  penisola  spagnola,  la  Cor- 

4    —   R.   ISSEL. 


50  Capitolo  terzo 


sica  e  la  Sardegna,  con  una  profondità  massima  di 
3150  m. ;  la  tirrenica,  tra  le  due  isole  di  Sardegna 
e  Sicilia  e  la  penisola  italica,  con  3730  m.  ;  la  pontica, 
nel  Mar  Nero,  con  2618  m.  L'Adriatico  ha  una  pro- 
fondità massima  di  1228  m. 

Ma  nei  confronti  fra  la  morfologia  del  fondo  marino 
e  quella  della  terra  emersa,  più  ancora  delle  profon- 
dità massime  ha  importanza  la  media,  la  quale,  se- 
condo i  calcoli  dei  più  autorevoli  talassografi,  si  ag- 
gira intorno  ai  3500  metri  ed  è  quindi  multipla  di 
5  volte  la  cifra  ammessa  come  altezza  media  dei  con- 
tinenti. E  siccome  i  pendii  del  fondo  marino  non  ri- 
sentono l'azione  demolitrice  della  pioggia,  del  disgelo 
e  di  altri  fattori  clie  agiscono  sulla  terra  emersa,  si 
conservano  assai  meno  ripidi  e  piti  uniformi. 

È  condizione  normale  che  dal  battente  del  mare  si 
giunga  per  un  declivio  assai  dolce  ad  una  profondità 
di  200  metri  circa;  più  innanzi  il  pendio  si  accentua 
e  rapidamente  conduce  ai  fondi  abissali  di  oltre  1000 
metri,  di  guisa  che  i  continenti  sono  circondati  da  una 
sorta  di  scarpata,  la   platea   continentale  (^). 

I  paesi  a  coste  piatte  o  lentamente  degradanti 
hanno,  come  ben  s'intende,  una  platea  continentale 
assai  estesa,  mentre  questa  è  molto  ristretta  nelle 
plaghe  simili  alla  nostra  Liguria,  dove  aspre  montagne 
scendono  quasi  a  precipizio  sul  mare.  Uno  sguardo 
ad  una  carta  recente  delle  profondità  marine  riesce 
molto  istruttivo  a  questo  riguardo.  In  tali  carte  la 


(*)  I  termiui  comunemente  adoperati  sono  zoccolo  continen- 
tale oppure  piattaforma  continentale;  quello  di  platea  continen- 
tale è  usato  in  uno  scritto  popolare  di  Jack  la  Bolina, 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  eco.        ,   51 

platea  continentale  è  segnata  in  bianco,  le  successive 
zone  batimetriche  in  colore  tanto  più  carico  quanto 
piti  grande  risulta  la  profondità.  Orbene,  l'Inghil- 
terra apparisce  circondata  da  una  larga  zona  bianca, 
la  quale,  ad  oriente,  ricolma  tutto  lo  spazio  compreso 
fra  le  isole  Britanniche  e  la  costa  Finlandese,  abbrac- 
ciando la  base  della  penisola  Scandinava  ed  inoltrandosi 
fino  all'estremità  settentrionale  del  Baltico,  fatta  ec- 
cezione per  una  tenue  striscia  che  segue  le  coste  della 
Svezia.  Questo  ampio  tratto  di  mare  è  dunque  costi- 
tuito quasi  unicamente  dalla  platea  continentale.  In- 
vece un  orletto  bianco  appena  visibile  segue  le  rive 
del  Mediterraneo  Occidentale,  se  facciamo  astrazione 
da  una  zona  di  bassifondi,  non  continua  del  resto, 
che  s'incontra  tra  la  Sicilia  e  la  Tunisia.  La  metà  set- 
tentrionale dell'Adriatico  e  buon  tratto  del  Mar  Nero 
(più  d'un  terzo  dell'intera  superficie)  dalla  parte  Nord 
hanno  fondi  inferiori  ai  200  metri.  Lungo  le  coste  li- 
guri il  pendio  divalla,  in  alcuni  tratti,  ripidissimo, 
tantoché  un  abisso  di  ben  914  metri  si  apre  a  soli 
3  km.  a  S.  E.  di  Capo  Noli;  nel  territorio  di  Savona 
(ftg.  7)  e  la  linea  isobata  di  2000  m.  passa  a  poco  più 
di  12  miglia  da  Capo  Berta  (Oneglia)  (^).  11  confronto 
è  istruttivo  dal  punto  di  vista  biologico;  infatti  ninno 
contesta  oramai  che  la  povertà  della  nostra  pesca  co- 
stiera e  le  dovizie  peschereccie  dei  mari  nordici  di- 
pendano, almeno  in  parte,,  dalla  diversa  estensione 
della  platea  continentale. 


(')  Isobate  si  dicono,  nella  carte  idrografiche,  le  linee  che  riu- 
niscono i  punti  di  uguale  profondità. 


52 


Capitolo    erzo 


Accanto  alla  configurazione  giova  studiare  anche 
la  natura  del  fondo,  come  fattore  di  prima  impor- 
tanza nella  distribuzione  degli  organismi  marini.  Se, 
indossato    l'abito    del    palombaro,    noi    muovessimo 


Fig.  7. 
Kiva  a  picco,  in  vicinanza   di  fondi  abissali:  Capo   di  Noli  in 
Liguria.  Fotogr.  originale. 


da  una  delle,  nostre  spiagge  per  camminare  sul  fondo 
e  inoltrarci  verso  il  largo,  troveremmo  prima  di  tutto 
i  materiali  più  voluminosi  e  più  pesanti;  pezzi  di  roc- 
cia strappati  alla  scogliera;  ciottoli  convogliati  dai 
fiumi.  Un  poco  più  lontano,  a  cagione  della  più  lenta 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  53 

caduta,  vengono  abbandonati  materiali  più  leggeri, 
finché  si  giunge  alla  sabbia,  e  poi  ad  una  melma  finis- 
sima che  ricopre  immense  distese  d'Oceano  e  dove 
i  materiali  più  voluminosi  non  sono  rappresentati 
che  a  lunghi  intervalli  da  massi  proiettati  dai  vulcani, 
o  da  scorie  buttate  via  dai  piroscafi,  oppure,  nelle  la- 
titudini elevate,  da  pietre  e  detriti  diversi  lasciati 
cadere  dai  ghiacci  galleggianti. 

In  tesi  generale  i  fondi  nelle  vicinanze  dei  conti- 
nenti e  nei  mari  interni,  come  il  Mediterraneo,  sono 
coperti  da  quei  depositi  che  il  Murray  ed  il  Renard 
chiamano  «  terrigeni  »,  cioè  costituiti  in  prevalenza 
da  materiali  provenienti  dalla  terra  emersa  o  pel 
veicolo  dei  corsi  d'acqua  e  delle  correnti  atmosferiche 
o  per  l'azione  demolitrice  del  mare.  Ter  contro  nei 
bacini  oceanici,  lontano  dalle  coste,  i  depositi  risultano 
in  buona  parte  di  gusci  e  di  scheletri  d'organismi 
che  hanno  vissuto  nelle  zone  d'acqua  soprastanti,  e 
vengon  perciò  denominati  depositi  pelagici  dagli 
autori  predetti. 

Mentre  nel  Mediterraneo  i  saggi  d'alto  fondo  sono 
composti  di  una  melma  azzurrognola  o  giallastra, 
generalmente  assai  povera  in  sostanze  organiche,  nei 
grandi  Oceani  la  melma  d'alto  fondo,  eccezione  fatta 
per  la  cosidetta  melma  rossa  (red  day),  è  piena  zeppa 
di  avanzi  riferibili  a  specie  pelagiche.  Prima  per  im- 
portanza è  la  melma  a  Globigerine,  composta 
quasi  per  intero  di  piccoli  gusci  calcarei  appartenenti  a 
Foraminiferi  pelagici.  Predomina  fra  gli  altri  un  guscio 
lungo  mezzo  millimetro  o  poco  piti,  che  si  presenta 
all'occhio  armato  di  lente  come  un  aggregato  di  sfe- 
rule bianchiccie  d'in  uguale  grossezza:  è  quello  della 


54  Capitolo  terzo 


Globigerina  hulloides.  A  profondità  superiori  ai  5500 
metri  i  gusci  calcarei  subiscono  una  lenta  dissoluzione, 
tantoché  negli  abissi  maggiori  la  melma  a  Globige- 
rine  cede  il  posto  ad  un  fango  di  colore  rossastro.  Ma 
nella  zona  compresa  fra  i  700  e  5500  m.  circa  la  sua 
diffusione  è  grandissima;  la  si  trova  infatti  in  gran 
parte  dell'Atlantico  e  per  un  tratto  molto  esteso  del 
Pacifico  e  dell'Oceano  Indiano  (da  72°  lat.  N.  a  60° 
lat.  S.)-  In  plaghe  assai  limitate  dell'Atlantico  e  del 
Pacifico  tropicali,  dov'è  scarsa  la  variazione  annua 
di  temperatura,  accompagnano  o  sostituiscono  i  gusci 
di  Poraminiferi  resti  d'altri  organismi  calcarei,  spe- 
cialmente conchiglie  di  Molluschi  appartenenti  ai  due 
gruppi  pelagici  dei  Pteropodi  e  degli  Eteropodi.  Que- 
sta melma  a  Pteropodi  non  discende  oltre  ai 
3  km.  di  profondità. 

Le  melme  ricche  di  resti  silicei  sono  caratteristiche 
dei  mari  freddi  ;  così  la  melma  a  Diatomee  conte- 
nente innumerevoli  gusci  di  queste  Alghe  microsco- 
piche, occupa  una  larga  striscia  nell'Oceano  Glaciale 
Antartico  ed  un'altra  più  stretta  nel  Pacifico  setten- 
trionale a  profondità  variabili  da  un  migliaio  di  metri 
sino  ad  un  massimo  di  3500.  Proprie  dei  mari  tro- 
picali, ma  di  acque  profonde  e  per  conseguenza  fredde, 
sono  le  melme  a  Radiolari.  Gli  scheletri  silicei 
fantasticamente  vari  e  delicati  di  questi  Protozoi, pre- 
dominano in  certe  regioni  del  Pacifico  Tropicale  e 
dell'Oceano  Indiano,  fra  2000  e  5000  m.  circa  di  pro- 
fondità; talvolta  furono  riscontrate  sino  a  7000  m. 
Pare  che  la  loro  presenza  sia  connessa  non  soltanto 
alla  temperatura,  ma  anche  ad  una  salsedine  relati- 
vamente bassa  e  ad  una  certa  quantità  di  detrito 
minerale  sospeso  nelle  acque  superficiali. 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  55 


Ma  la  maggiore  estensione  fra  i  depositi  pelagici 
si  attribuisce  all'argilla  rossa  raccolta  nelle  grandi 
profondità  oceaniche  sino  alle  massime  quote  esplo- 
rate ed  alla  quale  fanno  gradualmente  passaggio  le 
melme  ricche  di  detriti  animali.  Essa  ha  consistenza 
simile  a  quella  del  burro  ed  è  composta  specialmente 
di  argilla,  ma  vi  si  rinvengono  anche  concrezioni  mi- 
nerali diverse,  sopratutto  noduli  di  manganese,  denti 
di  pescecane,  ossa  timpaniche  di  Cetacei.  Indagini 
recenti  l'iian  dimostrata  molto  ricca  in  sostanze  ra- 
dioattive. 

Già  s'intravede  da  questo  cenno  sommario  l'inte- 
resse che  presentano  pel  biologo  i  fondi  marini.  Anzi- 
tutto essi  offrono,  a  chi  li  sa  interpretare,  un  quadro 
istruttivo,  sebbene  incompleto,  della  fauna  e  della 
flora  viventi  negli  strati  superiori.  Non  si  deve  poi 
dimenticare  l'importanza'  che  ha  lo  stato  di  aggrega- 
zione del  fondo.  Finché  ci  troviamo  nel  campo  sconfi- 
nato dei  depositi  oceanici  è  questo  un  fattore  presso- 
ché uniforme,  perché  si  tratta  quasi  sempre  di  melma  ; 
le  cose  però  mutano  di  aspetto  appena  ci  avviciniamo 
alla  costa.  «  Dimmi  su  che  fondo  abiti  e  ti  dirò  chi  sei  », 
potremmo  sentenziare  a  proposito  di  fauna  costiera, 
se  i  proverbi  fossero  ancora  di  moda.  E  invero  l'area 
di  abitazione  di  innumerevoli  specie  non  tanto  é  se- 
gnata dalla  profondità,  quanto  dalla  natura  del  fondo 
marino  ;  allorché  si  trova  un  certo  tipo  di  fondo  in 
una  determinata  regione  si  é  sicuri  di  rintracciarvi  al- 
cuni caratteristici  abitatori.  I  sedentari  che  tenace- 
mente si  iittiiccaiio  allo  scoglio,  i  timidi  che  si  seppel- 
liscono nella  sabbia  o  s'insinuano  fra  i  detriti,  i  giro- 
vaglii  che  passeggiano  sulle  fronde  delle  piante  marine, 


56  Capitolo  terzo 


acquistano   bene  spesso   una  certa   aria   di  famiglia 
che  non  può  sfuggire  all'occhio  esperto  del  naturalista. 


Ma  l'influenza  del  fondo  marino  merita  di  essere 
discussa  sotto  un  punto  di  vista  più  generale.  Tutti  i 
biologi  ammettono  oggi  che  dal  fondo  si  debba  trarre 
un  criterio  di  prima  importanza  per  stabilire  i  diversi 
modi  di  esistenza.  Infatti  lo  studio  comparativo  degli 
organismi  marini  ci  dimostra  chiaramente  come  la 
forma  e  le  abitudini  si  orientino  secondo  direzioni  di- 
verse a  seconda  che  la  vita  si  svolge  in  relazione  col 
fondo  oppure  indipendentemente  dal  fondo  stesso. 
Si  chiamano  bentonici  i  primi  e  bentos  (da  fièvdos, 
dfono)  il  loro  complesso;  planctonici  oppure  pela- 
gici gli  altri  eplancton  (da  nXà^cò,  vagare,  e  néÀayog, 
mare)  l'insieme  loro,  abbracciando  con  questi  termini 
tanto  i  vegetali  quanto  gli  animali. 

Dipendono  evidentemente  dal  fondo  le  piante  crit- 
togame o  fanerogame  che  vi  stanno  abbarbicate, 
nonché  gli  animali  che  aderiscono  al  fondo  o  se  ne 
valgono,  camminando  e  strisciando,  come  di  substrato. 
Al  plancton  appartengono  invece  tutti  gli  organismi 
che  per  un  periodo  continuato  della  propria  esistenza 
galleggiano  o  si  mantengono  fluttuanti  a  mezz'acqua 
ed  alle  cui  attività  vitali  si  conservi  estranea  la  pre- 
senza del  fondo. 

E  gli  animali  dotati  di  potenti  organi  natatori, 
come  la  maggior  parte  dei  Pesci,  molti  Cefalopodi 
e  qualche  Crostaceo,  dovranno  ascriversi  al  plancton 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  57 

oppure  al  bentos  ?  Dirò  subito  come  si  ammetta  da 
taluni  un  terzo  gruppo  biologico  detto  necton  com- 
prendente i  forti  nuotatori  che  si  spostano  con  mezzi 
propri,  attribuendo  al  plancton  soltanto  gli  organismi 
che  vivono  in  balia  delle  onde  e  si  lasciano  traspor- 
tare passivamente  dalle  correnti. 

Io  non  riterrei  necessario  il  concetto  di  necton; 
per  vedere  chiaro  nelle  varietà  della  natura  a 
nulla  giova  rendere  più  complesse  le  classificazioni  e 
meglio  vale  ordinare  queste  intorno  a  semplici  idee. 
In  pratica  se  può  riuscire  artificiosa  la  separazione  tra 
bentos  e  plancton,  risulta  encor  più  arbitraria  la  di- 
stinzione tra  gli  organismi  che  subiscono  un  trasporto 
passivo  e  quelli  che  progrediscono  con  mezzi  propri. 
Non  soltanto  si  verificano  gradi  numerosi  di  transi- 
zioni da  specie  a  specie,  ma  lo  stesso  animale  che  vince, 
colle  sue  natatoie,  una  corrente  di  debole  intensità, 
può  essere  incapace  di  nuotare  contro  una  corrente 
più  forte.  E  sopratutto  giova  osservare  come  il  cri- 
terio della  dipendenza  dal  fondo  sia  quasi  sempre  su- 
scettibile di  applicazione  anche  quando  si  tratta  di 
necton.  Infatti  se  taluni  Pesci  costieri  sogliono  di 
tanto  in  tanto  abbandonare  le  vicinanze  immediate 
del  fondo,  tali  incursioni  sono  generalmente  assai  li- 
mitate nel  tempo  e  nella  distanza.  Inoltre  questi  ani- 
mali dipendono  dal  fondo  in  larga  misura  perchè  quivi 
ricercano  il  nutrimento  o  almeno  si  cibano  di  altri 
animali  pascolanti  sul  suolo  sottomarino.  Analoghe 
considerazioni  potremmo  applicare  alle  schiere  degli 
Invertebrati;  i  Gamberetti  nuotano  con  agilità  ed 
hanno  qualche  carattere  in  comune  (ad  esempio  la 
rasparenza  del  corpo)  coi  Crostacei  planctonici,  non- 


58  Capitolo  terzo 


dimeno  si  comprendono  nel  bentos  perchè  frequentano 
i  declivi  coperti  di  Alghe,  le  praterie  di  Zosteracee,  le 
arene  ingombre  di  detriti  vegetali  e  quivi  si  procu- 
rano cibo.  D'altra  parte  i  Pesci  pelagici  che  a  regolare 
intervallo  si  avvicinano  alla  costa,  vi  rimangono  du- 
rante un  periodo  relativamente  breve  che  coincide  per 
lo  più  coll'epoca  riproduttiva.  Criterio  fondamentale 
sarà  dunque  per  noi  la  durevole  relazione  col  fondo 
marino;  della  diversa  natura  ed  autonomia  dei  movi- 
menti conviene  tener  conto  soltanto  in  via  subor- 
dinata. 

Possiamo  quindi  ammettere  un  bentos  natante 
(molti  Pesci,  Cefalopodi,  Crostacei)  in  contrapposto 
ad  un  bentos  sedentario  o  sessile  (Attinie,  Coralli) 
strisciante  (molti  Vermi  e  Molluschi),  ambulante 
(moltissimi  Crostacei).  Distinzioni  tutt'altro  che  asso- 
lute, poiché  alcuni  animali  possono  nuotare  e  stri- 
sciare (Polpi,  molti  Anellidi)  oppure  nuotare  e  cam- 
minare (taluni  Crostacei),  ma  non  inutili,  poiché  si 
può  ritenere  come  tipica  la  forma  di  locomozione 
più  spesso  adoperata. 

Moltissimi  organismi  bentonici  hanno  larve  che 
vivono  nel  plancton  e  discendono  al  fondo  quando 
stanno  per  raggiungere  la  condizione  adulta.  L'in- 
versa condizione  può  dirsi  eccezionale;  ricorderò 
i  Copepodi  appartenenti  alla  famiglia  MonstrilUdae, 
che  allo  stato  di  larva  vivono  da  parassiti  nel  sangue 
di  Anellidi  bentonici,  mentre  allo  stato  adulto  con- 
ducono libera  vita  nel  pelago.  In  entrambi  i  casi  non 
sarebbe  lecito  parlare  di  un  modo  di  esistenza  in- 
termedio fra  bentos  e  plancton,  poiché  tutta  la  prima 
parte  della  vita  si  svolge  in  un  ambiente  e  tutta  l'ul- 
tima parte  nell'altro. 


Cenni  sulla  itijliiema  del  Jond  o  marino  ecc.  59 

Taluni  animali  combinano  i  due  modi  d'esistenza, 
con  ritmo  determinato,  nel  periodo  adulto;  così  fanno 
certi  Anellidi  che  strisciano  sul  fondo  durante  il  giorno 
e  di  notte  vengono  a  turbinare  alla  superfìcie,  nonché 
certi  Molluschi  nudi,  come  le  Tethys,  che  in  un  breve 
periodo  dell'anno  si  trovano  fluttuanti  nelle  correnti 
superficiali,  sebbene  il  fondo  melmoso  sia  loro  abituale 
dimora, 

Organismi  adulti  per  i  quali  mi  par  dubbio  il  rife- 
rimento al  bentos  piuttosto  che  al  plancton  sarebbero 
alcuni  Crostacei  (Copepodi),  che  in  certi  mari  poco 
profondi  si  allontanano  molto  dalle  coste  e  si  raccol- 
gono promiscuamente  al  plancton  tipico,  mentre  in 
altri  mari  non  sogliono  abbandonare  le  vicinanze 
immediate  della  scogliera  rivestita  di  Alghe. 

Ma  bentos  e  plancton  dovranno  presentare  varia- 
zioni importanti  a  seconda  della  zona  marina  che  fre- 
quentano; di  qui  la  necessità  di  stabilire  alcune  sud- 
divisioni dell'ambiente  marino,  distinte,  oltre  che 
dalle  loro  proprietà  fisiche,  da  particolari  aggruppa- 
menti di  organismi. 

Occupiamoci  per  ora  dell'ambiente  marino  bento- 
nico,  ossia  del  fondo  e  delle  sue  immediate  vicinanze. 
Che  la  parte  più  profonda  e  più  oscura  si  debba  di- 
stinguere dalla  più  superficiale  e  meglio  illuminata 
si  riconosce  da  ogni  biologo  ;  non  regna  però  l'accordo 
circa  il  numero  e  la  relativa  estensione  delle  singole 
parti.  Ecco  una  prima  suddivisione,  semplice  e  di 
applicazione  generale:  chiameremo  dominio  co- 
stiero la  platt'a  continentale,  e  dominio  batiben- 
tonico  la  distesa  dei  fondi  sottostanti;  come  linea  di 
separazione  adotteremo  convenzionalmente  quella  di 


60  Capitolo  terzo 


duecento  metri.  Istituita  in  b.ase  ad  un  concetto  geo- 
grafico, una  tale  ripartizione  si  accorda  tuttavia  con 
criteri  biologici,  poiché  la  vita  vegetale  non  scende 
che  in  via  d'eccezione  oltre  ai  duecento  metri  di  pro- 
fondità. I  termini  «  costiero  »  e  «  batibentonico  »  cor- 
rispondono a  «  litorale  »  ed  «  abissale  »  di  molti  au- 
tori. 

Conviene  ora  procedere  a  suddivisioni  ulteriori, 
ma  qui  regna  tra  i  biologi  grande  disparità  di  vedute. 
Variano  i  concetti  che  presiedono  alla  classificazione 
di  regioni  e  di  zone,  varia  l'estensione  a  queste  attri- 
buita; spesso  un  nome  prescelto  dall'autore  X  per 
denotare  una  zona,  viene  applicato  dall'autore  Y 
con  significato  diverso.  Le  indagini  accurate  di  spe- 
cialisti moderni  e  sopratutto  del  Pruvot  hanno  do- 
cumentato scientificamente  due  verità  che  già  dove- 
vano risultare  evidenti  a  chiunque  abbia  cognizioni 
un  poco  estese  di  biologia  marina: 

1*  Le  suddivisioni  proposte  per  un  dato  mare 
molto  spesso  non  si  adattano  ad  un  altro  mare,  sia 
per  quanto  concerne  la  distribuzione  dei  fondi,  sia 
per  quanto  si  riferisce  alle  comunità  biologiche  pro- 
prie dei  fondi  stessi. 

2»  È  vana  impresa  voler  suddividere  il  dominio 
costiero  in  strisce  orizzontali,  limitate,  sia  pure  in 
via  approssimativa,  da  una  linea  batimetrica.  Risulta 
infatti  che  la  natura  del  fondo  è  il  fattore  più  impor- 
tante nella  distribuzione  degli  organismi  costieri  e 
che  alla  medesima  profondità  si  trovano,  anche  in 
località  vicine,  fondi  assai  vari  per  natura  e  per  esten- 
sione. Chiunque  abbia  pratica  di  fauna  marina  rico- 
nosce a  prima  vista  il  prodotto  di  una  pesca  fatta  a 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  61 

20  metri  di  profondità  in  fondo  a  coralline  da  quello 
di  un'altra  pesca  fatta  pure  a  20  metri,  in  fondo  sab- 
bioso o  prateria  di  Posidonia.  Supponiamo  per  contro 
di  avere  dinanzi  agli  occhi  il  contenuto  di  due  reti 
tratte  su  fondo  melmoso,  l'una  a  60,  l'altra  a  100 
metri  di  profondità;  distinguere  in  tal  caso  la  pesca 
più  profonda  dalla  meno  profonda  mercè  l'ispezione 
delle  specie  raccolte,  riesce  spesso  difficile  anche  ad 
un   naturalista   provetto. 

Per  conseguenza  è  opportuno  applicare  una  suddi- 
visione in  regioni  batimetriche  limitatamente  a  un 
certo  tratto  di  mare  e  non  è  possibile  segnare  limiti 
di  profondità  che  non  risultino  molto  elastici,  e  subor- 
dinati alla  natura  del  fondo. 

Le  condizioni  dei  dintorni  di  Genova  corrispondono 
presso  a  poco  a  quelle  indicate  dal  Pruvot  per  un  tratto 
del  Mediterraneo  francese  occidentale  (Banyuls)  e 
forse  valgono  a  un  dipresso  per  tutto  il  Mediterraneo. 
In  base  a  queste  condizioni  ammetterei  nel  dominio 
costiero  due  regioni,  una  superiore©  litorale,  l'altra 
inferiore  o  sublitorale  (corrispondente  alla  regione 
costiera  del  Pruvot).  La  regione  litorale  si  distingue 
per  la  natura  svariata  dei  suoi  fondi  e  per  la  rigogliosa 
vegetazione  di  Crittogame  (Alghe)  e  di  Fanerogame 
(Zosteracee)  che  vi  alligna.  Nella  regione  sublitorale 
è  caratteristico  il  fondo  di  materiale  finamente  sud- 
diviso; per  lo  più  melma,  qualche  volta  sabbia;  le 
piante  marine  vi  sono  molto  scarse  o  mancano  del 
tutto. 

La  regione  litorale  si  lascia  ancora  suddividere  ìi;l 
zone  a  seconda  del  fondo  e  i  caratteri  di  queste  zone, 
come  vedremo  meglio  più  innanzi,  si  presentano  di- 


62  Capitolo  terzo 


versi  secondo  la  natura  della  costa  prescelta  come 
punto  di  partenza.  Altra  è  la  successione  dei  fondi 
lungo  la  scogliera,  altra  lungo  la  spiaggia,  altra  in 
una  insenatura  tranquilla  ove  la  melma  può  deposi- 
tarsi a  tenue  profondità  e  giungere  in  certi  casi  fino 
alla  riva. 


Mentre  fauna  e  fiora  costiere  dimostrano  radicali 
mutamenti,  anche  nello  spazio  di  pochi  metri,  col 
crescere  della  profondità  e  col  cambiare  del  substrato, 
la  fisionomia  complessiva  degli  organismi  costieri, 
esaminata  in  senso  orizzontale,  si  mantiene  uniforme 
in  plaghe  molto  vaste  del  nostro  globo,  tantoché 
rOrtmann,  uno  zoologo  il  quale  ha  studiato  a  lungo 
la  distribuzione  degli  animali  marini,  si  limita  a  sta- 
bilire per  il  dominio  costiero  sei  grandi  provincie  bio- 
geografiche,  cioè  due  circumpolari  (la  artica  e  la  an- 
tartica) e  quattro  circumtropicali  (la  indo -pacifica,  la 
americana  occidentale,  la  americana  orientale,  la  afri- 
cana occidentale,  la  africana  orientale.  Per  dirla  in 
termini  più  succinti  e  più  tecnici,  gli  organismi  co- 
stieri sono  molto  specializzati  dal  punto  di  vista  a  m  - 
bientale,  meno  dal  punto  di  vista  geografico.  In 
ciò  si  manifesta  una  sensibile  differenza  fi-a  gli  esseri 
che  popolano  i  declivi  sommersi  dei  continenti  e  quelli 
che  vivono  sui  continenti  medesimi.  Se  non  mancano 
fra  gli  organismi  litorali  famiglie  o  generi  propri  a 
determinate  regioni,  è  ben  difficile  di  trovare  un  gruppo 
tassonomico  superiore  alla  famiglia  (ordine  o  classe) 


Cenni  sulla  injluenza  del  fondo  marino  ecc.  63 

che  risulti  esclusivo  al  una  plaga  ristretta  del  globo 
e  manchi  totalmente  in  altre. 

Soltanto  il  sott'ordine  dei  Cefalopodi  tetrabran- 
chiati  è  limitato  alla  regione  indopacifica  e  l'ordine 
degli  Xifosuri  (Crostacei)  a  questa  regione  ed  alle  coste 
occidentali  dell'America  settentrionale.  Notate  però 
che  questi  gruppi  sono  entrambi  rappresentati  da 
un  sol  genere;  Nautilus  pei  primi  e  Limulus  pei  se- 
condi ;  entrambi  superstiti  di  epoche  geologiche  assai 
remote. 

Le  indagini  comparative  sulla  fauna  marina  hanno 
dimostrato  che  la  temperatura  è  fattore  di  primissima 
importanza  nella  distribuzione  geografica  del  bentos 
litorale.  Dipende  sopratutto  dalla  temperatura  la 
tendenza  che  manifestano  specie  e  gruppi  bentonici 
a  diffondersi  piuttosto  nel  senso  dei  paralleli  che 
in  quello  dei  meridiani.  Questa  tendenza  può  libera- 
mente esplicarsi  laddove  le  coste  dei  continenti  de- 
corrono secondo  una  direzione  generale  non  molto 
divergente  da  quella  dei  paralleli.  Non  crediate  invece 
che  sia  facile  la  diffusione  dove  le  coste  sono  orientate 
secondo  i  meridiani  e  dove,  per  conseguenza,  la  via 
di  propagazione  della  specie  parallelamente  all'equa- 
tore attraversa  un  grande  oceano;  i  fondi  abissali 
frappongono  un  ostacolo  insormontabile  alla  grandis- 
sima maggioranza  degli  animali  e  delle  piante  che  po- 
polano il  dominio  costiero.  Molti  organismi  bentonici 
hanno  bensì  larve  o  stadi  giovanili  che  menano  vita 
pelagica,  fluttuando  alla  superficie  e  negli  strati  in- 
termedi del  mare.  Ma  tutto  induce  a  credere  che  questi 
non  possano  varcare  l'oceano  e  propagarvi  la  specie 
sull'opposto  litorale.  Non  soltanto  le  larve  plancto- 


64  Capitolo  terzo 


niclie  muoiono  se,  al  momento  di  posarsi  sul  fondo, 
non  trovano  il  substrato  opportuno  all'ulteriore  svi- 
luppo, ma  diffìcilmente  possono  venir  trascinate  per 
molte  centinaia  di  miglia  lungi  dalla  costa  senza  in- 
contrare correnti  che,  per  temperatura  e  salsedine, 
mal  si  convengono  alla  loro  esistenza. 

Oltre  alla  temperaturn  ed  alla  salsedine  che  circo- 
scrivono l'habitat  dei  meno  eurialini  e  dei  meno  eu- 
rite.rmi  (e  si  noti  che  certi  animali  altamente  euritermi 
della  zona  di  marea  hanno  diffusione  pressoché  mon- 
diale), oltre  alle  correnti  che  trasportano  le  larve,  la 
distribuzione  attuale  del  bentos,  come  di  tutto  il 
mondo  mai  ino  e  di  tutto  il  mondo  vivente,  dipende 
anche  da  fattori  d'altra  natura.  In  primo  luogo  bi- 
sogna pensare  alla  concorrenza  vitale,  fonte  di 
lotte  continue  tra  le  diverse  specie,  sopratutto  là  dove 
la  vita  è  molto  rigogliosa.  Tali  lotte  hanno  per  con- 
seguenza la  eliminazione  di  alcune  specie,  mentre 
favoriscono  la  diffusione  di  altre.  In  secondo  luogo 
fa  d'uopo  tener  conto  delle  condizioni  passate  del 
nostro  pianeta,  cioè  della  distribuzione  relativa  delle 
terre  e  delle  acque  in  tempi  geologici  trascorsi. 

Comunicazioni  aperte  in  tempi  remoti  sono  attual- 
mente intercettate;  terre  emerse  si  elevano  dove  si 
stendeva  il  mare,  mentre  le  acque  marine  soverchianti 
hanno  diviso,  sminuzzato  o  completamente  sommerso 
vasti  continenti. 

Conviene  avvertire  come  la  importanza  da  attri- 
buirsi ai  mutamenti  geologici  nel  tracciare  le  vie 
di  diffusione  sino  all'attuale  dimora  delle  specie,  sia 
molto  diversa  a  seconda  delle  idee  che  si  accettano 
sulla  origine  delle  specie.  0  le  specie  nuove  sono  nate 


Cenni  sulla  infiuenza  del  fondo  marino  ecc.  65 

in  UH  solo  punto  della  terra  (è  Fidea  dominante  dei 
centri  di  diffusione)  e  allora  i  mutamenti  in  parola 
si  debbono  ad  ogni  passo  invocare.  Oppure  si  ammette, 
col  Rosa,  che  ima  specie  nuova  abbia  potuto  origi- 
narsi contemporaneamente  in  più  località  separate  e 
allora  molto  si  spiega  senza  di  quelli. 

Ma  qualunque  sia  la  premessa,  l'indagine  degli 
strati  nel  terreno  e  lo  studio  degli  organismi  fossili 
offrono  in  taluni  casi  testimonianza  sicura  che  i  cam- 
biamenti nella  configurazione  terrestre  hanno  influito 
in  larga  misura  sull'attuale  distribuzione  del  bentos. 
E  ricordo  un  esempio.  La  fauna  marina  nel  litorale 
Atlantico  delle  Americhe  è  molto  diversa  da  quella 
del  litorale  Pacifico;  come  mai  si  cancellano  le  diffe- 
renze lungo  le  opposte  rive  dell'istmo  di  Panama  con- 
giungente  le  due  terre  !  Rispondono  subito  la  geologia 
e  la  paleontologia,  e  c'insegnano  come  le  due  Ame- 
riche fossero,  in  epoca  relativamente  recente,  sepa- 
rate da  un  braccio  di  mare  poco  profondo:  di  qui  la 
somiglianza  delle  faune. 

È  necessario  completare  queste  indicazioni  con  qual- 
che cenno  intorno  al  bentos  litorale  del  Mediterraneo 
(almeno  per  quanto  concerne  la  fauna),  considerato 
nelle  sue  relazioni  col  bentos  litorale  degli  Oceani. 
Quantunque  si  manifesti  connessione  molto  intima 
colla  vita  Atlantica,  la  fauna  della  platea  continen- 
tale mediterranea  presenta  un  carattere  suo  proprio, 
dovuto  al  fatto  che  molte  specie  sono  ad  essa  pecu- 
liari. La  parte  dell'Atlantico  dove  meglio  si  rivela 
l'affinità  zoologica  è  indubbiamente  quella  che  bagna 
i  lidi  dell'Africa  occidentale,  possiamo  quindi  accet- 
tare il  criterio  dell' Ortmann  che  fa  del  Mediterraneo, 

5.   —   R.   ISSEL. 


66  .  Capitolo  ierzo 

dal  punto  di  vista  del  bentos,  una  subregione  della 
regione  Africana  occidentale. 

Ma  le  relazioni  tra  il  Mediterraneo  ed  il  confinante 
Oceano  hanno  più  volte  mutato,  anche  in  epoca  geo- 
logica assai  recente,  e  non  si  possono  bene  apprezzare 
senza  por  mente  ad  alcuni  dati  che  la  paleontologia 
ci  fornisce.  Al  principio  dell'era  quaternaria  c'è  stato 
un  periodo,  il  cosidetto  periodo  siciliano,  durante  il 
quale  una  serie  di  specie  (ricorderemo,  fra  le  altre, 
la  Cyprina  islandica)  proprie  delle  acque  fredde 
e  provenienti  dall'Atlàntico  settentrionale,  ha  invaso 
il  Mediterraneo,  lasciando  vestigia  numerose  in  taluni 
depositi  fossiliferi,  per  esempio  a  Monte  Pellegrino 
ed  a  Ficarazzi  presso  Palermo.  Di  tali  specie  sono 
estinte,  altre  sopravvivono  nel  nostro  mare;  a  spiegare 
questa  immigrazione  dal  Nord,  si  invoca  dai  geologi 
un  abbassamento  della  soglia  di  Gibilterra  che  avrebbe 
lasciato  libero  afflusso  alle  fredde  correnti  dei  bassi- 
fondi Atlantici. 

Un  periodo  successivo,  che  recenti  autori  deno- 
minano Tirreno,  è  distinto  invece  dall'inverso  feno- 
meno ;  specie  di  acque  calde,  proprie  dei  lidi  Africani, 
invadono  la  platea  Mediterranea  in  numero  assai  più 
grande  dell'attuale.  Così  fi-a  i  Molluschi  il  Conus  te- 
studinarius,  lo  Strombus  huhonius,  il  Tapes  senega- 
lensis,  oggi  scomparsi  dalle  nostre  acque,  abbondano 
in  certi  giacimenti  fossiliferi  (ad  esempio  presso  Ca- 
gliari), e  prosperano  ancor  oggi  lungo  le  rive  del 
Senegal. 

Se  passiamo  ad  esaminare  la  distribuzione  delle 
specie  litorali  entro  ai  confini  del  Mediterraneo,  con- 
frontando le  faune  a  diverse  latitudini,  troviamo  una 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  67 

notevole  uniformità.  Rivolgendo  la  nostra  attenzione 
soltanto  ai  mari  che  bagnano  le  nostre  terre,  le  specie 
che  noi  raccoglieremmo,  a  mo'  d'esempio,  a  Genova 
od  a  Nizza  sono  su  per  giù  le  stesse  che  in  pari  condi- 
zioni d'ambiente  ritroveremmo  a  Palermo,  a  Taranto; 
a  Tripoli.  Noteremo  soltanto  come  taluni  abitatori 
meridionali  non  oltrepassino  le  coste  di  Spagna  e  di 
Algeri;  come  un  certo  numero  di  specie  del  bacino 
occidentale  del  nostro  mare  manchi  nell'Adriatico  e 
sopratutto  nella  sua  parte  più  settentrionale,  ove  per 
compenso  abbondano  poche  specie,  le  quali  compari- 
scono assai  rare,  oppure  mancano  totalmente  lungo 
la  opposta  riva  della  penisola. 

A  differenza  di  quanto  si  rileva  nello  stretto  di  Pa- 
nama, gli  abitatori  del  litorale  Mediterraneo  presen- 
tano radicali  differenze  rispetto  a  quelli  del  contiguo 
Mare  Rosso.  Né  il  canale  di  Suez,  aperto  omai  da  quasi 
mezzo  secolo,  ha  potuto  determinare  una  copiosa  me- 
scolanza di  specie  mediterranee  con  specie  eritree. 
Secondo  osservazioni  del  Tillier,  direttore  della  na- 
vigazione francese  dello  stretto,  riferite  anche  dal 
Cuénot,  soltanto  undici  specie  di  Molluschi  prove-, 
nienti  dal  Mar  Rosso  si  sono  acclimate  a  Porto  Said, 
e  non  più  di  quattro  sono  giunte  dal  Mediterraneo 
fino  a  Suez.  Ancor  più  ristretta  è  stata  la  migrazione 
dei  Pesci  ;  otto  specie  soltanto  hanno  passato  il  canale 
in  un  senso  o  nell'altro  e  pare  non  abbandonino  le 
immediate  vicinanze  dei  due  sbocchi.  E  il  motivo  ì 
in  realtà  molti  animali  si  avventurano  nel  canale  di 
Suez,  ma  la  maggior  parte  di  essi  vien  trattenuta 
dai  laghi  Amari,  una  zona  intermedia  di  acqua  sopra - 
salata  (circa  75  grammi  per  litro  di  sali),  che  lascia 


68  Capitolo  terzo 


passare  soltanto  poche  specie  singolarmente  eurialine, 
funzionando  così  da  barriera  . 


Il  bentos  litorale,  colle  sue  innumerevoli  forme  se- 
dentarie, vaganti,  striscianti  e  natanti,  popola  dunque 
i  pendii  della  platea  continentale.  Nessun  altro  gruppo 
biologico  offre  maggiore  ricchezza  di  fauna,  sfoggio 
più  grande  di  forme  di  colori,  di  atteggiamenti  variati. 

Aspra  è  la  concorrenza  vitale,  quindi  molteplici 
e  raffinati  i  mezzi  per  la  conquista  del  nutrimento  e 
la  difesa  dei  nemici  ;  nei  siti  meglio  favoriti  dal  clima 
e  dai  ripari  naturali  raggiunge  il  più  alto  grado  quel 
fenomeno  che  potrebbesi  chiamare  la  occupazione 
intensiva  dello  spazio  libero.  Non  v'ha  fronda 
di  alga,  non  dorso  di  granchio  o  voluta  di  conchiglia 
a  cui  non  aderiscano  altri  organismi.  E  questi,  per  loro 
conto,  dan  spesso  ricetto  ad  altri  viventi  più  piccoli, 
donde  quelle  multiple  e  complicate  associazioni  di 
animali  con  vegetali  o  di  animali  fra  loro  che  stupi- 
scono il  profano  e  lasciano  perplesso  il  biologo  fretto- 
loso d'interpretare  e  di  concludere.  Poiché  la  più  forte 
cagione  d'incostanza  nelle  condizioni  fisiche  del  mare 
risiede  nella  i>rossimità  della  terra  emersa,  ne  con- 
segue che  il  dominio  costiero,  sopratutto  nella  regione 
litorale,  è  di  tutti  il  più  variabile,  A  seconda  delle 
vicissitudini  atmosferiche  i  corsi  d'acqua  che  sfociano 
in  mare  diluiscono  più  o  meno  l'acqua  marina  e  la 
intorbidano  coi  loro  detriti;  inoltre  in  certe  plaghe 
d'acqua  sottile  e  tranquilla  le  condizioni  di  tempera- 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  69 

tura  si  allontanano  da  quelle  medie  accennate  poc'anzi 
per  seguire  più  da  vicino  le  variazioni  atmosferiche. 
Coir  aumento  continuo  del  traffico  i  grandi  porti  di- 
vengono centri  perenni  d'inquinamento  e  sarebbe 
interessante  il  conoscere  con  indagini  metodiche,  come 
reagiscano  gli  organismi  viventi  al  diffondersi  delle 
impurità  disciolte  nella  massa  acquea,  galleggianti 
alla  superficie,  o  accumulate  nella  fanghiglia  fetente 
del  fondo. 

Risulta  da  tutto  ciò  come  si  convengano  al  dominio 
litorale  gli  organismi  capaci  di  tollerare  mutevoli 
condizioni  di  vita  ;  in  tutta  la  regione  e  particolarmente 
nelle  zone  superiori  predominano  le  specie  euriterme 
ed  eurialine  ed,  in  tesi  generale,  le  specie  molto  resi- 
stenti. 

Questa  parte  dell'ambiente  marino  può  dirsi  il 
regno  della  vegetazione  d'acqua  salsa;  sono  di  sua 
esclusiva  pertinenza  le  boscaglie  variopinte  delle  Alghe 
pluricellulari  richiamanti  a  frotte  gli  animali  erbivori 
e  le  praterie  di  Zosteracee;  mentre  il  plancton  non 
comprende  che  vegetali  minutissimi.  I  Sargassi  dei 
grandi  Oceani,  colla  loro  fauna  speciale,  rappresen- 
tano in  realtà  un  lembo  di  vita  litorale  sospinto  e  trat- 
tenuto in  alto  mare. 

Del  bentos  d'acqua  salsa  fanno  parte  animali  ap- 
partenenti ad  ogni  tipo  conosciuto  (eccettuato  quello 
pelagico  dei  Ctenofori)  ed  al  maggior  numero  delle 
classi.  Ciononostante,  se  consideriamo  con  uno  sguardo 
d'insieme  il  quadro  biologico  dei  fondi  marini,  quali 
si  presentano  ad  occhio  nudo,  vediamo  che  i  rappre- 
sentanti di  pochi  gruppi,  sia  per  la  frequenza,  sia  per 
le  dimensioni,  appariscono  come  le  principali  figure 


70  Capitolo  terzo 


del  quadro.  Si  tratta  di  Crostacei  superiori  o  Cro- 
stacei decapodi,  di  Molluschi  lamellibranclii  protetti 
da  conchiglia  bivalve  e  Gasteropodi  a  conchiglia  ge- 
neralmente spirale,  più  di  rado  nudi;  di  Echinodermi 
dal  corpo  corazzato  (ricci,  stelle  di  mare,  Ofiure,  Olo- 
turie). Talvolta  vi  si  aggiungono  Anellidi  emergenti 
da  tubi  o  striscianti  sul  fondo  mediante  appendici 
armate  di  setole.  A  questi  organismi  vaganti  o  stri- 
scianti fa  d'uopo  aggiungerne  altri  sessili  che,  vivendo 
in  colonie  numerose,  contribuiscono  in  misura  più  o 
meno  larga  a  formare  lo  sfondo  fìsso  del  quadro  ;  Asci- 
diacei  (tipo  dei  Tunicati)  dal  corpo  cilindrico  munito 
di  doppia  apertura,  Spugne,  polipi  di  Antozoi  isolati 
o  riuniti  in  colonie  arborescenti;  colonie  di  Briozoi 
a  crosta  o  ad  alberetto,  Alghe  svariate,  Zosteracee. 
Un  altro  elemento,  talvolta  costante,  tal'altra  mute- 
vole e  passeggero  per  la  rapidità  dei  movimenti  è 
dato  dalla  grande  schiera  dei  Pesci  marini.  Soltanto  un 
esame  minuzioso,  ad  occhio  nudo  o  armato  di  lenti, 
può  darci  un'idea  della  caterva  di  organismi  più  pic- 
coli, appartenenti  a  svariatissimi  gruppi,  che  circolano 
fra  i  primi,  si  nascondono  nel  fondo,  si  associano  in 
varia  guisa  alle  piante  ed  agli  animali  maggiori,  e  co- 
stituiscono come  uixa  fauna  secondaria  o  epifauna, 
sovrapposta  o  commista  alla  principale. 

Poiché  gli  aggruppamenti  biologici  del  dominio  co- 
stiero sogliono  cambiar  faccia  col  mutare  del  fondo, 
la  conoscenza  del  substrato  è  indispensabile  alle  inda- 
gini del  biologo  ed  alla  pratica  del  pescatore. 

La  successione  dei  fondi,  studiata  in  paesi  diversi, 
oifre  tratti  molto  importanti  in  comune,  dovuti  a 
relazioni  fisiche  e  biologiche  generali,  ma  si  notano 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  71 

com'è  naturale,  varianti  non  lievi  in  relazione  colla 
natura  delle  rive,  l'ampiezza  della  marea,  la  tempera- 
tura, la  salsedine,  la  configurazione  eia  storia  geologica 
del  litorale.  Farmi  sufficiente  in  proposito  una  espo- 
sizione sommaria  di  quanto  si  verifica  lungo  le  coste 
Liguri  e  corrisponde  su  per  giù  alle  condizioni  che  voi 
ritrovereste  in  buona  parte  nel  Mediterraneo.  Il  quadro 
si  presenterà  un  poco  diverso  a  seconda  che  prende- 
rete le  mosse  dalla  spiaggia  oppure  dalla  scogliera  are- 
nosa (fig.    8). 

Partite,  per  questa  volta,  da  una  delle  nostre  spiag- 
gette  sassose,  tanto  diverse  dalle  molli  arene  di  Via- 
reggio o  di  Eiccione.  Al  battente  del  mare  troverete 
una  cintura  di  materiale  grossolano,  strappato  alla 
scogliera  dalle  onde  oppure  convogliato  alla  spiaggia 
dai  corsi  d'acqua  e  poi  ridotto,  pel  lavorio  delle  acque, 
in  tanti  ciottoli  appiattiti  e  levigati.  Per  un  certo 
tratto  il  ciottolato  viene  scoperto  e  sommerso  con  re- 
golare alternativa  dalla  marea,  ma  si  tratta  di  zona 
ben  piccola,  data  la  tenue  ampiezza  che  la  marea 
possiede  lungo  le  nostre  rive.  Il  suo  interesse  biologico 
è  nullo  o  quasi  nullo  poiché  il  forte  attrito  allontana 
da  quei  ciottoli  ogni  organismo  vivente.  I  materiali 
travolti  dal  mare  cadono  tanto  più  lontani  e  tanto  più 
lenti  quanto  più  sono  leggieri,  perciò  nello  spazio  di 
pochi  metri  vedrete  i  ciottoletti  far  seguito  ai  ciottoli 
più  vistosi,  poi  la  ghiaia  ai  ciottoletti  e  poco  a  poco 
la  sabbia  grossolana  e  finalmente  la  sabbia  minuta 
rimanere  padrona  del  campo. 

Questa  sabbia  pura,  o  arena  litorale,  olire  substrato 
poco  adatto  ai  vegetali  ;  do*^e  invece  si  trova  commista 
ad  una  certa  quantità  di  melma,  il  bassofondo  si  tra- 


72 


Capitolo  terzo 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  73 

sforma  in  una  verdeggiante  prateria  costituita  da 
fanerogame  marine  appartenenti  alla  famiglia  delle 
Zosteracee,  e  sopratutto  aAìa,  Posidonia  oceanica.  Gli 
ultimi  cespugli  isolati  di  Posidonia  cessano  a  poche 
diecine  di  metri  di  profondità  (a  Genova  non  oltre 
50  m.)  e  subentrano  gradatamente,  spesso  coll'inter- 
posizioue  di  una  breve  zona  di  ghiaia  melmosa,  conte- 
nente numerosi  resti  animali,  le  melme  che  ricoprono 
di  un  manto  quasi  continuo  la  regione  sublitorale. 

Se  invece  di  muovere  dalla  spiaggia  vorrete  iniziare 
le  vostre  esplorazioni  dalla  scogliera,  prima  di  raggiun- 
gere il  battente  del  mare,  troverete  un  tratto  più  o 
meno  ampio  esposto  agli  spruzzi  del  mare  agitato; 
una  interessante  zona  di  confine,  dove  il  topo  sbucato 
dalla  cantina  gareggia  in  velocità  col  Crostaceo  am- 
fibio,  che  tratto  tratto  vien  fuori  dal  mare  per  compiere 
sulla  rupe  le  sue  scorrerie.  *• 

Segue,  più  in  basso,  una  zona  che  alternativamente 
si  scopre  e  si  sommerge  per  effetto  della  marea;  mal- 
grado la  tenue  ampiezza  della  oscillazione  nelle  nostre 
acque  tale  zona  non  manca  d'importanza  biologica 
perchè  accoglie  rappresentanti  tipici  ed  abbastanza 
numerosi  dei  due  regni. 

Ora  scendete  sotto  al  livello  delle  acque  basse;  vi 
sarà  facile  riconoscere  come  le  rupi  della  scogliera, 
rivestite  da  un  manto  lussureggiante  di  Alghe,  con- 
tinuino sott'acqua  con  forme  poco  meno  ardite  e  ca- 
pricciose di  quelle  ohe  vi  sono  famigliari  nella  parte 
emersa  e  vadan  poi  a  terminare  nei  declivi  del  fondo 
a  Coralline.  Concorrono  a  formar  questo  fondo  ma- 
teriali diversi:  detriti  d'ogni  grandezza  rotolati  dalle 
pendici  della  scogliera,  gusci  di  rnoUuschi,  resti  cai- 


74  Capitolo  terzo 


carei  di  Briozoi,  di  Coralli.  Il  tutto  è  intonacato  e  più 
o  meno  saldamente  cementato  insieme  da  incrostazioni 
dovute  all'attività  di  speciali  Alghe  dette  Coralline. 
Queste  Alghe  hanno  la  specialità  di  secernere  uno 
strato  di  carbonato  di  calcio  assai  compatto,  mentre 
altri  organismi,  come  gli  Anellidi  tubiceli,  ne  coadiu- 
vano l'azione  cementante;  i  frammenti  di  roccia  cosi 
rivestiti  presentano  una  certa  rassomiglianza  colle 
formazioni  stallatitiche  delle  caverne  e  coi  travertini 
formati  da  certe  sorgenti  termo -minerali.  La  zona  delle 
Coralline  comincia  a  profondità  variabili,  talora  sol- 
tanto a  venti  metri  e  non  si  estende  generalmente 
oltre  ad  una  sessantina  di  metri;  i  pescatori  liguri  la 
conoscono  sotto  il  nome  di  crena  oppure  di  utina.  La 
medesima  formazione  vien  pure  designata  come  fondo 
coralligeno  perchè  in  certe  località  vi  abbonda  il 
Corallo,  tuttavia  l'ambiente  ove  meglio  prospera  il 
prezioso  Celenterato  non  si  deve  generalmente  ri- 
cercare in  diretta  continuazione  della  riva  scogliosa, 
ma  bensì  sopra  banchi  di  scoglio  che  emergono  come 
isole  dalle  melme  circostanti  a  70,  100,  150  e  più 
metri  dalla  superfìcie.  Classica  località  coralligena  è 
il  banco  di  Sciacca  tra  la  Sicilia  e  la  Tunisia.  Lo  stesso 
cemento  a  base  di  Alghe  incrostanti  intonaca  anche, 
sino  ad  un  certo  livello,  le  rupi  profonde;  è  noto  anzi 
come  le  costruzioni  delle  Coralline  raggiungano  grande 
potenza  nelle  cosidette  secche  a  Coralline  che  sorgono 
dai  fondi  del  golfo  di  Napoli  e  godono  meritata  fama 
per  la  fauna  ricca  ed  interessante  che  vi  alligna. 

Partendo  da  una  profondità  variabile  (per  lo  più 
50-70  metri  in  mare  aperto)  si  entra  nella  regione  sub- 
litorale e  il  fondo  assume  un  tipo  uniforme  sia  din- 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  75 

nanzi  alla  spiaggia,  sia  dinnanzi  alla  scogliera.  Oltre- 
passate le  arene  scoperte  e  le  praterie  di  Posidonia 
nel  primo  caso  ;  i  fondi  coralligeni  nel  secondo,  si  varca 
per  lo  più  una  breve  striscia  di  minuta  ghiaia  fangosa 
commista  a  gusci  di  Molluschi  e  ad  altri  avanzi  ani- 
mali, poi  si  trova  la  melma  grigiastra  sublitorale 
che  pili  non  ci  abbandona  sino  alle  massime  profondità. 
La  monotonia  di  questa  fanghiglia  vien  rotta  soltanto 
a  rari  intervalli  da  qualche  spuntone  di  scoglio  pro- 
fondo. Farmi  superfluo  insistere  sul  fatto  che  i  diversi 
tipi  di  fondo  noji  sono  sempre  ben  distinti  e  che  dal- 
l'uno all'altro  si  passa  con  transizioni  graduali.  Ag- 
giungerò che  i  limiti  batimetrici  tra  le  zone  variano  a 
seconda  della  configurazione  della  riva  e  di  altri  fat- 
tori locali. 

I  dati  suesposti  si  riferiscono  al  mare  aperto; 
])resso  alla  foce  .dei  corsi  d'acqua  le  melme  si  av- 
vicinano sovente  alla  riva;  nelle  piccole  insena- 
ture e  nei  porti  ben  riparati  giungono  talvolta  sino  a 
terra.  Per  contro  in  località  molto  esposte  all'impeto 
del  mare  e  ai  piedi  delle  scogliere  molto  erte  si  trovano 
ciottolati  e  grosse  ghiaie,  libere  da  incrostazioni  di 
Coralline,  anche  a  notevole  profondità  e  distanza  dalla 
riva,  come  si  verifica  presso  il  Capo  di  Noli. 

Rispetto  alla  profondità  ed  alla  natura  del  fondo 
gli  organismi  si  comportano  come  verso  altri  fattori 
dell'ambiente  esterno;  vi  sono  quindi,  con  tutte  le 
sfumature  intermedie,  gli  s  p  e  e  i  a  1  i  z  z  a  t  i  e  gli  i  n  d  i  f - 
ferenti.  La  natura  del  fondo  e  la  profondità  possono 
limitare  in  modo  rigoroso  l'area  di  abitazione  di  un 
animale,  mentre  sappiamo  che  talune  specie  prospe- 
rano con  substrati  vari  ed  a  livelli  diversi.   Per   ci- 


76  Capitolo  terzo 


tare  due  esempi,  i  MoUusclii  bivalvi  hanno  general- 
mente una  distribuzione  verticale  molto  estesa,  mentre 
spesso  fra  gli  Echinoidi  (Ricci  di  mare)  le  specie  sono 
regolarmente  scaglionate  sui  fondi;  così  nel  golfo  di 
'Sa.ipoìiV Arbacia pustulosa  della  scogliera  non  discende 
sotto  ai  tre  metri,  mentre  VEchinus  mierotuberculatus 
si  trova  tra  i  5  ed  i  25  metri.  In  tesi  generale  ciascun 
fondo  ha  una  fisionomia  caratteristica,  poiché  se  tutte 
le  specie  non  sono  ad  esso  peculiari,  è  almeno  carat- 
teristica una  determinata  associazione  o  comunità 
di  animali  e  di  vegetali. 

Farmi  difficile  concretare  qualche  norma  gene- 
rale circa  le  variazioni  che  si  notano  nel  bentos  lito- 
rale col  crescere  della  profondità.  Osserverò  soltanto 
che  paragonando  tra  di  loro  specie  dello  stesso  genere 
o  della  stessa  famiglia,  molto  spesso  riconosciamo  che 
quelle  viventi  in  acque  superficiali  o  a  pochi  metri 
di  fondo  sono  più  piccole,  più  variopinte  e  più  vivaci 
nel  muoversi  di  altre  che  abitano  a  qualche  diecina 
di  metri. 

Fra  l'ambiente  popolato  dal  bentos  costiero  ed  il 
periodo  riproduttivo  si  manifestano  importanti  re- 
lazioni ed  è  merito  del  Lo  Bianco  l'averle  poste  in 
luce.  Così  le  specie  del  golfo  di  Napoli  che  vivono  espo- 
ste all'impeto  delle  onde  si  riproducono  quasi  sempre 
nella  stagione  delle  calme  (ossia  nei  mesi  più  caldi 
dell'anno),  senza  di  che  le  larve  appena  schiuse  non 
potrebbero  sopravvivere  alle  burrasche.  E  la  piccola 
minoranza  che  fa  eccezione  alla  regola,  figliando  d'in- 
verno e  di  primavera  {Asterina  Murex,  Blennius,  ecc.) 
suol  fissare  tenacemente  le  uova  alla  rupe  e  proteg- 
gerle mediante  una  capsula.    Le  acque  sottili  e  dor- 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc.  77 

mieliti  (lei  porti,  soggette  ad  intense  putrefazioni  ed 
a  soverchio  riscaldamento,  sopratutto  nella  stagione 
estiva,  sono  popolate  da  specie  che  si  riproducono 
iu  prevalenza  durante  l'in  verno  e  la  primavera;  le 
specie  commensali  e  parassite  che  vivono  in  ambiente 
costante  e  ricco  di  nutrimento  depongono  le  uova  in 
ogni  stagione.  Meritano  speciale  menzione  certi  Idroidi 
{Pennaria,  Gorydendrium)  che  si  spogliano  dei  loro 
polipi  ed  entrano  in  uno  stato  di  vita  latente  al  so- 
praggiungere delle  tempeste  autunnali,  per  emettere 
poi  nuovi  rami  e  ricoprirsi  di  polipi  nel  maggio  suc- 
cessivo. Il  Lo  Bianco  attribuisce  tale  sospensione  di 
attività  vitale  ad  una  difesa  contro  i  movimenti  delle 
onde  ;  io  non  escluderei  del  tutto  il  dubbio  che  altri 
fattori  (temperatura,  densità,  nutrimento)  debbano 
rivelare,  all'indagine,  una  relazione  più  o  meno 
stretta  coli' interessante  fenomeno. 

Conoscere,  nei  diversi  mari  e  sui  diversi  fondi,  la 
densità  relativa  del  bentos  sulla  platea  continentale  ; 
non  sarebbe  vana  fatica;  se  ne  trarrebbero  infatti  de- 
duzioni interessanti  intorno  alla  produttività  del  mare. 
Il  biologo  danese  Petersen  ha  pensato  di  applicare 
al  bentos  metodi  statistici  sul  tipo  di  quelli  già  da  tempo 
in  uso  per  gli  organismi  pelagici.  Con  una  sorta  di 
doppio  cucchiaio  (simile  alle  benne  automatiche  in  uso 
nei  nostri  porti  moderni  per  raccogliere  il  carbone  nelle 
stive  delle  navi  e  trasportarlo  nei  magazzeni)  taglia 
ed  asporta  un  campione  di  fondo  di  superfìcie  deter- 
minata, poi  classifica  e  numera  gli  organismi  che  vi  si 
trovano  e  pesa  il  quantitativo  totale  di  sostanza  or- 
ganica (1).  Ricavando  i  suoi  dati  dalle  medie  di  nume- 


(*)  L'indagine  deve  naturalmente  limitarsi  ai  fondi  costituiti 
di  materiale  suddiviso:  ghiaie,  arene,  melme. 


rS  Capitolo  terso 


rosissime  osservazioni  e  mercè  il  corredo  di  accurate 
indagini  fìsiche,  egli  spera  di  giungere  a  conclusioni 
importanti  sulle  relazioni  che  intercedono  tra  la  com- 
posizione e  la  densità  del  bentos  ed  i  diversi  fattori 
che  ne  regolano  l'esistenza. 

Per  studiare  il  problema  da  un  punto  di  vista  ge- 
nerale, sarebbe  desiderabile  che  metodi  consimili,  colla 
necessaria  critica  e  larghezza  divedute,  venissero  adot- 
tati anche  nello  studio  del  Mediterraneo. 

Aggimigo  in  appendice  uno  schema  di  domini  ben- 
tonici  (1)  avvertendo  ancora  che  le  cifre  indicanti 
profondità  (e  sopratutto  quella  relativa  al  confine  in- 
feriore della  regione  litorale)  figurano  allo  scopo  di  fis- 
sare i  concetti,  ma  si  debbono  intendere  come  limiti 
convenzionali  e  variabili.  La  fig.  8  indica  schematica- 
mente la  successione  dei  fondi  piti  importanti  nel  do- 
minio costiero,  in  mare  aperto. 


(*)  Lo  schema  è  dell'autore,  sebbene  1  concetti  fondamentali 
siano  tratti  dal  Pruvot.  Per  quanto  si  riferisce  al  dominio  ba- 
tibeutonico  vedi  il  Capitolo  VII. 


Cenni  sulla  influenza  del  fondo  marino  ecc. 

Schema  dell'ambiente  marino  bentonico 
E  delle  sue  suddivisioni. 

In   corrivo  le  comunità  ÌjìoJor/ìehe  cor rispoii denti 
{Medìternuteo  X.   (>.). 


DOMINIO    COSTIERO 

(platea  continentale) 
sino  a  200  m. 

Bentos  costiero 


dominio 

BABIBKNTONICO 

tla  200  ni.  in  giù 
Batihentos 


Regione  litorale  (fondo  di  svariata 

natura)  ;  sino  a  60-70  m. 
Bentos  litorale  (fauna  e  flora). 

Regione  sublitorale  (fondo  in  gran 
prevalenza  melmoso);  da  60-70 
m.  a  200  m. 

Bentos  sublitorale  (fauna  e  scarsa 
flora). 

Regione  profonda    (melmosa)  ;    da 

200  m.  a  500  m. 
Bentos  profondo  (fauna). 

Regione  abissale  (melmosa)  ;  da 
500  m.   in  giìi. 

Bentos  abissale  (fauna). 


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80  Capitolo  terzo 


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e  natur.,  Ser.  5,  voi.  23,  fase.  10,  1914. 

Jack  la  Bolina  (Vecchi  V.),  In  grembo  al  mare.  Bologna,  Zani- 
chelli, 1912. 

JouBiN  L.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  II). 

Lo  Bianco  S.,  L'influenza  dell'ambiente  sul  periodo  riproduttivo 
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Neapel»,  Bd.  20,  1911. 

Murray  G.,  Hjort  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  II 

Ortmann  a.  e.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 

Petersen  C.  G.,  Hensen  P.  B.,  Valuation  of  the  sea:  I,  Aniìnal 
Life  of  the  bottoni,  its  food  and  quantUy.  «  Danish  biological 
station  >•,  20  Rep.,  1911. 

Petersen  C.  G.,  The  aniìnal  communities  of  the  sea-bottom  and 
their  importante  for  marine  zoogeography .  Ibid.,  21  Rep., 
1913. 

—  On  the  animai  communities  of  the  sea-bottom  in  the  Skagerak, 

the  Christiania  Fjord  and  the  Danish  waters.  Ibid.,  23  Rep., 
1915. 
Pruvot  G.,  Distribuiion  generale  des  Invertebrés  dans  la  région 
de  Banyuls.  «  Arch.  de  Zoologie  experim.  et  gener.  »,  Ser.  3, 
Voi.  3,  1895. 

—  Essai  sur  les  fonds  et  la  faune  de  la  Manche  occidentale  (cote 

de  Bretagne),  comparés  à  ceux  dv,  golfe  du  Lion,  ecc.  Ibidem, 
Voi.   5,   1898. 
Richard  J.,  op.  cit  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 


CAPITOLO  IV 

'Uno  sguardo  generale 
alla  biologia   del   plancton 


So>rMARio:  Caratteri  del  plancton  e  loro  interpretazione.  —  Mi- 
grazioni orizzontali;  migrazioni  verticali  a  breve  e  lungo 
periodo;  migrazioni  di  sviluppo.  —  Manifestazioni  della 
sensibilità  organica  relative  a  questi  movimenti.  —  Quan- 
tità del  plancton,  sua  distribuzione;  stratificazione  del 
plancton,  sopratutto  nel  Mediterraneo.  —  Importanza  del 
plancton  nella  circolazione  della  vita  marina. 


Vivano  alla  superfìcie  o  negli  strati  intermedi,  siano 
agili  nuotatori  oppure  vaganti  in  completa  balia  delle 
onde,  gli  abitatori  tipici  del  dominio  pelagico  si  man- 
tengono indipendenti  dal  fondo  marino  e  questo  carat- 
tere biologico  fondamentale  serbano  per  tutta  la  vita 
o  almeno  per  un  periodo  continuato  della  stessa. 

Sino  a  pochi  anni  fa  si  discorreva  di  animali  e  di  ve- 
getali pelagici.  Oggi  il  vocalobo  plancton  (dal  greco 
jtMì^cj),  creato  per  designare  complessivamente  la 
flora  e  la  fauna  caratteristiclie  dell'ambiente  pelagico, 
sta  per  passare  nell'uso  comune,  ma  non  tutti  lo 
intendono  allo  stesso  modo.  È  invalsa  l'abitudine  di 
chiamar  plancton  soltanto  gli  organismi  più  minuti 
e  di  non  comprendervi  le  specie  più  vistose.  Io  non 

6.   —    R.   ISSKL. 


82  Capitolo  quarto 


vedo  il  perchè  di  una  tale  esclusione,  sembrandomi 
logico  di  ascrivere  al  plancton  così  le  specie  microsco- 
piche come  i  grandi  Cetacei  (Balene,  Capodogli,  ecc.), 
i  quali  nell'era  geologica  presente  battono  il  «record» 
della  statura  animale. 

Trattare  a  fondo  degli  aspetti  e  delle  vicende  della 
vita  nel  mondo  planctonico  sarebbe  compito  troppo 
lungo  per  l'indole  di  questo  lavoro;  mi  contenterò  di 
metterne  in  evidenza  le  linee  più  generali  e  gli  episodi 
più  interessanti. 

Anzitutto  il  fondo  marino  non  entra  in  campo  come 
modificatore  di  forme  e  di  abitudini,  mancano  quindi 
nel  plancton  tutti  quegli  svariati  adattamenti  che 
col  fondo  hanno  relazione.  Una  cosa  è  necessaria  al 
plancton  :  mentenersi  in  equilibrio  in  seno  al  liquido. 
E  l'impressione  di  trasparenza  e  di  tenuità  che  ogni 
novizio  riporta  dall'esame  di  un  saggio  qualunque  di 
plancton  indica  già  con  quale  mezzo  la  Natura  abbia 
soddisfatto  al  bisogno.  Molto  spesso  il  corpo  è  impre- 
gnato di  una  grande  quantità  d'acqua  che  lo  rende 
più  leggero,  ne  acquistano  trasparenza  più  o  meno 
perfetta  non  soltanto  le  cellule  dei  tessuti,  ma  anche 
le  sostanze  intercellulari  che  talvolta  si  sviluppano 
in  masse  considerevoli  di  diafana  gelatina.  Tali  masse 
formano  una  parte  preponderante  nel  corpo  delle 
Meduse  e  di  alcuni  Molluschi  pelagici  ;  in  talune  specie 
la  trasparenza  è  tanto  perfetta  da  renderli  pressoché 
invisibili,  sotto  certe  incidenze  di  luce,  anche  all'oc- 
chio esercitato  del  naturalista.  Tutto  ciò  che  v'ha  di 
pesante  e  d'ingombrante  nell'organismo  tende  a  ri- 
dursi o  a  scomparire  del  tutto;  questo  fenomeno  si 
manifesta  nella  conchiglia  dei  Molluschi  ;  nel  mantello 
dei  Tunicati,  ecc. 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       83 

Al  galleggiamento  contribuisce  in  altri  casi  la  pre- 
senza di  materiali  specificamente  leggieri;  s'interpre- 
tano in  questo  modo  le  bollicine  di  gas  che  compari- 
scono in  certe  epoche  nella  capsula  centrale  dei  Ea- 
diolari  ed  è  molto  probabile  che  le  gocciole  grasse  che  si 
trovano  nelle  uova  galleggianti  dei  Pesci  cospirino  allo 
stesso  scopo. 

Tutti  sanno  che  fra  due  corpi  aventi  lo  stesso  vo- 
lume si  mantiene  meglio  a  galla  quello  che  ha  super- 
ficie più  estesa,  e  ciò  spiega  come  l'aumento  della  su- 
perficie galleggiante  possa  render  conto  di  molte  forme 
che  si  osservano  nel  plancton.  Confi'ontate  un  Crosta- 
ceo del  plancton  con  qualcuno  dei  suoi  affini  guizzanti 
fra  le  Alghe  della  costa;  nel  primo  troverete  antenne, 
zampe,  setole  e  in  generale  tutte  le  appendici  assai  più 
sviluppate  che  nel  secondo  ;  in  taluni  casi  poi  la  specie 
pelagica  fa  pompa  di  un  apparato  straordinariamente 
ricco  di  spine  o  di  setole  semplici  o  piumate.  I  Copepodi, 
quei  piccoli  Crostacei  agilissimi  che  formano  general- 
mente la  parte  più  importante  del  plancton  ne  offrono 
esempi  omai  classici  nell'estetica  naturale.  Occorre 
tuttavia  rilevare  come  il  grande  sviluppo  di  alcune 
appendici,  delle  antenne  per  esempio,  non  accejmi 
soltanto  ad  un  maggiore  sviluppo  del  piano  di  galleg- 
giamento, ma  si  possa  anche  interpretare  come  un 
più  ampio  sostegno  a  quelle  parti  che  sorreggono  gli 
organi  dei  sensi.  Poiché  non  v'ha  dubbio  che  questi 
organi  abbiano  spesso  nel  plancton  uno  sviluppo  ge- 
neralmente cospicuo  e  tutto  fa  credere  che  siano  anche 
più  raffinati  nella  loro  funzione.  11  corpo  appiattito, 
ridotto,  in  alcuni  casi,  ad  una  tenue  lamina,  è  adatta- 
mento non  raro  nei  Crostacei  pelagici,  e  rientra  nello 
stesso  ordine  di  fatti  ai  quali  dianzi  accennavo. 


84 


Capitolo  quarto 


Riassumerò  i  dati  relativi  ad  alcuni  tipi  fra  i  più 
caratteristici  dell'architettura  planctonica  nei  gruppi 


più  importanti  di  organismi: 

Piccole  forme  sferiche  o  sferoidali   con  appendici 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       85 

radiali,  rigide,  più  o  meno  sviluppate:  alcuni  Forami- 
niferi  pelagici  (fig.  9)  e  molti  Eadiolari  (fig.  22,   25). 

Piccole  forme  a  disco  o  a  tavoletta  :  molte  Diatomee 
pelagiche. 

Forme  sferiche  od  ovoidali,  ricche  in  tessuti  gela- 
tinosi: Ctenofori  (fig.  32),  Trocofore  (larve  di  Anellidi, 
fig.  33  B). 

Forme  a  nastro,  ricche  in  tessuti  gelatinosi:  alcuni 
Ctenofori  {Gestus,  fig.  10). 


Fig.  10. 

Ctenoforo:  Cestus  Veneris  Lsr.  V3  della  grand,   naturale.  Dal- 
l'Aquarium  Neapolit.,  modificato. 


Forme  a  grappolo  o  a  ghirlanda:  molti  Sifono- 
fori  (fig.  11). 

Forme  ad  ombrello  od  a  disco,  con  sviluppo  grande 
di  tessuti  gelatinosi:  Meduse  (fig.  12). 

Forme  cilindriche,  con  un  gruppo  importante  di 
visceri  confinato  in  una  piccola  massa  opaca  (nucleo 
viscerale):  alcuni  Molluschi  Eteropodi  e  Pteropodi 
(fig.  36),  alcuni  Tunicati  (Salpe,  fig.  57). 

('orpo  allungato,  conico  o  fusiforme:  Chetognati 
(OS.  t<agiUa),  alcuni  Pteropodi  {(Jreseis,  fig.  37)  e  Ce- 
falopodi  pelagici  (Cranchidi,  fig.  41). 


86 


Capitolo  quarto 


Piccole  forme  ovoidali  con  lunghe  appendici: 
molti  Copepodi  pelagici. 

Forme  appiattite  a  guisa  di  lamina:  alcuni  Co- 
pepodi (Sajjphirina,  fìg.  44);  talvolta  con  lunghe  ed 


Fig.  11. 
Sifonoforo:  Praya  diph)/es  Blainv.  Imit.  dal  Vogt.  1851. 


esili  appendici   (larve  Phillosoma  delle  Aragoste  ed 
affini,  fìg.  52).  0 

Forme  lineari  con  lunglic  appendici:  alcuni  Cro- 
stacei adulti  (Lucifer),  ed  alcune  hirve  di  (hostacci 
decapodi  {Calliaxls,  fig.  51). 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton        87 

Il  tentativo  di  porre  in  relazione  queste  forme  colle 
speciali  esigenze  della  vita  pelagica  data  dalle  prime 


Fig.  12. 
Medusa:  Ghrijsaora  mediterranea.  Per.  Les.  Dal  Ti^r  U.  Ptlan- 
zenleb.  d.  Nordsee  (fot.  Schensky):  ridotta  a  metà. 


indagini  metodiche  sul  plancton.  Ma  soltanto  in  epoca 
recentissima  alcuni  autori  e  sopratutto  l'Ostwald 
hanno  posto  in  rilievo,  dal  punto  di  vista  fisico,  tutte 


88  Capitolo  quarto 


le  condizioni  mercè  le  quali  gli  organismi  pelagici 
si  mantengono  in  equilibrio  entro  al  liquido  che  li 
circonda. 

Importa  conoscere  i  fattori  che  regolano  siffatto 
equilibrio,  fattori  che  si  riducono  essenzialmente  a  tre: 

1°  La  differenza  di  peso  specifico  fra  il  corpo  e 
l'acqua  ambiente.  È  noto  che  rimanendo  costanti  gli 
altri  fattori,  un  corpo  si  mantiene  a  galla  quando  i 
due  pesi  specifici  sono  uguali,  e  cade  tanto  più  velo- 
cemente a  fondo  quanto  più  forte  è  l'eccesso  del  suo 
peso  specifico  rispetto  a  quello  del  liquido. 

2»  La  resistenza  dovuta  alla  forma  del  corpo, 
chiamata  pure  attrito  esterno.  Questa  resistenza 
di  forma  è  tanto  più  considerevole  quanto  più  estesa 
è  la  sezione  orizzontale  del  corpo  (cioè  la  più  grande 
superficie  del  corpo  normale  alla  direzione  di  caduta) 
e  quanto  più  grande  è  la  superficie  specifica  (cioè 
la  superficie  totale  del  corpo  riferita  al  volume  di  esso), 
È  noto  infatti  che,  a  parità  di  altre  condizioni,  un 
corpo  appiattito  galleggia  meglio  di  un  corpo  mas- 
siccio e  che  una  piccola  sfera  dove  la  superficie  è  più 
estesa  rispetto  al  volume,  galleggia  meglio  di  una 
grande  sfera  la  cui  superficie,  relativamente  al  volume 
è  minore  (le  superficie  crescono  come  i  quadrati,  i 
volumi  come  i  cubi). 

30  L'attrito  interno  del  liquido,  detto  anche 
viscosità.  Per  definire  questo  fattore  immaginiamo  di 
scegliere  due  corpi  uguali  e  di  porre  l'uno  nell'alcool, 
l'altro  nella  cera  fusa;  questo  cadrà  più  rapidamente 
di  quello,  malgrado  che  i  duo  liquidi  abl)iano  la  inod(^- 
sima  densità,  ciò  perchè  la  cera  ha  un  attrito  interno 
più  elevato  di  quello  dell'alcool.  La  viscosità,  secondo 


Duo  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       89 

rOstwald,  è  di  prima  importanza  per  interpretare 
le  forme  del  plancton.  Nell'acqua  di  mare  essa  va  au- 
mentando, in  tenui  proporzioni,  col  crescere  della  sal- 
sedine, mentre  diminuisce,  ma  in  proporzioni  assai 
più  forti,  coir  innalzarsi  della  temperatura.  Dove  sarà 
minima  la  resistenza  alla  caduta  e  massimo  lo  svi- 
luppo delle  disposizioni  organiche  atte  a  prevenire 
la  caduta  stessa?  Evidentemente  nei  mari  caldi,  so- 
pratutto se  hanno  salsedine  relativamente  bassa.  Il 
contrario  avverrà  nei  mari  freddi,  specialmente  ove 
la  salsedine  sia  relativamente  elevata. 

In  appoggio  a  siffatte  vedute  si  citano  le  varietà 
di  stagione  riscontrate  in  taluni  organismi  del  fito - 
plancton  o  plancton  vegetale;  nei  mari  a  forte  oscil- 
lazione termica  talune  specie  sogliono  presentarsi 
sotto  due  forme  diverse,  già  descritte  dagli  autori 
come  specie  distinte:  una  forma  estiva  gracile,  a  te- 
gumento sottile,  con  appendici  molto  sviluppate;  ed 
una  forma  invernale  più  massiccia,  a  tegumento  più 
spesso  e  con  minóre  sviluppo  di  appendici.  Parago- 
nando specie  viventi  nei  mari  caldi  con  altre  congeneri, 
proprie  dei  mari  freddi,  si  sono  poi  vedute  relazioni  del 
tutto  analoghe  a  quelle  accertate  nel  confronto  tra 
forme  estive  e  forme  invernali  della  medesima  specie. 
Ho  sempre  ricevuto  l'impressione  che  le  vedute 
dell' Ostwald  siano  unilaterali.  L'attrito  interno  potrà 
avere  la  sua  parte  nel  determinare  i  caratteri  morfo- 
logici del  plancton,  ma  i  fattori  che  influiscono  sulle 
forme  mi  sembrano  assai  più  complessi.  Probabil- 
mente si  possono  invocare  cause  interne  dipendenti 
dalla  costituzione  intima  della  sostanza  viva  e  delle 
Sostanze  minerali  che  ne  formano  l'impalcatura;  cause 


90  Capitolo  quarto 


indipendenti  dalle  condizioni  di  fluttuazione.  Inoltre 
(e  questo  è  ben  noto  ai  botanici)  la  modalità  della  ri- 
produzione in  taluni  gruppi,  ad  esempio  delle  Diato- 
raee,  modifica  in  varia  guisa  la  forma  e  la  statura  delle 
generazioni  successive  indipendentemente  da  altre 
influenze.  Tutto  considerato,  ritengo  probabile  che 
esaminando  caso  per  caso  le  forme  del  plancton  uni- 
tamente alle  condizioni  chimico -fisiche  del  mare  si 
troverebbero  fatti  e  cifre  che  contraddicono  alle  re- 
lazioni  stabitite  dall' Ostwald. 

Per  lo  più  vediamo  mantenuti  negli  organismi  plan- 
ctonici gli  stessi  mezzi  d'offesa  e  di  difesa  caratteri- 
stici pel  gruppo  al  quajie  appartengono;  la  Medusa 
secerne  un  liquido  urticante  come  l'Attinia  della  sco- 
gliera. In  taluni  casi  le  difese  chimiche  acquistano 
particolare  energia.  L'estratto  che  si  ottiene  col  fila- 
mento urticante  della  Fisalia,  iniettato  nel  sangue 
di  un  colombo,  lo  uccide  nello  spazio  di  un'ora.  La 
l)arte  preponderante  del  plancton  che  si  lascia  tra- 
sportare passivamente  dalle  correnti  è  mal  fornita 
in  fatto  di  protezione  meccanica  ;  si  tratta  di  creature 
fragili  e  delicate.  Per  contro  non  mancano  adatta- 
menti i  quali  consentono  un'aggressività  ed  una  vora- 
cità non  sospettate  in  quei  piccoli  corpi;  i  Pneumo- 
dermi,  piccoli  Molluschi  pelagici  nudi  che  nuotano 
mediante  un  paio  di  alette,  assalgono  prede  di  doppia 
grossezza  sia  colla  proboscide  armata  di  ventose,  sia 
mediante  sacchetti  uncinati  che  possono  estroflettere 
dalla  bocca. 

Anche  la  trasparenza  sarebbe  secondo  alcuni  un 
mezzo  difensivo,  perchè  rende  invisibile  l'animale  che 
ne  è  dotato,  ma  chi  può  dimostrare  coi  fatti  l'asserto  f 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton        91 

Anzi  sotto  un  certo  punto  di  vista,  i  fatti  parlerebbero 
in  senso  contrario.  Le  Salpe  e  le  Pterotrachee,  Tuni- 
cati le  prime.  Molluschi  Gasteropodi  le  seconde, 
hanno  taluni  visceri  fra  i  più  importanti  confinati 
in  un  minuscolo  sacco  che  si  trova  nella  parte  poste- 
riore del  corpo  e  spicca  per  la  sua  tinta  bruna,  nera, 
argentea  od  azzurra,  mentre  il  resto  del  corpo  è  gela- 
tinoso e  trasparente.  Ora  i  Gabbiani  ed  altri  Uccelli 
marini  vanno  proprio  a  beccare  questo  nucleo  visce- 
rale che  si  vede  ad  una  certa  distanza;  la  trasparenza 
del  corpo  serve  dunque  a  metter  meglio  in  evidenza 
le  x>arti  che  piìi  importerebbe  difendere.  E  a  che  vale 
la  trasparenza  contro  i  predatori  ai  quali  la  preda 
si  rivela  specialmente  pel  senso  del  tatto  !  Certo  non 
giova  contro  di  quelli  che  per  cibarsi  deglutiscono  a 
sorsi  l'acqua  con  tutto  il  plancton,  senza  esercitare 
alcuna  scelta  relativa  alla  qualità  del  cibo. 

Questioni  dello  stesso  genere  si  presentano  a  chi 
studia  i  colori  degli  animali  planctonici.  Tali  colori 
non  sono  distribuiti  a  capriccio,  ma  lasciano  ricono- 
scere certe  relazioni  colla  profondità  e  colla  intensità 
conseguente  dei  raggi  luminosi.  La  livrea  azzurra  è 
propria  di  alcuni  animali  natanti  alla  superficie,  le 
Velelle  o  barchette  di  San  Pietro  che  a  lunghi  intervalli 
invadono  le  nostre  acque  costiere  hanno  forma  di 
dischetti  azzurri  sormontati  da  una  piccola  vela;  di 
un  colore  violaceo  è  la  Iantina  dalla  fragile  conchiglia, 
la  cui  femmina  si  trascina  dietro  le  uova  sospese  ad 
un  galleggiante  di  schiuma,  e  di  un  anello  dello  stesso 
colore  è  fregiata  la  più  comune  Medusa  dei  nostri 
mari,  la  Uhizostoma pulmo.  Sono  abbastanza  frequenti 
nel  plancton  di  superficie  anche  le  tinte  gialle  o  brune  ; 


92  Capitolo  quarto 


ne  offrono  esempi  certe  Meduse,  Salpe   e  minuscole 
larve  di  Molluschi  Gasteropodi. 

Fra  gli  organismi  planctonici,  i  quali  oltre  alla  su- 
perficie sogliono  frequentare  la  zona  d'ombra  (da  30  a 
500  metri  di  profondità)  prevalgono  quelli  affatto  in- 
colori, ma  non  mancano  animali  che  sopra  uno  sfondo 
incoloro  portano  macchie  colorate,  per  lo  più  rosse  e 
brune,  con  questa  livrea  si  presentano  le  larve  di 
molti  Crostacei  superiori  (Granchi,  Paguri,  ecc.).  Bel 
plancton  profondo  (sotto  ai  500  metri)  si  ricordano 
con  particolare  frequenza  le  tinte  nere,  rosso -accese, 
più  di  rado  violacee. 

Ancora  non  è  lecito  im  giudizio  sicuro  sulla  natura 
biochimica  e  sulla  importanza  biologica  di  queste 
tinte;  la  complessità  del  problema  apparirà  meglio 
quando  toccherò  la  questione  dei  cromatofori  in  uno 
dei  capitoli  seguenti. 

La  fosforescenza  animale,  il  suggestivo  fenomeno 
della  luce  fredda  emessa  dall'organismo  vivo,  è  assai 
comune  nel  plancton  marino.  A  chiunque  abbia  un  po' 
di  pratica  del  Mediterraneo  e  della  sua  fauna  sono 
famigliari  gli  scintillii  intermittenti  di  certi  Crostacei 
Schizopodi  che  meriterebbero  il  nome  di  lucciole  ma- 
rine. Per  contro  la  luce  diffusa  che  brilla  come  fuoco 
d'artifizio  ad  ogni  immersione  di  remo,  nelle  calde  notti 
estive,  è  dovuta  quasi  sempre  a  miriadi  di  piccoli 
Protisti  vegetali  appartenenti  alla  classe  dei  Flagel- 
lati (generi  Ceratium,  Peridinium,  ecc.).  Il  corpo  ovoi- 
dale dei  Ctenofori  splende  di  luce  azzurrognola,  e 
quello  dei  Phos;omi,  in  cui  molti  piccoli  individui 
•^ono  ordinati  iu  colonia  attorno  ad  un  cilindro  gela- 
tinoso,  brilla  di  sj^lendore  rossastro. 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton        93 

Ma  gli  splendori  piìi  vivi  delle  luci  animali  e  la  com- 
parsa di  organi  speciali,  atti  a  produrle  appartengono 
sopra  tutto  alle  zone  profonde  dell'ambiente  pelagico 
per  opera  di  Invertebrati  superiori:  Crostacei,  Cefa- 
lopodi (fig.  13  e  14)  e  di  Pesci.  Anzi  ogni  specie  lumi- 
nosa mostra  nelle  tenebre  disegni  caratteristici  dovuti 
alla  peculiare  disposizione  dei  suoi  apparecchi  fotogeni, 
disegni  a  cui  danno  risalto,  nei  Pesci,  le  tinte  general- 
mente fosche  del  corpo. 

Taluni  naturalisti  ammettono  che  la  luminosità 
animale  sia  risultante  necessaria  di  certe  reazioni  chi- 
miche svolgentisi  nell'organismo,  senza  rivestire  in 
alcun  modo  il  carattere  di  un  adattamento  biologico  ; 
si  tratta  essenzialmente  di  ossidazioni  di  sostanze  adi- 
pose che  avvengono  in  presenza  di  una  soluzione  salina. 
Ove  manca  l'acqua  salata  non  si  produce  il  fenomeno; 
così  i  Ceratium  dei  laghi  non  sono  luminosi  mentre  ri- 
lucono quelli  del  mare. 

Se  qualcuno  sostiene  che  la  luminosità  dei  Protisti, 
quali  il  Ceratium,  è  un  fenomeno  chimico  che  si  svolge 
indipendentemente  da  qualsiasi  utilità  per  la  specie, 
sono  d'accordo  con  lui  e  in  generale  mi  par  lecito  am- 
metterlo per  animali  torpidi  e  di  bassa  organizzazione. 

Ma  non  mi  sembra  si  possa  negare  a  priori  qualsiasi 
portata  utilitaria  al  fenomeno  quando  si  tratta  di  or- 
ganismi relativamente  elevati  e  di  organi  luminosi  com- 
plessi; ciò  che  nel  suo  primo  apparire,  era  semplice  con- 
seguenza, si  è  modificato  e  perfezionato  nell'esercizio  di 
una  importante  funzione.  E  come  l'ufficio  di  lampada 
per  rischiarare  la  via  mi  sembra  evidente  per  alcuni 
Pesci  luminescenti  del  plancton  profondo  che  portano 
vistose  luci  accanto  agli  occhi,  cosi,  in  altri  casi,  la 


94 


Capitolo  quarto 


luce  potrà  servire  come  trappola 
per  attirare  organismi  fototro- 
pici, come  richiamo  di  un  sesso 
verso  l'altro,  ecc. 


Fig.  13. 
(yeliilopodo  pelagico  lumi- 
noso: Thauìuatolampas 
diadema  Chan,  veduto 
dalla  parte  ventrale.  I 
globetti  sul  corpo,  at- 
torno agli  ocelli  e  alle 
braccia  tentacolari  sono 
fotofori.  Dal  Chun(«Val- 
divia  »),  1910. 


Fig.  14. 
Taìimatolampas  diadema  Cliuu:  fotogr. 
dal  vei'o  coi  fotofori  in  funzione. 
Cliun  («  Vuldivia»),  1910. 


Dal 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       95 

Tuttavia  le  specie  luminescenti  sono  tanto  numerose 
e  le  loro  abitudini  tanto  varie  che  bisogna  guardarsi 
dal  concludere  troppo  in  fretta  ;  quando  fosse  possibile 
di  investigare  sperimentalmente  caso  per  caso,  allora 
verrebbero  spontanee  le  interpretazioni. 

Come  tipiche  del  plancton  si  descrivono  certe  par- 
ticolarità degli  organi  visivi.  Occhi  smisuratamente 
grandi  sono  talvolta  una  prerogativa  di  animali  pre- 
datori che  frequentano  la  superficie  ma  discendono 
anche  in  zone  poco  o  punto  illuminate,  ad  esempio  gli 
Iperidi  tra  i  Crostacei  Amfipodi.  Occhi  sostenuti  da 
lunghi  peduncoli  e  quindi  trasformati  in  lunghe  ap- 
pendici coniche  o  cilindriche  si  riscontrano  in  taluni 
Molluschi,  sopratutto  Cefalopodi  (fìg.  15  e  16),  e  Cro- 
stacei. Né  una  tale  conformazione  è  sempre  dovuta 
al  peduncolo,  poiché  la  stessa  camera  ottica  dell'occhio 
si  prolunga  spesso  a  foggia  di  tubo  (occhio  telesco- 
pico). Allora  le  diverse  parti  costituenti  sono  distri- 
buite nello  spazio  cilindrico,  presentando  rispetto  al- 
l'ordinamento normale  speciali  modificazioni.  A  quanto 
sembra,  queste  raggiungono  l'effetto  di  usufruttare  al 
più  alto  grado  quantità  minime  di  luce,  che  può  es- 
sere luce  solare  filtrante  attraverso  masse  potenti 
d'acqua,  oppure  luce  animale  emessa  da  organi  lu- 
minosi. 

Tra  i  Pesci  batipelagici  hanno  generalmente  occhi 
molto  grandi  quelli  che  vivono  a  poche  centinaia  di 
metri,  dove  l'oscurità  non  e  completa.  Per  quelli 
delle  zone  oscure  non  si  ritiene  ancora  dimostrata  una 
relazione  costante,  ma  da  quanto  si  conosce  sembra 
che  l'occhio  tenda  a  ridursi  od  a  scomparire  del  tutto 
quanto  più  la  zona  abitata  é  profonda. 


96 


Capitolo  quarto 


La  fig.  17  illustra  una 
tale  regressione  con  una 
serie  di  cinque  esem- 
plari. 


A 


'-^•i^^li^^ 


Fig.  15. 

Cefalopodo  pelagico  ad  occhi 
peduncolati.  Sandalops  me- 
lancholicus  Chuu,  x  5,  dal 
Chun  («Valdivia»),  1910. 


Fig.  16. 
Cefalopodo  pelagico  ad  occbi 
penducolati  Bathothauma 
lyromma  Cbmi,  ^'5  della 
grand,  naturale,  dal  Cbuu 
{<  Valdivia  »•),  1910. 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton        97 


D 


3 


Fig.  17. 

Sviluppo  relativo  dell'occhio  in  alcuni   Pesci  batipelagici   ap- 
partenenti alla  famiglia  degli  Scopelidi  : 

A,  Capo  del   Clorophtalmtis  produchis  Gthr.,  pescato  a  575, 
m.  di  prof. 

B,  Capo  del  Bathypterois  dubins  Vaili,  pescato  a  843-1635  m. 
di  prof. 

C,  Capo  del  Benthosaurus  grallalor  Good  e  Bean ,  pescato  a 
3000  m.  di  prof. 

D,  Capo  del   Bathymicrops   regis  n.  g.  n.  sp.,  pescato  a  5000 
m.  di  prof. 

E,  Capo  del  Ipnops  murrayi  Gtlir,,  pescato  a  3000  m.  di  prof. 
Dal  Murray  -  Hyort,  1912. 

7.  —  R.  ISSEL. 


98  Capitolo  quarto 


Ma  il  plancton  si  muove  di  continuo  e  di  qui  trae  ar- 
gomento uno  speciale  capitolo  della  biologia  marina: 
capitolo  grandioso  per  la  quantità  della  materia  viva 
in  movimento  e  per  l'imponenza  dei  fattori  fisici  che 
la  governano;  capitolo  arduo  per  la  complessità  dei 
problemi  e  la  difficoltà  pratica  di  raccogliere  in  nu- 
mero sufficiente,  e  colla  dovuta  esattezza,  i  dati  ne- 
cessari alla  soluzione  di  questi. 

Se  facciamo  astrazione  dai  Cetacei,  dai  Pesci  e  da 
alcuni  grandi  Cefalopodi,  parenti  non  lontani  dei  Polpi, 
delle  Seppie  e  dei  Calamai  del  litorale,  gli  organismi 
del  plancton  non  hanno  in  generale  movimenti  molto 
vigorosi,  cosicché  si  lasciano  trasportare  come  oggetti 
inerti.  Oppure  sono  attivi  nuotatori,  non  però  abba- 
stanza robusti  per  tener  testa  a  correnti  di  una  certa 
intensità.  Il  plancton  che  vive  in  balia  delle  onde  è 
dunque  un  indicatore  vivente  delle  correnti  marine  e 
viaggia  convogliato  da  queste.  Accade  tuttavia  che 
un  certo  numero  di  organismi  venga  abbandonato 
dai  margini  estremi  delle  correnti  nelle  insenature  più 
profonde  della  costa  e  quivi  si  accumuli,  talvolta  in 
copia  assai  grande.  Lungo  le  coste  Liguri  il  fenomeno 
si  verifica  regolarmente  in  fine  d'inverno  e  in  prin- 
cipio di  primavera  nella  rada  di  Villafranca  (Nizza), 
rinomata  per  la  bellezza  del  suo  plancton  ;  in  propor- 
zioni più  modeste  lo  potremmo  osservare  lungo  la 
costa  orientale  del  promontorio  di  Portofino.  Ma  in 
nessun  altro  paese  le  vicende  delle  correnti  offrono 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  piandoti        99 

tanto  interesse  al  biologo  come  nello  stretto  di  Messina, 
l'angusta  via  di  comunicazione  fra  l'Ionio  ed  il  Tir- 
reno. Bisogna  ricordare  anzitutto  che  questi  due  mari 
posseggono  opposte  fasi  di  marea,  dimodocliè  l'uno  in- 
nalza il  suo  livello  mentre  l'altro  lo  deprime.  A  com- 
pensare lo  squilibrio  cagionato  da  questo  moto  d'al- 
talena, una  forte  corrente  fluisce  durante  sei  ore  della 
giornata  dall'Ionio  verso  il  Tirreno,  e  spirate  le  sei 
ore  un'altra  corrente  si  desta  in  senso  contrario.  Dal 
conflitto  delle  acque  che  ancor  salgono  con  quelle  che 
già  hanno  cominciato  a  discendere  si  formano  vortici 
dei  quali  vari  classici  latini  e  greci  han  tramandato, 
nella  leggenda  di  Scilla  e  di  Cariddi,  il  pauroso  ricordo. 

Inoltre  le  acque,  animate  da  rapido  movimento, 
vanno  a  cozzare  contro  una  soglia  sottomarina  che  si 
eleva  a  80  metri  dalla  superfìcie  fra  Punta  Pezzo  e 
Ganzirri.  Taluni  opinano  che  le  correnti,  giungendo 
dal  mare  profondo,  risalgano  contro  la  soglia  e,  ri- 
fluendo indietro,  pervengano  ai  livelli  superiori.  Ad 
ogni  maniera,  sia  questa  laverà  cagione  del  fenomeno, 
o  ve  ne  siano  altre  ancora  non  sufficientemente  inda- 
gate, si  verifica,  su  larga  scala,  una  salienza  di  acque 
profonde  alla  superficie.  Ne  consegue  che  le  acque  su- 
perficiali dello  stretto  di  Messina  convogliano,  insieme 
ad  un  ricco  plancton  di  superficie,  tutte  le  specie 
pelagiche  caratteristiche  di  livelli  più  bassi,  fino  a 
più  centinaia  di  metri  di  profondità;  anzi  talune  di 
queste  in  determinate  condizioni  metereologiche  ven- 
gono   buttate  dalle  onde  sulla  spiaggia  del  Faro. 

In  tal  modo  lo  zoologo  può  raccogliere  colle  mani 
o  coli' aiuto  di  un  semplice  bicchiere  esemplari  ch'egli 
non  potrebbe  ottenere  in  altra  località  finora  espio- 


100  Capitolo  quarto 


rata  se  non  a  prezzo  di  lunghe  e  dispendiose  fatiche. 
Non  è  tuttavia  da  escludersi  che  in  altre  plaghe  del 
Mediterraneo,  si  verifichino,  in  minori  proporzioni,  gli 
stessi  fenomeni  conosciuti  per  Messina. 

Le  grandi  correnti  oce^iche  disperdono  le  specie 
planctoniche  sopra  tratti  vastissimi  di  mare  e  certo 
hanno  contribuito  non  poco  alla  diffusione  mondiale 
di  alcune  di  esse.  Per  quanto  concerne  le  correnti  lo- 
cali, hanno  importanza  notevole  quelle  parallele  alle 
coste,  nel  disseminare  tutte  le  specie  bentoniche  le 
cui  larve  fan  parte  del  plancton.  Senza  un  tal  mezzo 
di  trasporto  molte  larve  sarebbero  costrette  a  svilup- 
I)arsi  poco  lontano  dall'individuo  progenitore. 

È  quotidiano  spettacolo  l'incontro  del  battesimo 
col  funerale,  ma  non  v'ha  forse  altro  ambiente  in 
cui  la  morte  e  la  vita  procedano  di  pari  passo  con  tanta 
intensità.  Mentre  dalle  uova  liberamente  galleggianti 
o  trascinate  dalle  femmine  in  grappoli  ed  in  cordoni 
sciamano  migliaia  di  vivacissime  larve,  il  cammino  della 
corrente  è  segnato  da  una  discesa  continua,  inesora- 
bile, di  organismi  morti.  E  anche  astraendo  da  quelli 
che  cadon  vittime  di  predatori,  non  tutti  son  periti 
di  morte  naturale;  se  una  corrente  calda  incontra 
acque  più  fredde  molti  animali  e  vegetali  stenotermi 
non  sopportano  il  cambiamento  di  temperatura  e 
soccombono  lasciando  il  campo  ad  altri  organismi  più 
resistenti.  Avviene  talvolta  che  due  correnti  impor- 
tanti, una  calda  e  l'altra  fredda  s'incontrino;  allora 
è  una  vera  pioggia  di  organismi  pelagici  quella  che 
cade  sul  fondo  ed  altrettanta  manna  per  i  Pesci  che 
sogliono  convergere  a  frotte  sotto  alle  zone  di  con- 
fluenza. Ben  conoscono  il  fenomeno  i  sapienti  organiz- 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      101 

zatori  della  pesca  nei  Mari  Nordici  e  l'han  saputo  sfrut- 
tare per  trar  miglior  partito  dei  banchi  pescherecci 
conosciuti  e  ricercarne  dei  nuovi. 

La  salsedine  ha  pure  influenza  nella  diffusione  degli 
organismi  pelagici.  Se  nel  plancton  prevalgono  in 
tesi  generale,  gli  organismi  stenoalini,  v'ha  tuttavia 
una  proporzione  notevole  di  eurialini,  sopratutto  fra 
le  specie  che  poco  si  allontanano  dalle  rive. 

Nelle  ultime  investigazioni  dell'Adriatico  lo  Steuer 
ebbe  a  verificare  che  l'area  popolata  dai  comunissimi 
Radiolarì  coloniali  della  famiglia  dei  Collidi  vien  cir- 
coscritta dalla  isoalina  (^)  37  7oo;  mancavano  quindi 
quei  Protozoi  nella  parte  più  settentrionale  del  ba- 
cino, diluita  dalle  acque  del  Po. 

Ma  è  tempo  ch'io  vi  intrattenga  brevemente  sulle 
migrazioni  verticali  del  plancton. 

Ai  primi  tepori  della  primavera,  quando  il  mare  è 
in  calma  perfetta  e  le  acque  sono  limpide,  possiamo  go- 
dere a  nostro  bell'agio  lo  spettacolo  di  organismi  sva- 
riati galleggianti  o  natanti  a  pochi  palmi  di  profondità. 
Ma  ecco  che  il  vento  comincia  a  soffiare  increspando  la 
superficie;  tosto  molti  di  quegli  animali  cominciano 
a  discendere  e  in  pochi  istanti  si  sottraggono  al  nostro 
sguardo.  Probabilmente  le  oscillazioni  dell'acqua  sono 
percepite  dagli  speciali  organi  che  presiedono  al  senso 
dell'equilibrio  e  l'animale  reagisce  spostandosi  verso 
zone  più  profonde  e  tranquille. 

Un  acquazzone  che  venga  a  sferzare  la  superficie 
produce  il  medesimo  effetto. 


(*)  Isoaline  son  dette  le  linee  che  riuniecono  fra  di  loro  punti 
di  salsedine  uguale. 


102  Capitolo  quarto 


Oltre  alle  discese  ed  ascese  occasionali,  provocate 
dalle  onde  e  dalle  condizioni  metereologiclie,  altre 
se  ne  conoscono  che  seguono  un  periodo  regolare. 
Questo  periodo  può  essere  di  brete  ò  di  lunga  durata, 
poiché  non  v'ha  dubbio  che  certe  migrazioni  dipendano 
dall'alternarsi  del  giorno  colla  notte,  ed  altre  si  ri- 
velano intimamente  connesse  all'avvicendarsi  delle 
stagioni.  In  entrambi  i  casi  non  è  difficile  la  semplice 
verifica  del  fatto.  In  una  notte  tranquilla  d'agosto 
allontaniamoci  per  breve  tratto  dalla  riva  di  uno  dei 
nostri  golfi  più  riparati  e  raccogliamo  col  retino  un 
saggio  di  plancton  superficiale.  Esaminando  poi  la 
raccolta,  vi  troveremo  spesso,  in  grande  quantità, 
certe  larve  planctoniche  di  Crostacei,  che  cercheremmo 
invano  nei  saggi  raccolti  alla  superficie,  di  pieno 
giorno.  Ciò  accade  perchè  quelle  larve  salgono  a  galla 
dopo  il  tramonto  per  discendere  poi  in  acque  i)iìi  pro- 
fonde quando  risplende  il  sole. 

Oltre  ai  Crostacei  accennati,  molti  altri  animali: 
Celenterati,  Molluschi,  Pesci,  si  comportano  nella 
stessa  maniera.  Importa  notare  che  la  meta  di  questo 
sali-scendi  non  è  sempre  la  superficie  del  mare;  molte 
specie  d'acque  profonde  non  giungono  mai  tanto  in 
alto,  ma  tuttavia  compiono  regolarmente  il  loro  cam- 
mino ascensionale  e  toccano,  nelle  ore  notturne,  il 
limite  superiore  della  zona  da  esse  abitata.  Mercè 
una  serie  di  accurate  osservazioni  il  fenomeno  venne 
verificato  dallo  Hyort  per  alcune  specie  di  Pesci  vi- 
venti nel  plancton  profondo  fra  150  e  500  metri.  Per 
quanto  concerne  l'entità  del  dislivello  verticale,  gior- 
nalmente superato,  sembra  certo  che  alcuni  organismi 
pelagici  siano  capaci  di  risalire,  durante  le  ore  not- 
turne, per  oltre  un  migliaio  di  metri. 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      103 

Le  migrazioni  a  lungo  periodo  offrono  im  campo 
di  ricerche  molto  attraente  e  in  parte  ancora  mal  noto. 
«  Il  mare  fiorisce  »,  dicono  i  nostri  pescatori  con  poe- 
tica immagine,  in  fine  d'inverno  e  in  principio  di 
primavera.  È  questa  infatti  la  stagione  in  cui  le 
specie  più  belle  e  più  vistose  del  plancton  sogliono  mo- 
strarsi alla  superficie  del  nostro  mare. 

A  primavera  inoltrata  questi  organismi  abbando- 
nano definitivamente  la  superficie  e  non  si  lascian  piìi 
vedere  per  vari  mesi  consecutivi.  Né  le  comparse  di 
plancton  a  stagione  fissa  si  riducono  sempre  a  semplici 
migrazioni  verticali;  ma  sono  la  risultante  di  migrazioni 
verticali  combinate  con  migrazioni  orizzontali.  E  se 
in  alcuni  casi  non  si  dimostra  o  non  s'indovina  una 
connessione  tra  questo  duplice  moto  e  le  manifesta- 
zioni vitali  della  specie,  per  altri  è  ben  noto  che  il 
viaggio  dal  fondo  alla  superficie  e  dall'alto  mare  alle 
rive  si  compie  attivamente  e  coincide  col  periodo 
riproduttivo.  Esempio  di  singolare  importanza  pratica 
ci  offre  il  Tonno  ;  quando  nell'estate  si  avvicina  alle 
coste  ed  incappa  nelle  tonnare,  il  Pesce  è  in  piena  atti- 
vità riproduttiva;  poscia  si  allontana  e  scompare; 
tutto  fa  credere  che  pel  resto  dell'anno  si  rifugi  in 
alto  mare  ed  in  acque  profonde. 

Havvi  poi  una  terza  maniera  di  migrazione  verti- 
cale, non  meno  importante  delle  altre  due,  che  si  po- 
trebbe definire  migrazione  di  sviluppo.  Essa  consiste 
in  ciò:  molti  animali  si  spostano  verticalmente  a 
seconda  dello  stadio  di  sviluppo  ;  ad  una  determinata 
età  corrisponde  un  determinato  livello.  Non  è  lecito 
il  dare  alcuna  norma  assoluta  a  questo  riguardo, 
poiché  se  in  tesi  generale  si  può  dire  che  i  giovani 


104  Capitolo  quarto 


frequentino  acque  più  superficiali  di  quelle  abitate 
dagli  adulti,  è  anche  vero  che  talune  specie,  dopo 
aver  superate  le  prime  fasi  di  sviluppo  in  acque 
profonde,  raggiungono  la  condizione  adulta  negli 
strati  meglio  illuminati  del  pelago.  Cosi  le  indagini 
del  Lo  Bianco  e  di  altri  ci  hanno  insegnato  che  gli 
stadi  giovanili  di  molti  Pesci  appartenenti  al  planc- 
ton profondo  (come  i  Trachipteridi  e  taluni  Scope - 
lidi)  si  raccolgono  negli  strati  superficiali,  e  lo  stesso 
accade  di  alcuni  piccoli  Crostacei  {Euphausia  fra  gli 
Schizopodi,  Amalopenaeus  fra  i  Decapodi).  Si  può 
dire  che  in  taluni  casi  la  vita  pelagica  non  conosca  bar- 
riere, e  che  un  rimescolio  incessante,  uno  scambio 
continuo  si  compia  tra  la  superficie  e  gli  strati  in- 
termedi del  mare. 

Ma  quali  sono  mai  le  cause  di  tutte  queste  migra- 
zioni ? 


Secondo  la  maggioranza  dei  biologi  moderni,  l'im- 
pulso a  migrare  vien  dato  da  effetti  isolati  o  in  vario 
modo  combinati,  di  sensibilità  organiche  a  vari 
stimoli  estemi,  sensibilità  che  si  manifestano  per  lo 
più  (sopratutto  nelle  larve  e  negli  adulti  meno  elevati 
nella  serie  zoologica)  sotto  forma  di  tropismi.  Una 
breve  definizione  dei  tropismi:  sono  così  chiamate 
quelle  reazioni  per  le  quali  un  essere  vivente  eccitato 
da  uno  stimolo  esterno,  di  natura  fisica  o  chimica, 
si  orienta  o  si  muove  nella  direzione  dello  stimolo  o 
in  direzione  opposta.  Un  animale,  colpito  da  un  fascio 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      105 

di  luce  si  volta  e  poi  si  dirige  verso  la  sorgente  lumi- 
nosa ?  Diciamo  allora  che  è  positivamente  foto- 
tropico, mentre  diremo  che  è  negativamente  fo- 
to tropico  se  si  muovesse  nella  direzione  contraria, 
sempre  ricordando  che  questi  non  sono  mai  termini 
assoluti  perchè  lo  stesso  individuo  che  viene  attratto 
da  una  luce  moderata  può  talvolta  fuggire  da  una  luce 
troppo  intensa.  Notate  poi  che,  indipendentemente 
dai  tropismi,  i  viventi  possono  reagire  con  energia  alle 
variazioni  d'intensità  che  si  verificano  in  certe  con- 
dizioni ambienti  (sensibilità  differenziale  del  Bohn). 

Si  capisce  senz'altro  che  un  Crostaceo  negativa- 
mente fototropico,  il  quale  sta  a  galla  durante  le  ore 
notturne,  discenda  in  strati  piti  profondi  e  più  oscuri 
allorché  sorge  l'alba  ed  il  sole  comincia  ad  illuminare 
la  superfìcie,  ma  come  potrà  mai  questo  tropismo  ne- 
gativo sospingerlo  in  alto  all'avvicinarsi  della  notte? 
La  difficoltà  si  attenua  quando  si  ponga  mente  al 
fatto  che  i  tropismi  non  sono  di  necessità  costanti, 
ma  possono  cambiare  di  senso  con  un  ritmo  determi- 
nato. Come  prima  conferma  scientifica  del  fatto  si 
cita  quella  fornita  a  Napoli  dal  Loeb  e  dal  Groom. 

Sperimentando  sopra  le  piccole  larve  pelagiche  del 
Balanus  perforatus  (Crostaceo  Cirripedo),  questi  au- 
tori riconobbero  com'esse  non  si  mantengano  a  lungo 
positive  verso  la  luce,  ma  presentino  un  certo  ritmo 
corrispondente  all'alternarsi  del  giorno  colla  notte. 
E  il  ritmo  si  rivela  ben  chiaro  in  laboratorio.  Le  larve 
di  Balanus  natanti  in  un  bicchiere,  dopo  aver  subita 
per  qualche  tempo  l'azione  dei  raggi  solari,  di  positive 
che  erano  diventano  negative  e  lasciano  allora  la  pa- 
rete del  recipiente  rivolta  verso  la  luce  per  adunarsi 


106  Capitolo  quarto 


lungo  la  parete  opposta  ;  per  l'appunto  si  osserva  che 
l'ora  alla  quale  si  verifica  l'inversione  del  tropismo 
coincide  con  quella  in  cui,  nelle  condizioni  naturali, 
avrebbe  principio  il  moto  discendente  delle  larve  dalla 
superficie  verso  strati  più  profondi. 

Ma  i  tropismi  non  soltanto  oscillano  per  un  ritmo 
regolare;  si  dimostra  come  stimoli  chimici  e  fisici  di 
varia  natura  possano,  in  un  momento  qualunque, 
invertirne  il  sènso  o  modificarne  l'intensità.  Così  un 
rapido  aumento  di  densità  fa  volgere  verso  la  luce  certi 
animali  che  normalmente  si  orientano  verso  le  pareti 
più  oscure;  l'aumento  dell'anidride  carbonica  disciolta 
nell'acqua  marina  rende  invece  negativo  il  fototropi- 
smo positivo,  mentre  una  diminuzione  nei  due  fattori 
citati  ha  per  effetto  di  accentuare  i  tropismi  normali. 

Fatti  dello  stesso  ordine  si  potrebbero  citare  per 
altre  reazioni  agli  stimoli  esterni;  alla  temperatura, 
alla  salsedine,  alla  pressione,  all'ossigeno,  alle  sostanze 
organiche  disciolte;  tutti  agenti  che  hanno  una  im- 
portanza più  o  meno  grande  nella  biologia  del  plancton. 
Anche  le  co'rrenti  determinano  il  manifestarsi  di  una 
speciale  reazione  detta  reotropismo,  è  noto  che  ta- 
luni Pesci,  sopratutto  negli  stadi  giovanili,  sono  at- 
tratti dall'acqua  in  moto  e  la  percorrono  in  dire- 
zione opposta  al  senso  della  corrente  stessa. 

Da  taluni  si  ammette,  e  talvolta  forse  con  ragione, 
che  certi  modi  complessi  di  reagire,  i  quali  a  tutta 
prima  non  sembrano  potersi  risolvere  in  semplici 
manifestazioni  della  sensibilità  organica,  dipendano 
in  realtà  dal  sommarsi  e  dall' interferire,  in  varia  ma- 
niera, di  parecchie  reazioni  elementari  del  tipo  dei 
tropismi. 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      107 

Quale  risultato  può  trarre  il  talassografo  da  questi 
reperti  della  fisiologia  generale  ì  Egli  può  studiare 
a  suo  agio,  in  un  laboratorio  marino,  come  si  compor- 
tino le  diverse  specie  del  plancton  rispetto  alla  luce, 
alla  temperatura,  alla  densità,  ecc.,  e  metodicamente 
indagare  quali  effetti  produca  sui  loro  tropismi  l'in- 
tervento di  opportune  modificazioni  nelle  proprietà 
fisiche  e  nella  composizione  chimica  dell'acqua  ma- 
rina. Allora,  se  egli  ha  una  buona  conoscenza  del 
plancton  locale,  una  volta  notate  le  condizioni  fisiche 
e  chimiche  del  mare  in  un  dato  momento,  potrà  senza 
tema  di  apparir  presuntuoso,  arrischiare  un  presagio 
sulla  composizione  qualitativa  e  quantitativa  del 
plancton  nello  stesso  momento.  Ma  il  problema  è 
complicato,  e  anche  quando  gli  studi  in  proposito 
saranno  più  profondi  e  più.  completi,  non  è  a  credere 
che  si  debbano  oltrepassare  i  limiti  di  una  j^revisione 
molto  limitata  od  approssimativa. 

Dovete  pensare  infatti  che  non  soltanto  le  cause 
esterne  sono  varie  e  variamente  combinate,  ma  si 
modifica  anche  il  modo  di  reagire  dell'individuo  a 
seconda  delle  sue  condizioni  fisiologiche.  Si  aggiunga 
poi  che  gli  organismi  delicati  del  plancton,  quando 
vengono  pescati  e  mantenuti  per  qualche  tempo  nei 
nostri  laboratori,  possono  trovarsi  in  una  condizione 
fisiologica  anormale  che  non  offre  un  concetto  giusto 
del  loro  modo  di  comportarsi  in  natura. 

Ma  tropismi  e  reazioni 'affini  saranno  veramente  i 
grandi  e  soli  motori  di  questi  viaggi  del  plancton  ? 
Senza  bisogno  di  ricorrere  ai  tropismi  è  lecito  credere 
che  le  correnti  dovute  a  squilibri  di  temperatura  e  di 
salsedine  facciano  discendere  e  risalire  molti  minu- 


108  Capitolo  quarto 


tissimi  organismi  in  via  completamente  passiva,  so- 
pratutto Protozoi  e  Protofìti.  Non  metto  in  dubbio 
che  in  molti  Invertebrati  e  sopratutto  negli  stadi  lar- 
vali l'azione  dei  tropismi  abbia  una  considerevole 
importanza  e  l'esperimento  lo  prova  ogni  giorno.  Ma 
quando  poi  si  tratta  di  animali  in  cui  le  manifesta- 
zioni psichiche  sono  già  relativamente  elevate,  come 
i  Crostacei  superiori,  i  Cefalopodi  ed  i  Pesci,  entrano 
in  campo  attività  più  complesse,  che  si  connettono 
in  niodo  manifesto  alla  difesa  della  specie,  alla  ricerca 
del  nutrimento,  alla  riproduzione  (i).  E  si  hanno  buoni 
motivi  per  credere  che  l'animale  non  si  lasci  sempre 
guidare  ciecamente  dagli  stimoli  esterni  ma  sia  capace, 
entro  certi  limiti,  di  modificare  i  propri  atti  in  seguito 
ad  esperienza  individuale;  tutto  ciò  mi  sembra  scon- 
finare dal  campo  dei  tropismi. 


(*)  Non  crederei  che  rinvocare  i  tropismi  implichi  una  con- 
cezione meccanica  dei  fenom^eni  vitali,  quando  si  ammetta  che 
i  tropismi  sono  reazioni  proprie  degli  organismi  viventi.  E  appli- 
cando la  definizione  di  tropismi  alle  reazioni  più  dirette  e  più 
stereotipe,  debbo  riconoscere  che  non  si  può  tracciare  alcun  li- 
mite ben  netto  fra  i  tropismi  ed  altre  manifestazioni  della  sensi- 
bilità organica,  generalmente  definite  come  atti  riflessi,  istin- 
tivi, ecc. 

Vengono  considerati  i  tropismi  secondo  due  punti  di  vista  fon- 
damentali: 1°  i  tropismi  sono  il  movente;  l'essere  vivo  vien  gui- 
dato dai  suoi  tropismi  (inerenti  alla  natura  chimica  ed  alla  forma 
del  suo  corpo)  nell'iambiente  che  gli  conviene;  2°  i  tropismi  sono 
una  conseguenza;  è  proprietà  di  ogni  essere  vivente  il  contrarre 
abitudini  conformi  ai  bisogni  bell'ambiente  che  lo  circonda; 
l'organismo  si  comporta  in  un  determinato  modo  verso  quel  dato 
agente  fisico  perchè  ciò  è  in  armonia  coi  bisogni  principali  della 
sua  esistenza.  Discutere  a  fondo  il  problema  richiederebbe  pa- 
recchi capitoli.  Forse  (accenno  di  volo  alla  mia  impressione)  • 
movente  e  conseguenza  agiscono  entrambi  ed  interferiscono 
in  vario  modo. 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      109 

Ho  toccato  questo  capitolo  della  fisiologia  generale 
a  proposito  del  plancton,  perchè  sopratutto  nello 
studio  del  plancton  e  nel  problema  delle  migrazioni 
planctoniche  in  particolare  deve  tenerlo  presente  il 
talasaobiologo  ;  ma  è  superfluo  aggiungere  che  le  qui- 
stioni  relative  ai  tropismi  si  ripetono  in  tutto  il 
mondo  organico. 


Ed  ora  che  conosciamo,  nelle  linee  più  generali, 
i  viaggi  degli  esseri  planctonici,  vien  fatto  di  chiedere  : 
sarà  possibile  intravedere  in  questa  mobile  compa- 
gine qualche  ordine  costante  e  preciso  ?  Nel  mondo 
mobile  e  mutevole  per  eccellenza  del  plancton  si  potrà 
determinare  con  qualche  approssimazione  la  quantità 
relativa  dei  viventi  nei  diversi  mari,  nei  diversi  strati, 
nei  diversi  x>eriodi  di  tempo  ì 

È  ovvio  che  il  concetto  di  quantità  s'impone  a 
chiunque  voglia  raggiungere  un  certo  grado  di  preci- 
sione in  siffatto  ordine  di  ricerche.  Per  citare  un  esem- 
pio concreto,  non  basta  oggi  al  biologo  l'affermare 
che  il  tale  Crostaceo  comparisca  alla  superfìcie  del  mare 
in  tal  mese  o  in  tal  giorno,  ma  siccome  il  grosso  del- 
l'esercito è  preceduto  da  un'avanguardia  e  lascia 
dietro  di  sé  un  codazzo  di  ritardatari,  importa  cono- 
scere quando  il  numero  degli  individui  abbia  raggiunto 
il  suo  maximum. 

Così  se  poniamo  mente  al  numero  relativo  degli 
organismi  viventi  fra  due  acque,  in  un  dato  momento, 
troveremo  che  a  un  certo  livello  questo  numero  è  mas- 


110  Capitolo  quarto 


Simo  ;  al  disopra  ed  al  disotto  va  gradatamente  dimi- 
nuendo. In  altre  parole,  per  conoscere  quando  e  dove 
si  presentano  i  massimi  ed  i  minimi,  come  procedano 
gli  aumenti  e  le  diminuzioni,  è  necessario  una  vera  e 
propria  statisticadelplancton;  allora  la  comparsa 
giornaliera  od  annuale  di  una  specie,  la  sua  distribu- 
zione verticale  ed  altri  dati  consimili  si  lasciano  tra- 
durre in  altrettante  curve,  nelle  quali  il  vertice  segna 
il  numero  massimo  degli  individui.  Si  potrebbe  ammet- 
tere che  un  tal  massimo  coincida  coll'insieme  di  con- 
dizioni fìsiche  più  favorevoli  alla  specie  (optimum 
fisiologico),  tuttavia  non  crederei  sempre  accettabile 
questa  norma,  perchè  il  prosperare  di  una  specie  non 
dipende  soltanto  da  fortunate  condizioni  d'ambiente, 
ma  anche  da  cause  intrinseche  le  quali  non  lascian 
riconoscere  alcun  legame  immediato  coll'ambiente 
stesso. 

Ma  chi  si  prende  la  briga  di  contare  il  plancton  ? 
Sappiate  adunque  che  questi  lavori  statistici  appar- 
tengono oggi  al  programma  giornaliero  di  molti  isti- 
tuti marini  e  lacustri.  Con  una  pazienza  degna  di  cer- 
tosini, e  con  metodi  simili  a  quelli  usati  dai  medici 
e  dai  patologi  per  numerare  i  globuli  rossi  del  sangue, 
tecnici  all'uopo  addestrati  contano  il  numero  comples- 
sivo degli  organismi  contenuti  in  un  dato  volume  d'ac- 
qua marina  e  molte  volte  il  computo  viene  eseguito 
separatamente  per  ciascuna  delle  specie  rappresentate 
nel  saggio,  od  almeno  per  le  dominanti.  Quando  una 
statistica  così  combinata  proceda  di  pari  passo  con 
indagini  precise  sulla  temperatura,  sulla  salsedine; 
sulle  vicende  delle  correnti,  ognuno  capisce  come  si 
possano  conseguire  indicazioni  preziose  intorno  alle 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      111 

relazioni  che  intercedono  tra  gli  agenti  fisici  e  la  com- 
pagine del  plancton  marino.  Tuttavia  la  ricchezza 
grande  del  mondo  fluttuante,  la  rapidità  dei  suoi  mo- 
vimenti ed  altre  cause  rendono  il  problema  assai  in- 
tricato. Per  ottenere  risultati  importanti  occorrono 
indagini  ripetute  per  lunghi  anni  ed  intervalli  bre- 
vissimi nello  stesso  luogo  e  a  varie  profondità,  sa- 
pientemente coordinate  ad  altre  compiute  in  luoghi 
ed  in  mari  diversi.  Ma  a  che  cosa  non  si  giunge  colla 
perseveranza  ? 

E  la  superiorità  conquistata  dagli  oceanografi  nor- 
vegesi, danesi  e  tedeschi  consiste  appunto  in  una 
dose  fenomenale  di  i)erseveranza,  posta  al  servizio 
di  metodi  rigorosi  e  di  un'organizzazione  ben  disci 
plinata. 

Molti  però  sostengono  che  la  fatica  non  sia  propor- 
zionata al  risultato  e  sembra  dar  loro  ragione  il  fatto 
che  certi  metodi  più  minuziosi  e  faticosi  di  statistica 
planctonica  sono  oggi  un  po'  meno  in  auge  di  prima. 
Le  ricerche  future  decideranno;  intanto  vale  la  pena 
di  ricordare  alcune  interessanti  conclusioni,  a  raggimi - 
gere  le  quali  hanno  contribuito,  in  parte  più  o  meno 
grande,  i  metodi  or  ora  accennati. 

Per  quanto  concerne  la  ricchezza  relativa  del  plan- 
cton, è  noto  oggidì  come  il  plancton  dei  mari  freddi 
superi  per  quantità  quello  dei  mari  caldi.  Ciò  sembra 
a  tutta  prima  un  paradosso  biologico,  perchè  siamo 
abituati  a  pensare  che  dalle  temperature  elevate 
tragga  maggiore  rigoglio  la  vita,  eppure  il  fatto  è  stato 
più  volte  confermato. 

Ma  se  vogliamo  spiegarlo,  la  faccenda  si  complica. 
Credo  inutile  lo  intrattenervi  sulle  molte  ipotesi  prò- 


Il2  Capitolo  quarto 


poste  a  tal  fine  da  biologi  e  da  oceanografi.  Ricorderò 
soltanto  come  trovi  oggi  molto  favore  la  teoria  del 
Natlianson,  che  attribuisce  la  maggiore  ricchezza  del 
plancton  circumpolare  alla  più  attiva  circolazione 
verticale  che  si  verifica  in  quelle  regioni.  Per  effetto 
di  questa  circolazione  le  correnti  ascendenti  riportano 
negli  strati  superiori  una  quantità  di  detriti  organici 
che  altrimenti  cadrebbero  sul  fondo  e  in  tal  modo 
permettono  una  nutrizione  molto  più  intensiva  del 
plancton  che  abita  la  zona  illuminata.  Reputo  vi  sia 
qualche  cosa  di  vero  anche  in  un'altra  ipotesi  (Loeb), 
che  farebbe  tutto  dipendere  dalla  lunghezza  relativa 
del  ciclo  vitale;  nelle  acque  più  fredde  il  ricambio  si 
compie  più  lentamente  e  quindi  il  ciclo  vitale  dura  di 
più;  in  conseguenza  di  questo  fatto  generazioni  suc- 
cessive della  medesima  schiatta  possono  coesistere 
nei  mari  freddi  in  numero  assai  maggiore  di  quanto 
non  avvenga  nei  mari  caldi. 

Volendo  accennare  alla  distribuzione  degli  orga- 
nismi pelagici  alla  superfìcie  del  globo,  bisogna  an- 
zitutto fare  una  distinzione.  Le  larve  di  organismi 
litorali  che  appartengono  temporaneamente  al  planc- 
ton hanno  una  distribuzione  che  si  connette  a  quella 
degli  adulti  bentonici  da  cui  derivano.  Per  contro  gli 
organismi  che  vivono  pelagici  per  tutta  la  vita  ma- 
nifestano spesso  una  diffusione  assai  più  ampia  e  que- 
sto si  poteva  prevedere,  dato  (oltre  ad  altre  ragioni) 
il  facile  trasporto  per  mezzo  delle  correnti  e  date  le 
condizioni  fìsiche  la  quali  si  mantengono  pressoché 
uniformi  in  plaghe  molto  vaste  di  Oceano.  Dal  punto 
di  vista  della  distribuzione  orizzontale  l'Ortmann  di- 
stingue   il    dominio    pelagico   in   tre  grandi  regioni, 


Uno  cguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      113 

l'artica,  l'antartica,  l'atlantica  e  la  indopacifica.  Nu- 
merosi organismi  planctonici  euritermi  varcano  iconfìni 
di  tali  regioni  e  meritano  il  nome  di  cosmopoliti,  altri 
sono  limitati  ad  una  sola  regione  ;  altri  ancora  non  si 
lasciano  raggruppare  in  altro  modo  che  in  specie 
d'acque  calde  ed  in  specie  d'acque  fredde.  Così  i  Mol- 
luschi eteropodi  appartenenti  alla  famiglia  Atlantidae 
sono  pressoché  esclusivi  alle  acque  calde  e  di  14  specie 
descritte  3  sono  esclusive  alla  regione  indopacifìca; 
11   comuni   alla   indopacifìca  ed  all'atlantica. 

Una  differenza  piìi  o  meno  spiccata  si  nota  fra  il 
plancton  che  vive  in  vicinanza  immediata  delle  coste  o 
plancton  n  eriti  co, e  quello  che  si  trova  piìi  al  largo 
o  plancton  d'alto  mare.  Quello  è  generalmente 
più  ricco  di  questo  perchè  contiene  una  larga  propor- 
zione di  organismi,  i  quali  appartengono  al  dominio 
pelagico  soltanto  in  via  temporanea.  La  vita  plancto- 
nica è  per  essi  un  periodo  giovanile  di  rapido  accre- 
scimento, soventi  volte  anche  di  rapide  e  radicali  tra- 
sformazioni, finito  il  quale  discendono  al  fondo  ed 
assumono  l'esistenza  bentonica  defìnitiva.  Le  grazio - 
sissime  larve  di  Crostacei,  di  Molluschi,  di  Vermi, 
che  aggiungono  tanta  attrattiva  al  nostro  plancton 
costiero,  hanno  sciamato  sul  fondo  marino;  e  al  fondo 
torneranno,  per  maturarvi  gli  organi  della  riproduzione, 
quelle  che  han  potuto  sfuggire  ai  carnivori  voraci  del 
pelago.  Per  contro  il  plancton  d'alto  mare  è  costituito 
quasi  unicamente  da  organismi  che  nell'ambiente  pe- 
lagico trascorrono  tutta  intera  l'esistenza.  E  i  limiti 
fra  i  due  tipi  planctonici  ?  Non  è  possibile  tracciarne 
perchè  i  venti  e  le  córrenti  non  lo  consentono  ;  l'espe- 
rienza insegna  tuttavia  che,  in  tesi  generale,  le  larve 
8.  -  R.  IssKL. 


114  Capitolo  quarto 


neritiche  non  vengon  trascinate  lungi  dalle  coste  più 
di  qualche  centinaio  di  miglia.  Secondo  il  Lobianco 
le  larve  dei  Pesci  litorali  nel  senso  piti  stretto  (come  i 
Sarghi,  i  Paraghi,  le  Scorpene)  si  trovano  nel  plan- 
cton sino  a  15  km.  e  più  dalla  costa. 

Alcune  specie  durevolmente  planctoniche  non  so- 
gliono allontanarsi  dalle  coste,  mentre  altre  son  pro- 
prie dell'alto  mare  ed  altre  ancora  si  trovano  indiffe- 
rentemente in  acque  costiere  ed  Oceaniche.  La  grande 
Medusa  Bhizostoma  pulmo  fra  gli  animali,  molte  specie 
di  Diatomee  planctoniche  fra  i  vegetali  sono  neritiche  ; 
le  Yelelle  e  le  Jantine  vivono  normalmente  in  alto 
mare. 

Durante  l'inverno,  per  effetto  delle  migrazioni  pe- 
riodiche, molte  specie  d'  alto  mare  fanno  la  loro  com- 
parsa nelle  correnti  litorali.  Già  si  sono  compilati 
speciali  calendari  del  plancton  colla  scorta  dei 
quali  si  possono  prevedere  lo  scomparire  ed  il  compa- 
rire periodico  di  questa  o  di  quest'altra  specie;  na- 
turalmente il  calendario  non  acquista  tutto  il  suo 
valore  se  non  è  frutto  di  osservazioni  precise  e  se- 
guitate per  molti  anni.  Quando  si  tratta  di  uova  e 
di  larve  la  loro  apparizione  dipende  naturalmente 
dall'epoca  in  cui  l'adulto  si  riproduce. 

Per  citare  qualche  esempio  concreto,  i  Radiolari 
appartenenti  all'ordine  degli  Acantari  si  trovano 
nelle  acque  di  Quarto  dei  Mille  per  quasi  tutto  l'anno^ 
mentre  le  belle  specie  dei  Feodari  e  degli  Spumellari 
solitari  non  compariscono  che  d'autunno  e  d'inverno 
e  le  colonie  gelatinose  degli  Spumellari  coloiiiali  (Col- 
lidi) son  proprie  dei  mesi  temperati  e  caldi.  Nella 
schiera  delle  larve  pelagiche  gli  Ofioplutei  (larve  di 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       115 

Ofìuroidi)  si  vedono  in  tutte  le  stagioni,  mentre  le 
Auricularie  (larve  di  Oloturoidi)  mancano  costante- 
mente nei  mesi  estivi. 

Le  statistiche  dimostrano  che  per  molte  specie  ani- 
mali del  plancton  si  verifica  un  solo  massimo  annuale  ; 
per  altre  (ricordo  ad  es.  certe  Diatomee)  si  nota  in- 
vece un  aumento  progressivo  di  individui  due  volte 
all'anno,  di  guisa  che  la  curva  di  frequenza  presenta 
due  vertici  in  luogo  di  uno. 

Biologi  di  varie  nazioni  hanno  investigato  la  distri- 
buzione del  plancton  a  seconda  delle  profondità,  me- 
diante speciali  reti  che  si  possono  chiudere  a  deter- 
minati livelli;  i  risultati  ottenuti  sono  assai  istruttivi 
e  si  conseguono  con  relativa  facilità  per  quegli  orga- 
nismi di  piccole  dimensioni  che  non  hanno  movimenti 
attivi.  Dimostra  infatti  la  pratica  come  questi  siano 
distribuiti  uniformemente  nelle  acque  marine 
finché  sussistono  determinate  condizioni  fìsiche;  di- 
modoché un  conteggio  di  plancton  eseguito  sopra 
pochi  litri  d'acqua  atlantica  in  un  dato  punto,  vale, 
e  un  dipresso,  per  tutti  gli  altri  saggi  che  si  prele- 
vassero alla  stessa  profondità  in  punti  assai  lontani 
della  medesima  zona. 

Secondo  le  ultime  ricerche,  la  massa  del  plancton 
vegetale  si  può  ritenere  praticamente  limitata  ai 
primi  duecento  metri.  Le  ricerche  dell' Hjort  nell'A- 
tlantico concordano  con  quelle  eseguite  dal  Lohmann 
nel  Mediterraneo  circa  il  maximum  di  vita  vegetale 
che  si  troverebbe  compreso  fra  40  e  60  metri  di  pro- 
fondità. Pili  in  basso  la  quantità  di  fitoplancton  di- 
minuisce rapidamente;  a  75  metri  di  fondo  si  riduce 
a  circa  la  metà  della  cifra  corrispondente;  a  100  m. 
non  v'ha  più  che  un  quinto  di  questa  cifra. 


116  Capitolo  quarto 


Tuttavia  lo  Schiller  nelle  sue  recentissime  investi- 
gazioni adriatiche  trovò  Diatomee  sino  a  250  metri 
di  fondo  e  l'esistenza  di  un  plancton  vegetale,  per 
quanto  estremamente  diradato,  fu  verificata  anche 
a  profondità  assai  più  rilevanti;  sino  ad  oltre  400  m. 
x\lla  distribuzione  verticale  del  fìtoplancton  le  sta- 
gioni recano  continui  cambiamenti:  nelle  nostre  acque 
esso  tende  a  concentrarsi  in  una  zona  poco  profonda 
durante  la  stagione  fredda  e  di  sparpagliarsi  poi,  du- 
rante i  mesi  estivi,  lungo  una  distanza  verticale  assai 
maggiore.  Per  quanto  concerne  i  Bacteri,  pare  se  ne 
trovino  tanto  negli  strati  superficiali  quanto  nei 
profondi. 

Più  ardue  sono  le  indagini  relative  al  plancton  ani- 
male, sia  per  le  cospicue  dimensioni,  sia  per  la  grande 
mobilità  di  alcuni  suoi  rappresentanti.  Mi  riferirò 
sopratutto  agli  studi  compiuti  dal  Lobianco  nel  golfo 
di  Napoli  e  ricorderò  come  taluni  animali  si  raccol- 
gano indift'erentemente  alla  superficie  ed  in  acque 
profonde  sino  a  quote  rilevanti:  così  il  Foraminifero 
Glohigerina  hulloides,  già  citato  a  proposito  dei  fondi 
marini,  ed  il  Sifonoforo  Diphyes  sieboldi  vennero  ri- 
conosciuti ai  più  diversi  livelli  dalla  superficie  sino 
alle  profondità  rispettive  di  1200  e  1500  metri.  Per 
contro  la  maggioranza  degli  organismi  pelagici  è 
limitata  a  certe  condizioni  batimetriche  che  inda- 
gini accurate  e  ripetute  permettono  di  determinare 
con  una  certa  approssimazione. 

11  Lobianco  distingue  tre  comunità  planctoniche: 

1*  Un  plancton  di  zona  luminosa  (o  phaoplan- 

cton)  che  abita  la  zona  superiore  del  pelago  sino  ad 

una  trentina  di  metri  di  profondità.   Sono  tipici  per 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton       117 

questo  plancton  i  Radiolari  coloniali  dei  generi  Col 
lozum  e  Gollosphaera,  le  Velelle,  le  Pelagie,  molti 
Copepodi,  numerose  larve  di  animali  bentonici,  eco 
Le  specie  di  questa  zona  hanno  generalmente  dimen 
sioni  più.  piccole  delle  loro  congeneri  di  acque  profonde 
2»  Un  plancton  di  zona  d'ombra  (o  knepho 
plancton),  abitatore  della  zona  scarsamente  illuminata 
che  da  una  trentina  di  metri  scende  sino  a  500  m,  circa 
Fra  gli   organismi   caratteristici  si  possono  citare  il 


"X 


Fig.  18. 
Medusa  della  zona  d'ombra:  Bhopaloncnia  velalitm  Ggb;  ><  2. 
Dal  Lo  Bianco,  1903,  modific. 


Bhopàlonema  velaturn  (fig.  18)  fra  le  Meduse,  le  ele- 
gantissime larve  di  Solenocera  siphonocera  fra  i  Cro- 
stacei, le  Atlanta  e  le  Hyalea  fra  i  Molluschi,  molte 
larve  pelagiche  i  cui  adulti  vivono  bentonici  a  consi- 
derevoli profondità,  ecc.  Anche  l'Hjort  distingue  per 
l'Atlantico  una  zona  pelagica  intermedia  che  giunge 
sino  a  500  m.,  ma  la  fa  cominciare  alquanto  più  in 
basso  (150  m.)  o  la  considera  come  tipica  dimora  dei 
Pesci  a  corpo  argentino,  a  differenza  della  superiore, 
la  quale  alberila  di  preferenza  specie  diafane,  incolore, 
oppure  colorate  in  azzurro. 


118  Capitolo  quarto 


3*  Un  plancton  di  zona  oscura  (o  skotoplancton), 
che  vive  al  disotto  di  500  m.  Tanto  nel  Mediterraneo 
quanto  nell'Atlantico  sono  peculiari  a  questa  fauna 
(e  parlo  soltanto  di  fauna  perchè  la  flora  è  scomparsa) 
Pesciolini  dalle  tinte  brune  e  nere  e  Crostacei  dalla 
vivace  livrea  scarlatta.  Fra  le  specie  Mediterranee 
peculiari  a  questa  zona  ricorderò  la  Medusa  Peri- 
phylla  dodecahostricha,  parecchi  Crostacei  Schizopodi, 
tra  i  quali  il  Meganyctiphanes  norvegica,  parecchi  pe- 
sciolini dalle  forme  allungate,  dalla  grande  bocca  ar- 
mata di  denti  lunghi  e  sottili  e  dal  corpo  costellato 
di  organi  luminosi  (gen.  3Iyctophum,  Gyclothone,  ecc.). 

Io  mi  riferirò  spesso  ad  una  classificazione  più  sem- 
plice degli  esseri  pelagici,  chiamando  epipelagiche 
la  fauna  e  la  flora  che  abitano  i  due  livelli  superiori  del 
Lobianco  e  la  regione  che  le  accoglie  ;  batipelagiche 
la  fauna  e  la  regione  al  disotto  dei  500  m.  Non  bisogna 
dimenticare  che  suddivisioni  di  questa  natura  hanno 
soltanto  un  valore  molto  relativo  e  molto  approssi- 
mativo. L'ora,  la  stagione,  la  località,  il  concorso  di 
svariate  circostanze  possono  modificarne  più  o  meno 
profondamente  il  -significato.  Membri  numerosi  del 
plancton  d'ombra  risalgono  durante  la  notte  alla  su- 
perficie, mentre  animali  della  zona  oscura  s'innalzano 
fino  alla  zona  d'ombra  e  talvolta  risalgono  a  galla. 
Già  si  è  ricordato  come  talune  specie  del  plancton 
profondo  abbiano  uova  a  larve  galleggianti  negli 
strati  superiori  ;  aggiungeremo  qui  che  tale  circostanza 
favorisce  la  diffusione  della  specie,  poiché  nelle  acque 
superficiali  si  manifesta  più  ener^j^ica  l'iizione  delle 
correnti. 

Le  profondità  del  Mediterraneo  superiori  a  1500  m. 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      119 

non  sono  ancora  esplorate,  in  modo  sistematico,  dal 
punto  di  vista  del  plancton.  Un  poco  meglio  cono- 
sciuti sono  gli  Oceani,  dove  reti  calate  verticalmente 
e  suscettibili  di  chiudersi  al  momento  voluto,  oppure 
rimorchiate  orizzontalmente  e  nello  stesso  tempo  a 
livelli  diversi,  han  permesso  di  verificare  che  una 
fauna  pelagica,  sebbene  oltremodo  diradata,  vive 
ancora  a  profondità  comprese  tra  4500  e  5000 
metri  e  forse  anche  più  in  basso.  Secondo  l'Hacker 
si  possono  distinguere  nei  mari  caldi  parecchie  zone 
batimetriche,  ciascuna  contraddistinta  da  uno  spe- 
ciale gruppo  di  Kadiolari;  la  più  profonda  di  esse, 
cioè  la  zona  delle  Pharyngella,  si  estende  appunto  da 
1500  m.  a  5000  m. 

Nella  fauna  come  nella  flora,  la  distribuzione  verti- 
cale degli  individui  non  si  manifesta  regolare.  È  fre- 
quente il  caso  in  cui  il  massimo  numero  degli  indivi- 
dui si  verifica  in  uno  strato  intermedio,  poco  al  di- 
sotto del  limite  superiore,  mentre  pochissimi  esem- 
plari, in  proporzione  pressoché  costante,  si  continuano 
a  trovare  fino  a  grandissima  profondità.  Così  durante 
la  spedizione  del  «  Michael S ars»  nell'Atlantico,  l'Hjort 
non  trovò  alcun  individuo  di  J.rgri/ro^e?ectts  hemygimnus 
al  disopra  di  150  metri,  ne  contò  62  fre  150  e  300  m., 
ben  203  (il  massimo)  fra  300  e  500  m.;  soltanto  21 
fra  500  e  2000  m. 


Paragonabile   a   quella   che  si   compie   sulla   terra 
emersa,  ma  molto  più  grandiosa  nel  suo  complesso,  è 


120  Capitolo  quarto 


la  circolazione  di  vita  che  si  produce  in  seno  alle  acque 
marine  per  opera  del  plancton. 

Il  primo  anello  della  catena  alimentare  è  formato 
dalle  Alghe  microscopiche,  Diatomee,  Peridinee,  Coc- 
colitoforidee,  che  abitano  gli  strati  superiori  dell'O- 
ceano. Queste  Alghe  fabbricano  il  proprio  corpo  col- 
l'anidride  carbonica,  coi  sali  disciolti  e  coll'acqua  e 
debbono  quindi  considerarsi  come  le  grandi  produt- 
trici di  nutrimento.  A  capo  della  schiera  innumerevole 
dei  consumatori,  che  richiedono  sostanza  organica 
già  bell'e  formata,  stanno  i  più  minuscoli  animali  del 
plancton  e  sopratutto  i  Copepodi,  che  rappresentano 
sempre  una  parte  cospicua  nel  mondo  pelagico  di 
ogni  zona  e  d'ogni  mare.  Kisulta  infatti  da  replicate 
osservazioni  che  il  tubo  digerente  dei  Copepodi  con- 
tiene sopratutto  Alghe  dei  tre  gruppi  dianzi  citati; 
queste  vengono  però  ingerite  in  larga  misura  dalle 
Appendicolarie,  dalle  Balpe  e  da  altri  membri  delle 
comunità  pelagiche.  I  carnivori  grandi  e  medi  fanno 
strage  del  piccolo  plancton,  o  trangugiandolo  a  sorsi 
senza  alcuna  scelta,  o  dando  la  caccia  separata  a  par- 
ticolari componenti. 

Non  è  a  credere  tuttavia  che  le  dimensioni  siano 
sempre  un  criterio  giusto  per  decidere  delle  relazioni 
tra  divoranti  e  divorati.  Sappiamo  che  alcuni  carnivori 
assalgono  ed  ingoiano  in  un  solo  boccone  prede  talvolta 
pili  grosse  di  loro;  Sagitte  di  pochi  millimetri  abboc- 
cano grossi  Copepodi  ;  il  Ctenoforo  Eucharis  multicornis 
vien  talvolta  divorato  da  Una  specie  piti  piccola  della 
medesima  classe:  la  Beroe  Forékali  Chun.  fSopratutto 
nelle  zone  profonde  sembra  dififuj^a  nel  plancton  l'atti- 
tudine a  sopportare  lunghi  digiuni,  interrotti  da  pasti 


Uno  sguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      121 

pantagruelici;  è  un  adattamento  alla  fauna  diradata 
di  quelle  regioni.  Così  certi  Pesci  batipelagici,  mercè 
la  bocca  dilatabile  e  la  elasticità  non  comune  dello 
stomaco  e  delle  pareti  ventrali,  deglutiscono  in  un 
solo  boccone  altri  Pesci  più  voluminosi  e  lo  stomaco, 
rigonfio  e  disteso  dalla  preda  ingerita,  forma  un  gran 
sacco  alla  parte  ventrale  del  corpo  (fig.  19).  Per  contro 


■.\ 


Fig.  19. 
Chiasmodus  niger  Johns. ,  leggerm,  ingrandito.  Attraverso  alio 
stomaco  ed  alle  pareti  ventrali  del  corpo,  enormemente  ri- 
gonfi e  resi  trasparenti  dalla  distensione,  si  scorge  un  esem- 
plare, molto  più  grande,  della-  stessa  specie  inghiottito  in 
un  solo  boccone.  Dal  Murray  -  Hyort,   1912. 


il  corpo  immane  delle  Balene  e  delle  Balenottere  si 
pasce  di  organismi  assai  minuti;  infatti  la  bocca  di 
questi  Cetacei,  colle  fìtta  serie  di  lamine  cornee,  ric- 
camente fraiigiiiie  (i  fanoni)  che  guarnisce  il  palato, 
funziona  da  filtro  e  non  lascia  passare  clie  Molluschi 
Pteropodi,  piccoli  (-rostacei  ed  altri  organismi  di  mo- 
destissima mole. 


122  Capitolo  quarto 


In  questi  ultimi  tempi  hanno  sollevato  lunghe  di- 
scussioni le  idee  del  Piitter  sul  problema  dell'ali- 
mento nel  mare.  Il  Piitter  afferma  che  la  quantità  di 
carbonio  e  di  azoto  necessaria  per  l'alimentazione  degli 
animali  marini  può  essere  fornita  soltanto  in  piccola 
parte  dal  plancton.  Il  resto  si  trova  nelle  acque  marine 
sotto  forma  di  composti  organici  disciolti  e  proviene 
dal  ricambio  materiale  degli  organismi  in  genere,  ma 
sopratutto  delle  Alghe  e  dei  Bacteri.  Prova  ne  sia  che 
molti  animali  del  plancton  si  raccolgono  di  regola  col 
tubo  digerente  vuoto.  In  altre  parole  le  acque  marine 
funzionerebbero  come  ima  soluzione  nutritizia. 

Che  la  vita  di  taluni  esseri  marini  possa  trar  pro- 
fìtto  da  una  tal  maniera  di  alimentazione  è  verosimile, 
ma  indagini  recenti  tendono  ad  escludere  che  il  pro- 
cesso sia  d'importanza  cosi  grande  e  generale  come 
il  Pùtter  ammette.  Giova  riflettere  sopratutto  a  que- 
sto: seilplancton  è  insufficiente  ai  bisogni  della  fauna, 
i  detriti  delle  Alghe  e  delle  Fanerogame  bentoniche 
costituiscono  un'altra  fonte  importantissima  di  nu- 
trimento, della  quale  bisogna  tener  conto. 

Il  plancton  ha  speciale  importanza  per  le  nostre 
genti  marinare,  che  delle  specie  pelagiche  (Tonno, 
Pesce-spada,  Acciuga,  Sardina)  fanno  le  sole  pesche 
veramente  rimuneratrici. 

Né  il  valore  alimentare  del  plancton  si  limita  al- 
l'ambiente pelagico.  Pesci  litorali  si  cibano  talvolta 
di  plancton;  così  ho  potuto  verificare  che  giovani 
Pagellus  centrodontus,  pescati  fra  gli  scogli  di  Porto- 
fino, si  rimpinzano  di  plancton  e  sopratutto  di  Creseis 
(Pteropodi)  mentre  le  altre  specie  della  scogliera  che 
s'imbrancano  coi  Pagellus  danno  la  caccia  esclusiva- 
mente a  Crostacei,  ad  Anellidi  ed  a  Molluschi  costieri. 


Uno  aguardo  generale  alla  biologia  del  plancton      123 

Mentre  gli  Invertebrati  ed  i  Pesci  bentonici  fanno 
largo  uso  delle  spoglie  di  plancton  cadenti  dall'alto, 
è  noto  ohe  gli  Uccelli  marini,  se  insidiano  attivamente 
i  Pesci,  non  disdegnano  le  Salpe,  le  Velelle  ad  altri 
organismi  galleggianti.  Nel  guano  d'America,  concime 
assai  pregiato,  che  risulta  sopratutto  di  escrementi 
d'Uccelli,  si  possono  distinguere  e  classificare  al  mi- 
croscopio gusci  di  Diatomee  pelagiche,  prima  man- 
giate da  qualche  aninlale  planctonico,  poi  giunte  con 
questo  nello  stomaco  del  pennuto. 


BIBLIOGRAFIA 

Delage  Y.-Herouard  E.,  Tratte  de  Zoologie  concrète  (in  5  vo- 
lumi). Paris,  Reinwald,  1896-1903. 

JouBiN  L.,  op.  cit.  (vedi  bibliografia,  cap.  I). 

Lo  Bianco  S.,  Le  pesche  abissali  eseguite  da  F.  A.  Krupp  col 
Yacht  «  Puritan  »  nelle  adiacenze  di  Capri  ed  in  altre  località 
del  Mediterraneo.  «Mittheil.  an  d.  Zoolog.  Station  zu  Neapel». 
Bd.  16,  1903. 

—  Notizie  biologiche  riguardanti  specialmente  il  periodo  di  ma- 

turità sessuale  degli  animali  del  golfo  di  Napoli.  «  Mittheil. 

a.  d.  Zoolog.  Station  zu  Neapel  »,  Bd.  19,  1909. 
Loeb  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  II). 
Mazzarelli  G.,  Oli  animali  abissali  e  le  correnti  sottomarine  dello 

stretto  di  Messina.  «  Rivista  mens.  di  Pesca  e  Idrobiologia  », 

anno  4°,  1909. 
Murray  J.-Hjort  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  II). 
Ortmann  a.  e.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 
Pubtter  a.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 
Steuer    a.,     Planktonkunde.     Leipzig-Berlin,     Teubner,     1910 

(Esteso  trattato  del  plancton  con  ricchissima  bibliografia), 

—  Einige  Ergebnisse  der  VII  Terminfahrt  S.  M.  S.  Najade  in 

Sommer  1912  in  der  Adria.  «  Internat.  Rev.  d.  ges.  Hydro- 
biologie  u.  Hydrographie  »,  Bd.  5-6,  1913. 


CAPITOLO  V 

Breve  Illustrazione 
di   alcuni   organismi   planctonici 


I.  Invertebrati. 


Sommario:  Protozoi,  Celenterati  e  Ctenofori.  —  Echinodermi, 
Vermi  e  Molluschi;  fotofori  dei  Cefalopodi.  —  Crostacei 
e  Tunicati. 


Illustrare  tutti  gli  animali  del  plancton  significhe- 
rebbe passare  in  rassegna  tutta  la  fauna  marina.  An- 
zitutto quasi  ogni  classe  ed  ogni  ordine  di  animali 
marini  comprende  specie  che  appartengono  al  plan- 
cton, almeno  nel  periodo  giovanile.  Inoltre  vi  sono 
gruppi  zoologici  importanti,  composti  per  intero  di 
esseri  pelagici  per  tutta  l'esistenza.  Sono  questi  i 
Radiolari  fra  i  Protozoi,  i  Sifonofori  e  le  Scifomeduse 
fra  i  Celenterati,  i  Ctenofori,  gli  Eteropodi  ed  i  Pte- 
j*opodi  fra  i  Molluschi;  i  Chetognati;  le  Appendicolarie 
e  le  Salpe  fra  i  Tunicati. 

Finalmente  in  molti  ordini  bentonici  si  trova  qual- 
che famiglia  od  anche  soltanto  quah-he  genere  iso- 
lato con  abitudini  pelagiche.  Così  i  tardi  e  corazzati 
Echinodermi  sono  caratteristici  per  la  ^'ila  di  fonde», 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     125 

eppure  una  Oloturia,  ben  diversa,  nella  linea  esteriore, 
dalle  Oloturie  che  strisciano  nella  melma,  venne,  or 
non  è  molto,  scoperta  nel  plancton  profondo  degli 
Oceani^  unica  eccezione  in  tutto  il  tix^o  (gen.  Pelago - 
thuria). 


Fig,20. 
Forami  nifero  :  Glohigevina  bulloides   d'Ovb. 
Quarto  dei  Mille. 


X  240.  Originale 


\Ji\  lavoro  d'insieme  od  una  serie  di  monografie, 
dove  fossero  descritte  e  figurate  le  specie  nostrane  del 
plancton,  sarebbe  opera  d'inestimabile  utilità  e  i  bio- 
logi si  augurano  di  veder  presto  iniziato  nel  Mediter- 
raneo quel  che  è  fatto  compiuto  pei  mari  Nordici. 

Intanto   ihoi  dobbiamo  limitarci  ad  una  rassegna 


126 


Capitolo  quinto 


molto  rapida,  soffermandoci  ad  osservare  qua  e  là 
alcune  specie  prescelte  fra  le  piti  interessanti  e  fra 
quelle  che  più  facilmente  si  raccolgono  poco  lungi 
dalla  costa. 

Pochi  Foraminiferi  menano  vita  pelagica;  i  più  co- 
muni e  caratteristici  sono  la  Glohigerina  bulloides 
(fìg.   20)  d'Orb.,  il  cui  guscio  calcareo  è  munito  di 


Fig.  21. 
Poraminifero  :    Orhulina   universa    d  '  Orb, 
Quarto  dei  Mille. 


40  ;    Originale, 


lunghi  prolungamenti  rigidi,  e  la  Orhulina  universa 
(fìg.  21),  che  si  può  paragonare  ad  una  Globigerina 
racchiusa  in  un  guscio  sferico  o  sferoidale. 

Soventi  volte  nella  stagione  calda  e  temperata  ac- 
cade di  vedere  la  superfìcie  del  mare  coperta  da  mi- 
riadi di  cilindretti  trasparenti   di  variabile  lunghezza 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     127 

o  di  sferette  poco  più  grosse  di  un  pisello.  Ognuno  di 
quei  corpiccioli  non  è  un  animale,  ma  una  massa  di 
gelatina  che  alberga  una  colonia  di  animali:  di  Pro- 
tozoi appartenenti  all'ordine  dei  Radiolari.  I  corpi 
sferici,  che  un  modestissimo  ingrandimento  del  mi- 
croscopio ci  mostra  disseminati  a  regolari  intervalli 
nella  gelatina,  sono  appunto  i  membri  di  tali  colo- 
nie, classificate  dai  sistematici  nei  generi  Sphaerozoum, 


Pig.  22. 

Radiolario  spumellario  :  Chromyomma  perspictiiini  Haeck. 
Originale;  dia.  della  Sig.na  E.  Rezzo.  Quarto  dei  Mille. 

Gollozoum,  Collosphaera,  ecc.  In  questi  Radiolari  lo 
scheletro  siliceo,  caratteristico  del  gruppo,  è  poco  svi- 
luppato e  relativamente  semplice.  Osservati  a  forte 
mgrandimento,  si  mostrano  cosparsi  di  puntini  gialli. 
Malgrado  l'opinione  di  recenti  autori  che  riterrebbero 
questi  corpi  gialli  connessi  colla  funzione  riproduttiva 
la  maggior  parte  degli  zoologi  è  ancora  di  parere  che 
si  tratti  di  Alghe  simbionti,  dette  Zooxantelle  per  la 
tinta  loro  speciale. 


128  Capitolo  quinto 


Lo  sclieletro  siliceo  diventa  complesso  ed  elegante 
negli  Spumellarì  solitari,  che  si  mostrano  alla  super- 
fìcie d'inverno  (fig.  22)  ed  ha  perfetta  regolarità  geo- 
metrica negli  Acantarì.  Kicorderò  fra  questi  VAcan- 
thometron  pellucidum  J.  Miiller,  in  cui  sono  ben  visi- 
bili nastrini  contrattili  (mionemi),  inseriti  da  una 
parte  alle  spicule  dello  scheletro,  dall'altra  alla  peri- 
feria del  corpo  cellulare.  I  nastrini  funzionano  come 
muscoli;  contraendosi  fanno  dilatare  la  massa  del  pro- 
toplasma periferico  e  aumentano  il  volume  del  corpo 
(fig.  23),  allungandosi  provocano  il  restringersi  di 
quella  massa  e  quindi  una  diminuzione  di  volume 
(fig.  24).  Altri  gruppi  di  Radiolari  popolano  special- 
mente le  acque  profonde;  sopratutto  meritano  d'es- 
sere ricordati  i  Feodarì  per  la  ricchezza  veramente 
sbalorditiva  di  forme  strane  ed  eleganti,  in  cui  da 
costruzioni  di  regolarità  geometrica  si  passa  ad  altre 
che  sembran  piuttosto  dominate  da  principi  simili  a 
quelli  che  governano,  nelle  piante,  l'ordinamento 
dei  rami  e  delle  foglie  lungo  il  caule.  I  Feodari  sono 
così  chiamati  da  un  ammasso  centrale  di  pigmento 
scuro,  il  f eodio,  che  avvolge  in  parte  la  capsula  cen- 
trale. Essi  son  rappresentati  nel  nostro  plancton  in- 
vernale dalla  comunissima  Aulacantha  scolymantha 
Haeckel  (fig.  25),  che  apparisce  ad  occhio  nudo  come 
un  globetto  trasparente  di  mezzo  millimetro  circa  di 
diametro,  avente  nel  centro  un  punto  nero  (il  feodio), 
e  da  parecchi  altri  generi,  fra  i  quali  ricorderò  le  ele- 
gantissime Coelacantha  (fig.  26).  Ho  dianzi  figurato 
(fig.  4-6)  alcune  specie  pescate  nei  grandi  Oceani. 
Ve  ne  sono  alcune  che  raggiungono  grossezza  insolita 
per  Protozoi  (oltre  ad  1  cm.);  in  altre,  come  la  Gorgo- 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planclonici     129 

netta  miràbilis  (fìg.  6)  i  motivi  ornamentali  raggiun- 
gono uno   sviluppo  ed    una   ricchezza  straordinarie. 


Gli  Infusori  compariscono  nel  plancton  in  numero 
relativamente    piccolo   di   specie.  Sono  in   parte  co- 

9.   —   R.   ISSEL. 


130 


Capitolo  quinto 


muni  al  mare  ed  all'acqua  dolce  i  microscopici  Tin- 
tinnidi.  Tali  Protozoi,   a  corpo    conico,   si   muovono 


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velocemente  a  spii-ale  mercè  una  corona  di  membra- 
nelle  vibratili  inserita   nella  parte  anteriore,  e  nuo- 


Breve  Ulmtrazione  di  alcuni  organismi  plansionici     131 

tando  sporgono  alquanto  dal  guscio  (fatto  ad  imbuto 
a  trombetta)  che  li  protegge  ed  al  quale  sono  uniti 
alla  base  da  un  sottile  filamento  ;  al  più  lieve  urto  l'a- 
nimale si  contrae  e  si  rannicchia  nell'interno  della  sua 
dimora  (fig.  27). 

/ 


Fig.  25. 

Radiolario  feodario:   Aulacanlka   scoli/mavJ ha  ììa,ecké\. ,  x  i5. 
Originale,  Quarto  del  Mille. 

Il  tipo  dei  Celenterati  partecipa  alla  composizione 
del  plancton  con  specie  molto  note  per  dimensioni 
cospicue  e  giustamente  celebrate  per  eleganza  di 
forme.  La  comune  Medusa  Bhizostoma  pulmo  (può 
raggiungere  mezzo  metro  di  diametro),  cerchiata  di 
violetto,  accoglie  spesso  giovani  pesciolini  (piccoli 
Trachurus  o  Stromateus)  all'ombra  della  sua  cupola 
gelatinosa.  Avvicinandosi  cautamente  colla  barca  si 
può  osservare  come  in  piena  quiete  i  pesciolini  sogliano 
allontanarsi  alquanto  dalla  Medusa  protettrice  ;  basta 
però  la  vibrazione  prodotta  battendo  le  mani  perchè 
tornino  subito  a  rifugiarsi  sotto  all'onjibrello  di  questa. 


132 


Capitolo  quinto 


È  comune,  ma  soltanto  nei  mesi  autunnali,  la  bel- 
lissima Gothylorhiza  tuherculata  (fig.  28)/dall'ombrello 


EyMic*A  "^lM  ^"-  <  ■• 


Pig.  26. 

Kartiolai'io  feodario  del  Mediterraneo:  Coelacantha  oì'nata  Borgert,  x  66. 

Secondo  il  Borgert,  1901. 


giallo -bruno  e  dai  numerosi  tentacoli  violetti.  Sono 
legione  nel  plancton  le  piccole  Meduse  di  varia  forma, 
che  nascono  come  gemme  da  colonie  Idroidi,  poi  si 
staccano  e  nuotano  liberamente,    producendo   uova 


Breve  illustraxione  di  alcuni  organismi  planctonici     133 


donde  schiudono  larve,  queste  si  fissano  e  per  suc- 
cessive gemmazioni  riproducono  la  colonia  bentonica 
d'Idroidi(fig.  29).  Si  distinguono  dalle  due  dianzi  citate 
perchè  posseggono  il  velo, 
sorta  di  diaframma  mem- 
branoso teso  al  disotto 
dell'ombrello  e  conte- 
nente i  muscoli  necessa- 
ri alla  contrazione  rit- 
mica di  questo.  Sono 
trasparenti  come  il  cri- 
stallo VObelia  geniculata 
(fig.  30  A),  a  tentacoli 
brevi  e  numerosi;  ad 
ombrella  piatta,  e  1'^- 
glaura  hemistoma  (figura 
30  B)  di  forma  cilindro - 
conica;  nelle  Gorymorplia 
uno  dei  tentacoli  assume 
sviluppo  preponderante 
sugli  altri  tre.  Non  posso 
tacere  dei  Sifonofori,  de- 
lizia degli  esteti  ed  argo- 
mento di  lunghe  discus- 
sioni fra  i  morfologi. 
Molte  parti  di  un  Sifo- 
noforo  si  debbono  piut- 
tosto   considerare    come 


Fig.  27. 
Infusori  plactonici  :  Tintinni- 
di.  A,  Tintiìinopsis  davidojffi 
Daday,  coli' animale  espan- 
so, X  140.  B,  Tinlinnopsis 
campanula  Ehrb.,  id.  x  200. 
C,  Diclyocysta  temphim  Hae- 
ckel,  coir  animale  semi-re- 
tratto, X  290.  -  Originale. 
Quarto  dei  Mille. 


individui  di  una  colonia 

formati  per  successive  gemmazioni,  che  non  come 
organi  di  un  organismo.  L'apparato  più  vistoso  è  si- 
tuato all'apice  e  consta  di  una  campanella,  più  spesso 


134 


Capitolo  quinto 


di  una  serie  di  campanelle  ripiene  di  gas:  i  pneu- 
matofori,  che  servono  al  galleggiamento  della  colo- 
nia.   Individui  adibiti   ad   altre  funzioni  aderiscono 


''pniiilll 


.;<S^^ 


Fig.  28. 
Colhijlorhiza  ttiberculala  L. ,  -Vi  della  grandezza  naturale.  Dal  Gains- 
borougli-Mayer,  1910. 


alla  faccia  inferiore  di  un  disco,  oppure  sono  ordi- 
nati lungo  uno  stelo  in  numero  ed  in  aggruppa- 
menti caratteristici   pei  singoli  generi. 

Guardiamo  per  esempio  una  Diphyes  (fig.   31),  il 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     135 


Sifonoforo  più  comune  nel  plancton  nerit.ico.  Il  pneii- 
matoforo  è  rappresentato  da  due  campanelle  sovrap- 
poste; lungo  il  filamento  retrat- 
tile che  penzola  dallo  spazio 
interposto  fra  le  due  campane 
scorgiamo,  a  brevi  intervalli,  del- 
le nodosità  biancastre.  Ciascuna 
di  queste,  esaminata  con  una 
forte  lente,  si  rivela  composta 
da  un  tubicino  a  larga  bocca: 
un  gastrozoide  o  individuo  nu- 
tritore, destinato  all'alimenta- 
zione della  colonia;  nonché  da 
un  bottoncino  destinato  a  ma- 
turare gli  elementi  riprodut- 
tori (medusoide).  I  due  indi- 
vidui sono  inoltre  protetti  da 
una  squama  membranosa  ed 
il  gastrozoide  è  munito  di  un 
filamento,  armato  di  organi  ur- 
ticanti,  che  serve  a  carpire  la 
preda.  È  divertente  vedere  le 
Biphyes  innalzarsi  e  discendere 
obliquamente  nei  bicchieri  di 
plancton  con  rapidi  sbalzi.  Le 
Praya  (fig.  11)  e' le  Galeolaria, 
più  grandi  e  più  eleganti  delle 
Biphyes,  hanno  parti  delicata- 
mente  colorate.    Nelle  Velelle, 

un  pneumatoforo,  foggiato  a  cresta  membranosa, 
sormonta  il| disco  colorato  in  azzurro,  che  porta  in- 
dividui di  varia  funzione  sulla  faccia  inferiore.  Que- 


Fig.  29. 

Stadio  idroide  dell' 06e- 
lia  geniculala  Allin. , 
X  40  circa.  Secondo 
l'Herdman,  1905. 


136 


Capitolo  quinto 


sti  Celenterati   galleggiano  ed  invadono  talvolta,  a 
stuoli  enormi,  le  nostre  acque  costiere. 

I  Ctenofori  sono  fra  gli  organismi  più  caratteri- 
stici del  plancton  marino.  Diafani  e  gelatinosi,  nuo- 
tano battendo  l'acqua  con  ritmo  regolare,  mediante 
palette  formate  di  ciglia  insieme  agglutinate  ed  alli- 


Due  Idromed 

hemistoma.  Per.  et  Lea 


Fig.  30. 
A,  Obelia  geniculala  Allui.,  5.   B,  Aglaara 
5.  Originale. 


neate  in  otto  serie  meridiane.  Predominano  le  forme 
a  palloncino  o  a  globo  (fig.  32),  quasi  sempre  munite 
di  due  lunghi  tentacoli  retrattili  che  servono  ad  affer- 
rare la  preda.  Le  Beroe,  che  non  hanno  tentacoli,  si 
valgono  soltanto  delle  dimensioni  enormi  della  bocca 
per  ingoiare  voluminosi  bocconi.  Hanno  forma  aber- 
rante le  cinture  di  Venere  {Cestus  Veneris,  fig.  10), 
veri  nastri   gelatinosi,   iridescenti,    che    raggiungono 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organiami  plauctonici     137 


qualche  decimetro  di  lun- 
ghezza e  in  cui  la  progres- 
sione viene  coadiuvata 
dalle  ondulazioni  del  cor- 
po. Giova  ricordare  come 
le  palette  motrici  dei  Cte- 
nofori  presentino  una  no- 
tevole autonomia  di  mo- 
vimento ;  esse  continuano 
a  vibrare  anche  staccate 
dal  corpo.  La  presenza, 
nei  saggi  di  plancton,  di 
queste  lamelle  semoventi 
è  spesso  imbarazzante 
pel  novizio,  che  a  tutta 
prima  le  prende  per  ani- 
mali completi.  Per  spie- 
gare come  tanto  spesso 
capitino  sotto  agli  occhi 
del  naturalista,  basta  ag- 
giungere che  molti  Cteno- 
f  ori  sono  esseri  oltremodo 
fragili  e  delicati.  Così  non 
si  è  ancora  trovato  un 
procedimento  per  conser- 
vare in  buon   stato  VEu- 


Fig.  31. 

Un  Sifonoforo  :  Diphyes,  x  4  circa. 

Originale.  (Quarto  dei  Mille. 


138 


Capitolo  quinto 


charis   multicornis,   grande  [specie  Tdi    color  ^ bruno, 


Fig.  32. 
Placton  composto  di  Ctenofori  {Pleurobrachia  pileus)  ;  grand. 
naturale.  Secondo  l'Herdman  (fotogr.  Scott),  1914. 


irta  di  papille  coniche;  se  nell'atto  della  raccolta  la 
facciamo  scivolare  un  po'  bruscamente  nel  bicchiere. 


Breve  illustrazione  di  alouni  organismi  planctonici     139 


la  vediamo  tosto  dissolversi  in  brandelli  gelatinosi. 
L'eterogenea  moltitudine  di  organismi  noti  convenzio- 
nalmente sotto  il  nome  di  Vermi  non  contribuisce  che 
in  scarsa  misura  alla  formazione  del  plancton.  V'ha 
tuttavia  un  piccolo  grup- 
po, quello  dei  Chetogna- 
ti,  che  appartiene  soltan- 
to al  plancton  e  vi  si  mo- 
stra copioso  in  ogni  sta- 
gione; il  genere  piti  co- 
mune Sagitta  (fig.  33  A), 
comodamente  visibile  ad 
occhio  nudo,  ha  corpo  fu 
siforme  e  trasparente, 
procede  a  scatti  per  e-  AiÉ 
nergiche  contrazioni  mu- 
scolari; il  capo  è  armato 
di  robuste  setole  disposte 
in  due  fasci.  Fra  gliAnel- 
lidi  adattati  alla  vita  pe- 
lagica anche  nella  condi- 
zione adulta  van  ricordati 
i  Tomopteridi,  diafani  co- 
me vetro,  in  cui  le  appen- 
dici seriali  del  corpo  sono 
trasformate  in  altrettan- 
te palette.  Kare  eccezioni, 
rivelate  dalle  recenti  in- 
dagini sul  plancton  Oceanico,  sono  i  rappresentanti 
pelagici  dei  Nematodi  e  dei  Nemertini  adulti. 

Per  contro   si  trovano   abbastanza   numerose   nel 
plancton  le  larve  x>6lagiche  di  alcuni  grupj)i,  e  so- 


Fig,  33. 

A,  Chetognato  :  Sagilla  bipunc- 
iaia  A.  Gr. 

B,  larva  di  Anellide  :  Trocopho- 

ra  di  Polygordixis. 

C,  larva  di  Anellide  (Spionide). 
Originale.  Quarto  dei  Mille. 


140  Capitolo  quinto 


pratiitto  di  quegli  Anellidi  i  quali,  striscianti  sul 
fondo  o  sedentari  nei  loro  tubi,  aggiungono  tanto  brio 
al  quadro  della  vita  bentonica.  Esempio  tipico  è  la 
larva  del  Polygordius  (fìg.  33  B),  detta  Trocophora 
per  la  doppia  corona  di  ciglia  vibratili  che  cinge  il 
suo   corpo  diafano,   conico -sferoidale,  che    si    sposta 


Fig. 

Larva  pelagica  di  Gasteropodo  con  aculei.  Originale,  x  30  circa 
Dai  materiale  della  R.  Nave  €  Liguria»,  Oceano  Pacifico. 


roteando.  Man  mano  che  lo  sviluppo  progredisce,  i  se- 
gmenti del  Verme  definitivo  si  formano  al  polo  infe- 
riore della  larva  e  a  questa  conferiscono  l'aspetto  di 
un  fungo.  Le  larve  degli  Anellidi  appartenenti  alla 
famiglia  degli  Spionidi  (fig.  33  0),  si  riconoscono  a 
prima  vista  pei  due  lunghi  ciuffi  di  setole  che  l'animale 
tiene  riuniti  a  fascio,  rivolto  all'indietro,  oppure  al- 
larga a  guisa  di  ventaglio.  Le  larve  di  Molluschi,  na- 
tanti per  mezzo  di  ciglia,  hanno  alcuni  punti  di  somi- 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  plancionici    141 

glianza  con  quelle  degli  Anellidi,  senonchè  nella  mag- 
gior parte  di  esse  vediamo  precocemente  sviluppata 
una  fragile  conchiglia  brevemente  avvolta  a  spirale 
e  per  lo  più  destinata  a  costituire  l'apice  della  con- 
chiglia  definitiva  nell'adulto.    Alcune   larve   oceani- 


Fig.  35. 
Conchiglia  di  un  Eteropodo  :  Atlanta  fusca  Soni,  x  25.  Origi- 
nale, es.  di  Messina. 


che  di  Gasteropodi  hanno  la  conchiglia  fornita  di 
appendici  di  librazione  sotto  forma  di  sottili  aculei 
(fìg.  34).  I  Lamellibranchi  si  formano  molto  per  tempo 
una  conchiglietta  bivalve. 

Due  gruppi  di  Gasteropodi,  gli  Eteropodi  ed  i  Pte- 
ropodi, trascorrono  tutta  la  vita  nel  plancton  e  sono 
all'uopo   profondamente   modificati   in   confronto    ai 


142  Capitolo  quinto 


Molluschi  costieri.  Grià  la  riduzione  delle  parti  massicce 
ed  ingombranti  ci  ha  condotti  a  far  cenno  degli  Ete- 
ropodi.  Per  quanto  concerne  la  conchiglia,  conviene 
aggiungere  come  nei  generi  Atlanta  (fìg.  35)  ed  Oxy- 
gyrus  questa  sia  tale  da  proteggere  completamente 
il  corpo  allorché  l'animale  è  contratto.  Nella  Cari- 
naria  la  conchiglia  dell'adulto  assume  l'aspetto  di 
un  berretto  frigio,  che  protegge  soltanto  la  masse- 
rella  dei  visceri  dorsali,  mentre  lascia  scoperto  il 
corpo  grande  e  gelatinoso;  finalmente  ogni  traccia 
di  conchiglia  manca  nelle  Pterotra^liea  adulte  (fìg.  36) 
dopo  aver  fatto  un'effimera  comparsa  durante  il  pe- 
riodo larvale.  Nelle  Pterotrachea  lo  strato  esterno  del 
corpo  è  uno  spesso  involucro  di  diafana  gelatina;  l'a- 
nimale, tenendo  il  ventre  in  alto,  nuota  lentamente 
coll'ampia  natatoia  a  forma  di  scure,  che.  corrisponde, 
nei  Gasteropodi  striscianti  sul  fondo,  alla  parte  ante- 
riore del  piede;  è  carnivora  vorace  mercè  i  dentelli 
uncinati  della  sua  raspa  (radula),  che  può  estro - 
flettere   dalla  lunga   proboscide. 

I  grandi  individui  di  Pterotrachea  coronata  (che  mi- 
surano talvolta  30  cm.  e  più  di  lunghezza)  possono 
recare  sensibile  fastidio  a  chi  li  afferra  incurvando 
la  proboscide  sulla  mano  e  pungendo  la  pelle  colla 
raspa;  più  volte  ne  ho  fatto  l'esperienza. 

Gli  organi  più  importanti  sono  confinati  in  tenue 
spazio  alla  parte  posteriore  del  corpo,  ove  comincia 
la  coda  (corrispondente  alla  parte  posteriore  del  piede)  ; 
il  fegato  colla  glandola  digestiva  e  genitale  stanno  in 
un  sacchetto  fusiforme,  rivestito  di  pelle  argentea; 
il  cuore,  il  rene  e  le  branchie  sono  contigui,  all'in - 
nanzi.  La  cristallina  trasparenza  del  corpo  permette 


Breve  illuslrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    143 


Un  Pteropodo:  Oreseis  acicn- 
la.  Rang.  x  2.  Originale. 
Qnai'to  dei  Mille. 


Fig, 

Un   Pteropodo 

reni    Blainy    metà    de 
grand,  naturale.  Originale 


Cymhulia  pe- 

'  nia 


144  Capitolo  quinto 


di  scorgere  nelle  varie  regioni  i  gangli  nervosi 
e  di  seguire  i  più  minuti  filamenti  dei  nervi  che  da 
questi  si  dipartono;  ecco  adunque  una  anatomia 
assai  complessa,  che  si  può  studiare  senza  l'aiuto  di 
forbici  e  scalpello.  Nei  Pteropodi  due  lobi  laterali  del 
piede  acquistano  sviluppo  preponderante  e  diventano 
un  paio  di  natatoie  che  per  la  forma  ed  i  movimenti 
fanno  pensare  alle  ali  delle  farfalle.  È  costante  reperto 
nel  plancton  neritico  la  Greseis  acicula  (fig.  37),  pic- 
colo Pteropodo  dal  guscio  diafano,  conico  ed  acumi- 
nato. Più  di  rado  s'incontra  la  Cymhulia  peroni 
(fig.  38),  lunga  sino  a  tre  o  quattro  centimetri,  che  pos- 
siede ampie  natatoie  ed  in  luogo  di  vera  conchiglia 
ha  una  sorta  di  guscio  gelatinoso  fatto  a  barchetta. 
Si  conoscono  anche  Pteropodi  nudi  che  nei  mari  nor- 
dici formano  parte  importante  nel  pasto  delle  balene. 
Irritati  si  contraggono  in  una  sferetta,  ma  se  si  la- 
sciano tranquilli,  tornano,  dopo  pochi  istanti  ad  espan- 
dere le  piccole  natatoie  e  le  appendici  più  o  meno 
numerose  di  cui  è  fornito  il  capo. 

Raramente  s'incontrano  nel  plancton  dei  Cefalopodi 
pelagici,  salvo  forse  in  località  favorite  da  speciali 
condizioni  idrografiche,  ed  è  peccato,  perchè  si  tratta 
di  specie  quanto  mai  belle  ed  interessanti.  Fra  i  Cefa- 
lopodi ad  otto  braccia  (parenti  quindi  dei  Polpi  e  dei 
Moscardini)  ricorderemo  il  Tremoctopus  violaceus,  che 
ha  le  otto  braccia  collegate  da  un'ampia  membrana 
natatoria;  nel  plancton  profondo  il  Chun  ha  pescato 
il  Cirrothauma  murrayi  (fig.  39),  il  quale,  unica  ecce- 
zione conosciuta,  manca  d'organo  visivo. 

Nel  gruppo  dei  Cefalopodi  a  dieci  braccia  s'incon- 
trano alcune  specie  che  per  i  loro  adattamenti  alla 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  piancionici    145 

esistenza  pelagica  notevolmente  si  allontanano  dai 
Calamari  e  dalle  Seppie  tanto  comuni  presso  alla  riva. 
Il  Chiroteuthis  veranyi  (fig.  40),  che  si  raccoglie  qual- 
che volta  nel  Nizzardo' e  nel  mare  di  Sardegna,  ha 


Fig.  39. 
Cefalopodo   batipelagico    cieco  :    Cyrrothaiima  murrayi  Chini, 
meno  di  metà  della  grand,   natur.   Secondo   il   Chun,   dal 
Murray  -  Hjort,  1912. 


corpo  esile  e  diafano,  lunghe  e  grosse  le  braccia  ses- 
sili, sottili  ed  enormemente  prolungate  le  braccia  ten- 
tacolari, molto  vistosi  gli  occhi  e  la  natatoia  circo- 
lare. Il  Chiroteuthis  ci  conduce  ad  una  singolare  famiglia 
di  Cefalopodi  (fam.   Cranchiidae)  raj^presentata  uni- 

10.   -T   R.   ISSEL. 


146 


Capitolo  quinto 


Fig.  40. 
Cefalopodo   pelagico  del  Mediterraneo  :    Chiroleuthis  veranyi, 
(Fér.)  metà   della  grand,  natur.   Secondo    il  Verany,  1851, 
leggerm.  modificato. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    147 


camente  da  specie  pelagiche,  in  grande  maggioranza 
viventi  nel  plancton  profondo  dei  grandi  Oceani. 
Percorrendo  collo  sguardo  le  belle 
figure  che  illustrano,  nell'atlante 
del  Chun,  il  materiale  raccolto  dal- 
la «  Valdivia  »,  notiamo  subito  co- 
me nella  serie  dei  Cranchidi  le 
braccia  sessili  tendano  a  diven- 
tare rudimentali.  Per  contro  gli 
occhi  coi  peduncoli  che  li  sosten- 
gono acquistano  grande  sviluppo 
e  forme  caratteristiche;  valgano 
ad  esempio  V E uzygaena pacifica  Iss. 
(fig.  41)  e  ancor  meglio  il  San- 
dalops  melancholicus  Chun  (fig.  15) 
ed  il  Bathothauma  lyromma  Chun 
(fig.   16). 

Questi  ed  altri  Cefalopodi  del  pe- 
lago profondo  hanno  particolarità 
interessanti  connesse  alla  dimora 
in  ambiente  oscuro;  oltre  agli  oc- 
chi peduncolati  presentano  un  as- 
sortimento di  organi  luminosi  o 
fotofori,  la  complessità  e  la  per- 
fezione dei  quali  destano  vivo  in- 
teresse fra  i  biologi,  che  coli' aiuto 
del  microtomo  e  del  microscopio 
ne  hanno  indagato  l'intima  strut- 
tura. Per  definirli  in  due  parole  si 
potrebbero  chiamare  occhi  a  rove- 
scio; occhi  destinati  a  fabbricare 
ed  irradiare  la  luce  anziché  rice- 
verla e  trasmetterla  ai  centri  nervosi. 


Fig.  41. 
Cefalopodo  batipela- 
gico (Cranchide): 
Euzygaena  pacifica 
(R.  Issel).  Oceano 
Pacifico.  Secondo 
l'Issel,  1908. 


148 


Capitolo  quinto 


Darò  una  idea  sommaria  dei  fotofori  disseminati 
sotto  la  pelle  ventrale  delle  Histioteuthis  (flg.  42), 
grandi  Cefalopodi  che  noi  consideriamo  come  rarità 
per  la  difficile  cattura,  mentre  debbono  essere  abba- 
stanza comuni   nelle   zone    batipelagiche    del   Medi- 


o  .  o 


Fig.  42. 
Fotofori  di  Cefalopodi  batipelagici.  A,  sezione  schematica  di 
un  fotoforo  déìV Histioteuthis  riippeli  e,  ritìettore  esterno 
f,  strato  fotogeno  —  i,  riflettore  intei-no  —  p,  strato  pig- 
mentale, imit.  dal  Joubin,  1911  —  B,  un  pezzo  di  pelle  ven- 
trale dell'  Abraliopsis  movisi,  x  4.  e,  cromatofori  1,  fotofori. 
Originale.  —  C,  Tre  gz-audi  fotofori  all'estremità  delle  brac- 
cia del  IV  psiio  neW Abraliopsis  movisi  Originale. 


terraneo.  Immaginatevi  una  piccola  coppa  a  tre 
strati  concentrici;  lo  strato  interno,  il  piti  impor- 
tante di  tutti,  è  paragonabile  alla  retina  e  serve 
a  produrre  la  luce;  v'ha  poi  uno  strato  medio  che 
funziona  da  riflettore  interno  e  corrisponde- 
rebbe alla  coroidea  ;  finalmente  lo  strato  esterno,  para- 
gonabile alla  sclerotica,  è  pigmentato  in  nero  e  serve  da 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    149 

isolante,  impedisce  cioè  che  la  luce  si  disperda.  E  le 
somiglianze  non  cessano  a  questo  punto,  poiché  verso 
l'esterno  la  piccola  coppa  è  chiusa  e  sormontata  da 
una  vera  lente,  simile  al  cristallino  dell'occhio,  e  ca- 
pace di  concentrare  il  fascio  luminoso;  nell'area  poi 
che  ricopre  l'organo  luminoso,  la  pelle  diviene  tra- 
sparente al  pari  della  cornea  oculare. 

Si  sono  inoltre  scoperte  parti  accessorie  che  mancano 
all'occhio,  mentre  hanno  esatta  corrispondenza  in 
quanto  si  pratica  dall'industria  umana;  dei  riflet- 
tori esterni  che  formano  un'aureola  luminosa  at- 
torno al  punto  risplendente  proiettato  dal  fotoforo  ; 
e  persino  degli  schermi  colorati,  che  in  determinate 
circostanze  possono  impartire  a  questi  curiosi  fari 
viventi  le  tinte  più  vivaci.  Tali  schermi  sono  costi - 
tutti  da  masserelle  di  sostanza  colorata  o  cromato- 
fori, dei  quali  ci  occuperemo  più  diffusamente  in 
altro  capitolo.  Sotto  l'impulso  di  una  eccitazione  ner- 
vosa, il  cromatoforo  può  dilatarsi,  oppur  contrarsi 
in  un  minutissimo  grumo  sferico.  Nelle  specie  costiere 
questo  processo  determina  rapidi  cambiamenti  della 
tinta  generale  del  corpo;  nelle  specie  luminose  cam- 
biano colore  le  luci  emesse  dai  fotofori.  Supponete 
infatti  che  nel  tegumento  soprastante  al  fotoforo  la 
masserella  colorata  sia  contratta;  in  tal  caso  la  luce 
apparirà  biancastra;  se  invece  in  questo  tratto  viene 
ad  espandersi  un  cromatoforo  di  colore  rosso,  anche 
la  luce  del  fotoforo  sarà  rosseggiante. 

ìiieìVAbraUopsis  movisi  Ver.,  uno  dei  Cefalopodi 
batipelagici  più  comuni  nell'Atlantico  e  nel  Mediter- 
raneo, av^evano  suscitato  discussioni  e  congetture  tre 
organi  sferici  di  color  nero  posti  in  cima  alle  braccia 


150  Capitolo  quinto 


del  40  paio  (fìg.  42  C).  Non  si  poteva  attribuir  loro 
l'ufficio  di  fotofori  (sebbene  la  struttura  loro  lo  sug- 
gerisse) a  cagione  di  un  involucro  nero  che  li  avvolge 
completamente  intercettando  il  passaggio  della  luce. 
Kecentemente,  però  uno  zoologo  giapponese,  studiando 
una  specie  vicina  vivente  nei  mari  del  Giappone 
(Watasea  scintillans)  ha  posto  in  chiaro  come  il  dia- 
framma nero  ricopra  l'organo  in  quistione  solamente 
negli  esemplari  morti  ;  l'animale  vivente  può  abbassarlo, 
mettendo  a  nudo  le  sferette  che  sono  in  realtà  fulgi- 
dissimi fotofori.  Altri  organi  luminosi,  assai  più  mi- 
nuti, si  vedono  disseminati  su  tutta  la  superficie 
ventrale  del  Cefalopodo  (fìg.  42  B). 


È  imponente  la  legione  dei  Crostacei  planctonici. 
Fra  quelli  che  non  abbandonano  mai  la  vita  pelagica 
il  primo  posto  spetta  certo  ai  Copepodi.  Ben  raramente 
vi  accadrà  di  osservare  un  saggio  di  plancton  senza 
vederne  in  quantità  più  0  meno  grande  e  molto  spesso 
questi  piccoli  Crostacei  formano  da  soli  quasi  l'intera 
massa  della  fauna  pelagica.  Le  loro  dimensioni,  che 
vanno  da  un  punticino  biancastro  appena  visibile 
sino  alla  mole  di  un  granello  di  riso,  il  loro  guizzare 
a  rapidi  scatti  in  ogni  direzione  li  fanno  riconoscere 
a  prima  vista  nei  bicchieri  di  plancton. 

Talvolta  prevalgono  poche  specie  od  anche  una 
specie  sola  con  numero  stragrande  di  individui, 
tal'altra  si  presenta  all'occhio  del  mierogi*afo  tutta  una 
serie  di  specie  diverse.  Nelle  forme  più  comuni  il  ce- 


Breve  iUuatrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    151 


falotorace  si  presenta  ovoidale,  l'addome  forcuto  e 
munito  di  lunghe  setole,  le  antenne  lunghe:  gli  arti 
natatori  setolosi.  Citeremo  il  Centropages  typicus  con 

occhio  unico  mediano,  co- 
munissimo nel  plancton 
neritico  del  Mare  Ligure,  e 
le  diafane  Copilia{fìg.  43), 


'Vao,,^^ 


Fig.  43. 
Copepodi  pelagici  :  Copilia  vi- 
trea Giesbr.  Dal  Lo  Bianco, 
secondo  il  Giesbrecht. 


Fig.  44. 

Copepodo  pelagico  iridescen- 
te :  Sapphirina  ovato  —  lan- 
ceolata Dana.  Dallo  Steuer, 
1910,  secondo  l'Haeckel. 


provviste  di  due  grandi  occhi  telescopici  che  appar- 
tengono piuttosto  al  plancton  d'alto  mare  e  popolano 
le  acque  costiere  nella  stagione  fredda.  Le  Sapphirina 
(fig.  44),  dal  corpo  piatto  e  dalle  brevi  appendici,  brillano 


152 


Capitolo  quinto 


della  più  fulgida  iridescenza  che  sia  dato  ammirare 
nel  mondo  pelagico.  I  Crostacei  Anfipodi  forniscono 
al  plancton  specie  dal  capo  grandissimo,  dagli  occhi 
vistosi  e  di  complicata  struttura,  alcune  delle  quali, 
come  le  Pkronima,  divorano  le  colonie  di  un  Tuni- 
cato (Pyrosoma)  lasciando  però  intatta  la  porzione 
coriacea  che  ha  forma  di  un  diafano  barilotto.  In  questo 
involucro  la  femmina  di  Phronima  prende  stabile  di- 


Fig.  45. 
Antìpode  pelagico  :   Phronima  nel  suo  bai-ilotto,  x  2. 
masso  di  uova.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


mora,  e  giunto  il  momento  della  riproduzione,  attacca 
alle  pareti  interne  della  botticella  l'ammasso  discoide 
delle  sue  uova  (fig.  45). 

Fra  i  Crostacei  Schizopodi  (simili  nella  forma  esterna 
ai  Gamberetti,  ma  forniti  di  sette  paia  di  arti  toracici 
bifidi)  molti  nuotano  nel  pelago  per  tutta  la  vita.  Il 
Meganyctipìianes  norvegica  (fìg.  46)  è  una  specie  lunga 
tre  centimetri,  che  porta  lungo  i  fianchi  una  serie  di 
fotofori  non  molto  dissimili,  nell'intima  struttura,  da 
quelli  descritti  nei'  Cefalopodi.    Ha   dimora  normale 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    153 


nelle  acque  profonde,  ma  a  lunghi  intervalli  risale  alla 


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suporfìcio  0  kì  dirigo,  in  branchi  enormi,  verso  la  riva. 
In  Liguria  si  registrano  due  recenti  invasioni  di  questo 


154  Capitolo  quinto 


Schizopodo,  l'una  nel  1909,  l'altra  nel  1913.  A  Savona 
l'autorità  ebbe  a  proibirne  il  consumo  pei  disturbi 
non  lievi  dell'intestino  sofferti  da  chi  ne  aveva  in  gran 
copia  mangiati.  Siccome  altrove  se  ne  fece  largo  uso 
a  tavola  senza  alcun  danno,  son  propenso  a  credere 
che  i  lamentati  disturbi  derivassero  piuttosto  da  in- 
dividui poco  freschi  che  non  da  qualche  proprietà  ve- 
nefica del  Crostaceo. 

Le  specie  che  appartengono  al  plancton  per  tutta  la 
vita  non  sono  molto  numerose  tra  i  Crostacei  più  ele- 
vati. Si  ascrivono,  in  maggioranza,  alla  famiglia  dei 
Sergestidi  e  sono  talvolta  poco  dissimili  dai  Gambe- 
retti, tal'altra  hanno  corpo  assai  più  esile,  quasi  fili- 
forme, ed  occhi  portati  da  lunghi  peduncoli. 

Convien  qui  incordare  che  nei  Crostacei  l'accresci- 
mento del  corpo  e  le  modificazioni  di  forma  che  si  ve- 
rificano durante  lo  sviluppo  non  possono  venir  secon- 
dati dal  tegumento,  rigido  ed  incapace  di  accrescersi 
per  proprio  conto;  è  quindi  necessario  che  ad  ogni 
fase  larvale  segua  una  muta  completa  ;  sotto  alla  pelle 
vecchia  si  scorge  in  via  di  formazione  la  nuova,  non 
di  rado  ben  diversa  dalla  prima  pel  numero  e  la  di- 
sposizione delle  sue  appendici.  Questi  cambiamenti 
hanno  particolare  interesse  nei  Sergestidi  perchè  la 
larva  sguscia  dall'uovo  in  uno  stadio  assai  precoce 
e  subisce  un  numero  assai  grande  di  mute  prima  di 
raggiungere  la  condizione  adulta.  Lo  stadio  detto  di 
Acantosoma,  col  suo  ricco  ed  elegantissimo  orna- 
mento di  spine,  per  lo  più  vivamente  colorate,  non  fa 
certo  prevedere  l'adulto  a  corpo  liscio  e  disadorno  che 
segnerà  la  meta  delle  trasformazioni  successive. 

Nel  plancton  neritico,  accanto  ai  Crostacei  dure  voi- 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    155 


mente  planctonici,  acquistano  particolare  importanza 
le  larve  di  quelle  specie  che  appartengono  al  bentos 
nella  condizione  adulta.  I  Balani,  che  a  sviluppo  com- 
pleto stanno  attaccati  alle  roc- 
ce, hanno  minutissime  larve  pe- 
lagiche foggiate    su  di  un  tipo 
(il  Nawplius)    comune  a  tutti  i 
Crostacei  inferiori.  Al    pari    di 
tutti  i  Nauplii,  nuotano  con  tre 
paia  di  appendici,  e  posseggono, 
come  caratteristica  del  gi'uppo, 
una  lunga  spina  terminale. 

Le  Squille  o  Cannocchie  (Cro- 
stacei stomatopodi)  prima  di 
rintanarsi  nelle  melme  sublito- 
rali, attraversano  una  serie  ab- 
bastanza lunga  di  stadi  larvali 
pelagici  (fìg.  47). 

Belle  e  variate  sono  le  larve 
di  quei  Crostacei  superiori  (Cro- 
stacei decapodi)  che  vivono  co- 
stieri nella  condizione  adulta. 
Mentre  nella  famiglia  dei  Pe- 
neidi,  il  piccolo  lascia  l'uovo 
precocemente  in  foriha  di  Nau- 
plius,  e  poi  si  trasforma  in  Zoea 
le  larve  d'altre  famiglie  di  De- 
capodi schiudono  generalmente 

sotto  le  spoglie  di  Zoea.  Sono  allora  fornite,  oltre  che  di 
antenne  (due  paia)  di  mandibole  (un  paio)  e  di  ma- 
scelle (due  paia),  anche  di  tre  paia  di  appendici  bi- 
fide, clic  nella  larva  funzionano  da  zampe  natatorie, 


Fig.  47. 

Larva  di  Squilla,  x  20 
circa.  Originale.  Quar- 
to dei  Mille. 


156 


Capitolo  quinto 


Fig.  48. 
Larva  Zoea  di  uu  Peneide,  veduta  dalla  ijartc  ventrale,  x  23. 
Oi'iginale.  Quarto  dei  Mille. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    157 

mentre  nell'ulteriore  sviluppo  cambieranno  ufficio, 
diventando  zampe  mascellari  a  servizio  deH' alimen- 
tazione. Il  corpo  della  Zoea  è  protetto  da  uno  scudo 
anteriormente  prolungato  in  un  rostro,  e  la  coda  ter- 
mina con  una  lamina  triangolare  (telson).  Non  rare 
in  fin  d'inverno  sono  le  Zoea   dei    Peneidi    (fig.    48), 


Fig.  49. 
Larva  Zoea  di  un  Gamberetto  (Leander),  veduta  di  fianco  x  100 
circa.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


nelle  quali  le  antenne,  frangiate  di  lunghissime  se- 
tole, partecipano,  con  battiti  regolari  al  movimento 
di  natazione.  La  forma  definitiva  vien  raggiunta 
dopo  una   serie  assai  lunga  di  mute. 


158 


Capitolo  quinto 


Fig.  50. 
Larva  Zoea  di   Galathea,  veduta  dalla  parte   ventrale,  x  80 
circa.  Originale,  Quarto  dei  Mille. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    159 

Le  antenne  non  hanno  funzione  natatoria  nelle 
Zoea  dei  comuni  Gamberetti  {Leander,  fìg.  49),  che 
soltanto  un  esperto  zoologo  può  distinguere  dalle 
Zoee  di  altri  gruppi,  grazie  a  certi  caratteri  nel  relativo 
sviluppo  dei  segmenti,  nel  numero  e  nell'ordinamento 
delle  appendici.  Fra  le  Zoee  dei  Decapodi  Anomuri, 
che  raggiungono  la  forma  definitiva  dopo  un  numero 
assai  limitato  di  mute,  ricorderò  quelle  dei  Paguridi, 
comuni  durante  tutto  l'anno,  e  quelle  poco  dissimili  dei 
Galateidi  (fìg.  50),  frequenti  sopratutto  di  primavera. 
Paradossale  pel  capo  lungamente  peduncolato  e  pel 
corpo  filiforme  (fìg.  51)  si  presenta  la  Zoea  della  Cal- 
liaxis  oc^riaiica,  Crostaceo  (Decapodo  anomuro)  appar- 
tenente ad  una  famiglia  prossima  a  quella  dei  Paguridi. 
Notate  come  la  larva  comparisca  abbastanza  fre- 
quente a  primavera,  nelle  acque  di  Quarto,  mentre 
l'adulto  è  ancora  sconosciuto  nel  Mare  Ligure. 

Aberranti  sono  pure  le  larve  delle  Aragoste  e  degli 
Scillari  (fig.  52),  i  così  detti  Fillosomi;  nessun  profano 
potrebbe  infatti  ravvisare  una  giovane  Aragosta  nel 
piccolo  essere  diafano  ed  appiattito,  che  ha  i  contorni 
simili  piuttosto  quelli  di  un  ragno  e  dove  l'addome 
muscoloso  e  robusto  dell'adulto  è  rappresentato  da 
una  minuscola  appendice,  che  si  accresce  poi  negli 
stadi  successivi.  A  prova  di  quanto  sia  difficile  strap- 
pare al  plancton  tutti  i  suoi  segreti  ;  ricorderò  come  le 
nostre  conoscenze  intorno  allo  sviluppo  di  un  animale 
cosi  volgarmente  noto  come  l'Aragosta,  fossero  ancora 
incomplete  pochi  anni  or  sono,  allorquando  il  Bouvier 
potè  ottenere  gli  stadi  non  ancora  descritti  e  colmare 
le  lacune. 

Larve  di  Granchi  (Decapodi  brachiuri)  si  raccolgono 


160 


Capitolo  quinto 


in  ogni  stagione;  sono  Zoee  il  cui  addome  ricurvo  a 
semicerchio    fa   prevedere  l'atteggiamento   caratteri- 


Fig.  51. 
Larva  Zóea  di  Calliaxis  adriatica  Heller,  veduta  di  fianco,  x  20. 
(L'estremità  posteriore  del  corpo  è  voltata  di  fronte).  Ori- 
ginale, Quarto  dei  Mille. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    161 

stico  dell'adulto,  che  lo  porta  ripiegato  sotto  al  to- 
race; lo  scudo  è  dorsalmente  armato  da  una  lunga 
spina  ricurva. 

Gli  Echinodermi  costituiscono  un  tipo  di  animali 
molto  ben  cii'coscritto  sia  nelle  forme,  sia  nelle  abitu- 
dini, tanto  che  non  forniscono  alcun  rappresentante 
né  alla  vita  d'acqua  dolce  né  alla  vita  parasitica.  Al 


Fig.  52. 
Larva  Phillosoma  di  Ai'agosta,  ingrandita.  Secondo  il  Cunnin- 
gliani,  dal  Calman,  1911. 


plancton  danno  nella  condizione  adulta  il  solo  genere 
Pelagothurìa,  che  non  si  trova  nei  nostri  mari.  Nel  pe- 
riodo giovanile  invece  la  grande  maggioranza  dei  nostri 
Echinodermi  è  fluttuante  e  le  larve  dei  Ricci  di  mare 
(fig.  53),  delle  Stelle  di  mare,  delle  Ofiure  (fig.  54),  delle 
Oloturie  compariscono  in  branchi  talvolta  numerosis- 
simi, sopratutto  in  inverno  e  primavera,  alla  super- 
li.  —  R.  ISSEL. 


162 


Capitolo  quinto 


fìcie  del  mare;  sono  creature  trasparenti,  munite  di 
protuberanze  o  di  braccia,  più  o  meno  divaricate,  ri- 


\J 


Pig.  53. 
Laiva  di  uu  Riccio  di  mare  (EchinophUeus),  x  nO  circa.  Ori- 
ginale. Quarto  dei  Mille. 

gide;  nuotano  roteando  mediante  cordoni  di  ciglia  vi- 
bratili i  quali  accompagnano,  con  decorso  sinuoso,  i 
contorni  delle  protuberanze  o  delle  braccia.  Le  più 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici    163 

eleganti  sono  le  larve  degli  Spatangidi  (fig.  55),  che 
oltre  alle  lunghe   braccia  diritte  attorno  alla  bocca, 


fi 
•s 

O 


'Il 


93 


o 

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presentano   al  polo    opposto,   una  lunga  appendice. 
Tutte  queste  larve  possiedono  una  simmetria  bilate- 


164 


Capitolo  quinto 


Fig.  55. 

Larva  di  uno  Spatangide   (SpatangopluteusJ,  x  50   circa.    Ori 
ginale.  Quarto  dei  Mille. 


Breve  illuatrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     165 

rale  e  l'adulto,  colla  sua  simmetria  caratteristica  a 
cinque  raggi,  comincia  ad  abbozzarsi,  come  una  gemma 
interna  sul  lato  sinistro  della  larva.  Nei  dintorni  di 
Genova  sono  frequenti  gli  stadi  di  sviluppo  delle  Olo- 
turie. In  un  primo  stadio  la  larva  è  quadrangolare 
e  i  cordoni  cigliari  disegnano  sulla  sua  faccia  ven- 
trale una  sorta  di  H  (fig.  56  J.)  ;  in  uno  stadio  successivo 
i  cordoni  si  rompono  e  tornano  poi  a  saldarsi  in  circoli 
come  doghe  di  una  botte,  attorno  al  corpo  che  ha  preso 
appunto  la  forma  di  un  barilotto  (fig.  5QB).  Dalla  parte 
anteriore  di  questo  non  tardano  a  svilupparsi  cinque 
tentacoli,  poi  le  corone  di  ciglia  scompariscono  e  lo 
scheletro  calcareo  (rappresentato  sul  principio  da  ro- 
selline o  bastoncini  isolati  di  carbonato  di  calcio)  co- 
mincia a  formare  alla  base  dei  tentacoli  un  anello 
completo  (fig.  56  C). 

Ai  Tunicati  pelagici,  e,  in  più  tenue  misura,  alle 
larve  planctoniche  di  Tunicati  bentonici  (come  le 
Ascidie,  le  Cinzie,  ecc.)  spetta  una  parte  non  indif- 
ferente nella  composizione  del  plancton.  Membri  pres- 
soché costanti  d'ogni  comunità  planctonica  sono  le 
Appendicolarie  ;  il  genere  Oikopleura  è,  in  tutto  il 
gruppo,  il  più  noto  per  la  sua  frequenza.  Esso  è  rap- 
presentato, nel  nostro  plancton  neritico  e  superfi- 
ciale da  specie  assai  minute,  talvolta  appena  visi- 
bili ad  occhio  nudo. 

Questi  Tunicati,  dal  corpo  ovale,  nuotano  con  agi- 
lità vibrando,  a  mo'  di  scudiscio,  la  loro  lunga  coda 
diafana  e  piatta,  di  forma  lanceolata.  Mercè  una  se- 
crezione particolare  si  fabbricano  un  guscio  piriforme, 
gelatinoso,  munito  di  speciali  aperture  per  l'afflusso 
e  il    deflusso  dell'acqua  messa  in  moto  dalle    ciglia 


166 


Capitolo  quinto 


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c 


(  / 


V 


B 


Fig.  56. 
Stadi  di  sviluppo  planctonici  di  Oloturoidi  : 

A,  larva  detta  Auricularia.  —  B,  stadio  ulteriore,  detto 
DoliolaHa.  —  C,  giovane  Oloturoide  al  termine  della  vita 
pelagica,  x  50  circa.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  orgaìiismi  planctonici     167 

vibratili  dell'animale.  L'apertura  d'entrata  è  chiusa 
da  un  delicatissimo  reticolato  e  funziona  come  un 
filtro  sopraffino  da  plancton,  cosicché  gli  organismi 
che  passano,  vengono  travolti  sino  alla  bocca  dell' Ap- 
pendicolaria  e  poscia  ingeriti,  sono  esclusivamente 
quelli  di  minime  dimensioni. 

Le  Salpe  fanno  talvolta  delle  vere  invasioni  nel 
plancton  dei  nostri  mari.  Alla  fine  di  dicembre  del  1912 
un  tale  stuolo  di  Salpa  democratico -mucronata  (fig.  57) 
nuotava  nelle  acque  di  Quarto,  che  le  reti  planctoniche 
ne  erano  ostruite  e  piii  non  funzionavano  dopo  pochi 
minuti  di  lavoro.  E  spesso  gli  eserciti  delle  Salpe  pre- 
ludiano ad  un  temporaneo  impoverimento  del  plancton 
locale,  perchè  quei  Tunicati, che  hanno  dimensioni  va- 
riabili da  alcuni  millimetri  ad  un  paio  di  decimetri, 
fanno,  pei  bisogni  della  nutrizione,  un  consumo  enorme 
di  minuta  flora  e  minuta  fauna  pelagica.  A  proposito 
delle  Salpe  vien  fatto  di  osservare  che  i  problemi  della 
generazione  hanno  esercitato  speciale  attrattiva  sulla 
mente  dei  poeti.  Uno  scienziato  poeta,  il  Kedi,  stu- 
diando gli  insetti  delle  carni  putride,  scosse  la  teoria 
della  generazione  spontanea;  ad  un  poeta  scienziato, 
il  Chamisso,  dobbiamo  la  scoperta  interessantissima 
della  generazione  alternante  nelle  Salpe.  A  quali  vi- 
cende conduce  questa  generazione  alternante  I  Una 
Salpa  isolata,  priva  di  sesso,  presenta  dalla  parte 
dorsale  una  piccola  appendice  (stolone  prolifero),  che 
poco  a  poco  si  sviluppa  in  un  cordoncino  e  si  segmenta 
in  tante  porzioni  uguali.  In  ciascuno  di  questi  segmenti 
disposti  in  doppia  fila,  si  vanno  abbozzando  gli  organi 
della  Salpa  madre.  Raggiunta  una  certa  grossezza, 
la  doppia  catena  di  Salpe  figlie  si  distacca  dalla  nu- 


168  Capitolo  quinto 

trice  e  va  ondulando  per  qualche  tempo  fìncliè  le  sin- 
gole Salpe,  giunte  a  conveniente  sviluppo  si  separano 
e  vivono  indipendenti.  Questi  individui  non  tornano 


/  Br 


Fig.  57. 
Tunicato   pelagico:    Salpa   democratico  -  mucronata   Forsk.   A, 
forma  sessuata.  —  B,  forma  asessuata  con   una  catena  di 
Salpe  figlie  in  via  di  sviluppo.  Secondo,  il  Claus-Grobben, 
1910. 


a  riprodursi  gemmando  la  catena  di  Salpe  figlie,  ma 
iniziano  il  periodo  sessuale  del  ciclo,  maturando 
prodotti  genitali  maschili  e  femminili  sul  medesimo 
individuo  (poiché  si  tratta  di  animali  ermatioditi),  ma 


Breve  illustra zione  di  alcuni  organismi  planctonici     169 

in  tempi  diversi.  Le  uova  fecondate  danno  origine  a 
Salpe,  che  si  riproducono  per  gemme  e  chiudono  in 
([uesto  modo  il  ciclo  vitale. 

La  forma  sessuata  e  la  non  sessuata  sono  un  poco 
diverse  tra  loro,  tanto  che  gli  antichi  zoologi  le  consi- 
deravano come  specie  distinte.  Ora  che  si  conosce  il 
legame  genetico,  vengono  tuttavia  mantenuti  i  due 
nomi  quasi  a  ricordo  della  primitiva  credenza;  per 
questo  udite  parlare  di  Salpa  democratico -mucronata, 
di  Salpa  maxima- africana  e  via  dicendo. 

Per  gli  episodi  affatto  insoliti  che  presenta  nella  sua 
generazione  alternante  il  Doliolum  può  dirsi  l'animale 
più  curioso  e  più  interessante  fra  quanti  han  vita  nelle 
acque  salse. 

Le  linee  generali  dello  sviluppo  sono  press'a  poco  le 
stesse  che  abbiamo  accennate  per  la  Salpa.  Senonchè 
una  prima  singolarità  si  manifesta  nelle  relazioni 
che  intercedono  fra  la  nutrice  asessuata  (fig.  57  B)  e  la 
colonia  che  ne  trae  origine  sotto  forma  di  piccole  gemme 
ventrali.  Man  mano  che  la  colonia  cresce,  la  nutrice 
subisce  modificazioni  profonde;  perde  l'intestino  e  le 
branchie,  mentre  ingrossa  ed  irrobustisce  i  nastri  mu- 
scolari (fig.  57  G);  in  altre  parole  una  parte  dei  suoi 
organi  è  sacrificata  a  vantaggio  della  progenitura,  ciò 
che  rimane  è  una  sorta  di  pompa  vivente,  destinata 
ad  irrigare  con  acqua  continuamente  rinnovata,  e 
quindi  ben  aereata,  le  gemme  in  via  di  sviluppo. 

Più  singolari  ancora  sono  le  migrazioni  e  la  divisione 
di  lavoro  che  si  riscontrano  nelle  gemme  di  Doliolum. 
Esse  infatti  non  rimangono  alla  superficie  ventrale 
dove  si  sono  formate,  ma  si  separano  l'una  dall'altra 
e  strisciando  sul  corpo  della  nutrice  raggiungono  un'ap 


170 


Capitolo  quinto 


Fig.  58. 
Tunicato  pelagico  Doliolum  denticulatum  Q.  G. 

A,  individuo  sessuato  (oozoite);  i,  intestino;  br,  branchia:  m, 
muscoli. 

B,  nutrice  asessuata;  le  gemme  nate  sullo  stolone  ventrale 
(stv)  migrano  sullo  stolone  dorsale  (std)  che  diventa  poi 
una  lunga  coda  (fig.  C)  ;  m,  muscoli  :  br,  branchia. 

C,  nutrice  che  ha  perduto  intestino  e  branchie  e  sviluppato 
un  lungo  stolone  ove  si  dispongono  le  gemme  mediane 
(ms)  e  laterali  (Is):  m,  muscoli. 

D,  individuo  nutritore  che  si  origina  dalle  gemme  laterali  : 
br,  branchia. 

E,  larva  sviluppata  dall'uovo;  eh,  corda  dorsale. 
Dal  Claus-Grobben,  1910;  seraplif. 


Breve  illustrazione  di  alouui  organismi  planctonici      171 

pendice  che  si  trova  dalla  parte  dorsale  ed  è  foggiata 
a  coda  (flg.  58  G);  notate  pòi  che  non  si  muovono  per 
impulso  proprio,  ma  per  virtù  di  speciali  cellule  del 
corpo  dette  forociti,  le  quali  si  incaricano  del  tra- 
sporto, ponendosi  a  tre  o  quattro  per  volta  ai  fianchi 
della  gemma  e  trascinandola  alla  sua  posizione  defi- 
nitiva. Quivi  giunte,  le  gemme  si  saldano  alla  coda  e 
invece  di  trasformarsi  tutte  in  individui  dello  stesso 
tipo  come  nelle  Salpe,  assumono  tipi  diversi  per  forma 
e  per  funzione.  Quelle  che  si  dispongono  lungo  i  mar- 
gini laterali  dell'appendice  diventano  individui  dalla 
grande  bocca  (fig.  58,  D),  ai  quali  spetta  il  compito  di 
nutrire  non  soltanto  la  giovane  colonia,  ma  anche  la 
nutrice  che  la  ha  generata.  Quelle  invece  che  hanno 
migrato  lungo  la  linea  mediana  dell'appendice  dorsale 
diventano  individui  portatori  di  altre  gemme,  desti- 
nate a  staccarsi.  Tosto  la  coda  si  frammenta;  la 
nutrice,  gli  individui  nutritori  ed  i  portatori  peri- 
scono ;  sopravvivono  le  gemme  che  divenute  libere  si 
trasformano  In  individui  completi  e  giunte  a  pieno 
sviluppo  maturano  gli  organi  della  riproduzione.  Tali 
individui  corrispondono  alle  Salpe  sessuate  (fig.  58  A). 
Dalle  loro  uova  nascono  larve  caudate  (fig.  58  E),  che 
per  successive  metamorfosi  riprodurranno  la  nutrice 
e  ricominceranno  il  singolarissimo  ciclo  vitale. 

Dinanzi  ad  una  storia  come  quella  del  DoUolum 
penso  debbano  rimanere  molto  impacciati  quei  na- 
turalisti che  si  sforzano  di  trovare  la  necessità  e  l'uti- 
lità in  ogni  manifestazione  dell'organismo  vivente  ! 


172  Capitolo  quinto 


BIBLIOGRAFIA 

Chux  C,  Die  Cephalopoden:  I.  Theil.,  Oegopsida.   «  Wisseusch. 

Ergebn.  d.  Deutsch.  Tiefsee  Expedit.  »,   Bd.  18,  1910. 
Delage  Y,-Herouard  e.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
Claus  C.-Grobben  K.,  Lehrbuch  der  Zoologie.  Marburg,  Elwert, 

1910. 
Haeoker    V.,    Tiefsee    Radiolarien.    «  Spezie!.   Teil.  Wisseusch. 

Ergebn.  Deutsch.  Tiefsee  Expedit.  »,  Bd.  14,  1908. 
ISHIKAWA  C,  Einige  Bemerkungen  uber  den  leuchtenden  Tinten- 

fisch  Watasea  nov.  gen.  (Abraliopsis  der  Autoren)  scintillans 

Berry  aus  Japan.  «  Zool.  Anzeiger  »,  Bd.  43,  n.  4,  1912. 
.TouBix  L.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 
KoRSCHELT  E,,  Heider  K.,  Lehvbuch  der  vergleichenden  Entwic- 

klungsgeschichte  der  wirbellosen  Tiere.  Jena,  Fischer,  1890- 

1893. 
Lo  Bianco  S.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
Neumaxn    G.,    Doliolum.    «  Wissensch.    Ergebn.    d.     Deutsch. 

Tiefsee  Expedit.  »,  Bd.  12,  1906. 
Steuer  a.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  IV),  N.  10. 


CAPITOLO  VI 

Breve  Illustrazione 
di   alcuni   orgranlsml   planctonici 


II. 


Sommario:  Larve  pelagiche  di  Pesci  bentonici;  Pesci  pelagici 
anche  nella  condizione  adulta;  Pesci  batipelagici  del  Medi- 
terraneo. —  Delfìni  e  Balene.  —  Fitoplancton  :  Diatomee, 
Peridinee,   Coccolitoforidee.  Cloroflcee. 


Anche  di  Vertebrati  troviamo  larga  rappresentanza 
nel  plancton,  se  conserviamo  a  questo  vocabolo  il 
significato  largo  che  gli  abbiamo  attribuito  da  prin- 
cipio. In  ogni  stagione,  ma  sopratutto  in  primavera, 
nuotano  nel  pelago  stadi  giovanissimi  di  Pesci  bento- 
nici. Le  specie  più  volgarmente  note  sul  mercato,  come 
i  Saraghi,  le  Orate,  le  Triglie,  depongono  uova  galleg- 
gianti e  sono  pelagiche  nei  primi  periodi  della  loro 
esistenza;  quando  poi  hanno  assunto  in  gran  parte 
i  caratteri  definitivi,  pur  serbando  ancora  dimensioni 
assai  piccole  (pochi  centimetri)  in  confronto  dell'a- 
dulto, si  avvicinano  alle  coste  e  contraggono  relazioni 
col  fondo.  Le  uova  pelagiche  dei  Pesci  sono  traspa- 
renti, di  forma  quasi  sempre  sferica,  ed  assai  minute. 


174 


Capitolo  sesto 


misurando  molto  spesso  meno  di  un  mm.  di  diametro. 
Ai  profani  sembrano  tutte  uguali  fra  di  loro  q  quasi, 


-^-."«fe« 


Fi<i.  :.;•. 
Sviluppo  (Iella  Triglia  di  fango   (Mnllns  harhalns   LJ   Stadio 
A  ingrandito  9  volte;  stadio  B  -  D,  7   volte:    stadi  E  ed  F, 
5^2  volte;  stadio  G,  7  volte,   stadio  H,  4  volte.  Secondo  il 
Lo  Bianco,  1908. 


Breve  illuf<trazione  di  alcuni   orgavismi  planctonici     175 


mentre  un  provetto  specialista  saprà  in  molti  casi 
riconoscere  almeno  il  genere  al  quale  appartengono; 
buoni  caratteri  sono  il  numero  e  le  dimensioni  delle 
gocciole  di  grasso  contenute  nell'uovo,  il  diametro 
di  questo,  le  eventuali  sculture  che  si  osservano  sul 
guscio  (chorion),  le  particolarità  del  tuorlo,  ecc. 

Mercè  l'opera  delle  stazioni  marine  si  sono  oramai 
identificati,  con  lunghe  e  pazienti  ricerche,  gli  stadi 
successivi  di  sviluppo  in  molte  specie  di  Pesci  ossei. 
Quanto  espone  il  Lo  Bianco  a  proposito  della  Triglia 
merita  di  essere  accennato  per  due  motivi;  prima  di 
tutto  perchè  rappresenta  un  tipo  di  sviluppo  il  quale  si 
ripete  su  per  giù  in  molte  altre  specie  litorali,  poi 
perchè  ci  mostra  un  processo  biologico  mirabilmente 
intonato  alle  condizioni  del  mare  e  dell'atmosfera. 

Le  uova  della  Triglia  sono  pelagiche  e  galleggianti. 
Deposte  dalla  femmina  verso  il  crepuscolo  e  fecondate, 
vengono  sospinte  al  largo  dalla  brezza  che  in  quel  pe 
riodo  della  giornata  sSpira  di  regola  dalla  terra  verso  il 
mare.  Nella  notte  l'uovo  inizia  il  suo  sviluppo  e  di- 
venta un  poco  più  pesante,  cosicché  al  mattino  se- 
<i,uente,  quando  si  desta  la  brezza  di  mare,  che  tende- 
rebbe a  ricacciarlo  verso  la  costa,  è  disceso  al  disotto 
della  superficie  di  quel  tanto  che  basta  per  non  sentir 
più  l'azione  del  vento.  Dalle  uova  nascono  i  pesciolini, 
che  hanno  una  bella  livrea  azzurra  e  si  spingono  nel 
plancton  di  superficie  fino  a  parecchie  miglia  al  largo. 
Più  tardi  si  dirigono  a  frotte  verso  la  riva,  abbandonano 
la  vita  pelagica  e  vivono  per  qualche  tempo  presso  il 
fondo  in  acque  sottili,  ove  acquistano  tinte  brune  e 
giallastre  simili  a  quelle  delle  arene  sottostanti,  finché 
le  burrasche  autunnali  le  scacciano  e  le  disperdono; 


176 


Capitolo  sesto 


allora  raggiungono  acque  più  profonde  e  quivi  fissano 
la  loro  dimora  definitiva  (fig.  59  e  59  his). 


In  tesi  generale  il  pesciolino  pelagico  appena  schiuso 
non  è  tanto  dissimile  dall'adulto  da  meritare  la  qua- 


Brevti  illuslrazione  di  alcuni   organinìni  planctonici     177 

litica  di  larva  vera  e  propria.  Ciò  almeno  si  verifica 
nella  gran  maggioranza  dei  Pesci  bentonici  littoranei. 
Per  contro,  in  taluni  gruppi  di  Pesci  lo  sviluppo  è  ac- 
compagnato da  trasformazioni  molto  importanti,  che 
a  buon  diritto  vengono  definite  metamorfosi. 

Tali  sono  gli  Apodi  o  Murenoidi,  che  comprendono 
l'Anguilla,  il  Grongo,  l'Ofìsuro,  la  Murena  (fig.  60)  e 


Fig.  60. 
Mìirena  adulta  {Murnena  helena  L.)   <lal   Murray  -  Hjort,    1912. 

parecchie  altre  specie  di  Murenoidi  (ben   19  vivono, 
secondo  il  Grassi,  nel  Mediterraneo). 

Le  metamorfosi  di  questi  Pesci  e  segnatamente  del- 
l'Anguilla, che  di  tutti  i  Murenoidi  è  il  più  interessante, 
costituiscono  una  delle  pagine  più  belle  e  più  curiose 
della  biologia  marina.  Mentre  mi  riserbo  di  svolgere 
l'argomento  in  uno  dei  capitoli  destinati  alla  illustra- 
zione dei  Pesci  utili  (cap.  XVII),  ricorderò  fin  d'ora 
come  le  larve  sgusciate  dall'uovo  siano  diafane,  ap- 
piattite ed  abbiano  la  bocca  armata  di  pochi  denti 
lunghi,  sottili  e  pieghevoli  (fig.  61).  Col  procedere  dello 
sviluppo  la  larva  si  accresce  e  diventa  più  larga,  cosi 
da  assumere  un  profilo  simile  a  quello  di  una  foglia  ;  suc- 
cessivamente l'animale  entra  in  una  fase  metamor- 

12.   -   R.   ISSEL. 


178  CupUolo  Stelo 


fica:  il  corpo  di  piatto  si  fa  cilindrico  ed  ai  caratteri 
larvali  si  vanno  rapidamente  sostituendo  quelli,  ben 
diversi,  dell'animale  definitivo.  Sembra  che  la  maggior 
parte  delle  larve  di  Murenoidi  viva  nella  regione  del 
knephoplancton . 

Hanno  dato  argomento  ad  interessanti  ricerche  le 
larve  dei  Pleuronettidi,  famiglia  che  comprende  le 
Sogliole,  i  Rombi,  le  Pianuzze  ed  altri  generi,  più  co- 
muni e  variati  nei  vasti  bassifondi  dei  mari  Nordici 
che    non    sull'angusta    piattaforma    continentale    del 


Fig.  61. 
Due  larve  di  Mui-enoidi  :  A.  ])relarva  di  Opldsurns  serpens,  ><  5; 
B,  ])relarva  del   Grongo  {Conf/er  rnlgaris  Cuv.)-     ■  !!•  Dal 
Grassi,  191. S. 


nostro  Mediterraneo.  Nei  primi  stadi  di  sviluppo  i 
Pleuronettidi  sono  compressi  ai  lati  e  perfettamente 
simmetrici.  Col  procedere  dello  sviluppo  subiscono 
una  serie  di  deformazioni  che  interessano  special- 
mente le  ossa  del  cranio  e  per  le  quali  uno  dei  due  occhi 
comincia  a  spostarsi  in  alto  e  scavalcando  il  margine 
superiore  del  capo  va  a  collocarsi  accanto  all'altro; 
dimodoché  l'adulto,  assunte  abitudini  bentoniche  per 
eccellenza,  rivolge  in  alto  la  faccia  oculata  e  colorata 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     179 

del  suo  corpo,  mentre  poggia  sulla  rena  o  sulla  melma 
la  faccia  opposta,  scolorata  e  senz'occhi.  Presento  ai 
lettori  l'uovo  e  la  larva  della  Sogliola  comune  (fig,  G2)  ; 


.-^; 


lì 
ì 


'^ 


B 


Fig.  62. 
Sviluppo   della   Sogliola   {Solea    vulgaris  L:).  —  A  e  B,  uovo. 
><  17.  —  C,  larva   col  sacco   vitellino,  :<  2().  —  D.    a   larva 
alquanto  più    progredita.   Dall' Ere nibaura  più  (Nord.  Pla- 
kton)  1905;  A-C  Secondo  il  Cunninghani. 


e  quella  di  un  altro  Pleuronettide  assai  piti  raro,  il 
Symphurus  ligulatus  Cocco,  nel  quale  alcuni  raggi 
della  pinna  dorsale  sul  capo  sono  prolungati,  e  la 
massa  dei  visceri  è  prominente  a  guisa  di  sacco  (fìg.  G3). 


180  Capitolo  sesto 


Oltre  ai  Pesci  che  appartengono  al  plancton  sol- 
tanto nella  condizione  giovanile,  se  ne  conoscono 
molti  altri  che  rimangono  pelagici  per  tutta  la  vita, 
salvo  certe  incursioni  periodiche  verso  la  costa  che 
si  compiono  in  alcune  famiglie.  Hanno  speciale  im- 
portanza nel  Mediterraneo  taluni  Clupeidi  (Acciuga, 


Fig.  63. 
Larva  di  mi  Plenroiiettidc  :  St/mphiirus  liqulalus  (Cocco),  x  2 
Pai  Kyle  («Tlior»),  1913.  ' 

Sardina)  e  Scombridi  (Tonno,  Scombro,  ecc.).  Degli 
uni  e  degli  altri  tratterò  diffusamente  nel  capitolo 
relativo  ai  Pesci  utili.  Intanto  parmi  opportuno  dare 
qualche  cenno  di  altre  specie  non  rare  nel  Mediter- 
raneo e  assai  notevoli  per  le  forme  che  rivestono. 

La  Mola  o  Pesce-luna  {Mola  rotunda  Cuv.,  fig.  64) 
appartiene  all'ordine  dei  Plectognati  e  si  distingue 
pel  corpo  lateralmente  compresso,  lungo  talvolta 
sino  a  due  metri,  a  contorno  ovale  senza  alcun  restrin- 
gimento posteriore;  anziché  un  Pesce  intero,  sembra 
la  parte  anteriore  d'un  Pesce  staccata  dal  resto.  Ha 
due   robuste   pinne    falciformi,    una    dorsale,    l'altra 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     181 

anale,  mentre  le  pettorali  sono  poco  sviluppate  e 
mancano  le  ventrali;  la  caudale  è  ridotta  ad  una  la- 
mina, lobata  nell'adulto,  che  segue  il  margine  poste- 
riore del  tronco;  la  bocca  è  piccolissima  e  il  corpo 
fasciato,  sotto  al  tegumento  da  uno  strato  di  grasso. 


Fig.  64. 
Pesce  mola  (Orthagoriscus  mola  Cuv.)  Originale. 


I  giovani  differiscono  dagli  adulti  sopratutto  per  la 
forma  e  per  lo  sviluppo  delle  pinne. 

Sembra  che  il  Pesce-luna  viva  normalmente  in  acque 
piuttosto  profonde;  certo  è  che  nella  stagione  calda 
si  mostra  di  frequente  alla  superficie.  In  fine  di  pri- 
mavera branchi  numerosi  di  giovani  Mole,  che  non 
raggiungono  i^er  lo  più  un  metro  di  lunghezza,  si 
mostrano  lungo  le  coste  liguri;  in  una  sola  giornata 


182  Capitolo  sesto 


ne  ho  veduti  oltre  a  500  esemplari  rimaner  prigionieri 
nella  tonnarella  di  Camogli,  ove  si  praticano  delle  vere 
mattanze  di  quei  Pesci.  Peccato  che  la  cattura  sia 
tutt'altro  che  gradita  ai  pescatori;  anzitutto  le  carni 
sono  tenute  in  poco  conto  ;  inoltre  tutti  dicono  che  l'ar- 
rivo delle  Mole  sia  indice  di  condizioni  sfavorevoli 
alla  comparsa  dei  Tonni. 

A  differenza  del  Tonno  e  di  altri  Pesci,  che  raggiun- 
gono acque  costiere  e  superficiali  nel  periodo  della 
riproduzione,  vi  sono  molte  specie  che  abitano  costan- 
temente gli  strati  oscuri  del  mare;  tale  fauna  di  mare 
profondo  comprende  una  ricca  serie  di  Pesci  i  quali, 
se  offrono  di  rado  un  interesse  pratico,  danno  al  na- 
turalista prezioso  materiale  di  studio. 

I  Begalecus  ed  i  Trachypterus  sono  Pesci  pelagici 
molto  singolari,  che  vivono  in  acque  profonde  e  si 
ascrivono  all'ordine  dei  Malacotteri:  il  loro  corpo,  fog- 
giato a  nastro  lungo  sino  a  tre  metri  è  di  colore  ar- 
genteo splendente,  mentre  le  pinne,  fra  le  quali  spicca 
sopra  tutto  la  lunghissima  dorsale,  hanno  una  bella 
colorazione  rossa.  La  bocca  si  apre  molto  obliqua- 
mente nel  muso  breve  e  quasi  troncato.  Le  uova  di  una 
specie  di  Trachypterus  (molto  probabilmente  il  T.  cri- 
status,  secondo  Jacino)  si  distinguono  per  l'elegante 
scultura  a  reticolato  esagonale  che  adorna  la  mem- 
brana. Gli  embrioni  in  un  certo  periodo  dello  sviluppo 
sono  provvisti  di  occhi  spiccatamente  telescopici; 
procedendo  lo  sviluppo,  l'organo  visivo  si  va  man  mano 
accorciando,  fino  a  riacquistare  la  foggia  comune  nella 
larva  appcMia  schiu.^a  (fiu'.  ()5).  Questa  (fig.  00)  a>^s.umo 
un  aspetto  ciuattiMistico  [tei  filamenti  in  cui  si  pro- 
lungano   la    pinna    dorsale   e    le    ventrali,  mentre  la 


Breve  illiis trazione  di  alcuni  organismi  2}f (me tonici     183 


Fig.  65. 
Traeìif/pleì-vsp  sj).  A-D.  sviluppo   dell  '  embrione  entro  l'uovo: 
nello  startio  B  gli  ocelli  sono  spiccatamente  telescopici,  ^'  S. 
—  E,  larva   appena   sgusciata,    ,<  5   circa.    Dal  Lo  Bianco, 
1908. 


184 


Capitolo  sesto 


caudale  dimostra  la  solita  forma.  Nel  Trachypterus 
adulto  tali  pinne  si  riducono;  la  caudale,  invece  di 
orientarsi,  come  di  regola,  secondo  il  prolungamento      Jj 


del    corpo,    si    dirige   obliquamente   in    alto.    (Jiovani 
Trachypterus  di  ])oclu  centimetri  di  lunghezza  si  rin- 


Breve  illuatrazione  di  alcuni  organismi  planctonici      185 

vengono  a  primavera,  abbastanza  frequenti  nel  plan- 
cton superficiale  della  rada  di  Villafranca,  percorsa 
da  forti  correnti. 

Alcune  famiglie  non  danno  al  mondo  batipelagico 
che  rappresentanti  scarsi  od  isolati,  i  quali  si  suppon- 
gono derivati  o  dalla  fauna  costiera  o  dalla  pelagica 
di  superficie.  Ricorderò  V Opisthoproctus  soleatus  Vaili., 
pescato  nell'Atlantico  dal  «  Talisman  »  e  dalla  «  Valdi- 
via  »  sino  a  quattromila  metri  di  profondità;  bizzarro, 
pel  corpo  tozzo,  per  la  mandibola  sporgente,  per  gli 
enormi  occhi  telescopici,  per  la  pinna  anale  sospinta 
indietro  accanto  alla  caudale.  L'aspetto  di  questo  Pesce 
non  farebbe  certo  sospettare  una  parentela  coi  Sal- 
moni delle  acque  dolci,  eppure  l'ittiologo  non  tarda 
a  riconoscervi  uno  per  uno  tutti  i  caratteri  propri 
alla  famiglia  dei  Salmonidi. 

Per  contro  vi  sono  interi  gruppi  di  Pesci  confinati 
nel  plancton  profondo,  ed  una  statistica  recente  di- 
mostra come  una  buona  metà  delle  specie  batipela- 
giche pescate  nei  mari  di  tutto  il  globo,  si  raggruppi 
nelle  tre  famiglie  degli  Stomiatidi,  degli  Stemopti- 
chidi  e  degli  Scopelidi.  Sono  in  generale  Pesci  di  mo- 
deste dimensioni  ed  a  scheletro  debole;  fra  le  molte 
particolarità  che  li  rendono  interessanti,  noterò  la 
luce  che  emettono  da  appositi  fotofori,  e  le  ampie 
migrazioni  verticali  per  cui  talune  specie,  si  avvici- 
nano di  notte  alla  superficie. 

Per  fare  la  conoscenza  di  questi  strani  animali  non 
occorre  uscire  dalle  regioni  Mediterranee.  Infatti,  oltre 
alle  catture  accidentali  che  si  verificano  in  vari  punti 
dellt»  nostre  acquo,  Messina  è  celebre  pel  gettito  fre- 
([uente  che  ne  fanno  le  correnti  sulla  spiaggia  del  Faro. 


186 


Capitolo  sesto 


Si  prende  con  relativa  frequenza  anche  nel  Mare  Li- 


Fig.  67. 
Capo  dello  Slomias  boa.  x  2.  Secondo  lo  Zngniayer  (Camp,  del 
princ.  di  Monacò),  1911. 


gustico  lo   .S7o/)n"rt.5  boa  (Risso),  dal  corpo  ali  ungati!^ 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici      187 

simo,  dalla  larga  bocca  armata  di  denti  sottili,  ricurvi 
ed  acuminati  e  dal  lungo  barbiglio  pendente  sotto  la 
mandibola  (fig.  67).  Oltre  agli  organi  luminosi  nella 
regione  del  capo  (nota  la  bella  serie  allineata  sotto  la 
mandibola)  ciascuna  delle  squame  esagonali  che  pro- 


Fig.  68. 
Due  pesci  batipelagici  frequenti  nel  Mediterraneo  : 

A,  Chauliodus  sloanei  Bl.  e  Sch.,  grand,  natur.  —  B,  Argy- 
ropelecus  hemigymniis  Cocco,  x  2  circa.  Secondo  il  Mur- 
ray-Hjort.  1912.' 


teggono  il  tronco  dello  Stomias  porta  un  organo  lu- 
minoso al  centro  oppure  al  margino;  nella  serie  infe- 
l'iore  (li  S([uam(;  ])(»i  ogni  l'otoiioro  centrale  è  accompa- 
gnato da  un  gruppetto  di  altri  fotofori  minutissimi. 


188  Capitolo  sesto 


Tra  gli  Sternoptichidi  più  notevoli  citerò  VArgy- 
ropelecus  hemigymnus  (fig.  68  B),  comune  in  tutto 
l'Atlantico  fra  150  e  500  metri  di  profondità;  è  co- 
mune a  Messina,  ove  le  correnti  dello  stretto  lo  por- 
tano alla  superficie;  più  raramente  si  raccoglie  nel 
mare  Ligure.  L'etimologia  greca  del  nome  ricorda  due 
particolarità  di  questo  pesciolino,  lo  splendore  argen- 
teo del  corpo  e  la  sua  forma  a  scure,  dovuta  al  fatto 
che  il  margine  ventrale  viene  ampliato  da  una  serie 
di  processi  ossei  formanti  una  sorta  di  impalcatura. 

Fra  gli  Scopelidi  che  si  raccolgono  a  Messina  ricor- 
derò il  Oonostoma  denudatum  Eaf.,  risplendente  nel- 
l'oscurità per  una  ricca  serie  di  fotofori  allineati  lungo 
il  margine  ventrale  del  corpo;  questi  fotofori  comin- 
ciano digià  a  svilupparsi  nelle  piccole  larve  di  un  cen- 
timetro e  mezzo  di  lunghezza. 

Nel  Chauliodus  Sloanei  (fig.  68  B),  non  meno  ben 
dotato  dal  punto  di  vista  della  luminosità,  la  forma 
esteriore  ricorda  quella  degli  Stomias;  manca  però  il 
barbiglio,  e  poco  all'indietro  del  capo  si  innalza  una 
pinna  dorsale  che  ha  il  primo  raggio  prolungato  in 
un  sottile  filamento.  Anche  i  Chauliodus  (fig.  68  A) 
sono  pesci  batipelagici  non  rari  nei  nostri  mari.  Le 
Ciclothone  sono  di  colore  fosco  e  nei  costumi  si  rive- 
lano nettamente  batipelogiche. 

Agli  Scopelidi  si  riferiscono  le  curiose  larve  dette 
Stiloftalmoidi  del  plancton  di  Messina  (fig.  69);  gli 
occhi  sono  portati  da  lunghi  peduncoli,  i  quali  si  vanno 
però  accorciando  col  procedere  dello  sviluppo.  11 
Sanzo  ha  di  recente  dimostrato  come  tali  larve  appar- 
tengano a  due  specie  di  Scopelidi  già  note  nella  condi- 
zione adulta,  cioè  lo  Seo^jelus  caniniaitu-s  0.    \'.  e  lo 


Breve  illustraziove  di  alcuni  orfianiami  planclonici     189 


Scopelus    humboldti    Risso.    I  caratteri  stiloftalmoidi 
sono  sviluppati  in  grado  estremo  in  certe  larve  ocea- 


ss 


55 


*  ia 

o  s- 

*o  'S 
S  *3ò 


niche  descritte  dal    Brauer,   che  hanno  i    peduncoli 


190  Capitolo  sento 


oculari  sviluppati  come  il  ramo  trasverso  d'una  T,  nel 
quale  l'asta  sia  rappresentata  dal  corpo.  Queste  larve, 
battezzate  Stylophtalmus  paradoxus,  furono  raccolte 
nell'Atlantico  e  nell'Oceano  Indiano  fra  1400  e  4000 
metri  di  profondità. 

Farmi  difficile  trovare  nella  biologia  marina  un  ar- 
gomento più  favorevole  alla  ipotesi  evolutiva  di  quello 
che  ci  offrono  i  Cetacei.  Se  le  specie  che  popolano  at- 
tualmente la  terra  fossero  sorte  indipendentemente 
l'una  dall'altra,  come  si  potrebbe  concepire  che  un  Ce- 
taceo si  conservi  fedelmente  Mammifero  nell'archi- 
tettura interna  del  suo  corpo  mentre  nell'aspetto  e- 
sterno  è  pisciforme  a  tal  punto  che  il  gran  pubblico 
e  purtroppo  anche  i  cronisti  dei  fogli  quotidiani  si 
ostinano  a  chiamarlo  «  Pesce  »  ? 

Supponiamo  invece  che  le  specie  siano  deiivate 
l'una  dall'altra,  sia  pure  per  numerose  linee  genealo- 
giche fra  di  loro  indipendenti.  Allora  non  avremo 
difficoltà  ad  ammettere  che  Balene  e  Delfini  siano  di- 
scendenti di  Mammiferi  terrestri,  modificati  in  guisa 
da  diventare  mirabilmente  adatti  alla  locomozione 
acquatica. 

1  grandi  Cetacei,  quasi  tutti  privi  di  denti  e  forniti 
di  fanoni  (hanno  denti  i  Fiseteridi  dei  quali  è  tipo 
il  Capodoglio)  nuotano  nei  grandi  Oceani  e  sopratutto 
nelle  regioni  fredde,  ove  tuttavia  alcune  specie  sem- 
brano condannate  a  non  remoto  annientamento  per 
la  caccia  spietata  che  muovon  loro  i  balenieri.  I  soli 
Cetacei  indigeni  del  nostro  mare  sono  i  Delfinidi,  di 
più  modeste  dimensioni  ed  a  bocca  fornita  di  denti. 
I  Delfini  a  muso  acuto  compariscono  spesso  lungo  le 
coste  e  si  mostrano  talvolta  in  branchi  assai  numerosi 


Breve  illustrazione   di  alcuni  organismi  plancionÌGi      191 

quando  inseguono  le  Acciughe  e  le  Sardelle.  Chiunque 
ha  viaggiato  un  po'  a  lungo  in  mare  si  è  divertito  ad 
osservare  le  loro  eleganti  movenze  attorno  al  piroscafo, 
che  li  alletta  coi  resti  di  cucina.  Per  contro  le  Orche 
e  le  Pseudorche,  a  capo  arrotondato,  sono  animali 
assai  rari  sebbene  diffusi  per  tutti  i  mari  del.  globo. 
Al  pari  degli  altri  Cetacei  il  Delfino  respira  con  pol- 
moni, il  che  lo  obbliga  a  salire  a  galla  di  tanto  in  tanto 
per  far  provvista  d'aria;  partorisce  vivi  i  suoi  piccoli 
e  li  allatta;  ecco  dunque  le  caratteristiche  essenziali 
di  un  Mammifero.  Per  contro  il  corpo  è  foggiato  in 
modo  da  opporre  un  minimo  di  resistenza  all'acqua 
mercè  la  forma  affusolata  e  la  superficie  liscia  ;  i  rari 
peli  che  spuntano  durante  la  vita  embrionale  cadono 
prima  della  nascita.  L'abbondante  strato  di  grasso 
che  si  accumula  sotto  la  pelle,  contribuisce,  insieme 
alla  tessitura  spugnosa  delle  ossa,  a  diminuire  il  peso 
specifico.  Sormonta  il  dorso  una  pinna  dorsale  simile 
a  quella  di  certi  Pesci,  ma  non  comparabile  alla  stessa 
dal  punto  di  vista  morfologico,  perchè  si  tratta  di  una 
semplice  appendice  cutanea,  non  sostenuta  da  raggi 
ossei.  Gli  arti  anteriori  son  trasformati  in  natatoie; 
ninna  traccia  degli  arti  posteriori,  quantunque  lo  sche- 
letro possegga  i  rudimenti  del  bacino.  La  coda  biloba, 
se  ricorda  la  pinna  caudale  dei  Pesci,  ne  differisce 
per  la  sua  disposizione  orizzontale  anziché  verticale 
e  sopratutto  per  la  sua  funzione;  il  Pesce  nuota  spe- 
cialmente con  moti  energici  della  parte  posteriore  del 
tronco  e  della  coda;  il  Delfino  mantiene,  nuotando,  il 
corpo  rigido  e  diritto,  mentre  la  coda,  animata  da 
rapidissime  oscillazioni  funge  da  elica  e  può  impartire 
al  Cetaceo  una  tale  velocità  da  competere  colle  più 


192  Capitolo  sesto 


rapide  navi.  Ma  come  mai  procederà  l'allattamento  in 
mi  Mammifero  cosi  costituito  !  Il  meccanismo  mercè 
il  quale  il  piccolo  d'un  Mammifero  terrestre  sugge  il 
latte  materno  non  sarebbe  possibile  in  acqua;  la  fun- 
zione si  compie  invece  in  altro  modo;  mediante  con- 
trazioni muscolari  la  femmina  spruzza  il  latte,  denso 
e  vischioso,  nella  bocca  del  piccolo.  Questo,  che  è 
l'unico  partorito  durante  l'annata,  introduce  il  suo 
rostro  in  una  delle  borse  che  si  aprono  nel  ventre  della 
femmina,  ai  lati  dell'ano,  e  nell'interno  delle  quali 
sporgono  i  capezzoli. 

Nuovi  particolari  circa  i  costumi  dei  Delfìni  ci  sono 
forniti  da  alcuni  individui  di  Tursiops  truncatus  te- 
nuti prigionieri  nell'Acquario  di  New  York.  Risulta 
fra  le  altre  cose,  che  i  Delfini  sono  attivi  e  vivaci  tanto 
di  giorno  quanto  di  notte,  che  non  vedono  gli  oggetti 
sospesi  fuori  d'acqua,  anctie  a  distanza  brevissima 
dalla  superficie;  che  al  pari  del  Gatto,  amano  tra- 
stullarsi colla  preda  lanciandola  due  o  tre  metri  in- 
nanzi a  sé,  poi  tornando  di  bel  nuovo  a  ghermirla. 

I  Cetacei  maggiori  non  sono  indigeni  del  Mediter- 
raneo, ma  vi  fanno  tuttavolta  delle  apparizioni  non 
troppo  rare.  Così  dal  1896  al  1909  il  Parona  registra 
per  la  Liguria  ben  26  catture.  Una  forte  maggioranza 
di  queste  si  riferisce  alla  Balenottera  comune  {Balae- 
noptera  physalus  L.);  in  seconda  linea,  ma  a  notevole 
distanza,  viene  il  Capodoglio  {Physeter  macrocephalus 
L.);  è  ultima  la  Balenottera  rostrata  (Balaenoptera 
acuto -rostrata  Lacep.).  Della  Balena  basca  {Balaena 
hiscayensis  Eschr.)  si  ricorda  una  sola  cattura  ita- 
liana, e  in  tempi  meno  recenti  (1877):  la  famosa  ba- 
lena di  Taranto,  il  cui  scheletro  si  conserva  nel  Mu- 
seo zoologico  di  Napoli. 


Breve  ilhiatrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     193 


La  Balenottera  comune  raggiunge  i  quindici  metri 


LMv^w 


V 


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S^' 


Fig,  70. 
Veduta  parziale  di  una  Balenottera  rimorchiata   nel   porto   di 
Genova;  si  scorgono  le  pieghe  della   pelle   ventrale.  Origi- 
nale, da  negat.  di  Alberto   Issel. 


di  lunghezza  e  presenta,  al  pari  delle  sue  congeneri, 
13.  -  R.  Issel. 


194  Capitolo  sesto 


una  serie  di  pieghe  nella  pelle  del  ventre  che  le  confe- 
riscono, quando  sia  rovesciata  sul  dorso,  un  aspetto 
caratteristico  (fig.  70). 

I  Genovesi  ricordano  come  nel  1896  un  grosso  esem- 
plare di  Balenottera  venisse  segnalato,  già  morto, 
al  largo  di  Genova  e  rimorchiato  in  porto.  Ben  pre- 
sto il  fetore  insopportabile  che  emanava  da  quella 
mole  in  via  di  putrefazione  indusse  le  autorità  ad  or- 
dinarne l'allontanamento,  cosicché  la  spoglia  del  Ce- 
taceo venne  rimossa  ed  abbandonata  in  alto  mare. 

È  logico  supporre  che  i  grandi  Cetacei,  penetrati 
attivamente  o  passivamente  per  lo  stretto  di  Gibil- 
terra, rimangan  prigionieri  nel  Mediterraneo,  il  quale 
non  presenta  forse  condizioni  fìsiche  adatte  e  non  offre 
nutrimento  proporzionato  alla  grossezza  ed  alla  vo- 
racità di  quei  giganti,  tant'è  vero  che  la  dissezione 
dell'apparato  digerente  attesta  sempre  un  prolungato 
digiuno. 

I  venti  e  le  correnti  s'impadroniscono  dei  loro  corpi 
già  estenuati  o  morenti,  li  sospingono  verso  le  nostre 
spiaggie  e  spesso  ve  li  fanno  arenare;  il  fenomeno  si 
verifica  sopratutto  lungo  i  lidi  settentrionali  dell'Italia 
continentale  e  della  Sardegna. 


Come  ho  detto  da  principio,  gli  organismi  vegetali 
del  plancton  sono  limitati  agli  strati  superiori  del  mare. 
Tuttavia  hanno  una  importanza  enorme  perchè  ser- 
vono di  pascolo  ai  piccoli  animali  pelagici  e  rappresen- 
tano perciò  il  primo  anello  di  una  grandiosa  circola- 


Brave  illustrazione  di  alctmi  organismi  planctonici     195 

zione  di  alimenti.  Al  contrario  di  quanto  accade  nel 
regno  animale,  poche  classi  del  regno  vegetale  entrano 
a  far  parte  del  plancton,  ma  quelle  poche  sfoggiano 
varietà  notevole  di  forme.  Kichiamo  anzitutto  la 
vostra  attenzione  sopra  un  fatto  generale.  Il  plancton 
vegetale  o  fìtoplancton  è  composto,  in  maggioranza 
grandissima,  da  quelle  specie  microscopiche  ed  a 
struttura  unicellulare  che  si  possono  comprendere 
sotto  il  nome  di  Protisti  vegetali  o  Protofìti.  Le  Alghe 
superiori  non  vi  sono  rappresentate,  poiché  i  Sargassi 
dell'Oceano  vanno  considerati  non  già  come  plancton, 
ma  come  un  lembo  di  bentos  portato  in  alto  mare. 

Giustamente  si  afferma  che  tali  particolarità  sono 
in  armonia  colle  esigenze  dell'ambiente  pelagico,  in 
quanto  che  i  corpi  di  piccolo  volume  più  facilmente 
rimangono  sospesi  nell'acqua.  Inoltre  la  materia  vi- 
vente vegetale  trae  maggior  profitto  dalla  luce  neces- 
saria ad  una  intensa  assimilazione  (e  quindi  ad  un'at- 
tiva riproduzione)  quando  è  suddivisa,  come  il  fìto- 
plancton, in  minutissime  particelle,  di  quel  che  acca- 
drebbe se  fosse  organizzata  in  masse  più  vistose;  in- 
fatti nel  primo  caso  la  superficie  assimilante  possiede, 
rispetto  al  volume  dell'organismo,  una  estensione  mag- 
giore. 

Troveremo  quindi  spiegabile  che  le  Alghe  inferiori 
abbiano  da  sole  invaso  lo  spazio  disponibile  nella 
zona  illuminata  del  dominio  pelagico. 

Ai  Bacteri,  che  non  mancano  neppure  in  alto  mare, 
ed  alle  Schizoficee,  gruppo  di  Alghe  inferiori  per 
molti  riguardi  affini  ai  Bacteri,  accenno  soltanto  di 
passaggio.  Le  Schizoficee  marine  hanno  forma  di 
tenui    filamenti    che    si    riproducono    per    scissione; 


196  Capitolo  sesto 


sono  proprie  dei  mari  caldi  e  sebbene  in  particolari 
circostanze  di  tempo  e  di  luogo  possano  moltiplicarsi 
in  quantità  considerevole,  non  presentano  interesse 
particolare  pel  nostro  plancton. 

Hanno  invece  capitale  importanza  le  Diatomee  e  le 
Peridinee  pelagiche,  tutte  microscopiche  e  composte 
di  una  sola  cellula  ;  le  prime  si  mostrano  abbondanti 
nella  stagione  fredda,  le  seconde  nei  mesi  più  caldi. 

Le  Diatomee  son  protette  da  un  guscio  o  scheletro 
sUiceo,  nel  quale  i  forti  ingrandimenti  del  microscopio 
rivelano,  in  molti  casi,  delicatissime  sculture.  Tra  le 
forme  più  caratteristiche,  i  Goscinodiscus  (fig.  71) 
hanno  la  forma  di  scatolette  cilindriche,  a  basi  piane 
oppure  convesse  ed  appariscono  quindi  circolari 
quando  si  vedono  di  prospetto,  come  avviene  per  lo 
più  nei  preparati  microscopici  di  plancton,  ove  rara- 
mente fanno  difetto.  I  Ghaetoceras  a  scheletro  quadran- 
golare, munito  di  appendici  filiformi,  sogliono  aggre- 
garsi in  catene  rettilinee,  composte  di  parecchi  in- 
dividui; ai  due  estremi  della  catena  si  sviluppa  un 
paio  di  appendici  più  robuste.  In  altro  modo  sogliono 
collegarsi  le  Thalassiothrix  (fig.  71  B),  che  hanno 
forma  di  lunghe  e  strettissime  lamelle: 

Tre  o  più  individui  si  uniscono  fra  di  loro  a  ventaglio  ; 
talvolta  più  ventagli  si  saldano  per  le  loro  estremità 
libere  ;  ne  risulta  una  linea  spezzata  in  cui  altre  linee 
che  si  dipartono  simmetricamente  dai  vertici  degli 
angoli  rientranti;  in  taluni  casi  il  ventaglio  o  la  spez- 
zata tendono  a  chiudersi  e  ad  assumere  la  figura  di 
stella.  Son  dunque  assai  vari  i  processi  mercè  i  quali 
vien  conseguito  l'aumento  di  superficie  fluttuante; 
ancora  mal  conosciuti  e  meritevoli  d'indagini  le  forze 
e  gli  stimoli  che  li  guidano. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     197 

Non  di  rado  appariscono  alla  superficie,  per  tratti 
assai  estesi  di  mare,  grandi  masse  di  un  muco  traspa- 
rente ;  è  il  fenomeno  del  «  mare  sporco  »,  ben  noto  ai 
pescatori  adriatici  (non  è  così  comune  ed  imponente 


m 


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Pig.  71. 
Due  Diatomee  del  Plancton  mediterraneo  :  A,  Coscinodiscus 
ocxdus-iridis  Ehrb.,  x  540.  Secondo  lo  Schmidt  A  1874-77. 
—  B,  Thalassiothrix  frauenfeldi  Griìn.,  x  200.  Secondo  il 
van  Heurok  (Synopsis)  —  C,  Thalassiolhrix  riunite  in  co- 
lonia in  tre  diversi  modi.  Originale. 


nel  Tirreno)  ed  a  questi  poco  gradito  per  l'ingombro 
che  suol  recare  alle  reti.  Molto  si  è  discusso  intorno 
alle  cagioni  del  mare  sporco,  ma  i  più  autorevoli  osser- 
vatori lo  attribuiscono  a  Diatomee  del  plancton,  che 


198  Capitolo  sesto 


si  moltiplicano  con  rapidità  eccezionale  e  nel  mede- 
simo tempo  emettono  una  grande  quantità  di  mucil- 
lagine;  condizioni  fìsiche  particolari,  forse  una  sal- 
sedine abnorme,  determinerebbero  la  comparsa  del 
fenomeno.  Nella  massa  gelatinosa  si  rinvengono  anche 
Peridinee,  ma  sembra  ch'esse  rimangano  impigliate 
nel  muco  senza  contribuire  per  nulla  a  formarlo. 

Le  Peridinee  o  Dinoflagellati  vanno  ascritte  senza 
alcun  dubbio  al  fitoplancton  e  quindi  alla  schiera  dei 
minuti  organismi  produttori,  pel  modo  col  quale  prov- 
vedono ad  assimilare  il  nutrimento.  E  a  tutto  rigore 
si  considerano  come  piante  anche  per  la  corazza  di 
cellulosa  onde  il  loro  corpo  è  rivestito.  Ma  la  loro  pro- 
prietà di  spostarsi  velocemente  mediante  due  flagelli 
locomotori  le  colloca  a  fianco  di  altri  Flagellati,  ai 
quali  nessuno  nega  uno  schietto  carattere  di  anima- 
lità. A  questo  proposito  non  è  inutile  il  ricordare  come 
in  alcune  Peridinee  (gen.  PoucJietia)  sia  stato  descritto 
un  piccolo  ammasso  di  pigmento,  sormontato  da  un 
corpicciolo  foggiato  a  lente,  che  taluno, e  forse  con  fon- 
damento, vorrebbe  interpretare  come  un  occhio  ru- 
dimentale. 

Uno  dei  due  flagelli  delle  Peridinee  vibra  veloce- 
mente entro  ad  un  solco  della  corazza,  l'altro  si  muove 
liberamente  ed  è  diretto  all'indietro  nel  moto  di  tra- 
slazione. 

Nel  genere  Geratium  (fìg.  12  A),  uno  di  quelli  più 
comunemente  rappresentati  nel  plancton  dei  nostri 
mari,  variano  in  larghissima  misura  lo  spessore  e  la 
lunghezza  delle  tre  appendici  a  mo'  di  corna,  in  cui  si 
prolunga  il  tegumento  di  cellulosa  fatto  di  piastrelle 
ben  connesse.  Parecchi  individui  di  Geratium  sogliono 
talvolta  riunirsi  a  catena. 


Breve  illustrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     199 

I  Peridinium  (fìg.  12  B  e  C),  dalle  forme  più  tozze 
e  panciute,  sono  pure  molto  frequenti  e  dividono  coi 


Fig.  72. 
Tre  Peridinee  del  plancton  mediterraneo  :  A  Peridinium  di- 
vergens  Ehrb. ,  x  500.  Secondo  lo  Schiitt  (Engler  e  Franti 
Natiirl,  Pflanzenf.)  —  B,  Ceratium  furca  subsp.  eugrammum 
(Ehrb)  Jorgens.  Secondo  l'Jòrgensen,  1911.  C,  Veratiiim  mas- 
siliense  (Gourr.)  Jorgens,  id.  id. 


Ceratium  la  proprietà  di  emettere  nell'oscurità  una 
luce  diffusa  per  tutta  la  massa  cellulare. 


200  Capitolo  sesto 


Tra  le  Peridiuee  meno  frequenti  e  più  eleganti 
mi  piace  ricordare  la  Dinophisis  homunculus  a  forma 
di  anfora  fiancheggiata  da  un'aletta,  e  le  forme  alta- 
mente ornamentali  degli  Ornithocercus  (fìg.  73),  in 
cui  le  superfìci  di  librazione  sono  date  da  grandi  espan- 


Fig.  73. 
Una  Peridinea:    Ornithocercus  magnificus  Stein  x  450  circa. 
Originale,  Quarto  dei  Mille. 

sioni  membranose  sorrette  da  nervature  ramificate. 
Nelle  acque  di  Quarto  gli  Ornithocercus  fanno  una 
breve  apparizione  durante  l'autunno. 

Il  fenomeno  dell' «  acqua  rossa  »,  più  volte  segnalato 
nel  Tirreno,  è  dovuto  alla  comparsa,  in  quantità  stra- 
grande, di  minute  Peridinee;  così  l'arrossamento  os- 
servato nel  golfo  di  Spezia  or  fa  un  quarto  di  secolo, 
fu  cagionato,  secondo  il  Carazzi,  da  una  sola  specie, 
il  Prorocentrum  micans  Ehrb. 


Breve  illustrazione   di  alcuni  organismi  planctonici     201 

Al  nannoplancton  o  plancton  dei  nani,  cioè  a 
quegli  organismi  tanto  piccoli  che  sfuggono  dalle 
maglie  della  più  fitta  garza  da  plancton,  si  ascrivono 
svariati  Protozoi  e  Protofìti;  ricorderò,  fra  questi  ul- 
timi, un  gruppo  di  altri  Flagellati  che  portano  il  nome 
mal  pronunziabile  di  Coccolitoforidee.  Già  da  tempo 
antico  si  conoscevano,  nei  sedimenti  marini,  delle  mi- 

A  B  C 


Fig.  74. 
Tre  Coccolitoforidee,  ><  1000.  A,  Syracosphaera  prolongata.  — 
B,  Rabdosphaera  claviger  Murr.  e  Blackm.  —  C,  Goccolitho- 
phora  leptopora  Murr.  e  Blackm.  Dal  Murray  e  Hjort,  1912. 


nutissime  concrezioni  discoidi  formate  di  carbonato 
di  calcio,  dette  coccoliti,  ma  soltanto  in  tempi  recen- 
tissimi se  n'è  accertata  l'origine.  Le  Coccolitoforidee 
(fig.  74)  sono  piccole  cellule  sferiche  od  oblunghe,  mu- 
nite di -uno  o  due  ciglia,  talvolta  anche  di  filamenti 
calcarei  semirigidi.  Il  loro  protoplasma  secerne,  nel 
suo  interno,  i  corpuscoli  dianzi  accennati.  Certe  spe- 
cie di  CoGColitophora  e  Pontosphera  hanno  un  diametro 
non  superiore  a  5  millesimi  di  millimetro. 


202  Capitolo  sesto 


Invece  le  Cloroficee  od  Alghe  verdi,  assai  meno 
importanti  per  numero  e  diffusione  di  specie,  hanno 
nel  plancton  dei  rappresentanti  che  si  vedono  distin- 
tamente ad  occhio  nudo.  Citerò  fra  queste  la  Halo- 
sphera  viridis,  una  sferetta  trasparente,  tempestata 
di  corpuscoli  d'un  bel  color  verde  e  di  forma  discoide. 
Li' Halosphera  si  osserva  di  frequente  nelle  acque  calde 
e  temperate  dell'Atlantico  e  del  Mediterraneo. 

Non  crediate  che  occorrano  lunghi  mesi  di  ricerche 
per  trovare  rappresentanti  di  tutti  i  gruppi  citati 
in  questi  due  capitoli.  Se  disponete  di  un  saggio  fortu- 
nato di  plancton,  che  sta  comodamente  in  un  bicchiere 
da  pila,  vi  accadrà  spesso  di  trovare,  (eccettuati,  ben 
inteso,  i  Pesci  adulti  ed  i  Cetacei)  tutti  i  termini  prin- 
cipali della  serie,  dal  Foraminifero  e  dalla  Diatomea 
su  su  fino  al  Crostaceo,  al  Tunicato  ;  alla  larva  di  Pesce. 
All'uomo  che  sa  osservare  e  meditare,  nessun'altra 
comunità  organica  offre  un'immagine  più  grandiosa 
e  più  suggestiva  della  vita. 


BIBLIOGRAFIA 

Carazzi  D.,  Ricerche  sul  Plancton  della  Laguna  Venda.  Padova, 

Coop.  Tipografica,  1912. 
Cori  C.  J.,  Der  Naturfreund  am  Strande  der  Adria.  Leipzig, 

Klinkhardt,  1910. 
Forti  A.,  Alcune  osservazioni  sul  «  mare  sporco  ».  «  Nuovo  giorn, 

botanico  italiano  »,  voi.  13,  1906. 
FowLER  C.  H.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 
Grassi  B.,  Metamorfosi  dei  Murenoidi.  «  R.  Comit.  Talassogr. 

Italiano  »,  Monogr.  1,  1913. 
Jacino  a..   Uova  e  larve  di  Trachypterus.   *  Aroh.  Zool.   Ita- 
liano »,  voi.  3,  1909. 
Lo   Bianco   S.,  Sviluppo  larvale,  metamorfosi  e  biologia  della 

Triglia  di  fango  (Mullus  barbatus  L.).  «Mittheil.  a.  d.  Zool* 

Stat.  Neapel  »,  Bd.  19,  1908. 


Breve   illuitrazione  di  alcuni  organismi  planctonici     203 


Lo  Bianco  S.,   Uova  e  larve  di  Trachypterus  taenia.  <  Mittheil. 

a.  d.  Zool.  Stat.  Neapel  »,  Bd.  19,  1908. 
Mazzabelli  G.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
Murray  G.,  Hjort  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
Parona  C,  Notizie  storiche  sopra  i  grandi  Cetacei  deimari  italiani. 

«  Atti  d.  Soc.  Italiana  di  Scienze  Natur.  »,  Milano,  voi.  36i 

1897. 
—  Catture  recenti  di  grandi  Cetacei  nei  mari  italiani.  «  Atti  d. 

Soc.  Ligustica  di  Scienze  Natur.  Geog.  »,  Genova,  voi.  19, 

1908. 
Raffaele  F.,  Le  uova  galleggianti  del  Golfo  di  Napoli.  «  Mittheil. 

a.  d.  Zoolog.  Station  Neapel»,  Bd.  8,  1888. 
Revue  des  SCIENCES  PURES  ET  APPLiQUÉES,  L'clcvagc  du  Dau- 

phin  encaptivité,  ann.  26,  n.  9, 1915  (recens.  da Townsend H., 

Zoologica,  t.  1,  n.  16). 
Sanzo,  Contributo  alla  conoscenza  degli  stadi  larvali  negli  Sco- 

pelini  Mailer,  Parte  II.  «  Atti  Accad.  Lincei  »,  Ser.  5,  Voi.  10, 

fase.  17,  1915. 
Steuer  a.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
Weber  M.,  Die  Sdugetiere.  Jena,  Fischer,  1904. 
ZuGMAiER  E.,  Poissons  provcnaut  des  campagnes  du  yacht  «  Prin- 
cesse Alice  »  (1901-1910).  Résult.  des  camp,  scientif.  de  S.  A.  S, 

le  Prince  Albert  I  del  Monaco,  fase.  35,  1911. 


CAPITOLO  VII 
Uno  sguardo  alla  fauna  abissale 


Sommario:  Limiti  della  fauna  abissale;  suoi  caratteri  in  rela- 
zione coll'ambiente  ;  sue  origini.  —  Spongiari,  Celenterati, 
Vermi,  Molluschi,  Echinodermi  abissali.  —  Crostacei  e 
Pesci  abissali. 


Se  varchiamo  la  platea  continentale,  non  cambia  la 
natura  dei  fondi,  ricoperti  da  un  manto,  ben  raramente 
interrotto,  di  melma.  Per  contro  altre  condizioni  fìsicbe 
si  vanno  rapidamente  modificando;  alla  debolissima 
luce  succede  a  poco  a  poco  l'oscurità  completa,  alla 
variabilità  termica  una  costanza  che  le  vicende  delle 
stagioni  non  giungono  a  turbare. 

Quando  si  parla  di  fauna  abissale,  vien  fatto  di  pen- 
sare, per  tradizione,  ad  una  comunità  biologica  nella 
quale  abbondano  le  specie  che  mancano  ai' livelli  su- 
periori e  presentano  le  stimmate  caratteristiche  del 
mare  profondo.  Ora  tali  specie  sono  ancora  ben  scarse 
lungo  i  primi  declivi  che  fanno  seguito  ai  fondi  subli- 
torali. Nel  Mediterraneo,  come  notava  il  Giglioli  nar- 
rando le  esplorazioni  del  «  Washington  »,  una  fauna  a 
caratteri  francamente  abissali  comincia  a  comparire 
soltanto  a  400  o  500  metri  di  profondità.  Almeno    in 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  205 


via  provvisoria,  potremo  quindi  suddividere  il  do- 
minio batibentonico  mediterraneo  in  due  regioni:  la 
superiore  o  profonda  e  la  inferiore  o  abissale. 
Xella  prima  si  verifica  ancora  una  penetrazione,  per 
quanto  tenue,  di  raggi  luminosi  ed  una  fauna  non  an- 
cora radicalmente  mutata;  nella  seconda,  che  conver- 
remo di  far  cominciare  a  500  metri,  la  penetrazione 
della  luce  è  scarsissima  o  nulla  e  la  fauna  assume  ca- 
rattere nettamente  abissale;  a  questa  intendo  sopra - 
tutto  riferirmi  nel  corso  del  presente  capitolo. 

Non  crediate  che  i  naturalisti  possano  sempre  affer- 
mare con  sicurezza  che  una  data  specie  appartenga 
alla  fauna  abissale,  secondo  la  definizione  accettata. 
Finché  si  tratta  di  animali  che  hanno  il  corpo  orga- 
nizzato per  camminare  o  per  strisciare,  non  può  correr 
dubbio  circa  la  loro  esistenza  bentonica.  Ma  quando 
le  esplorazioni  d'alto  fondo  recano  Cefalopodi  o  Pesci, 
non  è  agevole  cosa  il  decidere  se  questi  nuotassero  in 
prossimità  del  fondo  oppure  vivessero  normalmente 
fra  due  acque  (specie  batipelagiche).  Molti  Pesci  si 
catturano  dalle  navi  oceanografiche  mediante  reti, 
trascinate  sulla  melma;  tuttavia  può  darsi  che  il 
Pesce  non  rimanga  prigioniero  mentre  l'ordigno  lavora 
sul  fondo,  ma  vi  penetri  mentre  questo  viene  issato 
a  bordo.  È  vero  che  le  forme  dell'animale  porgono 
spesso  buoni  criteri  per  ascriverlo  al  bentos  piuttosto 
che  al  plancton,  ma  non  sempre  la  forma  ci  dà  una 
giusta  idea  del  modo  di  vita;  così  (per  citare  un  esem- 
pio tratto  da  una  zona  biologica  diversa),  qualora 
nulla  ci  fosse  noto  intorno  alla  storia  dell'Anguilla, 
i  caratteri  della  specie  farebbero  forse  prevedere  le  sue 
attitudini  di  instancabile  viaggiatrice  '?  Malgrado  tali 


206  Capitolo  aetlimo 


incertezze,  che  del  resto  non  hanno  capitale  impor- 
tanza, e  malgrado  le  difficoltà  materiali  e  finanziarie 
inerenti  alle  esplorazioni  degli  altri  fondi,  già  s'intrav- 
vede,  almeno  nelle  sue  grandi  linee,  il  quadro  biolo- 
gico di  quelle  regioni. 

Oramai  non  v'ha  mare  del  globo  il  cui  fondo  non  sia 
stato  solcato  dalla  draga  e  dal  gangano.  Dovunque  si 
è  verificato  che  col  crescere  della  profondità  la  fauna 
si  dirada,  ma  non  scomparisce;  anzi,  fino  a  3000-4000 
metri  la  vita  si  mantiene  talvolta  rigogliosa,  quantun- 
que meno  ricca  di  quella  che  anima  la  platea  conti- 
nentale. Continuando  a  discendere,  i  viventi  divengono 
assai  rari  e  pochi  sono  certamente  quelli  che  oltre- 
passano i  6  chilometri.  La  quota  di  6035  metri  è  sinora 
la  più  alta  alla  quale  siano  segnalati  animali  viventi  ; 
si  tratta  di  una  piccola  Attinia,  di  una  Stella  di  mare 
{Hyphalaster  Parfaiti),  di  un  Anellide  e  persino  di  un 
pesciolino  (il  Grimaldichtys  profundissimus  recente- 
mente descritto  dal  Roule),  pescati  dal'  principe  di 
Monaco  a  sud-ovest  dell'arcipelago  del  Capo  Verde. 
Prove  eseguite  a  profondità  più  rilevanti  lasciano  sup- 
porre che  gli  abissi  di  7-9  chilometri  non  alberghino 
alcun  essere  vivo;  però  le  indagini  compiute  in  propo- 
sito dalle  navi  talassografiche  non  mi  sembrano  ancora 
tali  da  permettere  un'aftermazione  troppo  recisa  in 
questo  senso. 

Per  quanto  concerne  la  relazione  tra  gli  organismi 
e  l'ambiente  abissale,  ci  domandiamo  anzitutto  quale 
influenza  eserciti  la  mancanza  di  luce.  Senza  i  raggi 
del  sole  non  possono  assimilare  i  vegetali;  questa  man- 
cheranno dunque  al  bentos,  come  mancano  al  plancton 
profondo.  Di  qui  l'assenza  di  animali  erbivori,  poiché 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  207 

si  deve  ritenere  probabile  che  non  soltanto  i  vegetali 
viventi,  ma  anche  le  spoglie  che  piovono  dalla  super- 
fìcie vengano  divorate  dal  plancton  sottostante  prima 
di  adagiarsi  sul  fondo. 

È  interessante  esaminare  come  si  comportino  gli 
organi  visivi  nell'ambiente  oscuro.  Fra  gli  Inverte- 
brati superiori  e  sopratutto  fra  i  Crostacei,  sono  fre- 
quenti le  specie  prive  di  occhi  e  in  tal  caso  si  verifica 
spesso  una  certa  compensazione  nel  grande  sviluppo 
degli  organi  di  senso,  nonché  delle  appendici  (zampe, 
antenne)  che  li  portano. 

Come  giustamente  osserva  lo  Hjort,  le  nostre  cono- 
scenze intorno  alla  distribuzione  verticale  dei  Pesci 
sono  ancor  troppo  incomplete  da  permettere  conclu- 
sioni definitive  intorno  alle  relazioni  che  intercedono 
fra  l'intensità  della  luce  e  lo  sviluppo  dell'organo  vi- 
sivo. Tuttavia  si  è  osservato  più  volte  questo  fatto: 
mentre  sembra  che,  in  tesi  generale,  i  Pesci  pelagici 
abbiano  occhi  tanto  piìi  piccoli  quanto  più  vivon  pro- 
fondi, i  Pesci  bentonici  posseggono  occhi  vistosi  anche 
a  grandissima  profondità,  ove  non  giungono  i  raggi 
più  penetranti  della  luce  solare.  Ma  quale  dovrà  es- 
sere l'ufficio  di  questi  occhi?  Oggi  sappiamo  che  il 
fenomeno  della  luce  animale  si  presenta  estremamente 
diffuso  anche  fra  gli  Invertebrati  dei  fondi  abissali; 
Antozoi,  Vermi,  Molluschi,  Echinodermi  brillano  nel 
buio  con  varia  tinta  e  con  varia  intensità.  È  logico 
supporre  che  l'occhio  serva  al  Pesce  per  scoprire  l'In- 
vertebrato e  per  abboccarlo,  ma  sarebbe  arduo  il 
definire,  nello  stato  attuale  delle  nostre  conoscenze, 
quale  parte  spetti  all'organo  della  vista  e  quale  agli 
altri  apparati  di  senso,  sopratutto  all'olfattorio.  Dalle 


208  Capitolo  settimo 


ultime  ricerche  sembra  poi  che  i  Pesci  abissali,  per 
proprio  conto,  non  emettano  luce,  e  in  ciò  si  com- 
portino diversamente  da  molti  Pesci  natanti  negli 
strati  intermedi. 

La  temperatura,  fresca  negli  abissi  Mediterranei, 
gelida  in  quella  dei  grandi  Oceani,  subisce  tenuissime 
variazioni;  pel  che  la  fauna  abissale  si  dimostra  ste- 
notermica  nel  grado  più  eminente.  Una  calma  per- 
petua regna  in  quelle  plaghe,  dove  non  si  propagano 
le  agitazioni  delle  burrasche  più  violente  e  dove  le  cor- 
renti, se  pur  si  producono,  hanno  lentissimo  decorso. 
Si  capisce  quindi  come  organi  motori  molto  robusti, 
destinati  a  vincere,  camminando  o  nuotando,  ener- 
giche resistenze,  non  compariscano  di  regola  negli 
alti  fondi.  Al  contrario  si  hanno  scheletri  e  gusci  de- 
boli, poveri  di  carbonato  di  calcio,  e,  sopratutto  nei 
Pesci,  corpi  gracili,  non  di  rado  in  contrasto  col  capo 
massiccio  e  voluminoso. 

Fin  qui  le  condizioni  fìsiche  della  fauna  abissale 
concordano  in  parte  con  quelle  alle  quali  è  sottoposta 
la  fauna  batipelagica,  notando  però  come  l'ambiente 
sia  molto  più  costante  per  l'animale  abissale,  che  vive 
sedentario  o  che  poco  si  allontana  dal  fondo,  di  quanto 
lo  sia  pel  batipelagico,  che  suol  compiere  estese  mi- 
grazioni in  senso  verticale.  L'influenza  del  fondo  de- 
termina invece  una  differenza  capitale  tra  i  due  do- 
mini. Alla  melma  finissima  che  riveste  i  fondi  sconfinati 
degli  Oceani  si  connettono  infatti  particolarità  inte- 
ressanti dei  suoi  abitatori,  sia  nel  campo  delle  forme, 
sia  in  quello  dei  costumi. 

Gracili  e  lunghissime  appendici  sono  prerogativa  co- 
mune dei  Crostacei  che  camminano  sulle  melme  degli 


Uno  aguardo  alla  fauna  abissale  209 

abissi.  Certo  una  tal  conformazione  risponde  alle  esi- 
genze dell'ambiente,  inquantochè  distribuisce  il  peso 
del  corpo  sopra  una  base  molto  larga  ed  impedisce 
all'animale  di  sprofondare.  Tuttavia  presentano  gli 
stessi  caratteri  Grranchi  litorali  molto  noti,  apparte- 
nenti ai  generi  InacJius  e  StenorhyncTius.  Il  Calman 
fa  notare  la  grande  somiglianza  tra  il  gen.  Steno - 
rhyncus  e  il  gen.  abissale  Latreillia,  che  pure  appar- 
tiene ad  una  famiglia  diversa.  Io  aggiungerei  che  una 
tale  convergenza  deve  la  sua  origine  a  cause  indi- 
pendenti dall'influenza  del  fondo,  tant'è  vero  che 
Inachus  e  Stenorhyncus  si  raccolgono  non  solo  sulle 
fronde  pieghevoli  delle  Alghe,  ove  gli  arti  lunghi  e 
filiformi  potrebbero  riuscir  vantaggiosi  come  sulla 
melma;  ma  anche  sopra  fondi  della  più  varia  natura. 

Si  hanno  poi  buone  ragioni  per  credere  che  molte 
specie  abissali  a  corpo  tozzo  e  pesante  usino  seppel- 
lirsi nel  fango,  come  vedremo  fare  agli  abitatori  delle 
arene  litorali,  e  che  altri  vi  scavino  ripari  sotto  forma 
di  tane  o  di  gallerie. 

Corpi  larghi  ed  appiattiti,  come  hanno  taluni  Echi- 
nodermi, oppure  provvisti  alla  base  di  un  viluppo 
di  lunghi  filamenti,  quali  si  veggono  in  certe  Spugne, 
sono  comuni  reperti  fra  gli  animali  sedentari  o  poco 
mobili,   che  poggiano  sulla  melma  abissale. 

Per  quanto  concerne  la  nutrizione,  vi  sono  da  una 
parte  i  carnivori  voraci,  armati  di  mezzi  potenti  di 
nuoto  e  di  prensione,  dall'altra  quelli  che  si  contentano 
di  animali  morti  e  di  resti  organici.  Talvolta  la  preda 
morta  vien  presa  separatamente,  spesso  invece  la 
melma  viene  ingurgitata  in  gran  copia  trattenendo 
le  tenui  quantità  di  sostanza  organica  che  vi  sono 

14.   —  R.   ISSEL. 


210  Capitolo  settimo 


commiste,  così  fanno  le  Oloturie  abissali.  Per  quanto 
concerne  le  dimensioni,  gli  abitatori  dei  fondi  abis- 
sali .mostrano  una  spiccata  tendenza  ad  uscire  dai 
limiti  di  statura  entro  ai  quali  oscilla  normalmente 
il  gruppo  zoologico  relativo  ;  ed  è  curioso  notare  come 
lo  scarto  avvenga  qualche  volta  in  un  senso  e  qualche 
volta  nel  senso  opposto. 

Cosi  le  specie  abissali  di  Molluschi  Lamellibranchi 
sono  generalmente  più  piccole  delle  loro  consorelle 
litorali.  Invece  tra  i  Crostacei  Antìpodi  che  nella 
fauna  costiera  hanno  modestissime  dimensioni  si  an- 
novera una  specie  abissale  di  ben  14  cm.  di  lun- 
ghezza: Alicella  gigantea  Chevreux,  dragata  dal  prin- 
cipe di  Monaco  a  5285  metri  di  profondità  nei  paraggi 
di  Madera.  Anche  i  Crostacei  Isopodi  del  litorale  non 
oltrepassano  di  solito  il  mezzo  decimetro  di  lunghezza, 
mentre  il  Bathynomus  giganteus  Bouvier  (fig.  75),  rac- 
colto dalla  spedizione  del  «  Blake  »  in  2000  metri  di 
fondo,  misura  ben  22  centimetri. 

È  stato  notato  che  gli  animali  degli  abissi  (sopra - 
tutto  i  Crostacei)  si  distinguono  molte  volte  dai  loro 
parenti  delle  acque  litorali  per  la  grossezza  maggiore 
delle  uova.  Conviene  osservare  a  questo  proposito 
come  l'uovo  grande  contenga  di  regola  una  piti  forte 
provvista  di  tuorlo  nutritivo,  il  che  si  connette  poi  ad 
un  prolungarsi  dello  sviluppo  embrionale  e  ad  un 
conseguente  accorciamento  del  periodo  di  sviluppo 
che  il  piccolo  trascorre  fuori  dell'uovo.  Non  mancano 
casi  nei  quali  differenze  di  volume  nelle  uova  sono 
state  verificate  anche  fra  individui  della  stessa  specie. 
Così  la  femmina  del  Paguro  d'alto  fondo  {Parapagu- 
TU8  pilosimanus)  ha  uova  di  variabili  dimensioni  e  le 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  211 

più  voluminose  appartengono  appunto  agli  individui 
pescati  a  maggiore  profondità.  Probabilmente  la  tem- 


Fig.  75. 

Isopodo  abissale  :  Bathynomus  giganteus  M.  Edw.,  ^  ,,  del  vero. 
Secondo  Milne-Edward  e  Bouvier,  dal  Muri'ay -Hjort,  1912. 

peratura  ha  in  questo  caso  una  influenza  preponde- 
rante. Ma  siccome  sulla  grossezza  dell'uovo  agiscono 


212  Capitolo  settimo 


molti  altri  fattori  e  non  sempre  si  verifica  l'accen- 
nata relazione,  non  è  lecito  trarre  da  consimili  esempi 
deduzioni  d'ordine  generale. 

Malgrado  le  particolarità  enumerate,  l'esplorazione 
del  bentos  abissale  non  ci  ha  recato  alcuna  classe  o 
alcun  ordine  di  animali  totalmente  nuovi  rispetto 
agli  abitatori  della  platea  continentale.  E  allorquando 
l'esame  zoologico  rivela  caratteri  molto  diversi,  è 
sempre  riconoscibile  la  parentela  molto  stretta  cogli 
affini  di  acque  poco  profonde,  oppure  si  trovano  nella 
serie  delle  specie  fossili  quelle  che  valgono  a  stabilire 
una  transizione  fra  le  abissali  e  le  costiere  viventi. 
Il  caso  di  famiglie  o  generi  costieri  non  rappresen- 
tati negli  abissi  è  più  frequente  del  caso  inverso;  si 
può  adunque  definire  la  fauna  abissale  come  una  fauna 
costiera  impoverita  e  modificata.  E  senza  escludere 
che  alcuni  discendenti  della  fauna  batipelagica  ab- 
biano potuto  contrarre  col  fondo  durevoli  relazioni, 
possiamo  ritenere  logica  l'ipotesi  che  un  certo  nu- 
mero di  animali  costieri,  fuggenti  la  luce,  dotati  di 
forme  e  di  attitudini  tali  da  potersi  adattare  ad  un 
substrato  molle,  abbiano  poco  a  poco  popolati  i  fondi 
abissali. 

All'inizio  delle  indagini  talassografiche  moderne  si 
supponeva  che  gli  abitatori  degli  abissi  fossero  co- 
smopoliti. Dopo  le  ultime  ricerche  si  può  bensì  rico- 
noscere alla  fauna  in  questione  un  carattere  meno  va- 
riato, ma  si  è  posto  in  chiaro  che  le  differenze  fauni- 
stiche tra  i  diversi  litorali  si  ripercuotono  anche  negli 
abissi  confinanti.  Così  la  fauna  abissale  dell'Atlantico 
lungo  le  coste  Americane  ha  fisonomia  differente  da 
quella  dello  stesso  Oceano  lungo  le  rive  d'Europa  e 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  213 

d'Africa  ;  basti  il  ricordare  che  sopra  74  specie  di  Echi- 
noidi  abissali  (Ricci  di  mare)  complessivamente  note 
sulle  due  aree,  soltanto  24  sono  comuni  ad  entrambe. 
Notate  ancora  che  simili  differenze  si  manifestano  in 
zone  di  uguale  temperatura  e  salsedine,  il  che  mette 
in  luce,  per  la  distribuzione  della  fauna  abissale,  l'im- 
portanza degli  stessi  fattori  geografici  e  biologici  che 
influiscono  sui  viventi  delle  acque  sottili. 

Poco  o  nulla  si  conosceva  intorno  alla  fauna  abissale 
del  Mediterraneo,  allorquando  le  spedizioni  del  «  Wa- 
shington »,  del  «  Travailleur  »  e  del  «  Talisman  »  tras- 
sero alla  luce  dalle  profondità  mediterranee  alcuni  ti- 
pici rappresentanti  degli  alti  fondi  Atlantici.  Oggi, 
quantunque  le  conoscenze  nostre  in  materia  siano 
ancora  incomplete  e  frammentarie,  possiamo  dire 
che  si  tratta  di  una  fauna  Atlantica  molto  impove- 
rita, sia  dal  punto  di  vista  della  specie,  sia  da  quello 
degli  individui. 

Certamente  in  uno  stesso  tratto  di  mare  la  fauna 
abissale  cambia  più  o  meno  radicalmente  d'aspetto 
col  crescere  della  profondità,  ma  sarebbe  impresa 
prematura  e  poco  utile  il  voler  stabilire  zone  batime- 
triche  ben  distinte  dal  punto  di  vista  biologico. 


Tutti  i  grandi  tipi  di  animali  costieri  forniscono 
rappresentanti  ai  fondi  abissali,  ma  in  proporzione 
assai  varia;  così  gli  Echinodermi  abissali  sono  legione, 
mentre  i  Tunicati  compariscono  negli  alti  fondi  con 
pochissime  specie. 


214  Capitolo  settimo 


Nella  serie,  ormai  ricchissima,  di  animali  provenienti 
dalla  regione  abissale,  esamineremo  con  rapidi  cenni 
qualche  gruppo,  o  qualche  specie  frale  più  tipiche  ed 
interessanti,  con  particolare  riguardo  alle  specie  che 
vivono  nel  Mediterraneo. 

Non  mancano  gli  esseri  che  siamo  soliti  collocare 
alla  base  della  serie  zoologica;  accanto  ai  gusci  delle 
Globigerine,  caduti  dal  plancton  soprastante,  la  melma 
profonda  suole  accogliere  altri  Foraminiferi  che  stri- 
sciano sul  fondo  mediante  i  loro  filamenti  di  proto- 
plasma e  sono  protetti  da  un  guscio  calcareo  a  su- 
perfìci  curve  (forme  a  sj)ira,  a  bottiglia,  a  monile,  ecc.) 
oppure  da  un  astuccio  fatto  di  particelle  di  melma 
insieme  agglutinate.  Nell'avspetto  non  presentano  dif- 
ferenze molto  sensibili  di  fronte  ai  loro  parenti  dei 
bassifondi. 

Per  contro  sono  tipiche  degli  abissi  le  Spugne  si- 
licee, il  cui  scheletro  interno  ci  presenta  le  costruzioni 
geometriche,  delicatissime,  proprie  del  materiale  si- 
liceo. Le  Hyalonema  a  forma  di  casco,  da  cui  si  diparte 
un  lungo  ciuffo  di  spicule,  le  Pheronema  (fìg.  76)  a 
forma  di  coppa  riposante  su  di  un  viluppo  di  filamenti 
di  aspetto  vitreo,  furono  scoperte  negli  abissi  Ocea- 
nici e  ritrovate  più  tardi  nelle  acque  Mediterranee. 

I  Celenterati  si  spingono  oltre  i  cinque  chilometri 
di  profondità  e  abbondano  nelle  raccolte  d'alto  fondo, 
ma  sono  poca  cosa  in  confronto  alla  varietà  grandis- 
sima dei  Celenterati  costieri.  Nel  gruppo  degli  Alcio- 
nari  (a  polipo  con  otto  braccia  piumose)  sono  carat- 
teristiche certe  forme,  comuni  sopratutto  nei  mari 
freddi,  in  cui  i  polipi  associati  in  piccole  colonie  bril- 
lanti di  vivida  luce,  si  aprono  sopra  un  fusto  carnoso 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  215 


Fig.  76. 
Spugna  silicea:  Pheronema  carpenteri  Wy.  Thoms.    Secondo 
Wyville- Thomson,  dal  Murray  e  Hjort,  1912, 


216  Capitolo  settimo 


e  contrattile  infisso  nella  melma;  citerò  il  genere, 
Umbellularia.  Del  gruppo  degli  Zoantari,  in  cui  la 
simmetria  è  dominata  dal  numero  sei  o  da  un  mul- 
tiplo di  sei,  fanno  parte  forme  abissali  solitarie,  assai 
più  grandi  delle  loro  affini  di  acque  basse.  Così  nel 
gen.  Stephanotrochus  ogni  polipo  è  sorretto  da  uno 
scheletro  a  forma  di  larga  coppa  calice  che  ha  oltre 
4  cm.  di  diametro  e  poggia  sulla  melma. 

Tra  le  forme  sociali  e  coloniali  notevolmente  di- 
verse dalle  Madrepore  delle  secche  costiere,  ricorde- 
remo il  gen.  Lophoelia,  in  cui  i  polipi  sono  disseminati 
sopra  fusti  calcarei  irregolarmente  suddivisi  e  rami- 
ficati. Questi  Coralli  di  mare  profondo  si  associano 
talvolta  in  numero  sufficiente  per  formare  dei  veri 
boschetti,  dove  trovano  asilo  e  sostegno  Vermi,  Mol- 
luschi, Crostacei  ed  altri  Invertebrati.  Sui  primi  de- 
clivi abissali  al  largo  del  promontorio  di  Portofino 
si  stende  una  fìtta  boscaglia  di  Coralli  profondi  ed  i 
pescatori  sanno  che  se  calassero  in  quella  zona  i  pa- 
lamiti d'alto  mare  rischierebbero  d'impigliarli  nei 
rami  e  si  esporrebbero  alla  perdita  sicura  dell'at- 
trezzo. 

Non  sembra  che  i  Vermi  diano  contingente  molto 
ricco  alla  fauna  abissale.  Anellidi  viventi  in  tubi  dia- 
fani furono  pescati  sino  a  5600  metri.  Le  poche  specie 
sinora  raccolte  negli  alti  fondi  Mediterranei  non  pre- 
sentano molte  differenze  dalle  specie  del  litorale,  anzi 
sono  in  gran  parte  comuni  ai  due  domini. 

Di  singolare  importanza  è  il  gruppo  dei  Brachio- 
podi.  Questi  hanno  una  conchiglia  bivalve  come  i 
Molluschi  Lamellibranohi,  però  con  una  differenza 
fondamentale   nella   orientazione   del   corpo    i>er   ri- 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale 


217 


spetto  alle  valve;  nei  Brachiopodi  si  distingue  una 
valva  dorsale  da  una  ventrale;  nei  Lamellibranclii 
una  destra  da  una  sinistra.  Meriterebbero  il  nome  di 
fossili  viventi,  perchè  dopo  essere 
apparsi  in  epoca  geologica  remotis- 
sima (i  primi  Brachiopodi  si  tro- 
vano nel  Siluriano)  ed  aver  preso 
grande  sviluppo  nel  Siluriano  e  nel 
Devoniano  sono  oggi  ridotti  a  po- 
che diecine  di  specie,  quasi  tutte 
confinate  negli  alti  fondi.  Nel  Me- 
diterraneo predomina  il  genere 
Terebratula  (fig.  77).  Scarseggiano 
i  Molluschi,  rappresentati  per  lo 
più  da  piccole  specie  a  conchiglia 
poco  resistente  e  di  pallide  tinte. 
In  alcuni  Lamellibranchi  si  è  ri- 
scontrata una  tolleranza  batime- 
trica  veramente  singolare  :  la  zona 
da  essi  abitata  si  estende  di  po- 
chi metri  al  disotto  della  superfi- 
cie sino  a  grandissime  profondità. 
Li'Axinus  planatus  Jeffr.  è  noto 
ai  malacologi  come  specie  peculia- 
re agli  abissi  Mediterranei  e  fu 
trovato  a  piìi  di  mille  metri. 

Fra  i  Gasteropodi  va  citata  la  famiglia  dei  Pleuro- 
tomaridi,  che  han  conchiglie  di  forme  eleganti  a  bocca 
intagliata  da  una  fessura.  Zoologi  e  paleontologi  sono 
d'accordo  nel  ritenere  che  i  Pleurotomaridi  rappresen  - 
tino  un  tipo  antichissimo  fra  i  Gasteropodi  viventi  e  i 
collezionisti  inglesi  comperano   a   prezzi  favolosi  le 


Fig.  77. 

Un  Bracliipodo  :  Te- 
rebratula caput  '■ 
serpentis  Lam.  Me- 
diterraneo, grand, 
nat.  Fotogr.  origi- 
nale, da  esemplare 
del  Mus.  Zool.  Uni- 
versità di  Genova. 


218 


Capitolo  settimo 


\^ 


Fig.  78. 

Un  Crinoide  abis- 
sale: Metacrinus 
rotundus  P.  H. 
C,  mare. del 
Giappone,  ^'4  del 

'  vero.  Originale, 
da  esempi,  del 
Mu8.  Zool.Univ. 
Genova. 


conchiglie  rarissime  di 
Tleur  otomaria,  (Antille, 
Molucche,  Mar  del  Giap- 
pone). Giova  ricordare  che 
il  primo  esemplare  di  Pleu- 
rotomaria  non  fu  raccolto 
vivente,  ma  si  rinvenne 
la  conchiglia  entro  ad  una 
nassa  dove  l'aveva  por- 
tata un  Paguro.  Piccole 
specie  di  Clathurella  rac- 
colte dal  «  Washington  » 
negli  abissi  mediterranei 
e  descritte  come  nuove 
dal  Jeffreys,  strisciano  a 
più  di  2800  metri  di  fon- 
do ;  nessun  particolare 
svela,  nel  loro  aspetto  e- 
sterno,  l'abitazione  pro- 
fonda. 

Per  dovizia  di  specie  e 
varietà  di  forme,  per  mo- 
dificazioni speciali  ed  in- 
teressanti, gli  Echinoder- 
mi meritano  il  primo  po- 
sto nel  mondo  abissale. 
Tutte  le  classi  del  tipo, 
cominciando  dai  Crinoidi, 
vi  si  trovano  in  varia  mi- 
sura rappresentate. 

I  Crinoidi  costieri  son 
fissati  mediante  un  pedun- 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  219 

colo  soltanto  nella  condizione  di  latva  ;  gli  adulti  si  muo  - 
vono  sopra  fondi  coralligeni  o  melmosi,  appoggiandosi  a 
dieci  braccia  sottili  ed  articolate  colle  quali  manten- 
gono sollevato  il  piccolo  corpo  fatto  a  calice.  Invece 
i  Crinoidi  abissali  stanno  costantemente  abbarbicati 
al  fondo  mediante  un  lungo  stelo  formato  di  una  serie 
di  articoli  discoidi  o  pentagonali.  Le  loro  braccia, 
ornate  di  una  serie  doppia  di  tentacoli  (pinnule)  sono 
semplici  in  alcuni  generi,  ad  esempio  nei  Pentacrinus  ; 
in  altri  elegantemente  ramificate,  come  si  verifica 
nei  Metacr.inus  (fig.  78)  e  negli  Hyocrinus.  Risulta 
dallo  studio  dei  fossili  che  questi  Echinodermi  eran 
molto  più  diffusi  in  epoche  geologiche  remote,  sin 
dai  primi  periodi  dell'era  arcaica. 

Gli  Asteroidi  ed  Ofiuroidi  scendono  sino  alle  mas- 
sime profondità  abitate;  forme  varie  ed  eleganti  ci 
offrono  sopratutto  i  primi,  fra  i  quali  convien  ricor- 
dare gli  Hymenaster  a  corpo  sottile  come  un  foglio  di 
carta.  Le  Brisinga  coronata,  munita  di  braccia  cilin- 
driche e  risplendente  di  vivida  luce,  fu  ripescata 
nel  Mediterraneo  dopo  che  già  l'avevan  fatta  conoscere 
le  esplorazioni  atlantiche.  Altre  specie,  di  Asterie, 
come  la  Brisinga  coronata  0.  Sars.  (fig.  79),  frequen- 
tano le  nostre  regioni  abissali.  Però  nessuna  specie 
mediterranea  di  Asterie  si  può  dire  tipicamente  abis- 
sale perchè  anche  le  abitatrici  di  acque  profonde,  o 
sui  nostri  fondi,  o  su  quelli  di  altri  mari  si  prendono 
qualche  volta  anche  molto  al  disopra  della  linea  di 
200  metri.  Così  la  sola  specie  del  Mediterraneo  pro- 
veniente da  pili  di  mille  metri,  il  Phitonaster  bifrons 
W.  Thoms.  abita,  in  altri  mari,  anche  il  dominio  co- 
stiero. 


220 


Capitolo  settimo 


'Fra  gli  Echinoidi  o  Eicci  di  mare  acquistano  svi- 
luppo le  specie  in  cui  le  appendici  del  tegumento  sono 


Fig.  79. 
Una  Stella  di  mare  abissale  :  Bvisinga  coroìxala   O,    Sars.  Se- 
condo il  De  Folin,  1887. 


cilindriche  o  foggiate  a  lamella  anziché  ad  aculei. 
Vivono  in  maggioranza  nelle  aeque  profonde  del- 
l'Atlantico e  del  Pacifico  gli  Echinoturidi,  famiglia 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  221 

di  Ecliinoidi  in  cui  le  piastrelle  dello  scheletro,  anziché 
saldate  a  corazza,  sono  libere  nel  tegumento  che  di- 
venta perciò  assai  meno  consistente.  Negli  Acestes, 
pescati  dal  «  Challenger  »  fino  a  5000  m.  di  fondo,  la 
superficie  dorsale  porta  un  incavo  che  serve  da  camera 
incubatrice  per  i  piccoli. 

Ma  le  forme  più  specializzate  si  reclutano  fra  gli 
Oloturoidi.  Una  intera  famiglia  di  questa  classe  {Eia- 
sipodidae)  vive  infatti  relegata  sulle  melme  abissali 
dei  grandi  Oceani  a  grandissima  profondità;  la  Seo- 
toanassa  translucida  Hór.  venne  scoperta  nell'Atlan- 
tico a  ben  5005  metri.  Essa  comprende  animali  dalle 
forme  strane,  in  cui  sono  completamente  scomparsi 
quei  pedicelli  ambulacrali  che  servono  alle  Oloturie  dei 
bassifondi  per  strisciare  sul  terreno.  Il  corpo  è  irto 
di  grossi  tubercoli  e  dorsalmente  si  prolunga  in  una 
vistosa  appendice,  fatta  a  mo'  di  cucchiaio,  la  cui 
funzione  ancora  non  è  ben  certa;  probabilmente  si 
tratta  di  un  organo  tattile. 


I  Crostacei  di  grandi  profondità  hanno  fornito  agli 
zoologi  ed  ai  paleontologi  materiale  di  alto  interesse 
scientifico.  Oltre  ai  gruppi  inferiori  (e  già  si  è  parlato 
di  Anfipodi  e  di  Isopodi  giganteschi)  danno  largo  con- 
tributo i  Crostacei  piti  elevati,  i  Decapodi.  La  tribù 
degli  Erionidi  comprende  oggidì  due  generi,  Poly- 
cheles  e  Pentacheles  (fig.  80),  esclusivamente  abissali, 
con  poche  specie;  hanno  abito  esterno  non  molto 
dissimile  da  un'Aragosta,  ma  portano  chele  a  quattro 


222 


Capitolo  setlimo 


oppure  a  tutte  e  cinque  le  paia  di  zampe  toraciche 
(gli  altri  Decapodi  non  ne  hanno  mai  più  di  tre  paia). 
Sono  tutte  cieche  e  meritano  il  nome  di  fossili  viventi  ; 


:^. 


iS;:;^ 


Fig.  80. 
Penlacheles  scuìptus,  metà  della  grand,  natur.  Dallo  Smith  S. 
J.  («Blake»),  1882-1883. 


gli  Erionidi  erano  infatti  comuni  nell'era  secondaria 
dal  Trias  al  Cretaceo.  Dagli  occhi  ben  sviluppati 
di    alcuni    Eryon,    splendidamente    conservati    negli 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  223 

scisti  litografici  di  Solenhofen,  si  arguisce  che  abitas- 
sero anche  i  bassifondi;  estinti  nelle  acque  litorali, 
i  pochi  superstiti  della  tribìi  han  trovato  rifugio  nelle 
acque  profonde.  Sembra  certo  che  gli  Erionidi  viventi 
attraversino  una  metamorfosi  ;  difatti  certe  forme  con 
torace  rigonfio  a  palloncino,  che  menano  vita  batipe- 
lagica e  si  riferivano  ad  un  genere  distinto  {Eryo- 
neicus)  vennero  testé  riconosciute  per  stadi  giovanili 
dei  Polycheles  e  dei  Pentacheles.  Il  ritrovamento  negli 
abissi  mediterranei  di  Erionidi,  già  noti  come  specie 
caratteristiche  degli  abissi  atlantici,  fu  il  reperto 
più  notevole  e  significativo  della  campagna  del 
«  Washington  ». 

Nei  Litodidi  (fig.  81)  a  zampe  lunghe  e  spinose  l'a- 
bito esterno  è  da  Gran  chi  mentre  la  parentela  zoolo- 
gica li  colloca  in  prossimità  immediata  dei  Paguri; 
hanno,  è  vero,  l'addome  protetto  da  piastre  solide  e 
non  molle  e  deformato  come  i  Paguri,  ma  conservano 
tuttavia  tracce  molto  chiare  di  una  primitiva  torsione. 
Il  Mediterraneo  non  alberga  Litodidi,  mentre  non 
mancano  i  Paguridi  abissali  comuni  a  profondità 
atlantiche.  Accennerò  al  Parapagurus  pilosimanus 
che,  a  differenza  dei  Polycheles,  ha  grandi  occhi,  seb- 
bene si  trovi  altrettanto  profondo,  e  vive  avvolto, 
come  in  un  manicotto,  dalla  massa  carnosa  di  una 
Attinia  coloniale  {Epizoanthus). 

Lo  studio  dei  Crostacei  abissali  ci  ha  insegnato  che 
il  fenomeno  del  parassitismo  non  scomparisce  nelle 
acque  profonde.  Difatti  anche  i  Pesci  abissali  sono  tal- 
volta infestati  da  Crostacei  parassiti  appartenenti  al- 
l'ordine dei  Copepodi.  Questi  non  differiscono  molto 
dai  Copepodi  liberi  negli  stadi  larvali,  ma  durante  il 


224 


Capitolo  settimo 


periodo  adulto  subiscono  modificazioni  profonde  in 
armonia  colla  vita  che  conducono.  Curiosi  mutamenti 
sono  quelli  ai  quali  va  soggetto  il  sesso  femminile; 
infatti  la  femmina,  prima  o  dopo  la  fecondazione,  si 
deforma,  subisce  una  riduzione  più  o  meno  completa 
delle  appendici  e   in  certe  specie  diventa  una  sorta 


Fig.  81. 
Decapodo   abissale  :    Neolitodes    Grimaldii   M    Edw.   e   Bouv. 
Secondo  il  Milne  Ewards  e  il  Boiivier  (Campagne  del  princ. 
di  Monaco),  1894. 


di  sacco  ripieno  di  uova.  La  maggior  parte  di  tali 
Copepodi  parassiti  abita  le  acque  litorali,  ma  specie 
peculiari,  illustrate  dal  Brian  sugli  esemplari  del 
principe  di  Monaco,  vivono  a  spese  di  Pesci  abissali. 
Citerò  la  Behelula  Edwardsi  (fìg.  82),  che  si  configge 
nella  pelle  dei  Macrurus  (fìg.  83). 

Per  quanto  concerne  i  Pesci,  le  specie  che  accennano 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale 


225 


aduli  «habitat»  batibentoiiico  sono  certo  in  minoranza 
rispetto  a  quelle  che  per  i  caratteri  del  corpo  e  per  la 


Fig.  82. 


Fig.  83. 


Un  Copepodo  parassita  di  Pesci    Parte  anteriore  di  un  Pesce 


abissali  :  Rebelula  Edwardsi 
Kollik.;  femmina  coi  tubi  ovi- 
geri.  Secondo  il  Brian  (Cam- 
pagne del  princ.  di  Monaco), 
1912. 


abissale  [Macrurus  atlan- 
ticus)  infestato  dalla  Rehe- 
licla  JEdwardsi.  Secondo  il 
Brian(Campagne  del  princ. 
di  Monaco),  1912. 


15.  —  R.  ISSEL. 


226  Capitolo  settimo 


maniera  con  cui  vennero  catturate  si  ritengono  ba- 
tipelagiche. Kiesce  istruttivo  consultare  i  cataloghi  che 
accompagnano  le  grandi  monografìe  talassografiche, 
quando  si  tenga  conto  delle  parentele  rispettive  dei 
singoli  gruppi.  Un  certo  numero  di  specie  si  deve  ascri- 
vere a  famiglie  che  acquistano  sviluppo  assai  maggiore 
nel  dominio  litorale.  In  tal  caso  le  forme  esterne  più 
o  meno  modificate  e  talvolta  anche  bizzarre,  non  giun- 
gono mai  a  cancellare  quelle  che  si  potrebbero  dire 
le  note  caratteristiche  della  famiglia.  Altri,  sebbene 
appartenenti  ad  ordini  ben  noti,  si  raggruppano  in 


Fig.  Si. 
Squalo  abissale  :  Harriotta  raleighiana  Good  e  Bean,  Vs  circa 
dellji  grandezza  naturale.  Secondo  il  Murray  e  Hyort,  1912. 

famiglie  caratteristiche  dei  fondi  abissali.  Darò  un 
breve  cenno  dei  primi.  Fra  i  Pesci  cartilaginei  gli  Squali 
e  le  Razze  di  mare  profondo  poco  differiscono  dai  loro 
parenti  delle  acque  sottili.  Uno  dei  più  modificati  è 
senza  dubbio  V Harriotta  raleighiana  Good  e  Bean, 
dal  lungo  rostro  e  dalla  coda  terminata  in  punta  (fig.  84). 
Fra  i  Pesci  ossei  meritano  di  essere  ricordati  i  Gadidi, 
che  forniscono  all'industria  peschereccia  dei  Mari  Nor- 
dici prodotto  importante  per  quantità  e  per  varietà 
di  specie  costiere,  mentre  alla  nostra  non  danno  altra 
specie  di  vera  importanza  economica  all'infuori  del 
Nasello  {Merluccius  vulgaris).  Il  Nasello  può  figurare 


Uno  sguardo  alla  fauna  abissale  227 

a  buon  diritto  tra  gli  abitatori  dei  fondi  abissali, 
poiché,  se  gli  individui  piccoli  e  medi  si  pescano  ge- 
neralmente sulla  platea  continentale,  i  grandi  sogliono 
discendere  sino  a  600,  700  metri  ed  oltre.  Una  pesca 
coi  palamiti,  compiuta  nel  golfo  di  Genova  alla  pro- 
fondità di  600  metri,  fornì  ben  97  esemplari  di  Mora 


Fig.  85. 
Pesce  abissale  del  Mediterraneo  :   Eretmcxphoms  kleinembergi 
Giglioli,  leggerai,  impiccolito    Dal  Mazzarelli,  1912. 

mediterranea,  Gadide  abissale  che  porta  un  lungo  bar- 
biglio  sotto  la  mandibola. 

Li'Eretmophorus  Kleinembergi  Giglioli  (fìg.  85)  è 
un  Gadide  conosciuto  soltanto  nella  condizione  gio- 
vanile. Descritto  dal  Giglioli,  fu  poi  ritrovato  a  Napoli 
e  in  Liguria.  Il  Mazzarelli  l'ottenne  a  Messina  in  uno 


228 


Capitolo  settimo 


stadio  più  progredito.  I  visceri  addominali  di  questo 
pesce  sono  accolti  in  un  sacchetto  che  pende  al  disotto 
della  regione  branchiale  e  i  primi  raggi  che  sorreggono 
la  pinna  dorsale  si  continuano  in  lunghe  lacinie,  fatte 
a  banderuola. 

Caratteristica  degli  alti  fondi  è  la  famiglia  dei  Ma- 
cruridi.  Son  parenti  non  lontani  dei  Gadidi,  ma  se  ne 


BMg   86. 
Pesce  abissale  del  Mediterraneo:  Hymenocephalus  italicus  Gi- 
glioli,  grand,  naturale.  Dal  Giglioli. 

distinguono  pel  muso  più  o  meno  sporgente  che  arieggia 
un  poco  quello  degli  Squali;  hanno  grandissimi  gli 
occhi  e  il  corpo  gracile,  squamoso,  assottigliato  gra- 
datamente verso  la  coda,  che  termina  in  punta.  Ri- 
cordo qui  V Hymenocephalus  italicus  Gigi.  (fìg.  86), 
dragato  per  la  prima  volta  nel  Mediterraneo  dal 
«  Washington  »  a  508  metri  di  profondità. 

Il  TracJiyrhinGhus  scaher  Raf.,  (chiamato  Sant'Anto- 
nio  dai   pescatori  di   Noli),  col    muso  prolungato  in 


Uno  aguardo  alla  fauna  abissale  229 

punta  e  gli  affini  Macrurus  coelorhyncJius  e  M.  sclero - 
rhynchus  (fig.  87),  a  capo  più  ottuso,  debbono  essere 
comuni  nei  fondi  abissali  del  Mediterraneo,  a  giudi- 
carne dalla  relativa  frequenza  con  cui  vengono  presi 
coi  palamiti,  anche  dai  pescatori.  Hjort  richiama  l'at- 
tenzione dei  biologi  sopra  l'estesissima  distribuzione 
batimetrica  dell  'ultima  specie,  trovata  da  540  metri 
di  profondità  sino  a  ben  3655  metri. 


Fig.  87. 
Pesce    abissale   del    Mediterraneo  :    Macrurus    sclerorhynchus 
Val.;  V3  della  grand,  naturale.  Secondo  il  Vinciguerra,  1879. 

Dopo  di  aver  accennato  ad  alcuni  abitatori  del  Me- 
diterraneo, non  voglio  tacere  dei  Maltidi,  che  vivono 
nell'Oceano  Indiano.  Alludo  sopratutto  al  Goelophrys 
brevicaudatus  Brauer  (fig.  88);  questo  Pesce  ha  il  corpo 
appiattito  in  senso  dorso -ventrale  ed  un  curioso  or- 
gano lobato  occupa  la  parte  anteriore,  verticalmente 
troncata,  del  muso.  Quest'organo,  cheèpoiun  fotoforo, 
conferisce  al  capo  un  aspetto  tale  che  gli  zoologi  della 
«  Valdivia  »  quando  il  Coelophrys  giunse  a  bordo,  cre- 
dettero di  aver  a  che  fare  con  un  Pesce  in  cui  il  cranio 
fosse  spaccato  ed  il  cervello  fuoruscisse  dall'apertura. 


230 


Capitolo  settimo 


Certo  le  esplorazioni  future  ci  riservano  ancora  sco- 
perte interessanti  perchè  le  tenui  strisele  di  fondo  sulle 
quali  ha  lavorato  la  rete  a  tavole  ed  il  gangano  rap- 
presentano ben  poca  cosa  in  confronto  alle  aree  ancora 
inesplorate. 


Fig.  88. 
Goelophrys  brevicaudatus  A.  Brauer,   grandezza  naturale.   A, 
l'animale  veduto  di  fronte.  —  B,  l'animale  veduto  di  fianco. 
Secondo  il  Brauer  (<«  Valdivia»),  1906  08. 


Nel  1881,  promuovendo  le  crociere  d«l  «  Washington» 
sotto  il  comando  del  Magnaghi  e  la  guida  scientifica 
del  Giglioli,  l'Italia  recò  un  contributo  di  prim'ordine 
alla  esplorazione  del  MediteiTaneo  profondo  e  la  esi- 
stenza di  una  fauna  abissale,  negata  in  base  a  precon- 
cetti teorici,  divenne  per  suo  merito  un  fatto  acqui- 


Unti  sguardo  alla  fauna  abissale  231 

sito  alla  biologia  marina.  Da  pochissimi  anni  il  nostro 
paese  si  è  ridestato  dal  lungo  periodo  di  inerzia  che 
ha  offuscato  per  quasi  un  trentennio  il  merito  di  un 
inizio  così  brillante.  Auguriamo  che  i  risultati  del 
«  Washington  »  abbiano  presto  a  completarsi  mercè 
l'impiego  dei  nuovi  metodi  e  dei  nuovi  criteri  di  in- 
dagine e  che  a  scienziati  nostri  e  non  soltanto  a  Da- 
nesi ed  a  Norvegesi  ne  sia  riserbato  il  vanto. 


BIBLIOGRAFIA 


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232  Capitolo  settimo 


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liano, voi.  7,  1914. 

Vinciguerra  D.,  Appunti  ittiologici  sulle  collezioni  del  Museo 
Civico  di  Genova:  II.  Intorno  ai  Macrurus  del  Golfo  di  Ge- 
nova. «Ann.  Museo  Civico  di  Genova»,  voi.  14,  1879. 


CAPITOLO  Vili 
La  Tita  nelle  pozze  di  scogliera 


Sommario  :  I  Coleotteri  (Ochtebius)  ed  i  Copepodi  (Harpacticus) 
delle  pozze.  —  I  Rotiferl  ed  i  Protisti.  —  Resistenza  alla 
concentrazione  dell'acqua  e  fenomeni  di  vita  latente  da 
questa  determinati.  —  Importanza  di  tali  fenomeni. 


Uno  sguardo  d'insieme  ed  una  rapida  rassegna  vi 
hanno  fatto  testé  conoscere  gli- abitatori  delle  diverse 
regioni  marine  e  le  condizioni  molteplici  che  ne  rego- 
lano l'esistenza.  In  questo  capitolo  e  negli  altri  sei 
che  lo  seguono  il  campo  delle  nostre  osservazioni  di- 
verrà pili  ristretto  perchè  non  ci  allontaneremo  dal 
dominio  costiero.  In  compenso  dovremo  fermarci  più 
a  lungo  sulle  forme  e  sulle  manifestazioni  vitali  di 
taluni  organismi  che  incontreremo  nelle  nostre  ricer- 
che, ricavando  più  vasto  argomento  di  studio  da 
quelle  zone  che  si  possono  esplorare  con  modesto  cor- 
redo  di  attrezzi  e  con   minore  dispendio   di  fatica. 

Ho  creduto  bene  di  raffigurare  la  vita  marina  quale 
si  presenta  lungo  la  nostra  Kiviera  Ligure,  sopratutto 
nel  tratto  compreso  fra  Genova  e  Portofino  ;  tuttavia 
non  potrete  rimproverarmi  di  esporre  cose  d'interesse 
troppo  locale  perchè  condizioni  fìsiche    e    comunità 


234  Capitolo  ottavo 


biologiche  mantengono  carattere  pressoché  uguale  in 
ogni  parte  del  bacino  mediterraneo. 

Possiamo  cominciare  la  nostra  esplorazione  anche 
se  il  mare  agitato  non  concede  l'uso  della  barca.  In- 
fatti per  osservare  fenomeni  interessanti  legati  all'am- 
biente biologico  marino,  non  occorre  discendere  sino 
al  battente  del  mare  ;  già  ad  un  paio  di  metri  sopra  il 
pelo  dell'acqua  la  scogliera  che  si  profila  con  aspri  con- 
tomi,  oppure  si  protende  in  mare  con  banchi  dolce- 
mente inclinati,  offrirà  materia  a  molte  considerazioni. 

Negli  incavi  più  profondi  della  roccia  ristagnano 
qua  e  là  le  piccole  pozzanghere,  le  quali  danno  quasi 
sempre  ricetto  ad  un  certo  numero  di  organismi  vi- 
venti. Scrutiamo  una  di  queste  raccolte  d'acqua;  il 
più  delle  volte  ci  accadrà  di  scoprirvi  degli  insettucci 
neri  che  si  muovono  alla  superficie  oppure  si  arram- 
picano lungo  le  pareti  'sommerse. 

Sono  Coleotteri  acquaioli  che  si  chiamano  dagli 
entomologi  Oehtehius  e  vengono  ascritti  alla  famiglia 
degli  Idrofilidi.  Voi  già  conoscete  questa  famiglia, 
che  ha  per  prototipo  l'Idrofilo  nero  delle  acque  dolci 
(Hydrophilus  piceus),  quel  grande  Coleottero  che  nuota 
negli  stagni  e  svolazza  qualche  volta  anche  nel  fitto 
delle  case,  attratto  dal  bagliore  della  luce  elettrica. 
Al  suo  confronto  gli  Oehtehius  sembrano  pigmei,  poi- 
ché raggiungono  appena  due  millimetri  di  lunghezza, 
ma  non  sono  per  questo  men  degni  dinota.  L'afferma- 
zione vale  tanto  i^er  V  Oehtehius  quadrieolUs  Mulsant  a 
gambe  lunghe,  quanto  per  V Oehtehius  suhinteger  Mul- 
sant a  gambe  relativamente  brevi  (fig.  89),  che  vivono 
promiscuamente  nelle  pozzanghere  ed  hanno  uguali 
costumi. 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  285 

Le  piccole  larve  di  Ochtebius,  tutte  irte  di  setole, 
popolano  a  primavera  e  di  estate  l'acqua  di  scoglio. 
Passeggiando  sul  fondo  roccioso,  palpano  continua- 
mente colle  mandibole  il  tenue  strato  di  melma  di 


Fig. 

Ochtebius  subinleger  Muls.,  che  cammina  col  ventre  in  alto 
sulla  superficie  interna  del  liquido,  x  25.  Secondo  l'Issel 
R. ,  1914. 


detriti  che  qua  e  là  vi  si  raccoglie,  e  ne  traggono,  per 
nutrimento,  avanzi  animali  e  vegetali  che  le  acque 
marine  e  le  piovane  vi  hanno  portato,  nonché  piccole 
Alghe,  invisibili  ad  occhio  nudo,  vegetanti  fra  quei 


236  Capitolo  ottavo 


detriti.  In  autunno  avanzato  ed  in  inverno  le  larve 
hanno  compiuto  la  metamorfosi  e  non  rimangono  che 
gli  adulti.  Osservateli  un  po'  da  vicino  :  sebbene  trascor- 
rano la  loro  esistenza  nell'acqua,  questi  organismi 
hanno  un  sistema  di  locomozione  che  non  è  affatto 
caratteristico  della  vita  acquatica  ;  non  hanno  le  zampe 
adatte  al  nuoto  e  non  sanno  nuotare,  ma  camminano 
velocemente  col  ventre  in  aria,  appoggiando  le  zam- 
pette contro  la  superficie  interna  del  liquido. 

A  voi  sarà  più  famigliare  una  tecnica  alquanto  di- 
versa di  locomozione;  quella  che  utilizza  invece  la 
faccia  esterna  del  velo  superficiale;  la  citano  anche 
i  trattati  di  Fisica  per  dimostrare  che  la  superfìcie 
libera  dei  liquidi,  seguendo  le  leggi  della  tensione  su- 
perficiale, si  comporta  come  una  pellicola  elastica. 

Tutti  avrete  veduto  certi  Emitteri,  le  Idrometre, 
le  Velie,  le  Gerris  che  corrono  alla  superficie  degli 
stagni  sollevati  sulle  loro  lunghe  gambe;  nel  Pacifico 
si  conoscono  anche  Emitteri  marini  (gen.  Halobates), 
che  col  medesimo  sistema  passeggiano  sulle  acque  del 
mare.  Del  resto  vi  sono  anche  animali  prettamente 
acquatici,  che  si  comportano  come  gli  Ochtehius,  cosi 
procede  la  Scapholeberis  mucronata  (0.  F.  Miiller), 
piccolo  Crostaceo  Fillopodo  vivente  in  acqua  dolce, 
che  si  appende  normalmente  alla  superficie  interna 
del  liquido. 

Se  fissiamo  la  nostra  attenzione  sopra  una  pozzan- 
ghera ricca  di  Ochtehius,  vediamo  che  molti  di  questi 
Coleotteri  camminano  sulle  pareti  alla  profondità  di 
pochi  centinietri;  ogni  tanto  un  individuo  si  distacca 
dal  fondo,  si  capovolge  e  sale  verticalmente  a  galla  ;  qui 
si  mantiene  fermo  un  istante,  poi  si  mette  in  cammino 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  237 

contro  la  superfìcie  nel  modo  caratteristico  che  ab- 
biamo descritto.  Raggiunta  la  sponda,  si  raddrizza  in 
posizione  normale  e  scende  di  nuovo  lungo  il  pendio 
della  rupe,  ove  si  trattiene  fino  alla  successiva  salita. 
Certo  questa  non  è  sempre  determinata  da  spontaneo 
impulso  dell'animale;  basta  un  movimento  un  po' 
brusco  che  esso  compia  quando  incontra  una  irregola- 
rità del  terreno  per  farlo  staccare.  Il  più  leggero  urto 
che  ad  arte  s'imprima  al  Coleottero  mediante  un  fu- 
scello, produce  il  medesimo  effetto.  Una  grossa  bolla 
d'aria  che  tiene  imprigionata  fra  i  peli  dell'addome 
tende  costantemente  a  farlo  salire  e  rivoltare  col 
ventre  in  alto;  è  soltanto  l'aderenza  delle  sue  zam- 
pette uncinate  quella  che  può  vincere  la  spinta  idro- 
statica e  mantenerlo  aderente  al  fondo. 

Ma  gli  OcJitebius  non  fanno  da  padroni  assoluti  delle 
pozze  di  scogliera.  Raccogliamo  l'acqua  con  un  grande 
bicchiere  o  meglio  filtriamone  una  certa  quantità  per 
mezzo  di  un  crivello  di  garza.  Tosto  vedremo  guizzare 
in  ogni  direzione  una  moltitudine  di  animaletti  che 
appariscono  ai  nostri  occhi  come  punti  di  colore  aran- 
ciato. Si  tratta  di  un  piccolo  Crostaceo  appartenente 
all'ordine  dei  Copepodi,  VHarpacticus  fulvus  Fischer 
(fìg.  90).  Fra  i  caratteri  più  spiccati  visibili  àelVHar- 
pacticus  e  nella  maggioranza  dei  Copepodi  che  menano 
vita  libera  van  ricordati  l'occhio  unico  e  mediano 
(donde  il  nome  di  Cyclops  dato  a  un  genere  molto  dif- 
fuso nelle  acque  dolci),  cinque  paia  di  zampe  nata- 
torie appiattite  a  pala  di  remo  (donde  il  nome  di  Co- 
pepodi dal  greco  kójzì]  remo),  di  cui  sono  muniti  i 
segmenti  toracici,  mentre  l'addome  forcuto  è  privo 
di  arti. 


238 


Capitolo  ottavo 


Copepodo  delle  pozze  :  Harpaclicìis  fulvus  Fischer. 

A.  inascbio  veduto  dal  dorso,  in  densità  normale  >i  60. 

B.  maschio  veduto  dal  dorso,  in  vita  latente   per  concentra- 
zione dell'acqua,  x  60,  Secondo  l'Issel  R.,  1914, 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  239 


Col  soccorso  di  una  lente  che  ingrandisca  una  die- 
cina di  volte,  si  possono  agevolmente  distinguere  i  due 
sessi,  perchè  nel  maschio  le  antenne  del  secondo  paio 
terminano  con  una  sorta  di  borsa  uncinata  ;  nel  periodo 
della  riproduzione  il  maschio  si  porta  innanzi  la  fem- 
mina tenendola  ferma  con  quei  ganci.  La  femmina 
così  accoppiata  non  ha  ancor  finito  di  crescere  ed  è 
assai  più  piccola  del  maschio;  in  quelle  che  son  tor- 
nate libere  ed  han  maturate  le  uova  le  dimensioni  ri- 
sultano alquanto  maggiori.  Perchè  le  femmine  e  spe- 
cialmente le  femmine  giovani  han  colorito  molto  più 
vivace  dei  maschi,  presentando,  oltre  alla  tinta  gialla 
di  fondo,  una  proporzione  assai  maggiore  di  rosso  e 
di  ranciato  ?  La  ragione  si  manifesta  al  microscopio  ; 
nel  loro  corpo  si  accumula  una  sostanza  adiposa  di 
quel  colore,  che  in  gran  parte  viene  usutruttata  nello 
sviluppo  delle  uova.  Le  uova  vengono  deposte  in  un 
sacchetto  a  forma  di  pera  che  sta  appeso  al  ventre, 
e  quando  sono  ben  innanzi  nello  sviluppo  lasciano 
scorgere  per  trasparenza  un  punto  rosseggiante  che 
è  l'occhio  dell'embrione.  Le  larve  appena  liberate 
dalle  spoglie  dell'uovo  sono  ancora  ben  dissimili  dagli 
adulti.  Il  contorno  del  corpo  è  quasi  circolare  anziché 
piriforme  e  di  tutte  le  appendici  caratteristiche  del- 
l'adulto non  si  sono  finora  sviluppate  che  tre  paia 
soltanto.  Questo  tipo  di  larva  che  comparisce  nello 
sviluppo  di  moltissimi  Crostacei  è  conosciuta  dai  na- 
turalisti sotto  il  nome  di  Nauplius  e  l'abbiamo  ritro- 
vato sotto  altre  spoglie  quando  ci  siamo  occupati 
del  plancton.  Lo  sviluppo  dei  segmenti  del  corpo,  degli 
arti  e  delle  sue  setole  si  compie  in  vari  periodi  succes- 
sivi, a  capo  di  ciascuno   dei  quali  il  Crostaceo  si  li- 


240  Capitolo  ottavo 


bera  completamente  del  suo  tegumento  e  comparisce 
con  una  pelle  nuova  che  si  era  andata  formando  al  di- 
sotto dell'antica. 

1^' Harpa^iticus  ha  un  tipico  modo  di  nuotare,  co- 
mune, del  resto,  a  quasi  tutti  i  Copepodi  liberi;  va 
avanti  a  piccoli  scatti,  ognuno  dei  quali  è  dovuto  al 
battere  simultaneo  dei  piedi  natatori  e  non  procede 
diritto,  ma  interseca  spesso  la  direzione  primitiva  de- 
scrivendo degli  occhielli  più  o  meno  ampi. 


Oltre  ai  Coleotteri  ed  ai  Crostacei,  le  pozze  alber- 
gano altri  organismi  che  non  si  rivelano  ad  occhio 
nudo.  Se  aspirate  mediante  una  cannuccia  di  vetro 
i  detriti  che  si  raccolgono  sul  fondo  e  ne  esaminate 
ima  piccola  quantità  al  microscopio,  vi  scoprirete 
molto  spesso  alcuni  Rotiferi;  v'invito  ad  occuparvi 
soltanto  della  specie  più  bella  e  più  grande,  lunga  un 
terzo  di  millimetro:  la  Pterodina  clypeata  Ehrb. 
(fig.  91).  Attraverso  alla  corazza  ovale,  di  trasparenza 
cristallina,  che  riveste  il  suo  corpo,  si  delineano  chia- 
ramente i  contorni  degli  organi;  richiamo  la  vostra 
attenzione  sopratutto  sul  potente  apparato  mastica- 
tore o  macina  (mastax),  caratteristico  dei  Rotiferi 
e  facilmente  osservabile.  I  margini  trituranti  di  questo 
apparato,  veduti  a  fortissimo  ingrandimento,  appa- 
riscono formati  da  una  rastrelliera  di  piccole  lance 
acuminate  (fig.  91  0).  L'apparato  digerente,  l'ovario, 
la  vescichetta  pulsante  dell'apparato  escretore,  si  di- 
stinguono a  prima  vista.  Dall'apertura  anteriore  della 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera 


241 


corazza  l'aiiiniale,  appena  si  trova  in  condizioni  fa- 
vorevoli mette  fuori  il  capo   munito   di  due  punti 


.t. 


B 


Fig.  91. 
Rotifero  delle  pozze  :  Pterodina  clypeata  Ehrb. 
A,  Un  individuo  espanso  e  natante,  x  260.  —  B,  un  indivi- 
duo contratto  entro  alla  sua  lorica,  in  vita  latente,  x  260. 
—  C,  organo  trituratore  (mastax)  della  Pterodina,  x  1000. 
A  e  B  secondo  l'Issel,  1914.  C,  originale.  Quarto  dei  Mille. 


16. 


R.   ISSEL. 


242  Capitolo  ottavo 


oculari  rossi  (occhi  nella  più  semplice  espressione) 
e  di  una  corona  di  ciglia  vibratili  che  servono  alla 
locomozione;  dall'apertura  posteriore  può  stendere 
un'appendice  cilindrica:  il  piede.  Nella  Pterodina  la 
struttura  del  piede  si  allontana  dalla  regola  generale, 
perchè,  invece  di  terminare  con  una  o  due  punte  mo- 
bili, presenta  all'apice  un  piccolo  fascio  di  ciglia  vi- 
bratili. Generalmente  il  piede  serve  ai  Rotiferi  per 
aderire  agli  oggetti  sommersi  ed  il  suo  compito  vien 
facilitato  da  un  liquido  attaccaticcio  che  geme  da 
speciali  glandole,  dette  appunto  glandole  del  piede. 
Da  oltre  due  anni  osservo  le  Pterodine  delle  pozze 
e  mai  mi  è  capitato  nel  campo  del  microscopio  un  in- 
dividuo di  sesso  maschile.  Questo  fatto  può  richia- 
mare alcune  considerazioni  interessanti:  è  molto  dif- 
fusa nella  serie  animale  una  tendenza  della  natura  a 
ridurre  il  numero  dei  maschi  o  ad  eliminarli  addirit- 
tura dalla  vita  della  specie.  Condizione  assai  comune 
è  un  leggiero  predominio  numerico  delle  femmine. 
Jj' Harpacticus  fulvus,  il  piccolo  Copepodo  or  ora  illu- 
strato, segue  costantemente  questa  norma  e  possiamo 
dire  che  il  fenomeno  si  ripeta  in  tenui  proporzioni 
anche  nella  razza  umana,  poiché  se  è  vero  che  nascono 
più  uomini  che  donne,  il  bilancio  s' in  verte  a  favore 
delle  donne  quando  si  ponga  mente  al  numero  dei 
nati  che  sopravvivono.  I  Nematodi  liberi,  piccoli 
vermi  cilindrici  che  vivono  nel  terriccio  umido,  fra 
i  detriti  vegetali  o  nell'acqua,  sono  molto  istruttivi 
a  questo  riguardo,  poiché,  come  ha  dimostrato  il 
Maupas,  ci  offrono  vari  gradi  di  transizione;  in  alcune 
specie  i  maschi  abbondano;  in  altre,  per  esempio 
nel  Diplogaster  robustus»  la  proporzione  dei  maschi 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  243 

è  ridotta  all'uno  per  diecimila  ;  di  più  in  siffatti  maschi, 
che  pure  han  struttura  perfettamente  normale,  si 
è  perduto  l'istinto  della  riproduzione;  si  tratta  forse 
di  «  maschi  atavici  »,  E  finalmente  ben  18  specie  han 
rivelato  al  Maupas  l'assenza  totale  di  maschi  e  la 
riproduzione  per  uova  non  fecondate. 

Molte  volte  la  riduzione  dei  maschi  si  verifica  in 
altro  modo;  non  è  una  costante  deficienza  numerica, 
ma  una  periodica  scomparsa  quella  che  richiama  l'at- 
tenzione del  biologo.  Le  femmine  in  tal  caso  si  ripro- 
ducono per  partenogenesi,  cioè  depongono  uova 
che  si  sviluppano  senza  previa  fecondazione  del  ma- 
schio ;  poi,  dopo  un  certo  numero  di  generazioni  parte- 
nogenetiche si  verifica  una  generazione  sessuale  con  ab- 
bondante comparsa  di  maschi  e  consecutiva  feconda- 
zione delle  uova.  Proprio  nella  classe  dei  Rotiferi  si 
trovano  varie  condizioni  intermedie  tra  periodi  ses- 
suali frequenti  e  la  scomparsa  dei  maschi. 

Vi  ha  un  intero  gruppo  di  Rotiferi  (RotiferiPloimi) 
al  quale  appartiene  appunto  la  nostra  Pterodina, 
dove  la  comparsa  periodica  dei  maschi  costituisce  la 
norma;  se  in  alcune  specie  i  maschi  risultano  ancora 
ignoti  ciò  vuol  dire  probabilmente  che  sono  molto  rari 
oppure  che  gli  specialisti  non  hanno  eseguite  indagini 
sufficientemente  accurate  onde  rintracciarli.  In  un  al- 
tro gruppo  ( Rotiferi  Bdelloidi),  al  quale  appartiene  il 
Rotifero  Gom.\ine  {Botifer  vulgaris),  per  quante  ricerche 
si  siano  fatte,  non  si  è  riusciti  a  trovare  un  solo  ma- 
schio, e  tutto  induce  a  credere  che  periodi  sessuali  non 
abbiano  a  verificarsi.  Sembra,  del  resto,  che  analoghe 
condizioni  si  ripetano  in  certi  Crostacei:  la  Daphnia 
pulex,  var.  ohtusa,  fu  allevata  per  cinque  anni  senza 


244  Capitolo  ottavo 


che  i  maschi  venissero  ad  interrompere  la  serie  delle 
generazioni  partenogenetiche.  Sempre  fra  i  Crostacei,  si 
è  verificato  il  caso  interessante  per  cui  la  stessa  specie 
si  presenta  sotto  due  varietà  locali,  identiche  per 
quanto  si  riferisce  alla  forma  del  corpo,  ma  distinte 
per  quanto  ha  riguardo  alla  condizione  sessuale;  così 
V Artemia  salina  di  Capodistria  si  riproduce  esclusi- 
vamente per  partenogenesi,  mentre  neìV Artemia  sa- 
lina di  Cagliari,  studiata  dall'Artom,  le  femmine  ven- 
gono regolarmente  fecondate  dai  maschi. 

I  maschi  dei  Rotiferi  Ploimi  —  giova  ricordarlo  — 
sono  individui  riproduttori  nel  senso  più  letterale 
della  parola  ed  organizzati  soltanto  per  vivere  il 
tempo  necessario  a  compiere  il  loro  ufficio;  non  v'ha 
bocca  né  tubo  digerente;  l'apparato  cigliare  è  ridotto, 
la  statura  di  gran  lunga  inferiore  a  quella  della  fem- 
mina. 

L'indagine  accurata  di  alcune  specie  ha  condotto 
a  risultati  che  si  possono  probabilmente  estendere  a 
molti  Rotiferi  di  questo  gruppo.  Esistono  cioè  due 
categorie  di  femmine,  diverse  dal  punto  di  vista  fisio- 
logico e  qualche  volta  distinte  anche  per  qualche  ca- 
rattere nella  forma  esterna.  Quelle  della  prima  cate- 
goria non  possono  venii'  fecondate  dai  maschi;  si  ri- 
producono partenogeneticamente  e  depongono  uova 
dalle  quali  nascono  soltanto  femmine;  quelle  della  se- 
conda categoria  sono  a  fecondazione  facoltativa; 
quando  si  riproducono  per  via  partenogenetica,  depon- 
gono esclusivamente  uova  maschili  (cioè  uova  dalle 
quali  schiudono  maschi);  quando  vengono  fecondate 
dai  maschi,  danno  origine  soltanto  a  femmine. 

Non   mancano,   insieme  ai  Rotiferi,  organismi  più 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera 


245 


minuti,  composti  di  una  sola  cellula  :  sono  Infusori  che 
si  moltiplicano  attivamente  quando  sul  fondo  delle 
pozze  macerano  in  abbondanza  i  detriti  d'Alga  e  di 
Posidonia  buttati  a  riva  dalle  onde  e  sopratutto  pic- 
coli riagellati,  lunghi  pochi  centesimi  di  millimetro. 
Fra  questi  riconosciamo  non  di  rado  la  Carter ia  sub- 
cordiformis  Wille  (fìg.  92  A  ), 
tanto  prolifica  da  colo- 
rare talvolta  in  verde  -la 
superfìcie  delle  pozze  e  na- 
tante con  quattro  flagelli. 
Più  costanti  sono  le  Crypto- 
monas  (fìg.  92  jB),  munite  di 
due  soli  flagelli.  Il  rapido 
movimento  le  avvicinereb- 
be agli  animali,  ma  le  loro 
parentele  nella  serie  delle 
Alghe  e  più  ancora  il  tipo 
di  nutrizione  le  collocano 
fra  i  vegetali;  assimilano 
infatti  il  carbonio  dell'a- 
nidride carbonica  disciolta 
nell'acqua,  e  il  pigmento 
assimilatore  è  clorofilla  di 
un  bel  verde  nella  Garteria,  mentre  si  presenta  giallo 
nella  Gryptomonas;  quest'ultima  lascia  pure  scorgere, 
in  seno  al  protoplasma,  dei  granuli  d'amido  dai  con- 
torni angolosi.  Ora  l'amido  è  uno  dei  primi  e  prin- 
cipali prodotti  di  assimilazione  in  questi  Protisti  ve- 
getali, come  nelle  piante  superiori. 

La  recentissime  indagini  dello  Schiller  che  la  Car- 
teria    suhcordiformis  risulta  un  componente  normale 


Fig.  92. 
Flagellati  delle  pozze 
di  scogliera: 
A,  Carteria    suhcordiformis 
Wille,  X  1000.  B,  Grypto- 
monas sp.,  X  1900.  Secon- 
do r Issel,  1914. 


246  Capitolo  oiiaro 


del  nannoplaiicton  adriatico;  è  dunque  un  organismo 
schiettamente  marino.  Anche  VHarpacticus,  quantun- 
que peculiare  alle  pozze,  ha  tutti  i  suoi  congeneri 
nell'acqua  salsa,  mentre  Pterodina  ed  Ochtebius,  pur 
essi  localizzati  nelle  acque  sopra -litorali,  appartengono 
a  gruppi  d'acqua  dolce.  Specie  di  varia  origine  si  danno 
adunque  convegno  in    questo  ambiente   sui  generis. 

Oltre  agli  animaletti. che  si  rinvengono  tutto  l'anno 
nelle  pozze,  ve  ne  sono  altri  che  capitano  soltanto 
nella  buona  stagione;  alludo  sopratutto  ad  alcune 
specie  di  Zanzare  (Culex),  che  vi  depongono  le  uova. 
L'acqua  si  x>opola  allora  di  piccole  larve  setolose  vi- 
vacissime; poi  le  larve  si  trasformano  in  ninfe  che 
hanno  capo  e  torace  imprigionato  in  un  cappuccio; 
addome  ricurvo  terminato  da  due  palette  natatorie. 

Larve  e  ninfe  salgono  e  scendono  incessantemente 
nell'acqua  per  mettere  fuori  il  loro  apparato  respira- 
torio ;  nella  larva  questo  ha  forma  di  un  tubo  posto  alla 
estremità  posteriore  del  corpo  e  quindi  obbliga  l'ani- 
male a  mantenersi  alla  superficie  capovolto;  mentre 
nella  ninfa  è  costituito  da  due  tubetti  che  si  aprono 
nella  regione  del  capo.  L'insetto  alato  che  viene  alla 
luce  squarciando  la  pelle  della  ninfa  svolazza  intorno 
la  scogliera  è   nelle  sue  vicinanze. 


Non  crediate  che  io  vi  abbia  presentato  questi  ani- 
maletti di  varie  classi  soltanto  per  descriverne  le 
forme  e  gli  atteggiamenti,  oppure  per  trarne  pretesto 
a  divagazioni  biologiche.  Tutti  sono  collegati  da  una 


•  La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  247 

1. 

particolarità  comune:  la  tolleranza  rispetto  all'am- 
biente esterno.  Accennando  alla  influenza  dei  sali, 
abbiamo  veduto  come  la  concentrazione  dell'acqua 
marina  vada  soggetta  a  tenui  oscillazioni  lontano  dalle 
coste,  mentre  nelle  acque  costiere  le  variazioni  sono 
più  forti;  sempre  però  contenute  entro  a  limiti  non 
molto  ampi. 

Ora  il  piccolo  mondo  delle  pozze  di  scogliera  è  co- 
stretto a  subire,  nella  composizione  chimica  dell'am- 
biente, differenze  assai  più  forti  di  quelle  che  divi- 
dono l'acqua  dolce  dall'acqua  marina.  Ce  ne  renderemo 
conto  facilmente  se  noi  abbiamo  la  pazienza  di  osser- 
vare, a  più  riprese  quel  che  succede  nella  scogliera,  sia 
in  tempo  di  quiete,  sia  in  tempo  di  buiTasca. 

Il  mare  si  mantiene  calmo  oppure  leggermente 
mosso  !  In  tal  caso  le  onde  rotte  dagli  scogli  più  avan- 
zati non  giungono  a  lanciare  i  loro  spruzzi  sui  ripiani 
o  nei  solchi  ove  si  raccolgono  le  pozze.  Ma  sopravviene 
una  pioggia  dirotta;  ecco  che  di  lì  a  poco  tempo  gli 
incavi  della  scogliera  saranno  ricolmi  di  acqua  dolce, 
o  almeno  di  un'acqua  avente  un  grado  di  salsedine 
così  tenue  che  appena  si  avverte  col  palato.  Se  invece 
Giove  pluvio  riposa  e  il  mare,  sforzato  dallo  scirocco 
si  gonfia  in  cavalloni,  spruzzi  abbondanti  vengono 
ad  inaffiare  le  rupi;  nelle  mareggiate  più  violente 
l'onda  investe  le  pozzanghere  in  pieno  e  le  ricopre  di 
un  velo  spumeggiante. 

In  fine  di  primavera  ed  in  estate  si  verifica  un'altra 
condizione  di  cose  meno  comune  ma  più  notevole  per 
noi.  Avviene  cioè  che  le  pozze,  ricolme  di  acqua  marina, 
subiscano  per  parecchi  giorni  l'influenza  di  un  periodo 
lungo  di  siccità.  Sotto  l'ardore  dei  raggi  solari  l'acqua 


248  Capitolo  ottavo 


va  diminuendo  per  evaporazione  e  diventa  sempre 
più  concentrata  ;  giunge  un  punto  nel  quale  i  sali  non 
possono  più  rimanere  disciolti  e  la  precipitazione  co- 
mincia; ma  siccome  ognuna  delle  sostanze  disciolte 
ha  un  coefficiente  di  solubilità  suo  proprio,  ne  con- 
segue che  precipita  dapprima  un  prodotto  poi,  se- 
guendo un  ordine  determinato  di  successione,  si  depo- 
sitano tutti  gli  altri.  Alla  fine  la  pozza  è  completamente 
prosciugata  e  sul  fondo  rimane  uno  strato  candido  di 
sali. 

Non  v'ha  dunque  l'ambiente  biologico  più  variabile 
di  questo.  Non  soltanto  la  completa  evaporazione 
è  affare  di  pochi  giorni,  se  le  dimensioni  dello  stagno 
sono  esigue,  ma  rapida  è  anche  la  variazione  di  salse- 
dine che  si  produce  in  senso  opposto,  quando  la  piog- 
gia diluisce  le  pozzanghere  concentrate  oppure  ne 
riempie  altre  digià  prosciugate.  Osserviamo  tuttavia 
un  fatto  ;  per  lo  strato  acqueo  che  riposa  sul  fondo  la 
diluizione  non  è  così  pronta  come  a  prima  vista  si 
crederebbe.  Anzi  è  norma  che  si  formi  un  velo  d'acqua 
fresca  e  diluita  sopra  uno  strato  d'acqua  molto  più 
concentrata  e  un  po'  più  calda,  e  talvolta  passano 
parecchi  giorni  prima  che  la  mescolanza  sia  compiuta 
e  l'equilibrio  ristabilito. 

Ad  ogni  modo  la  variabilità  è  tanto  grande  che  non 
sembrerebbe  compatibile  colla  vita;  pensate  che  si 
considera  già  notevolmente  eurialino  un  animale  che 
subisca  oscillazioni  di  densità  comprese  fra  1,020 
e  1,040,  mentre  la  densità  delle  pozze  può  oscillare 
da  poco  più  di  1,  coyrispondenti  a  2  o  3  grammi  per 
litro  di  sali  disciolti,  sino  a  oltre  1,220,  cifra  questa 
che  equivale  a  oltre  300  gr.  di  sale  per  litro  !  Eppure 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  249 

se  tutti  gli  abitatori  delle  pozzanghere  non  soprav- 
vivono a  densità  così  estreme,  ve  ne  sono  alcuni  ca- 
paci di  sopportarle  per  un  tempo  più  o  meno  lungo. 

In  generale  gli  Infusori  ed  i  Kotiferi,  dei  quali  ab- 
biamo tenuto  parola,  cessano  di  vivere  a  densità  non 
lontane  da  1,100;  le  larve  dei  Ditteri  sono  più  resi- 
stenti e  periscono  intorno  a  1,140;  gli  Ochtebius  adulti 
non  si  trovano  più  nelle  pozzanghere  quando  la  den- 
sità si  avvicina  a  1,160. 

Per  contro  i  piccoli  Flagellati  che  abbiamo  testé  ri- 
cordati ed  il  Copepodo  delle  pozze  {Harpacticus  fulvus), 
tollerano  per  breve  tempo  i  massimi  di  concentrazione 
ai  quali  l'acqua  possa  arrivare.  Ci  troviamo  dinanzi 
ad  un  fenomeno  molto  spiccato  di  adattamento,  per 
il  quale  una  comunità  ristretta  di  organismi  vive  e  si 
riproduce  in  condizioni  che  riuscù-ebbero  mortali  per 
la  maggior  parte  dei  suoi  affini,  sia  provenienti  dal 
mare,  sia  immigrati  dalle  acque  dolci. 

Giova  qui  richiamare  quanto  si  è  detto  nelle  prime 
pagine  intorno  alla  influenza  esercitata  sugli  orga- 
nismi acquatici  dagli  squilibri  forti  di  densità;  in 
una  soluzione  più  concentrata  dei  suoi  liquidi  interni 
l'organismo  si  disidrata;  in  una  soluzione  più  diluita 
subisce  invece  un  processo  d'idratazione. 

Ora  è  molto  probabile  che  una  tal  disidratazione 
venga  ritardata  nei  Coleotteri  e  nelle  larve  di  Zanzara 
dai  tegumenti  spessi  e  poco  permeabili.  Ma  il  caso  è 
certo  ben  diverso  per  gli  Harpacticus  e  per  i  Flagellati 
nei  quali  lo  strato  esterno  del  corpo  è  non  soltanto 
sottile,  ma  permeabilissimo,  tant'è  vero  che,  immersi 
in  una  soluzione  fortemente  venefica,  questi  organismi 
soggiaciono  ad  una  rapida  morte.  Di  qui  una  notevole 


250  Capitolo  ottavo 


I 


differenza  nel  modo  di  comportarsi:  mentre  Ochtebius 
e  larve  di  Zanzara  cessano  di  muoversi  e  poco  dopo 
muoiono  in  concentrazioni  molto  elevate,  i  Copepodi 
ed  i  Flagellati  cadono  in  una  condizione,  interessante 
dal  punto  di  vista  biologico,  che  ha  tutte  le  apparenze 
della  morte  ed  è  invece  uno  stato  di  vita  latente 
o  sospesa. 

Giugno,  luglio  e  agosto  vi  offriranno  l'occasione  di 
osservare  il  fenomeno  negli  Harpacticus,  perchè  du- 
rante questi  mesi  avviene  quasi  sempre  che  all'inva- 
sione del  mare  seguano  lunghi  periodi  di  calma  e  di 
sole.  Facilmente  troverete  una  pozza  dove  i  Copepodi 
brulicano  a  migliaia  e  se  avrete  un  po'  di  pazienza 
potrete  spiare  giorno  per  giorno  qiiello  che  accade.  Da 
principio,  finché  la  concentrazione  si  mantiene  rela- 
tivamente bassa,  vedrete  che  i  Copepodi  son  diffusi 
nell'acqua  con  una  certa  uniformità,  poiché  guizzano 
vivacemente  in  ogni  direzione  ed  in  tutti  gli  strati 
della  massa  liquida.  Dopo  qualche  giorno  però  co- 
mincia a  verificarsi  una  certa  depressione  ed  in  numero 
sempre  crescente  gli  individui  lasciano  gli  strati  supe- 
riori per  nuotare  in  prossimità  del  fondo.  Poco  oltre 
a  1,090  i  movimenti  si  fanno  stentati  e  diventano 
sempre  piìi  rari  gli  individui  che  ancora  s'innalzano, 
guizzando,  a  pochi  centimetri  dal  fondo.  Tutti  gli  altri 
formano  sul  fondo  stesso  uno  straterello  di  colore  ran- 
ciato,  che  mostra,  esaminato  da  vicino,  un  intenso 
brulichio. 

Se  un  temporale  non  viene  a  guastare  questa  espe- 
rienza in  natura,  la  concentrazione  si  eleva  rapida- 
mente ;  precipitazioni  saline  cominciano  a  comparire 
alla  superfìcie   ed  a  depositarsi  sul  fondo.  A  poco  a 


La  vita  nella  pozze  di  scogliera  251 

poco  il  brulichio  dello  strato  ranciato  si  fa  sempre  più 
debole  e  subentra  quiete  perfetta.  Qualunque  osser- 
vatore superficiale  concluderebbe  che  i  Copepodi  han 
dovuto  soccombere  ad  una  salsedine  troppo  elevata. 
Ma  prolungando  un  poco  l'attesa,  riuscirà  facile  per- 
suadersi del  contrario.  Il  tempo  volge  alla  burrasca, 
ecco  che  gli  spruzzi  marhii  o  l'acquazzone  vengono  a 
diluire  la  massa  d'acqua  ridotta  a  piccolo  volume 
dalla  evaporazione.  Torniamo  alla  pozza:  nessuna 
traccia  più  dello  straterello  ranciato,  ma  un  guizzare 
vivacissimo  di  Copepodi  per  tutta  la  massa  liquida. 
Sono  gli  stessi  —  mi  domanderete  —  oppure  si  tratta 
di  nuovi  inquilini  giunti  non  si  sa  come?  Posso  as- 
sicurarvi che  sono  proprio  gli  stessi.  La  vita  non  era 
ancora  spenta  in  quei  piccoli  corpi,  soltanto  non  si 
tradiva  per  alcuna  manifestazione  esteriore,  era  vita 
latente  o,  se  meglio  vi  piace,  morte  apparente. 

Provocando  ad  arte  i  fenomeni  descritti  entro  un 
recipiente  di  vetro  che  sia  piuttosto  basso  e  capace,  ne 
seguiremo  con  maggior  precisione  l'andamento.  Po- 
tremo adottare  il  medesimo  processo  che  in  natura  si 
verifica,  cioè  lasciar  evaporare  il  liquido  poco  a  poco. 
In  questo  modo  sarà  facile  seguire  passo  passo,  col- 
l'aiuto  di  una  lente,  la  diminuzione  dei  movimenti 
spontanei  concomitante  al  crescere  della  densità.  Al- 
lorché questi  sono  cessati  completamente,  riesce  ancor 
facile  il  provocarne  ove  si  sottoponga  l'animale  a  qual- 
che stimolo  meccanico,  punzecchiandolo,  per  esempio, 
colla  punta  di  un  ago.  Da  principio  il  Copepodo  rea- 
gisce con  pochi  èolpi  successivi  delle  zampe  natatorie  ; 
poi,  in  uno  stato  d'inerzia  più  avanzato,  non  fa  che 
agitare  le  antenne  e  le  zampe  senza  cambiar  di  posto. 


252  Capitolo  ottavo 


Finalmente,  quando  la  densità  si  è  innalzata  a  circa 
1,125,  l'animale  non  dà  più  alcun  segno  di  vita,  né  per 
impulso  proprio,  né  per  stimoli  ad  arte  impartiti. 

Ora  facciamo  l'esperimento  inverso  ;  con  uno  schiz- 
zetto di  vetro  a  manico  di  gomma  aspiriamo  alcuni 
Harpacticus  immobilizzati  e  trasportiamoli  in  un  re- 
cipiente a  parte  coUa  minor  quantità  possibile  d'acqua 
concentrata;  indi  versiamo  in  questo  recipiente  del- 
l'acqua marina  e,  coll'occhio  aUa  lente,  stiamo  a  vedere 
quello  che  succede. 

Dopo  un  tempo  variabile  a  seconda  della  tempera- 
tura e  di  altri  fattori,  ma  sempre  limitato  a  pochi  mi- 
nuti, si  nota  un  leggero  fremito  neUe  antenne  o  in 
qualche  zampa  del  Copepodo;  poi  l'agitarsi  di  qualche 
appendice,  poi  qualche  piccolo  guizzo  interrotto  da 
pause;  in  capo  a  pochi  istanti  eccolo  in  movimento, 
come  se  nulla  fosse  accaduto.  Così  in  un  batter  d'oc- 
chio tutte  le  manifestazioni  della  vita  si  risvegliano  in 
quei  corpi  apparentemente  inerti.  Notate  poi  che  un 
tale  stato  letargico  può  durare  molto  a  lungo.  Il 
giorno  7  del  passato  giugno  avevo  messo  in  disparte 
una  boccia  d'acqua  concentrata  a  1,139,  nella  quale 
si  trovavano  molti  Harpacticus  in  condizione  di  vita 
latente.  Ogni  giorno  separavo  20  individui  dopo 
averli  trasportati  in  acqua  marina,  notavo  il  numero 
di  quelli  che  riprendevano  la  loro  attività  normale  ed 
il  tempo  che  impiegavano  a  risvegliarsi.  Dopo  4 
giorni  dalla  raccolta  ne  rivissero  diciotto  sopra  venti 
e  i  primi  sintomi  di  risveglio  si  manifestarono  dopo 
6  minuti.  Trascorsi  16  giorni,  ripresero  vita  otto  sopra 
venti  e  i  primi  movimenti  comparvero  dopo  13  mi- 
nuti circa.  Dopo  19  giorni  il  numero  dei  rivissuti  fu 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  253 

soltanto  di  quattro  su  venti  ed  i  primi  segni  di  vita 
non  apparvero  che  dopo  20  minuti.  Finalmente,  il 
22°  giorno  dopo  la  raccolta,  un  solo  Harpacticus  ri- 
prese  a  nuotare  vivacemente.  Nella  settimana  succes- 
siva qualche  individuo  inafi&ato  con  acqua  di  mare 
dava  ancora  segno  di  vita,  ma  si  trattava  di  risveglio 
effimero  ed  incompleto;  infatti  il  Crostaceo  non  riac- 
quistava i  suoi  movimenti  normali  e  periva  dopo  bre- 
vissimo tempo. 

Dovete  notare  che  gli  Harpacticus  e  i  due  Flagellati 
sono  i  soli  organismi  delle  pozze  capaci  di  tollerare 
in  vita  latente  concentrazioni  poco  lontane  dalle  mas- 
sime od  anche,  per  breve  tempo,  le  massime.  La  Pte- 
rodina clypeata  ed  alcuni  Infusori  presentano  bensì  lo 
stato  di  vita  sospesa,  ma  vi  cadono  a  densità  molto 
minori,  né  possono  tollerare  le  massime. 

Ad  ogni  modo,  qualunque  sia  l'organismo  sperimen- 
tato, si  verifica,  come  nel  caso  àeW Harpacticus  fulvus, 
questa  norma  ;  che  il  risveglio  è  tanto  più  lento  quanto 
è  piti  lungo  il  tempo  trascorso  dall'inizio  dello  stato 
letargico  e  quanto  piti  alta  è  la  densità  che  ha  deter- 
minato la  morte  apparente. 

Molte  particolarità  degne  di  nota  offre  il  fenomeno 
della  vita  latente;  ne  ricorderò  soltanto  due.  Anzi- 
tutto un  aumento  brusco  di  densità,  quale  si  ottiene 
facendo  passare  i  Copepodi  dall'acqua  marina  ad  una 
soluzione  molto  concentrata  di  sale,  viene  tollerato 
assai  meno  di  un  aumento  graduale,  di  guisa  che,  a 
pari  squilibrio,  la  morte  apparente  che  precede  la 
morte  vera  è  molto  più  breve  nel  primo  caso  che  nel 
secondo.  Inoltre,  se  i  piccoli  Crostacei  vengono  sotto- 
posti al  passaggio  inverso,  cioè  trasferiti  dall'acqua 


254  Capitolo  ottavo 


salsa  o  soprasalata  (vale  a  dire  più  salata  del  mare) 
in  acqua  dolce,  dimostrano  una  resistenza  di  gran  lunga 
minore.  Così  basta  molte  v^lte  farli  passare  brusca- 
mente da  una  densità  intermedia  fra  mare  ed  acqua 
dolce  (es.  1,015)  all'acqua  dolce  perchè  soccombano. 
E  la  morte  in  tali  casi,  oppure  la  ripresa  dell'attività 
normale  quando  lo  squilibrio  è  stato  più  piccolo  e 
più  graduale,  sono  preceduti  da  un  rallentamento  di 
funzioni  vitali  molto  meno  completo  di  quello  che  il 
passaggio  opposto  ci  ha  offerto;  tanto  che  appena  si 
può  discorrere  di  morte  apparente.  La.  disidratazione 
dei  tessuti  è  dunque  assai  meno  nociva  della  idrata- 
zione. 


Ma  il  biologo  non  deve  contentarsi  di  descrivere  e 
di  interpretare  i  fatti;  deve  anche  vagliarne  l'impor- 
tanza generale  collegandoli  ad  altri  già  noti  nello  stesso 
ordine  di  idee. 

Notizie  sopra  fenomeni  di  vita  sospesa,  che  si  pro- 
ducono per  sfavorevoli  condizioni  d'ambiente,  non 
mancano  nella  letteratura  biologica;  giova  dunque  di- 
scutere che  cosa  offrano  di  comune  con  quanto  ab- 
biamo veduto  neìV Harpacticus  fulvus  e  nei  suoi  com- 
pagni delle  pozze  di  scogliera.  Numerosi  animali  —  è 
cosa  a  tutti  nota  —  non  spiegano  la  loro  attività  nei 
periodi  più  caldi  oppure  nei  più  freddi  dell'annata  ; 
molti  Molluschi,  Anfibi,  Rettili  si  nascondono  per  sver- 
nare sotto  ai  macigni,  nel  cavo  delle  rupi,  nel  terriccio, 
ed  aspettano  il  ritorno  del  tepore  primaverile  in  una 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  255 

condizione  letargica,  durante  la  quale  non  si  muovono 
e  non  ingeriscono  alimenti.  Non  sempre  la  stagione  può 
dirsi  l'unica  causa  determinante  dei  fenomeni  di  questo 
tipo;  nel  caso  classico  della  marmotta  il  letargo 
è  fatto  complesso,  poiché  la  temperatura  non  basta  a 
produrlo,  richiedendosi  a  tal  uopo  un  certo  numero  di 
condizioni  favorevoli  ;  prima  fra  tutte  una  tana  od  un 
cunicolo  entro  al  quale  l'animale  possa  a  suo  agio  ran- 
nicchiarsi. È  noto  come  svariati  organismi  possano 
tollerare  a  lungo  delle  temperature  molto  basse  in 
condizione  di  vita  latente.  Perfino  animali  d'organiz- 
zazione elevata,  come  certi  Pesci,  congelati  entro  ad 
un  pezzo  di  ghiaccio,  ritornano  in  vita  anche  dopo 
molti  giorni,  purché  si  abbia  cura  di  procedere  molto 
lentamente  al  disgelo. 

Ad  una  inerzia  estiva  (estivazione)  vanno  soggetti 
molti  animali,  sopratutto  nei  paesi  aridi  e  caldi.  Nel 
caso  nostro  non  si  può  certo  invocare  la  temperatura 
elevatissima  che  regna  nelle  pozzanghere  durante  i 
mesi  estivi  perchè  artificialmente  si  possono  riprodurre 
i  fenomeni  anche  di  inverno,  a  temperature  di  quattro 
o  cinque  gradi  sopra  zero. 

Si  descrive  poi  una  forma  di  vita  latente  che  si  pro- 
duce per  vero  disseccamento  dei  tessuti.  Il  Leuwe- 
nhoeck  per  i  Tardigradi  e  lo  Spallanzani  per  i  Koti- 
feri  furono  i  primi  a  farci  conoscere  questi  curiosi 
fenomeni  di  «  reviviscenza  ».  Nei  muschi  che  vegetano 
fra  le  commessure  delle  ardesie  o  delle  tegole  hanno  di- 
mora alcuni  Rotiferi  che  si  mantengono  attivi  finché 
il  muschio  è  bagnato  ;  quando  la  pianticella  si  prosciuga 
i  Rotiferi  disseccando  si  contraggono  e  si  raggrinzano, 
tantoché  veduti  al  microscopio,  diventano  quasi  irri- 


256  Capitolo  ottavo 


conoscibili.  Ma  appena  la  pioggia  torna  ad  inumidire 
le  fronde,  si  distendono,  s'inturgidiscono  e  di  lì  a  poco 
tornano  a  muoversi,  a  nutrirsi,  a  riprodursi.  Questa 
sospensione  di  vita  non  è  peculiare  agli  abitatori  dei 
muschi  ;  se  ne  danno  esempi  numerosissimi  anche  nella 
fauna  che  popola  le  acque  dolci;  piccoli  Crostacei, 
statoblasti  (gemme  riproduttrici)  di  Briozoi,  Infusori 
possono  disseccarsi  pel  prosciugamento  degli  stagni 
dove  vivono  e  riprender  poi  le  loro  funzioni  normali 
appena  la  pioggia  ripristini  lo  stagno  prosciugato,  op- 
pure il  vento  li  sollevi  e  li  trasporti  in  una  nuova  rac- 
colta d'acqua.  Il  Giard  riferisce  come  alcuni  Molluschi 
esotici  d'acqua  dolce,  ad  esempio  la  Vivipara  henga- 
lensis  Lam.  e  V Ampullaria  globosa  Swains,  abbiano 
ripreso  vita  dopo  sei  mesi  di  segregazione  in  ambiente 
asciutto. 

Egli  crede  che  i  fenomeni  di  sonno  estivo,  e  forse 
anche  quelli  di  sonno  invernale  si  spieghino  piuttosto 
colla  disidratazione  del  protoplasma  che  colla  influenza 
della  temperatura  e  a  conferma  di  questa  sua  opinione 
cita  l'esempio  di  Molluschi  terrestri  che  in  pieno  rigore 
invernale  si  sono  risvegliati  ed  han  strisciato  per 
qualche  tempo  sulla  neve  al  sopraggiungere  di  un  ac- 
quazzone. È  probabile  che  le  due  influenze  si  possano 
combinare  in  proporzione  diversa  a  seconda  del  clima 
e  del  modo  di  reagire  dell'animale. 

Ad  ogni  modo  risulta  evidente  che  i  fenomeni  ti- 
pici di  «  anidrobiosi  »  (vita  senz'acqua),  come  il  Giard 
li  denomina,  abbiano  molto  di  comune  con  quelli  che 
VHarpacticus  fulviis  ed  altri  organismi  delle  pozzan- 
ghere di  scogliera  ci  hanno  dianzi  permesso  di  studiare. 
Negli  uni  e  negli  altri  è  fenomeno  capitale  la  disidra- 


La  vita  Utile  pozze  di  incoglierà  257 


tazioiie  del  protoplaKsma;  la  differenza  sta  in  ciò;  che 
nel  nostro  caso  la  disidratazione  si  produce  in  seno  ad 
un  liquido,  mentre  nei  casi  contemplati  dal  Giard 
si  determina  nell'atmosfera  asciutta.  Alla  diversità 
d'ambiente  si  connette  anche  il  modo  con  cui  l'orga- 
nismo si  protegge  durante  il  periodo  di  vita  latente. 
Quelli  che  disseccano  nell'atmosfera  si  circondano  per 
lo  pili  d'una  membrana  o  almeno  d'uno  straterello  di' 
muco,  mentre  i  nostri  abitatori  delle  pozze  di  scogliera 
non  fabbricano  alcun  involucro  particolare. 

Questi  organismi,  adattati  alla  sottrazione  d'acqua 
in  ambiente  liquido,  manifestano  invece  una  resistenza 
assai  debole  di  fronte  alla  sottrazione  d'acqua  nel- 
l'atmosfera; gli  Harpacticus,  lasciati  prosciugare  len- 
tamente in  uno  straterello  di  melma  umida  delle  poz- 
zanghere, non  si  mantengono  in  vita  piti  di  un  giorno 
o  di  un  giorno  e  mezzo. 

Certo  l'ambiente  soprasalato  non  sottrae  ai  loro 
tessuti  tutta  l'acqua  che  contengono;  ninna  mera- 
viglia dunque  se  non  si  dimostrano  adattati  alla  più 
forte  disidratazione  che  si  determina  nell'atmosfera. 

Ma  gli  organismi  anidrobiotici  nel  senso  del  Giard 
son  realmente  atti  a  sopportare  una  perdita  completa 
della  loro  acqua,  oppure  la  resistenza  loro  è  dovuta 
alla  facoltà  di  serbarne  a  lungo  una  tenuissima  dose  *? 
Ecco  una  questione  alla  quale  non  siamo  ancora  in 
grado  di  rispondere  e  che  potrebbe  formare  oggetto 
d'interessanti  ricerche. 

E  gli  Ochtebius  adulti  che  son  provvisti  d'  ali  non 
cercheranno  di  evitare  l'acqua  eccessivamente  salata  ? 
Per  vedere  come  si  comportino  nelle  circostanze  più 
critiche,  v'invito,  se  avete  buona  vista,  a  sedervi  sullo 

17.   —  R.   ISSEL. 


CapUolo  ottavo 


scoglio  ed  a  spiare  alquanto  i  loro  costumi.  Premetto 
che  VOchtebius  non  merita  di  essere  classificato  fra 
i  volatori  più  meschini;  le  sue  ali  membranose  di  color 
bruno,  nascoste,  in  posizione  di  riposo,  sotto  alle  elitre 
nerastre,  sono  ben  sviluppate  e  mosse  da  muscoli  re- 
lativamente potenti.  Tuttavia  i  rigori  dell'inverno  ren- 
dono il  Coleottero  pigro  e  mal  disposto  a  valersi  di 
queste  appendici.  Tolto  dall'acqua,  si  vale  soltanto 
delle  zampe  per  farvi  ritorno,  e  in  queste  condizioni 
si  orienta  assai  male.  Provate  a  collocarlo  a  tre  o 
quattro  centimetri  dalla  sua  pozza  ;  ben  di  rado  lo 
vederete  prendere  la  strada  giusta,  e  soltanto  dopo  in- 
finiti giii  e  rigiri.  Per  via  l'istinto  lo  conduce  a  fermarsi 
in  tutte  le  fessure  e  gli  incavi  che  incontra  sul  cam- 
mino; più  di  una  volta  vi  accadrà  di  rintracciare  l'ani- 
male morto,  dopo  breve  tempo,  entro  ad  uno  di  questi 
nascondigli.  Per  contro  nella  stagione  calda  si  serve  delle 
ali  con  destrezza  e  appena  collocato  sulla  rupe  spicca 
il  volo  e  va,  nella  maggior  parte  dei  casi,  a  posarsi 
nella  pozza  da  cui  si  è  tolto  o  in  im'altra  vicina.  Così 
nella  stagione  in  cui  l'ambiente  fisico  di  alcune  pozze 
diventa  molto  spesso  incompatibile  colla  vita  per 
la  forte  e  prolungata  evaporazione,  il  nostro  Oclitehins 
si  trova  nelle  condizioni  migliori  per  mutare  ])osto. 
Esso  può  trovare  subito  l'ambiente  che  gli  conviene, 
perchè  le  piccole  raccolte  d'acqua  di  scogliera,  anche 
a  brevissimo  intervallo  l'una  dall'altra,  hanno  densità 
diverse  a  seconda  del  volume  di  liquido  e  della  mag- 
giore o  minore  distanza  dal  battente  del  mare. 

Esistono  ambienti  paragonabili,  pel  quadro  biolo- 
gico che  presentano,  a  (quello  donde  ha  tratto  materia 
il  presente  capitolo  i 


I.n    vita    tìellr  po::c   lìl  Rcogliera 


Convieii  dire  clie  in  i)iìi  vaste  proporzioni,  le  saline 
hanno  molto  in  comune  colle  pozze  di  scogliera.  Sono 
bacini  ampi  e  poco  profondi,  dove  l'acqua  marina 
subisce,  entro  appositi  compartimenti,  una  serie  di 
sedimentazioni  successive  abbandonando  in  tal  modo 
tutto  il  sale  che  viene  disciolto.  Ve  ne  sono  in  eser- 
cizio sulle  coste  di  Sardegna,  di  Sicilia,  d'Istria,  di 
Francia,  d'Inghilterra  e  per  la  singolarità  dell'ambiente 
han  richiamato  a  più  riprese  l'attenzione  dei  biologi. 

Non  mi  consta  che  alcuno  abbia  mai  osservato  nello 
saline  il  piccolo  mondo  animale  e  vegetale  che  abbiamo 
esaminato  nelle  pozze  di  scogliera;  per  contro  gli  zoo- 
logi vanno  segnalando  in  quasi  tutte  le  saline  d'P^uropa 
un  interessante  Crostaceo  che  la  scogliera  non  fflberga. 
Intendo  alludere  sdV Artemia  salina  Leach,  apparte- 
nente all'ordine  dei  Fillopodi.  Secondo  il  Feronnière, 
V Artemia  resiste  a  1,16  nelle  saline  Lorenesi  e  secondo 
l'Artom  a  1,23  in  quelle  di  Cagliari.  Il  Calman  ha 
tatto  testò  conoscere  mi  altro  esempio  più  segnalato 
di  resistenza;  in  una  varietà  di  sale  greggio  che  si 
consuma  in  Inghilterra  si  trovano,  commiste  ai  cri- 
stalli di  cloruro  di  sodio,  numerose  uova  di  Artoida,  le 
([uali,  separate  e  collocate  in  acqua  di  opportuna  coii  - 
centrazione,  possono  schiudere  e  svilupparsi,  attra- 
verso aUe  successive  metamorfosi,  in  adulti  normali. 
Gli  zoologi  dispongono  adunque  di  un  mezzo  facile  e 
comodo  pei-  procurarsi  in  laboratorio  delle  Artemie 
viventi. 

Possiamo  riconoscere  nelle  uova  deìVArlemia  salina 
un  esempio  di  anìdrobiosi  nel  senso  del  Giard,  ma 
i  fenomeni  di  completa  sospensione  dei  movimenti 
per  concentrazione  dei  sali  non  erano  ancor  segnalati 


2G0  Capitolo  ottavo 


nella  fauna  delle  saline.  Ciò  vale  a  giustificarmi  se, 
a  proposito  delle  acque  di  scogliera,  mi  sono  indugiato 
nn  po'  a  lungo  sopra  questo  interessante  capitolo  della 
biologia. 

Abbiamo  narrato  le  vicende  degli  abitatori  stabili 
delle  pozzanghere  e  accennato  pure  a  quelli  che  com- 
pariscono soltanto  in  stagioni  determinate.  Gli  uni 
e  gli  altri  non  fuggono  e  non  soccombono  se  non  per 
densità  elevatissime  che  vengono  raggiunte  ben  po- 
che volte  nel  corso  dell'annata.  Ma  accanto  agli  orga- 
nismi tipici  vi  sono  anche  visitatori  temporanei  propri 
di  zone  biologiche  confinanti.  Essi  fanno  incursioni 
nelle  pozzanghere  quando  le  condizioni  fisiche  di  queste 
ultime  sono  simili  a  quelle  dell'acqua  che  sogliono  fre- 
quentare; cioè  dell'acqua  marina  normale,  oppure  leg- 
germente diluita  o  concentrata. 

Potremo  quindi  raccogliere  nelle  pozze  un  Mol- 
lusco: la  Littorina,  un  Crostaceo  Isopodo:  la  Ligia, 
un  Decapodo,  il  Paehygrapsus  marmoratus,  tutte  spe- 
cie anfibie  che  impareremo  meglio  a  conoscere  nel 
capitolo  seguente. 


BIBLIOGRAFIA 

Artom  C,  Le  variazioni  dell' Artemia  salina  Leach  di  Cagliari 

sotto  l'influsso  della  salsedine.   «  Mem.   della   R.   Accad.   d. 

Scienze  di  Torino  ->,  Ser.  2,  voi.  57,  1907. 
Is>4KL   R.,    Vita  latente  per  concentrazione  dell'acqua  e  biologia 

delle  pozze  di  scogliera.  Mittheil.  a.   d.  Zoolog.   Station  zu- 

Neapel  »,  Bd.  22,  1914  (con  estesa  bibliografia). 
Langk   a.,    Unsere  gegenwdrtige  Kenntnisse  von  der  Fortplan- 

zungsverhàltnisse   der   Rddertiere.    «  Internat.    Rev.    d.   ges. 

Hydrobiologie  u,    Hydrographie  »,   Bd.   6,   Hft.   2-4,   1913; 

Bd.  6.  Hft.  4-5,   1914. 


La  vita  nelle  pozze  di  scogliera  261 


Maupas  e.,  Modes  et  formes  de  reproduction  des  Nematodes. 
«  Arch.  de  Zoologie  expérim.  et  génér.  »,  Sér.  3,  tome  8,  1901. 

Moro  L.,  Partenogenesi  e  anfigonia  nei  Rotiferi.  «  Bios  »,  voi.  2, 
1915. 

Schiller  J.,  Bericht  ueber  Ergebnisse  der  Nannoplancton-unter- 
suchungen  anlàsslich  der  Kreuzungen  S.  M.  S.  Najade  in 
der  Adria.  «  Internat.  Revue  d.  ges.  Hydrobiolog'ie  u 
Hydrographie,  Biolog.  Supplem.  zu  Bd.  6,  1914. 

Steuer  a.,  Biologisches  Skizzenbuch  fiìr  die  Adria.  Leipzig- 
Berlin,  Teubner,  1910. 


CAPITOLO  IX 

Org^anisnii  anfibi  della  zona  di  marca 
e  della  zona  sopralitorale 


Sommario:  Caratteri  generali.  —  I  Cirripedi  delia  zona  di  marea 
(Chtamalus).  —  L'Attinia  rossa.  —  La  Littorina  ed  i  suoi 
commensali.  —  La  Ligia  ed  i  Granchi  anfibi. 


Lo  vicende  alle  quali  abbiamo  assistito  nel  piccolo 
ni  >n(lo  che  frequenta  le  pozze  di  scogliera  sono  inti- 
mamente connesse  alla  incostanza  della  concentra- 
zione salina;  il  grande  nemico  degli  organismi  acqua- 
tici, il  prosciugamento,  sopravviene  molto  di  rado 
a  1  roncare  il  loro  ciclo  vitale.  Esiste  invece  un  gruppo 
biologico  di  esseri  ])ci  ((iiali  il  prosciugamento  o  al- 
meno l'emersione  rappresenta  un  evento  normale. 
Non  abbiamo  che  da  scendere  pochi  passi  verso  la 
riva  e,  nella  ipotesi  meno  fortunata,  scopriremo  subito 
una  o  due  specie  caratteristiche  di  questo  nuovo  am- 
biente. Il  fenomeno  che  delimita  la  zona  in  questione 
—  l'abbiamo  già  accennato' nella  parte  generale  — 
è  la  marea,  questa  continua  pulsazione  dell'Oceano 
che  innalza  poco  a  poco  il  livello  delle  acque  per  sei 
ore  e  lo  abbassa  gradatamente  nelle  sei  consecutive. 
Se   nel  Mediterraneo  la  zona  sottoposta  alla  marea 


Organismi  anfibi  dtlla  zona  di  marea  ecc.  2H3 


è  ridotta  ai  minimi  termini  (si  tratta  di  pochi  deci- 
metri) non  per  questo  mancano  alla  flora  ed  alla  fauna 
che  la  popola  caratteri  ed  adattamenti  jiarticolari.  Le 
specie  che  subiscono  le  imponenti  oscillazioni  di  marea 
sulla  scogliera  Atlantica  in  gran  parte  si  ritrovano 
anche  da  noi;  lungo  le  nostre  rive  come  lungo  le  rive 
dell'Atlantico  e  del  Pacifico  gli  inquilini  della  zona  di 
marea  sono  siffattamente  legati  a  quelle  peculiari  con- 
dizioni di  esistenza,  che  invano  si  cercherebbero  le 
specie  più  tipiche  ad  un  livello  più  alto  o  più  basso. 

Non  tutti  gli  organismi  dei  quali  discorreremo  in 
<luesto  capitolo  van  soggetti  ad  un  ritmo  regolare  di 
sommersione  e  di  emersione.  Sarebbe  anzi  assai  fa- 
cile di  stabilire  un  certo  numero  di  gradi  intermedi 
fra  un  tale  ritmo  ed  una  condizione  di  vita  prettamente 
terrestre"  da  una  parte;  completamente  acquatica 
dall'altra. 


Due  parole  soltanto  sul  mondo  vegetale;  talune 
Alghe  vegetano  esclusivamente  nella  zona  di  marea 
occupando  una  striscia  larga  mezzo  metro  o  poco  più 
che  si  può  studiare  nel  suo  tipico  aspetto  sopratutto 
nelle  insenature  più  tranquille  del  nostro  litorale.  Voi 
noterete  subito  come  certe  specie  vivano  costante- 
mente ad  un  livello  più  alto  di  certe  altre.  Ciò  per- 
chè sono  adattate  a  periodi  più  lunghi  di  emersione 
e  vengono  bagnate  ad  alta  marea  oppure  soltanto 
spruzzate  dalle  onde. 

Esplorando    la   scogliera  di  Portofino   durante    la 


264 


Capitolo  nono 


stagione  estiva,  osserveremo,  al  battente  del  mare, 
una  larga  incrostazione  biancastra  di  Alghe  Coral- 
line, frammiste  alle  quali  troveremo,  al  livello  su- 
periore, i  talli  bruni  e  finamente  arricciati  della  Bis- 
soella  verruculosa  Bert.;  all'inferiore  quelli  lisci;  di 
color  verde-tenero  della  lattuga  marina  (  Ulva). 


Fig.  93. 
Attinia  e  Cirripedi  della  zona  di  marea  : 

A,  un  esemplare  espanso  ;  A'  uno  contratto  di  Actinia  equina 

B,  parecchi  esempi,  di.  Ohtamalus  slellatus  Ranz.  attaccati 
allo  scoglio,  B^  un  esempi,  che  sta  emettendo  i  cirri.  Ori- 
ginale. Quarto  dei  Mille. 


Che  cosa  sono  quelle  protuberanze  biancastre  che 
tappezzano  per  larghi  tratti  la  rupe  ?  Se  ne  vedono 
un  po'  dappertutto,  ma  gli  esemplari  più  numerosi 
e  più  grandi  si  trovano  nelle  fessui'e,  nelle  grotticelle, 
nei  luoghi  riparati  in  genere.  Sembrano  tanti  piccoli 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc. 


265 


crateri  e  fanno  pensare  alla  riproduzione  in  plastica, 
di  un  paesaggio  lunare.  Ogni  cratere  è  il  guscio  cal- 
careo di  un  piccolo  Crostaceo  cirripedo,  Ghtalamus 
stellatus  Kanz.  (fig.  93  B). 

In  alcuni  tratti  della  scogliera  gli  Ghtamàlus  lianno 
un  bel  colore  verde  tenero.  Raschiando  con  una  lan- 


Fig.  94. 
Animale  di  Ghtamàlus  estratto  dal  suo  guscio, 
Quarto  dei  Mille. 


12.  Originale 


cetta  la  superficie  del  guscio  ed  esaminando  il  detrito 
al  microscopio  ci  accorgeremo  subito  come  tale  colo- 
razione non  sia  propria  del  Cirripedo,  ma  provenga  da 
un'Alga  microscopica  la  quale  lo  riveste  di  un  tennis - 
Simo  feltro.  La  forma  del  guscio  a  tronco  di  cono 
molto  aperto  resiste  bene  all'impeto  del  mare,  poiché 
le  onde  non  vi  hanno  presa.  Vi  sono  anche  gusci  allun- 
gati verticalmente,  ma  una  tal  foggia  deriva  dalla 
mutua  compressione  di  parecchi  individui  cresciuti 


266  Capitolo  nono 


l'imo  accanto  all'altro;  in  tal  caso  l'nnione  fa  la  forza. 
Deir animale  che  ha  secreto  il  guscio  (fig.  94)  nulla  ci 
è  dato  di  scorgere  perchè  un  opercolo  mobile  fatto 
di  quattro  piastre  {iw  termine  tecnico  terga  e  sciita) 
chiude  ermeticamente  l'apertura.  L'acqua  necessaria 
per  inumidire  il  corpo  ed  apportargli  la  provvista  d'aria 
disciolta  viene  in  tal  modo  conservata  a  contatto  del- 
l'animale nel  periodo  in  cui  questo  rimane  a  secco. 
Quando  il  mare  lo  ricopre,  il  Cirripedo,  senza  lasciare 
la  «uà  dimora,  alla  quale  è  unito  per  la  parte  ventralo 
dell'addome,  può  spiegare  liberamente  le  sue  appen- 
dici di  colore  bruno,  ch'erano  ravvolte  a  spirale  nello 
spazio  angusto  tra  il  guscio  ed  il  corpo  e  con  moto  al- 
terno le  emette  e  le  ritira.  Con  un  po'  di  pazienza  e 
col  soccorso  di  una  buona  lente  riusciremo  a  contare 
dodici  paia  di  queste  appendici,  ma  in  realtà  non  ve 
ne  sono  che  sei,  biforcate,  a  poca  distanza  dalla  base, 
in  due  rami  irti  di  setole.  Sono  vere  zampe?  Chiama- 
tele pure  zampe  o  piedi,  se  tenete  conto  del  fatto  che 
occupano  la  medesima  posizione  rispetto  ai  segmenti 
del  corpo  e  si  svilu]>paMO  nella  stessa  maniera  delle 
zampe  vere  e  propiie.  Ma  questa  denominazione  non 
è  del  tutto  corretta  se  poniamo  mente  all'importanza 
funzionale  dell'organo  e  vai  meglio  allora  sostituirla 
con  quella  di  cirri  donde  ha  tratto  il  nome  l'intero 
ordine  di  Crostacei  (Crostacei  Cirripedi)  che  ha  nel 
Ghtamalus  uno  dei  più  minuscoli  rappresentanti.  Poiché 
l'esistenza  del  Cirripedo  è  indissolubilmente  legata 
allo  scoglio  dove  si  attacca,  le  appendici  non  servono 
come  organo  di  moto,  ma  valgono  a  trattenere  par- 
ticelle alimentari,  a  ricambiare  l'aria;  a  percepire  sti- 
moli, TI  corpo,  di  un  bel  colore  ranciato,  è  ridotto  ad 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc.         267 

un  sacco  oblungo,  di  consistenza  piuttosto  molle,  nel 
(|uale  solchi  appena  discernibili  accennano  alla  segmen- 
tazione tipica  di  Crostacei.  Di  occhi  non  v'ha  traccia  ; 
e  qui  giova  ricordare  che  l'azione  della  luce  sull'or- 
gano visivo  ha  una  parte  importante  nel  determinare 
i  movimenti  dei  Crostacei  suscettibili  di  spostarsi, 
mentre  il  Chtalamus,  fissato  alla  sua  rupe,  si  lascia 
probabilmente  guidafe  da  una  sensibilità  tattile  loca- 
lizzata sopratutto  nei  cirri  e  può  fare  a  meno  di  un 
organo  speciale  sensibile  alla  luce.  Un  vero  occhio 
ì)er  quanto  di  struttura  assai  semplice,  possiedono 
invece  le  larve,  agili  e  mobilissime,  che  si  pescano  fre- 
(luentemente  nel  plancton,  e  che  hanno  servito  al 
Loeb  per  i  suoi  studi  sul  modo  di  comportarsi  degli 
animali  rispetto  agli  stimoli  luminosi. 

Il  Chtalamus  non  si  trova  soltanto  nel  Mediterraneo  ; 
possiamo  dirlo  cosmopolita,  tanto  è  vasta  la  sua  di- 
stribuzione geografica;  dall'Islanda  al  Capo  Verde, 
dalla  Patagonia  alle  coste  degli  Stati  Uniti,  dalle  Fi- 
lippine alla  Cina. 


Fra  gli  animali  della  zona  di  marea  che  si  attac- 
cano allo  scoglio  non  tutti  sono  corazzati  come  il 
piccolo  Cirripede  o  come  la  Patella  che  oppone  al- 
l'impeto delle  onde  l'ampia  superficie  della  sua  con- 
chiglia conica  e  depressa.  Vi  si  trovano  anche  animali 
sprovvisti  di  teca  solida;  i  quali  però  non  si  espon- 
gono di  norma  agli  spruzzi  più  violenti,  ma  predili- 
gono gli  antri,  le  grotticelle  e  qualunque  iregolarità 
della  roccia  che  possa  offrir  loro  un  riparo. 


268  Capitolo  nono 


Voi  già  conoscerete  l'Attinia  rossa  (Actinia  equina) 
alla  quale  i  pescatori  Liguri  han  posto  il  nome  di 
«  tornata  di  mare  ».  Se  la  osserviamo  attaccata  allo 
scoglio  (fìg.  93  A),  durante  la  bassa  marea,  giustifica 
davvero  questo  nome:  una  massa  ovoidale  carnosa, 
di  qualche  centimetro  di  diametro  e  di  colore  rosso 
vivo,  con  una  infossatura  mediana  dalla  parte  ante- 
riore; ecco  tutto  quanto  possiamo  scorgere  della  sua 
organizzazione  esterna.  Ma  appena  il  mare  comincia 
a  sommergere  l'animale,  le  labbra  dell'infossatura  si 
svaginano  e  si  dilatano  a  disco  frangiato  di  tentacoli; 
la  tornata  si  trasforma  in  qualche  cosa  ohe  richiama 
alla  mente  un  crisantemo.  Il  corpo  cilindrico  aderisce 
alla  rupe  mediante  una  suola  carnosa  listata  di  az- 
zurro al  suo  margine  ;  i  petali  del  fiore  sono  i  tentacoli, 
allungati,  conici,  disposti  in  parecchie  serie;  esterna- 
mente a  questi  ve  n'hanno  altri  brevi,  ottusi,  che  si 
scorgono  bene  soltanto  in  completa  espansione  e  la 
cui  tinta  di  un  azzurro  pallido  spicca  sul  rosso  cupo  del- 
l'insieme. 

Nel  regolare  i  movimenti  della  nostra  Attinia  hanno 
quindi  una  parte  importante  il  moto  ondoso  e  la  marea. 
Infatti  l'Attinia  si  espande  allorché  il  mare  la  bagna 
senza  investirla  troppo  rudemente  ;  mentre  si  contrae 
e  si  chiude  appena  rimanga  all'asciutto  o  l'acqua  la 
vada  flagellando  con  troppa  violenza.  La  chiusura  e 
l'invaginazione  dei  tentacoli  hanno  significato  protet- 
tivo, perchè  in  tal  modo  l'interno  deUcorpo  vien  con- 
servato umido  più  a  lungo;  inoltre  il  contrarsi  a  pal- 
lottola dell'Attinia  ha  per  effetto  di  intui'gidire  la  base 
sale  e  di  assicurare  con  tal  mezzo  un'aderenza  piti 
salda  dell'animale  al  substrato.  Riferiscono  alcuni  os- 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc.         209 

servatori  che  le  Attinie,  tenute  in  acquario,  dove  il 
livello  dell'acqua  si  mantiene  costante,  continuano 
ciò  malgrado  a  «  ricordarsi  »  del  ritmo  delle  maree, 
seguitano  cioè  ad  aprirsi  ed  a  chiudersi  come  se  ancora 
fossero  sottoposte  all'altalena  delle  maree. 

Però  questa  attività  periodica,  questo  «  ritmo  vi- 
tale »  non  è  tanto  facile  da  osservarsi  perchè  si  com- 
plica con  un  secondo  ritmo,  il  quale  corrisponde  al- 
l'alternarsi del  giorno  colla  notte.  Se  la  permanenza 
in  acquario  si  prolunga,  le  nuove  condizioni  ambienti 
finiscono  col  cancellare  il  primo  ritmo  e  non  lasciano 
che  il  secondo.  L'Attinia  non  si  ricorda  piti  della  marea, 
se  di  ricordo  è  lecito  parlare  allorché  si  vuole  alludere 
a  quella  particolare  influenza  degli  stimoli  passati 
che  è  propria  degli  organismi  viventi  e  soltanto  degli 
organismi  viventi.  Per  effetto  del  ritmo  diurno  e 
quando  la  luce  le  giunge  abbondante,  si  mantiene 
espansa  durante  due  periodi,  al  mattino  e  nel  pome- 
liggio,  evitando  le  ore  di  illuminazione  troppo  intensa. 
Xotate  che  queste  forme  di  sensibilità  non  richiedono 
la  presenza  di  un  centro  nervoso  vero  e  proprio,  e 
un  organo  centralizzato  del  sistema  nervoso  manca 
infatti  nell'Attinia,  come  in  tutti  gli  Antozoi;  in  sua 
vece  troviamo  un  sistema  nervoso  diffuso,  costituito 
da  una  delicata  rete  di  cellule  a  lunghi  prolungamenti, 
che  si  trova  nello  strato  piti  profondo  deirectoderma(^) 
ed  è  sviluppato  sopratutto  nel  disco  boccale. 

La  nutrizione  delle  Attinie  è  argomento  più  inte- 
ressante di  quanto  a  prima  vista  si  crederebbe.  Non 
alludo  con  ciò  alla  semplice  architettura  che  si  rivela 


O  Strato  esterno  del  corpo. 


270  Capitolo  nono 


iiell'apparato  digerente,  come  in  tutta  l'organizza - 
zione  dell'Attinia.  Se  un  solo  vacuo  funziona  contem- 
poraneamente da  intestino  e  da  cavità  generale  del 
corpo,  se  l' anato mo  non  descrive  altri  annessi  della 
cavità  in  parola  tranne  alcune  tenui  lamine  che  ser- 
vono nel  tempo  stesso  per  sostenere  cellule  glandolari 
e  per  aumentare  la  superfìcie  assorbente,  la  forma  poco 
complicata  non  è  indizio  di  più  semplici  processi  bio- 
chimici; molto  probabilmente  la  digestione  delle  At- 
tinie deve  ritenersi  fenomeno  altrettanto  complesso 
dal  punta  di  vista  chimico  quanto  la  digestione  di 
un  Vertebrato.  Intendevo  piuttosto  accennare  ad  altri 
fatti  relativi  alla  nutrizione.  L'Attinia  equina  gode  di 
scarsa  mobilità,  sono  rari  e  lenti  i  cambiamenti  di 
dimora  ch'essa  compie  strisciando  sulla  base  carnosa. 
Per  contro  trae  profìtto  di  molte  sostanze  che  giungono 
in  contatto  dei  suoi  tentacoli  irti  di  nematoblasti, 
microscopici  organi  che  ad  un  brusco  contatto  esplo- 
dono lanciando  fuori  con  forza  un  sottile  filamento 
intriso  di  liquido  urticante.  Il  nutrimento  è  sovente 
(Costituito  da  minuti  organismi,  ma  ò  provato  che  l'At- 
tinia può  alimentarsi  anche  di  sostanze  organiche  di- 
sciolte, sia  pure  in  tciniissinia  proporzione,  nell'acqua 
marina. 

11  modo  col  quale  viene  atterrata  e  ingerita  la  preda 
è  caratteristico:  se  un  pezzetto  di  carne  si  posa  deli- 
catamente sopra  un  tentacolo,  questo  tentacolo  len- 
tamente si  piega,  s'incurva,  circonda  la  particella  nu- 
rritiva  e  la  sospinge  verso  la  bocca.  Quanto  piii  lo 
stimolo  esercitato  sopra  un  tentacolo  è  intenso,  tanto 
più  numerosi  sono  i  tentacoli  circostanti  ai  quali  si 
trasmette  l'eccitazione  e  che  si  incurvano  alla  loro 
volta  verso  la  parte  direttamente  stimolata. 


Orgaviffimi  au/ihì  (Itila  zona  di  marea  ecc.  '271 


Del  resto  l'Attinia  equina  è  straordinariamente  tol- 
lerante in  fatto  di  alimentazione;  tant'è  vero  che 
senza  speciali  cure  si  riesce  a  tenerla  in  acquario  per 
mesi  e  per  anni. 

Ignoravo  tuttavia,  prima  che  il  caso  me  lo  insegnasse, 
la  straordinaria  resistenza  e  il  modo  di  comportarsi 
dell'Attinia  rispetto   al   digiuno.    Nel   novembre   del 
1907  avevo  raccolto  sulla  scogliera  di  Boccadasse  una 
bella  Actinia  equina  di  circa  5  centimetri  di  diametro 
La  mantenni  in  laboratorio  entro  ad  un  cristallizza 
tore  che  non  conteneva  piìi  di  tre  o  quattro  litri  d 
acqua,  senza  mettere  in  opera  alcun  dispositivo  per 
l'areazione  del  liquido.  Nelle  prime  tre  o  quattro  set 
timane  si  provvide  a  nutrire  il  Celenterato  con  pez 
/etti  di  carne  ed  a  ricambiare  l'acqua  frequentemente 
])oi  si  trascurò  la  nutrizione  e  si  ebbe  cura  soltanto 
di    rinnovare    l'acqua    marina    a    lunghi    intervalli 
non  più  di  una  volta  al  mese.  Orbene  l'Attinia  soprav 
visse  fino  all'inverno  1912,  cioè  per  oltre  quattro  anni 
ma,consumando  il  suo  i)iu])ii()  corpo  e  diminuendo  con 
tinuamente  di  volume.  Negli  ultimi  giorni  i  tentacol 
formavano  sporgenze  ax)pena  visil)ili  sul  disco  boccali 
ed  il  e;)ip()  non  (m;i  più  voluminoso  <li  mi  (Mtc  di  media 
grossezza. 

Presso  a  ])oco  nello  niede-inic  condiziuni  dell'At- 
tiiiia  equina  vive  un'altra  specie,  VAnemonia  sili- 
cata, la  quale  può  raggiungere  dimensioni  notevol- 
mente superi  )ri  ed  è  assai  variabile  m'Ha  tinta.  Lungo 
la  nostra  Riviera  (juesta  variabilità  mi  sembra  legata 
a  speciali  condizioni  d'ambiente:  le  Anemonie  che  si 
trovano  nelle  acque  impure  e  tranquille  dei  porti  a 
Camoo-li  ed  a  Portofino  hanno  un  colore  bianco  ijiallo- 


272  Capitolo  novo 


giiolo;  quelle  che  vivono  sulla  scogliera  battuta  dalle 
onde  di  Quarto  e  di  Quinto  hanno  una  tinta  che  varia 
dal  giallo -bruno  al  verde  cogli  apici  dei  tentacoli 
violetti. 

Meno  sedentaria  dell'Attinia  rossa,  si  dimostra  più 
sensibile  a  condizioni  difficili  d'ambiente  e  deperisce 
in  prigionia  se  l'acquario  non  è  tenuto  con  molta  cura. 


Non  diremmo  cosa  rispondente  al  vero  affermando 
che  tutti  gli  animali  incontrati  sulla  scogliera  poco 
lungi  dal  pelo  dell'acqua  subiscano  regolari  alternative 
di  immersione  e  di  emersione.  Alcuni  di  essi  hanno 
fatto  un  passo  innanzi  verso  la  vita  terrestre  e  sotto 
questo  punto  di  vista  si  debbono  ritenere  molto  istrut- 
tivi, perchè  segnano  in  certo  modo  una  tappa  del  cam- 
mino che  molte  specie  hanno  seguito  passando  dal- 
l'acqua all'atmosfera.  Secondo  le  idee  ancora  in  V9ga 
fra  i  biologi,  il  dominio  costiero  sarebbe  la  culla  dalla 
quale  hanno  preso  origine  tutti  i  principali  gruppi 
di  viventi  che  popolano  il  nostro  pianeta.  Anche  senza 
accordare  a  questa  teoria  illimitato  consenso,  noi 
riconosciamo  che  alcuni  organismi  della  zona  di  marea 
sembrano  ubbidire  ad  un  impulso  che  li  sospinge  verso 
la  terra  emersa  e  che  si  manifesta  con  modificazioni 
più  o  meno  accentuate  di  struttura  e  di  costumi. 
Nulla  dunque  di  più  verosimile  che  specie  prettamente 
terrestri  al  giorno  d'oggi,  abbiano  percorso,  nella  loro 
storia  genealogica,  un  analogo  cammino. 

Usciamo  dunque  dalla  zona  di  marea  ed  entriamo 


Organismi  avjihi  della  zoììa  di  marea  ecc.  273 

ili  quella  che  potremmo  cliiamare  sopramariiia  (so- 
pralitorale della  maggior  parte  degli  autori).  È  una 
zona  di  confine  fra  l'ambiente  marino  ed  il  terrestre, 
il  cui  limite  inferiore  è  segnato  dall'alta  marea,  mentre 
il  superiore  varia  grandemente  a  seconda  della  con- 
formazione della  riva,  della  violenza  delle  onde,  ecc. 
Le  pozze  di'scogliera  che  hanno  richiamato  la  nostra 
attenzione  nel  primo  capitolo  non  sono  che  un  aspetto 
particolare  di  questa  vita  intermedia  tra  il  mare  da  una 
parte,  la  terra  emersa  e  l'acqua  dolce  dall'altra;  esse 
rappresentano,  per  dirla  in  termine  scientifico,  una 
facies  acquatica  della  zona  di  marea. 

Ma  è  ben  rappresentata  anche  una  facies  terre- 
stre, e  questa  comprende  organismi  di  vario  costume. 
Alcuni  vivono  all'asciutto  sulle  rocce  o  sulle  spiagge, 
ma  possono  anche  rimanere  a  lungo  sommersi;  altri 
sono  prettamente  terrestri,  ma  prediligono  il  suolo 
ricco  di  sale  e  l'atmosfera  inumidita  dallo  spruzzo 
salino. 

Ecco,  per  quanto  concerne  i  primi,  un  esempio  in- 
teressante, la  Littorina  (fig.  95).  È  un  piccolo  Mol- 
lusco Gasteropodo,  poco  appariscente,  perchè  la  tint^ 
bruna  della  conchiglia  più  o  meno  screziata  di  nerastro, 
di  verde  e  di  violaceo  non  spicca  affatto  sulla  parete 
rocciosa.  D'altronde  le  dimensioni,  che  non  oltrepas- 
sano quelle  di  un  pisello  nella  Littorina  punctata  Gm., 
assai  minori  nella  più  comune  Littorina  neritoides 
L.,  nascondono  facilmente  il  Mollusco  ad  occhi  meno 
indiscreti  di  quelli  di  uno  zoologo.  Tuttavia  non  du- 
reremo fatica  a  raccoglierne  in  grande  quantità,  poi- 
ché gli  scogli  emersi  ne  son  talvolta  ricoperti  durante 
l'inverno  e  la  primavera;  d'estate  non  la  incontre- 

18.   -   R.   ISSKL. 


Capitolo  nono 


i\^      <?#' 


Fig.  95. 
scoglio  calcareo  (le  parti  bianche 
son  vene  di  calcite)  con  parec- 
chie Liltorina  punctata  Gra.  Fo- 
tografia, grandezza  natur.  A,  Lit- 
lorina  punctata  Gin.,  in  atto  di 
strisciare,  x  6.  Originale.  Quarto 
dei  Mille. 


Organismi  anfibi  dalla  zona  di  marea  ecc.  275 

remo  tanto  spesso  perchè  si  rifugia  nelle  fessure  più 
profonde,  attratta  dal  fresco  e  dalla  umidità. 

Anche  in  circostanze  ordinarie  la  LiUorina  non 
soffre  quando  trascorre  parecchio  tempo  all'asciutto. 
Imprigionati  alcuni  esemplari  entro  ad  una  scatoletta 
di  cartone,  li  ho  trovati  ancor  vivi  dopo  tre  o  quattro 
settimane. 

L'opercolo  che  chiude  ermeticamente  l'apertura 
della  conchiglia  permette  al  Mollusco  di  conservare 
lungamente  una  gocciolina  d'acqua  in  contatto  degli 
organi  respiratori.  Ed  insieme  alla  protezione  conse- 
guita mediante  l'opercolo  non  posso  tacere  di  una  di- 
sposizione anatomica  particolarje.  Nella  cavità  del 
corpo,  limitata,  da  una  piega  esterna  dal  cosidetto 
mantello,  affiora  una  branchia  non  dissimile  da  quella 
degli  altri  Gasteropodi  marini,  la  quale  provvede  ai 
bisogni  della  respirazione  acquatica.  Ma  la  parete 
stessa  del  mantello,  nella  sua  faccia  interna,  i3resenta 
un  principio  di  apparato  respiratorio  aereo;  un  ab- 
bozzo dell'organo  molto  più  sviluppato,  che  nelle  lu- 
mache terrestri  si  denomina  impropriamente  pol- 
mone. Non  d'altro  si  tratta  che  di  un  reticolo  delicato 
di  vasi  sanguigni,  a  traverso  il  quale  si  compie  l'assor- 
bimento dell'ossigeno.  Altri  Molluschi  che  menano 
vita  amfibia  rappresentano  un  passo  piìi  avanti  sulla 
via  dell'adattamento  terrestre.  Così  certi  Gasteropodi 
terrestri  esotici,  appartenenti  al  genere  Cerithidea, 
hanno  rudimentale  la  branchia,  mentre  il  polmone 
assume  uno  sviluppo  assai  maggiore  di  quanto  si  ri- 
scontra nella  Littorina. 

Se  il  problema  della  respirazione  si  risolve  mercè 
la  comparsa  di  un  organo  nuovo,  come  si  provvede 


27fi  Capitolo  nono 


lì,  quello  deiraliineiito  quando  la  Littoriua  vive  al- 
l'asciutto o  almeno  a  fior  d'acqua  ?  La  scogliera  emersa 
è  cosi  povera  di  vita  che  non  sembra  doverle  otì'rire 
un  pasto  copiDSO,  ma  qualche  chiazza  di  Alghe  micro- 
scopiche incrostanti  la  roccia  è  sufficiente  allo  scopo. 
La  tecnica  seguita  dai  Gasteropodi  nel  cibarsi  merita 
di  essere  ricordata.  La  piccola  mandibola  cornea  che 
arma  la  bocca  ha  importanza  secondaria;  l'organo 
])rincipale  è  costrutto  sopra  un  tipo  diverso:  dalla 
parete  ventrale  della  faringe  sporge  un  tubercolo  mu- 
scoloso di  forma  ovoidale,  e  questo  porta  aderente 
alla  sua  faccia  superiore  un  nastro  (radula)  di  consi- 
stenza cartdaginea,  armato  di  durissimi  dentelli,  mu- 
niti alla  loro  volta  di  punte  piii  o  meno  robuste  e 
numerose.  Lungo  la  radula  sono  allineate  parecchie 
serie  di  dentelli  ed  ogni  serie  comprende,  nel  caso  più 
frequente,  tre  tipi  diversi:  un  dentello  centrale,  un 
paio  di  dentelli  laterali  e  finalmente  un  paio  oppure 
pili  paia   di  dentelli  marginali. 

Mercè  l'azione  di  muscoli  speciali  il  tubercolo 
colla  radula  eseguisce  un  movimento  di  va  e  vieni 
che  molto  opportunamente  venne  paragonato  a  quello 
che  anima  la  lingua  del  gatto,  sebbene  proceda  più 
lento.  Li  questo  movimento  i  dentelli  anteriori  si 
logorano  e  vengono  sostituiti  dalle  sei'ie  successive 
mentre  nuovi  dentelli  si  formano  continuamente  alla 
cstrcniità  posteriore  della  radula. 

In  alcuni  (rasteropodi  la  radula  serve  come  organo 
di  presa  e  può  a  tal  uopo  venir  estrofiessa  dalla  bocca; 
ne  offrono  esempio  le  Carinarie  e  le  Pterotrachee 
del  plancton;  la  Littorina  invece,  al  pari  di  moltis- 
simi altri  Gasteropodi,  appoggia  la  bocca  al  substrato 


Organismi  atifìbi  della  zona  di  marea  ecc. 


277 


e  coi  suoi  dentelli  radulari  lo  raschia,  o,  se  il  termine 
è  lecito,  lo  pialla  asportandone  particelle  nutritive. 
Per  la  dimostrazione  della  radula  la  piccola  Littori ìi  a 
neritoides  è  un  oggetto  dei  migliori,  dato  l'eccezionale 
sviluppo  dell'organo   (fìg.   96).   Questo  raggiunge  in- 


Fig.  m. 

Radula  della  Littorina  meriloides.  L.;  due  file  di  dentelli,  >  580. 
Originale.  Quarto  dei  Mille. 


fatti  lunghezza  pari  a  ben  cinque  volte  quella  del 
corpo  e,  per  trovar  posto  nella  cavità  della  faringe, 
è  costretto  a  ravvolgersi  a  spira.  Siffatte  proporzioni 
sono  molto  probabilmente  connesse  alla  dieta  erbivora 
del  Mollusco  ed  al  rapido  logorio  che  i  dentelli  subi- 
scono per  lo  sfregamento  contro  la  parete  rocciosa. 
Ma  i  piccoli  Molluschi  anfibi  invitano  a  conside- 
razioni d'altro  genere.  Non  v'ha  dubbio  che  la  zona 
di  marea  offra  agli  organismi  condizioni  di  vita  piut- 
to>^(o  precarie;  ora  è  interessante  verificare  come  ciò 
iioìi  a})olisca  del  tntU)  mia  teiid<Miza  assai  coniuiie  in 
natura,  e  s])«M-ialiiH'iitr  nella   fauna    marina:    l'occu- 


278 


Capitolo  nono 


pazione  intensiva  dello  spazio  libero.  CoU'aiuto 
di  una  lente  sezioniamo  una  Littorina  e  mettiamo  a 
nudo  la  branchia  che  sporge  dalla  parte  sinistra,  nella 
cavità  ricoperta  dal  mantello  ;  è  presto  fatto  allestire 
una  preparazione  dilacerando  sul  vetrino  la  piccola 
branchia  entro  ad  una  goccia  d'acqua  di  mare  op- 
pure sfregandola  con  una  certa  energia  entro  alla 
goccia  stessa.  Appena  messo  l'occhio  al  microscopio 


Fig.  97. 
lufiisoiì  che  vivono  commensali  sulle  branchie  della  Littorina  : 
A,  Ancislrum  cyclidioides  Iss. ,  x  800.  B.  Scyphidia   littori- 
nae  n.  sp.,  x  300.  Originale.  Genova. 


ci  colpisce  subito  un  turbinio  di  piccoli  esseri,  ro- 
teanti a  larghe  spire.  Sono  Protozoi  appartenenti  al 
gruppo  degli  Infusori  cigliati;  talvolta  ve  n'ha  una 
sola  specie;  tal' altra  se  ne  distinguono  due  molto 
diverse  per  la  forma  e  pel  modo  di  vita.  Gli  ospiti 
più  comuni  della  Littorina  (fig.  97  A)  sono  ovali,  ap- 
piattiti, mobilissimi  e  corrono  alla  superfìcie  delle  la- 
niinette  che  costituiscono  la  branchia.  (xVi  individui 
(Iella  specie  meno  frequente  (fig.  97  B)  sono  riuniti  per 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc.         279 

lo  più  in  piccoli  gruppi.  Fissati  alle  branchie  dell'ospite 
colla  base  del  loro  corpo  cilindrico,  espandono  l'estre- 
mità libera  fatta  a  disco,  dove  gli  alimenti  vengono 
guidati  nell'imbuto  boccale  da  una  spira  di  membra - 
nelle  vibranti. 

I  primi,  collocati  dai  sistematici  nel  genere  An- 
cistrum  debbono  richiamare  la  nostra  attenzione  perchè 
abitatori  caratteristici  delle  branchie,  tant'è  vero 
che  molti  altri  Molluschi  Gasteropodi,  come  le  Pi- 
sanie,  i  Cerizi  ed  i  Fusi  ne  albergano  sovente  una 
certa  quantità.  Più  numerosi  e  talvolta  anche  più 
variati  sono  gli  Ancistrum  nella  cavità  del  mantello 
dei  Molluschi  Lamellibranchi,  i  quali  conservano  tra 
le  due  valve  della  loro  conchiglia  una  provvista  più 
considerevole  d'acqua  marina.  In  questi  Infusori  a 
ciglia  lunghe  e  robuste,  la  bocca  si  apre  posterior- 
mente sopra  uno  dei  lati  stretti  del  corpo  ;  una  delle 
facce  più  larghe,  e  precisamente  quella  concava,  è 
munita,  all'innanzi,  di  un  pennacchio  di  ciglia  più 
fìtte  che  vibrano  in  una  direzione  e  con  ritmo  tali  da 
offrire,  come  la  corona  cigliare  dei  Kotiferi,  l'illusione 
di  una  ruota  che  giri.  Questo  movimento  energico 
delle  ciglia  ha  per  effetto  di  opporsi  al  movimento 
altrettanto  vivace  che  anima  le  ciglia  vibratili  delle 
branchie,  senza  di  che  l'Infusorio  verrebbe  in  meno 
che  non  si  dica  travolto  e  spazzato  via. 

L'altra  specie,  quella  cilindrica,  appartiene  al  genere 
Scyphidia  e  siccome,  per  quanto  mi  consta,  non  è  mai 
stata  descritta,  la  chiameremo  Scyphidia  littorinae. 
I  sistematici  collocano  le  Scyphidia  non  lontano  dalle 
Vorticelle  descritte  in  ogni  trattato  di  Zoologia,  come 
esempi  di  Infusoi-i  Cigliati  altamente  complessi.  Tut- 


280  Capitolo  nono 


tavia  le  ScypJiidia  non  hanno  come  le  Vorticelle  un 
peduncolo,  che  possa  accorciarsi  con  rapido  scatto, 
avvolgendosi  a  spirale,  ma  colpite  da  uno  stimolo 
troppo  forte,  contraggono,  raccorciandolo,  tutto  il 
corpo  e  chiudono  il  disco  boccale. 

Mi  domanderete  quali  relazioni  possano  intercedere 
fra  questi  irrequieti  Infusori  ed  i  loro  ospiti.  L'Infu- 
sorio non  mangia  i  tessuti  vivi  del  Mollusco  e  non 
sembra  meritar  quindi  l'epiteto  di  parassita;  esa- 
minando con  cura  il  suo  citoplasma  vi  si  trovano 
ogni  sorta  di  detriti  raccolti  nella  cavità  branchiale; 
sia  corpi  estranei  provenienti  dal  di  fuori,  sia  parti- 
celle identiche,  per  forma  e  per  colore,  ad  altre  che 
si  trovano  nel  corpo  del  Mollusco:  sostanze  escremen- 
tizie oppure  cellule  staccate  dai  tessuti.  Gli  Ancistrum 
adempiono  probabilmente  all'ufficio  di  spazzatori 
delle  branchie,  ma  ciò  non  si  esclude  che  possano 
diventar  dannosi  quando  si  moltiplichino  a  dismisura  ; 
bisogna  ricordare  infatti  che  «  animale  innocuo  »  ed 
«  animale  dannoso  »  sono  sempre  concetti  molto  re- 
lativi. 

Ho  potuto  verificare  che  i  piccoli  spazzaturai  pul- 
lulano laddove  l'ambiente  è  più  ricco  di  sostanze  or- 
ganiche in  via  di  decomposizione,  come  nelle  vicinanze 
del  porto,  mentre  scarseggiano  o  mancano  del  tutto 
sui  fondi  puliti  e  battuti  dal  mare  aperto. 

Giova  qui  ricordare  che  Infusori  associati  ad  altri 
animali  viventi  in  società  piti  o  meno  intimamente 
all'ospite  non  costituiscono  una  particolarità  dei  Mol- 
luschi marini,  ma  si  ritrovano  in  moltissimi  altri  ani- 
mali acquatici  e  terrestri.  Il  rumine  del  bove,  l'inte- 
stino cieco  del  cavallo  sono  vere  culture  di  grossi  In- 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc.  281 

fusori  dalle  forme  strane.  L'Infusorio  disseccato  ed 
incistato  viene  introdotto  col  fieno  e  quando  il  suo 
ingresso  nel  tubo  digerente  dell'ospite  vien  impedito 
colla  sterilizzazione  degli  alimenti  sembra  che  l'ospite 
ne  risenta  danno,  forse  perchè  i  Protozoi  ingeriscono 
cellulosa  vegetale  trasformandola  in  un  composto  più 
assimilabile.  Qualche  cosa  di  analogo  forse  succeder 
nei  curiosi  Flagellati  che  abitano  l'intestino  delle  Ter- 
miti e  che  si  rimpinzano  di  fibre  legnose.  Così  dal 
semplice  inquilino  che  può  riuscire  utile  o  nocivo  se- 
condo le  circostanze,  si  passa  al  commensale  adattato 
ad  una  determinata  funzione  biologica  nei  riguardi 
dell'ospite. 


Ma  gli  Infusori  non  debbono  distoglierci  da  altre 
osservazioni  che  si  fanno  comodamente  ad  occhio  nudo 
e  che  sono  importanti  perla  biologia  della  zona  so- 
pramarina. 

Esplorando  la  scogliera  nei  giorni  sereni  di  prima- 
vera e  di  estate  vedremo  correre  sulle  rocce  inumidite 
dallo  spruzzo,  sulle  vecchie  muraglie,  sui  moli,  un 
Crostaceo  di  color  bruno  con  una  fascia  giallo -chiara 
nel  terzo  posteriore  del  corpo  ;  è  la  Lygia  italica.  Questo 
Crostaceo  appartiene  all'ordine  degli  Isopodi  e  pro- 
cede sul  terreno  mediante  sette  paia  di  zampe  ambu- 
latone (pereiopodi);  le  zampe  natatorie  (pleopodi) 
sono  stipate  in  breve  spazio  nella  parte  posteriore 
del  tronco.  Nessuna  regola  sembra  guidare  le  corse 
disordinate  alle  quali  si  abbandona,  con  fermate  im- 


282  Capitolo  nono 


provvise  e  cambiamenti  bruschi  di  rotta.  È  certo  che 
negli  atteggiamenti  di  questo  Crostaceo  ha  grande 
importanza  la  sensibilità  verso  la  luce.  Tuttavia, 
avendo  osservato  a  lungo  le  evoluzioni  della  Lygia, 
non  riesco  a  convincermi  che  il  suo  cammino  possa 
essere  determinato  a  priori  (come  vorrebbe  il  Bohn) 
considerando  gli  effetti  che  sull'organo  visivo  dell'ani- 
male esercita  la  distribuzione  delle  luci  e  delle  ombre 
nella  zona  percorsa. 

Le  Lygia  si  aggirano  di  sovente  intorno  alle  rac- 
colte d'acqua  lasciate  dalla  marea  od  alle  pozze  di 
scogliera,  dove  han  dimora  gli  Harpacticus  e  gli  Och- 
tehius;  si  rifugiano  sott'acqua  appena  la  nostra  ombra 
si  proietta  sullo  scoglio  e  rimangono  a  lungo  nascoste 
sotto  le  pietre  ove  la  salsedine  non  sia  troppo  diversa 
da  quella  normale  delle  acque  marine.  Le  femmine 
poi  soggiornano  in  acqua  all'epoca  della  riproduzione 
ed  in  acqua  schiudono  le  uova  portate  entro  ad  una 
sorta  di  tasca  incubatrice  che  sta  fra  le  zampe  tora- 
ciche ;  è  fatto  pressoché  generale  tra  gli  animali  an- 
fibi di  riprodursi  e  di  trascorrere  le  prime  fasi  della 
vita  nell'ambiente  originario. 

Altri  rappresentanti  più  elevati  e  più  corazzati 
della  classe  dei  Crostacei  frequentano  questa  zona. 
Nelle  tane  che  la  marea  scopre  e  ricopre  si  nasconde 
il  Favollo  {Eriphia  spinifrons,  fig.  98),  Granchio  dalle 
pinze  robustissime  e  di  color  bruno  nero,  lucenti  come 
l'ebano.  Più  piccolo  e  meno  potentemente  armato  è 
un  altro  Granchio  di  spiaggia,  il  Garcinus  moenas 
che  sembra  assai  raro  nei  dintorni  di  Genova.  Arti 
più  lunghi  e  più  snelli  dei  due  precedenti  ha  il  comunis- 
simo   Fachyfjrapsus    marmoratus,    facilmente    ricouo- 


I 
Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  ecc.  283 

scibile  pel  suo  cefalotorace  quadrangolare,  di  fondo 
grigio  o  bruno  o  verdastro  screziato  di  bianchiccio. 
Nessuno  dei  tre    Crostacei  poc'anzi  nominati   lascia 


Fig.  98. 
Un  granchio  anfibio  :  Eriphia  spinifrons  Hbst.  Metà  della  gran 
dezza  naturale.  Fotogr.  originale.  Quarto  dei  Mille. 


AcoTgere  l'addome  a  chi  lo  guardi  dal  dorso  e  a  que- 
sto proposito  sarà  opportuna  qualche  considerazione 
morfologica.  Nella  serie  dei  C'i'ostacei  superiori  o 
Crostacei  Decapodi  si  manifestji  una  progressiva  ten- 
denza   alla    riduzione    di    questa   parte.    Fra   i  Deca- 


284  Capitolo  nono 


podi  cosidetti  reptanti,  perchè  vagano  sul  fondo  e 
generalmente  fanno  poco  uso  del  nuoto,  gli  Zoologi 
hanno  distinto  parecchie  sezioni  suddivise  in  tribù 
e  famiglie  che,  disposte  nel  loro  ordine  naturale  ci 
dimostrano  il  graduale  svilupparsi  dell' accennata, 
tendenza.  Le  due  sezioni  dei  Palinuri  e  degli  Asta- 
curi  alle  quali  si  ascrivono  l'Aragosta  e  il  Gambero 
comprendono  Crostacei  con  addome  robusto  e  ben 
sviluppato.  Non  così  nella  sezione  degli  Anomuri; 
nella  prima  tribù,  quella  dei  Galateidi  (gen.  Ga- 
lathea,  Munida,  e?c.)  l'addome  è  ancora  protetto  da 
tegumenti  duri,  ma  notevolmente  abbreviato  e  nella 
posizione  normale  più  o  meno  ripiegato  sotto  al 
ventre.  In  quella  dei  Talassinidi  (generi  Gebia,  Caì- 
lianassa,  ecc.),  l'addome  è  molle  e  l'animale  usa  di 
seppellirsi,  per  difesa,  nella  sabbia  o  nella  melma.  Pro- 
cedendo nella  serie  degli  Anomuri  troviamo  la  tiibù 
caratteristica  dei  Paguridi  (generi  Eupagurus,  CU- 
banarius,  ecc.),  nei  quali  l'addome,  oltre  a  rimaner 
molle,  apparisce  contorto.  Il  fatto  si  verifica  non  sol- 
tanto nei  generi  che  cercan  riparo  in  conchiglie  di 
Molluschi  od  in  altro  guscio  mobile,  ma  si  accenna 
anche    nei  Litodidi  che  vivono  allo   scoperto. 

La  sezione  dei  Brachiuri,  alla  quale  si  riferiscono 
le  tre  specie  poc'anzi  nominate,  si  distingue  per  l'ad- 
dome ridotto  ad  una  piccola  scaglia,  e  aderente,  in 
apposito  incavo,  alla  parte  ventrale  del  cefalorotace. 

Ricorderò  ancora  come  nella  prima  tribù  dei  Bra- 
chiuri, che  è  quella  dei  Dromiacei,  questa  scaglia 
porti  ancora  i  rudimenti  dell'ultimo  paio  di  arti,  cioè 
delle  zampe  caudali  od  uropodi,  mentre  altri  Granchi 
non  posseggono  ])ì\i  alcun    vestigio  di  tali  appendici. 


Organismi  anfibi  della  zona  di  inarea  ecc.  285 

Invece  esistono  ancora  le  zampe  natatorie  o  pleopodi, 
ma  diminuite  di  mole  e  di  numero  ;  il  numero  normale 
di  cinque  paia  è  generalmente  ridotto  ad  un  sol  paio 
nel  maschio.  Nella  femmina  ve  ne  sono  quattro  paia 
e  servono  a  sostenere  i  grappoli  delle  uova,  attorno  ai 
quali  un  incavo  del  cefalotorace  e  la  lamina  addo- 
minale (assai  più  sviluppata  che  nel  maschio),  ripie- 
gata contro  di  quello,  formano  un'ottima  camera  in- 
cubatrice. 

Quale  differenza  di  atteggiamenti  si  nota  fra  VE- 
riphia  ed  il  Pachygrapsus,  che  pure  vivono  poco 
lontani  l'uno  dall'altra  nella  medesima  rupe!  Credo 
sarebbe  erroneo  in  biologia  il  voler  sempre  ricercare 
una  corrispondenza  fra  le  attitudini  e  la  forma  del 
corpo,  ma  nel  caso  presente  la  corrispondenza  si  ri- 
vela assai  netta.  Inseguito,  il  Pachygrapsus  trae  pro- 
fitto dalle  sue  agili  zampe  e  si  salva  colla  fuga  e 
con  quella  sua  curiosa  andatura  di  sghembo  fugge 
tanto  veloce  che  molte  volte  non  si  riesce  a  tenergli 
dietro. 

Invece  VEriphia,  se  non  riesce  a  nascondersi  subito 
in  una  tana  od  in  qualche  fenditura,  assume  degli 
atteggiamenti  difensivi;  si  drizza  sulle  zampe  poste- 
riori e  spalanca  minacciosamente  le  grosse  chele,  vere 
tanaglie  che  armano  quelle  del  primo  paio;  guai  al- 
l'incauto che  si  lasci  pizzicare  un  dito,  perchè  la  pinza 
di  un  grosso  maschio  di  Eriphia  sarebbe  capace  di 
squarciare  la  pelle  e  di  produrre  una  dolorosa  ferita. 
E  invero,  questi  animali  posseggono  una  notevole  forza 
muscolare;  secondo  il  Camerano,  la  pinza  sinistra 
di  una  grossa  Eriphia,  notevolmente  più  grossa  e  più 
robusta  della  pinza  destra,  è  capace  di  sollevare  un 


280 


Capitolo  nono 


peso  di  otto  chili.  E  parlo  di  maschi  perchè  non  sol- 
tanto fra  i  Granchi  ma  in  tutti  i  Crostacei  Decapodi 


9  S 
^  bit 


a.-o 


1^ 


il  maschio  è  più  grande  e  più  robusto  della  femmina, 
al  contrario  di  quanto  succede  in  altri  Artropodi,  per 


Organismi  anfibi  della  zona  di  marea  eco.  287 

esempio  nei  Ragni,  dove  la  corpulenza  è  prerogativa 
del  sesso  femminile. 

Le  chele  deìVEriphia  meritano  ancora  un  breve 
cenno  ;  esse  ci  offrono  l'esempio  di  appendici  simmetri- 
che nelle  quali  si  manifesta  un  differenziamento  se- 
condo diverse  direzioni.  Infatti  la  chela  sinistra  pre- 
senta, lungo  i  margini  interni  delle  sue  dita,  una  serie 
di  crestine  appiattite  a  mo'  d'incisivi  ed  è  quindi  atta 
a  tagliuzzare  la  preda  (fig.  99),  mentre  la  chela  destra, 
la  più  robusta  delle  due,  è  armata  di  grossi  tubercoli 
ottusi,  a  guisa  di  molari  (fìg.  100)  ed  ha  quindi  tutti 
i  requisiti  per  stritolare  gli  oggetti  duri.  In  altri  Cro- 
stacei, p.  es.  nell'Astice  {Homarus  vulgaris)  il  diffe- 
renziamento è  ancora  più  spiccato. 

Osservando  la  fuga  di  un  Pachygrapsus  o  di  un  Gar- 
cinus  ci  accadrà  talvolta  di  sorprendere  un  altro  feno- 
meno degno  di  nota:  il  Granchio  si  ferma  di  botto  e 
rimane  immobile  per  parecchi  secondi,  in  qualunque 
posizione  si  trovi  al  momento  dell'arresto. 

Fa  il  morto  per  sottrarsi  ai  suoi  nemici  —  direbbero 
forse  quei  biologi  che  pensano  soltanto  allo  «  scopo  » 
delle  forme  e  degli  atteggiamenti  senza  indagarne  il 
determinismo  fisiologico.  Studiando  invece  le  condi- 
zioni dei  fenomeni  indipendentemente  dalla  maggiore 
o  minore  utilità  che  questi  possono  avere  nei  ri- 
guardi della  specie  (il  problema  è  ben  diverso)  si 
giunge  ad  altre  considerazioni.  Quel  che  avviene  nel 
Granchio  è,  secondo  ogni  probabilità,  un  fenomeno  di 
arresto  mercè  il  quale  i  muscoli  rimangono  afflo- 
sciati e  gli  arti  si  lasciano  piegare  e  distendere  in 
ogni  guisa  senza  opporre  resistenza;  il  tono  mu- 
scolare è  momentaneamente  abolito. 


2.S8 


Capitolo  nono 


Non  bisogna  credere  che  una  tal  condizione  diimnio- 


bilità  temporanea  sia  prodotta  dalla  vista  di  un  altro 
animale  o  da  un  brusco  contatto  con  questo.  A  deter- 


Organismi  avfib'i  dtlla  zona  di  marea  ecc.  289 


miiiaiia  bastiiuo  tenui  variazioni  dell'ambiente  esterno  : 
una  inuguaglianza  del  terreno,  una  differenza  nella 
temperatura  o  nella  illuminazione;  anzi  gli  stimoli 
lievi  risultano  più  efficaci  dei  forti.  Se  nei  Granchi 
della  scogliera  tali  arresti  subitanei  possano  servire 
di  difesa  è  cosa  molto  dubbia,  per  conto  mio  sarei 
propenso  ad  una  risposta  negativa. 

Credo  però  che  certi  atteggiamenti,  i  quali  in  molti 
organismi  non  hanno  speciale  importanza  biologica, 
possano  in  altri  venir  adattati  a  qualche  utile  ufficio. 
Ricordiamo  che  il  fenomeno  della  immobilità  tempo- 
ranea si  presenta  con  frequenza  e  con  durata  ben  mag- 
giore in  alcuni  Artropodi  terrestri,  negli  Insetti  «  che 
fanno  il  morto  ».  È  anzi  una  nota  caratteristica  nella 
biologia  dei  Fasmidi,  di  quei  singolari  Ortotteri  che 
somigliano  in  modo  straordinario  a  fuscelli  disseccati. 
Orbene,  recentissime  esperienze  condoti  e  sui  Fa- 
smidi  tenderebbero  a  dimostrare  che  in  questi  animali 
la  morte  apparente  ha  il  carattere  di  un  fenomeno 
ritmico,  cioè  si  produce  a  determinati  intervalli  senza 
rispondere  all'azione  diretta  di  alcun  stimolo  esterno. 
A  meno  che  opportuni  esperimenti  mi  dimostrino  il 
contrario,  non  vedo  nulla  di  assurdo  nel  ritenere  che 
il  fatto  biologico  sia  in  questo  caso  perfezionato  e 
adattato  alla  difesa  individuale;  la  somiglianza  dell'In- 
setto colla  pianta  nella  forma  e  nel  colore  sarebbe  inef- 
ficace se  non  intervenissero  a  renderla  piti  completa 
lunghi  periodi  d'immobilità. 

Ma  è  tempo  di  chiudere  la  digressione.  I  biologi 
che  abitano  presso  al  mare  dovrebbero  far  grazia 
per  qualche  tempo  alle  rane  e  ai  cani,  vittime  prede- 
stinate dei  laboratori,  e  conoscere  un  po'  da    vicino 

19.  —  R.    ISSEL. 


290  Capitolo  nono 


i  viventi  della  zona  di  marea,  che  forse  meglio  d'ogni 
altra  comunità  biologica  si  prestano  a  belle  indagini 
nel  campo  della  fisiologia   generale. 


BIBLIOGRAFIA 

Andrea  A.,  Le  Attinie.  «  Atti  d.  R.  Accad.  d.  Lincei  »,  ser.  3, 

voL  14,  1884. 
BoHN  G.,  Les  états  physiologiques  des  Actinies.  «  Bull,  de  l'Instit. 

gén.  psycholog.  »,  année  7,  1907. 
—  La  naissaìice  de  l'Intelligence.  Paris,  Flammarion,  1909. 
Gruvel,    Monographie   des    Cirripèdes   cu    Thecostracés.    Paris, 

Masson  et  C,  1905. 
JoUBiN  Li.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  I). 
Kafka  G.,  EinfUhrung  in  der  Tierpsychologie  auf  experimenteller 

und  ethologiscer  Orundlage.  Leipzig,   Barth,   1914. 
Lang  a.,  Lehrbuch  der  vergleichenden  Anatomie,  2  Aufl,,  Lief.  1, 

Molliisca.  Jena,  Fischer,  1900. 
PoLTMANTi  O.,  Sttidi  di  fisiologia  etologica:  II.  Lo  stato  di  immo- 
bilità temporanea  nei  crostacei  decapodi.  "  Zeitschr,  f.  allgem. 

Physiologie  »,  Bd.  13,  Hft.  3,  1912. 
Pruvot  G.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  III). 
Vkrworn  M.,  Allgemeine  Physiologie,y  A\ifl.  Jena,  Fischer,  1902. 


CAPITOLO  X. 
La  vita  fra  le  Alg^he  sommerse 


SoALMARio:  Alghe  della  scogliera  e  loro  importanza.  —  Idroidi 
(Coryne),  Meduse  striscianti  di  Clavatella.  —  Anellidi  tu- 
bicoli  (Spirorbis),  Terebellidi  e  Molluschi  Nudibranchi 
(Aeolis,  Oalvina).  —  Crostacei  {Caprella,  Acanthonyx,  Maja), 
Pantopodi. 


Al  disotto  della  tenue  striscia  sottoposta  alla  alta- 
lena delle  maree  la  scogliera  diventa  il  regno  delle 
Alghe.  Più  abbondanti  e  più  svariate  nell'acqua  lim- 
pida e  nei  luoghi  riparati,  esse  ricoprono  talvolta  la 
rupe  sommersa  di  un  manto  lussureggiante  e  vario- 
pinto. È  peccato  che  la  nostra  letteratura  botanica 
non  ci  abbia  ancora  fornito  un  calendario  completo 
delle  Alghe;  un  prospetto  dal  quale  risulti  l'epoca  di 
comparsa  e  di  maggiore  rigoglio  delle  specie  più  note. 
Anche  dal  punto  di  vista  zoologico  non  sarebbe  inu- 
tile raccoglier  dati  di  tale  natura,  perchè  nella  zona 
delle  Alghe  sommerse  fauna  e  flora  sono  intimamente 
connesse  e  certe  variazioni  di  quella  non  si  possono 
sempre  capire  senza  i  cambiamenti  di  questa. 

Intanto  chi  ha  vissuto  in  riva  al  mare  per  più  anni 
consecutivi,  anche  senza  aver  compiuto  in  proposito 


292  Capitolo  decimo 


speciali  ricerclio,  si  è  accorto  di  un  fatto:  la  vegeta- 
zione crittogamica  delle  nostre  scogliere  è  in  anticipo 
su  quella  della  terra  emersa.  In  fine  d'autunno  le  Alghe 
son  scarse  e  poco  sviluppate,  ma  già  nel  mese  di  gen- 
naio, quando  ancora  non  sono  sbocciati  i  primi  ane- 
moni sulla  collina,  è  manifesto  un  risveglio  della  flora 
crittogramica  marina.  Nel  Golfo  di  Napoli  si  è  ve- 
duto che  il  periodo  di  massimo  rigoglio  va  da  febbraio 
sino  a  maggio  ;  più  tardi  la  maggior  parte  delle  specie 
scomparisce  dopo  di  aver  maturati  gli  organi  ripro- 
duttori. La  regola  tuttavia  vale  per  la  zona  com- 
presa tra  la  superfìcie  e  le  profondità  di  venti  metri; 
più  in  basso  il  periodo  culminante  della  vegetazione 
va  ritardato  fno  all'estate,  talvolta  fino  all'autunno. 
Non  precisate  ancora,  ma  certo  poco  differenti  da 
queste  sono  le  condizioni  che  si  verificano  lungo  il 
Mediterraneo  settentrionale. 

In  talune  località  una  sola  specie  o  poche  specie  di 
Alghe  assumono  il  predominio  sopra  tutte  le  altre 
e  danno  al  paesaggio  la  nota  caratteristica,  la  quale  può 
variare  colla  stagione  perchè  nuove  specie  entrano 
successivamente  nel  periodo  di  pieno  sviluppo. 

L'aspetto  di  certe  piccole  insenature  di  Portofino 
al  termine  d'autunno,  quando  le  acque  limpide  la- 
sciano scorgere  il  fondo  roccioso  chiazzato  di  Alghe 
rosse  {Peysonnelia,  Cora^Une)  è  ben  diverso  da  quello 
che  si  presenta  all'osservatore  durante  l'estate,  quando 
un'Alga  bruna,  o  Feoficea,  la  Dictyoptsris  pohjpo- 
dioides  (fig.  109),  diventa  padrona  del  campo.  Essa 
invade  gli  scogli  sino  a  fior  d'acqua  con  folti  cespugli 
di  fronde  dicotomicamente  ramificate,  che  ricordano 
da  lontano  quelle  di  certe  felci,  donde  il  suo  nome  spe- 
cifico. 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse  293 


Altre  località  della  riviera  li£,are  offrono  condi- 
zioni propizie  ad  Alghe  svariate;  parecchie  diecine 
di  specie,  si  contendono  il  terreno.  Tal'è  la  scogliera 
di  Quarto,  che  si  protende  a  levante  del  monumento 
a  Garibaldi,  tal'era  più  vicino  a  Genova  la  scogliera 
di  Boccadasse,  prima  che  i  grandiosi  lavori  edilizi 
eseguiti  in  quella  regione  mettessero  a  soqquadro 
la  riva. 

La  distribuzione  delle  Alghe  lungo  la  nostra  sco- 
gliera vien  governata  da  fattori  diversi;  piìi  importanti 
degli  altri  sembrano  essere  la  luce  e  l'agitazione  delle 
acque.  Anche  presso  alla  superficie,  nelle  grotte,  nei 
ri})ari;  nelle  fenditure  ove  penetra  scarsa  quantità 
di  luce,  la  flora  algologica  diventa  più  bella  e  più  ricca 
perchè  vi  partecipano  in  proporzione  larghissima  le 
Rodoftcee  o  Alghe  rosse,  mentre  le  Cloroficee,  che  han 
bisogno  di  una  più  forte  illuminazione,  diventano 
più  rare.  L' agitazione  violenta  delle  acque  lascia 
vivere  soltanto  le  specie  dotate  di  una  notevole  resi- 
stenza, oppure  quelle  specie  deboli  che  si  attaccano 
alle  fronde  di  altre  Alghe  più  robuste  od  alle  foglie 
delle  Zosteracee. 

Fra  le  Alghe  verdi  o  Cloroficee  si  distingue  a 
primo  d'occhio  VAcetabularia  mediterranea  (fig.  101), 
che  ha  la  forma  di  un  ombrellino  giapponese;  le  stecche 
dell'ombrellino  sono  raggi  fertili  lungo  i  ([uali  si  svi- 
luppano gli  organi  riproduttori  della  pianta. 

Le  Halimeda  (fig.  102)  che  si  trovano  di  preferenza 
nella  parte  profonda  della  scogliera  hanno  un  tallo 
formato  di  tanti  dischetti  allineati  l'un  dietro  l'altro, 
disposizione  simile  a  quella  che  ci  è  famigliare  nella 
pianta  del  fico  d'India.  Una  pleiade^  di  piccole  Cloro- 


294 


Capitolo  decimo 


ficee,  che  soltanto  un  consumato  specialista  saprebbe 
denominare,  vivono  seminascoste  fra  le  Alghe  più 
grandi  o  addirittura  sulle  fronde  di  altre  specie. 

Fra  le  Alghe  brune  o  Feoficee,  oltre  alla  Dictyo- 
pteris  (fig.  103),  richiama  subito  la  nostra  attenzione 


Fig.  101. 
Alga  cloroficea  :   Acelabularia  medilerranea.    Lanix,    Secoudo 
rOltmans,  1905,  impiccolita  di  V3. 


la  Padina  pavonia  (fig.  104),  un  cartoccetto  di  color 
caffè  chiaro  con  striscio  e  sfumature  piìi  fosche.  Pel 
loro  tallo  robusto  e  coriaceo,  nel  quale  i  rami  laterali 
sorpassano  di  gran  lunga  il  fusto  centrale,  si  riconoscono 
facilmente  le  Cystoseira  (fig.  105).  Queste  Alghe  vi- 
vono gregarie  e  talvolta  formano  delle  selve  in  minia- 
tura lungo  il  nostro  litorale,  anche  nei  tratti  abba- 
stanza rudemente  battuti  dalle  onde.   All'apice  del 


La  vita  Jra  le  Alghe  sommerse  295 


tallo  la  tinta  olivastra  di  talune  Gystoseira  passa  in 
un  azzurro  metallico,  iridescente.  Non  è  questo  un 
fenomeno  dovuto  a  sostanza  colorante,  ma  lo  provo- 
cano microscopici  schermi,  a  struttura  lamellare,  che 


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Fig.  102. 
Alga  clorotìcea  :  Halitneda  luna  (EU   et"  Sol.)   Lamx.    Secondo 
r  Oltmans,  1905,  impiccolita  di  V3. 

sono  internamente  disposti  contro  le  pareti  cellulari 
dell'Alga,  dal  lato  che  guarda  verso  la  luce  più  in- 
tensa. Si  tratta  dunque  di  un  fatto  fisico  simile  a 
quello  che  determina  lo  splendore  madreperlaceo  nella 


296 


Capitolo  dtcimo 


faccia  interna  di  molte  conchiglie.  Soltanto  le  Alghe 
rosse  o  le  Ko  do  ficee  sono  capaci  di  vegetare  nelle 
zone  più  profonde  del  dominio  costiero  ;  tuttavia  abbon- 


Fig.  103. 
Alga  feoficea  Dictyopteris  polypodioides  (Desi  )  Lanjx.,  leggenii. 
impiccolita.  Fotogr.  originale.  Quarto  dei  Mille. 


dano  anche  a  fior  d'acqua.  Non  è  a  credere  però  che 
tutte  le  Rodofìcee  siano  colorate  in  rosso  ;  molte  anzi 
rivestono  altre  tinte.  Così  nella  scogliera  di  Quarto  ab- 
bonda una  piccola  Rodoficea,  l'Alga  uncinata  {Hypnea 


La  vita  fra  It  Alghe  sommerse 


297 


aspera  fig.    106),  che  si  abbarbica  ad  altre  Alghe  coi 
piccoli  uncini  ond'è  armato  il  suo  tallo  di  colore  ver- 


Flg.  104. 

Alga  feolicea:  Padina  pavonia  (L.),  leggerni.  impiccolita.  Fo- 
togr.  originale.  Quarto  dtei  Mille. 


dastro;  tinta  poco  diversa  hanno  i  Gelidium,  i  cui  rami, 
piuttosto  crassi,  sono  muniti  di  una  doppia  serie  di 
brevi  ramuscoli,  ordinati  come  le  barbe  di  una  i^enna. 


298 


Capitolo  decimo 


Per  contro  ha  color  rosso -bruno  la  comunissima 
Alga  o  fronda  di  pino  {Halopithys pinastroides,  fig.  107) 
la  quale  deve  il  suo  nome  ad  una  certa  sua  lontana 
rassomiglianza  con  fronde  di  conifere  in  miniatura, 
ed  è  rosea  la  Corallina  officinalis,  che  erige  il  suo  tallo 


Fig.  105. 
Alga  feoficea:  giovane  Cystoseira  mediterranea  Sauv. 
naturale.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


grand. 


ricco  di  sali  calcarei,  a  cespuglietto  finemente  ramifi- 
cato, anziché  distenderlo  a  guisa  di  rigida  crosta,  come 
sogliono  fare  le  altre  Corallinacee  poc'anzi  ricordate. 
Le  Alghe  si  debbono  considerare  come  un  elemento 
di  prim'ordine  per  la  dift'usione  di  certe  specie  animali, 
tant'è  vero  che  la  fauna  della  scogliera  algosa  acquista 
un  carattere  suo  proprio. 


La  vita  Jra  le  Alghe  sommerse 


299 


Valutare  con  precisione  la  importanza  che  assu- 
mono le  Alo^lie  in  tutte  le  manifestazioni  della  vita  ani- 


1.^ 


|S 


^rt 


male  è  impresa  lunga  e  complessa;  tuttavia   è  lecito 
di  additare  le  principali  cause  che  valgono  a  stabilire 


300  Capitolo  decimo 


una  connessione  più  o  meno  intima  tra  la  fauna  e  la 
flora. 


Fi-.  107. 

Alga    rodoficea  :    Jlalopilhys   pinaslroides  (Giiiel.)  Kuetz,   leg- 

germ.  impiccolita.  Fotogr.  originale.  Quarto  dei  Mille. 

Anzitutto  molte  specie  di  Alt^^lic  servono  di  sostegno 


La  vita  fra  le.  Alghe  sommerse  301 


ad  animali  sessili,  i  quali,  nel  y/eriodo  adulto  della  loro 
esistenza  si  fissano  durevolmente  al  tallo  della  Crit- 
togama. Una  relazione  meno  continua,  ma  non  priva 
di  interesse  biologico,  contraggono  quelle  specie  ani- 
mali che,  senza  essere  legate  stabilmente  al  substrato 
vegetale,  sogliono  cercar  riparo  tra  le  Alghe.  L' inte- 
resse biologico  è  specialmente  grande  laddove  si  sta- 
bilisce una  spiccata  somiglianza  di  colore  tra  l'Alga 
e  l'animale;  più  ancora  dove  forme  ed  atteggiamenti 
particolari  rendano  la  somiglianza  più  efficace. 

Giova  poi  ricordare  come  l'Alga  fornisca  ad  alcuni 
animali  non  soltanto  riparo,  ma  anche  nutrimento.* 
Talvolta  le  Alghe  piìi  grandi,  quelle  comodamente  vi- 
sibili ad  occhio  nudo,  vengono  mangiate  da  erbivori. 
Più  spesso  l'erbivoro  non  insidia  l'Alga  macroscopica, 
ma  una  moltitudine  di  esseri  minuti  o  microscopici 
che  popolano  la  superficie  dell'Alga  maggiore.  In 
questa  vegetazione  epifitica  delle  Alghe  prevalgono 
le  Diatomee,  ma  son  rappresentate  anche  le  Mizoficee 
(vegetali  inferiori  poco  dissimili  dai  Bacteri),  Protozoi 
vari.  Alghe  verdi,  ecc.  C'è  tutto  un  mondo  di  anima- 
letti di  varia  classe  che  vive  a  spese  di  questo  feltro 
vegetale  e  si  giova  quindi  delle  Alghe  maggiori  in  via 
indiretta. 

L'ultimo  anello  nella  catena  dei  Carnivori  è  costi- 
tuito dai  Pesci  che  guizzano  attorno  alle  Alghe,  nonché 
dai  grossi  Invertebrati  predatori,  quali  le  Asterie  ed 
i  Polpi  striscianti  sulla  rupe.  La  maggior  parte  di  questi 
animali  non  dipende,  se  non  in  via  molto  subordinata 
dalla  vegetazione  crittogamica. 

Vi  sono  tuttavia  Pesci  erbivori,  come  le  Salpe  ed 
altre  specie  che  ingeriscono  quantità  notevoli  di  Alghe, 


302  Capitolo  decimo 


o  in  via  puramente  accidentale  mentre  abboccano  la 
preda,  o  perchè  normalmente  hanno  dieta  mista. 

Siccome  frammenti  di  Alga  contenenti  le  spore 
(germi  riproduttori  delle  Alghe)  attraversano  intatti 
l'intestino  v'è  ragione  di  supporre,  col  Piccone,  che  le 
spore  conservino,  dopo  la  loro  emissione  insieme  cogli 
escrementi,  la  facoltà  di  germogliare  e  che  i  Pesci 
possano  quindi  efficacemente  contribuire  alla  dissemi- 
nazione di  queste  Crittogame. 


Gli  animali  che  stanno  attaccati  alle  Alghe  non  si 
possono  comodamente  osservare  sul  posto  perchè 
troppo  minuti;  conviene  adunque  divellere  una  certa 
quantità  di  Alghe  e  collocarle  in  un  recipiente  d'acqua 
marina.  Scrutando  la  superficie  della  pianta,  non  tar- 
deremo a  scoprirvi  qua  e  là  piccole  colonie  di  Idroidi. 
Gli  Idroidi  sono  polipi  riuniti  in  colonie  striscianti 
oppure  arborescenti;  dalla  colonia  si  formano  nuovi 
membri  mercè  un  processo  di  gemmazione,  che  fa 
pensare  a  quello  per  cui  dall'albero  sorgono  nuovi 
getti.  Ma  in  una  determinata  epoca  dell'anno,  lungo 
i  rami  oppure  sul  corpo  dei  polipi  stessi,  compariscono 
gemme  isolate  o  multiple,  che  sviluppandosi  diven- 
tano Meduse.  Queste  non  tardano  a  staccarsi  e  abban- 
donata la  riva  nuotano  per  qualche  tempo  nel  plancton. 

La  Medusa  rappresenta  l'individuo  sessuato  della 
colonia,  poiché  sviluppa  prodotti  sessuali  maschili 
e  femminili  e  dalle  uova  fecondate  nascono  larve  na- 
tanti per  mezzo  di  ciglia,  simili,  nella  forma  esterna,  a 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


303 


certi  Infusori.  Dopo  un 
vagabonda,  la  larva  si 
fissa  all'Alga  od  al  suolo 
e  si  trasforma  nel  primo 
polipo  della  colonia  Idroi- 
de,  donde  per  gemmazio- 
ne si  svilupperà  l'intera 
colonia;  tal'è  il  modo  più 
comune  con  cui  8Ì  com- 
pleta il  ciclo  vitale  in 
questi  classici  esempi  di 
generazione  alternante. 

A  Quarto  è  difficile 
svellere  dieci  o  dodici  pian  - 
te  di  Halopitys  senza  sco  - 
prirvi  qualche  colonia  di 
un  piccolo  Idroide;  la 
Coryne  muscoides{fig.  108). 
Si  presenta  sotto  forma 
di  un  alberetto  bianchic- 
cio, smilzo  e  poco  rami- 
ficato, alto  un  paio  di 
centimetri  o  tre  centi- 
metri al  massimo.  I  polipi 
che  stanno  al  vertice  dei 
ramuscoli  hanno  la  forma 
di  un  cono  molto  allun- 
gato, alla  sommità  del 
quale  s'apre  la  bocca;  tra 
la  bocca  e  la  base  s'im- 
piantano a  varia  altezza 
dieci    o    dodici  tentacoli 


breve  periodo   di  esistenza 


wmi 


"■■'■]W 


Fig.  108. 
Idroide  Coryne  muscoides  sopra 
un  tallo  di  Halopilhys,  >c  10; 
Originale.  Quarto  dei  Mille, 


304  Capitolo  decimo 


rigonfiati,  alla  estremità  libera,  in  mi  battone  sferico. 
Tanto  il  corpo  molle  dei  polipi,  quanto  il  fusto  della 
colonia  sono  protetti  da  un  involucro  trasparente, 
che  apparisce  solcato,  in  senso  trasversale,  da  finissime 
strie.  Irritato  da  un  contatto  brusco,  il  polipo  si  ri- 
gonfia e  si  accorcia,  e  i  tentacoli  si  contraggono,  incur- 
vandosi verso  l'alto. 

Nelle  Coryne  gli  individui  clie  portano  gli  organi 
della  riproduzione  non  giungono  a  staccarsi  e  a  nuo- 
tare liberamente  in  veste  di  Medusa,  ma  rimangono 
aderenti  al  polipo  sotto  forma  di  gemme  ovali,  dette 
go  no  tee  he,  che  si  sviluppano  in  primavera  (fi- 
gura 109). 

Nella  scogliera  di  Quarto  l'Alga  bruna  Diciyopieris 
'polypodioides  non  suole  albergare  alcun  Idroide,  al- 
meno in  acque  superficiali;  per  contro  in  certi  scogli 
a  fior  d'acqua  che  si  trovano  a  Portofino  e  Niasca 
(Paraggi)  i  suoi  talli  si  presentano  letteralmente  co- 
perti, alla  base,  da  colonie  graziosissime  di  Campanu- 
laria,  dove  ciascun  polipo,  a  tentacoli  tenui  e  cilindrici, 
si  erige  sopra  un  fusto  separato  ed  i  singoli  fusti  sono 
allineati  lungo  un  filamento  comune  (idroriza). 

Il  caso  di  una  piccola  Medusa  che  si  allontana  dal 
comune  tipo  pelagico  per  adattarsi  alla  vita  strisciante 
rappresenta  una  eccezione,  ma  cercando  bene  fra  le 
Alghe  non  sarà  difficile  di  averne  sotto  gli  occhi  l'e- 
sempio più  caratteristico.  Ad  occhio  nudo  è  un  grumo 
bianchiccio  a  mala  pena  visibile;  osserviamolo  al 
microscopio  con  piccolo  ingrandimento.  Si  presenta 
allora  come  un  piccolo  disco  semi-trasparente,  munito 
di  sei  lunghi  tentacoli,  oltremodo  flessibili  e  contrattili. 
All'apice  ogni  tent  acolo  si  biforca  in  dtierami  ;  l'inferiore 


La  vita  fra  le  Alghe  aommsrse 


30è 


munito  di  una  piccola  ventosa,  il  superiore  di  un  ri- 
gonfiamento sferico  irto  di  nematoblasti;  di  quei  tali 
apparecchi  urticanti  che  già  abbiamo  imparato  a  co- 
noscere nella  zona  di  marea,  a  proposito  dell'Attinia 


^• 


#, 


..... .  m.  /# 


^- 


Fig.  109. 
Un    polipo    di    Coryne  muscoides   colle   gonotecbe    (g),    x   100 
circa.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


rossa.  La  Medusa  solleva  e  protende  all'innanzi  uno 
o  più  tentacoli  e  con  questi  aderisce  saldamente  al 
substrato,  poi  contraendoli  fa  progredire  tutto  il 
corpo. 

20.  —  R.  ISSEL. 


306  Capitolo  decimo 


Queste  singolari  Meduse  (fig.  110),  cliiamate  dagli 
zoologi  Eleuterie  prima  che  venisse  riconosciuta  l'ori- 
gine loro  da  colonie  Idroidi  appartenenti  al  genere 
Clavatella,  si  osservano  quasi  sempre  in  via  di  attiva 
riproduzione.  Non  alludo  però  allo  sviluppo  per  mezzo 
di  uova,  normale  tra  le  Meduse  Idroidi,  poiché  nel 
caso  nostro  il  processo  di  gemmazione,  proprio  della 
colonia  Idroide,  si  ripete  anche  nella  Medusa;  ne 
risulta,  in  breve,  una  nuova  generazione  di  Meduse 
striscianti  che  direttamente  si  origina  dalla  Medusa 
prolifera.  Tutte  le  Eleuterie  osservate  a  Quarto  por- 
tavano gemme  medusoidi  al  margine  dell'ombrello, 
negli  spazi  interposti  fra  i  tentacoli.  Per  quanto  con- 
cerne lo  stadio  di  sviluppo  c'era  una  progressione  re- 
golare tra  la  più  recente  e  la  più  antica;  quella  si  pre- 
sentava come  una  semplice  protuberanza  del  margine 
ombrellare  ;  questa  come  una  Medusa  coi  suoi  tentacoli 
già  ben  sviluppati  e  prossima  certo  al  distacco. 

Si  è  scoperto,  or  non  è  molto,  un  fatto  curioso: 
questa  forma  di  riproduzione  per  gemme  viene  diret- 
tamente influenzata  dall'ambiente  esterno.  La  Drze- 
wina  ed  il  Bohn  hanno  provato  a  mantenere  delle 
Eleuterie  in  acqua  marina  privata  di  ossigeno  ed  hanno 
veduto  che  le  gemme  in  formazione  sul  margine  del- 
l'ombrello, anziché  diventare  piccole  Meduse,  si  tra- 
sformavano in  braccia  supplementari. 

Mi  domanderete  ancora  che  cosa  sono  le  macchie 
rosse  allungate  che  si  trovano  alla  base  di  ciascun  ten- 
tacolo. Si  tratta  di  stigmi,  di  semplicissimi  organi  di 
senso,  che  molto  probabilmente  non  possono  percepire 
più  di  semplici  differenze  nella  intensità  della  illu- 
minazione.   Forse  per  legge  di  compenso  un  intero 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


307 


^^^f^f  ^ 


/r 


Fig.  110. 
Medusa  strisciante  di  Clavatella,  x  50  circa.  Inm,,  mo,  m^,  m^, 
si  vedono  Meduse  figlie  che  si  stanno  sviluppando,  per  gem- 
mazione, dalla  Medusa  madre.  L'indice  della  lettera  m  è 
tanto  più  elevato,  quanto  più  lo  sviluppo  della  gemma  è 
progredito.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


308  Capitolo  decimo 


gruppo  di  Meduse  Idroidi  è  fornito  di  tali  stigmi  (Tu- 
bularie-Antomeduse),  mentre  un  altro  gruppo  (Campa- 
nularie-Leptomeduse),  che  manca  di  stigmi,  possiede 
per  compenso  degli  statocisti,  organi  destinati  a  per- 
cepire le  condizioni  di  equilibrio. 


Tornando  per  un  momento  al  bentos  che  vive  ses- 
sile  sulle  Alghe,  non  si  può  fare  a  meno  dinotare  certe 
macchioline  bianche,  lunghe  un  millimetro  o  poco  più, 
disseminate  sui  talli  delle  Alghe  ;  in  taluni  rami  tanto 
numerose  da  apparire  come  una  fitta  punteggiatura. 

A  chi  la  esamini  con  una  buona  lente,  ogni  macchio- 
lina si  presenta  come  una  breve  spirale  avvolta  in  un 
piano  o  poco  deviante  da  un  piano.  Somiglia  moltis- 
simo a  certe  conchiglie  di  Gasteropodo,  ma  non  appar- 
tiene ad  un  Mollusco.  Infatti  se  aspettiamo  pochi 
minuti,  vediamo  spuntar  fuori  dall'apertura  della  con- 
chiglia non  già  un  rostro  ed  un  piede  carnoso  da  Ga- 
steropodo, ma  un  fascio  di  sottili  tentacoli  i  quali  di- 
vergendo si  espandono,  formando  un  elegante  pen- 
nacchio. La  presenza  di  questo  apparato  indica  subito 
la  posizione  tassonomica  dell'animale,  anche  prima  di 
spezzar  la  conchiglietta  calcarea  e  di  verificare  che 
il  corpo  è  suddiviso  in  un  certo  numero  di  segmenti. 
Si  tratta  di  un  Anellide  sedentario.  In  questo  gruppo 
di  Anellidi  i  tentacoli  che  irradiano  dal  capo  sono  sem- 
pre sviluppatissimi  e  in  taluni  generi,  come  nello 
Spirorbis  che  abbiamo  sotto  gli  occhi  (fig.  Ili),  fun- 
zionano anche  da  branchie. 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


309 


310  Capitolo  decimo 


Nel  gruppo  degli  Anellidi  erranti,  che  non  si  circon- 
dano d'un  astuccio  protettore,  le  appendici  del  capo 
sono  generalmente  assai  meno  sviluppate  e  le  bran- 
chie ordinate  lungo  una  regione  assai  più  estesa  del 
corpo. 

Con  moderato  ingrandimento  del  microscopio  è  age- 
vole vedere  che  tanto  i  fusti  principali  dei  tentacoli, 
quanto  le  diramazioni  che  da  questi  divergono  come 
le  barbe  di  una  penna,  sono  forniti  di  robuste  ciglia 
vibratili. 

Le  correnti  d'acqua  prodotte  da  queste  ciglia  non 
soltanto  valgono  a  favorire  il  ricambio  dei  gas  respi- 
rabili, ma  trascinano  verso*  la  bocca  una  quantità 
di  piccoli  organismi  (Diatomee,  Flagellati)  che  al- 
l'animale servono  di  cibo.  Una  delle  appendici  che 
sporgon  fuori  dalla  conchiglia,  per  la  minore  lunghezza 
e  per  la  forma  clavata  non  merita  il  nome  di  tentacojo 
e  infatti  essa  viene  adibita  ad  altro  ufficio,  o,  per  dir 
meglio  cumula  due  funzioni  diverse.  Anzitutto  serve 
da  opercolo  e,  quando  venga  ritirata,  tappa  ermeti- 
camente l'apertura  della  conchiglia.  Inoltre  nello  Spi- 
rorbis  che  abbiamo  sotto  la  lente  ed  in  altre  specie  di 
quel  gruppo  diventa,  nel  periodo  della  riproduzione  una 
camera  incubatrice  per  le  uova.  Guardando  bene  po- 
tremo scorgere  nell'interno  dell'opercolo  dei  corpiccioli 
piuttosto  opachi,  ciascuno  fornito  di  un  paio  di  pun- 
ticini  rossi;  sono  gli  embrioni  cogli  occhi  già  formati. 

Fra  vita  sedentaria  e  vita  errante  non  mancano 
transizioni.  Così  lungo  le  Alghe  si  vedono  spesso  a  stri- 
sciare degli  Anellidi  muniti  di  una  ricchissima  corona 
di  tt^ntacoli  filiformi  nel  eentro  della  quale  si  scorgono 
piccole  branchie  ramificate.  Sono  giovani  Terebellidi 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


311 


(fig.  112),  che  sebbene  abbiano  oltrepassato  da  lungo 
tempo  la  condizione  larvale,  menano  ancora  vita  li- 


Fig.  112. 
Giovane  Terebellide  strisciante   fra   le   Alghe   per   mezzo   dei 
tentacoli  cefalici,  x  6.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


bera,  e  dei  tentacoli  si  servono  per  camminare.  De- 
poniamone uno  sul  fondo  di  un  biccliiere;  i  tentacoli, 
dapjprima  contratti  in  un  disordinato  groviglio,  fluì- 


312  Capitolo  decimo 

SCODO  poco  a  poco  come  rivoletti  di  un  liquido  denso,  e 
si  dispongono  a  raggiera  aderenti  al  vetro;  poi  l'ani- 
male comincia  a  strisciare  verso  la  superficie  dell'acqua 
e  a  tal  uopo  contrae  i  tentacoli  rivolti  in  alto  allun- 
gando gli  altri  e  portando  cosi  innanzi  tutto  il  corpo. 
Ma,  raggiunta  la  condizione  adulta,  l'Anellide  perde 
le  abitudini  vagabonde  e  si  fabbrica  un  tubo  aggluti- 
nando pietruzze  o  granellini  di  sabbia  con  una  secre- 
zione mucosa;  i  tentacoli  non  servono  più  come  or- 
gani di  moto,  ma  soltanto  alla  prensione  degli  alimenti 
ed  al  ricambio  dell'acqua. 

Gli  animali  che  contraggono  relazioni  colle  Alghe 
strisciando  o  camminando  sulle  Alghe  medesime  sono 
legione.  Per  osservarne  qualcuno  a  nostro  agio,  basta 
lasciar  riposare  un  fascio  di  Alghe  in  un  grande  bic- 
chiere d'acqua  marina.  Dopo  qualche  ora  una  molti- 
tudine di  animaletti  si  è  radunata  a  fior  d'acqua  o  al- 
meno sui  rami  superiori  del  fascio. 

Non  tralasciate  mai  di  esaminare  un  poco  da  vicino, 
quando  l'occasione  si  presenti,  qualche  rappresentante 
del  gruppo  dei  Nudibranchi.  Si  tratta  di  Molluschi 
che  a  mio  parere  non  temono  rivali  nella  fauna  di  sco- 
gliera marina  per  l'eleganza  e  la  varietà  dei  colori. 

Immaginatevi  un  corpo  lungo  pochi  millimetri  (tut- 
t'al  più  pochi  centimetri  nei  giganti  del  gruppo)  'mu- 
nito all'innanzi  di  due  paia  di  tentacoli  e  non  molto 
dissimile  nella  forma  (salvo  le  dimensioni)  dai  luma- 
coni nudi  che  vediamo  a  strisciare  sulle  pietre  o  sui 
muri  durante  le  pioggie  autunnali. 

Mi  domanderete  dove  sono  le  branchie  nude  indi- 
cate dal  nome.  In  realtà  le  appendici  del  dorso  che 
danno  la  nota  caratteristica  a  (juori   animali   si    jm)s- 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse  313 

sono  cliiamare  organi  respiratori,  inquantochè  rappre- 
sentano un  aumento  di  superfìcie  della  pelle  e  tutta  la 
pelle  adempie  alla  funzione  respiratoria,  ma  non  ri- 
sulta che  siano  organi  specializzati  per  la  respirazione 
e  non  meritano  quindi  il  nome  di  vere  branchie. 

Poche  diecine  d'anni  fa  questi  Nudibranchi  erano 
tutt' altro  che  rari  nei  dintorni  immediati  di  Genova 
e  senza  uscire  dal  porto  si  poteva  trovarne  raschiando 
le  Alghe  lungo  le  pareti  sommerse  dei  moli.  Ammon- 
tano a  ben  trentadue  le  specie  del  porto  di  Genova 
illustrate  dal  Trinchese  con  belle  tavole  a  colori  in 
una  monografia  che  vide  la  luce  dal  1887  al  1891.  Un 
lavoro  di  tal  natura  sarebbe  impossibile  nelle  condi- 
zioni odierne  del  nostro  porto  ;  i  veli  oleosi  galleggianti 
alla  superfìcie,  il  pulviscolo  di  carbone,  i  rifiuti  d'ogni 
qualità  vanno  scacciando  dalle  gettate  e  dai  fondi 
melmosi  le  ultime  vestigia  della  fauna  e  l'inquina- 
mento prodotto  dall'uomo  si  rende  sensibile  a  distanza 
sempre  più  grande  dalla  riva. 

Se  vana  è  la  speranza  di  ottenere  in  breve  volgere 
di  tempo  un  ricco  bottino  di  specie,  per  compenso 
si  può  essere  quasi  certi  di  ritrovare  una  specie  de- 
terminata quando  si  conosca  la  località  ch'essa  fre- 
quenta; così  grandi  Aeolis,  dalle  appendici  dorsali 
azzurre  o  violacee  vivono  nelle  insenature  secon- 
darie dell'ancoraggio  di  Portofino  e  nelle  giornate 
calde  e  tranquille  vengono  a  strisciare  sui  talli 
della  Dictyopteris.  Le  appendici  esili  e  cilindriche 
delle  Aeolis  diventano  appiattite  e  fogliacee  nella 
Galvina  pietà  (fig.  113),  non  troppo  rara  nei  dintorni 
di  Quarto.  Questo  Xudibranco,  lungo  al  massimo 
(lue  ceulinict ri,  h;i  il  corpo  giallognolo  e  le  ap]H'ii<li('i 
per  lo  più  chiazzato  di  verde  colla  punta  rosea. 


314 


Capitolo  decimo 


Ricercando  con  cura  tra  le  Alghe  del  litorale,  riu- 


Fig.  113. 
Un  Nudibranco  :  Galvina  pietà  Haider  e  Hanck. ,  ><  4.  Secondo 
il  Trinchese,  1871  - 1877. 


tìcirete  forse  a  scoprire  altri  tipi  ugualmente  graziosi 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse  315 

di  Nudibranclii  :  le  Amphorina  ad  appendici  dorsali 
panciute  come  anfore,  le  Doto  a  tentacoli  imitanti 
il  fiore  accartocciato  di  una  Calla  e  ad  appendici 
lobate.  Queste  propaggini  dorsali  dei  Nudibranchi  me- 
ritano ancora  qualche  parola.  Premetto  ch'esse  non 
rappresentano  soltanto  un  aumento  della  superficie 
respiratoria,  ma  debbono  pure  considerarsi  come 
un  annesso  dell'apparato  digerente,  inquantochè  ac- 
colgono nella  loro  cavità  interna  diverticoli  della 
glandola  digestiva;  del  cosidetto  fegato.  Ora  in  al- 
cune specie  (la  comune  Aeolis  papillosa  è  nel  numero) 
il  diverticolo  presenta  all'apice  e  quindi  in  corrispon- 
denza della  estremità  dell'appendice,  una  dilatazione 
piriforme  detta  tasca  a  nematoblasti.  Essa  contiene 
un  certo  numero  di  quei  microscopici  organi  urticanti 
che  abbiamo  imparato   a   conoscere  nei  Celenterati. 

Per  qualche  tempo  si  è  creduto  che  gli  Eolididi 
ed  altri  Nudibranchi  disponessero  di  queste  efficaci 
armi  difensive,  insolite  pei  Molluschi.  Oggi  sappiamo 
con  certezza  che  i  nematoblasti  non  appartengono 
già  ai  tessuti  del  Mollusco,  ma  provengono  da  colonie 
Idroidi  delle  quali  il  Mollusco  si  pasce;  i  dardi  sono 
della  vittima  e  non  del  predatore.  Fra  i  Nudibranchi 
troviamo,  oltre  ai  vegetariani  puri,  come  le  Elysia, 
molte  specie  che  adottano  la  dieta  animale.  È  d'uopo 
aggiungere  che,  stando  alle  osservazioni  del  Trinchese, 
alcuni  Eolididi,  costretti  dalla  fame,  divorano  le 
proprie  uova  e  aggrediscono  anche  individui  della 
medesima  specie  i^er  divorarli. 

1  piccoli  Nudibranchi,  sebbene  generalmente  si 
muovano  strisciando  sulle  ]>iaiite  nuirine,  possono 
anche  galleggiare  strisciuudo  a  ventre  in   alto  contro 


316  Capitolo  decivio 


la  superficie  del  liquido;  molti  avranno  osservato 
come  le  Limnee  delle  nostre  paludi  seguano  il  mede- 
simo procedimento.  Più  d'una  volta  mi  è  accaduto  di 
veder  mettere  in  pratica  dalle  AeoUs  galleggianti  un 
altro  espediente:  per  lasciare  la  superficie  e  recarsi  al 
fondo  non  aspettano  di  aver  raggiunta  la  parete  del- 
l'acquario dove  potrebbero  strisciare,  ma  filano  un  cor- 
doncino di  muco,  al  quale  si  appendono  calandosi 
lentamente  sino  al  fondo.  È  possibile  che  questa 
tecnica  dipenda  da  condizioni  fisiologiche  anormali, 
ad  ogni  modo  è  interessante  il  porla  a  confronto  con 
quella  che  in  altro  ambiente  e  con  altro  scopo  mettono 
in  pratica  i  lumaconi  quando  si  appendono  al  ramo 
durante  l'accoppiamento. 


Un  altro  incontro  è  quasi  inevitabile  per  chi  esamini 
molte  Alghe  di  scogliera,  sopratutto  nei  mesi  tempe- 
rati e  caldi:  le  Caprelle.  La  specie  più  frequente  a 
Quarto  è  la  Capretta  acantliifera  var.  grandimana 
(fig.  114).  Il  suo  corpo  è  ridotto  a  ben  misera  espres- 
sione: un  filamento  bianchiccio  lungo  pochi  millime- 
tri; Tesame  degli  arti  mostra  come  anche  queste  ap- 
pendici abbiano  subito  una  riduzione  su  vasta  scala. 
Infatti  nell'ordine  dei  (.'rostacei  Antìpodi,  al  quale  la 
Caprella  si  riferisce,  dovremmo  trovare  di  regola  sette 
paia  di  zampe  toraciche  (pereiopodi),  mentre  qui  ne 
contiamo  cinque  paia,  poiché  il  terzo  ed  il  (piarto  son 
rapprrseiitati  da  duo  nioncoiii  ap^ùatliti  ed  ovali. 
Per  (|uauto  concome  le  zampe  addominali  (il  cui   iiu- 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


31' 


mero  tipico  è  di  5  i)aia)  non  restano  che  avanzi  a 
pena  riconoscibili  ed  incapaci  di  funzione. 

L'impicciolimento  o  la  scomparsa  di  alcune  appen- 
dici non  costituiscono  adunque  una  specialità  dei 
parassiti;  intere  serie  di  animali  liberamente  viventi 
ci  mostrano  talvolta  delle  economie  su  tutta  la  linea 
che  nessuna  influenza  esterna  potrebbe  giustificare. 
Nel  caso  nostro  la  riduzione  considerevole  di  alcune 


Fig.  114. 
Anfipodo:  Caprella    aeanlhifera  Leach,  var.   grandimana 
Mayer  x  12.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 


parti  è  fino  ad  un  certo  punto  compensata  dallo  svi- 
luppo grande  di  altre.  Alludo  sopratutto  alle  robuste 
chele  o  pinze  colle  quali  terminano  le  zampe  toraciche 
del  secondo  paio  ;  nel  maschio  della  Caprella  in  parola 
queste  pinze  raggiungono  larghezza  assai  maggiore  di 
quella  del  corpo. 

Vi  esorto  ora  a  scrutare  colla  lente  qualche  fronda 
d'Alga  ove  stanno  passeggiando  le  Caprelle.  Un  po' 
di  pazienza,  e  non  tarderete  molto  a  vedere  alcune 
di  esse  fermarsi  in  atteggiamento  caratteristico.  Pun 


318  Capitolo  decimo 


tellata  sulle  ultime  paia  di  zampe  toraciche  ad  un 
ramuscolo  d'Alga,  la  Gaprella  drizza  il  suo  corpo  e 
lo  mantiene  disteso  ed  immobile  nel  vuoto;  colle  sue 
larghe  «  mani  »  protese  all'innanzi  dà  quasi  l'impres- 
sione di  un  individuo  in  atto  di  preghiera.  Del  resto 
una  tale  attitudine  non  è  nuova  a  chi  conosca  bene 
i  costumi  degli  Insetti.  Parecchi  lettori  ricordano  senza 
dubbio  la  posa  caratteristica  della  Mantide  o  Mona- 
chella dei  prati,  e  già  l'immagine  della  Mantide  si 
era  presentata  nel  1788  allo  zoologo  tedesco  A.  F* 
Miiller  quando,  in  un  suo  libro,  aveva  chiamate  le 
Caprelle  Mantes  acquaticae.  Si  direbbe  che  in  ogni 
grande  tipo  zoologico  l'organismo  disponga  di  certi 
speciali  atteggiamenti  i  quali  tendono  a  ricomparire 
qua  e  là  anche  in  gruppi  molto  lontani,  quando  si 
ripetano  certe  particolarità  nell'architettura  del  corpo. 
Dal  punto  di  vista  fisiologico  mi  sembra  evidente 
che  il  fatto  rientri  nella  stessa  categoria  di  quelli 
accennati  a  proposito  dei  Granchi  e  debba  quindi 
considerarsi  come  una  sorta  di  arresto  durante  il 
quale  certe  attività  muscolari  vengono  temporanea- 
mente inibite.  Biologicamente  parlando  può  esso  riu- 
scire vantaggioso  ?  Certo  ai  nostri  occhi  la  Caprella 
filiforme  ed  immobile,  si  distingue  a  mala  pena  dal- 
l'Alga ove  dimora,  ma  se  ciò  costituisca  una  difesa 
contro  i  nemici  naturali  del  Crostaceo  è  quistione 
più  complicata  di  quanto  a  prima  vista  non  appaia. 
Sull'argomento  dovrò  riparlare  più  tardi;  osservo  in- 
tanto che  alcune  specie  di  Caprelle  si  trattengono  di  pre- 
ferenza sulle  colonie  di  Idroidi,  nel  qual  caso  la  somi- 
glianza col  substrato  è  assai  minore  di  quanto  si  ve- 
rifichi fra  le  Alghe. 


La  vita  Jra  le  Alghe  sommerse  319 

Mentre  eravamo  intenti  a  studiare  gli  animaletti 
saliti  alla  superfìcie  del  bicchiere,  non  abbiamo  notato 
fra  le  Alghe  del  fondo,  un  vivace  rimescolio. 

Diradiamo  le  fronde  e  scopriamo  l'intruso;  quasi 
sempre  esso  è  un  Granchio  ;  e  la  specie  che  più  sovente 
ci  capita  fra  le  mani  è  il  piccolo  Acanthonyx  lunulatus 
(fig.   115).   Il  suo  cefalotorace  si  attenua  all'innanzi 


Fig.  115. 
Un  granchio  :  Acanthonyx   lunulatus  Latr. ,  grand,   naturale. 
Si  vede  una  piccola  colonia  di  Briozoi  attacata  al   rostro. 
Originale.  Quarto  dei  Mille. 


e  termina  in  un  rostro,  carattere  questo  eh' è  comune 
a  tutta  la  tribù  degli  Oxirinchi.  Il  nome  generico  di 
Acanthonyx  (da  acanthos,  spina  e  onyx,  unghia)  al- 
lude ad  un  carattere  non  privo  d'interesse  biologico. 
Non  soltanto  gli  artigli  coi  quali  terminano  le  zampe 
toraciche  sono  acuminati  e  ricurvi,  ma  sotto  al  micro- 
scopio si  rivelano  forniti  d'una  serie  di  uncinetti 
secondari.  Ciò  spiega  come  il  Granchio  posato  nel 
cavo  della  mano  si  attacchi  tenacemente  all'epider- 
mide, tanto  che  è  necessario  un  tenue  sforzo  per  distac- 
carlo, e  anche  se  rivoltiamo  la  mano,  vi  rimane  appeso. 


320  Capitolo  decimo 


Ecco  i  provvidi  ramponi  necessari  per  chi  si  affida 
ai  ramuscoli  delle  Alghe!  Una  specie  delle  stesse  di- 
mensioni, ma  meno  ben  dotata  in  fatto  di  appigli, 
non  potrebbe  certo  avventurarsi  sulle  mobili  fronde 
senza  correre  il  rischio  di  rotolare  in  basso. 

Il  nome  specifico  di  lunulatus  deriva  da  una  intac- 
catura fatta  a  mezzaluna  che  divide  il  rostro  in  due 
parti;  ma  non  tanto  c'interessa  questo  particolare 
morfologico  del  rostro,  quanto  un  corpo  estraneo  che 
qualche  volta  lo  sormonta  a  guisa  di  pennacchio;  a 
Quarto  si  tratta  per  lo  più  di  un  ramuscolo  di  Briozoo. 
Attribuisco  al  fatto  una  certa  importanza  perchè  lo 
ritengo  come  un  accenno  dell'istinto  di  mascherata 
che  giunge  a  pieno  sviluppo  in  altre  specie  della  me- 
desima famiglia  e  sopratutto  nella  Maja  verrucosa. 
Quando  raccogliete  molti  individui  di  provenienze 
differenti,  non  tardate  ad  accorgervi  come  VAcaìi- 
thonyx  tenda  ad  assumere  una  colorazione  simile  a 
quella  delle  Alghe  sulle  quali  si  arrampica;  gli  indi- 
vidui raccolti  a  Boccadasse  tra  le  Alghe  verdi  sono 
verdi  od  olivastri,  mentre  volgono  al  rossiccio  quelli 
che  vivono  sui  tratti  della  scogliera  di  Quarto  coperti, 
in  prevalenza,  di  Alghe  rosse  o  brune. 

Secondo  le  osservazioni  del  noto  oceanografo  nor- 
vegese Hjort,  questo  fenomeno  si  verifica  al  più  alto 
grado  in  un  piccolo  Granchio  del  mare  di  Sargassi, 
il  Planes  minutus,  che  può  presentare  le  più  svariate 
livree  corrispondenti  al  colore  dell'Alga  ove  ha  di- 
mora. 

Dicevo  come  la  Maja  verrucosa  ci  offra  un  classico 
esempio  dell'istinto  di  mascherata  che  appena  si 
accenna  neW Acanthonyx  e  si  sviluppa  più  o  meno 
In  altri  Oxirinchi. 


La  vita  fra  h  Alghe  sommerse 


821 


Non  è  difficile  procurarsi  qualche  Maja,  anche  a 
l^ochi  palmi  di  profondità  sotto  al  livello  marino  e 
la  statura  abbastanza  cospicua  di  questo  Granchio 
bruno  e  bitorzoluto  (può  oltrepassare  un  decimetro 
di  lunghezza)  permette   di   osservarlo   comodamente 


Fig.  116. 
Un  Granchio:  Maja  verrucosa  M.  Edw. ,   niascherata   con  Al- 
ghe :  alquanto  impiccolita.  Dal  Calman,  1911. 


in  acquario.  Le  sue  zampe  sono  piuttosto  corte;  quelle 
del  primo  paio,  assai  più  brevi  delle  altre,  portano  una 
pinza  di  colore  rossastro,  molto  sottile  nella  femmina, 
moderatamente  rigonfia  nel  maschio.  Oltre  che  ai  bi- 
sogni dell'alimentazione,  tali  pinze  servono  ad  un 
altro  scopo.  Con  esse  l'animale  strappa  dei  pezzetti 

21.   -   K.   ISSEL. 


322  Capitolo  decimo 


d'Alga  che  trova  nel  suo  cammino  e  se  li  accomoda 
sul  dorso  ove  rimangono  saldamente  attaccati,  perchè 
trattenuti  da  minutissimi  uncini  ond'è  armata,  in 
serie,  la  superficie  dorsale  del  cefalotorace. 

A  mascherata  completa  le  Maja  sembrano  dei 
veri  giardinetti  ambulanti  (ftg.  116)  e  datele  loro  mo- 
venze tarde  ed  interrotte  da  lunghi  riposi;  data  la 
predilezione  che  hanno  pel  folto  della  vegetazione 
marina,  si  capisce  come  sfuggano,  molto  sovente, 
agli  sguardi  più  attenti.  Un  fisiologo  polacco,  il  Min- 
kiewicz,  ha  eseguito  alla  stazione  zoologica  di  Villa - 
franca  di  Nizza  suggestive  esperienze  sopra  l'istinto 
della  Maja.  Egli  ripuliva  accuratamente  il  dorso  di 
alcuni  esemplari  e  li  collocava  entro  ad  acquari  fasciati 
con  carta  di  un  determinato  colore,  poi  metteva  a 
disposizione  dei  Crostacei  striscioline  di  carta  di  tinte 
assortite.  11  risultato  da  segnalare  era  questo,  che  gli 
indumenti  prescelti  per  la  mascherata  non  venivano 
raccolti  a  casaccio,  ma,  entro  certi  limiti,  le  Maja  trae- 
van  fuori  dal  mucchio  multicolore  le  striscioline  di 
tinta  corrispondente   a   quella   dell'acquario  (^). 

Non  crediate,  del  resto,  che  i  frammenti  coi  quali 
gli  Oxirinchi  si  rivestono  il  corpo  servano  soltanto 
da  maschera;  in  caso  di  fame  il  vestito  diventa 
anche  una  riserva  alimentare.  Racconta  infatti  il 
Calman  come  un  Granchio  affine  alla  Maja,  il  Ragno 
di  mare  {Stenorhynehus  longirostris),  sia  stato  veduto 
a  toglier  colle  pinze  frammenti  del  suo  rivestimento 
dorsale  e  portarli  alla  bocca. 


(*)  Recentissimi  osservatori,  come  il  Pearse  e  lo  Stevens,  non 
hanno  però  confermato  questi  risultati. 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse 


323 


Pag.  117. 
Cu  Pantopode:    Pallene  emaciata  A.  Dohrn;  maschio  veduto 
dal  dorso,  x  18.  Dal  lato  sinistro   sono   disegnate   soltanto 
le  zampe  ovigere  (o)  dal  destro  tutte  le  zampe,   eccetto  le 
ovioere.  Dal  Dohrn  A.,   1«81. 


324  Capitolo  decimo 


Per  quanto  coiieeriie  la  natura  del  materiale,  la 
Maja  non  è  davvero  molto  esigente;  si  contenta  di 
ciò  che  trova,  pezzetti  di  carta  (come  nelle  esperienze 
accennate)  fili  di  lana,  ecc.  ;  il  modo  col  quale  li  usa 
dimostra  il  carattere  automatico  dei  suoi  movimenti  ; 
perchè  in  mancanza  di  oggetti  adatti  all'uopo,  altri  ne 
raccoglie  che  non  possono  aderire  in  alcun  modo  alla 
superficie  dorsale.  Più  d'una  volta  ho  visto  le  Maja. 
ripulite  dalle  loro  Alghe  e  messe  in  acquario  a  fondo  di 
ghiaia,  compiere  ripetutamente  la  fatica  di  Sisifo: 
sollevavano  colle  pinze  i  sassolini  e  se  li  mettevano 
sulla  schiena;  naturalmente  alla  prima  movenza  bru- 
sca il  sassolino  perdeva  l'equilibrio  rotolando  al 
fondo. 

Un'ultima  occhiata,  molto  attenta  però,  al  nostro 
mazzo  di  Alghe.  Salle  fronde  delle  Alghe,  come  sulle 
colonie  di  Idroidi,  si  trovano  sempre  animalucci  lunghi 
pochi  millimetri  che  facilmente  si  sottraggono  allo 
sguardo  pel  tardo  movimento,  per  l'aspetto  fili- 
forme degli  arti  e  per  la  tinta  poco  vistosa.  Sono  i 
Pantopodi  o  Picnogonidi,  animali  di  dubbie  affinità, 
da  taluni  collocati  in  appendice  ai  Crostacei,  da  altri 
avvicinati  agli  Aracnoidi,  da  altri  ancora  considerati 
come  classe  a  parte.  Il  tronco  di  questi  Artropodi  è 
poco  sviluppato  in  confronto  di  quattro  paia  di  arti 
(ve  ne  sono  in  tutto  da  5  a  7  paia),  i  quali  accolgono 
nel  loro  interno  propaggini  dell'apparato  digerente. 
I  Pantopodi  ci  offrono  un  esempio  d'incubazione  delle 
uova  affidata  al  maschio  ;  soltanto  nel  maschio  esiste 
infatti  il  terzo  paio  di  arti,  funzionanti  da  piedi  ovigeri. 
Nel  periodo  riproduttivo  un  lungo  cordone  bianchic- 
cio, contenente  le  uova,  si  avvolge  attorno  a  queste 
appendici  e  vi  permane  fino  allo  schiudere  delle  larve. 


La  vita  fra  le  Alghe  sommerse  325 


BIBLIOGRAFIA. 

Berthold  G.,  Ueber  die  vertheilung  der  Algeri  im  Golf  von  Neapel 

nebst  einen  Verzeichnis  der  bisher  daselbst  beóbachteten  Arten. 

«  Mittheil.  a.  d.  Zoolog.  Station  zu  Neapel  »,  Bd.  3,  4  Hft., 

1881 
Calman  W.  T.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  VII). 
Delage  Y.-Herouard  e.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  IV). 
DoHRN  A.,  Die  Pantopoden  des  Golfes  von  Neapel.   Fauna  u. 

Flora  d.  Golfes  v.  Neapel,  Monogr.  3,  1881. 
Drzewina  A.-Bohn  G.,  Modifications  rapides  de  la  forme  sous 

Vinfluence  de  la  privation  d'oxygène  chez  une  Meduse  {Eleu- 

theria   dichotonia   Quatref.).  «  Comptes    Rendus  de   l'Acad. 

d.  Sciences,  tome  53,  1911.' 
Lewes  G.  H.,  Seaside  studies,  2  edit.  Edinburgh,  Blakwood,  1860. 
MlNCKiEWicz  R.,  Analyse  expérimentale  de  l'instinct  de  dégni- 

sement  chez  les  Brachyures  oxyrhynques.  «  Ardi,  de  Zoologie 

expériment.  et  géner.  »,  sér.  7,  tome  27,  Notes  et  revues, 

1907. 
Oltmans  F.,  Morphologie  und  biologie  der  Algen.  2  voi.,  Jena, 

1904-1905. 
Piccone  A.,  Prime  linee  per  una  geografia  algologica  marina. 

Genova,  Schenone,  1883. 

—  /  pesci  fitofagi  e  la  disseminazione  della  Alghe.  «  Nuovo  gior- 

nale botanico  italiano  »,  voi.  17,  aprile  1885. 

—  Ulteriori  osservazioni  intorno  agli  animali  ficofagi  ed  alla  dis- 

seminazione delle  Alghe.  «  Nuovo  giorn.  botanico  italiano  », 
voi.  19,  1887. 
Trinchese  S.,  Aeolididae  e  famiglie  affini.  Parte  I,  Bologna, 
Gamberini  e  Parmeggiani,  1877;  Parte  II,  «Meni,  della 
R.  Accad.  dei  Lincei  »,  Classe  di  Scienze  Fis.  Matem.  e  Natur., 
voi.  11,  1881. 


CAPITOLO  XI. 
Vita  della  scogrliera  sommerga 


Sommario:  Stelle  e  Ricci  di  iijare  (Asterias,  Paracenirolus).  — - 
Molluschi  Gasteropodi  {Cuprea,  Conus,  ecc.).  l'olpo  (Octo- 
pus).  —  Animali  viventi  sotto  le  pietre;  Chitoni,  Orecchie 
di  mare  (Chiton,  Haliotis)  ;  Gorgonie. 


La  fauna  delle  Alghe  sommerse,  argomento  delle 
ultime  pagine,  non  costituisce  una  comunità  biolo- 
gica ben  distinta  da  quella  illustrata  nel  presente 
capitolo.  Ma  per  distribuire  equamente  la  materia, 
dopo  aver  considerato  animali  sedentari,  striscianti, 
od  ambulanti  sulle  Alghe  (oppure  rimpiattati  tra  le 
fronde  come  le  Maja)  ve  ne  presenterò  altri  che,  pur 
frequentando  la  scogliera  algosa,  dipendono  general- 
mente in  via  meno  diretta  dalla  v^egetazione  marina. 
Di  questi  alcuni  strisciano  sulla  rupe  o  vi  si  attac- 
cano; altri  nuotano  nelle  vicinanze. 

Cominciando  da  un  metro  o  due  sotto  al  livello 
marino,  si  possono  trovare  in  abbondanza  i  Ricci  di 
mare  {Paracentrotus  lividus)  ed  anche  qualche  Stella 
di  mare:  oggetti  preziosi  d'indagine  e  dimostra- 
zione perchè  in  pochi  altri  organismi  potremo  stu- 
diare adattamenti  più  istruttivi  negli  organi  di  moto 
e  in  quelli  di  prensione  degli  alimenti. 


J'ita  della  scogliera  sommersa 


327 


Nei  dintorni  di  Genova,  come  in  tutto  il  Mediter- 
raneo, abbonda  in  ogni  stagione  la  grande  Asteria 
(Asterias  glacialis,  fig.  118),  un'  altra  specie  più  appa- 
riscente, malgrado  le  dimensioni  più  modeste,  per 
la  tinta  rosso -ranciata  uniforme  del  suo  corpo,  VEchi- 


Fig.  118. 
Stella  di  mare:  Aslerias  glacialis  L; 
turale.  Imit.  dal  Ludwig. 


circa  della  graud.  ua- 


ìtcìster  sepositiis,  si  trova  anche  più  comune  nelle  inse- 
nature tranquille  di  mare  e  si  può  raccogliere  talvolta 
in  copia  col  semplice  sussidio  di  una  canna  spaccata. 
Occupiamoci  un  poco  dell'Asteria  glaciale;  il  co- 
lore di  questo  Echinodermo  vien  descritto  come  bruno 
()  verdastro  o  rossiccio.  Ciò  vale  tuttavia  per  quegli 
esemplari    che    hanno    dimora   in    acque   superficiali. 


328  Capitolo  undicesimo 


Ne  ho  veduti  alcuni  pescati  nelle  parti  più  profonde 
della  scogliera  e  nei  fondi  a  Coralline,  che  dimostra- 
vano in  modo  molto  evidente  l'azione  della  luce  sui 
pigmenti  animali,  poiché  la  loro  tinta  generale  era  di 
un  paglierino  pallidissimo,  quasi  latteo,  e  soltanto 
l'apice  dei  tentacoli  presentava  una  delicata  sfuma- 
tura violetta. 

Le  Stelle  di  mare,  come  tutti  gli  altri  Echinodermi, 
hanno  qualche  cosa  di  profondamente  caratteristico 
che  li  allontana  da  tutti  gli  altri  gruppi  animali;  fanno 
quasi  l'impressione  di  organismi  arcaici,  relitti  di 
tempi  geologici  passati.  Ed  arcaici  sono  davvero  gli 
Echinodermi;  cominciano  a  pullulare  negli  strati 
pili  antichi  dell'era  paleozoica  e  malgrado  il  gran  nu- 
mero di  specie  comparse  nei  mari  da  quelle  epoche 
remotissime  sino  ai  tempi  attuali,  si  sono  mantenuti 
ligi  a  certi  capisaldi  della  organizzazione,  i  quali  da 
una  parte  conferiscono  al  gruppo  singolare  compat- 
tezza, dall'altra  gli  serbano  una  posizione  a  parte  nella 
serie  zoologica.  Com'è  noto,  lo  scheletro  delle  Asterie 
è  composto  di  gran  numero  di  piastrelle  solidamente 
connesse,  ma  nel  medesimo  tempo  articolate  fra  di 
loro;  dalla  parte  ventrale  corrono,  lungo  la  linea  me- 
diana delle  braccia,  cinque  solchi  dai  quali  emergono 
gli  organi  locomotori  o  pedicelli.  L'acqua  marina, 
aspirata  dall'Asteria  mediante  la  contrazione  di  spe- 
ciali vescichette  membranose,  filtra  nell'interno  del 
corpo  attraverso  i  forellini  di  una  piastra  speciale 
dello  scheletro:  la  lamina  madreporica.  Di  qui  vien 
condotta  ad  un  canale  collettore,  donde  si  distribuisce 
a  cinque  canali  radiali,  uno  per  ciascun  braccio. 
Finalmente,  per  le  sottili  diramazioni  di  questi  canali. 


Vita  della  scogliera  sommersa  329 

viene  iniettata  nei  pedicelli  e  conferisce  loro  il  turgore 
necessario  acciocché  la  j)iccola  ventosa  che  portano 
all'apice  possa  aderire  tenacemente  alla  parete  dello 
scoglio.  Osserviamo  l'Asteria  che  sale  lungo  la  parete 
di  un  acquario  :  si  vedono  i  pedicelli  staccarsi  succes- 
sivamente dal  substrato,  poi  protendersi  e  riattaccarsi 
più  avanti  nella  direzione  verso  la  quale  l'animale  è 
sollecitato  a  muoversi.  Degno  di  nota  è  la  coopera- 
zione di  tutte  le  oracela  nel  movimento:  Ciascun 
braccio  isolato  dal  corpo  è  suscettibile  di  vivere  e  di 
camminare  per  proprio  conto,  mentre  nell'Asteria 
integra  i  movimenti  sono  in  tal  guisa  coordinati  dal- 
l'azione del  sistema  nervoso  centrale  che  i  pedicelli 
assumono  posizioni  diverse  rispetto  all'asse  delle  sin- 
gole braccia,  per  orientarsi  tutti  verso  una  stessa  meta. 
E  sebbene  le  braccia  per  la  forma  e  la  struttura  siano 
tutte  equivalenti,  pure  il  Bohn  ha  osservato  che  nelle 
Asterie  adulte  soltanto  certe  braccia  vengono  di 
preferenza  dirette  all'innanzi  nella  progressione,  assu- 
mendo l'ufficio  di  braccia  direttrici;  sembra  invece 
che  tale  polarità  non  sia  ancora  comparsa  nelle  Asterie 
giovani  poiché  queste  si  valgono  indifferentemente 
di  tutte  e  cinque.  L'aderenza  dei  pedicelli  permette 
all'Asteria  di  percorrere  non  soltanto  le  pareti  verti- 
cali della  scogliera  o  dell'acquario,  ma  anche  di  spo- 
starsi lungo  volte  orizzontali  col  dorso  all'ingiù. 
Nella  sua  vita  hanno  molta  importanza  gli  stimoli 
che  si  esercitano  sulla  superfìcie  ventrale  del  corpo,  per 
cui  si  nota  una  costante  tendenza  a  mantenere  fra  que- 
sta superfìcie  ed  il  substrato  il  contatto  più  largo.  È 
istruttivo  verificare  quanto  siano  rapidi  e  relativa- 
mente svelti  i  movimenti  coi  quali  l'animale  capovolto 


330  Capitolo  undicesimo 


riesce  a  rimettersi  in  posizione  normale.  Dopo  aver 
esplorato  l'ambiente  agitando  i  pedicelli,  torce  un 
braccio  lungo  l'asse  longitudinale  e  con  l'apice  rivol- 
tato si  attacca  e  si  puntella  sul  fondo,  poi  solleva  il 
corpo  inarcando  le  braccia  e  lo  fa  ruotare  finché  di 
bel  nuovo  riposa  sul  ventre  (fig.  119).  Ho  osservato 
che  se  il  rovesciamento  si  fa  eseguire  in  una  vaschetta 
con  uno  strato  d'acqua  poco  profondo,  l'Asteria  sa 
compiere  la  rotazione  in  modo  da  non  lasciar  emergere 
dal  recipiente  alcuna  parte  del  corpo. 

Le  Asterie  presentano  all'estremità  di  ciascun  brac- 
cio un  punticino  rosso  (stigma)  interpretato  come  un 
occhio  semplicissimo,  tuttavia  la  sensibilità  alla  luce 
è  diffusa  per  tutta  la  superficie  del  corpo,  dal  momento 
che  le  Asterie  private  di  stigmi  non  si  comportano 
diversamente  dagli  individui  normali.  Le  Asterie 
della  scogliera  sogliono  ricercare  l'ombra;  altre  che 
vivono  in  fondi  scoperti  e  pianeggianti  e  non  potreb- 
bero difendersi  colla  fuga,  secondo  il  Bohn,  incurvano 
tutte  le  braccia  nel  medesimo  senso;  si  tratta  forse 
di  un  atteggiamento  destinato  a  proteggere  gli  stigmi 
dalla  luce   troppo  viva. 

Le  abitudini  eminentemente  jH-edatrici,  che  il  pro- 
fano non  sospetterebbe  in  un  animale  così  tardo  come 
l'Asteria,  son  rese  possibili  da  una  curiosa  partico- 
larità dell'apparato  digerente.  L'animale  può  estro - 
flettere  il  suo  stomaco  come  un  dito  di  guanto  ed  in- 
trodurlo con  violenza  fra  le  valve  semiaperte  di  un 
Mollusco  Lamellibranco.  Lo  stomaco  estroflesso  cir- 
conda la  preda  (cioè  le  parti  molli  del  Lamellibranco), 
la  paralizza  coi  succhi  gastrici  e  la  sugge,  poi  vien 
ritirato  nell'interno  del  corpo  e  così  ha  termine  questa 
curiosa  digestione  extra -corporea. 


Fila  della  scogliera  aommtrsa 


331 


is-ìs^ 


Fig.  119. 
Diagramma  di  uua  Asteria  rovesciata  che  si  raddrizza.  Le 
freccie  indicano  la  direzione  del  movimento.  Le  braccia 
che  si  corrispondono  nelle  due  fasi  successive  A  e  B  sono 
indicate  colle  stesse  lettere  ;  le  braccia  fissate  al  substrato 
sono  contrassegnate  da  una  croce.  Secondo  il  Cole,  1913. 


Non  soltanto  Mollusclii,   iiiu   ])criìu()    liicci  di   mure 
cadono   vittime  dell'Asteria  orlaciale. 


332  Capitolo  undicesimo 


Organi  sui  generis,  affatto  peculiari  agli  Echino- 
dermi, sono  lepedicellarie.  Nella  Stella  di  mare  tali 
appendici  sono  pressoché  sessili  e  riunite  alla  super- 
ficie dorsale  del  corpo  in  tanti  mazzetti,  ciascuno  dei 
quali  circonda  una  spina  corta  e  robusta. 

È  interessante  vedere  come  sotto  l'azione  di  un  ec- 
citamento meccanico,  per  esempio  sfregando  la  pelle 
con  una  bacchettina  di  vetro,  tanto  la  spina  quanto  il 
mazzetto  di  pedicellaria  che  la  circonda  si  erigano 
e  vengano  a  sporgere,  come  altrettanti  piccoli  globi, 
dalla  superficie  del  tegumento;  nel  tempo  stesso  le 
branche  delle  pedicellarie  chiuse  si  aprono.  Se  un  pic- 
colo animale,  passeggiando  alla  superfìcie  dell'Asteria, 
viene  a  stimolare  le  pedicellarie  aperte,  determina  al- 
l'istante un  riflesso  per  cui  le  branche  si  chiudono 
ed  attanagliano  l'intruso. 

Più  caratteristiche  sono  le  pediceUarie  (fig.  120)  del 
comune  Riccio  di  mare  {Paracentrotus  lividus),  comu- 
nissimo lungo  la  scogliera.  Prendete  un  Riccio  di  mare 
ben  vivace,  e  tenendolo  sommerso  in  una  vaschetta  di 
adequa  di  mare  esaminate  con  una  forte  lente  la  re- 
gione della  bocca.  Vedrete  uno  spettacolo  dei  più 
attraenti  :  tutta  una  selva  di  pedicellarie  che  si  muovono 
fra  gli  aculei  dondolando  sui  loro  peduncoli.  Ad  alcune 
pedicellarie  (nel  Riccio  di  mare  se  ne  descrivono 
quattro  tipi  diversi)  spetta,  secondo  gli  osservatori 
più  autorevoli,  l'ufficio  di  ripulire  dai  corpi  estranei 
la  superficie  del  corpo.  Una  funzione  velenifera  è  poi 
comune  a  tutte  le  pedicellarie,  ma  particolarmente 
sviluppata  nelle  pedicellarie  cosidette  globif  ere  dove 
la  tenaglia,  fatta  di  tre  branche  uncinate,  è  circondata 
da  vistose  glandole  del  veleno.  Ohe  si  tratti  di  tos- 


Vita  della  scogliera  sommersa 


333 


sico  molto  attivo  lo  dimostrano  le  esperienze  della 
Kyotzof:  un  estratto  di  tali  organi  che  contenga 
40   pedicellarie    per    ogni    chilogrammo    dell'animale 


Fig.  120. 
Due  Pedicellarie  del  Riccio  di  mare  comune:  Paracentrotiis 
Uvidìis  (Laniarck)  :  A,  j)edicellai"ia  della  regione  boccale 
(detta  ofiocefala)  a  grosse  pinze,  ;<  80.  Secondo  lo  Jaui- 
nies,  1904.  —  B,  pedicellaria  (detta  globifera)  in  cui  le  pinze, 
assai  esili,  sono  circondate  da  vistose  glandolo  velenifere 
(gì.).  Secondo  il  Mortensen,    1913. 


sperimentato,  uccide  un  coniglio  nello  spazio  di  due 
o  tre  minuti. 

A  differenza  delle  due  Stelle  di  mare  ricordate,  che 
hanno  distribuzione, verticale  molto  estesa,  il  Para- 
centroius  ìividus  vive  da  pochi  palmi  a  pochi  metri 


334  Capitolo  undicesimo 


di  profondità;  poggia  sul  suolo  roccioso  colla  bocca 
rivolta  in  basso  e  sebbene  il  suo  intestino  si  trovi 
spesso  pieno  di  detriti  di  varia  natura,  usufrutta  esclu- 
sivamente le  Algke  (^),  che  va  raschiando  mercè  i 
denti  durissimi  del  suo  apparato  masticatore.  Le  acque 
limpide  e  continuamente  agitate  rappresentano  una 
condizione  normale  del  suo  habitat;  ed  è  sopratutto 
per  questa  ragione  che  riesce  diffìcile  il  mantenerlo 
a  lungo  in  vita  nei  soliti  acquari  di  laboratorio. 


Poiché  siamo  nel  mondo  dei  Molluschi,  debbo  men- 
zionare, sia  pure  di  volo,  alcuni  Gasteropodi  ricono- 
scibili dalla  forma  caratteristica  delle  loro  conchiglie 
(fig.  121).  11  Conus  mediterraneus,  la  Columhellu  ru- 
stica, la  Pisania  maculosa,  per  citarne  soltanto  alcuni, 
sono  frequentissimi  ovunque  lungo  la  nostra  Kiviera 
ed  è  ben  difficile  in  tempo  di  calma  non  vederne  a 
fior  d'acqua  qualche  esemplare  vivente,  oppure  qual- 
che conchiglia  vuota,  portata  in  giro  dal  comunissimo 
Pagui'ide  Clibanarius  misanthropus,  che  facilmente 
riconoscerete  dalle  zampette  verdognole  coll'apice 
bianco  listato  longitudinalmente  di  rosso. 

I  Trochi  (fig.  122  B)  e  le  Gibbule  (fig.  121,  E)  dalla 
conchiglia  a  largo  cono,  strisciano  volentieri  all'a- 
sciutto nella  bella  stagione.  La  Cypraea  lurida  (figura 
122  A)  è  uno  dei  pochissimi  rappresentanti  mediter- 


(')  Pare  invece  che  un'altra  specie  comunissima  da  noi,  lo 
Sphaerechimis  granularis  a  spine   hianohe.   abbia   (lieta  mista. 


Vita  della  scogliera  sommersa  —   335 


Fig.  121. 
Jonchiglie   di   Molluschi   Gasteropodi   comuni    sulla    scogliera  souiiueri 

in  grand,  naturale  : 
\.,  Comift  mediUrraneus  Brug.         B,  Pisania  maculosa  Lam. 
J,  Columhella  rustica  L.         D.  Gtrithnim  rupestre  Risso. 
E,  Gibhula  iimbilicaris  L. 

Fotog.  originale.  Quarto  dei  Mille. 


Fig.  122. 
Conchiglie  di  Gasteropodi  comuni  sulla  scogliera  sommersa,  in 
grand,  naturale: 
A,  Cypraea  hirida   L.  —   B.  Monodonta  turbinata  Boru.   Fo- 
togr.  originale.  Quarto  dei  Mille. 


336  Capitolo  undicefiimo 


ranci  di  un  genere  che  ostenta  cospicue  dimensioni 
e  disegni  elegantissimi  nelle  specie  dell'Oceano  Indiano. 
A  Quarto  frequenta  gli  scogli  ad  una  certa  profondità, 
ma  non  è  difficile  raccoglierla  nelle  ore  notturne  al- 
lorché risale  a  fior  d'acqua,  forse  per  soijdisfare  i  suoi 
istinti  carnivori,  h' Euthria  cornea  (fig.  123),  altra 
specie  di  mediocre  grossezza,  abita  la  scogliera  pro- 
fonda e  la  zona  delle  Coralline. 


Fig.  123. 
Un  Gasteropodo:  Eulhria  cornea,  L.  strisciante:  grand,  natu- 
rale. Originale.  Quarto  dei  Mille. 

Per  muoversi  nella  regione  della  scogliera  sommersa 
i  Polpi  {Octopus  vulgaris,  fig.  124  0)  dispongono  di 
ima  tecnica  assai  piti  varia  di  quella  dell'Asteria. 
Quelli  che  vediamo  prendere  dai  nostri  pescatori  me- 
diante un  uncino  a  lungo  manico  sono  generalmente 
di  peso  inferiore  ai  due  chilogrammi,  ma  di  tratto  in 
tratto  se  ne  pescano  di  tre,  cinque  e  perfino  dieci  chi- 
logrammi di  peso. 

Gli  otto  tentacoli  o  braccia  che  fan  corona  al  becco 


Vita  della  scogliera  sommersa 


337 


corneo  del  Polpo  sono  armati  di  due  serie  di  ventose  ; 
negli  Eledone  o  Moscardini  le  ventose  sono  uniseriate. 
Quando  l'animale  si  muove  su  terreno  accidentato, 
le  braccia  gli  servono  per  strisciare  ed  essendo  duttili 
al  più  alto  grado  si  possono  protendere  in  ogni  direzione 


Fig.  124. 
più  noti  e  comuni  tra  i  Cefalopodi  mediterranei: 
A,  Calamaio;   Loligo  vulgaris  Lamarck.  —  B,    Sepia,   Sepia 
officinalis  L.  —  C,  Polpo;    Octopus  vulgaris   Lamark.   Se- 
condo l'Jatta,  1896. 


ed  introdurre  nelle  fessure  della  rupe.  Per  contro, 
su  terreno  pianeggiante,  il  Polpo  può  camminare  pog- 
giando sulle  braccia  ripiegate  a  voluta,  e,  se  le  circo- 
stanze lo  richiedono,  può  anche  nuotare  colla  massima 
agilità  riunendo  a  fascio  le  braccia:  l'organo  di  propul- 
sione è  in  questo  caso  l'imbuto,  dal  quale  viene 
espulsa  con  forza  l'acqua  aspirata  nella  cavità  fra 
corpo  e  mantello. 

22.   —   R.   ISSBL, 


338  Capitolo  undicesimo 


Il  mantello  che  protegge  tutto  il  corpo  del  Polpo, 
ad  eccezione  del  capo,  si  attacca  dorsalmente  al  capo 
stesso,  mentre  è  libero  dalla  parte  ventrale;  l'imbuto 
è  un  breve  tubo  conico  aderente  alla  parete  ventrale 
del  corpo,  poco  al  disotto  del  capo  e  porta  alla  base 
due  larghi  lembi  membranosi.  Ad  ogni  aspirazione 
l'acqua  penetra  largamente  nella  fessura  tra  corpo  e 
manteUo  irrigando  la  cavità  ove  sporgono  liberamente 
le  branchie.  Nel  momento  successivo,  grazie  alla  con- 
trazione di  speciali  muscoli  ed  alla  pressione  esercitata 
dall'acqua  che  riempie  la  cavità  sui  lembi  basali  dell'im- 
buto, questi  vengono  ad  applicarsi  contro  il  mantello 
in  modo  da  chiudere  completamente  la  cavità.  Al- 
lora l'acqua  non  trova  altra  via  d'uscita  che  la  stretta 
apertura  dell'imbuto  e  vien  quindi  proiettata  sotto 
forma  di  getto  violento;  il  getto  determina,  per  rea- 
zione, la  spinta  all'indietro  dell'animale.  Si  tratta  di 
un  apparecchio  idraulico  comune  a  tutti  i  Cefalopodi 
ed  affatto  peculiare;  non  serve  soltanto  alla  locomo- 
zione ma  provvede  anche  il  gas  respirabile  alle  bran- 
chie, le  quali  espandono  ad  ogni  aspirazione  le  loro  la- 
melle cutanee,  disposte,  come  le  barbe  di  una  penna, 
ai  lati  di  un  fusto  comune. 

Piccoli  Granchi  ed  altri  Crostacei  sono  pasto  favo 
rito  del  Polpo  e  non  è  a  credere  che  i  Cefalopodo  li 
riduca  in  suo  potere  col  solo  aiuto  delle  lunghe  braccia 
e  del  becco  corneo  foggiato  sul  tipo  del  pappagallo; 
il  Lobianco  ha  scoperto  che  il  Polpo  sputa  nella  camera 
branchiale  della  preda  una  secrezione  velenosa  che  si 
produce  nelle  glandole  salivari  del  secondo  paio  e  con 
tal  mezzo  riesce  a  paralizzarla.  Gli  effetti  fisiologici 
di  questo  veleno,  come  ha  osservato  il  Baglioni,  sono 


Vita  della  scogliera  sommersa  339 

affatto  simili  a  quelli  provocati  da  certi  composti  fe- 
nolici. 

Col  progresso  delle  nostre  cognizioni  sulla  fauna 
marina  gli  avvelenatori  diventano  dunque  più  nume- 
rosi di  quanto  fosse  lecito  supporre. 

La  conoscenza  dei  Pesci  marini  è  importantissima, 
sia  dal  punto  di  vista  pratico,  sia  perchè  la  grandis- 
sima maggioranza  dei  Vertebrati  marini  è  costituita 
dai  Pesci.  Infatti  i  Eettili  marini  del  Mediterraneo 
(Testuggini)  si  possono  chiamare  rarità,  mentre  i  Mam- 
miferi adattati  alla  vita  d'acqua  salsa  (Cetacei,  Pin- 
nipedi  o  Foche)  sono  complessivamente  limitati  ad 
un  numero  esiguo  di  specie. 

1  Pesci  della  scogliera  sommersa  merifano  una  vi- 
sita speciale.  Non  potrei  certo  raccontare  le  vicende 
di  tutte  le  specie  che  vengono  a  pascolare  fra  le  Alghe 
sommerse;  l'indole  del  libro  non  lo  consentirebbe  e 
poi,  malgrado  le  indagini  del  Lobianco  e  di  altri 
appassionati  ricercatori  della  fauna  mediterranea,  la 
vita  ed  i  costumi  di  molte  specie  anche  volgari  non 
ci  son  noti  che  a  grandi  linee  od  a  frammenti.  Con- 
viene aver  pazienza  sino  a  che  le  indagini  talasso- 
grafiche siano  più  complete  e  la  fotografìa,  colla  ci- 
nematografia sottomarina  passi,  dallo  stadio  di  espe- 
rimento fortunato  a  quello  di  metodo  corrente  di 
indagine. 

Per  mezzo  di  un  retino  a  mano  si  può  catturare  fra 
gli  scogli  qualche  esemplare  di  Bavosa  crestata  {Blen- 
nius  pavo  Risso,  fig.  125);  è  un  pesciolino  lungo  un 
decimetro  o  poco  più,  con  una  pinna  dorsale  che  va 
dalla  estremità  posteriore  del  capo  sino  alla  coda;  il 
suo  colore  è  olivastro  con  una  macchia  rotonda  alla 


340 


Capitolo  undicesimo 


base  del  capo  e  alcune  fasce  trasversali  più  scure  sul 
tronco;  macchia  e  fasce  hanno  un  orlo  di  colore  az- 
zurro, che  nella  stagione  degli  amori  diventa  piti  vi- 
vace ed  acquista  uno  splendore  metallico.  Il  capo,  di 
forma  molto  ottusa,  è  sormontato,  nel  maschio,  da  una 


Fig.  125. 

Jilennius  pavo  Risso,  appoggiato  al  sasso  colle  pinne  ventrali: 

metà  della  grand,  naturale.  Originale,  Quarto  dei  Mille. 


cresta  adiposa  di  color  giallo;  ecco  un  bell'esempio 
di  quei  caratteri  che  vengono  detti  sessuali  secon- 
dari perchè  senza  far  parte  degli  organi  riproduttori, 
compariscono  come  appannaggio  di  un  sesso.  11 
corpo  non  ha  squame  ed  è  protetto  da  un'abbondante 
secrezione  mucosa,  al  pari  di  quanto  si  verifica  nelle 
Anguille. 

Questa  piccola  Bavosa  si  alleva  molto  bene  in  pri- 


Vita  della  scogliera  sommersa  341 

gioiiia  e  manifesta  abitudini  piuttosto  sedentarie. 
Altri  pesciolini,  piìi  agili  nuotatori,  imparano  molto 
presto  a  scendere  obliquamente  dall'alto  per  ghermire 
il  cibo  che  si  depone  sul  fondo  dell'acquario  entro 
ad  una  vaschetta  di  vetro.  Il  Blennius  continua  per 
molto  tempo  a  battere  colla  testa  contro  le  pareti  della 
vaschetta.  Più  tardi  impara  a  sollevarsi  fino  al  mar- 
gine di  questa,  ma  non  è  capace  di  abboccare  il  cibo 
guizzando,  e,  per  afferrare  il  boccone  sente  il  bisogno 
di  adagiarsi  nella  vaschetta,  scompigliando  e  spargendo 
all'intorno  tutto  il  contenuto 

Un  pesce  bentonico  per  eccellenza  si  dimostra 
anche  pel  modo  col  quale  si  comporta  fra  i  sassi  e  le 
sporgenze  della  scogliera;  una  delle  sue  posizioni  pre- 
ferite è  di  stare  appoggiato  in  posizione  obliqua;  tal- 
volta quasi  verticale  al  substrato  roccioso,  puntel- 
landosi sulle  pinne  ventrali  che  sono  sottili,  ma  robuste. 

I  costumi  dei  Blennii  meritano  la  i>iìi  viva  atten- 
zione. Poco  potrei  raccontare  sulla  riproduzione  del 
Blennius  pavo;  ma  una  serie  di  fatti  notevoli  ci  è  stata 
narrata  dal  Guitel  a  proposito  di  specie  affini.  Cosi 
la  femmina  del  Blennius  Montagui,  voltandosi  col 
ventre  in  alto,  attacca  le  sue  uova  alla  superficie  infe- 
riore di  qualche  pietra  sommersa,  e  il  maschio  le  vigila 
nel  modo  pivi  fedele.  Non  soltanto  esso  agita  di  con- 
tinuo le  pinne  per  rùinovare  la  corrènte  d'aria  indi- 
si>ensabile  alla  respirazione  degli  embrioni,  ma-  si  af- 
fretta a  rimuovere  colla  bocca  qualsiasi  corpo  estraneo 
che  venga  a  posarsi  alla  superficie  delle  uova.  Piccoli 
Blennius,  riferibili  a  specie  numerose,  abbondano  fra 
la  scogliora  ligure  (come  risulta  dairrlenco  che  ne 
si  CSC   il    Miicigueirii),   e  al  pari   delle  specie  studiale 


342  Capitolo  undicesimo 


dal  Guitel  fornirebbero  al  biologo  ed  allo  psicologo 
soggetti  attraenti  d'indagine. 

Questo  adattamento  alla  vita  di  fondo  che  già  si 
osserva  nel  Blennius  giunge  a  ben  altro  sviluppo  e 
perfezione  nel  Periophtalmus  kohlreuteri  del  Mar 
Rosso,  che  appartiene  ad  una  famiglia  vicina  (Gobiidi) 
e  che  per  inseguire  la  preda  esce  dall'acqua  e  saltella 
sulla  spiaggia  poggiando  sulla  base,  all'uopo  modi- 
ficata, delle  pinne  pettorali.  La  relazione  col  fondo  com- 
patto s'imprime  in  modo  ben  diverso  sopra  due  altri 
Pesci  nostrani:  alludo  al  Gobius  paganellus,  grosso 
Ghiozzo  dalle  tinte  fosche  grigie  o  nerastre,  le  cui 
pinne  ventrali  son  fra  loro  saldate  in  modo  da  formare 
una  piccola  coppa.  Di  questa  coppa  si  servono  i 
Ghiozzi  come  di  una  ventosa  per  aderire  alle  superfìci 
solide  che  incontra  sul  suo  cammino. 

Più  radicalmente  modificato  apparisce  un  altro 
pesciolino,  il  Lepadogaster  Gouani  (fig.  126),  che  in- 
sieme "ad  altri  congeneri  non  è  raro  lungo  le  coste  li- 
guri. L'apparato  adesivo  è  in  questo  caso  una  vera 
ventosa  ed  alla  sua  formazione  prendono  parte  tanto  le 
pinne  pettorali,  quanto  le  ventrali;  ne  risultano  due 
coppe  situate  l'una  dietro  l'altra.  Quando  il  Lepado- 
gaster si  attacca  al  vetro  od  allo  scoglio  non  è  sempre 
facile  impresa  il  distaccarne,  col  solo  aiuto  delle  dita, 
quel  corpo  viscido  e  nudo. 

Relazioni  meno  intime  colla  scogliera  manifestano 
alcune  specie  conformi,  nell'architettura  del  corpo,  al 
tipo  comune  di  Pesce  nuotatore. 

Fra  queste  si  trovano  alcune  delle  piii  graziose  e 
variopinte  dei  nostri  mari,  conic  itlcuiii  Scrriiiidi 
{Serranuts  cahrilla  e  Herranufi  acriba)  e  Labridi    {Julia 


Vita  della  scogliera  sommersa 


343 


vulgaris,  Julis  pavo).  Facile  preda  anche  ai  dilettanti 
meno  esperti,  i  Serrani  abboccano  voracemente  al- 
l'esca meno  prelibata  che  si  cali  in  mare  coli' amo,  a 
pochi  metri  di  profondità.  Il  Serranus  cahrilla  è  gial- 
lognolo con  otto  fasce  trasversali  rossicce  o  brune; 


Fig.  126. 
Lepadogasler  Gouani  Lac. ,  in  grand,   naturale:   A,   l'animale 
di  fianco  attaccato  allo  scoglio.  —  B,  capo  dello  stesso,  ve- 
duto dall'alto.  Originale,  Quarto  dei  Mille. 


livrea  più  elegante  riveste  il  congenere  Serranus 
scriba  (fig.  127),  che  oltre  alle  fasce  nerastre  porta  sul 
capo  quei  delicati  disegni  azzurri  listati  di  nero,  donde 
ha  tratto  il  nome.  Dal  punto  di  vista  anatomico, 
i  Serrani  sono  notevoli  pel  fatto,  assai  raro  tra  i  Pesci, 
di  riunire  i  due  sessi  sopra  il  medesimo  individuo.  Per 
quanto  concerne  la  biologia,  ricordo  un'asserzione  di 
pescatori  alla  quale  non  prestavo  fede  prima  di  averla 
più  di  una  volta  verificata  coi  miei  propri  occhi.  Molto 
spesso  un  Serrano  se  ne  sta  in  sentinella  dinnanzi  alla 
buca  od  alla  fessura  abitata  dal  Polpo,  librandosi  sulle 


344 


Capitolo  undicesimo 


natatoie.  È  probabile  che  si  tratti  di  una  associazione 


nella  sua  forma  meno  intima;  forse  di  una  simbiosi 


Vita  della  scogliera  sommersa  345 

iniziale  e  che  le  relazioni  fra  i  due  «  amici  »  si  riducano 
semplicemente  a  ciò,  che  il  Serrano  si  giova  degli 
avanzi  di  Crostacei  consumati  dal  Mollusco  e  fluttuanti 
presso  alla  tana  di  quest'ultimo.  Ad  ogni  modo  questa 
relazione  sarebbe  meritevole  di  speciale  indagine. 

E  le  Donzelle  ?  Per  la  loro  smagliante  livrea  ove  il 
ranciato  contrasta  coli' azzurro  e  col  bruno  e  il  rosso 
col  verde  sono  vere  gemme  della  nostra  fauna  ittio- 
logica; VIulis  vulgaris  si  distingue  per  una  fascia 
laterale  ranciata  a  zig-zag,  mentre  la  lulis  pavo  porta, 
nella  stessa  posizione,  una  fascia  diritta  rossa. 

Studiando  i  loro  costumi  si  capisce  facilmente  come 
nuotino  nello  stesso  branco  coi  Serrani  senza  entrare 
in  competizione  per  gli  alimenti.  Difatti,  esaminando 
il  contenuto  intestinale  di  molti  esemplari,  ho  veduto 
che  i  Serrani  si  cibano  preferibilmente  di  Crostacei, 
come  piccoli  Paguridi  e  Gamberetti,  mentre  le  lulis, 
che  hanno  i  denti  più  ottusi  e  piii  robusti,  fan  preda 
di  piccoli  Molluschi  Gasteropodi,  (Marginelle,  Rissoe, 
piccole  Nassa),  di  cui  stritolano  i  gusci. 

Un  pesciolino  bruno  con  riflessi  dorati,  dalla  lunga 
coda  falcata,  nuota  spesso  nelle  insenature  tranquille 
della  scogliera  insieme  ai  Serrani:  è  la  Castagnola 
(Heliases  chromis  L.,  famiglia  dei  Pomacentridi ) ; 
l'adulto  è  bruno  con  riflessi  dorati,  mentre  i  giovani, 
che  di  luglio  sogliono  nuotare  in  branchi  numerosi 
a  pochi  palmi  di  profondità,  si  distinguono  pei  loro 
riflessi,  di  un  azzurro  lapislazzuli  dei  piìi  intensi. 


346  Capitolo  undicesimo 


Certi  animali  marini  hanno  esigenze  particolari  e 
rigorosamente  circoscritte  in  fatto  di  abitazione,  e 
considerati  sotto  questo  punto  di  vista  meritano  un 
posto  a  parte  nella  fauna  di  scogliera.  Vi  sono,  per 
esempio,  Molluschi  appartenenti  all'ordine  degli  Anfì- 
neuri  di  cui  non  riuscite  a  scoprire  un  solo  individuo 
se  non  lo  andate  a  cercare  alla  parte  inferiore  dei 
sassi;  i  conchigliologi  sanno  che  una  raccolta  abbon- 
dante di  Chiton  litorali  è  tutta  questione  di  forza 
muscolare  che  vien  prodigata  rivoltando  le  grosse 
pietre  dei  bassifondi. 

Il  Chiton  (dal  greco  ;ttr6Jv,  tunica,  guscio)  hanno 
una  conchiglia  fatta  come  uno  scudetto  ellittico  e 
convesso,  decomponibile  in  otto  piastrelle  articolate. 
Le  specie  mediterranee  del  genere  non  superano,  in 
lunghezza,  i  tre  cm.  Il  Mollusco  sta  attaccato  alla  roc- 
cia col  dorso  all'ingiìi  per  mezzo  del  suo  piede  musco- 
loso. Il  profano  lo  osserva  aspettando  che  qualche  parte 
del  corpo  venga  a  far  capolino  fuori  della  conchiglia, 
ma  ciò  non  avviene  perchè  il  guscio  nasconde  e  protegge 
ogni  cosa.  Infatti  questi  Molluschi  primitivi,  che  nel 
poco  sviluppo  e  nella  simmetria  del  sistema  nervoso 
conservano  qualche  cosa  che  li  avvicina  a  certi  gruppi 
di  Vermi,  non  hanno  un  capo  ben  distinto:  la  parte 
corrispondente  al  capo  si  riduce  ad  un  breve  rostro 
solcato  da  una  fessura  :  la  bocca  ;  gli  occhi  ed  i  tentacoli 
fanno  completamente  difetto.  Tuttavia  si  trovano 
disseminati  alla  superficie  della  conchiglia  organi  di 
senso   molto  semjjlici  che  presiedono   probabilmente 


Fita  della  scogliera  sommersa 


347 


ad  una  sensibilità  generale  rispetto  alle  variazioni 
dell'ambiente  esterno.  E  giova  qui  ricordare  come  in 
alcuni  Chitonidi  tropicali  questi  sensilli  appariscano 
specializzati  e  si  trasformino  in  veri  occhi.  Si  tratta 


Fig.  128. 
Conchiglie  di  JIuHolis:  A,  Haliotis  iuherculala  L.  —  B,  ffalio- 
tis  lamellosa  Lamk.  Fotog.   originale,   Villafranca. 


del  resto  di  occhi  assai  semplici,  un  gruppo  di  cellule 
retiniche,  (elementi  sensibili  alla  luce),  circondato  da 
un  involucro  isolante  di  pigmento  nero  e  sormontate 
da  un  corpo  diafano  che  funziona  da  lente. 


348  Capitolo   undicesimo 


In  vari  punti  del  Mediterraneo,  le  Riviere  Liguri 
non  escluse,  allignano  i  Gasteropodi  conosciuti  sotto 
il  nome  di  Orecchie  di  mare  {Haliotis  tiiber culata,  fi- 
gura 128  J^,  Haliotis  lamellosa,  fig.  128  B),  che  mani- 
festano abitudini  poco  diverse  da  quelle  dei  Ghiton  e  al 
pari  di  questi  si  rinvengono  di  frequente  sotto  alle  pie- 
tre sommerse.  Rimanere  a  lungo  coi  margini  della  con- 
chiglia aderenti  allo  scoglio  impedirebbe  le  necessarie 
comunicazioni  fra  l'animale  e  l'ambiente  esterno; 
a  stabilirle  provvede  una  serie  di  fori  allineati  lungo 
i  margini  della  conchiglia,  che  lasciano  libero  adito 
all'acqua  marina.  Il  mantello,  la  vasta  piega  cutanea 
che  avvolge  il  corpo  del  Mollusco,  presenta  una  lunga 
fessura,  i  cui  margini  si  mantengono  combacianti 
nei  tratti  sottoposti  agli  intervalli  tra  un  foro  e  l'altro, 
mentre  stanno  divaricati  in  corrispondenza  dei  fori 
stessi  e  li  attraversano  con  tre  sottili  appendici,  molto 
sensibili  al  tatto. 

Le  cicatrici  che  continuano,  verso  l'apice,  la  serie 
delle  aperture,  sono  antichi  fori  otturati  da  secrezione 
calcarea.  Nella  giovanissima  Haliotis  il  primo  foro  si 
forma  come  un  intaglio  del  margine,  poi,  per  accresci- 
mento che  si  produce  lungo  l'intero  margine,  la  fes- 
sura si  trasforma  in  foro  ;  nello  stesso  modo  si  for- 
mano gli  intagli,  e  quindi  i  fori  successivi;  all'ultimo 
formato  corrisponde  l'apertura  anale. 

Finalmente,  se  volete  farvi  una  idea  di  organismi 
sessili  che  vivono  solidamente  impiantati  sulla  roccia, 
dovete  esplorare  le  acque  limpide  e  tranquille  nei 
tratti  dove  la  scogliera  sommersa  discende  con  pendio 
molto  rapido.  Nei  dintorni  di  Portofino  scoprirete 
faoilineiitc,    u   una   (liccina  di    metri   di  ])rof<»ii(lità   ed 


Vita  della  scogliera  sommersa  349 


ciucile  meno,  le  colonie  della  Gorgonia  verrucosa.  Sono 
alberetti  a  fusto  sottile  riccamente  ramificato,  costi- 
tuiti da  sostanza  cornea,  che  acquista  maggiore  rigi- 
dità per  la  presenza  di  corpuscoli  calcarei  (detti  scle- 
riti) disseminati  nel  suo  interno.  I  polipi  disseminati 
lungo  i  rami  sono,  come  quelli  del  Corallo,  forniti  di 
otto  tentacoli  piumosi. 


BIBLIOGRAFIA. 

Baglioni  S.,  Sull'azione  fisiologica  del  veleno    dei  Cefalopodi. 

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(Firenze,  1908),  Roma,  1909. 
BoHN  G,,  Introduction  à  la  psychologie  des  anbnaux  à  symmeirie 

rayonnée,  Mém.  2,  Les  essais  et  les  erreurs  chez  les  Etoiles 

de  mer  et  les  Ophiures.  «  Bull,  de  l'Inst.  génér.  Psycholog.  », 

année  8,  1908. 
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Lang  a.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  IX). 
Lo  Bianco  S.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.  ,cap.  IV). 
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d.  Zoolog.  Station  zu  Neapel  »,  Bd.  7,  Hft.  1,  1886-1887. 
Verany  G.  B.,  Mollusques  méditerranéens:  I.  Céphalopodes  de 

la  Mediterranée.   Génes,   1851. 


CAPITOLO  XII. 

La  vita  sui  fondi  a  Coralline 
e  sui  fondi  melmosi 


SomjVIArio:  Fondo  a  Coralline;  caratteri  generali;  Spugne  {Axi- 
nella),  Briozoi  (Myriozoum,  Retepora),  Anellidi  (Protula 
Eunice),  Echinodermi  {Echinits,  Spatangus,Astropecten,  ecc). 
—  Molluschi  {Saxicava,  Pecten,  CerUhium,  Aporrhais,  Fu- 
sxLS,  Murex,  ecc.),  —  Crostacei  (Larribrus,  ecc.) — Tunicati 
Cynthia,  ecc.).  Pesci  {Scylliorhinus).  —  Fondo  melmoso: 
caratteri  generali  ;  Celenterati  (-4  Zci/omwm,  Pennaiula,  Ca- 
riophyllia).  - —  Echinodermi  {Ophioglypha,  Stichopus,  Mol- 
luschi {Turritella,  Cassidaria,  Dentalium,  Avicula,  Isocar- 
dia).  —  Crostacei  (Squilla,  Penaeus,  Dromia),  —  Tunicati 
(Phallusia).  —  Pesci  (Torpedo,  Raja,  Peristedion,  Lophius, 
Centriscus,  Argentina,  ecc.). 


Una  ricchezza  non  comune  di  vita  distingue  il  fondo 
a  Coralline  che  fa  seguito  alla  scogliera  sommersa. 
La  luce  penetra  in  questo  fondo  considerevolmente 
attenuata,  per  cui  la  varietà  delle  Alghe  scema  gran- 
demente in  confronto  a  quella  che  domina  negli  oriz- 
zonti superiori.  Il  minor  numero  di  superstiti  è  for- 
nito dalle  Alghe  verdi,  delle  quali  tuttavia  si  raccoglie 
ancora  qualche  rappresentante.  Predominano  invece 
le  Rodoficee  e  tra  queste  hanno  sviluppo  enorme  le 
Coralline    {Lytìtophillum,   Lyiìwthamnion,    Melobeiia), 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  351 

che  sogliono  rivestire  e  saldare  insieme  con  una  sorta 
di  cemento  ruvido  e  compatto  i  detriti  di  roccia  pro- 
venienti dal  disfacimento  della  scogliera,  innumere- 
voli resti  animali  e  spesso  anclie  frammenti  di  scoria 
lasciati  cadere  dai  piroscafi. 

Questo  fondo  a  concrezioni  (fìg.  130),  che  assume 
tinte  per  lo  più  biancastre,  ma  spesso  anche  rosee  o 
violacee,  è  conosciuto  dai  pescatori  liguri  sotto  il 
nome  di  crena  o  di  zina. 

Bisogna  notare  anzitutto  che  tali  concrezioni,  per 
la  loro  superficie  ronchiosa;  per  le  cavità  ed  i  meati 
che  si  aprono  nella  loro  massa,  costituiscono  un 
ambiente  oltremodo  favorevole  a  molti  Inverte- 
brati; sopratutto  a  quelle  specie  che  possono  facil- 
mente insinuarsi  ed  annidarsi  in  piccoli  spazi.  D'altra 
parte  l'agitazione  delle  onde  non  si  propaga,  se  non 
molto  attenuata,  ai  fondi  coralligeni,  e  lascia  vivere 
un  certo  numero  di  organismi  sessili,  anche  se  delicati 
e  privi  di  quegli  speciali  adattamenti  che  abbiamo 
testé  conosciuti  nelle  zone  superiori. 

Un  colpo  fortunato  di  gangano  fa  subito  intravedere 
i  caratteri  generali  di  questa  fauna;  si  tratta  general- 
mente di  specie  più  grandi  delle  loro  afiB.ni  viventi 
in  acque  meno  profonde  e  per  quanto  concerne  i  co- 
lori le  varie  gradazioni  del  rosso  e  del  bruno  comin- 
ciano ad  acquistare  predominio  sulle  altre  tinte. 

Se  fra  le  concrezioni  di  Coralline  la  fisionomia  gene- 
rale della  vita  ha  un  carattere  suo  proprio,  non  è 
a  credere  che  tutte  le  specie  siano  peculiari  a  questo 
tipo  di  fondo.  Alcune  frequentano  indifferentemente 
la  scogliera  sommersa,  anche  a  pochi  metri  di  profon- 
dità, altri  si  ritrovano  pure  nelle  sabbie  e  nei  detriti. 


352 


Capitolo  dodicesimo 


Vi  abbondano  le  Spugne  o  Poriferi;  fra  le  più  co- 
muni in  Liguiia  ci- 
terò le  Axinella  (fi- 
gura 129),  che  eri- 
gono le  loro  costru- 
zioni fibrose  in  for- 
ma di  cilindri  sot- 
tili, lunghi  anche 
qualche  decimetro 
ed  a  colori  gene- 
ralmente vivaci.  1 
larghi  fori  che  si 
aprono  alla  super- 
ficie sono  gli  oscu- 
li; servono  come 
vie  di  uscita  all'ac- 
qua che,  penetrata 
nel  sistema  di  ca- 
vità interne  per  un 
complesso  di  aper- 
ture minori  (pori 
inalanti),  vi  ha 
recato  l' ossigeno 
necessario  alla  re- 
spirazione e  le  par- 
ticelle nutritive  di 
culla  Spugna  si  nu- 
tre. 

Le     colonie      di 
Briozoi  sono  carat- 
teristiche di  questi 
pendii  e  li  ricoprono  talvolta  per  notevoli  estensioni, 


Pig.  129. 
Spugna:    Axinella  faveolaria    Ndo,  V3 
della  grand,  naturale.  Secondo  l'Ac- 
quarium  Neapol. 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  353 


tantoché  i  fondi  a  Coralline  meriterebbero  anche  il 
nome  di  fondi  a  Briozoi. 

La  Betepora  cellulosa  (fig.    130)  innalza  le  sue  co- 
struzioni calcaree  simili  a  trine  accartocciate;  altre 


Fig.  130. 
Frammento  di  fondo  a  Coralline:  ^/^  delia  grand,  naturale,  A 
sinistra  una  colonia  di  Briozoi  (Betepora  cellulosa  Cavol.) 
e  un  i)iccolo  Granchio  {Pihimmis);  a  destra  un'altra  colonia 
di  Briozoi  (Myriozoum  triincalnm  Donati).  Fotogr.  origi- 
nale. Quarto  dei  Mille. 


specie  sviluppano  le  loro  colonie  sotto  forma  di  arbo- 
rescenze.  Così  procede  il  Myriozoum  truncatum  Do- 
nati, che  per  la  tinta  rossa  ricorda  il  Corallo,  sebbene 
la  sua  natura  di  Briozoo  venga  tradita  dai  rami  re- 
golarmente dicotomici  e  dalla  disposizione  dei  forel- 
lini  che  si  aprono  alla  superfìcie;  le  logge  dei  singoli 
23.  -  R.  IssEL. 


354  Capitolo  dodicesimo 


individui.  Le  colonie  morte  e  i  detriti  di  varia  gi-os- 
sezza  che  sempre  abbondano  nel  contenuto  delle  reti 
tratte  in  questi  fondi,  provengono  da  una  ricca  fauna 
di  Briozoi. 

I  Vermi  pullulano  negli  anfratti  del  fondo  concre- 
zionato.  Sono  piccoli  Nemertini  dal  corpo  cilindrico 
non  segmentato  e  armato  di  proboscide;  sono  Turbel- 
larì  appiattiti  come  foglie,  spesso  vivacemente  colo- 
rati; sono  Anellidi  erranti  dal  capo  ornato  di  cirri, 
dal  corpo  di  grandezza  e  colori  svariati;  accanto  alle 
forme  più  vistose  delle  Eunice  (dove  le  appendici 
o  par  apodi,  appaiati  ad  ogni  segmento  del  corpo, 
sono  munite  di  setole  e  di  brevi  cirri),  altre  piìi  minute 
strisciano  serpeggiando  e  s'insinuano  nei  meati  piìi 
sottili.  I  tubi  calcarei  degli  Anellidi  sedentari  contri- 
buiscono largamente  a  cementare  il  fondo.  Fra  i  più 
grandi  bisogna  citare  quelli  delle  I* rotula,  dalla  cui 
apertura  l'animale  emette  un  ciuffo  di  tentacoli  color 
rosso  cremisi. 

E  gli  Echinodermi  ?  Certo  sono  assai  più  variati 
di  quelli  della  scogliera.  11  comune  Riccio  di  mare  ha 
ceduto  il  campo  ad  altre  specie  più  vistose.  Ricorderò 
lo  Sphaerechinus  granular is  a  spine  brevi  aventi  la 
base  violetta  e  l'apice  bianco,  e  VEchinus  acutus,  al- 
quanto allungato  secondo  l'asse  principale  del  corpo, 
cogli  aculei  di  un  bel  giallo  alla  base,  rosso  violacei 
alla  estremità.  Accanto  agli  Echinoidi  cosidetti  re- 
golari si  cominciano  qui  a  trovare  anche  gli  irregolari, 
che  hanno  il  corpo  appiattito  anziché  globoso  e  le 
cinque  zone  ambulacrali  riunite  sulla  faccia  superiore, 
ove  disegnano  il  contorno  di  un  fiore  a  cinque  petali. 
In  una  specie  che  si  rinviene  sui  banchi  coralligeni 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  355 

di  Quinto:  lo  Spafdiigu.s  inermis,i\  guscio  è  unifor- 
memente coperto  di  setole,  mentre  le  vere  spine,  molto 
allungate  e  di  colore  violetto  son  tutte  riunite  in  due 
piccoli  gruppi.  Attaccata  a  queste  spine  ho  trovato 
qualche  volta  una  piccola  specie  di  Mollusco  I^amel- 
libranco:  la  Lasaea  rubra. 

Fra  le  Stelle  di  mare  compariscono  gli  Astropecten, 
che  dalle  Asterie  si  distinguono  specialmente  per  la 
mancanza  di  apertura  anale  e  per  le  due  serie  di 
brevi  e  forti  aculei  che  armano  il  margine  di  ciascun 
braccio.  La  specie  più  vistosa  è  V Astropecten  auran- 
tiaciis,  che  misura  fino  a  40  cm.  d'apertura  ed  ha  la 
superficie  dorsale  di  un  bel  colore  ranciato -bruno 
con  un  poco  d'azzurro  nel  centro.  La  locomozione 
degli  Astropecten  differisce  alquanto  da  quella  del- 
l'Asteria; si  può  dire  che  V Astropecten,  anziché  stri- 
sciare mediante  l'adesione  delle  piccole  ventose  in 
cui  terminano  i  pedicelli,  si  muova  camminando.  In- 
fatti suole  innalzare  il  corpo,  facendo  leva  sui  pedi- 
celli distesi,  poi,  con  rapida  flessione,  piega  tutti  i 
pedicelli  contemporaneamente  nello  stesso  senso,  spo- 
stando così  il  corpo  in  direzione  determinata.  Cam- 
biando il  senso  di  flessione  dei  pedicelli,  può  mutare 
anche  la  direzione  del  movimento,  senza  che  il  corpo 
modifichi,  ruotando,  la  propria  orientazione. 

1  Molluschi  dei  fondi  coralligeni  sono  legione  ed  hanno 
una  parte  importantissima  nel  conferire  alla  fauna  la 
sua  particolare  fisionomia.  Il  gangano  e  la  draga  trag- 
gono sempre  alla  luce  una  quantità  di  conchiglie 
in  parte  viventi  in  parte  vuote  ;  quelle  di  Gasteropodi 
vengono  in  gran  parte  requisite  dai  Paguridi.  Le  bi- 
valvi, quando  sono  molto  vecchie,  div^engono  talvolta 


356  Capitolo  dodicesimo 


irriconoscibili  per  le  abbondanti  concrezioni  che  vi  si 
depositano  e  per  gli  organismi  sessili  (Briozoi,  Anellidi 
sedentari  ecc.)  ai  quali  servono  di  sostegno.  Secondo 
le  osservazioni  fatte  dal  Pruvot  nel  Golfo  del  Lione, 
le  conchiglie  morte  dei  fondi  marini  appartengono 
talvolta  a  specie  divenute  rarissime  o  addirittura 
estinte  nel  Mediterraneo,  e  debbono  quindi  conside- 
rarsi come  veri    fossili. 

Fra  i  Molluschi  lamellibranchi  la  specie  piii  grande 
e  più  ornamentale  è  senza  dubbio  il  Pettine  da  pelle- 
grino; Pecten  (Vola)  jacohaeus  Li.  (fìg.  131),  che  tutti 
conoscono  per  le  grandi  valve,  elegantemente  costu- 
late  e  solcate  in  senso  radiale.  Molti  però  ignorano 
quale  importanza  abbia  la  notevole  differenza  di  cur- 
vatura che  si  nota  fra  una  valva  e  l'altra;  ce  ne  ren- 
diamo subito  conto  se  osserviamo  il  Pecten  vivente 
in  un  acquario:  la  valva  destra,  che  è  fortemente  con- 
vessa, poggia  sempre  sul  fondo,  mentre  la  sinistra 
volge  in  alto  la  sua  leggera  concavità.  In  posizione 
di  riposo,  le  valve  stanno  socchiuse  e  dalla  fessura 
fuoresce  il  lembo,  elegantemente  frangiato,  del  man- 
tello lungo  il  quale  si  scorge  una  serie  di  macchioline 
nere.  Questi  punticini  non  sono  altro  che  piccoli 
occhi  poco  meno  complicati,  nella  loro  architettura, 
dell'occhio  di  un  Cefalopodo  o  di  un  Vertebrato.  Anzi, 
un  particolare  di  struttura  nella  retina  li  avvicina 
piuttosto  all'occhio  dei  Vertebrati  che  non  a  quello 
dei  Cefalopodi:  nei  Vertebrati  e  nel  Pecten  i  bastoncini 
retinici  si  trovano  nello  strato  della  retina  che  guarda 
verso  l'interno  del  corpo  ed  è  quindi  più  lontano  dalla 
sorgente  luminosa,  mentre  i  bastoncini  retinici  dei 
Cefalopodi  si  trovano  nello  strato  esterno,  rivolto  verso 
la  luce. 


La  vita  sai  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  357 

Uno  spettacolo  inatteso  ci  si  offre  se,  preso  un 
Pecten  in  buone  condizioni  fisiologiche,  lo  poniamo  a 
giacere  sulla  valva  piana  anziché  sulla  convessa  ;  dopo 
qualche  tempo  lo  vediamo  sollevarsi  dal  fondo,  de- 
scrivere una  curva  e  ricadere  sulla  valva  convessa. 


Fig.  131. 
Pettiue    (Pecten  jacohaeus   L.)   conchiglia   iu   grand,  naturale 
Fotogr.  originale.  Napoli. 

La  singolare  capriola  è  dovuta  a  contrazioni  energiche 
del  muscolo  adduttore  (il  muscolo  che  serve  a  chiudere 
la  conchiglia);  l'acqua  che  esce,  lanciata  fuori  dalla 
violenta  contrazione  delle  valve,  determina  una  spinta 
che  fa  drizzare  il  Pecten  sul  suo  cardine  fino  alla  posi- 


l 'apiiolij    dodict'siino 


zione  verticale;  raggiunta  questa,  il  Mollusco  ricade, 
per  inerzia,  dall'altra  parte. 

Del  resto  il  Pettine  non  salta  solamente  per  abban- 
donare una  posizione  anormale,  ma  con  battiti  rai)i- 
dissimi  della  conchiglia  si  muove  qualche  volta  spon- 
taneamente, compiendo  dei  piccoli  voli.  Il  Lobianco 
ha  visto  alcuni  individui  attraversare  di  un  sol  tratto 
una  vasca  dell'Acquario  di  Napoli,  che  misura  m.  2,68 
di  lunghezza,  e  v'ha  ragione  di  credere  che  nell'am- 
biente naturale  le  distanze  superate  in  questo  modo 
siano  anche   maggiori. 

Pili  frequenti  del  Pecten  jacohaeux  si  raccolgono 
alcuni  suoi  fratelli  minori:  Pecten  rarius.  P.  jìe.rno- 
sus,  P.  opercidaris  (fìg.  132  C).  In  quest'ultimo  note- 
rete la  variabilità  grande  di  colore,  anche  fra  gli  indi- 
vidui provenienti  dalla  stessa  località  ;  dal  bianco 
e  dal  giallo  canarino  si  passa  al  granato  scuro  con  tutta 
la  gamma  di  tinte  intermedie,  talvolta  uniformi,  tal- 
volta elegantemente  screziate. 

Sul  fondo  a  Coralline  non  manca  mai  una  piccola 
specie  in  cui  l'occhio  inesperto  a  mala  pena  ravvise- 
rebbe un  Mollusco,  poiché  le  forme  irregolari  e  il  colore 
biancastro  la  fanno  agevolmente  confondere  con  un 
sassolino  od  un  frammento  di  concrezione.  Parlo  della 
Saxieava  arctica  (fig.  1327^),  Lamellibranco  a  guscio  gib- 
boso e  ruvido  per  rilievi  longitudinali.  Specie  affini  a 
questa,  mediante  una  secrezione  acida  emessa  dalle 
glandoLe  salivari  e  aiutandosi  con  movimenti  della 
conchiglia,  si  scavano  nel  fondo  duro  una  nicchia  che 
serve  loro  di  riparo.  Così  fanno  anche  i  Litodomi  e 
le  Foladi  della  zona  di  marea,  mentre  non  è  accer- 
tato >(■  la  N'.  (ircficd  soglia  mettere  in  opera  la  mede- 
sima Iccnica, 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  359 

Dal  punto  di  vista  numerico,  i  Lamellibranchi  sono 
quasi  sempre  soverchiati  dai  Gasteropodi.  Nei  dintorni 
di  Sturla,  di  Quarto,  di  Quinto  spesseggia  il  Cerithium 


Fig.  132. 
MolluscLi  viventi  sui   foudi  a  Coralline,  leggeriii.   impiccoliti. 
A,  Fusus  roslralus  Olivi.  —  B,  Cerithium  vulgalum  Brug. 
—  C,   Pecten   opercularis  L.  —  D,   Scxicava   arctica   h.  — 
Originale.  Genova. 

vulgatum,  che  ha  la  conchiglia  a  cono  molto  allungato 
ed  elegantemente  scolpito,  mentre  in  altri  tratti, 
X)er  esempio  a  Sori  ed  a  Recco  è  più  conmne  il  piede 
di  Pellicano  {Ajyorrhais  pespelecam),  in  cui  dall'aper- 


360 


Capitolo  dodictsivio 


tura  irradiano  quattro  punte  carenate.  Il  Bauer  sup- 
pone che  queste  punte  costituiscano  una  difesa  contro 
le  Stelle  di  mare.  Tuttavia  contro  una  delle  specie 
più  grandi  di  Asteroidi,  VAstropecten  aurantiacus,  la 
difesa  non  deve  riuscire  molto  efficace,  dal  momento 
che  gli  zoologi  di  Trieste  trovano  spesso  lo  stomaco 
deìV Astropecten  pieno  zeppo  di  gusci  di  Aporrhais. 

Fra  le  numerose  specie  di  Gasteropodi  che  vivono 
sui  fondi  a  Coralline  ricorderò,  il  Fusus  rostratus 
(fig.  132  J.),  dall'animale  rosso -ranciato  e  dall'aper- 
tura che  si  prolunga  inferiormente  in  una  lunga  appen- 
dice scanalata. 


Fig.  133. 
I  due  Murici:  Murex  hrandaris  L.    (a  sinistra);  Murex  truncu- 
Ins  L.  (a  destra),  leggerra.  impiccoliti.  Originale,  Mare  Li- 
gure. 


Il  Murice  spinoso  {Murex  hrandaris,  fig.  133)  e 
quello  senza  spine  {Murex  trunculus,  fig.  133)  sogliono 
pure  frequentare  questa  zona,  tuttavia  pare  che  se- 


La  vita  sui  fondi   a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  361 

guano  la  legge,  comune  a  molti  organismi  marini,  di 
avvicinarsi  alla  riva  quando  sopraggiunge  l'epoca 
della  riproduzione.  Difatti  le  loro  uova  si  rinvengono 
spesso  nelle  praterie  di  Posidonia,  oppure  gettate  a 
riva  dal  mare.  Non  si  tratta  già  di  uova  isolate,  ma  di 
masse  ingenti  di  uova  riunite  in  una"  sorta  di  nido 
(nidamento)  di  consistenza  cartacea,  che  fa  pensare 
ad  un  nido  di  vespe.  Ogni  embrione  si  sviluppa  in  una 
celletta  fatta  a  mo'  di  pantofola  e,  giunto  a  pieno  svi- 
luppo, fuoresce  da  una  apertura  circolare  che  si  apre 
nella  parete  superiore  di  questa.  Il  nidamento  di 
Murex  risulta  dalla  deposizione  di  parecchi  individui 
ed  è  quindi  assai  grande;  il  Lobianco  ne  vide  a  Napoli 
che  quasi  raggiungono  la  grossezza  del  corpo  umano. 
Frequentano  di  preferenza  i  fondi  a  Coralline  certi 
Crostacei  Decapodi  il  cui  tegumento  è  ornato,  sul 
dorso  e  sugli  arti,  delle  piìi  varie  sculture.  Si  direbbe 
che  le  ronchiosità  del  fondo  concrezionato  vengano 
riprodotte  sul  dermascheletro  di  questi  animali  e  non 
sono  alieno  dal  credere  che  realmente  si  tratti  di  forme 
mimetiche  (nelle  quali  cioè  riveste  importanza  bio- 
logica la  somiglianza  tra  l'animale  e  gli  oggetti  vicini). 
La  Pisa  corallina,  il  Lambrus  angulifrons  M.  Edw. 
mancano  ben  di  rado  nelle  raccolte.  Nella  Pisa,  pa- 
rente prossima  della  Maja  verrucosa,  si  ritrova  l'abi- 
tudine di  famiglia,  la  mascherata  ;  senonchè  il  Granchio 
si  limita  per  lo  più  a  mettere  sul  dorso  qualche  pez- 
zetto di  Spugna.  Il  Lamhrus  (fìg.  134)  è  notevole  pel 
grande  sviluppo  e  la  forma  prismatica  dei  chelipedi 
(zampe  del  primo  paio),  che  in  posizione  di  riposo  ri- 
piega dinnanzi  al  corpo  assumendo  un  aspetto  carat- 
teristico. Anche  la  Maja  squinado,  il  maggior  Granchio 


362  Capitolo  dodicesimo 


dei  nostri  mari,  passeggia  colle  sue  lunghe  gambe  nel 
regno  delle  Coralline.  In  Liguria  ne  capita  di  tanto  in 
tanto  qualche  esemplare  sul  mercato;  a  Venezia  si 
vende  a  ceste  sotto  il  nome  di  granzevolo,  e  le  sue  carni, 
sebbene  assai  meno  stimate  di  quelle  dell'Aragosta 
o  dell'Astice,  sono  pure  tenute  in  qualche  pregio.  Sui 


Fig.  134. 
Graiicliio:  Lamhrus  aiìf/ulifroìis  M.  Edw.  :  -  j  della  grand,  na- 
turale, Originale,  da  esempi,  del  Mus.  Zool.  Univ.,  Genova 


fondi  a  Coralline  dei  dintorni  di  Genova  è  ben  difficile 
di  raccogliere  qualche  frammento  di  fondo  concrezio- 
nato  senza  che  ne  scappi  fuori  un  granchiolino  color 
rosso -fuoco  {Pilumnus  sp.,  fig.  130),  munito  di  setole 
lunghe  e  rade. 

La  zona  che  stiamo  esplorando  comprende  anche 
alcuni  Tunicati  :  ricorderò  la  Cynthia papillosa  (fig.  135), 
dal  corpo  fatto  a  botticella,  lungo  non  più  di  otto  o 
nove  centimetri.  Come  in  tutti  gli  affini  di  questo 
gruppo  (Ascidiacei)  dall'apertura  superiore  o  sifone 
boccale,  penetra  la  correlile  (racciua  marina,  che  dopo 


La   vita  sui  fondi  a  ('oralline   e  sui  fondi  melmosi  363 


aver  irrigato  le  fessure  branchiali  dell'intestino,  passa 
nella  cavità  cloacale  e  viene  espulsa  dal  sifone  cloacale 
che  si  apre  lateralmente,  poco  pivi  in  basso.  Entrambe 
le  aperture  sono  munite  nella  Cynthia  di  una  corona  di 
setole  che  funziona  da  apparecchio  filtrante. 

Non  si  può  dire  che  i 
fondi  a  Coralline  alimen- 
tino una  fauna  speciale, 
uè  una  serie  molto  ricca 
di  Pesci.  Vorrei  tuttavia 
ricordarvi  alcuni  Squali 
che  sembrano  nutrire  una 
certa  predilezione  per  tale 
zona.  Preda  non  deside- 
rata per  le  loro  carni  poco 
buone,  i  Gattucci  si  attac- 
cano spesso  ai  palamiti 
dei  pescatori.  Tanto  la 
specie  a  fondo  chiaro  ed 

a    chiazze    grandi    (5fc^^ ''"""'^'^t^:  <^^'''/*'«  ^"Z^'^^"^"  '^ 

r'  V      ^  quasi  metà  della  grand,  natu- 

horhinus  stellane),  quanto       i-ale.    Sec  :    l'Aquarium    Nea- 
r altra  a  fondo  scuro  ed  a       l'*'''^- 
macchie  piccole  {S.  cani- 

cula,  fig.  136)  sono  molto  frequenti  nelle  acque  Me- 
diterranee. 

►Se  in  pescheria  vengono  disprezzati,  si  tengono  in 
gran  conto  nei  laboratori  ove  si  coltiva  la  fisiologia  com- 
parata, perchè  forniscono  ottimo  materiale  di  studio, 
data  la  facilità  relativa  colla  quale  si  mantengono  in 
prigionia. 

Dal  punto  di  vista  morfologico  riuniscono  tutti  i 
(•ui;ii  Idi  ti])ici  (Iculi  Squali:  il  tegumento   cosj)arso   di 


135. 


364 


Capitolo  dodiciHimo 


dentelli  ossei  appuntiti  (squame  placoidi)  che  lo  ren- 
dono ruvido,  il  corpo  affusolato,  il  muso  terminato 
da  un  rostro,  nella  parte  inferiore  del  quale  si  apre 
obliquamente  La  bocca  armata  di  robusti  denti  trian- 


Fig.  136. 
Gattuccio   {Seyllium   canicula   L.):  '/in  della  grand.   naturale- 
Imitato  dall'Aquarium  Neapolit. 


golari,  le  cinque  fessure  branchiali  ai  lati  del  capo,  la 
coda  fortemente  eterocerca.  Robusti  nuotatori  come 
sono,  inseguono  anche  animali  molto  veloci,  ma,  data 
la  speciale  conformazione  del  loro  capo,  sono  obbli- 
gati a  voltarsi  di  fianco  per  poterli  abboccare.  Quando 


La  vita  sui  Jondi  a  Coralline  e  sui  fondi  vielmosi  365 


nou  nuotano,  siccome  hanno  un  peso  specifico  più 
elevato  di  quello  dell'acqua,  e  d'altra  parte  non  di- 
spongono di  un  apparato  idrostatico,  sotto  forma 
di  vescica  natatoria,  per  modificarlo,  se  ne  stanno 
adagiati  sul  dorso  ;  tale  attitudine  viene  specialmente 
assunta  durante  le  ore  diurne,  che  corrispondono  ad  un 
periodo  di  minore  attività. 

La  pelle  scabra  può  costituire  una  difesa  per  questi 
pesci,  come  la  pelle  viscida  la  costituisce  per  l'Anguilla. 
Il  Rymberk  fa  osservare  che  quando  si  afferra  un 
Gattuccio,  questo  inarca  fortemente  il  suo  corpo  in 
guisa  da  sfregare  contro  la  mano  che  lo  stringe  la  sua 
raspa  caudale,  cioè  il  margine  dorsale  della  parte 
posteriore  del  tronco,  armata  di  dentelli  più  numerosi 
e  più  robusti  di  quelli  che  rendono  scabre  le  altre  parti 
del  corpo,  e  in  questo  modo  cerca  di  liberarsi. 

Giunta  la  primavera,  la  femmina  depone  le  uova 
e  le  appende  ai  rami  di  un  Alcionario,  al  tubo  di  un 
Anellide  sedentario,  o  ad  altro  oggetto  sommerso.  Ciò 
è  possibile  mediante  i  particolari  annessi  dell'uovo; 
questo  è  infatti  protetto  da  una  sorta  di  capsula  qua- 
drangolare, di  natura  cornea,  da  cui  si  partono  quat- 
tro lunghi  viticci.  Il  piccolo  schiude  dall'uovo  in  uno 
stadio  di  sviluppo  assai  avanzato  per  cui  può  provve- 
dere, senza  rischi  troppo  gravi,  ai  bisogni  dell'esi- 
stenza. A  questa  condizione  dello  sviluppo  è  connessa 
la  fecondità,  oltremodo  scarsa  nella  femmina,  la  quale 
nello  spazio  di  quattro  o  cinque  mesi  (che  tanto  dura 
il  periodo  riproduttivo)  non  depone  più  di  un  paio 
di  uova  per  ogni  due  settimane;  siamo  dunque  ben 
lontani  dai  milioni  di  uova  deposti  annualmente  da 
certi  Pesci  ossei  ! 


366  Capitolo  dodicesimo 


Dai  fondi  a  f'oralline  si  passa  per  gradi  alle  melme 
grigiastre  della  regione  sublitorale.  In  mare  aperto 
queste  cominciano  per  lo  più  tra  i  60  e  gli  80  metri 
di  profondità,  ma  presso  alla  foce  dei  fiumi  e  nelle  in- 
senature tranquille  e  riparate  si  estendono  assai  più 
innanzi  verso  terra.  Le  sabbie  sublitorali  che  in  alcuni 
tratti  del  Mediterraneo  vengono  qua  e  là  ad  interrom- 
pere la  distesa  dei  fondi  melmosi,  mancano,  per 
quanto  mi  è  noto,  nei  dintorni  immediati  di  Genova. 

Sulla  melma  vive  generalmente  una  fauna  di  In- 
vertebrati più  povera  di  quella  dei  fondi  a  Coralline, 
ma  tuttavia  degna  di  essere  conosciuta  per  le  specie 
interessanti  che  alberga.  Val  dunque  la  pena  di  esplo- 
rarla oppure  di  esaminare  bene  il  contenuto  del  sacco 
di  una  paranzella  per  acquistarne  diretta  conoscenza. 

L'importanza  biologica  del  fondo  molle  e  suddiviso 
risulta  ben  chiara  da  quanto  già  siamo  andati  espo- 
nendo intorno  alla  fauna  abissale.  Fra  le  melme  del 
litorale  profondo  la  vegetazione  è  ridotta  a  ben  poca 
cosa,  sia  per  la  debole  luce,  sia  perchè  il  fango  non 
offre  sostegno  alle  Crittogame.  V  è  relativa  abbon- 
danza di  animali  che  fan  vita  sedentaria  e  se  ne  stanno 
rimpiattati,  mentre  divengono  assai  più  scarsi  quelli 
che  strisciano  o  camminano  sul  suolo.  Tenuissima  è 
l'azione  delle  correnti  e  delle  onde;  ne  consegue  che 
vi  prosperano  anche  organismi  sessili,  dotati  di 
mezzi  assai  deboli  di  sostegno. 

La  calma  dell'ambiente  ha  pure   un   altro   effetto 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  367 

sapra  talune  specie  sedentarie  o  poco  mobili,  che  non 
attraversano,  durante  lo  sviluppo,  una  fase  plancto- 
nica. Le  larve  che  schiudono  dalle  uova  di  tali  specie, 
quando  non  vengono  disperse  da  qualche  causa  acci- 
dentale, possono  evolvere  in  gruppo  accanto  all'in- 
dividuo progenitore,  dando  così  origine  a  particolari 
adunamenti  o  nidi,  vere  oasi  di  vita  rigogliosa  in 
mezzo  a  fondi  assai  poveri. 

Oltre  a  numerose  Spugne,  alcune  specie  di  Celen- 
terati coloniali  vivono  sedentari  nella  melma  e  vi  si 
mantengono  infìggendo  profondamente  il  peduncolo, 
coadiuvati  in  ciò  dalla  turgescenza  delle  sue  pareti. 
Così  fa  V Alcyonium  palmatum  (fig.  137),  tanto  spesso 
raccolto  dalle  paranze.  Grìi  zoologi  lo  ascrivono  allo 
stesso  ordine  degli  Alcionari,  che  comprende  anche  il 
Corallo  nobile,  ma  dal  Corallo  differisce  sopratutto 
pel  fatto  che  non  ha  uno  scheletro  o  fusto  centrale  as- 
siale calcareo,  lapideo  (la  parte  usufruttata  come  og- 
getto di  ornamento),  ma  soltanto  dei  corpiccioli  cal- 
carei al  pari  di  quanto  si  verifica  nelle  Gorgonie. 
Li' Alcyonium  erige  il  suo  fusto  massiccio,  carnoso,  di 
consistenza  simile  a  quella  del  cuoio,  suddiviso  in  un 
piccolo  numero  di  rami  sui  quali  sono  impiantati  i 
singoli  individui  della  colonia  sotto  forma  di  minuscoli 
polipi  biancastri  ad  otto  tentacoli  piumati.  Meno  co- 
muni deW Alcyonium  si  raccolgono  le  Pennatule,  nelle 
quali  il  fusto  carnoso  porta  due  serie  di  rami  opposti, 
appiattiti,  ordinati  come  le  barbe  di  una  penna.  Le 
Pennatule  sono  degne  di  nota  per  la  viva  luce  ver- 
dastra che  emettono  nell'oscurità.  Dal  punto  di  vista 
degli  organi  riproduttori  presentano  una  condizione 
che  ci  è  familiare  in    molti   vegetali  terrestri;  della 


368 


Capitolo  dodicesimo 


medesima  specie  di  Pennatula  si  trovano  alcune  co- 
lonie con  tutti  i  polipi  di  sesso  maschile,  altre  con 
tutti  i  polipi  femminili;  si  tratta  quindi  di  specie 
dioiche. 


Fig.  137. 
Alcionario:  Alcyonium  palmatum  h.  :  A,  colonia  contratta. 
Va  della  grand,  naturale.  —  B,  estremità  di  una  colonia 
coi  rami  espansi,  id,  id.  —  C,  apice  d'un  ramo  coi  polipi 
espansi;  grand,  naturale.  —  D,  polipo  isolato,  x  8.  Originale, 
da  esempi,  del  Mus.  Zool.  Univ.  Genova. 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  ani  fondi   melmosi  369 


Uu  altro  Aiitozoo  che  spesso  si  raccoglie  nei  fondi 
fangosi  presso  Genova  è  la  Gariophylliaclavus  (fìg.  138). 
Quantunque  strettamente  imparentata 
con    specie    coloniali    per  eccellenza, 
quali  le   Madrepore  tropicali,  artefici 
di  grandiose  costruzioni  calcaree,  tut- 
tavia differisce  tanto   dalle  Madrepo- 
re, quanto  daìV Alcyonium  e  dalla  Pen- 
natula  pel  fatto  che  i  suoi  polipi  sono 
solitari  e  si  trovano  spesso  impiantati         p-     jgg 
sopra  gusci  di  conchiglie,  sopra  fram-  zoantario:  Caryo- 
menti  di  Briozoi  ecc.    Ogni  polipo   è    phylUa   clavus 
protetto  da  uno  scheletro  calcareo,  a     naturale  ^So- 
struttura  finamente  porosa  e  a  forma     grafia  originale, 
di  caUce,  suddiviso  nell'interno  da  dis-     Q»^^^^«  deiMille. 
sepimenti  radiali  brevi,  alternati  con 
altri  più  lunghi;  è  ben   manifesta  la  simmetria  esa- 
gonale. 

Nel  fango  sarà  ben  diffìcile  di  rinvenire  Ricci  di 
mare  (Echinoidi),  ma  si  possono  dragare  altri  Echino- 
dermi degni  di  menzione.  Tali  sono  alcune  specie  di 
Ofiuroidi,  fra  i  quali  VOphioglypha  lacertosa  è  quella 
che  raggiunge  maggiori  dimensioni.  Negli  Ofiuroidi 
il  disco  centrale,  contenente  la  massa  degli  organi, 
è  nettamente  distinto  dalle  cinque  braccia.  Mercè  la 
struttura  del  loro  scheletro,  fatto  da  una  serie  di  anelli 
articolati,  queste  possono  compiere  movimenti  molto 
estesi,  per  cui  l'Ofiura  striscia  con  moto  relativamente 
veloce  e  può  anche  arrampicarsi  lungo  una  superficie 
fortemente  inclinata.  I  pedicelli  ambulacrali,  assai 
ridotti,  non  avendo  che  una  funzione  secondaria  nella 
locomozione  vengono  piuttosto  adoperati  come  organi 
24.  -  R.  IssEL. 


370 


Capitolo  dodicesimo 


tattili.  Anche  VOphioglypha  si  rivela  un  carnivoro  dei 
più  voraci,  quando,  abbassando  le  papille  che  limi- 
tano l'apertura  orale,  spalanca  una  bocca  relativa- 
mente enorme  per  impadronirsi  della  preda. 

Non  v'ha  poi  migliore  occasione  di  questa  per  cono- 
scere la  struttura  di  un  Oloturoide.  Com'è  noto  l'asse 
principale  del  corpo  assume  in  questi  animali  uno  svi- 
luppo preponderante  in  confronto  agli  altri  e  le  zone 
ambulacrali  acquistano  inuguale  sviluppo,  per  cui  il 


Fig.  139. 
Oloturoide  :  Stichopiis  rcgalis  Cuv. ,  ^/,  circa  della  grand, 
rale.  Secondo  l'Acquarium  Neapolit. 


corpo  assume  forma  cilindrica  e  simmetria  bilaterale. 
Alcune  specie  del  genere  Holoturia  conducono  la  loro 
pigra  esistenza  nella  sabbia  o  nella  fanghiglia  degli 
ancoraggi  tranquilli,  anche  a  tenuissima  profondità 
ed  hanno  tinte  fosche,  mentre  la  specie  che  s'incontra 
più  spesso  in  questi  fondi  ha  un  bel  colore  roseo  oppure 
rosso,  il  corpo  largo  appiattito  e  irto  di  brevi  tentacoli 
conici  (gen.  Stichopus;  fig.  139).  Come  gli  altri  Olo- 
turoidi,  quando  vien  tratto  all'asciutto  si  raccorcia 
con  traendo  la  parte  muscolosa  del  corpo,  la  quale 
fortemente  s'inturgidisce  per  la  pressione  del  liquido 
interno:  in  questa    contrazione    vengono    protette  e 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  8ui  Jondi  melmosi  371 


nascoste  le  delicate  appendici  sensitive  che  fan  corona 
attorno  alla  bocca.  Poste  in  acquario,  non  tardano 
a  distendersi  e  strisciano  lentamente  sul  fondo  aiu- 
tandosi anche  colle  contrazioni  del  corpo. 

Lo  8tÌGhopus  alberga  spesso  nella  porzione  terminale 
dell'intestino  (cloaca)  un  pesciolino  del  genere  Fie- 
rasfer  {Fierasfer  acus,  Fierasfer  dentatus),  il  quale, 
fissata  dimora  nell'Oloturia,  vive  da  commensale  usu- 
fruttando  gli  avanzi  di  pasto;  devo  però  aggiungere 
che  nelle  pesche  fatte  in  Liguria  il  Fierasfer  non  si  dimo- 
stra affatto  un  ospite  costante;  poiché  l'ho  trovato 
soltanto  negli  esemplari  pescati  al  largo  Portofino. 

Oltre  alla  simbiosi  col  Fierasfer,  lo  Stiehopus  ed 
altri  Oloturoidi  sono  degni  di  menzione  per  una  para- 
dossale abitudine.  Tratti  fuori  dell'acqua  e  feriti  (per 
esempio  quando  si  comincia  la  dissezione)  oppure 
esposti  ai  raggi  cocenti  del  sole,  oppure  anche  spon- 
taneamente se  tenuti  prigionieri  per  qualche  tempo 
in  acquario,  espellono  dall'ano  con  violenza  l'intera 
massa  dell'intestino  insieme  col  cosidetto  polmone 
acquatico  (organo  ramificato  che  sbocca  nella  cloaca 
ed  ha  probabilmente  funzione  respiratoria)  e  cogli 
organi  genitali.  È  un  caso  eccezionale  di  auto -ampu- 
tazione o,  come  si  suol  dire,  di  autotomia.  Il  lato 
più  interessante  del  fenomeno  sta  in  ciò,  che  l'animale 
non  è  fatalmente  condannato  a  perire  per  questa  emis- 
sione di  visceri,  poiché  alcuni  sperimentatori  hanno 
con  certezza  verificato  che  le  parti  perdute,  almeno  in 
certe  specie,  si  riproducono  nel  corso  di  poche  setti- 
mane. 


372  Capitolo  dodicesimo 


I  Molluschi  che  si  ritrovano  esclusivamente  sulle 
melme  del  litorale  profondo  o  le  frequentano  di  pre- 
ferenza sono  assai  numerosi.  Oltre  alle  specie  nude 
o  fomite  di  conchiglia  interna  s'incontrano  spesso 
Gasteropodi  dalle  conchiglie  eleganti  e  vistose. 

Le  Turritelle  {Turritella  communis)  hanno  la  con 
chiglia  a  spira  allungata  e  sottile  e  il  capo  munito  di 
rostro.  Nelle  Cassidarie  {Gassidaria  thyrrhena),  la 
spira  è  breve  e  rigonfia;  l'animale  quando  cammina 
protende  un  lungo  sifone  a  sinistra  del  rostro.  Il  se- 
creto delle  glandole  salivari  contiene  una  forte  pro- 
porzione di  acido  solforico  ed  il  Mollusco  molto  pro- 
babilmente se  ne  vale  per  forare  gusci  di  altri  Mol- 
luschi e  di  Echinodermi  dei  quali  fa  largo  consumo 
nella  sua  vita  di  carnivoro  vorace.  Questa  proprietà 
è  ancora  più  accentuata  in  un  altro  Gasteropodo  dei 
nostri  mari  il  Dolium  galea,  che  può  dirsi  il  gigante 
dei  nostri  mari,  poiché  diventa  grosso  come  il  capo 
di  un  bambino.  Disgraziatamente  il  Dolium  sembra 
scomparso  nei  dintorni  di  Genova  ed  anche  a  Napoli, 
dove  abbondava  pochi  lustri  or  sono,  si  è  fatto  estre- 
mamente raro. 

I  Dentalium  sono  tipo  di  una  classe  speciale  di  Mol- 
luschi: gli  Scafopodi.  Dalla  piccola  conchiglia  che  ri- 
corda un  dente  di  elefante  in  miniatura  l'animale 
emette  un  piede  di  forma  paragonabile  ad  una  ghianda, 
mercè  il  quale  può  strisciare  sul  fondo  fangoso,  e  un 
gruppo  di  filamenti,  rigonfi  a  clava  nella  loro  estre- 
mità, che  sono  impiantati  sul  capo. 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  373 

Fra  i  Lamellibranclii  mi  piace  di  ricordare  una 
parente  non  lontana  dell'Ostrica,  nella  quale  le  due 
valve,  ovali  ed  appiattite,  si  prolungano  in  una  sot- 
tile appendice:  VAvicula  tarentina  (fig.  140).  Essa 
vive  spesso  in  società  numerose,  ha  il  piede  pochissimo 


Fig.  140. 
Molluschi  lamellibrauchi  :   gruppo    di  Avicula  larentina  Laiu. 
'a  della  grand,  naturale.  Fotogr.  ol-iginale.  Santa  Marghe- 
rita. 

sviluppato  e  nella  condizione  adulta  poco  si  muove; 
suol  condurre  invece  vita  sedentaria  attaccandosi 
(come  fanno  i  Mitili)  agli  oggetti  sommersi  mediante 
una  secrezione  del  piede,  il  bisso,  che  si  rapprende  in 
filamenti  cornei.  Un  granchiolino  commensale,  il 
Pinnotheres  veteruni,  si  annida  spesso  nella  conchiglia 
tra  corpo  e  mantello  e  si  ciba  dei  detriti  organici  so- 
spesi nell'acqua  della  cavità. 


374 


Capitolo  dodicesimo 


Merita  particolare  menzione  un  Lamellibranco  assai 
decorativo,  che  rimane  impigliato  non  di  rado  nelle 
reti  delle  paranze  pescanti  attorno  a  Portofino:  la  Iso- 
cardia  cor.  (fìg.   141).  In  questa  grande  specie  le  due 


Pig.  141. 
Mollusco  lamellibranco  :  Isncardia  cor   L. ,    veduta  di  lianco 
gi"aud.  natura,le.  Fotogr,  Originale.  Caruogli. 


valve,  ugualmente  convesse  e  rigonfie,  si  avvolgono  a 
spira  nella  regione  apicale.  lulsocardia  acquista  una 
certa  importanza  ({uale  documento  relativo  all'ori- 
gine della  nostra  fauna.  Essa  viene  intatti  con- 
siderata come  una  superstite  di  quella  fauna  di  acque 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  375 

fredde  che  penetrò  nel  Mediterraneo  all'inizio  dell'era 
quaternaria  né  sembra  destinata  a  mantenervisi  an- 
cora per  lungo  volgere  di  tempo,  perchè  da  noi  è 
dovunque  poco  diffusa  e  in  talune  plaghe  s'incontrano 
bensì  molte  conchiglie  vuote,  mentre  riesce  oltremodo 
difficile  trovare  esemplari  viventi. 

Fra  i  Crostacei  sono  notevoli  gli  Scalpellum,  Cir- 
ripedi  che  s'impiantano  sugli  arbuscoli  delle  Gorgonie, 
su  conchiglie  di  Molluschi,  ecc.  La  forma  della  teca 
calcarea  bivalve  sostenuta  da  un  robusto  peduncolo 
è  ben  definita  dal  nome  generico.  La  fessura  tra  le 
due  valve  socchiuse  lascia  passare  il  fascio  dei  cirri, 
espansi  e  retratti  con  movimento  ritmico,  pei  bi- 
sogni della  respirazione  e  della  nutrizione.  Gli  Scal- 
pellum per  la  forma  e  per  i  costumi  si  avvicinano  alle 
Lepas  che  si  rinvengono  spesso  attaccate  a  pezzi  di 
legno  galleggiante  e  la  cui  teca  ha  forma  ovale. 

La  Squilla  (Squilla  niantis),  che  si  vende  non  dirado 
sul  mercato  di  Genova,  è  pure  abitatrice  della  melma, 
ove  suole  rimpiattarsi  scavando  una  galleria.  Ma 
quando  esce  dal  nascondiglio  per  inseguire  la  preda, 
si  manifesta  ottima  nuotatrice.  E  tale  lo  dimostra 
anche  la  forma  allungata  e  il  grande  sviluppo  dell'ad- 
dome e  degli  arti  natatori  relativi.  L'aspetto  ca- 
ratteristico e  piuttosto  rapace  dell'animale  è  dato 
dalle  cinque  paia  di  zampe  mascellari  che  fari  se- 
guito alla  mandibola  ed  alle  mascelle  e  terminano 
in  un  artiglio  (^).  Questo  carattere  e  lo  sviluppo  li- 
mitato dello  scudo  cefalotoracico,  che  lascia  liberi 
i  tre  segmenti  posteriori,  permettono  di  distinguere  a 

C)   È  sviluppatissiiiio  l'artigJio  ck'I  2"  puino. 


376  Capitolo  dodicesimo 


prima  vista  la  Squilla  e  gli  altri  Stomatopodi  dai  Cro- 
stacei Decapodi,  nei  quali  si  contano  tre  sole  paia  di 
zampe  mascellari  e  tutti  i  segmenti  del  cefalotorace 
sono  coperti  dallo  scudo. 

Fortissimo  sviluppo  ha  il  primo  paio  di  questi  arti 
nella  Squilla;  di  qui  una  certa  grossolana  somiglianza 
colla  Mantide  o  Monachella  dei  prati,  consacrata  dal 
nome  specifico. 

Sul  tappeto  melmoso  e  sulle  sabbie  profonde  della 
regione  sub -litorale  si  muove  pigramente  un  singolare 
Granchio,  che  gli  zoologi  hanno  battezzato  Dromia 
vulgaris  M.  E.  Comparisce  anche  sul  mercato  e 
se  ne  raccolgono  qualche  volta  dei  begli  esemplari 
di  sesso  maschile  che  raggiungono  il  mezzo  chilo- 
grammo di  peso.  Il  corpo  tozzo  e  gli  arti,  piuttosto 
brevi  e  massicci,  sono  bruni,  mentre  le  grosse  chele, 
tinte  in  roseo,  se  ne  stanno  ripiegate,  in  posizione  di 
riposo;  contro  al  margine  anteriore  del  capo.  L'ultimo 
paio  di  zampe,  assai  più  breve  dei  precedenti,  è  impian- 
tato più  in  alto  e  si  ripiega  sul  dorso  invece  di  toccar 
terra.  Questa  disposizione,  lungi  dall'incomodare  la 
Dromia,  si  adatta  ad  uno  speciale  ufficio.  Le  zampe 
del  quinto  paio  servono  infatti  da  fermagli  per  trat- 
tenere un  oggetto,  per  lo  più  una  Spugna,  che  la  Dro- 
mia si  carica  sul  dorso.  È  uno  degli  esempi  più  belli 
e  più  popolari  di  simbiosi  offerti  dalla  nostra  fauna 
marina.  Provatevi  a  separare  il  Crostaceo  dalla  Spugna, 
mantenendo  però  l'una  e  l'altro  nel  medesimo  acqua- 
rio; la  Dromia  si  pone  subito  alla  ricerca  del  suo  ri- 
paro e  quando  l'abbia  trovato  e  palpato  si  volta  per 
afferrare  la  Spugna  colle  zampe  posteriori,  poi  con  ra- 
pida manovra,  se  la  rinjette  sulla  schiena, 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  377 

Nel  caso  della  Dromia  l'importanza  della  Spugna 
come  difesa  del  Crostaceo  risulta  evidente. 


Alcuni  tratti  del  fondo  melmoso  albergano  co- 
lonie numerose  di  Tunicati.  Le  grandi  Phallusia  ma- 
millata,  dal  corpo  bianco -latteo  e  gibboso,  non  tradi- 
scono certo  la  loro  parentela  colle  delicate  Salpe  del 
plancton. 

La  P.  mentula  (fig.  142)  si  distingue  per  le  dimensioni 
minori,  per  la  superficie  più  regolare  del  corpo  e  per 
la  tinta  rosea.  Raramente  vi  accadrà  di  racco- 
glierla in  primavera  senza  vedere  attaccati  alla  sua 
superficie  uno  o  più  corpiccioli  biancastri  a  forma 
di  lente  piano-convessa,  con  un  piccolo  foro  nel  centro. 
Questi  corpiccioli  non  sono  altro  che  nidamenti  dei 
Fusus,  di  quei  Gasteropodi  che  or  non  è  molto  ab- 
biamo imparati  a  conoscere.  Il  corpo  lenticolarc  è 
una  capsula  contenente  un  piccolo  numero  di  uova; 
le  larve  che  da  queste  uova  si  sviluppano  escono  dal- 
l'apertura superiore  in  uno  stadio  avanzato;  di- 
fatti son  già  fornite  di  una  conchiglia,  ornata  di  deli- 
cate sculture  e  non  molto  lontana,  per  la  forma,  da 
quella  dell'adulto.  È  curiosa  questa  preferenza  del 
Fusus  per  VAscidia  e  sarebbe  interessante  l'inda- 
gare quali  stimoli  tattili,  olfattori  o  d'altra  natura 
la  possano  determinare. 

Il  mondo  dei  Pesci  viventi  in  questa  zona  com- 
prende specie  biologicamente  assai  diverse.  Più  carat- 
teristiche e  più  localizzate  delle  altre  son  quelle  che 


378 


Capitolo  dodicesimo 


sogliono  rimpiattarsi  nel  fango.  Tuttavia  si  conoscono 
molti  altri  Pesci  buoni  nuotatori  che,  senza  presentare 


Fig.  142. 
Tunicato:  Phalliisia  menlula  Miill.,  alla  quale  aderiscouo  nida- 
menti  di  un  Gasteropodo  (Fusus);  grand,  naturale.  Originale. 
Camogli. 


alcun  adattamento  speciale,  si  mantengono  nella  zona 
soprastante  ai  fondi  melmosi. 

Le  Torpedini  (fig.  143)  col  loro  corpo  tondeggiante, 


La  vila  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melinosi  379 

appiattito,  ci  offrono  uno  degli  esempi  migliori  di 
Pesce  sedentario.  Le  pinne  pettorali  sono  molto  larghe 
e  costituiscono  una  espansione  laterale  del  tronco,  al 


Fig.  143. 
Torpedine:  Torpcdo  mavmovnla  Risso,  veduta  dal  dorso;  disse- 
zione della  parte  anteriore  per  mettere  in  evidenza  l'orga- 
no elettrico  (o).  Secondo  il  Fritsch,  dal  Garten,  1910.  (trat- 
tato del  Winterstein). 


((uale  si  uniscono  per  tutta  la  loro  base;  anche  le 
ventrali  sono  disposte  lateralmente  e,  come  avviene 
anche  nei  Pescicani,    la  loro  porzione  interna  si  mo- 


380  Capitolo  dodicesimo 


difica   nel    maschio    e    diventa    un    organo    copula- 
tole. 

I  due  fori  che  si  osservano  ventralmente,  poco  al 
disopra  della  bocca  e  che  dai  profani  vengono  volen- 
tieri scambiati  per  occhi,  sono  le  narici,  unite  alla 
bocca  mediante  un  solco.  Gli  occhi,  di  piccole  dimen- 
sioni, stanno  invece  sul  dorso  ed  a  poca  distanza 
segue  un  paio  di  fori  detti  spiracoli,  che  rappresen- 
tano la  comunicazione  col  mondo  esterno  di  due  tasche 
branchiali  rudimentali;  le  cinque  paia  di  fessure  bran- 
chiali si  aprono  dietro  alla  bocca.  L'organo  elettrico 
della  Torpedine  rappresenta  in  peso  poco  meno  della 
terza  parte  del  corpo  e  non  è  difficile  da  preparare. 
Anzi,  per  averne  im'idea,  non  è  neppur  necessario 
ricorrere  allo  scalpello  ed  alla  forbice,  poiché  in  piccole 
Torpedo  (es.  T.  ocellata),  conservate  intere  in  for- 
malina, l'organo  si  disegna  magnificamente  per  tra- 
sparenza attraverso  alla  pelle  del  ventre.  Per  qual- 
che tempo  la  batteria  elettrica  della  Torpedine  è 
sembrato  qualche  cosa  sui  generis  che  non  poteva 
riannodarsi  ad  alcunché  di  conosciuto  nel  campo  del- 
l'anatomia comparata.  Ma  l'aspetto  della  questione 
cambiò  quando  gli  embriologi  ebbero  dimostrato  che 
le  colonnine  prismatiche  di  cui  l'organo  risulta  com- 
posto (e  che  disegnano  alla  superficie  di  questo  un 
reticolato  poligonale)  derivano  da  -trasformazione  di 
elementi  muscolari.  La  corrente  elettrica  che  deter- 
mina la  scossa  é  diretta  dal  ventre  verso  il  dorso  e  il 
miglior  modo  per  sperimentarla  sulla  propria  persona  é 
di  prendere  in  mano  una  Torpedine  sostenendola  con 
una  mano  dalla  parte  ventrale  e  poggiando  l'altra 
mano  sulla  fabcia  opposta.   Una  delle  attrattive  del 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  381 

celebre  acquario  di  Napoli  consiste  in  una  Torpe- 
dine posta  a  disposizione  del  pubblico;  più  persone 
riunite  in  catena  si  divertono  spesso  a  ricevere  si- 
multaneamente la  scossa,  come  si  farebbe*  con  una 
bottiglia  di  Leida. 

Dal  punto  di  vista  della  biologia  generale  era  mala- 
gevole il  concepire  un  animale  fornito  di  un'arma  cosi 
speciale  e  così  potente,  mentre  altri  Pesci  zoologica- 
mente affini  e  viventi  negli  stessi  fondi,  come  le  Razze 
ne  sono  sprovvisti.  In  realtà  non  è  scientificamente 
esatto  che  le  Razze  manchino  di  apparati  elettrici. 
Certi  organi  posti  nella  regione  caudale  di  questi 
Sciaci  e  descritti  una  volta  col  nome  di  organi 
pseudoelettrici,  pare  siano  in  realtà  apparati 
elettrici  veri  e  propri  soltanto  differiscono  da  quelli 
della  Torpedine,  inquantochè  sono  assai  meno  svilup- 
pati e  producono  una  corrente  incomparabilmente  più 
debole. 

Fra  Torpèdine  e  Razza  c'è  poi  un'altra  differenza 
che  merita  di  essere  notata:  la  trasformazione  di  ele- 
menti muscolari  in  elementi  elettrici  si  manifesta 
molto  precoce  nello  sviluppo  embrionale  della  Tor- 
pedine, mentre  è  assai  tardiva  nella  Razza  ove  s'inizia 
soltanto  nel  periodo  postembrionale.  Ciò  potrebbe 
forse  indicare  che  nella  Torpedine  l' organo  ha  rag- 
giunto la  sua  piena  efficienza,  mentre  nella  Razza  è  in 
via  di  formazione.  Del  resto  la  facoltà  di  produire 
scariche  elettriche  apparisce  oggi  diffusa  più  di  quanto 
dapprima  si  credesse;  non  soltanto  si  è  andato  accre- 
scendo l'elenco  dei  Pesci  elettrici,  ma  non  si  esclude 
che  persino  Invertebrati  terrestri  siano  capaci  di  pro- 
durre  scariche  elettriche,   percepite,   sebbene   molto 


382  Capitolo  dodicesimo 


debolmente,  anche  dall'uomo.  Il  fatto  venne  recente- 
mente indicato  a  proposito  di  certi  lumaconi  nudi 
appartenenti  al  genere  Daudehardia  {^). 

Una  forma  come  questa  della  Torpedine  si  rivela 
particolarmente  opportuna  nel  fondo  melmoso,  per- 
mettendo al  corpo  di  rimpiattarsi  senza  troppo  affon- 
dare. Tuttavia  la  troviamo  ripetuta  in  altri  animali 
dello  stesso  gruppo,  che  nuotano  assai  meglio.  Le 
Razze,  si  distinguono  subito  dalle  Torpedini  pel 
contorno  romboidale  anziché  ovale  e  per  la  coda  ar- 
mata dorsalmente  da  una  serie  di  robuste  spine.  Fra 
le  molte  specie  di  Razze  (non  sempre  di  facile  classi- 
ficazione) è  assai  nota  la  chiodata  {Raja  clavata),  che 
porta  disseminati  sul  tegumento  molti  scudetti  ossei, 
armati  di  una  spina  ricurva.  Mercè  le  ondulazioni 
ritmiche  dei  lembi  del  corpo  la  Maja  può  disporre  di 
nuoto  agile  e  veloce  a  servizio  della  sua  voracità,  e 
vorace  si  dimostra  veramente  quando  grandi  esem- 
plari inghiottono  prede  voluminose,  come  Grattucci 
di  mediocri  dimensioni  e  dopo  averli  avvinghiati  colla 
coda  li  porta  alla  bocca  e  ne  fa  un  solo  boccone.  Nel 
genere  Trygon  la  preda  viene  ferita  da  un  forte  aculeo 
velenifero  che  sporge  dalla  base  della  coda  e  che,  dal 
punto  di  vista  embriologico,  rappresenta  una  trasfor- 
mazione della  pinna  dorsale. 

Altri  abitatori  delle  melme  litorali  sono  le  Rane  pe- 
scatrici,  zoologicamente  note  sotto  il  nome  generico 
di  Lophius.  Questi  Acantotteri  segnano  un  passo  in- 
nanzi nella  vita  sedentaria  inquantochè  non  inseguono 
la  preda,  ma  la  carpiscono  coll'enorme  bocca  dopo 
che  l'hanno  attirata  per  mezzo  di  esche  mobili. 


O  Occorrerebbe  però  una  conferma. 


La  vita  sui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  383 

Tanto  nella  Rana  pescatrice  (LopMus  piscatorius) 
quanto  nel  Budego  {LopMus  budegassa)  l'esca  è  data 
da  un  lembo  cutaneo  oscillante  al  vertice  di  un  fla- 
gello mobile,  il  quale  al  pari  degli  altri  che  lo  seguono 
rappresenta  un  raggio  isolato  della  prima  pinna  dor- 
sale. Altra  particolarità  consiste  nelle  pinne  pettorali 
sostenute  da  un  breve  e  tozzo  peduncolo.  Il  corpo 
depresso,  il  colore  oscuro  ed  uniforme  sul  dorso;  la 
posizione  dorsale  degli  occhi  sono  altrettanti  caratteri 
in  relazione  colla  vita  di  agguato  che  questi  Pesci 
conducono,  rimpiattati  nei  fondi  melmosi.  Per  dare 
una  idea  della  voracità  dei  LopMus,  ricorderò  come  in 
un  giovane  esemplare,  lungo  26  cm.,  pescato  a  Santa 
Margherita  lo  stomaco  racchiudesse  un  Nasello 
{Merluccius  vulgaris)  lungo  ben  18  cm.  e  inghiottito 
in  un  solo   boccone. 

Altri  Pesci  non  si  nascondono  nei  fondi  melmosi 
ma  si  appoggiano,  potremmo  dire  camminano,  su 
quei  fondi  mercè  speciali  adattamenti  delle  pinne  pet- 
torali. Infatti  i  primi  raggi  di  tali  pinne  sono  liberi 
ed  articolati  e  l'animale  procede  appoggiandoli  uno 
dopo  l'altro  sul  suolo  sottomarino;  mentre,  ove  il 
bisogno  lo  richieda,  le  pinne  ben  sviluppate  gli  per- 
mettono di  nuotare  celeremente.  Nelle  Gallinelle 
(gen.  Trigla)  ha  insolito  sviluppo  la  parte  posteriore 
delle  pinne  pettorali,  spesso  vivacemente  colorata;  il 
capo  è  grande  ed  a  profilo  fortemente  obliquo,  talvolta 
quasi  tronco  ;  il  muso  forcuto  ;  piastre  ossee  corazzano 
il  capo  ed  una  parte  del  tronco.  Questi  due  ultimi  ca- 
ratteri si  esagerano  nel  curioso  Pesce  forca  (Periste- 
dion  cataphractus,  fig.  144),  in  cui  il  muso  fornito  di 
barbigli  ha  sviluppatissima  l'appendice  forcuta  e  il 


384 


Capitolo  dodicesimo 


corpo,  interamente  corazzato  da  piastre  carenate,  si 
attenua  regolarmente  dall'innanzi  all'indietro  in 
forma  di  piramide  ottogonale.  L'appendice  del  muso 


Fig.  144. 
Pesce  forca  :  Perisledion  cataphraetum  L,   Dall'originale  e  da 
una  figura  dell'Hjort,  1912. 

dev'essere  utile  al  Pesce  forca  per  scavare  nella  melma 
e  fame  scappar  fuori  gli  animaletti  di  cui  si  nutre. 
Debbo  finalmente  accennare  allo  stuolo  innumere- 


Fig.  145. 
Pesce  trombetta:  Oentriscus  scolopax  L.  Secondo  l'Hjort,  1912. 


vole  dei  Pesci  che  contraggono  relazioni  meno  com- 
plesse col  fondo,  inquantochè  nuotano  liberamente 
nelle  acque  soprastanti  alle  melme  litorali. 


La  vita  8ui  fondi  a  Coralline  e  sui  fondi  melmosi  385 

In  una  pesca  eseguita  a  cento  metri  di  profondità 
lungo  le  nostre  Kiviere  non  manca  mai  un  piccolo 
Acantottero,  che  ha  il  secondo  raggio  della  prima 
pinna  dorsale  rappresentato  da  un  robusto  aculeo 
e  il  muso  prolungato  a  tubo  lungo  e  sottile:  il  Pesce 

-1 .-■  ..^:^^ 


Fig.  146. 
Argentino  :  Argentina  sphyraena  L.  Originale.  Genova. 

trombetta  {Centriscus  scolopax  L.,  fìg  145).  Una  pic- 
cola specie  di  Malacottero,  l'Argentina  {Argentina 
sphyraena,  fìg.  146)  merita  un  cenno  come  unico  rap- 
presentante marino,  nelle  nostre  acque,  della  famiglia 
dei  Salmonidi,  alla  quale  si  ascrivono  le  Trote,  i  Te- 
moli ed  i  Coregoni  delle  nostre  acque  dolci.  Caratte- 
ristica della  famiglia  è  la  piccola  appendice  adiposa, 
posta  nel  tratto  posteriore  del  dorso,  opposta  alla 
pinna  anale  ed  omologa  alla  seconda  dorsale.  Ma  è  pe- 
culiare all'Argentina  l'argenteo  splendente  di  cui  bril- 
lano le  squame,  e  tale  proprietà,  ben  conosciuta 
dall'industria,  viene  usuf ruttata  nella  fabbricazione 
delle  perle  artificiali. 

Del  Nasello  e  di  altri  Pesci  utili  avremo  da  ripar- 
lare più  innanzi. 


k 


25.  -r  R.  IssEL. 


386  Capitolo  dodicesimo 


BIBLIOGRAFIA. 

Bauer  V.,  Xotizen  aus  einem  biologischen  laboratorium  am  Mit- 

telmeer,  Einige    Schutzeinrichtiingen    der    Meeresschnecken. 

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Bd.  6,  Hft.  1  u.  2-3,  1913. 
Cobi  C.  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap,  VI), 
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Wien,  Deuticke,  1909. 
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WiNTERSTEiN  H.,  Hadbuch  der  vergleichenden  Physiologie,  Bd.  3, 

Hàlfte    2:   Die  Produktionvon  Elektrizitàt,   von  8.  Gartex. 

Jena,  Fischer,  1910, 
WiXTERSTEiN    H,,    Haìidbuch    der    vergleichenden    Physiologie, 

Bd.  3,  Hàlfte  1  :  Physiologie  der  Beiregung  von  H.  Du  Bois- 

Rkymoxd,  Jena,  Fischer,  1911, 


CAPITOLO  xin. 
La  vita  sulle  arene  litorali 


Sommario:  Generalità;  Anellidi  (Arenicola,  Hennello),  Echino- 
dermi {Echinocuaìiius),  Molluschi  (Cardium,  Donax,  Sepiola). 
—  Crostacei  (Crangon,  Diogenes,  Portunus);  Pesci  {Solea,  ecc. 
Trachinus   Callionymus,   ecc.);   vita   nelle   ghiaie. 


Alla  stessa  profondità  di  pochi  metri  donde  abbiamo 
tratto  molte  specie  caratteristiche  della  scogliera 
sommersa  o  delle  Posidonie,  può  riuscire  istruttiva 
l'esplorazione  dei  fondi  costituiti  di  sabbia  che  si 
trovano  in  alcuni  tratti,  poco  lungi  dalla  spiaggia. 
Sarà  una  buona  occasione  per  confermare  con  pratici 
esempi  quanto  si  affermava  nel  trattare  la  distribu- 
zione generale  degli  organismi  costieri.  Dicevamo  al- 
lora che  la  natura  del  fondo  e  le  piante  dominanti 
esercitano  sui  caratteri  della  fauna  una  influenza  assai 
più  sensibile  di  quella  che  generalmente  competa  alla 
profondità. 

Nei  dintorni  immediati  di  Genova  tali  fondi  sab- 
biosi scoperti  (^)  occupano  aree  assai  limitate,  inter- 
rompendo qua  e  là  i  declivi  accidentati  della  scogliera 


(^)   Per  fondi  scoperti  intendo  liberi  da  vegetazione. 


388  Capitolo  tredicesimo 


sommersa  e  le  macchie  di  Posidonia  e  di  Zostera, 
mentre  acquistano  estensione  maggiore  oltre  Savona 
a  ponente,  oltre  Chiavari  a  levante;  basta  ricordare 
gli  arenili  di  Alassio  e  di  Le  vanto.  Lungo  il  litorale 
adriatico  le  spiagge  arenose  assumono  sviluppo  molto 
grande.  Contentiamoci  per  ora  di  esplorare  la  breve 
striscia  di  arena  litorale  di  fronte  allo  scoglio  di 
Quarto.  Come  altre  consimili,  essa  è  continua  con  una 
spiaggetta  angusta  e  petrosa,  che  occupa  una  insena- 
tura poco  profonda  del  litorale. 

Ben  altrimenti  ricco  e  facile  sarebbe  il  nostro  bot- 
tino su  qualche  spiaggia  nordica,  per  esempio  sulle 
coste  della  Bretagna  e  della  Normandia.,  ove  il  feno- 
meno della  marea  suol  raggiungere  imponenti  propor- 
zioni. Del  resto  differenze  notevoli  nella  biologia  delle 
arene  scoperte  si  notano  anche  tra  i  diversi  bacini 
del  nostro  Mediterraneo.  La  spiaggia  del  Lido  di  Ve- 
nezia è  cosparsa  di  innumerevoli  conchiglie  di  Mol- 
luschi Lamellibranchi,  le  quali  si  cercherebbero  in- 
vano lungo  le  nostre  spiagge  liguri,  ove  spesso  accade 
di  camminare  per  più  chilometri  senza  incontrarne 
un  solo  esemplare. 

Oltre  i  confini  del  Mare  Ligustico,  a  Viareggio  per 
esempio,  il  mare  getta  sulla  riva  sabbiosa  conchiglie 
appartenenti  a  parecchie  specie  di  Bivalvi  ma  non  così 
abbondanti  né  così  variate  come  sull'Adriatico.  Cer- 
tamente l'alto  Adriatico  ha  una  fauna  di  Bivalvi 
assai  più  copiosa,  il  che  senza  dubbio  va  posto  in  re- 
lazione col  più  mite  declivio  e  colla  maggiore  esten- 
sione delle  arene.  Ma  d'altronde  la  scarsità  di  Bivalvi 
sui  bassifondi  liguri  non  è  tale  da  spiegare  la  completa 
mancanza  dei  loro  resti.  Se  non  vediamo  le  conchiglie 


La  vita  sulle  arene  litorali  389 

/ 
sulla  spiaggia,  vuol  dire  che  le  onde  non  ve  le  possono 
abbandonare  per  la  speciale  configurazione  del  fondo  ; 
tutto  fa  credere  che  spesso  la  conchiglia  non  venga 
travolta  verso  la  riva,  ma  rotoli  in  direzione  opposta, 
e  si  raccolga  ad  un  livello  più  basso  di  quello  ove  il 
Mollusco  ha  vissuto. 

I  Vermi  abitatori  delle  sabbie  non  sono  frequenti 
attorno  a  Quarto,  mentre  abbondano  in  altri  tratti 
del  nostro  litorale. 

Accennerò  a  due  Anellidi  Policheti,  i  quali  non 
mancano  d'interesse  pratico  inquantochè  servono  per 
innescare  gli  ami  dei  pescatori. 

Nell'Arenicola  {Arenicola  marina)  il  capo  è  sprov- 
visto di  appendici.  Mentre  i  segmenti  anteriori  del 
suo  corpo  portano  setole  regolarmente  aggruppate  a 
fasci,  i  segmenti  mediani  sono  muniti  di  piccoli  ciuffi 
che  hanno  funzione  respiratoria.  Questi  Anellidi  pra- 
ticano nel  fondo  sabbioso  delle  gallerie  fatte  ad  U,  e 
ne  rendono  solide  le  pareti  interne  mediante  una  se- 
crezione mucosa,  elaborata  dalle  glandole  cutanee, 
la  quale  si  rapprende  appena  giunga  in  contatto  col- 
l'acqua  del  mare.  Si  può  dire  che  le  Arenicole  adem- 
piano nelle  sabbie  marine  ad  una  funzione  analoga 
a  quella  che  il  Darwin  ha  classicamente  illustrata 
nei  Lombrichi  delle  campagne.  Esse  ingeriscono  una 
grande  quantità  di  sabbia,  fissando  ed  assimilando 
le  particelle  organiche  commiste  ai  granellini  di  na- 
tura minerale;  poi  emettono  alla  superficie  la  parte 
non  digerita  sotto  forma  di  piccoli  cilindri  avvolti 
a  spirale  ;  in  questo  modo  rimescolano  continuamente, 
e  per  cosi  dire  «  lavorano  »  il  bassofondo. 

A    differenza    delle    Arenicola,   il    Vermello   {Her 


390 


Capitolo  tredÌG€8Ìmo 


niella  alveolata)  appartiene  alla  medesima  famiglia 
delle  Serpule  ed  al  pari  di  queste  ha  una  corona 
di  tentacoli  sul  capo.  11  suo  corpo  si  mostra  netta- 
mente diviso  in  due  regioni,  che  si  potrebbero  chia- 


Fiji.  147. 
Costruzioni  del  Verniello:   Sabellnria  [Uermella)  alveolala   L., 
metà  della  gi-aud.  naturale.  Fotogr.   originale,  da  esempi, 
del  Mus.  Zool.  Uuiv.  Genova. 


mare  toracica  ed  addominale.  Vive  abbastanza  comune 
a  piccolissima  profondità  in  moltissimi  punti  del 
nostro  litorale,  per  esempio  lungo  la  spiaggia  di 
Sturi  a.  Le  abitazioni  della  Uermella  sono  tubi  costi- 


La  vita  sulle  arene  litorali  391 

tiiiti  di  sabbia  melmosa  agglutinata  e  riuniti  in  gran 
numero  danno  luogo  a  costruzioni  (fig.  147)  che  ricor- 
dano gli  alv^eari.  Lo  Joubin  riferisce  come  in  taluni 
luoghi  dell'Atlantico  l'attività  costruttrice  di  tali 
Anellidi  risulti  tanto  intensa  da  formare  dei  veri 
banchi  di  considerevole  estensione. 

Un  corpicciolo  ovale,  bianchiccio,  che  non  raggiunge 
un  centimetro  di  lunghezza,  comparisce  nelle  sabbie  e 
merita  di  essere  ricordato,  essendo  il  guscio  del  più 
piccolo  Echinoderma  che  si  conosca.  U  Echinocyamus 
pusillits  (iìg.  148),  tale  è  il  suo  nome,  si  rinviene  diffi- 


EE 


Viyr.  UH.  Fig.  149. 

Kc'liiiioide:  Echynocyaimis  pu-  Mollusco lamellibranco:i>onaa; 

sillus  (N.   F.   Miill),     :   2  semislriatus    Poli,   grand, 

(dermascbeletro).  Origina-  naturale.  Originale.  Quar- 

le.  Quarto  dei  Mille.  to  dei  Mille. 


cilmente  in  vita,  mentre  spesso  troverete  il  dermasche- 
letro  vuoto.  Sulla  faccia  superiore  convessa  è  perfet- 
tamente distinguibile  la  rosetta  a  cinque  petali  delle 
zone  ambulacrali,  sulla  faccia  inferiore,  piana,  la  po- 
sizione della  bocca  è  segnata  da  un  foro  mediano 
grande;  quella  dell'apertura  anale  da  un  foro  assai 
più  piccolo  ed  eccentrico. 

Una  delle  poche  specie  di  Bivalvi  che  si  trovino 
abbastanza  frequenti  a  pochi  metri  di  profondità 
nelle  sabbie  in   vicinanza  di  Quarto  è  un  Calcinello 


392  Capitolo  tredicesimo 


{Donax  semistriatus,  fìg.  149).  Dalle  sue  valve  pressoché 
triangolari,  di  color  giallo,  spesso  screziate  di  violaceo, 
spunta  un  piede  piuttosto  largo  ed  appuntito,  che  serve 
all'animale  per  strisciare,  e  due  sottili  sifoni:  il  sifone 
branchiale,  donde  penetra  nella  cavità  del  mantello 
l'acqua  destinata  ad  arcare  gli  organi  respiratori;  ed 
il  sifone  cloacale,  donde  l'acqua  viene  emessa  unita- 
mente coi  prodotti  di  rifiuto  della  respirazione  e  della 
digestione. 

Assai  meglio  adatte  per  studiare  la  biologia  dei  La- 
mellibranchi  sono  le  grandi  specie  che  si  trovano  lad- 
dove le  arene  litorali  hanno  estensione  maggiore. 
Tali  sarebbero  i  Cuori:  il  Cardium  tuherculatum  a 
valve  fasciate  di  bruno  rossiccio  ed  ornate  di  costole 
radiali,  ed  il  Cardium  echinatum  a  costole  armate 
di  piccoli  aculei  ricurvi.  Talora  il  Mollusco  (alludo  alla 
prima  specie)  giace  colla  conchiglia  a  piano  sul  basso- 
fondo arenoso,  tal' altra  sta  confìtto  verticalmente 
nella  sabbia,  lasciando  affiorare  alla  superficie  sol- 
tanto le  bocche,  elegantemente  frangiate,  dei  due 
sifoni. 

Nulla  di  più  squisitamente  sensibile  e  duttile  del 
piede,  di  colore  rosso -fuoco,  al  quale  sono  affidati  i 
movimenti  di  questo  Mollusco.  Allo  stato  di  riposo 
è  completamente  retratto  nella  conchiglia;  nei  periodi 
attivi  si  allunga,  si  accorcia,  s'incurva,  si  foggia  a  scal- 
pello, a  lama  di  scure,  a  lancia.  Nel  produrre  la 
turgescenza  di  quest'organo  hanno  parte  importante 
piccole  quantità  di  sangue  che  dal  mantello  ven- 
gono spinte  a  ricolmare  speciali  lacune  sparse  fra 
i  tessuti  del  piede.  In  condizioni  fisiologiche  il  Car- 
dium si  serve    del   piede  per   esplorare  tutto  all'in- 


La  vita  sulle  arene  litorali 


393 


torno  il  terreno  e  per  insinuarsi  nella  sabbia  fino  alla 
profondità  voluta.  Proviamo  ad  infiggere  l'animale 
verticalmente,  ma  in  posizione  inversa  ;  cioè  coi  sifoni 
in  basso.  11  Gardium  erige  il  piede,  poi,  facendo 
leva  su  di  questo  ed  op- 
portunamente incurvan- 
dolo, descrive  un  angolo 
di  180  gradi  (fig.  150),  e 
riesce  a  rimettersi  in  po- 
sizione normale.  Se  pog- 
gia sopra  una  superficie 
compatta,  il  Cardiitm  com- 
pie talvolta,  anche  per 
spontaneo  impulso,  un 
movimento  curioso  simile 
a  quello  del  Pecten;  riz- 
zandosi sul  piede  verti- 
calmente protratto,  ed  e- 
mettendo  un  piccolo  get- 
to d' acqua,  spicca  un  bre- 
ve salto  che  lo  fa  ricade- 
re ad  una  certa  distanza. 
È  probabile  che  ciò  av- 
venga anche  in  natura, 
poiché  molti  Gardium  si 
raccolgono  anche  sopra 
fondi  compatti. 

Una  volta  il  Gardium  tuberculatum  prosperava  nella 
sabbia  melmosa  del  porto  di  Genova,  anche  in  vici- 
nanza immediata  degli  approdi.  La  vita  del  Mollusco 
è  oggi  resa  impossibile  dalle  impurità  delle  acque  e 
dalle  sostanze  in  putrefazione  che  si  accumulano  nelU 


Fig.  150. 
Gardium   tuberculatum   L.   che 
si  rivolta  rizzandosi  sul  piede, 
p,  piede.   —  8,  Si,  sifoni.  Dal 
Polimanti,  1912. 


394  Capitolo  tredicesimo 


melma;  mentre  le  draghe  a  vapore  adibite  alla  esca- 
vazione dei  fondi  portuari  recano  alla  luce  una  mol- 
titudine di  conchiglie  vuote  di  questa  specie  e  di  pa- 
recchie altre  in  perfetto  stato  di  conservazione. 

Anche  un  Cefalopodo,  la  Sepiola  (fìg.  151),  frequenta 
per  tutto  l'anno  la  zona  delle  arene  scoperte  a  tenue 
profondità,  diversa  in  ciò  dalla  Sepia  (fig.  124),  che  vi 
fa  solo  temporanee  incursioni.  Come  nella  Sepia,  il 
capo,  provvisto  di  due  grandi  occhi,  porta,  oltre  ad 
otto  braccia  sessili,  munite  di  ventose  per  tutta  la 
lunghezza,  due  braccia  tentacolari,  in  cui  di  ventose 
sono  armate  soltanto  le  estremità,  rigonfie  a  clava. 
La  Sepiola  (^)  è  discreta  nuotatrice;  per  nuotare  e  per 
mantenersi  in  e(iuilibrio  possiede  un  paio  di  natatoie 
pressoché  circolari,  che  si  agitano  con  ondulazioni 
ritmiche  al  terzo  posteriore  del  corpo.  Come  la  Sepia, 
fa  uso  frequente  del  getto  d'inchiostro  che  le  permette 
di  allontanarsi  in  fretta  senza  essere  veduta;  il  liquido 
nero  viene  elaborato  in  uno  speciale  organo  glandolare, 
detto  la  tasca  del  nero,  e  recato  all'esterno  da  un 
condotto  che  sbocca  nella  cavità  del  mantello  dalla 
parte  ventrale,  nelle. immediate  vicinanze  dell'ano.  È 
divertente  vedere  una  dozzina  di  Sepiole  scaricare 
tutte  insieme  la  loro  nuvoletta.  Ho  verificato  che  la 
scarica  si  produce  senza  fallo  allorché  11  Mollusco, 
appena  pescato  si  mantenga  per  qualche  minuto  al- 
l'asciutto e  poi  si  rimetta  in  acqua   marina.    I  suoi 


(*)  Recentemente  l'antica  Sepiola  romleleti  venne  smembrata 
dal  Naeff,  (Zoolog.  Anzeiger,  Bd.  40)  in  più  specie  che  non  si 
possono  classificare  con  sicurezza  se  non  si  dispone  del  maschio 
maturo,  con  un  braccio  ectocotilizzato,  cioè  niodifìcato  por  la 
unzione  riproduttiva. 


La  vita  sulle  arene  litorali  395 

cainbianieiiti  di  colore  sono  molto  rapidi  e  vivaci. 
Osserviamola  in  acquario  ed  aspettiamo  che  sia  ben 
tranquilla;  ci  apparirà  allora  semi-trasparente,  tem- 
])estata  di  minutissime  macchiette  nere.  Provate  ora 
a  stuzzicarla  con  un  oggetto  qualunque:  l'animale  as- 


Fig.  151. 
Scpiola.  L'animale  nataute,  mentre  lancia  l'inchiostro  ;  grand, 
naturale.  Originale.  Quarto  dei  Mille.  . 


sume  tosto  una  colorazione  bruna  intensa  con  riflessi 
di  rame,  che  si  oscura  e  si  rischiara  alquanto  ad  in- 
tervalli regolari. 

Se  l'acquario  ha  un  fondo  di  sabbia  spesso  almeno 
due  dita  e  se  l'animale  si  trova  in  buone  condizioni 
fisiologiche,  saremo  sicuri  di  vederlo  a  compiere  dopo 
breve  tempo  un  atto  caratteristico  per  la  fauna  di 
questa  zona.  La  Sepiola  si  dirige  nuotando  verso  il 
fondo  e  giunta  a  poca  distanza  dalla  superfìcie  sab- 
biosa, inclina  il  corpo  all'innanzi,  poi  incomincia  una 
vserie  di  piccoli  movimenti  di  va  e  vieni  che  hanno  per 
t'ii'etto  di  immergere  parzialmente  il  corpo  nella  rena; 


396  Capitolo  tredicesimo 


frattanto  le  correnti  espiratorie  del  sifone,  spazzando 
via,  ad  ogni  getto,  una  piccola  quantità  di  sabbia, 
facilitano  l'operazione.  E  qui  la  Sepiola  cambia  te- 
cnica: a  fine  di  rendere  più  completo  il  suo  insabbia- 
mento, si  butta  addosso  dell'altra  rena  con  movimenti 
ritmici  delle  braccia  sessili  più  esterne,  che  sono  anche 
le  più  robuste  (quelle  del  terzo  paio;  ricordando  che 
le  paia  si  contano  dalla  linea  medio -dorsale  verso  il 
ventre).  Quando  il  seppellimento  è  terminato,  la  sola 
parte  visibile  della  Sepiola  sul  fondo  sabbioso  è  una 
piccola  emergenza  a  mo'di  cupola,  formata  dalla  parte 
dorsale  del  capo  con  gli  occhi  e  la  base  delle  braccia. 
Indovinare  la  presenza  del  Cefalopodo  senza  avere 
assistito  a  tutta  la  manovra,  riesce  difficile  anche  agli 
osservatori  più  acuti. 


Ed  ora  fissiamo  la  nostra  attenzione  su  altri  orga- 
nismi che  ci  è  dato  raccogliere  traendo  la  rete  o  la 
draga  a  una  diecina  di  metri  di  profondità. 

Il  Gamberetto  da  sabbia  {Crangon  vulgaris,  fig.  152, 
Grangon  trispinosus)  appartiene  alla  stessa  tribù  dei 
Caridei,  alla  quale  si  riferiscono  i  gamberetti  natanti 
fra  le  erbe  marine  {Leander,  Alpheus,  Virhius,  ecc.), 
ma  se  ne  distingue  pel  corpo  appiattito,  in  cui  l'ad- 
dome non  si  mantiene  incurvato  come  nei  generi  ac- 
cennati. Due  particolarità  sono  da  notarsi  nel  Crangon; 
anzitutto  il  colorito  grigio  variegato  di  nerastro,  che 
fedelmente  ricopia  l'aspetto  del  suolo  sabbioso  ;  inoltre 
l'abitudine,  che  ha  in  comune  colla  Sepiola,  di  seppel- 


La  vita  sulle  arene  litorali 


397 


lirsi  nella  sabbia.  Mettiamo  alcuni  Crangon  in  un  ac- 
quario che  abbia  il  fondo  ricoperto  di  uno  strato  di 
arena,  ed  osserviamo  attentamente:  in  capo  a  pochi 
istanti  lo  vediamo  avvicinarsi  al  fondo  poi,  con  oscil- 
lazioni rapidissime  del  tronco  e  degli  arti,  seppellirsi 


Fig.  152. 
Gamberetto  da  sabbia:  Crangon  vulgaris  L.,  grand,  naturale. 
Secondo  il  Calmau,  1912,  leggerm.  modificato. 


in  un  attimo  nel  mobile  substrato.  Lungo  le  spiagge 
nordiche  i  Crangon  abitano  spesso  le  pozze  d'acqua 
salsa  lasciate  dalla  marea  e  la  loro  presenza  è  rivelata 
dalla  nuvoletta  di  sabbia  che  il  Crostaceo  solleva 
quando  si  nasconde. 


398  Capitolo  tredicesimo 


■  Insieme  ai  Crangon  manca  ben  di  rado  qualche  Pa- 
guro di  sabbia,  descritto  scientificamente  come  Dio- 
genes  pugilator  (fig.  153).  Con  Diogene  ha  in  comune 
l'abitazione  entro  ad  un  angusto  riparo,  il  quale  tut- 
tavia è  assai  più  bello  della  classica  botte,  poiché  con- 
siste  sempre   in    una    conchiglia   di    Gasteropodo.    Il 


Fig.  153. 
Paguro  da  sabbia:    Diogenes  pugilator   (Koux),  entro   ad   una 
concliiglia  di  Cohimhella,  ingrandito  quasi  due   volte.    Ori- 
ginale. Quarto  dei  Mille. 

nome  specifico  di  pugilator  si  accorda  male  colla  sere- 
nità del  filosofo  di  Corinto,  ma  è  opportuno  per  indi- 
care le  abitudini  del  Crostaceo,  forse  più  vivaci  e  bat- 
tagliere di  quelle  degli  altri  Paguri. 

Gli  arti  toracici  lunghi  e  sottili  gli  servono  a  meravi- 
glia nelle  lunghe  corse  alle  quali  si  abbandona,  quando 
procede  a  sghembo  e  a  saltelloni  sul  fondo  sabbioso. 
Una  delle  pinze  in  cui  terminano  le  zampe  del  primo 
paio,  e  precisamente  la  sinistra,  è  di  gran  lunga  più 
sviluppata  dell'altra,  sopratutto  nel  sesso  maschile, 
e  ricorda,  per  la  forma,  una  tenaglia  dentistica.  Del 
resto  l'assimetria  pronunciatissima  delle  chele  è  re- 


La  vita  sulle  arene  litorali  399 

pollo  non  raro  nei  Crostacei  superiori.  C'è  per  esempio 
un  Ch-anchio  comune  in  certi  tratti  della  costa  mediter- 
ranea d'Africa,  il  Gelasimus  tangeri,  in  cui  il  maschio 
^  possiede  una  chela  paradossale;  più  voluminosa  dello 
stesso  corpo.  Un  maschio  ed  una  femmina  di  Gela' 
simus  stabiliscono  dimora  comune  entro  ad  una  buca 
della  roccia;  la  femmina  occupa  il  fondo  della  cavità; 
il  maschio  si  colloca  invece  presso  l'apertura  e  ne 
tappa  l'ingresso  mediante  la  pinza  maggiore.  In  questo 
caso  adunque  la  chela  funziona,  oltre  che  da  organo 
di  prensione,  anche  da  tetto  della  dimora  coniugale. 
Ritornando  al  Diogene,  dirò  come  abbia  osservato 
nei  suoi  costumi  una  particolarità  che  non  conoscevo. 
Il  Crostaceo  si  nasconde  nella  sabbia  né  più  né  meno 
di  quanto  sogliano  praticare  la  Sepiola  ed  il  Crangoìi. 
A  un  certo  punto  si  ferma  di  botto  e  retrocedendo 
comincia  a  scavare  la  rena  colle  zampe  toraciche  an- 
teriori, le  quali  sono  assai  robuste  e  rivolte  all'indietro, 
e  gli  servono  quindi  efficacemente  anche  per  buttare 
da  parte  il  materiale  sollevato.  Allorché  il  Diogenes 
ha  terminato  il  suo  lavoro,  la  conchiglia  emerge  sol- 
tanto come  una  leggera  protuberanza  del  fondo  sab- 
bioso, nella  quale  si  apre  un  foro  corrispondente  al- 
l'apertura della  conchiglia.  Dall'apertura  il  Crostaceo  si 
pone  in  vedetta,  non  senza  aver  prima  ben  spazzato, 
con  altri  movimenti  delle  zampe,  il  davanzale  del  suo 
(»sservatorio.  Verrebbe  fatto  di  pensare  che  si  tratti 
^^  di  una  posizione  di  agguato,  ma  qui  le  apparenze  in- 
^  gannano  perchè,  al  pari  dei  suoi  parenti  delle  Po- 
sidonie,  il  Diogenes  si  nutre  specialmente  di  detriti. 
Penso  che  in  ambiente  piano,  scoperto  e  ben  illu- 
minato, come  il  fondo  sabbioso  frequentato  dal  Dio- 


400  Capitolo  tredicesimo 


genes,  i  mezzi  atti  a  dissimulare  il  corpo  debbano  es- 
sere più  numerosi  ed  efficaci  che  altrove.  Probabil- 
mente il  Crostaceo  si  trova  esposto  alle  insidie  dei 
Sargus,  pronti  a  stritolare  coi  robusti  denti  a  macina 
la  conchiglia  col  suo  inquilino.  Nulla  di  strano  dunque 
se  trovate  nel  Diogenes  due  sistemi  di  protezione  as- 
sociati: la  dimora  nella  conchiglia  e  l'abitudine  d'in- 
sabbiarsi- 

Fra  gli  abitatori  dei  fondi  sabbiosi  meritano  di 
essere  accennati,  almeno  di  volo,  alcuni  Granchi  nei 
quali  l'ultimo  paio  di  zampe  toraciche  si  allarga  in 
una  paletta  ovale.  Mercè  questa  conformazione,  la 
zampa  funge  da  remo  e  il  Granchio  può  nuotare;  e 
siccome  l'animale  non  si  allontana  dal  costume  carat- 
teristico dei  suoi  compagni  d'ambiente,  la  paletta  gli 
serve  anche  per  scavare  la  sabbia  ove  si  nasconde. 
È  comune  presso  Genova  il  Portunus  depurator; 
un'altra  specie  molto  grande  e  di  colore  rosso  acceso 
viene  apprezzata  dai  pescatori  di  Nizza  come  ali- 
mento: è  il  Portunus  corrugatus,  piuttosto  raro  nelle 
acque  genovesi. 

A  questa  piccola  fauna  delle  arene  litorali  non  fanno 
difetto  alcuni  Pesci.  Basta  allontanarsi  di  poche  die- 
cine di  metri  dalla  riva  per  raccogliere  giovani  Pleu- 
ronettidi  di  qualche  centimetro  di  lunghezza  {Solea, 
Bhomboidichtys,  ecc.),  ben  diversi  da  specie  a  specie 
per  i  caratteri  zoologici,  ma  simili  per  la  livrea  scre- 
ziata che  riproduce,  con  notevole  fedeltà,  l'immagine 
del  fondo  sabbioso.  Notate  poi  che  queste  colorazioni 
sono  suscettibili  di  modificarsi  con  una  rapidità  non 
comune  tra  i  Pesci.  L'animale  non  fa  che  brevi  e  poco 
agili  nuotate,  mantenendo  il  corpo  obliquo  ;  conduce 


La  vita  sulle  arene  litorali 


401 


vita  sedentaria  riposando  a  piatto  sull'  arena,  della 
quale  con   rapidissime  oscillazioni,  suole  cospargersi 
anche  il  corpo.  Poggia  sul  fondo  col  fianco  scolorato 
e  volge  in  alto  il  fianco  ricco  di  pigmento,  sul  quale, 
per   una  dissimetria  spiccatissima  del  cranio,  stanno 
riuniti  entrambi  gli  occhi,  quasi  con- 
tigui nella  Sogliola,  assai  distanti 
l'uno  dall'altro  nel  Bhomhoidichtys. 
1    Trachini   (è   specie  assai  fre- 
quente da  noi  il  Trachinus  draco) 
hanno  il  corpo  molto  allungato  e 
compresso  ai  lati,  gli  opercoli  spi- 
nosi, la  prima    pinna  dorsale  ar 
mata  di  4  o  5  forti  spine;  lunghis- 
sime la  seconda  dorsale  e  la  ana- 
le. Allo  stato  di  riposo  stanno  rim- 
piattati nella  sabbia  o  nella  ghiaia 
minuta,  lasciando  sporgere  soltanto 
il  capo  fornito  di  grandi  occhi.  Di- 
sturbati nel  loro  nascondiglio,  guiz- 
zano via  con    grandissima   agilità. 
L'insabbiamento  non  è  la  sola  di- 
fesa del  Trachino  ;  agli  aculei  robusti  degli  opercoli  e 
della  prima  pinna  dorsale  è  connesso  un  apparato  glan- 
dolare, che,  al  pari  di  quanto  si  verifica  nella  Scorpena, 
inocula  nelle  punture  un  liquido  fortemente  venefico. 
Già  negli  individui  giovanissimi  di  3  o  4  cm.  di  lun- 
ghezza si  determina  l'atto  riflesso   che  presiede  alla 
puntura;  sfiorate  con  un  oggetto  qualunque  il  dorso 
del  pesciolino  e  vedrete  i  raggi  della  prima  dorsale 
erigersi  ad  un   tratto,  e  la  pinna,  macchiata  di  nero, 
distendersi  a  ventaglio.  La  ferita  recata  da  un  adulto 
26.  —  K.  IssEL. 


J 

Fig.  154. 
Gallionymus  belenus 
Risso;  capo    vedu- 
to   dall'alto,    X   2. 
Originale,  Rapallo. 


402  Capitolo  tredicesimo 


di  30  o  40  cm.  di  lunghezza  all'incauto  che  afferri 
il  Trachino  colle  mani  o  lo  calpesti  a  piedi  nudi 
riesce,  a  quanto  assicurano  i  pescatori,  atrocemente 
dolorosa. 

Non  occorre  allontanarsi  molto  per  trovare  i  Tra- 
chini adulti;  in  quanto  ai  giovani  si  possono  racco- 
gliere a  pochi  passi  dalla  spiaggia.  E  quivi  si  rinven- 
gono pure,  nella  buona  stagione,  altri  Pesci  novelli, 
come  Gallinelle  (Trigla),  Triglie  (Mullus),  i  quali, 
sebbene  giovanissimi,  hanno  già  le  forme  ed  i  costumi 
tipici  degli  adulti. 

Non  voglio  chiudere  questo  cenno  sui  Pesci  senza 
accennare  ad  un  Acantottero,  il  quale,  anche  a  pieno 
sviluppo,  non  oltrepassa  7  od  8  centimetri  di  lunghezza. 
Si  chiama  Gallionymus  belenus  Kisso  (fig.  154)  e  quan- 
tunque non  passi  per  una  specie  comune,  lo  si  raccoglie 
molto  di  frequente  sul  fondo  sabbioso  in  certi  golfi 
della  nostra  Riviera,  ad  esempio  presso  Rapallo. 
Per  la  forma  generale  del  corpo  lo  direste  un  Lepado- 
gaster,  ma  lo  fa  subito  distinguere  la  presenza  di  due 
pinne  dorsali  e  sopratutto  l'aspetto  del  capo.  La  bocca 
è  piccolissima,  sporgente  e  rivolta  verso  il  basso, 
tanto  da  conferire  al  capo  stesso  un  profilo  che  arieggia 
un  muso  di  pecora.  Inoltre  una  delle  piastre  ossee  che 
proteggono  l'apparato  branchiale,  il  preopercolo, 
porta  da  ciascun  lato  una  robustissima  spina,  seghet- 
tata e  rivolta  all'indietro.  Essendo  in  relazione  con 
un  minuscolo  apparato  velenifero,  tale  spina  rappre- 
senta un'arma  simile  a  quelle  che  abbiamo  trovata  nei 
Trachini. 

Altra  disposizione  che  rivela  le  abitudini  del  pescio- 
lino è  quella  degli  occhi,  che  sono  assai  grandi  e  rivolti 


La  vita  sulle  arene  litorali  403 

all'iiisù.  In  tal  modo  esso  può  scorgere  l'insidia  che  lo 
minaccia  dall'alto,  mentre  se  ne  sta  in  agguato  sul 
fondo  ed  aspetta  il  momento  favorevole  per  ghermire  la 
preda.  Anche  il  colore  del  corpo  lo  dissimula  abba- 
stanza bene  fra  le  sabbie:  è  grigio -giallognolo  con  mac- 
chioline nerastre,  ben  diverso  dalle  smaglianti  livree 
di  altri  Gallionymus  [C.  lyra)  che  occupano  il  posto 
d'onore  nelle  iconografìe  colorate  dei  Pesci  europei. 

Nascondiglio  e  veleno:  ecco  due  prerogative  tipi- 
che per  i  Pesci  delle  sabbie. 

Fondi  di  minuta  ghiaia  formano  molto  spesso  una 
striscia  che  termina  a  cinquanta  metri  di  profondità 
o  poco  più  fra  sabbia  e  melma;  ma  altre  strisele  più 
o  meno  estese  non  mancano  a  profondità  minore. 
Quelle  che  si  stendono  dinnanzi  a  Quarto  e  Sturla 
sono  generalmente  assai  povere  di  organismi  vi- 
venti; vi  si  accumulano  in  compenso  innumerevoli 
conchiglie  vuote,  appartenenti  sopratutto  a  Gastero- 
podi; in  certi  campioni  di  ghiaia  raccolti  a  25  metri 
di  profondità  si  conterebbero  addirittura  a  migliaia 
per  ogni  chilogrammo  di  saggio.  L'occhio  del  biologo 
non  dura  gran  fatica  a  riconoscere  come  soltanto  una 
piccola  parte  di  quei  Molluschi  abbiano  vissuto  in  situ. 
Non  poche  infatti  sono  le  specie  caratteristiche  delle 
praterie  di  Posidonia;  altre  provengono  certamente 
dalla  scogliera  sommersa.  Inoltre  si  osserva  che,  ad 
eccezione  di  una  piccola  minoranza,  son  tutti  esem- 
plari molto  piccoli,  inferiori  al  centimetro  di  lunghezza. 
Evidentemente  le  correnti  e  le  onde  han  potuto  smuo- 
verle, trascinarle  ed  accumularle  in  taluni  punti  de- 
terminati dalla  configurazione  del  pendio.  Insieme  alle 
conchiglie  si  rinvengono  più  o  meno  numerosi  fram- 


404  Capitolo  tredicesimo 


menti  di  Briozoi  e  tubi  calcarei  di  Anellidi.  I  più 
comuni,  su  questi  fondi,  appartengono  al  genere  Di- 
trupa,  che  prospera  ad  una  cinquantina  di  metri  di 
profondità;  per  la  sua  forma  conica,  ricurva  ed  ap- 
piattita alla  estremità  posteriore  facilmente  lo  si 
confonde,  a  prima  vista,  con  una  conchiglia  di  Den- 
talium. 


BIBLIOGRAFIA. 

BouLENGER  G.   A.-BouLENGER  C.   L.,  op.   cU.  (ved.  bibUogr., 

cap.  XI). 
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Flora  d.  Golfes  v.  Neapel  »,  Monogr.  23,  1896. 
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Elmhirst  R.,  The  Naturalist  at  the  sea-shore.  London,  Black, 

1913. 
PoLiMANTi  O.,  Studi  sulla  contrazione  del  muscolo  adduttore  di 

Ostrea  ecc.    «  Zoolog.  Jahrbiicher,  Abt.  Aligera.  Physìol.  », 

Supplem.  15,  Bd.  3,  1912. 
Pruvot  G.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  III). 
Steuer  a.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  Vili). 


CAPITOLO  XIV.    - 
La  vita  nelle  praterie  di  Posidonla.  I 


Sommario:  Biologia  della  Posidonia;  relazioni  della  Posidonia 
colla  fauna.  —  Idroidi  e  Briozoi  {Sertularia,  Membranipora). 
Molluschi  (Rissoa,  Phasianella,  ecc.).  —  Crostacei  (Idotea), 
—  Pesci  (Hippocampus,  Sygnaius,  Nerophis,  Siphostoma, 
La^rus,  Crenilabrus,  ecc.). 


Mentre  la  scogliera  sommersa  è  il  dominio  delle 
Crittogame,  sui  fondi  pianeggianti  o  a  dolce  pendio, 
ove  la  sabbia  è  commista  ad  una  certa  quantità  di 
melma,  vegetano  piante  capaci  di  sbocciare  dei  veri 
fiori.  Queste  piante,  che  appartengono  tutte  alla  fa- 
miglia delle  Zosteracee,  sono  parenti  non  lontane  di 
altre  che  vivono  negli  acquitrini  della  terra  emersa. 
Non  più  di  quattro  specie  ne  conta  la  flora  mediter- 
ranea :  Posidonia  caulini,  Zostera  marina.  Zostera  nana, 
Gymodocea  aequorea.  Ma  lo  scarso  numero  delle  specie 
vien  compensato  ad  usura  dalla  proprietà  di  vivere 
gregarie  formando  delle  vere  praterie  sottomarine. 

Il  contrasto  fra  la  scogliera  rivestita  da  una  flora 
svariatissima  di  Alghe  e  la  prateria  formata  molto 
spesso  da  una  sola  specie  ha  riscontro  in  quanto  si 
osserva  fra  le  nostre  Alpi;  sulle  rocce  ben  esposte  e 


406  Capitolo  quattordiceaimo 

ricche  di  humus  cento  specie  diverse  si  contendono 
il  terreno  ;  sul  pendio  sottostante  il  Kododendro  copre 
uniformemente  il  suolo  coi  suoi  cespugli  rosseggianti 
e  diventa  padrone  assoluto.  Ma  le  ragioni  fisiologiche 
le  quali  dividono  i  Rododendri  dalla  flora  delle  rupi 
sono  assai  meno  fondamentali  di  quelle  che  separano, 
in  mare  il  regno  delle  Alghe  da  quello  delle  Zosteracee. 
Nel  primo  caso  decidono  la  natura  del  terreno,  la  luce, 
l'umidità;  nel  secondo  è  diverso  il  tipo  di  nutrizione 
della  pianta,  inquantochè  l'Alga  assorbe  l'acqua  ed  i 
sali  per  tutta  la  superficie  del  tallo  e  la  parte  basale 
(il  cosidetto  callo  radicale)  nuli' altro  richiede  alla 
rupe  fuorché  un  punto  d'appoggio.  La  Zosteracea 
invece  possiede  un  grosso  caule  sotterraneo  o  ri- 
zoma, fornito  di  numerose  radici,  le  quali  non  sol- 
tanto servono  per  ancorare  saldamente  la  pianta  al 
fondo,  ma  funzionano  anche  come  organo  di  assorbi- 
mento succhiando,  dal  terreno  l'acqua  ed  i  sali  nutritivi  ; 
un  processo  di  nutrizione  identico  a  quello  delle  piante 
terrestri.  Il  substrato  composto  di  materiali  suddivisi 
è  quindi  condizione  necessaria  pel  suo  sviluppo.  Fra 
le  quattro  specie  di  Zosteracee  che  dianzi  ho  nominato, 
la  Posidonia  caldini  è  di  gran  lunga  la  più  importante. 
Lungo  le  rive  ligustiche  è  quasi  sempre  unica  costi- 
tuente delle  praterie  litorali.  Dalle  altre  Zosteracee 
si  distingue  a  prima  vista  per  le  sue  foglie  a  nastro 
di  un  bel  verde  lucente,  larghe  sino  ad  un  centimetro 
e  lunghe,  a  sviluppo  completo,  più  di  un  metro  (ne  ho 
misurate  alcune  che  superavano  m.  1,50).  È  pianta 
perenne  e  il  suo  rizoma  può  resistere,  in  piena  vitalità 
all'avvicendarsi  di  parecchi  inverni;  non  sempre  tut- 
tavia perisce  di  morte  naturale,  perchè  le  più  violenti 


La  vita  nelle  praterie  di    Posidonia  407 

mareggiate  ne  sradicano  e  ne  gettano  a  riva  una  certa 
quantità.  Caduca  per  contro  è  la  chioma  verde  della 
pianta,  poiché  in  estate  muoiono  le  foglie  vecchie  e  si 
distaccano  dal  rizoma  {^)  ;  allora  il  mare,  ammucchiando 
questo  fogliame  imbrunito  sulle  spiagge,  innalza  quegli 
argini  compatti  che  tutti  abbiamo  veduto  lungo  la 
nostra  Riviera.  In  fin  d'ottobre,  prima  ancora  che  la 
caduta  sia  terminata,  cominciano  a  far  capolino  le 
foglie  novelle  (fig.  155),  d'un  bel  verde  tenero,  ricurve 
come  lame  di  sciabola;  ogni  rizoma  produce  parecchi 
di  questi  getti,  composti  per  lo  più  di  sei  foglie.  Nel 
centro  di  ciascun  getto  non  tarda  a  mostrarsi  l'infio- 
rescenza di  fiorellini  verdognoli  poco  vistosi.  Com'è 
naturale  gli  insetti  o  il  vento  non  possono  in  questo 
caso  fungere  da  pronubi  ed  al  mistero  della  feconda- 
zione presiedono  le  onde  del  mare.  Il  trasporto  è  reso 
facile  da  un  adattamento  particolare  del  polline:  i 
grani  pollinici  non  si  diffondono  isolatamente  nell'ac- 
qua, ma  vengono  agglutinati  in  tanti  minuscoli  ser- 
pentelli che  le  onde  trascinano  sugli  organi  femminili. 
In  marzo  e  aprile  i  frutti  maturi  della  Posidonia, 
simili,  per  la  forma  esterna,  ad  una  grossa  oliva,  si 
distaccano  e  vengono  a  galla.  Poco  a  poco  l'azione 
continuata  dell'acqua  fa  macerare  l'involucro;  i  semi 
cadono  sul  fondo  ove  germogliano. 

Accennando  al  contrasto  fra  la  scogliera  rivestita 
di  Alghe  e  le  praterie  di  Posidonia  non  ho  voluto  in- 
tendere con  ciò  che  Alghe  e  Posidonie  si  escludessero 
a  vicenda.  Come  nei  pendii  alpini  vi  è  spesso  una  spe- 


C)  Crii  avanzi   delle   foglie   cadute   fonnauo,  alla  baae  della 
pianta,  una  sorta  di  caingliatura  di  colore  bruniccio. 


408  Capitolo  quattordicesimo 

ciale  flora  di  piante  erbacee  che  vivono  all'ombra  dei 
cespugli  di  Rododendro,  così  alcune  specie  di  Alghe 
amanti  dell'ombra,  dove  le  condizioni  del  substrato 
si  mostrano  favorevoli,  crescono  all'ombra  delle  Po- 
sidonie  o  s'impiantano  sui  rizomi:  citerò  fra  queste 
le  Peyssonnelia  e  le  Udotea.  Ma  v'è  poi  una  schiera  di 
minute  specie  adattate  a  maggiore  intensità  luminosa 
che  s'impiantano  invece  sull'apice  della  stessa  làmina 
fogliare  conducendo,  come  si  suol  dire,  una  vita  epi- 
fitica,  L'Alga,  per  quanto  è  noto,  richiede  alla  Posi- 
donia  soltanto  un  sostegno,  ma  questo  acquista  note- 
vole importanza  nella  distribuzione  della  Crittogama, 
inquantochè  le  permette  molto  spesso  di  vegetare 
anche  in  plaghe  dove  il  fondo  offrirebbe  condizioni 
affatto  disadatte. 

Dinnanzi  a  Quarto  e  a  Quinto  le  Posidonie  vegetano 
in  piccole  macchie  od  isole  più  o  meno  folte  anziché 
formare  delle  praterie  continue.  Queste  si  ammirano 
invece  nel  massimo  rigoglio  in  alcuni  tratti  della  nostra 
Riviera  ove  la  costa  presenta  delle  insenature  profonde, 
come  accade  lungo  la  costa  orientale  di  Portofino. 
Ivi  le  Posidonie,  invece  di  cominciare  a  qualche  di- 
stanza dal  battente  del  mare,  giungono  sin  quasi  alla 
riva;  ne  consegue  che  la  bassa  marea  lascia  allo  sco- 
perto le  estremità  delle  foglie,  le  quali  si  adagiano  alla 
superfìcie.  È  spettacolo  attraente  il  contemplare  uno 
di  questi  campi  superficiali  di  Posidonia,  quando  il 
mare  è  lievemente  increspato  e  gli  apici  fogliari,  se- 
guendo il  ritmo  dell'onda,  piegano  con  moto  lento  e 
flessuoso  all'innanzi  e  all'indietro.  Se  vi  piace  di  veri- 
ficare l'effetto  che  esercitano  sulle  Posidonie  agitazioni 
più  forti  del  mare,  vedrete  che  a  piccola  profondità 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  409 

il  portamento  della  pianta  ne  rimane  durevolmente 
modificato,  inquantochè  le  foglie  sono  tutte  inclinate 
nel  senso  della  traversia  dominante.  Se  la  pianta  ha 
ben  definite  esigenze  riguardo  alla  natura  del  fondo, 
ove  configge  il  suo  rizoma,  non  è  troppo  intollerante 
per  quanto  concerne  la  composizione  chimica  dell'ac- 
qua marina.  Così  nel  piccolo  seno  di  Niasca  tra  Pa- 
raggi e  Portofino  le  acque,  per  lunghi  periodi  tranquille, 
sono  di  sovente  diluite  da  un  ruscello  che  raccoglie 
le  acque  del  soprastante  vallone;  ciò  malgrado  le 
Posidonie  soggette  a  questa  diluizione  non  sembrano 
soffrirne,  anzi  sono  più  lunghe  e  rigogliose  che  in  altre 
località  circonvicine.  Notate  poi  che  le  Zostere  dei 
mari  nordici  si  accontentano  sovente  di  acqua  appena 
salmastra. 

A  proposito  della  Zostera  {^)  il  biologo  danese  Peter- 
sen  ha  fatto  dei  calcoli  che  meritano  di  essere  ricordati. 
Tenendo  conto  della  distribuzione  dei  campi  di  Zo- 
stera lungo  le  coste  della  Danimarca  e  del  numero  di 
foglie  novelle  spuntate  da  ogni  pianta,  egli  conclude 
che  la  quantità  di  sostanza  vegetale  prodotta  annual- 
mente dalle  Zostere  (misurata  allo  stato  asciutto) 
equivale  a  circa  il  quadruplo  della  quantità  di  fieno 
che  in  quel  paese  ogni  anno  si  raccoglie.  Sarebbe  in- 
teressante ripetere  gli  stessi  calcoli  per  le  Posidonie 
che  disegnano  lungo  le  nostre  rive  una  cintura  ver- 
deggiante. Sebbene  incompleta  e  discontinua,  questa 
cintura  non  può  non  esercitare  una  influenza  profonda 
sopra  il  mondo  animale  che  ha  dimora  in  quella  zona. 


(')  Le  foglie  di  Zostera  e  Posidoniasi  adoperano  nell'industria 
per  imbottire  materassi,  ecc. 


410  Ckipilolo  quallordiceaimo 

Anzi'i  legami  più  o  meno  intimi  che  avvincono  il 
destino  dell'animale  a  quello  del  vegetale  si  rivelano 
qui  ad  ogni  passo. 

Organismi  di  vario  tipo,  almeno  nel  periodo  adulto 
della  loro  esistenza,  vivono  attaccati  alle  foglie  od 
ai  rizomi,  altri  strisciano  o  si  arrampicano  sulle 
foglie  ;  una  ricca  popolazione  si  agita  sui  fondi  sabbiosi 
della  prateria  e  non  mancano  le  specie  che,  pur  nuo- 
tando liberamente,  ricercano  di  preferenza,  o  ad  esclu- 
sione d'ogni  altra,  l'ombra  della  Posidonia, 


Del  piccolo  mondo  che  vive  sessile  sulla  foglia  ò 
molto  agevole  far  conoscenza.  Guardate  attentamente 
un  fascio  di  foglie  raccolte  a  uno  o  due  metri  di  pro- 
fondità, e  non  tarderete  a  scoprire  alla  superficie 
di  qualcuna  di  esse  un  esile  cordoncino  bianchiccio 
dal  quale  si  innalzano,  a  regolari  intervalli,  piccoli  fusti, 
lunghi  al  massimo  un  paio  di  millimetri.  Il  cordoncino 
è  la  radice  comune  della  colonia  o  idroriza,  i  piccoli 
fusti  sono  idrocauli  che  sorreggono  i  polipi  protetti 
da  una  teca  chitinosa.  Nella  specie  che  abbiamo 
sotto  gli  occhi,  la  Sertularia  mediterranea  Marktanner, 
(fig.  156  J.)  le  logge  sono  regolarmente  ordinate,  ima 
sopra  all'altra,  ai  lati  dell'idrocaule  ed  hanno  forma 
triangolare,  alquanto  appiattita. 

La  Sertularia  è  talmente  specializzata  dal  punto 
di  vista  dell'abitazione  che  la  cerchereste  invano  sopra 
un  substrato  diverso  da  quello  che  la  Posidonia  le 
suole  offrire;  prima  ch'io  raccogliessi  questo  Idroide 


La  vita  nelle  praterie  di   Poaidonia 


411 


Pig.  155. 
Giovane  getto  di  Posidonia  coH'intìoresceiiza,  raccolto  ad  mia 
trentina  di  metri  di  profondità.  Attaccate  al  rizoma  si  ve- 
dono Alghe  dei  gen.  Udotea  (u)  e  Peyssonelia  (p)  e  Briozoi 
dei  gen.  Buc/tda  (b)  e  Crisia  (e):  all'apice  delle  giovani  fo- 
glie, incrostazioni  di  Coralline.  Originale.  Qnarto  dei  Mille. 


412  Capitolo  quattordicesimo 

in  Liguria,  la  specie  era  considerata  come  molto  rara 
perchè  gli  specialisti  non  avevano  mai  pensato  a  ri- 
cercarla sulle  Zosteracee,  ove  se  ne  rinvengono  a  pro- 
fusione. Come  i  biologi  distinguono  le  specie  eurialine 
dalle  stenoaline,  potrebbero  distinguere  le  eurises- 
s  i  1  i  dalle  8tenosessili,a  seconda  che  si  valgono  indif- 
ferentemente di  substrati  diversi,  oppure  sono  adattate 
ad  un  substrato  solo;  ma  se  riesce  facile  verificare  il 
fatto  e  coniare  per  esso  un  nuovo  vocabolo  composto, 
è  molto  arduo  il  rendersene  ragione;  perchè  mai  di  due 
specie  affini  l'una  è  indifferente,  l'altra  specializzata  ? 
Temo  che  la  chimica  e  la  chimico -fisica  non  possano 
rispondere  a  simili  quesiti,  che  ogni  giorno  si  affac- 
ciano alla  mente  del  biologo. 

Più  frequenti  ancora  della  Sertularia  sono  altri  or- 
ganismi appartenenti  alla  classe  dei  Briozoi  e  sopra - 
tutto  la  Membranipora  pilosaLi.  (fìg.  156  B).  In  questo 
caso,  poiché  la  colonia  si  estende  a  guisa  di  crosta, 
l'aderenza  col  substrato  si  effettua  per  tutta  la  super- 
ficie. Laddove  le  Membranipora  trovano  condizioni 
molto  favorevoli  per  svilupparsi,  tutte  le  foglie  di 
Posidonia  appariscono  solcate  da  striscioline  più  o 
meno  lunghe  e  ramificate,  le  quali,  ad  occhio  nudo, 
appariscono  formate  da  un  reticolato  finissimo.  Ogni 
maglia  del  reticolato  è  una  celletta  contenente  un 
polipide  o  individuo  della  colonia;  l'ordinamento  è 
tale  che  le  cellette,  allineate  in  una  serie  longitudinale, 
si  alternano  regolarmente  con  quelle  della  serie  con- 
tigua. 

Osservate  come  ad  uno  stesso  modo  di  vita  corri- 
sponda una  certa  somiglianza  nell'aspetto;  per  la 
forma    e    gli    atteggianxenti    i    Briozoi   ricordano    gli 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  413 


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Fig.  156. 
Fogli6  di  Posidonia,  raccolte  a  un  metro  di  profondità,  con 
animali  epifiti.  A,  apice  di  giovane  foglia  con  Idroidi  (iS'er- 
turia  mediterranea  Markt.),  x  3.  —  B,  porzione  di  foglia 
con  Briozoi  {Microporella  malusii  Audouin,  a  sinistra,  e 
Membranipora  pilosa  L,  a  destra).  Dall'  Issel,  1912,  Origi- 
nale, Portofino. 


414  Capitolo  quattordicesimo 

Idroidi;  eppure  nell'Idroide,  conformemente  all'ar- 
chitettura dei  Celenterati,  le  linee  generali  del  corpo 
si  riducono  ad  un  sacco  a  doppia  parete,  mentre  il 
Briozoo,  animale  celomato,  possiede  dei  muscoli,  un 
intestino  completo  piegato  ad  U  ed  un  ganglio  ner- 
voso abbastanza  cospicuo.  Nel  caso  della  Membra- 
nipora  la  somiglianza  è  limitata  alle  parti  molli  e  non 
si  estende  alla  parte  solida,  calcarea,  della  colonia, 
mentre  vi  sono  altri  Briozoi  che  si  sviluppano  in  co- 
lonie arborescenti  e  ricordano  molto  da  vicino  certi 
Idroidi  anche  nell'involucro  esterno.  Uno  spettacolo 
microscopico  dei  più  attraenti  è  offerto  dagli  individui 
che  sciorinano  fuori  della  celletta  la  corona  dei  ten- 
tacoli, foggiata  a  ferro  di  cavallo  e  circondante  la 
bocca,  per  scomparire  poco  dopo  nell'interno  della 
loggia. 

La  Sertularia  e  la  Membranipora  appartengono  ad 
una  fauna  sessile  che  si  potrebbe  chiamare  stabile, 
perchè  si  ritrova,  più  o  meno  frequente,  in  tutte  le 
stagioni  dell'anno.  Ben  inteso  che  la  continuità  si 
riferisce  alla  specie,  ma  non  già  ad  individui  deter- 
minati ;  il  distacco  autunnale  della  vecchia  foglia  segna 
anche  la  morte  delle  società  di  Idroidi  e  di  Briozoi  che 
ne  godono  il  sostegno.  Ma  le  larve  pelagiche  di  Mem- 
branipora, volgarissimo  reperto  dei  saggi  di  plancton, 
nuotano  sul  mare  in  quantità  enorme;  molte  di  esse 
cadono  sulle  giovani  piante  e  vi  si  attaccano,  dando 
origine  a  nuove  colonie. 

Nelle  rigogliose  praterie  a  fior  d'acqua  che  si  ammi- 
rano a  Portofino  si  vede  chiaramente  come  alle  colonie 
di  Sertularia  e  di  Memòranipora  non  si  addica^ una  luce 
troppo  intensa.   Nelle  piante  coricate  verso  la  riva 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  415 

l'estremità  della  foglia  ha  direzione  pressoché  paral- 
lela alla  superfìcie  del  mare,  tanto  da  ricevere  in  pieno 
la  luce  solare  nella  sua  pagina  superiore  ;  ora  le  colonie 
di  Sertularia,  laddove  il  loro  sviluppo  non  viene  im- 
pedito dal  feltro  di  Alghe  epifìtiche,  crescono  soltanto 
sulla  pagina  inferiore.  Per  contro  alla  base  della  pianta, 
ove  la  direzione  delle  foglie  diventa  verticale  o  mode- 
ratamente obliqua,  le  due  pagine  fogliari  ricevono  luce 
in  proporzione  pressoché  uniforme;  in  questo  tratto 
accade  molto  sovente  di  trovare  colonie  di  Sertularia 
che  abbiano  invaso  i  due  lati.  La  Membranipora  è 
più  tollerante  ;  tuttavia  i  nastrini  traforati  s'inerpicano 
assai  più  in  alto  sulla  pagina  protetta  dalla  luce 
che  non  su  quella  illuminata  in  pieno. 

Vuol  dire  che  la  larva  fondatrice  della  colonia  si 
ferma  e  si  attacca  solamente  là  dove  non  risente  mo- 
lestia per  la  luce  troppo  intensa.  La  colonia  in  via  di 
sviluppo  non  può  mutar  posizione,  ma  si  orienta  svi- 
luppando nuovi  rampolli  nella  direzione  richiesta  dalle 
sue  esigenze  fisiologiche.  Le  leggi  che  presiedono  ad  un 
siffatto  orientamento  dovrebbero  formare  oggetto  di 
speciali  indagini  da  parte  di  chi  ne  possiede  il  tempo 
e  i  mezzi. 

Se  invece  di  raccogliere  le  Posidonie  nella  zona  su- 
perficiale, noi  ne  sradichiamo  col  gangano  a  venti  o 
trenta  metri  di  profondità,  vediamo  che  alla  base 
delle  piante,  dove  esistono  le  fibre  delle  vecchie  foglie, 
si  sviluppa  una  fauna  abbastanza  ricca  di  Briozoi, 
non  più  crostosi,  ma  arborescenti:  sono  le  Grisia  dal 
fusto  semplice  colle  logge  a  tubetto  ricurvo  (fig.  155  0), 
le  Bugula  a  cespuglio  ramificato  e  molte  altre.  La  Bu- 
gula  (fig.    157)  è  oggetto  interessante  perchè  le  sue 


Fig.  157. 

Brìozoo:  Bugula:  A,  colonia  in- 
grandita due  volte.  —  B,  porzione 
di  un  ramo,  x  10.  Originale.  —  C, 
un  animaletto  (polipide)  espanso 
fuori  della  cella  con  un'avioularia 
(a)  sulla  parete  di  questa,  t,  ten- 
tacoli dell'  indiv.  normale  ;  forte 
ìnerandim.  Secondo  il  Parker  e 
Haswell,  dall'Emery,  1911. 


colonie,  oltre  agli  in- 
dividui di  tipo  norma- 
le, altri  ne  hanno  che 
non  maturano  organi 
riproduttori  e  risul- 
tano modificati  per  di- 
verso ufficio.  Confor- 
mati come  il  becco  di 
un  uccello  rapace,  le 
cui  branche  si  aprono 
e  si  chiudono  conti- 
nuamente, essi  affer- 
rano piccoli  animali  o 
detriti  organici  messi 
in  movimento  dalle  ci- 
glia onde  i  tentacoli 
degli  individui  normali 
sono  rivestiti.  Questi 
individui  sui  generis 
denominati  per  il  loro 
aspetto  avicularie, 
hanno  sede  sulle  pareti 
delle  logge  che  accol- 
gono gli  individui  nor- 
mali, e  vicino  all'aper- 
tura della  loggia  stes- 
sa. Sembra  competa 
loro  la  funzione  di 
provvedere  alla  difesa 
ed  alla  pulizia  della 
colonia. 

Oltre  agli  Idroidi  ed 


La  vita  nelle  praterie  di  Posldonia  ili 


ai  Briozoi  trovano  stabile  appoggio  sulle  foglie  di  Fo- 
sidonia  Coralli  semplici,  Anellidi  dal  guscio  calcareo 
ed  ai  rizomi  aderiscono  di  sovente  piccole  Spugne. 
È  tempo  di  rivolgere  la  nostra  attenzione  ad  altri 
esseri  che  hanno  legami  meno  continuati,  ma  non  meno 
intimi  colla  pianta.  Se  l'organizzazione  loro  non  li  co- 
stringe a  vita  sedentaria  sulla  Posidonia,  ne  frequen- 
tano tuttavia  le  foglie  con  predi- 
lezione più  o  meno  spiccata.  Pet- 
tinando le  chiome  della  Posidonia 
con  un  robusto  e  fitto  retino,  non 
potrà  mancare  una  raccolta  più  o 
meno  copiosa  di  piccoli  Gastero- 
podi. Del  resto,  nelle  giornate  piti 
calde  d'estate,  vi  accadrà  spesso  di 
scorgere,  anche  dalla  barca,  le  spire  ^ig-  1^^- 

turrite  dei  Trochi  e  delle  Rissoe  «r,S°«  MUw/.'o" 
muoversi  lentamente  tra  le  foglie  riginale.  Portofino, 
e  far  capolino  tra  i  filamenti  delle 
Alghe  epifitiche.  La  specie  predominante  in  parecchie 
località  della  nostra  Riviera  èia, Bissoavariabilis  Mùhlf. 
(fig.  158),  che  ha  la  conchiglia  di  un  bianco  latteo, 
adorna  di  rilievi  e  di  macchiette  longitudinali,  di  colore 
rosso -bruno  e  cerchiata  di  violetto  al  peristoma  (bocca 
della  conchiglia).  L'animale  esplora  continuamente  la 
via  cogli  esili  tentacoli  ornati  di  anelli  bruni,  e  raschia 
colla  radula  i  piccoli  organismi  vegetali  ed  animali 
(Diatomee,  Foraminiferi),  che  stanno  attaccati  alle 
foglie.  L'essere  piccola  e  leggera  conferisce  alla  nostra 
Bissoa  qualche  vantaggio  rispetto  ad  altri  Molluschi 
affini,  poiché  non  soltanto  può  strisciare  sopra  qual- 
siasi oggetto  solido,  per  quanto  tenue,  che  incontri 


r^ 


sul  suo  cammino,  ma  gode  al- 
tresì la  facoltà  di  potersi  capo- 
volgere e  di  strisciare  a  ventre 
in  alto  contro  la  superficie  del- 
l'acqua. Ugual  sistema  abbiamo 
veduto  mettere  in  pratica  da 
certi  Nudibranchi. 


Fig.  159. 
Crostaceo  isopodo  :  Ido- 
tea  heclica  (Fallasi,  so- 
pra una  foglia  di  Po- 
sidonia,  grand,  natura- 
le. Origin.,  Portofino. 


Passando  ad  illustrare  le  spe- 
cie che  camminano  sulle  foglie 
(bentos  ambulante)  vi  farò  noto 
l'esempio  più  istruttivo.  È  que- 
sto yidotea  hectica  (Pallas),  (fi- 
gura 159),  Crostaceo  che  si  trova 
relativamente  comune  a  Por- 
tofino, a  pochi  metri  di  fondo, 
e  non  manca  del  resto  in  alcuna 
località  mediterranea,  dove  le 
praterie  di  Posidonia  vegetano 
abbastanza  fìtte  e  rigogliose. 
Appartiene  al  sottordine  degli 
Isopodi  e  presenta,  ben  spic- 
cate, le  caratteristiche  del  grup- 
po: corpo  compresso  in  senso 
dorso -ventrale,  regione  toracica 
assai  allungata  e  costituita  da 
sette  segmenti ,  ciascuno  dei 
quali  porta  un  paio  di  zampe 
che  servono  a   camminare  (pe- 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  419 

reiopodi);  addome  brevissimo,  e  quindi  stipati  l'uno 
dietro  l'altro  gli  arti  relativi.  Come  dimensioni  è  certo 
risopodo  più  vistoso  dei  nostri  'mari,  poiché  rag- 
giunge il  mezzo  decimetro  di  lunghezza.  Nell'aspetto 
si  notano  subito  alcune  particolarità:  antenne  del 
secondo  paio  lunghe  e  sottili,  appiattimento  del  corpo 
spinto  quasi  all'estremo,  margini  laterali  che,  comin- 
ciando dal  terzo  segmento  toracico,  si  mantengono 
quasi  paralleli  fino  alla  base  della  lamina  caudale 
(telson);  margine  posteriore  di  questa  lamina  inta- 
gliato a  mezzaluna. 

Nella  Idotea,  come  in  molti  altri  Isopodi,  i  piedi 
caudali,  in  posizione  tipica,  dovrebbero  fiancheggiare 
il  telson,  stanno  invece  ripiegati  sul  ventre  a  guisa 
di  opercolo  ;  questo  protegge  le  cinque  paia  di  zampe 
addominali  (pleopodi)  che,  agitando  ritmicamente  l'ac- 
qua, funzionano  anche  da  appendici  respiratorie. 

Alcuni  autori  accennano  ad  individui  verdi  che  vi- 
vono sulle  Posidonie  fresche  e  ad  altri  bruni  che  si 
raccolgono  invece  sulle  Posidonie  disseccate;  per 
quante  ricerche  abbia  fatte,  non  ho  mai  potuto  tro- 
vare altro  che  individui  di  un  bel  verde  smagliante, 
Tutt'al  più  si  vedono  alcune  macchioline  bianche 
lungo  la  linea  mediana  e  la  tinta  verde  di  fondo  che 
non  è  contenuta  in  cellule  speciali,  ma  diffusa  nel  te- 
gumento, assume  un  tono  più  scuro  a  luce  intensa  pel 
dilatarsi  di  piccoli  cromatofori  bruni  (^)  che  riman- 
gono contratti  nella  oscurità. 

Non  dovete  tralasciare  l'occasione  di  studiare  un 
poco  le  abitudini  della  Idotea  hectica  in  relazione  alla 


O  Vedi  capitolo  XVI. 


420  Capitolo  quattordiceaimo 

forma  ed  al  colore  che  la  distinguono.  Vi  accorgete 
subito  che  si  tratta  di  una  nuotatrice  poco  valente. 
Agitando  i  pleopodi'con  energia  maggiore  di  quanta 
ne  occorra  pei  movimenti  respiratori,  e  mantenendo 
il  corpo  obliquo  verso  l'alto,  può  bensì  nuotare,  ma 
non  si  sostiene  a  lungo  e  presto  si  lascia  ricadere  al 
fondo.  Spesso  la  vediamo  camminare  colle  zampe  to- 
raciche, ma  nell'atteggiamento  più  frequente  e  pili 
caratteristico  se  ne  sta  immobile  e  attaccata  per  tutta 
la  sua  lunghezza  ad  una  foglie  di  Posidonia.  Se  l'esem- 
plare è  a  pieno  sviluppo,  il  corpo  ha  la  stessa  larghezza 
della  foglia  e  le  lunghe  antenne  non  sconfinano  dai 
margini  perchè  in  posizione  di  riposo  l'animale  suole 
richiuderle,  portandole  dalla  posizione  divergente  alla 
parallela;  l'inganno  non  potrebbe  essere  più  completo. 
La  base  principale  di  siffatto  costume  va  ricercata 
nella  grande  sensibilità  che  l'animale  possiede  verso 
gli  stimoli  di  contatto;  appena  toccato  un  sub- 
strato che  abbia  certe  determinate  qualità,  l'animale 
vi  si  attacca,  orientandosi  in  maniera  da  stabilire 
il  più  esteso  contatto  possibile  fra  il  corpo  e  l'oggetto 
medesimo.  Si  ammette  che  nel  compiere  atti  di  tal 
natura  gli  animali  siano  guidati  sopratutto  da  sensa- 
zioni tattili.  Sappiamo  pure  che  la  sensibilità  risiede 
nelle  setole  che  attraversano  il  tegumento,  ma  troppo 
ignoriamo  circa  la  fisiologia  dei  Crostacei  per  esporre 
in  proposito  nozioni  sicure. 

Certo  il  contatto  colla  superficie  solida  è  nota  domi- 
nante nei  costumi  della  Idotea;  non  crederei  che  il 
colore  della  foglia  influisca  sulla  scelta,  tant'è  vero 
che  se  ad  una  Idotea  attaccata  ad  una  foglie  verde 
di  Posidonia  introduciamo  tra  capo  e  foglia  un  nastro 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  421 

di  metallo  colorato  in  rosso  e  stuzzichiamo  con  esso 
gli  arti  anteriori,  l'Idotea  lascia  la  foglia  per  attac- 
carsi al  nastro  metallico  colle  sue  zampe  uncinate. 

Alle  interessanti  relazioni  fra  l'Idotea  ed  il  suo  am- 
biente si  deve  attribuire  il  significato  di  un  adatta- 
mento difensivo  del  Crostaceo  contro  i  suol  nemici  ? 
L'esperienza  alla  quale  poc'anzi  alludevo,  se  ci  può 
fornire  un  elemento  per  analizzare  gli  atteggiamenti 
descritti  non  è  tale  da  pregiudicare  in  senso  negativo 
la  quistione  biologica.  Se  l'Idotea  verde  non  va  per 
spontaneo  impulso  sopra  gli  oggetti  verdi,  ciò  non  ha 
importanza  perchè  in  natura  non  avverrà  mai  che  un 
nastro  metallico  rosso  venga  sostituito  alla  foglia  di 
Posidonia. 

Si  tratta  invece  di  vedere  se  l'Idotea,  obbligata  a 
vivere  su  di  un  substrato  diverso  dalla  Posidonia  per 
forma  e  per  tinta,  sarebbe  meglio  protetta  dalle  in- 
sidie dei  carnivori.  Dovremo  riparlare  più  innanzi  del 
mimetismo  e  dei  suoi  avversari  piti  o  meno  decisi; 
pel  momento,  siccome  nessuna  esperienza  mi  dimostra 
il  contrario,  son  propenso  a  credere  che  la  forma  e  gli 
atteggiamenti,  ed  anche  il  colore  della  Idotea,  ab- 
biano valore  protettivo. 


Anche  fra  la  turba  dei  natanti  si  conoscono  specie 
che  dipendono  più  o  meno  direttamente  dalla  vegeta- 
zione di  Posidonia.  Richiamate  dall'ombra  o  dal  bru- 
lichio di  piccoli  organismi  che  servono  loro  di  cibo, 
alcune  non   abbandonano   mai  questa  zona,  almeno 


422  Capitolo  quattordicesimo 

nella  condizione  adulta;  altre  vi  si  mantengono  di 
preferenza.  I  Crostacei  natanti  ed  i  Pesci  danno  la 
nota  dominante.  Come  spesso  avviene  tra  gli  animali 
che  conducono  lo  stesso  modo  di  vita,  gli  uni  sono  mor- 
tali nemici  degli  altri,  e  non  a  torto  i  pescatori  apprez- 
zano i  Gamberetti  come  un'esca  di  effetto  sicuro. 

Nella  tribù  dei  Caridei,  alla  quale  appartengono  i 
comuni  Gamberetti  marini,  l'agilità  delle  movenze 
compensa  il  tenue  spessore  del  tegumento,  al  contrario 
di  quanto  si  nota  in  certi  Granchi.  Il  cefalotorace  è 
protetto  da  uno  scudo,  lateralmente  appiattito,  che  si 
prolunga  all'innanzi  in  un  rostro;  l'addome  lungo  e 
muscoloso,  scattando,  determina  quei  guizzi  fulminei 
del  Crostaceo,  che,  tratto  tratto  vengono  ad  inter- 
rompere il  nuoto  più  calmo  e  più  regolare,  dovuto 
all'azione  ritmica  delle  zampe  addominali.  Nella  fles- 
sione brusca  dell'addome  funziona  da  pala  motrice  la 
coda  colle  due  paia  di  piedi  caudali,  formanti  nel  loro 
complesso  una  specie  di  ventaglio.  È  peculiare  ai 
campi  di  Posidonia  il  piccolo  Virhius  viridis,  verde 
come  smeraldo,  il  cui  rostro  ha  il  margine  superior- 
mente liscio  ;  inferiormente  armato  di  due  piccoli  denti. 
I  Gamberetti  o  Leander  sono  diafani  come  il  cristallo 
e  soltanto  al  margine  dei  segmenti  macchiettati  di 
bruno,  di  giallo,  di  azzurrognolo;  il  loro  rostro  è 
lungo  e  seghettato. 

Di  forme  e  livree  più  svariate  di  quelle  dei  Gambe- 
retti fan  pompa  i  loro  persecutori:  i  Pesci  delle  pra- 
terie di  Posidonia.  Alcuni  vanno  considerati  come 
caratteristici  di  questo  ambiente  e  per  l'indirizzo  che 
abbiamo  dato  alle  nostre  esplorazioni  offrono  parti- 
colare attrattiva.  Se  desiderate  conoscere  un  gruppo 


La  vita  nelle  praterie  di  Pasidonia  423 


di  Pesci  litorali  ben  lantani  dalla  rappresentazione 
schematica  che  si  suol  dare  di  un  Pesce,  non  troverete 
nulla  di  meglio  dei  Lof ©branchi.  Il  mio  modo  di  con- 
cepire le  relazioni  fra  l'animale  e  l'ambiente  mi  vieta 
di  affermare  senz'altro  che  il  modo  di  vita  dei  Lofo- 
branchi  spieghi  le  forme  di  questi,  ma  senza  dubbio 
tra  le  une  e  l'altro  corrono  relazioni  suggestive  che 
giova  indagare. 

I  Lofobranchi  traggono  il  nome  dalle  branchie  fog- 
giate a  ciuffo  ;  però  tale  carattere,  fondamentale  per 
la  classificazione,  non  influisce  sulle  linee  generali 
del  corpo,  il  quale  tende  a  divenire  vermiforme,  sia 
disponendosi  ad  angolo  retto  col  capo,  come  si  verifica 
nel  Cavalluccio  marino,  sia  nella  direzione  del  capo 
medesimo,  come  avviene  nei  Pesci-ago.  Di  pari 
passo  le  natatoie  subiscono  importanti  riduzioni. 
Il  Cavalluccio  marino  possiede,  oltre  ad  una  pinna 
dorsale  abbastanza  sviluppata,  anche  due  piccole 
pettorali  ed  una  piccolissima  anale.  Invece  nel  ge- 
nere Nerophis  la  riduzione  è  molto  più  avanzata 
poiché  l'estremità  caudale,  terminata  in  punta  sot- 
tile, non  porta  alcun  vestigio  di  pinna  e  di  tutto  l'ap- 
parato degli  arti  pari  ed  impari  più  non  rimane  che 
una  breve  pinna  dorsale.  Se  ben  ricordate,  un  feno- 
meno analogo  :  allungamento  vermiforme  del  corpo  e 
concomitante  riduzione  degli  arti,  si  è  già  fatto  osser- 
vare nei  Murenoidi.  Altra  particolarità  dei  Lofobranchi 
consiste  nell'avere  il  corpo  corazzato  da  piastrelle 
ossee  più  o  meno  resistenti  ed  il  muso  prolungato  in 
lungo  un  tubo,  all'estremità  del  quale  si  apre,  come 
fessura  verticale,  la  bocca. 

Due   Cavallucci   marini    {Hippocampus   brevirostris 


424 


Capitolo  q  mattoidi  et  Simo 


Cuv.  e  sopratutto  Hippocampus  guttulatus  Cuv., 
fìg.  160)  ed  alcune  specie  di  Pesci -ago  {Sygnatus 
acus  L.,  Siphostoma  typhle  L.,  Nerophis  ophidion) 
abbondano  lungo  le  nostre  rive;  a  Portofino  ei  rac- 


Fig.  160. 

Cavalluccio  marino  (Hippocampus  guttulatus   Cuv.)   attaccato 
colla  coda  ad  una  foglia  di  Posidonia.  Originale. 


coglie  di  preferenza  il  Nerophis  ophidion  (fìg.  161  e 
162),  che  ha  un  bel  colore  verde  azzurro,  costellato 
di  macchie  alterne  azzurrine,  listate  di  bruno.  La  pinna 
dorsale,  in  continua  vibrazione,  ha  una  parte  impor- 
tante nei  movimenti  del  Cavalluccio  marino;  è  uno 


Fig.  161.  —  Nerophis  ophidion  L.,  in  posizione  verticale,  tra  le 
foglie  di  Posidonia,  metà  della  grandezza  naturale.  Origi- 
nale, Quarto  dei  Mille. 


426  Capitolo  quattordicesimo 

spettacolo  dei  più  divertenti  il  vederlo  scendere  e 
salire  nell'acquario,  mantenendo  il  corpo  rigido  ed  in 
posizione  verticale.  Per  contro  il  Nerophis  e  gli  altri 
teste  citati  si  muovono  un  po'  pesantemente,  mediante 
ondulazioni  in  un  piano  orizzontale,  rese  possibili  pel 
fatto  che  la  corazza  è  foggiata  ad  anelli  articolati  fra 
di  loro. 

Del  resto  questi  animali  fanno  uso  molto  limitato 
della  loro  facoltà  di  nuotare.  Più  spesso  rimangono 
tranquilli  tra  le  foglie  delle  Posidonie  e  delle  Zostere. 


w^^m 


Fig.  162. 
Nerophis  ophidion  L.,  parte   anteriore,  x  3.  Originale.  Porto- 
fino. 

Il  Cavalluccio  marino,  mantenendo  il  corpo  verticale 
si  àncora  alla  foglia  colla  sua  coda  prensile,  elegante- 
mente avvolta  a  spirale.  Un  atteggiamento  più  sug- 
gestivo sogliono  assumere  le  altre  specie  citate;  pun- 
tellandosi al  suolo  mediante  la  coda,  restano  fermi  a 
lungo  col  corpo  eretto.  In  tale  posizione  è  ben  diffi- 
cile, anche  ad  un  occhio  esercitato,  discernere  il  pe- 
sciolino tra  i  fasci  delle  foglie  (fig.  162).  L'animale 
potrebbe  essere  tradito  dal  contorno  del  capo  se  un 
particolare  morfologico  non  valesse  a  rendere  l'illu- 
sione più  completa.  Osservate  bene  il  becco  di  un 
Siphostoma  typhle,  esso  è  alquanto  svasato  all'apice 
ed  il  suo  margine  anteriore  si  presenta  regolarmente 
arcuato,  proprio  come  l'apice  fogliare  della  Posi- 
donia. 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  427 

Oltre  a  questi  atteggiamenti,  ai  quali  si  deve  attri- 
buire, almeno  in  parte,  un  significato  protettivo,  la 
biologia  dei  Lofobranchi  ci  offre  un'altra  particolarità 
degna  di  nota;  al  maschio  è  affidata  la  cura  della  prole 
e  le  uova,  deposte  dalla  femmina,  si  sviluppano  in  ap- 
posito serbatoio  che  si  apre  lungo  il  ventre  maschile. 
Nel  Cavalluccio  marino  si  tratta  di  una  vera  tasca 
incubatrice;  nel  nostro  Nerophis  di  una  semplice 
doccia,  che  in  primavera  si  trova  ripiena  di  uova  di 
color  ranciato,  assai  grandi  e  ricche  di  tuorlo. 

Fra  i  Labridi  si  contano  parecchie  specie  che  hanno 
una  singolare  predilezione  per  le  praterie  di  Posidonia. 
Della  famiglia  abbiamo  già  fatto  conoscenza  lungo  la 
scogliera  accennando  alle  Julis  o  Donzelle.  Al  pari 
delle  Julis,  i  frequentatori  delle  praterie  sottomarine 
nulla  posseggono  di  molto  spiccato,  dal  punto  di  vista 
della  forma,  ma  si  distinguono  per  gli  splendidi  colori 
fra  i  quali  predomina  il  verde.  Sono  Pesci  di  piccole 
o  mediocri  dimensioni,  muniti  di  una  sola  e  lunga 
pinna  dorsale,  con  pinna  caudale  quasi  sempre  arro- 
tondata, o  tronca  al  margine  posteriore. 

Specie  di  Labrus  e  di  Crenilabrus  sono  vittime  abi- 
tuali di  gangano  e  di  lenza;  in  queste  il  margine  del 
preopercolo  si  presenta  liscio,  in  quelle  ornato  di  minu- 
tissimi denti.  Assai  comune  è  il  Labrus  turdus,  che  fa 
pompa  della  sua  livrea  di  un  verde  smagliante  e  dal- 
l'acuto muso  allunga  le  labbra,  fortemente  protrat- 
tili, per  carpire  i  piccoli  Crostacei  di  cui  si  nutre.  Più 
frequente  ancora  è  il  Crenilabrus  pavo  a  tinta  verdastra 
più  o  meno  variegata  di  bruno,  con  macchie  biancastre 
sul  ventre. 

Specie   più   vistose   figurano    talvolta   sul  mercato 


428  Capitolo  quattordicesimo 

di  Grenova:  ricorderò  il  Labrus  tnerula,  che  ha  le  pinne 
dorsale  ed  anale  e  le  pettorali  di  un  bellissimo  azzurro  ; 
altre  specie,  più  rare  fan  pompa  di  violaceo,  e  di  rosso; 
possiamo  dire  che  i  Labridi  siano  i  soli  Pesci  capaci 
di  rivaleggiare,  per  lusso  di  colore,  con  quelli  che,  nei 
mari  tropicali,  frequentano  le  secche  madreporiche.  In 
fatto  di  movimento  sono  nuotatori  abbastanza  svelti, 
tuttavia  qualche  cosa  della  caratteristica  immobilità 
dei  Pesci-ago  si  ritrova  anche  in  questo  gruppo.  Di 
tanto  in  tanto,  osservando  i  Grenilabrus  in  acquario, 
accade  di  vederli  fermi  sul  fondo  e  coricati  sul  fianco, 
di  contro  ad  un  sasso  o  ad  una  pianta  marina.  L'ine- 
sperto li  crederebbe  morti  o  moribondi,  ma  non  tarda 
ad  accorgersi  che  simili  attitudini  di  riposo  vengono 
temporaneamente  assunte  anche  da  individui  che  si 
trovano  in  condizioni  fisiologiche  normali. 

Sebbene  vengano  pescate  di  preferenza  all'ombra 
delle  Zosteracee,  le  Scorpene  non  contraggono  relazioni 
di  forma  né  di  colore  con  queste  piante.  Il  gran  capo 
irto  di  spine  e  munito  sulla  nuca  di  piccole  appendici 
cutanee,  la  larga  bocca  che  spalancandosi  lascia  ve- 
dere le  pieghe  del  faringe,  il  corpo  tozzo,  le  conferiscono 
un  aspetto  quasi  diabolico.  La  Scorpena  possiede  un 
apparato  velenifero  ben  sviluppato  distribuito,  in  va- 
rie regioni  del  corpo,  alla  base  delle  spine.  Più  efficaci 
di  tutte  sono  le  glandole  poste  al  piede  delle  prime 
spine  che  armano  la  pinna  dorsale.  In  posizione  nor- 
male di  riposo  la  pinna  sta  depressa;  ma  supponete 
che  un  incauto  venga  a  calpestare  la  Scorpena  col 
piede  nudo  ;  l'animale  erige  le  spine  bucando  la  pelle. 
Il  veleno  emesso  dalla  glandola  geme  lungo  la  doccia 
ond'è  solcata  la  spina  ed  avvelena  la  ferita,  provocando 
acuti  dolori. 


La  vita  nelle  praterie    di  Posidonia  429 

Nelle  praterie  sottomarine  troverete  frequente  la 
Scorpaena  porcus  di  color  bruno  marmoreggiato  di 
nerastro.  È  un  pesce  piuttosto  sedentario  e  sta  rim- 
piattato sul  fondo  sabbioso,  finché  non  venga  distur- 
bato o  non  lo  smuova  il  bisogno  di  cibo. 

Trovandovi  in  tempo  ed  in  luogo  opportuno,  non 
rivolgete  la  vostra  attenzione  soltanto  ai  Pesci  adulti. 
Durante  la  stagione  estiva  il  bassofondo  a  Posidonia 
non  è  soltanto  teatro  di  amori  o  di  lotte  per  la  con- 


Fig.  163. 
Stadio  giovanile  di  Corvina  nigra  Cuv,  Originale,  Quarto  dei 
Mille. 

quista  del  nutrimento,  ma  diventa  anche  una  sorta 
di  giardino  d'infanzia  per  una  pleiade  di  pesciolini 
giovanissimi,  i  quali,  tostochè  abbiano  raggiunto  una 
certa  età  cominciano  a  trasmigrare  in  acque  più 
profonde.  Si  raccolgono  spesso,  anche  a  pochi  deci- 
metri di  profondità,  gli  stadi  giovanili  della  Corvina 
nigra  (fig.  163),  a  capo  voluminoso  e  uniformemente 
macchiettati  di  bruno.  L'adulto  frequenta  i  fondi 
sassosi  a  profondità  più  rilevanti. 


430  Capitolo  quattordicesimo 


BIBLIOGRAFIA. 

BouLENGER  G.   A.-BouLENGER  C.   L.,  op.   cit.   (ved.   bibliogr., 

cap.  XI). 
Cori  C.  J.,op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  VI). 
IssEL  R.,  Il  bentos  animale  delle  foglie  di  Posidonia  studiato  dal 

punto  di  vista  bionomico  (con  estesa  bibliografia).  «  Zoolog, 

Jahrbiich,  Abt.  Systemat.  »,  Bd.  33,  Hft.  5,  1912. 
Petersen  C.  G.  J.,  Om  Baendeltangens  (Zostera  marina)  aars 

produktion  i  de  Danske  Farvande.  «  Mindeskrift  f.  Japetus 

Steenstrup  »,  9.  Copenhagen,  1913. 
Raffaele  F.,  La  vita  nel  mare.  Milano,  Vallardi. 
Sacchi  M.,  Sulla  struttura  degli  organi  del  veleno  nella  Scorpena. 

«  Atti  Soc.  Ligustica  Scienze  Natur.  e  Geogr.  »,  voi.  G,  1895. 
Steuer  A.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  Vili). 


CAPITOLO  XV. 
La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia.  II 


Sommario:  Fauna  vivente  sul  fondo  della  prateria:  un  piccolo 
Paguro  (Catapaguroides);  simbiosi  ed  altre  particolaritìi 
biologiche  di  alcuni  Paguridi.  —  La  Zenobiana,  Attinie,  Mol- 
luschi. —  Il  feltro  di  Alghe  sulle  foglie  di  Posidonia;  Fo- 
raminiferi,  -Vermi,  Acari.  —  Importanza  delle  Zosteracee 
nel  ciclo  alimentare  del  bentos  litorale. 


In  pratica  non,  potremmo  nettamente  distinguere 
gli  organismi  vaganti  che  frequentano  le  foglie  di 
Posidonia  da  altri  che  strisciano  o  camminano  sul 
fondo  sabbioso  della  prateria,  perchè  talune  specie 
comuni  sul  fondo  sogliono  talvolta  inerpicarsi  su  per 
le  foglie.  Così,  falciando  col  retino  le  sommità  delle 
foglie  durante  le  notti  estive,  è  facile  raccogliere  certi 
Molluschi  e  certi  Crostacei  che  invano  si  cercherebbero 
nelle  ore  diurne,  quando  stanno  rimpiattati  a  riparo 
dalla  luce  troppo  intensa. 

Ad  ogni  modo  esiste  una  larga  schiera  di  organismi 
che  sogliono  darsi  convegno  sui  fondi  sabbiosi  dove 
crescono  le  Posidonie  e  le  Zostere  e  contraggono  sol- 
tanto relazioni  pili  o  meno  indirette  colla  pianta. 
Non    allontaniamoci   dalla   località   piìi  indicata   per 


432  Capitolo  quindicesimo 

l'esplorazione  delle  praterie  sottomarine:  dalle  piccole 
insenature  di  Portofino. 

Cominciando  da  piccole  profondità,  quattro  o  cinque 
metri,  ecco  i  rappresentanti  di  un  gruppo  zoologico 
che  più  degli  altri  attira  la  nostra  attenzione,  sia  perchè 
bastano  da  soli  a  riempire  il  fondo  della  rete,  sia  per 
i  singolari  costumi  che  offrono  argomento  a  discus- 
sione in  molte  opere  di  biologia. 

Alludo  al  gruppo  dei  Paguridi,  nel  quale  le  pinze 
per  lo  più  robuste  e  gli  istinti  generalmente  irrequieti 
e  battaglieri  mal  si  conciliano  coli' addome  floscio 
e  pieghevole.  Ma  questi  guerrieri,  armati  di  tutto  punto 
soltanto  nel  cefalotorace,  rimediano  coU'istinto  alla 
debolezza  nativa  proteggendo  l'addome  entro  a  con- 
chiglie di  Molluschi  Gasteropodi,  che  trascinano  dietro 
in  tutte  le  peregrinazioni,  pronti  a  nascondervisi 
dentro  completamente  ad  ogni  minaccia  di  carnivoro. 
I  Gasteropodi  viventi  nei  nostri  mari  Jianno,  in  grande 
maggioranza,  la  conchiglia  destrorsa,  cioè  avvolta  da 
destra  verso  sinistra.  In  relazione  a  questa  particola- 
rità anche  l'addome  dei  Paguridi  è  ritorto  a  spirale 
nel  medesimo  senso;  di  più  le  zampe  addominali  del 
lato  destro  sono  atrofizzate,  mentre  quelle  di  sinistra 
conservano  proporzioni  normali. 

In  alcuni  argomenti  di  zoologia  marina  i  pescatori 
sanno  dimostrare  un'acutezza  di  osservazione  degna 
di  un  naturalista  di  vaglia;  ma,  quando  si  tratta  di 
Paguridi,  ci  vuole  del  bello  e  del  buono  per  togliere 
loro  dal  capo  una  idea  sbagliata  :  la  conchiglia,  dicono 
essi,  non  è  un  corpo  estraneo  requisito  dal  Crostaceo  ; 
il  Paguro  nasce  già  bell'e  rivestito  del  suo  guscio. 
Ma  perdonerete  di  buon  grado   ai  pescatori  questo 


La   vita  nelle  praterie  di  Posidonia  433 


pregiudizio,  considerando  quanto  sia  riuscito  arduo, 
anche  agli  studiosi  di  professione,  il  rendersi  conto 
del  fenomeno  in  tutte  le  sue  fasi. 

Le  difficoltà,  del  resto,  sono  inerenti  a  cause  d'ordine 
generale:  le  delicate  larve  pelagiche  ed  i  primi  stadi 
giovanili  nei  Paguri,  come  nei  Crostacei  Decapodi  in 
genere,  sono  oltremodo  delicati  e  ci  vogliono  cure  as- 
sidue e  costanti  per  tenerli  in  vita  ed  osservarne  i 
costumi  in  prigionia. 

La  larva  Zoea  dei  Paguridi,  finché  nuota  nel  plan- 
cton è  perfettamente  simmetrica;  in  breve  volgere  di 
tempo  muta  di  pelle  da  due  a  quattro  volte  a  seconda 
della  specie,  presentando,  in  seguito  ad  ogni  muta, 
qualche  modificazione  di  forma  che  si  risolve  sopra - 
tutto  nella  comparsa  di  nuove  spine  e  nello  sviluppo 
di  nuove  paia  di  arti.  Dall'ultima  muta  vien  fuori 
uno  stadio  ancora  simmetrico  (detto  di  Glaucothoe), 
che  ha  già  ben  sviluppate  le  cinque  paia  di  zampe 
toraciche  caratteristiche  dell'adulto.  Il  fatto  che  le 
Glaucothoe  sono  piuttosto  rare  nel  plancton  dimostra 
come  lo  stadio  sia  breve  e  la  vita  pelagica  venga 
presto  abbandonata.  Infatti  il  giovane  Crostaceo  non 
tarda  a  cadere  sul  fondo  e  si  mette  in  cerca  di  una  con- 
chiglia proporzionata  aUe  minuscole  dimensioni  del 
suo  corpo.  Questo  comincia  a  subire  una  torsione  e 
diventa  assimmetrico  ;  cadremmo  tuttavia'  in  errore 
attribuendo  il  fenomeno  all'effetto  attuale  della 
pressione  esercitata  dalla  conchiglia,  poiché  si  tratta 
di  un  processo  ereditario,  tant'é  vero  che  continua 
a  prodursi  anche  quando  si  rimuove  la  supposta  ca- 
gione. Se  infatti  alleviamo  giovanissimi  individui  senza 
offrir  loro  un  riparo,  la  torsione  del  corpo  si  verifica 
28.  —  R.  IsSKL. 


434  Capitolo  quindicesimo 

ugualmente.  Conviene  tuttavia  ricordare  come  il 
Thomson  abbia  notato  negli  individui  allevati  senza 
conchiglia  una  leggera  tendenza  a  conservare  gli  arti 
normalmente  atrofizzati  e  il  Bouvier  abbia  verificato 
una  solidità  maggiore  del  tegumento  ed  una  pigmen- 
tazione più  ricca  in  adulti  separati  ad  arte  dal  loro 
guscio  protettore. 

Nel  Mediterraneo  vivono  specie  di  Paguridi  appar- 
tenenti a  generi  diversi,  (già  abbiamo  imparato  a 
conoscere  il  Diogenes  delle  sabbie),  e  tutte  si  cercano 
un  guscio  di  Gasteropodo  quando  hanno  oltrepassato 
gli  stadi  larvali  ;  notando  però  come  una  piccola  specie 
variopinta,  il  Glibanarius  Bouxi,  prima  di  aver  rag- 
giunto completo  sviluppo,  abiti  entro  a  gusci  diAnel- 
lidi  tubicoli.  Allorché,  per  la  crescenza  dell'ospite, 
la  casa  diventa  troppo  angusta,  il  Paguro  sloggia  e 
si  cerca  un'altra  conchiglia  più  grande.  Non  meno  in- 
teressante dell'abitazione  in  un  guscio  estraneo  è 
l'istinto,  molto  diffuso  tra  i  Paguridi  nostrani  ed  eso- 
tici, di  associarsi  ad  un  altro  animale,  Porifero  o  Ce- 
lenterato,  che  si  fissa  sopra  la  conchiglia. 

Quante  volte  la  simbiosi  del  Paguro  e  dell'Attinia 
è  ricordata  nelle  opere  di  volgarizzazione  scientifica 
e  quanto  si  è  discusso  intorno  alla  sua  interpretazione  ! 
Eppure  non  si  può  ancora  affermare  con  sicurezza 
quali  siano  gli  elementi  biologici  di  una  tale  convi- 
venza, né  qual  vantaggio  debbano  ritrarne  i  due  as- 
sociati. 

In  generale  si  ammette  che  l'Attinia,  convivendo  col   ^ 
Paguro,  acquisti  il  vantaggio  di  una  maggiore  mobi-  Ji 
lità  e  si  giovi  anche  delle  abitudini  voraci  del  Crostaceo 
consumando  gli  avanzi  dei  suoi  pasti.  Più  ovvio  sembra 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  435 

il  vantaggio  che  il  Paguro  ritrae  dall'Attinia  nella  di- 
fesa contro  i  nemici,  poiché  le  batterie  urticanti  del- 
l'Attinia riusciranno,  in  eerti  casi,  più  efficaci  che  le 
pinze  del  Crostaceo. 

Le  osservazioni  degli  autori  più  recenti,  tra  i  quali 
ricorderò  lo  Schàffer  e  il  Brunelli,  ci  mostrano  come 
i  Paguri,  ed  in  grado  più  tenue  anche  le  Attinie  sim- 
bionti, reagiscano  a  stimoli  determinati  di  natura 
tattile  e  muscolare  con  atti,  che  sino  ad  un  certo  punto 
risultano  adattati  ai  bisogni  della  convivenza,  tantoché 
lo  sperimentatore  ne  riporta  quasi  l'impressione  che 
una  sorta  d'intesa  intelligente  si  stabilisca  fra  il  Cro- 
staceo e  l'Attinia. 

Molti  hanno  potuto  verificare  come  il  Paguro, 
quando  si  sceglie  una  casa  nuova  perché  la  vecchia 
è  divenuta  troppo  angusta,  abbia  cura  di  traslocare 
anche  l'Attinia,  prima  distaccandola,  poi  sollevandola 
delicatamente  colle  pinze.  D'altra  parte  sembra  che 
certi  processi  biologici  dell'Attinia  siano  regolati  dal 
fatto  della  simbiosi.  lu'Eupagurus  prideauxi  non  è 
protetto  a  sufficienza  dalla  spira  troppo  corta  e  dalla 
bocca  troppo  larga  della  conchiglia  di  Natica  in  cui 
si  rifugia.  A  restringerla  provvede  tuttavia  un  dia- 
framma di  consistenza  cornea,  che  l'Attinia  secerne 
dalla  base  (dal  così  detto  disco  pedale).  Orbene  l'At- 
tinia, staccata  dalla  conchiglia  ed  obbligata  a  vivere 
sopra  un  substrato  diverso,  cessa  affatto  dal  produrre 
questo  diaframma.  Secondo  il  Brunelli,  se  si  distacca 
l'Attinia  dalla  conchiglia  ove  dimora  il  Pagurus  ar- 
rosor,  non  soltanto  questo  la  solleva  colle  chele  per 
rimetterla  a  posto,  ma  esercita  eziandio,  sulla  base 
dell'Attinia  stessa,  una  stimolazione  prolungata,  che 


436  Capitolo  quindicesimo 

ha  per  effetto  d'indurre  nel  Celenterato  un  incurva- 
mento ed  una  espansione  del  disco  pedale,  condizione 
questa  che  vale  a  rendere  l'adesione  più  pronta  e  più 
facile.  Certi  atti  dei  Paguri  accennano  dunque  a  fa- 
coltà psichiche  più  complesse  di  quelle  che  general- 
mente si  sogliono  attribuire  ai  Crostacei. 


Fig.  164. 
Paguride:  Catapaguroides  timidus  (Roux)  :  A,  L'animale  in  una 
conchiglia  di  Phasianella  speciosa.  Miihlf,  x  2;  B,  chela  de- 
stra dell'animale,  x  8.  Originale.  Portofino. 


Ma  lasciamo  da  parte  la  vita  psichica  dei  Paguri 
in  generale  ed  osserviamo  un  poco  più  da  vicino  la 
piccola  specie  che  a  migliaia  e  migliaia  d'individui 
passeggia  sui  bassifondi  a  Posidonia  di  Portofino 
(fig.  164).  Il  suo  nome  scientifico  è  Catapaguroides 
timidus  Roux  e  realmente  si  dimostra  meno  aggres- 
sivo e  più  torpido  dei  suoi  affini  viventi  in  acque  su- 
perficiali. Inoltre  è  un  pigmeo  della  famiglia,  poiché 
gli  individui  più  grandi   a   mala  pena   raggiungono 


La  vita  nelle  praterie  di   Poaidonia  437 

due  centimetri  di  lunghezza;  ma  quale  sfoggio  di 
tavolozza  in  quel  minuscolo  corpo  !  Nella  regione  del 
capo  gli  occhi  bianchi,  macchiettati  di  rosso,  son  por- 
tati da  peduncoli  oculari  a  strisce  verdi  e  marrone; 
le  antenne  del  primo  paio,  verdi  alla  base  e  azzurre 
nella  parte  mediana,  terminano  con  un  flagello  del 
più  bel  cremisi;  mentre  nei  tegumenti  del  torace  e 
dell'addome  si  mescolano  il  bianco,  il  verde  oliva, 
l'azzurro,  U  violetto. 

Sulle  conchiglie  abitate  dal  Catapaguroides  (Nassa, 
Trochus,  ecc.)  non  torreggia  alcuna  Attinia,  vi  si  os- 
serva però  molto  spesso  un  altro  Celenterato  simbionte 
appena  visibile  ad  occhio  nudo.  È  un  Idroide  vivente 
in  colonie  numerose,  nelle  quali  i  polipi  fusiformi  e 
muniti  di  una  serie  di  tentacoli  si  innalzano  ciascuno 
sopra  il  proprio  peduncolo,  da  una  base  comune  fog- 
giata a  suola.  V'invito  ad  osservare  un  po'  da  vicino 
tanto  le  conchiglie  abitate  dal  Catapaguroides  timddus 
quanto  quelle  ove  ha  dimora  VEupagurus  anachoretus, 
che  si  trova  insieme  al  primo  e  se  ne  distingue  per 
le  maggiori  dimensioni  e  l'elegante  disegno  a  strisce 
brune. 

Si  trovano  generalmente  integre  quelle  conchiglie 
che  hanno  il  peristoma  (bocca)  molto  ispessito,  mentre 
altre,  che  non  presentano  questo  rinforzo,  sono  quasi 
sempre  rotte  presso  all'apertura;  ciò  succede  nei  pic- 
coli Trochi,  nelle  Natiche,  nelle  Turritelle  ecc.  È  questo 
un  indizio  del  metodo  seguito  dai  Paguri  onde  procu- 
rarsi una  conveniente  dimora.  Credevano  molti  na- 
turalisti che  il  Crostaceo  non  aggredisse  il  Mollusco  vi- 
vente per  rubargli  la  conchiglia,  ma  si  giovasse  di 
Molluschi  morti.  In  realtà  si  verifica  spesso  il  contrario  ; 


438  Capitolo  quindicesimo 

il  Paguro  per  impossessarsi  del  Mollusco  introduce 
le  chele  tra  il  guscio  e  il  corpo  molle  e  suol  facilitare 
l'impresa  spezzando  i  margini  del  peristoma.  La  rot- 
tura cosi  prodotta  da  un  Paguride  è  caratteristica 
e  somiglia  a  quella  praticata  con  una  piccola  tenaglia. 
È  interessante  ricordare  come  certi  Molluschi  compiano 
speciali  atti  difensivi  quando  vengono  assaliti  dai  Pa- 
guri. Il  Bauer  racconta  in  proposito  una  scena  sug- 
gestiva: In  un  angolo  dell'acquario  un  Paguro  assale 
un  Murex  hrandaris  e  si  appresta  a  divorarlo,  intro- 
ducendo una  chela  fra  corpo  e  guscio.  In  men  che  non 
si  dica  il  Murex  compie  un  movimento  di  rotazione 
sul  suo  asse  longitudinale,  in  maniera  da  chiudere  la 
pinza  tra  una  delle  pareti  verticali  dell'acquario  e  il 
margine  della  conchiglia,  poi  comincia  ad  eseguii'e 
una  serie  di  movimenti  di  va  e  vieni,  quasi  di  sega, 
contro  l'arto  imprigionato,  finché  il  Crostaceo  è  co- 
stretto ad  abbandonare  la  vittima  e  si  allontana.  Ciò 
serve  a  dimostrare  come  relazioni  etologiche  degne 
di  studio  corrano  non  soltanto  fra  i  due  associati 
nella  simbiosi,  ma  anche  tra  il  predatore  e  la  preda. 

Un'occliiata  a  tre  altre  specie  comuni  di  Paguridi 
non  mi  sembra  fuori  di  luogo.  Fra  le  Posidonie  o  su 
altri  fondi  a  una  ventina  di  metri  almeno  di  profon- 
dità si  trova  VEupagurus  Prideauxi,  dianzi  nominato, 
dalle  lunghe  gambe  cerchiate  di  violetto,  e  dalla  ve- 
loce andatura.  Gli  elementi  della  simbiosi  sono,  in 
questo  caso  immutabili,  perchè  il  Paguro  occupa 
sempre  una  conchiglia  di  Natica  e  questa  è  invaria- 
bilmente sormontata  dall'Attinia  a  macchio  cremisi, 
VAdamsia  imlUata. 

Ha  movimenti  jiiù  tardi  e  s'appropria  indiiferente- 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  439 

mente  gusci  svariati  di  Gasteropodi  il  Paguristes 
oculatus  Fabr.,  la  cui  tinta  di  un  rosso  vivo  è  inter- 
rotta soltanto  da  una  macchia  cerulea  alla  faccia  in- 
terna delle  chele.  Nei  dintorni  di  Genova  la  conchiglia 


Fig.  165. 
Paguride  :  Paguristes  oculatus  (Risso);  protetto  da  una  Spugna 
(Suberites  domuncula),  2/3  della  grand,  naturale.  Originale. 
Napoli. 


che  protegge  il  Paguristes  offre  di  rado  sostegno  a 
commensali.  Per  contro  in  altre  località,  ad  esempio 
nel  Golfo  di  Napoli,  vedreste  abitualmente  il  Pagu- 
ristes far  capolino  da  un  corpo  globoso,  che  può  rag- 
giungere grossezza  di  poco  inferiore  a  quella  del  pugno 
ed  ha  un  bel  colore  ranciato,  più.  di  rado  bianchiccio 
oppure  violetto  (fig.  165).  Si  tratta  di  una  Spugna  e 
precisamente  della  Suberites  domuncula,  ch«  vive  in 
simbiosi  col  Paguro  ;  ma  sarebbe  erroneo  il  credere  che 
la  Spugna  s'impianti  direttamente  sul  Crostaceo.  Se- 
zionando con  precauzione  molte-  Suberites,   è  agevole 


440  Capitolo  quindicesimo 

vedere  che  la  società  di  mutuo  soccorso  ha  sempre 
come  centro  e  punto  di  partenza  una  conchiglia  che 
può  essere  anche  minutissima.  In  tal  caso  è  chiaro 
che  la  Suberites  ha  cominciato  ad  invadere  la  prima 
conchiglia  scelta  dal  Paguro  subito  dopo  il  termine 
della  vita  larvale.  Primo  fatto  interessante  :  la  Spugna 
assume  sviluppo  rigoglioso  e  forme  regolari  soltanto 
sulle  conchiglie  abitate  dal  Paguro.  Quivi  prende  ori- 
gine dalla  larva  come  sottile  crosta  ranciata,  poi  co- 
mincia a  fasciare  tutta  la  superfìcie,  ricoprendone  poco 
a  poco  tutte  le  asperità  e  le  appendici.  E  tenderebbe 
anche  ad  otturarla  completamente,  se  il  Paguro,  coi 
ripetuti  movimenti  che  fa  per  sporger  fuori  del  guscio 
e  per  rintanarsi,  non  impedisse  al  tessuto  della  Spugna 
di  accumularsi  dinnanzi  all'apertura.  Ingrossando  la 
Spugna,  quest'azione  del  Crostaceo  determina  la  for- 
mazione di  una  galleria  tra  l'apertura  della  conchi- 
glia e  la  superficie  esterna  della  Suberites  e  pel  modo 
col  quale  il  Paguro  è  costretto  a  spostarsi,  tale  galleria 
continua  esattamente  la  spirale  interna  della  con- 
chiglia. Se  la  conchiglia  è  molto  piccola,  il  Paguro  ri- 
mane libero  nella  galleria  o  tutt'al  più  aderisce  al 
guscio  soltanto  cogli  uropodi  (piedi  caudali).  La  società 
si  completa  con  un  piccolo  Crostaceo  Anfìpodo,  che 
abita  in  piccole  logge,  simili  ad  occhielli,  alla  super- 
fìcie della  Spugna,  spesso  anche  con  minuti  Mol- 
luschi gasteropodi  impiantati  nel  tessuto  di  questa. 
La  simbiosi  più  ornamentale  è  quella  che  si  forma 
attorno  alla  specie  maggiore  del  gruppo,  il  Pagurus 
arrosor  Fabr.  {Pagurus  striatus)  i  cui  maschi  a  com- 
pleto sviluppo  possono  misurare  oltre  a  un  decimetro 
di  lunghezza  e  cercano  asilo  in  grandi  conchiglie  di 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  441 

Murex  o  di  Gassis.  L'Attinia  che  si  attacca  alla  con- 
chiglia è  una  specie  a  lunga  colonna  carnosa  a  striscio 
longitudinali  brune  e  bianchiccie,  VAdamsia  ronde- 
leti;  il  numero  di  esemplari  portato  da  ciascun  Cro- 
staceo si  eleva  spesso  a  cinque.  Anche  VAdamsia, 
al  pari  della  Spugna,  può  accogliere  piccoli  Crostacei 
Antìpodi  entro  a  logge  scavate 
nel  suo  disco  e  nell'  angusto 
spazio  fra  conchiglia  ed  inqui- 
lino trovano  asilo  speciali  Anel- 
lidi  simbionti  (Nereis),  mentre 
al  dorso  medesimo  del  Crostaceo 
aderiscono  talvolta  Forami ni- 
feri  e  all'addome  si  attaccano 
Crostacei  Isopodi  parassiti  : 
tutto  un  piccolo  mondo  che  ha 
per  centro  il  Paguro.  È  da  no- 
tare che  queste  Attinie  simbionti 
si  mostrano  assai  voraci  ;  accade 
talvolta  di  vedere  piccoli  Pesci 
O  piccoli  Cefalopodi  imprigio-  Attinia  (ìdarnsia  ronde- 
natifra  i  loro  tentacoli  (fìg.  166).       leti)  commensale  di  un 

Sarebbe  dunque  inesatto  ritene-      f^g^^o,  in  atto  di  af- 
^  lerrare    una    Sepiola. 

re   eh  esse    consumino  soltanto       Originale,  Genova. 

gli  avanzi  di  mensa  del  Paguro 

e  che  in  ciò  risieda  il  vantaggio  della  convivenza. 

Tanto  il  Paguristes  quanto  l'ultima  specie  citata 

frequentano  i  livelli  più  bassi  delle  Posidonie  ed  i 

fondi  a  Coralline. 


442  Capitolo  quindicesimo 


Nella  vita  intensa  che  ferve  sui  bassifondi  marini 
tutti  gli  animali  che  non  sono  abbastanza  difesi  dalla 
velocità  dei  movimenti,  da  protezioni  meccaniche,  da 
forme,  da  atteggiamenti  speciali,  cercano  di  rifugiarsi 
e  di  nascondersi  in  luogo  sicuro.  È  una  corsa  al  na- 
scondiglio, assai  istruttiva  perchè  ci  dimostra  come 
costumi  analoghi  possano  venir  contratti  da  gruppi 
diversi  di  animali,  che  in  relazione  a  siffatta  conver- 
genza presentano   tratti   comuni  nella   morfologia. 

Basta  esaminare  con  attenzione  il  fondo  della  rete, 
brulicante  di  piccoli  Paguri,  per  trovare  un  bellissimo 
esempio.  In  mezzo  alle  conchiglie  si  vedono  qua  e  là 
delle  cannucce  lunghe  pochi  centimetri,  più  o  meno 
annerite  dalla  macerazione:  sono  radìchette  di  Posi- 
donia,  oppure  paglie  di  grano,  o  pezzetti  di  caule,  pro- 
venienti da  qualche  pianta  terrestre  che  il  vento  o  gli 
acquazzoni  hanno  trascinato  in  mare. 

Molti  dei  miei  lettori,  intenti  a  raccogliere  ed  a  mettere 
da  parte  il  contenuto  animale  della  rete,  butterebbero 
via  quei  frammenti  come  inutili  avanzi.  Posiamone 
invece  qualcuno  sul  fondo  di  un  bicchiere  ricolmo  d'ac- 
qua marina  ed  aspettiamo;  ecco  che  le  cannucce  co- 
minciano a  muoversi  e  a  passeggiare  qua  e  là,  trasci- 
nate da  un  ani  maluccio  bruno  o  nerastro  che  emerge 
dal  tubo  colla  parte  anteriore  del  corpo  e  con  tre  paia 
di  lunghe  ed  esili  zampe  (fig.  167  e  168).  È  uiì  Cro- 
staceo parente  prossimo  delle  Idotee,  la  Zenàhiuna 
'prismatica  (Risso).  Prima  che  venisse  raccolto  in  gran 


La  vita  nelle  praterie   di  Fosidonia 


443 


copia  a  Portofino  era  stato  segnalato  qua  e  là  nel  Me- 
diterraneo ed  anche  in  località  italiana  (Taranto),  ma 
nulla  si  conosceva  circa  i  suoi  costumi,  quantunque 
altre  specie  di  Zenohiana  si  trovino  sparse  qua  e  là 


Fig.  167. 
Isopodo  tubicolo  :  Zenobiana prismatica  (Risso)  x  2:  A,  Femmina 
in  una  radichetta  di  Posidonia.  —  B,  maschio  in  una  can- 
nuccia di  paglia.  —  C,  individuo  veduto  dal   ventre,  nella 
posizione  assunta  entro  la  cannuccia.  Originale.  Portofino 


in  mari  diversi  del  globo.  L'istinto  della  Zenohiana 
e  quello  del  Paguro  differiscono  in  ciò:  che  la  prima 
cerca  di  foggiarsi  un  astuccio  diritto,  il  quale  si  adatta 
a  meraviglia  ai  margini  i)aralleli  del  suo  corpo,  mentre 
il  Paguro  presceglie  un  guscio  avvolto  a  spirale.  La 


444  Capitolo  quindicesimo 

differenza  tuttavia  scompare  se,  invece  di  prendere  a 
confronto  i  Paguridi  nostrani,  gettiamo  uno  sguardo 
alle  specie  esotiche;  nell'Oceano  Indiano  vive  infatti 
un  genere  chiamato  Xilopagurus  (ossia  Paguro  da 
legno)  che  abita  in  pezzi  di  legno  cavi  od  in  canne  di 
bambù  perfettamente  rettilinee. 

In  relazione  al  modo  particolare  di  esistenza,  le 
zampe  della  Zenohiana  presentano  modificazioni  pa- 
ragonabili a  quelle  che  si  riscontrano  nei  Paguridi. 
Delle  sette  paia  di  zampe  toraciche  le  prime  tre  sono 


Fig.  168. 
Z&iiobiana  prismatica  (Risso),  maschio  veduto  di  profilo,  x  5. 
Originale.  Portofino. 

ben  sviluppate;  il  quarto  paio  invece  è  minuscolo, 
quasi  rudimentale,  e  non  tocca  neppure  il  suolo  quando 
l'animale,  estratto  dal  suo  tubetto,  si  pone  in  cammino. 
Queste  zampe,  rispetto  a  quelle  delle  Idotee,  hanno 
cambiato  funzione  e  servono  soltanto  ad  assicurare 
l'aderenza  del  Crostaceo  alla  sua  dimora;  a  tal  uopo 
sono  armate  di  più  serie  di  setole  lunghe  e  robuste. 
Qui  conviene  osservare  come  nei  Paguridi  le  zampe 
toraciche  del  quarto  paio  abbiano  subito  una  regres- 
sione parallela  a  quella  testé  accennata.  Infatti  non 
vengono  neppure  adoperate  nel  camminare,  stanno 
ripiegate  contx'o  il  dorso  e  presentano   all'  estremità 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  445 

due  superfìcie  rese  scabre  da  una  moltitudine  di  tu- 
bercoletti,  mercè  i  quali  è  resa  più  salda  l'aderenza 
del  Crostaceo  all'interno  della  conchiglia. 

Chi  si  compiaccia  d'indagare  i  costumi  della  Zeno- 
biana,  si  accorgerà  come  la  vita  tubicola  vi  deter- 
mini certe  impronte  che  non  sono  comuni  soltanto  ai 
Paguri,  ma  anche  ad  altri  organismi  abitatori  di  tubi, 
come  sarebbero  gli  Anellidi  tubicoli.  Così  manife- 
stano una  sensibilità  squisita  rispetto  a  differenze 
molto  tenui  nella  intensità  della  luce.  Fate  che  un'om- 
bra leggerissima  appena  li  sfiori  mentre  se  ne  stanno 
fermi  col  capo  fuori  del  tubo,  e  li  vedrete  rientrare  di 
scatto  nell'interno.  Senza  esser  tacciati  di  finalismo 
ad  oltranza,  si  può  ritenere  che  tale  sensibilità  possa 
costituire  una  difesa  per  l'animale  tubicolo,  inquantochè 
l'ombra  che  passa  sul  suo  corpo  è  spesso  quella  di  un 
predatore  che  lo  insidia  dall'alto. 

Minacciata  più  direttamente,  la  Zenohiana  si  com- 
porta in  altro  modo.  Provate  a  toccare  con  un  corpo 
estraneo  qualunque,  un  ago  o  un  fuscello,  il  margine 
anteriore  del  capo  ;  il  Crostaceo  si  precipita  all'innanzi, 
facendo  atto  di  afferrare  il  corpo  estraneo;  toccate 
invece  la  parte  posteriore  e  allora  l'individuo  retro- 
cede d'un  balzo,  sporgendo  minaccioso  fuori  del  tubo 
l'addome,  tagliato  obliquamente  a  scalpello.  Credo 
che  tali  movimenti  debbano  interpretarsi  come  rea- 
zioni difensive,  in  armonia  col  particolar  modo  di 
vita.  Infatti  sono  precisamente  opposti  a  certi  ri- 
flessi che  si  producono  nelle  I  do  tee  delle  foglie  ed  in 
altre  specie  non  tubicole;  punzecchiate  uno  di  questi 
Isopodi,  quando  stanno  attaccati  alla  foglia  e  vedrete 
prodursi  un  movimento  all'innanzi  se  vien  stimolata 


446  Capitolo  quindicesimo 

la  parte  posteriore;  un  movimento  retrogrado  se  si 
tocca  l'anteriore.  La  Zenohiana,  rimpiattata  entro  al 
suo  tubo  è  tanto  sensibile  che,  a  provocare  movimenti 
aggressivi  dei  piti  vivaci,  basta  toccare  leggermente 
non  già  l'animale,  ma  l'estremità  della  cannuccia. 

Si  direbbe  che  la  Zenohiana,  dotata  di  reazioni  cosi 
violente  non  debba  tollerare  un  coinquilino;  sembra 
invece  che  l'istinto  riproduttivo  modifichi  profon- 
damente i  suoi  costumi;  a  primavera  non  è  diffi- 
cile trovare  cannucce  dalle  quali  fa  capolino  ad  una 
estremità  il.  capo  bruno  di  una  femmina;  all'altra 
quello  nero  d'un  maschio.  E  si  noti  che  questa  coabi- 
tazione è  tutt' altro  che  comoda,  almeno  per  uno  dei 
coniugi;  il  più  robusto  si  mette  in  moto  e  procede 
per  la  sua  strada;  l'altro  tentenna  ed  annaspa  il  ter- 
reno colle  zampe  anteriori,  senza  alcun  pratico  ri- 
sultato. 

Ma  come  procede  il  piccolo  Isopodo  per  foggiarsi 
un  astuccio  ?  Certo  non  gb.  capita  sempre  di  trovarlo 
bell'e  scavato,  come  si  verifica  per  le  pagliuzze  di 
grano.  A  giudicarne  dagli  avanzi  di  tessuto  vegetale 
che  abbondano  nel  suo  tubo  digerente,  la  Zenohiana 
va  corrodendo  il  midollo  colle  proprie  mandibole,  finché 
la  cavità  è  sufficientemente  profonda.  Aggiungerò 
che  la  Zenohiana,  al  pari  di  molti  altri  abitatori  dei 
bassifondi,  è  più  vivace  di  notte  che  non  durante  il 
giorno,  mentre  di  giorno  suole  muoversi  pigramente 
sul  fondo,  di  notte  si  arrampica  con  grande  agilità 
lungo  le  foglie.  Per  questo  le  ore  buie  risultano  le 
più  propizie  alla  cattura  di  questi  animaletti. 

I  Cerianti  {Gerianthus  memhranaceics),  uno  degli 
ornamenti  più  apprezzati  del  celebre  acquario  di  Na- 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  447 

poli,  prosperano  anch'essi  nella  zona  delle  praterie 
sottomarine.  Ma  queste  grandi  e  bellissime  Attinie, 
nelle  quali  da  un  lungo  peduncolo  irradia  una  corona 
di  tentacoli  filiformi  a  tinta  oltremodo  varia  e  deli- 
cata, sembrano  costituire  una  rarità  nei  dintorni  di 
Genova. 

Accenno  brevemente  alle  Asterine  {Asterina  gib- 
bosa Forbes),  una  piccola  Stella  di  mare  grigiastra, 
in  cui  le  braccia  emergono  appena  dal  contomo  pen- 
tagonale del  corpo.  Fra  i  Molluschi  abbondano  le 
Fasianelle,  in  cui  l'opercolo  massiccio,  bianco  e  lucido 
come  porcellana,  chiude  una  conchiglia  piuttosto 
fragile  e  delicata.  La  Phasìanella  pullus  si  distingue 
per  gli  eleganti  disegni  bruni  e  bianchi;  di  forme  più 
snelle  è  la  Ph.  speciosa,  (fig.  164).  Piccole  specie  di 
Cerithium  (ad  esempio  Cerithium  scabrum)  sogliono 
attaccare  le  uova,  protette  da  un  nastro  gelatinoso, 
alle  foglie  di  Posidonia. 


Finora  ci  siamo  imbattuti  in  organismi  sedentari, 
natanti  o  striscianti,  che  dalla  presenza  delle  Zoste- 
racee  traggono  qualche  elemento  più  o  meno  impor- 
tante di  benessere.  Ora  conviene  armarsi  di  micro- 
scopio per  conoscere  sommariamente  un  piccolo  mondo 
che  presenta  le  stesse  varietà  di  movimenti,  ma  le  cui 
relazioni  colla  pianta  sono  molto  diverse.  Le  foglie 
della  Posidonia  (mi  si  perdoni  il  paragone  un  poco 
grossolano)  sono  come  certe  stazioni  climatiche:  ac- 
colgono una  popolazione  stabile  per  tutta  l'annata  ed 


448  Capitolo  quindicesimo 

una  temporanea,  fluttuante,  nella  stagione  calda  e 
temperata. 

Le  sorti  della  popolazione  fluttuante  non  dipendono 
direttamente  dalla  foglia,  ma  bensì  dalle  Alghe  che 
vegetano  sulla  foglia  e  di  cui  ho  fatto  cenno  nel  pre- 
cedente capitolo.  Sulla  parte  terminale  dei  lunghi 
nastri  di  Posidonia  si  formano  dei  sof&ci  feltri  e  delle 
capigliature,  lunghe  talvolta  qualche  centimetro,  le 
quali,  a  chi  guardi  dall'alto  il  fondo  erboso,  con- 
vertono il  verde  tenero  della  prateria  in  una  tinta 
d'insieme  bruna  o  giallastra.  Le  Alghe  epifite  comin- 
ciano a  comparire  in  marzo  sotto  forma  di  ciuffetti 
isolati.  In  aprile  i  ciuffi  sono  già  molta  sviluppati 
e  non  di  rado  costituiti  da  una  sola  specie  vegetale 
(Alghe  brune  del  genere  Ectocarpus);  più  innanzi  nella 
stagione  il  feltro  è  ridotto  in  lunghezza  ma  vi  com- 
pariscono per  contro  rappresentanti  di  svariate  fa- 
miglie di  Alghe. 

Eccezione  fatta  per  alcuni  Crostacei  e  Molluschi 
Gasteropodi,  i  quali  possono  avere  dimensioni  relati- 
vamente cospicue,  il  mondo  animale  che  popola  queste 
boscaglie  in  miniatura  comprende  organismi  propor- 
zionati ai  tenui  intervalli  che  si  aprono  tra  i  filamenti 
delle  Alghe;  si  richiede  quindi  l'ausilio  del  microscopio 
a  chi  si  proponga  di  studiarlo. 

I  punticini  biancastri  disseminati  nel  feltro  fin 
dalla  primavera  rivelano  all'occhio  armato  di  lente 
le  forme  eleganti  proprie  alle  conchigliette  calcaree 
dei  Foraminiferi  ;  se  ne  trovano  di  specie  diverse  ed 
in  tutti  gli  stadi,  ma  prevalgono  gli  stadi  giovanili. 

I  Foraminiferi,  com'è  noto,  costituiscono  un  ordine 
speciale  nella  classe  dei   Rizopodi.    La   conchiglia  al- 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidovia 


449 


berga  una  massa  di  protoplasma  fluido  e  vischioso, 
capace  di  emettere  una  moltitudine  di  filamenti  esili 
e  molto  lunghi,  i  quali,  irradiando  da  un'unica  aper- 
tura, oppure  attraversando  la  conchiglia  per  numero- 
sissimi forellini  separati,  funzionano  da  apparecchio 
locomotore  e  servono  anche  alla  cattura  degli  alimenti. 


Fig.  169. 

Forauiinifero  :  Discorhina  Bertheloti.  D'Orb 
sei.  1912. 


150.  Secondo  l'Is- 


Una  delle  specie  più  comuni  sulla  Posidonia  è  la 
Discorhina  bertheloti  (fig.  169).  A  pieno  sviluppo  la 
sua  conchiglia  a  spirale  appiattita  risulta  composta 
di  una  ventina  di  logge  contigue  ed  è  abbastanza 
diafana  da  lasciar  scorgere  un  pigmento  rosso  acceso 
che  colora  le  ultime  logge  e  volge  gradatamente,  verso 
le  prime,  al  ranciato  e  poi  al  giallo. 

Invece  nella  Cornuspira  involvens  (fig.  170)  la  con- 
29.  —  R.  IssBi^. 


450  Capitolo  quindicesimo 

chiglia  è  fatta  di  una  unica  loggia  avvolta  a  spirale  per 
molti  giri  e  ricorda  quella  dei  Planorbis,  G-asteropodi 
frequenti  nelle  acque  dolci. 

Accanto  ai  Foraminiferi  si  moltiplica  attivamente 
in  estate  e  diviene  spesso  predominante  un  altro 
Protista:  un  minuscolo  Flagellato  di  color  giallo,  noto 
nella  sistematica  col  nome  di  Exiiviella  laevis.  È  pro- 
tetto da  un  guscio  trasparente,  appiattito  e  di  forma 


Fig.  170. 
Forarainifero  :  Cornuspira  involvens  Keuss,   x  200  circa.  Origi- 
nale, Portofino. 

ovale,  fatto  di  due  metà,  come  quelle  scatole,  in  forma 
di  uovo  di  gallina,  che  si  vendono  durante  le  feste 
pasquali. 

Abbondano  i  Nematodi  marini,  piccoli  Vermi  al- 
lungati e  cilindrici,  col  faringe  armato  di  denti  chi- 
tinosi  e  l'esofago  dilatato  a  bulbo;  le  femmine  hanno 
la  coda  terminata  in  punta,  l'estremo  posteriore  dei 
maschi  è  ottuso  e  ricurvo.  I  movimenti  dei  Nema- 
todi  hanno  qualche  cosa  di  rigido  e  nel  tempo  mede- 


La  vita  nelle  praterie  di  Poaidonia  451 

simo  di  snello  che  non  si  può  ben  definire  ma  è  ti- 
pico. Procedono  serpeggiando  ;  talvolta  piegano  il  corpo 
ad  anello  contraendo  la  robusta  muscolatura  longi- 
tudinale; poi  lo  distendono  con  violenza;  al  che  giova 
l'elasticità   della   cuticola   che   riveste  il  corpo. 

Pochi  gruppi  dimostrano  al  pari  dei  Nematodi  adat- 
tabilità alle  condizioni  più  svariate  di  esistenza.  Non 
solo  questi  Vermi  si  trovano  bentonici  in  mare,  ma 
recentemente  è  stato  descritto  anche  un  genere  plan- 
ctonico {Nectonema).  Molte  specie  vivono  parassite 
di  animali  e  di  piante,  altre  si  trovano  in  acqua  dolce; 
molte  abitano  il  terriccio  umido  e  divengono  un  co- 
stituente non  trascurabile  dell'edafon  (^)  ;  non  mancano 
nei  ruscelli  gelidi  delle  Alpi  e  nelle  acque  termali  a 
quarantacinque  gradi  di  temperatura.  Il  bentos  va- 
gante delle  Alghe  epifitiche  comprende  numerosi  Anel- 
lidi  (comuni  del  resto  anche  sulle  Alghe  della  scogliera)  ; 
sono  degne  di  particolare  menzione  le  piccole  specie 
appartenenti  alla  famiglia  dei  Sillidi,  perchè  presen- 
tano il  fenomeno  della  gestazione  esterna;  le  uova 
coU'embrione  in  via  di  sviluppo  non  vengono  deposte 
e  poi  abbandonate  a  sé  stesse,  ma  dopo  la  deposi- 
zione, rimangono  per  qualche  tempo  attaccate  ai  pa- 
rapodi  della  femmina  e, quivi  progrediscono  nello  svi- 
luppo. Non  mancano  neppure  larve  di  Insetti  (fa- 
migUa  dei  Chironomidi),  simili  a  quelle  che  abbiamo 
imparato  a  conoscere  nelle  pozze  di  scogliera,  ed  Acari 
marini  (Idracnidi  ed  Alacari)  in  vari  stadi  di  sviluppo. 
A  questo  proposito  è  opportuno  ricordare  come  gli 


(')  Abbondano  anche  nei  detriti  vep:etali  ed  in  taluni  escre- 
menti. 


452  Capitolo  quindicesimo 

Insetti  a  larva  iiiarina  rappresentino  poco  meno  di 
una  eccezione;  lo  stesso  si  può  ripetere  per  gli  Acari 
marini,  i  quali  erano  pressoché  sconosciuti  nel  nostro 
mare,  prima  che  un  naturalista  napoletano,  il  Police, 
ne  rendesse  note  parecchie  specie  viventi  nel  Golfo 
di  Napoli. 

Questi  rampolli  marini  di  gruppi  zoologici  che  hanno 
acquistato  larga  diffusione  e  ricchezza  grandissima  di 
forme  nella  fauna  terrestre  ed  in  minor  grado  anche 
nella  fauna  delle  acque  dolci,  forniscono  documenti 
di  non  poco  valore  per  la  genesi  della  fauna  marina. 
Generalmente  si  ammette  (e  già  da  principio  lo  ab- 
biamo accennato)  che  la  maggior  parte  dei  principali 
gruppi  zoologici  abbia  origine  marina  e  che  discendenti 
più  o  meno  modificati  di  questi  gruppi  abbiano  colo- 
nizzato le  terre  emerse  e  le  acque  dolci.  Per  le  forme 
dianzi  accennate  tutto  conduce  ad  ammettere  una 
migrazione  in  senso  inverso,  cioè  un  ritorno  alla  vita 
marina  dall'ambiente  terrestre  o  d'acqua  dolce.  Tant'è 
vero  che  queste  specie  non  hanno  alcun  legame  di 
parentela  con  gruppi  strettamente  marini,  mentre  ne 
offrono  di  evidenti  con  famiglie  terrestri  o  d'acqua 
dolce.  Cosi  gli  Acari  marini  o  Alacari  (studiati  dal 
Police)  che  si  arrampicano  sui  ,i;alli  delle  Alghe  hanno 
grande  affinità  con  alcuni  gruppi  d'Acari  terrestri, 
mentre  gli  Idracnidi  marini  appartengono  ad  un  gruppo 
molto  ben  rappresentato  nei  corsi  d'acqua,  negli 
stagni  e  sopratutto  nei  laghi. 

Basta  un'occhiata  ad  una  Pontarachna  (fig.  171), 
il  solo  genere  del  gruppo  che  popoli  le  nostre  rive, 
per  accorgersi  che,  a  differenza  degli  Alacari,  si  tratta 
di  animale  nuotatore;  tanto  nella  Pontarachna  quanto 


La  vita  nelle  praterie  di  Fosidonia  453 

nelle  specie  d'acqua  dolce  il  corpo  è  globoso,  le  zampe 
lunghe,  esili  e  munite  di  setole  che  facilitano  il  galleg- 
giamento. 

Fra  i  nuotatori  abbondano  anche  piccoli  Crostacei 
appartenenti  ai  gruppi  dei  Copepodi  e  degli  Antìpodi, 
che  guizzano  vivacemente  nel  feltro  delle  Alghe  epi- 
fìtiche  e  vi  si  riproducono. 


Fig.  171. 
Un  Acariuo  (Idracnide)  di  mare:  Ponlarachna,  ,<  30  circa.  Ori- 
ginale. Quarto  dei  Mille. 

Da  quanto  abbiamo  insieme  veduto  risulta  che  nel 
folto  delle  Posidonie  e  delle  Zostere  gli  animali  cer- 
cano sostegno,  riparo,  nascondiglio  (^),  mentre  schiere 
di  carnivori  sono  attratti  nella  zona  delle  praterie 
dall'abbondante  preda  che  quivi  si  raduna. 

Gli  studi  quantitativi  dei  biologi  danesi  sul  bentos 


(')  Può  attrarli  anche  l'ossigeno  emesso  dalla  pianta. 


454  Capitolo  quindicesimo 

litorale,  come  pure  il  capitolo  che  tratta  dei  fondi  a 
Posidonia  nel  libretto  popolare  del  Cori  sopra  la  fauna 
adriatica,  ammettono  che  le  Zosteracee  allo  stato  vi- 
vente non  servono  di  cibo  ad  alcun  animale.  Per  quanto 
concerne  il  Mediterraneo,  sarei  propenso  a  ritenere 
troppo  assoluta  una  tale  affermazione.  Quasi  un  tren- 
tennio fa,  compiendo  accurate  ricerche  sul  contenuto 
intestinale  dei  Pesci,  il  Piccone  aveva  osservato  come 
le  Salpe  {Box  salpa)  ed,  in  grado  assai  minore  anche 
le  congeneri  Boghe  (Box  vulgaris)  sogliano  ingerire  in 
grande  quantità  foglie  di  Posidonia  e  di  Zostera, 
sopratutto  nella  stagione  autunnale.  È  vero  che  i 
tessuti  coriacei  della  Posidonia  appariscono  ben  poco 
alterati  dall'azione  dei  succhi  gastrici;  tuttavia  mi 
pare  molto  diffìcile  che  la  pianta  venga  in  tanta  copia 
e  tanto- spesso  introdotta  nel  tubo  digerente  senza 
venire  usufruttata,  almeno  in  parte,  come  alimento. 
All'infuori  dei  due  Box,  non  conosco  altri  animali 
piccoli  o  grandi  che  normalmente  mangino  le  foglie 
verdi  delle  Zosteracee.  Ma  con  ciò  non  si  vuole  affer- 
mare che  le  fanerogame  marine  siano  escluse  dal  ciclo 
alimentare  della  fauna.  Sotto  questo  punto  di  vista 
le  ricerche  dei  biologi  danesi  tendono  ad  attribuire 
alla  Zostera  una  importanza  assai  piti  grande  di 
quanto  fosse  lecito  supporre.  Nelle  sue  indagini  il 
Boysen-Jensen  si  è  sopratutto  servito  di  un  metodo 
chimico:  poiché  un  composto  organico,  il  pentosano, 
è  contenuto  in  quantità  assai  più  elevata  nelle  piante 
di  Zostera  che  non  nel  plancton,  dosando  la  quantità 
di  pentosano  nei  detriti  organici  commisti  alle  sabbie 
od  alle  melme  dei  fondi  marini,  si  potrà  conoscere  se 
questi  ripetano  T origine  loro  dal  disfacimento  di  foglie 


La  vita  nelle  praterie  di  Posidonia  455 

di  Zostera  oppure  dalle  spoglie  del  plancton  caduto 
dalle  acque  soprastanti.  Ora  le  analisi  eseguite  sopra 
una  ricca  serie  di  saggi  di  fondo  liauno  mostrato 
che  in  taluni  fiordi  norvegesi  i  detriti  organici  del  fondo 
stesso  provengono  in  gran  parte  dalla  Zostera  e  sol- 
tanto in  minima  parte  dal  plancton.  È  indubitato 
che  molte  specie  animali  proprie  del  bentos  (sopra- 
tutto quelle  che  si  muovono  poco  e  che  per  questa 
ragione  si  annoverano  tra  le  più  caratteristiche)  si 
cibano  di  detrito  organico  ;  ne  consegue  che  nelle  zone 
costiere  la  Zostera  è  fonte  principalissima  di  nutri- 
mento; soltanto  in  mare  aperto  il  plancton  assume 
qualche  importanza. 

Sarebbe  di  grande  interesse  il  ripetere  queste  inda- 
gini lungo  il  nostro  litorale.  Probabilmente  ne  risulte- 
rebbe la  verifica  di  notevoli  relazioni  fra  le  praterie 
più  estese  e  più  rigogliose  di  Posidonia  e  la  vita  che  si 
svolge  sulle  melme  sublitorali. 

Possiamo  aggiungere  che  le  foglie  divelte  della  Po- 
sidonia, in  vario  grado  di  macerazione,  vengono  con- 
sumate da  una  quantità  di  piccoli  Invertebrati  e  che 
al  disgregamento  contribuiscono  altri  organismi  più 
bassi,  appartenenti  al  gruppo  dei  Bacteri.  Né  questo 
lavorio  si  limita  alle  spoglie  sommerse  della  pianta, 
ma  continua  non  meno  inteso  laddove  le  foglie  si  ac- 
cumulano in  lunghi  argini  per  l'azione  delle  onde. 
Sconvolgendo  uno  di  tali  argini  ne  vediamo  spesso 
uscir  fuori  a  migliaia,  saltellando,  piccoli  Crostacei 
bianchicci.  Si  tratta  di  un  Anfiipodo  divoratore  im- 
penitente di  quei  detriti;  VOrchestia  gammarellus.  Esso 
merita  al  pari  della  Lygia  (cap.  IX)  di  essere  compreso 
nel  numero  di  quegli  organismi  che  stabiliscono  una 


456  Capitolo  quiadiatsimo 

transizione  tra  la  vita  acquatica  e  la  vita  terrestre,  ma 
è  assai  meno  marina  della  Lygia  poiché  in  taluni  casi 
fu  trovata  a  centinaia  di  chilometri  dal  mare. 

Anche  nelle  pozze  di  scogliera  di  cui  abbiamo  trat- 
tato diffusamente  in  altro  capitolo,  la  fauna  minuta 
contribuisce  in  larga  misura  alla  distruzione  delle 
foglie  maceranti  di  Posidonia. 

E  se  ricordate  ancora  che  la  Posidonia  partecipa 
in  modo  indiretto  all'alimentazione  della  fauna,  of- 
frendo sostegno  ad  una  piccola  flora  epifitica  sfruttata 
da  una  moltitudine  di  organismi  erbivori,  vi  convin- 
cerete che  la  fronda  della  pianta  marina,  come  il 
filo  d'erba  della  prateria  terrestre,  abbia  una  impor- 
tanza biologica  che  sconfina  ben  oltre  l'ambiente 
d'origine  e  giunge  assai  lontano  nella  catena  degli 
esseri  vivi. 


BIBLIOGRAFIA. 

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La  vita  ntUe  praterie  di  Fosidonia  457 


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CAPITOLO  XVI. 

I  colori  degli  organismi  marini 
e  i  problemi  dell'adattamento 


Sommario:  Colori  degli  ammali  marini;  sistema  cromatoforo 
dei  Crostacei,  dei  Cefalopodi  e  dei  Pesci.  —  Fatti  che  rego- 
lano la  distribuzione  dei  colori  e  le  funzioni  del  sistema  cro- 
matoforo; fenomeni  di  omocromia.  —  Funzione  ed  inter- 
pretazione biologica  dei  cromatofori,  in  relazione  alle  con- 
troversie sull'adattamento. 


Chi  ha  potuto  ammirare  la  vita  rigogliosa  che  ferve 
tra  le  scogliere  madreporiche  nei  mari  tropicali  o  chi, 
meno  fortunato,  si  è  divertito  a  visitare  un  acquario 
marino  ben  provvisto,  è  rimasto  colpito  sopratutto 
dalla  varietà,  dalla  vivacità  e  dalla  delicatezza  delle 
tinte. 

Il  visitatore  digiuno  di  studi  biologici  difficilmente 
intravede  qualche  norma  nella  distribuzione  dei  co- 
lori animali,  ma,  per  poco  ch'egli  si  renda  familiari 
le  abitudini  e  le  dimore  preferite  di  questi,  non  tar- 
derà ad  intuire  qualche  ordine  costante  in  ciò  che  gli 
sembrava  governato  dal  caso.  Le  pagine  che  abbiamo 
testé  dedicate  alle  diverse  zone  marine  ed  ai  loro  più 
caratteristici  abitatori  ci  hanno  permesso  di  quando 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  459 

in  quando  di  additare  alcuni  fatti  relativi  ai  colori, 
ma  non  ci  danno  ancora  elementi  bastevoli  per  trarne 
considerazioni  generali. 

In  materia  di  tinte  appariscenti,  il  primato  appar- 
tiene senza  dubbio  alla  regione  litorale,  anzi,  distin- 
guendo meglio,  alle  zone  meno  profonde  del  litorale; 
le  livree  screziate  e  variopinte  sembrano  esclusive  a 
questa  parte  dell'ambiente  marino. 

Sia  nel  litorale,  sia  nel  pelago,  le  colorazioni  azzurre 
e  le  verdi  discendono  ben  di  rado  al  disotto  delle  zone 
superiori,  fortemente  penetrate  dai  raggi  del  sole. 
Partendo  da  poche  diecine  di  metri,  nei  fondi  coral- 
ligeni  e  melmosi,  abbiamo  notato  che  il  bruno  e  spe- 
cialmente il  roseo  ed  il  rosso  prevalgono  sopra  le  altre 
tinte.  Anche  nel  plancton  i  Crostacei  di  un  rosso  scar- 
latto son  propri  della  zona  più  profonda  (al  disotto 
dei  500  m.)  e  vivono  insieme  ai  pesci  batipelagici  di 
un  nero  vellutato,  mentre  le  specie  a  livrea  argentina 
si  mantengono  in  uno  strato  medio  e  le  larve  diafane 
sono  più  comuni  nel  superiore.  Piuttosto  limitata  sem- 
bra la  tavolozza  della  fauna  che  popola  i  fondi  abis- 
sali, dove,  accanto  alle  specie  scolorate,  si  trovano  le 
rosse,  le  brune,  le  violacee. 

La  biologia  non  si  contenta  di  verificare  questi 
fatti,  ma  pretende  d'indagarne  il  come  ed  il  perchè. 
Il  compito  è  quanto  mai  arduo  e  complesso;  al  come 
risponde  tuttavia  in  modo  soddisfacente  l'indagine 
microscopica  con  argomenti  che  mi  studierò  di  rias- 
sumere in  poche  pagine. 

Premetto  che  negli  organismi  marini,  come  nei  ter- 
restri, non  tutti  i  colori  dipendono  da  sostanza  colo- 
rante raccliiusa  nei  tessuti.  Lo  splendore  madreper- 


460  Capitolo  sedicesimo 


laceo  nell'interno  delle  conchiglie,  la  vivida  iridescenza 
delle  Saffirine  sono  cagionati  da  fenomeni  d'inter- 
ferenza della  luce,  che  si  producono  attraverso  a  lamelle 
calcaree  sovrapposte  nel  primo  caso;  entro  a  partico- 
lari strutture  del  tegumento  nel  secondo.  Per  un  fe- 
nomeno analogo  appariscono  colori  cangianti  lungo 
la  serie  di  palette  cigliate  nella  Beroe  ed  in  altri  Cte- 
nofori,  mentre  nel  cinto  di  Venere  {Cestus  Veneris) 
particolari  cellule  del  tegumento  producono  una  sorta 
di  fluorescenza.  I  pigmenti  colorati  hanno  diffusione 
larghissima  fra  gli  animali  marini.  Fra  i  Celenterati, 
gli  Anellidiji  Crostacei  inferiori  (ad  esempio  i  Copepodi 
liberi  delle  Alghe  o  del  plancton)  la  pelle,  e  spesso 
anche  alcuni  organi  interni,  contengono  una  sostanza 
colorante  allo  stato  diffuso,  oppure  il  colore  apparisce 
confinato  entro  a  goccioline.  Per  contro  in  quei  gruppi 
della  fauna  marina  che  dimostrano  una  organizzazione 
più  complessa  la  colorazione  è  legata  in  tutto  od  in 
gran  parte  ad  uno  speciale  apparato  che  viene  detto 
cromatoforo  o  apportatore  di  colore.  Sebbene  veri 
e  propri  cromatofori  compariscano  di  già  in  certi 
Molluschi  Gasteropodi,  possiamo  dire  che  l'apparato 
a  pieno  sviluppo  si  trova  soltanto  nei  Cefalopodi, 
nei  Crostacei  superiori  e  nei  Pesci  {^). 

Non  possiamo  fare  a  meno  di  soffermarci  sopra  un 
argomento  tanto  interessante  e  cominceremo  col  de- 
scrivere brevemente  come  si  dispongano  le  cose  nei 
Crostacei. 


(*)  In  questi  animali  si  trovano  però  altri  elementi  coloranti 
estranei  al  sistema  cromatoforo,  come  le  goccioline  ranciate  o 
gialle  in  Crostacei  e  Pesci,  i  cristalli  di  guanina  che  producono, 
nei  Pesci,  lo  splendore  argenteo,  ecc. 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  461 

Il  sistema  cromatoforo  dei  Crostacei  consta  essen- 
zialmente di  cellule  isolate  o  riunite  a  gruppi,  che 
hanno  la  sede  principale  nella  parte  proJEonda  del  te- 
gumento, sebbene  non  manchino  alla  superficie  di  al- 
cuni organi  interni.  Osservate  al  microscopio  (in  certe 
specie  basta  una  semplice  lente),  appariscono  con- 
tratte in  un  piccolo  grumo  sferoidale,  oppure  espanse 


Pig.  172. 
Cromatoforo  bruno-nero  nel  cefalotorace  del  Crauf/ou  trispino- 
sus  Bell,  ,<  100  circa.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 

in  modo  che  la  massa  centrale  si  continua  in  una  serie 
di  prolungamenti  irregolari,  semplici  o  suddivisi  in 
ramificazioni  più  o  meno  ricche  (fig.  172).  Sino  a  poco 
tempo  fa  si  considerava  il  cromatoforo  come  una  cel- 
lula ameboide  capace  di  emettere  prolungamenti  in  di- 
rezioni non  prestabilite,  poi  di  ritirarli,  come  fa  l'Ameba, 
assumendo  una  forma  tondeggiante.  In  realtà  le  cose 
avvengono  diversamente;  indagini  minuziose  hanno 
accertato    che    i    prolungamenti    dei    cromatofori    (le 


462 


Capitolo  sedicesimo 


cosidette  cromorize),  osservati  in  due  successive  espan- 
sioni, ricompariscono  nell'identica  posizione. 


^.0 


Fig.  173. 
Cromatofori  dell'idonea  tricuspidata  Desra.,  fortem.  ingranditi. 
A,   croinat.   contratti.  —  I?,  cromat.  espansi  coi   prolunga- 
menti. —  C,  cromatoforo  in  stato  di  massima  espansione.  Se- 
condo il  Matzdorff,  1882. 


Le  cromorize  sono  adunque  formazioni  permanenti. 
Nello  stato  di  contrazione  (fig.  173)  ben  difficilmente 
si  possono  scorgere,  data  la  sottigliezza  e  la  traspa- 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  463 

reiiza  degli  esili  tubicini  che  le  compongono;  allo 
stato  di  attività  le  scorgiamo  invece  colla  più.  grande 
evidenza,  perchè  vengono  invase  ed  iniettate  dalla 
sostanza  colorata.  I  granuli  minutissimi  onde  risulta 
formata  questa  sostanza,  granuli  che  si  possono  ve- 
dere soltanto  con  ingrandimenti  molto  forti,  sono  in- 
fatti animati  da  energiche  correnti  che  spesso  cambiano 
di  velocità  e  di  direzione.  Si  tratta  di  una  interessante 
manifestazione  di  quelle  correnti  del  protoplasma  che 
tutti  abbiamo  imparato  a  conoscere  negli  elementi 
di  biologia  e  che  il  botanico  dimostra  a  preferenza  nelle 
cellule  dei  peli  staminali  della  Tradescanzia. 

Molte  larve  marine  nei  primi  stadi  della  vita  ed 
anche  alcune  specie  adulte  hanno  i  cromatofori  tutti 
della  stessa  forma  e  dello  stesso  colore.  Più  spesso 
il  Crostaceo  ha  tinte  di  varia  qualità,  ciascuna  distinta 
da  un  colore,  non  di  rado  anche  da  una  forma  e  da  una 
grandezza  diversa.  Spesso  parecchi  pigmenti  si  rac- 
colgono nello  stesso  cromatoforo,  di  guisa  che  questo 
apparisce,  a  mo'  d'esempio,  rosso  nel  centro  e  bruno 
alla  periferia. 

Nei  tessuti  contigui  ai  cromatofori  gli  istologi  hanno 
potuto  mettere  in  evidenza  minuti  filamenti  e  gangli 
nervosi,  i  quali  servono  a  stabilire  una  connessione 
fra  il  sistema  cromatoforo  ed  il  sistema  nervoso 
centrale. 

Per  effetto  di  una  eccitazione  prodotta  dalla  luce, 
le  correnti  di  granuli  colorati  iniettano  le  cromorize 
e  le  masserelle  di  colore  appariscono  dilatate.  Ben  s'in- 
tende come  l'animale  apparisca  più.  vivacemente  co- 
lorato, dal  momento  che  la  superfìcie  complessiva 
occupata  dalle  masserelle  colorate  si  è  fatta  più  estesa 


464  Capitolo  sedìGeaimo 

in  relaziono  colla  superficie  totale  del  coijx).  Questo 
accade,  ben  inteso,  quando  i  cromatofori  sono  di  una 
sola  specie.  Ma  che  cosa  succederà  se  i  cromatofori 
sono  di  parecchi  colori  ?  In  tal  caso  è  facile  verificare 
come  non  tutti  reagiscano  nello  stesso  modo;  se  l'in- 
tensità luminosa  è  debole,  soltanto  i  cromatofori  di 
un  dato  colore  entreranno  in  funzione,  quelli  di  un 
altro  colore  rimarranno  in  riposo;  se  la  luce  è  forte, 
certi  pigmenti  si  mostreranno  assai  più  sensibili  di 
altri  e  sulla  tinta  generale  del  corpo  predomineranno 
quei  cromatofori  i  quali,  ad  un  momento  determinato, 
si  troveranno  nello  stato  di  massima  espansione. 

I  Cefalopodi  forniscono  un  materiale  classico  per 
lo  studio  dei  cromatofori  e  ne  posseggono  general- 
mente un  corredo  assai  ricco.  Persino  nelle  specie 
prettamente  pelagiche,  come  il  Ghiroteuthis  Veranyi 
ed  i  Cranchidi,  un  certo  numero  di  queste  formazioni 
interrompono,  in  rari  punti,  la  trasparenza  cristallina 
del  corpo.  Il  cromatoforo  è  relativamente  voluminoso  ; 
in  una  Sepiola  viva  o  conservata  si  distinguono  como- 
damente ad  occhio  nudo  come  tante  macchioline  dis- 
seminate, l'una  accanto  all'altra,  con  una  certa  regola- 
rità. E  sebbene  le  specie  bentoniche  di  Cefalopodi 
abbiano,  in  condizioni  fisiologiche  normali,  una  colo- 
razione propria,  di  cui  tiene  il  debito  conto  la  siste- 
matica, ciò  non  toglie  che  i  mutamenti  di  colore  siano 
in  talune  specie  assai  vari  ed  appariscenti.  Il  piano  di 
struttura  si  discosta  alquanto  da  quello  accennato 
per  i  Crostacei.  Ogni  elemento  del  sistema,  conside- 
rato a  parte,  consta  essenzialmente  di  una  cellula 
circondata  da  una  membrana;  un  sacchetto  pieno  di 
granuli  colorati  che  si  può  contrarre  e  dilatare.   Ma 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  465 


\ 


^    / 


Fig.  174. 

Cromatofori  del  Loligo  vulgaris  L.,  fortem.  ingranditi.  Secondo 

l'HofFinann,  dal  Fucbs,  1913  (trattato  del  Winterstein). 


30.  —    R     iSSEL, 


466  Capitolo  sedicesimo 


la  sostanza  pigmentata  non  invade,  come  nei  Crostacei, 
dei  prolungamenti  ramificati  ;  essa  può  mantenersi  nei 
limiti  di  una  figura  compatta,  perchè  la  membrana, 
da  floscia  e  pieghettata  che  era,  si  distende  e  si  fa  tur- 
gida. Voi  scorgete  bensì,  attorno  ad  ogni  cromatoforo, 
tutta  una  raggiera  di  prolungamenti  che  gli  conferi- 
scono un  aspetto  stellato  (fig.  174);  non  sono  però 
cromorize,  ma  piccoli  muscoli  inseriti  sulla  membrana 
del  cromatoforo,  i  quali,  contraendosi,  ne.  producono 
la  distensione.  Avendo  a  suo  servizio  un  tipo  speciale 
di  muscolatura,  il  sistema  cromatoforo  dei  Cefalopodi 
si  deve  considerare  più  specializzato  di  quello  dei  Cro- 
stacei, senza  contare  poi  che  la  trama  di  filamenti 
nervosi  in  relazione  coll'elemento  colorato  (fig.  175) 
è  molto  pili  ricca  e  più  complessa.  Tutto  il  sistema  poi 
si  rivela  governato  da  uno  speciale  territorio  del  cer- 
vello, al  quale  ripetute  indagini  fisiologiche  han  per- 
messo di  assegnare  il  nome  di  centro  cromatico. 

Come  norma  generale  si  può  dire  che  il  cromatoforo 
in  stato  di  riposo  è  contratto;  in  attività  funzionale 
dilatato;  ora  però  i  fisiologi  sono  d'accordo  nel  rite- 
nere che,  quando  non  intervengano  speciali  eccita- 
menti, il  cromatoforo  si  mantenga  in  uno  stato  di 
espansione  media,  grazie  ad  una  influenza  tonica 
del  sistema  nervoso. 

Mentre  nei  Crostacei  l'azione  dei  cromatofori  è 
relativamente  lenta,  richiedendo  in  generale  qualche 
minuto,  nei  Cefalopodi  è  rapida;  quasi  istantanea, 
sopratutto  per  quanto  concerne  la  fase  di  espansione. 

Un'altra  particolarità  interessante  consiste  in  ciò,  che 
in  piena  attività  funzionale  dei  cromatofori  vediamo 
l'animale  oscurarsi  ed  impallidire  alternativamente; 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc. 


467 


delle  rapide  onde  di  colore  sembrano  percorrerlo  ad 
intervalli.  Il  fenomeno  è  prodotto  da  regolari  oscilla- 
zioni di  volume,  da  vere  pulsazioni  dei  cromatofori, 


I 


^mL.jd±j^A 


Fig.  175. 
Plesso  ner\roso  nello  strato  a  cromatofori  del  Loligo  vulgaris 
L.,  fortein.  ingrandito.  Secondo  l'HoflFmann,  dal  Fuchs  1913 
(trattato  del  Winterstein).  ' 


le  quali  in  talune  specie  si  succedono  con  ritmo  anche 
piti  veloce  del  polso  umano  normale  (da  80  a  100  per 
minuto  nel  comune  Polpo). 

Dal  complesso  degli  esperimenti  eseguiti  sull'appa- 


468  Capitolo  sedicesimo 


rato  cromatoforo  dei  Cefalopodi,  risulta  che  la  sua  fun- 
zione è  determinata  da  cause  varie  e  complesse.  Nel 
provocare  reazioni  da  parte  delle  cellule  pigmentali 
hanno  infatti  grande  importanza,  oltre  alla  luce,  anche 
•molti  altri  stimoli  diversi  dai  luminosi.  Il  Polpo  che 
nuotando  giunge  in  contatto  collo  scoglio,  vi  si  at- 
tacca tosto  mediante  le  ventose  che  armano  le  sue 
braccia;  allora  lo  stimolo,  prodotto  dalla  contrazione 
muscolare  delle  ventose,  basta  a  provocare,  per  azione 
riflessa,  un  cambiamento  di  colore.  Così  sembra  ben 
dimostrato  che  mutamenti  nella  concentrazione  del- 
l'acqua marina  sono  fortemente  risentiti  dai  cromato- 
fori, mentre  non  mancano  d'importanza  la  tempera- 
tura, ^a  quantità  di  gas  respirabili  ed  altri  fattori, 
sia  che  agiscano  comunemente  in  natura,  sia  che  ven- 
gano introdotti  ad  arte  dallo  sperimentatore. 

Anche  le  livree  variopinte  dei  Pesci  sono  correla- 
tive allo  sviluppo  grande  che  in  questo  gruppo  assume 
il  sistema  cromatoforo.  Loro  sede  più  importante  è 
il  tegumento,  ma  non  mancano  negli  organi  interni; 
così  quelli  della  vescica  natatoria  nel  Fierasfer 
(Emery)  sono  fra  i  piìi  grandi  e  più.  belli  che  si  cono- 
scano. Per  la  forma  poco  si  differenziano  da  quelli 
dei  Crostacei;  anche  qui  sembra  escluso  che  si  manife- 
stino movimenti  ameboidi,  almeno  nell'animale  adulto 
(mentre  taluni  osservatori  li  descrivono  nell'embrione) 
e  si  ammette  che  le  ramificazioni  irregolari  del  croma- 
toforo seguano,  nella  fase  di  espansione,  delle  vie  pre- 
formate. Non  bisogna  tuttavia  dimenticare  una  dif- 
ferenza segnalata  fra  Invertebrati  e  Pesci  in  ciò  che 
si  riferisce  all'azione  fondamentale  del  sistema;  nei 
Crostacei  e   nei  Cefalopodi  l'espansione  rappresenta 


1  colori  degli  organismi  marini  ecc.  469 

lo  stato  attivo  del  cromatoforo,  nei  Pesci  per  contro 
lo  stato  attivo  è  la  contrazione  ;  l'espansione  lo  stato 
di  riposo;  ciò  spiega  come  i  Pesci,  mantenuti  in  un  lo- 
cale buio,  acquistino  generalmente  una  tinta  più  fo- 
sca. Accettare  questi  fatti  come  generali  mi  sembra 
tuttavia  prematuro. 


Premessi  questi  rapidi  cenni  relativi  ai  singoli  tipi 
marini,  vediamo  un  poco  quali  induzioni  complessive 
si  possano  trarre  intorno  alla  distribuzione,  al  modo 
d'agire  ed  alla  funzione  biologica  tanto  del  sistema 
cromatoforo,  quanto  dei  colori  in  genere  nella  fauna 
marina. 

I  biologi  si  sono  ripetutamente  domandati  quali 
leggi  governassero  il  disegno  caratteristico  ed  il  co- 
lore della  pelle  negli  animali  marini  (beninteso  che 
il  problema  sconfina  dal  dominio  dei  mari  ed  abbraccia 
anche  la  fauna  terrestre  e  d'acqua  dolce);  come  tro- 
veremo elementi  per  risolvere  la  questione  f  Credo 
più  opportuno  pensare  anzitutto  alle  cause  che  influi- 
scono sul  colore  e  sulla  distribuzione  dei  disegni, 
senza  discutere  per  ora  l'utilità  che  loro  compete 
nella  vita  dell'individuo  e  della  specie. 

Intanto  si  ammette  che  i  pigmenti  rappresentino, 
in  ultima  analisi,  un  prodotto  di  escrezione  che  ha 
una  tinta  dovuta  alla  sua  natura  chimica  ed  indipen- 
dente dagli  agenti  esterni;  allo  stesso  modo  che  il 
solfo  è  giallo  t'd  il  minio  rosso.  Qualche  volta  si  è 
verificato  che  la  <{ualità  del  nutrimento  influisce  di- 


470  Capitolo  sedicesimo 


rettamente  sulla  colorazione  del  corpo.  Certi  Nudi- 
branchi  assumono  una  determinata  colorazione  quando 
si  nutrono  di  una  specie  di  Alga  e  ne  prendono  invece 
una  diversa  quando  cambiano  dieta  per  un  periodo 
abbastanza  lungo. 

Per  quanto  concerne  l'azione  della  luce,  si  è  pensato 
che  certi  fatti  relativi  alle  colorazioni  animali,  dipen- 
dano da  un'azione  chimica  della  luce,  simile  a  quella 
che  subisce  il  secreto  della  porpora  (^),  il  quale,  verdo- 
gnolo appena  emesso,  diventa  poi  di  un  bel  colore  vio- 
letto. Si  è  veduto  che  certe  larve  di  Molluschi,  gialle 
o  brune  nei  mari  temperati,  si  tingono  in  violaceo 
nelle  acque  tropicali,  intensamente  illuminate  dai 
raggi  del  sole;  la  larva  della  Velella,  rossa  nelle  pro- 
fondità marine,  diventa  azzurro -violacea  alla  super- 
ficie. Però,  se  una  tale  interpretazione  può  appagare 
in  alcuni  casi,  non  mi  sembra  suscettibile  di  un'appli- 
cazione molto  larga;  è  certo  infatti  che  moltissime 
volte  i  pigmenti  non  si  comportano  nella  maniera  ac- 
cennata. 

Conviene  qui  accennare  alle  norme  che  regolano,  sul 
corpo  degli  animali  il  disegno  colorato.  Notate  poi 
che  l'interesse  della  quistione  non  si  limita  alle  specie 
che  portano  una  livrea  variegata,  perchè,  anche  lad- 
dove la  pelle  ha  una  tinta  unita  nella  condizione 
adulta,  il  colore  suol  comparire,  nei  primi  periodi  dello 
sviluppo,  sotto  forma  di  macchie  o  di  strisele  isolate. 
Il  van  Rymberk  ha  studiato  a  lungo  la  pigmentazione 
cutanea  dei  Gattucci  {ScylUum)  ed  è  riuscito  a  dimo- 
strare con  evidenza  una  relazione  fra  la  innervazione 


^')  Alludo  a  quello  del  Murcx  tnincalua. 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  471 

segmentale  del  corpo  e  la  distribuzione  delle  fasce 
o  macchie  che  sono  più  chiare  o  più  scure  per  rispetto 
alla  tinta  fondamentale.  In  altre  parole  i  cromatofori 
si  formano  e  si  aggruppano  sotto  l'influenza  di  deter- 
minati territori  nervosi,  ciascuno  dei  quali  corrisponde 
a  un  determinato  gruppo  di  segmenti.  Io  sarei  pro- 
penso a  credere  che  influenze  nervose  di  analoga  natura 
abbiano  grande  importanza  anche  nell'apparato  cro- 
matico degli  Invertebrati.  Non  ho  compiuto  alcuna 
ricerca  in  proposito,  ma  studiando  una  piccola  rac- 
colta di  Cefalopodi,  credo  di  aver  trovato  indizi  tali 
da  confermare  il  supposto  che  il,  pigmento  si  raduni 
in  zone  governate  non  già  da  nervi  segmentali  (poiché 
si  tratta,  in  questo  caso,  di  animali  non  segmentati), 
ma  dal  sistema  nervoso  centrale.  Alludo  a  quei  cu- 
riosi Cefalopodi  pelagici,  Cranchidi,  il  cui  corpo  è  in- 
coloro e  di  una  trasparenza  cristallina,  con  poche 
macchie  di  pigmento.  Orbene,  si  osserva  che  le  più 
vistose  di  queste  macchie  stanno  al  disopra  e  al  di- 
sotto del  cervello  e  delle  masse  gangliari  ottiche, 
cioè  dei  centri  nervosi  più  importanti. 

Assai  più  discutibile  sembra  l'azione  che  esercitano 
sui  cromatofori  i  vasi  sanguigni.  Il  Loeb  ha  veduto 
che  negli  embrioni  di  Fundulus  (un  pesce  nord- 
americano) i  cromatofori  si  radunavano  attorno  ai  vasi 
sanguigni  e  crede  con  ciò  dimostrata  una  volta  di  più 
la  importanza  dei  tropismi  (i),  perchè  suppone  che  i 
cromatofori  vengano  attratti  dall'ossigeno  contenuto 
nel  sangue  circolante.  Altri  sostengono  che  i  croma- 
tofori ci  diano  soltanto  l'illusione  di  ubbidire  a  spe- 

(')  Circa  i  tropismi,  vedi  il  oap*  IV, 


472  Capitolo  sedicesimo 

ciali  tropismi,  mentre  in  realtà  non  fanno  che  seguire 
le  vie  di  minore  resistenza,  svilupparsi  cioè  nelle  dire- 
zioni dove  trovano  minori  ostacoli  da  parte  di  altri 
tessuti.  Non  sarebbe  forse  difficile  decidere  la  que- 
stione per  via  sperimentale,  dirigendo  tenuissimi  getti 
di  ossigeno  sopra  parti  determinate .  di  embrioni. 

Kiguardo  alla  funzione  generale  dei  cromatofori, 
v'è  un  fatto  che  merita  di  essere  specialmente  notato  : 
un'associazione  più  o  meno  intima  che  si  stabilisce 
fra  il  sistema  cromatoforo  e  l'organo  della  vista. 

L'esperimento  ha  posto  fuori  dubbio  che  in  alcuni 
animali,  per  esempio  in  alcuni  Crostacei,  certe  qualità 
di  cromatofori  entrano  in  funzione  quando  lo  stimolo 
luminoso  è  loro  comunicato  dall'occhio;  per  dirla  in 
termini  più  rigorosi,  l'impressione  luminosa  ricevuta 
dalla  retina  si  comunica,  per  mezzo  del  sistema  ner- 
voso centrale,  al  sistema  cromatoforo.  Il  Megusar, 
che  ha  fatto  in  proposito  molte  ed  accurate  esperienze, 
ha  veduto  che  se  ad  un  Gamberetto  ma,YÌno  (Leander) 
si  recidono  alla  base  i  peduncoli  oculari,  tosto  i  cro- 
matofori rossi,  bruni  e  gialli  cessano  di  funzionare 
e  rimangono  paralizzati.  Ma  questa  non  è  regola  gene- 
rale, tant'è  vero  che  i  cromatofori  bianchi  dello  stesso 
Crostaceo  possono  reagire  in  via  diretta  all'azione  della 
luce  ed  anche  nell'animale,  accecato  mantengono  inal- 
terata la  propria  sensibilità.  Credo  opportuno  citarvi 
anche  un  altro  fatto  d'importanza  generale;  esso  di- 
mostra come  il  sistema  cromatoforo  subisca  influenze 
forse  determinate  in  origine  dalla  luce  solare,  ma  non 
collegate  attualmente  da  relazioni  dirette  con  questo 
fattore.  L'apparato  in  quistione  suol  presentare  dei 
cambiamenti    periodici    che    corris|M>n(l(Ui<)    ;i11;i1um- 


I  colori  degli  organismi  marini  ecc.  473 

narsi  del  giorno  colla  notte;  c'è  dunque  una  specie 
di  riposo  periodico  dei  cromatofori,  un  ritmo  vi- 
tale intonato  al  periodo  diurno.  E  allo  stesso  modo 
che  certe  Attinie,  tenute  costantemente  immerse 
nell'acqua  di  mare,  continuano  ad  ubbidire  per  qualche 
tempo  al  ritmo  della  marea,  così  certi  Crostacei  hanno 
continuato  a  presentare  il  ritmo  diurno  dei  cromato- 
fori, anche  se  mantenuti  in  permanenza  nell'oscurità. 
Il  fatto,  scoperto  dal  Jourdain,  è  stato  poi  confermato 
dal  Keeble  e  dal  Gamble,  due  biologi  inglesi  che  hanno 
studiato  a  lungo  l'argomento,  e  da  molti  osservatori 
successivi.  Aggiungerò  che  la  condizione  notturna 
del  sistema  cromatoforo  nei  Crostacei  è  generalmente 
completa  contrazione  dei  cromatofori  e  quindi  una 
tinta  molto  chiara  del  corpo;  per  contro  nei  Crangon 
il  pigmento  nero  si  espande  durante  le  ore  notturne. 

Ed  ora  è  tempo  di  chiedersi:  quale  influenza  gene- 
rale sulla  tinta  del  corpo  posseggono  i  meccanismi 
delicati  che  abbiamo  descritto  f  Comoda  e  semplice 
sarebbe  la  quistione  se  si  potessero  estendere  ai  Cro- 
stacei, ai  Cefalopodi,  ai  Pesci  (dato  che  meritino  con- 
ferma) le  conclusioni  del  botanico  Gaidukov.  Questi, 
coltivando  delle  Oscillatorie  in  recipienti  di  vetro  a 
diversi  colori,  osservò  che  i  filamenti  di  tali  Alghe 
assumevano  un  colore  complementare  rispetto  a 
quello  della  luce  adoperata.  Aggiungerò  che  anche  due 
zoologi,  il  Gamble  ed  il  Keeble  già  nominati,  hanno 
creduto  di  poter  dimostrare  la  produzione  di  colori 
complementari  anche  nella  livrea  di  alcuni  Pesci 
(Labridi),  ma  tale  interpretazione  non  trova  oggi  con- 
senso. 

in  generale  le  cose  procedono  un  po'  diversamente 


474  Capitolo  sediceaivto 


a  seconda  che  la  luce  giunge  agli  animali  diretta- 
mente oppure  vien  riflessa  dal  fondo;  nella  prima 
condizione  si  trovano,  com'è  ovvio,  gli  organismi 
planctonici;  nella  seconda  vivono,  molto  spesso,  gli 
abitatori  del  dominio  costiero. 

Trattandosi  di  luce  diretta,  si  è  veduto  che  luci  de- 
terminate producono  sul  sistema  cromatoforo  una 
data  reazione;  ne  risulta  una  tinta  complessiva  del- 
l'animale, che  in  molte  specie  non  ha  somiglianza  col 
colore  dell'ambiente.  In  altre  specie,  per  contro,  è 
noto  che  le  modificazioni  del  pigmento  hanno  per  ri- 
sultato di  assimilare,  entro  a  certi  limiti  e  in  modo  più 

0  meno  fedele,  la  colorazione  del  corpo  con  quella 
dell'ambiente  che  lo  circonda.  Questa  omocromia 
è  stata  verificata  a  mo'  d'esempio  in  alcuni  Labridi, 
i  quali,  come  ben  ricorderete,  hanno  livree  vistose, 
che  rivaleggiano  con  quelle  dei  Pappagalli  americani, 
e  in  cui  predominano  sopratutto  le  tinte  azzurre  e 
verdi. 

Assai  più  diffusa  e  tangibile  si  rivela  l'influenza  che 
sul  colore  del  tegumento  esercita  il  fondo  marino. 

1  pescatori  sanno  benissimo  come  certi  Cefalopodi 
e  Pesci  possano  rivestire  un  colore  tanto  somigliante 
a  quello  del  fondo  marino  sul  quale  vivono,  da  in- 
gannare anche  un  occhio  ammaestrato  da  lunga  pra- 
tica. E,  ripensando  a  quanto  abbiamo  detto  riguardo 
ai  Diogenes,  alle  piccole  Sogliole  e  ad  altri  abitatori 
delle  sabbie  litorali,  si  può  aggiungere  che  non  sol- 
tanto nella  tinta  del  coi*po,  ma  anche  nella  disposi- 
zione delle  macchie,  delle  strisele,  delle  sfumature 
vi  è  spesso  qualche  cosa  che  molto  si  avvicina  al  di- 
segno offerto  dal  fondo.  Uno  sperimentatore  ameri- 


I  colori  degli  organismi  marini  ecc.  475 


cano,  il  Sumner,  mantenne  delle  Sogliole  in  acquari 
che  avevano  il  suolo  fatto  a  scacchiera  nera  e  bianca 
o  variegato  con  altri  disegni,  e  vide  il  disegno  cutaneo 
modificarsi,  per  effetto  di  espansioni  e  di  retrazioni 
dei  cromatofori,  tanto  da  imitare,  sebbene  in  modo 
assai  incompleto,  l'aspetto  del  fondo. 

L'intima  connessione  che  già  abbiamo  notato,  tra 
cromatofori  ed  organi  visivi,  si  rivela  sopratutto  in 
queste  colorazioni  provocate  dal  fondo  marino.  I 
Pesci  accecati  non  vanno  più  soggetti  a  cambia- 
menti di  colore  o,  se  qualche  attività  dei  cromatofori 
ancora  persiste,  non  si  tratta  mai  di  mutamenti  in 
armonia  colla  tinta  del  substrato.  Ricorderò  a  questo 
proposito  un  particolare  degno  di  nota:  gli  stimoli 
luminosi  che  si  manifestano  efficaci  pel  funzionamento 
dei  cromatofori,  almeno  nei  Pesci,  sono  soltanto  quelli 
che  colpiscono  la  porzione  inferiore  della  retina;  di- 
fatti, se  la  metà  superiore  dell'occhio  vien  spalmata 
con  una  vernice  opaca,  il  Pesce  nulla  manifesta  di 
anormale:  mentre  se  l'occhio  vien  ricoperto  nella  sua 
metà  inferiore,  l'animale  si  comporta  come  se  fosse 
completamente  accecato.  Sembra  inoltre  che  cosifatti 
fenomeni  siano  fortemente  influenzati  dal  prolungato 
esercizio;  così  un  Rombo,  il  quale  aveva  vissuto  per 
un  tempo  assai  lungo  sopra  un  fondo  di  sabbia  bianca, 
impiegò  ben  quattro  giorni  per  adattarsi  ad  un  fondo 
di  colore  bruno  ;  ripetendo  successivamente  il  passaggio 
a  brevi  intervalli,  l'adattamento  cromatico  divenne  via 
via  più  rapido,  fino  a  produi-si  in  due  sole  ore. 

L'influenza  cromatica  che  il  fondo  esercita  sopra 
il  tegumento  di  certi  animali  marini  viene  intei'pre- 
tata  come  una  sorta  di  processo  fotografico,  nel  senso 


476  Capitolo  sedicesimo 


che  l'immagine  del  fondo  formata  sulla  retina,  si  ri- 
produce nel  cervello  e  di  qui  vien  trasmessa  al  tegu- 
mento mediante  il  sistema  nervoso.  Ma  se  questa  è 
una  maniera  di  concepire  il  fenomeno,  uno  dei  più 
suggestivi  della  fisiologia  comparata,  non  vale  certo 
a  farne  comprendere  l'intima  natura. 

Una  persona  che  non  ragioni  tanto  per  il  sottile  sa- 
rebbe indotta  senz'altro  ad  affermare  che  il  sistema 
cromatoforo  ha  la  funzione  d*intonare  il  colore  del 
corpo  al  colore  della  luce  riflessa  dal  fondo.  Ma  i 
fisiologi  hanno  voluto  analizzare  il  fenomeno  per  co- 
noscere quale  fra  gli  elementi  che  la  fisica  considera 
in  un  raggio  colorato  fosse  veramente  responsabile 
dei  fatti  dianzi  riferiti.  Molti  autori,  e  fra  gli  altri 
il  Fuchs,  il  quale  ha  passato  in  rassegna  tutte  le  espe- 
rienze compiute  in  questo  campo,  reputano  ben  di- 
mostrato che  i  cromatofori  reagiscano  alla  intensità 
della  lucQ,  mentre,  secondo  loro,  nulla  proverebbe 
ancora,  in  modo  scevro  da  critica,  che  i  cambiamenti 
di  volume  del  pigmento  siano  governati  dalla  lun- 
ghezza d'onda,  ossia  dal  colore  della  luce. 

Non  posso  dilungarmi  su  questo  punto,  ma  sono 
disposto  a  credere  che  anche  il  colore  abbia  la  sua  in- 
fluenza. E,  dato  che  il  colore  non  agisca  sui  mutamenti 
rapidi  del  sistema,  non  escluderei  che  debba  influire 
durante  lo  sviluppo  nel  periodo  di  formazione  dei  cro- 
matofori e  dei  pigmenti  ditt'usi.  Parlo  sopratutto  di 
quegli  animali  che  frequentano  ambienti  di.  colore 
costante  e  nei  quali  la  tinta  fondamentale  del  corpo 
s^i  mantiene  sempre  più  o  meno  simile  a  quella  del 
substrato.  Faccio  astrazione,  ben  inteso,  dai  casi  nei 
(|ii;i1i  il  colore  dipende  da  nutrimento  iii^rrito. 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  477 

Aggiungerò  brevi  cenni  anche  sulla  quistione  della 
omocromia  attiva.  Secondo  tale  concetto  si  am- 
mette che  un  animale  bruno,  verde  o  d'altro  colore 
per  ragioni  indipendenti  dalla  influenza  attuale  del 
fondo  tende  a  dirigersi  verso  l'ambiente  che  armonizza 
colla  tinta  del  suo  corpo,  in  altre  parole  non  è  il  fondo 
che  determina  il  colore  dell'animale,  ma  bensì  un  co- 
lore preesistente  che  determina  la  scelta  del  fondo. 
Tuttavia  non  abbiamo  prove  sicure  che  un  adatta- 
mento attivo  si  produca  veramente  fra  gli  animali 
marini.  In  certi  Gamberetti  d'acqua  dolce  (Palaemo- 
netes)  il  Megusar  ha  potuto  vedere  che  le  varietà 
bruno -scure  preferiscono  i  fondi  bruni  e  le  varietà 
bianco -grigie  i  chiari;  ma  anche  in  questo  caso  può 
esservi  quistione  di  intensità  luminosa  e  non  di  co- 
lore ed  in  tale  senso  il  Megusar  interpreta  il  fatto. 
Egli  pensa  che  la  varietà  scura  sia  abituata  a  vivere 
entro  certi  limiti  d'intensità  della  luce  riflessa  da  fondo  ; 
quando  una  luce  più  intensa  colpisce  la  retina,  l'ani- 
male risente  una  sensazione  sgradevole  che  provoca 
un  movimento  di  fuga,  mentre  il  fatto  inverso  si  pro- 
duce per  la  varietà  chiara.  Ed  ecco  il  momento  oppor- 
tuno per  richiamare  alla  memoria  del  lettore  la  Maja 
verrucosa  ed  il  curioso  istinto  che  tra  le  mani  del  Min- 
kiewicz  questo  Granchio  ebbe  a  rivelarci.  Quando  la 
Maia,  tra  variopinte  striscio  di  carta  presceglie,  per 
attaccarsele  al  dorso,  quelle  di  tinta  corrispondente 
alla  carta  ond'è  fasciata  la  parete  dell'acquario,  si 
producono  fenomeni  che  hanno  stretta  relazione  cogli 
altri  testé  riferiti.  Il  Granchio  orienta  i  movimenti 
raccoglitori  delle  sue  pinze  verso  una  luce  di  qualità 
corrispondente  a  quella  che,  attraverso  le  pareti  del- 


478  Capitolo  sedicesimo 


l'acquario,  Viene  a  colpire  il  suo  apparato  visivo  (^).  Sif- 
fatta qualità  consisterebbe  nel  colore  secondo  il  Min- 
kiewicz,  nella  intensità  luminosa  secondo  altri,  ma  ciò 
non  è  per  noi  di  essenziale  importanza.  A  noi  importa 
sopratutto  di  notare  come  l'influenza  della  luce  che, 
per  la  mediazione  dell'organo  visivo,  suole  esercitarsi 
sopra  il  sistema  cromatoforo,  nella  Maja  si  eserciti 
invece  sopra  i  movimenti  attivi  che  presiedono  alla 
mascherata. 


Ora  sapete,  almeno  per  sommi  capi,  quali  siano  gli 
elementi  istologici  che  determinano  il  colore  negli 
animali  marini,  quali  mutamenti  valgano  a  provocare 
nell'aspetto  generale  del  corpo  e  come  ne  venga  rego- 
lato il  meccanismo.  Un'  ultima  e  legittima  domanda 
rimane  da  soddisfare  :  quale  funzione  possiede  l'appa- 
rato cromatoforo  e  quale  utilità  si  deve  attribuire 
ai  colori  in  generale  ed  ai  cromatofori  in  particolare 
nella  vita  degli  animali  marini  ?  Per  quanto  nell'esame 
di  una  quistione  scientifica  lo  studioso  cerchi  di  spo- 
gliarsi d'ogni  preconcetto,  è  talvolta  opportuno  di 
assumere  subito  una  posizione  nel  campo  delle  idee 
generali,  poiché  il  modo  stesso  d'impostare  i  problemi 
e  di  sottoporli  a  discussione  può  radicalmente  cambiare 
a  seconda  che  certe  premesse  vengono  accettate  op- 
pure respinte. 

Circolano  oggi  tra  i  biologi  ed  il  pubblico  colto  arti- 


ca) Vedi  osservazione,  in  nota,  a  pag.  322. 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  479 

coli  di  riviste  e  libri  che  trattano  dei  problemi  fonda- 
mentali della  biologia  con  indirizzo  alquanto  diverso 
da  quello  che  dominava  qualche  lustro  fa,  quando  il 
pensiero  scientifico  s'informava  generalmente  ai  con- 
cetti classici  della  teoria  evolutiva.  E  siccome  il  pub- 
blico che  non  ha  l'occasione  né  il  tempo  di  approfon- 
dire i  problemi  legge  di  preferenza  gli  scritti  nuovi 
e  non  consulta  i  vecchi,  anche  se  più  importanti,  io 
mi  riferirò  ai  nuovi  per  mettere  a  fuoco  la  questione. 
D'altronde  l'indole  di  questo  libro  non  si  preste- 
rebbe a  lunghe  e  profonde  disquisizioni  di  biologia 
generale.  Mi  limiterò  dunque  a  discutere  in  breve  due 
concetti  opposti,  che  spesso  compariscono  in  lavori 
speciali  ed  in  opere  di  volgarizzazione  biologica.  Sen- 
tiamo, se  il  termine  vi  pare  lecito,  la  campana  del- 
l'estrema destra  e  quella  dell'estrema  sinistra  e  ve- 
diamo quale  delle  due  suoni  più  gradita  al  nostro  orec- 
chio o  se  piuttosto  sia  da  preferire  la  nota  intermedia. 
Da  una  parte  stanno  i  vitalisti.  La  scuola  vitalista, 
com'è  noto,  fa  intervenire  nei  fenomeni  della  vita 
organica  un  quid  specifico  ;  un  principio  vitale  proprio 
agli  esseri  viventi,  a  differenza  della  scuola  meccani- 
cista, la  quale  sostiene  che  tutto  debba  un  giorno 
venir  spiegato  e  coordinato,  anche  nel  mondo  organico, 
dalle  leggi  della  fisica  e  della  chimica.  Per  i  vitalisti 
dell'ala  estrema  questo  principio  vitale  (ch'essi  iden- 
tificano colla  psiche,  donde  il  nome  di  psico -biologia) 
ha  il  potere  di  plasmare  organi  ed  organismi  in  modo 
corrispondente  ai  bisogni  della  specie,  secondo  un 
determinato  fine;  la  finalità  sarebbe  secondo  loro  il 
gran  propulsore  dello  sviluppo  organico.  Conviene 
aggiungere  che  nulla  di  sostanzialmente  nuovo  v'ha 


480  Capitolo  sedicesimo 

negli  attuali  concetti  psico -biologici  d'oltr'Alpe,  poiché 
dieci  lustri  or  sono  li  sviluppava,  in  chiare  note,  l'il- 
lustre botanico  chiavarese  Delpino,  uno  dei  fondatori 
della  biologia  vegetale.  Secondo  i  canoni  psicobiolo- 
gici si  deve  ricercare  nella  finalità  la  prima  cagione 
delle  disposizioni  organiche;  un  organo  si  forma  nel 
tempo  e  nel  luogo  richiesti  dalle  esigenze  della  specie. 
Così  l'apparato  luminoso  dei  Cefalopodi  e  dei  Pesci 
batipelagici  si  sarebbe  formato  perchè  questi  animali 
hanno  bisogno  di  fari  che  rischiarino  loro  il  cammino  : 
le  colorazioni  verdi  degli  animali  viventi  nelle  praterie 
sottomarine  sarebbero  determinate  dal  bisogno  di 
protezione  della  specie,  la  quale,  possedendo  una  tinta 
analoga  a  quella  del  fondo,  viene  scoperta  assai  più 
difficilmente  dai  nemici  carnivori,  ecc.  (^). 
.  Esaminiamo  invece  la  tesi  dei  meccanicisti  ad  ol- 
tranza. Questi  sono  degnamente  rappresentati  dal  capo 
scuola,  il  celebre  biologo  americano  Loeb,  ed  in  modo 
ancor  più  genuino  da  un  francese,  il  Bohn.  Nei  suoi  nu- 
merosi lavori  il  Bohn  sostiene  non  doversi  ammettere 
alcuna  finalità  come  causa  delle  forme  organiche  e  degli 
atti  negli  organismi,  poiché  forme  ed  atti  sono  fatal- 
mente determinati  da  fattori  fisici  e  chimici,  indipen- 
dentemente dall'utile  che  ne  può  derivare  all'organi- 
smo, tant'é  vero  che  riescono  molte  volte  inefficaci  o  no- 
civi. Dovrebbe  il  biologo  indagare  soltanto  quali  condi- 
zioni inteme  e  quali  agenti  esterni  valgano  a  produrre 
i  fenomeni,  la  questione  della  utilità  biologica  offrendo 
ben  scarso  interesse.  Un  esempio  caratteristico  delle 
idee  del  Bohn  si  trova  nel  suo  modo  di  prospettare 


(*)  Si  ritorna  così  alle  idee  del  Lamarck. 


l  colori  degli  organismi  ynarini  ecc.  481 

talune  questioni  relative  alle  colorazioni  ed  agli  at- 
teggiamenti degli  animali.  Secondo  il  Bohn  non  è  im- 
probabile che  la  patologia  costituisca  una  delle  basi 
della  evoluzione.  Certi  stadi  morbosi  del  corpo;  certi 
indebolimenti  locali  nell'attività  dei  tessuti  provocano 
l'apparizione  del  melanismo  (accumulo  di  pigmento 
nero)  nella  pelle;  non  potrebbe  essere  questa  la  prima 
ragione  del  melanismo  nei  Pesci  di  acqua  profonda  ? 
Per  quanto  concerne  i  vistosi  colori  e  gli  strani  atteg- 
giamenti dei  maschi  durante  la  stagione  degli  amori, 
il  Bohn  richiama  l'attenzione  del  lettore  sul  fatto  che 
in  quel  periodo  molti  prodotti  di  escrezione  della 
femmina  passano  nel  tuorlo  dell'uovo,  mentre  nel 
maschio  una  parte  di  essi  può  accumularsi  nella  pelle 
sotto  forma  di  pigmento  colorato.  E  siccome  la  eli- 
minazione insufficiente  da  parte  dei  reni  suole  dar 
luogo  a  fenomeni  di  intossicazione,  le  strane  movenze, 
le  ((  danze  »  di  tanti  maschi  nel  periodo  della  riprodu- 
zione sono  forse  spasmi  muscolari  di  origine  tossica, 
che  potrebbero  avere  molti  punti  di  contatto  colle 
crisi  di  uremia  che  si  descrivono  nell'uomo... 

Fin  qui  il  Bohn  ;  e  la  mia  opinione  ? 

È  indubitato  che  nella  fauna  marina,  come  in  ogni 
altra  fauna,  compariscono  strutture  ed  atteggiamenti, 
l'utilità  dei  quali  salta  agli  occhi.  Ma  parmi  s'intuisca 
dall'esame  imparziale  delle  natura  che  una  tale  condi- 
zione sia  ben  lungi  dall'apparire  universale.  Non  potrei 
accettare  la  tesi  degli  psicobiologi  che  fan  tutt'uno 
di  causa  e  di  scopo  biologico.  L'origine  delle  forme  e 
dei  fenomeni  vitali  e  la  loro  utilità  biologica  mi  sem- 
brano due  cose  ben  distinte  e  per  nulla  in  antitesi 
l'una  coU'altra.  Scoprire  che  un  Gasteropodo  Nudi- 
si  -  R.  ISSEL. 


482  Capitolo  sedicesimo 


branco  è  bruno  perchè  si  nutre  di  Alghe  brune  non 
pregiudica,  per  me,  la  quistione  se  la  tinta  bruna  debba 
o  no  proteggerlo  contro  i  carnivori  ;  soltanto  non  dirò  : 
questo  animale  è  bruno  perchè  il  colore  bruno  lo 
salva  dalle  insidie  dei  nemici. 

D'altra  parte  non  ammetterei  che  sia  di  poco  mo- 
mento il  rendersi  conto  dell'utilità  biologica  e  quindi 
non  sarei  d'accordo  cogli  ultra-meccanicisti.  Anzi  ri- 
terrei che  questo  tattore  ci  sia  di  grande  aiuto  nel  com- 
prendere le  reciproche  relazioni  degli  organismi  e  i 
problemi  relativi  al  modo  con  cui  lo  spazio  abitabile 
vien  popolato.  E  sceglierei  una  via  intermedia  fra  i 
due  estremi  accennati,  ammettendo  che  molte  dispo- 
sizioni organiche  (e  forse  anche  molte  abitudini)  siano 
nate  indipendentemente  dalle  relazioni  d'ambiente  del- 
l'organismo ma  che  in  determinate  circostanze,  e  sotto 
l'impulso  di  ignoti  fattori,  siano  capaci  di  modificarsi 
e  di  perfezionarsi  coU'esercizio  di  queste  relazioni. 

Due  problemi  separati  adunque,  ed  entrambi  in- 
teressanti. 

Questa  breve  incursione  nel  campo  delle  idee  gene- 
rali ci  servirà  per  discutere  con  maggiore  conoscenza 
di  causa  la  funzione  ed  il  valore  biologico  dei  pigmenti 
colorati  nella  fauna  marina. 

È  molto  probabile  che  in  animali  relativamente 
bassi  (o  meglio  poco  specializzati),  come  certi  Vermi 
e  certi  Molluschi,  il  colore  e  la  distribuzione  dei  pi- 
gmenti si  debbano  considerare  come  semplice  con- 
seguenza del  ricambio.  Ma  laddove  il  pigmento  si 
organizza  in  un  delicato  sistema  cromatoforo,  connesso 
a  speciali  terminazioni  nervose,  si  può  prevedere  a 
priori  che  abbia  pure  assunto  un  particolare  ufficio 
nella   vita   dell'animale.    Quale   sarà   questo   ufficio  1 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  483 

Dopo  i  lavori  classici  del  Darwin,  del  Wallace,  del 
Weissman  si  è  fatto  un  gran  parlare  delle  colorazioni 
cosidette  protettive  ed  è  prevalsa,  sopratutto  tra  gli 
zoologi,  la  tendenza  a  considerare  certe  tinte  ed  in 
particolare  i  mutamenti  repentini  di  colore,  come  adat- 
tamenti protettivi.  Nel  caso  di  animali  che  assumono 
colore  uguale  al  fondo  ove  posano,  come  si  verifica 
per  il  Polpo,  per  le  Sogliole  e  per  molti  altri,  si  ammette 
che  il  meccanismo  dei  cromatofori  raggiunga  l'effetto 
di  rendere  l'animale  poco  visibile,  occultandolo  al- 
l'occhio dei  nemici.  Quando  l'animale  ostenta  all'im- 
provviso macchie  di  colore,  come  fa  il  Blenniiis  ocel- 
laris,  spiegando  l'occhiuta  pinna  dorsale,  si  parla 
allora  di  atteggiamenti  e  di  colori  terrifici,  desti- 
nati cioè  ad  incutere  terrore  al  nemico  ed  a  fargli 
abbandonare  l'inseguimento.  Le  belle  tinte  di  certe 
specie,  ad  esempio  le  livree  nuziali  nei  maschi,  tanto 
spoetizzate  dal  Bohn,  furono  considerate  come  orna- 
menti atti  a  sedurre  la  femmina.  Anche  cultori  mo- 
dernissimi di  oceanografìa  biologica,  come  lo  Steuer 
e  più  di  recente  anche  l'Hjort,  non  sono  alieni  dal  con- 
siderare le  tinte  vivaci  del  plancton  come  protettive. 
L'azzurro  delle  Velelle  e  delle  larve  di  Triglia  sarebbe 
una  difesa  contro  i  Gabbiani  ed  altri  Uccelli  marini, 
poiché  la  massa  delle  acque  marine  suole  apparire 
azzurra  all'occhio  che  la  vada  scrutando  dall'alto. 
I  Crostacei  scarlatti  del  plancton  profondo  vivono 
in  una  zona  dove  i  raggi  rossi  della  luce  solare  sono 
quasi  tutti  assorbiti;  per  conseguenza  appariscono 
neri  e  non  meno  protetti  contro  i  loro  nemici  di  quanto 
lo  siano  i  Pesci  luminosi  di  un  nero  vellutato  che  nuo- 
tano nelle  stesse  acque.  11  pigmento  bruno  ai  ('rostacei 


484  Capitolo  sedicesimo 


che  vsi  arrampicano  sulle  Alghe  brune,  il  pigmento  verde 
agli  altri  che  si  attaccano  alle  Zostere  ed  alle  Posi- 
donie  conferiscono  quella  protezione  che  non  verrebbe 
loro  assicurata  dai  tardi  movimenti  né  dal  corpo 
inerme.  Queste  interpretazioni,  a  prima  vista  tanto 
seducenti,  han  subito  negli  ultimi  tempi  assalti  repli- 
cati della  critica. 

Conviene  aggiungere  che  la  critica  ha  trovato  ap- 
pigli sopratutto  nel  campo  della  biologia  marina. 
Intanto  vien  sollevata  contro  la  teoria  dei  colori  pro- 
tettivi una  obbiezione  di  carattere  fondamentale. 
Per  affermare  che  la  livrea  colorata  protegga  la  preda 
dalle  insidie  del  predatore,  o  sul  predatore  stesso  pro- 
duca una  impressione  di  spavento,  bisognerebbe  ac- 
certare che  i  carnivori  marini  distinguano  i  colori  a  un 
dipresso  come  noi.  Secondo  alcuni  ciò  non  è  affatto 
dimostrato;  altre  esperienze  proverebbero  invece  che 
i  Pesci  distinguono  e  ricordano  i  colori.  E,  ammettendo 
pure  che  la  protezione  risulti  efficace  anche  dinnanzi 
all'apparato  ottico  dei  carnivori,  altre  difficoltà  ri- 
mangono insolute.  Alcune  di  queste  vertono  sulla 
posizione  e  sulla  distribuzione  dei  cromatofori.  È  ra- 
gionevole attribuire  a  tali  elementi  una  funzione  pro- 
tettiva od  ornamentale,  quando  essi  compariscono  in 
grande  quantità  anche  alla  superficie  di  organi  in- 
terni, non  esercitando,  in  tale  posizione,  alcuna  in- 
fluenza sopra  l'aspetto  generale  del  corpo  ?  Aggiungete 
poi  che  il  microscopio  rivela  spesso,  nei  tegumenti,  dei 
cromatofori  isolati  di  colore  vivace,  mentre  la  colora- 
zione risulta  nel  suo  complesso  uniforme  e  tutt'altro 
che  vistosa.  Fra  le  Alghe  sommerse  abbiamo  incontrato 
il  piccolo  Granchio  Aeanihonìj.r  hinuìaius;  orbene  nel 


1  colori  degli  organismi  marini  ecc.  485 

tegumento  di  questa  specie  spiccano  dei  cromatofori 
azzurri  e  vermigli  (^)  che  certo  influiscono  assai  poco 
sopra  la  colorazione  verde,  bruna  o  rossiccia  del  corpo  ; 
esempi  piti  dimostrativi  ancora  si  trovano  in  alcuni 
Pesci  di  scogliera. 

Un'altra  obbiezione  di  non  poco  conto  vien  sugge- 
rita dalla  rapidità  colla  quale  il  sistema  cromatoforo 
suol  reagire.  Perchè  i  mutamenti  dei  cromatofori 
riuscissero  veramente  efficaci  in  un  animale  che  si 
sposta  con  rapidità,  occorrerebbe  che  contrazioni  ed 
espansioni  fossero  sempre  assai  pronte,  come  si  verifica 
generalmente  nei  Cefalopodi,  e  non  molto  lente,  come 
accade  invece  in  tanti  Crostacei.  Si  è  fatto  osservare 
che  l'omocromia  tra  l'animale  e  il  fondo,  allorché 
l'animale  s'innalza  nuotando,  non  potrebbe  avere  al- 
cuna efficacia  contro  il  carnivoro  che  tende  agguato 
dal  basso. 

E  se  l'utilità  difensiva  dei  pigmenti,  nel  senso  fin 
qui  discusso,  apparisce  in  molti  casi  assai  dubbia, 
non  si  potrà  attribuire  agli  stessi  una  funzione  fisio- 
logica d'ordine  più  generale  ?  Oggi  sono  di  questo  pa- 
rere autorevoli  fisiologi  e  bisogna  riconoscere  che  nes- 
sima  difficoltà  importante  sembra  contrastarlo.  I  cro- 
matofori sarebbero  schermi  colorati,  grazie  ai  quali 
verrebbe  moderata  e  regolata  l'energia  luminosa  che 
agisce  sul  tegumento.  Ogni  categoria  di  cromatofori 
risente  in  modo  diverso  la  luce  di  determinata  inten- 
sità (e  forse  di  determinato  colore)  e  il  sistema,  nel  suo 
complesso,  reagirebbe  in  maniera  da  fornire  ai  sotto- 
stanti tessuti  l'energia  richiesta  pel  buon  funziona- 
mento di  questi. 


(*)  Ossei'vazioue  comuuicataini  dalla  s^ig•uom  Dott.  Brezzi. 


486  Capitolo  sedicesimo 


Qualche  fisiologo  ha  pure  sostenuto  l'idea  che  l'ap- 
parato cromatoforo  debba  anche  servire  còme  regola- 
tore del  calore;  ma  se  l'ipotesi  sembra  probabile  per 
quanto  concerne  certi  Vertebrati  inferiori  che  vivono 
sulla  terra  emersa  (e  in  modo  particolare  i  Camaleonti) 
non  sembra  potersi  applicare  agli  animali  marini. 

Con  tutto  ciò  non  crederei  a  priori  che  il  naturalista 
debba  sempre  ingannarsi  quando  intuisce  nei  pigmenti, 
oltre  ad  una  funzione  d'importanza  assai  piti  generale, 
anche  una  difesa  contro  i  nemici,  sopratutto  nei  casi 
pili  spiccati  e  negli  animali  la  cui  vita  psichica  è  già 
abbastanza  complessa.  Per  molte  specie  saranno  senza 
dubbio  giustissime,  o  in  tutto  o  in  parte,  le  obbiezioni 
enumerate  poc'anzi,  ma  sinché  la  biologia  non  registri 
esperimenti  tali  da  provarmi  il  contrario,  io  riterrò 
sempre  che  una  probabile  funzione  regolatrice  della 
energia  luminosa  si  possa  adattare,  in  via  secondaria 
alla  protezione  della  specie  contro  ai  carnivori.  Consi- 
dero dunque  come  difensive  le  colorazioni  déìV Idotea 
e  del  Planes,  il  disegno  delle  Sogliole,  la  mascherata 
delle  Maja. 

La  poetica  concezione  del  Mackenzie,  che  nella 
eleganza  delle  forme  e  dei  colori  animali  ravvisa  una 
manifestazione  estetica  della  natura,  di  carattere  pu- 
ramente oggettivo,  può  forse  acquietare  l'artista.  Al 
biologo  si  richiedono  ancora  difficili  ricerche  e  mol- 
teplici esperienze  onde  veder  chiaro  nell'intricato  pro- 
blema. 


/  colori  degli  organismi  marini  ecc.  487 


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Entz   G.,   Die  Farben  der  tiere  und  die   Mimicry.   «  Mathem. 

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Oltmans  e.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  X). 
Przibram  H.,  Experimenlal-Zoologie  5.  Funkticn.  Leipzig -Wien, 

Deuticke,  1914. 
Van  Rymberk  G.,  I  disegni  cuianei  dei  Vertebrati  in  rapporto 

alla  dottrina  segmentale.  «  Arch.  di  Fisiologia  »,  voi.  3,  fase.  1, 

1905. 
Winterstein    H.,    Handbuch    der    vergleichenden  Physiologie, 

Bd.  3,  Halfte  2  :  Die  Kórjierfàrbung  und  die  Anhangsgebilde 

des  Integuments  von  R.  F.  FuCHS  (con  ricchissima  biblio- 
grafia), 1913-1914. 


CAPITOLO  XVII. 

I  Pesci  utili  e  la  pesca. 
Pesci  planctonici  ed  Anguilla 


Sommario:  Acciuga  e  Sardina.  —  Tonno  —  Pesce-Spada.  — 
Anguilla. 

La  biologia  dei  Pesci  più  ricercati  dall'uomo,  i  me- 
todi di  pesca,  la  produttività  del  mare  dal  punto  di 
vista  pratico,  sono  argomenti  di  così  grande  impor- 
tanza, che  non  dovrebbero  mai  venire  lasciati  comple- 
tamente in  disparte  anche  da  chi  coltivi  la  biologia 
marina  senza  fini  di  applicazione.  D'altronde  i  reperti 
teorici  della  biologia  marina  sono  collegati  da  mol- 
teplici relazioni  coi  problemi  pratici  della  pesca  e 
riuscirebbe  spesso  difficile  di  stabilire  dove  cessino 
gli  uni  e  dove  gli  altri  comincino  a  delinearsi.  Già  si 
è  verificato  in  questo,  come  in  altri  campi,  che  un 
lavoro  di  puro  interesse  teorico  acquistasse,  coU'andar 
del  tempo,  un  valore  non  preveduto  anche  dal  lato 
pratico.  Per  lo  piti  il  pubblico  non  si  rende  ben  conto 
di  tali  circostanze  ed  il  porle  in  chiara  luce  vorrebbe 
essere  uno  degli  scopi  di  questo  capitolo,  il  quale  d'al- 
tronde, non  j)uò  certo  fornire  sui  Pesci  e  sulla  pesca 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         489 

informazioni  tanto  minuziose  come  quelle  che  il  let- 
tore potrà  facilmente  rintracciare  in  lavori  speciali 
della  materia. 

Osserveremo  prima  di  tutto  che  nel  Mediterraneo 
l'importanza  economica  dei  Pesci  pelagici  e  migratori 
è  superiore  a  quella  delle  specie  che  vivono  in  relazione 
col  fondo.  Questi  Pesci  pelagici  ricercati  dall'uomo  si 
ripartiscono  in  due  sole  famiglie:  i  Clupeidi  e  gli 
Scombridi,  mentre  i  Pesci  bentonici  più  apprezzati 
sul  mercato  appartengono  a  svariate  famiglie. 

Ai  Clupeidi  si  riferiscono  l'Acciuga,  la  Sardina  dei 
nostri  mari  e  l'Aringa  dei  mari  nordici  ;  agli  Scombridi 
il  Tonno,  la  Palamita,  lo  Scombero,  il  Biso,  il  Pesce 
spada  ed  altre  specie  nostrane  meno  importanti. 


Fig.  176. 
Acciuga  {Eiu/raulis  enchrasicholus  L.)-  Originale,   Geuova 

L'Acciuga  (fìg.  176)  ha  grande  valore  economico  in 
tutti  i  porti  mediterranei  e  dà  luogo,  colla  Sardina, 
alla  sola  pesca  veramente  importante  per  la  nostra  Li- 
guria. È  iin  pesciolino  di  forme  allungate,  compresso 
ai  lati  e  da  noi  raramente  oltrepassa  i  15  centimetri 
di  lunghezza;  nell'Atlantico  supera  i  20. 

Le  Acciughe  pescate  nel  Mare  Ligure  sono  general- 
mente più  piccole  di  quelle  che  si  pescano  lungo  le 
coste  dell'Italia  meridionale  e  della  Sicilia.  Le  squame 


490  Capitolo  diciasettesiìno 

larghe  e  sottili  che  ricoprono  il  suo  corpo  si  distaccano 
con  grande  facilità;  la  sua  mascella  inferiore  si  pre- 
senta alquanto  più  breve  della  superiore,  carattere 
questo  che  permette  di  facilmente  distinguere  l'Ac- 
ciuga dalla  Sardina;  lungo  il  ventre  corre  una  carena 
liscia.  Ha  un  colore  verde  o  verde  azzurro  con  splendidi 
riflessi  metallici  sul  dorso,  argenteo  sul  ventre  ;  una  li- 
nea nerastra  separa  la  tinta  dorsale  dalla  ventrale. 

L'Acciuga  non  è  soltanto  un'abitatrice  del  nostro 
Mediterraneo,  ma  la  sua  patria  si  estende  a  tutta  la 
parte  meridionale  dell'Oceano  Atlantico;  è  ben  raro 
che  nei  suoi  viaggi  si  spinga  a  settentrione  dell'Inghil- 
terra.  È   pesce  gregario  per  eccellenza,  poiché  suol 


Fig.  177. 
Uovo  di  acciuga,  x  20.  Originale.  Quarto  dei  Mille. 

muoversi  in  branchi  composti  da  numero  stragrande 
di  individui  che  compariscono  nelle  nostre  acque  co- 
stiere in  inverno  avanzato,  in  primavera  ed  in  estate. 
Questa  migrazione  in  massa  verso  le  rive,  come  av- 
viene di  regola  nei  Pesci  pelagici,  coincide  coU'epoca 
della  riproduzione  e  infatti  le  femmine  spargono  nel 
plancton  di  superficie  milioni  e  milioni  di  uova  gal- 
leggianti, che,  nel  mare  Ligure,  si  trovano  da  maggio 
a  settembre. 

Il  carattere   che  fa  riconoscere  a  prima  vista  le 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         491 

uova  di  Acciuga  (fig.  177)  è  la  forma  ellissoidale  in 
luogo  della  sferica  normale  fra  i  Pesci,  e  non  è  difficile 
scoprirle  ad  occhio  nudo  in  un  bicchiere  di  plancton 
perchè  sono  abbastanza  grandi  (millim.  1,2).  Os- 
servandole al  microscopio,  si  scorge,  nelle  piti  avan- 
zate, l'embrione  avvolto  a  semicerchio,  diafano  come 
cristallo,  e,  attaccato  al  ventre  di  questo,  un  ammasso 
di  tuorlo  nettamente  segmentato  in  larghi  poliedri. 

Le  Acciughe  novelle  (fìg.  178)  che  sgusciano  dal- 
l'uovo si  mantengono  prive  di  pigmento  fino  ad  uno 
stadio  relativamente  molto  avanzato  del  loro  sviluppo. 
Giovanissime  Acciughe  e  Sardine  vengono  pescate  in 
quantità  grandissima  in  vicinanza  immediata  della  co- 
sta; poste  in  commercio  sotto  il  nome  di  Gianchetti, 
sono  da  molti  considerate  come  una  ghiottoneria.  1 
Gianchetti  non  vanno  confusi  coi  Rossetti  dalla  tinta 
rossastra,  i  quali,  malgrado  l'esigua  dimensione,  sono 
Pesci  adulti;  appartengono  alla  famiglia  dei  Gobiidi  o 
Ghiozzi  e  vengono  chiamati  scientificamente  Aphya 
pellucida. 

Secondo  il  Page,  i  giovani  dell'Acciuga,  una  volta 
acquistato  il  pigmento  e  raggiunta  la  lunghezza  di 
12  centimetri,  già  sono  in  grado  di  riprodursi  nel  me- 
desimo anno  in  cui  sono  nati:  quando  tornano  a  visi- 
tare le  coste  nell'annata  successiva  lian  raggiunto  la 
lunghezza  massima  di  17-18  centimetri  e  depongono 
le  uova  una  seconda  volta;  poi  scompariscono  defi- 
nitivamente e  tutto  fa  credere  che  colla  seconda  depo- 
sizione di  uova  si  chiuda  il  loro  ciclo  vitale.  Per  con- 
siderare attendibili  tali  risultati  bisogna  presupporre 
che  le  Acciughe  europee  costituiscano  una  specie 
unica  ed  omogenea.    Invece  risulta  probabile,  per  le 


492  Capitolo  diciasttlesimo 

ricerche  del  Lo  Giudice,  che  la  specie  in  questione  al 
pari  dell'Aringa  si  possa  smembrare  in  un  certo  nu- 
mero di  sottospecie  o  di  razze  locali,  ciascuna  distinta 
da  particolarità  morfologiche  (e  forse  biologiche). 


Fig.  178. 
Giovanissime  Accingile  (Giauclietti);  grand,  natnrale.   Fotogi-, 
originale.  Genova. 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         493 

La  ►Sardina  (Clupea  pilahardiis  Art.,  fig.  179)  è  pa- 
rente dell'Acciuga,  ma  facilmente  se  ne  distingue  pei 
caratteri  generali  del  genere  Clupea,  fra  i  quali  ricor- 
deremo la  mascella  superiore  alquanto  più  corta  della 
inferiore  e  la  carena  denticolata  lungo  il  ventre.  La" 
lunghezza  raggiunge  i  16  centimetri  nel  nostro  mare 
(i  25  nell'Atlantico);  il  colore  è  di  un  bel  verde  me- 
tallico sul  dorso,  con  fascia  laterale  azzurrognola, 
ventre  d'argento  ed  opercoli  a  riflessi   dorati. 


Fig.  179. 
Sardina  (Clupea  pilchardus  Art.)  Originale.  Genova. 


Le  sue  uova  hanno  il  tuorlo  segmentato  come  nel- 
l'Acciuga, ma  presentano  forma  sferica  anziché  ellis- 
soidale; nelle  larve  la  pigmentazione  è  piti  precoce 
di  quanto  si  verifichi  nell'Acciuga  (fig.  180). 

Dal  punto  di  vista  della  biologia,  la  Sardina  somi- 
glia all'Acciuga,  soltanto  depone  le  uova  più  al  largo  (^) 
e  la  sua  permanenza  (e  quindi  la  stagione  di  pesca) 
lungo  le  nostre  rive  si  prolunga  per  tutto  l'autunno, 
spesso  anche  nell'inverno;  nei  periodi  più  fortunati 
si  può  dire  che  duri  tutto  l'anno. 

Dove  vanno  l'Acciuga  e  la  Sardina  quando  si  al- 


(^)  Depone,  nel  ]\[editerraneo,  da  ottobre  a  marzo. 


494 


Capitolo  diciaseitesimo 


lontanano  dalle  nostre  coste  ?  Sebbene  non  ci  sia  dato 
seguire  passo  passo  il  loro  cammino,  è  lecito  affermare 


Fig.  180. 
Sviluppo  (Iella  Sardina.  A,  uovo  con  embrione,  x  20.  —  li, 
larva  appena  sgusciata,  ><  17.  —  B,  larva  di  min.  11,5  di 
lunghezza,  x  Q^,U.  —  D,  larva  di  21  mm.  di  lunghezza,  /i  3. 
Secondo  il  Cunningham  dall' Elirenbaum  (Nord.  Plankton). 
1909,  leggerni.   modificato. 


I  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         495 

che  al  par  di  molte  altre  specie  planctoniche  si  rechino 
più  al  largo  ed  in  acque  più  profonde,  ma  sembra  im- 
probabile che  le  razze  nostrane  di  questi  Pesci  ab- 
bandonino mai  le  acque  mediterranee. 

Dei  viaggi  annuali  dei  Clupeidi  deve  trar  profitto 
il  pescatore  e  il  profìtto  sarebbe  costante  e  sicuro  se 
le  migrazioni  si  compissero  con  regolarità,  sia  riguardo 
al  tempo,  sia  riguardo  alla  quantità  del  pesce.  Disgra- 
ziatamente la  comparsa  delle  Acciughe  e  delle  Sar- 
dine è  oltremodo  capricciosa.  Qualche  volta  capitano 
in  stuoli  enormi  e  le  barche  non  bastano  a  caricarle 
tutte;  mentre  nell'annata  successiva  la  pesca  è  tanto 
meschina  che  appena  basta  a  pagare  le  spese,  senza 
che  l'alternarsi  delle  annate  buone  colle  cattive  lasci 
intravedere  alcun  ritmo  costante.  Queste  variazioni 
dipendono  senza  dubbio  da  un  complesso  di  condi- 
zioni ambienti  ancora  mal  note  e  che  converrebbe 
sottoporre  a  nuove  .indagini.  Certo  la  temperatura  ha 
grande  influenza,  tantoché  l'Hoeck  ha  potuto  accer- 
tare che  un  arrivo  anticipato  dei  Clupeidi  in  parola 
corrisponde,  nei  mari  Nordici,  ad  una  stagione  ecce- 
zionalmente mite.  Ma  il  fattore  forse  più  importante 
nella  migrazione  dei  Clupeidi  (oltre  ai  fattori  fisici) 
deve  ricercarsi  nel  richiamo  esercitato  dal  nutri- 
mento. Acciuga  e  Sardina  sono  infatti  divoratrici 
impenitenti  di  plancton,  che  ingurgitano  sorseggiando 
l'acqua  marina;  probabilmente  le  stesse  cause  che 
determinano  l'aumento  di  plancton  neritico  favori- 
scono la  moltiplicazione  dei  due  Pesci  e  ne  affrettano 
U  richiamo  verso  le  rive.  Se  il  biologo  vorrà  giungere 
a  dettare  consigli  ai  pescatori  mediterranei  circa  la 
pasca  delle  Acciughe,  dovrà  prima  comjjiere  un  lungo 


496  Capitolo  diciasettesimo 

e  paziente  lavoro  di  raccolta,  di  osservazione  e  di  sta- 
tistica del  plancton  e  porre  in  chiaro  le  relazioni  che 
intercedono  fra  la  biologia  degli  esseri  pelagici  e  quella 
del  Pesce  migratore.  Ricorderò  a  questo  proposito 
un  fatto  citato  dal  Lobianco;  la  grande  eruzione  del 
Vesuvio  nell'anno  1909  aveva  siffattamente  inquinato 
di  cenere  una  parte  del  Golfo  di  Napoli  che  gli  orga- 
nismi galleggianti  erano  in  gran  parte  periti  ;  orbene 
in  quell'annata  le  Acciughe  non  si  fecero  vedere,  come- 
ai  solito,  in  vicinanza  immediata  della  costa  e  si  man- 
tennero molto  più  al  largo. 

Per  quanto  concerne  le  cause  accidentali  che  pos- 
sono influire  sulla  comparsa  dei  Clupeidi,  il  De  Filippi 
riferisce,  sulla  fede  del  Brandt,  uno  straordinario  epi- 
sodio. Nel  1859  uno  stuolo  enorme  di  Acciughe  inse- 
guito dai  Delfini  penetrò  nel  golfo  di  Balaklava  (Mar 
Nero)  in  massa  compatta.  Rimasto  prigioniero  e  sof- 
focato in  breve  spazio,  gran  parte  del  pesce  non  tardò 
a  perire  e  putrefare;  l'aria  ne  fu  talmente  ammorbata 
da  costringere  alla  fuga  buona  parte  della  popolazione. 
E  l'inconveniente  durò  a  lungo,  perchè  le  spoglie, 
cadendo  sul  fondo,  vi  avevano  formato  un  sedimento 
di  notevole  spessore  che  veniva  smosso  ad  ogni  agi- 
tazione del  mare  e  in  parte  buttato  sulle  rive. 

La  località  dove  la  pesca  dell'Acciuga  e  della  Sar- 
dina si  pratica  sopra  scala  più  vasta  è  la  plaga  compresa 
fra  la  Sicilia  e  l'Africa  ed  ha  per  centro  l'isolotto 
di  Lampedusa.  Quivi  la  pesca,  esercitata  in  primavera 
da  pescatori  siciliani,  dà  un  prodotto  che  può  oltre- 
passare i  15000  quintali  con  un  guadagno  di  oltre 
un  quarto  di  milione  di  lire.  Acciughe  e  Sardine,  so- 
pratutto   le    prime,    si   pescano  attivamente  in  tutti 


/  Ptsci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  planctonici         497 

i  porti  della  nostra  Liguria;  centro  importante  è  la 
cittadina  di  Camogli.  Di  qui  non  soltanto  i  pescatori 
escono  al  largo  per  fare  la  pesca  locale  con  piccole 
imbarcazioni,  ma  vanno  con  barche  più  capaci  nelle 
acque  dell'Arcipelago  toscano,  ove  si  ripromettono  un 
prodotto  più  abbondante. 

Nella  cittadina  di  Noli  fiorisce  poi  l'industria  delle 
Acciughe  salate.  Il  pesce  vien  raccolto  sul  posto  da  un 
centinaio  di  barche  ed  il  bottino  negli  anni  fortunati 
è  bastato  a  riempire  oltre  3500  barili,  recando  ai  pro- 
prietari un  guadagno  di  oltre  un  quarto  di  milione. 

Il  metodo  di  pesca  è  assai  semplice:  si  tende  in 
mare,  durante  la  notte,  una  rete  mantenuta  verticale 
dai  piombi  che  ne  guarniscono  il  margine  inferiore 
e  galleggiante  pei  sugheri  fìssati  al  superiore.  Questa 
rete  che  si  chiama  manata  o  manaidee  misura  circa 
75  metri  di  lunghezza  per  un'altezza  di  circa  20,  viene 
coli' uno  dei  capi  assicurata  ad  una  barca  e  mantenuta 
libera  all'altro  estremo,  lasciando  che  le  correnti  la 
trascinino  pian  piano  alla  deriva;  Acciughe  e  Sardine 
vengono  a  dar  di  cozzo  contro  questa  parete  e,  stran- 
golate dalle  maglie,  non  hanno  la  forza  di  liberarsi. 
È  spettacolo  attraente  il  ved^r  salpare  le  reti  da  Ac- 
ciughe in  una  giornata  serena;  quei  pesciolini  che  a 
centinaia  si  dibattono  fra  le  maglie  sembrano  lamine 
di  terso  argento  lampeggianti  al  sole. 

Allorché  la  pesca  continua  nella  stagione  fredda, 
le  Sardine  invece  di  viaggiare  alla  superficie  sogliono 
condurre,  durante  le  ore  notturne,  vita  più  sedentaria, 
trattenendosi  presso  al  fondo;  in  tali  circostanze  i 
pescatori  le  insidiano  colle  reti  a  strascico  anziché 
colle  manate. 
32  —  R.  IssKL. 


498  Capitolo  diciasettesimo 


Ma  fi*a  le  specie  pelagiche  mediterranee  che  sono  og- 
getto di  pesca  ben  organizzata,  il  Tonno  occupa  senza 
contrasto  il  posto  d'onore.  I  Tonni  appartengono 
alla  famiglia  degli  Scombridi  e  si  riconoscono  a  prima 
vista  per  la  presenza  di  un  corsaletto,  cioè  di  un  tratto 
nella  regione  toracica,  dove  le  squame  sono  più  grandi 
e  più  appariscenti,  per  una  piccola  carena  longitudi- 
nale ai  lati  del  peduncolo  codale,  per  la  seconda  pinna 
dorsale  che  fa  seguito  immediatamente  alla  prima; 
per  una  serie  di  appendici  dette  p  in  nule,  disposte 
in  serie  tra  la  seconda  pinna  dorsale  e  la  gran  coda 
falcata  sul  dorso;  tra  la  coda  e  la  pinna  anale  sul 
ventre.  La  specie  più  comune  nell'Atlantico,  il  Thyn- 
nus  alalonga  L.,  detto  anche  Tonno  bianco  dal  colore 
delle  sue  carni  od  Alalunga  dalla  insolita  lunghezza 
delle  sue  pinne  pettorali  falciformi,  è  un  animale  di 
dimensioni  relativamente  modeste,  poiché  raramente 
giunge  al  metro  di  lunghezza,  mentre  il  Tonno  vero 
o  Tonno  del  Mediterraneo,  Orcynus  thynnus  (fìg.  18U.), 
chiamato  pure  Tonno  rosso  per  la  tinta  rossiccia  delle 
sue  carni,  è  uno  splendido  Pesce  che  comunemente 
supera  il  metro  di  lunghezza  e  non  di  rado  raggiunge 
i  due  metri;  il  suo  peso  oscilla  normalmente  fra  uno 
o  due  quintali,  ma  si  ricordano  negli  annali  delle  Ton- 
nare individui  del  peso  di  quattrocento  chilogrammi  e 
più  (^);. la  tinta  è  dorsalmente  azzurro -scura,  inferior- 


(')  Nella  tonnara  di  Tono,  si  presero  recentemente  Tonni  di 
430  Kg.  ed  uno  di  500  Kg,  (Sella). 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -Pesci  planctonici         499 

mente  mista  di  grigiastro  e  di  argenteo;  i  Tonni  gio- 
vani portano  fasce  verticali  di  colore  più  fosco. 

Il  Tonno  comune  non  si  trova  soltanto  nel  Mediter- 
raneo, ma  abita  una  regione  molto  estesa;  vien  se- 
gnalato infatti  per  tutta  la  parte  settentrionale  del- 
l'Oceano Atlantico  e  a  settentrione  si  spinge  sino  al 
Baltico  ed  al  Mare  del  Nord. 


/'■' 


Fig.  181. 
Tonno  {Orcynus  thynnus  Liitk):  A,  adulto.  Secondo  il  Cuvier. 
B,  larva,  x  10.  Secondo  il  Sanzo,  1910. 


È  regola  generale  che  lungo  le  coste  mediterranee 
non  si  veda  comparire  alcun  Tonno  dalla  fine  dell'au- 
tunno sino  alla  primavera  successiva.  I  primi  Tonni 
visitano  le*  nostre  acque  a  primavera  avanzata  in 
frotte  numerose;  sono  allora  ben  nutriti  e  maturi  per 
la  riproduzione  e  vengono  impropriamente  chiamati 
tonni  d'  arrivo  o  tonni  di  corsa.  Si  trattengono  vi- 
cino alle  coste  per  un  periodo  di  tempo  più  o  meno 


500  Capitolo  diciasettesimo 

lungo,  poi,  in  un'epoca  più  o  meno  avanzata  dell'estate 
e  che  talvolta  si  prolunga  sino  a  buona  parte  dell'au- 
tunno, lasciano  la  riva  e  cominciano  a  dirigersi  verso 
l'alto  mare.  Appariscono  allora  dimagriti  e  gli  organi 
della  riproduzione  completamente  vuoti  attestano  che 
nel  frattempo  le  uova  sono  state  emesse  e  fecondate. 

Questi  Tonni,  chiamati  dai  pescatori  tonni  di 
ritorno,  non  tardano  a  scomparire  e  di  Tonno  non 
si  sente  più  parlare  fino  alla  stagione  successiva.  Con- 
viene aggiungere  che  tali  periodiche  apparizioni  del 
Tonno  non  si  limitano  al  bacino  occidentale,  ma  si 
estendono  ad  Oriente  fino  al  Mare  Egeo,  ai  Dardanelli, 
al  Mare  di  Marmara,  al  Bosforo  e  finalmente  al  Mar 
Nero  ;  pare  anzi  che  il  golfo  di  Costantinopoli  debba  il 
suo  nome  di  Corno  d'oro  all'opulenza  dei  cittadini, 
che  in  tempi  andati  avevano  esercitato  con  fortuna 
l'industria  del  Tonno. 

Fin  dall'antichità  pescatori  e  studiosi  han  cercato 
di  interpretare  il  viaggio  periodico  del  Tonno.  Donde 
vengono  gli  individui  che  a  primavera  incappano 
nelle  nostre  tonnare  ?  Qual'è  la  meta  estrema  della 
loro  corsa  ?  Dove  si  dirigono  allorquando  abbandonano 
le  rive  italiane?  Ecco  altrettanti  quesiti  ai  quali  im- 
porta dare  una  decisiva  risposta,  non  soltanto  a  van- 
taggio della  scienza,  ma  anche  nell'interesse  di  una 
efficace  distribuzione  delle  stazioni  di  pesca.  L'idea 
che  dominava  altre  volte  fra  i  naturalisti  ed  alla  quale 
si  mantengono  ancora  fedeli  gran  parte  dei  pratici 
e  dei  pescatori  è  la  seguente:  il  Tonno  non  sarebbe 
un  pesce  indigeno  del  Mediterraneo,  ma  visiterebbe 
ogni  anno  le  nostre  acque  come  un  viaggiatore  di 
passaggio.  La  sua  normale  dimora  dovrebbe  ricercarsi 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -   l'esci  planctonici         501 

nelle  plaghe  meridionali  dell'Oceano  Atlantico  ;  di  qui 
il  Tonno  penetrerebbe  ogni  primavera  nel  Mediterra- 
neo attraverso  allo  stretto  di  Gibilterra,  si  spingerebbe 
fino  ai  lidi  del  Mar  Nero  per  deporvi  le  uova  e  poi  ri- 
tornerebbe alla  sua  patria  d'origine;  all'Atlantico, 
per  la  medesima  via  seguita  nell'andata. 

A  sostegno  di  questa  opinione  si  citano  alcuni  ar- 
gomenti che  sembrano  di  gran  peso  e  prima  di  tutto 
l'ordine  secondo  il  quale  avverrebbero  le  successive 
comparse  dei  Tonni  nei  diversi  punti  del  Mediter- 
raneo. 

Ancor  oggi  dai  pescatori  e  da  persone  che  si  occu- 
pano dell'industria  del  Tonno  sentiamo  ripetere  che 
a  primavera  i  primi  branchi  di  Tonno  vengono  segna- 
lati sulle  coste  atlantiche  nei  dintorni  dello  stretto  di 
Gibilterra,  poi  al  di  qua  dello  stretto  lungo  la  costa 
spagnola;  poi  nella  Francia  meridionale  e  nell'Italia 
settentrionale  e  soltanto  più  tardi  lungo  le  coste  del- 
l'Italia meridionale  ed  insulare,  nonché  dell'Africa 
settentrionale.  Dicono  i  pescatori  che  il  Tonno  «  viaggia 
coll'occhio  sinistro  »,  significando  con  ciò  che  il  Pesce 
procede  avendo  sempre  alla  sua  sinistra  la  terra  piìi 
vicina.  Tale  in  poche  parole,  la  teoria  della  prove- 
nienza atlantica  del  Tonno.  Ben  accetta  dai  più, 
questa  non  mancò  tuttavia  di  suscitare  fondati  dubbi 
nella  mente  di  taluni  naturalisti  del  xviii  secolo  e 
della  prima  metà  del  secolo  passato.  Ma  una  esposi- 
zione metodica  degli  argomenti  contrari,  resa  più 
valida  da  nuove  considerazioni,  comparve  soltanto 
una  trentina  d'anni  fa  per  opera  dello  zoologo  di  Pavia, 
Pietro  Pavesi.  Egli  trattò  ampiamente  la  quistione 
rendendo  conto  di  una  inchiesta  sulla  pesca  che  il 
Governo  italiano  aveva  afiìdata  alle  sue  cure. 


>02  Capitolo  diciastttesimo 


Fra  l'altre  cose  il  Pavesi,  confrontando  senza  pre- 
concetto le  notizie  e  le  date  relative  alle  catture  di 
Tonno  nelle  diverse  stazioni,  non  riscontra  affatto 
quella  regolare  successione  che  taluno  pretende.  Egli 
aggiunge  che  se  realmente  il  Tonno  facesse  il  giro  del 
Mediterraneo,  entrando  e  poi  uscendo  per  lo  stretto 
di  Gibilterra,  la  pesca  dovrebbe  risultare  abbondante 
o  scarsa  nel  Golfo  di  Cadice;  inoltre,  colle  stragi  che 
si  praticano  dalle  tonnare,  i  Tonni  dovrebbero  essere 
di  molto  diminuiti  alla  fine  del  supposto  giro.  Risulta 
invece  che  queste  due  relazioni  non  si  verificano 
in  pratica.  Importanza  non  dubbia  va  poi  attribuita 
a  due  fatti:  vi  sono  località  del  Mezzogiorno  nelle 
quali  si  pesca  qualche  esemplare  di  Tonno  durante 
tutto  l'inverno  e  sui  mercati  di  Sicilia  si  espongono 
talvolta  individui  giovanissimi,  il  cui  peso  non  supera 
40  o  50  grammi.  Tali  considerazioni  indussero  il  Pa- 
vesi a  concludere  che  il  Tonno  sia  stazionario  nel 
Mediterraneo  e  che  nel  Mediterraneo  si  riproduca. 

Altri  studi  più  recenti  valgono  a  confermare  le 
induzioni  del  Pavesi  e  danno  il  colpo  di  grazia  alla 
teoria  della  provenienza  atlantica  del  Tonno.  Il  re 
di  Portogallo,  Carlo  di  Braganza,  pochi  anni  prima  di 
perire  sotto  i  colpi  dei  congiurati,  aveva  imitato  il 
principe  di  Monaco  dedicandosi  allo  studio  del  mare. 
Durante  le  crociere  compiute  sul  suo  yacht  «  Amelia  » 
aveva  raccolto  una  serie  di  dati  tendenti  a  dimostrare 
che  quei  branchi  di  Tonno  i  quali  in  primavera  si 
dirigono  verso  le  acque  di  Gibilterra,  non  trasmigrano 
nel  Mediterraneo,  ma  tornano  indietro  dopo  qualche 
tempo,  senza  avere  imboccato  lo  stretto. 

Pochi  anni  or  sono  il  Sanzo  scopriva  l'uovo  galleg- 


/  Peavi  ulili  e  la  pesca  -   Pesci  planctonici      •  503 

piante  del  Tonno:  un  uovo  sferico  di  circa  2  mm.  di 
diametro,  e  una  serie  di  giovanissimi  esemplari,  il 
più  piccolo  dei  quali  non  misura  che  34  mm.  di  lun- 
ghezza (fìg.  181  B);  prova  sicura  che  il  Tonno  può 
figliare  nelle  nostre  acque. 

Ma  se  il  Tonno  ha  stabile  dimora  fra  noi,  come  può 
sottrarsi  alle  insidie  dei  pescatori  per  tanti  mesi  del- 
l'anno ■?  Ciò  significa  che  le  linee  fondamentali  della 
sua  biologia  somigliano  a  quelle  di  molti  altri  Pesci 
del  pelago.  Nella  sua  dimora  normale  il  Tonno  è  un 
pesce  batipelagico  e  vive  a  profondità  considere- 
voli, probabilmente  superiori  ai  mille  metri,  ove  do- 
mina una  temperatura  costante  prossima  ai  tredici 
gradi.  Avvicinandosi  l'epoca  della  riproduzione,  un 
impulso  irresistibile  lo  spinge  a  dirigersi  verso  le  acque 
che  han  proprietà  diverse  da  quelle  profonde  (la  tem- 
peratura ha  probabilmente  molta  influenza);  nuota 
allora  verso  la  costa  e  s'innalza  fino  agli  strati  super- 
ficiali. Compiuto  l'atto  riproduttivo,  si  modificano  di 
nuovo  gli  impulsi  che  regolano  il  cammino  dell'ani- 
male, manifestandosi  però  in  maniera  meno  imperiosa  : 
di  qui  il  vagare  isolati  o  in  gruppi  piccoli  invece  che 
muoversi,  con  direzione  ben  definita,  in  schiere  com- 
patte ;  finalmente  il  Pesce  torna  ad  approfondarsi  e 
si  rifugia  negli  avvallamenti  più  profondi  del  Medi- 
terraneo. Dove  sono  le  stazioni  invernali  del  Tonno  ? 
In  qual  periodo  delle  sue  migrazioni  l'attività  ripro- 
duttiva si  manifesta  più  intensa  !  A  tali  domande 
non  siamo  in  grado  di  rispondere,  ma  le  indagini  fu- 
ture, già  iniziate  da  alcuni  biologi  e  segnatamente 
da  quelli  del  Comitato  Talassografico  Italiano,  getto- 
ranno  certo  molta  luce  sopra  l'interessante  x>i'oblema, 


504 


Capitolo  diciasttleaiwo 


La  pesca  del  Tonno  che  procura  più  lauto  guadagno 
è  quella  dei  Tonni  d'arrivo  e  gli  impianti  più  grandiosi 
e  più  completi  a  ciò  predisposti  si  trovano  sulle  coste 
deUa  Sicilia,  della  Sardegna  e  della  Tunisia.  Sono  le 


.-•-isola- 


camera 
della 
morte        coda 


coda 


terra. 


Fig.  182. 
Schema  di  una  tonnara.  Dal  Pavesi,  1889;  semplificato. 


famose  tonnare  (fìg.  182),  sistemi  di  reti  fìsse  che 
funzionano  come  gigantesche  trappole  entro  le  quali  il 
Pesce  viene  imprigionato  e  poscia  ucciso.  Una  tonnara 
si  compone  di  due  parti;  la  coda  e  l'isola.  La  coda  è 


1  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         505 

una  rete  molto  forte,  lunga  da  un  centinaio  di  metri 
fino  ad  oltre  3  chilometri,  tesa  a  modo  di  muraglia 
fra  la  terra  e  l'isola,  parte  principale  del  sistema. 
L'isola  vien  suddivisa  in  diversi  compartimenti,  i 
quali,  a  seconda  del  bisogno,  si  fanno  liberamente  co- 
mmiicare,  oppure  si  separano  l'uno  dall'altro  mediante 
chiuse  mobili.  I  compartimenti  hanno  le  quattro  pa- 
reti costituite  di  reti  ma  non  posseggono  fondo,  ad 
eccezione  dell'ultimo,  che  si  denomina  camera  della 
morte  ed  ha  per  fondo  un'ampia  rete  orizzontale, 
sommersa.  L'esperienza  ha  suggerito  di  orientare  l'in- 
gresso dell'isola  o  bocca  della  tonnara  in  modo  tale 
che  il  pesce,  seguendo  la  direzione  della  sua  corsa,  o 
imbocchi  direttamente  l'isola  stessa,  oppure  vada  a 
cozzare  contro  la  coda,  nel  qual  caso  non  retrocede, 
ma  continua  il  suo  cammino  costeggiando  la  muraglia 
di  rete  e  raggiungendo  ugualmente  l'apertura  della 
trappola. 

Allorché  i  Tonni  sono  entrati  nell'isola,  i  pescatori, 
montati  sopra  numerose  barche,  li  spaventano  con 
grida,  con  rumori,  con  gettito  di  pietre;  in  tal  modo 
riescono  a  sospingere  il  branco  sempre  più  addentro 
nella  tonnara,  avendo  cura  di  chiudere  man  mano  le 
comunicazioni  tra  i  diversi  compartimenti  acciocché 
il  Pesce  non  possa  più  tornare  indietro.  Quando  tutti 
i  Tonni  sono  radunati  nella  camera  della  morte,  si 
procede  alla  cosidetta  mattanza,  descritta  dai  testi- 
moni oculari  come  una  fase  particolarmente  selvaggia 
ed  impressionante  della  pesca.  Le  barche  si  schierano 
attorno  alla  camera  della  morte,  vengon  salpati  tutti 
gli  ormeggi  che  trattengono  la  rete  di  fondo  e  questa, 
al  canto  di  una  nenia  speciale,  viene  sollevata  a  fior 


506  Capitolo  diciaaelleaiino 

d'acqua  dagli  sforzi  combinati  dei  pescatori.  I  Tonni 
guizzano  e  si  dibattono  con  furia  ed  i  loro  muscoli 
possenti  potrebbero  ridurre  a  mal  partito  l'uomo  che 
non  si  tenesse  a  prudente  distanza.  Ma  tosto  vengono 
feriti  da  ogni  parte  con  lunghe  aste  di  ferro  uncinate, 
tanto  che  il  mare  tutto  all'intorno  rosseggia  di  sangue; 
poscia  vengono  issati  sulle  barche  e  scaricati  a  tèrra 
presso  all'officina  destinata  alla  conservazione. 

L'animale  vien  con  sorprendente  destrezza  vuotato 
e  squartato,  poscia  si  procede  alle  operazioni  neces- 
sarie per  conservarlo.  Un  certo  numero  di  individui 
vien  seccato  al  sole  e  poscia  salato  oppure  immerso 
in  salamoia,  ma  il  metodo  più  pregiato  di  conserva- 
zione consiste  nel  far  subire  al  Tonno  una  breve  cot- 
tura, poi  di  chiuderlo  sott'olio  entro  a  barili.  E  sic- 
come con  tale  sistema  il  Tonno  non  conserverebbe 
a  lungo  la  sua  fi'eschezza  in  clima  caldo,  si  ricorre  in 
larghissima  scala  al  metodo  più  moderno  della  prepa- 
razione sott'olio  in  scatole  di  latta  chiuse  ermetica- 
mente. Non  tutte  le  parti  del  Tonno  sono  ugualmente 
apprezzate;  vien  considerata  superiore  alle  altre  la 
ventresca  (muscoli  addominali)  e  il  sapore  delicato 
di  questa  parte  è  dovuto  ad  un  olio  grasso,  diffuso  in 
tutto  il  corpo,  ma  ivi  radunato  in  più  forte  quantità. 

Si  era  concepita  la  speranza  di  mettere  in  voga 
l'olio  di  Tonno,  ritenuto  più  digeribile  ed  anche  più 
efficace,  come  farmaco  ricostituente,  del  famoso  olio 
di  fegato  di  merluzzo.  Ma  l'impresa  non  sortì  esito 
fortunato  dal  punto  di  vista  finanziario  e  venne  ab- 
bandonata. 

Pochi  dati  statistici  pongono  in  evidenza  come  le 
tonnare  abbiano  acquistato  nel  Mediterraneo  e  spe- 


1  l'esci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         507 

cialmente  lungo  le  coste  dell'Italia  meridionale  ed 
insulare,  Timportanza  di  una  grande  industria.  Nel 
1905  le  tonnare  italiane  in  esercizio  ammontavano  a 
49,  diedero  lavoro  a  3225  persone  e  fornirono  un  pro- 
dotto complessivo  di  81.500  quintali,  valutati  a  circa 
tre  milioni  e  mezzo  di  lire.  Le  più  produttive  sono 
quelle  di  Favignana  e  di  Formica  nel  compartimento 
di  Trapani,  di  Carloforte  in  quello  di  Cagliari.  Nel  solo 
anno  1911  la  tonnara  di  Carloforte  pescò  ben  18.000 
quintali  di  Tonno;  oltre  un  quinto  del  complessivo 
bottino. 

Ma  se  le  tonnare  sono  fonte  di  lauto  guadagno  a  chi 
le  esercita,  non  bisogna  dimenticare  che  il  Tonno, 
come  molti  Pesci  migratori,  è  incostante  nelle  sue  ap- 
parizioni. Certe  località  una  volta  ben  conosciute 
per  la  pesca  copiosa  vengono  ora  evitate  da  questi 
Pesci,  mentre  si  trae  buon  profìtto  da  altre  che  davano 
in  passato  un  prodotto  meschino.  La  pratica  inse- 
gna come  il  Tonno  eviti  le  acque  poco  limpide;  all'in- 
torbidamento cagionato  da  gettito  copioso  di  detriti 
venne  testé  attribuito,  e  forse  con  ragione,  il  mutato 
cammino  dei  branchi  e  il  conseguente  danno  sofferto 
da  certe  tonnare.  In  altri  casi  le  variazioni  d'itinerario, 
non  hanno  ancora  ricevuto  soddisfacente  interpreta- 
zione. Gli  studi  biologici  già  iniziati  sullo  sviluppo 
del  Tonno,  nonché  sulle  relazioni  tra  i  suoi  movimenti 
e  le  condizioni  fìsiche  e  biologiche  del  mare  dovranno 
proporsi  questa  meta  pratica:  essere  in  grado  di  ar- 
mare nuovi  impianti  colla  sicurezza  di  ottenere  una 
pesca  rimuneratrice. 

Mi  son  riferito  fìnora  alla  pesca,  in  grande  scala, 
del  Tonno.  Non  merita  questo  nome,  ma  é  degna  tut- 


508  Capitolo  diciastilesimo 

tavia  di  essere  ricordata  la  pesca  dei  Tonni  di  ritorno, 
che  si  pratica  nell'Italia  settentrionale  con  mezzi 
assai  più  modesti  e  con  prodotto  molto  meno  copioso. 
Kicorderò  la  tonnarella  di  Camogli,  sistemata  presso 
alla  città  omonima,  lungo  la  costa  rocciosa  del  pro- 
montorio di  Portofino.  Si  tratta  di  un  impianto  sem- 
plificato e  pel  numero  delle  camere  e  per  le  comples- 
sive dimensioni.  La  coda  misura  350  metri  di  lun- 
ghezza; l'isola  circa  230.  Con  questa  tonnarella  si 
prendono  Tonni  di  peso  generalmente  non  superiore 
a  20  o  30  kg.;  la  raccolta  annua  nel  1913  è  stata  di 
circa  200  quintali. 


Anche  il  Pesce-spada  (fig.  183  J.)  merita  un  cenno 
particolare.  Può  dirsi  cosmopolita  perchè  abita,  oltre 
al    Mediterraneo,    l'Atlantico,    il  Pacifico,    l'Oceano 


Fig.  183. 
Pesce  spada  (Xiphias  gladius  L;)  adulto. 

Indiano  e  si  avventura  in  latitudini  assai  elevate, 
(come  lo  dimostra  la  cattura  non  eccessivamente  rara 
di  questa  specie  nel  Mare  di  Norvegia),  ma  dà  luogo 


I  Pesci  Mtili  e  la  pesca  -,  Pesci  planctonici         509 

ad  una  speciale  organizzazione  di  pesca  soltanto  nel 
mezzogiorno  d'Italia. 

Ascritto,  come  il  Tonno,  alla  famiglia  degli  Scom- 
bridi,  forma  tuttavia  insieme  al  rarissimo  Tetrapturus 
belone,  una  sezione  a  parte  di  questa  famiglia,  distinta 
per  la  mancanza  di  pinnule,  per  le  pinne  ventrali 
ridotte  ad  un  raggio  solo  oppure  assenti,  e  sopratutto 
pel  muso  prolungato  in  una  forte  lamina,  donde  il 
nome  scientifico  di  Xiphias  gladius  dato  al  Pesce- 
spada.  A  questo  prolungamento  prendono  parte  tre 
ossa  del  cranio  :  l'etmoide,  il  vomere  ed  i  premascellari. 

L'adulto  ha  lunghezza  media  di  oltre  metri  2,50  (i) 
e  peso  medio  di  circa  70  kg.,  ma  può  superare  i  4  m. 
ed  i  300  chili  di  peso;  ha  corpo  fusiforme,  robusto, 
lateralmente  compresso,  occhi  grandi,  spada  lunga,  di- 
ritta e  tagliente;  denti  minutissimi  o  mancanti;  una 
prima  pinna  dorsale  grande  e  falciforme  alla  estremità 
anteriore  del  dorso,  ed  una  seconda,  piccolissima, 
alla  estremità  posteriore;  le  pinne  pettorali  sono  ri- 
curve e  terminano  in  punta;  mancano  le  ventrali, 
la  coda  è  grande  e  semilunare. 

Per  quanto  si  conosce  intorno  alla  biologia  del 
Pesce-spada,  dobbiamo  ritenere  che  si  tratti,  anche 
in  questo  caso,  di  una  specie  batipelagica,  la  quale  si 
avvicina  alle  coste  e  sale  alla  superficie  nella  stagione 
della  riproduzione,  vale  a  dire  nei  mesi  di  aprile, 
maggio  e  giugno.  I  pescatori  ritengono  che  in  prima- 
vera il  Pesce -spada  migri  verso  Sud  costeggiando  la 
Calabria  e  attraversando  lo  stretto  di  Messina,  e  al 
principio  d'estate  rifaccia  lo  stesso  cammino  a  ritroso^ 
in  piena  maturità  sessuale. 


C)  Compresa  la  spada. 


510  Capitolo  diciasettesimo 

Si  nutre  di  Pesci  e  di  Cefalopodi  che  abbocca  vol- 
tandosi di  fianco  ;  la  spada  è  un'arma  difensiva  abba- 
stanza efficace  poiché,  a  quanto  si  asserisce,  il  Pesce- 
spada  si  cimenta  talvolta  con  Pesci  o  con  Cetacei  che 
hanno  dimensioni  maggiori  delle  sue.  All'uomo  riesce 
talvolta  molesto  per  lo  scempio  che  fa  delle  reti  ta- 
gliando le  maglie  colla  spada  e  può  anche  diventare 
pericoloso  quando  sia  irritato  o  ferito  ;  già  si  è  verifi- 
cato che  infilzasse  la  sua  spada  nella  parete  di  una 
barca  e  si  racconta  che  abbia  trafitto,  balzando  fuor 
d'acqua,  un  marinaio  seduto  sull'orlo  della  barca. 

A  primavera  esso  depone  le  sue  uova,  dalle  quali 
sguscia  una  larva  pelagica  relativamente  assai  grande 
(mm.  4,7)  e  fornita  di  ampia  pinna  caudale,  ma  an- 
cora sprovvista  di  rostro.  Questa  larva  è  oggi  ben 
conosciuta  per  gli  studi  quasi  contemporanei  del  Sanzo 
e  del  Sella.  Stadi  più  avanzati,  lunghi  pochi  centi- 
metri, presentano  invece  un  prolungamento  assai 
più  sviluppato,  in  proporzione,  di  quello  dell'adulto, 
e  non  soltanto  nella  mascella  superiore,  ma  anche 
neUa  inferiore;  la  pinna  dorsale  è  ancora  indivisa. 

La  pesca  del  Pesce -spada  è  regolarmente  organiz- 
zata lungo  le  coste  della  Calabria  e  della  Sicilia.  Una 
vedetta  posta  a  terra  in  posizione  elevata,  oppure 
una  barca  ferma  sull'ancora,  sorveglia  da  lontano 
l'arrivo  del  Pesce  e  ne  avverte  i  pescatori,  montati 
sopra  barche  agilissime  dette  ontri  lanciatori.  Una 
seconda  vedetta  è  collocata  sulla  barca  e  ne  guida 
i  movimenti  da  un  posto  di  osservazione  situato  ai 
due  terzi  di  un  albero.  Quando  il  pesce  giunge  a  tiro, 
il  lanciatore,  ritto  all'estrema  poppa,  lo  colpisce  a 
quattro  o  cinque  metri  di  distanza  mediante  una  lunga 


/  Pe8ci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         511 

asta  ferrata  detta  delfiniera  o  draffiniera.  Il  Pesce 
ferito  trascina  una  sagola  unita  all'asta;  finché,  este- 
nuato, può  facilmente  venire  raggiunto,  agganciato  e 
rimorchiato.  La  pesca  colla  draffiniera  si  pratica  di 
giorno,  ma  anche  di  notte  si  catturano  molti  Pesci- 
spada  mediante  reti  speciali,  dette  palamidare,  che 
servono  sopratutto  alla  cattura  delle  Palamite. 

Per  dare  una  idea  dell'importanza  economica  del 
Pesce-spada  ricorderò  come  nel  solo  stretto  di  Messina 
tale  pesca  occupi  circa  2000  persone  con  piti  di  300  im- 
barcazioni e  si  raccolgano  annualmente  circa  1500  quin- 
tali di  pesce  per  un  valore  di  circa  250.000  lire. 

Nelle  acque  liguri  si  prende  di  tanto  in  tanto  qualche 
Pesce -spada,  sopratutto  nella  tonnarella  di  Camogli, 
ma  si  tratta  di  catture  eccezionali.  Merita  di  essere 
ricordato  il  caso  di  giovani  Pesci-spada,  che  incappati 
nelle  funicelle  dei  palamiti  e  facendo  movimenti 
scomposti  per  liberarsi,  s'ingarbugliarono  a  segno  da 
rimanere  prigionieri.  Le  carni  del  Pesce-spada,  so- 
pratutto quelle  degli  individui  giovani,  han  fama  di 
cibo  prelibato. 


Chiuderò  questi  cenni  sulla  vita  delle  specie  pela- 
giche parlando  dell'Anguilla  (fig.  184^).  A  rigor  di 
termine  l'Anguilla  non  si  potrebbe  definire  come  Pesce 
marino,  poiché  trascorre  in  acqua  dolce  il  periodo  piìi 
lungo  della  vita  e  ricerca  le  profondità  marine  soltanto 
nell'ultima  fase  di  questa.  Ma  siccome  il  soggiorno 
nelle  acque  salse  é  indispensabile  al  propagarsi  della 
specie  ed  offre  agli  studiosi  problemi  del  più  alto  in- 


512 


Capitolo  diciasettesimo 


teresse  scientifico,  non  voglio  tacere  di  questo  Pesce 
veramente  sui  generis,  L'Anguilla  è  il  rappresentante 
più  conosciuto  dell'ordine  degli  Apodi  o  Murenoidi; 
ha  corpo  serpentiforme  che  può  giungere  ad  un  metro 
di  lunghezza;  squame  minutissime  nascoste  sotto  la 
pelle,  che  è  nuda  e  viscida  nella  superficie  estema; 


Fig.  184. 
•Anguilla  (Anguilla  vulgaris  Turt.);  A,  parte  anteriore  di  un'An- 
guilla di  35  era  ;  abito  normale.    Originale.   B,  Capo  di  An- 
guilla argentina.  Secondo  il  Grassi,  1913. 


bocca  ampia  con  piccoli  denti  ricurvi  disposti  a  fasce 
sulle  mascelle  e  sul  vomere.  Mancano  le  pinne  ven- 
trali, come  in  tutti  gli  Apodi;  le  tre  pinne  impari 
ne  formano  una  sola  che  s'inizia  al  terzo  anteriore  del 
corpo;  gli  occhi  sono  normalmente  assai  piccoli;  il 
colore  è  verdastro  sul  dorso  e  bianco  sul  ventre. 

L'Anguilla  vive  nei  torrenti,  nei  fossati,  negli  stagni, 
nei  laghi,  e  siccome  reagisce  negativamente  alla  luce. 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  planctonici  513 

si  mantiene  nascosta  sotto  le  pietre  nei  luoghi  melmosi 
durante  il  giorno  e  manifesta  la  sua  attività  nelle  ore 
notturne  dando  la  caccia  a  Vermi,  Insetti  ed  altri 
animalucci  acquatici,  dei  quali  si  nutre. 

Fin  dall'antichità  più  remota  si  sapeva  che  nella 
stagione  autunnale  numerose  Anguille  discendono  i 
corsi  d'acqua,  si  dirigono  al  mare  e  ivi  scompariscono. 
Erano  poi  conosciute  e  consumate  da  tempo  immemo- 
rabile le  Anguille  giovanissime,  lunghe  da  cinque  ad 
otto  centimetri,  che  si  denominano  comunemente 
cieche  e  migrano  in  direzione  opposta,  imboccando 
cioè  la  foce  dei  fiumi  e  risalendone  il  corso  durante  i 
mesi  d'inverno  e  di  primavera.  Ma  la  sorte  dell'An- 
guilla, dal  momento  in  cui  l'individuo  a  pieno  sviluppo 
s'inabissa  nel  mare,  fino  al  momento  in  cui  s'imbranca 
alla  foce  dei  fiumi  sotto  la  veste  di  cieca,  rimase  av- 
volta, per  molti  secoli,  nel  mistero. 

A  nessuno  era  riuscito  di  scoprire  individui  con  or- 
gani sessuali  completamente  maturi,  come  nessuno 
aveva  potuto  riconoscere  in  mare  piccole  Anguille 
in  uno  stadio  di  sviluppo  anteriore  a  quello  di  cieca. 
Intorno  alla  riproduzione  dell'Anguilla  le  favole  più 
strane  trovavano  credito,  come  ancora  lo  trovano, 
fra  i  pescatori;  citerò  soltanto  quella  che  fa  nascere 
l'Anguilla  da  connubio  di  una  biscia  d'acqua  con  un 
Pesce  lacustre  e  l'altra  che  ravvisa  i  piccoli  dell'An- 
guilla in  certi  Nematodi  parassiti  ond'è  ben  spesso 
infestato  il  tubo  digerente  dell'adulto.  Ma  con  ra- 
gione fu  scritto  essere  la  realtà  ancora  più  sorpren- 
dente della  favola. 

Una  breve  nota  del  Delage  aveva  stabilito,  sebbene 
in  modo  incompleto,  che  il  Grongo  {Conger  vulgaris  L.) 
33  —  R.  IssEL. 


514  Capitolo  diciasettesimo 

si  sviluppa  da  un  Leptocefalo.  Ma  la  prima  documen- 
tazione scientificamente  completa  del  fatto  si  ebbe 
a  proposito  dell'Anguilla  in  una  memoria  del  Grassi 
e  del  Calandruccio  che  vide  la  luce  nel  1893  e  venne 
più  tardi  ampliata  nelle  indagini  più  recenti  e  sopra- 
tutto nella  grande  monografia  del  Grassi  sullo  sviluppo 
dei  Murenoidi.  I  Leptocefali  erano  da  tempo  conosciuti 
e  conservati  come  rarità  nei  Musei,  ma  sebbene  taluni 
zoologi  avessero  loro  riconosciuto  qualche  affinità 
col  gruppo  dei  Murenoidi,  nessuno  aveva  prima  di- 
mostrato che  quei  pesciolini  diafani  ed  appiattiti  fos- 
sero le  larve  delle  Anguille  e  di  altri  generi  affini. 

Oggi  possiamo  dunque  ricostruire  il  ciclo  vitale 
dell'Anguilla,  almeno  nelle  linee  principali.  Partiamo 
dal  Pesce  a  pieno  sviluppo  e  vediamo  in  breve  quello 
che  succede.  Giunto  l'autunno,  un  certo  numero  d'in- 
dividui subisce,  in  certi  caratteri,  importanti  modifi- 
cazioni: ingrossano  gli  occhi  e  diventano  sporgenti, 
il  colore  verdastro  e  bianchiccio  dei  fianclii  e  del  ventre 
cede  il  posto  a  un  vivido  riflesso  argenteo  ;  il  Pesce  ri- 
veste la  sua  livrea  nuziale  e  vien  detto  volgarmente 
Anguilla  argentina  (fig.  184  B).  Allora,  guidato  da  un 
impulso  potente,  compie  il  suo  viaggio  al  mare  e  in 
seno  alle  acque  marine  pare  possa  superare  distanze 
assai  grandi  prima  di  compiere  l'atto  riproduttivo. 
Dove  abbia  termine  la  sua  corsa  e  in  quali  zone  av- 
venga di  preferenza  la  deposizione  delle  uova  ancora 
non  sappiamo,  ma  si  suppone  che  ciò  debba  avvenire 
in  mari  di  profondità  considerevoli,  superiori  ai  mille 
metri. 

La  larva  giovanissima,  appena  sgusciata  dall'uovo, 
ancora  non  è  stata  descritta,  ma,  per  quanto  si  conosce, 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctomci         515 

intorno  allo  sviluppo  di  altri  generi,  parenti  assai  vi- 
cini dell'Anguilla,  deve  certamente  trattarsi  di  una 


Fig.  185. 
Metamorfosi  dell'Anguilla.  Ridotto  dallo  Sclimidt,  1912. 


larva  (o  meglio  di  una  prelarva,  indicando  con  questo 
nome  gli  stadi  pili  giovani)  a  corpo  appiattito  e  di 


>16  Capitolo  diciasettesimo 


moderata  altezza  e  fornita  di  pochi  e  radi  denti.  Cre- 
scendo, il  corpo  diventa  più  alto  ed  assume  contorno 
paragonabile  a  quello  di  una  foglia  d'olivo:  individui 
di  questa  forma  ed  in  vari  stadi  di  sviluppo  sono  stati 
omai  raccolti  in  quantità  grande  e  riferiti  con  sicu- 
rezza alla  comune  Anguilla.  Seguono  interessanti  mu- 
tamenti (fìg.  185)  che  conducono  dallo  stadio  di  larva 
a  quello  di  cieca,  ossia  di  giovane  Anguilla  nella  forma 
definitiva  ;  noteremo  fra  gli  altri  la  diminuzione  di  sta 
tura  e  la  perdita  ingente  di  volume  che  la  larva  avan  - 
zata  (o  semilarva)  subisce  passando  dalla  forma  ap- 
piattita alla  cilindrica.  Raggiunto  che  abbia  lo  stadio 
di  cieca,  l'Anguillina  cessa  di  far  parte  del  plancton 
profondo  marino  e  si  avvicina  alla  foce  dei  fiumi. 
Un  impulso  che  la  sollecita  a  nuotare  in  direzione 
opposta  a  quella  seguita  dalla  corrente  (reotropismo 
negativo)  ha  certo  grande  importanza  nel  guidare 
il  suo  cammino. 

Il  Bellini  ha  dato  su  queste  cieche  interessanti  no- 
tizie statistiche.  Le  cieche  di  lunghezza  oscillante 
fra  56  e  61  mm.  sono,  in  grandissima  maggioranza 
(99  %),  individui  di  sesso  maschile,  quelle  da  65  mm. 
in  su  sono  invece  tutte  femmine.  C'è  inoltre  notevole 
differenza  tra  le  diverse  categorie  di  grandezza  ri- 
spetto all'epoca  nella  quale  viene  assunta  la  livrea 
di  nozze.  Le  cieche  di  56-61  mm.  diventano  Anguille 
argentine  dopo  tre  anni  e  mezzo  circa,  quelle  di 
63-73  mm.  dopo  un  periodo  variabile  da  quattro  anni 
a  quattro  e  mezzo;  quelle  di  78-84  mm.  debbono  in- 
vece aspettare  da  sei  anni  e  mezzo  a  sette.  Ma  questi 
dati  meritano  conferma. 

11  maschio  a  pieno  sviluppo  raramente  raggiunge 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         517 

i  50  cm.  di  lunghezza,  mentre  le  femmine  raggiun- 
gono in  via  normale  i  65  cm.  e  non  di  rado  arrivano 
ad  un  metro  ;  queste  grosse  Anguille  (dette  a  Roma 
capitoni)  sono  le  più  pregiate  dal  punto  di  vista  ga- 
stronomico. 

Chiarito  nella  sua  parte  fondamentale  l'enigma  re- 
lativo alla  riproduzione  dell'Anguilla,  un  altro  que- 
sito dev'essere  ancora  risolto  circa  le  condizioni  am- 
bienti e  circa  le  regioni  del  mare  dove  le  uova  vengono 
deposte  e  dove  schiudono  le  larve.  Il  Grassi  aveva  no- 
tato come  in  certe  regioni  dove  abbonda  l' Anguilla 
non  si  fosse  mai  segnalata  la  cattura  di  un  Leptocefalo 
brevirostre,  mentre  questo  si  raccoglie  con  relativa 
frequenza  soltanto  nello  stretto  di  Messina,  ben  noto 
(come  altrove  s'è  detto)  per  la  diuturna  salienza  delle 
correnti  profonde  alla  superfìcie.  Per  spiegare  questo 
fatto  egli  suppose  che  la  maturazione  e  la  deposizione 
delle  uova  si  verificassero  normalmente  nel  Mediter- 
raneo alla  profondità  di  almeno  cinquecento  metri, 
che  le  uova  fluttuassero  a  rilevante  profondità  e  che 
nelle  stesse  condizioni  vivessero  larve  e  semilarve 
prima  di  trasformarsi  in  cieche. 

Invece  l'oceanografo  danese  Schmidt  e  il  norvegese 
Hjort  sostengono,  in  base  ai  fatti  osservati,  una  in- 
terpretazione diversa.  Essi  richiamano  l'attenzione 
dei  biologi  sopra  alcune  circostanze  che  ritengono  si- 
gnificative. Anzitutto  raccolsero  nell'Atlantico  Lepto- 
cefali di  Anguilla  assai  piii  piccoli  (quindi  più  giovani 
e  più  vicini  al  luogo  d'origine)  di  quelli  trovati  nel 
Mediterraneo  (ne  trovarono  di  35-40  mm.  (^)    mentre 


C)  In  un  recentissimo  lavoro  lo  Schmidt  descrive  larve  che 
non  raggiungono  i  9  nini,  di  lunghezza. 


518  Capitolo  diciasettesimo 

il  più  piccolo  trovato  dal  Grassi  misura  51  mm.) 
e  verificarono  che  i  Leptocefali  sono  più  frequenti 
nelle  vicinanze  dello  stretto  di  Gibilterra  che  nelle 
altre  parti  del  bacino  occidentale  del  Mediterraneo. 
Inoltre  le  larve  d'Anguilla  da  essi  raccolte  non  vivono 
in  zone  profonde,  ma  nelle  zone  superiori  di  mari  molto 
profondi  (1000-5000  metri),  non  oltrepassando  di 
giorno  i  150  e  risalendo  di  notte,  pel  già  descritto 
fenomeno  delle  migrazioni  notturne,  a  soli  30  metri 
dalla  superficie.  Ne  concluse  lo  Schmidt  che  le  An- 
guille dei  nostri  paesi  non  schiudono  nel  Mediterraneo, 
ma  provengono  tutte  dalle  plaghe  dell'Atlantico  set- 
tentrionale situate  fuori  della  platea  continentale  e 
circoscritte  da  particolari  condizioni  di  temperatura 
e  di  salsedine.  11  Grassi  non  è  disposto  ad  accettare 
queste  idee.  Egli  ricorda  in  proposito  un  mucchio 
di  Leptocefali,  spiaggiato  al  Faro  di  Messina,  dove  gli 
individui  al  disotto  di  70  cm.  rappresentavano  l'SO  % 
del  numero  totale  e  contraddicono  quindi  ai  dati  dello 
Schmidt,  secondo  i  quali  si  avrebbe,  per  le  larve  infe- 
riori a  70  mm.,  una  percentuale  di  appena  3-5  %  nelle 
acque  mediterranee  situate  ad  oriente  del  3'^  longit.  0., 
di  contro  ad  una  percentuale  di  ben  60  "/^  ad  occi- 
dente di  questo  meridiano.  Cita  poi  alcune  recenti  cat- 
ture di  Leptocefali  d'Anguilla  nel  Mare  Ionio,  dove,  se- 
condo lo  Schmidt,  queste  larve  dovrebbero  totalmente 
mancare. 

Tali  essendo  i  termini  del  dibattito,  era  di  grande 
importanza  l'indagare  se  idati  or  ora  esposti  si  potes- 
sero applicare  a  tutte  le  Anguille.  Indubbiamente 
l'Anguilla  atlantica  e  la  Mediterranea  appartengono 
ad  una  sola  specie  secondo  il  comune  criterio  degli 


I  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  planctonici         519 


ittiologi,  ma  può  darsi  che  in  seno  a  quest'unica  specie 
si  possano  distinguere  sottospecie  o  razze  locali  al 
pari  di  quanto  rigorosi  metodi  statistici  han  messo 
in  luce  per  l'Aringa.  Se  fosse  dimostrato  che  le  An- 
guille mediterranee  si  raggruppano  in  una  od  in  pa- 
recchie sottospecie  con  un'area  di  riproduzione  pro- 
pria, le  divergenze,  almeno  in  parte,  si  spiegherebbero 
e  la  questione  sarebbe  chiarita. 

Lo  Schmidt,  paragonate  fra  di  loro  Anguille  del 
Baltico,  dell'Atlantico  e  del  Mediterraneo,  respinge 
questa  ipotesi;  il  confronto  eseguito,  con  metodo  sta- 
tistico, non  accenna,  secondo  lui,  ad  alcuna  differenza 
di  razza  fra  Anguille  atlantiche  ed  Anguille  mediter- 
ranee. 11  Grassi  sostiene  invece  che  le  cieche  cattu- 
rate a  Livorno  e  a  Pisa  si  possano  distinguere  da 
quelle  dell'Atlantico  (i). 


BIBLIOGRAFIA. 

De  Filippi  F.,  Note  di  un  viaggio  in  Persia.  IVIilano,  Daelli  e  C, 

1865. 
Ehbenbaum  e.,  Eier  und  larven  von  Ftsc^en.  « Nordisches  Plan- 
kton, herausgeg.  »  von  K  .Brandt  und  C.  Apstein,  Lief.  4. 

Kiel  und  Leipzig,  Lipsius  u.  Tischer,  1905. 
Fage  L.,  Recherches  sur  la  biologie  de  l'Anchois  {Engraulis  en- 

chrasicholus).  «  Ann.  de  l'Institut  Oceanogr,  de  Monaco  » 

tome  2,  1912. 
Lo  Giudice  P.,  Sulle  diverse  razze  locali  o  famiglie  di  Acciughe 

{Engraulis  enchrasicholv^  Cuv.).  e  Riv.  mens.   di  Pesca  e 

Idrobiologia»,  anno  6,  1911. 


(*)  È  noto  che  l'allevamento  dell'Anguilla  si  pratica  su  larga 
scala  nelle  lagune  di  Comacchio.  La  statistica  del  settennio  1901- 
1908  registra  una  produzione  media  annuale  di  quasi  400,000 
chilogrammi  di  questi  Pesci. 


520  Capitolo  (iiciasetlesimo 


Grassi  B.,  Metamorfosi  dei  Murenoidi.  «  R.  Comit,  Talassogra- 
fico Italiano,  Monogr,  1».  Jena,  Fischer,  1913. 

—  Quel  che  si  sa  e  quel  che  non  si  sa  intorno  alla  Storia  naturale 

dell'Anguilla.  «  R.  Comit.  Talassografico  Italiano  »,  Mem.  37, 

1914. 
HOECK  P.  P.  C,  Les  Clupeides  (le  Hareng  excepté)  et  leurs  mi- 

grations.  «  Conseil  perman.  internat.  p.  l'éxplor.  de  la  Mer  ». 

Rapp.  et  Proc.  verb..  Voi.   14,  1912. 
Parona  C,  Per  la  stona  della  Pesca  in  Italia.  «  Atti  Soc.  Ligu- 
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Pavesi  P.,  L'industria  del  Tonno.  Minist.  d'Agricoltura,  Industria 

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Plehn  M.,  I  pesci  del  mare  e  delle  acque  interne,  trad.  Scotti. 

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Raffaele  F.,  Le  uova  galleggianti  e  le  larve  di  Teleostei  nel  Golfo 

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Bd.  8,  Hft.  1,  1888. 
RouLE  L.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  XII). 

—  La  biologie  et  la  péche  du  Thon  dans  la  Mediterranée  occiden- 

tale. «  Rev.  génér.  des  Sciences  pures  et  appliq.  »,  année  25, 
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Sanzo  L.,  Studi  sulla  biologia  del  Tonno  {Orcynus  thynnus  Ltkn). 
«  Rivista  mens.  di  Pesca  e  Idrobiologia»,  anno  5  (12),  1910. 

—  Uova  e  larva  di  Pesce-Spada  (Xiphias  gladius).  Nota  prelimin. 

«  Rivista  mens.  di  Pesca  e  Idrobiologia»,  anno  5  (12),  1910. 

Sella  M.,  Contributo  alla  conoscenza  della  riproduzione  e  dello 
sviluppo  del  Pesce-Spada.  «  R.  Comit.  Talassografico  Ita- 
liano», Mem.  2,  1911. 

ScHMiDT  J.,  Danish  Researches  in  the  Atlantic  and  Mediterranean 
on  the  life-history  of  the  freshwater  Eel  (Anguilla  vulgaris 
Turi).  «  Internat.  Revue  d.  ges.  Hydrobiologie  u,  Hydro- 
graphie»,  Bd.  5,  1912. 

—  Onthe  classification  of  the  freshwater  eels  (Anguilla).  «  Meddel- 

ser  f.   Kommissionen  f.   Havundersogelser  » ,   Ser.   Fiskeri, 
Bd.  4,  Nr.  7.  Copenhagen,  1914. 


CAPITOLO  XVIII. 

I  Pesci  utili  e  la  pesca. 

II.  Pesci  bentonici.  Problemi  relativi 

alla  produttività  del  mare 


Sommario:  Muggini,  Orata,  Saraglii,  Salpa,  Occhiata,  Lupo; 
cenni  morfologici  e  biologici.  Dentice,  Triglia  di  scoglio. 
Cernia,  Ombrina;  id.  id.  —  Merluzzo,  Parago,  Triglia  di 
fango,  Pleuronettidi,  id.  id.  —  Cenno  sui  metodi  e  sugli 
attrezzi  di  pesca  bentonica  in  Liguria.  —  I  problemi  rela- 
tivi alla  produttività  dei  mari  italiani.  —  Compito  della 
biologia  marina  applicata  alle  industrie  del  mare. 


Pochi  spettacoli  riescono  pili  attraenti,  pel  natura- 
lista, di  una  visita  al  mercato  del  pesce  in  una  città 
marinara  del  Mediterraneo  occidentale,  durante  la 
buona  stagione.  Difatti  le  specie  di  Pesci  esposte  sui 
banchi,  se  generalmente  non  sono  rappresentate  da 
grandi  quantità  di  esemplari,  presentano,  per  compenso, 
una  interessante  varietà.  A  Genova,  per  esempio,  le 
specie  abbastanza  note  in  pescheria  da  possedere  un 
nome  consacrato  nel  dialetto  locale  oltrepassano  le 
duecento;  per  contro  quelle  che  hanno  requisiti  tali 
da  costituire  un  prodotto  di' reale  importanza  econo- 
mica e  di  cui  tratterò  brevemente  in  queste  pagine, 
non  giungono  alla  ventina.  Ognuno  ben  capisce  che  j 


522  Capitolo  diviotlesimo 

requisiti  consistono  sopratutto  nella  cattura  frequente 
e  facile,  nelle  sufficienti  dimensioni,  nelle  carni  sapo- 
rite e  non  troppo  spinose. 

Per  quanto  concerne  l'area  occupata  dalle  specie 
utili,  convien  dire  che  le  più  sedentarie  rimangono 
generalmente  confinate  in  determinate  zone  della 
platea  continentale,  mentre  le  buone  nuotatrici  pas- 
sano dall'una  all'altra  tanto  che  sarebbe  molto  difficile 
circoscrivere  la  loro  dimora.  Non  bisogna  poi  dimenti- 
care che  i  Pesci  giovani  nuotano  per  lo  più  in  acque 
meno  profonde  di  quelle  frequentate  dagli  adulti 
e  che  le  migrazioni  verso  la  riva  all'epoca  degli  amori, 
sebbene  meno  estese  di  quelle  dei  Pesci  planctonici, 
debbono  tuttavia  considerarsi,  anche  per  i  Pesci  del 
bentos,  come  fatto  d'importanza  generale.  Una  clas- 
sificazione dei  Pesci  bentonici  a  seconda  del  loro  ha- 
bitat dovrà  quindi  limitarsi  a  stabilire  pochi  gruppi 
comprensivi  e  non  sempre  ben  distinti.  In  un  primo 
gruppo  potremmo  collocare  i  Muggini,  alcuni  Sparidi 
(Orata,  Sarago,  Salpa)  e  la  Spigola. 

I  Muggini  (fig.  186)  o  per  meglio  dire  il  genere  Mugli, 
suddiviso  in  parecchie  specie  non  troppo  agevoli  da 
distinguersi,  ha  corpo  fusiforme  con  capo  più  o  meno 
depresso,  muso  arrotondato,  con  bocca  terminale  poco 
ampia  e  priva  di  veri  denti,  ma  con  piccole  appendici 
dentiformi;  mascella  inferiore  munita  internamente 
di  un  tubercolo  che  si  può  incastrare  in  un  corrispon- 
dente incavo  della  superiore;  due  pinne  dorsali  con- 
tigue, di  cui  la  prima,  subtriangolare,  con  quattro  raggi 
spinosi.  La  specie  più  grande  {Mugli  cephalus  Cuv.) 
raggiunge  i  70  cm.  di  lunghezza. 

L'Orata  {Ohrysophrys  aurat^  L.),  famiglia  degli Spa- 


l  Pesci  utili  e  la  pesca  -.l'esci  bentonici 


523 


ridi;  fig.  187)  lia  corpo  compresso  ovale-oblungo  con 
capo  robusto  e  piuttosto  ottuso,  bocca  fornita  ante- 
riormente di  denti  conici,   posteriormente  di  robusti 


Fig.  186. 
Cefalo  (Muffii  cephalus  Cuv.).  Dal  Cavauna,  1913. 

molari  arrotondati,   disposti  in   3-5    serie  sulla  ma- 
scella superiore  ed  in  almeno  due  serie  sulla  inferiore  ; 


Fig.  187. 
Orata  (Chrysophrys  aurata  L;).  Originale.  Genova. 


è  caratteristica  una  macchia  dorata  sugli  opercoli  e 
quasi  sempre  v'ha  un  arco  dorato  tra  i  due  occhi.  Le 
Orate  più  grandi  raggiungono  il  mezzo  metro  di  lun- 
ghezza. 


524  Capitolo  dicioUesimo 

I  Saraghi  (genere  Sargus,  famiglia  degli  Sparidi; 
fig.  188)  hanno  corpo  fortemente  compresso  ed  a  con- 
torno ovale,  bocca  poco  ampia,  nella  quale,  dietro  ai 
denti  anteriori,  appiattiti  e  taglienti  a  mo'  d'incisivi, 
si  osservano  parecchie  serie  di  molari  arrotondati. 
Nel  Sargus  vulgaris  spiccano  sul  dorso  grigio  e  sui 
fianchi  argèntei  due  larghe  fascie  nere;  l'anteriore  ri- 


Fig.  188. 
Sarago  {Sargus  rondeletii  Geoflr.).  Secondo  l'Acquarium  Neapol. 

copre  l'occipite  e  discende  da  ambo  i  lati  sino  all'ascella 
delle  pettorali;  la  posteriore  cinge  la  base  del  pedun- 
colo caudale.  Il  Sargus  rondeletii  (fig.  188),  lungo  sino 
a  35  cm.,  ha  parecchie  fasce  verticali  nerastre,  oltre  a 
numerose  linee  longitudinali  bruniccie.  Assai  piti  pic- 
colo è  lo  Sparlo  {Sargus  annuìaris),  che  ha  un  solo 
anello  nero  alla  base  della  coda  e  pinne  ventrale  ed 
anale  colorate  in  giallo. 

La  Salpa  {Box  salpa  L.,  famiglia  degli  Sparidi, 
fig.  189)  ha  corpo  compresso,  ovale,  oblungo;  capo 
piuttosto  prominente,  con  mascella  superiore  un  poco 
più  aporgente  della  inferiore  e  denti  disposti  in  una 


1  Pesci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  bentonici 


525 


sola  serie;  quelli  della  mascella  superiore  appiattiti; 
quelli   della   inferiore   appuntiti   e   subtriangolari.    11 


dorso  è  grigio -azzurro  o  grigio -verde;   caratteristica 
è  la  serie  di  linee  longitudinali  dorate  che  spiccano 


526  Capitolo  diciottesimo 


sui  fianchi  argentei.  La  lunghezza  massima  è  di  40  cm. 
circa;  le  sue  carni  hanno  un  sapore  fosforato  caratte- 
ristico. 

La  Spigola  {Làbrax  lupus  Cuv.,  famiglia  dei  Per- 
cidi,  fig.  190)  ha  corpo  oblungo,  dorso  alquanto  con- 
vesso, muso  piuttosto  acuto  e  prominente  con  ma- 
scella inferiore  più  sporgente  della  superiore,  bocca 
armata  di  denti  sottili  sulle  mascelle,  sul  vomere,  sui 
palatini  e  sulla  lingua,  preopercoli  a  margine  seghettato 


Fig.  190. 
Spigola  o  Lupo  (hahrax  luptis  Cuv.).  Dal  Griftìni,  1903. 

ed  opercoli  armati  di  due  spine  ;  due  pinne  dorsali,  di 
cui  la  prima  conta  8  oppure  9  raggi  spinosi;  coda  mo- 
deratamente incavata;  colore  grigio  plumbeo  dorsal- 
mente; argenteo  ventralmente.  La  lunghezza  può 
giungere  ad  un  metro. 

Ije  specie  sin  qui  citate  sono  costiere  per  eccellenza 
e  proprie  delle  acque  sottili  ;  generalmente  si  prendono 
a  pochi  metri  di  profondità,  tutt'al  più  si  avventurano 
a  poche  diecine  di  metri.  Tutte,  sebbene  in  grado  dir 
verso,  si  adattano  alle  mutevoli  condizioni  d'ambiente 
che  dominano  nella  vicinanza  della   riva. 

Per  quanto  concerne  la  salsedine,  i  Muggini  si  di- 
mostrano in  sommo  grado  eurialini,  poiché  non  sol- 


1  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici  527 

taiito  nuotano  nelle  acque  salmastre  alla  foce  dei 
fiumi,  ma  ne  risalgono  talvolta  il  corso  per  lungliissimi 
tratti.  Da  gran  tempo  una  colonia  di  Muggini  vive  e  si 
riproduce  nel  laghetto  di  Arquà  Petrarca,  ai  piedi  dei 
colli  Euganei,  sebbene  le  acque  non  abbiano  che  una 
mineralizzazione  debolissima  per  effetto  di  sorgenti 
termali  sgorganti  dal  fondo  del  bacino.  Eurialini  in 
grado  meno  eminente,  ma  tuttavia  spiccato,  sono 
Spigola  ed  Orata,  le  quali  prosperano  a  meraviglia 
anche  in  lagune  salmastre  ;  assai  meno  gli  altri  Sparidi 
testé   accennati. 

Al  pari  delle  acque  diluite  vengono  tollerate  le 
acque  inquinate  da  detriti  organici,  ed  anche  sotto 
questo  punto  di  vista  i  Muggini  hanno  la  palma  come 
frequentatori  di  mare  torbido  ed  infetto;  è  noto  che 
branchi  di  questi  Pesci  sogliono  aggirarsi  attorno  alla 
bocca  delle  chiaviche.  La  loro  bocca  pressoché  inerme 
li  obbliga  a  nutrirsi  di  preda  assai  minuta  o  di  detriti, 
mentre  il  Lupo  é  carnivoro  assai  vorace;  Saraghi  ed 
Orate  non  soltanto  si  cibano  di  animali  debolmente 
difesi,  come  di  piccoli  Crostacei,  ma  possono  far  strage 
di  Molluschi  stritolandone  la  conchiglia  coi  robusti 
molari  ;  ed  é  già  accaduto  che  le  Orate  recassero  gravi 
danni  agli  allevamenti  delle  Ostriche.  A  differenza 
degli  altri,  la  Salpa  ha  dieta  erbivora  ed  ama  rimpin- 
zarsi di  Alghe  e  di  Zosteracee.  I  Saraghi,  attratti  forse 
dalla  risacca  delle  onde,  sogliono  avvicinarsi  a  pochi 
passi  dalla  spiaggia  nei  periodi  di  mare  mosso. 

Ad  un  secondo  gruppo  potremo  ascrivere  il  Dentice, 
la  Triglia  di  scoglio  e  la  Lucerna. 

Il  Dentice  {Dentex  vulgaris  Cuv.,  famiglia  degli 
Sparidi,  fig.   191)  ha  corpo  compresso,  oblungo,  muso 


528  Capitolo  diciottesimo 

piuttosto  prominente;  in  ogni  mascella  quattro  grandi 
denti  conici  a  guisa  di  canini  ed  altri  denti  minuti 
ed  acuminati;  colore  azzurrognolo  sul  dorso,  giallo - 
argenteo  sui  fianchi,  pinne  rosee  ed  una  macchia 
nero -azzurra  alla  base  delle  pinne  pettorali.  Può  rag- 
giungere la  lunghezza  di  un  metro. 


^^:^ 


Fig.  191. 
Dentice  (Dentex  vulgaris  Cuv.).  Originale.  Genova. 

La  Triglia  di  scoglio  {Mullus  surmuletus  L.,  famiglia 
dei  Mullidi,  fig.  192)  è  oblunga,  attenuata  all'indietro, 
con  capo  a  profilo  alquanto  ottuso,  e  due  lunghi  bar- 
bigli pendenti  dalla  mascella  inferiore;  ha  squame 
assai  vistose  e  due  pinne  dorsali  ;  triangolare  la  prima  ; 
trapezoidale  la  seconda.  Il  suo  colore,  rosso  vivace 
sul  dorso,  passa  al  roseo  con  strisele  gialle  sui  fianchi 
ed  al  bianco  sul  ventre.  Lunghezza  sino  a  35  cm. 

La  Cernia  o  Lucerna  {Poly priori  cernium  Valenc, 
famiglia  dei  Percidi,  fig.  193)  ha  corpo  subovale,  capo 
robusto  con  occhi  grandi  ed  assai  sporgenti,  mascella 
inferiore  prominente,  squame  ruvide  e  minute;  pic- 
coli denti  sulle  mascelle,  sul  vomere,  sui  palatini  e 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  henionici 


529 


sulla  lingua;  opercoli  attraversati  longitudinalmente 
da  una  carena  scabra;  pinna  dorsale  composta  di  un 
tratto  anteriore,  sorretto  da  robustissimi  raggi  spinosi, 


Fig.  192. 
Triglia  di  scoglio  {Midlus  siirmuletiis  L.).    Secondo  il  Murray 
e  Hjort,  1912. 

seghettati,  in  numero  di  undici,  e  di  un  tratto  poste- 
riore più  breve,  arrotondato  e  sorretto  da  raggi  molli; 


Fig.  193. 
Cernia  {Polijprion  cevnliun  Valenc).  Secondo  il  Cavanna,  1913. 


a  quest'ultimo   tratto    somiglia   la   pinna  anale,  che 
porta,  all'innanzi,  tre  raggi  spinosi   seghettati.    Color 
34  —  R.  IssEL. 


n30  Capitolo  dicioUesimo 

bruno,  talvolta  variegato  di  bianco  e  di  biancastro.  È 
Uno  dei  Teleostei  più  grandi  dei  nostri  mari,  poiché 
raggiunge  talvolta  i  due  metri  di  lunghezza. 

Le  tre  specie  menzionate  frequentano  livelli  più 
bassi  di  quelli  indicati  pel  gruppo  precedente.  La  Tri- 
glia di  scoglio  (più  apprezzata  dai  buongustai  della 
sua  congenere,  la  Triglia  di  fango)  si  pesca  in  taluni 
punti  ad  una  ventina  di  metri  di  fondo,  ma  scende, 
nei  pressi  della  scogliera  sommersa,  a  profondità  as- 
sai più  rilevanti  (^).  Dentice  e  Lucerna  si  avvicinano 
alla  riva  all'epoca  degli  amori,  durante  la  bella  sta- 
gione; in  tale  circostanza  non  è  raro  d'incontrare  alla 
superfìcie  qualche  Lucerna  che  si  libra  sulle  pinne  al- 
l'ombra di  un  legno  galleggiante.  Poi  tornano  nelle 
acque  profonde  ;  non  è  raro  infatti  che  la  Lucerna  si 
prenda  coi  palamiti  a  più  centinaia  di  metri  di  fondo  ; 
secondo  alcuni  si  spinge  oltre  ai    1000  metri. 

Tutte  e  tre  sono  carnivore:  la  Triglia  di  scoglio  si 
ciba  di  piccoli  animali  che  va  snidando  coli' aiuto  di 
barbigli;  il  Dentice  e  la  Lucerna  danno  la  caccia  an- 
che a  prede  voluminose:  Pesci  e  Cefalopodi. 


^ 


Finalmente  porrei  in  un  terzo  gruppo  il  Merluzzo 
o  Nasello,  i  Pleuronettidi  (Sogliole,  Pian  uzza,  Rombi), 
l'Ombrina,  il  Parago,  la  Triglia  di  fango. 

Il  Merluzzo  o  Nasello  {Merluccius  vulgaris  L.,  fa- 
miglia dei  Gadidi;  fig.  194)  ha  corpo  assai  allungato, 


(•)  Secondo  Lobianco  vive  a  Napoli  «ino  a  300  m.  di  fondo. 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici 


531 


capo  superiormente  appiattito,  mascella  inferiore  un 
poco  più  sporgente  della  superiore,  ampia  bocca  mu- 
nita di  due  serie  di  denti;  quelli  della  serie  anteriore 


Fig.  194. 
Merluzzo  o  Nasello.  (Merluccitis  viilgaris  L  ;)  Originale.  Genova. 


assai  più  minuti  degli  altri.  Seconda  pinna  dorsale 
(quasi  contigua  alla  prima)  simile  ed  opposta  alla 
pinna  anale;  pinna  caudale  tronca.  Il  colore  è  dorsal- 
mente grigio,  ventralmente  argenteo,  con  linea  late- 
rale nerastra.  La  lunghezza  può  giungere  a  75  cm. 

I  Rombi  (genere  Bhombus,  famiglia  dei  Pleuronet- 
tidi;  fig.  195)  hanno  corpo  fortemente  appiattito,  a 
contorno  ovale  romboidale,  di  altezza  superiore  alla 
metà  della  lunghezza;  muso  breve  coi  due  occhi  sul 
fianco  sinistro  ;  denti  a  mo'  di  setole  in  entrambe  le 
mascelle;  pinna  dorsale  sorgente  innanzi  agli  occhi; 
colore  del  fianco  oculato  variabile  dal  grigio  al  bruno 
e  al  bruno  giallo  con  macchie  biancastre  sul  corpo 
e  brime  alla  base  delle  pinne.  Due  specie  sono  comuni 
fi'a  noi:  il  Bhombus  maximus  L.  è  lungo  sino  a  75  cm. 
ed  ha  i  primi  raggi  della  pinna  dorsale  semplici;  il 
Ehombus  laevis  L.  non  supera  65  cm.  ed  ha  i  primi 
raggi  della  pinna  dorsale  più  o  meno  profondamente 
ramificati. 


532 


Capitolo  diciottesimo 


]jii    Piainizza.    o    Pusseia    {Pleuronectes    Jlcsxs    L.. 
vai",     ildlic'is    (Jiiiitlior,    famiglia    dei    Pleuronettidi, 


Fi-.  195. 
Ivoiiilto  (h'Itoiiihiis  jiiaximus  L.)  Secondo  il  Cavaiiiia,  IJIIH. 


Fig.  1%. 
Passera  {l'h'uronecles  Jiesns  L. ,    \ar.  ilaliens  (Jiintb).  Seeoudo 
Cavanna.  1913. 


/  Pesci  utili  e  la  jnsca  -   risei  bevlonici 


533 


fig.  19(3)  ha  corpo  ovale -oblungo,  alto  circa  la  metà 
(Iella  lunghezza;  entrambi  gli  occhi  posti  sul  fianco 
destro  e  separati  l'uno  dall'altro  da  una  carena;  denti 
su  entrambe  le  mascelle  (più  robusti  quelli  dal  lato 
cieco);  pinna  dorsale  sorgente  innanzi  all'occhio  su- 
periore, pinna  anale  {on  39-48  raggi,  preceduta  da  una 
spina;  spesso  vi  soii;)  macchie  pallide  sullo  sfondo 
grigio  o  grigio -verdastro  del  fianco  oculato  e  macchie 
brune  alla  base  delle  pinne  impari.  Lunghezza  fino 
■ci  40  cm.  Comune  soltanto   nell'Adriatico. 


^^^Si^'" 


Fio-.  197. 
So<;liolii  [Solco   nilf/dris  L.).  Secondi»  il   (Jritliiii.  IHl;^. 


Le  Sogliole  o  Si',)uÌLi'  (ucii.  Soli'd,  taniiii'lia  <lei  Plcii- 
ronettidi,  ftg.  197)  hanno  coipo  fortemente  appiat- 
tito, ovale-oblungo,  muso  l)it  ve  ed  al<[uanto  arroton- 
dato, in  cui  la  mascella  superiore  è  ])iìi  sporgente  della 
inferioic:  ilenli  a  nio'  di  scatole  sol1a.iito  sul  la.to  cieco; 
(Mitici  nil)i  ^li  ocelli  posti  s'ii  limo  dolK»:  il  supi-i'iore 
un  ])()"  innanzi  allinlLeriore  ;  s(|uaine  munite  di  ]>ic- 
cole  ciglia;  pinna  dorsale  sorgente  airindietro  dell'oe- 
chio  superiore. 

Tia  specie  piii  eomniie  e  più  ;i  piuf/./.u  .i  (No/ra  nil- 
(/((lis  L.)  ha  il  ciipi»  iiiuiiito  (li  [)i<-coli  tihinieiili  sul  la1o 


534  Capitolo  diciottesimo 

cieco  ;  pinne  pettorali  ben  sviluppate,  coll'apice  com- 
pletamente occupato  da  una  macchia  nera;  colore 
di  fondo  variabile  dal  grigio  al  bruno  ed  al  giallognolo 
con  molte  macchie  irregolari  oscure.  Lunghezza  fino 
a  40  cm. 

Il  Parago  {Pagras  vulgaris  Cuv.,  famiglia  degli 
Sparidi;  fig.  198)  differisce  dall'Orata  soprattutto 
perchè  ha  i  denti  molari  disposti  su  due  serie  in  en- 
trambe le  mascelle;  ha  capo  robusto  con  mascella  su- 
periore un  poco  prominente,  colore  rosso  o,  roseo  sulle 
pinne  e  sul  dorso;  argenteo,  con  iridescenza  dorata, 
sui  fianchi  e  sul  ventre. 

La  Triglia  di  fango  {Mullus  barbatus  L.,  famiglia 
dei  MuUidi;  fìg.  199)  somiglia  molto  alla  Triglia  di 
scoglio,  ma  da  questa  si  distingue  per  il  capo  piìi 
ottuso  e  per  la  mancanza  di  strisce  longitudinali  gialle 
sui  fianchi.  Il  suo  colore  è  rosso  sul  dorso;  roseo - 
argenteo  sui  fianchi  e  sul  ventre.  Lunghezza  di  rado 
superiore  ai  20  cm. 

L'Ombrina  {Umbrina  cirrhosa  L.,  famiglia  degli 
Scienidi;  fig.  200)  ha  corpo  ovale-oblungo,  con  muso 
alquanto  prominente  e  mascella  superiore  piti  lunga 
della  inferiore;  questa  porta  un  caratteristico  bar- 
biglio  grosso  e  corto.  Prima  pinna  dorsale  svibtrian- 
golare  e  breve  ;  seconcbfc^  rettangolare  ed  assai  lunga  ; 
pinna  caudale  appena  sensibilmente  incavata.  Tipica 
livrea  dove,  sopra  un  fondo  argenteo,  spiccano  lungo  i 
fianchi,  molte  sottili  linee  oblique  e  sinuose  di  colore 
dorato    a   margini   bruni.   Lunghezza   sino  a   70  cm. 

La  vita  dei  Pesci  riuniti  in  quest'ultimo  gruppo  di- 
pende, più  o  meno  intii^amente,  da  fondi  costituili 
di   materiale  finamente  suddiviso:  sabbie  o    uiehue. 


/  p€8ci  ulili  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici 


535 


Éé 


536 


Capitolo  diciotlesimó 


L'Ombrina  si  comincia  a  trovare,  nei  dintorni  di  Ge- 
navar,  sui  fondi  arenosi  ad 
una  quindicina  di  metri  sotto 
il  livello  del  mare,  ma  scen- 
de comunemente  molto  più 
in  basso.  Anche  i  Pagri,  le 
Triglie,  le  Sogliole,  si  pescano 
ad  una  ventina  di  metri 
nella  buona  stagione  laddove 
i  fondi  adatti  si  avvicinano 
Fig.  199.  alla  riva,  mentre  in  mare  a- 

Capo  della  Triglia  di  fango    perto  il  pescatore  suole  ricer- 

tri  di  profondità. 
Il  Pagro  fa  strage  di  Vermi,  di  Crostacei,  di  Mol- 
luschi e  si  pesca  sovente  al  confine   tra  i  fondi  coral- 


^^' 
--^^^i 


^ 


Ouibriim  (  L'/ 


Fig.  2(JU. 
ìhriint  cirrhosa  I 


.)  OrijiiiiaU',  Genova. 


ligeni  e  la  melma.  La  Triglia  di  fango  rovista  hi  melma 
coi  barbigli  e  ne  fa  uscire  gli  animaletti  (sopratutto 
minuti  Crostacei)  dei  quali  si  nutre;  essa  è  diffusa  in 


/   l'esci  utili  e   la  ytaca  -   Pesci  htntonici  bòi 


tutta  la  regione  melmosa  sublitorale.  Più  intima  di- 
pendenza dal  fondo  mostrano  i  Pleuronettidi  che  nuo- 
tano poco  e  si  adagiano  nella  melma  o  nella  sabbia. 

La  Pianuzza,  assai  più  comune  nell'Adriatico  che 
in  altre  parti  del  Mediterraneo,  vive  in  acque  sottili 
e  si  dimostra  spiccatamente  eurialina,  penetrando  in 
acque  salmastre  e  risalendo  anche  U  corso  dei  fiumi. 
Mentre  il  Rombo  ed  i  piccoli  esemplari  di  Merluzzo 
frequentano  le  melme  sublitorali,  i  grandi  Merluzzi  di- 
scendono nella  regione  profonda  e  lungo  i  primi  declivi 
abissali.  Gli  altri  Pesci  citati  nel  capitolo,  hanno  per 
quanto  è  noto,  uova  e  larve  viventi  nel  plancton  di 
superficie;  le  uova  del  Merluzzo  fluttuano  nella  zona 
del  knephoplancton. 


In  Italia,  come  negli  altri  paesi,  gli  attrezzi  usati 
per  la  cattura  dei  pesci  bentonici  sono  di  tipo  assai 
vario.  La  natura  del  fondo,  le  specie  che  vengono  in 
particolar  modo  ricercate,  le  risorse  dei  pescatori,  la 
tradizione  locale  determinano  la  scelta  di  questo  o  di 
(jucirallio  ordigno;  lo  stesso  tipo  di  rete  può  modi- 
licaisi  (la  un  luogo  all'altro,  nella  forma  e  nel  nome. 
Noi  ci  lindteremó  ad  un  cenno  sommario,  prendendo 
coHic  guida  <|uanto  si  pratica  nella  nostra  Liguria,  e 
distinguciemo  un  piccola  pesca  che  si  i)ratica  nella 
regione  litoi'ale  da  una  ])esca  piii  in  grande  che  si  pra- 
tica nei  fondi  melmosi  della  regione  sublitorale  e  del 
dominio  ì)aiil)("iit()nic().  Xella  pesca  litorale  si  adope- 
rano svariati  attrezzi,  .he  si  possono  tuttavia  raggrup- 
par.- inrorn..  a.  tre  ti]>i  |)riuci])ali:  Vam.),  la  rete  fissa 
r  la  rete  a  strascico. 


538  Capitolo  diciollesimo 

L'amo  è  strumento  troppo  noto  perchè  io  lo  de- 
scriva. Forti  ami  attaccati  a  robuste  lenze  hanno  im- 
portanza sopratutto  per  la  cattura  di  grandi  esemplari 
che  si  avventurano  in  prossimità  della  riva.  L'esca 
che  s'infigge  sull'amo  varia  a  seconda  dei  casi:  una 
pasta  di  pane  e  di  pesce,  oppure  di  formaggio  putre- 
fatto vien  preferita  per  insidiare  i  Muggini  ed  i  Sa- 
raghi  ;  un  Gamberetto  vivo  per  le  Orate.  Curioso  è 
il  metodo  col  quale  si  pesca  la  Lucerna  sulla  costa 
di  Portofino  :  da  agosto  ad  ottobre  si  innesca  uYi  grosso 
amo  con  un  Pesce  vivo  (un  piccolo  Muggine  od  una 
piccola  Salpa)  lasciando  bagnare  l'amo  nell'acqua  e 
posando  semplicemente  sullo  scoglio  l'altra  estre- 
mità della  lenza,  munita  di  un  galleggiante  di  sughero. 
Il  Pesce,  abboccato  l'amo,  trascina  via  la  lenza;  il 
jjescatore,  che  sta  in  vedetta,  fa  forza  di  remi  e,  se- 
guendo il  galleggiante,  non  dura  fatica  a  raggiungere  la 
preda.  In  modo  analogo  si  può  pescare  il  Dentice. 

Per  avere  bottino  più  ricco  le  lenze  spesso  non  si 
calano  isolate  ma  appese,  in  numero  di  duecento  e  più, 
ad  una  corda  comune,  che  si  mantiene  al  livello  desi- 
derato mediante  pesi,  i  cui  capi  estremi  sono  segnati 
da  galleggianti.  Dopo  qualche  ora  il  pala  mito  (così 
vien  chiamato  l'attrezzo)  vien  salpato  e  si  tolgono  i 
Pesci  attaccati  agli  ami.  Nei  dintorni  di  Genova  questi 
palamiti  costieri  sono  molto  usati  e  si  adoperano  spe- 
cialmente per  pescare  il  Pagro  al  limite  tra  i  fondi  co- 
ralligeni  ed  i  fondi  melmosi.  Accennerò  di  volo  a  quelle 
lenze  che  a  mare  mosso  si  trascinano  daUa  barca  in 
moto:  così,  vien  presa,  a  mo'  d'esempio,  l'Occhiata. 

Il  tipo  più  usato  di  rete  fissa  per  la  pesca  bentonica 
è  il  tramaglio,  una  rete  lunga  per  lo  più  un  centinaio 


1  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici  539 

di  metri,  che  si  assicura  da  un  lato  alla  scogliera  e 
si  tende- in  mare  verticalmente,  non  in  direzione  retti- 
linea, ma  facendole  descrivere  due  o  tre  anse.  La  pa- 
rete del  tramaglio  consta  di  tre   strati  di  rete,   ad- 
dossati l'uno  all'altro;  i  due  esterni  a  maglia  stretta; 
il  mediano  a   maglia    assai   larga.   Allorché   il  Pesce 
urta  contro  uno   dei   due  teli  esterni,  questo  forma 
sacco  tra  le   maglie  del  telo  mediano  ed  imprigiona 
l'animale.    Con  tal  mezzo  si   pescano    Salpe,    Sagari, 
Scorpene   ecc.    Per   tendere  insidie  ai   Muggini  si  ri- 
corre molto  spesso,  lungo  le  coste  italiane,  a  piccoli 
impianti  fissi  denominati    mugginare:   sono  recinti 
lunghi  cinquanta  metri  o  poco  più,  collocati  a  ridosso, 
di  una  scogliera.  Le  pareti  del  recinto  (i  cui  margini 
superiori  corrono  a  fior  d'acqua  per  effetto  dei  su- 
gheri che  li  guarniscono)  e  il  fondo  sono  fatti  di  rete; 
è  tuttavia  lasciata  un'apertura  per  l'ingresso  del  pe- 
sce. Quando  la  vedetta,  appostata  in  luogo  elevato, 
giudica  che  in  trappola  sia  entrato  un  branco  abba- 
stanza numeroso  di  Muggini,    l'apertura   vien  chiusa 
prontamente   e   la   rete   salpata   da   apposita    barca. 
La  forma  più  comune  di  rete  a  strascico  usata  nella 
pesca  litorale  è  la  sciabica  con  tutti  i  suoi  derivati. 
La  sciabica  è  un  sacco  di  rete  a  maglia  fìtta,  che  si  pro- 
lunga lateralmente  in  due  ali  di  rete  a  maglia  tanto 
più  larga   quanto   più  ci  allontaniamo   dal  sacco;  a 
queste  ali  si  collegano  le  funi  di  rimorchio.    Nei   mo- 
delli più  grandi  le  ali  possono  raggiungere  una  lun- 
ghezza di  duecento  metri  ciascuna  e  quindi  rastrellare 
l'entrata  di  un  piccolo  seno  di  mare  in  tutta  la  sua 
estensione.  T  pescatori  gettano  in  acijua  la   relè  dalhi 
barca,   descrivendo   un   cerchio  e  buttando  a  terra   i 


540 


Capitolo  diciottesimo 


cavi  di  rimorchio;  poi  dalla  spiaggia,  mercè  lo  sforzo 


('0iul)ill;ir<i     (I 


ir;l,rciii,     la     Iflf     \  h 


J;t,IUl 


1  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  benionici  541 


st lisciare  sul  fondo  e  tratta  in  secco.  Reti  più  piccole 
del  medesimo  tipo,  come  i  tartan oni  (fig  201)  e  gli 
sciabicotti,  vengono  invece  tirate  dalla  barca,  e 
questa  vien  prima  assicurata  al  fondo  per  mezzo  di 
un'ancora. 

Oltre  i  confini  della  regione  litorale  si  esercita  la  pe- 
sca colle  paranze  e  coi  palamiti  d'alto  fondo. 

La  paranza  è  una  robusta  barca  di  15-25  tonnellate, 
che  spiega  al  vento  una  grande  vela  latina  e,  in  favo- 
revoli condizioni  atmosferiche,  può  issarne  altre  q  uattro 
minori.  L'attrezzo  usato  dalla  paranza  è  una  gi'ande 
rete  a  forma  di  sacco,  provvista,  al  pari  della  sciabica, 
di  due  ali  a  cui  vengono  attaccate  le  funi  di  rimorchio, 
lunghe  parecchie  centinaia  di  metri.  Le  paranze  pe- 
scano accoppiate  (fig.  202),  in  modo  che  ciascuna 
barca  della  coppia  tira  una  delle  funi  e  trascinano 
la  rete  sul  fondo  melmoso  per  parecchie  ore  al  giorno, 
ad  una  profondità  variante  dai  50  ai  130  metri  circa. 
Una  o  due  volte  nel  corso  del  giorno  vien  salpata  la 
rete  e  nella  melma  bigia,  che  riempie  il  sacco  guizzano 
svariatissimi  Pesci.  Fra  quelli  degni  di  speciale  men- 
zione dal  punto  di  vista  pratico  vengono  in  prima  linea, 
per  fi'equenza  «  pregio  alimentare,  le  Triglie  di  fango  e 
i  giovani  Naselli.  I  Rombi  e  le  Sogliole  si  raccol- 
gono pure  dalle  nostre  paranze,  ma  sempre  in  quan- 
tità molto  minore  di  quella  che  le  barche  adriatiche 
ci  forniscono,  mentre  predominano  spesso  altri  Pleu- 
ronettidi  assai  meno  apprezzati,  come  gli  Eucitharus 
e  sopratutto  i  Petrali  {Arnoglossus). 

1  palamiti,  muniti  di  lenze  e  di  ami  assai  robusti, 
vengono  in  talune  stazioni  (Noli,  Cornigliano,  8.  Mar- 
gluMÌta,  ecc.)  adattati  alla  pesca  profonda  e  sì  calano- 


542 


Capitolo  diciottesimo 


sulle  melme  sublitorali  ed  abissali  fino  a  600,  700  e 
più  metri  di  fondo  ;  alla  fune  si  fanno  descrivere  delle 

anse,  come  si  pratica 
coi  tramagli;  al  verti- 
ce  di   ogni  ansa  vien 
collocato     un     galleg- 
giante. Oltre  ai  grandi 
-1         esemplari    di    Nasello 
•2         {Merluccius    vulgaris), 
i         prodotto    più    impor- 
^        tante  di  tal  genere  di 
3         pesca,      si     prendono 
'^         Gronghi,   Squali,  ecc., 
'^.         e  non  mancano  qual- 
53  S         che  volta  caratteristi- 
.  'g         CI  rappresentanti    del 
^    ^         bentos  abissale,  come 
i         i  Macruri. 


2  Terminando   questo 

t         cenno  >  sommario    sui 
^         metodi  di   pesca,  non 
possiamo    tacere    una 
quistione    di    capitale 
interesse  per  la  biolo- 
gia  applicata.    Varia- 
no le  condizioni  della  pesca  nelle  diverse  zone  del  nostro 
mare:  nell'Adriatico  sono  in  generale  migliori  che  nel 
Tirreno,  in  Sicilia  migliori  che  in  Liguria,  ma,  in  tesi  gè- 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici  543 

nerale,  si  può  affermare  che  la  pesca  in  Italia  versa  in 
misere  condizioni.  È  stato  calcolato  che  il  pescatore 
italiano  non  guadagna  in  media  più  di  94  centesimi 
al  giorno,  mentre  l'incasso  del  pescatore  francese  su- 
pera le  quattro  e  quello  del  pescatore  inglese  perfino 
le  otto  lire  giornaliere.  Secondo  una  statistica  del  1910 
l'intera  flotta  peschereccia  italiana,  forte  di  ben  29.000 
galleggianti,  ha  recato  soltanto  34  milioni  di  guadagno, 
mentre  il  paese,  per  sopperire  al  consumo  interno,  è 
stato  costretto  ad  importare  pesce  dall'estero  per  ben 
86  milioni  di  lire.  Quale  umiliante  confronto  coli' In- 
ghilterra, la  quale,  sebbene  disponga  di  un  numero 
pressoché  uguale  di  pescatori,  sbarcava  nel  1911  un 
carico  di  pesce  valutato  più  di  295  milioni  di  lire  e 
sufficiente  non  solo  per  un  largo  consumo  nazionale, 
ma  anche  per  una  ricca  esportazione  ! 

Tutti  riconoscono  come  lo  stato  poco  florido  del- 
l'industria peschereccia  sia  grave  danno  e  grave  di- 
sdoro per  un  paese  marinaro  come  il  nostro  ;  e  al  male 
non  sono  mancate  né  diagnosi  né  proposte  di  rimedio. 
Ma,  come  avvien  tanto  spesso  anche  nell'arte  medica, 
diagnosi  e  ricette  non  sono  concordi. 

Riguardo  alle  cause  invocate  per  spiegare  il  feno- 
meno, giova  ricordare  due  diverse  tendenze:  la  prima 
che  io  chiamerei  tecnicista  pone  in  prima  linea  il 
problema  tecnico:  il  pescatore  italiano  fa  magra  rac- 
colta e  magro  guadagno  perché  non  dispone  dei  mezzi 
di  pesca  potenti  e  perfezionati  omai  largamente  dif- 
fusi presso  le  nazioni  dell'Europa  settentrionale.  La  se- 
conda, che  si  può  chiamare  ambientista,  attribuisce 
invece  grandissima  importanza  alle  condizioni  del- 
l'ambiente marino:  la  povertà  della  pesca  nei  paesi 


544  Capitolo  diciotltaimo 

bagnati  dal  Mediterraneo  è  dovuta  ad  un  complèsso 
di  sfavorevoli  circostanze  nel  campo  fisico -biologico. 

A  quale  delle  due  teorie  conviene  dare  maggior 
credito  I  Certo  le  idee  dei  tecnicisti  non  vanno  re- 
spinte a  priori.  È  verissimo  che  la  tecnica  peschereccia 
ha  fatto  passi  da  gigante  all'estero  e  sopratutto  nei 
paesi  che  si  affacciano  al  Mare  del  Nord  e  nel  lontano 
Giappone;  gli  Inglesi  possedevano  nel  1911  oltre 
2200  vapori  da  pesca,  senza  contare  le  barche  a  vapore; 
i  Giapponesi  avevano,  nel  1910,  500  barche  a  motore 
e  41  vapori  da  pesca  con  un  personale  peschereccio, 
istruito  in  apposite  scuole  teorico -pratiche,  ordinate 
secondo  criteri  razionali  e  moderni.  Persino  l'Unione 
Sud -Africana  dispone  oggi  di  sei  vapori  pescherecci. 

I  vapori  da  pesca  (fìg.  203)  non  sono  generalmente 
inferiori  alle  300  tonnellate  e  talvolta  raggiungono 
le  1000,  dispongono  di  una  grande  rete  a  sacco  e  di 
una  stiva  frigorifera  destinata  a  conservare  in  buon 
stato  il  pesce  raccolto.  La  rete  vien  rimorchiata  sul 
fondo  del  mare  con  una  velocità  di  5-6  chilometri  al- 
l'ora e  si.  mantiene  aperta  per  la  divergenza  di  due 
grandi  e  pesanti  tavole  a  cui  si  uniscono  da  una  parte 
le  labbra  del  sacco,  dall'altra  le  funi  di  rimorchio.  È 
questo  il  traivi  degli  Inglesi,  la  cui  bocca  misura  di 
regola  circa  30  metri  di  larghezza.  Per  i  galleggianti 
più  modesti  si  fa  largo  uso  di  motori  a  scoppio  onde  so- 
stituire completamente,  o  almeno  sotto  forma  di  au- 
siliario, le  vele  ed  i  remi;  attualmente  i  motori  ad  olio 
pesante,  più  economici,  sono  in  grande  favore. 

Tuttavia,  dal  tenere  nel  debito  conto  il  progresso 
tecnico,  al  vedere  in  questo  l'unica'  causa  delle  dispa- 
rità dianzi  lamentate,  corre  un  bel  tratto.  Credo  che 


1  Pesci  ìilili  e  la  pesca  -  Pesci  ientotìici 


545 


al  giorno  d'oggi  nessun  biologo  può  dirsi  puro  tecni- 
cista, poiché  laddove  le  industrie  del  mare  rendono 


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meno,    ciò   potrebbe  dipendere  da  una   più  scarsa 
produttività  e  troppe  considerazioni  ci  fanno  omai 
credere  che  questa  seconda  ipotesi  molto  debba  con- 
tenere di  giusto. 
35.  —  R.  IssEL, 


546  Capitolo  diciottesimo 

Per  quanto  concerne  la  pesca  ben  tonica,  il  nostro 
pescatore  trae  dalla  platea  continentale  quasi  tutto 
il  suo  guadagno.  Ora  nel  Mare  del  Nord  questo  campo 
di  sfruttamento  si  estende  per  centinaia  e  centinaia 
di  chilometri,  mentre  lungo  le  nostre  coste  dirupate 
si  riduce  ad  una  striscia  larga  pochi  chilometri,  acqui- 
stando soltanto  nell'Adriatico  una  estensione  alquanto 
maggiore. 

Pesci  tipicamente  bentonici,  come  i  Gadidi  ed  i 
Pleuronettidi,  sono  rappresentati  nei  mari  nordici  da 
un  numero  rilevante  di  specie,  che  tutte,  piìi  o  meno, 
danno  luogo  a  pesche  copiose  e  rimunerative,  mentre 
i  Gadidi  e  i  Pleuronettidi  nostrani,  che  hanno  reale 
importanza  economica,   si  contano   sulle   dita. 

È  ovvio  poi  che  la  quantità  del  bestiame  debba  tro- 
varsi in  diretta  relazione  colla  ricchezza  dei  pascoli; 
ora  si  sa  con  certezza  che  il  pascolo  principale  dei 
Pesci:  il  plancton  formicolante  nel  mare,  è  assai  più 
abbondante  nelle  acque  fredde  dei  mari  nordici  che 
in  quelle  tepide  del  Mediterraneo:  una  minor  pesco- 
sità apparirebbe  logica  conseguenza  di  questo  fatto. 
Esistono  dunque  deficienze  nella  tecnica,  ma  ai  dati 
biologici  si  deve  accordare  la  massima  considerazione. 

In  tema  di  provvedimenti  atti  a  migliorare  la  pesca 
fervono  tuttora  le  discussioni.  Il  tecnicista  non  sembra 
preoccuparsi  dei  danni  che  una  soverchia  distruzione 
delle  specie  utili  potrebbe  recare  a  quella  industria. 
Taluno  si  mantiene  ancor  fedele  al  dogma  del  mare 
inesauribile,  che  dominava  pochi  anni  or  sono  tra 
i  biologi,  e  contava  anche  il  Lobianco  tra  i  piìi  auto- 
revoli sostenitori.  Affermavano  questi  essere  il  mare 
tanto  grande  ed  i  Pesci  tanto  prolifici  che  Puomo  non 


/  Pteci  utili  e  la  ptsca  -  Pesci  bentonioi  547 

può  esercitare  sensibile  influenza,  e  credevano  più 
distruttiva  l'opera  degli  Squali  e  d'altri  carnivori 
voraci  che  non  quella  delle  sciabiche  e  delle  paranze. 
«  L'Italia  non  ha  che  da  copiare  i  potenti  ordigni  e 
la  discipliìiata  organizzazione  peschereccia  della  Ger- 
mania per  sanare  le  miserie  dei  pescatori  »  si  ripete  da 
taluni,  e  si  continua  così  un  antico  errore:  si  ammette 
senz'altro  che  istituzioni  estere  debbano  dare  ottimi 
frutti,  quando  si  trapiantano  in  ambiente  molto  di- 
verso da  quello  in  cui  sono  nate. 

Del  resto,  anche  nei  paesi  nordici  il  grande  sviluppo 
della  pesca  a  vapore  non  si  è  dimostrato  privo  d'in- 
convenienti. Laddove  centinaia  di  piroscafi  solcano 
giornalmente  ed  in  ogni  senso  certi  bassifondi,  stati- 
stiche precise  hanno  segnalato  per  alcune  specie  di  Pe- 
sci, un  decremento  relativo  tanto  al  numero,  quanto 
alle  dimensioni  degli  esemplari.  E  sebbene  forti  oscilla- 
zioni possano  prodursi  anche  indipendentemente  dal- 
l'uomo, in  taluni  casi  è  sembrata  evidente  la  relazione 
tra  il  depauperamento  e  la  pesca  sfrenata.  Anzi  l'opera 
di  alcune  grandi  istituzioni  che  hanno  ad  un  tempo  ca- 
rattere scientifico  e  pratico,  quali  il  Consiglio  perma- 
nente internazionale  per  l'esplorazione  del  mare,  pre- 
sieduto dal  celebre  esploratore  Nansen,  è  in  parte  di- 
retta a  studiare  provvedimenti  tali  da  impedire  la 
soverchia  distruzione  delle  specie  commestibili.  Ora, 
se  dannose  conseguenze  di  una  pesca  troppo  inten- 
siva vengono  ammesse  per  quelle  zone  di  mare  ove 
regnano  condizioni  privilegiate  dal  punto  di  vista 
della  morfologia  del  fondo  e  dell'abbondanza  del  planc- 
ton, a  maggior  ragione  dovremmo  temere  effetti  nocivi 
nel  nostro  ambiente  marino  meno  propizio,  qualora 


548  Capitolo  diciottesimo 


la  pesca  a  va])ai'e  colle  reti  a  strascico  venisse  in 
larga  scala  introdotta.  L'ingegnere  deve  adunque  stu- 
diare i  progressi  tecnici  ;  il  biologo  suggerire  con  quali 
limitazioni  di  tempo  e  di  luogo  vadano  adoperati. 

E  per  chiarir  meglio  la  quistione  giova  rivolgersi 
alle  speciali  condizioni  della  pesca  nel  nostro  Mare  Li- 
gure. Da  troppe  parti  e  con  troppa  insistenza  si  la- 
menta il  progressivo  depauperamento  del  mare,  perchè 
questo  non  corrisponda  ad  un  fatto  reale.  Lungo  le 
nostre  due  Riviere  i  pescatori  sono  concordi  nell'af- 
fermare  che  da  una  quindicina  d'anni  almeno  si  è  pro- 
dotta una  diminuzione  fortissima  nel  numero  dei 
Pesci  bentonici;  in  certe  località  ove  il  pescatore 
riusciva  a  guadagnare  una  discreta  giornata,  oggi  non 
ricaverebbe  neppure  quel  tanto  che  basti  a  compen- 
sare il  logorio  degli  strumenti.  Conseguenza  inevitabile: 
in  certi  porti  dove  numerose  famiglie  vivevano  esclu- 
sivamente della  pesca,  non  v'ha  più  alcuno  che  tragga 
dalle  reti  l'unico  provento,  e  coloro  che  non  hanno 
completamente  abbandonato  il  mestiere,  per  dedi- 
carsi ad  altro  più  proficuo,  conservano  la  pesca  sol- 
tanto come  occupazione  accessoria.  Non  bisogna  certo 
incolparne  la  pesca  a  motore,  essendo  il  guaio  ante- 
riore alla  comparsa  delle  prime  motobarche,  né  potendo 
i  pochi  e  modesti  battelli  a  motore  attualmente  in 
uso  esercitare  una  sensibile  influenza.  Ritenete  dunque 
legittima,  se  pure  non  scientificamente  dimostrata, 
la  preoccupazione  che  la  scarsa  riserva  di  Pesce  distri- 
buita su  di  un'angusta  striscia  di  fondo,  possa  venire 
seriamente  compromessa  anche  dalla  pesca  eserci- 
tata cogli  antichi  sistemi.  È  impressionante  la  quantità 
di  pesce  giovanissimo  che  vieii  raccolta  dal  sacco  della 


/  Ptsci  utili  e  la  pesca  -  Pesci  bentoìiici  549 

paranzella.  Migliaia  e  migliaia  di  pesciolini,  che  po- 
trebbero facilmente  sfuggire  dalle  maglie  se  la  rete 
lavorasse  su  fondo  d'altra  natura,  restano  soventi 
impigliati  nell'ammasso  di  melma  vischiosa  che  ot- 
tura le  maglie  ;  fra  centinaia  di  Naselli  raccolti  in  una 
stessa  cala  non  se  ne  trova  spesso  un  solo  che  raggiunga 
i  due  decimetri  di  lunghezza.  Né  l'opera  della  rete 
a  strascico  va  seriamente  indagata  solo  perchè  fa 
scempio  di  pesce  novello,  ma  perchè,  sconvolgendo 
il  fondo  melmoso,  porta  lo  scompiglio  fra  gli  Inver- 
tebrati bentonici  e  forse  turba  in  modo  diretto  od 
indiretto  quelle  relazioni  biologiche  le  quali,  automa- 
ticamente stabilite  fra  i  membri  di  una  comunità  bio- 
logica, ne  determinano  l'equilibrio  {^). 

E  sarebbe  illogico  assolvere  a  priori  le  grandi  scia- 
biche, le  quali  fanno  strage  di  pesce  assai  piti  minuto 
di  quello  distrutto  dalle  paranze  e  neppure  vorrei 
considerare  con  indifferenza  la  pesca  cogli  esplosivi 
{che  molti  ritengono  insignificante  nei  suoi  effetti 
generali)  allorché  i  bombardieri  giornalmente  ripe- 
tono le  loro  gesta  e  sconvolgono  scogliere  già  impove- 
rite. 

Tutto  ciò  sia  detto  senza  contestare  che  il  decre- 
mento di  certe  specie  utili  si  possa  connettere  a  lente 
modificazioni  di  fauna  dovute  a  fattori  non  ben 
noti  ed  indipendenti  da  qualsiasi  azione  diretta  od 
indiretta  dell'uomo. 

Il  codice  italiano  della  pesca  (1913)  si  preoccupa  di 


(')  Con  ciò  non  intendo  invocare  nuove  limitazioni  e  proibi- 
zioni; credo  anzi  che  senza  studio  metodico  e  riforme  organiche 
in  tutto  il  campo  della  pesca  non  si  possa  rimediare  efficacemente. 


550  Capitolo  divioltesimo 

tutti  quei  sistemi  che  passano  per  distruttivi  e  certo 
non  si  è  ispirato  al  criterio  della  inesauribilità  del  mare 
quando  ha  stabilito  una  serie  di  provvedimenti  atti 
ad  evitare  il  depauperamento  della  fauna  ittiologica. 

Per  citare  alcune  norme  fra  le  più  importanti,  è 
proibita  la  pesca  a  strascico  mediante  reti  tratte  dal 
vapore,  son  vietati  gli  altri  sistemi  di  reti  a  strascico 
dal  primo  dicembre  al  primo  maggio  dell'anno  suc- 
cessivo entro  ad  un  miglio  marittimo  dalla  costa,  e 
limitazioni  ancor  più  rigorose,  relative  alle  reti  a  stra- 
scico, vengono  imposte  nell'Italia  meridionale  ed  in- 
sulare, ove  le  condizioni  locali  lo  suggeriscano.  Pene 
severe  sono  comminate  ai  pescatori  colla  dinamite; 
norme  speciali  regolano  la  pesca  nelle  adiacenze  delle 
tonnare. 

Per  frenare  la  distruzione  del  pesce  novello,  sia  plan- 
ctonico sia  bentonico,  si  vieta  la  pesca  ed  il  commercio 
degli  individui  che  non  raggiungono  un  certo  minimo 
di  lunghezza  fissato  da  apposita  tabella.  Questo  mi- 
nimo è  di  7  centimetri  per  le  Triglie,  l'Acciuga  e  la 
Sardina;  di  12  centim.  per  la  Spigola,  l'Orata,  il 
Dentice,  i  Saraghi,  i  Muggini,  i  Rombi,  le  Sogliole, 
le  Pianuzze,  il  Nasello.  Per  l'Anguilla  è  stabilito  un 
minimo  di  25  centimetri. 

Come  eccezione  al  divieto,  suggerita  da  richieste  lo- 
cali, vien  consentita  ne'  compartimenti  marittimi  della 
Liguria  la  pesca  delle  Acciughe  e  Sardine  novelle 
(«  gianchetti  »  o  «  paazette  »  a  seconda  della  grossezza) 
durante  i  mesi  di  febbraio  e  di  marzo,  e  a  Livorno  la 
])esca  delle  cieche  da  dicembre  sino  a  tutto  febbraio. 
Altre  disposizioni  a  scoi30  protettivo  limitano  la  pesca 
del  Corallo,  nonché  la  raccolta  dei  Crostacei  e  Mol- 
luschi commestibili. 


l  Pesci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  bentonici  551 

D'altra  parte,  per  migliorare  le  condizioni  dell'in- 
dustria, il  Governo  favorisce,  colle  debite  cautele,  l'in- 
troduzione di  battelli  a  vapore  o  di  barche  a  vela 
fornite  di  motore  ausiliario  e  già  sono  in  regolare 
esercizio  od  in  prova  una  trentina  di  questi  galleg- 
gianti, dieci  dei  quali  nella  nostra  Liguria.  Nel  tempo 
stesso  incoraggia  con  propaganda  scritta  ed  orale, 
con  fondi  iniziali  e  con  annuali  sussidi,  l'istituzione 
di  cooperative  e  sindacati.  Mercè  questo  aiuto  i  pe- 
scatori possono  efficacemente  congiungere  i  loro  sforzi 
e  sopratutto  riunire  le  somme  necessarie  per  l'ac- 
quisto di  mezzi  più  costosi  e  perfezionati  di  pesca. 

Ma  se  persone  competenti  giudicano  oltremodo 
incauto  lo  sviluppare  la  grande  pesca  a  vapore  sui 
fondi  comunemente  sfruttati  dalle  nostre  barche, 
perchè  non  tentarla  a  profondità  considerevoli? 
Anche  questa  tesi  ha  trovato  attivi  fautori:  pochi 
anni  or  sono  un  brillante  conferenziere  prometteva 
l'eldorado  ai  pescatori  che  muniti  del  grande  trawl 
a  vapore  avessero  rastrellato  i  pendii  del  mare  pro- 
fondo. Pur  troppo  la  promessa  non  ha  serio  fonda- 
mento ;  per  quel  poco  che  si  conosce,  le  melme  del  Me- 
diterraneo, nella  regione  profonda  e  nella  abissale, 
sono  povere  di  vita.  Anche  riferendoci  a  quanto  si 
pratica  nell'Oceano,  è  vero  che  lungo  le  coste  atlan- 
tiche del  Marocco  i  piroscafi  lavorano  con  vantaggio 
sino  a  400  metri  di  fondo,  ma  è  anche  vero  che  nel- 
l'Atlantico francese  le  pesche  metodiche  della  «  Vienne  » 
non  hanno  scoperto  alcuna  zona  industrialmente  sfrut- 
tabile al  disotto  dei  150  metri.  E  nulla  ci  permette  di 
affermare  a  priori  che  le  catture  di  Naselli  o  di  More 
nelle   nostre   acque   sarebbero   tanto   abbondanti  da 


Capitolo  diciotltsimo 


compensare  le  ingenti  spese  richieste  dai  vapori  di 
pesca.  Con  ciò  non  va  del  tutto  respinta  l'idea,  poiché 
non  si  può  escludere  che  si  trovino  qua  e  là  solchi  ed 
avvallamenti  abbastanza  ricchi  da  venire  sfruttati 
nel  modo  anzidetto.  Sarebbe  quindi  assurdo  impian- 
tare ex  abrupto  una  pesca  a  strascico  sui  fondi  abissali, 
ma  è  opportuno  che  le  esplorazioni  promosse  dalla 
scienza  in  acque  profonde  abbiano  sempre  di  mira 
anche  il  lato  pratico  della  quistione. 

Intanto,  ove  i  mezzi  lo  concedessero,  i  piroscafi  po- 
trebbero essere  utilmente  impiegati  non  già  per  la 
pesca  nelle  acque  nostre,  ma  per  recarsi  lontano,  a 
compiere  campagne  di  pesca  in  altri  mari  più  pro- 
duttivi. 

Da  un  altro  punto  di  vista  vorrei  considerare  le 
relazioni  tra  lo  stato  attuale  della  biologia  marina 
e  la  pratica  della  pesca:  mi  è  accaduto,  or  non  è  molto, 
di  sentirmi  chiedere:  Ma  i  provvedimenti  testé  ac- 
cennati in  materia  peschereccia  hanno  saldo  fonda- 
mento biologico,  oppure  vengono  concretati  in  base 
a  giudizi  empirici?  Si  può  rispondere  che  le  norme 
regolatrici  della  pesca  sono  certo  ispirate  da  tecnici 
competenti  e  che  dei  reperti  biologici  si  tiene,  quando 
è  possibile,  il  debito  conto.  Tuttavia,  per  necessità  di 
cose,  molti  provvedimenti  si  debbono  ridurre  ancor 
oggi  a  norme  dettate  più  che  altro  dal  buon  senso  e 
dall'empirismo  dei  pescatori.  Ciò  perché  sono  ancora 
oltremodo  incomplete  quelle  conoscenze  di  biologia 
marina  che  potrebbero  dare  una  base  veramente 
scientifica  alla  legislazione. 


/   Pesci  uliiì  e  la  pesca  -  Pesci  beiiloìiici 


Ardue  é  molteplici  sono  le  ricerche  da  compiere 
ed  i  problemi  da  risolvere  neirinteresse  della  pesca. 
Onde  seguire  i  Pesci  nelle  fasi  successive  della  vita 
occorrono  molte  indagini  preliminari  e  prima  di  tutto 
bisogna  riconoscere  le  specie  con  sicurezza  ed  in  ogni 
fase  dello  sviluppo.  Eicostruire  tutto  il  ciclo  di  svi- 
luppo di  una  specie  mettendo  insieme  gli  stadi  lar- 
vali e  giovanili  planctonici  e  bentonici  è  paziente  la- 
voro di  ricerca  e  di  confronto  che  può  assorbire  per 
interi  lustri  l'attività  di  uno  zoologo. 

Per  fortuna  la  conoscenza  delle  uova  e  degli  stadi 
giovanili  dei  Pesci  ha  fatto  grandi  progressi  in  Italia 
grazie  sopratutto  ai  lavori  del  Raffaele,  del  Lobianco, 
del  Grassi,  del  Sanzo,  e  attualmente  si  va  perfezio- 
nando, con  indirizzo  moderno,  per  merito  di  un  pic- 
colo, ma  operoso  gruppo  di  zoologi.  Alcuni  di  questi 
coordinano  l'attività  loro  in  una  istituzione  speciale: 
il  Comitato  talassografico  italiano,  fondato  nel  1910 
per  iniziativa  della  Società  pel  progresso  delle  Scienze, 
poi  passato  al  Groverno  e  fornito  di  larghi  mezzi  dal 
Ministero  della  Marina,  allo  scopo  di  coltivare  lo 
studio  fisico  e  biologico  dei  nostri  mari. 

Convien  dire  per  contro  che  altre  indagini  si  pra- 
ticano all'estero  con  metodi  rigorosi  e  su  larga  scala 
e  già  son  feconde  d'importanti  risultati,  mentre  da 
noi  cominciano  appena  a  trovar  posto  nel  programma 
dei  biologi. 


5ò4  Capitolo  divivUesiino 

Intanto  non  basta  classificare  i  Pesci,  ma  occorre  co- 
noscerne anche  l'età,  che  male  si  giudicherebbe  dalle 
dimensioni,  non  essendo  uniforme  la  crescenza  di  esem- 
plari della  stessa  specie,  viventi  in  acque  di  latitudine 
e  di  temperatura  diverse.  Si  è  scoperto  che  certe  zone 
concentriche,  le  quali  si  formano  nelle  squame,  negli 
statoliti,  in  certe  ossa  (p.  es.  ossa  opercolari)  dei  Pesci, 
rappresentano  zone  di  accrescimento  annuale,  né  più 
né  meno  di  quanto  succede  nei  tronchi  d'albero;  donde 
la  possibilità,  entro  a  certi  limiti,  di  dedurre  l'età 
dell'  individuo  da  cosifatti  differenziamenti  strut- 
turali. Un'altra  serie  di  ricerche  ha  per  oggetto  di 
stabilire  con  sicurezza  i  caratteri  esterni  (spesso  poco 
evidenti)  che  valgono  a  distinguere  il  maschio  dalla 
femmina,  nonché  le  modificazioni  di  forma  e  di  colore 
che  accompagnano  la   maturità  sessuale. 

La  vita  dei  Pesci  utili  dev'essere  indagata  in  tutti 
i  suoi  aspetti.  D'alta  importanza  sono  a  mo'  d'esempio 
gli  studi  che  si  riferiscono  alle  migrazioni  periodi- 
che. I  cambiamenti  di  livello  delle  specie  pelagiche 
{sopratutto  delle  larve)  si  studiano  per  mezzo  di  pe- 
sche eseguite  in  serie  a  diverse  profondità,  in  diverse 
ore  del  giorno  ed  in  stagioni  differenti  dell'anno. 
Onde  rintracciare  le  vie  seguite  nelle  migrazioni  oriz- 
zontali, si  fa  uso,  all'estero,  di  metodi  poco  dissimili 
da  quelli  messi  in  pratica  per  gli  uccelli  migratori. 
Numerosi  esemplari  di  una  determinata  specie  vengono 
pescati  e  contraddistinti  con  una  piastrina  metallica 
legata  con  filo  d'argento  alla  base  di  una  pinna  (per 
lo  pili  la  dorsale)  oppure  con  un  bottone  d'  argento 
infisso  in  una  deUe  lamine  ossee  che  proteggono  l'ap- 
parato branchiale.  Sulla    piastrina  o    sul    bottone  si 


I  Pesci  utili  e  la  ptsca  -   Fisci  btntonici  òòi 

notano  le  opportune  indicazioni  relative  alla  cattura 
e  subito  dopo  il  Pesce  vien  rimesso  in  mare.   Espio 
rando  piti  tardi  le  zone  circonvicine  si  riesce   a  ri 
pescare  qualcuno  degli   esemplari  segnati  ed  a  farsi 
con  tal  mezzo  un  concetto  preciso  del  cammino   per 
corso   nel   frattempo   dal   Pesce   migratore.    Special 
diagrammi  di  migrazione,  nei   quali  un  com 
plesso  di  rette  o  di  frecce  indica,  sulla  carta  idrogra 
fica,   la  direzione  seguita  e  la  distanza  superata  dai 
singoli  esemplari  ripescati,  figurano  oggidì  in  tutti 
principali  periodici  stranieri  di  talassobiologia  appli 
cata  alla  pesca.  Le  vicende  della  riproduzione,  spesso 
intimamente  collegate  alle  migrazioni,  sono  interes- 
santi da  conoscere,  sia  dal  lato  puramente  scientifico, 
sia  per  suggerire  le  norme  relative  alla  protezione 
della  specie.  E  qui,  fra  le  altre  indagini,  entrano  in 
campo    le    ricerche    planctoniche    quantitative.    Per 
ogni  saggio  di  plancton  raccolto  nelle  crociere  di  esplo- 
razione si  determina  la  quantità  di  uova  planctoniche 
appartenenti  ad  una  data  specie  di  Pesci;  laddove 
vien  segnalato  un  maximum  di  uova  negli  stadi  più 
arretrati  di  sviluppo,  ci  troviamo  evidentemente  nel- 
l'area soprastante  alla  zona  ove  le  uova  sono  state  de- 
poste e  siamo  in  grado  di  tracciare  sulla  carta  l'area 
di  riproduzione  della  specie. 

Essendo  noto  quale  importanza  abbiano  certi  fat- 
tori fisici  e  chimici  nell' orientare  gli  atti  vitali  dei 
Pesci,  ne  consegue  la  necessità  di  studiare  con  mi- 
sure e  con  osservazioni  precise  le  condizioni  di  tem- 
])eratura,  di  salsedine,  di  movimento  delle  acque 
in  cui  si  svolgono  le  varie  fasi  dell'esistenza.  P2  già 
nei  mari  nordici  i  pescatori  sanno  giovarsi  dei  risul- 


556  C'apilolo  diciottesimo 

tati  ottenuti  in  questo  campo,  consultando  lo  scan- 
daglio ed  il  termometro  a  rovesciamento  prima  di 
calare  le  reti. 

Non  è  poi  soverchia  presunzione  il  credere  che  lo 
studio  metodico  delle  relazioni  tra  l'organismo  e  le 
contingenze  fisiche  ci  lasci  un  giorno  prevedere  certi 
fenomeni  (come  l'apparizione  di  specie  pelagiche),  i 
quali  sembrano  prodursi  a  capriccio  soltanto  perchè 
ci  sfuggono  alcuni  degli  elementi  causali.  Intanto  la 
compilazione  di  buone  carte  da  pesca  è  uno  dei 
risultati  pratici  che  l'industria  potrà  richiedere  a  buon 
diritto,  e  in  avvenire  non  lontano,  dalle  fatiche  con- 
cordi dei  talassobiologi.  Tali  carte  potranno  fornire 
ai  pescatori  indicazioni  di  grande  utilità  intorno  ai 
banchi  già  esplorati  e  magari  indirizzarli  anche  allo 
sfruttamento  di  nuovi  campi  di  lavoro.  Altre  appli- 
cazioni interessanti  si  potranno  escogitare  allorché 
la  fisica  e  la  chimica  del  mare,  associate  ai  vari  rami 
delle  scienze  zoologiche  (sistematica,  embriologia, 
fisiologia,  ecc.)  ci  avranno  procurato  nozioni  più  pre- 
cise e  più  complete  delle  attuali  intorno  ai  fattori 
interni  ed  esterni  che  regolano  l'esistenza  dei  Pesci 
utili.  Speriamo  che  in  un  prossimo  rifiorire  di  studi 
e  di  energie  l'Italia  si  accinga  con  ardore  al  lungo 
cammino  che  ancora  le  resta  da  percorrere  in  que- 
sta direzione  ! 

Accanto  agli  studi  più  ardui  e  complessi  di  biologia 
marina  è  urgente,  indispensabile,  istituire  un  ser- 
vizio più  modesto  ma  non  meno  utile.  Alludo  alla 
statistica,  applicata  non  solo  alle  ricerche  scienti- 
fiche (perchè  si  fa  della  statistica  in  tutti  i  lavori  che 
traggono  le  conclusioni  loro  da  serie  ordinate  e  meto- 


/  Pesci  ui'Ui  e  la  pesca  -  Pesci  bentonici  557 

diche  di  dati)  ma,  alle  quotidiane  raccolte  dei  pesca- 
tori. Attualmente  si  tiene,  e  non  dappertutto,  un  conto 
approssimativo  e  globale  del  peso  e  del  costo  dei 
Pesci  raccolti;  bisognerebbe  fare  molto  di  più:  anno- 
tare il  numero  di  esemplari  di  ciascuna  specie,  le  di- 
mensioni loro,  la  profondità  e  la  località  esplorata 
dal  pescatore.  Supponete  che  in  via  d'esperimento 
venga  temporaneamente  vietato  questo  o  quell'altro 
mezzo  di  pesca  ritenuto  distruttivo,  per  vedere  se 
ne  derivi  un  aumento  nella  pescosità  della  zona. 
Riuscirebbe  facile  il  giudicare  con  precisione  i  risul- 
tati, confrontando  le  statistiche  anteriori  con  quelle 
posteriori  all'esperimento  e  se  ne  potrebbero  ricavare 
norme  pratiche  prima  ancora  che  le  ricerche  piti 
complete  dei  biologi  indagassero  il  come  ed  il  perchè. 
Se  invece  l'esperienza  non  è  appoggiata  da  una  sta- 
tistica ben  fatta,  bisogna  limitarsi,  come  troppe  volte 
è  accaduto,  ad  apprezzamenti  empirici,  che  poco 
giovano  a  chiarire  la  quistione. 

Ma  cogli  studi  e  coi  molteplici  provvedimenti  di- 
retti a  sfruttare  i  Pesci  utili  non  si  esaurisce  l'atti- 
vità della  biologia  marina  applicata  ai  bisogni  del- 
l'uomo. Prima  di  tutto  converrebbe  sviluppare  e  fa- 
vorire con  ogni  mezzo  una  forma  di  piscicoltura  ma- 
rina che  ha  già  dato  buoni  risultati  in  Italia  e  che 
risulta  fra  tutte  la  piti  facile,  la  più  sicura  e  la  me- 
glio adatta  ad  una  pronta  riuscita.  Alludo  all'alleva- 
mento di  specie  eurialine,  come  Orate,  Spigole,  Mug- 
gini, negli  stagni  litorali.  Assai  più  arduo  è  il  pro- 
blema della  riproduzione  artificiale  dei  Pesci  marini 
(piscifattura). 

Nelle  acque  dolci  si  praticano  con  successo  le  se- 


558  Capitolo  diciottesimo 


mine,  introducendo  migliaia  di  uova  o  meglio  di  pic- 
coli appena  schiusi  (avannotti),  i  quali,  crescendo  e 
figliando,  possono  popolare  laghi,  fiumi,  torrenti  in 
breve  volgere  di  tempo.  Si  può  far  lo  stesso  in  mare 
aperto  ?  Molti  sono  scettici  in  proposito,  ma  anche  in 
questo  caso  l'esperienza  dev'essere  sempre  preferita 
a  qualunque  aprioristica  negazione.  La  coltivazione 
ben  diretta  e  la  vendita  ben  sorvegliata  delle  Ostriche 
e  dei  Mitili  [Mytilus  edulis)  non  vanno  trascurate 
e  al  pubblico  diffidente  non  ci  stancheremo  di  ripe- 
tere che  il  tifo  non  si  contrae  in  seguito  a  consumo  di 
Ostriche  se  viene  prescelta  una  località  salubre  pel 
parco  di  allevamento  e  s'impedisce  al  rivenditore  di 
usare  l'acqua  inquinata  dei  porti  onde  mantenere  in 
vita  il  Mollusco. 

Altra  applicazione  interessante  ci  offre  la  coltiva- 
zione delle  Spugne,  per  la  quale  indagini  recenti  del 
Sella  additano,  come  campo  molto  propizio,  certi 
fondi  del  litorale  Libico.  L'allevamento  dell'Astice 
{Homarus  vulgaris),  oggi  fiorente  negli  Stati  Uniti 
dovrebbe  tentarsi  anche  nel  nostro  paese.  Non  è 
assurdo  pensare  che  qualche  forma  di  propagazione 
artificiale  si  possa  trovare  anche  pel  Corallo,  e  la  col- 
tivazione delle  Alghe  commestibili,  che  va  assumendo 
importanza  sempre  maggiore  nel  Giappone,  dovrebbe 
invogliare,  anche  fra  di  noi,  qualche  persona  deside- 
rosa di  novità. 

Lungo  i  monti  delle  Cinque  Terre,  che  scendono  a 
precipizio  in  mare,  il  contadino  ha  ben  saputo  disten- 
dere i  filari  delle  sue  vigne  e  scaglionare  le  strisce  dei 
suoi  campi  per  balze  rocciose  che  sembravano  inac- 
cessibili all'uomo   e  ribelli  ad   ogni  coltura:   così  la 


/  Pesci  utili  e  la  pesca  -   Pesci  bentonici  559 

scienza,  guidando  il  braccio  robusto  del  pescatore, 
saprà  un  giorno  ricavare  insperati  vantaggi  anche  dai 
fondi,  oggi  poveri  ed  ingrati,  del  nostro  mare. 


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«  Boll.  Soc.  Geografica  Italiana  ».  Ser.  4,  voi.  9,  sottemì)re 
1908. 


CAPITOLO  XIX. 

Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta 
e  di  studio  nella  blolosria  marina 


Sommario:  Generalità;  metodi  per  la  pesca  del  plancton  (reti 
da  plancton,  conservazione  del  materiale).  —  Metodi  della 
pesca  bentonica  (rete  a  raschiatoio,  redazze,  gangano, 
draghe;  pesca  profonda).  —  Cannocchiale  marino;  acquari 
e  modo  di  ossigenarli;  mezzi  ottici  e  libri:  laboratori  marini. 
Conclusione. 


Ho  sinora  taciuto  degli  strumenti  e  dei  mezzi  di 
osservazione  che  il  biologo  adopera  nelle  sue  indagini 
sul  mare.  Trattare  l'argomento  a  fondo  sarebbe  im- 
presa non  breve  né  facile,  poiché,  come  accade  in  ogni 
ramo  della  tecnica  scientifica,  l'armamentario  tende 
a  diventare  sempre  più  specializzato  e  più  compli- 
cato. Descrizioni  abbastanza  minuziose  dei  vari  tipi 
di  apparecchi  trovano  posto  in  libri  ben  conosciuti, 
quali  sarebbero  il  Richard  ed  il  Murray-Hjort,  il 
Fowler,  nonché  in  speciali  articoli  di  tecnica  talasso- 
biologica,  e  questi  lavori  potranno  venir  consultati 
con  profitto  da  chi  desiderasse  informazioni  estese 
in  proposito.  Nella  presente  appendice  mi  limiterò 
a  i)arlarvi  di  pochi  oggetti  indispensabili  per  l'espio- 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       561 

razione  marina,  scelti  fra  quelli  che  mi  sembrano  più 
pratici  e  più  semplici.  Avverto  subito  che  molte  ri- 
cerche non  sono  accessibili  ad  un  corredo  tecnico 
tanto  modesto.  Infatti  questo  non  potrebbe  consentire 
né  le  pesche  a  grandi  profondità  né  certe  osservazioni 
che  richiedono  metodi  statistici  particolarmente  ri- 
gorosi. Quanto  sto  per  esporre  mi  pare  sufficiente  per  . 
chi  aspira  a  formarsi  una  buona  cultura  generale  nel 
campo  della  biologia  marina  ed  anche  coltivare  qual- 
che tema  speciale,  pur  disponendo  di  mezzi  non  su- 
periori a  quelli  che  possono  venir  forniti  da  un  pri- 
vato di  modesta  agiatezza  o  da  un  laboratorio  uni- 
versitario-italiano  di  media  potenzialità  economica. 

Ad  altro  scopo  tenderebbero  ancora  le  mie  indica- 
zioni; vorrei  richiamare  sulla  fauna  e  sulla  fiora  ma- 
rine l'attenzione  di  qualche  ricco  disoccupato  o  semi- 
disoccupato che  abita  lungo  la  riva  del  mare  e  persua- 
derlo ch'egli  ne  potrà  ricavare  soddisfazioni  intellet- 
tuali ed  estetiche  di  prim'ordine.  Ciò  con  fatica  e  di- 
spendio minore  di  quanto  non  ne  richiedano  altre 
occupazioni  ed  altri  passatempi  abituali  alle  persone 
facoltose. 

Il  tirocinio  riuscirà  più  rapido  e  più  facile  a  coloro 
che  già  sono  esperti  marinai  ed  abili'  dilettanti  di 
pesca.  Del  resto  non  bisogna  dimenticare  che  gli  stru- 
menti messi  in  opera  dal  biologo  non  sono,  molte 
volte,  che  adattamenti  di  modelli  già  consacrati  dal- 
l'uso secolare  dei  pescatori  e  soltanto  in  piccola  parte 
si  foggiano  su  modelli  speciali. 

A  questi  ultimi  dobbiamo   ascrivere  le  reti  colle 
quali  si  fa  la  pesca  del  plancton  (fìg.  204).  Consiglierei 
anzitutto  di  tener  pronte  reti  di  due  dimensioni  di- 
36.  —  K,  IssBL. 


Fig.  204. 
Struiuenti  per  la  raccolta  del  plancton:  A,  rete  grande,  Vp 
della  grand,  naturale.  —  B,  chiusura  a  baionetta  del  col- 
lettore, ^/r,  delVero.  —  C,  filtratore  ad  elastico  per  plan- 
cton, id,  id.  —  D,  imbuto  a  rubinetto  per  rete  planctonica, 
id.  id.  —  E,  rete  piccola,  *,i5  del  vero.  Originale. 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       563 

verse:  l'una  grande  (fig.  204^1)  per  gli  organismi 
che  raggiungono  una  certa  agilità  e  grossezza,  l'altra 
piccola  per  gli  esseri  minuti  fluttuanti  nell'acqua.  La 
rete  grande  ha  per  armatura  un  robusto  cerchio  in 
ferro  di  60  centimetri  di  diametro,  munito  di  tre  anelli, 
ai  quali  si  annodano  le  tre  funi  che  uniscono  la  rete 
alla  corda  di  rimorchio.  Il  sacco  conico  della  rete, 
lungo  circa  90  centimetri,  si  fabbrica  con  tela  forte 
e  filtrante;  ho  trovato  molto  adatta  allo  scopo  la  tela 
detta  colabrodo.  Convien  foderare  il  quarto  infe- 
riore del  sacco  con  garza  da  buratti  a  maglia  non  troppo 
fitta,  per  esempio  con  quella  contraddistinta  dal 
num.  5.  Gli  organismi  pelagici  che  affluiscono  coU'ac- 
qua  entro  al  sacco,  si  raccolgono  in  un  recipiente  col- 
lettore. Uno  dei  sistemi  più  indicati  per  unire  il  col- 
lettore al  sacco  è  la  chiusura  a  baionetta  (fig.  204  B). 
Si  lega  al  fondo  del  sacco  un  anello  di  zinco  di  12  cm. 
di  diametro.  Entro  a  questo  anello  può  essere  intro- 
dotto a  sfregamento  un  secondo  anello  di  zinco  (il 
collettore),  che  si  fissa  nel  modo  anzidetto  ed  ha  il 
fondo  fatto  della  medesima  garza  da  buratti  adope- 
rata per  rivestire  la  parte  inferiore  della  rete.  Nella 
fig.  204  A  è  disegnato,  al  disotto  del  collettore,  un 
peso  in  piombo,  sostenuto  da  due  cordicelle.  La  za- 
vorra viene  aggiunta  allorché  l'ordigno,  invece  di  ve- 
nir tratto  orizzontalmente,  si  adopera  per  la  pesca  in 
senso  verticale. 

Questa  rete  si  può  rimorchiare  dalla  barca  con  un 
rematore,  meglio  con  due  rematori,  mantenendo  un'an- 
datura non  troppo  spedita.  Dopo  una  certa  durata 
di  immersione,  ad  esempio  un  quarto  d'ora,  la  rete 
vien  salpata,  il  collettore  distaccato  rapidamente  dal 


564  Capitolo  diciannovesimo 

sacco  (avendo  cura  che  in  questa  operazione  il  plan- 
cton raccolto  sulla  garza  non  subisca  un  principio 
di  prosciugamento)  e  sciacquato  rapidamente  in  un 
vaso  d'acqua  marina:  i  grandi  recipienti  di  vetro  ci- 
lindrici da  pile  elettriche  servono  benissimo  allo  scopo. 

Per  confezionare  la  rete  piccola  (fìg.  204  E)  basta 
un  diametro  d'apertura  molto  minore  (20  o  25  centi- 
metri) e  un  cerchio  sottile;  il  sacco  filtrante,  si  potrà 
fare  per  intero  di  garza  da  buratti,  scegliendo  quella 
più  fitta,  distinta  col  num.  20.  Si  può  fare  a  meno  di 
collettore  chiudendo  semplicemente  il  fondo  del  sacco 
mediante  una  cordicella.  Terminata  la  pesca,  il  nodo  si 
scioglie  ed  il  fondo  del  sacco  si  lava  nel  bicchiere  d'ac- 
qua marina  per  liberarlo  dal  plancton  che  vi  è  rimasto 
aderente.  Rimorchiando  questo  retino  la  barca  deve 
procedere  molto  lenta.  Altro  sistema  usato  nelle 
reti  da  plancton  è  di  unire  al  fondo  del  sacco  un  im- 
buto di  zinco  o  di  altro  metallo  non  troppo  intaccato 
dall'acqua  salsa,  che  si  prolunga  in  un  tubo  munito 
di  rubinetto  (fig.  204  D);  tolta  dall'acqua  la  rete,  si 
apre  il  rubinetto  e  si  svuota  nel  bicchiere  l'acqua  col 
plancton  rimasta  nell'imbuto. 

A  titolo  d'informazione  dirò  che  si  costruiscono  oggi 
per  le  esplorazioni  talassografiche  reti  da  plancton 
mastodontiche,  di  parecchi  metri  di  apertura,  tali  da 
catturare  anche  i  grandi  Cefalopodi  batipelagici.  In- 
gegnose disposizioni  si  sono  messe  recentemente  in 
pratica  per  poter  chiudere  ed  aprire  a  volontà  reti 
rimorchiate  in  senso  orizzontale.  Nelle  pesche  verti- 
cali viene  usata  da  parecchi  anni  la  rete  del  Nansen, 
che  viene  calata  chiusa,  poi  si  fila  lungo  la  corda  un 
peso  (messaggero)  che  strozza  il  sacco  della  rete  ti- 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       565 

rando  in  basso  un  laccio  che  lo  circonda  ;  operando  la 
chiusura  in  pesche  successive  a  profondità  diverse  si 
ottengono  utili  dati  intorno  alla  distribuzione  verti- 
cale degli  organismi  marini.  Ma  anche  senza  ricorrere 
alle  reti  a  chiusura  si  può  avere  un  concetto  dell'ac- 
cennata distribuzione  applicando,  in  piccola  scala,  il 
metodo  inaugurato  nelle  esplorazioni  biologiche  del 
«  Michael  Sars  »,  metodo  che  consiste  nel  rimorchiare 
contemporaneamente  in  senso  orizzontale,  parecchie 
reti  da  plancton  scaglionate  a  differenti  profondità 
lungo  una  corda  comune.  Supponiamo  per  esempio 
di  avere  tre  reti,  delle  quali  la  superiore  lavori  ad  un 
metro  di  profondità,  la  media  a  20  e  la  inferiore  a 
40.  L'esame  di  una  rete  isolata  non  ci  può  offrire 
criterio  sicuro  intorno  alla  stratificazione  del  plan- 
cton, perchè  un  organismo  della  rete  a  40  m.  può  es- 
sere stato  raccolto  non  già  a  questo  livello  ma  nelle 
zone  superiori,  mentre  la  rete  risaliva  a  bordo.  Per 
contro  si  traggono  delle  indicazioni  di  non  poco  va- 
lore dall'esame  comparativo  delle  tre  reti;  così  se 
im  animale  frequente  nella  rete  a  40  m.  non  si  ritrova 
in  quelle  a  20  e  ad  1  metro,  vuol  dire  che  il  suo  habitat 
era  limitato  in  quel  momento  alla  più  bassa  delle  tre 
zone  esplorate. 

Per  conservare  i  saggi  di  plancton  sono  state  pro- 
poste parecchie  ricette  a  base  di  formalina,  ma,  come 
liquido  d'uso  generale,  credo  ancora  consigliabile  il 
più  semplice,  cioè  una  soluzione  3  %  di  formalina  del 
commercio  in  acqua  di  mare.  Per  concentrare  il  plan- 
cton, sia  vivente  sia  conservato,  allorquando  è  spar- 
pagliato in  grande  volume  d'acqua,  trovo  asf^ai  co- 
modo versarlo  in  un  tubo  cilindrico  di  vetro  (bicchiere 


566  Capitolo  diciannovesimo 

cilindrico  senza  fondo)  al  quale  adatto  un  fondo  mo- 
bile di  garza  da  buratti  mediante  un  anello,  molto 
teso,  di  gomma  elastica  (fig.  204  C).  La  garza  col 
plancton,  staccata  dal  tubo,  si  sciacqua  poi  in  un  pic- 
colo volume  (es.  100  cmc.)  d'acqua  di  mare  o  di  li- 
quido conservatore.  Quando  si  voglia  subito  conser-' 
vare  il  materiale  e  si  tema  di  guastare,  colla  filtra- 
zione, organismi  molto  delicati,  vai  meglio  aggiungere 
la  formalina  al  recipiente  grande  e  poi  decantare  al- 
lorché tutto  il  plancton  si  è  depositato  sul  fondo. 


Il  naturalista  che  voglia  intraprendere,  col  massimo 
rendimento,  la  esplorazione  biologica  del  fondo  marino, 
dovrebbe  modificare  il  tipo  dell'attrezzo  da  pesca  a 
seconda  della  natura  del  fondo  stesso  e  del  livello 
che  vuol  raggiungere;  il  corredo  indispensabile  può 
tuttavia  ridursi  a  pochi  tipi  principali. 

La  raccolta  delle  specie  che  si  avventurano  nella 
zona  sopralitorale  non  richiede,  com'è  ovvio,  parti- 
colari accorgimenti;  aggiungerò  soltanto  che  i  piccoli 
organismi  natanti  nelle  pozze  si  possono  raccogliere 
facendo  passare  ripetutamente  nell'acqua  il  bicchiere 
a  fondo  mobile  adoperato  pel  travaso  del  plancton. 

Alghe  sommerse  fino  a  due  o  tre  metri  di  profon- 
dità si  ottengono  in  gran  copia  raschiando  la  parete 
dello  scoglio  mediante  un  retino  a  lungo  manico,  ad 
armatura  semicircolare  e  a  sacco  di  rete  assai  fitta; 
lungo  il  lato  rettilineo  dell'armatura  corre  la  lamina 
raschiantc,    situata    verticalmente    rispetto   al    piano 


Cenni  sui  melodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.        567 

della  bocca  (fig.  205).  In  taluni  laboratori  di  biologia 
marina  rende  notevoli  servizi  una  sorta  di  lunga  pinza 
a  branche  di  ferro  dentellate,  destinata  a  raccogliere 
pietre  sommerse  alle  quali  aderiscono  talvolta  orga- 
nismi interessanti. 

La  raccolta  sui  pendii  accidentati  nelle  parti  pro- 


Fig.  205. 
Rete  a  raschiatore  —  Origiuale. 

fonde  della  scogliera  sommersa  è  fra  tutte  quella  che 
presenta  maggiori  difficoltà. 

Qualche  risultato  si  potrà  ottenere  mercè  il  soccorso 
delle  redazze  (fig.  206).  Sono  queste  fili  di  canapa 
oppure  lembi  di  vecchie  reti  logore  legate  a  mazzo, 
che  si  trascinano  sul  fondo  acciocché  vi  rimangano 
impigliati  organisnii  muniti  di  spine  o  di  altre  appen- 


568  Capitolo  diciaunovisimo 

dici  sporgenti,  come  colonie  di  Celenterati  e  di  Briozoi, 
Ricci  e  Stelle  di  mare.  In  vari  modi  vengono  sistemate 
le  redazze;  il  piti  semplice  consiste  nelF attaccarne 
un  certo  numero  (per  es.  4  oppure  6)  ad  una  sbarra 


Fig.  206. 
Redazzo.  Originale. 

di  ferro  piegata  a  semicerchio  che  pesi  almeno  5  o  6 
chili;  la  sbarra  si  fa  strisciare  sul  fondo  fissando  la 
fune  di  rimorchio  ad  un  anello  -collocato  al  vertice 
della  curva. 

In  qualche  caso,  sopratutto  laddove  la  scogliera 
offre  dei  tratti  pianeggianti,  si  potrà  anche  ricorrere 
ad  una  piccola  draga  (fig.  207),  costruita  secondo  uno 
dei  modelli  in  uso  da  parecchi  decenni  presso  i  biologi. 
La  draga  non  è  altro  che  un'armatura  rettangolare 
e  massiccia  di  ferro  munita  di  due  lamine  raschianti 
parallele  o  divergenti  (nel  caso  nostro  le  preferirei 
un  po'  divergenti)  ai  lati  brevi  dell'armatura  si  arti- 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       569 

colano  due  braccia  di  ferro,  alle  quali  si  adatta  la 
fune  di  rimorchio.  Il  sacco  della  draga,  fatto  di  rete 
molto  forte,  si  suole  proteggere  esternamente  o  con 
un  secondo  sacco'  di  cuoio  oppure  con  una  rete  più 
grossolana.  Per  la  scogliera  va  bene  una  draga  assai 
piccola  (p.  es.  con  40  cm.  di  larghezza),  che  si  può  ri- 
morchiare colla  barca  a  remi;  spesso  accade  che  lo 


Fig.  207.  ' 
Draga  per  raccolte  biologiclie.  Originale. 

strumento  s'incagli  in  una  fessura  o  contro  uno  spun- 
tone di  roccia  e  allora  occorre  spostarsi  colla  barca 
in  diverse  posizioni  finché  si  è  trovata  quella  ove  la 
draga  cede  alla  trazione  e  si  può  ricuperare.  Ai  lati 
dell'armatura  e  al  fondo  del  sacco  è  sempre  utile  di 
appendere  alcune  redazze,  combinando  così  i  vantaggi 
dei  due  sistemi. 

Quando  le  Posidonie  o  le  Zostere  sono  a  piccola 
profondità,  è  molto  utile  di  strappare  qualche  pianta 
per  osservare  gli  organismi  epifiti,  il  che  si  ottiene  ma- 
neggiando con  destrezza  una  fiocina  a  lungo  manico. 

Per  lavorare  sui  fondi  pianeggianti  o  quasi,  come 
praterie  di  Posidonia,  arene  litorali,  fondi  a  Co- 
ralline, fondi  melmosi,  si  consiglia  lo  strumento 
detto  gangano.  Un  tipo  molto  pratico  di  gangano 
mi  sembra  quello  detto  ->  a  stafte  •>  {ehalui  à  étriers), 


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costruito  dall'Istituto  0- 
ceanografìco  di  Monaco 
(fìg.  208).  L' armatura, 
tutta  in  ferro,  consiste  in 
due  staffoni,  collegati  a 
metà  altezza  e  mediante 
viti  con  una  robusta  spran- 
ga orizzontale.  Alla  parte 
anteriore,  ricurva,  delle 
staffe ,  si  articolano  le 
sbarre  unite,  alla  loro  e- 
stremità  libera,  colla  fune 
di  rimorchio;  tra  i  lati 
posteriori,  diritti,  corrono 
le  due  funi  orizzontali  che 
formano  l' apertura  del 
sacco  e  si  zavorrano  con 
piccoli  piombi.  Il  sacco  è 
fatto  di  rete  con  larghez- 
za di  maglia  decrescente 
dalla  bocca  verso  il  fondo, 
e  quivi  si  può  aprire,  sno- 
dando una  cordicella,  per 
versare  fuori  il  prodotto 
della  raccolta.  A  bordo 
della  «  Princesse  Alice  »  il 
Dott.  Kichard  ha  usato 
gangani  di  grande  aper- 
tura, mentre  il  modello 
piccolo  di  Monaco,  che  ha 
ni.  1,05  di  apertura  con 
stafit'e  lunghe    m.   0,60  e 


Ctnni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       571 

alte  m.  0,40,  si  può  comodamente  tirare  mediante  un 
piccolo  rimorchiatore  o  battello  a  motore  e  dà  ottimi 
risultati. 

La  corda  del  gangano  si  può  salpare  direttamente 
a  braccia,  ma  l'operazione,  sopratutto  se  si  raggiun- 
gono parecchie  decine  di  metri  di  profondità,  riesce 
penosa,  mentre,  facendo  uso  di  un  arganetto  a  mano  la 
fatica  è  di  molto  ridotta  e  si  potrebbe  spingere  l'esplo- 
razione anche  a  un  centinaio  di  metri  e  più.  Allo  stru- 
mento si  possono  legare  alcune  redazze,  come  si  fa 
colla  draga,  per  quanto  concerne  la  fune  di  rimorchio, 
data  la  inclinazione  che  questa  va  assumendo  durante 
la  pesca,  occorre  filarne  almeno  il  doppio  della  profon- 
dità raggiunta.  Volendo  manovrare  il  gangano  con 
una  semplice  barca  a  remi,  si  possono  costruire,  collo 
stesso  disegno,  modelli  più  piccoli  e  quindi  più  leggeri. 

Per  esplorare  i  fondi  melmosi  sino  a  120  o  130  metri 
di  profondità,  il  mezzo  più  pratico  è  di  imbarcarsi 
sopra  una  paranza.  In  Liguria  Camogli  e  Santa  Mar- 
gherita sono  centri  importanti  per  questo  genere  di 
pesca  e  barche  destinate  ad  analogo  ufficio  (come  i 
bragozzi  veneti)  sono  in  funzione  lungo  le  coste  di 
tutta  la  penisola.  Il  padrone  della  barca  vi  accorderà 
facilmente  il  permesso  di  partecipare  alla  spedizione, 
seguendo  tutte  le  fasi  della  pesca.  Quando  il  sacco 
terminale  della  rete  viene  issato  a  bordo  occorre  molta 
attenzione  perchè  nulla  vada  perduto  del  ricco  mondo 
di  Invertebrati,  confuso  e  nascosto  insieme  coi  Pesci 
in  un  grande  ammasso  di  melma;  nello  stesso  tempo 
non  si  trascurerà  di  ispezionare  le  maglie  della  rete, 
anche  molto  lontano  dal  sacco  terminale,  perchè  pos- 
sono rimanervi  impigliate  Comatule,  Stelle  di  mare 
ed  altri  abitatori  dei  fondi  melmosi. 


572  Capitolo  diciannovtaimo 

La  pesca  batipelagica  e  quella  sui  fondi  abissali 
sono  riservate  ai  privati  milionari  o  ai  Governi  che 
dispongono  di  navi  talassografiche.  Tuttavia  chi  può 
fare  un  viaggio  in  Sicilia  avrà  campo  di  raccogliere 
e  di  osservare,  trattenendosi  a  Messina,  qualche  esem- 
plare di  fauna  batipelagica  sospinti  alla  superficie 
dalle  correnti.  La  fortuna  di  assistere  a  qualche  cat- 
tura di  specie  abissali  (almeno  di  Pesci  abissali)  potrà 
capitare  a  chi  si  rechi  al  largo  coi  pescatori  di  pala- 
miti, allorché  questi  vanno  a  salpare  i  loro  attrezzi 
calati  a  parecchie  centinaia  di  metri  di  profondità, 
come  avviene  non  di  rado  (per  citare  soltanto  porti 
liguri)  a  Cornigliano,  Varazze,  Noli.  Del  resto,  la 
pratica  e  gli  strumenti  dei  pescatori  potranno  in  molte 
occasioni  sostituirsi  all'opera  del  naturalista  nella 
raccolta  del  materiale,  sia  per  afferrare  i  Polpi  coll'un- 
cino,  sia  per  insidiare  i  grossi  Crostacei  colle  nasse  o 
per  raccogliere  colle  sciabiche  faune  bentoniche  di 
vario  carattere. 


Chi  vuole  mantenere  in  vita  e  per  sottoporre  al- 
l'osservazione gli  organismi  tratti  dal  mare  deve  ricor- 
rere ad  una  tecnica  particolare.  L'ideale,  forse  non 
raggiungibile,  sarebbe  rappresentato  da  un  telescopio 
sottomarino  che  permettesse  di  scrutare  la  vita  sub- 
acquea in  tutti  i  suoi  misteri.  E  già  si  è  fatto  un  passo 
in  questa  direzione  costruendo,  in  posizione  adatta, 
piccoli  osservatori  con  finestre  subacquee,  o  battelli 
con  una  finestra  di  cristallo  sul  fondo.  A  parte  tali  co- 


Cenili  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       573 

stosi  tentativi,  riesce  molto  utile  un  semplice  tubo  co- 
nico di  zinco,  la  cui  estremità  superiore  sia  abbastanza 
larga  da  potervi  nascondere  il  viso  e  la  inferiore,  che 
si  tiene  immersa  nell'acqua,  sia  chiusa  da  un  disco  di 
cristallo.  Scrutando  il  fondo  attraverso  a  questo  sem- 
plice apparecchio,  si  viene  ad  eliminare  l'effetto  per- 
turbatore dell'agitazione  superficiale  e,  in  condizioni 
favorevoli,  si  possono  scorgere  nitidamente  piante  ed 
animali  sino  ad  una  considerevole  profondità.  Invece 
che  al  tubo  di  zinco,  il  vetro  può  essere  applicato  ad 
una  cassetta  di  legno  di  opportune  dimensioni. 

Ma  per  osservare  gli  esseri  marini  con  una  certa  con- 
tinuità, non  si  può  fare  a  meno  di  tenerli  prigionieri 
nel  proprio  laboratorio  e  a  tal  fine  bisogna  preparare 
un  acquario.  Non  parlerò  dei  grandi  acquari  in  ce- 
mento, chiusi  da  lastre  fortissime  di  cristallo  che  si 
trovano  in  tutti  gli  Istituti  di  qualche  importanza. 
Invece  del  solito  acquario  da  gabinetto,  fatto  di  lastre 
di  cristallo  saldate  insieme  con  stucco  al  minio,  entro 
ad  un'armatura  di  metallo,  si  possono  usare  con  van- 
taggio quelle  vasche  parallelepipede  di  vetro,  tutte 
di  un  pezzo,  che  servono  per  gli  accumulatori  elettrici; 
ve  n'hanno  in  commercio  di  m.  0,60  e  più  di  lunghezza. 

A  seconda  degli  organismi  che  si  tengono  in  osser- 
vazione, gioverà  disporre  sul  fondo  pezzi  di  scogliera 
o  concrezioni  a  Coralline  oppure  uno  strato  di  sabbia 
ben  lavata.  Animali  e  piante  (^)  debbono  poi  ricevere 
la  provvista  d'aria  indispensabile  per  le  funzioni  re- 
spiratorie. Nelle  stazioni  biologiche  ciò  si  ottiene  colla 
circolazione   dell'acqua   salsa;   per   mezzo   di  pompe 


(*)  È  sempre  utile  tenere  nell'acquario  Alghe  viventi. 


574  Capitolo  diciannovesimo 

l'acqua  \dene  aspirata  in  un  serbatoio,  donde  la  di- 
stribuiscono alle  vasche  tubazioni  e  rubinetti. 

In  taluni  casi  l'acqua  che  ha  servito  ad  alimentare 
le  vasche  vien  condotta  via  mediante  uno  sfioratore 
e  si  perde.  In  altri  l'acqua,  dopo  aver  defluito  dalle  va- 
sche, viene  fatta  passare  attraverso  ad  un  filtro  e  ri- 
condotta al  serbatoio  continuando  così  a  circolare 
senza  rinnovarsi. 

Ma  lo  studioso  potrà  anche  contentarsi  di  acqua  non 
circolante  o  almeno  cambiata  soltanto  a  lungo  periodo, 
per  es.  di  quindici  o  di  venti  giorni.  In  tal  caso  è  in- 
dispensabile iniettare  nelle  vasche  una  corrente  di 
aria.  I  sistemi  a  tal  uopo  sono  numerosi  e  di  vario 
tipo.  I  più  semplici  consistono  nel  riempire  d'acqua 
un  recipiente  e  nell'incanalare  l'aria  che  l'acqua  va 
man  mano  scacciando.  Ingegnose  ed  anche  abbastanza 
potenti  sono  le  piccole  pompe  a  doppio  effetto  che 
funzionano  col  rubinetto  d'acqua  potabile;  bisogna 
tuttavia  diffidare  dei  modelli  troppo  economici,  che 
facilmente  si  guastano  e  cessano  di  funzionare.  Più 
consigliabili  mi  sembrano  gli  apparecchi  mercè  i  quali 
l'aria  viene  direttamente  aspirata  e  soffiata.  Nei  la- 
boratori di  Genova  funziona  da  molto  tempo  con  ot- 
timo risultato  la  pompa  rotativa  del  Grandis,  che  a 
seconda  del  modo  col  quale  si  usa  agisce  come  aspi- 
ratore per  fare  il  vuoto,  oppure  come  compressore  e 
soffiatore.  Essa  risulta  assai  pratica  per  la  piccolis- 
sima mole  e  per  la  semplice  costruzione  e  si  mette  in 
movimento  con  un  motorino  elettrico.  Il  canale  di 
uscita  dell'aria  si  può  mettere  in  comunicazione  me- 
diante un  tubo  di  gomma,  con  un  tubo  comune  lungo 
il  quale  si  aprono  tante  bocche  d'aria  quante  sono  le 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       575 


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vasche  da  mantenere  ;  alle 
bocche  si  innestano  i  tubi 
destinati  a  far  gorgoglia- 
re l'aria  nell'acqua  salsa 
(fìg.  205).  Al'getto  d'aria 
si  conferisce  la  voluta  sot- 
tigliezza facendolo  passa- 
re da  una  cannuccia  di 
vetro,  la  cui  estremità  è 
stata  stirata  alla  lampa- 
da. Polverizzatori  d'aria 
assai  pratici,  che  si  fab- 
bricano in  Germania  e 
possono  facilmente  essere 
riprodotti  da  noi,  consi- 
stono in  un  cilindretto 
cavo  di  ebanite,  il  quale 
vien  chiuso  avvitandovi 
dentro  un  secondo  cilin-  c^l 

dretto  massiccio.  L'aria, 
condotta  da  un  tubo  ri- 
curvo di  ebanite,  entra  per 
un  foro  centrale  alla  base 
del  cilindro  e  circola  nel 
piccolo  spazio  compreso 
fra  la  vite  e  al  madrevi- 
te. Le  bollicine  si  possono 
rendere  più  o  meno  minu- 
te stringendo  o  allentan- 
do la  vite  medesima"^  per 
mezzo^di  un'apposita  chia- 
ve, con  che  viene  limitato, 
oppure  allargato  lo  spazio  interposto. 


576  Capitolo  diciannovesimo 

Anche  gli  acquari  di  piccole  dimensioni,  purché 
mantenuti  con  cura,  possono  dar  campo  ad  osserva- 
zioni degne  di  nota  ;  in  ogni  caso  riesce  istruttivo  esa- 
minare gli  animali  non  soltanto  nel  giorno,  ma  anche 
nelle  ore  notturne  poiché  certe  attività  vitali  sogliono 
manifestarsi  o  divenire  più  intense  di  notte. 

Ma  colui  che  si  limitasse  ad  osservare  gli  organismi 
marini  ad  occhio  nudo,  rinunzierebbe  alla  parte  più 
attraente  di  un  tal  genere  di  studi;  lenti  e  microscopi 
sono  quindi  complemento  indispensabile  a  chi  voglia 
gettare  uno  sguardo  un  po'  vasto  sul  mondo  d'acqua 
salsa. 

Lenti  a  largo  campo  ed  a  forte  distanza  frontale, 
montate  sopra  apposito  sostegno,  sono  opportune  in 
molte  circostanze  per  un'occhiata  d'insieme  sopra 
un  saggio  di  plancton  o  sopra  la  microfauna  delle 
Alghe,  per  separare  dal  saggio  ed  isolare  determinati 
organismi,  per  compiere  dissezioni  ed  esperienze  su 
piccoli  animali.  In  fatto  di  microscopi  composti  un 
modello  medio  fornito  di  tre  obbiettivi  a  secco  e  di 
un  paio  di  oculari  basta  a  rendersi  conto  di  una  quan- 
tità di  fatti  e  di  relazioni  interessanti.  Nei  trattati 
di  tecnica  microscopica  (^)  si  trovano  tutte  le  istruzioni 
necessarie  per  allestire  preparati  microscopici  di  pic- 
coli organismi.  I  preparati  nei  quali  si  conserva  l'og- 
getto in  loto  (cioè  intero)  opportunamente  fissato 
(cioè  ucciso  con  un  minimum  di  alterazione  nelle 
linee  esterne  e  nell'intima  struttura)  poi  colorato 
per  renderlo  ben  visibile  e  per  differenziare  certe  parti 
da  certe  altre  e  finalmente  conservato  in  una  resina 


(*)  Vedi  bibliografia. 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       577 

tra  due  vetrini,  sono  molto  istruttivi  per  l'indirizzo 
nostro.  Non  bisogna  tuttavia  dimenticare  che  l'esame 
dell'organismo  vivente,  in  condizioni  meno  lontane 
che  sia  possibile  dalle  fisiologiche,  vai  sempre  meglio 
di  un  riuscitissimo  preparato.  Ogni  principiante  do- 
vrebbe esercitarsi  ad  osservare  e  a  disegnare  animali 
vivi  chiusi  in  una  goccia  d'acqua  marina  fra  il  vetrino 
portaoggetti  e  il  coprioggetti.  Se  si#a  da  fare  con 
specie  molto  minute,  il  secondo  vien  posato  diretta- 
mente sul  primo;  mentre  conviene  interporre  due  pez- 
zetti di  cannuccia  di  vetro  stirata  alla  lampada,  se 
si  tratta  di  organismi  relativamente  voluminosi  che 
verrebbero  schiacciati  dalla  compressione  diretta  del 
coprioggetti.  L'acqua  sovrabbondante  si  toglie  aspi- 
randola con  carta  da  sigarette. 

C'è  anche  mezzo  di  osservare  senza  vetrino  copri- 
oggetti e  con  ingrandimento  assai  forte  organismi 
natanti  entro  una  vaschetta  d'acqua  marina  e  a  tal 
scopo  non  è  male  di  aggiungere  al  corredo  di  obbiet- 
tivi a  secco  un  obbiettivo  ad  immersione  con  acqua 
(al  posto  dei  soliti  obbiettivi  ad  immersione  con  olio 
di  cedro).  Questo  viene  a  pescare  nella  goccia  d'acqua 
coUa  sua  lente  frontale  e,  se  proviene  da  buona  fab- 
brica, dà  una  immagine  di  grande  nitidezza. 

Alle  norme  suesposte  non  converrebbe  aggiungere 
istruzioni  sulle  ricerche  di  fisiologia  e  di  biologia  gene- 
rale, che  richiedono  molto  spesso  istrumenti  compli- 
cati e  di  gran  prezzo.  È  vero  che  qualche  argomento 
si  può  anche  trattare  in  un  piccolo  laboratorio  pri- 
vato, ma  crederei  vana  ogni  indicazione  in  proposito 
poiché  la  tecnica  varia  e  si  modifica  a  seconda  del 
tema  prescelto  e  del  metodo  escogitato. 
37.  —  K.  IssEL. 


578  Capitolo  diciannoiwsimo 

Sia  che  lo  studioso  si  contenti  di  verificare  fatti  e 
fenomeni  per  sua  istruzione,  sia  che  intenda  affron- 
tare lo  studio  di  un  tema  originale,  deve  ricordarsi 
(;he  un  lavoro  scientifico  non  si  edifica  quasi  mai  iso- 
lato, ma  sulle  fondamenta  che  altri  coi  propri  studi 
e  colle  proprie  pubblicazioni  hanno  gettate.  Occorrono 
quindi  molti  libri;  si  può  dire  anzi  che  la  bibliografia 
costituisca  lo  scoglio  massimo  pel  naturalista.  Tanto 
imponente  è  la  produzione  scientifica  odierna  che  riesce 
malagevole  il  tener  dietro  a  tutto  ciò  che  si  pubblica, 
sia  pure  in  un  ramo  molto  ristretto  di  scibile.  Per  for- 
tuna il  male  ha  suggerito  il  rimedio  :  esistono  pubbli- 
cazioni periodiche  le  quali,  raggruppando  e  classifi- 
cando con  determinati  criteri  i  titoli  (e  in  taluni  casi 
anche  brevi  recensioni),  di  libri  stampati  in  una  deter- 
minata materia,  rendono  le  ricerche  bibliografiche 
assai  più  facili  e  pronte  (^). 

Ma  prima  ancora  di  consultare  i  lavori  speciali  è 
consigliabile  che  lo  studioso  legga  qualche  opera  gene- 
rale di  biologia  marina,  ove  accanto  a  concetti  fonda- 
mentali per  la  coltura,  troverà  frequenti  richiami 
ad  opere  importanti  relative  a  questo  od  a  quell'altro 
gruppo.  Una  bella  serie  di  monografie,  concernenti  la 
fauna  mediterranea,  si  trova  nei  due  periodici  della 
Stazione  Zoologica  di  Napoli,  e  molto  si  attende  da 
un'altra  serie,  testé  iniziata  dal  Comitato  Talasso- 
grafico. Certo  il  tener  conto  scrupoloso  della  biblio- 


(*)  Citerò  per  la  parte  Zoologica  il  «  Zoological  Record»,  e 
i'«  International  Catalogne  of  the  Scientiflc  Literature  »  di  Lon- 
dra; il  '<  Zoologischer  Anzeiger  »  di  Lipsia  (e  la  sua  continua- 
zione «  Bibliographia  Zoologica  »  di  Zurigo)  ;  il  «  Zoologisches 
Jahresbericlit  »  di  Napoli. 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       579 

grafìa,  dalla  più  importante  alla  più  insignificante, 
è  dovere  di  ogni  naturalista  coscienzioso,  ma  può  ri- 
solversi in  un  danno,  quando  ne  soffra  l'originalità 
e  l'indipendenza  di  giudizio.  In  generale  crederei 
sano  criterio  prima  vedere  e  confrontare  coi  propri 
occhi  ed  interpretare  col  proprio  cervello;  più  tardi 
preoccuparsi  di  quanto  i  predecessori  han  pensato 
sull'argomento. 

Dicevo  poc'anzi  che  il  corredo  di  strumenti  dianzi 
descritto  importa  una  spesa  moderata  ;  tornerà  certo 
utile  al  lettore  il  sapere  che,  prescindendo  dalle  spese 
relative  ai  libri,  egli  potrà  procurarsi  gli  oggetti  ne- 
cessari per  addestrarsi  negli  studi  di  biologia  marina 
con  un  migliaio  di  lire  ed  anche  meno.  Escludo  però  dal 
computo  totale  quegli  strumenti  che  non  si  possono 
maneggiare  col  sussidio  di  una  semplice  barca  a  remi. 
Chi  ha  tempo  e  denaro  per  viaggiare  può  rendere  più 
completa  la  sua  istruzione  frequentando  laboratori 
marini  forniti  di  larghi  mezzi  e  di  esperto  personale. 
In  Italia  vanta  florida  esistenza  la  Stazione  Zoologica 
di  Napoli  fondata  dal  naturalista  tedesco  Dohrn.  Pa- 
gando l'affitto  di  posti  di  studio  concessi  ai  propri 
naturalisti  le  principali  nazioni  civili  sussidiavano 
questo  Istituto,  il  quale  s'era  di  recente  arricchito  di 
una  sezione  fisiologica  modernamente  arredata. 

Lo  studio  delle  specie  batipelagiche  riceverà  certo 
un  impulso  potente  da  un  istituto  di  grande  impor- 
tanza; la  Stazione  biologica  di  Messina,  testé  inaugu- 
rata dal  Comitato  Talassografico  Italiano,  e  giova  spe- 
rare che  la  Stazione  marina  di  Cagliari,  annessa  all'Isti- 
tuto Zoologico  di  quella  Università,  riceva  dal  Governo 
tutto  l'aiuto  che   merita.  Alle  applicazioni  della  bio- 


580  Capitolo  diciannovesimo 

logia  marina  sono  sopratutto  dedicate  piccole  stazioni 
testé  istituite  a  Taranto  ed  a  Venezia. 

Anche  laboratori  modestissimi  dovuti  aUa  iniziativa 
privata,  come  quello  di  Quarto  dei  Mille  (fìg.  211)  (*), 
possono  recare  contributo  non  disprezzabile  allo  stu- 
dio di  temi  limitati  e  potrebbero  partecipare  anche 
a  lavori  d'ordine  generale,  quando  l'azione  loro  fosse 
opportunamente  coordinata  a  quella  di  centri  maggiori. 
E  dobbiamo  augurarci  che  per  l'avvenire  l'opera  di 
tutti  gli  Istituti  marini  del  Mediterraneo  si  svolga, 
in  parte,  secondo  un  programma  comune. 

Sulla  Riviera  francese,  non  lungi  dai  nostri  confini, 
s'innalza  il  grandioso  Museo  Oceanografico,  fondato 
dal  principe  di  Monaco  (fig.  210)  e  il  ricco  plancton 
che  la  corrente  abbandona  nella  vicina  rada  di  Villa- 
franca  offre  materiale  prezioso  d'indagine  all'isti- 
tuto colà  funzionante  per  conto  del  Governo  russo. 

Fra  i  numerosi  stabilimenti  del  genere  sorti  in 
Francia  ed  in  Inghilterra  meritano  speciale  menzione 
quelli  di  Roscoff  in  Bretagna,  di  Banyuls-sur-mer  nei 
Pirenei  occidentali  e  di  Plymouth  in  Cornovaglia. 
Benemerenze  di  prim'ordine  hanno  acquistato  le 
stazioni  di  Helgoland  e  di  Kiel  in  Germania,  di  Co- 
penhagen in  Danimarca  e  di  Bergen  in  Norvegia; 
tanto  più  che  l'attività  di  questi  istituti  si  è  rivolta 
non  soltanto  alla  scienza  pura,  ma  anche  ai  problemi 
pratici  della  produzione  marina. 

Hanno  seguito  l'esempio  tutte  le  nazioni  civili, 
compresi  il  Giappone  e  gli  Stati  Uniti;  questi  ul- 
timi, colla  nuova   stazione    biologica  di  Tortugas  (a 


(')  Trasferito  ora  in  Via  5  Maggio,  10  A    Quarto  dei  Mille. 


Cenni  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.       581 

S.  della  Florida)  danno  pregevole  contributo  allo  stu- 
dio di  speciali  problemi  che  si  riferiscono  alla  bio- 
logia dei  mari  caldi. 


Ma  i  ricchi  laboratori,  gli  strumenti  perfezionati, 
i  buoni  libri  valgono  ben  poco  se  manca  una  cosa  rara 


582 


Capitolo  diciannovesimo 


e  preziosa,  che  nulla  può  sostituire:  quell'entusiasmo 
ingenito,  quel  sacro  fuoco  per  le  indagini  naturali 
che  han  fatto  di  un  oscuro  impiegato  alle  poste  il 


Fig.  211. 
Piccolo  laboratorio  marino  di  Quarto  dei  Mille.    Fotogr.  ori- 
ginale. 

fondatore  della  biologia  vegetale  {^)  e  di  un  umile  inser 
viente  dell'Acquario  di  Napoli  il  conoscitore,  ovunque 
noto  ed  apprezzato,  della  vita  marina  (-).  Può  diventare 


(^)  F,  Delpino 
(^)  S.  Lobianco. 


Cetini  sui  metodi  più  semplici  di  raccolta  ecc.        583 

infedele  alle  scienze  nostre  chi  le  ha  coltivate  collo 
scopo  di  ammazzare  il  tempo  o  di  conquistare  una  po- 
sizione nella  società.  Per  coloro  che  veramente  sono 
animati  dalla  sacra  scintilla,  il  libro  della  Natura  non 
si  chiude  mai. 


BIBLIOGRAFIA. 

Bade   E.,   Das   Seeicasseraquarium.   Magdeburg,   Creutz,    1907. 

Bourée  L.,  De  la  surface  aux  abimes.  Paris,  Delagrave,    1912. 

Carazzi  D.-Levi  G.,  Tecnica  microscopica,  2*  edlz.  Milano,  .Soc. 
editrice  Libraria,  1916. 

FowLER  C.  H.,  op.  cit.  (ved.  bibliografia,  cap.  Ili), 

Gravier  C,  Le  laboratoire  de  biologie  tropicale  de  Tortugds  (Flo- 
ride). «  Rev.  géiiér.  d.  Sciences  pures  et  appliq.  »,  année  21, 
15  dèe,  1913. 

KoFOlD  C.  A,,  The  biological  Stations  of  FJurope.  Washington, 
Governm.  print.  office,  1910. 

Lo  Bianco  S.,  Metodi  usati  nella  Stazione  Zoologica  per  la  con- 
servazione degli  animali  marini.  «  Mittheil.  Zoolog,  Station 
Neapel  «,  Bd,  9,  1890, 

Murray  J.-Hjort  J.,  op.  cit.  (ved,  bibliogr.,  cap.  II), 

HicHARD  J.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap.  I). 

Stp:uer  A.,  op.  cit.  (ved.  bibliogr.,  cap,  IV,  1*  citaz.). 


AGGIUNTE    E    SPIEGAZIONI 


—  Gap.   II,  pag.   20,  21,  Suddivisioni  del  Mediterraneo. 

Ho  seguito  lo  Schmidt  non  perchè  manchino  in    Italia    ot- 
timi atlanti  e  testi  di  Geografia,  ma  perchè  volevo  segnare, 
con  linee  convenzionali,  le  suddivisioni  del  Mediterraneo  e  non 
disponevo  di  un'altra  cartina  ove  queste  linee  figurassero. 
Pag.  40.  Onde  marine  alte  18  m.  -• 

Recenti  autori  credono  esagerata  questa  cifra. 

—  Gap.  IV,  pag.  92.  Flagellati  luminosi. 

Un  Flagellato  che  deve  il  suo  nome  alla  viva  luminosità  e 
vien  citato  in  tutti  i  libri  di  testo,  la  Noctiluca  miliaris,  non  ap- 
partiene, per  quanto  mi  consta,  al  plancton  neritico  del  Mare 
Ligure,\  ma  venne  segnalato  in  altri  punti  del  Mediterraneo. 

Pag.  114.   Variazioni  del  plancton. 

Indagini  compiute  a  Trieste,  a  Monaco,  a  Quarto  hanno  di- 
mostrato che  in  prossimità  della  costa,  le  quantità  massime  di 
plancton  si  verificano  in  primavera  ;  le  minime  in  estate. 

—  Gap.  V,  pag.   127.  Radiolari  coloniali. 

I  Radiolari  coloniali  citati  a  pag.  127  vengono  riuniti  dai 
sistematici  nella  famiglia  dei  GoUidi. 

—  Gap.  VI,  pag.  190.  Delfini. 

Le  specie  di  Delfini  più  comuni  nelle  nostre  acque  sono: 
Delphinus  delphis  L.  e  D.  tursio  Fabr. 

—  Gap.  Vili,  pag.  245.  Carteria  e  Cryptomonas, 

La  Carteria  vien  collocata  dai  botanici  nelle  Alghe  verdi  o 
Cloroflcee. 

—  Gap.   X,  pag.  300-302.  Relazioni  fra  Alghe  e  fauna. 

Le  Alghe,  e  le  piante  marine  ìh  genere,  debbono  pure  conside- 
rarsi come  fonte  di  ossigeno,  che  vien  liberato  nel  processo  di 
assimilazione  e  che  gli  animali  consumano  respirando. 


586  Aggiunte  e  spiegazioni 

—  Gap.  XII,  pag.  368,  fig'.  137.  Alcyonium  palmahnn. 

La  diflerenza  d'aspetto  tra  A  e  B  non  dipende  da  contrazione, 
ma  da  variabilità  nella  forma  esterna  delle  colonie. 

Pag.  370,  Forma  degli  Oloturoidi. 

La  forma  è  grossolanamente  cilindrica,  poiché  creste  longitu- 
dinali rendono  poligonali  le  sezioni  del  corpo.  Asse  principale  è 
quello  che,  nel  comune  Riccio  di  mare,  unisce  la  bocca  al  polo 
opposto,  od  apicale.  Tre  zone  ambulacrali  si  trovano,  di  regola, 
nella  superficie  ventrale  degli  Oloturoidi  (di  contro  a  due  dor- 
sali) e  quivi  soltanto  esistono  pedicelli  locomotori. 

Pag.  377.  Phallusia. 

Ascidia  è  sinonimo  di  Phallusia. 

—  Gap.  XV,  pag.  455  e  456.  Orchestia  lontana  dal  mare. 

In  tal  caso  la  deposizione  delle  uova  avviene  in  acqua  sal- 
mastra o  dolce  anziché  in  mare. 

—  Gap.  XVJII,  pag.  532.  Pleuronectes  flesus  var.  italicus. 
Non  è  ben  certo  se  la  Passera  si  ritrovi  anche  lungo  le  coste 

occidentali  della  nostra  penisola,  o  se  sia  prettamente  Adriatica, 
Taluni  autori  riferiscono  la  Passera  italiana  non  al  P.  flesus  ma 
al  P.  platessa. 

Ppg.  551.  Provvedimenti  a  favore  della  pesca. 

Durante  la  stampa  del  presente  volumetto,  mentre  infie- 
risce la  guerra  europea,  si  è  verificato  un  promettente  risveglio 
nelle  discussioni  e  nelle  iniziative  concernenti  la  pesca.  Fra 
l'altre  cose  si  è  costituita  un'«  Associazione  Nazionale  per  il 
progresso  della  pesca  »  che  stampa  in  Roma  un  organo  proprio 
{Rassegna  di  Pesca). 

—  Gap.  XIX,  pag.  563.  Reti  da  plancton. 

In  altri  collettori,  la  garza  filtrante  ricopre  una  o  più  aperture 
laterali  un  poco  al  disopra  del  fondo.  Tutta  la  parte  basale  del 
recipiente  è  di  metallo  e  trattiene,  a  pesca  finita,  una  piccola 
quantità  d'acqua.  In  tal  modo  non  si  corre  il  rischio  di  lasciar 
prosciugare  il  plancton. 

Pag.  579.  Ora  (durante  la  guerra)  l'Istituto  è  retto  da  im 
Gonsiglio  di  Amministrazione  italiano. 

Pag.  580.  Il  laboratorio  di  Quarto  funziona  sopra  tutto  per 
cura  dei  Dr.  Brian  e  Mackenzie  e  dello  scrivente;  gli  accordano 
appoggio  morale  e  piccoli  sussidi  alcuni  Enti  cittadini. 


INDICE    DELLE   FIGURE 


Pag. 

1  —  Un  nuotatore  :   Acciujra 5 

2  —  Un  volatore:  Aquila  . 6 

3  —  Suddivisioni  del  Mediterraneo 20 

4  —  Radiolario:   PlanMonetta  atlantica 25 

5  —            »              Circospathis  sexfurca. 26 

6  —            »              Gorgonetta  inirabilis 28 

7  —  Capo  di  Noli 52 

8  —  Schema  dei  fondi  costieri 72 

9  —  Foraminifero  :  Hastigerina  pelagica 84 

10  —  Ctenoforo:  Cestus  veneris 85 

11  —  Sifonoforo  :  Praya  diphhyes 86 

12  —  Medusa:  Chnjsaora  mediterranea 87 

13  —  Cefalopodo:   Thaumatolampas  diadema 94 

14  —  Thaumatolampas  diadema,  coi  fotofori  in  fun- 

zione    94 

15  —  Cefalopodo:  Sandalops  melancìiolicus 96 

16  —  Cefalopodo:  Bathothauvia  lyromma 96 

17  —  Sviluppo  dell'occhio  in  alcuni  Pesci  batipelagici 

iChlorophtalmus  productus,  Bathypterois  du- 
bius,     Benthosaurus   grallator,    Bathyviicrops 

regis) 97 

18  —  Medusa  :   Rhopalonema  vélatum 117 

19  —  Pesce  batipelagico:  Chiasmodus  niger 121 

20  —  Foraminifero:  Globigerina  bulloides 125 

21  ^ — •                1             :    Orbulina  universa 126 

22  —  Radiolario:  Chromycrmma  perspicuum 127 

23  —  »  :    AcanthometronpelhiciduTn,  coi  inio- 

nemi  contratti •  129 

24  —  JìadiolSirio;  Acanthometrcmpelluciduvì,  coi  xnio- 

nemi  distesi 130 

25  —  Radiolario;  Aulacantha  scolymaniha 131 


588  Indice  delle  figure 


Pag. 

Fig.  26  —  Radiolario:  Coelacantha  ornata 132 

»      27  —  Tintinnidi:    Tintinnopsis    davidoffl,    Tiniinno- 

psis  campanula,  Dictyocysta  templum 133 

28  —  Medusa:  Cothylorhiza  tuberculata 134 

29  —  Idroide:  Obelia  geniculata 135 

30  —  Meduse:  Obelia  geniculata,  Aglaura  hemistonia  136 

31  —  Sifonoforo  :  Diphyes 137 

32  —  Ctenofori:  Pleurobrachia  pileus 138 

33  —  Chetognato:  Sagitia  bipunctata  e  due  larve  di 
Anellidi:  Trocophora  di  Pólygordius  e  larva 
di  Spionide 139 

34  —  Larva  pelagica   di  Gasteropodo,  con  aculei..  140 

35  — -  Conchiglia  di  Eteropodo:  Atlanta  fusca 141 

36  —  Eteropodo:  Pterotrachea  muiica 143 

37  —  Pteropodo:  Creseis  acicula 143 

38  —            »           :  Cymbulia  peroni 143 

39  —  Cefalopodo:  Cyrrothauma  viurrayi 145 

40  —            »           :  Chiroteuthis  veranyi 146 

41  —            »           :  Euzygaena  pacifica 147 

42  —  Fotofori  di  Cefalopodi  batipelagici 148 

43  —  Copepodo:   Copilia  vitrea 151 

44  —           »           :  Sapphirina  ovato -lanceolata 151 

45  —  Antipode  :  Phronima 152 

46  —  Schizopodo:  Meganyctiphanes  norvegica 153 

47  —  Larva  di  Squilla 155 

48  —  Larva  Zoèa  di  un  Peneide    lór, 

49  —        »            »        »       ).     Gamberetto  (Leander)   ...  157 

50  —        »            »        »    Galatkea 158 

51  —        »            »        »    Calliaxis  adriatica 160 

52  —        »       Phyllosoma  di  Aragosta 161 

53  —        »       Echinopluteus  di  Riccio  di  Mare 162 

54  —        »       Ophiopluteus  di  Ofìuroide 163 

55  —        »       Spatangopluteus  di  Spatangide 164 

56  —  Stadi  di  sviluppo  di  un  Oloturoide 165 

57  —  Tunicato:  Salpa  democratica  mucronata   168 

58  —  Doliolum  denticulatum,  vari  stadi 170 

59  —  Sviluppo  della  Triglia  di  fango  (Mullus  bar- 
batus) 174 

59  bis  —  Sviluppo  della  Triglia  di  fango  (stadi  ulte- 
riori)       176 

60  —  Murena  {Muraena  helena) 177 

61  —  Prelarve  di  Coriger  vulgaris  e  di  Ophisurus  serpens  178 

62  —  Sviluppo  della  Sogliola  {Solca  vulgaris) 179 

63  —  Jj&Tva,  d'nn  Vìenronettide  (Symphurus  ligulatus)  180 


Indice  delle  figure  589 


Pag. 

Fig.  64  —  Mola  (Urthayoriscus  mola) 181 

»      65  —  Uova  e  larva  di  Trachypterus 183 

»      66  —  Larva  di  Trachypterus 184 

»      67^  —  Capo  di  Stomias  boa 186 

»      68  —  Pesci  batipelagici:  Chauliodus  sloanei  ed  Argy- 

ropelecus  hemigymnus 187 

j>    69  —  Larve  stiloftalinoidi  di  Scopelidi 189 

»     70  —  Balenottera  (veduta  parziale) 193 

71  —  Diatomee  planctoniche:  Cosdnodiscus  oculus- 
iridis  e  Thalassiothrix  frauenfeldi 197 

72  —  Peridinee  planctoniche:  Peridiniwn  divergens, 
Ceratium  furca  subsp.  engrammum,  Ceratium 
massiliense 199 

73  —  Peridinea:  Ornithocercus  magnificus 200 

74  —  CoGCo\itotoTÌdee:Syracosphaeraprolongata,Rhab- 
dosphaera  claviger,  Coccolitophora  leptopora  .  .  201 

75  —  Isopodo  abissale:  Bathynomus  giganteus 211 

76  —  Spugna  silicea:  Pheronema  carpenteri 215 

77  —  Brachiopodo:   Terébratula  caput-serpentis  .  .  .  .  217 
7  8  —  Crinoide  abissale:  Metacrinus   rotundatus  ....  218 

79  —  Asteroide  abissale:  Brisinga  coronata 220 

80  —  Erionide:  Pentacheles  sculptus 222 

81  —  Decapodo  abissale:  Neolitlwdes  grimaldii  ....  224 

82  —  Copepodo  parassita  di  Pesci  abissali:  Rebe- 
lula  edwardsi 225 

83  — •  Macrurus  atlanticus  infestato  da  Rebelula  ed- 
wardsi    225 

84  —  Squalo  abissale:  Harriotta  raleighiana 226 

85  —  Pesce  abissale:  Erettnophorus  kleinembergi  ...  .  227 

86  —  Pesce  abissale:  Hymenocephalus  italicus 228 

87  —  Pesce  abissale:  Macrurus  sclerorhynchus 229 

88  —  Pesce  abissale:  Coelophrys  brevicaudatus 230 

89  —  Coleottero:  Ochtebius  subinteger 235 

90  —  Copepodo:  Harpacticus  fulvus 238 

91  —  Rotifero  Pterodina  clypeata .  241 

92  —  Flagellati  :  Carderia  subcordiformis  e  Cryptomo- 
nas  sp 245 

93  —  Attinia:  Actinia  equina  e  Cirripedi  Chtamalus 
stellatus 264 

94  —  Animale  di  Chtamalus  estratto  dal  suo  guscio  265 

95  —  Scoglio  con  Littorina  punctata  e  L.  punctata  in 
atto  di  strisciare 274 

96  —  Radula  di  Littorina  neritoides 277 

97  —  Infusori  commensali  della  Littorina:  Anci- 
strum  cyclidioides  e  Scyphidia  littorinae  ...  278 


590  Indice  delle  figure 


Pag. 

Fig.     98  —  Granchio:  Eriphia  spinifrons 283 

»        99  —  Chela  sinistra  di  Eriphia  spinifrons 286 

»      100  —  Chela  destra  di  Eriphia  spinifrons 288 

»      101  —  Alga  cloroficea:  Acetabularia  mediterranea .  ^ .  294 

»      102  —       »             »             Halimeda  tuna 295 

»      103  —       »       feoflcea:  Dictyopteris  polypodioides  . .  .  .  296 

»      104  —       »             »          Padina  pavonia 297 

»      105  —       »             »         giovane  Cystoseira  mediterranea  298 

»      106  —       »       rodoficea:  Hypnea  aspera 299 

»      107  —       »              »          :  Halopithys  pinastroides 300 

»      108  —  Idroide:  Coryne  muscoides 303 

»      109  —  r^olipo  di  Coryne  muscoides  colie  gonoteche.  305 

»      110  —  Medusa  strisciante  di  Clavatella 307 

»      111  —  Anellide  sedentario:  Spirorbis 309 

»      112  —  Giovane  Terebellide  strisciante 311 

>      113  —  Nudibranco:  Oalinna  pietà 314 

»      114  — -  Anflpodo:  Caprella  acanth  Lfera,  var.  grandiniana  317 

'      115  —  Granchio:  Acanthonyx  lunulatus 319 

»      116  —            »        :     Maja  verrucosa 321 

»      117  —  Un  Pantopode:  Pallene  emaciata 323 

»      118  —  Stella  di  mare:  Asterias  glacialis 327 

■)  119  —  Diagramma  di  un  Asteria  rovesciata  che  si  rad- 
drizza     331 

»      120  —  Due  pedicellarie  del  Riccio  di  mare  comune  . .  333 
'      121  —  Gasteropodi:  Conus  mediterraneus,  Columbella 
rustica,  Cribbulaumbilicaris,  Pisania  maculo - 

sa,  Cerithium  rupestre 335 

"  122  —  Gasteropodi:  Cypraea  lurida.  Monodonta  tur- 
binata   335 

»      123  — •  Gasteropodo:  Euthria  cornea  . 336 

»       124  — ■  Cefalopodi:   Loligo  vulgaris.  Sepia  officinalis. 

Octopus  vulgaris 337 

»      125  —  Blennius  paro 340 

»      126  —  Lepadogaster  gouani 343 

»      127  —  Serranus  scriba 344 

»      128  —  QsiSteropodi:  Haliotis  tuberculata,  H.  lamellosa  347 

»      129  —  Spugna:  Axinella  faveolaria 352 

»  130  —  Fondo  a  coralline  con  due  Briozoi:  Retepora 
cellulosa  e  Myriozoum  truncatum  e  un  gran- 
chio :  PiluTnnus 353 

)      131  —  Pecten  jacobaeus 357 

')      132  —  Molluschi:  Fvsus  rostratus,   Cerithium  vulga- 

tum,  Pecten  opercularis,  Saxicava  arctica.  .  359 

■'      133  —  GsiSteropodi:  Murexbrandaris,  Murextriincidus  360 


Indice  delle  figure  591 


Pag, 

Fig.  131  —  Granchio:  Lunibrus  angulifrons 362 

»      135  —  Tunicato:   Cynthia  papillosa 363 

136  —  Gattuccio  (Scylliorhinus  canicula) 364 

137  — -  Alcionario:  Alcyonium  palmatum 368 

138  —  Zoantario:  Caryophyllia  clavus 369 

139  —  Oloturoide:  Stichoìyus   regalis 370 

140  — -  Lamellibranclii  :  Avicula  tarentina 373" 

141  —  Lamellibranco  :  Isocardia  cor 374 

142  — -  Tunicato:  Phallusia   mentula  (con   nidamenti 
di  Fusus) 378 

143  —  Torpedine:   Torpedo  marniorata 379 

144  — -  Pesce  forca  {Peristedion  cataphractum) 384 

145  —  Pesce  trombetta  (Centriscus  scolopax) 384 

146  —  Argentino  (Argentina  sphyraena) 385 

147  —  Costruzioni    del    Vermello:    Sahellaria    (Her- 
mella)  alveolaia 390 

148  —  Echinoide:  Echynocyamus  pusillus 391 

149  —  Lamellibranco:  Donax  semistriatus 391 

150  —   Cardium  tuberculatum  che  si  rizza  sul    piede  393 

151  —  Sepiola  che  lancia  l'inchiostro 395 

152  —  Gamberetto  da  sabbia:  Crangon  vulgaris  ...  397 

153  —  Paguro  da  sabbia  {Diogenes  pugilator) 398 

154  —  Capo  del  Callionynius  belenus 401 

155  —  Giovane  getto  di  Posidonia  in  flore,  con  Brio- 
zoi  ed  Alghe 411 

156  —  Idroide:  Sertularia   mediterranea  e  Briozoi: 
Microporella    malusii  e   Membranipora  pi- 
losa,  su  foglie  di  Posidonia 413 

157  —  Briozoo:  Bugula 416 

158  —  Gasteropodo:  Ilissoa  variabilis 417 

159  —  Isopodo:  Idotea  hectica 418 

160  —  Cavalluccio  marino  (Hippocampus  guttulatus)  424 

161  —  Nerophis  ophidion,  in  posizione  verticale  .  .  .  425 

162  — -  Parte  anteriore  di  Nerophis  ophidion 426 

163  —  Giovane  Corvina  nigra 429 

164  —  Paguride:     Catapaguroides  timidus    in    con- 
chiglia di  Phasianella  speciosa 436 

165  —  Paguride:  Paguristes  oculatus  in  Suberites  .  .  439 

166  —  Attinia:    Adamsia    rondeleti    mentre    afferra 
una,  Sepiola 441 

167  —  Isopodo:  Zenobiana  prisma^tca  veduta  dorsal- 
mente nella  sua  cannuccia,  e  ventralmente  443 

168  —  Zefiobiana  prismatica,  di  fianco.  . 444 

169  —  Foraminifero  :  Discorbina  bertheloti 449 


592  Indice  delle  figure 


Pag. 

Fig.  170  —  Foraminifero :  Cornuspira  involvens 450 

171  —  Idracnide  marino:  Pontarachna 453 

172  —  Cromatoforo  del  Crangon  trispinosus 461 

173  —  Cromatofori  deU'Idotea  tricuspidata 462 

174  —             »            del  Loligo  vulgaris 465 

175  —  Plesso  nervoso  nello  strato  a  cromatofori  del 
Loligo  vulgaris 467 

176  —  Acciuga  {Engraulis  enchrasicholus) 489 

177  —  Uovo  di  acciuga  . . .' 490 

178  —  Giovanissime  Acciughe  (Gianchetti) 492 

179  —  Sardina  {Clupea  pilchardus) 493 

180  —  Sviluppo  della  Sardina 494 

181  —  Tonno  (Orcynus  thynnus)  e  sua  larva 499 

182  —  Schema  di  una  tonnara 504 

183  —  Pesce  spada  (Xiphias  gladius) 508 

184  —  Capo  di  Anguilla  normale  ed  argentina 512 

185  —  Metamorfosi  dell'Anguilla 515 

186  —  Cefalo  {Mugil  cephalus) 523 

187  —  Orata  {Chrysophrys  aurata) 523 

188  —  Sarago  {Sargus  rondeletii) 524 

189  —  Salpa  {Box  salpa) 525 

190  —  Spigola  {Làbrax  lupus) 526 

191  —  Dentice  (DerUex  vulgaris) 528 

192  —  Triglia  di  scoglio  (Mullus  surmuletus) 529 

193  —  Cernia  {Polyprion  cernium) 529 

194  —  Nasello  {Merlu^cius  vulgaris) 531 

195  —  Rombo  {Rhonibus  maximus)   <. 532 

196  —  Passera  (Pleuronectes  flesus  var.  italicus). .  . .  532 

197  —  Sogliola  {Solca  vulgaris) 533 

198  —  Pagro  {Pagru^  vulgaris) 535 

199  —  Capo  della  Triglia  di  fango  {Mullv^  barbatu^)  536 

200  —  Ombrina  {Uvibrina  cirrhosa) 536 

201  —  Pesca  col  tartanone  (schema) 540 

202  —  Paranze  liguri  in  pesca  (schema) 542 

203  —  Vapore  da  pesca 545 

204  —  Reti  da  plancton 562 

205  —  Rete  a  raschiatoio 567 

206  —  Redazze 568 

207  —  Draga  per  raccolte  biologiche 569 

208  —  Gangano  a  staffe 570 

209  —  Impianto  di  un  piccolo  acquario 575 

210  —  Museo  Oceanografico  di  Monaco 581 

211  —  Piccolo  laboratorio  marino  di  Quarto  dei  Mille  582 


INDICE  DEI  NOMI  DI  ANIMALI  E  DI  PIANTE 

{Non  sono  ripetuti  in  guest'  indice  quei  nomi  specifici 
che  compariscono  soltanto  nella  spiegazione  delle  figure) 


Abraliopsis  movisi,  149. 
Acantarì,  114,  128. 
Acanthometron  pellucidum, 12S. 
Acanthonyx  lunulatus,  319,484. 
Acantosoma,  154. 
Acari  marini,  451. 
Acciuga,  5,122,180,191,489, 

495,  550. 
Acestes,  221. 

Acetabularia  mediterranea,  293. 
Actinia  equina,  268. 
Adamsia  rondeleti,  441. 
Adamsia  palliata,  438. 
Aeolis,  313,  316, 
Aeolis  papillosa,  315. 
Aglaura  hemistoma,  133. 
Alacari,  452 
Alalunga,  498. 
Alcionart,  365. 
Alcyonium,  369. 
Alcyionium  palmatum,  367. 
Alghe,  34,  41,  122,  302,  304, 

308,460,470,484. 
Alghe  bentoniche,  24,  58,  59, 

61,  68,  69,  70,  83,  203,  291. 


Alghe  pelagiche  (planctoniche) 

120,  127,  195. 
Alicella  gigantea,  210. 
Alpheus,  396. 
Amalopenaeus,  104. 
Ammoniti,  17. 
Amphorina,  315. 
Anclstrum,  279,  280. 
Anellidi,  4,  7,  59,  460. 
Anellidi  bentonici, '58,  70,  74, 

122,  308,354,356,389,  404, 

417,  441,  445. 
Anellidi  pelagici  (planctonici) 

e  loro  larve,  85,  139. 
Anemonia  sulcata,  271. 
Anfibi,  7,  11,  254. 
Antìpodi,  95, 152,  210,316,440, 

453,  455. 
Anomuri,  284. 
Anomuri  (larve  di),  159. 
Antozoi,  70,  207,  369. 
Aphya  pellucida,  491. 
Apodi,  177,  512. 
Aporrhais  pespelecani,  359. 
Appendicolarie,  120,  124,  165. 
Aragosta,  284. 
Aragosta  (larve  di)  86,  159. 


R.   ISSEL. 


594 


Indice  dti  nomi  di  animali  e  di  piante 


Arbacia  jJustulosa,  76. 
Arenicola  marina,  389. 
Argentina  sphyraena,  385. 
Argentino,  385, 
A rgyropelecus  hemigymnus 

119,  188. 
Aringa,  519. 
Arnoglossus,  541.' 
Artemia  salina,  244,  259. 
Artropodi,  16. 
Ascidiai  ^Phallusia),  37  7. 
Ascidiacei,  70. 
Astacuri,  284. 
Asterie,  301,  328,  355. 
Asterias  glacialis,  327." 
Asterina,  76. 
Asterina  gibbosa,  447. 
Asteroidi,  360. 
Asteroidi  abissali,  206,  219. 
Astice,  558. 
Astropeeten   aurantiacus,    355, 

360. 
Atlanta,  117,  142. 
Atlaniidae,  113. 
Attinialrossa  (Att.  equina),  268. 
Attinie,  58,  90,  206,  434,  447, 

473. 
Aulacantha  scolymantha,    128. 
Auricularia  (larva),  115. 
Axinella,  352. 
Axinus  planafus,  217. 
Avicula  tarentina,  373. 


Bacterl  marini,  29,  35,  36,  116, 

122,  195,  455. 
Balaena  biscayensis,  192. 
Balaenoptera    acuto  -  rostrata, 

192. 
Balaenoptera  physalus,  192. 
Balanoglossus,  24. 
Balani,  41. 
Balani  (larve  di),  155. 


Balanus  perforatus,  105. 
Balena,  82,  121,  190,  192. 
Balenottera,  121,  192. 
Barchetta  dì  S.  Pietro,  91 
Bathynomus  giganteus,  210. 
Bavosa  -crestata,  339. 
Beroe,  136,  460. 
Beroe  forskali,  120. 
Biso,  489. 
Bivalvi     (  —  Lamellibranclii), 

388. 
Blenniiis,  76. 
Blennius  montagui,  341. 
Blennius  ocellaris,  483. 
Blennius  pavo,  339,  341. 
Boga,  454. 
Box  salpa,  454,  524. 
Box  vulgaris,  454. 
Brachiopodi,  17,  216. 
Brachiuri,  284. 
Brachiuri  (larve  di),  159. 
Briozoi,  2,  3,  70,  74,  353,  356, 

404,  412. 
Brisinga  coronata,  219. 
Budego,  383. 
Bugula,  415, 
B ligula,   415. 


Calamaio,  98 

Calcinello,  391. 

Calla,  315. 

Callianassa,  284. 

Calliaxis  (larve  di),  SO. 

CalUaxis  adriatica   (larve   di), 

159. 
Callionymus  belenus,  402. 
Callionymus  lyra,  403. 
Camaleonte,  486. 
Campanularia,  304. 
Campanularie-Leptomeduse, 

308, 
Cannocchla,  155. 


Indice  dei  nomi  di  aniniali  e  di  piante 


595 


Capitone,  517. 

Capodoglio,  82,  190. 

Caprella,  316. 

Caprella  acanthifera,  var.  gran- 

diniana,  31G. 
Carcinus  7noena$,  282. 
Cardium  echinatutu,  392. 
Cardium  tuberciilatuni,  392. 
Caridei,  422. 
CariopJiyllia  clavus,  3G9. 
Carteria  suhcordifortms,  215. 
Cassidaria  thyrrhena,  372. 
Cassis,  441. 
Castai^nola,  345. 
Catapaguroides    timidus,    436. 
Cavalluccio  marino,  423,  426, 

427. 
CVfalopodi,     17,    23,     37,     56, 

58,    63,    205,   460,  464.  466, 

471,  473,  474, 480.  185. 510. 

530. 
Cefalopodi  bentonici,  OS,  107, 

336,  394. 
(  '(^falopodi  i)elap:ici  (planctoni- 
ci), 85.  93,  95,  98.  108,  144, 

471,  480. 
Celenterati,  16,  102,124,131, 

268,  303,349,367,  460. 
Ccntriseun  scolopuj',  385. 
Centropages  ti/picvs.  151. 
Cerntìum,  92,  93,  198. 
Cerìantliiis  membranaceiis,  416. 
CerUhiuin  scabrum.,  447. 
Cerithiutn  vulgatitni,   359. 
CeritJiidea,  275. 
Cernia,  528. 

(.'estus  veneris,  136,  460. 
Cetacei,  5,  55, 82, 190,  202,  339, 

510. 
Chaetoceras,  196. 
C/iauliodus  sloanei,  188. 
(  lietognati,  85,   124,  139. 
'  liirononiidi  (larve  di),  451. 
chlton,  346,  348. 
Cliitc.uidi,  347. 
Cldamaìus  stellatus,  265. 


Chrysophrys  aurata,  522. 
Cieclxe,  513,  516. 
Cirripedi,  265. 
Cirrothauma  murrayi,  144. 
Claihurella,  218. 
Clavatélla,  (medui^a   di).  304. 
Clibanarius,  284. 
('Ubanarius  inisantfiroj))i.i.  \\o\ . 
(Jlibariariiis  rouxl,  431. 
Cloroficee,  202,  293. 
(Uupea  pilchardus,  493. 
Clupeidi,  180,  489. 
Coccoli toforidee,  120,  201. 
CoccólUophora ,  201. 
Coelacantha,  128. 
Coelophrys  brenicaìidatufi,  229. 
Coleotteri,  5,  12,  234. 
Collidi,  114. 
Collosphaera,  117,   127. 
C'ollozcmm,  117,  127. 
dolumbéUa  rustica,  334. 
Cornatala,  571. 
Cfynger  vulgaris,  177.  513.  5  4  2 . 
(Unius  ■niediterraìieufi,  3;!1. 
Cnnus  festìidinaHus,  66. 
Copepodi,  58,  59. 
Cop'epodi  bentonici,  453. 
Copepodi  parassiti,  224. 
Copepodi  ])clafiici(pla.netonioi), 

83,  se.     1  17.    120.    150. 
Copili  a,    15  1. 

Coralli-,  2,  58,  74,  210,  417. 
(Uyrallina  offidmdiK,  298. 
Coralline,  2,  3,   73,    75,    292, 

350. 
Corallo,  2,   3,  74,   353.  55S, 
'  Cordylophora  lacustri^,  1  7 . 
Comuspira  involvena,  449. 
Corvina  nigra,  429. 
Corydendrium,  77 
Corymorpha,  133. 
Coryne  muscaides,  303. 
Coscinodiscus,  196. 
Cothylorlàza  tuberculata,  132. 
Cranchidi,  85,  145.  471. 
Crangon,  396,  473. 


596 


Indice  dei  nomi  di  animali  e  di  piante 


Crangon  trispinosus,  396. 
Crangon  vulgaris,  396. 
Crenilàbrus,  427,  428. 
Crenilàbrus  pavo,  427. 
Creseis,  85,  122. 
Creseis  acicula,  144, 
Crinoidi,  218. 
CHsia,  415. 
Crostacei,  3,  7,  11,  17,  23,  37, 

216,338,345,460,468,472, 

485,  536. 
Crostacei  abissali,  207,  218,219 
Crostacei  bentonici,   58,   122, 

260,  281,361,375,418,432, 

453,  455,  572. 
Crostacei  pelagici  (planctonici) 

57,83,93,95,108,  121,  161, 

202,  459,  483. 
Cryptomonas,  245. 
Ctenoforì,  16,  36,  69,  85,  92, 

120,  124,  136. 
Culex,  246. 
Cyclops,  237. 
Cyclothone,  118. 
CymbuUa  peroni,  144. 
Cyìnodocea  aequorea,  405. 
Uynihia  papillosa,  362. 
Cypraea  lurida,  334. 
(Jyprina  i  sland  Ica,  06. 
Cystoseira,  291. 


Daphnia  pulex,  var.  óbtusa,2iZ 
Decapodi,  (Crostacei),  70,  104, 

221,  260,  283,  433. 
Decapodi  (larve  di),  92,   102, 

113. 
Delfini,  5,  190. 
Dentalium,  372,  404. 
Dentex  vulgaris,  527. 
Dèntice,   527,   530,    538,   550. 
Diatomee,  24,  54. 


Diatomee  bentoniche,  301,310, 
417. 

Diatomee  pelagiche  (plancto- 
niche), 54,  85,  114,  115,  116, 
120,  123,  196. 

Dictyopteris  polypodioide^,  292, 
294,  304. 

Diaoflagellati,  198. 

Diìiophysis  homunculus,  200. 

Diogenes,  434,  474. 

IHogenes  pugilator,  398. 

Diphyes,  134. 

Diphyes  siéboldi,  116. 

Diììlogaster  róbustus,  242. 

Discorbina  bertheloti,  449. 

Ditruììa,  404. 

Dolioluin,  169. 

Dolium  galea,  372. 

Donax  semistriains,  392. 

Donzella,  345,  427. 

Doto,  315. 

Drmnia  vulgaris,  370. 

Dromiacei,  284. 


E 

Echinocyamus  pusillus,  391. 
Echinodermi,  5,  6,  17,  24,  36, 

70,  124,  207,  218,  354,  369, 

391. 
Echinodermi  (larve  di),  101. 
Echinoidi costieri,  76,  332,  354. 

391. 
Echinoidi  abissali,  213,  221. 
Echinoturidi,  220. 
Echinu^  acuiva,  354. 
Echinus  niicrotuberculaius,  76. 
Ectocarpus,  448. 
Efemera,  11. 
Elasipodidae,  221. 
Eledone,  337. 
Eleuteria,  300. 
Elysia,  315. 
EoUdidi,  315. 


Indice  dti  nomi  di  animali  e  di  piante 


597 


Eufiraulis  enchrasicolus,  489. 

Epeira,  2. 

Eretmophorus  kleinembergi, 227 

Erionidi,  222. 

Eriphia  spinifrons,  282,  285. 

Eryon,  222. 

Eryoneicus,  223, 

Eteropodì,  54,    85,    120,    124, 

141. 
Eucharis  midliconiis,  120, 137, 

138. 
Eucytharus,  541. 
/'Junice,  354. 
Eupagurus,  284. 
Eupagurtis  anachoretus,  437. 
Eupagurus prideauxi,  435,  438. 
Euphausia,  104. 
Euihria  cornea,  336. 
Euzygaena  pacifica,  147. 
Exuviella  laevis,  450. 


F 


Farfalle,  5. 

Fasmidi,  289. 

Fagianella,  447. 

Favello,  282. 

Feodarì,  114,  128. 

Feoflcee,  292,  294. 

Fierasfer,  371,  468. 

Fierasfer  acus,  371. 

Fierasfer  dentatu^,  371. 

Fillopodi,  259.  % 

Fillosoma  (larva)  159. 

Fisalia,  90. 

Fìseteridi,  190. 
;      Flagellati,  245,  281,  450. 
\     Foche,  339, 

Folade,  358. 

Foraminiferi  abissali,  214. 

Foraroiniferi  bentonici,  417, 
441,  448. 

Foraminiferi  pelagici  (plancto- 
nici), 53,  54,  85,  116,  126, 
202. 


Funduliis,  471. 

Fusus  (nidamenti  di),  377. 

Fv^us  rostratus,  360. 


G 


Gabbiani,  91,  483. 
Gadidi,  226,  546. 
Galateidi,  284. 
Galathea,  284. 
GallineUa,  383,  402. 
Oalvina  pietà,  313. 
Gamberetti,  4,  57,   422,    442, 

472,  538. 
Gamberetti  (larve  di),  159. 
Gamberetto  da  sabbia,  396. 
Gambero,  284. 
Gasteropodi,  432,  450. 
Gasteropodi  abissali,  217,  218. 
Gasteropodi  bentonici,70,273. 

334,359,372,417,440,448. 
Gasteropodi  pelagici  (plancto- 
nici) e  loro  larve,  92,  141, 

142. 
Oebia,  284. 
Qelidium,  297. 
Gerris,  236. 
Giancbetti,  491. 
Olaucothoe,  433. 
Globigerina,  53,  214. 
Olobigerina  bulloides,  54,  116, 

126. 
Gobius  paganellus,  342. 
Gonostoma  denudatum,  188. 
Gorgonetta  mirabilis,  128,  129. 
Gorgonia,  375. 
Gorgonia  verrucosa,  349. 
Granchi,  209,   284,  318,  322, 

338,  361,  400. 
Granchi  (larve  di),  92,  159. 
Grimaldichtys  profundissimv^, 

206. 
Grongo,  117,  513,  542. 


598 


Indice  dei  nomi  di  animali  e  di  piante 


H 

Halimeda,  293. 
Ualiotis  lamellosa,  348. 
Huliotis  tuberculata,  348. 
Halobates,  236. 
Halopithys  jpinastrcddes,  298, 

303. 
Halosphaera  viridis,  202. 
Ilarpacticus  fulvus,  237,  242, 

249,  256,  257,  282. 
HarrùMa  raleighiana,  226. 
Ileliases  chromis,  345. 
Hemiella  alveolata,  389, 
Uippocam%)us  brevirostris,  423 
Hippocampus  guttulatus,  424. 
Jlolothuria,  370. 
Ilomarus  vulgaris,  558. 
Hydrophiliis  piceus,  234. 
Ilytnenaster,  219. 
Hyalea,  117. 
Hyalonema,  214. 
HymenocephalusUalicus,  228. 
Hyocrimis,  219. 
Hyphalaster  2itt^f(iiii,  206. 
Tlyjmea  aspera,  296. 


Iantina,  91. 

Idotea,  442,  446. 

Idotea  hectica,  418,  421. 

Idra,  17. 

Idracnidi  marini,  451,  452. 

Idrofllidi,  234. 

Idrofilo,  234. 

Idroidi,  17,  132,  133,  302,  315, 

410. 
Idromeduse,  133. 
Inachus,  209. 
Infusori,   129,   245,   249,   253, 

278,  303. 
Insetti,  7,  11,  14,  289,  513. 


Insetti  marini  (larve  di),  451, 

452. 
Isocdrdia  cor,  374. 
Isopodi,  210,  260,  281. 
Lsopodi  parassiti,  441. 
lulis,  345,  427. 
lulis  pavo,  343,  345.  "^ 
lulis  vulgaris,  342,  343,  345. 


Labrax  lupus,  526. 
Labridi,  427,  474. 
Labrus,  427. 
Labrus  turdus,  427. 
Laòrus  merula,  428. 
Lambrus  angulifrons,  361. 
Lamellibranchi,  70,  210,  330, 

355,  373,  391. 
Lamellibranchi  abissali,  217. 
Lamellibranchi  (larve  di),  141. 
Lasaea  rubra,  355. 
Latreillia,  209. 
Leander,  396,  442,  472. 
Leander  (larve  di),  159. 
Lepadogaster,  402. 
Lepadogaster  gouani,  312. 
Lepas,  375. 
Leptocefali,  514,  517. 
Ligia,  260. 
Linmea,  12,  316. 
Limulus,  63. 
Lingula,  17. 
Litodidi,  223,  284. 
Litodomo,  358. 
Littorina,  273. 

LUtorina  neritoidcs,  273,    277, 
Littorina  punctata,  273. 
Lofobranchi,  423. 
Lophius,  382,  383. 
Lophius  budegassa,  383. 
Lophius  piscatorius,  383. 
Lophoelia,  216. 
Lucerna,  527,  528,  530,  538. 


Indice  dei  nomi  di  animali  e  di  piante 


599 


Lucifer,  86. 

Lupo,  526,  527. 

Lygia,  455. 

Lygia  italica,  281,  282. 

Lythophyllum,  350. 

Lythothamnion,  350. 


M 

Macruridl,  228. 

Macrurus,  224. 

Macrurus  coelorhynchus,    229. 

Macrurus  sclerorhynchus,  229. 

Madrepore,  24,  216,  369. 

3Iaja,  326,  477,  486. 

Maja  squinado,  361. 

Maja  verrucosa,  320,  361. 

Marmotta,  285. 

Meduse,  17,  82,  85,  90,  92. 

Meduse  Idroidi,  306,  308, 

Meganyctiphanes   norvegica, 

118,  152. 
Melobesia,  350. 
Membranipora  ptZoso ,  4 1 2 , 4 1 4 , 

415. 
Merlv^cius  vulgaris,  226,  383, 

530,  541. 
>rerluzzo,  385,  530,  537,  541, 

542. 
Metacrlnus,  219. 
Mola  rotunda,  180,  182. 
Molluschi,  12,  16,  37,  54,  66, 

67,  75,  82,  85,  90,  91,  102, 

122,  124,  141,  207,  216,  255, 

256,  355,  403,  431,  536. 
Molluschi  (larve  di),  92,  113, 

140,  377,  470. 
Monstrillidae,  58. 
Mora  mediterranea,  227. 
Moscardini,  337. 
Muggini,   522,   526,   527,   538, 

539,  557. 
Mugil  cephalus,  522. 
Mullidi,  528,  534. 


Mullus,  402. 

Mullus  barbatus,  534,  536. 

Mullus  surmuletus,  528,  530. 

Munida,  284. 

Murena,  177. 

Murenoidi,  512. 

Murenoidi  (larve  di), 177,  514. 

Murex,  76,  441. 

Murex  brandaris,  360,  438. 

Murex  trunculus,  360,  470. 

Murice,  360. 

Myctophum,  118. 

Myriozoum  truncatum,  353. 

Mytilus  edulis,  544. 


N 


Nasello,  226,  383,  530,537,541, 
542,   550. 

Nassa,  437. 

Natica,  435,  437.  i 

Nauplius  (larva)  155,  239. 

Nautilus,  63. 

Nectonema,  451. 

Nematodi  bentonici,  450. 

Nematodi  liberi,  242. 

Nematodi  parassiti,  513. 

Nematodi  pelagici  (planctoni- 
ci), 139,  451. 

Nemertini  bentonici,  354. 

Nemertini  pelagici  (planctoni- 
ci), 139. 

Nereis,  441. 

Nerophis,  423,  424,  426,  427. 

Nerophis  ophidion,  424. 

Nudibranchi,  312,  418,  470, 
481. 


Obelia  geniculata,  133. 
Ochtebius,  234,  246,  257,  258, 

282. 


600 


Indice  dei  nomi  di  animali  e  di  piante 


Ochtebins,  quadricollis,   234. 

Ochtebiua  subiìdeger,  235. 

Octopus  vulgaris,  336. 

Ofioplutei  (larve),  114. 

Ofisuro,  177. 

Ofiura  (ofluroidi),  70,  369. 

Ofiura  (larve  di),  161. 

Ofluroidi  abissali,  219. 

Oloturoidi  (Oloturie),  70,  125, 
370. 

Oloturoidi  abissali,  210,  221. 

Olotui'oidi  (larve  di),  161,  165. 

Oloturoidi  pelagici  (planctoni- 
ci), 125,  161. 

Ombrina,  530,  534,  536. 

OpMoglypha  lacertosa,  369,370. 

Orata,  173,180,522,  527,  538, 
550,  557. 

Orca,  191. 

Orecchia  di  mare,  348. 

Orchestia  gammarellus,  455. 

Orcymis  thynnus,  498. 

Omithocercus,  200. 

Ortotteri,  289. 

Oscillatoria,  473. 

Ostrica,  558. 

Oxirinchi,  319,  320. 

Oxygyrus,  142. 


Pachygrapsus  marviorattis, 260, 

282,  287. 
Padina  pavonia,  294. 
Pagellus  centrodontus,  122. 
Pagro,  114,  530,  534,  536,  538, 
Pagrus  vulgaris,  530,  534,  536. 
Paguri  (o  Paguridi),  92,  218, 

223,  284,  334,434,  442,  443, 

444,  445. 
Paguristes  oculatus,  439. 
Paguro  da  sabbia,  398. 
Pagurus    arrosor    (  =striatus), 

435,  440. 
Palaemonetes,  477. 


Palamita,  489,   511. 
Palinuri,   284. 
Pantopodi,  324. 
Parago  (vedi  Pagro). 
Paracentrotus  Uvidus,  326,  332. 
Parapagurus  pilosimanus,  210, 

223. 
Passera,  532. 
Patella,  267. 
Pecten,  356,  393. 
Pecten  flexuosus,  358. 
Pecten  jacobaeus,  356. 
Pecten  opercularis,  358. 
Pecten  varius,  358. 
Pelagia,  117. 
Pelagothuria,  125,  161. 
Peneidi  (larve  di),  157. 
Pennaria,  77. 
Pentacheles,  223. 
Pentacrini,  17. 
Pentacrinus,  219. 
Percidi,  526. 
Peridinee,  120,  198. 
Peridinium,  92,  93,  199. 
Periphylla  dodecabostricha,  118 
Peristedion  cataphractum,  383,        ì 

384.  1 

Pesce  forca,  383. 
Pesce  luna,  180. 
Pesce  spada,  122,  489,  508. 
Pesce  trombetta,  385. 
Pesci,  4,  5,  7,  9,  11,  32,  37,  38, 

56,  67,  205,  255,  301,  460.         i 

*73,  474,  480,  481,  484,  530,        ì 

542. 
Pesci  bentonici,  70,123,  177, 

207,  339,  363,  378,  400,  422, 

521. 
Pesci  pelagici  (planctonici),  58, 

83,  93.  95,  98,102,108,  121, 

180,  184,  202,  207,  459,  480, 

483,  488,  522,  550. 
Pesci  (uova  e  larve  planctoni- 
che di),    173,    183,    188,    491, 

493,  503,510,513,537. 
Petrale,  541. 


Indice  dei  nomi  di  animali  e  di  piante 


601 


Peyssonnelia,  292,  408. 

Phallusia  mamillata,  377. 

PhMlusia  mentula,  377. 

Pharyngella,  119. 

Phasianella  pullus,  447. 

Plmsianella  speciosa,  447. 

Pheronema,  214. 

Phronima,  152. 

Physeter  ìnacrocephalìis,  192. 

Pianuzza,  178,  530,  532,  537, 
550. 

Picnogonldi,  324. 

Pilumnus,  362. 

Pinnipedi,  339. 

Pinnotheres  veterum,  373. 

Pirosoma,  92. 

Pisa  corallina,  361. 

Pisania  maculosa,  334, 

Planes,  486. 

Planes  minutus,  320. 

Planorbis,  450. 

Pleurotomaria,  218. 

PleurotomaridJ,  217. 

Pleuronectes  flesus  var.  i^aZi- 
cus,  532. 

Pleuronettidi,  178,  179,  530, 
541,    546. 

Pleuronettidi  (larve  di),  178, 
179. 

Plutonaster  bifrons,  219. 

Polpo,  301,  336,  483,  572. 

Polycheles,  223. 

Polygordius,  (larva  di),  140. 

Polyprion  cemiuni,  528. 

Pontarachna,  451,  452. 

Pontosphaera,  201. 

Poriferi,  16,  352. 

Portunus,  corrugatus,  400. 

Portunus  depurator,  400. 

Posidonia  (o  Posidonia),  61, 
73,  75,  361,  388.  403,  405, 
417,  426,  438,  442,  447,  453, 
484. 

Posidonia  caulini  (  =  P.  ocea- 
nica), 73,  405. 

Praya,  135. 


Prorocentruni  micans,  200. 
Pouchetia,  198. 
Pseudorca,  191. 
Pterodina  clypeata,   240,   243, 

246,  253. 
Pteropodi,  54,  85,  121,     122, 

124,  141,  144, 
Ptero trachea,  91,  142. 
Pterotrachea  coronata,  142. 
Pyrosoìna,  152. 


B 

Radiolarl,  24,  54,  83,  85,  117, 

119,  127. 
Ragno  di  mare,  322. 
Raja  clavata,  382. 
Rana,   11. 

Rana  pescatrice,  383. 
Rapaci,  5. 

Razze,  226,  381,  382. 
Rebelula,  edwardsi,  224. 
Regalecìis,  182. 
Retepora,  cellulosa,  353. 
Rettili,  254. 

Rhizostomapulmo,  91, 114,131. 
Rhomboidichtys,  400,  401. 
Rhombus  laevis,  531. 
Rhombus  maximus,  531. 
Rhopalonema  velatum,  117. 
Ricci  di  mare,  70,  76,  326. 
Ricci  di  mare  (larve  di),  161. 
Rissoa,  417. 
Rissoa  variabilis,  417. 
Rissoella  verruculosa,  264. 
Rizopodi,  448. 
Rododendro,  408. 
Rodoflcee,  296. 
Rombo,    178,    475,    530,    531, 

537,  541,  550. 
Rospo,  11. 
Rossetti,  491. 
Rotiferi,  240,  249,  255,  256. 


602 


Jndice   dei  novii  di  animali  e    di  piante 


Sabellaria     (Hermella)     alveo- 
lata,  389. 
Saffirine,  460. 
Sagitta,  85,  120,  139. 
Salmoni,  11. 
Salmonidi,  185,  385. 
Salpa  (Pesce),  301,  454,  524, 

527,  538,  539. 
Salpa   democratica -mucronata, 

167,  169. 
Salpa  max  ima- africana,  169. 
Salpe   (Tunicati),   85,   91,   92, 

120,  123,  124, 167. 
Sandalops  melancholicus,  147. 
Sapphirina,  86,  151. 
Sarago  (o  Sarge),     114,     173, 

522,  527,   538,  550. 
Sardina  (o  Sardella),  12,  122, 

191,  493,  560. 
Sargassi,  69,  195. 
Sargassum,  44. 
Sargus  annularis,  524. 
Sargtis  rondeletii,  524. 
Sargus  vulgaris,  524. 
Saxicava  arctica,  358. 
Scaf epodi,  372. 
Scalpellum,  375. 
Scapholeberis  mucronata,    236. 
Schizoficee,  195. 
Schizopodi,  92,   104,  118,  152. 
Scifomeduse,   124. 
Scili  ari,   159. 
Scolopendra,  3. 
Scombro  (o  Scombero),  5,  180, 

489. 
Scombridi,  489. 
Scopelus  caninianus,  188. 
Scopelus  hmnboldti,  189. 
Scorpaena  porcìis,  429. 
Scorpena,  114,  482,  539. 
Scotoanassa  translucida,  221. 
Scyllium,   470. 
Scyphidia  littorinae,  279. 


Sepiola,   394,   399. 

Serrani  (Serranidi),  342. 

Serranus  cabrilla,  342. 

Serranus  scriba,  342. 

Sergesti  di,  154. 

Sertularia    m,editerranea ,    410, 

414,  415. 
Sifonofori,  85,   116,  124,  133. 
Sillidi,  452. 

Siphostoma  typhle,  424,  426. 
Sogliola,   178,    401,    475,    483, 

486,  530,  533,  536,  541,  550. 
Solca,  400,  533. 
Solca  vulgaris,  530,  533. 
Solenocera,  siphonocera    (larve 

di),  117. 
Sparidi,  522,  527. 
Spatangidi  (larve  di),  163. 
Spatangus  inermis,  355, 
Sphaerechinus  granitlaris,  354. 
Sphaerozoum,  127. 
Spigola,  526,  527,   550,  557. 
Spionidi  (larve  di),  140. 
Spirorbis,  308. 
Spugne,  2,  3,  24,  70,  352. 
Spugne,  2,  3,  24,  70,  352,  367, 

417,  439,  558. 
Spugno  abissali,  209,  214. 
SpumelJarì  114,  127. 
Squali,  226,  228,  363,  542. 
Squilla  (larve  di),   155. 
Squilla  mantis,  375,  376. 
Stelle  di  mare,  206,  327,  332, 

355,  360,   571. 
Stelle  di  mare  (larve  di),   70, 

161. 
Stenorhynchus,  209. 
Stenorhynchus  longirostris,  322, 
Stephanotrochus,  216. 
Sternoptichidi,  185,  188. 
Stichopus,  370. 
Stiloftalmoidi  (larve),  188. 
Stomatopodi,  376. 
Stomias,  187. 
Stomiatidi,  185. 
Strombus  bubonius,  66. 


Indice  dti  nomi  di  animali  e  di  piante 


603 


,St!/lophtalmus  pariuloxus,  190. 
Suberites  domuncula,  439. 
Suìnphurus  ligulatus,  179. 
Si/ngnathus  acus,  424. 


Talassiuidi,  284. 

Tapes  senegalensiìi,  6G. 

Tardigradi,  255. 

Tenie,  5,  541. 

Terebellidi,  310. 

Terebratula,  217. 

Testuggini,  339. 

Tethys,  59. 

Tetrapttirus  belone,  509. 

Thalassiothrix,  196. 

Thynmis  alalonga,  498. 

Tintinnidi,  130. 

Tomopteridi,   139. 

Tonno,  103,  122,  180,  182,  489, 

498. 
Tonno  bianco,  498. 
Torpedine,  378,  382. 
T  or  pedo  ocellata,  380. 
Trachino,  401,  402. 
Trachimis  draco,  401. 
Trachiptcridi,   104. 
Tradescanzìa,  463. 
Trachurus,  131. 
Trachypterus,  182. 
Trachyrhynchus  scaber,  228. 
Treìkoctopus  violaceus,   144. 
Trigla,  383,  402. 
Triglia,  173,  402,  550. 
Triglia  (larve  di),  483. 
Triglia  di  fango,  530,  534,  536, 

541. 
Triglia  di  fango  (uova  e  larve 

di),   175,  176. 
Triglia  di    scoglio,    527,    528, 

530,  536. 
Trochi,  334,  417.  437. 
Trochus,  437. 


Trocofora,  85. 
Trota,  385. 
Trygon,  382. 

Tubularie-Antomeduse,  308. 
Tunicati,  16. 
Tunicati  abissali,  213. 
Tunicati  bentonìoi,  70,  82,  362. 
Tunicati    pelagici    (planctoni- 
ci), 82,  85,  165,  202. 
Turritella,  437. 
Turritella  communis,  372. 
Tursiops  truncatus,  192. 


u 


Uccelli,  5. 

Uccelli  marini,  91,  123,  483. 

Udotea,  408. 

Ulva,  264. 

Umbellularia,  216. 

Umbrina  cirrhosa,  534. 


Veletta  (oViiMhi),'.)],  117,  123. 

135,  483. 
Velella  (larve  di),  470. 
Vermello,  389. 
Vermi,    15,    16,    36,    58,    139, 

207,354,451,  482,  513,  536. 
Vermi  (larve  di),   113,   139. 
Vertebrati,  24,  356. 
Virbius  viridis,  422. 


w 


Watasea  scintillans,  150. 


604 


Indice  dei  nomi  di  aìiiniali  e  di  piante 


Xifosuri,  63. 
Xilopagurus,  444. 
Xiphias  gladius,  509. 


z 


Zenobiana prismatica,  442. 
Zoantarl  abissali,  216. 
Zoéa  (larva),  157,  433. 
Zooxantelle,  127. 
Zostera,    388,    409,    426,    431, 

453,  484. 
Zosteracee,  24,  58,  61,  69,  70, 

73. 
Zostera  marina,  405. 
Zostera  nana.  405. 


Zanzare,  11,  246. 


PUBBLICAZIONI 

(londe  provengono  le  figure  non  originali  del  libro. 

(Sono  poste  fra  parentesi  quelle  di  seconda  mano) 


Fig.     4  e  5  da:  Hakcker  V.,   Tiefsee  Radiolarien.  Wissensch. 

Ergebnisse  d.  Deutscb.  Tiefsee  Expedit.,  14  Bd.,  1908, 
0  tiii  :  Il AECKFA.Wj.,Jiadiolaria.  «  Challenger  Reports  ».  Voi. 

18,  1887  (nella  spiegaz.  per  errore  1867). 
'      9.   17,  19,  39,  60,  68,  74,  (76)  84,  144,  145,  192  da:  Mur- 
ray J,  Hjort  J.,  The  depths   of  the  Ocean,  London, 

Macmillan,  1912. 
»     10,  138el88  dall' Acquarium  neapolitanum,  7  Auflage, 

Leipzig.  Breitkopf  u.  Hartel,   1912.     ' 
»     11  da:  VOQT  C,  Jiecherches  sur  les  animattx  inférieurs  de 

la  Mediterranée.  Mém.  Instit.  Génevois,  Voi.  I,  1854. 
»      12  dal  TiER   UND  Pflanzenwelt  der  Nordsee. 
»     Ì'A,  14, 15  e  16  da:  Chun  C,  Op.  cit.,  v.  bibliografia  cap.  V. 
»      18  e  43  da:  Lo  Bianco    S.,   Pelagische  tiefseefischerei  d. 

Maja  in  der  Umgebung  von  Capri.  Jena,  1904. 
»     23  e  24  da:  Schewiakoff  W.,  Beitrdge  zur  Kenntniss  der 

Radiolaria   Acanthometrea.    Mém.    Acad.    St.    Péters- 

bourg,  XII,  10,  1902. 
»     26  da:  Borgert  A.,  Die  Tripyleen  Radiolarien  des  Mittel- 

meeres.  Mitteil.  a.  d.  zool.  Stat.  Neapel,  Bd.  14,  1901. 
»     28  da:  Mayer  Goldsborough  A,,   Medusae  of  the  world. 

Carnegie  Institution  Public,  n.  109,  Washington,  1910. 
»      29  da:  Herdman  W.  A..  Report  of  the  Liverpool  Movine 

Biology  Committee,  Liverpool,  1902. 
»     32  da:  id.  id.  id.,  1913. 
»     40  da:   Vérany  J.  B..  Mollusgues  Méditérranéens.    I.  Ce- 

phalopodes  de  la  Mediterranée.  Qénes,  Ferrando,  1847. 
»     41  da:  ISSKI.  R.,  Cefalopodi  pelagici.   Raccolte  planctoni- 
che fatte  dalla  R.  Nave  «  Liguria  »  etc.  Voi.  1.  Pubbli- 
^  caz.  R.  Istituto  Studi  Sup.  Firenze,  1908. 


606  Puhhlicazioni  donde  provfìtgovo 


Fig.  42  B  da:  JouBix  L.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  I. 

»      44  da:  Steuer  A.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  IV. 

»  (52),  (75),  116  e  152  da:  Cauvian  W.  T.,  Op.  cU.,  vedi  bi- 
bliografia cap.  VII.  (Nel  testo  la  fig.  75  è  data  per  er- 
rore come  proveniente  dal  Murray-Hjort). 

»  57  0  58  da:  Ci.aus  C,  Gkobbkn  K.,  Lchihitch  <ìcr  zoolo- 
<jir.    Mail, ara,  Ehvert,   1910. 

'>  5U  e  51)  hi.<i  (la:  Lo  Rfanoo  S.,  Op.  cit.,  vedi  bililii).i;r;ifìa 
cap.    VI   {V  citazione). 

'    (j1  e  184  B  da:  (Ìiìv^^sl  I!.,  r;y>,  r/L,  vedi  bibliografia  capitolo 
XVII,  1^  citazione. 
f<;2)   e  (180)  da:     KintKXBAUM  C,    Op.  cit.,    vedi    biblio- 
grafia cap.    XVII. 

»  iV?,  da:  Kyle  H.  M.,  Fiat  ftshes.  Rep.  on  the  Danish  Ocea- 
nographlcal  expeditions  1908-1910  to  the  Mediterra- 
neaii  aiid  adjaccnt  seas.  Voi.  2,  (lopenhagen,  1913. 

"  (55  da:  Lo  Bianco  S.  ()j).  cit.,  vedi  bibliografia  ca]).  VI 
(2^'  citazione). 

'>      ()()   da:   J acino  A.,  Op.  cit.,  vedi   ]jil)liografìa   cap.   VI. 

"      07    da:   Zua.\rAYEH  E..  Oj,.  ril..  vedi  bihlio-ratia.  cai».  VI. 

■-•  (J!)  da:  Ma'/z  AltKT.l.l  (J.,  SI  adi  sui  pcsi-i  Ixill  iitldu'ici  tldlo 
sfnfJixJ!  Mesf^iiKi.  1.  Larve  si ilnftal moldi  di  Si-njjrìidi  r 
loro  mciaiiairfosi  iniziaìi.  "  lìivista  nieiis.  di  l'esca  e 
Idi-ohiolo^ia  ».    Anno   7.    l'.)12. 

'>  71A  da:  Scii.mii>t  A.,  Atlas  der  l)iatnmacccnl:undc.  ìiQì\t- 
zig.    1874-1914.... 

71  B   da,:   VAX    IIkuiick    IL,   S'irnopfiìs   drs    Diatmuécs    dit 

lielgiqiie.  Auvers,  188(1 -S5. 
»      72    A   da:   ScHiiTT  F.,   l'cridi niaìcfi.  Kn^-lei'  u.    l'rant!    Na- 
turi, l'flanzeufaniilicn,  I  Teil,  1   Abt.  I>.  T-eipzig,  1>90. 

72  B  e  (Jda:  Jòrgen.skn  E.,  Z)/e  Tc/v/Z/r//.    Intcì^nat.  \\v\ .  d. 

ges.  Hydrobiologie  u.  Hydrograpliie,  Suii|dcni.  Bd.,  4. 
1910. 
79  da:    1)K  FoLix,  Sous  les  mers  {Camp,  d'exploration  du 
<t  TmvaiUeur  »    et    du    tTalisman»).    Paris,    Baillière, 
1887. 

»  80  tla:  Smith  S.,  Cnistacea  (Part.  I,  Decapoda)  «  Blake  » 
Reports.  Bull.  Mus.  Compar.  Zoology.  Voi.  10,  1882- 
188;L 

')  SI  da:  MiLXi;  P]i)\vart>s  A.,  BoT'viKri  E.  L..  f'niMarés 
drcaixxlcs  jiroreiunit  des  camj, ai/ars  da  i/ac/if  ^  ri/iron- 
delle  »  Brachyures  et  Anoniures.  Itcbult.  dcs  Uampagnes 
seientif.  de  S.  A.  S.  le  Prince  Albert  I  de  Monaco,  fa- 
scio. 7,  1894. 
82  e  83  da:  Brian  A.,  Op.  eit.,  vedi  bibliogr.  cap.  VII. 


le  figure  non  originali  del  libro  601 


Fig,  85  da:  Mazzarelli   G.,  Studi  sui  pesci  batipelagici  dello 
stretto  di  Messina.  —  Intorno  allo  Ereiniophorus  Klei- 
nembergi  Oigl.  «  Rivista  mens.  di  Pesca  e  Idrobiologia  », 
Anno  7,  1912. 
8G  da:  Gigliolt   E.,   Issel  A.,   Pelagos.    Genova,  Sordo- 
muti, 1884. 
S7   (la:    VixcKJiEiiit.v  I).,  O^j.  c<7.,  vedi  bibliografia  ca]).  VII. 
8S  tlìi:    Bhaueh  a.,  ()p.  rit.,  vedi  bibliografia  cai).  VII. 
■'      89,  90,  91  A,  91  B,  92,  da  IrfSEL  R.,  Op.  rit.,  vedi    biblio- 
grafia cap.   Vili. 
»      101,  102  da:  Oltmans    F.,     Op.    cit.,     vedi     bibliografìa, 

cap.  X. 
"      113  da:  Trinchese   S.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  X. 
»     117  da:  Dohrn  A.,  Op.  cit.,   vedi  bibliografia  cap.  X. 
»      119  da:  Cole  L.  J.,  Op.  cit,,  vedi  bibliografia  cap.    XI. 
»      120  A  da:  Jammes  L.,  Traile  de  Zoologie   pratique.  Paris, 

Masson,   1904. 

»      120  B  da:  Mortensen  Th.,  Die  Echiniden  des  Mittelmee- 

res.  «  Mitteil.  a.  d.  zool.   Stat  Neapel  »,   Bd.  21,    1913. 

»      121  da  .Iaita  G.,  /  Cefalopodi  del  Oolfo  di  Napoli  {Si.'ite- 

ìiiatica).  «  Fauna  u.  Flora  Neapel  »,  Monogr.  23,  1890. 

150  da:  Poliman ri  O.,  O^?.  ci<.,  vedi  bibliografia,  cap.  XIII. 

»      15G  da:  Issel,  R.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia,  cap.  XIV. 

»      (157  C)  da:    Emery  C,  Compendio    di  zoologia,    Bologna 

Zanichelli,  1911. 
»      173  da:  Matzdorff  C,   Ueber  die   Fiirbung    von   Idotea 
tricuspidata.  Jenaische   zeitschr.    Naturwiss.    Bd.     10 
1882. 
"     (174),   (175)  da:  FuoHS  R.   F.,   Op.  cit.,  vedi  bibliografia, 
cap.  XVI  (JV inler Stein) . 
181  B  da:  Sanzo  L.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  XVII, 

1^  citaz. 
1S2  da:  Pavesi  P.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  XVII. 
186,  193,  195,  196   da:  Cavanna,    Op.  cit.,    vedi  biblio- 
grafia cap.  XVIII. 
"      190,  197  da:  Griffini  A.,  Op.  cit.,  vedi  bibliogr.  cap.  XII. 
»     203  da:  Plfhn  M.,  Op.  cit.,  vedi  bibliografia  cap.  XVII. 

Per  la  concessione  di  riprodurre  alcune  figure  rivolgo  vive 
grazie  al  prof.  J.  Richard  (Monaco)  e  Mazzarelli  (Messina), 
agli  editori  Macmillan  e  Methuen  (Londra)  e  Carnesecchi  (Fi- 
renze). 


HOEPLI 


Pubblicati  a  tutto  Agosto  1917. 


Che  cosa  sono  i  Manuali  Hoepli? 

I»  —  Una.  raccolta  iniziata  e  continuata  col 
proposito  di  diffondere  la  cultura;  che 
tratta  in  forma  popolare  le  lettere,  le 
scienze,  le  arti  e  le  industrie. 

II«  —  I  Manuali  Hoepli  sono  sempre  com* 
pilati  da  specialisti  per  ogni  materia  e 
sempre  ove  occorra  illustrati  copiosa- 
mente, e,  a4  ogni  ristampa  riveduti  ed 
arricchiti  di  nuove  aggiunte  per  tenerli 
al  corrente  delle  più  recenti  conquiste 
della  scienza. 

IH»  —  Nella  Collezione  dei  Manuali  Hoepli 
ognuno  può  trovare  un  testo  riguar- 
dante  i  suoi  studi,  e,  se  mai,  rintrac- 


cera  sempre  uno  o  più  capitoli  di  suo 
interesse  nei  Manuali  di  indole  affine, 

T\r.  -  I  Manuali  Hoepli  formano  un'Enei^ 
clopedia  perennemente  viva  di  scienzOf 
lettere  ed  arti,  perchè  la  loro  grande 
diffusione  permette  all'  editore  di  rin» 
novarli  e  rifarli  di  continuo. 


_.^^^:^^^  ^éC^^^A:^ 


AVVERTENZE 

I  libri  si  spediscono  franchi  di  porto  nel 
Regno  e  nelle  Colonie  italiane  dietro  semplice 
invio  di  una  cartolina  vaglia.  —  Per  le  spedi- 
zioni all'asterò  aggiungere  il  dieci  per  cento 
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Le  spedizioni  sono  fatte  con  cura  e  puntualità, 
r.a  i  volumi  non  raccomandati  viaggiano  a 
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Per  ricovero  i  libri  raccomandati  —  onde  evi- 
tare smarrimenti  dei  quali  l'editore  non  si  rende 
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Si  fanno  anche  spedizioni  per  assegno  (eccet- 
tuato in  zona  di  guerra  ove  tali  spedizioni  non 
sono  ammesse),  ma  siccome  le  spese  d'asse- 
gno oOHG  ingenti,  è  meglio  inviare  sempre 
^'irn corto  anticipato  con  cartolina  vaglia. 


I  manuali  Eoepli  non  esisiotìù 
in  brochure;  essi  sono  tutti  ton- 
damente ed  elegantemente  legati. 


ELENCO  COMPLETO  DEI  MANUALI  fiOEPLI 

disposti  in  ordine  alfabetico  per  materia 


L.  C. 

Abl>i*evl<&tui*e  latine  ed  Italiane  (Dizionario  di) 
usato  specialmente  nel  medio  evo,  di  A.  Cappblu, 
2*  ediz.,  di  pag.  lxviii-528  (legato  in  tutta  pergamen»)    8  50 

Abitazioni   animali   domestici   di  U.  Barpi,  2« 

ediz.  p.  XVi-479  e  255  figure 4  50 

Abitazioni  popolari  (Case  operaie)  di  E.  Magrini, 

2*  ediz.  pag.  x vi  465  e  219  incisioni  .        .        .    5  50 

Abiti  pei*  s!g:noE'>a*  Taglio  e  confezione  di  E.  Bo* 
vBTTi   —  pag.  XX-2P6,  55  tavole  (in  ristampa) 

Acciai  (Lavor.  e  tempera  degli).  Indurimento  superfi- 
ciale del  ferro  e  cementazione,  di  A.  Massenz,  3"  ediz 
riveduta,  pag.  xx-184  con  60  ine.  .        .    2  50 

Acciai  (Tecnica  moderna  degli),  dì  C.  Goffi.  Produ- 
zione, lavoraz.  a  caldo,  trattamenti  termici,  lavoraz.  a 
freddo,  proprietà,  impiego  degli  acciai  al  carbonio  e 
speciali.  Manuale  per  gli  operai  aggiustatori  meccanici 
pag.  xvi-260  con  8S  ine.  e  3  tav.  a  colori.        .        .        .    4  50 

Acciaio  (Tempera  e  cementaz.  dell'),  di  M.   Levi-Mal- 

VANO,  di  pag.  xii-261 4  — 

Accumulatori  —  vedi:  Correnti  alternate  -  Illumina- 
zione elettrica  -  Ingegnere  elettricista  -  Operaio  elet- 
trotecnico -  Sovratensioni  -  Ricettario  del  elettricista. 

Acetilene  (L')  e  le  sue  applicazioni  di  S.  Castellani 

e  U.  Romanelli,  3»  ediz.  di  pag.  xx-335  e  115  illustr.    .    4  — 

Acido     solforico,    nitrico,    muriatico,    ecc. 

(Fabbricaz.  dell')  di  V.  Vender,  pag.  VIII-312  «07  ine.    3  50 

Accfua forte  (L')  di  F.  Melis- Marini,  di  pjg.  178,  con 

10  tav.  e  15  prove  originali 3  50 

Acqua  potabile  (Condottura  di),  di  P.  Bresadola,  di 

p.  xvi-334  e  37  fig 3  óO 

Acque  minerali  e  termali  d'Italia  di  L.  Tiou, 

di  pag.  xxii-552 5  50 

Acque    minerali    artlflclali,   acque  gazose,  ecc., 

di  M.  GiUA,  con  42  illustrazioni 2    - 

Acqn»  sotterranee   e  grlaclmentl  minerali, 

di  ìk   Grossi  di  pag.  xvi-380,  con  68  incis.  e  una  tavola    4  50 

Acr4»batica  e  atletica  di   A.   Zucca,   di  pag.  xxx- 

267,  100    av.  e  42  ine.       .       .  6  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 


£0 


L.  C 

Acustica  rtfiizNicctle,  di  A.  Tacchinardi,  di  p.  xil-lSS 

-^on  85  ine.  2  50 

f^dalterazlonl  del  vino  e  dell'aceto  di  A.  Aloi, 

di  pag.  xii'^  e  10  incis 2  50 

Aerostatica»  Aei*onautlca«  Aviazione  di  G.  G. 
Bassoli,  p.  vill-184  e  94  incis.  (esaurito). 

Ikflarl    (Vademecum   dell'uomo    di),   di   C.  Dompè,  di 
p.  xii-472  (in  ristampa) 

Ag:g:lustatoi*e  meccanico^  di  F.  Massero,  di  pag 
xii-263  con  296  ine 

—  Vedi  Acciai, 
Agraria  —  vedi:   Abitazioni   animali   -   Agricoltore 
Agronomia  -  Alimentazione   del  bestiame  -  Ampelo- 
grafia   -   Catasto   italiano   -    Computisteria  agraria 
Economia   fabbricati   rurali  -   Estimo  rurale   -   Geo 
metria  pratica  -  Legislazione  rurale  -  Macchine  agri 
cole  -  Mezzeria  -  Pomologia  -  Telemetria   -  Triango 
lazioni  topograficlie  e  catastali. 

,aLSi>lcoltoi*e  (Prontuario  dell')  e  dell'Ingegnere  agro 
nomo,  di  V.  Niccoli,  6*  ediz.,  p.  xl-588  e  41  incis. 

>lkgri*lcoltoi*e  (Il  libro  dell').   Agronomia,   agricoltura, 

di  A.  Bruttini.  3»  ediz.,  di  p.  xxiii-464  con  313  tìgure    3  50 

,^Srlmensui*a  (Elementi  di)  di  S.   Ferrbri-Mitoldi, 

2»  edizione,  di  pag.  xviil-324,  con  240  incisioni    .        .    3  50 

,ÀS>*onomla  di  Carbga  di  Muricce,  3»  ed.  (esaurito). 

Agronomia    e   asri*icoltiu*a    snodefna   di   G. 

Soldani,  3»  ediz.,  di  p,  viii-416  e  134  incis.  .  .  .  3  50 
Agricoltura  —  vedi:  Botanica  -  Chimica  agraria  -  Col- 
tivazione piante  tessili  -  Coltura  montana  -  Concimi  - 
Elettricità  (L')  nella  vegetazione  -  Floricoltura  -  Fru- 
mento e  mais  -  Frutta  minori  -  Frutticoltura  -  Funghi 
e  tartufi  -  Gelsicoltura  -  Giardiniere  -  Insetti  nocivi 


5  50 


-  Insetti  utili  -  Malattie  crittogamiche  delle  piante 
erbacee  coltivate  -  Molini  -  Olivo  ed  olio  -  Olii  ve- 
getali, animali  e  minerali  -  Orticoltura  -  Piante  e  fior  i 

-  Piante  industriali  -  Pomologia  artificiale  -  Prato  - 
Prodotti  agricoli  del  Tropico  -  Selvicoltura  -  Tabacco 

-  Uva  passa  -  Viticoltura. 
Agr>*uinft<^oltisi*a  In  Italia  (L')  e  nella  Libia*  di 

E.  Ferrari,  di  pag.  xiv-228,  con  35  tavole    .       .       .    3  50 
Albanese  paWato.  Cenni  grammaticali   e    vocabo- 
lario, proverbi,  dialoghi,  di  A.  Leotti,  di  p.  433  .        .    4  SO 
Alcool.  Fabbricazione  e  materie  prime,    di    F.  Canta- 

UESSA,  2»  ediz.,  di  p.  xil-447 4  — 

Alcool   Industs^lale*    di   G.  Ciapetti.  Produzione  e 

applicazione,  p.  xii-262  e  105  figure  .  .    3  — 

AlcooUsmo  (L')  di  G.  Allevi,  di  p.  xi-221  .    2  — 

AlHrebra  complementai^e  di  S.  Pincherle,  2  voi. 

I.  Analisi  algebrica,  3»  ediz.  di  p.  viii-174  con  8  ine.    I  60 

II.  Teoria  delle  equazioni,  3*  ediz.,  p.  iy-167  e  4  ine.    I  50 
Algebra  elementai*e  di  S.  Pinchbrle,  12^  ediz.  di 

p.  vill-210 i  50 

—  (Éiercizi  di)  di  S.  Pincherle,  2*  ediz.,  p.  viii-135  .        .    I  SO 
Aiinaentazlone  di  G.  Strafforello,  di  p.  viii-122    .    2  — 
alimentazione  del  bestiame  di  Menozzi  e  Nic- 
cni.i^* .ftdiz  ja--y,3Li-r4Q7 . ^.    __    _ »    4  — 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 


L.  C 


Alligazione  (Tavole  di)  per  l' oro  e  l' argento  di  F 
Bdttari,  p.  xii-220        .        .        .       .  8  "^o  »"  *■. 

'fPf  *??'■**•*  ^^')  ^*  ^  FoRMENTi,  di  p.  XXVni-324  *.  ."  3  50 
Alpi  (Le)  dì  I.  Ball,  traduz.  dì  1.  Cremona,  p.  iv.l20  I  sO 
Alpinismo  dì  G.  Brocherel,  dì  p.  viii-312  i  _ 

ABaatoi>e  (L')  dì  oggetti  d'arte  e  di  curiosità  di  L.  DE 
Mauri,  2«  edw  ,  di  p    xv-720,  (in  ristampa) 
of  *?***i.^^  ^^  majoliclie  e  porcellane  di  L.  De  Mauri 
A-iL."*'^/  ?'  P^^;  """"l^*^  ^®°  ^30  incisioni  e  43  tavole   .  12  50 
ABi  minisi  razioni   comianali,  provinciali   e 
2.'K«!1^h'?'^%?^'  Segretari  e  aspiranti  Segretari  co- 
A«^Ìi   '  ^'   «  Mariani,  di  p.  xxxii-979,  legato  in  peUe    9  50 
A»pelogri*afla.  Viti  per  uve  da  vino  e  da  tavola,  di 
G.  MoLON,  p.  XLIV.1243,  2  voi.      .  «voia,  ai 

SSUfl  «binaica    qualitativa    Ul     ««stanze 
minerali  e   organiche,    di  P.  E.  Alessandr/ 

An«n«i'Ì'f^'  ?^  P^^-  ^^^-^70  ^«°  55  incis  el'tTefle'  5  » 
Analisi  cliiniioa  <|»alitativa  (Tabelle  di)  di  F  P 

Treadwell.  Ediz.  ital.  con  un  compendio  di  ricerche   "'•^^ 

SifotP"'"^^^^  "^^^  J^""}^'^'  ^^  "^  ce°«o  s»"e  soluzioni 
titolate,  per  cura  di  G.  Panizzon,  di  pag.  vii-238  e  nn 

Analisi  eliiniica  c|«antitatlva  pSnderaie  e 
volumetrica,  di  P.  fi.  Alessandri  2»  edSiW 
di  pag.  xx-e62  con  73  incisioni ...        euizione, 

—  vedi  -  Urologia. 

Analisi  del  vino,  di  M.  Barth  e  E.  Comboni.  2*  ed 

di  p.  XVM40  ....  '  '    -  __ 

^Tvr22f  e^sf  fncT**"  comparate  di  R.  BÉsta] 

Anatomia  microscopica,  dì  D.  Carazzl'  dì  d  xi- 
211,  con  5  incis >       p.  ai 

Anatomia  pittorica,  di  A.  Lombardini,  4»  edlz  a 

cura  di  V.  Lombardini  dì  p.  xii-195  e  56  incìs      '       9  _ 

Anatomia  topografica  eli  C.  Falcone,  3»  ediz.,  di 

p.  XII-oo7  e  48  fig.  ....  7  fii 

^■*5*?"*'*  vegetale  di  A.  Tognini,  d'i  p.  xvi-724  '    3  !! 

^^'fl'l?Ì*"**  (^")'  ^^  ^'  Bandoni.'  di  pag  xii-fye; 
con  32  figure 2  M 

^J?*"*^"  •*»  cortile.  Polli,  Tacchini,  Fagiani,  Òche,* 
Conigli  ecc.,  di  F.  Faelli,  2*  ediz.,  di  pag.  xxiv-388. 
con  56  incisioni  e  19  tavole  colorate    .       .  6  5i 

Im^^'ÌV  Colombi  domestici  -  Coniglicoltura "-  Fagiani 

-  Malattie  dei  polli  -  Pollicoltura  -  Uccelli  canori 
Animali  domestici.  —  vedi  :  Abitazione  degli   -  Cam- 
mello -  Cane  -  Cani  e  gatti  -  Cavallo  -  MaUile  -  Porco 
Razze  bovine  -  Suinicoltura  -  Zebra. 

^"iflf  M  fr^^'^^^^ol*?  «IcM'womo  di  F.  Mercanti, 

di  p.  iv-179,  con  33  incis.    .        .  I  SO 

—  Vedi:  Insetti  delle  case.  

Antichità  grecite,  pubbliche,  sacre  e  prl. 
m-.T.*t^!.***  ^   INAMA,  2»  ediz.  di  p.  xv-224  e  19  tav.    .    2  50 
Antichità  private  del  romani,  di  N.  Moreschi 

M  JUU       Mi-vnn      <1I  ^.^  ^  ■>p^.l.    ■ta-*     iTi _j .     -..^ 


i  50 


8  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L-  « 
Aiiticliitù  i>ul>l»lfclie  i*oniane,  di  I.   G.   Hubert 

e  W.  Kopp,  di  p.  xiv-324 3  - 

Antologria  pi*oveuaEale,  di  E.  Portal,  di  p.  YIII-674    4  50 
Antologia  stenogrs*aflca9  di  E.  Molina,  (esaurito) 
Anti*<»poloj^ia,  di  S.  Sergi,   in   sostituzione  del  ma- 
nuale esaurito,  di  G.  Canestrini  (in  corso  di  stampa). 

Antropologia  crlmlnalet  di  G.  Antonini,  di  pa< 

gine  viii-167  .       .        .       .     ' 2  — 

Antropometi^l»,  di  R.  Livi,  di  p.  viii-237  e  32  incis.    2  53 

Ape  latina.  Dizionario  di  frasi,  sentenze  ecc.,  a   cura 

di  G.  Fumagalli,  p.  xvi-353 3  50 

Apicoltui*a,  di  G.  Canestrini,  8*  ediz.  ampliata,  a  cura 

di  V.  AsPREA,  pag.  viii-239,  con  55  ine.     .       .      -.        .    2  50 

Appalti  di  opei*e  pubbllclie,  di  A.  Cuneo,   di 

pag.  viii-571 5  — 

Appareccliiatui*a   del  tessuti   di  lana,  di  G. 

Strobino,  di  pag.  viii-618,  con  404  incisioni.        .        .    8  50 

Appi*endista  mecca nlco,  di  V.  Goffi,  di  pagine 

XVi-315,  con  203  incisioni 3  — 

Arabo  parlato  in  Egritto.  Grammatica  e  vocabo- 
lario, di  A.  Nallino,  2»  ediz.,  di  pag.  xxvi-531    .       .    7  50 

Arabo  parlato  in  Libia.  Grammatica  e  repertorio 

di  vocaboli  e  frasi  di  E.  Griffini,  di  pag.  lii-378      .    5  — 

--  vedi:  Grammatica  Italo- Arabo.  '"'    " 

Araldica  (Grammatica),  di  F.  Tribolati.  4*  edizione 
a  cura  G.  Crollalanza  (in  ristampa). 

—  vedi:  Vocabolario  Araldico. 

Araldica  zootecnica  di  E.  Caneyazzi,  di  p.  xix- 

342  e  43  incis 3  50 

Arazzo  (L'arte  dell')  (Gobelins)  di  G.  B.  Rossi,  di  p.  xv-   , 
239  e  130  iUustr 5  _ 

Arctaeologria  e  storia  dell'Arte  j^rreca  di  I. 

Gentile,  3»  ediz.  rifatta  da  S.  Ricci,  (esaurito). 
Archeologia  —  vedi  :  Atene  -  Antichità  greche  -  Anti- 
chità romane  -  Epigrafia  -  Paleografìa  -  Rovine  Pala- 
tino •  Topografia  di  Roma. 
Arcbltettura  italiana  antica  e  moderna,  di 

A.  Melani.  5»  ediz.,  di  p.  xxxii-688,  con  180  tavole   .  12  — 

—  vedi  :  Stili  architettonici. 

Archivista  (L'),  di  P.  Taddei,  Man.  teorico  pratico, 

di  p.  VIII-486 .5- 

Arcbivisti  (Manuale  per  gli),  di  P.  Pegghiai,  di  pa- 
gine vi-229 3  — 

Argentatura  —  vedi:  Enciclopedia  galvanica  -  Galva- 
nizzazione -  Galvanoplastica  -  Galvanostegia  -  Metal- 
locromia -  Metalli  preziosi  -  Piccole  industrie  -  Ri- 
cettario dell'elettricista. 

Argentina  (Repubblica),  storia  e  condizioni  geogra- 
fiche di  E.  Colombo,  di  p.  xii-380 3  50 


ELENCO  DEI  MANUALI   HOEPLI  7 

L.  G. 

ArlAnaetlca   pi*a.tlcAf   di   F.   Panizza,  2"'  ediz.,  di 

p.  viii-188.        .        .  I  50 

Aritmetica  razlonalev  di  F.  Panizza,  6»  ediz.,  di 

p.  XIl-210 I  50 

—  (Esercizi  di)  F.  Panizza,  di  pag.  viii-150  .  .  .  I  50 
Aritmetica  e  seometfla  dell' operalo*  di  E. 

GlORLi.  5a  ed.,  p.  xil-239,  79  ine,  136  eserc,  150  probi.  2  50 
Armi  antlcbe  (Guida  del  raccoglitore)  di  I.  Gelli  di 

p.  viii-389,  23  tav.  e  432  incis 6  58 

Armonia,  di  G.  Bernardi,  2*  ediz.,  di  pag.  xx-338  .  3  50 
Aromatici  e  nervini  nell'alimentazione,  di 

A.  Valenti,  di  p.  xv-338 3  — 

Arsenico  (L')  nella  scienza  e  nell'industria,  di  L.  MaU- 

RANTONIO,  di  p.  xiI-256 2  50 

Arte  decorativa  antica  e  moderna,  di  A.  Me- 

lani,  2*  ediz.  di  p.  xxvii-551,  83  incis.  e  175  tav.  .12  — 
Arte  del  dire  (Retorica)  di  D.  Ferrari,  9^  ediz.  di 

p.  XVi-340 I  50 

Arte  della  memoria*  Storia  e  teoria  di  B.  Plebani, 

2*  ediz.,  di  pag.  xxvi-235  con  13  illustrazioni.  .  .  2  50 
Arte  nel  mestieri  di  I.  Andreani,  in  3  volumi. 

I.  Il  falegname,  2«  ed.  di  p.  309,  264  incis.  e  25  tav.    3  — 

II.  n  fabbro,  di  p.  viil-250,  con  266  incis.  e  50  tav.    3  — 

III.  n  muratore,  2*  ediz.  di  p.  viii-273,  con  235  incis.    3  — 
Arti   grraflclie  fotomeccanlclie,  di  P.  Comter. 

4"  ediz.,  di  p.  xii-228,  43  incis.  e  8  tav 2  50 

Asfalto  (Fabbricazione  e  applicazione),  di  E.  Righetti, 

di  p.  vili-152  e  22  incis.  (in  ristampa). 
Assicurazione  (Manuale  di),  di  G.  Rocca,  p.  xix-634    5  50 
Assicurazione  In  genewsHef  di  U.  Gobbi,  di  pa- 
gine XII-308 3  - 

Assicurazioni  sulla  vita,  di  C.  Pagani,   di  pa- 
gine vi-161 I  50 

Assicurazioni   e   stima  danni  aziende  ru- 
rali di  A.  Capilupi,  di  p.  viii-284  e  17  incis.      .        .    2  50 

—  vedi  :  Matematica  attuariale  -  Patologia  infortuni  lavoro 

-  Scienza  attu-ariale. 

Assistenza    e    terapia    deg^ll    ammalati    di 

mente,  di  M.  U.  Ma  sin  i  e  G.  Vidoni,  di  p.  viii-233    2  50 

Assistenza  Infermi,  dì  C.  Galliano,  2»'  ediz.,  di 
p.  xxiv-r48  e  7  tav.  (esaurito). 
Assistenza  degli  infermi  —  vedi  :  Epidemie  esotiche  - 
Malattie  infanzia  -  Malattie  dei  lavoratori  -  Malat.  paesi 
caldi  -  Medicatura  antisettica  -  Medicina  sociale  - 
Medicina  d'urgenza  -  Medico  pratico  -  Rimedi  -  Soc- 
corsi d'urgenza  -  Tisi  -  Tisici  e  sanatori  -  Tubercolosi. 

Assistenza  del  pazzi,  di  A.  Pieraccini,  e  pref.  di 

E.  Morselli,  2»  ediz.,  p.  xx-279 2  50 

Astronomia,  di  J.  N.  Lockyer  e  G.  Celoria.  5»  ed., 

di  p.  xvi-275  e  54  incis I  50 

Astronomia  nautica,   di  G.  Naccari,  2*  ediz.,  di 

p.  XYi-348  e  48  fìg.  3  59 


S  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

"~  h,  « 

Astronomia  antico  testamento,  di  G.  V.  Sghia» 

PARELLI,  di  p.  204 I  50 

Atene  antica  e  moderna*  Cenni,  di  S.  Ambrro* 

SOLI,  di  p.  LV-170,  e  22  tavole 3  50 

Atlante  greogrraflco  storico  d^italla,  di  G.  Ga- 

ROLLO,  p.  viii-67  e  24  tav 2  — 

Atlan-te  greo^raflco  universale  di  R.  Eiepert 

e  testo  di  G.  GaroUo,  di  p.  \iii-88  e  27  carte.  11»  ed.  2  50 
Attrezzatura  navale»  di  F.  Imperato,  2  volumi: 

I.  Attrezzatura  navale,  6»  ediz.  dì  pag.  570,  con  423 

fig.  nel  testo  6  50 

II.  Manovra  delle  navi  a  vela  e  a  vapore,  segna- 
lazioni marittime,  5»  di  patt.  xx-904,  294  ine.  e  29  tav.    8  50 

Antocromlsta  (L').   fotografia  a  colori,  di  L.  Pel- 

lerano,  di  pa«c.  xxxii-544  con  75  fig.  e  38  tavole       .    9  50 

Autografi  (L'Amatore  di)  di  E.  Budan,  p.  xiv-426  e 

361  facsimili 4  50 

Antografl  (Raccolte  e  raccoglitori  di),  di  C.  Vanbiak-  < 
CHI,  di  p.  xvi-376  e  102  tav 6  50 

Automobilista  (Man.  del^  a  guida  pei  meccanici  con- 
duttori  d'automobili,    di   G.   Pedretti,  3»  ediz.    di 
p.  xx-900  con  984  illustrazioni  (in  ristampa). 
Automobili  —  vedi:  Caldaie  a  vapore  -  Chauffeur  -  Ci- 
clista -  Locomobili  -  Motociclista  -  Trazione  a  vapore. 

Avarie  e  sinistri  marittimi»  Manuale  del  liqui- 
datore di  V.  Rossetto,  p.  xv-496  e  23  fig.    .       .  5  50 

Aviazione  (Aeroplani,   Idrovolanti,   Eliche)  di  E.  Ga- 

RUFFA,  di  pag.  650,  con  548  figure 9  50 

Avicoltura  —  vedi  :  Animali  da  cortile  -  Colombi  -  Fa- 
giani -  Malattie  dei  polli  -  Ornitologia  •  Pollicoltura 
-  Uccelli  canori  -  Uovo  di  gallina. 

Bacbl  da  seta»  di  F.  Nenci,  4»  ed.  (in  ristampa). 

Balbuzie.  Cura  dei  difetti  d.  pronuncia  di  A.  Sala,  di 

p.  viIl-214 2  — 

Ballo  (II).  I  balli  di  jeri,  di  I.  Gavina.  3»  edizione  rive- 
duta da  G.  Frangeschini,  di  pag.  vili  253  con  103  fig.    2  50 

Ballo  (II).  /  balli  d'oggi,  di  F.  Giovannini  di  p.  viii-183.    3  50 
Bambini  —  vedi  :  Balbuzie  -  Malattie  d'infanzia  -  Nu> 
trizione  del  bambino  -  Ortofrenia  -  Rachitide. 

Bandiere»  Insegane  e  distintivi  del  princi- 
pali Stati  del  Mondo,  di  F.  Imperato,  di  pa- 
gine xyi-220,  con  50  tavole  a  colori 5  50 

Barbabietola  da  zucchero*  Storia,  lavorazione» 

ecc.,  di  A.  SiONA  p.  xii-225  e  29  fis; 2  50 

Barbabietola  da  zucchero*  Coltivazione  di  B.  B. 

Debarbieri,  p.  xvi-220  e  12  fig 2  50 

Batteriolosria*  G.  Canestrini.  2»  ed.,  (esaurito). 

Beneficenza  (Manuale  della),  di  L.  Castiglioni  e  G. 

Rota,  di  p.  xvi-340 3  50 

Bestiame  e  agrricoltura  In  Italia»  di  F.  Al- 
berti. 2*  ed.  di  U.  Barpi  p.  xii-322,  47  tav.  e  118  fig.    4  50 


SLENGO  DEI  MANUALI  HOEPLI  9 

L.  a- 
Sestiame  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Abitazioni  di  ani- 
mali -  Alimentazione  del  bestiame  -  Araldica  zoo- 
(iacnica  -  Cammello  -  Cavallo  -  Coniglicoltura  -  Igiene 
veterinaria  Majale  -  Malattie  infettive  -  Polizia  sani- 
taria -  Policoltura  -  Razze  bovine  -  Suinicoltura  - 
Veterinario  •  Zebre  -  Zoonosi  -  Zootecnia. 

Biftncfaieirla.    Disegno,  taglio  e  confezione  di  E.  Bo- 
netti. 4*  ediz..  di  p.  xx-269  e  71  tav 6  — 

egSsblei  (Manuale  della),  di  G.  Zampini,  2«  ediz.  di  pa- 
gine. xx-312 3  — 

tSll»llug:i*a.fla.  G.  Fumagalli  3&  ed.  interamente  rifatta 

di  pag.  360,  con  87  fig 4  50 

ISÌI>lloteea.i*lo  (Man.  del),   di   G.   Petzholdt,   tradu- 
zione  di  G.  Biagì  e  G.  Fumagalli,  (esaurito). 

BUIai^o  (11)  e  11  griuoco  delle  bocce,  di  I.  Gelli, 

3»  edizione,  di  pag.  xii'-197  e  80  illustrazioni.  .    2  M 

Bio§rrafia  —  vedi  :  C.  Colombo  -  Dantologia  -  Diziona- 
rio di  botanica  -  Dizionario  biografico  -  Manzoni  - 
Napoleone  1  -  Omero  -  Shakespeare. 

BSoIogria  animale,  di  G.  Collamarini,  di  p.  x-428 

e  23  tav 3  - 

Slarra,  fabbricazione,  ecc.,  di  S.  Rasio  e  F.  Samarani, 

di  p.  279  e  25  fig 3  58 

BonlflccuElonl.  Amministrazioni,  ecc.,  di  G.  Mezza- 
notte, p.  xii-294 3  — 

Bonificazioni  (La  pratica  delle),  di  A.  Fanti,  di  pa- 
gine xx-368,  con  75  ine 4  — 

Borsa  e  valoi*!  pubblici,   di  E.   Bonardi   di  pa- 
gine xxvi-916 7  50 

Boscbl  e  pascoli.  Storia,  importanza  idro-geologica, 

ecc.,  di  E.  Ferrari,  di  pag.  380,  con  15  tavole     .       .    3  58 

Botanica,  di  I.  D.  Hooker-Pedicino  N.,5a  ediz.  a  cara 

G.  Gola,  di  p.  xyi-144  e  74  fig.   .        .       .  .        .    I  68 

Botanica  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Ampelografia  -  Ana- 
tomia vegetale  -  Barbabietola  -  Caffé  -  Dizionario  di 
botanica  -  Fisiologia  vegetale  •  Floricoltura  -  Funghi 
Jacca  -  Garofano  -  Giardiniere  -  Malattie  crittogami- 
che -  Orchidee  -  Orticoltura  -  Piante  e  fiori  -  Piante 
erbacee  a  seme  oleoso  -  Piante  industriali  -  Pomolo- 
gia -  Prodotti  del  tropico  -  Rose  -  Selvicoltura  -  Uv« 
-  Tabacco. 

Solatalo  (11).  Fabbricazione  e  misura  delle  botti,  di  L. 

Pavone,  riveduto  da  A.  Slrucchi,  di  p.  240,  con  127  fig.    S  ~ 
Boyscout  —  vedi  Scoutismo. 

Bspomatolo&la.  I  cibi  dell'uomo,  di  S.  Bellotti,  di 

p.  XV-251 3  50 

Baddlsn&o,  di  E.  Pavolini,  di  p.  xVi-164  (esaurito). 

Oakcclatore  (Manuale  del),  di  G.  Franceschi,  5'  edis., 

aumentata,  di  p.  xvi-489  con  83  ine.  e  tavole  schem.    5  50 

CAflè.  Suo  paese  e  importanza,  di  B.  Belli,  di  p.  xxiv- 

S95  e  48  tav 4  58 

@»ffettlei*e  e  soi*bettle«*4Pt*  di  L.  Manettt,  di  pe- 
sine xil-311  e  65  fig    (in  ristampa). 


10  ELENCO  DEI  MANUALI  HOKPLI 

L.  $. 

Calcesti«iizzo  (Costruzioni  in)  ed  in  cemento  armatOc 

di  G.  Vacghelli,  5»  ediz.,  di  p.  xiX-387  e  274  fig.        '.    4  50 

Calci  e  cementi,  di  L.  Mazzocchi.  4»  ediz.,  di  pa- 
gine xil-256  e  64  fig .    2  50 

Calcolazioni  mercantili  e  bancarie  —  vedi:  Affari  - 
Calcoli  fatti  -  Commerciante  -  Computisteria  -  Con- 
tabilità -  Interesse  e  sconto  -  Prontuario  del  ragio* 
nieré  -  Monete  inglesi  >  Ragioneria  -  Usi  mercantili  • 
Valori  pubblici. 

Calcoli  fatti.  90  tabelle  di  calcoU  fatU  di  E.  Quaio. 

2*  ediz.  di  p.  xil-342 4  50 

Calcolo  del  canali  in  tei*i*a  e  in  muratura? 

di  C.  Sandri,  di  p.  VIII-3a5 3  50 

Calcolo  infinitesimale,  di  E.  Pascal: 

I.  Calcolo  differenz.,  3»  ediz.  (in  ristampa). 

IL  Calcolo  integrale,  3*  ediz.,  di  p.  viii-330,  16  ine.    3  — 

III.  Calcolo  delle  variazioni  e  delle   dis:  finite, 

p.  XIl-300  (in  ristampa) 
—  Esercizi  critici  di  calcolo  differenziale  e  integrale,  di 

E.  Pascal,  di  p.  xvi-275 -       .    3  « 

Calcolo  infinitesimale  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Deter* 

minanti  -  Funzioni  analitiche   -  Funzioni  ellittiche  • 

Gruppi  di  trasformazione  -  Matematiche  superiori. 
Caldaie  a  vapore  e  istruzione  ai  conduttori,  di  L. 

Gei,  3»  ediz.  di  p.  xvi-474  e  282  fig 4  — 

Calderaio  pratico  e  costruttore  di  caldaie  a  vapore, 

di  G.  Belluomini.  2*  ediz.,  di  p.  xii-248,  con  220  ine.    3  — 
Calligrrafla*  Cenni  storici  e  insegnamento  di  H.  Per- 
cossi, 2*  ediz.,  di  p.  xii-151  e       tav.      .        .  "     .       .    5  cO 
Calore,  di  E.  Jones,  trad.  Fornari,  p.  304  e  88  fig.       .    3  — 
Camera  di  Consiglio  Civile,  di  A.  Formentano, 

di  p.  XXXII-574 4  50 

Cammello  (II)  di  E.  Plassio,  di  pag.  xii-3Ó3  con  2  tav.    3  - 
Camplcello  scolastico  (II).  Agricoltura  pratica  pei 

maestri  di  Azimonti  e  Campi;  di  p.  186  e  126  incis.   .    I  50 
Candele  (L'industria  delle).  Estrazione  e  purificazione 

della  Glicerina,  del  Dott.  V.  Scansetti  di  p.  450  e.  98  ine.    6  — 
Cane  (II),  razze,  allevamento,  ecc.,  di  A.  Vecchio,  3»  eA. 

con  appendice  "  Le  malattie  dei  cani  ,   di  P.  A.  Pb« 

SCE,  di  p.  xx-521  e  168  incisioni  nero  e  colori     .       .    3  50 
Cani  e  j^atti,  costumi  e  razze,  di  F.  Faelli,  di  p.  xx- 

429  e  153  fig 4  SO 

C^ncttaggrio,  del  Gap.  G.  Groppi,  di  p.  xxiv-456,  387 

incis.  e  91  tavole 7  50 

Cantiniere  (II).  Man.  di  vinificazione  di  A.  Strucchi. 

4*  ediz.,  di  p.  xii-260  e  62  incis 2  — 

Canto  (II)  nel  ilio  meccanismo,  di  P.  Guetta,  di  p.  rm- 

253  e  24  incis.  (in  ristampa). 
Canto  (Arte  e  tecnica  del),  di  G.  Magrini,  di  p.  vi-168    2  — 
Canto  gresToriano,  di  A.  Ottolenghi,  di  p.  xvi-1  9    2  — 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  11 

L.  C. 

CAontcbouc  e  g;utta:pei*ca9  di  L.  Settimi,  di  pa- 
gine xvi-253  e  14  ili — 

Capitauo  niarittiiiio  (II)  di  G  Albi,  pag  xxiv-665  con 
13  Gg.,  2  quadri  fuori  testo,  16  tav.  a  colori  e  un  Di- 
zionario commerciale  marittimo  in  5  lingue  .  .    8  50 

Caponi»i^ti*o  (Man.  del).  Impiego  di  materiali  idrau- 
lici-cementizi, di  G.  Rizzi,  3*  ediz.,  di  pag.  xvi-433  e 
32  incisioni  nel  testo 

Capomastro  (II)  pi*a.t|co,  G.  Yivarelli  (in  lavoro). 

Capo^meccanico  (II).  Nuovo  trattato  di  meccanica  in- 
dustriale, di  S.  Dinaro,  di  pag.  783,  con  536  fig.   .        .    6  50 

GappeUaio.  di  L  Ramenzoni,  di  p.  xii  222  e  68  incis.    2  50 

Carboni  fossili  Inglesi)  Coke,  A^g:Ioinei*atl, 

di  G.  Gherardi,  di  p.  xii-586  e  5  carie  geogr.     .        .    3  - 

Carni  conservate  col  freddo  artiflclale*  di 

V.  Ferretti,  di  p.  xvi  499  e  83  fig 5  — 

Carta  (Industria  della),  di  L.  Sartori,  di  p.  329  e  106  ine.    5  50 

Carte  fotog^rallclie.  Preparazioni,  ecc.  di  L.  Sassi, 

p.  Xil-353 3  50 

Carte  uia^lclie  (Le),    Giuochi  di  destrezza,   di   Ph. 

De-Frank,  di  pag.  xii-148  con  36  illustrazioni     .       .    2  50 

Cartojsrratla.  Teoria  e  storia  di  E.  Gelgigh,  di  p.  vi- 

257,  con  36  fig 2  - 

Cartografia  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Catasto  •  Celeri- 
niensura -  Compensazione  errori  -  Disegno  topogra- 
fico -  Estimo  -  Lettura  delle  carte  -  Telemetria  -  To- 
pografia -  Triangolaziodi. 

Casa  dell'avvenire  (La).  Vade-mecum  dei  costrut- 
tori, ecc.  di  A.  Pedrini,  2*  ed.  di  p.  xvii-917  e  445  fig.    9  50 

Casaro  (Man.  del),  di  L.  Morelli.  Fabbricazione  del 

burro  e  del  formaggio  di  p.  xil-258  con  124  incis.       .    2  50 
Case  operaie  —  vedi  :  Abitazioni  popolari  •  Casa  del- 
l'avvenire -  Casette  popolari  -  Citta  moderna  -  Fab- 
bricati civili  -  Progettista  moderno. 

Caseificio,  di  G.  Fasgetti,  storia  e  teoria  della  lavo- 
razione del  latte,  di  p.  xx-650  (in  ristampa) 

Casette  popolari,  villini  economici  e  abitazioni  ru- 
rali, di  I.  Casali  4aediz,  ai  pag.  viii-508.con  570  fig.    6  50 

Catasto  Italiano,  di  E.  Bruni  (in  ristampa). 

Catrame  (II)  e  suoi  derivali  di  G.  Malatesta,  di  pag.628, 

con  180  fig 7  50 

Ca valli  (L'arte  di  guidarli)  di   C.  Volpini,  di  pagine 

xxiv-216  e  100  illustrazioni  .        .  .        ,        .        .    4  — 

Cavallo  (II),  di  C.  Volpini,  5»  ediz.,  di  p.  xx-543,   con 

93  fig.  e  43  tav.  a  cura  di  A.  Gianoli        .       .       .       .    7  50 

—  (Proverbi  sul)  raccolti  da  C.  Volpini,  di  p.  xix-172     .    2  50 

Cavi   telegrafici   sottomarini,   di  E.  Jona,  di 

p.  XVi-338  e  188  fig 5  50 

Celerimensiira  e  tav.  logarit.    di    F.  Borletti.    2' 

edizione,  di  pag.  xvi-298  e  30  incisioni    .        .        .       .    4  — 

Celerlmensura  (Tavole  di)  di  G.  Orlandi,  di  p.  1200  18  — 

Cellulosa,  celluloide,  ecc.,  di  G.  Malatesta,  di 

D.  vill-176 2  — 

Cemento  armato  —  vedi  :  Calcestruzzo  Calci  e  cementi 
-  Capomastro  -  Mattoni  -  Vocabolario  tecnico  voi.  VIII. 


TZ  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl 

L.  C. 

Centrali  elettriche  —  vedi:  Correnti  alternate  -  Elet- 
trotecnica -  Iliuminaz.  elettrica   -  Ingegn.  elettricista. 
Ceramiche   ~  vedi:   Prodotti  ceramici   -  Maioliche  e 

Porcellane  •  Fotosmaltografia  applicata  alle. 
Cere  —  vedi:  Imitazioni  e  succedanei  -  Industria  stea- 
rica -  Materie  grasse  -  Merceologia  tecnica  -  Ricet- 
tario industriale. 

Cbauffeui*  (Guida  del)  e  conducente  d'automobili,  e  di 
motori  d'aviazione  di  G.  Pedretti.  4»  edizione  di  pa- 
gine 980  con  905  illustraz.,  (in  ristampa). 

Ctaaiiffeui*  di  se  ste<9so«  Man.  pratico  ad  uso  di  chi 
guida  la  propria  automobile  senza  chaufifeur,  di  G.  Pe- 
dretti 2*  ediz.  di  pag.  495.  con  336  fig.  e  12  tavole      .    6  50 

dilmlca,  di  H.  E.  Roscoe,  7»  ediz.  a  cura  E.  Ricci,  di 

pag.  viii-238 I  SO 

Cbimlca  (Storia  della)  di  E.  Meter.  Ediz.  itaL  a  cura  dei 

Dott.  U.  e  G.  GiUA  e  pref.  I.  Gutreschi,  di  pagine  xxvni-721    7  50 

Ctkimlca  a.gri*ai*ia,  di  A.  Aducco,  3*  ediz.  di  pag.  572  4  — 
Chimica  agraria  —  vedi  :  Adulterazione  vino  -  Alcool  - 
Birra  -  Casaro  -  Caseifìcio  -  Cognac  -  Densità  dei 
mosti  -  Distillazione  vinacce  -  Enologia  -  Fecola  • 
Fermentazione  e  fermenti  -  Fosfati  -  Humus  -  Li- 
quorista -  Malattie  vini  -  Terreno  agrario  -  Zucchero. 

Cblmlca   analitica,    di    W.  Ostwald,   trad.  di   A. 

Bolis,  2»  edizione,  di  pag.  xvi-296 2  50 

Chimica  applicata  alla  igiene  —  vedi:  Analisi  chimica 
qualitativa  -  Bromatologia  -  Chimica  clinica  -  Chimica 
legale  -  Chimica  delle  sostanze  alimentari  -  Dislnfe- 
zioni  -  Elettrochimica  -  Farmacista  -  Igienista  -  Reattivi 
e  reaz.  -  Spettrofotometria  -  Urina  -  Urologia  -  Veleni. 
Chimica  applicata  alle  Industrie  —  vedi  :  Acido  solfo- 
rico -  Alcool  industriale  -  Alluminio  -  Analisi  volu- 
metrica -  Birra  -  Chimica  sostanze  alimentari,  colo- 
ranti -  Chimico  -  Conservazione  prodotti,  sostanza  - 
Colori  e  vernici  -  Distillazione  legno  -  Enologia  • 
Esplodenti  -  Gas  illuminante  -  Industria  della  carte, 
frigorifera,  saponiera,  stearica,  tartarica,  tintori»  • 
Metallocromia  -  Merceologia  -  Pirotecnia  -  Prodotti  e 
procedimenti  -  Ricettario  domestico,  dell'elettricista, 
industriale  -  Sale  e  saline  -  Soda  caustica  -  Specchi  - 
Tintore  -  Vetro  -  Zolfo  -  Zncchero. 

Gblmlca  cllnica,  di  R.  Supino  (in  ristampa). 

Cblmlca  fotog:i*afica,  di  R.  Namias,  di  p.  xii-230  .    2  50 

Cblmlca  ledale  (Tossicologia),  di  N.  Valentini,  di 

p.  Xii-243 . .        .    2  50 

Cblmlca  delie  sostanze  alimentari»  ad  oso 
dei  Medici,  dei  Farmacisti,  ecc.,  di  P.  E.  Alessandri. 
2»  ediz.  di  p.  xv-627,  due  tav.  e  149  incis.  .        .    5  50 

Cblmlca  delle  sostanze  coloranti.  (Tintura  d. 

fibbre  tessili  di  A.  Pellizza,  di  p.  viii-480    .        .        .    5  50 

Cbimico  (Man   del)  e  dell'Industriale  di  L.  Gabba,  5* 

ediz.  colle  tavole  di  H.  Will   di  pag.  xxiv-588  .    6  50 

Gtalromanzla  e  tatuag^^lo»  di  G.   L.  CerghiarI} 

di  p.  xx-232  e  60  ili *  50 


ELENCO  DEI  ìIaììVaU  HOÈPL!  '  !i 

L.  f. 

C]lili*ai*j^la  operativa*  di  R.  Stecchi  e  A.  Cardimi, 

di  p.  viii-322,  con  118  ine 3  — 

Cliltai*i*a  (Studio  della),   di  A.  Pisani,  di   p.   xyi-138, 

52  fig.  e  27  esempi 2  — 

Cibi  —  vedi  :  Aromatici  -  Bromatologia  -  Carni  conser* 

vate  -  Conservazione  sostanze  alim.  -  Macelli  moderni 

-  Gastronomo  moderno  -  Pane  -  Pasticciere  -  Paiti- 

ficio  -  Patate  -  Tartufi  e  funghi. 
Ciclista  (Manuale  del),  di  U.  Grioni,  3*  ediz.,  di  p.  XTI' 

496,  285  incìs.  e  8  tav 5  — 

C^neiiiatogri*£ifla  (Guida  pratica  della)  di  V.  Mariani, 

di  pag,  xxiii-312,  con  151  illustraz 4    - 

Città  moderna,  (La),  ad  uso  degli  ingegneri,  di  A. 

Pedrini,  di  p.  xx-510,  194  fig.  e  10  tav 5  — 

Città  (Costruzione  delle)  di  A.  Caccia,  di  pag.  299  con 

270  incisioni    .        . 4  50 

Classificazione  delle  scienze»  di  C.  Tri  vero,  di 

p.  XVl-292 3  — 

Climatologia,  di  L.  De  Marchi,  di  p.  x-29i  e  6  carte    i  59 
Codice   del    bollo.   Testo   unìc<bf^^Qommenlato  da  E. 

Corsi,  di  p.  c-564  ....  '^" 4  61 

Codice  cavalleresco  Italiano,  di   J.   Gelli,  12* 

ediz.  di  pag.  336 3  50 

Codice  civile  del  Regino,  riscontrato  e  coordinato 

da  L.  Franchi,  6»  ediz.  con  appendice,  p.  243     .       .    I  50 

Codice  di  commercio,  riscontrato  da  L.  Franchi, 

6»  ediz.  di  p.  208 I  60 

Codice   dogranale    Italiano,    commentato    da   E. 

Bruni,  di  p.  xx-1078 .    6  50 

Codice  dell*  iu^e^nere  Civile,  Industriale, 
Navale,  Elettrotecnico,  di  E.  Noseda,  2»  edi- 
zione rifatta,  di  pag.  xxrv-1005 9  50 

Codice  nuovo  del  lavoro.  Manuale  di  legislazione 

sociale,  di  E.  Noseda,  di  pag.  xxiii-605  .       .       .       .    6  50 

Codice  di  marina   mercantile,  4»  ediz   a  cura 

di  L.  Franchi,  di  p.  iv-290 I  50 

Codice  penate  e  nuovo  codice  di  procedura 

penaSe,  a  cura  di  L.  Franchi,  4*  ediz.,  di  p.  iv-209    I  50 

CjOdiee  penale  per  l' esercito  e  penale  militare 
marittimo  per  L.  Franchi,  4*  ediz.  colle  disposizioni 
emanate  per  la  Guerra  di  p.  240       .  .        .       .    I  50 

Codice  del  perito  misuratore,  di  L.  Mazzocchi 

e  E.  Marzorati,  3»  ediz.,  di  p.  vni-582  e  18  ili.  .        .    6  50 

Codice   di   procedura   civile,   riscontrato  da  L. 

Franchi,  3  ediz.,  di  p.  181 I  50 

Codice   del   teatro,  di  N.  Tabanelli,  di  p.  xyi-SaS    3  — 

Godici  (I  cinque)  del  Regno  d'Italia  (Civile  -  Procedura 
civile  -  Commercio  -  Penale  e  nuovo  Codice  di  Pro- 
cedura penale),  edizione  Vade-mecum,  a  cura  di  L. 
Franchi,  6»  ediz.,  di  pag.  902,  legatura  imitaz.  pelle  .    6  50 

Codici  e  legrg;l  usuali  d' Italia,  riscontrati  sul 
testo  ufficiale  e  coordinati  e  annotati  da  L.  Franchi, 
raccolti  in  sette  grossi  volumi  legati  in  pelle. 


14  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl 

'  L.  C 

Voi.  I.  Codici  —  Codice  civile  -  di  procedura 
civile  -  di  commercio  -  penale  -  procedura  penale  > 
della  marina  mercantile  -  penale  per  l'esercito  -  pe- 
nale militare  marittimo  (otto  codici)  4»  ed.  (in  prepar.) 

Voi.  II.  Leggi  usuali  d'Italia.  Raccolta  coordinata 
di  tutte  le  leggi  speciali  più  importanti  e  di  più  ri- 
corrente ed  estesa  applicazione  in  Italia;  fìecreti  re- 
golamenti, ecc.  Parte  I.  Dalla  voce  '  Abbordi  di  mare , 
alla  voce  •  Croce  rossa  ,.  3*  ediz.  di  pag.  xii-1320        .  12  50 

—  Parte  II.  Dalla  voce  "Dazio  consumo,  alla  voce  "Mu- 

tuo soccorso,  3»  ediz.  pagine  1321  a  2744       .        .  12  50 

—  Parte  III.  Dalla  voce  "Navigazione  interna,  alla  voce 

"  Stazzatura  ,  pag  2725  a  3(305 12  50 

—  Parte  IV.  Dalla  voce  "  Strade  ferrate ,  a  fine  (in  corso 

di  stampa) 

—  AppeiKliec  alla  2*  ediz.  Le  leggi  dal  15  «viaggio  190i  ai 

1°  gennaio   1911,   ai   p.   1910  a  due  colonne,  legatura 

in  tutta  Delle  .        . IO  50 

Voi.  III.  Leggi  e  /esnvenzlonl  sui  diritti  d'autore, 
raccolta  generale  delle  leggi  italiane  e  straniere  di 
tutti  i  trattati  e  le  convenzioni  esistenti  fra  l'Italia  ed 

altri  Stati.  2'  ediz.  di  p.  viii-617 6  50 

Voi.  IV.  Leggi  e  convenzioni  sulle  privative  in- 
dustriali. Disegni  e  modelli  di  fabbrica.  Marchi  di 
fabbrica  e  di  commercio.  Legislazione  italiana  e  stra- 
niera. Convenzioni  fra  l'Italia  ed  altri  Stati,  di  pa- 
gine vill-1007 6  50 

C3oe:iiac.  Spirito  di  vino  e  distillazione  delle  fecce  e  d. 
vinacce,  di  Dal  Piai-Prato.  2»  ediz.  a  cura  di  A.  F. 
Sannino,  di  p.  xii-210,  con  38  incis 2  — 

Ooleottei*!  italiani,  di  A.  Griffini,  di   p.  xyi-334  e 

215  incis 3  - 

OoUaiulazione  di  materiali,  di  V.  Goffi,  di  p.  xv 

260,  25  incis.  e  8  tav 3  50 

Golle  animali  e  vegretali,  gelatine  e  fosfati  d'ossa, 

di  A.  Archetti,  di  p.  xvi-195 ^  50 

Colombi    domestici    e   colombicoltui*a,  di  P. 

BoNlzzi,  3»  ediz.,  di  p.  x-212  e  26  fig 2  - 

C3olonie.  Manuale  coloniale,  di  P.  Revelli,  pubblicato 
per  cura  della  Società  di  Esplorazioni  Geografìclie  dì 
Milano,  di  pag.  xii-240 3  50 

Colonie.  Elenco  delle  località  abitate  nelle  Colonie  ita- 
liane, di  C.  Triverio,  di  pag.  iv-66  con  4  carte  geogr.    I  50 

Coloi*!  (La  scienza  dei)   e   la   pittura,  di  L.  Guaita,  2» 

ediz.,  di  p.  iv-368 3  — 

Colori  e  vernici,  ad  uso  dei  pittori  di  M.  Meyer  e  P. 
BoNOMi  Da-Ponte.  5»  ediz.  del  Man.  Gorini-Appiani 
di  pag.  xvi-308  con  39  incisioni        .        .        .       -.        .    3  — 

Colori  e  vernici  (Industria  dei).  Materie  prime,  fab- 
bricazione, applicazioni,  di  E.  Rizzini,  di  pag.  xvi-564, 
con  142  fig.  e  10  tav 6  50 

Coltivazione  industriale  delle  piante  aro- 
matlclie  e  medicinali  di  C.  Craveri,  di  pa- 
gine xxix-307  -  75  incisioni  e  24  tavole  a  colori  .    8  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl 


L.  C. 

Ooltara  montanct,  di  G.  Spampani,  di  p.  viii-424  • 

171  incis 4  50 

Gominerclaiite  (Manuale  del),  di  C.  Dompé,  i»  ediz.» 

di  p.  768 6  05 

Commercio  (Storia  del)  di  R.  Larice,  2»  ed.,  p.  xii-299    3  — 
Commercio  —  vedi  ai  singoli  titoli;  Affari  -  Codice  di 
comm.,  doganale  -  Corrispondenza  -  Geografia  econo- 
mica, commerciale  -  Produzione  e  commercio  vino  - 
Scritture  affari  -  Storia  del  Comm.  -  Usi  mercantili. 
Commissario  giudiziale  —  vedi  :  Curatore  dei  fallimenti. 

CJompensazloBie  de^ll  ei*i*oi*l  e  rilievi  geam 

detldf  di  F.  Grotti,  di  p.  iv-160  .       .       .       .        .    2  — 

Composizione  delie  tlote  nella  pittura  a 
olio  e  ad  acquerello,  di  G.  Ronchetti,  di  pa- 
gine viii-186 2  — 

Computisteria,  di  V.  Gitti:  Voi.  I.  Computisteria 
commerciale,  8»  ediz.  di  p,  vii-206  (in  ristampa) 

—  Voi  II.  Computisteria  finanziaria,  6»  ediz.,  p.  viii-157    f  50 

Computisteria  agrrarla,  L.  Retri,  3»  ed.  p.  vii-210    i  50 

Concia  delle  pelli.  L'Arte  del  conciatore,  del  cuoiaio 
e  del  pellicciaio,  di  G.  Venturoli.  4»  ediz.,  del  Ma- 
nuale di  G.  Gorini,  di  pag.  xvi-206 2  50 

Concia  e  tintura  delle  pelli,  di  V.  Casaburi,  di 

pag.  445  e  XXX  tabelle 4  50 

Conciatore  (Manuale  del)  di  A.  Gansser,  di  pagine 

XXlv-382  con  22  incisioni  e  2  tavole 4  50 

Conciliatore  (L'ufficio  di  Conciliazione)  di  C.  Capa- 

LOZZA,  di  p.  XLiil-461,  con  144  formule  di  atti      .        .    4  50 

Concimi,  di  A.  Funaro,  3»  ediz.  di  p.  viii-306       .       .    2  50 

Condottura   d' acqua   potabile,   di  P.    Bresa- 

DOLA,  di  p.  XV-334,  con  37  fig 3  50 

Congelamenti.  Patogenesi  e  cura  del  Maggiore  Medico 
P.  Casali  e  Capitano  Me  lico  F.  Pullè,  con  prefazione 
Prof.  Luigi  Devoto,  di  pag.  xvi-365,  con  117  illustrazioni    6  50 

Conlfere  (Le),  da  rimboschimento,  di  C.  Cra- 

veri,  di  pag.  xu-322,  con  85  figure 4  — 

Conlf^llcoltura   pratica,   di  G.  Licciardelli,  5* 

ediz.,  di  pag.  xx-321,  116  fig.  e  12  tavole  colorate       .    3  50 

Conser-vazlone  delle  sostanze  alimentari, 
di  G.  Gorini,  4»  ediz.  a  cura  Franceschi  e  Venturoli, 
di  p.  viii-231 2  - 

Conservazione  prodotti  agrrarl,  di  C.  Mani- 
cardi,  di  p.  XV-220 2  50 

Conserve    alimentari    (L'industria    delle)    di   G. 

D'Onofrio,  di  pag.  xx-654,  con  165  incisioni  .    5  50 

Consigli  pratici  —  vedi:  Assistenza  infermi  -  Caffet- 
tiere -  Infortuni  lavoro  -  Liquorista  -  Medicina  d'ur- 
genza -  Pasticciere  e  confettiere  -  Ricett.  domestico  ■ 
Ricett.  d.  elettricista  -  Ricett.  fotografico  -  Ricett.  in- 
dustriale -  Ricettario  industrie  tessili  -  Ricettario  di 
metallurgia  -  Soccorsi  d'urgenza  -  Special,  medicinali. 

Consoli,  Consolati  e  Diritto  consolare,  di  M. 
Arduino,  di  p.  xv-277 3  — 

Consorzi  difesa  del  suolo.  Idraulica,  rimboschi- 
mento, di  A.  Rabbeno,  di  p.  viil-296      .        .        .       .    3  — 

Contabilità   aziende  rurali,  di  A.  Db  Brun,  di 

p.  XIv-539 4  50 


16  ELENCO  DEI  MANUALI  HOBPLI 

"~~~  L.  C. 

Contabilità  i>aiicai*la,  di  A.  Falco,  di  pag.  xii-289    4  50 

OontabUltà   comunaley   di  A.  De  Brun,  2»  ediz., 

di  p.  xvi-850 5  50 

Gontabllltà  dlomestlca  per  le  famiglie  e  le  scuole, 
di  O.  Bergamaschi  —  vedi  Ragioneria  domestica. 

Contabilità     e    amministrazione     Imprese 

elettrotecnlcbe,  di  F.  Miola,  di  p.  xvi-262         .    3  — 

Contabilità  grenerale  dello  Stato,  di  E.  Bruni 

4»  ediz.,  di  p.  xvi.457 3  — 

Contabilità  — vedi:  Computisteria  commerciale,  Finan- 
ziaria, Agraria  -  Contabilità  comunale,  domestica  - 
Contabilità  generale  dello  Stato  -  Interessi  e  sconti  - 
Logismografia  -  Paga  giornaliera  -  Ragioneria  -  Ragio- 
neria delle  Cooperative,  Industriale,  pubblica  - 
Scritture  d'affari  -  Società  di  mutuo  soccorso. 

Contrappunto,  di  G.  Bernardi,  di  p.  xyi-238   .       .    3  50 

Contratti   e   collaudi  di  lavori  edili,  di  F.  An- 

dreani,  di  pag.  xvi-355 3  53 

Conversazione    Italiana    neo-ellenica,   di  E. 

BRIGHENTI,  di  p.  XII-143 2  — 

Conversazione  Italiana-tedesea,  di  A.  Fiori  e 

G.  Cattaneo.  98-  ediz.,  di  p.  viii-484       .       .       .       .    3  50 

Conversazione    francese-italiana,    di  E.  Ba- 

rosghi-Soresini,  2a  ediz.,  di  p.  xv-288  .        .        .       .    2  50 

Cooperative  rurali,  di  V.  Niccoli.  2^  ediz.,  di  pa 

gine  viii-394 3  50 

Cooperazione  nella  sociologria  e  nella  legrl- 

slazione,  di  P.  Virgilii,  di  p.  xii-228         .       .       .    I  50 

Corano  (II).  Versione  letterale  italiana,  di  A.  Fracassi 

di  pag.  lxiv-463 5  — 

(borano.  Testo    arabo    e   versione  letterale  italiana  a 

fronte,  di  A.  Fracassi,  di  pag.  lxx-700        .       .       .    9  50 

Correnti    elettrlcbe    alternate,    ecc.,    di    A. 

Marro,  3*  ediz.,  di  pag.  xlviii-862,  379  ine.  e  81  lab.    8  50 

Corrispondenza  bancaria,  di  A.  Falco,  di  pa- 
gine viii-338 3  — 

Corrispondenza  commerciale  polig;Iotta , 
Italiana,  Francese,  Tedesca,  Inglese,  Spagnuola  e  Por- 
toghese, di  a.  Frisoni,  in  sei  parti 

I.  Parte  Italiana,  5»  ediz.,  pag.  xx-520  ,       .    4  — 

II.  ,     spagnuola,  2»  ediz.,  di  pag.  xxiv-515  .       .    5  — 
in.    ,     francese,  3»  ediz.,  p.  xx-449  .  .    4  — 

IV.  ,     inglese,  di  p.  xvi-448 4  — 

V.  ,      tedesca,  2»  ediz.,  di  pag.  xx-512  ,       .       .  4  — 

VI.  ,     portoghese  di  pag.  xyi-511     .       .       .       .  5  — 
Corrispondenza  telefonica.  Norme  di  servizio, 

ecc.,  di  O.  Perdomini,  di  p.  xii-375         .       .       .        .    3  50 
Corse.  Dizionario  delie  voci  più  in  uso,  di  G.  France- 
schi, di  p.  xii-305 2  50 

esorti  d'Assise.  Guida  dei  dibattimenti,  di  C.  Baldi, 

di  p.  xx-401 3  50 

Cosmogprafla,  (Lezioni  di)  di  G.  Boccardi  (in  sostitu- 
zione del  Manuale  del  La  Leta),  di  pag.  xii-233,  con 
20  ine.  e  2  tav.  .  .  ....    3  — 


I     BLENGO  DEI  MANUALI  HOSPLI  17 

L.  C. 

CoBtimttore  navale^  di  G.  Rossi,  2*  ediz.  rifatta,  di 

pag.  xvi-817,  con  674  figure .        .  .        .    8  50 

CkWtmzlonl  —  vedi  :  Abitazioni  -  Appalti  -  Architettura 
>•  Calcestruzzo  -  Calci  -  Capomastro  -  Casa  dell'  av- 
venire -  Casette  popolari  -  Città  (La)  moderna  -  Codice 
dell'ingegnere  -  Contratti  e  collaudi  -  Costruzioni  eno- 
tecniche, lesionate,  metalliche,  rurali  -  Fabbricati  civili 

-  Fabbricati  rurali  -  Fognatura  -  Fondazioni  terrestri 
e  idrauliche  -  Imitazioni  -  Ingegn.  civile  -  Ingegn. 
costrutt.  meccanico  -  Lavori  marittimi  •  Laterizi  - 
Mattoni  e  pietre  -  Muratore  -  Peso  metalli  -  Progettista 
moderno  -  Prontuario  agricoltore  ingeg.  rurale  -  Resi- 
stenza dei  materiali  •  Resisi,  e  pesi  di  travi  metalliche 

-  Riscaldamento  -  Stime  di  lavori  edili. 
Costruzioni  In  cemento  ai*n(ia.to«  di  G.  Baluffi, 

di  pag.  xii-271,  con  85  illustr.      .  ....    3  — 

C}o»tB*uzlonl  enotecnlclxet  di  S.  Mondini,  di  p.  iy- 

251,  con  53  Incis 3  — 

Costi*uzlonl   lesionate*  Cause  e  rimedi    di  I.  An- 

DREANI,  di  pag.  Xil-243  con  122  incisioni        .        .        .    3  50 

Costruzioni    nietalllclie,   di   G.   Pizzamiglio,  di 

p.  L-947,  cou  1643  incis.  e  52  tav 18  50 

Costruzioni  rurali  in  cemento  arnxato*  41 
A.  Fanti,  2*  ediz.  completamente  rifatta,  di  pag.  xvi-315 
con  160  ine .'    4  50 

Cotone  (Guida  per  la  coltivazione   del),  di  C.  Tropea, 

p.  x-165  e  21  mcis 2  50 

Crestomazia  neo-ellenica,  di  E.  Brighenti,  di 

p.  XVi-405 4  20 

Cristallografia,  di  F.  Sansoni,  (esaurito,  2^  ediz.  ri- 
fatta da  C.  Viola,  in  lavoro). 

Cristoforo  Colombo,  di  V.  Bellio,  p.  iy-136,  10  fig.     I  50 

Crltto§?rafla  diplomatica  e  commerciale,  di 

L.  GiOPPi,  di  p.  177 3  50 

Cronologrla  e  calendario  perpetuo,  di  A.  Cap- 
pelli, di  p.  xxxiii-421 6  50 

Cronologia  delle  scoperte  e  delle  esplora- 
zioni greogrraflclie,  di  L.  Hugues,  di   p.  yiii-487    5  50 

Cronologia  e  storia  medioevale  e  moderna, 

di  V.  Casagrandi,  3*  ediz.  di  pag.  262      .        .        .        .     I  50 

Cubatura  dei  lefirnami  rotondi  e  squadrati, 

di  G.  BelluominÌ,  11*  ediz.,  di  p.  vi-229       ,       ,        .    3  — 

Cultura  e  vita  s^^^^  (Disegno  storico  della),  di  D. 

Bassi  ed  E.  Martini,  di  p.  xvi-791,  107  fig.  e  13  tav.    7  50 

Cuore  (II).  Suoi  mali  e  sue  cure,  di  G.  Fornaseri,  di 

pag.  xii-421,  con  99  figure 4  - 

Cuore  (Terapìa  fisica  del)  dì  L.  Minervini,  di  p.  xii-476    5  50 

Curatore  di  fallimenti  (Manuale  del)  e  del  Com- 
missario Giudiziale,  di  L.  Molina  (2»  ediz.  di  p.  LX-S92    8  50 

Curve  circolari  e  raccordi*  'Tracciamento  delle 
curve,  di  C.  Ferrario,  (in  ristampa). 

Curve  graduate  e  raccordi  pei  traccia- 
menti ferroviari,  di  C.  Ferrario,  di  p.  xx-251 
e  41  fiir 3  50 


T8  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl 

__- 

Cai* ve.  Tracciamento  delle  ferrovie  e  strade,  di  G.  H. 

A.  Króhnkk,  trad,  di  L.  Loria,  3»  ediz.  p.  viiM67  .  2  50 
Dantolog^la.  Vita  e  opere  di  Dante,  di  G.  A.  Scartaz 

ZINI,  3»  ediz.  a  cura  N.  Scarano,  di  p.  xvi-424  .  .  3  — 
Da.ttilo^i*£t.fl£i.  Manuale  teorico  pratico  di  scrittura  a 

macchina,  di  I.  Saulle,  di  pag.  xii-225,  con  50  ine.  .  3  — 
Dazi  dlog:etnAll  del  Regino  d'Italia  (Tariffa  dei) 

al  1°  maggio  1909,  dì  G.  Maddalena,  di  p.  152  .  .  I  50 
Debito  pubblico  Italiano,  E.  Bruni,  di  p.  xii-444.  3  50 
Determinanti  e  applicazioni,   di  E.   Pascal,  di 

p.  vn-330 3  - 

Diabete  mellito  e  sua  cura  di  A.  Rodella,  2^^  edizione 

di  pag.  xvi-204 .        .        .2  50 

Dialetti  italici,   grammatica,   ecc.   di  O.   Nazari,   di 

p.  xvi-364  (vedi  anche  Italia  dialettale  a  pag.  31)  3  — 
Dialetti  lettei*ai*l  gri*ecl,  di  G.  Bonino,  di  pagine 

XXXll-214 I  50 

Didattica  per  le   scuole   normali,   di  G.  Soli. 

(2»  ediz   in  lavoro). 
Dinamica  elementare,  di  G.  Cattaneo,  di  p.  viu-146    I  50 
Dinamometri.  Misura  delle  forze  e  loro  azione  lungo 

determinate  trajettorie,  di  L.  Campazzi,  di  p.  xx-273  e 

132  ine.      .        . 3  - 

Diplomazia  e   adenti    diplomatici,    di  M.  Ar- 
duino, di  p.  xn-269         ....  .        .        .    3  — 

Diritti  d'autore  -  vedi;  Codici  e  leggi,  Voi.  Ili  (pag.  14). 
Diritti  e  doveri  del  cittadini,  ad  uso  delle  scuole 

di  D.  Maffioli,  14»  edizione,  di  p.  xvi.230  .  .  .  I  50 
Diritto  amministrativo  e  cenni  di   Diritto 

costituzionale,  di  G.  Loris,  9^'  ed.  di  p.  xxiii-461    3  — 
Diritto  amministrativo  —  vedi:  Beneficenza  -  Catasto- 

-  Codice  doganale  -  Esattore  comunale  -  Giustizia 
amministrativa  -  Imposte  dirette  -  Legge  sanità  -  Le- 
gislazione sanitaria  -  Morte  vera  -  Municipalizzazione 
servizi  -  Polizia  sanitaria  -  Ricchezza  mobile. 

Diritto  civile.  Compendio  di  G.  Loris,  7*  ed.,  p.  xx-400    3    - 
Diritto  civile  —  vedi  :  Camera  di  Consiglio  -  Codice 
civile  -  Codice  procedura  civile  :  Codice  dell'Inge- 
gnere ■  Conciliatore  -  Diritti  e  dovéri  -  Diritto  italiano 

-  Espropriazione  -  Ipoteche  -  Lavoro  donne  -  Legge 
infortuni  lavoro  -  Legge  lavori  pubblici  -  Legge  re- 
gistro e  bollo  -  Legislazione  acque  -  Legislazione  ru- 
rale -  Notaio  -  Prontuario  legislativo  -  Proprietario 
di  case  -  Storia  del  diritto  -  Testamenti. 

Diritto  commerciale   Italiano,  di  E.  Vidari.  4* 

ediz.  di  p.  x-448 3  — 

Diritto  costituzionale,  di  F.  P.  Contczzi,  3*  ediz., 

p.  xix-456 3  — 

Dritto  ecclesiastico,  di  G.  Olmo.  2*  ed.,  pag.  xvi-488    3  — 

Diritto  internazionale  penale  di  S.  Adinolfi, 

di  pag.  viii-258 I  55 

airltto  internazionale  privato,  di  F.  P.  Com- 

Tuzzi  2»  ediz.,  di  p.  xxxix-626 4  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  19 

L.  C. 

Diritto  liitei*n««zloiiale  pubblico»  di  F.  P.  Con- 

Tczzi,  2»  ediz.,  di  p.  xxxu-412 3  — 

Diritto  italiano,  di  G.  L.  Andrich,  di  p.  xv-227         .    I  50 

Diritto  mctrlttlmu  italiano,  A.  Sisto,  pag.  xn<556    9  — 

Diritto  penale  romano,  di  C.  Ferrini,  2»  ediz.,  di 

p.  vm-360 .    3  - 

Diaeg;natore  meccanico,  di  V.  Goffi.  6^  ediz., 

di  p.  xii-532  con  475  fig 7  50 

Disegrno  (Principi  di),  e  gli  stili  dell'ornamento  di  C 
BoiTO,  6*  ediz.,  di  p.  xix-lSi  con  61  ine.  e  append.  di 
A.  Melani:  L'insegnamento  dell'arte  decorativa  di  pa- 
gine 250  con  50  ine .        .    5  50 

Disegrno  (Corso  di),  di  J.  Andreani,  3*  ediz.,  di  p.  vm- 

74  e  80  tav 3  50 

Diaegrno  (Grammatica  del),  di  E.  Ronchetti,   di  p.  iv- 

190  con  96  fig.  e  atlante  di  106  tavole       .        .        .        .    7  50 

Disegno  as$tonometrlco,  di  P.  Paoloni,  di  p.  iv- 
122,  23  fig.  e  21  tav.,  (in  ristampa). 

Disegrno  g^eometrico,    di  A.  Antilli,  'i^  ediz.,  di 

p.  Xli-88  e  28  tavole l  — 

Disegno  —  vedi  anche  Acquaforte  -  Disegno  industriale 
-  Disegno  di  projezioni  ortogonali  -  Disegno  topogra- 
fico -  Monogrammi  -  Oreficeria  floreale  -  Ornamenti 
sulle  stoffe  -  Ornatista  -  Teoria  delle  ombre. 

Disegrno   industriale,   di   E.   Giorli,   5»   ediz.,   di 

p.  vill-435,  con  554  ine 3  50 

Disegno  di  proiezioni  ortogonali,  di  D.  Landi, 

2*  ediz.,  di  p.  viii-152,  con  132  figure       .        .        .        .    2  — 

Disegno  topografico,  di  G.  Bertelli,  4»  ediz.,  di 

S.  vi-158,  con  Ì2  tav. 2  — 
nfezione  pubblica  e  privata,  di  P.  E.  Ales- 
sandri e  L.  Pizzini,  2»  ediz.  di  p.  vili-258  e  29  ine.  .    2  50 

—  vedi  Profilassi  e  disinfezione. 

Oistlllazione  del  legno,  di  F.  Villani,  di  p.  xiv-312    3  50 
Distillazione  delle  vinacce,  delle  frutte  fer- 
mentate e  di  altri  prodotti  agrari,  di  M. 
Da  Ponte.  3*  ediz.,  di  p.  xx-826,  con  100  fig.       .        .8  50 
Ditteri  italiani,  di  P.  LiOY,  di  p.  vii-356,  con  227  fig.    3  — 
Divina  Commedia,  di  Dante  Alighieri  in  tavole 
schematiclie  di  L.  Polacco,  di  p.  x-152  e  6  tavole  di- 
segnate da  G.  Agnelli 3  — 

Dizionario  albanese  —  vedi  Albanese  parlato. 
Dizionario  alpino-itallano,   di  E.  Bignami-Sor- 

mani  e  C.  Scolari,  di  pag.  xxii-310      .       .       .       .    3  50 
Dizionario    di  abbreviature      latine    e    ita- 
liane, di  A.  Cappelli.  2»  «diz.,  di  pag.  lxviii-528   ,    8  50 
Dizionario  blbliograflco,  di  C.  Arlia,  di  d,^  100  .     I  50 
Dizionario  biografico   universale,  di  G.   Ga- 

ROLLO,  due  voi.  di  p.  1118  a  2  colonne    .  .  18  — 

—  legato  m  mezza  pelle  20  — 

Dizionario  di  botanica  generale,  di  G.  BilaN- 

CIONI,  di  p.  xx-926 IO  — 

Dizionario  dei  Comuni  e  frazioni  di  Comuni 
del  Regno  d»  Italia,  secondo  il  Censimento  1911, 
di  C.  Triverio,  con  un  elenco  delle  località  abitate 
nelle  Colonie  italiane,  di  pag.  xu-512      .        .       .        .    4  50 


L.   C. 

Dizlonai*io    enolojxrlco»  di   A.   DursoPennisi,   di 

p.  viii-465  con  16*  ine 5  -^ 

OIzlonai*io    E:riti*eo  -  Italiano  -Arabo-  Ama- 

i*lco,  di  A.  Allori,  di  d.  xxxin-203     .       .  .    2  50 

Dlzionai*lo  foto^faflco  in  quatti^o  ilns^ne*  di 

L.  GiOPPi,  di  p.  viii-600,  95  ine.  e  10  tavole    .        .        .    7  50 
Oizionario    francese  -  italiano,    di   G.    Lb   Bou- 

CHER,  di  p.  LXiv-556  3  50 

Olzlonano  f^eogrratico   unl^versale,  di  G.  Ga- 

ROLLO,  2»  ediz.  di  p.  xii-1451 IO  — 

Dlzionai*io    Italiano-Giapponese  «     di    S.    Chi- 

MENZ,  di  p.  xviil-219  8  — 

Dizionario  giuridico  —  vedi  :  Dizionario  Legale. 
Dizionario   Gx*eco    moderno-Italiano    e   vice* 

versa,  di  E.  Briohenti,  di  p.  lx-848-612        .        .        .  12  50 
Separatamente  : 

Voi.  I,  Greco  modemo-Itallano 7  50 

Voi.  II,  Italiano-Greco  moderno 5  50 

Dizionario  italiano-insrlese   e  ringhi— ltal.9  di 

J.  Wessely,  16a  ediz.  a  cura  di  G.  Rigutini  e  G. Payw, 

di  p.  vi.226-190 3  - 

Dizionario    HoepU    deUa    llngrua    italiana» 

compilato  da  G.  Mari  —  vedi  Vocabolario. 
Dizionario  iesrale.  di  S.  Trinqali,  di  pag.  xvi-1386  12  — 
DizloniirSo     niilane^^e-ltallano     e     italiano- 
milanese,  di  G.  Arrighi,  2*  ediz.,  di  p.  912     .       .    9  50 
Dizionario  russo  —  Vedi  Vocabolario  russo. 
Dizionario  di  scienze   l]aosoticlie«   di   C.    Ran- 

zOLl,2*  ediz.  aumentata  e  corretta,  di  pag.  viJ-1252  .        .  12  50 
Dizionario  serlio  di  Uilinich  (in  preparazione). 
Dizionario   Spa^nuolo  -  Italiano   e  Italiano - 

Spagrnuolo  di  G.  Frisoni: 

I.  Italiano-Spagnuolo.  Voi.  di  1018  pag.  L.  9.50  -  leg.  12  50 
Dizionario  etiuioio^ieo    steno^^rallco,    di   £.. 

Molina,  di  p.  xvi-624  .  .       .       .       .       .    7  50 

Dizionario  tecnico  In  4i  ling^ue,  di  E.  Webber, 

4  volumi 

I.  Itallano-Tedesco-Francese  Inglese  ,  2^    ediz.  di 

p.  xii-533 ....    6  — 

II.  Deutsch-Italleniscli-Franzòsicli-Engliscli  (3»  ed. 
in  lavoro). 

III.  FranpalB-Italien-AUemand-Anglais,  2*  ediz.,  di 

p.  Vl-679    ...  .......    6  50 

IV.  English-Itallan-Gennan-Frencli,  2*  ed.  aumen- 
tata di  oltre  5000  termini  di  pag.  iv-921    .        .        .        .  Il  — 

Dizionario    italiano-tedesco  e  ted-ital*»  di  A. 

tiORi,  5»  ediz.  per  tì.  Cattaneo,  di  p.  754    .       .       ,    3  50 

Dizionario    italiano-tedeseo    e  tedesco-ita- 

iano,  di  G.  Sacerdote,  di  p.  xii-470,  xxxii-480       .    5  — 

Dizionario  uni^-ersale  delle  llngrue  italiana» 
tedesca,  ingrlese,  francese»  disposte  in  un 
unico  alfabeto,  di  p.  1200 5  — 


KLÉKÒÒ  BÈI  MANUALI  HUkW.l  II 

U.  •• 

Dogana  —  vedi  :  Codice  doganale  -  Godici  e  Leggi  amali 
d'Italia.  Voi.  Il,  Parte  1»  -  Commerciante  •  Dazi  doga- 
nali •  Trasporti  e  tariffe. 

Dottrina  popolare  In  <%  llnj^ue,  (Italiana-Fran- 
cese-Inglese-Tedesca)  Motti,  frasi,  proverbi  di  G.  Sbssa. 
2*  ediz.,  di  p.  iv-112 2  — 

Oovei*l  del  macchinista  navale^  di   V.   Goffi, 

di  pag.  xyi-310 2  50 

Orog-bc  e  piante  medicinali  (Materia  medica  ve- 

§  etale  e  animale)  di  P.  A   Alessandrini,  2*   edixioaa 
1  pag.  xv-778,  con  207  ine 7  50 

Drogrblere  (Manuale  dei),  di  L.  Manetti,  di  p.  XXIT-S2S    3 

Duellante  (Manuale  del),  di  F.  Gelli,  2*  ediz.,  di  paj. 

vili-250  e  26  tav 2  53 

—  vedi  anche  Scherma. 

Economia  matematica,  di  F.  Virgilii  e  C.  Gari- 
baldi,    i  p.  xii-210  e  19  ine I  SO 

economia  politica,  di  W.  Jevons,  trad.  L.  Cona, 

7»  ediz.,  di  p.  xv-180  I  50 

Bllettricità,  di  Flbeming  Jenkin,  tradiuione  di  R. 

Ferrini,  5»  ediz.  riveduta,  di  pag.  xii-237  e  40  ineii.  !  50 
Elettricità  —  vedi  :  Cavi  telegrafici  -  Contabilità  im- 
prese elettrotecniche  •  Correnti  elettriche  -  Eiettriciti 
industriale  -  Elettrotecnica  -  Elettrochimica  -  Elettro- 
motori -  Enciclopedia  galvanica  -  Frodi  sui  misura- 
tori elettrici  •  Fulmini  -  Galvanizzazione  -  Illumina- 
zione -  Ingegnere  elettricista  -  Magnetismo  -  Metallo- 
cromia -  Ónde  Hertziane  -  Operaio  elettrotecnico  • 
Pila  elettrica  -  Radioattività  -  Ricettario  dell'  elettri- 
cista -  Rontgen  -  Sovra-tensioni  -  Telefono  •  Tele- 
grafìa -  Unità  assolute. 

elettricità  lndusti*lale,  di  P.  Janet,  trad.  di  G. 

U.  Brovedani,  di  p.  xx-375  e  163  fig 3  50 

Bietti*lcltà  e  matei*la,  di  J.  J.  Thomson,  trad.  di 
G.  Fak,  di  p.  XL-299  e  18  flg 2 

Elettricità  medica*  di  A.  D.  Bocciardo,  di  p.  x-201, 
con  54  ine.  e  9  tav.  (in  ristampa). 

Elettricità  (Influenza  dell')  sulla  vegetaz.  e  sui  prodotta 

delle  industr.  agrarie  di  A.  Bruttini,  p.  xvi-459  e  5S  fig.    4  50 

Elettricità  sorbente  di  calore*  Riscaldamento 
elettrico  domestico  di  G.  Lo  Piano,  di  pag.  VIII-Ì88, 
eoa  153  illustrazioni 2  50 

Blettroclilmica.  di  A.  Cossa,  di  p.  yiil-104  e  10  ine.      i  50 

Elettromotori  campioni  e  misura  delie 
forze  elettromotrici,  di  G.  P.  Maorimi,  di  pag. 
XVi-185  e  73  fig ,    2  - 

Elettrotecnica,  (Principi  di)  di  F.  Dessy,  di  p.  xii-123    2  59 

Elioterapia  (L')  in  alta  montagna  e  trattamento  della 
tubercolosi,  di  0.  Bernhard,  traduzione  R.  Curti, 
di  pag.  vii-125  con  49  tavole 3  50 

Elioterapia  (L')  nella  pratica  medica  e  nell'educa- 
zione, di  G.  B.  Boatta,  di  pag.  xv-155  con  77  tavola    4  — 

Eloquenza  civile  e  sacra,  L.  AsiOLi,  di  p.  iv-290    3  — 


^ ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

■mbi-lologrla  e  moi^folo^la   «?enei*ale,    di   G 

Cattaneo,  di  p.  x-242  e  71  fig.  (esaurito). 
■mbrlone  mnano.  embriogenià  e  oreano- 
**",i*.  dell'uomo,  di  C.  Falcone,   di  p.  xv-431, 
con  90  ine 4  5Q 

""!fi*^^*o:fJ***  ***  ImmlsraaElone,  di  M.  ÀrduinoÌ 

ai  p.  X-24o '    Q 

■nclclopedla    galvanoplastica,   élettrochl- 

™^1  ^"m^tr """'""'  ^'  ^:  ^^!^^^«'  ^'  p««-  5  50 

Bnclclopedla   Hoepli   (Piccola)  2»  edìz.  completa- 
tamente  rinnovata  dal  dott.  G.  Garollo: 
Volume  I  -  lettere  A-D  di  pag.  x-1522'  .  |2  50 

XP^'^'^^tÌJ  -jettere  E-M,  pag.  1523  a  3114    .        .  |5  - 

(11  Voi.  Ili  ed  ultimo  è  in  corso  di  stampa). 
■nciclopedla  ledale,  di  S.  Tringali  -  vedi  Dizio- 
nario legale. 

*"*^?^f"  fisica,  di  R.  Ferrini,  2^  ediz.,  di  p.  viii-187 

•  47  Inc.  ••••...  I  59 

■nliimilstlca.  Enimmi,   sciarade,  rèbus'    ecc.    di   D 

Tolosani,  di  p.  xii-516  e  29  illustr.         .       .  6  5» 

■nolosla,  di  O.  Ottavi,  7»  eoiz.  rifatta  da  A.  Strucchl,* 

di  p.  xvi-293,  con  50  ine.     ...  2  50 

■nolosla  dlomestlca,  di  R.  Sernagiotto,'  2»  édiz., 

di  p.  xiv-223,  con  26  ine.     ...  2  — 

iBOlOgla  —  vedi  ai  singoli  titoli  :  Alcool  '-  Ampelógra- 
Adullerazione  vino  -  Analisi  vino  -  Bottaio  -  Canti- 
niere -  Cognac  •  Costruzioni  enotecniche  -  Densità  dei 
mosti  -  Distillazione  -  Dizionario  enologico  -  Liquo- 
rtsta  -  Malattie  vini  -  Mosti  -  Produzione  del  vino  - 
Tannini  -  Uva  -  Vini  bianchi  -  Vini  speciali  -  Vinifl- 
cazione  -  Vino. 

■pldemle  esotiche,  di  F.  Testi,  di  p.  xii-203  .    2  — 

■P««»*a.aa  cristiana,  di  O.  Marugghi,  di  p.  yiii-453, 

con  30  tav .       .       .    7  55 

■plarrafla  italiana  moderna,  di  A.  Padovan,  di 

di  pag.  xxvi-270 '    ,    3  _ 

■pisrafla  latina,  di  S.  Ricci,  di   pag.  xxxii-448  e 

o5  tavole  g  5Q 

■pilessla.  Eziologia,  patogenesi  e  cura,  "di  p!  Pini,  di 

p.  X-277 2  50 

Equazioni  Integrrali  (Teoria  delle)  di  G.  Vivanti,  di 

pagine  414 2  50 

—  vedi  Algebra  complementare; 

■qnAUbrio  del  corpi  elastici,  dlR.  Margolonoo, 

■ritrea.    Storia,    geografia   e   note  statistiche,   di  B 

Mklli,  di  p.  xii-164 2  — 

*'ó?r?«*L'P^?®*J?'****  volgari,    di   G.  StrÀfpo- 

RKLLO,  2*  ediz.,  di  p,  xil-196 |  50 

^^ì^*^Kf  comunale,  ad  uso  dei  Ricevitori,  ecc..  di 
al  R.  Mainardi,  2»  ediz.,  di  p.  xvi-480  (esaurito). 

Bs^clxl  e  quesiti  sull'Atlante  eeosr.  cU  R. 

Kiepert,  di  L.  Hugues,  3*  ediz.,  di  p.  viii-208         .     I  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPO 
'  L.  6. 

Esercizi  sintattici  francesi,   di  D.   Rodari,   di 

p.  XII-403 3  — 

Esercizi  grreci,  di  A.  Y.  Risconti,  2»  ediz^  di  pag. 

XXVii-234 3  — 

Esercizi  «li  grammatica  Italiana,  di  D.  Fer- 
rari, di  pag.  viii-236     .        .  I  50 

Esercizi  latini,  di  P.  E.  Cereti,  di  p.  xii-333     .        .    I  50 

Esercizi  di  traduzione  a  complemento  del- 
la s^^'"**^'*^»  francese,  di  G.  Prat,  3^  ediz.,  di 
p.  xn-174 I  50 

Esercizi  di  traduzione  a  complemento  del- 
la gramm.  tedesca,  di  G.  Adler,  3»  ediz.  di 
p.  viii-244  (esaurito). 

Esplodenti  e  modi  di  fabbricarli,  di  R.  Mo- 
lina. 4*  ediz  riveduta  e  ampliata  con  trattazione  com- 
pleta degli  esplosivi  moderni  di  pag.  xxxn-422     .        .    5  50 

Espropriazioni  per  causa  di  pubblica  uti- 
lità, dì  E.  Sardi,  di  p.  vii-212-83    .       .        .       .       .    3  — 

Essenze  naturali.  Estrazione  -  Caratteri  -  Analisi, 

ecc.,  di  C.  Graveri,  con  73  figure 4  — 

Essenze  artificiali.  Fabbricazione  -  Caratteri  -  Ana- 
lisi, ecc.,  di  C.  Craveri,  con  44  figure    .       .       .       .    3  50 

Estetica.  Lezioni  sul  bello,  di  M.  Pilo,  di  p.  xxiii-257    2  50 

—  Lezioni  sul  gusto,  di  M.  Pilo,  di  p.  xii-255    .       .      .   2  50 

—  Lezioni  sull'arte,  di  M.  Pilo,  di  p.  xv-286  .  .  .  2  50 
Estimo  rurale,  di  P.  Ficai,  2»  ediz.,  di  pag.  xvi-308.  3  — 
Estimo  del  terreni,  di  P.  Filippini,  di  p.  xvi-328  .  3  — 
Etica  (Elementi  di),  di  G.  Vidari,  4»  ediz.,  di  pag.  xii-389  4  — 
Btnojs^rafla,  di  R.  Malfatti,  (esaurito). 

Euclide  emendato,  di  G.  Sagcheri,  trad.  di  G.  Roe- 

cardini,  di  p.  xxiv-126  e  55  fig I  50 

Evoluzione.  Storia  e  bibliografia  evoluzionistica,  di 

C.  Fenizia,  di  p.  xiv-389 3  — 

Ex  Ubrls  Italiani  <3:>00>,  illustraUda  J.  Gelli,  di 

p.  xii-535,  139  tav.  e  757  figure 9  — 

Fabbricati  civili  di  abitazione,  di  C.  Levi,  5« 

ediz.,  di  p.  xil-516  con  261  ino 6  — 

Fabbricati  rurali.  Costruzione  ed  economia,  di  V. 

Niccoli,  4»  ediz.,  di  p.  xix-410,  con  185  fig.  .       .    4  50 

Fabbro  (II),  di  J.  Andreani,  di   p.  viii-250,  266  fig.  e 

50  tavole 3  — 

Fabbro  ferralo  (Manuale  del),  di  G.  Relluomini,  S* 

ediz.  di  p.  viii-242  e  233  ine 2  50 

VaLglAikl»  Razze,  allevamento,  di  C.  Reltrandi,   di 

p.  Vlll-182  e  26  fig.  .        .        , 2  50 

Falconiere  moderno,  di  G.  E.  Chiorino,  di  p.  XV- 

247,  15  tav.  e  80  illustr 6  — 

Falef^name  (U),  J.  Andreani,  2"  ed.  p.  309, 264  fig., 25  tav.  3  — 
Falegname  ebanista,  di  G.  Relluomini,   5«  ediz., 

di  pag.  xvi-230  con  120  incisioni 2  50 

Farfalle  (Le),  di  A.  Senna.  24  tav.  e  testo  di  pag.  195  .  6  50 
Farmacista  (Man.  del),  di  P.  E.  Alessandri,  4'  ediz. 

di  p.  984  .        .  8  50 


24  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L.  C 

FAmiacolosrla  e  Formularlo*  di  P.  Piccinini. 

di  p.  vili-382 3  5» 

Fecola.  Sua  fabbricazione  e  trasformazione  in  destrina, 

glucosio,  ecc.,  di  N-  Aduggi,  di  p.  xvi-285,  con  41  fig.    3  5a 
Vermentazloiil  e  fermenti*  di  R.  Guareschi,  di 

p.  XI-S50 3  — 

Ferrovie  e  Tram  vie.  Costruzioni,  Materiali,  Eser- 
cizio, Tecnologie  dei  trasporti,  di  P.  Oppizzi,  di  pa- 
gine xxil-1067  con  414  incisioni .        .  .       .  12  50 
Ferrovie  e  Tram  vie  (I  più  recenti  progressi  della 

tecnica  nelle)  di  P.  Oppizzi,  di  pag.  xix-291,  e  124  ine.    5  50 
rtrroyle  —  vedi:  Automobili  -  Macchinista  -  Strade 

ferrate  -  Trazione  ferroviaria  -  Trazione  a  vapore  - 

■  Trasporti  e  tariffe  -  Vocabolario  tecnico  voi.  V  e  VI. 
FlaEiamlferl  e   fosforo*  di  C.  A.  Abetti,  di  p.  xii- 

172,  e  5    av 2  50 

Fieni  del  prati  stabili  Italiani  di  A.  Pugliesb,  con 

prefazione  di  6.  Lo  Priore,  di  pag.  xu-418     .       .       .    4  50 
Flg^iu*®  grammaticali  a  complemento  della 

S>*anama-tlca*  di  G.  Salvagni,  di  p.  yii-308  .       .    3  — 
Filatura  del  cotone,  di  G.  Beltrami,  di  p.  xv-558 

e  196  ine.  (in  ristampa) 
Filatura  e  torcitura  della  seta,  di  A.  Provasi, 

di  p.  vii-281  e  75  fig 3  50 

Fillossera  (La)  della  vite.  Risultati  dei  nuovi  studi 

italiani,  di  R.  Grandori,  di  pag.  xvi-256  e  17  tavole.    3  — 
Fillossera  e  malattie  crltto^amlclie  della 

vite,  di  V.  Peglion,  di  p.  viii-302  e  39  fig.  .       .    3  — 

Films  —  vedi  :  Cinematografo. 
Filolofl^la  classica*  sreca  e  latina*  di  V.  Inama, 

2*  ediz.,  di  p.  xvi-222 I  50 

Filonauta  (Navigazione  da  diporto),  di  G.  Oliyari*  di 

p.  XVI.286 2  50 

Filosofia  del  diritto,  di  A.  Gruppali,  di  p.  xi-378     3  — 
Fil05»ofia  morale*  di  L.  Friso,  3*  ediz.,  di  p.  xvi-380    3  — 
Filosofia  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Dizionario  di  scienze 

filosofiche  -  Estetica  -  Etica  •  Evoluzione  -  Logica  - 

Psicologica. 
Finanze  (Scienza  delle),  T.  Carnevali,  2»  ed ,  p.  iy-173     I  50 
Fiori  —  vedi:  Floricoltura   -  Garofano  -  Giardisiiere  • 

Orchidee  -  Orticoltura  -  Piante  e  fiori  -  Rose. 
Fiori  artlflclall,  di  O.  Ballerini,  2*  ed.  di  p.  xvi-368, 

con  246  figure 3  50 

Fisica*  di  O.  MURANl  10*  ed.  accresciuta,  di  p.  xxiii-956  6  58 
Fisica  crlstallof^raflca*  di  W.  Voigt,   trad.  di  A. 

Sella,  di  p.  viii-392 3  — 

Fisica  medica.   (Fisiologia  -  Clinica  -  Terapeutica),  di 

6.  P.  GOGGIA,  pag.  xn-954,  300  ine.  e  una  tav.  a  colori    3  50 
Flsiolosrla*  di  M.  Poster,  trad.  di  G.  Albini,  4»  ediz.* 

di  p.  VII.223  e  35  ine I  50 

Fisiologria  vegfetale*  L.  Montemartini,  p.  XVi-230    I  50 
Fisionomia  e  mimica,  di  G.  Cerchla.ri,  di  p.  xii- 

835*  77  ine.  e  38  tav 3  50 

Flora  delle  Alpi*  Illustrata  di  O.  Penzio,  2*  ed., 

di  pag.  XX-136  con  43  tavole  in  cromo    .  .    6  50 

FlorScAltura,  di  G.  Roda.  6*  ediz.,  di  p.  vni-284  e  100  Inc.    2  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  2S 

L.  C. 

Flotte  moderne,  E.  Bucci  di  Santa-Fiora,  p.  iY-204    5  — 

Vo^natufa  biologrica  (depurazione  delle  acqne  la- 

ride),  di  F.  Lacetti,  di  pag.  xu-376 4   - 

Foj^natura  cittadina,  D.  Spataro,  (esaurito). 

Fog^natiira  domestica,  di  A.  Cerutti,  di  p.  Tiil- 

421  e  200  fig 4  — 

Fondazioni  delle  opei*e  tei*i*esti*l  e  IdrAU- 
llcbe  e  notizie  sui  sistemi  più  in  uso  in  Italia,  di 
R.  Ingria.,  di  pag.  xx-674  con  409  incisioni      .        .       .    7  50 

Fonditore  In  nsetalll,  di  G.  Belluomini,  4*  ediz., 
di  p.  vi-189  e  45  ine.  (in  eorso  dì  ristampa). 

Fonologia  Italiana,  di  L.  Stoppato  (esaurito). 

Fonologrla.  latina,  di  S.  Ck)NSOLl,  di  pag.  208     .       .     I  50 

Formole  e  tavole  pei*  Il  calcolo  delle  ri- 
svolte ad  arco  circolare,  di  F.  Borletti, 
di  p.  xil'69 2  50 

Forniuliirio  scolafi*tico  di  matematica  ele- 
mentare (aritmetica,  algebra,  geometria,  trigono- 
metria), di  M.  A.  RossoTTi,  3»  ediz.  riveduta  di  p.  xii-201    2  50 

Fosfati  e  concimi  fosfatici,  A.  MiNOZzi,  p.  xil-SCl    3  50 

Fotocromato^rrafla,  di  L.  Sassi,  p  xxi-138  e  19  Sf.    2  — 

Fotosrrafia  (i  primi  passi  in),  di  L.  Sassi,  4»  ediz.  am- 
pliata di  pag.  xii-367  con  200  incisioni  e  20  tavole      .    4  — 

Fotogrrafla  Industriale,  di  L.  Gioppi,  di  p.  xiIl-208, 

con  12  ine.  e  5  tav 3  50 

FotOj^raOa  pel  dilettanti.  (Come  dipinge  il  iole), 
di  C.  MuFFONE,  8*  ediz.,  (In  ristampa). 

Fotogrrafla  a  colori.  Immagini  fotografiche  a  colori 
ottenute  con  sviluppi  e  viraggi  su  carte  all'argento  a 
su  diapositive,  dì  L.  Sassi,  di  pag.  xvi-163  .       .       .    f  — 
Fotografia  a  colori  —  vedi  Autocromista. 

Fotografia   ortocromatlca,  di  G.  Bonagini,   di 

p.  xvi-227,  83  fig.  e  5  tav 3  50 

Fotografia  senza  obiettivo,  di  L.  Sassi,  di  p.  XTI> 

135,  127  ine.  e  12  tav 2  50 

Fotoj^rafla  turistica,  di  T.  Zanghibri,  di  p.  XTI- 

279,  84  ine.  e  18  tav 3  50 

Fotografia  —  vedi:  Arti  grafiche  -  Autocromista  -  Carte 
fotog.  -  Dizionario  fotog.  -  Fotocromatografia  •  Fotogr. 
industriale  -  Fotogr.  ortocromat.  -  Fotogr.  per  dilet- 
tanti -  Fotogr.  senza  obiettivo  •  Fotogr.  turistica  -  Fo- 
togrammetria -  Fotominìatura  -  Fotoimaltograflt  - 
Primi  passi  in  fotografìa  -  Processi  fotomeccanici  - 
Proiezioni  -  Ricettano  fotogr. 

Fotoj^rammetrla,  fototopo^rafla  e  appli- 
cazioni, di  P.  Paganini,  di  pag.  xvi-288,  200  fif. 
e  4  tavole 3  50 

Fotominìatura,  di  F.  Tuccari,  pag.  X-1S6  e  SS  tav.    3  50 

Fotosmaltogrrafla  applicata,   di  A.  MontaONa, 

di  p.  yiii-200  e  16  ine 2  — 

Fresatore  e  tornitore  meccanico,  di  L.  Duca, 

3*  ediz.  ampliata,  di  pag.  188,  con- 30  ine.  .        .    2  50 

Frumento.  Come  si  coltiva,  di   E.  Azimonti,  3*  adir., 

dì  pag.  XYi-311,  con  88  incisioni  e  12  tavole  .       .       .    3  ~ 


26  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L.  C. 

Frutta  minori.  Fragole,  poponi,   ecc.,   di  À.  Pucci, 

di  pag.  viii-193  e  96  ine .       .    2  50 

Vmttlcoltura,  di  D.  Tamaro,  6»  ed.,  di  p.  252  e.  Ili  ine.    2  50 

Pullulili  e  parafulmini,  di  G.  Canestrini,  di  pag. 
viii-166  (2*  edizione  in  corso  di  stampa). 

Fnn^bl  mang^ereccl  e  velenosi,  di  F.  Cayara, 
di  p.  xvi-192,  e  43  tavole,  (in  ristampa). 

Furetto.  Allevamento  e  ammaestramento,  di  G.  Lic- 

CIARDELLI,  di  p.  xil-172  c  39  fig 2  50 

Funzioni  analitiche,  di  G.  Vivante,  di  p.  yiii-432     3  — 

Funzioni  eUlttlcbe,  di  E.  Pascal,  di  p.  240      .  I  50 

Funzioni  polledrlcbe   e   modulari,   di  G.  Vi- 

VANTI,  di  p.  vill-437 .        .    3  — 

Ssilvanlzzazlone,  pulitura  e  verniciatura 
del  metalli,  di  F.  Werth,  3^  edizione  rilatta,  di 
pag.  xxvii-700,  con  309  incisioni 7  50 

Galvanoplastica  in  rame,  argento,  oro,  ecc. 

di  F.  Werth,  2*  ediz.,  di  p.  xiv-333,  con  167  ine.       .    4  — 

Galvanostegria,  di  I.  Ghersi,  2»  ediz.,  rifatta  da  P. 

CONTER,  di  p.  xiI-383  .        .  3  50 

Garofano  (Dianthus).  Coltura  e   propagazione,   di  G. 

Girardi  e  A.  Nonin,  di  p.  vi-179,  con  98  ine.  e  2  tav.    2  50 

Gastronomo  moderno  (II),  di  E.  Borqarello,  con 

200  Menus,  di  p.  vi-411 3  50 

Gaz  Illuminante  (Industria  del),  di  V.  Calza  vara, 
di  p.  xxxii-672  e  375  fig.  (esaurito). 

Gelati,  dolci  freddi,  bibite  refrlgrcrantl,  con- 
serve di  frutta,  di  G.  Ciocca,  di  pag.  xix-220 
con  146  illustrazioni 3  — 

Gelsicoltura,  di  D.  Tamaro,  2»  ediz.,  di  p.  274  e  80  ine.  2  50 

Geog^rafla,  di  G.  Grove,  trad.  di  G.  Galletti.  2*  ed., 

di  p.  xil-160  e  26  fig I  50 

Geografia  classica,  di  H.  Tozer,  trad.  di  I.  Gen- 
tile, 5»  ediz.,  di  p.  iv-168 I  50 

Geogrrafla  commerciale  economica  univer- 
sale, di  P.  Lanzoni,  5*  ediz.  (in  ristampa). 

Geografia  economica  sociale  d'Italia,  di  A. 

Mariani,  dì  p.  xxviii-477 4  50 

Geoe^rafla  fisica,  di  A.  Geikie,  trad.  di  A.  Stoppani, 
S'  ediz,  di  p.  iv-132  e  20  Inc.  (esaurito). 

Geologrla,  di  A.  Geikie,  trad.  di  A.  Stoppani,  5»  ediz., 

a  cura  G.  Mercalli,  di  p.  xii-180  e  49  ine.       .       .        .    I  50 

Geologo  (II)  In  campagrna  e  nel  laboratorio, 

di  L.  Sequenza,  di  p.  xv-305  3  — 

Geometria  analitica,  I.  Il  metodo  delle  coordi- 
nate, di  L.  Berzolari,  di  p   xvi-409  e  54  fig.       .       .        — 

Geometria  analitica,  il.  Curve  e  superficie  del  se- 
condo ordine,  di  L.  Berzolari,  di  pag.  4jy,  con  19  ine.    3  — 

Geometria  descrittiva   (Elementi  di),   di  C.  Ra- 

NELLETTI,  di  pag.  xii-197,  con  141  incisioni   .       .       .    2  — 

Geometria  descrittiva  (Applicazioni  di),  di  C.  Ra- 

NELLETTI,  dì  pag.  xii-201,  con  133  figure       .        .       .    2  — 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI ,  2? 

■  L.  C. 

Geometria  descrittiva  (Metodi  della),  di  G.  Loria, 

di  p.  xvi-325  e  102  fig.  ...       ^      ....    3   - 

—  vedi  :  Poliedri,  curve  e  Baperficitff  di  G.  Loria,  di 

p.  xvi-231 3   ' 

Geometria  elementare  (Complementi),  di  G.  Ala- 

SIA,  di  xv-244  e  117  fig I  50 

Geometria  e  trlgronometria  delia  sfera»  di 

C.  AlaSIA,  di  p.  vin-208  e  34  fig I  50 

Geometria  metrica   e   trijaronometria,   di  S. 

PlNGHERLE,  7»  ediz.,  di  p.  IV-16Ó,  con  47  fig.  .        .     I  50 

Geometria  pratica,  di  E.  Erede,  4*  ediz.,  di  p.  XYI- 

258  e  34  ine.     ...  I  50 

Geometria    proiettiva     del    plano    e    dell» 

stella,  di  F.  Asghieri,  2"  ediz.  (esaurito). 
Geometria  projettiva  dello  spazio,   di   F.  A- 

SGHIERI,  2*  eaiz.,  di  p.  vi-264  e  16  fig I  50 

Geometria  pura  elementare,  di  S.  Pingherlb, 

7»  ediz.,  di  p.  viii-176,  con  121  fig I  50 

Geometria  elementare  (Esercizi),  di  S.  Pingherlr, 

2»  ediz.  di  p.  viii-136,  con  50  fig I  50 

Geometria  elementare.  Problemi   e   metodi   per 

risolverli,   di   I.  Ghersi,   2»  ediz.   con  311  problemi  e 

esercizi,  di  pag.  vi-271  e  185  figure 2  50 

Gesù  (Vita  di),  di  L.  Asioli,  2»  ediz.  riveduta,  con  una 

carta  topografica  della  Terra  Santa,  di  pag.  xii-253    .     3  — 
Giacimenti  minerali    e  acque    sotterranee 

(Ricerca  dei),  di  M.  Grossi,  dì  pag.  xvi-380 .        .       .    4  50 
Giardiniere  (Il  libro  del),  di  A.  PucGi,  2  volumi. 

I.  n  giardino  e  la  coltura  dei  fiori,  2»  ediz.,  di  ps- 
gine  xi-317  e  144  incisioni 3  50 

II.  La  coltivazione  delle  piante  ornamentali  da 
giardino,  2»  ediz.,  di  p.  viii-325  e  186  ine.      .       ,       .    3  50 

Giardino  infantile,  di  P.  Conti,  di  p.  iv-213  e  27  tav.    3  — 

Ginnastica   (Storia  della),   di  F.  Valletti,   di  pag. 

viii-184 I  50 

Ginnastica  femminile,  di  F.  Valletti,  di  p.  yi-12 

e  67  fig 2  - 

Ginnastica  da   camera,  da   scuola   e  pale»- 

stra,  di  J.  Gelli,  2»  ediz..  di  p.  viii-168,  con  253  fig.    2  50 
Gioielleria,  oreficeria,  oro,  argento  e  platino  —  vedi 
ai  singoli  titoli:  Orefice  -  Leghe  metalliclie-  Metallur- 
gia dell'oro   -  Metalli  preziosi   -   Saggiatore  -  Tavole 
alligazione. 
Oinochl  —  vedi  :  Biliardo  •  Lawn-Tennis  -  Scaccili. 

Giuochi  grlnnastici  per  le  scuole  e  per  il 
popolo,  di  F.  Gabrielli,  2»  ediz.,  di  pag.  xxiii-217 
con  24  illustrazioni 2  50 

Giuoco  del  pallone  e  affluì  (Foot-Bail,  Lawn-Ten- 
nis, Pelota,  Palla  a  maglio)  di  G.  Franceschi,  di  p. 
Vlll-214,  con  34  fig.  (in  ristampa) 

Giurato  (Manuale  del),  di  A.  Setti,  2*  ediz.,  di  p.  260      2  50 

ainrlBprudenza  —  vedi:  Amministrazioni  comunali  - 
Avarie  -  Camera  di  Consìglio  -  Codici  -  Conciliatore 
•  Curatore  fallimenti  -  Digesto  -  Diritto  -  Economia  • 


28  ELENCÒ  DEI  MANUALI   HOEPLI 

L.  C. 

Finanze  -  Giurato  -  Giustizia  -  Leggi  -  Legislazione  - 
Mandato  commerdNile  -  Notaio  •  Psicopatologia  le* 
gaie  -  Polizia  giudiziaria  -  Prontuario  tecnico  legisla- 
tivo -  Ragion.  -  Socialismo  -  Strade  ferr.  -  Te iiamenti. 

&tamtlxisi   aii(imlnl>^t:s*atlva   (Principi   fondamen- 
tali e  procedura),  di  C.  Vitta  Cesaurito). 
Glicerina  —  vedi  :  Candele. 

«lottoio^la»  di  G.  De  Gregorio,  di  p.  xxxii-318  3  — 

ttnomonflcci.*  L' orologio  solare  a  tempo  vero,  di  G.  Bot- 

TiMO  Barzizz^,  p.  vin-199,  33  ine.  (sost.  il  La  Leta)      .    2  50 

dOBume»  Resine,  Gommo-resine   e  Balsami, 

di  L.  Settimi,  di  p.  xvi-373  e  17  fig.      .       .       .       .    4  50 

filmfolos;!»,  di  C.  Lombroso,  (esaurito). 

SrAmnaatlca  albanese,  di  V.  Librandi,  p.  xyi-200    3  — 
Or&mmatlca  albanese  —  vedi  Albanese  parlato. 

drammatica  catalana  con  esercizi  pratici  e  Di- 
zionario di  G.  Frisoni,  di  pag.  xxiv-279       .       .       .    3   - 

«■iramiaaatlca  ciooato-sei*I>a,  G.  ÀNDROVic,(esaur.) 

t9x>«aamatlca  dianese-norvegriuna,  di  G.  Fri- 
soni, di  p.  xx-488 „    4  50 

drammatica  ebraica,  di  I.  Levi  fu  I.  2*  edizione, 

di  pag.  iv-200 2  50 

drammatica  eaerlslana   antica,  ^erogrllllca, 

di  G.  Farina   di  p.  viii-185 4  50 

drammatica  francese,  G.  Prat,  4*  ed.,  p.  xii-207    I  50 

drasumatica  gialla  (Oromoni ca),  di  E.  Viterbo, 
ia  2  voi. 

I.  aaUa-ltaUano,  di  p.  viii-152 2  SO 

IL  Italiano-galla,  di  p.  LXiy-106  2  50 

drammatica  ^reca,  di  V.  Ina  ma,  2»  ed  (in  ristampa) 

drammatica  del   g:i*eco-niodei*no.    di   R.   Lu- 

ÌSRA,  2»  ediz.,  di  p.  vi-220  (in  ristampa). 
asmatica  Inglese,  L.  Pavia,  3»  ed.  (In  ristampa) 
drammatica  italo- A.i*ai>a   con  vocabolario  com- 

§  arativo  tra  l'Arabo  letterario  e  il  Dialetto  libico,  di 
.  SciALHUB,  di  pag.  xvi-389 5  50 

dramnaatica  italiana,  di  C.  Concari-  ^i  '«t?»  da  G. 
B.  Marchesi,  4»  ediz..  riveduta  e  corredata  di  eser- 
cizi di  applicazione  del  Prof.  D   Ferrari,  dlp.  viii-201     ■  50 

drammaitca  italiana  (Esercizi  di),  per  le  scuole 

lacoadarie,  di  D.  Ferrari,  di  pag.  viii-22^  .  .    i  50 

dramanatica  latina,  L.  Valmaogi,  2<i  ed.,  p.  yiii-256    i  50 

drammatica  mad^iara,  di   A.   Aly-Belfàdel,  di 

p.  XIX-332 3  - 

draiBuuatica  olandese,  di  M.  Morgana,  p.  viii-224    3  — 

drammatica  persiana,  A.  De  Martino,  p.  vi-207    3  — 

drammatica  .it»ortog:liese-brasiliana ,  di  G. 
Frisoni,  3*  ediz.,  di  p.  xvi-356 3  50 

drammatica  provenzale,  di  E.  Portal,  di  pa- 
scne vin-232 I  50 

Grammatica  della  llns?iia  romena,  R.  Lovera, 
3*  ed.  con  l'aggiunta  di  modelli  di  lettere  e  di  un  vo- 
cabolario delle  voci  più  usuali,  di  pag    viir-211    .        .     2  50 

Grammatica  russa  di  Voinovich,  di  pag.  xii-272    .    3  — 

—  vedi  anche:  Lingua  russa  -  Vocabolario  russo. 

Grammatica  serba  di  B.  Guyon,  (in  corso  di  stampa). 

drammatica  slovena,   di  B.  Guyon  (in  ristampa)       


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  2* 

L.  C 

Grammatica  somala.  Elementi  di  Somalo  e  di  Ri- 
Suahili  parlato  al  Benadir,  di  E.  Carcoforo  di  pa- 
gine viii-154 2  5(> 

Grammatica  spagnuola,  di   L.   Pavia,    4»   ediz., 

di  p.  xii-194 I  sa 

Grammatica  storica  della  llnj^ua  e  del  dia- 
letti italiani,  di  F.  D'Ovidio  e  G.  Meyer-Lubkc, 
trad.  di  E.  Polcari  di  p.  xii-301 3  — 

Grammatica  svedese,  di  E.  Paroli,  di   p.  xv-293    3  - 

Graniniatlca  tedesca,  L.  Pavia,  4^  ed.  di  p.  xx-296    3  — 

Grammatica  tut*eo-osmanli,   di  L.  Bonelli,  di 

p.  Vlll-200 3  — 

Gravitazione.  Spiegazione  delle  perturbazioni  solari, 

di  G.  B,  AiRY,  trad.  F.  Porro,  di  p.  xxii-176  e  50  flg.     I  50 
Grecia  antica  —  vedi:  Antichità  greche  •  Archeologia  - 
Atene   -   Cultura  greca   -   Mitologia  greca   -  Monete 
greche  -  Storia  antica. 
Greco  moderno  —  vedi:  Conversazione  ital.-neoellenica 
-  Crestomazia  -  Grammatica  -  Dizionario. 

Gruppi  continui  di  trasformazioni,  di  E.  Pa- 
scal, di  p.  xi-378 3  50 

Guida  numismatica   universale,    di   F.  Gnec- 

CHI,  4*  ediz,,  di  p.  xv-612 8  — 

anmus.  Fertilità  e  igiene  dei  terreni,  di  A.  Casali,  di 

p.  xvi-210 2   - 

Idraulica,  di  E.  Zeni,  2*  ediz.  rifatta   del  Manuale  di 

T.  Perdoni,  di  p.  'xxxi-480,  290  flg.  e  3  tav.    .        .        .    7  50 

—  vedi  :  Fondaz.  terrestri  e  idrauliche.  -  Sistemaz.  torrenti. 

Idraulica  fluviale,  di  A.  Viappiani,  p.  xi-259,  92  fig.    3  50 

Idroblologrla  applicata,  di  F.  Supino,  di  pag.  290 

con  134  incisioni 3  50 

Idroterapia,  di  G.  Girelli,  di  p.  iv-238  e  30  ine.       .    2  — 

Igiene  della  bocca  e  del  denti,  di  L.  Coulliaux, 
di  p.  x\i-330  e  23  fig,  (in  ristampa). 

Igiene  del  lavoro,   di  A,   Trambusti   e   G.  Sana- 

Relli,  di  p.  viii-262  e  70  ine 2  50 

Igiene  della  mente  e  dello  studio,  di  G.  Anto 

NELLI,  di  p.  xxill-410 3  50 

ifSlene  ospedaliera,  di  C.  M.  Belli  : 

Voi.  I.  -  Costruzioni  degli  Ospedali-Ospizi  e  stabi- 
limenti affini,  di  pag.  vii-503,  con  253  incisioni    .        .    5  50> 

Voi.  II.  -  Ordinamento  dei  servizi  negli  ospedali, 
di  pag.  366,  con  167  incisioni 4  — 

Irtene  della  pelle,  di  A.  Bellini,   di  p.   xvi-240  .    2  — 

Igpiene  del  piede  e  della  mano.  Pedicure  e  ma- 
nicure, di  G.  Antonella  di  p.  xvi-459  e  33  fig.  .       .4  50 

Igiene  della  vita  pubblica  e  privata,  di  G. 
Faralli  (in  ristampa). 

Igiene  privata  e  medicina    popolare,    di  C. 

BocK,  3»  ediz.  ital.  di  G.  Galli,  di  pag.  xvi-303    .       .    2  50 

Wslene  rurale,  di  A.  Carraroli,  di  p.  x-470      .       .    3  — 

Igiene  scolastica,  di  A.  Repossi,  2»  ediz.,  p.  iv-246    2  — 

Ig^iene  della  scuola  e  dello  scolaro,  di  M.Ra- 

QAZZi,  di  pag.  xii-386    .       .        .  .  .    3  50 


10  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L.   (. 

Igriene  sessuale,  di  G.  Franceschini,  2»  edizione  di 

p.   XII-192  .         . 3  — 

lettene  del  sonno,  di  G.  Antonelli,  di  p.  yi-224      .    2  — 

Igriene  veterlnat* la,  di  U.  Barpi,  di  p.  viii-221  2  — 

Igplene  della  vista,,  di  A.  LomonacK),  di  p.  xil-272   .    2  50 

Ig^lenii-^ta  (Manuale  dell'),  ad  uso  degli  Ufficiali  sanitari, 
studenti,  ecc.,  dei  dott.  C.  ToNZUJ  e  G.  Q.  Ruata,  di 
p.  xii-374  e  243  fìg 5  - 

IS>*oscopl,  l^i*onieti*l,  umidità  atmosfei*lea, 

di  P.  Cantoni,  di  p.  xii-142  e  24  llg I  50 

niumlnazloue  elettrica.  Impianti  ed  esercizi!,  di 
E.  PLA.ZZOLI,  6*  ediz.,  p.  xii-955,  468  fig.  (in  ristampa). 

I  mbalsamazlone  umana,  di  F.  Di  Colo,  di  p.  x- 
174  e  15  fig 2 

—  vedi:  Naturalista  preparatore. 

Imbianchino  decoi*atoi*e,  D.  Frazzoni,   p.  X-193    2  50 

Isnenotterl,  neui*ottei*l,  pseudoneui*ottei*l, 
oi*tottei*l  e  i*lncotl,  di  E.  Griffini,  di  p.  xyi- 
687  e  243  fig 4  50 

Imitazione  di  Cristo,  di  G.  Gersenio,  volgarizza- 
zione di  C.  Guasti  e  note  dì  G.  M.  Zampini,  2*  ediz. 

di  pag.  L-462 4  50 

Imitazioni  —  vedi  Prodotti  e  procedimenti  nuovi. 

Immunità  e  resistenza  alle  malattie,    di   A. 

Galli-Valerio,  di  p.  viii-218  I  50 

impianti  elettrici  a  correnti  alternate,  di 
A.  Marro.  3»  ediz.,  di  pag.  XLViii-862,  con  379  inci- 
sioni e  81  tabelle 8  50 

Imposte  dirette.  Riscossione,  eec,   di  E.  Bruni,  di 
.     p.  viii-158 I  50 

Incandescenza  a  graz.  Fabbricazione  reticelle,   di 

L.  Castellani,  di  p.  x-140  e  33  ine 2  — 

Inchiostri  da  scrivere,  R.  Guaresghi,  p.  viii-162    2  50 

Industria  frlgrorlfera,  di  P.  Ulivi,  2^  ediz.,   di  p. 

XVl-272  e  74  fig ,        .        .        .        .    3  — 

Industria  dei  saponi  —  vedi  :  Sap  ni. 

Industria  tartarica,  di  G.  CjaPETTI,  di  p.  XY-276 

e  52  fig 3  - 

industria  tessile.  Analisi  e  fabbricazione  dei  tessuti 
tinti  in  filo  e  tinti  in  pezza,  ai  F.  Fachini,  di  pagine 
xn-211,  con  30  incisioni 2  50 

industria  tintoria,  di  M.  Prato,  p.  xxi-292,  e  7  fig.    3  — 

Industrie  (Piccole),  di  I.  Ghersi,  S''  ediz.,  di  p.  xii-388    3  50 
Infanzia  —  vedi:  Rachitide  -  Malattie  dell'  -  Giardino 
infantile  -  Nutrizione  -  Ortofrenia  -  Posologia  •  sor- 
domuto. 
Infermieri  (Istruzioni  per  gli)  —  veù:  ;  assistenza. 
Infezione  —  vedi  :  Disinfezione  -  Medicatura  antisettica. 

infortuni  sul  lavoro.  (Mezzi  tecnici  per  prevenirli; 

di  E.  Magrini,  di  pag.  28.5  con  257  incisioni.        .        .    3  — 

infortuni  in  montagma.  Manuale  per  gli  alpinisti, 

di  O.  Bernhard,  trad.  R.  Curii,  di  p.  xvii-60,  e  55  tav.    3  50 

Ingreg^nere  civile   e  Industriale  (Manuale  dell') 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  Jl 

L.  C. 

di  G.  Colombo,  36»  e  37»  ediz,  (101  e  106»  migliaio),  di 
pagine  494,  con  236  fi g 7  50 

Inj$ee:nei*e  costruttore  meccanico,  di  C.  Ma- 
la vasi,  3*  ediz.    di  pag.  xxxiv-862,  con  1564  fig.    .        .  IO  50 

liiS^eg:nei*e  elettricista*  di  A.  Marro,  2*  ediz.,  di 

XXXV-862  e  254  fig 8  SO 

Ingreg'nere  navale,  di  A.  Cignoni,  di  pag.  324  e  36  fig.    5  50 

Insegnamento  dell'Italiano,  di  G  Trabalza,  di 

p.  xvi-254 I  50 

Insetti  (lellecase  e  dell'uomo  e  malattìe  che  dif- 
fondono, con  riguardo  al  modo  di  difendersene  nelle 
città,  nelle  campagne,  al  fronte,  di  A,  Berlese,  p.  xii- 
293,  con  100  ine 4  50 

Insetti  noci^^l  all'  agricoltura  e  alla  selvi- 
coltura, di  C.  Craveri,  di  pag.  x-481,  con  229  fig.    4  — 

Insetti  utili,  di   F.   Franceschini,  p.  xii-160,  42  fig.    2  — 

Interesse  e  sconto,  di  E.  Gagliardi,  3«  ed.,  di  p.  209    2  — 

Inveccliiamento  artificiale  dei  vini, aceti  e  spi- 
riti di  A.  Durso-Pennisi,  di  pag.  If5,  con  35  ine.  .    2  50 

Inventore  (Guida  dell'),  di  I.  Ghersi.  Consigli,  istru- 
zioni, leggi,  di  pag.  xii-511 4  — 

Invenzioni  utili  (Piccole),  di  S.  Paoletti,  di  p.  xvi- 

252  e  156  fig 2  SO 

Ipoteche  (Man.  per  le),  di  A.  Rabbeno  (in  ristampa). 

Islamismo,  di  I.  Pizzi,  di  p.  yiii-494  .    3  — 

Italia  dialettale  di  G.  Bertoni,  di  pag.  257  .  .    3  50 

Ittiologia  italiana,  di  A.  Grifpini,  di  p.  487  e  244  fig.    4  50 

Jucclie  (Le),  di  G.  MOLON,  di  pag.  viii-247,  con  53  ta- 
vole in  nero  e  8  colorate 6  50 

Laminazione  del  ferro  e   dell'acciaio,   di  M. 

Balsamo,  di  p.  viii-139,  50  fig.  e  5  tav.  .        .        .    2  — 

Laterizi,  di  G.  Revere,  di  p.  xii-298  e  134  fig.        .       .    3  SO 

Latino  volgare  (II),  di  C.H.  Grandgent,  traduzione 

di  N.  Maccarone,  di  pag.  xxiv-298 3  — 

Latte   e   latterie   sociali  cooperative,    di   E. 

Reggiani,  di  p.  xii-444,  con  96  fig 4  — 

Lavorazione  del  metalli,  di  C.  Arpesani,  2»  ediz. 

rinnovata,  di  pag,  xvi-603,  e  547   iuc.  .        .        .    5  50 

Lavorazione  dei  legnami,  di  C  Arpesani,  2»  ediz. 
(in  corso  di  stampa). 

Lavori  femminili,  di  T.  e  F.  Oddohe,  di  p.  yiii-54^, 

822  ine.  e  48  tav 5  60 

Lavori  femminili  —  vedi  anche  :  Abiti  per  signora  ■ 
Biancheria  -  Macchine  da  cucire  •  Monogrammi  - 
Trine  a  fuselli. 

Lavori  marittimi  e   impianti  portuali,  di  F. 

Bastiani,  di  p.  xxiii-424,  con  209  fig 6  50 

Lavori  In  terra,  di  B.  Leoni   di  p.  xi-305  e   38  fig.    3  — 

Lavoro  donne   e    fanciulli.   legge,   regolamento 

con  note  dt  C.  Noseda,  di  p.  xv-1'4        .       .       .       .    I  50 

La%vn-Teunis  —  vedi:  Tennis. 

Lectures  fran^aises  et  tlx^mes  italiens,  di 

J.  Prat,  di  pag,  vi-158  ...  .        .    I  50 

Legatore  di  libri,  di  G.  G.  Gianninl  2*  ediz,  am- 
pliata, di  pag,  263,  con  27  tavole  di  cui  2  a  colori        .    4  Su 

Legge  comunale  e  provinciale,  annotata  da 
E.  Mazzoggolo.  7»  ediz.  (in  corso  di  stampa). 


32  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L.    fi!. 

Liegr^e  elettorale  politica  (La  nuova),  accarats- 

mente  riveduta  sul  testo  ufficiale 0  50 

L.eegre     sugrli    infoiatimi    sul    lavoro,    di  A. 

Salvatore,  di  p.  312 3  _ 

Legrere  sui  lavori  pubblici  e  regrol.,  di  L.  Fran* 

CHI,  di  p.  iv-IlO-XLVlii  (esaurito). 
Legrsre  IVotarlle  (La  nuova)  e  Regolamento  Settembre 

1914,  commentata  da  E.  Bruni,  di  pag.  xn-571       .        .    4  50 
L<esgre   sull'ordLlnameiito   griudlziarlo ,    di    L. 

Franchi,  di  p.  iv-92-gxxvi I  59 

L.eg:g:ende  popolari,  di  E.   Musatti,   3»  ediz.,  dt 

p.  viii-181 I  50 

Leggi  —  vedi  :  Codici^ 
Lie^gri  sulla  sanità  e  sicurezza  pubblica,  di 

L.  Franchi,  di  p.  iv-108-xcii     .       .       .       .  .    I  50 

ILeKSt  sulle  tasse  di  reg^lstro  e   bollo,   di   i^. 

Franchi,  di  p.  iv-124-cii  (esaurito). 
Licsbe  metallicbe  ed  amalgrame,  di  I.  Ghbrsi, 

2*  ediz.,  di  p.  Xli-433  e22fi 4  — 

Lesislazlone  agrraria  italiana   Codice  della)  di 

E.  Vita,  di  pag.  xxvii-718 6  50 

Legrlslazlone  isulle  acque,   di   D    Cayalleri,  di 

p.  XV-274 2  50 

I^grislazione  rurale,  di  E.  Bruni,  3»  ediz.,  di   p. 

XlI-450 3  - 

L«g^islazione  sanitaria  italiana,  di  E.  Noseda. 

di  p.  viil-570 ■  -5  — 

Lej^nami  indigreni  ed  esotici.  Usi  e  provenienze, 

di  O.  Fogli,  di  p.  viii-197,  con  37  fig 2  50 

Lepidotteri  Italiani,  di  A.  Griffini,  di  p.  xill-248, 

con  149  fig .        .        .    3  _ 

Letteratura  albanese,   di  A.  Straticò,   di   pag. 

XXiv-280 3  — 

Letteratura  americana,   di  G.   Strafforello, 

di  p.  158 I  50 

Letteratura  araba,  di  L  Pizzi,  di  p.  xii-388  .  .  3  — 
Letteratura  assira,  di  B.  Teloni,  di  p.  xv-268  3  — 
Letteratura  bizantina  (Storia  della)  (324-1453)  di 

G.  MoNTBLATici,  di  pag.  VIII-Ì92 3  — 

Letteratura   drammatica,  di  C.  Levi,    di  pur. 

XlI-339 !        .        .    3  - 

Letteratura  ebraica,  2  volumi,   di   A.  Revel,   di 

p.  364 3  — 

Letteratura  eg^iziana,  di  L.  Brigiuti,  (In  lavoro). 
Letteratura  francese,  dalle  origini  ai  nostri  giorni, 

di  G.  Padovani,  di  pag.  xx-525 3  — 

Letteratura  e   crestomazia  griapponese,  di 

P.  Arcangeli,  di  pag.  xvi-299 3  50 

Letteratura  «arreca,  di  V.  Inama,  18*  ediz.  ampliata 

ed  in  parte  rifatta  da  D.  Bassi  e  E.  Martini,  p.  xvi-316    3  — 
Letteratura  indiana,  di  A.  De  Gubernatis,  di  p. 

VIIM59 I  50 

Letteratura  Ingrlese,  di  F.  A.  Laino  e  I.  Corti,  di 

pag.  viii-208 I  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  33 

i.  ^ 

Letteratura  Italiana,  di  C.  Fenini,  6«  ediz.  ri- 
fatta da  V.  Ferrari,  di  p.  xii-268  (ia  ristampa). 

K<«tceratura  Italiana  moderna  e  contem- 
poranea, di  V.  Ferrari.  3»  edlz.,  di  p.  yiii-340        3  — 

ftifttteratura  italiana.  InEegnamento  pratico,  di  A 

Db  Guarinoni,  di  p.  xix-338 3  — 

letteratura  militare,  di  E.  MaraNESI  (esaurito). 

t^etteratura  norveg^iana,  di  S.  Consoli,  di  p.  288    I  50 

Butteratura  persiana,  di  I.  Pizzi,  di  p^  x-208  I  50 

K(®tteratura  provenzale  ntodlerna,  di  E.  Por- 

TAL;  di  p.  xvi-221  .......  I  50 

■Letteratura  romana,  di  F.  Ramorino,  8"  ediz.  d! 

p.  viii-349 I  50 

&iff>tteratnra  rumena,  di  R.  Lovera,  di  p.  X-199  .    I  50 

Letteratura   spag;nuola,   di    B.   Sanyisenti,   à! 

p.  XVI-202 .        .  I  50 

Letteratura  tedesca,  di  O.  Lange,  3«  ediz.  ital.  d! 
B.  Minutti  (in  ristampa). 

loetteratnra  une:lierese,  di  Zigany-Arpad,  di  p. 

Xll-205 I  90 

S^etteratura  universale,  di  P.  Parisi,  di  pag.  899    3  — 

Letterature  slave,  di  D.  Ciamboli,  2  voi. 

I.  Bulgari  Serbo-Croati,  Jugo-Russi.  di  p.  iv-144  .    I  50 

II.  Bussi,  Polacclil,  Boemi,  di  p.  iy-142      .       .  I  50 
Lettura  delle  carte  topo^raflcbe,  di  A.  Fer- 
rari, di  pag.  xii-365,  con  98  incisioni  e  10  tavole       .    5  50 

UmnoloR^la.  Studio  dei  laglil,  di   G.  P.  Magrini,  dì 

p    xv-212  e  53  fig 3  — 

Kiztflma  cinese  parlata,  di  F.  Maonasco.  di  p.  130    2  — 
LlD«rua   griapponese   parlata,   di  F.  Maonasco» 

di  p.  xvi-110 ...    2  50 

Lflasp-ua  erotica,  di  S.  Friedmanh,  di  p.  xyi-633        .    3  — 
Lingua  italiana  —  vedi  :  Arte  del  dire  -  Corrispon- 
denza -  Dialetti  -  Enciclopedia  Hoepli  -  Figure  gram- 
maticali -  Grammatica  -    Insegnamento  d.  italiano  - 
Italia  dialettale  -  Morfologia  -  Ortoepia  -  Retorica  - 
Ritmica  -  "Verbi  italiani  -  Vocabolario  ital. 
ingua  latina  —  vedi  :  Abbreviature   latine  -  Ape  la- 
tina -  Epigrafia  -  Esercizi  -  Filologia  classica  -  Fono- 
logia -  Grammatica  -  Latino  volgare  -  Letteratura  ro- 
mana -  Metrica  -  Sinonimi  lat.  -  Verbi. 
Line;ua  russa.  Grammatica  ed  esercizi,  di  P.  G.  Spk- 

3ANDEO,  4»  ediz.  di  p.  ix-274 4  — 

—  vedi  :  Grammatica  russa  -  Vocabolario  russo  e  italiano. 
Linera»  dell* Africa,  di  G.  Cust,  trad.  di  A.  De  teu 

htmatls,  di  p.  iv-110  I  50 

Lingue  germaniclie  —  vedi:  Grammatica  danese-nor- 

vesiana,  inglese,  olandese,  tedesca,  svedese. 
Lingua  neo-ellenlclie  —  vedi:  Conversazione      Gretto 

mttzi&  -  Dizionario  greco  mod. 
Lingue  slave  —  vedi  Grammatica  croato-serba,  Gramma- 
tica slovena,  Grammatica  albanese,  L'albanese  parlato- 
Lingue  neo-latine,  di  E.  Gorra.  (2*  ediz.  in  lavoro). 
ft^nerue  straniere,  di  C.  Bìarcel,   trad.   di   G.  Da- 
miani, di  p.  xvi-136 I  50 

2 


14  ELENCO  DEI  MANUALI  HCKPLI 

Uugnlstloa  —  vedi   Grammatica  storica  della  lin|;àa 
Figure  (Le)  grammaticali  -  Verbi  italiani. 

Uquoplsta,  di  A.  Castoldi,   2000  ricette   pratiche,  2* 

ediz.  rifatta  del  Man.,  A.  Rossi,  pag.  xvi-731  e  19  ine.    7  50 

Litografia,  di  CL  Doyen,  di  p.  viii-261,  con  8  tav.       .    4  — 

Uvellaziooe  pratica,  di  A.  Veglio,  p.  xii-129,  47'fis.    2  = 

Locomobili  e  trebbiatrici*    Man.   pel  conduttore, 

di  L.  Gei.  3»  ediz.  di  p.  xvi-376,  227  fig.  e  xxxvii  tab.    3  — 

Loicaritml  a  S  decimali,  di  O.  Muller,  13*  ediz. 

a  cura  di  M.  Raina.  di  p.  xxxvMDl      ...  I  50 

liOurlca,  di  W.    .  Jevons,  trad  C.  Cantoni,  5»  ediz.,  di 

p.  viii-156,  con  15  flg. I  50 

Losrica  matematica,  di  C.  Burali-Forti,  p.  vi-15.ì    I  50 

Lo^lsmo^rafla,  di  C.  Chiesa,  4«  ediz.  con  note  dei 

prof.  A.  Masetti,  di  p.  xv-196  .        .        .        ,        .     I  50 

Lotta  grreco-romana  con  cenni  storici  sulla  Storia 
della  lotta,  di  A.  Cougnet,  di  pag.  vni-490  con  168  fo- 
tografile di  celebri  lottatori  e  126  fieure  nel  lesto.        .    5  50 

Lott<<.  libere  moderne.  Svizzera,  Islandese,  Giappc- 
Dtfse,  Americana,  Turca,  di  A.  CouGNET,  di  pagine 
XXlV-223,  con  190  incisioni 2  50 

Luce  e  colori,  di  G.  Bellotti.  (2*  ediz.  in  lavoro). 

Lnce  e  suono,  di  E.  Jones,   trad.  di  U.   Pomari,  dì 

p.  viii-336  e  121  ine.      ......  3  — 

Luce  e  salute.  Fototerapia  e  radioterapia,  di  A.  Bel- 
lini, di  p.  xil-362  e  65  fig 3  50 

MACCblne  e  caldaie  (Aitante  di).  S.  Dinaro,  di  pa- 
gine xv-80,  con  112  tav.  e  170  fig.  (in  ristampa). 

Maccblne  (Il  montatore  di)  di  jS.  Dinaro,  2*  ediz.  di 

p.  XVl-502  e  62  incis 4  — 

Macchine  per  cucire  e  ricamare,  di  A.  Galas- 

SINI,  di  p.  vii-230  e  100  fig 2  50 

Macchine  utensili  moderne  (I  problemi  pratici 

delle),  di  S.  Dinaro,  di  pag.  xvi-167       .  .       .    2  50 

Macchine  a  vapore  e  Turbine  a  -vapore,  di 
H.  Haeder  e  E.  Webber.  2*  ediz.  ital.,  di  p.  xx-627, 
con  1822  incis.  .  8  50 

Macchinista  e  fochista,  di  G.  Gautero  e  L.  Lo- 
ria, 14»  ed.  rifatta  da  C.  Malavasi,  p.  xvi-318  e  188  fig.    3  50 

Macchinista   na^^ale   e  Costruttore   Meccst- 

nico  di  E.  GiORLi,  2»  ed.  rifatta,  di  pag.  591  e  350  fig.    8  50 

Marcelli   moderni.   Con^^rvazicae  uelie  carni,  di  t. 

A.  Pesce,  di  p.  xv-510  e  73  fig.  .  .        ,    6  50 

Madrepe-^la*  Suo  uso  nella  industria  e  nelle  arti,  di 

E.  Orilia,  di  p.  viii-258,  40  fig.  e  4  tav 4  50 

M»Knettsmo  ed  elettricità,  di  F.  Grassi,  4»  ed., 

di  p.  XXII  878,  con  398  fig.  e  6  tav 7  50 

iB»Arnetlsmo  e  Ipnotismo,  di  G.  Belfiore,  4  ed., 

di  pagine  viii.465 3  50 

M»lale.  Razze,   riproduzione  allevamento,  di  E.  Maf- 

CHI.  3»  ediz.  a  cura  C.  Pucci,  di  pag.  xvi-602  e  103  ine     6  — 

Maioliche  e  porcellane,  di  L.  De  Mauri.  2»  ediz.. 

di  pag.  xiv-843,  con  430  incis.,  43  tav.  e  3500  marche  12  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOKPLI  35 

L.  C. 

M«ls  o  j^panotuirco*    Coltivazione,  di  E.  Azimonti. 

2»  ediz.,  di  p.  xii-196  e  61  ine 2  50 

M*lai*Ia,    e    rlisaie   in    Italia*  di   G.  Ergolani,  di 

p.  viii-203         .        .  2  — 

Aiattie  degrii  animali  utili  all'a^iHIcoltara, 
di  P.  A.  Pesce,  di  pag.  xii-611 4  50 

Malattie  crittogramlcbe  delle  piante  erba- 
cee, di  R.  WOLF,  trad.  di  P  Baccarini,  di  p.  X-26S 
e  50  ine 2  — 

Malattie  dell'  infanzia,  di  G.  Cattaneo,  di  pa- 
scine xii-506 4  — 

Malattie  infettive  deg:U  animali,  di  U.  Fer- 
retti, di  p.  xx-582 4  50 

Malattie  dei  lavoratori  e  igiene  industria- 
le, di  G.  Allevi,  dì  p.  xii-421  .       .  3  50 

Malattie  mentali,  di  L.  Mongeri,  di  p.  xvi-263'cob 

3S  tav 3  50 

Malattie    dell'  oreccliio,    del    naso   e    della 

ff:ola,  di  T    Mancioli,  di  p    xxili-540,  con  98  ine.    ,    5  50 

Malattie   dei   paesi   caldi,  di  G.  Muzio,  di  p.  xil- 

562,  con  154  fig.  e  11  tav 7  50 

Malattie  della   pelle,  di   G.   Francesghini,  di  ps- 

giue  xvi-217 2  50 

Malattie   dei    poUi  ed  altri  volatUi,  di   P.  ▲. 

Pesce,  di  p.  xvi-297  e  50  incis 2  50 

Malattie   del   sani^ue.   Ematologia     di   E.   Rebu- 

SCHINI,  di  p.  yiii-432 3  50 

Malattie   sessuali,  di  G.  Franceschini,  3«  ediz.,  di 

pag.  xv-280 3  50 

Malattie  e  alterazioni  del  vino,  di  S   Cbtto- 

LINI,  2»  ediz.,  di  p.  vili-380  e  15  tìg 3  — 

Malattie   dei   vini.   Chiarificazione,  di   R.  Ayerna- 

Sacca,  di  p.  xii-400  e  23  fig 3  50 

Mandato  commerciale,  di  E.  ViOARl,  di  p.  vi-16C    I  50 

"SWandolinista  (Man.  del)  di  A.  Pisani  (2*  ediz.  in 
corso  d    stampa). 

Maniscalco  pratico,  di  C  Volpini.  Anatomia,  fer> 

ratura,  di  p.  xvi-398  e  193  fig 4  50 

Manzoni  A.,  Cenni  biografici  di  L.  Beltrami,  di  p.  lOS, 

con  9  autografi  e  68  ine.  I  50 

Mare  (II)   di  V.  Bellio,  di  p.  iy-140  e  6  tav.    .       .       .    I  50 

Maria  (Vita  di),  di  L.  Asioli,  pag.  viii-202  .       .    3  — 

■arina  —  vedi:  Attrezzatura  navale  -  Bandiere  •  Capi- 
tano marittimo  -  Canottaggio  -  Ingegnere  navale  -  Filo- 
nauta -  Flotte  moderna  •  Marine  da  guerra  -  Marino  - 
Nautica  stimata  -  Astro oomia  nautica  -  Codice  di  ma- 
rina -  Avarie  e  sinistri  marittimi. 

Marine  da  ;;ruerra  del  mondo  ai  189*7,  di  L. 

D'  Adda,  di  p.  xvi-320  e  77  ili 4  50 

Marino  (Manuale  del)  Militare  e  mercantUe,  di  G.  Db 
Amezzaga.,  2'  ediz.  con  appendice  di  E.  B.  di  Santa- 
flora,  di  p.  viii-438,  con  18  silografie  .       .       .    5  — 

Marmista,  di  A.  Ricci  2»  ediz..  di  p.  xii-154  e  48  ine.    2  — 

Massagrsio,  di  R.  Mainoni,  p.  xii-179  (2»  ed.  in  lavoro). 


16  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

'  ~  ^  i..  «. 

MAtematica    attnarlale,   di  U.   Broggi,    di    pm- 

gine  xv-347  3  50 

—  vedi  :  Scienza  attuariale. 

afiatematlca  (Complementi  di)  ad  uso  dei  cliimici,  dì 

G.  ViVANTi,  di  p.  x-381 ,  :  ■  ^  ~" 

aflatematlca  dilettevole  e  curiosa.   Problemi, 

Giuochi,  ecc.,  di  I.  Ghersi,  di  pag.  740  con  693  figure  9  50 
Hatomatiche  -  vedi:  Alcebra  -  Aritmetica  -  Astrono- 
mia -  Calcolo  Celerimensura  -  Compensazione  er- 
rori -  Computisteria  -  Contabilità  -  Cubatura  -  Le 
gnami  -  Curve  -  Economia  matematica  -  Equazioni  in- 
tegrali -  Formolario  -  Gruppi  di  trasformazione  -  In- 
teresse -  Logaritmi  -  Logica  matematica  -  Ragioneria 

-  Storia  della  matematica  -  Trigonometria  -  Traccia- 
mento curve  -  Triangolazioni. 

Matemartcdie    «uDeclox*!   iHepertorio    di),   di   h, 
Pascal.  2  voi. 
L  Analisi,  di  p.  xvi-642  .       .       .  .       .    6  - 

II.  Geometria  e  indice  per  i  due  voi.,  di  p   950       .    9  aO 
Materia  medica  moderna,  di  G.  Malacrida,  di 

p.  xi-761  (esaurito). 
itatene  ^ras^^e  (Industria),  I  grassi  e  le  cere,  di  S. 

Fachini,  di  p.  xiii-651 ,.  .  •    ^  ^ 

Mattoni  e  pietre  di  sabbia  e  calce  (Arenoliti), 
di  E.  Stoffler  e  M.  Glasenapp,  con  aggiunte  di  G. 
Revere,  di  p.  viii-232,  85  flg.  e  3  tav.        ...  3  — 

Meccanica,  di  R.  S.  Ball,  trad.  I.  Benstti,  6»  ed.,  ri- 
veduta e  ampi,  da  C.  Mavavasi,  dì  ?.  xvi-198  e  87  fig.    2  50 
Meccanica  aerarla,  di  V.  Niccoli,  2  voi. 

I.  Lavorazione  del  terreno,  2»  ed.  di  p.  470  e  176  ine.   4  50 
II  Dal  seminare  al  compiere  la  prima  manipola 
sione  del  prodotti,  di  p.  xii-426  e  175  fig.  4  — 

Meccanica  applicata  (Man.  elem.  dì)  di  F.  Massero, 

per  le  offic.  e  scuole  operaie.  Pag.  xx-434  con  371  ine.    6  50 
SMIeceanlca  Industriale  nelle  scuole  e  per 

Pofflclna,  di  S.  Dinaro,  (in  ristampa) 
^Meccanica  del  macchlnleita  di  bordo,  di  E 

GlORLi,  di  p.  xili-297  e  92  fig -    2  50 

Meccanica  raelonale,  di  R.  Margolongo,  2  voi. 
Cinematica  -  Statica,  2»  ediz.  dì  pag.  xv-32^  con  32  ine.    4  50 
lì.  Dinamica-Idromeccanica,  di  p.  vi-324  e  24  Ine     3  — 
meccanica  (Tecnoiog.a;  -  v.:  Aeronautica  -  Aggiustatore 

-  Appr.  meccao.  -  Automobilista  -  Aviazione- Caldsde 

-  Chauflfeur  -  Costruzioni  metalliche  -  Dinamica  -  Dise- 
gnatore meccanico  -  Disegno  industriale  -  Fresatore  - 
ingegnere  civile  -  Ingegnere  costruttore  meccanico  - 
Lavorazione  dei  metalli  -  Locomobili  -  Macchine 
(Atlante  di),  (Montatore  dì)  -  Macchine  utensìli  -  Mac- 
chinista e  fuochista  -  Macchinista  navale  -  Meccanico 

-  Meccanismi  -  Modellatore  meccanico  -  Momenti  di 
Inerzia  -  Orologeria  -  Termodin.  -  Tornitore  Tieccan. 

Meccanico  (II),  di  E.  Giorli.  7»  ediz.,  di   p.  xvi-537  e 

341  fig 4  50 

Meccanico  moderno  (guida  pratica  del)  di  A.  Mas- 
SENz.  Manuale  teorico-pratico  ad  uso  dei  capi-officina 
ed  alunni  delle  scuole  ind.  e  d'arti  e  «lestìeri,  mecca- 
nici, tornitori,  fabbri,  di  pag.  XXiv-3j1  con  331  ine.   .    4  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl  37 

L.  G. 

Medicamenti  —  vedi:  Diabete  melito  -  Droghe  •  Elio- 
terapia -  Farmacista  -  Farmacoter.  -  Materia  med. 

-  Medicatura  -  Med.  d' urgenza  -  Med.  prat.  -  Posologia 
Prodotti  chimici  organ.  -  Rimedi  -  Sieroterapia    Sifilide 

-  Soccorsi  urgenza  -  Specialità  medicinali-  Veleni. 
afeccanls^nil  (òOO).  Dinam.,  Idraui.,  Pneumat.,  ecc.,  di 

T.  Brown.  t*  ediz.  ital.  a  cura  di  C.  Malavasi, 
(in  corso  di  stampa). 

Meclica,tiii*a.  antlsettlccM  di  A.  Zambler,  con  pre- 
fazione di  E.  Tricomi,  di  p.  xvi-124  e  6  ine.         .        .     I  58 

Medicina  d'urgenza,  di  E.  Trombetta  (esaurito). 

Medicina  ledale  militare,  di  E.  Trombetta,  di 
p.  xvi-330  (esaurito) 

Medicina  sociale,  di  G.  Allevi,  di  p.  4C0  .  .    3  50 

Medicina  dello  spirito,  di  C.  Giachetti,  pag.  235.    2  50 

Medico  (II)  a  liordo  e  nel  paesi   tropicali,  di 

R.  Ribolla,  di  pag.  xix-326 3  50 

Medico  pratico,  di  C.  Muzio,  4»  ediz.,  dì  p.  xv-962  .    8  50 

Menil>ra  artificiali  (Vitalizzazione  delle)  di  G.  Van- 
ghetti, di  pag.  241,  con  137  figure 3  50 

Merceologia  tecnica,  di  P.  Alessandri,  due  voi. 

Voi.  I.  Materie  prime,  p.  xi-530,  142  tav.  e  93  ine.    6  — 
Voi.  II.  Prodotti  chimici,   dì  p.  526,  83  tav.  e  16  ine.    6  — 

Merceologia  e  Istituzioni  commerciali,  di 
E.  Bianchi  (in  sostituzione  del  Manuale  di  Luxardo) 
dì  pag.  xvi-488 4  50 

Mesotorio  (II)  nella  cura  dì  alcune  dermatosi  e  neo- 
formazioni maligne  della  pelle,  di  A.  Masotti,  dì  pag. 
140,  con  49  ine.  nel  testo 2  — 

Metalli  preziosi*  Argrento,  oro,  platino,  di  A. 

Linone,  di  p.  xi-315 .       .    3  — 

Metallocromia.  Colorazione  e  decorazione  dei  me- 
talli, di  I.  Ghersi,  2"  ediz.,  di  pag.  xvi-317    .        .        .    3  50 

Metallografia  applicata    al    prodotti    side- 

rurerlcl,  di  U.  Savoia,  di  p.  xvi-205  e  94  fig.  .       .3  50 
Metallurgia  —  vedi:  Acciai  -  Coltivazione  delle  miniere 

-  Fonditore  -  Lavorazione  metalli  -  Leghe  metalliche 

-  Meccanica  industriale  -  Metallografia  -  Ricettario 
deirelettricista  -  Ricett.  di  metallurgia  -  Saldature  -  Si- 
derurgia -  Tecnologie  pei  giovani  -  Tempera  e  cemen- 
tazione -  Zinco. 

Metallurgrla  dell'oro,  di  E.  Cortese,  di  p.  xv-262 

e  35  ine 3  — 

Meteorologia  agricola,  di  G.  Costanzo  e  C.  Ne- 
gro, di  p.  viil-208  e  27  ine 2  ZO 

Meteorologia  generale,  di  L.  De  Marchi,  2*  ediz., 

di  p.  xvi-225  con  13  fig I  50 

Metrica  del  greci  e  del  romani,  di  L.  Mùller, 

2»  ediz.  ital.  di  G.  Clerico,  di  p.  xvi-186         .        .        .     I  50 

Metrologia  universale  e  codice  metrico  In- 

to>r>n azionale,  di  A  Tacchini,  di  p.  xx-482    .  6  53 

Mezzeria  pratica,  di  A.  Rabbeno  (Esaurito). 

Microbiologia.  Malattie  infettive,  di  L.  PizziNi,   di 

p.  VIII-Ì42 2  — 

BlicroBCOpia  —  vedi:  Anatomia  microscopica  -Animali 
parassiti  -  Ratteriologìa  -  Chimica  clinica  -  Micro- 
scopio -  Protistologia  -  Tecnica  protistologica. 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 


Microscopio  (II),  di  C.  Acqua,  2»  ediz.,  di  p.  xii-230  .    2  — 
Militarla  —  vedi:   Armi  antiche    -   Arte  militare  •  Co- 
dice   cavalleresco    -   Duellante  •   Scherma  -  Tattica  - 
Telemetria  -  Tiro  a  segno  -  Ufficiale  esercito. 

Mineralogia  de^^crlttiva,  di  L.  Bombicci,  3^  ediz 
a  cura  di  P.  Vinassa  De  Regny,  di  p.  iv-330,  coe 
138  fig 3  - 

Minerctlogri»  grenerctle,  di  L.  Bombicci.  3»  ediz. 
a  cura  di  P.  Vinassa  De  Regny,  di  p.  xvi-210,  con  193 
fig.  e  2  tav.  (in  ristampa) 

Minerali  (I),  per  E.  Artini,  di  pag.  xyi-422,  con  40  tav. 

e  132  incisioni .        .        .     9  53 

Miniere  (Coltivazione  delle),   di   S.  Bertolio.  3»  ediz., 

di  pag.  viii-371,  con  112  incisioni 3  50 

Minimi  ciuadrati.  Formole,  Esercizi  e  Applicazione 
alla  Topografia,  di  P.  Fantasia,  di  pag.  xvi-339,  con 
107  esercizi 4  — 

Misuratori  elettrici  (Frodi  nei),  di  M.  Lanfranco, 

di  p.  xi-277,  con  27  ine.  e  39  tavole  ...  4  50 

Mltolosria   classica   illustrata,   di    F.  Ramorino,  5* 

ediz.  di  p.  X  356  e  91  fig ♦    3  — 

Mitologia  (Dizionario  di),  di  F.  Ramorino  (in  lavoro). 

Mitolo|g;la  grreca,  in  due  voi. 

I.  Divinità.  II.  Eroi,  di  A.  Foresti  (2»  ediz.  in  lav.) 

Mitologia  tedesca,  di  R.  Minutti,  di  p.  xx-348       .    3  — 

Mitologie  orientali,  di  D.  Bassi. 

I.  Mitologia  Babilonese,  Assira,  di  p.  xvi-219  I  53 

Modellatore  sneccanico,  falegname,  ebani- 
sta, di  V.  Goffi.  2»  ediz.  di  p.  xvii-435       .  5  50 

Mollni.  Industria.  Costruzioni  ecc.  di  C.  Sibeb  Mii  lot, 
3*  ediz.  rifatta  da  C.  Mala  vasi,  di  pag  425,  con  226  figure 
e  dieci  tavole 6  — 

Momenti  d*  inerzia  e  loro  applicazioni,  di  E. 

GiORLi,  di  pag,  \iii-166  con  148  ligure     .  .        .    2  50 

Moneta  e  falsa  monetazione)  di   U.   Mannuggi, 

di  p.xi-271        ...  3  — 

Monete,  pesi  e  misure  Inglesi,  di  I.  Ghersi,  di 
p.  Xii-196,  46  tabelle  di  conti  ia»ti  (in  ristampa) 

Monete  g^recl»  v*,  di  S.  AMBROSOLi.2a  ediz.  rifatta  da 

S.  Ricci,  di  i>  .g.  xxv-603  con  670  ine  ,  2  tav.  e  4  carte    9  50 

Monete  papali  moderne  di  S.  Ambrosoli,  di  pa- 

<?ine  xii-131  e  200  ine 2  50 

Moi.5>.te  romane,  di  F.  Gnecchi.  3»  ediz.  di  p.  xvi- 
418    con  203  fig.  e  25  tav.  (in  ristampa). 

Mone    ?  romane.  I  tipi  monetari  di  Roma  Imperiale, 

di  F.  Gnecchi,  di  p.  viii-119  e  28  tav.  .    5  — 

Monodrammi,  di  A.  Severi,  73  tavole  a  serie  di  due 
e  di  tre  cifre  (esaurito  ). 

Monodrammi  moderni,  di  A.  Soresina,  in  35  tav.    3  — 

Morfoloj^la  j^reca,  di  V.  Bettei,  di  p.  xx-376  3  — 

Morfologia  italiana,  di  E.  Gorra,  di  p.  vi -142       .    I  50 

Morte  vera  e  morte  apparente,  di  F.  Del- 
l'acqua, di  p.  viil-lSR .    2  — 

Mosche  -  Vedi  Insetti  della  casa. 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  89 

L.   C. 

Mosti  del  vini  e  degrll  spilliti.  DensltÀ  ecc., 

di  E.  De  Cillis,  di  p.  xvi-230 2  — 

Mosto  (Dal)  al   vino.   Fermentazione  alcoolica,  di  S. 

Cettolini  di  p.  xii-490,  con  62  ine 4  50 

Motociclista  (Man.  del)  Side-cars  e  Motorettes,  di  F. 
BORRINO,  3*  ediz.,  rifatta,  di  p.  xii-364  (in  ristampa). 
Motori  Diesel  —  vedi  Motori  a  olio  pesante. 

Motori  a  grctz,  di  V.  Calzavara  (2^  ediz.  riveduta,  di 

pag.  xxxvi-423  con  160  incisioni 4  5D 

Motori  a  olio  pesante,  a  pressione  ed  a  forza  viva, 

di  E.  Garuffa,  di  pag.  viii-493,  con  363  incisioni       .    6  50 

Motori  a  scoppio,  di  E.  Garuffa,  3»  ediz.,  di  pa- 
gine 659  con  617  fig    (in  ristampa). 

Motrici  ad  esplosione,  a  jstaz  povero,  ad  olii 
pesanti,  a  petrolio,  per  aviazione,  Diesel, 
di  F.  Laurenti,  3»  ed.  ampliata  di  p.  598,  con  355  ine.    6  50 

Manicipallzzazione  del  servizi   pubblici,  di 

C.  Mezzanotte,  di  p.  xx-324 3  — 

Muratore  (II),  di  I.  Andreani,  2*  ed.  di  p.  280  e  235  fig.    3  — 

Musica*   Espressione  e   Interpretazione,  di 

G.  Magrini,  di  p.  viii-119  e  228  fig 2  — 

Musica  (Manuale  teorico  pratico  della),  per  le  famiglie 

e  le  scuole  di  G.  Magrini,. 2*  ediz.  di  psg.  615  .  .  5  50 
Musica  —  vedi  anche  ai  singoli  titoli:  Acustica  musi- 
cale -  Armonia  -  Arte  e  tecnica  del  canto  -  Ballo  - 
Canto  -  Chitarra  -  Contrappunto  -  Mandolinista  - 
Musica  -  Pianista  -  Psicologia  musicale  -  Ritmica  • 
Semiografia  musicale  -  Storia  della  musica  -  Stru- 
mentazione -  Strumenti  ad  arco  -  Violoncello  -  Violino. 

Napoleone  I.,  di  L.  Cappelletti,  3»  ed.  di  p.  306       .    3  — 

Naturalista  preparatore  (Imbalsamatore),  di  R. 

Gestro,  5»  ediz.,  di  p.  xvi  214  e  52  fig 2  50 

Naturalista  vla^j^latore,  di  A.  Issel  e  R.  Ge- 
stro, di  p.  viii-144  e  38  ine.  (esaurito). 
Nautica  —  vedi:  Astronomia  nautica  -  Attrezzatura  na- 
vale -  Avarie  e  sinistri  marittimi  -  Bandiere  -  Ca- 
notaggio  -  Codice  di  marina  -  Costruttore  navale  -  Do- 
veri macchinista  navale  -  Filonauta  -  Flotte  moderne  - 
Ingegnere  navale  -  Lavori  maritt.  -  Macch.  navale  • 
Nautica  stimata  -  Nave 

Nautica  stln^uia  o  navigazione  **iana,  di  F. 

Tami,  di  p.  xxxii-179  e  47  fic.  .  .  .        .    2  50 

Nave    i-.ai   moderna   da    battaglia,    di   G.  Al- 

Mai-hà,  di  pag.  viii-237,  con  60  figure  e  tavole       .        .    3  — 

Nave  (La)  In  tt   'ro*  di  E.  Gioru,  di  pag.  viii-?l3,  con 

t97  illustrazioni 3  50 

Na  ve  (La)  subacciuea.       Sottomarini  e  somn;i-'rgibili 

li  E.  Campagna,  di  pag.  358.  con  108  ine;,  e  8  tavole         5  50 

Navigazione  aerea  (Aviazione^,  di  A.  De  Maria,  di 
p.  xvi-338  e  103  fig.  (in  ristampa). 

Nevrastenla,  di  L.  Cappelletti  di  p.  xx-490  (esaur.) 

Notalo  (Man.  del),  di  A.  Garetti,  9»  ediz.  interamente 
rifatta,  ampliata  e  messa  al  corrente  con  le  nuavis- 
sime  disposizioni  di  legge  per  cura  deJl'avv.  G.  V.  Bian- 
COTTi,  di  pag.  xx-904 9  50 


40  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLl 

L.  G 

Numlsinaticcu  Atlante  numismatico  Italia- 
no, di  S.  Ambrosoli,  di  p.  xvi-428  e  1746  ine.    .       .    8  50 

Numismatica  (Manuale  di),  di  S.  Ambrosoli,  5^  ediz., 

rifatta  di  F.  Gnecghi,  di  pag.  248,  con  40  tav.  eliotipiche    5  50 
Mnmismatica  —  vedi  anclie   ai  singoli  titoli:  Atene  - 
Guida  numismatica  -  Monete  greche,  papali,  romane 
•  Yocabol.  numismatico. 

Nuoto  (II).  L' arte  di  nuotar  bene,  di  A.  Beretta,  di 

pag.  xil-278,  con  109  incisioni 2  50 

Nutrizione  del  bambino,  di  L.  Colombo,  di  p.  xx> 

228  e  12  ine 2  50 

Oculistica  (Manuale  di),  per  Medici  e  Studenti,  di  D. 

Bruno,  di  pag.  xii-288,  con  29  incisioni.       .       .       .    3  50 

Occultli^mo,  di  N.  Lieo,  di  p    xvi-328     .       .       .       .    3  — 
Occultismo  —  vedi  anche  ai  singoli  titoli  :  Chiromanzia 
-  Dizionario  di  scienze  occulte  -  Magnetismo  -  Spiri- 
tismo -  Telepatia. 

Oceanog:i*afla,  di  G.  Magrini  (in  lavoro). 

Ortalmojati*la   veterinaria,   di   P.   Negri   e  V. 

Ricciarelli,  di  p.  xvi-279,  con  87  ili.  e  15  tavole       .    3  50 

Olii  veg^etall.  Piante  erbacee  a  seme  oleoso,  di  G.  Del 

Nero,  di  p.  xv-313  e  41  ine 3  50 

OIU  e  grassi  vegretall,  animali  e  minerali,  di 

G.  Fabris,  di  pag.  546,  con  23  ine 5  50 

Olivicoltura  e  Industria  dell'olio  d'oliva,  di 

F.  R.  Simari,  di  pag.  xix-465,  con  146  incisioni  .        .    4  50 

Omero,  di  W.  Gladstone,  trad.  di  R.  Palumbo  e  G. 
Fiorilli  (esaurito). 

Operalo  Manuale  dell'),  di  G.  Belluomini,  8»  ediz.,  ri- 
veduta da  I.  Ghersi  di  p.  314  con  33  ine.       .        .        .    2  50 

Operalo  elettrotecnico,  di  G.  Marchi,  5»  ediz., 
di  p.  xx-670  con  417  flg.  (in  ristampa). 

Operalo  (L')  meccanico  al  macchinarlo  mo- 
derno d' officina,  di  G.  Ghiovato,  curata  da  C. 
Arpesani,  di  pag.  viii-333  con  131  incisioni .        .        .    3  50 

Orcbldee,  di  A.  Pucci,  di  p.  vi-303,  e  95  ine. .       .       .    3  — 

Ordinamenti  degrll  Stati  liberi  d' Europa,  di 

F.  Racioppi,  2»  ediz.,  di  p.  xii-316 3  — 

Ordinamento  degpll  Stati  liberi  fuori  d' Eu- 
ropa, di  F.  Racioppi,  di  p.  viii-376      .       .       .       .    3  — 

Orefice  (Man.  per  1'),  di  E.  Boselli,  2»  ed.,  (in  ristampa). 

Oreficeria  floreale  (Modelli),  di  A.  Mylius,  50  ta- 
vole e  testo 3  — 

Organista   (Man.  dell'),   di   C.  Locher   e   pref.  di  E. 

Bossi,  di  p.  XIV.187 2  59 

Orgranoterapla,  di  E.  Rebuschini,  di  p.  viii-432      .    3  50 

Ornamenti  sulle  stoffe  (L'arte  di  disporre  gli),  di 

E.  Casartelli,  di  p.  xi-37,  38  tav.  e  170  disegni         .    3  50 

Ornatista  (Man.  dell'),  di  A.  Melani,  2*  ediz.,  xxviii 

tav.  e  testo 4  50 

Ornltologfla  Italiana,  di  E.  Arrigoni  degli  Oddi, 

di  p.  907,  36  tav.  e  401  fig 15  - 

Orolo|s;eria  moderna,  di  E.  Garuffa,  2»  ediz.,  di 

p.  viii-384  e  366  fig 5  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  4t 

L.  C. 

Oi*tlcoltui*a,  di  D.  Tamaro,  5*  ediz.  rifatta,  di  pag. 

630,  con  237  ine.      .  5  50 

Ortoepia  e  oi*to^i*afia  Italiana  mod[ei*na,  di 

G.  Malagoli,  2»  ediz.  riveduta,  di  pag.  XX-294    .        .    3  — 
Oi*tofi*eiila.    educazione   dei   fanciulli»  di  P. 

Parise,  di  p.  xii-231 2  — 

Ortopedia  —  vedi:  Membra  artificiali. 
Ospedali  —  vedi  :  Igiene  ospedaliera. 

Ostetricia.  Ginecologia  minore,  di  L.  M.  Bossi 
2»  ediz.  curata  da  V.  De  Blasi,  di  pag.  xv-497  con 
127  figure 4  50 

Ostricoltura  e  mitilicoltura,  di  D.  Carazzi,  di 

p.  viii-302 2  50 

Ottica,  di  E.  Gelcich,  di  p.  xvi-576  e  261  fig. .  .    6  — 

Ottica  (L')  di  Euclide  di  G.  Ovio.  (In  corso  di  stampa). 

Paga  giornaliera   (Prontuario  della),    da   L.  0,50  a 

L.  10,  di  G.  Carregaro-Negrin.  2»  ediz.,  di  p.  x-463.    5  50 

Paleoetnologla,  di  G.  Pinza  (in  sostituzione  del  Ma- 
nuale di  Regazzoni,  in  corso  di  stampa). 

Paleografia  greca  e  latina,  di  E.  A.  Thompson, 
trad.  di  G.  Fumagalli,  3"^  ediz.,  di  p.  xii-208,  con  38 
ine.  e  8  tavole 3  — 

Paleontologia,  di  P.  Vinassa  De  Reony,  di  p.  xvii- 

512,  con  356  fig.      .        .  5  £0 

Pane  e  panificazione,  di  G.  Ercolani,  di  p.  vill- 
261,  con  61  ine.  e  4  tav.  (in  ristampa) 

Parruccliiere  (Manuale  del),  di  a.  Liberati,  di  p. 

Xii-219  e  88  ine 2  50 

Pasticciere  e  confettiere  moderno,  di  G. 
Ciocca,  2»  ediz.,  di  pag.  lxxii-470,  con  136  illustra- 
zioni e  36  tavole  in  cromo 8  50 

Pastificio  (Industria  del),  di  R.  Rovetta,  di   p.  xvi- 

240,  107  ine.  e  4  tav 3  — 

Patate.  Coltura  e  usi,  di  N.  Adugci  pag.  245  e  20  fig.  .    2  50 

Patologia  degli  infortuni  sul  lavoro  in  rap- 
porto alla  assicurazione,  di  T.  Casarotti,  pag.  xv-642    6  — 


Pedagogia  (Storia  della),  di  A.  Morgana,  con  prefa- 

di  A.  Straticò,  di  pag. 
Pedagogia  (Elementi  di),  di  G.  Vidari. 


zione  di  A.  Straticò,  di  pag.  xix-553    ...  4 


Voi.     I.  I  dat    della  pedagogia,  di  pag.  412  .        .    3  50 

Voi.    IL  La  dottrina  generale  dell'educazione  (in  corso 

di  stampa). 
Voi.  III.  La  Didattica  (in  eorso  di  stampa). 

Pellagra.  Storia,  patogenesi,  ecc.,  di  G.  Antonini,  di 

p.  viii-166  e  tav 2  — 

Perito  meccanico  (II)  nello  studio  di  maech.  idro- 
vere,  idrauliche,  pneumofore,  impianti  industriali, 
ecc.,  di  S.  Dinaro,  di  pag.  viii-252 2  50 

Pescatore  (Man.  del),  di  L.  Manetti  (in  ristampa). 

Peso  dei  metalli,  a  U,  a  Y,  a  Z,  a  T  e  a  doppio  T,  di 
G.  Bkllcomini,  2»  ediz.,  di  pag.  xxiv-248  (in  ristampa). 

Pianista  (11).  Pensieri,  giudizi  e  consigli  sullo   studio 

del  pianoforte  di  V.  Ricci,  di  pag.  263     ,        .        .        .    2  50 

Piante  aromaticlie  e  medicinali  (Coltivaz.  delle) 

di  C.  Craveri,  di  pag.  xxix-307,  con  71  incisioni       .    8  59 

Piante  e  fiori  sulle  finestre,  nei  cortili,  ecc. 

di  A.  Pucci,  3»  ediz.  di  p.  viil-214  e  107  fig.  .       .       .    2  50 


42  ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPL 

L<  C. 

(Piante  erbacee  a  seme  oleoso,  di  G.  Del  Nero» 

di  p.  xv-313  e  51  fig 3  50 

Piante  industriali,  A.  Aldi,  3*  ed.,  p.  xi-274,  64  ine.    2  50 

Piante  tessili,  di  M.  A.  Savorgnan  D'Osoppo,  di  p. 

Xii-476  e  72  ine 5  — 

Pietre  preziose,  di  U.  Mannugci,  di  p.  xvi-308,   23 

ine.  e  14  tav 6  59 

Pila  elettrica   (La),   di  A.  Astolfoni,  di   p.  xv-297, 

con  105  incis 3  — 

Pino  da  pinoli,  di  L.  Biondi  e  E.  Righini,  p.  xii-142    2  50 

Pirotecnia  moderna,  di  F.  Di  Majo,  3     ediz.  riv. 

e  ampliata  da  G.  Fiorini,  di  paj?.  198,  con  130  ine.       .    2  50 

Plsclciiltnm  Ieratica  del  Prof.  F.  Supino  di  p.  viii-327, 

con  79  incisioni  e  14  tavole 5  SO 

—  vedi:  Idrobiologia  applicata. 

Pittura.  Fiori  all'acquarello,  ad  olio  ed  a  guazzo  svdla 

stoffe,  di  G.  Ronchetti,  di  p.  viii-167,  e  11  tav.  .       .    3  — 

Pittura  pei  dilettanti,  ad  olio,  acquarello   e  mi- 
niatura, G.  Ronchetti,  5»  ed.,  p.  xvi-405, 30  ine.  32  tav.    4  50 

Pittura  italiana  antica  e  moderna,  di  A.  Me- 

LANI,  3a  ediz.,  di  p.  xviii-527  e  164  tav.         .       .        .    9  50 

Pittura  murale.  Afifresco,  tempera,  ecc.,  di  6.  Ron- 
chetti, di  p,  xv-358     ...  ....    3  — 

Pittura  —  vedi  anche:  Anatomia  pittorica  -  Colori  • 
vernici  -  Composizione  delle  tinte  -  Decorazione  -  Di- 
segno -  Luce  e  colori  -  Ristauratore  dipinti  -  Sceno- 
grafia -  Storia  dell'arte. 

Planctologia  di  E.  Cortese,  di  pag.  vni-387  con  12 

figure  e  2  tavole 3  — 

Pneumonite  crupale  e  sua   cura,  di  A.  Sera- 
fini, di  p.  xyi-222 2  50 

Poliedri,  curve   e   superflci,   secondo    i   metodi 

della  Geometria  descrittiva,  di  G.  Loria,  di  p.  xvi-231    3  — 

Poligponazioue  taclieometrica  di  A.  Barbieri,  di 

pag.  xvi-246 .        .        .    2  £0 

Polizia  giudiziaria,  ad  uso  dei  Periti  e  Magistrati 

di  L.  Tomellini,  di  p.  xx-352  e  161  ine.       .        .       .    5  — 

Polizia  sanitaria  degli  animali,  di  A.  Minardi, 

di  p.  viii-333  e  7  fig 3  — 

Polli  —  vedi:  Malattie  dei   polli  -  Avicoltura. 

Pollicoltura,  di  G.  Trevisani,  9»  ediz.,  di  pag.  xvi- 

224  ed  88  incisioni.        ........    2  50 

Pomodoro.   Coltivazione  -  Industria,  ecc.,  di  R.  Ro- 

vetta,  di  pag.  295,  con  90  figure 3  — 

Pomologia,    G.  Molon.  p.  xxxn-717  86  ine.  e  12  tav.    3  50 

Pomologia  artificiale,  di  M.  Del  Lupo,  di  p.  vi- 

132  e  34  ine 2  — 

Pòiiipiei*e  moderno.  Manuale  del  vigile  del  fuoco, 

di  P.  Cogoli  e  R.  Rampini,  di  p.  500,  con  14  tav.  e  526  fig.    7  50 

Porco  (II),  Razze,  allev.,  ecc.,  di  F.  Faelli,  di   p.  xix- 

461,  con  100  fig.  e  5  tavole    .^  5  — 

Posologia  dei  rimedi  più  usati   nella  tera- 
pia infantile,  di  A.  Conelli,  di  p.  viii-186    .        .    2  — 

Posta.  Manuale  postale  di  A.   Palombi,  di  p.  xxx-30S^    3  — 

J*rati  (I).  Prati  naturali,  artificiali,    pascoli,  ecc.,  di  E. 

Marchettano,  di  p.  viii-392  e  162  ine 4  — 


ELENCO   DEI   MANUALI    HOEPLI  45 

L-  G. 

PresUpl    bevgrufiicLSclie.  Valsassina  ,    Valtellina    e 

Valcamonica,  di   A.  Stoppani    e  A.    Taramelli,    3» 

ediz.  di  p.  290,  15  tav.  e  3  carte.  2  voi.  in  busta  .  .  6  50 
Privative  g:ovei*natlve«  Uffici  di  vendita   e  loro 

funzionamento.  Rivendite,  di  I.  Guastalla,  p.  xix-406    3  50 
Privative  industriali  —  vedi:  Codici  e  leggi  Voi.  IV  (p.  14). 
Processi    fotoiKieccanlcI    nio<lei*ni,   di    R.  Na- 

MIAS,  2a  ediz.,  di  pag.  xi-321,  con  76  figure  e  12  tav.  4  — 
Prodotti   c&;^B*lcoll    del   tropico,  di   A.  Gaslini, 

di  p.  XVI-27&  Mn  ristampa). 
Prodotti  creruBVìlcl.   Majoliche,  porcellane,   grès,  di 

G.  Maderna,  di  p.  xil-345  e  92  fig 4  50 

Prodotti  etilniici  or^nnlei  usati   come   me- 
dicamenti (Fabbric.  dei)  di  C.  Craveri.  Preparaz. 

caratteri,  reazioni,  usi,  dosi  di  1600  prodotti  Pag.  viii- 

73(tcon  27  ine. 8  SO 

Prodotti  e  procedimenti  nuovi  nelle  indu- 
strie (succedanei,  surrogati,  ecc.)  di  I.  Ghersi,  di  pag. 

986,  con  148  ine 9  50 

Produzione  e  conrainerdo  del  vino  In  Italia, 

di  S.  MONDINI,  di  p.  vii-303 2  56 

Profilassi  e  disinfezione  per  uso  del  R.  Esercito 

del  Gap.  Medico  V.  Ch  odi,  di  pag.  xii-196  con  32  ine.  4  50 
Profumiere  (Man.  del),  di  A.  Rossi,  2»  ed.,  p.  xxiv-650  6  50 
Progettista  nnoderno  di  costruzioni   archl- 

tettonlclie,  di   I.  Andreani,   2*  ediz.  ampliata  di 

pag.  xv-550,  con  196  ine.  e  67  tavole  .  .  .  .  6  50 
Proiezioni  fisse  e  clnematogrrafo,  di  L.  Sassi, 

di  p.  xvi-484,  con  30?  fig 5  — 

Prontuario  tecnico    legrlslatlvo,    di   G.    Viva- 

RELLi,  di  p.  300,  con  131  ine 3  — 

Proprietario  di  case  e  opifici,  di  G.  Giordani, 

di  p    xx-264 I  50 

Prospettiva,  di  C.  Claudi,  3»  ed.,  p.  xii-76  e  33  tav.  2  50 
Prospettiva  per  g^li  scultori,  il  Bassorilievo, 

di  A.  NoELLi,  di  pag.  xii-78,  con  53  disegni  .  .  .  2  50 
Protezione  de^Ii  animali,  di  N.  Lieo,  di  p.  yiii-200  2  — 
Protlstolo^la,  di  L.  Maggi,  2»  ed.,  di  p.  294  ^.  93  ine.  3  — 
Proverbi  e  modi   proverbiali   Italiani,  di  6. 

Franceschi,  di  p.  xix-380 3  — 

Proverbi  sul  cavallo,  di  C.  Volpini,,  di  p.  xix-172  2  50 
Pslctaiatrla.  Confini,  cause  e  fenomeni   della  pazzia, 

di  J.  FiNzi,  di  p.  viii-225  (esaurito). 
Psicologria,  di  C,  Cantoni,  2»  ediz.  (esaurito). 
Psicologia  flslolog:lca,  di  G.  Mantovani,  2»  ediz., 

di  p.  xil-175  e  16  ine I  50 

Psicologia  musicale,  di  M.  Pilo,  di  p.  x-259  .    2  50 

Pslcopatolojs^ia  le^xtle,  di  L.  Mongert,  di  d-  xx-421  4  50 
Psicoterapia,  di  G.  Pohtigliotti,  p.  xn-318  e22  ine.  3  — 
Pugilato   e  lotta    libera   per   difesa   perso» 

naie,  di  A.  Cougnet,  2»  ed.,  p.  xxxv-396  e  222  ine.  4  50 
Rtftccojsrlltore  di  o^grettl  nslnutl  e  curiosi,  d\ 

J.  Gklli,  di  p.  x-344  e  310  ine.  5  50 

Racbltlde  e  deformità  da  essa  prodotte,  df 

P.  Mancini,  di  p.  xxviii-300  e  116  fig.  ...    4  — 


44  BLENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI 

L.  C 

Radioattività,  di   G.   A.  Blanc,  pref.   di  A.  Sella  e 

Append.^di  G.  D'Ormea,  di  p.  vin-266  e  72  ine.  .       .    3  — 

Ra^js^i    Rontgen   e    loi*o   pratiche    applica- 
zioni, di  I.  Tonta,  di  p.  viii-160  (esaurito) 
—  veli:  Ròutgen  tecnica 

Rag:lonei*la,  di  V.  GITTI,  6»  ediz.,  di  p.  viii-115  .        .     I  50 

Rag:looei*la  delle  cooperative  di  consumo, 
di  G.  Rota,  (esaurito). 

Ragrlonerla  domestica,  di  A.  Masetti.  2»  ediz. 

di  pag.  xii-186 .     I  50 

a^lonerla  Industriale,  di  O.  Berqamasghi,  3» 
ediz.  a  cura  di  A.  Masetti,  di  p.  viii-404     .       .       .    4  — 

Ragrlonerla  pubblica,  di  A.  Masetti,  di  p.  xy-293    3  — 

Ragrlonlere  (Prontuario  del),  di  E.  Gagliardi.  2*  ed. 

rifatta  ed  aumentata,  di  pag.  xii-603       .       .       .       .    6  59 

Razze  bovine,  equine,  sulne,  ovine  e  ca- 
prine, di  F.  Faelli  2*  ediz.  ampliata  di  pag.  xxxiif- 
512  con  197  tav 12  50 

Reattivi  e  reazioni  di  E.  Tognoli,  di  pag.  289.        .    3  50 

Redolo  calcolatore  e  applicazioni  nelle  ope- 
razioni topo^raflclie,  di  G.  Pozzi,  2^  ediz.,  di 

p.  Xvi-303  e  150  fig 3  — 

Religione  —  vedi  Bibbia  -  Corano  -  Imitazione  Cristo  - 
San  Giovanni  -  San  Paolo  -  Vangelo  -  Vita  di  Gasù  - 
Vita  di  Maria. 

Religioni  primitive  (L' idea  di   Dio  nelle)  di  F.  B. 

Jevons  e  di  U.  Pestalozza,  di  pag.  xvi-178       .        .    2  — 

Rellgrloni   e   lln^^ua   dell'India  Ing^lese,   di  R. 

CUST,  trad.  di  A.  De  Gubernatis,  di  p.  iv-124        .        .     I  50 

Residui  agricoli.  Utilizzazioni,  ricuperi,  di  C.  For- 

MENTi,  dì  pag.  620,  con  139  ine. 5  — 

Residui   Industriali.   Utilizzazioni    Ricuperi,  di   C. 

Formenti,  di  p.  xx-376      .        .        .        .        .        .        .     3  59 

Resistenza  del  materiali  e  stabilità  delle 
costruzioni,  di  G.  Sandrinelli,  3»  ediz.,  di  p. 
XVIlI-495  e  274  ine 5  50 

Resistenza  e  pesi  di  travi  metalUcbe  com- 
poste, di  E.  ScHENGK,  2»  ediz.  (in  eorso  di  stampa). 

Retorica,  ad  uso  delle  scuole,  di  F.   Capello, 

di  p.  vi-122      .  ...  ...     I  50 

Rettili   d' Italia,   di  C.  Vandoni,  di  pag.  288  e  55  fig.    3  50 
Sicami  -  V.  Bianeberia  -  Lavori  femm.  •  Msc  i>>.  da  cucire 
-  Monogrammi  -  Piccole  ind.  -  R'celt.domest,  -  Trine. 

Ricchezza  mobile  (L'imposta  sui  redditi  di),  di  E. 

Bruni,  di  pag.  240        ....  ...    I  50 

Ricerca  di  grlaclmentl  minerali  e  acque 
sotterranee,  di  M.  Grossi  (in  lavoro). 

Ricettarlo  domestico,  di   l.  Ghersi  6»  ediz.,  con 

7192  ricette,  di  pag.  1299  e  172  ine 14  50 

Ricettarlo  dell'  elettricista,  L  Ghersi.  p.  vm-585 

con  oltre  2000  ricette  e  provvedimenti  pratici  e  43  ine.    5  — 

Ricettarlo  fotogrranco     di   L.  Sassi,   5»  ediz.,   di 

pag.  xxxii-362 3  50 

Ricettarlo  Industriale,  di  l.  Ghersi,  6*  ediz.,  com- 

orendente  8500  procedimenti  utili,  di  p.  1344  e  67  ine.    9  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  tì 

__ 

Meettarlo  pratico  per  le  Industrie  tessili  e 

«fflnl,  di  O.  Giudici,  di  p.  viii-270       .  .    3  59 

Ricettarlo  pratico  dll  metallurela,  di  G.  Bel- 

LUOIIINI,  di  p.  xil-328 3  50 

Rlsuedl.  L'arte  di  prescriverli  e  di  applicarli,  di  G.  Ma- 

LACRIDA,  di  p.  400 3  50 

Rimedi  —  vedi:  Specialità  medicinali. 

Riscaldamento,  ventilazione  e  Impianti  di 
motori,  di  C.  Rumor  e  H.  Stromenger,  di  p.  xv!* 

270  e  115  fig. 4  50 

Eiscaldamento  elettrico.  —  Vedi  Elettricità  sorgente 
di  calore. 

ISIsorg:lmento  Italiano  ISl^-lSVi,  di  F.  Quinta- 

VALLE,  di  pag.  XVI '528 4  — 

iBIstaiBratore   del  dipinti,   di    6.   Secco-Suardo. 
2»  ediz  ,  con  una  introduz.  di  G  Preyiati  (in  e.  stanpa) 

Mtnslca  e  meirica  razionale  Italiana,  di  H, 

Murari,  3'  ediz.  di  p.  xv-230 I  50 

mitmlca  musicale,  di  A.  Tacchinardi,  di  p.  xyi-254    3  — 

iUvoluzIone   francese  17^9-1709,  dì  G.  P.  So- 
LERio,  (2*  ediz.,  in  lavoro). 
Soma  antica  —  vedi  :  Anticliità  priv.   -  Antichità  pub- 
bliche -  Archeologia  -  Epigrafia  -  Mitologia  -  Monete 
-  Rovine  (Le)  del  Palatino  -  Topografia  -  Micologia. 

IKontgren  tecnica  (I  fondamenti  della),  di   J.  ScHiN- 

CAGLIA,  di  pag.  xii-263,  con  118  incisioni  e  46  tavole.    5  50 
BdBtgen  —  vedi:  Raggi  di  -  Elettricità  medica  -  Luce 
e  salute  -  Radioattività 


Storia,  coltivazione,  varietà,  di  G.  Girardi,  di   p. 

XVIII.284,  96  iU.  e  8  tav 3  50 

IKovIne  del  Palatino,  di  C.  Cancogni,  con  pret.  di 

R.  Lanciani,  di  p.  xv-178.  44  tav.  e  una  pianta  .  .  3  50 
SavurMa^tore  (Man.  del),  di  F.  Buttari,  di  p.  viii-245  2  50 
Saldature  auf  oprene  del  metalli,  di  S.  Ragno 

2a_edlz  ,  di  pag.  vi-129,  con  18  ine 3  — 

Sale  e  saline,  di  A.  De  Gasparis,  di  p.  viii-358  e  24  fig.  3  50 
*^  -^«mn^entario»  ài  L.  Ma  NETTI,  di  n.  224  e  78  ine.  .  2  — 
San  Giovanni,  il  Discepolo  ciie  Oesù  amava, 

di  G.  M.  Zampini,  di  pag.  xii-314 4  50 

San  Paolo,  Epistole,  di  G.  M.  Zampini,  di  pag.  xvi-405  4  — 
f^auscrito  (Studio  del),  F.  G.  FUMI,  3»  ediz.  p.  xvi-343  4  — 
Saponi  (L'industria  dei),  di  V.  Sgansetti,  con  prefa- 

lione  di  ii.  Molinari,  di  pag.  xx-475,  (in  ristampa). 
Saponi  da  toeletta,  di  C.  Franchi,  di  pag.  xv-467 

con  59  Incisioni 5  50 

Saurto  tag^llatore  Italiano  (II),  di  G.  Psterlongo, 

di  p.  xn-232  e  47  tav .    3  50 

Scaccili  (Giuoco  degli),  di  A.  Seghieri,  4»  ediz.,  a  cura 

di  E.  MiLiANl,  di  pag.  viii-550 5  50 

''<».enos:rafla,  G.  Ferrari,  p.  xxiv-327, 16  !nc.  e  160  tav.  12  — 
Scliernia  italiana,  J.  Gelli.  Terza  edizione  riveduta 

di  pag.  250  con  108  ine 3  — 

Scienza  attuariale  (Nozioni  di).   Matematica  delle 

assicurazioni,  di  G.  Minutilli,  di  pag.  xiii-329  .  .  4  — 
Scienze  (Le)  esatte  neU'  antica  Grecia,  di  6. 

Loria,  2»  ediz.,  di  pag.  xxiv-974 9  £0 


46  8LKNGO  DEI  MANDALI  HOEPLI 

L.  « 

Scienze  occulte  (Dizionario  di),  di  A.  Pappalardo. 

di  D.  VIII.338      ,       .  ....  ,       .    3  — 

Soienze  occulte  —  vedi  :  Ctiirotnanzia   -   Fisionomia 
Grafologia  -  Magnetismo  -  Occultismo  -   Spiritismo  - 
Telepatia. 

Bcontlsmo*  Nozioni  pratìctie  ad  uso  dei  giovani  esplo- 
ratori italiani,  di  F.  Romagnoli,  di  pag.  598,  con  132 

Inc.  e  51  tav.  5  50 

Scrittura  a  macchina  —  vedi  Dattilografia. 

Scrittura  doppia    cttnericancM   di   C.   Bellini, 

2»  ediz.  accresciuta,  di  pag.  xii-154  e  4  tabelle     .       .    2  — 

Scritture  d'aflTarl,  di  D.  M affigli,  5»  ed.,  p.  viii-22!     I  50 

Scultura  Italiana  antica   e   modlerna,   di  A. 

Melani,  3»  ediz.,  di  pag.  xxxn-692,  170  tavole  e  40  flg.  IO  50 
Segnalazioni  marittime  —  vedi:  Attrezzatura  navale  - 
Bandiere. 

Selfactln^  o  fllatojo  Intermittente»  di  L.  To-* 

NELLI,  di  p.  vill-159  e  41  ine 2  50 

Selvicoltura,  estimo  e  economia  forestale,  di  A.  San- 

TILLI,  2*  ediz.  di  p.  xil-292  e  54  ine 3  — 

85lviC0ltura  —  vedi:  Boschi  e  pascoli  -   Consorzi   di 
difesa  del  suolo  -  Coltura  montana  -  Pino  da  pinoli. 

Semeiotica*  Esame  degli  infermi,  di  U.  Gabbi,  2*  ediz., 

di  pag.  xvi-216  e  11  ine 3  50 

Bemlo^ratla  musicale,  di  G.  Gaspbrini,  p.  yiii-317    3  50 

Seta  (Industria  della),  di  L.  Gabba,  2»  ediz.  (esaurito). 
Seta  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Bacili  da  seta  -  Filatura  e 
torcitura  -  Gelsicoltura  -  Tessitore  -  Tessitura  -  Tin- 
tura -  Ricettari  domestico  e  industriale. 

Seta  artiflclale,  di  G.  B.  Baccioni,  di   p.  viii-221     .    3  59 

Sfere  cosniogrraactae  e  greo^rana  materna" 

tlca,  di  L.  A.  Andreini,  dì  p.  xxix-326  e  12  ine.     .    3  — 

3bake!speare,  di  E.  Dowden,  trad.  di  A.  Balzani,  di 

p.  Xii-242  ...  I  59 

Siderurgia,  di  E.  Zoppetti  e  E.  Garuffa,  (in  ristampa). 

Aleroterapla,  di  E.  Rsbuschini,  di  p.  viii-424  3  — 

Sifilide  (Patologia  e  terapia  della)  di  A.  Pasini,  di  pa- 
gine vi-151 2  - 

Sinonimi  latini,  di  D.  Fava,  di  p.  LXiy-114.       .       .    I  50 

Sintassi   francese    razionale   pratica,    di   D. 

RODARI,  di  p.  XVI-206  .  .         .         .         .  I  50 

Sintassi  arreca,  di  V.  Quaranta  di  p.  xviii-175  l  50 

Sintassi  latina,  di  T.  G.  Perassi,  2*  ediz.,  di  p,  yii-168    I  SO 
SIsfluologricM  di  L.  Gatta,  di  p.  yiii-175  e  16  ine  i  50 

Sismologia  moderna,  di  G.  B.  Alfano,  di  p.  xii-Sb"    4  — 
Smacchiatura   icidut^trlale   e   casalinga    di 

abiti,  eCfc.,  di  G.  Tisgornia,  di  pag.  xii-219  con  13  flg,    2  59 
Smalto  (Industria  dello),  di  E.  Verma,  di  p.  246  e  30  ine.    3  — 
Sistemazione  del  torrenti  e  dei  bacini  mon- 
tani, di  C.  Valentina  p.  xii-298,  165  ine.  e  46  tav.    4  50 
Soccorsi  d'urgenza,  di  C.  Galliano,  9»  ediz.  am- 
pliata rispetto  ai  teriti  In  guerra,  a  cura  del  Dott  B. 

Anslesio,  di  pa£.  lu-439.  con  135  Ine 3  50 

8t»clallsmo.  dì  G.  Btraqhi,  cu  d   xv-28&  (In  ristampa) 
Sdcieta  industriali  per  azioni,  diF.  Piccinelli 

di  p.  xxxvi-534 5  50 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  47 

~  L.     C, 

Società  di  niucuo  soccorso.  Pensioni      sussidi, 

di  G.  Gardenghi,  di  p    vi-152 I  50 

SocloBogria  ^cner»le,  di  E.  Morselli,  (esaurito). 
Soda  caustlc»,  cloi*o  e   cloi*atl  alcalini  p«s* 

elettiH>Ilsi,  di  P.  Villani,  di  p.  vni-314  .       ,     3  50 

Somalo  (Elementi  di)  vedi  Gramm.  somala. 
SoiHlo-Bauto  e  sua  Istruzione*   di   P.    Fornari, 

di  p.  viii-232  e  11  ine.  .        .  2  — 

Bottomarinl  —  vedi:  Nave  subacquea. 
Sovratensioni  neprtl  Impianti  elettrici.  Cause, 

effetti  e  protezioni,  E.  Piazzoli,  pag.  xvi.401  e  125  fig.    5  50 
Bpecclil   (Fabbricazione  de^li)   e    la  decoraxione 

del  vetro  e  del  cristallo,  di  R.  Namias,  2''ediz. 

rifatta,  di  pag.  xii-195  con  26  incisioni  e  11  tavole      .    2  50 
Specialità  medicinali  (Formulario  delle)  di  C.  Cra- 

VERI,  di  pagine  xx-524 4  40 

Bpeleologria,  Studio  delle  caverne,  C.  Caselli,  p.  xii-lOS  I  SO 
Spettrofotometria  applicata,  di  G.  Gallerani, 

di  p.  xiX-395,   92  ine.  e  3  tav 3  50 

Spettroscopio    e   sue    applicazioni ,    di  R.  A. 

Proctor,  trad.  di  F.  Porro,  di  p.  vi-179  e  71  ine.       .     I  50 
Splrltl.^iv^o.  A..  Pappalardo,  5»  ediz.  aumentala,  di  pa- 
gine xvi-290.  con  10  illustrazioni 3  SO 

Sports  Invernali.  Pattinaggio,  slitta,  ecc.,  di  N.  Sal- 

vanesghi,  di  p.  xv-171  e  100  ili 3  — 

StAxupag:^lo  a  caldo  e  bulloneria,  di  G.  SgaN- 

fkrla,  di  p.  viii-160  e  62  ine 2  — 

Stati  del  mondo  (Gli),  G.  Garollo.  Notiziario  statisi.  I  — 
Statistica,  di  F.  Virgilii,  6»  ediz.,  di  p.  xx-228  .  .  I  50 
Btatmo^rafla,  di  G.  KOSSl,  di  pag.  Xil-214  .        .       .    3  — 

Stearlneria  —  vedi:  Candele. 
Steno^rafla,  di  G.  Giorgetti,    4»  ediz.,  di  p.  YV-239    3  — 
Stenografia  (Guida  allo   studio   della),   di   A.   Nico- 

COLETTI,  10»  ediz.,  riveduta  da  D.  Nigoletti,  pag.  183    I  50 
Stenogrrafla   (Esercizi    di  lettura   e  scrittura),   di   A. 

Nigoletti.  6*  ediz.  di  p.  viii-160 I  50 

Stenografia.  Antologia  sten,  di  E.  Molina,  di  p.  200  2  — 
Stenografia.  Dizionario  etimologico   stenografico,  di 

E.  Molina,  di  p.  xvi-624 7  SO 

Stenografia.  L'abbreviazione  logica  nella  stenografia, 

di  D.  Nigoletti,  di  pag.  viii-123 I  59 

Stenografo  pratico,  di  L.  Cristofoli,  di  p.  xii-131  I  50 
Stereometria.  Sviluppo  dei  solidi  e  loro  costruzione 

in  carta,  di  A.  Rivelli,  di  p.  90,  con  92  ine.  e  41  tav.     I  59 
Stili  architettonici  (Gli),  di  B.  Canella,  di  pagine 

xvi-133,  con  114  illustrazioni  e  64  tavole.        .        .        .    3  50 
Stilistica,  di  F.  Capello,  di  p.  xii-164  (esaurito). 
Stilistica  latina,  di  A.  Bartoli,  di  p.  xiI-210    .        ^     I  50 
Stime  di  lavori  edili,  di  I.  Andrkani,  di  pag.  339    .    4  50 
Storia  antica,  di  I.  Gentile  e  G.  Toniazzo,  in  2  voi. 

I.  L'Oriente  antico,  (esaurito). 

II.  La  Grecia,  di  p.  iv-216 I  50 


18  BLBNCO  BBI  MANUALI  HOEPLI 

"""  L.  «. 

Storia  dell'arte,  di  G.  Carotti. 
Voi.  I.  L'Arte  nell'Evo-antlco,  di  pag.  lv-413  (esaurito). 
Voi.  II.  L'Arte  nel  Medio-evo: 
Parte  I.  -  Arte  cristiana^  di  pag.  viii-421  e  360  incis.    5  50 
Parte  II.  -  L'arte  regionale  italiana  nel  medio-evo, 

di  pag.  667  con  553  incisioni IO  — 

Parte  III.  -  L' Apogeo  dell'  arte  italiana  nel  medio- 
evo, di  pag.  581  a  1390,  con  591  incisioni    .        .       .  12  — 
Voi.  III.  L'Arte  nel  rinascimento  (in  lavoro). 
Voi.  IV.  L'Arte  dell'Evo-modemo  (in  lavoro). 
Storia  dell'arte  Bullltare,  di  V.  Rossetto,  di  p. 

TIil-504  e  17  tav 5  50 

Storia  e  crooolog^la  medloevale  e  modemn, 

di  V.  Casagrandi,  3»  ediz.  di  p.  viii-254      .       .       .    I  50 
Storia  d'Europa,  di  E.   T.  Freemann,  trad.   di  A. 

Galante,  di  p.  xii-472 3  - 

Storia  di  Francia,  di  G.  Brasagnolo,  di  p.  xyi-42«  3  — 
Storia  d' In^iillterra,  G,  Bragagnolo.  p.  xvi-S6?  3  — 
Storia  d'Italia,  di  P.  Orsi,  5^  ediz.,   continuata   fino 

al  1915,  di  pag.  xiii-^95 3  — 

Storia  —  vedi:   Antichità  -  Archeologia  -  Argentina  - 
Astronomia  nell'antlcu  t^  sìameutc  •  Atene  -  Commercio 

-  Cristoforo  Colombo  -  Cronologia  -  Dizionario  bio- 
grafico -  Etnografia  -  Islamì«m-  -  Leggende  -  Manzoni 

-  Mitologia  •  Monete  -  Numismatica  -  Omero  -  Eisorijl- 
*       mento  -  Fivolazione  trancese  -  Slialiespeare  -  Topo- 
grafia dì  Roma. 

Storia  delle  mat ematiche  (Guida  allo  studio  della) 

di  G.  Loria,  di  pag.  xvi-227 3  — 

Storia  delia  miislca,  di  A.  Untersteiner,  4"'  edis. 

di  pag.  500 4  50 

Storia  naturale  —  vedi:  Anatomia  e  fisiologia  -  Ana 
tomia  microscopica  -  Animali  parass.  -  Antropologln 

-  Batteriologia  -  Biologia  animale  -  Botanica  -  Cam 
mello  -  Coleotteri  -  Cristallografia  -  Ditteri  -  Embrio- 
logia -  farfalle  -  Fisica  cristallografica  -  Fisiologia  - 
Geologia    imenotteri  -  Insetti  -  Ittiologia  -  Lepidotteri 

-  Limiologia  Mineralogia  -   Naturalista  preparatore 

-  Ns  Moralista  viaggiatore  -  Oceanografia  -  Ornitologia 

-  Ostricoltura  -  Pàleoetnologia  -  Paleontologia  -  Pisci- 
coltura -  Sismologia  -  Speleologia  -  Tecnica  orotlstol 

-  Uccelli  canori  -  Vulcanismo  -  Zebre  -  Zoologia. 
Strade  ferrate  In  Italia.  Regime  legale  ammfai' 

Strativo,  di  F.  Tajani,  di  p.  viii-265        ...  2  50 

Strade  ordinarle  e   loro  manutenzione,  d' 

F.  Frosali,  di  p.  xi-216  e  37  ine 2  50 

Strade  urbane  e   provinciali  e  loro  pavi- 
mentazione di  P.  Bresadola,  p.  xvi-330  e  40  ine.    4  00 
Strumentazione,  di  E.  Prout,  trad.  di  V.  Ricci,  2» 
edizione,  di  pag.  xvi-314  e  95  incisioni  (in  ristampa). 
Strumenti  ad  arco  e  mu^ilca  da  camera,  del 

Duca  di  Caffarelli,  di  p.  x-235  (esaurito). 
Strumenti  diottrici,    V.  Reina,  p.  xiy-220  e  lOSfig.    3  — 
e$mnkentl  metrici.  Costruzione  delle  bilance,  ecc., 

di  E   Bagnoli,  r^i  p,  viii-252  e  192  ine 3  5§ 

Snccedaaei  ~  vedi:  Predotti  o  procedimenti. 


BLENCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  4S 

-_. 

M^agikevo  scoi*ze  e  appllcatztonl  Industriali^ 

di  A.  FUNARO  e  N.  LOJACONO,  di  p.  VII-170  .        .  2  58 

SiiiiiÌcoltui*a.  pratica,  dì  I.  Stanga,  di  pag.  200,  con 

36  illustrazioni        ......  .        ,     2  50 

Saper>^tlzione«  di  G.  Franceschi,  di  pag.  xii-264     .    2  50 

Surrogati  —  vedi:  Prodotti  o  procedimenti. 
Ta4:>a«;co  (II)  e  sua  coltura,   di   G.  Beversen,    di   pa- 
gine xxviii-219,  9  ine.  e  31  tav 3  60 

Tn>,ttacco,  di  G.  Cantoni,  di  ^  iv-176  e  6  ine.  2  — 

Tabelle  di  analisi  —  vedi  :  Analisi  chimica  qualitativa. 
Taeinlui  (I),  nell'uva  e  nel  vino,  di  R.  Averna-Sacga, 

di  p.  VIII.240 2  50 

TArtufl   e   fun^lal,  coltura  e  cacinatura,  di  Folco- 

Bruni,  di  p   viii-184 2  — 

Tattica  applicata,  di  A.  Pavia  di  p.  viii-214    .        .    3  5C 
Teatro  antico  ^t*eco-i*oniano,   di  V.  Inama,   di 

p.  xx-248  e  32  fìg 2  50 

Tecnica  protlstoloerlca.  di  L.  Maggi,  di  p.  xvi-318    3  - 
Tecnologrie  per  I  giovani  operai,  secondo  i  pro- 
grammi  governativi,   di   I.  Andrbani  : 
I.  —  Legno,  metalli,  ecc.,  di  pag.  780,  con  511  ine.      .    7  — 
II.  —  Matematica,  di  pag.  xii-488,  con  210  ine.       .        .    6  — 
III.  —  Fisica,  (in  preparazione). 
Tecnologia  e  terniinolo@;ia  monetaria,  di  G. 

Sacchetti,  dì  p.  xvi-191 2  - 

Telalo  meccanico  (II).  Guida  pratica,  di  A.  I^ombo 

di  p.  xii-159  e  28  fig.     .  2  — 

Telefono  (II),  di  G.  Motta,  (in  ristampa). 
Telegrafia  elettrica,  aerea,  sottomarina  e 
sènza  fili  di  R.  Ferrini.  4»  ed.  ampi,  da  C.  Cantani, 

di  pag.  352,  con  137  ine 3  60 

Telegrafista  (Guida  del),  di  G.  Cantani,  3*  ediz,,  di 

pag.  255,  con  138  ine 2  50 

Te&eg:rafo  senza  fili  e  ondle  Hertziane,  di  O. 

MURANI,  2»  ediz.,  di  p.  xv-397  (in  ristampa). 
Telemetria,  misura  nelle   distanze  in    guerra,   di   G. 

Bertelli,  di  p.  xiiM45  e  12  fig.  (in  ristampa). 
Telepatia.   Trasmissione   del   pensiero  di  a.  Pappa- 
lardo, 3*  ediz.,  di  p.  xvi-343 3  — 

Tempera  —  Vedi  acciaio. 

Tennis  (II),  dì  A.  Bonacossa  e  G.  Porro  Lamber- 

tenghi,  di  pag.  xx-240  con  84  illustrazioni  .  .    8  — 

Teoria  del  numeri,  di  U.  Scarpis,  di  p.  viii-152     .    I  50 
teoria  delle  ombre,  di  E.  BONCl  3*  ediz.  di  pagine 

XVi-134,  con  48   ìg.  e  6  tav 2  50 

Teosofia,  di  G.  Giordano,  di  p.  viii-248  .       .  .    2  50 

Terapeutica  —  vedi  ai  singoli  titoli:  Cliimica  clinica  • 
Ciiimica  legale  -  Farmacista  -  Farmacoterapia    -  Me- 
dicina d'urgenza  -  Medico  pratico    -  Organoterapia  - 
Posologia  rimedi  -  Rimedi  -  Terapia  malattie  infanzia. 
Termodinaneica.  di  G.   Cattaneo,  p.  x-196  e  4  fìg.    i  50 
Terreno   agrrario.   Cliimica  del   terreno,  di  A.  Fu- 

W ARO,  di  p.  viii-200  2  — 

Tessili  —  vedi  Tecnologie  per  i  giovcni  -  Tessitura  - 
Filatura. 

4 


so  ELENCO  DEI  MANUALI  HOBPLI 

L.  <• 

Vessltore  (Man.   del),   di   P.  Pinghetti,   3»  ediz.,  dt 

p.  Xlv-298  e  iilustr 3  50 

~  vedi:  Apparecchiatura  dei  tessuti  -  Industrie  tessili. 

tessitura  meccanica  della  lana  e  del  co- 
tone, di  E.  G.  Pranzi,  di  p.  vii-329  .        .       .    3  50 

Tefii8itus*a  meccanica  della  eeta,  di  P.  PONCI, 

di  p.  xii-346  e  179  ine 5  50 

ffessuti  CMan.  del  compositore  di),  di  P.  Pinghetti,  di 

p.  viii-321,  ili.  da  2000  armature       .        .        .        .        .    4  50 

Vessutl  di  lana  e  cotone  (Analisi  e  fabbricazione), 

di  O.  Giudici,  dì  p.  xii-».R4,  con  in<i<?  Snc.  .       .  16  50 

Testamenti  (Manuale  dei),  di  G.  Serina,  3»  ediz.  rive- 
duta ed  ampliata,  di  pag.  xiv-380 4  50 

Tinrré  italiano.  Idiomi  parlati  in  Eritrea,  con  2  di> 

zionari,  di  M.  Camperio,  di  p.  180  .  .  2  50 

TÌBtoi*e  (Man.  del),  di  R.  Lepetit.  4«  ediz.,  di   p.  482    5  — 

7ÌBtai*a  della  seta,  di  T.  Pascal,  di  p.  xv-432  5  — 

Tfpojj^rafla.  Voi.   I.    Guida  per  chi  stampa  e  fa  stam* 

pare  di  S.  Landi,  2»  edix.  postuma,  di  pag.  xxii-279 .    2  £0 

—  Voi.  II.  Lezioni  di  comoosizione.  di  S.  Landi  2»  ediz. 
postuma,  con  appendice  -  Linotype  -  Monotype  •  Let- 
tera-tipo -  Vocabolarietto  tecnica,  di  pag    370       .        .    3  50 

IFtwro  a  Negrno  naacionale,  di  A.  Bruno,  p.  yiii-335    3  — 

Tfisl  (Come  si  vince  la).  Profilassi  e  diagnosi  di  F.  Mot 

TOLA,  e  pref.  di  A.  De  Giovanni,  di  p.  xil-208    .        .    2  50 

Tifiiict   e   sanatori,   di   A.  ZUBLVNI,  con  pref.  di  B. 

Silva,  di  p.  XLi-240  2  — 

"•  vedi:  Tubercolosi. 

"ffopo^rafla  (Man.  di),  di   G.  Del  Fabro.  3»  edizione, 

di  pag.  XLiii-629  con  165  incisioni 6  50 

Topogrrafla  (Guida  pei  calcoli  di),  di  G.  Del  Fabro, 

di  p.  xvi-216  e  71  fig .    3  50 

Topografia  e  rilievi  —  vedi:  Cartografia  -  Catasto  - 
Celerimensura  -  Codice  del  perito  -  Compensazioni 
errori  -  Curve  -  Disegno  topogr.  -  Estimo  terreni  - 
Estimo  rurale  -  Fotogrammetria  -  Geometrìa  praticc 
•  Prospettiva  -  Regolo  calcolatore  -  Telemetria  -  Trac- 
ciamento curve  -  Triangolazioni. 

Vopogrraflia  di  Roma  antica,  di  L.  Borsari,  di 

p.  vili-436  e  7  tav 4  50 

^Tornitoi^  meccanico  (Guida  del),  di  S.  Dinaro, 
9a  ediz.  riveduta  con  appendice  *  La  tornitura  dei  pro- 
jettili  per  le  artiglierie  ,  di  pag.  306  e  106  fig.       .       .    2  50 

Toraitoire  e  fi^satoi^  meccanico,  di  L.  Ducai 

3»  ediz.,  di  p.  188,  con  30  ine 2  50 

Torrenti  —  v.  (Sistemazione  dei). 

tracciamento  delle  curve  deUe  ferrovie  e 
strade,  di  G.  H.  A.  Kronkhb,  trad.  di  L.  Loria,  3» 
ediz.,  di  p.  viii-167 2  50 

traduttore  tedesco  (II),  di  R.  Minutti,  pftg'  xyi-224    I  50 
Tramvle  —  vedi  :  Ferrovie. 

trasporti  aerei,  di  G.  Cappelloni,  di  pag.  xvi-367 

con  259  figure 5  50 

Vjrasporti,   tariffe   e   reclami  ferroviari,  di 

E.  Pelizzaro,  di  pag.  xvi-319 3  50 


SLKNCO  DEI  MANUALI  HOEPLI  51 

L.  «• 

S'razlone  fei*i*o varia,  di  P.  Ofpizzi,  di  p.  yii-204, 

con  2  tav.  e  51  fig.         ■  .    3  50 

Trazione  a  vapoi*e   sulle  fei*iH>vle   ordina» 

rie,  di  G.  Ottone,  di  p.  lxviii.469       .       .        .        .    4  50 

Triangolazioni  topografiche  e   catastali,  di 

O.  Jacoangeli,  di  p.  xiv-340  e  33  ine 7  59 

Trixononietria  plana  (Esercizi  di),  di  C.  ÀlaSIa, 
dì  p.  xvi-292  e  30  ine.  (in  ristampa). 

Trine  a  fut^elll,  di  G.  Romanelli-B£arone,  di  p.  vili- 

331  e  200  illustr 4  56 

Tnbercolo«»l  (La),  di  M.  Valtorta  e  G.  Fanoli,  con 

pief.  di  A.  Murri,  di  p.  xix-291  e  11  tav.       .       .       .    3  — 

Turbine  Idrauliche  moderne*  Teoria  e  costru- 
idone,  di  C.  Malavasi  (in  lavoro) 

Turbine  a  vanoi<e.  di  E.  Garuffa  (in  corso  stampa). 

^arco  parlato.   Grammatica,   dialoghi,  vocabolario, 

di  L.  BONELLI  e  S.  Jasigian,  di  p.  viii-343    .        .        .     4  — 

Uccelli  canori.  Caratteri,  costumi  e  loro  cura,  di   L 

Ontersteiner,  2*  ediz..  di  p.  viii-226  e  6  ine.     .        .    2  50 

Umclale  Italiano  (L')  di  U.  Morini  «'esaurito). 

Unita  assolute. 'Definizione,   dimensione,  problemr 

di  G  Bertolino  di  p.  x-124       .        .        .       .        :       .    2  50 

Uovo  (L')  di  gralllna.  Conservazione  e  commercio,  di 

C.  VI  VI  ANI,  di  pag.  394  con  48  incisioni  .        .        .    3  50 

Urina  (L')  nella  diagnosi  delle  malattie,  di  F.  Jorio,  di 
p.  XVi-216  (In  ristampa). 

Urologia  chimica  e  microscopica,  di  P,  E.  Ales- 
sandri, di  pag.  485,  con  144  ine.  e  2  tav.  .        .        .    7  50 

UbI  mercantili  riconosciuti  dalle  C«tmere  di 
Commercio  in  Italia,  di  G.  Trespioli,  di  pa- 
gine XXXlv-689 b  — 

Uve  da  tavola.  Coltivazione  e  commercio,  di  D.  Ta- 
maro, 3»  ediz.  di  p.  xvi-278,  8  tav.  e  57  .        ,        .    4  — 

VaRdemecum  dell>uomo  d'affari,  di  C.  Dompé, 
di  p.  xu-427  (in  ristampa). 

Vangrelo   Manuale  del)  di  G.  M,  Zampini      .  xlvii-480    4  50 

Veleni  e  avvelenamenti,  di  C.  Ferraris,  di  pa- 
stine xvi-208  e  20  ine 2  50 

Verbi  greci  anomali    P.  Spagnotti,  pag.  xxiv-107    I  50 

Verbi  italiani,  di  E.  Polgari,  di  p.  xii-260  .        .        .     I  50 

Verbi  latini  di  forma  particolare  nel  per- 
fetto  e   nel  supino,  di  A.  Pavanello,  p.  vi-215    I  £0 

Vernici,    lacche,    mastici    e    inchiostri    da 
stampa.   Fabbricazione,    ecc.,   di   U.   Fornari,  3» 
ediz.,  di  paK.  xv  1-272  .        .  ....    2  50 

Vernici  —  vedi  Colori  e  Vernici. 

Veterinaria  —  vedi:    Araldica  zootecnica  -   Bestiame 
Cavallo  -  Igiene  veterinaria  -  Malattie  infettive  -  Ma- 
jale  -   Oftaimoiatria  veterinaria  -   Polizia  sanitaria  - 
Porco  -  Profilassi  malattie  -  Razze  bovine  -  Zootecnia. 

Veterinario  (Man.  del),  di  C.  Roux  e  V.  Lari,  di  pa- 
line  xx-356  e  16  fig.  (esaurito). 

Vetro.  Fabbricazione,  lavorazione,  applicazioni,  di  6. 
D'Angelo,  di  p.  xix-527  e  821  fig.  (esaurito). 


52  ELENCO  DEI  MANUALI  HOBPLI 

L   r. 
migrile   urbano   (Vademecum  pel)  dì  G.  Sacchiero, 

-W  paR.  xiv-178  I  50 

Vini  biancbl  da  pasto   e  vini  mezzocolore, 

di  G.  A.  Prato.  2*  ediz,  rlv.  da  A.  Strucchi,  p.  xn-280    2  50 

Vini  dai  residui  della  vendemmia  e  vini  sus- 
sidiari. Secondi  vini  e  vinelli  -  Modo  di  aumentare 
la  produzione  di  S.  Gettolini  di  pag.  338  con   40  ine.    3  50 

Vini  (I  migliori  d'Italia),  di  A.  Strugchi,  di  p.  xx-25,42 

iav.  e  7  carte  ...  3  50 

Vini  non  genuini,  di  A.  Dcrso-Pennisi   di  pag.  198,    2  50 

Vini,  aceti,  spiriti  (inveccliiamento  artifi- 
ciale del>«  di  A.  Durso-Pennisi,  di  p.  185,  con  35  ine.    2  50 

Vini  speciali  provenienti  da  uve  da  tavola 
e  vini  artificiali,  di  A.  Durso-Pennisi,  di  p.  xil* 
212  e  68  fig.  ...  ....    2  50 

vanificazione  (Man.  di),  U.  Gallo,  p.  xi-253  e  33  ine.    2  50 

Vino  (II),  di  G.  Grazzi-Soncini,  2*  edizione  riveduta  da 
A.  Strucchi,  con  appendice  sui  vini  spumanti,  di 
pag.  xx-229  e  17  incisioni 2  50 

Violini,  violinisti  e  musica  per  violino,  di  A. 
Unterstbiner,  con  app.  di  A.  Bonaventura,  di  pa> 
urine  vm-228  >  ...    3  58 

Violoncello,  violoncellista   e  violoncellisti, 

di  S.  FORiNA,  di  p.  xvn-444       .  .       .        .       .    4  50 

Viti  meccaniche,  calcolo  e  costruzione,  di  A.  Mas- 

SENZ,  di  p.  xvii-215,  con  100  ine.  .        .        .    2  50 

Vita  di  Gesù  di  L.  Asioli,  2»  ediz.  con  carta  di  Terra 

Santa.  Pag  xii-253 3  — 

Vita  di  iMaria  di  L.  Asioli.  Pag    viii— 202     .        .        .    3  — 

Viticoltura  (Precelti  di),  di   O.  Ottavi,    7»  ediz.   riv. 

da  A.  Strucchi,  di  p.  xvi-244,  con  30  incisioni      .        .    2  50 
Vocabolario  Albanese  —  vedi  Albanese  parlato. 

Vocabolario  araldico  Italiano,  di  G.  Guelfi,  di 
p.  vm-294  e  356  ine.  (io  ristampa). 

Vocabolario  Hoepli  della  llng^ua  Italiana* 
compilato  da  G.  Mari,  di  pag.  2226  a  due  colonne  in 
mezza  pergamena  e  tela 18  — 

—  legato  in  un  solo  volume  in  mezza  pelle  e  tela     .        .  18  -- 

Vocabolario  russo-italiano  e  italiano-russo, 
di  V.  FoMiN,  con  la  pronunzia  figurata  seguita  da  un 
dizionaretto  pograflco  dei  nomi  proprii,  da  un  frasa- 
rio e  da  due  piccole  grammatiche  russa  e  italiana, 
di  pag   x-812 Il  50 

Vocabolario  numismatico,  in  7  lingue,  di  S.  Am> 

erosoli,  di  p.  VIII-134 I  50 

V<»cabolario  tecnico  Illustrato  nelle  sei  lingue  : 
Italiana,  Francese,  Tedesca,  Inglese,  Spagnuola,  Russa, 
sistema  Deinardt-Schloman,  diviso  in  volumi  per 
ogni  singolo  ramo  della  tecnica  industriale. 

Voi.  I.  —  Elementi  di  macchine  e  gli  utensili  più 
asnali  per  la  lavorazione  del  legno  e  del  metallo, 
ln-16,  p.  vm-403,  con  823  ine.  e  prefazione  dell'  Ing. 
Prof.  G.  Colombo  ^esaurito). 

Voi.  II.  —  Elettrotecnica,  con  circa  1000  ine.  e  nu- 
merose formule  di  p.  xn-2100.  a  2  e  a  4  colonne        .  30  — 


ELENCO  DEI  MANUALI  HOKPLI  SS 

L.  « 

Voi.  III.  —  Caldaie  a  vapore,  Maccbine  a  vapore, 
Torbine  a  vapore,  p.  xi-1322,  con  3500  inci»  .  13  — 

Voi.  IV.  —  Motori  a  combustione,  di   p.  x-618  con 

1000  Inc.  e  numerose  formule ,  IO  — 

Voi.  V.  —  Ferrovie:   Costruzione  ed  esercizio,  di 
p.  xin-870,  con  oltre  1900  ine.  e  numerose  formule      .   14  — 
Voi.  VI.  —  Ferrovie  :   Materiale  mobile,  con  oltre 

1500  ìllustr .  12  50 

Voi.  VII.  —  Apparecchi  di  sollevamento  e  mezzi 
di  trasporto,  di  p.  650,  con  oltre  1500  ine.    .        .        .  12  50 

Voi.  Vili.  —  Il  calcestruzzo  armato  nelle  costru- 
zioni, di  circa  600  pagine,  con  oltre  1200  ine.  '    .        .    7  — 
Voi.  IX.  —  Macchine  utensili,  di  pagine  x-706  con 

2400  incisioni 12  50 

Voi.  X.  —  Veicoli  a  motore  (automobili,  motoscafi, 
eronautica  ed  aviazione),  con  1773  ine.      .       .       .  15  — 
Voi.  XI.  —  Siderurgia,  di  pag.  xu-7i5  con  1600  ine.  12  50 
Volapuk  (Dizion.  Italiano-volapùk),  nozioni  di  gram., 
di  C.  Mattei,  secondo   i    principi    dell'inventore  M. 

Schleyer,  di  p.  xxx-198 2  50 

Volapiik  (Dizion.  volapùk-ital.),  di  C.  Mattei,  p.  xx-204    2  50 
Volapuk  (Manuale  di  conversazione,  di  M.  Rosa  Toif- 

MASi  e  A.  Zambelli,  di  p.  152 2  50 

ValcanlNino,  di  L.  Gatta,  di  p.  vm-268  e  28  ine.       .    I  50 
Zebi*e  (Le)  di  A.  Gripfini.   Studio   zoologico  popolare 

illustrato,  di  pag    xxviii-298,  con  41  tavole  .       .        .    4  — 
SEinco.  Caratteri  e  proprietà,  di  R.  Musu-BOY,  di  pagine 

xvi-219,  10  ine.  e  4  tav 3  50 

Zolfo  (Miniere  di),  di  G.  Cagni,  di  p.  xii-275  e  34  ine.    .    3  — 
Zoolo;^lcM  di  E.  H.  GiOLiOLi  e  Ca Vanna  G. 

I.  Invertebrati,  di  p.  200,  con  45  figure  (esaurito). 

II.  Vertebrati,  Parte  I,  Generalità,  Ittiopsidi  (Pesci  e 
Anfibi),  di  pag.  xvi-153,  con  33  ine I  SO 

III.  Vertebrati.  Parte  II,  Sauropsidi,  Teriopsidi  (Ret- 
tili, Uccelli  e  Mammiferi,  di  p.  xvi-200,  con  22  ine.    .    I  50 

Zoonosi,  di  G.  Galli  Valerio,  di  p.  xv-227   .       .       .    I  50 
Zootecnia,  di  G.  Tampellini,   2»  ediz.,  di    p.   xv-444, 

179  ine.  e  12  tav 5  50 

Zootecnia  —  vedi:  Abitazioni  animali  -  Animali  da 
cortile  -  Alimentazione  del  bestiame  -  Araldica  zoo- 
tecnica -  Bestiame  -  Cane  -  Cani  e  gatti  -  Cavallo  - 
Maiale  -  Ornitologia  -  Porco  -  Razze  bovine  -  Vete« 
rinario  -  Maniscalco. 
Zaccliero  (Industria  dello): 

I.  Coltivazione  della  barbabietola  da  zuccbero,  di 

B   R.  Debarbieri,  di  p.  xvi-220  con  12  ine.  .        .        ,    2  50 

II.  Commercio    importanza  economica  e  legisla- 
zione doganale,  di  L.  Fontana-Russo,  di   p.  xn-244    2  50 

III.  Fabbricazione  dello  Zucchero  di  barbabietola, 

di  A.  Taggani,  di  p.  xn-228  con  71  ine 3  50 

8accliei*o  e  alcool  nel   1oik>  rapporti  masrl' 
coli,  flsiol.  e  soc«,  di  S.  Laureti,  di  p.  zvi-426  .    4  50 


INDICE  ALFABETICO  PER  AUTORI 


(I  numeri  indicano  le  pagine)» 


Abbo  P.  naotatore 40 

Abetti  C.  A.  Fiammiferi  ...  24 
Aeqna  C.  Microscopio  ....  38 
Adinolfl  S.  Diritto  Intera,  pen.  18 
Adler  6.  Eserc.  di  liagna  tedesca  23 
Adncci  N.  Le  patate    ....  41 

—  La  Fecola 24 

Aducco  A.  Cbimica  agraria.  .12 
Acnelli  0.  Divina  Commedia  .  19 
Airy  Q.  B.  Gravitazione ...  29 
Alasia  C.  Trigonometria  (Eser.)  51 

—  Gaomet.  elem.  (Complem.  di)  27 

—  Geometria  della  sfera  .  .  27 
Alberti  P.  il  bestiame  e  l'agricol.  8 
Albi  é.  Capitano  marittimo  .  11 
Albini  U.  Fisiologia  .  .  .  .'24 
Alessandri  P.E.  Ànal.chlm.qual.  5 

—  Analisi  chimica  quantitativa   5 

—  Analisi  volumetrica     ...    5 

—  CUmica  sostanze  alimentari  12 

—  DlBinfezione 19 

—  Farmacista 23 

—  aferceologia  tecnica     ...  37 

—  Droghe  medicinali  ....  21 

—  Urologia 51 

Aifxno  G.B.SismoIogia  moderna  46 
Allevi  6.  Alcoolismo   ....    4 

—  Le  malattie  dei  lavoratori  .  35 

—  Medicina  sociale 37 

Allori  A.  Dizionario  Eritreo  .  20 
Almagià  6.  La  nave  in  battaglia  39 
Alo!  A.  idultorazioni  del  vino  4 
~  Piante  Industriali  ....  42 
Aly-Belfadel  A.  Gram.  magiara  28 
Avbrosoli  S.  Atene     ....   8 

—  Numismatica 40 

—  Atlante  namismatico    ...  40 

—  Monete  Greche 38 

—  ?oc»bolario  pei  numismatici  52 

—  Monete  papali 38 

Andreani  I.  n  progettista  mod.  43 

—  Costruzioni  lesionate  ...  17 

—  Corso  completo  di  disegno  .  19 

—  L'arte  nei  mestieri  :  Falegna- 
me -  Fabbro  -  Muratore  .    7  23  39 

->-  Contratti  e  collaudi     ...  16 

—  Tecnologie  per  i  giovani      .  49 

—  Stime  di  lavori  edili  .  .  47 
Andreini  A.  Sfere  cosmografiche  46 
Amdrich  G.  L.  Diritto  italiano.  19 
ABdrovic  G.  Gr.  Serbo-croata  .  28 
ABtilli  A.  Disegno  geometrico  19 
AHtonelli  6.  Igiene  del  sonno .  30 

—  lesene  del'a  mente.     .     .     .  2Q 

—  Igiene  del  piede 29 


Antonelli  G.Antropol.  Criminale  6 
Antonini  E.  Pellagra  ....  41 
Appiani  G.  Colori  e  vernici  .  14 
Arcangeli  P.  Letter.  giapponese  32 
Archetti  A.  Colle  anim.  e  veg.  14 
Arduino  M.  Consoli  e  consolati  15 

—  Diplomazia <S 

—  Emigrazione 22 

Arila  C.  Dizionario  bibliogr.  .  ly 
Arpesani  C.  Lav.  metalli  e  legn.  .hi 

—  Operaio  mecjanico  ....  40 
Arriglii  C.  Dizionario  milanese  2< 
Arrigoni  E.  Ornitologia  ...  40 

Arti  grafiche,  eco 7 

Artini  E.  1  minerali  ....  38 
Aschieri  P.  Geom.  projet.  d.  piano  27 

—  Geometria  projett.  d.  spazio  27 
Asioli  L.  Eloquenza     ....  21 

—  Vita  di  Gesù 27-52 

—  Vita  di  Maria     ....  35-52 
Asprea  V.  Apicoltura  .    .    .    .   o 
Astolfoui  A.,   La  pila  elettrica  42 
Averna-Sacca  R.  I  tannini  nel- 
l'uva e  nel  vino 49 

—  Malattie  dei  vini  ....  35 
Azimonti  E.  Frumento     .    .    .25 

—  Campicello  scolastico  ...  10 

—  Mais 3D 

Baccarini  P.  Malatt.  crittogam.  Sb 
Baceioni  G.  Seta  artificiale  .  id 
Baddeley  V.  Law-Tennis  .  .31 
Bagnoli  E.  Strumenti  metrici  .  48 
Baldi  C.  Corti  d'assise    .    .    .  it> 

Ball  J.  Alpi  (Le) 5 

Ball  R.  Stawel.  Meccanica  .  .  86 
Ballerini  0.  Fiori  artiflciali  .  24 
Balsam»  H.  Laminaz.  del  ferro  31 
Balnffi  G.  Cemento  armato  .  17 
Balzani  A.  Shakepeare  ...  46 
Barbieri  A.  Poligonazione  .  .  42 
Baroschi  E.  Conversaz.  frane.  16 
Barpi  U.  Igiene  veterinaria      .  50 

—  Bestiame 8 

—  Abitaz.  d.  animali  domestici.  S 
Barth  M.  Analisi  del  vino  .  .  5 
Bartoli  A.  Stilistica  latina  .  .  47 
Bassi  D.  Mitologie  orientali     .  38 

—  Cultura  greca 17 

Bassoll  G.  Aerostatica  ...  4 
Bastiani  P.  Lavori  marittimi  .  Si 
Belfiore  G.  Magnetis.  ed  ipnotls.  34 

Belli  B.  n  Caffè 9 

Belli  C.  M.  Igiene  ospedaliera  29 
Bellini  A.  Igiene  della  pelle    .  29 

—  Luce  e  salute 34 


Bellini  C.  Bcrìtt.  dopp.  aU'amer.  46 
Belilo  V.  Mare  ai).    .    .    .      35 

—  Cristoforo  Colombo  ...  17 
Bellotti  S.  Lace  e  colori  .  .  34 
Bellottl  G.  Bromatologia  .  .  9 
Belluominl  6.  Calderaio  pratico  10 

—  Cubatara  dei  legnami ...  17 

—  Fabbro  ferraio 23 

—  Falegname  ed  ebanista    .    .  23 

—  Fonditore 25 

—  Operaio  (Manuale  dell')  .    .  40 

—  Peso  dei  metalli ....       41 

—  Ricettario  di  metallarii^ia  .  45 
Beltrami  0.  Pilatura  di  cotone  24 
Beitrami  L.  Aless.  Manzoni  .  35 
Beltrandi  C.  I  fagiani  ...  23 
Benetti  J.  Meccanica  ....  36 
Beretta  A.  Il  nuoto  ....  40 
Bergamaschi  0.  Contabilità  doia.  16 

—  Ragioneria  industriale  .  .  44 
Berlese  A.  Insetti  delle  case  e 

dell'uomo 31 

Bernardi  6.  Armonia  ....    7 

—  Contrappunto 16 

Bernhard.  Infortuni  di  mont.  .  30 

—  L'elioterapia  in  montagna.  .  21 
Bertelli  Q.  Disegno  topografieo  19 

—  Telemetria 49 

Bertolini  6.  Unità  assolute.  .  51 
Bertolio  S.  Coltiv.  Miniere.  .38 
Bertoni  6.  Italia  dialettale  .  .31 
Berzolari  L.  Qeom.  analit.  I.  .  26 

—  id.  II.  .26 
Besta  R.  Anat.  e  fisici,  eompar.  5 
Bettei  y.  Morfologia  greca.  .38 
Bettoni  6.  Piscicoltura  ...  42 
Beversen  6.  Tabacco  .  .  .  .49 
Biagi  6.  Bibliotecario      ...   9 

Bianchi  E.  Merceologia 37 

Bianootti  6.  Y.  Man.  del  Notalo  39 
Bignami-Sormani  E.  Dis.  alpino  19 
Bilancionl  G.  Dia.  botanica  gen.  19 
Bilinich,  Dizionario  serbo  .  .  20 
Biondi  L.  Pino  da  pinoli  .  .  42 
Biraghi  G.  Socialismo  ...  46 
Biseonti  A.  Esercizi  greci  .  .  23 
Blanc  G.  A.  Radioattività  .  .  44 
Boceardlni  G.  L'Eulcide  emend.  23 
Bocciardo  A.  D.  Elettr.  medica  21 
Bock  C.  Igiene  privata  ...  29 
Boito  C.  Disegno  (Prino.  d»l)  .  19 
Bolis  A.  Chimica  analitica  .  .  12 
Bombioci  C.  Minerai,  generale  38 

—  Mineralogia  descrittiva  .  .  38 
Bonacossa  A-  Il  tennis  .....  49 
Bonaeini  C.  Fotografia  ortocr.  25 
Bonardi  E.  Borsa  e  valori  pubbl.  9 
Bonaventura  A.  Viol.e  violin.'»t.  52 
Bonci  E.  Teoria  delle  ombre  .  49 
Bonelli  L.  Grammatica  turca  .  29 


Bonelli  L.  Torco  parlato.  .  .  SI 
Bonetti  E.  Biancheria ....    9 

—  Abiti  per  signor»  .  .  .  .  J 
Benino  G.  B.  Dialotti  greei  .  i^ 
Bonizzi  P.  Colombi  domestiei ,  14 
Benomi  Da  Ponte.  Colori  vem.  14 
Borgarello  E.  Gastronomia .  .  20 
Borìetti  F.  Celerimensura   .    .11 

—  Form,  per  il  cale,  di  risvolte  25 
Borrino  F.  Motociclista  ...  29 
Borsari  L.  Topogr.  di  Rome  ani  IO 

Boselli  F.  Orefice 40 

Bossi  L.  H.  Ostetricia  .  .  ,  ij 
Bottiui-Barzizza  G.  Gnomonica  2R 
Bragagnolo  G.  Storia  di  Franei»  48 

—  Storia  d'Inghilterra  .  .  48 
Bresadola  P.  Condotte  d'acqna  .   3 

—  Strade  urbane  e  provinciali  48 
Brighenti  E.  Diz.  greco  mcderce  2G 

—  Crestomazia  neo-ellenica     .  17 

—  Conversazione  neo-eilenioa  .  16 
Briginti  L.  Letterat.  egiziana  I* 
Brooherel  G.  Alpinismo  .  .  .  % 
Broggi  U.  Matemat.  attuariale  86 
Brovedani  G.  U.  Elettricità  Ind.  21 
Brown  H.  T.  Mecoanissd  (500)  37 
Bruni  F.  Tartufi  e  funghi  .  .  49 
Bruni  E.  Catasto  italiano     .    .  1  • 

—  Codice  doganale  italiane .    .  Il 

—  Contabilità  dello  State     .    .  16 

—  Imposte  dirette S^ 

—  Legislazione  rurale     ...  12 

—  Ricchezza  mobile    ....  44 

—  Debito  pubblico 18 

—  Legge  notarile 32 

Bruno  A.  Tiro  a  segno  nafieuale  50 
Bruno  D.  Oculistica  ...  ^  40 
Bruttini  A.  Libro  dell'agricoltore  4 

—  L'elettr.  nell'agricoltura  .  .  21 
Bucci  di  S.  Flotte  mcdeme  .  25 
Budan  E..  Autografi  (Amat.  di)  8 
Burali-Forti  C.  Logica  matem.  S4 
Buttar!  F.  Saggiatore  (Mad.  di)  ih 

—  Alligazione 5 

Caccia  A.  Costruzione  d.  città  13 
Caffarelli  F.  Strumenti  ad  arco  48 
Cagni  G.  Le  miniere  di  solfo  .  58 
Calliano  C.  Soccorsi  d' urgenia  46 

—  Assist,  degli  infermi  ...  7 
Calzavara  Y.  Industria  del  gaa  28 

—  Motori  a  gaz 39 

Campagna  E.  Nave  subacquea  39 
Campazzi  E.  N.  Dinamometri  .  18 
Camperio  M.  Tigrè-itallano  .  .  50 
Campi  C.  Campicello  scolaitiee  10 
Cancogni  D.  Il  Palatino  ...  45 
Canella  R.  Oli  stili  architettonlel  47 
Canestrini  G.  Fulmini  e  paraf.  26 

—  Apicoltura 6 

Canestrini  G.  Antropologia  .    .   6 


Canestrini  6.  Batteriologia.  .  8 
CanCTazzi  E.  Araldica  zootec.  6 
Cantaniessa  F.  Alcool  ...  4 
Cantani.  Telegrafista  ....  49 

—  Telegrafia 49 

Cantoni  C.  Logica 34 

—  Psicologia 43 

Cantoni  G.  Tabacco  (II)  ...  49 
Cantoni  P.  Igroscopi,  igrom.  .  30 
Capalozza  C  Ufficio  di  conciliaz.  15 
Captilo  F.  Eettorica   ....  44 

—  Stilistica 47 

Capilnpi  A.  Assicnraz.  e  stima  7 
Cappelletti  L.  Napoleone  I. .    .39 

'-^  Nevrastenia 39 

Cappelli  A.  Diz.  di  abbreviai.  3  19 

—  Cronologia  e  calend.  perpetuo  17 
Cappelloni  G.  Trasporti  aerei .  50 
Carazzi  D.  Ostricoltura   ...  41 

—  Anat.  microsc.  (Tecn.  di)  .  5 
Carcoforo  E.  Ele^i.  di  somalo  .  29 
Carega  di  Muricce  Agronomia  4 
Carnevali  T.  Finanze  ....  24 
Garetti  S.  Storia  dell'arte  .  48 
Carraroli  A.  Igiene  rurale  .  .  29 
CarrcgaroNegrin  C,  Paga  giom.  41 
Casabnri  V.  Concia,  tintura  pelli  15 
Casagrandi  Y.  Storia  e  Cronol.  48 
Casali  A.  Humus  (L') ....  29 
Casali  1.  Casette  popolari  .  .  11 
Casali  P.  Congelamenti  ...  15 
Casarotti  T.  Pat.  infortuni  lav.  41 
Casartelli  E.  Omam.  sulle  stoffe  40 
Caselli  C.  Speleologia  ....  47 
Castellani  L.  Acetilene  (L').    .   3 

—  Incandescenza 30 

Castiglioni  L.  Beneficenza  .  .  8 
Castoldi  A.  Liquorista  ...  34 
Cattaneo  C.  Dinamica  element.  18 
"-  Termodinamica 49 

—  Embriolog.  morfol.       ...  22 

—  Malattie  infanzia 35 

Cattaneo  G.  Convers.  tedesca  .  16 

—  Dizionario  italiano-tedesco  .  20 
Cavalieri  D.  Legisl.  delle  acque  32 
Cavanna  G.  Zoologia  ....  53 
Cavara  P.  Funghi  mangerecci.  26 
Cei  L.  Locomobili 34 

—  Caldaie  a  vapore  ....  10 
Celoria  G.  Astronomia  ...  7 
Cerchiari  G.  L.  Chir.  e  tatuag.  12 

—  Fisionomia  e  mimica  ...  24 
Cereti  P.  E.  Esercizi  latini .  .  23 
Cerntti  A.  Fognat.  domestica  .  25 
Cettolini  S.  Malattie  dei  vini  .  35 

—  Dal  mosto  al  vino  ....  39 

—  Vini  da  residui  e  artificiali  .  52 
CUmenz  S.  Diz  ital.-giapponese  20 
Chiesa  C.  Logismografia  ...  34 
Chiodi  V.  Profilassi  e  disinfez.  43 


Ckiorino  E.  Il  falconiere  mod.  23 
Chievato  G.  L'operaio  meccanico  40 
Ciampoli  D.  Letterature  slave  33 
Giappetti  G.  L'alcool  industriale    4 

—  Industria  tartarica  ....  30 
Cignoni  A.  Ingegnere  navale  .  31 
Ciocca  G.  Pasticcere  e  confett.  41 

—  Gelati 26 

Claudi  C.  Prospettiva  ....  48 
Clerico  G.  v.  Miiller,  Metrica  .  37 
Codici  del  Regno  d'Italia  .  .  13 
Cogoli  P.  Pompiere  moderno  .  42 
Collamarini  G.  Biologia  ...  9 
Colombo  E.  Repubbl.  Argentina  6 
Colombo  G.  Ingegnere  civile  30-52 
Colomi)0  L.  Nutriz.  del  bamb. .  40 
Comboni  E.  Analisi  del  vino  .  5 
Concari  T.  Gramm,  italiana  .  28 
Conelli  A.  Posologia  nella  te- 
rapia inferiore 42 

Consoli  S.  Fonologia  latina      .  25 

—  Letteratura  norvegiana  .  .  33 
Center  P.  Industrie  galvan.     .  22 

—  Galvanostegia 26 

—  Arti  grafiche 7 

Conti  P.  Giardino  infantile  .  .  27 
Contnzzi  F.  F.  Diritto  costitna.  18 

—  Diritto  intemaz.  privato .    .18 

—  Diritto  intemaz.  pubblico  .  19 
Corsi  E.  Codice  del  bollo  .  .  13 
Cortese  E.  Metallurgia  dell'oro  37 

—  Planetologia 42 

Corti  I.  Letteratura  inglese.  .  32 
Cessa  A.  Elettrocbimica  .  .  .21 
Cessa  L.  Economia  politica  .  .  21 
Costanzo  G.  Meteorologia  agrlc.  37 
Congnet  Pugilato  antico  e  mod.  43 

—  La  lotta  greco-romana    .    .  34 

—  Lotte  libere  moderne.  .  .  34 
Conllianx  L.  Igiene  della  bocca  29 
Craveri  C.  Insetti  nocivi ...  31 

—  Conifere 15 

—  Essenze  naturali 23 

—  ,         artificiali    .    .    .    .  28 

—  Piante  aromatiche  .    .    .  14  41 

—  Prod.  chim.  org.  come  medie.  43 

—  Specialità  medicinali  ...  47 
Cremona  I.  Alpi  (Le)  ....  5 
Cristofoli  a.  Stenografo  pratico  47 
Crollalanza  G.  Araldica  (Gr)  .  6 
Croppi  G.  Canotaggio  ...  10 
Grotti  F.  Compens.  degli  errori  15 
Cnneo  A.  Appalti  Opere  Pubbl.  6 
Cnrti  R.  Infortuni  della  mont.  30 

—  L'elioterapia  in  montagna.  .  21 
Gnst  R.  Relig.  e  lingue  d.  India  44 

—  Lingue  d'Africa 83 

D'Adda  L.  Marine  da  guerra  .  35 
Dal  Piaz.  Cognac  .  .  .  .  14 
Damiani  Lingue  straniere   .    .  33 


D'Angelo  6.  Vetro 51 

Dante  Alighieri.  Tavole  ...  19 
Da  Ponte  M.  Distillazione  .  .  19 
De  Amezzaga.  Marina  militar*  35 
De  Barbieri  K.Zacchero(Ind.d.)  8  5S 
De  Brnn   A.  Contab.  comunale  16 

—  Contabilità  aziende  rurali  .  15 
De  Cillis  E.  Mosti  (Densità  dei)  39 
De  Francia  Ph.  Le  carte  magiche  11 

-  De  fìasparis  A.  Sale  e  saline  .  45 
De  Gregorio  G.Glottologia  .  28 
De  Gnarinoni  A.  Lett.  italiana  33 
De  Gnbernatis  A.  Lett.  indiana  32 

—  Lingue  d'Africa 33 

—  Relig.  e  lingue  dell'India  .  44 
Del  Fabro  G.  Topografia      .    .50 

—  Calcoli  di  topografia  ...  50 
Dell'Acqua  F.  Morte  vera  e  ap.  38 
Del  Lupo  M.  Pomol.  artificiale  42 
Del  Nero  G.   Piante  erbacee  a 

seme  oleoso 42 

De  Marchi  L.  Meterologia   .    .37 

—  Climatologia .13 

De  Maria  A.  Man.  di  Aviazione  8  39 
De  Martino  A.  Gram.  persiana  28 
De  Mauri  L  Maioliche  (Amatore)  34 

—  Amatore  d'oggetti  d'arte  .  5 
Oessy.  Elettrotecnica  ....  22 
Devoto  L.  Congelamenti  ...  15 
Di  Colo  F.  Imbalsamaz.  umana  30 
DI  Male  F.  Pirotecnia.  .  .  .42 
Dinaro  S.  Tornitore  meccanico  50 

—  Macchine  (Montatore)     .    .  34 

—  Atlante  di  macchine  ...  34 
->   Meccanica  industriale  ...  36 

—  Perito  meccanico    ....  41 

—  Macchine  utensili    ....  34 

—  Capo-meccanico 11 

Dizionario  univ.  in  4  lingue  .  21 
Dompè  C.  Man.  del  commerc.  .  15 

—  Vademecum  uomo  d'affari  .  51 
D'Onofrio  G.  Conserve  aliment.  15 
D'Ormea  G.  Radioattività     .    .  44 
D'Ovidio  Fr.   Grammatica  sto- 
rica di  lingua  ital 29 

Dowden  Shakespeare  ....  46 
Doyen  C.  Litografia  ....  34 
DacaL.  Fres.  tom.  meccanico  25-50 
Darso-Pennisi  Diz.  enologico  20 

—  Vini  speciali  e  artifi.  ,    .    .  52 

—  Invecchiamento  artflc.  vini  31-52 

—  Vini  non  genuini  ....  52 
Enciclopedia  Hoepli  ....  22 
Eroolani  G.  Malaria  e  risaie    .  35 

—  n  pane 41 

Erede  G.  Geometria  pratica  .  27 
Fabrig  G.  Olii  e  grassi  vegetali  40 
Vaohini  S.  Materie  grasse  .    .  36 

—  Industria  tessile 30 

f  aè  G.  Elettricità  e  materia    .  21 


Vaelli  F.  Bazze  equine  ...  44 
FaeUi  F.  Cani  e  gatti ....  10 

—  Animali  da  cortile  ....    5 

—  n  porco 42 

Falco  A.  Contabilità  bancaria  .  16 

—  Corrispond.  bancaria  ...  16 
Falcone  0.  Anat.  topografica   .   i> 

—  Embrione  umano     ....  22 
Fanoli  G.  Tubercolosi.    ...  51 
Fantasia  P.  Metodi  minimi  qua- 
drati     38 

Fanti  A.  Costruzioni  rurali.    .  lì 

—  La  pratica  delle  bonificazioni  9 
Faralli  G.  Ig.  d.  vita  pub.  e  pr  "'*J 
Farina  G.  Grammatica  egiziani  28 
Fascetti  G.  Caseificio  ....  il 
Fava  D.  Sinonimi  latini  ...  46 
Fenini  C.  Letteratura  italiana.  33 
Fenizia  C.  Evoluzione ....  23 
Ferrari  A.  Lettura  carte  topogr.  33 
Ferrari  D.  Arte  (L')  dal  dir*  .   7 

—  Esercizi  di  grammatica  .  .  23 
~  Grammatica  italiana  ...  28 
Ferrari  E.  Baschi  e  pascoli  .  .    « 

—  L'agrumicol.  in  Italia  e  in  Libia  4 
Ferrari  G.  Scenografia  (La)  .  45 
Ferrari  V.  Lett.  mod.  italiana  33 

—  Lett.  moderna  e  contemp.  .  33 
Ferrarlo  C.  Curve  circolari     .  17 

—  Curve  graduate 17 

Ferraris  C.  Veleni  ed  awelen.  51 
Ferreri  Mitoldi  S.  Agrimensura  4 
Ferretti  U.  Mal.  inf.  di  animali  35 

—  Carni  conservate  ....  11 
Ferrini  C.  Diritto  pen.  romano  19 
Ferrini  R.  Energia  fisica     .    .  22 

—  Elettricità 21 

—  Telegrafia 49 

Ficai  P.  Estimo  rurale  ...  23 
Filippini  P.  Estimo  dei  terreni  23 
Finzi  J.  Psichiatria  ....  48 
Fiori  A.  Dizionario  tedesco     .  20 

—  Conversazione  tedesca     .    .  16 

Fiorini  C.  Omero 41 

Fiorini  G.  Pirotecnia  ....  42 
Fogli  0.  Legnami  ind.  ed  eeotlei  32 
Fomin  y.  Vocabolario  russo  .  52 
Fontana-Busso  Zucchero  .  .  5» 
Foresti  A.  Mitologia  greca  .  .  38 
Forino  L.  Il  violoncello  ...  52 
Fermentano  A.  Camera  di  coni.  10 
Fermenti  C.  Alluminio     ...    5 

—  Residui  agricoli 44 

—  Residui  industriali  ....  44 
Fornaseri  G.  Il  cuore  e  suoi  mali  17 
Fomari  P.  Sordomuto  (II)  .  .  47 
Fomari  U.  Vernici  e  lacche    .  51 

—  Luce  e  suono 34 

—  Calore  (II) 10 

Foster  M.  Fisiologia    ....  24 


Fracassi  A.  Il  Corano.  .  .  if. 
Franceschi  (i.  Cacciatore     .    .    S 

—  Corso i6 

Francesclii  6.  Giuoco  del  paU.  27 

—  Proverbi 43 

—  Superstizione 49 

Franceschi  6.  B.  Conserve  »)tEs  15 
Fraueeschini  F.  Insetti  utili    .  31 

—  Insetti  nocivi 31 

Franceschini  6.  Malattie  sess.  35 
Franceschini  6.  Malattie  d.  pelle  35 

—  Igiene  sessuale 30 

Franchi  C.  Saponi  da  toeletta  .  45 
franchi  L.  I  cinque  Codici  .    .  13 

—  Codici  e  Leggi  usuali  d'Italia  13 

—  Gli  otto  codici 14 

—  Gli  stessi,  separati  ...  13 
•—  Ltggi  sui  lavori  pubblici     .  32 

—  Lagge  e.  tasse  di  reg.  e  bollo  32 

—  ,       suirOrdin.  giudiz. .    .  32 

—  ,       sanità  e  sicur.  pubbl.  32 

—  L»ggi  «olle  priv.  industr.     .  14 

—  ,  diritti  d'autore  ...  14 
f  ranci  E.  6.  Tess.  lana  e  cotone  50 
Frazioni  D.  Iiabianchino  decor.  30 
freemann  E.  T.  Storia  d'Europa  48  • 
Prledmann  S.  Lingua  gotica  .  33 
Friso  L.  Filosofia  morale  .  .  24 
Frisoni  6.  Grani,  portogh.  bras.  28 
"  Corrispondenza  italiana  .    .  16 

—  ,  spagnuola  .  16 

—  ,  francese     .  16 

—  ,  inglese  .    .  16 

—  ,  tedesca  .    .  16 

—  ,  portoghese .  16 

—  Dizionario  spagnnolo  ...  20 
~  t>ramm.  Danese-Norveg.      .  28 

—  Gramm.  catalana  ....  28 
fresali  F.  Le  strade  ordinarie  48 
fn«agalli  6.  Bibliotecario  .    .    9 

—  Bibliografia 9 

—  Paleografia 41 

—  Ape  latina 6 

flMi  F.  G.  Sanscrito  ....  45 
finare  A.  Concimi  (I)     ...  15 

—  Sughero,  scorze  e  applic.    .  49 

—  Terreno  agrario 49 

f  abha  L.  Chimico  (Man.  del)    .  12 

—  Beta  (Industria  della) ...  46 
f  abbi  U.  Semeiotica  ....  46 
fahelsberger-Noé    Stenografia 

(Diiionario  di) 47 

tabrlelll  F.  Giuochi  ginnastici  27 
taf  Hard!  E.  Interesse  e  sconto  31 

—  Sagioniere  (Front.)  ...  44 
•alante  T.  Storia  d'Europa  .  48 
ffalassini  B.  M&cc.  cuc.  e  ricam.  34 
f  allerani  6.  Spettrofotometria  47 
Salletti  E.  Geografia  ....  26 
falli  6.  Igiene  privata    ...  29 


falli  Yalerio  B.  Zoonosi     .    .  53 

—  Immunità  e  res  alle  malattie  30 
•allicia  P.  Resist.  dei  materiali  44 
«allo  U.  Vinificazione  ....  52 
Sftnsser  A.  Man.  del  Conciatore  15 
tardenghi  9.  Soc.  mutuo  socc.  47 
faretti  A.  Notaio  (Man.  del)  .  B9 
Cardini  A.  Chirurgia  operator.  lì» 
Garibaldi  C.  Econ.  matematica  21 
•amier-Valetti  Pomologia  art.  42 
fiarollo  G.  Atlante  geografico  .    b 

—  Dizionario  biograf.  univ.     .  19 

—  Enciclopedia  (Piccola)  Hoepli  22 

—  Dizionario  geogr.  univers.   .  20 

—  Gli  Stati  del  mondo  ...  47 
Gamffa  E.  Orologeria ....  40 

—  Siderurgia 4t) 

—  Motori  a  scoppio     ....  39 

—  Motori  a  olio  pesante  ...  39 

—  Aviazione 8 

—  Turbine  a  vapore  ....  51 
Gaslini  A.  Prodotti  del  Tropico  43 
Gasperini  G.  Semiogr.  musicale  46 
Gatta  L.  Sismologia    ....  46 

—  Vulcanismo 58 

Gantero  6.  Macch.  e  fuochista  34 
Gavina  F.  Ballo  (Manuale  del)  8 
Geikie  A.  Geografia  fisica    .    .  26 

—  Geologia 26 

Gelgich  E.  Cartografia    ...  il 

—  Ottica 41 

Gelli  J.  Armi  antiche  .    .    .    .    7 

—  Ex  libris 2S 

—  Biliardo 9 

—  Codice  cavalleresco     ...  13 

—  Duellante 21 

—  Ginnastica  maschile     ...  27 

—  Scherma 45 

—  n  raccoglitore 43 

Gentile  I.  Archeologia     ...    6 

—  Geografia  classica   ....  26 

—  Storia  antica 47 

Gersenio  G.  Imitaz.  di  Cristo  .  30 
Gestro  L.  Naturai,  viaggiat.    .  39 

—  Naturalista  preparatore  .  .  39 
Ghepardi  G.  Carboni  fossili.  .  11 
Ghersi  I.  Galvanostegia  ...  26 

—  Industrie  (Piccole)  ....  80 

—  Inventore 31 

—  Matematica  dilettevole    .    .  Sb 

—  Leghe  metalliche    .    .    .    .  3^ 

—  Metallocromia 87 

—  Monete,  pesi  e  misure  ingl.  38 

—  Geometria  (Problemi) ...  27 

—  Ricettario  domestico    ...  44 

—  Ricettario  industriale  ...  44 

—  Ricettario  dell'elettricità.    .  44 

—  Prodotti  e  procedim.  nnovi  .  43 
Glachetti  C.  Medicina  d.  spirito  37 
Giannini  G.  G.  Legatore  di  libri  31 


ftibelii  6.  Idroterapia.  .  .  .23 
eil^lioli  E.  H  Zoologia  ...  53 
Gioppi  L.  -nttografla      ...  17 

—  Dizionario  fotografico  ...  20 

—  Fotografia  industriale  ...  25 
Giordani  6.  Proprietario  di  c*8«  43 
irtiordaao  H.  Teosofia  ....  49 
ibfior^ettl  S.  Stenografia ...  47 
«iorii  E.  Disegno  industriai»  .  19 

—  Aritmetica  e  Geometria  .    .    7 

—  Meccanico  (II) 36 

^  Macchinista  navale ....  34 

—  Msccanica  del  macc.  di  bordo  36 

—  La  nave  in  ferro     ....  39 

—  Momenti  d' inerzia  ....  38 
Qiovanniui  F.  I  Balli  d'oggi  .  8 
Girardi  tif.  Le  rose 45 

—  Il  garofano 26 

ftitti  V.  Computisteria     ...  15 

<-  Ragioneria 44 

9iaa  M.  Acque  minerali  ...  3 
Gindìci  0.  Tessuti  di  lana  e  cot.  50 

—  Ricettario  industrie  tessili  .  45 
sudatone  W.  E.  Omero  ...  40 
Qlagenapp  X.  Mattoni  e  pietra  36 
Snecchi  F.  Monete  roma>ne.    .  38 

—  Guida  numismatica ....  29 

—  Tipi  monetari  di  Roma  imp.  38 
Hobbi  U.  Assicuraz.  generale  .  7 
Goffi  C  Acciai    .     .    .    •    .    .    3 

—  Apprendista  meccanico  .  .  6 
ftoffl  V.  Disegoat.  meccanico  .  19 

—  Collaudazioni 14 

—  Modellatore  meccanico  .  .  38 
■—  Doveri  del  macchinista  nav.  21 
foggia  G.  P.  Fisica  medica     .  24 

Sola  G.  Botanica 9 

Torini  G.  Colori  e  vernici  .    .  14 

—  Concia  delle  pelli    ....  15 

—  Conserve  alimentari  .  .  .15 
Gorra  E.  Lingue  neo-latine     .  33 

—  Morfologia  italiana ....  38 
Grandgent  G.  M.  Latino  volgare  31 
Grandori  R.  La  filossera  d.  vite  24 
Grassi  P.  Magnetismo  e  elettr.  34 
Grazzi-Soncini  G.  Vino  (11) .  .  52 
Griffini  A.  Coleotteri  italiani  .  14 

—  Ittiologia  italiana    ....  31 

—  Lepidotteri  italiani  ....  32 

—  Imenotteri  italiani   ....  30 

•  •  lo  zebre 53 

Grifflni  E.  Arabo  parlato  in  Libia   6 

Grioni  U.  Ciclista 13 

Groppali  A.  Filosofia  d.  Diritto  24 
Grossi  M.  Ricerca  giacimenti  mi- 
nerali e  acque  sotterr.    3  27  44 

Greve  G.  Geografia  ....  26 
Guaita  L.  Colori  e  la  pittura  .  14 
Gaareschi  R.  Fermentazioni    .  24 

—  Inchiostri 30 


Gnastalla  I.  Privative  govem.  43 
Gaasti  C.  imitazione  di  Cristo.  30 
Gaelfl  C.  Vocabolario  araldico .  52 

Gaetta  P.  Il  canto 10 

Gayon  B.  Grammatica  tu^tBOti  li 

—  Grammatica  serba  ....  28 
Haeder  H.  Macchine  a  vapore .  34 
Hooker  I.  Botanica  ....  9 
Hubert  I.  C.  Antich.  pubbl.  rem.  ^ 
Uagaes  L.  Bsercizi  geogra&el  •  22 

—  acoperte  geograficli»  .  .  .  i/ 
Imitazione  di  Cristo  ....  SO 
Imperato  F.  Attrezz.  delle  cari  i 
Inama  V.  Letteratura  greca    .  -'»'" 

—  Grammatic»  grec»  ...      28 

—  Filologia  classica ^ 

—  Antichità  greche  .  .  .  .  ' 
— -  Teatro  antico  greoc-roisaQc  ^ 
Ingria  R.  Fondazioni  idrauliche  r?r 
Issel  A.  Naturalista  viaggiai.  .  39 
Jacoangeli  0.  Triangol.  topog.  51 
Janet  F.  Elettricità  iadustrlals  21 
Jasigiaa  S.  Turco  parlato  .  .  S^ 
Jenkin  P.  Elettricità  ....  21 
Jevons  F.  B.  L'idea  di  Dio  nelle 

religioni  primitive ii 

Jevons  W.  S.  Economia  polii. .  21 

—  Logica S4 

Jena  E.  Cavi  telegraflci  .  .  .ii 
Jones  E.  Calore  (II)     ....  10 

—  Luce  e  suono Si 

Jerio  F.  L'urina  nella  diagnosi  S  51 
Eiepert  R.  Atlante  geografico     f 

—  Esercizi  geografici  .  .  .  .22 
Kopp  W.  Antich.  priv.  dei  ro»  S 
Erohuke  G.  Tracciam.  curve  18  50 
Laing  F.  A.  Letteratura  inglese  32 
Lacetti  F.  Fognatura  biologica  25 
La  Leta  B.  M.  Cosmograiia.    .  16 

■—  Gnomonica ?8 

Lanciani  R.  Le  rovine  d.  Palatine  45 
Landi  D.  Dis.  di  proiez.  ortog.  i9 
Landi  S.  Tipografia  (voi.  I  e  H)  50 
Lanfranco  M.  Frodi  nei  mia.  elei.  S^ 
Lange  0.  Letteratura  tedesca  .  «^^ 
Lauzoni  P.  Geografia  comixtr.  26 
Lari  V.  Manuale  del  veterinarie  i 
Larice  R.  Storia  del  commertie  f  S 
Lanrenti  F.  Motrici  ad  espio,  l" 
Laureti  S.  Zucchero  e  alcool  .  iì 
Le  Boncher  G.  Diz.  francese  .  ?0 
Leoni  B.  Lavori  in  terra  .  .  SI 
Leotti  A.  Albanese  parlato    .    .  4 

Lepetit  R.  Tintore 50 

Levi  C.  Fabbricati  civ.  di  abit.  21 
Levi  C.  Letteratura  drammat. .  S3 
Levi  I.  Gramm.  lingxia  ebraica  2* 
Levi-Malvauo.  Acciaio.  ...  3 
Liberati  A.  Parrucchiere  .  .  41 
Librandi  V.    Gramm.  albanese  28 


Lieoiardelli  Q.  Conigliooltan  .  15 

—  Il  furetto 26 

Lieo  N.  ProtoB.  degU  mi1ib»U  .  43 

—  Occultismo 40 

Linone  A.  Metalli  preziosi  .  .  37 
Lioy  P.  Ditteri  italiani  ...  19 
Liri  L.  Àntrocometria  ...  6 
Lecher  C.  Man.  del' 'ck ranista  .  4C 
Leekyer  I.  N.  Astronomi»  .  .  7 
Lojaeono  N.  Saggerò  •  secrco .  49 
Lsnbardini  A.  Anat.  pittorici»  5 
Lombroso  6.  Grafologi»  ...  28 
Lomonftco  A.  igiene  della  viet»  30 
L«  Piano  6.  Elettricità  e  calore  21 
Ltria  6.  Geometria  descrittiv»  27 

—  Poliedri  curve  e  superflci    .  42 

—  La  scienza  dell'antica  Grecia  45 
~  Storia  delle  matematiche  .  48 
Lari»  L.  Tracciamento  curve  1850 
Loris.  Diritto  amministrativo  .  18 

—  Diritto  civile 18 

LfTera  R.  Gramm.  greca  mod.  28 

—  drammatica  rumena    ...  28 

—  Letteratura  rumena  ...  33 
Lttxardo  0.  Merciologia  ...  37 
Saecarone  N,  Latino  volgare.  .  31 
Maddalena  G.  Tariffa  dazi  dog.  18 
Maderna  6.  Prodotti  ceramici .  43 
Maflloll  D.  Diritti  e  dov.  dei  cit.  18 

—  Scritture  d'affari  ....  46 
Maggi  L.  Protistologi»    ...  43 

—  Tecnica  protistologica ...  49 
Magnasco  P.  Lingua  giapponese  33 

—  Lingua  cinese  parlata  .  .  33 
Magrini  E.  Infortuni  sul  lavoro  30 

—  Abitazioni  popolari 3 

Magrini  6.  Limnologi»    ...  33 

—  Oceanografia 40 

Magrini  6.  Arte  tecn.  di  canto  10 

—  Music» 39 

Magrini  G.  P.  Elettromotori  .  21 
Malnardi  G.  Esattore  ....  22 
Ifainoni  R.  Massaggio  ...  35 
Jfalaerida  G.  Materia  medica.  36 

—  L' arte  di  prescriv.  i  rimedi  45 
Mala^oli  C.  Ortoepia  italian»  .  41 
Malatesta  G.  Cellulosa     ...  11 

—  Il  Catrame 11 

Malavasi  C.  Ing.  costrut.  mecc.  31 

—  Turbine  idrauliche  ....  51 

—  Macchinista  e  fuochista   .    .  34 

—  550  meccanismi 37 

Malfatti  B.  Etnografia  ...  23 
Maneini  P.  La  rachitide  ...  43 
Mancioli  T.  Malattie  orecchio  .'35 
Manetti  L.   Man.  del  pescatore  41 

—  Caffettiere 9 

—  Salsamentario 45 

—  Droghiere 21 

Manicardi  C.  Conser.  prod.  agr.  15 


Mannncci  M.  Moneta  e  monetaz.  3S 
Mannneci  M.  Pietre  preziose  .  42 
Mantovani  G.  Psicolog.  fisiol.  .  43 
Maometto.  Il  Corano  ....  19 
Maranesi  E.  Letterat.  militare.  33 
Marazza  E.  Stearineria  ...  47 
Marcel  C.  Lingue  straniere .  .  33 
Mareb«8i  G.  B.  Gramm.  italiana  23 
Marcliettano  E.  I  prati  .  .  .42 
Marchi  E.  Maiale  (II) ....  34 
Marchi  G.  Operaio  elett.  .  .  40 
Marcolongo  R.  Eq.  d. corpi  elast.  22 

—  Mecc.  razionale  .  ...  36 
Mari  G.  Vocabolario  italiano  .  52 
Mariani  A.  Geografia  economica  26 
Mariani  E.  Amm.ni  comunali  .  5 
Mariani  V.  Cinematografia  .  .  18 
Marre  A.  Correnti  alternate  16-80 

—  Ingegnere  elettricista ...  81 
Martini  E.  Cultura  greca  .  .  17 
Marncchi  0.  Epigrafia  cristiana  22 
Marzorati  E.  Codice  perito  mia.  13 
Masetti  A.  Logismografia     .    .  34 

—  Ragioneria  pubblica     ...  44 

—  Ragioneria  industriale     .    .  44 

—  Ragioneria  domestica  ...  44 
Masini  M.  U.  Assist.  ammal»tì.  7 
Masotti  A.  Il  Mesotorio  ...  37 
Massenz  A.  Lavorazione  acciai   8 

—  Meccanico  moderno.    ...  36 

—  Viti  meccaniche 52 

Massero  P.  Aggiust.  mecc. .    .    4 

—  Meccanica  applicata  ...  36 
Mattei  C.  Volapiik  (Dizion.)  .  58 
Manrantonio  L.  L'arsenico  .  .  7 
Mazzocchi  L.  Calci  e  cementi .  10 

—  Codice  del  perito  misuratore  18 
Mazzoccolo  E.  Legge  comunale  31 
Medri.  Analisi  chimiche  ...  5 
Meiani  A.  Architettura  italiana   6 

—  Arte  decorativa 7 

—  Insegnamento  -  Disegno   .    .  19 

—  Pittura  italiana 42 

—  Ornatista 40 

—  Scultura  italiana  ....  46 
Melis-Marini  F.  Acquaforte      .   3 

Melli  B.  L'Eritrea 22 

Menozzi.  Alimentaz.  bestiama.  4 
Mercalli  G.  Geologia  ....  27 
Mercanti  F.  Animali  parassiti .  5 
Meyer  E.  Storia  della  Chimica  12 
Meyer  M.  Colori  e  vernici  .  .  14 
Meyer-Liibke  G.  Gram.  storica  29 
Mezzanotte  C.  Bonificazioni.    .    9 

—  Municipaliz.  dei  serv.  pubbl.  89 

Miliani  E.  Scacchi 45 

Minardi  A.  Polizia  sanitaria  .  42 
Minerrini  L.  Terapia  del  cuora  17 

Minozzi  A.  Fosfati 25 

Minntilli  G.  Scienza  attuariale  45 


Minntti  R.  Letteratura  tedesea  33 

—  Tradattore  tedesco  ....  50 
Hinutti  Mitologia  tedesca  .  .  3S 
KiolaF.Cont.impreBeelettrot«e  16 
Molina  B.  Antologia  stenogr.  8  47 
Molina  E.  Dizionario  stenogr.  20  47 
Aolina.  Curatore  dei  fallimenti  17 
tielina  R.  esplodenti  .  .  .  .23 
Molan  e.  Pomologia    .    .    .    .ic 

—  Ampelografla 5 

Molon  G.  uè  jacche  ....  31 
jitadini  S.  Prodazione  dei  Tini  43 

—  Costruz.  enotecniche  .  .  .17 
Koaj^erl  L.  Malattie  mentali   .  35 

—  Psicopatologia  legale  ...  43 
Hentagna  A.  Fotosmaltografia  25 
Mentelatici  6.  Lettor,  bizant.  32 
M.jBtemartini  L.  Fisiol.  veget.  24 
fisrelli  L.  Man.  del  Casaro  .  11 
Ssreselii  N.  Antichità  private .  5 
Kwgagna  A.  Storia  d.  pedagog.  41 
M arcana  0.  Gramm.  olandese .  28 
Msrni  U.  Ufficiale  (Man.  p.  1')  51 
Hsnelli  E.  Bociol.  generale     .  47 

M«U«  e.  Telefono 49 

M sttola  F.  Come  si  vince  la  tisi  50 
lifone  6.  Fotografia  .  .  .  25 
Killer  L.  Metrica  Greci  e  Rom.  37 
Killer  0.  Logaritmi  ....  34 
Kiranl  0.  Fisica 24 

—  ^«lagrafla  senza  Ali    ...  49 

Sararl  L.  Ritmica 45 

Sitsatti  E.  Leggende  popolari .  32 
Km-Boy  R.  Lo  zinco  ...  53 
Kll«io  C.  Medico  pratico  ...  37 

—  Malattie  dei  paesi  caldi  .  .  35 
Kylins  A.  Oreficeria  floreale  40 
Haeeari  F.  Astronomia  nautica  7 
Stallino  A.  Arabo  parlato  .  .  6 
Maailas  R.  Fabbr.  degli  specchi  47 
•~  Processi  fotomeccanici    .    .  43 

—  .'aimica  fotografica  ...  12 
iBsarl  0  Dialetti  italici ...  18 
Segrl  P.  Cftalmojatria  veter.  .  40 
aesrin  C.  Paga  giorr  aliera  .  41 
ISesro  C.  Meteorol.  agricola  .  37 
Heiei  T.  Bachi  da  Beta  ...  8 
Hieeoll  y.  Allmentaz.  bestiame   4 

—  iilooperative  rurali       ...  16 

—  Sostruzioni  rurali    ....  23 

—  Prontuario  dell'agricoltore  .  4 
--  Msccanica  agraria  ....  36 
Bfeeletti  A.  Stenografia  (Guida)  47 

—  lasrcizi  di  stenografia  .  .  47 
''(««letti  D.  Abbreviaz.  stenogr.  47 
Noelli  A.  Prospettiva  p.  scult.  43 
^«iiia  A.  Il  garofano  ....  26 
Insda  E.  Legislaz.  sanitaria  .  32 

—  Lavoro  delle  donne  e  fanciulli  31 

—  Codice  Ingegnere    ....  13 


Noseda  E.  Co  lice  del  lavoro  .  IS 
«xd^oae  F.  T.  Lavori  femminili  31 
^Tari  6  Filonauta  ....  24 
8  Ubo  C.  Diritto  ecslesiastico  .  18 
8  Btzai  P.  frazione  ferroviaria  51 
Oppizzi  P.  Ferrovie  e  tramvle  24 
.rilla  E.  La  madreperla  .  .  34 
dflandi  6.  Celerimensura  .  .  11 
irai  P.  Storia  d'Italia  ...  48 
^fltwald  W.  Chimica  analitica.  12 
Ottavi  0.  Enologia  ....      22 

--  Viticoltura 52 

ùttolenghi  A.  Canto  gregoriane  10 
Ottone  Gf.  Trazione  a  vapore  .  51 
Ovie  e.  Ottica  di  Euclide  .  .  41 
Padovan  A.  Epigrafia  italiana ..  22 
Padovani  G.  Letterat.  franeass  32 
Pagani  C.  Assic.  sulla  vita  .  .  7 
Paganini  P.  Fotogrammetria  .  25 
Palombi  A.  Manuale  postale  42 
Palnmbo  R.  Omero.  ...  40 
Panizza  F.  Aritmetica  razlcn. .    7 

—  Aritmetica  pratica  ....    7 

—  Esercizi  Aritmetica  raz.  .  7 
Panizzon  G.  Analisi  qualitativa  5 
Faoletti  S.  Invenzioni  utili  .  .  81 
Paoloni  P.  Disegno  assonom.  .  19 
Pappalardo  A.  Spiritismo    .      47 

—  dizionario  scienze  occulta    .  46 

—  Telepatia k'a 

Parise  P.  Ortofrenia  ....  41 
Parisi  P.  Lettaratura  univers  .  33 
Faroli  E.  Grammatica  sved.  .  29 
Pascal  T.  Tintura  della  set»  .  50 
Pascal  E.  Calcolo  di£ferenzia  «  10 

—  Calcolo  integrale     .    .    .    ,  10 

—  Calcolo  delle  variazioni  .    .  10 

—  Determinanti 18 

—  Esercizi  di  calcolo  .         •    .  10 

—  Funzioni  eUittiche  ....  26 

—  Gruppi  di  trasformazioni .    .  29 

—  Matematiche  superiori  .  86 

Pasini  A.  Sifilide 46 

Pavanello  F.  A.  Verbi  latini  .  51 
Pavia  A.  Tattica  applicata  .  ,  49 
Pavia  L.  Grammatica  tedascs  .  29 

—  Grammatica  inglese    ...  28 

—  Grammatica  spagnuola  .  .  29 
Pavolini  E.  Buddismo.  ...  9 
Pavone  L.  Man.  del  bottaio  .  9 
Payn  G.  Dizionario  ingleea  .  20 
Pecchiai  P.  Man.  per  gli  arehiv.  6 
Pedicino  N.  Botanica  ....  9 
Pedretti  G.  Automobilista  (L'i .   8 

—  Guida  d.  mecc.  ChanfTeur    .  li 

—  Chaatfeur  di  sé  stesso  .  .  12 
Pedrini.  Casa  dell'awenir«.    .  li 

—  Città  moderna 13 

Peglion  V.  Fillossera  ...  24 
Pelizzaro  E.  Trasporti  e  tariffa  50 


Pellerano  L.  Autocromista  .  .  8 
i'ellizza  A.  CbimicA  sost.  color.  !« 
Penzig  0.  Plora  deUe  Alpi .  .  li 
Perassi  T.  tt.  Biatassl  latlca  .  46 
Percossi  E.  CaUigratla  .  .  .  lO 
Perdomini  0.  Corrìsp.  telefonica  16 
Perdoni  T.  Idraulica  ...  2» 
Pesce  t.  A.  Macelli  moderni    .  34 

—  Malattìe  d«i  cani  .  .  .  .  lu 
Pesce  P.  A.  Malatti  dei  polli  .  3& 

—  Malattie  degli  animali  atili.  35 
Pestalozza  C.  Relig.  primitire.  44 
Peterlongo  6.  Man.  del  sarto  .  45 
Petri  L.  I  ompatisterìa  agraria  15 
Petzholdt.  Bibliotecario  .  .  « 
Piazzoli  E.  Illuminaz.  elettr.  .  30 

—  Sovraten,  negli  imp  elettr.  47 
Plccinelii  P.  Società  per  azioni  46 
Piccinini  P.  Farmacoterapia  .  24 
Pieraccini  A.  Assist,  dei  passi  7 
Pilo  M.  Sstetica 23 

—  Psicologfa  musicale.  ...  43 
Pincherle  S.   Algebra  element.   4 

—  Algebra  (Esercizi)    ....    4 

—  Algebra  complementare  .    .    4 

—  Geometria  (Esercizi)   ...  27 

—  Geom.  metrica  e  trigometria  27 

—  Geometria  pura 27 

Pinchetti  P.  Tessitore     ...  50 

—  Compositore  di  tessuti     .    .  50 

Pini  P.  Epilessia 22 

Pinza  6.  Paleoetnologia  ....  41 
Piombo  A.  R.  Telaio  meccanico  49 
Pisani  A.  Mandolinista     ...  35 

—  Chitarra 13 

Pizzamiglio  6.  Costms.  metal!.  17 
Pizzi  L.  Letteratura  persiana  .  33 

—  Islamismo 31 

—  Letteratura  araba  ....  32 
Pizzini  l.  Disinfezione    .    .    .  19 

—  Microbiologia 37' 

Plassio  E.  Il  cammello  ...  10 
Plebani  B.  Arte  delia  memoria  7 
Polacco  L.  Divina  Commedia  .  19 
Polcari  S.  Grammatica  storica  29 

—  Verbi  italiani 51 

Pene!  P.  Tessitura  seta  ...  50 
Porro  F.  Spettroscopio    ...  47 

—  Gravitazione 29 

Porro-Lambertenglii  6.  U  tennis  49 
Portai  8.  Letterat.  provenzale  33 

—  Antologia  provenzale  ...    6 

—  Grammatica  provenzale  .  .  28 
Portigliotti  C.  Psicoterapia  .  43 
Pozzi  tt.  Regolo  calcolatore  .  44 
Prat  6-  Grammatica  francese  .  28 

—  Esercizi  di  traduzione      .    .  23 

—  Lectures  fraa^aises  ...  31 
Prato  G.  Cognac 14 

—  Vini  bianchi 52 


Prato  M.  Industria  tintoria  .  .  SO 
Proctor  R.  A.  Spettroscopio  .  47 
Provasi  A.  F< '.atura  deUa  seta.  24 
Front  E.  uumentazione  .  .  48 
Paeci  A.  Prutu  minori   .    .    .  2f> 

—  Piante  e  fiori 41 

Pucci  A.  arohidee 40 

—  a  giardiniere  1  e  D    .    .    .27 

Picei  C.  Il  maiale 34 

Pugliese  A.,  Pieni  italiani  .  .  m 
Puliè  F,  Congelamenti  ...  15 
Quale  E.  Calcoli  fatti.  .  .  .  )ó 
Quaranta  V  Sintassi  greca  .  46 
Qnintavalle  F.  Bisorg.  itaUano  4^ 
iiabbeno  A.  Mezzeria      .    .      37 

—  Ipoteche  (Manuale  per  le)    .  31 

—  Consorzi  di  difesa  del  suolo  15 
Racdoppi  F.  Ordinamento  degli 

Stati  liberi  d'Europa     .  40 

Raccioppi  F.  Ordinamento  degli 

Stati  liberi  fuori  d'Europ&  .  40 
Ragazzi  M.  Igiene  della  scuola  29 
Ragno  S.  Saldature  del  metalli  45 
Raina  M.  Logaritmi  .  .  .34 
Ramenzonl  L.  Cappellaio  .  .  li 
Ramorino  F.  Letterat.  romana  3^ 

—  Mitologia  (Dizionario  di) .    .88 

—  Mitologia  classic;^  illustrata.  ^^ 
Rampini  R.  Pompiere  moderno  42 
Ranellettì  C.  Geom.  descrittiva  26 

—  Applica?,  di  geom.  descrittìra  2i 
Ranzoll  C.  Dizion.  scienze  filo*.  20 
Rasio  8.  La  Birra  ....  9 
Re  0.  Cinematografo  ....  13 
Rebnschinl  C.  Malattie  sangue  35 

—  Organoterapia 40 

—  Sieroterapia 46 

Regazzonl  J.  Paleoetnologia  .  41 
Reggiani  E.  La  produz.  del  latte  31 
Rema  Y.  Teoria  strum.  diottrie!  48 
Repossi  A.  Igiene  scolastica  .  29 
Revel  A.  Letteratura  ebraica  .  32 
Re  velli  P.  Manuale  coloniale  .  14 
RoYere  6.  Matt.  e  pietre  sabbia  36 

—  I  laterizi -  Si 

Ribolla  R.  Il  medico  a  bordo  3^ 
Ricci  A.  Marmista  .....  35 
Ricci  E.  Chimica  .  .  o  .  .  12 
Ricci  S.  Epigrafia  latina .  .2 

—  Archeologia  Arte  etr.,  greca,    - 

—  Monete  greche 3  ^ 

Ricci  y.  Strumentazione      .    .  4S 

—  Pianista 41 

Ricciarelli  V.  Oftalmojatria  .  4C 
Righetti  E.  Asfalto  ....  7 
Righinl  E.  Pino  da  pinoli  .  .  42 
Rigntini  6.  Diz.  inglese-italiano  20 
Rizzi  G.  Man.  del  Capomastro  li 
Rizzini  E.  Colori  e  vernici.  .  14 
Rlvelll  A.  Stereometria  ^    .    .  47 


Roatta  G.  B.  L'eìiotertipfa  med.  21 
fiocca  G.  As  sicario!  oc  e  7 

Roda  F}]i.  Florìcoltnia  .  ,  .24 
Bodari  D.  Bìotassi  francese     .  46 

—  EéerclBl  sintattici  ...  28 
Rodella  A.  Diabete  melito  .  .  18 
Romagnoli  F.  Bcontismo  ...  4^ 
Bomanelll-M.  G.  Trine  al  fniellc  51 
Romanelli  U.  Acetilene  .  .  .  S 
Konetietti  e.  Pittura  per  dilett.  42 

—  Pittala  maral©    ....    -  42 

—  Qrammat.  di  digeg.     ...  19 

—  L' arte  di  dipingere  s.  stoffe  49 

—  Composizione  delle  tinte .  .  15 
So8eoe  H.  E.  Chimica.  .  .  .  1? 
Rossetto  y.  Storia  Arte  MUit.    48 

—  Ararie  e  sinistri  marlttiad  .  8 
Ressi  A.  Liquorista     .    .    .    .34 

—  Profumerie 43 

Sossi  C.  Costrattore  navale  .  17 
Rossi  G.  B.  L'arte  dell'arazzo.    6 

Rossi  G.  Btatmografla 47 

Rossetti  M.  A.  Form,  di  mate».  25 
Rata  G.  Ragioneria  cooperat.  .  44 
Saix  C.  Man.  del  Veterinario .  51 
Rtretta  R.  Pastificio  ....  41 
~  Pomodoro  .    .    .    .    .    .    .42 

Rnata  G.  Ironista 80 

Rnmor  C.  Riscaldamento  .  .  45 
Sacerdote  G.  Dizionario  tedesco  20 
Sacclieri  F.  6.  L'Euclide  eraan.  2S 
Sacchetti  G.  Tecnologia  mocet.  49 
Sacclilero  G.  Vigile  urbano  .  52 
Sala  A.  Balbuzie  (Cura  delle)  .  8 
Salvagni  G.  Plg.  grammaticali  24 
SalTaneschi  N.  Sporta  invernali  47 
Salvatore  A.  Leggi  infort.  lav.  82 

Samarani  F.  Birra 9 

Sanarelli.  Igiene  del  lavoro  .  29 
Sandri  C.  Canali  in  terra  e  mar.  10 
Bandrinelli  G.  Resistenz.  mater.  44 
Sannino  F.  A.  Cognac  ...  14 
Sansoni  F.  Cristallografia  .  .  17 
^AUtilli.  SeJvicoltura  ....  46 
Sanvisenti  B.  Letterat.  spagn.  83 
Sardi  E,  Espropriazioni  ...  23 
Sartori  L.  Carta  (Industr.  della)  11 
Sassi  L.  Carte  fotografiche .    .  11 

—  Ricettario  fotografico  ...  44 
--  Proiezioni  (Le) 43 

—  Fotografia  a  colori ....  2^ 

—  Fjtojromotografl»   .     .    .     .ùS 

—  Fotografia  senza  obbiettivo .  25 

—  Primi  passi  in  fotografia  .  25 
Sanile  I.  Dattilografia  ...  18 
Savoia  U.  Metallogra^a  ...  87 
Savergnan  M.  A.  Piante  tessili  42 
Scanferia  G.  Stamr>  a  caldo  .47 
Seansetti  Y.  Saponi     ....  45 

—  Candele  O'industrìa  delle)    .  10 


Sparano  L.  Dantologia  .  .  .  IS 
Searpis  fi.  Teoria  dei  numeri .  i'i^ 
Seartazzini  6  A  bantologia  .  i$ 
Schenck  E.  Resis.  travi  metall.  44 
Schiaparelli  G.  V.  L'astronomia  8 
Schiuca?lia  J.  La  RBntgen  tee.  45 
SciaihubG.Granim.  Italo- Araba  28 
codiar!  C.  L>izionario  alpino  .  lij 
Iscco-Snardo.  Ristau.  dipiati  .  45 
Ssghieri  A.  Scacchi  ...  45 
Segnenza  L.  n  geol.  in  camp  26 
Sella  A.  Fisica  cristallografica  24 
Senna  A.  Le  farfalle  ....  23 
Serafini  A.  Pneumonite  crupale  42 
Sergi  S.  L'antropologia  ....  6 
Serica  L.  Testamenti ....  50 
Semagiotto  R.  Enol.  domestica  22 
Sessa  G.  Dottrina  popolare  .  .  21 
Betti  A.  Man.  del  Giurato  .  .  27 
Settimi  L.  Caoutchouc     ...  11 

—  Gomme,  resine,  ecc.  .  .  28 
Severi  A.  Monogrammi  ...  88 
Signa  A.  Barbab.  da  zucchero  8 
Siber-Millot  C.  Molini  e  macin.  38 
Silva  B.  Tisici  e  sanatori  .  .  50 
Simari  F.  R.  Olivicoltura  .  .  40 
Sisto  A.  Diritto  marittimo  .  ,  19 
Soldani  G.  Àgronom.  moderna  4 
Solerlo  G.  P.  Rivoluz.  ftancese  45 

Soli  G.  Didattica 18 

Soresina  A.  Monogr.  moderni  38 
Spagnotti  F.  Verbi  gresi  .  .  51 
Spampani  G.  Cultura  montana  15 
Spataro  D.  Fognat.  cittadina  25 
Sperandeo  P.  G.  Lingua  russa  33 
Stanga  I.  Suinicoltura  ...  49 
Stecchi  R.  Chirurgia  operator.  18 
StSffler  E.  Matt.  e  pietre  sabb.  36 
Stoppani  A.  Geografia   fisica     26 

—  Geologia 27 

—  Prealpi  bergamasche  .  .  43 
Stoppato  L.  Fonologia  italiana  25 
Strafforello  G.  Alimentazione      4 

—  Errori  e  pregiudizi      .    .      22 

—  Letteratura  americana  .  32 
Straticò  A.  Letteratura  alban.  32 
Strobino  G.  Apparecch.  d.  tessuti  6 
Strohmenger  fi.  Riscaldamento  45 
Stracchi  A.  Cantiniere    .    .      10 

—  Enologia .  22 

—  I  migliori  vini  d'Italia     .    .  52 

—  Viticoltura .52 

—  Man.  del  bottaio     ....    9 

—  Vini  bianchi 52 

Supino  F.  Idrobiologia    ...  29 

—  Piscicoltura  pratica  ....  42 
Supino  R.  Chimica  clinica  .  .  12 
ruzzi  A.  Lawn-Tennis  .  .  31 
\  ibanelli  L.  Codice  del  textit;  1^ 
Taccani  A.  Zucchero  (Fabbr.  Si.)  58 


Taocliinardi  A.  Ritmica  mislt.  45 

—  Acustica  masic 4 

Tacchini  A.  Metrologia  ...  37 
Taddei  P.  Archivista  ....  6 
Tajaui  F.  La  strade  f.  in  ItaUa  48 
Tamaro  D.  Fratticoltara .    .    .26 

—  G«l«icoltara 26 

—  Orticoltura  41 

—  Uve  da  tavola 51 

Tami  F.  Nautica  stimata  .  .  39 
Tampellini  6.  Zootecnia  ...  SS 
Taramelli  A.  Prealpi  bergam.  43 
Teloni  B.  Letteratura  assira  .  32 
Testi  F.  Bpidemie  esotiche  .  .  22 
Thompson  E.  M.  Paleografia  .  41 
Thomson  L.  Elett.  e  materia  .  21 
Tioli  L.  Acque  minerali  e  cnre  S 
Tiscornia  G.  Smacchiatura  ...  46 
Tonini  A.  Anatomia  vegetale  5 
Tognoli  E.  Reattivi  e  reazioni  44 
Tolosani  D.  Bnimmìstica ...  22 
TomeUini  L.  Polizia  giudiziar.  42 
Tommasi  M.  R.  Conv.  Volapdk  53 
Tonelli  L.  n  Belfacting  ...  46 
Toniazzo  C.  Stati  ant.  (Grecia)  47 
Tonta  I.  Raggi  Rontgen ...  44 
Tonzig  C.  Igienista  ....  30 
Tozer  H.  L.  Geografia  classica.  26 
Trabalza  C.  Inseg.  dell'italiano  31 
Trambusti  A.  Igiene  del  lavoro  29 
Treadwell  F.  P.  Tab.  anal.  qual.  5 
Trespioli  6.  Usi  mercantili .  .  51 
TreTisanl  8.  Pollicoltura  .  .  42 
Tribolati  F.  Araldica  (Oramm.) 
Tricomi  E.  Medicat  antisettica  37 
Trligali  S.  Enciclopedia  legale  20 
Trivero  C.  Classific.  di  scienze  13 

—  Dizionario  di  comuni  ...  19 

—  Località  abitate  n.  col.  ital.  14 
Trombetta  E.  Medie,  legale  mil.  37 

—  Medicina  d'urgenza .  .  .  .37 
Tropea  C.  Coltivaz.  del  cotone  17 
Tnecari  F.  Fotominiatura.  ...  25 
Uliri  P.  Industria  frigorifera  .  30 
Untersteiner  A.  Storia  musica  48 

—  Violino  e  violinisti  ....  52 
Cntersteiner  L.  Uccelli  canori  51 
Yaechelli  G.  Calcestruzzo  .  .10 
Valenti  A.  Aromatici  e  nervini  7 
Talentini  C.  Slstemaz.  torrenti  46 
Yalentini  N.  Chimica  legale  .  12 
Yalletti  F.  Ginnastica  femmin.  27 

—  Ginnastica  (Storia  della) .  .  27 
Talmaggi  R.  Grammatica  latina  28 
Valtorta  M.  Tubercolosi  ...  51 
Yanbianchi  G.  Autografi  ...  8 
Yandoni  C.  Anfibi  d' Italia  .    .    5 

—  Rettili  d"  Italia 44 

Yanghetti  G.  Membra  artificiali  37 
Yeechio  A.  Cane  (II)   ....  10 


Yeglio  A.  Livellazione  ...  34 
Vender  Y.  Acido  solforico  ecc.  3 
Veatnroli  G.  Concia  pelli  .  .15 
Yenturoli  G.  Conserve  aliment.  15 
Verma  E.  Industria  dello  smalto  46 
?iai»piani  A.  Idraulica  fluviale  29 
Vidari  E.  Diritto  commerciale .  18 

—  Mandato  commerciale  ...  35 
Vidari  6.  Etica 23 

—  Pedagogia 41 

Yidoni  G.  Assistenza  ammalati  7 
Villani  F.  Distillaz.  del  legno.  19 

—  Soda  caustica 47 

Vinassa  P.  Paleontologia     .    .  41 

—  Minerai,  generale    ....  38 

—  Minorai,  descrittiva  ...  38 
Viola  C.  Cristallografia  ...  17 
Virgilli  F.  Cooperazione.    .    .16 

—  Economia  matematica  .  21 

—  Statistica 47 

Vita  E.  Legislazione  agraria  .  32 
Viterbo  E.  Grammatica  Galla  .  28 
Vitta  C.  Giustizia  amministr.  .  2l 
Vivanti  6.  Funzioni  anaUtiche  26 

—  Funzioni  poliedriche    ...  26 

—  Comp.  matematica  ....  86 

—  Equazioni  integrali ....  22 
Vivarelli  G.  Prontuario  legisl.  43 

—  Il  capomastro 11 

Vivìani  C.  Uovo  di  gallina  .    .  51 
Vocabolario    Hoepli   della    lin- 
gua italiana     .    .  .    .  52 

Vocabolario  tecnico  illustrato  52 
Voigt  W.  Fisica  cristallografica  24 
Yoinovlch.  Grammatica  russa  .  28 
Volpini  C.  Cavallo H 

—  Arte  di  guidare  i  eavalli.    .  11 

—  Proverbi  sul  cavallo    .    .  11  43 

—  Il  maniscalco 35 

Webber  E.  Macchine  a  vapore  34 

—  Dizionario  tecnico  ....  20 
V^erth  F.  Galvanizzazione   .    .  26 

—  Galvanoplastica 26 

Weesely  J.  Diz.  inglese-italiane  20 
Will.  Tav.  anallt.  (v.  Chimico)  12 
Wittgens.  Antichità  romane  .    6 

!  Wolf  B.  Malattie  crittogam.  .  3ft 
I  Zambelli  A.  Volapùk  .  .  .  .53 
I  Zambler  A.  Medicat.  antisettie.  37 
;  Zampini  G.  Bibbia  (Man.  della)  9 
I      —  Imitazione  di  Cristo    ...  30 

—  Il  vangelo «^1 

—  San  Giovanoi 45 

—  San  Paolo 45 

Zanghieri.  Fotografia  turistica  25 

Zeni  E.  Idraulica 29 

Zigany-Apard.  Lett.  ungherese  33 
Zoppetti  V.  Siderurgia  ...  46 
Zabiani  A.  Tiaioi  e  sanatori!  .  50 
Zaeoa  A.  Aerobatlea  e  atletica    3 


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